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Potrei dire tante cose… potrei… e invece non lo faccio… scrivere un
sequel per me non è facile, soprattutto per il valore che
Potrei dire tante cose… potrei… e invece non lo
faccio… scrivere un sequel per me non è facile, soprattutto per il valore che
la storia “di base” ha avuto per me… e soprattutto perché con un sequel è
facile deludere le aspettative… per cui non aspettatevi niente…
Ringrazio un po’ di persone… Momo chan per la
pazienza con cui mi sopporta nonostante la distanza che temporaneamente ci
separa… Alex_kami e Scandros per le dritte da utilizzare per il sequel (chissà
se le avrò usate… più che altro chissà se le avrò usate bene!)… Solarial e
Melantò per le risate che mi fanno fare… e OnlyHope, che mi è stata d’aiuto più
di quanto lei si immagina…
Vi lascio alla lettura di questo primo capitolo,
sperando di ricevere commenti sinceri…
Baci dalla vostra Sakura chan
Con passo felpato salì velocemente i gradini del tempio
fino a raggiungere la cima della scalinata: infreddolita dal tempo gelido e dal
vento che l’aveva colpita durante la corsa, si strinse nel cappotto nero
abbottonandosi anche l’ultimo bottone, e cominciando a soffiare nei guanti per
scaldare le mani: mai e poi mai avrebbe immaginato che l’inverno potesse essere
così freddo in Giappone!
Si avvicinò all’entrata
e, dopo aver lanciato la monetina, scrisse con un giapponese incerto i suoi
buoni propositi per l’anno nuovo, quindi suonò la campanella e, dopo aver
battuto le mani due volte, iniziò a dire la sua preghiera mentale, da tre anni
sempre la stessa…
Quando ebbe finito, si
allontanò con lo stesso passo svelto con cui era arrivata, per evitare la calca
di gente che ora stava salendo le scale: come ogni anno cercava di essere da
sola quando pregava per l’anima di Daichi, e come ogni anno quando si
allontanava calde lacrime solcavano il suo viso. Il tempo ancora non era
riuscito ad alleviare il suo dolore, nonostante la sua vita fosse andata avanti
e si fosse creata un nuovo futuro. Il suo futuro, adesso, era di occuparsi di
se stessa: per troppo tempo aveva pensato al futuro di Tsubasa, a quello di
Lucas, o di Sanae… dopo i funerali di Daichi, era scappata dal Giappone, da
Tsubasa, e persino da Lucas e Mattias: era fuggita da qualsiasi cosa potesse
ricordargli Daichi, l’amore che c’era stato tra di loro e la tragica fine in
cui era incappato il giovane nipponico. Per fortuna c’era stato chi non l’aveva
abbandonata, chi si era rivelato un vero amico, e le era stato vicino in
qualsiasi momento, anche quando nel cuore della notte si svegliava piangendo e
invocando il nome di Daichi…
In fondo alla scalinata
c’era una Yaris nera che la stava aspettando: appena la vide il conducente mise
in moto e le sorrise quando lei salì sul veicolo.
-Quest’anno fa ancora
più freddo dell’anno scorso!-
-Forse perché sono le 7
di mattina…- le rispose Shinichi con la voce ancora impastata dal sonno mentre
immetteva la macchina nel poco traffico mattutino.
-Lo sai che odio
incontrare la gente… soprattutto perché so cosa mi succede quando vado a
pregare al tempio…-
Il ragazzo non rispose:
certo che lo sapeva, ne era ben consapevole, ma nonostante questo non faceva
niente per fermarla o per impedirle di andare a pregare… conosceva bene quella
ragazza, negli ultimi tre anni le era stato accanto e l’aveva sostenuta per
aiutarla a superare quel dolore che purtroppo nemmeno il tempo sembrava poter
guarire. Il cuore di Lavinia era irrimediabilmente spezzato, dilaniato dalla
perdita del primo grande amore, squarciato dalla delusione che le aveva
procurato Tsubasa, devastato dall’indifferenza del mondo nei suoi confronti
proprio nel momento in cui aveva più bisogno di essere ascoltata e aiutata… a
18 anni si era già ritrovata due volte faccia a faccia con la morte che le
aveva portato via due delle figure più importanti della sua vita.
-Vuoi mangiare
qualcosa?-
Vinny osservò il profilo
di Shinichi: gli era grata per quello che aveva fatto e stava facendo per lei,
non sarebbe mai riuscita a continuare a vivere da sola se lui non le avesse
dato la forza di andare avanti… giorno dopo giorno le dava nuovi stimoli, e non
si era mai arreso, neanche quando lei voleva farla finita e imprecava contro il
cielo che le aveva portato via l’unica persona che avesse mai amato veramente…
e le era stato accanto anche quando lei continuava a maledire il giorno in cui
aveva deciso di andare a riflettere al porto, quando vedeva foto di quella zona
e le stracciava, le riduceva in pezzettini talmente piccoli da rendere
impossibile ricostruirle… lui c’era quando lei aveva chiuso tutti i ponti con
Barcellona e aveva deciso di trasferirsi in Giappone, assieme a lui appunto,
per crearsi un futuro lontano dal passato ma non troppo da dimenticare cosa le
era successo…
-Magari più tardi,
adesso ho lo stomaco un po’ chiuso… vorrei tornare un po’ a dormire, se non ti
dispiace…-
Dormire: che parola
grossa… riusciva a malapena a chiudere gli occhi… rivedeva continuamente le
immagini dell’accoltellamento, sentiva ancora il suono delle sirene, avvertiva
la sottile pioggia caderle addosso mentre stringeva tra le braccia il corpo
quasi senza vita di Daichi.
-Vinny, io… io ti… ti amo… te lo… te lo posso… giurare…-
Ricordava
quelle parole alla perfezione, riusciva persino a ricordare il tono di voce con
cui il giovane nipponico le aveva pronunciate, riusciva persino a sentire
ancora il tocco della mano di Daichi che le sfiorava il braccio… tutti quei
ricordi non erano accavallati o confusi, ma erano ben nitidi nella sua mente,
ancora vivi come una videocassetta che giorno e notte continuava a funzionare.
Era inutile cercare di fermarla, poteva solo convivere con quei ricordi, e
sperare in una rottura del nastro per poter vivere finalmente senza il rimorso
di essere stata colei che aveva condannato Daichi a quella orrenda fine.
E poi ora c’era
Shinichi… caro Shinichi, che si era innamorato di lei a poco a poco, quasi
senza accorgersene… la loro storia era nata per caso, un anno dopo la morte di
Daichi, quando ancora erano vive le parole pronunciate da Tsubasa in ospedale
poco prima del brutto evento… ci aveva visto lungo, proprio lui che non era
stato in grado nemmeno di accorgersi che il fratello e la sua pupilla si erano
innamorati, o forse se n’era accorto ma aveva preferito nascondere la testa
sotto la sabbia… perché era tipico di Tsubasa, fingere che le cose andassero
sempre bene: lui non era capace di affrontare situazioni difficili al di fuori
del campo da calcio. Non era stato in grado di aiutare Lavinia, non era stato
in grado di salvare Daichi, non era stato in grado di amare Sanae. Non era
stato in grado di mantenere stretti a sé i suoi affetti…
-Ho incontrato Tsubasa
l’altro giorno: è venuto a salutare i nuovi convocati della Nazionale. Era
assieme a tutti gli altri, hai presente no? Misaki, Wakabayashi, Hyuga… ci
hanno fatto tutti gli auguri per la qualificazione ai Mondiali…-
Vinny sbuffò e voltò lo
sguardo fuori dal finestrino: Shinichi continuò imperterrito a parlare.
-Dovresti dirglielo,
Lavinia… non puoi tenerlo all’oscuro… non puoi voler organizzare tutto senza di
lui!-
-Ne abbiamo già
parlato.-
-Se non vuoi farlo per
lui, fallo per Daichi…-
Silenzio. Solo il rumore
del motore. Silenzio. Una lacrima rigò la guancia di Lavinia. Silenzio.
Shinichi capì di aver esagerato. Silenzio. E accostò la macchina per poter
parlare meglio con la ragazza.
Le prese le mani tra le
sue e la fece voltare verso di sé:
-So che lo odi, che lo
ritieni responsabile almeno tanto quanto ti ritieni colpevole tu stessa, che
hai deciso di farlo uscire dalla tua vita, ma abbiamo deciso di sposarci, e lui
ha il diritto di essere presente al giorno più bello della tua vita…-
Vinny annuì sorridendo
dolcemente al ragazzo: è vero, stavano insieme da solo due anni, ma la loro
storia era matura, ed entrambi si sentivano sicuri di quello che volevano fare!
Lucas e Mattias, con cui Vinny aveva riallacciato i rapporti prima di partire
per il Giappone, avevano accettato di buon grado di farle da testimoni, ma
mancava ancora qualcuno che la accompagnasse in comune… e quel qualcuno non
poteva essere nessuno se non Tsubasa… perché nonostante tutto, era stato suo
“padre”…
Chiuse il rubinetto
dell’acqua calda e prese un asciugamano per asciugarsi: sentiva la televisione
dalla sala che blaterava le solite notizie, e sorrise al pensiero della
domestica che aveva nuovamente dimenticato di spegnerla. Si recò in salotto e
si buttò di peso sul divano, prese il telecomando e iniziò a fare zapping in
maniera svogliata. Sopra alla tv svettava la foto che per anni aveva
rappresentato la sua famiglia: si trattava della stessa foto che aveva
perennemente con sé sul comodino a Barcellona, la stessa foto che Lavinia aveva
mandato in frantumi in un momento d’ira, la stessa foto che lui aveva raccolto
tra le lacrime e aveva portato con sé quando mestamente aveva fatto ritorno a
Fujisawa. A 36 anni suonati aveva capito cosa voleva dire vivere di ricordi,
perché da tre anni questo faceva: viveva nel ricordo dei sorrisi di Daichi,
delle litigate con Lavinia, delle notti di passione con Sanae… Sanae… cara
dolce Sanae… non c’era più niente tra di loro… non si erano nemmeno più
rivisti… sapeva tramite Yukari che si era trasferita a Tokyo e che lavorava
come segretaria presso uno studio di avvocati, ma altre cose non ne sapeva. Non
sapeva se era sposata. Fidanzata. Con dei figli. Single. Se pensava ancora a
lui. O se lo aveva cancellato completamente dalla sua vita. Come aveva fatto
Vinny. Spense la tivù e si abbandonò sul divano, incurante del freddo che gli
aveva fatto venire la pelle d’oca. Sentì il campanello e immaginò che fosse la
domestica, così si limitò ad indossare i jeans e corse ad aprire:
-Cos’ha dimentica…-
Le parole gli morirono
in bocca quando si ritrovò davanti lei… bellissima… erano passati tre anni ma
l’aveva riconosciuta subito, in tutto il suo splendore di giovane donna, con i
lunghi capelli nuovamente del loro colore naturale, ricci, e gli occhi fissi su
di lui, con uno sguardo indefinito.
-Ciao Tsubasa… mi fai
entrare?-
Ripresosi dallo stupore
iniziale le fece cenno di entrare: lei si accomodò velocemente in salotto.
Vedere di nuovo quel luogo per lei era come ricevere una pugnalata in pieno
petto, ma doveva farlo. Shinichi aveva ragione: anche se non avrebbe approvato,
Tsubasa doveva sapere.
-Qual… qual buon vento?-
le disse in spagnolo, per metterla a suo agio.
-Vento di novità…-
rispose la giovane freddamente. L’uomo di mise una maglietta che la governante
aveva appena stirato e si sedette su una sedia di fronte a lei.
-Dimmi pure, sono
tutt’orecchi.-
Inspirò sperando di non
dover assistere ad uno spettacolo pietoso, poi pronunciò la frase tutto d’un
fiato per evitare ripensamenti.
-Mi sposo. A fine
gennaio. Il 25. E vorrei che ci fossi pure tu mentre vado all’altare… beh,
altare… ci sposiamo in comune. Apparteniamo a due religioni diverse e…-
-Shinichi, non è vero?-
Vinny annuì sostenendo
il suo sguardo.
-Sei sicura che… dopo
così poco tempo… sia il momento giusto?-
Vinny sobbalzò a quelle
parole: si era immaginata quella scena come piena di urla e grida, di cose non
dette e altre dette troppe volte… mai e poi mai si sarebbe aspettata una tale
sincerità da parte dell’ex tutore… era cambiato…?
-Shinichi ed io abbiamo
un rapporto meraviglioso, basato sulla fiducia e sulla sincerità, cosa che tu
forse non puoi capire…- gli disse, piazzando molto bene quella frecciatina.
-Già… cosa che non ho
mai fatto io… beh… che dire… io sono lusingato dell’invito…-
-Non è un invito,
Tsubasa… vorrei che fossi tu ad accompagnarmi all’altare…-
Quella frase colpì
Tsubasa come non mai: alzò lo sguardo verso la ragazza e notò che aveva gli
occhi lucidi. Si avvicinò a lei e la abbracciò, stringendola forte e iniziando
a piangere lentamente:
-Lavinia io… mi sei
mancata così tanto… e mi manca da morire pure lui… sono stato un idiota… ho
perso tutto… tutto…-
Colpita dalla sincerità
dell’uomo rispose al suo abbraccio, stringendolo forte e cercando di ricacciare
indietro le lacrime che troppe volte avevano solcato il suo dolce viso. Non
sapeva che dire, così si limitò a crogiolarsi in quell’abbraccio che per troppo
tempo aveva bramato e che per molti anni l’aveva salvata quando nel cuore della
notte i fantasmi del passato la perseguitavano. Tsubasa piangeva felice di
quell’invito, che ai suoi occhi risultava come una sorta di riappacificazione,
e la stringeva forte a sé come faceva quando lei lo chiamava in lacrime nel
cuore della notte… era una sorta di tuffo nel passato per entrambi, che altro
non potevano fare di godere di quel momento di forse fittizia felicità…
Ringrazio di cuore OnlyHope, Rossy, Solarial e Scandros per le
recensioni: il vostro affetto mi commuove, e spero proprio che
Ringrazio di cuore OnlyHope,
Rossy, Solarial e Scandros per le recensioni: il vostro affetto mi commuove, e
spero proprio che Heroe continui a piacervi… ringrazio pure le persone
che hanno letto questo primo capitolo dandomi fiducia a priori.
Buona lettura –Sakura chan-
-Sicura che non ti devo
accompagnare?-
-No, prenderò un taxi…
avrei anche la macchina ma Shinichi stasera è andato ad una cena con i suoi
compagni di squadra e serviva a lui…-
Tsubasa annuì
sorridendole dolcemente: qualche piccola ruga cominciava a farsi spazio agli
angoli della bocca, e Vinny non poté fare a meno di domandarsi se anche Daichi
avrebbe avuto quello stesso sorriso raggiunta l’età del fratello… si riscosse
dai pensieri quando sentì il clacson del taxi, così salutò nuovamente Tsubasa e
sorridendo salì di corsa nell’auto che la condusse verso casa.
Tsubasa rimase sulla
soglia finché la sagoma del veicolo non sparì dai suoi occhi, dopodiché rientrò
in casa: si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, scivolando lentamente
fino a terra… il peso di quello che Vinny gli aveva proposto era grande, doveva
accompagnare all’altare la ragazza per cui suo fratello aveva dato la vita… Chissà
che ne pensa Daichi… se da lassù approva, o se invece non accetterà mai questo
matrimonio… se solo tu fossi qui, fratellino mio… sarei dovuto morire io, non
tu… tu avevi portato felicità nel cuore di Vinny, e per colpa del mio egoismo e
della mia stupidità lei ha perso la cosa più preziosa della sua vita e ora si
sta per sposare senza nemmeno sapere se è innamorata o no… perché io lo so,
l’ho letto nei suoi occhi… non è Shinichi che lei vuole…
Sanae entrò di corsa nell’appartamento: la pausa pranzo
durava due ore e doveva sbrigarsi se non voleva fare tardi: appoggiò la borsa
della spesa sul bianco tavolo della cucina, dopodiché azionò la segreteria per
sentire i messaggi mentre si recò a controllare la posta.
-Ciao tesoro, sono Yukari! Hai già controllato la
posta? Beh, se fossi in te lo farei perché c’è una grossa novità in
circolazione… fammi sapere!-
Non capendo il significato delle parole dell’amica Sanae
scorse velocemente le buste: si trattava per lo più di pubblicità o di un paio
di bollette da pagare, ma ad un tratto il suo sguardo fu attirato da una busta
color avorio. La carta era di quelle lavorate, e si capiva già a prima vista
che non poteva trattarsi di una semplice lettera. Non c’erano mittenti, così la
aprì velocemente, complice la curiosità e il messaggio lasciatole da Yukari.
Quello che trovò all’interno la fece rimanere di stucco:
era una partecipazione di nozze, e quello normalmente non dovrebbe stupire… fu
leggere i nomi degli sposi che la colpì più di qualsiasi altra cosa… perché si
trattava del matrimonio tra Akumi Shinichi e Rodriguez Lavinia, celebrato in
comune a Fujisawa, e a cui lei era stata invitata. All’interno della busta
c’era pure un bigliettino scritto a mano. Sanae lo aprì, dimenticandosi
completamente della spesa e del pranzo, e si sedette sul divano per leggerlo
con attenzione.
“Cara Sanae, non abbiamo mai avuto rapporti facili, io e
te, ma siamo legate, che tu lo voglia o no, sia a causa degli avvenimenti sia
per i sentimenti che proviamo verso Tsubasa, che sono diversi ma in fondo
uguali. Ora io ti sto chiedendo una cosa, non so se accetterai, ma te la chiedo
lo stesso: vorrei che tu fossi partecipe al giorno più felice della mia vita…
Shinichi ha esteso l’invito a tutte le vecchie glorie della Nazionale
Giapponese, quindi non sarai da sola, se è questo che ti preoccupa… vorrei solo
che per un giorno tu potessi mettere da parte i rancori che ci sono stati tra
di noi e che potessi essermi vicina, come sarebbe dovuto essere anni fa ma che
poi il destino ha deciso di impedire…
Te lo chiedo col cuore Sanae… e sono sincera…
Con affetto, Lavinia”
Rilesse la lettera altre due volte per essere sicura di
aver capito bene… non poteva credere che quella piccola streghetta si stesse
per sposare, con Shinichi per lo più, e che avesse pure la faccia tosta di
invitarla!
Prese il telefono in mano e chiamò il capo per prendere un
pomeriggio di permesso: doveva andare da lei, e chiarire la situazione, prima
di decidere se partecipare o no alle nozze.
Si preparò velocemente, mangiò un piatto di insalata
giusto per non essere a stomaco vuoto, e salì in macchina: l’indirizzo dove
Vinny abitava era segnato sulla partecipazione.
Nel giro di un paio d’ore riuscì ad essere là: osservò la
casa, prima di decidersi ad entrare… durante il viaggio aveva pensato a quanto
era stato precario l’equilibrio psicologico di Lavinia dopo la morte di Daichi,
e si chiese più volte se fosse davvero il caso di affrontarla, ma l’amor
proprio prevalse sulla coscienza, così si decise e suonò. Quando Vinny aprì, si
guardarono: fu esattamente come la prima volta che si videro, quando lei aveva
15 anni… si fissarono negli occhi fino a quando la spagnola si fece da parte e
le fece segno di accomodarsi.
-Quale onore? A cosa devo la visita?-
-Al tuo pseudo matrimonio!- rispose Sanae, decidendo di
attaccarla subito.
-Mmh, cominciamo bene… avanti, fammi la paternale pure tu:
Shinichi non è quello che vuoi, non va bene per te, bla bla bla…-
-Sappiamo entrambe che ti sposi per fare dispetto a
Tsubasa.-
-Io mi sposo perché amo Shinichi!!!- esclamò la ragazza
fulminando la donna –Non è un dispetto, il mio!-
-Ah sì?- la sfidò Sanae, sedendosi sul divano e
incrociando le gambe.
-Sanae, se sei venuta qui per provocarmi puoi anche andare
a farti benedire! Non ho bisogno di te!-
-Eppure nella lettera che hai allegato alla partecipazione
sembravi dire tutto il contrario!-
-Sanae, smettiamola di giocare, siamo abbastanza grandi
entrambe: io ti ho teso l’ennesimo ramoscello d’ulivo e tu ci hai sputato
sopra, come hai sempre fatto da 6 anni a questa parte! Tu e la tua stupida
gelosia nei confronti di Tsubasa!-
-E dove sbagliavo, ad essere gelosa, eh? Me lo dici?
Dormivate insieme, e Dio solo sa cosa avete fatto…-
-COME TI PERMETTI!!!- esclamò la giovane con le lacrime
agli occhi, ricordando per un attimo gli incubi che l’avevano perseguitata per
5 anni –Tra me e Tsubasa non c’è mai stato niente!-
-È per questo che ti sei buttata su Daichi, eh? La copia
esatta del tuo tutore, cosa potevi chiedere di meglio!-
-IO AMAVO DAICHI! Lui non era come Tsubasa! Lui era solo
sé stesso! Siete voi che l’avete sempre considerato un Tsubasa in miniatura!
Voi e tutti quelli che lo circondavano!-
-Io non l’ho mai pensato!—
-Ah no, Sanae? Ne sei sicura? Fatti un bell’esame di
coscienza e poi dimmi cosa pensavi veramente di Daichi! Nessuno di voi,
NESSUNO, l’ha mai considerato per quello che è! Vi siete mai chiesti come
stesse dopo la morte di sua madre? Vi siete mai chiesti se soffrisse della
somiglianza con Tsubasa? Io queste cose le sapevo perché per me lui era
Daichi!-
-Anche all’inizio per te era solo Daichi?-
La domanda di Sanae giunse diretta ed inaspettata, e Vinny
tacque, impallidendo.
-Credo sia meglio che me ne vada… comunque, sì,
parteciperò alle tue “nozze”… voglio proprio vedere come andrà a finire!-
Quando Sanae uscì dalla stanza, Lavinia prese il bicchiere
di vetro sul tavolino e lo scagliò con tutta la forza che aveva contro il muro:
gli occhi erano pieni di lacrime, piangeva per le parole di Sanae… come si
permetteva quella donna di infangare la memoria di Daichi? Prese il cappotto
nero dall’attaccapanni, si coprì per bene e uscì di casa, diretta nell’unico
posto che le dava un po’ di serenità.
Shinichi entrò in casa e non si stupì di non trovare
Vinny: man mano che il matrimonio si avvicinava, la ragazza diventava sempre
più inquieta, come se non fosse più sicura di volerlo sposare… sicuramente si
era rifugiata sulla tomba di Daichi… come diamine faceva a trovare serenità in
un cimitero? Arrabbiato e deluso uscì di casa e andò a cercare la sua promessa
sposa…
Come previsto la trovò seduta accanto alla lapide del
giovane: sembrava serena mentre “chiacchierava con lo spirito di Daichi”, come
sosteneva sempre lei… si avvicinò in silenzio.
-Capisci? Io che devo fare? Più che tenderle la mano per
cercare di mettere da parte le ostilità non posso fare… e quella stupida che ha
nuovamente tirato fuori la storia della somiglianza tra te e Tsubasa… tu sei
diverso, ma l’importante è che lo sappiamo io e te… sarà il nostro piccolo
segreto…-
Shinichi si avvicinò e posò una mano sulla spalla della
fidanzata:
-Tesoro, che ci fai qui? Prenderai freddo, torniamo a
casa…-
-Oggi Sanae è sbucata a casa mia…-
-E che ti ha detto?- le chiese dolcemente Shinichi,
accovacciandosi accanto a lei.
-Ha sparato a zero sul nostro matrimonio…-
Il ragazzo la osservò, e solo in quel momento si accorse
che i suoi occhi erano vacui, spenti, quasi inesistenti… la luce che aveva
riconquistato a fatica in quei tre anni era scomparsa, lasciando il posto a
quell’oblio che Shinichi conosceva e temeva.
-Coraggio tesoro, andiamo a casa…-
La prese per un braccio e la aiutò ad alzarsi, e si
accorse che la giovane era davvero senza forze: la trascinò quasi a forza fino
alla macchina, dove Vinny si buttò di peso sul seggiolino e cadde in un sonno
da cui il futuro sposo non riuscì a risvegliarla neanche per la cena…
Avvertì uno strano odore, un odore di primavera, di
fioritura e di rinascita, così aprì gli occhi… era sdraiata in un campo
fiorito, accarezzata dai tiepidi raggi primaverili di un sole che svettava nel
cielo. Si guardò attorno spaesata, senza capire dove si trovasse, fino a quando
una voce la fece trasalire.
-Lavinia…-
Scattò in piedi e si guardò attorno: non c’era nessuno,
a parte lei e una leggera brezza.
-Lavinia…-
Di nuovo la voce la chiamò:
-Chi… chi sei?- chiese titubante.
-Non mi riconosci?-
Improvvisamente la voce era dietro di lei: si voltò e
lo vide… Daichi… bello come sempre, i capelli ingellati nel solito studiato
disordine e il volto rilassato, ma non sorridente.
-T… tu… tu
sei… io…-
-Che c’è? Hai paura? Non devi… sono qui solo per
parlare… per parlare con te…-
Il tono della voce di Daichi non era il solito: al
contrario, era duro e serio, come se dovesse parlare di una questione
importantissima.
-Di… dimmi…-
-E così ti sposi, eh?- chiese il giovane voltandosi e
iniziando a raccogliere qualche fiore qua e là. Vinny annuì titubante, ma non
si mosse da dove si trovava.
-E dimmi una cosa: lo ami? Sei innamorata di lui?-
-I… io non credo che… che queste cose ti riguardino,
Daichi…-
-E INVECE Sì!- esclamò il giovane sbottando e lanciando
per aria i fiori che aveva raccolto –Io ho dato la mia vita per te, ho perso
tutto, e tu ti consoli col mio migliore amico?? INGRATA!-
-Tu… tu mi hai… sei stato tu a dirmi che dovevo trovare
qua… qualcuno che mi amasse e mi… e mi rendesse felice…-
-E Shinichi lo fa? Shinichi ti rende felice come ti
rendevo felice io? Rispondi Lavinia!- le si avvicinò e la prese per le spalle,
scuotendola –Ami Shinichi tanto quanto amavi me??-
-Io… mi… fai… male… Daichi!-
La lasciò andare, ma non prima di averle dato una
leggere spinta all’indietro: nei suoi occhi Lavinia lesse rancore e tanto,
tanto odio… sentì le lacrime salire ma non fece niente per trattenerle… non era
in grado di fermarle…
-Io credevo… pensavo… volevo…-
-Tu tu tu! Sempre
e solo tu, Lavinia! Mai un “noi”! Dicevi di amarmi, ma adesso… non credo che
fosse vero…-
In un secondo tutto sparì: Daichi, il campo di fiori,
il sole, tutto… si ritrovò sola, avvolta dalle tenebre, con il volto bagnato
dalle lacrime e le gambe che tremavano… si accasciò al suolo, si sedette mentre
le lacrime continuavano a scendere, e si rannicchiò, tirando le ginocchia al
petto…
Si svegliò di soprassalto, col volto bagnato dalle
lacrime: Shinichi accese immediatamente l’abatjour e si voltò verso di lei, con
aria preoccupata. Ma Lavinia non era lì, i suoi occhi erano fissi nel vuoto
mentre il petto era scosso da continui singhiozzi.
-Tesoro, che c’è? Coraggio, vieni qui…-
La fece sdraiare e la strinse al petto, accarezzandole i capelli:
che stava succedendo? Era bastata la visita di Sanae per destabilizzarla così
tanto? Gli sembrava di essere tornato indietro di tre anni, gli sembrava che
Lavinia fosse tornata indietro con la mente fino a quel brutto giorno… era già
da un anno che non aveva incubi, possibile che…? No, non ci voleva credere!
Baciò quella testolina tanto cara e si addormentò con lei fra le braccia:
l’avrebbe protetta, aiutata e sostenuta… avrebbe fatto qualsiasi cosa… l’amava…
Vinny, dal canto suo, era in uno stato di trance… non
capiva cosa le stesse succedendo, sentiva la voce di Shinichi come se fosse
ovattata… quando il ragazzo la fece sdraiare accanto a sé non oppose
resistenza, non era in grado… riusciva solo a vedere il volto di Daichi,
arrabbiato, deluso, e non capiva il motivo… lui le aveva detto di crearsi una
vita, lui voleva che trovasse qualcuno che la amasse… lui era… era morto… calde
lacrime ricominciarono a scendere e la giovane si strinse al petto del futuro
marito… il dolore che credeva di aver soffocato si ripresentò più forte di
prima, con maggiore intensità…il suo
cuore, ricucito insieme con un sottile filo, si era distrutto nuovamente, con
la comparsa di Daichi in quello che ancora non capiva se essere un sogno o la
realtà… aveva deluso le sue aspettative, avevo deluso l’unica persona che
avesse mai amato, avevo deluso colui che aveva dato la vita per evitarle
l’umiliazione dello stupro… sentì le braccia di Shinichi stringerla ancora di
più, così si rifugiò in quell’abbraccio come faceva a 11 anni con Tsubasa,
quando gli incubi della morte del padre la perseguitavano… la sua vita era
costellata da cattiveria e dolore, non poteva combinare niente di buono, ne era
certa… non era destinata a nulla di concreto, nulla di bello, poteva solo
portare infelicità alle persone che la circondavano… sua madre era stata la
prima ad essere infelice della sua nascita, Tsubasa aveva perso la donna che
amava per colpa sua… e aveva perso pure un fratello… sì, lei decisamente non
portava niente di buono nella vita di nessuno, e di certo le cose non sarebbero
cambiate con il matrimonio… avrebbe fatto soffrire Shinichi… non era degna di
lui… no, decisamente non lo era…
Aprì gli occhi lentamente, stordita dalla luce che entrava
nella camera dalla portafinestra che dava sul terrazzo. Il sole splendeva e
rifletteva i suoi raggi sulla candida neve che ricopriva la città col suo manto,
dandole una luce particolare.
-‘Giorno…- mormorò Lavinia stiracchiandosi. Shinichi si
avvicinò al letto e si sedette accanto alla ragazza.
-Vinny… che è successo stanotte? È per via di Sanae?-
Fissò lo sguardo sul copriletto che decorava la loro alcova,
non riuscendo a formulare una risposta di senso compiuto, quando le parole
uscirono da sole dalla sua bocca… la sua gola emise suoni che lei stessa
stentava a riconoscere.
-Ho incontrato Daichi…-
La osservò, e nella sua mente si fecero largo tanti pensieri,
tra cui quello principale: non avrebbe mai tolto Daichi dal debole cuore di
Lavinia… non sarebbe mai riuscito a scacciare il ricordo di quel ragazzo…
sospirò cerando le parole giuste, ma Lavinia continuò il suo discorso –Lui mi…
mi odia, Shinichi… mi ha… parlato con… è stato così… freddo…-
-Tesoro, non lasciarti condizionare da quello che ti ha
detto Sanae: quella donna riversa su di te il suo dolore, tu non…-
-Devo andare da Tsubasa…-
-Di nuovo?- osservò il ragazzo, stupito. Vinny si limitò
ad annuire, poi si alzò e, dopo aver schioccato un bacio sulla fronte del
fidanzato, andò in bagno a farsi una doccia. Shinichi scosse la testa: Vinny
non era pronta… e quegli incubi erano la prova che c’era qualcosa che non
andava…
Chiuse la porta di casa e si voltò per uscire, quando se
la trovò davanti: era avvolta in un lungo cappotto nero, indossava un
cappellino di lana rosa in tinta con i guanti e la sciarpa, e calzava un paio
di stivali neri sotto ai jeans. Lo osservava con aria persa, ma lui capì al volo
cosa stava succedendo: conosceva quello sguardo, se la rivide davanti bambina
che lo cercava nel sonno con le lacrime agli occhi… lei si mosse, gli andò
incontro e lo abbracciò, lo abbracciò forte… dal canto suo lui le accarezzò la
testa, stringendola a sé come per proteggerla: come avrebbe dovuto fare anni
addietro… e invece si era tirato indietro… come un vigliacco quale era…
Sorseggiava la sua cioccolata in silenzio: nel locale la
gente andava e veniva senza badare a loro, nonostante riconoscessero colui che
aveva guidato più volte il Giappone alla vittoria:
-Ne sono certa… è stato come prima che morisse… era lui ti
dico…-
-Vinny ne abbiamo già parlato, Daichi è…-
-… morto! Lo so Cristo! Ma era lui Tsubasa! Era lì, e mi
diceva le cose, e mi odiava, e mi…-
-Parlerò con Sanae: le dirò che ha sbagliato e…-
-Non c’entra lei…-
Appoggiò la tazza e fissò l’uomo: quegli occhi… quegli
occhi erano uguali a quelli del suo Daichi… stesso colore, stesso taglio…
stesso sguardo… l’immagine del volto di Daichi dopo l’accoltellamento le si
parò davanti agli occhi, facendola trasalire.
-Vinny… sono io…- mormorò Tsubasa con dolcezza –Senti, che
ne dici se… se andassi a parlare con uno specialista? Qualcuno che ti possa
aiutare a scacciare i tuoi fantasmi…-
-Non sono fantasmi Tsubasa… era lui ti dico…-
Lavinia…
Si voltò verso la propria sinistra: cos’era stato? Chi
l’aveva chiamata?-
-Hai sentito?- chiese a Tsubasa, stranita.
-Cosa?-
-Niente…-
Si guardò nuovamente attorno per cercare qualche viso
conosciuto, ma quando la ricerca si concluse negativamente, riportò la propria
attenzione alla cioccolata.
-Hai sbagliato con lei, Sanae… dovevi essere più obbiettiva
e raccogliere il “ramoscello d’ulivo” che ti aveva teso…-
-Io non raccolgo proprio niente!- esclamò risentita
–Yukari, se Lavinia non fosse mai esistita, io e Tsubasa saremmo felici, e non
ci odieremmo…-
-Tu lo odi, Sanae… lui non ti odia, anzi, ti…-
-NON lo dire, per l’amor del cielo! Non voglio sentire
quelle paroline…-
Yukari sorrise dolcemente: Sanae diventava una iena quando
si parlava di Tsubasa e del loro passato, ma nonostante tutto aveva accettato
di andare al matrimonio.
-Dobbiamo pur sempre decidere il regalo di nozze… ah, a
proposito… vieni vero alla cena di gala della Federazione?-
-Eh sì, verrò…-
-Accompagnata?- chiese Yukari, con voce maliziosa.
-Se riuscirà, sì… decisamente…-
Si voltò verso una vetrina ad osservare una maglietta scollata:
decisamente troppo appariscente per un matrimonio!
-Credi che Lavinia si sposi per convenienza?- chiese
all’improvviso la signora Ishizaki. Sanae si bloccò e sospirò:
-Non lo so… è stata la prima cosa che ho pensato… poi
quando l’ho vista… io…-
-Che impressione ti ha fatto?-
-Sembrava… una bambola vuota, Yukari… solo quando abbiamo
iniziato a litigare per Tsubasa si è accesa una scintilla nei suoi occhi…
quella ragazza prova qualcosa per lui…-
-Non essere sciocca! Lui era il suo tutore legale!-
-Devi vedere il suo sguardo, per capire cosa intendo…-
-Non è che stai cercando di giustificare il vostro
litigio?-
-Certo che no! Io SO quello che faccio…-
-Ha 21 anni, Sanae… ha avuto una vita travagliata, non
puoi presentarti a casa sua e ricordarle il suo passato dopo tutto quello che…-
-Io non le ho ricordato il suo passato!-
-Hai ragione, gliel’hai rinfacciato! Sanae, quello che sto
cercando di dirti è che Vinny ha avuto un sacco di problemi… lasciale vivere il
suo momento di gioia…-
-Non sarà di gioia se lei per prima non capisce che è una
stupidaggine!-
Si voltò nuovamente verso lo specchio per osservarsi
meglio: il candido abito nuziale fasciava il suo esile corpo esaltandone le
curve e sollevandole il seno. Il busto era ricoperto di brillantini che luccicavano
ad ogni movimento del corpo; le spalle e le braccia erano ricoperte di un
sottile pizzo ricamato, mentre la gonna si apriva dalla vita e cadeva larga
fino a terra, finendo in un piccolo strascico di un metro circa. Si guardò con
aria svogliata:
-Signorina Rodriguez se vuole abbiamo pure altri modelli
da provare…- la esortò la commessa.
-Non saprei…- mormorò la giovane.
-Se vuoi un mio parere cara- si intromise la signora
Akumi, la madre di Shinichi –Sei favolosa con questo vestito!-
-Piace anche a me…- mormorò la giovane.
-Faremo qualche piccola modifica qui, qui e qui- spiegò la
sarta –in modo da dare una visione di insieme più… vaporosa diciamo… ha già in
mente come sistemare i capelli, signorina Rodriguez?-
Sei bellissima…
Vinny si voltò di scatto: di nuovo quella voce! Guardò la
commessa e poi la futura suocera con aria spaventata, poi capì che loro non
avevano sentito nulla e rispose alla domanda postale poco prima.
-A dir la verità no, però pensavo di raccoglierli…-
Sei bellissima coi capelli raccolti…
Lavinia sussultò: quella voce…
-Non può essere…- mormorò.
-Come dici, tesoro?- chiese la signora Akumi, con aria
interrogativa.
-Io… per oggi penso possa andare…-
-Tesoro, sei sicura? Va tutto bene? Se non ti piace il
vestito possiamo sempre…-
-No, il vestito va benissimo… solo… ho un po’ di mal di
testa e vorrei andare a casa…-
-Va bene tesoro, ti accompagno! Allora signora, il
prossimo appuntamento lo prendiamo per il…-
La voce della madre di Shinichi si perse: Lavinia si era
incantata a fissare il suo riflesso nello specchio. All’improvviso lo vide:
Daichi era comparso accanto a lei, vestito con un bellissimo completo nero. Le
sorrise dolcemente mentre la prese per la vita, sistemandosi accanto a lei.
Saremmo bellissimi, vero
amore mio?
Lavinia sussultò
e si tirò indietro: l’immagine scomparve e lei si ritrovò ad ansimare
spaventata.
-Signorina
Rodriguez, sta bene?-
-Sì, è… credo che
sia colpa del vestito… forse è un po’ stretto…-
-Non si
preoccupi, lo sistemeremo alla perfezione!-
-La ringrazio…-
sorrise la ragazza, dopodiché andò a togliersi l’abito nuziale.
-Shinichi mi ha
detto che sei andata da Tsubasa…- chiese la signora Akumi mentre salivano in
macchina.
-Sì, abbiamo
parlato e ha accettato di accompagnarmi…-
-Sono davvero
felice che tu abbia compiuto questo passo: in fondo lui èil tuo tutore legale e…-
-Era. Non ha più
alcun diritto legale su di me… è solo una questione di… rispetto…- mormorò
Lavinia, abbassando lo sguardo. La signora Akumi annuì mentre inseriva la
freccia per entrare nel vialetto della casa del figlio.
-Allora siamo
d’accordo, ci vediamo venerdì mattina…-
Vinny annuì e
scese dall’auto. Estrasse le chiavi dalla borsetta nera e aprì la porta di
casa: entrare in quell’atmosfera così familiare e accogliente ebbe su di lei un
effetto rilassante. Si buttò di peso sul divano dopo essersi tolta giacca e
guanti e si addormentò, coccolata dal caldo della sua casa.
Si svegliò al suono
di una dolce musica… le sembrava di conoscere quella canzone, ma non ne era
proprio sicura… aprì gli occhi lentamente: dove diamine era finito il salotto
di casa? Si alzò in piedi e si accorse di indossare un elegante vestito da sera
nero che la fasciava stretta. Le spalline sottili lasciavano scoperte le spalle
e il decolleté non molto prosperoso. Vide una figura incamminarsi verso di lei:
lo riconobbe subito, indossava lo stesso vestito col quale l’aveva visto poco
prima… ma… l’aveva visto? O se l’era immaginato?
-Ciao amore mio…- le
disse quando le fu davanti, poi la prese tra le sue braccia e la baciò con un
impeto tale che Vinny non riuscì a fermarlo. In quel momento la musica si alzò
e Vinny notò che c’era un piccolo complessino alla loro sinistra.
-Sono qui solo per
noi amore mio…-
Si
una vez yo pudiera llegar
A erizar
de frio tu piel
A
quemar que se yo, tu boca
Y
morirme alli despues
Y
si entonces
Temblaras
por mi
Lloraras
al verme sufrir
Ay
sin dudar tu vida entera dar
Como
yo la doy por ti.
-Daichi, io…-
-Shh, non dire
niente… dovevo farmi perdonare per come ti ho trattato l’altro giorno… sono
stato scortese e maleducato…-
-Tu non sei reale…-
-Certo che sono
reale amore mio, sono qui con te…-
Quasi come per
dimostrarle la veridicità di quello che stava accadendo, la strinse forte a sé
mentre il complessino composto da tre persone continuava a suonare quella
canzone.
Si
pudiera ser tu heroe
Si
pudiera ser tu dios
Que
salvarte a ti mil veces
Puede
ser mi salvacion
-Questa canzone è
per te tesoro mio, perché io vorrei tanto essere il tuo eroe…-
-Daichi che stai
dicendo, tu SEI il mio eroe, tu hai dato la vita per me, non saprò mai come…-
Calde lacrime
iniziarono a scendere dagli occhi di Lavinia, mentre continuava a fissare il
volto del ragazzo: era così vicina a lui, sentiva le sue carezze, sentiva il
suo corpo… com’era possibile?
Si
supieras
La
locura que llevo
Que
me hiere
Y
me mata por dentro
Y
que mas da
Mira
que al final
Lo
que importa es que te quiero
-Non aver paura
amore mio, andrà tutto bene…-
La baciò nuovamente con
passione mentre lentamente la fece avvicinare al divano sul quale lei si era
risvegliata: Vinny non oppose resistenza ma si lasciò trasportare dalle
emozioni che il contatto con quelle labbra le stava facendo provare. Daichi
iniziò a farsi più insistente ma lei non gli impedì di sfilarle il vestito…
Si
pudiera ser tu heroe
Si
pudiera ser tu dios
Que
salvarte a ti mil veces
Puede
ser mi salvacion
-Amore mio non sai
quanto mi sei mancata…-
I loro corpi nudi
fremevano al contatto l’uno con l’altro, mentre Daichi non riusciva più a
controllare l’eccitazione e baciava la pelle dorata di Lavinia, la quale gemeva
sotto i baci del ragazzo.
-È la verità? Sei…
davvero tu?-
-Amore mio, certo
che sono io! Mi mancavi da impazzire, volevo solo poterti avere ancora… io ti
amo Lavinia, e tu sei mia… mia…-
Dejame
tocarte, quiero acariciarte
Una
vez mas, mira que al final
Lo
que importa es que te quiero
Si
pudiera ser tu heroe
Si
pudiera ser tu dios
Que
salvarte a ti mil veces
Puede
ser mi salvacion
Lavinia si sentiva
come in mezzo ad un fiume in piena: avrebbe voluto fermarsi per riflettere ma
non riusciva a connettere bene… sentiva solo il piacere provocatole da quel
corpo che tanto aveva amato e che tanto aveva pianto… sentiva nuovamente il
respiro di Daichi su di sé come quella prima volta in cui avevano fuso i loro
corpi insieme… non riusciva a pensare a niente: Shinichi, il matrimonio… tutto
le sembrava così lontano ora che accanto a lei aveva Daichi, e ora che poteva
di nuovo accarezzarlo… percorse con una mano la schiena del ragazzo facendolo
rabbrividire, poi lo baciò nuovamente come per assicurarsi della sua presenza
lì… accanto a lei… sopra di lei… dentro di lei…
Quiero ser tu heroe
Si pudiera ser tu dios
Porque salvarte a ti mil veces
Puede ser mi salvacion
Puede ser mi salvacion
Si erano appisolati l’uno tra le braccia dell’altra:
improvvisamente Vinny aprì gli occhi. C’era qualcosa di strano… toccò Daichi ma
il ragazzo non si mosse… era immobile… troppo immobile… sembrava persino…
rigido… lo osservò meglio e notò che il suo corpo aveva un pallore insolito… si
scostò appena appoggiando una mano sul petto… era freddo… notò qualcosa di
strano in mezzo al petto… un… una… ferita! Trasalì urlando!
Si svegliò di colpo e si mise a sedere sul divano: si
guardò attorno passandosi una mano tra i capelli. Tremava, ansimava… era
sudata… che razza di sogno aveva fatto? Eppure… quelle sensazioni… non era
stato solo un sogno… lei aveva SENTITO Daichi… si alzò e si diresse verso la
cucina per prepararsi una camomilla, ma le mani le tremavano talmente tanto che
la tazza che reggeva le cadde, frantumandosi in mille pezzi sul pavimento di
cotto. Le lacrime allora la assalirono: Shinichi la trovò riversa sul pavimenti
che piangeva, semisvenuta, tra i cocci della tazza rotta, col bollitore che
continuava a fischiare per indicare che aveva raggiunto la temperatura…
La canzone è
HEROE di Enrique Iglesias, che è anche la canzone che dà il titolo a questa
fanfiction… devo fare un ringraziamento speciale a Mysticmoon per avermi dato,
senza volerlo, l’ispirazione per questo sequel. Se non ti ho ringraziato prima,
Ely, era solo perché volevo farlo al momento opportuno con questo capitolo che
riprende la canzone che tu mi hai suggerito appena terminai “Questa è la mia
vita”. E per dirti che sapere che tu aspettavi con impazienza (ricordo
perfettamente la metafora del moscerino!) mi ha dato più di uno stimolo per
scrivere “Heroe”.
Dopo questo
ringraziamento speciale, vorrei salutare e ringraziare di cuore chi continua a
leggere questa mia piccola creazione, e chi mi recensisce:
Ladynotorious: mi spiace davvero infinitamente che il
finale di “Questa è la mia vita” ti abbia deluso, ma credo tu possa cercare di
capirmi quando ti dico che non stavo vivendo un bel momento e che la mia vita
privata ha fortemente influenzato il finale… ad ogni modo ho fatto una promessa
che cercherò di mantenere… cercherò, nei limiti del possibile, di fare avere un
happy ending a “Heroe”!
OnlyHope: sono contenta di leggere che “Heroe” ti abbia
colpita così tanto… e comunque diciamo che hai recepito un buon 70% di quello
che intendo! Spero di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo un
po’… particolare! E conoscendo molto bene i tuoi gusti (chissà come mai...) cercherò di fare quello che mi hai chiesto... ma ricorda, UNA SOLA! Un bacione!
Semplicementeme: grazie per la doppia recensione! Sono felice
che tu abbia sentito il desiderio di leggere anche il seguito di “Questa è la
mia vita”. Hai perfettamente ragione quando dici che la mia Sanae e la Sanae di
“Butterfly” sono completamente diverse, ma in fondo è giusto così… non
riuscirei mai a descrivere una Sanae diversa dalla mia, questa è la mia
visione, e in “Heroe” non cambierò tecnica di descrizione. J
Ok, e con questo
è tutto… ringrazio di nuovo tutti per l’affetto.
Ora, finalmente, sembrava riposare tranquilla: cos’era successo in
cucina
Ora, finalmente, sembrava riposare tranquilla: cos’era
successo in cucina? La tazza in mille pezzi, le sue lacrime, lo sguardo spento…
i suoi begl’occhi grigi vuoti e inespressivi… non poteva permettere che
ricadesse in quello stato catatonico… doveva fare qualcosa…
Dopo essersi sincerato che dormisse tranquilla, uscì di
casa: doveva andare da Sanae, parlare con lei, farle capire cosa aveva
combinato! Con quella “chiacchierata” aveva rovinato il precario equilibrio
mentale di Lavinia: il medico l’aveva avvisato! Niente shock, soprattutto prima
del matrimonio!
Salì rabbiosamente in macchina e chiuse la portiera con
veemenza, scaricando tutta la sua rabbia su quell’oggetto che non gli aveva
fatto niente di male. Cercò di riprendere il controllo su di sé: non aveva
senso… era tutto così insulso… adesso si sognava pure Daichi! Non bastava
avercelo come rivale per conquistare il suo cuore, ora doveva pure dividere la
mente! Appoggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi: ricordava con
esattezza il momento in cui Lavinia gli aveva sorriso per la prima volta da
quando si trovavano in Costa Brava… era stato il momento in cui aveva capito di
essere innamorato di lei…
Avevano passato qualche mese a Lloret de mar, poi Vinny
era voluta partire per il Giappone, così erano andati a Okinawa, dove lui si
era trovato un lavoretto per mantenerli…
L’aveva vista sorridere proprio su quella spiaggia, per la
prima volta dopo tanto tempo… la brezza marina le scompigliava i capelli ricci
e le sollevava il copricostume, mostrando le sue belle gambe abbronzate…
avrebbe pagato oro per poter rivedere quel sorriso… accidenti, andava tutto
così bene! Rinunciò a raggiungere Sanae, ma quando si trovò davanti a casa
Ozora non resistette e scese dall’auto dopo averla parcheggiata davanti al
vialetto. Suonò quel campanello e nella sua mente si rivide bambino quando
andava a chiamare Daichi per giocare a calcio insieme… e la signora Ozora
preparava loro la merenda, raccontando del fratello lontano che stava
rincorrendo il proprio sogno… e Daichi che era così orgoglioso di quel fratello
al quale assomigliava così tanto… quando Tsubasa aprì, per un attimo rivide il
suo migliore amico lì ad aspettarlo… poi scosse la testa e salutò l’uomo con un
cenno del capo.
-Shinichi, che sorpresa! Entra pure!-
Il ragazzo si accomodò in casa: rifiutò l’offerta del
caffè e iniziò a parlare mentre Tsubasa si prendeva una birra.
-Sono preoccupato per Lavinia: temo che… abbia dei
problemi gravi…-
-“Sente” Daichi…-
-Ne ha parlato anche con te??- esclamò il giovane con aria
stupita.
-Sì… e comunque me ne sarei accorto da come mi guarda… a
volte ho l’impressione di ricordarle troppo Daichi… anche l’altro giorno mi
guardava in modo… strano…-
-Con gli occhi persi e lo sguardo vacuo… ho presente… ho
passato quasi un anno a vederla così… prima a Lloret e poi a Okinawa…-
-Siete stati a Okinawa?- chiese l’uomo stupito.
-Sì, siamo tornati qui a Fujisawa pochi mesi fa, quando
abbiamo deciso di sposarci…-
-Shinichi, voi… siete sicuri di fare la cosa giusta?-
-Hai già fatto questo discorso a Lavinia, inutile che lo
ripeti a me… tu e Sanae l’avete destabilizzata…-
-Sanae…- mormorò Tsubasa, abbassando lo sguardo.
-Era da lei che stavo andando, prima di capire che non ne
vale la pena… anzi, credo sia meglio se me ne torno da Lavinia: potrebbe
essersi svegliata e voglio vedere come sta…-
-D’accordo… ah, Shinichi: se hai bisogno, per qualsiasi
cosa, ti prego… chiama…-
Il ragazzo annuì prima di uscire di casa: Tsubasa lo
osservò allontanarsi, e la sua mente vagò fino al dolce sorriso di una donna
che gli mancava come l’aria…
-Non ho nessuna voglia di venire a questa stupidissima
cena!-
-Lavinia, ti prego…-
-Vacci da solo! Ci sono tutti i tuoi amici, non ti
annoierai di certo!-
-Non mi va di lasciarti a casa da sola… eddai…-
Shinichi la guardò cercando di fare uno sguardo da
cucciolo indifeso: Vinny alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma poi sorrise e si
avvicinò al ragazzo.
-E va bene…-
-Lo sapevo che non avresti resistito al mio sguardo…-
disse lui prendendola tra le braccia.
-Non ti ci abituare troppo però, non mi farò sempre
corrompere così facilmente…-
Per tutta risposta Shinichi la baciò delicatamente: le
loro lingue danzarono intrecciandosi l’una con l’altra mentre i loro corpi si
stringevano sempre di più, fino a quando Vinny si scostò:
-Devo andare a decidere cosa mettermi…-
-Perché non vai a comprarti un abito nuovo? Voglio che tu
sia la più bella stasera!-
-D’accordo… proprio ieri mattina passando davanti ad un
negozio con tua madre ne abbiamo visto uno davvero carino… mi accompagni?-
Uscirono insieme: non era una pratica abituale per loro
andare a fare shopping insieme, soprattutto perché Shinichi ne era allergico,
ma aveva voglia di trascorrere un po’ di tempo con la sua ragazza, e poi non
sarebbe di certo morto per qualche giro in un paio di negozi!
Arrivati davanti alla vetrina che Lavinia aveva visto il
giorno prima, si imbatterono in Sanae e Yukari, intente a osservare gli
oggetti.
-Nakazawa-san! Ishizaki-san!- esclamò Shinichi prendendo
Vinny sottobraccio e avvicinandosi a loro –Che piacere rivedervi dopo tanto!-
-Shinichi! Anche per noi è un piacere essere salutate con
così tanto calore da un giovanotto!- rispose Yukari sorridendo, mentre Sanae si
limitò ad un cenno del capo.
-Che ci fate di bello in giro?- chiese poi la moglie di
Ryo.
-Stiamo cercando un vestito per stasera: sarete presenti,
vero, alla serata di gala della Federazione?-
-Certo, come mancare? Siamo due delle manager che hanno
accompagnato il Giappone dei Sogni durante la carriera calcistica!-
-Ne sono lieto!-
Nel frattempo Vinny e Sanae si guardavano con aria di
sfida: nessuna delle due aveva intenzione di distogliere lo sguardo dall’altra.
Shinichi se ne accorse e decise di portare via Lavinia per evitare spiacevoli
equivoci proprio in mezzo alla strada.
-Allora a stasera!- le salutò, entrando nel negozio,
seguito da Vinny.
Lo specchio rimandò l’immagine di un’esile figura fasciata
in un elegante abito di raso rosso scuro, quasi bordeaux, sul quale erano stati
cucita a mano alcuni brillantini che riflettevano la luce del neon. Il corpetto
era senza spalline, la gonna scendeva giù ricadendo morbida fino a coprire i
piedi, che calzavano un paio di decolleté nere col tacco a spillo. Il collo era
coperto da una sciarpa uguale al vestito sia per tessuto che per colore che
ricadeva lungo la schiena, coprendola leggermente. Aveva raccolto alcune
ciocche di capelli in un piccolo chignon dietro la testa, mentre gli altri
ricadevano morbidi sulle spalle, dorati e vaporosi. Aveva accentuato il colore
degli occhi grazie ad un sottile filo di matita nera, unico tocco di make up
sul suo volto.
-Tesoro sei… wow!-
Shinichi rimase ad osservarla sulla soglia della porta,
inebetito: si stava allacciando un polsino della camicia e si era bloccato.
Lavinia era bellissima, nella sua semplicità: un bocciolo di rosa che non ha
bisogno di molti interventi esterni per ammaliare le persone che lo circondano.
-Anche tu sei molto bello, Shinichi…- gli rispose lei,
sorridendo dolcemente. Sembrava tranquilla, serena, e sorrideva dolcemente: non
un’ombra solcava il suo viso.
-Sei pronta?- le chiese lui, finendo di allacciarsi i
polsini.
Lei annuì prendendo la pochette in tinta col vestito, e si
guardò per l’ultima volta nello specchio: Shinichi le si avvicinò e le cinse la
vita per poi indicare la loro immagine riflessa.
-Siamo carini insieme, eh? Che te ne pare?-
-Mmh… sì…- disse lei poco convinta –Ma così è meglio!- e
lo allontanò da sé per rimanere sola davanti allo specchio.
-Ah sì??- rispose lui avvicinandosi a lei e iniziando a
farle il solletico.
-Ah ah… Shinichi no… ahahah… i capelli… ahah… il vestito…-
Smise di solleticarla ma non lasciò la presa su di lei: la
fissò negli occhi mentre lei sorrideva felice.
-Ti amo, Vinny…-
Lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò
delicatamente, poi si allontanò:
-Coraggio, o faremo tardi… il miglior difensore della
nazionale non può mancare all’appello, no?-
La cena della federazione aveva luogo in una villa poco
fuori Tokyo, che per l’occasione era stata prenotata: un celeberrimo servizio
di catering si era occupato dei preparativi sia per la sala che per il menù.
Lavinia e Shinichi entrarono nella sala da pranzo dopo aver posato le giacche
nei guardaroba e si diressero subito verso i compagni di nazionale del giovane
difensore, alcuni accompagnati dalle fidanzate, altri soli. Vinny si guardò
intorno per scorgere il volto dell’ex tutore, in modo da poterlo salutare, ma
l’unica persona che vide fu Sanae… ma chi era quell’uomo accanto a lei che la
teneva per la vita? In quel momento fu distratta dall’arrivo di Tsubasa, che le
si avvicinò:
-Sei splendida, Vinny…-
-Ti ringrazio… anche tu non sei male!- lo schernì lei. Per
l’uomo poter rivedere quel sorriso sul dolce volto della ragazza fu una gioia
immensa: vederla così serena lo fece tranquillizzare sul suo stato mentale.
-Là ci sono gli altri, ti va di venire con me a
salutarli?-
Vinny annuì e lo seguì, sebbene un po’ titubante per via
di Sanae. Osservò Tsubasa: evidentemente non si era accorto della presenza di
quel tipo, altrimenti non avrebbe reagito così a cuor leggero!
-Taro!-
Si avvicinò all’amico di sempre e lo salutò calorosamente,
stringendo pure la mano alla ragazza che era con lui, quindi si diresse verso
Genzo, ma una scena lo pietrificò: Sanae aveva appena baciato quel tizio! Vinny
si avvicinò alla coppietta e non perse l’occasione per stuzzicare la donna:
-Sanae, che sorpresa! Non pensavo di trovarti qui, e
nemmeno di trovarti in compagnia! Ti trovo bene, nonostante tutto…-
-Che dire Lavinia, anch’io ti trovo bene… il tuo
“matrimonio” ti fa sembrare più matura…-
Naturalmente aveva calcato su quella parola, causando
l’ira della ragazza che però seppe trattenersi.
-Non ci presenti il tuo accompagnatore?- chiese Vinny,
squadrando l’uomo che era con lei. Non c’era niente da dire, era proprio un uomo
di bella presenza!
-Lui si chiama Seii Takeshi, fa il musicista…-
Tsubasa osservava la coppia e non riusciva a proferire
verbo: si inchinò leggermente quando Takeshi si presentò, ma non proferì verbo.
Vinny se ne accorse e si congedò dalla coppia prendendolo per un braccio.
-Mi dispiace…- mormorò lei, rattristandosi.
-Non… potevo di certo pretendere che… non si fosse rifatta
una vita…-
-Ma ci speravi…-
Tsubasa sospirò:
-Egoisticamente sì… coraggio, vai da Shinichi, ci vediamo
dopo cena…- le disse poi, indicando i camerieri che iniziavano a servire
l’antipasto.
Eccomi di ritorno
dalle mie luculliane vacanze italiane: dopo tre mesi passati all’estero poter
mangiare nuovamente le prelibatezze preparate da mia nonna è stato come
ricevere una manna dal cielo! Comunque ora sono tornata e, esami permettendo,
spero di poter aggiornare in maniera regolare… doverosi sono alcuni saluti.
·Auguri a tutti e tutte un felice anno nuovo, con
l’augurio che il 2007 possa portarvi ciò che più desiderate!
·OnlyHope: prima di iniziare qualsiasi recensione vorrei precisare, come è giusto che sia, che TAKESHI SEII è un personaggio TUO, che io uso solo dopo aver chiesto il TUO CONSENSO... E ora passo ad altro... Betta cara, tu capisci
HEROE alla perfezione, è sorprendente… mi fa piacere che ti piaccia e che
riesca a farti nascere tutte queste riflessioni… spero che il tuo lavoro ti
permetta di leggere questo mio aggiornamento, e comunque ti permetta di
liberarti un po’ e di tornare a sognare con HEROE e di farmi sognare con
BUTTERFLY. Ti voglio bene, un bene sincero…
·Semplicementeme:
mi hai fatto notare una cosa che avevo data per scontata, cioè che la canzone
di Iglesias, essendo in spagnolo, fosse facilmente comprensibile… mi dispiace
non aver messo io la traduzione, spero potrai perdonare questa mia lacuna. Ad
ogni modo sono davvero felice che la mia storia ti abbia colpita così tanto,
spero che continuerà a farlo!
·Ladynotorious: spero
che tu non l’abbia preso come un attacco! Volevo solo spiegarti i motivi che mi
avevano spinto a concludere la storia in quel modo… ad ogni modo spero che
continuerai a leggere (e perché no, pure recensire!) HEROE per farmi sapere se
gli sviluppi ti piacciono o no… la vostra opinione per me è molto importante,
dico sul serio…
·Rossy: i tuoi
complimenti mi fanno arrossire. Il fatto che riesca a descrivere le sensazioni
di Lavinia in questo modo forse è dovuto al fatto che, come te e come lei, ho
perso una persona cara (anzi, due) nel giro di poco, e la loro mancanza si fa
ancora sentire prepotentemente nella mia vita… per certi versi Lavinia
rispecchia le mie ansie e le mie paure, e il fatto che voi riusciate a
comprendere mi è di aiuto, perché so che qualcuno capisce come mi sento…
·Mysticmoon:
mia carissima Ely, la tua recensione mi ha commosso… in primis era davvero
inaspettata, e in secondo luogo era così bella, così completa e così sentita
che mi sono sentita davvero le lacrime nascere dal profondo del cuore… hai
fatto un analisi dei personaggi talmente precisa che nemmeno io avrei saputo
fare di meglio! Ti prometto che presto si scoprirà la scelta di Lavinia, anche perché
non posso di certo lasciarla in quel limbo per molto tempo! Grazie Ely, grazie
di cuore, grazie per tutto… e soprattutto grazie perché mi hai dato la
possibilità di conoscere una persona speciale… tu ovviamente…
E con questo concludo
salutando anche coloro che leggono ma non recensiscono: HEROE è dedicata anche
a voi!
Chiedo scusa per il ritardo col quale aggiorno, ma gli esami incombono,
e trovandomi all’estero devo affrontare e superare le
Chiedo
scusa per il ritardo col quale aggiorno, ma gli esami incombono, e trovandomi
all’estero devo affrontare e superare le difficoltà dovute alla lingua…
aggiornerò a rilento, sperando che possiate capire… per il momento vi lascio a
questo momento “clou” della storia, che segna una svolta…
Mille
baci
Sakura
chan
La cena si svolse in modo perfetto, e mentre si stava
servendo il dolce un complessino composto da tre persone iniziò a prendere
posto sul palco. Le note della prima canzone si alzarono lentamente, mentre
alcune persone iniziarono a ballare. Vinny stava chiacchierando con la ragazza
del portiere della nazionale quando sentì una mano sulla spalla: si voltò e
sussultò.
-Ti va di ballare?-
-S.. sì, certo, Tsubasa…- rispose dopo qualche
tentennamento. Per un attimo aveva visto Daichi… per un attimo le era sembrato
che fosse stato lui ad averle chiesto di ballare… scostò leggermente la sedia,
tutti li osservarono andare al centro della pista, ovvero tra i tavoli e
l’orchestra. La canzone era un lento anni ’70 molto dolce, così Tsubasa strinse
la ragazza facendo l’occhiolino a Shinichi e lei appoggiò la testa contro al
petto dell’uomo… quel profumo… le sembrava di tornare indietro con la mente… a
quando aveva solo 10 anni… chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal ritmo della
canzone… senza pensare a niente… nemmeno al volto sorridente di Daichi, anche
se le sensazioni di quell’abbraccio le stavano procurando non poche sensazioni…
Quando la canzone finì, rimasero ancora un po’ semi
abbracciati, scambiandosi qualche parola… furono interrotti da uno che si
intrufolò sul palco:
-Ehm, scusate… forse non mi conoscete… mi chiamo Seii
Takeshi e sono un musicista… e, beh qualche volta mi diletto pure a cantare…
volevo, se possibile, dedicare una canzone alla donna più bella di questa
Terra, che mi sta accanto e che mi ama, come io la amo… Sanae…-
Allontanò il microfono per parlare nell’orecchio al
tastierista, il quale annuì e gli chiese di aspettare un attimo. Sanae arrossì
delicatamente, mentre Takeshi le sorrise dolcemente lanciandole un bacio dal
palco. Tsubasa aveva assistito a tutta la scena e non riusciva a muoversi: era
come paralizzato, Lavinia poteva sentire il suo dolore attraverso i vestiti…
-Che ne dici, balliamo pure questa?- chiese Vinny a
Tsubasa, sorridendogli dolcemente per cercare di rasserenarlo.
-Ok…- rispose Tsubasa, comprendendo il motivo per cui la
ragazza voleva farlo rimanere in pista. La strinse a sé e cerco di non pensare
allo sguardo innamorato che Sanae ora rivolgeva ad un altro uomo… cercò di non
pensare al dolore che provava nel petto, un dolore come se l’avessero aggredito…
aprì gli occhi di scatto: aveva appena pensato a quella parola? Aveva davvero
appena pensato al “dolore di un accoltellamento”? I suoi occhi si inumidirono
ma non poteva, non doveva cedere così, davanti a tutti, quindi li richiuse
energicamente e strinse Lavinia fra le sue braccia: era l’ultima persona al
mondo che le era rimasta, non poteva perderla… Ma quando la musica partì, Vinny
si irrigidì di colpo: conosceva quella canzone… la conosceva fin troppo bene! Era
la stessa che aveva sentito qualche notte prima… ma sentito o sognato? Non
riusciva più a distinguere tra sogno e realtà… dove si trovava ora? Era Tsubasa
che la stringeva o era Daichi?
Would you dance,
If I asked you to dance?
Would you run,
And never look back?
Would you cry,
If you saw me crying?
And would you save my soul,
tonight? *
Improvvisamente si rivide a Barcellona, lungo la Ramblas…
rivide il corpo di Daichi davanti ai proprio occhi… il suo volto morente che la
guardava, pregandola di perdonarlo e di credere al suo amore… poi, d’un tratto,
lo vide in piedi, davanti a sé, bellissimo come sempre… le sorrideva
chiamandola dolcemente per nome… la stava abbracciando, la stringeva
delicatamente a sé… poteva sentire le sue braccia attorno al suo esile corpo
che la sostenevano… non riuscì a resistere…
-Daichi…- mormorò sorridendo dolcemente. Gli accarezzò una
guancia stringendosi a lui, poi si avvicinò al suo volto e lo baciò
delicatamente, prima di perdere i sensi e ritrovarsi nel buio più totale…
Tsubasa la prese al volo, anche se era ancora scosso da
quanto era appena successo: la canzone era stata interrotta, e tutti gli
sguardi erano puntati su di lui e su Lavinia, svenuta fra le sue braccia dopo
averlo baciato…
Shinichi, superato lo shock iniziale, corse dalla ragazza
e la prese tra e braccia:
-Vinny… Lavinia, tesoro… ti prego svegliati… riprenditi
amore mio…-
Sanae osservava la scena ostentando indifferenza, ma in
realtà, sotto al tavolo, stava stringendo i pugni con una tale forza da ferirsi
quasi con le unghie… questo era troppo per il suo amor proprio, non poteva
reggere un’umiliazione simile… lo sapeva, lo aveva sempre saputo che era solo
colpa di quella piccola strega se lei e Tsubasa non erano riusciti a coronare
il loro sogno d’amore! Solo quando si accorse che la ragazza non riprendeva i
sensi iniziò a preoccuparsi, anche se non capiva il motivo per cui avrebbe
dovuto farsi dei problemi per lei…
-Credo sia meglio che la portiate in ospedale…- suggerì.
Taro annuì e si offrì di accompagnarli, ma Tsubasa e Shinichi declinarono
l’invito: entrambi avevano la macchina, non sarebbe durato molto il viaggio.
-Tsubasa, per qualsiasi cosa, chiama…- gli disse Taro
prima che l’uomo uscisse dalla sala. L’atmosfera festosa ricominciò non appena
la porta si chiuse, ma i giocatori che erano a tavola con Taro si guardarono
tra di loro:
-Ho visto bene?- chiese Yayoi, spaurita.
-Temo di sì…- rispose Hikaru.
-Lavinia ha… ha baciato Tsubasa…- mormorò Yayoi,
voltandosi verso Sanae, la quale sospirò ma non disse niente…
-Non saltiamo a conclusioni affrettate…- intervenne Taro
–Non l’avete vista? Lavinia non sta bene, mi sembra chiaro…-
-Stava benissimo fino a 5 secondi prima!- esclamò Sanae
indispettita.
-Sanae, smettila!- la riprese Yukari –Ti stai comportando
come una bambina!-
Takeshi si sedette accanto alla fidanzata e le prese una
mano:
-Se vuoi possiamo andare a vedere come sta, se la cosa ti
tranquillizza…-
-Preferisco… nonostante tutto… beh, non c’è bisogno che
ricordi a tutti i rapporti che sono intercorsi tra me e lei… andiamo tesoro…-
Vederla distesa in quel letto d’ospedale lo fece tornare
indietro di tre anni, quando in quel letto c’era un’altra persona a lui cara…
una persona il cui ricordo ora stava perseguitando Lavinia. La vide muoversi
leggermente, come se avesse sobbalzato. Si avvicinò e constatò che stava
riposando: il medico del pronto soccorso gli aveva assicurato che non era
niente di grave, probabilmente un calo di zuccheri, ma Tsubasa aveva insistito
per farla tenere in osservazione.Uscì
dalla stanza per non disturbare il sonno della ragazza, e trovò Shinichi seduto
su una sedia, con le mani tra i capelli… era il ritratto della disperazione,
gli occhi gonfi e rossi pieni di lacrime di preoccupazione… ma non era solo
preoccupato… era distrutto…
-Non riesco a crederci… le sono stato vicino tre anni… per
tre anni ho consacrato la mia vita alla sua felicità, non ho fatto altro che
starle vicino per aiutarla a superare il dolore… e poi… basta un nonnulla…
basta una canzone… basta il tuo volto per ricordarle Daichi e farle dimenticare
di conseguenza l’amore che provavamo l’uno per l’altra… non credo di meritarmi
questo, Tsubasa…-
-Shinichi, non…-
-No, non dire niente ti prego!- esclamò scattando in piedi
e impedendo all’uomo di appoggiare la propria mano sulla sua spalla –Non ho
bisogno di compassione… io amo Lavinia e le starò accanto anche in questo
momento… ma credo che sia stupido sposarsi, a questo punto…-
Tsubasa sgranò gli occhi:
-Ma…-
-Vado a prendere un caffè… ne vuoi uno?- lo interruppe il
giovane. Tsubasa scosse la testa, al che Shinici si allontanò, a testa bassa:
anche il suo cuore, ora, era a pezzi, distrutto, e tutto per colpa di un
fantasma del passato di Lavinia…
Si buttò di peso su una sedia e si passò una mano tra i
capelli: che caspita di situazione… Lavinia con le visioni, Shinichi distrutto,
Sanae fidanzata, e lui… era stato baciato… come quel film, solo che ad averlo
baciato era stata la sua “figlioccia”, se così volevamo chiamarla… che cosa
aveva provato? Beh, di certo non si poteva rimanere indifferenti davanti a lei:
esile, ben fatta, begl’occhi, capelli curati… non poteva pensare a Lavinia in
quei termini, eppure quel bacio casuale aveva fatto accendere una lampadina
nella mente di Tsubasa… come se in tutti quegli anni che conosceva Lavinia
l’avesse considerata tabù, e invece ora…
Si riscosse dai suoi pensieri: quella ragazzina aveva 15
anni meno di lui, era stata innamorata di suo fratello, ora si stava per
sposare ma era perseguitata dai fantasmi del suo travagliato passato…
Sanae arrivò accompagnata da Takeshi: Tsubasa neanche alzò
lo sguardo, non riusciva ad osservare come la donna amata si fosse rifatta una
vita e ora fosse felice. Takeshi sussurrò qualcosa all’orecchio dell’ex manager
e si allontanò, mentre la donna si mosse per andare a sedersi di fianco all’ex
fidanzato.
-Come sta?- chiese dopo qualche tentennamento.
-Dorme… di un sonno angelico… un sonno che non ha
turbamenti… almeno, non quelli che ha durante il giorno…-
-Senti, Tsubasa… io credo che dovresti davvero prendere in
considerazione l’idea di farla visitare da uno specialista…-
-Non sono io che decido su di lei, Sanae… non sono più il
suo tutore legale… devono essere lei e Shinichi insieme a prendere questa
decisione… anche se…-
-Anche se?-
In quel momento il giovane difensore della Nazionale tornò
con in mano una tazza di caffè: il suo sguardo vacuo e perso intenerì Sanae, a
tal punto da farle quasi venire le lacrime agli occhi.
-Io… entro a vedere come sta…- mormorò il ragazzo.
Sanae si alzò e lo accompagnò: immediatamente il suo cuore
fu come stretto in una morsa di dolore. Le candide lenzuola che ricoprivano il
minuto corpo della spagnola erano tutt’uno col colore del viso, mentre i
capelli ricciuti erano sparsi sul cuscino, quasi a dimostrare lo stato
confusionale in cui viveva la ragazza.
-Shinichi… tu e Tsubasa avete bisogno di riposo… rimarrò
io qui con lei…-
-Co… come?- esclamò il giovane basito.
-Credo che… sia giusto così… ora va…-
Annuendo poiché non aveva altre parole da aggiungere, il
ragazzo uscì: Sanae si voltò verso il letto e, dopo aver preso una sedia, si
sedette accanto alla “rivale”. Cosa l’aveva spinta a compiere quell’atto
caritatevole? La vista di Tsubasa? Lo sconvolgimento di Shinichi? No,
semplicemente era stato il dolore di Lavinia… l’aveva sempre considerata come
una nemica, come un ostacolo alla relazione tra lei e Tsubasa, mentre ora,
vederla così pallida e inerme, capiva come stavano realmente le cose… non era
Tsubasa che Lavinia amava… per lei Tsubasa era stata una figura sostitutiva di
quel padre perduto troppo presto e di quella madre inetta… per lei Tsubasa era
stato un punto di riferimento nei momenti di dolore e sconforto, un’ancora di
salvezza nelle notti di incubi e fantasmi, un appiglio per non affogare nel
mare di ricordi tristi e dolorosi…
Cosa le aveva fatto… si ritrovò ad odiarsi per come l’aveva
trattata… aveva distrutto il precario equilibrio che Shinichi era riuscito a
costruire, aveva fatto crollare come un castello di carta le sue certezze…
Si ritrovò a ripensare a quando erano tutti felici: lei
stava con Tsubasa, Lavinia e Daichi crescevano insieme… quanto era durato? Un’estate?
E poi era crollato tutto… ma era davvero colpa di Lavinia se Tsubasa non era l’uomo
che lei si era sempre immaginata? Era davvero colpa di Lavinia se Tsubasa aveva
distrutto i sogni adolescenziali di una Sanae ormai troppo matura per poter
correre dietro ad un uomo che pensava ancora sempre e solo al calcio? Era
davvero colpa di Lavinia se Tsubasa non era l’uomo adatto a lei?
Sospirò… Takeshi era entrato silenziosamente e stava
osservando la scena dallo stipite della porta:
-Tesoro, io vado a casa… tu rimani?-
Sanae annuì senza proferire verbo: non riusciva a parlare,
un groppo in gola le impediva di emettere qualsiasi suono. Il suo fidanzato si
avvicinò, le baciò le testa e uscì, silenziosamente come era arrivato, per non
turbare l’equilibrio che si era creato fra le due donne…
Cercò di muovere un braccio ma qualcosa le impediva i
movimenti, così aprì delicatamente gli occhi: una massa di lunghi capelli neri
le bloccava il braccio… non era Shinichi, né tantomeno Tsubasa, era…
-Sanae!?- esclamò sussultando e svegliando la donna.
-Buongiorno Lavinia…- rispose lei dopo essersi
stiracchiata leggermente.
-Dov’è Shinichi? E dove sta la fregatura? Che ci fai tu
qui?-
-Shinichi e Tsubasa erano troppo stremati per rimanere
qui, così… mi sono offerta volontaria…-
Si guardarono negli occhi: due generazioni a confronto,
due generazioni che però avevano molto in comune… l’amore per un Ozora…
-Ho fatto davvero quello che penso?- chiese Lavinia dopo
qualche minuto.
-Ieri sera? Eh sì…- rispose Sanae.
-Mi dispiace, io…-
Silenzio. Come poteva spiegare a Sanae che non era Tsubasa
quello davanti a lei, ma Daichi? Non le avrebbe mai creduto… come poteva
spiegarle che il fantasma di una persona morta da tre anni la stava
perseguitando? Ma doveva farlo… c’era un’unica persona che poteva aiutarla, e
questa, anche se era strano da pensare, era Sanae… era l’unica donna ancora presente
nella vita di Lavinia.
-Io lo vedo…- disse infine.
-Cosa…-
-Lui…-
-Lui chi?-
-Daichi… io vedo Daichi… l’ho sognato la prima volta dopo
che abbiamo avuto la discussione, e da lì… è andato sempre peggio… lo sogno, lo
vedo, sento la sua voce… persino quando ho fatto le prove per l’abito è
comparso accanto a me… io sto diventando pazza Sanae… ogni minuto, ogni
secondo, io mi giro e lui c’è, è lì, che mi aspetta, e mi dice che mi ama, e
poi mi dice che io non lo amo abbastanza, e poi mi dice che si è sacrificato
per me e dovrei portargli rispetto, e poi… oddio, è incredibile, ho persino
sognato di fare l’amore con lui! Ma era davvero un sogno? Io questo non lo so,
non lo so, non so più niente… lui è qui, lo sento, aspetta che io faccia un
passo falso per entrare dentro di me e torturarmi nei miei sogni, e io… io mi
sento impotente perché lui ha ragione, lui ha dato la vita per me, lui è morto
per salvarmi, e io mi sto per sposare, e lui non ci sarà, e non è felice anche
se io sono davvero felice e…-
Si bloccò: il suo sguardo si fissò sul muro davanti a sé…
Sanae si voltò d’istinto per vedere chi c’era ma non vide niente…
-Daichi no…- mormorò Lavinia prima di svenire nuovamente.
* Balleresti, se ti chiedessi di
ballare / correresti senza mai voltarti indietro? / Piangeresti vedendomi
piangere? / E salveresti la mia anima stasera?
La canzone è HERO di Enrique Iglesias, versione inglese
della canzone da me già usata. Tutti i diritti gli appartengono.
La voce di Sanae era davvero preoccupata: gli aveva telefonato dicendo
che Lavinia aveva la febbre alta e che i medici erano s
La voce di Sanae era davvero preoccupata: gli aveva
telefonato dicendo che Lavinia aveva la febbre alta e che i medici erano
sinceramente preoccupati. Si era vestito in fretta e furia, aveva ficcato
confusamente qualche vestito pulito in un trolley ed era partito velocemente
alla volta di Tokyo. La sua macchina sfrecciava veloce lungo l’autostrada:
incurante del sottile velo di neve che ricopriva il manto, l’uomo sperava di
percorrere quella distanza nel minor tempo possibile. Ma un attimo di disattenzione
unito all’alta velocità e alle cattive condizioni stradali gli fecero perdere
il controllo della vettura facendolo sbattere contro al guard-rail. Fortunatamente
indossava la cintura di sicurezza, e l’unica cosa che si procurò fu un graffio accanto
al sopracciglio sinistro a causa del parasole leggermente abbassato. Una macchina
si fermò alla vista dell’incidente e il conducente scese per controllare che
non ci fossero feriti gravi.
-Sta bene?- chiese avvicinandosi. Tsubasa fece un gesto
con la mano e, dopo essersi slacciato la cintura di sicurezza, scese.
-Sì, ho perso il controllo a causa della neve… porca
miseria…- esclamò poi notando che il davanti della macchina era completamente
distrutto –E io ora come ci vado a Tokyo?-
-Se vuole posso aspettare il carro attrezzi con lei e poi
accompagnarla io a Tokyo… sa, l’ho riconosciuta…- aggiunse l’uomo in imbarazzo.
-La ringrazio, dovrei andare in ospedale… anzi, dovrei
correre in ospedale!-
-Beh, a giudicare dalle condizioni dell’auto, è un
miracolo se non ci arriva in ambulanza!-
Tsubasa si zittì: quel signore non aveva tutti i torti… aveva
rischiato grosso… era quello il modo in cui proteggeva Lavinia? Era così che le
assicurava la sua presenza?
Si era spaventato… spaventato a morte… un brivido freddo gli
percorse la spina dorsale mentre davanti agli occhi gli comparve il volto della
sua Vinny… cosa le stava succedendo? Perché si trovava in quelle condizioni?
Ora pure la febbre debilitava il già debole fisico di quella ragazza troppo
giovane per soffrire ma già abituata ai dolori della vita…
Forse si addormentò in macchina perché non ricordò niente
del tragitto: il conducente lo svegliò delicatamente una volta arrivati all’ospedale.
-Tante care cose, signor Ozora, e non si preoccupi: andrà
tutto bene…- cercò di rassicurarlo con un timido sorriso. Tsubasa lo guardò
senza rispondere, ancora troppo scosso per poter dire qualcosa, ma nello stesso
tempo così grato verso quella persona che lo aveva aiutato.
Raggiunse velocemente la camera di Lavinia: Sanae, Takeshi
e Shinichi erano davanti alla porta. Evidentemente il medico era entrato per
visitare la ragazza, quindi loro dovevano aspettare fuori.
-Che succede?-
-Ha la febbre alta… non si abbassa per niente, nonostante
le medicine…- mormorò Shinichi, distrutto dal peso della situazione.
-Ma si è svegliata?-
-Sì…- rispose Sanae debolmente –Sì, si è svegliata e
abbiamo parlato…-
Il silenzio che seguì fu glaciale: tutti si aspettavano
ulteriori parole dalla bocca della donna, che però non riusciva a trovare le
parole adatte per riferire ciò che la ragazza le aveva confidato. Si limitò a
chiudere gli occhi e a provare ad immaginare cosa stesse sognando in quel
momento Lavinia…
Rannicchiata in un angolo, con la testa fra le mani e
gli occhi serrati, Vinny canticchiava una vecchia nenia catalana che aveva
imparato da bambina per evitare di sentire i suoni attorno a lei. Non voleva
vedere né sentire cosa stava succedendo, voleva solo risvegliarsi, ma si
sentiva debole… improvvisamente fu avvolta da un calore simile a quello del
sole estivo di Barcellona, il che la convinse ad aprire gli occhi…
Un prato fiorito… simile al primo incontro avuto col
fantasma di Daichi, si estendeva davanti a lei… mossa da un senso di fiducia si
alzò e iniziò a camminare tra i fiori che ondeggiavano mossi da una fresca
brezza… si sentiva bene, il senso di oppressione era svanito come per incanto… sorrise
mentre i raggi del sole le baciavano il viso e iniziò a correre nel prato,
felice e leggera… ad un tratto notò una figura in lontananza: il suo cuore si
fermò pensando di trovarsi di fronte ad un’allucinazione.
-Non può essere…- mormorò col cuore in gola. Le sue
gambe si mossero da sole in direzione di quella figura, prima lentamente poi
sempre più veloce, fino a correre verso quella persona. Lacrime di gioia le solcarono
le guance mentre finalmente raggiunse la figura e si gettò fra le sue braccia:
-PAPÀ!!!-
Il padre la abbracciò forte, senza proferire verbo,
mentre Lavinia si strinse al corpo del padre. Non le importava se era un sogno,
non le importava se non era reale… in quel momento percepiva il profumo del
dopobarba dell’uomo che l’aveva allevata, che l’aveva curata e che le aveva
insegnato a vivere… percepiva il suo odore, sentiva la barba pungere sulla sua
testa, sentiva il caldo abbraccio che la avvolgeva…
-Papà!! Papà! Mi sei mancato! Papà!-
Il signor Rodriguez non proferiva verbo… continuava ad
accarezzare il capelli color grano della figlia senza parlare… Vinny sentì le
forze che le tornavano, sentiva che stava per risvegliarsi…
-Papà non mi abbandonare di nuovo… voglio rimanere con
te!!-
Il padre scosse il capo negativamente, accarezzandole
una guancia:
-No et rendeixis mai, Lavinia… no et rendeixis mai…-
Aprì gli occhi di colpo: si guardò attorno smarrita:
-Papà!- urlò.
La porta si aprì di scatto e ne entrarono un Tsubasa e un
Shinichi terrorizzati, seguiti da Sanae e Takeshi.
-Che succede!!!-
-Tsubasa… papà… prato… sole… no et rendeixis mai…-
Impietrito da quelle parole, l’uomo fissò la ragazza con
aria stralunata.
-No et… rendeixis?-
-Mai…- aggiunse Vinny, annuendo. Solo allora l’uomo le si
avvicinò e la abbracciò forte.
-Ce la faremo tesoro, vedrai… insieme usciremo da questa
cosa…-
Shinichi sorrise mestamente, e si avvicinò alla porta
della camera: senza farsi vedere uscì e imboccò il corridoio. Quando fu fuori
dall’ospedale, alzò gli occhi al cielo: una leggera neve stava cadendo da nuvole
plumbee che ricoprivano la capitale. I suoi occhi si riempivano di lacrime
mentre mentalmente ringraziava il cielo per aver accolto la sua preghiera: solo
il padre di Lavinia poteva aiutarla a uscire da quel tunnel… e solo Tsubasa
poteva starle accanto… e lui?
Si incamminò verso la macchina, aprendola col telecomando:
lui poteva solo farsi da parte e aspettare che Lavinia guarisse e che i suoi
sentimenti si facessero più chiari. Non poteva pretendere che lei lo sposasse,
così come non poteva pretendere di starle accanto in un momento così delicato… doveva
permetterle di guarire da quella che i medici definivano “depressione”, mentre
lui semplicemente lo definiva “amore”. Vinny non avrebbe mai dimenticato
Daichi, e la riprova era il fatto che lo sognava, e che aveva persino sognato
di fare l’amore con lui… geloso? Sì, ma lo sapeva… l’aveva sempre saputo… ma un
giorno Lavinia sarebbe tornata da lui, perché Lavinia amava anche lui… sì,
avrebbe capito che nonostante la differenza di sentimenti, nel suo cuore c’era
un posticino pure per Shinichi, per quel ragazzo che per tre anni le era stato
accanto e l’aveva aiutata a ricominciare a vivere…
Non era un “eroe”, non poteva definirsi tale: quel ruolo
sarebbe rimasto sempre e solo di Daichi. Ma poteva essere qualcos’altro… poteva
essere un marito per lei, poteva essere un compagni di vita… non un sostituto…
lui non era Daichi, e questo Vinny lo sapeva bene… ma avrebbe potuto riempire
quel vuoto che si era creato nel cuore della ragazza… ma c’era bisogno di tempo…
il tempo avrebbe sistemato tutto… solo il tempo avrebbe potuto aiutarla a guarire
e a capire i suoi sentimenti…
E se non ci fosse più stato spazio per lui? Lo avrebbe
capito… amava Lavinia con tutto sé stesso, e se questo significava lasciarla
andare, lo avrebbe fatto… ma qualcosa in cuor suo gli diceva che sarebbe andato
tutto bene… che Lavinia sarebbe tornata da lui… e che avrebbero vissuto felici
e contenti…
No et rendeixis mai = è una
frase catalana che significa “non ti arrendere mai”. Ringrazio la mia amica di
Barcellona per avermela detta e scritta, e aiutato con la pronuncia.
Dedico questo capitolo… a me
stessa! Ma anche a Stefy e Betta, oltre che a tutte le persone
che mi seguono costantemente… nei miei progetti “Heroe” non durerà ancora molti
capitoli, ma come Betta ben sa, io sono molto volubile nel decidere le trame
delle storie, quindi potrei anche rivoluzionare completamente la trama!
Tranquilla Betta, cercherò di
non stravolgere troppo!
Un bacione anche a Ely, a
cui mando un abbraccio particolare e un “in bocca al lupo” speciale… poi saluto
pure Lù, Nat, Vale, Alex e Ale… insomma…
tutte quelle persone che quotidianamente si sopportano i miei scleri… e
naturalmente un abbraccio speciale alla mia Tammy, senza la quale sarei
persa nei meandri delle mie paranoie…
Spero che “Heroe” continui a
piacervi, e se volete farmelo sapere, sapete dove trovarmi J.
Baci
Sakura chan
PS: so che questo capitolo è più
corto del solito, ma è un capitolo particolare…
PPS: i miei saluti sono particolari…
chi vuol capire capisca!
Si stiracchiò lentamente e infine di alzò, dopo aver tentennato vari
minuti
Si stiracchiò lentamente e infine di alzò, dopo aver
tentennato vari minuti. Il sole faceva capolino tra le tende e rischiarava la
stanza che occupava da poco più di un mese… era già la fine di febbraio, e
iniziava solo in quel momento a sentire gli effetti benefici della terapia. Il
dottor Yamamoto era un ottimo psicologo, e l’affetto che le stava dando Tsubasa
era veramente un toccasana per la sua salute mentale… l’unica pecca era la
mancanza di Shinichi: si sentiva in colpa per quello che era successo, anche se
nella lettera che le aveva lasciato il giovane le aveva spiegato esattamente
come stavano le cose…
Ora il suo problema era un altro: sì, perché Tsubasa
concentrava talmente tante attenzioni su di lei che stava completamente
evitando Sanae. Dal canto suo la donna non si era più presentata assieme a
Takeshi, alludendo come scusa il lavoro dell’uomo. Vinny sospettava in qualche
ritorno di fiamma, ma non voleva sbilanciarsi troppo. Poteva anche sbagliarsi:
nello stato in cui si trovava in quel momento aveva le percezioni alterate, o
almeno così aveva detto il dottor Yamamoto, quindi doveva stare attenta a
qualsiasi tipo di emozione.
Aveva conosciuto Atsushi, il fratello di Sanae: aveva
notato come lui la guardasse male e come guardasse male pure Tsubasa. Era
evidente che quel ragazzo odiava il calciatore per tutto quello che aveva fatto
patire alla sorella. Ma dopo un attimo di diffidenza, nei suoi confronti si era
dimostrato affabile. Probabilmente era a conoscenza di tutto.
Dopo essersi fatta una doccia veloce, scese in salotto
dove c’era Tsubasa ad aspettarla.
-Buongiorno! Dormito bene?-
-Come un sasso Tsuby… come un sasso…-
-Che fai oggi di bello?-
-Ho intenzioni di andare a fare una passeggiata in centro…
ho voglia di vedere qualche negozio…-
-Vuoi che ti accompagni?-
-No, vado da sola, grazie…-
Nonostante tutto, Vinny provava ancora un senso di
diffidenza nei confronti dell’ex tutore: il dottor Yamamoto lo attribuiva ai
vari shock psicologici subiti, ma le aveva assicurato che col tempo sarebbe guarita
del tutto.
Indossò il capotto e uscì assaporando i tiepidi raggi di
sole che dopo mesi di nubi facevano capolino dal cielo terso: cominciò a
camminare lentamente sorridendo e beandosi di quella bella giornata. Si
potevano già sentire i primi timidi canti degli uccellini che tentavano di
annunciare l’arrivo della primavera; i bambini uscivano a giocare seguiti dallo
sguardo attento delle nonne che li accompagnavano; alcune coppiette camminavano
mano nella mano avviandosi verso la scuola, incuranti del ritardo con cui
sarebbero arrivati. Si soffermò ad osservare un bambino che giocava con la
sabbia umida del parcogiochi sotto l’occhio vigile del nonno, che sorrideva
mentre sganciava il guinzaglio di un cagnolino per lasciarlo libero di giocare.
Subito la bestiola si diresse contro Lavinia, abbaiando e scodinzolando
allegramente.
-Hola pequeño…- mormorò lei, abbassandosi per
accarezzarlo. Il fischio del padrone richiamò l’animale, al che Vinny si
avvicinò rapita dallo sguardo gentile dell’anziano.
-È un giocherellone, adora i giovani, soprattutto le belle
ragazze come te…-
-È suo nipote?- chiese Lavinia dopo aver sorriso e aver
accennato un inchino.
-Sì, è il mio nipotino… si chiama Daisaku…-
-È davvero un bel nome…-
-Non sei giapponese, vero?-
-No, sono spagnola…-
-Ah, ora capisco molte cose… sei la ragazza che sta col
figlio della povera Natsuko…-
-Lei conosceva la madre di Tsubasa?- esclamò Vinny,
sorpresa.
-Certo: da quando si trasferì a Fujisawa assieme a suo
marito e al piccoletto… mi ricordo come se fosse ieri di quel mocciosetto che
correva su e giù per la città col pallone in mano… e m i ricordo anche quando
nacque l’altro figlio, il povero Daichi… Natsuko era al settimo cielo, era una
gravidanza inaspettata ma che per lei era come una manna dal cielo… di certo
però la vita è stata crudele con lei…-
-Capisco a cosa si riferisce…- mormorò Vinny rabbuiandosi.
-Ma Natsuko adorava i suoi figli… voleva solo vederli
felici… avrebbe fatto carte false per vederli sorridere…-
Una lacrima rigò il volto di Lavinia, ma lei continuò a
sorridere.
-Daisaku, metti giù quella cartaccia per favore! Ti chiedo
scusa, ma fare da nonno è più complicato del previsto… ad ogni modo, mi fa
piacere che tu sia tornata a stare con Tsubasa: lui ha bisogno di qualcuno che
gli faccia mettere la testa a posto…- e così dicendo si allontanò, non prima di
averle fatto l’occhiolino.
Lei? Aiutare Tsubasa? Ma se non riusciva nemmeno ad
aiutare se stessa! Scosse il capo si avviò verso il centro della città,
cercando di non pensare alle parole del vecchio… ma non era facile: parlare
della famiglia Ozora per lei era deleterio, soprattutto di prima mattina,
quando le sue difese erano abbassate! Si accorse, però, di non provare quel
senso di frustrazione che solitamente le attanagliava lo stomaco… forse il
dottor Yamamoto aveva ragione: il tempo la stava facendo guarire…
Girovagò a caso, senza preoccuparsi della meta,
semplicemente godendo dei tiepidi raggi di sole che ormai avevo infranto la
barriera di nuvole e riscaldavano il mattino. Inspirò a pieni polmoni l’aria
del parco e sorrise chiudendo gli occhi: come si sentiva bene quel giorno!
Decise di proseguire fino in città: trovarsi nel traffico
mattutino non la destabilizzava, anzi, le permetteva di immergersi nuovamente
in quella vita dalla quale era scappata per tutto quel tempo. Fu mentre
osservava una vetrina di scarpe che sentì qualcuno picchiettarle sulla spalla.
-Atsushi?-
-Ciao Lavinia, come stai?-
-Molto bene, grazie… approfittavo di questa bella giornata
per passeggiare un po’… e tu?-
-Approfittavo di questa giornata per sfuggire dai libri…-
rispose sorridendo dolcemente –Posso offrirti un caffè?-
-Il dottor Yamamoto me l’ha sconsigliato…-
-Di bere il caffè con me?-
Vinny scoppiò a ridere di gusto:
-Un the andrà benissimo- rispose, asciugandosi le lacrime
che le stavano scendendo per la risata.
Il locale dove si trovavano era affollato, ma loro si
sistemarono in un tavolino isolato dove poterono chiacchierare senza dover
urlare per capirsi:
-Come procede la terapia?-
-Il dottor Yamamoto è ottimista…-
-E tu? Il suo giudizio conta poco se tu non sei convinta…-
-Beh, è lui l’esperto… io so solo che è da un po’ che non
sogno…- si bloccò –… che non ho incubi…-
-Capisco… quindi è positivo…-
-Speriamo…-
-E con Tsubasa?-
-Va tutto bene, si prodiga in tutti i modi per non farmi
mancare niente, senza accorgersi che non sono io quella di cui si dovrebbe
occupare…-
-E invece sì.- replicò il ragazzo con tono secco –Ora deve
badare solo a te: dopo tutto quello che ti ha fatto è il minimo…-
-Tsubasa non è cattivo… non lo è mai stato… semplicemente
le cose che per lui hanno valore sono diverse da quelle che avevano valore per
me…-
-Diverse da quelle del mondo intero, oserei dire!-
Vinny mescolò lo zucchero della sua bevanda senza
osservare Atsushi negli occhi.
-Perché lo odi?-
Il ragazzo si irrigidì: odiare Tsubasa? Beh, di certo non
lo amava… ma definire odio i sentimenti che provava sarebbe stato un po’
eccessivo. Lo sopportava poco, quello sì. Lui e quel suo volto da eterno
bambino. Quel suo correre dietro ad un pallone per tutta la vita. Quel suo
inneggiare all’amicizia tra uomo e pallone. E che caspita, un pallone non è un
cane, un pallone è un pallone! Non mangia, non scodinzola, non tiene compagnia…
non è morbido da accarezzare… scosse la testa e tornò a concentrarsi sulla
ragazza che aveva di fronte.
-Non lo odio Lavinia, semplicemente non ho digerito alcuni
atteggiamenti che ha avuto…-
-Ma non è stato con te…-
-Sanae è mia sorella, io so cos’ha passato in tutti questi
anni… perché credi che non si sia mai sposata? Perché credi che abbia scaricato
Takeshi da un giorno all’altro!-
-Immaginavo che l’avesse fatto…- sorrise dolcemente Vinny.
-Non avrei dovuto dirtelo…-
Notando lo sguardo basso e mesto della giovane spagnola,
Atsushi allungò una mano sul tavolo e prese quella di lei.
-Lavinia, tu devi cercare di conquistare la tua
indipendenza… da Tsubasa e da Daichi… non puoi permettere che queste due
persone ti rovinino la vita… hai 21 anni e devi vivere a modo tuo… dovresti
allontanarti dagli Ozora e da tutto ciò che ti ricorda loro…-
-Ma la mia vita è qui… non voglio abbandonare Shinichi…-
-Ma se non sbaglio, lui l‘ha fatto…-
-No!!- esclamò la riccia, ritirando la mano e puntando gli
occhi grigi in quelli corvini del giovane Nakazawa –Non ti permetto di dire
così: voi non sapete nulla di Shinichi, quindi lasciatelo stare! Se ha fatto
quel che ha fatto aveva i suoi motivi, e voi non potete e non dovete
giudicarlo! Nessuno di voi ha il diritto di farlo, nessuno!-
-Ti chiedo scusa…- mormorò il moro dopo qualche attimo di
silenzio –Non avrei dovuto… meglio se vado…-
-No…- mormorò lei –Basta cambiare argomento…- e
sorridendogli lo convinse a restare.
Non ci poteva credere… allora aveva sempre avuto ragione:
quella streghetta non sarebbe mai cambiata! Morto un papa, ne faceva subito un
altro! Era sempre stato così: non aveva potuto avere Tsubasa, e aveva ripiegato
su Daichi… morto Daichi si era buttata fra le braccia di Shinichi… e ora che
Shinichi si era fatto furbo ed era fuggito a gambe levate, lei cercava di
mettere le grinfie sul nuovo venuto, Atsushi… ma non avrebbe permesso a quella
vipera di mettere le mani su suo fratello: si era ricreduta su di lei, e invece
non avrebbe dovuto abbassare la guardia! Continuò a osservare quella “tenera”
scenetta senza farsi vedere, poi si decise ad allontanarsi o avrebbe avuto il
voltastomaco: pagò velocemente e si diresse verso il parcheggio dove aveva
lasciato la macchina. Era decisa più che mai a mettere in chiaro le cose, per
questo andò a casa di Tsubasa. Doveva impedire a Lavinia di far soffrire pure
Atsushi.
Suonò ripetutamente il campanello di casa Ozora, e quando
Tsubasa aprì lo travolse come una furia entrando subito in salotto e iniziando
a parlare senza dargli modo di replicare:
-Devi assolutamente fare in modo che QUELLA tenga le sue
luride zampe lontane da mio fratello, sono stata chiara? Non voglio che Atsushi
si faccia infinocchiare da quei begl’occhioni grigi. Voglio che Lavinia esca
dalla sua vita in un lampo: non mi interessa come, quelli sono affaracci tuoi,
ma devi tenerla lontana da lui, sono stata abbastanza chiara?-
-Sanae, scusa ma non ti seguo…-
-Non mi segui? Allora te lo spiego per bene: voglio che
Lavinia non veda mai più Atsushi!-
-Mi dispiace, ma ti assicuro che non sapevo nemmeno che
avessero un appuntamento…-
-Non era un appuntamento!!- esclamò la donna stizzita –Lei
deve averlo plagiato in qualche modo!-
-Perché non vuoi ammettere che Lavinia possa essere
simpatica a tuo fratello?-
-Impossibile!-
-Sanae, simpatica non vuol dire che deve per forza esserne
innamorato…-
Tsubasa era rimasto impassibile di fronte agli attacchi
della donna: anzi, più che impassibile sembrava esserne divertito.
-Falla stare lontana da lui!!!-
-Non è che sei gelosa di lei?-
-Io! Gelosa! Non direi proprio!-
Tsubasa sorrise, convinto di aver colpito nel segno:
-Senti, che ne dici di rimanere a pranzo con me e lei?
Così potrai dire direttamente a lei ciò che pensi… anzi, se andrà come penso,
arriverà pure Atsushi, così potrete parlarne…-
-Mi stai prendendo in giro? Ti stai prendendo gioco di me
come hai sempre fatto in tutti questi anni?-
-No Sanae- si fece improvvisamente serio –Non ti sto
prendendo in giro… solo non posso dire queste cose a Lavinia… per il semplice
motivo che non mi ascolterebbe mai… lei è rimasta qui da me solo perché il
dottor Yamamoto le ha consigliato così…-
-È una cosa tristissima…- mormorò Sanae, abbandonando per
un momento la sua aria battagliera.
-Lo so, ma che ci devo fare? Lavinia è tutto quello che mi
rimane, ho perso la mia famiglia e sono rimasto solo… le voglio bene, e
l’aiuterò vita natural durante… non l’abbandonerò più…-
Mente pronunciava quelle
parole, Tsubasa aveva uno sguardo fiero: fissava Sanae negli occhi, come a
volerle comunicare qualcosa, come a volerle trasmettere un significato
nascosto… la donna distolse lo sguardo: non voleva leggere nel cuore di
quell’uomo, non voleva capire cosa le stava dicendo… ma sapeva bene che Tsubasa
le stava confessando il suo amore…
Lo so, lo so… mi sono fatta attendere con questo
aggiornamento… ma 11 esami mi hanno spolpato, e per riprendermi sono andata una
settimana a Berlino e ho ricevuto una visita di una settimana XD
Ora che rientro in Italia, spero
di riuscire ad aggiornare più costantemente, la mia è una promessa a tutti/e
voi che mi leggete costantemente!
Passiamo ai saluti:
Betta:
Grazie di cuore per tutto, senza di te non sarei riuscita a ritrovare
l’ispirazione! Spero che questo capitolo sia all’altezza delle aspettative! Un
bacio e un abbraccio forte! Ti voglio bene…
Rossy:
Eccomi qui, come promesso… ora che ho ritrovato l’ispirazione spero di
terminare la storia in breve tempo! Grazie per il calore che mi dai… J
Susy:
grazie per aver lasciato un commento, non so ancora se sarà una Sanae-Tsubasa
ma ci sono forti possibilità… chissà! Spero che ti sia piaciuto il nuovo
capitolo…
Scandros:
grazie per trovare il tempo di leggere la mia storia… non sai quanto mi riempia
di gioia! E grazie per avermi segnalato quegli errori, mi devono essere
sfuggiti causa stanchezza… spero di non ripeterli più! Un bacione grande
grande!!!
Maki,
Melantò, Solarial, Izumi, Alex, Mysticmoon: grazie per le risate… senza
di voi certe giornate sarebbero tristi e vuote… un abbraccio a tutte!
Tammy:
tra poco torneremo alla nostra routine… grazie per tornare a sopportarmi… sei
un tesoro!
Si rigirò per l’ennesima volta, poi decise di alzarsi per prendere una
boccata d’aria alla finestra: il sonno non ne voleva sa
Si rigirò per l’ennesima volta, poi decise di alzarsi per
prendere una boccata d’aria alla finestra: il sonno non ne voleva sapere di
sopraggiungere, quindi tanto valeva sfruttare al meglio quel momento. Il cielo
era sgombro, così Vinny poté godere delle stelle che invadevano il manto blu e
le trasmettevano un senso di sicurezza e protezione. Sorrise appoggiando i
gomiti sul davanzale e prendendosi il mento fra le mani: adorava fissare il
cielo, poteva rimanere ore e ore ad osservare quelle luci che illuminavano la
volta celeste coi loro barlumi dorati. Abbassò lo sguardo fino al giardino dei
vicini: era appena arrivata a Fujisawa quando lei e Daichi trovarono il gatto
della signora Kenichi nel loro cortile. Ricordava ancora la sensazione che
aveva provato quando aveva stretto fra le braccia quel frugoletto peloso e
tremolante, e davanti agli occhi viveva ancora il ricordo di Daichi che
accarezzava il micino come se fosse fatto di cristallo. Pensare a Daichi la
scosse notevolmente, soprattutto perché le venne in mente il pranzo del
pomeriggio, assieme a Sanae e Atsushi. Le sottili e assurde illazione della ex
manager della Nankatsu e della Nazionale l’avevano irritata parecchio, per
fortuna ci aveva pensato Atsushi a smentire il tutto. Lavinia innamorata di
Atsushi? Andiamo, che stronzata era mai quella! Il ragazzo che stava per
sposare l’aveva appena allontanata dalla sua vita, come avrebbe potuto pensare
già ad un altro! Istintivamente prese il cellulare dal comodino e si sedette
comodamente sul davanzale, con una gamba a spenzoloni all’interno: la
tentazione di telefonare a Shinichi era forte, molto forte, ma la paura di fare
una figuraccia o di non sapere cosa dire era maggiore della voglia di risentire
la sua voce… tutto quello che riuscì a fare fu mandargli un sms:
Pensi che si potrà andare a bere un caffè in centro,
prima o poi? Io, tu e centinaia di altre persone attorno a noi… J
Non si aspettava una risposta: era mezzanotte e mezza e
solitamente Shinichi a quell’ora dormiva. Si svegliava sempre presto la
mattina: una corsa per tenersi in forma, poi doccia, colazione abbondante e
allenamenti con la squadra. Pranzo, panino se non rientrava a casa. Allenamenti
pomeridiani, poi cena, film e infine a nanna. Ma quella sera evidentemente
Morfeo non voleva accogliere nemmeno il ragazzo, perché dopo qualche minuto il
cellulare di Vinny le vibrò fra le mani, facendola sussultare.
Che ci fai sveglia? Vai a letto che domani non ti alzi
più, pigrona… per il caffè credo si possa fare, parla con la mia segretaria per
i dettagli!
La ragazza sorrise leggendo le parole del suo ex… ma era
davvero il suo ex? In fondo lui aveva detto di voler rimandare il matrimonio,
almeno, nella lettera c’era scritto così… però non si era più fatto sentire,
quindi era probabile che nel frattempo si fosse guardato attorno. Era un bel ragazzo,
non avrebbe tardato a far innamorare qualche studentessa.
Dice che domani fra le 15 e le 16 hai tempo, quindi ci
troviamo alle 15 davanti a Starbuck’s. Non si accettano rifiuti, ormai ho
parlato con la tua segretaria! A domani…
Altra pronta risposta:
A domani, piccola… chiudi gli occhi e cerca di dormire,
ti farà bene…
-Lo farò…- rispose sorridendo. Si rimise sotto le coperte
dopo aver chiuso la finestra e finalmente Morfeo le permise di accedere al suo
mondo.
Era agitata come una bambina al primo giorno di scuola:
aveva cercato di essere sobria nell’abbigliamento, ma non aveva idea di quale
fosse il risultato. Fasciata nel suo Peuterey nero si crogiolava nel calduccio
della giacca mentre aspettava l’arrivo di Shinichi. Non voleva impressionarlo,
voleva solo bere un caffè con lui, in quello era stato sincera, per questo
aveva optato per un paio di blue jeans aderenti, e un maglionico a collo alto
rosa pallido. Capelli sciolti, niente trucco. Non doveva conquistarlo. Non ancora,
per lo meno.
-È molto che aspetti?-
Si voltò, e il suo cuore perse un battito: Shinichi era
semplicemente splendido. Nonostante indossasse la tuta di rappresentanza della
società, era affascinante. Il giaccone blu scuro avvolgeva le forme del suo
corpo statuario nascondendone un po’ le fattezze.
-No, io… sono ancora… sono appena arrivata…-
-Vieni, entriamo: fa freddo fuori.-
Si sedettero ad un tavolino e ordinarono due caffè caldi:
Vinny non riusciva a proferire verbo, cos fu Shinichi ad iniziare la
conversazione.
-Come stai? So che stai seguendo una terapia dal dottor
Yamamoto. Dicono che sia molto bravo.-
-Ho fatto progressi, ma credo che la strada sia lunga…-
-E con Tsubasa?-
-Non riesco ad aprirmi del tutto con lui, faccio ancora a
fatica a fidarmi completamente di lui.-
-Le ferite sono ancora aperte, è normale che tu ti senta
così vedrai che col tempo le cose si sistemeranno.-
-Già, Sanae però non aiuta… ieri a pranzo ha avuto il
coraggio di insinuare che io e suo fratello…-
Si bloccò: Shinichi alzò lo sguardo su di lei. “Fratello”
era quasi una parola tabù tra loro. Solitamente “fratello” designava Daichi.
-Io e Atsushi stiamo instaurando un rapporto di amicizia,
nulla più. Non ho testa per altre cose.- e disse quest’ultima frase fissando il
ragazzo davanti a lei. Shinichi non rispose, ma bevve un sorso del suo caffè.
-Vinny, io non voglio legarti a me… o, almeno, non voglio
farlo se tu non te la senti di legarti. Devi sentirti libera di poter fare
quello che vuoi, se ti innamori di qualcun altro, devi sentirti libera di
esprimere…-
-Shinichi smettila…- mormorò la giovane, con lo sguardo
basso –Ho fatto male a chiederti di uscire…- e si alzò, per rimettersi la
giacca –Ti lascio i soldi del caffè, non voglio debiti.- e, dopo aver lasciato
il denaro sul tavolo, senza aggiungere altro, uscì dal locale. Shinichi terminò
la sua bevanda, pagò e uscì:
Vinny mi dispiace, ma non devi farti illusioni: le cose
cambiano, le persona cambiano… devi guarire al meglio, solo dopo potremo
valutare le cose… e soprattutto solo dopo potremo valutare i nostri sentimenti.
Mi dispiace piccola, ma ti amo troppo per poter soffrire ancora. Devo essere
sicuro del tuo amore.
Entrò in casa: compì i soliti gesti meccanicamente. Tsubasa
la raggiunse:
-Tesoro tutto ok?-
Lo fissò, con gli occhi lucidi, poi non resse più: corse
incontro all’ex tutore e lo abbracciò, scoppiando a piangere:
-L’ho perso Tsubasa, l’ho perso per sempre… tra me e
Shinichi non sarà mai più come prima…-
L’uomo, dopo un attimo di smarrimento, la abbracciò
stretta, accarezzandole la testa e lasciandola sfogare, poi la accompagnò in
salotto.
-Vinny, io non so cosa sia successo, e non so cosa passi
per la testa a Shinichi. Non posso dirti se ti ama ancora o no, però posso
dirti che ora devi pensare solo a te stessa. Fregatene di Shinichi, fregatene
di Sanae e soprattutto fregatene chiunque ti circonda… pensa solo a te e al tuo
benessere.-
-Ma è lui il mio benessere Tsubasa1- esclamò lei con la voce
rotta dal pianto –È lui che mi permette di stare bene!-
-Non affidare la tua felicità ad un altro: la TUA felicità
è solo nelle TUE mani, tesoro… nessuno meglio di te può permetterti di essere
felice. Fai le tue scelte e mantienile, sii consapevole di quello che fai e sii
orgogliosa dei tuoi comportamenti. Non lasciare mai che gli altri ti abbattino,
non permettere a nessuno di distruggere quello che hai costruito con tanta
fatica. Stai uscendo da un bruttissimo periodo, e se ce la farai sarà solo
grazie alle tue forze… non sarà merito di Shinichi, né mio, né del dottor
Yamamoto…-
-Finora avevo combattuto solo perché pensavo che tra me e
Shinichi si sarebbe sistemato tutto, ma adesso che anche lui mi ha abbandonata
che ne sarà di me? Tutti mi abbandonano, tutti! Il mio destino è di rimanere
sola, sola!-
-Io sono tornato da te…- mormorò l’ex calciatore
abbassando lo sguardo con aria di sofferenza per le parole della ragazza. Per tutta
risposta Vinny lo abbracciò forte, accoccolandosi sul suo petto:
-Lo so, e di questo te ne sono grata… ma devo ancora
riabituarmi all’idea… però sappi che è bellissimo averti accanto…-
Così abbracciati, sul divano,
non si accorsero del tempo che scorreva. Sembrava di aver fatto un salto
temporale di dieci anni, quando Vinny abbracciava forte Tsubasa, la sera,
seduti davanti alla tv, e si addormentava fra le sue braccia. Ora Vinny era
cresciuta, ma dentro di lei, nascosta, c’era ancora quella bambina bisognosa d’amore.
Eccomi
di ritorno anche con Heroe… battute finali per questa fanfiction, almeno nella
mia mente (malata).
Un
abbraccio e un bacio a tutti coloro che mi seguono e mi recensiscono: il vostro
affetto è fondamentale per me, senza di voi non avrei mai potuto scrivere così
tanto. Grazie di cuore…
Un
bacio speciale alla mia Poiana: chissà cosa ne penserai di questo capitolo *
cipcip *.
Un
bacio pure a tutte le “Signore della Chat”: mi mancate tantissimo, e mancate
pure a Momo chan!!!
-Lavinia, hai mai pensato ad un tuo ritorno a Barcellona
-Lavinia, hai mai pensato ad un tuo ritorno a Barcellona?-
-A dir la verità… no…- rispose la giovane, con lo sguardo
perso fuori dalla finestra –Non ho più niente da spartire con quella città.-
-E i tuoi amici? Mi hai sempre detto di avere un rapporto
speciale con Lucas e Mattias…-
-Ed è vero: sono i punti di riferimento più importanti
della mia vita, ma non voglio tornare a Barcellona. Non sono ancora…-
-Pronta?- la interruppe il dottor Yamamoto, concludendo la
frase per lei.
-Sì. Non so se potrei rivedere certi posti…-
-Come il porto?-
-Ma lei lo fa apposta?- esclamò Vinny sorridendo.
-Lavinia, sono due mesi che frequenti il mio studio, ormai
penso di conoscerti abbastanza bene: so che per te è ancora una ferita aperta,
quella storia… ma non vorrei che tu ti aggrappassi a questa cosa per sfuggire i
tuoi problemi. Io credo che tu abbia superato i tuoi traumi, ma non hai il
coraggio di dimostrarlo. La mia diagnosi, per dirla tutta, è che tu ti crogioli
nel fatto che le persone si preoccupano per te: hai paura di dover affrontare
la vita da sola, e questo perché hai sempre avuto accanto a te qualcuno.
Tsubasa, che ha sostituito tuo padre quando quest’ultimo è morto; Daichi, che
ha sostituito Tsubasa quando vi siete trasferiti in Giappone; e Shinichi, che
ti ha sorretto quando Daichi è stato ucciso. E ora che Shinichi si è
allontanato da te, hai ritrovato Tsubasa. Ma tu che cosa vuoi dalla tua vita,
Lavinia? Vuoi rimanere per sempre sotto alla protezione di qualcuno, o vuoi
prendere in mano le redini del tuo cammino e gestirlo a modo tuo? Ora come ora
è questo il tuo problema.-
-Problema? E perché problema? Tutte le donne sentono il
bisogno di avere un uomo accanto. Perché il mio deve essere un problema?-
-Perché tu non vivi la tua vita, ma fai in modo che gli
altri ti spingano lungo un cammino qualsiasi.-
Vinny rimase in silenzio: continuava a guardare fuori
dalla finestra rapita dagli uccellini che annunciavano la primavera.
-Ha ragione, forse dovrei tornare in Spagna… in fondo, è
là che tutto ha avuto inizio.-
-Questo non significa che tutto deve avere fine lì:
Lavinia, devi chiudere un capitolo e aprirne un altro. Sei giovane, devi solo
prendere coscienza del fatto di avere delle qualità da poter sfruttare.-
-Qualità^ che qualità posso avere dottore? La qualità di
una ragazza che rovina la vita delle persone. Mi guardi attentamente: cos’ho
combinato di buono nella mia vita? Niente… non sono riuscita a rendere felice
nemmeno Shinichi!-
-Non dire così: tuo padre era felice della tua nascita, e
Tsubasa è felice quando sei con lui. Quel tipo di felicità che gli permette di
andare avanti, giorno dopo giorno, e di sorridere alla vita. Come puoi pensare
di non rendere felice nessuno?-
-Io…-
-Credo che ti farà bene andare un po’ a Barcellona: credi
che Lucas e Mattias ti ospiterebbero?-
-Sì, credo di sì. Non dovrebbero esserci problemi.-
-Parti… ne riparliamo tra un mesetto.-
La congedò con un sorriso: era sicuro del fatto che quella
vacanza avrebbe fatto bene alla ragazza, le avrebbe permesso di guarire
definitivamente.
-Ehilà, Tsubasa!-
-Ryo! Che piacere! Come stai?-
-Io bene: sono venuto a comprare delle fragole per Yukari.
La gravidanza le fa sempre questo effetto!-
-E io che credevo che la storia delle voglie femminili
fosse una bufala!-
-Senti, e Lavinia? Come sta?-
-Sta bene, o almeno così sembra: credevo che mandarla a
Barcellona fosse una follia, invece il dottor Yamamoto mi ha rassicurato. Dice
che è il modo migliore per farla uscire dalla sua psicosi. Ripercorrendo il
percorso che l’ha condotta a questa diciamo malattia potrà riuscire ad uscirne…
oppure rimanerci per sempre.-
-C’è anche questa eventualità?- esclamò Ishizaki
osservando l’amico con aria sconcertata.
-Sì: il dottore ovviamente non l’ha detto a Vinny, per
cercare di incoraggiarla a migliorare. Ma la mia paura è che la sua debolezza
prenda il sopravvento.-
-Secondo me devi avere fiducia in lei.- disse l’ex
difensore avvicinandosi alla cassa del supermercato e prendendo il portafogli
dalla tasca dei pantaloni –L’hai sempre tenuta sotto una campana di vetro per
proteggerla dal mondo esterno, e questo di certo è comprensibile, ma mi
permetto di darmi un consiglio da padre.- aspettò che anche Tsubasa pagasse la
sua spesa, poi superarono le porte a vetri –Lascia che faccia le sue
esperienze: positive o negative che siano, le permetteranno di forgiare il
carattere. Io Vinny la vedo ancora come una bambina, e scommetto di non
sbagliarmi di molto se dico che certi suoi atteggiamenti ti ricordano i primi
tempi che stava a casa tua.-
-Ma cosa dovrei fare Ryo! Io voglio solo aiutarla! Voglio
solo permetterle di essere felice…-
-E alla tua felicità non pensi? Da quant’è che non ti
prendi un po’ di tempo per te? Senti, io sono preoccupato per te, Tsubasa: ti
vedo invecchiato, e non sto parlando di rughe o capelli bianchi. Parlo di
spirito: dov’è finito il ragazzino che ci ha condotto alla vittoria dei
campionati nazionali giovanili?-
-È morto con Daichi…-
-Senti, vieni a cena da noi, stasera: Yukari sta
preparando un manicaretto squisito.-
-Ti ringrazio, ma non voglio disturbare.-
-Non accetto rifiuti, Tsubasa. Alle 8 a casa nostra!-
Camminava per strada facendo dondolare la borsa della
spesa: si guardava attorno con aria serena, la natura si stava risvegliando
dopo il lungo inverno appena trascorso. Forse anche Lavinia si stava
risvegliando dopo un lungo assopimento. Forse anche lei stava rifiorendo come i
giardini in primavera. Sorrise pensando alla ragazza che probabilmente in quei
giorni stava ritrovando se stessa: ce l’avrebbe fatta, Vinny era una ragazza
forte, avrebbe tirato fuori la grinta e sarebbe uscita da quel tunnel buio in
cui si trovava da tre anni. E lui si sarebbe fatto da parte: non aveva più
nessun motivo per rimanere accanto alla ragazza, una volta guarita. Non aveva
più bisogno di lui. Nessuno aveva più bisogno di lui. Sorrise mestamente quando
si accorse di essere davanti a casa di Sanae: fu un gesto automatico, quello di
suonare il campanello.
Quando la donna aprì la porta fu decisamente sorpresa di
ritrovarsi davanti il calciatore.
-Ciao- disse lui imbarazzato –Passavo di qua e…-
-Entra!- rispose lei sorridendo –Stavo giusto preparando
un the, ti va?-
Stupito dalla reazione della donna (si aspettava una porta
sbattuta in faccia) entrò e si accomodò in salotto, mentre Sanae preparava un
piattino con dei biscotti.
-Allora, come stai? Senti la mancanza di Vinny? Atsushi mi
ha detto che è partita praticamente senza preavviso…-
-Sì, in effetti la sua è stata una decisione dettata
soprattutto dal dottor Yamamoto… come se quell’uomo volesse sbarazzarsi di lei…-
aggiunse poi sorridendo.
-Come ti senti?-
-Vuoto. Questo è poco ma sicuro. Vuoto e… beh, con la
consapevolezza che sarà così per sempre: quando Vinny guarirà, perché lo farà,
non avrà più bisogno di me. E allora io rimarrò solo, perché ho perso tutto ciò
che avevo di più caro al mondo: ho perso Daichi, ho perso Lavinia, e ho perso
anche te…-
-Tsubasa…-
-No, Sanae… non ti preoccupare… non devi giustificarti, io
sono stato un idiota, mi sono comportato veramente di merda, non mi accorgevo
nemmeno di ferirti. Mi limitavo a pensare “Ci amiamo, andrà tutto bene” quando
invece avrei dovuto dimostrartelo, oltre che a dirtelo. Il disprezzo che nutri
nei miei confronti e la diffidenza che hai nei confronti di Lavinia sono più
che giustificati, e la colpa è solamente mia, come sempre del resto. Non
c’entra Vinny, non c’entra nemmeno Atsushi, che sta cercando di esserle amico,
c’entro solo io. È con me che te la devi prendere, solo ed esclusivamente con
me!- era come se avesse le lacrime agli occhi mentre parlava –Io sono stato uno
stupido, e il bello sai qual è? Che me ne accorgo solo ora! Che lo capisco solo
ora! Che mi rendo conto di come ti ho trattato e mi chiedo come diamine fai a
rivolgermi ancora la parola… io voglio solo il tuo bene… ti amo Sanae…-
-Tieni…- disse la donna porgendogli la tazza –Bevi questo…
ti farà bene e ti farà evitare di dire delle stupidaggini.-
Il sorriso dell’ex manager (della SUA ex manager) lo
rilassò, così si sedette meglio sulla poltrona e sorseggiò la bevanda.
-Vedi, Tsubasa… tu sbagli… non devi abbatterti così, devi
fare di tutto per combattere. Spero che Vinny sia diversa da te. È vero, io non
la vedo di buon occhio, è innegabile: vedo in lei qualcosa che forse nessuno di
voi può vedere. Vedevo in lei la persona che ostacolava la nostra relazione.. e
in fondo così è stato, no? Ma anche io voglio che guarisca, non sono così
cinica. E lo voglio perché se lei starà bene, anche tu starai bene… e potremo
finalmente stare insieme…-
Per poco Tsubasa non si strozzò con il the che stava bevendo:
-Co… come scusa?-
Sanae per tutta risposta sorrise e gli si avvicinò per
baciarlo: era finito il tempo del ricorrersi. Ora era tempo di essere felici.
Insieme.
Questo capitolo è dedicato ad una personale in
particolare, una persona speciale. Mi ha tenuto compagnia nella maggior parte
delle notti degli ultimi sei mesi, mentre io vivevo un’esperienza fenomenale;
mi ha sostenuto e incoraggiato nei momenti di difficoltà, non solo quelli che
riguardavano le mie crisi creative ma anche quelli riguardanti la mia vita
privata. E di questo le sono molto grata. È riuscita a comprendere appieno cosa
mi passava per la testa (e questa è un’impresa, questo è poco ma è sicuro!).
Per questi motivi ho deciso di dedicarti questo pezzo, ho
deciso di fare quello che tu hai sempre voluto cippettando sul messenger: li ho
ricongiunti. Non saranno rose e fiori tra loro, ma il passo che ha fatto
Tsubasa è riuscito a sbloccare la situazione. Chissà se al suo ritorno, Vinny
apprezzerà… e soprattutto, chissà se tornerà! (muahahahah!)
Un abbraccio grande Poianuccia mia, ti voglio bene.
Un ringraziamento enorme anche a tutte coloro che
continuano a seguirmi e che mi recensiscono: senza di voi, non sarei in grado
di continuare a scrivere fanfiction…
Lucas e Mattias la osservavano mentre Vinny, seduta sul
divano, sorseggiava il suo the freddo al limone mescolandolo con la cannuccia.
-L’ho scoperto quando ho iniziato a frequentare lo studio
del dottor Yamamoto, ma non ho avuto né il coraggio né la volontà per
rivelarlo, così l’ho tenuto per me… è sbagliato, lo so, ma nessuno al mondo può
capire come mi sono sentita quando…- si interruppe: un dolce sorriso solcò il
suo volto –È merito di tutto questo se sto meglio…-
-Vinny, la domanda più importante da porre in questo
momento è: chi lo sa, a parte te e noi?-
Il silenzio calò sul terzetto: Vinny continuava a
mescolare il suo the senza aprire bocca.
-Nessuno.- disse, dopo qualche secondo che parve
interminabile –Nessuno…-
Tsubasa era sul balcone che osservava il tramonto quando
sentì la porta a vetri aprirsi: Sanae lo raggiunse e lo abbracciò da dietro.
-Che fai?-
-Pensavo a Vinny: ormai sono tre settimane che è a
Barcellona…-
-Pensi che stia bene?-
-Lo spero, anche perché se qualcosa dovesse andare storto
non so come reagirebbe… il dottor Yamamoto dice che questa è una specie di
prova del nove…-
-Lavinia ha una personalità difficile, non si può mai
sapere come reagirà ad una determinata situazione. In fondo tu e il dottor
Yamamoto avete fatto il possibile per aiutarla, ora sta a lei guarire.-
-Tu proprio non riesci a fartela star simpatica, vero?-
disse Tsubasa abbracciandola a sua volta e posandole un bacio sui capelli.
-Non è questo, è che non mi piacciono le persone che si
fanno trasportare dagli eventi: Vinny non riesce a reagire, non ha carattere. Io
capisco benissimo che la vita è stata molto dura con lei, e per questo non la
biasimo per il fatto di essere scappata e così via, però ormai penso che sia
ora di chiudere col passato e di aprire un nuovo capitolo della sua vita.
Shinichi era lì accanto a lei per starle vicino ed aiutarla, era
innamoratissimo e avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma lei non è stata in grado di
tenerselo stretto. Credo che non sappia nemmeno lei cosa vuole dalla sua vita. Sarò
sincera, Tsubasa: nell’ultimo periodo mi è sembrata molto passiva.-
-Non so che dirti, Sanae… io la vedo sempre così fragile. Forse
è il ricordo che ho di lei da bambina che mi influenza…-
-Le vuoi molto bene, è normale che cerchi di tenerla sotto
una campana di vetro…-
-Non parliamone più, andiamo a fare preparare la cena…- e
la baciò dolcemente sulle labbra.
UNA SETTIMANA DOPO
-Mi raccomando Vinny, facci sapere come vanno le cose: se
dobbiamo venire in Giappone bisogna che ci avverti per tempo!-
-Non temete, lo farò…-
-Allora c’è Tsubasa a prenderti in aeroporto?-
-Madre de Dios, volete stare tranquilli? Vi dico
qualcosa quando arrivo a casa, qualsiasi ora sia, così non impazzite, ok?-
-Mi raccomando…- disse Lucas guardando l’amica con occhi
amorevoli.
-Te lo prometto…- rispose lei, sorridendo felice. Si voltò
verso Mattias, il quale si limitò ad un cenno del capo.
-Statemi bene ragazzi…-
Si voltò e si diresse verso il gate del suo volo: le
dispiaceva lasciare la Spagna, ma doveva tornare a Fujisawa. Aveva un paio di
cose da dire e poi doveva pensare al suo futuro: ora non poteva più permettersi
di rinvangare il passato.
Pensò a suo padre: doveva essere stata dura per lui
crescere una figlia da solo, soprattutto col tipo di lavoro che faceva lui, ma
c’era riuscito, ed era pure riuscito ad inculcare dei forti valori, il primo
dei quali era l’amore per i figli. E lei era già innamorata di quell’esserino
che cresceva dentro di lei: si accarezzò il ventre immaginando come sarebbe
stato il suo futuro dopo la nascita. Ma prima c’erano un paio di ostacoli da
superare, il primo dei quali era sicuramente Tsubasa.
Chissà come reagirà… non oso immaginarlo…
Una volta salita sul velivolo cercò il suo posto e si
sedette aspettando pazientemente il decollo, dopodiché finalmente si
addormentò, col sorriso sulle labbra.
Le porte si aprirono e Tsubasa e Sanae iniziarono a
guardare per vedere se riuscivano a scorgere Vinny:
-Come dici che la prenderà?-
-Non ne ho idea tesoro… so solo che dovrà accettarlo anche
se non sarà d’accordo, in fondo è la mia vita, no?-
-Eccola…-
La videro varcare la soglia e le si diressero incontro:
-Sanae, che bello vederti… allora ce l’avete fatta a
rimettervi insieme, eh?-
Quest’affermazione della giovane li spiazzò parecchio: non
credevano di certo che l’avrebbe presa così bene… anzi, in fondo l’aveva già
capito!
-Il mio viaggio è servito a qualcosa: ne sono felice! Io mi
sono presa un mese di vacanze e voi finalmente avete messo da parte tutti i
rancori… abitate insieme? A casa tua, Tsuby?-
-Tu… sei andata via apposta?- chiese Sanae, colta da un
terribile dubbio.
-Beh… diciamo che… non proprio apposta ma ci speravo!
Coraggio, andiamo a casa, anche io ho delle novità da raccontarvi.-
Durante tutto il tragitto Tsubasa cercò di cavare qualche
parola da Lavinia che però non disse nulla di compromettente: a dirla tutta
aveva paura che una sola parola sull’argomento potesse distrarre Tsubasa dalla
guida. Il momento migliore non sarebbe stato nemmeno durante il pranzo: e se
gli fosse andato di traverso un boccone? Certo, lei ci scherzava, ma era una
cosa seria!
Dopo essere arrivata a casa, aver sistemato le sue cose in
camera ed essersi data una rinfrescata, decise finalmente di andare a dire ai
piccioncini come stavano le cose.
-Allora, io devo dirvi questa famosa cosa…- disse sorridendo
e raggiungendo i due in cucina.
-Vinny, ti prego, mi stai mettendo in ansia: c’è qualche
problema?-
-Non è un problema Tsubasa, è… una notizia… bella o brutta
dipende da come la percepisci tu…-
-Lavinia per favore dicci tutto altrimenti Tsubasa
collassa.- le disse Sanae sorridendo.
-Ok… sono incinta.- rispose con calma.
Sia Sanae che Tsubasa la fissarono a bocca aperta, senza
riuscire a proferire verbo: rimasero in quella posizione per ben cinque minuti,
fino a quando Vinny si decise a chiedere se andava tutto bene.
-No!!- esclamò Tsubasa –Non va tutto bene! Come sarebbe a
dire che sei incinta? Come hai fatto???-
-Devo spiegarti tutto nei minimo dettagli o meglio evitare
i particolari?-
-Lavinia non scherzare! Non si tratta di un gioco! Un
bambino è una responsabilità al di sopra della tua portata!-
-Che stai dicendo Tsubasa? Al di sopra della mia portata? Perché
c’è un limite oltre il quale non si può diventare madri?-
-Non intendevo questo… è solo che sei così giovane…-
-Lo so, ma se mi è capitato c’è un motivo, non credi?-
-È Shinichi il padre?-
-A meno che i miei incubi non mi abbiano messa incinta,
direi proprio di sì…-
-E lo sa?- chiese Sanae, pragmatica come sempre.
Improvvisamente Vinny si rabbuiò:
-No… quando ho deciso di incontrarlo per dirglielo le cose
non hanno preso la piega che avevo previsto e…-
Si rabbuiò improvvisamente, perdendo la felicità che fino
a poco prima la pervadeva.
-Senti… credo che se tu hai intenzione di tenere il
bambino, come mi sembra di capire, devi avvisare Shinichi, almeno per vedere
che intenzioni ha…-
-Lui non ne vuole più sapere di me!-
-Ho capito ma c’è di mezzo un bambino!- esclamò Tsubasa.
-Se lui tornasse da me, sarebbe solo per questo, di certo
non perché mi ama!-
-E non vuoi dare un padre al tuo bambino?-
-Ma che discorsi sono? Stare con una persona quando non c’è
sentimento? Non chiederei mai a Shinichi di fare una cosa del genere! Se vorrà
potrà riconoscere suo figlio, ma non voglio legarlo a me… tra noi non c’è più
niente, è inutile cercare di mandare avanti una relazione senza futuro. Ora scusate,
sono un po’ stanca, vado a fare un riposino…-
Li lasciò soli coi loro pensieri: fu Tsubasa a
interrompere il silenzio che si era creato.
-L’ho lasciata bambina… e adesso sta diventando una donna…
si prenderà lei sue responsabilità… e sarà una madre perfetta…-
-E noi le staremo vicino come dei nonni perfetti…- disse
Sanae avvicinandosi all’uomo e abbracciandolo.
-Nonni? Facciamo almeno zii… non mi sento così
vecchio!- esclamò riuscendo a stemperare la situazione.
Solo una piccola parentesi per ringraziare tutti voi e
per una dedica particolare: la gravidanza di Lavinia è un omaggio ad una mia
amica ventunenne proprio come il mio personaggio che tra un mese e mezzo circa
diventerà mamma. Certo la giovane età potrebbe spaventare, ma se voi vedeste la
serenità e la felicità con la quale questa ragazza sta affrontando la
situazione capireste la mia descrizione della serenità di Lavinia. La mia amica
per fortuna, al contrario di Vinny, ha un compagno accanto, e io auguro loro ogni
bene.
Per Shinichi fu un colpo scoprire della gravidanza, ma fu ancora più
devastante il discorso che gli fece Lavinia, lo stesso ch
Per Shinichi fu un colpo scoprire della gravidanza, ma fu
ancora più devastante il discorso che gli fece Lavinia, lo stesso che la
ragazza aveva fatto a Sanae e Tsubasa quando aveva confessato di essere
incinta. Furono mesi duri, per il ragazzo, combattuto tra il senso di
responsabilità nei confronti della creatura che cresceva nel grembo di Vinny e
la consapevolezza di non poter passare tutta la vita accanto a lei, non ancora
per lo meno. Dal canto suo Lavinia cercava di far entrare Shinichi nella vita
del nascituro, per dimostrargli che nonostante le loro strade si fossero
separate, lei non gli avrebbe mai impedito di essere un buon padre.
-E se è maschio?- chiese Sanae una sera, mentre cenavano
tutti e quattro in un ristorantino nel centro di Fujisawa.
-Sarà una femmina, il ginecologo ne è sicuro…-
-Sì ma metti che sia un maschio?- continuò Sanae,
sorridendo notando l’irritazione di Lavinia.
-Se sarà maschio ci penseremo, ma siccome è una femmina si
chiamerà Hikari. E su questo non transigo.-
-Shinichi, non ti imponi?- chiese Tsubasa sorridendo.
-Che devo fare? Ormai si è intestardita… e poi Hikari come
nome mi piace tanto, ha un bel significato.-
-Uuh…- mormorò Vinny, al che i suoi tre commensali si
voltarono verso di lei preoccupati –Ha dato un calcio… si vede che il sushi le
piace…-
-È già più giapponese di quanto immaginassimo!-
-Siamo andati ad informarci per le pratiche di
riconoscimento: non sarà facile, ma per lo meno il fatto che Shinichi la
riconosca senza richiedere il test del DNA ci facilita un po’ le cose.-
-Non lo richiedo perché mi fido di te…- mormorò il giovane
calciatore.
-Ci mancherebbe, non sono il tipo da fare certe cose,
dovresti conoscermi.-
-Ti conoscevo, infatti… ma adesso non più…-
Il silenzio calò sul quartetto: Vinny fece un respiro
profondo, dopodiché si alzò.
-Mi è passato l’appetito, scusate.-
-Questa situazione è insopportabile…- mormorò Shinichi
quando Vinny si fu allontanata dal tavolo –Non so per quanto reggerò.-
-Pensa alla piccola… lei ha bisogno di te…- disse Sanae.
-E anche Vinny, nonostante non lo ammetterebbe mai.-
aggiunse Tsubasa.
-Il fatto è che stiamo cercando di sembrare tranquilli
nonostante la situazione, ma è impossibile: come crede che potremo crescere un
figlio insieme se giorno dopo giorno ci allontaniamo sempre di più?-
-Scusami se te lo faccio notare, ma la colpa non è tutta
di Lavinia…- osservò Sanae, sapendo di andare a toccare un tasto dolente
–Finché non ti decidi, la situazione sarà sempre nebbiosa.-
-Come se fosse facile… io vorrei riprovarci ma…-
-Non ci sono “ma” che tengono, e te lo dice uno che ha rischiato
di perdere per sempre la donna che amava…- fece notare Tsubasa, allungano la
mano verso quella della sua compagna –Per noi due non c’era futuro, nessuno
avrebbe scommesso un soldo sulla nostra relazione, e invece…-
Shinichi si accorse della veridicità di quelle parole: se
per primi Tsubasa e Sanae erano riusciti a tornare insieme dopo anni e anni di
problemi, perché non potevano riuscirci loro? Ma soprattutto, perché lui era
così legato? Cos’era che lo fermava?
-È il ricordo di Daichi che mi frena… lei sarà sempre
innamorata di lui…-
-Ma Daichi è morto, per quanto sia doloroso ammetterlo, e
Lavinia aspetta un figlio da te… come ha detto lei, un sogno non può averla
messa incinta. E lei per prima sapeva che la bambina era tua. Cerca di pensare
di meno al passato e di guardare di più al futuro, Shinichi, altrimenti oltre a
rovinare le vostre vite, rovinerete anche quella di Hikari…-
Mai parole riuscirono a colpirlo di più come quelle
pronunciate da Sanae…
Hikari cresceva tranquilla, nella pancia della mamma, e
tutto proseguiva per il meglio… ma i rapporti tra Vinny e Shinichi erano sempre
più tesi e difficili, tanto che le visite si stavano riducendo al minimo
indispensabile. Tsubasa e Sanae non sapevano come comportarsi: da un lato non
volevano intromettersi troppo nella loro vita, ma dall’altro entrambi si
sentivano in dovere di dover aiutare la ragazza a costruirsi un futuro.
Atsushi, che ultimamente frequentava assiduamente casa
Ozora, stava instaurando un rapporto speciale con Lavinia. Le stava molto più
vicino di quanto non facesse Shinichi, e soprattutto capiva di cosa avesse
bisogno la ragazza, molto più di quanto non lo capisse Shinichi.
-Ti manca ancora una cosa fondamentale per la piccola…-
disse un giorno il ragazzo, mentre le teneva compagnia.
-E cosa?- disse Lavinia, iniziando a riflettere
controllando gli oggetti della cameretta –Ho la culla, il passeggino, il
seggiolino per la macchina, il box per quando diventerà un pochino più grandina
e persino il girello per quando inizierà a camminare. Tutine e vestitini ne ho
abbastanza… cosa manca?-
-Manca questo…- e le porse un pacco di medie dimensioni
che aveva nascosto dietro al divano.
-Atsushi, sei impazzito?-
-Avanti, aprilo…-
Vinny lo scartò, emozionata come se fosse il giorno del
suo compleanno, ed estrasse dal pacco uno di quei passeggini per bambini che
servono per portarli a spasso tenendoli attaccati al petto. Era color panna,
con un delizioso orsetto disegnato sul davanti, e tanti cuoricini che ornavano
il tutto.
-Tu sei fuori di testa…- mormorò lei con le lacrime agli
occhi.
-Così potrai andare a fare shopping portandola con te ma
avendo sempre le mani libere. Mi sembrava carino, e poi adoravo l’orsetto.-
-Sei sempre così premuroso nei confronti di Hikari… e
anche nei miei confronti.-
-Lo sai che voglio bene a te e alla piccola, e ci tengo
che stiate bene.-
-Sei molto più premuroso di quanto non lo sia il padre…-
-Cerca di capirlo… è una strana situazione… vi stavate per
sposare e poi è saltato tutto…-
-Mi sembra di avergli ampiamente dimostrato che io e la
piccola abbiamo bisogno di lui…-
-Dimostraglielo di più… sei cresciuta senza un genitore,
sai bene cosa vuol dire!-
-Sì… so cosa vuol dire… ma non voglio sacrificare la mia
vita accanto ad una persona che non mi vuole…-
-Ti vuole! Ti desidera più di ogni altra cosa! Ha solo
bisogno di certezze! Dagli qualche certezza in più e vedrai che tornerà da te…-
-Speriamo…- mormorò la giovane accarezzando la pancia
ormai prorompente.
Ogni tanto Lavinia andava al cimitero, a portare dei fiori
sulla tomba di Daichi; evitava però di starci per molto tempo, così come
evitava di parlare di lui in qualsiasi altra occasione. Gli incubi, terminati
da parecchio ormai, erano solo un brutto ricordo che lei affrontava con
serenità, ma non voleva parlarne, non voleva che quel periodo buio della sua
vita pregiudicasse la serenità della sua gravidanza. Mancava ormai una
settimana al termine della gravidanza, e lei si era ormai rassegnata a dover
crescere la sua piccola da sola, quando una sera, improvvisamente, Shinichi la
chiamò:
-Usciamo, stasera, io e te.-
-Ma…-
-Passo a prenderti tra mezz’ora.-
-Che gli è preso, eh piccola? Il papà è diventato matto
tutto d’un colpo!- sussurrò Vinny più a sé stessa che alla piccola, quando
Shinichi chiuse la conversazione.
-Vinny, ti va una tisana?-
-Ti ringrazio Sanae, ma… mi ha telefonato Shinichi e… tra
mezz’ora passa a prendermi…-
-Davvero?!- esclamò la donna sorpresa –E dove andate?-
-Non ne ho idea!- rispose Vinny indossando una salopette
prémaman –Non me l’ha detto… anzi, a dir la verità non mi ha nemmeno detto il
motivo…-
-Sarà impazzito…-
-Non lo capisco più, non capisco più niente… un giorno mi
dice che non c’è più niente da fare e un altro giorno mi chiama con fare
misterioso. Non so più che pesci prendere con lui, davvero.-
-Intanto vestiti e pensa a uscire con lui- le consigliò la
donna, porgendole un maglioncino –Il resto si vedrà, non credi?-
Tsubasa non commentò la misteriosità di Shinichi, tanto
che le due donne sospettarono che sapesse qualcosa, ma l’uomo mantenne il
riserbo aumentando la curiosità della giovane spagnola. Quando Shinichi suonò
al campanello, la giovane aprì e si ritrovò davanti ad una visione mozzafiato, perché
il ragazzo era vestito in maniera elegante e raffinata. Indossava un
maglioncino a V marroncino con una camicia sotto, un paio di jeans abbastanza
attillati e scarpe nere.
-Mi vuoi spiegare?-
-No, non ora.-
Salirono in macchina e vagarono un po’ per la città,
chiacchierando del più e del meno con molta tranquillità, fino a quando, dopo
un’oretta, si fermarono.
-Dove siamo?-
-La collina del tempio.-
-C’è una vista stupenda da qui…-
-Sai…- mormorò Shinichi dopo un attimo di silenzio –Ho sognato
Daichi…-
Lavinia si voltò di scatto e fissò il ragazzo con terrore.
-Non ho nessuna intenzione di parlarne…-
-Aspetta.- la rassicurò lui, sorridendole –Non devi aver
paura… abbiamo parlato tanto… se davvero ho parlato con lui… era tutto così
strano…-
-Dove eravate?-
-Un prato fiorito… all’inizio del sogno ho pensato che
fosse una suggestione, in fondo tu mi raccontavi per filo e per segno ogni cosa
che sognavi… però poi avevo una strana sensazione…-
-Una sensazione di serenità…- sussurrò la ragazza.
-Esatto. Io… beh, sai come la pensavo sui tuoi sogni… e
tutt’ora non so se quello che ho vissuto sia frutto della mia immaginazione o
altro… però ho riflettuto molto su quello che “ci siamo detti”.-
-Sarebbe?- chiese Lavinia, sedendosi su una panchina.
-Ho sbagliato… vorrei ricominciare tutto con te…- si
inginocchiò davanti a lei e le prese la mano –Abbiamo un futuro splendido
davanti, tu aspetti una bambina e io ho grandi prospettive di carriera…
possiamo creare una vita meravigliosa, ma solo se stiamo insieme…-
A Lavinia non sembrava vero, cosa diamine aveva raccontato
Daichi a Shinichi?
-Io… non so che dire… fino a ieri non ne volevi sapere
mezza e adesso…-
Il ragazzo prese qualcosa dalla tasca e lo mostrò alla
giovane:
-Vuoi sposarmi?-
Le infilò l’anello al dito, mentre la ragazza era senza
parole: osservò con attenzione l’anello poi sorridendo disse:
-L’hai trovato nelle patatine?-
-Beh, non sono pratico di certe cose… in occidente non si
chiede così la mano?-
Entrambi risero, le nubi all’orizzonte erano come
dipanate.
-Anche io voglio riprovarci, Shinichi…-
Il ragazzo si rialzò e baciò la ragazza: era una scena che
commuoveva, tenera, dolce… un passato che veniva accantonato, un futuro da
costruire… e un fantasma che sorrideva felice…
Tsubasa raggiunse Sanae in sala d’aspetto.
-È andato tutto bene?- chiese la donna, porgendo un caffè
al compagno.
-Sì, per fortuna… hanno dovuto forzare la rottura delle acque ma per il resto è andato tutto ok…
Vinny è molto giovane, forse per questo le acque non si rompevano, nonostante
il termine sia scaduto da una settimana… io non sono molto pratico…-
-Nemmeno io, a dire la verità… l’importante
è che stiano entrambe bene.-
-La bambina è stupenda, pesa 3
Kg e piange come una disperata!- Tsubasa rise di gusto.
-Beh, almeno i polmoni stanno a
posto… Vinny è stravolta?-
-È stanca morta, ma tra poco
penso che potremmo andare da lei…-
-Senti, Tsubasa, io devo
chiederti una cosa…-
-Dimmi tesoro…-
-Tu li vorresti dei figli da
me?-
-Ma certo! Che domande fai!-
-Anche se… se non siamo ancora
sposati?-
Tsubasa sbiancò di colpo:
-Sei… sei… sei…?-
-Sì Tsubasa, sono incinta.-
rispose lei sorridendo.
-Io… tu… noi… quando… come…-
Sanae scoppiò a ridere e
abbracciò l’uomo che presto sarebbe diventato padre: il loro amore, così
faticoso a sbocciare, e così restio a durare, finalmente aveva messo radici, e
presto avrebbe raggiunto il culmine con la nascita di un figlio. Per loro, come
per Vinny, il futuro avrebbe riservato molto lavoro da fare, ma con l’amore reciproco
avrebbero superato qualsiasi cosa.
-Sei arrivato… ce l’hai fatta…-
mormorò Lavinia quando vide Shinichi entrare nella stanza.
-Mi spiace solo essere arrivato
tardi…-
-Non sei in ritardo… sei giusto
in tempo…- mormorò lei sorridendo, notando che l’infermiera aveva portato la
piccola per la pappa.
-Eccoci qui dalla mamma… e
questo è il papà, se non sbaglio…-
Diede la piccola Hikari in
braccio a Vinny, la quale scostò appena appena la copertina e permise a
Shinichi di bearsi di quello spettacolo. La piccola si agitava tutta e faceva
strane moine con la faccia, fino ad iniziare a piangere:
-Ha fame…- suggerì l’infermiera
–Provi ad allattarla…-
Quella scena, che si ripeteva
dall’alba dei tempi, fu un terremoto emotivo per Shinichi, che si commosse al
punto di piangere… Vinny gli sorrise e gli accarezzò una guancia, facendogli
poi segno di sedersi accanto a lei, sul letto.
Sanae e Tsubasa osservavano il
tutto dalla porta, in discreto silenzio, per non disturbare la famigliola. Ne
erano successe tante, nella vita di Lavinia: sembrava una ragazza destinata a
soffrire in eterno. Ma con la determinazione e la voglia di combattere era
riuscita a capovolgere la situazione e a crearsi un nuovo destino, che in quel
momento sembrava decisamente roseo. Shinichi, innamorato più che mai, era
finalmente convinto di prendersi le proprie responsabilità, riproponendo
persino il matrimonio, al quale però Vinny si era opposta:
-Non è necessario essere sposati
per allevare un figlio: quello verrà in futuro, quando capiremo se come coppia
funzioniamo. Ne sono successe tante, non voglio forzare la mano… tanto non c’è
fretta, io non scappo…-
Erano però andati a convivere,
in un appartamentino poco distante da casa Ozora e da casa Akuma. Shinichi
avrebbe continuato la sua carriera calcistica, cercando di sfondare nel calcio
internazionale, e Vinny avrebbe cercato un lavoro part time appena la piccola
avrebbe compiuto un anno. Certo, non era facile prevedere tutto, e infatti non
c’era nessuna previsione in atto, ma l’amore poteva fare miracoli. Così come
aveva riconciliato Sanae e Tsubasa, dopo abbondanti scaramucce, aveva pure
ricongiunti Lavinia e Shinichi, che sembravano destinati a due vite separate. E
invece la piccola Hikari li aveva riuniti, tutti insieme, la famiglia Ozora e
la famiglia Akuma.
Mentre allattava la piccola, Lavinia
spostò lo sguardo fuori dalla finestra, verso l’orizzonte: il volto sorridente
di Daichi comparve tra le nuvolette bianche, accanto al volto del padre di
Vinny. La ragazza sorrise a sua volta, mentre una lacrima le solcava il volto:
quella era la sua nuova vita…
FINE
Il 19 agosto 2007 è nato
Nicholas, il figlio di una mia cara amica. Auguro a questo scricciolo ogni
bene, così come ai suoi genitori, e spero che la sua venuta possa allietare la
vita non facile che questa mia amica ha dovuto affrontare.
Ad Ale, Tommy e Nicholas i
miei più sinceri auguri per una vita serena.
Elisabetta
Grazie a tutti coloro che
mi sono stati vicini, a tutti coloro che hanno letto la mia storia, a tutti
coloro che hanno deciso di recensirla. Non so quando inizierò una nuova
fanfiction, ma spero in un’accoglienza come quella che solo voi mi sapete
riservare. Un grazie particolare a tutto lo staff per aver risolto il caso di
plagio ai danni miei e di altre due ottime autrici del fandom, autrici di un
livello ben superiore il mio; grazie a OnlyHope per le “cippettate” e le
chattate infinite, con conseguente rischio di incappare nell’ira funesta del
nonno XD; grazie a Scandros, Mysticmoon, Melantò, Makichan,
Solarial, Izumi, Haruka, Rossy, per le chattate e i
consigli e i sostegni… un grazie infinito a Tammy-Momo chan e al mio Amorino
per l’amore e l’appoggio, perché senza di loro non sarei la persona che sono
(un po’ contorto come discorso XD).
Infine vorrei solo
ringraziare tutti, ma proprio tutti quelli che hanno letto le mie
storie: il vostro sostegno mi ha permesso di andare avanti, mi ha permesso di
superare i vari blocchi e di terminare la mia storia, solo per voi… a proposito, Hikari significa Luce... :D