Jack
sorrise e capii che
finalmente si era calmato; strinsi fra le braccia quel ragazzo biondo
tanto
speciale sfiorando con le labbra il suo marchio bicolore. Ma questa non
è la
storia che conoscete voi: molte cose sono diverse, quindi,
affinché capiate tutto
ciò che ci è successo, è bene che io
parta dall’inizio.
***
“Eih
guardate, c’è un
ragazzo nuovo!”
Spostai
lo sguardo da
Stivie Rae alla porta appena in tempo per vedere entrare un biondino
rossiccio
con grandi occhi blu carichi di diffidenza.
Aveva
dei lineamenti
dolci, con labbra sottili ed un nasino perfetto;il fisico magro ed
esile
sembrava pronto a scattare al minimo segnale di pericolo e questo lo
faceva
sembrare ancora più spaventato, ma cazzo quant’era
bello!
Mi
ritrovai a fissarlo
quasi senza accorgermene e, perso com’ero a studiare la pelle
chiara, notai per
caso un livido violetto sul suo zigomo sinistro, semi coperto dai
capelli.
“Ragazze,
viene da questa
parte!” esclamai non appena mi accorsi che il biondino
puntava dritto verso di
noi.
“Speriamo
che non sia…”
cominciò Erin con una smorfia.
“…un
fissato con “miss
marchio completo”!” concluse per lei Shaunee con la
stessa espressione e vidi
Zoey e Stivie Rae irrigidirsi al pensiero di dover sopportare
l’ennesima serie
di domande su Zy, la novizia più potente di tutti i tempi.
Intanto
il biondo era
arrivato al nostro tavolo con tranquillità, e nel tragitto
doveva aver
accantonato la paura visto che ora sembrava solo terribilmente annoiato.
Ci
squadrò uno alla volta,
socchiudendo gli occhi blu ornati da lunghe ciglia chiare, ma quando
aprì la
bocca per parlare sentì la porta della mensa aprirsi alle
sue spalle e riprese
a camminare con tranquillità, come se non si fosse mai
fermato.
“Jack,
potresti venire un
momento?” Neferet era ferma sulla porta e, nonostante
cercasse di sembrare
calma, la sua voce era evidentemente incrinata dalla rabbia che
tratteneva a
stento.
Questa
proprio sembra
destinata ad essere una gran brutta giornata: Zoey ci ha appena detto
che
quella strega di Afrodite l’aveva invitata al rituale della
Figlie oscure di
questa sera e lei ha deciso di andarci per vedere se può
fare qualcosa per
togliere il potere dalle mani di quella stronza, ed ora, come se non
bastasse,
Neferet sembrava giusto un tantino arrabbiata.
Nel
mentre il ragazzo
biondo si era riavvicinato al nostro tavolo fino ad essere proprio
davanti a
me, dandomi le spalle: teneva fra le mani un cellulare, nascosto dietro
la
schiena, e lo lasciò cadere sulla mie gambe mentre chiedeva
sorridendo:
“Qualcosa non va?”
Ormai
gli sguardi di tutti
i ragazzi presenti nella mensa erano fissi su di lui e
anch’io stavo studiando
confuso la sua schiena quando Neferet gli disse che dovevano parlare.
Ancora
prima che il biondo
si allontanasse, qualcosa mi disse che dovevano nascondere il cellulare
bianco
che aveva sulle gambe, e così feci, quindi mi limitai a
fissare il nuovo
arrivato uscire con Neferet, sperando di non avere
un’espressione colpevole.
Dopo
nemmeno pochi secondi
il silenzio venne sostituito dal solito brusio dei ragazzi e Stivie Rae
ne
approfittò per chiedermi: “Ma cosa ti ha
dato?”
Tutte
le ragazze si
strinsero curiose intorno al tavolo mentre io facevo scivolare la mano
fino
alla tasca dei pantaloni, prendevo il cellulare e lo mostravo titubante.
“Un
cellulare?” sussurrò
Zoey sgranando gli occhi e io mi affrettai a rispondere: “Non
so cosa
significhi… certo che quel ragazzo è proprio
strano!”
Mi
misi a studiare il
piccolo telefonino bianco che tenevo in mano come se fosse un tesoro
mentre le
gemelle si scambiarono un’occhiata complice sussurrando:
“Però è così
cariiiino!”
Stivie
Rae alzò gli occhi
al cielo e le interruppe subito con il suo accento cento per cento
Oklahoma:
“Ragazze, fate le brave!”
Fra
le tre iniziò una
discussione sull’importanza della figaggine in un ragazzo,
discorso a cui
presto si unì anche Zoey.
Di
solito anch’io
discutevo con loro, visto che sono gay fino al midollo, ma in quel
momento ero
troppo preso a pensare al nuovo arrivato e a studiare il cellulare
chiedendomi
cosa avesse fatto quel biondino per far infuriare Neferet in quel modo.
“Proprio
non capisco cosa
ti sia successo!” proprio la voce della nostra somma
sacerdotessa mi riscosse
dai miei pensieri ed interruppe anche l’animata discussione
delle ragazze.
“Non
mi è successo un bel
niente!” ribatté con rabbia il biondo mordendosi
il labbro inferiore per non
piangere e lasciando l’intera mensa sbalordita: bisognava
essere completamente
folli per parlare in quel modo ad una donna potente come la somma
sacerdotessa
vampira.
Il
ragazzo si allontanò
dalla porta come se scottasse e Neferet lo squadrò a lungo
prima di chiedere
alla mensa, con uno sbuffo irritato: “Chi fa visitare la
scuola a Jack?”
Io e
il mio gruppo ci
alzammo ancora prima di pensare, tanto che Neferet ci lanciò
un’occhiata
sospettosa: “Bene Damien, allora dopo ci pensi tu a portarlo
alla stanza di
Erik Night? Avvisalo anche che se Jack gli darà problemi
provvederò
personalmente a risolvere la questione.” Detto
ciò, Neferet se ne andò.
Il
biondino rimase
impassibile e silenzioso al nostro fianco fin quando non fummo nel
corridoio
che portava alla biblioteca, completamente vuoto a quell’ora
Una
volta che si ritenne
al sicuro, mi studiò dall’alto in basso:
“Ok, ridammi il cellulare.”
So
che può sembrare
strano, ma io gli obbedii come un cagnolino, perso nei suoi occhi blu
ed
incredibilmente freddi; evidentemente la gemelle non approvarono il mio
comportamento visto l’occhiataccia che mi rifilarono,
così mi sentii in dovere
di chiedere al nuovo arrivato perché mi avesse dato quel
telefonino.
Il
biondino strinse la
palpebre fino a renderle una fessura, mi fissò serio e
tacque qualche istante,
perso in pensieri che non ci era ancora permesso conoscere. Ma non fu
quello a
farmi capire che dietro quell’atteggiamento da stronzo e
perfetto si nascondeva
molto di più: furono le sue labbra e le sue mani che
tremavano leggermente, ma
abbastanza per dargli un’aria spaesata e terrorizzata.
Mi
ritrovai a fissarlo
nuovamente come un perfetto idiota e furono di NUOVO le sue parole dure
a
distogliermi dai miei pensieri su quanto fosse bello: “Fatti
gli affari tuoi!”
detto ciò mi ordinò di portarlo alla
“fottutissima stanza dell’altrettanto
fottuto Erik qualcosa” sotto lo sguardo severo e semi furioso
delle ragazze.
Ma
era venuto il momento
per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua
fottuta figaggine che
mi mandava in confusione!