Cambiando visione

di La Kurapikina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo arrivato ***
Capitolo 2: *** Neferet ***
Capitolo 3: *** La giornata peggiore della mia vita ***
Capitolo 4: *** Iniziamo a parlare amore mio? ***
Capitolo 5: *** Lasciati abbracciare ***
Capitolo 6: *** Inizio della fine ***
Capitolo 7: *** Sangue ***
Capitolo 8: *** Veleno ***
Capitolo 9: *** Marchio ***
Capitolo 10: *** Nyx ***
Capitolo 11: *** Male ***
Capitolo 12: *** Genitori ***
Capitolo 13: *** Silenzio ***
Capitolo 14: *** Confessioni ***
Capitolo 15: *** Afrodite. Sempre meglio di Elizabeth. ***
Capitolo 16: *** Dolore ***
Capitolo 17: *** Noi ***
Capitolo 18: *** Porta ***



Capitolo 1
*** Il nuovo arrivato ***


Jack sorrise e capii che finalmente si era calmato; strinsi fra le braccia quel ragazzo biondo tanto speciale sfiorando con le labbra il suo marchio bicolore. Ma questa non è la storia che conoscete voi: molte cose sono diverse, quindi, affinché capiate tutto ciò che ci è successo, è bene che io parta dall’inizio.

***

“Eih guardate, c’è un ragazzo nuovo!”

Spostai lo sguardo da Stivie Rae alla porta appena in tempo per vedere entrare un biondino rossiccio con grandi occhi blu carichi di diffidenza.

Aveva dei lineamenti dolci, con labbra sottili ed un nasino perfetto;il fisico magro ed esile sembrava pronto a scattare al minimo segnale di pericolo e questo lo faceva sembrare ancora più spaventato, ma cazzo quant’era bello!

Mi ritrovai a fissarlo quasi senza accorgermene e, perso com’ero a studiare la pelle chiara, notai per caso un livido violetto sul suo zigomo sinistro, semi coperto dai capelli.

“Ragazze, viene da questa parte!” esclamai non appena mi accorsi che il biondino puntava dritto verso di noi.

“Speriamo che non sia…” cominciò Erin con una smorfia.

“…un fissato con “miss marchio completo”!” concluse per lei Shaunee con la stessa espressione e vidi Zoey e Stivie Rae irrigidirsi al pensiero di dover sopportare l’ennesima serie di domande su Zy, la novizia più potente di tutti i tempi.

Intanto il biondo era arrivato al nostro tavolo con tranquillità, e nel tragitto doveva aver accantonato la paura visto che ora sembrava solo terribilmente annoiato.

Ci squadrò uno alla volta, socchiudendo gli occhi blu ornati da lunghe ciglia chiare, ma quando aprì la bocca per parlare sentì la porta della mensa aprirsi alle sue spalle e riprese a camminare con tranquillità, come se non si fosse mai fermato.

“Jack, potresti venire un momento?” Neferet era ferma sulla porta e, nonostante cercasse di sembrare calma, la sua voce era evidentemente incrinata dalla rabbia che tratteneva a stento.

Questa proprio sembra destinata ad essere una gran brutta giornata: Zoey ci ha appena detto che quella strega di Afrodite l’aveva invitata al rituale della Figlie oscure di questa sera e lei ha deciso di andarci per vedere se può fare qualcosa per togliere il potere dalle mani di quella stronza, ed ora, come se non bastasse, Neferet sembrava giusto un tantino arrabbiata.

Nel mentre il ragazzo biondo si era riavvicinato al nostro tavolo fino ad essere proprio davanti a me, dandomi le spalle: teneva fra le mani un cellulare, nascosto dietro la schiena, e lo lasciò cadere sulla mie gambe mentre chiedeva sorridendo: “Qualcosa non va?”

Ormai gli sguardi di tutti i ragazzi presenti nella mensa erano fissi su di lui e anch’io stavo studiando confuso la sua schiena quando Neferet gli disse che dovevano parlare.

Ancora prima che il biondo si allontanasse, qualcosa mi disse che dovevano nascondere il cellulare bianco che aveva sulle gambe, e così feci, quindi mi limitai a fissare il nuovo arrivato uscire con Neferet, sperando di non avere un’espressione colpevole.

Dopo nemmeno pochi secondi il silenzio venne sostituito dal solito brusio dei ragazzi e Stivie Rae ne approfittò per chiedermi: “Ma cosa ti ha dato?”

Tutte le ragazze si strinsero curiose intorno al tavolo mentre io facevo scivolare la mano fino alla tasca dei pantaloni, prendevo il cellulare e lo mostravo titubante.

“Un cellulare?” sussurrò Zoey sgranando gli occhi e io mi affrettai a rispondere: “Non so cosa significhi… certo che quel ragazzo è proprio strano!”

Mi misi a studiare il piccolo telefonino bianco che tenevo in mano come se fosse un tesoro mentre le gemelle si scambiarono un’occhiata complice sussurrando: “Però è così cariiiino!”

Stivie Rae alzò gli occhi al cielo e le interruppe subito con il suo accento cento per cento Oklahoma: “Ragazze, fate le brave!”

Fra le tre iniziò una discussione sull’importanza della figaggine in un ragazzo, discorso a cui presto si unì anche Zoey.

Di solito anch’io discutevo con loro, visto che sono gay fino al midollo, ma in quel momento ero troppo preso a pensare al nuovo arrivato e a studiare il cellulare chiedendomi cosa avesse fatto quel biondino per far infuriare Neferet in quel modo.

“Proprio non capisco cosa ti sia successo!” proprio la voce della nostra somma sacerdotessa mi riscosse dai miei pensieri ed interruppe anche l’animata discussione delle ragazze.

“Non mi è successo un bel niente!” ribatté con rabbia il biondo mordendosi il labbro inferiore per non piangere e lasciando l’intera mensa sbalordita: bisognava essere completamente folli per parlare in quel modo ad una donna potente come la somma sacerdotessa vampira.

Il ragazzo si allontanò dalla porta come se scottasse e Neferet lo squadrò a lungo prima di chiedere alla mensa, con uno sbuffo irritato: “Chi fa visitare la scuola a Jack?”

Io e il mio gruppo ci alzammo ancora prima di pensare, tanto che Neferet ci lanciò un’occhiata sospettosa: “Bene Damien, allora dopo ci pensi tu a portarlo alla stanza di Erik Night? Avvisalo anche che se Jack gli darà problemi provvederò personalmente a risolvere la questione.” Detto ciò, Neferet se ne andò.

Il biondino rimase impassibile e silenzioso al nostro fianco fin quando non fummo nel corridoio che portava alla biblioteca, completamente vuoto a quell’ora

Una volta che si ritenne al sicuro, mi studiò dall’alto in basso: “Ok, ridammi il cellulare.”

So che può sembrare strano, ma io gli obbedii come un cagnolino, perso nei suoi occhi blu ed incredibilmente freddi; evidentemente la gemelle non approvarono il mio comportamento visto l’occhiataccia che mi rifilarono, così mi sentii in dovere di chiedere al nuovo arrivato perché mi avesse dato quel telefonino.

Il biondino strinse la palpebre fino a renderle una fessura, mi fissò serio e tacque qualche istante, perso in pensieri che non ci era ancora permesso conoscere. Ma non fu quello a farmi capire che dietro quell’atteggiamento da stronzo e perfetto si nascondeva molto di più: furono le sue labbra e le sue mani che tremavano leggermente, ma abbastanza per dargli un’aria spaesata e terrorizzata.

Mi ritrovai a fissarlo nuovamente come un perfetto idiota e furono di NUOVO le sue parole dure a distogliermi dai miei pensieri su quanto fosse bello: “Fatti gli affari tuoi!” detto ciò mi ordinò di portarlo alla “fottutissima stanza dell’altrettanto fottuto Erik qualcosa” sotto lo sguardo severo e semi furioso delle ragazze.

Ma era venuto il momento per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua fottuta figaggine che mi mandava in confusione!  

         

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Capitolo 2
*** Neferet ***


Ma era venuto il momento per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua fottuta figaggine che mi mandava in confusione!

“Dimmi cosa hai fatto per far infuriare Neferet e perché mi hai dato quel cellulare ho di butto fuori da questa scuola a calci nel culo e ti lascio a crepare in mezzo alla strada.” Sentii lo sguardo di tutti puntarsi su di me, ma fui il primo a stupirmi: avevo davvero detto quello a un novizio appena arrivato? Da quando ero diventato così stronzo? Non era proprio da me…

Vidi il biondino tremare e chiudere gli occhi, ma non solo per quello che avevo detto io: sembrava soffrire per qualcosa di molto più grosso, di molto più importante e non erano state le mie parole a risvegliare in lui quel terrore; era stato il mio tono.

Avevo parlato con calma furia e con rabbia pacata, insomma, proprio il mio tono tranquillo era la cosa peggiore di quella minaccia, almeno per lui: strinse a aprì i pugni più volte, quindi scosse la testa e riaprì lentamente gli occhi.

Riaprì lentamente gli occhi e di colpo sembrò molto più dolce e timido di prima: aveva abbandonato la maschera da stronzo per far emergere la fragilità che lo caratterizzava; non era la prima volta che conoscevo una persona come lui e ormai avevo imparato a capire l’esuberanza dei timidi.

“Ascoltami, non è facile affrontare la trasformazione in vampiro, e devi cercare di partire con il piede giusto, soprattutto con Neferet.” La voce di Zoey mi sembrò estremamente lontana, come se provenisse da un’altra dimensione e percepii che gli sguardi delle ragazze si erano inteneriti anche se rimanevano ostili a Jack.

“Neferet.” Sibilò quest’ultimo assottigliando gli occhi blu, mentre il suo viso si irrigidì nuovamente per la diffidenza e la rabbia: “Proprio lei è il mio problema…”

Rimanemmo tutti sconcertati: come poteva la nostra somma sacerdotessa essere un problema? Lei era sempre buona con noi novizi, ci capiva e ci aiutava ogni volta che noi le chiedevamo qualcosa…

“E così sarei il tuo problema, Jack? Ti ho salvato la vita…” ecco parli del diavolo… oddio, no, perché l’ho definita un diavolo??

Scossi la testa cercando di allontanare la brutta sensazione che la voce improvvisa di Neferet mi aveva provocato e mi concentrai su il biondino: si stava irrigidendo e prima di rispondere serrò la mascella, chiudendo gli occhi.

“Nyx mi ha salvato la vita, non tu.” Sibilò rabbioso.

Poi successe tutto tanto velocemente che né io né le ragazze lo capimmo fino in fondo: Neferet scattò in avanti, afferrò il ragazzo nuovo per i polsi e lo piantò al muro, sbattendolo con forza e sollevandolo da terra.

Sentii le ragazze alle mie spalle portarsi le mani alla bocca sconvolte e io non fui da meno, indietreggiando con loro: non avevamo mai visto la somma sacerdotessa così furiosa e soprattutto lei non si era mai, e intendo proprio MAI, permessa di aggredire uno studente; vedeva Neferet sotto una luce nuova e devo ammettere che non mi piacque affatto.

Per la prima volta mi ritrovai a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei e nella dittatura indiretta che aveva creato su tutti noi novizi, perché, infondo, tutti la temevano e celavano quella paura dietro la devozione.

“Come ha salvato la vita a Mary?” aveva sibilato nel mentre la donna e quelle parole sconvolsero Jack molto più della mia minaccia: si afflosciò completamente contro il muro e lasciò cadere la testa in modo che gli occhi fossero coperti da una fitta cortina di capelli chiari.

Neferet lo lasciò cadere e lui si accucciò obbediente contro il muro, terrorizzato, ma lei non aveva ancora finito: gli afferrò il mento con una mano forte e lo costrinse a guardare nella nostra direzione; piangeva.

“Darai ancora fastidio a questi ragazzi?”

Lui non rispose e fissò gli occhi nei miei, come supplicandomi di salvarlo, ma io ero completamente paralizzato dalla sorpresa; Neferet spinse il viso di Jack contro il muro, poi si rivolse a noi, con voce pacata: “Mary, la sorella maggiore di Jack, è morta due settimane fa: aveva tradito Nyx e lei l’ha punita.” Tornò a rivolgersi al biondino e di colpo perse tutta la calma e la pazienza che aveva usato con noi: “E tu farai sicuramente la stessa fine, sciocco.”

In un attimo, come era arrivata, Neferet sparì lasciando il ragazzo a singhiozzare contro il muro; diedi una rapida occhiata alle ragazze e trovai Stivie Rae che piangeva silenziosamente abbracciata a Zoey, mentre le gemelle stava abbracciate con un sguardo cupo e triste; sapevo di non essere in uno stato migliore, ma mi mossi comunque.

Camminai lentamente verso il biondo e sotto lo sguardo attento della mie amiche mi inginocchiai davanti a lui sfiorandogli una mano, piano, cercando di non spaventarlo.

Lui alzò la testa di scatto e mi fissò con i suoi occhi blu spalancati e terrorizzati: piangeva e lasciava che le lacrime gli rigassero le guance pallide, ma appena incrociò il mio sguardo riabbassò la testa; era diversissimo da come lo avevo conosciuto pochi minuti prima e la sua timidezza e riservatezza mi sorprendevano sempre di più.

Sollevai istintivamente una mano spostandogli dietro le orecchie ciocche dispettose di capelli biondo rossiccio e gli parlai dolcemente: “So che ciò che ti ho detto prima non è stato gentile e mi dispiace, ma ti puoi fidare di me… di noi. Cosa ti preoccupa? È Neferet? È Mary?” 

Tacqui aspettando una risposta che non tardò ad arrivare: alzò finalmente lo sguardo e sussurrò, a voce tanto bassa che faticai a sentirlo: “Devi stare lontano da me… lei è pericolosa e io porto solo guai… merda, io porto solo guai…”

Poggiò la testa alla mia spalla e io lo lasciai lì a piangere tenendolo stretto come se lo conoscessi da una vita e non come se si fosse comportato come un grandissimo stronzo con me fin dall’inizio. Ma era solo una maschera, perché in realtà non avevo mai incontrato un ragazzo tanto dolce.

Di colpo, come se fosse stato percorso da una scossa elettrica, si allontanò da me ed afferrando il cellulare mi sussurrò: “Ascolta questa.”

Premette un paio di pulsanti mentre le ragazze si stingevano intorno a noi per sentire, quindi partì un messaggiò registrato.

“Jack..” disse la voce roca e bassa di una ragazza e la voce del biondino registrata rispose un urletto agitato.

“Jack, mi dispiace…” riprese la voce della ragazza, sempre più bassa: “Credevo che qui saremmo stati al sicuro… a questo punto non so più se pregare affinché tu rimanga a casa  o venga qui… non so più cosa è peggio… sta lontano da…”

La voce della ragazza venne interrotta da un’altra voce, di una donna: “Mary, cosa stai facendo?”

Ci irrigidimmo tutti: era la voce di Neferet e suonava cattiva, irritata e perfida, molto diversa dal solito.

“Questa chiamata mi è arrivata questa mattina, dopo che Neferet mi ha portato in infermeria. E avete sentito tutti  che mia sorella Mary è morta due settimane fa.”

Merda, questo non aveva senso.

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Capitolo 3
*** La giornata peggiore della mia vita ***


Merda, questo non aveva senso!!

Sentii Zoey, Stivie Rae e le gemelle trattenere rumorosamente il fiato alle mie spalle, mentre i miei occhi si spalancavano i dismisura; dovevo sembrare un pesce satanico in quel momento; mi voltai verso le ragazze e le trovai tutte quattro con la mia stessa espressione sconvolta, quindi neanche loro ci avevano capito niente.

Tornai a guardare Jack, che mi fissava con gli occhi blu semichiusi, come se le palpebre fossero diventate improvvisamente pesanti: sembrava stanco, stanco di vivere in quella continua follia che evidentemente stava diventando la sua vita, o forse lo è sempre stata una follia, non lo so.

“Stammi lontano Damien.” Ripeté in un sussurro quasi inudibile: “Statemi lontano tutti: finireste nei guai con me… è sempre stato così, io porto guai.”

Le ragazze non si mossero di un millimetro e questo mi diede la certezza del fatto che la pensavano come me, quindi mi decisi ad agire: “Perché eri in infermeria appena arrivato qui?”

Non rispose.

“Stavi male perché hai tardato ad arrivare?” chiese timidamente Stivie Rae con il suo accento cento per cento Oki, ma Jack non emise un suono, anzi, abbassò perfino lo sguardo, agitandosi.

“Tesoro, o parli o non possiamo aiutarti.” Ecco Shaunee.

“E se non possiamo aiutarti ti troverai solo nei guai.” Ovviamente, questa era Erin.

Zoey rimase in silenzio, ma potevo percepire il suo sguardo nero pece puntato sul nuovo arrivato e sulla mia schiena.

Jack continuava a non parlare, come se non sentisse ciò che gli dicevamo, poi, di colpo, la sua timidezza svanì e la fredda maschera da perfetto stronzo tornò a nascondere il suo bel faccino dolce; si allontanò di colpo da me, come se scottassi, e si rimise in piedi, sotto i nostri sguardi attenti e preoccupati: tutti lì sapevamo ciò che stava succedendo.

“Allora, la stanza di questo Night è nei paraggi o dobbiamo farci altri otto kilometri a piedi prima di raggiungere ‘sto stronzo.” Ovviamente, come sapevo, il suo tono freddo ed insensibile era tornato e la sua espressione era così snob che se non fosse stato per gli occhi arrossati non avrei mai riconosciuto il ragazzo che pochi istanti prima mi piangeva sulla spalla.

Vaffanculo. Era l’unica cosa che riuscivo a pensare. Vaffanculo.

Non mi resi conto veramente di ciò che feci subito dopo e so che anche per le ragazze era così: ci stavamo muovendo tutti come degli automi, persi nei nostri pensieri e quando raggiungemmo la stanza di Erik lui non c’era.

“Oh, lui non c’è, è a Londra per una gara di monologhi… tornerà fra due giorni.” La spiegazione di Zoey sfiorò appena le mie orecchie, quindi si allontanò silenziosa; dopo c’è solo il buio.

Forse andai a lezione, forse no, ero completamente distratto: pensavo solo a Jack, al suo viso terrorizzato, ai suoi occhi blu lucidi per le lacrime, alla voce roca di sua sorella Mary e alla reazione violenta di Neferet.

Capii di essermi messo un enorme guaio, anche se ancora non sapevo quale fosse: c’era, intorno, a Jack, un’aura di affascinante mistero che mi aveva completamente rapito.

Ero perso ogni volta che pensavo a lui e quando parlai con le ragazze, mi dissero che erano così confuse che non capivano più niente.

“Mi ricorda terribilmente Afrodite quando fa lo stronzo.” Commentò Stivie Rae con uno sbadiglio mentre cenavamo, stranamente silenziosi; Jack non si vedeva da nessuna parte e per tutto il giorno non lo avevamo più visto dopo che si era chiuso nella sua nuova stanza, senza nemmeno salutare; non avevo avuto la forza di reagire, di fermarlo, e ce ne eravamo andati mogi mogi.

“Ah, cavolo!” esclamò di colpo Zy sollevando la testa dal suo piatto di insalata dietetica: “Fra poco c’è il rituale delle figlie oscure! Ho detto ad Afrodite che sarei andata!”

Le gemelle sbuffarono in contemporanea e Stivie Rae quasi si strozzò con la sua forchettata di insalata, mentre io rimasi completamente paralizzato.

Ci mancava solo questa… vaffanculo. Non ne potevo più, quella giornata era decisamente la peggiore di tutta la mia vita!

Ero perso nel mio sproloquio mentale di lamentale quando una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare: “Io aiuto voi e voi aiutate me, ci state?”

Jack.

 

 

 

Scusate il capitolo molto corto, ma quasi quasi non volevo nemmeno aggiornare per la mancanza di recensioni… non mi sento ispirata senza commenti, quindi perdonatemi se la ff sta diventando noiosa o scritta male… PLEASE RECENSITE!!! ANCHE 1 COMMENTINO PICCOLO PICCOLO!!!!

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Capitolo 4
*** Iniziamo a parlare amore mio? ***


Eravamo tutti riuniti in camera di Jack e da qualche minuto nessuno di noi parlava: non staccavamo un attimo gli occhi dal biondino che stava digitando febbrilmente qualcosa sul suo super PC nero e sottile; sembrava drogato di quel computer, me dovevo ammettere che era brava. Molto bravo. Sembrava avere un vero feeling con quell’aggeggio… bah.

Da quando eravamo entrati lì e ci eravamo seduti sul letto (di ERICK NIGHT, non so se mi capite) quel ragazzi non ci aveva più degnato di uno sguardo e si era messo a scrivere come un pazzo senza darci la minima spiegazione.

“Senti un po’…” disse ad un tratto Zoey fissando in nuovo arrivato con gli occhi semichiusi, cosa che fece risaltare ancora di più il suo marchio completo ed articolato: “Come hai detto che ti chiami?”

“Non l’ho detto.” Rispose lui senza staccare un attimo gli occhi dallo schermo luminoso.

“Beh, dillo!”

Jack si degnò finalmente di guardarci e fissò Stivie Rae, che perse all’improvviso tutta la sua decisione ed arrossì sotto quello sguardo indagatrice ed immobile.

“Jack Twist.” Detto ciò tornò a concentrarsi sul computer e digitò qualcosa con una rapidità preoccupante.

Sentii le gemelle trattenere rumorosamente il fiato e sussurrare qualcosa concitate alle altre ragazza, ma nemmeno cercai di capire il loro discorso: osservavo stordito il profilo delicato di quel ragazzo illuminato dalla luce azzurrina dello schermo che lo rendeva quasi etereo.

Aspettate un attimo: JACK TWIST????!!! Quante volte io e le gemelle avevamo guardato quel film meraviglioso, Brokeback Mountain, prima dell’arrivo di Stivie Rae??

Capii d’improvviso di cosa stavano parlando le ragazze: lui era gay quanto e più di me per aver scelto come nuovo nome quello del cowboy omosessuale protagonista di quel film.

Mi illuminai di colpo e non riuscii a trattenere un sorriso inebetito: allora avevo speranze con lui… sempre che Jack si decida a staccare quei suoi fottutissimi occhi blu dal computer!

Come se avesse sentito i miei pensieri il biondino chiuse di colpo il computer e prese dalla scrivania dei fogli che nel frattempo aveva stampato, avvicinandosi finalmente a noi: “Allora, Afrodite La Font è lei vero?”

Ci mostrò il primo foglio che teneva in mano e noi annuimmo trovandoci davanti ad una foto della biondissima stronza strega infernale con tanto di didascalia che poteva tranquillamente essere la storia della sua vita. Ma come aveva fatto a trovare in pochi minuti tutto quello su Afrodite??

“Qui dice che Neferet in persona la sta allenando per essere la futura Somma Sacerdotessa e che Nyx le ha dato il potere di prevedere catastrofi future. Sembrerebbe una brava ragazza, ma che la conosce su Twitter sparla di lei approfittando dell’anonimato dicendo che è una troia, una stronza e che nasconde le sue visioni perché odia gli umani…  che ragazza interessante.”

Si sedette al mio fianco continuando a sfogliare e leggere qualche frase sulla vita di Afrodite; per un attimo temetti che potesse sentire il mio cuore battere all’impazzata o la mia pelle fremere per la sua vicinanza, ma Jack era talmente immerso nella lettura che forse non si sarebbe neanche accorto se gli avrei parlato… forse era maglio così: non ero pronto ad affrontare qualcosa che ancora non capivo.

“Questa sera devo andare al rituale delle Figlie Oscure, che è praticamente un circolo privato di Afrodite: voglio fare qualcosa per vedere se riesco a toglierle il potere… non che io voglia prendere il suo posto, ma…” cominciò Zoey, ma Jack la interruppe con un sorrisetto furbo: “So tutto di te, su tutto su tutti voi in realtà.”

Ci mostrò dei fogli come quelli di Afrodite, su cui c’erano la mia foto, quella di Zy, di Stivie Rae e delle gemelle, completato con la nostra storia e i commenti su di noi di Twitter; quanto avrei voluto leggerli!

“Ma guarda te…” cominciò Shaunee con un ringhio basso e rabbioso e, ovviamente, Erin concluse per lei: “… sto stronzo!”

Lui sorrise nuovamente, quindi si fece serio, si alzò e cominciò a camminare nervosamente avanti ed indietro, attraversando la stanza con passi brevi e rapidi.

“Tutto bene?” gli chiesi istintivamente e lui mi fissò per un lungo istante con i suoi grandi e profondi occhi blu zaffiro in perfetta sintonia con il suo Marchio appena tracciato. Mi sentii morire sotto quello sguardo penetrante e fu ancora peggio quando le mie guancie presero fuoco; Dio, che sfigato! Stavo facendo una terribile figura di merda!

Finalmente i suoi occhi si staccarono dai miei, ma Jack non rispose continuando a camminare nervosamente, quindi si bloccò di colpo e ci rivolse un sorriso raggiante, il primo vero sorriso: “Ci sono! Afrodite cercherà sicuramente di metterti in imbarazzo: il tuo marchio è completo, quindi agli occhi di molti novizi le sei superiore. Cercherà in tutti i modi di screditarti e vorrà umiliarti pubblicamente: non lasciarti intimidire e non abbassare mai lo sguardo, non farle capire nemmeno per un istante che hai paura, o ti schiaccerà. Afrodite è una stronza, ma credo che se, in un modo o nell’altro, riuscirai a far sfuggire la situazione dal suo controllo e allora avrai una possibilità di fotterla. È brava, ma non invincibile e tu sei una ragazza intelligente. Se vuoi toglierle il potere devi rendere indirettamente pubblica la sua stronzaggine, anche ai professori, ma non farlo in prima persona: trova un sistema affinché sia lei e farsi beccare, così non potrà incolparti. Questa sera sarò lì vicino e ti darò un piccolo auricolare: quando le cose si metteranno male ti darò qualche consiglio ok?”

Nessuno di noi parlò e per qualche momento rimanemmo a guardarlo fisso: i suoi occhi persero un po’ di lucentezza come se temesse di aver detto un’immane cazzata, quindi vidi la sua espressione passare dal dolce al rigido e duro: si era messo sulla difensiva, come se si aspettasse di essere attaccato.

“Ma tu sei una macchinetta! O un fottuto genio, vedi tu!” sbottò Zoey e scoppiamo tutti a ridere, Jack incluso: vidi il suo viso cambiare nuovamente e diventare dolce ed ingenuo. Tornò ad essere lo stesso ragazzo dolce e malinconico che avevo intravisto un attimo poche ore prima in corridoio dietro la sua maschera di stronzaggine.

Perché faceva così? Era così tenero quando si mostrava per ciò che era veramente: dolce, spaventato, ancora un po’ stordito e costantemente malinconico. Era perfetto. Semplicemente perfetto.

Così bello in tutti i sensi, sia dentro che fuori, eppure si nascondeva dietro qualcuno che non era… c’era qualcosa che mi sfuggiva. Mi sfuggiva perché Jack non lasciva che mi avvicinassi abbastanza a lui per capire.

“E noi cosa dobbiamo fare per te?” chiesi, tanto per distogliere la mente da quei pensieri che mi stavano confondendo sempre più.

“Ogni cosa a suo tempo… prima vediamo come va questa sera… o mattina, quel che è… poi parleremo del favore che mi dovete. Tranquilli, non va farò fare niente di impossibile.” Sorrise di nuovo, timidamente.

Suonò la campanella che annunciava il re inizio delle ore di lezione ma io non mi mossi: aveva ora buca.

Le ragazze invece scattarono prontamente in piedi e, dopo averci salutati, sparirono rapidamente verso le loro classi; Jack non si mosse.

“Sono stato in infermeria per un giorno intero e Neferet vuole che io inizi la scuola solo domani. Oggi mi devo riposare…” rispose con un’alzata di spalle alla mia occhiata interrogativa, quindi tornò a sedersi al mio fianco.

Oh. Mio. Dio. Avevo un’ora intera da passare con Jack. SOLI.

“Senti Damien scusa se mi comporto così male.” Esordì lui timidamente. Era così tenero in quel momento!

“E’ che… beh, ci sarebbero tanto cose da spiegare… e noi neanche ci conosciamo.”

“Tu hai appena letto la storia della mia vita.” Ribattei io sarcastico accennando con il mento ai fogli ancora stretti fra le mani di Jack, che sorrise tristemente: “Pronto a sentire la vita più pallosa di tutto il mondo?”

“Non vedo l’ora.” Ed era semplicemente la verità.

 

 

 

 

 

 

Il prossimo capitolo si concentrerà solamente su Jack e Damien, questo mi serviva come introduzione all’inizio della loro grande amicizia. Non solo amicizia direi… mi scuso per il ritardo e ringrazio di cuore Sgiach, che lascia sempre commenti adorabili^^^^ GRAZIE!!!!!!!!!! Baci a tutti, ciao!!!

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Capitolo 5
*** Lasciati abbracciare ***


“Chiudi la porta.” Disse riordinando i fogli con le nostre vite e riponendoli in un cassetto dalla scrivania accanto al suo letto; io obbedii quindi tornammo entrambi a sederci.

Finalmente Jack aprì la bocca per cominciare a parlare, ma la richiuse subito dopo ridacchiando imbarazzo e portandosi una mano al viso pallido e stanco: “Ho paura di annoiarti.” Ammise con lo sguardo basso. Si… proprio non sapevo come rassicurarlo: Jack doveva avere una doppia personalità perché altrimenti non è umanamente possibile che un ragazzo passi da stronzo in tutto e per tutto a dolcissimo, timido e tenero in meno di cinque secondi. Lo ammetto, nonostante io sia il secchione più secchione di tutta la Casa della Notte quel ragazzo proprio non lo capivo.

C’era qualcosa in lui che mi bloccava ed ogni volta che ero credevo di esser riuscito a comprendere almeno in parte quella mente contorta succedeva qualcosa che mi costringeva a ricredermi: scoppiava a ridere o a piangere, faceva sorrisi dolcissimi o si nascondeva dietro una maschere di indifferenza e freddezza; Jack Twist era una creatura che forse non avrei mai capito perché era TROPPO indeciso ed insicuro, proprio come in quel momento: avevo chiuso la porta, eravamo soli e sembrava volesse parlarmi, finalmente, un po’ della sua vita, ma poi si era messo a ridacchiare cercando di nascondere il nervosismo… no, dico, mi aveva preso per cretino?

“Non ti arrabbiare.” La sua voce delicata e timida mi riscosse da quei pensieri e tornai faticosamente a mettere a fuoco il visetto che avevo davanti: sembrava quasi spaventato da fatto che non gli avessi risposto, come se temesse di avermi in qualche modo ferito, ma dopotutto la vita era la sua, no? Poteva anche non parlarne se voleva…

“Non volevo offenderti né prenderti in giro… è solo che… io…” abbassò gli occhi sulle proprie meni, ma feci comunque in tempo a vedere una lacrima solitaria inumidirli le folte, chiare, ciglia e subito dopo quella stessa piccola  gocciolina solcava il suo zigomo sinistro, violetto per un livido che stava ormai svanendo. Oh. Santi. Numi.

E adesso perché piangeva? Avevo forse detto qualcosa di sbagliato? Impossibile, visto che non ha neanche parlato! Vi prego, non esiste un traduttore del linguaggio segreto del corpo di Jack Twist???

Anche senza avere una risposta a tutte quelle domande mi mossi istintivamente verso di lui e gli sfiorai delicatamente una guancia, asciugando quell’unica lacrima che era riuscita a scappare dall’intrico della sue ciglia, piano: avevo paura che se avessi fatto una mossa sbagliata , forse troppo avventata e decisa per lui, avrebbe potuto spezzarsi sotto il mio tocco, come fragile porcellana; fargli male, anche se involontariamente, era l’ultima cosa che volevo in quel momento.

Jack mi guardo con occhi gonfi ed umidi e mi si sciolse il cuore: la abbracciai stretto e, dopo, un attimo di tensione, sentii quel magro e fragile corpicino rilassarsi fra le sue braccia; nonostante io non sia uno di quei fisici da paura  come Erik Night, avevo un corpo e dei muscoli tipici di un ragazzo di diciassette anni, mentre lui era magro come lo stelo di una rosa e sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro, eppure era bellissimo, semplicemente incantevole: perfettamente proporzionato, con un visino perfetto e un corpo da urlo nonostante la sua delicatezza, più simile a quella di una ragazza che di un maschio.

“Non sei costretto a parlarmene.” Sussurrai direttamente al suo orecchio mentre lui singhiozzava con il viso affondato nell’incavo fra il mio collo e la spalla: “ma se posso aiutarti… posso fare qualsiasi cosa per farti stare meglio…”

Dopo qualche secondo di silenzio Jack mi guardò e nei suoi occhi vidi una profonda riconoscenza: “Ho paura, ma non per me, sono abituato a soffrire: ho paura che se ti dicessi troppo… finiresti nei guai.”

Lo strinsi maggiormente tirandomelo dietro quando mi appoggiai al muro e lui si raggomitolò contro il mio petto, come una gatto in cerca di coccole. Adoravo quel ragazzo e la sua tenerezza: “Non temere per me; ora ci siamo solo io e te: per favore, aiutami a capire… a capirti.”

Fu così che entrai a far parte del casino più incasinato del mondo, quasi senza rendermene conto, semplicemente ascoltando la parole di quel ragazzo biondo che aveva cercato di proteggermi anche se non mi conosceva. Non sarei più riuscito a tirarmene fuori, ma ancora non lo sapevo; non immaginavo neanche minimamente a ciò che stavo andando incontro.

Jack iniziò finalmente a raccontarmi la sua vita, sussurrando e io mi ripromisi che non lo avrei interrotto mai, qualunque cosa avessi sentito: avevo paura che così facendo non avrebbe più ricominciato a parlare, temendo di star sbagliando.

“Il mio nome prima di venire segnato era Jack Roberts e vivevo in una villa enorme: entrambi i miei genitori sono giudici importati e guadagnano molto bene.”

In effetti avevo sentito parlare molte volte dei giudici Roberts, stimati e famosi in tutto l’ambito giuridico, ma tacqui tenendo fede alla promessa che mi era fatto.

“Avevo una sorella, Mary, quella di cui hai sentito prima il messaggio registrato…” riprese con voce tremante e si raggomitolò maggiormente contro di me; da parte mia io non lo avevo ancora lasciato, continuando a tenerlo stretto: “Ma non era una bella vita, nonostante lo si possa pensare: i miei picchiavano in continuazione sia me che Mary e ci sfruttavano in tutti i modi, trattandoci come i loro schiavi… oggetti… puttanelle…” sussultai a metà fra lo sconvolto e lo scandalizzato, ma lui riprese subito, con un tono freddo e distaccato, come se la sua mente stesse cercando di estraniarsi da ciò che stava dicendo: “ogni volta che qualcuno aveva il fegato di denunciarli le accuse non erano nemmeno rese pubbliche e, stranamente, chi li aveva contraddetti veniva arrestato o comunque non si faceva più vedere; è proprio vero che il potere e i soldi fanno tutto. Quattro mesi fa mia sorella gemella Mary venne segnata, ma i miei genitori decisero che per nulla al mondo sarebbe venuta qui e così la segregarono in casa, fino a quando non venne, tre giorni dopo, Neferet in persona a prenderla: mia madre si mise ad urlare come una pazza, ma la Somma sacerdotessa fu irremovibile e quando nostro padre schiaffeggiò Mary, lei lo spinse contro il muro e si mise ad insultarli entrambi, quindi portò via con sé Mary, che fece appena in tempo a dirmi che avrebbe pregato affinché Nyx salvasse anche me, perche il marchio era l’unica cosa che ci avrebbe potuti allontanare da quei pazzi dei nostri genitori. Per questi quattro mesi loro sfogarono completamente la loro frustrazione su di me e… non è affatto stato piacevole, ma tre giorni fa, a scuola, un ricercatore mi ha segnato e, ovviamente, i miei genitori hanno sclerato segregando in casa anche me; Neferet ieri mattina è tornata e mi ha strappato finalmente dalle grinfie dei miei genitori. Purtroppo però, due mesi fa, abbiamo ricevuto la notizia che Mary non aveva superato la trasformazione e Neferet aggiunse che era successo perché, accecata dal senso di libertà, mia sorella aveva voltato la spalle a Nyx, tradendola e segnando così il suo destino. Ieri mattina, dopo che Neferet mi lasciò solo in infermeria mi Mary mi ha chiamato; il messaggio lo hai sentito e io ho iniziato ad odiare la Somma Sacerdotessa. Era questo che intendeva quando mi ha chiesto cosa cazzo mi fosse successo in quell’infermeria. Tutto qui. Non so cosa sia successo in realtà a Mary, ma so che Neferet nasconde qualcosa. E poi basta…”

Oh. Mio. Dio. Non sapevo cosa dire: già all’inizio del discorso di Jack mi ero completamente paralizzato, sconvolto. Non ci potevo credere, non poteva essere vero… santi numi se non mentiva tutta quella storia era un gran casino! Per non parlare dei suoi genitori! E io che mi lamentavo dei miei solo perché non accettano il mio essere gay!

“Cosa c’è non parli più?” Jack si era rapidamente allontanato da me ed ora mi fissava con occhi illeggibili e vacui: sembrava di nuovo di verso e stanco. Stanco di vivere. Non potei continuare a vedere quell’espressione sul suo viso e lo abbraccia nuovamente, con forza: Jack si irrigidì e trattenne il fiato, cosa che mi permise di capire che non era abituato a gesti di affetto e solidarietà così evidenti.

Forse fu proprio per quella sorpresa che fece breccia nel suo cuoricini indurito da diciassette anni di sofferenza che scoppiò in lacrima, stringendosi a me con tutta la forza che aveva e singhiozzando terribilmente, come se fosse scosso dalle fiamme dell’inferno.

Era terribile sentirlo piangere così e per un attimo le lacrime inumidirono anche i miei occhi, ma dovevo essere forte anche per lui.

Non so dire esattamente per quanto tempo rimanemmo così, abbracciati stretti, con Jack che piangeva e io che cercavo in tutti i modi di consolarlo, poi successe. Tossì e continuò a tossire.

Lo allontanai subito da me e lo fissai dritto negli occhi, spaventato: “Stai bene?” gli chiesi con la voce che si ridusse a un strilletto nervoso e lui annuì passandosi una mano sulla bocca e sugli occhi. Finalmente la tosse si era calmata, ma il panico che mi aveva attanagliato in quei pochi secondi non accennava a volersene andare.

“Damien.” Mi chiamò Jack e io annuii per fargli capire che lo stavo ascoltando: “Sei l’unico a parte Neferet che sa questa storia e ti sarei grato se per un po’ non ne parlassi con le tue amiche… non so se sono pronto a condividere con altri questa storia… fa ancora male, capisci?”

“Ti prometto che starò muto come una scarpa finché tu vorrai.” Risposi subito io serio e lui scoppiò a ridere: “Come una scarpa?”

Era incantevole. Favoloso.

“Damien.” Mi chiamò di nuovo: “Grazie.”

Nel momento stesso in cui suonò la campanella che segnava l’inizio della nuova ora le sua labbra pallide si posarono sulle mie avvolgendomi con il loro delicato profumo e facendomi ribollire con il loro innato calore. Oh mio dio. Oh mio dio oh mio dio oh mio dio.

Stavo rispondendo al bacio! Angeli, signore, babbo natale, Nyx, chiunque ci sia lassù, aiutatemi per non farmi svenire!

Jack si allontanò con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia e mi prese per mano, tirandomi verso la porta: “Devi andare a lezione; ci vediamo questa sera per aiutare Zy con Afrodite.”

“Ce… certo.” E me ne andai accompagnato dal suo sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti e specialmente a Sgiach^^ Un bacio.

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Capitolo 6
*** Inizio della fine ***


Era sera. No, scherzo era quasi l’alba, visto che per noi novizi e vampiri il giorno e la notte sono invertiti.

In ogni caso, io, le gemelle, Stivie Rae e Zoey eravamo in cortile ad aspettare Jack mentre tutti gli altri erano in mensa: il momento perfetto per agire indisturbati e senza attirare troppo l’attenzione.

Come promesso, non avevo parlato alle ragazze della storia di Jack anche se qualcosa mi diceva che avrei dovuto farlo visto che sembrava essere tutto un casino. Un gran casino, ma ancora non avevo idea di quello che mi aspettava: la mia vita da novizio della Casa della Notte di Tulsa era finita nel momento in cui quel biondino nuovo arrivato aveva varcato la porta della mensa. La nostra vita, in realtà, visto che anche i miei amici sarebbero stati coinvolti.

Comunque, in quel momento non immaginavo nulla di tutto ciò e riuscivo solo a pensare al fatto che Jack Twist mi aveva baciato. Di sua spontanea volontà.

Oh, per inciso, non aveva detto nemmeno quello alle ragazze e tutte le volte che loro mi chiedevano cosa mi succedesse o dove avessi lasciato la testa glissavo con eleganza e riuscivo sempre a cambiare discorso.

finalmente, dopo cinque minuti di attesa, vedemmo Jack scendere gli scalini del dormitorio maschile ed avvicinarsi a noi, immerso nella lettura dei fogli sulla vita di Afrodite; si era cambiato ed indossava dei leggins neri (si, proprio i pantaloni tipici delle ragazze) una felpa bordeaux semi slacciata e una canottiere bianca a corredare il tutto. Oh dea, ma quanto era bello quel ragazzo! Davvero, non riesco a descriverlo per quanto era stupendo… ma non aveva freddo? No, era fine novembre ed erano solo le quattro del mattino…

“Ciao ragazzi…” disse con un sorriso stanco, raggiungendoci e il mio sguardo si posò nuovamente sul livido violaceo all’altezza dello zigomo sinistro, ma questa volta sapevo da dove gli veniva. Poverino.

“Jack.” salutarono in stereo le gemelle mentre Stivie Rae e Zoey si limitarono a sorridergli e muovere il mento nella sua direzione, quindi io feci per salutarlo a mia volta, quando: “Ciao Damien.”

Oh mia dea!

So che può sembrare stupido, ma il fatto che avesse salutato me personalmente e non mi avesse incluso nel saluto generico mi faceva battere il cuore all’impazzata, cosa che, ovviamente, non sfuggì alle ragazze e sentii subito i loro sguardi curiosi posarsi sul mio viso arrossato: “Ciao Jack.” riuscii a dire sperando che la voce non mi tradisse.

Certo che se continuava a sorridere così non rendeva certo la cosa più facile!

“Allora, fra quanto dovrai andare al Rituale con Afrodite?” chiese quindi rivolgendosi e Zoey, che gli rispose con un flebile “mezz’oretta”; evidentemente era un po’ preoccupata… eh beh, un’intera sera con quella stronza e le sue amiche streghe!

“Fantastico, abbiamo tutto il tempo che ci serve.”

Le gemelle sbuffarono leggermente e Stivie Rae si irrigidì: non credevano che in trenta minuti quel biondino potesse escogitare un modo per fregare Afrodite, visto che loro non ci erano riuscite per due lunghi anni.

Zoey, da parte sua, non sembrava molto convinta, ma preferì non commentare; bell’intuito la ragazza!

nemmeno io ero mai riuscito a trovare il modo di fottere Afrodite, ma qualcosa mi diceva che Jack lo avrebbe fatto bagnando il naso a tutti noi.

certo non centrava il fatto che mi aveva baciato! ma che, scherziamo, io non farei mai una cosa simile… sono sempre oggettivo, quando serve e chissà perché ma serve sempre raramente.

“Tieni il tuo auricolare, attaccalo al vestito.” disse tranquillo Jack ignorando le espressioni sospettose delle gemelle e porgendo un affarino bianco e microscopico e Zy, che lo sistemo all’interno dell’ampia scollatura a V del suo splendido abito nero da cerimonia, quindi si porto all’orecchio un filo trasparente invisibile se non stavi proprio li a cercarlo che doveva servire a farle sentire i consigli di Jack in caso di bisogno.

“Ricorda: Afrodite cercherà di sputtanarti, ma tu mantieni la calma e manta a catafascio i suoi piani. così lei rischia di commettere un errore e se abbiamo un po’ di fortuna si farà beccare dai professori a fare qualche stronzata, quindi si fotterà da solo senza che tu passi per la spia e toglierai il potere della sua stronzissime manine delicate. Capito?”

“Certo.” disse Zoey cercando di sembrare più sicura di quanto non fosse in realtà: “Ma, se per caso vado in panico tu mi aiuti vero piccolo genio?”

Jack sorrise e la rassicurò: era davvero straordinario perché io potevo essere intelligente quanto volevo ma era tutto diverso.

La mia intelligenza si basava sui libri e sullo studio, mentre lui aveva un intuito naturale, una logica straordinario. un talento innato, tanto che sembrava quasi un affinità della dea.

“Ok, andiamo in mensa prima che qualcuno si accorga della nostra assenza.” disse Stivie Rae, dimenticandosi che Zy avrebbe dovuto persino mangiare con il gruppo di Afrodite, così quando lei glielo ricordò, vidi il suo bel viso abbronzato irrigidirsi.

“Se hai bisogno ti basterà sussurrare il mio nome, anche a bassissima voce, e io ti aiuterò. Sentirò tutto ciò che ti succede intorno, mentre tu sentirai me solo se lo vorrò, così non ti riempio il cervello con chiacchiere inutili.”

Zoey guardò qualche istante tutti noi, preoccupata, quindi prese un respiro profondo e si avviò con passo falsamente sicuro verso la stanza in cui forse Afrodite e il resto delle Figlie Oscure erano già riunite. Speriamo bene.

“Ok, visto che qui non possiamo fare niente e non vogliamo che qualcuno sospetti nulla, andiamo in mensa.”

Erin e Shaunee si incamminarono verso l’ingresso e Stivie Rae fece per seguirle, bloccandosi quando vide che io non le seguivo:aspettavo Jack, ma lui era talmente preso con cavetti vari che sembrava non essersi nemmeno accorto che ce ne stavamo andando.

Stivie Rae mi fece un gran sorriso seguito da un occhiolino molto campagnolo, quindi si affrettò a raggiungere le gemelle le tre cominciarono, ovviamente, a spettegolare di me. Ovviamente.

Lascia passare ancora qualche secondo, quindi mi schiarii la voce ottenendo finalmente l’attenzione di Jack, che mi rivolse un gran sorriso imbarazzato: “Scusa, ancora qualche istante ed arrivo. Inizia ad andare se vuoi.”

Io scossi la testa sorridendo a mia volta e quando gli assicurai che lo avrei aspettato i suoi occhi blu zaffiro si illuminarono. In quel momento sembrava un vero raggio di sole.

“Eccomi!” annunciò finalmente  avvicinandosi con ancora il suo bel sorriso stampato in faccia: “Scusa se ti ho fatto aspettare dovevo sistemare ancora un paio di cose.”

“Figurati.”

A questo punto avremmo dovuto entrare nella scuola e raggiungere le ragazze in mensa, ma per qualche strano motivo nessuno di noi due lo fece, al contrario restammo immobili a fissarci, come due perfetti cretini; poi successe: una mia mano si alzò istintivamente verso il suo viso sfiorando il profilo del suo marchio con un gesto naturale che ancora non immaginavo quante volte avrei ripetuto in futuro, quindi mi chinai a baciarlo abbastanza lentamente per dargli il tempo, se lo avesse voluto, di allontanarsi, ma lui non lo fece.

Di nuovo il contatto con le sue labbra morbide scatenò un tornado di emozioni che mise KO tutti i miei neuroni, per non parlare del momento in cui la sua lingua cominciò a giocare e danzare con la mia, prima lentamente poi con forza, poi di nuovo piano.

Ci separammo entrambi a corto di fiato e rimanemmo semi abbracciati: “Scusa per quanto so essere stronzo e grazie per tutto ciò che fai.” sussurrò Jack con il viso affondato nell’incavo fra il mio collo e spalla, quindi, prima di darmi il tempo di rispondere, sussultò e sussurrò nel piccolo microfono che si era attaccato alla felpa rossa: “Dimmi Zoey.”

Avvicinandomi, anzi, appiccicandomi completamente a Jack, sentii la voce di Zy sussurrare preoccupata: “Temo che nel vino ci sia… sangue.”

Ah, cavolo! Afrodite era proprio pazza!

“Bevi. non mostrarti spaventata. Fa vedere a quella bionda che non è l’unica forte li dentro solo perché ha più tette! Bevi.” La voce di Jack suonò calma nonostante vidi perfettamente il suo viso contrarsi e l’espressione farsi seria.

“Bevi.” ripetè, quindi la voce di Afrodite provenne dal microfono: “Avanti Zoey, non bevi?”

attendemmo entrambi, fremendo, poi Zoey bevve.

quella forse, fu il vero inizio della fine.   

 

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Capitolo 7
*** Sangue ***


Quello, forse, fu il vero inizio della fine.

Raggiungemmo quasi di corsa le ragazze in mensa e ci fiondammo al loro tavolo senza neanche fermarci a prendere un vassoio.

“Che succede?” domandò preoccupata Stivie Rae con la bocca piena di insalata e anche le gemelle si fecero attente leggendo l’agitazione sui nostri volti.

“Afrodite ha fatto bere a Zoey del vino con dentro sangue.” spiegai in un sussurro, quindi ripresi subito senza dare a nessuno di commentare: “Ora, però, tutte le Figlie Oscure le danno addosso perché è l’unica matricolo a cui piace il sangue…”

“Le piace il sangue?!” sbottarono in stereo le gemelle strabuzzando gli occhi e Jack le guardò male: “Certo che le piace!” sibilò con rabbia, come se quella domanda gli avesse fastidio: “E’ speciale, il suo Marchio è completo, quindi le piace come ad un vampiro adulto. Non è vostro compito giudicarla, sarà già abbastanza confusa di per sé!”

“Non la stavano giudicando.” intervenne Stivie Rae aggrottando le sopracciglia: “Dicono solo che beh… è strano. Zy è nostra amica, non sparliamo di lei alle sue spalle.”

Le gemelle annuirono con forza dicendo qualcosa, ma non le ascoltai, troppo preso a fissare Jack: era scattato come se si fosse scottato, quasi aggredendo le ragazze. Gli aveva dato veramente fastidio… perché? Oh dea, aiutami a capirlo perché io da solo non ci riesco! Cosa passava per la mente di quella testolina bionda?

“Coraggio, andiamo. Zy è scappata fuori e forse Erik qualcosa l’ha seguita.” disse in quel momento la testolina in questione, alzandosi, subito imitato dalle ragazze, che lo precedettero correndo fuori dalla mensa spinte anche dalla consapevolezza che forse “Erik qualcosa”, tornato poche ore prima vincitore dalla gara di monologhi, era con la nostra Zoey.

“Ehi Jack!” lo fermai, trattenendolo per un braccio e lui si voltò a guardarmi, ma non era affatto confuso: “Lo so.” disse infatti: “Sono praticamente saltato addosso alle gemelle. Io… forse… non so. Parliamo dopo.”

Annuii chiedendomi perché alla fine ero sempre io ad essere confuso, praticamente ogni volta che parlavo con lui… doveva essere una dote!

Raggiungemmo in un attimo le ragazze, che, ovviamente, ci lanciarono occhiate sospettose, quindi ci avviamo insieme verso la mura est doveva pensavamo potesse essere Zoey ed infatti la trovammo raggomitolata a terra, contro un albero. Ma non era sola: accanto a lei c’era nientemeno che lo strafigo Erik Night e quei due stavano parlando come se si conoscessero da una vita!

Io, Stivie Rae e le gemelle rimanemmo imbambolati con le bocche aperte, come un quartetto di cretini, ma Jack non perse tempo e si schiarì la voce richiamando così l’attenzione dei due neo-piccioncini.

“Ragazzi!” esclamò sorpresa Zoey: aveva gli occhi rossi e ancora umidi, ma sorrideva. Evidentemente Erik aveva doti di consolatore…

“Erik,” continuò la ragazza alzandosi ed allungando la mano verso di noi:“Ti presento i miei amici: Damien, Stivie Rae e le gemelle, Erin e Shaunee.

Lui invece è Jack, il tuo nuovo compagno di stanza di cui ti parlavo poco fa.”

Night ci rivolse un gran sorriso, soprattutto a Jack, che lo squadrò con gli occhi socchiusi: “Ciao, Erik qualcosa.”

“Night.”

“Non mi interessa.”

Gli rifilai una gomitata dedicando ad Erik, confuso, un sorriso angelico: “Fa lo stronzo, ma in realtà è molto gentile e simpatico. Solo, ha qualche difficoltà a socializzare… sai è nuovo, deve ambientarsi…”

Erik sorrise con gentilezza. Che bravo ragazzo! Speriamo che Jack non gli dia problemi… avremmo parlato anche di quello. Dopo.

Rimanemmo solo pochi minuti fuori, quindi rientrammo a scuola intenzionati ad andare a dormire per dimenticare quella giornataccia e Zoey aveva appena finito di dire che domani ci avrebbe spiegato tutto, quando: “Jack.”

Neferet era comparsa alle nostre spalle, praticamente dal nulla; tutti sobbalzammo, Zy inclusa nonostante la Somma Sacerdotessa fosse anche sua mentore. Mi sembrò incredibilmente sbagliato, ma anche il comportamento di Neferet verso Jack lo era: lo aveva preso di mira e quello era evidente a tutti.

“Vedo che hai conosciuto il tuo nuovo compagno di stanza. Erik, sappi che se ti darà problemi provvederò personalmente.”

Suonava come una minaccia, talmente tanto che rabbrividimmo, ma Jack le rispose subito, sollevando il mento affilato ed indossando la sua maschera da perfetto stronzo insensibile: “Sta tranquilla, Neferet, non sarà per i problemi che creerò ad Erik Qualcosa che dovrai occuparti di me: io, i problemi, ho intenzione di crearli solo a te.”

Era pazzo. Si, non poteva esserci altra spiegazione: quel ragazzo era completamente pazzo. Folle. Masochista. Irresponsabile, incosciente, arrogante, pazzo, bellissimo, coraggioso, libero, pazzo.

Un po’ complicato vero?

In ogni caso, a quell’affermazione Neferet scattò in avanti come una vipera arrabbiata per affrontare e forse picchiare di nuovo Jack, ma questa volta fui io a reagire d’istinto, mettendomi fra lei e lui.

“Levati Damien!” sibilò la mia Somma Sacerdotessa con voce talmente furiosa e cattiva che non la riconobbi: c’era qualcosa di strano in Neferet, qualcosa di cui tutti noi ci stavamo lentamente rendendo conto grazie all’arrivo di Jack. Lui risvegliava in lei il suo lato che solitamente nascondeva a tutti, novizi e vampiri, e la costringeva a mostrarsi per chi era veramente, anche se sapeva di mettersi in pericolo.

“Lo lasci stare. Sa che può essere difficile ambientarsi, sono sicuro che quando si sarà abituato alla sua nuova casa non farà più così. Gli dia tempo.”  mi opposi, cercando di apparire calmo, deciso e ragionevole.

Dovetti riuscirci perché all’improvviso il viso di Neferet si tese in un sorrisetto forzato e lei indietreggiò: “Hai ragione, non so cosa mi sia preso. A domani. Ciao, Jack Twist.” quindi sparì, rapida come il vento, silenziosa come un’ombra. Come se non ci fosse mai stata.

“Ragazzi, che strizza che mi ha messo… era strana!” commentò Erik, ma noi ci limitammo ad annuire: avevamo già visto poche ore prima           quell’ “essere strana” in Neferet e non ci piaceva affatto, quindi liquidammo Erik con qualche sorriso e una buona notte generale.

Le ragazze si allontanarono verso il loro dormitorio, bisbigliando, e noi rimanemmo soli, ma quando Jack fece per seguire Erik nella loro stanza comune lo trattenni per un braccio lasciando che Night lo precedesse con espressione confusa e curiosa.

“Allora? Non credi di dovermi spiegare un po’ di cose?” chiesi inarcando un sopracciglio e rifilandogli un’occhiataccia di rimprovero, ma lui si limitò a prendermi per mano per costringermi a seguirlo: uscimmo di nuovo in cortile e ci sedemmo sotto la stessa quercia sotto cui poco prima stavano Erik e Zoey, alla mura est.

“Avanti, cosa ti succede?” chiesi ancora, questa volta più dolcemente mentre lui si raggomitolava contro il mio petto. In quel momento mi ricordò un sacco Cameron, la mia gattina, quindi, quasi istintivamente, cominciai a carezzargli i capelli.

Lui sospirò: “Non so cosa mi prende, ma tu mi piaci.”

Rimasi zitto, aspettando che continuasse, ma proprio non mi aspettavo un inizio simile.

“Davvero, mi piaci tanto. Non avrei dovuto lasciare che succedesse, che mi innamorassi di te. Io porto solo guai, come ormai avrai capito e non voglio che ti ritrovi immischiato nei miei casini.”

“Non provare nemmeno ad allontanarmi da te: mi piaci troppo. Non te lo lascerei mai fare.” mi tremava la voce, ma ero davvero convinto di ciò che avevo detto: “Ora dimmi che ti è successo prima.”

“Non volevo trattare male le gemelle, ma… sai che ne ho passate di tutte con la mia famiglia, quindi credo che gli amici non debbano mai permettersi di dubitare o giudicare. E’ sbagliato e può far molto male.”

Non ci fu bisogno che spiegò oltre perché avevo già capito: aveva il terrore di essere tradito o trattato male da chi amava.

“Le gemelle sono brave ragazze e io non ti ferirò mai, almeno non volontariamente. Devi imparare a fidarti delle persone. Ti aiuterò, è una promessa. Sempre.”

Sentii il suo sorriso accompagnato dalle lacrime, quindi lui sollevò appena il viso per baciarmi; rimanemmo abbracciati per lunghi minuti, persi nei nostri pensieri, in quell’ amore così giovane eppure così forte che ci stava sommergendo.

Stavo appunto pensando che forse avremmo dovuto tornare dentro, per dormire un po’ e poi, forse, saremmo tornati sull’argomento domani, quando successe: Jack tossì, ma questa volta, contrariamente a poche ora fa, non si fermò.

“Jack?!” esclamai allontanandolo da me per poterlo guardare in faccia: era pallido, tremava e tossiva. Tossiva. Tossiva!! Oh, dea no!

“Sto bene…” sussurrò lui e la sua voce mi gelò sul posto: era un rantolò basso, umido e gorgogliante.

“No, non stai bene. Ti porto in infermeria.”

“Ora passa.” protestò debolmente lui, quindi tossì di nuovo con un suono terribilmente sbagliato e a quel punto il mondo mi crollò in testa: sangue.

La sua bocca, rosea, delicata e morbida, era sporca di sangue.

Nyx, perché? Perché a me? Perché a lui? PERCHE’ A NOI?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi finalmente!! Scusate il ritardo.. un grande speciale e Sgiach, le tue recensioni sono sempre molto gradite! A presto, baci..!!      

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Capitolo 8
*** Veleno ***


Nyx, perché? Perché a me? Perché a lui? PERCHE’ A NOI?

In quel momento il mio cervello, di solito sempre rapido e razionale, era completamente spento e non mi permetteva di fare altro se non limitarmi a fissare le mani che Jack premeva sulla bocca sporcarsi di sangue ad ogni rantolo: stava morendo.

Lui stava morendo sotto i miei occhi e io me ne stavo li impalato come un cretino; mi alzai di scatto afferrandolo per un braccio e trascinandolo di peso verso l’ingresso della scuola, poi mi resi conto di una cosa che mi costrinse a fermarmi e guardarlo:“E’ impossibile…” sussurrai incrociando i suoi occhi, perfettamente limpidi nel loro straordinario blu mare: “I tuoi occhi non sono iniettati di sangue, il tuo viso non è gonfio e le tue lacrime non sono di sangue, ma semplici… lacrime.”

“Damien…” sussurrò fissandomi di rimando e forse intuendo i miei pensieri: “Il mio organismo non sta rifiutando la trasformazione, non sono i soliti sintomi…”

E lui doveva essere un esperto, visto che due mesi fa sua sorella era morta, per quei sintomi: “Stai male per un altro motivo…”

Sentii quelle parole come se le avesse dette un'altra persona, ma mi diedero una carica improvvisa: se non stava rifiutando la trasformazione in vampiro, forse allora c’era qualche possibilità che quel qualcosa che lo stava facendo star male non lo uccidesse!

Afferrai nuovamente il suo braccio e ripresi a trascinarlo verso l’infermeria, ma fui costretto a metà corridoio quando sentii le sue gambe cedere e Jack cadde a terra continuando a tossire sangue; urlai sperando di attirare l’attenzione e, fortunatamente, ci riuscii: doveva aver sfondato i timpani a tutta la scuola, perché in breve praticamente tutti i professori e persino la gran parte dei novizi, si affollarono intorno a noi.

“Damien… non si può fare niente, solo aspettare che passi… che finisca tutto.”

Le gemelle, Stivie Rae, Zoey e perfino Erik erano comparsi al mio fianco, ma, evidentemente, non avevano capito: “NO!” urlai accorgendomi solo in quel momento di star piangendo: “Non sta rifiutando la trasformazione, non sono quelli i sintomi!”

Ero inginocchiato in mezzo al circolo dei presenti e Jack era semi sdraiato sulle mie gambe: tremava e nascondeva il viso fra le mani insanguinata, ma aveva smesso di tossire.

All’improvviso, dopo quella che mi parve un’eternità, l’arrivo di Neferet sbloccò l’immobilità in cui tutti eravamo caduti: “In infermeria, subito! E chiamate un medico esperto!” urlò la nostra Somma Sacerdotessa che aveva notato ad una prima occhiata la stranezza della situazione e per un attimo sembrò la Neferet di sempre, quella potente, dolce e materna che accoglieva tutte le matricole, ma qualcosa mi diceva che era solo una stronzissima facciata che indossava perché eravamo circondati da mezza scuola.

Dopo di che, successe tutto talmente velocemente che fatico a ricordarlo: una vampira mi tolse Jack dalle braccia, sollevandolo senza fatica e portandolo immediatamente in infermeria, subito seguita da Neferet e la maggioranza degli altri professori, mentre i novizi rimasero bloccati in corridoio, sussurrando e parlottando fra loro, ovviamente dando inizio ai pettegolezzi.

Io, dopo un attimo di esitazione, scattai a mia volta verso l’infermeria ignorando i passi rapidi che mi seguivano; come se in quel momento mi importasse di chi cavolo mi stesse seguendo! Mi importava solo di Jack… del MIO Jack, di quel piccolo angelo biondo che era entrato come un tornado nella mia vita, sconvolgendola in meno di un giorno… migliorandola.

Mi ritrovai, quasi senza sapere come, in infermeria dove vidi Jack steso su un letto e intorno a lui Lenobia, Dragone, Anastasia e la prof Garmy che stavano leggermente in disparte in disparte con due infermiere, mentre un vampiro che riconobbi come il medico specializzato era chino su Jackie, svenuto, insieme a Neferet.

Mi voltai spaesato incrociando lo sguardo delle ragazze ed Erik, che mi rivolsero veloci sorrisi spaventati: sapevamo che stava succedendo qualcosa di brutto e sbagliato, ma ancora non capivamo cosa.

“Damien, cosa è successo?” mi chiese bruscamente Neferet lanciandomi un’occhiata truce e lo sguardo di tutti si puntò su di me: cos’era successo? Avrei dovuto saperlo? E perché mai??

“Non lo so…” risposi infatti sentendo che le lacrime erano tornate alla carica: “Io… è stato tutto troppo veloce!” cercai di giustificarmi senza neanche sapere perché lo stessi facendo: non era mica colpa mia! non lo avevo avvelenato!

“Avevate ragione, il suo organismo non sta rifiutando la trasformazione: è stato avvelenato.”

Oh cazzo… va bene che sono sveglio, ma non pensavo di saper vedere il futuro!

“Ha passato la maggior parte del tempo con te!” ringhiò Neferet e a nessuno sfuggì il fatto che mi stesse palesemente accusando, cosa che mi fece perdere un battito al cuore: “No!” fu l’unica cosa che riuscii a strillare come un vero cretino, ma quell’accusa mi faceva venire il voltastomaco: MAI avrei fatto del male a Jack!

“Neferet, non saltare a conclusioni affrettate.” intervenne fortunatamente in mia difesa Dragone, il mio mentore, con una calma straordinario.

“Ha ragione.” la voce del medico ci fece sobbalzare tutti per la sua durezza che doveva servire, secondo le sue intenzioni, a mascherare l’agitazione, ma fallì miseramente e quello mi mise ancora più paura.

“Il ragazzo è stato avvelenato qualche ora prima di venire alla Casa della Notte… è davvero ben studiato: chiunque sia, sperava che avremmo creduto che fosse morto perché il suo organismo aveva rifiutato la trasformazione, così da farla franca. Deve essere stato qualcuno che conosce i vampiri e i novizi…”

“Si salverà?” chiese Zoey alle mie spalle.

“Gli ho dato un antidoto per contrastare l’azione del veleno e Jack ha smesso di tossire sangue… ma forse morirà comunque: è fin troppo debole e, anche se il veleno ha terminato il suo effetto, ora il suo organismo rischia veramente di rifiutare la trasformazione.”

“Diamogli sangue.” propose Anastasia, ma il medico scosse la testa: “In questo caso il sangue umano rischierebbe di peggiorare la situazione: sono riuscito a bloccare l’azione del veleno solo perché il fisico di un novizio è più forte di quello umano, ma ingerendo sangue umano il veleno potrebbe attaccare quello…”

“Vampiro!” tentò a quel punto la Garmy facendo un passo avanti ma il medico, ‘sto stronzo, scosse nuovamente la testa: “Creerebbe troppo squilibrio fra il suo fisico indebolito e la scossa di energia che gli darebbe il sangue di un vampiro adulto…”

Cadde un attimo di teso silenzio in cui ognuno cercava di accettare il fatto che forse per lui era veramente finita e che noi avevamo già fatto il possibile, quando Erik sussurrò una semplice parola che riuscì a ridarmi speranza: “Novizio…”

Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci io? Se il sangue umano era troppo debole e quello vampiro troppo forte, allora quello di un novizio sarebbe stato perfetto! Il mio cervello doveva essere proprio in palla per non riuscire a trovare nemmeno una soluzione così semplice!

Questa volta, per grazia di Nyx, il medico non ebbe nulla di ribattere, anzi, sembrò apprezzare l’idea: “Potrebbe funzionare…” disse infatti, annuendo.

“Per dargli la forza necessaria, sarà meglio che beva da un novizio a cui è vicino… con cui ha già un legame particolare.”

E, di nuovo, lo sguardo di tutti si posò su di me. Mi sentii avvampare: possibile che fosse già così evidente che fra me e Jack c’era qualcosa?

In ogni caso, annui convinto, assicurando che non avrei avuto il minimo problema.

“Ok, allora lo sveglio… poi vi lasciamo soli.” così dicendo il medico iniettò qualcosa a Jack, quindi tutti se ne andarono chiudendosi la porta alle spalle.

Ah, cavolo! Stava succedendo tutto decisamente troppo velocemente…

“Damien…” la sua voce mi fece sobbalzare per quanto era flebile, ma mi diede carica: chi se ne importa se era veloce, si trattava di aiutare Jack e lo avrei fatto a qualunque costo!  Quel ragazzo mi piaceva davvero tanto…

Mi avvicinai a lui, inginocchiandomi accanto al suo letto e carezzandogli i capelli: “Dicono che qualche stronzo ti ha avvelentato…”

Nonostante la situazione, ridacchiò, ma rimase in silenzio così io continuai:“ Avevamo ragione, non stavi rifiutando la trasformazione… ora, però, per riprenderti definitivamente devi bere sangue.”

“Umano?!”

“No, sarebbe troppo debole… e vampiro troppo forte…”

“NO!” urlò. Credo che avesse già capito tutto… chissà mai da dove mi veniva quel pensiero!

“Jack…” cominciai, ma lui mi bloccò subito: “Non berrò il tuo sangue! E se poi va male? Magari poi io mi riprendo e tu stai male… poi magari ti indebolisci troppo! Non me lo perdonerei mai! Non voglio farti una cosa simile…”

Lo guardai dolcemente, mi alzai e lo baciai: “Sei così dolce… sei il mio angioletto, Jackie! Non avere paura, non mi succederà nulla: staremo bene entrambi… per favore Jack, lascia che ti aiuti!”

Rimanemmo qualche istante a fissarci senza parlare, ma il mio sguardo dovette convincerlo perché annuì, anche se con timidezza: sorrisi, mi avvicinai a lui e gli avvicinai il braccio alla bocca. Dopo un attimo di esitazione, successe: Jack Twist mi morse.

E anche quello avrebbe notevolmente cambiato le cose nella mia vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!! Scusate il ritardo, spero che questo capitolo vi piaccia! Ringrazio tutti quelli che leggono, anche silenziosamente, ma soprattutto ringrazio  Sgiach e Elizabeth Blackbird per le loro recensioni!! Dedico questo capitolo a voi, anche perché da qui la storia diventerà sempre più incasinata^^

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Capitolo 9
*** Marchio ***


Jack Twist mi morse.

Giuro che in un primo momento riuscii persino a pensare che forse il mio sangue gli avrebbe fatto schifo visto che era appena arrivato e non aveva ancora la brama di sangue… beh, neanche io avevo l’avevo mai sperimentata  a dir la verità…

Poi di colpo anche l’ultima piccola parte ancora funzionante del mio cervello si spense… c’è non è che proprio si spense, solo che fu occupato da altri pensieri e altre sensazioni: i suoi dente affondati nel mio braccio erano, beh… erano.

In realtà descrivere ciò che provai mi riesce difficile: era come se ogni minima cellula del mio corpo si fosse all’improvviso risvegliata, tutte insieme, dando una carica di energia che non aveva mai provato prima; poi, l’energia diventò piacere.

Lo stomaco mi si aggrovigliò e il cuore cominciò a battermi in gola con una velocità inumana, mentre la mia mente non riusciva a fare altro che pensare a quanto diavolo fossero eccitanti gli occhi chiusi di Jack, le sue guance arrossate e la sua lingua che carezzava e solleticava con insistenza la pelle già iper-sensibile del mio braccio.

Alzai istintivamente una mano per accarezzargli i capelli, ma nel momento stesso in cui sfiorai il suo viso qualcosa scattò in me ed abbandonai di colpo ogni delicatezza: afferrai con forza quegli splendidi fili biondi-rossicci e lo allontanai dal mio braccio per poi avvicinare il suo viso al mio collo e questa volta non si lascio pregare nemmeno un attimo per mordermi, affondando quei bei dentini perfetti in me.

Gemetti senza quasi rendermene conto e lo spinsi sotto di me, coprendolo col mio corpo: la parte razionale di me sapeva che eravamo nell’infermeria della scuola e che lui doveva recuperare le forze, ma quel piccolo pensiero intelligente andò a farsi fottere nel momento stesso in cui le mani gentili e pallide di Jack si infilarono sotto la mia maglietta, carezzandomi il petto e la schiena, facendomi fremere e gemere ancora, più forte.

Lo volevo. Lo volevo più di qualsiasi cosa al mondo: mi poggiai sui gomiti per non pensarmi completamente su di lui mentre le sue mani scivolarono fino ai mie pantaloni, sfiorando e stuzzicando la mia vita, le mie cosce e, beh… non solo quelle. Per quanto mi riguardava avevo resistito fin troppo, poi non dite che lui non se l’era cercata!

 

***

Quando mi svegliai ci misi almeno un minuto buono a capire dov’ero: la luce era soffusa, delicata come il lenzuolo che si posava fin troppo leggero sulle mie gambe nude.

Aspettate, fermi tutti: gambe nude??

Spalancai gli occhi, improvvisamente spaventato e mi ritrovai a fissare il mio corpo completamente nudo. Oh. Cavolo.

Il ricordo della sera(ok, intendevo mattina) precedente mi assalì facendomi tornare il batticuore e anche un sacco di ansia, ma tutto questo fu sostituito da una strana sensazione di pace e serenità non appena, voltando il viso, vidi Jack sdraiato a pancia in giù accanto a me, con i viso inondato da una massa di capelli biondo-rossiccio incredibilmente spettinati e sparanti: era la cosa più bella che avessi mai visto.

Ed era mio.

Si, ora ne avevo la certezza, Jack Twist era mio e non lo avrei lasciato andar via tanto facilmente.

“Damien…” sussurrò facendomi sorridere maggiormente: stava ancora dormendo e già pensava a me? Speriamo solo che non mi stesse insultando nel suo sogno!

Poggiai un leggero bacio sulla sua tempia, quindi mi alzai, mi vestii nel buio più totale e uscii dalla sua stanza.

Le gemelle, Stivie Rae, Zoey, Erik, Neferet, Dragone e Lenobia erano riuniti poco dopo l’infermeria e non appena mi videro si precipitarono verso di me, sommergendomi di domande.

“Sta meglio…” fu tutto ciò che dissi io, sbadigliando e dando sfoggio di incredibile loquacità: non so nemmeno come facevo ad esserne così sicuro visto che lo avevo lasciato che dormiva ma, beh, io ne ero più che sicuro.

Mi allontanai verso la mensa desiderando solo mettere qualcosa sotto i denti e cercai di ignorare i commenti delle gemelle sui miei occhi arrossati, i capelli spettinati e i vestiti stropicciati seguiti dai rimproveri di Stivie Rae e le risatine sceme di tutti, professori di tutti.

Entrai in mensa trovandola stranamente vuota, ma dando un’occhiata all’orologio scoprii che l’ora della colazione era passata da venti minuti, quindi i ragazzi dovevano già essere in classe.

Scrollai le spalle, stranamente stanco, ma proprio molto stanco, e mi avviai trascinando i piedi fino al banco mensa, ma quando il mio sguardo si posò sul latte che bevo da quando sono nato provai un improvviso senso di colpa: quante mucche erano state riempite di cibi dannosi per dare a me quel latte?

Ok, fermi tutti: che cavolo mi prendeva? Non ho mai avuto problemi nemmeno a mangiare la carne e ora mi venivano le paturnie per una sola tazza di latte??

“Damien, stai bene?” mi chiese  Zoey vedendomi impallidire ed arretrare e di colpo tutti si fecero seri: ero messo così male?

“Mi sento… strano, tutto qui.” spiegai reprimendo un altro, ennesimo, sbadiglio. Era persino passata l’ora di colazione e io avevo il coraggio di avere ancora sonno???? Ok, iniziavo a preoccuparmi veramente…

“Sei sicuro che va tutto bene? Mangia qualcosa, ti farà sentire meglio.” mi consigliò Lenobia e io annuii riavvicinandomi al bancone, ma evitando accuratamente il latte.

“Forse la perdita di sangue lo ha indebolito…”

“Damien, sei vegano?” domandò di colpo Neferet, facendomi sussultare mentre mi riempievo la tazza di cereali di soia.

“No, perché?”

“Beh, niente latte, cereali di soia…”

“L’ho detto, no, che mi sento strano?” feci io sarcastico fissandola accigliato e lo sguardo di tutti si fissò su di me: avevo appena risposto male a Neferet! Solo Jack, fino ad allora, aveva avuto il coraggio di farlo…

Non so perché ma in quel momento odiavo intensamente Neferet, come se mi avesse fatto un torto terribile… come se mi avesse portato via qualcuno che amavo.

Si, ok, avevo iniziato a capire che la nostra Somma Sacerdotessa era una stronza, ma non la odiavo così intensamente… anche perché non mi aveva potato via nessuno!

Scossi la testa e chiusi gli occhi, quando: “Ragazzi è prestissimo, ecco perché ho così sonno! Io devo dormire almeno dieci ore!” La voce di Jack era incredibilmente stanca e lo sentii reprimere a fatica una sbadiglio, ma non aprii gli occhi.

“Che giorno del cavolo, mi sembra che ci sia qualcosa di strano in me… sarà meglio che mangio qualcosa… Damien, mi passi i cereali di soia?”

Oh, che cavolo, no! ANCHE lui era stanco, si sentiva strano e voleva i cereali di soia…

“Come ti senti, Jack?” chiese sospettosa Neferet, mentre gli altri non spiccicavano parola, anzi, avevano trattenuto rumorosamente il fiato.

“Come se a te fregasse qualcosa…” sibilò stronzo come tutte le volte che parlava con lei il mio adorabile ragazzo, poi lo sentii sbottare: “Oh, ma che cavolo avete da fissarmi tutti così? Va bene che sono spettinato, ma non c’è un cavolo di specchio in quell’infermeria!”

A quel punto aprii a mia volta gli occhi cercando il suo sguardo, ma non appena vidi il suo viso mi bloccai, trovandomi anch’io a fissarlo a bocca aperta come un’idiota.

“Ti ci metti pure tu? Mi dite cos’ho??” Sbottò ancora lui, irritato e per uno strano motivo anch’io mi scaldai subito: “Che cazzo, non sappiamo se essere più sconvolti per il fatto che io e te pensiamo in contemporanea e condividiamo un cervello come le gemelle o per il tuo Marchio!” sbottai.

“Cos’ha il mio Marchio?”

Shaunee prese a frugare nervosamente nella sua borsetta firmata da cui non si separava mai fino a quando non estrasse un piccolo specchietto ovale, porgendolo poi a Jack.

Lui si specchiò pochi secondi, poi, fissandoci sconvolto e impallidendo, riuscì solo a sussurrare: “Ah, cavolo!”

La mezza luna sulla sua fronte non era più un semplice contorno, ma era completa, interamente colorata, proprio come quella di Zoey, solo che non era zaffiro come quella della nostra ZY: la parte destra era blu, ma quella sinistra era di uno splendente rosso sangue e nel centro i due  colori si mischiavano, alternandosi ed intrecciandosi proprio come il biondo e il rossiccio dei suoi capelli.

Sullo zigomo destro, fino alla guancia e all’angolo della bocca scendevano complicati disegni di riccioli, come nastri, che si annodavano e sembravano splendere, circondati dai fiocchi tipici della nostra dea; sul lato sinistro del suo viso, invece, il Marchio rappresentava linee dure e rigide che vicino al lobo dell’orecchio sembravano quasi delle corna rosso sangue e grandi ali magiche. Quello non aveva a che fare con la nostra dea e sembrava più… cattivo. Niente a che fare con il lato destro.

Come se non bastasse sotto i suoi occhi correvano due linee affusolate, sempre scarlatta a sinistra e zaffiro a destra, che si incontravano e si intrecciavano sul suo nasino piccolino, formando una specie di strano nodo che univa le due parti.

“Direi che abbiamo un problema.” Commentò Dragone e io ero pienamente d’accordo con lui, solo che a quel pensiero se ne univa un altro: “Così è persino più bello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoooomi!!!!!  Spero che vi piaccia questo nuovo capitolo anche perché da qui la trama si farà sempre più fitta. Questo è il vero inizio, vedetela così.^^ Un grazie speciale Sgiach e Elizabeth Blackbird, spero che continui a piacervi la mia ff!!! Grazie anche a chi legge silenziosamente, ma ricordate che un commentino è sempre gradito!! Un bacio a tutti, ciaoo!!    

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Capitolo 10
*** Nyx ***


“Ho detto che non lo so!” sbottò Jack fissando Neferet con uno sguardo carico di odio: “E’ la millesima volta in due minuti che me lo chiedi!”

Calò il totale silenzio: non appena Jack si era specchiato e Dragone aveva decretato il suo “Abbiamo un problema” era scoppiato il finimondo: tutti i ragazzi si erano messi a strillare le loro ipotesi somigliando in modo incredibile ad un pollaio in rivolta mentre Dragone e Lenobia cercavano di farli stare zitti; dall’altro lato io, Jack e Neferet non avevamo spiccicato parola fino a quando la nostra Somma Sacerdotessa non gli era letteralmente saltata addosso, bloccando Jack al muro ed ordinandogli di confessare, perché a suo parere doveva per forza essersi votato a qualche divinità maligna per avere un Marchio simile.

Jack sembrava non essere spaventato, ma solo arrabbiato e per uno strano motivo anche io lo ero, anche se riuscii in qualche modo e frenarmi: il fatto di provare le stesse emozioni del mio ragazzo mi faceva sentire strano; poi successe: Neferet, esasperata, lo schiaffeggiò e io lo sentii nel senso che percepii proprio lo schiaffo arrivarmi dritto sulla guancia anche se in realtà nessuno mi aveva toccato.

Il presentimento più brutto che avessi mai provato si impossessò di me e forse sarei anche potuto scappare strillando come una ragazzina se proprio in quel momento non avessi incrociato lo sguardo di Jack: anche lui sentiva, capiva e sapeva… era fin troppo evidente dal modo in cui mi fissò, a metà fra lo spaventato e il curioso; gli restituii lo sguardo, carico delle stesse emozioni.

“Neferet, calmati… forse il ragazzo non sa veramente niente.” stava dicendo in quel momento Dragone, avanzando verso la donna e tirandola indietro con forza.

“Come può non sapere!?”

“Anche io non capivo all’inizio: ero arrivata qui con il semplice contorno del Marchio e il giorno dopo mi sono svegliata che era completo: nessuno sa cosa Nyx abbia in mente quando fa certe cose…” intervenne Zoey, e lei in effetti era una vera esperta di stranezze visto che era la prima novizia ad avere un Marchio completo, la brama di sangue anche se ancora matricola ed un’affinità con tutti e cinque gli elementi; non si era fatta mancare nulla, insomma…

“Io sono la sua Sacerdotessa, so come la dea agisce!” per un attimo temetti che si sarebbe messa a sputacchiare  da quanto era arrabbiata e questa convinzione crebbe quando Lenobia ribatté dicendo che, per quanto fosse vicina alla dea, nemmeno lei leggeva nella sua mente; andando contro ogni mia aspettativa, però, Neferet tacque, forse accusando il colpo e non trovò più nulla da ridire.

A quel punto tornò di nuovo a regnare il silenzio, ma era terribilmente fastidioso perché tutti si lanciavano occhiate preoccupate, incuriosite e spaventate contemporaneamente: era fin troppo evidente che non solo la nostra dea aveva messo mano nel Marchio di Jack visto che il lato sinistro non aveva niente a che fare con lei…

“Nessuno di noi riesce a capirci qualcosa?” fece il biondo sbuffando quando a rispondergli fu solo il silenzio.

“Allora cercheremo in biblioteca!” decretai io capendo i suoi pensieri, di nuovo.

Tutti, professori inclusi, annuirono e fecero per allontanarsi in direzione della biblioteca, obbedienti come cagnolini, quando: “Porca puttana!” strillò Jack con un’adorabile vocetta acuta che però mi perforò entrambi i timpani.

“Davvero un bel modo per essere accolti…” rimanemmo pietrificati al suono di quella di voce, che, per quanto nuova, riconoscemmo  tutti, forse mossi da un istinto talmente profondo da essere per noi sia naturale che estraneo.

“Nyx…”  sussurrò Zy, che, come ci aveva raccontato, aveva già avuto a che fare con la dea, mentre tutti ci voltavamo: lei era veramente lì, fra noi, gruppo compatto, e Jack, solo.

Era bellissima nella sua semplicità, con la pelle diafana, bianca quasi come il vestito di seta leggera che indossava, i cappelli biondissimi, lunghi fino alla vita stretta e i lineamenti dolci, gentili.

Aveva l’aspetto di donna, ma c’era qualcosa in lei che faceva capire che era qualcosa di più, perché una creature simile non poteva essere solo umana…

Eravamo lì tutti con le bocche spalancate e decisamente sconvolti per il fatto che, alla sua apparizione, Jack le aveva strillato dietro “puttana”…

non ci restava che sperare che fosse comprensiva.

“Sono molto comprensiva, Damien,” fece lei ridendo con un suono cristallino: “altrimenti non sarei qui! sedetevi, per favore, perché ho deciso di spigarvi ciò che è appena successo: la situazione è sfuggita di mano persino a me e quindi ormai è talmente delicata che richiede il mio intervento. Con premesso però, preferirei che Neferet, Dragone e Lenobia lasciassero la stanza: non è ancora tempo, per voi, di sapere.”

Vidi chiaramente le espressioni deluse di Lenobia e Dragone, accompagnate da quella furiosa e frustrata di Neferet, me il trio di professori se ne andò senza ribattere, senza anzi spiccicare una sola parola e così rimanemmo solo noi ragazzi con Nyx.

Ci sedemmo in cerchio come bambini obbedienti intorno alla dea, che rimase dritta in tutta la sua fierezza, reggendo uno scettro che poteva benissimo essere di diamante.

“Molto bene ragazzi, so che molto probabilmente ora sarete molto confusi, ma vi pregherei di non interrompermi.”

Noi annuimmo tutti (ammettiamolo, chi avrebbe avuto il coraggio di contrariarla?) e ci preparammo ad ascoltare quella che ancora non sapevamo sarebbe stata la storia che ci avrebbe cambiato la vita.

“Come potete vedere, il marchio di Jack è cambiato, ma in realtà la spiegazione è molto più semplice di quello che può sembrare: il veleno a quasi lo a quasi ucciso e tu, Jack, ti sei salvato solo grazie a Damien che ti ha offerto il suo sangue. In ogni caso, tu saresti comunque dovuto morire perché era destino che il tuo organismo rifiutasse la trasformazione.”

Ci gelammo sul posto, sconvolti, ma non aprimmo bocca e Nyx riprese, imperterrita: “Bevendo da Damien però, per la prima volta e per un motivo che va sopra alle normali leggi della natura fra voi due si è creato un Imprinting, cosa che normalmente sarebbe impossibili fra due novizi; questo nemmeno io me lo so spiegare con certezza, fatto sta che è successo. Ora, anche l’organismo di Damien era destinato a rifiutare la trasformazione, ma con il vostro Imprinting si è creato un precario equilibrio che fa in modo che finché l’Imprinting ci sarà, entrambi vivrete e non rifiuterete la trasformazione, ma non appena esso si dovesse spezzare, morirete entrambi, rifiutando istantaneamente la trasformazione in vampiri. Ecco spiegato il perché dei vostri pensieri in contemporanea! Per quanto riguarda il tuo Marchio, Jack, la spiegazione è altrettanto facile: il tuo fisico è stato fin troppo vicino alla morte, ma non per cause naturali. Sarebbe stata una morte data dal veleno, quindi dall’odio e dal male; il tuo corpo e la tua anima è quindi stato a contatto con la Tenebra, con il male in una delle sue forme più acute, ma dall’altra parte a conosciuto anche il profondo bene che il gesto di Damien ha portato nella tua vita: il lato destro del tuo Marchio rappresenta proprio questo, con i miei tipici simboli, mentre il sinistro ha il colore e i simboli del male. In centro poi i due aspetti si uniscono, proprio come sono legati con un nodo indissolubile nella tua anima: il bene e il male, in te, proprio in questo momento, stanno sostenendo una lotta all’ultimo sangue per avere la prevalenza sulla tua anima ed hanno la stessa identica forza; solo tu puoi decidere chi favorire… questo è quanto.  Ci rivedremo, ragazzi.” così dicendo Nyx scomparve rivolgendoci un sorriso dolce.

Noi rimanemmo zitti, immobili, pietrificati, fino a quando : “Ah, cazzo!” sbottò Jack nello stesso istante in cui Zy aprì la bocca per dire il suo tipico : “Oh, cavolo!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaoooo!!! Scusate il ritardo per questo capitolo, ma ade la scuola è finita ad avrò più tempo!!! Spero vi piaccia!!! Un grazie speciale a Elizabeth Blackblood, l’unica che ha ancora il coraggio di recensire questo casino di ff!!!

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Capitolo 11
*** Male ***


Silenzio.

Si, può sembrare strano ma dopo le parole di Nyx non sapevamo proprio cosa dire: in cinque minuti scarsi avevamo scoperto che io e Jack saremmo dovuti morire e che esattamente in quel momento nel mio ragazzo il Bene e il Male stavano combattendo una lotto all’ultimo sangue per prendere il controllo e che solo lui poteva decidere quale delle due parti far vincere. Ah, non dimentichiamo che avevamo un Imprinting nonostante fossimo entrambi novizi!

E quello decisamente non aiutava, infatti io, che già ero spaventato di mio, provavo anche la paura di Jack e quello non faceva che aumentare la mia fifa e sapevo che anche per lui era così.

“Imparerete” disse Erik, esperto di Imprinting, visto che una volta ne aveva avuto uno con la sua ex ragazza umana che si era spezzato quando lei lo aveva tradito (o almeno quelle erano le voci che avevano captato le gemelle con il loro super radar per gli scoop): “a dividere le vostre emozioni da quelle dell’altro e creerete un equilibrio.”

“E’ normale sentire anche fisicamente gli schiaffi che riceve l’altro?” domandai, anche se sapevo perfettamente che non lo era, visto che lo aveva letto nel libro di sociologia Vampira.

Night infatti sgranò gli occhi, come tutti gli altri presenti tranne me e Jack, non riuscendo a spiegarsi come quello fosse possibile: tutti gli Imprinting di solito riguardavano empatia emotiva, non fisica. Anche in quello, eravamo strani.

“Forse è perché è un Imprinting fra novizi, e poi, non dobbiamo dimenticare che è solo per quello che entrambi siete vivi, quindi deve essere di una forza incredibile!” propose Stivie Rae e, anche se l’idea non mi trasmetteva esattamente sicurezza, anche io dovetti ammettere che poteva benissimo avere ragione.

“Fa sempre piacere sapere che in un modo o nell’altro dovevo crepare…” sussurrò Jack, ironico, e non riuscii a trattenere un sorriso; e dire che all’inizio lo consideravo solo un bellissimo stronzo… ma chi avrebbe potuto leggere sotto quella maschera perfetta che si era costruito?

“Il problema, ora…” cominciò Erin, lasciando che, come sempre, Shaunee finisse per lei: “E’ capire chi voleva avvelenarti.”

“Potrebbe benissimo esser stata Neferet!” sbottò Zy mentre la rabbia per quello che considerava un vero e proprio tradimento da parte della sua mentore le arrossava le guancie: “Cavolo, deve essere immischiata in qualcosa di brutto! E poi abbiamo sentito tutti il messaggio registrato… per non contare che Jack tira fuori la vera lei: una stronza completa!”

“Mi dite cosa avete contro Neferet?” intervenne Erik, che non sapeva, aggrottando le sopraciglia: “Anche io ho percepito che odia Jack, anche se credo l’abbiano capito tutti... ma cosa avete tutti ora contro la Somma Sacerdotessa?”

Dopo esserci scambiati occhiate complici, decidemmo con gli sguardi che ci potevamo fidare di lui e Zy (che aveva grandi potenzialità per diventare la futura ragazza del novizio più bello della scuola) cominciò a raccontargli ciò che avevamo scoperto e visto, ma per convincerlo Jack dovette anche fargli ascoltare il messaggio registrato con la voce di sua sorella morta e Neferet.

Gli faceva male, vedevo e sentivo che soffriva mentre riascoltava, forse per la millesima volta, quel messaggio e trattenne a stento le lacrime; capii anche perché prima avevo risposto male a Neferet e da dove mi venisse la sensazione che lei mi avesse sottratto qualcuno che amavo: erano l’odio e la rabbia di Jack, quelle, non le mie. Solo in quel momento mi resi pienamente conto di quanto fortemente quelle brutte emozioni tormentassero l’anima del mio ragazzo e mi sorpresi a desiderare che non ne rimanesse sommerso.

Lui si voltò e mi sorrise dolcemente, con gli occhi lucidi, quindi si raggomitolò in stile gatto (in effetti mi ricordava un po’ Cameron, la mia micia) contro il mio petto e lo abbraccia carezza dogli istintivamente i capelli; la registrazione finì.

Erik se ne stava zitto, diventando ogni secondo sempre più pallido: sembrava giusto un tantino sconvolto.

“Che troia stronza!” sibilò poi facendo scoppiare risatine generali per quella risposta che riassumeva in poche parole tutti nostri pensieri su Neferet: “Oh, Jacky, mi dispiace così tanto: prima i tuoi genitori, ora quella pazza… ecco perché fai così lo stronzo con chi non conosci… tenero lui!!! Giuro che sarò un compagno di stanza bravissimo con te! Ti tratterò sempre benissimo, promesso!”

Per un attimo temetti che Night avesse intenzione di fregarmi il ragazzo, ma poi mi ricordai tutti i “lui non gioca nella tua squadra” delle gemelle e decretai che era solo un bravo ragazzo amico di un ragazzo problematico. Il mio ragazzo problematico.

Jack ridacchiò stringendosi maggiormente a me, come per rassicurarmi… anzi, era proprio quello il suo scopo! Cavolo, ci avrei messo un po’ a ricordarmi che lui sentiva quello che pensavo!

Rimanemmo qualche secondo in silenzio, poi Jack sospirò e disse:“Secondo me non è stata Neferet…”

Gli occhi di tutti si puntarono su di lui e nemmeno io capii, quindi riprese:“Non  ricordate quello che a detto il medico? Sono stato avvelenato poco prima che venissi alla Casa della Notte e, anzi chi lo ha fatto ha programmato tutto affinché sembrasse che avessi semplicemente rifiutato la Trasformazione… Neferet è venuta a prendermi a casa, ma subito dopo siamo venuti qui: non avrebbe avuto il tempo di avellenarmi… e poi, perché sprecarsi lì quando entro poco sarei stato nel suo regno, nelle sue mani? Qui, per lei, è molto più facile agire.”

In effetti, aveva senso: Neferet non si sarebbe sprecata a cercare di farlo fuori mentre era ancora dalla sua famiglia umana visto che in poche ore lo avrebbe avuto a sua completa disposizione alla Casa della Notte, dove tutti pendevano dalle sue labbra.

La sua famiglia umana… mi sentii gelare mentre un pensiero tremendo prendeva vita nella mia mente.

“L’hai capito?” sussurrò Jack con la voce che tremava: “Loro ne sarebbero stati perfettamente in grado…”

“E’ spaventoso!” commentai in tutta risposta.

“Mi odiano più di quanto odiassero Mary: io non solo sono un novizio, ma sono gay ed ho sempre avuto la brutta tendenza a rispondere male e a cercare di non farmi controllare. Era più facile usare Mary che me… ne sarebbero stati perfettamente capaci.”

Ok, anche i miei genitori avevano qualche difficoltà ad accettare che fossi gay, ma non gli sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero di avvelenarmi!

Però poteva aver ragione: i suoi lo odiavano, di questo ne avevo avuto la prova, e sapevano come funzionava il rifiuto della trasformazione visto che c’era passata Mary, quindi… dio, che cosa terribile!

“Non penserete che siano stati i tuoi genitori!” esclamò Stivie Rae mentre l’orrore (lei aveva con sua madre un rapporto che nemmeno il finimondo avrebbe potuto scalfire) rendeva ancora più evidente il suo accento perfettamente Oki.

Anche gli altri sembravano sconvolti da quell’idea, però, uno alla volta, dovettero ammettere che quelli era abbastanza folli da farlo e avrebbero avuto i mezzi per farlo. Dopotutto, erano pur sempre i giudici Roberts, chi avrebbe avuto il coraggio di contraddirli?

“Jack Twist.” la voce di Dragone ci fece sobbalzare: da quanto tempo era lì? cosa aveva sentito?

“Mi dica professore!” esclamò Jack schizzando in piedi con le guancie arrossate.

“La polizia ha avvertito in tuoi genitori: saranno qui in pochi minuti.” lo disse con voce leggermente preoccupata e quello ci fece capire che anche lui sapeva dei problemi di Jack in famiglia, quindi la risposta del mio ragazzo stupì anche lui: “Perfetto!” lo disse con un sorrisetto sbieco da perfetto stronzo e per un attimo potei giurare di aver visto una scintilla rossa illuminare quegli occhi di un blu perfetto: voleva incastrarli.

“Perfetto…” ripeté mentre  il ghigno diventava sempre più cattivo e gli occhi quasi vennero invasi dal rosso… rosso come la parte sinistra del suo Marchio, quella cattiva!

Nello stesso istante in cui quel pensiero prese vita nella mia mente reagii d’istinto, afferrando Jack per un braccio e lo tirai contro di me, stringendolo fino a quando non percepii il male calmarsi nel suo spirito e riprendere la stessa posizione a parità del bene.

sarebbe stata più difficile di quello che avevo creduto: il male era davvero ben radicato in Jack e lui sembrava faticare a tenerlo a bada.

“Scusami…” sussurrò rendendosi improvvisamente conto di quanto malvagia fosse stata la sua reazione, tanto che perfino dragone era indietreggiato.

“Va tutto bene…” mormorai a mia volta io senza lasciarlo andare e cercando di trasmettergli tutte le migliori emozioni possibili; rimanemmo così per un tempo indeterminato, fino a quando non sentimmo la voce di Neferet provenire del corridoio fuori dalla mensa: “Vostro figlio ora sta bene, anche se ci sono diverse cose da chiarire…”

“Arrivano!” esclamò Jack rialzandosi di scatto subito imitato da tutti: eravamo pronti a tutto.

 

 

Ciaooo!!! Scusate il ritardo ma sono stata davvero molto incasinata e non riuscivo più a scrivere! cmq spero che vi piaccia fatemi sapere per favore!!!

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Capitolo 12
*** Genitori ***


Sentivamo i passi rimbombare nel corridoio, ogni secondo più vicini, ogni secondo più pressanti.

Il cure mi batteva all’impazzata tanto che persino i miei pensieri erano annebbiati; scossi la testa, concentrandomi per separare le emozioni di Jack dalle mie: il vero problema stava nel fatto che io ero già agitato e sentendo la sua paura mi agitavo di più. Sapevo che per lui era lo stesso, quindi cercai di calmarmi ed infondergli sicurezza per aiutarlo; dovette riuscirci o almeno lui percepì il mio tentativo poiché si voltò a guardarmi sorridendo dolcemente come pensavo solo gli angeli sapessero fare, poi, contemporaneamente, l’ombra di uno stesso dubbio offuscò i nostri sguardi: ne io ne Jack avevamo parlato agli altri del casino con i giudici Roberts, quindi come facevano a sapere ciò che avevano fatto al mio ragazzo?

Ci guardammo fissi per qualche secondo, senza giungere ad una conclusione, ma non facemmo in tempo a chiedere spiegazioni ai nostri amici che la porta si spalancò: erano arrivati veramente.

Lei indossava un abito blu, corto, dello stesso colore degli occhi che erano veramente identici a quelli di Jacky ed aveva anche il suo stesso naso, le sue stesse labbra… si somigliavo moltissimo, tranne per i capelli che lei aveva neri, ma di colpo sapevo quanto quella somiglianza fosse dolorosa per il mio biondino preferito: non voleva somigliare così tanto a quella che considerava un mostro.

Del padre, invece, aveva solo i capelli: una perfetta fusione di biondo e rosso. Per il resto, l’uomo aveva lineamenti duri e squadrati che non centravano niente con il visino dolce e un po’ effeminato del figlio.

Nel momento stesso in cui i due giudici entrarono, nella mensa calò  un silenzio che sapeva di paura: Jack era letteralmente terrorizzato. E pensare che vedendoli così, bellissimi nei loro abiti di marca, non avremmo mai pensato chi fossero veramente.

Dragone si affiancò a Jack con espressione leggermente protettiva e in quel momento capii: Neferet doveva aver informato i professori del passato di Mary e Jack, quindi i nostri amici potevano essere stati avvisati da loro.

Cercai di trasmettere il pensiero a Jack e rimasi sorpreso quando mi sentii arrivare in risposta la consapevolezza che anche lui aveva capito: non sentivo la sua voce ma la percepivo.

Era la sensazione più strana del mondo, ma era anche molto piacevole.

“Jack.” la voce della donne mi distrasse dai miei pensieri: “Ci hanno detto ciò che è successo. Ma, infondo, non ne siamo sorpresi: non ti avevamo forse detto che saresti stato meglio a casa?” fece un sorrisetto sbieco che mi fece incavolare non poco, ma cercai nuovamente di calmarmi per aiutare Jack.

“Sei sempre in tempo a tornare.” continuò l’uomo con lo stesso tono freddo della moglie: “Siamo sempre i suoi genitori.”

Vidi con la coda dell’occhio il viso di Stivie Rae infiammarsi e, nonostante la sua eterna timidezza, la bionda campagnola non riuscì a trattenersi ed esclamò: “Se gli vorreste bene saresti corsi a rassicurarlo ed abbracciarlo invece di starvene lì tutti infighettati!”

Ci voltammo tutti verso di lei, sorpresi, tranne Zy, che sorrideva come se fosse orgogliosa di una sua opera: evidentemente stava dando qualche lezione di decisione alla nostra piccola amica.

Fu in quel momento però, che vedemmo quanto i genitori di Jack sapessero essere stronzi e capimmo anche da dove il nostro nuovo amico tirasse fuori tutta quella cattiveria, quando voleva: “ Cento per cento Oklahoma, la piccola bionda.” cominciò lei con uno sguardo che faceva sembrare Neferet un agnellino: “Non sai,tesoro bello, che un nostro progetto parla proprio di radere al suolo le abitazioni campagnole per renderle città?”

“Si,” continuò lui sibilando in perfetto stile vipera: “Siamo stanchi di tutti questi bigotti che credono ancora nella semplicità. Sono tanto fastidiosi come quelle piccole pulci che succhiano il sangue altrui… parassiti. Tu e la tua famigliola non siete altro che parassiti campagnoli, ma, fortunatamente, io e mia moglie stiamo conducendo un fruttuoso processo di disinfestazione.”

Stivie Rae aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre si lasciava abbracciare dalle gemelle e Zoey, che avevano sguardi carichi di disprezzo e rabbia.

Erik invece rimase come imbambolato da tanto cattiveria e la stessa espressione l’avevano Dragone e il poliziotto che aveva accompagnato i giudici Roberts. Oh, io non ero da meno, ma all’improvviso sentii la rabbia montarmi nel cuore e mi sarei alzato urlando se solo Jack, da cui proveniva quell’odio intensissimo che mi aveva travolto, non mi avesse preceduto: “E’ amica mia!” urlò con una strana voce stridula frapponendosi fra e ragazze e i suoi genitori: “Potete parlare di me come volete, ma non vi permetto di dire cose simile ai miei amici!”

“Sei stupido persino più di tua sorella!” urlò in risposta la donna, stringendo i pugni: “Lei non è mai stata tanto sciocca da difendere altri ragazzi all’infuori di te! Non sei altro che un ragazzino egoista! Avanti, ammettilo: quante volte Mary ha scontato la pena al posto tuo? Lei stava zitta ed obbediva, tu, quando eri piccolo, continuavi ad opporti, ma lei, per difendere il suo fratellino che era ancora un bambino, si faceva punire al posto tuo. So che hai capito…”

Jack indietreggiò, colpito in un punto troppo fragile del suo cuore, ma suo padre riprese subito, senza dargli tregua: “Lei si sacrificava per te mentre tu non faceva che procurarle guai… era più docile di te e il cinquanta per cento delle punizioni se le è prese per difenderti! Ti sei mia fatto punire al posto suo? NO!”

Le parole che Jack mi aveva detto qualche ora prima tornarono a rimbombarmi nella mente: “I miei picchiavano in continuazione sia me che Mary, trattandoci come i loro schiavi… oggetti… puttanelle…”

Quelle erano le punizioni a cui si riferivano… oh dea, erano disgustosi! Ma come avevano fatto a creare una creatura dolce come Jacky?

Lui si voltò con espressione supplice negli occhi, chiedendomi di aiutarlo, ed io non esitati: mi affiancai subito a lui, stringendolo a me ed ignorando lo sguardo a metà fra il furioso e il disgustato dei giudici, quindi mi rivolsi direttamente a loro cercando di mostrare una decisione che in realtà non avevo: “Evidentemente incontrare vostro figlio non era fra le vostre priorità, quindi potete benissimo andarvene. A meno che voi non sappiate chi ha avvelenato Jack, ovvio.” conclusi assottigliando gli occhi e sapendo di somigliare terribilmente a Jack quando faceva lo stronzo.

“Cosa stai insinuando, piccolo coglione?!” strillò lei, ma io non feci nemmeno in tempo a rispondere che l’uomo mi raggiunse con due rapide falcate e, torcendomi il braccio, mi strattono con forza per allontanarmi da suo figlio, quindi mi butto a terra, faccia in giù.

“No! Lascialo stare!” sentii la voce distorta di Jack alle mie spalle e rimasi pietrificato mentre sentivo una vampata di Male invaderlo: mi voltai appena in tempo per vedere i suo splendidi occhi blu completamente sommersi da un rosso sangue, mentre la parte sinistra del suo Marchio si illuminava con una forza sinistra.

Cercai di incrociare il suo sguardo, inutilmente, mentre la consapevolezza di essere solo mi spaventava ulteriormente: nemmeno Dragone sembrava sapere come reagire ed era rimasto pietrificato come tutti gli altri.

Mi alzai velocemente correndo da Jack, afferrandole per entrambe le braccia ed impedendogli di scagliarsi contro i suoi genitori mentre il suo terribile desiderio di vendetta mi invadeva, ma dovevo mantenere la calma e non lasciarmi sommergere dalle sue emozioni.

Lo spinsi all’indietro fino a farlo scontrare contro il muro e lo fissai negli occhi: “Calmati.” sussurrai, ma non c’era traccia del mio angelo biondo in quel viso contratto dall’odio e dalla rabbia.

Cercai quindi una soluzione di emergenza: lo bloccai completamente fra il muro e il mio corpo, prendendogli il viso fra le mani e baciandolo, pensando intensamente a quanto lo amassi.

Lentamente sentii il suo corpo rilassarsi fra le mie braccia e quando ci separammo mi specchiai finalmente nei suoi limpidi occhi blu: “Grazie.” sussurrò lui sulle mie labbra, ma sentivo ancora la sua rabbia e la sua paura.

“Andatevene!” strillò infatti contro i suoi genitori, che per la prima volta sembravano veramente spaventati: “Ora!”

I due giudici non se lo fecero ripetere e corsero via, seguiti a ruota dal poliziotto.

A quel punto Jack, ignorando completamente le ragazze, Night e Dragone, ancora immobili e sconvolti, mi afferrò per un braccio e mi trascinò senza parlare nella sua stanza, chiudendo la porta a chiave.

“Come stai?” chiesi fissando i suoi occhi lucidi, ma lui non rispose, avvicinandosi lentamente e portandosi una mano al collo: “Cosa stai facendo?”

Non rispose nemmeno questa volta, conficcandosi un’unghia alla base del collo e lasciando scorrere il sangue.

“Jack…”

Mi si avvicinò ulteriormente e l’odore dolce del suo sangue mi colpi immediatamente, dandomi scosse di eccitazione che sapevo non sarei riuscito a controllare.

Lui alzò una mano fino al mio viso, baciandomi con forza e spingendo il suo corpo completamente contro il mio.

Il suo sangue mi bagnò il collo; mi separai di scatto dalle sue labbra per affondare i denti nella sua chiara pelle sottile, sentendo il dolce sapore del suo sangue esplodermi in bocca.

Ne volevo sempre di più: lo spinsi nuovamente contro il muro, sollevandolo per le cosce mentre i suoi gemiti mi riempivano la testa.

Non sapevo perché lo aveva fatto, ma sapevo che mi piaceva in modo quasi innaturale: gemevo sulla sua pelle mentre lui mi stringeva per rimanere in equilibrio contro il muro.

E di nuovo, era lui che se l’era cercata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo ma ero in vacanza e non avevo il pc! Un bacio a tuttiJ  

 

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Capitolo 13
*** Silenzio ***


“Jack…” lo chiamai dopo qualche minuto in cui eravamo rimasti sdraiati uno accanto all’altro, in silenzio: “Cosa…”

“Lo so.” mi interruppe senza lasciarmi finire: “Anzi, non lo so. Non so perché l’ho fatto, ma imparerò a controllare quest’ Imprinting. Devo solo… prenderci la mano…”

Risi al suono della sua voce imbarazzata alzando una mano per affondarla subito dopo nei suoi capelli e la lasciai scivolare fino ad accarezzare il suo Marchio bicolore.

Rimanemmo di nuovo in silenzio, abbracciati, poi Jack si alzò tendendomi la mano e, quando fui in piedi a mia volta, ci rivestimmo e uscimmo per raggiungere gli altri, il tutto senza parlare. Non ne avevamo più bisogno.

“Ragazzi!” esclamò Dragone non appena tornammo in mensa: “Eccovi finalmente!”

Il gruppo non era cambiato, con la sola aggiunta di Lenobia, che disse a Jack: “I tuoi genitori sono con Neferet, che sta spiegando loro la tua situazione di forte stress giustificando il tuo comportamento.”

“Non ho bisogno di nessuna giustificazione!” ringhiò il mio ragazzo stringendo i pugni e fissando minaccioso la prof di equitazione.

“Cazzo!” strillai a mia volta con voce tendente all’isterico: “Lo volete lasciare stare o mi devo fare un culo quadro perché voi lo fate incazzare?”

Rise. Jack rise. Lo fissai senza capire e vide brillare nei suoi occhi la gratitudine, quindi sorrisi anch’io decidendo che forse era il caso di calmarmi.

“Senti Jacky… noi… i professori ci hanno detto dei tuoi genitori, per questo sapevamo.” disse Zy, improvvisamente timida.

“Si avevo capito.”

Silenzio. Di nuovo. Ma questa volta era un silenzio imbarazzante perché nessuno di noi sapeva come affrontare  ciò che era appena successo.

Fortunatamente Dragone trovò qualcosa da dire: “La polizia verrà a parlarti domani.”

Ok, forse non era esattamente la cosa più giusta da dire…

I professori se ne andarono.

“Cosa dobbiamo fare in cambio dell’aiuto con Afrodite?” chiese Shaunee folgorata da un ricordo improvviso.

“Semplicemente aiutarmi a liberarmi di Neferet e dei miei genitori.” rispose freddo Jack, ma io sapevo che aveva paura di starci chiedendo troppo.

“Tesoro, lo avremmo fatto comunque!” sbottò Erin infiammandosi al ricordo degli insulti gratuiti dei giudici Roberts nei confronti di Stivie Rae.

“Grazie…” sussurrò Jack riprendendo la sua espressione dolce.

 

***

Eravamo svegli da poco quando Neferet in persona venne a chiamare me, Jack ed Erik per incontrare la polizia.

Ci guardammo sorpresi senza capire perché eravamo convocati anche io e Night, ma ci limitammo a seguirla senza fare domande; la nostra sorpresa aumento quando nell’ufficio della Somma Sacerdotessa trovammo anche le ragazze già riunite, giusto un pochetto agitate. 

Jack tremava. Era terrorizzato. La polizia non gli ispirava fiducia.

Gli passai un braccio intorno alle spalle stringendolo leggermente per rassicurarlo, ma mi scontrai subito con lo sguardo fredde e severo di Neferet.

“Non aveva nulla contro il mio essere gay quando mi liberò di Thor.” dissi io senza pensare e ritrovandomi ad odiare Neferet più intensamente del naturale, ovviamente condizionato da Jacky. Dovevo proprio imparare a dividere le nostre emozioni.

“Non ho nulla contro il tuo essere gay, Damien.” mi rispose lei con una freddezza che la faceva sembrare un calippo rosso ed affascinante sommerso da un lastrone di ghiaccio siberiano: “Ho molto, invece, contro il tuo attuale ragazzo che sembra non voler sottostare alle regole della Casa della Notte di Tulsa.” concluse con un’occhiataccia in stile mastino rabbioso a Jack, che ribatté subito con la sua migliore voce da perfetto stronzo: “Il tuo problema non è che non rispetto le regole della scuola, ma che non mi sottometto a te. Che non ti temo. Che non ti corro dietro come un cagnolino rincoglionito che sbava dietro al proprio padrone.”

La donna spalancò gli occhi ed eravamo già tutti pronti ad assistere alla sua ennesima sfuriata causata dalla sfrontatezza di Jack quando venimmo fortunatamente salvati dall’arrivo del commissario della polizia accompagnato da un trio di agenti in divisa.

“Buongiorno.” Neferet, con una rapidità inumana, aveva ripreso il controllo di sé e sorrideva con gentilezza.

I quattro uomini si bloccarono un istante, folgorati, come succedeva sempre, dall’ bellezza che mostrava tutto il potere di Neferet.

“Buongiorno.” fece il commissario: “Sono desolato signora ma sarebbe meglio se parlassimo in privato con i ragazzi.”  parlò con una tranquillità che pochi riuscivamo ad avere al cospetto di una Somma Sacerdotessa Vampira.

Lei si irrigidì appena un secondo, quindi chiese con aria severa: “Potrei chiederle il perché?”

“Sono ragazzi signora. Soli, forse, si sentiranno più a loro agio. I miei tre agenti staranno con lei e gli altri professori e, se vorrete, potrete spiegare nuovamente ciò che sapete sui giudici Roberts.”

Senza più ribattere, Neferet uscì seguita dagli agenti e noi rimanemmo soli con il commissario.

“Avanti sedetevi.” disse dopo qualche istante di silenzio l’uomo con un sorriso dolce e comprensivo, abbandonando l’espressione severa che aveva mantenuto in presenza di Neferet: “La vostra Somma Sacerdotessa emana una leggera aurea di pericolosità…”

“ Certo, è più stronza di una biscia incazzosa!” sbottò Jack sbuffando e lasciandosi sedere pesantemente su una sedia.

Io risi seguendolo a ruota e, dopo un altro attimo di indecisione, anche gli altri si sedettero, raccattando sedie da ogni angolo, quindi rimanemmo in attesa.

“Allora… comprendo la vostra tensione…” cominciò il commissario, ma venne interrotto dal mio ragazzo, che: “Già, essere avvelenati stressa.” disse con un misto di ironia e presa per il culo.

“Jack.” lo sgridai io con dolcezza: “Fa’ il bravo bambino…”

Lui mi fece la linguaccia e tutti ridacchiammo. Eravamo uno più rimbambito dell’altro, questa era l’unica certezza di quel momento.

“Forse siete meno tesi di quello che penso.”

“O forse siamo più tesi di quello che sembra…” lo contraddisse Zoey chiudendo gli occhi e rivolgendogli un sorrisetto storto.

“Ragazzi, che ne dite di partire dall’inizio, con calma?”

“E’ un ottima idea.”

 

 

 

 

Questo è un capitolo di passaggio, quindi è un po’ vuoto, ma nel prossimo ci saranno molte altre scoperte su Zoey e soprattutto su Jack e la sua amorevole famigliolaJ Un grazie speciale soprattutto ad Elisabeth Blackbird che ha la pazienza di seguire ancora qst mio esperimentoJ

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Capitolo 14
*** Confessioni ***


“E’ un ottima idea.”

Ci voltammo tutti verso Jack, aspettando che cominciasse il racconto, ma lui sembrava completamente disinteressato a ciò che gli stava succedendo intorno: si fissava le unghie, impassibile, ignorandoci completamente.

“Jack…” lo chiamò il commissario con voce piena di comprensione: “Fidati capisco la tua paura, ma…”

“Non ho paura.” Lo interruppe il biondino, che nel frattempo aveva focalizzato il proprio interesse sulle sue scarpe bianche: “Non ho voglio di parlare con un perfetto estraneo: chi mi dice che lei non mi voglia fregare? Come faccio ad essere sicuro che in realtà non lavori per i miei genitori e il loro ordine sia "Interrogalo e se prova a sputtanarci ammazzalo con tutti i suoi amichetti"?”

Sospirai: il mio cuore batteva a velocità doppia condizionato dalla paura che Jack mascherava dietro la sua solita maschera di freddezza e, come se non bastasse, anche io ero agitato.

Presi un respiro profondo per calmarmi e schiarirmi le idee, quindi: “Jack.” Chiamai, riuscendo subito a farmi guardare da lui.

Anche il commissario mi fissò con un sorrisetto per il mio maggior successo.

“Jack,” ripetei incatenando i miei occhi ai suoi: “Siamo un gruppo di sette novizi e, anche se giovani, rimaniamo sempre più dotati e forti di un umano. Senza contare Zy con il suo Marchio: è evidente che Nyx ci aiuterebbe in caso di bisogno, visto che ci è anche comparsa davanti per spiegarci la tua attuale posizione.”

“In bilico su un filo come un equilibrista.”

“Si, sarai in bilico, ma finché resti in equilibrio va tutto bene, no? Qualunque cosa succeda, Jack, qualunque, qui dentro nessuno si farà male.” Ero davvero sicuro di ciò che stavo dicendo e questo, fortunatamente, fece presa sul mio ragazzo, che, dopo sfregato gli occhi arrossati, annuì leggermente.

“Prima di entrare alla Casa della Notte mi chiamavo Jack Roberts ed ero figlio dei giudici Roberts…” cominciò con evidente fatica, quindi scrollò la testa e continuò con maggior decisione: “Avevo una sorella maggiore, Mary, che è morta due mesi fa. Io e Mary non siamo cresciuti come tutti gli altri ragazzi: i nostri genitori, che hanno fatto due figli solo perché sono dei coglioni, non ci hanno mai apprezzato e per loro eravamo solo degli oggetti da usare e poi buttare via. Fin da quando siamo bambini abbiamo dovuto lavorare e fare di tutto per accontentarli, altrimenti ci punivano picchiandoci e…” si bloccò chiudendo gli occhi e sfregandoli nuovamente.

Io mi agitai sulla sedia, sapendo ciò che Jack non riusciva a dire: avrei tanto voluto aiutarlo, proteggerlo, cancellare tutto il dolore della sua anima fragile, ma non potevo farlo. In quel momento non potevo fare niente per lui.

“Coraggio piccolo,” lo esortò dolcemente il commissario, aggirando la scrivania di Neferet per potersi inginocchiare davanti a Jacky: “Posso solo immaginare quanto ricordare sia difficile per te, soprattutto ora che hai trovato degli amici che ti amano, ma anche per questo ho voluto che loro fossero qui: non sarai mai più solo. Nessuno lo permetterà più.”

Fissai il profilo dell’uomo e avrei davvero voluto abbracciarlo per la sua gentilezza, ma rimasi immobile aspettando che Jack continuasse.

“A loro… si, insomma, picchiarci dopo un po’ non bastò più e… e presero prima Mary e poi me e…” tremava, ma sembrava intenzionato a portare a termine il discorso: “Loro iniziarono ad usarci oltre che come oggetti e schiavi anche come… come…” non riusciva a dirlo, non così, davanti a tutti.

Si voltò a guardarmi con un implicita richiesta di aiuto che gli illuminava tristemente gli occhi lucidi; io sospirai, capendo che avrei dovuto dire almeno quella parte del racconto al posto suo visto che ero l’unico che sapeva. Mi chiesi perché Jack non riusciva a raccontarlo come aveva fatto con me, estraniandosi completamente dalle sue parole, ma capii quasi subito: aveva appena rivisto i suoi genitori e forse loro lo avevano avvelenato. Non riusciva più a guardare dall’esterno la sua vita.

“Loro iniziarono ad usare anche il… corpo dei figli.” Sussurrai abbassando lo sguardo, mentre sentivo quello del commissario fisso su di me.

“Tutti coloro che scoprivano che sono veramente i miei genitori o venivano corrotti da loro o, se avevano il coraggio di denunciarli, si trasferivano improvvisamente, scappavano ritirando tutte le accuse. I miei sono peggio della mafia, signore.” Jack riprese il racconto con voce leggermente tremante: “Io e Mary non potevamo ribellarci perché loro sono famosi, grandi, mentre noi siamo solo due ragazzini un po’ strani. Quattro mesi fa, poi, Mary venne segnata: era contentissima perché ricevere il Marchio significava andarsene finalmente da quell’inferno, ma i miei, non appena lo scoprirono, sclerarono un sacco rinchiudendo Mary in casa e dicendo che non le avrebbero mai permesso di venire alla Casa della Notte perché nessuno avrebbe dovuto sapere che loro figlia era un mostro. Il giorno dopo venne Neferet in persona a prendere Mary poiché, in un modo o nell’altro, aveva scoperto tutta la storia, ma nemmeno lei poté fare nulla per salvare anche me dai miei genitori. Comunque, prelevò Mary praticamente con la forza e mia sorella, prima di andarsene, disse che avrebbe pregato tutti i giorni affinché Nyx salvasse anche me. Due mesi fa ci arrivò la notizia che Mary, traditrice di Nyx, era stata punita dalla dea con la morte per riappacificare il suo spirito. Non ho mai creduto che Mary avesse tradito Nyx perché la adorava letteralmente per averla concesso il Marchio e quindi la salvezza, ma cosa potevo fare? Pochi giorni a fa, mentre ero a scuola, venni segnato anche io e, ovviamente, i miei fecero la stessa identica scenata che avevano fatto con mia sorella. Neferet venne il giorno stesso e, dopo un po’ di casino portò via anche me.” Si portò istintivamente una mano allo zigomo sinistro su cui ormai si vedeva appena l’ombra di un livido: “La Somma Sacerdotessa mi porto in infermeria per assicurarsi che stessi bene e, mentre ero lì, solo, mi arrivò una chiamata. Da Mary. Che è morta da due mesi. L’ho registrata.” Così dicendo Jack prese il cellulare bianco e fece partire il messaggio che praticamente ci aveva fatto capire che Neferet era stronza oltre che zoccola e che in tutta quella storia c’era decisamente qualcosa di strano.

La voce di Mary mi suonava quasi familiare: "Jack… Jack, mi dispiace… credevo che qui saremmo stati al sicuro… a questo punto non so più se pregare affinché tu rimanga a casa o venga qui… non so più cosa sia peggio… sta lontano da…" a quel punto la voce perfida di Neferet: "Mary, cosa stai facendo?"

Rimanemmo per un attimo tutti in silenzio e il commissario sembrava non capire più niente, ma da quel momento Jack raccontò tutto molto più velocemente, descrivendo come, una volta capita la situazione, aveva iniziato a scontrarsi con Neferet, che si era rivelata essere veramente stronza, ci aveva coinvolti nella storia quasi per caso affidandomi per pochi minuti il cellulare con la prova che Mary, forse, era ancora viva, ci aveva aiutati con “una ragazza molto stronza di nome Afrodite La Font” e in cambio ci aveva chiesto di aiutarlo con Neferet e i suoi genitori; quindi Zy era andata al Rituale dove aveva conosciuto Erik Night, io e lui ci eravamo messi insieme, ma lui era stato avvelenato. Fra noi si era creato l’Imprinting che ci teneva in vita e, se si fosse spezzato, saremmo morti entrambi, ma lui, poiché era stato in bilico fra vita e morte, morte terribile per di più, era praticamente tornato con un Marchio bicolore: parte rossa male, parte blu bene. Solo lui poteva decidere da che parte stare. Poi genitori, litigio ed ora polizia.

Giuro che non mi ricordavo che fosse tutto così incasinato.

Il commissario era immobile, ancora in ginocchio, e sembrava che non riuscisse più a parlare.

“Tutto bene, signore?” chiese Erin con espressione leggermente preoccupata e: “Già, sembra una statua…” concluse Shaunee con lo stesso tono.

“Io…” fece l’uomo: “Si sto bene, solo che siete in un bel casino, ragazzi. Ascoltatemi non posso aiutarvi con la Somma Sacerdotessa perché va oltre i miei poteri, ma giuro su quanto ho di più caro che starò addosso con tutti gli uomini disponibili ai giudici Roberts fino a quando riuscirò a farli capitolare. Non mi importa se sono peggio della mafia, devono pagare per le cose terribili che hanno fatto.”

“Davvero?” chiese Jack con un filo di voce.

“Fosse l’ultima cosa che faccio!”

Quel bel biondino buttò letteralmente le braccia al collo dell’uomo, che per un attimo barcollò rischiando di perdere l’equilibrio, e lo strinse con tutta la forza che aveva nelle sue belle braccia (anche se, ammetto, era davvero poca.)

“Grazie…” sussurrò lasciando che le lacrime scorressero sul suo viso pallido, fino a posarsi sulle labbra.

Il commissario lo scostò dolcemente da sé, passandogli una mano fra i capelli: “Non sei più solo piccolo…”

Pensammo che a quel punto l’uomo se ne sarebbe andato, ma ci sbagliavamo: “So che vi sembrerà strano, ma sono qui anche per un’altra questione. Si tratta di alcuni ragazzi umani morti, con evidenti segni di morsi sulla gola e altre arterie. Sono morti dissanguati.”

“Oh Gesù…” sussurrò Jack, ma invece di tornare alle propria sedia si avvicinò a me e si sedette sulle mia gambe, raggomitolandosi nello stesso identico modo di Cammy, la mia gattina.

Io gli passai una mano sugli occhi per cancellare le lacrime e lo strinsi a me, annusando il buon profumo dei suoi capelli per allontanare almeno per qualche secondo il dolore, il tutto sotto lo sguardo amorevole e il sorriso dolce del commissario.

Quando anche noi ci fummo sistemati, l’uomo ci mostrò alcune foto dei tre ragazzi che erano stati uccisi.

“Oh dea…” lo voce improvvisamente roca di Zy ci spinse tutti a guardarla: era sbiancata di colpo e grossi lacrimoni le rigavano già gli zigomi pronunciati.

“Zoey, tu li conosci?” il commissario usava con lei lo stesso tono dolce che poco prima aveva usato con Jack: “E’ importante. Questi ragazzi meritano giustizia.”

“Io… oddio, si, li conosco!” scoppiò a piangere nascondendo il viso fra le mani, ma, dopo pochi secondi, si fece coraggio e spiegò: “Sono amici del mio ex ragazzo umano, Heat Luck. Giocavano insieme nella stessa squadra di football. Come possono essere morti?”

“Non sono segni di morsi animali… la gente pensa sia colpa vostra, colpa dei vampiri.”

“Cosa?” strillò Stivie Rae, a metà fra lo sconvolto e il disgustato: “Noi non siamo mostri! Non siamo come quelli stupidi stereotipi che usano per descriverci!”

“Infatti!” concordò Erik, aggrottando le sopracciglia: “A nessuno di noi verrebbe in mente di fare una cosa simile, nemmeno ad una stronza come Afrodite! E’ vero, abbiamo la brama di sangue, ma non siamo dei rudi assassini!”

“A proposito di questo…” intervenne Zy con voce tremante: “Visto che siamo in vena di confessioni, c’è una cosa che non ho detto a nessuno di voi: quando al rituale delle Figlie Oscure Afrodite mi ha costretta a bere vino e sangue dal calice a me è piaciuto, il che è una cosa strana perché sono solo una matricola e non dovrei ancora avere ola brama di sangue…”

“Il tuo Marchio è completo.” Intervenni io esponendo a tutti le mie idee: “E questo può aver velocizzato le cose nel cose nel tuo organismo. E poi, anche io e Jack abbiamo già sperimentato la brama di sangue.”

Jacky annuì e rivolse un sorriso dolce e comprensibile e Zy, per tranquillizzarla almeno un po’.

“Prima che arrivasse Erik…” riprese lei, ormai lanciata a raccontarci tutto: “Sul muro ad est dove mi ero rifugiata ho incontrato Heat e Kayla. Tralasciando che lei è diventata una vera zoccola li ho cacciati, ma prima di andarsene Heat mi ha baciata e io gli involontariamente graffiato il labbro con un dente… e ho bevuto un po’ del suo sangue. Ma proprio poco, poi lo ho mandato via! Non si è creato un Imprinting tra noi, vero?”

Nessuno sapeva come rassicurarla veramente, quindi ci limitammo a commenti e sorrisi di circostanza.

A quel punto, mentre il commissario stava per andarsene, Neferet spalancò la porta: “Scusate l’interruzione, ma devo riferire una cosa hai ragazzi: Elizabeth Niente Cognome ha rifiutato la trasformazione. E’ morta.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie a tutti e uno speciale ad Elizabeth BlackbirdJ spero che questo capitolo vi piaccia  

    

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Capitolo 15
*** Afrodite. Sempre meglio di Elizabeth. ***


Era morta. Era davvero morta.

Tutti noi novizi sapevamo che rischiavamo di fare la stessa fine da un momento all’altro e per questo i vampiri adulti volevano che superassimo la morte di un nostro compagno il più velocemente possibile e cercavano di non farci pensare ad un nostro possibile tragico destino, ma certo non era facile.

Elizabeth era una delle migliori ragazze che avessi mai conosciuto: sempre dolce e gentile con tutti, aveva sempre una parola di conforto per chi stava male. Di certo non si meritava di morire.

Come potevamo passare sopra ad una cosa simile?

Neferet, veloce e indifferente come era arrivata, chiuse la porta senza aggiungere null’altro e ci lasciò soli con quel nuovo peso sul cuore.

Se ci fossimo pesati in quel momento, con tutto quel dolore ad opprimerci, avremmo raggiunto i massimi livelli di obesità.

“Mi dispiace.” La voce del commissario mi fece trasalire mentre Jack si stringeva maggiormente a me, singhiozzando sommessamente: “La conoscevate?”

Annuimmo lentamente, tranne Jack, che spiegò: “Sono qui da troppo poco per conoscere tutti gli studenti…”

L’uomo guardò le sue lacrime con un punto interrogativo stampato in faccia e: “Percepisco che Damien ritiene questa morte terribilmente ingiusta e, comunque, nessuno, nemmeno la stronza più stronza di questo pianeta, merita di morire. E’ una cosa tanto sbagliata.” Fece il mio ragazzo.

Il mio bellissimo, dolcissimo, splendido ragazzo. Come avrei fatto senza di lui? Lo strinsi maggiormente a me sfiorando con dita tremanti il suo Marchio bicolore.

“Sei davvero un bravo ragazzo, Jack. Troverò il modo di mettere in scacco matto i tuoi genitori. E’ una promessa.” Con queste parole il poliziotto si congedò e noi, dopo appena un attimo di esitazione, ci alzammo desiderando solo di dileguarci il più velocemente possibile: certo non sarebbe stato bello se fosse comparsa Neferet ed avesse deciso di chiudersi nel suo ufficio a fare una “chiacchierata” con noi.

Probabilmente, in quel caso, i lutti alla Casa della Notte di Tulsa sarebbero diventati molteplici.

Sussultai nel momento stesso in cui capii effettivamente ciò che avevo pensato: sapevo che Neferet era una stronza terribile e anche che, soprattutto da quando avevo un Imprinting con Jack, la mia valutazione di lei era scesa fin sotto i piedi del diavolo, ma era addirittura arrivato a ritenerla capace di ucciderci?

“Se non ci avessero pensato i miei genitori, sarebbe senz’altro stata lei ad avvelenarmi.”

Mi voltai verso Jack incrociando il suo sguardo triste e contemporaneamente arrabbiato: “Temo che le tue emozioni m’influenzino troppo. Forse non ragiono più lucidamente.”

Tutti si bloccarono e sentii chiaramente lo sguardo preoccupato delle gemelle posarsi su di noi.

All’inizio non capii: cosa avevo fatto? Avevo forse detto qualcosa di sbagliato?

Poi, nel momento stesso in cui la mano di Jack si sfilò rabbiosa dalla mia, tutti i pezzi del puzzle andarono a posto: era un cretino. Un completo coglione.

“E’ così, quindi? Pensi che io odi Neferet senza motivo? Dimmi, se non avessi un Imprinting con me, cosa penseresti di lei?”

“Io…”

“Te lo dico io: penseresti che abbia momentaneamente perso la strada della Dea, ma che sicuramente è impossibile che arrivi a fare cose tanto crudeli come uccidere Mary e tenerla come soprammobile. Tu ti fidi ancora di lei. Almeno in parte. E questo significa che non ti fidi ancora completamente di me. Sai che ti dico? Fottiti, stronzo.” Con questo simpatico finale Jack si voltò e si allontanò a grandi passi, ma io, da bravo ragazzo pentito, gli corsi dietro chiamandolo per nome e afferrandolo per un braccio, seguito dai ragazzi.

Lo avessi mai fatto: quando lo costrinsi voltare mi scontrai con i suoi bellissimi occhi blu resi irriconoscibili dalla luce che li riempiva. Erano dello stesso colore del sangue.

Senza avere la minima esitazione, Jack mi schiaffeggiò con tanta forza da farmi cadere a terra e: “Non mi toccare.” Mi ringhiò contro. In senso letterale.

La sua voce, di solito così dolce e allegra era irriconoscibile tanto quanto il suo sguardo: suonava come un suono a metà fra il verso di un cane furioso e un lupo mannare affamato.

Ok, so che il paragone non è dei migliori, ma vi basti per capire che faceva veramente paura.

Ma la mia attenzione era concentrata soprattutto su altri due cose: il sangue che gli colava dai palmi delle mani in cui aveva conficcato le unghie e la minacciosa aurea scarlatta che lo circondava.

“No…” sussurrai a me stesso rialzandomi veloce: “No, Jack, ora calmati.” Parlai molto lentamente, scandendo ogni singola parola per farle penetrare bene: “Io so che Neferet è una stronza. So che si merita le peggiori pene e so che sei furioso per quello che ha fatto a tua sorella.”

“Tu non sai niente!”

Ignorando il fatto che la sua voce era salita di almeno tre ottave e che le ombre intorno a lui sembravano essere diventate improvvisamente vive, continuai, bene attento a non far trasparire minimamente la mia paura: “Quello che intendevo prima è che ho bisogno di pensare lucidamente per trovare le prove della sua stronzaggine. Senza prove non si va da nessuna parte. Tutto qui.” Non sapevo nemmeno io se stessi dicendo la verità, ma, con una capacità che non credevo di avere, mi autoconvinsi al punto da riuscire a trasmettergli sicurezza.

“Tu… mi stai mentendo.” Le sue proteste si erano fatte di colpo deboli, come la sensazione di pericolosità che lo aveva circondato fino a quel momento. L’aria intorno a lui era di nuovo normale.

“Come potrei mentirti?” risposi, per la prima volta sicuro di ciò che dicevo, con un sorriso dolce: “Io ti amo.” E questa era la più assoluta e dannata verità.

Finalmente, Jack mi corse incontro gettandomi le braccia al collo e mettendosi a piangere contro il mio collo: “Scusami. Sono tanto cretino da farmi pena da solo. Devo imparare a stare un po’ più calmo.”

“Tranquillo, piccolo, va tutto bene.” Ma, mentre lo dicevo, cercai in tutti i modi di bloccare la mia mente e le mie emozioni: ero terrorizzato. Quelle ombre si erano davvero animate e si erano messe a vorticare fameliche intorno al mio ragazzo. Soprattutto intorno alle sue mani sanguinanti (che, fra l’altro, in quel momento mi rendevano veramente difficile concentrarmi, soprattutto perché il profumo del sangue di Jack mi faceva sentire così… così… si. Beh, insomma, si è capito no?!)

Riordinando i pensieri e continuando a stringere il corpicino del ragazzo biondo che mi era praticamente incollato addosso e non smetteva di singhiozzare, mi voltai verso i ragazzi e lessi nei loro occhi il più totale terrore.

Evidentemente nemmeno a loro era sfuggita la presenza di quelle inquietanti ombre viventi. Quella non era di sicuro una manifestazione del potere di Nyx. Proprio no. Quello era male. Era davvero molto male.

“Ma che belle riunione di sfigati nerd. Oh, ma vedo che c’è una nuova aggiunta. Ti sei fatto il ragazzo, Damien.”

Oh, no! Tutti ma non lei.

“Vattene Afrodite.” Zy fece un grande passo avanti fronteggiandola, ma la stronzissima bionda ribatte subito, con una scioltezza da brividi: “Tesoro rilassati, non c’è bisogno che mi sbrani. Anche se, beh, capisco che per te l’idea non sarebbe poi tanto male… è stata piuttosto evidente la tua passione per il sangue. Sicura di essere una matricola normale? Ho sentito di quei ragazzi umani morti. Dissanguati, vero? Strano che tu non sia già accorsa a dare una leccatina in giro.”

Zoey sbiancò e, per quanto avrebbe voluto trovare qualche rispostaccia con cui liquidarla, fu costretta ad incassare ed arretrare, sconfitta.

Ma Jack, che, quando voleva, sapeva essere stronzo come una vipera infuriata, si allontanò da me raggiungendo a grandi passi quella bionda platinata: “E tu, Afrodite? Tu sei andata a dare una leccatina al sangue di quei poveri ragazzi o ti limiti al culo di Neferet?”

Fu il turno di Afrodite di sbiancare, ma fu solo un attimo: “Che linguetta interessante… se non fossi gay amico di sfigati saresti un buon candidato per entrare nel mio circolo. Certo, dovrei insegnarti le buone maniere, ma non saresti male.”

“Preferisco strapparmi i denti uno alla volta che passare un solo secondo con una troia come te. Ma, infondo, non ti meriti nemmeno che io sprechi il mio tempo con te. Evapora, spilungona bionda e rifatta.”

Giuro che, difronte all’espressione furiosa e sconvolta di Afrodite, dovetti trattenermi dal ridere, cosa che invece le gemelle non si curaro minimamente di fare scoppiando in risatine evidentemente canzonatorie.

La Font se ne andò senza trovare niente da ribattere. Sculettava persino meno del solito.

“Cavolo, Jack, l’hai stesa! Non è mica una cosa da tutti i giorni zittire quella strega infernale!” saltò su Stivie Rae mentre Erik quasi si slogava il collo nella foga di annuire.

Jackie arrossì abbassando timidamente lo sguardo: “Ma, non ho fatto niente di che.”

Quel ragazzo era strano. Quel ragazzo aveva una molteplice personalità.

Quel ragazzo era il mio ragazzo e lo avrei tenuto il più stretto possibile.

Visto che praticamente stavamo dormendo in piedi, decidemmo che era decisamente ora di andare a nanna, ma, prima che potessimo fare un solo passo, lo strilletto semi terrorizzato di Zy ci bloccò sul posto.

“Che c’è!” esclamarono contemporaneamente le gemelle, ma lei non rispose, limitandosi ad indicare la finestra alla nostra destra,

Una davvero pessima copia di Elizabeth Niente Cognome ci stava fissando da dietro il vetro con la bava alla bocca e gli occhi spiritati.

“Che cazzo!” sentii strillare Jack, che mi si appiccicò addosso in stile cozza.

“Ah, cavolo!” Ecco Zoey.

“Oh, dea!” Questo era Erik.

“Che brutta cosa, che brutta cosa di merda…” decisamente erano le voci delle gemelle.

“Per tutte le galline bollite!” Ok, ammetiamolo, chi avrebbe detto una cosa simile all’infuori di Stivie Rae.

E così, dopo che tutti avevano commentato più o meno volgarmente la situazione, mi sentii in dovere di aggiungere, a semplice scopo informativo: “Questa è una cosa strana.”

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Capitolo 16
*** Dolore ***


“Queste è una cosa strana.”

Ok, so che non era esattamente la cosa più intelligente da dire quando una ragazza che doveva essere morta ci stava osservando con occhi infuocati dalla finestra della nostra Casa della Notte, ma che ci posso fare se mi è venuto in mente solo questo?

“Ragazzi, ditemi che quella non è Elizabeth…” mormorò Jack che, anche se non la conosceva, aveva intuito che quella non era una normale novizia e nemmeno un’umana.

“Jacky, Jacky è proprio lei…” cantilenarono le gemelle con gli occhi sbarrati a fissare quello che fino a mezz’ora prima era il bel visino di Elizabeth; ora era solo una maschera di crudeltà, confusione e… fame.

Sì, ci stava fissando come se fossimo il migliore degli spuntini…

“Ok, ragazzi, non facciamoci prendere dal panico…” intervenne Erik, alzando le mani e adottando la sua migliore espressione da attore va-tutto-perfettamente.

“Troppo tardi…” sibilò in risposta Zy, stringendosi al suo fianco e, se il momento fosso stato anche solo un pochino migliore, nessuno di noi si sarebbe astenuto dal commentare. In quel caso, però, l’unica cosa che seguì fu il più totale silenzio.

Dopo quella che parve un’eternità Stivie Rae, andando contro ogni logica, si avvicinò lentamente al vetro fino ad arrivare a pochi centimetri da Elizabeth e sussurrò: “Ragazzi è sempre lei. Certo dovrebbe essere morta, ma è sempre lei. Chi lo sa, magari in un modo o nell’altro si è salvata e… forse le serve aiuto!”

Con quella nuova convinzione Stivie Rae corse fino all’ingresso della scuola, sotto i nostri sguardi sconvolti, e stava per fiondarsi fuori quando, fortunatamente, Zy la raggiunse e la trattenne, afferrandola per un braccio: “Sei impazzita? Non hai visto i suoi occhi?”

“Cos’altro posso fare? E se avesse veramente bisogno di aiuto? E se stesse male?”

Cadde di nuovo il silenzio, quindi Jack si allontanò da me, afferrò con forza la mano di Stivie Rae e, con un sorriso titubante, disse: “Io vengo con te.”

La bionda lo guardò un attimo confusa, poi sorrise a sua volta e i due, ignorando le nostre proteste uscirono in giardino, avvicinandosi lentamente al luogo dove pochi secondi prima avevamo visto Elizabeth.

Io fui il primo a seguirli, preoccupato per Jack fino alla nausea e ammetto di essermi sentito rassicurato non poco quando vidi che anche Erik, le gemelle e Zy ci venivamo dietro: più eravamo meno possibilità c’erano che finisse male.

Quando però raggiungemmo il vetro, Elizabeth si stava allontanando lentamente verso il muro ad est, sotto il grande albero.

“Elizabeth! Aspetta!” chiamò Stivie Rae con voce che tremava leggermente, ma non ottenne risposta; ci scambiammo una rapida occhiata, quindi, dopo esserci stretti l’un l’atro tanto che avremmo potuto essere una persona sola, la seguimmo.

Il muro est era il luogo più scuro di tutto il giardino, ma c’era anche un grande potere, quindi c’era sempre sicuro, ma in quel momento, nonostante la nostra vista notturna era quasi perfetta, ogni ombra ci faceva sussultare, ogni scricchiolio ci faceva venire i brividi e giuro che me la sarei data a gambe se fossi stato solo.

“Ragazzi non mi piace…” sussurrò Shaunee dando voce ai pensieri di tutti e, come al solito, Erin finì per lei: “Concordo, gemella. E poi, non vedo nemmeno più Elizabeth.”

“State zitte.” Intervenne duro Jack, allontanandosi di Stivie Rae che, invece, indietreggiò fino a scontrarsi con il mio petto: la strinsi per istinto, sentendola tremare leggermente.

“Sento qualcosa.” Riprese quel pazzo del mio ragazzo: “E’ vicino.”

“Jack, andiamocene.” Lo supplicai cercando di trasmettergli quanta paura avessi.

“Lo so. Avete paura. Ma sento qualcosa ed è sempre più vicino…”

“Jacky…”

“Proprio qui.” Si mise ad annusare l’aria come un cane in cerca di tartufi e giuro che i suoi occhi brillavano in modo strano: “Elizabeth è vicina…”

“Errore.” Una voce roca e spaventosa alle nostre spalle ci fece sobbalzare e ci voltammo di scatto, trovandoci difronte niente meno che il viso rotondo e grassoccio di Elliot, morto circa una settimana prima.

Ok, quel ragazzo non era mai stato una gran bellezza, ma il suo volto era reso ancor più spaventoso dal fatto che le guance si stessero incavando, gli occhi rossi sporgevano delle orbite e si muoveva come se nel suo corpo si fosse rotto qualcosa: “Qui vicino ci sono io, creatura semi morta.”

“Noi non ci conosciamo.” Rispose subito Jack con una decisione che io proprio non avrei avuto in un momento simile: “Quindi non hai il diritto di chiamarmi creatura semi morta.”

“Il tuo Marchio è a metà: parte di te appartiene ancora alla Dea, la parte blu, ma l’altra parte è della Tenebra ora.”

Chissà perché ma quelle parole non mi sorpresero: sapevo già che le ombre viventi chiamate da Jack non potevano venire altro che da un grande male, ma non avevo chiaro cosa fosse esattamente questa “Tenebra”.

Mentre parlava Elliot aveva alzato il braccio sinistro con un gesto lento e meccanico e aveva portato l’indice alla fronte: il suo Marchio era ancora da novizio, ma era completamente di un rosso scarlatto fin troppo simile al sangue.

“Tu sei come noi, solo che a metà.” Alla nostra sinistra era comparsa Elizabeth e ci si stava avvicinando lentamente, camminando in modo scomposto e fissandoci con sguardo famelico; anche sulla sua fronte pallida risaltava il Marchio rosso.

Jack indietreggiò non sapendo come reagire, quindi: “Come? Perché voi, che dovreste essere morti, siete qui? Perché avete un Marchio rosso?”

Sembrava arrabbiato, ma soprattutto confuso e spaventato, quindi mi avvicinai a lui e lo strinsi leggermente mentre Elizabeth ed Elliot, i loro fantasmi o quel cavolo che erano si lasciavano andare in risatine semi isteriche.

“Ho fame.” Mugugnò ad un certo punto Elizabeth e quella fu l’ultima fra se che sentimmo prima che tutto andasse a rotoli.

Di colpo sentii uno strattone e mi ritrovai a terra insieme a Jack mentre, sopra di noi, quelle due belve che erano stati nostri compagni, ci tenevano fermi cercando di… morderci.

Sì, quelli volevano proprio morderci e puntavano dritti alla gola!

Sentii le ragazze urlare e Jack dibattersi, poi all’improvviso il peso di Elliot che mi schiacciava il petto fu sbalzato via ed io tornai finalmente a respirare; alzai lo sguardo scoprendo così che era stato Erik e liberarmi e aveva fatto lo stesso con Jack, allontanando di forza Elizabeth da lui.

Ci rialzammo e cercammo di fuggire mentre le ragazze continuavano a trillare chiamando aiuto, ma non arrivava nessuno.

Mentre cercavamo di correre per rifugiarci all’interno della Casa della Notte alle mie spalle Jack urlò e quando mi voltai vidi con disgusto Elliot che lo trascinava per i capelli verso la porticina segreta del muro est.

Lui si dibatteva ed urlava cercando di liberarsi in tutti i modi possibili, ma sia Elliot sia Elizabeth sembrava avere una forza ed una velocità che non erano naturali nemmeno in un vampiro adulto.

Poi, la situazione cambiò: intorno al mio ragazzo si accese la solita spaventosa aurea scarlatta e lui, in un modo o nell’altro, riuscì a liberarsi, ma, invece di scappare e raggiungerci si voltò e fronteggiò i due ragazzi, ringhiando. Intendo letteralmente.

“Vedi. Tu sei come noi.”

“Sta zitto! Non hai il diritto di parlarmi!”

A quelle frasi seguì solo un groviglio di braccia, gambe e corpi mentre Jack si scontrava con Elizabeth ed Elliot sotto i nostri sguardi semi sconvolti.

Perché in quel momento lui era veramente come loro: ringhiava, cercava di mordere e colpiva alla cieca con una forza che credevo impossibile si trovasse in quelle braccina sottili.

Non so per quanto tempo quella specie di rissa continuò, ma ad un certo punto sentii Zoey strillare con voce tendente all’isterico: “Ora basta! Fuoco caccia Elliot ed Elizabeth o qualunque cosa siano!”

Nel momento stesso in cui l’elemento rispose al richiamo di Zy e portò a termine perfettamente il suo compito (sia ringraziata la Dea!) Jack urlò portandosi le mani alla testa: “Fa male! Basta! Fa male!”

Si lasciò cadere a terra urlando e piangendo e in un attimo io gli fui accanto, ma non avevo la minima idea di cosa gli stesse succedendo.

“Ma cosa succede?” Ecco, buona domanda.

Neferet era comparsa con un corteo di professori e alunni e ci fissava con aria preoccupata.

“Adesso arrivate, voi! Non le avete sentite, prima, le nostre urla!?” sbottarono Erin e Shaunee come cani pronti a mordere.

La mia attenzione era concentrata interamente su Jack: lo fece mettere seduto e lo strinsi a me, cercando di calmarlo, ma lui continuava ad urlare che faceva troppo male.

Poi, improvvisamente, si calmò: mi voltai verso gli altri e vidi che l’unica cosa che era cambiata era che Zoey aveva congedato il fuoco; ci lanciammo sguardi preoccupati e confusi, senza capire.

“Va portato immediatamente in infermeria!” decretò Neferet e quella volta non potevamo che essere d’accordo con lei.

Qualcosa, in quella storia, era decisamente troppo strana.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti^^ Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio specialmente Elizabeth Balckbird, che ha sempre la pazienza di commentare i miei scleri. J  

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Capitolo 17
*** Noi ***


Quando arrivammo in infermeria Jack era a dir poco euforico: il dolore di pochi attimi prima sembrava essersi trasformato in energia, ma la cosa non mi piaceva.

Si agitava, continuava a camminare in circolo scuotendo la testa e ripetendo cosa sussurrate troppo a bassa voce perché capissi. Gli tremavano le mani ed era pallido, tranne le labbra che avevano assunto un colorito molto più scarlatto del solito.

Anche se la cosa avrebbe dovuto preoccuparci eravamo tutti attratti da quel suo aspetto così turbato che aveva però una sfumatura di potere, di sviluppo.

Era un’attrazione sbagliata. Sentivo, attraverso l’Imprinting con Jack, che quel cambiamento si muoveva nella direzione sbagliata.

“Rifallo.” Ordinò lui a Zy, senza preavviso o una vera motivazione.

I suoi occhi brillavano di luce scarlatta amara e pericoloso, dello stesso colore delle ombre che lo aveva circondato quando si era arrabbiato con me e ormai avevo imparato a capire che quello era male, soprattutto perché avevo iniziato ad associarlo alla parte malvagia del suo marchio, quella rossa.

“Co-cosa?” mormorò Zoey, senza capire, ma io, che invece avevo intuito, mi inserii nella conversazione attirando l’attenzione di Jacky su di me: “Perché lo vorresti? Ti ha fatto male.”

A quel punto sapevo che anche il resto del gruppo aveva capito a cosa ci stavamo riferendo, ma quel bel biondino di cui sono innamorato mi impedì di rivolgere loro nemmeno un’occhiata. Si avvicinò con passi rapidi a me, afferrandomi il viso con entrambe le mani e fissandomi con gli occhi spalancati ed un’espressione quasi folle.

“Come puoi capire, tu? Non lo hai provato, ti è arrivato solo il riflesso di ciò che ho sentito io, ma se ci ripensi capirai che è stato così… così…” si allontanò da me senza finire la frase e quasi fece una giravolta per quanto era entusiasta.

“Jack, io ho sentito solo il tuo dolore…” risposi, senza capire da dove gli venisse tutta quella malsana energia.

“Esatto!” urlò lui tornando verso di me e tendendo le labbra in un sorriso che lo fecero solo sembrare ancor più folle: “Anch’io in quel momento sentivo solo dolore, ma ora ripensaci, non è stato fantastico? Era potere, Damien, potere allo stato puro, ed era così forte ed intenso… hai idea di cosa potremmo fare con quel potere dalla nostra parte: a quel punto anche il dolore svanirà e… e… dio, sì!”

Si stava per allontanare di nuovo, ma lo afferrai con forza costringendolo a guardarmi negli occhi: infondo a quella luce rossa vedevo ancora i grandi occhi dolci del mio Jack.

Mi trasmetteva una serie infinita di emozioni: euforia, piacere, soddisfazione, follia, desiderio di potere, rabbia… decisamente troppe per distinguerle tutte, ma quelle in cui lui si stava crogiolando a me sembravano solo terribilmente sbagliate, così distanti dall’amore di Nyx…

“Ti ascolti mentre parli?” nonostante tutto non riuscii a non usare un tono dolce con  lui, perché rimaneva sempre il mio ragazzo: “A che noi ti stai riferendo?”

“Non lo capisci?” per un attimo pensai che fosse arrabbiato, ma invece sembrava solo un bambino deluso: “Credevo che con te sarebbe stato diverso… va beh, non importa ora ti spiego: tu, io, Elizabeth, Elliot, Neferet e tutti i novizio rossi con Tenebra prenderemo senza difficoltà il potere di Nyx! Sì, forse Zoey dovrà morire, ma i suoi poteri ci servono!”

Diedi un’occhiata a Zy e vide che non si era mossa di un millimetro: si limitava a fissare Jack come se avesse davanti qualcuno con un grande bisogno di aiuto, ma infondo capivo che un po’ era risentita per la naturalezza con cui Jacky aveva parlato di ucciderla.

“Ehi, piccolo…” mormorai, consapevole che in quel momento i miei amici mi avrebbero volentieri disconosciuto per la dolcezza con cui stavo trattando il biondo, ma qualcosa mi diceva che in quel momento la rabbia o qualsiasi altro sentimento negativo non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

E poi, nemmeno lui si stava comportando male, infondo: non c’era la cattiveria della prima volta in cui lo avevo circondato dalle ombre viventi, ma era come se quella strana esperienza lo avesse reso un bambino euforico ed ingenuo.

Forse per gli altri era sbagliato, ma io non potevo far altro che stringerlo a me e cercare di fargli capire che stava sbagliando completamente per ritrovare il mio dolce Jacky: lo amavo davvero troppo. Ma ne ero felice.

“Piccolo, ora ascoltami per favore: io non voglio far parte di questo noi…” Jack cercò di allontanarsi, stizzito, ma lo tirai ancor più contro di me, guardandolo fisso negli occhi: “E quello non è il noi di cui nemmeno tu vuoi far parte.”

“Non mi dire ciò che voglio!” il suo tono stava cambiando, avvicinandosi sempre più a quello arrabbiato e pericoloso che usava quando la sua parte malvagia prendeva il sopravvento, ma ero pronto: “Non sono io a dirti ciò che vuoi, è solo che ti conosco, Jacky. Conosco il vero te, quello che ama i suoi amici, quello dolcissimo che si fida di me, quello che ha solo tanto bisogno di essere amato… ci sono ancora così tante cose che devo chiederti, che devo sapere…” mano a mano che parlavo sentivo il mio piccolo tesoro rilassarsi sempre più contro di me e contemporaneamente però sentivo la parte malvagia di lui spegnersi e a sua mente farsi sempre più confusa: “Lo sai che ti amo vero?” mormorai direttamente contro il suo orecchio, carezzandogli i capelli per poi sfiorargli il Marchio bicolore con due dita. A quel punto Jack mi svenne fra le braccia.

Sospirai, sollevandolo ed adagiandolo delicatamente sul lettino dell’infermeria, sedendomi poi su uno sgabello che posizionai lì accanto, rimanendo a fissarlo con un sorriso ebete.

Pochi istanti dopo Neferet entrò insieme a Lenobia, Anastasia e Dragone, seguiti a ruota dall’infermiera.

“So che avete chiesto di stare un attimo fuori ad aspettare, ma ora era decisamente il momento di entrare.” Decretò Neferet con la sua solita calma decisione: “Come sta?”

“Bene, se ne vada.” Risposi secco io ancor prima di pensare: cavolo, dovevo proprio imparare a stare zitto. E dire che prima di conoscere Jack mi veniva benissimo! Sorrisi nuovamente guardando il suo visino delicato, un po’ pallido e stanco, con le labbra leggermente dischiuse e il petto che si solleva ed abbassava a ritmo del respiro.

 “Come scusa?” sibilò la Somma Sacerdotessa, ma fortunatamente intervenne Lenobia con la sua stoica calma: “Il ragazzo sta bene. Io propongo di lasciarlo riposare: può fargli solo bene.”

La donna annuì lentamente, soffocando a stento la rabbia, quindi i professori e l’infermiera se ne andarono nuovamente. Pochi secondi dopo, senza dire nulla, anche Zoey se ne andò e il resto del gruppo la seguì in silenzio, quindi rimasi solo con Jack.

 

***

Lentamente aprii gli occhi sentendo una mano gentile carezzarmi i capelli.

Nemmeno mi ero accorto di essermi addormentato, ma sapevo di essere molto stanco quindi la cosa aveva senso… sorrisi riconoscendo il tocco di Jack in quella carezza gentile e avrei davvero potuto rimanere così per sempre, con lui.

“Guarda che lo so che sei sveglio…” sussurrò dolcemente senza però spostare la mano dai miei capelli.

Rimasi immobile ancora qualche istante, ispirando a fondo il suo profumo, quindi  sollevai lentamente la testa incatenando i miei occhi al suo sguardo blu intenso.

“Ciao, piccolo…”

“Ben svegliato Damien.” Mormorò sorridendomi dolcemente, ma, nonostante la sua innata bellezza, non potei fare a meno di notare la stanchezza sul suo viso: “Come stai?” chiesi quindi, sollevando una mano fino a sfiorare il suo marchio bicolore.

“Confuso… l’ultima cosa che ricordo è Zy che evocava il fuoco e poi solo troppo dolore…”

Non volevo raccontargli la verità, non volevo dirgli cosa aveva fatto, ma sapevo che dovevo farlo. Glielo dovevo. Lo amavo troppo per nascondergli la verità su lui stesso: gli avrebbe fatto male, questo era vero, ma almeno avrebbe avuto una base da cui partire per imparare a combattere quella parte di lui.

Così, pazientemente, gli raccontai tutto, vedendo il suo viso contrarsi sempre più mano a mano che procedevo con la narrazione.

Quando gli disse della naturalezza con cui aveva nominato la possibile morte di Zy, scoppiò a piangere, mettendosi a sedere di scatto sul lettino e nascondendo il viso fra le mani: “Ora ricordo…” mormorò fra un singhiozzo e l’altro: “Ora ricordo tutto! Davvero ho anche solo considerato l’ipotesi di preferire quel gruppo di pazzi al seguito di Neferet al tuo? Sono un mostro!”

“No… amore mio, piccolo, no!” mi sedetti accanto a lui, stringendolo piano e cullandolo: “Non devi nemmeno pensarci! E’ la più grande stupidaggine che io abbia mai sentito!  Sei la creatura più dolce e gentile e perfetta che io abbia mai incontrato… solo, come fai a sapere che oltre ad Elizabeth ed Elliot esistono altri novizi con il Marchio rosso?”

“Non lo so, ma quando tutto quel dolore è passato ha avuto la certezza che esistano novizi rossi, che dietro a tutto ciò ci sia Neferet e una qualche strana entità chiamata Tenebra, ma non ho la minima idea di come io faccia a saperlo…”

Passai qualche lungo, infinito minuto a coccolarlo, stringerlo, sussurrargli che sarebbe andato tutto bene e che lui era fantastico, perfetto, stupendo e che lo amavo da morire.

“Ti amo come non ho mai amato nessuno… sei l’unica persona veramente importante ora. Sei tutto ciò che amo…” per qualche strano motivo tutto il mio infinito dizionario mentale sembrava in grado di sfoderare solo queste e frasi simili.

“Oh, ma quanto siete carini!”

“Porca troia!” urlò Jack sobbalzando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate tutti quanto per l’infinito, tremendo ritardo con cui aggiorno! Avrei davvero voluto farlo prima, ma spero mi crederete se vi dico che non ho avuto un secondo di tempo in questo momento! Ora riprenderò ad aggiornare con regolarità, spero che lasciate qualche commento!!

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Capitolo 18
*** Porta ***


“Porca troia!”

Ci voltammo entrambi verso la voce femminile e rimanemmo paralizzati quando capimmo chi avevamo davanti: Nyx. Di nuovo. E di nuovo Jack si era lasciato sfuggire un gentil “troia” nel momento in cui lei si manifestava. Che splendido inizio.

“Hai intenzione di accogliermi sempre così tesoro?” mormorò la dea con un sorriso dolce avanzando verso di noi e guardando con amore Jack.

Nel frattempo, io la osservai con attenzione: era una creatura effimera, una figura eterea senza lineamenti precisi, come se si integrasse con l’aria intorno a lei. Nonostante quello la sua bellezza riluceva come un diamante colpito dal sole: il viso dolce che emanava potere, i capelli morbidi che si agitavano nell’aria intorno a lei come agitati da una continua brezza in perfetta sincronia con i vestiti candidi e leggeri.

Era lì per noi. Ed era strano: Nyx lasciava sempre il libero arbitrio ai suoi figli senza intervenire mai nelle loro questioni terrene. Ci lasciava liberi di sbagliare senza però sottrarci il suo amore. Invece, quella era la seconda volta che la dea ci si manifestava.

Ok, la prima era stato per aiutarci a capire cosa stesse succedendo a Jack poiché lei stessa aveva ammesso che la situazione le era sfuggita di mano, ma ora? Cosa stava succedendo? Voleva parlarci forse dei novizi rossi? Di Neferet? Del dolore di Jacky?

“Figli, questa volta il mio compito è persino più sgradevole del precedendo che mi ha spinto a manifestarmi la prima volta.” Cominciò la dea con un tono per nulla rassicurante: “Ciò che sta succedendo non rispetta i normali rapporti fra bene e male, Luce e Tenebra. Jack, tu stai portando una rivoluzione, una nuova tipologia di Vampiro. Ma non sarà tuo compito guidarli: qualcun altro, fra voi, avrà questo onore.”

“Non capisco.” Intervenne Jack fissando la dea come se stesse cercando di leggerle dentro con i suoi occhi blu notte.

“Capirai a tempo debito, figlio. Ogni cosa accadrà quando sarà il suo momento di accadere.”

“Visto che sei qui potresti anche evitare gli indovinelli, ti pare?” interruppe di nuovo lui e io sobbalzai: “Jack!” esclamai, rimproverandolo.

“Che c’è? Perché fare lo sforzo di manifestarsi per poi parlarci per rime ed enigmi? Non puoi dire le cose come stanno e farla finita?”

“Hai ragione, figlio.” Nyx stava mantenendo una calma stoica che io, fossi stato al suo posto, non avrei avuto. Insomma, Jack stava sfidando e criticando una Dea! Misericordiosa quanto vuoi, ma dopo un po’ ti girano i co… ecco avete capito.

Lei rivolse un’occhiata dolce ad entrambi, molto probabilmente leggendo i nostri pensieri, ma ancora prima di darci il tempo di vergognarcene aveva ripreso il suo discorso: “Vorrei potervi dire finalmente chiaramente come stanno le cose, ma il problema e che io non lo so.”

Sì, quella fu una vera e propria pugnalata per entrambi: insomma se nemmeno Nyx sapeva in che casino ci stavamo cacciando che speranze avevamo di tirarcene fuori?

“Jack, Damien, figli miei, voi dovrete intraprendere un viaggio misterioso e pieno di insidie, pericoli e sofferenze”

“E ti pareva…” borbottò il biondino al mio fianco e, nonostante l’espressione terribilmente seria di Nyx, nonostante la pessima situazione in cui sentivo ci trovavamo, nonostante tutto, mi ritrovai a sghignazzare come un idiota. Adoravo l’ironia di Jack: non risparmiava niente e nessuno, nemmeno me, se stesso o Nyx.

Anche la Dea si lasciò sfuggire un sorrisetto, prima di riprendere con un leggero tono di rimprovero: “Purtroppo Neferet, come avete capito, sta abbandonando la mia via per intraprendere quella della Tenebra. Tenebra e Luce sono la quinta essenza di bene e male e si manifestano sotto forma di tori che, anche se sono l’opposto l’uno dell’altro, non possono esistere a meno che esista anche l’altro. Questo è l’equilibrio fra bene e male che da sempre esiste e Neferet sta cercando di romperlo per portare la Tenebra al potere assoluto. Per fare ciò ha iniziato a utilizzare una pratica terribile con la quale impedisce ai novizi che rifiutano la Trasformazione di trovare rifugio nel mio giardino: li fa tornare in vita sotto la protezione della Tenebra, ma così facendo la loro anima va perduta e i novizi rossi sono mossi esclusivamente dalla brama di sangue e sono sotto il controllo di Neferet e della Tenebra, cosa che li porta ad essere come lo stereotipo classico del vampiro. Non possono uscire al solo o vengono bruciati vivi, uccidono pur di avere del sangue umano fresco ed hanno forza sovraumana. Anche i loro poteri mentali sono accresciuti dalla Tenebra che così li lega maggiormente a sé.”

Jack aveva portato una mano alla sua fronte, sfiorando la metà scarlatta del suo Marchio.

“Sì, figlio.” Riprese Nyx guardandolo dolcemente e sorridendo per rassicurarlo: “Tu saresti morto se non avessi instaurato l’Imprinting con Damien e, come sai, eravate entrambi destinati a rifiutare la Trasformazione se non vi foste uniti con questo legame molto speciale. Il problema è che la tua semi morte è stata portata dall’odio profondo di chi in realtà dovrebbe amarti e per questo la tua anima ha conosciuto la Tenebra e si è spezzata fra questa e la Luce. Il tuo Marchio, seguendo la tua anima, si è diviso in due parti. Questo però, dopo aver visto ciò che è successo oggi, ho capito che ha portato conseguenze ancor più gravi e pericolose della tua lotta interiore.

Solo tu puoi decidere che strada imboccare, ma per ora non sei in grado di controllare nessuna delle due parti. La tua anima, quando si è spezzata, ha cercato di rimettere insieme i pezzi come meglio ha potuto, ma è rimasto un buco. Una spazio vuoto dove Luce e Tenebra si combattono continuamente senza pietà. Dove il loro potere scorre. Sei diventato una porta.”

Rimanemmo entrambi in silenzio per pochi secondi che però sembrarono un’eternità.

Il cuore mi batteva nel petto che se volesse fuggire, almeno lui che poteva. Sentivo la mia agitazione crescere, alimentata da quella di Jack e, sapendo che per lui era lo stesso, cercai di calmarmi con un paio di respiri profondi.

Lui si strinse maggiormente al mio fianco, tenendo la mia mano fra le sue più piccole a pallide, quindi mormorò: “Una porta?”

La dea ci si avvicinò, inginocchiandosi davanti a noi e fissando i suoi occhi celesti in quelli blu notte di Jack: “Sì tesoro, una porta. Questo significa che in te, nella tua anima spezzata, il potere di Luce e Tenebra scorrono liberamente, con forza e violenza. Entrambe cercano in ogni modo di prevalere per prendere il controllo su di te. Attraverso lo strappo della tua anima che non si è richiuso questi poteri fluiscono all’esterno, soprattutto quando evocati. Quando Zoey Redbird ha evocato il Fuoco il potere della Luce è fluito attraverso la tua anima, ma in te pulsa anche il potere della Tenebra, che ha cercato di impedire alla Luce di aiutare Zoey. Questo ti ha provocato il dolore. Il potere di bene e male passa attraverso la tua anima per arrivare nel mondo umano quando evocata da qualcuno che ti è vicino, o fisicamente o sentimentalmente. Chi è come te, viene chiamato porta. Quando la tua anima avrà scelto che strada seguire, il doloro svanirà. Se seguirai la via bene, quando la Luce3 verrà evocata il suo potere fluirà liberamente in te senza provocarti alcun dolore, e viceversa. La scelta è tua, figlio.”

“Sarò una porta per sempre?” la voce di Jack tremò leggermente, mentre la presa sulla mia mano si faceva più stretta, quasi disperata.

Sentivo che era terrorizzato: significava che finché la sua anima non avesse scelto da che parte stare il dolore lo avrebbe seguito senza posa. Jacky temeva che, pur di smettere di soffrire il prima possibile, avrebbe preso la decisione sbagliata. Lo strinsi a me con il braccio libero e lui affondò il viso nell’incavo fra il mio collo e la mia spalla per nascondere i propri occhi lucidi di cui, sapevo, si vergognava.

“Sì, figlio, sarai sempre una porta.” Mentre parlava Nyx aveva allungato una mano fino a posarla dolcemente sulla spalla di Jack; sobbalzammo entrambi. Era una creatura così eterea e spirituale che nessuno di noi aveva preso in considerazione la dea anche su un piano fisico.

“Qualcuno del vostro gruppo dovrà affrontare una grande responsabilità: guidare i novizi rossi. Ma questo compito non è affidato a voi. Voi due, insieme ai vostri amici, aiuterete questa nuova tipologia di vampiri  a ritrovare la pace. Vostro compito è impedire che Neferet porti la Tenebra al potere assoluto. Il problema è che la tua decisione non è ancora presa Jack e la tua anima rimane in bilico, per questo nemmeno io so come la situazione potrà evolvere.”

“Io non voglio seguire il male… voglio stare con i miei amici, con Damien… con te, Nyx.”

La voce di Jack era ovattata e delicata, come se temesse di sbagliare, ma la Dea gli sorrise carezzandogli una guancia:” Andrà tutto bene: il tuo cuore è forte.” Mormorò in tono materno.

“Ma perché se voglio tutto questo la Tenebra ancora non lascia la mia anima. E’ una mia scelta.”

“Figlio, la Tenebra è molto tenace ed agguerrita, lotterà prima di lasciarti libero. Ora la tua anima è scossa e tormentata: sei stato avvelenato da chi dovrebbe amarti, tua sorella è morta ma la sua voce è registrata in un messaggio arrivato a te dopo la sua morte, la tua famiglia vi ha sempre tormentati ed ora qui, con Neferet e i novizi rossi. La Tenebra si alimenta della sofferenza del tuo cuore e finché non sarà completamente curata dall’amore, dall’affetto e dall’amicizia, la tua anima rimarrà in bilico.” Nyx si rialzò e si allontanò di qualche passo, fissandoci ora dall’alto: “Molte cose devono ancora succedere, figli miei.” Riprese con tono severo ed austero, ma sempre con la solita sfumatura dolce: “Molte cose cambieranno. A voi la scelta del vostro destino. La mia via sarà sempre aperta e luminosa per voi, qualunque cosa succeda.” Così dicendo, la dea si dissolse in un esplosione di silenziosa luce, lasciando me e Jack a stringerci l’n l’altro, ancora troppo confusi e stupiti da quelle rivelazioni per parlare.


 




UN GRAZIE SPECIALE ED ELIZABETH BLACKBIRD, CHE ANCORA SOPPORTA QUESTA INCASINATA FF:)

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