Ma
era venuto il momento
per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua
fottuta figaggine che
mi mandava in confusione!
“Dimmi
cosa hai fatto per
far infuriare Neferet e perché mi hai dato quel cellulare ho
di butto fuori da
questa scuola a calci nel culo e ti lascio a crepare in mezzo alla
strada.” Sentii
lo sguardo di tutti puntarsi su di me, ma fui il primo a stupirmi:
avevo davvero
detto quello a un novizio appena arrivato? Da quando ero diventato
così
stronzo? Non era proprio da me…
Vidi
il biondino tremare e
chiudere gli occhi, ma non solo per quello che avevo detto io: sembrava
soffrire per qualcosa di molto più grosso, di molto
più importante e non erano
state le mie parole a risvegliare in lui quel terrore; era stato il mio
tono.
Avevo
parlato con calma
furia e con rabbia pacata, insomma, proprio il mio tono tranquillo era
la cosa
peggiore di quella minaccia, almeno per lui: strinse a aprì
i pugni più volte,
quindi scosse la testa e riaprì lentamente gli occhi.
Riaprì
lentamente gli
occhi e di colpo sembrò molto più dolce e timido
di prima: aveva abbandonato la
maschera da stronzo per far emergere la fragilità che lo
caratterizzava; non
era la prima volta che conoscevo una persona come lui e ormai avevo
imparato a
capire l’esuberanza dei timidi.
“Ascoltami,
non è facile
affrontare la trasformazione in vampiro, e devi cercare di partire con
il piede
giusto, soprattutto con Neferet.” La voce di Zoey mi
sembrò estremamente
lontana, come se provenisse da un’altra dimensione e percepii
che gli sguardi
delle ragazze si erano inteneriti anche se rimanevano ostili a Jack.
“Neferet.”
Sibilò quest’ultimo
assottigliando gli occhi blu, mentre il suo viso si irrigidì
nuovamente per la
diffidenza e la rabbia: “Proprio lei è il mio
problema…”
Rimanemmo
tutti
sconcertati: come poteva la nostra somma sacerdotessa essere un
problema? Lei era
sempre buona con noi novizi, ci capiva e ci aiutava ogni volta che noi
le
chiedevamo qualcosa…
“E
così sarei il tuo
problema, Jack? Ti ho salvato la vita…” ecco parli
del diavolo… oddio, no, perché
l’ho definita un diavolo??
Scossi
la testa cercando
di allontanare la brutta sensazione che la voce improvvisa di Neferet
mi aveva
provocato e mi concentrai su il biondino: si stava irrigidendo e prima
di
rispondere serrò la mascella, chiudendo gli occhi.
“Nyx
mi ha salvato la
vita, non tu.” Sibilò rabbioso.
Poi
successe tutto tanto
velocemente che né io né le ragazze lo capimmo
fino in fondo: Neferet scattò in
avanti, afferrò il ragazzo nuovo per i polsi e lo
piantò al muro, sbattendolo
con forza e sollevandolo da terra.
Sentii
le ragazze alle mie
spalle portarsi le mani alla bocca sconvolte e io non fui da meno,
indietreggiando con loro: non avevamo mai visto la somma sacerdotessa
così
furiosa e soprattutto lei non si era mai, e intendo proprio MAI,
permessa di
aggredire uno studente; vedeva Neferet sotto una luce nuova e devo
ammettere
che non mi piacque affatto.
Per
la prima volta mi
ritrovai a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei e nella
dittatura
indiretta che aveva creato su tutti noi novizi, perché,
infondo, tutti la
temevano e celavano quella paura dietro la devozione.
“Come
ha salvato la vita a
Mary?” aveva sibilato nel mentre la donna e quelle parole
sconvolsero Jack
molto più della mia minaccia: si afflosciò
completamente contro il muro e
lasciò cadere la testa in modo che gli occhi fossero coperti
da una fitta
cortina di capelli chiari.
Neferet
lo lasciò cadere e
lui si accucciò obbediente contro il muro, terrorizzato, ma
lei non aveva
ancora finito: gli afferrò il mento con una mano forte e lo
costrinse a
guardare nella nostra direzione; piangeva.
“Darai
ancora fastidio a
questi ragazzi?”
Lui
non rispose e fissò
gli occhi nei miei, come supplicandomi di salvarlo, ma io ero
completamente
paralizzato dalla sorpresa; Neferet spinse il viso di Jack contro il
muro, poi
si rivolse a noi, con voce pacata: “Mary, la sorella maggiore
di Jack, è morta
due settimane fa: aveva tradito Nyx e lei l’ha
punita.” Tornò a rivolgersi al
biondino e di colpo perse tutta la calma e la pazienza che aveva usato
con noi:
“E tu farai sicuramente la stessa fine, sciocco.”
In un
attimo, come era
arrivata, Neferet sparì lasciando il ragazzo a singhiozzare
contro il muro; diedi
una rapida occhiata alle ragazze e trovai Stivie Rae che piangeva
silenziosamente
abbracciata a Zoey, mentre le gemelle stava abbracciate con un sguardo
cupo e
triste; sapevo di non essere in uno stato migliore, ma mi mossi
comunque.
Camminai
lentamente verso
il biondo e sotto lo sguardo attento della mie amiche mi inginocchiai
davanti a
lui sfiorandogli una mano, piano, cercando di non spaventarlo.
Lui
alzò la testa di
scatto e mi fissò con i suoi occhi blu spalancati e
terrorizzati: piangeva e
lasciava che le lacrime gli rigassero le guance pallide, ma appena
incrociò il
mio sguardo riabbassò la testa; era diversissimo da come lo
avevo conosciuto
pochi minuti prima e la sua timidezza e riservatezza mi sorprendevano
sempre di
più.
Sollevai
istintivamente
una mano spostandogli dietro le orecchie ciocche dispettose di capelli
biondo
rossiccio e gli parlai dolcemente: “So che ciò che
ti ho detto prima non è
stato gentile e mi dispiace, ma ti puoi fidare di me… di
noi. Cosa ti
preoccupa? È Neferet? È Mary?”
Tacqui
aspettando una
risposta che non tardò ad arrivare: alzò
finalmente lo sguardo e sussurrò, a
voce tanto bassa che faticai a sentirlo: “Devi stare lontano
da me… lei è pericolosa
e io porto solo guai… merda, io porto solo
guai…”
Poggiò
la testa alla mia
spalla e io lo lasciai lì a piangere tenendolo stretto come
se lo conoscessi da
una vita e non come se si fosse comportato come un grandissimo stronzo
con me
fin dall’inizio. Ma era solo una maschera, perché
in realtà non avevo mai
incontrato un ragazzo tanto dolce.
Di
colpo, come se fosse
stato percorso da una scossa elettrica, si allontanò da me
ed afferrando il
cellulare mi sussurrò: “Ascolta questa.”
Premette
un paio di
pulsanti mentre le ragazze si stingevano intorno a noi per sentire,
quindi
partì un messaggiò registrato.
“Jack..”
disse la voce
roca e bassa di una ragazza e la voce del biondino registrata rispose
un
urletto agitato.
“Jack,
mi dispiace…”
riprese la voce della ragazza, sempre più bassa:
“Credevo che qui saremmo stati
al sicuro… a questo punto non so più se pregare
affinché tu rimanga a casa o
venga qui… non so più cosa è
peggio… sta
lontano da…”
La
voce della ragazza
venne interrotta da un’altra voce, di una donna:
“Mary, cosa stai facendo?”
Ci
irrigidimmo tutti: era
la voce di Neferet e suonava cattiva, irritata e perfida, molto diversa
dal
solito.
“Questa
chiamata mi è
arrivata questa mattina, dopo che Neferet mi ha portato in infermeria.
E avete
sentito tutti che
mia sorella Mary è
morta due settimane fa.”
Merda,
questo non aveva
senso.