DEVIL'S HEART

di Mizar_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1*: RENDEZ-VOUS AT MIDNIGHT ***
Capitolo 2: *** 2*: CHRISOS SYNAGEIN ***
Capitolo 3: *** 3*: KORA ***
Capitolo 4: *** 4*: TRUST ***
Capitolo 5: *** 5*: DANGEROUS ***
Capitolo 6: *** 6*: DON'T FORGET ***
Capitolo 7: *** 7*: FOBIE ***
Capitolo 8: *** 8*: SOMEWHERE IN MY MEMORY ***
Capitolo 9: *** 9*: I'LL KILL YOU, IF I HAVE TO ***
Capitolo 10: *** 10*: SOMETIMES YOU CAN'T MAKE IT ON YOUR OWN ***
Capitolo 11: *** 11*: SAEVA LYNX ***
Capitolo 12: *** 12*: COME BACK HOME ***
Capitolo 13: *** 13*: MEMENTOS ***
Capitolo 14: *** 14*: AENIGMA ***
Capitolo 15: *** 15*: TIMEO ***
Capitolo 16: *** 16*: AMBITIONS AND PRIDE ***
Capitolo 17: *** 17*: MORE THAN WORDS ***
Capitolo 18: *** 18* CAN'T STOP THE RAIN FROM FALLIN' ***
Capitolo 19: *** 19*: FROM THE TRUTH OF A THOUSAND LIES ***
Capitolo 20: *** 20*: A NEW DAY HAS COME ***



Capitolo 1
*** 1*: RENDEZ-VOUS AT MIDNIGHT ***


Devil's Heart 1

 

 

Capitolo I: Rendez-vous at Midnight

Era una notte buia e tempestosa, di quelle in cui è meglio starsene rintanati al calduccio sotto le coperte e, nel caso il sonno tardi ad arrivare, fantasticare un po’ ad occhi aperti.

Questo era ciò che una persona normale avrebbe fatto ma, sfortunatamente per lui, il destino ancora una volta gli aveva giocato un brutto tiro, come del resto faceva da quando aveva aperto per la prima volta gli occhi al mondo…Quante volte aveva cercato di ribellarvisi, peggiorando solo la situazione…

«Basta!» urlò una flebile voce nella sua mente, fioca e lontana; «Il passato è passato, non puoi continuare a tormentarti in eterno!» aggiunse ancora.

«Sì, ma come posso pretendere di scordare ciò che è accaduto…ciò che io ho fatto…»

“Ci sei o dormi?!”

Il ragazzo sobbalzò, non rovesciando per poco il tripode su cui stava seduto.

Davanti a lui, un giovane sulla ventina, dai lunghi capelli semi mossi, blu mare alla pari degli occhi, lo squadrò da capo a piedi con un ghigno.

“Ah, sei tu, Milo” rispose semplicemente il ragazzo, tornando a fissare un punto non meglio precisato del pavimento.

“Siamo loquaci, stanotte” lo punzecchiò l’altro, con una buona dose di sarcasmo.

La scena, che sarebbe apparsa bizzarra ai più, vedeva questi due ventenni intenti a conversare nel cuore della notte, in uno dei tanti corridoi di marmi e colonne, illuminato da una fila di torce, di quello che simboleggiava per eccellenza l’arte classica greca: il celeberrimo templio di Atena Parthenos, ad Atene.

Ciò che molti ignoravano, era che quei due giovani, rivestiti da splendenti armature d’oro, fossero in realtà due dei paladini al servizio di colei che, dai tempi del mito, era atta a difendere il mondo: erano cavalieri di Atena, la dea guerriera della sapienza e della giustizia; anzi, a giudicare dall’accuratezza con cui erano forgiati i due cloth, dovevano appartenere alla cerchia più alta dei prescelti, i Gold Saint.

I dodici cavalieri d’oro, sin dai tempi antichi, traevano la loro immane forza dalle dodici costellazioni maggiori dello zodiaco, tuttavia, dopo l’ultima guerra sacra, soltanto sette di essi erano ancora vivi, non perché sopravvissuti, bensì resuscitati dopo il loro sacrificio per abbattere le porte del regno di Hades. Questo era ciò che la loro dea protettrice era riuscita a patteggiare, dopo la sconfitta del sovrano dell’Oltretomba, con il padre, il sommo Zeus Olimpio: la vita di tutti i saint che non fossero già deceduti una volta, prima che il re dei Morti li riportasse in vita, per attuare uno dei suoi malvagi piani.

Erano passati solo quattro mesi da allora…

«E c’è da dire che, al ripensare a ciò che ero prima, fatico ancora a credere che quello che sta seduto qui, rivestito da questa nobile armatura, sia proprio io…»

“Allora , ma mi stai ascoltando o no?!”

Il ragazzo rimase assorto nei suoi pensieri ancora qualche istante, per poi ridestarsi di colpo.

Quindi, sollevò la testa, fissò il compagno d’armi, e con voce pacata chiese:”No, scusa, non ti stavo seguendo…hai detto qualcosa?”

Milo s’arrabbiò:”Prendi pure in giro?Guarda che t’ammazzo!”

Il ventenne ridacchiò, chiudendo gli occhi.

“Mi ammazzi?Carina come minaccia…In confronto, le prigioni di Sunion mi parranno una pacchia…” riaprì gli occhi, e per un istante essi dardeggiarono, fiamma scarlatte, uniche testimoni di quel ricordo doloroso.

“Insopportabile, e pure nostalgico!Guarda che se continui a rimproverarti per le tue azioni, finirai coll’autodistruggerti!In ogni caso, fa come ti pare, ma ascoltami!Prima ho parlato con Shaka, a quanto pare ci sono dei nuovi casini…insomma, credo che la pacchia sia finita!Altrimenti che senso avrebbe convocarci così, su due piedi, nel cuore della notte…”bortottò Milo quasi tra sè e sè, sfilandosi l’elmo e scostandosi i capelli dagli occhi.

L’altro cavaliere fece spallucce:”Sinceramente, è meglio così: odio stare fermo in un posto troppo a lungo, e il Santuario iniziava a stancarmi…questo Chrisos Synagein(*da Cav.dello Zodiaco G=adunata dei Gold Saint in casi di pericolo) giunge perfetto a smuovere la situazione”

«Tsk!Parli così perché sei cavaliere d’oro da poco!» avrebbe voluto replicargli Milo, ma fu interrotto da un rumore di passi affrettati.

“Ecco dove eravate finiti!Ma il concetto di puntualità lo avete oppure no?Se è così, compratevi un orologio!”

La voce seccata di un terzo cavaliere li investì in pieno. Un ragazzo, loro coetaneo, apparve sulla soglia del corridoio: aveva capelli castani, corti, e occhi di un indefinito verde-blu; lo sguardo, fiero e deciso, era incorniciato dall’elmo del gold cloth che indossava.

“Aiolia di Leo…è ben strano udire da te prediche sulla puntualità!” sghignazzò Milo, prima di essere messo a tacere da un’occhiataccia del nuovo venuto.

“Fa a meno del sarcasmo per una volta, Scorpio! Lady Saori ci ha convocati con urgenza non certo per udire le tue idiozie!”

“Simpatico come sempre, stupido di un gatto!”

“Fingo di non sentire, ma sta pur certo che questa la metto in conto tra i pugni che devo rifilarti al prossimo allenamento!”

“Sì, sì, come al solito…uha, che sonno…-Milo sbadigliò-Allora, si può sapere dove sono gli altri, se c’è così tanta urgenza?”

Aiolia lo guardò truce:”Cretino, mancate solo voi due! È quasi l’una, il rendez-vous era a mezzanotte!”

Prima che Scorpio potesso rispondergli, l’altro cavaliere intervenne:”Veramente a noi Milock ha detto all’una…”

“Milock sta invecchiando, non riesce a tenere a mente nulla!In ogni caso, incomprensioni sull’orario a parte, direi che è il caso che vi muoviate!Mi hanno mandato apposta a cercarvi, Atena ha bisogno di tutto l’aiuto possibile!”sbottò Aiolia.

“Ma si può sapere che diamine è successo?C’è qualche altro imbecille con la brillante idea di conquistare il mondo?Sarebbe solo il terzo o quarto sulla lista…”ribattè Milo esasperato.

“Dipende da chi includi nella lista…” gli fece eco l’altro guerriero, con tono ironico.

“Appunto, infatti…” Scorpio tacque: solo allora si rese conto di ciò che aveva appena proferito.

“Cretino…”sentenziò Aiolia, scuotendo il capo.

“Ah…scusa…”

Il ragazzo scosse la testa:”E di che ti scusi?è stato così, no?Ormai sono rassegnato a confrontarmi con la verità…” il suo tono era amaro.

Aiolia gli mise una mano sulla spalla:”Il passato è passato: Atena si fida di te, e noi pure!”

“Amico, te l’ho detto, smettila di autodeprimerti!E adesso andiamo, o finisce che davvero questo rendez-vous inizia all’alba!”.

S’incamminarono lungo il corridoio, in silenzio, giungendo dinanzi ad un alto portale, finemente intarsiato, che introduceva alla Sala del Trono.

Milo e Aiolia entrarono, mentre il terzo cavaliere indugiò un istante sulla soglia, pensando che quello era il primo Chrisos Synagein a cui partecipava, da quando era stato nominato cavaliere d’oro. Il suo riflesso lo fissò di rimando dalla doppia fila di specchi che ornava le pareti della sala. Un giovane dai capelli color del cielo al crepuscolo, due occhi profondi come laghi, che celavano un doloroso passato, fece la sua comparsa sulla superficie argentea, splendente di luce nella sua fulgente armatura dorata. Fuori, la tempesta era finita, e il cielo andava man mano rasserenandosi; in cuor suo, si disse che prima o poi, anche la sua anima avrebbe trovato la felicità, pur dovendo convivere con quel passato incancellabile.

«Il tempo risanerà le ferite che hanno straziato il mio cuore…ho chiesto perdono per ciò che ho fatto, e sono pronto a ridomandarlo…Ora ho uno scopo nella vita, un dovere da rispettare: vedrai Saga, fratello mio, non ti sarò meno come cavaliere»

Lo specchio riflettè il sorriso d’incoraggiamento che per un attimo increspò le labbra del giovane, prima che la sua immagine scomparisse in uno scintillio dorato, mentre il ragazzo avanzava a passo sicuro verso il centro della sala, verso il gruppetto dei suoi compagni Gold Saint, già inginocchiati ai piedi di una fanciulla vestita con un abito candito, reggente lo scettro di Nike, la Vittoria: Saori Kido, incarnazione terrena di Atena.

“Perdonate il ritardo, milady. Kanon di Gemini è qui al vostro servizio” disse il cavaliere d’oro, inchinandosi alla pari degli altri paladini della dea.

 

Fine primo capitolo!

Allora, che vi sembra?D'accordo, già mi pare di sentire la voce del mio migliore amico, Alcor-Kun (il mio gemellino buono) che mi dirà:"Eh, lo sapevo io, che se ti mettevi a scrivere una fiction su Saint Seiya, quale personaggio non saresti andata a ripescare, se non un cattivo??"

Be, a tutto voi che leggerete(grazie), e magari avrete anche voglia di lasciarmi un commentuccio(1000 grazie!!), vi dico da subito che mi sono innamorata di qst personaggio da qnd lo vidi x la prima volta a 10 anni, ed è da qst mitica serie che è nata la mia passione x i manga. Comunque, in qst storia, post-guerra sacra, Kanon sarà tendenzialmente buono...

Dico tendenzialmente, xkè leggerete poi cosa non gli combino...muahaha

A presto!

Mizar89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2*: CHRISOS SYNAGEIN ***



Devil's Heart 1

 

 

Capitolo II: Chrisos Synagein

 

”Chiedo perdono dell’attesa, mia signora. Kanon di Gemini è qui al vostro servizio”

 

Inginocchiato lì, insieme agli altri sopravvisuti, lì, al cospetto della divina Atena.

«Ma sono proprio io? È ben strano pensare che io, Kanon dei Gemelli, sia qui, alla pari di un gold saint, con indosso il cloth un tempo appartenuto a mio fratello…»

La voce di lady Saori lo distolse dai propri pensieri:”Miei fidi cavalieri, vi ringrazio dal profondo del cuore per avere risposto ancora una volta al mio appello di aiuto, nonostante io legga ancora sui vostri volti i segni dei tormenti patiti nel regno di Hades…alzatevi, miei prodi paladini, perché mai finirò di ringraziarvi a sufficienza per tutto ciò che avete fatto”

Kanon la osservò, mentre si rialzava, gettando il mantello dell’armatura oltre le spalle, e sfilandosi l’elmo; rimase stupito al vedere che, nonostante le ferite subite nella battaglia finale contro il dio dei morti fossero già guarite da tempo, la fanciulla divina continuasse a conservare sul suo corpo i segni del sacrificio: la pelle d’alabastro lasciava trasparire le tracce della lunga prigionia nel vaso di Pandora, e il cavaliere sapeva che non sarebbero mai scomparse del tutto. Quanto ichòr(*l’icore, il sangue divino)aveva versato la fanciulla, offrendosi come ostaggio ad Hades, in cambio della salvezza del mondo?

«No, milady, non lodate anche me, includendomi tra gli altri…Dov’ero io, quando i dodici cavalieri d’oro sacrificarono le loro vite per abbattere il Muro del Pianto, che divideva il Tartaro dai Campi Elisi, e permettere così a Seiya e agli altri bronze saints di salvarvi?Io ho potuto solamente togliervi di mezzo Radamantis: morire con lui mi sembrava la cosa migliore, per espiare le mie colpe, dopo tutto quello che ho causato…»

“Kanon”

Il ragazzo si stupì all’udire il proprio nome pronunciato da quella voce dolcissima che apparteneva a Saori. Si ricompose immediatamente, e chinando la testa, mormorò:”Dite, milady”

Atena sorrise: quant’era cambiato in pochi mesi quel ragazzo?Ora come ora, sarebbe stato veramente difficile associarlo al crudele Generale degli Abissi che avevano dovuto affrontare ai tempi della guerra contro Nettuno; grazie anche ad Ikki di Phoenix, Kanon aveva compreso che era possibile mutare il proprio destino, anche quando si pensava di aver ormai toccato il fondo, dopo essere precipitati nell’oscurità. Parola dopo parola, azione dopo azione, il neo cavaliere dei gemelli era riuscito a conquistarsi la fiducia dei suoi compagni, impresa non facile, per uno che sulla coscienza portava incise accuse pesanti come macigni, come l’aver maledetto il proprio fratello, e addirittura aver osato ingannare persino un dio, pur di raggiungere le proprie mire di potere.

“Volevo ringraziarti personalmente per essere venuto anche tu…questo è il tuo primo Chrisos Synagein, da quando hai ricevuto l’investitura a cavaliere…” la voce di Saori Kido era sincera; in effetti, si sentiva un po’ in colpa per aver dubitato della presenza del ragazzo alla riunione dell’ordine massimo dei cavalieri di Atena, quando aveva spedito i messaggi ufficiali per la convocazione. Non doveva essere stato facile per lui prendere quella scelta: nel suo cuore avvertiva ancora forti i rimorsi per aver praticamente causato la morte di Saga, fratello gemello e precedente custode della Terza Casa del Grande Tempio.

“Non ringraziatemi, mia signora…Non merito queste lodi” mormorò Kanon

«Non sono degno neppure di stare qui, al cospetto di voi, nobili cavalieri» pensò poi.

“Ehi!Te l’ho detto prima, smettila di pensare al passato, fai del male solo a te stesso!” La voce di Milo, seguito da un bel coppino sul collo, che nulla aveva a che vedere con la serietà di un Chrisos Synagein, gli fece riaffiorare un sorriso sul viso, che troppo spesso aveva cancellato.

Sentendo che l’atmosfera si era decisamente rilassata, lady Saori decise di spiegare il motivo di quella convocazione improvvisa, ben rammentando che la situazione restava comunque critica.

“Cavalieri d’oro, vi ho chiamati qui, stanotte, per comunicarvi la triste notizia che, ancora una volta, il mondo e l’umanità sono nuovamente minacciati; auspicavo che, dopo la sconfitta di Hades, per la Terra vi sarebbe stato un lungo periodo di pace e prosperità ma, alla luce degli ultimi fatti, mi duole dirvi che mi occorre ancora una volta il vostro aiuto”

«Mi dispiace dovermi appellare a voi anche questa volta, poiché già tanto avete fatto per me, affrontando la minaccia di Hades…»

“Milady, che cavalieri saremmo, se ogni qualvolta si presenti un pericolo, noi fuggissimo via?”

Era stato Mu, il saint di Aries, ad esprimere i pensieri di tutti.

Saori si lasciò cadere sul trono, un amaro sorriso che le solcava le labbra, mentre con tono triste mormorava, quasi a sé stessa:”Riuscirò mai a donare un po’ di pace a questi ragazzi le cui vite, praticamente dalla nascita, sono state poste al mio servizio?”.

Ripensò a Seiya, Hyoga, Shun, Ikki e Shiryu, ancora convalescenti dopo lo scontro nell’Oltretomba…no, a loro non poteva domandare più nulla: i danni riportati contro Hades non erano ancora stati risanati, e ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che potessero tornare a combattere; non aveva detto loro nulla di quel nuovo pericolo, perché era certa che, se solo avessero ricevuto le prime avvisaglie di una minaccia, si sarebbero precipitati da Nuova Luxor lì, ad Atene.

Questa volta se ne sarebbero occupati i Gold Saints: per i bronze saints ridotti in quelle condizioni, se i suoi sospetti erano confermati, quello era un avversario al di fuori della loro portata.

“Milady, di che si tratta?”

Milo, così come gli altri erano impazienti di conoscere i dettagli di quella storia, che si preannunciava essere a dir poco spinosa.

Con un ultimo sospiro, Atena iniziò mesta la narrazione di una vicenda che risaleva ai tempi del mito, quando gli dei abitavano ancora sulla terra, quando erano temuti e rispettati da tutti gli essere umani…

“Tanto tempo fa, ai tempi delle gesta dei grandi eroi Achille ed Ettore, ai tempi in cui Atlantide e Creta si spartivano il dominio sui mari, ai tempi in cui tutta l’Ellade era divisa in regni rivaleggianti che si estendevano fino all’Asia Minore, uomini e dei convivevano fianco a fianco, e il mondo era popolato da creature fantastiche quali centauri, ninfe e satiri…era l’epoca dei miti e delle leggende che si sono conservate immutate sino a noi. Una di queste narra di un guerriero invincibile, che in fama e in potenza avrebbe persino potuto rivaleggiare con il divino Pelide; tuttavia, a discapito della sua forza, era una donna: Pentesilea, la regina delle Amazzoni. Carismatico capo di questa tribù, si dice che nessun uomo mortale l’avesse mai ferita in battaglia, grazie anche alla sua armatura, manifattura divina donatale da Demetra in persona; la dea delle messi le fece dono inoltre di un’arma prodigiosa, la lancia del fato, dotata di straordinari poteri…” Saori si fermò un istante, pensierosa.

“Ovvero?” l’incalzò Aiolia, desideroso di conoscere la verità.

“Xaria, la lancia divina, è in grado di sovvertire gli equilibri naturali della Terra: nelle mani sbagliate potrebbe benissimo distruggere il pianeta”

“Scusate, ma per quale motivo Demetra fece un dono così pericoloso ad una mortale?” sbottò Milo, sommerso dai dubbi.

“Non lo so…credo fosse per via della figlia…quando le venne rapita la dea delle messi si rifiutò di continuare ad occuparsi dei suoi compiti, abbandonando il mondo in un inverno perenne…Immaginate: senza la sua protezione, niente poteva essere coltivato, le piante erano prive di vita, e gli animali e gli uomini stavano morendo…presto il mondo sarebbe rimasto un gelido luogo deserto, se non fosse stato per un gruppo di amazzoni, che veneravano la dea come Madre Genitrice(infatti, Demetra viene vista come seconda personificazione di Gea o Gaia, la Terra); dopo infinite suppliche, una di esse, Pentesilea, riuscì a convincerla a non abbandonare il mondo a quel destino di morte, fu così che allora Demetra consegnò alla regina delle amazzoni l’armatura e Xaria, in modo che fosse lei ad amministrare lo scorrere delle stagioni; in parole semplici, investì la donna dei suoi poteri divini sulla natura, per essere libera di continuare a cercare la figlia…e da lì, accadde tutto: avida di ottenere sempre maggior potere, Pentesilea, alla guida delle Amazzoni, cominciò ad assoggettare i regni dell’Ellade, sedando ogni possibile rivolta con la minaccia di distruggere ogni raccolto o qualsiasi altra forma di sopravvivenza con l’ausilio di Xaria.

Tutto questo finchè colei che da sempre era stata additata come la ’guerriera che nessun mortale poteva uccidere’ venne sconfitta da un eroe che in sé portava sangue divino: Achille, figlio di Teti e Peleo. Dopo l’uccisione della loro regina, le amazzoni furono quasi tutte sterminate dall’esercito del Pelide, e le poche superstiti si dispersero per sempre…della lancia del fato si perse ogni traccia” Saori concluse il racconto, fissando i Gold Saints…

“Milady, ma tutta questa storia cosa c’entra con…adesso?”

Fu Aldebaran del Toro a dare voce ai pensieri di tutti.

Saori alzò le spalle:”Qualcuno vuole impossessarsi di Xaria…ed è fermamente intenzionato a distruggere il mondo, a giudicare dalle sue azioni”

“Ma lady Saori, non ci sono stati attacchi al Grande Tempio o a Nuova Luxor…da quando Hades è stato sconfitto, tutto è tornato alla normalità…”

“Vorrei tanto che fosse così, Shaka, ma la verità è un’altra: chiunque sia il nuovo nemico, non è avventato nelle sue mosse; per ora si è imposto di agire nell’ombra, per non rivelarsi, ben consapevole che a me è affidata la protezione degli uomini e della Terra…Non ha compiuto attacchi diretti, probabilmente perché prima mira ad impossessarsi di Xaria”

“Un nemico così non l’abbiamo mai affrontato…” mormorò Doko, il cavaliere di Libra, sopravvissuto delle ultime due guerre sacre, la preoccupazione dipinta negli occhi…uno sguardo che, nonostante le apparenze giovanili, per duecento anni aveva osservato l’avvicendarsi e il tramontare di numerosi avversari, divini e non, della dea Atena; tuattavia, in quella lunga esperienza, mai aveva conosciuto un nemico che agiva in quel modo subdolo.

“Smettila di dire così, Doko!Non vedere tutto in negativo come al solito!” lo redarguì Milo.

“Purtroppo le parole del cavaliere di Libra non sono da prendere alla leggere, Scorpio; negli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi ad abitanti di varie zone della Grecia e della Turchia, oltre che in Italia…il raggio delle aggressioni si sta allargando sempre di più ma, soprattutto, delle vittime non ne rimane alcuna traccia se non…-il viso di Saori assunse un’aria orripilata-pochi brandelli del loro cuore…”

Calò un silenzio pesante.

Quanto a malvagità, sembrava il modo di agire di Hades…ma egli era stato sconfitto quattro mesi prima, e il suo spirito era stato di nuovo sigillato nell’Averno, l’inferno più buio, dove anche le anime immortali dei titani e dei nemici di Zeus erano rinchiuse per l’eternità…Soltanto il sommo olimpio avrebbe potuto liberarli, ma per quale folle motivo?

“Quale sarà il da farsi? Comandate, e noi combatteremo, signora”

Saori scosse la testa:”Non si tratta solamente di combattere, Aiolia…è fondamentale trovare Xaria, e allo stesso tempo scoprire chi vuole impossessarsene…”

I Gold Saints si scambiarono un’occhiata, poi Mu propose:”Uno di noi potrebbe cercare l’oggetto incriminato, mentre gli altri resteranno qui a difendervi, Saori…”

“Sì, ma se non sappiamo dov’è quella lancia!Mica possiamo setacciare la Grecia a vuoto!E immagina se fosse da qualche altra parte, magari in…Cina…o che so io…”l’interruppe Aldebaran, per nulla convinto dell’idea del compagno.

“In realtà, ciò di cui volevo realmente informarvi, è che esiste un modo per localizzare il nascondiglio di Xaria…Un medaglione, composto da cinque parti che, congiunte, dovrebbero indicarne la posizione esatta…”intervenne Atena.

“E, scusate se vi interrompo, milady, lasciatemi indovinare…non si sa nemmeno dove sia il medaglione, vero?”

“Più o meno, Milo…in realtà la parte centrale è l’unica di cui ci è dato di conoscere la locazione corretta…è stata la persona che ne custodisce il segreto, ad avvisarmi di ciò che stava accadendo”spiegò Saori a Scorpio, che immediatamente replicò:”è dunque un cavaliere dello zodiaco?” “Non esattamente…diciamo che è l’unica superstite della sua tribù…” ”Un’amazzone?”

“L’erede della regina delle amazzoni, per la precisione…sinceramente, anch’io ero all’oscuro della sua esistenza finchè, settimana scorsa, non ho ricevuto la richiesta del suo aiuto: essendo la custode del sigillo, è stata immediatamente presa di mira dal nuovo nemico, e già a tre attacchi è riuscita a scampare per miracolo…se il medaglione cadesse nelle mani sbagliate, chi ci minaccia verrebbe a conoscenza del nascondiglio di Xaria, e per il mondo degli uomini sarebbe la fine”

Il tono della reincarnazione di Atena era colmo di apprensione.

“Ci dica cosa fare, signora…siamo qui, ai vostri ordini”

“Dovremo procedere con cautela, Shaka; mi occorre che vi rechiate nei posti dove vi sono state le aggressioni più numerose ed indaghiate, senza dare nell’occhio e, in caso di bisogno, interveniate…Nel frattempo, uno di voi avrà il compito di difendere la custode del sigillo…questa missione ha la priorità assoluta su tutto”

“Ma lady Saori…con noi assenti il santuario e voi non resterete privi di difese?” domandò Mu.

“Cavaliere di Aries, non temere per la mia incolumità…ho già dato ordine di richiamare Marin dell’Aquila e Shaina dell’Ofiuco” “Due soli silver saint?Mia signora, avete corso seri pericoli quando eravamo tutti noi presenti e sono arrivati gli spectre di Hades!”protestò Aiolia.

“Come vi ho detto, la mia difesa è irrilevante!Devo essere certa che l’ultima delle amazzoni non corra pericoli, e che il segreto di Xaria rimanga tale, fino a quando non avremo scoperto chi ci minaccia! Chi di voi se la sente di occuparsi di ciò?Sappiate che dovrete recarvi lontano da qui, su una sperduta isoletta del mediterraneo, nell’arcipelago delle Ionie…”

Per diversi istanti ci fu silenzio, nessuno che voleva allontanarsi troppo dal Grande Tempio, poi…

“Ci vado io”

Ci fu un coro di “eh?!” generali: era stato Kanon ad offrirsi volontario.

“Scherzi, vero?” balbettò Aiolia incredulo.

“Certo che scherza…” gli fece eco Aldebaran.

“Cosa sono quelle facce?!” il cavaliere di Gemini cominciò ad arrabbiarsi: «begli amici davvero!Prima mi dicono che non devo più pensare al passato, poi però mica si fidano!»

“Allora?!Vuole andarci qualcun altro o cosa?Non è un gioco, non è l’estrazione di mister universo o altro!Sono l’unico che conosce bene quella zona al punto da sapermici muovere ad occhi chiusi, dato che ci sono nato, e poi voi servite qui, il più vicino possibile ad Atene!” proseguì Kanon, che si ritrovò a dover sopportare su di sé più di uno sguardo ostile. “Si può sapere che vi prende?!”

“C’è che tu, da solo…non sei affidabile” gli disse schietto Doko.

Il saint di Gemini socchiuse gli occhi, il cosmo che gli ribolliva di rabbia: quanto ancora avrebbe dovuto pagare, per dimostrare la propria lealtà?!

“Non sono affidabile, vecchio maestro?Mi pare che nell’ultima guerra sacra abbia dato sufficiente prova di quanto sia cambiato…” sibilò il giovane a denti stretti.

“Chi può assicurarci che dietro a quel viso d’angelo non celi di nuovo l’animo di un demone?In fondo, i fatti parlano chiaro!” replicò secco il cavaliere della Bilancia.

A quelle accuse, Kanon strinse i pugni, ma prima che potesse muoversi, la voce dura di Atena pose fine a quell’acceso scambio di opinioni:”Ora basta. Questo Chrisos Synagein non è stato indetto per creare conflitti intestini al Santuario! Doko! Mi aspettavo che, con duecento anni di esperienza sulle spalle, fossi un po’ più saggio di quello che sarebbe il comportamento di un qualsiasi adolescente scapestrato!” “Ma lady Saori…” proferì il saint, fulminato da un’occhiataccia dalla dea. “Non voglio sentire altro; e tu, Kanon, controlla la tua collera: non puoi pensare di aggredire un tuo compagno”

«Non se questo mi accusa davanti a tutti!Ho il mio orgoglio da difendere!Sono stanco di essere giudicato per ciò che ho fatto…»

“Scusate, mia signora” borbottò a bassa voce.

Saori parve risollevata; le era dispiaciuto dell’atteggiamento del cavaliere di Libra, ma anche Kanon doveva riuscire a conquistarsi la fiducia altrui da solo: lei non poteva interferire.

“Auspico non accada più; chiarito ciò, a meno che non vi siano altre obiezioni, affiderei a te la missione di custodia, appunto perché sei nativo di quei luoghi, e in caso di pericolo sapresti come muoverti…”

Gli altri cavalieri non aprirono bocca, annuendo in silenzio.

“Bene…partirai al più presto, non appena sarai pronto, Kanon”

“Cioè anche subito. Non ho nulla che mi trattenga qui; mi metterei in viaggio stanotte, se possibile”. La voce del saint di gemini era di nuovo calma, ma dentro di se non vedeva l’ora di allontanarsi dal Grande Tempio, dove, a quanto aveva appena constatato, non era ben accetto.

“Come preferisci…quanto a voi altri, Mu e Aldebaran resteranno qui ad Atene, dove si sono verificate diverse aggressioni, mentre Shaka e Doko andranno ad Istambul e Aiolia e Milo a Roma: sono le città dove si sono verificati gli attacchi, ci deve essere un filo logico che le collega, ma mi sfugge quale…Il mistero è fitto, e il tempo non è molto…”

“Non si preoccupi, lady Saori, anche questa volta ce la faremo” la rassicurò il cavaliere di Leo.

«lo spero con tutto il cuore…siete l’unica difesa rimasta, miei paladini…»

 

Concluso il Chrisos Synagein, Kanon si diresse in fretta nel suo piccolo alloggio, si sfilò l’armatura d’oro e, agguantando le prime cose a tiro, preparò un leggero borsone. Lo aspettavano, ad occhio e croce, diciotto ore di viaggio tra pullman e traghetti vari…anche perché non c’era la benchè minima possibilità di un collegamento aereo, per dove era diretto lui.

Controllò d’aver preso tutto, dopo di che uscì rapido dalla sua stanza, deciso ad andaresene il prima possibile: era a dir poco furibondo, e non tanto per ciò che gli era stato detto, ma da chi! Begli amici che s’era illuso d’avere, pronti subito a sparlargli contro! Chi era stato quello che aveva messo fuori gioco Radamantis, nella battaglia degli Inferi?Lui!Chi, alla fine, aveva rivelato come rimprigionare Nettuno?Lui…ok, i casini li aveva causati lui, ma poi aveva cercato di redimersi!

“Ce la battiamo, neh?”

La voce di Milo lo raggiunse sarcastica alle spalle; si voltò di scattò:”Non sto scappando da nessuna parte: ho una missione da compiere, e pure tu, se non ho capito male”

“Ehi ehi, siamo nervosetti, vedo”

Kanon si rigirò, deciso a non abboccare a stupide provocazioni.

“Il tuo sarcasmo non mi tange, Scorpio. Usalo con Doko, magari con una buona battuta diventa meno acido di quello che è” cominciò a scendere le scale ripide che portavano all’ingresso del Santuario.

“Ehi Kanon!” gli urlò il saint dell’ottava casa.

“Che vuoi Milo?”replicò in risposta l’altro.

“Buona fortuna!”

Il cavaliere di Gemini rimase interdetto un attimo.

“Grazie, anche a te!” disse poi, pensando che forse che almeno una persona in quel posto gli credeva… anzi, due, con Saori. E questo gli bastava.

“Guarda che intendevo con l’amazzone…magari questa è la volta buona che trovi una che ti sopporta!” specificò Scorpio sghignazzando.

Kanon chiuse gli occhi, voltandosi:”Questa la metto in conto, quando torno t’ammazzo!Stammi bene!”

“Cerca di non farti uccidere, specialmente da lei, se ci riesci!”

Risero entrambi, l’uno che rientrava al Santuario, l’altro che scendeva quei gradini ripidi che lo conducevano verso un’avventura che mai avrebbe dimenticato.

 

Ed ecco anche il 2* capitolo!

Povero Kanon, sta cercando di redimersi, e quell st**nz* di Doko gli dice papale papale "Sei inaffidabile"

Tuoni, e fulmini, fossi stata io al suo posto, avrei mandato ql vecchiaccio pel di carota direttamente alle Bermuda col GOLDEN TRIANGLE o in orbita con il GALAXIAN EXPLOSION.

Milo è un grande, lo adoro, anche se mi dispiace che non abbia un ruolo da protagonista...mmm, un pensierino nei prossimi capitoli potrei anche farcelo però!

Uh, e la storia del nuovo nemico??Che starà architettando la mia mente contorta?Mah, chi lo sa...^_^

Sarei felicissima di avere qualche vostro parere!

Mizar89 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3*: KORA ***


Devil's Heart 1

 

 

Capitolo III : Kora

 

Uh, vi lascio anche il terzo capitolo, sono davvero in vena di gentilezze oggi!^_^

-Precisazioni sull’isola di Kastos: qst isoletta nn la troverete sulla cartina, è nell’arcipelago delle Ionie, 10 miglia est al largo della citta di Nidri, isola di Lefkada(Lefkas o Leucada, è presente cn tt e tre i nomi), sopra la più nota Cefalonia(che è di fianco ad Itaca)…ci sn stata qst estate, e qst specie di scoglio è vasto pressappoco 4km x 1…ma è spettacolare, xkè lì il tempo sembra essersi fermato. C’è poca luce elettrica, niente auto, 36 abitanti…insomma, ottimo x un esilio, no?Ah dimenticavo…il mare è una favola!

 

 

Il piccolo traghetto Nidri Star I attraccò puntualmente nel piccolo porto di Kastos intorno alle cinque del pomeriggio. Era stato un viaggio interminabile, molto più lungo di quanto avesse previsto: a causa di un temporale violento, gli aerei erano stati cancellati, ed era stato costretto a sorbirsi quattro infinite ore di bus sulla tratta Atene-Igoumenitsa, e da lì aveva avuto inizio una vera e propria odissea di traghetti e bagnarole, fino alla tanta agognata meta…

«Kastos…Dei delle stelle, e sarebbe questo scoglio disperso tra i flutti?Chi mai potrebbe vivere quaggiù?Praticamente un eremita del monte Athos in confronto è immerso nella tecnologia…»

Sperduta…dimenticata da tutti, obliata tra le migliaia di isole del mar di Grecia…piccola e isolata, e allo stesso tempo bellissima e selvaggia…in fondo al cuore, avvertì un sussurro sommesso.

«Un rifugio perfetto per chi vuole nascondere il proprio passato…lontano da tutto e da tutti, via da Atene, via dal Grande Tempio, dagli altri Gold Saints, dalla troppo vicina prigione di Capo Sunion…

Basta! Non sono venuto qui per scappare!

Ah no?Tu stesso, poche ore fa, hai ammesso che ovunque fosse meglio che il Santuario…»

Di nuovo la sua coscienza che lo contraddiceva ma, in fondo, era vero; per quanto potesse mentire esteriormente, non poteva ingannare sé stesso: il Grande Tempio non era meglio delle altre prigioni…una gabbia dorata, è vero, ma che egualmente lo intrappolava: lì era l’unico posto dove avessero smesso di giudicarlo; anche se, dopo gli ultimi avvenimenti, non era più nemmeno certo di questo.

Con un ultimo ruggito sordo il motore della barca si arrestò e, lestamente, un marinaio saltò a terra, assicurandola con delle funi, mentre l’ancora veniva calata sul fondale basso.

Il cavaliere scese a terra, avvidendosi d’essere l’unico passeggero a sbarcare; in effetti, quel traghetto faceva scalo a Kastos unicamente due volte a settimana per consegnare le casse coi rifornimenti alimentari all’unico negozio dell’isola.

S’incamminò lungo la via tortuosa che attraversava il porticciolo, fino all’unica piazza del paesino, ornata da una fontana a forma di stella, in quel momento fuori uso.

Nonostante fosse tardo pomeriggio, il sole scottava ancora il suolo riarso: il solo motivo per cui i quaranta gradi del solleone non erano tangibili era la brezza fresca che spirava dal mare aperto.

Kanon si guardò attorno, alla ricerca di quell’ipotetico viso che, durante le lunghe ore di viaggio, si era così figurato: la custode di Xaria doveva essere una donna sulla quarantina, magra, il fisico allenato ma asciutto, degna erede del clan delle Amazzoni…magari con qualche centinaia d’anni sulle spalle, come il vecchio Doko…e altrettanto insopportabile!

«Sarà una vecchia zitella inacidita, visto che quelle gli uomini manco li volevano!» si disse poi, ripensando alle parole scherzose di Milo la notte passata.

«Altro che fidanzata, qui io ritorno con un esaurimento nervoso»

Perché tutta quell’irrequietezza?Timore forse di fallire la sua prima vera missione da Gold Saint?Od altro?Lui, il demone dal cuore di ghiaccio, il guerriero senza scrupoli che un tempo aveva persino avuto l’ardire di sfidare un dio…I tempi erano proprio cambiati!

“Anche se nessuno, all’infuori di me, sembra essersi accorto di questo cambiamento…”bisbigliò il giovane al vento, fissando il traghetto che, sollevata l’ancora, si allontanava rapido all’orizzonte.

 

Erano ormai trascorse due ore buone da quando era giunto su quella maledetta isola, e nonostante avesse chiesto praticamente a tre quarti degli esigui abitanti, non aveva ancora scoperto nulla: nessuno sapeva niente di questa misteriosa donna eremita…E, peggio ancora, non aveva trovato alcun posto dove poter dormire.

«Pazienza…vorrà dire che dormirò in spiaggia…ma prima devo trovare quella custode, e informare milady al più presto, prima che mi considerino un fallito in partenza!»

S’incamminò spedito su per il sentiero sterrato che attraversava l’intera isoletta, tendendo al massimo i sensi, cercando di percepire anche il più flebile cosmo.

Si lasciò ben presto alle spalle il piccolo villaggio, addentrandosi in un bosco fitto, dove persino la luce faticava a filtrare attraverso le folte chiome degli alberi; non un rumore, non un suono: solo il fruscio del vento e il battito del suo cuore lo accompagnavano in quella ricerca indefinita.

Improvvisamente si fermò; il silenzio si era fatto teso, pesante come un macigno: non semplice tranquillità…l’assenza di rumori, né il canto degli uccelli, né il frinire dei grilli, erano un avvertimento a non proseguire incautamente, a non abbassare la guardia, a non distrarsi…

Si voltò di scatto, riuscendo a schivare appena in tempo un pugnale tridentato, che lo mancò di poco, andando a conficcarsi in profondità nel tronco di un ulivo secolare.

Prima che potesse avere qualsiasi reazione, una voce raggelante lo raggiunse, dura e fredda come il più aspro degli inverni.

“Chi osa addentrarsi in questo luogo?”

Una voce femminile, ma disumana nella sua glacialità. Dopo un attimo di smarrimento, Kanon si riscosse: aver timore di una donna, lui? Il suo orgoglio avrebbe preferito lasciarsi annegare nella marea, piuttosto!

“Dove sei?!” replicò lui in risposta, recuperando lucidità e sangue freddo.

“Rivela il tuo nome, intruso, e se mi piacerà, forse ti dirò chi sono io”

Un tono apatico, privo di emozioni. Il cavaliere immaginò che dovesse essere il modo della donna di esprimere il suo sarcasmo.

“So già chi sei, Custode…non era quella la mia domanda. In ogni caso, la richiesta di una donna precede sempre quella di un uomo, per galanteria…-enfatizzò su questa parola, un un ghigno sbruffone che gli si allargò in viso- Gemini, Gold Saint di Atena: è lei che mi ha inviato qui per difenderti”

Ci fu un istante di silenzio, poi la donna parlò di nuovo, mentre lui guardava in altro le cime degli alberi, cercando di localizzarla; era furba, dovette riconoscerlo: si spostava in continuazione senza fare il minimo rumore, senza il minimo accenno di cosmo, rendendosi pressochè invisibile alla sua vista; ma stavolta l’avrebbe beccata.

“Gemini, dici?”

«è qui in alto, sopra di me!»

“Errore, sono dietro te!”

Prima che il ragazzo potesse muoversi, avvertì il contatto di una lama gelida sul collo; che stupido, si era lasciato fregare come un bambino!

“Hai riflessi lenti, per essere un cavaliere d’oro del santuario” gli sussurrò glaciale lei ad un orecchio. “Peccato che tu non lo sia, vero?”

Kanon esclamò stupito:”Eh? Ma che dici?!”

“Non prendermi in giro, chiaro?!Hai scelto il cavaliere sbagliato come copertura: sfortunatamente per te, il cosmo che emani è solo vagamente simili a quello di Saga, saint di Gemini! Sei un altro di quei dannati demoni?!” gli gridò la donna, ritirando il braccio per colpire e finirlo…In quello stesso istante, il ragazzo agì, afferrandole la mano armata, e proiettandola avanti a sé; tuttavia, non riuscì a sorprenderla del tutto, e dovette ritrarsi appena in tempo per evitare un violento calcio circolare diretto alla faccia; con un salto all’indietro la sua avversaria recuperò la distanza, pronta a colpire di nuovo…

“Eh così la custode saresti tu?Non posso crederci!”

Una ragazza, che era tutto fuorchè una vecchia zitella, lo fissò di rimando, scrutandolo guardinga. Kanon non poteva credere ai propri occhi: alta circa sul metro e settanta, il fisico esile, abbronzato, i capelli lunghissimi, che parevano d’oro, gli occhi verdi, come gli smerardi più puri…

«è giovanissima!!» pensò il ragazzo, sorpreso dalla forza con cui era stato attaccato; ora lo avvertiva nitidamente, un cosmo forte, splendente come le stelle del cielo, folgorante come un lampo nel cielo cupo della tempesta.

Quel confronto di sguardi si protrasse per diversi istanti, fin quando non fu lui ad interromperlo:”Ebbene, hai perso la lingua?O ti sei appena accorta di aver commesso un madornale errore?”

Per tutta risposta lei fece un cenno di disprezzo con la testa:”Lo risconosco, non sei un demone, ma di certo non sei il cavaliere di Gemini, che conobbi anni or sono; certo, in aspetto non siete dissimili, ma tu non sei Saga; quindi, o mi dici chi sei, o ti ammazzo”

Una minaccia pronunciata con tono indifferente, come se stesse dicendo ‘mi siedo a mangiare’, ma comunque pericoloso; non scherzava, e non era avversaria da poco.

“Parli bene, amazzone, io non sono Saga, per quanto possa assomigliare a mio fratello: è Kanon il mio nome celeste” rispose il cavaliere, scrutandola nuovamente negli occhi, aspettandosi l’ovvia reazione, che però non avvenne.

“Il suo gemello…un rinnegato privo di scrupoli, a detta di Saga stesso” fu l’unica cosa che disse la ragazza, come al solito con tono apatico.

“E dimmi, da quando tu porti le vestigia di Gemini, Kanon?Dov’è tuo fratello?” domandò poi, mostrando un po’ più d’interesse.

“è morto tempo fa…tre anni sono da poco passati”

«e di chi è la colpa della sua morte?»

Ancora. Ancora una volta la sua coscienza che non gli dava pace.

“Capisco. Mi dispiace” fu il solo commento. “E così sei tu quello che ha ricevuto questa missione”

“Sì, mi è stato detto che sei stata attaccata, e che sei la custode dell’unico mezzo con cui sia possibile ritrovare Xaria…ma non ho capito cosa…”cominciò Kanon, ma lei l’interruppe.

“Non qui. Ti spiegherò tutto quando saremo al sicuro nel mio rifugio; gli alberi hanno molte più orecchie di quanto non sembri”

“D’accordo”

Senza aggiungere altro, la giovane amazzone gli fece cenno di seguirla lungo il sentiero che si addentrava sempre di più nel bosco; dopo pochi passi però, lui la fermò.

“Almeno potrei sapere il tuo nome?” domandò Kanon.

Lei lo guardò di sfuggita, solo per un istante, per poi voltarsi e rimettersi a camminare.

“Kora…il mio nome è Kora” rispose la ragazza, gettando oltre le spalle i lunghi capelli biondi.

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4*: TRUST ***


raga

Capitolo IV : Trust

Camminarono a lungo, in silenzio, lungo quel sentiero che s’inoltrava sempre di più nel fitto della boscaglia; lei lo precedeva, mantendendo una distanza di quattro, cinque passi, la mano destra posata sotto l’elsa della katana che teneva cinta al fianco. Un monito chiaro e preciso: al minimo accenno di pericolo, si sarebbe ritrovato contro l’acciaio implacabile di quella lama puntato alla gola.

«Curioso…è di origini greche, tuttavia utilizza una spada giapponese…» pensò Kanon, prima di domandarle:”Manca ancora molto?”

Lei si voltò, scoccandogli un’occhiata fugace, ma penetrante:”Manca il tempo sufficiente che occorre per arrivare al mio rifugio…cavaliere” Kora aggiunse quell’ultima parola con una particolare enfasi, che al ragazzo non piacque…possibile che lei sapesse?…

«Ma che dico, non mi conosce nemmeno!

Però conosceva Saga…

E allora?

E se ti trattasse così perché è a conoscenza del tuo passato?»

“Siamo arrivati”

La voce perentoria di lei lo riscosse; sorpreso, s’accorse d’essere in una radura dove, praticamente nascosto dalle piante che, inselvatichite, ne avevano preso possesso, sorgeva un templio come mai ne aveva veduti: a pianta circolare, costruito su due livelli culminanti con una cupola semisferica e un lucernario a torretta, alto si e no cinque metri e di un diametro di poco più di 8 metri. Niente a che vedere con il maestoso Partenone, o le Dodici Case del Grande Tempio…

“Scusa, ma cosa dovrebbe essere?”non potè fare a meno di domandare stupito Kanon.

“Secondo te?Non lo vedi?Sei capace di farmi domande sensate, o no?!” replicò glaciale la ragazza, mentre saliva gli scalini ripidi che conducevano all’ingresso del tempietto.

Un moto d’ira scosse il cuore del cavaliere, che mai prima d’ora aveva conosciuto una persona tanto scostante.

S’impose di rimanere calmo e di non fare il suo gioco: lei puntava a farlo innervosire, non le avrebbe dato quella soddisfazione.

 

L’interno del templio a tholos(è così ke si kiama qst tipo di edificio a pianta circolare), era buio e umido, tuttavia, non appena la ragazza varcò la soglia della saletta centrale, una serie di bracieri si accese sfavillando.

«Che posto è mai questo?»

Intravide, posta in una nicchia, l’effige marmorea di una divinità femminile vestita con un lungo peplo, ornata da una corona di fiori, e reggente in mano un falcetto, che non riuscì ad identificare.

“Vuoi muoverti, o preferisci restare lì tutta notte?” gli disse Kora, con sottile ironia.

«Prima ammazzo lei, poi uccido Milo e le sue idee idiote»

Kanon la seguì su per una serie di stretti gradini in legno, nascosti dietro un tendaggio purpureo, altra unica decorazione di quello strano santuario.

Il livello superiore del templietto era completamente diverso da quello inferiore, buio e freddo.

La ragazza doveva essersi nascosta lì da diverso tempo, dato che la piccola sala circolare sotto la cupola l’aveva allestita quasi come un comunissimo monolocale.

In un angolo c’era un’amaca con dentro un sacco a pelo, ed esattamente accanto, uno scatolone rovesciato fungeva da comodino. Il resto della stanzetta era occupato da un tappeto che copriva buona parte del pavimento, e da una serie di armi accuratamente disposte su una rastrelliera di legno appoggiata ad una colonna; infine, un grande punchiball era appeso con un gancio ad un anello di ferro che pendeva dalla cupoletta interna del lucernario.

“Vedo che, per essere un’esiliata, ti tieni al passo coi tempi” non potè fare a meno di commentare Kanon, notando il computer portatile posato su un altro scatolone di cartone, che probabilmente fungeva da tavolo. Poco più in là, scorse uno strano oggetto, coperto da un telo blu; all’inizio pensò si trattasse dell’ennesima scatola usata come mobilio, ma poi vide uno strano sfavillio riflesso sul pavimento, come un oggetto metallico colpito dalla luce. S’avvicinò, incuriosito, e fece per scostare il velo, ma si ritrovò con la lama di una spada puntata alla sua gola.

Kora gli era comparsa dal nulla dinanzi, sfoderando la katana.

“Non essere invadente” gli disse, con voce bassa, non come se avesse timore che venisse scoperto quel segreto, ma ben conscia del fatto che lui si sarebbe sforzato di captare ogni sua sillaba.

“Cos’è quella cosa?”chiese Kanon, con fare indagatore. Possibile che quello strano oggetto fosse un…

“Niente che ti riguardi”

I suoi occhi verdi si specchiarono negli zaffiri color indaco di lui, richiamando, esigendo, un confronto.

«Crede forse d’intimorirmi?Che mocciosa bizzarra…»

“Metti via quella spada, o mi costringerai ad agire di coseguenza…piccola” fece il ragazzo, sarcastico.

“Uhuh, e dovrei aver paura di te?” replicò la ragazza, ridacchiando.

Kanon le afferrò il polso sinistro ma, prima che potesse disarmarla, lei lasciò andare la katana e si liberò dalla presa, colpendolo con un calcio rovesciato al torace; quindi, con una serie di capovolte all’indietro, raggiunse l’altro capo della saletta, atterrando in posizione di guardia.

Il cavaliere era rimasto sorpreso da quella reazione.

«Sarà anche una mocciosa, ma se la cava bene a combattere: è veloce e agile, fatico a discernerne con anticipo i movimenti»

Si rialzò da terra, ridendo:”Sei brava, lo riconosco, ma non sono venuto fin qui da Atene per darti una lezione. Piuttosto vedi di dirmi chi sei, cosa ti è successo e cosa sai di Xaria, o non potrò aiutarti”.

Stavolta fu lei a ridere:”Tu, darmi una lezione?E dimmi, cosa ti fa anche solo minimamente credere che io risponderò ai tuoi quesiti?”

Un ghigno comparve sul viso di Kanon, mentre tendeva la mano davanti a sé, mostrando un piccolo medaglione d’oro, di forma circolare, chiaramente mancante di diversi pezzi.

“Questo, direi”

Kora si portò immediatamente la mano al collo, accorgendosene solo in quell’istate.

“Quando…?”balbettò stupita.

Gemini alzò le spalle:”Tsk, dovresti stare più attenta ai tuoi gingilli: a quanto so, questo medaglione farebbe gola a molti…”

Gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure, mentre sibilava:”Ridammelo immediatamente”

Fu il turno del giovane di replicare, con voce fredda:”Non prendo ordini da te. Rispondi alle mie domande”.

Esasperata, la ragazza sbuffò, facendogli cenno di sedersi su uno dei cuscini sparpagliati sul tappeto. Fuori era ormai calata la notte, e nessuno dei due aveva ancora mangiato.

Kora prese da una borsa termica due scatolette di tonno, passandone una a Kanon, insieme ad un panino e ad una lattina di aranciata.

“Ma che servizio di lusso…”commentò lui, beccandosi un’occhiata truce.

“Allora, vuoi ridarmi il medaglione?” fece lei, sedendosi incrociando le gambe e cominciando a mangiare.

“No, finchè non rispondi alle mie domande”

“Uffa, sei ripetitivo!”

“E tu sei una mocciosa, di cui per giunta conosco solo il nome, ammesso che sia vero” ribattè il saint, aprendo la sua lattina.

La ragazza lo fissò, seccata:”Kora è il mio vero nome, e sei pregato di chiamarmi così, chiaro?”

“E tu allora vedi di fare altrettanto: sei stata tu la prima ad essere scostante, Kora. Voglio sapere chi sei: mi hanno affidato qualcuno da proteggere, vorrei conoscerne i motivi”; gli occhi di Kanon si specchiarono in quelli della biondina.

Lei rabbrividì: c’era qualcosa di pericoloso, dietro quegli zaffiri, qualcosa di latente e nascosto, che riusciva vagamente a percepire.

«Chi sei, cavaliere?» avrebbe desiderato domandargli, invece di essere costretta a parlare di sé.

“Suppongo che Saori ti abbia già spiegato di Xaria, e delle mie origini…”

“So della lancia e della sua padrona divina…e che tu sei una delle ultime amazzoni sopravvissute…” rispose Kanon, annuendo.

“Errato, io sono l’unica ancora in vita; la mia stirpe discende da oltre mille generazioni da Pentesilea, custode di Xaria. Di madre in figlia ci si tramanda il segreto del cristallo, e i poteri. Viviamo nascoste, per timore che qualcuno tenti di nuovo di conquistare la lancia di Demetra…”

“Di nuovo?”

“Potrei farti un elenco lunghissimo di guerre scatenate per il possesso di Xaria, sia umane che divine…duecento anni fa, Hades ha quasi scoperto il nascondiglio dell’arma, ma l’intervento della mia signora lo ha impedito” spiegò Kora.

Kanon parve non capire:”La tua signora?”

“Demetra, signora delle messi e genitrice divina delle Amazzoni…Vedi, quello che voi saint di Atena non sapete, è che l’ultima guerra contro il sovrano dell’Averno, è stata vinta grazie anche alle mie antenate, che si schierarono al vostro fianco…ma dubito che al Grande Templio si prestino i dovuti onori a gesta compiute da donne”

“E qui sbagli, le sacerdotesse guerriere…”

“Kanon non farmi ridere: so benissimo che sono plurisottovalutate…e non ho mai capito la stupida regola di portare la maschera: forse il timore maschile che, durante un confronto, una di esse potesse sconfiggere un cavaliere?Allora sai che infamia, una donna che batte un uomo…”

Il saint di Gemini scosse la testa:”Non sono venuto qui a discutere di tradizioni. Dimmi chi o cosa ti ha attaccato, e dov’è…la tua famiglia…”

Non seppe perché, ma quella domanda gli sorse spontanea.

Un’ombra parve oscurare il viso di Kora:”Io…non ho famiglia…sono stata trovata in fasce, abbandonata su quest’isola…non so chi siano i miei veri genitori, né m’interessa saperlo…Venni trovata, per casualità o per fortuna, ciò ancora non l’ho capito, da Asteria, un’amazzone sopravvissuta all’ultima guerra sacra di duecento anni fa…”

“Devo smentirti che Hades quella volta non fu battuto…l’hanno…l’abbiamo sistemato, poco più di quattro mesi or sono” la corresse Kanon, e lei parve sorpresa da quella notizia, ma non chiese nulla.

“Per quanto riguarda chi mi ha attaccato, non lo so nemmeno io cosa fossero. Adesso ridammi il medaglione”

Il cavaliere si stupì di come lei avesse abilmente sviato il discorso, riassumendo il suo atteggiamento freddo e distaccato.

“Ho detto che te l’avrei ridato solo se tu avessi risposto alle mie domande!”

”E io t’ho detto di non essere impiccione: non chiedermi niente di personale, e io mi limiterò a non chiedere nulla…sul tuo passato” ribattè dura Kora, facendo per alzarsi.

Kanon avvampò, e le afferrò bruscamente il braccio destro, strappandole un gemito.

“COSA VORRESTI INSINUARE?!”

SCIAFF!

Uno schiaffo lo colpì in pieno viso, e Kora ne approfittò per riprendersi il medaglione.

La bionda si alzò in piedi, fissandolo con occhi freddi, taglienti come spade.

“Io non insinuo niente, ma rammenta una cosa, se vuoi andare d’accordo: non toccarmi. E un’altra cosa: se solo mi accorgo che mi stai giocando uno dei tuoi tiri, sappi che sei finito”

Il cavaliere si alzò a sua volta; era curioso ed inquietante vederli fronteggiarsi così, lui che la sovrastava di almeno dieci centimetri, il fisico forte ed allenato, gli occhi color indaco che dardeggiavano lampi di rabbia mal repressa, e lei, minuta, all’apparenza fragile e delicata come una bambola di porcellana, i capelli che parevano fatti dell’oro più puro, gli occhi che silenziosamente parevano sfidarlo.

“Cosa diavolo stai dicendo?”

Un sussurro. Le parole scandite una per una, intervallate ciascuna da una pausa che accresceva il pathos, peggio di un urlo di rabbia, peggio di una minaccia, espressa già dallo sguardo pericoloso di Kanon.

E Kora, che se ne stava lì, le braccia strette lungo i fianchi, le piccole mani chiuse, per nulla intimorita, gli rispose glaciale:”Hai capito benissimo, Kanon dei Gemelli. Sei avvertito: una sola mossa azzardata, e me la paghi. Perché se provi a fregarmi io, a differenza di Julian Kevines, ti ammazzo”.

La biondina si allontanò verso quello che inequivocabilmente lei si era designata proprio angolo di stanza e quindi territorio off-limits, lasciandolo lì, impietrito, con le parole appena scandite che si mischiavano alla voce di Doko, e a quella del fratello…

«Io non mi fido di un demone come te»

 

Fine capitolo!

Triste?Spietato?

Lo so, questo chapter vi avrà fatto salire la pressione al massimo, e fatto immancabilmente pensare:”Perché Kora è così…(censura!)?!”

Bè, gente mia, con 1 tipo come Kanon ke volevate, una ragazza tutta melessaggini e sorrisini? In seguito vi saranno chiare molte più cose, e anche l’atmosferà si rilasserà…forse…muahah

Grazie a One-Winged-Angel88 e Rekka-Chan x le recensioni!

Mizar89

 

 

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Capitolo 5
*** 5*: DANGEROUS ***


raga

Capitolo V: Dangerous

La luce calda del sole del primo mattino filtrava dalle finestrelle del lucernario, colpendolo in pieno volto. Si rigirò nel sacco a pelo, alla ricerca di quel riposo che la notte appena trascorsa gli aveva negato; aveva trascorso parecchie ore in dormiveglia, incapace di dormire, parole e voci che gli risuonavano nella mente, ricordi tormentati peggiori di qualsiasi incubo. Inutile, ormai era tempo di destarsi.

Aprì gli occhi, socchiudendo le palpebre, ferite dalla luce abbacinante quindi, fece scorrere la lampo del sacco a pelo; rimase per qualche istante così, sdraiato, la mano che schermava il suo sguardo, ad osservare il soffitto intonacato della cupola interna.

Possibile che, ciò che era accaduto il giorno prima, fosse reale?

«Non è stato un sogno…»

Guardò verso l’angolo dove vi era appesa l’amaca, sorprendendosi di trovarla vuota.

Si alzò, stiracchiandosi, rassegnato a dover affrontare inevitabilmente una serie di problemi, di cui il pricipale restava lei.

«Kora…»

Dov’era finita quella ragazza insopportabile, quella mocciosa che aveva avuto la sfrontatezza di parlargli così…

Ora che ci faceva caso, oltre alla mocciosa era sparito pure quello strano contenitore di metallo che aveva notato la sera prima.

«Mi pare impossibile, ma quello sembrava avere tutta l’aria di una custodia per cloth…ma sicuramente Saori me ne avrebbe informato, se Kora fosse stata in possesso di una delle ottantotto vestigia dello Zodiaco…avrò visto male»

Kanon s’infilò una t-shirt smanicata pulita, riponendo poi gli abiti del giorno prima nello zaino; solo allora notò un piccolo foglio di pergamena posato sopra di esso.

Lo dispiegò, leggendo una calligrafia sottile e minuta.

-Non contare sulle mie scuse. Sono andata in paese a ritirare i rifornimenti settimanali, e non ho intenzione di rincasare prima di mezzogiorno. Stamane è arrivato un falco con un messaggio per te, non so di chi sia e non m’interessa, ma prega i tuoi compagni di comunicare con te in maniera meno appariscente, ho già grane per conto mio, senza che la gente scopra dove abito; comunque, te l’ho lasciato sul tavolo di marmo prima delle scale. Se vuoi mangiare, guarda nella borsa termica. Kora-

Rilesse più e più volte quelle righe gelide, distaccate, finendo coll’accartocciare il foglio in un gesto di rabbia.

«Quella cretina! Ha chiesto d’essere protetta, poi prende e sparisce!Bè, non sarò certo io ad andare a cercarla, questo è poco ma sicuro!E adesso vediamo che novità ci sono, perché davvero, comincio a rimpiangere Atene!»

Attraversò a passi svelti la sala, trovando un secondo rotolo di pergamena, ancora sigillato, posato su un basamento di marmo che un tempo doveva fungere da altare o simili.

Riconobbe la calligrafia ordinata di Milo.

-Ehilà canaglia, come te la passi?Già fatto conquiste?Oh, se conosci qualcun’altra, pensa anche a me! D’accordo, passo alle cose serie: lady Saori ha scoperto che ciascun singolo pezzo del medaglione è un’indizio per trovarne un altro e, con tutti e cinque, si arriva a Xaria. Non mi chiedere come funzioni la questione, forse ci sono enigmi da risolvere…tu parlane con la “tua ragazza”, ok? Io sono a Roma con Aiolia, ci sono stati un sacco di attacchi alle persone ma, né la polizia né noi riusciamo ad arrivare a capo di qualcosa. Spero a te vada meglio. Cerca di non farti ammazzare, Milo di Scorpio-

Kanon non potè fare a meno di trattenere un sorriso.

«Guarda, va tutto a meraviglia!Sono rispettato, ben trattato…»

Ridivenne di colpo serio. Possibile che…

Scese di corsa le strette scale di legno, uscendo fuori dal tholos.

Era stato solo per un attimo fugace, eppure aveva percepito un tremito nel cosmo.

Un’aura nera come l’ebano era apparsa, per poi scomparire immediatamente; e ciò poteva significare solo una cosa: guai.

Camminava, a passo sostenuto, le mani in tasca, giù per il sentiero tortuoso che attraversava l’intera isola; la nave che doveva giungere in paese coi rifornimenti di vettovaglie aveva avuto problemi, e non avrebbe attraccato prima dell’indomani.

«Dannazione, per fortuna ho ancora delle scorte, però è la seconda volta questo mese che ritardano le consegne!»

Appurato ciò, aveva gironzolato un pochettino per il porticciolo, osservando con poco interesse le imbarcazioni di turisti che erano soliti attraccare per godersi per qualche ora le bellissime acque di Kastos; sabbia fina e mare limpido e cristallino da fare invidia anche alle Bermuda(ci voglio andare, ma ci girano tante di qll voci…ora ke ci penso…nn c’era una tecnica di Kanon ke conduceva in quella dimensione?Mi offro volontaria per sperimentarla…waaaah, voglio tornare al mare!!!ndMiz).

Tuttavia, in tutti quegli anni lei aveva imparato ad apprezzare la solitudine a cui era costretta, e spesso e volentieri, rifuggiva dinanzi a tutta quella gente, preferendo rifugiarsi nella tranquillità delle calette rocciose dell’isola, di cui probabilmente era l’unica a conoscerne la locazione esatta.

Un luogo ideale per nuotare in pace, rilassarsi, riflettere…e allenarsi.

«Ma tu guarda che razza di idiota doveva capitarmi come “guardia del corpo”!» pensò Kora con rabbia, mentre correva sul bagnasciuga, impugnando la sua katana con la mano sinistra, provando degli affondi a vuoto.

Un passaggio più compleso degli altri, una rotazione su sé stessa per portare un calcio al viso di un impotetico avversario, e uno scambio d’impugnatura…

“Ahi!”

La spada cadde pesantemente a terra, mentre Kora si stringeva il braccio destro con un gemito.

Maledizione! Quella ferita non voleva saperne di guarire, e quel cretino non aveva certo migliorato la situazione, afferrandole bruscamente il polso la sera prima.

«Gli ho tirato uno schiaffo…davvero gli ho detto tutte quelle cose?Bè, fatti suoi: fa tante domande a me, e pensa che io non sia al corrente di ciò che ha combinato?Saori mi aveva avvertito del suo arrivo, e mi ha assicurato che s’è ravveduto. Ma io sento che, dietro quella faccia d’angelo, nasconde l’animo di un demone. In fondo, io e lui non siamo poi così diversi…»

Rigirò il medaglione incompleto tra le dita, osservandolo.

Tante storie per quel piccolo gingillo innocuo…era stata la sua maledizione da quando ne era nata…non conosceva i suoi genitori, ma sicuramente la madre naturale doveva essere un’amazzone, che le aveva affidato quell’oggetto significativo, per poi lasciarla alle cure di una compagna d’armi…Asteria…era stata una madre per lei, molto più di quell’ingrata che le aveva dato la vita, abbandonandola così, su du piedi, come un giocattolo rotto. E poi, Spyros…un fratello, anche se non li legava alcun vincolo di sangue…una vita felice, anche se isolata nella solitudine di Kastos…fino a quel dannato giorno. Il giorno in cui lei era morta…

Si alzò in piedi, scrollandosi la sabbia di dosso e recuperando la spada.

“Se c’è una cosa che odio, è l’essere spiata” disse, con tono freddo.

Una risata maligna, e un figura apparve alle sue spalle, in un fluttuare di vento.

Lunghi capelli, neri come la pece, labbra color sangue, occhi dello stesso colore, e un’armatura sottile ma resistente che ne ricopriva il corpo. Due ali nere, piumate, spuntavano dalla sua schiena, ripiegate su sé stesse.

Un ghigno stampato in faccia, che prometteva solo guai.

“Ne è passato di tempo, Kora…sei cresciuta, dall’ultima volta che ti ho vista” fece la strana creatura, che oltre al fisico pareva non avere nulla di umano.

“Tsk…proprio vero che chi non muore si rivede, Desdemona. Sospettavo foste di nuovo voi, come sempre, del resto” replicò la biondina, sarcastica.

“Oh, quanto sei scortese…e pensare che io ero venuta qui a trovarti di persona sperando di farti un piacere, mon amie”

Kora socchiuse gli occhi:”Risparmiati certe battute, mostro. Non sono di buon umore, oggi. Dimmi cosa vuoi, o ti ammazzo”

Desdemona rise, mostrando una dentatura bianchissima in cui spiccavano due lunghi canini appuntiti.

“Orgogliosa come una vera guerriera amazzone…ma ti rammento che sei anche l’ultima rimasta di quella stirpe. Sai già cosa voglio: consegnami la chiave del sigillo, ed io eviterò che vi estinguiate per sempre”

“Mi stai dicendo educatamente che se obbedisco non mi uccidi?Interessante…ma non scendo a patti con una della tua risma!”

La bionda si lanciò contro la nemica, la spada pronta a colpire, sferrandole un gran fendente; tuttavia, Desdemona schivò all’ultimo, scomparendo in una folata di fumo nero e riapparendole alle spalle.

“Pessima decisione, mocciosa”

Un pugno violento la colpì in piena schiena, scaraventandola parecchi metri più in là, rotolando nella sabbia rovente. S’avventò su di lei, trafiggendola con gli artigli colmi di veleno. La giovane si ritrovò paralizzata.

“Sai, Kora, mi hai proprio deluso…in fondo, un tempo combattevamo sotto la stessa bandiera…”

“Taci mostro!- ribattè la ragazza, rialzandosi dolente- Le amazzoni non hanno mai appoggito la vostra sporca causa!AH!”

Desdemona l’aveva agguantata con una lunga mano artigliata per il collo, sollevandola di peso.

“Sbagli, mocciosetta: o forse non sai della tua cara mammina?”

“Co-cosa c’entra…Asteria…?” mugolò la ragazza, il fiato che cominciava a scarseggiare.

“Quella stupida?No, io parlo della tua madre naturale…quella bastarda che ha avuto la brillante idea di metterti al mondo e di tradire la nostra signora!Non dirmi che l’avevi dimenticato! Non importa, morirai nell’ignoranza! Ma prima questo lo prendo io!”

Strappò dal collo della giovane il medaglione dorato, poi gli artigli della mano del mostro si allungarono come sottili lame, pronte a richiedere il loro tributo di sangue…

“GALAXIAN EXPLOSION!!!”

Un colpo d’indicibile violenza le investì, scaraventandole una lontano dall’altra.

“Chi ha osato?!” gridò furibonda Desdemona, l’armatura fumante e vari tagli comparsi sul viso e sulle braccia.

“Io”

Un guerriero era apparso sulla spiaggia, rifulgente nella sua armatura dorata illuminata dal sole.

“Tzè, a giudicare dal tuo cloth, devi essere un gold saint di Atena…questa mocciosa stavolta ha fatto le cose in grande…” commentò la donna, beffarda, prima di guardarlo bene e trasalire. “Aspetta un attimo, io ti conosco, bastardo!Tu sei quello che l’altra volta mi ha quasi ucciso!Maledetto, me la pagherai per quell’affronto e per questo!”

Kanon dovette difendersi dall’attacco impetuoso della guerriera; alla fine riuscì ad allontanarla con un pugno violento, potendo riprendere fiato.

“Certo che avete un po’ tutti la mania di confondermi con mio fratello Saga…però io, a differenza di lui, non lascerò l’opera incompleta!Preparati a morire, chiunque tu sia! GOLDEN TRIANGLE!”

Il ragazzo concentrò nelle sue mani una sfera di energia, generandone poi altre due identiche, a formare i vertici di un triangolo. Dal suo centro, ne scaturì un vortice che attirava tutto a sè, come un buco nero.

Desdemona rise:”Non così in fretta, cavaliere dei gemelli!Per ora ho ottenuto ciò che volevo: la chiave del sigillo ce l’ho io!”

Spiegò le ampie ali, reggendo in mano il medaglione e volando nel cielo improvvisamente nero, scomparendo.

«Maledizione!!»

Kanon corse verso Kora, riversa a terra, sulla sabbia. La rigirò, temendo per un attimo che fosse morta.

Con sollievo(«Sollievo?Ho provato davvero questo?») s’avvide che, seppur malconcia, era viva.

“Svegliati stupida!”

Si sentì scuotere, richiamata alla lucidità…basta perdersi in quel buio che l’avvolgeva…doveva reagire…aprì gli occhi, incrociando due occhi azzurri che ben conosceva…

“Saga…che ci fai qui…mi hai salvata…come l’altra volta…”mormorò.

“Cerca di connettere quel cervello, stupida!T’ho già detto che io sono Kanon, non quel…”

«Sinceramente non so nemmeno io se definire mio fratello geniale o idiota, ma pazienza…»

La ragazza si mise a sedere con fatica, realizzando solo in quell’istante che si trovava tra le braccia di quel ragazzo di cui non si fidava, che aveva preso a schiaffi la sera prima e eccetera…

“Lasciami immed…”gridò, ma non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò sollevata di peso, sbattuta contro la parete rocciosa della scogliera.

“AHI! Ma sei impazzito?!”

“Sta zitta! Mi hai davvero rotto adesso! Sei la persona più indisponente che io abbia mai conosciuto, dopo quello che mi hai detto, potevo anche lasciarti morire, cretina!Te ne sei andata in giro da sola, nonostante ti avessero già attaccata, e ti sei fatta fregare il medaglione!Lo sai che significa questo?!”

Il tono furibondo di Kanon la travolse in pieno, facendole balzare il cuore in gola; fortunatamente, riuscì a mormorare: “Il medaglione ce l’ho io…”

Il ragazzo la fissò, ancora tenedola schiacciata con un braccio solo contro la roccia.

“Che cosa?”

Kora sollevò una mano tremante, cercando di scostare il suo braccio che le serrava il collo in una presa d’acciaio, afferrando una piccola catenella d’oro a cui era attaccato un sacchettino di stoffa.

Il cavaliere capì: quello che lui le aveva preso la sera prima, ovvero ciò che aveva appena rubato Desdemona, altro non era che un semplice portaritratti di bigiotteria.

I suoi occhi s’incontrarono con quelli della ragazza: non faceva più la spavalda, come la sera prima; poteva leggere una paura latente nel suo sguardo.

Ritirò il braccio che la immobilizzava, ma dovette riafferrarla immediatamente per evitare che crollasse svenuta nella sabbia; solo allora s’accorse delle profonde ferite che le solcavano la schiena, sotto gli squarci della maglietta.

Doveva essere curata, e subito.

La sollevò, stavolta con delicatezza, avvolgendola nel mantello dell’armatura, udendola mormorare:”In fondo, non sono così sprovveduta”

«No che non lo sei. Ho letto la paura nel tuo sguardo. Ma non era paura di me…quali ombre nascondi nel tuo cuore, Kora? Quali segreti celi, dietro quel viso d’angelo?Anch’io ora ho paura…timore che sentimenti che avevo obliato, persi in quel passato lontano, prima di Atene, prima di Sunion, prima che il demone nascesse in me, possano tornare…sei pericolosa, Kora”

Fine chappy!

Ok romanticone, che volevate, subito il bacio?Eh no, che, poi x i prossimi capitoli ke faccio, neh?

Mica è una VM18, quindi, non fatevi strane idee…anche perché risulterei banale nelle descrizioni(e potrei farmi venire idee strane a proposito del bel compagno di karate di cui sono pazzamente cotta…muahah)

Cmq nel prossimo chappy ci saranno le dovute spiegazioni...quali segreti nasconde Kora?

Grazie a tutti per

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Capitolo 6
*** 6*: DON'T FORGET ***


raga

Capitolo VI: Don’t Forget

Buio. Un rumore idefinito in lontananza. Sola, avvolta nelle tenebre, nell’oscurità che da tempo le attanagliava il cuore; ma c’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, che le impediva di abbandonarsi all’oblio. Lo percepiva nell’aria, una vibrazione, un’eco lontana che la raggiungeva nella sua remota solitudine…

 

…Time…time…time…

Time won’t leave me as I am…

But time won’t take the boy out of this man…

Oh, you look so beautiful tonight, in the city of blinding lights…

 

Una melodia dolce, trasportata dalla brezza leggera e accompagnata dal sussurro delle fronde degli ulivi e dal mormorio sommesso del mare.

Socchiuse gli occhi, in quella notte illuminata dal riverbero guizzante del fuoco di un braciere.

 

The more you know, the less you feel,

some pray for other steal…

Blessings are not for the just who kneel, luckily…

Occhi del colore del mare, sfavillanti nel danzare delle fiamme.

Occhi verdi, smeraldi preziosi in quel viso d’angelo, i capelli d’oro che acquistavano riflessi tremolanti di rame.

Un’incontro di sguardi, nella pace di quel momento.

“Ti sei svegliata, finalmente”

Semplice ironia, non scherno; per nascondere la paura provata al pensiero di non rivedere mai più la vita scorrere su quel viso.

La ragazza scosse la testa mettendosi a sedere di scatto sull’amaca ma, forse per il gesto brusco, forse per sfortuna, forse perché su quelle dannatissime cose ondeggianti bisogna muoversi con cautela, fatto sta che si ritrovò sul pavimento freddo del tholos, dolorante.

Kora imprecò sommessamente, cercando di rialzarsi; solo allora si rese conto di avere indosso solo il costume da bagno a due pezzi che abitualmente portava sotto i vestiti, oltre ad una serie di bende che le fasciavano gambe, braccia e schiena, ad altezza di dove, per quanto rammentava, Desdemona l’aveva colpita coi suoi artigli.

Arrossì ma, prima che potesse fare qualsiasi gesto, sentì qualcosa di morbido avvolgerle le spalle… Una felpa calda…

“Quanto sei maldestra, Kora”

Il rossore si diffuse ancor maggiormente sulle gote della giovane quando Kanon la sollevò tra le sue braccia per riadagiarla sull’amaca.

“G-grazie…” mormorò la biondina, infilandosi in fretta la felpa, più grande di lei di almeno tre taglie, senza riuscire a guardarlo in faccia “M-mi hai salvata…”

“Non ringraziarmi; se tu dovessi morire, le rogne me le beccherei io…e, come già hai detto di sapere, ho abbastanza casini di mio senza dover avere anche te sulla coscenza” replicò freddo il ragazzo, volgendo lo sguardo altrove.

“A-aspetta! Io l’altra sera…” fece per ribattere Kora, ma lui la zittì con un cenno.

“Non dire altro, per favore. Sei già stata abbastanza chiara”

«Ti prego, non dire altro che possa farmi stare peggio di come mi sento ora…»

Le voltò le spalle, deciso a troncare la conversazione, ma lei lo trattenne prendendogli un braccio con la mano destra, non riuscendo, ancora una volta, a reprimere un gemito; a quel lamento, Kanon si voltò, leggendo negli occhi della ragazza un muta supplica.

«Ascoltami…»

Sospirò, riavvicinandosi, guardandola mentre ritraeva lentamente il braccio, stringendo gli occhi.

Le si sedette accanto.

“Kora, ci ho fatto caso anche ieri. Impugni la spada con la sinistra, ma tu non sei mancina; cos’hai fatto al braccio destro, per non riuscire quasi a muoverlo?Non è una semplice frattura, per quello che ho visto medicandoti…”

«Cosa nascondi, Kora?»

La giovane trasalì, colta impreparata a quella domanda. Lei voleva solo chiedergli scusa, sarebbe già stato molto, non…rievocare quella storia che, in fondo, sperava di aver dimenticato.

«Ma non si può obliare il passato. Per quanto uno tenti, questo l’insegue inesorabile come un’ombra, senza mai abbandonarlo…per quanto sia doloroso…»

“Allora?” incalzò Kanon, deciso una volta per tutte a venire a capo di quella storia di cui ignorava ancora troppe cose.

Per un’attimo la biondina lo fissò con occhi tristi, per poi tornare a guardare il vuoto.

“Vuoi dunque sapere che ne è stato del destino dell’ultima delle amazzoni, cavaliere? Parlerò, perché ormai quella persona non esiste più…”

«Ciò che ero…ciò che amavo…lo persi allora…»

“Ma sappi che non cerco e non voglio la tua pietà. Questa storia non merita altre lacrime”

«Troppe ne sono già state versate»

 

(Flash Back)

 

Libera. Felice. Spensierata.

Il sole della vita che risplendeva luminoso su di lei, nel fiore degli anni più belli. Nessuna preoccupazione, nessun timore, nessun nemico da dover combattere…non erano ancora giunti quei tempi bui.

Correva, allegra, nel giorno del suo compleanno, per le bianche spiagge di Kastos, piccola perla nell’azzurro del Mediterraneo. Estate, il mare calmo, il vento che le soffiava tra i capelli.

Un giorno speciale, quello; dodici anni non si compiono tutti i giorni…E poi, sua madre le aveva parlato di un regalo speciale…Correva, verso la caletta dove suo fratello Spyros era solito andare a pescare.

“Fratelloneee!”

Chiamò un ragazzo sui sedici anni, alto, forte, i capelli castani, gli occhi scuri, la pelle abbronzata, immerso fino alle ginocchia nell’acqua della riva, intento ad armeggiare con una rete ingarbugliata.

Si girò sorridendo, ritrovandosi dopo un secondo in ammotto, con la sorellina che gli si era letteralmente tuffata in braccio.

“Kora, piccola peste…avevo appena sistemato la rete…” disse ridendo, scostandole dalla testa le ciocche bagnate dei suoi bellissimi capelli biondi.

La ragazzina gli chiese:”Non sai che giorno è oggi, Spyros?”

Il giovane fece finta di non ricordarselo.

“Veramente non saprei…è lunedì…”

Kora gli fece una linguaccia:”è il mio compleanno!!!”

“Ah, davvero?Questo vuol dire che sei abbastanza grande per cominciare a lavorare con me?Da domani allora verrai qui a rammendare le reti rotte…eheh” replicò Spyros, schizzandola con l’acqua.

“Neanche se mi paghi!”

Cominciarono una lotta a colpi di spruzzi, che termino solo diversi minuti dopo, quando crollarono sfiniti sulla sabbia della battigia.

“Ok peste…tregua” fece il ragazzo, asciugandosi gli occhi dall’acqua salata con una mano.

“Ti arrendi?Ho vinto io?” domandò la ragazzina, guardandolo negli occhi.

“Non se ne parla!Siamo pari, ma per poco: domani ti stendo”

Risero entrambi.

“E così oggi fai dodici anni…”

Improvvisamente il ragazzo si fece serio, mettendosi a sedere, scrollandosi la sabbia dai capelli.

«Già tutto questo tempo è passato…»

Spyros guardò la ragazzina; sì, era cresciuta, indubbiamente: era il momento che conoscesse la verità…

“Dobbiamo andare…mamma ci aspetta per pranzo” disse il sedicenne, alzandosi e tirando in piedi anche Kora, che lo guardò stranita: perché improvvisamente il suo fratellone aveva cambiato atteggiamento? La sua voce si era fatta seria, quasi triste…perché?

“Kora, hai le visioni ad occhi aperti? Muoviti: chi arriva ultimo lava i piatti!” esclamò Spyros, mettendosi a correre lungo il sentiero che conduceva a casa.

“ASPETTA!Canaglia, sei partito per primo!!!!!!”

No, decisamente non era successo nulla: era il solito dispettoso di sempre…

 

Il tholos sorgeva in mezzo alla radura, nascosto, ma non invaso da piante e sterpaglie. I marmi risplendevano alla luce del sole allo zenith, emanando un bianco quasi abbacinante.

I due sbucarono di corsa fuori dal sentiero, tra schiamazzi e risate:”Primo!” “Non vale, hai barato, sei cattivo…”

Spyros zittì la sorella, mettendole una mano sulla bocca.

Aveva un’espressione preoccupata dipinta in viso.

«C’è qualcosa che non va…»

Silenzio. Troppo. La natura era irrequita, e quello era un brutto segno.

“Aspetta qui” bisbigliò a Kora, nascondendola dietro il tronco spesso di un ulivo secolare; lei, testarda, fece per seguirlo.

“T’ho detto rimani lì, è un ordine!” le ripetè duro il ragazzo.

Un cosmo maligno aleggiava sopra il templio, pareva inghiottire l’intera isola…

Un bagliore nero, e si ritrovò schiacciato a terra, prima ancora di essere riuscito ad avvicinarsi all’edificio.

“Dove credi d’andare, bello?”

Kora rabbrividì, nascosta dietro l’ulivo.

Una figura alata, longilinea e femminile all’apparenza, stava in piedi a pochi metri da lei, un piede posato sul torace del fratello, immobilizzato, con il fiato mozzato.

«Cos’è quel mostro?!»

“Spyros…dunque sei tu il figlio di Asteria…”

Il giovane smise un attimo di dimenarsi, sorpreso:”Come…?”

Il mostro alato rise:”So tutto di te moccioso: tua madre mi ha raccontato ogni cosa…sai abbiamo fatto una bella chiacchierata…” schioccò le dita, e dal nulla apparvero altre due sue compagne, non dissimili da lei, se non nelle armature che portavano e nel colore dei capelli: per il resto, conservavano la medesima pelle d’alabastro, gli stessi occhi, rossi come fiamme, e le enormi ali ricoperte da piume d’ebano.

Reggevano tra le mani artigliate il corpo, ormai privo di vita, di una donna dai lunghi capelli castani, sporca di sangue dalla testa ai piedi…Asteria…era morta…

Torturata…. Quelli erano gli inequivocabili segni di una tortura.

“MADRE!”

“Poverina non ha resistito molto…Se non vuoi fare la sua stessa fine, dimmi dov’è quella mocciosetta che avete accudito in casa vostra, e che ha nome Kora. Sono venuta qui per lei”

La piccola, appiattità contro il tronco dell’albero, si sentì gelare il sangue.

«Cosa…cosa vogliono…da me…»

“LASCIATE STARE MIA SORELLA!”

Gridò Spyros, recuperando improvvisamente le forze necessarie per liberarsi.

In un attimo, una luce azzurra balenò attorno al suo corpo, mentre il suo cosmo bruciava; si scagliò contro i due demoni alati, facendo scaturire dalle mani due spade fatte d’energia, con le quali colpì i mostri, uccidendoli all’istante.

Adagiò il corpo della madre deceduta a terra, con una lacrima che gli rigò il viso; tuttavia, non aveva tempo per disperarsi, non ora.

“E adesso, tocca a te”; partì nuovamente all’attacco, ma il demone fu molto più rapido di lui: con un battito delle ali nere, trafisse il corpo del giovane con una raffica di piume che nulla avevano da invidiare a veri pugnali.

Spyros si ritrovò inchiodato ad un albero, le carni trapassate da parte a parte, il corpo ricoperto da ferite, un rivolo di sangue che gli colava da un angolo della bocca.

Kora si rannicchiò ancora di più nel suo angolino, incapace di muoversi, di gridare, di pensare.

La guerriera si avvicinò al ragazzo, lo stesso sguardo famelico del lupo che ha preso l’agnello in trappola, un sorriso sulle labbra sanguigne, che metteva in risalto i bianchi canini appuntiti.

“Che volevi fare, grande eroe? Pensavi forse di potermi sconfiggere così?Il mio nome celeste è Desdemona, generale degli angeli neri”

Il sedicenne trasalì.

“Vedo che il mio nome non ti è nuovo; questo vuol dire che conosci perfettamente il motivo per cui sono qui. Parla, e avrai salva la vita!”

Il ragazzo sputò il sangue ai piedi del demone e disse, sprezzante:”Non tratto con quelli della vostra risma. Sta lontana da mia sorella!”

L’angelo nero sghignazzò:”Sorella?Uhuh, avevo dimenticato quanto voi umani possiate essere così…pateticamente sentimentali. Sorella…tu e tua madre con quella mocciosa non avete nulla di che spartire. L’oggetto che custodisce appartiene alla mia signora, di conseguenza anche lei è una sua proprietà. La sua vera madre ha commesso il peggiore degli errori, cercando di nasconderla alla mia regina!”

«Basta…» avrebbe urlato Kora, se solo le fosse rimasto un filo di voce. Cos’era quel vortice di rivelazioni, notizie sconvolgenti ed emozioni che pareva averla inghiottita in un oscurità senza confini?

“Mi dispiace, ma la nera signora dovrà rassegnarsi: non avrà mai Xaria. La stessa Demetra, che io servo, lo impedirebbe…”

“Degno figlio di un’amazzone, nobile e giusto…ma stupidamente umano. Gli dei…non sono paragonabili a voi…e voi non avete il dono di comprenderli. Parli della dea delle messi come un’esempio di giustizia…tuttavia, dopo che la figlia le fu rapita dal sovrano del regno d’oltretomba, che cosa fece?Pianse, come una bambina a cui è stata sottratta una bambola…non si curò minimamente di patteggiare con il sommo Olimpio la restituzione della sua progenie! E la regina non ha dimenticato: ha condannato alle tenebre eterne colei che le diede la luce, la medesima oscurità di cui ora lei è sovrana! Soldato di Demetra, preparati a raggiungere la tua dea nel più nero degli inferni!”

Prima che potesse rendersene conto, prima che potesse reagire, gli artigli dell’angelo nero lo trafissero in pieno petto.

Un gemito uscì dalla sua bocca, insieme ad un fiotto di sangue, mentre il suo cuore dilaniato perdeva l’ultimo battito.

“Ko…ra…”

«Fratello!Non puoi…non puoi morire!»

Inorridita, lo vide esalare l’ultimo respiro per poi cadere riverso sul terreno, esanime.

“Patetico mortale…” disse sprezzante Desdemona, rivoltandolo con un calcio.

“NOOO!!!”

Kora ritrovò la voce; improvvisamente, uscì fuori da suo nascondiglio e, afferrando il sasso più grande che riuscì a trovare, lo scagliò contro le ali del demone, che si voltò di scatto, infastidita.

“E tu cosa vorresti fare?”

Il tono gelido non impedì alla dodicenne di replicare, con tono rabbioso:”Sta’ lontana da mio fratello, mostro!”

Un ghigno inarcò le labbra di Desdemona: non doveva più nemmeno far la fatica di cercarla per tutti gli angoli di quella minuscola isola.

“Kora, è un onore: ti consegni spontaneamente?”

La ragazzina strinse il medaglione che portava in bella vista, appeso sul collo, nascondendolo con aria di sfida sotto la maglietta.

“Non so che valore abbia per voi; ma mio fratello è morto difendendo me e quest’oggetto…e io farò altrettanto!”

“Parole nobili che risultano stupide, in bocca ad una mocciosetta come te!”

La piccola capì di aver agito avventatamente, balzando allo scoperto, e lesta, scelse l’unica strada che le restava: corse via.

O almeno fu quello che cercò di fare, perché si e no dieci metri dopo, l’angelo nero le si parò davanti, brandendo la grande spada che, fino a quel momento, aveva tenuto nel fodero cinto al fianco.

Evitò per miracolo il fendente, ma non fu altrettanto fortunata con l’artigilata che le trapassò l’intero braccio destro, e il calcio che la colpì in piene costole.

Kora rotolò nella polvere, i polmoni svuotati, un dolore infuocato che dal gomito arrivava fino alla punta delle dita, come se al posto del sangue nelle vene le scorresse acido.

Una coltre di lacrime le appannò la visuale di Desdemona che le si avvicinava progressivamente, la spada alzata, pronta a colpire.

“Spyros…”; invocò il nome del fratello, ben sapendo ch’era inutile. Il corpo di Asteria, poco lontano, tra quello dei demoni uccisi dal ragazzo, e poi quello del sedicenne. Vide il volto del fratello, riverso su quel terreno aspro, sporco di sangue, i bellissimi occhi scuri ora vitrei, le mani che tante volte le avevano scompigliato i capelli, o che l’avevano rassicurata stringendola a sé, quando aveva paura, adesso abbandonate con il resto del corpo a quel sonno di morte.

“Fratello…”

“Ancora che ti preoccupi per lui? Mocciosa, è la tua vita ad essere in gioco! Ma siccome tieni tanto a lui, ti farò dono d’una morte rapida, per non dover attendere a lungo sulla triste riva dell’Acheronte!”

La lama risplendette alla luce del sole, prima d’abbassarsi, pronta a reclamare il sangue della piccola…

C-CLAANG!!

La spada risuonò sinistramente quando incontrò la dura terra sotto di sé, anziché un corpicino vulnerabile; dal canto suo, Kora riaprì gli occhi, stupendosi d’essere ancora viva.

In salvo, stretta tra braccia forti e sicure. Socchiuse lo sguardo, abbagliato nel fulgore di una luce dorata.

«Fratello?»

“Chi diavolo saresti tu!?”

La voce di Desdemona, gelida e minacciosa, la riscosse.

Capelli lunghi, color del cielo notturno. Occhi blu, come il mare all’orizzonte. Un’armatura d’oro, un’energià calda, fortissima, che avvolgeva entrambi.

Circa diciott’anni, un sorrisetto quasi presuntuoso sulle labbra, mentre con un gesto elegante scostava il bianco mantello gonfiato dal vento oltre le spalle.

Parlò con disinvoltura, con tono fermo, privo di timore:”Gemini, gold saint della terza Casa ad Atene. Tu piuttosto, demone…cosa vorresti da questa bambina indifesa?”

“Tsk…Atena ancora una volta s’intromette nei fatti degli altri dei. Io voglio solo il medaglione che quella mocciosa porta al collo. Xaria appartiene di diritto alla mia regina”

“La tua ‘regina’, come la chiami tu, non ha nulla a che spartire con le Amazzoni. Quell’arma non sarà mai destinata a lei. Vattene” replicò altrettanto duro il cavaliere.

“Uh, e dovrei forse aver paura? Togliti dai piedi: la Signora non vuole una guerra, ma desidera solo ciò che le spetta di diritto e che quella maledetta della madre le sottrasse, dopo averla obbligata a sposare Hades!”

“Dovrà rinunciare: da due secoli un patto di protezione vige tra l’erede della casata di Pentesilea e Atena. Voi, angeli neri che nell’ultima Guerra Sacra foste sconfitti nettamente sotto lo stendardo di Hades, ancora non avete appreso la lezione impartita?!”

Desdemona digrignò i denti:”Non farneticare di cose che non capisci, miserabile umano!Parli troppo, ma la bocca te la chiudo io!”

Si scagliò contro il cavaliere di Gemini, concentrando il suo cosmo nero intorno alla lama dell’enorme spada:”BLACK FEAR VERTIGO!”.

Una sfera di luce nera volò a mezzaria, diretta contro il saint.

Il ragazzo sorrise e, in una frazione di secondo, mise al sicuro Kora posandola a terra, per poi deviare il colpo con una sola mano, come un’innocua palla da baseball.

“Scusa, dovrei preoccuparmi di questo? Una tecnica così lenta ed inconsistente non mette in difficoltà nessuno!E ora, pagherai per quello che hai fatto alla famiglia di questa bambina! GALAXIAN EXPLOSION!”

Il cosmo dorato di Gemini avvampò, investendo l’angelo nero in tutta la sua potnza. L’esplosione di mille supernove…la forza stessa dell’universo era impressa in quel signolo colpo.

Lo avvertì Kora, mentre si copriva gli occhi nella luce accecante…

Un urlo disumano.

“PER ORA AVETE VINTO VOI!MA LA PAGHERETE PER QUEST’AFFRONTO!NEMMENO ATENA POTRÁ SALVARE IL MONDO, STAVOLTA!”

Con un ultimo grido, l’angelo nero svanì.

E anche la sua mente si abbandonò all’oscurità.

 

Ritornò cosciente solo due giorni dopo quando, in un letto del piccolo ospedale di Kastos, trovò al suo fianco lo stesso ragazzo che l’aveva salvata. All’inizio si spaventò, non riuscende nemmeno a parlare, ancora scossa per quello che le era accaduto. Tuttavia, il sorriso gentile del giovane la rassicurò. Le disse che, per un po’ di tempo, non sarebbe stato prudente restare lì; avrebbe vissuto ad Atene, al Grande Templio di Atene…fino a quando le acque non si fossero calmate.

“E…mio fratello?”

Kora riuscì finalmente a trovare le forze per chiederlo; il ragazzo si fece triste.

“Mi dispiace. Non sono arrivato in tempo per salvare anche lui. È morto da eroe: il suo nome non sarà dimenticato…non piangere: si è sacrificato perché tu fossi felice”

La piccola si asciugò le lacrime silenziose che le rigavano il viso: da quel momento, non avrebbe più pianto…

«Per Spyros…»

“Spero che stia bene…ovunque sia…non era il mio vero fratello…ma non me lo ha mai fatto pesare…io non lo sapevo nemmeno…e…” si fermò, la voce nuovamente rotta dal magone.

Il cavaliere le passò una mano tra i capelli:”Anche se le persone care non ci sono più…il loro ricordo continua a mantenerle vive nei nostri cuori” le disse, dolcemente.

Kora sorrise:”Spero solo che sia felice, ovunque egli sia”

Il diciottenne annuì:”Ne sono sicuro: e continuerà a vegliare su di te anche da là”

Si alzò, vedendo entrare i medici per la visita quotidiana:”Adesso pensa a guarire”

Fece per uscire dalla piccola stanza, ma la ragazzina lo chiamò:”Non mi hai detto il tuo nome!”

Il saint di Gemini sorrise:”Mi chiamo Saga”.

«Saga…non lo dimeticherò»

(fine flash back)

 

Aveva tenuto il viso nascosto tra le mani per l’intera durata di quel racconto; per non piangere. Perché, per quanto cercasse di non darlo a vedere, forse per non apparire debole, il tono della voce esprimeva un dolore non sopito, mai guarito, nemmeno dal corso degli anni.

«Kora…»

Aveva paura a parlarle; timore della sua reazione. L’aveva costretta a rivivere i suoi peggiori ricordi di quella vita che conosceva a malapena, come un puzzle mancante di troppi pezzi.

“Kanon…”

Si stupì all’udire la voce della ragazza che lo chiamava; si girò verso di lei, rannicchiata su se stessa, le ginocchia strette al petto, i lunghi capelli a coprirle gli occhi.

“Pensi che…sia una stupida…che vive legata al suo passato…e che non prova nemmeno a liberarsene…?”

Quelle parole…le stesse che si era ripetuto migliaia di volte, dopo la caduta dell’impero di Nettuno. Liberarsi da quei vincoli fatti di ricordi dolorosi, per riscattarsi…per tornare a vivere…

“No” rispose, con tono fermo e sincero.

Le sollevò la testa: i suoi occhi verdi erano lucidi.

Si buttò tra le sue braccia, piangendo, cercando rassicurazione, come accadeva quando era piccola, e Spyros l’abbracciava ogni volta, per calmarla.

Kanon restò un attimo stupito, poi passandole una mano tra i lunghi capelli dorati, la strinse a sé.

“Non piangere, Kora…” le sussurrò più e più volte. Rimasero così per molto tempo, fino a quando, stanca, lei non si addormentò con la testa posata sul petto del ragazzo.

“Mi dispiace, Kanon…” la udì mormorare. Si accoccolò meglio sulla piccola amaca, tenendola stretta a se, aspettando di prender sonno. Ci sarebbe stato tempo il giorno dopo, per parlare del medaglione e dei nuovi problemi; finalmente, anche in lui la stanchezza prevalse. Dormirono vicini per tutta la notte.

 

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Capitolo 7
*** 7*: FOBIE ***


raga

Capitolo VII: Fobie

Un tepore dolce, caldo, come i ricordi più belli di un passato fuggito via, perduto nel tempo; ma quello non poteva essere un semplice frutto della sua immaginazione. Un profumo delicato, di rosa, che si miscelava a quello più forte e selvaggio della salsedine e della vegetazione di quell’isola fuori dal mondo. Seta che gli sfiorava la mano, carezzandogli il viso…lunghi fili di un tessuto dorato…

«Un angelo»

Dormiva, un’espressione serena, un sorriso sulle labbra, nonostante le vicende della notte prima. Ricordi…anche per lei erano degli oscuri fantasmi pronti ad assalirla nei momenti di debolezza?

Un angelo a cui erano state spezzate le ali…

Kanon scosse la testa; ripensò alle parole di milo:«Già, avevi ragione, dannato Scorpio…le donne sono pericolose…Praticamente ci ho litigato, abbiamo fatto a pugni, e ora ci ho dormito pure abbracciato…Una situazione che non saprei definire se comica o tragica…»

Un mugolio sommesso.

«Voglio proprio vedere che mi dice ora che si sveglia…»

Si stiracchiò; che bel calduccio…era un peccato doversi alzare.

“Cinque minuti…” mormorò assonnata. I suoi capelli le solleticavano il viso; li scostò, stropicciandosi gli occhi.

“Kalimera, Kora” (*buongiorno in greco moderno, ndMiz ke x metà è greca!)

La ragazza impiegò qualche istante per realizzare.

“Mmm…Kanon…kalimera…EH?WAAAAAAAAH, CHE CI FAI QUI???!!!“

Si rese conto di essere praticamente tra le braccia del ragazzo…una situazione alquanto equivoca ed imbarazzante, per lei.

“Mah, veramente sei tu che ieri ti sei addormentata scambiandomi per il tuo orsacchiotto di pezza…pensavo di fare una gentilezza, non svegliandoti per spostarti” ribattè il ragazzo con un sorrisetto malizioso.

“CHEEEEE?? SCENDI SUBITO DALLA MIA AMACA!VIAAAAAAA!!!!!!” Kora quasi lo buttò giù, cercando di coprirsi il più possibile le gambe rannicchiate contro il petto con la felpa che aveva indosso(rammento che lei era in costume da bagno, fasciature a parte, e il bel cavaliere le ha prestato la sua felpa, ndMiz che vorrebbe lei Kanon sull’amaca-Ma non ho un’amaca T_T).

Kanon scoppiò a ridere:”E va bene, ok, non ti scaldare…Posso riavere la mia felpa, parakalò?” (*per favore)

“Sì, sì, prenditela, basta che esci…cioè…NO!Sparisci, che mi devo cambiare!Te la rendo dopo!Insomma, vuoi andartene?!Evapora!”

Kora afferrò il cuscino, lanciandolo dietro al ragazzo che corse fuori dal tholos ridendo come non gli capitava da tempo…Anni che, al ripensarci, parevano interi millenni. L’oscurità sembrò diradarsi dal suo cuore.

Pochi minuti dopo, lei lo raggiunse.

«è davvero carina» non potè fare a meno di ammettere il saint di Gemini, osservando rapito i capelli dorati della ragazza, intrecciati con accortezza in due trecce che erano unite sulla nuca in una coda.

“Che hai, ti sei incantato?” lo canzonò Kora, sventolandogli una mano davanti agli occhi, ironica. Il ragazzo si riscosse, volgendo la testa altrove.

“Molto spiritosa!Stavo riflettendo…”

“Uh, già il fatto che tu sappia riflettere lo considero un miracolo…aspetta che ne prendo nota…” fece finta di scriverlo su un ipotetico taccuino.

“Davvero divertente, vedo che siamo di buon umore stamattina, dato che non hai ancora tentato d’ammazzarmi” replicò Kanon, con aria da spaccone.

“AIGANAMISSU!” (*Ahem…devo proprio tradurre?è un bell’insulto in greco, giusto per restare in tema…nel dialetto delle mie parti-cioè in buon brianzolo/milanese- si direbbe…vada via i ciap! NdMiz)

“Ehi ehi, bonjour finesse, mi raccomando!”

Kora gli fece una linguaccia; poi, tornando seria, gli chiese:”Scherzi a parte, a che pensavi?”

Il saint scosse la testa, pensieroso:”A ieri. Quel demone t’ha quasi ucciso per il medaglione…”

“Ti ripeto che non sono demoni, ma angeli neri”

“E che differenza c’è, mostri restano!”

La biondina sbuffò:”La fai troppo semplice: i demoni sono mortali, Desdemona è una semidea. In oltre dieci anni di persecuzione, non sono mai riuscita a farle un graffio. Ripensandoci, l’unico che abbia mai visto conciarla per le feste, è stato Saga…” aggiunse poi, a bassa voce, quasi stesse parlando da sola.

“Tsk, se l’ha fatto lui posso farlo anch’io!” replicò secco Kanon.

«Ahi ahi, qui mi sa che la cosa va ben oltre la rivalità fraterna»

Il ragazzo quasi le lesse nel pensiero:”Lascia perdere, che è meglio”

“Guarda che io non t’ho chiesto nulla”

“Appunto, ma l’hai pensato. Non domandare, non costringermi…a darti risposte…che non ti farebbero piacer”

«A quanto ho inteso, mio fratello è stato una persona importante per lei…E Kora non è a conoscenza di ciò che ha fatto…se lo scoprisse, ne starebbe male…ma che dico, mi odierebbe ancora di più…la colpa è solo mia, è un cerchio chiuso, punto…»

“Senta, grande filosofo, ha finito di congetturare, o ha intenzione pure di metterli per scritto sotto forma di dialogo e ricavarne un’utopia?”

La voce ironica di Kora lo riscosse:”Nei miei piani non c’è quello di emulare Platone” ribattè.

«Chissà perché al sentirlo parlare di piani non mi sento tranquilla…»

“In ogni caso, ritengo sia pericoloso per la tua incolumità restare ancora su quest’isola”

“Uh uh, come sei premuroso…ti sta a cuore la mia salvezza o quella del medaglione?” chiese la ragazza, sarcastica.

Kanon inarcò un sopracciglio, offeso nell’orgoglio:”Cretina, secondo te?Sei così insopportabile che, per evitare casini, sigillerei te, il tuo carattere odioso e il medaglione in un pozzo!”

Stavolta fu il turno di Kora:”Sentimi bene, canaglia, fosse per me, mi sarei già liberata di sto’ dannato coso, ma siccome sono l’unica a conoscenza della chiave per arrivare alprimo dei quattro pezzi mancanti del medaglione, non risolverei un bel niente, perché continuerebbero a perseguitarmi comunque!E poi, i pozzi non mi piacciono, soffro di claustrofobia, e non mi piace stare al buio!” replicò indignata.

Avrebbe proseguito con la sua arringa, se il ragazzo non l’avesse fermata posandole un indice sulle labbra.

“Aspetta un attimo…ripeti ciò che hai detto”

“Sei una canaglia…non ti sopporto…e non mi piacciono i pozzi”

“Scema, non quello!Il medaglione!Hai detto che conosci l’indizio!”

Kora si morse un labbro: cavolo l’aveva sentita….«Chi è che dice che i maschi ascolatano solo le prime due parole di un discorso, e poi si mettono in stand by?»

“Ehm…sì…” era riluttante a fidarsi di Kanon.

Il ragazzo sbuffò:”Perché non me l’hai detto?Hai rischiato la vita ieri, sapendo che sei l’unica ad esserne a conoscenza!”

Kora lo guardò, truce:”Non mi pare che tu me l’abbia chiesto”

Calò un silenzio gelido.

La biondina gli girò le spalle, dirigendosi verso l’ingresso del tholos.

«Stupido!»

Kanon si rimproverò mentalmente; ma possibile che quella ragazza fosse così insopportabile?

«Certo che s’arrabbia per niente»

Rientrò nel templietto e trovò la ragazza intenta a preparare un borsone con pochi vestiti.

“Che stai facendo?” domandò il giovane, senza capire.

“Semplice: come hai detto tu, qui a Kastos sono in pericolo, quindi ci spostiamo. Vogliono la chiave del sigillo e me, non trovandomi più penseranno che mi sia nascosta chissà dove, mentre noi, invece, recupereremo gli altri pezzi del medaglione, fino ad arrivare a Xaria” rispose Kora.

A Kanon mancò un battito:”Sei impazzita?”

Gli occhi vedri della ragazza parvero quasi trapassarlo:”Mai stata più seria, mi sono rotta di restare qui ad aspetttare che vengano ad uccidermi. Affronterò il problema alla radice” ropose un'altra t-shirt tra i suoi pochi valori, quindi prese la katana e la pose in un secondo fodero, che ne copriva anche l’elsa, e l’agganciò con due moschettoni al borsone: una mimetizzazione perfetta, per un’arma; il saint cercò di trattenerla un momento:”Di grazia, vorresti riflettere, prima di fare di testa tua?Per lo meno, avere la gentilezza di chiedere un mio parere?Tanto per sapere cosa ti passa per la mente, visto che poi tocca a me proteggerti?”

La biondina lo squadrò da capo a piedi:”Poteggermi?Tu?Ma non farmi ridere, ho imparato a cavarmela da sola ben prima d’incontrarti!” replicò secca.

Il ragazzo dovette imporsi mentalmente di non perdere le staffe: era una provocatrice nata, avrebbe solo fatto il suo gioco a darle corda.

“Certo…sei così autosufficiente che ieri, per poco, Desdemona non ti rompeva le ossa una ad una” ribadì, vedendola stringere i pugni in un gesto di stizza.

«Fregata, baby»pensò compiaciuto, già pronto a parare uno schiaffo, ma la reazione non fu quella.

Kora lo fissò con disappunto per un istante poi, con un sorrisetto strafottente, disse:”Benissimo, caro il mio body-guard, ti stanno così tanto a cuore il medaglione e la mia incolumità?Fatti tuoi, ma se davvero ci tieni a fare il tuo dovere e adempiere alla tua missione, ti conviene seguirmi, perché io qui non rimango. A meno che tu non possa, eventualmente, salvarmi a distanza, sarà meglio che ti decida a venire con me…o puoi sempre tornartene ad Atene, come preferisci”

Il ventisettenne rimase un attimo interdetto: possibile che quella peste l’avesse sempre vinta?

Rassegnato, si sedette sull’amaca, abbandonandosi al suo dondolio; restarono silenziosi per diverso tempo, ciascuno perso nei propri pensieri. Xaria…l’idea di ritrovare quella lancia leggendaria lo rendeva inquieto: l’avrebbe difesa dalle grifie degli altri, certo…ma chi gli assicurava che il vero nemico non fosse proprio sé stesso?Il demone addormentato nel suo cuore…come contrastare la brama di potere che l’aveva spinto, anni addietro, ad ingannare e tradire persino il proprio fratello?

«Sono cambiato. Non ripeterò, non cadrò una seconda volta nei mie errori! »

“Kora?” la chiamò, con voce ferma, seria; la ragazza si voltò a guardarlo, interrogativa.

“Ho preso la mia decisiono; hai ragione, qui a Kastos non siete più al sicuro. Cercheremo i pezzi mancanti, ma dovrò comunicare ogni tuo spostamento al Santuario”

Un sorriso illuminò il volto della giovane, che rispose:”Sono contenta, anche perché mi sarebbe dispiaciuto viaggiare da sola” «Oh no, ma che sto dicendo?Simpatizzo con questa canaglia?!Sono proprio messa male…»

Kanon rimase interdetto:”Sicura si stare bene?Mi sto preoccupando seriamente per la tua salute…sei troppo gentile, oggi…”

Dovette schivare una All Stars nera con le fiamme che mirava dritta alla sua faccia.

“Finiscila o t’ammazzo!” fu la minaccia che seguì il gesto.

Il ragazzo sospirò:”Ora ti riconosco…va bene, la smettò sennò piangi…scherzavo, non uccidermi!!Piuttosto, mi vorresti almeno dire dove drovremmo andare?”

Kora lo guardò male ancora per un attimo, poi prese dal borsone un foglio piegato, che si rivelò essere una cartina.

“Ellas”

Grecia: una mappa geografica dello stato e delle sue svariate isole.

La ragazza la dispiegò sul tavolo di marmo, posanddovi sopra il medaglione.

“E adesso, cavaliere, vediamo la tua abilità analitica…che mi dici?”

“Vedo una mappa e uno stupido gingillo dorato”

“Stupido, fai il serio!”

Kanon assunse l’espressione di una persona concentrata:”Mmm…dunque…ci sono! Una cartina geoografica della Grecia e il tuo medaglione!”

Kora lo spinse di lato:”Sei un caso perso!Guarda!”

Prese in mano il medaglione, mettendoglielo sotto gli occhi: vi erano incisi nella corona che circondava la pietra rossa incastonata al centro, diversi simboli: una ? (*psi), due onde, tre sbarrette verticali con sopra un triangolo, delle strane linee che frmavano delle montagnette, e un occhio greco(cm qll ke si vedono sulle navi greche); oro finemente inciso, con accuratezza: un lavoro minuzioso e perfetto.

“Bell’ammucchiata di disegni, ma non ci capisco nulla lo stesso”

Lei gli scoccò un occhiatina di superiorità poi, prendendo carta e penna, li trascrisse in un ordine diverso da quello con cui comparivano: segno tipo casetta, occhio, ?, ondine e montagnette.

“Ti dicono nulla, ora?”

“Sinceramente…no”

“Basta, ci rinuncio…ok, eccoti la soluzione, zucca vuota: il primo dei quattro pezzi è nascosto, con ogni probabilità, in un templio dedicato al culto di Poseidon che governa sui mari”

Poseidon…l’altro nome di Nettuno.

Fu una coincidenza il fatto che ebbe un brivido al ritrovarsi a dover riaffrontare quel nome?

Kora doveva saperlo bene, perché lo aveva osservato in ogni sua minima reazione…sapeva di Julian Kevines, della sua militanza tra i Sette generali degli Abissi…che altro sapeva, quella ragazza?

Cercò di restare calmo ed impassibile:”D-davvero? Non ci ero arrivato…però di templi di Nettuno la Grecia è piena” commentò.

La bionsina scosse la testa:”E qui entra in gioco l’ultimo simbolo. Le montagnette incise indicano la terra…sono pochissimi gli altari dedicati a Poseidon Enosigeo, lo scuotitore della terra”

«Enosigeo…raffigurato anche come un cavallo candido dagli zoccoli d’oro…» rammentò Kanon, dagli arazzi veduti nel Palazzo Sommerso, quando ancora era il custode della colonna dell’Atlantico Settentrionale…«Sembra siano passati secoli»

Kora nel frattempo aveva proseguito: “Ora, tenendo conto che i templi di cui ti parlo sono solo due, e uno di questi è andato interamente distrutto, salvo forse qualche pezzo di colonna di poco conto, ne resta solo uno”

La ragazza guardò sulla cartina, mentre il ventisettenne ebbe uno strano presentimento…la vide passare sopra la regione dell’attica, oltre Atene, alla ricerca di un nome…

«Ti prego, non dirmi…»

No, non poteva essere…lei non poteva sapere…non era a conoscenza di quella parte oscura del suo passato, da cui era scaturito tutto…non poteva essere…

“Trovato! -esclamò Kora trionfante- Prima tappa del nostro viaggio: il templio di Poseidon Enosigeo a Sunio!”

Tutto parve piombare nelle tenebre più nere, dinanzi agli occhi di Kanon…

«La paura non abbandona mai le sue vittime…e dal passato non si può scappare in eterno…prima o poi torna sempre ad esigere il saldo dei suoi debiti»

Fine capitolo

Auch!Direi ke vi lascio in una situazione veramente critica…Sunion…per Kanon è sinonimo di prigionia, oltre a soffernza, morte, ecc…

Vome reagirà? Cosa dirà a Kora, che proprio ignora di questa parte di storia del ragazzo? E il loro rapporto?Migliorerà, peggiorerà? Mah, con quei due proprio non la vedo facile, finirà che inizieranno a fare a pugni per poi passare a ben altro…aaaaaah…^////^…Vi ho sgamate! Eh, tutte li a pensare chissà cosa!(ma se l’hai scritto tu!Stai vaneggiando, e sono solo le 20!!!Miz, ripigliati, ke domani c’hai la dimostrazione di Karate con Fabiuccio raggio di sole>il sensei figo< e anke Dany amore della tua vita >il compagno di karate figo<… nd lettrici)

Ok, ricevuto, se nn aggiorno presto mi minacciate di morte, poi mi ammazzate…

A presto!

Grazie mille ai vostri commenti, anke x ki mi commenta Dark Soul e Eternity, che devo assolutamente tornare ad aggiornare!!

Baciottoli

Mizar89

 

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Capitolo 8
*** 8*: SOMEWHERE IN MY MEMORY ***


raga

Capitolo VIII: Somewhere in my memory…

Il tempo pareva essersi fermato, trascinato come tutto il resto nell’oscurità che avvolgeva ogni cosa; era rimasto solo, abbandonato nella solitudine, a combattere il mostruoso fantasma di quel passato che, inutilmente, aveva cercato di dimenticare.

«Sunio»

Quella parola rieccheggiava gelida nella sua mente, confondendolo, ridestandogli paure e timori sopiti, facendogli ribollire il sangue…dà lì, da quel luogo maledetto, da quella prigione di roccia ed acqu,a era scaturita ogni cosa: ogni sua azione malvagia doveva la genesi a quell’inferno.

No, non poteva tornare…non voleva…

“Ehi, ti senti bene?”

Kora fece per dargli una spintarella, preoccupata per averlo visto sbiancare così improvvisamente; Kanon, perso in quel limbo oscuro, reagì di riflesso, scostandole bruscamente il braccio.

“AHI! MA CHE TI PRENDE, ORA?!”

Il ragazzo parve ridestarsi, accorgendosi solo in quel momento d’averla colpita proprio sul braccio infortunato; si ritrovò a fissarla negli occhi, in quegli smeraldi che dardeggiavano furibondi, squadrandolo.

«Maledizione!»

“Ah…io…scusa” mormorò, con tono basso, volgendo lo sguardo altrove.

La biondina ripiegò la mappa con un gesto secco, infilandosi il medaglione al collo:”Lascia perdere. Sei davvero senza speranze”

«Accidenti a te, e a me che voglio sempre aiutare gli altri! Per cosa poi, per vdermi trattare così!»

Lo liquidò gelidamente, tornando ai suoi preparativi; il cavaliere la guardò finire di chiudere il borsone, con gesti che lasciavano trasparire la rabbia mal repressa.

Voleva solo essere gentile, e lui, come al solito, aveva rovinato tutto…

«Non può capire, lei non sa ciò che quel luogo significa per me…Ma non posso spiegarglielo…mi detesta già a sufficienza senza che venga a sapere anche di questa parte del mio passato…Fratello, se tu fossi al mio posto, sapresti come comportarti? Certo, ma tu, Saga, non saresti mai finito in una situazione simile…»

SPLASH!!!

Ebbe un attimo di smarrimento, prima di realizzare che un’intera bottiglietta d’acqua gli era appena stata svuotata sulla testa.

“Questo è per svegliarti e farti connettere il cervello”

La voce di Kora, canzonatoria, alle sue spalle; non fece in tempo a girarsi, che una seconda doccia lo infradiciò da capo a piedi.

“E questo è per il tuo inospportabile atteggiamento da canaglia che si ritiene superiore a tutto e tutti”

La vide ridere, ora dinanzi a lui, e la udì domandare, con tono innocente: “Vero che una bella doccia alla mattina è veramente salutare?”

«Mocciosa, provocatrice e impertinente»

“Uh, che cattivo però, ti sei finito tutta l’acqua!” gli disse, con finto tono di rimprovero, posando le bottigliette vuote sul tavolo.

Dipettosa. Irriverente. Eppure quella ragazza pareva avere la capacità di diradare l’oscurità insita nel suo animo.

“Kora…con questo, hai finito di vivere…”

“Certamente, comincio subito a fare testamento allora!” replicò la biondina con un sorriso.

Kanon si scostò i capelli bagnati  dal viso…e, senza preavviso, scattò; la ragazza lo anticipò per miracolo, e si fiondò giù per le scale, senza smettere di ridere.

“Cos’è, la doccia è rimasta senz’acqua?”

Corse fuori dal tholos, agile e fulminea, cercando di seminarlo; non seppe dire se, tuttavia, fece apposta a non essere abbastanza veloce per evitalo, o lui così rapido da riuscire ad agguantarla dopo poco, cingendola con un solo braccio per i fianchi sottili, bloccandole la fuga.

“Presa”

Il ventisettenne scorse la vasca circolare collocata fuori dal templio di Demetra, ricolma d’acqua verdastra su cui galleggiavano foglie e ninfee; Kora intuì le intenzioni del ragazzo, e cominciò a dimenarsi, cercando di liberarsi.

Tentativo vano, poiché, in quanto a massa muscolare e forza, fra i due non vi poteva essere paragone(Ma qst nn vuol dire ke Kora, cm guerriera, sia + debole di Kanon, nn confondiamo le cose!, ndMiz).

Kanon la trascinò per alcuni passi, lottando contro la biondina riottosa, che opponeva fiera resistenza, poi, senza sforzo, la sollevò in braccio.

“WAAAAH!NO, LASCIAMI!CANAGLIA, NON PROVARCI NEMMENO! NOOO!!! EDDAI, SCUSA, SCUSA, SCUSA…NON ERA MIA INTENZIONE BAGNARTI…”

Il giovane ridacchiò, con quella sua espressione beffarda che prometteva solo guai: “Non è un po’ tardi per pensarci, mocciosa?”

Si sporse sulla vasca di marmo, lasciandola oscillare sull’acqua torbida.

“NO, DAI, TI PREGO, NON VOLEVO…” lo supplicò lei, aggrappandosi al braccio che le cingeva la vita, agitandosi.

«A guardarla così, tutto parrebbe meno che una guerriera amazzone»

“Mi hai infradiciato senza motivo?Fatti tuoi, è ora che impari ad essere rispettosa!”

La lasciò scivolare.

“NOO!”

Kora avvertì per un istante il vuoto sotto di sé…ma, con sorpresa della ragazza, l’acqua non la sfiorò nemmeno.

«Ma cosa…?»

Riaprì gli occhi, senza capire…e il cuore le balzò in gola. Un bluff…Non l’aveva lasciata cadere, l’aveva presa in giro.

Abbracciata alle spalle tornite del ragazzo, stretta contro il torace delineato, di cui poteva scorgere i muscoli perfetti sotto la maglietta bagnata, sorretta dalle braccia forti del cavaliere.

“Ti sei spaventata?”

La voce di Kanon, poco meno di un sussurro, un soffio accanto al suo orecchio.

Un bluff…Alzò la testa, pronta a ribattere indignata, ma le parole le morirono prima ancora di riuscire ad aprir bocca.

Occhi azzurri come il mare, misteriosi, magnetici, belli, pericolosi.

Vicini, troppo vicini; poteva vedere ogni sfumatura di quegli occhi verdi che potevano rivaleggiare con le stelle del cielo, così come le gote arrossate, e l’espressione sorpresa, quasi spaventata, sul volto di lei.

Vicini, fin quasi a sfiorarsi…il cuore di Kora batteva impazzito, mentre ogni pensiero razionale veniva travolto da una nebbia fitta.

Troppo, per una che si era ripromessa di non concedere mai a nessuno di oltrepassare quella sottile linea di confine che delimitava il proprio io dal mondo esterno…un’emozione incontrollabile, un miscuglio disordinato di sentimenti in cui era stata trascinata dentro, da quel ragazzo di cui non sapeva niente, se non che per lei costituisse un pericolo, un avversario da tenere sotto controllo…tuttavia, aveva commesso l’errore più grande: aveva abbassato la guardia.

E Kanon, in quel momento, aveva in pugno la situazione…avrebbe potuto sfiorargli il viso con un minimo movimento della testa…

Occhi negli occhi, come la prima volta che si erano incontrati, o meglio scontrati…aveva avvertito il cuore di lei accellerare i battiti; egli stesso, sentiva una sensazione mai provata attanagliargli l’anima…una sensazione bella e sconvolgente allo stesso tempo…i lineamenti delicati, quelle labbra rosee, e quello sguardo che non si staccava dal suo…

 

Un suono rimbombante spezzò quello strano idillio.

Kanon interruppe quel confronto di sguardi, volgendo la testa verso la baia del porto di Kastos: una nave di modesta stazza era impegnata nelle manovre di attracco.

La lucidità parve tornare in Kora che, sommessamente, lo chiamò:”Ehm…potresti rimettermi giù?So che ci tenevi a rendermi la pariglia, ma…”

Ammutolì quando, per un istante, il ragazzo tornò a guardarla negli occhi; lentamente le fece posare i piedi a terra, senza però allontanarla da sé…

Ci ripensò la sirena dell’imbarcazione a rompere nuovamente quello strano silenzio.

“Ma che è, il Titanic che fa scalo?” commentò il giovane, scocciato da quel suono fastidioso e rimbombante.

“Ehm…no, è semplicemente l’unico traghetto disponibile per il resto della settimana…” gli rispose Kora.

Kanon tacque un attimo, poi chiese:”In che senso l’unico traghetto della settimana?”

“Beh, è quello che dovremmo prendere noi oggi…a meno che tu non voglia attendere lunedì prossimo qua a Kastos…”

Il cavaliere scosse la testa:”No, grazie. Comunque fra quanto dovrebbe partire?”

“Salpa alle otto e mezza puntuali…”

La biondina guardo l’orologio con un sorriso, che spense immediatamente.

Le otto e venticinque…

“ACCIDENTI, PARTE FRA CINQUE MINUTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

 

 Una leggera brezza marina spirava, scompigliandogli i capelli, mentre la nave solcava le onde del mare aperto ad una discreta velocità. Il sole splendeva alto, nel cielo del primo meriggio. Era stata una mattinata decisamente movimentata: presa per miracolo la bagnarola che fungeva come unico collegamento tra Kastos e il resto del mondo, una volta approdati sulla ben più civilizzata isola di Lefkas, unita a terraferma da un ponte che annullava i due chilometri di distanza, erano toccate loro svariate ore di autobus, che li aveva condotti attraverso i ben 450 km che li separavano dalla loro meta.

La loro corsa si era interrotta fuori Atene dove, come ultimo mezzo, era toccato loro riprendere il mare su di un traghetto, stavolta ben curato, insieme ad un'altra dozzina di turisti, smaniosi di visitare il templio classico di Poseidon.

Doveva mancare poco, ormai, da un momento all’altro avrebbe scorto all’orizzonte il bianco profilo di quelle rocce che, anni addietro, erano state la sua prigione.

“Tsk” commentò, all’udire l’ennesima affermazione insulsa di un turista che devantava la bellezza rara di Capo Sunion.

«Prova a restarci relegato, e allora ne riparliamo, su bellezze artistiche e naturali»

Scosse la testa, rabbuiandosi al veder comparire, in lontanaza, le bianche scogliere dell’estremo promontorio dell’Attica.

«Avevo giurato che non vi avrei mai più rimesso piede, eppure, ancora una volta, ecco confermato di quanto siano affidabili le mie promesse…»

Distolse lo sguardo, per non innervosirsi ancora di più, cercandola; la vide, assisa a poppa, a fissare un punto non meglio determinato del mare aperto, i capelli biondi scintillanti come l’oro più puro, sotto il solleone delle due.

La chiamò, ma lei non diede segno d’averlo sentito; di grazia, cosa aveva fatto stavolta, per averla fatta arriabbiare?Possibile che davvero si arrabbiasse per nulla?Poi, capì il motivo per cui non le aveva risposto: due auricolari infilati alle orecchie che si univano ad un unico flo argenteo collegato ad un piccolo i-pod.

Chissà che musica ascoltava, una tipa come lei, vissuta fuori dal mondo, nell’isolata Kastos…si stupì ad udirla cantare, in perfetto inglese.

 

**Touch me
Take me to that other place
Reach me
I know I'm not a hopeless case


What you don't have you don't need it now
What you don't know you can feel it somehow
What you don't have you don't need it now
Don't need it now
Was a beautiful day
**

 

Beautiful day... uno dei pezzi più belli degli U2, una di quelle canzoni che vorresti sempre ascoltare nei momenti di sconforto, quando tutto sembra andare male...

“Devo ammettere che, per quanto tu sia insopportabile, hai dei buoni gusti musicali” le disse, sfilandole un auricolare.

Kora trasalì: non s’era nemmeno accorta d’averlo accanto; ma perché ogni volta che lo vedeva troppo vicino, il cuore le andava a mille?

«Ecco, ci mancava pure che mi sentisse cantare…ma perché non me ne va mai bene una?!»

“U2…certo che mi sembra quasi impossibile che tu conosca musica decente…Kastos mi sembrava tutto fuorchè un luogo immerso nella modernità” aggiunse Kanon.

La biondina lo guardò male:”Guarda che non ho vissuto sempre lì, quindi finiscila di prendermi in giro, capito?”

“E chi ti prende in giro, era una costatazione…permalosetta, eh?”

“Vuoi due sberle subito?”

La voce del comandante della nave, che annunciava l’imminente attracco, interruppe la discussione.

Kora spense l’i-pod, l’infilò in una tasca del borsone, e si diresse verso la scaletta di prua.

Il promontorio di Sunio si mostrava in tutta la sua maestosità, con le bianche scogliere che si gettavano a picco nelle acque blu, in un continuo di insenature, scogli e grotte.

Il traghetto approdò accanto ad un piccolo pontile di legno, giusto per il tempo necessario a sbarcare i passeggeri; risalpò immediatamente, pronto ad un nuovo scalo di turisti nelle ore successive.

La biondina si guardò attornò, visibilmente incuriosita: a quanto pareva, un'unica scalinata di marmo bianco, decisamente ripida, costituiva l’unico accesso al santuario.

Si girò, per dire a Kanon di seguirla, quando notò il ragazzo che fissava truce le acque profonde che si rinfrangevano monotone contro le rocce candide, cangianti sotto il sole del primo pomeriggio.

“Hai intenzione di restare lì per tutto il giorno?” sbottò la ragazza, impaziente.

Gli occhi del ragazzo dardeggiarono nella sua direzione; un brivido corse lungo la schiena di Kora: se già quel cavaliere non era l’affidabilità fatta persona, quegli occhi decisamente non la rassicurvano, per niente.

Un odio sopito che ribolliva, dietro quei laghi profondi che parevano inghiottire la luce stessa.

“Arrivo…ma diamoci una mossa a trovare quel dannato pezzo” rispose dopo qualche istante il cavaliere di Gemini.

«Non mi va di essere di nuovo qui»

Non aveva previsto che sarebbe stato così male, al ritrovarsi in quel luogo.

Quasi non prestò attenzione agli scalini dissestati sui quali si stavano letteralmente arrapicando; non degnò di uno sguardo le rovine del templio di Poseidon; tuttavia, non  riuscì ad evitare di guardare dall’altra parte del promontorio, dove un sentiero scosceso scendeva verso le grotte che si aprivano verso la scogliera: quella zona era off-limits a sub e turisti, a causa delle forti correnti e del terreno franoso…anche perché, quel punto del picco, era proprietà privata: apparteneva al Grande Tempio di Atene, anche se nessuno, all’infuori dei saints, ne era a conoscenza. Era lì che finivano i traditori del Santuario.

Era laggiù, in una di quelle grotte, che era stato imprigionato, da suo fratello stesso.

“KANON!Insomma, ma che cavolo hai?!Non posso chiamarti ventimila volte!”

Kora gli urlò dietro, decisamente seccata.

Il ragazzo s’impose di essere gentile, di non arrabbiarsi, di non dire niente di troppo.

“Eh sì, dicevi?Che vuoi?”

Kora sbuffò, cercando di restare calma:”Il pezzo del medaglione non è qui dentro” disse, indicando il templio alle spalle.

“Come?Ma se hai detto che era nel templio di Poseidon!”

“Ma questo non è un santuario dedicato all’Enosigeo, perché dovrebbe esserci una raffigurazione di un cavallo sulla traveazione, ma qui non c’è!”

Il ventisettenne sentì il sangue ribollire:”Mi hai fatto venire qui per niente?!”

“Ehi, datti una calmata, chiaro? Se invece di stare lì come un cretino a fissare il vuoto mi dessi una mano, potrei venirne a capo!” replicò Kora a tono.

«La fa facile, tanto per lei questo posto è come tanti altri!»

La biondina rifilò in malo modo il borsone, e si diresse a passo di marcia verso l’ingresso del templio, dove una giovane guida attendeva sonnacchisa, seduta sui resti di una colonna ropvesciata, il successivo gruppo di turisti.

“Scusi, ehm…Alexios  -fece la giovane, leggendo il nome sulla targhetta appesa al taschino della camicia- posso chiederle il suo aiuto?”

La guida, un giovanotto di poco maggiore a Kanon, parve riscuotersi dal suo torpore, folgorato dalla bellezza della biondina: non gli capitava tutti i giorni d’incontrare una ragazza carina, interessata al suo lavoro.

“M-ma c-certo signorina!Sarà un piacere darle una mano!” rispose Alexios, scattando in piedi.

“La ringrazio. Vede…studio architettura classica all’Università di Atene, e sto preparando la discussione della tesi, che verterà prevalentemente su un confronto fra il Partenone e questo templio…”

Kanon, poco distante, sorrise fra sé:«Senti come fa la mielosa, quando le fa comodo…»

Tuttavia, dietro quell’ironia era celata un’amarezza profonda, un rancore non sopito, un’ansia che non riusciva a chetare.

Sunio…essere di nuovo lì, in quel luogo maledetto, scenario dei suoi incubi peggiori; gli stessi suoni, le stesse rocce che, per ciò che poteva essere stata un’intera vita, avevano costituito le mura della sua prigione.

Riusciva a udire la sua voce, confusa col rinfrangersi delle onde, in quel giorno perduto nelle pieghe del tempo…

 

(Flash Back)

L’acqua si abbatteva con violenza contro la bianca scogliera, nonostante il mare fosse calmo e il cielo sereno; la vera tempesta era nel suo cuore…

Si dimeno ancora, invano, cercando d’infrangere le robuste catene che gli imprigionavano i polsi dietro la schiena.

“Finiscila, traditore! È inutile che tenti di liberarti, qui non hai scampo!”

La voce fastidiosa di una guardia che lo spinse  bruscamente, costringendolo ad avanzare lungo lo scosceso sentiero che s’inerpicava tra le ripide falesie a picco sul mare.

“TSK” si fermò nuovamente dopo pochi passi, fissando con sfrontatezza l’esiguo drappello di soldati del Santuario, che lo stavano conducendo verso l’ultimo luogo che lo avrebbe visto in vita.

Sulla sua testa pendeva una delle condanne peggiori: l’accusa di alto tradimento nei confronti del Grande Tempio di Atene era stata sufficiente a procurargli un biglietto di sola andata per l’inferno…Sunion, protetta dalle sue acque gelide e profonde, e da quelle rocce che costituivano una barriera invalicabile: nessuno ne era mai uscito vivo.

“Cammina!”

Il capo del manipolo inpugno saldamente la langia, pronto a rispettare alla lettera gli ordini ricevuti: se il prigioniero avesse tentato la fuga, avrebbe pagato con la morte.

“Allora, vuoi morire, traditore?”

Il giovane, appena ventenne, rise diabolicamente:”E come credi di fare, soldato? È la tua vita ad essere in gioco!”

Un cosmo enorme e potentissimo, oscuro come le tenebre della notte più nera, riempì l’aria.

Le catene che gli impedivano i movimenti finirono disintegrate, neanche fossero fatte di carta.

Vano fu lo schieramento difensivo delle guardie: con un solo gesto del ragazzo, finirono schiacciate contro le pareti rocciose, oppresse dalla sua forza devastante.

“Voi, miseri insetti, osate opporvi a me?Come potete anche solo credere di eguagliare la forza di un semidio?”

La potenza immane di quel cosmo tenebroso li stritolò in una morsa che non lasciava scampo.

Occhi scarlatti, crudeli, malvagi…

«Un demone privo di anima…»

“ORA BASTA, KANON!”

Un cosmo abbagliate quanto una supernova, di una purezza assoluta, dorato, come la luce del sole.

Il capo delle guardie sorrise, accasciato a terra, ormai in fin di vita:”Non ho mai creduto di potermi opporre a te sino a sconfiggerti, traditore; ma finchè mi è stato possibile, ho tentanto di adempiere al mio dovere…Altri cavalieri, di livrea ben più nobile della mia e della tua, s’occuperanno di te, demonio…” con un ultimo gemito, spirò.

Kanon lo fissò con disprezzo, volgendosi poi verso una presenza familiare alle sue spalle.

Un pugno violento, in pieno addome, lo fece crollare sulle ginocchia.

“È…questo…il modo…di trattare…uno di famiglia…fratello?” commentò sarcastico, incurante del dolore.

“TACI”

Due sguardi ricolmi d’odio, coinvolti in una battaglia silenziosa, ma non meno terrificante.

Identici nell’aspetto, nella forza, agli antipodi nell’anima; sino a quel punto erano giunti…

“Sembri risoluto nelle parole e nell’agire…eppure, il tuo animo esita. Non sei poi così diverso da me, Saga”

Kanon si rialzò, un ghigno sulle labbra, mentre scrutava le reazioni del gemello, in piedi dinanzi a lui, fremente di collera.

“FA SILENZIO!IO NON SONO COME TE, TRADITORE! L’ESSERE MALVAGIO E SENZA SCRUPOLI QUI DINANZI A ME, NON È MIO FRATELLO!” replicò Saga.

Così uguali, uniti da un legame di sangue inscindibile, tuttavia così diversi, l’uno puro di cuore, il migliore tra i Gold Saints del Santuario, custode dell’armatura sacra di Gemini, e l’altro, la malvagità incarnata.

Luce e oscurità a confronto…

«Ma alla fine, sono sempre le tenebre ad oscurare il sole»

Kanon rise, maligno.

“Rivaluta la mia proposta, fratello, poiché anche tu, come me, cercherai sempre maggior potere; non placherai mai la tua sete di ambizione. Ti definisci onesto e leale, Saga? Cosa direbbero i tuoi compagni d’armi, se sapessero che dietro quel volto d’angelo si cela il cuore di un demone?”

(Fine Flash Back)

 

“Allora la ringrazio, mi è stato utilissimo con le sue informazioni!”

La voce di Kora che si sovrappose di colpo ai suoi ricordi.

“Signorina, è sicura di non voler visitare il templio con una guida qualificata?”

Alexios, disperato, si giocò l’ultima chance, pregando che la biondina accettasse.

“No, desolata ma ho già compagnia, comunque…efkaristò!” (*grazie)

“Parakalò” (*vuol dire sia ‘prego’, che ‘per favore’) mormorò sconsolato l’altro, tornando a sedersi sulla sua colonna, ripiombando nella monotonia di sempre.

Quando mai gli sarebbe capitato d’incontrare una ragazza così? La vde, già lontana, avvicinarsi ad un ragazzo solitario, decisamente imbronciato.

«Eh, come lei ce n’è una su un milione…fortunato chi ha la possibilità di starle vicino…»

Fu costretto a rivolgere un sorriso falsato ad una donna decisament epiù attempata, che si trascinava appresso un finto fusto spliungone, che a tutto pareva interessato, meno che alla visita.

«Neanche una su un milione…una come lei, la incontri una volta nella vita…»

 

Fine chappy

 

ORSUDUNQUE...

Non so se ve l’ho già detto, che il nome è saltato fuori x caso, xkè una mia gatta si kiama così?eheh

Allora, tornando a noi….

Alla fine, Kanon a Sunio ci è dovuto andare…povero, mi sn rivista appositamente le registrazioni secolari su VHS delle puntate di Saint Seiya(Ce le ho tt, dal Santuario alla serie di Nettuno, ancora di quando le trasmetteva Italia 1 il sabato nel primo pomeriggio!!!)…non me lo ricordavo così triste la scena dove Saga in pratica rinnega Kanon cm fratello!Waaaaaah, mi commuovo.

Cmq, nel frattempo sto cercando di scaricare gli Oav. Per ora ho il 1, il 2 e il 3…commento…che bonazzo nn è Saga?!Mi ha monopolizzato l’attenzione, io che ero definita “Kamus I LOVE YOU FOREVER!”

Gwaaaaaa…e poi qnt nn sono belli Kanon e Milo nel 4???????Waaaaaaa, sto vaneggiando...

Ciau!!

Commentate!

Mizar89

 

 

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Capitolo 9
*** 9*: I'LL KILL YOU, IF I HAVE TO ***


raga

Capitolo IX: I'll kill you, if I have to

Quando la vide arrivare, tutta sorridente, Kanon si riscosse dai propri pensieri.

«Un raggio di sole che riesce ad oltrepassare le tenebre»

“Guarda chi è tornata…già finito di civettare?” la sbeffeggiò il ragazzo, ironico.

Kora sbuffò:”Quanto sei infantile!Cos’è, sei forse geloso?”

“Geloso, io?Di te??Tu vaneggi, il caldo ti ha dato alla testa!”

“Ahah, molto divertente; per lo meno io, a differenza di qualcuno, mi rendo utile!”

Il giovane s’incupì:”Che vorresti insinuare?”

“Nulla, ma è da quando siamo partiti che sei strano, e dicerto non mi aiuti, continuando a criticare” replicò Kora, alzando le spalle.

Kanon avrebbe volentieri ribattuto a tono, ma lei non gliene diede il tempo.

“Prima di ricominciare a litigare, chetati e fammi finire, che non mi sono sorbita quel secchione per chissà quale desiderio di conoscenza!L’hai detto anche tu, Xaria ha la priorità assoluta quindi, per un istante evita il tuo atteggiamento notorio da testa quadra, e ascoltami”

Il ventisettenne alzò gli occhi al cielo, esasperato:«Detto così, passo io per l’attaccabrighe che non sta mai a sentire quello che gli si dice!»

Si rassegnò, d’accordo, per quella volta l’avrebbe avuta vinta lei…«Mah, chi le capisce le donne…»

“Per lo meno, far gli occhi dolci t’è servito a qualcosa?”

Kora gli tirò un calcio negli stinchi:”Smettila, perché ti giuro che fai una brutta fine”

Il ragazzo si fece serio:”E va bene, sono tutto orecchi, sentiamo la lampante illuminazione!”

«Ammesso che ve ne sia una»

“Oh, è qualcosa di semplice, anche per te: questo che vedi non è il templio esatto”

“Eh?No, scusa, ma credo di non aver afferrato il concetto…Stando alle mie, per come le definisci tu, limitate conoscienze, questo è l’unico templio di Nettuno degno di fama nel raggio di miglia”

La biondina scoppiò a ridere, ricevendo un’occhiata torva da parte del saint, che interloquì, sulla difensiva:”Ti pare abbia detto una stupidaggine?E hai il coraggio di definire me ‘testa quadra’?Davvero, ti detesto ogni secondo che passa”

La ragazza scosse la testa:”Certo che sei permaloso!Ho forse asserito d’aver errato luogo? Non mi pare. Vedi? –indicò un picco roccioso sall’altro capo del promontorio di Sunion- In realtà, il templio che noi cerchiamo sta proprio là”

Kanon sussultò:«Di tutte le sfortune…»

“Sicura d’aver capito bene, mocciosa? Guarda che là non c’è l’ombra di una colonna, solo rocce…”

«Che coda di paglia che sono diventato…»

“Forza, muoviti!E non chiamarmi mocciosa!Ti spiego tutto là, se restiamo ancora qui metto radici!Dobbiamo fare un pezzo di strada a piedi!E poi, che ne sai tu che non ci sono altri templi?Sei già stato qui?”

“No”

Una risposte secca, decisa. «Coda di paglia e pure bugiardo…sai che novità…»

“Bè, allora vieni! Non avevi detto di non voler perdere tempo? Prima troviamo quel pezzo della chiave del sigillo e meglio è…prima d’avere visite indesiderate!” esclamò Kora, agguantandolo per la manica della t-shirt e trascinandoselo appresso.

Se solo avesse saputo…

 

Taciturno, apatico, perso nei propri pensieri…No, davvero non lo capiva: non comprendeva l’atteggiamento del ragazzo, che pareva essere di venuto un’altra persona da quando erano giunti lì…anzi, no, da prima ancora di partire.

Non riusciva ad oltrepassare quella barriera impenetrabile ch’erano quegli occhi dello stesso colore del cielo al crepuscolo…

Quali verità celavano?Quanti segreti, dietro quello sguardo di tenebra?

«Se solo potessi capire…»

 

Camminare, arrancando nell’ombra, nonostante fuori vi fossero oltre 35° gradi, e il sole scottasse, inondando tutto con la sua luce abbacinante.

Quando la notte è nel cuore, nulla, nemmeno lo splendore dell’astro del giorno allo zenith, riesce ad oltrepassare quella cortina di sofferenza che vela gli occhi e separa l’anima tormentata dal resto del mondo.

I suoi passi che incedevano nuovamente, a distanza di anni che parevano migliaia, lungo quella stradina tortuosa, incavata nella parete della falesia come una cicatrice…la stessa che gli sfregiava la coscienza…

E il suono della risacca, monotono, profondo, come una triste melodia di requiem già udita più e più volte negli incubi che spesso tornavano, vividi e dolorosi, in quelle notti in cui non desiderava che morire, per cancellare la sua esistenza dannata.

I suoi occhi dardeggiarono allo scrutare, parecchi metri più sotto, il mare scintillante che s’agitava palcidamente; poteva ancora sentire la morsa gelida di quelle acque maligne sul suo corpo quando, imprigionato fra quelle pareti di roccia, era costretto a lottare contro la marea implacabile, annaspando, aggrappandosi disperatamente a quella vita d’inferno che quel maledetto mare tentava di strappargli. Era un giono assolato, come allora…nulla era cambiato.

«E io?»

 

“AUCH!”

Finì addosso a Kora, che si era bloccata di colpo, senza dirgli niente.

“Perché ti sei fermata?”

“E tu perché non guardi dove cammini?Il sentiero finisce qui”

Non era possibile; rammentava fin troppo bene che non poteva essere così breve…

“Come la strada finisce qui?”

“Ma ti diverti a fare domande scontate?Ce li hai gli occhi per vedere che è franato un pezzo di scogliera?!Mi ha detto Alexios che non è la prima volta che succede”

Kanon annuì:”Infatti, mi pareva…”

“Ti pareva cosa?” chiese lei, curiosa.

“Niente, niente…allora, perché siamo venuti fin qui?Come t’ho detto prima, non ci sono che rocce ed acqua a perdita d’occhio…non un simulacro, non una colonna…”

Kora ridacchiò:”L’evidenza ce l’hai dinanzi, ma non la noti, vero?Pazienza, te la spiegherò io, come al solito. Anticamente il templio di Poseidon Enosigeo sorgeva esattamente all’opposto di dove è situato ora…precisamente, era arroccato sul picco estremo della falesia…tuttavia, ancora all’epoca della contesa fra Sparta ed Atene, un terremoto violentissimo l’ha fatta franare, trascinando con sé edificio, statue e frammento. Il santuario è stato ricostruito, ma dell’antica locazione ben pochi sanno…E poi, questa parte della baia è proprietà privata, anche se non so di chi…”

“È un possedimento del Grande Tempio, e ciò che t’ho detto è coperto da segreto, rammentalo” l’interruppe Kanon.

La biondina parve sorpresa:”Davvero?E che interessi ha il Santuario per un luogo votato al culto d’unaltra divinità?”

“Questo non so dirtelo”

«Bugiardo…sai perfettamente che è il luogo di confinamento per i traditori di Atena…dovresti, saperlo a tue spese»

“Comunque, noi che dovremmo fare?” chiese il giovane, sviando il discorso.

“Bè, cavaliere, ciò che è andato perso nei secoli, è il vero segreto del templio…il suo tesoro leggendario…si dice sia andato perduto nel terremoto, ma in realtà, da alcune ricerche che ho fatto in passato, in un’antica epigrafe, si citano i passaggi segreti dell’edificio, decantati perché devono la paternità a Dedalo, costruttore del Labirinto…”

Il saint di Gemini la fermò:”Aspetta…ma per l’esiguo spazio sulla scogliera, mi vorresti spiegare dove hanno trovato lo spazio per i passaggi?Ci sta a malapena un tempio di neanche dieci colonne per lato!”

“Ma sbaglio o gli insegnamenti al Santuario sono calati di brutto?Un tempo erano ben più severi…geologia elementare: di che cos’è fatta la falesia?”

Kanon osservò il terreno riarso sotto i suoi piedi; era molto friabile.

“Tufo e argilla, è possibile?”

“In buona percentuale, sì…i passaggi sono in realtà dei cunicoli che, stando alla leggenda, furono scavati non sopra, ma dentro la scogliera…un labirinto nella roccia, che custodiva uno dei più importanti tesori dell’antica Ellade. E direi che è il caso di verificare se ciò è vero o meno, anche perché il frammento del medaglione è sicuramente lì, e non possiamo attendere oltre. Quindi, dammi una mano, perché dobbiamo trovare un modo per arrivare a quella parete!” indicò baldanzosa la ripida falesia che incombeva, separata da loro da una profonda spaccatura aperta da una frana. Tastò la roccia, cercando un appiglio per arrampicarsi, ma questa le si sgretolò fra le mani come briciole di pane. Scosse la testa, sbuffando:“Ad occhio e croce, direi che sarebbe un suicidio tentare di arrampicarsi: è una parete lavica, corrosa dall’acqua e dal sale…franerebbe alla minima pressione. No, decisamente, dobbiamo rimediare un altro sistema, soprattutto che non dia nell’occhio. Ci mancherebbero solo i casini tra Guardia Costiera ed altre diavolerie…”

Esaminò con attenzione il baratro sotto di lei, quindi il picco estremo di Sunio, giù fino al punto in cui s’immergeva nel mare. Possibile che, se vi fossero dei passaggi all’interno, non vi fossero uscite comunicanti all’esterno?Come ad esempio…

“Ci sono!Ma certo, perché non ci ho pensato prima?Grotte!Sunio ne è costellata!Forse in una di esse si apre un passaggio che conduce ai cunicoli!Bè, ci aspetta una bella nuotata…”

“COSA?!”

La ragazza trasalì, e si voltò di scatto, vedendo Kanon sbiancare in viso:”Che ti succ…”

“Tu dove hai…intenzione…di andare?”

Paura. Un tremito nella sua voce, lo percepì, e non le piacque per niente.

“Io…bè, per cercare il frammento dobbiamo passare dalle grotte…è l’unico modo per…”

“Non se ne parla” l’interruppe brusco il giovane.

Kora sentì la rabbia rimontarle:”Ma se t’ho detto che è l’unico sistema!Certe volte non ti capisco!Vuoi aiutarmi o no a trovare Xaria!Prima insisti per cercarla, ma quando ti chiedo aiuto, te ne freghi!”

“Questo non è vero!”

“AH, NO?!E allora deciditi per una dannatissima volta a collaborare!È da stamane che mi osteggi su ogni cosa che dico!Neanche a me piace l’idea di dover perlustrare metro per metro tutto Capo Sunio, ma se questo è l’unico sistema per evitare che si generi un disastro a livello mondiale sono disposta ad affrontare di peggio! Perché non si tratta della mia vita, ma delle sorti del mondo, e tu lo sai!”

“Smettila di parlare di cose che non comprendi…”sibilò Kanon, stringendo i pugni “Questa missione è importante per me probabilmente più di quanto non lo sia per te”

Il riscatto di un’intera vita dannata…dimostrare d’essere cambiato…

“NO, NON LE COMPRENDO!Ma, tempo fa, una persona mi ha insegnato ad adempiere i miei doveri, anziché pensare egoisticamente a me stessa!” ribattè Kora, alzando la voce, fronteggiandolo verbalmente.

“Stai passando il limite, mocciosa”

“Non me ne frega. Io ho un dovere da rispettare, nei confronti di quelle persone che hanno dato la vita perché io potessi sopravvivere e porre la parola fine a questa vicenda!Sei stato mandato qui per aiutarmi ma, sinceramente, credo di poter fare a meno del tuo supporto!”

La ragazza gli voltò le spalle, e si diresse verso la parte interna del sentiero, vicino ad un anfratto della falesia, dove aveva posato il borsone; lo aprì, con un gesto di stizza, come suo solito quando perdeva le staffe(io invece qnd mi arrabbio nn devo aprire gli armadi, perché scardino le ante…ecco gli svantaggi del fare karate…qnd sei nervoso, non controlli la forza…poi ti tocca pure aggiustare tutto…ndMiz).

Il cavaliere dei Gemelli la guardava, con gli occhi socchiusi, troppo furibondo anche solo per poter muovere un passo…

Calmo, doveva restare calmo…E pensare che, appena qualche mese prima, se solo qualcuno avesse osato rivolgergli parola a quel modo, avrebbe decretato la sua fine…Ora non riusciva più nemmeno a tener testa ad una marmocchietta con smanie d’invincibilità!

La vide trafficare con qualcosa nel borsone, per poi alzarsi in piedi, e sfilarsi scarpe, jeans e canottiera, restando in costume da bagno…portava ancora le fasciature sulla schiena e sulle gambe.

“Che hai intenzione di fare?”

Kora non gli rispose; con un movimento brusco, si tolse le bende e, con enorme sorpresa, il ragazzo vide che i profondi tagli del giorno prima erano già completamente guariti.

“Ma come…?”balbettò, ma la giovane gli scoccò un’occhiata di superiorità:”Oh, questo dici?Mpf…cosa credevi, che fossi così debole?Ho una discreta capacità autorigenerante, quindi queste puoi anche riprendertele” gli lanciò le garze.

“La prossima volta non perderò tempo a medicarti, stanne pur certa” commentò acido Kanon.

“Oh, non ne ho dubbi, anche perché la nostra collaborazione finisce qui…ammesso che vi sia mai stata” replicò gelida la ragazza, inginocchiandosi accanto al borsone, riprendendo a trafficare con qualcosa.

“Aspetta un attimo, che vorresti dire?!”

Kora si rialzò, reggendo in mano un fodero in neoprene che assicurò al polpaccio; si era infilata delle calzature, anch’esse in neoprene, per poter camminare fra le rocce.

“Non l’hai capito da solo?Non ho bisogno di te, non voglio il tuo aiuto. Me la cavo da sola, come ho sempre fatto”

La biondina gli passò accanto, prendendolo dentro volontariamente con una spallata, e si avvicinò al bordo della falesia.

«Dieci metri di salto…non è uno scherzo…ma mi è capitato di peggio»

“Sei una cretina”

La voce di Kanon la raggiunse alle spalle, poco distante da lei; la ragazza inclinò leggermente la testa, guardandolo di sfuggita: appoggiato alla parete di roccia, con le braccia incrociate, e quell’espressione strafottente che tanto la faceva imbestialire.

Ribattè a tono:”Davvero?Mi rammentereste in merito a cosa, vossignoria cavaliere invincibile?”

“Tsk, per essere una che non si fida, hai un bel coraggio a lasciare qui il medaglione” commentò sarcastico il ragazzo, raccongliendolo dal mucchio di indumenti che lei aveva lasciato sopra il borsone.

Allora era quello il motivo…

L’amazzone ridacchiò:”Hai ragione, sono proprio una cretina…”

SWISSSH!SBAM!

Prima che Kanon potesse rendersene conto, un sai, uno di quei pugnali tridentati che aveva visto in mano alla ragazza la prima volta che si erano incontrati, si conficcò precisamente nella roccia a due millimentri dalla sua guancia.

Kora abbassò il braccio sinistro, quello che aveva scagliato con precisione chirurgica l’arma, indi gli diede nuovamente le spalle:”Ma rammenta: questa cretina non devi provare a fregarla. Te l’ho già spiegato il concetto, cavaliere. Se, per caso, ti venisse la brillante idea di provare a recuperare Xaria per conto tuo, sappi solo che la mira di quel pugnale sarà decisamente più precisa…”

“Uh, detta da te questa frase potrebbe apparire una minaccia…E cosa faresti, mocciosa?”

“Se scopro che hai un recondito fine sul ritrovamento di Xaria, ti uccido con le mie mani” disse Kora, piatta ma concisa.

Kanon, che fino a quell’istante non aveva battuto ciglio, sentì la collera rimontare, ma prima che potesse ribattere, l’amazzone inspirò profondamente, e con una breve rincorsa si tuffò.

 

 

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Capitolo 10
*** 10*: SOMETIMES YOU CAN'T MAKE IT ON YOUR OWN ***


raga

Capitolo X: Sometimes you can’t make it on your own

Un tuffo nelle azzurre acque del mar di Grecia, un salto verso la libertà, per salvarsi, per allontanarsi da lui…via, per poter riflettere razionalmente, perchè, nonostante lui fosse diverso, il suo atteggiamento troppo somigliava a quello di una persona che ormai faceva parte solo dei suoi ricordi: il passato se l’era lasciato alle spalle tempo addietro.

Eppure…la vicininanza di quel ragazzo di cui non sapeva nulla la confondeva, l’ammaliava, la spaventava…

Scosse la testa, tra mille spruzzi, allontanado i capelli bagnati dal viso e mponendosi di smetterla di crucciarsi su qualcosa d’irrisolvibile…

«Per il momento»

Trovare il frammento, per arrivare a Xaria e porre la parola fine a quella vicenda che si trascinava da troppi anni.

Kora inspirò profondamente e nuotò in perfetto stile libero verso l’estremo picco della scogliera di Capo Sunio.

«Al diavolo quel cretino…Mi arrangerò da sola…non chiedo l’aiuto di nessuno…è stato un errore appellarmi al Santuario»

 

 

“Stupida, stupida, stupida!”

Imprecò, andando su e giù per il sentiero, calciando oltre lo strapiombo una povera pietra innocente la cui malaugurata sorte era stata quella di porsi sul suo cammino.

Via, spedita sul fondo del mare, scacciata via alla pari di un insetto fastidioso…un agire che gli rammentò i suoi trascorsi da Generale degli Abissi, quando, con un solo gesto era solito schiacciare chi osava contraddirlo; ora, era una stupida mocciosa a metterlo a tacere, alzando appena il tono della voce. Gli equilibri si erano nettamente rovesciati.

Un altro sasso volò a far compagnia a quelli precedentemente scagliati.

Kanon sbuffò, le braccia incrociate sul petto, la rabbia malcelata da quegli occhi che dardeggiavano tempesta.

«Dannazione!»

Maledì per l’ennesima volta il giorno in cui aveva accettato quella missione, dandosi dell’idiota.

«Anzi no, doppiamente idiota, dato che mi sono fatto pure volontario»

Sinceramente, era stata colpa anche di quei cavalieri, Doko in primis, che tuttora si rifiutavano di accettarlo come un loro pari; sapeva che il marchio di traditore se lo sarebbe portato appresso per tutta la vita.

E poi…poi c’era lei, Kora. Quella mocciosa che con quell’aria strafottente e quegli occhi glaciali che parevano leggere l’animo delle persone.

Cosa sapeva di lei?Ma, soprattutto, cosa conosceva lei del suo passato da reietto? Due volte glielo aveva rinfacciato, e per due volte lui aveva ingoiato il rospo, icapace di controbattere.

Come faceva a sapere di Julian Kevines? E delle colpe di cui si era macchiato, quando il suo nome era Kanon di Sea Dragon?

…“Una canaglia, a detta di tuo fratello Saga”…

Erano state alcune delle prime parole che Kora gli avesse rivolto…ma questo voleva dire che lei era a conoscenza anche del fatto che lui era stata la causa portante della morte di Saga?

Altre parole che riaffiorarono nel ricordo di neanche tre giorni prima: no, non lo sapeva.

«Non sapeva della tua morte, fratello…non sa di ciò che hai fatto; per lei non esiste una terza opzione, ci siamo solo tu, la perfezione, colui che le salvò la vita, ed io, un cavaliere che ha nomea di traditore ovunque metta piede…Sì, è stata una vera idiozia accettare questa missione»

 

 

La corrente era parecchio più forte in quel punto, dove le acque tiepide della baia si mischiavano con quelle ben più fredde del mare aperto; le onde, seppur non troppo alte, si rinfrangevano con violenza sulle bianche pareti della scogliera, con un frastuono tale da coprire le strida dei gabbiani e lo sciabordio della risacca.

Non molti avrebbero osato spingersi fino a quel punto senza essere assicurati ad una fune, per giunta in compagnia unicamente di sé stessi.

Ma lei non era una persona qualunque: aveva imparato a proprie spese che nulla è concesso, e che per ottenere qualcosa bisogna faticare, sforzarsi di superare i propri limiti.

“Mpf”

Kora non riuscì a trattenere un sorriso nostalgico: di tutte le parole udite nel corso della sua esistenza, proprio quelle le erano riaffiorate alla memoria.

«Avevi ragione, Saga…ci ho messo tanto a capirlo…»

Improvvisamente, all’immagine confusa del saint di Gemini, ripescata in chissà quale remoto angolo della sua mente, si sovrappose quella ben più nitida di Kanon.

Sospirò.

«Ah no, lui decisamente no, è un cretino e basta, è antipatico, è una canaglia, e ha una faccia da schiaffi…»

Eh, le coincidenze della vita…a distanza di anni chi andava ad incontrare, se non l’altro gemello…Ora che ci pensava, però non rammentava momenti in cui Saga l’avesse mai menzionato, se non uno, in cui di sfuggita le aveva detto che aveva un fratello gemello…

«Una canaglia, appunto…e Saga in quel frangente era decisamente arrabbiato…Mah, è passato troppo tempo, non mi ricordo più…»

«Non ti ricordi perche la memoria ti fa difetto, o perché non vuoi ricordare?»

Una vocina maliziosa dentro di lei si fece sentire, non desiderata; decise di ignorarla e di concentrarsi sul problema che le si presentava.

La scogliera incombeva imponente sopra di lei, sovrastandola in tutti i suoi trenta metri d’altezza; delle spaccature si diramavano sui fianchi della falesia, nere cicatrici sulla roccia candida ma, per il resto, non vi era traccia né di grotte, né di aperture che potessero ricondurre all’esistenza di cunicoli.

Si avvicinò lentamente, nuotando con cautela, per quanta gliene concedettero le onde violente che la spinsero bruscamente contro le rocce; si aggrappò con entrambe le mani a due picole sporgenze della pietra e, forte di anni di free-climbing, cominciò ad arrampicarsi, facendo leva sulle gambe allenate. Non salì di molto, appena pochi metri, perché poi la roccia le si sbriciolò sotto le dita; riuscì a spingersi lontano dalla parete della falesia, trasformando la caduta in un tuffo, evitando un impatto disastroso con la supeficie increspata.

Sprofondò nelle acque scure e fredde ma, senza scomporsi minimamente, con un colpo di reni riemerse.

«Che figura…nemmeno un gattino di dieci giorni che casca da un albero avrebbe fatto tutto questo casino…grazie al cielo non c’è nessuno, specie quell’idiota scorbutico, altrimenti m’avrebbe preso in giro a vita!»

Kora si riapprossimò alla falesia, osservando la linea di galleggiamento: era strano che vi fossero così pochi segni tangibili di erosione; il tufo era una roccia lavica, stando alle nozioni basilari di geologia, come minimo avrebbero dovuto esserci delle caverne, data la forza con cui le onde s’abbattevano…invece, lì era appena visibile una linea scavata, poco più di una rientranza.

«È strano…Davvero strano…è vero, ad un occhiata rapida direi che vi è anche una discreta presenza di calcare nella composizione geologica ma, a maggior ragione, ciò non giustificherebbe  gli scarsi effetti degli agenti esogeni»

La biondina scrutò pensierosa la falesia poi, di colpo, l’illuminazione venne da sé:«Ma certo!Ecco perché non mi tornavano i conti!Oh, se è davvero così, giuro che mi mangio le mani…perché non ci ho pensato subito?Era la cosa più ovvia!»

Kora inspirò profondamente, tendendo i muscoli, prima di immergersi con una capovolta magistrale.

Scese di diversi metri nelle acque poco illuminate, gli occhi per nulla infastiditi dal sale; c’erano pochi pesci, e il fondo non si scorgeva minimamente. La corrente era discretamente forte, gelida, ma lei si costrinse a non badarci. Doveva verificare se…

Compensò un’altra volta, tappandosi il naso, una fila di bollicine che le fuoriuscì dalle labbra, pallide in quella luce bluastra; smise di discendere verticalmente, giunta quasi a dieci metri di profondità, e si volto, nuotando orizzontalmente verso la parte sommersa della falesia.

Un banco di saraghi le passò a poca distanza, per nulla disturbati dalla sua intrusione; gli occhi, che cominciavano a bruciarle, improvvisamente individuarono delle grandi macchie scure suelle pareti grige della scogliera. Sorrise, mentre con un colpo di gamebe cominciò a risalire.

 

Riemerse in una miriade di spruzzi e schizzi, respirando a pieni polmoni, incurante della pelle d’oca che affiorava sulla sua pelle ambrata e degli occhi che le pizzicavano, lievemente arrossati; ora lo sapeva, sapeva d’aver centrato l’intuizione corretta.

Grotte! La falesia ne era costellata tuttavia, l’incongruenza del livello di galleggiamento impediva ai più di scorgerle, poiché inabissate; i frequenti crolli di consistenti quantitativi di roccia avevano provocato un progressivo innalzamento del mare, che aveva finito per celare gli anfratti all’occhio umano. E la probabilita che una di esse fosse l’uscita di un cunicolo del leggendario labirinto diveniva ora una quasi tangibile certezza.

«È proprio vero, non si ottiene nulla senza faticare»

Kora riflettè: non restava che verificare se i miti avessero fondamento su una verità obliata.

Inspirò a fondo, andando in iperventilazione: poc’anzi aveva resistito per due minuti d’apnea, ma impegnandosi avrebbe potuto arrivare  a tenere il fiato anche per il doppio del tempo.

«Ok, sono pronta. Diamoci una mossa, comincio a gelare!»

Un ultimo respiro, prima di tornare giù, verso l’abisso.

Si avvicinò alla falesia, un microcosmo sommerso costellato da ricci e anemoni, in cui si aprivano numerosi anfratti, di cui però ben pochi sarebbero stati accessibili alla corporatura di un essere umano.

«E sono comunque troppi, perché possa verificarli tutti! Se almeno quel cretino fosse venuto, ora avremmo potuto esplorarle nella metà del tempo! Accidenti, da quale parto?Sono tutte uguali!»

Uno scintilliò catturò la sua attenzione: fissò la superficie, scorgendo la forma tremula del disco solare, tronando a scrutare le grotte: credette d’aver visto male.

Chiuse gli occhi e li riaprì, avvidendosi che non s’era immaginata nulla: la luce flebile che filtrava dall’altro andava ad illuminare qualcosa in un punto privo di aperture…qualcosa che luccicava.

Si avvicinò rapidamente e, con enorme sorpresa, vide una sorta di disco metallico, d’argento, infossato nella roccia, in cui erano incisi elaboratamente un tridente ed un cavallo rampante; al centro, si apriva un buco di forma circolare.

Una chiave per aprire un passaggio?In effetti sarebbe stata una precauzione in più per difendere i segreti del templio dell’Enosigeo…e lei ovviamente non aveva una chiave di cui si era ignorata l’esistenza per più di duemila anni…

Ancora una volta, fu la sua brillante inventiva a cavarla dai guai: sfoderò il pugnale sai dal fodero gambale, rammentandone che la lama era di forma conica(appunto per questo, con questo tipo di pugnale si può colpire solo con un affondo di punta, e mai di taglio, perche non esiste il filo della lama), e la conficcò nella rudimentale serratura, alla stregua di un grimaldello.

Niente.

«Maledizione!»

Prima che potesse infuriarsi, la parete improvvisamente rientrò, un una nube di bolle, rivelando un apertira sufficiente a far passare un uomo.

Senza recuperare il pugnale, timorosa che la sua rimozione avrebbe causato la chiusura del varco, Kora si addentrò a tutta velocità, ritrovandosì nel buoio più totale.

S’impose d’avanzare in fretta lungo quello che le era parso essere un cunicolo sommerso, prima di esurire tutta l’aria; pregò di trovare al più presto un punto di emersione, o altrimenti quella sarebbe stata l’ultima cavolata della sua vita…Perché si era caciata in quel buco senza uscita?

«Devo respirare…devo respirare…»

Non avrebbe retto oltre…

Una luce improvvisa, dall’alto…il sole?O la porta eterna? Su veloce, verso l’alto di quel pozzo buio…

L’aria che di colpo tornò a fluire in lei, parve bruciarle i polmoni.

«Cinque minuti di apnea…aiganamissu…” imprecò sottovoce la ragazza, boccheggiante; le ci vollero diversi istanti per riprendersi. Quando fu di nuovo in grado di ragionare, riflettere e osservare, non potè fare a meno di trattenere un grido di sospresa.

«Dove diamine sono finita?!»

 

 

Le onde si susseguirono in rapida fila, sbattendo con violenza crescente contro la scogliera; il mare si era fatto scuro, cupo all’orizzonte, dove troneggiavano dense nuvole cariche di pioggia…Un normale temporale estivo, apparso dal nulla ad oscurare una giornata di sole; si era alzato il vento vento, agitando le acque già poco tranquille di Capo Sunio; non sarebbe durato a lungo, ma di certo sarebbe stata una vera seccatura per i turisti, bloccati in quel posto perso nel nulla, con i traghetti che non sarebbero passati prima di due o tre ore, e il primo centro abitato raggiungibile dopo dieci kilometri di marcia.

“Che rottura”

Protestò Kanon, lasciandosi cadere sul suo zaino da trekking, che aveva scoperto essere molto più comodo della dura roccia, come sedile. Ma quanto ci stava impegando quella cretina?

«Torno subito…Tsè, può anche starci a vita, basta che me lo faccia sapere, che me ne torno al Santuario!Meglio sopportare Doko, che quell’isterica!»

Si rigirò il medaglione tra le mani, guardandolo con noncuranza:«Bah, tanti casini per un simil gingillo…è vero che serve a trovare Xaria, ma…» scosse la testa, convenendo che le divinità erano davvero prive di buonsenso, a rifilare agli uomini i loro giocattolini capaci di distruggere il mondo con un nulla.

«L’uomo ha una natura malevola» diceva un filosofo…uno scrittore italiano del Rinascimento…

«Machiavelli aveva ragione…eccome»

Ma se era vero questo, allora ciò significava prendere per veritiero anche che l’uomo non è soggetto a cambiamenti che ne mutino la natura…Che avessero ragione, a dire che non era cambiato affatto?

Osservò, ora con attenzione, il piccolo medaglione dorato che a stento occupava metà del palmo della sua mano: se avesse conosciuto questa vicenda prima, quand’era il braccio destro di Nettuno, cavaliere fra i più potenti del suo regno e della gerarchia celeste, cosa avrebbe fatto?Quale sarebbe stato il suo agire?

Domande…quesiti esistenziali, senza soluzione, uno in contraddizione all’altro…Nessuna certezza, soltando una constatazione pessimistica: tutto era come allora; era lì, solo, in quel luogo maledetto, l’aspettativa di un futuro irrivelato e quella di un fato avverso a confermare che lui non poteva…non avrebbe mai potuto essere artefice del proprio destino.

«L’essere umano è una chimera dalle molte teste, in cui convivono concupiscenza, irascibilità e razionalità, e dove l’una cerca di prevalere sull’altra»

Platone…non gli era mai piaciuto: detestava filosofia, riteneva fosse un discorso troppo personale per essere ridotto a semplice materia di studio, e aveva sempre cercato di sfuggire alle lezioni del suo precettore!Quante lavate di capo, perché si ostinava a non volerne sapere di mimesi, metessi, e altre diavolerie…

 

“Cogito ergo sum, signorino Kanon, è latino, non chissà quale linguaggio ostrogoto!”

La voce di Teotokris, il vecchio precettore, che lo richiamava all’attenzione per la miliardesima volta in quella mattinata.

“E che roba sarebbe?”sbuffò lui, appena ragazzino, guardando fuori dalla finestra, desiderando di poter essere fuori a godersi il sole di quella bella giornata, anziché il dover stare in quella stanza dall’atmosfera sonnacchiosa.

“È il principio fondamentale di Cartesio! Benedetto ragazzo, se ti applicassi solo la metà di tuo fratello!”

Kanon sbuffò, ma la sua protesta fu coperta da una risatina alle sue spalle.

“Cogito ergo sum…’Penso, quindi esisto’, fratellino. Bè, Cartesio non ha tenuto in conto la tua possibile eccezione: esisti, ciò è innegabile, ma decisamente, il cervello non lo connetti!”

Quanto era insopportabile.

Quanto si credeva superiore.

Quanto lo detestava.

 

«Saga»

Per lui quella maledetta materia non aveva segreti, riusciva a capirla al volo, neanche fosse stato lì, al fianco di Aristotele o chi per esso, a condividerne i pensieri!

Eppure, in quel momento, le parole di quei grandi pensatori dei tempi antichi, si stavano rivelando la conferma alle sue più recondite paure…Se ne avesse avuto occasione, avrebbe tradito di nuovo?Quando il suo animo di demone si sarebbe ridestato?E soprattutto, sarebbe riuscito ad opporglisi?

 

 

Un’esclamazione di sorpresa, dinanzi a quello spettacolo.

Kora guardò a bocca aperta il soffitto della grotta calcarea, costellato di stalattiti che emanavano un chiarore biancastro in quell’oscurità.

Aria…ce n’era in abbondanza, e questo voleva dire che doveva esserci un apertura da qualche parte.

«O un passaggio»

In quel momento si trovava dentro la scogliera…Dubitava che ciò che aveva studiato nelle vecchie epigrafi fosse solo una leggenda: il mito del labirinto di Sunio era più veritiero di quanto non si credesse.

La luce doveva filtrare da quanche anfratto, creando uno spettacolare gioco di riflessi che faceva sembrare d’essere sotto un cielo stellato.

La ragazza nuotò verso una delle pareti della grotta circolare, sussultando nell’avvertire sotto i suoi piedi della sabbia. Toccava. Si alzò in piedi, con l’acqua che le lambiva le ginocchia, e si mise a scrutare il centro delle acque buie: il tratto sommerso da cui era giunta si apriva come un pozzo profondo; non sarebe stato semplice uscire da lì.

Pazienza, se ne sarebbe occupata dopo.

«Un problema alla volta»

E che problema!Un bel dilemma poiché, tolta la spettacolarità della caverna, non vi era altro che il nulla assoluto.

Forse si era aspettata un mega cartello affermante:‘Per il tesoro di Sunio, di qua’, forse si era aspettata un mega forziere, oppure cumuli d’oro e gioielli, stile covo dei pirati…

«Magari…sai che vita mi sarei fatta…»

Invece, niente, solo rocce ed acqua a perdita d’occhio…fin dove le era possibile vedere, immersa in quella notte pressochè totale!

«Per lo meno, scongiuriamo la claustrofobia…finchè non vedo che mi sono cacciata in un buco sott’acqua, e ora sono circondata da tonnelate di tufo e calcare, non dovrei morire…AAAH, perché sono venuta quaggiù da sola?!»

Riflettè un istante: cosa diavolo si metteva a pensare???

«Essere qui in compagnia di quella sottospecie di Saint?Mai!Mi tengo la claustrofobia e i miei patemi ma, per gli dei, sto bene così!»

Un rimbombo sordo fece fremere la roccia, allertandola di colpo; piccoli frammenti di calcare piovvero sullo specchio d’acqua, increspando la superficie oscura.

«Che…diavolo…è stato…?»

L’eco non si era ancora spento, quando un altro bubbolio, ancora più cupo, agitò l’aria.

Kore deglutì, imponendosi di restare calma.

«Ok, meglio darsi una mossa!Devo trovare quel frammento e uscire da qui alla svelta!»

 

La pioggia cadeva a dirotto, trafiggendo il mare inquieto; i turisti, non appena aveva cominciato a diluviare, si erano rifugiati sotto i colonnati del templio antico, in una fiumana multiligue di proteste.

Lui invece era rimasto fermo, seduto immobile con lo sguardo impassibile, degno guerriero che non si lascia scomodare dalle intemperie.

Gli piaceva la sensazione dell’acqua che scorreva a piccoli rivoli su di lui…per i bagagli, non c’era da preoccuparsi, erano in tessuto impermeabile.

Un rumore improvviso lo fece balzare in piedi: pochi metri più in là, esattamente nel punto in cui il sentiero s’interrompeva per precipitare dritto nel baratro, una porzione di roccia dalle cospicue dimensioni si era appena staccata, franando i mare.

Il problema dei crolli causati dall’erosione violenta sul tufo.

Niente di impressionante; tuttavia, non potè fare a meno di cogliere una nota di apprensione, pensando a come avrebbe fatto Kora ad tornare su, con quelle acque così agitate.

In altri momenti, avrebbe ridacchiato, pensando al malcapitato: situazioni di pericolo simili erano pane quotidiano, per chi si addestrava al Santuario.

Aveva visto maestri spedire i propri allievi, poco più che dei marmocchietti, a farsi una bella nuotata tra le rapide impetuose di un fiume, o a passarsi intere nottate sotto il gelido cielo d’inverno…ma quella situazione era diversa: lei non era un saint, per quando sapesse combattere bene, e di sicuro avrebbe avuto serie difficoltà.

A malincuore, dovette riconoscere che, sì, la giovane amazzone dal carattere insopportabile necessitava di aiuto…

Ma tra il dire e il fare, era letteralmente il caso di dirlo, c’era di mezzo il mare, decisamente mosso, in quel caso; e soprattutto se non era a conoscenza di dove si fosse andata a cacciare.

Invidiò le capacità telepatiche e telecinetiche di Mu di Aries: il gold saint della Prima Casa l’avrebbe trovata ad occhi chiusi, senza nemmeno fare fatica.

Invece no, lui avrebbe dovuto andarla a cercare di persona.

Bel problema, soprattutto quando il proprio feeling con l’elemento chimicamente denominato H²O rasenta lo zero assoluto.

«Una cosa è certa: io li sotto non vado»

‘Abbiamo paura, né?’

La vocina della sua coscienza che in quel momento aveva assunto il tono sarcastico di Milo.

«Ma che paura…no grazie, quando l’ho scampata viva da quella maledetta prigione, ho giurato che non avrei mai più messo piede in mare!»

‘Interessante, detto da uno che è stato Generale degli Abissi fino a non molto tempo fa…’

Kanon sospirò: perché, per ogni cosa che faceva, il suo passato riusciva sempre a tornare a sbarrargli il passo?Aveva già implorato perdono una volta, si era preso quindici Scarlet Needle in corpo, per farsi accettare al Grande Templio per aiutare i Saints nella guerra contro Hades…aveva dato la sua vita per togliere dai piedi quel dannato di Radamantis…è vero Saori, o meglio, Athena, l’aveva riportato in vita per grazia paterna insieme agli altri Saints deceduti, ma che prezzo aveva quell’esistenza, se doveva ancora pagare per i suoi atti da reietto?

Si avvicinò al bordo della scogliera, scrutando il mare burrascoso sotto di sé.

«Fratello, mi hai sempre detto che nulla nella vita è dato per scontato, e per ottenere qualcosa, sono necessari impegni e sacrifici…la ricompensa più grande, alla fine è il risultato…Ma se per dimostrare che sono cambiato, non è bastato neanche pagare il fio delle mie colpe con la vita, che altro posso fare?»

Strinse il medaglione dorato tra le mani:«è anche vero che non posso mandare al diavolo la missione alla prima difficoltà…»

Kora, in fondo, aveva dimostrato di fidarsi un pochino di lui, anche lasciandogli quell’oggetto in custodia. Quella ragazza aveva il dono di vederenel cuore delle persone, lo aveva capito da quanto se l’era ritrovata davati, tre giorni prima.

«Nella vita niente è dovuto…Avevi ragione, Saga, una volta di più. E allora, con che coraggio, la lascerei nei guai, quando sono stato io ad essermi assunto la sua difesa?»

 

 

Un brontolio sordo, quasi un ruggito sommesso, che riempì la volta a calotta della caverna circolare, facendo fremere l’aria e l’acqua, di tanto in tanto agitata dalla pioggia improvvisa di qualche sassolino franato giù dal soffitto. Ogni suono era amplificato, soprannaturale in quell’atmosfera silenziosa in cui il tempo stesso pareva essersi fermato. I suoi passi risuonavano rumorosi, fastidiosi quasi; poteva sentire il suono del suo respiro, e il battito del suo cuore.

Kora aveva esplorato minuziosamente ogli angolo della caverna, vanamente: non vi era acuna tracica del fantomatico tesoro, né di una qualche plausibile indicazione. La parete rocciosa s’inerpicava ripida verso la volta costellata di stalattiti.

Forse, vi era qualcosa, lassù…

Cauta, si aggrappò a delle sporgenze, facendo forza sulle braccia, e pregando che la roccia non le si frantumasse nuovamente fra le mani.

«Anche perché qui l’acqua è bassa…»

Riuscì a salire fino a metà parete, prima che la scogliera fosse scossa da un fremito; la ragazza si appiattì maggiormente contro la falesia, ignorando la granaglia di calcare che aveva ricominciato a cadere, tra mille schizzi.

“Finchè regge la massa portante della scogliera, non ho di che preoccuparmi»

Fu costretta ad un movimento complicato per spostarsi da un appiglio all’altro, cosa che la impegnò per diversi minuti: bagnata fradicia com’era, senza contar el’ipotermia che cominciava a farsi sentire, scivolare era divenuto di una semplicità estrema.

«Che freddooo…»

La luce che improvvisamente le ferì gli occhi per poco non le fece predere la presa.

«Mondo ladro!»

Si schermò il viso con una mano, facendo leva sulle gambe per salire e usando l’altro braccio come sostegno.

“Se arriva luce vul dire che ci dev’essee un’apertura, qui da qualche parte…WAAAAAAAAH!!!!!”

Uno stridio, poi non aveva visto più niente; in compenso, aveva fatto un salto tale da catapultarsi dritta in acqua.

Aveva toccato il fondo sabbioso immediatamente ma, per fortuna, non s’era fatta nulla.

«Per miracolo…direi che per oggi ho rischiato un po’ troppe volte l’osso del collo» pensò, scrutando torva il pipistrello che aveva preso a svolazzare in circolo sopra di lei.

“Stupido chirottero!”

Non ebbe il tempo di attuare la vendetta “Come ridurre in particelle subatomiche uno stupido mammifero dotato di ali e cecato, che mi ha quasi ucciso” che un rumore alle sue spalle, seguito da qualcosa che le aveva agguatato il braccio, le aveva fatto impazzire il battito cardiaco per la seconda volta nel giro di pochi istanti.

La sua voce rieccheggiò nell’acustica perfetta della caverna, prima che una mano le tappasse la bocca.

“Finiscila di strillare, mi hai assordato”

Una voce di rimprovero.

Quella voce, la sua voce.

Kora si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con Kanon; il ragazzo era lì, davanti a lei, con il suo naturale atteggiamento strafottente…E un fisico che avrebbe levato il fiato ad ogni ragazza esistente da lì a Plutone! I muscoli perfetti, come s ela statua del discobolo avesse preso vita, tramutandosi nel cavaliere che ora le stava innanzi, i lunghi capelli del colore della notte più scura che ricadevano in pittoresco disordine sulle spalle tornite da lottatore. Gli occhi di smeraldo della biondina si rispecchiarono in quelli color cielo di lui, soffermandosi sul sorrisetto che gli affiorava sulle labbra.

“Bel posticino…un po’ umido ma tutto sommato…carino” commentò Kanon, sarcastico.

Kora, ancora persa in chissà quali fantasie, non lo sentì nemmeno.

Fu quando il saint le tirò una manata d’acqua in viso, che la giovane parve riscuotersi.

“Allora, il gatto t’ha mangiato la lingua?”

“Che…che cosa ci fai…qui?” riuscì finalmente a dire la ragazza, ricevendo in cambio un’occhiata raggelante da parte del guerriero:”Non tornavi, fuorì c’è un temporale degno della collera del sommo Olimpio e, per quanto tu possa ostinarti a non credermi, mi sta a cuore che tu non ti faccia ammazzare”

L’amazzone recuperò tutto il suo self-control: “Mi pareva che TU non ne volessi sapere di aiutarmi! Hai detto che potevo arragiarmi, e io l’ho fatto! Hai una bella faccia tosta a rifilare la colpa a me, quando sei tu che fai il piantagrane! Da quando questa missione è iniziata, tu…tu…” non riusciva a concludere la frase.

“IO cosa? Avanti parla, muoio dalla curiosità!” la sfidò Kanon.

“Bah, discutere con te è un caso perso!Avrai anche ventisette anni, ma ti comporti non meglio del peggiore degli adolescenti!”

Il ragazzo stava per ribattere in maniera decisamente pesante, ma prima che potesse aprir bocca, l’intera scogliera tremò, come se un’enorme mano la stesse scuotendo dalle fondamenta.

“CHE DIAMINE SUCCEDE?!”

Grossi massi si staccarono dal soffitto, franando con un fragore assordante.

“DOBBIAMO RIPARARCI!”

I due giovani corsero a rifugiarsi in un angolo della caverna, al riparo dai crolli, ma la sabbia infida fece incespicare la biondina…

“KORA, TOGLITI DA LÍ!”

La calotta della falesia si sgretolò in migliaia di blocchi, crollando in una miriade di massi e stalattiti…e lei era proprio lì sotto, a correre disperatamente nell’acua che la rallentava, quasi volesse trattenerla, quasi volesse impedirle di salvarsi la vita; cadde di nuovo, ma non si rialzò.

Non urlò.

Chiuse solo gli occhi…

 

Silenzio; solo il rumore dell’acqua che le sfiorava la pelle, la schiena scossa da brividi, appoggiata contro la gelida roccia, e la sabbia sotto di lei, come un soffice giaciglio.

“E con questo sono due”

Aprì gli occhi, ritrovandosi immersa nella penombra; le ci volle un po’ per riuscire a mettere a fuoco la figura di Kanon, seduto accanto a lei.

“Cosa…?” iniziò la ragazza, senza sapere esattamente cosa chiedere. Con la gran confusione che regnava nella sua mente, faceva fatica a connettere i semplici impulsi per poter muovere i muscoli, figurarsi articolare una frase!

“In questi giorni ho realizzato che tu non sei assolutamente dotata di spirito di autoconservazione, per non nominare poi delle capacità coordinative…Sei in debito di vita con me, per la seconda volta” replicò Kanon, calmo.

La biondina sospirò:”Ho sentito la metà di ciò che hai detto ma, supponendo fossero in buona parte fesserie, non credo sia una grave perdita. Brevemente, mi riassumeresti cos’è successo?”

Aveva un emicrania tremenda, dovuta probabilmente allo spostamente alla velocità della luce compiuto dal cavaliere per metterla in salvo; senza un’armatura indosso, era un’esperienza a dir poco traumatica per il fisico, obbligato a subire un’enorme pressione in un secondo in cui l’accelerazione passava da zero a 300 mila km/s! AL contrario, lui sembrava fresco come una rosa.

«Ok, gli concedo l’affermazione che è un Gold Saint…ma poteva ricordarsi di questi piccoli dettagli…»

“È franata mezza grotta, e noi siamo rimasti intrappolati”

Kora scrutò l’enorme massa informe che riuscì a finalmente a distinguere come un enorme muro di rocce, che andavano ad ostruire quello che un tempo era stato il centro della caverna.

La fiera amazzone si trattenne a stento dal mettersi ad imprecare o a piangere!La loro unica via di uscita era bloccata.

Ora, cos’era peggio, essere in trappola dentro una scogliera, senza via d’uscita, o il dover essere nella situazione precedentemente descritta aggiungendo la compagnia del bel cavaliere strafottente?

“Kanon, non potresti distruggere questo muro che ci ostacola con un colpo?” fece, levandosi in piedi, accanto a lui.

“Perché poi ci crolli addosso l’intera falesia?No, tun non è che non hai istinto di sopravivvenza, sei un’irrazionale suicida!”

La ragazza gli rifilò unm gancio degno di Silvester Stallone, ma il saint non si scompose minimamente, e lo parò senza difficoltà, per poi afferrarla e proiettarla a terra con una leva.

Kora si ritrovò distesa, con Kanon ke la bloccava tenendola per una spalla, inginocchiatole accanto, con un sorriso da fare invidia ad uno squalo(KISAME!no, qst è di Naruto^_^’’’)

“Fregata, mocciosa”

Avvicinò rapidamente l’altro braccio, chiuso a pugno e per un istante la guerriera temette che avrebbe chiuso la tecnica con un bel pugno da KO…che si rivelò essere invece un bel frontino…decisamente più umiliante!

“AHI!Come osi?!”

“Kora, sopa tora se parakalò. E dacci un taglio: la mia pazienza ha un limite”(*sta zitta per favore).

Rimase impassibile dinanzi allo sguardo velenoso dell’amazzone, finchè ella non gli scostò bruscamente il braccio che l’aveva immobilizzata al suolo.

Si rialzò, senza proferir verbo, sdegnata: l’aveva redarguita con quel tono da superiore, come… «Come fa un adulto annoiato dalle lamentele di un bambino!Come si è azzardato quel…quella canaglia!Neanche fossi una mocciosa che frigna per una bambola rotta!Qui bisogna ridefinire un attimo le rispettive gerarchie!»

“Ehi canaglia, apri bene le orecchie, perché non lo ripeterò!Non me ne frega che tu sia un Gold Saint, io non faccio parte del Santuario, in battaglia non ti sono da meno e soprattutto, non sono una tua apprendista cui tu possa rivolgerti a quel modo!Inteso il messaggio?!”

Kanon non rispose; era ancora inginocchiato a terra, voltato a darle le spalle.

“Allora, siamo duri di comprendonio?” commentò la giovane, sprezzante.

Trasalì quando incrociò lo sguardo del cavaliere: vuoto, teso e preoccupato. Scrutava lo sbarramento roccioso a pochi metri da sé, o meglio, i sassi che affioravano a pelo d’acqua. Il silenzio, ma soprattutto l’espressione attonita del ragazzo la fecero sudare freddo.

«Cosa succede ancora??»

“EH?!”

Credette, sperò, implorò tutte le divinità che avesse avuto un miraggio; aveva appena visto le rocce sopra il livello dell’acqua scomparire sotto di esso, in meno di un respiro.

“No…” la voce le si spense in gola, mentre con gli occhi andava a cercare nuovamente quelli del ventisettenne.

Kanon la fissò per un istante che a lei parve lungo un’intera vita, prima di distogliere lo sguardo e alzarsi in piedi, con il mare che iniziava a lambirgli le ginocchia.

L’espressione di chi sta vivendo il più recondito dei propri incubi…L’apatia che va oltre la paura.

Era quella la vera faccia del terrore più puro?La calma assoluta nell’occhio della tempesta?

“Kora”

Al sentirsi chiamare, la giovane guerriera sussultò; lo vide voltarsi, chiamarla ancora una volta con quegli occhi che nulla avevano da invidiare ad un cielo estivo, con un’espressione che lasciava trasparire…sicurezza, nonostante la gravità del momento.

“Mi dispiace non poter prestare ascolto alle tue più che giuste ragioni, ma ora abbiamo una questione decisamente più gravosa a cui badare. Mi perdonerai quindi, se ti invito a riparlarne più tardi”

Sorrise: era davvero bravo a fingere perché, se avesse potuto, avrebbe urlato; se non ci fosse stata lei, avrebbe dato sfogo alla disperazione che a stento stava reprimendo nel suo cuore.

Di nuovo lì, dopo un’eternità…con quel dannato mare che, ancora una volta, reclamava la sua vita come pegno, su comando di un’entità infausta senza nome, che gli si era accanita contro dal momento in cui aveva messo piede in questo mondo.

«È innegabile…per quanto io faccia, la mia esistenza era e resterà dannata. Persino la morte mi ha già rifiutato, e più di una volta. Il mio fato avverso scritto nel mare delle stelle continuerà ad essermi imprevedibile e predefinito…»

“KANON!”

Il grido d’allarme di Kora.

L’acqua non accennava a fermarsi, e aveva raggiunto l’altezza dei loro fianchi: di questo passo, considerando l’altezza scarsa di quel punto della caverna, non restavano loro che dieci minuti d’aria. Abbattere il muro di pietre che occludeva loro l’unica via di fuga era un’idea irrealizzabile: sarebberò rimasti travolti dal crollo della falesia, senza via di scampo.

Ma allora, come evitare che la marea rimontante li uccidiesse, di lì a breve?

La stessa situazione, analoga; ne era uscito vivo una volta, per miracolo che poi aveva scoperto essere stata semplice grazia divina, ma ora era differente: Kora…doveva salvarla.

Non poteva più confidare in un miracolo, né nell’aiuto di Atena, né di Nettuno o chi per esso.

Doveva tentare il tutto per tutto.

“Kora, vieni qui”

La ragazza, che stava cercando una qualche via d’uscita, lo raggiunse con due balzi.

“Ascoltami –le disse, con un tono così serio da preoccuparla- L’unico modo per uscire da qui è abbattere quella barriera…non so quanto tempo avremo, prima che tutto ci cada addosso, ma di sicuro non possiamo restare qui ad annegare…Credo sia la soluzione migliore…”

“Credi?Guarda che questo non è un gioco!” replicò gelida la giovane.

“Se hai un’idea migliore tirala fuori, perché a me non ne vengono altre!Ma vedi di muoverti, perché non aspetterò che l’acqua mi levi quel poco di aria che è rimasta, non di nuovo!” replicò acido Kanon, alzando la voce.

“Se ne avessi una sarei ben lieta di illustrartela, ma non ne ho!! Insomma…dobbiamo sempre finire per discutere per ogni cosa?!Ma tuo fratello non t’ha insegnato il concetto di collaborazione?!” lo redarguì lei.

Il cavaliere le si avvicinò pericolosamente, tendendo una mano verso il suo viso.

Lei era pronta a parare uno schiaffo, ma trasalì quando sentì le dita del giovane scostarle un ciuffo ribelle di capelli che le ricadeva sugli occhi:”Non so cosa tu sappia di mio fratello ma, te lo chiedo per favore, non parlare di fatti che non conosci, e che io non desidero ricordare…Non vorrei doverti smentire, e rivelarti anche l’altro lato della medaglia”

La voce di Kanon era ferma, ma gentile; forse era la prima volta che lo vedeva così serio, senza quell’aria da bulletto spaccone…tuttavia, ella intese che non ammetteva repliche: non era né il luogo, né il momento, né lei era la persona che potesse permettesi di fargli discorsi riguardanti la sua vita, e ciò la giovane lo intese.

“Avremo pochi istanti, dal momento che il mio colpo avrà abbattuto la barriera…e prima che lo perda, prendi il tuo medaglione…per l’altro pezzo, temo dovrai rinunciare…ma forse è meglio così, se Xaria rimarrà nascosta, l’umanità sarà al sicuro…”

Si sfilò dalla tasca dei bermuda blu la sottile catenella dorata da cui pendeva il piccolo disco, sorridendo lievemente alla faccia sbigottita di Kora, quasi lei non trovasse le parole per dirgli:‘L’hai portato in acqua?!Ma sei impazzito???E se il sale lo rovina???’

“Stai indietro” le fece, mentre chiudeva gli occhi, iniziando ad espandere il suo cosmo.

Doveva assolutamente dosare la forza mostruosa di cui era dotato: troppa, e avrebbe raso al suolo l’intera falesia, decretando la loro fine.

«Non sono ammessi errori»

Sentì l’energià delle stelle fluire nel suo corpo, attraverso il sangue, gli impulsi nervosi, i muscoli…

«ORA!»

“GALAX…”

“FERMATI!”

Il grido di Kora lo arrestò esattamente un secondo prima che abbattesse il suo colpo devastante contro le rocce.

“CHE DIAMINE HAI ADESSO?!T’HO DETTO DI NON DECONCENTRAR…”

“NON È COLPA MIA!”

Kanon ammutolì di colpo, quando vide la ragazza, con la medesima espresisone attonita, tenere la mano destra testa dinanzi a sè, con il medaglione che vi lievitava sopra, avvolto in una luce scarlatta.

Ignorò l’acqua che gli lambiva ormai le spalle, e con un unico passo le fu accanto.

“Perché fa così adesso, quello stupido aggeggio?”

“Come posso risponderti, se nemmeno io lo so?!” replicò lei, concitata.

Improvvisamente l’energia sprigionata dal disco inciso si fece più forte, tangibile, come se si trattasse di un cosmo. Un cosmo potente.

Kora urlò, come se si fosse ustionata, mentre la chiave del sigillo si librava nell’aria, rilucendo come una supernova, per poi schizzare a tutta velocità contro la parete opposta a quella della barriera che ostacolava loro l’uscita.

Una, due, tre volte…continuava a cozzarvi contro, e man mano l’intensità della luce che emanava si faceva più forte, quasi cangiante.

Kora fece per afferrarlo, ma un’onda d’energia la scagliò quattro metri più lontano, con un gemito di dolore.

Kanon la ripescò immediatamente, ora che a stento toccava il fondo sabbioso, nell’acqua che non accennzava a smettere di alzarsi.

La ragazza riscattò avanti.

“KORA!LASCIA PERDERE QUELLO STUPIDO COSO!NON ABBIAMO PIÚ TEMPO!”

“Non me ne vado senza!Mio fratello e mia madre hanno dato la vita perché non me lo togliessero!E poi, credo d’aver capito!”

Si scagliò contro la barriera scarlatta, balzando fuori dall’acqua, schermandosi il viso con le braccia.

Possibile che il medaglione cercasse di…

“KANON, SPOSTATI DA LÍ!”

Il cavaliere non ebbe il tempo di ribattere, che vide la ragazza concentrare un enorme quantitativo di energia nella mano sinistra, generando una sfera di energia che lanciò sotto forma di pugno dritta contro la parete rocciosa della falesia.

L’esplosione fu catastrofica, con tutta la caverna che tremò…poi l’acqua lo travolse.

Pochi fugaci istanti di confusione totale, e terrore…

Aria, non rusciva a respirare…non voleva annegare di nuovo…

“NO!”

Si sentì scagliare su un terreno duro, di roccia, con l’ossigeno che fluiva nuovamente nei polmoni.

Rimase supino per diversi istanti, con una mano sugli occhi chiusi, ansimante, il cuore che lentamente decelerava, dopo essere schizzato a ritmo vertiginoso…

Che era successo?

Aveva perso ogni cognizione di orientamento, e poi il mare l’aveva sommerso…e tutto per colpa di quella mocciosa cretina!

Aprì gli occhi, deciso ad appenderla ad un muro e urlargliene di santa ragione, ma quando s’avvide di dove fosse finito, la rabbia gli morì in gola, per lasciare spazio allo stupore.

Un’enorme sala scavata nella roccia,come l’ingresso di un templio, e in fondo, un’apertura scolpita minuziosamente nel tufo. Alla sua destra, molti metri più in là, vide l’acqua che defluiva di nuovo attraverso la voragine aperta nella falesia dal colpo di Kora…

«Kora!Dov’è fini…»

Si sentì sfiorare il braccio, e allora girò la testa, trovandosela accanto, sorridente.

“Avevo ragione, visto?Il labirinto esiste davvero!”

Il saint represse a stento l’idea di strangolarla solo per i guai che gli aveva fatto passare.

E invece di essere appena un po’ rammaricata, era lì a ridere, la cretina!

“Serve una mano per rialzarsi, prode guerriero?” lo canzonò, tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

“Prega che non mi riprenda in fretta, perché è la volta che ti uccido, mocciosa!”

replicò lui, prendendole la mano e tirandosela addosso; ricaddero entrambi a terra, i visi ancora una volta pericolosamente vicini…

“Insomma, ok che tutte le ragazze sono pazze di me, ma Korettina, mi deludi proprio, che ogni volta cerchi di venirmi in braccio!” le replicò in tono spaccone, rendendole la pariglia.

Le gote della biondina divennero color rubino, e lei si ritrasse di scatto, non prima di aver rifilato un frontino al ventisettenne, che rise.

“Idiota, canaglia!La prossima volta che dici un’altra cavolata, sono io che ti ammazzo!Senza nemmeno preavvisarti!”

Si alzò in piedi, dirigendosi a passo di marcia verso l’altro ingresso; Kanon la udì mandare un grido di sorpresa, e la raggiunse immediatamente, restando anch’egli a bocca aperta.

Forzieri ed anfore traboccanti oro miceneo e perle preziose, cumuli di stoffe pregiate tinte in porpora, spade da far invidia ad Achille stesso…Il tesoro di Sunio era sopravvissuto ai tempi del mito…e loro lo avevano scoperto per caso!

“Non posso crederci”

“Bè, puoi anche non farlo, se questo ti fa sentire meglio…se proprio non te la senti di darmi ragione…” lo stuzzicò l’amazzone, con una risatina.

Kanon la fissò truce:”Tu hai cercato di farti ammazzare, è diverso”

“Si, si, pensala come vuoi, povero il mio cavaliere con l’orgoglio sotto i tacchi…”

Di colpo, il medaglione che Kora teneva ancora in mano, si mise a risplendere nuovamente.

“Ah no, ancora…” iniziò il ragazzo, ma lei lo zittì.

Avanzò a passo sicuro verso il centro della sala, come se fosse il gioiello stesso a guidarla, fermandosi dinanzi ad un forziere di rara bellezza, inciso nel bronzo, con intarsi di madreperla: un capolavoro di chissà quale civiltà…

“Kanon dammi una mano ad aprirlo, è troppo pesante…”

Il ventisettenne si avvicinò a sua volta e, dopo qualche sforzo, insieme riuscirono a sollevare il pesante coperchio…

Quale non fu la meraviglia, quando scorsero, all’interno, deposto a riposare su un cuscino di porpora, un semicerchio d’oro inciso, dello stesso tipo del medaglione!

“Il primo pezzo della chiave…”

Mormorò Kora, con tono reverenziale, sfiorandolo con le dita prima di prenderlo; non appena lo raccolse, nella parete in fondo alla sala, dove capeggiava un immenso bassorilievo raffigurante uno stallone rampante, con un tridente sopra di esso, si aprì un passaggio che conduceva…all’aperto!

Sì, i due giovani scorsero la luce filtrare a fiotti, illuminando la sala.

La ragazza si voltò verso Kanon, facendogli cenno di seguirla verso l’uscita:”Non abbiamo più nulla da fare qui”

“E il tesoro?”

“Non ci appartiene. E credo che il solo cercare di portar via qualcosa che non sia il frammento, farebbe scattare una qualche trappola…Direi che abbiamo rischiato abbastanza per oggi, caro il mio cavaliere neo nominato Indiana Jones!” gli rispose lei, ridendo.

«Cretina, ma ti rendi conto di quello che dici?Non vedrai mai più tanti quattrini in vita tua…Ah, quant’è dura essere onesti…» pensò poi (T_T >la vera Kora)

Kanon annuì, anch’egli con una risata, seguendola oltre il varco nella roccia, che li condusse all’aperto, su un fianco del picco di Capo Sunio, prima di richiudersi e sparire alla vista, così come era apparso.

 

Poco dopo, una volta tornati al punto dove avevano abbandonato i bagagli, si lasciarono andare, esausti, sedendosi sui rispettivi borsoni, contemplando il tramonto infuocato di Capo Sunio.

«La tempesta è passata…»

“Ehi Kora, qual è la prossima tappa?”

“Sei già così smanioso di rischiare l’osso del collo?”

Kanon scosse la testa:”No, era per mettermi il cuore in pace…”

Risero entrambi, per poi farsi silenziosi, mentre Kora univa il frammento al corpo centrale del medaglione…Un lampo di luce, e dinnanzi ai due ragazzi, basiti, apparve l’immagine nitida di una scatola dorata, nascosta dietro un bassorilievo raffigurante una donna arciera che cacciava un cervo…era come guardare un film: dal particolare fino ad arrivare al generale…Il bassorilievo era situatò nella sala principale di un templio enorme, il doppio del Partenone minimo, situato su un’alta collina…

Un templio che vantava la nomea di essere una delle sette meraviglie del mondo antico.

“Il templio di Artemide ad Efeso” disse Kanon.

“Sarà una bella sfacchinata” commentò Kora.

“Ma nella vita non si ottiene nulla, senza sforzi”

Lo dissero insieme, e per questo si trovarono a fissarsi stupiti per un istante, prima di scoppiare a ridere.

“A quanto pare, Saga ha fatto anche a te una testa quadra con questa frase…” disse Kanon.

Kora annuì; lui si fece serio, prima di tornare a guardare il cielo color fuoco che regalava loro gli ultimi raggi caldi di quella giornata. Scrutò un istante lo sguardo luminoso della ragazza, acceso da pagliuzze dorate che si perdevano nel verde smeraldo: avrebbe voluto chiederle tante cose, su ciò che aveva legato il suo destino a Saga…e non aveva dimenticato la tecnica che l’amazzone aveva usato nella grotta, per abbattere la parete di roccia.

Tuttavia, aveva ragione di ritenere che per la biondina fosse un argomento difficile da trattare…

«Diamo tempo al tempo»

Si disse, tornando ad ammirare il tramonto di quel luogo che, dopo tanti anni, aveva smesso di considerare una prigione.

 

 

 

Fine Capitolo

Allora, spazio dedicato alle risposte delle recensioni(ho imparato!!eheh)

Synnovea: è vero, sei stata la prima lettrice di qst fiction, ed è grazie a te ke la sto continuando!Certo che a volte ho delle velocità di aggiornamento da lumaca, ma purtroppo ci sono momenti in cui ho dei veri e propri blackout di ispirazione!

Rekka chan:Grazie del complimento!Spero ti piaccia anche questo capitolo! ^_^

Kamusa: Povero Kanon sono stata proprio crudele...muahah!Ma lo sai che per descrivere sta maledettissima falesia, gli incubi sono venuti pure a me??Però, se mi sogno di stare in una grotta con lui, altro che quell'acidella di Kora...gli salto addosso!!(sbav*)...anche se poi passeremmo dall'incubo a ben altro genere di sogno!

One_winged_angel88: Mon cher Sephy!Grazie per i tuoi commenti, spero ti piacciamo anche gli ultimi capitoli...uh, Kanon per me è fin troppo gentile con Korettina, ma prima o poi perderà la pazienza...la biondina deve imparare a STARE CALMA, perchè davvero, Kanon è l'ultima persona al mondo da far arrabbiare...

 

Il titolo del capitolo l'ho ripescato da una canzone degli U2, pensando al fatot che i due dovrebbero imparare a collaborare un po' meglio...

Al prossimo aggiornamento!

Mizar89-*Marty*

 

 

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Capitolo 11
*** 11*: SAEVA LYNX ***


raga

Capitolo XI: Saeva Lynx

«Mannaggia a questo caldo infernale!Mannaggia alla secolare rivalità tra greci e turchi! E mannaggia a me, che ancora sto qui a dar retta a questa dannata ragazzina!»

“Kora, accidenti a te, fermati un attimo!”

Kanon si passò una mano sugli occhi, infastiditi dal sudore che gli imperlava la fronte e dalla luce accecante; era stata una pessima idea, come sempre del resto, da quando l’aveva incontrata.

“Kanon, se ci fermiamo ogni due metri non arriveremo mai!”

La biondina ritornò sui propri passi, piantandosi davanti a lui, perfetta amazzone moderna negli shirts verde militare, nella canottiera nera, nelle All Stars scure con l’aquila dorata ad ali spiegate dell’aeronautica sui lati(Kora è una collezionista di All Stars, ndMiz), decisa e determinata anche il doppio di Lara Croft, per nulla affaticata dal caldo torrido che imperversava, ormai sul far del mezzogiorno.

“Non rompere!Non ho le tue capacità di adattamento, lo ammetto, ma mi stanco anch’io!” ringhiò Kanon, togliendosi di dosso lo zaino.

“Uhuh, che odono le mie orecchie?Un gold saint che lamenta evidenti segni di stanchezza dopo nemmeno cinquecento metri di salita?”

“Non mi provocare, non è giornata!”

La ragazza sbuffò:”Quanto sei permaloso!La prossima volta organizzati meglio!”

Il ventisettenne aprì bocca, ma decise che era meglio tacere: al momento non aveva le forze e la pazienza necessarie per reggere una litigata sul filo dell’ultima parola con quella testa calda di Kora.

“Tieni”

Kanon rimase un attimo interdetto dinanzi alla bottiglietta d’acqua ghiacciata che la giovane gli porgeva…un’ottima idea, mettere le bevande nel congelatore, in albergo.

Dopo Sunio, si erano fermati nottetempo in un piccolo ostello, l’unico che avesse libere due camere singole, in piene alta stagione, e a poco prezzo; inizalmente l’idea del cavaliere era stata quella di rientrare al Santuario, ma l’amazzone si era categoricamente rifiutata. Inutili erano state ore ed ore spese in discorsi e tentativi per cercare di cavarne qualcosa sulla ferrea ostinazione della ragazza.

Strinse le dita sulla plastica condensata, rivolgendole un’occhiata perplessa sul perché mai di tanta gentilezza.

“Bevi, altrimenti di questo passo mi collassi nel giro di due minuti”

“Tu che sei gentile??Potrei svenire ora!”

“Piantala, o ti arrivano due schiaffi!Sei davvero una palla al piede, un po’ di caldo ed ecco il grande cavaliere d’oro dove va a finire!”

“Ma è colpa tua se stiamo qua a morire bruciati, invece di salire su un comodo taxi!Al porto hai parlato greco, t’avevo detto di usare l’inglese!”

“E con ciò? È la mia, la nostra lingua natia!”

Kanon sbuffò:”Sì, e qua siamo in Turchia! Il taxista ti ha sentita e ci ha mollato a piedi con la scusa che la strada è troppo ripida!”

Kora si mise le mani sui fianchi:”Oh, ma quanto rompi!? Sei proprio un greco ottuso, si vede che non sei abituato a viaggiare, ti lagni alla minima difficoltà!Non ricominciare come l’altro ieri, perché ti schiaffeggio sul serio!”

“Prova a restare chiuso nello stesso luogo, con il tempo che nel suo scorrere sembra far scivolare via l’intera vita, poi ne riparliamo, sul perché il mio spirito d’adattamento ti fa così schifo!”  replicò in meno d’un sussurro il cavaliere; l’amazzone non intese:”Come?”, ma Kanon alzò le spalle, fece finta di niente e bevve un lungo sorso d’acqua, per quanto nella bottiglia ci fosse più ghiaccio che liquido…pur di non risponderle.

Ripresero a camminare in silenzio, su per la scoscesa stradina arroventata che portava ad Efeso.

 

Arrivarono alle porte della città dopo un’altra buona mezz’ora di fatica, sotto la violenta calura estiva, abbacinati dallo scintillio cangiante dei marmi e degli stucchi bianchi; cercarono riparo all’ombra di un alto colonnato, per rifiatare.

Kanon si scstò i capelli dagli occhi, pentendosi della sua perenne ostinazione a non volerli tagliare. Dovette ammettere che l’inerpicata lungo le pendici del colle di Efeso l’aveva sfiancato, anche peggio di un allenamento contro Milo od Aiolia; al contrario, la giovane amazzone appariva a malapena accaldata, appoggiata ad una colonna, le cuffie alle orecchie, l’i-pod agganciato alla cintura, e quel fare degno della più spericolata avventuriera del Far West…più pazza di Calamity Jane…più bella…con la pelle già abbronzata, i capelli di seta ed oro, e gli occhi di smeraldo vaganti in chissà quale pensiero.

Un respiro più profondo, che nulla aveva a che vedere con l’arsura…

“Ehi, vossignoria, siete ancora fra noi comuni mortali, o vi ho perso da qualche parte sulla salita?”

Il ventisettenne si ridestò di colpo, e s’affrettò ad assumere un atteggiamento adeguatamente scocciato, per celare quei pensieri che gli avevano improvvisamente fatto accelerare il battito cardiaco…E non ne era il clima torrido la causa…

“I-io?Ma…ti pare che possa stancarmi?”

“A me sembravi in fissa…sicuro di star bene?” indagò la ragazza, allusiva.

“Guarda che parli con un Gold Saint” buttò lì il giovane.

Credibile quanto un ladro colto sul fatto…un ragionamento un po’ deboluccio, e lo dedusse dall’occhiata inquisitoria che parve trapassagli l’anima.

«Fatti un piccolo esame di coscienza, Kanon…A cosa stavi pensando, vecchia canaglia?»

Perché la voce di Milo s’intrufolava nella sua mente, nei momenti meno opportuni per giunta!?

“Oh, ma ti dai una mossa?Lo vedi che ancora ti sei incantato?Guarda che non ho tutto il giorno!”

La vide in piedi, davantì a sé, come poco prima, leggermente seccata, una mano sul fianco, l’altra a reggere la spallina dello zaino, la frangetta ribelle ad oscurarle gli occhi luminosi…

SBONK!

Un frontino secco e preciso.

“Auch!”

“Tu hai preso un’insolazione, non ho dubbi. Mondo ladro, perché proprio te dovevano mettermi alle costole!?Vossignoria vorrebbe degnarsi di connettere il cervello, almeno oggi?” esclamò la biondina, dandogli le spalle, esasperata; fece due passi, prima che il giovane la trattenesse delicatamente, posandole una mano sulla spalla.

“Kora?”

La fece voltare, e i loro occhi s’incontrarono.

“Perché quando ti rivolgi a me, non mi chiami mai per nome?”

Lo sguardo dell’amazzone si fece perplesso, indi sorpreso.

“C-come?”

Nemmeno Kanon seppe dire il perché di quella domanda apparentemente sciocca ed infondata; l’unica certezza era il fastidio che provava quando la ragazza gli si rivolgeva quasi con indifferenza…non perché la ritenesse una mancanza di rispetto, no, quello poteva andare al diavolo, era una sensazione più profonda…Quasi il timore di non essere più che una fastidiosa presenza, per lei.

Poi, successe qualcosa che nn aveva previsto: Kora arrossì. Una tenue sfumatura rossa sulle gote rosee, e lo sguardo che si abbassò a fissare un punto imprecisato del suolo.

“Kanon…”

Lui sentì un brivido lungo la schiena, fatto anomalo con 45° all’ombra.

“Non guardarmi così, per favore” continuò lei, in un sussurrò smorzato.

E allora un sorrisetto ironico e spavaldo affiorò sulle labbra del cavaliere:”Perché?”

La biondina rialzò gli occhi, cogliendolo in pieno con quell’aria a metà fra l’incuriosito e lo sbruffone. Accidenti a lei che era arrossita!

“Perché mi metti a disagio, scemo!”

Gli voltò le spalle, stizzita.

“Andiamo a mangiare, il caldo comincia a dare alla testa pure a me” sibilò, in un ordine che non ammetteva contraddizioni.

“Sissignorcapitano!” replicò il ventisettenne con una risata.

“Dacci un taglio con le prese in giro, o t’ammazzo…Kanon…” aggiunse Kora alla fine, quasi con dolcezza.

Eh sì, il caldo faceva proprio brutti scherzi!

 

“Mia signora…”

Una voce reverenziale, quasi timorosa. Una mano elegante e curata, seppur di un incarnato d’alabastro che nulla aveva d’umano, smise di giocare con le melagrane poste nel paniere d’oro, e fece cenno d’avvicinarsi.

“Desdemona, quali nuove mi rechi?”

L’angelo nero avanzò nel buio della sala del trono, inginocchiandosi, il capo rivolto al pavimento di cupa ossidiana.

“Mia regina, la custode è uscita nuovamente allo scoperto”

La mano diafana accarezzò con noncuranza una ciocca di lunghi capelli che parevano tinti del medesimo colore della notte senza stelle.

“Sai già cosa fare”

Desdemona annuì:”Sì, mia sovrana”

Labbrà di sangue s’inarcarono in un sorriso diabolico.

“Me lo auguro. D’altrimenti, sarà l’ultimo tuo fallimento tollerato”

L’angelo nero rabbrividì, e mormorò qualcosa.

“Non m’interessano le tue scuse. La vita è fatta così: ti lascio vivere, finchè ti renderai utile. Adesso vai, non perdere altro tempo. Non te n’è concesso molto”

Il mostro angelico si alzò, seguitando a mantenere lo sguardo chino a terra, e si avviò verso le grandi porte del salone, con il sangue che pareva essersi ghiacciato nelle vene.

 

“Uffa, ma perché per nascondere una roba minuscola si scelgono sempre dei posti enormi!”

La voce di Kanon rieccheggiò nell’enorme spazio deserto, ingombro di colonne, architravi caduti, capitelli corinzi del diametro di sei persone insieme, pietre, blocchi di marmo, statue e polvere sollevata dal vento.

I resti dell’enorme templio votato al culto di Artemide, così magnificente da essersi guadagnato la nomea di ‘meraviglia del mondo antico’, alla stregua della Grande Piramide di Keope a El Giza, del Colosso di Rodi, della statua di Zeus a Olimpia, dei Giardini Pensili di Babilonia…

Altro che Partenone!In quello spiazzo vasto a dismisura vi era da cercare per settimane!

Il sole scottava alto nel cielo del primo meriggio, riflettendosi sui marmi bianchi, arroventando qualsiasi cosa non cadesse in salvo all’ombra; un vento leggero e rinfrescante spirava dal mare scintillante come uno specchio, al cui orizzonte affiorava il delicato profilo dell’isola di Samos, già in terra di Grecia.

Un rumore alle sue spalle lo fece voltare di scatto, ma abbassò la guardia con un sospiro, quando scorse Kora riemergere da un cumulo di rovine.

“La solita aggraziata” commentò Kanon, sarcastico.

“Non è colpa mia se appena tocco qualcosa, questa mi crolla addosso!” replicò la ragazza, in difensiva.

“Sì, sì, come non detto…Kora, qui stiamo girando a vuoto da ore…fa caldo, e avrei anche fame…”

“Ma se ti sei mangiato TRE kebap!!TRE!” esclamò l’amazzone attonita, che si era limitata ad una normalissima porzione di kebap, roba che avrebbe riempito una persona denutrita per una settimana!

“È pochissimo per me!” ribattè il ragazzo.

“Voi maschi che razza di stomaco avete?!”

“Ah, lascia perdere…Piuttosto, se ci dessimo una mossa…”

La biondina gli scoccò un’occhiata di fuoco:”Se sapessi da dove cominciare, sarei ben lieta di prendere il frammento e ripararmi finalmente all’ombra, vossign…aehm…Kanon”

Stettero in silenzio per un bel pezzo, senza sapere cosa dire, guardandosi attorno senza reale attenzione, persi nei rispettivi pensieri, troppo distratti per accorgersi dei reciproci sguardi che, a turno, si cercavano, senza riuscire ad incontrarsi.

Che cosa stava accadendo?

Kora scosse più volte la testa, come se volesse cercare di destarsi da un sogno, un mondo a parte in cui era caduta, senza volerlo, senza un perché.

Una paura recondita celata dentro al cuore insieme ai ricordi di una vita da dimenticare…ma il passato non si può abbandonora come un rifiuto qualsiasi: si può fingere di aver avuto una vita perfetta, tuttavia, i ricordi reali nn si possono ingannare.

“Kora!”

La ragazza per poco non inciampò su una colonna abbattuta che nemmeno aveva notato, distratta com’era, all’udire la voce di Kanon così vicina, alle sue spalle.

“Che…che c’è?!”

“Sei sempre così nervosa?”

“N-non rompere!!”

«E non avvicinarti più di soppiatto, che mi fai morire d’infarto!!»

Il saint sbuffò:”Sempre educata…qui stiamo girando a vuoto da secoli!A Sunio come hai fatto a trovare il frammento nascosto?”

“Ma chi si ricorda!Avevo in mano il medaglione, ha fatto tutto da solo!”

“Bene, e allora vorresti spiegarmi l’utilità d’insignire qualcuno del titolo di custode, se nemmeno sa come gestire la chiave del sigillo?!” replicò sardonico il cavaliere.

“Ti hanno mai detto che sei INSOPPORTABILE, canaglia?! La fai facile, no? E allora pensaci tu, genio!”

Kora si sfilò di tasca il medaglione e lo laciò a Kanon, con aria di sfida; il piccolo disco scintillò alla luce dl sole.

Il gold saint lo esaminò con cura, cercando d’imprimersi ogni più piccolo particolare…Rammentò la visione di Sunio…

“È nella sala della dea…” rimuginò tra sé e sé.

“Che dici?”

“Kora, dov’era la sala principale del tempio di Artemide?”

La ragazza lo squadrò con un’occhiata perplessa:”Ho la faccia di una che lo sa?”

“Non eri tu la maestrina saputella?Ah, ma che peccato, qui non hai il sempliciotto di turno a cui fare un po’ di moine per avere qualche informazione…AUCH!”

Incassò con un gemito a stento represso il preciso gancio sinistro mirato allo stomaco, conscio spiritualmente di esserselo meritato.

“Di’ solo un’altra volta una cosa simile, e ti giuro per quello che hai di più caro al mondo, che ti faccio sputare l’anima, ammesso che tu ancora l’abbia!” Kora scandì le parole una per una, prima di strappargli bruscamente di mano il medaglione…

E di nuovo accadde: nel momento in cui la ragazza strinse fra le dita il piccolo disco, questi divenne rovente, ed emanò una luce accecante.

Con un grido di dolore lo lasciò cadere, stringendosi il braccio infortunato, su cui era apparso, per un solo istante, uno strano tatuaggio nero, una spirale che le avvolgeva l’avambraccio, dal polso al gomito, come uno strano serpente. Il medaglione cadde a terra, e proiettò un fascio di luce contro il muro di uno degli innumerevoli edifici che un tempo avevano costituito il complesso del templio.

L’amazzone crollò sulle ginocchia, scossa da tremiti.

“KORA!Kora, che ti prende?!” Kanon le si avvicinò in apprensione, ma la ragazza si ritrasse, rifiutando il suo aiuto.

“Non è niente”

“PER TE, TUTTO È NIENTE!!” protestò infuriato il giovane “Cos’è accaduto al tuo braccio?”

Nessuna risposta.

 

Il ragazzo avvertì la rabbia infiammargli le membra, ma Kora decise di non rimanere ad ascoltarlo, e si alzò in piedi: “Ora ho altro da fare. Chetati, non è accaduto nulla di ecclatante. Prendiamo il frammento e andiamocene”

“Arrangiati! Sai fare tutto tu, allora non contare su me!” ribattè stizzito il saint, e scomparve in un lampo di luce dorata.

“STUPIDO” Kora decise di attribuirgli la tara che meritava, quindi lo ignorò, per concentrarsi sul medaglione.

Raccolse l’oggetto, ancora caldo, e ne seguì l’indicazione luminosa proiettata sulla parete di marmo dei resti di quello che, con ogni probabilità, era il corpo centrale del templio; vi si fermò a poca distanza, chiuse gli occhi, e con un calcio preciso e potente abbatte il muro spesso, come se fosse fatto di paglia. Entrò attraverso una nuvola di polvere, in una sala chiusa su tutti i lati: per quanto il templio fosse un’opera pluristudiata dagli archeologi, a giudicare dall’aspetto, dovevano essere trascorsi almeno duemila anni dall’ultima apertura di quel luogo…In inappropriati termini biblici, esso era il cosiddetto “Sancta Sanctorum”, ove era custodita l’effige della divinità venerata, e il suo tesoro.

Niente a che vedere con i cumuli d’oro rinvenuti a Sunio, ma forse fu meglio così: nell’austerità dell’ambiente, Kora scorse subito, ai piedi della statua di Artemide Selene, dea della caccia e della luna, uno scrigno d’argento, sulla cui superficie era incisa una spiga incrociata con una lancia: l’emblema della tribù di Pentesilea, protetta da Demetra; l’aprì con delicatezza, e prese con egual attenzione il suo contenuto: un frammento d’oro sbalzato, forgiato a forma semidiscoidale…non c’erano dubbi su cosa potesse essere…

“Molto bene, mocciosa, ora voltati, e consegnami la chiave del sigillo”

Una lama gelida pericolosamente a contatto con il suo collo, minaccia inequivocabile; un’ombra alata che imbotte sulla ragazza…

“Quanto tempo, Desdemona” asserì Kora, impassibile.

“Hai ancora voglia di fare la gradassa?Proprio vero che voi amazzoni peccate di presunzione…”

La biondina si scansò di colpo, approfittando della momentanea disattenzione dell’angelo nero, e assestò una violenta tripletta di calci, catapultandola fuori dalla sala del templio, abbattendo un’intera parete di marmo.

Istintivamente il mostro si coprì gli occhi scarlatti, accecati dalla luce violenta del sole, e Kora sfruttò il momento propizio per avventarsi su Desdemona; tuttavia, l’amazzone si ritrovò immobilizzata a mezz’aria, mentre almeno si angeli neri la circondavano. Il loro cosmo semi-divino era così potente da riuscire ad impedirle ogni movimento con la semplice forza del pensiero.

“Maledetti”

Desdemona si rialzò, scrollandosi con noncuranza la polvere dal cloth nero:”Avventata e stupida come al solito…Mi duole assai che ogni volta che c’incontriamo debba sempre finire così”

Kora sorrise sprezzante:”Dispiace anche a me…per non averti fatta fuori quando ne ho avuto occasione!”

La bocca sanguigna dell’angelo nero si distese in un ghigno che snudò i canini affilati, prima che assestasse con rapidità fulminea un pugno violentissimo alla biondina, prendendola in pieno addome, tra le risate degli altri mostri alati.

L’amazzone, non più trattenuta a mezz’aria, si piegò su se stessa, incassando malamente il colpo e cadendo pesantemente al suolo, ma non emise alcun gemito: non avrebbe concesso loro anche questa soddisfazione!

Desdemona proruppe in una risata macabra:”Fai la dura, mocciosetta?Concedici un po’ di spettacolo, a noi che siamo venuti da lontano apposta per te”

La colpì nuovamente, ancora più forte, con innata malvagità, con una serie di calci nelle costole, nello stomaco, alla schiena…

“Muori dignitosamente, amazzone, come tuo fratello… o come morì la tua vera madre…implorando pietà, come una cagna…”

“PRIMA AFFRONTERETE ME!”

La voce di Kanon risuonò nell’arena improvvisata fra quei gloriosi resti dell’antichità, facendo voltare di scatto tutti i presenti.

Desdemona digrignò i denti:”Arrivi sempre ad intrometterti nel momento sbagliato, damerino”

Il ragazzò alzò le spalle:”Questione di punti di vista…Tu non hai ancora capito che quella ragazza –indicò Kora- la devi lasciare in pace…Già è isterica di suo, se poi ci si mette pure un brutto mostro con le smanie di persecuzione, mi sclera del tutto”

La ragazza in questione pensò seriamente di alzarsi e tirargli un paio di pedate precise precise, se non fosse stato per una o due costole incrinate…

“Parli troppo, per essere uno che dovrebbe agire subito!Hai fegato, a presentarti qui tutto solo, saint…ma resti pur sempre un essere umano!”

L’angelo nero fece cenno a due suoi sottoposti:”Levatemelo dalla vista: intralcia il mio cammino”

I demoni alati scattarono, brandendo due affilate alabarde, muovendosi a gran velocità.

“SEI SPACCIATO, BASTARDO!”

“MUORI, CANE DEL SANTUARIO!”

Un guizzo fulmineo, un bagliore d’oro, e l’attacco incrociato fu respinto così rapidamente alla pari di com’era partito; per la seconda volta, Kora vide Kanon nel pieno delle sue facolta combattive, vestito dell’armatura di Gemini, di cui era il custode…ora…

“Sarò anche un cane del Santuario ed un bastardo, ma voi siete bravi solo a parole, e lenti come lumache!” urlò in risposta il gold saint, spostandosi alla velocità della luce ed atterrando una seconda volta gli angeli neri con due soli pugni, così potenti da mandare in frantumi il terreno stesso. Aveva un cosmo potente, che lambiva le stelle, Kora lo riconobbe: non era guerriero da poco…

Con un solo gesto, il cavaliere concentrò la propria energia astrale nelle mani:”Per quelli come voi, ho io la giusta sistemazione!GOLDEN TRIANGLE!”

Un vortice di luce investì i due mostri, che proruppero in urla disumane, mentre le loro armature si disintegrarono e i corpi scomparvero, trascinati in un buco nero. Quando tutto tornò normale, dei due non era rimasto nulla.

Kanon si voltò, un’espressione tracotante e malevola che brillava negli occhi color acquamarina:”E adesso, tocca a voi”

Desdemona ringhiò furiosa, sfoderando la sua enorme spada, alla pari degli altri quattro angeli neri superstiti, desiderosi di vendicare i compagni e rendere la pariglia al gold saint…

“Fatevi avanti, se ne avete il coraggio”

“Fermo, Kanon”

Il cavaliere trasalì, sorpreso:”Uh?Cosa?!”

“Hai sentito benissimo”

Kora si stava rialzando, un po’ dolorante, coperta di polvere, ferita, ma fiera ed imperiosa nella voce e nei modi:”Ti sono grata, per quello che hai fatto sin’ora, ma adesso fatti da parte. Di questi me ne occupo io”

Il cavaliere, incredulo, ribattè irritato:”Non dire idiozie, non stai nemmeno in piedi!”

Lo sguardo della giovane lo raggelò:”Non permetto a questi bastardi d’insultare la mia famiglia”

Kanon fu sul punto di replicare, ma venne anticipato da Desdemona, che sibilò:”Se sei così desiderosa di rivederli, non hai che da dirlo!” Levò la spada, calando un fendende imparabile sulla ragazza…

“KORA!!!” urlò il cavaliere, scattando per intervenire in suo aiuto…Un’esclamazione di sorpresa, seguita da un’imprecazione, quando si ritrovò immobilizzato in una barriera d’energia creata dai quattro angeli neri al comando di Desdemona.

La ragazza, nel frattempo, si era gettata di lato, evitando per miracolo che la lama le troncasse il collo.

“Sei lenta di riflessi, mocciosa!” gridò il mostro, centrandola al viso con un colpo d’ala che la scaraventò cinque metri più in là; era in netta inferiorità fisica, ma pareva non volersene rendersene conto!Kanon cercò di liberarsi da quei dannati esseri che avevano preso ad assalirlo senza requie, quando scorse la biondina rialzarsi in piedi, e asciugarsi con aria spavalda il rivoletto di sangue che le colava da un angolo della bocca, dischiusa in un sorrisetto sprezzante.

“Hai ancora la forza di rialzarti?Bene, abbiamo giocato abbastanza, ora di’ addio alla vita! EBONY BLOODY SPIN!”

Un’ondata di fiamme nere travolse in pieno il punto in cui si trovava la ragazza, sollevando una tempesta di polvere e macerie.

“KORA!!”

L’urlo di Kanon, ingaggiato in disperata battaglia altrove, si perse nel fragore del colpo.

Quando il fumo si diradò, Desdemona rise, allo scorgere il medaglione e i due pezzi complementari ritrovati, fumanti al suolo, al centro di un immenso cratere; con un battito d’ali volò giù nella buca causata dall’esplosione della tecnica.

Il cavaliere tentò di fermarla, ma si ritrovò nuovamente bloccato dalla barriera dei quattro angeli neri.

“Non toccarlo, maledetta!”

“Sta’ zitto…fra poco avrai ciò che ti meriti, e andrai a tener compagnia alla tua amica” lo canzonò il mostro alato, raccogliendo la chiave del sigillo di Xaria.

«Finalmente, dopo tanto tempo, è nelle mie mani!»

“Avrei un paio di voci in capitolo sul fatto che lui sia amico mio”

Desdemona si voltò di scatto, ma non riusci a proferir parola, che una lama affilata le troncò di netto la mano, la quale ruzzolò a terra, in un misto di sangue demoniaco e acido nero, scossa da fremiti e ancora stringente la catenella del medaglione…

L’angelo nero proruppe in strida animalesche di dolore, interrotte per un istante da un secondo fendente fulmineo che le trapassò l’addome, e un calcio che la scagliò al suolo.

“Buona la polvere, dannata?”

Desdemona si rialzò, il volto stravolto dalla rabbia…

“Dove sei, mocciosa bastarda, dove sei?”

Una risata rieccheggiò tra le colonne e i marmi del templio; Kanon, dall’interno della barriera che lo immobilizzava, scorse una figura longilinea stagliarsi controsole, dall’alto di un imponente pilastro.

Un guizzo di luce, una fiammata, e d’improvviso qualcosa di simile ad un animale selvatico si lanciò contro il demone, scaraventandola nuovamente al suolo, colpendola con violenza…

“Questo è per mia madre!” la katana lacerò le ali di Desdemona.

“Questo è per Asteria!” la spada colpì dritta in pieno petto, in uno schizzo di sangue.

“E questo è per mio fratello Spyros! THUNDER SCAR AVALANCHE!”

Un colpo raso terra con la spada, la cui lama ora si era fatta rossa, quasi incandescente, mentre un’ondata di fulmini scarlatti investì in pieno Desdemona, scavando solchi nel terreno e ferite profonde, come delle cicatrici…

”OMNISLASH!”

La chiusura definitiva: un fendente mirato, e la testa dell’angelo nero rotolò nella terra, con un ultimo urlo, prima di scomparire in una nuvola di fiamme nere.

“La giusta fine di un essere immondo”

Kanon non credette ai propri occhi, quando un saint in armatura apparve dinanzi ai suoi occhi, muovendosi a velocità degna d’un gold saint nel pieno del suo vigore; meno d’un secondo, e con pochi colpi di spada tolse di mezzo i quattro angeli neri, liberandolo finalmente dalla barriera…Un’armatura dai riflessi argenteo-dorati, con zaffiri ad impreziosirne il rilievo, e una katana dal filo pregiato, di cui si era ritrovato, più d’una volta, la lama puntata al collo…

“KORA?!” esclamò stupefatto il ventisettenne, quando s’avvide che era proprio la giovane temeraria ad averlo tolto dai guai, e che ora si parava innanzi a lui, rivestita…di un cloth?!

Com’era possibile che quella ragazzina possedesse un’armatura, e non di bassa livrea, a giudicare dalla purezza del metallo, che con abile maestria e precisione riprendeva delle fattezze feline…anomalo, poiché fra gli ottantotto cloth del Santuario, soltanto due di essi possedevano tali caratteristiche comuni, ed appartenevano rispettivamente ad un guerriero della gerarchia dei Bronze Saint, e ad Aiolia di Leo.

«Ma allora chi…??»

“KANON, TOGLITI DI Lì!”

Il richiamo di Kora giunse appena in tempo per farlo scansare, mentre questa rinfoderava la katana, concentrando il proprio cosmo nel braccio destro e scatenando una precisa e potente ondata d’energia che si propagò in un’esplosione devastante, che parve abbracciare il cielo, nulla di che invidiare al brillamento d’una supernova; per i quattro angeli neri non vi fu scampo: finirono polverizzati in particelle subatomiche.

Il cavaliere rimase sbigottito, messo a tacere non tanto dalla potenza in sé che aveva rivelato il cosmo dell’amazzone, quanto per il fatto che la tecnica appena applicata sembrava essere la copia esatta di uno dei colpi più potenti della costellazione di cui portava il nome…

Ci penso solo un istante, poi la rabbia prese il sopravvento: ancora una volta lo aveva ingannato…era troppo, anche per una persona paziente come lui…

Le si approssimò con passo marziale, il mantello candido leggermente agitato dal vento che spirava dal mare.

“Perché non me l’hai detto?!”

Kora, intenta a raccogliere il medaglione dai resti fumanti di Desdemona, trasalì, scattando in piedi:”Cosa?”

“Non fare la finta tonta!Hai un cloth, e non me ne hai mai fatto parola!” inveì duramente il ragazzo; l’amazzone, irritata, si sfilò l’elmo ferino, fronteggiandolo con tracotanza:”Abbiamo già discusso sul fatto che, come io non faccio domande a te, tu non t’impicci delle mie questioni private”. Si girò, convinta d’aver chiuso la diatriba; Kanon l’agguanto volutamente per il braccio lesionata, strappandole in gemito, nonostante la protezione dell’armatura.

“Ahi!Ma che fai…razza di scemo!”

“Stai zitta”

Di nuovo quel tono imperioso, freddo…cattivo. Kora rabbrividì, quando vide per un istante le iridi del giovane dardeggiare, mutando dall’abituale acquamarina ad un innaturale e diabolico cremisi.

“Ti rendi conto dei casini che hai combinato, ancora una volta?!”

“Ma io…”
”FA’ SILENZIO!Ogni volta che apri bocca solo metà di ciò che dici è veritiero!Quando hai chiesto aiuto ad Atena, dovevi avvertirci che sei in possesso di uno degli ottantotto cloth!È la dimostrazione di quanto tu prenda questa situazione con infantile leggerezza!” la redarguì Kanon, scagliandole contro ogni singola parola con durezza accusatoria.

L’amazzone si rifiutò di tollerare ltre, e con un gesto secco si liberò dalla stretta che le attanagliava il braccio:”Primo, non devo rendere conto a te della mia vita, e secondo, caro il mio cavaliere, l’armatura che indosso non è un cloth di Atena, quindi tra me e lei non vige alcun rapporto di vassallaggio che mi obblighi a dirle ogni mio segreto. E terzo, per tua informazione personale, ciò che vedi è un suit, un’armatura ereditaria, ultimo di tredici esemplari appartenenti alle amazzoni capostipiti delle tribù, dono di Demetra ai tempi del mito! È Lynx la costellazione a cui appartengo”

“NON M’INTERESSA UN ACCIDENTE! Ringrazia il fato che ho un debito di vita nei confronti di Lady Saori, a cui devo rispetto e a cui la tua esistenza è cara, perché fosse per me, t’avrei già ucciso con le mie mani, stpida!”

Kora rise, sprezzante:”Un debito di vita pper ripagare il fatto che a causa delle smanie di potere di qualcuno, due anni fa sono morte più di diecimila persone in un’inondazione anomala?!”

Touchè.

Kanon ammutolì. Lei sapeva TUTTA la storia, oltre a quella di Julian, o meglio, Nettuno?

«Come diavolo…»

“Credevi non ne fossi a conoscenza?Kanon ho vissuto nascondendomi per anni, ma non isolandomi dal mondo. Parli di fiducia, asserisci che io non stia giocando a carte scoperte, ma sai cosa ho realizzato? Che non sono io la sola ad avere scheletri nell’armadio”

Il silenzio calò gelido e, nonostante l’apparente calma, il contrasto in atto fra i cosmi dei due guerrieri era quasi tangibile…

“In ogni caso, non m’importa ciò che tu abbia fatto, del perdono di Atena o chi per essa: sono affari tuoi; allo stesso modo, resta fuori da quello che mi vincola alla mia signora: sono un’amazzone, non un saint, perché tu possa giudicarmi con il tuo metro…spero d’essere stata chiara, non amo ripetermi…AUCH!”

Improvvisamente una smorfia di dolore apparve sul viso di Kora, che cadde nuovamente in ginocchio, stringendosi il braccio destro.

“Non…di nuovo…non adesso…aiganamissu…”

Kanon parve di colpo riacquisire lucidità: era sempre infuriato con quella cretinetta, ma…

“Che diamine hai, ora?!E non dirmi niente, perché non rispondo delle mie azioni!” la fulminò con un’occhiata truce, e vinse le resistenze della giovane, restia a lasciarlo avvicinare , prendendole delicatamente la mano e sfilandole il paracolpi in metallo.

“Quanto accidenti pesa quest’armatura?Sembra fatta di piombo!”

“Le suit sono fatte in adamantio, iridio e vibranio, un metallo indistruttibile di origine metoritica…sopportano lo zero assoluto alla pari della temperatura nucleare di una nova…Ahi!”

Kora avvertì una fitta propagarsi dal polso a tutto il resto del corpo non appena il ragazzo le rimosse la fasciatura in cuoio nero che separava la pelle del braccio dal contatto con il metallo.

“E questo cos’è?”

Un tatuaggio nero, dalle tinte sanguigne, risaliva in strane spirali tutta la prima parte dell’arto, dal metacarpo al gomito.

«Sembra…marchiato a fuoco…»

La giovane si piegò in due dal dolore, ma il saint la sorresse prontamente.

“Kora, se non mi dici cos’è, non posso aiutarti!”

“Ma se nemmeno io so che mi succede!” replicò con voce debole la biondina.

Kanon le alzò il viso con una mano, per guardarla negli occhi:”Come faccio a sapere che mi stai dicendo la verità?”

Kora non contestò, scostandosi bruscamente da lui e rialzandosi; il saint di Gemini inspirò profondamente:”Ho preso una decisione…”

Si era l’unica cosa plausibile.

“Raccogli le tue cose”

“Perché?”

“Perché prendiamo il primo traghetto che porta a Creta o a Samos, e da lì un aereo per Atene”

L’amazzone parve perplessa:”Ma non ho ancora visto cosa dice il terzo enigma del medaglione, come fai a dire…”

“Levati dalla testa Xaria: tu, conciata così, non vai da nessuna parte. Hai bisogno di cure, ed io devo conferire con Atena. Andiamo al Santuario”

“NO!”

Il grido di Kora lo fece trasalire: per la prima volta, scorse vera paura in quegli occhi di smeraldo perennemente impassibili, ed udì un tremito in quella voce abitualmente gelida.

“No, io non ci vengo!” ripetè ella, con ostinazione.

“NON DIRE IDIOZIE!Ridotta in quello stato, saresti solo un peso!”

“HO DETTO CHE NON VENGO AD ATENE!STO BENISSIMO!”

Kanon le si avvicinò, replicando con veemenza:”E pensi che, dopo tuto quello che hai fatto, io ti creda ancora?!” la squadrò con un’occhiata inceneritrice, poi si voltò, dandole le spalle, in un fruscio ondeggiante del mantello e dei capelli:”Datti una mossa. O vieni di tua spontanea volontà, o ti ci porto di peso, incatenata come una nemica prigioniera. Scegli tu, io, dal canto mo, sai bene che non me ne faccio scrupoli. Ma sappi, Lynx, ch oggi mi hai veramente deluso”

Il gold saint si allontonò, in uno scintillio luminoso dell’armatura, lasciando Kora da sola, con un’espressione sofferente e contrita in viso.

Avrebbe dovuto affrontare un capitolo del suo passato considerato chiuso, morto e sepolto, ma non era questo suo riaffiorare alla memoria che la spaventava.

«Mi hai deluso»

Si chiese, con preoccupazione, quanto contasse la stima che Kanon nutriva per lei…e seppe quale fosse la risposta prima ancora di formularla.

 

FINE CAPITOLO

BANZAI!!!!!!!!!!!Miracolo dei miracoli, e anche questo è finito, e…notiziona, udte udite: il prossimo capitolo l’ho già scritto a metà! È x qst che ci ho messo tanto: dovevo far quadrare dei fatti di questo capitolo e del prossimo, e ho avuto non pochi problemucci…

Allora, mi sento in dovere di darvi un po’ di info, su taluni elementi presenti nel chappy!

 

-Il titolo- Come avrete notato, stranamente non è in inglese, bensì in latino: SAEVA LYNX significa “Lince crudele, cattiva”, e penso abbiate notato che Korettina, quando ci si mette, sa essere molto…graffiante.

-Mamma, li Turchi!- Ragazzuoli, codesta non è alcuna forma di discrminazione, ma se andate in Turchia, e magari avete trascorso parecchio tempo in Grecia, che non vi scappi in alcuna maniera di ordinare un Pita Gyros anziché un Kebap(sono la stessa cosa), perché vi buttano fuori dal ristorante. Men che meno, ordinare “ena eleniko kafè”(il caffè greco, che è fortissimo cm gusto), bensì un “caffè turco” (misma cosa, ma che ci volete fare, questioni campanilistiche). Io vi ho avvisati…a me è successo davvero, di essere abbandonata ai piedi di Efeso, a mezzodì e con 45° all’ombra, e non è affatto piacevole(a meno che non vogliate un’abbronzatura grigliata…)

-Lynx- La Lince (in lingua latina Lynx, abbreviato in Lyn) è una delle costellazioni moderne. Si tratta di una debole costellazione settentrionale introdotta nel XVII secolo dall'astronomo polacco Johannes Hevelius. Il suo nome deriva dal fatto che occorrono gli occhi di una lince per vederla.

-Gli attacchi di Kora- Qui ci scappano un po’ di indiscrezioni: i grandi appasisonati dei giochi di ruolo per Play Station dovrebbero aver drizzato le antennine al sentire gli altisonanti termini AVALANCHE e OMNISLASH…Si si, avete indovinato, se mi siete ricollegati al mondo di Final Fantasy VII! Avalanche, valanga, in onore del gruppo ribelle capitanato da Cloud e Sephiroth(ancora ai tempi di bontà e gentilezza). Omnislash…bè, è il colpo più forte di Fenrir, la buster sword di Cloud!

Raga, con questo vi saluto, ringraziando tutti quelli che leggono, recensiscono e aspettano i miei tempi di aggiornamento secolari…sorry, e grazie 100000!

Buon San Valentino a tutti!

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12*: COME BACK HOME ***


raga

Capitolo XI: Come Back Home

“On My Own
And living in a world alone
Gets better every day
That I don't have to say I'm sorry I'm coming home

 

«Giurai di non tornare mai sui miei passi.

Tsk, è buffo pensare che le mie promesse siano così effimere…ed è ancora più strano realizzare ch’io stia tornando in cio che è stata la mia unica…casa»

 

Un altopiano deserto, poco più d’un minuscolo pianoro isolato; un insignificante terrazzamento scavato nelle pendici dei colli circostanti ad Atene, e la capitale caotica poco lontana, coi suoi negozi, i turisti, ed il Partenone arroccato lassù, imponente e maestoso.

«Conosco questo posto come le mie tasche»

Quante volte non aveva percorso quella stradina ripida che scendeva in città, per le compere settimanali e per cercare oggetti che difficilmente avrebbe potuto reperire nel modesto mercato del Santuario, un mondo a parte, un minuscolo universo celato agli occhi dei comuni mortali, troppo impegnati, troppo distratti per rendersi conto che qualcuno, quotidianamente, rischiava la vita per il bene dell’umanità intera, a prescindere da nazionalità, caratteri, aspetti, lingue e fedi differenti.

«Mestiere difficile, quello del saint»

Una tempesta di ricordi infinita e violenta, mentre Kora seguiva Kanon come un’automa, cos’ arrabbiata da non riuscire nemmeno a rivolgergli parola per augurargli d’andare a casa del demonio…La stava costringendo, contro la sua volontà e sotto minaccia di ricorrere a maniere poco consone ad un cavaliere in caso di resistenza, a recarsi al Santuario ed a riaffrontare un passato con cui avrebbe volentieri chiuso i conti senza quella ridicola rimpatriata.

«E questo si chiama sequestro di persona»

Ogni passo era una fitta al cuore, un pugnale che, con sadica dolcezza, le trafiggeva l’anima; un dolore spirituale che andava a sommarsi a quello fisico e bruciante che ogni due per tre le infiammava il braccio destro, su cui era apparso un anomalo tatuaggio nero, ora celato da un guanto nero senza dita, che le avvolgeva il braccio sino ad altezza del gomito.

Kanon smise di camminare, ed anch’ella si fermo, pur restando diversi passi indietro rispetto a lui, intuendo perfettamente il perché di quella sosta.

Un piccolo edificio sorgeva addossato ad un alta parete; un negozietto di souvenir, singolare per la sua ubicazione così fuori mano per le normali rotte turistiche che s’intersecavano nella capitale greca.

“Kora, dobbiamo entrare qui…So che sarai stanca, ma non manca tanto” le disse Kanon, cercando di essere gentile; la ragazza non si degnò di rispondergli.

«So benissimo dove andare e quanto manca, scemo»

Aprì la porta di legno dipinto d’azzurro ed entrò, senza attenderlo, in una graziosa saletta di esigue dimensioni, arredata con una serie di scaffali intagliati che esponevano ordinatamente numerosi piatti e vasi in ceramica, argilla, bronzo, vetro o terracotta, insieme a statuette che riproducevano celebri effigi antiche, e a diversi oggetti in vimini intrecciato a mano. Un uomo sulla sessantina, vestito con un grembiule sporco d’argilla, alla pari delle mani, non distolse affatto la sua attenzione, interamente rivolta al vaso ch’era intento a plasmare sul tornio: aveva già inteso che i due venuti non erano dei turisti…i forestieri in vena d’acquisti erano rari, improbabili, quando poi il giorno cominciava ad imbrunire.

Kora si guardò attorno, mentre percorrevano gli scaffali con calma, per non disturbare il lavoro del vasaio, fichè non si arrestò di scatto, con lo sguardo catturato da un bellissimo orologio montato su un disco di ceramica decorata, raffiguarante una luna argentea circoscritta in un sole dorato…Sorrise, lasciandosi volontariamente trasportare dai ricordi…

 

***

”Kora, sbrigati, ho una riunione e sono in ritardo…DI NUOVO! E tu hai lezione!”

“Appunto!Non c’è uno straccio di orologio a casa, mi spieghi come si fa a capire l’ora?”

Un bel giovane sulla ventina abbandono per un istante la maschera d’apprensione che gli incupiva il viso, restituendogli un sorriso ben più consono a quell’età spensierata.

“Noi cavalieri abbiamo imparato a guardare i fuochi della meridiana zodiacale, che si vede da ogni angolo del Santuario” rispose, rivolto ad una ragazzina di tredici, forse quattordici anni, con corti capelli d’oro, portati spettinati e scompigliati a colpi di gel, i cui occhi di smeraldo lo scrutarono in risposta, visibilmente corrucciati.

“Sì, ma che scomodità!Cioè…sono nella vasca da bagno, mi dici che c’è la meridiana ad indicarmi l’ora, ma come caspita faccio a vederla da dentro casa?Esco in accappatoio?!”

Beata gioventù.

“Che mi tocca sentire…”

“Questo! –esclamò la ragazzina, indicando un grande orologio- Sai cos’è? È il normalissimo tic-tac di un orologio!Un suono così anomalo per te, vero?!”

Il cavaliere sospirò, comprendendo dove la piccola peste volesse andare a parare; scrutò critico il grande disco esposto in vendita nel negozietto “di passaggio”.

Era ben fatto, ed anche il prezzo era accettabile…magari contrattabile (i greci adorano contrattare…ndMiz)…Una luna d’argento iscritta nell’immaginario cerchio dorato del sole, ed i tanto sospirati numeri dipinti a cifre romane nei dodici raggi, e le nere lancette esili ma nitide…

“Accidenti quant’è tardi!Kora devo andare o Shion mi alza di peso stavolta per la puntualità!” esclamò il ragazzo.

“Ma avevi detto…”

“Non ora, parakalò. Devi andare a lezione!” replico il saint, chiudendo il discorso con un occhiata che non ammetteva repliche, trescinandosi oltre la porticina della bottega la ragazzina regalcitrante.

 

Più tardi, dopo una giornata trascorsa a studiare la storia dell’etarna rivalità fra Sparta ed Atene, Kora era finalmente riuscita a tornare a casa, la Terza Casa del Santuario, a giocarsela sulla precisione. Che ora era? Guardò disperata la meridiana, e dopo infniti calcoli riusci a dedurre, più dal suo stomaco ruggente dalla fame, che non dagli otto fuochi accesi, che dovevano essere circa le venti…

Entrò nell’edificio deserto, e saì al piano superiore: lui non era ancora tornato. La ragazzina andò nella piccola cucina:«Cerchiamo di mettere in piedi qualcosa che anche lui possa accettare per cena…ammesso che torni in tempo…»

Quasi per riflesso incondizionato guardò la parete sopra il camino di marmo…e proruppe in un gridolino gi gioia, quando scorse il tanto agognato orologio a forma di sole, nuovo di zecca, appeso esattamente al centro della cappa, appena sopra la mensola; il ticchettio allegro che riempiva l’aria parevala più bella delle melodie. Kora vide un biglietto appoggiato al tavolo su cui stava per apparecchiare.

‘Mostriciattola, tornerò a casa tardi…Non è che mi lasceresti qualcosa di commestibile, che non sia pane e burro d’arachidi? Mangia, ma non aspettarmi alzata, domattina hai allenamento!Hai voluto l’orologio, quindi niente scuse sul fatto che non sai leggere l’ora: a letto alle nove!!!’

Kora rise:«Contaci…grazie, Saga…»

***

 

“Kora, ci sei?”

La voce di Kanon la raggiunse da lontano riportandola alla realtà di molti anni dopo; lei gi rifilò un occhiata vacua. Il giovane, deciso a vincere il mutismo in cui la ragazza versava, le si affiancò:”Ti piace quell’orologio?”

Kora scrollò le spalle. Nient, tentativo di comunicazione fallito. Il gold saint finse di non averci fatto caso, e proseguì: “Sai, mi pare ce ne fosse uno identico alla terza casa.

Lo sguardo della biondina s’illuminò:”Davvero?” Il suo orlogio!

“Ah, allora sai ancora parlare… -ironizzò Kanon- Sì, ce n’era uno non dissimile da questo che vedi, ma si è rotto durante gli scontri dell’ultima guerra sacra, sai…Il Santuario ha avuto bisogno d’un restauro enorme, con tutti i danni subiti”

“Se non sapete aver cura delle piccole cose, come pretendete di curarvi delle sorti del mondo?” replicò la ragazza, sibillina.

L’unica traccia felice che avrebbe potuto allietarle il ritorno al passato era andata in frantumi, letteralmente.

“Eh?”

“Niente, andiamo” lo anticipò l’amazzone, dirigendosi con passo sicuro verso la porta che conduceva nella piccola bottega nel retro del negozio, deserta, a parte un tavolo su cui erano posati diversi sacchi d’argilla, ed un forno apposito alla fusione del bronzo; la giovane si fermò davanti alla parete orientale e, mentalmente, contò tredici mattoni dall’angolo a sinistra e undici dal basso, posando poi la mano sulla mattonella individuata…

“Kora?” la chiamò Kanon.

Lei sbuffò:”Che vuoi ancora?”

“Come fai a sapere che per accedere al Grande Templio bisogna passare da qui?” domandò l’altro, con fare inquisitorio.

La ragazza maledì la sua curiosità e la propria imprudenza: aveva agito con disinvoltura, senza riflettere, e ora doveva trovare una scusa al più presto…

“Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti…i miei segreti hanno un prezzo molto alto…Andiamo, non abbiamo tutto il giorno!” esclamò in falsetto, e prima che il saint potesse aprir bocca, spinse la mattonella e oltrepassò il varco luminoso che, quasi per magia, era comparso nella parete.

 

Nulla era cambiato.

In tutti quegli anni di lontanaza, il Santuario era rimasto lo stesso…Il mercato, il piccolo villaggio delle persone che servivano il Grande Tempio, i dormitori degli apprendisti, le arene, il “gineceo”, o meglio, l’ala femminile dove risiedevano le sacerdotesse guerriere ed infine, arroccate sul monte, le dodici Case dello Zodiaco, la tredicesima casa del Grande Sacerdote, ed il Sacrario di Atena.

Poco più innanzi a loro, invece, si erigevano gli imponenti cancelli delle Porte Scee, oltre le quali si entrava definitivamente nel Santuario, cui i soli cavalieri avevano il diritto di varcarle.

“Sorprendente, vero?” asserì Kanon, scrutando i marmi bianchi che scintillavano alla luce del sole al tramonto.

“Cosa?”

“Che un posto così vasto sussista da millenni, e il resto del mondo ne ignorì l’esistenza…anche se, ovviamente, è nell’interesse del Santuario non rivelare la propria ubicazione…”

“Sì…” contestò a malapena la ragazza, con voce assente.

Al diavolo le spiegazioni!Si sentiva sprofondare di nuovo nell’oscurità che l’aveva avvolta quando se n’era andata…quando tutto era cambiato…

“ALTOLÁ! IDENTIFICATEVI!”

L’intimazione improvvisa di una sentinella di guardia ai cancelli l’aveva colta di sorpresa, facendola trasalire.

“Tranquilla –la rassicurò Kanon- So che sembra eccessivo, ma questo è il modus vivendi imposto da Atena per ragioni di sicurezza…Abbiamo avuto un po’ di problemi, combattendo contro Hades”

L’uomo che aveva intimato loro di fermarsi, un banale soldato armato di lancia e scudo con l’effigie della Nike alata, si diresse a passao di marcia dinanzi a loro, ripetendo con fare presuntuoso:”Dichiarate la vostra identità, o sarò costretto ad arrestarvi!”

“Appena?E io che credevo vi fosse la morte immediata per gli intrusi” replicò Kanon, sardonico.

La guardia avvampò:”Osa ripetere ciò che hai detto, razza di bastardo…”

Il ventisettenne lo fissò truce:”E tu allora lasciaci passare, idiota. Sai perfettamente che sono un cavaliere. O pecchi forse d’ignoranza?”

“Quell’armatura che porti non è un merito di cui puoi farti vanto, traditore”

Kanon rise amaramente:”Titoli così altisonanti mi lusingano, detti da un verme come te; ma l’insubordinazione ad un cavaliere d’oro è severamente punita dalle leggi di Atena. Hai dunque il coraggio di rispondere delle tue azioni?”

La sentinella fu costretta ad ingoiare il rospo; con l’aria di chi è appena stato costretto a mangiarsi un limone, mormorò, odiando ogni sillaba che fuoriusciva dalla sua bocca:”Perdonate l’impudenza. Starò al mio posto. Potere passare, nobile Kanon”

L’uomo si voltò senza salutare, facendo cenno ai compagni d’aprire i cancelli.

“Andiamo, prima che s’inventino qualcos’altro per tenerci fuori”

Kora fissò il saint: sino a quel momento era rimasta zitta, osservando la scena, perplessa.

”Non gli stai molti simpatico, sai?” sottolineò lei, ironica.

“Mi stupirei se fosse il contrario” replicò il ragazzo, scrollando le spalle; passò senza degnare di nota il gruppetto di guerrieri che borbottava sottovoce.

«Detesto questo posto!»

L’amazzone lo seguì, ma si ritrovò fermata a sua volta da una lancia che le sbarrava il cammino.

Guardo interrogativa la sentinella:”Per gli dei, cosa c’è ora?”

Kanon, al sentirla parlare si voltò, e vide il gruppetto di soldati che pareva avere la ferma intenzione di non lasciarla passare.

“Oh, ma oggi siete più romiscatole del solito, ma che avete?Un limone in gola? –sbottò, tornando sui propri passi- Lei è con me, lasciatela stare”

“Perdonate, nobile cavaliere –ribattè un’altra guardia, con la faccia rubiconda, scottata dal sole, ed il tono che puzzava di ouzo(*liquore greco parecchio forte)- ma sapete meglio di me le regole del Santuario”

Kanon rimase un attimo perplesso: a che diamine si stava appigliando stavolta, quella manica di morti di fame?

“Di che vai parlando?”

“La donna qui presente…non ha una maschera”

Kora scoppiò a ridere:”E fate tante storie per un’assurdità simile?Questo posto è rimasto il solito luogo di ritrovo per idee antiquate e maschiliste!”

“La parola di Atena è legge, donna!”

“Io non servo Atena, soldato. Sono un’amazzone fedele a Demetra, e non ho bisogni di sotterfugi per dimostrare che, pur essendo donna, so essere forte alla stregua di un uomo e di un cavaliere”

I soldati presenti la incenerirono con gli sguardi; in seguito, quello che doveva essere il capo squadra, iniziò a girarle attorno, scrutandola dall’alto al basso:”Hai un coraggio sfacciato, donna…fai la superiore, la gradassa, lamentandoti dei dettami istituiti da Atena stessa. Dovressti essere fustigata, per questo… –le alzò il mento con una mano, voltandosi verso i compagni- Ma che peccato sarebbe, rovinare questo bel faccino, vero camerati?”

Prima che Kora reagisse, Kanon scostò il braccio del soldato con forza:”Non è un oggetto in esposizione, ma un cavaliere a voi superiore in grado! Rispettate i ranghi, prima che perda la pazienza”

I soldati risero, mentre il loro capo fronteggiava il ventisettenne a viso aperto:”Che cosa sarebbe, una vuota minaccia, bastardo?E cosa vorresti fare, ammazzarmi per aver offeso la tua sgualdrinella?Perché in fondo, cosa non è, se non quello?Una guerriera!Ci sputo, sulla sua nomea e sulla tua, traditore!”

“Adesso hai veramente rot…”

“THUNDER SCAR AVALANCHE!”

Kanon dovette scansarsi di scatto per evitare che il colpo di Kora lo cogliesse in piene terga, mentre il soldato con cui stava litigando era caduto a terra, mancato per un soffio; il gold saint non riuscì nemmeno a protestare, che l’amazzone lo superò a velocità degna d’un suo pari, agguantando per il collo la guardia irriverente e sollevandola bruscamente contro gli stessi cancelli.

L’uomo tremò da capo a piedi, quando incontrò lo sguardo demoniaco della ragazza, glaciale e disumano, d’un verde acceso non dissimile da quello delle fiere, e la lam della sua katana puntata alla gola.

“Apri bene le orecchie, miserabile, perché non lo ripeterò: osa proferire un’altra volta una simile ingiuria e, quant’è vero che il sole domani sorge, ti spezzo le ossa una ad una e le do ai cami per giocarci come stuzzicadenti. Sono stata chiara?”

La sentinella annuì, in un rantolo dovuto all’aria che cominciava a scarseggiare nei polmoni, merito della poderosa stretta della giovane; questa lo lasciò cadere malamente, rinfoderò la spada, e varcò le grandi porte Scee, precedendo un attonito Kanon che, seguendola poco dopo, non potè fare a meno di rimproverarla.

“Dovevi per forza farti notare, eh?”

“Ringrazia che è capitato a quello e non a te, io la vedrei così”

Il ventisettenne fece un cenno di disprezzo con la testa:”Vorrei proprio vedere, mocciosa”

Kora lo fulminò con un’occhiataccia:”Non sfidare la mia pazienza, la mia soglia di sopportazione è stata sufficientemente provata…ah, complimenti per il rispetto che ti fai portare, canaglia…”

«Questo posto è peggio di quel che rammentassi…un tempo, per farti rispettare bastava dimostrare la propria superiorità fisica…ma se quei soldatuncoli non hanno paura di questo qua, che legalmente parlando avrebbe una fedina penale da far invidia a Scarface, tanto di cappello…il mondo sta proprio andando a rotoli…»

Kanon si era fermato di colpo,e la ragazza aveva percepito per un istante il suo cosmo farsi oscuro come la pece.

“Che ti pren…”

“Non parlare di rispetto, e di cose di cui non sai nulla, te l’ho già detto e, come te, non amo ripetermi”

Il cavaliere le si era avvicinato, sussurrandole quelle parole ad un orecchio, ma con una voce che non aveva nulla d’umano…”Adesso andiamo, s’è fatto tardi”

L’oscurità si diradò nell’arco di un respiro, così come era venuta, ma a Kora ci volle diverso tempo perché i brividi di freddo smettessero di attraversarle la schiena.

Camminarono in silenzio, mentre le ombre della sera comiciavano ormai ad allungarsi sul Santuario, giù per quella stradina tortuosa che attraversava il mercato, fin sotto alla grande scalinata che portava alle dodici case; in realtà, Kora non aveva prestato molta attenzione a ciò che la circondava, a cos’era rimasto uguale o a cosa era cambiato…piuttosto, aveva continuato a rimurginare sul cosmo che aveva percepito poc’anzi: era la seconda volta che lo avvertiva, e non potè fare a meno di constatare che ciò si ripeteva puntualmente quando il ventisettenne paereva perdere le staffe.

«Ma che razza di cosmo ha?!Possibile che allo stesso tempo sia luminoso e puro come l’astro del mattino, ma anche cupo come la più buia delle notti?!»

Scosse la testa, quasi a voler cancellare quei pensieri: stava parlando del gold saint di gemini, del fratello gemello di Saga…E non era la prima volta nella sua vita, che incontrava una persona con simili facoltà: anche il cosmo di Saga era simile…Ma per quanto riguardava l’oscurità che l’aveva attanagliata poc’anzi, dovette ammettere che l’unica altra volta in cui aveva provato quella sensazione di smarrimento, coincideva con il solo ricordo di Saga veramente incollerito…e questi, era anche l’ultima immagine che possedeva del cavaliere, prima della fine…

Una smorfia dolorosa le attraversò il viso, mentre a fatica ricacciava indietro le lacrime…Non poteva piangere, non doveva! Su quella storia ci aveva messo una pietra sopra, ne aveva tratto una lezione ed era tornata a vivere…

 

“Kora, vorresti degnarti di ascoltarmi giusto un minuto?!”

Il tono spazientito del ragazzo le scivolò addosso come una doccia fredda, seguito da un immancabile frontino.

“EHI!”

“Finalmente dai segnali di vita, è un’ora che ti chiamo!”

“Kanon, per gli dei, non è giornata, sono stanca, e non sono di buon’umore…”

Il cavaliere sghignazzò:”Credo che questo sia il tuo modus vivendi…ad ogni modo, data l’ora, credo sia impossibile farti ricevere adesso da Atena, men che meno riuscire a costituire un Crisos Synagein su un argomento che non costituisca una minaccia imminente…Dopo Hades, le missioni sono state accollate a noi Gold Saints, in attesa che i Bronze si decidano a tornare a rendersi utili, quindi saremmo leggermente stanchi…”

“Maschi”

“Come, prego?”

“Naaa, niente…morale, devo mettere radici qui, in attesa che la vostra nobile Atena si decida a prendermi in considerazione?” domandò Kora, caustica.

«Mi sa che questa tizia che dice di essere Atena non ha ben chiaro che se Xaria arriva nelle mani sbagliate, dubito che domandare un miracolo servirà a qualcosa…»

Il ventisettenne sospirò:”Malauguratamente non posso nemmeno spedirti nell’ala femminile delle Sacerdotesse, dato che ti ostini a non voler mettere la maschera…e anche perché non ci sarebbero posti liberi” si affrettò ad aggiungere, evitando per un soffio un imminente litigio.

“E quindi?”

Kanon parve soppesare a lungo la risposta:”Se la cosa non ti crea problemi…cioè, se tu…bah, se preferisci dormire fuori, fa pure…”

“Cosa stai disperatamente cercando di comunicarmi?Ti serve un dizionario?Un interprete?” lo canzonò lei, incrociando le braccia, sorridendo.

“Credo che dovrò ospitarti alla Terza Casa”

Kora scoppiò a ridere:”E ci voleva tanto a dirlo?Datti una mossa, che vien domani!”

Sguardo fulminante da parte del giovane:”Mocciosa, ti detesto di cuore”

 

Una decina di minuti, e circa mille scalini dopo, Kora s’arresto, leggermente affaticata, dinanzi all’ingresso del templio della Terza Casa. Ed i ricordi, come sempre in questi casi, era impossibile cancellarli…Entrò in silenzio, seguita da Kanon, che le indicò una piccola scala a chiocciola in fondo all’immensa sala d’armi, illuminata a tratti da fioche torce appese alle pareti, intervallati a zone assolutamente buie.

“Sali al primo piano, ci sono bagno, cucina e due stanze…la tua è quella sulla destra del corridoio. Io arrivo tra poco, devo provvedere a chiedere un’incontro con milady per domani”

La ragazza annuì, quasi annoiata: conosceva a memoria quell’edificio, senza che lui le facesse una visita guidata.

«Ma del resto, lui non lo può sapere»

Salì gli stretti gradini a chiocciola, arrivando al piano superiore del templio; erano cambiate tante cose…la cucina era spoglia, e si vedeva che era stata rimessa in sesto da poco, così come le altre stanze; dell’orologio, nessuna traccia.

«Ma che vado a pensare…l’avranno buttato via, se si è rotto!Basta, devo smetterla con questi ricordi melensi, e vivere il presente!»

Si disse, aprendo decisa la seconda porta del corridoio a sinistra, ed entrando nella sua vecchia cameretta.

Era rimasta la stessa…

Le tende blu di lino leggero con le decorazioni marinare in azzurro, la finestra che s’affacciava sul Santuario, il letto addossato sotto di esso, il grande armadio in noce e la specchiera in legno intarsiato con bois de rose e radica…

Intatta, come se il tempo si fosse fermato da allora…

Appoggiò il borsone, e si sedette sul letto, appoggiandosi al davanzale della finestra, lasciando che l’aria fresca della notte le rinfrescasse le gote.

In fondo, se non si lasciava travolgere troppo da pensieri e ricordi, non era poi così male essere di nuovo lì…

“Guarda, guarda chi c’è!”

Kora trasalì, e tirò una gomitata al davanzale stretto della finestra; si voltò a firrare furente Kanon, appoggiato allo stipite della porta con un sorriso da squalo dipinto in viso.

“Non t’hanno insegnato a bussare?”

“Ehi, non ti scaldare…in fondo, sarei io a dovermi arrabbiare”

“E per quale assurdo motivo, vossignoria?”

“Perché non mi stavi ascoltando, e lo prova il fatto che sei in camera mia…”

La biondina, che stava per replicare a tono, tacque un attimo, realizzando mentalmente…Prima di arrossire alla pari di un pomodoro maturo!

“C-che…cosa…?L-la tua…stanza…?”

Mondo ladro, aveva capito male!Abituata com’era che quella fosse la sua camera da letto, non aveva nemmeno dato ascolto alle parole di quell’insopportabile che ora se ne stava lì a guardarla con aria divertita.

«Maledizione!!»

Il ragazzo rise:”È vero che non vedi l’ora di finire fra le mie braccia, ma non ti facevo così impaziente!”

Kora, superata la soglia dell’imbarazzo, raccolse tutto il suo contegno, agguantò il cuscino accanto a lei e lo scagliò contro Kanon, che lo afferrò al volo, senza smettere di ridere.

Lei si alzò, sdegnata, e si diresse verso la porta, mormorando un flebile “Aganamissu!”, oltre ad assestargli una spallata degna d’un quarterback di football.

“Eddai, te la sei presa perché ho detto  la verità?” cercò di trattenerla il giovane, sempre ridacchiando.

L’amazzone aprì con violenza la porta dell’altra stanza, e se la richiuse alle spalle senza rispondergli.

«Al diavolo, deficiente!»

Solo diversi minuti dopo si rammentò che quella era stata, un tempo, la stanza di Saga; si guardò attorno, come alla ricerca di un qualcosa che le ricordasse il suo antico padrone, ma purtroppo constatò che l’unica cosa che vagamente avrebbe potuto rammentarglielo era la faccia di quello scemo dall’altra parte del corridoio…E, sinceramente, era meglio che Kanon non le capitasse a tiro per le prossime dieci ere glaciali, o non avrebbe risposto delle sue azioni.

Si buttò sul letto, improvvisamente esausta, stringendo il medaglione tra le mani, e pregando gli dei che l’indomani quello scemo si fosse scordato dell’accaduto…

 

Kanon fu svegliato nel cuore della notte da un rumore, un flebile lamento.

Cercò di accendere la lampada sul comodino, ma come normalmente accade nei momenti di massima urgenza, la lampadina era fulminata! Imprecò, e rovistò alla cieca nel suo zaino, cercando la torcia portatile. Quando la trovò, l’accese, giusto in tempo per udire di nuovo quel suono; non impiegò molto per capire che proveniva dalla stanza di Kora.

«Che diavolo starà combinando adesso?»

Si alzò in piedi, attraversando il corridoio, e fermandosi davanti alla camera dove riposava la giovane; udiva chiaramente, attraverso la porta chiusa, un flebile lamento, come se qualcuno piangesse. «Ma che ha?»

Bussò leggermente sul legno, ma non ottenne risposta; ritentò ancora, ma non ottenendo risultati, Kanon decise di arrischiarsi ad entrare.

«Magari non sta bene…»

Fortunatamente la porta non era chiusa a chiave.

Il ragazzo entrò, stando attento a non far rumore, e allora trasalì: vide Kora che, addormentata sul letto, ancora vestita con gli abiti del viaggio, piangeva nel sonno. Doveva essere davvero un incubo orribile, perché la ragazza continuava a rigirarsi nel letto, e aveva il viso sudato. Una parte di lui, quella più meschina, gli intimò di ignorarla e ritornare a dormire, prima di ricevere altre offese, ma un’altra gli disse che doveva svegliarla da quel tormento.

«Si, ma se la sveglio, quella è capace che mi prende a pugni!»

Rimase in piedi accanto al letto, pensieroso, per qualche istante…

«Chi se ne frega, se mi becco un pugno vuol dire che me lo sono meritato!E poi sennò non fa dormire nemmeno me» si disse accostandosi lentamente accanto alla ragazza, trasalendo all’udirla mormorare, con voce rotta dal pianto…

“Perché?…Io…non ho fatto nulla…che ti è successo?…No, non voglio andarmene!…Non puoi mandarmi via così!Io…mi fidavo di te!”

Lacrime silenziose le rigavano il viso sofferente, e Kanon sentì una stretta allo stomaco, mentre laosservava agitarsi, in apprensione, cercando un modo per svegliarla.

“Perché ti comporti così…io…credevo in te…mi fidavo di te…”

Il giovane la scosse delicatamente:”Mocc..aehm…Kora…svegliati dai, è solo un brutto sogno…”

“Non puoi mandarmi via così, senza un motivo…non puoi…no…no, non voglio andarmene, NO!”

Contemporaneamente a quel grido la ragazza aprì gli occhi, pieni di lacrime, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo, che la guardava preoccupato.

Senza capire niente, se la ritrovò improvvisamente tra le braccia, piangente e tremante. La strinse dolcemente, sussurrandole all’orecchio, per tranquillizzarla:”Sta calma…era solo un brutto sogno…”

“Saga…” mormorò lei, tra i sighiozzi.

Lui la scostò leggermente da sé, prendendole il viso tra le mani:”Kora, calmati. Hai avuto un incubo…Ti ricordi che non sono Saga, vero?”

La ragazza parve svegliarsi del tutto solo in quel momento:”Che cos’è…successo?”

“Tranquilla…era un incubo”

Lei si strinse di più fra le sue braccia, troppo spaventata per potersi rendero conto della situazione; lacrime silenziose le rigavano il viso, illuminato dalla luce pallida della luna che entrava dalla finestra.

Stettero in silenzio per molto, minuti interminabili o forse intere ore, finche Kanon non la sentì smettere di tremare: la stanchezza si stava facendo sentire.

Si alzò in piedi adagiandola sul letto con la delicatezza che avrebbe riservato ad un neonato, posandole la testa sul cuscino e scostandole i capelli dal viso…

Era bellissima, come un angelo…

«Ma che cosa sto dicendo?!»

La lucidità tornò in lui, costringendolo a sostarsi bruscamente dalla ragazza, ormai addormentata.

Perché gli batteva così forte il cuore, come se fosse impazzito?!

«Sarà la stanchezza, non può essere altrimenti!»

S’affrettò ad uscire dalla stanza, scuotendo più volte la testa; tuttavia, non potè fare a meno di udirla mormorare nel sonno, il suo nome.

“Kanon…”

Sorrise, vedendola dormire, serena.

“Buonanotte, Kora”

 

Il sole entrava con tutta la sua luminosità dalla finestra spalancata, investendola con quella luce quasi accecante. Aprì lentamente gli occhi, ma dovette sbatterli diverse volte prima di riuscire a vedere qualcosa. «Che ore sono?» pensò Kanon. Forse le otto di mattina, a giudicare dalla relativa calma che ancora avvolgeva il Santuario.

Si alzò, ancora assonnato, dirigendosi in cucina…e solo allora, s’accorse della porta dell’altra camera da letto aperta, ed il letto già accuratamente rifatto.

“Già sveglia, Kora?”

Nessuna risposta. La chiamò di nuovo.

Niente.

La cercò per tutta la Terza Casa, ma della biondina, non trovò alcuna traccia.

«Dove diamine è andata a cacciarsi?!»

 

Fine chappy

Ok…Ce l'ho fatta ad aggiornare…Il bello è che ora devo pensare anche all'altra fiction, Dark Soul(Naruto), che anche lì, poverella, i tempi d'aggiornamento si stanno facendo troppo lunghi...maledetta scuola!Lo so, ci ho messo secoli, xò sappiate ke era per una giusta causa: mi sono stra allenata x i regionali di Karate...e alla fine ho avuto la mia ricompensa: medaglia d'oro nel kumite(combattimento) juniores femminile -60 kg...YORAIII!!!

Grazie a tutti qll ke seguono la fiction!Grazie ad Synnovea, che mi sprona ad aggiornare(altrimenti i miei tempi sarebbero eterni!)

Su su,  che c’è pure la scena romantica, che volete di più!ERGO...

Commentate!

Baciotti!

Mizar89

PS: Dato ke ci ho preso gusto a mettere qua e là pezzi di canzoni, vi lascio i titoli, se magari siete curiosi di cercarvi i testi o i brani...Quella di qst chappy, all'inizio, è il ritornello di ON MY OWN(la adoro!) degli Hedley!

 

 

 

               

 

                                                                                        

 



 

 

 

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Capitolo 13
*** 13*: MEMENTOS ***


raga

Capitolo XIII: Mementos

“Accidenti a te Kora, dove ti sei cacciata?!” esclamò Kanon, esasperato, dopo un’estenuante ricerca che perdurava ormai da un’ora, e che l’aveva portato a percorrere per ben due volte la strada principale che attraversava il Santuario.

L’aveva cercata ovunque, l’aveva chiamata, ma nulla, della biondina non aveva trovato neanche l’ombra.

«Possibile che quella mocciosa possa…possa essere…così incosciente…da andare ad imboscarsi a casa del demonio, quando le ho detto testualmente ‘sei sotto la mia tutela’ ?! È così difficile come concetto?O lei è scema, o sono io che ho problemi a farmi capire, mondo ladro!»

“KORA!”

Il gold saint stava iniziando per la terza volta l’attraversamento del mercato del Grande Tempio, praticamente deserto a quell’ora mattutina.

«Che sia andata ad attaccar briga con i soldati?» pensò, riflettendo sui fatti accaduti la notte precedente.

«No, non può essere cretina fino a questo punto…»

Ma allora…era impossibile che fosse scomparsa nel nulla, diamine!Fosse stato diversamente, non se ne sarebbe preoccupato affatto ma, poiché doveva chiedere una convocazione ufficiale con Atena, era necessaria la presenza dell’amazzone, almeno per dimostrare un minimo di buona creanza!

“Kora, maledetta peste, vieni fuori immediatamente, non mettere a prova la mia pazienza!!!” ripetè ancora il giovane, ormai senza alcuna convinzione, guardandosi attorno, cercando la ragazza fra le poche persone, per lo più inservienti ed ancelle del Santuario, che s’affrettavano a fare spese al mercato.

«Non se la sarà presa per la storia della camera…no, dai sarebbe assurdo…»

“Uffa che peccato che il maestro m’abbia imposto d’ultimare le commissioni di stamane entro le nove e prima dell’addestramento, altrimenti mi sarei fermato volentieri!” esclamò un ragazzino, poco più che un apprendista, intento a trasportare due grosse bisacce ricolme di viveri e frutta, rivolto ad un amico pressappoco nella medesima situazione.

“È vero!Chissa quando ci ricapiterà un’occasione simile!Un cavaliere d’oro che combatte nell’arena!” fece eco l’altro, concitato.

“E per di più contro una donna, e che donna!Hai visto come gli teneva testa?Quella era forte come lui…se non di più!”

“Quella era bella da paura, ecco ciò che ho visto!Che occhi stupendi!Mica come le altre sacerdotesse guerriere, che con quelle maschere sembrano delle statue inespressive…AUCH!”

Il ragazzino era andato a sbattere contro Kanon, che si era improvvisamente voltato, colpito dalle parole appena udite.

“Ehi tu, fa un poco d’attenzione!” protestò il giovane apprendista, mentre il compagno rincarò la dose con un sarcastico:”Sei forse cieco?”

Il ventisettenne scosse la testa(«Ma che irrispettosi!La prossima volta metto il cloth in bella mostra!»):”Scusate, non ho potuto fare a meno di udirvi parlare di un inusuale combattimento in una delle arene…”

“E perché lo vorresti sapere?” lo interruppe il primo ragazzino, dai folti capelli neri, scompigliati in una frangetta che ricadeva sugli occhi scuri. Kanon alzò le spalle:”Perché sto cercando una ragazza che forse corrisponde a quella che avete visto vio”

“È la tua fidanzata?”

“COSA?!” al gold saint per poco non venne un infarto.

«Quella sotto specie di…gatta selvatica…la mia fidanzata?!MAI!Piuttosto la morte!»

Riuscì a trovare la forza per replicare al piccolo impertinente:”Non ti pare tu stia facendo domande un po’ troppo personali, ragazzino?”

“Ehi, non sono un ragazzino!Il mio nome è Talos, e presto diverrò saint!”

“È vero, il suo maestro lo farà predere parte al prossimo torneo!” confermò l’amico.

“Perfetto. Allora, intendiamoci da cavalieri, da uomini adulti, senza continuare a giocare a chi fa più domande, ok?”

Talos, all’udire che anche il suo interlocutore era un cavaliere, fece per interromperlo, ma Kanon lo anticipò:”Risponderesti alla mia domanda?È abbastanza urgente…non vorrai far attendere Atena…”

A quel nome, il ragazzino quasi scattò sull’attenti, e rispose con prontezza:”Era una ragazza bionda, abbastanza alta, con due occhi verdi come smeraldi, e un cosmo da far invidia anche ad un gold saint”

Kanon annuì, con un sospiro rassegnato:”Sì, è lei…di grazia, che stava combinando?Con chi si stava sfidando?”

«Quella cretina ce la fa a non litigare con qualcuno per cinque minuti?»

Talos parve riflettere un attimo:”Uhm…mi pare che il suo avversario fosse un gold saint…-si scambiò un’occhiata d’intesa con l’amico- Il nobile Aldebaran, se non erro…”

Il ventisettenne si passò una mano sul viso:”Maledizione, Kora…In che arena si trovano”

“All’anfiteatro di pietra”

Kanon non perse un attimo, mormorò un grazie affrettato, e scattò lungo la via tortuosa.

“Ehi, cavaliere, non m’hai detto il tuo nome!”

“Kanon” gridò in risposta il ragazzo, prima di scomparire in un lampo di luce.

Talos si girò verso l’amico:”Uffa, e chi sarebbe?Ma tu guarda che tipo…ehi, Telemaco, ti sei incantato?!”

L’altro ragazzino, a bocca aperta, mormorò:”Quello…q-quello era…un gold saint…il cavaliere di Gemini…”

“Davvero??Mitico!!Il maestro non ci crederà mai…Due gold saint in un’ora…Prima ho visto il nobile Aldebaran combattere…e adesso ho conosciuto di persona uno dei dodici cavalieri d’oro!!!”

 

“E tu saresti diventato gold saint con questa velocità da lumaca?Stento a crederlo!Lo dicevo io, sei cresciuto solo in altezza!”

“Ah, la metti così?GREAT HORN!”

Kora si scansò appena in tempo per evitare di finire disintegrata assieme al terreno roccioso sotto di lei.

“Dicevi?Chi è che sarebbe la lumaca?”

“Io no di certo, finchè non mi colpisci, resto io la più veloce!” ribattè la biondina, mentre un sorrisetto malefico le increspò le labbra; il suo avversario, un ragazzo, già uomo fatto, all’incirca suo coetaneo, scoppiò in una risata tonante, dall’alto dei suoi due metri e quindici d’altezza; nonostante il fisico da lottatore, aveva dei bei lineamenti(vedete lui in EPISODE G, non nel manga o nell’anime classico!ndMiz), i capelli chiari tenuti corti davanti, e legati in un lungo codino sulla nuca, e gli occhi bonari che ispiravano simpatia a prima vista.

Faceva un effetto strano vederlo fronteggiarsi con Kora, esile e fragile come un fiore appena sbocciato; ma si sa, le apparenze spesso ingannano, ed i due ne erano la prova lampante: ad un ignaro spetttore, del primo avrebbe colpito la sorprendente agilità, data la mole erculea; della seconda, balenava l’altrettanto mostruosa potenza che la rendeva capace di polverizzare le rocce con un solo pugno.

L’arena di roccia si presentava più simile ad un deserto di detriti, quando Kanon s’affacciò sugli spalti superiori, trafelato per la corsa.

«Eccola»

Sia Kora che Aldebaran percepirono il cosmo del cavaliere, e la biondina gli scoccò un’occhiata fugace.

«Ahi-ahi, qualcuno è arrabbiato…»

“Mi sa che cercano te” commentò il saint del Toro.

La biondina sbuffò:”Sì, ho scordato d’avvertire il babysitter che uscivo”

“Lo sai che hai detto la stessa cosa che dicevi anni fa?Non sei affatto cambiata, Koretta!” rise l’altro.

“Aldy…questa me la paghi”

“Che paura!”

“Ammettilo, ci speravi in una tregua!Bè, calcolo errato, caro mio!”

L’amazzone sparì in un guizzo di luce, apparendo un secondo dopo alle spalle del gold saint, il quale si voltò altrettanto rapidamente…

“GREAT HORN!”

“GALAXIAN EXPLOSION!”

I due cosmi bruciarono all’istante, rifulgenti del settimo senso, e Kanon fu obbligato a schermarsi gli occhi per non restare accecato dala violenta esplosione provocata dal contrasto fra i due colpi… Quando la polvere sollevata nell’arena si diradò, riuscì a scorgere Kora tendere la mano al proprio avversario…e non credette alla propria vista!La ragazza aveva abbracciato di slancio Aldebaran, come se fossero amici di vecchia data…

E, a quel punto, i dubbi di Kanon cominciarono a correri in un’unica, precisa direzione.

 

“Pfui…niente male davvero, Koretta!Sei diventata parechio forte, rispetto a quando te ne sei andata via –commentò Aldebaran, asciugandosi il sudore che gli imperlava la fronte- Anche se…non ho mai capito perché di punto in bianco tu sia sparita dalla circolazione…”

L’amazzone s’incupì:”È una lunga storia che preferirei non dover rievocare, per ciò che mi è possibile…”

“Kora”

La ragazza sussultò, colta alla sprovvista: Kanon le era comparso alle spalle, gli occhi glaciali stretti in due fessure, mentre con passo cadenzato incedeva verso di lei; non fece in tempo ad indietreggiare di un passo, che il giovane la afferrò bruscamente per il braccio ferito e, incurante del suo gemito, la tirò a sé, sussurrandole all’orecchio:”Non azzardarti mai più a sparire così”.

I due si fissarono un istante ma, prima che la ragazza potesse replicare, il giovane mollò violentemente il braccio e si girò dicendo al cavaliere del Toro:"Perdona l'aggressività di questa sciocca e la mia inefficienza nel sorvegliarla.... non posso chiederle di scusarsi con te per qualsiasi cosa abbia fatto, e ti abbia indotto a rispondere ai suoi attacchi ma, se lo ritieni necessario, posso presentarti le mie di scuse"

Ciò che avvenne in seguito, spiazzò il saint di Gemini…

Aldebaran, che nel frattempo si era messo seduto a gambe incrociate e braccia conserte, scoppiò in una fragorosa risata, e disse al compagno d'armi "Caro mio, se pensi che tu possa tenere chiusa in casa una selvatica del genere, mi sa che proprio non hai capito nulla!"; detto questo si alzò, si avvicinò a Kora, spalancò le braccia e guardandola come il più affettuoso dei fratelli guarderebbe una sorellina che non vede da tempo asserì: "Dopo il nostro saluto speciale nell'arena, vieni a salutare il vecchio zio Al come si deve, piccola!”

Kora sorrise a sua volta un poco imbarazzata ma, in men che non si dica, si ritrovò a ricambiare felice la stretta dell'amico e, finalmente, le sembrò di essere tornata a casa; Kanon osservò tutta la scena in silenzio e, se non fosse stata per la strana attenzione che aveva per una volta turbato la sua solita aria indifferente, si sarebbe detto che non ne fosse rimasto in nessun modo colpito.

 

Poco dopo quell'insolito trio stava seduto all'ombra rinfrescante del patio della Seconda Casa, dinanzi ad un tavolo approntato per una colazione degna d'un pascià, gentilmente offerto dal padrone di casa che, di certo, non si limitava ad osservare le pietanze; dopo molti sforzi, Aldebaran era anche riuscito a convincere Kora ad accettare una tazza di cioccolata, accusandola quasi di essere troppo magra, e di necessitare di un certo aumento di peso; al contrario, Kanon pareva essersi estraniato da quello che oramai, chiaro come la luce del sole, era il ritrovo fra due vecchi amici. E il fatto che lei non gli avesse minimante accennato di essere già stata al Santuario, gli faceva montare una rabbia a stento reprimibile.

«Ecco un altro dei tuoi misteri, mocciosa»

L’amazzone sentì lo sguardo gelido del cavaliere incombere su di lei, insieme alla sua tacita affermazione, ma non gli prestò attenzione e, prima di litigarci di nuovo, si concentrò sul patio della seconda casa…e su un’imponente barbecue che troneggiava fra due colonne portanti!

A quella visione, non potè più trattenersi dallo scoppiare a ridere, sotto lo sguardo perplesso di Aldebaran, e la fugace occhiata incuriosita del saint di Gemini che, per la prima volta, udiva la risata allegra di Kora.

"Se anche non fossi sicura che anni fa in questo patio non c'era nessun barbecue, conoscendoti sarei pronta a scommettere che è opera tua e del tuo enorme stomaco…” commentò, seguitando a ridere la giovane.

"Eh sì…Dopo la battaglia di Hades, lady Saori s'è finalmente decisa a ristrutturare il Grande Tempio, che già era in pessime condizione dagli scontri delle Dodici Case!” replicò Al, agguantando quattro pasticcini in un colpo solo.

Kanon trasalì, e fissò cupo la biondina, che fortunatamente gli dava le spalle, maledicendo la lingua sacrilega del cavaliere del Toro.

«Non chiedere nulla, per le stelle immortali, non cominciare con le tue domande…»

L’amazzone ridacchiò:”Per fortuna alla Terza è rimasto tutto normale…a parte che qualcuno mi ha cambiato camera…” arrossì leggermente ripensando agli eventi della notte prima.

“Guarda che dovrei essere io quello infastidito” interloquì Kanon, in realtà sollevato che Kora fosse troppo presa dalle recriminazioni sulla sua stanza, per pensare ad altro.

“E se non ti va bene così, puoi sempre dormire con me” aggiunse il cavaliere dei Gemelli sperando che lei si irritasse ancora di più e spostasse del tutto l'attenzione dalle parole di Aldebaran al fastidio per lui…

La ragazza raccolse al volo la provocazione, e fece per rispondere, ma il padrone di casa, che aveva osservato la scena con un misto di divertimento per il battibecco, e di curiosità per la reazione anomala per una persona imperturbabile come Kanon, si intromise nella conversazione seguitando a parlare della ristrutturazione della sua dimora ai danni dei soldi della Kido…

"…E comunque, cara la mia Kora, le modifiche sono state moooooolto vaste…"

La biondina, che non voleva offendere l'amico appena ritrovato mettendosi a litigare con quello che riteneva un idiota senza cervello e per di più maleducato e borioso, si costrinse a recuperare il filo del discorso interrotto poc’anzi dal saint di Gemini, non prima di aver dedicato un ultimo pensiero astioso al custode della terza casa, chiedendosi tra sè e sè perché mai Kanon, che voleva farsi tutto il tempo gli affari suoi se non nei brevi momenti in cui si intrometteva solo per farla innervosire con quell'aria da "son fico solo io!", se ne stava lì invece di andare a fare altro… «Povero mister superbia…così ti annoi» pensò la ragazza, guardando il bel ragazzo in piedi immobile e, apparentemente, alle prese con qualcosa di molto interessante ai piedi delle dodici case,nel piccolo piazzale del mercato che loro non riuscivano a vedere, seduti dov'eran,o per via della prima casa che lo nascondeva.

Kora tornò quindi a guardare volutamente Aldebaran come se ci fossero stati solo loro due presenti e gli disse canzonatoriamente:”Immagino tu abbia messo un frigorifero in ogni stanza!!!” per prenderlo in giro, ma lui rispose con tono solenne "Ovvio! e sono sempre strapieni... almeno fino a quando non passo io e li svuoto....e in più ho messo la vasca idromassaggio nel bagno al piano superiore, una cucina ipertecnologica per poter preparare pasti da re e impianto home theater in ogni stanza…e poi c'è il fiore all'occhiello…il mio barbecue!"

"Zione ti sei proprio dato alla pazza gioia vedo, in mia assenza.... non ti sei fatto mancare nulla!!!" lo rimproverò sorridendo Kora.

"Ma io l'ho fatto anche per gli altri! Le mie grigliate alla Seconda sono ormai celeberrime…anche Shaka partecipa! E Aiolia e Milo non van via di qui se non sono ubriachi fradici e se non hanno almeno litigato tre volte!!"

“Aiolia e Milo?!?!?! Sono ancora al Grande Tempio? E come stanno?" la ragazza sembrava essersi risvegliata di colpo.

"Benone…anche loro resuscitati dopo lo scontro di Hades…Sai, sono diventati due Gold Saint davvero temibili!"

"Incredibile davvero!ricordo i guai che combinavamo…"

"Che combinavate, vorrai dire! Saga era disperato! Eri sempre dietro a quei due che già erano un pericolo da soli…pensa quando ti aggiungevi anche tu!!!"

La biondina rise:«Povero maestro, quanto non t’ho fatto disperare…è un peccato che…che…»

A quel punto, non le fu più possibile indugiare sul quesito che la opprimeva da quando era tornata lì; no, era impossibile seguitare ignorandolo…

Sapeva di Saga, Kanon le aveva detto tutto già da quando si erano incontrati, ma…

"Aldy…Gli altri Gold che fine hanno fatto?So…so già di…Insomma, stamattina girando un po' mi sono accorta che ci sono parecchie case abbandonate…Dove sono?"

Aldebaran rispose con un laconico "morti tutti", non sapendo quanto poteva dire non conoscendo le intenzioni di Kanon, nè quello che Kora sapeva o no sulla fine del suo maestro…A quello che la biondina gli aveva detto prima che combattessero nell’arena, lei aveva appreso che Saga era morto nell’ultima guerra del Santuario…ma ignorava completamente il come ed il perché!

E di certo l’ultima cosa che Aldebaran aveva in mente era di rivelarle che il suo maestro era morto suicida da traditore ed usurpatore, e che il reale colpevole, per quanto presunto di redenzione, era il saint a cui era stata affidata la sua protezione!

«Kanon, l’hai lasciata all’oscuro di tutto, e hai avuto il coraggio di portarla qui, sapendo quanto fosse legata a Saga?»

"Contro Hades?"chiese in un soffio la ragazza.

"Non proprio.... durante quella battaglia sono stati riportati in vita per volere del sovrano dell’Oltretomba affinchè tradissero Atena e la uccidessero, ma ognuno -e il cavaliere sottolienò bene quella parola- di loro si è comportato con valore e coraggio, appoggiando la dea…tuttavia, una volta terminata la guerra sacra, Atena non ha ottenuto il permesso di riportarci tutti e dodici in vita"

Kora era un fascio di nervi:”Perché loro no, e voi sì?Che metro di giudizio è questo?!”

Aldebaran scelse con cura le parole:”Bè ecco…alcuni di noi erano già morti una volta, alla battaglia delle Dodici Case…” s’interruppe, non sapendo più come continuare, e voltandosi verso Kanon; a quel punto anche la ragazza lo guardò aspettando una risposta, come fosse stata una medicina da cui dipendeva la sua sopravvivenza…

Il ragazzo, che stava ascoltando tutto con molta, troppa, attenzione non potè più fingere di non aver sentito; si voltò lentamente e con sguardo apatico, ma allo stesso tempo terribilmente inquietante, tanto era privo d’emozioni, la fissò e le rispose, tagliente come la lama d’un pugnale:”Tsk, nella prima vita a loro concessa sono morti tradendo Atena…Zeus non ha concesso loro altre occasioni, non dopo che, contro Hades, hanno fatto precipitare il Santuario nel caos, per quanto la loro fosse solo una copertura per aiutare milady. Il sommo Olimpio non ha gradito la loro attidudine doppiogiochista… Erano dei deboli, e hanno pagato!” detto questo, pregò di nuovo in cuor suo di aver stroncato la curiosità della giovane prima che domandasse troppo; ormai era chiaro, Saga l’aveva portata con sé al Grande Tempio, dopo che la famiglia di lei era stata sterminata. Tipico di suo fratello, pensare agli altri…E lui, invece, che cosa aveva fatto?No, Kora non doveva saperlo…

«Non così…non ora!Non deve sapere la verità qui, al Santuario, dove ha solo ricordi d’un maestro perfetto, giusto e coraggioso…mi odierebbe per sempre…ma forse, sarebbe meglio così…»

L’amazzone, dal canto suo, dopo aver udito quelle parole non ebbe il coraggio di domandare altro, e si asciugò la lacrima silenziosa che era sfuggita al suo serrato controllo…non poteva e non desiderava udire altro…

Non da quella bocca almeno, non con quella cattiveria caustica e quel disprezzo sadico…non da lui ch’era stato traditore di Atena, che aveva causato morte e dolore, ma che sembrava essere stato capace di redimersi in tempo prima che le tre Parche decidessero altrimenti della sua esistenza dannata!

Con tutta la compostezza possibile la ragazza si girò verso un improvvisamente  silenzioso Aldebaran, tacito spettatore di quella scena, sforzandosi di sorridere, imponendosi di non scoppiare in lacrime…Ripensando ai bei tempi passati, cercò la forza per cambiare discorso: “E Mu? lui che fine ha fatto?”

Aldebaran non la udì, ancora scosso dalle parole di Kanon: come si era permesso di asserire ciò che aveva detto?!Con quale diritto, proprio lui, lui che era la causa di tutto!Quello che, meno di tutti, avrebbe meritato voce in capitolo!

Sentì il suo pugno stringersi e i muscoli tendersi, e vide che anche Kanon era pronto a combattere sul serio, se fosse stato necessario: il ragazzo si era eretto in tutta la sua statura e, benchè fosse più basso del cavaliere del Toro, aveva una carica di aggressività che,  se lasciata sfogare, non avrebbe avuto eguali…Perché niente è possibile, contro un cosmo che sembra raccogliere l’intera oscurità dell’universo…

Ma le sue intenzioni non erano malevole; piuttosto sembrava quasi che stesse cercando di difendereo qualcosa di prezioso, come ogni animale  difende i suoi cuccioli da chi vuol far loro del male.

Quando Aldebaran realizzò che chi voleva proteggere Kanon non era se stesso, ma Kora, da ciò che avrebbe potuto sapere, si calmò e lasciò che la domanda della ragazza, pronunciate di nuovo con un filo di voce nel tentativo di riprendersi dallo shock, acquistasse senso per ottenere una risposta.

Si rilassò sulla sedia e volse lo sguardo verso la giovane che, con sguardo nervoso, attendeva con una nota di impazienza tangibile; il cavaliere le sorrise, anche se in maniera forzata , e le rispose:“Tranquilla, anche Mu è qua  al Grande Tempio, e anche lui è diventato un Gold Saint, prendendo il posto che un tempo era appartenuto a Shion in persona!”

“Davvero?!Insomma…sono andata via io(«Kora, sei una bugiarda!!»), e tutti avete cominciato ad allenarvi seriamente?!Non è giusto!Dov’è finito lo spirito del motto ‘ribelli e scapestrati forever’?Non ditemi che avete messo tutti la testa a posto!” esclamò la biondina, cercando di sdrammatizzare. Perché non riusciva a scrollarsi di dosso il disagio che provava, ben conscia di avere lo sguardo del saint di Gemini fisso su di sé?

«Critichi me, Kora, mi accusi di non averti rivelato nulla sul mio passato, ma tu già sapevi senza ch’io parlassi…è ben diversa cosa la tua situazione: quanti segreti celi, dietro il tuo viso d’angelo?»

"Già… -aveva proseguito nel contempo Aldebaran- Comunque, perché non vai a trovarlo?È super impegnato come al solito,  in giro a riparare armature o a studiare il modo per combattere contro i demoni che ti minaccian, ma quando saprà che sei tornata, vorrà vederti!"

“Per favore, non sono demoni…qualcuno, se deve trasmettere informazioni, per lo meno lo faccia in modo esatto!Sono angeli neri!” sbuffò a mezza voce la biondina.

Kanon continuava a fissarli incattivito come non mai, ma Kora non lo guardava, non lo voleva guardare: aveva paura della propria reazione…Così, accennando un timido sorriso a un Aldebaran che aveva totalmente riacquistato la padronanza di sè gli chiese, con il tono più scherzoso che potesse improvvisare in quel momento:”Dicevamo di Mu… è sempre il solito saggio del gruppo?”

“Certamente sì!Anzi, è addirittura peggiorato! Credo che ora la missione della sua vita sia di smussare l'impulsività di Aiolia e smontare la sicurezza di Milo…Io me ne guardo bene da immischiarmi, perchè è una causa persa in partenza, ma lui non demorde”

Kora sentì di nuovo le lacrime pungerle gli occhi, ma stavolta per la commozione: non le era sfuggito l'impeto di violenza che, poco prima, aveva riempito il cosmo dell'amico, di solito così pacifico e tranquillo, ed aveva apprezzato il fatto che, nonsostante anche lui fosse evidentemente stato ferito dalle parole di Kanon, si fosse controllato e avesse cercato di farla ridere.

Ma per lei ora era impossibile restare lì, a scherzare come se niente fosse, poiché, ovunque si voltasse, per quanto si sforzasse di non pensarci, lui era là, accanto a lei, a ricordarle che il passato non l’avrebbe mai abbandonata.

Perché in ogni luogo risuonava l’eco della sua voce, ogni colonna aveva visto su di sé la sua ombra almeno una volta…«Chi dice che i ricordi sono dolci come zucchero?»

Quando perdi qualcuno, sai che niente e nessuno potrà mia colmare quel vuoto…saresti disposto a liberarti in qualsiasi modo di tutti quei pensieri scomodi che ti straziano l’anima, per non dover più dire:”lui non c’è più”.

«Rassegnati Kora…dovresti smetterla di cercarlo, tornare a vivere, ma non all’ombra del tuo passato…Ma come faccio, se qualsiasi cosa veda o senta, persino il viso di questo sbruffone che riempirei di schiaffi, mi riportano alla mente te?!Dovevi spiegarmi tante cose, Saga…avrei voluto rivederti, sorridente e allegro…invece, l’ultimo ricordo che ho di te…io…»

“Kora, va tutto bene?” le domandò, come da molto lontano, la voce gentile di Aldebaran, preoccupato per il silenzio prolungato dell’amica.

“Io…sì…Scusa Aldy, sono un po’ stanca…ho bisogno di riposarmi un poco…” esordì la biondina, aggrappandosi alla prima scusa che le venne in mente.

“Sono le dieci di mattina, è un po’ tardi per andare a dormire, non credi?” non potè fare a meno di commentare Kanon, pungente.

Gli occhi verdi della giovane lo fulminarono:”Non devo rendere conto a te di ciò che faccio”

“Non m’interessa, puoi stare a letto a vita. Non dare fastidio a nessuno, non sparire, e non metterti nei guai, perché irrimediabilmente ogni volta che tu fai qualcosa, io ci vado di mezzo”

L’amazzone impiegò ogni briciolo di razionalità presente nel suo corpo per non prenderlo a calci.

Salutò Aldebaran con un abbraccio, poi s’incamminò su per la scalinata ripida che portava alla Terza Casa, desiderosa di mettere quanti più scalini possibile fra lei e Kanon.

“Mocciosa” bisbigliò quest’ultimo, quasi parlando tra sé e sé.

«E fa pure la gran dama offesa!»

“Io torno alla mia casa, prima che quella scompaia di nuovo…devo anche chiedere udienza ad Atena. Prendo congedo” asserì il saint di Gemini, salutando il cavaliere del Toro con un cenno del capo, avviandosi anch’egli nella medesima direzione di Kora.

“Aspetta, Kanon” esclamò Aldebaran; il ventisettenne voltò a malapena il capo.

“Sì?”

“Quando hai intenzione di dirle la verità?”

Un pugno nello stomaco: fu esattamente la sensazione che provò, perché di tutto si era atteso, fuorchè quella domanda. Gli ci vollero svariati secondi per recuperare lucidità; allora, non riuscì a far altro che replicare un secco:”Non sono affari che ti riguardano”

Aldebaran avanzò d’un passo, torreggiando minaccioso:”Mi riguardano eccome, alla pari di quanto riguardino te!Forse non lo sai, ma stamattina sai dove ho incontrato Kora?Lo vuoi sapere, eh?Fuori dal Pantheon”

Peggio di un pugno nello stomaco…ora, è come se qualcosa gli avesse direttamente ghermito l’anima per lacerarla, squartarla, ridurla in brandelli più di quanto non fosse riuscito già a fare da solo.

“Lo sai, vero, che significa?Che farai, quando ti chiederà che cosa realmente è accaduto a Saga?O peggio ancora, quando lo verrà a sapere da qualcuno! -incalzò il gold saint della Seconda Casa- O forse, non hai ancora realizzato che Kora era l’allieva di Saga, e gli era molto legata?!Intendi ingannarla così?!”

Stavolta Kanon non riuscì a replicare.

«Hai paura, è così. Non scuotere la testa, con te stesso non serve a niente la tua maschera di gelida indifferenza…Hai timore che Kora ti giudichi, ti accusi…ammettilo, sai perfettamente che se lei sapesse…ti porterebbe rancore a vita…giustamente»

“Kanon, non ho intenzione di metterti alle strette, perché è una situazione in cui non vorrei mai trovarmici, finchè campo, e pure dopo…ma non puoi mentirle così…”

“Le parlerò…ma prima è fondamentale che Atena venga informata di ciò che sta accadendo…poi, mi assumerò le mie responsabilità” rispose infine il gold saint di Gemini

«Come ho sempre fatto»

“Ci penso io a chiedere udienza a lady Saori. Siete arrivati ieri e anche tu sarai stanco. Va’, me la sbrigo io”

La gentilezza di Aldebaran lo spiazzò; cercò di ribadire che non aveva alcun bisogno d’aiuto, ma il cavaliere fu irremovibile:”Pensa a tenerla d’occhio, prima che litighi di nuovo coi soldati”

Kanon scosse la testa:”Lo sai meglio di me, è fatta così…Efkaristò” (*grazie)

“Parakalò” (*di nulla)

Si avviò con calma lungo gli scalini ripidi, senza fretta.

La vita nel Santuario si era ormai detestata, illuminata dal caldo sole del mattino inoltrato.

 

Fine chappy!

Raga, l’impresa è compiuta, perché qst, lo confesso, è stato il capitolo più difficile che abbia mai affrontato sin’ora!

Innumerevoli dubbi, come caratterizzare Kanon, come far reagire Kora, Aldebaran…aiuto!

Un grazie di cuore a Synnovea, che davvero è stata coautrice di qst capitolo, costruito dopo ore e ore in msn a ragionarci su!

Baciottoli!

Mizar89

 

Killkenny> Non so nemmeno io che sia peggio, so solo che non vorrei essere al posto dei soldati!Kora sa essere…MOLTO poco diplomatica e pericolosa…e Kanon, bè, vittima più, vittima meno, credo che ormai non gli interessi…

 

Kamusa e Natsuki Uzumaki > Grazie!Bè, questo capitolo è preparatorio ai prossimi che saranno…movimentati…la calma(relativa), è davvero finita!

 

Synnovea> Grazie x tutto l’aiuto!Ehi, dobbiamo fare il briefing x Roma!Non appena i miei compagni finiscono di passarmi le foto!

 

Shun di Andromeda> Spero che questo capitolo ti piaccia!J

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** 14*: AENIGMA ***


raga

Capitolo XIV: Aenigma

“Portarsi un segreto dentro alla tomba”

Era la massima che tutti gli adepti, di qualsiasi organizzazione, setta od affini, erano tenuti a rispettare, nessuno escluso, pena una morte cruenta, la nomea di traditore e la dannazione perpetua per chiunque avesse avuto la sciagurata idea di spifferare ai quattro venti i misteri tanto accuratamente celati ad occhi indegni e profani.

Era stato così per i cospiratori di Giulio Cesare, per gli ordini degli Ospitalieri e dei Templari, gli Illuminati, la Massoneria, i firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza americana, la Carboneria e la greca Eterìa, sino ai nostri giorni…E le amazzoni non facevano alcuna eccezione.

Dai tempi della regina Pentesilea, il segreto di Xaria e dei misteri legati alla divina Demetra era stato tramandato di madre in figlia primogenita, perseverando attraverso il corso dei millenni…

«Ma naturalmente, ogni volta che ci sono di mezzo io, le cose m’arrivano o mezze sbagliate, o incomplete!»

Lei non aveva mai conosciuto sua madre: per quel che ne sapeva, e che aveva appreso in circostanze non proprio consone ad una bambina di dodici anni, era stata abbandonata in fasce da quella che recava in sé il sangue di Pentesilea, e affidata nelle mani di Asteria, una delle altre poche amazzoni sopravvissute alle tante guerre sacre…

«Abbandonata, come un animale di cui nessuno vuole prendersi cura…»

Tuttavia, quando sua madre l’aveva abbandonata, aveva spezzato il legame di trasmissione del segreto di Xaria, senza però sollevarla da eventuali pericoli futuri!

«Vorrei vedere che penserebbe la Nera Regina, se mi vedesse ora…La custode dei misteri della Lancia di Demetra, colei che sola può svelare la via perduta…Ma in quale mondo?!»

Kora sospirò, lasciandosi ricadere esausta sul letto ingombro di fogli, appunti, dizionari e simil diavolerie.

«Grazie, mamma. L’hai proprio pensata giusta, scaricarmi su due piedi e rifilare lo scotto da pagare a me!Accidenti a quel dannatissimo medaglione!»

Ripescò il tanto odiato oggetto da sotto il cuscino, lasciandoselo dondolare davanti agli occhi; nonostante la luce del meriggio inondasse la stanza attraverso le ampie finestre, non potè fare a meno di ammettere che il ciondolo maledetto risplendesse d’un proprio bagliore sinistro…o era solo il sole che si specchiava attraverso le sfaccettature del rubino centrale?

«Un piccolo gingillo per troppi segreti infinitesimamente più grandi di lui…»

Sfiorò con le dita le giunture dei due pezzi rinvenuti nelle rocambolesche missioni di Sunio ed Efeso, perfettamente congiunti al disco centrale…L’unica cosa che sua madre le avesse lasciato…

Oltre alla suit di Lynx.

La biondina guardò un grosso bracciale argenteo, minutamente cesellato con fregi, zaffiri e smeraldi, che luccicava da sopra il comodino.

Quando…quando se n’era andata dal Santuario(«Brava Kora, ancora seguiti a mentire a te stessa?»), era tornata a Kastos, decisa ad intraprendere un viaggio attraverso il mondo, che le permettesse di accumulare esperienza sufficiente ad ultimare l’addestramento incompleto; certo, al Grande Tempio i saints che avevano ottenuto un cloth senza la guida di un maestro erano una vera e propria leggenda metropolitana, ma lei avrebbe dimostrato che non era così, che, alla fine, erano coraggio e determinazione propria a rendere meritevoli d’essere cavalieri…Al diavolo l’avere un maestro.

«Promisi a me stessa che un giorno sarei tornata, fra onori e gesta che sarebbero rimaste immortali… Tsk, un’altra delle mie promesse ipocrite andate in malora…»

A Kastos aveva scoperto, con sgomento, che Asteria aveva previsto tutto, sin dal suo arrivo: sapeva che lei, Kora, non avrebbe avuto pace finchè non avesse rivelato il luogo ove si celava Xaria…poco importava agli angeli neri, che la sua vera madre non le avesse mai trasmessi i segreti…

Asteria sapeva che, aiutandola, avrebbe firmato la sua condanna a morte, anche per Spyros…ma non l’aveva abbandonata e, in questo, aveva mostrato molto più amore materno di quanto non avesse mai fatto l’innominata che l’aveva messa al mondo.

E così, prima di partire per quel lungo cammino di formazione che l’avrebbe portata sino nella terra del Sol Levante, aveva scoperto, per pura casualità, una scatola in cui era rimasto custidto quel bracciale d’argento ed un messaggio senza tempo di Asteria.

…Quando leggerai queste righe, io non ci sarò più…Kora, è il momento che tu segua il tuo destino, come un uccellino che esce dal nito, spiega le ali ed impara a volare. La bambina diventa donna, la fanciulla impugna la spada per essere guerriera. Tu sei nata con un nobile fato scritto nelle stelle: segui la tua via, confida del tuo animo, e non cedere mai…

«No Asteria, non cederò mai…Fermerò quei bastardi, vendicherò il sangue da voi versato, e troverò Xaria, fosse l’ultima cosa che faccio…Se solo riuscissi a scoprire il nuovo indizio…Lo giuro…non cederò…mai…»

 

***

 

“Kora?”

“No…All’allenamento non ci vado…”

“Kora…”

“Dai Saga, oggi non voglio allenarmi…poi litigo con quello scemo di Aiolia, lo sai…”

“Kora, è pomeriggio, non devi allenarti, Aiolia attualmente è a Roma e, una volta per tutte, finiscila di confondermi con mio frat…”

La biondina aprì improvvisamente gli occhi, e focalizzò la figuara dinanzi a sé:”Kanon? Che…che c’è? E…che ci fai in camera mia? Non si usa bussare?”

Il gold saint sbuffò, leggermente irritato:”Ho appurato che quando dormi non sentiresti neppure un Athena Exclamation eseguito a due nanometri da te”

“Il tuo sarcasmo da due soldi non mi tange”

“Se così fosse, non ti scalderesti tanto, Kora. Comunque, che combini?” domandò il ventisettenne, additando i vari fogli sparsi sul letto, scarabocchiati e pieni di cancellature, oltre che i due dizionari di greco antico e moderno, anch’essi abbandonati fra le lenzuola candide.

“Niente di che…Attendendo che sua Grazia Immacolata e Serenissima Atena si decida a darsi conto che avrei chiesto il suo aiuto, cerco di capire dov’è il prossimo frammento” rispose Kora, con evidente ironia, aspettandosi un perentorio rimprovero per la sua irrispettosità; stranamente, il giovane non la redarguì per gli attributi non proprio consoni ad una divinità, bensì parve piuttosto interessato alla ricerca cui era dedita la ragazza.

“Stavolta dove dovremmo recarci, di grazia?In Alaska?”

“Per quello che ne so ora, potrebbe anche essere, ergo, non ci scherzerei…”

“Era per caso un modo per dire che, in tutto il pomeriggio, non sei venuta a capo di niente?” commendò sardonico il cavaliere.

La guerriera di Lynx afferrò un vocabolario, fermamente decisa a stampargli la rilegatura sul suo bel faccino da sberle, ma un colpetto di tosse eloquente la bloccò a metà movimento.

“Kora, per quanto sia motivatamente giusta la tua collera, vorrei pregarti di risparmiarlo, dato che, quanto a numero, noi Gold Saints scarseggiamo”

Aldebarana era comparso sulla soglia, con il riquadro della porta che pareva una cornice troppo piccola per un’opera d’arte enorme.

“Zio Aldy!” esclamò la ragazza, con un sorriso che fece deglutire Kanon.

Mai l’aveva veduta così serena, come in quel giorno.

“Perdona la mia intrusione senza permesso, ma non trovandovi da basso, per un attimo ho creduto foste all’arena…Poi invece ho sentito le vostre voci”

Il cavaliere del Toro accennò un saluto con la testa in direzione del compagno d’armi, il quale si limitò ad un’impercettibile alzata di spalle.

“Aldy, come mai qui?Credevo fossi già ripartito per la missione, come mi avevi detto stamane” domandò la biondina all’amico, che sospirò.

“Nessuno spostamento sino a nuovo ordine. Lady Saori rientrerà stanotte da Nuova Luxor, e deciderà il da farsi”

Kora parve perplessa:”Tokyo?Ma è in Giappone!Che c’è andata a fare là?”

Aldebaran scosse la testa:”I bronze Saints sono originari di quel luogo, e poi, figurati, c’è Seiya che dopo cinque mesi fa ancora il malato immaginario da rimepire di attenzioni…Bah, stendiamo un velo pietoso, non voglio cadere in pettegolezzi da lavandaie”

Kanon sbuffò, rassegnato; c’era ben poco di cui meravigliarsi, in fondo i Bronze erano da sempre i cocchi di Atena…erano loro quelli cui spettavano gloria, fama e onori, quelli che uscivano dalle battaglie con l’armatura lucida e pulita, quelli che venivano coronati d’alloro e chiamati eroi!

Non i Gold Saints che avevano abbattuto il Muro del Pianto, che avevano dato battaglia agli scherani di Hades! Se poi proprio doveva dirla tutta, avrebbe davvero spedito Seiya, Shiryu, Hyoga e Shun dritti in viaggio di sola andata nel Golden Trinagle! Aveva avuto modo di osservarli “in azione” nell’Inferno, e s’era vergognato di condividere con loro la nomea di cavaliere…come se non bastasse aveva pure dovuto salvarli! Avventati, incapaci, deboli…In quanto a stupidità, era ben difficile determinare chi fosse il migliore!

Come accidenti aveva fatto Saga, suo fratello, quello che -ingiustamente- era sempre stato considerato il più forte dei due, a farsi sconfiggere da quel pivellino scapestrato di Seiya di Pegasus?!

«Non me ne capacito»

Lo ammise, l’unico di quei cinque damerini degno di stima era Ikki di Phoenix…Forse perché era stato l’unico ad avere il fegato di sfidare il Generale Sea Dragon, quando ancora significava qualcosa fare parte di una gerarchia militare, per abbattere la colonna dell’Atlantico Settentrionale…oppure perché lui, Kanon, non era poi così dissimile da Ikki: entrambi portavano il giogo di un passato da traditori, ed entrambi detestavano sentirsi parte di un gruppo d’eroi “candidi” assoggettati alle regole della loro dea…

 

“Kora, vedo che sei indaffarata, ma ce li avresti cinque minuti?”

Kanon ritrovò il contatto con il mondo esterno giusto in tempo per cogliere quell’ultima frase.

“Aldy, veramente ho poco tempo…non è il caso che ci alleniamo ora…”

“Nemmeno un istante per un vecchio amico?” domandò una nuova voce, ignota.

Dei passi leggeri, poi una figura s’affacciò sull’ingresso, lasciando la ragazza perplessa; la voce inizialmente non riuscì a ricollegarla a nessuno, ed impiegò qualche attimo per ripescare nella memoria l’immagine sbiadita di un ragazzino dai capelli chiari, color lavanda e tenuti corti, con dolcissimi occhi verdi…

«Possibile che…?»

Quindi, la certezza, quando scorse le inconfondibili due voglie sulla fronte, in parte celate dai ciuffi di quei capelli ora lasciati crescere lunghi, oltre le spalle.

“Kalispera, Kora” (*buonasera)

“Mu!”

La biondina balzò in piedi e corse ad abbracciarlo.

“Per fortuna Aldebaran m’ha detto che eri qua, altrimenti non t’avrei mai riconosciuta, se t’avessi incontrata in giro per il Santuario!” ammise il gold saint della Prima Casa, guardandola con un sorriso.

“Sono arrivata ieri…e non contavo nemmeno di ritrovarvi qui, tutti divenuti cavalieri, per di più  del grado gerarchico maggiore! Che v’è preso, me ne sono andata io(«Bugiarda, non me ne sono andata…La storia è ben diversa…»), e voi vi siete messi a fare i seri?O avete fatto il lavaggio del cervello a Shion perché vi promuovesse?”

Il sorriso di Mu scomparve all’udire il nome del suo vecchio maestro, precedente cavaliere di Aries, nonché ultimo Grande Sacerdote per diritto divino…prima che Saga, uno dei due possibili suoi successori con Aiolos di Sagitter, lo assassinasse alla Stars Hill, e ne usurpasse il titolo.

Non ci vollero i suoi poteri di telepata e telecineta, per intendere l’amara realtà dei fatti, al solo incrociare lo sguardo di Kanon, come sempre avvolto da un’aria imperscrutabile.

Aldebaran gli aveva accennato qualcosa, non appena gli aveva comunicato che la misteriosa custode di Xaria altri non era che Kora, la compagna d’armi d’un tempo, la sola fra tutti gli aspiranti cavalieri del Grande Tempio, ad essere stata scelta come allieva dal saint della Terza Casa.(Ikki era venuto solo molto tempo dopo, e non era neanche definibile “allievo”…)

«Te ne sei andata prima che tu potessi vedere la caduta nell’oscurità del tuo maestro, Kora…Non sai nulla del suo destino, della sua fine…E ancora ignori che il cavaliere a cui ora è affidata la tua vita, fu in passato la causa di tutto…»

“Ehi, ma avete l’abitudine di andare in fissa quando parlate, o sono io che faccio quest’effetto?” Commentò l’amazzone, agitando una mano davanti agli occhi di Mu, che riuscì a riprendersi prontamente, da non destare sospetti:” Nulla, non darci peso…Aldebaran mi ha narrato del medaglione, e so che hai già recuperato due dei quattro frammenti”

Kanon accennò un colpo di tosse che risuonò stranamente come un ‘abbiamo ritrovato’, ma che nessuno intese.

“Sai già dove dovrai recarti per il prossimo pezzo?” proseguì Mu.

“Desolata, ma è tutto il pomeriggio che tento di venire a capo dell’enigma che dovrebbe rivelare la prossima locazione…”

“Tolte le quattro ore passate a dormire” precisò secco Kanon, ricevendo un’occhiata truce dalla ragazza, che non mancò di rinfacciare.

“Non mi pare che TU abbia contribuito nel fare qualcosa di utile”

Aldebaran fu lesto a placare gli animi, sviando il discorso:”Scusa, qual è il problema?”

Kora sospirò:”Problema?No, qui ho più di un problema…–rispose, alludendo con un cenno al saint dei Gemelli- Ma forse…Mu, la tua presenza è provvidenziale, se hai proseguito i tuoi studi con dedizione…”

“Dedizione?!Di’ pure fanatismo!Lui vive sui libri, a volte mi chiedo come faccia anche a mantenersi allenato…e ad addestrare suo fratello Kiki!” esclamò con enfasi Aldebaran.

Mu lo squadrò, scettico:”Io non ‘vivo’ sui libri, non sono un topo di biblioteca…Se magari tu, invece di specializzarti in grigliate e barbecue, ti prendessi un allievo bravo e valente, di sicuro…”

“Ragazzi…”

Il compagno lo zittì, scrollando le spalle arrendevolmente:”No, no, so già cosa stai per dire, e no, mi rifiuto di fare il babysitter ad un mocciosetto non troppo diverso da Seiya!Non reggerei ventiquattr’ore di lamentele e proteste senza riempirlo di pedate…questi incarichi tediosi li cedo volentieri a chi di dovere”

Ahem, ragazzi…”

“Aldebaran, la tua ironia è fuori loco!”

Kora si mise due dita in bocca e fischiò; i due tacquero all’istante.

“Vossignorie illustrissime, ne ho già uno che rompe quotidianamente, se avete da discutere fatelo fuori di qui e lasciatemi lavorare. Se invece volete darmi una mano, ben venga” esclamò la biondina, ma senza essere realmente infastidita. Era felice che, in quel luogo temuto come una prigione in cui rincontrare i fantasmi del passato, avesse ritrovato i vecchi amici di una vita creduta persa…

Il saint di Aries le sorrise:”Hai ragione…Allora, come posso aiutarti?”

La ragazza gli fece cenno di avvicinarsi, e gli mostrò il medaglione:”Ecco il mio dilemma più immediato”

Il cavaliere soppesò l’oggetto con occhio critico, abilità minuziosamente sviluppata in lunghi anni dedicati alle riparazioni dei cloth, arte di cui pareva essere l’unico ed il solo intenditore.

«Ed è per questo che è fondamentale ch’io trasmetta le mie conoscenze a Kiki…prima che vadano perdute»

“E così, è questa la chiave del sigillo di Xaria…ma, se non ricordo male, questo lo avevi già al tuo arrivo al Santuario…Perché non ne hai mai…”

“Parlato?Avrei voluto, credimi, ma entrambi i nostri maestri me lo vietarono, per ovvie ragioni di sicurezza e bla bla bla, la solita solfa…E poi all’epoca non ne sapevo quasi niente: per me Xaria era solo una stramaledetta leggenda per cui Asteria e Spyros erano stati uccisi…”

“E allora perché adesso la cerchi?” intervenne d’improvviso Kanon, fino a quel momento taciturno, come se neanche fosse stato presente nella stanza.

Kora esitò nel rispondere:”Io…ora la penso diversamente”

“E cosa t’ha fatto cambiare idea?”seguitò il cavaliere, deciso a non demordere.

“Ma è un terzo grado?!T’ho già detto come la penso sugli interrogatori, no?Sono affari miei!”

Kanon tacque, fissandola torvo.

«Al diavolo te e i tuoi segreti»

Mu decise di non intervenire in quella che gli parve una faccenda privata fra i due, ma non concese loro il tempo di discutere:”A prescindere dai motivi che possono averti spinta a mutare i tuoi convincimenti –occhiata eloquente a Kanon- Aldebaran mi ha brevemente accennato che ciascun pezzo del medaglione, connesso agli altri in ordine di ritrovamento, rivela un indizio per il luogo successivo in cui cercare”

“Preciso come sempre”

“Sai già dove dovrete recarvi?” seguitò il giovane.

L’amazzone diniegò sconsolata:”No. Questo è il guaio. L’indizio è incomprensibile”

La rassegnazione nella voce della ragazza ridestò l’attenzione di Kanon che, improvvisamente, dall’angolo in cui si era ’rifugiato‘ per distaccarsi da quella scena che –sì, lo doveva ammettere- lo infastidiva, si avvicinò al trio ora intento ad esameinale il dorso del medaglione.

“Come vedete, all’apparenza è un normalissimo disco con due sezioni semicircolari congiunte, perfettamente simmentriche e assolutamente lisce sulla superficie posteriore”

Aldebaran annuì, incerto.

“In realtà, chi ha forgiato il medaglione –proseguì Kora- ha fatto in modo che solo se i frammenti vengono inseriti in una precisa sequenza, si può giungere all’indizio seguente”

“Scusa, ma l’indizio in cosa consiste?Una mappa?” domandò il saint del Toro, perplesso.

“Magari…con una mappa, avrei già finito da anni…No, possono essere delle incisioni, come è stato per arrivare a Sunio, oppure una visione, come per Efeso”

“Visione?!”

“Aldy, non guardarmi così(O_O), mi spaventi! È stata una visione…una proiezione olografica senza chip, quello che vuoi, il concetto è quello!” esclamò la biondina, cogliendo lo sguardo attonito dell’amico.

Mu le prese il medaglione dalle mani:”Hai parlato di una scritta incisa sul retro…Io non ne vedo”

“E chi ha mai detto che si vedesse?”

Kora sorrise, poi si voltò verso il comodino e prese uno dei suoi pugnoli sai; nel fare ciò, dovette passare accanto, quasi sfiorare Kanon. I loro sguardi s’incontrarono per un istante, che parve interrompere lo scorrere del tempo.

Domande.

Incomprensioni, da ambo le parti.

Ma non era quello il momento dei chiarimenti.

“Ah, ci sei anche tu”

“Non me n’ero andato”

“Mi pareva stessi facendo l’asociale…Avrò visto male”

“Decisamente”

“Simpatico come al solito”

Kora si rigirò verso Mu e Aldebaran:”Dicevamo?Ah sì…Beh, non è una cosa molto divertente, ma le mie antenate le hanno pensate proprio tutte…”

Impugno il sai con la sinistra, e andò ad aprire sulla mano destra un piccolo taglio sottile, da cui sprizzò immediatamente il sangue.

Prese il medaglione dalle mani di Mu, sotto lo sguardo basito di Aldebaran e l’indifferenza di Kanon, e passò la ferita sul dorso del disco, dal centro sino alle ali dei frammenti ritrovati; indi, lo mostro agli altri.

“Ma…ma cosa…?” balbettò Aldy, così incredulo che ancora un po’ e la bocca gli avrebbe toccato terra; sulla superficie discoidale, ora imbrattata di sangue, erano comparse delle minuscole scritte, finimente incise e perfettamente leggibili.

Mu ridacchiò, come un allievo un po’ sbadato che ha tralasciato un errore di poco conto. Incisioni a rilievo, un capolavoro di maestria orafa, cosi lievi da essere impalpabili al tatto ed invisibili ad occhio nudo…solo un liquido denso, quasi fluido, come il sangue, poteva rivelare il trucco.

Si diede mentalmente dello stupido per non averci pensato subito; e si che ne vedeva tutti i giorni, di cose simili, riparando cloth! Invocazioni alla Dea, incantesimi protettivi, preghiere…scolpiti in modo che risultassero invisibili agli occhi dei più.

“È interessante” commentò Kanon.

“L’hai detto” gli fece eco Mu.

Aldebaran era ancora sotto schock(povero!),  e si limitò a tacere.

“Che c’è scritto?”

Di colpo, l’interesse pareva aver destato il saint dei Gemelli.

«Guarda guarda, quando c’è qualcosa che gli interessa, si scomoda a parlare…»

Kora gli porse distrattamente il medaglione:”Guarda tu stesso”

Il tono fece aumentare la curiosità del ventisettenne; si augurò solo che non ci fosse scritto ‘prossima destinzaione Atlantide’…

«COSA?!»

“Ma che diamine significa?!” esclamò, senza nascondere lo sconcerto.

La ragazza annuì:”Je te l’avais dit”

Anche gli altri si affrettarono a leggere le incisioni e, infine, le reazioni furono le medesime; come era accaduto a lei poche ore prima.

Lettere. Caratteri greci rilucenti nel sangue, cesellati in una grafia precisa e minuta: chi aveva inciso l’oro con una sottilissima scheggia di diamante fine quanto la capocchia di uno spillo, aveva dimostrato grande maestria nell’arte orafa, ma anche un notevole talento enigmistico, dovette riconoscere la guerriera di Lynx.

Poiché, per quanto vi fossero due intere frasi stilate sull’esigua superficie, queste erano assolutamente prive di senso compiuto.

“Che razza di scherzo è?” ribadì Kanon, spostando lo guardo dal medaglione all’amazzone.

“Non prendertela con me, io non so niente…È per questo che contavo sul vostro aiuto…”

Mu rimuginò diversi istanti, poi scosse la testa:”Non ho idea di quanto possa esserti utile…quelle lettere, buttate lì a caso, potrebbero voler dire qualsiasi cosa. Forse, Atena…”

Kora lo anticipò:”Figurati. Le amazzoni meno che mai avrebbeor rivelato il segreto di Xarai ad una divinità, non dopo essere venute a conoscenza di quanti guai possa causare…Neanche Demetra sa la soluzione dei quattro enigmi, quindi escluderei a priori Atena…Per ovvie questioni di fiducia”

“Tu però ti sei rivolta ad Atena per chiederle aiuto” ribatte Kanon.

“Io sono un’eccezione…a differenza delle amazzoni esuli, io conoscevo già questo luogo, quando mi appellai al Santuario. Riporvi la mia fiducia, come tu dici, non è stato un problema, ma so per certo che Atena non può esserci d’aiuto, non più di quanto potremmo fare noi mettendoci a risolvere l’enigma”

Mu annuì:”In effetti, non hai tutti i torti”

Aldebaran, al contrario, sbuffò:”Sono negato per queste cose teoriche…quando si tratta di azione, sono il primo a buttarmi nella mischia, ma ora…”

La biondina gli battè amichevolmente sulla spalla:”Non fare il modesto, Aldy, mi serve anche il tuo aiuto”

“D’accordo…”

Kora sorrise, poi volse appena il viso verso il saint di Gemini, nuovamente assiso in disparte, semplice spettatore estraniato da quella vicenda.

“Sei dei nostri, o pensi di rimanere in quell’angolo a contare le crepe sul soffitto?”

“Tsk” fu la replica secca che ricevette.

La ragazza alzò gli occhi al cielo(«Uh, quante crepe che ci sono su questo soffitto…e l’avrebbero restaurato dopo la guerra sacra?!»), e sospirò:”Sediamoci al tavolo in cucina, temo che la cosa andrà per le lunghe”

 

Fine chappy

 

Un mega grazie a tutti quelli che commentano!Il prossimo capitolo seguirà a brevissimo, devo solo finire di copiarlo dai fogli degli appunti…inizialmente erano un unico capitolo, ma sarebbe venuto troppo lungo, quindi l’ho diviso.

Per la prossima “puntata” preparatevi, ne vedremo delle belle!

Mizar89

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** 15*: TIMEO ***


raga

Capitolo XV: TIMEO

PLICK…PLICK…PLICK…

Il gocciolare monotono e sommesso del rubinetto del lavandino situato nella piccola cucina scandiva con lentezza sfiancante il silenzio nell’aria.

Potevano essere passata dieci minuti appena, così come intere ore…

L’unica cosa certa era che, in tutto il tempo trascorso, non era cambiato assolutamente nulla.

O almeno, Mu era sempre rimasto fermo immobile, la testa fra le mani e gli occhi chiusi, assorto nella più totale concentrazione meditativa; al contrario, Aldebaran si limitava a starsene addossato coi gomiti al tavolo, e a fissare sconsolato il minuscolo medaglione che proprio non voleva saperne di “collaborare”, nonostante fosse stato praticamente sezionato, ribaltato, lucidato, quasi passato ai raggi X, sottoposto ai poteri di Mu e ogni altra diavoleria simile.

Niente.       

Quell’oggetto era davvero una maledizione.

«In tutti i sensi»

Kora fece oscillare la penna davanti agli occhi, picchiettandola poi sul foglio intonso, ad eccezione fatta per un cuore stilizzato con due alucce che “svolazzava” all’angolo alto del margine sinistro del frammento di carta.

PLICK…PLICK…

«Che noia…»

Le avevano provate praticamente tutte; codici di decriptazione che rasentavano quelli di ‘Crypto’, anagrammi, lettura da destra verso sinistra…mancava solo che si mettesse a lanciare quel dannato medaglione da un capo all’altro della cucina!

«Magari funziona»

PLICK…

Nemmeno Mu, il genio del Santuario, era venuto a capo di qualcosa: erano ad un punto morto, un vicolo cieco…

Solo che quella non era una semplice indagine di uno dei tanti polizieschi che un tempo soleva dilettarsi a leggere: lì c’era in gioco una posta di gran lunga più alta della risoluzione di un caso.

«Mi sono andata a cacciare in qualcosa che è più grande di me…anzi, mi ci hanno abbandonata…Quanto darei per poter sparire…puff, e ritrovarmi miglia e miglia lungi da questo loco, e non essere più ‘Kora l’amazzone’ ma semplicemente me stessa…e non dover più fuggire via»

Una spiaggia lontana, un luogo senza nome, e lei finalmente libera di poter gettare quel maledetto medaglione portatore di morte in quelle acque turchine…

PLICK…

Un battito di ciglia.

E realizzare che in quel mare si specchiano i tuoi stessi occhi…

Quel mare che sembra quasi scrutarti nell’anima e, tacitamente, darti quelle risposte che a lungo hai cercato…

PLICK!

Kora si riscosse di colpo e realizzò all’istante che si era letteralmente persa non in chissà quale idilliaco paesaggio remoto ed effimero, bensì nello sguardo magnetico di Kanon, in quelle iridi marine in cui scintillavano i riflessi del sole al tramonto.

Il ragazzo, seduto a cavalcioni sulla sedia, era assorto in chissà quale pensiero; non era la sua solita espressione indecifrabile, tantomeno quell’impassibilità strafottente che di solito aleggiava sul suo viso. Una malinconia nostalgica, che rendeva quegli occhi così belli…Ed improvvisamente, quello sguardo si specchiò nel suo. Kora arrossì, e volse immediatamente la testa altrove.

«Accidenti, ma che mi metto a pensare?!No, no, no…»

“La pausa meditativa è finita, o deve per caso trasformarsi nell’ora del sonnellino?»

Ecco, l’utopia cancellata dal solito, abituale tono distaccato, annoiato e sprezzante, che ebbe però la funzione di riportare tutti al presente, e alla questione più importante: il medaglione.

“Mi secca ribadirlo, ma io non ho più idee” ammise Mu.

“Ah, non guardatemi così!Per me quel coso potremmo anche usarlo come fermacarte!” esclamò Aldebaran, anticipando di netto la domanda di Kora, la quale, facendosi coraggio, scoccò un’occhiata fugace a Kanon.

“Tu?”

“Dai peso alle mie considerazioni?Notevole…ora posso davvero preoccuparmi”

“Kanon, il tuo sarcasmo è fuori luogo”

“Te ne esci sempre con queste frasi a modo?”

La biondina sbuffò:«Giuro, è mille volt meglio quando tace e si fa gli affari suoi!»

Il gold saint inarcò le labbra in un sorrisetto:”Non innervosirti. Come hai detto tu, sarebbe fuori luogo. L’indizio l’abbiamo sotto gli occhi, basta saperlo decifrare”

“Ma bravo…e lo leggi tu?Cosa credi che stiamo tentando di fare da un’ora a questa parte?” replicò Kora, vacua.

“ ‘Se-cre-tainma-nibu-sulto-risce-lata-incor-deur-bis’… Visto?Non ha senso, ma a leggerlo non ci vuole una laurea…”

Kora interruppe Kanon con un cenno della mano.

“Ripeti un attimo”

“Ho detto che non è impossib…”

“Non quello!La frase che hai letto!”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. Ok, doveva essere così che dimostrava la sua perplessità.

L’amazzone sospirò:”Ah, passa qua”

Prese il medaglione sotto gli sguardi incuriositi dei tre giovani, e rilesse più volte quelle lettere tracciate nell’oro con il suo stesso sangue, che ora iniziavano ad acquistare una logica.

Non era possibile che fosse stato così semplice…Era ridicolo…

La risata di Kora sciolse la tensione dell’attesa.

“Che hai ora?”

“Pensavo a quanto siamo stati sciocchi…In fondo, avevi ragione, bastava leggere”

Aldebaran tossicchiò:”Ma…quelle frasi non hanno senso!Sembra piuttosto uno di quegli esercizi che fanno i bambini per imparare a scrivere!”

Anche Mu faticava a concepire l’ilarità dell’amica.

Le avevano tentate tutte, eppure lei aveva appena asserito che si trattava di una cosa semplice e chiara…

Kora annuì:”Vero, Aldy. Queste parole sono prive di senso, se seguitiamo a leggerle così come sono scritte, cioè in caratteri greci”

Kanon la fissò:”Stai dicendo che quello è un codice cifrato, tipo il primo indizio?”

“No, così ti complichi la vita inutilmente – ribattè la biondina- Come diceva Locke, una sola idea, ma semplice…Ragazzi, com’è messo il vostro latino?”

Un istante di silenzio per recepire il concetto, poi Mu ridacchiò; era davvero insolito che uno posato come lui ridesse così, come un ragazzino, anomalo quasi come vedere Kanon così interessato ad un discorso e così loquace…Bè, era la giornata delle rivelazioni.

Il saint dell’Ariete seguitò a sorridere, ed asserì:”Non mi starai dicendo che abbiamo perso ore a cogitare chissà quale soluzione intricata, quando in realtà questi è scritto in latino”

La ragazza annuì.

“Geniale, vero?Noi lo leggevamo in greco, e non capivamo…Anche perché, per quanto tutti noi possediamo una discreta infarinatura di latino, siamo abituati ad associarlo al rispettivo alfabeto”

Kora agguantò un foglio di carta intonso, diede una scorsa al medaglione, e si mise a scrivere; pochi istanti dopo, mostrò il messaggio ai tre cavalieri, prontamente risistemato dal punto di vista degli spazi e della punteggiatura.

Secreta in manibus ultoris continentur,

celata in corde urbis.

Mu lo rilesse, poi scosse la testa:”E non ce n’eravamo neanche accorti”

L’amazzone fece spallucce:”Il loro obbiettivo era questo, no?Che nessuno di sgradito riuscisse a trovare Xaria… Dubito fortemente che gli angeli neri siano dotati di sufficiente cervello per capire qualcosa di latino”

“Ordunque, che ci sarebbe scritto?” interloquì Aldebaran.

Kora esitò un istante:”Vediamo…un enigma di due versi…Il mio latino non dovrebbe essere messo così male, dovrei cavarmela senza dizionario…”

“Accomodati” le fece il verso Kanon.

Lei si trattenne dal replicargli, e seguitò a rimuginare quasi tra sé e sé:”Dunque…Continentur è un verbo passivo, e si dovrebbe riferire a secreta…”

“Di questo passo, troviamo prima Xaria da soli”

“Senti Kanon, non mi seccare. Io ho appreso a tradurre latino in questo modo, se ti va bene è così, sennò puoi anche andare all’inferno”

«Ci sono già stato, tranquilla. Laggiù ormai sono di casa» pensò con amarezza il cavaliere, replicando sottovoce:”Si vede che hai avuto Saga come maestro”

Kora, punta sul vivo, lo fissò sottecchi:”Cosa staresti insinuando?”

“Io?Nulla…Mi stai solo rammentando quanto io detesti il latino”

“Ahi-ahi…Brutti voti nelle versioni perché tuo fratello non ti faceva copiare?”

“Kora…”

“Si?”

“Torna a tradurre e tieni quella dannata bocca sacrilega chiusa” ribatté in sorda minaccia il Gold Saint, con la voce di Teotokris il precettore che gli dava dell’ignorante indisciplinato gli risuonava nelle orecchie, mentre gli sventolava sotto il naso una versione del ‘De bello Gallico’ così piena di segni di correzione rossi da sembrare mutilata…ovviamente, quell’altro aveva invece ricevuto la quotidiano dose di elogi ed encomi.

Mu e Aldebaran si scambiarono uno sguardo perplesso.

Finalmente Kora posò la penna, e lesse trionfante la microversione:”Il segreto è custodito nelle mani del…non mi ricordo che vuol dire ‘ultoris’, celato nel cuore della città”

“Ultor-ultoris, della terza declinazione, vuol dire vendicatore” affermò il cavaliere di Aries, confermando il sospetto di Aldebaran che vivesse praticamente in biblioteca.

“Ergo…l’indizio dovrebbe essere affidato nelle mani di tal vendicatore, nascosto nel cuore di codesta città innominata…Davvero una spiegazione saliente…La traduzione è esatta?”

Il tono piatto di Kanon non riuscì a celare l’ironia sprezzante.

Gli parve di udire il sibilo sommesso di Kora:”Se il tuo sarcasmo servisse a qualcosa avremmo già trovato Xaria da un bel pezzo”, ma non vi diede peso, avendo ben altro per la testa.

“Questa fantomatica città dove sarebbe?E chi è il vendicatore? E…”Aldebaran sembrava non fermarsi.

“Non lo so Aldy, non lo so…però –aggiunse la biondina, dopo aver riflettuto alcuni istanti- l’uso della lingua latina potrebbe ricollegarci a quella civiltà”

“Questo semplifica di molto le cose, contando l’espansione dell’Impero Romano al suo apogeo”

Kora chiuse gli occhi, contando sino a dieci prima di rispondere. Possibilmente non con un Galaxian Explosion:”Hai ragione –assunse un tono pacato- in effetti, avremmo di che cercare…Il segreto nelle mani di un vendicatore…”

«A che divinità si è affidata stavolta Demetra?”

Kanon sbuffò, dondolandosi sulla sedia.

«Quanto durerà questa specie di caccia al tesoro?E dove ci porterà?

Ci?Ovvero noi?Cos’è successo, di punto in bianco hai iniziato a considerarti parte di una squadra?

No…

Kora davvero conta qualcosa per te…

È solo un dovere da portare a termine.

Allora perché non le dici la verità?In fondo, non t’importa nulla che lei ti disprezzi, ti odi, oppure…

BASTA!»

Il ventisettenne si riscosse, e per distrarsi concentrò le sue attenzioni sul medaglione.

«Secreta in manibus ultoris continentur…celata in corde Urbis…Urbis?!»

Possibile che avesse letto male?Ricontrollò.

«No, la lettera greca è maiuscola, ed è la sola eccetto l’iniziale del verso…quindi, quando traslittera in latino, diventa una ‘U’, restando indifferentemente maiuscola…Vuoi vedere che non se ne erano accorti?»

“Ehi, Kora”

La biondina sollevò a malapena lo sguardo dal proprio foglio:”Che c’è, qualche altra battuta di spirito?”

Il gold saint sospirò, al limite dell’esasperazione:”Taci e ascoltami un attimo…Quando hai trascritto l’enigma, Urbis l’hai scritto minuscolo?”

“Che razza di domande fai, certo che l’ho scritto min…”

“E infatti la U è maiuscola!” Kanon le dondolò il medaglione davanti agli occhi.

Mu si sporse per vedere meglio, e confermò:”Ha ragione”

“Scusate, ma cosa cambierebbe?”

Kanon, che a quanto pareva aveva deciso di fare eccezione, e di interrompere la sua abituale serie di discorsi monosillabici, scosse il capo, un ghigno di soddisfatta superiorità sulle labbra:”Errato. ‘Celata in corde Urbis’ con la U maiuscola, dovreste ricordare meglio di me che non significa più ‘nascosto nel cuore della città’, bensì ‘nascosto nel cuore di Roma’”

L’ultima parola la disse in simultanea di Mu e Kora.

“Quindi Roma è il prossimo indizio”

“Sì, ma dove…anche Roma è enorme!Ci manca un pezzo di enigma, ma forse se…”

“Frena”

Aldebaran arrestò l’entusiasmo di Kora:”Direi che per oggi ci siamo scervellati abbastanza. È tardi, e comunque Atena sarà lieta di sapere almeno la locazione della vostra prossima missione.

Effettivamente, eravamo venuti qui per comunicarvi che domani siete convocati alla XIIIesima casa per riferire direttamente a milady”

Kanon si sorprese:”Ma non avevo ancora fatto richiesta di udienza…”

“È stato Doko. Credo abbia avvertito lady Saori non appena è giunto a conoscenza del vostro arrivo al Santuario. Domani dovreti riferire in sua presenza, quale possibile futuro Grande Sacerdote” spiegò Mu.

Il ventisettenne strinse i pugni:«Ecco dov’era la fregatura»

“Doko? Non ho presente chi sia” fece Kora, pensierosa.

“È il saint di Lybra, ed è l’unico superstite della penultima guerra sacra…Ha 270 e passa anni…Lo so, è una storia complicata da spiegare” concluse Aldebaran.

“Sì, ma avete detto che sarò il probabile nuovo Grande Sacerdote…Avevo sentito che dopo la battaglia del Santuario era stata scatenata a causa di un finto prescelto di Atena che ne aveva usurpato la carica, ma… che fine ha fatto il sommo Shion?Purtroppo il mio continuo viaggiare mi ha impedito di raccogliere costantemente notizie…E poi, mi ricordo che Shion aveva già decretato quali possibili successori Aiolos e Saga…”

I dubbi di Kora si persero nel silenzio gelideo che era calato sui presenti.

Due sguardi incrociarono in contemporanea quello del gold saint di gemini, impassibile; a tradire la sua inquietudine, il battito cardiaco improvvisamente accelerato.

«Kanon, che diamine apetti a dirle la verita?!Vuoi che lo scopra da sola?»

La voce di Mu gli risuonò nella mente, con la durezza di una frana.

Che accidenti voleva, come si permetteva di violare la barriera del suo pensiero con i suoi poteri?!Istintivamente si sforzò di chiudere i propri pensieri.

«Kanon non ti sto attaccando, ma non puoi seguitare nello sperare che lei non lo venga mai a sapere!Prima o poi lo scoprirà!»

«E cosa dovrei dirle?Che il suo maestro è un traditore?Che è solo per colpa di un bastardo che tutto ciò in cui riponeva fiducia non esiste più? Devo forse dirle che quel bastardo sono io?!»

«Meglio che continuare a mentirle!Non ti dico di farlo ora…ma non potrai ingannarla ancora per molto…Parlale, prima che accada l’irreparabile»

Il cavaliere di Aries distolse finalmente lo sguardo dal viso incupito di Kanon, e si rivolse a Kora, con calma apparente:”È una lunga storia, e l’ora è tarda…Purtroppo, per le mire di un uomo bramoso di potere, molto sangue è stato versato…”

Kora sospirò:”Sì, ma…”

“Buonanotte, Kora” si congedò il custode della Prima Casa, con un sorriso gentile; anche Aldebaran s’affrettò a seguirlo:”Ci si vede…mi devi una rivincita all’arena!”

La biondina restò per molto a fissare la porta che si era richiusa alle spalle dei due amici; alla fine non le avevano affatto risposto…e non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di essere all’oscuro di qualcosa…

Che cos’era accaduto, in tutti i suoi anni di assenza?

«Assenza involontaria»

Era mai possibile che Saga fosse stato ucciso, lui che era il più valente tra i sacri guerrieri?

Solo in quel frangente si rammentò di non essere sola nella piccola cucina; Kanon la guardò in rimando alla sua occhiata fugace, e vi lesse un’infinita di dubbi.

Domande insolute.

«E sono l’unico responsabile…Atena, perché hai riportato indietro me dal regno d’Oltretomba?Perché me, e non Saga?Io…non merito questa nuova esistenza…”

“Kanon?”

Il sentirsi chiamare lo fece trasalire; riuscì a malapena a rispondere con un cenno.

«Ma che mi prende?»

Perché non riusciva più a guardare Kora negli occhi?

«Dille la verità prima che sia tardi…»

Le parole gli risuonarono nella mente. No, non ci riusciva…per la prima volta in vita sua, non aveva il coraggio di assumersi le sue responsabilità…«Perché maledizione, perché?!»

“Senti, grande filosofo, non so te, ma io sto morendo di fame. Ora, dubito che in questo posto abbiano aperto un ristorante, a parte il ‘Barbecue chez Aldebaran’…”

“Io non so cucinare” esordì Kanon, tagliando corto.

“Non avevo dubbi, era una cosa che davo per scontata”

“Cosa vorresti insinuare?!”

“Senti, grande eroe disonorato, apparecchia la tavola, io penso a mettere su qualcosa di definibile come cena”

“Appunto, tu non sai cosa vuol dire ‘preparare una cena’!E questo mi preoccupa”

La ragazza rise:”Be, puoi sempre digiunare”

“Scordatelo…Ma non confondere il sale con lo zucchero!”

Rise, alla reazione di Kora che aprì il rubinetto dell’acqua e cerco di schizzarlo, finendo per colpirsi da sola, ma in realtà, in cuor suo si sentì sprofondare:«Nulla è cambiato…ancora una volta, sto ingannando una persona a cui invece dovrei la massima sincerità…ma stavolta è diverso…cos’è questo peso che mi attanaglia il cuore?»

Fine capitolo

Urka, 2 capitoli in poco + di 1 giorno!!!Record!

Allora, prima di passare ai commenti, due piccole precisazioni...

*Il titolo di questo chappy*

TIMEO è un verbo latino, significa temere, ed è anche un’opera di Platone. L’ho scelto come titolo in riferimento alla paura di Kanon…perché non dice la verità a Kora?

*La spada di Kora*

Qualcuno mi aveva chiesto che tipo di spada fosse quella che usa Kora, non ricordo se in EFP o in manga.it, cmq...voy a aclarar:P!

La spada di Kora è un tipo di katana giapponese che lei si è fatta forgiare durante il periodo in cui si è allenata da sola in Giappone. La spada non è quindi una componente della suit di Lynx.

Tecnicamente parlando, si tratta di una Masamune, un tipo speciale di spada, la cui creazione ebbe inizio ad opera di Goro Nyudo(detto anche Masamune), intorno al 1300. Ne esistono vari modelli, che si differenziano per lo più nella lunghezza e nello spessore della lama(Fudo Masamune, Kyogoku Masamune, Daikoku Masamune). 

Il nome non dovrebbe esservi nuovo, se avete già avuto a che fare con dei videogiochi della Square Enix, quali Final Fantasy series, Chrono series, Castlevania: Symphony of the Night, Golden Sun, Shining Soul 2, Soul Calibur and Onimusha Blade Warriors.

***In effetti, la scelta mia di utilizzare questo nome è una sorta di tributo al personaggio cattivo per eccellenza, che è stato un po' il motivo per cui ho iniziato a scrivere fiction!:P  Mitico Sephiroth di Final Fantasy VII!***

 

Ok, passiamo ai commenti...

Synnovea>Grazie 1000 x l'aiuto!!!!!

Gufo_Tave> Ciao!Alla fine l'enigma è stato il dover rammentare dove avessi imboscato il dizionario di latino!

Saintforever> Come promesso ho postato presto...neanche 12 ore dopo!:P

Killkenny> Per fortuna non sono l'unica ad essere convinta ke Seiya e co. dovrebbero andare in pensione...Ikki a parte!!Avevo paura che qualcuno mi mettesse sulla lista nera:P

 

A presto

Mizar89

 

 

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Capitolo 16
*** 16*: AMBITIONS AND PRIDE ***


raga

Capitolo XVI: Ambitions and Pride

Il sole estivo scottava alto nel cielo, e la caligine afosa rendeva l’aria umida e pesante. Non pioveva da giorni ed il terreno riarso appariva privo di qualsiasi forma di vegetazione rigogliosa. Sfortunatamente, niente di ciò avrebbe mai potuto sospendere i quotidiani allenamenti massacranti all’ombra degli antichi templi.

“KYAAAH!”

La piccola sfera di luce sfavillò un istante nella sua mano, prima che andasse ad impattare sotto forma di pugno contro il pilastro dorico che era stato innalzato secoli addietro in quell’arena ormai caduta in disuso.

La superficie marmorea non mostrò alcun segno di cedimento, nemmeno la benchè minima incrinatura; in compenso, l’esile corpo del temerario che osava allenarsi con quel clima torrido fu scagliato diversi metri più in là da un’onda d’urto decisamente violenta.

“No, no, non ci siamo, Kora. Non riesci ad esercitare alcun controllo sulla tecnica, anzi! È lei che controlla te!”

La voce perentoria del maestro la scalfì appena mentre si rialzava, scrollandosi la polvere di dosso.

“La fai facile…–replicò- Tu hai secoli di esperienza dalla tua, sei un gold saint e inoltre sei uno dei candidati al titolo di Grande Sacerdote!Dimmi un po’ se non c’è un abisso che ci separa!”

Un qualsiasi altro insegnante innanzi a quel tono irriverente avrebbe perso le staffe, ma lui non ci prestò neanche attenzione, e le fece cenno si sedersi accanto a seè sull’enorme capitello di una colonna abbattuta. La ragazzina lo raggiunse riluttante: che fosse in arrivo una ramanzina coi controfiocchi?

«Me ne ha già fatta una ieri per colpa di Milo e Aiolia!Altre due ore di paternale non le reggo!!!»

“Kora…”

«Dei del cielo, salvatemi!Prometto, non appenderò più Aiolia a testa in giù dalla lanterna del Pantheon, non attacherò più briga con Milo, a meno che in caso di legittima difesa da quel dongiovanni, ma vi prego…»

“Kora, è tutta mattina che ti osservo allenarti, e più ti guardo, meno mi piace il tuo modo di combattere” sentenziò il maestro, dopo qualche istante di silenzio.

“Eh? Perché?! Guarda che sono molto più veloce di Aiolia nei colpi, riesco a tener testa ad Aldy e Milo, e come studio sono alla pari di Mu! Non mi pare di far così schifo…”

Il cavaliere scosse la testa:”Mu è allievo di Shion, Sommo Sacerdote in carica, è un buon apprendista, uno studente modello e passa molte più ore di te sui libri…”

“E allora?Guarda che c’è gente che è capace di memorizzare dopo aver letto una sola volta, senza perdere interi pomeriggi in biblioteca!” ribattè Kora.

“Milo e Aldebaran fra meno di un anno potrebbero partire con i loro maestri per ultimare l’apprendistato, e Aiolia segue diligentemente quello che gli dice suo fratello, e presto potrebbe anche superarti”

“Sì, in un’altra vita…Negli studi sono meglio messa di loro, e nelle arti marziali resto tuttora imbattuta!”

Il maestro scosse la testa:”Ma loro quattro hanno in comune una cosa, e in questo ti sono superiori: le loro tecniche sono subordinate al loro volere, al contrario di te”

Centro.

La ragazzina stavolta non riuscì a controbattere, e tacque, rabbuiandosi di colpo.

Che ci poteva fare, se lei non aveva mai imparato a combattere, eccetto che negli ultimi anni?!

Il suo maestro ora stava davvero esagerando.

“Se non ti aggrado come allieva, puoi sempre rispedirmi dove mi hai trovato!Io mi impegno, faccio del mio meglio, ma come faccio a controllare qualcosa che nemmeno vedo!L’ultima volta ho quasi ammazzato Milo, lungi dal mio volere, e quello che mi vieni a dire è che la mia tecnica è sbagliata?!” esclamò Kora, scattando in piedi.

Saga rimase impassibile: era abituato a quei testa-a-testa con la quattordicenne, e sapeva come gestirli; sapeva di esigere molto da lei, ma questo perché era perfettamente a conoscenza del vero potenziale della ragazzina. Voleva che anche lei se ne rendesse conto, che la smettesse di dar peso unicamente alla conoscenza acquisibile con il tempo.

«La forza che contraddistingue un saint è qualcosa di innato, già deciso dalle stelle da cui è stato benedetto. Si può migliorare, ma il cosmo di un individuo è stabilito dalla nascita…e non tutti sanno di possederlo»

“Il cosmo non lo puoi vedere, Kora. Non è qualcosa che conquisti nel tempo. Esso è…”

“già parte di me. Lo so. Ma non capisco lo stesso” concluse lei, lasciandosi cadere a terra, fissando le rade nubi che percorrevano il cielo.

Il ragazzo sorrise: gli sembrava impossibile che quelle stesse frasi fossero uscite dalla sua bocca anni addietro, durante l’apprendistato.

Un pensiero cupo oscurò un istante il suo viso sereno: non voleva pensare più a quei tempi, né al suo passato, ma lasciarli chiusi in un cassetto della memoria da non aprire più, rinchiudendovi insieme l’altra metà di sé…

“Saga, che cos’è il cosmo?”

La domanda di Kora lo colse quasi alla sprovvista.

“Come?”

“Lo so, è una cosa che dovrei già sapere, ma non me ne faccio nulla della definizione accademica di ‘Forza interiore che alberga nelle stelle e che contraddstingue gli uomini comuni dai saints’” seguitò la quattordicenne, rimettendosi a sedere e incrociando lo sguardo con il suo.

Il gold saint di Gemini soppesò la risposta:”Non esiste una spiegazione precisa ad esso. È la forza su cui si regge l’intero universo: chiunque è sottoposto alle sue leggi, e allo stesso tempo può controllarlo”

“Controllarlo?Ma allora se tutti possono fare ciò, perché esistono i saints?”

“Perché non tutti possiedono delle motivazioni salde che permettono di governare il cosmo”

Kora lo guardò perplessa:”Motivazioni, forza, leggi…È troppo complicato. È un casino…Ma ci sarà pure un modo…”

“Per che cosa combatti, Kora?”

Il quesito improvviso di Saga la spiazzò.

“In…in che senso?”

Il giovane sorrise:”Quando lotti, a che cosa pensi?Qual è il tuo fine in battaglia?Perché hai scelto di seguirmi qui al Santuario, di seguire un addestramento così difficile, ben sapendo cosa rischi?”

La ragazzina rispose prontamente:”Perché tu hai creduto in me…Hai sfidato la volontà del consiglio dei sacerdoti e gli altri tuoi pari per potermi prendere come allieva…E voglio ripagare questa fiducia facendo del mio meglio: diventerò saint, non mi limiterò ad essere una misera sacerdotessa guerriera!”

Saga sospirò:“E fondi su questa motivazione la tua forza in combattimento?”

Non era una convinzione salda…Era vero, la piccola aveva dimostrato di possedere una volontà ferrea, ma il cosmo non si controlla solo a buone parole, e Kora comiciava ad essere grandicella, per poter ultimare con buoni esiti l’apprendistato. I suoi stessi compagni d’armi, erano anni che avevano guadagnato una discreta padronanza del cosmo.

Era meglio disilluderla subito…

“No…in realtà c’è un’altra cosa… -mormorò la ragazzina, d’improvviso, prima ch’egli aprisse bocca- Quando combatto, spesso mi dico che non posso permettermi alcuna debolezza…Perché ho fatto una promessa…Non è una motivazione…nemmeno un sogno…Ma ho giurato che vendicherò mio fratello e scoprirò chi sono veramente…”

Il cavaliere tacque, osservandola rialzarsi, con una luce diversa negli occhi.

“Credo di aver capito cosa volessi dire, maestro…”

Il ragazzo annuì, in silenzio. Forse, c’era ancora una possibilità. Decise di lasciarla fare.

Kora si voltò verso la colonna fungente da bersaglio: non erano ammessi errori.

Al posto del pilastro, frappose l’immagine del mostro alato coperto dal sangue di Spyros, metre ghignava malefico sul corpo senza vita del fratello…

«Non sarò spergiura, fratello, avrai la tua vendetta…A costo della mia vita!»

Concentrò ogni attenzione sul palmo della mano sinistra, sentendo il cosmo ardere in lei; l’energia si condensò in una sfera di luce vorticante. Iniziò a correre, mentre la forza stessa delle stelle diveniva un tutt’uno con lei…

Sempre più veloce, l’obbiettivo dinanzi a lei…

«Nessuna pietà»

Tirò indietro il braccio, condensando la sfera d’energia nel pugno serrato…

***

 

“GALAXIAN EXPLOSION!!!”

I frammenti di roccia volarono ovunque, scagliati in aria come i lapilli durante un’eruzione, mentre l’enorme masso di cui sino ad un istante prima avevano fatto parte finiva polverizzato, lasciando solamente un cratere di modeste dimensioni.

La ragazza balzò in quel nugolo di polvere, espandendo nuovamente il suo cosmo: doveva essere un lavoro pulito.

Focalizzò nella sua mente ogni singolo frammento di roccia, mentre ogni energia di moto attorno a lei andava annullandosi…

“ANOTHER DIMENSION!”

Un vortice oscuro si generò fra le sue mani, ampliandosi sino a sovrastare l’aria circostante; in meno di un respiro, la polvere di detriti venne risucchiata da buco nero appena creato.

«Perfetto»

Ora veniva la parte difficile: bruciare il proprio cosmo per risigillare la dimensione oscura, prima che questa divenisse autonoma, sfuggendo al suo controllo…

“Accidenti!”

Il braccio destro fu attraversato da una fitta che nulla aveva da invidiare ad una scarica elettrica…

Doveva resistere, non poteva concedersi alcun margine d’errore, o si sarebbe fatta veramente molto male.

Aprì gli occhi, puntando saldamente i piedi a terra, lasciando che il suo cosmo contrastasse come barriera contro lo stesso vortice.

Il tempo stringeva…

Equilibrio…doveva bilanciare la sua forza con quella dell’Another Dimension, o sarebbero stati guai seri…

Ignorò il dolore lancinante che percorreva l’arto destro dal polso alla spalla, richiuse gli occhi, avvertendo il vuoto assoluto attorno a sé…

“RELEASE!”

Il buco nero fu annullato all’istante dal cosmo di Kora, la quale tuttavia venne scagliata diversi metri più in là, prima che questi si estinguesse del tutto.

Il silenzio ridiscese nell’arena, mentre la sabbia sollevata tornava a posarsi placidamente al suolo, come se niente fosse.

Restò a terra a riprendere fiato, incurante di quanto il starsene buttata giù supina a quel modo fosse molto poco cavalleresco.

Il braccio destro era intorpidito, e lo strano marchio “regalatole” da Desdemona pareva essere appena stato inciso a fuoco.

«Maledetta ferita!»

L’amazzone si rialzò in piedi, dirigendosi verso la sua spada, posata pochi metri più in là; l’afferrò con la mano sinistra, sfoderandola con quella destra.

Le dita anchilosate faticarono a stringersi attorno all’elsa della katana, e le ci volle qualche secondo per riuscire a compiere una prima rotazione dell’arma con un colpo di polso, seguito da un fendente dall’alto verso il basso tagliando lungo un’immaginaria diagonale, e da un colpo in rotazione ad un ipotetico avversario alle terga…

STONK!

Rumore di metallo che cozza contro altro metallo.

E la katana che sfuggì alla presa debole, cadendo con rumore sordo nella sabbia.

Occhi azzurri che la fissarono con sardonica ironia:”Non siamo molto in forma, né?Dormito male?”

Kora scrutò di rimando il gold saint di Gemini, vestito di tutto punto con l’armatura splendente sotto il sole, senza riuscire a replicare nell’immediato.

“Allora, che cosa avevamo detto a proposito delle condizioni del tuo braccio?Niente allenamenti mi pare, fino a nuovo ordine” seguitò Kanon, con tono eloquente.

“Scusa, ma non ho intenzione di poltrire a letto tutto il giorno, in attesa di ripartire. E poi…non mi stavo allenando, non ho fatto nulla di male” riuscì finalmente a ribattere la ragazza.

“Sempre l’ultima parola, né?Di sicuro non stai facendo un corso di cucito”

Kora scrollò le spalle: “Vedi qualche compagno d’armi con cui possa allenarmi qui intorno?No, Aldy non c’è, e nemmeno Mu. Mi sto rilassando, e nel contempo do una ripassatina al mio repertorio di tecniche, e non infastidisco nessuno. Quindi, sei pregato di rispettare la mia tranquillità…non è che devi starmi sempre appiccicato, anche perché me la so cavare”

“Questo non lo metto in dubbio. Ma la tua tecnica è debole: sprechi un mucchio di energie per dei risultati a malapena accettabili, e perdi costantemente velocità” ribattè Kanon, come pura constatazione.

La ragazza non si esimette dal rispondere piccata:”Cosa staresti insinuando?!”

Il saint incrociò le braccia:”Ok, sarò più conciso…Il tuo Galaxian Explosion ha la forza di un fuocherello da caminetto, detto in maniera semplice”

Alla biondina ribollì il sangue:”Come osi…”

“La verità fa male, vero? –la precedette il ragazzo, con un sorrisetto di superiorità sulle labbra-Ti ho osservata combattere più d’una volta, Kora, e ne ho constatato che la sola cosa che ti fa forte è il tuo cosmo, di gran lunga maggiore rispetto alla normalità del Santuario, ma il discorso si ferma qua. Hai un’eccellente abilità marziale, eppure i tuoi colpi sono trattenuti e allo stesso tempo fuori controllo. E poi, mi spieghi come pretendi di scagliare un Galaxian Explosion degno di nota con la mano sinistra, quando non sei mancina?”

Nessuna risposta.

“Te lo dico io il perché: non riesci a sforzare oltre un certo limite il tuo braccio destro, così cerchi di rimediare puntando tutto sull’altra mano, ma così facendo sei costretta a limitare la forza dei tuoi colpi, perché così rischieresti di perdere il controllo.E quindi, finisci solo col generare un ibrido ben lontano da quella che era la tecnica originaria che ti fu insegnata da Saga. O forse, non è stato neppure capace di occuparsi di un’allieva?” concluse Kanon.

Kora lo fissò torva:”E tu cosa ne sai di cosa voglia dire essere maestro, eh?Sei bravo a parole, dammi una dimostrazione allora!”

Il ragazzo sorrise:”Punta sul vivo, Koretta?E sia…”

Si scostò il matello candido dalle spalle, posandolo sul muretto che circondava l’antica arena, indi si diresse al centro della stessa, innanzi ad una roccia ancora più grande di quella che la ragazza aveva utilizzato come bersaglio.

“Guarda e impara, perché non mi ripeterò…”

“Vedo, stai di nuovo parlando a vuoto, cavaliere”

Kanon chiuse gli occhi.

Avrebbe dato una bella lezione a quella piccola saccente.

«E questo per dimostrarti, Saga, chi di noi è il migliore»

“GALAXIAN EXPLOSION!”

Kora non ebbe il tempo di dirigere lo sguardo verso la colonna presa di mira, quando una luce abbacinante le ferì gli occhi, mentre a fatica resisteva in piedi ad un’onda d’urto di proporzioni catastrofiche. Quando tutta la polvere sollevata si diradò, non riuscì a trattenere un’imprecazione: se il suo colpo aveva generato un modesto cratere, ora vi era una vera e propria voragine.

La forza di un gold saint in paragone a quella di un’amazzone.

«Merda»

Quanta divergenza vi era, fra le loro forze? Possibile che lui fosse fresco come una rosa anche dopo una tecnica di simile potenza, mentre a lei bastava un nulla perché il braccio destro andasse completamente a farsi benedire?!

“La differenza che c’è fra me e te non è l’esperienza, ma la motivazione che ci guida in combattimento” asserì Kanon.

Da quando aveva abbandonato il cammino oscuro intrapreso anni addietro, da quando si era redento, da quando aveva giurato di difendere Atena, la sua forza era aumentata notevolmente.

«Debole è il tuo colpo, Dragone del Mare, e questo tu lo sai. Sei consapevole di essere inferiore a Saga di Gemini, tuo fratello, e la dimostrazione è che io sono sopravvissuto al tuo Golden Triangle, così come a tutti i tuoi altri colpi»

Le parole di Ikki risuonarono nella sua mente; il saint di Phoenix aveva avuto ragione.

“Kanon, cosa stai dicendo?Credi forse che le mie motivazioni non siano degne di quelle di un cavaliere?So per cosa combatto” rispose Kora, i capelli biondi appena mossi dal vento che spirava dal mare, rilucenti sotto il sole ardente alla pari della corazza del gold saint.

“Non ne dubito, ma sei avventata, e la tua tecnica non è impeccabile. Hai ancora molto da imparare”

“È vero, il mio addestramento è incompleto, ma so cavarmela. Ho dimostrato che anche una ragazza può rivaleggiare coi cavalieri. Migliorerò, anche se dovrò contare sulle mie sole forze e non mi fermerò finchè non avrò vendicato Spyros”

Il ventisettenne incrociò il suo sguardo con quello di lei: “Esigi molto da te stessa e sei parecchio ambiziosa…ma l’ira e il desiderio di vendetta non ti aiuteranno in battaglia”

“Non mettermi in guardia con le solite frasette stucchevoli che vanno di moda qui al Santuario, Kanon! Ho scelto già da tempo per che cosa combattere, ho saputo dimostrare di non essere da meno a nessuno dei prescelti di Atena, ma non ho ancora ultimato il mio compito!”

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa:”Fa come credi…Basta che non ti metta nei guai che poi tocca a me tirartene fuori…almeno finchè sarai sotto la mia protezione”

Kora lo trapassò con un’occhiata inceneritrice, ma l’eventuale risposta acida venne anticipata dall’improvvisa materializzazione di Mu al suo fianco.

“Ehi!” la ragazza aveva fatto un balzo di due metri indietro.

“Scusate, spero di non aver interrotto niente” disse con un sorriso il saint della Prima Casa.

“Figurati -replicò Kanon scrollando le spalle- tanto con questa qui non si riesce a fare un discorso logico per più di tre minuti” aggiunse, ignorando l’ennesimo sguardo di fuoco da parte degli occhi smeraldini di lei.

“Come mai qui, Mu? Non eri in missione?” domandò Kora, stabilendo che avrebbe potuto uccidere quell’idiota del suo compagno di viaggio con relativa calma in seguito…

“In effetti, così m’era stato ordinato, ma lady Saori ha preferito che rimassi qui al Grande Tempio sino a nuovo ordine. Mi ha inoltre comunicato d’avvertirvi che siete attesi al più presto alla Tredicesima”

“Ma non eravamo stati convocati per il tardo meriggio di oggi?” replicò la ragazza, rammentando ciò che le aveva detto Kanon la sera prima.

“La dea ha anticipato il rientro dal Giappone, rassicurata dai miglioramenti delle condizioni di Seiya di Pegasus…”

“E finalmente s’è ricordata che esisto…Che magnanimità…”

“Non essere insolente come tuo solito, Kora. Porta il rispetto dovuto ad una divinità” la redarguì duramente Kanon.

L’amazzone sentì le guance avvampare:“Mi pare che tu non sia la persona più adatta a fare certi discorsi sul rispett…”

Mu le posò una mano sulla spalla, e scosse la testa:”Ragazzi, non abbiamo tempo per perderci in quisquilie da mercato”

Il saint di Gemini annuì:”Hai ragione. Mi sono lasciato trascinare”

«Per colpa di questa piccola intrigante attaccabrighe. Devo chiedere ad Atena se la mia condizione di protettore m’impedisce di utilizzare il Genro Maô-ken per farla tacere…»

Il cavaliere di Aries sorrise:“Bene, direi che sia il caso che ci avviamo. Vi accompagnerò fino alla Tredicesima, tanto devo comunque recarmi nella Biblioteca del Santuario per alcune ricerche”

“Come sempre, Mu. Non ti stanchi mai di studiare?”

“Studiare?No!Quel verbo indica un’azione deprimente che ci viene imposta da un docente, io imparo a conoscere…”

Fu così che il trio si avviò lungo un sentiero nascosto che risaliva la rocca del Santuario, un passaggio noto solo ai Gold Saints, che evitava il dover passare tra una Casa e l’altra.

Kora fissò le rade nubi in cielo, che tentavano vanamente di nascondere il sole caldo.

Sospirò, cercando di tranquillizzare il nervosismo provocato da Kanon.

Doveva calmarsi: presto sarebbe stata al cospetto di Atena e, finalmente, avrebbe avuto l’occasione di metterla al corrente di persona su quale pericolo Xaria costituisse realmente.

Incrociò un’istante lo sguardo del saint di Gemini, e non potè esimersi dal fargli una linguaccia che lasciò l’altro di stucco.

“Come sei infantile”

“Meglio infantile che vecchi di testa come qualcuno di mia conoscenza”

«Touchè di nuovo:P»

Kora sorrise, tornando ad ascoltare un ormai lanciatissimo Mu, che tentava di convincerli su quando conoscenza e studio non fossero per forza un sinolo indissolubile…

 

 

Fine Chappy

 

Eccomi qua!!!!!Raga, ci ho messo un po’ ad aggiornare, ma è stato xke ero via on holiday già dalla 3’ week di giugno!

Bene, bene, bene, che dire…

Finalmente Kora incontrerà Saori, e già mi preoccupo. (L’oca viola non avrà vita facile, Koretta-chan non è una persona paziente!!)

Mu nel prossimo capitolo avrà un ruolo fondamentale e…non vi preannuncio altro.

Kanon invece…bè, la calma apparente in cui sembra vigere è ormai prossima alla fine, così come tutta la trama di segreti che lo avvolge…Parlerà, prima che Kora sappia, o seguiterà a tenerla all’oscuro di tutto?

Alla prossima, un bacione a tutti quelli che commentano!
Mizar89

PS: Grazie Synnovea x l’aiuto!

PPS: Ho anche incominciato a postare la mia original, Shadows, un fantasy ambientato tra il nostro mondo e l'antico Giappone...evvai, 3 lavori in contemporanea!!!

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** 17*: MORE THAN WORDS ***


raga

Capitolo XVII: More than words

Le grandi porte del vestibolo che conduceva alla Sala del Trono si richiusero alle sue spalle con un tonfo sordo ed alquanto sinistro. La scarsa luce che filtrava attraverso le sottili trifore a sesto acuto contribuivano ad accrescere l’alone di mistero e sacralità che permeava in quel luogo.

Più che un templio classico pareva più una delle cattedrali gotiche votate al culto cristiano che aveva avuto modo di visitare durante i suoi viaggi attraverso l’Europa.

I pilastri e le colonne s’innalzavano per parecchi metri sino al soffitto, aprendosi in imponenti arcate ogivali che andavano a creare ampie campate a crociera, alternate a tratti di superficie fatta a capriate lignee.

Architettura ellenistica mista a stile gotico, romanico e persino barocco, come si poteva dedurre dai ricchi fregi dei capitelli corinzi, stuccati in oro.

«Caspita, ne sono cambiate di cose!Aldebaran mi aveva accennato a proposito di un’ampio lavoro di restauro, ma qui sembra che abbiano lavorato in contemporanea Fe?d?a? (Fidia), Policleto, Lisippo, Prassitele e Mirone, ma anche Michelangelo, Bernini, Borromini, e chissà chi altro ancora! O la persona che ha commissionato il lavoro ha voluto dare un taglio netto all’austera classicità greca, oppure ha qualche problemino a correlare storicamente le correnti artistiche ma, in compenso, ha un portafoglio senza fondo che può permettersi di supportare una spesa del genere!»

Così assorta nella contemplazione di quello scenario anomalo, Kora finì con l’inciampare in un lastrone di marmo sconnesso, andando addosso a Kanon, che camminava poco innanzi a lei.

“E stai un po’ attenta!” esclamò con finto tono spazientito il cavaliere.

“Mica lo faccio apposta!E poi ci fosse almeno un po’ di luce!Sembra di essere in una cripta, diamine!Invece di sperperare quattrini in aggiunte ridondanti all’architettura, Atena non poteva investire di più sulle luminarie?!Siamo ancora all’età dei braceri!!!” protestò la ragazza in difensiva.

Kanon le lanciò un occhiata sfuggente, mentre seguitava a camminare:”Quando parli, cerchi di stabilire il record del maggior numero di critiche inutili messe una in fila all’altra?E poi –aggiunse, ignorando l’insulto pesante appena ricevuto da parte dell’amazzone, che lo invitava a recarsi in un luogo non proprio facile da raggiungere- mi pare non sia la prima volta che mi finisci addosso…Che attrice nata che sei!”

“Ma che vai insinuando…”

Kora impiegò alcuni istanti per recepire e rielaborare il messaggio appena udito…

“Kanon, smettila di dire cose che non stanno né in cielo, né in terra, perché giuro sull’onore delle mie antenate, fai una brutta fine!”

“Tsk…Dovrai inventarti qualcosa di un po’ più tetro e pericoloso dell’Erebo infernale, per farmi cominciare a preoccupare”

La biondina fece scattare la mano sinistra al fianco destro, dove teneva cinta la sua Masamune…

Il saint le bloccò il braccio, anticipandola di netto nell’azione:”Kora, ma tendi sempre a scattare per un nulla?Rilassati un attimo, sembra che tu sia incapace di intrattenere una normalissima conversazione entro toni civili!”

“Prova a vivere esiliato e fuori dal mondo per metà vita, poi ne ridiscut…”

“Dover vivere con il mondo che ignora la tua esistenza prima, poi finire con la nomea di traditore in una prigione, per circa tre quarti di quella che pochi avrebbero il coraggio di definire vita…Ti è sufficiente?” ribattè con calma serafica il ragazzo, osservando la reazione della ragazza, che ammutolì all’istante.

“Bene, direi che ti possa bastare. Siamo arrivati” concluse il saint, indicando l’enorme portale ligneo intarsiato d’oro.

Le due guardie di custodia accennarono un inchino marziale, mentre uno di essi domandò:”Chi devo annunciare alla Somma Dea?”

“La custode del Sigillo di Xaria” rispose Kanon, anticipando la ragazza.

“Io sola?” mormorò la giovane, una nota di lieve inquietudine nella voce.

“Atena desidera conferire con te, per ora”

L’uomo che aveva parlato poc’anzi si schiarì la voce: “Come sentinella posta a custodia di questa sala, devo chiedere alla Custode di lasciare qua fuori la spada…e mettersi la maschera”

Kora sospirò:”Allora, per la spada mi sta bene. Per la maschera, sono spiacente, ma non mi attengo a quella regola”

Il soldato ringhiò, pronto a replicare, ma il ventisettenne lo anticipò:”Non appartiene alle sacerdotesse guerriere, quindi è esentata dalla regola”

“Come volete, nobile Kanon” rispose la guardia, chinando il capo.

L’amazzone sciolse la cinta della Masamune, e la porse al ragazzo, rifiutandosi di posarla della mano aperta dell’altra sentinella.

“Mi fido di più a saperla nelle tue mani. E grazie per la storia della maschera” sussurrò la giovane, guardandolo negli occhi.

“Dovere. Adesso vai”

La guerriera di Lynx si diresse verso le grandi porte appena dischiuse perché potesse passare, preceduta da una delle due guardie.

“Ehi, Kora…Un consiglio: cerca di essere più diplomatica di quando parli con me”

Lei si voltò, regalandogli un sorriso che lo fece vacillare.

Infine, le grandi porte si richiusero, annullando il suono dei passi leggeri sul pavimento di marmo.

 

La Sala del Trono parve inghiottirla nell’immensità ombrosa appena rischiarata dai grandi braceri posti in due fila parallele ai colonnati delle navate laterali.

Alle pareti, schiere ordinate di specchi generarono una miriade di riflessi infiniti non appena varcò la soglia.

La guardia le fece cenno d’avanzare, seguendolo di qualche passo.

Soltanto dopo aver percorso parecchi metri nella navata Kora riuscì a scorgere la fine del salone, culminante in una tribuna rialzata da tre scalini, su cui posava un trono marmoreo stuccato in oro.

“Onnipotente Signora, conduco a voi in ambasceria la Custode del Sigillo” declamò il soldato, inginocchiandosi; non vedendo nessuno, Kora rimase in piedi.

Un colpo secco al polpaccio destro per poco non le fece cedere il ginocchio.

“Inginocchiati, insolente!” la redarguì la guardia.

“No, non ce n’è bisogno”

Una voce femminile, remota e dolce come una ninnananna, risuonò nell’ambiente austero.

“Mia Signora, questa piccola intrigante si rifiuta di rispettare le vostre leggi…”

“Soldato, non ho bisogno di simili formalità”

“Ma…”

“Puoi congedarti. Desidero parlare con la Custode. Da sola”

Stavolta la voce assunse un tono di ferreo comando.

La guardia, ancora sul punto di replicare, aprì bocca, ma non proferì verbo; si rialzò sempre fissando il pavimento, e con un ultimo inchino si allontanò.

L’amazzone inarcò un sopracciglio, perplessa:«Per essere una divinità così beneamata, sa farsi intendere senza mezzi termini…»

“E così, tu sei la Custode”

La ragazza sobbalzò, udendo la voce proprio alle sue spalle; si girò di scatto, celando a malapena la sorpresa al ritrovarsi faccia a faccia con una ragazzina appena più giovane di lei.

Aveva lunghi capelli color lavanda, occhi grandi, un incarnato degno d’una bambola di porcellana e, a completare il tutto, un vestito candido in stile impero.

Se non fosse stato per lo scettro di Nike, non avrebbe mai pensato…

«Questa qui sarebbe Atena?!»

“Sembri sorpresa” asserì la divinità, girandole intorno, quasi studiandola.

“Non sono solita giudicare dall’aspetto ma…vi credevo più anziana”

La dea rise:”Non sei la prima che me lo dice. In effetti, quando giunsi al Grande Tempio, tu già non c’eri più”

Kora trasalì.

«Come accidenti fa a sapere che…»

“So diverse cose di te, amazzone. Altre le ignoro completamente, e gradirei esserne messa al corrente”

“…”

Saori sospirò, cogliendo al volo la riluttanza della ragazza:”So anche che non è facile per te, ma ti chiedo di fidarti. Sei fedele a Demetra, ma sai meglio di me che d’ella non si sa più nulla dalla penultima guerra sacra. Temo che la sua scomparsa abbia a che fare con l’improvviso interesse del nemico per Xaria”

La biondina socchiuse gli occhi:”Mettiamo in chiaro una cosa, mi sono rivolta a voi unicamente perché i fratelli della mia Signora sono stati da voi sconfitti”

“Kora di Lynx, giochi di eccellente retorica, ma non credo sia questo il vero motivo…Piuttosto, non hai forse sperato di rientrare trionfalmente qui al Santuario, forte delle tue vestigia, e ricevere le lodi del tuo maestro?”

“Milady, vi chiedo di non parlare in mia presenza di ricordi che ho fatto fatica a dimenticare. Se questi devono divenire fonte di domande, mi dispiace, ma il colloquio finisce ora e subito”

Atena sorrise, salendo gli scalini e sedendosi comodamente sul trono in uno svolazzare di pizzi e merletti.

“Non era mia intenzione. È una questione che spetta a te gestire e risolvere…Eppure, temo che tu possa lasciarti influenzare dalle apparenze…”

Lo sguardo smeraldino di Kora dardeggiò cupo in direzione di quello della divinità, ma quest’ultima levò una mano in un cenno di pacificazione:”Discuteremo di ciò in seguito, se vorrai…Ora mi è urgente sapere quanto ti è noto su Xaria, poiché persino la biblioteca del Santuario non cita nulla in proposito”

La biondina sostenne lo sguardo ancora qualche istante, prima d’iniziare a raccontare dal principio tutto ciò che era accaduto…

 

«Basta, la situazione non può reggere oltre. Devo parlarle»

Possibile che dire la verità per qualcuno fosse così difficile?Eppure ne aveva affrontate di prove ben peggiori, e ne era uscito vivo…o quasi!

«No» decise fermamente:le avrebbe rivelato tutto, ma non ora…non lì al Santuario…Non dove tutti lo guardavano in modo diffidente nonostante avesse già dato prova di essere pronto a donare la vita in nome dell'ideale di giustizia che Saori Kido rappresentava.

No, lì non ce l'avrebbe fatta a contenere l'ondata di rabbia e disperazione che la sua confessione avrebbe generato in Kora… Perchè l'odio della ragazza avrebbe finito con il mischiarsi agli sguardi accusatori di chiunque fosse a conoscenza della faccenda nella sua totalità…

Udì il cigolio dei cardini delle porte, e poco dopo scorse la biondina uscire; immediatamente i suoi occhi corsero a cercare quelli di lei, per tentare di decifrarne l’espressione…

Guardava il pavimento…

«Che le abbia detto…»

“Ehilà…Mi hai aspettato fino ad ora?”

L’udire la sua voce calma, persino gentile, per poco non lo fece vacillare.

“Dovere, Kora” replicò lui, cercando di ricostruire le distanze.

L’amazzone lo guardò con un sorrisetto:”Certo, non m’aspettavo una tua gentilezza. Atena ti attende”

“Vuole parlarmi?”

“No, vuole bere un tè…Ma che domande mi fai!Mi ha chiesto della missione, vorrà un tuo parere…Ci vediamo dopo” replicò lei, alzando le spalle.

Kanon la guardò dirigersi verso l’uscita del vestibolo.

“Non combinare casini” le disse a voce alta, perché potesse udirlo.

«Dei del cielo, che non accada niente…Per ora…»

Ormai aveva stabilito come comportarsi.

All’inferno Aldebaran, Mu e chiunque altro: loro non sapevano cosa significasse portarsi un peso del genere sulla coscienza!

Avrebbe aspettato, decise…e con la promessa di parlare a Kora non appena uscito dal Santuario alla volta della successiva meta, si avviò con passo sicuro verso la Sala del Trono.

 

La fredda pietra scivolò sotto le sue dita, liscia e gelida come il ghiaccio, alla pari delle parole che recava scolpite, segni immortali delle gesta di un nobile cavaliere.

Glaciali come il peggiore degli inverni, perché non rispecchiavano la realtà…Ma giunta a quel punto, Kora non era più certa di cosa credere veritiero…

Era come…come se quelle parole si divertissero a tenerle nascosto chissà quale segreto, consapevoli che lei aveva bisogno più che mai di una risposta.

«Basta, non attenderò oltre. Devo sapere»

L’amazzone uscì di corsa dall’ampio tholos, e imboccando a passo rapido il sentiero che conduceva alle dodici case.

 

“Rimarrai a sua protezione finchè non avrete ultimato il ritrovamento dei frammenti” sentenziò la voce di Saori, nella vastità della sala.

«Fantastico, contando che del medaglione né abbiamo solo la metà, e ci è già accaduto di tutto, ora che lo completiamo io impazzisco sul serio»

“Qualche problema, Kanon?”

Il gold saint esitò:”No…no, milady…Pensavo soltanto che Kora non ne sarà molto felice”

“Kanon, sei l’unico su cui posso fare affidamento”

“Kora è stata compagna d’armi di Milo e Aiolia, per non parlare di Mu e Aldebaran…”azzardò il ragazzo, cercando di essere convincente.

Saori scosse il capo:”So cosa stai cercando di dirmi. Kanon, quando ti lascerai per una buona volta il passato alle spalle?Non sei Saga”

“No infatti…sono peggio… Ed il paragone fra me e lui è costante nella mente di Kora. Forse è destino ch’io viva sempre all’ombra di mio fratello, ma…”

“Come sai che ciò che hai detto è vero?Persino per me la mente di quella ragazza è insondabile. Dovresti smetterla di angustiarti con turpi ricordi, e tornare a vivere. Sei Kanon di Gemini, e Kora è stata affidata a te. Poco importa che in passato è stata allieva di Saga, ora la sua vita è nelle tue mani…Insieme al destino di questo mondo”

Kanon sospirò.

Evidentemente Atena non aveva afferrato l’entità del problema:”Milady, Kora è una persona diffidente, non so se vi ha accennato al fatto di possedere un cloth…”

“Una suit. Sì, mi ha detto che la sua armatura è l’ultima delle suit donate alle amazzoni. Appartiene alla costellazione di Lynx, e ha sottolineato come lei sia votata a Demetra. Non vedo dove stia il problema”

“Milady, sono in una condizione tale che prima o poi dovrò dire a Kora quello che ha fatto Saga…cioè quello che io ho fatto…”

“Parlale, e capirà. Quella ragazza non è affatto stupida”

Il ventisettenne alzò gli occhi al soffitto:«Capirà…certo, capirà che il suo maestro era una un traditore e che il saint a cui è affidata la sua vita è un reietto della peggior specie…»

Atena si alzò in piedi:”L’ora è tarda, e domani devo rientrare a Nuova Luxor –il cavaliere annuì in sielnzio- Come consiglio, posso solo dirti di parlarle…A te personalmente, suggerisco di non cadere più nel tormento per ciò che sei stato. Ora non hai più alcuna colpa da espiare”

Kanon chinò il capo, mentre la reincarnazione della dea gli passò accanto, uscendo dalla Sala del Trono, accompagnata dal fedele Tatsumi che l’attendeva sulla porta.

Forse Saori aveva ragione. Ma lui era anche certo che, per quanti sforzi avesse fatto, non avrebbe mai cancellato del tutto ciò che un tempo era stato.

Scosse la testa, mentre la luce del sole tornava ad illuminare i suoi occhi:«Atena l’ha fatta troppo semplice…Ma ogni promessa è debito…Devo schiarirmi le idee»

Kanon s’incamminò giù per la ripida scalinata, senza prestare attenzione agli sguardi torvi dei soldati di guardia.

 

Il passaggio da piena luce ad uno stato di penombra pressochè totale lo costrinse a restare fermo qualche istante perché potesse tornare a distinguere figure e dettagli, a stento illuminati dal grande oculo aperto sulla sommità della cupola.

Il Pantheon era immerso in un silenzio assoluto, in cui il suono delle calzature del suo cloth risuonava sinistramente, infrangendo la quiete di quel tempio.

Non era mai stato in quel luogo prima d’allora; forse perché non si sentiva particolarmente legato alle tradizioni, oppure perchè non si riteneva degno della sacralità del Pantheon…

Forse, forse…

Nemmeno lui sapeva dire con certezza il perché sino a quel momento non si fosse mai recato a rendere omaggio alle spoglie dei paladini della Dea.

Sapeva invece cosa lo spingeva ora ad avanzare nell’oscurità tenue del sacrario, circondato da nomi che lasciavano trasparire il ricordo delle loro gesta immortali.

Gloria imperitura e grande valore in battaglia, onore ed orgoglio di essere stati, fino all’ultimo, sacri guerrieri nel nome di Atena.

«Con quale sfrontatezza oso porre piede in questo luogo, io che sono stato rifiutato persino dall’Inferno…»

Kanon si sentì spaesato, debole e macchiato d’ignonimia, al cospetto delle tombe ove riposavano i più potenti fra i Saints. Impresentabile, anche innanzi all’ultima dimora terrena di Saga.

Il ventisettenne distolse lo sguardo dalla fredda lastra di marmo che custodiva le spoglie di colui che un tempo aveva avuto il suo medesimo sangue.

«Un vincolo che nemmeno l’odio e la morte hanno saputo infrangere…Neppure io stesso…»

Un rumore di passi affrettati e di voci concitate lo distolsero dai propri pensieri. Senza un vero motivo, ma per il semplice timore(«o fastidio?») d’essere veduto in quel luogo, lo spinsero a celarsi dietro un’ampia colonna del doppio deambulatorio che circondava la zona centrale del Pantheon; lì, celato dalle tenebre per una volta amiche, attese che tutto quel trambusto finisse.

Chi mai poteva essere così screanzato dal mettersi ad urlare in un templio consacrato ai defunti?

“Per gli dei, fermati un attimo e chetati!” esclamò una voce maschile che il saint di Gemini riconobbe all’istante. Immediatamente dopo, Kora irruppe nell’oscurità del Pantheon; i suoi capelli scintillarono dorati alla luce proiettata dall’oculo sul soffitto ed al bagliore tremulo delle torce; a seguirla subito dopo, il gold saint di Aries.

Kanon, muto spettatore di quella scena, lesse preoccupazione sul volto di Mu e scorse un’espressione di rabbia inquieta negli occhi della ragazza.

«Che accidenti fanno qui?»

“Kora, per le stelle immortali vuoi dirmi che ti è preso?!” esclamò il maestro di telecinesi, trattenendola per un braccio.

“Che m’è preso?!Mu non prenderm in giro, non sono in vena di scherzi!Sono due giorni che sono arrivata, e tutti voi vi comportate in modo strano! E adesso ho capito perché!”

Kanon si passò una mano sugli occhi:«Merda…»

Il saint di Aries si mostrò impassibile:”Non comprendo”

“Ah, siamo duri di comprendonio?C’è poco da capire, è tutto scritto!”

L’amazzone agguantò la mano dell’amico, e lo trascinò verso la parete marmorea che correva in cerchio lungo la pianta del tholos; lì, disposte con cadenza ritmica, si aprivano i sacrari dei più valorosi fra i prescelti di Atena.

Aiolos di Sagitter…

Shura di Capricorn…

 

Camus di Aquarius…

“Ecco, ci siamo. Leggi” disse Kora, arrestandosi di colpo.

Mu sollevò lo sguardo, già ben conscio di ciò che avrebbe visto…

 

“A colui che fra le tenebre seppe ritrovar la luce.

A colui che scelse altro per non sceglier sé stesso.

A colui che rinnegò la gloria, per riconquistar l’onore.

A colui che sacrificò la propria metà splendente

per non esser più prigioniero del folle demone.

Sconfinato il vigore, immensa la forza,

inesauribile la fede, immutata la memoria.

A te, nobile Saga, prescelto dalla sventura,

amato dalla Dea, valoroso fra i tuoi pari,

che la Pace del Perdono possa infine riportare Requie nel tuo Cuore”

 

Kora smise di leggere l’epigrafe scolpita nel marmo, e tacque per lunghi istanti, prima di voltarsi a cercare lo sguardo di Mu.

Occhi verdi che in quel momento erano colmi d’un numero incalcolabile di emozioni.

Domande che disperatamente cercavano risposte…

“Che cosa significa tutto ciò?”

Il saint di Aries faticò ad udire quella voce flebile.

“Tenebre…Prigioniero del folle demone…Perdono…che cosa si nasconde oltre queste parole?” domandò infine la ragazza, torcendosi le mani, nervosa.

Lui non rispose.

“Mu, ti prego!Basta misteri, basta segreti!Cos’è accaduto a Saga?”

“Kora, non è facile…”

“Non mentirmi anche tu!” sibilò lei, a denti stretti.

Kanon si sentì tirato in causa in prima persona.

Mu chiuse gli occhi:”D’accordo –disse infine- Ma ciò che udirai non ti piacerà”

“Non sono più una bambina”

Kanon strinse forte il marmo della colonna con la mano con cui si era appoggiato; la fredda pietra scricchiolò sotto le sue dita.

“Saga si è macchiato di alto tradimento nei confonti di Atena”

“COSA?!” Kora vacillò, come se fosse stata colpita in pieno da un pugno.

Non era possibile, non ci avrebbe creduto, no, no no…

“STAI MENTENDO!” esclamò, la voce scossa da un tremito.

Mu le rispose immediatamente, con tono pacato:”Che motivo avrei di farlo?Sette anni or sono il sommo Shion fu assassinato, e Saga ne usurpò il titolo di Grande Sacerdote, all’insaputa di tutti. Non pago di ciò, accusò Aiolos di Sagitter di congiura, soltanto perché questo aveva tentato di difendere l’infante Saori, la notte prima ch’ella venisse presentata al mondo come la dea Atena finalmente incarnata…”

“Non è vero!”

Il cavaliere seguitò:“Per anni ha cercato di uccidere lady Saori e quei pochi dei saint a lei fedeli, ha ingannato l’intero Grande Tempio, e quando si è visto sconfitto da Seiya, dopo la battaglia del Santuario, ha preferito uccidersi, pur di non consegnarsi al giudizio di Atena!”

“Smettila!Io…non…”

“Anche tu lo sai che è la verità!Perché mai dovrei mentirti?!Saga bramava il potere, ed era uno dei due candidati a divenire Grande Sacerdote!” la redarguì Mu, con tono severo; la biondina crollò sulle ginocchia, trattenendo a stento le lacrime.

Mu non la stava ingannado. Era lei, che come al solito aveva voluto vedere ciò che le era comodo…

«Finiscila di mentire a te stessa…»

 

***

“SAGA!NON PUOI FARMI QUESTO!MALEDIZIONE, NON PUO..AH!”

Un marinaio la trattenne bruscamente per i capelli:”Smettila di urlare, mocciosa!”

Per tutta risposta lei si ribellò, colpendo l’uomo con un calcio al basso ventre, scattando poi verso il parapetto della nave.

“SAGA!” gridò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, chiamando il suo maestro, già lontano sul molo del porticciolo del Santuario. Il cavaliere si voltò a malapena a guardarla, mentre veniva riacciuffata da altri due marinai, che dovettero faticar parecchio per tenere a bada la quindicenne, che scalciava, si dimenava e tentava ogni sistema per liberarsi.

Un colpo ben assestato alla nuca la tramortì.

L’ultima cosa che vide, fu la figura di Saga scomparire all’orizzonte, prima che la notte calasse sui suoi occhi…

***

 

“Perché…”

Kora si sentì risollevare da terra, e poco più d’un secondo dopo si ritrovò a singhiozzare nell’abbraccio fraterno di Mu.

Dubbi e paure che lasciavano spazio a lacrime non versate da troppo tempo…Rimasero così per diversi istanti, fin quando lei non riuscì a scuotersi da dolore che le attanagliava il cuore.

“Mi dispiace…” sussurrò lei

“Non è colpa tua”

“Sarei dovuta rimanere qui…quella è la mia colpa”

Il ragazzo scosse la testa:”Non avresti potuto fare niente lo stesso. Saresti stata in pericolo, lui non ti avrebbe più riconosciuta…”

Kora tacque, non sapendo che cosa replicare; Mu le sorrise:”Devi anche sapere però che durante la guerra contro Hades, quando è tornato in vita fingendo di servire il Nero Sovrano, Saga ha dato prova di lealtà nei confronti di Atena, riacquistando dignità agli occhi di tutti noi. È morto da eroe, e il suo ricordo resterà immortale nella memoria delle genti del Santuario…E poi, che ti direbbe, se ti vedesse piangere così?”

L’amazzone guardò l’amico, accennando ad un debole sorriso:”Che un guerriero non versa mai le sue lacrime…e che dovrei fare cento giri di corsa in più, anziché disperarmi per questo…”

Mu rise:”Questo non lo rammentavo…”

“Per forza!Tu eri il secchione del gruppo, Aldy era un angioletto, mentre Milo, Aiolia ed io eravamo gli irrecuperabili indisciplinati!” replicò la ragazza, ridendo anche lei.

Il saint di Aries alzò le spalle:”Studiavo, come diceva Shion…”

“Eri pure cocco del maestro allora!”

Mu arrossì, e a denti stretti, cercando di mantenersi serio, le sibilò:”Usciamo fuori da qui, e ne riparliamo”

“Uh-uh, mi sfidi?Vuoi farti male allora…Ma accolgo con piacere l’offerta!”

La ragazza sorrise, ma prima di dirigersi verso l’uscita del templio, si voltò verso la tomba di Saga, mormorando qualcosa che nessuno comprese.

Mu sospirò, seguendola poco dopo.

Nonostante tutto, le aveva raccontato solo una parte della verità, e l’animo di Kora in quel momento era fragile come il cristallo. Cosa sarebbe accaduto, se avesse saputo anche il resto?Come avrebbe reagito?

Il saint di Aries girò appena la testa, incrociando per un istante lo sguardo di Kanon, celato dall’oscurità del Pantheom, prima di uscire alla luce del giorno.

 

Il ventisettenne trascorse gran parte del pomeriggio a vagare senza meta per le stradine del Santuario, rimuginando su ciò ch’era accaduto.

Mu era stato onesto, e non le aveva mentito sulle colpe di cui si era macchiato Saga, ma aveva volutamente tralasciato tutto il resto.

«La verità dovrai trovare il coraggio di dirgliela tu»

Senza nemmeno rendersene conto, assorto com’era nei suoi pensieri, era salito fino alla sua Casa; era tardi, ed era stufo d’intraprendere stradine semi-sconosciute per evitare gli inservienti e le guardie di pattuglia.

«Ho bisogno di restare da solo»

Varcò l’ingresso del suo tempio, salendo la ripida scaletta che conduceva al piano superiore: Kora non era ancora rientrata, a giudicare dal silenzio che regnava.

Sospirò, pensando a come dovesse sentirsi la giovane…No, era un dolore ch’egli non poteva comprendere sino in fondo…

Entrò nella sua stanza, quando un’imprecazione proveniente dalla cucina lo fece trasalire; immediatamente, corse dall’altra parte del corridoio, ritrovandosi dinanzi Kora.

A giudicare dal fatto che fosse coperta di farina da capo a piedi, doveva aver tentato di cucinare qualcosa…

“Accidenti, ma sei già qui!?” esclamò lei, senza nascondere il disappunto.

Lui la fissò, perplesso:”Non eri ad allenarti con Mu?”

L’amazzone lo guardò di rimando, inarcando un sopracciglio:”Tu come lo sai?”

Kanon si diede mentalmente dell’idiota, prima di replicare, col miglior tono seccato che riuscì a fare:”Se te ne vai in giro da sola per tutto il giorno, permetti che mi preoccupi un poco?!”

«Non era decisamente ciò che avevo in mente di dire…»

La ragazza arrossì:”T-ti…sei preoccupato…per me?”

Il ventisettenne finse di non udire:”Tu piuttosto, che diamine stai combinando?”

Indicò i vestiti di lei, completamente imbiancati dalla farina.

Kora lo fissò sbuffando:”Secondo te?Stavo cucinando!Volevo…volevo farti una sorpresa, ma tu hai rovinato tutto!” escalmò lei, incrociando le braccia.

Kanon la guardò, sorpreso:”Hai cucinato per me?”

“Sì, e non provare a far battute, non è giornata!”

“Se vuoi me ne vado!”

“Puoi anche restare, ho finito!”

La vide scrollarsi la farina di dosso, per poi dirigersi verso il piccolo frigorifero, e prendere due piccole scodelle; gliene porse una, insieme ad un cucchiaino.

“Ho voglia di mangiar dolce, quindi non rompere se non è il tuo abituale piatto di pasta…Però dovrebbe piacerti…”

Kanon prese la tazzina della mani della ragazza, mentre questa era già pronta a tirargli un calcio in caso di commenti idioti…

“Come sai che mi piace il risogalo*?” domandò sorpreso lui.(*dolce greco a base di riso, latte, vaniglia e cannella)

La biondina sorrise:”Ho tirato ad indovinare!”

Il ragazzo la fissò nei suoi occhi verdi, e s’accorse che, per quanto fosse lì sorridente, il dolore era ancora tangibile.

Con che coraggio osava parlarle così, come se niente fosse, quando invece sapeva quanto lei stesse male?!

Il rumore della scodella di Kora nel lavello lo fece voltare:”Hai già finito di mangiare?”

“Uh?Sì, avevo fame…Ma adesso che ho mangiato, vado a letto, strano a dirsi, ma ho sonno…”

Kanon si accorse immediatamente che qualcosa non andava.

Le si avvicinò:”Che cos’hai?”

“N-niente” replicò lei.

Il cavaliere dovette fare uno sforzo per non arrabbiarsi dinanzi all’abitudine della ragazza di dire di non avere mai nulla.

“Kora…”

“Sono solo stanca, Kanon, tutto qui” mentì ancora la guerriera, accennando ad un piccolo sorriso.

“Sicura?” insistette ancora.

«Che maledetto ipocrita sono, le chiedo se è tutto ok, quando invece so benissimo che non è così!!»

Lei annuì un’ultima volta, poi fece una cosa inaspettata: si alzò leggermente sulle punte dei piedi, e gli sfiorò la guancia con le labbra.

“Buonanotte Kanon” sussurrò Kora, prima di fuggire in camera sua, intimorita dalla sua stessa audacia; lui invece rimase lì per parecchio tempo, mentre sentiva il fresco delle labbra della biondina perdersi nel caldo della sua pelle.

Era stato solo un bacio velocissimo, che l’aveva sfiorato appena, eppure ne era rimasto sconvolto.

Sconvolto, perché questo significava che Kora non gli portava alcun rancore, che si fidava di lui, che…

Che comprendeva realmente quanto avrebbe perso al raccontarle tutto.

 

 Fine chappy!

Urka ke fatica!!!Tra il caldo e sti 2 disperati qua, non so più cm sopravvivo!

Grande Mu che da vero signore le ha detto a Kora il giusto indispensabile...

E Kanon è ufficialmente nei guai...Povera Koretta che gli si è pure affezionata, come reagirà?

Siamo alla resa dei conti...E Saori cm al solito è utile quanto un tappo di sughero!!

Al prossimo capitolo, che si preannuncia adrenalinico(ecco, lo devo anche scrivere io...aiuto)!Grazie a tutti quelli che commentano!

Mizar89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** 18* CAN'T STOP THE RAIN FROM FALLIN' ***


raga

Capitolo XVIII: Can’t stop the rain from fallin’

“Che carino! Ehi, hai visto quant’è bella questa stoffa?”

“Kora…”

“Ma è vero! Potresti farla sostituire alle tende consunte che ci sono nelle camere! Niente di eccessivo, in compenso ci guadagni che la tua casa non sembrerebbe più una catapecchia disabitata!” esclamò l’amazzone, additando un taglio di lino blu oltremare, in vendita ad un prezzo ragionevole.

“Ma non me ne faccio niente di un paio di tende nuove, per quello che mi frega della casa…”

“Niente ma!Stelle immortali, sei un gold saint, e questo sarebbe il rispetto per la casa che ti è stata affidata a difesa?! Nossignore!Ci saranno anche state due guerre di mezzo, ma non per questo posso permettere che la Terza cada a pezzi per colpa del tuo disinteresse!”

Kora si rivolse risoluta al mercante, che aveva seguito con attenzione la discussione fra i due possibili acquirenti, pregustando già il tintinnio delle monete d’incasso.

“Bene, allora…Potrebbe ricavarmi delle tende da questo lino blu, diciamo un due coppie di circa tre metri d’altezza l’una?”

L’uomo annuì con un sorriso:”Certamente, signorina”

“Benissimo!Ah, poi mi prepari anche due corredi per un letto singolo, con quella seta color verde Nilo uno, e l’altro invece sempre in seta, ma color blu notte”

“Già che ci sei perché non prendi anche una matrimoniale?” borbottò sardonico Kanon, immediatamente fulminato da un occhiata truce della guerrera.

“Gliele farò il prima possibile” disse il mercante, senza nascondere un filo di perplessità.

“È tutto. Sarebbe così gentile da consegnarle ad uno degli attendenti della Terza casa, parakalò?”

“Sicuro”

Kora riflettè un attimo, poi sorrise e si avvicinò al commerciante, bisbigliando qualcosa che Kanon non intese.

Poco dopo, i due si strinsero la mano, a suggello dell’affare appena concluso.

“Che gli hai detto, per farlo così contento?E poi, come hai intenzione di pagare tutto ciò che hai comprato?” le chiese il ragazzo, incrociando le braccia.

“Della serie che tu non cacceresti nemmeno un quattrino, vero?Non preoccuparti, il tuo patrimonio non ne sarà minimamente intaccato: offre la Kido”

Il saint dovette ripetersi mentalmente le parole almeno due volte, prima di comprendere:”Che cosa?!”

L’amazzone ridacchiò, con uno sguardo vagamente pestifero:”Eheh…Aldy mi ha dato un’ottima idea: se Atena gli ha pagato tutti gli interventi in surplus alla Seconda, vedi barbecue e frigoriferi vari, vuoi che non sganci due palanche per qualche metro di stoffa?”

Tutta compiaciuta, lo agguantò per un braccio, trascinandolo giù per la viuzza del mercato del Tempio, incurante delle sue proteste del tipo:”Non sono un bambino, so camminare, sono in armatura e ho una mia dignità!!!”

“Guarda che bello quel piatto!”

Inutile: portarla al mercato l’aveva scatenata.

«Di questo passo, finisco per diventare pazzo...» pensò sconsolato, me poi si ricredette all’istante, vedendo il sorriso radioso e spensierato di Kora.

Dopo gli eventi del giorno prima, si era sentito in obbligo di fare qualcosa, mentre cercava il coraggio per rivelarle la verità. Temeva quel momento come mai probabilmente aveva paventato qualcosa negli ultimi anni; perché, anche se non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, nemmeno con sé stesso, si era affezionato a quella ragazza più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Molte soste alle bancarelle, e molti acquisti dopo, Kanon si arrischiò a domandare alla ragazza come stesse, rispetto alla notte prima.

La domanda la colse alla sprovvista, tanto che il ventisettenne per un attimo credette che si sarebbe arrabbiata; invece, Kora gli rivolse un bellissimo sorriso, ed agitò un poco la testa, in un fluttuare dei ciuffi dorati sfuggiti alla lunga treccia, con quel suo fare sbarazzino che a volte ritornava in lei, nei suoi atteggiamenti, ultimo retaggio di quell’infanzia persa tanto tempo addietro.

“Va tutto bene…Scusa per ieri sera, ero un po’ giù di morale e t’ho abbandonato a cena da solo…” mormorò lei, mentre un lieve rossore le sfumava le guance.

Parole che stavolta presero lui alla sprovvista…

“EHILÀ RAGAZZI!!!”

La voce tonante di Aldebaran fece trasalire buona parte della gente che affollava il mercato.

“Eccovi finalmente, ma dov’eravate andati a cacciarvi?!Vi ho cercato ovunque!!”

Kora annuì imbarazzata, mentre un gruppo di vecchiette la scrutava truce, commentando contrariate a bassa voce il suo essere senza maschera, in una semplice tuta d’allenamento che nulla aveva a vedere con le spesse corazze poco femminili imposte alle sacerdotesse guerriere.

Ciliegina sulla torta, alle perpetue non andava decisamente a genio che Kora fosse in compagnia di Kanon che, lungi dall’avere un carattere irrispettoso ed insopportabile, dal punto di vista estetico non era certo da buttar via…

«Donna senza maschera più cavaliere fusto niente male compresi nel raggio di un metro equivale a ?questi stanno insieme’…Grazie Aldy, ora tutti penseranno male…» pensò la biondina, salutando con un ciao-ciao imbarazzato l’amico.

“Ti pare il modo di salutare?!” esclamò il saint del Toro indignato, strattonandola in un abbraccio che sicuramente derivava dalla fusione fra una mossa di sumo e una di lotta greco-romana…

«Ecco adesso queste adorabili vecchiette hanno proprio tutti gli elementi per spettegolare…»

L’amazzone riuscì a liberarsi dall’abbraccio pseudo tentativo di strangolamento, e a rispondere con finta disinvoltura:”Aehm…Eravamo qui a fare un po’ d’acquisti, sai, la Terza è un po’ messa male…”

“Ha fatto tutto lei. La mia presenza qui è forzatamente casuale” tagliò corto Kanon, sottolineando le ultime parole.

Aldebaran rise:”Quando si tratta di organizzare una casa, è fondamentale che vi sia una donna per gestire il tutto. Beh, direi che ti sei sistemato a dovere…”

“Aldebaran”

Le occhiate torve dei due in questione fecero desistere il gold saint del Toro, che preferì salvaguardare la propria incolumità non ultimando la frase; con un sorrisone furbo da chi la sa lunga, sviò abilmente il discorso tornando al motivo della sua estenuante ricerca.

Anche se sapeva perfettamente che Kanon non l’avrebbe presa bene.

“Ti ho cercato perché Doko ci attende alla Tredicesima, il prima possibile”

“CHE COSA?”

Fin troppo prevedibile: il ragazzo era immediatamente scattato sulla difensiva.

“Lady Saori è ripartita per Tokyo e, nel frattempo, è il vecchio Maestro che si occupa della reggenza del Santuario. Ed è al corrente di tutto” aggiunse Aldebaran, additando Kora.

«Figurati se a quella vecchia cariatide sfugge qualcosa…»

“Dunque è un Chrisos Synagein?” domandò il cavaliere dei Gemelli, gelido.

“Non lo so, ultimamente anche per un semplice ritrova fra si parla di Chrisos Synagein…è un termine ampiamente abusato” rispose l’altro.

«Sarà forse che quando si riuniscono i Gold è perché ce n’è sempre una…»

“Morale della favola, chi c’è e soprattutto, è obbligatorio?”

Kora si stupì dell’atteggiamento provocatorio del ragazzo: era quello il modo di comportarsi?

Ma, a quanto sembrava, Aldebaran doveva esserci abituato, perché alzò le spalle, limitandosi ad un:”Vedi tu”.

Kanon sbuffò:”Ricevuto il messaggio. Andiamo Kora, ci attende un bel meeting con ?la gente che conta?…”

Aldebaran trattenne però l’amazzone.

“La convocazione vale solo per te, Kanon”

La biondina abbozzò una protesta:”Ma perch…”

“Mi dispiace Koretta, ma per quanto tu sia forte come uno di noi,non fai parte dei Gold Saints, e lo sai che qui sono tradizionalisti fino alla morte…”

La ragazza fece per controbattere nuovamente, ma Kanon la redarguì severamente:”Sei una guerriera o una bambina capricciosa a cui bisogna sempre ripetere tutto?Non sei stata convocata, ergo non protestare e chetati”

Kora tacque all’istante, e il giovane si sorprese di non aver ricevuto un pugno per la schiettezza arguta. Aldebaran sorrise tra sé e sé: se c’era una persona capace di calmare quella testa calda, era Saga; certo non volutamente, Kanon le si era rivolto con franchezza, senza il suo abituale sarcasmo: niente di meglio per rievocare nella mente della biondina il ricordo di talune lavate di capo passate agli annali.

“Detesto quando Saga mi parla così. Perchè nel mio ottuso orgoglio capisco d’aver fatto un’idiozia e di averlo deluso. E questo non me lo posso permettere” aveva confessato una volta la ragazzina, ancora ai tempi dell’apprendistato. In quell’aspetto non era cambiata affatto.

“Non prendertela, sarà per un’altra volta. Ti risparmi una gran seccatura… –guardò il ragazzo- Conviene sbrigarci,lo sai che Doko non tollera i ritardatari.

“Si, si, arrivo” rispose l’altro, laconico; si avvicinò alla ragazza, guardandone l’espressione appena rabbuiata.

«Pugno in arrivo?Oppure calcio?Spada alla gola?»

Niente.

“Al ha ragione, non ci perdi niente. Potessi, ti cederei il posto”

Nessuna risposta.

“Ok… Eddai, sarò sincero, sono contento che ti stai occupando della Terza…”

Gli occhi verdi s’illuminarono a quelle parole:”Davvero?Non…non lo dici per farmi star buona?”

“Coda di paglia, perché metti sempre tutto in dubbio?”

Kora rise allegra:”Presuntuosino, sto scherzando!Vai, non finire nei guai perché tiri tardi, sennò poi la colpa è mia!”

Kanon scosse il capo:”Non esaurire la carta di credito della Kido”

“Una sola? Contavo di usarle tutte!”

“Kora…”

“Ci vediamo dopo” lo salutò radiosa lei, rituffandosi nello shopping.

Un sorriso affiorò sulle labbra del ragazzo, prima che questi scomparisse in un bagliore dorato, seguito a ruota da Aldebaran.

“Ehi, Nachios!”

Una voce maschile risuonò in uno dei vicoli laterali alla strada del mercato. L’interpellato, addossato a dei sacchi di farina fuori da una bottega, rispose con un grugnito sordo:”Che vuoi?”

Una guardia semplice si avvicinò al compagno d’armi.

“Quella sventola bionda laggiù, ti dice niente?”

Nachios alzò le spalle:”No, non è del mio giro…Me la ricorderei una così, stanne certo” aggiunse, con un ghigno da depravato.

“Coglione, sei il solito porco! Ovvio che non c’è stata con uno come te,ne mai ci starà! È arrivata da poco, ed è sotto la tutela del Saint della Terza Casa”

“Bah, che spreco. Persino gli scarti dell’Inferno hanno un miglior trattamento rispetto a noi…Altro che luogo di giustizia…”

“Bada a come parli, Nachios, quello sarà anche un bastardo, ma t’ammazza senza tante remore!”

La guardia rise sprezzante:”Se ha le palle di farlo. Io non credo. Comunque, perché ti interessi a quella, Costas?”

“Voi due, razza di sfaticati, ecco dove vi eravate imboscati! Bella merda, mollare la pattuglia a me, e starvene qui a far niente!” esclamò un terzo soldato uscendo da quell’intrico di vicoli che era il quartiere mercantile del Santuario; pressappoco coetaneo degli altri due soldati, quindi sui venticinque anni, né più, né meno, un’espressione furibonda dipinta sul volto cotto dal sole.

“Calmati Andros, hai pagato pegno per la bisca di ieri sera, quindi sii uomo d’onore e non lamentarti” rispose Costas.

“Che l’Averno t’inghiotta, canaglia! V’ho sentito parlar di donne”

Nachios rise:”Però, la tua collera muore in fretta, eh? Basta la parolina magica, ed è quello che comanda là sotto a farti riacquistare il senno”

Andros lo fissò torvo, finchè Costas non gli indicò Kora, ferma una ventina di metri più in là, intenta a contrattare con un mercante di tappeti.

“Quella?Uh, sicuramente un bel bocconcino…Peccato che abbia già steso a suon di botte il vecchio Statis, giù ai Cancelli. Vi fa a pezzi, tu e il tuo ?amichetto?, prima che tu possa anche solo slacciare la fibbia della cintura” sentenziò caustico l’ultimo arrivato.

“Bè, io con quella ho un conto in sospeso da anni. Ci ho messo due giorni per accertarmene, ma quella stronzetta è la causa principale per cui io non sono un saint!” ribattè Costas, facendo schioccare le nocche della mano.

“Vuoi forse dire che quella…”

“Esatto, amico. Quella puttanella era l’allieva di Saga di Gemini”

Il nartece della Tredicesima casa era probabilmente il luogo meno adatto ad una riunione, quanto a livelli di privacy, costantemente attraversato da inservienti, ambasciatori, guardie e questuanti d’ogni sorta.

A quanto pareva, Doko aveva agito apposta per dimostrare al mondo intero quanto lui, Kanon, fosse irrispettoso ed indegno d’essere un gold saint. Di sicuro, perché Kanon non poteva così permettersi d’atteggiarsi al suo solito, se non a scapito di una reputazione già precaria.

«Dannato vecchio» pensò il cavaliere, guardando torto il saint di Lybra, che ancora celava dietro spoglie giovanili la venerande età ultra-bicentenaria.

«Peccato che non esista l’opzione pensionamento per un saint di Atena…»

“Sei in ritardo, Kanon, ma sono felice che tu abbia accettato di prendere parte a questa riunione…” lo salutò l’anziano maestro, con tono solenne.

“Risparmiamo i convenevoli, Maestro. Immagino di non essere stato chiamato per una partita a poker” tagliò corto Kanon. Unici presenti erano Mu ed Aldebaran:all’appello ancora mancavano Shaka, Milo e Aiolia, in missione all’estero, e naturalmente, quelle femminucce dei Bronze a cui erano state affidate delle vestigia dorate.

Doko assunse immediatamente un tono sbrigativo:”Ho conferito con Athena, prima che ripartisse, e sono stato messo al corrente riguardo l’amazzone”

“Bene”

“Sarò schietto, Kanon, non vedo di buon occhio la vostra cooperazione”

“Ed è lecito saperne il motivo?” controbattè il saint della Terza Casa, guardingo.

«Chetati» s’impose a sé stesso.

“Kora discende dalla casata di Pentesilea, è l’ultima amazzone sopravvissuta ed ha poteri che io stesso fatico ad immaginare…”

“Non me n’ero accorto, Maestro” commentò ironico l’ex generale degli abissi.

“È stata allieva di tuo fratello, hai idea di come reagirebbe?”

Allora era quello il succo della questione!Un’altra volta!

“Credete che io sia un bambino, che non sappia ciò che devo fare?!”

Mu intervenne pacato:”Non è questo, e tu lo sai. Non hai tenuto conto della sua reazione…”

Kanon sbattè un pugno contro una delle colonne:”Non sono affari che vi competono”

“A quanto sembra l’hai presa troppo sul personale anche tu –sentenziò Doko- Fino ad ordine contrario, resterete qui. La missione è sospesa, e l’amazzone è sotto la tutela del Santuario”

Gli occhi di Kanon dardeggiarono scarlatti, ma prima che potesse fare anche un solo gesto, i saints percepirono l’esplosione di un cosmo di notevoli proporzioni, come una tempesta che scoppia improvvisa a ciel sereno.

“Che diamine sta succedendo?”

Ma la domanda era inutile. L’identità di quel cosmo aveva già risposta.

«Vediamo, tende e tappeti sono a posto…Mancherebbero solo un tavolo e delle sedie nuove…No, poi Kanon veramente s’arrabbia se gli stravolgo la Casa…Perlomeno la Terza non sembrerà più uno squallido appartamento disabitato»

Kora guardò le nuvole bianche che correvano rapide nel cielo azzurro: tutto era cambiato, e niente avrebbe riportato il tempo indietro…

“Ehi, bella bionda”

Kora trasalì, voltandosi di scatto. Tre soldati appna più grandi di lei la guardavano sfacciatamente, poco distanti.

“Che volete?” domandò.

In risposta, uno di essi fischiò:”Certo che non è affatto male, Costas!”

«Che cosa?!»

“Non fa per me. Devo solo mettere in chiaro un paio di cosette con questa puttanella, e riprendermi la mia reputazione”

Kora socchiuse gli occhi in due fessure:”Come mi hai chiamato?”

“Hai anche il coraggio di far la finta tonta, sventola?Già forse dovrei rinfrescarti la memoria…Per colpa tua, io non sono diventato cavaliere”

“Stai dicendo un mucchio di fesserie”

Costas continuò:”Forza, fai uno sforzo col cervellino che ti ritrovi: ci siamo affrontati al torneo per divenire apprendisti saints, e tu mi hai sconfitto…scorrettamente s’intende. Eri già allieva di Saga di Gemini, era dunque superflua la tua partecipazione!”

Ricordi lontani che tornano…L’arena, i futuri gold saints della nuova generazione che lanciavano i primi colpi, iniziando a distinguersi come i migliori…Shion, il Sommo Sacerdote, seduto sul suo scranno d’avorio che parlava ai nuovi candidati…E poi i combattimenti, e una vittoria conquistata insieme a quelli che sarebbero poi divenuti compagni d’armi e amici per la vita…I complimenti lodevoli di Saga…

Kora non riuscì a non commentare, ironica:”Vorresti forse le mie scuse, soldato? Fu il mio maestro a farmi partecipare, non vedo perché avrei dovuto fare apposta a perdere contro di te”

“Sei solo una sgualdrinella che non è nessuno!” ruggì Costas.

L’amazzone di Lynx gli si avventò contro nell’arco di un respiro, ghermendogli la gola ed immobilizzandolo al muro di una delle case bianche che costituivano il piccolo villaggio ai piedi del Santuario.

Andros e Nachios scattarono per correre in aiuto del compagno, ma ne rimediarono soltanto due dolorosi calci al bassoventre.

Kora rialzò bruscamente Costas, accasciato dolorante a terra, ringhiandogli a denti stretti:”Sarò anche nessuno, ma tu ti sei lasciato battere da questa sgualdrinella che consideri una nullità, rammentatelo!”

L’uomo tossì, raspando l’aria in un rantolo che divenne una risata strozzata.

“Sei solo un mostro, come il tuo maestro…i mostri come voi…meritano solo la morte…”

Un lampo passò negli occhi verdi:”Cosa vai farneticando, razza di…”

“Sei stata allieva di un mostro sanguinario, e ora te ne vai in giro con il fratello, traditore del suo sangue, un bastardo che persino l’inferno ha risputato fuori” proseguì Costas, tornando a respirare normalmente, mentre la stretta della ragazza si allentava poco alla volta.

Mentiva…quel sfottuto bastardo mentiva…

“Che c’è, puttanella, sembri sorpresa…Non sei altro che una bugiarda, traditrice…Non sei diversa da loro…Sei stata addestrata da un bastardo, e ora che l’altro l’ha ammazzato, ti sei schierata con lui…sei proprio una…”

“FA’ SILENZIO!!!”gridò Kora, con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

Sferrò un pugno allo stomaco della guardia, e Costas si piegò su sé stesso con un gemito; Andros e Nachios, che nel frattempo si erano ripresi, si lanciarono nuovamente contro l’amazzone.

“State indietro!” esclamò lei, schivando i loro colpi come se niente fosse; balzò alle spalle dei due soldati, li agguantò per il collo e li spinse l’uno contro l’altro, facendo cozzare le loro teste.

“Lo dicevo…sei solo un mostro come gli altri…”

Kora concentrò il proprio cosmo nella mano sinistra. L’avrebbero pagata cara.

“GALAX…”

“FERMATI KORA!”

Le braccia di Aldebaran la immobilizzarono,mentre uno dopo l’altro comparvero Doko, Mu e Kanon.

“Lasciami andare Al!” gridò la giovane, lottando per liberarsi.

“Calmati Kora!”

Il braccio destro della ragazza sanguinava copiosamente, macchiando persino lo spesso bendaggio.

Mu e Doko si sincerarono delle condizioni delle tre guardie, mentre Kanon si avvicinò alla ragazza.

“Che diamine è successo, Kora?!Ti rendi conto che li potevi ammazzare?!”

La sua voce era un misto di rabbia e preoccupazione.

“Che ne sai tu, che ne sai?!E se davvero l’avessi voluto fare?!A te che importa, non eri qui a sentire!” gridò la biondina, riuscendo a liberarsi dalla stretta del cavaliere del Toro, ma venendo immediatamente bloccata dal saint dei Gemelli.

“Per gli dei, calmati!”

Doko si avvicinò loro con la sua solita calma snervante:”Ora dimmi che cos’è accaduto”

“Quel bastardo! Ha osato…ha osato…Io…io non lo so che cos’è successo…” la ragazza trattenne a stento le lacrime.

Aveva reagito d’impulso, come se il sangue le avesse dato alla testa; improvvisamente, aveva voluto che quei tre morissero sotto le sue mani…

“Io…che mi sta succedendo…” mormorò, lasciandosi cadere sulle ginocchia, tremante.

Costas rise, nonostante fosse davvero malconcio:”Sei pazza, proprio come quel bastardo del tuo maestro”

“OSA RIPETERLO!” ruggì Kora, pronta ad avventarsi di nuovo contro il soldato, se non vi fossero stati ben tre gold saints a fermarla.

“Adesso taci” intimò Mu a Costas, il quale però proseguì:”Non è forse la verità?”

“Portalo via” ordinò il custode di Lybra al telecineta.

“Perché non glielo chiedi...chiediglielo a quel rinnegato, domandagli che cosa ha fatto a suo fratello!Indovina, di chi è la colpa della guerra del Santuario?”

L’amazzone trasalì, voltandosi a guardare Kanon.

“Mu, portalo via, ora!”

Il saint di Aries si smaterializzò insieme ai tre soldati.

Doko le parlò poggiandole una mano sulla spalla:”È tutto a posto, è finita…”

“Non è finito un bel niente!” ribattè Kora, la rabbia dipinta sul viso.

“Dimmi che è una menzogna –proseguì a bassa voce, guardando Kanon negli occhi- Dimmi che è una menzogna…”

Una supplica che non poteva essere esaudita.

“Kanon ti prego, dimmi che quel bastardo si è inventato tutto, che…”

“Non mentiva”

Il ragazzo non riuscì a sostenere oltre gli occhi spaventati di Kora, ed abbassò lo sguardo.

Non vide l’incredulità dipingersi sul suo volto.

A stento la udì mormorare:”Non…non è possibile…non ci credo…”

Incredulità. Quasi fosse uno scherzo.

Un tocco sulla sua spalla la scostò dal ragazzo, allontanandola di qualche metro.

“È stato tanti anni fa”

La voce atona di Doko, un sussurro del passato che arreca soltanto dolore.

Sentire narrare la propria storia, e chiedersi, con infinito ribrezzo per sé stessi:«Davvero ho fatto questo?Sono stato capace di compiere un gesto simile senza provare vergogna?»

“…Costretto a vivere all’ombra di Saga, relegato ad essere nulla più che il fratello minore di un Saint…”

Ascoltare ogni singola parola e rinnegarla allo steso tempo: per Kora, quella era la peggiore delle torture.

“L’ambizione e la bramosia di un potere sempre maggiore oscurano tutto, e spezzano anche i legami di sangue”

Realizzare che quella persona di cui ti fidavi, che stimavi, che iniziavi a considerare quasi un amico, altri non è che il bastardo che ti ha portato via tutto in passato.

Quanto vale, la vita di un fratello, in confronto al potere sul mondo?Quanto si può essere empi, da giungere a maledire e condannare alla perdizione quella persona con cui condividi il medesimo sangue?

“Non potendo tollerare oltre la condotta di Kanon, non dopo la minaccia di una congiura ai danni di lady Saori ed Aiolos di Sagitter, Saga condannò all’esilio perpetuo il fratello, relegandolo nella prigione di Capo Sunio, lontano dal Grande Tempio…”

La ragazza trasalì, al ricordo della loro prima missione in quel luogo…sembravano essere passati anni.

«Non può essere…»

Fratello contro fratello. Due guerre erano state causate da quell’uomo…Uomo dal cuore di demone…

Ambizioni per cui aveva addirittura sfidato gli dei, incurante della loro ira.

Macchiarsi d’infamia, per poi redimersi.

Ma certe colpe non si lavano; e una morte innocente non può essere ripagata con un semplice ‘mea culpa’.

Kora s’accorse solo dopo molti istanti che Doko aveva finito di parlare; il cielo era divenuto plumbeo, foriero di tempesta.

Una tempesta che aveva già colpito e stravolto tutto.

Aveva scelto di fidarsi…E, ancora una volta, era stata ripagata nel peggiore dei modi.

Kanon attendeva, in silenzio, il capo chino a terra.

Poteva solo attendere.

Invece, non accadde nulla.

Un rumore sordo, accompagnato dal bubbolio lontano di un tuono. Un altro, immediatamente dopo.

Passi, mentro l’ombra disegnata sul pavimento di marmo si avvicina.

“Kora…” la chiamò Aldebaran, che però non potè fare a meno di scansarsi al passare della ragazza. L’amazzone non diede segno d’aver udito.

Gocce di pioggia caddero dal cielo nero, tingendo il mondo di grigio.

I passi risuonavano sul pavimento, sempre più vicini, e Kanon non osava alzare lo sguardo. Improvvisamente, aveva paura.

Anche la voce di Doko si perse nell’aria tempestosa, mentre lei si allontanava in silenzio, con la testa reclina, gli occhi celati dietro ai ciuffi dorati della frangia.

E lui, con quale coraggio osava lasciarla andar via così?

Kanon alzò la testa deciso, parandosi davanti alla ragazza:”Kora, ti prego, aspetta…”

Un fulmine rischiarò a giorno l’improvvisa notte.

“Taci”

La voce della giovane gli fece più male di una pugnalata.

Gli occhi glaciali di lei lo trapassarono da parte a parte.

“Non osare rivolgermi la parola, non osare sfiorarmi”

“Kora…”

“Non ti voglio sentire, né vedere. Mi fai schifo”

Kora superò Kanon con un balzo, poi iniziò a correre.

Via, sempre più veloce, il più possibile lontano, incurante del diluvio.

Lacrime amare si mescolarono alla pioggia che ora cadeva fitta.

 

 

Fine capitolo

 

Ciao!! Quanto tempo!

Scusat il ritardo, ma ho avuto non pochi problemi (familiari e personali)

che mi hanno impedito di concentrarmi sulla conclusione del capitolo,

che era già pronto da un mese a questa parte. SORRY.

Spero che ora i casini siano passati! :P

Volevo lanciare una proposta: a qualcuna andrebbe di collaborare nella stesura della

storia? Ho visto che bellissimo lavoro sta diventando l'ultima fiction di War, e magari, se

a qualcuno va, si potrebbe fare un tentativo e trasformare Devil's Heart in una round robin(spero sia il termine corretto).

Naturalmente, a chi è favorevole, basta lasciarmi un mex che poi gli passo il mio contatto msn.

La storia l'ho già "pensata" sino alla fine (Synno ne sa qualcosa!), ma mi piacerebbe che ne nascesse una collaborazione!

Fatemi sapere!

A presto!

Mizar

 

PS: Kanon nel prossimo capitolo lo vedo MOLTO MALE...

 

 

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Capitolo 19
*** 19*: FROM THE TRUTH OF A THOUSAND LIES ***


raga

Capitolo XIX: From the Truth of a Thousand Lies

«Un saint si distingue da un comune mortale per la sua forza, per la consapevolezza di avere un cosmo dentro di sé, da cui poterne trarre il proprio potere, e per la capacità di resistere a fatiche sovrumane.

Al suo pari, un’amazzone non ha eguali per l’ardore in battaglia: erede degli antichi numi, prescelta dalle divinità della terra, non teme alcun confronto.

Entrambi dediti alla guerra, al fragore delle battaglie, temprati al combattimento sin dalla più tenera infanzia, più simili a fiere che ad uomini, pronti ad uccidere in nome degli ideali a cui sono stati votati.

Ma il loro cuore è pur sempre umano.

E ci sono ferite da cui nemmeno il loro immenso potere è capace di difenderli».

 

Il mare.

Il rumore della risacca, e le strida dei gabbiani, allarmati dal maltempo che aveva funestato l’intera giornata.

Era tardo pomeriggio, quando il diluvio accennò a smettere, senza che le nubi si diradassero nel cielo plumbeo: bubbolii lontani annunciavano l’arrivo di una nuova tempesta.

Ruggiva il mare burrascoso, con le onde che si abbattevano violente sulle pietre della rocca di Urano, in una delle spiagge nascoste del Santuario.

Un luogo remoto, poco frequentato dagli apprendisti e dai saints, specie se con un tempo del genere. La vecchia torre diroccata, che un tempo era stata una delle prigioni per i traditori del Santuario, si ergeva spettrale su di una bassa scogliera investita dalle mareggiate.

I lampi che squarciavano le nuvole balenavano negli occhi verdi di Kora, assisa su di una roccia, incurante della tempesta.

La furia del tempo inclemente non scalfiva l’espressione gelida suo viso: soltanto lo sguardo tradiva quell’apatia apparente, inquieto e volto ad un orizzonte che andava oltre la linea scura delle acque agitate. Uno sguardo triste, naufragato nei ricordi.

 

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasto ad errare senza meta sotto la pioggia, incurante delle persone che incrociavano il suo cammino.

Aveva vagato per il Santuario, perso nei propri pensieri, maledicendo il proprio essere, il proprio destino.

Si era forse illuso che la sua vita fosse cambiata? Che potesse considerarsi un uomo degno di vivere?

Aveva potuto espiare le proprie colpe, si era redento con il sacrificio: questa era stata la concessione degli dei. Ma nessun nume gli aveva mai promesso in cambio di ciò una vita migliore.

Come l’antico marinaio della poesia, era stato condannato a portare sempre su di sé i segni delle sue ree azioni, ed in eterno avrebbe dovuto pagarne il fio.

«Life in Death», la vita nella morte. La condanna ad un’esistenza maledetta, peggiore del più cupo degli Inferi.

Kanon levò gli occhi al cielo grigio: aveva sperato davvero che Kora potesse essere quel raggio di sole che avrebbe rischiarato le tenebre della sua anima?

Scosse la testa, scacciando il pensiero con amarezza:«Non esistono tali sentimenti, per uno come me…»

Mu, Aldebaran, Doko…In quel momento, li odiava, dal primo all’ultimo, tutti con la loro coscienza pulita, in pace con sé stessi per aver mostrato a Kora e al mondo quanto lui fosse un bastardo immeritevole di calpestare questa terra.

«Ma a che serve tanta rabbia, quando sai perfettamente che hanno ragione?»

Maledetta voce, maledetta coscienza, maledetti sensi di colpa.

Da quando si metteva a dar peso ai pensieri degli altri?Da quando aveva cominciato a considerarsi un uomo come tutti gli altri? Da quando lui provava emozioni?
Interrogativi futili, quando si conosce la risposta, ma non la si vuole rivelare, per orgoglio o per timore.

 

...Need to understand
No need to forgive
No truth, no sense left to be followed...

Si ritrovò a camminare lungo il sentiero sabbioso che portava alla vecchia torre, un posto poco frequentato dai servitori del Grande Tempio, quasi sconosciuto ai più. Lui era una delle poche eccezioni.

Se Sunio era il ricordo della prigionia, quelle rovine antiche rappresentavano l’inizio di tutto; perché la sua caduta nell’oblio aveva avuto la genesi in quel luogo.

Parole da lui stesso pronunciate sembravano ancora risuonare tra le roccie e le colonne miliari, nell’aria uggiosa e fra gli arbusti spinosi di ginestra selvatica e cardo.

Parole che erano pura empietà e condanna.

Parole che nemmeno il tempo era riuscito a lavare via.

Poi, improvvisamente, si fermò.

 

Occhi azzurri, gelide lame di ghiaccio, lo trapassarono nell’intensità di uno sguardo.

«Kora…»

Innanzi a lui, con un’espressione che tradiva tante, troppe emozioni. Non era lo sguardo di una fiera guerriera ferita nell’orgoglio, ma quello di una persona che ha appena ricevuto una pugnalata nella schiena: gli occhi di chi ha appena veduto la propria fiducia tradita ed ingannata, un’altra volta.

“Che cosa fai qui?”

Una domanda diretta e aperta alla quale Kanon vacillò: s’era aspettato di trovarla, se mai l’avesse trovata, in lacrime, arrabbiata, disperata, pronta a gridargli contro quanto lo odiasse…

Ma l’atteggiamento di Kora era totalmente diverso: quello di chi ha già superato la soglia del dolore, ed ha lasciato spazio solo a rabbia e rancore.

Non sapeva cosa dirle. In fondo, niente che non potesse avvalorare ed aggravare le idee nei suoi riguardi…

“T’ho fatto una domanda”

“Ho sentito” replicò lui.

Lo sguardo di Kora dardeggiò al balenare di un lampo lontano.

“Perché sei venuto qui?” ripetè con durezza l’amazzone.

Kanon non rispose.

“Se sei qui per dirmi di tornare alle dodici Case, puoi anche andartene. Non ci torno. Mi sono fidata di voi, ho scelto di crederci ancora una volta…Adesso basta, me ne tiro fuori. Me ne vado, d’ora in poi conterò solo su me stessa. Al diavolo Atena, il Santuario, i Saints…Al diavolo tutti”

“Non dire idiozie! La questione riguarda me, non puoi mettere a rischio una situazione ben più grande di te solo per…”
”Solo per cosa, Kanon? Una quisquilia? Una banalissima menzogna? Una verità fatta di mille bugie? Taci, ti sei già sputtanato abbastanza, per quanto mi riguarda!” lo interruppe l’amazzone, caustica.

Il ragazzo strinse i pugni:”Parli come se sapessi tutto!Credevi di conoscere Saga, sei rimasta sconvolta da ciò che ha fatto mio fratello quando ti è stato detto, ma ti ostini a volerlo difendere!”

“La colpa è solo TUA!”

“Smettila di parlare come una bambina, e cresci, per una dannata volta!Tu non sei nessuno per poter giudicare, non ne hai alcun diritto!Hai cercato in Saga qualcuno che potesse alleviare il dolore della tua solitudine, ma lo sai meglio di me, quel legame per lui non aveva alcun valore!”

La diga che improvvisamente s’infrange, liberando la furia del torrente in piena.

Kora si scagliò contro Kanon con un grido di rabbia, incurante del fatto che lui fosse molto più forte, che fosse un gold saint; in quel momento, desiderava solo ucciderlo, sentirlo morire sotto i suoi colpi, vendicare il solo essere vivente che l’avesse considerata come una persona e non come un oggetto da tenere nascosto.

Uccidere, per nascondere una verità scomoda, che annientava quelle poche, mere illusioni che l’avevano aiutata a sopravvivere in quegli anni di abbandono.

 

Il ragazzo venne totalmente colto alla sprovvista: s’era aspettato qualsiasi reazione, tranne quella. In condizioni normali, lei non l’avrebbe mai colpito, non con quella furia omicida. Aveva perduto ogni controllo.

“Kora, fermati!”

Evitò un calcio, balzando di lato, ma la guerriera gli fu subito addosso, e lui fu costretto a riparare sopra di uno scoglio con un salto.

L’amazzone concentrò il proprio cosmo nella mano sinistra, e con il Galaxian Explosion disintegrò la roccia come se fosse di gesso.

«Merda»

Kanon atterrò nella sabbia bagnata e di riflesso recuperò distanza. Non poteva attaccare Kora senza farle male, ma non poteva nemmeno continuare a difendersi e sperare di prenderla per stanchezza: quello era tutto fuorchè un allenamento.

La ragazza tornò ad incalzarlo, con colpi mirati e potenti: in quella furia cieca vi era una lucidità disumana e terribile.

Doveva fermarla, quello scontro futile non poteva andare oltre.

“Che cosa ti prende?!Kora!”

La ragazza fu lenta nel ritirare una tecnica, ed il saint ne approfittò per afferrarla ed immobilizzarla.

“Fermati adesso!”

La guerriera si divincolò come un gatto, graffiando e colpendolo al viso con un pugno.

«Come fa ad essere così forte?!»

Kanon si asciugò il rivoletto di sangue che gli colò dalla bocca, e soltanto allora se ne avvide: sotto gli stretti bendaggi, ormai logori dal combattimento, lo strano tatuaggio sul braccio destro brillava vivido, come marchiato a fuoco. E gli occhi della ragazza, parevano aver perso ogni traccia d’umanità, accesi da bagliori scarlatti. Quelle iridi di sangue trasmettevano tutto l’odio che la giovane provava nei suoi confronti…

Nei confronti di chi aveva osato distruggere la sola certezza rimastale.

Ma non aveva il tempo di porsi troppi quesiti, anche perché lei era fermamente convinta nel non concedergliene affatto.

I colpi si susseguirono serrati, con il cavaliere che da un lato si imponeva di non reagire, mentre dall’altro tentava di trovare una soluzione per porre fine a quella pazzia.

Stavano lottando sul bagnasciuga, tra le onde e la schiuma del mare burrascoso, incuranti del tempo. Kanon non poteva abbassare la guardia un istante: per quanto fosse sopraffatta dall’ira, gli attacchi dell’amazzone erano perfetti e letali, come se vi fosse una ferrea volontà celata dietro quella collera irrefrenabile.

Un’onda più violenta delle altre li colpì, ponendo momentaneamente tregua alla lotta. Il saint di Gemini balzò agile su una roccia della scogliera, deciso a non attendere oltre: era pronto a sopportare il rancore della ragazza per il resto della vita, ma non poteva permettere che quella rabbia cieca la distruggesse, non senza prima averle dato una spiegazione…

Vide Kora scattare verso di lui, il cosmo attivo nella mano sinistra. Chiuse gli occhi, richiamando ogni briciolo di concentrazione a sé.

E, senza alcuna incertezza, agì.

Il Galaxian Explosion s’infranse nella mano di Kanon, che avvertì un dolore sordo percorrergli tutto l’arto sino alla spalla, i tendini e i legamenti che ressero a stento quello sforzo enorme, mentre con l’altro braccio l’agguantò, scagliandola contro la parete di roccia ed intrappolandola in una morsa d’acciaio. Non le diede il tempo di reagire, s’impose di non udire il gemito sfuggitole, di non vedere il suo sguardo. S’impose di non provare nulla.

“GENRO MAO KEN!”

 

Un grido lacerante le rimbombò nelle orecchie. O forse, era stata lei ad urlare…

Freddo, un gelo assoluto che le trapassava la pelle, giungendo a ghermirle l’anima, ed il sentirsi annaspare in acque oscure, alla ricerca di aria che le era stata negata. Lottò con ogni forza contro quella morsa tenace che inesorabilmente la trascinava verso il nulla.

Improvvisamente, il caldo rovente di una giornata estiva, con il sole che le bruciava la pelle e la luce abbacinante che le feriva gli occhi. La caligine opprimente che riempiva l’aria, mentre parole di morte risuonavano come una funesta litania.

«Uccidili…Uccidili tutti…Uccidi Atena, Aiolos…Gioisci alla vista della loro morte…»

Era lei che parlava, voleva tacere, ma non aveva alcun controllo del suo corpo…

«Uccidili…UCCIDILI»

«Basta, sta’ zitta, sta’ zitta!»

Di nuovo il freddo e l’oscurità, l’ombra della morte che la cingeva, cullandola con parole suadenti, invitandola ad abbandonarsi a quella quiete maledetta…

Bagliori di fuoco che lambivano le sue carni coperte di cinabro sangue, mentre le urla strazianti di migliaia di voci coprivano la sua, mentre precipitava nell’oblio della dannazione.

«Basta…Voglio andarmene…Voglio morire…Non voglio più esistere…»

Lacrime calde scendevano lungo il suo viso, mischiandosi al sangue di ferite recenti. Piangeva, rannicchiata in un angolo di quella stanza gelida e buia, il corpo distrutto dal dolore.

«Non sei nessuno, non meriti di esistere!Tua madre è morta per causa tua!»

«Io non ho fatto nulla, non è vero!»

La voce che moriva, prima ancora di poter uscire.

Colpi, violenti e devastanti. Voleva morire.

«La tua esistenza è inutile, sei solo un ostacolo per tuo fratello, sei solo un errore da dover nascondere, sei solo una vergogna per questa casata che onora il Santuario da secoli!»

Parole come pugnali roventi nella carne.

«Che questa tortura finisca…Voglio morire…»

L’acqua che attanagliava di nuovo il suo corpo, strappandole ogni vana resistenza, levandole l’ultimo respiro, trascinandola nell’abisso. Vide una luce fioca in quella gelida oscurità…

Poi più nulla…

 

Kora riaprì gli occhi, umidi di lacrime.

Si sentiva distrutta, accasciata terra, coperta di sabbia e polvere.

E le sembrò che il suo cuore si lacerasse, quando incontrò lo sguardo di Kanon, in piedi, a qualche passo da lei.

Come in un incubo, rammentò ogni singolo istante di ciò che aveva fatto, e desiderò di morire.

Perché?

Kanon non parlava, si limitava a fissarla impassibile.

La ragazza si coprì gli occhi: era stata lei?Perché aveva fatto così?

Il saint la guardò, incapace di agire: temeva che il solo parlarle avrebbe fatto precipitare di nuovo la situazione. Dentro di sé, comprendeva Kora più di quanto non avrebbe mai ammesso.

E non poteva tollerare di vederla in quello stato…

Si mosse verso di lei, chiamandola lentamente, ma la giovane si ritrasse impaurita, scattando in piedi. Prima Kanon che potesse fermarla, Kora corse via, piangendo.

 

Che cosa aveva fatto, che cosa aveva fatto?!

Lo aveva attaccato! Era impazzita completamente, aveva perso ogni contatto con la realtà. E passato ogni limite.

«Kanon…»

Stavolta era davvero arrivata al punto di non ritorno.

Non poteva chiudere gli occhi, perché quelle immagini, quei ricordi non suoi erano pronti a ghermirla ed a trascinarla nuovamente nel nulla.

Avrebbe voluto urlare, ma ormai non le restava che la forza di piangere.

E non aveva il coraggio di rientrare alle dodici Case.

Non poteva, non dopo ciò che aveva fatto.

Ora come ora, perire per mano di uno di quei dannati angeli neri, non le pareva una prospettiva così orrenda…Avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di smettere di pensare.

Qualsiasi. Anche la vita.

Udì una voce che la chiamava, ma non voleva parlare con nessuno.

«Lasciatemi in pace…Non voglio vedere nessuno…Non lo merito…Dimenticatemi…»

Fu solo quando l’abbraccio fraterno di Mu la strinse a sé, quasi volesse proteggerla da tutta la sofferenza che l’avvolgeva, che Kora sentì finalmente un po’ di requie.

 

...When you're down and troubled and you need a helping hand
and nothing, whoa, nothing is going right...
Close your eyes, and think of me and soon I will be there
to brighten up even your darkest nights.

You just call out my name, and you know where ever I am
I'll come running to see you again.
Winter, spring, summer, or fall, all you have to do is call and I'll be there,
you've got a friend...

 

 

 

 

  

 Riecccomi qua! Insomma, un po' sorpresa del poter dire, forza Marty, che ci sei ancora! Uff, ho avuto davvero bisogni di prendere una pausa, solo per me, anche per poter recuperare le ultime energie e finire questa dannatissima scuola. La maturità non è un problema, ma sono i professori che sono da bruciare tutti quanti, perchè alla fine anche i migliori, visto che sono una manica di frustrati per lo più falliti, si sfogano con le classi che avrebbero più bisogno. Al diavolo!

E la pausa mi è servita anche per ritrovare un po' l'essenza "testacalda incurante e sprezzante dei pericoli" che è poi la cara Koretta. Insomma, l'autrice confessa, si era addolcita un po' troppo...Perchè per colpa di quel ********* dell'ex, aveva cominciato a leggere troppi Shojo Manga...Che potrebbe essere la rovina, per una che ha la mentalità degli Shonen...Vabbè quisquilie simili a parte, qualche anima pia che legge tale papiro, è per caso di Roma o dintorni?O cmunque conosce bene l'Urbe(insomma, meglio di questa milanès qua?).

Perchè se è così avrei bisogno di qualche info su locali, hotel e ristoranti...

Eh si, qua ci son da organizzare le "Vacanze (??) Romane" di Koretta & Kanon!

Fatemi sapere, e alla prossima!

Grazie a tutti!

Mizar89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** 20*: A NEW DAY HAS COME ***


raga

Capitolo XX: A New Day Has Come

Luce.

Violenta, fastidiosissima luce, un sottile raggio che fendeva l’oscurità, ferendole gli occhi stanchi.

Maledetta luce che squarciava il buio confortante che l’abbracciava.

Kora si stiracchiò, le membra doloranti e una vaga reminescenza di vertigini che si fondevano con la confusione che aleggiava come nebbia nella sua mente.

Era distesa su di un letto, in una camera dai contorni irriconoscibili ma che sicuramente non era la sua, con la netta sensazione di avere il braccio destro fasciato, insieme ad almeno un’altra decina di bende strette qua e là sul corpo. In nome degli Dei, che cos’era successo, ancora?

«Sembra un déjà-vu, io che mi risveglio in un letto piena di botte e mummificata come Tutankhamon…»

Non ricordava niente, di quello che era accaduto prima…Poteva essere passata un’ora, un giorno, od anche un anno, non riusciva a fare chiarezza in quell’agitazione caotica che le offuscava i pensieri.

Sapeva solo di essere stanca, troppo stanca. E con un enorme peso sulla coscienza, a cui non riusciva a dare un perché.

Qualunque cosa fosse accaduta, a giudicare dalla sua fortuna nel mettersi nei guai e farsi male, non doveva certo essere stato un incidente da poco…

«Torno al Santuario con la promessa di non dare troppo nell’occhio, e invece eccomi qua più malconcia di un novellino al primo giorno di addestramento…E chi lo sente adesso, Kanon…AH!»

Una fitta di dolore, al braccio destro ed alla testa.

Kanon…Nell’ultima, sfocata immagine che conservava la sua mente martoriata, il saint stava combattendo contro qualcuno, con un’espressione improbabile per un guerriero del suo rango: un misto di preoccupazione e paura che ben poco s’addicevano ad un cavaliere d’oro.

Cos’era successo, maledetta emicrania…

…Se sei qui per dirmi di tornare alle dodici Case, puoi anche andartene. Non ci torno. Mi sono fidata di voi, ho scelto di crederci ancora una volta…Adesso basta, me ne tiro fuori. Me ne vado, d’ora in poi conterò solo su me stessa. Al diavolo Atena, il Santuario, i Saints…Al diavolo tutti…

Perché?

…Non dire idiozie! La questione riguarda me, non puoi mettere a rischio una situazione ben più grande di te solo per…

La sua voce, il tono arrabbiato di chi vuol disperatamente far ragionare una persona.
…Solo per cosa, Kanon? Una quisquilia? Una banalissima menzogna? Una verità fatta di mille bugie? Taci, ti sei già sputtanato abbastanza, per quanto mi riguarda!…

Ricordi, voci e suoni che riacquistano un tragico, doloroso ordine nella memoria.

…Dimmi che è una menzogna, dimmi che non sei stato tu…

La pioggia di quel giorno ancora sulla pelle, il ghiaccio nell’anima.

…Smettila di parlare come una bambina, e cresci, per una dannata volta! Tu non sei nessuno per poter giudicare, non ne hai alcun diritto! Hai cercato in Saga qualcuno che potesse alleviare il dolore della tua solitudine, ma lo sai meglio di me, quel legame per lui non aveva alcun valore…

Una verità che fa male, troppo dura per essere accettata anche dalla personalità più stoica. E il sapere di aver commesso l’irreparabile, senza nemmeno essersi curata di conoscere il perché, l’altro punto di vista di una storia di cui lei era stata soltanto una mera ed insignificante comparsa.

Ma non poteva perdonare.

«Perché l’hai fatto, Kanon?» pensò Kora, serrando le lenzuola fra le mani e trattenendo a stento i sighiozzi.

Domande senza soluzione.

“Kora, sei sveglia?”

Una voce dolce e rassicurante. Un richiamo alla vita. Ma lei, non era poi così sicura di voler essere salvata, e non rispose.

“Kora”

La figura di Mu apparve nell’oscurità tenue della stanza, accanto al letto su cui giaceva la ragazza.

“Mu…Ti prego, lasciami sola…”

Non voleva che uno dei suoi più cari amici la vedesse ridotta in quello stato; non voleva che vedesse cos’era diventata…

Sussultò, quando sentì un braccio attorno alle spalle e, dopo un istante, il suo viso rigato dalle lacrime contro il tepore del petto del cavaliere.

“Lo so che detesti che ti si veda se piangi. Ma hai bisogno di sfogarti. Non vergognartene, Kora…Io così non ti vedo…” le sussurrò il saint all’orecchio.

E solo così lei si permise veramente di piangere.

Lui la ascoltò in silenzio, senza interromperla, e capì molto più di quanto lei non rivelò con le parole rotte dai singhiozzi.

Piano piano, l’esile figura dell’amazzone smise di tremare, e il respirò si acquietò, riportando il silenzio nella stanza.

“Va meglio, adesso?”

Kora annuì con un lieve cenno della testa.

“Sai Mu –disse improvvisamente la giovane, schiarendosi la voce per riuscire a parlare con un tono normale- mi sono appena ricordata…Ah, quanti anni saranno passati…Di quella volta in cui abbiamo fatto la lotta sulla cupola del pantheon…”

Un sorriso affiorò sulle labbra del guerriero.

“Quando tu ed io abbiamo appeso Aiolia a testa in giù dall’oculo e abbiamo buttato Milo nella vasca sacrale…”

“Sento ancora le urla di Aiolia che strillava come una ragazzina mentre chiamava Aiolos…E le vecchie sacerdotesse quando si sono ritrovate Milo bagnato fradicio in mezzo alla fontana… Soprattutto –aggiunse dopo aver riflettuto un istante- rammento anche la sfuriata di Shion e fosti tu a prenderti tutta la colpa”

Kora ridacchiò, tirando su col naso:”Non so perché l’ho fatto…Forse perché ero fiera di me stessa, avevo rifilato una sacrosanta lezione al prezioso pargolo “futuro cavaliere”, e volevo che anche Saga fosse contento…Ovviamente, non lo fu per niente”

“Ti ho trovata alle due del mattino fuori dalla Terza, diluviava e tu piangevi in silenzio…E mi hai anche quasi preso a pugni quando ti ho passato un fazzoletto!”

Risero entrambi, persi in quel ricordo della loro lunga amicizia.

“Eh, se non ci fossi tu Mu, non so che ne sarebbe di me…” mormorò lei.

“INSOMMA, STATE FACENDO UN PIGIAMA PARTY AL BUIO, E NON MI INVITATE?!” tuonò improvvisa la voce di Aldebaran.

Kora sentì il rumore di tende che venivano scostate, e la luce improvvisa inondò la stanza che, nella momentanea cecità dovuta a quel bianco cangiante riuscì a riconoscere come la camera di Mu alla Prima.

“Mu, sono venti minuti che ti chiamo, sei per caso diventato sordo? –protestò il cavaliere del Toro, posando un vassoio carico di cibarie d’ogni sorta sul comodino- Kora, mi fa piacere vedere che stai meglio, mi hai fatto preoccupare! Mangia qualcosa, ne hai bisogno!”

“Grazie, Aldy” rispose la biondina, prendendo un croissant alla nutella.

“Al, hai per caso avuto occasione di parlare con Doko?” domandò d’un tratto Mu.

Il saint della seconda Casa si fece pensieroso:”No, non l’ho visto. Però un paio d’ore fa è tornatao di nuovo qui Ka…ehm, nessuno. Volevo dire, non era niente d’importante…”

L’occhiataccia dell’altro cavaliere lo zittì all’istante: non era il momento migliore per parlarne, non con Kora che aveva appena iniziato a riprendersi.

«Mu, non puoi continuare a trattarla come una bambina!»

“Piccola, ti ho portato dei vestiti puliti” aggiunse poi, parlando normalmente.

«So quello che faccio. Non è il caso di discuterne ora»

Aldebaran incrociò le braccia:«Per me sbagli. Non posso tollerare di vederla così, per colpa di quel cretino…L’avevamo avvertito, di non nasconderle la verità!»

«Lo so. E credimi, quanto vorrei poterla aiutare, ma è una questione che solo lei può affrontare e sistemare»

Kora si alzò in piedi e si scrollò le briciole dalla lunga maglietta che le arrivava fino alle ginocchia, il cui probabile proprietario era Aldebaran.

“Ragazzi, vi ringrazio per quello che avete fatto…Ora, potreste uscire, che mi cambio?” domandò gentilmente la ragazza.

“Non avrai intenzione di uscire, vero? Ti sei appena ripresa, hai dormito per ventiquattr’ore e hai avuto la febbre per quasi tutta la notte! Non mi pare proprio il caso” replicò Aldebaran.

“Sto bene, non preoccuparti…Ho solo…bisogno di schiarirmi un po’ le idee, tutto qua. E lo sai che non mi piace stare a letto, specie se non è più nemmeno mattina”

Il guerriero scrutò a fondo lo sguardo della ragazza: stava male, non aveva dubbi; ma era davvero brava a fingere il contrario, con quel sorriso apparentemente naturale che le illuminava il viso.

«Mu forse non ha tutti i torti, dopotutto. Ma se quell’idiota ne ricombina un’altra delle sue, giuro che stavolta non ci vado giù così leggero come prima»

“Kora, penso che dopo avremo un’altra riunione fra noi Gold Saints, ma se…se stasera preferisci, puoi pure restare qui a dormire. Io non ho problemi ad usare la stanza di mio fratello Kiki, ora che lui si è trasferito nel padiglione degli allievi” disse Mu, con un sorriso.

“Grazie. Siete davvero i migliori amici che una persona potrebbe desiderare” mormorò la ragazza, guardandoli uscire, senza aggiungere altro.

 

“GALAXIAN EXPLOSION!”

La piccola arena sulla spiaggia fu inondata dalla luce improvvisa e il fragore del mare venne sommerso dal rimbombo cupo della detonazione, mentre un’enorme colonna di marmo finiva sgretolata all’istante, insieme al terreno circostante l’area di una decina di metri.

«Siano dannati gli Inferi!»

Era l’ennesimo colpo impreciso, l’ultimo di una lunga serie di tecniche scagliate con il pensiero rivolto altrove, e i risultati si vedevano: la sua disattenzione si rifletteva direttamente sulla scarsa potenza, nonché sul suo cosmo che si agitava inquieto.

«Siano dannati gli Inferi, l’Olimpo, e sia dannato io, se mai riuscirò a fare qualcosa di giusto, in questa maledettissima esistenza!»

Kanon si lasciò cadere a terra, il fiato corto e la stanchezza che iniziava a pesare sul suo fisico allenato, dopo un allenamento estremo durato ore.

Una fatica completamente inutile, considerato che si era massacrato di lavoro, colpo dietro colpo, per niente. Lo aveva fatto per distrarsi, ed era finito col ripensare al giorno prima in continuazione, alle parole di Kora, alla sua furia cieca ed ai suoi occhi terrorizzati quando era finalmente riuscito a fermarla, con il Genro Mao Ken. Un colpo scorretto, una vigliaccata bella e buona, ma l’unica soluzione per far sì che lei lo ascoltasse, in qualche modo.

Sentiva ancora su di sé quello sguardo smeraldino colmo di paura, reso lucido dalle lacrime che scintillavano sul volto pallido della ragazza. Sapeva cosa aveva visto, lui che era costretto a rivivere quei momenti ogni notte, in ciascun istante in cui il sonno prendeva il sopravvento su di lui.

Aveva voluto giustificarsi? Forse.

Chiederle scusa? Lei era un’estranea in quella vicenda.

Allora, perché spiegarle tutto? Se era un’estranea, a lui cosa avrebbe importato della sua pietà o del suo perdono?

Kanon si passò una mano sul viso sudato e chiuse gli occhi stanchi, il baluginio del sole rovente immediatamente offuscato dall’oscurità gelida in cui risuonava la sua voce, persa nel rumore della pioggia fitta…

Non ti voglio sentire, né vedere. Mi fai schifo.

L’aveva guardata correre via senza poter far niente, all’inizio intenzionato a non far niente: lui non aveva legami con quella ragazzina, se non fosse stato per il vincolo di protezione che lui aveva giurato innanzi ad Atena. I suoi doveri non implicavano altro.

Questo era quello che avrebbe potuto dire quel sé stesso di neanche tanto tempo prima, con un gelido sorrisetto di circostanza.

Di sicuro, lui non si sarebbe mai recato per due volte alla Casa dell’Ariete, correndo il rischio di essere massacrato dalla rabbia motivata di Aldebaran, solo per sincerarsi delle condizioni di salute di quella mocciosetta intrigante.

Qualcosa era cambiato.

Ma forse era un cambiamento che non avrebbe mai potuto accettare, da solo.

 

I giardini del Santuario risplendevano meravigliosi nella chiara luce del meriggio. Situati nella parte bassa del Grande Tempio, secondo la leggenda erano stati realizzati dalla medesima mente ingegnosa che, molti millenni addietro, aveva creato i Giardini Pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo antico andate perdute nella memoria degli uomini.

Adorni di ulivi, sacri ad Atena, e di altre nobili piante, erano un diletto anche per il cuore più triste, con le miriadi di fontane che proiettavano un’infinità di giochi d’acqua.

Luogo di tranquillità e riposo per i cavalieri, in quel momento i giardini erano pressochè deserti e solo a quella condizione Kora si convinse ad entrarci. Cercava la compagnia della solitudine per riflettere, e l’ultima cosa che desiderava era lo schiamazzare di qualche giovane saint magari troppo impegnato a corteggiare qualche ancella o, i più audaci, qualche sacerdotessa.

Si udiva solo il cinguettio di qualche uccellino nascosto tra le fronde e lo zampillare dell’acqua: per il resto, la pace assoluta.

Si sedette nell’erba con un sospiro, sotto le fronde di un maestoso salice piangente i cui rami si protendevano sino a terra, creando una sorta di ombrello verdeggiante.

Chiuse gli occhi, abbandonandosi contro il solido tronco.

Che diamine ci faceva là? Cercare conforto nella natura era roba da poeti nullafacenti che avevano capito poco o niente della vita. Soltanto lei poteva capire sé stessa…

«Anzi, nemmeno io»

Avrebbe potuto trascorrere un’eternita a porsi questioni irrisolvibili sul proprio agire, senza trovare una risposta. Non aveva scusanti per il suo comportamento: era venuta meno a tutti i principi che le erano stati insegnati, non aveva concesso diritto di replica o difesa.

In un attimo, aveva avuto la presunzione di poter giudicare una persona che nemmeno conosceva, di poterla condannare ed eseguire la punizione.

Solo le divinità possono essere così meschine.

«E io non servo quei Numi»

Aveva dimenticato che Kanon era già stato punito e probabilmente, non avrebbe mai smesso di scontare la pena per i suoi peccati.

“Tale spirito d’animo è una qualità lodevole in una ragazza giovane come te, specie ora che le nuove generazioni sembrano aver perduto la capagità di fermarsi a riflettere e fare giudizio. Tuttavia, la troppa autocritica e l’addossarsi ogni colpa finisce col distorcere la realtà ed indebolire lo spirito, non credi anche tu, Kora di Lynx?”

L’amazzone trasalì, percependo un cosmo di enorme portata avvolgere il suo, come il mare che improvvisamente s’acquieta attorno ad un naufrago che fino ad un attimo prima ha lottato contro la burrasca.

I suoi occhi verdi scrutarono l’esile e delicata figura femminile che le sostava innanzi, nel suo immancabile abito bianco dal colletto di pizzo inamidato ed i lunghi capelli fluttuanti nel vento.

“Saori, a cosa devo l’onore della tua visita? Non eri partita per Tokyo?”

Ci mancava solo quella riccona viziata che avrebbe dovuto rappresentare Atena sulla terra. L’ennesimo gabbo partorito dalla mente degli Olimpii.

La donna ignorò il tono irriverente della guerriera, che di proposito le si era rivolta senza alcun suffisso adeguato al rango.

“Le stelle mi hanno detto che la mia presenza era maggiormente richiesta quaggiù, nel Santuario posto sotto mia tutela. E sento che tu, Kora di Lynx, hai bisogno di me”

La bionda non trattenne una risatina sprezzante:”Cosa te lo fa credere? Il tuo mistico potere divino? Non mi serve l’aiuto di nessuno. Però, già che ci sei, rendimi più semplici le cose: voglio lasciare il Santuario”

L’espressione sorridente di Saori non fece una piega.

“Sei così vicina alla meta, Kora. Perché vuoi abbandonare tutto proprio ora, che sei a metà del cammino per trovare Xaria?” domandò pacata la dea.

“Già…È facile parlare, quando si ha la propria vita tranquilla e si è difesi da un centinaio di bei ragazzotti pronti a dare la vita in nome di Atena. Lo sai già da te, che dici di conoscere la mia esistenza, che io e il Santuario non siamo…come dire…due entità compatibili. Ogni volta che metto piede qui, provoco solo guai. Non sono fatta per questo posto” commetò Kora caustica.

«Prima Saga, ora Kanon…Ovunque vado, porto solo dolore e sofferenza»

“Sbagli a ritenerti così…Il cavaliere di Gemini ha ritenuto opportuno comportarsi in dato modo, forse ha esitato per timore…In ogni caso, la tua reazione non è poi da biasimare…E credo che anche Kanon lo sappia…”

“E TU CHE NE SAI?! ERI FORSE PRESENTE, IERI? NO! E NEMMENO TU, LA DEA DELLA VERITÀ, DELLA GIUSTIZIA, TI SEI PRESA LA BRIGA DI DIRMI COME STAVANO I FATTI!”

Saori alzò una mano per calmarla:”Non te l’ho detto perché non mi è concesso rivelare i sentimenti ed i pensieri altrui…”

“COSÍ NON L’AVREI MAI SAPUTO, VERO? E la povera, ingenua custode del sigillo se ne sarebbe stata buona e tranquilla a collaborare con ed in favore del Santuario! No grazie! E adesso che voglio andarmene, me lo impedisci. Xaria fa proprio gola a tutti”

L’amazzone si alzò in piedi, decisa a mettere quanta più distanza possibile fra sé e quella donna.

Non aveva capito niente. Cosa voleva saperne quella di lei e Kanon? Che ne sapeva di Saga? Nulla!

E ora si permetteva anche di fare la moralista da quattro soldi? Alla malora!

“Non sono venuta qui solo per per parlare di te, Kora di Lynx, ma anche della tua prossima partenza” disse improvvisamente Saori. Kora si fermò, voltandosi appena.

“Come?”

“È a Roma, giusto? Il terzo fremmento, voglio dire”

La biondina annuì in silenzio, senza riuscire a comprendere.

“Parti quando vuoi, hai carta bianca. È vero, Xaria è troppo importante per me, ma non nella maniera che pensi tu. Ho un dovere, nei confronti dell’umanità: non posso permettere che la lancia, nelle mani sbagliate, torni a macchiarsi di sangue innocente”

“Hai scordato un piccolo dettaglio, milady: come metto piede fuori di qui, gli angeli neri mi saranno di nuovo addosso”

“Non eri disposta a correre questo rischio, quando già volevi andartene?”

Kora alzò le spalle:”Lo ero. Il ciondolo è responsabilità mia, ma direi che con la tua entrata in scena la posta in tavola sia cambiata, Saori. Tu non giochi mai a Poker, vero? Probabilmente sarai abituata a giochi più altolocati…Bridge, Burraco, Macchiavelli, Canasta…”

Saori sembrò valutare attentamente la risposta:”Roulette. Divertente ed imprevedibile. Io sono negata con le carte… In ogni caso, mi sembra sciocco giocarci un’oggetto così importante…Che cosa proponi?”

L’amazzone annuì con un sorriso:”Facciamo così. Io ritrovo Xaria, ammesso che ci sia davvero. La porto qui al Santuario, anche perché non saprei cosa farmene e Demetra…Lei da troppo tempo non si cura degli affari dei mortali. Quanto a te, Atena, dovrai assumerti la responsabilità di sigillarla ab aeternam. Che venga dimenticata per sempre, che nessuno la nomini più, che non venga più cercata. La mia proposta, nei termini del Poker, si chiama all-in, mi gioco tutto. E, in questo caso, io sono la vostra unica e dannatissima scala reale necessaria per vincere. Ma alle mie condizioni” concluse la ragazza, tendendo la mano con uno slancio,a suggello del patto.

Vi fu un lungo silenzio. Poi, con lentezza, quasi volesse metterci tutta la grazia possibile anche in quel gesto, Saori strinse la propria mano guantata in quella di Kora.

“A Roma troverai due cavalieri d’oro che ti prenderanno in consegna e a cui verrà affidata la tua incolumità, per tutta la durata della tua missione…”

“Atena, ho già un saint che mi protegge”

«Ammesso che mi voglia ancora»

La dea inarcò un sopracciglio:”La posta sul tavolo è cambiata, anche per questo?”

“No, milady. Semplicemente, dubito che un altro chiunque dei tuoi cavalieri sarebbe disposto a tirarmi fuori dai guai”

La ragazza scostò le fronde del salice e, con un breve cenno di saluto, si allontanò.

Aveva messo in chiaro i fatti con il Santuario e Saori.

Ora, doveva solo trovare il coraggio di chiarirsi con Kanon. E la questione, non era risolvibile con le banali regole del poker…

 

Le onde calme s’infrangevano sul bagnasciuga, accompagnate dal monotono mormorio della risacca.

Il sole rosseggiava infuocato, infiammando il filo dell’orizzonte, tingendo di riflessi scarlatti le mura della vecchia torre diroccata sul promontorio.

Il mare, insieme alla pioggia e al vento, aveva già cancellato i segni dello scontro titanico del giorno prima.

Seduto su una roccia che spuntava dalla sabbia dorata, Kanon scrutava l’acqua scura che si agitava placida poco distante. Odiava il mare, per tutto quello che gli aveva causato, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di fissare i riflessi della luce sull’acqua, ascoltarne in respiro. Due antichi nemici che si studiano in rispettoso silenzio.

Si era rifugiato lì dopo essersi recato di nuovo alla Prima. Aveva incontrato Mu, e avevano parlato, quasi come due amici…Per quanto lui fosse ancora restio a considerare amici propri gli altri saints.

Avevano parlato, o meglio, Mu l’aveva fatto. Aveva parlato di Kora, e solo così era riuscito a capire, a malapena in parte, quanto fosse stato importante suo fratello per lei.

«Kora…»

“Guarda chi si vede! Credevo che ti avessero rispedito a calci a Sunion, dopo lo spettacolo di ieri”

“Già, ma probabilmente nemmeno là lo vogliono!”

Un sospiro stanco uscì dalle sue labbra: non aveva voglia di arrabbiarsi con quei dementi.

Una combriccola di soldati semplici, una decina in tutto, degni compagni di quei tre idioti che il giorno prima avevano scatenato tutto il putiferio.

«Bastardi»

“Fai finta di non sentire, infame?”

“Ammettilo, ci ammazzeresti tutti…Ma è più comodo nascondersi dietro alle gonne della Kido…”

«Dei del cielo, ma questa feccia da dov’è che la ripescano, e perché se la tengono qui al Santuario?» pensò il ragazzo, esercitando un supremo sforzo per controllarsi.

Li avrebbe uccisi tutti, uno ad uno, certo. Spezzando loro il collo. O magari, tutti direttamente, con un Galaxian Explosion. O perché no, un Golden Triangle…

«Ma a cosa servirebbe? Ne varrebbe la pena?»

“Vedo che sei sordo…Quando qualcuno ti parla, è cortesia ascoltare e rispondere!” esclamò un soldato, colpendo la sabbia con un calcio e scagliandogliela in faccia.

Kanon si ripulì il viso. “Tutto qui? Che gran discorso, le mie congratulazioni”

“Fottuto bastardo, adesso vedi!” gridò furente lo stesso soldato, estraendo una daga, trattenuto all’ultimo da un suo compagno.

“Che fai, vuoi morire?! È un Gold Saint!”

“Lasciami idiota! Questo qui non attaccherà, non si difenderà nemmeno. Possiamo divertirci senza problemi! Non parlerà. Tanto nessuno gli crederebbe! Quindi…AARGH!”

La guardia si porto immediatamente una mano alla tempia, dov’era apparso un enorme ematoma rosso, in corrispondenza di dove un sasso l’aveva appena colpito. Iniziò a strepitare come un ossesso.

“CHI HA OSATO, CHI HA OSATO!”

“Quanto casino. I tuoi strilli sgraziati deturpano la quiete di questo luogo”

Una voce. Quella voce. La sua.

Kanon si voltò di scatto.

In piedi sulla scala intagliata nella roccia che discendeva dal sentiero sino alla spiaggia, c’era Kora, i capelli d’oro fluttuanti nella brezza, un sorrisetto sulle labbra e due pietre che faceva saltellare in mano. Senza la solita masamune a cingerle il fianco, od i pugnali sai nei gambali.

“Maledetta mocciosa, di che t’impicci?! Avrai anche la tua razione, dopo!” esclamò il soldato, fra le risate lascive dei compari.

Errore.

Una folata di vento e l’amazzone, con felina destrezza, apparve in mezzo a loro. Con un braccio cinse il collo della guardia dalle spalle, mentre la mano agguantò i capelli sulla nuca. Una trazione dolorosa.

“Offerta allettante, ma non mi è gradita la compagnia. Ora, vi dispiacerebbe levarvi dai piedi di vostra spontanea volontà, o avete bisogno che vi prenda a calci fino alla strada?” sussurrò con voce melliflua, intesa da tutti. Aumentò la stretta sui capelli del soldato, che gemette forte.

Alcune guardie mossero qualche passo incerto.

“D’accordo, forse non sono stata sufficientemente chiara. Se lui –ed indicò con un cenno Kanon- non vi ha preso a calci in culo, beh, ritenetevi fortunati, è più gentile del solito. Io però non ho la sua pazienza. O sgombrate, e la smettete una volta per tutte di rompere, o vi vengo a prendere uno per uno. E a quel punto desidererete di non essere mai nati, potete contarci”

Un mormorio proccupato.

“ALLORA?!”

E di colpo, corsero via tutti in preda al panico, compreso il soldato che teneva bloccato. Lo lasciò andare con uno spintone che lo mandò a ruzzolare nella sabbia polverosa, prima di rialzarsi e fuggire con la coda fra le gambe.

“Sempre detto io, che un po’ di savoir-faire non guasta mai” commentò Kora, sistemandosi la maglietta. “Certo che non demordono mai…sono proprio rompicoglioni fino all’osso” aggiunse, lasciandosi cadere nella sabbia soffice. A meno di un metro era seduto Kanon.

Non vi fu una parola, da parte del ragazzo.

La biondina sospirò, restando in silenzio, lo sguardo sui riflessi infuocati del sole nell’acqua.

Cosa l’avesse spinta a cercarlo lì, nemmeno lei lo sapeva e, ora che l’aveva trovato, non sapeva come comportarsi.

Altro sospiro, per prendere coraggio, come un paracadutista che si prepara al salto nel vuoto.

“Io…io…io avevo pensato ad un discorso da fare adesso…Ma non me lo ricordo. Perché ci sono momenti in cui ti rendi conto quanto le parole siano superficiali ed inutili, quando hai da esprimere la confusione che senti dentro. Lo so, sto dicendo un mucchio d’idiozie, e tu magari nemmeno hai l’intenzione di ascoltarmi, e ne avresti ogni sacrosanta ragione…”

Kora tacque, incapace di proseguire oltre. Non un segno di variazione del suo cosmo, ma era sicura di avere lo sguardo di Kanon su di sé, la sua attenzione concentrara su ogni suo più lieve respiro.

E lei non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.

“Parla” disse d’improvviso la sua voce, facendola trasalire. “Per favore” aggiunse poi, in un sussurro.

Lentamente, la ragazza riprese. Le parole venivano da sé, come se nemmeno fosse la sua bocca a pronunciarle, ma direttamente il suo cuore.

“Ieri…Sono stata una vera idiota. Mi sono comportata da egoista, ho pensato solo a me stessa, e ho sragionato completamente, ho rischiato di farti male… Me ne sono fregata di tutto e di tutti, non mi sono nemmeno curata di…ascoltarti…E adesso con quale pretesa oso parlarti, per chiederti di venire a Roma con me, per la missione…Come posso biasimarti se ora tu non voglia più nemmeno avere tra i piedi na cretina egoista come me…Come…”

Ammutolì, quando sentì un braccio passarle attorno alle spalle e, un attimo dopo, il suo fianco contro il torace di Kanon e la testa appoggiata alla sua spalla, stretta dalle sue braccia.

“Non serve che tu dica altro, non ce n’è bisogno. Mi dispiace Kora…Se ti avessi detto tutto prima…Se ne avessi avuto il coraggio…Ci sono cose del mio passato che non posso cancellare. Colpe, macchie indelebili. Perdonami, se puoi” mormorò Kanon, posando una guancia sui capelli dorati, passando le dita fra quelle ciocche di seta.

Stettero a lungo in silenzio, senza muoversi, ascoltando l’uno il respiro dell’altra.

“Dove hai detto che si va?” chiese d’improvviso Kanon.

“A Roma”

“Doko ti ha permesso di uscire dal Santuario e continuare la ricerca?” domandò stupito il saint.

Kora scosse lievemente la testa:”Ma che Doko…Io quando ho una questione da risolvere vado alla sorgente, non dallo zerbinetto di turno” disse, con un sorrisino eloquente.

“Hai parlato…con Atena?”

“Oserei dire sì, madama aveva tutto l’interesse di starmi a sentire. Rispondo direttamente a lei, ora. Anzi, rispondiamo entrambi a lei, perché ci sei dentro anche tu in questa faccenda”

Kanon le prese il delicatamente il mento con una mano, costringendola a voltare la testa ed a guardarlo negli occhi. Occhi che riflettevano il mare.

“Sei sicura di ciò che dici? Sei certa di potere…di voler fidarti ancora di me, Kora? Io non mi fido di me stesso” mormorò in un sussurro.

La ragazza lo guardò a lungo, prima che un sorriso si disegnasse sulle sue labbra.

“Dove lo trovo un altro fuori di testa disposto a sopportate i miei problemi esistenziali? O meglio…Sarei capace di volere qualcun altro?”

Kanon rise, e con una mano le scompigliò i capelli:”Sono onorato di riassumermi l’incarico…È sempre stato il mio sogno, fare il babysitter”

Kora gli assestò una gomitata nelle costole.

“La solita manesca! Stai ferma che ne ho già prese a sufficienza ieri!”

“Hai ragione –disse lei divertita- Ma, sai come si dice. Ieri era ieri. Oggi, è un altro giorno”

Kanon la guardò ridere, negli occhi la luce danzante del tramonto. L’aveva perdonato.

“Torniamo al Santuario, amazzone. Ci aspetta un viaggio da riprendere”

 

E Mizar c’è! È tornata, in direttura d’arrivo con gli esami di Maturità, di cui ora manca solo l’orale. È stata assente per un po’, ha ritrovato l’ispirazione. E ringrazia tutte le persone che l’hanno aspettata.

Grazie mille, dal cuore.

Mizar*89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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