Come in una favola

di KrisJay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come in una favola - Prologo

Prologo

 
 

C’era una volta, nella Francia di tanti anni fa, una piccola bambina che si chiamava Isabella.
Isabella ed il suo papà, il conte Charles Swan, vivevano in un bellissimo palazzo di campagna circondato da un immenso giardino. Il conte voleva molto bene alla sua bambina e dopo la prematura morte della moglie si ritrovò a crescerla da solo, non facendole mai mancare nulla. Alcune volte era costretto ad assentarsi per i suoi viaggi e lasciava Isabella alle domestiche del palazzo, che volevano bene alla bambina come se fossero una parte di loro.
Un giorno, di ritorno dal suo ultimo viaggio, il conte annunciò di aver trovato una nuova moglie. La nuova contessa Swan si chiamava Ludmilla ed aveva due figlie, Jessica ed Angela, nate dal suo precedente matrimonio.
La felicità portata dalle nuove nozze non durò molto perché il conte morì prematuramente dopo pochissimo tempo, lasciando tutti i suoi averi in eredità alla sua unica bambina.. ma solo dopo che fosse diventata adulta. Prima di quel momento sarebbe stata Ludmilla la proprietaria dei beni.
Ludmilla approfittò subito della situazione e costrinse Isabella a lavorare nel palazzo insieme alle serve ed ai domestici, nonostante il suo titolo nobiliare, e continuò a farlo per dieci lunghi anni, fino a quando un uomo non entrò a far parte della sua vita..
 
 
 

 
 

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Buonasera a tutti! Se state leggendo queste note, vuol dire che siete sopravvissuti alla schifezza che ho chiamato ingiustamente ‘prologo’.. se è così, vi ringrazio! ^^’
Da quello che si è potuto capire è l’inizio di una mia nuova storia.. è simile alla favola di Cenerentola, ma le cose più andranno avanti e più saranno diverse :)
Ho qualche capitolo già scritto e spero di poterlo pubblicare presto.
Un bacio e.. fatemi sapere cosa ne pensate! :) KrisC

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Come in una favola - Capitolo1

Capitolo primo

 
 

Il canto del gallo mi distolse dal sonno, facendomi svegliare. La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi fu il tavolo della cucina, e allora capii che ancora una volta il sonno mi aveva rapito prima che potessi raggiungere la mia stanza; infatti, ero ancora davanti al caminetto.
Richiusi gli occhi e mi stirai, cercando di scacciare le ultime tracce di sonno. Quando mi sentii un po’ più sveglia, mi alzai dal pavimento che per quella notte era stato il mio letto e andai alla finestra, dalla quale entrava la timida luce dell’alba.
I primi raggi di sole illuminavano il palazzo e i giardini che lo circondavano, rendendo il paesaggio un po’ più magico rispetto al solito. Sospirai e appoggiai la testa sulle braccia, continuando a guardare i raggi solari diventare sempre più chiari.
Mi piaceva un sacco guardare l’alba, era uno dei pochi momenti in cui potevo stare in pace con me stessa, e dove potevo essere libera di pensare a quello che volevo senza essere disturbata.
-Bella!- esclamò una voce alle mie spalle.
Sorpresa, mi voltai verso il punto in cui avevo sentito provenire la voce e vidi che si trattava di Giselle, una delle domestiche che lavoravano insieme a me.
-Buongiorno Giselle- la salutai, sorridendole.
-Padroncina, cosa ci fa qui a quest’ora? Poteva dormire almeno qualche altra ora..- mi chiese avvicinandosi.
Giselle, così come gli altri domestici della casa, continuava a parlarmi come se fossi la padrona del palazzo, ma la cosa non era più così da parecchio tempo ormai. Adesso la padrona di tutto era Ludmilla, e la cosa sarebbe andata avanti ancora per parecchio tempo..
Probabilmente per sempre.
-Veramente mi sono svegliata da poco, e mi trovavo già qui..- ammisi.
Giselle mi guardò bonariamente. -Avete di nuovo dormito davanti al caminetto? È già la terza volta questa settimana!-
-Lo so, ma stavo leggendo e devo essermi addormentata. Non ricordo bene..- le spiegai. Guardai verso il caminetto e vidi che lì accanto c’era un vecchio libro, proprio come avevo detto.
-Ah lasciamo stare! Credo proprio che questa cosa non cambierà mai!- esclamò la donna, voltandosi verso la credenza.
Giselle mi conosceva praticamente da quando ero nata, sapeva tutto di me e mi voleva bene come se fossi sua figlia. Quando mio padre morì e Ludmilla mi costrinse a lavorare per lei, mi restò vicino e mi aiutò a superare tutte le nuove difficoltà che quella situazione comportava. Alcune volte mi era venuto spontaneo persino chiamarla mamma; in certe situazioni sembrava proprio una figura materna, molto più di Ludmilla che aveva occhi solo per le sue due figlie, che erano anche le mie sorellastre.
Cominciai ad aiutare Giselle con la colazione ed eravamo impegnate ad impastare il pane per il pranzo quando in cucina entrò Margaret, l’altra domestica.
-Giselle, Bella- disse salutandoci. Dopo qualche secondo si voltò di nuovo verso di noi, cominciando a fissarmi. -Hai di nuovo dormito qui, tu- affermò convinta, puntandomi un dito contro.
-Non ti si può nascondere niente, eh?- domandai scherzando. Margaret mi sorrise e Giselle scoppiò a ridere.
-Margaret, cara, credo che questa cosa se la porterà dietro in eterno!-
-Oh, lo credo anch’io- Margaret mi si avvicinò e mi fece togliere le mani dall’impasto. -Cara, qui ci pensiamo noi. Non ti devi disturbare tanto.-
-Siete sicure? Perché posso aiutarvi! Mi piace farlo..- dissi, guardando le due donne in faccia.
-Lo sappiamo, Bella, però.. c’è Jacob che ha bisogno di una mano in giardino, e mi ha chiesto di dirtelo- mi spiegò Margaret.
Sorrisi. -Davvero? E cosa devo fare insieme a lui?-
-Lo vedrai quando sarai lì- Giselle mi sorrise e mi fece un cenno verso la porta. -Dai, corri che ti sta aspettando!-
Uscii velocemente dalla porta secondaria che si trovava in cucina dopo essermi lavata le mani, e dopo averle salutate cominciai a correre, cercando di sbrigarmi per arrivare da Jacob in tempo. Ero curiosa di sapere cosa doveva fare di così importante da dovermi chiamare.
Mi fermai solo quando raggiunsi la rimessa degli attrezzi, dove sapevo che ci avrei trovato sempre qualcuno e dove magari potevo chiedere informazioni su dove si trovasse il mio amico. Quando aprii la porta, infatti, ci trovai Paul, lo stalliere.
-Ciao Paul- lo salutai.
Paul, che era di spalle, sentendo la mia voce si voltò e mi sorrise.
-Ehi Bella, che piacere vederti!- disse. -Non ti si vede molto spesso qui..-
-C’è sempre qualcosa da fare su, sai- risposi. -Margaret ha detto che Jacob mi sta cercando.. sai per caso dove posso trovarlo?-
-Cerchi Jake?- mi domandò. -Se non sbaglio dovrebbe essere al roseto, quello che si trova accanto al cortile.. hai presente?-
-Sì, ho capito.. grazie Paul!- mi avvicinai a lui e, alzandomi in punta di piedi, gli schioccai un bacio sulla guancia.
-Di niente! Però la prossima che devi fare una cosa del genere- disse, riferendosi al mio gesto -assicurati che Rachel non sia nei dintorni, altrimenti mi fa fuori!-
Risi. Rachel era la moglie di Paul, ed era anche la sorella di Jacob. Lei e Paul si erano sposati due anni prima, ed adesso erano in attesa del loro primo figlio. Ero davvero felice per loro.. erano davvero una bellissima coppia, e si amavano davvero molto.
-Non pensi di esagerare? Rachel non mi sembra così cattiva..-
-Devi vederla adesso, la gravidanza le fa uno strano effetto- mi spiegò lui allegramente.
-Io allora vado, salutami Rachel, non te ne dimenticare!- dissi avvicinandomi all’uscita.
-Non ti preoccupare, lo farò.-
Una volta fuori dalla rimessa ripresi a correre, dirigendomi verso il cortile dove Ludmilla e le sue figlie passavano il tempo durante le belle giornate. In poco tempo arrivai a destinazione e scorsi Jacob, in ginocchio, impegnato a fare chissà che cosa. Lo raggiunsi in silenzio e mi misi dietro le sue spalle.
-Scusi signore, ha per caso visto il mio amico?- domandai, facendo finta di non conoscerlo.
Lui si voltò verso di me e mi sorrise, posando a terra gli attrezzi con cui era impegnato fino a pochi istanti prima.
-Ti diverti a fare finta di non conoscermi?- mi domandò alzando un sopracciglio. Sembrava irritato, ma il sorriso che aveva sul viso e i suoi occhi scuri, che sembravano sorridere, lo tradivano.
-Eccome se mi diverto! E lo fai anche tu- mi inginocchiai al suo fianco e lo guardai in faccia, sfidandolo con lo sguardo.
Distolse lo sguardo quasi subito, scoppiando a ridere.
-Sei incredibile- disse tra le risate.
-Sono anche quella che da piccola ti batteva alla lotta nel fango!- esclamai, ricordando le migliaia di lotte che facevamo insieme da bambini.
Jacob mi guardò, facendo una smorfia con la bocca. -Devi proprio tirare fuori questi discorsi?-
-È divertente- mi difesi.
-Per te, forse, ma non per me. È umiliante!-
-Dai Jake, non te la prendere! Se ci provassimo adesso, tu mi batteresti sicuramente- gli dissi. Le mie parole lo fecero ridere.
-Su questo non ci piove, ma sono curioso di tentare. La sfida è aperta- disse porgendomi la mano.
-D’accordo- afferrai la sua mano e la strinsi, suggellando la promessa.
-Allora, mi spieghi per cosa ti servo oggi? Margaret ha detto che mi stavi cercando- dissi scacciando l’argomento di prima.
-Ah, è vero- disse lui, ricordando all’improvviso. -Stavo pensando di tagliare le rose fiorite, in modo da lasciar spazio per le altre che devono ancora sbocciare. Lo vuoi fare tu?-
Sgranai gli occhi. -Davvero lo posso fare?-
-Certo. Basta che non tagli l’intera pianta..-
-Ah ah. Divertente- dissi, facendo l’offesa.
-Dai Bella, scherzo! Conoscendoti, sono più preoccupato per il fatto che ti mozzi un dito!-
Gli diedi uno schiaffo sul braccio, facendolo scoppiare a ridere. -La vuoi smettere di prendermi in giro?-
-Non è mica colpa mia se sei un po’.. come dire.. distratta.-
Lo guardai male, poi allungai una mano. -Fammi vedere come devo fare, e smettila!-
Jacob, continuando a ridere di me, si alzò da terra ed io lo imitai dopo qualche istante. Mi mostrò il lavoro che dovevo fare e mi osservò fare i primi tentativi.
-Perfetto, allora posso lasciarti da sola. Se hai bisogno di qualcosa, fammi un fischio e arriverò subito.-
-Non ce ne sarà bisogno, te l’assicuro- dissi sicura di quello che dicevo.
-D’accordo. Ci vediamo più tardi..- disse prima di allontanarsi.
Non appena Jake fu abbastanza lontano, mi voltai verso il roseto e osservai i vari colori che lo caratterizzavano. C’erano rose rosa, rosse, gialle, bianche, arancioni.. erano tantissime, e tutte stupende.
Le rose erano il mio fiore preferito, e forse Jacob mi aveva fatto venire lì proprio perché sapeva che mi sarebbe piaciuto stare in mezzo a tutti quei fiori. Purtroppo non ci andavo molto spesso, anzi non ci andavo quasi per niente. Avevo sempre così tante cose da fare nel palazzo ed era già tanto che mi fermassi cinque minuti per mangiare qualcosa, prima di riprendere a lavorare.
Aggiustai la presa sulle forbici da potatura prima di cominciare a tagliare le rose, non volevo fare danni e, cosa più importante di tutte secondo me, dare a Jacob l’opportunità di dire ‘Te l’avevo detto!’
Per carità, adoravo Jacob. Era il mio migliore amico e ci conoscevamo da quando eravamo dei bambini, era un po’ come avere accanto un fratello.. però quando voleva sapeva diventare fastidioso e irritante!
Scossi la testa, prendendo una rosa gialla ancora attaccata alla pianta e tagliandola, lasciandole però il gambo lungo. Jacob mi aveva spiegato di fare in quel modo perché così potevano essere messe nei vasi e sistemate poi per il palazzo. Chissà Ludmilla cosa ne pensava di quella cosa; di sicuro non era stata una sua idea, visto che in dieci anni che era qui solo in rare occasioni si erano visti dei fiori in vaso nella tenuta..
Continuai a svolgere il mio lavoro, lasciando però in ogni pianta quattro o cinque rose fiorite, in modo che così non sembrasse troppo spoglia. Quelle che tagliavo, invece, le riponevo nella cesta che Jacob mi aveva lasciato, così non facevo molta fatica per trasportarle e non rischiavo nemmeno di pungermi.
Quello era uno dei lavori che avrei fatto sempre volentieri..
 

-Non farò mai più una cosa simile!- esclamai di punto in bianco, puntando gli occhi sul fazzoletto insanguinato avvolto intorno alla mia mano.
Come Jacob aveva così ben previsto, mi ero di nuovo fatta male. Avevo passato quasi tutto il tempo concentrata e attenta sul compito che stavo svolgendo, come avevo potuto farmi male?
Scossi la testa. Ormai avevo perso totalmente le speranze nel cercare di capire come riuscissi a farmi male anche col l’oggetto più piccolo ed indifeso che esista.. in quel caso, però, di piccolo ed indifeso non c’era proprio nulla. Solo la mia povera mano, bendata ed insanguinata come non mai!
Arrancando verso la porta di servizio della cucina, tenevo nella mano buona le forbici con cui avevo attentato alla mia giovane vita mentre dall’altra parte portavo la cesta con le rose appena tagliate. Tenevo il manico della cesta nell’incavo del gomito, mai mi sarei azzardata a prenderlo in mano con tutto il male che mi faceva..
Entrai in cucina rapidamente e notai la figura di Giselle accanto al caminetto, chinata in avanti e impegnata a pelare quelle che mi sembravano patate. Poggiai la cesta sul tavolo e posai le forbici sul legno. Il rumore che ne scaturì fece alzare la testa a Giselle, che mi sorrise e riportò poi l’attenzione sulle patate.
-Bentornata cara- mi salutò allegramente. -Ti è piaciuto il lavoretto?-
Sbuffai. –Sì.. ma credo che non lo farò più!- esclamai e srotolai il fazzoletto diventato ormai rosso. -Jake ha ragione: in qualsiasi cosa che faccio riesco a procurarmi delle ferite..-
-Procurarti delle ferite?- Giselle ripeté le mie stesse parole distrattamente ed alzò di nuovo lo sguardo. I suoi occhi mi scrutarono a fondo, per poi posarsi sulla mia mano arrossata dal sangue, che reggevo con l’altra e sulla quale spiccava un bel taglio.
-Oh Madonnina!- Giselle scattò in piedi facendo cadere dalle sue mani il coltello e alcune patate, che finirono sul pavimento. Si precipitò da me e mi prese la mano infortunata tra le sue, cominciando a scrutarla. -Tesoro, guarda cosa ti sei combinata! Ti fa male?-
Negai con la testa. –Non tanto, adesso..-
Sussultai dal dolore però quando Giselle cercò di toccarla e di controllarla per vedere quanto danno mi fossi fatta.
-Mi dispiace Bella, ma credo che ti debba mettere alcuni punti.. cercherò di non farti tanto male, te lo prometto..-
Giselle mi fece sedere al tavolo e mi disse di aspettarla lì, mentre lei andava a recuperare quello che le sarebbe servito. Puntai lo sguardo sulla mia mano martoriata e all’improvviso ricordai cosa mi avesse distratto a tal punto da farmi tutto quel casino.
Dal punto in cui mi trovavo pochi minuti prima, si riusciva perfettamente a vedere da lontano la strada che portava al paese. Di solito non era molto frequentata, ci passavamo solo noi che andavamo e venivamo dal paese e qualche conoscente che passava di qui per salutare Ludmilla.
Quella mattina, però, avevo visto passare un cavallo in corsa con sopra un ragazzo. Da quella distanza non si riusciva a capire molto bene, ma dal modo di cavalcare della figura ed anche il fisico mi facevano pensare che ci fosse un giovane in sella al cavallo. Ero rimasta davvero affascinata da quella scena, e restai come imbambolata a fissare entrambi correre via.
Di conseguenza, non avevo gli occhi fissi sulle mie mani che avevano continuato a lavorare e adesso mi ritrovavo con un taglio doloroso al lato della mano.
-Sono tornata, Bella!- Giselle entrò velocemente in cucina e si avvicinò a me. Poggiò sul tavolo un paio di forbicine, del filo e degli aghi.. non appena li vidi rabbrividii.
Alzai gli occhi per vedere Giselle, che si era allontanata per bagnare un panno con un po’ d’acqua prima di sedersi al mio fianco. Mi prese la mano e tenendola ferma nella sua ci poggiò sopra il panno bagnato.
-Ahi!- sussultai per il dolore, ma fu solo per un istante.
-Scusami cara, ma devo pulire bene la ferita- mi spiegò. Continuò a passare gentilmente il panno sul taglio, in modo che potessi sentire meno dolore possibile.
-Mi devi spiegare come hai fatto..- mormorò dopo qualche istante di silenzio. Aveva finito di pulire la ferita e adesso mi sembrava meno grave di quanto pensassi.
-Mi sono distratta- sussurrai in risposta. Sentii un leggero tramestio sul tavolo e capii che stava per cominciare a ricucirmi la pelle.
Voltai il viso per evitare di vedere quella scena.
-Doveva essere qualcosa di davvero interessante per farti una ferita del genere!- commentò allegra. Subito dopo la sua frase, sentii qualcosa pungermi fastidiosamente la pelle e strinsi forte i denti.. non volevo urlare per il dolore.
-Allora, racconta, sono curiosa- mi spronò Giselle. Capii che il suo era un modo per non farmi pensare a quello che stava facendo e gliene fui davvero grata. Sapeva che non amavo molto farmi dare i punti.
-Ecco.. ho visto una persona. Stava cavalcando per la strada che porta al paese..- iniziai.
-Una persona? E chi era?- Giselle sembrava particolarmente interessata.
-Non lo so..- mi bloccai qualche secondo per far scemare il dolore che sentivo alla mano. -Non mi sembrava di conoscerla, ed ero troppo lontana per poterla riconoscere. Forse era qualcuno di passaggio.-
-Già, forse è così!- Giselle lasciò andare la mia mano e mi voltai verso di lei. Stava riprendendo tutto tra le mani e si alzò per poterle appoggiare accanto al lavello della cucina. Abbassai lo sguardo e notai tre cuciture nere che chiudevano la mia ferita.
-Grazie Giselle!- la ringraziai, stupita che avesse finito tanto in fretta.
-Di niente cara.. ma cerca di non farti più tanto male!- esclamò rivolgendomi uno sguardo divertito. Mi si avvicinò poi per avvolgere una benda bianca attorno alla mano, in modo che niente potesse andare a contatto con il taglio.
-Adesso che sei qui.. la signorina Jessica ha bisogno del tuo aiuto- mi spiegò in un sussurro.
Alzai gli occhi e li puntai sul suo viso, ancora così giovane ma solcato già da qualche piccola ruga agli angoli degli occhi.
-Per quale motivo ha bisogno di me?- chiesi, cauta. Gli unici motivi per cui mi chiamava Jessica erano quasi sempre legati alla sua ‘straordinaria bellezza’, come la chiamava lei.
-Ha detto che vuole provare qualche nuova acconciatura..-
Come sospettavo.
Sospirai e chiusi per un istante gli occhi. Quando li riaprii mi scontrai con quelli di Giselle, verdi e gentili.
-Sii carina con lei, va bene?- si raccomandò, carezzandomi i capelli.
-D’accordo- risposi. Le sorrisi e poi mi alzai, uscendo velocemente dalla cucina per raggiungere la stanza di Jessica, la mia cara e dolce sorella.
Salii rapidamente la scalinata che portava ai piani superiori del palazzo e percorsi l’ampio e luminoso corridoio. Poco distante da me c’era Margaret, impegnata a pulire e lucidare le grandi finestre che illuminavano la zona. Margaret sentì i miei passi e mi sorrise quando si accorse che ero io.
La salutai con la mano e con un mezzo sorriso per poi fermarmi davanti alla porta della camera di Jessica. Posai la mano sulla maniglia dorata della porta e presi un respiro profondo.
-Sarò gentile con lei, ma solo se lei lo sarà con me- mormorai a me stessa prima di bussare piano ed aprire la porta.
-Ah, sei tu! Ce l’hai fatta ad arrivare!- fu questo il saluto che mi riservò Jessica quando entrai in camera.
-Buongiorno Jessica, che bello vederti- sussurrai tra me, facendo attenzione che non mi sentisse.
Lasciai vagare lo sguardo per la stanza elegante fino a quando non intravidi la figura della ragazza seduta al tavolo da toeletta bianco. Jessica quel giorno indossava un abito turchese molto semplice, anche se aveva una scollatura che le lasciava ampiamente scoperte le spalle. I lunghi capelli biondi le ricadevano mossi sulla schiena fino a sfiorare il bordo dello sgabello su cui era seduta.
Si voltò verso di me e m rivolse uno sguardo stizzito.
-Che ci fai ancora lì? Vieni qui, ho bisogno del tuo aiuto!- esclamò. Tornò poi a guardarsi allo specchio e cominciò a far scivolare una lunga ciocca bionda di capelli tra le dita: era un gesto che faceva spesso quando era nervosa o in ansia per qualcosa.
Mi avvicinai a lei e mi posizionai alle sue spalle, sporgendomi verso la specchiera solo per prendere la spazzola per i capelli. Jessica seguì i miei movimenti e si soffermò con gli occhi sulla mia mano fasciata.
-Ti sei fatta di nuovo male.. spero solo che questo non rallenti il tuo lavoro!-
-Certo che no, stai tranquilla- la rassicurai, mostrandole un sorriso che di sincero aveva poco e cominciando a passare gentilmente la spazzola tra i lunghi capelli. -Allora, vogliamo cominciare?-
 
 
 
 
 
 
 
 

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Buonasera carissime! Finalmente sono riuscita a pubblicare il primissimo capitolo di questa nuova avventura.. ho avuto un po’ di paura nel farlo, ma essendo solo l’inizio forse è normale ^^’
Il capitolo di oggi ci fa vedere come Bella affronta le sue giornate, e si sono visti anche dei nuovi personaggi in aggiunta a quelli più sentiti.. Giselle e Margaret sono due personaggi che ho voluto inserire io, e saranno in qualche modo dei punti di riferimento per la nostra Bella in determinate circostante che scoprirete più avanti, nel corso della storia.
La strega cattiva.. ehm.. Ludmilla arriverà nel terzo capitolo, per adesso ho voluto lasciarla un po’ in disparte ma arriverà anche il suo turno di mettersi in mostra..
Adesso però me ne vado prima di assillarvi troppo =) ringrazio tutte le persone che hanno recensito il prologo (grazie infinite ragazze, davvero!^^) e anche chi ha già inserito la storia tra le seguite..
A presto, KrisC

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Come in una favola - Capitolo2

Buon pomeriggio ragazze! Spero che la prima settimana di scuola, per chi ha già cominciato, sia andata bene =)
Quello di oggi è un capitolo un po’ più corto del precedente, e ci sarà un cambio di Pov.. lo scoprirete leggendolo ^^.
Vi lascio e.. ci sentiamo di sotto!

 
 
 
 

Capitolo secondo

 
 

Tornai al castello che era ormai mattino inoltrato; parecchie guardie e sudditi mi avevano persino visto oltrepassare il cancello di entrata. La mia escursione notturna quella volta non doveva essere passata inosservata.. i miei genitori lo avrebbero scoperto in breve tempo, se non ne erano già stati informati.
La cosa però non mi interessava. Andare in giro di notte per me rappresentava una valvola di sfogo, il momento in cui non ero costretto ad osservare le regole di corte e l’etichetta. Era il momento in cui non ero più il principe Edward, erede al trono di Francia.. ma soltanto Edward, un semplice ragazzo di ventuno anni.
Per passare inosservato e per non essere riconosciuto durante quelle ore, indossavo anche degli abiti che mi facevano sembrare un semplice popolano. Purtroppo era difficile essere se stessi se andavi in giro con gli abiti regali..
Raggiunsi in pochissimo tempo le scuderie e fermai il cavallo, in modo che potessi scendere. Tenendolo per le redini lo condussi al suo box, dove potevo lasciarlo riposare prima di farlo uscire per la successiva passeggiata.
-Sei in ritardo- sentii dire da una voce alle mie spalle.
La ignorai, continuando ad occuparmi del mio cavallo.
-Che c’è? Adesso non rispondi più nemmeno a tuo fratello?-
Mi voltai, sospirando. Emmett, appoggiato all’entrata della scuderia, mi fissava con le braccia incrociate sul petto. Aveva indossato quella mattina degli abiti umili, più o meno come i miei, ed aveva un filo di paglia in bocca.. se non fosse stato un principe, l’avrei scambiato per un contadino.
-So di essere in ritardo.. ho avuto un contrattempo- dissi tornando a guardare il cavallo: se ne stava tranquillo dentro al suo box. Gli diedi una leggera pacca sul collo prima di chiudere gli sportelli.
-Che genere di contrattempo?- domandò mio fratello. Sentii il rumore dei suoi passi alle mie spalle e dopo qualche istante una pacca sulla spalla. -Hai incontrato qualcuno? Hai fatto a botte?-
-Ma che vai dicendo!- esclamai. -Non sono mica come te, non vado in cerca di risse..-
-Allora come mai torni a quest’ora?-
-Ho voluto concedermi un giro più lungo.. ti va bene come spiegazione?-
-A me sì- rispose con fare ovvio. -Ma vallo a dire alla mamma, vedrai che anche a lei piacerà un sacco!-
Mi rivolse un sorriso accattivante e cominciò a toccare il filo di paglia che ancora teneva tra le labbra. Mi incamminai verso l’uscita della scuderia ma prima di raggiungerla diedi una spinta ad Emmett, che non si mosse di un centimetro. Era decisamente più robusto di me, e per spostarlo avrei avuto bisogno dell’aiuto di altre due persone.. come minimo.
-Tanto non ci riuscirai mai, è inutile che ci provi!-
-Verrà il giorno in cui riuscirò a batterti, stanne certo- dissi ridacchiando, poi uscii definitivamente dalla scuderia, lasciandolo lì impalato nella sua versione da contadino.
Raggiunsi il castello correndo, stavolta però senza incontrare anima viva.. tanto mi avevano già visto quando ero tornato, quella cosa non avrebbe cambiato nulla.
Stavo salendo la seconda scalinata che mi avrebbe portato verso le mie stanze quando sentii una voce fin troppo conosciuta chiamare il mio nome a voce alta, proprio alle mie spalle.
-Edward, vieni qui immediatamente!-
Lentamente mi voltai ed incontrai il volto di mia madre, bello come sempre ma accompagnato stavolta da qualche piccola ruga di espressione.. era leggermente arrabbiata, non ci voleva molto a capirlo.
-Buongiorno madre- la salutai educatamente, prima di raggiungerla. Lei nel frattempo non aveva smesso un secondo di guardarmi severamente.
-Sei uscito un’altra volta di nascosto, e di notte per giunta!- esclamò quando le fui abbastanza vicino. -Ma che cos’hai per la testa?-
-Volevo soltanto fare un giro.. non c’è niente di male- mi giustificai. Alzai una mano e le accarezzai una guancia, ma lei la scansò dandomi uno schiaffetto sul dorso.
-Non funzionano queste cose con me, dovresti saperlo ormai!- disse esasperata, poi sul suo volto comparve un leggero sorriso. -Stai bene?- sussurrò, accarezzandomi una spalla.
-Certo, benissimo!-
Lei annuì con la testa. -Vieni dentro, io e tuo padre dobbiamo parlarti di una cosa- mi squadrò per bene, osservando gli abiti che indossavo, prima di voltarsi verso una porta aperta. -Avrai tempo più tardi per cambiarti d’abito..-
Seguii mia madre, oltrepassando la porta che si trovava lì vicino, ed insieme raggiungemmo lo studio dove mio padre passava gran parte della giornata. Lui era appoggiato con le mani alla grande scrivania dipinta d’oro, con lo sguardo basso. Quando sentì i nostri passi all’interno della stanza si voltò e mi rivolse uno sguardo sollevato.
-Ah, figliolo, sei tornato- disse, non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo.
-Credo che non ritenterà a farlo tanto presto- mia madre diede voce ad un suo pensiero, ed io chiusi la bocca che avevo aperto per rispondere a mio padre.
-D’accordo cara- dopo aver rivolto un sorriso in direzione di mia madre, mio padre si rivolse a me. -Comunque, figliolo, io e tua madre vogliamo parlarti di un argomento della massima importanza.. non possiamo più far passare altro tempo.-
-E sarebbe?- chiesi, in cerca di spiegazioni. Non mi piaceva il modo in cui dovevano parlare di alcuni argomenti, tenendomi sempre sulle spine più del dovuto.
-Come ben saprai, hai da poco compiuto ventuno anni, e noi riteniamo che per te sia arrivato il momento di.. trovarti una compagna.-
Sbarrai gli occhi a quelle parole. -In che senso? Volete che io.. io prenda moglie?-
Sapevo che prima o poi quell’argomento doveva essere affrontato, ma mai me lo sarei aspettato quel giorno.. e per di più così all’improvviso, senza un minimo di preavviso o altro.
-Abbiamo già qualche idea sulle fanciulle- disse mia madre, entrando nel discorso e mostrando così quanto quel discorso fosse importante per lei. -E sono tutte di buona famiglia e bellissime! Sono sicura che tu saprai scegliere quella che è più giusta per te..-
-Madre, padre- sussurrai prima di guardarli e preparandomi a dirgli quello che, ormai, pensavo da tempo -io non voglio un matrimonio combinato!-
I miei genitori mi guardarono sorpresi, come se li stessi prendendo in giro.
-Stai scherzando, vero figliolo?-
-No madre, non sto scherzando.-
Quella era l’unica cosa che odiavo sull’essere un erede al trono di Francia.. oltre al fatto di non poter andare in giro senza essere riconosciuto. Non riuscivo a capire come due persone potessero legarsi in matrimonio, senza conoscersi e senza, peraltro, amarsi..
Mio padre, che nel frattempo si era seduto alla scrivania, mi guardò seriamente tenendo la testa appoggiata sulle sue mani incrociate. -Edward, cerca di capire. Sei un principe, l’erede al trono di Francia ed è giusto per te trovare una compagna degna del titolo che hai. Non puoi sposarti con la prima ragazza che incontri..-
-Io non voglio sposare una donna che non amo!- esclamai guardandolo negli occhi. Possibile che non riuscivano a capire? Come potevo prendere in sposa una ragazza che conoscevo a malapena, e che molto probabilmente non avrei mai amato? Per me un matrimonio senza amore non poteva definirsi tale.
-Edward, io e tuo padre abbiamo avuto un matrimonio combinato- mi spiegò mia madre. -All’inizio non fu facile, ma con il passare del tempo abbiamo imparato a conoscerci meglio e ad apprezzarci, e siamo riusciti ad innamorarci.. vedrai che accadrà anche a te.-
-Voi siete stati fortunati, ma non sempre succede.. io non voglio rischiare- dissi sedendomi di fronte a mio padre.
-E cosa vorresti fare, allora?- mi domandò lui. -Vorrei proprio saperlo.. mi hai incuriosito.-
Abbassai la testa, cercando di trovare le parole per spiegar loro quello che volevo e che avevo intenzione di fare. Quando fui sicuro di spiegarmi bene, rialzai il volto e guardai entrambi i miei genitori.
-Datemi del tempo, quanto basta per cercare una ragazza e poterla conoscere. Se riuscirò ad innamorarmi la sposerò e la farò diventare agli occhi di tutta la Francia una principessa. Ma sarò io a sceglierla, non voi.. quindi potrebbe anche trattarsi di una ragazza non nobile.-
Mia madre mi stava guardando scandalizzata, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. -Una ragazza non nobile? Ma Edward, sai cosa stai dicendo? Non puoi prendere in sposa una semplice popolana!- esclamò portandosi una mano al petto.
-Esme, cara- mio padre si alzò in piedi e posò le sue mani sulle spalle di mia madre, cercando di calmarla. La vidi sospirare e chiudere gli occhi.
Mio padre mi guardò. -Sei sicuro delle tue parole?-
-Non sono mai stato più sicuro in tutta la mia vita.-
Lui annuì seriamente, e restò in silenzio per qualche istante prima di parlare di nuovo. -Ti diamo tre mesi, Edward. Tre mesi, non un giorno di più..-
-Ma- aggiunse mia madre, non appena papà terminò di parlare -se non riuscirai a trovare nessuno in quest’arco di tempo, noi ti troveremo una compagna che diventerà la tua futura moglie.-
-Per me va bene- risposi, sorridendo sereno.
Almeno quella parte per il momento era risolta.
-Adesso vai, e.. metti degli abiti più adatti- mia madre sospirò e si sedette su una sedia, passandosi una mano sul viso.
Dopo aver salutato i miei genitori uscii dallo studio e volai verso la scalinata. Finalmente avrei potuto scegliere io una compagna, per la prima volta nella mia vita potevo fare delle scelte liberamente senza dover prima avere il consenso dei miei genitori.
E avevo tre mesi per farlo!
A quel pensiero una domanda prese vita nella mia testa: dove avrei potuto trovare, in tre mesi, una fanciulla capace di farmi innamorare di lei?

-Finalmente ti ho trovato! Mi stavo quasi stufando di cercarti..- borbottò Emmett alle mie spalle.
Io non mi voltai, ma rimasi con lo sguardo puntato sullo specchio d’acqua blu che riempiva il lago Pavin.. uno dei posti che adoravo. Ci venivo non appena ne avevo l’opportunità, passandoci poi parecchio tempo; alcune volte mi capitava di restare lì senza fare alcunché, godendomi solo il silenzio e la pace di cui quel posto era pieno.
-Potevi farlo, sai? Non mi offendevo- dissi ad alta voce, rivolgendomi a lui.
Mi abbassai verso il terreno e raccolsi alcuni sassi piatti, rigirandoli poi tra le dita. Dopo qualche secondo, ne presi uno e lo lanciai verso la superficie dell’acqua.. il sasso rimbalzò sull’acqua per cinque volte prima di sprofondare dentro di essa.
-Non ho mai capito come fai a far rimbalzare i sassi- disse mio fratello, che si era avvicinato e che adesso si trovava al mio fianco.
-Forse perché la tua testa è troppo piccola per farci entrare queste cose..- ridacchiai e lanciai un altro sasso, ma questo a differenza del primo andò subito sott’acqua.
-Senti cocco.. solo perché ti stai per sposare non vuol dire che devi prendermi in giro!-
Mi voltai verso di lui, che aveva assunto la tipica espressione di uno che sa tutto sulle persone che lo circondano.
-Io non mi sto per sposare- dissi piccato: quelle parole, non so perché, mi davano ancora un po’ fastidio. -Ma tu, come fai a saperlo?-
Emmett prima di rispondere alla mia domanda si sedette a terra, posando poi i gomiti sulle ginocchia.
-Lì al castello tutti sanno tutto e subito, sai.. le domestiche- disse agitando una mano. -Pare che una di loro abbia sentito parlare mamma e papà.-
Mi sedetti anche io accanto a lui, passandomi stancamente una mano tra i capelli e sbuffando per quella situazione. -Bene.. perfetto! Così tra un po’ lo sapranno tutti..-
-Non stare a preoccuparti tanto! Non dirà nulla.. a meno che non desidera essere sbattuta fuori dal castello.-
-Dovresti esserci tu al posto mio.. ancora mi domando perché hai rinunciato al trono- dissi sbuffando; mi voltai per guardarlo e lo vidi sorridermi sornione.
Emmett essendo mio fratello maggiore era anche colui che avrebbe preso il posto di mio padre come Re della Francia.. ma per qualche strana ragione aveva scelto di non prendersi quella responsabilità. I miei genitori furono così costretti a nominare me futuro erede al trono, ma anche a me l’idea non piaceva molto.
C’erano molte cose che dovevo ancora imparare, e non avevo la più pallida idea di come mi sarei dovuto comportare una volta divenuto Re.. i brividi mi percorrevano la schiena ogni volta che quel pensiero si affacciava nella mia mente.
-Lo sai meglio di me, Edward.. io non sono tagliato per ricoprire un ruolo simile- mi spiegò raccogliendo un sasso. Lo guardò per qualche istante e poi lo gettò in acqua.
-Pensi che io sia più bravo di te?- domandai ironicamente.
-In un certo senso sì- la sua risposta mi sorprese. -Non ti sei lamentato quando papà ti ha detto che avresti preso il suo posto.. non sai come ho reagito io, invece! Questo già ti fa guadagnare dei punti..-
-Come potevo lamentarmi? Siamo solo noi due.. e uno di noi doveva per forza dire sì. Non avevo altra scelta.-
-Però adesso ce l’hai, a quanto ho sentito- disse sorridendo. Io inarcai un sopracciglio, non capendo dove volesse arrivare. -Sposerai davvero una ragazza.. per amore?-
Insieme a quella domanda, tornò anche il motivo che mi aveva spinto ad andare al lago. Avevo per il momento risolto la faccenda del matrimonio, ma dovevo assolutamente muovermi per poter trovare qualcuna che mi piacesse a tal punto da farmi innamorare.
-Sempre meglio di un matrimonio combinato- borbottai.
Emmett scoppiò a ridere. -Oddio, non ci credo! Alla mamma sarà venuto un infarto..-
Risi anch’io ricordando la reazione che aveva avuto la mamma alle mie parole. -In effetti, non era molto felice della cosa.-
-Sai già cosa fare?- domandò ancora. -Da dove iniziare?-
-Veramente volevo chiederlo a te.. perché io non ne ho la più pallida idea!- ammisi.
-Se dici così, la cosa si fa un po’ più complicata..- borbottò alzandosi in piedi. -Deve essere ricca? Di buona famiglia? Dammi un indizio, fratello..-
-Chiunque può andar bene, credo- cercai di aiutarlo un po’ con quella frase, ma ottenni solo un’espressione sorpresa da parte sua.
-Quando dici ‘chiunque’, intendi..-
-Ehm.. contadina, figlia del fabbro, del mugnaio..- riuscii ad elencare solo alcuni mestieri prima di venire interrotto dall’urlo di Emmett.
-Questo è il massimo! Intendi sposare una popolana?- esclamò sorridendo come se fosse appena arrivato il giorno del suo compleanno.
-È possibile, ma non del tutto sicuro.-
Nel ‘patto’ che avevo fatto con i miei genitori avevo preso in considerazione l’idea di poter prendere in sposa anche una ragazza umile, se ne fossi davvero innamorato. La cosa però sarebbe potuta anche non accadere: chissà, magari avrei incontrato una duchessa, o baronessa.. anche la figlia di un visconte, perché no..
Emmett alla mia conferma mi porse la mano ed io la presi, non capendo cosa volesse fare. Quando cominciò a stritolarla nella sua, capii che voleva solo congratularsi.. però non poteva rovinarmi le dita!
-Fratello, hai tutta la mia stima! Chissà se anche a me diranno che posso farlo, se glielo chiedo.. hanno dato il permesso a te che sei il principe ereditario, figurati se non lo daranno a me!- disse in fretta ed a voce più alta del normale.
-Ok ok Emmett.. ma lascia andare la mia mano per favore!- quasi urlai nel tentativo di liberarmi dalla presa ferrea di mio fratello.
-Oh, scusa!- lasciò in fretta la presa in modo che potessi sciogliermi un po’ le dita, leggermente indolenzite.
-Senti Edward- disse poi, portando un suo braccio intorno alle mie spalle -sarò felice di darti una mano.. non capita mica tutti i giorni un occasione del genere, eh!-
-Beh.. grazie. Anche io allora ti darò una mano..- dissi sfuggendo da quella specie di abbraccio fraterno.
-Mi aiuterai? Per fare cosa?- domandò un po’ confuso.
Mi chinai davanti a me e sorrisi senza farmi vedere prima di rimettermi in posizione eretta. Mi girai nuovamente verso di lui e gli sorrisi, mostrandogli quello che avevo tra le mani.
-Ti insegnerò a far rimbalzare i sassi sull’acqua. Sono curioso di vedere i tuoi fallimenti!-
Emmett mi guardò stizzito, e avvicinandosi velocemente mi spinse verso la riva del lago; cominciammo una specie di lotta che non durò molto, e che vide lui vincitore dopo che mi scaraventò dentro l’acqua gelida.
-Così impari!- esclamò mentre rideva, troppo divertito nel vedermi bagnato come un pulcino. Alzai in alto le mani, in segno di resa. 
-D’accordo, non lo farò più- dissi ridendo anch’io. -Mi dai una mano ad alzarmi?-
Emmett mi porse subito la mano per aiutarmi, non capendo cosa avessi intenzione di fare. Quando la afferrai, ebbi appena il tempo di fargli un sorriso prima di tirarla, in modo da fargli perdere un po’ l’equilibrio.. in pochi secondi Emmett era accanto a me, bagnato ed immerso anche lui nell’acqua.
-Chi la fa l’aspetti!- dissi rimettendomi in piedi, cominciando a camminare verso il punto in cui avevo lasciato il cavallo e lasciandomi Emmett alle spalle, ancora dentro l’acqua.
 
 
 
 
 

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Eccomi qui!
Allora, ho da dire un paio di cose: la storia è ambientata intorno al 1500-1600, e quindi i matrimoni venivano combinati dalle famiglie.. però Edward non mi sembrava il tipo da sposarsi in quella maniera, e così mi sono inventata per lui questa opzione.. spero di non aver combinato danni!
Vi ringrazio come sempre, e spero che continuiate a leggere questa storia :)
1 bacione,
KrisC

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Come in una favola - Capitolo3

Capitolo terzo
 
 

-Isabella, spero di trovare tutto perfetto al mio ritorno.- esclamò Ludmilla, la mia matrigna, passandomi davanti. Si fermò davanti al portone d’ingresso e mi scrutò, restando immobile con un cipiglio severo sul volto. -Non vorrei punirti come l’altra volta, bambina.-
Annuii, intrecciando due dita dietro la schiena. -Sarà fatto, Madame.-
Ludmilla mi rivolse ancora un occhiata prima di voltarsi verso la grande scalinata.
-Jessica, Angela! Scendete, è ora di andare!- urlò, in modo che le sue due figlie potessero sentirla.
Quel pomeriggio lei e le mie due sorellastre si sarebbero recate in paese, distante poco più di una mezz’oretta da casa. Da quel che avevo capito, dovevano acquistare alcuni abiti nuovi. Come se quelli che possedevano non fossero abbastanza.
Qualche minuto prima di uscire dalla sua stanza, Ludmilla mi aveva fatta chiamare e mi aveva elencato tutte le mansioni che io e gli altri domestici avremmo dovuto fare in loro assenza. La lista mi era da subito sembrata infinita e quando la riordinai nella mia testa capii che non saremmo mai riusciti a finire prima del loro rientro a casa.
-Madre!- una Jessica tutta trafelata e sconvolta aveva cominciato a scendere le scale, rischiando quasi di inciampare nella gonna del suo elegante vestito verde. -Madre, non riuscivo a trovare nulla da indossare! I miei vestiti sono quasi tutti da lavare!-
Ludmilla rivolse uno sguardo tenero alla figlia e le appoggiò una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
-Jessica, stai tranquilla. A questo si può rimediare in fretta..- le mormorò amorevolmente.
Si voltò verso di me e mi squadrò severamente. -Isabella, occupati dei vestiti di tua sorella. Voglio che siano pronti entro stasera, chiaro?-
-Certo, Madame- sussurrai. Guardai per un istante Jessica e la vidi sorridere vittoriosa con lo sguardo rivolto verso il mio. Si vedeva lontano chilometri che aveva fatto apposta a dire quelle cose alla madre. Vedere la madre che mi impartiva gli ordini era uno dei suoi passatempi preferiti.
-Angela- Ludmilla chiamò la sua secondogenita, che a quanto sembrava si trovava ancora nella sua stanza.
-ANGELA!- urlò Jessica. -SCENDI IMMEDIATAMENTE!-
Sospirai. Quella era una delle tante scene che si ripetevano in quella casa quasi ogni ora del giorno. Alle volte mi capitava di scommettere con Jacob su quante volte Jessica avrebbe urlato alla sorella in un giorno.
-Arrivo!- esclamò una voce dalla cima delle scale. Passò solo qualche istante e vidi la figurina esile e aggraziata di Angela raggiungerci davanti al portone. Lei non aveva nulla a che vedere con sua madre e sua sorella, era totalmente diversa.
Aveva lunghi capelli scuri, legati spesso con un nastro all’altezza della nuca e raramente lasciati liberi sulle spalle. I suoi occhi, a differenza di quelli della sorella e della madre, erano verdi e dannatamente sinceri.
Gentile, timida ed intelligente, preferiva di gran lunga nascondersi dentro la biblioteca piuttosto che restare seduta per ore ed ore davanti allo specchio a rimirarsi e a pettinarsi.
Lei era davvero la sorella con cui sarei andata d’accordo e con la quale avrei voluto condividere la passione per la lettura, se non fossi stata costretta da sua madre a lavorare per la maggior parte delle giornate.
-Ce l’hai fatta!- sua sorella le si avvicinò e le diede una manata sulla spalla, facendola barcollare. -La prossima volta, muoviti prima! Non possiamo stare sempre ad aspettarti!-
-Jessica!- la riprese Ludmilla, lanciandole un occhiataccia.
La figlia non sembrò minimamente risentita per quel richiamo; alzò il mento, impertinente, e si voltò verso il portone cominciando ad incamminarsi verso la carrozza, che aspettava davanti al viale.
-Andiamo tesoro- Ludmilla sorrise ad Angela e, prima di seguire Jessica, si rivolse a me. -Fa quello che ti ho detto, altrimenti puoi scordarti la cena..-
Annuii, abbassando lo sguardo. Ero abituata alle minacce di Ludmilla, erano ormai dieci anni che mi rifilava sempre la stessa storia. Lei, però, non sapeva dell’esistenza di quegli angeli splendidi che avevano le sembianze di Giselle e Margaret. Quando mi privava della cena, cosa accaduta diverse volte, loro due passavano di nascosto nella mia stanza e mi lasciavano qualcosa da mangiare, anche se era notte fonda.
Ludmilla uscì da casa e percorse gli stessi passi che aveva fatto Jessica pochi istanti prima. Angela, invece, era rimasta accanto a me e mi osservava tristemente. Si stringeva le mani in grembo, a disagio, e mi abbagliava completamente con quegli splendidi occhi che si ritrovava.
-Mi dispiace per come ti tratta mia madre, Bella- mormorò ad un tratto.
La guardai, facendole un accenno di sorriso. -Non fa niente, ci sono abituata..- sussurrai in risposta. -E a me mi dispiace per come ti tratta tua sorella, Angie.-
La vidi scrollare le spalle. -Ci sono abituata..- rispose, usando le mie stesse parole.
Il sorriso che spuntò sulle mie labbra in quel momento fu vero, non come quelli che alcune volte ero costretta a mostrare. Con Angela mi sentivo davvero bene, e potevo liberamente esprimermi come volevo. Per lei era la stessa cosa..
Angela si avvicinò con il viso al mio orecchio e ci sussurrò contro: -Ho lasciato un libro sulla mia scrivania. Se vuoi, puoi prenderlo in prestito.-
Battei un paio di volte le palpebre e le sorrisi, non appena si allontanò un poco. -Grazie.-
Lei non disse niente, si limitò a salutarmi con la mano ed ad uscire fuori, accompagnata dall’ennesimo urlo di Jessica che la chiamava.
Chiusi l’enorme portone nello stesso momento in cui la carrozza partì. Restai immobile per alcuni secondi prima di andare in cucina ad avvertire Giselle: prima le comunicavo il lavoro che c’era da fare e prima lo portavamo al termine.
Non volevo sentire di nuovo le urla di Ludmilla per tutta la casa.
Come avevo supposto, Giselle si trovava in cucina e parlava con Margaret e Julianne, una ragazza della mia stessa età, nipote di Margaret. Non appena mi videro mi sorrisero calorosamente e mi fecero segno di raggiungerle.
-Oh Bella, tesoro! Vieni, dobbiamo dirti una cosa..- Giselle sembrava davvero entusiasta per l’argomento di cui stavano trattando in quel momento.
Le raggiunsi in pochi rapidi passi e mi appoggiai alla spalla di Julianne. -Di cosa state parlando?-
-Del giovane che hai visto qualche giorno fa, cara- mi rispose Margaret. -Quello che correva a cavallo..-
-Oh!-
Giselle ridacchiò. -Proprio lui! E non puoi neanche immaginare di chi possa trattarsi!-
-Mamma mia Giselle, quanti misteri che crei!- Margaret riprese l’altra donna, lanciandole un occhiataccia.
-Bella, lasciale stare- mi disse Julianne, attirando la mia attenzione. -Sono ancora sorprese e non riuscirai a capirci nulla, se vanno avanti di questo passo!-
La guardai, curiosa. -Tu sai chi era?- le domandai.
-Certo che lo so! L’ho intravisto anche io quella mattina, e oggi sono riuscita a scoprire chi fosse..-
Continuai a guardarla in silenzio, nell’attesa che continuasse a parlare.
-Si tratta..- Julianne fece una pausa, aumentando ancora di più la mia curiosità -del principe, Bella. Il principe Edward!-
Aprii la bocca, sorpresa.
-Dici sul serio?-
-Ma certo che dice sul serio!- Giselle sovrastò la mia domanda con la sua voce allegra e sonante. -E poi lo hai visto anche tu, cara!-
-Ma.. io non sapevo che fosse lui!- dissi, un po’ sulla difensiva. -E non so neanche che aspetto abbia, il principe..-
-Dici che ripasserà qui?- Giselle portò di nuovo la sua attenzione su di Margaret, che se ne stava seduta accanto al caminetto e cercava di portare avanti, anche se a fatica, il suo lavoro a ricamo.
-Non lo so- borbottò quest’ultima. -Raramente esce da solo dal castello.. pare che lo tengano sott’occhio.-
-Per forza, è il principe!- Giselle sembrava davvero contenta di quella cosa. -Ho sentito dire che esce di notte, il giovanotto! Pare che eluda la sorveglianza e se ne vada in giro a cavallo.. forse quando lo hanno visto le ragazze stava ritornando dopo aver passato la notte fuori..-
-Sarà per caso innamorato?- domandò Julianne pensierosa.
Giselle e Margaret lanciarono un sospiro sognante. Mi sembrava di sentire Jessica quando narrava alla madre l’idea del suo matrimonio perfetto.
-Scusate se vi interrompo- dissi, scacciando via quel pensiero che rischiava solo di rovinarmi ulteriormente la giornata -ma Ludmilla ci ha lasciato dei compiti da svolgere, e li vuole terminati prima del suo ritorno..-
-Ancora?- Julianne sbuffò. -Cosa si è inventata adesso?-
-Lavare i tappeti, cambiare le lenzuola, le tende e lucidare i mobili. Ah, anche lavare quasi tutti gli abiti di Jessica..- elencai sbrigativamente, tralasciando le varie cose che aveva detto ma che noi avevamo già ultimato.. il giorno prima.
-Oh cielo!- Margaret saltò su dalla sedia come se si fosse appena punta con l’ago. -Julianne, cara, è meglio che ci muoviamo se dobbiamo pulire i tappeti!-
-Sì, zia- Julianne si alzò subito alle parole della zia e la seguì fuori dalla cucina.
-Io vado a prendere gli abiti di Jessica- annunciai a Giselle, ancora seduta al tavolo.
-No, ma che dici!- si alzò e si avvicinò a me, accarezzandomi il viso. -Ludmilla e le altre non ci sono, e noi ce la caviamo anche da sole. Vai a fare una passeggiata, riposati un po’.. non lo sapranno mai.-
-Ma..-
-Niente ma!- Giselle mi tappò la bocca con un dito. -Va e non tornare prima di cena! A Ludmilla dirò che sei con Jacob a sistemare l’orto.. non ti verrà a cercare..-
L’idea di poter passare il pomeriggio lontana dal lavoro mi piaceva, ma non volevo caricarle di tutte quelle faccende. Un occhiata particolarmente raggelante di Giselle mi fece indietreggiare verso la porta e, di conseguenza, uscire dalla cucina.
Lentamente mi incamminai verso l’ingresso, e altrettanto lentamente cominciai a salire la scalinata. Senza saper bene cosa fare, andai nella stanza di Angela e presi tra le mani il libro che aveva lasciato affinché potessi leggerlo.
E un idea prese vita nella mia testa.
 

Davanti a me, il lago Pavin si mostrava in tutta la sua bellezza. Era uno dei posti che più preferivo quando cercavo un po’ di tranquillità o, come in quella situazione, quando volevo leggere in pace approfittando dell’assenza di Ludmilla e delle mie sorellastre.
Continuai a guardare la superficie blu del lago, circondato tutt’intorno da alti alberi verdi e robusti. Ogni volta che andavo lì mi sembrava di trovarmi in una favola, in una di quelle che mi raccontava sempre mio padre e che non sentivo da ormai troppo tempo.
Appoggiai la schiena al tronco di un albero e lentamente mi feci scivolare fino al suolo, sospirando. Chiusi gli occhi e restai per un po’ immobile in quella posizione, godendomi il silenzio che c’era in quel luogo e il profumo intenso di bosco che si sentiva tutt’intorno..
Quello era davvero un posto magico.
Riaprii gli occhi, decisa a cominciare la mia lettura, ma venni distratta da una figura che, immobile di fronte a me, mi fissava insistentemente.
-AAAAAAH!- urlai a pieni polmoni, appiattendomi contro il tronco robusto della pianta. Urlai così forte da far arretrare persino il ragazzo che avevo davanti; mise un piede in fallo e cadde al suolo di schiena, gemendo.
-Oddio!- impaurita dalla caduta del ragazzo, mi alzai velocemente e gli corsi accanto. Mi chinai sul suo viso e notai che respirava velocemente, ad occhi chiusi.
-Oddio, Oddio! Scusami, mi dispiace tanto!- esclamai, passandomi una mano tra i capelli nervosamente.. non sapevo cosa fare!
Cominciai a sentire il respiro farsi sempre più accelerato e più lui non dava cenno di risposta, più io venivo presa dal panico.  E se si fosse fatto male? Male sul serio? E se avesse battuto la testa? Mille domande vagavano nel mio cervello, e non sapevo dargli nemmeno una risposta.
All’improvviso lo vidi aprire gli occhi, e il respiro mi si mozzò completamente quando notai due gemme azzurre scrutarmi intensamente. Restai imbambolata a fissare quelle pozze così chiare e al tempo stesso scure, simili al colore del lago che adoravo così tanto..
-Stai bene?- sussurrai infine, quando riuscii a trovare l’aria per poterlo fare.
Il giovane batté un paio di volte le palpebre, poi mi sorrise a labbra strette. Solo una parte delle labbra si era incurvata però, rendendo quel sorriso leggermente storto ma ugualmente bello.
-Mai stato meglio- sussurrò. Richiuse gli occhi e poi li riaprì, rialzandosi con la schiena e mettendosi seduto.
Io me ne stavo ancora inginocchiata accanto a lui, con una mano posata sulla sua spalla. Non mi ero accorta di averlo fatto, e quando vidi lo sguardo del giovane posarsi sulle mie dita la scostai velocemente.
All’improvviso mi sentii terribilmente a disagio, e imbarazzata abbassai il viso velocemente, sentendo già le guance scaldarsi e diventare sicuramente rosse.
Il ragazzo accanto a me si mosse leggermente, vidi perfettamente la sua mano spostarsi e posarsi sul suo ginocchio. Poi, d’un tratto, sentii le sue dita accarezzarmi una guancia. A quel gesto feci due cose contemporaneamente: scattai all’indietro e alzai il viso per poterlo guardare.
Lui mi fissava stupito con la mano ancora alzata a mezz’aria, ferma nello stesso punto in cui mi trovavo io qualche secondo prima. La riabbassò leggermente e prese un profondo respiro.
-Scusami. Non ti volevo spaventare..- mormorò senza smettere di guardarmi.
Sorpresa dalle sue parole, cercai di rilassarmi e di regolare il battito del mio cuore; aveva cominciato a battere più velocemente di punto in bianco, senza sapere bene il motivo. Era la presenza di questo ragazzo a me sconosciuto la causa, forse?
-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Guardai con insistenza la sua mano, e poi fissai il suo volto. Lui continuava a sorridermi tranquillamente, e non sembrava avere cattive intenzioni. Sembrava un bravo ragazzo, e forse fu quel suo sorriso a convincermi di quella cosa.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
Sgranai gli occhi. Quello era il primo baciamano che ricevevo.. e per di più da un perfetto estraneo! Chissà cosa avrebbe detto Giselle.. conoscendola, avrebbe continuato a chiedere particolari su particolari, romantica e insistente com’era.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella- disse il giovane a pochi millimetri dalla mia mano. Alzò lo sguardo e puntò i suoi stupendi occhi nei miei. -E avete anche uno splendido nome, se posso dirlo. Vi rispecchia alla perfezione.-
Arrossi a quelle parole. Mai mi era capitato di incontrare una persona così dolce, e gentile.. forse però, pensandoci, solo una..
Mio padre.
Inghiottii un fiotto di saliva e presi un respiro profondo. -Qual è, invece, il vostro nome?- domandai incerta. -Voi sapete il mio, ma adesso io non so il vostro..-
Chiuse gli occhi per un istante, e quando li riaprì mi sembrarono ancora più luminosi di prima.
-Scusate, sono imperdonabile- mormorò imbarazzato. -Ma rimedio subito. Io mi chiamo Edward..-
Edward.
Quel nome mi fece ricordare una persona. Una persona che solo fino a poco tempo prima era sulla bocca di Giselle e delle altre.. il principe.
Stavo per caso tenendo la mia mano tra quella del principe?
Stavo per caso fissando negli occhi il principe?
Erano per caso la stessa persona?
Mi diedi subito della sciocca.. ma certo che non erano la stessa persona! In quel momento il principe si trovava sicuramente al palazzo reale, proprio come aveva detto Margaret a Giselle. E poi, il ragazzo che avevo di fronte indossava degli abiti semplici e pratici.. dubitavo che un principe andasse in giro vestito in quella maniera.
No, l’Edward che avevo davanti agli occhi veniva sicuramente dal paese, forse era il figlio di qualche buon lavoratore. Sì, doveva essere per forza così..
-Sei pensierosa- disse Edward notando il mio silenzio. La sua voce, sommata alle carezze che il suo pollice compiva sulla mia pelle, mi fecero riportare l’attenzione su di lui, e sul suo viso.
-Oh- mormorai. -Scusami..-
Lo vidi abbassare lo sguardo e nello stesso istante il suono della sua risata giunse alle mie orecchie. Scosse piano la testa, prima di rialzarla.
-Sei dolce- constatò, fissandomi.
Ridacchiai, un po’ intimidita.
-Grazie- sussurrai. Mi grattai la nuca, un po’ a disagio per tutte le sue attenzioni. Riabbassai la mano e gli sorrisi. -Sei davvero gentile..-
Non rispose, si limitò a sorridermi ed a guardarmi. Lasciò la presa sulla mia mano e si spostò, mettendosi al mio fianco. Mi voltai verso di lui e per parecchio tempo restammo fermi, ascoltando i rumori della natura intorno a noi e non smettendo di guardarci negli occhi.
-Cosa fai qui, tutta sola?- domandò improvvisamente. -Le belle fanciulle come te non dovrebbero andare in giro da sole..-
Ridacchiai per la sua frase. -Abito poco lontano da qui- gli spiegai. -Non avevo nulla da fare e cercavo un po’ di pace per poter leggere.. così sono venuta qui..-
-E ci vieni spesso?-
-Ogni volta che ne ho l’opportunità..- dissi sincera.
Lui annuì con la testa, silenzioso.
-Cosa stavi leggendo?- domandò ancora, osservando il libro che mi ero poggiata in grembo.
-Veramente, non lo so- mormorai. -Stavo per cominciare ma..-
-Sei stata interrotta- aggiunse lui, continuando la mia frase.
Annuii, divertita più o meno come lui. Edward sul viso aveva stampato un sorriso che dubitavo sarebbe sparito tanto facilmente.
Continuammo a parlare per parecchio tempo, e più sentivo il suono della sua voce più ne volevo. Stavo davvero bene in sua compagnia, quasi come quando mi trovavo con Jake. Sembrava che ci conoscessimo da tantissimo tempo, e non soltanto da poche ore.
Sentivo che con Edward poteva nascere una bella amicizia, se fossimo riusciti ad incontrarci ancora..
-È quasi il tramonto- borbottò Edward ad un tratto.
Io, troppo presa a stringermi le ginocchia tra le braccia e ad osservarlo, non capii subito cosa avesse detto.
Quando riuscii a comprendere le sue parole, scattai in piedi velocemente ed un gemito di terrore mi uscì dalle labbra.
-Oh, no!- sussurrai preoccupata. -Ludmilla ormai sarà già ritornata..-
-Che succede?- Edward mi fu subito vicino, sentii la sua mano gentile e leggera posarsi sulla mia spalla ed io rabbrividii a quel contatto.
Non gli risposi, mi limitai a recuperare il libro di Angela da terra e mi allontanai velocemente da lui. Mi dispiaceva comportarmi in quel modo, ma davvero non potevo più sprecare altro tempo. Se Ludmilla scopriva che non ero in casa, per me erano guai.. guai seri.
-Aspetta!- sentii i passi di Edward alle mie spalle e cercai di correre più velocemente, ma non ci riuscii. Mi raggiunse dopo pochi metri e bloccò la mia corsa afferrandomi per un polso.
-Edward..- sussurrai. -Ti prego, devo tornare a casa.. si è fatto tardi!- lo supplicai.
Alzai il viso fino ad incontrare il suo, serio e tormentato. La presa sul mio polso si era fatta più ferrea e sembrava non volermi lasciare per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi solo..- sussurrò, improvvisamente spaventato -dimmi solo che ci rivedremo..-
Lo guardai per alcuni istanti che sembravano non finire mai. Infine, riuscii a muovere la testa in un segno di assenso.
-Quando?-
-Presto Edward, presto..- sussurrai.
Edward sciolse la presa sul mio braccio e finalmente fui libera di andarmene da quel posto, correndo il più velocemente possibile per raggiungere la mia casa.
Avevo una paura terribile che Ludmilla scoprisse la mia piccola gita al lago. Sapevo di cosa era capace se disubbidivo ai suoi ordini, e non volevo davvero ripetere l’esperienza. Mi era bastata una volta..
Sospirai di sollievo quando da lontano vidi il profilo del palazzo. Percorsi i campi e poi i giardini che lo circondavano, ormai completamente deserti, e velocemente mi intrufolai in cucina attraverso la piccola porta di servizio.
La cucina era semibuia, solo un paio di candele e il caminetto la illuminavano. Sospirai ancora per quella cosa, e mi voltai per chiudere la porta.
-Bentornata Isabella- la voce seria e composta di Ludmilla mi fece sobbalzare, e quando mi voltai incontrai il suo viso severo puntato sul mio.
-Mi sa che qualcuno si è messo nei guai- cantilenò una voce alla mia sinistra. Mi voltai, e nella semioscurità riuscii a distinguere la figura minuta di Jessica. Al suo fianco, Angela mi fissava preoccupata e triste. Mimò con le labbra un ‘mi dispiace’ ed uscì velocemente dalla cucina.
-Seguimi..-
Riportai lo sguardo sulla figura alta e, in quel momento, spaventosa di Ludmilla. Lei si voltò verso la porta della cucina e silenziosa come non lo ero mai stata la seguii, chinando il capo.
Alle mie spalle, Jessica sghignazzava.
 
 
 
 
 
 

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Buon pomeriggio girls, e aggiungo anche buona domenica!
Capitolo nuovo per voi, forse quello che mi piace di più (per adesso XD) e quello che, ne sono sicura, aspettavate da tanto tempo..
Bella ha finalmente incontrato Edward! Ma.. è lo stesso Edward, principe ed erede al trono, oppure come ha supposto Bella ragazzo di paese?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo =)
L’ultima parte.. beh, non è un bel modo per finire il capitolo, ma serviva per la storia.
Non voglio dire altro, per adesso.. però vi voglio ringraziare, state aumentando e ne sono davvero felice!
Alla prossima, KrisC

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


Come in una favola - Capitolo4

Capitolo quarto
 
 

EDWARD
 
 

Immobile e con il braccio ancora a mezz’aria, come se stessi per afferrare qualcosa, osservavo la figura piccola e delicata di Isabella rimpicciolirsi e diventare sempre più distante da me, fino a scomparire del tutto dietro agli alberi del bosco.
Lentamente ritirai il braccio ma non riuscii a distogliere lo sguardo dal punto in cui lei era sparita, convinto che presto sarebbe ricomparsa. Già la vedevo nella mia testa correre verso di me, sorridente e bellissima..
Le mie labbra si stirarono in un lieve sorriso e mi lasciai cadere a terra in un batter d’occhio; appoggiai le mani sull’erba fresca e resa più scura dalla luce del tramonto e restai a guardare il lago, che quel pomeriggio era stato lo sfondo del nostro incontro.
Era la prima volta che, durante le mie passeggiate al lago, incontravo qualcun altro che non fossero scoiattoli o altri abitanti del bosco. Ed era anche la prima volta che avevo visto lei..
Era stata davvero una sorpresa inaspettata.
Isabella se ne stava immobile e ad occhi chiusi all’ombra di un albero; il leggero vento che le muoveva i capelli intorno al viso la faceva sembrare uno di quei personaggi che potevi vedere soltanto in un dipinto..
Bellissima, ma non potevi sapere se esistesse veramente o se fosse solo il frutto della mente di qualche pittore.
Sembrava profondamente addormentata, e non volevo minimamente che si svegliasse. Mi avvicinai così a lei lentamente e cercai di non fare nemmeno il minimo rumore.. mi sorpresi anch’io della delicatezza che riuscii a tirare fuori in quel momento.
Quando fui abbastanza vicino a lei, potei notare che la mia vista aveva subito qualche danno e che non funzionava poi così bene, da lontano: la fanciulla che mi ritrovavo di fronte non era bellissima.. era stupenda.
Senza dubbio, la più bella di tutto il mondo.
Una lunga ciocca di capelli bruni era sfuggita dal nastro che li tratteneva e le solleticava gentilmente il viso, quel tanto che bastava per non darle fastidio; gli occhi erano chiusi ed incorniciati da lunghe ciglia scure. Il naso e le guance erano graziosamente riempiti di lentiggini, e quel piccolo particolare a parer mio la rendeva ancora più bella del solito.. le labbra, piene e leggermente rosse, erano tirate in un sorriso dolce.
Mi venne da sorridere anche a me osservandola, ma forse il mio era più un sorriso stupido che divertito..
Restai a fissarla per quelle che mi parvero delle ore, fino a quando lei non aprì gli occhi e cominciò ad urlare per essersi ritrovata me davanti.. ma, oltre a quello e anche a qualche altro piccolo inconveniente, il pomeriggio che avevo passato in compagnia di quella ragazza era stato molto piacevole.. anzi, più che piacevole.
Avevo potuto capire, più dai suoi vestiti che da qualcos’altro in realtà, che Isabella lavorava come domestica in qualche casa nelle vicinanze.. in quelle parti non ce n’erano molte, la più vicina senza dubbio doveva essere quella dove abitava attualmente la vedova del conte Swan insieme alle sue due figlie..
A dire la verità la signora Ludmilla aveva tre figlie, dato che sposandosi con il conte Swan aveva ricoperto il ruolo di madre anche per la figlia del suo nuovo marito, Isabella..
A quel pensiero mi bloccai, restando con lo sguardo fisso contro il tramonto, mentre una strana ipotesi prendeva vita nella mia testa. Ma era così assurda come cosa che scoppiai a ridere quasi subito dopo averla pensata..
Per un piccolo istante crebbi che Isabella fosse in realtà la figliastra di Ludmilla, la contessina Swan, la quale non si faceva più vedere in Francia da parecchi anni ormai.. ma era impossibile, davvero impossibile.
Sapevo davvero poco sul suo conto, e quel poco che sapevo lo dovevo a mia madre, che scambiava ogni tanto qualche parola con Ludmilla e chiedeva sempre di lei; al momento Isabella sembrava che si trovasse in Inghilterra, ed era impegnata a studiare la cultura del luogo.
E poi, il ritorno della contessina sarebbe dovuto essere un occasione da festeggiare, cosa che Ludmilla non mancava mai di fare: era molto conosciuta a corte, e a quanto sembrava adorava partecipare alle feste mondane.
Ero sicuro che l’invito per festeggiare il ritorno di Isabella sarebbe dovuto arrivare anche a corte, ma fino a quel momento ancora non si era saputo nulla..
I miei sospetti, quindi, erano del tutto infondati.
Nonostante questo, faticavo a definire Isabella ‘domestica’. Il suo modo di parlare era così diverso da quello che normalmente avevano i servi..
Noi al castello ne avevamo alcuni che erano tutto tranne che educati, e solo la certezza che noi avremmo potuto licenziarli li faceva stare buoni e tranquilli.
Sicuramente però non era quello il caso di Isabella.. lei era dolce e sensibile, e lo aveva dimostrato sin dai primi minuti di conoscenza. Si era davvero preoccupata quando ha visto che ero caduto e non le rispondevo, l’avevo sentita respirare anche in maniera accelerata e solo quando aveva visto con i suoi occhi che stavo bene si era rilassata.
Poche persone nella mia vita si era comportate come lei nei miei confronti: una, naturalmente, era mia madre, mentre l’altra era stata Justine, la balia che aveva tenuto sott’occhio me e mio fratello quando i nostri genitori avevano degli impegni che non prevedevano la nostra presenza.
Quel lato così dolce e anche un po’ materno di Isabella mi aveva colpito subito.. era una cosa che alle altre ragazze della sua età mancava.. almeno lo pensavo. Non sapevo quanti anni avesse Isabella, ma ero sicuro che non ne avesse più di diciotto.
Nonostante fosse matura, aveva lo stesso l’aspetto di una giovane donna ancora bambina..
Alzai lo sguardo verso il cielo, diventato ormai di uno stupendo rosso arancio. Si era decisamente fatto tardi, e per me era meglio tornare subito al castello.. non volevo ascoltare una nuova ramanzina della Regina..
 

-Bentornato fratellino!- come l’altra mattina, quando ero rincasato dalla mia passeggiata notturna, la voce di Emmett mi accolse non appena entrai nelle scuderie.
-Sei di nuovo qui?- domandai scendendo dal cavallo. -È una nuova abitudine?-
-No, aspettavo che tornassi.. e non sopportavo più le lamentele della mamma. Si è accorta della tua nuova passeggiata..- mi spiegò avvicinandosi. Prese le redini del cavallo dalle mie mani e invece di portarlo nel suo box ci salì sopra.
Sospirai. -È arrabbiata parecchio?-
Emmett scrollò le spalle. -Non direi arrabbiata.. è solo un po’ irritata perché non l’hai avvertita. Però era felice perché stavolta sei andato via di giorno e non di notte, come fai spesso.-
-Oh, bene!- esclamai fingendomi divertito.
Emmett sorrise. -Come è andata la caccia alla donzella?- mi domandò poi.
-Sembra che stai parlando di selvaggina, Emm..- gli feci notare.
-Lo so.. è solo che non sono riuscito a trovare nulla di meglio per spiegare quello che stai facendo in questi giorni- si giustificò. -A parte questo.. come ti sta andando?-
Restai per un po’ in silenzio, indeciso su cosa fare.. facevo bene a parlare di Isabella con mio fratello? L’avevo incontrata solo quel giorno, e per di più per la prima volta.. era azzardato dire che già provavo attrazione per lei? E se poi non l’avessi mai più rivista?
Mi sarei arreso senza fare nulla?
Per una volta, seguii l’istinto e decisi di confidarmi con mio fratello, ignorando le mille domande presenti nella mia testa.
-Prima ho incontrato una ragazza..- cominciai. -Al lago Pavin.. si chiama Isabella.-
-E allora? Descrivila!- Emmett mi incitò a continuare, curioso.
-Ha i capelli marroni, quasi neri, e gli occhi sono dello stesso colore.. ha un sacco di lentiggini ed è davvero carina.. ma che dico carina! Bellissima!- mi ritrovai a muovere le mani davanti al viso mentre descrivevo Isabella a mio fratello.
Mi stavo comportando come mia cugina Alice quando raccontava qualcosa; lei era sempre allegra e anche un po’ agitata quando ci si metteva, e la cosa accadeva molto spesso.
Emmett fece un fischio d’apprezzamento e si allungò in avanti, poggiando le mani sul collo dell’animale. -Però, sembra davvero la ragazza giusta per te! E scommetto che fa anche parte di una classe agiata..-
Scossi la testa. -No Emm. Credo che sia una domestica..-
-Una domestica?- mio fratello rialzò il busto per la sorpresa. -Sei sicuro?-
-Sicurissimo..-
Restammo per un po’ in silenzio, l’unico rumore che risuonava nella scuderia era quello degli zoccoli del cavallo che raspavano il terreno.
-Emmett.. il nome ‘Isabella’ non ti ricorda qualcuno?- gli chiesi, ricordando il pensiero che era nato qualche ora prima. -Qualcuno che abita in questa zona?-
-Beh.. in effetti sì- mi rispose aggrottando la fronte. -Mi sembra di ricordare qualcuno.. una contessa, mi sembra. Mamma ne parla ogni tanto.-
-La contessa Swan?-
-Sì, lei!- esclamò felice. -Si chiama Isabella! Ma.. perché me lo chiedi?-
-Perché il palazzo della contessa si trova a pochi chilometri dal lago Pavin, e la ragazza che ho incontrato oggi dovrebbe lavorare da quelle parti..-
Emmett mi guardò con un sopracciglio alzato e cominciò a grattarsi il mento, come faceva sempre quando pensava. -Mi stai dicendo che.. la Isabella che hai incontrato è in realtà la contessa? Che sono la stessa persona?-
-È quello che ho pensato anch’io.. assurdo vero?-
Scoppiò a ridere. -Più che assurdo! E poi lei non si trova in Inghilterra, o qualcosa del genere? Un suo ritorno sarebbe stato senz’altro annunciato, non ti pare?-
-Hai ragione..-
-Spostati fratello, oppure va a finire che faccio tardi..- esclamò ad un tratto Emmett. Mi feci da parte e lo vidi incitare il cavallo in modo che potesse uscire dalla scuderia.
-Dov’è che vai?- gli domandai.
Si voltò verso di me e mi fece un mezzo sorriso. -Non sei l’unico che va a divertirsi in giro, sai?-
Con quella domanda piena di sottintesi, tirò le redini del cavallo e lo fece partire. Mi spostai sulla porta della scuderia e lo vidi correre a tutta velocità, fino a scomparire oltre il cancello.
 
 

BELLA
 
 

Chiusi la porta della mia camera lentamente, non riuscivo quasi a muovere il braccio senza provare dolore. Sempre cercando di sentire meno male possibile, cercai di raggiungere il letto che si trovava al centro della stanza e non appena sentii il materasso toccare le mie ginocchia mi ci buttai sopra di pancia.. l’unica parte in cui non potevo provare dolore.
Rimasi immobile e potei notare con enorme piacere che in quella posizione non sentivo nulla, forse solo un po’ di bruciore ma era sopportabile.. se mi fossi mossa ne avrei sentito molto di più e non volevo provarci minimamente.
Sospirai e chiusi gli occhi, non mi andava di vedere la luce rossa del tramonto che invadeva la mia piccola camera.. mi ricordava troppo quello che era successo nel pomeriggio e quello che era accaduto fino a pochi minuti prima..
Odiavo le punizioni di Ludmilla, le odiavo con tutto il cuore. E sapere che non ero la sola ad essere sottoposta a quel trattamento me le faceva odiare ancora di più.
Mi sembrava di essere andata indietro nel tempo, quando le persone venivano frustate perché non erano riuscite a finire il lavoro oppure avevano disubbidito agli ordini dei padroni.. facevo fatica ad accettare che ancora oggi venivano usati questi meccanismi per assicurarsi l’ubbidienza.
Un leggero bussare mi fece riaprire gli occhi: la stanza era diventata meno luminosa di prima, e potevo vedere il cielo che stava diventando piano piano più scuro.. presto sarebbero uscite anche le stelle.
-Bella?- non avevo sentito la porta aprirsi, ma il sussurro di Giselle mi arrivò forte e chiaro. Sentii anche i suoi passi leggeri mentre si avvicinava al letto. -Bella, va tutto bene?-
Girai la testa evitando di fare movimenti bruschi e guardai il viso preoccupato di Giselle. Cercai di farle un sorriso rassicurante ma forse quello che mi uscì fu soltanto una smorfia di dolore.
-Se non mi muovo va bene..- mormorai.
Mi accarezzò i capelli. -Mi dispiace tanto, piccolina.. ce la fai a slacciare i bottoncini del vestito? Così posso vedere..-
Senza alzare il busto di un centimetro e restando così distesa di pancia sul materasso, portai le mani al petto e con qualche difficoltà slacciai qualche bottone, quelli che bastavano per far scivolare il mio vestito oltre le spalle. Giselle abbassò lentamente la stoffa e quando sfiorò leggermente la mia pelle dolorante mi fece uscire un gemito dalle labbra.
-Ti ha presa anche alle spalle..- mormorò sconsolata. -Quando la smetterà di comportarsi come se noi fossimo animali da fattoria?-
-Lascia stare, Giselle..- le dissi, ma non mi ascoltò.
-Non lascio stare per niente, Bella! Non sopporto più di venire a controllare come state dopo essere passati sotto le sue mani..-
Chiusi gli occhi.. mi sentivo così stanca, volevo soltanto che quella giornata finisse..
-Ho sonno Giselle..- sussurrai.
-Credo che dovrai aspettare, tesoro. Julianne sta venendo su con l’acqua e le bende, ti diamo una sistemata e dopo potrai dormire quanto vuoi..-
Giselle smise di parlare e cominciò ad accarezzarmi il viso, nell’attesa che arrivasse Julianne. Infine, sentimmo i suoi passi per il corridoio e la porta della camera che veniva aperta.
-Ho fatto più in fretta che potevo!- sussurrò non appena si avvicinò a noi. -Ho aspettato che quell’arpia andasse nelle sue stanze..-
-Julianne!- esclamai riprendendola, e una forte fitta alla schiena mi fece rimpiangere il mio gesto.
-Non ti muovere Bella, non hai un bell’aspetto!- Julianne mi fece una carezza sulla testa e poi insieme a Giselle cominciò ad occuparsi della mia schiena.
Per tutto il tempo che servì loro per pulirmi le ferite sentii dolore, e ne sentii così tanto che alcune lacrime uscirono dai miei occhi e andarono a bagnare il cuscino su cui avevo poggiato la testa. Davanti a Ludmilla non versai nemmeno una lacrima, odiavo farmi vedere debole da lei.
Preferivo sfogarmi quando ero da sola, oppure come in quel caso accanto a qualcuno che, sapevo, era in grado di farmi sentire la sua presenza.
-Abbiamo finito- Giselle posò un panno diventato ormai rosso nella bacinella poggiata sul comodino. -Ci vorrà un po’, prima che le ferite passino..-
-Non importa- sussurrai ad occhi chiusi.
-Io torno dalla zia, era preoccupata da morire- disse Julianne. Si chinò e mi lasciò un bacio sulla guancia. -Ripasso domani per vedere come stai, va bene?-
-Grazie Julianne.. grazie.-
Lei mi sorrise e se ne andò senza dire una parola. Quando chiuse la porta, Giselle si sedette sul bordo del letto e mi accarezzò i capelli, che avevano spostato in precedenza su di un lato per potermi medicare.
-Come mai hai fatto così tardi a tornare?- mi chiese. -Ho cercato di coprirti ancora per un po’ ma.. non ci sono riuscita.-
Fissai per qualche istante la candela accesa che si trovava sul comodino, pensierosa. Il ricordo della giornata passata insieme ad Edward era ancora vivo dentro di me, come se fossero passati solo pochi minuti e non ore, a giudicare dalla scarsa luce che c’era nella stanza..
Dentro di me sentivo anche di volerne parlare con Giselle, lei era sempre stata la prima persona a cui mi rivolgevo in caso di bisogno, e sapevo che lei non avrebbe mai giudicato una mia scelta, qualunque essa sia stata.
-Non volevo tornare così in ritardo..- le sussurrai. -ma al lago ho incontrato una persona e.. ci siamo fermati a chiacchierare..-
Sentii le sue dita fermarsi per qualche istante e poi riprendere il lavoro che stavano facendo prima dell’interruzione.
-Una persona? Non sarà mica la stessa dell’altro giorno?- mi domandò presa dalla curiosità. -Oh Dio.. non sarà stato mica il principe?- sussurrò poi, colpita.
Scossi piano la testa. -No, non era il principe.. credo. Però quel ragazzo ha il suo stesso nome.. Edward.-
-Mi è sempre piaciuto questo nome, se mai avessi avuto un figlio sicuramente gli avrei dato quel nome..- mormorò Giselle persa nei suoi pensieri.
Portai lo sguardo sulla sua mano, posata accanto alla mia sul cuscino, e senza pensarci un secondo la sfiorai delicatamente. Quell’argomento per Giselle era ancora molto delicato, e non ne parlava molto volentieri..
Giselle si era sposata giovanissima con un uomo gentile ed onesto, di nome Stuart. Insieme erano stati voluti da mio padre per lavorare nel suo palazzo: Giselle aveva il compito di prendersi cura di me e di aiutare le altre nei lavori domestici.. ricordavo ancora le volte in cui mi raccontava le favole nel disperato tentativo di distrarmi mentre mi vestiva.
Il marito, invece, lavorava a stretto contatto con mio padre e spesso lo accompagnava anche nei suoi viaggi di affari in giro per la Francia.
Fu in uno di quei viaggi che Stuart morì.. durante la strada per Parigi si imbatterono in un gruppo di briganti che volevano rapinarli. Due di loro si fecero avanti per ferire mio padre e Stuart per salvarlo si mise in mezzo, rimanendo così ferito. Morì in pochissimo tempo..
Qualche tempo dopo la morte di Stuart, Giselle mi confessò che il suo più grande rimpianto era stato quello di non aver avuto figli, dato che non poteva averli.. se ne avesse avuto almeno uno, mi diceva sempre, avrebbe avuto un pezzo del marito accanto e non si sarebbe sentita così sola e triste..
Mi disse anche che si accontentava di starmi accanto, in modo da supportarci a vicenda come se fossimo state madre e figlia..
-Su, racconta cara! Com’è questo ragazzo? Descrivilo..- il sussurro estasiato di Giselle mi fece riportare l’attenzione su Edward, mandando via il triste ricordo della morte di Stuart.
Sentii le guance diventare all’improvviso calde e sorrisi, imbarazzata. -Non ho mai incontrato una persona così.. Edward è gentile, educato.. mi ha fatto un baciamano quando gli ho detto il mio nome..- rivelai, passandomi una mano sulla guancia diventata ormai rovente.
-È un bel ragazzo?- domandò ancora.
Annuii. -È davvero bellissimo.. e gli occhi poi!- esclamai. -Ha gli occhi più belli che avessi mai potuto vedere! Sembrava che stessi guardando uno specchio d’acqua..-
-Oh, la mia piccola è innamorata!- esclamò ad un tratto Giselle, chinandosi sul mio viso e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Sgranai gli occhi. -Giselle, ma che dici! Io non sono innamorata!- esclamai.
Ed era la pura verità; avevo conosciuto Edward quel pomeriggio, ed avevo trascorso soltanto pochissime ore insieme a lui. Era troppo presto poter parlare già di amore. Di amicizia forse si poteva anche accennare qualcosa, ma sull’amore..
Era ancora troppo presto.
Lei mi lanciò un occhiata strana, come a voler dire “Pensala come vuoi, ma tanto non ti credo!”. -Cara, lui ti piace?-
Rimasi un po’ spiazzata a quella domanda. -È un bel ragazzo, certo, ma..-
-E vi rivedrete?- domandò ancora, non lasciandomi il tempo di dire nulla. -Cioè.. ti ha detto che ti vuole rivedere?-
-Sì, me l’ha detto, però..-
-E tu gli hai risposto di sì?-
Mi ero ormai arresa a cercare di parlare con lei, e così mi limitai a ricordare il momento in cui avevo detto ad Edward che ci saremmo rivisti.
Presto Edward, presto..” avevo sussurrato prima di sfuggire alla sua presa e correre verso casa. E, senza riuscire a darmi una spiegazione, dentro di me sentivo che avrei voluto rivederlo presto.
-Sì..- sussurrai in risposta all’ultima domanda di Giselle.
Lei mi sorrise e si alzò dal letto per potermi coprire la schiena, che fino a quel momento era rimasta nuda per far asciugare un poco le ferite. Sentii la stoffa del vestito coprirmi delicatamente la schiena e ringraziai silenziosamente Giselle per quel gesto.
-Non sarai ancora innamorata, piccola, ma lo sarai presto..- disse. Sentii poi le sue labbra sfiorarmi i capelli sopra la nuca.
-Cerca di riposare, ne hai bisogno. Buonanotte..- mormorò prima di andare verso la porta.
-Buonanotte- sussurrai poco prima che la porta si chiudesse dietro di lei.
Voltai lo sguardo verso la finestra e guardai il cielo scuro trapunto di stelle, una cosa che amavo fare quando me ne stavo chiusa in camera. Restai per un po’ ad osservare quegli stupendi punti di luce, fino a quando il sonno venne a reclamare la mia presenza.
Chiusi gli occhi e l’ultimo pensiero che feci, prima di lasciarmi cullare dall’oblio, fu il viso di Edward. 
 
 
 
 
 
 

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Ehm.. buonasera!
Sono un pochino in ritardo rispetto al solito (il capitolo doveva essere postato ieri) ma ho cercato di sistemare il capitolo che non mi piaceva proprio.. non mi piace neanche adesso, ma sorvoliamo XD
Oggi c’è stato un doppio Pov, e la stessa cosa accadrà anche nel prossimo capitolo, già scritto.. quindi dovrei riuscire a pubblicarlo presto :)
L’unica pecca è che il prossimo è l’ultimo capitolo che ho pronto, gli altri sono ancora nella mia testa -_- cercherò di buttare giù qualcosa ma non so quanto tempo ci potrò impiegare.. ho una storia che sta giungendo al capolinea, e per adesso lavoro su quella..
Mi scuso per eventuali ritardi, ed anche perché non sono riuscita a rispondere alle vostre stupende recensioni! La prossima volta sarà la prima cosa che faccio, promesso! =)
Vi lascio, alla prossima gente!
KrisC
 

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


Come in una favola - Capitolo5

Capitolo quinto
 
 
 
 

Bella
 
Era passata quasi una settimana dal giorno in cui incontrai Edward nel bosco.. i giorni però erano trascorsi lentamente, come se non volessero passare mai.
Per via delle ferite alla schiena, Giselle mi aveva costretta a stare in assoluto riposo fino a quando non sarebbero guarite quasi del tutto.. e per una come me che era abituata a muoversi dalla mattina alla sera, il riposo era la peggior medicina.
Non riuscivo a stare tanto tempo senza fare qualcosa, e cercavo in tutti i modi di rendermi utile. Un paio di volte ero riuscita a sgattaiolare in cucina ed avevo cominciato a cucinare qualcosa, ma Margaret interruppe il mio lavoro riportandomi nella mia stanza non appena mi scoprì.. anche lei, come Giselle, cercava in tutti i modi di lasciarmi tranquilla, ma io non ci riuscivo.
Qualche pomeriggio avevo ricevuto anche la visita di Angela; il primo giorno entrò nella camera un po’ intimidita, e preoccupata per quello che era successo.. si riteneva responsabile, in qualche modo che ancora non riuscivo a capire, di quello che mi era accaduto.
Avevo tentato in tutti i modi di fargli capire che non era stata assolutamente colpa sua, ma non riuscii a convincerla.
Gli altri giorni invece andarono meglio. Angela aveva ripreso il sorriso e mi aveva portato un libro da leggere.. lo stesso che mi aveva lasciato il giorno in cui conobbi Edward.
Ripensando a lui ed ai bei momenti che avevo passato in sua compagnia, avevo sentito l’impulso di raccontare tutto ad Angela.. sapevo che di lei mi potevo fidare, anche perché lei era molto riservata nei miei confronti e in quelli degli altri. Sapevo che non avrebbe mai raccontato nulla, specialmente alla sorella ed alla madre..
Cominciai così a parlarle e senza che me accorgessi gli dissi tutto: gli raccontai di Edward, dei suoi modi gentili, di come mi sembrasse un ragazzo educato ed acculturato nonostante gli abiti umili..
Gli confidai anche il sospetto che avevo su di lui, sulla sua somiglianza con il principe. Angela non riuscì a darmi una risposta concreta, perché non aveva visto Edward di persona come me.. ma secondo lei poteva anche trattarsi di una coincidenza.
Parlare con Angela era davvero bello, e facile.. lei al contrario di sua sorella e di sua madre ti stava ad ascoltare, e si preoccupava se qualcosa non andava. Non sapevo proprio dove avesse preso quel lato del suo carattere, ma di certo non da Ludmilla; forse suo padre aveva un carattere simile ed una piccola parte l’aveva tramandata ad Angela..
Continuavo a ricordare quei momenti allegri e spensierati mentre mi davo da fare per pulire i tappeti della biblioteca, che sembravano aver assorbito molta più polvere del previsto.
Ero finalmente tornata a rendermi utile, e ne ero davvero felice; la schiena non mi faceva più male, e le ferite si erano chiuse del tutto.. qualche segno, accompagnato da qualche crosticina era rimasto sulla mia pelle chiara, ma cercavo di non dargli molta importanza.
Riuscii in qualche modo a non soffocare in mezzo a tutta quella polvere ed a terminare il lavoro, così potei andare a dedicarmi alle altre faccende che mi avevano commissionato.
Ludmilla aveva chiesto di dare una sistemata alla biblioteca, cosa che avevo appena terminato di fare; Jessica invece era stata così ‘gentile’ da darmi una pila enorme di suoi vestiti, da pulire e da ricucire.. mi aveva anche chiesto di ‘non metterci tutto il santo giorno’.. come se mi divertissi a perdere tempo.
Sbuffai, ricordando quelle parole odiose, e lentamente uscii dalla biblioteca, imboccando il corridoio che mi avrebbe portato in camera mia; avevo lasciato lì tutti gli abiti di Jessica, insieme ovviamente all’occorrente per il cucito.
Julianne li aveva lavati in precedenza, aiutandomi e  togliendo anche il tempo che serviva per le altre faccende.. dovevo trovare il modo per ringraziarla, magari l’indomani avrei svolto anche le sue faccende.
Rimuginando, arrivai alla porta della mia camera. La aprii sovrappensiero e sobbalzai quando trovai qualcuno seduto sul mio letto.
-Angie!- sussurrai, usando il nomignolo che avevo affibbiato ad Angela, e portandomi successivamente una mano sul cuore. -Mi ucciderai qualche giorno..-
-Scusa Bella, non volevo- mormorò ridacchiando.
-Non ti preoccupare.-
Chiusi in fretta la porta dopo essere entrata e la raggiunsi, dando una rapida occhiata al mucchio di vestiti posti sulla sedia. Rabbrividii.
-Ho una cosa da proporti- disse Angela ad un tratto.
Mi voltai verso di lei. -Sul serio?-
-Sì.. mi sento ancora un po’ in colpa per quello che è accaduto la settimana scorsa..-
-Angela, ti ho detto che non devi esserlo- dissi cercando di fermare il fiume di parole che usciva dalle sue labbra, ma il mio tentativo ovviamente non funzionò; lei continuò a parlare.
-.. e così ho pensato a qualcosa per potermi scusare- continuò a dire, ignorando le mie parole.
La squadrai per bene, osservando il suo sorriso sincero che di sicuro nascondeva qualcos’altro sotto. Angela poteva sembrare timida e tranquilla all’apparenza, ma quando ci si metteva riusciva ad essere anche pestifera.. con me, però, non lo era mai. Riservava tutte quelle energie alla sorella.
-Ascolta- disse, quando vide che non aprivo bocca. -Te adesso andrai da mia madre, e gli dirai che andrai nel bosco a raccogliere le bacche perché te l’ho chiesto io..-
-E questa sarebbe la tua idea?- domandai inarcando le sopracciglia. Io mi stavo scervellando pensando a chissà cosa avesse elaborato la sua mente, e se ne usciva con quella cosa; mi aspettavo qualcosa di più, Angela era così intelligente..
-Aspetta Bella, non ho ancora finito!- esclamò non appena notò il mio scetticismo. -So che detto così può sembrare un ordine..-
-Lo è e basta, Angie, non lo sembra- incrociai le braccia al petto e la squadrai seriamente, anche se con lei non riuscivo a durare tanto.
Lei, spazientita, alzò gli occhi verso il soffitto. -La pianti di interrompermi?-
Sgranai gli occhi, colpita dalla sua esclamazione: ecco, adesso sembrava che stessi parlando con la sua sorella pestifera e viziata.
-Ok..- prese un respiro profondo prima di continuare a parlare. -Ti potrà sembrare un ordine, ma a me sembra una bella idea! Puoi stare in giro una buona parte del pomeriggio e puoi anche non prendere le bacche.. dirai che non ne hai trovate!-
Fissai il viso sorridente e speranzoso di Angela, riflettendo sulla proposta che mi aveva appena fatto. Certo, passare un altro pomeriggio pensando solo a me stessa mi allettava, ed anche parecchio ma.. avevo del lavoro da sbrigare, e non potevo farlo accumulare sulle spalle di qualcun altro.. non potevo.
Scossi la testa, voltandomi verso la pila di vestiti.
-Non posso, Angie.. non posso.-
-Dimmi perché?- chiese lei avvicinandosi velocemente a me. Sentivo la sua presenza alle mie spalle ma non mi voltai; preferii osservare quell’insieme di colori che erano gli abiti di Jessica.
-Ho da fare.. non posso cedere il mio lavoro agli altri.-
A quelle parole, Angela mi fu di fronte e mi prese per le spalle osservandomi come se volesse farmi fuori.. metteva paura in quel momento.
-Sai cosa penso? Che quello che fai è sbagliato!- esclamò di tutto punto, senza battere ciglio. -Lavori dalla mattina alla sera per noi insieme agli altri, come se tu fossi una serva che prende ordini dai padroni..-
-E non è così?- domandai. -Non è questo quello che sono, Angela? Sono una serva.. e voi siete i miei padroni!- odiavo quei discorsi, con tutta me stessa.
Sentivo gli occhi pizzicare e cercai con tutta me stessa di reprimere le lacrime che, ne ero sicura, presto sarebbero uscite dalle mie palpebre.. ma non volevo farmi vedere vulnerabile agli occhi di Angela. Non volevo farle vedere quanto quella situazione ancora pesasse sul mio petto, anche se erano passati quasi dieci anni da quando era iniziata.
-No che non è così!- sussurrò sorridendo leggermente. -Che sciocchezze vai dicendo? Tu sei una contessa! Ed anche se non lo dai a vedere, per me come per gli altri lo sei ancora! Vedrai che presto questa situazione finirà.. mia madre non comanderà per sempre!-
Le sue parole mi fecero spuntare un timido sorriso sulle labbra, anche se sparì quasi subito. Sapevo che Giselle, Margaret, Jacob e tutti gli altri miei amici mi consideravano ancora una nobile nonostante tutti quegli anni, ma non sapevo che anche Angela..
Mi aveva letteralmente colta alla sprovvista.
-Angie..- mormorai guardandola, mentre una lacrima silenziosa scendeva sul mio viso.
-Non fare così, Bella! Altrimenti scoppio a piangere anche io!- esclamò asciugando con la sua mano quella piccola goccia sfuggita al mio controllo.
-Allora.. accetterai? Te ne andrai un po’ in giro per il bosco?- domandò poi, tornando all’argomento iniziale.
-Ma.. come faccio con questi?- indicai gli abiti che si trovavano accanto a me.. non sapevo proprio come fare con quel lavoro!
Angela mi sorrise mentre le sue guance cambiavano colore, diventando di un bel rosa acceso. Sembrava che mi stesse nascondendo qualcosa.. e all’improvviso capii.
-Lo farai tu? Stai scherzando?- chiesi incredula.
-No che non scherzo.. lo so fare. Hai mia visto qualcuno rammendare un mio vestito, in questi anni?- domandò incrociando le braccia.
Scossi la testa; adesso che me lo aveva fatto notare, non avevo mai visto davvero qualcuno, in quegli anni, che era stato impegnato a ricucire un abito di Angela.. ed io non ne avevo mai avuto uno tra le mani..
-Mamma mia, dici sul serio!- esclamai ridendo. -Io.. io non lo sapevo! Sei davvero piena di sorprese, Angie!-
-E non hai ancora visto nulla..- mormorò lei misteriosamente, per poi scoppiare a ridere insieme a me.
 

Il piano di Angela sembrava andare bene, per il momento. Tranquillamente e con passo lento mi inoltravo sempre di più nel bosco, osservando la natura che mi circondava e ascoltando il fruscio delle foglie scosse dal vento..
Chiusi gli occhi, godendomi quelle piccole sensazioni e sperando che durassero ancora per parecchio tempo.
Con la mente ritornai al momento in cui avevo avvertito Ludmilla della mia ‘uscita’ pomeridiana, ripetendogli le stesse parole che mi aveva suggerito sua figlia minore. Non era stata molto entusiasta della mia visita, dato che avevo interrotto la lezione di musica che stava svolgendo per Jessica, ma mi aveva dato il permesso.. era stato già qualcosa.
Avrei preferito però non entrare nella stanza della musica, specialmente se al suo interno c’era Jessica.. diamine, quella ragazza era una frana nel suonare gli strumenti, ed anche a cantare! Mentre bussavo alla porta sentivo le sue urla raccapriccianti, e credetti che si stesse sentendo male prima di ricordare che stava svolgendo una lezione di canto..
Beh, almeno non ero costretta a sopportarla per quel pomeriggio.
Per precauzione, avevo portato nel bosco con me anche un piccolo cestino; se avessi incontrato qualche cespuglio di bacche durante il mio cammino mi sarei potuta fermare per raccoglierne i frutti.. così facendo, avrei potuto far vedere a Ludmilla che la mia non era stata una frottola sparata a caso, e per giunta inventata da sua figlia..
Sbuffai, e ripresi a camminare guardandomi intorno. Ogni tanto un rumore un po’ più forte degli altri mi costringeva a voltare lo sguardo impaurita, facendomi venire una strana sensazione.. come se fossi seguita da qualcuno..
Ma non poteva essere.. la mia di sicuro era solo suggestione.
Camminai per qualche altro minuto fino a quando non raggiunsi degli alberi famigliari.. decisamente troppo famigliari. In lontananza, attraverso di essi, potevo vedere una luce forte ed accecante, come quella che emetteva il sole quando si rifletteva su una superficie.. e capii di cosa si trattasse.
Cominciai a correre e in pochi secondi raggiunsi quegli alberi, poggiando le mani contro di essi e guardando il lago illuminato meravigliosamente. Senza rendermene conto ero arrivata fin lì, e non sapevo come avevo fatto ad andarci così inconsapevolmente.
Osservai il paesaggio che mi si parava davanti agli occhi e quasi sobbalzai quando sentii un rumore, diverso rispetto a quelli che avevo sentito nel bosco. Era come se.. se qualcuno stesse lanciando qualcosa dentro l’acqua. Ma da dove mi trovavo non riuscivo a vedere nessuno, forse anche per colpa della luce troppo forte.
Strinsi le palpebre e mi misi una mano sugli occhi per parare la luce, e per osservare se davvero c’era qualcuno lì oltre a me e lo scoprii quasi immediatamente.
Senza i raggi solari ad ostacolare la mia vista riuscii a distinguere una figura sulla riva del lago, quella di un uomo. Riuscivo a distinguere anche i riflessi biondi che assumevano i suoi capelli quando venivano colpiti dalla luce.
Solo quando si voltò per prendere altri sassi da terra, riuscii a capire chi fosse.. e sentii chiaramente il mio respiro bloccarsi in quell’istante.
Era Edward.
Restai imbambolata accanto all’albero, con una mano appoggiata alla corteccia e l’altra sospesa in aria a schermare i miei occhi dalla luce. Non mi sarei mai aspettata di rivederlo, anche perché era passata una settimana ed ero scappata via da lui così velocemente da non lasciargli il tempo di dire alcunché..
Ero scappata via lasciandogli solo quella piccola promessa, che lo avrei rincontrato presto.
Ed a quanto sembrava avevo avuto ragione.. perché inconsapevolmente l’avevo rivisto, anche se lui non se ne era ancora accorto. Lo capii dai suoi movimenti, rilassati e sicuri; erano quelli di una persona che non sapeva di essere osservato da lontano.
Sentivo la forte tentazione di raggiungerlo, ma avevo paura di avvicinarmi a lui.. non sapevo come avrebbe potuto reagire scoprendo che lì c’ero anch’io. Ricordai però che era stato lui il primo a chiedere se ci saremmo rivisti, un giorno.. e forse la mia compagnia gli avrebbe fatto piacere.
Deglutii a vuoto e mi staccai dall’albero, al quale mi ero inconsapevolmente aggrappata. Recuperai il cestino che mi era caduto dalle mani e mossi i primi passi che mi avrebbero condotto verso di lui..
Cercai di fare meno rumore possibile, anche se mi risultò un po’ difficile: i vari rametti e foglie che erano caduti sul terreno facevano rumore quando ci camminavo sopra. Edward però non sembrò sentirli.
Quando fui abbastanza vicina a lui, così vicina da riuscire a capire quanto fosse alto rispetto a me, decisi di fargli capire che lì insieme a lui c’ero anche io.
-Che combini?- domandai dopo essere riuscita a trovare la voce.
Ottima domanda, Bella.. davvero ottima!
Edward sobbalzò e si voltò rapidamente, sentendo la mia voce; aveva gli occhi sgranati e per la sorpresa di trovarmi lì fece cadere le poche pietre che ancora teneva nella mano.
-Isabella..- sussurrò dopo qualche istante, lasciando che le sue labbra si aprissero in quel sorriso storto e strano, che stavo lentamente imparando ad associare a lui.
Gli sorrisi anch’io, un po’ imbarazzata.
Edward si avvicinò velocemente a me, sempre sorridendo e guardandomi con quei suoi occhi terribilmente simili al colore del cielo. Mi prese delicatamente una mano fra le sue e se la portò alle labbra, proprio come aveva fatto la prima volta che ci eravamo visti; sentii che la mano veniva percorsa da una strana sensazione quando le sue labbra morbide sfiorarono la mia pelle, e non riuscii a capire cosa fosse.
-Sono felice di rivederti, Isabella- sussurrò accarezzandomi con il pollice il dorso della mano.
Gli sorrisi, e mentre osservavo il suo viso felice e spensierato capii di esserlo anch’io..
Ero felice di rivederlo anche io.
 
 
 
 

Edward
 

Non riuscivo a credere di averla di nuovo davanti ai miei occhi.
Era passata una settimana dal nostro primo incontro ed avevo desiderato di rivederla subito non appena era scappata via, lasciandomi con quella promessa non mantenuta.. almeno fino a quel momento.
Stringevo la sua mano tra le mie e quel contatto tra di noi mi faceva capire che lei era davvero lì, che non era il frutto della mia immaginazione. Mi sembrava anche più bella di come ricordassi, e non riuscii a capire come avesse fatto a diventarlo in così poco tempo..
Le lentiggini presenti sul suo naso e sulle guance erano più marcate, a causa della luce solare che quel giorno era davvero forte; anche i suoi capelli erano leggermente diversi, ed alla luce del sole non apparivano più castani ma leggermente rossi, a causa del riflesso.
Le sorridevo imbambolato, osservando quel piccolo viso che mi stava colpendo sempre di più mano a mano che passava il tempo, e godendo del calore che emanava la sua mano, che ancora tenevo stretta tra le mie.
Anche Isabella mi sorrideva, anche se era un po’ imbarazzata.. le sue gote si erano leggermente imporporate, e quel rossore la rendeva ancora più graziosa ai miei occhi.
Non riuscivo a capire come riuscisse a scatenare quelle sensazioni in me, dopo così poco tempo.. la conoscevo da appena una settimana, e quella era la seconda volta che la vedevo.. era una situazione decisamente strana, ma non volevo pensarci in quel momento.
Forse con il passare del tempo lo avrei capito, ma per quel momento volevo soltanto stare con lei, e parlarle finché non saremmo stati costretti a separarci nuovamente.
-Non ti ho più vista- sussurrai non appena fui capace di sillabare qualche parola. -Sono venuto qui qualche volta, speravo di incontrarti ancora ma.. non c’eri mai.-
Isabella abbassò lo sguardo per qualche secondo, e quando lo rialzò potei vedere che era diventata tutto d’un tratto dispiaciuta.
-Lo so, e mi dispiace tanto..- mormorò fissandomi sempre con quell’espressione. -Ma ho avuto.. ho avuto degli impegni..-
La guardai insistentemente, anche dopo che ebbe terminato di parlare. Isabella aveva ancora quell’espressione triste sul viso, e mi dispiaceva vederla così.. avevo ancora il ricordo di lei sorridente e con gli occhi chiusi appoggiata ad un albero, e avrei tanto voluto rivedere quel sorriso spuntare nuovamente sul suo volto.
Le accarezzai leggermente il viso con una mano e le sorrisi, cercando di farla tranquillizzare e di farle distendere i lineamenti del viso, un po’ tesi.
-Non importa.. adesso sei qui- dissi continuando a farle quelle dolci carezze sul viso.
Lei sorrise quasi subito alle mie parole, chiudendo gli occhi per qualche istante come se si stesse gustando appieno le carezze che le facevo. Li riaprì dopo qualche istante e mi soffermai a guardare i suoi occhi stupendi, così scuri e contornati da lunghe ciglia..
Svicolò quasi subito dalla mia stretta continuando però a sorridere; mi osservò per qualche secondo restando immobile e poi si avvicinò in fretta alla riva del lago, raccogliendo una delle pietre che avevo lasciato cadere scoprendo la sua presenza.
La osservò incuriosita per qualche istante e poi riportò lo sguardo sul mio viso, agitando la piccola mano.
-Che stavi facendo con queste?-
Mi avvicinai sbrigativo a lei e allungai ancora una volta il braccio per poter prendere il sasso dalle sue mani.. più che altro, però, lo feci per poter sentire ancora una volta la sua pelle a contatto con la mia.
Non capivo perché cercassi sempre di avere un contatto con lei, anche se minimo.. era come se non mi sentissi completo, se non lo avessi fatto.
-Le stavo facendo rimbalzare sull’acqua- le risposi, facendole poi vedere come lanciando quel sassolino sulla superficie del lago. Il sasso fece quattro rimbalzi e poi sparì.
-Ah, ho capito! Anche Jake lo sa fare!- esclamò allegramente Isabella.
-Jake?- la guardai incerto, non riuscendo a capire a chi si stesse riferendo.
Era normale d’altronde.. io non sapevo quasi nulla di lei.
-In realtà si chiama Jacob, ma io e gli altri a casa lo chiamiamo Jake.. è il mio migliore amico- mi spiegò sorridendo e strofinandosi le mani sulla gonna blu del vestito, lunga fino alle caviglie.
-Lo conosci da tanto tempo?- chiesi ancora, curioso di sapere qualcosa di più su di lei e sulle persone che costituivano il suo mondo. Sperai che, in qualche modo, anche io sarei potuto entrare a farne parte.
-Da quando sono nata. Io e Jacob siamo cresciuti insieme, non ci separavamo mai!- disse ridendo. -Alcune volte, vedendo quanto siamo legati l’uno nei confronti dell’altro, siamo stati anche scambiati per fratelli..-
-È una cosa bella.-
-Sì.. bellissima.-
Raccolsi un altro sasso da terra e poi lo lanciai, ma non ottenni il risultato sperato perché il sasso andò subito a fondo invece di rimbalzare.
-Stavolta ti è andata male- sentii dire da una Isabella alquanto divertita.
-La prossima andrà meglio..- mi voltai verso di lei e le sorrisi. -Vuoi provare?-
Lei sgranò gli occhi. -Oh, no! Non sono capace! Ci ho provato ma non ci riesco..-
-Dai, ti insegno io. È facile!-
Un po’ titubante, Isabella si avvicinò a me ed osservò la pietra che tenevo nel palmo della mano e che le stavo porgendo. La prese nella sua e notai che su un lato della mano c’era una grossa cicatrice; dal colore roseo, che risaltava sulla sua pelle chiara, sembrava appena rimarginata.
-Cos’hai fatto alla mano?- chiesi, sfiorando la sottile linea con la punta di un dito.
Lei la ritirò subito scottata, come se quel piccolo contatto le avesse provocato dolore. Guardai confusamente il suo viso, impaurito e sorpreso, cercando di capire il motivo della sua reazione.
Isabella portò lo sguardo sulla sua cicatrice e la osservò, toccandola poi con le dita dell’altra mano; subito dopo mi guardò, e mi rivolse un sorriso timido ed imbarazzato.
-Ho avuto un piccolo incidente, la settimana scorsa- disse a bassa voce.
-Se.. se ti ha dato fastidio il mio gesto, ti chiedo scusa..- sussurrai, cercando di rimediare. Forse ero stato troppo avventato con quel gesto.
Isabella cominciò a scuotere la testa mentre parlava. -No no, ma che dici? Non è stata colpa tua! Solo.. non ricordavo di averla, mi ha sorpreso, tutto qui..-
Mi sentii un po’ più sollevato e tranquillo alle sue parole, anche se mi dispiaceva sapere che si era fatta male. Chissà cosa stava facendo per beccarsi una ferita del genere.
-Se non sono troppo curioso.. cosa stavi facendo?- chiesi, senza rendermene conto.
Lei sorrise, ancora più imbarazzata di prima, e mi sembrò ancora più graziosa di prima; le sue guance si colorarono leggermente di rosso, mostrando così quanto grande fosse il suo imbarazzo.. sorrisi mentre la guardavo.
-Stavo tagliando delle rose, e..-
-Hai preso la mano invece del gambo- terminai io la frase al posto suo, capendo quasi immediatamente come continuasse.
Lei annuì.
-Dovresti fare un po’ più attenzione, la prossima volta..-
-Oh, non ci sarà una prossima volta!- esclamò vivacemente. -L’ho già detto a Jake.. la prossima volta le rose se le taglia da solo!-
Ridacchiai, vedendola così convinta.
-Ti va di provare, allora?- chiesi, ritornando alla proposta che le avevo fatto qualche minuto prima e che avevamo accantonato temporaneamente.
Isabella guardò il sasso che ancora stringeva nella mano, e poi me, sorridendo. -Sì, voglio provare..-
Cominciai a mostrarle come doveva muovere il polso per poter lanciare il sasso ed anche l’esatta posizione in cui doveva tenere il corpo. Isabella capì subito, anche se i primi tentativi andarono a vuoto. Al suo decimo tentativo, riuscì a far rimbalzare un sasso per due volte.
-Hai visto? Ce l’hai fatta!-
-Non è possibile.. ce l’ho fatta davvero!- esclamò felice, cominciando a ridere.
-Non era poi così difficile come può sembrare, no?-
-Già, hai ragione..- distolse lo sguardo dalla riva del lago e lo portò dietro di sé, osservando qualcosa. -Ah, ecco dove l’avevo lasciato!-
Si allontanò da me con uno scatto e quando mi girai per guardarla aveva già raggiunto un punto lontano da dove mi trovavo io, e si chinò per raccogliere qualcosa da terra. Quando si girò, stringeva tra le mani un piccolo cestino.
-Edward!- urlò lei agitando una mano. -Ti va di darmi una mano?-
-A fare cosa?- urlai, cominciando a correre verso di lei per poterla raggiungere. Quando le fui vicino mi fermai, ed osservai il cestino che adesso stringeva in grembo.
-Mi aiuti a cercare le bacche? Credo che qua attorno ci sia qualche cespuglio..- mi spiegò, indicando con il braccio gli alberi che si trovavano accanto a noi, poco prima dell’inizio del bosco.
-Perché no?- dissi, sorridendole. -Ma non sono molto pratico.. dovrai avere pazienza.-
-Sta tranquillo, ne ho molta..- mi rassicurò lei, mentre cominciava ad incamminarsi verso gli alberi.
Cominciammo ad inoltrarci nel bosco, restando vicini ed allo stesso tempo lontani, cercando attorno a noi la presenza di qualche sporadico cespuglio di quei piccoli frutti.
-Cos’è che ti serve? More, fragole..- domandai, per capire meglio cosa stesse cercando Isabella.
-Qualsiasi cosa, l’importante è che siano bacche- mi rispose lei.
Cercammo per un po’, allontanandoci sempre di più l’uno dall’altro, poi all’improvviso sentii la sua voce farsi più alta.
-L’ho trovate! Finalmente!- esclamò felice.
La raggiunsi in fretta ed avevo ancora il fiato corto quando la vidi china su un piccolo cespuglio di rovi, pieno di palline scure che da quella distanza mi sembravano more.
-Hai fatto prima tu di me.. te l’ho detto che non ero bravo.-
-Non dire così Edward!- mi riprese bonariamente lei. -Hai bisogno solo di un po’ di.. allenamento.-
-Beh, di quello ne faccio già parecchio..- cominciai a dire, ma mi bloccai quasi subito; non volevo che venisse a sapere la mia identità così presto. Più avanti, magari, sì, ma non in quel momento.. stava andando tutto così bene.
-Hai detto qualcosa?- chiese, voltandosi verso di me con un espressione confusa sul suo volto.
Per fortuna, non mi aveva sentito.
-No.. non ho detto nulla.- mentii.
Lei mi guardò, sempre più confusa, poi riportò lo sguardo sul piccolo cespuglio e cominciò a raccogliere i piccoli frutti. -Mi era sembrato di sentirti parlare.. che strano.-
-Ti do una mano?- domandai, sia per aiutarla che per cercare di deviare la sua precedente domanda.
Ottenuto il consenso di Isabella, cominciai ad aiutarla a raccogliere le more. Chiacchierammo allegramente tra di noi ed in breve tempo riuscimmo a riempire più o meno la metà del cestino che lei teneva tra le mani.
-Credo che possano bastare.. per una torta sono sufficienti- osservò mentre soppesava il contenuto del cestino.
-Poi me la farai assaggiare, questa torta- scherzai, mettendo nel cestino le ultime more che avevo raccolto.
-Se avanza sì, ma non ti garantisco nulla- ridacchiò Isabella. Mi guardò sorridendo e sospirò prima di riprendere a parlare. -Adesso devo andare.. se voglio preparare questa torta prima di cena.-
Il mio sorriso si indebolì leggermente, sentendo le ultime parole che aveva pronunciato.. avrei voluto che non le dicesse mai.
Annuii, e mi avvicinai per stringere ancora una volta la sua mano e portarmela alle labbra come avevo fatto quando l’avevo incontrata qualche ora prima.
-Spero di rivederti ancora, Isabella- dissi dopo averle lasciato un bacio sulla pelle della sua mano.
-Lo spero anch’io- sussurrò lei sorridendomi.
Lei fece scivolare via la sua mano dalla mia presa e si voltò lentamente, lanciandomi un ultima occhiata intensa prima di incamminarsi verso la strada che, sicuramente l’avrebbe ricondotta a casa sua.
La osservai per qualche lungo secondo prima di voltarmi per andare a recuperare il mio cavallo, e stavo facendo i primi passi quando sentii ancora una volta la sua voce chiamarmi.
-Edward!-
Mi voltai, e la vidi che si avvicinava rapidamente a me rischiando quasi di far cadere a terra il cestino di more. Arrivata al mio fianco, si alzò in punta di piedi ed avvicinò le sue labbra alla mia guancia, lasciandoci un bacio piccolo e leggero che quasi non riuscii a sentire.
Si mise nuovamente di fronte a me e mi sorrise, allontanandosi lentamente senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
-La prossima volta, Edward, chiamami Bella.. lo preferisco- disse, prima di voltarsi e di correre via.
Osservai la sua piccola figura scomparire tra gli alberi, e mezzo imbambolato portai una mano alla guancia che le sue labbra morbide avevano sfiorato dolcemente.
Sorrisi, sentendomi tremendamente felice e leggero. -Bella..- mormorai, osservando il punto in cui l’avevo vista sparire.
 
  



Bella

 

Stavo ancora sorridendo, mentre lentamente percorrevo la stradina che mi avrebbe condotto alla porta principale del palazzo. La prima cosa che dovevo fare una volta entrata sarebbe stata ringraziare Angela.. era grazie a lei che, quel giorno, avevo avuto l’opportunità di uscire e di rivedere di nuovo Edward.
Ero stata davvero contenta all’idea di passare ancora una volta il pomeriggio insieme a lui; era così simpatico e gentile, e con lui stavo così bene!
Dovevo dire, però, che era anche bello.. ma che dico bello, bellissimo!
Sorrisi ancora di più mentre involontariamente mi portavo una mano alle labbra e ricordavo l’istante in cui le avevo poggiate sulla sua guancia morbida e liscia, se non fosse stato per un lieve accenno di barba.
Era un così caro ragazzo, e come lui anche io avrei tanto voluto rivederlo presto. Chissà, forse sarebbe accaduto prima di quanto potessi immaginare.
Camminai più in fretta e altrettanto in fretta entrai nel palazzo, dirigendomi subito verso le scale per raggiungere le stanze di Angela.. a pomeriggio inoltrato si recava sempre lì, a leggere oppure a ricamare. Ero sicura di trovarla lì.
Bussai alla sua porta dopo averla raggiunta e senza attendere il suo invito ad entrare (lei non lo chiedeva mai) aprii la porta, richiudendola alle mie spalle e dirigendomi subito verso il grande letto dalle lenzuola rosse su cui era sdraiata Angela.
-Bella, sei tornata! Ed hai anche trovato le more!- esclamò lei, sorpresa per una delle due cose.. ancora non lo avevo capito.
La abbracciai di slancio, stringendola al mio petto.
-Grazie Angie, grazie!- esclamai, senza mollare la presa sul suo corpo e cominciando lasciarle baci sulle guance.
-Va bene che sei felice, tesoro, ma.. cosa ti ha reso così euforica?- domandò lei confusamente, dopo essersi liberata dalle mie braccia.
La guardai, sorridendo apertamente. -Ho rivisto Edward!-
Angela sgranò gli occhi e la bocca. -Davvero?-
Annuii. -Se tu non mi avessi convinto ad uscire, io non l’avrei rivisto! È tutto merito tuo!- urlai ancora, abbracciandola nuovamente.
-Bella, così mi soffochi!- disse lei con voce strozzata.
La liberai di nuovo dal mio abbraccio soffocante e sempre sorridendo mi rimisi in piedi, afferrando il cestino di more. -Vado in cucina a preparare la torta di more- dissi allegramente, incamminandomi verso la porta.
-Cosa.. e non mi racconti nulla?- domandò Angela con voce severa.
Io non le risposi, anzi trattenni a stento una risata e raggiunsi in fretta la porta della sua stanza, aprendola e facendo per uscire.
-Dove credi di andare? Mi devi raccontare tutto.. aspetta!-
Cominciai a ridere di gusto e scattai verso le scale, divertita ed inseguita da una Angela in preda alla curiosità più assoluta.
 
 
 
 
 

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Ciao!
Eccomi qui a postare il nuovo capitolo.. come quello scorso contiene due Pov, anche se quello di Edward è un po’ più corto di quello di Bella.. ma va beh, il prossimo sarà più lungo :D
Oggi sono soddisfatta del capitolo, quindi non mi dilungo molto su di esso.. ma se ho lasciato qualche orrore di scrittura fatemelo sapere :)
Adesso vado, ci sentiamo presto! Un bacio..
KrisC
P.S: come trovate Ed e Bella che gironzolano nel bosco alla ricerca di bacche? Io li ho adorati dal primo istante! Mi hanno ricordato in un certo senso un’altra coppia di innamorati, protagonisti di una favola che adoro ancora adesso che ho quasi 20 anni.. l’ho rivista proprio l’altra sera. Sapete dirmi chi sono?

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


Come in una favola - Capitolo6

Capitolo sesto
 
 

Ludmilla

 
-Jessica, posso entrare?- chiesi, bussando leggermente alla porta della stanza di mia figlia.
Dall’interno non mi giunse nessuna risposta, ma sentii dei passi veloci e subito dopo la porta si spalancò davanti ai miei occhi, rivelandomi il viso bello ed aggraziato della mia bambina.
-Madre, cosa succede?- domandò lei in fretta, stringendosi le mani sul petto; notai dal suo gesto che aveva i lembi del vestito aperti sulla schiena.
-Nulla cara.. volevo solo avvisarti che il pranzo è pronto, mi hanno appena chiamato- le spiegai, con un sorriso. -Ti aiuto a chiudere il vestito?-
Senza rispondermi Jessica si allontanò dalla porta quel tanto che bastava per farmi entrare, prima di chiuderla. Si mise di fronte a me, poi, e sollevò i lunghi capelli dorati per lasciarmi lo spazio sufficiente per legarle i nastri dell’abito blu.
-Meno male che siete arrivata voi, Madre. È un sacco di tempo che aspetto Isabella, ma ancora non è arrivata!- esclamò piccata, agitando una mano mentre l’altra era ancora ferma a trattenere il vestito sul petto. -Non sarebbe meglio dirle qualcosa?-
Ridacchiai sommessamente, sentendola lamentarsi. -Non occorre, cara. Isabella non è venuta perché è stata trattenuta in cucina.- le diedi una pacca sulla spalla, quando ebbi finito di legarle i nastri.
Jessica si voltò subito verso di me, spalancando gli occhi. -Ordine tuo?- domandò, osservandomi attentamente.
Annuii. -Lavorare un po’ di più le fa bene, specialmente dopo quello che ha combinato la volta scorsa.-
Jessica sorrise, prima di cominciare a ridere con la bocca chiusa; non avevo mai capito come facesse a trovare divertente le punizioni che impartivo alla sua sorellastra. Neanche io mi divertivo nel farlo, anzi, mi dispiaceva molto.. dopo dieci anni, dopotutto, mi ero affezionata a lei.
L’ultima volta che ero stata costretta ad intervenire per il suo comportamento scorretto mi si è stretto il cuore, quando l’ho vista immobile nel tentativo di non sentire dolore alla schiena. Avrei tanto voluto non ricorrere a gesti simili, ma dovevo fare in modo che mi ubbidisse..
Scossi la testa, cercando di mandare via quel triste pensiero, e passai una mano sulle spalle di mia figlia, sorridendole subito dopo. -Se sei pronta, mia cara, possiamo andare a mangiare qualcosa.-
-D’accordo- rispose subito lei, lasciandosi condurre da me fuori dalla sua stanza.
Parlando leggermente, raggiungemmo in pochi minuti la sala da pranzo già pronta e prendemmo posto; spostai lo sguardo alla mia sinistra, dove sedeva di solito mia figlia Angela, e trovai il suo posto vuoto.
Sospirai, capendo che doveva trovarsi ancora nella sua stanza.
-Julianne- chiamai, e subito sentii una presenza al mio fianco. Mi voltai, e vidi la figura esile e giovane della ragazza, nipote di Margaret, che lavorava in casa mia.
-Sì, signora- disse con voce bassa ma chiara, abbassandosi leggermente verso di me.
-Puoi andare a chiamare Angela nella sua camera, cara? Forse non è stata ancora avvertita..-
-Non occorre, Madre!-
Spostai lo sguardo, sorpresa, portandolo verso la porta della sala da pranzo. Mia figlia Angela se ne stava lì, appoggiata contro lo stipite della porta, con una mano sul petto per riprendere fiato; aveva i capelli leggermente scomposti, cadenti dallo chignon che usava portare quasi tutti i giorni, e sembrava un po’ scombussolata.
-Tesoro, cosa è accaduto?- domandai, preoccupata, alzandomi dalla sedia per potermi avvicinare a lei.
Vedendo il mio spostamento, Angela si sbrigò ad allontanarsi dalla porta ed a raggiungere la tavola, sedendosi al suo posto e versandosi un bicchiere d’acqua che bevve avidamente.
-Nulla Madre, nulla! Ero in giardino, e non avevo notato quanto si fosse fatto tardi- mi spiegò, sorridendomi e lanciandomi uno sguardo rassicurante.
Le sorrisi, sentendomi improvvisamente più tranquilla. -Va bene, Angela. Vorrà dire che la prossima volta starai più attenta..- dissi, posandole una mano sulla spalla e lasciandole una carezza delicata.
-Certo!- esclamò subito lei, ricambiando il mio sorriso.
Abbandonai il viso di mia figlia per poterlo portare su quello di Margaret, che si trovava accanto alla porta della sala ed aspettava un mio cenno per poter servire il pranzo.
-Puoi cominciare, Margaret- le dissi con un sorriso.
Lei abbassò la testa, in segno di riconoscenza, ed uscì per qualche secondo dalla porta prima di ritornare con un vassoio di carne stretto tra le mani. Isabella la seguiva diligente e composta, tenendo tra le mani una terrina.
-Isabella!- la chiamai, sorridendole.
La ragazza arrivò subito da me, ricambiando il mio sorriso ed abbassando leggermente la testa. -Madame, che bello vederla!- disse gentilmente. -Posso servirle un po’ di patate?- mi chiese poi, indicandomi la terrina che aveva tra le mani.
-Con molto piacere, cara, grazie..-
Il pranzo passò tranquillamente, ed ascoltai distrattamente Jessica parlare di quello che aveva svolto durante la mattina; Angela, invece, rimase quasi tutto il tempo in silenzio, aprendo la bocca soltanto per mangiare. Era molto tranquilla, al contrario della sorella.
Quasi al termine del pasto Isabella tornò in sala per servirmi un bicchiere di vino, cosa che bevevo solo in quell’occasione oltre, ovviamente, alle feste mondane che ogni tanto si svolgevano a palazzo reale. La osservai distrattamente, mentre mi ripulivo le labbra con un tovagliolo.
Era tranquilla, molto più del solito, e sembrava in qualche modo aver capito la lezione che ero stata costretta ad impartirle pochi giorni prima. Un sorriso leggero, ed anche delizioso a mio parere, le illuminava il viso giovane e dai lineamenti delicati.
Nel corso degli anni la sua bellezza, che avevo notato sin dalla prima volta che l’avevo vista quando aveva ancora otto anni, si era intensificata ancora di più; di lei, mi piacevano soprattutto le piccole efelidi che aveva sul naso e sulle guance.. in qualche modo la rendevano ancora una bambina, anche se ormai veniva considerata a tutti gli effetti una donna in età da marito..
Sembrava felice in qualche modo, e la cosa mi sorprese ed incuriosì allo stesso tempo.. chissà cosa le stava facendo provare emozioni simili.
-Sei felice, tesoro?- le chiesi, osservandola mentre rialzava la brocca con il vino.
Isabella mi osservò, leggermente confusa dalla mia domanda. Si strinse la brocca al petto e poi annuì leggermente con la testa.
-Sì, credo di sì..- rispose, con un sorriso incerto.
Annuii, mentre prendevo il calice e lo portavo alle labbra. Ero soddisfatta dalla risposta che mi aveva dato, anche se sembrava che stesse nascondendo qualcosa.. avevo uno strano presentimento a proposito, ma forse mi stavo sbagliando.
Isabella aveva un carattere solare e timido allo stesso tempo, e qualche volta era capitato che architettasse qualcosa nella sua testa.. lei era così sin da bambina, il mio povero marito me lo aveva spiegato un sacco di volte. Era orgoglioso della sua bambina, l’unica che aveva avuto dalla precedente moglie.
Comunque, forse mi stavo sbagliando veramente; era meglio smetterla subito di pensare a cose del genere, specialmente adesso che tutto stava andando bene.. ma per non correre rischi, decisi comunque di prendere provvedimenti: se Isabella era impegnata, non avrebbe avuto il tempo per fare quello che stava facendo, o che pensava di fare.
-Hai svolto tutte le mansioni di stamattina, Isabella?- domandai, osservando il calice che ancora stringevo tra le mani. Passai distrattamente la punta del dito sul bordo, aspettando una sua risposta che non tardò ad arrivare.
-Certo Madame, poco prima del pranzo- mi rispose, avvicinandosi cautamente a me.
Annuii. -Ne sono felice bambina, davvero felice.. così ti puoi occupare delle altre, questo pomeriggio.-
Alzai lo sguardo alla mia sinistra, osservando attentamente la sua reazione che si mostrò quasi immediatamente sul suo volto. Si irrigidì leggermente, stringendo la presa sulla brocca di vino ed increspando le sopracciglia..
Ci avevo giusto, allora.. aveva in mente qualcosa.
-D’accordo Madame- rispose dopo qualche secondo, e sentii la sua voce un po’ delusa ma comunque ferma; era un ulteriore conferma per me. Mi stupii, di come ancora riuscissi a capire se qualcuno mi stesse nascondendo qualcosa.
-Giselle ti mostrerà quello che dovrai fare, bambina.. puoi andare adesso- la salutai, agitando la mano davanti al suo viso e sorridendole.
Isabella, guardandomi, si abbassò leggermente e poi si incamminò per uscire dalla sala da pranzo, non prima però di aver lanciato un occhiata di scuse ad Angela.. cosa che mi stupì, ed anche molto.
Ero a conoscenza del forte legame che univa Isabella e la mia figlia più piccola, ed era qualcosa che andava oltre al semplice rapporto domestica/nobile; con il tempo, però, avevo imparato ad accettarlo. Quello sguardo che si erano scambiate, però, riuscì a far aumentare di più il sospetto che avevo dentro al petto.
 Aspettai che Isabella oltrepassasse la porta prima di chinarmi su mia figlia, che si stava lentamente accarezzando le pieghe del vestito sul petto.
-Cos’era quello sguardo?- le chiesi,osservandola attentamente.
Angela sobbalzò notando la vicinanza che c’era tra il suo viso ed il mio, e la vidi deglutire. Anche tu, cara Angela, mi stai nascondendo qualcosa?
-Quale sguardo?- domandò educatamente, fissandomi.
-Quello che ti ha lanciato Isabella, l’ho visto poco fa!- esclamai. Mi voltai poi verso Jessica. -Figliola, hai visto anche tu, no?- domandai, osservandola.
Jessica stava distrattamente osservando il suo riflesso nel cucchiaio da portata, passandosi le dita sui denti, e sembrava poco interessata alle mie parole.
-Non ho visto nulla- disse distrattamente, chiudendo la bocca e passando poi ad accarezzarsi i capelli..
Sciocca ragazza.
-Devo essermi sbagliata- borbottai, rimettendomi compostamente seduta sulla sedia e posando il calice vuoto sul tavolo e cercando di lasciar passare quella strana sensazione che sentivo.
 

Il rumore dei dadi che cadevano sul tavolo rompeva in qualche modo il silenzio che si era creato nella stanza. Jessica, borbottando qualcosa di tanto in tanto, raccoglieva i dadi e li lanciava nuovamente mentre giocava insieme a sua sorella.
Le osservavo distrattamente dalla mia postazione, accanto alla finestra, quando prendevo una pausa dal mio lavoro di ricamo. Era raro, per me, vederle fare qualcosa insieme; i loro caratteri differenti le portavano spesso a dei litigi, anche se leggeri..
Riportai gli occhi sul mio lavoro, riprendendo a ricamare, ma mi interruppi nuovamente quando sentii la voce di Jessica giungermi alle orecchie.
-Madre, posso chiedervi una cosa?- domandò alzando leggermente la voce.
La fissai, sorridendole ed incitandola così a parlare. Prima che potesse farlo, però, Angela la interruppe alzandosi dalla sedia.
-Vi lascio sole- sussurrò, prima di incamminarsi verso l’uscita e lasciandoci così libere di parlare tra di noi. Era un gesto che compieva spesso, specialmente quando notava che sua sorella voleva parlare da sola con me.
Jessica si alzò dalla sedia imitando la sorella, ma invece di seguirla si avvicinò a me, inginocchiandosi ai miei piedi e poggiando le braccia sulle mie gambe.
-Cosa c’è, Jessica?- chiesi, posando in fretta il ricamo e lasciando che le mie mani percorressero la sua fronte ed i suoi capelli.
Mi guardò con fare curioso, e batté un paio di volte le palpebre prima di parlare. -Madre.. avete notato qualcosa di strano in Isabella, ultimamente?-
Smisi di accarezzarle il volto a quella domanda, stupita, ma ricominciai quasi subito. -Non so, cara.. come mai me lo chiedi?-
-Beh.. a me sembra strana. Ha l’aria un po’ assente, come se stesse pensando a qualcosa di bello..- mormorò, sistemando meglio le braccia. -Sembra innamorata..-
-Innamorata?- domandai incredula. -E di chi, scusami? Non conosce nessuno..-
Mi guardò come se la risposta a quella domanda fosse ovvia, scontata. -Jacob?-
Scoppiai a riderle davanti, di gusto, nel sentire la sua risposta. Oddio, Isabella.. innamorata di Jacob? No, era impossibile! Si conoscevano sin da bambini, erano cresciuti insieme.. non sarebbero mai riusciti ad innamorarsi.
-Jessica, cara, credo che tu ti stia sbagliando- gli feci notare, smettendo di ridere. -Isabella non può essersi innamorata di Jacob, sono come fratelli!-
-Ma allora perché si comporta sempre in modo strano?- chiese ancora, alzandosi in piedi. -Spiegamelo, Madre!-
Sospirai, voltandomi verso la finestra ed osservando fuori; da dove mi trovavo potevo scorgere una buona parte del giardino e del parco, e riuscii anche a scorgere la figura esile di Isabella che tornava verso il palazzo. Camminava lentamente, e teneva sottobraccio una cesta piena di quella che doveva essere frutta.
Forse dovevo dare ragione a mia figlia ed alle sue parole, perché quella ragazza sembrava avere davvero la testa fra le nuvole. Rischiò quasi di inciampare mentre camminava, e un po’ di frutta le cadde dal cesto che teneva leggermente inclinato.
-Forse hai ragione, Jessica- le dissi, tornando a guardarla.
Il suo bel volto si illuminò di felicità, ma ben presto un sorriso triste prese il posto su quello allegro. Lentamente si lasciò cadere a terra e si sedette, abbracciandosi le ginocchia.
-Ma.. se è davvero innamorata.. vuol dire che vorrà sposarsi- disse tutto d’un tratto, con voce priva di qualsiasi emozione. -E non può farlo! Non può sposarsi prima di me!- esclamò infine, piccata.
Ridacchiai. -Mia cara, su questo non ti devi minimamente preoccupare- la consolai, alzandomi e dirigendomi verso il caminetto acceso.
Davvero, il matrimonio di Isabella era l’ultimo dei miei pensieri, e non sarebbe avvenuto molto presto.
La sentii muoversi rapidamente mentre si rimetteva in piedi, ed avvicinarsi velocemente a me; non mi voltai, ma restai immobile ad osservare le fiamme brillanti che riscaldavano l’ambiente.
-Cosa significa?- domandò ancora una volta Jessica, in cerca di una risposta.
Ridacchiai, senza voltarmi. -Isabella non si sposerà mai, perché non avrà mai il mio consenso per farlo. Resterà qui per il resto della sua vita..- le dissi, rivelando così quello che, forse, era il mio più grande segreto.
Era una cosa che avevo cominciato a prendere in considerazione qualche tempo dopo la morte di Charles, il mio secondo marito. Isabella lavorava già come serva nel palazzo, anche se era ancora una bambina e svolgeva soltanto le faccende meno faticose..
La cosa cominciò ad essere più definita e sicura con il passare degli anni, ed ormai rimanevo fermamente convinta della mia scelta.. non avrei mai permesso ad Isabella di sposarsi, anche se me lo avrebbe chiesto ed avrebbe rivelato la sua identità a qualcuno..
D’altronde, a chi avrebbero creduto maggiormente: a me, una contessa rispettata in tutto il regno, oppure ad una servetta coperta di stracci che si spacciava per la figlia di Charles Swan?
Per quanto le volessi bene, non avrei mai acconsentito ad una sua eventuale richiesta di sposarsi. Mai e poi mai.
Spiegai tutto a Jessica, sin nei minimi particolari, e lei sembrò particolarmente stupita delle mie intenzioni, ed anche un po’ dispiaciuta.
-Ma.. non è sbagliato?- chiese.
-No che non lo è.. e nessuno oltre a noi due lo verrà a sapere- le dissi, rassicurandola. -Ora, ti andrebbe di seguirmi? Voglio mostrarti una cosa..-
-Che cosa?- domandò in fretta, incuriosita dalla mia domanda.
-Seguimi, lo vedrai presto.-
Uscii dalla sala dove ci trovavamo, e cominciai a percorrere frettolosamente il corridoio del piano terra per raggiungere la scalinata. Cominciai a salire i gradini in fretta, sentendo dietro di me i passi frettolosi di mia figlia.
Percorsi in fretta anche il corridoio del primo piano, fermandomi poi davanti ad una porta che non veniva aperta da ormai troppo tempo, se non per le pulizie giornaliere. Aprii la porta ed entrai in fretta, lasciandola aperta per far sì che anche Jessica potesse seguirmi.
-Ma.. questa è..- cominciò a dire, sorpresa, non finendo la frase. Mi bastarono le poche parole che riuscì a dire, però, per comprendere che avesse capito dove l’avevo portata..
Nelle stanze di Reneè Swan.
Charles mi spiegò, una volta giunta in casa sua, che aveva voluto lasciare intatte le camere riservate alla sua prima moglie; aveva voluto conservare qualcosa di suo, anche perché in questo modo la sua dolce bambina avrebbe potuto ricordare meglio la sua mamma.
Ero entrata pochissime volte in quegli alloggi, trovandoli magnifici. Quelli erano i posti dove la contessa amava trascorrere il tempo, magari leggendo un libro oppure decidendo di restare sola con sua figlia piccola. La contessa adorava anche disegnare, ed avevo potuto osservare qualche suo lavoro.. ovviamente ben fatto.
-Cosa ci facciamo qui?- domandò Jessica, guardandosi intorno. Era leggermente spaesata, come d’altronde lo ero stata io quando avevo scoperto cosa si celasse dietro quella porta sempre chiusa.
Mi riscossi dai miei pensieri, e cominciai a percorrere la stanza fino ad arrivare ad un baule in legno ben elaborato. -Voglio mostrarti cosa c’è dentro questo baule- dissi, cominciando a far scattare le serrature.
Quando mia figlia mi fu vicina, alzai il coperchio e le mostrai quello che, senza dubbio, era la cosa più bella e preziosa che avesse posseduto Reneè: il suo corredo da sposa.
Sentii Jessica trattenere il respiro, mentre osservava l’interno del baule. -Oh! Ma.. è bellissimo!- esclamò, portando le mani sulla morbida stoffa dell’abito da sposa.
-Eccome se lo è.-
Presi l’abito tra le mani e lo sollevai, per fare in modo che Jessica potesse osservarlo in ogni sua sfaccettatura. Leggero, di seta di un bianco quasi argento, sembrava brillare alla luce del sole come se fosse fatto di pietre preziose. Lo avvicinai al corpo di Jessica, di fronte al mio, e lasciai che la mia fantasia la vedesse con indosso quell’abito, il giorno del suo matrimonio..
Sarebbe stata una sposa bellissima.
-Un giorno, mia cara, questo sarà tuo- sussurrai, restando immobile a guardarla.
Lei mi guardò spaesata, poggiando le mani sull’abito e trattenendolo al suo corpo come se non credesse alle mie parole. Poteva starne certa che un giorno sarebbe accaduto, dato che non ci sarebbero stati intoppi in quel nuovo progetto; d’altronde, Isabella non avrebbe mai avuto occasione di indossare l’abito di sua madre.
-Non ci credo.. un abito così bello..- la sentii sussurrare, mentre accarezzava il vestito e faceva qualche passo per potersi osservare davanti allo specchio.
-Credici Jessica, credici. Un giorno accadrà!-
Mi fermai alle sue spalle, abbracciandola da dietro ed osservando il nostro riflesso sulla superficie dello specchio; adesso che avevo rivelato quel mio desiderio per lei, sperai che potesse realizzarsi in fretta. Per Jessica era arrivato il momento di sposarsi, già da un po’ di tempo in effetti, e non appena ne avessi avuto l’opportunità avrei cominciato a cercarle qualche buon partito..
-Cosa state facendo?- una voce, conosciuta e familiare, giunse dalle nostre spalle.
Mi voltai in fretta verso la porta, dove si trovava Isabella che ci osservava sorpresa e.. confusa. Era la prima volta che ci trovava dentro le stanze di sua madre, e per lei, povera piccola, doveva essere stata una gran brutta sorpresa.
-Isabella, stavo mostrando a Jessica l’abito da sposa di tua madre. Non l’aveva mai visto prima..- le spiegai, cercando di sembrare convincente; Isabella non sapeva nulla dei progetti che avevo per quell’abito. Sperai che Jessica non se ne uscisse con una delle sue..
-Sì Isabella, è davvero bellissimo- Jessica sorrise e poi riposò l’abito dentro il baule, tranquillamente, come se nulla fosse.
Sospirai, un po’ più sollevata, e mi voltai nuovamente per osservare la ragazza che non accennava minimamente a staccarsi dalla porta. -Stavi forse cercando qualcuno, mia cara?-
-Oh, sì- esclamò tutto d’un tratto, riscuotendosi dallo stato di torpore in cui sembrava essere sprofondata. Infilò una mano nella tasca del grande grembiule bianco che teneva legato in vita e la estrasse subito dopo, mentre reggeva una busta bianca dall’aria ufficiale.
-È appena passato un messaggero di corte, Madame- mi disse, avvicinandosi e porgendomi la busta. La osservai attentamente, e notai che aveva i sigilli regali.. doveva trattarsi davvero di qualcosa di importante.
-Grazie bambina.. puoi andare adesso- dissi in fretta, voltandomi e congedandola con un movimento leggero della mano.
Cominciai ad aprire lentamente la busta mentre tornavo ad affiancarmi al corpo di Jessica; sentii distrattamente la porta della stanza chiudersi, ma la mia attenzione era tutta concentrata sul foglio di carta che stavo sfilando da quella busta così raffinata.
Cominciai a leggere le poche righe scritte sul foglio, e sorrisi non appena giunsi alla fine della missiva. Per una volta, sembrava che le mie preghiere fossero state ascoltate.

 
 
 
 
 
 
 
 

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Ciao ragazze!
Arrivo come al solito un po’ in ritardo nel postare questa storia, ma ormai credo che ci abbiate fatto l’abitudine XD cercherò di essere più puntuale, promesso ;)
Oggi piccola sorpresa: un Pov Ludmilla! Immedesimarmi in lei è stato un po’ difficile, non lo nego, ma spero di essere riuscita a trasmettervi un po’ della sua mentalità.
In quante la state odiando in questo momento?
Nel prossimo torneranno Edward e Bella.. per loro sta diventando sempre più difficile stare lontani :D cosa pensate che accadrà tra di loro??
Un grazie, come sempre, va a tutte voi! Siete il motivo per cui questa storia continua ad essere scritta =)
Un bacio,
KrisC

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Capitolo 8
*** Capitolo settimo ***


Come in una favola - Capitolo7

Buongiorno.. tra poco però sarà meglio dire buon pomeriggio ^_^
Innanzitutto mi scuso per il piccolo ritardo che c’è stato.. questo capitolo mi ha fatto davvero penare, dato che voleva e non voleva scriversi -_- ma spero che quello che ne è uscito fuori sia buono :)
Vi lascio alla lettura, noi ci sentiamo sotto!

 
 

Capitolo settimo
 
 

BELLA
 

Stavo vivendo un periodo della mia vita davvero felice, forse il più bello degli ultimi dieci anni. Mi ritrovavo a sorridere ad ogni momento della giornata, come se qualsiasi cosa che stessi facendo fosse bella ed entusiasmante; una volta mi ritrovai a canticchiare persino mentre stavo pulendo la biancheria di Ludmilla..
E tutto questo soltanto grazie alla presenza di Edward.
Ci conoscevamo soltanto da pochissimo tempo, appena un mese, ma con lui stavo bene e trascorrevo dei momenti davvero belli e spensierati.. erano addirittura migliori dei momenti che avevo vissuto fino a poco tempo prima con Jacob, che era il mio migliore amico.
Sentivo qualcosa di forte dentro di me, qualcosa di nuovo, che mi spingeva sempre più spesso ad abbandonare i lavori di casa per poter raggiungere Edward nel bosco, luogo che avevamo scelto come meta dei nostri incontri.. era vicinissimo alla mia casa e da quella di Edward, ma anche abbastanza lontano in modo così da non essere visti da occhi indiscreti. Non che per me fosse un problema farmi vedere insieme a lui, ma avevo paura che qualcuno spifferasse tutto a Ludmilla e non volevo perdere Edward così presto.. non ora che lo avevo incontrato.
Ogni volta che dovevo raggiungerlo nel bosco avevo dalla mia parte alcune alleate, fidate e sempre disponibili a darmi una mano: Angela e Julianne. Avevo raccontato anche a quest’ultima ed a Margaret dell’arrivo di Edward nella mia vita, e dire che ne erano felici era dire poco! Conoscevano Edward soltanto grazie alle mie confidenze, ma a loro bastarono per capire che quello che avevo incontrato era un ragazzo davvero buono e gentile.
Speravano anche che tra di noi sarebbe potuto nascere qualcosa di bello e duraturo, come l’amore.. a quel pensiero ero arrossita immediatamente, spiegando loro che io ed Edward eravamo soltanto amici, ma non volevano credere alle mie parole e credevano che stessi mentendo.
Da come ne parli sembri innamorata di lui.. non è soltanto un tuo amico!” aveva commentato una sera Julianne, impegnata a lavare i piatti insieme a me, mentre le stavo raccontando l’ennesimo incontro avvenuto tra me ed Edward.
Loro potevano anche non credermi, ma io sapevo che stavo dicendo la pura e semplice verità: Edward era un mio amico, un mio caro amico.
Mi imbarazzava anche soltanto pensare a lui in veste di mio fidanzato, e sentivo le mie guance imporporarsi ogni volta che accadeva. E poi, se come dicevano loro ero davvero innamorata di Edward, non potevo esserne davvero certa.. insomma, non mi ero mai innamorata in vita mia, ed avevo soltanto diciotto anni! Non sapevo riconoscere un sentimento forte come l’amore..
Una volta Giselle mi aveva detto che avrei capito da sola quando mi fossi innamorata veramente di qualcuno, ma questo a me ancora non era accaduto; dovevo pensare, quindi, che per me l’ora fatidica ancora non era arrivata, e che Cupido avrebbe aspettato ancora un po’ di tempo prima di scoccare per me la famosa freccia.
Non che stessi cercando così disperatamente l’amore, anzi, in quel momento non ci stavo minimamente pensando, ma ero più che convinta che, quando sarebbe arrivato anche per me, ne sarei stata più che felice..
 

Dalla finestra della mia piccola stanza, illuminata dal sole del primo pomeriggio, osservavo il cielo azzurro privo di nuvole e luminoso, ed ogni tanto riuscivo a scorgere il profilo di qualche piccolo volatile di passaggio.. dalla finestra riuscivo a vedere anche i primi alberi che separavano il nostro palazzo dal bosco, e che avevano costituito per me la porta per raggiungere Edward.
Non appena pensai a lui sorrisi, forse più apertamente del solito, ed abbassai lo sguardo sul mio grembo; lì, avevo poggiato solo pochi minuti prima uno dei pochi vestiti che possedevo e che avevo rovinato l’altro giorno nel bosco per sbaglio.. un lembo della gonna era rimasto impigliato in un piccolo cespuglio di rovi che non avevo visto passando, e mentre cercavo di districare la stoffa dalle spine sentii chiaramente il rumore di uno strappo, causando così un considerevole danno al mio povero abito.
Mi ero seduta accanto alla finestra proprio perché volevo cercare di rimediare al danno, ma la splendida giornata che mi si parava davanti agli occhi mi fece passare del tutto la voglia di stare seduta con il cucito tra le mani.. gettai tutto sul letto, così all’improvviso, e senza pensarci due volte mi fiondai fuori dalla mia stanza, percorrendo la familiare strada che mi avrebbe condotto fuori da palazzo.
Non avevo avuto un granché da fare per quel giorno, cose che ero riuscita a terminare i miei lavori ancora prima dell’ora di pranzo, ed avevo tutto il pomeriggio a disposizione mia e soltanto mia! Non c’era neanche Ludmilla ad impartirmi ordini, dato che era andata in paese con Jessica ed Angela..
Erano alcuni giorni che la mia matrigna si recava in paese, comportandosi in modo assai strano (più strano del solito, oserei dire) e portandosi dietro sempre Jessica.. solo in quella giornata aveva deciso di rendere partecipe dell’uscita anche Angela.
Non sapevo cosa andavano a fare così spesso in paese, dato che ci si recavano soltanto per acquistare dei nuovi abiti o per andare in Chiesa, ma anche se lo avessi saputo non mi sarebbe importato così tanto..
Anzi, non mi sarebbe importato per niente!
L’unica cosa che mi importava, e che ero intenzionata a fare con tutta me stessa, era recarmi anche quel pomeriggio nel bosco per incontrare Edward. A lui avevo detto che probabilmente non mi sarei mossa da palazzo per quel giorno, ed avevo potuto vedere chiaramente il suo sguardo deluso alle mie parole.. sapevo anche che, testardo com’era, si sarebbe recato lo stesso nel bosco, forse pensando che avevo voluto fargli uno scherzo.. ed in un certo senso era così.
Oltrepassai senza indugi l’ampio portone del palazzo, uscendo così nell’aria tiepida e allegra della primavera, e scesi velocemente i pochi gradini che mi trovai davanti per poi cominciare a correre verso il limitare del bosco.
-Bella!-
Mi fermai, sentendomi chiamare, e mi girai per poter capire chi avesse interrotto la mia ‘fuga’: era Julianne. Mi raggiunse in fretta, reggendo sottobraccio una piena e pesante cesta del bucato, fermandosi poi di fronte a me con il fiato corto.
-Stai..- ansimò -stai andando via di nuovo?- chiese infine, dopo aver ripreso un po’ di respiro.
-Sì.. non mi andava di stare dentro, oggi- le spiegai in fretta, voltandomi poi verso gli alberi che si trovavano ancora ad una considerevole distanza dal punto in cui ci trovavamo.
-Sì sì.. dì pure che non riuscivi a stare lontana dal tuo Edward oggi!- esclamò, scoppiando a ridere; le risate la scossero così tanto che rischiò di far cadere quasi tutto il contenuto ancora bagnato e pulito della cesta.
Arrossii all’istante, grazie alle sue parole. -Julianne!-
Lei, ignorando il mio richiamo, continuò a ridere mentre tentava con scarsissimi risultati di raddrizzare la cesta sotto il suo braccio. -Dovresti vedere la tua faccia Bella, sembri un pomodoro maturo! Potremmo farci lo stufato per cena..-
-Ti prego Julianne, smettila!-
-Va bene va bene, la smetto.. te, però, cerca di tornare prima delle signore! E salutami il tuo innamorato!-
Alzai gli occhi al cielo, sentendo l’ultima frase che aveva pronunciato ed imbarazzandomi ancora più di quanto non fossi. -Edward non è il mio fidanzato, quante volte devo dirtelo?-
-Quante volte vuoi, ma sappi che non smetterò di ripeterlo fino a quando non mi dirai “Julianne, mi sono innamorata di Edward!”- mi rispose lei, baciandomi la guancia prima di scappare via per svolgere le sue mansioni.
Non riuscii a replicare, scioccata e confusa com’ero, e l’unica cosa che riuscii a fare fu incamminarmi verso i primi albero del bosco.
Ma davvero, lei, quella piccola e pazza ragazza, si aspettava che le confessassi il mio amore nei confronti di Edward? Lei poteva anche continuare a sperarlo, ma molto probabilmente io non glielo avrei mai detto.. non ero innamorata di lui.
Ma ogni volta che pensavo a quelle cose, sentivo il cuore battere forte dentro al mio petto e le guance andare a fuoco, come se cercassero di sostenere tutto il contrario delle mie parole..
Come se cercassero di dire “Ne sei davvero così sicura, Bella?
 

EDWARD
 

Recarmi anche quel giorno nel bosco, soltanto per controllare se Bella davvero non ci si sarebbe recata, poteva sembrare una cosa inutile e forse, se non fossi stato così testardo, non lo avrei fatto minimamente.. ma era stato più forte di me, e non ero proprio riuscito a fermarmi.
Avevo sellato il mio cavallo sotto lo sguardo insistente e divertito di Emmett, ignorando le sue battute sul fatto che molto probabilmente il mio viaggio sarebbe risultato soltanto un buco nell’acqua.
La tua piccola innamorata oggi non si presenterà, fidati. Perché non resti qui, invece di renderti così ridicolo?” domandò ad un certo punto, mentre cercava davvero di capire cosa mi spingesse a partire lo stesso nonostante le parole che Bella mi aveva detto.
Perché voglio rendermi ridicolo, e perché non ce la faccio proprio a stare senza vederla” gli avevo risposto, salendo in groppa al cavallo subito dopo e facendolo partire immediatamente per poter uscire fuori dalle mura del castello.
Dopotutto, ero stato sincero con mio fratello quel giorno: io davvero non riuscivo a stare un solo giorno senza poter vedere ed ammirare il viso di Bella, sempre così bello, dolce e.. ormai non trovavo più neanche le parole per poter descrivere Bella.
Mano a mano che passavano i giorni, tra me e lei si era andata a creare una complicità così bella e solida che faticavo ancora a credere che fosse reale. Ci conoscevamo da così poco tempo, eppure riuscivamo a trascorrere insieme dei momenti fantastici e sereni, come mai ne avevo avuti nella mia vita.
Avevo pensato sin dal primo istante che Bella fosse una ragazza gentile, dolce e sincera, oltre che bellissima, e con il passare del tempo avevo imparato a conoscerla meglio, scoprendo dentro di lei particolarità così belle da colpirmi nel profondo, e scatenando ogni volta dentro di me una tempesta che faticavo ogni volta a placare.
Era davvero troppo presto per dire una simile cosa, ma dentro di me sentivo che mi stavo innamorando di Bella.. quella piccola fanciulla che nonostante la sua semplicità sembrava voler prendere posto all’interno del mio cuore.
Era troppo presto per parlare di amore, ma non sapevo dare altro nome al sentimento forte e devastante che sentivo nascere dentro di me ogni volta che la vedevo, o semplicemente ogni volta che pensavo a lei..
Se non era ancora amore, ci andava davvero vicino. Maledettamente vicino.
Mentre pensavo, osservavo la strada che stavo percorrendo insieme al cavallo e notai che, senza davvero rendermene conto, stavo andando dritto verso il lago.. il lago che era diventato in poco tempo il nostro punto di incontro. Ormai sembrava averlo capito anche il cavallo, che quello era il luogo in cui ci saremmo dovuti recare.
Proseguimmo ancora per un piccolo tratto di strada, fino a raggiungere un ampio spazio aperto poco lontano dal punto in cui di solito mi incontravo con Bella. Lì, potevo lasciare tranquillamente il mio cavallo a riposare ed a rifocillarsi di acqua, dato il punto davvero ottimo ed adatto a lui.
Lo lasciai lì tranquillo, dandogli delle leggere pacche sul collo, e poi mi incamminai per andare a controllare se qualcuno era arrivato sul posto prima di me. Dentro di me speravo di trovarci già Bella, mentre mi aspettava, ma una piccola parte della mia mente cercava di dirmi che per quel giorno non si sarebbe fatta vedere, come proprio lei mi aveva detto durante il nostro ultimo incontro.
Quando raggiunsi gli ultimi alberi che delimitavano il luogo, e che mi lasciavano la possibilità di scorgere una piccola parte di lago, ringraziai la mia testardaggine che mi aveva fatto partire lo stesso..
Il mio cuore cominciò a battere furiosamente nel petto, non appena intravidi la figurina piccola ed accovacciata di Bella.. era chiaramente lei, riuscivo a riconoscerla anche da quella distanza grazie, dovevo dirlo, ai suoi capelli dai riflessi rossi quando erano esposti alla luce del sole.
Bella se ne stava seduta sulla riva del lago, con le ginocchia strette tra le braccia, e notai che aveva immerso i piedi nudi nell’acqua. Aveva alzato l’orlo del suo vestito, forse per evitare di bagnarlo, e lo teneva tra le mani lasciando così che le gambe, scoperte fino alle ginocchia, fossero esposte alla luce calda del sole.
Sembrava tranquilla ed assorta, persa nei suoi pensieri, e mai mi era sembrata così stupenda come in quel momento. Trovavo davvero Bella la persona più incantevole che avessi mai conosciuto..
Non riuscii a fare a meno di lasciare il mio nascondiglio e di avvicinarmi a lei, facendo il più rumore possibile per poter annunciare la mia presenza. Bella, sentendo il rumore che avevo causato, si alzò subito in piedi facendo scivolare la gonna sulle sue gambe e mi corse incontro, sorridendo apertamente ed incurante di avere ancora i piedi nudi.
-Sei arrivato!- esclamò, davvero felice di vedermi, e quando mi fu abbastanza vicina si gettò su di me, abbracciandomi.
Ricambiai il suo gesto, facendo scorrere le braccia sul suo esile corpo e lasciando che si chiudessero sulla sua schiena. Abbassai di poco il viso, in modo da poter sfiorare la sua fronte ed i suoi capelli con la punta del naso. In quel modo, riuscivo a sentire il suo profumo così buono e assolutamente naturale, del tutto diverso da quello che usavano mettere le damigelle e le nobili a Corte.
Adoravo di gran lunga il suo profumo.
-Dubitavi forse delle mie parole?- chiesi, fingendomi un po’ offeso per la sua esclamazione, mentre tentavo di nascondere un sorriso. -Te, invece, non avevi forse detto che non saresti venuta oggi?-
-Sì, l’ho detto!- disse lei, sciogliendo la presa dal mio corpo e guardandomi sinceramente - Però, davvero.. non potevo restare dentro casa con questa bella giornata! Te ci saresti riuscito?-
-Hai ragione, è una bella giornata.. e io che credevo che fossi venuta qui per me!-
Bella scoppiò a ridere, mentre si portava una mano al viso per scostare una delle ciocche che le erano sfuggite dalla lunga treccia. Si avvicinò a me, poi, per lasciarmi un piccolo bacio sulla guancia.
-Lo sai che è così, Edward. Lo sai che è così..-
Ricambiai il sorriso che mi stava regalando, e senza pensarci allungai una mano per poter afferrare la sua, decisamente piccola rispetto alla mia. La strinsi leggermente, ed insieme andammo a recuperare le sue scarpe prima di cominciare a camminare verso gli alberi che delimitavano il bosco.
-Com’è andata la tua giornata?- le chiesi ad un tratto, spezzando il silenzio che si era creato tra di noi. Di lei, sapevo che passava gran parte del tempo ad occuparsi della casa e delle varie mansioni che si svolgevano di solito all’interno di essa.
-Bene, davvero bene. Oggi avevo pochissime cose da sbrigare, ed ho finito prestissimo!- mi informò, seguendomi senza fare troppe domande e sorridendo ogni tanto mentre tirava qualche calcio a dei sassolini. -Te, invece? Cosa hai fatto di interessante stamattina?-
-Mah, niente di che- dissi, restando sul vago; Bella ancora non sapeva nulla della mia identità, e quindi non poteva sapere che passavo gran parte del mio tempo ad allenarmi e ad imparare ad essere un bravo re per il futuro del mio regno. Ma presto avrei dovuto dirglielo, non volevo tenerglielo nascosto ancora per molto tempo. -Ho aiutato mio padre, più che altro..-
Vidi il suo viso rabbuiarsi per qualche istante, prima di tornare normale come se nulla fosse accaduto. Improvvisamente, pensai che quella sua reazione fosse stata causata dalle parole che avevo detto, e subito mi preoccupai di capire se fosse davvero così.
-Va tutto bene?- chiesi, fermandomi e facendo così fermare anche lei.
Bella annuì, sorridendomi. -Sì.. tutto bene.- si voltò poi verso il fitto del bosco, osservando qualcosa che solo lei sembrava sapere cosa fosse. -Ti va di vedere una cosa?- chiese infine, ampliando il suo sorriso.
Non riuscii a dirle di no, non quando mi guardava con quel sorriso così bello..
-Certo! Ma cosa?- le chiesi. 
-Lo scoprirai presto.. per adesso basta che mi segui!-
Senza dire altro, lasciò la mia mano e cominciò a correre verso gli alberi che stava osservando poco prima; si voltò soltanto per controllare che la stessi seguendo, e dopo avermi fatto un cenno ed un sorriso mi invitò a raggiungerla.
-Dai, che aspetti? Andiamo!-
La seguii mentre lei riprendeva la sua corsa, mostrandomi così quanto fosse agile e scattante, e quasi non mi sembrava la stessa persona che conoscevo e che inciampava anche solo mentre passeggiava con calma..
Per vari minuti corremmo tra gli alberi, allontanandoci sempre di più dal lago e percorrendo una porzione di bosco che non conoscevo molto bene, ma che invece Bella sembrava conoscere come se ci fosse vissuta fino a quel momento. Si fermò soltanto quando arrivammo in prossimità di una casetta antica, andata in rovina e quasi completamente ricoperta di edera.
Cercai di riprendere un po’ il respiro, prima di parlare. -È.. è qui che volevi portarmi?-
Lei annuì, respirando profondamente per lo sforzo della corsa. -Sì, proprio qui. Ci sono passata davanti l’altro giorno, mentre ritornavo a casa, e improvvisamente ho ricordato di esserci già stata..-
Dopo aver finito di parlare mosse qualche passo, fino ad entrare dentro il rudere attraverso un ampia apertura che, sicuramente, un tempo doveva essere stata la porta. Mi sbrigai a seguirla, osservandomi intorno e stupendomi della bellezza che emanava quel posto, nonostante fosse ormai abbandonato da parecchio tempo.
-Davvero ci sei già stata? E quando?- domandai, volendo sapere qualcosa di più sull’argomento.
-Tanto tempo fa.. mi ci portò mio padre- sussurrò, raggiungendo un'altra apertura diversa da quella in cui eravamo appena entrati ed appoggiandoci un braccio, restando però rivolta verso di me.
-E non ci sei più tornata? È davvero bello qui..-
Bella abbassò il viso, non prima però di aver assunto un espressione triste sul suo bel volto. La vidi sospirare, prima di rialzarlo per potermi guardare. -Non ne ho più avuto il tempo.. non dopo la morte di papà, almeno- disse alla fine, passandosi un dito sulle labbra pensierosa.
Quella notizia arrivò così all’improvviso che mi lasciò completamente spiazzato, oltre che immobile sul posto. Tempo prima, Bella mi aveva detto che aveva perso la mamma quando era molto piccola e che non la ricordava nemmeno.. ma sapeva, attraverso le parole di suo padre, che le aveva voluto davvero tanto bene e che era sempre insieme a lei, anche se non fisicamente.
Non sapevo che anche suo padre non c’era più.. non era mai uscito prima l’argomento, e non avrei mai immaginato che fosse rimasta da sola. Capii anche il motivo della sua reazione di poco prima..
Mi avvicinai a lei, dopo aver assimilato meglio la cosa, e strinsi lievemente la sua mano nella mia mentre con l’altra le facevo nuovamente alzare il viso verso il mio. Con il pollice asciugai una piccola lacrima che era sfuggita dai suoi occhi, sicuramente a causa delle emozioni che il ricordo di suo padre le aveva procurato.
-Non lo sapevo.. mi dispiace- le sussurrai, sentendomi sincero dalla prima all’ultima parola.
Bella scrollò le spalle, stringendo piano la presa sulla mia mano e mostrandomi un piccolo sorriso. -È passato tanto tempo, ormai.. ci sono abituata.-
I miei occhi si fissarono nei suoi, lucidi per via delle lacrime che stava trattenendo, e mai mi erano sembrati così belli, anche con la tristezza erano meravigliosi. Bella ricambiò il mio sguardo, arrossendo leggermente sulle guance ed aprendo di poco le labbra, lasciando uscire un piccolo sospiro.
I nostri volti erano vicini, maledettamente vicini, così vicini che riuscii quasi a contare il numero delle lentiggini presenti sul suo naso e sulle guance; erano così vicini che sentivo il suo respiro colpirmi piano il viso, e quasi senza rendermene conto spostai lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra..
Provai, per la prima volta da quando l’avevo incontrata, il forte desiderio di sfiorarle le labbra con le mie..
Desideravo così tanto baciarla.
Portai anche l’altra mano sul suo viso, cingendolo delicatamente come se fosse la cosa più preziosa del mondo, e diminuii di poco la distanza tra i nostri visi. Bella osservava ogni mio movimento, senza dire nulla e senza fare nulla che potesse fermarmi.
Forse anche lei voleva fare le stesse cose che volevo io..
Forse voleva baciarmi anche lei.
-Vorrei.. provare a fare una cosa- mormorai, facendo scorrere lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra velocemente.
Le mani di Bella si posarono sulle mie, ancora sul suo viso, e chiuse per un secondo gli occhi prima di riaprirli. -Falla..- mormorò, sorridendo nervosamente e facendomi sentire la forza che ci stava mettendo nello stringere le mie mani.
Quelle parole furono la conferma di quello che avevo pensato, e tolsi il forse alla mia frase di poco prima: voleva baciarmi anche lei.
Chiusi gli occhi, mentre prendevo un respiro profondo e cercavo di calmarmi un pochino, giusto quel tanto che bastava per non rovinare quel momento che, forse, sarebbe diventato il più importante di tutta la mia vita. Mi avvicinai lentamente al suo viso, sentendo il suo respiro infrangersi sul mio, e rischiai quasi di tirarmi indietro e di gettare la spugna quando sfiorai con le labbra le sue, ma non lo feci.
Lambii dolcemente le labbra di Bella senza fretta, sentendole morbide come avevo sempre immaginato.. anzi, forse erano ancora più morbide di quanto mi aspettassi. Bella non fece nulla per sfuggire a quel tocco, e sentii le sue labbra tremare lievemente mentre si trovavano ancora a contatto con le mie. Mi allontanai leggermente, giusto quel tanto che bastava per guardarla negli occhi, ma mi fermai quando le mani di Bella strinsero il mio viso e cercarono di riportarlo accanto al suo.
-Non ti allontanare.. ti prego..- sussurrò, con gli occhi chiusi, respirando pesantemente con la bocca aperta.
La abbracciai, stringendola fortemente per la vita e baciandole lievemente le labbra prima di lasciare che le nostre fronti venissero a contatto. Bella si strinse con tutta la forza che aveva tra le mie braccia, stringendo tra le sue piccole mani la mia camicia mentre restava ancora con gli occhi chiusi.
Non mi ero mai sentito così bene come in quel momento.. senza volerlo, avevo dimostrato a Bella quanto fosse importante lei per me ed anche la portata dei miei sentimenti nei suoi confronti, e forse erano ricambiati allo stesso modo. Avevo timore a domandarglielo, e non volevo che mi dicesse tutto soltanto perché glielo avevo chiesto io.
Quando se la sarebbe sentita, mi avrebbe detto tutto con calma e senza fretta.. avevo tutto il tempo del mondo per aspettarla.
Ma c’era una cosa che lei ancora non sapeva, e che doveva assolutamente sapere prima che fosse troppo tardi.. mi dispiaceva soltanto di non essere riuscito a dirglielo prima, e non dopo aver vissuto insieme un momento così intenso e bello.
-Bella.. io ti.. devo dire una cosa- cominciai, scostandomi leggermente con la testa per poterla guardare.
Anche Bella alzò la testa per guardarmi, ed assunse un espressione preoccupata e tirata dopo aver notato il mio viso altrettanto teso. -Va bene.. dimmi.-
-Sai chi sono io?- domandai, non distogliendo neanche per un secondo gli occhi dai suoi.
Lei rise. -Certo che so chi sei! Sei Edward..-
Risi anch’io insieme a lei, ma in maniera decisamente nervosa, e mi pentii di non aver parlato prima a Bella riguardo la mia vera identità. In quel momento, non sapevo proprio come trovare le parole per dirglielo.
-Sì, sono Edward. Ma sai cos’altro sono, insomma..-
Scosse la testa, osservandomi. -Sinceramente, non lo so cosa cerchi di dirmi..-
-Te lo dirò adesso, allora- presi un respiro abbastanza profondo, prima di continuare a parlare. -Vedi Bella, io sono.. sono..-
-Sei?-
-Un.. un principe.-
Il debole sorriso che aveva assunto Bella per aiutarmi ad andare avanti mentre parlavo svanì all’improvviso, lasciando spazio alla sorpresa ed all’incredulità. Lasciò debolmente la presa sulla mia camicia, ed aprì e chiuse la bocca più volte come se cercasse di dire qualcosa ma non ne fosse capace.
-C-cosa?- chiese infine, osservandomi come se non avesse creduto ad una parola di quello che le avevo detto prima.
-Sono un principe, Bella- adesso che lo avevo detto, sembrava all’improvviso più facile parlare di quell’argomento. -Sono il principe Edward.-
 

BELLA
 

Mi ero persa in pensieri assurdi per tutto il tragitto fino al lago, ed anche mentre correvo per poter far vedere ad Edward il posto in cui mi portava sempre mio padre quando ero piccola. Avevo continuato a pensare che io ed Edward non eravamo altro che semplici amici, ma avevo dovuto rivedere il tutto non appena avevo capito cosa avesse intenzione di fare lui.
Aveva cominciato ad osservarmi intensamente negli occhi, così intensamente che quasi non riuscii a sostenere il suo sguardo, ma alla fine la forza di volontà aveva vinto ed avevo ricambiato il suo gesto.
Avevo capito che io Edward non potevamo essere soltanto amici, perché io provavo qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.. qualcosa di più forte, più intenso, più importante..
..ed ero finalmente riuscita a capirlo.
Io ero innamorata di Edward.
Lo avevo capito non appena avevo sentito le sue labbra posarsi sulle mie, in un bacio così delicato e dolce che quasi non si sentiva, ma attraverso quel piccolo gesto avevo potuto sentire quanto anche lui fosse coinvolto in quel sentimento potente che cambiava tutte le cose.
Non riuscivo quasi a credere a quello che era successo, era così bello ed allo stesso tempo così magico che quasi mi sembrava un sogno. Io non avrei mai immaginato che Edward fosse innamorato di me, così come io non sospettavo dei miei sentimenti verso di lui, e bastò un solo e piccolo bacio per farcelo capire..
Aveva davvero ragione Giselle.. quando sarebbe arrivato il momento, lo avrei capito da sola.
Quel momento bellissimo finì, però, non appena Edward decise di dirmi chi in realtà lui fosse: un principe. Un principe, tutto il contrario di quello che avevo pensato io fino a quel momento.. ma forse avrei dovuto immaginarlo subito, una volta visto i suoi modi di fare gentili ed anche il suo modo di parlare.
Ma quelle cose io le avevo pensate, le avevo davvero considerate durante il nostro primo incontro, ed ero arrivata a dire che non poteva davvero trattarsi del principe.. non era possibile una cosa simile.
Ed invece, alla fine, era proprio così.
-No..- sussurrai, scostandomi da lui e voltandomi in modo da non poterlo vedere. Davvero faticavo a comprendere una simile cosa.. -Non ci credo..-
-È la verità, Bella- sussurrò Edward, e mi sembrò quasi di sentire i suoi passi dietro di me nel tentativo di avvicinarsi al mio corpo. -Io sono un principe, non ti mentirei mai su una cosa simile.-
-Ma lo hai fatto- dissi, voltandomi verso di lui ed osservandolo; mi sentivo delusa, presa in giro, e non riuscii a trattenere le lacrime che cominciarono subito ad uscire dai miei occhi, rigandomi il viso. -Mi hai mentito per tutto questo tempo..-
-No, non ti ho mentito!- si affrettò a dire, cercando di avvicinarsi ancora di più a me mentre io cercavo di allontanarmi da lui. –Ho solamente evitato di dirti chi ero.. non mi sentivo pronto a rivelartelo prima.-
-Potevi farlo, invece!- quasi urlai, mentre le lacrime mi inondavano il viso ed io non facevo nulla per bloccarle. -Potevi farlo non appena mi avevi conosciuta, così ti avrei lasciato perdere sin dall’inizio!-
Quella era la pura e semplice verità; se avessi saputo che Edward era un principe, un membro della famiglia reale, non avrei neanche pensato di avvicinarmi a lui.. non quando sapevo che tra me e lui non ci sarebbe mai potuto essere nulla..
..che non sarebbe mai potuto nascere nulla.
Edward si bloccò alle mie parole, sgranando gli occhi come se non credesse a quello che avevo detto. -No, cosa dici..-
-L-la verità, Edward- balbettai, passandomi le mani sul viso e muovendomi piano per la stanza, cercando di trovare l’apertura nel muro da cui ero entrata. -Noi non possiamo avere niente, niente! O almeno, non un principe ed una serva..-
-No, non dire così, Bel.. aspetta! ASPETTA!-
Cercai di non sentire la sua voce che mi chiamava, e singhiozzando più di prima uscii da quella casetta per correre via, diretta al palazzo di Ludmilla, lontano da quel posto che aveva visto nascere il nostro amore impossibile.
Corsi lontano da lui, il mio amore impossibile.
 
 
 
 
 

------------------------------------------------

..ehm.. posso parlare oppure qui c’è qualcuno che vuole farmi fuori?
Io ci provo, poi casomai scappo via XD
Allora.. questo è un capitolo intenso ed importante, perché finalmente Edward e Bella capiscono di essere innamorati l’uno dell’altra ed inoltre, inizia ad uscire una prima parte di verità.
Bella non ha preso bene la novità, ma soltanto perché pensa di non meritare una persona come Edward data la situazione che sta vivendo ed in cui si trova da tanto tempo.. poi, piano piano, vedremo cosa accadrà.
Una piccola cosa: nel primo Pov Bella, ho inserito in una frase Cupido che scocca la freccia; ebbene, non so se a quell’epoca già si usavano dire cose del genere, ma ho voluta inserirla anche se non ne ero molto sicura XD
Adesso vi lascio, tra poco devo andare a lavoro -_-
Un bacio a tutte voi!
KrisC

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


Come in una favola - Capitolo8

COME IN UNA FAVOLA

 
 
 

Capitolo ottavo
 
 
 

EDWARD
 

Era andata via.
Se n’era andata via così, improvvisamente, lasciandomi da solo in quella casetta abbandonata senza che avessi potuto trovare il tempo di fermarla. Era andata via subito dopo avermi detto che tra me e lei non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa, perché lei era una semplice domestica mentre io ero un principe.. mai come in quel momento mi era pesato così tanto essere un erede al trono.
E poi, le parole di Bella erano così sbagliate! Non erano quelle che avrei detto io se fossi stato al suo posto, perché lei adesso sapeva solo una piccola parte di verità..
Non sapeva la parte più importante.
Non sapeva che io e lei saremmo potuti stare insieme senza problemi, e che io l’avrei scelta ugualmente anche se non avessi avuto il consenso della mia famiglia. L’avrei scelta ugualmente, perché lei era diversa.
Era diversa dalle altre persone che conoscevo e che appartenevano ai più alti titoli nobiliari, i cui unici pensieri erano rivolti soltanto alla moda del momento ed ai gioielli più preziosi. Odiavo con tutto il cuore le persone come loro.
Ma Bella no.. non avrei mai potuto odiare una persona meravigliosa come lei.
Lei era così unica nella sua semplicità, con la sua allegria e con la sua voglia di vivere. Era riuscita a dimostrarmi in breve tempo che le persone umili e semplici come lei erano migliori anche dei nobili più noti del regno.
Mi ero sentito davvero dispiaciuto, quando l’avevo vista piangere per le mie parole.. forse, da una parte, avrei davvero dovuto dirgli tempo prima che ero un principe. Sarebbe stato più facile da una parte, ma dall’altra non mi avrebbe permesso di conoscere una persona stupenda come lo era lei.
Perso nei miei pensieri, mi issai su quella strana apertura che doveva essere stata una finestra e mi sedetti, appoggiando la schiena al muro di pietra ed osservando gli alberi e la natura che circondavano quel posto sperduto ed abbandonato, ma anche particolare e meraviglioso.
Chiusi gli occhi e rimasi lì, solo con me stesso, immaginando di vedere ancora una volta Bella e di sentire la sua voce dolce e leggera.. desiderai poterla stringere ancora una volta contro il mio petto, e di poterla baciare ancora una volta.
Lo desideravo davvero con tutto me stesso.
Sperai, con tutto me stesso, che potesse succedere veramente.
 
 
 

BELLA
 

Non riuscivo a fare a meno di pensare a quello che era accaduto tra me ed Edward durante il pomeriggio, ed anche a quello che mi aveva rivelato subito dopo. Non riuscivo ancora a credere che Edward fosse un principe.
Dopo essere fuggita da lui, corsi nel modo più veloce che sapevo fare senza fermarmi neanche per un istante, per paura che lui mi raggiungesse e mi dicesse di restare a parlare ancora con lui.
Io non sarei mai voluta andare via da lui, mai, ma dovevo farlo.. non aveva senso restare ancora, non dopo aver capito che tra me e lui non sarebbe mai potuto nascere qualcosa di meraviglioso come l’amore..
Perché io ero una serva, soltanto una serva, e lui.. lui era troppo per me. Più di quello che avrei mai potuto immaginare..
Non smisi di correre neanche dopo aver raggiunto i giardini del palazzo, sotto gli sguardi attoniti e sorpresi di Jacob e Paul che stavano lavorando da quelle parti.
Sentii le loro voci che mi chiamavano e che mi chiedevano dove fossi stata e cosa mi fosse successo, ma sentendoli l’unica cosa che mi venne di fare fu ricominciare a piangere, ancora più forte di quanto stavo già facendo.
Corsi ancora, fino a raggiungere la piccola porta di servizio della cucina e fiondar mici dentro; lì, ormai sicura che Edward non sarebbe mai riuscito a raggiungermi, mi accasciai sul polveroso pavimento di pietra e mi strinsi al petto le ginocchia, abbracciandole subito dopo e facendoci poi sprofondare il viso inondato di lacrime.
Ero ormai nascosta in cucina da diverso tempo, da sola ed ancora singhiozzante, quando sentii dei passi percorrere il corridoio ed aprire la porta cigolante della cucina.
Non alzai il viso per scoprire chi fosse, dato che non volevo far vedere che stavo piangendo, ma molto probabilmente il nuovo arrivato lo avrebbe capito ugualmente dai singhiozzi che il mio corpo ancora emetteva, e che non avrebbe smesso di fare per parecchio tempo ancora.
-Oddio, Bella!- riconobbi subito la voce sorpresa ed allo stesso tempo preoccupata di Margaret, mentre sentivo i suoi passi che si avvicinavano al mio corpo rannicchiato.
Le sue mani, gentili e delicate come sempre, mi accarezzarono piano i capelli e tentarono inutilmente di alzare il mio viso, che tenevo testardamente incastrato ancora tra le ginocchia.
-Piccola, cosa è successo? Perché stai piangendo?- sussurrò, preoccupata, mentre cominciava ad accarezzarmi le spalle.
Sentire la sua voce così triste a causa mia mi fece stare ancora più male di quanto non lo fossi già; di malavoglia, cercando di bloccare il pianto, alzai la testa ed usai una mano per scostare via i capelli che si erano attaccati alle guance insieme alle lacrime.
-Allora, non mi dici nulla? È successo qualcosa di tanto brutto da farti piangere così tanto?- mi domandò ancora, mantenendo il tono di voce basso e gentile nel tentativo di capire cosa fosse accaduto.
Scossi la testa, mentre nuove lacrime cominciavano a rigarmi nuovamente il viso.. non riuscivo a dire nulla, ma cercai ugualmente di spiccicare qualche parola.
-È.. o-oggi ero c-con Edward..-
-Gli è capitato per caso qualcosa?- chiese ancora, preoccupandosi ulteriormente. -Spiegati meglio, tesoro.. cosa è successo?-
Singhiozzai, mentre chiudevo gli occhi. -Edward è.. è un p.. un principe.-
Dire quella parola risultò più difficile del previsto, e mi fece stare ancora più male. Ormai non provavo neanche più a controllare il pianto, e lasciavo le lacrime scorrere sulle guance liberamente senza provare a bloccarle.. tanto sapevo che non ci sarei riuscita.
-È un principe?- sussurrò Margaret, sgomenta, mentre portava la sua mano sul mio viso e tentava di asciugarlo. -Hai conosciuto il principe Edward?-
-I-io non l’ho s-solo conosciuto..- farfugliai. Poggiai stancamente la testa sulla parete dietro di me, ed aprii gli occhi quel tanto che bastava per poter osservare in viso Margaret. -Me ne s-sono innamorata..-
-Oddio Bella, è una cosa così.. così..- Margaret non riuscì a continuare, e mi sorrise felice mentre continuava ad accarezzarmi il viso. -Ma stai piangendo per questo? Perché hai conosciuto una persona che ti ha fatto innamorare? Guarda che non devi! È una cosa così bella quella che ti sta accadendo..-
-No..- dissi in fretta, bloccando il flusso di parole che usciva dalle labbra di Margaret. -Piango perché.. p-perché amo una persona che.. n-non potrò avere mai..-
-E questa che storia è? Scusa piccina, ma non capisco.. certo che puoi..-
-NO! No che non posso!- urlai, scostando malamente le sue mani dal mio viso ed alzandomi subito in piedi.
Corsi via dalla cucina, lasciando Margaret accasciata accanto al punto in cui mi trovavo io poco prima, e cercai di raggiungere la mia camera prima che potessi incontrare qualcun altro che notasse in quale stato fossi.
Sfortunatamente, però, incontrai Giselle prima che potessi cominciare a salire le scale.
-Bella, ma cosa ti è successo?- mi domandò, afferrandomi per le braccia e bloccando la mia fuga. -Perché piangi?-
-Giselle, ti prego..- sussurrai, mentre mi divincolavo con la poca forza che avevo ancora. -T-ti prego, lasciami andare..-
Non so se capì qualcosa dalle mie parole, o dal mio viso parzialmente nascosto dai capelli.. fatto sta che Giselle mi lasciò le braccia, consentendomi così di salire le scale e di correre fino alla mia piccola camera.
Una volta che fui lì, chiusi la porta facendola sbattere rumorosamente alle mie spalle e cominciai a guardare il mio vestito che giaceva ancora abbandonato sul letto, strappato come lo avevo lasciato prima di andare nel bosco.   
Se soltanto non avessi deciso di cambiare idea e di restare, invece, a rimediare al danno fatto all’abito, forse adesso tutto sarebbe stato diverso..
Mi avvicinai lentamente al letto, fermandomi nello stesso istante in cui toccai con le ginocchia il materasso, e presi tra le mani il mio vestito prima di portarmelo al petto e stringerlo come se fosse la mia unica salvezza.
Mi morsi un labbro forte, sentendo quasi improvvisamente il sapore del sangue in bocca mentre l’ennesima lacrima scendeva dal mio occhio.
I singhiozzi tornarono a scuotermi il petto, e pochissimi istanti dopo mi accasciai sul letto, mentre stringevo ancora il vestito contro il petto e pensavo ad Edward, l’unica persona che volevo amare, ma che non avrei mai potuto avere al mio fianco.
 
 

-
 
 

Aprii gli occhi lentamente, sentendoli doloranti e stanchi, aspettandomi di vedere la mia camera inondata ancora dal sole del pomeriggio.. ma le uniche cose che vidi furono le ombre della notte che era scesa su tutto il palazzo.
Le tende alla finestra erano scostate da un lato, come le avevo lasciate io, e riuscivo a vedere benissimo le stelle che illuminavano il cielo buio nonostante ci fosse un velo opaco che copriva i miei occhi.
Capii di essermi addormentata, anche se non riuscivo a capire quando fossi scivolata nel sonno.. ma almeno sapevo per quale motivo lo avevo fatto.
Il pianto e le lacrime, che adesso sentivo secche e che tiravano fastidiosamente la pelle del mio viso, mi avevano stancato terribilmente.
L’ora della cena sicuramente era passata da un bel pezzo, e non volevo neanche immaginare se Ludmilla si fosse arrabbiata per la mia assenza. Non volevo nemmeno provare a pensare se avesse intenzione di punirmi come l’ultima volta..
Non sarei riuscita ad accettare altre frustate sul mio corpo.
Non mi mossi mentre pensavo, ma rimasi nella stessa posizione accovacciata in cui mi ero risvegliata, con lo sguardo rivolto alla finestra ed alle stelle luminose. Istintivamente la mia mente andò con il pensiero ad Edward, anche se solo sentire il suo nome mi faceva piangere il cuore.
Sentii bussare leggermente alla porta della mia camera, ma non mi presi il disturbo di chiedere chi fosse e neanche di invitarlo ad entrare. Restai in silenzio, fingendomi ancora addormentata, ma il mio debole tentativo di eludere quella visita non andò bene. Sentii quasi subito la porta aprirsi, ed un rumore di passi troppo concentrato mi fece capire che si trattava di più di una sola persona.
-Bella? Possiamo entrare?- era Julianne che parlava, ma non disse il nome della persona che l’accompagnava.
Non risposi alla sua domanda, ma Julianne interpretò il mio silenzio a modo suo perché sentii entrare sia lei che il suo accompagnatore, che richiuse la porta subito dopo. Si avvicinarono entrambi al letto dove ero distesa, e quando vidi il suo viso preoccupato entrare nel mio campo visivo scorsi anche quello della seconda persona, illuminato dalla piccola luce di una candela che teneva tra le mani..
Angela.
-Bella, ma che cosa è successo? Noi non sappiamo praticamente niente di questa storia!- sussurrò concitata Julianne, sedendosi sul letto accanto a me e posando una mano sulla mia spalla. Angela, restando silenziosa, si avvicinò al piccolo comodino e ci posò sopra la candela, lanciandomi anche una occhiata piena di domande.
-Julianne ha ragione, Bella. Siamo preoccupate per te..-
-Non dovete esserlo- dissi, raddrizzandomi sul letto. Ripiegai le gambe sotto il sedere, ignorando il fatto di indossare ancora le scarpe, e cominciai a sciogliere quel groviglio di capelli che una volta era stata una treccia.
-Spiegaci cosa è accaduto, e noi ti diremo se vale la pena preoccuparci- Angela sorrise subito dopo aver parlato, e Julianne annuì per la sua frase.
-No, non vi dirò nulla!- mi stavo spazientendo, e la cosa doveva sentirsi anche dal tono di voce che avevo usato. -E poi non dovreste essere qui.. specialmente tu, Angela! Se lo viene a sapere Ludmilla..-
-Non accadrà- mi spiegò prontamente lei, sorridendomi rassicurante prima di guardare fuori dalla finestra. -Julianne è qui per suo ordine. Margaret ha detto alla mamma che stavi poco bene, e si è raccomandata che lei passasse a darti un occhiata dopo la cena.. mentre io sono qui perché volevo venire! La mamma è già andata a dormire, non si accorgerà che sono venuta qui..-
Abbassai il viso. Era chiaro come il sole che, per quella sera, non sarei riuscita ad eludere le loro domande.. ma ripensare e parlare con loro di quello che era accaduto nel pomeriggio mi faceva stare così male, e più ci pensavo più sentivo qualcosa di grosso e pesante premere sul mio petto, all’altezza del cuore.
-Adesso, mia cara, spiegaci cosa ha scatenato in te quella crisi di pianto così forte! Giselle si è spaventata tantissimo, sappilo..-
Ecco, quella era l’ultima cosa che volevo.. che le persone a cui volevo bene, e con cui vivevo a stretto contatto tutto il giorno, tutti i giorni, si preoccupassero e spaventassero per me.
Sospirai. -È.. è difficile da spiegare.. per me, almeno, lo è..-
-Se serve, Bella, aspetteremo tutta la notte che tu ci dica qualcosa. Non abbiamo alcuna fretta..-
Restai con lo sguardo puntato sulle coperte del letto, e con le mani ancora immerse nei capelli. Cercavo in tutti i modi di trovare il tempo necessario, oltre ovviamente alle parole che servivano per spiegare il tutto alle due persone che avevo accanto, e che senza alcun dubbio consideravo due sorelle.
-Voi.. voi cosa già sapete di tutto questo?- chiesi, cercando di prendere tempo e di capire su quante cose erano già state informate.
-Sappiamo soltanto che sei tornata qui in lacrime, Bella- mormorò Julianne. -Parole della zia! E Jacob e Paul hanno detto che non ti sei fermata neanche per parlare con loro..-
-Ah- soffiai.
Quindi, loro davvero non erano a conoscenza di nulla. Da una parte la cosa mi colpì, perché capii quanto fosse il rispetto che Margaret avesse verso i miei confronti.. solo lei era a conoscenza, oltre a me ovviamente, dell’identità di Edward e dei sentimenti che provavamo reciprocamente.
Dall’altra parte, però, quella rivelazione mi fece intristire più di quanto non lo fossi in quel momento.
Mi schiarii la gola, debolmente, preparandomi a parlare.
-Oggi sono uscita di nuovo, nel pomeriggio. Julianne mi ha anche vista..-
-Sì sì Bella, questa parte la sappiamo già!- esclamò Angela, gesticolando con la mano. -Sappiamo che sei andata a trovare il tuo innamorato..-
Sapevo che stava scherzando, ormai durante quei giorni aveva ripetuto quelle parole all’infinito! Ma Angela non sapeva che, improvvisamente, quelle parole avessero acquisito verità, come del resto non lo avevo saputo io fino a quel pomeriggio, nella casetta abbandonata.
-Sei andata da lui, no?- chiese Julianne, forse per trovare la conferma alle parole di Angela.
Annuii. -Sì. Siamo stati un po’ al lago, e poi l’ho portato a vedere una cosa.-
Entrambe le mie ascoltatrici aggrottarono le sopracciglia. -Che cosa, Bella?- Julianne fu la prima a domandare.
Le risposi, ma mentre lo facevo osservavo Angela: lei sapeva di cosa stavo parlando. -Un rudere che si trova nel bosco.. ci andavo sempre con papà, ricordi Angela? Una volta ci andammo anche insieme a te e Jessica..-
Angela spalancò gli occhi, colpita. -Oh sì, mi ricordo! Ma.. è passato tantissimo tempo dall’ultima volta che ci siamo state..-
-Lo so..- ammisi, sentendo lo stesso senso di angoscia che provai quando lo spiegai ad Edward. -Mi ci sono imbattuta giorni fa, quando stavo tornando qui.. mi era sembrata una buona idea fargliela vedere.-
-E lo è stata Bella, davvero. Sembra che tu voglia dire il contrario..- Julianne mi fece capire dalle sue parole quello che pensava.
-Quindi.. qualsiasi cosa sia successa oggi pomeriggio, si è svolta mentre entrambi vi trovavate nel rudere?- Angela, perspicace ed intelligente come sempre, capì subito quello che io ancora faticavo a raccontare.
Annuii, e strinsi in movimenti rapidi le ginocchia contro il petto, cingendole poi con le braccia e posandoci sopra il mento. Gli occhi cominciarono a bruciarmi di nuovo, ma tentai comunque di resistere almeno qualche altro minuto prima di dare ancora una volta libero sfogo alle lacrime. Sapevo che presto l’avrei fatto di nuovo.
-Io ed Edward ci.. ci siamo.. baciati- sussurrai, e chiusi gli occhi per non vedere le reazioni di Angela e Julianne. Le sentii entrambe trattenere il respiro, ed immaginai le espressioni buffe che sicuramente erano comparse sui loro volti.
-Vi.. vi siete baciati?- esclamò Julianne, la prima a reagire. Parlò così forte che mi fece sobbalzare ed aprire gli occhi nello stesso istante. -Cioè.. vi siete baciati! Non mi dire che piangevi per questo! Perché se è così..-
-Ehi, Julianne, calmati!- mi affrettai a dire, alzando le braccia e frenando così il fiume di parole che mi stava investendo. -Non piangevo per quello, no.. non dire sciocchezze..-
Lei sospirò, e si posò una mano davanti agli occhi come se si sentisse stanca; Angela, invece, mi osservava con un sorriso sincero sulle labbra. Lo ricambiai, in imbarazzo, e tornai ad abbracciarmi le ginocchia mentre sentivo le guance scaldarsi come mi accadeva spesso in quei giorni.
-Vi siete baciati- sussurrò Angela, sedendosi accanto a me senza abbandonare il suo sorriso. -Oddio, non ci credo! È.. è una cosa bellissima!-
-Se vi siete baciati, vuol dire che.. no!- Julianne si interruppe improvvisamente, sgranando gli occhi. -Non mi dire.. Edward è per caso innamorato di te?-
-Non lo so.. non mi ha detto nulla! È.. successo tutto così in fretta. Pochi istanti prima mi dice che voleva provare a fare una cosa, e subito dopo..- mi bloccai, e sperai che capissero cosa volevo dire con quella frase interrotta bruscamente.
-Non lo ha detto, ma per comportarsi in questo modo è chiaro che lui provi qualcosa di forte nei tuoi confronti!- vidi Julianne annuire alle parole di Angela. -E.. te invece, Bella? Cosa provi per Edward?-
Ed eccola qui, la domanda che speravo di non sentire mai. Mi imbarazzava rispondere, tantissimo.
-Io?- domandai scioccamente, avvampando ancora di più. -Io.. sono innamorata di lui.. o credo di esserlo.. non lo so! Ma sento di provare qualcosa per lui.. qualcosa di intenso..-
-È quello che volevo sentirti dire da tanto tempo- esultò Julianne, gettandosi su di me ed abbracciandomi forte. -Cosa ti dicevo, Bella? Ammettilo!-
Mi ritrovai a ridere tra le sue braccia, ed in qualche modo riuscii a sentirmi un pochino meglio rispetto a poco prima. Mi sentivo più leggera in un certo senso, anche se mancava ancora una parte di racconto da svelare.
-Allora, riordinando i fatti.. sei innamorata di Edward e vi siete baciati, ma non stavi piangendo per questo.. ma allora per cosa piangevi?-
-Già- Angela sostenne la domanda di Julianne. -Per quale motivo, per noi ancora sconosciuto, stavi piangendo?-
 Tornai seria tutta d’un tratto, sentendo la domanda, ed in un riflesso incondizionato una lacrima scese sulla mia guancia. -Edward mi ha detto una cosa, subito dopo che ci siamo baciati, e.. e ci sono rimasta tanto male.-
-È qualcosa di brutto?- domandò subito Angela, notando il mio cambiamento di umore.
Scossi la testa, asciugando con la mano la lacrima. -Non penso che per voi lo sia, ma per me..-
-..per te lo è- Julianne completò la frase al posto mio. -Ti ha sconvolto e per questo sei tornata a palazzo in lacrime.. ma cosa ti avrà mai detto?-
Osservai i visi di entrambe, mentre sentivo altre lacrime scendere sul mio viso. -Non lo direte a nessuno, vero?-
-Bella, come possiamo dirlo ad altre persone?- Angela mi strinse la mano, mentre con l’altra asciugava le mie lacrime.
-Hai la nostra parola.- promise Julianne.
Tirai su col naso, prima di tornare a parlare. -Edward è un principe.. il principe di Francia.-
-Oh!- Angela emise quella flebile esclamazione prima di portarsi le mani a coprire le labbra; Julianne, invece, restò in silenzio e cominciò ad osservarmi con un cipiglio strano sul volto.
-Ok, avevi già accennato a questa cosa, ma.. ne sei sicura? È davvero il principe?-
Annuii. -Era sincero quando me lo ha detto..-
-E cosa hai fatto tu quando lo hai saputo?- Angela sembrava davvero curiosa di saperlo. -Cosa gli hai detto?
-Ci sono rimasta male- ammisi, stringendomi ancora le braccia alle ginocchia. -E.. e gli ho detto che avrebbe dovuto dirmi prima chi fosse in realtà..-
-Ma che sciocchezza è questa? Scusa, ma non ne capisco il senso!-
Sospirai, chiudendo gli occhi. -Se avessi saputo prima chi lui fosse, non avrei mai.. mai provato a conoscerlo, perché.. perché lui è un principe ed io.. io non sono nessuno..-
Quando finii di parlare, lasciai sprofondare il viso nelle ginocchia e non guardai più in viso le mie amiche. Le lacrime piano piano tornarono a bagnare i miei occhi, andando poi ad inumidire anche la gonna del mio vestito.
Sentii una mano posarsi sulla mia schiena e cominciare a carezzarla dolcemente e lentamente, tentando in qualche modo di calmare il mio pianto. Non sapevo a chi appartenesse, e la cosa da una parte non mi interessò poi molto. Capii che apparteneva a Julianne solo quando sentii la voce di Angela invadere la stanza, lontana dal punto in cui mi trovavo io.
-Questa è davvero la cosa più sciocca che potessi sentire, e non è la prima volta che te lo dico, Bella!- esclamò, forte e decisa. -E scommetto che a quel povero ragazzo hai detto le stesse cose! Gli hai detto che sei una sguattera, vero? Gli hai detto questo, e non che in realtà sei una contessa!-
-Angela..-
-No Julianne, fammi parlare! Non è possibile che continui ancora a dire sciocchezze simili! Non le posso proprio sentire..-
Alzai il viso per incontrare quello di Angela, severo; si era spostata, ed adesso si trovava accanto alla porta, come se fosse pronta ad andare via.
-C-cosa avrei dovuto dire, allora?- domandai. -Che sono una nobile? Una nobile costretta a fare le pulizie nella stessa casa in cui è nata e cresciuta? Gli avrei dovuto dire questo?-
-Perché, non avresti potuto? Avresti fatto bene, dovevi essere sincera.. lui con te lo è stato!- disse, calmandosi un po’ alla fine della frase.
Un piccolo singhiozzo mi sfuggì dalle labbra, e tentai di bloccare gli altri mordendo forte le labbra. Julianne, che non aveva più detto nulla dopo essere stata zittita da Angela e che era rimasta al mio fianco, mi accarezzò il viso asciugando anche le lacrime e mi passò un piccolo fazzoletto di lino.
-G-grazie..- balbettai, prendendolo tra le mani.
Asciugai come potevo gli occhi, e restai poi con lo sguardo basso a rigirarmi il fazzoletto tra le dita mentre Julianne passava ad accarezzarmi i capelli. Un sospiro però mi fece alzare la testa ed incontrare lo sguardo di Angela, che si avvicinò a noi due e si inginocchiò sul pavimento; mi accarezzò una mano mentre mi guardava.
-Non dirò che mi dispiace per quello che ti ho detto.. è la verità, e tu lo sai- mormorò -e non puoi continuare a dire che non sei nessuno, perché tu qualcuno lo sei, eccome se lo sei! Sei una persona bellissima, buona, gentile.. e sei riuscita a far innamorare di te un principe che conosci da pochissimo tempo! So che non ti senti all’altezza per lui, per quello che hai dovuto vivere in questi anni.. ma puoi stare davvero con lui, nessuno ve lo impedirà..-
Il discorso di Angela mi colpì moltissimo, non solo perché aveva detto cose che mi descrivevamo in modo migliore rispetto a come ero, ma mi colpì tantissimo per le ultime frasi che aveva pronunciato..
Cosa voleva dire, che nessuno avrebbe impedito a me e a Edward di stare insieme?
-C-che vuoi dire? Non capisco..-
Lei sorrise, d’un tratto tornata del suo solito umore. -Oggi sono stata con la mamma e Jessica a trovare la Regina.. ricordi la lettera? Era un invito per passare un pomeriggio insieme, era un sacco di tempo che lei e la mamma non si vedevano..-
-Ma.. che cosa..-
-Aspetta! Fammi finire di parlare almeno!- mi ammonì lei. -Allora, come stavo dicendo prima.. lei e la mamma hanno avuto modo di parlare parecchio, e la Regina ha detto una cosa che, ne sono sicura, a te farà sicuramente piacere!-
-Cosa?- stavolta non fui io a parlare, ma Julianne. -Angela, sbrigati! Mi sto incuriosendo!-
Angela sorrise, e poi continuò a parlare. -Da quello che ho capito, il principe vuole in sposa una ragazza di cui sia innamorato veramente, non vuole un matrimonio combinato. E so anche che passa moltissimo tempo fuori dal castello, in giro per il regno proprio per cercare la persona giusta per lui!-
-Oh mio Dio!- esclamò Julianne, togliendomi così le parole di bocca.
Io davvero non sapevo se credere a quello che avevo sentito oppure fare finta di niente, come se Angela non avesse detto nulla. Non sapevo davvero come comportarmi: sentivo nascere in me una gran voglia di ridere, ma anche di tornare a piangere.. per la felicità però, stavolta.
Perché se quello che aveva appena detto Angela era la verità, sarei stata la persona più felice del mondo.
-È.. è uno scherzo? O stai dicendo la verità?-
-È la verità Bella, è la verità!- mi assicurò lei. -Non immaginavo davvero che il principe Edward fosse lo stesso ragazzo che hai conosciuto tu, ma tutte queste coincidenze mi portano a pensarla così! Potresti diventare una principessa, ci pensi?-
Sentii ancora una volta le lacrime scendere dagli occhi e scorrere lungo le guance, ma stavolta erano davvero lacrime di felicità. Non le bloccai, e lasciai che cadessero libere lungo il percorso che avevano già tracciato le altre.
Scesi senza esitazione dal letto, dove ero rimasta rannicchiata per tanto tempo ormai, e catturai Angela in un abbraccio forte e stritolatore. Cominciai a singhiozzare forte, quasi senza accorgermene, e sentii le braccia di Angela ricambiare la stretta subito, seguite poi da quelle di Julianne.
-Sono davvero felice per te, Bella- sussurrò Angela al mio orecchio. -Quello che ti sta accadendo è meraviglioso..-
-Angela ha ragione- aggiunse Julianne -dopo tanto tempo, qualcosa di bello sta finalmente succedendo anche per te!-
Sciolsi l’abbraccio quando ormai i singhiozzi erano spariti, ed anche le lacrime avevano cessato di scendere, ma non mi unii a loro ed alle loro parole felici.. perché c’era ancora una cosa a cui dovevo rimediare e che dovevo fare il più presto possibile.. solo dopo esserci riuscita, potevo dire di essere davvero felice.
Dovevo chiedere scusa ad Edward.
-Domani devo tornare al lago- sussurrai, guardando prima Angela e poi Julianne. -Devo vedere se Edward sarà li.. gli devo chiedere scusa..-
-Lo sappiamo Bella, lo sappiamo..- disse Angela.
-..e noi ti aiuteremo! Faremo in modo che nessuno ti venga a cercare, domani pomeriggio!-
Le abbracciai ancora una volta dopo averle sentite parlare, e loro si strinsero a me con la stessa forza con cui io mi stringevo a loro.
Se non ci fossero state loro con me, non avrei saputo nulla.. nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Buonasera a tutte quante voi, mie care!
Ho il cervello ancora un po’ in pappa da quando ho visto Breaking Dawn (se ancora non siete andate al cinema andateci subito, è qualcosa di *_________*), ma spero di riuscire a fare un angolino decente ;)
Quello di stasera si potrebbe definire un capitolo di passaggio, dato che non succedono molte cose, ma compaiono lo stesso alcuni particolari importanti.. Bella si confida con due delle persone che le sono più vicine, e riesce a capire finalmente lo sbaglio che ha fatto. Viene anche a conoscenza della decisione di Edward, e di questo dobbiamo ringraziare la brava Angela :D chissà se Bella incontrerà  ancora Edward?
Nel prossimo capitolo dovrebbe esserci anche un nuovo Pov Ludmilla, devo ancora decidere se inserirlo oppure no.. ma vedrò cosa posso fare ;)
Vi ringrazio tantissimo per le recensioni dello scorso capitolo, le ho apprezzate davvero molto ^_^ e grazie anche per il numero di seguiti della storia.. state crescendo sempre di più e ne sono davvero felice :*
Adesso vi lascio, se tutto va bene vado a rivedere Breaking Dawn *_*
Un bacio,
KrisC

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Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


Come in una favola - Capitolo9

Buona domenica, mie care :)
Volevo rimandare la pubblicazione del capitolo a domani, ma mi sta prendendo una specie di sconforto e vorrei davvero cancellare tutto, quindi lo faccio oggi prima di combinare qualche macello >.<
Vi lascio alla lettura.. ci sentiamo sotto..

 
 
 
 

COME IN UNA FAVOLA
 

 

Capitolo nono
 
 
 

Bella
 
 

Stavo impiegando più tempo del previsto per percorrere la strada che mi avrebbe condotto al lago; camminavo ormai da parecchio tempo, e sembrava che non riuscissi ad arrivare mai.. forse era soltanto una mia impressione, quella, ma non ne potevo essere davvero sicura.
A me sembravano essere passate ore da quando avevo salutato Angela e Julianne, davanti al portone del palazzo; loro erano state davvero carine con me, aiutandomi a coprire la mia uscita nonostante le mie preoccupazioni, e mi avevano rassicurato bonariamente che sarebbe tutto andato liscio come l’olio.. nessuno si sarebbe accorto della mia piccola e breve fuga.
Nonostante le loro raccomandazioni e parole, però, non riuscivo ad essere tranquilla.. ed in più ci si aggiungeva anche il fatto che avrei dovuto spiegare tutto ad Edward.
Dovevo innanzitutto chiedergli scusa per la mia fuga del giorno prima, e poi dovevo anche rivelargli la mia vera identità.. anche se non sentivo davvero mio il titolo nobiliare che portavo dalla nascita, lui doveva sapere che in realtà ero una contessa.
Avevo paura, una gran paura che lui non mi credesse.. oppure, forse la cosa che mi terrorizzava ancora di più, che non volesse parlarmi e vedermi mai più.
Se davvero sarebbe potuta accadere una cosa simile, non me la sarei mai perdonata.. perché, come aveva detto anche Angela poco prima che andassi via, avevo avuto la possibilità di dirgli tutto ma non l’avevo colta subito, ed avevo preferito scappare piuttosto che affrontare una discussione che, in qualche modo, avrebbe potuto risollevare un po’ la situazione che stavo vivendo da ormai troppi anni.
Anche se avevo perso quella occasione, sperai ugualmente di rimediare in qualche modo.. magari proprio in quel giorno, sperando di trovare al lago Edward e di potergli parlare.
Ritornai con la mente nel bosco, dove mi trovavo in quel momento, soltanto quando rischiai di inciampare in una radice che sbucava dal terreno; riuscii a non cadere come un sacco di patate perché mi aggrappai in tempo ad un cespuglio che si trovava proprio al mio fianco. Decisi, onde evitare altri spiacevoli incidenti, di concentrarmi sul sentiero e di non perdermi a pensare troppo.
Riuscii a sopravvivere ed a terminare il tragitto verso il lago, e solo quando ormai mancavano soltanto pochissimi metri alla mia meta cominciai a correre velocemente, ansiosa di scoprire se potevo porre rimedio al danno che avevo combinato. Quando mi fermai al limitare degli alberi però, con il cuore in gola ed il respiro corto, rimasi delusa.
Lui non c’era..
Il posto era magnifico e silenzioso come sempre, ma non c’era l’unica persona che, secondo me, poteva renderlo ancora più bello di quanto non lo fosse già.
-No..- sussurrai, mentre avanzavo verso la riva del lago e cercavo di scorgere da qualche parte la figura di Edward. Forse si trovava lì vicino, nascosto dagli alberi, e non mi aveva vista.. ma doveva esserci!
-Edward- lo chiamai, cercando di rendere la mia voce sicura ed alta, in modo da poterlo raggiungere in qualunque punto lui si trovasse.
-Edward!-
Mi bloccai all’ennesimo richiamo, sconfortata e delusa; lui non si trovava lì, quel giorno non era venuto per potermi incontrare come avevo fatto io.. non aveva trovato necessario compiere quel gesto, forse perché ormai per lui tutto quello che c’era stato tra di noi non aveva più senso.
Che sciocca che ero stata, a credere che lo avrei trovato lì.
Eppure, nonostante il mio pensiero ed il presentimento che sentivo da quella mattina, non riuscii ad impedire alle lacrime di scendere dai miei occhi. La delusione era comunque molta, ed ad essa si sommava il dolore e la consapevolezza che non avrei mai più rivisto Edward, e che non avrei mai avuto la possibilità di scusarmi con lui e di dirgli la verità..
Non potevo dirgli che lo amavo, forse più della mia stessa vita.
Mi strinsi le braccia contro il petto, mentre sentivo le lacrime scendere copiosamente dai miei occhi e percorrere le guance; senza accorgermi dei gesti che compievo, mi sedetti sul terreno poco distante la riva del lago e rimasi ad osservare il riflesso del sole sull’acqua blu e tranquilla mentre continuavo a piangere in silenzio.
Mi sembravano passati soltanto pochi giorni, quando osservavo quello specchio d’acqua e subito dopo avevo conosciuto Edward.. e invece, era già passato un mese e noi in quel posto avevamo trovato il tempo per conoscerci meglio; nel mio caso, avevo anche imparato ad amarlo.
Se soltanto ieri nella casetta abbandonata non fossi scappata via, forse in quel momento saremmo stati nuovamente insieme..
La consapevolezza delle parole che avevo pensato mi fece riprendere un pochino di speranza; ero andata dritta al lago, sicura di aver potuto trovare Edward lì, ma non sapevo che mi sarei anche potuta sbagliare!
Perché Edward forse si era recato in un altro posto che avevamo condiviso insieme, e soltanto il giorno prima..
Il rudere che si trovava lì vicino e che gli avevo mostrato io stessa.
Se davvero si trovava lì, dovevo recarmici il più in fretta possibile, e non potevo perdere altro tempo come stavo già facendo. Mi alzai in piedi, goffamente e rischiando nuovamente di cadere, e cominciai a correre nuovamente verso il bosco.
Arrivai al piccolo rudere immerso nel verde in pochissimo tempo, esaurendo tutta l’aria che avevo come scorta nei polmoni; mi appoggiai alla parte di pietra, cercando di riprendere un po’ il respiro che piano piano tornava lo stesso di sempre, e solo quando fui capace di respirare tranquillamente raggiunsi l’apertura nel muro da cui ero solita entrare in quel posto.
Nella prima stanza in cui entrai, e in cui ci eravamo fermati io ed Edward il giorno prima non c’era nessuno. Restai immobile lì, in attesa di sentire anche solo il più piccolo rumore che mi facesse capire se insieme a me c’era anche qualcun altro.
Non dovetti attendere molto, forse solo pochi minuti, perché sentii un tonfo sordo come se qualcosa fosse caduto a terra, come un sasso o qualcos’altro di pesante. Quella era la conferma che non ero sola, e che forse nella stanza adiacente a quella dove mi trovavo io c’era Edward.
Camminai in fretta, scansando ogni tanto i sassi ed i rametti più grandi che ostacolavano in qualche modo il mio cammino, e mi fermai proprio sullo spazio aperto che mostrava una nuova stanza.. ed il suo occupante.
Come avevo sospettato, in quella stanza c’era una persona.. e quella persona era proprio Edward. Se ne stava appoggiato contro una delle pareti della casetta, in piedi, e vedevo che gesticolava con le mani mentre reggeva qualcosa. La cosa che mi stupì più di tutto, però, fu il suo abbigliamento.
Non era vestito come suo solito, ma indossava degli abiti eleganti, molto eleganti.. indossava i suoi abiti regali, da principe. Non lo avevo mai visto in quel modo, come un vero principe, e da una parte la cosa mi piacque.. non sapevo perché, ma mi piaceva mentre si mostrava per quello che era veramente.
Edward non si era accorto del mio arrivo, ancora assorto com’era nella contemplazione di qualcosa, e sapevo che dovevo fargli capire che anche io mi trovavo lì insieme a lui. Chinai per qualche secondo il viso, mentre mi mordevo nervosamente le labbra e cercavo di trovare il coraggio per parlare.. era sciocco, ma davvero mi mancava il coraggio.
-Ciao.. ciao Edward- dissi infine, con la voce più sottile e debole del solito.
Edward, sentendo la mia voce, si voltò e sgranò gli occhi per la sorpresa; lasciò cadere anche la cosa che teneva tra le mani, che tintinnò una volta che ebbe raggiunto il suolo. Non disse nulla, né fece nulla per farmi capire se fosse felice o no nel vedermi lì.
Accennai un piccolo sorriso rivolto a lui.. ma lui non lo ricambiò.

 
 

Edward

 

Bella sorrideva leggermente, a pochi metri di distanza da dove mi trovavo io, ma non riuscii a muovere un muscolo per ricambiare il suo gesto.. mi sentivo come se fossi diventato una statua all’improvviso, completamente rigido.
Era stata davvero tanta la sorpresa nel vederla lì, anche se avevo desiderato con tutto il cuore che potesse accadere veramente. Nonostante mi fossi preparato a quella eventualità, ero rimasto lo stesso sorpreso e faticavo molto a crederci nonostante tutto.
Avrei voluto dirle qualcosa, magari anche un semplice ‘ciao’, ma non ci riuscivo.. in quel momento mi riusciva difficile compiere anche i gesti più semplici, come chinarmi per raccogliere l’anello regale, con cui stavo giocando fino a poco prima, che mi era caduto e che adesso giaceva tra i sassolini e le foglie.
Non riuscivo davvero a fare nulla.
Il mio silenzio molto probabilmente poteva essere rappresentato come un gesto per risultare distante, ma io non la vedevo in quel modo.. Bella invece, date le parole che mi rivolse poco dopo, doveva averlo interpretato proprio in quel senso.
-Edward, io.. mi.. mi dispiace per ieri..- cominciò a dire, titubante e con voce debole -non volevo andare via in quel modo, ma.. ma è stato più forte di me.. ci tengo a fartelo sapere, anche se molto probabilmente non.. non mi vuoi parlare..-
Voltai il viso, incapace di accettare di vedere il viso di Bella dispiaciuto per una cosa che non serviva proprio. In qualche modo capivo cosa la avesse spinta a scappare via da me il giorno prima.. per lei non doveva essere stato semplice venire a sapere che si vedeva di nascosto con un principe.
Un singhiozzo giunse alle mie orecchie, ovattato ma comunque ben udibile, e riportando lo sguardo su Bella ebbi la conferma che a causarlo era stata lei. Aveva portato una mano alla sua bocca, stretta in un pugno, mentre l’altra circondava la sua pancia come per cercare un po’ di conforto..
Stava piangendo ancora una volta per causa mia, e saperlo mi fece stare ancora più male.
-Ho.. ho sbagliato a venire qui.. scusami..- sussurrò, abbassando il viso e voltandosi per andare via.
Io però non volevo che andasse via.. non volevo. Per colpa di un mio errore, e del mio silenzio, stava forse commettendo la sciocchezza più grande della sua vita.
Non sapevo come, ma riuscii ad uscire da quella specie di blocco che mi aveva colpito e la raggiunsi velocemente, proprio mentre stava per uscire dal rudere; sentivo il suo pianto che stava diventando mano a mano sempre più forte, e la cosa mi fece stare ancora più male.
-Bella.. fermati Bella..- dissi in un sussurro, mentre afferravo velocemente il suo braccio per trattenerla, senza stringere però troppo la presa per evitare di farle del male.
Bella si bloccò immediatamente, senza sfuggire alla mia presa e coprendosi gli occhi con una mano mentre i singhiozzi che la scuotevano diventavano ancora più forti ed intensi. Non ce la facevo a vederla in quelle condizioni.
Con gesti veloci e al tempo stesso gentili la presi tra le mie braccia, facendole poggiare la testa sul mio petto, e cominciai ad accarezzarle gentilmente la schiena ed i capelli mentre la sentivo piangere sempre più intensamente.
-Bella..- soffiai, mentre cercavo di consolarla in qualche modo. -Dai, non fare così.. shh..-
Lei si strinse di più contro il mio petto, ignorando quello che le avevo appena detto, e la sentii afferrare tra le mani il tessuto della camicia che indossavo. Abbassai il viso quel tanto che bastava per arrivare alla sua fronte, e delicatamente la sfiorai ripetutamente con le labbra.
Aspettai con calma che Bella riuscisse a calmarsi un po’, non facendo altro che stringerla a me e baciarle la fronte ogni tanto. Quando mi sembrò che i singhiozzi si stavano calmando e che Bella non era più scossa da essi, mi abbassai lentamente con il corpo fino ad inginocchiarmi sul terreno, trascinandola giù insieme a me; mi sedetti e feci sedere anche lei accanto a me, senza però lasciarla neanche per un istante e senza farla allontanare dal mio corpo.
In quella nuova posizione, Bella appoggiò stancamente la testa sulla mia spalla e sospirò mentre si stringeva ancora contro di me, come se temesse che avrei potuto abbandonarla da un momento all’altro.
Le scostai dal viso alcune ciocche di capelli, facendole ricadere sulle sue spalle mentre passavo poi a sfiorarle una guancia ancora umida di lacrime. Faticavo davvero molto a vederla soffrire in quel modo, ma dentro di me non potevo negare il fatto che anche triste era bellissima..
Le baciai ancora una volta la fronte, sbirciandole il viso alla ricerca di qualcosa che mi facesse pensare che si fosse tranquillizzata. -Tutto bene?- chiesi poi, stringendole una mano.
Bella annuì semplicemente con la testa, evitando di guardarmi e di parlarmi. Non scacciò la mia mano che ancora teneva stretta la sua, forse perché gli piaceva sentire quel contatto tra di noi.
-Mi.. mi dispiace..- sussurrò ad un tratto, dopo dei lunghi istanti di silenzio -davvero, mi dispiace tanto.. non volevo..-
-Ehi..- la bloccai prima che potesse dire qualunque altra sciocchezza -Bella, calma.. va tutto bene. Non sono arrabbiato con te.. e non ti devi dispiacere..-
-Ma sono andata via in quel modo!- esclamò, nonostante la voce ancora debole e roca per via del pianto, ed alzò il viso verso il mio mostrandomi i suoi occhi scuri e lucidi. -Non ho lasciato che dicessi qualcosa.. davvero, dovresti essere arrabbiato con me..-
-Ma non lo sono.. davvero Bella, non lo sono- la rassicurai. -Io non riesco ad arrabbiarmi con te, proprio non ci riesco. E scusami se prima ti ho fatto sembrare il contrario..-
Bella scosse la testa, incredula, e sembrava che non riuscisse davvero a credere a quello che le avevo appena detto.
-Sei troppo buono Edward.. sei davvero troppo buono..- mormorò -e dovrei essere io quella che dovrebbe scusarti con te, non il contrario.-
Sbuffai. -Bella, davvero non devi! Capisco il perché della tua fuga di ieri, non devi scusarti ancora..-
-Certo che devo!- esclamò, alzandosi in piedi di scatto e sfuggendo dalla specie di abbraccio in cui l’avevo accolta fino a pochi istanti prima. -Edward, tu ieri sei stato sincero con me.. mi hai detto chi sei, ed anche se mi ha sorpreso un po’ ho apprezzato la tua lealtà.. io non l’ho fatto, e di questo mi dispiace..-
La fissai, confuso, per qualche istante non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo; Bella, in piedi di fronte a me, mi osservava dispiaciuta e si mordeva un labbro nervosamente, come se si stesse trattenendo nel dire qualcosa.
Sospirai, e mi alzai in piedi subito dopo per poterla raggiungere. Quando le fui davanti lasciai che i nostri sguardi si incontrassero, ed anche guardandola negli occhi non riuscii a comprendere il motivo per cui lei non fosse stata sincera nei miei confronti.
-Scusa Bella, ma davvero io non capisco- dissi in fretta, sfiorandole appena le spalle con le mani. -Perché dici che non sei stata sincera con me?-
-Perché è la verità- rispose lei, con fare ovvio. -Io non sono stata sincera con te dall’inizio, dal giorno in cui ti ho conosciuto.. e adesso la cosa mi fa star male, perché mi sento come se ti stessi nascondendo qualcosa ed io non voglio nasconderti nulla.. più o meno come hai fatto tu con me..-
Era il discorso più lungo che le avevo sentito dire fino a quel momento, ma non fu quello che mi sorprese.. mi sorprese il fatto che lei doveva davvero dirmi qualcosa che aveva omesso per troppo tempo, proprio come avevo fatto io fino al giorno prima.
-Beh.. va bene. Cos’è che devi dirmi? Una cosa brutta?- buttai giù la prima domanda che mi venne in mente, cercando di scherzare, ma sperai con tutto me stesso che quello che stava per dirmi non fosse nulla di preoccupante.
-Dipende Edward, dipende..- Bella avanzò verso di me di un passo, quel tanto che le bastava per prendere le mie mani tra le sue e stringerle forte, come per trovare del coraggio. -Tu.. tu sai chi sono io?-
Inarcai le sopracciglia, sentendo la stessa domanda che le avevo rivolto quando le avevo rivelato che ero un principe. -Sei Bella, ma.. sei per caso anche qualcos’altro?-
Lei abbassò lo sguardo mentre annuiva, e poi lo rialzò per potermi osservare ancora una volta. -Sono Bella, anzi, Isabella.. e abito nel palazzo degli Swan, da quando sono nata..-
Il palazzo Swan non era molto lontano da dove ci trovavamo noi, e quella osservazione l’avevo avuta anche quando avevo conosciuto Bella quasi un mese prima.. ed avevo avuto anche un'altra osservazione, su di lei.. una di quelle che ti vengono fuori quando non hai altro a cui pensare.
Avevo pensato che Bella sarebbe potuta essere la figlia del conte Swan, morto ormai da molti anni, ma avevo accantonato la cosa pensandola come una stupida coincidenza.. non credevo che potesse rivelarsi una cosa vera!
Guardai Bella, scioccato e confuso, cercando di capire dal suo sguardo se mi stavo sbagliando o se lei stesse scherzando.. ma era seria, ed i suoi occhi mi dicevano che le sue parole erano vere e che non mi stava mentendo.
-Sei.. sei la contessina Isabella?- domandai, sconvolto.
Bella annuì, accennando un piccolo sorriso. -Sì Edward, sì.. sono la contessina Swan.-


 

Bella
 
 

Edward mi guardava intensamente, e sembrava anche un pochino sconvolto oltre che sorpreso.
Tenevo ancora le sue mani strette nelle mie, e riuscii a capire grazie ad esse che si era un po’ irrigidito; non accennava a dirmi nulla né a fare qualcosa, ed anche se provavo a muovere le sue mani leggermente non riuscivo ad ottenere nessuna reazione da parte sua.
Cominciavo a preoccuparmi seriamente del suo improvviso mutismo, convincendomi sempre di più sul fatto che, molto probabilmente, Edward avesse preso male la notizia che gli avevo appena dato.. era l’unica spiegazione possibile, e se anche mi stessi sbagliando non sapevo in quale altro modo potevo ottenere una soluzione migliore.
Come se avesse avvertito la mia preoccupazione, Edward si mosse leggermente sul posto e batté un paio di volte le palpebre, sempre osservandomi ed aprendo anche la bocca per prendere un respiro profondo.
-Oddio.. sei.. sei Isabella Swan..- mormorò tra sé, e sulle sue labbra apparve un sorriso che di buono non aveva nulla. Sembrava per lo più scettico e sorpreso, e rispecchiava benissimo le stesse emozioni che ancora si potevano scorgere sul suo viso.
-Sì, Edward.. sono Isabella- dissi ancora, e nonostante la tensione presente trovai la cosa più divertente del previsto.. per quanto tempo, ancora, dovevo ripetergli il mio nome?
Lui rise, ma la sua risata venne smorzata quasi subito da un sospiro. Lasciò le mie mani e si lasciò scivolare lentamente fino a toccare il terreno con le ginocchia, poi si sistemò meglio e rimase in silenzio per un po’, mantenendo sempre quel sorriso strano e leggermente pazzo.
Sembrava che stesse metabolizzando la cosa, e senza dubbio sembrava stesse reagendo in maniera migliore di come avevo fatto io il giorno prima.. almeno, ringraziando il cielo, non era scappato via.
Mi inginocchiai di fronte a lui, mantenendo però le distanze, ed intrecciai le mani in grembo mentre aspettavo che dicesse qualcosa; sentivo che presto lo avrebbe fatto, ed aspettai con calma fino a quando Edward non alzò di nuovo lo sguardo per puntarlo sul mio.
-Sono.. sono anni che nessuno ti ha più vista..- disse, esternando un fatto ovvio.
Sospirai. -Lo so Edward. Ma vedi, è successo qualcosa che..-
-Quando sei tornata?- domandò, interrompendomi e guardandomi ancora più intensamente. Adesso, nel suo sguardo c’era tanta curiosità.
Non capii il senso della domanda. -Quando.. cosa?-
-Sei stata in giro per l’Europa in tutto questo tempo- disse, e io non sapevo di cosa stesse parlando. -La signora Ludmilla ha detto che ti trovavi in Inghilterra.. quando hai deciso di tornare in Francia? Nessuno ci ha avvertito della cosa..-
Fissai Edward, e nello stesso istante cercavo di capire il senso delle sue parole.
Io.. ero andata in giro per l’Europa? In Inghilterra? E quando ci ero andata? Le uniche cose che avevo visto, durante la mia vita, era il palazzo in cui ero cresciuta ed i boschi che lo circondavano. Certo, l’idea di poter vedere e conoscere posti al di fuori della Francia mi piaceva, ma io non sarei mai potuta andarci.. figuriamoci se Ludmilla mi dava il permesso!
Ludmilla.. era stata lei a spargere quelle false voci sul mio conto.. Perché avrebbe dovuto dire che mi trovavo in Inghilterra, quando io invece non mi ero mai mossa da casa mia? Perché mai avrebbe dovuto farlo? E in quanti erano a conoscenza di quella menzogna?
-Ha.. ha davvero detto questo?- sussurrai. -Ludmilla ha davvero detto questo?-
Edward aggrottò le sopracciglia, sentendo la mia domanda, e adesso insieme alla curiosità sul suo viso apparve anche la confusione. -Sì, certo.. ma perché ti sorprendi? Era l’unica che sapeva dove ti trovassi tu..-
Quella era una bugia.. una vera e propria bugia!
Ludmilla non era l’unica persona che sapeva dove mi trovassi, perché lì al palazzo tutti sapevano dove mi trovavo e che abitavo insieme a loro! Lei, Jessica, Angela, Julianne, Giselle e tutti gli altri sapevano che io vivevo con loro e che non ero mai andata via.. ma non riuscivo a comprendere il motivo per cui Ludmilla non volesse far sapere a tutti che io mi trovavo ancora in Francia.
Abbassai il viso, puntandolo verso le mie mani intrecciate in grembo; mi sentivo scombussolata, confusa e presa in giro, non solo da Ludmilla ma da tutti. A che serviva dire una cosa del genere.. a che scopo?
Vidi due mani entrare nel mio campo visivo e posarsi dolcemente sulle mie guance. Edward, con una gentilezza ed una calma così intensa che non mi sarei mai aspettata da parte sua, mi fece alzare il viso fino a portarlo alla stessa altezza del suo, in modo da poterci guardare facilmente negli occhi.
Mi accarezzò la pelle con il pollice. -Che cosa c’è Bella?-
-C’è che quello che hai detto non è vero- mormorai. Alzai le mani e feci scostare le sue dal mio viso -niente di quello che ha detto Ludmilla è vero..-
-Nel senso?-
Sospirai. -Nel senso che io non sono mai andata in Inghilterra, e negli altri posti come ha detto la mia matrigna. Io non mi sono mai spostata dalla Francia.. sono sempre rimasta qui..-
-Cosa?- Edward si scostò da me sentendo quelle cose, e sul suo viso apparve l’espressione più spaventosa e sconvolta che gli avessi mai visto. -Ma che stai dicendo? Non ci credo..-
-Edward- mi riavvicinai a lui, preoccupata per la reazione che aveva avuto, e posai le mani sulle sue spalle per cercare di calmarlo un po’ e per evitare che andasse via.. non poteva farlo proprio adesso che stavo per dirgli tutta la verità sul mio conto, adesso che sapevo anche cosa Ludmilla diceva su di me. -Edward.. ti prego, lasciami spiegare.. ti prego..-
Edward sostenne il mio sguardo senza abbandonare lo sguardo duro che aveva assunto poco prima, e con un piccolo assenso del capo mi fece capire che potevo cominciare a raccontargli tutto.
Non avrei impiegato poco tempo nel farlo, consapevole del fatto che raccontare dieci anni della mia vita era difficile ed anche un po’ pesante per me, ma dovevo farlo e dovevo riuscirci. In un'unica occasione, sarei riuscita a sfogare tutto il risentimento che avevo tenuto dentro per tanto tempo e potevo confidarmi finalmente con qualcuno che non fosse Giselle o qualcun altro del palazzo e che sapeva già tutto di me..
Con calma ed anche interrompendomi ogni tanto raccontai tutto ad Edward; gli parlai di mio padre, della mamma che era morta quando ero ancora molto piccola e che non avevo mai conosciuto, gli raccontai di Ludmilla e delle mie sorellastre.. gli raccontai del rapporto fraterno che mi legava a Jacob, e poi anche di Angela.
Gli raccontai di come, con la morte di papà, la mia vita cambiò in un battito di ciglia, così velocemente da non avere neanche il tempo per accorgersene.
Mano a mano che parlavo, notavo come Edward si interessasse al mio racconto, e di come cambiava espressione ad ogni argomento che trattavo. Vidi il sorriso che illuminò il suo viso quando gli parlai della mamma e dei bei momenti che avevo passato con papà, ma vidi anche il dispiacere che nacque quando gli dissi in che modo mi ritrovai a lavorare nella mia stessa casa nonostante fossi una nobile.
Alla fine del racconto, quando ormai avevo spiegato tutto quello che c’era da dire sul mio conto e qualche lacrima era scesa sulle mie guance, rigandole, mi ritrovai seduta sulle gambe forti di Edward ed avvolta nel suo abbraccio, mentre sentivo le sue labbra sfiorarmi ripetutamente i capelli e sussurrare flebili “Mi dispiace” che quasi faticavano a raggiungere le mie orecchie.
In quel momento, troppo scossa ancora dai ricordi che avevo appena terminato di raccontare ed anche troppo felice nel vedere che Edward mi era stato accanto e che aveva preferito restare piuttosto che andare via da me, non volli fare altro che godermi il piacevole tepore che le sue braccia mi stavano regalando, e da una parte desiderai che noi due, insieme, potessimo vivere altre cento volte un momento simile.. magari con meno tensione e tristezza.
Poggiai la testa sul petto di Edward, mentre lo sentivo intensificare l’abbraccio, e nella posizione in cui mi trovavo riuscivo a sentire il battito accelerato e per niente regolare del suo cuore, che d’altronde faceva eco al mio.. mi sembrava di ascoltare un tamburo, dal ritmo forte ed incalzante..
-Mi dispiace, piccola..- sussurrò Edward, dopo essere rimasto in silenzio per qualche minuto. -Mi dispiace davvero tanto..-
Scossi la testa. -Non devi esserlo, non è mica colpa tua..-
Alzai il viso per poterlo guardare, ed incontrai il leggero sorriso che mi stava regalando. -Questo lo so, ma non posso fare a meno di dispiacermi.-
Ridacchiai. -Però cerca di non farlo troppo.. va bene?-
-Ci proverò..-
Lo guardai ancora, in maniera intensa e diversa dal solito, e mi ritrovai ben presto a concentrarmi sui suoi occhi chiari e stupendi, che quel giorno sembravano ancora più brillanti del solito. Sollevai il viso, ritrovandomi così alla stessa altezza del suo, e quasi senza pensarci mi avvicinai fino a far combaciare le mie labbra con le sue.
Non sapevo cosa mi avesse spinto a baciarlo, anche se in maniera leggera, sentivo solo dentro di me il bisogno impellente di sfiorare nuovamente le sue labbra come aveva fatto lui il giorno prima. Forse, a spingermi fu anche il sentimento forte che provavo nei suoi confronti e di cui ormai ero pienamente consapevole..
Mi allontanai dal suo volto, quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi. Edward ricambiò il mio sguardo, e sollevò una mano che andò ben presto ad accarezzare le mie guance leggermente accaldate. Con mia sorpresa, si avvicinò di nuovo a me e mi baciò, stavolta però rendendo il bacio più lungo del precedente e muovendo piano le labbra sulle mie, come se stesse cercando qualcosa. Lo assecondai, imbarazzata, cingendoli il collo con le braccia.
Quando si scostò da me, respirando con le labbra socchiuse, accarezzò le mie labbra con la punta delle dita e mi osservò intensamente, come aveva fatto tante altre volte in precedenza e con la stessa devozione che si ha quando si sta contemplando qualcosa di molto prezioso e delicato.. sapere di avere su di lui un tale effetto mi fece stare bene, forse più di quanto potessi immaginare.
-Ti amo, Bella- sussurrò ad un tratto, spiazzandomi totalmente e mozzandomi il respiro. -Ti amo più della mia vita..-
Non riuscivo a trovare le parole adatte per descrivere chiaramente le emozioni che provavo in quel momento. Sentivo la testa leggera, molto leggera, ed il mio cuore batteva molto più velocemente del solito; per un istante ebbi paura che volesse fuoriuscire dal mio petto.
Edward, con quella sua dichiarazione, mi aveva colta davvero impreparata; per me, quella era la prima dichiarazione d’amore e non riuscii a fare a meno di trovarla bellissima, nonostante fosse semplice ed essenziale.. d’altronde, per dichiarare il proprio amore alla persona a noi cara non servivano tanti giri di parole.. Giselle, tra l’altro, me lo ripeteva sempre.
Strinsi ancora di più le braccia intorno al collo di Edward, così tanto che rischiai quasi di fargli del male, e gli sorrisi mentre sentivo una lacrima scendere lungo il mio viso. Edward ricambiò il mio sorriso, e con la punta del dito asciugò la scia della lacrima lungo la mia guancia, arrestandosi all’angolo della mia bocca e soffermandosi in quel punto più del dovuto.
-Credo.. credo di amarti anch’io, Edward..- mormorai, emozionata ed ancora leggermente scossa.
Lui sorrise ancora più apertamente alle mie parole, ma non disse nulla limitandosi ad abbracciarmi ed a stringermi fortemente contro il suo petto. Lasciai scivolare una mano lungo il suo collo, fino a farla posare sul suo cuore che batteva forte, mentre facevo incastrare il viso nella piega del suo collo.
Sentii quasi subito la guancia di Edward posarsi sulla mia testa, e le sue mani che mi carezzavano gentilmente la schiena e le braccia.
Quello era un momento così bello ed intenso, a cui desiderai con tutta me stessa di non mettere mai fine..
-Bella- Edward spezzò con la sua voce quel momento di pace e calma assoluta -può sembrarti un po’ azzardato che io dica una cosa simile, ma.. io voglio sposarti, e giuro che mi impegnerò con tutto me stesso per far sì che un giorno questo possa accadere..-
Rimasi ancora una volta colpita dalle sue parole, ed impiegai più tempo del solito a riprendermi. Sapere che Edward non solo mi amava, ma che voleva persino sposarmi era troppo.. ma dentro di me ne fui felice. Perché anche se era davvero presto per giungere a questi discorsi, e nonostante avessimo scoperto di amarci da così poco tempo, sentivo che anche io volevo sposarlo.
Non volli alzare lo sguardo per dirgli che anche io avrei voluto sposarlo, ma rimasi in quella posizione, nascondendomi da lui in qualche modo, e lasciai un leggero bacio sul suo collo per fargli capire che avevo ascoltato ogni sua singola parola.
-Lo voglio anch’io..- soffiai contro la sua pelle.
Edward mi baciò la fronte, dolcemente, e poi come se tra di noi non ci fosse stato un breve scambio di battute tornò a cullarmi stringendomi tra le sue braccia. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalle belle sensazioni che sentivo, e mi sentii felice.
Mi sentii felice per la prima volta dopo tanto tempo, senza contare ovviamente i bei momenti che avevo trascorso insieme ad Edward da quando lo avevo conosciuto. Sperai, come mi ritrovavo spesso a fare nell’ultimo periodo, che anche i successivi potessero essere belli e felici come quello che stavo vivendo in quel momento.

 
 

Edward
 
 

Avevo ascoltato attentamente tutto il discorso che fece Bella, dalla prima all’ultima parola, e ancora non riuscivo a credere che lei fosse una contessa.. per di più la figlia del conte Swan, una delle persone più stimate del regno e che continuò ad esserlo fino al giorno della sua morte prematura.
Bella, con uno sforzo notevole, mi aveva descritto ogni particolare della sua vita, e rimasi ancora più sconvolto quando scoprii che lei, una persona così meravigliosa, fu costretta dalla sua matrigna, la signora Ludmilla, a lavorare in casa sua come se fosse una semplice domestica piuttosto che una piccola nobile.
Io davvero non riuscivo a comprendere ed a sopportare quel particolare, e dovevo anche dire che era la prima volta che sentivo una cosa del genere.. non si erano mai verificati fatti simili, in cui le persone più importanti del regno fossero costrette a servire e lavorare dentro la propria casa.
Il tutto, poi, da un punto di vista esterno sarebbe potuto sembrare anche inventato, utile soltanto per riuscire a trovare un occasione per poter risollevare un po’ il ceto sociale, ma per me quello che mi aveva raccontato Bella era tutto vero.. non riuscivo a considerare le sue parole come bugie, davvero non ci riuscivo.. e quando la vidi piangere mentre parlava, capii perfettamente che la sua era la semplice e pura verità.
Se si fosse inventata tutto, non sarebbe riuscita ad esternare tutte quelle emozioni.. nessuno era così bravo nel mentire.
Bella mi aveva sempre dimostrato di essere leale, e di non aver mai mentito ad anima viva.. forse, però, nella sua attuale condizione di serva qualche piccola bugia era uscita fuori, e solo per riuscire a trovare il modo ed il tempo di incontrarmi.
Mentre la stringevo a me e la cullavo dolcemente, mi beavo del calore che sentivo emanare dal suo corpo e non riuscivo a trovare una possibile spiegazione che potesse giustificare il gesto della signora Ludmilla.. perché, se aveva costretto Bella a diventare una serva, doveva esserci una spiegazione per quanto contorta e strana potesse essere.
Promisi a me stesso che avrei cercato di venire a fondo di quella questione, ma soltanto dopo aver sposato Bella.. perché io davvero la volevo sposare, specialmente adesso che avevo saputo tutto quello che aveva dovuto subire e che ancora subiva nella sua stessa casa.
Avevo ancora due mesi a disposizione, prima che scadesse il tempo lasciatomi dai miei genitori, ma sapevo già da parecchi giorni che non lo avrei lasciato scadere.. non me ne serviva ancora molto, dato che avevo trovato la donna giusta per me e di cui ne ero innamorato.
A Bella avevo detto che volevo sposarla, ma non le avevo detto che avrei voluto farlo presto.. non potevo dirglielo così su due piedi, non ne avevo il coraggio, ma presto lo avrei fatto. Sapere, poi, che anche lei mi voleva sposare faceva passare la cosa in secondo piano.
E poi adesso c’era anche la faccenda della sua matrigna da risolvere.. sarebbe stato un po’ difficile trovare il modo di portare Bella al castello per poterla presentare ai miei genitori e per renderla agli occhi di tutti la mia sposa, ma ci avrei provato lo stesso.
Per Bella avrei provato a fare di tutto.. sarei potuto arrivare anche a sacrificare me stesso, se ce ne fosse stato davvero bisogno..

 
 
 
 
 

 
 

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Ok, eccomi qui :)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.. a me purtroppo non piace, davvero non riesco a farmelo piacere. Se non lo avessi postato, sicuramente mi sarei ritrovata a scriverlo dall’inizio ancora una volta :(
Oggi sono davvero di poche parole, quindi credo che vi saluterò più presto del solito.. ovviamente solo dopo avervi ringraziato per le recensioni allo scorso capitolo, e per il numero di letture e di seguiti che continua a crescere *__* vi ringrazio moltissimo! Siete voi, che mi date la forza per continuare a scrivere :*
Alla prossima, un bacio!
KrisC

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


Come in una favola - Capitolo10

COME IN UNA FAVOLA

 
 
 

Capitolo decimo
 
 
 

Edward
 
 

Lasciare andare Bella dopo quello che ci eravamo detti fu davvero difficile, anche più delle altre volte.
Forse, tutto stava nel fatto che ormai tra me e lei non ci fossero più segreti, ed il sentimento che provavamo entrambi rendeva tutto più intenso.
Dopo averle confessato il mio amore e la mia intenzione sincera di renderla mia sposa, eravamo rimasti per diverso tempo in silenzio ed abbracciati.. beh, almeno io abbracciavo Bella.
Lei, che sembrava davvero piccola avvolta dalle mie braccia, si era limitata ad accarezzare le mie braccia ed a stringere la mia mano nella sua. Restai colpito, quando sentii quanta forza utilizzava per un gesto piccolo come quello.
Quando era giunto per Bella il momento di rientrare, decisi di non farle fare tutta la strada per il palazzo a piedi e decisi di accompagnarla. Avevo lasciato il mio cavallo poco lontano dal punto in cui ci trovavamo, e grazie ad esso avremmo impiegato meno tempo.
Ignorai completamente le sue proteste, ed alla fine Bella si era arresa e si era lasciata accompagnare da me.
All’inizio fu un po’ diffidente, notando che saremmo stati in due su un cavallo, ma poi si tranquillizzò e si rilassò completamente appoggiandosi al mio petto, mentre io la stringevo da dietro e contemporaneamente tenevo le redini dell’animale.
Avevo cercato di godermi quel momento nel miglior modo possibile, e mi dispiacque molto quando dovetti farla scendere, poco distante dal punto in cui cominciava la strada per giungere al suo palazzo.
Prima di andar via, però, la baciai e salutai nel modo più dolce che riuscii a trovare, e quando lei si allontanò da me capii che avevo sbagliato a farlo.. grazie a quel contatto, avrei sentito ancora di più la sua mancanza.
Per tutto il tempo che impiegai nel tornare al castello, non feci altro che rivivere nella mia mente il racconto di Bella, soffermandomi più che altro sui punti che mi avevano colpito più intensamente.
Non riuscivo ancora a credere che la signora Ludmilla avesse tenuto nascosto Bella per dieci lunghi anni, e avesse per di più nascosto il tutto dietro a delle bugie. Mi sorprendeva il fatto che in tutto quell’arco di tempo nessuno si fosse accorto della cosa, e non si fosse reso conto della presenza di una nuova ‘domestica’ in casa Swan.
Continuavo anche a rimuginare su quale potesse essere la motivazione che avesse spinto la signora Ludmilla a compiere quel gesto, e l’unica possibile che mi fosse venuta in mente era la questione del ceto sociale e della possibile eredità del conte Swan.
Era l’unica che potesse essere considerata possibile, altrimenti davvero non riuscivo a comprendere quali potessero essere gli eventuali altri motivi.
Avrei davvero voluto riuscire a capire qualcosa di più sulla faccenda, ma alla fine avevo deciso, ascoltando anche il parere di Bella, di lasciar stare per un po’ le cose come stavano e soltanto più avanti, forse, avrei fatto qualcosa. Per quanto volessi aiutare Bella, non sarebbe stato facile per lei affrontare nuovi cambiamenti in così poco tempo.
Non avrei raccontato nulla sulla faccenda nemmeno ai miei genitori, anche se dovevo metterli al corrente sul fatto che avessi già trovato e scelto la compagna della mia vita. Magari avrei accennato loro solo qualcosa, e più avanti avrei portato Bella al castello per presentarla come mia futura sposa.
Era la cosa migliore da fare..
In breve tempo riuscii ad arrivare al castello, e salutai con un cenno le guardie che stavano immobili ai lati del grande portone di quercia. Salutai anche alcuni membri della servitù che camminavano per il cortile, e che non appena mi videro si inchinarono in un rispettoso saluto.
Mi sentivo sempre a disagio ogni volta che mi salutavano a quel modo, anche se ormai dopo tanti anni ci avevo fatto l’abitudine.
Smontai da cavallo una volta che fui entrato nelle scuderie, e dopo aver tolto la sella e le redini all’animale lo lasciai riposare dentro al suo box. Mi assicurai che avesse cibo e acqua a sufficienza prima di andar via, anche se non era compito mio fare quello.
C’erano gli addetti alle scuderie per quei lavori, ma io non riuscivo a fare a meno di accertarmi che il mio cavallo avesse tutto quello di cui aveva bisogno.
Lasciai le scuderie dopo qualche minuto e deciso come non ero mai stato in vita mia andai dritto verso lo studio di mio padre, sicuro di averlo trovato lì dentro.. e, con un po’ di fortuna, forse avrei trovato insieme a lui anche mia madre.
Salii la grande scalinata di marmo ed aprii una delle tante porte presenti nella sala, quella ovviamente che conduceva allo studio del Re. Bussai, quando lo raggiunsi, e la aprii soltanto dopo che ebbi da mio padre il permesso di entrare.
-Oh, Edward! È un piacere vederti, figliolo..- mio padre mi accolse calorosamente, alzandosi dalla scrivania coperta di documenti e venendomi incontro.
Seduta accanto a lui, come avevo sospettato, c’era mia madre; era intenta a leggere qualcosa su un foglio e sembrava non essersi accorta della mia presenza.
-Anche per me, padre- lo salutai, e subito dopo mi avvicinai a mia madre.
Posai una mano sulla sua spalla e sobbalzò al contatto; si voltò verso di me e dopo essersi accertata su chi fossi mi sorrise, posando una mano sulla mia.
-Edward, caro! Sei già tornato dalla tua passeggiata?-
Annuii. -Sì. E devo dire che è stata davvero.. illuminante!-
Quella parola, ovviamente, non la scelsi a caso; era un modo come un altro per dire che la ‘passeggiata’ nel bosco aveva dato i suoi buoni frutti.. ma evitai di spiegare quali.
Mia madre sorrise, in maniera sincera ed anche soddisfatta. -Ne sono felice, tesoro.- Riportò poi lo sguardo sulla pergamena che stringeva ancora in una mano. -Sei venuto qui solo per informarci del tuo ritorno?-
-Beh.. veramente ci sarebbe dell’altro di cui vorrei parlarvi. Riguarda il mio fidanzamento.-
Non appena pronunciai quella parola, la testa di mia madre scattò subito in alto. Lei riportò nuovamente lo sguardo sul mio viso e mi osservò attentamente, diventando improvvisamente molto più interessata a me.
-Il tuo fidanzamento..- anche mio padre sembrava interessato alla cosa, e con un sorriso sincero sul volto si accinse a prendere posto di nuovo alla scrivania, accanto alla mamma. -Devo pensare, quindi, che sei arrivato ad una conclusione.. o mi sbaglio?-
Scossi la testa. -No, non sbagli padre. Durante queste ultime settimane sono riuscito a conoscere una persona e..- scrollai le spalle -credo di essermene innamorato.-
Mia madre inarcò un sopracciglio. -Credi, Edward? Devi essere sicuro, mio caro.. non crederlo soltanto.-
-Tolgo il credo, allora. Ne sono innamorato, e molto..-
Osservai attentamente il viso di mia madre, pronto a cogliere qualsiasi cambiamento nella sua espressione, ma non ce ne fu nessuno.. sembrava però molto sorpresa. Mio padre, invece, manifestava una strana gioia sul volto ed anche un sorriso sincero ed aperto.
-Che dire, Edward.. sono davvero contento! Ma.. scusa se mi intrometto con questa domanda.. lei ricambia il tuo sentimento?-
Mi venne da sorridere sentendo la domanda di mio padre, un po’ perché me l’aspettavo ed un po’ perché era davvero assurda. Ero così sicuro del sentimento che Bella provava nei miei confronti che mai ne avrei dubitato.
-Sì, padre.. è ricambiato pienamente- gli risposi, e le mie parole fecero ampliare ancora di più il sorriso sulle sue labbra.
-Benissimo! Hai sentito cara?- chiese, euforico, voltandosi verso la mamma. -Presto ci sarà un bel matrimonio! Come mai non dici nulla a riguardo?-
Mia madre sembrò riscuotersi dal torpore in cui sembrava essere sprofondata, e strinse forte la presa sulla mia mano. -Oh.. scusate, ma la notizia mi ha colta completamente di sorpresa! Figliolo.. ne sei sicuro?-
-Più che sicuro..-
Lei mi sorrise. -Sono davvero felice Edward, davvero felice! E dimmi, quand’è che potremmo conoscerla?-
-Spero presto.. vi metterò io al corrente di tutto- spiegai loro prima che mi chiedessero altro.
Avrei già potuto dir loro qualcosa su Bella, ma non me la sentivo a farlo da solo. Quando anche Bella sarebbe stata insieme a me, allora avremmo spiegato loro tutto.
-Bene Edward.. per adesso teniamo la cosa per noi, e quando avremmo conosciuto la tua futura sposa possiamo procedere con la festa di fidanzamento- mia madre sembrava davvero entusiasta all’idea.
Annuii, stando in silenzio, e mi congedai da loro qualche istante dopo.
 

-
 
 

-Ma.. ma dici sul serio o ti stai prendendo gioco di me?-
Emmett, con il suo vocione sonante, mi fece sobbalzare sul posto e contemporaneamente cadere di mano la faretra con le frecce.
Era fortunato che fossimo presenti soltanto io e lui in quel punto preciso del parco; se urlava ancora una volta in quella maniera, molto probabilmente tutti avrebbero sentito che la contessina Isabella Swan si trovava sul suolo francese, ed a apochi chilometri dal castello.
Stavo mettendo al corrente mio fratello su tutta la faccenda di Bella, e sembrava che stesse prendendo le notizie più o meno alla mia stessa maniera; oltre alla sorpresa, però, in lui ci fu posto anche per l’entusiasmo.
-Sì, sono serio.. e abbassa quell’arco! Finirai con il colpirmi!-
Emmett fece come gli avevo detto, e mentre abbassava le braccia non smise un attimo di fissarmi. Si sporse verso di me, sempre guardandomi, e tentò di afferrare con una mano la freccia con cui avrebbe dovuto centrare il bersaglio che si trovava a diversi metri di distanza da noi.
Sbuffai, e per aiutarlo ne presi una dalla faretra, che avevo recuperato da terra, e gliela porsi. -Che c’è? Perché mi fissi?-
Emmett ridacchiò, distogliendo finalmente lo sguardo e puntandolo sulla freccia. -La contessina Swan, è? Ed io che ci scherzavo, sul fatto che fosse lei all’inizio..-
-Guarda che ci stavamo scherzando insieme, ricordi? E poi.. che ne potevo sapere? È.. è così diversa da tutte le altre nobili..-
-Questo perché forse non ha mai avuto occasione di comportarsi come tale- osservò Emmett.
-Già..-
-Comunque, stando a quello che mi hai riferito.. quella è pazza!-
-Ludmilla?-
-Sì, lei! Come si può costringere una bambina a lavorare come sguattera? E come puoi tenerla nascosta in quella maniera spacciandola per un'altra persona?-
Emmett parlava, rendendo il tono di voce sempre più alto ed indignato, e nello stesso momento cercava di sistemare la freccia nell’arco; quando capì che non ci sarebbe riuscito, fece ricadere nuovamente le braccia lungo i fianchi e sbuffò.
Mentre lo osservavo, mi sembrava di scorgere anche una buona dose di dispiacere nel suo sguardo.
-Lo so Emmett, è difficile da capire.-
Lui, sorridendo sarcasticamente, guardò in basso e riprovò a sistemare la freccia nell’arco. Quel nuovo tentativo gli riuscì perfettamente, e rialzò in fretta l’arco per prendere la mira e scoccare così la freccia verso il bersaglio.
-Difficile.. solo difficile? Credimi, Edward, è più che difficile- mormorò tra i denti; dopo qualche secondo trascorso in silenzio, scoccò la freccia ma essa non andò a centrare il bersaglio.. anzi, andò a piantarsi sul terreno diversi metri prima di raggiungerlo.
-Ecco.. vedi? È così dannatamente incomprensibile che non mi fa neanche concentrare bene!- esclamò, innervosendosi ancora.
Mi venne da sorridere ascoltandolo parlare; non sapevo cosa avesse potuto scatenare quella mia reazione, ma mi venne istintivo sorridere davanti alla reazione che aveva avuto Emmett.
-Se non fossi tuo fratello, direi quasi che ti stai dispiacendo per quello che ha dovuto affrontare Bella..- borbottai. Incrociai le braccia subito dopo, e rimasi ad aspettare una sua eventuale risposta.
-Ma lo sei, purtroppo.. e sì, mi dispiace veramente- ammise, abbassandosi per raccogliere l’ennesima freccia da terra, dove avevo lasciato cadere la faretra che le conteneva.
-Per me è strano sentirmi dispiaciuto per una persona che neanche conosco.. cioè, la conosco, sì, in teoria dovrei conoscerla.. credo che da bambini dovremmo averci anche giocato insieme! E la conosco per lo più grazie ai tuoi racconti, ma.. non lo so, mi sento maledettamente vicino a lei nonostante non sappia nemmeno come sia fatta, questa ragazza.-
-Non ti ho mai sentito fare un discorso così lungo da.. quand’è stata l’ultima volta? Non lo ricordo più..- dissi per scherzare, ma ero rimasto davvero sorpreso dal discorso che aveva appena concluso Emmett. Non mi sarei mai immaginato che avesse già così tanto a cuore Bella, nonostante non la conoscesse affatto.
-Sì sì, scherza pure- mi schernì lui, anche se rise subito dopo. -A parte questo.. quand’è che avremo l’onore di conoscerla?-
-Beh.. credo tra qualche tempo, quando avrò capito quanto è complicata questa situazione. Mamma e papà già lo sanno..-
-Sanno anche chi è lei, in realtà?-
Scossi la testa, sconvolto che non lo avesse capito da solo. -No che non lo sanno! Non posso mica dire loro che mi sono innamorato di una contessa, ma che lei al momento è impegnata a fare la serva.. aspetto solo che le cose si sistemino un po’, e poi glielo dirò..-
Emmett annuì, mentre sistemava l’ennesima freccia. -Sì, mi sembra giusto.. posso chiederti una cosa?-
-Dimmi..-
-Visto che sono tuo fratello.. non è che potrei conoscere la tua futura sposa, e principessa di Francia, prima degli altri?-
Non sapevo perché, ma una richiesta assurda e simile come quella che avevo appena sentito me la sarei dovuta aspettare da lui.
Lo guardai attentamente, mentre inarcavo un sopracciglio. -Dici davvero?-
-Sì.. mi piacerebbe molto conoscerla, e poi così posso vedere se è davvero bella come dici tu!-
Ridacchiai, e gli diedi una piccola pacca sulla spalla prima di rispondergli. -Ma sì, non vedo dove sia il problema.. se per lei va bene, io non ho nulla in contrario.-
-Perfetto!- esclamò Emmett, rivolgendosi nuovamente al bersaglio e tendendo l’arco. -Preparati, Bellina.. presto, finalmente, ti portò conoscere!-
Scoccò la freccia subito dopo, che con mia sorpresa si conficcò proprio al centro esatto del bersaglio.

 
 

Bella
 
 

-Julianne! Julianne!-
Urlai come una pazza, mentre correvo per raggiungere la mia amica.
Ero passata subito nelle cucine una volta tornata a palazzo, e lì avevo chiesto a Margaret se sapeva dove si trovava in quel momento sua nipote. Lei, con un cipiglio sospettoso sul volto, mi aveva riferito che si trovava nell’androne del palazzo e che era impegnata a pulire il pavimento.
Mi chiese anche, con la sua solita discrezione e gentilezza, se la mia piccola crisi del giorno prima era passata e fui davvero felice di dirle che per fortuna si era sistemato tutto.
Mi aveva sorriso dolcemente, come era sempre solita fare, e mi coinvolse in un veloce abbraccio prima di riprendere a cucinare per la cena di quella sera; provai ad offrirle il mio aiuto, ma mi scacciò malamente dalla cucina e mi incoraggiò a raggiungere la nipote. Sembrava che avesse capito che dovevo raccontarle qualcosa di importante.
-Julianne!-
Mi fermai di fronte a lei, leggermente ansimante per la corsa, e poggiai le mai sulle ginocchia mentre cercavo di riprendere un po’ di respiro. Julianne, inginocchiata a terra con una spazzola in mano, alzò il viso verso il mio e mi lanciò un occhiataccia.
-Ho due cose da dirti: la prima è che devi smetterla di urlare come Jessica, mentre la seconda è.. NON DEVI CAMMINARE SUL PAVIMENTO BAGNATO!- mi informò, alzando moltissimo la voce sulle ultime parole.
-Oh!- scattai subito all’indietro, rendendomi conto di quello che avevo fatto, e mi portai le mani alla bocca. -Oh, Julianne, mi dispiace tanto! Non volevo..-
Julianne sospirò, e lasciò cadere la spazzola dentro al secchio prima di rimettersi in piedi.
-Dai Bella, non è successo niente.. però la prossima volta lavi tu il pavimento al posto mio!-
-Oh sì, certamente!-
Lei sorrise, ed avvicinandosi azzerò la poca distanza che c’era ancora tra di noi. Prese le mie mani nelle sue e le strinse forte. -Allora.. com’è andata? Si è risolto tutto? Da come urlavi sembrava proprio di sì..-
Ricambiai subito la sua stretta. -Sì, è andato tutto bene! All’inizio credevo che non volesse parlarmi, ma abbiamo avuto modo di spiegarci entrambi e.. e gli ho detto tutto..-
-Tutto.. tutto? Gli hai detto che sei una contessa? Gliel’hai detto veramente?-
-Sì, certo che l’ho fatto.. ma perché me lo chiedi? Non eri tu quella che ieri, insieme ad Angela, mi spronava sul fatto che dovevo confessargli tutto?- chiesi; le sue domande mi stavano confondendo leggermente.
-Sì è vero.. ma non credevo che lo avresti fatto sul serio! Mi stavo già preparando ad una nuova sfuriata di Angela..-
-Ah!- dovevo ammettere che sia lei che Angela avevano davvero scarsa fiducia in me. -Mi dispiace avervi rovinato i piani..-
-Ehi, non dire che ti dispiace! Perdersi una scenata non equivale affatto a quello che ti è accaduto oggi.. ricordatelo!-
Julianne lasciò la presa sulle mie mani e senza preavviso mi buttò le braccia al collo, stringendomi contro il suo corpo. All’inizio ricambiai il suo abbraccio un po’ goffamente, sentendomi leggermente a disagio, ma poi mi rilassai ed intensificai quel gesto.
-Sono così felice, Bella.. così felice!- sussurrò lei prima di allontanarsi e di sciogliere l’abbraccio. -Ma non mi hai raccontato praticamente niente! Come ha reagito Edward quando gli hai detto chi sei?-
Prima di risponderle mi lasciai cadere sui primi gradini dello scalone, e battei una mano sul marmo mentre la guardavo. -Sediamoci prima, così parliamo meglio..-
Julianne si sedette immediatamente al mio fianco, osservandomi incuriosita, e si lisciò poi le pieghe della gonna. -Dai, su, parla! Sono curiosa..-
Sospirai, un po’ stufa per l’impazienza della mia amica ma anche leggermente divertita da essa.
Gli raccontai tutto, dall’istante in cui avevo lasciato il palazzo per cercarlo fino al momento in cui mi aveva riaccompagnata a cavallo poco tempo prima; non ci misi molto a dirle tutto, grazie anche al silenzio di Julianne che mi permise di parlare senza interruzioni.
L’unico momento in cui fui costretta a bloccarmi fu quando raccontai a Julianne della promessa di matrimonio che avevo ricevuto da Edward; lei, con uno strilletto, si portò le mani alla bocca a coprirla e per dei lunghi secondi l’unica cosa che riuscii a vedere di lei furono gli occhi, vivaci e lucidi.
-Oddio Bella! Oddio, Angela aveva ragione!- disse in un sussurro quando tolse le mani dalla bocca, e mentre con una se la portò a toccarle il petto l’altra andò a stringere la mia mano. -Angela aveva ragione! Oddio.. vi sposerete!-
Annuii, e non potei fare a meno di emozionarmi anche io vedendola così piena di gioia nei miei confronti. Abbassai lo sguardo, sentendo tutto d’un tratto le mie guance scaldarsi e diventare sicuramente rosse come fragole mature.
-E quando? Quando, Bella?-
-Non lo so.. credo quando riusciremo a trovare l’occasione giusta. È un po’ difficile, ma non impossibile- scrollai le spalle mentre le parlavo -e spero davvero che accada presto..-
Julianne strinse fortemente la mia mano, ed a quel gesto alzai di nuovo lo sguardo verso il suo. Lei, visibilmente felice, mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli e mi abbracciò subito dopo, stritolandomi quasi nella sua stretta decisa.
-Oh, che cosa meravigliosa!- sussurrò al mio orecchio. -Sembra quasi un sogno.. un sogno meraviglioso che sta per diventare realtà..-
Risi, restando ancora stretta a lei. -Da quando sei così romantica?-
Julianne si scostò da me e mi lanciò un occhiata divertita e furba, degna di lei. -Da sempre, Bella! Mi meraviglio che tu non lo sappia! Posso ritenermi più che offesa, sai?-
-Oh, mi dispiace molto signorina!-
Mi alzai in piedi velocemente, voltandomi in direzione di Julianne che, allibita, mi osservava ancora seduta sulle scale. Mi inchinai, sorridendo divertita, di fronte a lei e allungai un braccio, come se fossi stata un perfetto gentiluomo.
-Le rivolgo le mie scuse più profonde e sincere.. spero che le accettiate, mademoiselle!-
Julianne, avendo capito il mio scherzo, ricambiò il sorriso che le stavo facendo e poggiò la sua mano sulla mia prima di alzarsi in piedi ed inchinarsi a sua volta davanti a me; tratteneva a stento le risate, ma cercò ugualmente di stare al mio gioco.
-Scuse più che accettate, monsieur..-
Alla fine, entrambe scoppiammo a ridere come due povere pazze, attirando da lontano anche lo sguardo divertito di Giselle che rientrava dal portone con una grande cesta piena di bucato appena asciutto.
 
 

-
 
 

-No! Sul serio? Si è risolto tutto quanto?-
Alzai gli occhi al cielo per l’ennesima volta sentendo quella domanda, e trattenendo una risatina tornai a guardare Angela; lei, seduta al tavolo da toeletta, mi guardava attraverso lo specchio che aveva di fronte a sé e mi rivolgeva uno sguardo sorpreso e contento allo stesso tempo.
Le stavo raccontando tutto sulla giornata appena trascorsa e nel frattempo le spazzolavo i capelli. Avevo dovuto trovare una buona scusa per potermi recare nella stanza di Angela dopo cena, e quella era stata la più banale ed utile che mi fosse venuta in mente.
In quel modo, almeno, potevo parlare tranquillamente con Angela e svolgevo l’attività che avevo assicurato a Ludmilla, anche se Angela non era molto entusiasta della cosa.
Lei, infatti, aveva tentato più volte a farmi cambiare idea e di non farmi muovere un dito, ma non ci era riuscita.
-Sì, tutto quanto. Il merito è anche un po’ tuo, però..-
-Ma che dici? Non è vero!- esclamò lei, voltandosi di scatto ed osservandomi direttamente. -Il merito non è mio per niente! Hai fatto tutto quanto da sola..-
Abbassai la mano con cui tenevo il pettine, mentre l’altra teneva ancora una ciocca dei capelli di Angela.
-Angela, se tu non mi avessi spronato ad andare da lui, in questo momento nulla sarebbe a posto.. e sicuramente avrei lasciato passare un bel numero di giorni prima di recarmi nuovamente al lago. Quindi, il merito è anche tuo.-
Angela mi osservò stranita per un po’, passandosi le dita tra i capelli. Quando si voltò verso lo specchio, lasciò ricadere le mani sul tavolino da toeletta e mi sorrise, osservandomi grazie allo specchio.
-Sì, è vero.. il merito è anche un po’ mio!- gongolò, ridacchiando.
Risi anche io, vedendo che in qualche modo aveva capito quello a cui mi stavo riferendo, e ripresi a pettinare i suoi capelli.
Adoravo moltissimo compiere quel gesto, lo trovavo davvero rilassante.. ed avevo perso il conto delle volte in cui mi ero incantata mentre mi pettinavo. Adoravo occuparmi dei capelli, anche se alcune volte dovevo spazzolare quelli di Jessica.. cercavo, ogni volta che lo facevo, di non pensare a lei ed a quello che diceva e di pensare invece a come sarei stata tranquilla una volta che avevo terminato la mia opera.
Per me quella era la prima occasione in cui potei spazzolare i capelli di Angela; lei di solito faceva tutto da sola, e non chiamava mai nessuno che le potesse dare una mano. Aveva acconsentito alla cosa, infatti, solo perché voleva sentire il resoconto della mia giornata.
-Bella..- mi chiamò ad un certo punto, distraendomi dai miei pensieri.
Sobbalzai quasi al suo richiamo, ma mi ripresi subito. -Sì?-
-Quando ti sposerai.. mi inviterai alle tue nozze?- chiese, lanciandomi un occhiata triste e speranzosa.
La osservai grazie allo specchio per qualche secondo, indecisa sullo scoppiarle a ridere in faccia oppure mollare tutto ed abbracciarla di slancio, ed alla fine optai per un compromesso.
La abbracciai, restando alle sue spalle, e le sorrisi divertita.
-Ma certo che ti invito, sciocchina! Sarai l’ospite d’onore..-

 
 

Ludmilla
 
 

Sai cara, io e Carlisle abbiamo avuto qualche problema con Edward ultimamente. Non ha accettato l’idea di un matrimonio combinato, e adesso vuole a tutti i costi sposare una persona di cui sia pienamente innamorato! Esce spesso dal castello negli ultimi giorni, e sembra che ci stia mettendo tutto il suo impegno in questa sua missione..
Ricordavo perfettamente le parole che la Regina, nonché mia cara amica Esme, mi aveva rivolto mentre parlava del suo figlio più piccolo.
Ero rimasta a dir poco stupita e delusa, nel sapere che il caro Edward volesse sposare una ragazza per amore e non nel solito modo, ossia attraverso un matrimonio combinato.
Andare al castello per prendere un the insieme alla Regina ed alle mie figlie non credevo che mi avrebbe riservato una tale sorpresa, ed anche una tale delusione.. speravo che avrei ricevuto altri tipi di sorprese, ma non di quel genere!
Dentro di me speravo di poter riuscire a mettere in buona luce la mia cara Jessica, cosicché la Regina potesse vedere ed apprezzare tutto il suo potenziale e, magari, considerarla per un eventuale matrimonio con uno dei suoi due figlioli.
Da quello che avevo sentito, però, sembrava che il mio piccolo tentativo avesse già trovato la strada sbarrata da una potenziale promessa sposa.. e non ero riuscita a trovare nessuna informazione su di lei.
Non sapevo nulla, proprio nulla, e non ero riuscita a scoprire neanche il suo nome; come mi aveva spiegato Esme, d’altronde, neanche lei e suo marito sapevano chi fosse, e sembrava che Edward stesse aspettando il momento giusto per presentarla a Corte.
Al giovanotto erano stati concessi tre mesi di tempo per cercare la sua futura sposa, dopodiché sarebbero stati i suoi genitori a trovare una persona degna di stare al suo fianco e di diventare, in futuro, una buona sovrana per la Francia.
Per quanto romantica e dolce sia l’intenzione del giovane principe, io non potevo fare a meno di sperare in un suo eventuale fallimento; desideravo troppo vedere la mia bambina sposata con un reale, e quella ai miei occhi sembrava la soluzione più giusta. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Buon pomeriggio a voi!
Oggi faccio solo in tempo a postare il capitolo.. sono nella fase di preparazione dei dolci ed ho giusto cinque minuti di tempo prima di tornare ad aiutare mia mamma :) non sono riuscita neanche a correggere il capitolo, quindi mi scuso se c’è ancora qualche orrore grammaticale.
Questo è l’ultimo aggiornamento prima delle festività, quindi credo proprio che ci rivedremo a Gennaio :) colgo l’occasione e vi auguro un felice Natale ed un buon inizio anno nuovo!
Ci vediamo presto, un bacio!
KrisC

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Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo ***


Come in una favola - Capitolo11

Come in una favola

 
 
 
 

Capitolo undicesimo
 
 


Bella

 

Ero arrivata da pochissimi minuti al lago, e stavo aspettando Edward con impazienza e con trepidazione. Erano passati soltanto pochi giorni dal momento in cui ci eravamo chiariti e detti tutto, e da allora sembrava che il legame che ci univa si fosse rinforzato ancora di più, e ci rendeva difficile passare anche sole poche ore lontani.
Seduta all’ombra di un alta quercia, mi godevo il leggero venticello che mi scompigliava i capelli e nel frattempo giocherellavo con una foglia secca che avevo raccolto da terra. La spezzettai tra le dita fino a ridurla in tanti piccoli pezzi, ed essi piano piano vennero spazzati via dal vento.
Abbassai una mano per raccoglierne un'altra ma bloccai il mio gesto quando sentii, in lontananza, dei rumori di passi ed alcune voci; pensai subito che non potesse trattarsi di Edward, dato che lui veniva sempre da solo ai nostri incontri.
Sapevo anche che lui non avrebbe mai portato qualcuno con sé, per paura che spifferasse in giro i nostri incontri.
Cominciai a preoccuparmi, quando capii che i proprietari di quelle voci stavano venendo proprio al lago dove mi trovavo già io. Rapidamente, mi alzai dal mio piccolo giaciglio e corsi fino a raggiungere il limitare del bosco; mi nascosi lì, protetta dalla vista di chiunque grazie al tronco di un albero massiccio.
Restai lì per alcuni secondi, sporgendomi di qualche centimetro per poter sbirciare, fino a quando non vidi chi era arrivato. Rimasi sorpresa, e molto anche, quando vidi che si trattava di Edward e di un altro ragazzo, molto più alto e robusto di lui.
Stavano parlando tranquillamente ed ogni tanto l’eco di una risata divertita giungeva fino al punto in cui mi ero nascosta. Erano entrambi tranquilli, e quel piccolo particolare non fece altro che alimentare la piccola paura che sentivo dentro al petto..
Chi era quel ragazzo? Cosa ci faceva lì? Era un amico di Edward? Come mai era venuto anche lui?
Non potevo fare a meno di domandarmelo, anche se da sola non potevo certamente trovare una risposta appropriata. Temevo che quel ragazzo potesse scoprire il sentimento che legava me ed Edward, e non volevo che fosse svelato così presto..
Soltanto pochissime persone sapevano di noi, così poche che potevano contarsi sulle dita di una mano, ed erano quelle di cui sia io che Edward ci fidavamo di più.. ed anche se quel ragazzo ci avrebbe scoperto, avevo paura delle conseguenze che ci sarebbero state.
Ludmilla, ad esempio, non sarebbe stata molto felice se lo avesse saputo.
Tornai a guardare i due ragazzi, e mi sorpresi di notare che si erano avvicinati all’albero in cui mi trovavo io qualche minuto prima; uno stralcio di conversazione arrivò fino a me, grazie alla voce forte che possedeva il ragazzo ‘sconosciuto’.
-La tua innamorata non è ancora arrivata?- chiese, sedendosi ai piedi della quercia e guardando Edward.
Sgranai gli occhi. Allora sapeva già di noi due.. ma da quanto tempo?
-Sembra di no.. ma credo che sarà qui tra poco- Edward si guardò per qualche istante intorno, puntando gli occhi anche sul grande tronco dietro al quale mi nascondevo.
Mi ritrassi in fretta, timorosa di venire scoperta. Non volevo farmi vedere, specialmente dato il fatto che li stavo in qualche modo spiando..
-Sei sicuro che verrà? Mi scoccerebbe aver fatto tutta questa strada per poi non conoscere nessuno..- esclamò, un po’ scocciato, il ragazzone.
-Sono sicuro che verrà.. ieri ci siamo promessi di vederci, sta tranquillo..-
Li osservai nuovamente, dopo essermi accertata che non correvo più pericolo di essere scoperta, ma forse mi sporsi un po’ troppo perché sentii parlare ancora una volta il ragazzone, ed era sicuramente rivolto a me.
-Edward, c’è qualcuno dietro a quegli alberi!- esclamò.
Mi ritrassi ancora una volta, anche se sapevo che quel gesto non sarebbe servito a nulla. Quel ragazzo mi aveva vista.
Restai dietro al tronco, stringendomi le braccia dietro la schiena, nonostante quel posto non fosse più in grado di nascondermi totalmente. Sentii dei passi veloci raggiungermi velocemente, e feci appena in tempo ad alzare lo sguardo che mi trovai davanti la figura alta di Edward.
Lui, vedendo che ero io, cominciò a sorridermi apertamente e si avvicinò ancora di più. Vedendo il sorriso che tanto amavo sul suo volto, non potei fare altro che sorridergli a mia volta e, come ogni volta, sentii il calore invadermi le guance.
-Ciao, piccola..- mormorò Edward quando mi fu accanto.
Cinse il mio corpo con le sue braccia forti, e sentii le sue mani stringere le mie, che si trovavano ancora dietro la mia schiena, a contatto con la corteccia dell’albero.
-Ciao- lo salutai a mia volta, e fu l’unica parola che riuscii a dire prima di sentire le sue labbra a contatto con le mie che mi regalavano un piccolo bacio.
Edward portò le nostre mani intrecciate tra i nostri corpi mentre ancora ci scambiavamo qualche bacio a fior di labbra. Quei piccoli contatti tra di noi mi piacevano molto, ed il ricordo dei suoi gesti mi facevano compagnia anche quando non si trovava accanto a me.
-Sei qui da molto?- mi chiese quando finimmo di baciarci.
Abbassai il viso, ritrovandomi così ad osservare le nostre mani. -No, non da molto..- mormorai.
-E come mai sei rimasta nascosta qui?- chiese, incuriosito dalla mia risposta. -Potevi raggiungermi.. c’è una persona che ti vorrebbe conoscere..-
-Sul serio?- domandai, tornando a guardarlo.
-Certo!- non so se capì qualcosa dal mio sguardo, perché mi sorrise subito dopo e continuò a parlare. -Tranquilla, sa tutto e non dirà nulla..-
Le sue parole ebbero il potere di tranquillizzarmi, anche se non del tutto, e dopo un piccolo gesto di incitamento mi lasciai condurre fuori dal mio nascondiglio.
Edward stringeva la mia mano nella sua, mantenendo la stessa mia andatura lenta ed incerta, mentre ci avvicinavamo alla persona che se ne stava sdraiata all’ombra della quercia.
Sentendo i nostri passi, quel ragazzone voltò il viso e dopo averci visto scattò in piedi con una mossa veloce ed agile, spazzandosi i calzoni marroni con le mani mentre sorrideva incuriosito nella nostra direzione.
-Bella, lui è Emmett, mio fratello- mi disse Edward quando fummo di fronte a lui.
Quelle parole mi furono sufficienti per capire che diceva la verità, ma anche se non avesse detto nulla avrei capito chi lui fosse.
Da lontano non ero riuscita a scorgere bene il viso di Emmett, ma a così breve distanza da me riuscivo a scorgere la sorprendente somiglianza che lo legava ad Edward. Emmett aveva i capelli castani, un colore leggermente più scuro di quelli del fratello, gli stessi tratti del viso e gli stessi occhi celesti di Edward. Soltanto il fisico robusto e l’altezza li differenziavano, ma si capiva anche solo vedendoli che erano parenti.
Avevo anche sentito parlare molto di lui, tramite Edward, e adesso che me lo trovavo davanti ero davvero contenta di poterlo conoscere.
Sorrisi, ricambiando quello che il grande Emmett mi stava mostrando già da parecchio tempo.
-Piacere di conoscerti- dissi in fretta.
Lasciai la mano di Edward per poter prendere meglio il tessuto del vestito ed inchinarmi; non mi ero dimenticata del fatto che mi trovavo davanti ad un principe, ma venni fermata proprio da lui che afferrò la mia mano e la strinse nella sua. Aveva una mano davvero grande, addirittura più grande di quella di Edward; la mia quasi spariva, sommersa dalla sua stretta.
-Il piacere è tutto mio, mademoiselle!- esclamò divertito. Si chinò con il busto e poi baciò il dorso della mia mano, nello stesso ed identico modo che usava fare tanto Edward sin dal nostro primo incontro. -Isabella.. finalmente ti conosco! Credevo che Edward ti avesse inventata per non avere un matrimonio combinato!-
Ridacchiai, voltandomi verso di Edward che, al mio fianco, guardava il fratello con un sopracciglio inarcato e l’aria un po’ seccata.
-Scusalo- disse, rivolto a me -si diverte a scherzare..-
-Perché dovrei? Mi è simpatico..-
Emmett rise, lasciando la mia mano e battendo poi le sue in aria in un gesto spensierato e gioioso. -Hai visto, fratello? Gli sono simpatico! E adesso, se vuoi scusarci, mi piacerebbe conoscere meglio la mia nuova sorellina..-
Emmett mi prese sottobraccio e mi guidò verso la riva del lago, ridendo. Non potei fare altro che sorridere in scusa ad Edward, mentre suo fratello mi sequestrava e mi trascinava via da lui..
 
 

-Bella?! Bella!-
Sussultai, sentendo la voce di Julianne che mi chiamava e che mi distraeva dal ricordo, ancora così vivo, di quello che era accaduto quel pomeriggio al lago.
Mi girai, ancora con l’aria un po’ assente, e la vidi che mi fissava stranita mentre reggeva tra le mani uno strofinaccio bagnato.
-Che c’è?- chiesi.
-Ah, niente! È solo che ti sei incantata di nuovo, e.. e credo che il vestito di Ludmilla farà una brutta fine se non lo rialzi in tempo!-
Osservai l’abito che stavo ricucendo e che tenevo in grembo, e quasi sussultai vedendo che un lembo della gonna si trovava pericolosamente vicino ai carboni rossi che ancora bruciavano nel camino.
-Oh, accidenti!- mi affrettai a recuperarla ed a controllarla, nel caso ci fossero state delle bruciature.
Per fortuna non ce n’erano, ma a compensare la loro mancanza c’era la presenza della cenere che sporcava una buona porzione del tessuto chiaro.
-Fantastico! Sarò costretta a lavarlo, adesso..- borbottai, lasciando la presa sull’abito e passandomi le mani sulla fronte.
Decisamente, quella non era la serata adatta per portare avanti il lavoro che avevo rimandato, anche perché mi distraevo facilmente e non riuscivo a fare a meno di rivedere nella mia testa il momento in cui avevo conosciuto Emmett.
-Già, lo credo anch’io- commentò Julianne, alle mie spalle. -Ma se vuoi un consiglio, fallo domani mattina.. credo che adesso combineresti soltanto danni!- aggiunse, allungando una mano ed ispezionando anche lei la macchia di cenere.
Scossi la testa, alzandomi dalla seggiola. -No, lo faccio adesso. Per domani ho già molte cose da fare, e non voglio che si aggiunga anche il vestito di Ludmilla..-
-D’accordo. Io ho quasi finito di rimettere in ordine, ma ti aspetto ugualmente fino a quando non hai finito- mi informò lei, mentre tornava ad occuparsi delle sue faccende.
In quel momento, in cucina eravamo presenti soltanto io e lei; tutti gli altri erano andati a riposare, in vista dell’enorme carico di lavoro che Ludmilla ci aveva riservato per l’indomani, sommato ovviamente alla stanchezza del giorno lavorativo appena terminato.
-No, non è necessario! Se vuoi, appena finito puoi anche andare a dormire.. non mi dispiace restare da sola per un po’..- la raggiunsi in fretta, reggendo tra le braccia il vestito, mentre lei cominciava a pulire con lo strofinaccio il grande tavolo in legno della cucina.
-Bella, davvero, a me non dispiace! E poi, se ti aspetto posso anche continuare per un po’ il ricamo che ho cominciato insieme alla zia!-
Julianne mi sorrise tranquillamente, mentre continuava a lucidare il tavolo, e l’unica cosa che riuscii a fare fu ricambiare il suo sorriso prima di andare a sistemare il guaio che avevo combinato.
Impiegai non più di dieci minuti a lavare il vestito, grazie anche al fatto che nessuno aveva ancora gettato via l’acqua per il bucato. La trovai, infatti, dentro al grande catino in legno che era posizionato in un angolo della cucina.
Con la coda dell’occhio, mentre strofinavo la stoffa bagnata, vidi Julianne prendere posto accanto al camino e cominciare a ricamare sfruttando la poca luce che il fuoco ancora emanava.
Non era una passeggiata ricamare stando quasi al buio, ed io ne sapevo qualcosa.. anche se, invece di ricamare, a me piaceva particolarmente leggere stando sdraiata davanti al camino.
Mi rilassava, e mi piaceva molto sentire il calore delle fiamme mentre proseguivo nella lettura.
Tutti a palazzo erano a conoscenza di quella mia piccola attività notturna, e la cara Jessica si era divertita anche a trovare un soprannome, per di più odioso, che mi affibbiò e che descriveva, secondo lei, il mio passatempo..
Mi chiamava Cenerentola, a causa della cenere che, spesso e volentieri, restava sui miei vestiti.
Storsi la bocca, ricordando quell’assurdo nomignolo, e strizzai il vestito tra le mani nello stesso momento in cui sentii Julianne urlare ed aggrapparsi al mio corpo.
Non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinata a me.
-Julianne! Ma che succede?- chiesi, sconvolta dal suo gesto, mentre mi voltavo per guardarla meglio.
-Fuori c’è qualcuno! Ho visto qualcuno passare davanti alla finestra!- bisbigliò, concitata, indicandomi l’unica finestra presente in cucina; con l’altro braccio si teneva stretta al mio corpo.
Mi irrigidii, sentendola parlare. Era impossibile che ci fosse qualcuno in giro per il parco, specialmente di notte! Erano andati tutti a dormire, e gli unici che si aggiravano per il palazzo di notte erano Paul e Jacob, ma non potevano essere loro in quel momento..
-C-come c’è qualcuno?- mormorai, anche se non capivo il motivo per cui lo stavo facendo.. ero sicura che, anche parlando ad alta voce, non saremmo state sentite dallo sconosciuto che si trovava fuori.
-Sì, c’è qualcuno! L’ho visto!- Julianne mi sembrava davvero spaventata. -Che cosa facciamo?-
Bella domanda.. che cosa potevamo fare?
-Vado a controllare.. tu aspetta qui- dissi in fretta, alzandomi subito dopo essermi liberata dalla presa di Julianne.
-No! Sei impazzita?! Non sai chi ci può essere là fuori!-
-Julianne, smettila!-
Ignorai le sue proteste ed andai alla porta di servizio, aprendola lentamente e cercando in tutti i modi di non farla cigolare troppo; uscii nell’aria fresca e calma della sera, sentendo le cicale frinire intorno a me ed il venticello leggero che scuoteva le cime degli alberi.
Mi guardai intorno, anche se non era facile dato il buio e la mia vista che non si era ancora abituata alla mancanza di luce; cercai anche di sentire qualche rumore che mi aiutasse a capire dove si trovasse il nostro visitatore, ma non sentii nulla.
Feci qualche passo in avanti, osservandomi sempre intorno. All’improvviso, sentii qualcuno afferrarmi per un braccio e poi bloccarmi del tutto, stringendomi forte e facendomi poggiare alla parete di pietra.
Prima che potessi urlare per farmi sentire e per chiamare aiuto, una mano coprì la mia bocca bloccando così ogni mio tentativo. Cominciavo a sentire la paura fuoriuscire dal mio corpo, e cominciai a tremare nonostante non sentissi affatto freddo.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi e premere per uscire, quando lo sconosciuto mi parlò dolcemente. -Ehi.. Bella, perché tremi? Sono io..-
Al suono della sua voce smisi subito di tremare, e crebbi di essermela semplicemente immaginata.. ma poi riuscii a vedere meglio il suo viso, su cui spiccava un sorriso dolce e rassicurante, e capii di non essermi affatto sbagliata.
-Edward..- sussurrai. Riuscii a sentirmi chiaramente, notando solo in quel momento che lui aveva tolto la mano dalla mia bocca.
Edward ampliò il suo sorriso, stringendomi ancora di più a sé. -Ciao, ma petit!-
-Mi.. mi hai fatta spaventare! Da quanto tempo sei qui?- chiesi, ed ero davvero curiosa di saperlo. Ci eravamo visti quello stesso pomeriggio, e non mi aspettavo di rincontrarlo così presto..
-Da poco, a dire la verità. Non ce la facevo più ad aspettare domani, e così ti sono venuto a trovare..- accarezzò con la punta delle dita il mio viso, dalla tempia fino al mento, e sentii una scia infuocata per tutto il tempo che impiegò nel compiere quel gesto. -Ho forse sbagliato a venire?-
Scossi in fretta la testa, afferrando la sua mano e stringendola forte per paura che la allontanasse. Non volevo che andasse via, non dal momento in cui si era addirittura intrufolato nel nostro parco per vedermi.
Appoggiai il capo sul suo petto, coperto da quella che sembrava una leggera camiciola, diversa da quelle regali che usava indossare negli ultimi giorni, e subito sentii il suo mento poggiarsi lievemente sulla mia testa, mentre gentilmente mi massaggiava la schiena.
In quel momento, stretta nel suo abbraccio, non pensai neanche lontanamente al fatto che qualcuno avrebbe potuto sorprenderci; non riuscivo a pensare a nulla, proprio a nulla.. metabolizzavo solo il fatto che Edward fosse insieme a me, e mi amava con tutto se stesso.
Quel piccolo momento di pace, però, venne interrotto quando sentimmo la cara Julianne chiamare il mio nome, in preda al panico.
Sorrisi, restando però appiccicata ad Edward; probabilmente, non vedendomi tornare, Julianne aveva pensato che mi fosse accaduto qualcosa di brutto.. se era davvero così, mi dispiacque molto averla fatta preoccupare.
Scivolai via dalla presa di Edward, mantenendo però la sua mano nella mia, e gli sorrisi ancora una volta. -Ti va di conoscere una persona?-
-Lo chiedi anche? Certo!- esclamò, ridendo alla mia domanda.
Sempre tenendolo per mano lo condussi verso la porta della cucina, dalla quale proveniva ancora una tenue luce rossastra. Non feci in tempo ad entrare che la voce di Julianne mi travolse in pieno, facendomi fermare sulla soglia ed impedendo, così, ad Edward di entrare.
-No, ma dico! Esci, non ti fai sentire e poi ritorni come se niente fosse?! Isabella, mi stavo preoccupando da morire! Credevo che ti fosse accaduto qualcosa, credevo che..-
-Julianne, ti prego..- dissi, fermandola prima che potesse dire altro. -Va tutto bene, sul serio..-
Lei sbuffò, ed incrociò le braccia al petto senza abbandonare lo sguardo severo che aveva assunto. -Dimmi almeno se c’era davvero qualcuno fuori.. che hai scoperto?-
Prima che potessi rispondere, sentii Edward schiarirsi la voce e premere le sue mani sulla mia schiena, cercando di farsi spazio per poter passare; quando mi spostai, lui si posizionò al mio fianco e sorrise a Julianne che, come se avesse visto qualcosa di sorprendente, sgranò gli occhi e rimase imbambolata a fissarlo.
-Buonasera.. sei Julianne, giusto? Io sono Edward. È un piacere conoscerti- disse, tranquillo, ed allungò una mano per stringere quella della mia amica.
Julianne si riscosse dal torpore che l’aveva colpita dopo qualche secondo, e ridacchiando istericamente afferrò la mano di Edward tra le sue, agitandola convulsamente.
-Il.. il piacere è tutto mio!- disse, usando lo stesso tono stridulo della risata. -Oh, non mi sembra vero! Finalmente conosco il principe! Bella mi ha parlato così tanto di te.. ma non mi ha mai detto che sei così affascinante! O meglio, me lo ha detto ma non è entrata nei dettagli..-
-Julianne!-
Sentii le guance arrossarsi per la vergogna, sentendo quello che Julianne stava confessando ad Edward. Poggiai una mano sulla guancia, lanciando occhiatacce alla mia amica mentre sentivo Edward ridacchiare tranquillamente.
Non sembrava affatto scocciato da quello che diceva Julianne, anzi sembrava che si stesse divertendo molto.
-Ma.. scusate ma che fate qui? Vorrete stare un po’ da soli, no? Non state a sentire me, andate a fare un giro, forza!-
Julianne mollò la mano di Edward ed avvicinandosi a me mi spinse fuori dalla cucina, facendomi barcollare e cadere quasi a terra. Fortunatamente per me, avevo Edward al mio fianco che mi sorresse in tempo e mi evitò così una brutta caduta.
Mi voltai, squadrando Julianne torva. -Potevi farmi cadere!- le dissi, piccata.
-No, non lo avresti fatto.. non con una persona così forte al tuo fianco- ribatté lei, ridacchiando subito dopo. -Andate, andate.. finisco io il tuo lavoro, Bella! Buona serata!-
Dopo averci salutato agitando una mano, rientrò in cucina e si chiuse la porta alle spalle, lasciandoci fuori ed al buio. Sospirai, ripensando a tutto quello che era riuscita a dire nel giro di pochissimi minuti.
-Devo dire che quella di oggi è stata una giornata piena di incontri- commentò Edward dopo aver lasciato passare i primi secondi di silenzio.
-Già.. prima Emmett, e adesso Julianne..-
Mi voltai verso di lui, e cercai di osservare la sua espressione anche se al buio mi risultava ancora un po’ difficile. Riuscii ugualmente a vedere il sorriso disteso e tranquillo che mi stava rivolgendo.
-Quando è nervosa tende a straparlare..- gli spiegai, descrivendogli uno dei difetti di Julianne. -Non ti sei offeso per quello che ha detto, vero?-
-Offeso? Non so neanche cosa voglia dire quella parola- mi rassicurò lui, cingendomi le spalle con un braccio e la vita con l’altro. -Posso farti una domanda?-
Annuii, stando in silenzio ed attendendo che aprisse di nuovo bocca.
-Davvero le hai detto che sono.. affascinante?-
Ridacchiai, sconvolta per quello che mi aveva appena chiesto. Non poteva pormi una cosa simile, non dal momento in cui mi imbarazzavo per ogni singola cosa che lo riguardava.
-In tutto quello che hai sentito, mi chiedi proprio la cosa più imbarazzante?-
-Ma tesoro, non è imbarazzante! E sono curioso di sentire quella frase uscire dalle tue belle labbra rosse..- dicendo questo, me le accarezzò dolcemente con il pollice.
Gli baciai la punta del dito prima di stringermi a lui con tutta la forza che avevo; lo guardai direttamente negli occhi, che sembravano luminosi come due piccole stelle nel buio che ci circondava.
-Non le ho proprio detto che sei affascinante..- confessai, vergognandomi per quello che gli stavo rivelando. -Le ho detto che sei bellissimo e.. meraviglioso..-
-Bellissimo e meraviglioso.. è ancora meglio di affascinante!- ridacchiò ancora una volta, mentre posava delicatamente il palmo della mano sulla mia guancia e me la massaggiava leggermente con il pollice. -Grazie per il complimento..-
Non aspettò che gli rispondessi, ed abbassandosi sul mio viso lasciò incontrare dolcemente le nostre labbra.
Mano a mano che il bacio si intensificava, strinsi più forte il braccio attorno alla sua vita e portai la mano sul suo collo, accarezzandogli la nuca ed i corti ciuffi di capelli che erano presenti in quel punto.
Ci staccammo dopo qualche secondo, entrambi con il fiato corto, ma restammo con i volti vicini, sentendo i nostri respiri infrangersi sulla nostra pelle.
Poggiai la mano che si trovava ancorata ancora al suo collo sulla sua, che si trovava ancora sul mio viso, e la accarezzai prima di stringerla forte.
-Mia piccola principessa..- mi sussurrò ad un tratto, facendomi arrossire ancora una volta e sorridere come una sciocca.
-Non sono una principessa- ribattei, abbassando lo sguardo e sfuggendo così ai suoi occhi.
-Ma sì che lo sei! Per me già lo sei.. e presto lo sarai anche per l’intera Francia..-
Edward mi fece alzare nuovamente il viso e dopo avermi regalato un sorrisino dolce si avvicinò fino a sfiorare la mia fronte con le labbra.
-Adesso che abbiamo chiarito questo punto.. mi fai vedere meglio il parco? Voglio vedere dove hai trascorso tutti questi anni- mormorò divertito.
-Vuoi davvero vedere il parco?-
Lo sentii scrollare le spalle. -Sì.. so tutto di te, e le uniche cose che mi mancano sono poter osservare i luoghi che ti tengono impegnata quasi tutti i giorni.-
Non mi sarei mai aspettata da Edward una richiesta simile, anche se la prospettiva di mostrargli il parco della nostra tenuta mi piaceva. Avrei potuto mostrargli tutti quei posti che avevano rappresentato qualcosa di importante per me..
E fu proprio quello che feci. Gli mostrai ogni angolo e particolare del giardino, partendo dal punto in cui cominciava il bosco e da cui io mi intrufolavo per poterlo raggiungere al lago.
Gli feci vedere il piccolo giardino che una volta era stato della mia mamma e che poi era passato a me, come mi aveva spiegato papà; Edward restò sorpreso quando glielo confidai, ed era l’unica persona oltre a Jacob e Giselle a cui io lo avessi detto.
Avevo voluto tenere per me quel piccolo particolare, essendo una delle pochissime cose che mi rimanevano della mamma. Persino Ludmilla non ne era a conoscenza, ed ero più che sicura che avrebbe voluto la sua piena proprietà se un giorno lo avesse scoperto.
Quella piccola porzione di giardino, piena di roselline e di fiori selvatici con al centro una piccola fontana, era tenuta e curata rigorosamente da me.. solo ogni tanto mi facevo aiutare da Jacob, che essendo giardiniere era più esperto di me ed aveva più dimestichezza con le piante.
Mostrai ad Edward anche il piccolo frutteto che avevamo e che si trovava nel terreno accanto al palazzo prima di portarlo nel posto che mi piaceva di più, ossia il piccolo cortile che era in realtà anche un roseto.
-Questo è il pezzo forte del parco- gli spiegai, indicandogli con le braccia le varie piante di rose che erano presenti e che si trovavano nel pieno della loro fioritura. -È il mio preferito!-
-È stupendo..- mormorò Edward mentre si guardava intorno.
-Lo sai che Jake mi ha spiegato il significato delle rose in base al loro colore?- gli chiesi, mentre mi avvicinavo a lui e gli prendevo una mano. -È stato uno dei passatempi che avevamo, tra un incarico e l’altro..-
-Spiegali anche a me, così poi posso regalartene una.. quella che più ti rispecchia!-
-Beh.. adesso è un po’ difficile mostrartele, ma ti spiego quelle che mi ricordo meglio.-
-Dai, comincia pure..-
 Edward cominciò a camminare lentamente e dato che gli stringevo ancora la mano fece spostare anche me. Ritornammo sui nostri passi, tornando al mio piccolo giardino privato, mentre gli spiegavo quello che mi aveva chiesto.
-E poi c’è la rosa viola, ma noi qui adesso non ne abbiamo più.. ma ricordo che rappresenta l’umiltà, la sobrietà e l’amore romantico- dissi infine; senza rendermene conto avevo ricordato tutte le spiegazioni che avevo ricevuto da Jacob.
-Anche questa mi piace, ed è un peccato che non ne abbiate più.. sarebbe stata quella giusta per te..-
-Mi dispiace..-
-No, non lo essere Bella.. ho tante altre rose tra cui scegliere! E adesso che mi ci fai pensare, sono indeciso tra quelle bianche e quelle rosse..-
Risi. -Quando avrai scelto me lo farai sapere?-
-Ma certo, anche perché sei tu quella che la dovrai ricevere- rispose ovvio, e con un gesto fluido e veloce mi lasciò un leggero bacio sulla punta del naso.
-Ci vai spesso in quel cortile?- domandò poi, mentre entravamo nel giardinetto.
-Veramente no, non ne ho quasi mai il tempo.. l’ultima volta che ci sono stata, però, ho passato un bel po’ di tempo a raccogliere le rose- rammentai, osservando la piccola pianta di rosa che si trovava anche nel mio piccolo giardino e che, ne ero sicura, era piena di rose rosse.
Ricordai anche cos’altro era accaduto in quella giornata. -Era lo stesso giorno in cui mi sono procurata questa cicatrice..-
Passai distrattamente le dita sul lungo segno in rilievo che percorreva il lato della mano, ed alle mie si aggiunsero poi anche quelle di Edward.
Lo avevo sentito allontanarsi da me, una volta dentro il giardino, e fui stupita di ritrovarmelo vicino così presto.
-Adesso capisco come sei riuscita a farti questo danno.. dovresti fare più attenzione la prossima volta- osservò, trattenendo a stento una risatina.
-Ma non è stata tutta colpa mia!- mi lamentai. -Sono stata distratta..-
-Ah sì? E da cosa?-
-Da te- sussurrai, sostenendo il suo sguardo sorpreso fino a quando non riuscii più a reggerlo. -Ti avevo visto passare mentre eri a cavallo, ma non sapevo che fossi tu.. l’ho saputo soltanto qualche giorno dopo..-
Edward sembrò colpito. -Davvero mi hai visto andare a cavallo? Ancora prima che ci incontrassimo?-
-Sì.. ma te l’ho detto, non sapevo che fossi tu..-
Cominciò a ridere, scuotendo leggermente la testa. -È una cosa bizzarra..- osservò.
-Perché dici così?-
-Non lo so, ad essere sincero.. ma sembra quasi che il destino abbia scelto di farci incontrare.. insomma, mi hai visto passare una mattina, e dopo pochissimi giorni ci siamo conosciuti..-
-Già, hai ragione- ammisi, abbassando il viso.
-Ma la sai una cosa?- mi chiese poi, facendomi rialzare lo sguardo. -Non mi pentirò mai di averti conosciuta.. mai. Sei la ragazza più dolce, bella, sensibile e meravigliosa che esista al mondo, e sono stato davvero fortunato ad incontrarti e ad innamorarmi di te.-
Davanti a quella dichiarazione d’amore così semplice ed intensa sentii il cuore cominciare a battere forte dentro al petto, e gli occhi cominciarono a bruciarmi quasi nello stesso istante.
-Ehi..- Edward doveva aver notato i miei occhi lucidi, perché cominciò ad accarezzarmi la piccola porzione di pelle che c’era sotto di essi -non volevo farti piangere, scusami..-
-No, non è niente- mormorai in fretta -è solo che.. mi hai fatto emozionare con quello che hai detto..-
-Ho soltanto detto la verità, piccolina..-
Mi strinsi più forte a lui, e gli feci abbassare il viso quasi a forza soltanto per poterlo baciare. Edward assecondò i miei gesti e nel giro di pochi istanti eravamo completamente coinvolti e persi nel nostro bacio.
-Ti amo così tanto..- riuscii a dire soltanto quelle poche parole quando misi fine al bacio, stringendo i pugni chiusi sul tessuto della sua camicia.
-Lo so Bella, lo so.. è la stessa cosa anche per me..-
Mi abbracciò forte, baciandomi la fronte, e per un sacco di tempo non ci muovemmo da quella posizione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Buongiorno a tutte voi, carissime!
Inizio la prima nota del 2012 augurandovi buon anno, anche se sono in ritardo di un giorno >.< ma spero che vada bene lo stesso ;)
Sono riuscita a terminare questo capitolo prima del previsto, e sono più che felice di poterlo postare in anticipo.. è anche quello che mi è piaciuto di più scrivere fino ad ora.
Con questo capitolo si conclude la prima parte della storia, dal prossimo comincerà la seconda e sarà un po’ più movimentata rispetto alla precedente. Non aggiungo altro, non volendo rovinarvi i prossimi capitoli :)
Vi ringrazio, come sempre, per il vostro supporto e per le recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo *_* siete davvero grandi, ragazze! ;)
Un bacio,
KrisC

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Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo ***


Come in una favola - Capitolo12

Mie care, buon pomeriggio!
Spero che a voi il rientro a scuola, università e lavoro sia andato bene, anche se sicuramente una pausa più prolungata non avrebbe fatto male a nessuno u.u vorrei che le vacanze di Natale fossero lunghe quanto quelle estive >.<
Oggi le note le lascio all’inizio, così poi potete leggere il capitolo con calma senza sentire il mio monologo alla fine ;) e mi sa che questa volta sarete felici di non sentirmi parlare.. se leggete il capitolo forse lo capirete u.u
Ad ogni modo, adesso vi lascio alla lettura.. prima, però, vi ringrazio come sempre per le recensioni allo scorso capitolo e per il numero dei seguiti che continua a crescere :* siete sempre meravigliose, ragazze!
Noi ci sentiamo presto, un bacio e buona lettura :*
KrisC
 

 
 
 
 
 

Come in una favola
 
 
 

Capitolo dodicesimo
 
 

Bella
 
 

Aprii gli occhi, svegliandomi improvvisamente, e con sorpresa mi accorsi di non trovarmi nel letto della mia camera, avvolta dalle coperte.
Mi trovavo sdraiata sul prato del giardino, avvolto ancora dalle ombre della notte. Non poteva essere poi così tardi.. forse l’alba si stava per avvicinare, riuscivo a capirlo dal cielo non più così buio.
All’inizio non ricordai per quale motivo mi trovassi lì.. ma poi tutto fu più chiaro, ed un piccolo sorriso prese forma sulle mie labbra.
Come se volessero confermare la mia ipotesi, le braccia di Edward mi strinsero più forte contro il suo petto, e sentii le sue labbra posarsi sulla mia nuca lasciata scoperta dai capelli.
Strinsi la sua mano, sospirando di sollievo nel sentirlo ancora lì insieme a me. Edward, capendo che ero sveglia, accarezzò con la mano libera il mio collo ed alternò ad essa qualche piccolo bacio, che mi fecero rabbrividire nonostante non sentissi freddo.
Quello, decisamente, era il risveglio migliore di tutta la mia vita.
Mi voltai rapidamente, ritrovandomi così in pochi secondi davanti al suo viso ancora assonnato ma sorridente, e gli buttai le braccia al collo.
-È bello svegliarsi con te accanto..- sussurrò lui, strofinando il naso sulla pelle del mio collo.
Quella carezza mi fece sorridere, a causa del solletico che riuscì a provocarmi, e con una risatina mi allontanai da lui di qualche centimetro, quanto bastava per poterlo osservare in volto.
-Già, è bello..-
Edward azzerò di nuovo la distanza che c’era tra i nostri visi e ridacchiando cominciò a baciarmi il viso, partendo dalla fronte e soffermandosi poi sugli occhi e sulle guance che erano di nuovo tornate ad arrossarsi.
Mi baciò l’angolo della bocca e poi, dopo qualche secondo di attesa, premette gentilmente le sua labbra sulle mie. Ogni volta che si comportava in quel modo scatenava dentro di me un turbine di emozioni, e rendeva sempre più difficile controllare il sentimento che provavo nei suoi confronti.
-Buongiorno, piccolina..- mormorò dopo aver smesso di baciarmi.
Sorrisi, socchiudendo gli occhi ed accarezzandogli una guancia. -Buongiorno a te, mio bel principe..-
Ridacchiò. -Non sarò mai più bello di te, principessa, ricordatelo..-
Baciò la punta del mio naso e poi si allontanò da me, distendendosi su di un fianco e restandomi accanto. Lo osservai tranquillamente, mentre accarezzava con calma le ciocche scomposte dei miei capelli che mi circondavano il volto.
La sera prima Edward aveva insistito per potermi vedere con i capelli sciolti, senza niente che li tenesse insieme, e dovevo dire che era rimasto parecchio sorpreso quando avevo sciolto il nastro che li teneva legati e li avevo fatti ricadere sulla mia schiena. Erano così lunghi che riuscivano a coprirla quasi interamente.
Prima che ci addormentassimo nel giardinetto privato, non aveva fatto altro che passare le dita tra i miei capelli.
-Te l’ho già detto che mi piacciono i tuoi capelli?- domandò, prendendo tra le dita una ciocca. L’avvicinò poi al mio naso e con la punta dei capelli cominciò a solleticarlo, facendomi quasi starnutire.
-Un sacco di volte.. ma se continui così tornerò a tenerli legati!- dissi, contenendo il tono di voce.
Volevo sgridarlo e dirgli che doveva smetterla di comportarsi come uno sciocco, ma poi ricordai che ci trovavamo all’aria aperta ed anche abbastanza vicino al palazzo..
Se avessi parlato troppo forte avrebbero potuto sentirci, e di conseguenza scoperto.
-No, dai! Faccio il bravo..- si affrettò a dirmi, riportando la ciocca a coprirmi una spalla, leggermente scoperta. Posò poi le dita sulla mia pelle, accarezzandola leggermente avanti ed indietro.
Si bloccò dopo qualche secondo, e lo vidi inarcare le sopracciglia prima che riprendesse ad accarezzarmi la spalla. Dall’espressione che aveva assunto il suo viso, capii cosa aveva sentito sulla mia pelle.. e forse era arrivato anche il momento di rivelargli quel particolare, anche se sapevo che non sarebbe stato molto felice di venirne a conoscenza.
-Hai qualcosa sulla pelle..- mormorò lui, pensieroso. -Sembrano quasi delle.. cicatrici.-
Come avevo immaginato, quel momento era ormai arrivato.
Mi portai a sedere con uno scatto, scacciando anche in malo modo la mano di Edward anche se non era davvero mia intenzione farlo, e prima che potesse dire qualcosa riguardo alla mia reazione feci scendere dalle spalle la stoffa del vestito, scoprendo così una buona parte della schiena.
Con una mano recuperai i capelli, che coprivano la mia pelle, mentre con l’altra mi tenevo il vestito sul seno per evitare di scoprirmi ulteriormente. Mi sentivo già abbastanza scoperta e vulnerabile, nel mostrare ad Edward in che condizioni verteva la mia schiena.
Voltai la testa verso le mie spalle per vedere come Edward avesse reagito nel vedermi scoprire così, senza un motivo, e lo vidi seduto a poca distanza da me, con lo sguardo rivolto alla mia pelle.
Il sole ormai stava per sorgere, e cominciava ad arrivare abbastanza luce da poter riuscire a vedere meglio.
Edward si avvicinò a me, cauto, senza neanche distogliere lo sguardo dalla mia schiena, e quando fu abbastanza vicino da potermi toccare sfiorò con la punta delle dita quelle lunghe cicatrici che avevo imparato ad accettare, anche se a fatica.
Ormai non facevano più male, ma il ricordo di come me le ero procurate era ancora vivo dentro di me.
-Come.. come è successo?- mi chiese Edward; aveva parlato a bassa voce, e sembrava che non riuscisse a dire altro.
-Ludmilla- mi limitai a dire all’inizio, ma poi capii che non dovevo limitarmi solo a quello.. Edward meritava davvero di sapere tutto quello che era accaduto dopo il nostro primo incontro.
-Dopo averti lasciato nel bosco, la prima volta che ci siamo incontrati.. sono tornata qui ed ero in ritardo. Ludmilla lo scoprì.. e mi punì.-
Edward annuì, sentendo la mia spiegazione, e continuò ad accarezzare le mie cicatrici. -Frusta?-
Annuii, abbassando lo sguardo.
Non passarono più di pochi secondi, prima di sentire le braccia di Edward che mi stringevano contro il suo petto. Le sue mani si unirono alle mie, incrociate sopra al mio seno, e lo sentii sospirare rumorosamente mentre avvicinava il viso al mio, portando la guancia a contatto con la mia.
-Quindi, il tuo ‘ho avuto degli impegni’ in realtà significava ‘sono stata punita’..- commentò, forse un po’ troppo acidamente per i miei gusti.
Sciogliendo l’intreccio delle nostre mani, mi risistemò il vestito sulle spalle, coprendomi, e subito dopo tornò ad abbracciarmi. Sentivo che si stava irrigidendo, e la cosa mi fece preoccupare oltre che dispiacere.
Aveva cambiato umore all’improvviso per quello che gli avevo mostrato, ed in qualche modo ero riuscita a rovinare gli ultimi momenti che potevamo trascorrere insieme prima del suo rientro al castello.
-Mi dispiace- dissi in un sussurro, riportando la mia mano sulla sua.
Lo sentii scuotere la testa. -No, Bella.. è a me che dispiace. Se solo lo avessi saputo prima..-
-No, non lo dire neanche!- mi voltai, guardandolo in volto e capendo quello a cui stava pensando. -Non dire nulla, Edward. Non provarci nemmeno! Non potevi immaginarlo.. e non è stata colpa tua.-
Anche se non aveva ancora accennato a nulla di simile, capii che cominciava ad incolparsi per quello che mi era accaduto. Avevo imparato a conoscerlo bene durante l’ultimo mese, ed ormai riuscivo a capire quando c’era qualcosa che lo turbava.
Lui mi strinse ancora più forte, poggiando la fronte sulla mia spalla. Gli sfiorai i capelli, delicatamente, prima di posarci sopra un bacio.
-La odio- lo sentii parlare, con la voce leggermente attutita per via della posizione. -La odio per quello che ti ha fatto..-
Alzò il viso di scatto, portandolo alla stessa altezza del mio; mi accarezzò il viso, senza staccare gli occhi dai miei, ed avvicinandosi con calma mi baciò intensamente, sospirando sulle mie labbra tra un bacio e l’altro.
Le nostre fronti si scontrarono quando smettemmo di baciarci, ed io chiusi gli occhi stringendo il pugno sul suo petto, ascoltando il battito accelerato del suo cuore che faceva da eco al mio, impazzito.
-Tre giorni, Bella.. dammi solo tre giorni di tempo. Tre giorni, e verrai a vivere nel castello insieme a me.. ti porterò via da qui.-
Aprii gli occhi, stupita a causa della notizia appena ricevuta.
Insieme avevamo deciso di aspettare un po’ di tempo, prima di recarmi con lui al castello per rivelare ai suoi genitori chi fossi.. non immaginavo che avesse cambiato idea, e che volesse presentarmi al Re ed alla Regina così presto.
Tre giorni.
Mi allontanai dal suo viso, scrutandolo dubbiosa. Non ero insicura sulla richiesta che mi aveva fatto.. era ovvio che avrei accettato di andare con lui, qualunque sia stata la meta, ma volevo comunque sapere cosa lo aveva spinto ad anticipare i tempi.
-Non avevamo deciso di aspettare?- gli chiesi, non riuscendo a trattenere il sorriso che si formò sulle labbra.
Anche Edward mi sorrise, portando una delle ciocche che mi contornavano il viso dietro all’orecchio.
-Sì, ma.. che senso ha aspettare?- rispose con un'altra domanda. -Non lo ritengo più necessario. Emmett ti conosce e ti vuole già bene.. i miei genitori anche te ne vorranno, ne sono sicuro.. ed io non vedo l’ora di renderti mia moglie..-
Smisi per qualche secondo di respirare mentre parlava, ed alla fine non riuscii a trattenermi dal prendere una boccata d’aria, sentendomi arrossire. Quante volte lo avevo sentito dire che voleva sposarmi? Quante volte mi aveva confessato che sarei stata accolta bene da tutti, una volta arrivata al castello? Tante, tantissime.. ma ogni volta mi sentivo come se ascoltassi le sue parole per la prima volta.
-Allora?- chiese sorridendomi, vedendo che non dicevo nulla. -Verrai con me?-
Annuii, incapace di proferire neanche una parola. Mi sentivo davvero felice, come non lo ero da ormai troppo tempo, e lo ero ancora di più se pensavo che a rendermi così felice era proprio lui.
-Sì.. verrò con te- mormorai infine, intensificando la presa sulla sua camicia.
Edward reagì come un ragazzino sentendo la mia risposta; scoppiò a ridere, una risata forte e divertita che contagiò anche me, e mi abbracciò di slancio, facendomi cadere di schiena sull’erba umida mentre lui si distendeva sul mio corpo, senza schiacciarmi né pesarmi eccessivamente.
-Sei impazzito?!- cercai di mantenere serio il timbro di voce, ma non ci riuscii.. specialmente se Edward mi fissava con gli occhi leggermente lucidi e con il sorriso che mi piaceva tanto.
-No.. sono felice. E sei stata tu a rendermi così felice.. grazie, ma petit!-
Cominciò a riempire il mio viso di baci, solleticandomi la pelle e facendomi ridere di tanto in tanto, fino a quando non raggiunse le mie labbra e mi zittì, premendole gentilmente sulle mie e schiudendole leggermente.
 

-
 

-Mi dispiace che devi andare via.-
Strinsi forte la sua mano, mentre camminavamo lentamente verso il sentiero che portava all’entrata del parco.
L’alba era ormai arrivata, illuminando il cielo di un rosa tenue contornato di arancio e di azzurro, e la sua comparsa ricordò ad entrambi che il tempo a nostra disposizione era finito..
Era ora di riprendere i lavori domestici, per me, ed era l’ora di tornare al castello per Edward.
Stavamo vivendo gli ultimi minuti che ci rimanevano da trascorrere insieme prima di separarci, dopodiché ci saremmo rivisti di lì a tre giorni.. quando lui sarebbe tornato qui per portarmi al castello.
Già sentivo la sua mancanza, senza contare la nostalgia che avrei provato stando lontana da lui in quell’arco di tempo.
-Dispiace anche a me- mi sussurrò lui -ma questa sarà l’ultima volta, e poi staremo sempre insieme.. te lo prometto.-
Mi osservò e mi sorrise, intensificando la stretta sulle nostre mani.
Gli sorrisi di rimando, abbassando poi il viso per osservare ancora una volta la piccola rosa in boccio che aveva raccolto per me e che tenevo stretta in una mano.
Credevo che Edward si fosse dimenticato della piccola promessa che mi aveva fatto la sera prima, ed invece subito dopo essere usciti dal giardinetto era corso verso il roseto, raccogliendone una e porgendomela.
Rimasi colpita vedendo il colore che aveva scelto, un colore che non era tra quelli su cui era rimasto indeciso dalla sera prima. Mi aveva raccolto una rosa gialla, bordata di rosso.
Il significato di quel colore era particolare. La rosa gialla di solito rappresentava la gelosia, mentre quella gialla e rossa indicava un amore tenero ed eterno..
Edward aveva giustificato la sua scelta dicendo che quella rosa rappresentava me, ossia il suo amore tenero ed eterno. Ero rimasta incantata ed anche molto sorpresa davanti alla sua ennesima dichiarazione d’amore, e stavo per convincermi sempre di più sul fatto che forse non mi sarei mai abituata a lui ed alla sua gentilezza e dolcezza nei miei confronti.
Annusai il piccolo bocciolo, sentendo quasi subito il delicato profumo che emanava, e rialzai il viso notando che eravamo arrivati ormai alla nostra meta. Da dove ci trovavamo riuscivo a vedere il cavallo di Edward, che lui aveva lasciato sul ciglio della strada la sera prima.
-Fermati qui, Bella. Da qui in poi proseguirò da solo..- Edward mi fece fermare dopo qualche passo, e mi fece voltare in modo da posizionarmi di fronte a lui.
Le nostre mani erano ancora intrecciate e sembravano non avere nessuna intenzione di lasciarsi, ma era assai improbabile che quel gesto si realizzasse. Per sentire ancora per qualche minuto il suo calore e la sua presenza mi strinsi contro il suo petto, guardandolo in volto.
-Mi mancherai in questi giorni- sussurrai, rivolgendogli un sorrisino che cercai di rendere il più sincero e tranquillo possibile.
-Oh, mi mancherai anche tu.. e non sai quanto, Bella.-
Edward mi cinse con le sue braccia e mi strinse a sé, carezzandomi gentilmente la schiena con le mani mentre mi osservava. Con la mano libera gli carezzai il collo, risalendo piano sul suo viso fino a quando non gli sfiorai le labbra, che baciarono la punta delle mie dita per un breve istante.
-Grazie ancora per la rosa.-
-Non mi ringraziare.. per te farei questo ed altro, lo sai.- sorrise, alzando una mano fino a carezzarmi la fronte con un dito. -E poi, così hai qualcosa che ti ricorderà me, anche se saremo lontani..-
Annuii, restando in silenzio ed osservandolo ancora ed ancora, cercando di memorizzare i tratti del suo viso, anche quelli più insignificanti, in modo da poterlo conservare nella mia immaginazione per il tempo in cui saremmo stati separati.
Lo stavo ancora guardando, totalmente concentrata, quando sentii il canto del gallo risuonare per tutto il parco e giungere fino a noi, come se volesse avvertire tutti che un nuovo giorno era arrivato e che era ora di alzarsi.
-Mi sa che è ora di andare- commentò Edward, ridacchiando.
-Mi sa proprio di sì..-
Stavo ancora ridendo quando Edward si abbassò su di me per potermi baciare, ma smisi subito per potermi concentrare meglio su di lui e sulle nostre labbra che si muovevano in sincrono, con dolcezza e con amore.
Una lacrima, solitaria, solcò il mio viso mentre ancora ci stavamo scambiando un ultimo bacio ed Edward la asciugò con un dito, quando ormai era arrivata al mento e stava per cadere a terra.
-Non piangere.. vedrai che questi giorni passeranno in fretta- mi rassicurò, sorridendomi ancora e baciandomi il naso.
Annuii, chiudendo gli occhi per un secondo prima di allontanarmi da lui.
-Vai, adesso.. o farai tardi- mormorai, incoraggiandolo.
Edward mi lanciò un ultimo sguardo preoccupato, ma prima di voltarsi per andare via mi mandò un bacio e mormorò un debole “Je t’aime, ma petit” che riuscii a cogliere di sfuggita.
-Je t’aime- mormorai in risposta, vedendolo allontanarsi sempre di più.
Restai immobile nel punto in cui mi aveva lasciata Edward, e lo osservai liberare il cavallo e salirci sopra prima di vederlo andare via velocemente. Una seconda lacrima scese dal mio occhio, ma la asciugai prontamente prima che ne seguissero delle altre.
Dovevo essere forte, come mi aveva detto Edward, e non dovevo abbattermi così facilmente. In fondo si trattava solo di pochi giorni di lontananza, e poi saremmo stati sempre insieme.. nessuno ci avrebbe mai diviso.
Girai su me stessa lentamente, osservando di nuovo la rosellina prima di incamminarmi verso il palazzo; sicuramente, Giselle e Margaret erano già sveglie ed avrei potuto dar loro una mano.. e forse avrei anche dovuto raccontare loro della sorpresa che mi aveva fatto Edward.
Ero sicurissima che Julianne non fosse riuscita a trattenersi ed avesse rivelato loro qual cosina, pettegola com’era.
Alzai il viso verso il cielo, diventato di un azzurro chiaro, notando come ormai l’alba fosse solo un bellissimo ricordo, e lo riabbassai puntandolo sulle finestre del primo piano coperte dalle pesanti tende.
Mi bloccai all’improvviso, però, quando vidi che una delle finestre aveva la tenda leggermente scostata. Lì, c’era una figuretta immobile che mi osservava, seminascosta dal tessuto. Dopo qualche secondo però sparì, come se si fosse accorta che l’avevo vista, e fece ricadere la tenda ricoprendo così la finestra.
Un brivido corse lungo la mia schiena, capendo che, probabilmente, era successo quello che non volevo accadesse mai e poi mai.
Ci avevano visti.

 
 

Jessica
 
 

Svegliarsi alle prime luci del mattino per via delle risate che risuonavano nel giardino non era proprio nei miei programmi.
Non ero il tipo di persona che si svegliava così presto di sua spontanea volontà, abituata com’ero a svegliarmi quando il sole era bello alto nel cielo e la mattina era già inoltrata.. e se accadeva, era solo perché mi ritrovavo con la gola secca per via della sete.
Mi passai distrattamente una mano tra i capelli, seguendo con le dita le onde naturali di cui era composta la mia lunga chioma, e restai in ascolto delle chiacchiere e delle risate che invece di scemare sembravano intensificarsi.
Riuscii a distinguere due tipi di voci: una era femminile, mentre l’altra invece era maschile. Sicuramente, pensai, appartenevano a Cenerentola e a Jacob.. quei due erano sempre insieme! Non mi stupii del fatto che lo fossero anche alle prime luci dell’alba.
Inoltre, quei suoni stavano cominciando ad irritarmi; non riuscivo a credere che i proprietari di quelle voci trovassero così divertente svegliare gli altri con le loro risate!
Stanca di aspettare la fine dei loro discorsetti senza senso e da quattro soldi, scesi dal letto in fretta, decisa più che mai a mettere fine io stessa alle loro chiacchiere.. prima, però, mi attardai per prendere un sorso d’acqua dalla brocca che tenevo sul mio comodino.
Procedetti velocemente verso la finestra, coperta dalle tende ma da cui entrava un leggero filo di luce, legando i capelli in una crocchia improvvisata. Aprii le tende con uno scatto e guardai in basso, verso il punto da cui sentivo provenire le voci, ma fermai le mie mani prima ancora che riuscissi ad aprire la finestra, restando sorpresa da quello che vidi.
C’erano sì un ragazzo ed una ragazza, sdraiati nel piccolo giardino che Jacob manteneva sempre curato insieme ad Isabella.. ma non erano loro due che stavano ridendo insieme.
Mi ero sbagliata.
Su Isabella però non mi ero sbagliata.. riconobbi anche attraverso la finestra chiusa la sua voce chiara, ed aggiungerei anche troppo allegra per i miei gusti! Ma quel ragazzo.. non era Jacob, e non poteva neanche trattarsi di Paul.. lui, dopotutto, era sposato con Rachel e non si sarebbe mai comportato in quel modo con Isabella.
Era un ragazzo che non avevo mai visto prima.
Restai immobile, lì davanti alla finestra, mentre li vedevo che continuavano a ridere e si abbracciavano. Sembravano felici insieme, e si comportavano come se si conoscessero da molto tempo.
Ebbi molto presto la conferma sull’ultima parte del mio pensiero; vidi chiaramente, anche se c’era una notevole distanza tra me e loro, i loro visi avvicinarsi e combaciare perfettamente, come se si stessero.. baciando.
E quello non era un semplice bacio che si scambiavano due conoscenti.. era un bacio vero, con i fiocchi e con i controfiocchi! Quella era anche una conferma ai sospetti che da tempo avevo su Cenerentola, sul fatto che mi sembrava sempre più persa nei suoi ricordi ed innamorata.
E lo era veramente.. era innamorata. Doveva esserlo per forza, e l’oggetto del suo amore doveva essere proprio il ragazzo che stava baciando in quel momento. Disprezzavo Isabella, ma la conoscevo abbastanza bene da sapere che lei non era il tipo che baciava la prima persona che le capitava sottomano.
Quei due ragazzi dovevano essere stati molto tempo insieme, abbastanza da rendere il loro rapporto intenso e bello, come riuscivo a vedere con i miei occhi.
Le mani cominciarono a tremarmi, mentre continuavo ad osservarli. Un moto di rabbia cominciò a scorrermi dentro il corpo, senza che io potessi bloccarlo.. e sapevo che la rabbia era rivolta tutta nei confronti di Isabella.
Come aveva osato, lei, trovare qualcuno ed innamorarsi prima di me? Come?
Non riuscivo ad accettarlo! Insomma, cosa aveva lei che io non avevo? Non era più bella di me, ed in più era una semplice e povera serva! Come era riuscita a trovare un ragazzo?
Dovetti bloccare il flusso di domande che cominciava a riempire la mia mente quando notai il ragazzo alzarsi e correre via dal giardino, spostandosi verso sinistra. Mi affrettai a richiudere le tende per evitare di venire scoperta, ma lasciai comunque un piccolo spiraglio da cui potei riuscire a vedere ancora quello che accadeva nel parco.
Riuscii a vedere Isabella che usciva dal giardinetto e si affrettava a raggiungere il suo ‘fidanzato’, mentre cercava con scarsi risultati di legare i capelli. La vidi guardare verso il punto in cui il ragazzo era sparito, e la sentii chiamare un nome che, supposi, fosse quello del giovane.
-Edward?- la sentii dire, e quel nome riuscì a sorprendermi ed ad arrabbiarmi ancora più di quanto non lo fossi già.
Quel ragazzo.. quel ragazzo si chiamava come il principe! Ma non poteva davvero trattarsi di lui!
Anche se il principe, da quello che la Regina aveva raccontato a me ed alla mamma, stava cercando una ragazza di cui innamorarsi, non poteva veramente trattarsi del giovane che si era nascosto nel nostro parco.. era sciocco da pensare.
Ed era ancora più sciocco pensare che si fosse innamorato di Isabella, che passava il tempo a svolgere i lavori domestici ed a ricoprirsi di cenere!
La verità però si presentò prestissimo davanti ai miei occhi, quando vidi il ragazzo tornare da Cenerentola con una rosa tra le mani.. e pensai di stare sognando quando vidi che era veramente il principe Edward in persona!
Riconobbi il colore dei suoi capelli ed i tratti del suo viso, anche se non ero mai riuscita a conoscerlo di persona.. era identico a come lo descriveva la Regina, ed inoltre assomigliava in modo straordinario al principe Emmett.. era impossibile sbagliarsi.
Mi ripresi dallo stato di shock in cui ero sprofondata quando vidi che si stavano spostando verso un punto del parco lontano dalla mia finestra, e mi affrettai a lasciare la mia postazione. Sbirciai anche dalle altre finestre della mia camera, ma loro non c’erano.. erano andati in un punto che io non potevo vedere!
Corsi verso la porta della mia stanza, spalancandola con forza senza neanche accertarmi di non aver fatto rumore e raggiunsi le varie finestre che davano sul corridoio del piano, quelle da cui si riusciva a vedere gran parte del parco, e sperai di poter riuscire a vederli ancora.
Aprii le tende, e con sollievo li ritrovai che camminavano verso l’entrata della nostra proprietà. Probabilmente il principe doveva tornare al castello, e quello sembrava essere il momento dei saluti.
Provai ancora rabbia quando li vidi abbracciarsi e baciarsi, e quest’ultima andò ad aggiungersi a quella che mi stava facendo compagnia già da parecchi minuti. Mai, mai avevo odiato Cenerentola come in quel momento!
Vidi il principe allontanarsi da Isabella e percorrere la stradina che lo avrebbe condotto fuori dal parco, mentre la nostra cara Isabella restava immobile ad osservarlo. Si voltò dopo qualche minuto, quando ormai il principe doveva essere andato via.
Isabella cominciò ad incamminarsi verso l’entrata del palazzo, osservando prima in basso e poi alzando il viso verso il cielo. Chissà a cosa stava pensando, quella.. avrei dato tutto quello che possedevo per riuscire a scoprirlo..
Improvvisamente la vidi puntare gli occhi verso le finestre, dietro alle quali mi trovavo io, e bloccare il suo cammino.. non impiegai molto tempo per capire che mi aveva vista.
Richiusi le tende con uno scatto, appoggiandomi poi al muro che si trovava lì accanto e prendendo dei piccoli respiri. Ero stata sciocca a farmi scoprire, ma forse lei non era riuscita a capire ‘chi’la stava guardando.
Sperai davvero che fosse così.
Quando fui più tranquilla, lasciai la mia postazione e raggiunsi la porta della stanza di mia madre, preparandomi a raccontarle tutto quello che ero riuscita a vedere ed a scoprire.
Doveva saperlo.. Cenerentola non poteva passarla liscia stavolta!


 

Ludmilla
 
 

La porta della mia camera si aprì con uno scatto, facendomi sussultare nonostante fossi ancora sdraiata nel mio letto. Sentii dopo qualche secondo il materasso abbassarsi da un lato, dove qualcuno doveva essersi appoggiato o seduto.
Le uniche persone che entravano nella mia stanza senza bussare erano le mie figlie; gli altri dovevano per forza bussare e chiedere il permesso, prima di entrare.
Mi misi a sedere, e grazie alla luce chiara che entrava attraverso le tende chiuse riconobbi il volto e la sagoma di Jessica.
-Tesoro, che succede?- chiesi, preoccupandomi subito. -Stai poco bene?-
Lei scosse la testa, negando, e lasciai uscire un piccolo sospiro di sollievo alla tacita risposta di mia figlia. Durò poco però, giusto il tempo di notare la sua espressione afflitta, indignata ed arrabbiata nello stesso tempo.
Capii che c’era qualcosa che non le andava bene, e di cui voleva parlarne con me.
-C’è qualcosa che non va?- chiesi ancora, avvicinandomi a lei e posando la mia mano sulla sua. Era fredda, e sembrava quasi che fosse stata in piedi fino a quel momento, appoggiata contro qualcosa.
-Non sapete cosa ho scoperto!- disse, con la voce resa stridula per via dei sentimenti che provava e che si riuscivano ad intravedere grazie all’espressione che era comparsa sul suo volto.
-Beh, cara, se non mi dici nulla non posso saperlo.-
-Adesso ve lo dico allora! Non sapete quanto sono rimasta sconvolta, Madre! Non mi sarei immaginata mai e poi mai una simile circostanza..-
Sbuffai. Non sopportavo quando girava intorno ai discorsi e non accennava nulla.
-Jessica- la ammonii, ed al mio richiamo sembrò riscuotersi.
-Ho visto Isabella, Madre! Era nel giardino.. insieme ad un ragazzo!- disse lentamente, soppesando bene le parole.
Beh, aveva ragione nel dire che non si sarebbe mai immaginata una situazione simile.
Isabella, con un ragazzo.. gli unici che conosceva erano Jacob e Paul, ed ero sicura che non potessero trattarsi di loro, altrimenti Jessica non sarebbe mai rimasta così stupita. Chissà come era riuscita ad incontrarlo.
-Un ragazzo? E come è riuscita a conoscerlo?- chiesi, curiosa di sapere altro.
-Non lo so, Madre.. ma non è questo di cui ti devi preoccupare- disse in fretta. -È l’identità del ragazzo, di cui dovresti preoccuparti!-
Inarcai un sopracciglio. -L’identità del ragazzo? Mi dovrei preoccupare di un giovane sconosciuto, magari un servo come lei?-
-Servo?- Jessica sembrò indignata per la risposta che le avevo fornito. -Non è un servo, Madre! È.. è il principe Edward!-
-COSA?- non trattenni il tono della voce, e l’esclamazione che uscì fuori risultò essere più alta del dovuto. -Il principe Edward? Con Isabella?-
Jessica annuì. -Sì. Hanno passato del tempo insieme, e li ho visti anche baciarsi!-
Quella era una delle informazioni che non avrei mai voluto ascoltare, e sicuramente era la peggiore.
E così, era Isabella la ragazza di cui si era innamorato il giovane principe.. aveva scelto una semplice serva, invece di una nobile. Si poteva essere più sciocchi di così?
Scesi dal letto, alzandomi ed afferrando la vestaglia che avevo abbandonato la sera prima su una poltrona. La indossai velocemente, voltandomi nuovamente verso mia figlia.
-Dove sono adesso?- chiesi, innervosita per via delle notizie appena ricevute.
-Il principe è andato via, poco fa se vuoi saperlo.. e credo che Isabella sia andata nelle cucine- borbottò Jessica, impegnata a scrutarsi le unghie.
Roteai gli occhi, vedendo come in breve tempo era tornata ad essere di nuovo se stessa.. superficiale ed odiosamente piena di sé. La rabbia che aveva provato fino a pochi minuti prima sembrava essere svanita all’improvviso, una volta confidatasi con me.
Raggiunsi una delle finestre e tirai le tende, cominciando ad osservare il parco che cominciava ad essere illuminato dal sole del primo mattino. Ancora non riuscivo a credere di aver avuto la futura principessa di Francia sotto il naso tutto il tempo senza mai accorgermene..
Tutto quel tempo che avevo trascorso cercando di capire chi potesse essere quella ragazza misteriosa era stato decisamente inutile.. era così frustrante, ripensandoci.
-E adesso, Madre? Cosa hai intenzione di fare?- mi chiese Jessica dopo un po’, spezzando il silenzio che si era creato nella stanza.
Mi voltai verso di lei prima di risponderle. -Non lo so, mia cara.. ma troverò qualcosa.-
Tornai a scrutare il parco, riflettendo sulle parole che avevo rivolto a mia figlia. Era chiaro che avrei dovuto escogitare qualcosa per impedire ad Isabella ed al principe di vedersi ancora.. primo, perché Isabella non avrebbe mai avuto il mio permesso di stare insieme a lui; e secondo, perché lei non poteva assolutamente mettersi in mezzo, e rovinare il piano che avevo intenzione di realizzare.
Sapevo che una nuova punizione non avrebbe impedito a lei di scoraggiarsi, ed in più non volevo assolutamente ferirla fisicamente.. già l’ultima volta era stato straziante.
L’unica cosa che mi sembrava più giusta da fare, al momento, era sbarazzarmi per sempre di lei.
Ad ogni costo.
 
 
 
 

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*Si va a nascondere da qualche parte*

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Capitolo 14
*** Capitolo tredicesimo ***


Come in una favola - Capitolo13

Buonasera, fanciulle!
Lo so, nelle risposte alle recensioni vi avevo detto che avrei aggiornato di giovedì.. ma mi ritrovavo senza nulla da fare per stasera e mi sono detta: “Ma sì, postiamo stasera!” e così eccomi qua! :)
Come l’altra volta, vi lascio le note all’inizio del capitolo perché così poi siete libere di leggere tutto con calma ;) spero che vi piaccia, dato che a me non convince poi così tanto ù.ù
Vorrei anche ringraziarvi per le 10 fantastiche recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo! Le ho adorate tutte, ragazze, grazie moltissime *_*
Adesso vi lascio leggere in pace XD un bacione a tutte voi!
KrisC

 
 
 
 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo tredicesimo
 
 
 

Bella
 
 

Il tempo sembrava non voler passare mai, da quando Edward aveva deciso di volermi portare al castello. Non eravamo mai stati separati per così lungo tempo e la nostalgia, proprio come avevo pensato, cominciava a crescere sempre di più.
Sembrava una cosa davvero sciocca a pensarla, figuriamoci a dirla, ma più cercavo di convincermi che quei giorni sarebbero passati in fretta più qualcosa mi faceva tornare al punto di partenza.
Durante quei giorni, in cui non feci altro che dedicarmi ai lavori domestici, trascorsi del tempo piacevole insieme a Giselle e Margaret; da quando avevo conosciuto Edward non avevo più avuto modo di stare tanto tempo insieme a loro, e fui davvero felice della loro compagnia.
Julianne, ovviamente, non perse tempo di unirsi a noi e di formare ancora una volta quel gruppetto spensierato che si riuniva in cucina per chiacchierare e per lavorare allo stesso tempo. Il gruppetto naturalmente parlava ancora, anche se l’unico argomento di discussione negli ultimi giorni eravamo io ed Edward.
Misi entrambe le due donne al corrente degli ultimi avvenimenti, ovviamente soltanto dopo che Julianne aveva accennato loro qualcosa. Si erano dimostrate davvero felici ed entusiaste alla notizia che presto sarei andata a vivere al palazzo reale insieme al mio ‘innamorato’ (parola con cui loro descrivevano Edward), anche se si sentivano tristi davanti alla prospettiva di vedermi andar via da loro e dalla casa che mi aveva vista nascere e crescere.
Capivo completamente il loro dispiacere, dato che ne provavo anch’io una piccola parte.
Lasciare palazzo Swan, il luogo in cui ero cresciuta ed in cui avevo trascorso molti momenti felici, per me era fonte di tristezza, ma più pensavo che lo abbandonavo per poter iniziare una vita felice insieme ad Edward, più riuscivo ad accettare meglio quel distacco.
Giselle fu la persona che mi comprese meglio e che accettò di più il mio imminente trasferimento; mi aveva abbracciato con trasporto e con amore, lasciandosi sfuggire qualche lacrima di commozione mentre mi diceva che era felice per me e che voleva con tutta se stessa vedermi felice.
Non aveva mai avuto il piacere di conoscere Edward personalmente, privilegio che fino a quel momento aveva avuto solo Julianne, ma aveva capito che insieme a lui sarei potuta essere felice ed amata.. quello che aveva sempre desiderato per me.
Margaret, d’altro canto, non riusciva a gioire così apertamente per la svolta che stava prendendo la mia vita. Mi aveva assicurato di essere contenta e di essere anche soddisfatta di non vedermi più nelle grinfie della ‘strega cattiva’ (ovviamente, con quel termine si riferiva a Ludmilla), ma dentro di sé sentiva che era troppo bello per essere vero, e che credeva che sarebbe potuto accadere qualcosa che avrebbe rovinato tutta quella felicità.
Sperava che si stesse sbagliando di brutto, ma quel sospetto non riusciva proprio ad abbandonarla.
Le sue parole, però, fecero crescere quella strana ansia e preoccupazione che sentivo anch’io da un po’ dentro al petto, ricordando quella recente mattina in cui vidi qualcuno osservare me ed Edward da una delle finestre del palazzo.
Avevo cercato in tutti i modi di convincermi che il nostro segreto era ancora al sicuro e che nessuno ci aveva scoperti, ma ogni volta ci credevo sempre di meno.
Cercai anche di ripetere a me stessa che molto probabilmente il movimento della tenda poteva essere stato un caso, e che nessuno si trovava nascosto lì dietro.. ma anche quella rassicurazione scemò, perché effettivamente avevo visto davvero una sagoma alla finestra.
A meno che, pensai, non si fosse trattato di un fantasma.. ma durò poco anche quella supposizione. Io neanche ci credevo ai fantasmi, poi!
Non avevo voluto accennare nulla di tutto quello a Julianne ed alle altre due donne, e non avevo detto nulla neanche ad Angela.
Avevo osservato attentamente il viso della mia amica, mentre le raccontavo tutto della sorpresa di Edward e della decisione che avevamo preso la mattina seguente, e capii che non poteva essere stata lei a sbirciare dalla finestra.
Me lo dicevano i suoi occhi, che si illuminavano ogni volta che le davo qualche nuova informazione, e lo sapevo io in primis. Angela, dopotutto, era mia amica e mia sorella, anche se non di sangue, e non era da lei nascondermi una cosa del genere.
Sospettai davvero con orrore che forse, ad osservarci, doveva essere stata Jessica o sua madre.. le due persone di cui mi fidavo di meno, e che avevano fatto diventare la mia vita al palazzo un vero inferno, sotto alcuni aspetti.
Passati i primi due giorni, però, il sospetto che loro due ci avessero scoperto scemò pian piano, rassicurandomi anche se soltanto di poco.
Madre e figlia, infatti, si comportarono come erano solite fare sempre e non riuscii a capire se dai loro modi lasciassero trasparire qualcosa.. quella fu l’unica cosa che mi fece respirare meglio.
 

-
 

Era arrivato il terzo giorno, finalmente.. l’ultimo che avrei dovuto passare al palazzo prima di trasferirmi definitivamente al castello.
Cominciavo ad essere più tranquilla ora che il tempo era quasi scaduto. Nonostante le mie preoccupazioni ed il sospetto di Margaret, tutto era andato bene e non c’erano stati problemi di nessun tipo.
Quella mattina specialmente, sentivo che nulla sarebbe potuto andare storto.
Me lo ripetevo sempre più spesso, mentre scendevo le scale con un sorriso per raggiungere la cucina. L’unica cosa che bloccò il mio cammino tranquillo fu imbattermi in Jacob e Julianne, che si trovavano poco distanti da me e che parlottavano con i visi vicini.
Sorrisi ancora più apertamente vedendoli, ed un briciolo di sospetto cominciò a crescermi dentro.. ma era un sospetto decisamente bello ed allegro, nulla a che vedere con quelli che avevo avuto negli ultimi giorni.
Loro sembravano non avermi visto, e non volevo davvero far capire loro che li avevo scoperti in atteggiamenti così diversi ed anche teneri. Così, comportandomi con naturalezza, finii di scendere le scale e mi avvicinai a loro, facendo finta di averli visti solo in quel momento.
-Buongiorno ragazzi!- esclamai, sorridendo ad entrambi.
-Ehi Bella- Jacob mi salutò subito, restando appoggiato al muro con un braccio mentre con l’altro mi spettinava i capelli, sciolti lungo le spalle. -Nuova pettinatura?-
Scrollai le spalle, e scacciai in malo modo la sua mano dispettosa facendolo ridere. -Se fai così scombini tutto.. però sì, sto provando a tenerli sciolti.-
-Fossi in te, Bella, li lascerei sciolti più spesso- Julianne si unì subito alla nostra piccola conversazione, sorridendomi -ti stanno davvero bene.. e coprono le tue orecchie a sventola, per di più!-
Mi indignai, gonfiando le guance come una bambina. -Non ho le orecchie a sventola!-
-Ma sì che ce l’hai!- Jacob, come suo solito, non perse l’occasione per prendermi in giro e mi afferrò le orecchie, aggirando l’ostacolo capelli. -Eccole qui! Ciao, orecchie a sventola di Bella!-
-JAKE!- urlai, liberandomi dalla sua presa.
Quello sciocco non la smetteva di ridere un secondo, e la stessa cosa valeva per Julianne che se ne stava accasciata alla parete con le mani sulla pancia.
Restai a guardarli ridere ancora, imbronciata e con le braccia incrociate sopra al seno, fino a quando non si ripresero e furono di nuovo in grado di parlare in maniera comprensibile.
-Bella.. non te la prendere, dai..- borbottò Jacob, prendendo un nuovo e profondo respiro prima di riprendere a parlare. -Noi stavamo scherzando, lo sai.. e sai anche che non hai le orecchie a sventola..-
Non risposi, limitandomi a lanciargli ancora qualche occhiataccia. Alla fine, però, mi arresi e sciolsi quel groviglio che in realtà erano le mie braccia.
-Diventi stupido quando scherzi, lo sai Jake? E lei- puntai il dito contro Julianne, che sgranò gli occhi sentendosi coinvolta -lo diventa più di te!-
-No, non è vero! Lui resta comunque più stupido di me, e di te!-
-Va bene- Jacob alzò in alto le mani, sospirando -ho capito.. qui lo stupido sono solo io! Non mettetevi a litigare per chi lo è di più, qui in mezzo, ok?-
-Non c’è nessun motivo di litigare, Jake- dissi, avvicinandomi meglio a lui e lasciandogli alcune pacche sul suo braccio. -L’hai detto tu.. sei il più stupido di noi!-
Julianne rise di nuovo alla mia battuta, mentre Jacob sorrise divertito e mi scompigliò ancora una volta i capelli.
-Va bene ragazze, se la mettete così.. lo stupido adesso se ne va a lavorare! Passate una buona ed allegra mattinata!-
Jacob si inchinò davanti a noi, lanciando però un intensa e lunga occhiata in direzione di Julianne prima di andare via. Feci finta di non accorgermene, ma non mi sfuggì il sorrisino che spuntò sulle sue labbra e su quelle della mia amica.
Spostai il mio sguardo verso Julianne, osservandola attentamente: aveva ancora gli occhi fissi sulla fine del corridoio dove fino a pochi secondi prima si poteva ancora scorgere la figura di Jacob. 
Julianne si accorse di essere osservata dopo un po’, e mi lanciò un occhiata confusa mentre inarcava un sopracciglio.
-Perché mi fissi così? Ho qualcosa tra i capelli?-
Si passò in fretta le mani sopra la testa, toccandosi i capelli rossi e mossi che le scendevano lungo le spalle.
Scossi la testa, e non riuscendo a trattenermi più affrontai insieme a lei l’argomento Jacob.
-E così, tu e Jacob eh? Vi siete trovati..-
Julianne arrossì di colpo, e quel colorito le donò in maniera impressionante, facendo risaltare il suo incarnato pallido.
-N-non capisco.. io e Jacob?! M-ma che diamine dici!- balbettò, facendosi anche scappare una risatina nervosa.
Cominciò ad incamminarsi lungo il corridoio, scuotendo la testa, ed io la fermai prima che potesse raggiungere la cucina, posizionandomi davanti a lei.
-Ehi Julianne, dico sul serio! Tu e Jacob.. vi ho visto prima, sai?-
-Oddio..- sussurrò imbarazzata, coprendosi il viso con una mano.
Era la prima volta dopo tanto tempo che vedevo Julianne imbarazzata. Certo, qualche giorno prima l’avevo vista nervosa e su di giri per via di Edward, ma ritrovarmela con le guance rosse e con la voce bassa era tutta un'altra cosa..
Era a dir poco adorabile, e sembrava aver cacciato via la Julianne sicura e dalla faccia tosta che conoscevo così bene.
-E tu l’hai capito subito? Solo guardandoci per pochi istanti?- domandò, scrutandomi attraverso lo spiraglio delle sue dita.
Annuii. -Siete così carini insieme! E poi ho visto le occhiate che vi siete lanciati.. non erano i soliti e semplici sguardi che si scambiano due amici..-
Julianne abbassò finalmente la mano, sorridendo timidamente. Le sue guance non sembravano avere nessuna intenzione di tornare normali, dato che restarono di quel rosso delizioso e vivace.
-Lo so, Bella.. e credo che potremmo diventare qualcosa di più che semplici amici..- mormorò, prima di mordersi un labbro ed abbassare il viso.
La abbracciai di slancio, ridendo, contenta per la risposta che mi aveva dato. Julianne si unì a me, cominciando a ridere ed a ricambiare l’abbraccio.
Non avevo mai pensato ai miei due migliori amici insieme, come una coppia, ma vedendoli dovevo dire che stavano davvero bene. Erano entrambi belli, simpatici e sciocchi.. si completavano a vicenda, insomma! Avrebbero formato davvero una bella coppia!
-Oddio Julianne, come sono contenta per te! Non mi sembra vero!- esclamai, prima di baciarle una guancia e di lasciarla andare. -Quindi ti piace!-
Lei sbuffò, dopo essersi ripresa dal mio assalto. -Bella, scusami tanto ma ti facevo più intelligente! Se ti dico che tra me e Jacob potrebbe esserci qualcosa, vuol dire per forza che mi piace.. insomma! E tu saresti quella che si è innamorata prima di me? Pfff..-
Grazie alla sua risposta, capii che la Julianne timida ed indifesa era scomparsa così come era arrivata, lasciando di nuovo il posto a quella che conoscevo praticamente da sempre.
-Mamma mia, Julianne! Diventi proprio insopportabile quando sei innamorata!- replicai, facendo finta di essere rimasta sconvolta per la sua risposta.
-Sarò insopportabile, ma almeno io non rimango imbambolata e con un espressione da scema mentre penso all’innamorato!-
-Non è vero! Questa te la sei inventata!-
Stavamo scherzando, era palese dato il sorriso che Julianne aveva in bella vista sul viso ed il mio che era altrettanto simile al suo, ma dovevo dire che prenderci in giro a quel modo era divertente.
-No, sai che io non invento mai nulla!-
Mi diede una leggera spinta, che mi fece perdere per qualche secondo l’equilibrio e che le diede il tempo di correre via verso la cucina, ridendo come se fosse la prima volta che lo faceva.
-Ehi! Dove scappi? FERMATI!- urlai, seguendola e cominciando a ridere a mia volta, unendomi così a lei.
 

-
 

L’umore allegro e speranzoso con cui mi ero svegliata, e che aumentò grazie anche allo scambio di battute e scherzi che avevo avuto con Julianne, mi fece compagnia per la gran parte della mattinata, mentre svolgevo le mansioni che mi erano state prefissate.
Avevo aiutato Margaret a lavare le lenzuola ed a stenderle nel giardino sul retro, mentre Giselle e Julianne si occuparono di mettere quelle pulite nei letti di Ludmilla, Jessica ed Angela, e mi ero poi occupata di raccogliere nell’orto le verdure che sarebbero servite a Margaret per preparare il pranzo.
Terminai quei lavori che era ormai metà mattina, scoprendo subito dopo che non avevo altro da fare. Non mi andava, però, di restare fino all’ora di pranzo senza far nulla, così mi rimboccai le maniche e, afferrati secchio e straccio, andai a pulire l’ampio ingresso in marmo del palazzo.
Legai un fazzoletto bianco in testa prima di cominciare a pulire, per evitare che i capelli mi andassero davanti al viso e mi dessero fastidio, e poi mi dedicai completamente a quell’attività cercando di non pensare troppo.
Avevo capito da tanto, ormai, che non riuscivo a stare molto tempo senza combinare qualcosa, ed erano quelli i momenti in cui i cattivi pensieri prendevano il sopravvento su di me.. cosa che non volevo accadesse proprio quel giorno, dato che mi sentivo così tranquilla.
Mi dedicai alla pulizia del pavimento con tutta l’energia e la buona volontà che possedevo, cercando di renderlo pulito al meglio anche se non serviva poi così molto. Se non ricordavo male, il giorno prima doveva averlo già pulito Giselle.. ma lo avrei pulito altre dieci volte, se serviva per lasciarmi libera di non pensare.
Sciacquai il panno bagnato per l’ennesima volta, sbuffando, e ripresi a pulire il marmo candido poco prima di sentire dei passi, che risuonarono fortemente lungo quel lato deserto del palazzo e che arrivarono forti e chiari fino a me.
Alzai il viso, interrompendomi per qualche istante per vedere chi era che stava attraversando il corridoio, e rimasi un po’ sorpresa quando vidi Ludmilla camminare velocemente nella mia direzione.
Durante la mattinata non la si vedeva molto spesso girare per il palazzo; preferiva restare nelle sue stanze, dedicando il suo tempo al ricamo oppure alla lettura quando non era impegnata con Jessica ed Angela.. forse più con Jessica che con Angela.
-Buongiorno Madame..- la salutai cortesemente, abbassando il viso in segno di rispetto dato che, essendo inginocchiata, non potevo inchinarmi come avrei dovuto fare.
-Oh, Isabella! Proprio te cercavo..- Ludmilla mi raggiunse in fretta, fermandosi a pochi passi da me e sorridendomi in maniera gentile.. forse in maniera fin troppo gentile, per i miei gusti. -Ma cosa fai, così chinata? Alzati in piedi, dai! Non c’è bisogno che pulisci il pavimento, oggi..-
La guardai in viso, stupita, restando però inginocchiata accanto a lei.
I suoi modi così gentili ed accondiscendenti cominciarono a confondermi.. non ricordavo quando fosse stata l’ultima volta che mi aveva chiesto di non svolgere i miei compiti, dopotutto.
Ludmilla ricambiò il mio sguardo, mantenendo sulle labbra il sorriso gentile che ero così poco abituata a vederle in viso; avevo capito che non avrebbe smesso fino a quando non mi sarei rimessa in piedi sulle mie gambe.
Infatti, continuò a scrutarmi fino a quando non mi alzai di nuovo in piedi, cosa che feci ma lentamente, senza alcuna fretta. Abbassai il viso subito dopo, sentendomi a disagio per via del suo sguardo insistente puntato su di me, e feci finta di sistemare la gonna del mio abito pur di non doverla guardare in volto.
-Brava Isabella- sussurrò lei subito dopo, lasciandomi piccole carezze su di una spalla. -Sai, dicevo sul serio, prima.. non c’è alcun bisogno di pulire qui, oggi..-
Rialzai il viso, riprendendo così ad osservarla. -Non ne dubito, signora..-
-Ci penseranno le altre, non ti preoccupare.. adesso, invece, ho bisogno che tu venga con me. Nulla di grave, ho soltanto bisogno di una mano..-
Non aspettò che dicessi qualcosa, e dopo avermi superato cominciò ad incamminarsi, finendo di percorrere l’androne e fermandosi soltanto per vedere se la stessi seguendo ed incitandomi con un nuovo sorriso ed un cenno della mano.
Mi affrettai a raggiungerla, anche se non mi sentivo affatto tranquilla. Non sapevo per cosa Ludmilla avesse bisogno del mio aiuto, e quei suoi atteggiamenti così affabili non mi convincevano affatto.
Una volta al suo fianco, Ludmilla mi cinse le spalle con un braccio e cominciò ad incamminarsi di nuovo.
-Sai, cara, non ho potuto fare a meno di notare dei cambiamenti in te, durante questi ultimi tempi..- disse, spezzando quei brevi istanti di silenzio che si erano creati tra di noi.
Non sapevo perché, ma cominciai a sentire un brutto presentimento; deglutii, prendendo un piccolo respiro prima di risponderle.
-Davvero?- chiesi, cercando di far sembrare la mia voce il più naturale e tranquilla possibile.
-Davvero! Ultimamente mi sembri più felice, e sei anche più bella.. non so come ho fatto a non rendermene conto prima!- esclamò; la presa sulle mie spalle si fece più serrata e così forte da farmi rabbrividire. -Mi chiedevo cosa possa averti reso così diversa, ed in così poco tempo..-
-N-non lo so, Ludmilla..- balbettai, a disagio.
-Oh, io scommetto che lo sai ma non me lo vuoi dire!- scoppiò in una risata falsa e stridula, simile a quella di sua figlia maggiore.. dopotutto, loro due si somigliavano in modo a dir poco impressionante. -Andiamo, Isabella.. non ti vergognerai mica di me?-
Restai in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
-Vediamo.. io penso che tu ti sia innamorata.. sì! Penso proprio che sia così.. un amore giovane ed intenso.. ricordo quando accadde anche a me.-
Trattenni il respiro. Quelle sue ultime parole mi terrorizzarono più di quanto non lo fossi stata nei giorni precedenti. Prima ero soltanto impaurita per il fatto che forse Ludmilla aveva scoperto di me e di Edward, ma in quel momento avevo paura perché ero ormai certa che lei sapesse tutto..
Non potevo sbagliarmi, non dopo che era così certa che il mio cambiamento fosse avvenuto a causa dell’amore che provavo nei confronti di Edward.
Mi strinsi le mani in grembo, cercando di tranquillizzarmi in qualche modo.. ma in quel momento mi sembrò una cosa lontanissima e quasi impossibile da riuscire a realizzare.
-No, n-non sono innamorata..- sussurrai in maniera flebile -non lo sono..-
Ludmilla rise, fermandosi di colpo ed abbandonando anche la presa sulle mie spalle. Rise ancora, a bocca chiusa, posizionandosi di fronte a me e scrutandomi con quegli intensi e freddi occhi azzurri che avevo da tempo imparato a conoscere. -Non mentirmi, cara Isabella.. mi accorgo se lo fai..-
-Ma non sto mentendo!- dissi in fretta, cercando di sembrare sincera e di non far trapelare altro. -È.. è la verità..-
Lei scosse la testa, ridendo ancora ed incrociando le braccia sopra al petto. Mai come in quel momento, ebbi così tanta paura di lei.
-No, non è la verità.. è soltanto una bugia.- mi squadrò ancora, prima di cominciare a camminare avanti ed indietro per il corridoio, restandomi sempre di fronte. -Io lo so, Isabella, che ti sei innamorata.. e che il tuo caro e bell’innamorato altro non è che il principe Edward.-
Scossi la testa in fretta, presa dal panico. Aveva davvero scoperto tutto su di noi.
-No, non è vero.. io non-
L’ennesimo mio tentativo di difendermi e di discolparmi fu interrotto dalla mano di Ludmilla che mi colpì con forza alla guancia. Gemetti per il dolore bruciante che sentii, e la guardai sconvolta mentre portavo una mano sulla parte lesa.
Era la prima volta che mi schiaffeggiava, ed anche se per punirmi aveva sempre fatto del suo peggio, quel gesto mi fece ugualmente male.
-Non mi mentire ancora, non ti conviene, sappilo!- disse in un sibilo, puntandomi un dito contro.
-Perché?- domandai, ignorando la guancia che pulsava ancora per il colpo ricevuto poco prima ed il buonsenso che mi consigliava di restare buona. -Altrimenti che mi fai? Mi punirai? Mi schiaffeggerai ancora? Mi umilierai più di quanto non hai già fatto in tutti questi anni?-
-Non osare parlarmi in questo modo! Non osare, ragazzina, potresti soltanto pentirtene amaramente!-
-Non potrei mai pentirmi di questo! Mai! Potrei soltanto rimanerne soddisfatta!-
-Ora basta!-
Ludmilla mi afferrò per un braccio, stringendo la presa con tutte le sue forze, e cominciò a trascinarmi lungo il corridoio per portarmi chissà dove.
-Lasciami!- le urlai contro, cercando di divincolarmi. -Ho detto lasciami!-
-Mi sono stancata di te, ragazzina.. ho sopportato la tua insolenza e tutte le tue malefatte per dieci anni.. e adesso è arrivato il momento di farla finita!-
Per quanto tentassi di divincolarmi e di sfuggire alla sua presa, non ci riuscii. Continuò a trascinarmi lungo i corridoi, a passo spedito ed ignorando le mie proteste, e quasi non rischiai di cadere quando cominciò a scendere le scale che conducevano alle cantine.
-No!- urlai, cercando di liberarmi ancora una volta dalla sua stretta. -Non mi trascinerai là sotto!-
Ludmilla, senza neanche sprecare il fiato per replicare, mi fece proseguire lungo le scale dandomi uno strattone e fu solo a causa di un miracolo se non andai a finire lunga distesa sui gradini di pietra.
Ludmilla non mi lasciò andare fino a quando non fummo dentro l’enorme cantina del palazzo, quasi completamente buia se non fosse stato per alcune piccole finestre che si trovavano quasi accanto al soffitto; solo allora mi lasciò andare il braccio, e riandò speditamente verso la porta della cantina ponendovisi davanti.
-Resterai qui fino a quando non avrò deciso cosa fare con te.. ma una posso già dirtela, cara Isabella. Non rivedrai mai più il tuo giovane innamorato!- disse con tono altero prima di chiudere la porta.
-No..- dissi in un fiato, vedendo la pesante porta che cigolando si andava chiudendo sempre di più. Mi fiondai su di essa, picchiando i pugni sul legno spesso, cercando di richiamarla e di farle cambiare idea.
-Non puoi lasciarmi chiusa qui dentro! NON PUOI!- urlai, cominciando anche a spingere la porta nel vano tentativo di aprirla. Rinunciai quasi subito però, capendo che era bloccata, ma continuai a prendere a pugni la porta mentre sentivo già le prime lacrime rigarmi le guance.
Ludmilla non mi rispose, forse non riteneva necessario sprecare il fiato per parlarmi in quel momento; la sentii però risalire piano le scale, lasciandomi da sola in quel posto umido.
-Non puoi..- sussurrai ancora, ma lo ripetei più a me stessa che a lei, sapendo che non sarebbe mai riuscita a sentirmi.
I singhiozzi cominciarono a scuotermi proprio in quel momento, forti, talmente forti che fui costretta ad accasciarmi contro la porta pur di avere qualcosa a cui appoggiarmi. Scivolai pian piano verso il basso, fino a quando non toccai il pavimento di pietra con le ginocchia.
E lì, da sola, mi lasciai andare completamente al pianto.
 

-
 

Non ricordavo più da quanto tempo mi trovavo chiusa in cantina, e se dovevo dire la verità non mi interessava neanche molto saperlo. L’unico indizio che avevo era la poca luce che riusciva ad entrare in quel posto attraverso le finestrelle: era chiara e forte, e la ricollegai al sole del primo pomeriggio.
Se era già arrivato il pomeriggio, voleva dire che l’ora del pranzo era passata già da un pezzo ed io, ovviamente, non avevo raggiunto gli altri. I primi morsi della fame già cominciavano a sentirsi ed a darmi fastidio.
Chissà cosa avevano pensato gli altri, non vedendomi per quell’ora. Si erano sicuramente preoccupati, chiedendosi dove mi ero andata a cacciare.. ma forse non avevano trovato affatto necessario il fatto di porsi quella domanda, se Ludmilla aveva trovato una scusa per giustificare la mia assenza.
Il pensiero tornò di nuovo alle parole che mi aveva detto quella mattina, ed allo schiaffo che mi aveva umiliato ancora più delle frustate ricevute in precedenza da lei. Non impedii ad una lacrima di scendere, mentre ricordavo.. ormai non ci facevo neanche più caso.
Le lasciavo libere di scorrere, almeno loro che potevano farlo.
In quel momento, chiusa tra quelle quattro mura, mi sentivo come un animale in gabbia, od un criminale.. come se avessi commesso chissà quale tipo di reato grave.
L’unico sbaglio che sembravo aver commesso era stato quello di innamorarmi.
Non capivo come un sentimento potente e destabilizzante come l’amore potesse essere ritenuto un reato, ma per Ludmilla sembrava essere davvero così.
Era così sbagliato da costringerla a rinchiudermi in quel posto?
Era così sbagliato da decidere per me, tanto da non volermi far più rivedere Edward?
Sospirai per quella che doveva essere stata la centesima volta, prima di asciugare le nuove lacrime che erano scese sul mio viso. Nel farlo, sentii una fitta percorrermi il braccio, lungo il punto in cui Ludmilla mi aveva afferrata.
Avevo alzato la manica del vestito prima, quando avevo sentito i primi dolori, ed avevo notato che dei lividi rossastri erano comparsi sulla mia pelle chiara, macchiandola..
Quei lividi avevano la stessa forma delle dita di Ludmilla.
Scacciai da davanti agli occhi quell’immagine, rintanandomi nuovamente nel piccolo cantuccio in cui mi ero rannicchiata, accanto alla porta. Non volevo allontanarmi di più, nel caso qualcuno fosse sceso per venire a controllarmi.. ma fino a quel momento non avevo avuto così tanta fortuna.
Non era ancora arrivato nessuno.
Incastrai stancamente il viso tra le ginocchia, continuando ad ignorare i crampi che avevo allo stomaco a causa della fame. Un brivido mi corse lungo la schiena, costringendomi così a stringermi ancora di più su me stessa per cercare un po’ di calore.
Scattai subito, però, quando sentii dei leggeri colpetti. Sembrava il classico rumore che veniva provocato quando si bussava ad una finestra..
Puntai lo sguardo dritto verso le finestrelle, sospirando di sollievo quando intravidi in una il volto preoccupato di Jacob. Mi fece cenno di andare verso di lui, cosa che feci senza pensarci due volte.
Dovetti salire su un vecchio mobile per raggiungere la finestrella, che si trovava in alto, ed aprirla, ma fui felice di sentire l’aria fresca colpirmi il viso quando lo feci e non trattenni né un piccolo sospiro di sollievo, né le lacrime.
-Bella..- Jacob afferrò una mia mano, stringendola tra le sue; mi sembravano due tizzoni ardenti, a contatto con le mie. -Dio, Bella.. sei congelata!-
-Jake..- fu l’unica cosa che riuscii a dirgli, prima di essere travolta da una nuova crisi di pianto.
-Ehi..- il mio amico mi strinse con forza la mano e mi accarezzò poi il viso, cercando di farmi calmare anche se ci trovavamo in una posizione non proprio comoda. -Bella, dai, non fare così.. non piangere..-
Piano piano, grazie anche alla presenza di Jacob, riuscii a calmarmi quel tanto che bastava per poter parlare in maniera decente.
-Come.. c-come facevi a sapere.. che ero qui?- chiesi, guardandolo.
-È stata Angela a dirlo a Julianne, e lei poi lo ha detto a me..- mi accarezzò la testa, e scoprii solo in quel momento che avevo ancora il fazzoletto a tenermi indietro i capelli. -Guarda che cosa ti ho portato..-
Jacob lasciò la mia mano, recuperando un piccolo fagotto che aveva poggiato sull’erba accanto a sé. Me lo porse, sorridendomi.
-Margaret ti manda questo.. doveva aver pensato che avessi fame- mi spiegò mentre prendevo il fagotto dalle sue mani. -E.. senti, Bella.. so che non dovrei chiedertelo in questo modo, ma.. è vero quello che mi ha detto Julianne? Ti sei davvero.. innamorata del principe?-
Rialzai il viso e ripresi a guardare in volto il mio amico, senza però tentare di rispondergli; mi limitai ad osservare i suoi occhi scuri ed ad aspettare che fosse lui il primo a parlare di nuovo.. contavo sul fatto che capisse la risposta da solo, senza doverla dire ad alta voce.
Lui mi era sempre stato vicino, sin da quando era un bambino.. mi conosceva e capiva meglio di chiunque altro.
-Sul serio?- domandò ancora, e stavolta le sue parole erano piene di sorpresa e di delusione. Mi stupii di quello.
Annuii, ed abbassai di nuovo il viso per non vedere anche la delusione riflessa sul suo bel viso, passandomi quasi subito una mano sulle guance, ancora bagnate.
Jacob però me lo fece rialzare quasi immediatamente, posando una mano sotto al mio mento mentre con l’altra cominciò ad accarezzarmi le guance al posto mio. -Bella.. perché non mi hai detto nulla? Noi ci diciamo sempre tutto..-
-N-non ero sicura di poterlo dire a tutti..- mormorai, stringendo gli occhi per cercare di trattenere le lacrime. -Lo sapevano solo poche persone..-
Jacob annuì. -Per quale motivo Ludmilla ti ha portata qui?-
-Non lo so, Jake, non lo so..- mi aggrappai al bordo della finestra, cercando di sporgermi meglio da quella piccola apertura -mi ha detto che.. si è stancata di me e che.. che vuole liberarsi di me..-
Ludmilla non aveva usato proprio le stesse parole che avevo appena pronunciato, ma il discorso era più o meno quello. Jacob non rispose, limitandosi a deglutire ed a poggiare le mani sulle mie mentre io riprendevo a piangere.
-Ho paura Jake- mormorai ancora -ho tanta paura..-
-Lo so Bella, lo so.. ma vedrai che andrà tutto bene! Sono sicuro che si sistemerà tutto..-
-Come puoi esserne certo? Con lei non potresti mai essere sicuro di niente..-
Jacob stava per replicare quando venne interrotto da qualcuno che stava venendo verso di lui. Mi allarmai, pensando che se lo avessero scoperto a parlare con me avrebbe potuto passare dei brutti minuti con Ludmilla, ma sospirai enormemente di sollievo quando vidi che si trattava soltanto di Julianne.
-Julianne!-
-Oddio, Bella! Su Jake, spostati da lì! Occupi tutto lo spazio!-
Una risatina debole mi uscì dalle labbra, sentendo la mia amica rimproverare Jacob. Julianne si inginocchiò sul posto che gli aveva ceduto Jacob e si abbassò con il busto per potermi osservare meglio.
-Bella, perché ti ha portato qui? E come è riuscita a sapere di te e di Edward? Gliel’ha detto forse qualcuno?-
Scossi di nuovo la testa. -No, forse ci ha visti..-
-Vi ha visti? E come?- Julianne mi guardò sconvolta, e la sua espressione faceva da eco a quella di Jacob.
Raccontai sbrigativamente ad entrambi della persona che avevo intravisto, seminascosta dalla tenda, e di come avevo capito che si trattava di Ludmilla.
-Ma allora, tutto quello che abbiamo fatto in questi mesi.. il tenerla all’oscuro e tutto il resto.. è stato completamente inutile!- disse sconsolata.
-Non è vero, non è stato inutile! Mi avete aiutato ad incontrare Edward.. non è stato affatto tempo speso male..- la rassicurai. -Non potrò ringraziarvi mai abbastanza per quello che avete fatto per me..-
-Ragazze, scusate se vi interrompo, ma.. ci sono cose più importanti di questo, adesso!- Jacob si voltò ed osservò Julianne. -Com’è la situazione dentro al palazzo, adesso?-
-Non è tranquilla, se è quello che vuoi sapere- rispose prontamente lei. -Gli altri sono ancora increduli per la notizia e.. oddio! Tu devi andare da Ludmilla! Mi aveva mandata a cercarti!-
-E quando avevi intenzione di dirmelo?!-
-Cosa vuole Ludmilla da te?- chiesi, preoccupata.
Lei non aveva quasi mai convocato Jacob per parlargli.. le uniche volte che lo aveva fatto era perché doveva dargli alcune predisposizioni per il parco. In quel frangente, non sapevo proprio per quale motivo aveva un così urgente bisogno di parlargli.
-Non lo so Bella.. ma sarà meglio che vada a vedere.-
Si rimise in piedi in fretta e tornò ad osservare Julianne. -Alzati anche tu, dai! Dobbiamo andare..-
-Io? Perché devo venire anch’io? È te che quella pazza vuole vedere!-
Jacob sospirò. -Questo lo so, ma ha mandato te a cercarmi. Se mi chiede dov’è che sei andata a finire, cosa gli devo rispondere? Che stai parlando con Bella?-
Julianne non gli rispose, restando ad osservarlo in silenzio. Il discorso che aveva fatto Jacob, dopotutto, era giusto.. lei non poteva rischiare soltanto per restare con me.
-Dai Julianne, vai.. devi andare, è giusto così..- la incoraggiai, anche se non volevo che se ne andassero già così presto entrambi.
-Verremo qui non appena sapremo altro, promesso!-
Tutti e due mi strinsero le mani in segno di incoraggiamento prima di alzarsi e di correre via, per tornare dentro al palazzo. Mi ritrovai da sola ancora una volta, ma a differenza di prima almeno ero a conoscenza di quello che stava accadendo.
Richiusi a malincuore la finestrella e scesi dal vecchio mobile cercando di non perdere l’equilibrio, poi ritornai al posto in cui mi ero rannicchiata prima dell’arrivo di Jacob, stringendo tra le mani il fagotto che mi aveva portato.
Scoprii che conteneva un pezzo di pane abbastanza grande; come al solito, Margaret non aveva pensato alla quantità ed aveva abbondato come sempre. Ne mangiai solo una parte, calmando di poco la fame, e decisi di nascondere nel grembiule l’altra per evitare di ritrovarmi ancora una volta senza nulla da mangiare.
Restai poi rannicchiata su me stessa, attendendo come prima che qualcuno scendesse le scale della cantina. Rispetto a prima, però, questo avvenne prima del previsto; infatti, non dovetti aspettare chissà quanto tempo prima di sentire dei passi affrettati percorrere i gradini.
Mi alzai in piedi, ansiosa, aspettando che chiunque si trovasse dall’altro lato della porta la aprisse. Rimasi sorpresa e sollevata di ritrovarmi davanti Jacob, quando la porta si aprì.
-Jake!- Mi fiondai su di lui, abbracciandolo fortemente. Lui, rispetto a me, ricambiò l’abbraccio con meno entusiasmo e lo sentii dannatamente rigido tra le mie braccia.
Aprii gli occhi, che avevo chiuso in precedenza, ed ebbi un tuffo al cuore quando intravidi la figura severa di Ludmilla immobile in cima alle scale. Ludmilla mi sorrise, quando notò che l’avevo vista.
-Buon pomeriggio Isabella!- disse, usando lo stesso tono entusiasta che aveva avuto con me quella mattina.
Sciolsi l’abbraccio in fretta, confusa, osservando subito dopo Jacob e scontrandomi così con la sua espressione triste e irrigidita.
-C-che significa?- chiesi con voce flebile.
Lui abbassò il viso, forse per non volermi vedere in faccia, e mi strinse le mani mentre mi sussurrava con voce spenta -Mi dispiace così tanto, Bella..-
-Su, Jacob, sbrigati! Si sta facendo tardi, e non voglio rimandare oltre la vostra partenza..- Ludmilla, osservandoci dall’alto delle scale, sorrise ancora e mosse qualche passo all’indietro, attendendo che facessimo quello che aveva appena detto.
-C-che vuol dire? Dobbiamo partire? Noi due?- non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito. -Jacob..-
Lui, sconvolto più o meno quanto me, mi strinse a sé e delicatamente mi sospinse verso le scale; solo quando ci trovavamo a metà scala si decise a spiegarmi quello che stava succedendo.
-Ludmilla ha deciso di mandarti via da palazzo. Andrai dai Baroni Whitlock.. ed io ho avuto il compito di accompagnarti..-
Conoscevo soltanto attraverso i racconti di Ludmilla chi fossero i Baroni Whitlock; sapevo che erano molto giovani e che vivevano vicino al confine con l’Italia.. per andare nella loro tenuta bisognava fare quasi un intero giorno di viaggio, se non insorgevano problemi lungo la strada.
Non ci credevo che Ludmilla avesse deciso di mandarmi in un posto così distante da casa.. e da Edward. stava facendo davvero di tutto per farci stare separati e lontani.
Mi strinsi contro il corpo di Jacob, lasciandomi guidare da lui fino ad arrivare in cima alle scale. Ci fermammo quando fummo davanti a Ludmilla, che sorrideva senza mostrare nemmeno un briciolo di dispiacere per quello che mi stava facendo.
-Eccoti qui, cara! Sei pronta per partire?- ridacchiò sommessamente e poi cominciò a camminare speditamente, senza nemmeno aspettare la mia risposta.. ma dopotutto, avevo davvero una risposta?
L’unica cosa di cui ero certa, era che non potevo più né dire né fare nulla contro di lei.. sembrava proprio che avesse vinto, e non vedeva proprio l’ora di mandarmi via, nonostante quella fosse la mia casa.
Il pianto che ero riuscita ad interrompere, anche se soltanto per poco tempo, ricominciò senza che me ne accorgessi ed in modo più violento di prima. Jacob mi strinse forte, cercando di calmarmi.. ma mi risultava impossibile farlo in quel momento.
-Bella, davvero.. mi dispiace davvero tanto.. non ho potuto fare niente.. mi dispiace..-
Lo abbracciai, facendomi travolgere dai singhiozzi, ed in qualche modo a me sconosciuto riuscii a farlo smettere di parlare.
Capivo che non era colpa di Jacob, se era costretto ad accompagnarmi fino alla tenuta dei Baroni. L’unica persona che aveva la colpa e che aveva deciso tutto era Ludmilla.. ma nessuno in quella casa poteva fare qualcosa per risolvere la questione.. neanche io potevo fare qualcosa.
Presa com’ero dal pianto, non mi accorsi minimamente del fatto che Jacob mi stava facendo camminare e che mi stava conducendo verso l’entrata del palazzo; me ne accorsi solo quando la luce del sole mi colpì il viso, e nello stesso momento notai la carrozza che era ferma davanti al portone e che stava aspettando soltanto noi due per partire.
-Bella..-
Voltai la testa per capire da quale parte provenisse quel sussurro, notando dopo solo qualche secondo che apparteneva a Giselle e che si trovava, insieme a tutti gli altri, vicino alla carrozza.
Corsi verso di lei, abbandonando l’abbraccio di Jacob e gettandomi tra le braccia di quella che avevo imparato a considerare una mamma. Giselle mi strinse forte a sé, carezzandomi la schiena nel vano tentativo di tranquillizzarmi.
-Non fare così, tesoro.. non fare così..-
-Non voglio andare via.. non voglio lasciarvi..-
-Lo sappiamo piccina, non vogliamo lasciarti andar via neanche noi!- alzai il viso dalla spalla di Giselle, incrociando così lo sguardo di Margaret che aveva appena parlato. -Ma ti prometto che non staremo lontane per molto.. davvero, sarà solo una cosa momentanea..-
-Già.. non potrai stare lontana per molto tempo! Devi venire a conoscere il nostro bambino, quando nascerà!-
Mi accorsi a malapena della presenza di Rachel, che si trovava accanto a Julianne e che si teneva a lei. Era da parecchio tempo che non la vedevo, a causa della gravidanza, e ritrovarmela davanti così all’improvviso mi destabilizzò.. anche perché il suo pancione era diventato davvero enorme, e la rendeva ancora più bella di prima.
-Rachel..-
Giselle mi lasciò andare, dandomi così l’opportunità di andare da lei e di poterla abbracciare nonostante il suo pancione rendesse un po’ più difficili le cose. Rachel ricambiò il mio abbraccio, baciandomi la fronte subito dopo.
Mentre ero ancora stretta a lei, sentii che qualcuno stava armeggiando con il mio grembiule e, scostandomi, notai che era Julianne e che stava nascondendo qualcosa nella tasca che si trovava sul davanti.
-Che stai fac-
-Zitta! Non dire niente- bisbigliò lei, finendo di armeggiare con la stoffa ed abbracciandomi subito dopo. Cominciò poi a parlarmi ad un orecchio, cercando di non farsi sentire. -Ti ho messo una lettera nel grembiule.. l’ha scritta Angela, e devi consegnarla alla Baronessa non appena arriverai. Dovrebbe aiutarti..-
-Cosa fate tutti voi qui?-
Mi voltai di scatto, insieme agli altri, osservando Ludmilla che usciva in tutta fretta dal portone ed arrancava verso di noi. -Cosa cercate di fare? Dovreste essere tutti a lavorare!-
-Se ce lo concede, Madame, vorremmo restare fino a quando Bella non sarà andata via- Giselle rispose a Ludmilla prima di tutti noi, con tono sicuro. -Ci farebbe piacere..-
-Oh, beh.. certo che potete! Tanto, tra due minuti sarà andata via!- ridacchiò, ma la battuta che aveva appena fatto sembrò far ridere soltanto lei. -Forza, fatela salire su quella carrozza e finiamola qui!-
-Ci penso io, Madame, non si preoccupi- Paul, come se fosse sbucato all’improvviso solo in quel momento, mi prese delicatamente per le spalle e mi fece salire sulla carrozza, seguendomi subito dopo.
-Vieni anche tu?- chiesi, guardandolo in volto. -Non resti con Rachel?-
-No, preferisco venire con voi.. è un viaggio lungo ed è meglio che ci sia qualcuno che possa dare il cambio a portare la carrozza.- mi spiegò, mostrandomi un sorriso tirato. -Rachel starà bene, Giselle e Margaret staranno insieme a lei.. ed in più preferisco essere uno degli ultimi a salutarti.. principessa.-
Mi morsi un labbro, per evitare di scoppiare a piangere di nuovo, e mi affacciai dallo spiraglio della carrozza per osservare ancora una volta gli altri. Mi riservarono tutti quanti un ultimo sorriso ed un saluto.. tutti tranne Ludmilla, ovviamente.
Puntai poi lo sguardo verso il palazzo, e da una delle finestre intravidi la figura di Angela; agitò una mano in segno di saluto, quando si accorse che l’avevo notata. Aveva una mano poggiata sulla bocca, e da quel gesto capii che stava piangendo anche lei.
L’unica che non avevo visto, e che non avevo nessuna voglia di vedere, era Jessica.
Sorrisi, ricambiando il saluto di Angela e degli altri proprio quando la carrozza cominciò a muoversi; attraversammo in breve tempo tutto il parco e quando cominciammo a percorrere la strada guardai di nuovo di fuori, cercando di vederli ancora.. ma ormai non distinguevo più il palazzo.
Mi ritrassi, consapevole che forse quella era stata l’ultima volta che avevo visto casa mia; fu inventabile per me ricominciare a piangere.
-Ehi.. se vuoi, io resto qui, accanto a te.- Paul mi poggiò una mano sulla spalla, facendomi sentire la sua presenza.
Apprezzai il suo gesto, ed appoggiai la testa sulla sua spalla mentre lasciavo alle lacrime il permesso di solcarmi il viso. Ben presto, mi ritrovai stretta contro il petto di Paul e circondata dalle sue braccia, in preda al pianto. 

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordicesimo ***


Come in una favola - Capitolo14

Ciao a tutte voi :)
Mi scuso per il leggero ritardo che ho avuto nel postare il capitolo.. ma ultimamente ho avuto un po’ di problemi con il pc. Adesso però sembra essersi risolto tutto, e posso lasciarvi il nuovo aggiornamento ^_^
Adesso vi auguro buona lettura.. ci sentiamo sotto ;)

 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo quattordicesimo
 
 
 

Bella
 
 

Era passato quasi un giorno intero da quando avevamo lasciato il palazzo e sembrava che la strada per la tenuta degli Whitlock fosse ancora lunga.
Non sapevo con certezza quanto tempo ancora dovevamo restare in viaggio, ma Paul era molto fiducioso e ripeteva spesso che saremmo arrivati a destinazione prima che calasse nuovamente la sera.
Lui e Jacob si erano dati diverse volte il cambio per guidare la carrozza, lasciando così all’altro il tempo di riposarsi un po’ prima del nuovo turno.
In quelle occasioni, avevano lasciato anche a me l’opportunità di scendere dalla carrozza e di farmi sgranchire un po’ i muscoli, irrigiditi dalla posizione scomoda che avevo assunto durante tutto il viaggio e che non abbandonavo quasi mai, ma mi rifiutai di scendere e di accontentarli.
Preferivo restare da sola, durante quei brevi momenti in cui mi ritrovavo ad essere l’unica persona ad occupare la carrozza.
Paul e Jacob non provarono mai a forzarmi ed accettarono il semplice ‘No’ muto che riservai loro ogni volta che mi veniva posta quella domanda. Forse capirono che avevo bisogno di qualche momento tutto mio, senza averli intorno.
Anche durante il viaggio non parlai mai con loro.
Fino al momento in cui Paul diede il cambio a Jacob, qualche ora dopo la nostra partenza, io rimasi stretta nel suo abbraccio senza dire nulla, e rimasi muta anche dopo che il pianto e le lacrime erano terminate.
Paul non provò mai a farmi parlare; preferì restarmi accanto senza dire nulla, lasciandomi immersa nel turbine confuso che in realtà erano i miei pensieri.
Jacob, invece, non rimase in silenzio come aveva fatto suo cognato. Si sistemò nel posto che aveva occupato Paul fino a quel momento, accanto a me, e provò a tranquillizzarmi ancora; subito dopo cambiò argomento, e cercò di farmi uscire qualche parola dalla bocca.. ma i suoi tentativi non servirono a nulla.
Alla fine, resosi conto che il suo era un monologo senza senso ed ascoltato solo da sé stesso, rinunciò a farmi parlare e si zittì stringendomi tra le sue braccia.
Apprezzai il suo gesto, e glielo feci capire poggiando la testa sulla sua spalla e sfiorando una sua mano con la mia.
In quel momento fui felice di sentire ancora una volta vicino il mio migliore amico.
Il viaggio non si interruppe neanche durante la notte; i miei due accompagnatori continuarono a darsi il cambio, nonostante il procedere lungo la strada con pochissima luce risultasse loro più difficile ed anche pericoloso.
Loro approfittavano delle poche ore che avevano a disposizione per dormire un po’, ed era quello che avrei dovuto fare in pratica anche io.. ma mi risultava alquanto difficile cedere al sonno.
Non riuscivo a smettere di pensare, e così facendo non lasciavo alla mia mente il tempo di riposarsi come doveva; in più, gli scossoni della carrozza ed il rumore che provocavano le sue ruote sul selciato mi impedivano di rilassarmi come volevo.
Restai così sveglia tutta la notte, immersa per la maggior parte del tempo ad osservare il paesaggio buio fuori dal finestrino rannicchiandomi su me stessa, fino a quando non vidi le ombre della notte cedere il posto alla luce chiara del mattino.
Solo quando il tutto si fece più intenso e vivo, chiaro segno che un nuovo giorno era arrivato e che era passato parecchio tempo da quel momento, concepii con enorme dispiacere che quel giorno doveva essere uno dei più felici della mia vita.
Quella mattina, o forse quel pomeriggio, Edward sarebbe dovuto venire a prendermi per portarmi via dal palazzo. Quel giorno, se Ludmilla non ci avesse scoperti, avremmo potuto già cominciare la nostra nuova vita insieme.
Quella triste realtà, arrivata improvvisamente davanti ai miei occhi, rese tutto ancora più difficile da accettare.
Nuove lacrime presero vita nei miei occhi e ben presto cominciarono a scorrermi lungo il viso come un fiume in piena, ed io ero completamente incapace di bloccarle.
Nascosi il viso tra le braccia, cercando con tutta me stessa di non pensare.

 
 

Edward
 
 

Giunsi nei pressi di palazzo Swan che era ancora primo pomeriggio. Io e Bella non avevamo deciso un orario preciso per vederci, ed avevo supposto che il primo pomeriggio sarebbe stato perfetto.
Durante quel mese e mezzo, se ci riflettevo un po’ su, ci eravamo incontrati sempre in quel momento della giornata. Sembrava quasi un abitudine ormai.. un abitudine che sarebbe terminata quel giorno stesso, visto che non avremmo più avuto bisogno di incontrarci di nascosto.
Saremmo stati liberi di vivere davanti a tutti il nostro amore, senza aver più paura che qualcuno venisse a conoscenza del legame che ci univa ed andasse a spargere la voce in giro.. ed inoltre, questa nuova libertà avrebbe rappresentato anche una svolta per la vita di Bella.
Lei non sarebbe stata più costretta a lavorare come una serva in casa sua, ma sarebbe potuta tornare ad essere la Contessa che per tutto quel tempo avevano costretto a tenere nascosta ed avrebbe potuto, così, riprendere confidenza con il suo lato nobile che era stato tenuto da parte per tutti quegli anni.
Sapevo che all’inizio per lei sarebbe stato difficile ambientarsi, ma sapevo anche che con un po’ di impegno se la sarebbe cavata alla perfezione. Io le sarei stato accanto sempre, aiutandola se qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto e donandole tutto il mio supporto.
Spinto da quei pensieri che sperai si realizzassero presto, spronai il mio cavallo ad aumentare di più il ritmo del suo trotto; volevo arrivare da lei il prima possibile, per rivederla e per portarla via da quel posto.
In quei pochi giorni avevo sentito molto la sua lontananza, e se non fosse stato per Emmett che mi era stato sempre vicino durante quei momenti avrei mandato all’aria tutte le promesse che le avevo fatto e sarei corso da Bella il più in fretta possibile.
Era stata davvero dura ascoltare Emmett e sforzarmi di fare quello che mi consigliava, ma alla fine ci ero riuscito.. e adesso si stava per realizzare uno dei momenti più belli della mia vita.
Fermai il cavallo quando riuscii a rendermi conto di essere arrivato a destinazione, e dopo aver rimesso i piedi a terra lo guidai fino al punto in cui lo avevo lascato qualche sera prima.
Gli lasciai alcune pacche sul collo e con lo sguardo osservai il paesaggio che mi circondava. Era tutto tranquillo e silenzioso, e dal punto in cui mi trovavo non riuscii a notare se ci fosse qualcuno in giro per il parco.
Sembrava che in quel momento nessuno stesse lavorando.. e la cosa mi sembrò un po’ strana.
Stando a quello che mi raccontava sempre Bella, lì al palazzo c’era sempre qualcosa da fare ed a volte non si smetteva di lavorare fino all’ora di cena. Trovai quel silenzio un po’ troppo irreale per i miei gusti.
Continuai ad osservarmi intorno anche mentre camminavo per il parco, illuminato dalla luce del sole, ed anche lì notai la totale assenza del personale. Sembrava che non ci fosse proprio nessuno, nemmeno Jacob che, sempre stando ai racconti di Bella, lavorava quasi tutti i giorni nel parco.
Raggiunsi il palazzo in fretta e con un po’ di apprensione, dirigendomi senza alcun indugio alla porta secondaria da cui Bella era uscita tre sere prima e che avevo scoperto essere quella della cucina.
Prima di raggiungere la porta mi soffermai per qualche secondo alla finestra della cucina per vedere se ci fosse stato qualcuno; mi sentii un po’ più sollevato quando vidi che le uniche persone presenti erano Julianne ed una donna dai capelli scuri che non conoscevo. Confidai sul fatto che Julianne mi potesse aiutare a cercare Bella.
Mi scostai dalla finestra ed andai alla porta, bussando energicamente sulla sua superficie non appena ci fui davanti. In quei pochi secondi che passarono durante l’attesa sentii la gioia cominciare a percorrermi tutto il corpo; ero entusiasta ed impaziente di rivedere e riabbracciare la mia Bella.
Sentii dei passi avvicinarsi alla porta e dopo qualche istante quest’ultima si aprì, rivelandomi così la persona che l’aveva aperta. Era la donna dai capelli scuri che avevo visto insieme a Julianne, e che non appena mi vide assunse un espressione stupita e preoccupata.
Si voltò quasi immediatamente verso un punto alle sue spalle, e capii che si stava rivolgendo silenziosamente a Julianne quando vidi la ragazza annuire con il capo, per poi abbassarlo quasi subito sulle sue mani che teneva incrociate in grembo.
La donna che avevo davanti tornò a guardarmi dopo qualche secondo, e mi rivolse un piccolo sorriso di circostanza. C’era qualcosa di strano, però, nel suo sorriso.. qualcosa che lo rendeva diverso da quello che doveva sembrare in realtà.
-Salve- non riuscii a dire altro in quel momento, limitandomi a salutarla usando quell’unica parola.
-Salve- mi rispose lei gentilmente. -Posso.. posso aiutarti? Stai cercando qualcuno?-
-Veramente.. sì- dissi, sentendomi improvvisamente a disagio; portai una mano a massaggiarmi la nuca, mentre le sorridevo. -Sono venuto per.. per incontrare Bella. È in casa?-
La donna aprì la bocca, forse per rispondermi, ma venne interrotta da un rumore che sembrava provenire da un punto alle sue spalle; riuscii a capire subito cosa l’avesse provocato.
Julianne si era alzata rapidamente in piedi, facendo cadere all’indietro la seggiola sulla quale era accomodata fino a pochi istanti prima, ed altrettanto rapidamente si avvicinò a noi. Uscì dalla porta senza dire nulla, spintonandomi per poter passare quando si accorse che mi trovavo sulla sua traiettoria.
La vidi allontanarsi in fretta, con il capo chino, e non riuscii a capire cosa potesse aver scatenato in lei una reazione simile.
Tornai a guardare la donna che, come me, era rimasta ad osservare senza parole la reazione della ragazza. Il suo viso lasciava trasparire la preoccupazione che stava provando in quel momento, e con un leggero sospiro tornò ad osservarmi.
-Scusami tanto mio caro.. davvero, non so cosa le sia successo- disse con tono afflitto. -È un po’ giù di corda ultimamente, ma non pensavo che avrebbe reagito così.. ti ha fatto male?-
Scossi la testa. -No no, affatto! Non si preoccupi, signora..-
-Margaret. Chiamami Margaret, ti prego- si affrettò a dire lei, sorridendomi.
Le sorrisi di rimando, e nello stesso momento ricordai che Bella mi aveva già parlato di lei in precedenza. Se non ricordavo male, lei doveva essere la zia di Julianne.
-Cosa stavi dicendo prima, caro? Chi hai detto che stai cercando?- mi chiese di nuovo.
-Bella.. sono venuto per incontrare Bella. Sa per caso se è in casa?-
Il sorriso che mi aveva rivolto fino a quel momento le morì improvvisamente sulle labbra, e riuscii a notare un cambiamento anche nei suoi occhi; da gentili divennero tutto d’un tratto impauriti e dispiaciuti.
Margaret si portò una mano al petto, senza distogliere lo sguardo dal mio viso, ed appoggiò l’altra mano sulla porta come se volesse sorreggersi. Quella sua reazione mi fece pensare, e la ricollegai quasi immediatamente a quella che aveva avuto Julianne pochi minuti prima.
-Non sai.. non sai nulla?- mi chiese ancora, scrutandomi ancora.
Non capii a cosa volesse riferirsi con quella domanda. -Io.. io non lo so. Cosa dovrei sapere?-
Margaret mi guardò ancora prima di rispondermi, e non avrei mai voluto sentire le parole che le uscirono dalle labbra, deboli ma ben udibili da quella distanza.
-Bella.. è partita due giorni fa. È stata promessa in sposa ad un Duca italiano, ma non ricordo il suo nome. È tutto quello che so.. mi dispiace.-
Quella notizia mi colse alla sprovvista, e fui incapace di metabolizzarla così su due piedi. Mano a mano che passavano i secondi, però, finalmente fui in grado di capire il senso delle parole che Margaret aveva pronunciato.
Bella era stata promessa in sposa ad un Duca italiano.. un Duca di cui Margaret non ricordava il nome. Non potevo neanche aiutarla in quel caso; stando a quello che diceva mio padre, in Italia erano presenti decine di Duchi.. era difficile trovare quello a cui era stata promessa Bella.
Insieme alla sorpresa per la notizia, sentii cominciare ad arrivare anche la rabbia e l’umiliazione.. l’umiliazione naturalmente era tutta rivolta nei miei confronti, ma la rabbia era destinata tutta a Bella.
Doveva essersi divertita un mondo per tutto quel tempo, facendo finta di essere innamorata di me e di volermi sposare quando sapeva bene che era la promessa sposa di un altro.
Non avrei mai dovuto fidarmi subito di lei.. non avrei mai dovuto perdere tutto quel tempo a frequentarla. Avrei dovuto accertarmi prima sul fatto che fosse una ragazza degna della mia fiducia.. avrei dovuto farlo, e forse in quel momento non mi sarei ritrovato innamorato perdutamente di lei e preso in giro.
Rivolsi un ultimo sguardo a Margaret, che mi fissava dispiaciuta, prima di voltarmi e ritornare sui miei passi.
Non aveva più alcun senso restare in quel posto.. mi ricordava troppo lei, e lei in quel momento era l’ultima persona a cui avrei voluto pensare.
Ero quasi arrivato al viale che mi avrebbe condotto all’uscita della tenuta quando sentii qualcuno chiamarmi ad alta voce.
-Edward! Edward, aspetta!-
Mi fermai, ed attesi qualche secondo prima di voltarmi verso Julianne; avevo riconosciuto la sua voce, ed ebbi la conferma che fosse lei non appena i miei occhi scorsero la sua figura a pochi metri di distanza da me.
I suoi occhi, lo notai anche se era distante, erano tristi ed arrossati.. doveva aver pianto subito dopo essersi allontanata da me e da Margaret. Si avvicinò ancora, cauta, senza smettere di fissarmi.
-Te l’ha detto, vero?- mi chiese, con voce rotta. -Ti ha raccontato tutto..-
Non le risposi, limitandomi a voltarmi di nuovo; ripresi a camminare quasi subito.. l’unica cosa che volevo fare in quel momento era allontanarmi da quel posto e non, come sembrava voler fare Julianne, parlare di Bella e del suo imminente matrimonio.
-Edward! Non andare via, ti prego!-
Affrettai il passo, ma Julianne fu più veloce di me. Mi raggiunse correndo e si fermò davanti a me, bloccando la mia avanzata verso l’uscita e costringendomi così ad osservarla.
-Ti prego, aspetta- disse ancora -io.. io ti posso spiegare tutto..-
-Non ce né bisogno, Julianne.. so già tutto- la scostai gentilmente, non volendole fare del male, e ripresi a camminare. -Tua zia è stata molto esauriente..-
-Ma quello che ti ha detto non è vero!- Julianne sembrava non voler demordere, e mi afferrò per un braccio nel tentativo di fermarmi ancora. -La zia ti ha detto una bugia! Io voglio dirti la verità!-
-So già qual è la verità, non serve che la dici anche tu!- ruggii, voltandomi verso di lei e vedendo che stava per scoppiare nuovamente a piangere. -So che Bella sta per sposare un Duca, e che in tutto questo tempo non ha fatto altro che mentirmi e giocare con il sentimento che provavo nei suoi confronti!-
-Ma che dici! Non ascolti quello che hai appena detto? Non è assolutamente vero..-
-E chi me lo può confermare? Te? Te, che sicuramente sei stata la persona che le ha retto il gioco fino a questo momento?-
Julianne singhiozzò, chiudendo gli occhi per un istante e stringendo convulsamente con una mano i suoi capelli. Scosse la testa, come se volesse dirmi qualcosa, ma se anche era quella la sua intenzione decisi di non volerla ascoltare.
Non avrei ascoltato più nessuna parola che fosse uscita dalle sue labbra.
Mi voltai, lasciandola in lacrime, e correndo raggiunsi il punto in cui avevo lasciato il cavallo. Salii sulla sua groppa dopo averlo liberato e guardai per l’ultima volta palazzo Swan prima di allontanarmi il più velocemente possibile.
Non sarei mai più tornato in quel posto.
 

-
 

La sera era ormai calata già da qualche ora, ed io fino a quel momento non avevo fatto altro che restare sdraiato in riva al lago ad osservare il cielo scurirsi sempre di più, fino a quando il sole non aveva lasciato il posto alla luna ed alle stelle.
Quel posto, fino al giorno in cui incontrai Bella, era stato il mio rifugio segreto; era l’unico posto in cui potevo restare solo con me stesso, senza pensare agli imminenti impegni che mi attendevano essendo l’erede al trono.
Potevo ancora considerarlo in quel modo, ma era diventato molto di più.. era diventato il luogo in cui avevo conosciuto Bella, il luogo in cui avevo imparato a conoscerla.. il luogo in cui avevo scoperto di essermi innamorato di lei.
Era difficile scacciare dalla mente tutti i momenti felici che avevo trascorso insieme a lei, dal momento in cui qualsiasi cosa che vedevo me la faceva ricordare.
Ancora non riuscivo a credere che si fosse comportata in quel modo.
Avevo creduto fino a quel momento che fosse una ragazza diversa dalle altre, e ne ero diventato ancora più convinto quando ero venuto a conoscenza della sua vita triste e così diversa da quella delle altre bambine della sua età.
Lo credevo fermamente, ma da quello che avevo saputo quel giorno mi sarei dovuto ricredere. Bella non era diversa dalle altre.. era esattamente identica alle altre. Forse era anche peggiore delle altre.
Quella convinzione mi fece compagnia durante tutte le ore che passai al lago, ed anche durante il viaggio di ritorno al castello. Ero stato lontano da casa per troppo tempo, se si pensava che ero andato solamente a prendere la mia promessa sposa.
Ed invece non c’era nessuna promessa sposa.. non se lei era già promessa ad un altro.
Presi un respiro profondo, cercando di calmare la rabbia che sentivo ancora dentro; andava e veniva ad intervalli regolari, ed accadeva ogni volta che ripensavo a Bella sposata con una persona che non ero io.
Cercai di restare calmo per tutto il resto del tragitto, e quando fui nei pressi del castello feci rallentare l’andatura del cavallo. Volevo cercare di ritardare il mio ingresso al castello, ma per quanto tentai di rallentare il trotto dell’animale arrivai comunque a destinazione in pochi minuti.
Mi osservai intorno mentre mi dirigevo alle scuderie, notando che solo un paio di guardie erano presenti all’entrata delle mura. Delle altre non c’era ombra.
Entrai nelle scuderie e prima ancora che smontassi dal cavallo vidi che, nonostante l’ora tarda, qualcuno si trovava ancora lì. Dopo un accurata osservazione, capii che la persona addormentata su un cumulo di fieno altro non era che Emmett.
Chissà da quanto tempo si trovava lì, ad attendere il mio ritorno.
Scesi dal cavallo e lo condussi velocemente verso il suo box, chiudendo con troppa forza lo sportello dopo averlo fatto entrare all’interno. Quel rumore fece svegliare di soprassalto mio fratello, che mugugnò qualcosa ad alta voce prima di scattare a sedere.
-Vive le France!- urlò, alzando un pugno in aria. Si guardò poi intorno con in viso un espressione sciocca, che mutò solo quando mi vide appendere al muro la sella e le redini del cavallo.
-Edward! Sei tornato!- tornato sveglio in maniera alquanto rapida, scese dal cumulo di paglia su cui ancora si trovava e mi raggiunse in fretta, dandomi uno schiaffo sulla spalla. -Perché ci hai messo tutto questo tempo? La mamma e il papà erano molto in pensiero per te..-
Annuii. -Lo immagino, Emmett.-
Lui sospirò, lanciandomi un ultima occhiata prima di lasciar vagare lo sguardo per la scuderia. -Ma Bella dov’è? Non è con te?-
-Non parlarmi di lei!- alzai il tono di voce quando lo sentii pronunciare il suo nome. -Ti prego Emmett, non nominare più quella ragazza!-
Emmett aggrottò la fronte, confuso. -Perché non dovrei? Voglio solo sapere come mai non è qui con te.. non eri andato a prenderla?-
Sbuffai. -Certo che ci sono andato.. ma lei non c’era! Non c’era, perché a quanto sembra la signorina è partita due giorni fa per sposare un Duca italiano!-
-Che cosa?- Emmett sgranò gli occhi, incredulo, e si ritrovò bel presto a boccheggiare.-C-come.. chi ti ha detto questo?-
-Margaret. È una donna che lavora a palazzo Swan- risi, senza alcuna voglia di farlo veramente. -Sono stato uno stupido a credere che lei fosse la ragazza giusta per me..-
-Edward, rifletti un attimo.. non giungere subito a conclusioni affrettate. Sei sicuro che questa sia la verità? A me sembra così strano..-
-Non è strano, Emmett! Ho sbagliato a fidarmi di lei, e non c’è nulla su cui riflettere!-
-Ma..-
-BASTA!- urlai, zittendolo. -Smettila, non voglio sentire altro!-
Uscii in fretta dalla scuderia, lasciando Emmett lì senza neanche salutarlo, e cominciai a correre per entrare nel castello. C’era ancora una cosa che dovevo fare, e poi avrei potuto dire tranquillamente che era tutto finito.
Avrei tagliato fuori Bella definitivamente dalla mia vita.
Corsi anche quando fui entrato nel castello, non dando peso alle persone che mi stavano osservando. Corsi lungo le scale e lungo i corridoi, fino a quando non raggiunsi la porta dello studio di mio padre e la spalancai con una sola mossa.
Lì, come avevo sperato, trovai entrambi i miei genitori. Mia madre, appena mi vide, abbandonò la sedia sulla quale era seduta e mi venne incontro, abbracciandomi poi non appena mi fu di fronte.
-Oh, Edward! Sei qui..- mormorò, accarezzandomi i capelli mentre ricambiavo l’abbraccio. -Sono stata così in pensiero.. stai bene?-
-Sì, sto bene.. non ti preoccupare.-
Mia madre mi lasciò andare dopo qualche istante e dopo avermi carezzato gentilmente una guancia. Le sorrisi, rassicurandola ancora, e poi spostai lo sguardo per osservare mio padre.
Lui rispetto alla mamma non si era alzato in piedi, restando accomodato sulla sua poltrona dietro la scrivania. Mi osservò attentamente, poggiando subito dopo le mani sul legno della scrivania e sospirando.
-Non è andato tutto bene, vero?- chiese, inarcando un sopracciglio. -Lo vedo dai tuoi occhi.-
Annuii, abbassando il capo.
Mia madre, che mi era ancora accanto, mi accarezzò un braccio come per farmi capire che lei era lì. Non era un gesto che si concedeva molto spesso, ma lo apprezzai davvero molto. -Cosa è successo tesoro?-
-È.. andata in sposa ad un altro- furono le uniche cose che dissi, e sperai che bastassero loro per capire la situazione. Non mi andava di ricordare nuovamente il tutto.
-Capisco- mio padre fu il primo a parlare, e rialzai il viso incontrando così il suo, serio. -Comunque, Edward, c’è ancora poco più di un mese prima che il patto tra noi due scada. Vuoi ancora cercare la persona adatta a te?-
Continuai ad osservarlo, soppesando le sue parole.
Quella era un ipotesi che non avevo neanche provato a considerare. Avevo pensato fino a poche ore prima che Bella fosse la ragazza giusta per me, quella che mi sarebbe stata accanto per tutto il resto della vita.. non avevo mai pensato che sarei dovuto andare a cercare qualcun altro che potesse prendere il suo posto.
E poi, dopo quello che era accaduto quel giorno, non volevo assolutamente riprovarci. Non volevo ritrovarmi deluso ancora una volta.
Scossi la testa, e mi preparai a dire ai miei genitori quello che avevo intenzione di fare.. la decisione che avevo preso prima ancora che mio padre mi ponesse quella domanda.
-No, non voglio- dissi loro. -Rinuncio. Da ora in avanti deciderete voi. Sposerò la ragazza che riterrete più adatta per diventare mia moglie.-

 
 

Bella
 
 

Aprii gli occhi quando sentii l’ennesimo scossone. Mi ritrovai così a guardare il tettino scuro della carrozza, senza riuscire a ricordare il momento in cui mi fossi stesa sui sedili imbottiti.
-Ehi.. ti sei svegliata.-
Il sussurro appena udibile del mio amico mi giunse alle orecchie, e girando appena il viso mi trovai davanti il suo sul quale faceva capolino un piccolo sorriso. Mi accorsi anche che il mio capo poggiava sulle sue gambe, cosa che non ricordai minimamente di aver fatto.. non ricordavo neanche di essermi addormentata.
Mi tirai su a sedere, sistemandomi poi in modo da essere in grado di vedere meglio Jacob. Lui sembrava tranquillo ed anche perfettamente riposato, nonostante dormire in una carrozza risultasse alquanto scomodo.
-Per quanto tempo ho dormito?- gli domandai; nel farlo, sentii che la mia voce si era arrochita, forse per via del sonno o del lungo silenzio a cui mi ero sottoposta. Mi stropicciai un occhio, mentre Jacob mi rispondeva.
-Non so di preciso, forse qualche ora. Avrei preferito che dormissi di più, ma va bene ugualmente anche così..- mi sorrise ancora, avvicinandosi ed annullando la poca distanza che avevo messo tra il mio corpo ed il suo.
-Non mi sono resa conto di aver dormito- gli dissi, allungando le braccia davanti a me per stirarle un poco.
-Io sì, però- disse, ridacchiando -ti sei appoggiata alla mia spalla e dopo pochissimi secondi già dormivi! Ti ho fatto poggiare la testa sulle mie gambe perché credevo che stessi più comoda.. e poi, avevi davvero bisogno di riposare un po’.-
Annuii, sentendo il suo discorso, e poi tornai ad assumere la posizione che sembrava essere diventata la mia preferita da un giorno a quella parte.. rannicchiata contro una parete della carrozza, con le braccia a cingere le ginocchia.
Per una buona parte di tempo nessuno dei due osò aprire bocca, io perché non sapevo cosa avrei potuto dire a Jacob, e lui perché forse intuì il motivo del mio mutismo e si limitò a farmi compagnia stando in silenzio.
Restai ad osservarlo mano a mano che i minuti passavano, concentrandomi sui movimenti che compiva e sul suo canticchiare sommesso che smorzava un po’ il silenzio. Più lo osservavo, però, e più mi rendevo conto del fatto che Jacob con il passare degli anni era diventato un bellissimo ragazzo.
Era una cosa che sapevo da sempre e che non avevo mai negato, ma solo adesso che lo osservavo notavo che i lineamenti del suo viso erano diventati più maturi e che sul mento faceva bella mostra di sé un accenno di barba.
Non mi stupiva il fatto che Julianne si fosse innamorata di lui.
-Jake..- lo chiamai, attirando la sua attenzione.
Lui si voltò verso di me, smettendo di canticchiare a bocca chiusa e fissandomi un po’ sorpreso. -Che c’è?- chiese, con tono ancora più sorpreso.
-Ho saputo di te e di Julianne- lo informai, e mi venne spontaneo sorridere quando vidi che il suo viso a quella notizia cominciò ad arrossarsi.
Così come per Julianne, anche a Jacob accadeva raramente di imbarazzarsi per qualcosa. Vederlo così a disagio e con le orecchie rosse, un punto che sembrava si arrossasse molto quando lui si imbarazzava, mi fece intendere che la mia amica non gli fosse proprio indifferente.
-Oh- disse subito, schiarendosi la gola subito dopo. -E.. te l’ha detto lei?-
Scossi la testa, sorridendo ancora. -Veramente, l’ho capito da sola mentre vi guardavo.. e poi Julianne mi ha dato la conferma.-
-Sul serio?-
Annuii, sciogliendo allo stesso tempo la posizione che avevo assunto per avvicinarmi a lui. In quel momento sentivo il bisogno di averlo accanto, sia perché volevo fargli capire che ero felice per quello che stava accadendo tra lui e Julianne ed anche perché desideravo sentire accanto il mio migliore amico..
Quella forse era l’ultima volta che potevamo stare insieme, e volevo godermi gli ultimi momenti prima di separarmi da lui. Avevo già lasciato passare troppo tempo, allontanandolo perché volevo stare da sola.
Gli strinsi una mano, carezzandone gentilmente il dorso con il pollice. -Ho capito subito che tra di voi stava nascendo qualcosa.. me lo dicevano i vostri sguardi, così felici e vivi. Erano gli sguardi di due innamorati.-
-Avevamo più o meno lo stesso sguardo che mostravi anche tu nell’ultimo periodo?- chiese, puntando i suoi grandi occhi scuri nei miei.
Non seppi che cosa rispondere a quella domanda; non avevo mai avuto l’occasione di parlare con Jacob di Edward e dell’amore che era nato tra di noi. Non mi ero mai sentita pronta per dirglielo, ed avevo paura che lui in qualche modo potesse giudicarmi.
Era mio amico, ma io lo consideravo anche un fratello.. più o meno quello che non avevo mai avuto, e che si preoccupava per me quando qualcosa non andava come avevo sperato.
-Bella..- Jacob mi richiamò, e dal suo tono di voce capii che era tranquillo.
Invertì i ruoli senza che me ne potessi accorgere, e ben presto era lui quello che mi accarezzava la mano e non più il contrario. -Bella, davvero, con me ne puoi parlare. Se non vuoi o non te la senti va bene, posso capirlo..-
-Jake- lo fermai prima che cominciasse a straparlare, dandogli così anche l’opportunità per riprendere fiato.
Abbassai il viso, sentendo gli occhi di Jacob puntati su di me, e mi preparai a raccontargli quella parte stupenda della mia vita di cui lui era stato all’oscuro per tutto quel tempo.
-Ho conosciuto Edward il giorno in cui Ludmilla mi punì per essere tornata tardi al palazzo. Era vestito come un giovane popolano, ed immaginai che fosse un semplice cittadino.. non credevo che fosse un principe..-
Sorrisi, ripensando al giorno del nostro incontro; ricordai di come lo feci cadere quando mi accorsi che mi stava osservando e dello spavento che mi ero presa quando lo avevo visto immobile a terra.
Incitata dalle leggere carezze che Jacob riservava alla mia mano, proseguii il mio racconto. Lo misi al corrente di quando scoprii che in realtà lui fosse l’erede al trono di Francia, di quando il giorno seguente gli confessai la mia identità, e della sera che avevamo passato insieme nel giardino del palazzo.
Un groppo in gola mi fece smettere di parlare per qualche minuto, mentre ricordavo il nostro ultimo saluto con la promessa di ritrovarci di lì a tre giorni. Quella promessa però non fu mai rispettata..
Io ero lontana da casa, in viaggio per raggiungere un posto a me sconosciuto, ed Edward invece..
Cercai ancora una volta di non pensare a quello che avrebbe potuto aver scoperto, andando a palazzo e non trovandomi.
-Oggi.. oggi sarebbe dovuto venire a prendermi- dissi, non appena riuscii a parlare di nuovo. -Mi doveva portare al castello.. doveva presentarmi alla sua famiglia e poi.. poi ci saremmo potuti sposare..-
Una sola lacrima mi uscì dagli occhi mentre stavo ancora pronunciando le ultime parole, e poi non seppi più che altro dire. Sentivo, però, quel groppo alla gola premere sempre di più fino ad impedirmi di parlare ancora.
Jacob, dopo avermi asciugato la lacrima, mi circondò le spalle con le braccia e mi strinse a sé. Il calore del suo corpo in qualche modo mi tranquillizzò, ma non completamente come avrei voluto accadesse.
-Mi dispiace, Bella..- mormorò lui, strofinando le sue labbra contro la mia tempia.
Quelle parole, non so come, ebbero il potere di farmi scoppiare ancora una volta in lacrime. Mi strinsi contro di lui, affondando il viso contro il suo collo e bagnandolo così con le mie lacrime.
-Jake..- mormorai, a fatica, contro la sua pelle; non ero neanche sicura che lui riuscisse a capirmi -prometti.. promettimi che amerai Julianne con.. con tutto te stesso. Tu che puoi farlo.. amala con tutta la forza che hai.. non lasciarla mai.-
Lo sentii annuire, prima di baciarmi ancora una volta la fronte.
Jacob mi teneva ancora stretta nel suo abbraccio quando sentimmo bussare alla parete della carrozza, ancora in movimento; doveva trattarsi per forza di Paul, e se cercava di comunicare con noi voleva dire che aveva qualcosa da comunicarci.
Jacob mi lasciò andare, alzandosi subito per raggiungere il finestrino e sporgersi con la testa. Non riuscii a capire di cosa stesse parlando con Paul, ma sapevo che non appena fosse tornato al mio fianco mi avrebbe messo al corrente di tutto.
Mi asciugai le guance con un lembo della manica del vestito, tirando su col naso. Quando rialzai lo sguardo, vidi Jacob che stava tornando al suo posto e sospirava; qualsiasi cosa gli avesse detto Paul, non doveva essere molto piacevole.
-Cosa succede?- chiesi, volendo essere messa a conoscenza della cosa.
Jacob mi osservò, e sospirò ancora prima di rispondermi.
-Paul ha detto che manca poco.. siamo quasi arrivati a destinazione.-

 
 
 
 
 

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Eccomi di nuovo qui :D
Questo capitolo purtroppo non è dei più tranquilli, come d’altronde era anche quello precedente.. ma era l’ultimo della storia ;) dai prossimi tutta la situazione dovrebbe sbloccarsi un po’.
Mi scuso con voi ragazze che avete lasciato un commento allo scorso capitolo per non avere ancora risposto *me si punisce da sola*.. prometto che lo farò stasera, quando avrò più tempo libero per farlo ;)
Vi ringrazio, come faccio sempre ormai, per le vostre belle parole e per la fiducia che dimostrate in me e nella storia :’)
Spero di risentirvi presto, un bacio :*

KrisC

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Capitolo 16
*** Capitolo quindicesimo ***


Come in una favola - Capitolo15

Come in una favola

 
 
 

Capitolo quindicesimo
 
 
 

Bella
 
 

La tenuta dei Baroni Whitlock era davvero una splendida visione.
Un grande ed elegante palazzo dalle facciate ben tenute faceva bella mostra di sé al centro del parco; anche se mi trovavo ancora distante da esso, riuscii a vedere benissimo l’ampia scalinata in marmo che conduceva al portone d’ingresso.
Il parco, ben tenuto anch’esso e veramente meraviglioso, era attraversato da un viale alberato che noi stavamo attraversando proprio in quel momento.
Davanti al palazzo c’era una modesta fontana, sulla cui superficie si rifletteva il sole del tardo pomeriggio che cominciava di già a tingersi di rosso.
Capii che doveva essere un parco molto esteso quando non riuscii a scorgere il punto in cui esso terminava, lasciandomi così nel dubbio.
Osservai con attenzione il tutto dal finestrino della carrozza, mentre ancora stavamo attraversando l’ampio parco della tenuta, e cominciai a studiare il posto che da quel giorno in avanti sarebbe stata la mia nuova casa.
Non era così facile per me considerare in modo tale quel luogo. Non c’era nulla di così familiare che mi ricordasse la mia vecchia casa, e non c’era neanche Edward.. non sarebbe stato così facile ambientarsi nei primi periodi.
Paul fermò la carrozza quando ci trovammo davanti alla scalinata di marmo; mi soffermai più del dovuto ad ammirare da vicino il palazzo e non provai minimamente a muovermi dal mio posto.
Sarei dovuta scendere dalla carrozza ed andare a conoscere le persone che da quel momento sarebbero diventate i miei nuovi padroni, ma non ci riuscivo.. era come se una parte di me rifiutasse il fatto di trovarsi in quella terra lontana che non mi apparteneva.
-Dovremmo scendere, Bella..-
Voltai il viso per vedere Jacob che si alzava in piedi ed andava ad aprire lo sportello della carrozza, uscendo subito dopo da essa. Si voltò verso di me ed allungò la mano, in modo che io potessi prenderla e farmi così aiutare a scendere.
-Non voglio venire..-
Anche alle mie orecchie il tono che avevo usato risultò identico a quello che assumeva una bambina capricciosa quando disubbidiva ad un ordine. Mi sentii davvero ridicola in quel momento.
Jacob ridacchiò. -Questo lo sapevo già.. se fosse per me ti riporterei subito a casa, ma credo che poi Ludmilla non sarebbe molto felice.-
Sospirai. Purtroppo sapevo che Jacob aveva ragione.. Ludmilla mi aveva mandato via perché non voleva più avermi tra i piedi. Non volli pensare a cosa avrebbe commesso se avesse scoperto che ero tornata indietro.
-Lo so Jake. Lo so..-
Mi avvicinai a lui e strinsi la sua mano, alzandomi subito dopo per poter uscire dalla carrozza. Quando fui fuori e poggiai i piedi sulla ghiaia sentii l’aria fresca venire a contatto con il mio corpo, facendomi rabbrividire quasi immediatamente.
Nel posto in cui ci trovavamo l’aria era più fredda, rispetto a quella a cui ero abituata.  
Jacob non lasciò nemmeno per un istante la mia mano ed in silenzio mi fece compiere qualche passo; affiancammo Paul, che se ne stava accanto ad uno dei cavalli e gli carezzava con mosse lente il lungo collo mentre teneva lo sguardo fisso sul palazzo.
-Notevole.. non c’è che dire!- commentò, ridendo subito dopo. -Non sono felice dell’idea di lasciarti qui, Bella, ma su altre due cose sì.. starai bene, e non dovrai mai più preoccuparti di quella bisbetica di Ludmilla!-
Il suo pensiero, espresso ad alta voce, mi fece sorridere e rilassare un poco; Jacob, d’altro canto, scoppiò in una sonora risata e buttò un braccio sulle spalle di Paul, che sussultò forse a causa della forza che il mio amico aveva usato per quel gesto.
-Ti devo dare ragione, Paul.. completamente ragione!-
-E voi chi siete?-
Una voce sconosciuta e dal tono alto fece zittire del tutto Jacob e gli fece voltare il capo verso il punto da cui essa proveniva, cosa che facemmo anche io e Paul.
Puntai gli occhi sulla sommità della scalinata, dove appoggiata ad un basso muretto di marmo ci osservava una donna.
Indossava un lungo ed elegante abito color arancio, leggermente scollato sul davanti e che le lasciava scoperte lievemente le spalle. Una cascata di lunghi capelli dorati le circondava il viso, di cui non riuscii a distinguerne bene i tratti ma che sembrava essere molto giovane e bello.
Jacob lasciò andare la mia mano, avvicinandosi alla scalinata e poggiando poi una mano sopra ad essa.
-Siamo venuti ad accompagnare Isabella- spiegò alla giovane donna, indicandomi con un cenno della mano. -Io sono Jacob, mentre lui è Paul.. ci ha mandato la signora Ludmilla.-
-Ludmilla?- domandò sorpresa lei, abbandonando la sua postazione e cominciando a scendere in fretta le scale. -La Contessa Ludmilla? Ma.. le abbiamo mandato la risposta pochissimo tempo fa! Come fate ad essere già qui?- chiese ancora, sorpresa.
-Siamo partiti appena ieri, nel primo pomeriggio- continuò a spiegare Jacob. La donna, nel frattempo, ci aveva raggiunto e adesso ascoltava attentamente quello che il mio amico aveva da dire. -Aveva appena ricevuto la vostra lettera..-
La donna scoppiò improvvisamente in una risata divertita, passandosi una mano sul viso.
-Oh, non l’ho scritta io la lettera!- disse prima di prendere un piccolo respiro. Si ricompose in fretta, sorridendoci con le guance arrossate, e si posò poi una mano sul fianco. -Scusate l’equivoco.. ma la lettera è stata scritta dalla Baronessa, non da me! Io sono Rosalie, la sua dama di compagnia.. nonché cugina del Barone.-
Adesso che Rosalie era più vicina a noi, riuscii a vedere meglio il suo volto.. uno dei più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Aveva dei lineamenti dolci ed aggraziati, simili a quelli che poteva avere un angelo dipinto in un affresco; gli occhi erano verdi, molto vivi e brillanti, e le labbra erano rosse e carnose.
Notai anche che i suoi capelli, acconciati in morbide onde, le arrivavano quasi fino alla vita.
Rosalie si voltò poi verso di me e mi sorrise gentilmente dopo avermi lanciato una breve ed intensa occhiata; mi si avvicinò, prendendomi le mani e stringendole tra le sue.
-Isabella, è un vero piacere conoscerti! Non ci aspettavamo di vederti a palazzo così presto, ma adesso sei qui e sono certa che ti troverai molto bene con noi..-
Restai in qualche modo sorpresa per il gesto che mi aveva appena rivolto Rosalie. Non avrei mai immaginato di ricevere un benvenuto così caloroso ed affettuoso.
Ricambiai timidamente il suo sorriso. -Grazie, Rosalie. Spero che sia così anche per me..-
Lei mi sorrise ancora una volta prima di tornare a rivolgere la parola ai miei due accompagnatori, ridendo imbarazzata.
-Oh, ma che sciocca che sono! Vi sto facendo restare qui al freddo! Entriamo, così posso presentarvi alla Baronessa..-
Rosalie mi strinse ancora di più la mano e mi guidò lungo le scale, sorridendo. Lanciai una breve occhiata a Jacob e Paul, e loro subito si affrettarono a seguirci.
 

-
 

Così come l’esterno, l’interno del palazzo era bellissimo. Era tutto ben curato, e tenuto davvero alla perfezione.
Mano a mano che camminavamo per le varie stanze del palazzo, che Rosalie ci mostrava minuziosamente, non potei fare a meno di vedere come ogni cosa presente fosse elegante ed al tempo stesso semplice.
Non c’era nulla di troppo ricercato e complicato, il che conferiva al posto uno stile unico, gradevole ed anche confortevole.
Rosalie, durante il tragitto, ci spiegò che la Baronessa stava approfittando dell’attesa della cena per riposare un poco nelle sue stanze private; il Barone, invece, era partito un paio di giorni prima per discutere dei suoi affari e che sarebbe tornato dopo pochi giorni.
Per tutto il tempo che impiegammo a raggiungere le stanze della Baronessa, Rosalie non smise un secondo di tenermi la mano, rivolgendosi a me gentilmente e con molta confidenza.. dai suoi modi di fare, sembrava che mi conoscesse da una vita intera e non da soli pochi minuti.
Aveva una parlantina divertente e scorrevole, e lasciava trasparire attraverso la sua voce tutte le emozioni che provava. Più la sentivo parlare, e più riuscivo a sentire che era davvero contenta per il mio arrivo alla tenuta.
Mi dispiaceva però che io non riuscissi a provare le stesse sensazioni; per quanto il posto mi piacesse, non sarei mai stata del tutto felice di trovarmi lì.
Rosalie si fermò quando giungemmo davanti ad una porta bianca e dorata, dietro la quale capii che dovevano trovarsi le stanze della Baronessa; lasciò andare la mia mano ed afferrò la maniglia, voltandosi verso di noi.
-Aspettatemi qui, vi annuncio così poi posso farvi entrare..-
Bussò un paio di volte sul legno, con garbo, e poi la aprì senza attendere un permesso od una risposta. Rosalie entrò nella stanza, richiudendosi la porta subito dopo alle sue spalle.
-La ragazza ha una bella chiacchiera!- commentò Jacob quando ci ritrovammo soli nel corridoio. -Non sembrava prima, di fuori..-
-È questo il bello delle prime impressioni, Jake- replicò Paul, affiancandomi e poggiandomi una mano sulla spalla. -Non sono mai giuste come ci immaginiamo..-
-Me ne sono accorto!-
Jacob fece appena in tempo a terminare la sua frase, perché subito dopo accaddero molte cose contemporaneamente.
Sentii la porta della stanza aprirsi con uno scatto, la voce di Rosalie che suggeriva ad una ragazza di nome Alice di stare tranquilla e subito dopo un corpo esile e dal ventre pronunciato abbracciarmi e tenermi stretta in una morsa.
Mi si bloccò il respiro, per la sorpresa e per la stretta forte della ragazza che non mi faceva prendere aria a sufficienza.
-Oh, finalmente! Finalmente sei arrivata! Non vedevo l’ora di conoscerti meglio!-
Quelle furono le prime parole che sentii dire alla ragazza, che ancora mi stringeva, e che si premurò di urlarmi in maniera chiara e perfetta ad un orecchio. La sua voce era allegra e squillante, e sicuramente si sarebbe udita senza minimo sforzo anche se avrebbe parlato a bassa voce.
-Alice, lasciala respirare!- Rosalie venne in mio soccorso, avvicinandosi a noi due e battendo piano sulla spalla della ragazza.
Alice mi lasciò andare subito, e riuscii così a riprendere un po’ di fiato. Chiusi per un secondo gli occhi, poggiandomi una mano sul petto, e quando li riaprii scoprii che la ragazza di fronte a me mi stava osservando divertita ed incuriosita.. non potei evitare di fare la stessa ed identica cosa.
Alice era una ragazza piccola e minuta, sia nel fisico che nell’altezza, ma era anche molto bella e graziosa. I capelli scuri erano stati intrecciati e raccolti insieme ed andavano a creare una crocchia elegante dietro la testa; aveva un visino delicato e dolce, su cui spiccavano due grandi occhi color nocciola.
Era davvero giovane, forse più di Rosalie, e non dimostrava molti anni più di me.. forse aveva la mia stessa età. La cosa che mi colpì più di tutto il resto, era vedere le sue mani che carezzavano e circondavano un grande pancione coperto dalla stoffa verde chiaro del vestito.
-Isabella, non puoi immaginare quanto sia felice di conoscerti!-
Alice mi sorrise, un sorriso stupendo e davvero molto dolce, e mi si avvicinò di poco per stringermi una mano, più o meno nello stesso modo che aveva usato Rosalie con me poco tempo prima. -Non pensavo che fossi così bella.. oddio, sei davvero una visione! Una meraviglia!-
Arrossii, sentendo tutti quei complimenti rivolti alla mia persona. Non ero molto abituata a riceverli, anche se nell’ultimo periodo Edward me ne aveva fatti molti..
-Voi.. voi siete troppo gentile..- balbettai, a disagio.
Alice scoppiò a ridere, sentendo la mia risposta. -Oh, cara, la mia non era galanteria.. era la verità! Voi siete davvero una fanciulla stupenda!- mi carezzò la mano dolcemente e poi passò a pizzicarmi una guancia. -E chiamami pure Alice, Isabella! Sono la padrona di questo posto, è vero, ma sono ancora troppo giovane per sentirmi dare del ‘Voi’ o del ‘Lei’! Anche Rosalie mi chiama così..-
Rosalie rise, accompagnando quella di Alice. -Si fa chiamare per nome praticamente da tutti.. è impossibile farle cambiare idea.-
Annuii, sorridendo alle due ragazze che avevo di fronte. -D’accordo.. e se volete, voi potete chiamarmi Bella.. mi chiamano tutti così..-
Alice alle mie parole emise un urletto e cominciò a saltellare sul posto, portando le mani a coprirle la bocca. Rosalie, invece, alzò gli occhi al cielo e si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
-Cosa avevo detto prima? Ti chiami Bella.. ‘bella’ di nome e di fatto! Hai visto che avevo ragione?!-
-Alice, dai calmati adesso..- Rosalie cercò di frenare un po’ l’esuberanza di Alice, che sembrava non voler smettere più di ridere e di lanciare urletti estasiati. -Pensa al bambino!-
-Oh, il bambino sta bene! Scalcia in continuazione!- rise ancora, fingendo di scacciare via Rosalie con un gesto della mano, come se stesse allontanando una mosca fastidiosa. Tornò poi a fissarmi e sgranò gli occhi per la sorpresa quando vide qualcosa alle mie spalle.
-Oh.. e questi bei giovanotti chi sono?- chiese, avvicinandosi in fretta a Paul e Jacob. -Perché non me li avete presentati prima?-
-Non fa niente, cara Alice, davvero!- Paul le si avvicinò e le prese con gentilezza una mano, baciandogliela dopo qualche secondo. -Io sono Paul, ho accompagnato qui la nostra cara Bella.. e lui è Jacob.-
-Alice..- Jacob, come Paul, le fece un baciamano anche se il suo risultò un po’ goffo. -È un onore per me conoscervi..-
Alice rise. -Carissimi, è un onore anche per me fare la vostra conoscenza! E la regola del nome vale anche per voi.. chiamatemi Alice, e consideratemi vostra amica! Spero che vi troviate bene qui, e sarò più che felice di invitarvi a cena stasera.. mi piacerebbe molto!-
-Per la cena non ci sono problemi, anche noi siamo felici di unirci alla vostra compagnia. Per quanto riguarda la nostra permanenza qui, invece.. credo che non ci fermeremo molto, purtroppo. Dobbiamo ripartire per tornare dalla Contessa.-
La spiegazione di Paul mi fece rapidamente scemare il sorriso che avevo acquisito sulle labbra. Mi ricordarono in fretta che lui e Jacob non si sarebbero fermati per molto tempo come avrei fatto io, ma che sarebbero dovuti ripartire a breve.. forse anche quella sera stessa.
-Spero per voi che non dobbiate ripartire subito dopo cena! Avete bisogno di riposarvi! Avete fatto un viaggio così lungo.. e sarò felice di ospitarvi anche per più di qualche giorno!-
-Sei gentile Alice, molto gentile.. ma molto probabilmente partiremo domattina, non più tardi.-
-Ecco, domattina va già meglio!-
Alice, felice per il compromesso che aveva trovato insieme ai miei due amici, tornò a rivolgersi a me ed a Rosalie. -Rose, ti va di mostrare a Bella ed agli altri le loro camere? Sono sicura che prima della cena vorranno sistemarsi un poco.. io vado ad avvertire nelle cucine che abbiamo tre ospiti in più!-
-Ma certo! Lo farò con piacere..-
 

-
 

Ci congedammo da Alice in fretta, prendendo direzioni diverse: Alice andò in un ala del palazzo dove, supposi, dovessero trovarsi le cucine, mentre noi ci dirigemmo verso le stanze della servitù.
Jacob e Paul furono i primi che ci lasciarono, dopo che Rosalie mostrò loro le camere che avrebbero occupato quella notte. La mia si trovava poco lontana dalle loro, e la avrei occupata non solo per quella notte, ma anche per quelle a venire.
Era una stanza non molto grande, ma sicuramente lo era molto di più rispetto a quella che avevo occupato fino al giorno prima; era luminosa e composta da mobili basilari, ossia un letto, un armadio, un piccolo comodino, un tavolo ed una sedia.
Non avevo mai avuto un tavolo in camera, prima d’ora.
-Non è molto grande, ma è confortevole- cercò di scusarsi Rosalie. -Spero che vada bene..-
Scossi la testa, voltandomi poi verso di lei e sorridendole. -Non preoccuparti.. è più di quello che mi sarei immaginata.-
Rosalie ricambiò il mio sorriso, e mi carezzò poi un braccio delicatamente. -Ti lascio adesso.. se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi.-
-Va bene.-
Tornai a concentrarmi sulla mia nuova stanza e quasi non sentii il rumore che fece la porta quando Rosalie la chiuse uscendo; ero così presa ed assorta che sarei stata in grado di non accorgermi di nulla.
Mi avvicinai con calma e con lentezza alla finestra posta accanto all’armadio, e da lì riuscii a vedere una buona porzione di parco e la fontana che aveva rapito la mia attenzione quando eravamo arrivati. Mi ricordava molto il parco della mia vecchia casa, ma quello era diverso..
Molto diverso.
Sospirai, abbassando lo sguardo; nel compiere quel movimento notai che indossavo ancora il grembiule sopra al vestito, e mi affrettai a sciogliere il nodo che lo teneva legato intorno alla mia vita.
Questo, subito dopo che ebbi allentato i lacci, cadde a terra con un fruscio di stoffa e mi affrettai a recuperarlo per evitare che si sporcasse ulteriormente. Nel farlo, qualcosa scivolò fuori dalla tasca che c’era sul davanti.
Riconobbi subito, senza alcuno sforzo, la lettera che aveva scritto Angela e che Julianne aveva poi nascosto nel grembiule.
La raccolsi, rigirandomela tra le mani con cautela come se avessi paura che potesse farmi del male.. come se fosse possibile, poi! Un innocuo pezzo di carta non poteva far male.
Le ultime parole che mi disse Julianne prima di partire mi tornarono alla mente improvvisamente, facendomi ricordare il motivo per cui mi aveva lasciato quella lettera.

“..l’ha scritta Angela, e devi consegnarla alla Baronessa non appena arriverai. Dovrebbe aiutarti..”
Non capivo come mai era così importante che io consegnassi ad Alice quella lettera, e non capivo nemmeno cosa avesse potuto scrivere Angela di così importante da potermi aiutare.. ma alla fine, che cosa mi costava fargliela arrivare? E poi, Angela e Julianne ci tenevano così tanto..
Mi rimisi in piedi in fretta ed uscii dalla camera, decisa a consegnare quella lettera ad Alice. Fui costretta a fermarmi dopo qualche passo, però, quando scorsi la figura di Rosalie che usciva da una delle stanze che occupavano i miei amici.. ed un pensiero prese vita nella mia testa.
Avrei potuto chiedere a lei di consegnare la lettera ad Alice, dicendole che era da parte mia, senza che io andassi a disturbarla ancora. Oppure avrei potuto aspettare e le avrei dato la lettera durante la cena.. ma quella lettera sembrava così urgente, e non poteva aspettare.
Ripresi a camminare dopo averci pensato su per quei pochi secondi e raggiunsi Rosalie, che sembrò sorpresa di vedermi avanzare verso di lei. Mi sorrise, però, ed avanzò verso di me dimezzando così la distanza che c’era tra di noi.
-Qualcosa che non va, Bella?- chiese, forse pensando che avessi bisogno di qualcosa.
-No no, è tutto a posto- la tranquillizzai. -Solo.. devo consegnare questa ad Alice. È stata scritta da Angela, la figlia di Ludmilla, e mi ha detto che avrei dovuto consegnarla alla Baronessa non appena fossi arrivata qui..-
-Ho capito- Rosalie interruppe il mio fiume di parole, prendendo la lettera dalle mie mani. -Se per te va bene, la darò io ad Alice.. altrimenti posso accompagnarti da lei, come preferisci..-
Scossi in fretta la testa. -No no, va bene se gliela porti tu. Ti ringrazio.-
Rosalie mi diede un buffetto sulle guance, ridacchiando. -Verrò a chiamarti quando sarà pronta la cena.-
Ritornai nella mia stanza un po’ più tranquilla, sapendo che Rosalie avrebbe consegnato la lettera da parte mia, ma comunque non riuscivo ad esserlo del tutto.. non ero a conoscenza del contenuto della lettera, e non sapevo poi come avrebbe potuto reagire Alice leggendola.
Avevo visto con i miei occhi che era una persona molto solare, tranquilla ed affettuosa, ma quei particolari del suo carattere non mi sarebbero bastati per comprenderla a pieno.. dopotutto, non la conoscevo così bene.
Mentre i minuti scorrevano, me ne restai in silenzio seduta sul letto e con lo sguardo fisso sulla finestra della stanza. Osservai quasi con interesse maniacale il cielo scurirsi pian piano, fino a quando non venni distratta da un bussare lieve alla porta.
-Avanti- dissi subito, rimettendomi in piedi e guardando la porta scura.
Immaginai che si trattasse solamente di Rosalie, dato che poco prima aveva detto che mi avrebbe avvertito non appena la cena fosse stata servita in tavola, ma poi la porta si aprì e mi ritrovai davanti la figuretta piccola e quasi senza fiato di Alice.
In mano reggeva ancora un foglio di carta.
-Alice!- le andai incontro, prendendole con gentilezza un braccio e conducendola con calma dentro la stanza. -Vieni, vieni a sederti un po’. Ti sei affaticata troppo..-
-Oh, non ti devi preoccupare Bella- mi disse in fretta, sedendosi sul letto e portandosi una mano sul pancione. -Ormai mi stanco molto facilmente.. ci ho fatto l’abitudine.-
Mi sorrise subito dopo, e non potei fare a meno di ricambiarlo. Mi sedetti al suo fianco, scrutandola bene in volto: mi sembrava un po’ preoccupata, e forse a farmelo pensare furono le sue sopracciglia inarcate.
-È successo qualcosa?- le chiesi.
-No, è tutto a posto.- mi rassicurò. -Stavo leggendo la lettera che mi hai mandato tramite Rosalie, e.. e non ho potuto fare a meno di emozionarmi e di essere felice nel vedere quello che c’era scritto! Ma devo chiederti una cosa..-
I suoi occhi divennero subito lucidi mentre mi parlava e mi guadava speranzosa, ma io non riuscivo a capire cosa le avesse provocato una reazione simile.. dopotutto, non avevo mai letto quella lettera. E non sapevo neanche cosa doveva chiedermi di così importante..
-Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, Alice.. davvero.-
Alice mi osservò ancora. -È tutto vero quello che ha scritto Angela? Voglio dire, io le credo e sono felice di aver saputo tutto questo.. ma credo che lo sarei ancora di più se anche tu mi dicessi le stesse cose..-
La guardai, confusa. -Cosa vuoi sapere?-
-Leggi la lettera, Bella.. leggila, e dimmi che è tutto vero..-
Alice mi porse il foglio di carta, spiegazzato a causa della forza con cui l’aveva tenuto stretto, ed aspettò che lo prendessi dalle sue mani. Lo feci con titubanza, e dopo aver visto il cenno di incoraggiamento che mi fece Alice cominciai a leggere.
Non mi sarei mai immaginata quello che aveva scritto Angela..
 

Cara Alice,
noi non ci siamo mai conosciute, ma sicuramente avrai avuto l’occasione di conoscere mia madre, la Contessa Ludmilla.
Io sono sua figlia minore.. mi chiamo Angela, e se ti sto scrivendo in questo preciso momento è perché ho bisogno del tuo aiuto.
So che mia madre ti ha scritto per comunicarti che Isabella presto verrà a vivere nel tuo palazzo, ma non ti ha sicuramente spiegato la cosa più importante.
Vedi Alice, Isabella non è una domestica, come penso ti avrà sicuramente scritto nella sua lettera.. ma è una Contessa. A dire la verità, lei è la Contessa Swan, figlia di Charles e Reneè.
Per tutti questi anni lei è rimasta a vivere insieme a noi, e non in viaggio per l’Europa come ha detto a tutti mia mamma. È rimasta a palazzo con noi e lavorava per noi, come le aveva imposto di fare lei, e non si è mai lamentata.
Isabella, o per usare il nomignolo con cui la chiamiamo tutti, Bella, non ha mai mostrato segni di sofferenza per il ruolo che si è trovata a svolgere per tutto questo tempo.. e quando sembrava che per lei le cose stessero andando per il verso giusto, è stata costretta a rinunciare per sempre al suo sogno.
Io non volevo che le accadesse tutto questo.. io le voglio bene, e per tutto questo tempo per me è stata come una sorella, od una semplice amica. Non ho mai conosciuto una persona più buona e gentile di lei.
Non so se crederà mai a quello che le ho scritto, ma se lo farà vorrei chiederle se fosse possibile accogliere Bella in casa vostra come la Contessa che lei in verità è e non come la domestica che è stata costretta a diventare.
Chiedo solo questo, nient’altro.. mi sentirei più felice e tranquilla se sapessi che mia sorella starà bene..
Mi scuso per il tempo che le ho tolto con questa lettera, e la ringrazio dal profondo del mio cuore se crederà alle mie parole.
Vi porgo i miei saluti più sinceri,

Angela

 
Sentivo le lacrime scendere copiose dai miei occhi e le vidi cadere anche sul foglio che tenevo ancora tra le mani, macchiando la carta e sommandosi a quelle che sembravano essere già cadute in precedenza.. non sapevo se fossero quelle di Alice oppure quelle di Angela.
In quel momento capii perché Julianne aveva detto che quella lettera mi avrebbe aiutato..
Angela aveva praticamente aperto il suo cuore e riversato tutti i suoi sentimenti in quella lettera.. aveva deciso di dire tutta la verità e di affidarla ad una persona che a lei era sconosciuta, non sapendo se questa persona le avrebbe creduto o meno.. mi aveva anche definito sua sorella, la stessa cosa che io stessa dicevo quando pensavo o parlavo di lei.
Aveva fatto tutto quello per tentare di migliorare la mia vita.
-Oddio..- non riuscivo quasi a parlare per via del magone che avevo in gola, e quell’unica parola che riuscii a pronunciare mi uscì strascicata e quasi inudibile.
-Lo so Bella, è stata la stessa cosa che ho pensato anch’io mentre la leggevo!- Alice mi accarezzò con gentilezza un braccio ed i capelli, sospirando. -Deve volerti davvero molto bene.. sono sicura che davvero pochissime persone avrebbero compiuto questo gesto, come ha fatto lei..-
-Io.. io non riesco a crederci..-
-Oh, Bella, ma devi crederci! Ma dimmi.. è tutto vero? Sei la Contessina Isabella? Sei davvero tu?-
Annuii, sentendo le nuove lacrime scendere sul mio viso ed offuscarmi la vista così tanto che dovetti passarmi più volte le mani sugli occhi per riuscire a vedere di nuovo. Dovetti anche mordere forte le labbra per cercare di trattenere un singhiozzo.
-Oh, tesoro, vieni qui..- Alice, senza indugi, mi abbracciò e mi strinse contro il suo corpo, lasciandomi qualche gentile colpetto sulla schiena per tentare di calmare il mio pianto. -Stai tranquilla, è tutto a posto.. tranquilla..-
Mi strinsi contro di lei quasi senza accorgermene, ed allacciai le braccia intorno alle sue spalle come per cercare un appiglio. Sommersi il viso sul suo collo, mentre il mio pianto si faceva più intenso e mi rendeva difficile anche riuscire a respirare.
Mi ci vollero moltissimi minuti prima che riuscii a calmarmi un po’; Alice non si mosse dalla posizione che aveva assunto ed aveva continuato a massaggiarmi la schiena fino a quando non mi calmai, restando in silenzio e lasciandomi tutto il tempo di cui avevo bisogno.
Rialzai la testa dopo un po’, tirando su col naso e massaggiandomi pigramente gli occhi ancora umidi di lacrime. Alice mi sorrise, imitando i miei gesti e carezzandomi con tenerezza una guancia.
-Ti va di parlare un po’?- chiese dopo qualche secondo, incoraggiante.
Annuii in silenzio, puntando i miei occhi sul suo viso tranquillo e gentile.
Parlare e descrivere ancora una volta la mia vita era una cosa che non mi andava molto di fare, ma Alice meritava di sapere tutto.. dopo quello che stava facendo per me, lo meritava davvero.
 

-
 

Da quando Alice lesse la lettera di Angela e venne a conoscenza della verità, cosa avvenuta la sera prima, la situazione cambiò con una velocità a dir poco impressionante.
La nostra conversazione ci tenne impegnate più del dovuto, tanto che dovemmo interrompere di parlare per poter partecipare alla cena e riprendere subito dopo la fine. Alice mi ascoltò attentamente per tutto il tempo, sentendo tutto quello che avevo da dire e restando in silenzio fino a quando non ebbi più nulla da dire.
Le accennai anche la mia storia con Edward, ma non mi dilungai molto perché era ancora difficile per me parlare di lui.. non gli dissi neanche il suo nome e non le dissi nemmeno che la persona di cui mi ero innamorata era un principe.
Era davvero troppo doloroso per me ripensare a lui ed alle promesse che ci eravamo scambiati pochissimi giorni prima.. ed ormai quelle promesse forse non avevano più alcun valore.
Subito dopo aver sentito il mio racconto, comunque, Alice si impegnò subito per fare in modo che mi trovassi a mio agio nel suo palazzo, non come domestica ma come sua gradita ospite, e che mi fosse cambiata la stanza in cui avrei riposato da quel momento in avanti.
In breve tempo mi ritrovai ad occupare una delle camere degli ospiti, elegante e sobria come nello stile di tutto il palazzo, ed a dormire su un letto enorme e dalle lenzuola candide e dai ricami pregiati.
Non mi ero mai sentita così piena di attenzioni come in quel momento.. era la prima volta, forse, da quando mio padre mi aveva lasciato.
Risvegliarmi in quella meraviglia di letto e con il sole che mi colpiva il viso, poi, fu la sensazione più strana di tutta la mia vita. Non ero pronta a vedere una stanza elegante e sontuosa come quella al risveglio, abituata com’ero ad avere sotto gli occhi l’umile camera che avevo occupato per dieci lunghi anni.
Quella mattina feci appena in tempo a sbadigliare ed a stirare le braccia, ancora comodamente sdraiata sul letto, prima di sentire qualcuno bussare alla porta della camera senza aprirla, sicuramente aspettando un mio invito per farlo.
-Avanti- dissi, sentendo la voce ancora roca per via del sonno.
Mi misi a sedere sul letto e scostai i capelli dal volto mentre sentii la porta aprirsi, e mi bastò voltare di poco il viso per vedere Rosalie, vestita e pettinata di tutto punto, entrare nella camera seguita da una ragazza con le braccia cariche di stoffa.
-Buongiorno Bella! Hai riposato bene?- Rose, come ben presto mi suggerì di chiamarla, mi salutò calorosamente e si sedette sul mio letto, baciandomi le guance.
-Benissimo! Non ho mai riposato così bene in tutta la mia vita..-
Rosalie ridacchiò, schiaffeggiandomi scherzosamente la mano. -Ne sono felice, Bella..-
Si voltò verso la ragazza che si trovava poco distante dal letto e le fece cenno di avvicinarsi, cosa che quest’ultima fece sbrigativamente. Guardai prima lei e poi Rosalie, confusa, in cerca di spiegazioni.
-Allora, mia cara Bella.. lei è Aline. Verrà ogni mattina a darti una mano con i vestiti e tutto il resto..-
-Oh- restai colpita da quell’informazione. -Ma.. Rose, non ce n’è alcun bisogno! Davvero, posso cavarmela anche da sola..-
Ero sincera quando espressi il mio pensiero. In quegli anni avevo imparato ad occuparmi di quel compito, spesso aiutando Ludmilla o Jessica nel ‘difficile’ compito di vestirsi, ed avevo persino imparato a stringere e legare i nastri dei miei vestiti sulla schiena senza grosse difficoltà. Non sarebbe stato un problema per me fare questo anche adesso che ero ospite di Alice.
-Non ne dubito, tesoro.. ma Alice ha insistito così tanto- Rosalie alzò gli occhi al cielo, soffocando una risatina, e poi tornò a guardarmi nuovamente. -E la nostra Aline è stata così gentile da offrirsi volontaria per venire ad aiutarti..-
-In questo caso, allora..- ridacchiai, scostando piano le lenzuola per scendere dal letto.
Rivolsi un piccolo sorriso ad Aline, e lei non appena si accorse del mio gesto si affrettò a farmi un inchino.. cosa che mi mise un po’ in imbarazzo, non essendo proprio abituata a riceverne.
-Signorina Isabella- mi salutò cortesemente, rimettendosi in posizione eretta e stringendo meglio le stoffe che teneva ancora tra le braccia.
Ad una più accurata occhiata che rivolsi a quest’ultime, capii che quelli che Aline stringeva al petto erano in realtà dei vestiti.. dei vestiti che non erano miei e che molto probabilmente Alice mi stava prestando.
Quella era un ulteriore dimostrazione di come Alice fosse una persona premurosa e gentile.
Rosalie, imitandomi, si alzò dal letto e poi sorrise calorosamente ad entrambe. -Vi lascio da sole, così potete iniziare.. noi ci vediamo tra poco per la colazione, Bella.-
Salutai la mia nuova amica con un sorriso e non appena lei ebbe chiuso la porta una volta uscita, Aline posò i vestiti sul letto e li sistemò in modo che non si stropicciassero troppo. Quando ebbe terminato quel compito, si voltò verso di me e mi sorrise timidamente, arrossendo subito dopo.
Durante tutto il tempo in cui restò insieme a me, ebbi modo di conoscerla meglio e scoprii anche che mi piaceva molto stare in sua compagnia.
Aline, che scoprii aveva appena due anni in più di me, era una ragazza timida ma che tendeva ad essere più aperta non appena conosceva meglio le persone; con me non impiegò molto tempo a sciogliersi, e ben presto cominciò ad abbandonare il tono formale ed a chiamarmi Bella, come facevano già tutti in quel posto.
Mentre mi aiutava ad indossare il vestito, di colore blu e dalla stoffa pregiata, e pettinava ed acconciava i miei capelli con movimenti gentili e veloci, mi spiegò che lavorava nel palazzo da poco più di un anno e che insieme a lei c’era anche suo fratello, Antoine, impegnato per lo più nelle cucine.
Aline si prese il disturbo anche di riordinare la stanza e di rifare il letto su cui avevo dormito, arrabbiandosi un po’ quando si accorse che le stavo dando una mano. L’istinto di aiutarla in quelle piccole faccende era arrivato spontaneo, senza che me ne potessi accorgere..
Sarebbe stato difficile per me reprimerlo, avendo capito che tutti avrebbero cercato di frenare sul nascere ogni mio piccolo accenno di dare una mano.
Scesi insieme ad Aline al piano inferiore e raggiungemmo la sala da pranzo dove era stata già servita la colazione; mi lasciò lì, dove erano già riuniti tutti gli altri, e tornò a svolgere le altre faccende promettendomi che presto sarebbe venuta di nuovo da me.
Jacob, quando si rese conto che la ragazza appena entrata nella stanza ed abbellita a dovere ero io, mi venne incontro e dall’espressione che aveva sul viso sembrava che non credesse a quello che vedeva.
-Wow..- fu il suo commento quando si fermò di fronte a me.
Mi prese una mano e poi mi fece girare su me stessa, come se volesse accertassi sulla veridicità dei fatti, e continuò ad osservarmi a lungo facendomi imporporare le guance.
-Ecco, adesso so con certezza che sei tu!- esclamò, notando il rossore sul mio viso. -Sei un incanto, piccola Bells..-
Lui e Paul erano stati messi al corrente la sera prima della lettera che aveva scritto Angela e del conseguente cambiamento delle cose, ed entrambi erano stati più che felici di sapere che finalmente potevo tornare ad essere la Contessa Swan che Ludmilla aveva tenuto nascosto per così tanto tempo.
Sorrisi al mio amico, ancora un po’ imbarazzata. -Grazie Jake..-
L’imbarazzo, però, non mi abbandonò molto presto e per tutta la durata della colazione il rossore restò presente sul mio viso, grazie anche ai mille e più complimenti che Alice e Rosalie mi rivolsero. Alice soprattutto, riusciva a farmi un complimento anche per il modo in cui tenevo in mano le posate per mangiare.
Il buonumore e l’allegria ci fecero compagnia per tutto il tempo, anche se cominciarono a sfumare ed a lasciare il posto al dispiacere quando arrivò il momento per Jacob e Paul di partire per ritornare a palazzo Swan, come avevano deciso di fare la sera prima.
Loro uscirono da palazzo qualche minuto prima di me, Alice e Rosalie, ma li raggiungemmo con calma per poterli salutare e per augurargli un buon ritorno a casa.
Restai in disparte mentre Alice e Rose li salutavano, non sapendo come comportarmi in quel momento; stavo per lasciarli per sempre, una cosa che immaginavo non sarebbe mai successa nella mia vita.. così come non immaginavo che tante altre cose sarebbero potute accadermi.
Rimasi seduta sui primi gradini della scalinata, cercando di trattenere le lacrime, fino al momento in cui non vidi gli occhi di Jacob incrociare i miei.. ed allora per me fu impossibile bloccarle ancora.
Le lasciai cadere una ad una, continuando a mantenere lo sguardo del mio amico, e quando lui mi raggiunse e si sedette al mio fianco lasciai che mi abbracciasse e che mi facesse sfogare il pianto sulla sua spalla.
-Non ti stringo troppo perché ho paura di rovinare il tutto- mi sussurrò, alludendo al mio capo di vestiario, e facendomi uscire una risatina che si sentì appena tra i singhiozzi.
Mi scostò appena, quel tanto che bastava per guardarmi bene in volto, e passò delicatamente i pollici sulle mie guance per asciugare le scie delle lacrime che erano cadute fino a quel momento e che continuavano a scorrere imperterrite.
-Smettila di piangere adesso.. lo hai fatto per troppo tempo in questi giorni, e voglio ricordarti con il sorriso.. quello della bambina che ho conosciuto tanti anni fa e che è diventata mia amica..-
-Jake..-
Cercare di non piangere più risultò difficile, specialmente dopo aver sentito quello che mi disse Jacob, ma ci provai ugualmente e provai anche a sorridergli, anche se quello che uscì fuori molto probabilmente non assomigliava un granché ad un sorriso.. però sembrò andar bene lo stesso.
Mi baciò la guancia, ancora umida, e poi mi abbracciò ancora, stavolta stringendo un po’ di più la presa.
-Ti vorrò sempre bene, Bells, anche se adesso ci sono centinaia di kilometri a dividerci.. non lo dimenticare mai.-
Mi morsi le labbra, seppellendo il viso nell’incavo del suo collo. -Ti voglio bene anch’io, Jake.. tanto..-
Qualcuno che si trovava vicino a noi si schiarì la gola, attirando così la nostra attenzione; voltai appena il viso, e con la vista leggermente sfocata guardai Paul che si inginocchiava per raggiungere la nostra altezza e che sorrideva lievemente.
-Contessina Isabella.. la posso salutare come si deve?- chiese, allargando le braccia in un chiaro segno di raggiungerlo.
Jacob abbandonò la presa sul mio corpo e dopo avermi carezzato una spalla lasciò che potessi andare a stringere Paul per salutarlo; lui, proprio come aveva fatto prima Jacob, mi strinse con forza a sé e mi baciò la fronte, cullandomi come se stesse tranquillizzando una bambina piccola.
Ricambiai il suo abbraccio con tutta la forza che avevo, sospirando. -Tienimi.. tienimi informata su Rachel ed il bambino.. ti prego..-
-Lo farò, sta tranquilla.. sarai tra le prime persone a sapere quando nascerà..- mi tranquillizzò ancora, baciandomi di nuovo la fronte e sciogliendo poi l’abbraccio in cui mi aveva tenuta stretta.
Tenendomi per le mani mi fece alzare in piedi e sentii Jacob, ancora al mio fianco, fare la stessa cosa; tutti e tre insieme raggiungemmo Alice e Rosalie, che si trovavano poco distanti da noi e che avevano assistito in silenzio ai nostri saluti.
Rosalie mi circondò le spalle con un braccio e mi strinse poi una mano, sorridendomi con tenerezza mentre io continuavo a tenere lo sguardo puntato sui miei due amici che si dirigevano verso la carrozza, pronta a partire.
-Sono certa che li rivedrai presto- mi sussurrò Alice, che si era avvicinata a noi e si era fermata al mio fianco; mi carezzò il viso con la punta delle dita.
-Lo spero anch’io..- dissi, con la voce ancora un po’ roca per via del pianto di poco prima.
Jacob e Paul, intanto, erano saliti entrambi sulla carrozza e si stavano apprestando a partire. Lo fecero soltanto dopo che ci ebbero salutato un ultima volta con un cenno della mano e con un sorriso.
Ricambiai il loro gesto, alzando ed agitando in maniera convulsa il braccio che Rose non teneva stretto nella sua presa, fino a quando la carrozza non sparì dalla mia visuale. Una lacrima, l’ennesima della mattinata, mi rigò una guancia prima di fermarsi all’angolo delle labbra.
Sperai che le parole di Alice fossero vere, e che avrei rivisto presto loro e tutti gli altri..
Sperai anche, nel profondo del mio cuore, che un giorno avrei potuto rivedere anche Edward.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Ragazze mie, buonasera :D
Spero che la vostra settimana sia trascorsa in modo piacevole e che la neve non vi abbia sommerso XD dalle mie parti ne sono caduti quasi 40 cm! Era un sacco che non capitava *__*
Comunque, a parte il tempo.. spero che questo capitolo vi sia piaciuto :) a me non ha convinto molto la parte della lettera (doveva esserci qualcosa che non andava XD). Sono negata a scriverle e non ho saputo davvero fare di meglio, ma comunque credo che sia passabile :)
Per quanto riguarda gli errori.. l’ho letto più volte e credo che non ce ne siano più, ma se ne trovate alcuni ditelo pure :) così posso provvedere a correggerli.
Vi ringrazio moltissimo per le 9 recensioni che ho ricevuto allo scorso capitolo *__* provvederò quanto prima a rispondere a tutte, se la corrente me lo permette -__- ma vabbè u.u
Vi lascio andare visto che le note questa volta sono più lunghe del solito XD non vi voglio annoiare con i miei monologhi u.u
Un bacio a tutte voi, noi ci sentiamo presto ;)
KrisC

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Capitolo 17
*** Capitolo sedicesimo ***


Come in una favola - Capitolo16

Buon pomeriggio, carissime!
Mi scuso per il leggero ritardo che ho riportato nel postare il capitolo, ma ho dovuto apportare alcune modifiche visto che c’era qualcosa che avevo sbagliato ad aggiungere.. anzi, a dire la verità solo una XD ma alla fine ho rimediato u.u
Ok, questo capitolo è diviso in due punti di vista: il primo è quello di Bella, più corto e per lo più è una specie di riassunto, mentre l’altro.. beh, è una persona che non ha mai ‘parlato’ dall’inizio della storia e spero che vi faccia piacere entrare nella sua testa :)
Adesso vi lascio alla lettura, vi aspetto in fondo :D


Come in una favola

 
 
 

Capitolo sedicesimo
 
 
 

Bella
 
 

Le prime due settimane al palazzo dei Baroni Whitlock trascorsero rapidamente ed in maniera tranquilla.
Sotto alcuni aspetti sembrava che mi trovassi ancora nella mia vecchia casa, ma ce n’era uno in particolare che mi faceva capire che non era esattamente così.. il fatto di essere lì e di non essere costretta a lavorare, infatti, cambiava totalmente le cose.
I primi giorni furono quelli più difficili da affrontare, per me. Non ero particolarmente abituata a restare con le mani in mano e cercavo disperatamente di rendermi utile, nonostante Alice mi avesse ripetuto più di una volta che ero una sua ospite e che non avrei dovuto scomodarmi nel dare un aiuto in giro.
Nonostante quello, però, cercai ugualmente di svolgere qualche piccola mansione anche se venivo scoperta e fermata nel giro di pochissimo tempo.
Qualche mattina dopo il mio arrivo Aline venne nella mia stanza per aiutarmi a vestirmi e rimase un pochino sorpresa quando mi trovò già seduta davanti alla specchiera, ancora in tenuta da notte, intenta a pettinarmi i capelli.
Dopo l’iniziale confusione, però, si arrabbiò un po’ con me per il fatto di non averla aspettata e lo divenne ancora di più quando si accorse che avevo anche risistemato il letto sul quale avevo riposato.
Aline, che scoprii nascondeva un bel caratterino, mi costrinse a prometterle che non avrei più fatto nulla prima del suo arrivo e che avrei dovuto lasciar lavorare soltanto lei. L’idea non mi entusiasmava tanto, ma alla fine acconsentii alla sua richiesta.
Ben presto imparai ad accettare il fatto che non avrei mai più svolto le faccende domestiche e cominciai ad occupare in altro modo le mie giornate, grazie anche all’aiuto di Alice e di Rosalie che non mi lasciavano quasi mai da sola.
Insieme a loro trascorsi moltissimi pomeriggi piacevoli, dove l’unico scopo sembrava essere quello di stare insieme e di conoscerci meglio. La loro compagnia mi piaceva molto e la noia non arrivò mai, anche se ci ritrovavamo soltanto per scambiarci due parole sulla giornata o per prendere insieme il tè.
Rosalie, in uno di quei pomeriggi passati insieme, cominciò a rallegrare un po’ l’ambiente suonando il clavicembalo, e mi incoraggiò ad unirmi a lei, nonostante io non fossi capace di suonare quello strumento. Avevo suonato qualche volta quando ero ancora piccola, aiutata da mio padre, ma non avevo più avuto altre occasioni per migliorare.
Nonostante la mia spiegazione Rose non si perse d’animo e fu felice di aiutarmi a suonare; ben presto, decise che avrebbe passato almeno un ora al giorno insieme a me e che mi avrebbe aiutato a migliorare.
Alice, nonostante il suo stato interessante, trascorreva moltissimo tempo insieme a noi ed in più svolgeva moltissime attività. Ricamava, disegnava, leggeva, suonava, e qualche volta scriveva poesie.. sembrava avere energie a sufficienza per fare tutto.
Un giorno si ritirò nelle sue stanze, pregando me e Rosalie di non disturbarla per nessuna ragione al mondo, e ci lasciò immerse nella nostra lezione di clavicembalo; quando fu di ritorno, teneva tra le mani una pergamena arrotolata e con un sorriso enorme la srotolò davanti ai nostro occhi per mostrarci quello che aveva disegnato.
Mi ritrovai, così, ad osservare un mio ritratto fatto a carboncino. Alice era stata davvero molto precisa nei particolari, nonostante io non mi trovassi nella stessa stanza con lei, e sembrava quasi che stessi osservando il mio riflesso allo specchio.
Alice mi mostrò anche la biblioteca del palazzo e fu davvero felice di scoprire che adoravo leggere, quando gli confessai quella mia piccola passione. Lasciò la stanza a mia completa disposizione e rimase molto compiaciuta quando vide che avevo accettato con gioia il suo invito.
Non avevo mai avuto molto tempo a disposizione da dedicare alla lettura in quegli anni, ed invece adesso ne avevo moltissimo! Ne fui davvero felice, tanto da trascorrere diverse ore al giorno all’interno della biblioteca quando decidevo di stare un po’ da sola.
Avevo avuto anche il tempo di svolgere lunghe passeggiate nel parco della tenuta, ed avevo avuto ragione nel pensare che era enorme il giorno del mio arrivo.
Trascorsi un intera mattinata all’aria aperta, ammirando l’ambiente che mi circondava e lo girai tutto, anche se ogni volta che ricominciavo daccapo il mio passeggiare scoprivo altri particolari che le volte scorse mi erano sfuggite.
Fu di ritorno da una di quelle passeggiate che conobbi il Barone Whitlock o, come ben presto mi chiese di chiamarlo, Jasper.
Dalle descrizioni che mi fece Alice, mentre parlava di lui, mi sarei aspettata un giovane bello ed affascinante, e non restai affatto delusa quando me lo ritrovai davanti agli occhi.. se non altro, sembrava che Alice mi avesse rivelato solo una piccola parte di verità.
Jasper era davvero un ragazzo bellissimo, e non dimostrava più di venticinque anni.. ma rimasi stupita quando mi rivelò che presto ne avrebbe compiuti ventotto. Era alto, davvero alto, e la piccola Alice raggiungeva a stento il suo petto con la testa, tanto che suo marito spesso e volentieri era costretto ad abbassarsi sulle ginocchia per baciarle il viso.
I capelli erano biondi così come quelli di sua cugina Rosalie, ma erano un po’ più scuri rispetto ai suoi e tendevano ad un caldo color miele; li teneva lunghi fino alle spalle e mossi, legati la maggior parte delle volte con un nastrino nero sulla nuca.
Aveva anche dei bei lineamenti, marcati ma dolci, e gli occhi di un azzurro chiaro davvero bellissimi; in quei giorni, spesso Alice mi aveva detto che sperava di poter vedere gli occhi di suo marito anche sul viso della loro bambina. Era impossibile conoscere il sesso del nascituro, ma lei era sicura al cento per cento che si trattasse di una femminuccia e lo ripeteva spesso, tanto che anche Jasper sembrava essersene convinto anche lui.
Jasper fu felice di conoscermi, anche se come sua moglie si sarebbe immaginato di accogliere in casa sua una semplice domestica e non, invece, una Contessa. Rimasi davvero colpita quando mi rivelò che lui aveva conosciuto i miei genitori e che mi aveva vista appena nata; a quanto sembrava, i suoi genitori ed i miei erano stati molto amici ed avevano trascorso molto tempo insieme, quando erano ancora in vita.
Il resoconto della mia vita fu tenuto da Alice ed io riuscii a spiegare a Jasper solo le parti che lei tralasciava, ma la parte dedicata a me e ad Edward la accennai soltanto ed evitai di rivelare il nome del mio innamorato.. anche se mi lasciai sfuggire qualche piccolo particolare sui momenti che avevamo trascorso insieme quasi senza rendermene conto, tanto che anche io ne restai un po’ sorpresa.
Alice restò delusa quando vide che non le avevo detto quelle cose la prima volta che parlammo, ma alla fine comprese il fatto che avevo ancora delle difficoltà a parlare liberamente di lui e lasciò cadere il discorso.
Non mi forzò neanche per sapere qualcosa di più su Edward e la ringraziai silenziosamente per quello.. anche se dopo qualche giorno le raccontai tutto di mia spontanea volontà. Misi al corrente di Edward anche Rosalie, ed entrambe le volte in cui lo feci per me fu difficile parlare di lui.. ma fu anche liberatorio, sotto alcuni aspetti.
Avevo avuto il bisogno di confidarmi con qualcuno e di parlare di Edward, ed il fatto che loro fossero lì in qualche modo mi aiutò molto.
Se mi era difficile parlare ad altri di lui, il solo pensare a lui quando ero da sola sembrava ancora peggiore, ed ogni volta che accadeva sentivo gli occhi cominciare a bruciarmi quasi immediatamente.
Cercavo sempre di trattenere i pensieri che riguardavano Edward quando mi trovavo in compagnia degli altri e li lasciavo ‘liberi’ solo quando ero da sola nella mia stanza.
In quei momenti, mi lasciavo andare e ripercorrevo con la mente tutti i momenti in cui eravamo stati insieme.. spesso mi ritrovavo a piangere nel giro di pochi minuti, e stringevo con forza il cuscino tra le mani anche se desideravo con tutta me stessa stringere il corpo di Edward al mio.
Mi mancava moltissimo, più di tutte le altre persone che avevo lasciato.. potevo cercare di far finta davanti agli altri che non fosse così, ma a me stessa non potevo negarlo. Mi mancava, e sentivo il mio cuore stringersi e fare male ogni volta che rivedevo il suo viso nei miei ricordi.
Avrei dato qualsiasi cosa per poterlo rivedere e riabbracciare.

 
 

Angela

 

Arrotolai la ciocca di capelli sul mio dito indice mentre cercavo di concentrarmi e di riprendere la lettura dal punto in cui mi ero interrotta, ma non fu molto facile.
Nelle ultime settimane tutto mi risultava difficile da compiere.. specialmente dedicare un po’ del mio tempo alla lettura mi era difficile. La mia mente era letteralmente sommersa dai pensieri, e quasi tutti avevano come protagonista Bella.
Da quando Bella era andata via in quella casa era tutto diverso. La maggior parte di noi, ad esclusione di mia madre e di Jessica, sentivamo la sua mancanza.. a me, poi, mancava terribilmente.
Era come se avessi perso una parte di me.. avevo perso, nel giro di breve tempo, un’amica, una confidente, una sorella. In Bella io riuscivo a vedere tutto quello perché per me lei era sempre stata così, e non la povera e semplice serva come credeva da anni mia madre.
Dentro di me avevo desiderato per tantissimo tempo che Bella tornasse ad essere una nobile e ad essere rispettata come era giusto da fare, e sapere che finalmente tutto quello stava accadendo, anche se a moltissimi kilometri di distanza, mi faceva sentire un po’ più sollevata.
Non appena fu di ritorno dalla tenuta dei Baroni Whitlock, Jacob raccontò a me ed a Julianne che era andato tutto bene.. Alice aveva letto la mia lettera ed aveva scoperto tutto. Secondo le sue parole, lei non aveva tentennato un secondo ed aveva accettato la verità che io, una sconosciuta per quella ragazza, le avevo scritto in quelle poche righe.
Aveva anche accolto Bella nella sua casa come ospite e come la Contessa che era in realtà, e non come una serva.
Jacob ci disse anche che la mattina della loro partenza Bella quasi faticava a riconoscerla, perché era stata vestita e pettinata come una vera nobile.. aveva aggiunto che era davvero bellissima e che quel nuovo aspetto le donava molto.
Sentendo il racconto di Jacob sia io che Julianne eravamo scoppiate a piangere, anche se in maniera silenziosa, e ci stringevamo le mani a vicenda come per farci forza. Eravamo felici per Bella e per quello che le era successo.. aveva risollevato un po’ la situazione della sua vita ed avrei voluto davvero tanto poterla vedere finalmente nelle vesti di Contessa.
Doveva essere davvero meravigliosa, proprio come ci aveva descritto Jake.
Un’ipotetica visione di Bella vestita di un abito pregiato ed elegante e dai capelli acconciati meravigliosamente mi rapì, costringendomi a chiudere il libro che ancora avevo tra le mani e sospirare.
Per quel giorno la mia attenzione sembrava non dover essere rivolta per niente alla lettura.
Posai il libriccino sul mio grembo e ci incrociai le mani sopra, rivolgendo subito dopo lo sguardo alla finestra che mi era più vicina.
Le finestre della mia stanza si trovavano nell’ala del palazzo vicina al parco e da cui si poteva raggiungere la porta secondaria della cucina; moltissime volte, quando mi trovavo da sola in camera, passavo un sacco di tempo a quella finestra ed osservavo quello che accadeva fuori dal palazzo. Più di una volta mi era capitato di vedere Bella rincorrere Jacob, che le aveva combinato qualche scherzo dei suoi.
Il giorno dopo la partenza di Bella mi capitò la stessa cosa.
Rimasi per la maggior parte della giornata chiusa nella mia stanza, non avendo voglia di fare qualcosa o di parlare con qualcuno, e rimasi con lo sguardo fisso sul parco che quel giorno era vuoto. Saltai persino il pranzo e nel primo pomeriggio vidi qualcuno aggirarsi lì intorno..
Era un ragazzo, e mi bastarono pochi secondi per capire che doveva essere Edward. Poteva essere soltanto lui.. Paul e Jacob non c’erano, e noi non aspettavamo nessuna visita per quel pomeriggio.
Poteva trattarsi soltanto di lui, che veniva a prendere Bella per poterla condurre al castello. Mi si strinse il cuore a quel pensiero.. quello doveva essere il giorno più felice della loro vita, ed invece era diventato il più triste ed il più brutto.
Pochissimi minuti dopo averlo notato, vidi Edward tornare sui suoi passi ed imbattersi in Julianne. Non riuscii a sentire le loro voci e le battute che si stavano scambiando, ma da come lui se ne andò e da come Julianne si accasciò sull’erba non doveva essersi trattato di qualcosa di piacevole.
Quella stessa sera, dopo aver provato a mangiare qualcosa e dopo essermi ritirata nuovamente nella mia stanza, Julianne venne a trovarmi e mi raccontò quello che era successo quel pomeriggio.
Sua zia Margaret aveva detto ad Edward che Bella era partita per poter sposare un Duca italiano.. una bugia enorme, inventata da mia madre in persona. Lei aveva costretto praticamente Margaret e qualunque altro membro della servitù a dire quella bugia se si fosse presentato a palazzo un giovane che avesse chiesto di Bella.
Julianne non se l’era sentita di dire quelle parole, e per questo se n’era andata quando aveva visto Edward alla porta della cucina. Aveva anche provato a chiarire la faccenda con lui, ma fu tutto inutile. Edward aveva creduto alle parole della zia e pensava che Bella lo avesse preso in giro per tutto quel tempo.
Mi era dispiaciuto moltissimo sentire quelle cose ed avrei voluto con tutta me stessa rimediare in qualche modo, ma non sapevo da quale parte cominciare. Ero sicura del fatto che Julianne mi avrebbe aiutato se gli avessi spiegato le mie intenzioni, ma c’era ancora qualcosa che mi frenava..
Avevo paura di quello che mi avrebbe potuto dire Edward seppure lo avessi trovato e gli avessi spiegato tutto. Avevo paura che desse anche a me della bugiarda.
 

-
 

Stare chiusa dentro la mia stanza non mi entusiasmava più come programma della giornata, sia per la brutta piega che avevano preso i miei pensieri e sia per la noia che cominciava ad arrivare inesorabile.
Riposi in fretta sullo scrittoio il libro che avrei voluto leggere se avessi avuto un po’ di concentrazione e poi uscii dalla camera, decisa a cercare qualcosa da fare con cui poter far passare il tempo.
Era ancora pomeriggio e mancavano alcune ore prima della cena.. sarebbe stata davvero una grande impresa trovare un attività che mi avrebbe intrattenuto fino a quel momento della giornata.
Cominciai a pensare che forse sarebbe potuta essere una buona idea andare a far visita a Rachel; mi era sempre piaciuto stare in sua compagnia, ma da quando era rimasta incinta non avevo avuto più così tante occasioni per andarla a trovare.
Da quando Bella era andata via, però, avevo ripreso quelle visite ed avevo scoperto che mi erano mancate moltissimo; anche Rachel me lo confessò il primo giorno che tornai da lei, e da quel momento non saltai un giorno in cui non mi recai nella sua stanza.
Rachel ormai era vicina alla fine della gravidanza e si stancava davvero molto facilmente.. anche fare qualche passo le risultava faticoso. Julianne, Giselle e Margaret la assistevano insieme anche a suo marito Paul, e da due settimane a quella parte le aiutavo anche io.
Lo facevo perché avevo un estremo bisogno di rendermi utile nel palazzo e cercavo in quel modo anche di ricoprire il ruolo di Bella. La sua assenza si sentiva ed il lavoro, senza di lei che dava una mano, cominciava a risultare sempre più pesante per le altre.
Io non mi sentivo affatto costretta a fare quello.. mi piaceva dare una mano, e non mi importava neanche quello che avrebbe potuto pensare mia madre vedendomi svolgere le faccende domestiche.. sicuramente avrebbe accennato al fatto che una signorina per bene come me non faceva quelle cose, ma non gli avrei dato affatto peso.
Non mi interessava più il pensiero di mia madre.. non da quando aveva mandato via Bella solo perché aveva trovato l’amore e voleva viverlo liberamente, senza la sua presenza costante dietro le spalle.
Continuai ad incamminarmi per il corridoio scuotendo la testa, cercando di mandare via quei pensieri che non facevano altro che angosciarmi più del dovuto.
Svoltai in un altro corridoio, che era per la maggior parte dei giorni deserto, e mi sorpresi quando sentii provenire delle voci da una stanza lì vicino. Me ne sorpresi, perché in quella parte del palazzo non ci veniva mai nessuno.
Solo in alcuni giorni della settimana ci si recavano Giselle e Margaret per dare una pulita, ed alcune volte lo faceva anche Bella perché comunque lì si trovavano le stanze che furono della sua defunta madre..
Inarcai un sopracciglio quando quella piccola rivelazione apparve nella mia mente. In effetti, io mi trovavo proprio in quel preciso corridoio e vicino a quelle precise stanze. Chi poteva mai trovarsi lì, in un giorno della settimana che non era destinato alle pulizie?
L’istinto improvviso di sapere qualcosa di più mi colpì fortemente e fui felice di assecondarlo; sapevo da sempre di essere una persona curiosa, e moltissime volte ero riuscita a far cedere qualcuno per riuscire a scoprire sempre le ultime notizie.
Bella ormai si era rassegnata a quel lato del mio carattere, visto che spesso e volentieri l’avevo assillata più del dovuto per farmi rivelare qualcosa di più su Edward che magari lei non mi aveva voluto dire di sua spontanea volontà.
Raggiunsi in fretta la porta che si trovava a poca distanza da me e mi ci accostai quando vidi che era già aperta ma lasciata leggermente socchiusa. Da lì le voci mi giungevano più forti e più chiare, e fui in grado di riconoscere quella squillante, ed anche molto entusiasta, di Jessica e quella più pacata ma ugualmente emozionata di mia madre.
Dal piccolo spiraglio che era stato lasciato in precedenza aperto riuscii anche a vedere qualcosa, dopo ovviamente essermi accucciata per stare più comoda. Vidi chiaramente la figura alta di mia madre che girava attorno al corpo di mia sorella, ed entrambe ridacchiavano e chiacchieravano come se fossero felici per qualcosa che le coinvolgeva.
Volevo sapere quale fosse il motivo che le rendeva le persone più felici di tutto il palazzo.
Loro sembravano essere le uniche che avevano preso meglio l’allontanamento forzato di Bella.. mamma riuscivo anche a comprenderla, dato che era stata lei a dare quell’ordine, ma.. ma mia sorella proprio non riuscivo a comprenderla.
Sapevo che non aveva mai visto Bella nello stesso modo in cui la vedevo io, e non aveva mai provato, nemmeno per un piccolo istante, a rispettarla o semplicemente a trattarla come se fosse una sua amica.. non provava lo stesso affetto che provavo io nei suoi confronti, ma speravo che almeno un pochino gli dispiacesse per la partenza di Bella.
Ed invece sembrava che non gliene importasse nulla.. era identica alla mamma.
Bussai in maniera forte e decisa alla porta con lo scopo di farmi sentire; ne avevo anche un altro che volevo si realizzasse in fretta, ed era quello di scoprire cosa rendesse così felici mia madre e mia sorella.
Le due si zittirono quasi subito quando sentirono i miei colpi sulla porta, e non passarono che pochi secondi quando mia madre aprì un po’ di più la porta per vedere chi fosse stato ad aver bussato.
Quando vide che ero io, le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso che, supposi, doveva avere anche prima che la interrompessi.
-Angela, tesoro! Cosa ci fai qui?- chiese vivacemente.
-Stavo camminando ed ho sentito le vostre voci- restai sul vago ed assunsi un tono di voce tranquillo, cercando di bloccare l’entusiasmo e la curiosità che non facevano altro che aumentare. -Ho pensato di bussare e di salutarvi..-
-Oh, ma hai fatto benissimo!- mamma sembrava davvero felice delle mie parole ed aprì ancora di più la porta.. un chiaro invito ad entrare. -Dai vieni, resta con noi! Non passiamo mai del tempo insieme.. questa mi sembra una buona occasione per recuperare un po’, non trovi?-
Le sorrisi senza però risponderle, e dopo che si fu scostata un po’ dalla porta entrai nella stanza senza esitazione, incuriosita sia per quello che avrei potuto scoprire e sia perché era la prima volta che entravo nelle stanze della madre di Bella.
Non mi ero mai permessa di entrarci senza aver prima avuto il consenso di Bella, e non mi ero mai permessa di chiedergli se potevo farlo.. la rispettavo troppo per fare così di testa mia.
Rimasi molto impressionata quando esplorai con lo sguardo quello che era stato, una volta, il regno di Reneè Swan. Non avevo mai avuto il piacere di conoscerla, ma da quello che avevo saputo ed ascoltato era una donna buona e molto gentile; osservai rapita anche il grande ritratto che si trovava sopra al camino e che la ritraeva in tutta la sua bellezza.. quasi sussultai sul posto quando notai che sembrava stessi osservando un ritratto di Bella.
Diamine, era identica a sua madre!
Gli stessi tratti del viso, lo stesso naso.. quasi le stesse labbra. Le uniche cose che sembravano differenti erano il colore degli occhi e dei capelli. Bella aveva i capelli castani e gli occhi marroni.. Reneè invece sembrava avesse avuto i capelli di un colore più chiaro rispetto a quelli della figlia e gli occhi verdi.
-Beh, non hai mai visto un quadro?-
Stavo ancora osservando il dipinto quando la voce di Jessica mi distrasse, più aspra e più insolente del solito. In quei giorni l’avevo sentita davvero poche volte, e dovevo ammettere a me stessa che non mi era mancata poi così tanto..
Voltai il viso verso di lei con l’intenzione di risponderle a tono, ma fui costretta a rimandare quella mossa quando mi accorsi di dove si trovasse e di cosa stesse indossando mia sorella.
Si trovava davanti ad uno specchio enorme, sicuramente alto due metri, e non smetteva un solo secondo di rimirare il suo riflesso e di cambiare posizione.
Indossava un abito a dir poco meraviglioso, di un bianco quasi argento e dalla gonna che cadeva lunga fino al pavimento.. quell’abito fasciava il suo corpo come se fosse stata una seconda pelle.
-Wow..- fu l’unico commento che riuscì ad uscirmi dalle labbra, totalmente diverso da quello che le avrei voluto dire fino a pochi istanti prima.
Mamma, che nel frattempo era tornata al fianco di mia sorella ed era impegnata a sistemarle la gonna, si voltò verso di me e capì che mi stavo rivolgendo al vestito quando vide che indugiavo con lo sguardo sul corpo di Jessica.
-Già, tesoro, non è magnifico?- afferrò in maniera quasi brusca il braccio di Jessica e carezzò più volte la manica dell’abito. -Pura seta.. il meglio per la mia Jessica! Oh, sarà bellissima nel giorno delle sue nozze!-
-Ma certo che lo sarò, Madre! Ne dubitavi, forse?-
Quello scambio di battute mi sembrò strano, ma sembrava esserlo soltanto per me; sia mamma che Jessica, infatti, sembravano conoscere l’argomento a cui si stavano riferendo.
L’unico fatto che riuscii a capire, però, mi spiazzò totalmente.. Jessica, una ragazza alquanto superficiale e decisamente senza cervello, si stava per sposare.
-Tu.. tu stai per sposarti?- chiesi in un sussurro.
Non riuscivo a credere alle parole di mia madre ed a quello che stavo vedendo con i miei stessi occhi. Non riuscivo a crederci perché non le avevo mai sentite parlare di un eventuale matrimonio in vista.. e poi Jessica non aveva ricevuto neanche una proposta di matrimonio!
Come poteva essere possibile che così, di punto in bianco, mia sorella stesse per convolare a nozze?
-Per adesso non è ancora nulla di certo- mi rispose Jessica. -Ma forse presto ci sarà la conferma ed anche una festa di fidanzamento!-
Jessica non si degnò neanche di guardarmi mentre si rivolgeva a me, e continuò ad osservare il vestito ed a seguire con le dita le cuciture che si trovavano sul bustino e che sembravano creare uno strano ma elegante disegno ricamato.
-Non ne sapevo nulla..-
-Lo so cara- questa volta a rivolgersi a me fu mia madre, che mi si avvicinò in fretta e mi posò gentilmente una mano sulla spalla. -Volevamo esserne sicure prima di darti la notizia, e sembra proprio che ormai la proposta sia vicina! Sono così entusiasta da non crederci quasi..-
-Non ci credo nemmeno io..- la mia però era la pura verità.. chi mai poteva chiedere a Jessica la sua mano? -E chi è il fortunato giovane?-
-È il principe, mia cara.. il principe Edward!-
Ecco, a quelle nuove parole davvero non volevo credere!
-Il.. il principe Edward?- chiesi ancora, sperando che potessi ricevere stavolta una risposta diversa.
-Sì tesoro, proprio lui! Giusto ieri io ed Esme ci siamo incontrate al castello ed abbiamo discusso di un possibile loro fidanzamento.. credo che presto ci sarà una festa in loro onore, proprio come ti ha detto tua sorella!-
-Tu ti sposerai con il principe?!- stavolta la mia domanda era rivolta a Jessica, la quale finalmente si voltò e si degnò di mostrarmi il suo viso.
-Che c’è, sei forse diventata sorda? Sì, mi sposerò con il principe.. e smettila di chiederlo!-
-Jessica, non ti rivolgere in quel modo a tua sorella!-
Mamma la sgridò, ma il suo rimproverò finì così com’era cominciato visto che riprese quasi subito a controllare se l’abito indosso a Jessica era perfetto così come sembrava essere.
Jessica avrebbe sposato Edward.. oddio, veramente non riuscivo a credere ad una situazione simile! Era.. era inammissibile, e completamente sbagliato!
Con quale coraggio poteva sposare un ragazzo dopo poche settimane che quest’ultimo si era visto cadere il mondo addosso? Edward aveva perso tutto con la partenza di Bella, e davvero non poteva sposare Jessica perché credeva che ormai non ci fosse più nulla da fare.
Non poteva veramente arrendersi in questo modo..
Se lo faceva, allora voleva dire che non aveva mai creduto veramente fino in fondo nell’amore che Bella aveva provato e che provava ancora per lui.. come dopotutto aveva già dimostrato credendo alla bugia di mia madre.
Non avrei mai pensato che Edward fosse il tipo di persona che si arrendeva non appena giungeva il primo ostacolo.. lo avevo giudicato male.
-Tesoro mio, questo vestito ti sta meravigliosamente! Non ha bisogno di molte modifiche.. siamo fortunate!-
Ritornai con la mente a quello che stava accadendo in quel momento quando sentii la voce di mamma raggiungermi, nonostante non si stesse riferendo a me. Puntai gli occhi sulla sua figura, inginocchiata dietro al corpo di Jessica, mentre era impegnata a sistemare la coda leggermente lunga dell’abito.
-Basterà aggiungere qualcosa per dargli un tocco più moderno.. che ne pensi, Madre?- Jessica era completamente assorta ad osservare i movimenti di mamma.
Lei si rialzò con calma, spolverandosi la gonna e sorridendo. -Sì.. hai ragione. È già perfetto così, basta solo rimodernarlo un po’..-
Lasciò un buffetto sulla guancia di Jessica, ridacchiando, e poi si voltò verso di me per raggiungermi; io mi trovavo ancora accanto al camino e non avevo mosso neanche un passo da quando avevo saputo tutte quelle novità.
Mamma lasciò una carezza sul mio viso, sorridendomi. -Aiuti tu Jessica a riporre per bene il vestito? Devo assolutamente andare a scrivere alla nostra sarta.. abbiamo bisogno del suo aiuto.-
-Ma.. ma certo!- dissi, con voce non del tutto rassicurante.
Mamma uscì dalla stanza in fretta, lasciando da sole me e Jessica. Incrociai le braccia al petto, mentre osservavo mia sorella specchiarsi ancora e non smettere neanche per un secondo di passarsi le dita tra i capelli.
Era così piena di sé, sicura della sua bellezza ed avvenenza e convinta che tutto le fosse lecito.. non aveva ancora capito che era soltanto una povera ragazza viziata e vuota.
Ne ero sempre più convinta, specialmente adesso che aveva intenzione di convolare a nozze con un ragazzo che aveva perso da poco l’amore della sua vita. Non aveva pensato neanche un po’ che Edward non avrebbe mai provato qualcosa per lei, neanche dopo anni ed anni di matrimonio.
Jessica si voltò verso di me, dopo aver indugiato per parecchi minuti di fronte allo specchio, ed aggrottò le sopracciglia.
-Sei qui per aiutarmi o per restare lì impalata?- mi urlò contro.
Quella specie di rimprovero mi fece scattare, ed anche l’irritazione e la rabbia che stavo covando dentro cominciò ad espandersi fino ad uscire del tutto dal guscio in cui avevo cercato di rinchiuderla.
-Ma non ti vergogni?- chiesi, avvicinandomi a lei e tenendo comunque le braccia incrociate; non volevo correre il rischio di metterle le mani addosso.
-Di cosa mi dovrei vergognare?- chiese lei, calma.
Tutta quella sua sicurezza cominciava ad innervosirmi.
-Stai per sposare un ragazzo di cui non ti interessa nulla, e che fino a poco tempo fa aveva la possibilità di vivere con la persona di cui era innamorato con tutto se stesso..- cercai con tutta me stessa di trattenere il fiume di sensazioni che avevo dentro mentre le parlavo, -..di questo ti dovresti vergognare!-
Jessica sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Sembrava seccata dalle mie parole.
-Non sono tanto sicura che il destino di Edward fosse quello di sposare una poveraccia come Bella.. lei, in fondo, non è così importante..-
-Non è così importante..- ripetei, deglutendo a vuoto. -Lei è meglio di tutte e due noi messe insieme..-
Jessica non mi ascoltò, tornando ad occuparsi di cose più importanti.. stava trovando parecchio interessante esaminare con attenzione maniacale la pelle della sua fronte.
Attirare la sua totale attenzione quando era impegnata a fare altro sembrava un impresa difficile e quasi impossibile da compiere.. ma non lo era affatto se sapevi prenderla con le maniere giuste.
In quel momento, la cosa più importante per lei sembrava essere il suo aspetto e l’abito che ancora indossava.. abbassai lo sguardo, puntandolo sulla gonna che formava un piccolo strascico accanto ai miei piedi.
Fu in quel momento che un idea prese forma nella mia mente.
Senza attendere altro tempo, saltai sullo strascico e poi cominciai a strusciare le scarpe sopra al tessuto; Jessica si accorse subito di quello che stavo facendo.
-COSA STAI FACENDO?- urlò, guardando tutto attraverso lo specchio; era impossibile per lei voltarsi senza riuscire a perdere l’equilibrio. -Sporchi tutta la stoffa in questo modo! FINISCILA IMMEDIATAMENTE!-
-Vuoi che la finisca? Va bene..-
Mi spostai alla sua sinistra, sorridendo compiaciuta per quello che ero riuscita a fare.. mi complimentai silenziosamente con me stessa.
Jessica si abbassò, recuperando lo strascico ed osservando le impronte scure delle mie scarpe che erano rimaste sulla seta candida. Mi lanciò un’occhiata fulminante, respirando con forza dalla bocca.
-Sarai contenta, adesso! È tutto rovinato!- esclamò, rialzandosi e spostandosi da me. Si diresse verso il divanetto che si trovava poco lontano da me e cominciò a slacciare i primi bottoncini che si trovavano sulla sua schiena, quelli che riusciva a raggiungere da sola. -L’abito più bello di Reneè.. oh, che spreco!-
-L’abito di Reneè? Che storia è questa?-
Non potei fare a meno di porre quella domanda, alla quale Jessica rispose prontamente e con la voce più alta del solito.
-Quello che tu hai appena rovinato era l’abito da sposa di Reneè, che aveva deciso di conservare e di regalare a Cenerentola per il giorno delle sue nozze!-
-E tu avevi intenzione di indossare per il tuo matrimonio l’abito che era destinato a Bella?- non riuscii nemmeno io a contenere la mia voce, stavolta. -Come puoi essere così meschina?-
-Lei non lo avrebbe mai potuto indossare, è per questo che io e la mamma avevamo pensato di utilizzarlo per le nozze!- urlò ancora lei. -Non avrebbe mai avuto l’onore di vestirsi con quell’abito perché lei non si sposerà mai!-
-Ma che sciocchezze dici? Lei si stava per sposare! Se la mamma non fosse mai venuta a conoscenza di lei e di Edward, a quest’ora loro sarebbero già stati marito e moglie!-
Jessica cominciò a ridere prima ancora che terminassi di parlare. Inarcai le sopracciglia, irritata dalla sua risata, mentre lei si portava una mano al petto e rideva osservandomi.
-Oh, mio Dio! Tu.. tu non sai niente!- disse, smettendo di ridere e prendendo dei respiri per calmarsi. -Non sai che sono stata io a riferire alla mamma di loro due?-
Sgranai gli occhi, ritrovandomi di fronte a quella confessione che arrivò del tutto inaspettata.
-Sei.. sei stata tu?-
Annuì, sorridendo con l’aria di chi aveva appena compiuto una buona azione.
-Li ho visti insieme, nel parco del nostro palazzo.. non riuscivo a credere che lei fosse riuscita a conquistare il cuore del principe. Insomma.. dai, Angela, capiscimi! Una serva come lei che faceva innamorare di sé un erede al trono.. era così difficile da credere e da accettare.. soprattutto da accettare! Rispetto a me, lei non è nessuno! Non poteva stare con lui se io non potevo averlo.. non poteva, e basta!-
Il suo discorso era così assurdo ed egoista che riuscì a farmi arrabbiare ancora più di quanto non lo fossi di già. Mi disgustò anche, in un modo che non avrei mai voluto provare in tutta la mia vita.
Lei si credeva migliore di Bella, e per quel motivo lei era arrivata a rubarle la felicità per poterne prendere il possesso.. non avrei mai pensato che potesse arrivare a tanto.
-Dio, Jessica! Ti rendi conto di quello che hai fatto?! Sei così stupida e superficiale da pensare solo a te stessa!- mi mossi per la stanza, innervosita, e sommersi le mani nei capelli prima di riabbassarle e di guardare ancora una volta mia sorella. -Non credevo che fossi in grado di essere così meschina!-
-Non mi interessa nulla di quello che pensi!- mi ignorò totalmente, tornando a sbottonare il vestito. -Se sei qui solo per dirmi quello che sono o non sono in grado di fare, allora puoi anche andartene!-
Accolsi con gioia il suo invito e mi voltai per raggiungere la porta, desiderosa di uscire da quella stanza e di mettere quanta più distanza possibile tra il mio corpo ed il suo, ma prima di fare quello volevo farle capire quanto avessi gradito la sua confessione ed il suo egoismo spropositato.
Corsi verso di lei ed afferrai i lembi aperti del vestito che le lasciava scoperto una piccola porzione di schiena; tirai con forza, facendo saltare la maggior parte dei bottoni pregiati e lacerando anche una buona porzione di stoffa.
Adesso quel bel vestito era rovinato, ed aveva uno squarcio che percorreva tutta la schiena fermandosi poco sopra il fondoschiena.
Mi era dispiaciuto fare quello, ma non potevo assolutamente lasciare che Jessica si impadronisse dell’unico oggetto che Bella aveva di sua madre.
Jessica, che sentendo lo strappo ed i bottoni saltare in tutte le direzioni si era bloccata immediatamente sul posto, balbettava parole vuote che non mi premurai neanche di ascoltare e di comprendere.. per me, quello che le usciva dalle labbra non aveva più senso.
Avvicinai le labbra al suo orecchio, stringendo la stoffa tra le mani tremanti.
-Se non può averlo Bella.. non lo avrai neanche tu- sibilai, tirando ancora la stoffa e lacerandola ancora di più.
Lasciai la presa e senza degnarmi di guardare ancora mia sorella me ne andai in fretta da quella stanza, lasciandola da sola in mezzo agli stracci.
Sperai che riflettesse bene sulle ultime parole che le avevo detto; contenevano un doppio significato che volevo cogliesse, e che avrei cercato di realizzare con tutta me stessa anche se avrei impiegato tutta una vita per farcela.
Non mi riferivo soltanto al vestito.. mi riferivo anche al principe.
Se Bella non poteva stare insieme a lui, neanche lei lo avrebbe fatto e poteva starne più che certa!
 

-
 

Quella sera, constatai con sorpresa, la cena fu più silenziosa e veloce del solito.
Mamma aveva trascorso tutta la sua durata mangiando in silenzio e forse pensando a qualcosa che doveva svolgere in vista delle ‘nozze’, e si congedò da me e da mia sorella non appena terminò di bere il suo bicchiere di vino.
Jessica anche rimase in silenzio, e rispetto alle altre volte mangiò pochissimo; evitò di alzare lo sguardo e così di guardare me o nostra madre.. e qualcosa mi diceva che non aveva raccontato assolutamente nulla a nessuno riguardo il nostro litigio ed il vestito che avevo rovinato con le mie stesse mani.
Se ne andò senza dire una parola non appena cinque minuti dopo che mamma terminò di mangiare, scappando letteralmente dalla sala e lasciandomi da sola.
Non me ne dispiacqui, anzi ne fui felice.. per me, adesso, anche il solo vederla mi causava un enorme fastidio.
Finii con calma di mangiare lo stufato cucinato da Margaret, ed ero in procinto di alzarmi da tavola quando vidi Julianne entrare nella stanza ed osservarsi intorno inorridita. Si grattò la testa, voltandosi ed incrociando il mio sguardo.
-Che è successo qui? Le altre dove sono?- chiese, in cerca di spiegazioni.
-Sono andate via.. mamma aveva da fare, sicuramente, e Jessica invece sembrava non voler stare nella stessa stanza insieme a me- dissi in fretta, raccogliendo i piatti della cena e facendo così il lavoro di Julianne.
-Angie, dai lascia stare.. questo è compito mio!-
Julianne mi strappò dalle mani un tovagliolo e mi schiaffeggiò con quello, ridacchiando. Mi unii a lei, ma smisi dopo qualche secondo abbassando il viso.
-Come mai dici che Jessica non voleva stare con te? La signorina aveva qualcosa da ridire?- mi chiese, incuriosita, mentre riprendeva ad impilare i piatti uno sopra l’altro.
Scrollai le spalle. -Casomai ero io che avevo qualcosa da dire a lei, e forse stavolta mi ha finalmente ascoltato per bene..-
Alzai il viso giusto in tempo per vedere Julianne che, confusa, si mordeva le labbra e batteva le ciglia velocemente. -Cosa hai combinato, Angela?-
-Ti va di venire nella mia stanza, dopo? Ti devo parlare di alcune cose importanti..-
Julianne sembrò ancora più perplessa quando le feci quella richiesta, ma si riscosse quasi subito e mi rispose dopo che ebbe afferrato dal tavolo un altro tovagliolo.
-Va bene. Finisco di sistemare qui e vengo subito da te..-
-Perfetto.. ti aspetto di sopra- le sorrisi prima defilarmi fuori dalla stanza, ma ritornai quasi subito sui miei passi per farle una nuova richiesta.
-Julianne?-
Lei mi guardò, inarcando le sopracciglia, e posò sulla tavola la piccola pila di piatti che doveva portare nelle cucine.
-Prendi qualche biscotto dalla cucina.. credo che ne avrò bisogno per dopo.-
Sorrisi osservando il volto perplesso di Julianne, e dopo averla salutata con un cenno della mano cominciai ad incamminarmi verso la mia stanza.
Con un po’ di fortuna, forse sarei riuscita a convincere Julianne ad aiutarmi nel realizzare il piano che avevo in mente.
 
 
 
 
 
 
 

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Eccomi di nuovo qui! L’angolino finale ormai è diventato una specie di rito per me XD
Allora.. vi spiego qual’era il ‘problema’ che ho risolto poco fa, anche se chiamarlo così è veramente esagerato XD era più che altro una sciocchezza che ho commesso e che ho capito prima di uscire davvero fuori di capoccia u.u
Il problema era che avevo inserito come strumento musicale il pianoforte, ma poi mi sono resa conto che questo strumento è stato inventato/costruito un po’ troppo recentemente per questa storia.. e dopo una rapida ricerca ho deciso di optare per il clavicembalo,una specie di suo antenato :) il periodo storico dovrebbe essere lo stesso, anche se non ho mai specificato bene in che anno è stata ambientata questa favoletta.. ma siamo intorno al quindicesimo secolo, non vorrei sbagliarmi ulteriormente :)
Ok, prima di far diventare questa nota più lunga del capitolo stesso passo ai saluti! Vi ringrazio moltissimo per aver recensito lo scorso capitolo, e vi ringrazio ugualmente anche se leggete soltanto :D siete davvero meravigliose!
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento.. un bacio a tutte voi :*
KrisC

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassettesimo ***


Come in una favola - Capitolo 17

Ehm.. sono di nuovo qui, ragazze! Innanzitutto, buon pomeriggio :)
Mi scuso per il nuovo ritardo che ho riportato nel postare questo capitolo.. queste settimane sono state davvero piene ed impegnative, per me, tanto che ho trovato solo adesso il tempo di rivedere e correggere il tutto. Sappiate, però, che sto usando tutta la mia buona volontà per continuare a scrivere gli ultimi capitoli di questa storia :D e spero di riuscire a postarli tutti in tempi regolari!
Ok.. detto questo, passo a dirvi un paio di cosette sul capitolo :) è diviso in tre punti di vista ed è abbastanza lunghetto.. spero, come al solito, di non aver scritto cavolate e che vi piaccia ;)
Mi scuso, di nuovo, per non aver risposto alle vostre recensioni *me misera* il tempo cattivo e sempre poco non me lo ha permesso :( ma le ho lette e vi ringrazio tantissimo :D siete troppo belle e buone, tutte quante! :*
Adesso vi lascio alla lettura, e se tutto va bene ci rivediamo la settimana prossima, domenica 11 Marzo, con il nuovo capitolo :) spero di essere puntuale..
Un bacio ed un abbraccio a tutte voi! Ve li meritate :*
KrisC
 
P.S: domanda piccina picciò, giusto per farmi gli affari vostri XD avete già ordinato/comprato il dvd di Breaking Dawn? Io, se tutto va come spero, lo prendo sabato altrimenti devo aspettare.. il 10 di Marzo *piange già davanti a questa brutta ipotesi*

 
 
 
 
 
 

Come in una favola
 
 
 

Capitolo diciassettesimo
 
 
 

Julianne
 
 

Salivo le scale che mi avrebbero portato al piano superiore del palazzo con calma, nonostante provassi molta curiosità nel sapere quello che Angela aveva da raccontarmi.. ma cercai con tutta me stessa di trattenermi, e di non comportarmi come al mio solito.
Avevo svolto in fretta tutti i lavoretti che c’erano da fare in cucina, quella sera, ed avevo fatto anche quello che Angela mi aveva chiesto. Avevo racimolato dalla cucina tutti i biscotti alle noci che erano rimasti e che, stranamente, il mio fidanzato non aveva terminato di divorare insieme agli altri..
Sperai che per quella sera sarebbero potuti bastare.
Terminai di salire gli ultimi gradini della scalinata e poi passai a percorrere il corridoio semi buio del primo piano. Aumentai un poco il passo, essendo ormai vicina alla stanza di Angela.
Arrivai davanti alla sua porta in un batter di ciglia e picchiai il pugno sulla sua superficie in legno bianco tre volte, facendole capire che ero io; ogni volta che mi recavo da lei bussavo a quel modo per farmi riconoscere.. ormai era diventato, più o meno, il mio segno distintivo.
Angela dall’interno della stanza mi invitò ad entrare con un “Avanti!” urlato ed alquanto impaziente, che mi fece insospettire ed incuriosire ancora di più.
La sua richiesta di parlarmi dopo cena, insieme a quella di portare con me dei biscotti mi fecero capire che c’era qualcosa che non andava. Lo capii anche dopo che ebbi trovato la sala da pranzo vuota.. anzi, semi vuota visto che l’unica persona presente era Angela.
Aprii la porta con un movimento fluido e veloce, reggendo con una mano sola il fagotto di medie dimensioni che conteneva lo spuntino serale della mia amica. Lei, notai non appena entrai in stanza, se ne stava sdraiata a pancia in giù sul letto, con le dita a contatto con le labbra leggermente dischiuse.. si stava di nuovo mordicchiando le unghie, a quanto sembrava.
Credevo che quel suo vizio fosse riuscita a superarlo, ma a quanto sembrava non era proprio così.
-Hai ripreso a mangiare le unghie?- chiesi, in cerca di conferma.
Mentre aspettavo la sua risposta, che sembrava non volesse arrivare molto presto, chiusi la porta e mi avvicinai al letto sedendomi accanto a lei. Poggiai il fagotto sulla coperta verde chiaro che copriva il grande letto e poi tornai a fissare Angela, ancora impegnata a mangiarsi le unghie ed a fissare la porta dalla quale ero entrata solo pochi istanti prima.
-Smettila di mangiartele!-
Allontanai la sua mano dalla bocca con un gesto rapido e brusco che la fece riscuotere dal torpore in cui era sprofondata. Batté un paio di volte le palpebre e poi si voltò, osservandomi con l’aria ancora un po’ assente e distaccata.
-Hai portato i biscotti?- chiese, stropicciandosi subito dopo gli occhi.
-Sì..-
Cominciai a sciogliere il nodo con cui avevo fissato lo strofinaccio ed aprii il fagotto, rivelandone il contenuto. Non appena lo feci, l’odore invitante dei biscotti alle noci cominciò ad espandersi tutto intorno a noi e mi fece venire voglia di mangiarli insieme a lei.
-Uh, buoni! Biscotti alle noci..- Angela si avventò subito sui dolcetti, prendendone due e portandone subito uno alle labbra. -Mangiali anche tu.. fammi compagnia!- aggiunse poi, con la bocca piena.
La imitai, prendendone uno e mordendone un pezzetto. -Non sono meglio questi delle tue unghie?- scherzai, fissandola.
Lei annuì, incapace di parlare con la bocca piena. Deglutì, rischiando quasi di strozzarsi. -Sì, sono meglio.. ho rischiato di non lasciare più niente sulle dita.-
-Per quale motivo? Centra forse quello che mi devi dire?-
-Oh, centra assolutamente quello che ti devo dire!-
Angela si infervorò all’improvviso, mettendosi in ginocchio sul letto con uno scatto talmente rapido che quasi mi fece cadere a terra. Sgranai gli occhi davanti alla sua reazione, e mi rimisi a sedere meglio sul letto in una posizione che mi garantisse poco rischio di cadere ancora.
-Devo assolutamente raccontarti tutto.. non posso tenere tutto quello che sto provando dentro di me.. finirò con diventare pazza se non lo faccio!- continuò a dire, diventata nervosa e scossa all’improvviso.
Non l’avevo mai vista in quelle condizioni.. non accadeva quasi mai che Angela si innervosisse così tanto, e se lo era diventata così di punto in bianco doveva essere accaduto davvero qualcosa di non molto piacevole.
-Beh? Racconta allora.. non perdere tempo!- inarcai le sopracciglia e la incitai a cominciare il suo discorso. Sperai solo che non fosse niente di spiacevole..
Dovetti ricredermi in fretta non appena sentii le prime parole.
-Jessica si sposa.. o meglio, lo farà se noi non facciamo qualcosa prima che lui si rovini per sempre la vita!-
-Lui? Lui chi? Spiegati meglio!-
Sorvolai sul fatto che quella piccola strega di sua sorella si stesse per sposare.. era una notizia davvero scioccante, ma mi scioccava di più sapere che esisteva davvero qualcuno al mondo che voleva trascorrere il resto della sua vita con quella.. quella lì.
-Edward! Chi sennò?- lo disse come se avrei dovuto capire subito che si stesse riferendo a lui. -Quello scemo sembra che voglia fare la proposta a mia sorella, e lei è davvero decisa ad accettare! Questo pomeriggio stava provando l’abito da sposa..-
-Santi numi! Perché dovrebbe sposare proprio lei? È.. è orribile! Senza offesa per tua sorella..-
Afferrai un altro biscotto e lo mangiai alla svelta, mentre Angela rideva ed imitava i miei gesti. Sembrava non aver preso male il commento rivolto al matrimonio ed a sua sorella.
-Lo dico anche io che è orribile! E lo sarà ancora di più se non facciamo qualcosa e rimediamo al danno.. abbiamo anche un po’ di vantaggio, visto che sicuramente la mamma dovrà trovare un nuovo vestito da far indossare a Jessica!-
-Perché? Cosa è successo al vestito?- chiesi, curiosa.
-Mi sono sfogata un po’ su di lui e.. e l’ho praticamente distrutto.-
Angela mi raccontò di come aveva fatto saltare i bottoni che chiudevano il vestito e di come aveva anche strappato la stoffa, conseguenza di quel suo gesto. Scoppiai a ridere e mi portai una mano sulla bocca nel tentativo di calmarmi.
-Mi è dispiaciuto solo di aver rovinato l’abito della mamma di Bella.. era così bello, e di sicuro era molto importante per lei..- disse infine, sospirando e scuotendo la testa.
-Aspetta.. l’abito da sposa di Reneè? Tua sorella stava indossando quell’abito?-
Angela annuì. -Mi ha detto che lo avrebbe indossato lei, visto che Bella non avrebbe mai avuto l’occasione di farlo.. ma perché me lo hai chiesto? Lo hai visto?-
-Me lo fece vedere Bella. Una volta l’ho aiutata a pulire quelle stanze ed abbiamo perso un po’ di tempo..- scossi la testa, ripensando a quell’abito davvero magnifico. -Dio.. se penso che Bella sarebbe stata bellissima con quel vestito indosso!-
-Lo so..-
Mi buttai a peso morto sul letto, fregandomene del fatto che non fosse il mio e che forse avrei potuto sporcare le coperte con le scarpe.. Angela non mi avrebbe mai detto nulla, e poi anche lei era sul letto con ancora indosso le scarpe!
-Cosa facciamo? Non voglio che Edward si sposi con quell’arpia..- espressi il pensiero che da qualche secondo a quella parte vagava per la mia mente, sospirando subito dopo.
-Non voglio neanche io.. è per questo che domani andremo a parlare con Edward e gli diremo tutto su quello che sta succedendo.. e gli diremo anche quello che è successo a Bella!- disse lei con calma, ma decisa.
-Non ci ascolterà mai.. hai visto con i tuoi occhi come si è rivolto a me, no?- le ricordai.
Per quanto volessi sistemare la situazione e ridare la speranza a quel povero ragazzo, mi sentivo frenata per le maniere che mi aveva riservato l’ultima volta che lo avevo incontrato..
Non era stato molto piacevole scoppiare in lacrime perché qualcuno ti aveva accusato di essere una bugiarda.. proprio no.
-Ricordo, ma.. ma dobbiamo provarci!-
Angela si alzò dal letto, prendendomi poi per le braccia e costringendomi a mettermi seduta in modo da poterla guardare meglio. Sbuffai mentre lo faceva, ed alzai gli occhi verso di lei mentre gonfiavo le guance e le lanciavo occhiatacce.
-Non fare così, Julian! Promettimi che verrai con me per convincerlo.. ti prego!-
Cominciò ad osservarmi supplicante, inarcando le labbra e mostrando il broncio che, come sapeva bene, non riuscivo a sopportare di vedere sul suo viso. Sapeva anche bene che non doveva chiamarmi Julian.. lo odiavo con tutta me stessa!
Dovevo ricordarmi di litigare con zia Margaret, per quel diminutivo.
-Va bene.. lo prometto. Ma non mi chiamare più così! Non lo sopporto, lo capisci?-
-Oh sì, lo capisco.. Julian!-
Ringhiai con la bocca chiusa, e le lanciai dietro un biscotto che la colpì in pieno sulla fronte; Angela lanciò un urletto sorpreso, portandosi una mano sulla parte lesa.
Quei biscotti erano buoni, ma anche duri.. potevano rivelarsi delle ottime munizioni, se li avevi a portata di mano.
 

-
 

-Quanto manca ancora?- chiesi per la decima volta, forse.. non ricordavo più il numero delle volte in cui avevo ripetuto quella domanda.
Angela, stanca di sentirselo chiedere, si voltò verso di me e poggiò le mani sui suoi fianchi, assumendo un espressione seccata ed allo stesso tempo risoluta.
-Non lo so, va bene?- esclamò, sbuffando subito dopo. -Non lo so.. sono anni che non vengo più qui!-
-Ehi, calma! Ho solo chiesto..-
Alzai le mani in alto, continuando a camminare in modo incerto. Non ero molto abituata a muovere i passi sul terreno irregolare del bosco in cui ci trovavamo in quel momento, ed infatti si notava dal colore che avevano assunto le mie mani..
Un misto di verde, marrone e rosso.. ero caduta un paio di volte, e per fortuna solo queste ultime avevano riportato lievi danni. Rischiavo seriamente di farmi male, se non facevo attenzione a dove poggiavo i piedi.
Dopo qualche altro passo, misi un piede in fallo per quella che doveva essere l’ennesima volta e mi preparai a scontrarmi di nuovo con il terreno, ma venni riacciuffata da due forti braccia, leggermente scurite dal sole, appena in tempo.
-Ehi, di nuovo?- Jacob rise, riportandomi in posizione eretta e tenendomi ancora tra le sue braccia. -Se non vuoi rischiare ti porto in braccio.. basta chiederlo, Ju!-
Arrossii, colpita di nuovo dalle premure che lui riservava spesso e volentieri alla sottoscritta. Non avrei mai immaginato che quel ragazzone, insolente ed un po’ sciocchino per la maggior parte del tempo, potesse essere anche così dolce e gentile..
-No, continuo ad andare a piedi.- dissi, sorridendogli e vedendo il suo, di sorriso, arrivare subito dopo per ricambiarlo.
-Tanto ci sono io che ti riacchiappo sempre quando cadi, giusto?-
Jacob ridacchiò ancora, stringendomi ancora di più nell’abbraccio ed abbassandosi poi con il viso per lasciarmi un piccolo bacio sulla fronte. Arrossi ancora di più, a quell’ulteriore contatto tra di noi.
Accidenti! L’amore mi stava davvero rammollendo..
-Giusto..- sussurrai, stringendogli una mano.
Accanto a noi, Angela si schiarì la voce un paio di volte per catturare la nostra attenzione.
-Ehm.. piccioncini? Volete restare così tutto il tempo oppure volete aiutarmi a raggiungere quella casetta diroccata?-
Sbuffai. Come al solito, quella pazza che si trovava insieme a noi doveva rovinare tutto.
Era diventata alquanto insopportabile subito dopo che ci eravamo inoltrati nel bosco per raggiungere la casetta dove, qualche volta, si erano incontrati Edward e Bella. Aveva pensato di andare prima lì per vedere se avevamo un po’ di fortuna, e poi di andare al lago se il primo tentativo di rintracciare Edward fosse andato fallito.
Sembrava molto fiduciosa sulla prospettiva di trovare in uno di quei posti il ragazzo.. io, invece, lo ero molto meno di lei ma non dissi nulla per evitare di farla arrabbiare, irascibile com’era.
Non volevo ritrovarmi un sasso piantato sulla fronte, come era successo a lei la sera prima.. anche se al posto del sasso avevo usato un biscotto. Un piccolo livido ed un bozzetto adesso le erano spuntati in mezzo alla fronte, nel punto in cui l’avevo colpita.
Sperai che la sua rivincita non arrivasse molto in fretta.
-Arriviamo.. quand’è che la smetterai di scocciare così tanto?- le urlò dietro Jacob, mentre mi prendeva per mano e mi aiutava a camminare.
-Quando saremo riusciti a trovare quel benedetto ragazzo!- Angela sbuffò, alzando gli occhi al cielo.. anzi, alla distesa di foglie che si trovava sopra alle nostre teste. -Ma perché sei venuto con noi, ancora me lo chiedo..-
-Perché lui ha accompagnato Bella dai Baroni! Può aiutarci, Angela.. non te lo ripeterò più!-
Mentre io e quella che presto non sarebbe più stata mia amica continuavamo a battibeccare, Jacob sghignazzava e cercava di non farsi notare.. peccato che fosse silenzioso come un cane che stava per soffocare.
-Va bene va bene! Andiamo adesso.. non abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione.-
Tutti e tre riprendemmo il nostro cammino in silenzio; dentro di me sperai di arrivare presto a quella casetta e di trovare subito Edward.. mi ero già stancata di tutto quel verde e del terreno che sembrava avercela con me ogni volta che facevo un passo.
-Cosa dirà tua madre quando scoprirà che siamo venuti con te?- chiese ad un tratto Jacob, indicandomi con un dito una radice che sbucava dal suolo per evitare che la prendessi in pieno.
La aggirai, aguzzando l’udito per sentire la risposta di Angela.. ero davvero curiosa di sapere cosa aveva detto a Ludmilla per giustificare la nostra presenza. Non che fosse poi così importante.. ma non volevo che ciò causasse guai ad Angela.
-Non le dirò nulla! E se cercherà di punirvi mi opporrò con tutte le mie forze.. eravate con me, e per me non stavate disobbedendo a nessun’ordine.. pensasse poi quello che vuole lei!-
Sorrisi, abbassando il viso verso il terreno. Adoravo Angela quando si opponeva e faceva valere le sue idee.. quella sua nuova caratteristica mi bastò per smorzare la voglia che avevo di legarla stretta stretta al tronco di un albero.
Rimanemmo senza parlare per qualche altro minuto, che passammo camminando ancora, fino a quando Jake non parlò di nuovo e scacciò via tutto il silenzio che si era andato a formare fino a quel momento.
-È quella, per caso? La casetta, intendo..-
Osservai verso il punto che Jacob stava indicando, e riuscii ad intravedere tra il fogliame il profilo di un abitazione rustica, alla quale mancava una buona porzione di tetto. Dei grandi spazi aperti mostravano i punti dove un tempo dovevano esserci state delle finestre, e le mura di pietra erano percorse in più punti da piante rampicanti.
Doveva essere proprio quello il luogo.
-Oh, forse ci siamo!- esclamò Angela, entusiasta di aver raggiunto finalmente una delle due destinazioni.
Scattò immediatamente in avanti, correndo rapidamente verso la casetta e lasciando così me e Jacob indietro. Si inoltrò tra la bassa vegetazione del bosco, fino a scomparire del tutto dalla nostra visuale.
-Comincio a non sopportarla quasi più- mugugnò lui, grattandosi il braccio con la mano libera, -e credo che qualcosa mi abbia punto..-
Gli strinsi più forte la mano, sorridendo divertita, e mi appoggiai al suo petto, carezzando con la mano libera il punto in cui si era grattato poco prima. -Poverino.. il piccino si è fatto male..-
-Non so quanto ti conviene prendermi in giro, Julian..-
Lo fulminai con lo sguardo, dopo averlo alzato verso il suo viso. -Non ti ci mettere anche tu, adesso! Odio quella cosa..-
Cominciò a ridere di gusto, come suo solito, e mi incitò a riprendere a camminare per raggiungere la pazza della nostra amica. La ritrovammo più o meno a metà strada, e vidi che aveva l’aria alquanto delusa oltre che scarmigliata.
Qualcosa mi diceva che il primo tentativo era fallito.
-Non c’è nessuno- ci spiegò, infatti, sospirando mortificata.
-Vorrà dire che andremo al lago, e forse lì saremo più fortunati!- cercò di consolarla Jake, dandole qualche gentile pacca sulla spalla.
Il morale di Angela sembrò risollevarsi un po’, grazie alle parole rassicuranti di Jacob, dato che cambiò anche l’espressione sul suo viso. Ridivenne subito più convinto e vivace, e scattò in avanti scacciando con le mani alcuni cespugli che le intralciavano il cammino.
-Forza! Non perdiamo tempo ed andiamo al lago!- urlò, senza degnarsi di aspettarci.
Io e Jacob, dopo esserci scambiati uno sguardo sconsolato, riprendemmo a camminare, mentre nella mia testa tornò prepotentemente la forte voglia di legare sul serio Angela ad un albero.

 
 

Emmett
 
 

Stavo cominciando ad odiare davvero molto l’ultimo, divertente, passatempo di mio fratello, ossia il restare sempre da solo con i suoi pensieri, ed odiavo ancora di più la sua mania di andarsene dal castello senza dire nulla a nessuno.
Ormai non mi preoccupavo più quando non riuscivamo più a trovarlo, ed anche la mamma stava imparando a non farsi più sopraffare dal panico.. ma trovavo la cosa alquanto seccante ed infantile.
Dopotutto, non gli sarebbe costato nulla avvertire che andava in un posto preciso.. avrebbe risparmiato a tutti un sacco di tempo utile, invece di sprecarlo per andarlo a cercare in lungo ed in largo per il castello.
Beh, gli altri sprecavano il tempo cercandolo.. io avevo imparato che nelle ultime settimane Edward si recava ancora ed anche molto spesso al lago, come aveva sempre fatto negli ultimi tempi, e non mi occorreva più correre da una stanza all’altra per capire dove si fosse andato a cacciare.
Mi bastava saltare in groppa al mio cavallo ed andare in quel determinato posto.. era una soluzione semplice, ed anche molto piacevole.
Meno piacevole era, invece, percorrere a piedi il tragitto che separava il lago dal posto in cui lasciavamo i cavalli. L’erba era sempre più alta rispetto alle altre parti, e sembrava che nessuno si prendesse il disturbo di tagliarla per evitare disagi.
Per fortuna avevo quasi terminato di percorrerlo, quel tragitto.. mancavano ancora pochi metri e poi sarei arrivato finalmente a destinazione.
Se ogni volta per andare al lago dovevo rischiare di imbattermi in qualche serpe velenosa, avrei volentieri preso dalla rimessa degli attrezzi quello che mi occorreva ed avrei risolto il problema, tagliando io stesso quell’erba fastidiosa.
Sorrisi tra me, immaginando la sorpresa della gente che mi avrebbe visto impegnato a tagliare l’erba.. sarebbe stato davvero molto divertente! Un principe che svolgeva un umile lavoro da contadino.. ma ripensandoci, se Bella aveva trascorso dieci anni della sua vita a fare la serva, nonostante fosse una Contessa, non vedevo perché io non potevo mettermi a fare il contadino!
Arrivai in un batter d’occhio nei pressi del lago, tranquillo e silenzioso come sempre in quell’ultimo periodo. Sembrava che non ci fosse mai nessuno, ma io sapevo che non era esattamente così.
Edward trascorreva il tempo lì stando in silenzio, evitando di fare anche il più piccolo rumore.. aveva anche smesso di tirare i sassi nell’acqua, il che voleva dire che non stava poi così bene come diceva ogni singolo giorno a chiunque glielo chiedesse.
Aveva preso molto male la notizia della partenza di Bella, al contrario di me. Se lui pensava che quella ragazza piccola e dall’animo così puro lo avesse preso in giro, io pensavo che doveva esserci qualcosa di strano sotto a tutto quello.
Non credevo che Bella fosse il genere di persona che giocava con i sentimenti degli altri per poi volatilizzarsi nel nulla, senza la più piccola spiegazione.. di sicuro le era capitato qualcosa, e ne ero ancora più certo dopo aver parlato con papà quella stessa mattina.
Era per quel motivo che mi ritrovavo a raggiungere Edward al lago: gli dovevo parlare di quello che avevo scoperto, ed in più dovevo dirgli che, almeno secondo me, dovevamo riconsiderare la questione ‘Bella sposa di un Duca italiano’.
Uscii dalla bassa boscaglia che ancora avevo davanti e vidi subito la figura di mio fratello, in riva al lago. Se ne stava seduto lì, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e lo sguardo fisso davanti a sé.
Come avevo già pensato prima, il silenzio che c’era in quel posto faceva pensare che in realtà non ci fosse nessuno.. ma Edward c’era, eccome se c’era. E non era neanche così piccolo, da fingere di non notarlo.
-Fratello, ma non ti annoi qui, da solo ed in silenzio per di più?- chiesi, facendogli capire così che mi trovavo lì.
Edward si voltò, per niente sorpreso del mio arrivo. Me lo fece capire il suo viso, serio e triste.. per niente immutato da due settimane a quella parte. Cominciavo a stancarmi di vederlo sempre in quello stato.
-Perché sei qui? Sai che non voglio parlare con nessuno..-
Cominciavo a stancarmi anche di sentirgli dire quelle parole. In lui non rivedevo più il fratello allegro e felice, che avevo avuto il piacere di conoscere da quando aveva incontrato Bella.. era sicuramente migliore di quello che avevo davanti agli occhi in quel momento, privo di gioia e di vitalità.
-Ti devo parlare.. e stavolta mi ascolterai. È importante.-
Mi avvicinai a lui con passi veloci e mi sedetti al suo fianco, assumendo la sua stessa posizione. Era un po’ scomoda per me, e sicuramente non l’avrei mai assunta di mia spontanea volontà.. ma dovevo parlargli assolutamente, e mi sembrava la più consona per quel momento.
-Beh.. allora muoviti. Per quanto mi piaccia la tua compagnia, Emmett, al momento non è quello che vorrei..- mi disse apatico.
L’avevo già detto che odiavo quell’Edward?
Non mi lasciai mortificare dalla sua mancanza di entusiasmo e di vitalità, e cominciai a dirgli il discorso che mi ero preparato strada facendo.
-Ho parlato con papà, poco fa.. gli ho chiesto se qualche Duca italiano di sua conoscenza fosse in procinto di sposarsi, e lui ha soddisfatto la mia domanda con una risposta assai curiosa. C’è un certo Duca di Volterra, Aro, che si sta per impegnare.. ma con una giovane di origini spagnole.- Osservai a lungo la sua reazione, ma sembrò che quella notizia non gli interessasse proprio. -Nessuna fanciulla francese si sta per sposare con un uomo italiano, Edward..-
-E con questo cosa vorresti dirmi, scusa?- si infervorò subito, voltandosi e trafiggendomi con il suo sguardo duro.
Non mi lasciai intimorire, soddisfatto di essere riuscito a scatenare in lui una qualche reazione, anche se un po’ negativa. -Ti dico ancora una volta che, secondo me, c’è qualcosa che non va.. lei non si sta per sposare. Nessuno l’ha vista, nessuno sa dov’è.. per quanto ne sappiamo, potrebbe trovarsi in casa sua e per di più rinchiusa nelle cantine!-
Non pronunciai il nome di Bella, sapendo che Edward non avrebbe sopportato di sentirlo, ma anche facendo così vidi le sue mani tremare vistosamente prima di chiudersi in un pugno. Era la dimostrazione, chiara ed evidente, che per lui quella storia non era ancora chiusa come voleva far credere a tutti.
-Edward, davvero.. io credo che dobbiamo cominciare a cercarla. Non mi fido di quello che ti hanno detto..-
-Piantala Emmett!- esclamò, alzandosi in piedi di scatto ed allontanandosi da me a grandi falcate. -Non farti venire strane idee..-
-Queste non sono strane idee! Sono solo consigli che spero con tutto me stesso accetterai.. e se non lo fai vuol dire che dopotutto a te non è importato mai nulla di quella ragazza!- mi alzai anch’io in piedi, arrabbiandomi perché ancora una volta non voleva ascoltare quello che gli si diceva.
-Non mi è mai importato nulla! Già.. infatti è per questo motivo se non faccio altro che pensare a lei, se non faccio altro che desiderare di vederla ancora una volta.. è per questo motivo se la amo ancora..-
Si lasciò ricadere a terra, poco distante da dove mi trovavo io, come se fosse stato un peso morto e si coprì il volto con le mani, nascondendosi da me.
Il discorso che aveva fatto era davvero strano, come dopotutto era strano lui nell’ultimo periodo. Praticamente, da quello che avevo capito, amava ancora Bella e non smetteva un solo secondo di pensare a lei.. ma credeva che lei lo avesse preso in giro.
Si poteva essere più contorti di così? Ci speravo poco.
-La ami ancora, ma non le credi.. perché?- chiesi, alla ricerca di spiegazioni. Mi avvicinai ancora una volta a lui e mi inginocchiai al suo fianco,aspettando con calma che mi rispondesse, senza mettergli alcuna fretta.
Edward abbassò finalmente le mani, rivelandomi così i suoi occhi lucidi e prossimi al pianto. L’ultima volta che lo avevo visto piangere aveva otto o nove anni.. quella era una nuova e scioccante sorpresa per me.
-È difficile..- sussurrò infine, strofinandosi il naso con il dorso della mano. -Lei non è qui e non le posso parlare per capire se quello che mi hanno detto è la verità.. non so dove sia..-
-È proprio per questo che non devi credere a quello che ti ha detto quella donna!- esclamai, dandogli una pacca sulla spalla. -Edward.. non devi credere alla prima cosa che ti dicono! Ed hai sbagliato ad andartene senza aver sentito quello che ti voleva dire.. Juliet?-
-Julianne..- mi corresse lui.
Stavo per aggiungere ancora qualcosa alle mie motivazioni quando sentii delle voci provenire da un punto che si trovava vicino a noi.
-Ti ho detto che la devi smettere! ABBASSA QUEL BASTONE!-
-Jacob! Lasciala in pace!-
-Allora anche lei la deve smettere di comandarmi a bacchetta!-
Guardai indietro, verso il limitare del bosco, dal quale avevo visto uscire Bella una volta. Edward, come me, si era voltato verso quella direzione ed aveva aggrottato le sopracciglia, confuso.
-Ma che..?-
-Io quella voce la conosco!- disse, rimettendosi in piedi ed andando di corsa verso il punto da cui provenivano quelle voci.
Lo seguii in fretta, sentendo nel frattempo quelle voci farsi sempre più alte e vicine.. chiunque fossero i loro proprietari, stavano venendo verso di noi.
-Ti ho detto che la devi smet-AAAAAAH!-
Una figuretta piccola, e dai capelli pieni di foglie, sbucò da in mezzo agli alberi e mi cadde addosso, al che la afferrai prima che potesse cadere e farsi male. La ragazza si voltò non appena sentì il contatto delle mie mani sulle sue braccia, e riconobbi subito la figlia minore di Ludmilla non appena la guardai in viso.
-Angela?- chiesi, sgomento. -Che.. che ci fai qui?-
-Oh, Emmett! Ci sei anche tu!- esclamò quest’ultima, passandosi le dita tra i capelli e togliendo con gesti secchi alcune foglie da essi. -Meno male, che sollievo.. credevo che sarei dovuta restare con quei due sciocchi per tutto il tempo!-
-A chi hai dato dello sciocco?-
Un ragazzone enorme sbucò dallo stesso punto di prima, seguito da una ragazza minuta e dai capelli rossi che lo teneva per mano; quest’ultima nell’altra mano aveva un bastone fino, forse quello di cui stavano discutendo poco prima.
-Mi vuoi dire che ci fate qui? E perché stavate urlando in quel modo?-
-Stavamo cercando lui!- Angela, scarmigliata ed agitata più che mai, puntò il dito su di Edward, che per tutto quel tempo era rimasto in silenzio ad osservare la scena. -Gli dobbiamo parlare.. e se non vuole ascoltarci lo picchieremo con quel bastone lì!-
-Puoi giurarci!- esclamò la piccoletta dai capelli rossi, agitando in aria il pezzo di legno e rischiando quasi di colpire il ragazzo che aveva al suo fianco.

 
 

Edward
 
 

-Julianne! Diamine.. per poco non mi colpivi!-
-Oh! Cielo, scusami tesoro..-
-Qui nessuno picchierà nessuno!-
Il commento di Emmett mi sembrò il più ragionevole, in quel momento bizzarro.
Continuavo ad osservare quel gruppo di persone che discuteva tra di loro, incerto tra l’unirmi a loro oppure, semplicemente, nell’andarmene via da quel posto. L’unica persona che sembrò tranquillizzarsi in mezzo a tutta quella confusione fu Angela, che mi osservava con sguardo severo e continuava a liberarsi i capelli dalle foglie.
Sembrava che per quel giorno ci fossimo tutti dati appuntamento in quel posto, e tutti con l’unico scopo di volermi parlare.. prima Emmett, con la notizia del matrimonio di Bella che sembrava non esserci mai stato, e poi loro.
Sembrava una specie di scherzo rivolto al sottoscritto, ma forse dallo sguardo che mi stava rivolgendo Angela dovevo cominciare a preoccuparmi ed a prendere la cosa sul serio.. sembrava davvero intenzionata a volermi picchiare, se non l’avessi ascoltata.
-Loro lasciali stare, Edward, ed ascoltami- cominciò a dirmi dopo qualche secondo, abbandonando la presa sui suoi capelli ed avvicinandosi ancora di più a me. -Cerca di capire bene quello che ti sto per dire, e di crederci.. perché altrimenti non mi tratterrò e ti picchierò, lo giuro!-
Annuii, guardandola in volto. Sembrava molto risoluta, la ragazza, e l’unica cosa che mi sembrava più giusta da fare, in quel momento, era quella di non contraddirla per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi tutto- la incoraggiai, cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Incrociai le braccia sopra al petto, ed aspettai che cominciasse il suo discorso; ero curioso di sapere cosa voleva dirmi, non potevo negarlo.. ma qualcosa, dentro di me, mi suggeriva che sapevo già quale fosse l’argomento di cui mi voleva mettere al corrente.. ed infatti non mi sbagliai.
Anche lei voleva parlarmi di Bella, come aveva già fatto Emmett.
-Qualsiasi cosa ti abbiano detto giorni fa a palazzo.. beh, non è assolutamente vero- cominciò a dire, imitando i miei gesti e stringendosi le braccia al busto, -ti hanno mentito perché mia madre aveva ordinato di fare così.. Bella non si è sposata, e non sposerà mai un Duca italiano.-
Battei le palpebre un paio di volte, e poi sospirai, abbassando lo sguardo e cominciando a fissare il terreno sotto ai miei piedi. Mi resi conto, in quel momento, che gli altri si erano zittiti del tutto ed avevano rivolto a noi la loro attenzione.
Avrei voluto crederle.. con tutto me stesso avrei voluto farlo, ma non ci riuscivo. Come avevo detto ad Emmett poco prima, non sapevo se potevo fidarmi di quello che mi raccontavano gli altri. Volevo sentire le stesse cose anche dalla voce di Bella, ma lei non c’era lì con loro.. non sapevo davvero come dovevo comportarmi.
-Angela..- deglutii a vuoto, prima di riprendere a parlare, -voglio crederti, davvero, ma non ci riesco- dissi infine, calciando con un piede la terra e l’erba sotto le suole dei miei stivali.
-Ecco che ricomincia!- esclamò Emmett, facendomi voltare verso di lui e facendomi così scontrare con il suo sguardo duro. -Perché ti è così difficile credere a quello che ti ha detto, specialmente dopo quello che ho scoperto prima? Io le credo, sai? Bella non si è sposata!-
Sbuffai, ignorandolo, e ritornai ad osservare in volto Angela. -Facciamo finta che io ci creda, a questa ipotesi.. perché dire una cosa simile quando non è vera?-
-Perché sua madre non tollerava più Bella!- esclamò Julianne, felice di inserirsi nel discorso. -Specialmente quando ha saputo che vi siete innamorati..-
-Lo ha saputo?- chiesi, sorpreso. Abbandonai le braccia lungo i fianchi mentre fissavo sconvolto Julianne, colpito da quella affermazione; era assurdo anche solo pensare di credere ad un simile fatto, ma cominciavo a convincermi della verità delle loro parole e quella cosa mi stupì ancora più di prima. -E.. come ha fatto? Ci ha visti?-
-No..- fissai di nuovo Angela, che aveva preso di nuovo la parola, -vi ha visti mia sorella.. e lei ha raccontato subito tutto alla mamma. Lei era, diciamo.. gelosa del vostro legame.-
-Tua sorella è Jessica, giusto?- chiesi, ed al cenno affermativo che mi fece Angela continuai a parlare. -Ma.. perché lo ha fatto? Perché era gelosa?-
-Lei crede di essere migliore di Bella, per questo ha spifferato tutto..-
-Questa è buona!- Emmett scoppiò a ridere, interrompendo Angela e, di conseguenza, anche le spiegazioni. -Jessica migliore di Bella.. senza offesa, cara Angela, ma credo che ci sia qualcosa che non va in tua sorella!-
-Figurati Emmett, non mi offendo mica! La penso anche io nello stesso ed identico modo!-
Angela cominciò a mordersi le labbra nel tentativo di non lasciarsi coinvolgere dal buonumore di Emmett, ma scoppiò a ridere dopo averlo guardato ancora una volta in viso.
Ad essi si unirono anche Julianne, e quello che supposi fosse Jacob. L’unico a rimanere serio fui io, ma non perché non trovassi divertente quella affermazione.. non volevo perdere tempo a ridere e volevo assolutamente sapere altro su tutta la faccenda, adesso che cominciavo a fidarmi di loro.
Volevo sapere cosa era accaduto a Bella, e volevo ritrovarla il prima possibile.
-Angela.. Angela, per favore!- richiamai la sua attenzione, avvicinandomi a lei e scuotendola per una spalla; smise subito di ridere, e mi osservò con ancora il sorriso sul volto. -Che cosa è successo, dopo? Cosa è successo a Bella?-
-Mamma l’ha mandata via- rispose in fretta, sospirando subito dopo e riprendendo un po’ di fiato. -L’ha allontanata in modo da impedirle di non vederti più.. aveva altri piani in mente e Bella, diciamo, li stava rovinando tutti.-
Inarcai le sopracciglia, dapprima stupito di sapere che Bella era stata allontanata da me contro la sua volontà, e poi confuso per la notizia dei piani nascosti di Ludmilla.
Bella mi aveva parlato molto di lei, ed avevo capito che nei suoi confronti spesso non si comportava come avrebbe dovuto fare.. ma quelle novità mi lasciarono davvero di sasso. Dovevo dar ragione ad Emmett, stavolta.. non mi sarei dovuto arrendere davanti alla prima difficoltà ed alla prima notizia che mi avevano rivolto.
-Quali altri piani?- Emmett fece la domanda al posto mio, prima che potessi aprire bocca.
-Un matrimonio combinato.. tra mia sorella e te, Edward- spiegò ancora Angela.
Deglutii a vuoto. Non mi sarei mai aspettato niente del genere.. nonostante avessi dato il permesso a mia madre ed a mio padre di organizzare il mio matrimonio, non pensavo che avessero scelto una ragazza così frivola come Jessica.
Era tutto il contrario di Bella.. no, non potevo davvero crederci.
Scossi la testa, ad occhi chiusi, mentre Emmett borbottava improperi tra sé e sé.
-Ti prego! Andrebbe bene qualsiasi altra ragazza, ma non Jessica.. non la sopporterei mai come cognata!-
-È per questo che siamo venuti qui! Volevamo impedire che questo accadesse.. oltre che a dirvi dove si trova Bella in questo stesso istante..-
Osservai Julianne, sentendo la speranza crescere a forti ondate dentro al mio petto non appena ebbi ascoltato quello che aveva detto. Loro sapevano dove si trovava Bella.. sapevano dove Ludmilla aveva deciso di mandarla..
-Ti prego Julianne.. dimmi dove si trova- la implorai, avvicinandomi a lei. -dimmi da chi è andata..-
-Si trova dagli Whitlock.-
Voltai il viso sentendo il vocione di Jacob giungermi alle orecchie.. era la prima volta che lo sentivo parlare da quando era arrivato.
-Dai Baroni?- chiesi, in cerca di conferme.
Lui annuì. -Io e mio cognato la abbiamo accompagnata nella loro tenuta.. credimi, Edward, se ti dico che lei non voleva assolutamente andare lì. Ha pianto sulla mia spalla ogni volta che non dovevo condurre la carrozza..-
-Bella si trova da nostra cugina?-
-Vostra cugina? Alice.. Alice è vostra cugina?- Angela e Jacob rimasero scioccati, a quella rivelazione. -Non.. non lo sapevamo..-
-Nostra zia, la sorella di nostra madre, è la mamma di Alice- mi passai le mani tra i capelli, sconcertato da tutte quelle novità ma felice per aver finalmente scoperto quello che più mi premeva sapere. -Non ci credo.. Bella si trova da nostra cugina, e noi non ne sapevamo nulla! Alice avrebbe potuto scriverci.. in questo modo, avrebbe risolto subito la situazione!-
-E come?- domandò ancora Jacob. -Bella non ha raccontato nulla di te ad Alice. O almeno, fino a quando sono stato insieme a lei non ha detto nulla.. non so se lo ha fatto dopo, quando io e mio cognato siamo ripartiti..-
-Scusate un secondo.. ma è davvero importante chiedersi se ha parlato di te ad Alice?- Emmett sembrava davvero scettico sull’argomento, quando lo osservai. -Sai dove si trova, sai che sta bene.. che aspetti? Vai a prenderla!-
Annuii, sapendo che mio fratello aveva ragione. In quel momento non importava davvero sapere il motivo per cui Bella, od Alice, non mi avevano fatto sapere nulla.. o meglio, importava ma fino ad un certo punto.
La cosa più importante a cui dovevo pensare era che Bella stava bene, e che presto l’avrei rivista e stretta nuovamente a me, come se nulla fosse accaduto tra di noi.
-Hai ragione.. devo andare da lei..- dissi a bassa voce, più per convincere me stesso che per altro.
-E sai una cosa?- Emmett sembrava davvero risoluto a non voler mollare, come se la cosa lo riguardasse più del sottoscritto. -Ti accompagno più che volentieri.. voglio accertarmi che tutto si risolva! Non vorrei poi ritrovarmi con Jessica come cognata..-
Risi alle sue parole, sentendomi improvvisamente più leggero. Tutto ad un tratto, sentivo che finalmente qualcosa nella mia vita stava per andare per il verso giusto.. e sperai che fosse veramente così.
Per accertarmene, però, dovevo prima raggiungere Bella e spiegarle tutto.. dovevo dirle quello che era accaduto in quelle settimane che eravamo stati lontani, e non avrei aspettato altro tempo.   
Sarei partito immediatamente, senza pensarci su due volte.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciottesimo ***


Come in una favola - Capitolo18

Buon pomeriggio a tutte :D
Stavolta sono stata brava.. ho rispettato i tempi che mi ero prefissata e sono riuscita a postare senza sgarrare ^_^ per una volta posso dire di essere in orario!!
Capitolo nuovo nuovo tutto per voi! Finalmente accade quello che stavate sperando da tre/quattro capitoli a questa parte :D ma.. ovviamente c’è sempre un ‘ma’ di mezzo, ed in questo caso è: andrà tutto liscio oppure qualcosa andrà storto?
Leggendo il capitolo lo saprete :) come ripeto ormai ogni volta (sto diventando un sacco noiosa u.u) spero che vi piaccia, e spero anche che non ci siano errori/orrori smarriti da qualche parte e che non ho trovato ^_^’
Stavolta non lascio le note finali, vi infastidisco qui prima di lasciarvi leggere il capitolo con calma XD ringrazio tutte voi che mi seguite, che recensite e che leggete soltanto.. vi voglio davvero tanto tanto tanto bene *____*
Adesso me ne vado, lo prometto! Un bacio ed alla prossima :*
KrisC

 
 
 
 
 
 
 

Come in una favola
 
 
 

Capitolo diciottesimo
 
 
 

Alice
 
 

-Accidenti!-
L’ennesima nota eseguita male da Rosalie mi fece trasalire per l’ennesima volta, costringendomi così a bloccare la lettura del mio nuovo libro ed ad alzare lo sguardo verso di lei.
La vidi sbuffare e stringere gli occhi, mentre le sue dita scorrevano veloci ed accarezzavano i tasti del clavicembalo. Non mi ci volle molto per capire che era nervosa e tesa per qualcosa.
-C’è qualcosa che non va, Rose?- le chiesi subito.
Lei alzò il viso, riaprendo gli occhi e lanciandomi una rapida occhiata prima di tornare ad osservare lo spartito che aveva davanti a sé. -Non riesco ad eseguire bene questa nuova melodia.. credo di non essere abbastanza concentrata.-
-Forse è proprio perché è nuova che non ti riesce bene..- constatai, sorridendole e ritornando poi a leggere dal punto in cui mi ero interrotta. -Credo che con un po’ di esercizio ti riuscirà perfettamente..-
-Già, forse è così..- borbottò Rose, schiacciando un paio di tasti a caso.
Sorrisi, continuando a leggere mentre la sentivo riprendere a suonare lo strumento musicale. Mi stavo quasi abituando al nuovo motivetto che stava imparando ad eseguire, ma trasalii ancora una volta quando un’altra nota stonata risuonò per la stanza.
-Oh, basta! Mi arrendo per oggi!- esclamò Rosalie, abbassando con malagrazia lo sportellino che proteggeva i tasti dello strumento.
-Ci vuole esercizio, Rose.. lo sai meglio di me- dissi di nuovo, mentre voltavo pagina e proseguivo la mia lettura.
-Ma non adesso.. mi sto innervosendo inutilmente! Riproverò domani..-
Con la coda dell’occhio, la vidi alzarsi dallo sgabello e recuperare i fogli con i vari spartiti prima di avvicinarsi e di sedersi su una poltrona accanto alla mia. Cominciò a sfogliarli uno ad uno, scartando un foglio e conservandone invece un altro, sbuffando mentre lo faceva.
-Cosa fai?- chiesi, abbassando il libro e chiudendolo lasciando un dito tra le pagine per tenere il segno.
-Cerco qualcosa di semplice da far suonare a Bella..- mi spiegò, arricciando il naso e lasciando cadere a terra un foglio come se quest’ultimo avesse una brutta malattia.
-Stai cercando di riversare tutta la tua irritazione su di lei, per caso?-
Rosalie alzò lo sguardo, guardandomi come se avessi appena detto qualcosa di molto sbagliato e di offensivo.
-Certo che no! Ha talento con il clavicembalo, e vorrei tanto che riuscisse a coltivare un po’ di più questa attività..- si bloccò, sospirando e poggiandosi le mani piene di spartiti in grembo. -Non posso ancora credere a quello che le è accaduto, Alice..-
Inarcai un sopracciglio, vedendo che aveva cambiato argomento in maniera così rapida. -E questo cosa centra con la musica, Rose?-
-Stavo pensando, Alice..- scrollò le spalle, prima di riprendere a parlare. -Se non le avessero imposto di fare la domestica, adesso lei non sarebbe così indietro con l’esercizio, e con tutte le altre cose.. e non sarebbe qui insieme a noi, ma forse sarebbe in compagnia del suo innamorato.-
Dovevo dire che non aveva poi tutti i torti.. quello che Ludmilla aveva fatto a Bella era stato davvero un colpo basso.
Aveva tolto ad una bambina la possibilità di crescere felice, costringendola a lavorare come serva nonostante le sue nobili origini, e poi le aveva strappato la felicità che aveva trovato insieme a mio cugino Edward..
Mi era dispiaciuto moltissimo quando ero venuta a conoscenza di tutto questo, ma da una parte ero anche sollevata che quella giovane e dolce ragazza non fosse più sotto le grinfie di Ludmilla.
-Lo so, Rose.. sono le stesse cose che penso anch’io, ma sono sicura che presto tutto si risolverà per lei..- la rassicurai, ed un piccolo sorriso mi uscì dalle labbra.
Ripensai a quello che Bella quella stessa mattina mi aveva confessato di voler fare, ed ero stata davvero felice di venirlo a sapere. Forse, per lei c’era la possibilità di essere nuovamente felice come meritava.
Rosalie mi osservò, grattandosi il mento con la punta del suo dito indice e schioccando la lingua. -Sei così sicura, Alice.. sai qualcosa e non vuoi dirmelo, giusto?-
-Cosa ti dice che sono a conoscenza di qualcosa?- cercai di mostrarmi tranquilla e di non far trapelare troppo l’entusiasmo che era tornato non appena ero tornata con il pensiero alle parole di Bella.
-Te l’ho detto.. sei sicura e convinta delle tue parole, e quel sorriso potrà ingannare qualcuno ma non me. È chiaro che stai nascondendo qualcosa.-
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Avrei dovuto allenarmi di più per cercare di nascondere qualcosa, da quel momento in avanti.
-Non è che sto nascondendo qualcosa.. sono solo felice per l’iniziativa che ha preso Bella- le dissi, tornando a guardarla.
-Sul serio? E cosa ha deciso di fare? Riguarda.. tuo cugino, per caso?- chiese, rivolgendosi a me con tutta la sua attenzione.
Non sapevo che Rosalie fosse a conoscenza dell’identità del fidanzato di Bella.. credevo che non si sentisse pronta nel confidarlo anche a lei. La cosa un po’ mi stupì: era stato un gran bel passo in avanti per lei.
-Sai che Edward è il fidanzato di Bella?- chiesi, per avere la conferma da lei.
-Sì.. me l’ha confidato soltanto ieri, mentre eravamo impegnate nella nostra solita lezione di musica- gesticolò con le mani, in fretta, sbuffando subito dopo, -ma non è importante questo! Cosa ha deciso di fare?-
-Mi ha detto che voleva scrivergli e fargli così sapere che si trovava qui da noi.. mi ha sorpreso visto che solo pochi giorni fa non voleva assolutamente che lui ne fosse messo al corrente, ma vedere che vuole fare qualcosa per riunirsi a lui mi ha reso davvero contenta per lei..- dissi tutto in fretta, quasi senza respirare, e nel farlo riprovai le stesse e identiche emozioni di quella mattina.
-Oh, questa sì che è una bella notizia!- Rosalie si portò una mano sul viso, ridacchiando. -È bello! Cioè.. dopo tutto quello che le è capitato è giusto che si ritrovino e tornino ad essere felici!-  
Sentii bussare alla porta quando ancora stavo parlando con Rose dell’accaduto, e senza che riuscissi a dare il permesso per entrare essa si aprì, rivelando sulla soglia la figura di mio marito.
Restò fermo sulla soglia senza dire una parola, e notai solo dopo qualche istante che il suo volto aveva assunto un espressione tra il sorpreso ed il confuso.
-Jasper!- lo salutai, sorpresa, colpita dal suo sguardo un po’ strano. -È successo qualcosa?-
-Forse, cara..- si schiarì la voce prima di continuare a parlare. -Ascolta.. hai invitato a venire qui da noi qualche membro della famiglia reale, per caso?- mi chiese, restando ad osservarmi nella chiara attesa di una risposta.
Aggrottai la fronte, a quella domanda. -No tesoro.. perché me lo chiedi?-
Ultimamente non avevo spedito nessuna lettera alla famiglia della zia, ed ovviamente non avevo spedito nessun invito di alcun genere.. non avevo neanche scritto per far sapere della presenza di Bella nel nostro palazzo!
Non volevo fare mosse senza il suo permesso, e poi Bella stava giusto giusto scrivendo una lettere indirizzata ad Edward in quel momento.. non riuscii a spiegarmi il motivo di quella domanda da parte di Jasper.
-Perché vedi, Alice.. è appena arrivata la carrozza reale e non so per quale motivo alcuni di loro siano venuti qui.-
-Chi è venuto?- chiese Rosalie, alzandosi ed avvicinandosi a suo cugino; anche lei, a quanto sembrava, doveva essere rimasta sorpresa da quella visita inaspettata.
-I cugini di Alice.. i principi Edward ed Emmett..-
Chiusi gli occhi, portandomi una mano sul cuore a quella notizia.
Era facile sapere il motivo per cui i miei cugini si trovassero lì.. dovevano essere venuti a conoscenza del fatto che Bella fosse ospite da me. Non riuscivo a capire, però, come avessero fatto a scoprirlo.
Bella non poteva averli informati, visto che in quelle settimane non aveva fatto assolutamente nulla e solo in quel momento aveva deciso di scrivere a mio cugino; né io né Rose avevamo fatto nulla, e Jasper era l’unico che ancora non sapeva che la persona di cui Bella si era innamorata era Edward.
Però loro adesso si trovavano lì, nella nostra tenuta, e sapere in che modo avevano scoperto che Bella si trovava da noi sarebbe stato facile.
-So io per quale motivo sono qui.. non preoccuparti, Jasper- mi alzai, un po’ a fatica, e sorreggendomi con una mano il pancione raggiunsi mio marito e Rose. -Ti dispiace andare avanti te, per primo? Noi ti raggiungiamo subito..- chiesi poi, indicando Rosalie con un cenno della testa.
Jasper sembrò un po’ sospettoso davanti alla mia richiesta, ma non chiese spiegazioni di alcun tipo.. si era da tempo abituato alle stranezze del mio carattere. Mi carezzò gentilmente un braccio prima di incamminarsi, in modo così da raggiungere i nuovi ospiti.
-Perché non siamo andate con lui? Mi devi dire qualcosa e non vuoi che Jasper lo venga a sapere?-
Girai il viso ed osservai Rose, ricambiando subito il suo sguardo curioso ed anche un po’ dubbioso. -Tanto verrà a sapere comunque di questa storia tra poco.. ma devo dirla prima a te.-
Lei mi guardò ancora più dubbiosa di prima, inarcando il sopracciglio destro per dimostrarmelo.
-I miei cugini sono venuti qui perché sanno che Bella è nostra ospite.. ne sono sicura- dissi, senza tanti giri di parole.
Rosalie restò per qualche secondo in silenzio, aprendo la bocca solo per rilasciare un sospiro più lungo del previsto. Poi, quando sembrò aver recuperato l’uso della parola, mi chiese: -Ma ne sei sicura? Li hai avvertiti te?-
-NO!- esclamai, indignata che potesse pensare una cosa simile. -Te l’ho spiegato anche prima.. non ho fatto nulla, e non avrei fatto nulla senza aver avuto prima il permesso di Bella..-
-E come hanno fatto a saperlo? Bella non ha ancora spedito la sua lettera, e nessuna di noi due ha fatto qualcosa..-
-È quello che voglio scoprire, Rose.. raggiungiamo Jasper e gli altri, così lo sapremo subito..-
Senza alcuna fretta, nonostante sia io che Rosalie fossimo curiose di saperne di più sulla visita dei cugini, percorremmo i corridoi del palazzo e raggiungemmo il portone d’entrata. Ci fermammo proprio sulla soglia, e da lì sia io che lei riuscimmo a vedere la carrozza reale ferma ai piedi della scalinata; lì vicino, tre ragazzi erano impegnati in quella che sembrava essere una conversazione animata.
-Credi che abbiano già spiegato il motivo per cui sono qui?- mi chiese Rosalie, mentre si sporgeva con la testa per poter vedere meglio.
-Non lo so, ma non sarà facile per loro visto che Jasper non sa nulla..-
Uscii dal portone con calma, raggiungendo la balconata in marmo che si trovava proprio lì di fronte e restando in ascolto di quello che si stavano dicendo gli altri. Rose mi raggiunse subito, appoggiando le mani sulla balconata, e dalla faccia che assunse capii che anche lei stava ascoltando.
-Jasper, non capisci! Devo vederla, e subito! Le devo parlare..-
-Ma perché? Perché hai così tanta urgenza di parlarle? Spiegamelo..-
-Non può spiegartelo dopo? Oppure posso farlo io al suo posto.. lascialo andare da lei, cugino!-
Mi passai una mano sul viso, mentre sentivo Rose borbottare a mezza voce qualcosa che non riuscii a capire molto bene. Alla fine, vedendo che non stavano risolvendo per niente la questione, decisi di intervenire.
-Jasper!- chiamai ad alta voce; attirai così in quel modo l’attenzione di mio marito, che si voltò ad osservarmi immediatamente. -Per favore.. raggiungeteci qui, così possiamo parlare con più calma..-
Alle mie parole, il ragazzo che riconobbi essere Edward scattò senza esitazioni e cominciò a salire le scale in fretta, seguito dal fratello che sembrava non volersi allontanare da lui neanche per un istante.
Edward si fermò di fronte a me, ansante ed anche un po’ scarmigliato, ma con lo sguardo deciso di chi non si sarebbe arreso molto facilmente. Erano passati un paio di anni dall’ultima volta che avevo visto mio cugino, ed osservandolo attentamente notai che era cambiato molto.
Era sempre stato un bel ragazzo, anche quando era più piccolo; adesso, aveva acquisito dei tratti del viso più maturi e questi ultimi non facevano che accentuare il fascino e la bellezza della sua figura.
-Alice- mi disse quando mi fu di fronte ed ebbe ripreso un po’ di fiato, -devo vedere Bella.. sai dirmi dove posso trovarla? È importante..-
-Ciao Edward, ma che piacere rivederti dopo così tanto tempo!- lo salutai, fingendo che anche lui aveva fatto la stessa e identica cosa invece di andare dritto al punto. -Come stanno la zia e lo zio? Spero bene..-
Edward mi osservò sconvolto, pensando che molto probabilmente lo stessi prendendo in giro, e non si accorse dell’arrivo di Emmett che quasi andò a scontrarsi contro il suo corpo. Lui, fui sorpresa di constatare, era cresciuto ancora di più in altezza ed era diventato ancora più robusto di quanto ricordassi.
Se non avesse mantenuto gli stessi lineamenti del viso, molto probabilmente non sarei mai stata in grado di riconoscerlo.
-How! Cosa vedono i miei occhi!- Emmett mandò via suo fratello in maniera brusca e prese il suo posto,  osservandomi meglio e puntando gli occhi sul mio pancione. Accennò un sorriso quando tornò a guardarmi in viso. -Cuginetta.. ti trovo in splendida forma! Tutto bene?-
Ricambiai il suo sorriso, carezzandomi il pancione ed abbassando per un istante gli occhi su di esso. -Certo, Emmett, tutto bene..-
Emmett stava per avvicinarsi ulteriormente a me quando, all’improvviso, distolse lo sguardo e lo puntò verso la mia sinistra; quando mi voltai per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione, notai la presenza di Rosalie e ricordai che anche lei si trovava lì insieme a noi.
Sia lei che mio cugino si stavano osservando attentamente, quasi senza battere le palpebre, e sembrava che si fossero dimenticati che, insieme a loro, fossimo presenti anche io ed Edward. Lui, un po’ sorpreso come me dal comportamento degli altri due, mi si avvicinò ed inarcò un sopracciglio mentre seguitava ad osservarli.
Un rumore di passi alle nostre spalle mi fece voltare frettolosamente, e così facendo scoprii che era stato Jasper a produrli. Si avvicinò a me ed a mio cugino, e mi cinse la schiena con un braccio mentre anche lui portava lo sguardo sulle altre due figure, che ancora non avevano smesso di fissarsi.
-Ma.. che sta succedendo?- chiese, guardandomi poi in cerca di risposte.
-Non ne ho idea..- scrollai le spalle, incapace di trovare una spiegazione decente.
Edward si schiarì la gola, battendo poi il piede a terra nel tentativo di attirare su di sé l’attenzione di Emmett e di Rose.
Il suo tentativo riuscì alla perfezione: come sentirono quel rumore, sia Emmett che Rosalie si riscossero dallo stato di torpore in cui erano scesi e ci fissarono interrogativi. Rosalie arrossì non appena si accorse che anche noi ci trovavamo lì, insieme a loro.
Non riuscivo a capire cosa avesse scatenato in loro quello strano comportamento.
-Scusate se vi ho interrotto- Edward prese subito la parola, lanciando un occhiata fulminante al fratello e rivolgendosi a tutti nello stesso momento, -ma ci sono cose più importanti che hanno la precedenza, in questo momento..-
-Il che, Edward, ci riporta al discorso che stavamo facendo prima.- Jasper mi lasciò andare, avvicinandosi a mio cugino per potergli parlare meglio. -Hai detto che devi parlare subito con Isabella.. ma perché? Come fai a conoscerla, e come fai a sapere che lei si trova qui?-
 Edward sbuffò. -Jasper, non ho tempo per raccontarti tutta la storia! Dopo, quando forse sarò riuscito a risolvere tutto, lo farò.. ma adesso fammi andare da lei..-
Jasper sembrava non volersi smuovere dalla posizione che aveva assunto e sembrava non avere nessuna intenzione di dire ad Edward dove si trovasse Bella; se fosse andato avanti così, probabilmente non si sarebbe risolto nulla.
Mi avvicinai a loro e mi fermai al fianco di mio marito, posando una mano sul suo braccio. Jasper si accorse che mi trovavo accanto a lui ed abbassò il viso, guardandomi sempre con lo stesso sguardo serio ma un po’ più rilassato rispetto a poco prima.
-Tesoro.. posso spiegarti io come stanno le cose, se vuoi, mentre Edward va da Bella- dissi, lanciando poi un occhiata rassicurante in direzione di Edward.
-Alice! Bella ti ha raccontato tutto?- esclamò quest’ultimo, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
-Sì, qualche giorno fa..- Riportai gli occhi sul volto di Jasper, che ricambiava la mia occhiata ma, rispetto a me, lo faceva in maniera confusa ed anche un po’ seccata.
-Cosa ti avrebbe raccontato Bella di cui non sono a conoscenza?- mi chiese, inarcando un sopracciglio.
Sospirai. -Jasper, caro.. è una storia abbastanza lunga, ma per adesso ti basta sapere che Edward e Bella sono innamorati..-
-Che cosa?-
-Sì, Jasper, è così.. vuoi credermi, per favore?-
-Edward, ti.. ti credo, sul serio.. ma perché non ne sapevo nulla?- Jasper lasciava scorrere lo sguardo dal mio viso a quello di Edward, cercando altre informazioni che, ne era sicuro, eravamo in grado di dargli.
-Perché Bella mi ha raccontato tutto in confidenza.. non potevo davvero venire poi a dire tutto a te!-
-Va bene..- Emmett entrò a far parte della nostra conversazione, mollando una sonore pacca sulla spalla di Jasper. -Questa parte è stata risolta.. le altre possono essere spiegate anche più avanti, ma adesso potete dirci dove Edward può trovare Bella?-
-Già.. sai dove si trova?-
Prima che potessi rispondere e spiegare a mio cugino quale fosse il posto in cui si era rifugiata Bella per quel pomeriggio, Jasper mi precedette.
-È andata a fare una passeggiata nel parco.. non è molto che si è congedata da noi..-
Jasper non terminò di parlare che Edward era già scappato via da noi, e si dirigeva a perdifiato giù per la scalinata per potersi inoltrare nel parco e, di conseguenza, per poter raggiungere Bella.
-Edward!- lo chiamai prima che andasse in un punto troppo lontano per potermi sentire, ma per fortuna si fermò e si voltò indietro, dandomi così l’opportunità di dirgli ancora qualcosa. -Raggiungi lo spiazzo delle rose.. credo che si trovi lì!-
Lo vidi alzare una mano in alto, forse per farmi capire che aveva sentito il mio consiglio, per poi voltarsi nuovamente e ricominciare a correre. Restai a guardarlo allontanarsi fino a quando non sparì dietro ad una alta siepe.
-Lo spiazzo delle rose?- Mi girai nuovamente ed incontrai il viso di mio marito, che mi osservava incuriosito. -Sei sicura che si trovi lì?-
Annuii. -Mi ha detto che le era piaciuto particolarmente, un po’ di tempo fa.. ho la netta sensazione che ci sia andata anche oggi.-
-Capisco..- annuì, tornando poi a rivolgersi a me, -ed intanto che aspettiamo il loro ritorno, che ne dici di raccontarmi per bene tutta questa storia?-
Mi aggrappai al suo braccio, regalandogli un enorme sorriso. -Ma certo! Magari mi faccio aiutare anche un po’ da Emmett.. Bella mi ha detto che lui è sempre stato al corrente di tutto..-
Jasper, alle mie parole, abbassò il viso e si grattò distrattamente la nuca. -Ehm.. Alice, non credo che al momento sia interessato a parlare di questo..-
-E perché mai?- chiesi, un po’ sorpresa di sentire tutto quello.
Lui mi osservò, con un sorrisetto divertito sul viso, e con un piccolo cenno del capo mi indicò un preciso punto della balconata. Seguii la direzione che mi aveva indicato, e mi stupii ancora di più quando vidi quello che stava accadendo a pochi passi di distanza da noi.
Emmett e Rosalie dovevano essersi avvicinati mentre io, Jasper ed Edward stavamo ancora parlando tra di noi, e dovevano essersi anche presentati perché adesso erano impegnati in quella che sembrava tanto essere una conversazione fitta ed interessante.
-Oh!- mi portai una mano sulla guancia, ridacchiando e guardando di nuovo Jasper. -Adesso ho capito cosa stavi cercando di dirmi..-

 
 

Edward
 
 

Seguii senza indugi il consiglio che mi aveva dato Alice, senza lasciar passare altro tempo. Corsi a perdifiato per il parco alla disperata ricerca dello spiazzo delle rose e di Bella, desideroso di rivederla e di poterla stringere di nuovo tra le mie braccia.
Non mi sembrava vero che ero così vicino a realizzare il mio desiderio.. ma era davvero così, e faticavo a capacitarmene.
Sapevo che non appena l’avrei trovata e raggiunta avrei anche dovuto parlarle. Dovevo dirle tutto quello che era accaduto in quelle settimane, e dovevo per di più raccontarle che avevo creduto alla bugia inventata da Ludmilla e che a causa di quest’ultima avevo ingiustamente dubitato di lei e del suo amore nei miei riguardi.
Ero sicuro che non sarebbe stata molto felice di venirlo a sapere, specialmente dopo le varie volte in cui mi aveva parlato della sua matrigna e di quello che aveva ideato per tenerla nascosta in casa come una semplice domestica.. ma dovevo dirglielo lo stesso.
Dovevo dirle la verità ed essere sincero con lei, così come sia io che lei avevamo fatto tempo prima. Certo, all’inizio non ero stato poi così sincero, quando le avevo tenuto nascosto la mia vera identità, ma ero riuscito a rimediare a quell’errore e adesso che c’era una situazione così simile alla precedente non volevo che ci fossero altri problemi.
Le avrei detto tutto quello che c’era da dire subito, senza aspettare altro tempo e senza aspettare che sopraggiungessero altri problemi..
Era meglio confessarle tutto adesso che ne avevo l’opportunità.
Corsi ancora, aumentando la velocità nonostante non avessi più aria nei polmoni, fino a raggiungere un piccolo spiazzo pieno di rose dei più svariati colori, che riconobbi essere il posto di cui mi aveva parlato Alice.
Osservandolo meglio, mi ricordò subito il roseto che c’era a palazzo Swan, quello che in una sera ormai lontana Bella mi aveva mostrato orgogliosamente e dove in cui mi aveva spiegato il significato di ogni colore di rosa..
Fermai la mia corsa solo quando fui all’interno di quello spiazzo, e ripresi fiato mentre osservavo le rose rosse che si trovavano poco lontano da me. Mi avvicinai alla pianta più vicina ed accarezzai una rosa con la punta delle dita, sentendo la consistenza morbida e delicata di uno dei suoi petali al tatto.
Alzai il viso bruscamente, puntando lo sguardo verso un punto poco lontano da dove mi trovavo io, alla ricerca di Bella, e restai all’improvviso sorpreso ed incantato da quello che riuscii a scorgere.
Verso la fine dello spiazzo si trovava un albero, non molto alto e dal fusto non molto spesso, alla cui ombra era seduta una figuretta avvolta in un vestito rosso scuro. Aveva la schiena poggiata al tronco dell’albero ed osservava qualcosa mantenendo lo sguardo basso, fisso sulle sue ginocchia coperte dal vestito.
Ero ad una certa distanza da quella figura, ma non mi ci volle molto tempo per capire che si trattava della mia Bella. Era impossibile che mi potessi sbagliare, in quel momento..
Quante volte l’avevo vista, da lontano, assorta nei suoi pensieri? Quante volte avevo visto il suo corpo rannicchiarsi contro qualcosa, mentre era in attesa di qualcuno o semplicemente in ascolto di qualcosa? L’avevo vista quasi nella stessa posizione, la prima volta che la incontrai..
E adesso, vederla in quel posto, e per di più nelle vesti della Contessa che era stata sempre presente dentro di lei, mi scatenò dentro al petto un’emozione forte e completamente indescrivibile.
Sorrisi, un sorriso che non ero riuscito più a far comparire sul mio volto per tutto il tempo in cui ero stato lontano da lei, e senza indugiare troppo sui miei gesti o pensieri ripresi a correre, deciso a raggiungerla seduta stante.
-Bella!- non mi trattenni dall’urlare il suo nome, mentre la raggiungevo. Lo feci anche perché volevo che lei sapesse che mi trovavo lì.. che ero lì per lei, e soltanto per lei. -Bella!-
Bella alzò il viso di scatto, puntandolo verso di me, e la vidi portarsi una mano sulla bocca mentre mi osservava correre. Si alzò in fretta, facendo cadere a terra qualcosa di cui non mi interessava molto sapere cosa fosse, ed anche lei cominciò a correre verso di me per raggiungermi.
Si fermò solo quando eravamo a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, lasciando così a me il compito di azzerare la distanza e di poterla raggiungere. Abbassai il viso verso il suo, emozionato e felice di vedere che era ancora una volta davanti a me.. vicino a me.
Bella aveva un sorriso felice sulle labbra, un sorriso che doveva essere dannatamente simile a quello presente anche sulle mie, e calde lacrime le rigavano il viso, scendendo rapidamente fino al mento. Guardai insistentemente il suo volto, scoprendo quanto mi fosse mancato e come ogni suo piccolo particolare fosse importante per me..
Una lunga ciocca di capelli le ricadeva sulla parte destra del volto, al che mi affrettai ad aggiustargliela dietro all’orecchio in un gesto che avevo compiuto altre volte. Non appena terminai di compiere quel gesto, spostai la mano fino a poggiarla sulla sua guancia calda, morbida e così fortemente familiare.
Lei chiuse gli occhi a quel contatto, poggiando subito dopo la sua mano sulla mia e singhiozzando fortemente mentre lo faceva.
-Sei qui- mormorò, riaprendo gli occhi scuri e puntandoli nei miei. -Sei davvero qui..-
Annuii, portando anche l’altra mano sulla sua guancia ed avvicinando il mio viso verso il suo, fino a far scontrare delicatamente le nostre fronti.
-Sono qui, amore mio.. sono qui..-
Bella scoppiò in un pianto forte non appena pronunciai quelle parole, e strinse le sue mani sulle mie braccia mentre io non accennavo a muovermi dalla posizione che avevo assunto.
Avrei voluto abbracciarla, stringerla contro il mio petto, baciarla fino a non sentire più l’aria nei polmoni.. ma non riuscivo a muovere un muscolo.
L’unica cosa che riuscivo a fare in quel momento era muovere piano i pollici sulle sue guance, che asciugavano senza grossi risultati le lacrime che scendevano dai suoi occhi e che mano a mano aumentavano di intensità.
Fu Bella, alla fine, a muoversi ed a prendere l’iniziativa.
Nonostante il pianto e le lacrime, riuscì a sfuggire alla mia presa e portò le sue braccia al mio collo, avvicinando ancora una volta il viso al mio e facendo scontrare le nostre labbra.
Fu come tornare a respirare dopo tanto tempo.
Avevo desiderato così tanto risentire le labbra di Bella a contatto con le mie che in quel momento non mi sembrarono vere.. ma erano davvero le sue. Erano morbide come le ricordavo, ed avevano il suo sapore, oltre a quello salato delle lacrime.
Strinsi il suo corpo tra le braccia, mentre ricambiavo il bacio e lo intensificavo. Bella si aggrappò ai miei capelli con tutte le sue forze, come se avesse paura che da un momento all’altro sarei potuto andare via.. cosa che non volevo assolutamente fare.
Forse lei sarebbe voluta andare via da me, dopo aver saputo quello che era successo.
Quel pensiero, così pesante e triste nella mia mente, scacciò in malo modo la felicità del momento e mi fece ricordare che non era ancora tutto sistemato tra di noi.. Bella doveva ancora sapere quanto la mia stupidità stesse per influire sulla nostra felicità e sul nostro futuro insieme.
Misi fine al bacio, con dolcezza e con tutto l’amore che provavo nei suoi confronti, baciandole piano l’angolo della bocca mentre lei riprendeva fiato, ancora con gli occhi chiusi.
Li riaprì dopo qualche secondo, battendo più volte le ciglia per scacciare via il velo di lacrime che, vedevo, le appannava ancora la vista. Mi carezzò i capelli sulla nuca, mentre un piccolo sorriso le inarcava le labbra ed un incantevole rossore le colorava le guance.
Non mi sarei mai stancato di vederla arrossire a quel modo.. mai. Avrei trascorso tutta la mia vita nella speranza di vederlo ancora una volta.
-Ho sperato così tanto di vederti ancora- sussurrò ad un tratto, facendo sfiorare i nostri nasi. -Ho desiderato di poterti riabbracciare di nuovo.. non sai quanto..-
Sospirai, chiudendo gli occhi. Non avrei mai voluto che quel momento, così felice ed intenso per noi due, venisse rovinato.. ma non potevo fare altrimenti. Non potevo rimandare ancora.
-Ti devo parlare- le dissi, riaprendo gli occhi.
Bella mi guardò, sconcertata e confusa dal mio cambio d’umore, e fece scorrere le sue mani dalla mia nuca alle mie guance, che carezzò senza nessuna esitazione e con gentilezza.
-Non.. non possiamo parlare dopo? Possiamo stare ancora un po’ così.. tranquilli?- chiese, sperando che potessi cambiare idea.
Scossi la testa. -È meglio se parliamo adesso..-
Annuì, abbassando subito gli occhi.
Cercando di mostrarmi e di essere il più tranquillo possibile, le presi le mani e gliele feci togliere dal mio viso, abbassandole e facendo poi intrecciare le nostre dita. Sentii che ricambiava la mia stretta, ed in qualche modo sperai che tutto andasse bene e che non reagisse troppo male sentendo quello che avevo da confessare.
Ci sedemmo sull’erba, restando vicini e con le mani sempre intrecciate, senza preoccuparci di sistemarci all’ombra dell’albero che ci avrebbe protetto dalla luce calda e fastidiosa di quel sole primaverile.
La guardai in viso, soffermandomi più del dovuto sui suoi occhi ancora lucidi e diventati preoccupati dal momento in cui le avevo rivelato che le dovevo parlare. Odiavo vederla in lacrime e triste per qualcosa, più di ogni altra cosa al mondo..
-Bella, ascolta.. mi dispiace di non essere venuto qui e di non averti raggiunto prima.. mi dispiace davvero moltissimo, ma..- non riuscii a proseguire oltre, perché lei mi interruppe tappandomi la bocca con la sua mano.
-Dispiace anche a me, Edward..- si interruppe per prendere un piccolo respiro, -all’inizio non sapevo cosa fare.. avevo paura di quello che ti avrebbero potuto dire una volta arrivato lì a casa mia, ma poi il non sapere nulla e l’essere qui, lontana da casa, mi hanno spinto a scriverti. Lo stavo facendo proprio in questo momento.. volevo che tu sapessi che ero qui e che stavo bene..- mi sorrise, mordendosi il labbro inferiore subito dopo.
-Ma io lo sapevo, piccola.. sapevo che stavi bene, ma fino a l’altro ieri non sapevo che tu fossi qui, da mia cugina..- le confessai.
Bella aggrottò le sopracciglia. -Tua.. cugina? Alice è tua cugina?- domandò subito dopo.
Dalla sua domanda, capii che fino a quel momento era rimasta all’oscuro sulla parentela mia e di Alice.. e mi sembrò un po’ strano. Alice era sempre stata una ragazza molto vivace e dalla parlantina facile, e non era da lei lasciarsi sfuggire un ‘dettaglio’ simile.
-Lei non te ne ha parlato?-
Scosse la testa. -Abbiamo parlato poco di te e di quello che c’è stato tra di noi.. per me era così difficile farlo..-
Restò per un po’ in silenzio, dopo avermi rivelato quel particolare, e si limitò a giocare con le mie dita come se volesse distrarsi. La sentii tirare su con il naso, e credetti che stesse per piangere di nuovo ma quando rialzò il viso i suoi occhi erano normali.. leggermente lucidi, ma normali.
-Hai detto che sapevi che stavo bene..- mormorò, guardandomi intensamente, -ma che non sapevi che mi trovavo qui.. dove credevi che fossi?-
La sua voce esprimeva molta curiosità ed anche molta ansia, forse intuendo che c’era qualcosa che doveva sapere e di cui non sarebbe stata molto felice.
-Quando ero venuto a prenderti mi hanno detto che tu..- mi bloccai, non sapendo come continuare, ma mi sforzai in modo così da non tenerle tutto nascosto, -..mi hanno detto che eri partita e che.. dovevi sposarti con un Duca italiano..-
Sentii che Bella stava allentando la stretta sulle nostre mani subito dopo che le ebbi ripetuto le parole di Margaret. Capii che ci era rimasta male sia dal suo gesto, sia dal modo in cui era tornata a mordersi le labbra.
-E tu ci hai creduto?- la sua voce era diventata più bassa e carica di delusione. -Dopo tutto quello che Ludmilla ha fatto in questi anni.. tu hai creduto ad una bugia che ha sicuramente inventato lei per farci stare lontani?- scosse la testa, chiudendo anche gli occhi mentre una lacrima già le solcava il viso.
-Bella..- gli accarezzai il viso, con gentilezza, cercando di calmarla. -Mi dispiace.. io non volevo davvero crederci, ma tu non eri lì e non sapevo davvero come comportarmi.. ero davvero convinto che fossi stata concessa in sposa ad un altro, e credevo che fossi stato preso in giro da te.-
L’ultima parte la sussurrai, visto che era la parte di cui più mi vergognavo. Adesso che avevo Bella davanti agli occhi, in lacrime perché le avevo confessato il più grande errore che avevo commesso in tutta la mia vita, capii che lei non sarebbe mai stata in grado di fare o soltanto ideare una cosa simile..
Avevo sbagliato di brutto, e me ne pentivo amaramente.
-Se non mi credevi.. se mi accusavi di averti preso in giro, perché sei qui allora?- Mi urlò tutto quello tra le lacrime, scacciando la mia mano ed alzandosi in piedi prima di guardarmi arrabbiata e delusa. -Perché hai fatto tutta questa strada? Potevi restartene nel tuo castello e dimenticarti di me!-
-Bella, ti prego..- mi alzai in piedi anch’io, mettendomi di fronte a lei e cercando di prenderle di nuovo le mani, che aveva stretto in due pugni, ma si scansò e mi guardò ferita mentre continuava a piangere. -Ti prego, ascoltami..-
-NO! Non ti voglio ascoltare! Non voglio sentire altro uscire dalla tua bocca!-
Si voltò velocemente e cominciò ad allontanarsi, diretta sicuramente al palazzo, ma cercai ancora di fermarla. Volevo parlarle ancora, almeno per cercare di spiegarle meglio tutto il malinteso che c’era stato.. ma non sembrò molto entusiasta della mia intenzione.
Come le presi il polso per bloccare la sua corsa, si voltò e mi schiaffeggiò il viso con la mano libera. Restai sorpreso, visto che era la prima volta che compiva un gesto simile nei miei riguardi, ma comunque dovetti immaginarmi che forse avrebbe reagito in quel modo.
Bella tirò ancora su col naso, mentre un singhiozzo la scuoteva. -Lasciami sola.. ti prego, lasciami sola..-
Lasciai andare il suo polso quasi senza accorgermene, rendendomi conto solo in quel momento di quanto male le avessi fatto con il mio sciocco comportamento, e portai la mano sulla guancia lesa che ancora pulsava per il dolore causato dallo schiaffo.
La vidi ricominciare a correre subito dopo che la lasciai andare, e mentre si allontanava sempre di più fino a scomparire dalla mia visuale non feci altro che restarmene lì, da solo, e con un unico pensiero per la testa..
Sembrava che avevo proprio rovinato tutto, e forse Bella non mi avrebbe mai perdonato.

 
 
 

___________

Lo so, non dovevo essere qui, ma non ho resistito XD quante di voi avrebbero reagito come la nostra Bella? Io, al suo posto, avrei mandato Edward a quel paese e lo avrei buttato di sotto da una finestra u.u tanto per fargli un po’ male u.u

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannovesimo ***


Come in una favola - Capitolo19

Eccomi qui, pronta per il nuovo aggiornamento in questa bella giornata di primavera :D la bella stagione mi sta dando alla testa, ma è meglio che non ci fate caso u.u
Allora.. lascio le mie piccole note adesso, così poi non sarete costrette a sopportarmi quando finirete di leggere XD
Questo è il capitolo che, spero, stavate tutte aspettando da tanto tempo.. l’ho riletto con calma stamattina per controllare eventuali errori che mi fossero sfuggiti e spero che li abia tolti tutti u.u ma mai dire mai, forse ce n’è ancora qualcuno nascosto.. mi scuso se così fosse :)
Ora, prima di dilungarmi troppo, vi saluto e vi ringrazio per le splendide recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo! Siete come sempre gentili e tanto tanto buone *_* sto diventando molto ripetitiva, me ne rendo conto XD ma è la verità..
Grazie ancora e.. buona lettura! Un bacio :*
KrisC

 
 
 
 
 
 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo diciannovesimo
 
 
 

Bella
 
 

Avevo gli occhi fissi sul fuoco che scoppiettava allegramente nel camino, a poca distanza dal divanetto su cui ero seduta, senza però guardarlo veramente. Oltre ad avere la vista annebbiata dalle lacrime, che non avevano smesso di scendere neanche per un istante, non trovavo poi così interessante guardare quelle fiamme così brillanti e vivaci.
L’unico pensiero ed argomento che mi girava per la testa era, forse, anche l’unico a cui non avrei voluto pensare.. ad essere sincera, avevo desiderato con tutta me stessa che quel momento si avverasse, ma adesso non lo volevo più così tanto. Non dopo quello che avevo saputo..
Risentire la voce di Edward dopo tanto tempo e ritrovarmelo davanti proprio lì, in carne ed ossa, nello stesso posto in cui mi trovavo anche io era stata la sorpresa ed il sogno più bello che avessi mai potuto immaginare.
Avevo aspettato tanto quel momento, e credevo fermamente che si sarebbe potuto avverare dopo aver spedito la lettera che stavo scrivendo fino a poco tempo prima.. ma non immaginavo che Edward potesse anticipare le mie mosse, e venisse a cercarmi senza annunciare a nessuno il suo imminente arrivo.
Ero stata davvero felice di rivederlo, e quando ci eravamo trovati a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro e con le sue mani posate sul mio viso quasi credevo di poter svenire dalla gioia.. e sentire di nuovo la sua voce, emozionata, bassa e gentile proprio come la ricordavo, mi aveva fatto capire che lui si trovava davvero di fronte a me e che non era solo un maledetto e meraviglioso sogno.
Stringerlo di nuovo tra le braccia e baciarlo, poi, mi sconvolse ancora di più.. lo avevo sentito ricambiare immediatamente il mio bacio e stringere la presa sul mio corpo, come se nulla tra di noi fosse cambiato. Sembrava che ci fossimo rivisti solo dopo qualche ora di lontananza, e non, invece, dopo giorni e giorni..
Avevo creduto che tutto fosse rimasto immutato, che il nostro amore fosse sopravvissuto a quella lontananza imprevista e dolorosa.. ma mi ero sbagliata. Mi ero sbagliata così tanto, ed ero stata una sciocca a credere che non fosse stato così.
Sapere che Edward aveva creduto alla bugia inventata da Ludmilla mi aveva delusa e ferita, ma sapere che aveva anche dubitato del mio sentimento e di tutto quello che c’era stato tra di noi mi fece male.. davvero tanto male.
Avevo sentito un peso attanagliarmi il petto, ed anche se non ne ero molto convinta mi era sembrato quasi di sentire qualcosa dentro di me rompersi.. come se il mio cuore, che per tutto quel tempo era appartenuto a lui e a lui soltanto, si fosse crepato sotto al peso di quella strana presenza.
Tutto quello che avevo desiderato fare dopo aver sentito quelle rivelazioni era allontanarmi da lui, ed era quello che ero riuscita a fare. Ero stata costretta a dargli uno schiaffo per far sì che mi lasciasse andar via, ma non mi ero pentita di quel gesto..
Il dolore che gli aveva causato quello schiaffo non era nulla, rispetto a quello che sentivo io dentro al petto.
Subito dopo essere rientrata nel palazzo mi ero rifugiata nell’unica stanza, oltre alla mia, in cui sapevo che non sarei stata disturbata per nessuna ragione al mondo. Avevo ignorato tutti gli altri, che cercavano di attirare la mia attenzione e che mi chiedevano di spiegare loro cosa fosse successo, e mi ero rifugiata all’interno della biblioteca.
Lì, ero stata finalmente libera di dare sfogo al dolore che provavo ed avevo lasciato campo libero alle lacrime, che avevano già cominciato a scendere copiose quando ero ancora insieme ad Edward ma che avevo anche cercato di trattenere fino a quando non fossi stata da sola.. completamente da sola con me stessa.
Avevo tenuto per tutto il tempo il viso nascosto tra le braccia, ed avevo inzuppato con le mie stesse lacrime le maniche dell’abito che indossavo.. ma non mi importava granché di quello che avevo combinato.
Avevo rialzato la testa solo quando il pianto ed i singhiozzi si erano calmati, e mi ero poi rannicchiata contro lo schienale del divano, abbracciandomi le ginocchia e poggiando il mento su di esse, puntando subito dopo gli occhi sul camino che avevo di fronte.
Non sapevo da quanto tempo avessi assunto quella posizione, così come non sapevo quanto tempo fosse passato da quando avevo lasciato Edward da solo nel parco e mi ero rifugiata nella biblioteca.
Potevano essere passati solo pochi minuti, od anche poche ore.. non lo sapevo con certezza, ma in quel momento non era nelle mie priorità scoprirlo. Tutto quello che desideravo, in quel momento, era stare il più lontana possibile da lui.
Non avrei sopportato di vederlo ancora, o di parlarci ancora.. non con tutto il dolore ed i sentimenti contrastanti che provavo, e che si intensificavano ogni volta che ripensavo alle sue parole di poco prima.
Mi avevano ferita, e molto, era impossibile negarlo ed era ancora più impossibile, per me, accettare che fosse tutto vero. Avrei tanto voluto che alla fine mi sorridesse e mi rassicurasse con un ‘sto scherzando’.. ma quelle parole non erano arrivate, ed era rimasta solo la delusione e l’umiliazione.
Edward era riuscito a credere ad una menzogna così spregevole e così lontana dalla realtà, ed ancora faticavo a capire come fosse riuscito ad accettarla come verità. Faticavo a capire come fossi diventata per lui in così poco tempo una persona meschina, invece della ragazza dolce e meravigliosa di cui si era innamorato, come mi aveva detto così tante volte..
Era riuscito in brevissimo tempo a dubitare di me, ignorando tutto l’amore che provavo verso di lui e tutte le promesse che ci eravamo scambiati reciprocamente. Il solo pensare che, in fondo, lui avesse così poca fiducia in me mi rattristava ed addolorava ancora di più.
Sospirai, mordendomi subito dopo il labbro inferiore nel tentativo di bloccare i nuovi singhiozzi, e passai stancamente il braccio sugli occhi per asciugare le ultime lacrime che erano fuoriuscite.
In quel momento mi sembrava di rivivere un momento passato della mia vita, anche se non era poi così lontano.. un momento accaduto poco più di un mese prima, e che mi aveva scatenato una reazione simile a quella che stavo vivendo.
Davanti agli occhi comparvero improvvisamente delle immagini sfocate, ma ancora abbastanza chiare, in cui Edward mi confessava di essere il principe di Francia ed io scappavo via da lui, troppo scioccata dalla sua rivelazione per potergli stare accanto più del dovuto.
Mi stupii di come quel ricordo somigliasse così tanto alla realtà che stavo affrontando, ed anche come fosse differente sotto altri aspetti, dopotutto.
Alcuni mesi fa ero riuscita a comprendere ed ad accettare il motivo per cui Edward avesse voluto mantenere celata la sua identità, fino a quando non fosse stato sicuro di aver trovato una persona che lo avesse amato per quello che era veramente e non per quello che rappresentava, essendo l’erede al trono, ma adesso.. adesso non sapevo davvero se sarei riuscita a passare sopra a tutto.
Edward non aveva avuto fiducia in me, ed aveva trovato più giusto accettare la verità raccontatagli da una sconosciuta piuttosto che credere a me, alle mie parole ed al mio amore per lui.. come poteva continuare ad esserci ancora un legame, se sembrava non esserci alcuna fiducia tra di noi?
Come potevo essere sicura che tutto, anche se lo avessi perdonato, sarebbe tornato normale? Potevo accertarmi che il nostro rapporto non avrebbe più avuto problemi, o dovevo preoccuparmi sempre di fare la cosa giusta e cercare di evitare, così, eventuali incomprensioni da parte sua?
Tutte quelle domande, a cui non sapevo dare una risposta coerente e corretta, continuarono a rimbombare nella mia testa senza che io potessi fare nulla per cercare di smorzarle, anche se solo per pochi minuti, e ben presto sentii che la testa cominciava a dolermi per tutta la confusione che avevo e per il pianto che ricominciava e smetteva in continuazione.
Ben presto, sommersi di nuovo la testa tra le ginocchia e chiusi gli occhi, sperando che il buio e la posizione potessero aiutarmi in qualche modo.

 
 

Edward
 
 

Dovevano essere passati solo pochi minuti da quando Bella era fuggita via da me, in lacrime, ed io non avevo fatto nulla per raggiungerla. Dopo il tentativo fallito e lo schiaffo che avevo ricevuto da parte sua avevo rinunciato a seguirla, decidendo di lasciarle un po’ di tempo prima di ritentare a parlarle di nuovo.
Mi diressi, senza pensarci troppo, all’albero dove pochi minuti prima avevo visto Bella, massaggiandomi la guancia che bruciava e pulsava ad istanti diversi, ed avevo portato lo sguardo ai piedi del tronco, notando alcuni oggetti che erano stati lasciati lì: un calamaio, il cui contenuto si era riversato tutto sull’erba, una piuma d’oca ed alcuni fogli di carta.
Mi inginocchiai subito, ricordando che Bella mi aveva rivelato di star scrivendo una lettera indirizzata a me, e recuperai tutti i fogli in fretta e furia. Li sfogliai in maniera febbrile, deluso di vedere all’inizio tutti fogli bianchi, ma alla fine ne trovai uno scritto per metà su cui spiccava una calligrafia accurata e delicata.
Era la prima volta che vedevo la calligrafia di Bella e ne rimasi affascinato. Sembrava che anche questa la rispecchiasse completamente, e non riuscii a capire come fosse possibile per me pensare ad una cosa del genere.
Lessi le poche righe che era riuscita a buttare giù, fino ad arrivare ad una parola interrotta ed ad una linea che sporcava il resto del foglio; doveva averla accidentalmente fatta quando l’avevo chiamata e la avevo interrotta.
Mi maledii e mi punii da solo quando finii di leggere quella lettera, desiderando ancora più di prima di non aver voluto credere alle parole di Margaret.
Ero stato uno sciocco a credere che Bella cercasse solo di giocarmi un brutto scherzo, quando ogni singola parola che aveva scritto su quel foglio mi diceva il contrario.. mi diceva che lei, in tutto quel tempo, non aveva fatto altro che pensare a me.

Mi manchi, Edward, mi manchi tantissimo..
Ogni giorno mi sembra sempre più difficile da affrontare, sapendo che non sei qui al mio fianco..
Vorrei così tanto riabbracciarti, dirti che ti amo..
Vorrei che tu fossi qui con me in questo momento..

Il senso di colpa tornò, più prepotentemente di prima, tanto da costringermi ad alzarmi ed a correre via da quel posto per poter raggiungere Bella il più in fretta possibile. Non volevo più aspettare altro tempo per potermi scusare ancora una volta.. come potevo aspettare ancora, sapendo quanto lei stesse sicuramente soffrendo per la mia stupidità?
Non potevo aspettare ancora, sapendo che lei era sempre la stessa ragazza di cui mi ero innamorato e che avrei voluto vedere sempre al mio fianco, la mattina appena sveglio e la sera prima di addormentarmi.
Dovevo recuperare al mio errore, e ci sarei riuscito anche se mi ci sarebbe voluto del tempo, ed anche se Bella non avrebbe voluto vedermi per molto tempo.. nulla aveva importanza, se non la possibilità di vedere di nuovo Bella felice e stretta tra le mie braccia. Non desideravo altro.
Uscii da quello spiazzo in fretta e furia, ripercorrendo a ritroso tutta la strada che avevo fatto prima per poter tornare al palazzo. Tenevo lo sguardo fisso davanti a me ed evitai di osservare il vasto giardino che mi circondava; in quel momento, per me, l’unica cosa veramente importante era raggiungere Bella.
Mi fermai solo quando ebbi raggiunto, finalmente, la scalinata principale; mi appoggiai alla ringhiera ed attesi qualche secondo prima di cominciare a salirla, giusto quanto mi serviva per riprendere il respiro.
Mi passai un braccio sulla fronte, stancamente, e quando lo feci notai che nella mano stringevo ancora la lettera di Bella. L’avevo tenuta stretta nella mano per tutto il tempo, e non me ne ero neanche reso conto..
Strinsi ulteriormente la presa su quel pezzo di carta, sciupato per come dovevo averlo strapazzato durante la corsa, e mi decisi a salire quelle scale che rappresentavano uno dei pochi ostacoli che dovevo superare prima di raggiungere Bella. Quando fui in cima, oltrepassai il portone che era stato lasciato aperto ed andai alla ricerca di qualcuno che mi potesse dire dove potesse essere andata.
Non conoscevo molto bene quel palazzo, essendoci stato solo una volta e, per giunta, solo un paio di anni prima, in occasione delle nozze di Alice. Avevo bisogno di un aiuto per orientarmi meglio in quel posto.
Come se avessi espresso quel desiderio ad alta voce, sentii dei passi avvicinarsi a me e non appena mi fui voltato alla mia sinistra capii a chi appartenessero; Jasper ed Emmett procedevano a passo spedito, con lo sguardo rivolto a me, e dietro di loro riuscii ad intravedere le figure di Alice e dell’altra ragazza che avevo visto prima.
Mi avvicinai a loro, dimezzando così le distanze, ed incrociai per un secondo soltanto lo sguardo triste ed un po’ severo di mio fratello.. capii che lui, e sicuramente anche tutti gli altri, dovevano aver saputo quello che era accaduto tra me e Bella, e ne ebbi la conferma quando Alice cominciò ad urlarmi contro, attirando così l’attenzione di tutti su di lei.
-Che hai combinato?- esclamò, raggiungendo me e gli altri due ragazzi mentre continuava ad osservarmi arrabbiata. -Cosa hai fatto a Bella? Perché è tornata qui in lacrime?-
-Non le ho fatto nulla!- dissi, a mia discolpa. Mi stupivo di come mia cugina pensasse che avrei potuto fare qualcosa ad una delle persone più importanti della mia vita. -Sul serio, Alice. Non le ho fatto del male.. le ho solo parlato.-   
-Allora non è vero che non le hai fatto nulla!- continuò ad urlare lei, incurante dei cenni che le stavano facendo Jasper e l’altra giovane al suo fianco. -Se l’hai fatta scoppiare a piangere, qualcosa devi averle fatto.. anche se hai solamente usato le parole!-
Sbuffai, sapendo che aveva ragione. Avevo solamente parlato con lei, senza contare i baci che ci eravamo scambiati prima, ed usando solo quelle ero riuscito comunque a causarle dolore e dispiacere.. cose che non sopportavo proprio che lei provasse ancora.
-Le hai raccontato tutto, vero?- Emmett prese la parola, approfittando del fatto che Alice aveva smesso di urlare e si era tranquillizzata un poco. -Non l’ha presa bene, a quanto ho visto..-
Scossi la testa, abbassando il viso ed appallottolando, per lo sconforto, la lettera mentre stringevo la mano in un pugno. -No, non l’ha presa bene.. l’ho delusa, Emmett, l’ho delusa così tanto..-
-Era una cosa che avevamo previsto, Edward.. ma vedrai che si risolverà tutto.- Emmett mi si avvicinò, poggiando una mano sulla mia spalla e carezzandola quasi impercettibilmente, giusto quel tanto che bastava per farmi sentire la sua presenza.
-E se non dovesse essere così? E se.. l’avessi persa per sempre, a causa della mia stupidaggine?-
Lo guardai ancora una volta in volto, cercando nei suoi tratti e nella sua espressione una risposta, ma non riuscii a trovare nulla.. a quella domanda Emmett non seppe rispondere, e questo mi gettò ancora di più nello sconforto.
Non potevo davvero perderla per una sciocchezza che avevo commesso.. non potevo perderla perché non avevo creduto abbastanza all’amore che lei provava per me..
-Scusa, Edward, ma.. ma che cosa avresti raccontato a Bella?- Jasper si intromise nel nostro discorso, anche se era diventato momentaneamente silenzioso, e fece vagare lo sguardo dal mio a quello di Emmett. -Forse sono un po’ indiscreto, ma mi piacerebbe molto saperlo..-
Nonostante la paura, la tensione ed una miriade di altre sensazioni che provavo in quel momento, accolsi quasi subito la richiesta di Jasper e mi ritrovai a raccontare tutto quello che era accaduto in quelle settimane, seduto su una poltroncina di una delle tante sale e circondato da tutti gli altri.
Mi passai più volte le mani tra i capelli, mentre raccontavo e ripercorrevo con la mente tutti i discorsi e le vicende che c’erano state in quei giorni, ed alzai il viso, che avevo tenuto quasi nascosto per la maggior parte del tempo, solo quando finii di parlare del gesto che aveva compiuto Angela insieme a Julianne ed a Jacob, e che mi aveva finalmente fatto aprire gli occhi sulla realtà dei fatti.
Emmett, che era l’unico oltre a me a conoscere la storia sin dall’inizio, sedeva tranquillo al mio fianco e si torceva le mani tra di loro, mentre gli altri.. gli altri mi guardavano e si comportavano come se avessi appena raccontato loro che avevo commesso un atroce omicidio.
Jasper mi fissava incredulo, con un dito poggiato sulla guancia, e batteva le ciglia ogni pochi secondi; Rosalie, la ragazza bionda, guardava in basso, le mani incrociate in grembo, e lo alzava ogni tanto prima di riportarlo sulle sue mani; Alice, invece, aveva le sopracciglia inarcate e mi lanciava occhiatacce terrificanti.. non mi sarei affatto stupito, se all’improvviso si fosse trasformata in una strega simile a quelle che temeva tanto da bambina.
-Non posso credere che tu sia stato così sciocco da credere a quella menzogna!- esclamò infine, incrociando le braccia sopra al seno e sbuffando subito dopo. -Credevo che fossi più intelligente, cugino!-
Alzai gli occhi al cielo, sentendo le sue parole; non ero molto entusiasta di ascoltare il suo parere. Sapevo di essere stato uno stupido e, sinceramente, non mi andava che aggiungesse altro per farmi stare male, più di quanto non lo fossi di già.
-Alice.. ti prego, non rigirare il coltello nella piaga, va bene?- la ammonì Emmett, e sembrò quasi che avesse intuito i miei pensieri e avesse voluto darmi una mano.
Lei si zittì subito, appoggiando la schiena sullo schienale del divanetto sulla quale era seduta ed abbassando poi lo sguardo senza smettere, però, di sbuffare.
-Dopo tutto questo- disse Jasper rivolgendosi a me, poggiando i gomiti sulle ginocchia ed osservandomi poi incuriosito, -cosa hai intenzione di fare? Vuoi provare a.. parlarle di nuovo?-
Annuii. -È quello che voglio fare.. ma non so se lei vuole parlarmi ancora. Non so nemmeno dove sia andata..-
-Dovrebbe essere in camera sua, o forse si è rifugiata nella biblioteca- mi venne in aiuto Rosalie, che rialzò il viso per parlarmi meglio. -Di solito è lì che va, quando vuole stare da sola.. non penso che sia andata di nuovo nel parco.-
-Qualcuno può indicarmi dove si trovano queste stanze? Voglio andare da lei..- dissi in fretta mentre mi alzavo in piedi, ma mi bloccai non appena vidi l’occhiata che mi lanciò Alice. Non sembrava affatto felice delle mie intenzioni.. così come sembrava esserlo Rosalie.
-Edward.. io credo che dovresti aspettare, e non andare da lei adesso- mi spiegò quest’ultima, a bassa voce, e si grattò per qualche secondo la tempia destra mentre lo faceva. -Lasciale un po’ di tempo da passare da sola, forse non è ancora pronta per vederti di nuovo e potrebbe reagire male.-
Dovetti ammettere che le sue ragioni erano abbastanza buone. Forse Bella davvero non era pronta per affrontare di nuovo quel discorso e se io fossi andato da lei subito, forse non avremmo risolto nulla.. anzi, forse avremmo compromesso ancora di più la situazione.
Mi affrettai ad annuire, in silenzio, mentre tornavo a sedermi e mi prendevo la testa tra le mani. Per quanto volessi sistemare al meglio la situazione, non avrei mai voluto aspettare altro tempo per farlo.. ma sembrava essere proprio necessario.
Sentii una mano carezzarmi i capelli, gentilmente e con gesti tranquilli, al che alzai la testa per capire chi fosse. Mi trovai di fronte gli occhi verdi e brillanti di Rosalie, ed un piccolo sorriso rassicurante prese vita sul suo volto mentre continuava a compiere quel piccolo gesto.
-Vedrai, andrà tutto bene.. più tardi ti accompagno io da lei.- sussurrò.
 

-
 

Proprio come mi aveva promesso qualche ora prima, Rosalie mi accompagnò lungo i corridoi del palazzo mentre raggiungevamo la stanza di Bella.. ma, dopo una rapida visita, capimmo che lì non c’era e che doveva trovarsi nella biblioteca.
La luce chiara e leggermente aranciata del sole che entrava dalle finestre ci illuminava, mentre percorrevamo gli ultimi metri che ci separavano dalla biblioteca. Quando fummo davanti alla porta della stanza, Rosalie bussò un paio di volte prima di intrufolarsi al suo interno e lasciarmi lì, sulla soglia.
Uscì di nuovo pochi secondi dopo, accostando la porta e fissandomi poi negli occhi. -Si trova sul divanetto davanti al camino.. ma sta dormendo- disse, mantenendo il tono di voce basso forse per paura che potesse disturbarla se avesse alzato un po’ di più il tono.
Mi voltai verso la porta ed allungai un braccio per aprirla di più, desideroso di vedere se si trovava veramente lì. Lo feci, ma le uniche cose che riuscii a vedere furono alcuni scaffali pieni di libri, alcune poltroncine ed un divanetto posizionati di fronte al camino.. ma non riuscii a vedere Bella.
Doveva essersi sdraiata sul divanetto.. era l’unica soluzione che spiegava il motivo per cui non riuscivo a scorgerla.
Stavo per entrare quando la mano di Rosalie mi bloccò il braccio, facendomi voltare verso di lei ancora una volta. Osservai il suo viso, diventato improvvisamente teso e preoccupato.. l’unica spiegazione che trovai per il suo comportamento fu che si era affezionata molto a Bella, in quel breve periodo, e che non avrebbe voluto vederla soffrire di nuovo.
-Ti prego, Edward.. non rovinare di nuovo tutto- sussurrò, mordendosi le labbra subito dopo aver parlato e dando, in qualche modo, la stessa spiegazione che avevo pensato.
Annuii con la testa, senza riuscire a dire qualcosa, ed infine entrai nella biblioteca. Il rumore della porta che si chiudeva alle mie spalle non mi disturbò neanche per un istante, e cominciai ad incamminarmi verso le varie poltrone accanto al camino. Quando mi posizionai tra di esse, mi bloccai subito non appena la rividi e non riuscii a fare altro, se non restare davanti a lei ed osservarla secondo dopo secondo.
Bella stava dormendo e, come avevo pensato io, si era sdraiata sul divanetto, piegando le gambe da un lato forse per stare più comoda. Aveva il viso rivolto verso il fuoco, che si andava spegnendo, ed un braccio sotto la testa a farle da cuscino; l’altro, invece, era abbandonato sul ventre e si alzava ed abbassava insieme al suo petto, seguendo il ritmo tranquillo e lento del suo respiro.
Continuai ad osservarla a lungo, incantato, senza fare nessun movimento. Alla fine mi inginocchiai davanti a lei, avvicinando il viso al suo ed osservandolo attentamente come se fosse la prima volta. Le sue guance erano colorate di un rosa acceso, a causa del calore sprigionato dal fuoco, e le sue lentiggini sembravano più evidenti di quanto ricordassi..
Non ricordavo che quei particolari del suo viso mi fossero mancati così tanto, ma sembrava essere proprio così.. ed una nuova verità mi invase la mente, all’improvviso. Non sarei riuscito a vivere una vita intera senza vedere il suo viso.. ormai ne ero sempre più consapevole.
Spostai lo sguardo, portandolo sulla sua mano che si trovava lì, accanto a me, ed il desiderio di carezzarla e di stringerla ancora una volta mi sopraffece. Con timore, per paura che potessi svegliarla non appena la avessi toccata, allungai la mia mano e sfiorai il dorso della sua.
A quel contatto non successe nulla: Bella non si mosse e continuò a riposare, indisturbata, al che decisi di spingermi un po’ più in là. Strinsi la sua mano nella mia, senza usare troppa forza, e poi tornai ad osservarle il viso.
Ero andato da lei perché volevo parlarle e cercare di sistemare tutto.. ma più la vedevo immersa nel sonno e rilassata, più volevo che non si svegliasse mai. Era così bella, così delicata.. così dolce, anche, che non avrei mai voluto svegliarla per rivedere il dispiacere nei suoi occhi.
Con la mano che non era impegnata a stringere la sua le scostai alcune ciocche che le ricadevano davanti agli occhi, facendo piano per evitare di disturbare il suo sonno, e poi non potei fare a meno di carezzarle la guancia. Lo feci, e dopo pochissimi istanti quasi mi pentii di averlo fatto.
Due occhi scuri, familiari, si aprirono improvvisamente ed incontrarono i miei, facendomi sussultare sul posto.


 

Bella
 
 

Non sapevo come fossi passata dall’osservare il fuoco al dormire, sdraiata su quel divanetto.. non sapevo di averlo fatto, e non ricordavo affatto il momento in cui accadde. Sapevo solo una cosa, però.
Sapevo che non appena avevo aperto gli occhi avevo incontrato quelli chiari e meravigliosi di Edward, che si trovava di fronte a me e che mi osservava. Sentii anche la sua mano che mi carezzava la guancia, e capii che era stato quel suo piccolo gesto ad avermi spinto ad aprire gli occhi.
Rimasi spiazzata nel ritrovarmelo lì davanti. Ero sorpresa nel constatare che mi aveva raggiunto nonostante gli avessi chiaramente espresso che volevo restare da sola, e sempre per lo stesso motivo provai anche rabbia nei suoi confronti.. ma oltre a quello, provai anche altro e non potevo neanche negarlo a me stessa.
Nonostante tutto, io ero felice di vedere e sentire che era accanto a me. Ero felice che fosse lì, e non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile.. dopo tutto quello che avevo saputo avrei dovuto semplicemente odiarlo, ma non riuscivo a provare odio nei suoi confronti. Rabbia sì, ma odio no.. affatto.
Battei un paio di volte le palpebre, restando però ad osservare il suo viso che si era leggermente incupito vedendo che mi ero svegliata. Abbassò gli occhi e, quasi nello stesso momento, lasciò un ultima carezza al mio viso prima di spostare la mano, poi tornò ad osservarmi e vidi che anche quelli, come il viso, erano pieni di tristezza e di dispiacere.
-Non.. non ti volevo svegliare..- mormorò, sospirando subito dopo. -Scusami..-
Sentii che lasciava la presa anche sulla mia mano, che tenevo poggiata sulla pancia, e non ricordai il momento in cui l’aveva stretta nella sua. Sembrava che non mi ricordassi molte cose, come ad esempio il momento in cui lui fosse entrato nella biblioteca.. cominciai a pensare che poteva essere comparso così, dal nulla ed all’improvviso.
Distolsi lo sguardo dal suo viso e mi puntellai sul braccio che avevo tenuto sotto la testa, come una specie di cuscino, e lo sentii formicolare fastidiosamente.. la posizione non doveva avergli giovato poi molto. Mi portai a sedere velocemente e raggomitolai quasi subito le gambe contro il petto, abbracciandole con un gesto involontario.
Poggiai il mento sulle ginocchia, e nel farlo alcune ciocche di capelli che erano sfuggite alle forcine mi ricaddero sul viso. Prima che potessi scostarle con le mie mani Edward lo fece per me, e le riportò dietro alle mie orecchie indugiando più tempo del dovuto con le dita sulla mia pelle.
Quel gesto da un verso mi fece piacere, ma dall’altro mi fece male. Ero leggermente scombussolata, lo sentivo, e ciò mi causava desideri e sentimenti contrastanti.. fu facile, così, dare di nuovo il via alle lacrime, e ben presto le sentii colare lungo le guance.
Chiusi gli occhi, cercando di bloccarle, ma sfortunatamente non ci riuscii e ben presto ad esse si aggiunsero anche i singhiozzi, che mi scossero fortemente il petto ed annunciarono l’arrivo di un nuovo pianto.
-Ehi..- riaprii gli occhi sentendo il sussurro di Edward e me lo trovai ancora una volta di fronte, il volto teso e preoccupato che fissava il mio. Sentii poi le sue dita muoversi gentilmente sulle mie guance, nel vano tentativo di asciugarmi le lacrime. -Piccola, non piangere..-
Quel suo piccolo tentativo di consolarmi e rassicurarmi non servì a nulla; mi ritrovai ben presto a piangere più forte ed a stringere gli occhi, tanto che dovetti portarmi una mano sopra alle palpebre per nascondermi un poco.
Le dita di Edward si fermarono dopo un po’ e non le sentii più sulla mia pelle, ma fu solo una cosa temporanea perché lo sentii quasi subito prendere posto al mio fianco, sul divanetto. Scostai la mano che copriva ancora gli occhi e lo guardai, anche se avevo la vista un po’ offuscata, e lo vidi avvicinarsi a me e cingermi le spalle con le braccia. Mi strinse a sé, come aveva fatto così tante volte da quando lo avevo conosciuto, e sfiorò la mia fronte con le labbra.
-Va tutto bene, Bella, va tutto bene..- mormorò, facendomi poggiare la testa sulla sua spalla mentre lui mi sfiorava la fronte con la guancia.
Non capivo il motivo del suo comportamento, ero ancora troppo confusa per farlo.. ma la cosa che mi destabilizzò di più fu capire che stare di nuovo tra le sue braccia, in quel modo, sentire il suo corpo ed il suo calore a contatto con il mio, era la sensazione più bella del mondo.
Ero sempre stata bene tra le sue braccia; lì, stretta a lui, avevo sempre sentito la sensazione di essere al sicuro e di essere protetta da tutto e da tutti.. ed in quel momento, stare di nuovo stretta contro il suo petto mi aveva fatto stare tranquilla all’improvviso.
Era come se avessi riconosciuto quel posto come il più sicuro al mondo, un po’ come se fosse stata la mia casa.. forse perché, inconsapevolmente, io avevo stabilito che Edward fosse la mia casa, il posto sicuro nel quale rifugiarmi.
Rafforzai la stretta sul suo corpo, stringendo le mani sulle sue spalle, ed immersi il viso nella piega del suo collo, chiudendo gli occhi. Subito mi giunse alle narici il profumo della sua pelle, quello così buono che lo caratterizzava e che avevo imparato prestissimo ad associare a lui.. e solo in quell’istante realizzai quanto mi fosse mancato sentirlo.
Il leggero massaggio che la sua mano mi stava facendo alla schiena, oltre ai leggeri baci che ogni tanto lasciava sulla mia fronte, mi rilassò in breve tempo e mi fece anche calmare il pianto, anche se ogni tanto una lacrima mi usciva ancora dagli occhi.
-Va meglio?- mi chiese in un bisbiglio, scostando di poco il viso per potermi osservare meglio.
Lo guardai, mordendomi il labbro nervosamente, ed annuii stando però in silenzio. Abbassai di nuovo lo sguardo, portando poi quasi distrattamente una mano alla sua nuca e cominciai ad accarezzargli i corti capelli che erano presenti lì. Era un gesto, quello, che avevo sempre amato fare e che mi aiutava a rilassarmi ulteriormente.. ad Edward quel gesto però non sfuggì.
Lasciò la sua mano ferma sulla mia schiena e portò l’altra, che era rimasta ferma tutto il tempo sulla mia spalla, al mio viso e me lo fece sollevare piano, facendomi così incontrare ancora una volta il suo.
-Mi dispiace tanto per prima, piccola.. mi dispiace tanto..- mi carezzò ancora la guancia mentre parlava, e nella sua voce riuscii quasi ad avvertire tutto il dispiacere che provava. -Non.. non volevo farti stare male..-
Scossi la testa e gli posai due dita sulle labbra, zittendolo; non volevo sentire ancora le sue scuse. Sapere che era dispiaciuto per quello che era successo e che aveva fatto era più che sufficiente, per me.. ma non bastava per aggiustare le cose.
Avevo bisogno di sapere altro, in quel momento.
-Ti.. ti va di raccontarmi tutto?- gli dissi, abbassando di nuovo le dita per consentirgli di parlare. -Tutto quello che è successo?-
Prima che potessi abbassare del tutto la mano Edward la riacciuffò e se la portò alle labbra, baciandone delicatamente il dorso mentre mi fissava dritto negli occhi. La strinse forte nella sua, abbassandola giusto quel tanto che bastava per poter parlare.. ma non smise un secondo di tenerla nella sua, mentre mi parlava di quel che era accaduto.
-Come ti avevo detto prima, sono venuto a prenderti come avevamo deciso.. ma non ti ho trovato subito. Sono andato a cercarti nelle cucine ma non eri neanche lì.. ma c’erano Margaret e Julianne.. lei è andata via quasi subito, ma Margaret è rimasta e mi ha.. mi ha detto quelle cose..- abbassò il viso, portandosi l’altra mano ai capelli e cominciando ad accarezzarli nervosamente.
Era un gesto che faceva sempre, quando era teso o nervoso per qualcosa, ed in quel momento capii quanto doveva essere rimasto deluso da quello che gli avevano raccontato.
-Me ne sono andato subito- continuò a dirmi, dopo quell’attimo di pausa, -e stavo attraversando il parco quando Julianne mi ha bloccato. Voleva parlarmi di te e, credo, di quello che era successo veramente.. ma non ho voluto ascoltarla. Io.. io credevo che la verità fosse quella che mi aveva rivelato Margaret e non volevo sentire altro..- rialzò il viso, che aveva tenuto nascosto fino a quel momento, e mi fissò con gli occhi lucidi: non l’avevo mai visto in quelle condizioni. -Mi sono sbagliato, Bella, e rimpiangerò per sempre di non aver dato ascolto subito a Julianne.. sono stato così stupido..-
Grosse lacrime cominciarono a segnare il suo viso, lasciandomi così sorpresa ed incantata da destabilizzarmi. Non avevo mai visto un uomo piangere, era la prima volta in assoluto che mi capitava di vedere una scena simile.. ma vedere Edward piangere e dispiacersi era in certi versi così straziante e doloroso che sentii di nuovo le mie scorrermi sulle guance.
-Edward..- sussurrai, prendendogli il viso tra le mie mani, -Edward.. ti prego, non piangere.. ti prego..-
Lui sembrò non ascoltarmi; si abbassò con il viso fino a poggiarlo sul mio petto e mi strinse in modo spasmodico, come se avesse paura che l’avrei abbandonato di lì a qualche istante. Spostai le mie mani dalle sue guance ai suoi capelli, che cominciai ad accarezzare nel disperato tentativo di calmarlo.
Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei ritrovata a consolarlo.. ma, a quanto sembrava, non avevo immaginato un sacco di cose.
Restammo in quella scomoda, ma rassicurante, posizione per non so quanto tempo, tanto che temetti ad un tratto di averne perso la cognizione. Quando sentii Edward un po’ più tranquillo cercai di spronarlo ad andare avanti con il racconto, ma venni bloccata proprio da un suo gesto.. un gesto che non aveva mai compiuto, anche se ci era andato spesso vicino.
Lo sentii risalire lungo la mia pelle, lasciata scoperta dal vestito, con il naso e quando giunse alla mia clavicola sentii che ci lasciava sopra un bacio.. leggero, a fior di pelle, ma riuscì lo stesso a scatenarmi intensi brividi lungo la schiena.
Trattenni un sospiro e chiusi gli occhi, cercando di controllare quelle sensazioni così strane e sconvolgenti e quando fui sicura di esserci riuscita tornai ad occuparmi di quello che dovevo fare.
-Come hai scoperto che si trattava di una bugia?- gli chiesi, con la voce leggermente tremula e con le labbra che sfioravano i suoi capelli.
Edward rialzò il viso, sentendo la mia domanda. -Un paio di giorni fa Emmett è venuto a cercarmi al lago e mi ha detto che nessun Duca italiano stava per sposarsi con una ragazza francese.. glielo aveva detto mio padre, ma faticavo a crederci.. poi, dopo un po’, sono arrivati i tuoi amici..-
-I miei amici?- lo bloccai, sorpresa, ed un sorriso estasiato sentii che prendeva forma sulle mie labbra. -I.. i miei amici sono venuti da te?-
Lui annuì, ricambiando il mio sorriso. -Sì.. Angela, Jacob e Julianne. Mi hanno raccontato tutto, e mi hanno detto che ti trovavi qui.. era tutto ancora più strano di quello che mi aveva detto mio fratello, ma ho capito che era sul serio la verità e sono partito subito..-
Abbassai il viso, ancora con il sorriso sulle labbra. Non potevo crederci che avessero fatto tutto quello per aiutarci.. per darci una mano nel ritrovarci. Ero in debito con loro, davvero in debito.. non più solo con Angela, ma con tutti.
-Angela mi ha aiutato quando sono arrivata qui- mormorai, restando con il viso abbassato. -Ha scritto una lettera indirizzata ad Alice in cui le rivelava che ero la Contessina. Sono così in debito con lei.. adesso, anche più di prima..-
-Ti vuole bene, Bella.. lei e gli altri hanno fatto tutto questo perché ti vogliono bene..- rialzai lo sguardo, incrociando il suo, -..e te ne voglio anch’io, anche se il mio è un tipo di bene diverso dal loro..-
Non seppi cosa dire, od anche solamente cosa pensare. Ero sempre rimasta senza parole davanti alle rivelazioni di Edward, ma quella.. quella era senza alcun dubbio la più dolce e la più destabilizzante in assoluto.
-Bella..- si avvicinò con il viso, fermandosi a pochi centimetri dal mio, -so di aver sbagliato, e di aver dubitato di te, ma.. ma nonostante pensassi che mi avevi preso in giro, non ho mai smesso un secondo di amarti. Ti amavo anche se ti credevo una persona diversa da quella che conoscevo, e non riuscivo a smettere di farlo.. perché mi sei entrata dentro ed hai preso posto qui..- avvicinò le nostre mani, ancora intrecciate, al suo petto e le poggiò proprio sopra al suo cuore. -Sei qui da sempre, piccola.. e so che nessuno potrà toglierti e prendere il tuo posto.-
Mi morsi le labbra, nervosamente, stravolta da tutto quello che Edward mi aveva appena detto, e prima che potessi fare o dire qualcosa lui portò le sue dita sulle mie labbra e me le liberò dalla costrizione dei denti. Le carezzò gentilmente, senza smettere di guardarmi negli occhi, e poi avvicinò ulteriormente il viso al mio.
Le nostre labbra si incontrarono quasi subito e fu bello sentirle di nuovo, nonostante fossero passate soltanto poche ore dall’ultima volta. Erano proprio come le ricordavo.. morbide, calde, ed avevano il suo sapore.
Mi aggrappai al suo collo mentre il nostro bacio diventava sempre più intenso e coinvolgente, tanto che neanche mi accorsi di venire trascinata a sedere sulle sue gambe. Edward mi cinse la vita, forte, mentre mi baciava un ultima volta le labbra e tornava ad immergere il volto nel mio petto.
-Ti amo, Bella..- sussurrò, respirando sulla mia pelle. -Ti amo troppo per potermi allontanare di nuovo da te, o lasciarti andar via..-
Gli accarezzai i capelli, baciandoglieli poi con calma e gentilezza prima di rispondergli. Era assurdo che pensasse di andare via senza portarmi con lui..
-Non succederà mai.. non vado da nessuna parte senza di te.-
Soffocai quelle parole tra i suoi capelli, ma furono ugualmente ben udibili.. tanto che Edward, quando smisi di parlare, alzò subito la testa e mi osservò attentamente come per cercare la verità nella mia espressione. Capì che ero sincera e tornò a baciarmi con la stessa forza ed intensità di prima, mozzandomi il respiro.
Strinsi forte gli occhi, ricambiando il suo bacio ed abbracciandolo ancora, felice di sentirlo di nuovo lì e di sapere che non era cambiato assolutamente nulla tra di noi..
Tutto era rimasto immutato, ed il nostro amore sembrava essere sempre più forte di tutto il resto. 

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Capitolo 21
*** Capitolo ventesimo ***


Come in una favola - Capitolo20

Buonasera a tutte quante voi, mie care!
Vi lascio il capitolo in anticipo di un giorno perché per domani non ero così sicura di poter postare.. ho un paio di cosette da fare, ma comunque ci tenevo a farvi avere l’aggiornamento in tempo :D
Questo capitolo è importante, sì, posso definirlo così.. avvengono delle cose che dovevano svolgersi già da tantissimo tempo e, inutile dirlo, vi renderanno tutte felici :) non dico però cosa accade, ve lo lascio scoprire mano a mano che leggete :D
Vi ringrazio, come sempre, per le recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo(a cui mi sono ricordata di rispondere stavolta XD), e ringrazio anche chi legge soltanto :)
Adesso vado, vi lascio tranquillamente alla lettura del capitolo ;)
Un bacione :*
KrisC

 
 
 
 
 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo ventesimo
 
 
 

Edward
 
 

Era da poco arrivato il primo pomeriggio quando mi apprestai a lasciare il palazzo, con un mantello da donna tra le braccia. Mia cugina aveva insistito affinché lo prendessi, dicendo che mi sarebbe stato utile nel caso Bella avesse avuto freddo durante il viaggio.
Il viaggio, il secondo che facevo nell’arco di pochi giorni, per l’esattezza… ma questo tra le tante cose sarebbe stato di gran lunga migliore del precedente. Tutto sembrava essere migliore, per me, al solo pensiero che non sarei stato da solo in compagnia di mio fratello ma che ci sarebbe stata anche Bella.
Mi venne istintivo sorridere, ripensando a quel piccolo ed importante particolare. Nonostante fossero trascorsi pochi giorni dalla nostra riconciliazione e avevamo avuto il tempo di stare di nuovo insieme e di parlare, pensavo ancora che tutto quello che stavo vivendo fosse un sogno e non la realtà… la felice realtà che, se non fosse stato per Ludmilla e per le sue losche intenzioni, starei vivendo già da qualche tempo.
E quel giorno, finalmente, si stava avverando uno dei desideri che avevo covato per più tempo dentro di me: finalmente avrei portato Bella al castello, e l’avrei presentata ai miei genitori come mia futura sposa.
Beh, oltre a queste due nuove informazioni avrei dovuto mettere al corrente mamma e papà anche di tutto il resto: di quello che aveva organizzato Ludmilla per ottenere il matrimonio combinato tra le nostre due famiglie, di come aveva tenuto in casa Bella per tutti quegli anni e di come, senza alcuno scrupolo, aveva deciso di tenerci separati in modo da non poterci rivedere mai più.
Ripensare a tutto quello che quella donna aveva fatto, pensando solo a se stessa e a quello che avrebbe potuto ottenere, mi faceva ancora innervosire e salire il sangue al cervello per la rabbia in pochi secondi. Forse con il tempo sarei riuscito ad ignorare e a non pensare più a tutto quello… forse ci sarei riuscito veramente, ma per come stavano le cose adesso mi sembrava alquanto improbabile.
Cercai di non farmi assalire troppo da quei ricordi e, mentre stringevo la presa sulla stoffa che tenevo ancora tra le braccia, continuai ad avanzare fino a quando non arrivai al portone d’entrata. Uscii fuori, nel sole primaverile che cominciava a essere più caldo per quella stagione, e scesi le scale mantenendo lo sguardo sulle poche persone che si trovavano ai piedi della scalinata.
Accanto a quel gruppetto di persone c’era la carrozza reale, con cui io e mio fratello eravamo giunti da mia cugina pochi giorni prima, che era già munita di cavalli e che era pronta per partire… stava aspettando solo noi per poterlo fare.
Salutai con un gesto della mano il nostro cocchiere, Sam, poco prima che la mia attenzione venisse completamente catturata dalla figura, piccola e perfetta ai miei occhi, di Bella.
In quei giorni difficilmente ero riuscito a distogliere lo sguardo da lei: sembrava quasi impossibile per me farlo, talmente forte era il desiderio da parte mia di vederla sempre e sempre, ad ogni ora del giorno e della notte…
Sapere, poi, che tutto ciò sarebbe stato possibile da quel momento in avanti mi rendeva pieno di gioia… nessuno, ormai, avrebbe più potuto dividermi da Bella… nessuno.
La raggiunsi in silenzio, non smettendo di guardarla come se fosse il bene più prezioso presente sulla Terra. Quel giorno aveva uno splendido abito blu a coprirle il corpo e, se possibile, ai miei occhi sembrava ancora più bella… forse la pensavo così perché lei, per me, era bella sempre e lo sarebbe sempre stata.
Era impegnata a salutare Alice e Jasper, e stringeva tra le sue le mani di mia cugina; anche se non riuscivo a sentire bene quello che si stavano dicendo, ero sicuro che stesse ringraziando i due padroni di casa per tutto quello che avevano fatto per lei in quelle settimane che era stata ospite da loro. Forse era davvero così, conoscendo la personalità di Bella e sapendo quanto odiasse sentirsi un peso per gli altri…
Chissà se la sua nuova vita al castello le avrebbe scatenato più o meno le stesse reazioni che, mi aveva raccontato, aveva avuto lì a palazzo.
Quando le fui abbastanza vicino le carezzai gentilmente la schiena, per farle capire che mi trovavo al suo fianco. Portai lo sguardo sulle sue spalle, coperte appena dall’abito, e su una di esse riuscii a scorgere senza problemi una delle tante cicatrici che la sua matrigna le aveva inferto tempo prima.
Nello stesso ed identico modo in cui avevo reagito qualche settimana prima, accarezzai quel segno con la punta di un dito fino a arrivare al punto in cui scompariva, coperto dall’abito. Non si sentiva più il segno, come avevo constatato l’altra volta, e nessuno probabilmente si sarebbe accorto della cosa al tatto. Tutto ciò che testimoniava la punizione di Ludmilla erano quei segni marroncini ed ancora evidenti che deturpavano la pelle del mio amore, troppo chiara per far sì che potessero passare inosservati.
Bella, sentendo il mio tocco, alzò il viso verso il mio e mi regalò un sorriso, quello che amavo tanto vedere sul suo volto e che avrei voluto sempre vedere, senza volermi stancare mai. I suoi occhi, notai, erano lucidi ma comunque meravigliosi. Le sorrisi anch’io, abbassandomi con il viso per sfiorarle la fronte con le labbra.
-Tutto bene?- le chiesi, tornando a massaggiarle la schiena.
Lei annuì, circondandomi la vita con un braccio mentre con la mano libera stringeva ancora quella di mia cugina. Tra loro due e Rosalie sembrava essere nato un sincero sentimento di amicizia e fui davvero felice di saperlo; sperai che non si rovinasse per la distanza che c’era tra le nostre tenute, ma che sarebbe rimasta immutata.
-Stavamo parlando…- mi disse, tornando a rivolgersi poi a Alice e a Jasper. -Mi farete sapere quando nascerà il bambino?-
-Ma certo! Lo avremmo fatto ugualmente in ogni caso… dobbiamo informare la famiglia della zia, no?- Alice ridacchiò, lanciandomi un occhiata divertita mentre si portava una mano alle labbra.
Vidi Bella arrossire a quella frase, ed abbassò prontamente il viso fino a nasconderlo sul mio petto. Circondai le sue spalle con un braccio mentre sorridevo per l’imbarazzo che Alice le aveva suscitato.
Se c’era una cosa che Bella tendeva a dimenticare, negli ultimi giorni, quella era senza dubbio il legame di parentela che legava me e Emmett a Alice. Sembrava che non fosse particolarmente tendente a ricordarlo, e spesso si ritrovava a arrossire come in quel momento per l’errore che aveva commesso.
-Oddio, Alice! L’ho dimenticato ancora…- borbottò, alzando di nuovo il viso e tornando a osservare Alice.
Lei scosse la testa. -Non è successo nulla, cara…-
Alice poi spostò lo sguardo verso di me, scostandosi da Jasper per venire a abbracciarmi. Non fu molto facile, a causa del suo pancione un po’ invadente e per via del mantello che stringevo in un braccio, ma ci riuscimmo ugualmente.
-Sono contenta per te, cugino…- mi sussurrò a un orecchio. -Bella è davvero la donna giusta per te…-
Sorrisi di nuovo, baciandole piano una guancia. -Grazie Alice… apprezzo molto le tue parole.-
Alice mi strinse forte le spalle prima di lasciarmi andare e mi sorrise. Dopo qualche secondo venne affiancata da Jasper, che la cinse per le spalle e mi porse la mano in segno di saluto.
-Mandateci presto vostre notizie… ed anche, eventualmente, un invito per un matrimonio!- rise dopo aver terminato la frase, coinvolgendo me e Bella anche se lei sembrava essersi imbarazzata per l’accenno alle nostre nozze.
Alice si unì alle nostre risate qualche secondo dopo, e non risparmiò suo marito per la sua battuta dandogli quasi subito uno schiaffo sul braccio.
-Jasper, insomma! Non sono cose da dire queste…- lo rimproverò bonariamente.
-Ma, cara… come sarebbe a dire! Anche te ieri sera stavi facendo questi discorsi…-
Vedere la mia cara cugina arrossire, rimproverata dal marito, mi fece ridere e sorridere ancora di più. Lei e Jasper sembravano davvero uniti come coppia e quella era la prima volta che lo notavo; non avevo mai avuto molte occasioni per andarli a trovare da quando si erano sposati, ma forse in futuro ci sarebbero state altre occasioni per recuperare il tempo perduto… contando anche la nuova amicizia che legava lei e Bella, ci sarebbero state sicuramente.
Lasciai stare i due ragazzi davanti a me ai loro battibecchi coniugali e tornai a osservare Bella, che con il sorriso sulle labbra non riusciva a smettere di osservarli. Le presi una mano, stringendola nella mia gentilmente, ed a quel gesto si voltò verso di me senza smettere di sorridere.
-Cominciamo ad andare nella carrozza?- le domandai.
Sempre sorridendo, annuì alla mia domanda e ricambiò la stretta sulla mia mano. -Certo…-
Restammo con le mani intrecciate e con i corpi vicini mentre avanzavamo verso la carrozza, fermandoci solo quando fummo nei suoi pressi ed incontrammo, lì vicino, mio fratello e Rosalie.
Stavano parlando tranquillamente, come avevano fatto per gran parte del tempo in quei giorni, e sembravano essere molto a loro agio. In quel momento mi sembrarono anche un po’ tristi, ma ero sicuro che si sarebbero rivisti presto… molto presto.
Se tutto sarebbe andato come pensavo, nell’arco di quell’anno non si sarebbe celebrato solo il matrimonio mio e di Bella…
Lasciai la mano di Bella e salii sulla carrozza per pochi secondi, giusto il tempo che mi occorreva per poggiare su uno dei sedili il mantello; quando uscii vidi che Bella e Rosalie si stavano salutando, al che ne approfittai per scambiare due parole con Emmett, immobile lì vicino.
-Hai trovato la tua anima gemella?- chiesi in maniera scherzosa, anche se dentro di me ero curioso di scoprire cosa avrebbe risposto mio fratello.
Lui ricambiò la mia occhiata giocosa e rise, incrociando le braccia. -Non avrai nessuna risposta da parte mia, caro fratello… ed adesso, se non ti dispiace, vado a occuparmi della tua anima gemella.-
Non feci in tempo a rispondere qualcosa che Emmett era già scappato via dal mio fianco; raggiunse in fretta Bella e Rosalie ed in pochi secondi, dopo aver detto qualcosa che fece ridere entrambe le ragazze, aveva già recuperato la mia fidanzata e l’aveva fatta salire sulla carrozza.
Sospirai, avvicinandomi a Rosalie che stava salutando con un sorriso e con la mano gli altri due che si trovavano all’interno della carrozza. Lei smise di salutarli solo quando si accorse di me, ma non smise di sorridere. Ricambiai, prendendole la mano e lasciando un bacio sul suo dorso.
-È stato un piacere conoscerti, Rosalie… spero di rivederti ancora.-
Lei annuì. -Lo spero anch’io, Edward. E… oh, non ho molto da dire, voglio solo augurare a te ed a Bella tutta la gioia e l’amore di questo mondo…-
Inconsapevolmente, alle parole di Rosalie voltai la testa in modo da poter vedere l’interno della carrozza e mi soffermai per qualche secondo sul viso divertito di Bella; Emmett sembrava essersi immerso nel ruolo di giullare di Corte e la stava facendo divertire molto.
Tornai ad osservare Rosalie e le sorrisi di nuovo, ricambiato quasi subito dal suo.
-Grazie molte- riuscii a dire solo quello, non trovando altre parole.
Rosalie scosse la mano, sorridendo ancora, e si allontanò un po’ andando a raggiungere Jasper ed Alice che si trovavano poco lontano; io, invece, mi affrettai a salire in carrozza e presi posto accanto a Bella, che mi sorrise non appena mi trovai al suo fianco e mi prese la mano.
Emmett, che si trovava di fronte a noi, osservò le nostre mani unite ed aggrottò le sopracciglia. -Credo che presto andrò a fare compagnia a Sam…- mugugnò, sporgendosi poi verso il finestrino e salutando con gesti ampi della mano gli altri.
Lo facemmo anche io e Bella; ben presto, sentimmo la carrozza cominciare a muoversi e cominciare a percorrere il lungo viale alberato per uscire dalla tenuta.
Quando ci fummo lasciati alle spalle il palazzo distolsi lo sguardo dal paesaggio e tornai ad osservare Bella, anche lei intenta a guardare fuori dal finestrino con un sorriso leggero impresso sulle labbra. Mi abbassai su di lei, sfiorandole piano l’orecchio con le labbra.
-Tutto bene?- le domandai in un sussurro.
Lei si voltò rapidamente, guardandomi negli occhi e battendo un paio di volte le ciglia. Mi sorrise subito dopo, annuendo e stringendomi più forte la mano che teneva ancora chiusa nella sua.
-Tutto bene… se ci sei tu, va sempre tutto bene- mi rispose, ridacchiando subito dopo.
Adoravo vederla e sentirla così tranquilla e divertita; non mi sarei mai stancato di vederla in quel modo, del resto, ed ero contento di sapere che da quel momento in avanti per lei sarebbe stato quasi sempre così… quasi sempre, perché sentivo che prima o poi qualche piccolo bisticcio sarebbe capitato anche a noi.
Le baciai la fronte, indugiando su quella parte del suo corpo più tempo del dovuto perché volevo sentire ancora una volta l’odore familiare e buono che emanavano i suoi capelli. Bella appoggiò la testa sulla mia spalla, rilassandosi completamente.
-La prossima volta che ci fermiamo andrò a fare compagnia a Sam, ho deciso!-
 
 

-
 
 

La sera era calata presto, molto presto quel giorno… Sam aveva già acceso il piccolo lume che si trovava accanto alla sua testa, mentre era ancora impegnato a guidare la carrozza, in modo che lo aiutasse ad affrontare il breve tratto di strada che ci divideva dal castello.
Non era poi così difficile capire dove ci trovavamo, e ci aiutava moltissimo anche la vegetazione familiare che era presente in quel punto. In una ventina di minuti, massimo una mezz’ora, saremmo arrivati a casa.
Immaginavo già le facce che avrebbero assunto i nostri genitori non appena saremmo arrivati: sarebbero state felici, sollevate… arrabbiate.
Non era stato il massimo andare via senza averli prima avvertiti del nostro viaggio improvviso… ma forse raccontando loro tutto quello che era successo ed anche vedendo che insieme a me e a Emmett c’era anche Bella, avrebbero capito cosa ci aveva spinto a compiere una simile mossa.
Abbassai il viso, evitando di fare movimenti bruschi per paura di svegliare Bella che aveva il capo poggiato sulla mia spalla. Si era addormentata più o meno un paio di ore prima, quando il sole era ancora alto nel cielo ma che già cominciava ad illuminare tutto quanto con toni più aranciati.
Aiutato da Emmett, le avevo poggiato addosso il mantello da viaggio per evitare che potesse prendere freddo; la sera faceva sempre più freddo rispetto al giorno, e volevo che lei stesse bene e che non stesse troppo scoperta.
Restai ad osservarla dormire per gran parte del tempo, immerso com’ero nel vedere le sue palpebre chiuse tremolare ogni tanto, fino a quando non sentii la mano di Emmett che mi scuoteva per attirare la mia attenzione. Alzai il viso, rivolgendogli una domanda muta.
-Credo che sia meglio svegliarla… manca ormai poco al nostro arrivo- mormorò, accennando con un gesto del capo al finestrino e al paesaggio che si vedeva fuori.
Annuii e tornai a guardare Bella, consapevole che avrei dovuto disturbarla dal suo riposo; le carezzai il braccio, coperto dalla mantella leggera, mentre le baciavo un paio di volte la fronte.
-Bella…- la chiamai a alta voce, tornando a sfiorarle la pelle. -Ehi… Bella…-
La sentii mugugnare dopo qualche secondo e cominciare a muoversi, ovviamente disturbata dai miei gesti; aprì gli occhi lentamente dopo qualche istante, battendoli un paio di volte e lasciandoli poi socchiusi.
-Ben svegliata, Principessa.-
-Edward..- farfugliò, stropicciandosi gli occhi con una mano. -Che succede?-
-Scusa se ti ho svegliata, ma siamo quasi arrivati…-
Dopo quella piccola spiegazione ebbi tutta la sua completa attenzione. Bella si mise a sedere meglio, stirandosi le braccia, mentre mi guardava sorpresa. -Davvero?-
-Sì, sembra che manchi poco…-
La sua espressione cambiò rapidamente, passando dal sorpreso al preoccupato, ma mantenne lo stesso i segni della stanchezza che, sapevo, avevamo ben visibili sul volto anche io ed Emmett. La sua reazione, però, mi diede da pensare.
Non volevo che cominciasse ad avere dei dubbi su quello che stavamo facendo; ne avevamo parlato tempo prima, quando ancora non erano successi tutti quegli imprevisti a stravolgere le nostre vite, e se era necessario ne avremmo parlato ancora… non volevo che i suoi dubbi, forse ricomparsi nella sua testa, rovinassero tutto quello che ci stava accadendo e che avevamo sperato tanto che accadesse.
-Bella…- la chiamai e le strinsi una mano nella mia, cercando di attirare la sua attenzione. Ci riuscii, e lei voltò il viso, teso, incontrando il mio. -Non pensare a nulla… vedrai che andrà tutto bene, proprio come ti ho promesso…-
-Ma… se non dovessi piacergli?- chiese, stringendo la presa sulla mia mano. -Se loro non mi accettassero come la tua fidanzata?-
Stavo per risponderle, per tranquillizzarla e per ridarle quella sicurezza che sembrava essere andata via, ma venni anticipato da Emmett che le si avvicinò e le accarezzò una guancia.
Bella si voltò subito, a quel tocco, scontrandosi così con il sorriso rassicurante ed enorme di mio fratello.
-Bella, non dire simili assurdità!- esclamò, assumendo un tono scherzoso ma serio allo stesso tempo. -I nostri genitori ti avevano accettato quando credevano che tu fossi solo una semplice domestica… immagina come saranno felici di sapere chi in realtà sei! E non dimenticare che, un tempo, i nostri ed i tuoi genitori erano molto amici…-
-Ma, Ludmilla…- Bella tentò ancora di trovare una falla in quello che stavamo facendo, e beh… Ludmilla sembrava essere quella più importante, ma non poi così molto.
Potevamo sfruttare le nostre conoscenze e le parole di Bella, che era stata una sua ‘vittima’ per così tanti anni, per rovinare il nome che portava ancora e che non era degna di mostrare a tutti…
Sorrisi, ripensando a quella che poteva essere la mia vendetta, che ero sicuro di riuscire a attuare molto presto nei suoi confronti.
-Ludmilla non c’entra più, Bella… e non dovrai più pensare a lei e a quello che ha fatto, non solo a te ma anche a noi. Non serve nominarla ancora… davvero…-
Sorrisi riconoscente a mio fratello, vedendo come le sue parole avessero risollevato un po’ il morale della mia Bella. Un leggero sorriso le era comparso sulle labbra, che Emmett aveva cominciato poi a carezzare con la punta delle dita.
Quel gesto, se fosse stata un’altra persona a compierlo, mi avrebbe dato fastidio e, sicuramente, mi avrebbe fatto ingelosire… ma era di mio fratello che stavamo parlando, e di lui davvero non mi sarei dovuto preoccupare.
Specialmente se, da quanto avevo intuito, cominciava a provare una piccola attrazione per la bella Rosalie.
-Su Emmett, adesso basta però! Abbassa quelle manacce!- Tutto ciò, però, non mi vietò di scherzare con lui.
Emmett mi mostrò la lingua, in una perfetta imitazione di un bambino dispettoso, e tutto ciò causò la risata divertita di Bella. Le baciai di nuovo la fronte, sentendola più rilassata rispetto a prima.
-Vedrai che andrà tutto bene…- le sussurrai ancora.
Gli ultimi minuti di viaggio passarono in un battibaleno, tanto che quasi non mi resi conto di star attraversando il cancello d’entrata e di star percorrendo il cortile del castello. Fu Emmett che, ridendo, me lo fece notare mormorando un ben udibile “Casa dolce casa”.
La carrozza si fermò all’improvviso, esattamente al centro del cortile e a una considerevole distanza dal portone d’entrata; quest’ultimo si aprì subito, notai, e cominciarono ad uscire diverse persone… riconobbi subito la voce di nostra madre chiamarci, come se avesse aspettato per giorni interi quel momento e non si fosse mossa da quel punto.
-Vado avanti io, così la tranquillizzo un po’- ci informò Emmett, aprendo con uno scatto lo sportello della carrozza e scendendo rapidamente.
Seguii la sua figura per qualche secondo con gli occhi prima di voltarmi e rivolgere tutta la mia attenzione verso Bella. Anche lei, come me, stava osservando tutto quello che accadeva al di fuori della carrozza… ma rispetto a me sembrava essersi irrigidita nuovamente.
-Andiamo anche noi, che dici?-
Lei scosse subito la testa, terrorizzata, afferrandomi la mano. -No, ti prego… non adesso…- mi implorò quasi.
-Perché? Andrà tutto bene, amore, davvero…- le carezzai le guance, sentendole accaldate sotto il mio tocco. -Non accadrà niente di male…-
Bella scosse ancora la testa, chiudendo gli occhi. -Non… non ancora, ti prego… aspettiamo qualche minuto…-
-Va bene, piccola, va bene… ma devi stare tranquilla…- la abbracciai, facendole poggiare la testa sulla mia spalla; la sentii sospirare contro il mio collo. -Aspettiamo che ci vengano a chiamare e poi andiamo da loro, va bene?-
La sentii annuire, mentre si stringeva ancora più forte al mio corpo. Mi sembrava così fragile, in quel momento: spaventata ed intimorita dalla reazione che avrebbero potuto avere i miei genitori non appena avessero saputo di lei… e nonostante le rassicurazioni che le avevamo fatto in precedenza io e Emmett, non era riuscita a scacciare tutto quello che provava dentro di sé.
Le carezzai le braccia, cercando di infonderle calma e calore, fino a quando sentii dei passi che, velocemente, si avvicinavano a noi. Mi sporsi meglio con la testa, incontrando subito gli occhi di Emmett che mi fissavano dall’altra parte del finestrino.
-Dovete scendere subito, ragazzi! Mamma e papà vogliono parlarvi… specialmente con te, Edward.- ci informò, riprendendo fiato tra una parola e l’altra.
Sentii Bella trattenere il fiato, al mio fianco, dopo che Emmett ebbe smesso di parlare. La guardai ancora, notando che si stava passando nervosamente una mano sulla guancia e che, tra l’altro, si stava mordendo il labbro inferiore.
-Dai andiamo, niente paura…- sussurrai, scostandomi di poco da lei per poter aprire lo sportello della carrozza.
Scesi a terra, al fianco di mio fratello, e poi mi sporsi di nuovo verso l’interno per tendere a Bella la mia mano, in modo da aiutarla a scendere. Lei osservò titubante la mano che gli stavo tendendo per qualche secondo, ma poi la afferrò e la strinse forte, mentre cominciava a scendere.

 
 

Bella
 
 

Tremavo quando misi i piedi a terra, precisamente nel cortile del castello. Avevo paura, tanta paura… neanche quando Ludmilla mi aveva mandata via da casa ne avevo provata così tanta.
Mi strinsi meglio la mantella intorno al corpo ed in un gesto istintivo alzai il cappuccio sulla testa. Non lo avevo fatto perché avevo paura di venire osservata da tutte le persone che erano presenti, ma perché in qualche modo mi sentivo protetta… al sicuro.
Edward notò il mio gesto bizzarro, e dopo che ebbi alzato lo sguardo lo vidi inarcare un sopracciglio. -Perché lo hai fatto?- chiese, curioso, con un sorrisino.
Scrollai le spalle, riprendendo la sua mano e stringendola forte. -Mi sento più… tranquilla, così…-
Sorrise ancora di più, annuendo.
-Sembri una fuggiasca, Bella!- commentò Emmett, ridendo. -Non dai proprio nell’occhio, eh!-
Arrossii, colpita dalle sue parole… anche se dovevo ammettere che aveva ragione. Sembravo una ragazza che era appena fuggita da casa… non era proprio il massimo.
-Smettila di dire stupidaggini!- sentii lo sbuffo seccato di Edward e, subito dopo, sentii che mi stava tirando il braccio gentilmente verso di lui, incitandomi a camminare. -Sarà meglio andare…-
Lo seguii, senza lasciare la presa sulla sua mano, e spostai il viso in avanti per vedere dove eravamo diretti. Poco lontano da noi vidi che c’erano due figure, un uomo e una donna, illuminate dalla leggera luce di un lume che una delle due teneva in mano… dedussi che fossero i genitori di Edward e di Emmett, il Re e la Regina.
Deglutii a vuoto, stringendomi più forte contro il fianco di Edward; lui intensificò la presa, come a darmi il sostegno di cui avevo bisogno.
Quando fummo abbastanza vicini a loro riuscii a distinguerli meglio, anche se la poca luce rendeva lo stesso difficile il compito. La madre di Edward sembrava essere una donna bellissima, dai lineamenti delicati e dolci, materni, ed il padre di Edward sembrava una persona affascinante e anche, da quel che vedevo, pacata…
Mi sembrava anche il più tranquillo, in quel momento: la Regina sembrava essere molto agitata.
-Mamma, papà- Edward li salutò così, non appena li raggiungemmo, e poi lasciò la mia mano per andare a abbracciarli.
Emmett mi fu subito accanto, mentre osservavo la Regina abbracciare suo figlio intensamente ed il Re carezzargli una spalla. Vedendoli, riuscii a capire quanto fossero legati tra di loro… nonostante fossero delle persone importanti per il nostro Paese e, ne ero certa, avessero molte cose da fare, amavano molto la famiglia che avevano creato.
-Edward, tesoro, per adesso evito di rimproverarti per quello che hai fatto… ma solo perché ci sono altre cose che vorremmo sapere…- disse la Regina non appena ebbe sciolto l’abbraccio in cui aveva costretto il figlio.
-Figliolo, presentaci la tua promessa sposa… siamo curiosi di conoscerla- il Re mi lanciò un occhiata, sorridendo, mentre parlava ad Edward… fui felice di avere ancora indosso il cappuccio, anche se ancora per poco tempo.
Edward si voltò verso di me e mi si avvicinò, prendendomi per l’ennesima volta la mano e facendomi avvicinare ai sovrani. Mi morso le labbra, nervosamente, osservando i loro volti incuriositi ed anche un po’ perplessi per via del cappuccio che mi copriva il viso.
-Bella, amore, non essere nervosa…- mormorò Edward, carezzandomi la schiena con la mano libera.
Vidi il viso del Re adombrarsi tutto d’un tratto, precisamente non appena sentì Edward pronunciare il mio nome. Si avvicinò a noi, sconvolto, e lasciò vagare lo sguardo dal viso del figlio al mio, ancora celato.
-Hai chiamato questa ragazza… Bella?- chiese; alle sue parole anche la Regina ci si avvicinò, mentre fissava preoccupata il viso del marito. -Edward, non dirmi che è…-
-Sì, papà… è lei. È la figlia di Charles e Reneè…-
Chiusi per un solo istante gli occhi, sentendo i nomi dei miei genitori, ma li riaprii subito e portai le mani ai lembi del cappuccio per abbassarlo… non serviva più, ormai, dato che sapevano chi fossi.
Lasciai cadere il cappuccio all’indietro, scoprendomi il viso che avevo tenuto leggermente abbassato fino a quel momento, ma che rialzai per mostrarmi completamente ai genitori di Edward. Sentii le mie guance scaldarsi subito non appena incrociai i loro sguardi increduli; la Regina aveva portato persino le mani a coprirle la bocca.
-Santo Cielo… sei…- la sentii balbettare attraverso le sue mani, che abbassò subito dopo per poggiarsele sul petto. -Sei…-
-Assomigli a Reneè…- il Re la interruppe, avvicinandosi ulteriormente a me e guardandomi allibito. -Sei identica a lei… due gocce d’acqua! Ma… ma i capelli e gli occhi sono di Charles… Dio mio, sei davvero tu Isabella!-
Sembravano così sorpresi di vedermi e di riconoscermi come la figlia dei loro vecchi amici che non mi sembrò reale. Non riuscii a dire nulla, riuscii soltanto a annuire con la testa mentre gli occhi cominciavano a pungermi.
La Regina mi si avvicinò, guardandomi ancora, e si sporse verso di me abbracciandomi subito dopo. Fui confusa da quel gesto, ma quell’abbraccio mi sconvolse ancora di più: era intenso, caldo, gentile… era l’abbraccio di una mamma, quello che io non avevo mai provato.
-Bentornata a casa, piccina… bentornata a casa…- sussurrò al mio orecchio, stringendomi forte.
Una lacrima scese dai miei occhi mentre muovevo le braccia per ricambiare quell’abbraccio, così materno e diverso da quelli che avevo ricevuto sino a quel momento. Chiusi gli occhi, capendo finalmente che quello che mi aveva detto Edward fino a quel momento era vero…
Stava andando veramente tutto bene.
 

-
 

Superati i primi attimi di sorpresa, in cui il Re e la Regina mi chiesero più volte se stavo bene o se avessi avuto bisogno di qualcosa, entrammo al castello per restare al riparo dall’aria fresca della sera.
Esme e Carlisle, come ben presto i due sovrani mi implorarono di chiamarli, cercarono di capire cosa fosse accaduto in quei tre mesi dove io e Edward ci eravamo conosciuti, innamorati, lasciati e ritrovati, ma era una storia lunga e piena di particolari… particolari che comprendevano anche la storia della maggior parte della mia vita e di quella di Ludmilla.
Edward, contento di vedere la reazione che avevano avuto i suoi genitori conoscendomi, chiese a Carlisle di discutere di tutto questo nel suo studio, lontano da orecchie indiscrete… lì, mi disse, avremmo avuto tutto il tempo necessario per parlarne con calma.
A loro sembrava non importare il fatto che fosse già sera e che presto sarebbe calata la notte… l’orario non era proprio il massimo per discutere di tutto ciò, contando che la maggior parte di noi aveva appena affrontato un lungo viaggio, ma volevano sapere tutto il prima possibile e non volevano attendere altro tempo.
Una volta giunti nello studio, dal mobilio prezioso e sfarzoso come, d’altronde, era quasi tutto l’arredamento del castello, ci accomodammo tutti stando vicini e mi diedero tutto il tempo che mi occorreva per raccontare loro tutto quello che era successo… dalla morte di papà fino al giorno in cui conobbi Edward al lago Pavin.
Esme e Carlisle stettero in silenzio, ascoltando tutto quello che avevo da dire, e mi interruppero solo quando seppero che Ludmilla aveva mentito loro dicendo che mi trovavo in Inghilterra, od in qualche altro paese europeo, invece di dire loro che mi trovavo ancora in Francia.
Edward mi aiutò a continuare il racconto non appena si aggiunse anche lui nella mia vita, e raccontò ai suoi genitori quella parte che sapeva solo lui e che mi aveva raccontato qualche giorno prima, quando ci eravamo finalmente riuniti.
Sentir parlare di nuovo di come Ludmilla lo aveva ingannato, dicendo a Giselle ed alle altre di mentire per lei, mi fece provare ancora quella specie di dolore sordo all’altezza del cuore. Mi era ancora difficile comprendere che Edward fosse riuscito a credere a quella bugia, ma sapere che lui aveva continuato ad amarmi nonostante pensasse quello mi rendeva tutto più facile da sopportare… ma sapevo, dentro di me, che avrei portato dietro quel ricordo doloroso per tutta la vita.
Edward si zittì quando raccontò ai suoi genitori che era partito per raggiungermi non appena aveva saputo la verità, abbassando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. Non aveva lasciato la presa nemmeno per un momento, tracciando disegni invisibili sulla mia pelle con il pollice mentre parlava.
Esme sospirò, poggiando la schiena allo schienale della sedia sulla quale era seduta, e osservò me e Edward attentamente scuotendo la testa. -Non posso credere che abbia fatto tutto questo…-
-Credici, mamma, credici… posso raccontarti di nuovo tutta la storia, se vuoi!- Emmett, che era rimasto in piedi accanto alla scrivania per tutto il tempo, sorrise a sua madre e dopo averle lasciato una carezza sulla testa si diresse verso una delle finestre dello studio.
-Avevo anche accettato di far sposare nostro figlio con la sua bambina, ed intanto continuava a mentirmi… a mentirci! Come sono stata sciocca…- Esme si portò una mano alla fronte, chiudendo gli occhi, e appoggiò il gomito sulla sua gamba.
-Non dire così, cara… come potevamo sapere quello che stava facendo?- Carlisle si mise dietro di lei e le carezzò le spalle, cercando di consolarla.
-Però… cari, potevate raccontarci prima quello che stava accadendo!- rialzò la testa di scatto, puntando poi il dito contro Edward. -Specialmente tu, Edward! Mi meraviglio di te… non ti ho sempre detto che dovevi dirmi la verità?-
Deglutii, sentendo quelle parole. Se c’era una persona che si doveva prendere tutta la colpa, quella ero io… non avevo voluto far sapere subito che io e Edward ci eravamo innamorati, ed il mio fidanzato aveva solo accettato la mia richiesta senza costringermi a cambiare idea.
Era me, che Esme avrebbe dovuto sgridare… non Edward. Lui non aveva nessuna colpa.
-Esme, Edward non ha nessuna colpa… ero io che non volevo far sapere a nessuno di noi… non volevo che Ludmilla… ci scoprisse…- le spiegai subito, cercando di discolpare Edward.
Sentii il suo braccio cingermi la schiena mentre continuava a accarezzarmi la mano, e poi parlò al mio posto. -Mamma, Bella ha ragione… ma un po’ di colpa la ho anche io, fai bene a rimproverarmi. Non volevo che Ludmilla, venendo a sapere di me e di Bella, la punisse ancora… non volevo che soffrisse di nuovo per colpa mia.-
-Punire? Bella, Ludmilla ti puniva?- Carlisle, ancora con le mani ferme sulle spalle della moglie, mi osservò confuso e un po’ disgustato alla prospettiva di quell’argomento.
Annuii, sentendomi improvvisamente a disagio. -Sì… ma non lo ha fatto quasi mai. Giusto in un paio di occasioni…-
-Bella…- guardai Edward, che mi aveva chiamato, -posso… posso abbassarti un po’ il vestito? Giusto per… le cicatrici…-
Tentennava con le parole, ma capii quello che voleva fare: voleva mostrare ai suoi genitori quello che io, una volta, avevo mostrato a lui per spiegargli in cosa consistevano le punizioni della mia Matrigna.
Annuii, voltandomi in modo da dare la schiena a Esme e a Carlisle. Sentii le mani di Edward che apriva i primi bottoncini dell’abito e scostava piano la stoffa ed i capelli per rivelare la mia pelle chiara, ma segnata ancora in maniera ben visibile.
-Oh Cielo!- l’esclamazione di Esme mi fece sussultare, anche se quasi impercettibilmente. Dopotutto, non mi sarei aspettata una reazione diversa da quella che aveva avuto.
Edward mi richiuse il vestito dopo qualche altro istante, baciandomi la spalla non appena ebbe finito. Gli carezzai una guancia prima di baciargliela, sentendo il suo volto teso; le mie cicatrici, lo sapevo, lo facevano stare male… anche se lui non aveva nessuna colpa in proposito.
-Quella donna è… è maligna- borbottò Emmett. -Questo piccolo dettaglio ancora non lo sapevo, Bella… mi dispiace.-
-Emmett, non dire certe cose! Ludmilla ha sbagliato, e posso darvi la mia parola che verrà punita come merita…- Carlisle si andò a sedere dietro alla scrivania, strofinandosi il viso con i palmi delle mani prima di tornare a guardarci. -Provvederò subito… domani la convocherò e le dirò che abbiamo saputo tutto su quello che ti ha fatto, Bella…-
-Carlisle, devi per forza?- Esme sembrava restia sul dare a Ludmilla una punizione, come d’altronde lo ero io.
Aveva sbagliato, era vero, ma… ma secondo me non c’era bisogno di punirla in qualche modo… e se poi le avessero fatto del male? Solo perché stavano cercando di farle scontare quello che aveva fatto a me? Non potevo lasciarglielo fare…
-Carlisle- mi alzai in piedi e lo raggiunsi alla scrivania, poggiandomi alla superficie di legno con le mani mentre lo guardavo. -Non… non si può evitare? Non voglio che le venga fatto del male…-
Lui mi sorrise, gentilmente, e appoggiò la sua mano calda sulla mia. -Cara, nessuno le farà del male… le toglierò solo il titolo nobiliare, e poi vedrò dov’è che posso farle scontare il suo esilio…-
-Non pensare a questo adesso, cara…- non avevo sentito Esme avvicinarsi a me, troppo presa com’ero nel sentire le parole di Carlisle. -Stavo pensando, adesso che siete di nuovo qui, di organizzare una festa nei prossimi giorni… dobbiamo pur annunciare il vostro fidanzamento, no? Ovviamente ne possiamo riparlare anche domani… hai l’aria stanca come gli altri, e avete bisogno di riposare.-
Annuii, sorridendole e ringraziandola per la gentilezza che aveva mostrato sin da subito nei miei confronti. Era così cara quella donna… e stava già pensando alla festa in onore mio e di Edward! Non avrei mai pensato che un giorno avrei avuto una festa in mio onore…
Fu in quel momento che mi venne in mente un idea… una piccola idea che, se la spiegavo ad Esme, forse si sarebbe potuta realizzare. Grazie ad essa, poi, avrei anche potuto avere la mia piccola rivincita nei confronti di Ludmilla e di Jessica.
-Carlisle, puoi aspettare qualche giorno prima di prendere provvedimenti su di lei?- chiesi subito, rivolgendomi di nuovo all’uomo.
Lui mi guardò, un po’ confuso, ma annuì in fretta. -Certo, qualche giorno si può anche aspettare… anzi, è anche più comodo.-
Gli sorrisi, riconoscente, prima di rivolgermi di nuovo ad Esme. -Posso descriverti qualche idea… per la festa?-
Lei sorrise subito, dandomi un buffetto sulla guancia. -Ma certo che puoi, cara! Puoi dire tutto quello che vuoi… dopotutto, è la tua festa!-
-Cosa hai in mente?- mi voltai quando sentii la presenza di Edward alle mie spalle, e quando gli fui di fronte lui mi abbracciò stretta carezzandomi poi la schiena. -Posso saperlo? Se non sbaglio, è anche la mia festa…-
Risi, chiudendo gli occhi e poggiando la fronte sul suo petto. -Domani, Edward… domani ti spiegherò tutto… promesso.-

 
 

Angela
 
 

Presi dalla cesta di vimini l’ultimo lenzuolo bagnato e mi sbrigai a metterlo a asciugare insieme agli altri; nel farlo sentii i muscoli delle braccia tendersi e cominciare a dolermi, ma capii che doveva essere normale visto che non dormivo e non mi fermavo da ore.
Sapere, però, che la stanchezza che provavo era stata provocata da una giusta causa scacciava via tutto il malumore che ogni tanto mi faceva compagnia: dopotutto, la nascita di un bambino sano e forte ripagava tutti gli sforzi a cui io e le altre eravamo state sottoposte.
Proprio quella mattina all’alba, infatti, il piccolo bambino di Rachel e di Paul era venuto alla luce, anche se prima c’erano state molte ore di travaglio che ci avevano fatto spaventare… ma era andato tutto bene, grazie al cielo.
Il bambino, a cui i neo genitori ancora non avevano trovato un nome adatto a lui, stava benissimo e non aveva avuto nessun problema… ero davvero felice per tutto quello che era successo.
Sorrisi, ricordando il momento esatto in cui avevo visto per la prima volta il bimbo, e sempre sorridendo mi caricai sulle braccia la cesta vuota e cominciai ad incamminarmi verso la porticina della cucina.
Mi sentivo stanca e tutto quello che avrei voluto fare in quel momento era riposare un po’, ma decisi comunque di passare prima in cucina per chiedere se ci fosse ancora qualche altro lavoretto che potevo fare.
Prima che potessi arrivare in cucina, però, sentii un rumore che proveniva dall’altra parte del parco… il rumore inconfondibile che provocavano lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli sul terreno.
Gettai a terra la cesta, che mi impediva di molto i movimenti, e corsi tutto intorno al palazzo fino ad arrivare all’entrata, dove vidi che si erano fermati, proprio davanti al portone, due uomini in sella a due cavalli.
Vederli fu una sorpresa, per me: non aspettavamo nessuna visita… ma mentre mi avvicinavo agli uomini, che mi fecero segno di raggiungerli, capii che erano due semplici messaggeri di Corte. 
Che avessero notizie da darci?
-È qui che abita Ludmilla Swan, la Contessa?- mi chiese uno dei due uomini che era sceso da cavallo, mentre il suo compare era rimasto in sella all’altro animale.
Annuii, affrettandomi a raggiungerlo. -Sì, abita qui… la devo far chiamare?-
-Non è necessario, signorina… dobbiamo consegnare questo messaggio per lei, ma può anche prenderlo lei senza alcun problema…- l’uomo mi sorrise, allungando un braccio e mostrandomi la busta, bianca e dall’aria ufficiale, che stringeva nella mano.
La presi, senza indugi, e la rigirai tra le mani prima di riportare lo sguardo sul viso dell’uomo. -La ringrazio.-
-Grazie a lei, signorina… ah!- si portò una mano alla tasca dei calzoni, ricacciandola poi fuori e mostrandomi un foglietto di pergamena piegato più volte. -Questo lo manda il Principe Edward. È per la signorina Angela… può consegnare anche questo? Deve darlo personalmente a lei, però… indicazioni del Principe.-
Fissai gli occhi su quel piccolo pezzo di carta, mentre vari pensieri cominciarono a prendere vita nella mia mente. Lo aveva scritto Edward per me… ma cosa avrebbe mai potuto scrivere di così importante? Beh, forse una piccola idea ce l’avevo… ma per scoprirlo prima dovevo fare andar via i due uomini.
Fu strano, poi, sentirmi dire che avrei dovuto consegnare una lettere per me… a me stessa! Era divertente, e potevo capire il perché l’uomo che avevo ancora di fronte mi avesse detto quelle parole… dopotutto, non sapeva che io ero la destinataria del messaggio, e non poteva neanche immaginare che la figlia di una Contessa svolgesse gli umili lavori di una serva… ma se Bella lo aveva fatto tranquillamente per dieci anni, potevo farlo anch’io, no?
Presi anche quel messaggio e sorrisi all’uomo. -Certo, lo farò io… grazie.-
Lui sorrise. -Arrivederci, signorina… ci scusi per il disturbo.-
Salì in sella con uno slancio, incitando poi il cavallo a avvicinarsi all’altro uomo che, prima di andare via, mi salutò con un cenno della mano. Ricambiai il saluto e li vidi allontanarsi lungo la stradina che li avrebbe condotti fuori dalla tenuta.
Quando non riuscii più a distinguerli, abbassai gli occhi sui due messaggi che tenevo ancora tra le mani: quello più grande, destinato a mia madre, e quello per me e più piccolino, scritto da Edward.
La curiosità di sapere cosa Edward mi avesse scritto fu tanta, cosicché mi affrettai a aprire il foglio di pergamena per scoprire se ci fosse qualcosa di veramente importante… e quello che lessi mi lasciò veramente senza parole.
 

Angela,
grazie per tutto quello che hai fatto, per me e per Bella. Ringrazia da parte mia anche Jacob e Julianne. Senza il vostro aiuto non avrei riportato a casa così presto il mio tesoro più grande.
 

Sentii una lacrima scendermi sul viso e mi affrettai a asciugarla rapidamente, mentre rileggevo ancora e ancora quelle poche righe scritte.
Bella era tornata qui… era di nuovo qui, era insieme ad Edward e non potei esserne più felice. Finalmente, quello che aveva sperato da sempre si era avverato e nulla e nessuno le avrebbe più impedito di vivere la sua vita.
Volevo avvertire subito Jacob e Julianne della novità, così come dovevo avvertire Giselle e Margaret, ma… ma avevo ancora una lettera da consegnare alla mamma, e per alcuni versi ero curiosa di scoprire cosa ci fosse scritto in quella missiva dall’aria così importante e che sembrava portare notizie interessanti…
Chissà, forse doveva essere proprio così.
Impiegai davvero pochissimo tempo per raggiungere lo studio della mamma, dove sapevo lei e Jessica si erano rifugiate da quando si erano alzate. Era ovvio che stessero organizzando qualcosa riguardo al matrimonio, ma loro naturalmente non potevano sapere che non si sarebbe più celebrato… ed io non glielo avrei detto di certo!
Avrei aspettato fino all’ultimo istante, pur di vedere i sogni della mamma e di mia sorella infrangersi… era quello che meritavano.
Aprii la porta e entrai nella stanza senza avvertirle del mio arrivo, tanto che le vidi sobbalzare sulle poltrone dove erano sedute; alla mamma caddero anche alcuni fogli a terra, a causa del movimento involontario che le avevo provocato.
-Angela! Che spavento… potevi avvertirci che stavi per entrare!- mamma mi lanciò un occhiata inceneritrice, prima di chinarsi per raccogliere ciò che era scivolato sul pavimento.
Jessica, invece, ebbe tutta una reazione diversa da quella della mamma e da quelle che, un tempo, mi avrebbe riservato: mi guardò di sottecchi, intimidita, e non appena notò che mi ero accorta del suo sguardo voltò subito il viso per evitarlo… che dire, sembrava che ricordasse ancora bene quello che era successo la settimana precedente e del povero abito che avevo distrutto, in preda alla collera.
-Scusami, mamma… ma è arrivato un messaggio da Corte e dovevo farvelo avere subito…- dissi, tranquillamente, e mostrai a mia discolpa la lettera che ancora stringevo tra le mani e che attirò subito la sua attenzione e quella di Jessica.
-Un messaggio! Dai qua, cara, dai qua… potrebbe essere qualcosa di importante!-
Me la prese dalle mani dopo che mi ebbe raggiunto e si avvicinò poi a Jessica, che non aveva mosso un muscolo e era rimasta seduta nella sua poltrona; mi avvicinai a loro, appena in tempo per sentire la mamma che leggeva la missiva a voce alta per far sentire anche a noi.
-“…nella serata di venerdì si terrà un ballo in maschera…” oh, cielo! Un ballo in maschera! Sai cosa significa, cara?- mamma si rivolse a Jessica, ignorandomi completamente; ovviamente, io non ero la ragazza che doveva sposare un Principe con l’inganno, non dovevo sentirmi coinvolta… e neanche volevo essere coinvolta.
-Significa che quella stessa sera verrà annunciato il fidanzamento! Oh, ma ci credi cara? Mi sembra un sogno…- mamma stava facendo tutto da sola: parlava, faceva domande e rispondeva come se ci fosse solo lei nella stanza e non dovesse ascoltare anche il parere degli altri.
Continuai a osservarla parlare con Jessica, silenziosa e tranquilla più del solito, per qualche altro minuto prima di decidermi ad uscire da quella stanza; se avessi ascoltato ancora qualcosa che fosse uscito dalle sue labbra avrei rischiato di urlarle contro tutto quello che sapevo, cosa che non volevo fare assolutamente.
Quella, si poteva dire che fosse la mia vendetta: ero sicura che mi sarei sentita davvero soddisfatta non appena, la sera del ballo, mamma avrebbe scoperto che il fidanzamento ci sarebbe stato… anche se la diretta interessata non era chi pensava lei, ma qualcun'altra.
Qualcun'altra che lei pensava avesse tolto definitivamente dalla circolazione, ma che era tornata nonostante i suoi piani.

 
 
 
 
 
 

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Ci vediamo la prossima settimana con l’ultimo capitolo della storia ^__^

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Capitolo 22
*** Capitolo ventunesimo ***


Come in una favola - Capitolo21

Buonasera ragazze!
Ormai ci siamo: questo qui è l’ultimo capitolo della storia… l’ultimo prima dell’epilogo, quindi mi risparmio i saluti ed i ringraziamenti finali per il prossimo aggiornamento e vi lascio alla lettura!
Ci sentiamo di sotto :P
 
 
 
 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo ventunesimo
 
 
 

Bella
 
 

La sera della festa in maschera era finalmente arrivata, forse un po’ troppo velocemente per i miei gusti.
Erano passati quattro giorni dal mio arrivo al castello e tre dal giorno in cui erano stati consegnati gli inviti per l’evento, ma a me sembrarono essere trascorse solo poche ore.
Quei giorni erano trascorsi così velocemente che quasi faticai ad accorgermene, nonostante avessi avuto in quell’arco di tempo un sacco di cose da fare.
Avevo avuto Edward sempre al mio fianco, quasi a ogni ora del giorno e della notte, ed è stato lui ad assumersi il compito di mostrarmi ogni singola stanza del castello… il castello che era diventato, ormai, la mia nuova casa.
Ero rimasta sorpresa, ed anche molto imbarazzata, quando mi mostrò, la mattina dopo il nostro arrivo, quella che dopo il nostro matrimonio sarebbe diventata la nostra camera da letto: ero arrossita immediatamente, scatenando le risate del mio fidanzato.
Non capii, poi, il motivo di tanto imbarazzo; non poteva essere causato dal fatto che dopo le nozze avremmo dormito nello stesso letto, dato che in quei giorni, ed anche in quelli precedenti al nostro arrivo al castello, lo facevamo già.
Lì al castello, ed anche quando eravamo stati ospiti da sua cugina Alice, infatti, Edward aveva sviluppato la dolce e rischiosa abitudine di intrufolarsi nella mia stanza durante la notte.
In quei momenti si limitava a stringermi a sé ed a posare il capo accanto al mio sul cuscino prima di addormentarsi, o al massimo trascorreva quelle ore ad osservarmi dormire; era dolce, non potevo negarlo, ma mi dispiaceva vederlo stanco tutto il giorno sapendo che aveva perso le ore di riposo solo per osservarmi addormentata accanto a lui.
Edward, in quei giorni, mi aveva anche presentato le persone che costituivano la servitù del castello e mi aveva coinvolto in una serie di lunghe passeggiate lungo i giardini; più di una volta, poi, aveva provato a convincermi ad andare con lui al lago, quel posto che era diventato così importante e significativo per noi… ma avevo sempre desistito.
Per recarci al lago saremmo dovuti passare davanti al palazzo Swan e non volevo che, nel farlo, qualcuno ci avesse visti ed avesse così scoperto il mio ritorno.
Volevo che ciò accadesse, con tutta me stessa, ma… ma non in quel modo. Per questo avevo parlato molto con Esme e Carlisle e avevo spiegato loro quello che mi sarebbe piaciuto fare: organizzare una festa in maschera dove, verso la fine della serata, si sarebbe rivelato il nome della fanciulla che sarebbe andata in sposa ad Edward.
Ludmilla e Jessica, non sapendo che io ero tornata, avrebbero pensato senza alcun dubbio che tutto stava andando secondo i loro piani, ma non avrebbero mai immaginato che, invece, tutto si stava ritorcendo loro contro.
Esme aveva ascoltato le mie parole attentamente, accettando la mia idea della festa in maschera ma non comprendendo appieno il mio aspettare, fino alla sera della festa, di rivelare il mio ritorno.
Alla fine, vedendo che ci tenevo molto a quella possibilità, mi aveva accontentato e mi aveva offerto il suo aiuto per organizzare al meglio la serata, mentre Carlisle procedeva nel prendere provvedimenti per il comportamento di Ludmilla.
Tutto ciò contribuì a far trascorrere il tempo in fretta, tanto che in un batter d’occhio mi ritrovai circondata da cinque donne, messe a mia personale disposizione, che mi vestirono, acconciarono e sistemarono in vista della festa prevista per quella sera.
A lavoro ultimato mi guardai allo specchio e, beh… restai colpita dalla fanciulla che mi restituiva lo sguardo attraverso l’oggetto. Vestita con un abito fine e prezioso, lungo fino ai piedi e di color oro e rosso, quasi non sembravo io; i miei capelli erano stati tirati sulla testa ed impreziositi da alcuni piccoli fermagli dorati, ed erano poi stati lasciati ricadere in morbidi boccoli acconciati sulle spalle che mi circondavano il viso. Sul viso mi era stato steso un leggero velo di cipria e del fard mi colorava le guance, regalandomi quel rossore che assumevo spesso quando mi imbarazzavo od emozionavo per qualcosa.
Venni lasciata da sola nella mia camera quando fui finalmente pronta e ben presto cominciai ad innervosirmi, conscia che quella sera tutti mi avrebbero vista ed avrebbero saputo del mio fidanzamento con Edward.
Provai ad allentare un po’ la tensione avvicinandomi alla finestra, lasciata socchiusa per far entrare l’aria fresca della sera, ma la trovai subito una pessima idea quando notai che alcuni invitati erano già arrivati. Vedevo delle carrozze ferme, e sicuramente già vuote, mentre un'altra appena arrivata era stata fermata davanti al portone e da essa stavano uscendo fuori alcune persone.
Deglutii a vuoto, mordendomi poi il labbro inferiore; appoggiai la fronte al vetro freddo della finestra e continuai a guardare fuori. Non era una scelta positiva per il mio nervosismo, dato che rischiavo di farlo aumentare ancora di più, ma in quel momento non sapevo davvero che altro fare per distrarmi.
Continuai ad osservare fuori dalla finestra per diversi altri minuti, fino a quando non sentii bussare alla porta, che era stata chiusa in precedenza. Mi voltai verso di essa rapidamente, aggrottando le sopracciglia: forse qualcuno era venuto ad avvertirmi che era arrivato il momento di scendere nel salone delle feste…
-Avanti- dissi, nervosamente.
Mi scostai dalla finestra e mi strinsi le mani contro la pancia, timorosa ed improvvisamente sempre più tesa, ma mi tranquillizzai subito non appena vidi la testa di Edward spuntare dalla porta semi aperta. Mi sorrise, entrando poi con tutto il corpo nella stanza mentre io ricambiavo il suo sorriso.
Mi si avvicinò subito, ma soltanto dopo che ebbe posato sul letto un cofanetto in legno chiaro. Continuò a sorridermi anche dopo che mi ebbe raggiunta, prese le mie mani tra le sue per stringerle e poi le portò entrambe alle labbra, baciandole delicatamente.
-Bella, non so cosa dirti… sei davvero incantevole, amore…- sussurrò, abbassando gli occhi per osservare meglio la mia figura avvolta in quel vestito meraviglioso degno di una principessa.
Era quello che sarei presto diventata stando al fianco di Edward, ma per me era ancora difficile credere ad una simile novità: non ero davvero abituata a vedermi in quelle vesti.
Arrossii, e molto probabilmente Edward non lo notò: avevo già le guance rosate per via del trucco e da una parte fui grata per quell’accorgimento. Forse quella sera non mi sarei dovuta preoccupare di arrossire o meno, visto che comunque quasi nessuno se ne sarebbe accorto.
-Anche tu lo sei, Edward. Sei bellissimo…- strinsi ancora di più la presa sulle sue mani ed osservai meglio i suoi vestiti.
Non era la prima volta che vedevo Edward in abiti regali; ricordavo ancora bene la sorpresa che provai quando lo vidi con quelle vesti per la prima volta, nella casetta abbandonata, ma vederlo così elegante e ben curato mi lasciava sempre sorpresa e colpita. Non ci avrei mai fatto l’abitudine.
Lui rise, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo; i suoi occhi celesti sembravano più scuri, ma forse era la poca luce della sera che li faceva sembrare di una tonalità di blu scuro… ma erano sempre bellissimi.
-Non sarò mai più bello di te, ma petit… ricordatelo- Edward mi si avvicinò con il viso fino a sfiorare con le labbra la mia fronte.
Sciolsi la presa delle nostre mani e portai le mie sul suo petto, cominciando poi ad accarezzare il morbido tessuto blu della camicia che aveva indosso; alzai il viso verso il suo e mi scontrai presto con i suoi occhi e con il suo sorriso divertito, mentre una sua mano si andava a posare sulla mia guancia che venne subito sfiorata impercettibilmente con il suo pollice.
-Prima di scendere… posso chiederti un bacio?- mormorò, sorridendo ancora di più.
La sua domanda mi fece ridere di gusto, facendomi dimenticare anche il fatto che di lì a qualche minuto ci saremmo recati alla nostra festa di fidanzamento.
-Non devi chiedere, amore mio, non devi affatto chiedere…-
Mi sollevai sulle punte dei piedi quanto bastava per far avvicinare i nostri visi mentre, per sorreggermi meglio, portai le braccia a circondargli il collo. Edward posò le labbra sulle mie dolcemente, schiudendole appena ed incitandomi così a fare la stessa cosa; mi strinsi ancora di più a lui e strinsi i suoi capelli tra le dita mano a mano che il nostro bacio diventava più intenso.
Fui la prima a mettere fine al bacio, ritrovandomi senza aria nei polmoni tanto che fui costretta a prendere due profondi respiri; Edward scoppiò a ridere, vedendomi boccheggiante, e mi si avvicinò ancora per baciarmi la guancia e per sfiorarla poi con la punta del naso.
-Te l’ho già detto che ti amo?- chiese, poi, quando rialzò il viso per fissare i suoi occhi nei miei.
Annuii con la testa, sorridendo divertita. -Sì, tantissime volte.-
-Sappi che non smetterò mai di ripetertelo, Bella. Ti amo, e ti amerò per sempre…-
Mi abbracciò non appena finì di parlare e sommerse il volto tra i miei capelli; ricambiai la stretta, anche se non sarei mai riuscita ad usare la sua stessa forza, e gli baciai appena appena il collo sfiorandolo poi con la punta delle dita.
Lo sentii cominciare a ridere prima di sciogliere l’abbraccio. -Bella, dai non fare così! Mi fai il solletico!-
Scoppiai a ridere anche io. -Scusami…-
Edward mi guardò per qualche istante con il suo solito sorriso storto sulle labbra, prima di prendermi la mano e stringerla forte. -Devo farti vedere una cosa… vieni.-
Incuriosita dalle sue parole mi lasciai guidare da lui e ci avvicinammo al letto, fermandoci proprio accanto alla scatola che lui aveva lasciato lì poco prima; lasciò la mia mano e le portò poi entrambe al gancio che teneva chiusa la scatola. Osservai le sue dita che toglievano il gancio ed alzavano il coperchio della scatola, rivelandone così il suo contenuto.
Osservai il primo dei due oggetti, quello che era più visibile e che saltava subito all’occhio: si trattava di una collana d’oro, elegante e dalla catenina spessa, a cui erano state applicate delle pietre preziose. Continuai ad osservarla anche quando Edward la prese tra le mani per mostrarmela più da vicino.
-Diamanti e rubini, l’ho fatta fare apposta per te- disse, sorridendomi.
Distolsi lo sguardo dalla collana e lo portai verso il suo viso, sconvolta, mentre sentivo il respiro che mi si bloccava nuovamente. Non poteva davvero aver fatto ciò…
-Edward, non… non dovevi…- balbettai, abbassando gli occhi. -Non ho bisogno di gioielli ed altre cose preziose…-
Lo sentii sospirare, tanto che ritornai ad osservarlo. Sorrideva mestamente, osservandomi, ed ogni tanto inarcava il sopracciglio destro: non sembrava essersi risentito da quello che gli avevo appena detto, anzi, sembrava quasi che si fosse aspettato una risposta del genere.
-Ero certo che mi avresti detto qualcosa del genere- disse, infatti, dopo qualche secondo di silenzio. -E so anche che non hai bisogno di tutto questo per essere felice… ma vedi, volevo farti un regalo, ci tenevo davvero tanto a farlo… e questa collana non sarà di certo bella come lo sei tu, ma come inizio può andare bene.-
Mi morsi le labbra, cercando di trattenere tutte le emozioni che riuscirono a scatenare le parole di Edward. Continuavo a ripetermi mentalmente sempre più spesso che non mi sarei mai abituata alla dolcezza e ai gesti che lui mi riservava quasi ogni giorno, e sembrava essere davvero così.
Ogni nuovo gesto, ogni nuovo abbraccio e ogni nuova parola che lui mi regalava sembrava sempre come se fosse stata la prima volta.
Alla fine gli sorrisi, emozionata, ed avvicinai le mani alle sue per poter sfiorare il gioiello che ancora stringeva tra le dita. Seguii con il dito le varie file di diamanti che circondavano i rubini, osservando la loro brillantezza e bellezza.
Sorrisi ancora, riportando gli occhi sul viso di Edward. -È… è bellissima- balbettai, sporgendomi per lasciargli un bacio sulla guancia. -Grazie. E scusami tanto per prima… è solo che, non sono abituata a tutto questo…-
Anche Edward sorrise, rassicurandomi, passando poi a sfiorarmi una guancia con la punta del dito. -Ti ci abituerai, piano piano… ho intenzione di farti regali sempre più spesso.-
Ridacchiai, seguita subito dopo da lui; in quel momento mi sarei dovuta preoccupare per quello che mi aveva appena rivelato, e forse avrei anche dovuto insistere affinché non mi regalasse nulla… ma sapevo che parlare di quelle cose in quel preciso istante non era giusto.
Ci sarebbe stato del tempo, più avanti, per cercare di far cambiare idea a Edward.
Smisi di ridere, rivolgendomi di nuovo a lui. -Mi aiuti ad indossarla?-
Edward non se lo fece ripetere due volte; si posizionò subito alle mie spalle e poggiò la collana sulla mia pelle scoperta, facendomi rabbrividire per il contatto con il metallo freddo. Scostai i capelli da un lato, reggendoli con la mano, in modo così da poterlo aiutare a allacciarmi la collana.
Chiuse il gancetto con un gesto rapido e poi sentii le sue mani carezzarmi il collo e le spalle. Sentii subito dopo il suo respiro caldo sulla nuca e rabbrividii ancora una volta; fui costretta a mordermi le labbra per evitare di fargli sentire un mio sospiro, uscito dalle labbra un po’ troppo alto.
Edward mi baciò la nuca, accanto all’attaccatura dei capelli, poi si rialzò con la testa e tornò a posizionarsi di fronte a me. Mi sorrise, abbassando poi gli occhi sulla collana che faceva bella mostra di sé sulla mia figura.
-Ti sta benissimo, devo ringraziare ancora una volta l’orafo che l’ha creata- disse tra sé, ritornando ad osservarmi.
Portai una mano sulla collana, carezzandola, e gli sorrisi mentre sentii le guance scaldarsi per l’imbarazzo; abbassai il viso, evitando il suo, e nel farlo intravidi la scatola che era ancora appoggiata sul letto, ancora aperta e dove sembrava esserci ancora qualcosa al suo interno.
-Cos’altro c’è lì dentro?- chiesi, tornando a guardare Edward.
Lui sorrise, ritornando a prendere in mano la scatola e frugandoci dentro. -Un altro piccolo oggetto che ti sarà utile in questa serata- mi spiegò, mentre riposava la scatola sul letto e mi mostrava ciò che aveva appena prelevato da essa.
Era una maschera, una maschera semplice e di un dorato scuro, decorata all’interno con alcuni ghirigori argentati ed in più aveva una striscia di tessuto sempre argenteo lungo i bordi. Non sembrava essere neanche troppo grande per il mio viso, ma comunque mi piaceva.
-È un regalo anche questo?- chiesi, prendendo la maschera dalle sue mani ed osservandola più da vicino. La maschera, al tatto, era rigida ma non troppo… perfettamente adattabile al viso di qualsiasi persona.
-Sì, puoi definirlo così… ma certo, non è prezioso come quelli che avrei voluto farti- disse prontamente lui, e dal suo tono di voce capii che stava diventando ansioso.
Mi affrettai a farlo smettere subito di parlare, non volevo che si preoccupasse per qualcosa che ancora non aveva avuto tempo e modo di svolgere. -Ehi, amore, tranquillo. Va bene anche così… mi piace. Mi piace davvero tanto- dissi, regalandogli un sorriso enorme.
Dopo aver visto che Edward si era tranquillizzato riportai la mia attenzione sulla maschera e, per scherzare un po’, la misi sul mio viso, reggendola per i lati: la sentii perfetta addosso, tanto che scoppiai a ridere per la felicità ed un po’ anche perché mi divertiva indossare qualcosa del genere.
Sembravo una bambina che sperimentava per la prima volta un nuovo gioco, e sotto alcuni aspetti mi sentivo davvero una bambina. Era la prima volta che prendevo parte a una festa in maschera, ed era sempre la prima volta che ne indossavo una.
-Come sto?- chiesi, ridendo ancora una volta.
Edward rise insieme a me. -Ti sta benissimo, Bella… aspetta, la fisso così non ti cade.-
Ritornò alle mie spalle ed afferrati i due nastrini dorati fissati ai lati della maschera cominciò a stringerli dietro la mia testa; quando ebbe finito tolse le mani e così feci anche io, notando che la maschera restava fissa al mio viso senza alcun bisogno di reggerla con le dita.
Mi voltai in giro per la stanza, cercando lo specchio, e quando lo avvistai mi precipitai davanti ad esso per osservare il mio riflesso. La maschera, notai, lasciava scoperta la maggior parte del mio viso mentre mi copriva da metà fronte fino a metà guance, lasciandomi scoperta anche la punta del naso.
Passai le dita ancora una volta sulla maschera, mordendomi di nuovo le labbra: tutto questo sarebbe bastato per far sì che Ludmilla, quella sera, non mi riconoscesse? E se invece, guardandomi soltanto una volta, avesse capito chi fossi?
Le mie paure, che per qualche momento mi avevano abbandonata, erano tornate di nuovo e, se possibile, erano più forti di prima.
Edward, giunto nel frattempo alle mie spalle, mi abbracciò da dietro e appoggiò il mento sulla mia spalla, osservandomi tramite il riflesso dello specchio. Strofinò più volte la sua guancia sulla mia, ed a quel movimento avvertii la cortissima barba che gli ricopriva il viso e che mi pungeva la pelle. Gli sorrisi, anche se non riuscii benissimo nell’intento, e poggiai le mani sulle sue, ferme sulla mia pancia.
-Vedrai, andrà tutto bene- sussurrò, baciandomi subito dopo la guancia.
Gli sorrisi di nuovo, annuendo, e sospirai subito dopo.
Edward sciolse l’abbraccio in cui mi aveva intrappolata e mi fece voltare verso di lui; prese le mie mani tra le sue e dopo averle baciate entrambe dolcemente cominciò ad avviarsi verso la porta, facendo in modo che lo seguissi anch’io.
-Credo che sia arrivato il momento di scendere… sei pronta, mia Principessa?-
Non ero pronta, non lo ero del tutto: mi sentivo nervosa perché sarei dovuta stare diverse ore insieme ad altre persone che non conoscevo, ed in più avevo sempre la paura che Ludmilla potesse riconoscermi anche se indossavo una maschera… ma se avevo Edward accanto stavo bene, e sapevo di poter affrontare tutto ciò.
Gli strinsi la mano, sospirando, e poi gli sorrisi mentre lasciavamo la mia stanza da letto. -Sono pronta.-

 
 

Ludmilla
 
 

-Ragazze… ragazze, siete pronte? Non possiamo arrivare in ritardo proprio questa sera!- esclamai, irritata, battendo un piede ripetutamente sul pavimento dell’ingresso.
In previsione di quella serata, così importante non solo per la mia figliola ma anche per me, avevo deciso di gestire l’intera giornata in modo così da avere il tempo necessario per la preparazione.
Avevo fatto sì che anche Jessica ed Angela lo facessero, e sperai che almeno per una volta saremmo uscite di casa ad un orario decente e senza causare ritardi… ma qualcosa sembrava essere andato storto.
Ero l’unica, infatti, ad aver finito di prepararmi e ad essere scesa al piano inferiore del palazzo; le mie due figlie, invece, dovevano trovarsi ancora nelle loro stanze e se non si fossero sbrigate saremmo arrivate alla festa in ritardo, quasi come ogni volta.
-Jessica! Angela?!- le chiamai di nuovo, sperando che almeno quella volta mi avessero sentito. -Sbrigatevi! Si sta facendo tardi…-
Qualche secondo dopo che ebbi terminato di parlare, vidi spuntare Angela da in cima alle scale, fasciata in un abito verde smeraldo che le stava un incanto; i capelli scuri , sciolti, le ricadevano lungo le spalle in morbide onde lunghe fino al seno. Vidi che in mano stringeva la sua maschera, anch’essa verde, che avevo ordinato qualche giorno prima in previsione della festa.
-Sei bellissima, cara… ma come mai non indossi la maschera?- le chiesi, quando fu giunta di fronte a me.
-La indosserò più tardi, forse- mi rispose, lisciandosi il corpetto del vestito senza che ce ne fosse alcun bisogno, -non mi piacciono molto queste cose, Madre, sai come la penso.-
Le sorrisi, carezzandole una ciocca morbida di capelli. -Lo so, tesoro, ma potresti fare un’eccezione almeno per questa sera? Sono sicura che a Jessica farebbe piacere.-
Angela sbuffò, alla mia richiesta, ma annuì nonostante non amasse molto partecipare a feste che avevano certe particolarità.
Restammo in silenzio per alcuni minuti, attendendo l’arrivo di Jessica, ed alzai lo sguardo quando sentii il rumore delle sue scarpe avvicinarsi alla scalinata; mi portai le mani sulle labbra, felice, non appena la vidi.
L’abito che avevo fatto confezionare in pochi giorni apposta per lei, color rosa pallido, le stava benissimo ed in qualche modo le donava; aveva le spalle e le braccia scoperte, anche se le piccole maniche ed i guanti coordinati lunghi fino al gomito le coprivano in gran parte, ed il corpetto era ricoperto di perle sfumate che andavano dal bianco al rosa.
Julianne e Margaret, che avevano aiutato Jessica a prepararsi, avevano acconciato i capelli di mia figlia nel modo che avevo espressamente richiesto, ossia in una stretta crocchia dietro alla testa con alcuni fermagli bianchi a decorarla.
Aveva già indossato la maschera, di colore bianco, e le stava benissimo anche quest’ultima; se non stessimo andando ad una semplice festa, molto probabilmente avrei pensato che Jessica fosse una sposa bellissima.
-Oh, Jessica, fatti vedere!- mi avvicinai a lei, prendendole le mani tra le mie, e la osservai meglio da vicino. Le sorrisi, dopo aver appurato che quella sera era veramente un piccolo gioiello prezioso. -Sei stupenda, mia cara, davvero stupenda!-
Notai le guance di Jessica, già rosate dal fard, accendersi ancora di più, accompagnate dal sorriso timido che raramente compariva sul suo volto. -Grazie, Madre…-
Carezzai i suoi capelli sulla testa, sentendoli morbidi nonostante fossero molto tirati, e le sorrisi nuovamente prima di voltarmi verso il portone. -Sarà meglio andare, adesso, altrimenti arriveremo in ritardo e non possiamo proprio permettercelo, stasera!-
Margaret, che era scesa insieme alla nipote, si avvicinò insieme al portone e lo aprì, chinando la testa per qualche secondo prima di rialzarla. -Passate una buona serata, Signora- disse.
-Grazie, Margaret.-
Uscii nella fresca aria della sera, abbastanza fresca da costringermi a stringere meglio attorno alle mie spalle la stola abbinata all’abito per evitare di sentire altri brividi. Scesi i pochi gradini dell’entrata e successivamente mi avvicinai alla carrozza, fermata lì davanti, mentre Paul mi faceva un cenno di saluto ed apriva lo sportello per farmi accomodare all’interno del mezzo.
Jessica entrò nella carrozza subito dopo di me, prendendo posto al mio fianco, ed insieme aspettammo che Angela ci raggiungesse… ma dopo un paio di minuti ciò ancora non era accaduto.
-Angela!- la chiamai, sperando che il mio richiamo la smuovesse un po’.
Fortunatamente fu così, e dopo pochi secondi di attesa anche lei era salita sulla carrozza e si era seduta di fronte a me ed a sua sorella; aveva il respiro leggermente più rapido, per via della corsa, e si scusò con noi del suo ritardo dopo aver sospirato piano.
Dopo qualche altro istante sentimmo tutte e tre la carrozza cominciare a muoversi lungo il viale, pronta ad accompagnarci al castello.
 

-
 

-Non sopporto tutto questo!- si lamentò Angela quando sua madre e sua sorella uscirono fuori, rivolgendosi a Julianne. -E questo vestito è troppo stretto!-
Julianne rise, sentendo la sua amica protestare. -Sarà anche stretto, Angela, ma è meraviglioso…-
Angela lanciò un occhiataccia a Julianne, prima di cominciare a ridere. -Quando lo toglierò allora te lo regalo, sono certa che tanto non lo indosserò più!-
Anche Julianne rise insieme a lei, ma si zittì quasi subito per via di un pensiero che le tornò in mente in quel preciso momento e che le aveva fatto visita per gran parte della giornata.
-Credi che ci sarà anche Bella, questa sera, al ballo?- chiese in un sussurro.
Ludmilla non si trovava accanto a loro, avrebbe anche potuto parlare ad alta voce,ma… ma forse la paura che potesse ugualmente sentirla costrinse la ragazza ad usare un tono di voce basso.
Angela, colpita dalla domanda che la ragazza le aveva appena posto, batté un paio di volte le lunghe ciglia prima di risponderle. -Ma certo che ci sarà. Sono sicura di questo… ho come la sensazione che questa sera tutti sapranno che Bella si trova qui, in Francia, e non in viaggio per l’Europa come ha sempre raccontato a tutti la mamma.-
Julianne annuì, rincuorata un po’ dalle parole della sua amica, e sospirò. -Lo spero davvero tanto...-
Non riuscì a dire altro perché, dall’esterno, giunse alta la voce di Ludmilla che chiamava sua figlia: stavano facendo tardi per partire, e da una parte Julianne non voleva farle perdere altro tempo. Voleva, con tutta se stessa, che Angela scoprisse che Bella fosse davvero presente al ballo.
Il biglietto che era stato recapitato qualche giorno prima, scritto dal Principe, diceva che la ragazza era tornata a casa con lui e che si trovava al castello… ma voleva comunque essere sicura che fosse così.
-Vai adesso, non far passare altro tempo!- esclamò, spingendo piano il corpo di Angela verso la porta. -E saluta tanto Bella da parte mia, quando la vedrai.-
Angela annuì, sorridendole. -Sarà la prima cosa che farò, non preoccuparti.-
Salutò Margaret, la zia di Julianne, con un gesto rapido della mano ed uscì fuori, raggiungendo la carrozza rapidamente e salendoci sopra. Non passò molto prima che questa partisse.
 

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Il salone dei ricevimenti era già gremito di persone, quando arrivammo; eravamo giunte in ritardo, nonostante avessi cercato di evitarlo per quell’unica volta, ma non eravamo state le uniche ad esserlo. Dopo di noi, infatti, vidi arrivare un paio di altre persone.
L’ampia sala, illuminata da centinaia di candele, era animata grazie al vociare allegro delle varie persone presenti ed una leggera musica suonava tutto intorno. L’ora dei balli non era ancora arrivata, ed almeno per quello potevamo dire di essere arrivate in tempo.
-Oh, Madre, guarda! Non è meraviglioso?- Jessica, che si trovava al mio fianco, non la smetteva un secondo di guardarsi intorno emozionata e di sorridere. Si voltò verso di me, infine, e si appoggiò al mio braccio. -È la prima volta che prendo parte ad una festa simile… oh, fatico ancora a crederci!-
-Oh, ma Jessica! Dovrai abituarti a tutto questo, cara! Non sarà l’unico a cui parteciperai, e presto ce ne saranno altri, ne sono certa…- la rassicurai un po’, a bassa voce per evitare che qualcuno potesse sentire le mie parole, carezzando poi la sua mano guantata che si trovava ancora sul mio braccio.
Angela, che si trovava al mio fianco, si voltò verso di me smettendo così di guardarsi intorno; il suo volto, coperto in gran parte dalla maschera verde, mi era precluso ma riuscii a vedere ugualmente i suoi occhi stringersi ed osservarmi in maniera quasi intimidatoria… sembrava quasi che non gli fossero piaciute le mie parole.
-C’è qualcosa che non va, Angela?- le chiesi, cercando di capire il motivo della sua occhiata.
Lei scosse la testa, osservandomi per qualche altro istante prima di distogliere lo sguardo dal mio. Tornò a guardarsi intorno, ed incuriosita cominciai anche io a farlo, osservando di tanto in tanto i vari ospiti ed i vari abiti che indossavano le donne… ma venni interrotta quasi subito.
-Ludmilla!-
Mi girai, sentendo che qualcuno mi stava chiamando, ed incontrai ben presto il viso sorridente ed allegro della Duchessa Denali, Irina; come me, non indossava alcuna maschera ma comunque indossava un abito color bronzo che risaltava sulla sua pelle chiara e che sembrava essere nuovo di zecca.
Mi si avvicinò in fretta, agitando in aria il ventaglio che teneva tra le mani. -Oh, cara Ludmilla! Quanto tempo è passato!-
Ricambiai il suo saluto, baciandole le guance. -Troppo tempo, Irina, ne è passato veramente troppo… come stanno le vostre care figlie?-
Irina rise, aprendo il ventaglio e agitandolo un poco; prima di rispondermi si carezzò un ricciolo biondo che le scendeva lungo la tempia sinistra. Era una donna molto bella, ed anche molto vanitosa; in ogni occasione non perdeva tempo nel mostrare la sua bellezza.
-Stanno benissimo, mia cara! Tanya è felicemente sposata con il Marchese Nomadi, James, hai presente? Sono un paio di mesi ormai… e non sono potuti venire stasera per via di alcuni affari che mio genero doveva sbrigare all’estero! Un vero peccato, devo dire, ma l’altra mia figliola, Kate, è qui che gira per la sala con suo padre…-
Mi si avvicinò di più, abbassando la voce, -Gira voce, Ludmilla, che stasera avverrà il fidanzamento del Principe Edward. Per questo motivo le nostre fanciulle hanno indosso delle maschere: il Principe sceglierà quella che più gli aggrada, soltanto parlando con loro ed ignorando la loro identità… oh, spero tanto che scelga la mia bambina!-
L’ultima informazione che Irina mi diede, inconsapevolmente, mi fece capire che quello che avevo solo supposto fino a quel momento fosse vero: il Principe quella sera avrebbe annunciato il suo fidanzamento. Ma la donna che avevo di fronte non poteva immaginare che lui, in qualche modo, avesse già scelto la sua futura sposa.
E non si trattava di sua figlia Kate.
Sorrisi, ridacchiando sommessamente. -Sarei molto felice se Kate fosse scelta, Irina, ma lo sarei molto di più se fosse scelta mia figlia Jessica… sai, stasera in qualche modo siamo in rivalità!-
Scoppiai a ridere, seguita da Irina. Le mie due ragazze, che non erano interessate ai nostri discorsi, se ne stavano un po’ in disparte e non parlavano tra di loro, nonostante fossero vicine. Sembravano ancora arrabbiate per il litigio che avevano avuto la settimana precedente…
-Oh, Ludmilla, purtroppo hai ragione! Beh, cosa posso dire, sono entrambe due belle ragazze… ma, ahimè!, non lo sono quanto la giovane fanciulla che è presente stasera…- l’entusiasmo di Irina scemò alla fine della frase, e con un sospiro tornò a farsi aria con il suo ventaglio.
Inarcai le sopracciglia, confusa. -Quale giovane fanciulla?-
-Una graziosa fanciulla, mia cara, che a quanto mi è sembrato capire è ospite del Re e della Regina da pochi giorni! Ho avuto il piacere di conoscerla poco dopo essere arrivata qui, stasera, e davvero mi ha colpito particolarmente.- Irina si guardò un attimo intorno, poi avvicinò il viso al mio per riprendere a parlare con voce sussurrata. -Per un istante mi è sembrato di rivedere in lei la cara Reneè. So che ha indosso una maschera e che non mi era possibile capirlo appieno, ma ha i suoi stessi lineamenti del viso… se non fosse stato per il colore dei capelli e degli occhi, l’avrei scambiata proprio per lei! Ma forse mi sono soltanto sbagliata.-
Raggelai sul posto, sentendo tutto ciò. Irina, inconsapevolmente, aveva descritto quella ragazza di cui non sapevo ancora il nome come se fosse la piccola Isabella. Isabella, che da quasi un mese si trovava dai Baroni Whitlock proprio come io avevo deciso e controllato che avvenisse.
Non poteva davvero trovarsi lì, Isabella.
-Mia cara, forse ti sei davvero sbagliata.- cercai di sviare un po’ il discorso in quel modo, e posai distrattamente la mano sulla sua spalla.
-Sarà, ma a me è sembrata davvero lei… oh!- chiuse il ventaglio di scatto, allungandolo di fronte a sé e guardando un punto che si trovava alle mie spalle. -Guarda tu stessa… è lì, al braccio del Principe Emmett!-
Feci come aveva detto, e mi voltai pronta a guardare con i miei stessi occhi la fanciulla che assomigliava così tanto a Reneè. Un po’ di ragione dovetti dargliela, perché aveva qualcosa che la ricordava vagamente.
La giovane che mi aveva indicato stava sorridendo, forse per qualcosa che le aveva appena detto il Principe che le porgeva il braccio, ed ogni tanto abbassava il viso come se si stesse imbarazzando. Era una bella ragazza, davvero una bella ragazza… ma a causa della distanza che c’era tra di noi non riuscii a capire bene se fosse veramente identica a Reneè, contando anche la maschera dorata che le nascondeva gran parte del viso.
-Irina, ha qualcosa di suo ma… non so, non riesco a capirlo da questa distanza.-
-Forse più tardi potresti andare a conoscerla… è una così cara ragazza, Ludmilla, dico sul serio! Non sai quanto mi è dispiaciuto quando ho saputo che ha perso i genitori poco tempo fa.- Sospirò, portandosi una mano al petto. -Povera piccina…-
-Oh! Mi dispiace molto…- mormorai, tornando ad osservare la ragazza.
Irina si congedò da me qualche minuto dopo, dicendomi che andava a controllare dove fossero il marito e la figlia e promettendomi che presto sarebbe tornata da me per parlare ancora. La salutai, e restai per un bel po’ a guardare da lontano quella ragazza che sembrava attrarre il mio sguardo in un modo quasi ossessivo.
Volevo scoprire quale fosse il suo nome, giusto per togliermi quel pensiero dalla testa, ma non volevo essere proprio io quella che andava da lei e dal Principe a chiedere ciò. In un modo inspiegabile per me, avevo timore di andare da loro e parlare con la sconosciuta.
Sentii qualcuno battermi sul braccio improvvisamente, facendomi sobbalzare, ma mi tranquillizzai quando notai che si trattava semplicemente di Angela; aveva tolto la maschera, che teneva tra le mani. Non mi arrabbiai per quel gesto, era stata già abbastanza brava da portarla fino a quel momento sapendo quanto detestasse quegli inutili accessori.
-Mi allontano per qualche minuto, Madre… mi piacerebbe salutare il Principe Emmett- mi spiegò, tormentando con le dita la povera maschera che stringeva.
Avevo anche risolto il mio problema; Angela, andando dal Principe, avrebbe sicuramente parlato alla ragazza che aveva al fianco ed avrebbe sicuramente saputo il suo nome. Meglio di così non poteva andare.
-D’accordo cara, vai pure… e saluta anche la giovane che è con lui, mi raccomando.- Le sorrisi, cercando di non mostrarmi troppo entusiasta per conoscere il nome della ragazza.
Angela annuì, e subito si allontanò da me per dirigersi verso il Principe e la sua graziosa accompagnatrice; fino a quando non avrei saputo il suo nome, avrei potuto definirla soltanto in quel modo.
-Madre, ma dov’è il Principe Edward? Non sono ancora riuscita a vederlo…- Jessica si rivolse a me, preoccupata.
-Sono sicura che è qui intorno, mia cara, stai tranquilla- le dissi, cercando di farla tornare serena.
 

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Angela si stava avvicinando ai due ragazzi che, pochi minuti prima, aveva intravisto e che aveva tenuto d’occhio fino a quando non aveva trovato il coraggio di raggiungerli.
Aveva riconosciuto subito Emmett, alto e grosso com’era era pressoché difficile sbagliarsi con lui… ed era rimasta molto stupita, invece, quando aveva visto la ragazza aggrappata al suo braccio. Aveva immaginato che fosse una sua amica od una sua parente… ma poi la ragazza si era voltata ed aveva notato che Angela la stava osservando, regalandole un piccolo sorriso ed un saluto con la mano. Era stato impossibile, per Angela, non riconoscere quel sorriso.
Quello stesso sorriso che aveva visto così spesso sul volto di Bella e che la caratterizzava così tanto.
Era stato difficile per Angela contenere la gioia che provava, dato che si trovava ancora accanto a sua madre, e grazie alla piccola e semplice scusa che aveva usato poteva andare a salutare come avrebbe tanto voluto fare la sua amica, ovviamente senza dare troppo nell’occhio e senza far venire dei dubbi.
Si era preoccupata un po’ quando sua madre le aveva raccomandato di salutare anche la ragazza che si trovava insieme a Emmett, ed aveva avuto paura, per un piccolo istante, che avesse capito chi fosse in realtà… ma si era tranquillizzata, quando aveva notato che il volto di Ludmilla era tranquillo e per nulla preoccupato o nervoso.
Raggiunse i due ragazzi con un enorme sorriso sul volto, riflesso della gioia e dell’entusiasmo che provava dentro di sé; anche gli altri due ricambiarono il suo sorriso, anche se Bella avrebbe voluto tanto stringere a sé Angela e non lasciarla più andar via… ma doveva contenersi, non voleva far capire a Ludmilla, che aveva notato qualche minuto prima, che anche lei si trovava nella sua stessa stanza.
-Bella! Mio Dio, sei bellissima...- sussurrò Angela, torturando ancora di più tra le mani la sua povera maschera nel tentativo di contenersi. Avrebbe voluto stringere le mani di Bella, ma non voleva compiere un gesto così azzardato.
Ci pensò Bella a toglierle quel peso, prendendole le mani e stringendole forte mentre le sorrideva ancora più apertamente di prima. Anche lei era felice di rivedere Angela, ed in quel momento si sentì enormemente in debito con lei, oltre che con gli altri che non erano presenti… dopotutto, se si trovava di nuovo lì, a casa, lo doveva a lei ed a tutti gli altri.
-Lo sei anche tu, Angie, anche tu…- le sussurrò, ridacchiando nervosamente.
Anche Angela si unì a lei, e solo quando sentì la risata divertita di Emmett si ricordò che anche lui si trovava insieme a loro; si voltò verso di lui, abbandonando subito le mani di Bella. -Oh Emmett, non ti ho neanche salutato! Mi dispiace!-
Lui gesticolò con una mano, facendole capire che non era successo nulla di male. -Non preoccuparti Angela, non è la prima volta che accade questa sera.-
Le ragazze scoppiarono a ridere entrambe alle parole di Emmett; Angela fu la prima a smettere, tornando poi ad osservare Bella in volto. Non le sembrava ancora vero che fosse lì, proprio di fronte a lei.
-È vero quello che dicono tutti? Stasera ci sarà il fidanzamento… il tuo fidanzamento?- le chiese, non riuscendo a trattenersi per la curiosità.
Aveva sentito prima qualche piccolo stralcio dei discorsi che sua madre aveva intrattenuto con la Duchessa Denali, che le era sembrata molto sicura della notizia, ma lei non aveva voluto crederci, a meno che non avesse avuto una fonte sicura a cui chiedere. E chi, se non Bella, poteva dargli quella risposta che tanto le premeva di sapere?
La ragazza sorrise, imbarazzata, ed annuì con la testa mentre abbassava lo sguardo.
-Oh, che meraviglia! Finalmente tutto sta andando come dovrebbe andare!- Angela contenne a stento la gioia mentre le parlava, carezzandole gentilmente il braccio.
Bella rialzò il viso, sorridendole, e fu allora che le ritornò in mente quello che solo poco prima avrebbe voluto dirle. -Angie, io volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Se non fosse stato per te, in questo momento forse io ed Edward ancora non ci saremmo ritrovati…-
-No no Bella, non mi devi ringraziare, non ho affatto bisogno dei ringraziamenti! L’ho fatto con piacere e lo rifarei altre mille volte!- disse, concitata, bloccando la sua amica. -So che tu, al mio posto, avresti fatto la stessa cosa… e se anche non fosse così, io lo farei ugualmente perché ti voglio bene.-
-Oh, ti voglio tanto bene anch’io!- Bella, commossa per quelle parole, strinse di nuovo le mani di Angela e si morse le labbra, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva piangere proprio in quel momento.
-Ehi, Angela… vostra madre guarda di continuo da questa parte, dobbiamo preoccuparci?- Emmett, accortosi delle continue occhiate di Ludmilla, trovò giusto mettere al corrente anche le due ragazze.
-No, non penso, forse si starà semplicemente chiedendo come mai ci sto mettendo tutto questo tempo a salutarvi- scrollò le spalle, dopo aver lanciato una veloce occhiata verso la madre. -Non ha riconosciuto Bella, quindi è impossibile che si stia preoccupando per questo motivo…-
Bella sospirò, a quelle parole. Si era preoccupata enormemente, quella sera, pensando che la maschera che indossava non avrebbe aiutato nel celare la sua identità… ma sembrava che invece avesse funzionato.
-Sarà meglio che vada, così non si insospettirà.- Angela sospirò, del tutto restia nell’allontanarsi. -Ci rivedremo presto, noi due, vero?- chiese poi a Bella.
-Ma certo! Anche tutti i giorni!- rispose prontamente lei, felice all’idea di rivedere presto la sua amica.
Angela salutò sia lei che Emmett e rapidamente tornò da sua madre e da sua sorella; il suo umore dall’inizio della serata si era risollevato enormemente, grazie a Bella ed anche alla notizia che aveva ricevuto da lei.
 

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-Perché ci hai messo tutto questo tempo?- chiesi, non appena Angela fu tornata da me.
Non pensavo che per salutare il Principe gli ci fossero voluti tutti quei minuti. Certo, dovevo contare anche il fatto che gli avevo chiesto di salutare la giovane ragazza che era insieme ad Emmett, ma non immaginavo che poi avessero intrattenuto una conversazione.
Angela, sentendo la mia domanda, mi osservò per qualche lungo istante prima di mordersi un unghia, vizio che sembrava essere tornato da poco. -Stavamo solo parlando…- disse alla fine, sorridendo leggermente.
Sospirai, chiudendo gli occhi per un secondo; li riaprii, osservandola ancora una volta. -Spero che tu ti sia comportata bene, Angela.-
-Su questo non devi assolutamente preoccuparti, Madre. Nessuno avrà da ridire sul mio comportamento, stasera…- sembrava essere rimasta offesa dalle mie parole, e chinò il capo subito dopo che mi ebbe parlato.
Non badai molto al suo comportamento, dopotutto non le avevo detto nulla di male. -Allora, mia cara, hai conosciuto quella graziosa fanciulla?-
-Ti riferisci a Laurine? Oh, certo che l’ho conosciuta!- esclamò, aprendosi in un sorriso. -È una così cara ragazza, Madre. Mi ha chiesto se qualche giorno possiamo incontrarci qui. Sai, resterà ospite per qualche settimana al castello… piacerebbe ad entrambe trascorrere del tempo insieme, per conoscerci meglio.-
Quindi, Laurine era il nome della ragazza… completamente diverso da quello della mia cara Isabella. Ero stata una sciocca a credere che potesse trattarsi di lei, ed a credere alle parole di Irina. Non c’era nulla di cui preoccuparsi veramente.
-Una bellissima idea, Angela, davvero una bellissima idea. Sono certa che anche Jessica vorrebbe unirsi a voi, uno di questi giorni…-
-Cos’è che devo fare?- domandò quest’ultima, sentendosi interpellata.
-Per adesso nulla, Jessica, ti spiegherò tutto più avanti.- Sviai il discorso, rimandando ad un altro momento il tempo delle spiegazioni, ma non mi sfuggì l’occhiata sconcertata che fece Angela quando le proposi di coinvolgere anche sua sorella.
La serata, mano a mano che proseguiva, si animò sempre di più. La Duchessa Denali tornò come aveva promesso a parlare con me, trascinandosi dietro il marito Garrett e la figlia Kate, ma ben presto restammo da sole.
Garrett, infatti, trovò più interessante intraprendere una conversazione con altri signori che stare in nostra compagnia, mentre le nostre figlie decisero di andare a fare un giro lungo l’intera sala del ricevimento.
-Hai conosciuto la ragazza, Ludmilla?- mi chiese Irina, tra un discorso ed un altro.
-Non ancora, ma mia figlia Angela ha parlato con lei quando è andata a salutare il Principe… ha espresso il tuo stesso parere, mia cara.- la informai, mentre mi sistemavo meglio sulle spalle la stola che mi stava scendendo lungo le spalle.
-Laurine? È questo il suo nome?-
-Angela ha detto che si chiama così. Perché? Non lo sapevi?- chiesi, confusa da quella sua domanda.
Irina scosse la testa, riprendendo a muovere il ventaglio. -No, a me non lo ha detto… oh, ma che caldo assurdo fa in questo posto! E siamo soltanto a metà Maggio! Quest’estate sarà infernale, me lo sento!-
Lasciai Irina alle sue frivole lamentele e lasciai vagare per l’ennesima volta lo sguardo lungo la sala, ed i miei occhi si soffermarono come se avessero avuto vita propria sulle figure di Emmett e di Laurine, impegnate a parlare con una persona che, quella sera, non avevo ancora avuto il piacere di incontrare.
Stavano parlando con il Principe Edward, elegante ed impeccabile come sempre come si dovrebbe, d’altronde, per una persona del suo alto rango; lui sembrava stesse parlando tranquillamente con il fratello, il sorriso presente sulle sue labbra, mentre stringeva lievemente la mano della giovane Laurine.
Osservandoli attentamente, forse con più accuratezza di quanto non avevo fatto prima, mi saltò all’occhio un particolare: la ragazza indossava anch’essa una maschera, proprio come tutte le altre che erano presenti nella sala… ed oltre a quel piccolo dettaglio, mi tornarono in mente le parole che Irina mi aveva rivolto all’inizio, non appena aveva accennato a Laurine.
Anche lei, come le nostre figlie e le altre fanciulle presenti in quella sala, poteva essere scelta per diventare la futura compagna del Principe.
In quel momento realizzai che il mio piano non avrebbe raggiunto la conclusione tranquillamente come avevo pensato; avevo pensato che tutto sarebbe andato liscio come l’olio, dopo aver scacciato la minaccia che rappresentava Isabella… ma adesso, con Laurine, Kate e tutte le altre ragazze presenti, sembrava che stesse fallendo pian piano.
Sperai, però, che il Principe sapesse quale ragazza dovesse scegliere e che avesse riconosciuto mia figlia nonostante la maschera che indossava sul volto. Sperai, anche, che non decidesse di prendere in sposa una ragazza solo perché era più bella di un'altra.
Mi congedai da Irina qualche secondo dopo, decisa ad uscire per un po’ di tempo dalla sala, giusto per prendere qualche boccata di aria fresca. Dentro a quella sala, dovevo dar ragione ad Irina, faceva davvero molto caldo.
Mi strinsi meglio la stola attorno alle spalle e stavo per attraversare la porta quando incontrai il Re e la Regina, sorridenti, che rientravano proprio in quel momento nella sala.
-Ludmilla, cara!- Esme mi salutò, non appena mi vide, baciandomi le guance. -Che piacere vederti anche in questa serata! Spero che stia andando tutto bene…-
-Va tutto bene, Esme, veramente tutto bene. E questa festa è davvero magnifica, non c’è nulla che non vada!-
Lei, rilassandosi alle mie parole, si voltò verso il marito che, in silenzio, era rimasto al suo fianco. -Carlisle, caro, intanto torna dai nostri ospiti… è quasi arrivato il momento, è meglio che uno di noi sia presente quando avverrà.-
Non sapevo di quale momento stessero parlando, e l’unico che mi venne in mente fu l’annuncio del fidanzamento. A quella constatazione provai ansia e preoccupazione, sensazioni del tutto diverse rispetto alla gioia ed all’impazienza che avevo provato per giorni e giorni, fino a quella sera.
-Va bene, cara… Ludmilla cara, le auguro un buon proseguimento di serata- mi salutò il Re, chinando il capo.
Feci la stessa cosa, ricambiando il saluto, ed il Re tornò all’interno della sala, lasciando me e la Regina da sole. Lei mi sorrise ancora, mentre si stringeva le mani e le poggiava sul suo ventre. Sembrava leggermente in ansia, ma pensai che fosse normale dato quello che sarebbe accaduto di lì a poco…
Lo sarei stata anche io, se fossi stata sicura del fidanzamento di mia figlia.
-Accidenti, non riesco a stare del tutto tranquilla stasera! Sarà meglio che torni dentro, insieme agli altri… ma, mia cara, dov’è che stavi andando?- chiese, dopo qualche secondo di silenzio, sciogliendo di nuovo le mani.
-Stavo… stavo solo uscendo un poco… dentro fa molto caro, Esme.- le spiegai, agitando la mano davanti al viso per farmi un po’ di aria.
-Ma proprio adesso? Ludmilla, potete anche uscire più tardi… dobbiamo tornare dentro, adesso, non potete perdervi proprio questo momento così atteso da tutti!-
-Ma…-
Non riuscii ad oppormi, troppo sorpresa dall’intraprendenza di Esme. Con un gesto rapido intrecciò le nostre braccia e cominciò ad incamminarsi verso l’interno della sala, costringendo così anche me a seguirla. In un batter di ciglia raggiungemmo il centro del salone, e solo quando fummo lì la Regina lasciò andare il mio braccio.
Mi guardai intorno, sorpresa di come avessimo camminato così in fretta, e sussultai quando notai che ci trovavamo vicino al Principe Emmett e a Laurine.
Esme li salutò entrambi con un cenno elegante della mano, che fu subito ricambiato da loro; per non sembrare scortese, visto che li stavo osservando, li salutai anche io con la mano e loro prontamente ricambiarono il mio saluto. Fui sorpresa di notare come Laurine si rivolse a me, sorridendomi gentilmente ed educatamente, come se mi conoscesse già…
All’improvviso al mio fianco spuntarono Jessica ed Angela, trafelate come se avessero corso per arrivare fino a lì; entrambe, potei notare, avevano il viso arrossato. Riuscii a vederlo persino sul volto di Jessica, che indossava ancora la maschera rispetto alla sorella.
-Oh, Madre, sta accadendo! Sta accadendo proprio adesso… come avevamo sempre sperato!- cominciò ad esclamare Jessica, emozionata e quasi senza fiato.
-Jessica, stai calma per favore! Non urlare in questo modo!- la ammonii, cercando di non farle dire altro; forse lei ancora non si era resa conto del fatto che Esme, la nostra cara ed amata Regina, era proprio accanto a noi.
-Ma…-
Jessica non disse altro, non perché le impedii di proseguire ma perché fu qualcun altro ad averla interrotta; o meglio, la interruppero due persone che, in quel momento, stavano cercando di attirare su di loro tutta l’attenzione degli ospiti presenti in sala.
Il Principe Edward e suo padre, Carlisle, si trovavano poco distanti da noi, giusto qualche metro, e sorridevano entrambi mentre attendevano che il brusio delle voci cessasse, in modo da poter prendere tranquillamente loro la parola.
-Amici cari, io e la mia famiglia vi ringraziamo con tutto il cuore per essere accorsi qui, a festeggiare insieme a noi questo momento di grande gioia- cominciò a dire il Re, con un sorriso enorme sulle labbra. Un leggero applauso risuonò nella sala, mentre lui poggiava una mano sulla spalla del figlio.
-Stasera voi siete qui per festeggiare con noi il fidanzamento di mio figlio Edward. La giovane, che diventerà presto sua moglie e che un giorno siederà accanto a lui sul trono, si trova in questa stanza… ed è stato proprio Edward a sceglierla come sua compagna. Quello a cui assisteremo a breve non sarà un semplice matrimonio combinato.-
Un brivido corse lungo la mia schiena, sentendo il Re rivolgersi in quel modo a tutta la sala. La notizia del fidanzamento era vera, come avevo sperato da vari giorni a quella parte e come mi aveva anche accennato Irina.. ma non potevo certo sperare che il Principe scegliesse mia figlia come sua sposa, se era stato lui stesso a scegliere la sua compagna.
Carlisle, sempre sorridendo, disse qualcosa a bassa voce a suo figlio e poi lo sospinse in avanti, come se lo stesse incitando a fare qualcosa. Edward, sorridendo anche lui, stette per qualche secondo ad osservare le varie persone che erano presenti nella stanza e poi si mosse… avanzando proprio verso il punto in cui ci trovavamo noi.
Restai sorpresa, ed un briciolo di speranza tornò dentro di me, ma venne subito scacciata dall’amarezza quando lo vidi dirigersi sì verso di noi, ma un po’ più in disparte, raggiungendo suo fratello e Laurine.
Edward si inchinò alla ragazza, standole di fronte, e dopo averle sorriso le porse la mano, in modo da poterci far appoggiare sopra quella di Laurine. Lei, sorridendo in modo un po’ timido, la prese e lasciò che il Principe gliela baciasse.
Si guardarono profondamente negli occhi per qualche lungo istante, prima di incamminarsi per raggiungere Carlisle che, come tutti gli altri, li guardava anche lui con un sorriso sincero sulle labbra.
In quel preciso istante, osservando quella giovane coppia che si era appena formata e che riceveva la benedizione del Re, capii che il mio sogno si era appena infranto. Io, che avevo voluto vedere con tutte le mie forze Jessica sposata con un reale, vedevo i miei desideri spezzarsi in un piccolo ed insignificante secondo.
-Oh, non sono bellissimi?- mi girai verso Esme che, commossa, continuava a vedere suo figlio e sua nuora parlare tranquillamente con suo marito. -All’inizio ero così scettica, credevo che Bella non fosse la ragazza giusta per lui, ma mi sono dovuta ricredere. Guardali come sono felici insieme!-
Boccheggiai, ritrovandomi improvvisamente a corto d’aria. Quella ragazza, Laurine… in realtà si chiamava Bella? Bella, come il nomignolo con cui la mia figliastra Isabella si faceva chiamare da tutti?
-B-Bella?-
Mi voltai in fretta, riportando gli occhi di nuovo sulle due figure che parlavano tranquillamente, e sobbalzai quando vidi che la ragazza si stava togliendo la maschera. La porse ad Edward, e poi si voltò con calma per farsi vedere a tutti in viso; aveva le gote arrossate ed un sorriso timido faceva capolino sulle labbra, due dei particolari che più spiccavano sul volto di Isabella.
Avevo avuto dieci anni della mia vita quella ragazza dentro casa, e per dieci anni l’avevo vista ogni giorno; non riuscivo a credere che non l’avessi riconosciuta subito. Era così palese che fosse lei, anche a distanza.
-Non mi avevi mai detto, Ludmilla, che Bella somigliasse così tanto alla cara Reneè…-
Tornai a guardare Esme, che aveva assunto tutto d’un tratto un espressione severa e delusa allo stesso tempo. -Non… non ne ho mai avuto l’occasione. Sai, Esme, non vedevo la cara Isabella da tanto tempo…-
Lei ridacchiò, senza distogliere lo sguardo dal mio viso. -Buffo. Da quel che ne so, mia cara, hai avuto il piacere di vedere Bella tutti i giorni, in questi dieci anni… tranne, forse, per queste ultime settimane, dato che l’hai cacciata via dalla sua stessa casa e condotta da mia nipote Alice, la Baronessa Whitlock.-
Sapeva tutto. Esme sapeva tutto, e sicuramente sapeva tutto anche suo marito. Erano a conoscenza di quello che avevo fatto ad Isabella, di come avevo cercato di rendere me stessa l’unica erede dei beni di Charles Swan e, forse, sapevano anche di come avevo provato a far sposare mia figlia con Edward.
Restai in silenzio, incapace di dire anche la minima cosa che potesse discolparmi… ma dopotutto, cosa potevo dire? Assolutamente nulla.
-Domattina, Ludmilla, dovrai venire qui. C’è qualcosa di cui dobbiamo parlare urgentemente. Adesso scusami, ma devo andare dai miei cari…-
Esme se ne andò dopo avermi detto ciò, lasciandomi scossa e con tantissimi pensieri in testa… ma, almeno, non sembravo essere l’unica. Anche Jessica, al mio fianco, sembrava scossa: aveva tolto la maschera dal viso e adesso quest’ultimo era solcato da lacrime amare.
-Io… io non capisco- balbettò, tirando su col naso e parlando istericamente. -Perché lei si trova qui? Non l’avevi mandata via? Perché è tornata a rovinare tutto? Perché deve rovinare sempre tutto?-
-Smettila, insomma!- sbottai, alla fine. -Smettila solo per un secondo di pensare a te stessa!-
All’improvviso sentii il bisogno urgente di prendere dell’aria, dell’aria fresca e che non fosse così piena di gioia come quella che si respirava in quella sala. Mi voltai, raggiungendo in fretta la porta d’uscita, senza neanche preoccuparmi di aver lasciato le mie figlie indietro.

 
 

Bella
 
 

Uscii nell’aria fresca della sera, felice di essere lì e di poter scacciare per qualche istante il caldo insopportabile che era presente in quella sala. Risi, sentendomi improvvisamente leggera, e raggiunsi la piccola balconata in marmo che si trovava lì vicino.
Portai il viso verso l’alto, osservando come se fosse la prima volta il cielo scuro e pieno di stelle, libero dalle nuvole ed assurdamente meraviglioso. Un paio di braccia, calde, forti e familiari, mi circondarono le spalle in quello stesso istante e mi strinsero contro un petto, anch’esso familiare e caldo.
Portai le mani sulle braccia di Edward, aggrappandomi con le dita alle maniche della sua camicia di velluto, e lo sentii quasi subito rafforzare la stretta, come se avesse avuto paura che avessi deciso di interrompere quel contatto.
Le sue labbra, morbide e leggere, si posarono tra i miei capelli e ci lasciarono una serie infinita di baci. Rabbrividii, a quel leggero contatto, e desiderai di poterlo sentire ancora. Non mi sarei mai stancata dei suoi baci, o dei suoi abbracci… od anche soltanto delle sue carezze.
Non mi sarei mai stancata di lui.
-Hai visto che è andato tutto bene? Te l’avevo detto, io- mormorò contro i miei capelli.
Risi, e velocemente mi rigirai tra le sue braccia fino ad arrivare di fronte a lui; puntai i miei occhi nei suoi, diventati scurissimi a causa della poca luce che c’era al di fuori del castello.
Portai le mani sul suo viso, carezzando ogni piccolo particolare dei suoi tratti che tanto amavo; con i pollici cominciai a lasciare delle piccole carezze sui suoi zigomi, passando poi per le guance e poi alle sue labbra dischiuse. Sentivo il suo respiro caldo infrangersi sulle mie dita.
-Da adesso in poi nessuno ci separerà più, lo sai?- sussurrò ancora, senza far allontanare le mie dita dalle sue labbra. -Tutti sanno che sei mia, che mi appartieni. Tutti sanno che sei la mia dolce e bella fidanzata, la mia promessa sposa…-
Arrossii, alle sue parole, specialmente quando sentii Edward baciarmi la punta dei pollici e mordicchiarli leggermente subito dopo. Mi circondò poi il viso con le sue mani, facendolo avvicinare al suo, e fece sfiorare le punte dei nostri nasi.
-Sei sempre così dolce, Edward, sempre così dolce…-
Lui rise, scostandosi un poco. -Sto soltanto dicendo la verità, Bella. E ti amo così tanto che non riuscirei a dire altro…-
Azzerai la distanza tra le nostre bocche, facendole combaciare, e mi persi come facevo ogni volta che baciavo Edward. Mi aggrappai ai suoi capelli, mentre lui appoggiava una mano sulla mia schiena e mi stringeva più forte contro di lui; l’altra mano si appoggiò con calma sulla mia guancia, lasciandola immobile contro la mia pelle.
Misi fine al bacio dopo qualche secondo, ritrovandomi a corto d’aria, e feci scontrare le nostre fronti. -Ti amo tanto anch’io, Edward… tanto…-
Erano le uniche parole che riuscirono a venire fuori dalle mie labbra, e non poterono essere le più giuste. Edward sorrise, baciandomi la punta del naso prima di tornare con le labbra sulle mie.
Saremmo dovuti tornare dentro, la festa per il nostro fidanzamento stava continuando senza di noi, e noi, essendo i festeggiati, avremmo dovuto aprire le danze… ma Edward sembrava non avere la minima voglia di tornare tra tutte quelle persone, e sinceramente neanche io ne avevo poi così tanta.
L’unica cosa che volevo fare era restare lì, sotto quel magnifico cielo stellato, stretta tra le braccia di Edward e con le sue labbra premute dolcemente sulle mie.
Non desideravo altro… per tutto il resto ci sarebbe stato tempo.
 
 
 
 

_____________________
Eccomi!
Ok, siamo alla fine… quasi alla fine; c’è ancora l’epilogo, che pubblicherò la prossima settimana se non ci sono intoppi, e allora potrò mettere veramente la parola ‘fine’ a questa storia.
Come ho già detto sopra, risparmio i ringraziamenti finali per il prossimo aggiornamento e per il momento vi dico che vi voglio tanto bene *-* Mi scuso per non aver risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma adesso sono in una situazione un po’ incasinata! Ho un matrimonio sabato e siamo tutti in movimento XD
Prima di lasciarvi voglio lasciarvi alcuni link: uno è per il mio contatto Facebook, se volete aggiungermi potete trovarmi
qui, mentre l’altro invece è per la nuova storia che ho pubblicato la settimana scorsa.
Siamo ancora al primo capitolo, ma se volete darci un occhiata la storia è questa:
The Camp Of Love
Adesso vado via, un bacione a tutte :*
KrisC

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Come in una favola - Epilogo

Buonasera!
Non ho molto da dire, in questo momento, quindi vi lascio alla lettura e ci sentiamo più in basso :) a tra poco!

 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Epilogo
 
 
 

Bella
 
 

Mi sentivo tesa, in quel momento.
Sentivo ogni muscolo del mio corpo teso, non riuscivo a rilassarmi come avrei tanto voluto fare, ed il respiro accelerato, che mi scuoteva il petto, non aiutava molto la situazione.
Neanche il tranquillo cammino della carrozza reale, su cui mi trovavo in quel momento, mi aiutava a rilassarmi e a stare tranquilla, anzi. Quest’ultimo, insieme alle tante voci che urlavano il mio nome e battevano le mani lungo la strada, rendeva tutta la situazione più difficile da affrontare, per me…
Sentivo la paura invadermi, e le mie mani, che avevo stretto in due pugni sulle ginocchia, coperte dalla candida seta liscia del mio vestito da sposa, tremavano nonostante cercassi con tutti i miei sforzi di controllarle.
Sospirai, l’ennesimo sospiro che avevo emesso durante quella lunga mattinata, e girai per un istante la testa per osservare la strada al di fuori della carrozza, ma non fu una scelta giusta da fare.
Vedere tutte quelle persone, uomini, donne e bambini, che mi salutavano con la mano e mi facevano gli auguri mi resero ancora più nervosa; cercai di non farlo notare, però, a quella brava gente, ed agitai anche io la mia mano in segno di saluto, ricambiando i loro.
Non passò molto tempo prima che la carrozza si fermasse, all’improvviso, davanti alla Chiesa dove, in quel giorno, sarebbe avvenuto il matrimonio mio e di Edward… il matrimonio che, finalmente, ci avrebbe unito per sempre come marito e moglie.
Il respiro mi si mozzò in gola quando lo notai, ed un piccolo gemito mi uscì dalla bocca; mi morsi le labbra troppo tardi, nel tentativo di bloccarlo, ed Angela e Julianne, che si trovavano nella carrozza insieme a me, lo sentirono.
Entrambe mi guardarono subito, preoccupate, e per non osservare ancora di più i loro visi abbassai il mio, portandolo sulle mie mani tremanti ed intrecciate.
- Bella, stai bene? - Julianne, che non le era sfuggito il mio tentativo di mascherare il tutto, mi domandò con voce tesa e, ovviamente, intrisa di preoccupazione.
- Sta bene, Julianne, sta bene, è solo terrorizzata dalla cerimonia, - la tranquillizzò Angela.
Lei, naturalmente, aveva capito qual’era il motivo che mi rendeva così nervosa, ansiosa, impaurita e terrorizzata.
- Oh, ma allora è tutto normale! Chi non sarebbe spaventato il giorno delle proprie nozze?
Rialzai il viso, sentendole parlare tra di loro, e le osservai entrambe: loro, rispetto a me, sembravano perfettamente a loro agio e felici, e nessuna preoccupazione sembrava che le stesse torturando.
- È solo l’inizio, Bella... solo l’inizio. Passata la prima impressione poi ti sembrerà tutto più facile. - mi consolò Angela, carezzandomi una mano.
- Ti sembra così facile! - pigolai, deglutendo a fatica. - Non ti sei mai sposata, Angie.. come fai a dirlo?
- Sì, hai ragione, non mi sono mai sposata, - disse tra sé, scrollando le spalle, - ma sono sicura che è così! È il giorno più bello della tua vita, questo. Non pensarci troppo, su!
- Angela ha ragione, - anche Julianne mi carezzò la mano, unendosi al discorso della nostra amica, - è un momento pieno di felicità, per te, quello di oggi, e tutto andrà splendidamente. Sono sicura che anche tutti gli altri pensano la stessa e identica cosa!
Le loro parole, gentili e sincere, mi rassicurarono… anche se non proprio del tutto. Mi sentivo ancora agitata ed impaurita, e ormai mi stavo rassegando a credere che avrei provato quelle sensazioni fino a quando tutto non sarebbe finito.
Julianne si sporse fuori dal finestrino, facendo segno a qualcuno di avvicinarsi, e pochi istanti dopo lo sportello della carrozza si aprì. Capii che il momento tanto atteso era arrivato, ma in quel preciso istante desiderai che non fosse giunto così presto.
Julianne uscì dalla carrozza con un balzo, sistemandosi meglio la gonna del vestito elegante che indossava, e poi si avvicinò allungando le mani verso di me. - Vieni, Bella! Stanno tutti aspettando te! - disse, gentilmente, sorridendo subito dopo.
Con un groppo in gola che mi rendeva difficile respirare, e con una tremenda voglia di piangere, strinsi le sue mani e mossi qualche piccolo passo fino a quando, tremante, non mi ritrovai all’esterno, sommersa dalle grida e dagli applausi delle persone che si trovavano lì vicino.
- Tranquilla Bella, stai tranquilla… sei bellissima, la Principessa più bella che si sia mai vista in tutta la Francia, e Edward sta aspettando solo te! Andrà tutto bene. - Lei cercò di tranquillizzarmi ancora, mentre sentivo Angela, dietro di me, che mi sistemava il vestito ed il velo lungo la schiena.
- Sono così contenta per il tuo vestito, Bella! Non credevo che si potesse risistemare…- disse la mia amica, colpita, mentre giunta di fronte a me mi osservava piena di gioia.
Abbassai lo sguardo, osservando l’abito che indossavo e che, un tempo, era appartenuto alla mia mamma.
Angela mi aveva spiegato che lo aveva rovinato, dopo quello che aveva saputo stessero architettando sua madre e sua sorella. Avevo capito il gesto che aveva compiuto e le avevo anche spiegato tante volte che non importava nulla e che non provavo rancore per quello che aveva fatto… ma sapere che non avrei mai potuto indossare, come avevo invece sperato, l’abito da sposa di mamma per le mie nozze mi intristiva.
Sia io che lei, però, avevamo sottovalutato la bravura delle sarte di Corte.
Quando erano venute da me a prendere le misure per il mio abito Angela si era lasciata sfuggire che non sarebbe mai stato bello come quello che era andato perduto, e Anita, la sarta simpatica che si stava occupando di me, aveva voluto sapere di cosa stavamo parlando. Aveva poi voluto vedere il vestito per vedere se era davvero così irrecuperabile come diceva Angela, e poi lei e le sue apprendiste avevano fatto la magia.
Erano riuscite a rimetterlo in sesto, applicando alcune modifiche che lo rendevano un po’ più moderno e particolare, in brevissimo tempo… e quando lo avevo visto e provato per la prima volta ero quasi scoppiata a piangere per la felicità.
Non avrei mai creduto che il mio piccolo sogno si sarebbe potuto realizzare, insieme al più grande e più importante.
- Non lo credevo neanche io… - mormorai, rialzando il viso verso di loro.
Entrambe mi sorrisero nello stesso momento, e mentre Angela sfiorava con le dita il piccolo diadema di diamanti che avevo sulla testa, Julianne faceva scendere il velo sottile sul mio viso.
Di tutto quello che accadde dopo avevo un ricordo vago, e allo stesso tempo vivido.
Le uniche cose che ricordavo con più chiarezza però erano dei momenti bellissimi, che ogni volta rivivevo con un sorriso sognante sulle labbra: io che raggiungevo Edward all’altare, lui che mi sorrideva emozionato e che mi porgeva la sua mano affinché io la prendessi… e non appena lo feci, sentii che quello era il posto giusto per me.
Accanto a Edward, per tutto il resto della mia vita.
 

- Sei molto silenziosa, oggi. - La voce leggera di Edward mi solleticò un orecchio, facendomi ridestare dal mio sogno ricorrente a occhi aperti. - Piccola, a cosa stavi pensando?
Battei un paio di volte le palpebre mentre voltavo il viso verso di lui; nel farlo, strusciai la schiena involontariamente contro il suo petto. Lo guardai in viso, notando come il sorriso negli ultimi mesi fosse sempre presente sulle sue labbra; sorrisi anch’io, scuotendo piano la testa.
- Nulla, non era nulla. Un piccolo pensiero… - gli dissi, cercando di sviare il discorso.
Edward non sembrò convinto delle mie parole, visto che arcuò un sopracciglio verso l’alto, ma alla fine scrollò le spalle anche lui. - Non me lo vuoi proprio dire, eh? - scherzò, sorridendo ancora più apertamente.
- Ma te lo sto dicendo! - esclamai, battendogli piano il pugno sulla spalla. - Era solo un pensiero, niente di ché.
Edward rise, abbracciandomi ancora più stretta e facendomi addossare sempre di più sul suo petto; intrecciò le sue mani sul mio ventre, passando poi a baciarmi la tempia destra. - Va bene, amore mio, va bene…
Lo sentii rilassarsi mentre mi stringeva a sé, appoggiando meglio la schiena contro il tronco dell’albero, e non potei fare a meno di rilassarmi altrettanto, restando però appoggiata sul suo petto. Chiusi gli occhi, ritornando con la mente al ricordo che avevo avuto poco prima.
Mi capitava spesso di rivivere il giorno del nostro matrimonio, e ogni volta sembrava quasi come se fosse la prima: non ricordavo tutto proprio nei minimi dettagli, dato che quel giorno ero molto emozionata e anche piena di paura… ma i momenti più belli sì, quelli li ricordavo tutti.
Ricordavo bene il momento in cui ci eravamo giurati amore eterno davanti a Dio, il momento in cui lui mi aveva accettato come sua sposa ed io lo avevo accettato come mio sposo, e ricordavo sempre con una forte emozione il nostro primo bacio da marito e moglie.
Alcune volte mi sembrava quasi che quei ricordi, così vivi, fossero accaduti solo il giorno prima, e invece dal nostro matrimonio erano passati quasi tre mesi. Erano quasi tre mesi che io e Edward eravamo diventati marito e moglie, e quei tre mesi erano diventati i più felici della mia vita.
Riaprii gli occhi, sospirando, sentendo ancora tutte quelle emozioni vagarmi dentro il corpo, e lasciai che i miei occhi si riempissero del panorama che avevo davanti: il lago che brillava come se fosse fatto di migliaia e migliaia di piccoli diamanti, grazie alla luce del sole, ed il bosco che lo circondava tutt’intorno, dove il vento leggero scuoteva le cime degli alberi.
Poggiai la testa sulla spalla di Edward, rigirandomi con tutto il corpo e sistemandomi meglio contro di lui. Carezzai con la mano il suo petto, coperto dalla leggera camicia lisa che indossava.
Sia io che lui avevamo preso l’abitudine di vestirci come umili contadini, quando volevamo trascorrere qualche ora lontano dalla vita di Corte, senza correre il rischio di venire riconosciuti e di poter stare tranquilli, solo noi due.
Era come tornare ai vecchi tempi, quando lui credeva che fossi una umile domestica ed io pensavo che fosse un popolano gentile e onesto.
Edward mi strinse la mano, cominciando a percorrere con il dito la vera d’oro che mi fasciava l’anulare, il simbolo che rappresentava il nostro legame, visibile e tangibile che nessuno avrebbe mai più cercato di interrompere.
Ludmilla ci aveva provato, ma ogni volta i suoi tentativi erano andati falliti… e dove si trovava adesso non sarebbe mai stata capace di provare ancora.
Sapevo, grazie a Edward e a Carlisle, che era stata esiliata dalla Francia e che le era stato tolto il titolo nobiliare, ma non avevo saputo altro: ne cosa facesse, ne se stesse bene, o se avesse cominciato una nuova vita.
Non sapevo nulla, ma da una parte non mi interessava molto esserne messa a conoscenza.
Anche Jessica, che aveva una parte della colpa, era stata punita… ma in una maniera diversa, rispetto alla madre.
Gli era stato trovato un ruolo a Corte, tra le varie domestiche, e le era stato assolutamente proibito di servirmi o di fare altro che fosse destinato a me. Eravamo, insomma, destinate a non incontrarci mai, nonostante vivessimo nello stesso posto, ma la cosa non mi dispiaceva poi così tanto.
Angela, invece, era rimasta a vivere nel vecchio palazzo di mio padre insieme a tutti i miei amici, ed ogni tanto passava al Castello a farmi visita; era l’unica, della mia vecchia famiglia, che non aveva fatto nulla nei miei confronti e che invece si era sempre comportata lealmente, aiutandomi anche nel momento del bisogno.
Il minimo che potessi fare per lei era lasciarle metà della mia eredità, sapendo che l’avrebbe gestita con tutta la maturità e la saggezza che la caratterizzava.
Le mani di Edward, lente, si spostarono nuovamente sul mio ventre, cominciando a carezzarlo circolarmente e delicatamente. Portai anche le mie mani sulle sue, accompagnando quei movimenti che mi piacevano tanto e che, sembrava, fossero causati da qualcosa.
- Mi piace quando fai così, - dissi, prima di sfiorare con le labbra il suo collo.
Lo sentii ridere, mentre muoveva piano il viso. - Piace anche a me, ma so che mi piacerà ancora di più quando, un giorno, diventerà più grande… e rotondo… -
Sorrisi, capendo a cosa si stesse riferendo.
Non avevamo mai parlato di avere un figlio, ma nonostante quel piccolo particolare Edward già immaginava il momento in cui sarei rimasta incinta… incinta del nostro bambino, o della nostra bambina.
A quanto sembrava, vedere il bambino di Rachel e Paul, Harry, e tenerlo tra le braccia avesse scatenato in lui il desiderio di diventare padre. E anche la notizia della nascita della piccola Isabella, la bimba di Alice e Jasper, avesse contribuito a renderlo così forte.
Dovevamo ancora partire per andare a trovare i neo genitori e la loro piccolina, ma aspettavamo il momento giusto per farlo; Emmett, invece, non aveva voluto aspettare insieme a noi e da qualche settimana a quella parte si trovava da sua cugina. Qualcosa, dentro di me, mi diceva che ben presto a Corte ci sarebbe stato un nuovo matrimonio, e che la giovane sposa sarebbe stata proprio la bella e bionda Rosalie.
- Edward, - lo chiamai, alzandomi di poco ed avvicinando il viso al suo. - A te piacerebbe avere un figlio?
Lui mi osservò attentamente, forse soppesando la mia domanda. – Sì, - rispose subito, aprendo poi le labbra in un sorriso sincero ed emozionato; anche i suoi occhi, così chiari e belli, sembrarono illuminati dalle emozioni che sentiva. - Con tutto me stesso vorrei avere un figlio da te, non desidererei altro dalla vita. - Continuò ad osservarmi, e poi tracciò con il dito il profilo del mio naso. - Non lo vorresti anche tu?
Mi morsi le labbra, piano, non smettendo di guardarlo negli occhi. - Lo vorrei tanto. Un figlio da te sarebbe il dono più bello che potessi ricevere…
Edward non mi fece continuare a parlare, decidendo di bloccare la mia bocca con la sua; mi baciò profondamente, con tutto se stesso, stringendomi forte a sé e mozzandomi l’aria nei polmoni. Ricambiai con altrettanta foga il bacio, sentendo come con la mia risposta lo avessi appena reso la persona più felice del mondo.
- Non sai quanto sono felice, amore mio… - sussurrò, a fatica, quando si staccò da me per riprendere fiato.
Gli sorrisi, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
In quel momento avevamo appena compreso che entrambi desideravamo avere un figlio. Un bambino, un piccolo bambino che ci avrebbe reso immensamente felici e che sperai, con tutta me stessa, potesse arrivare presto.
Eravamo giovani, ne ero consapevole, e sapevo anche che avevamo ancora tutta la vita davanti per avere dei figli… ma se il Cielo ci avesse voluto regalare quella grande gioia anche in quel momento, io ne sarei stata felice.
E sapevo che anche Edward lo sarebbe stato.
- Dici che nostro figlio arriverà presto? – quelle parole, pronunciate piano contro la mia fronte, diedero la conferma al pensiero che ancora vagava per la mia testa.
- Lo spero tanto.- Tornai a stringere le sue mani, ferme sulla mia pancia.
- Ma chi lo sa, forse sta già arrivando, - ridacchiai, immaginando già la sensazione di avere mio figlio dentro al mio ventre, - forse è già qui, insieme a noi.
Edward mi baciò la fronte, premendo ancora più forte le sue mani sul mio ventre, come se volesse essere sicuro che nostro figlio fosse già lì. - Sarebbe meraviglioso, piccola mia. - sussurrò contro la mia pelle.
Chiusi gli occhi, sorridendo, beandomi di quel momento e sperando di viverne ancora tanti altri per il resto della mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 

… e vissero per sempre felici e contenti.
 
 
 
 
 
  

______________________
È fatta!
Non riesco a credere che sia finita anche questa storia! Fino a ieri avevo un sacco di cose da dire e ero decisa a lasciarvele in quest’ultima nota (ultima nota! Come suona male ç__ç) ma ho dimenticato tutto. Contiamo anche che quella di ieri non è stata una giornata molto allegra, per me… ma cercherò adesso di racimolare qualcosa.
Non sono brava nel fare discorsi, ma ci provo davvero!
Questa storia, come sapete più o meno tutti, mi è venuta fuori qualche tempo dopo aver rivisto il film “La leggenda di un amore” con protagonista Drew Barrymore, mi piaceva la trama e mano a mano che ci riflettevo vedevo che una storiella, piccola e non molto impegnativa, poteva uscire fuori. Ho cominciato a lavorarci quando stavo ancora pubblicando l’altra mia long fic e in breve tempo sono riuscita a postare il prologo… non nego che avevo una paura folle di come poteva essere accettata questa nuova versione di Cenerentola XD
Ad ogni modo, sono stata più che felice di condividere anche questa nuova ‘favola’ con voi, e non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto il supporto che mi avete dato *-* ho apprezzato ogni singola recensione che mi avete lasciato e ogni messaggio privato che mi avete mandato, sia su EFP che su Facebook, non sapete quanto!
Ok, adesso non so davvero cos’altro dire XD ho la mente svuotata!
Vi mando un sacco di baci e di abbracci, e spero di sentirvi ancora, magari in un'altra storia :D e sappiate che vi voglio taaaaanto ma taaaaanto bene!

KrisC

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