Drabble's Night

di Shnusschen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Libertà ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** Libertà ***


NdA: Ieri sera, con alcune amiche, abbiamo fatto un gioco in cui dovevamo scrivere in 15 minuti una drabble basata su un pacchetto assegnato da una di noi.
Il paccchetto era: Albus/Gellert

"La natura dell'uomo è bensì quella d'essere libero e di volerlo essere, ma fa altrettanto parte della sua natura prendere la piega che gli dà l'educazione."

#1. Libertà

-Sai cosa sogno, Albus?

La sua testa appoggiata al mio petto, la mia mano che vaga tra i suoi soffici capelli biondi.

-Cosa?

-Di essere libero. Presto saremo i padroni del mondo, finalmente liberi da ogni obbligo o regola.

Gli occhi risplendono di  piacere nell’immaginare quel futuro. Mi lascio contagiare e chiudo gli occhi, sognando anche io la libertà.

L’educazione mi impone di prendermi cura di Ariana e Aberforth ma, mentre sogniamo insieme, non conta più nulla; tutte le catene si sciolgono e finalmente volo verso la libertà.

Troppo presto il sogno finisce, nel modo più terribile, e alle catene dell’educazione si aggiungono quelle della colpa.

 

Non sarò mai libero.

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Capitolo 2
*** 2 ***


NdA: Ed ecco la seconda puntata del giochino.
Ma non perdete tempo qui, andate a leggere http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1070561&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1070679&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1070499
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1067878&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1067794&i=1

#2. Resistance

-Abbiamo affrontato tante tempeste, passerà anche questa.

Sirius la guardò a lungo negli occhi:

-Hai ragione Marlene. Ogni giorno una nuova battaglia, ma vinceremo nonostante le perdite.

Poi i due si gettarono nella mischia della battaglia e in breve si persero di vista.

 

-Ma è proprio necessario?!

Sirius rise.

-Dai Marlene, è solo una foto, non farne un dramma.

-Io odio le foto!- bofonchiò lei imbronciata, sistemandosi in posa.

-Musona- sussurrò Sirius.

 

Nella foto si vede ancora quel mezzo sorriso appena accennato, trattenuto.

Una foto e l’ombra di un sorriso, ecco cosa rimane di una delle streghe migliori che Sirius avesse mai conosciuto. Quella volta la tempesta non era passata.

 

#3. Contegno

-Ricordati Pansy, devi sempre essere all’altezza del tuo cognome. Comportati come ti abbiamo insegnato e rendici orgogliosi. Soprattutto oggi.

Pansy annuì, un’espressione seria e concentrata sul viso infantile. Il padre le sorrise e le carezzò leggermente i capelli, prima di sospingerla delicatamente fuori dalla porta.

Il salone di Malfoy Manor era piuttosto cupo e opprimente ed, entrando, Pansy si sentì in soggezione e curvò le spalle, solo per raddrizzarle un secondo dopo: non voleva deludere suo padre.

I grandi si sedettero sul divano, conversando di argomenti complessi e noiosi, mentre Pansy sbirciava di sottecchi il pallido bambino biondo che aveva di fronte; era davvero bellissimo, al contrario di lei. Non era una bella bambina, e lo sapeva.

Anche il bambino la osservava, curioso. Sotto quello sguardo Pansy sentì di doversi mostrare al meglio e percepì l’approvazione del padre per il suo comportamento.

Sentì come se le avessero sussurrato all’orecchio “Sei la bambina più bella” e sorrise, felice, per la prima volta da quando era entrata a Malfoy Manor.

 

 

#4. Il Marchio bianco

Tra poco sarò marchiata. Il cerchio di persone senza volto è silenzioso, percorso da leggeri fremiti di eccitazione e paura.

L’unico suono sono i gemiti eccitati e smaniosi di Bellatrix. Io credo nella causa e sono fedele al Signore Oscuro, ma lei mi inquieta. La sua devozione è cieca e senza limiti; eccitante.

Avanzo nel cerchio; pochi istanti di dolore bruciante e il Marchio Nero spicca vivido contro il biancore della mia pelle.

Lei mi si avvicina; le sue mani, ancora più bianche, si stringono vicino al marchio e la sua bocca, rossa, si posa nel punto toccato dalla bacchetta del Signore Oscuro.

Bianco, nero e rosso; ecco i colori della lucida follia, dell’insana passione.

 

#5. Dark Temptation

La sua fredda voce strascicata è un brivido lungo la schiena, canto ammaliatore di sirena che ti sussurra nel cervello.

È come trovarsi di fronte ad una bestia feroce; sei terrorizzato e l’istinto ti dice di fuggire ma al tempo stesso sei ammaliato dal suo fascino, dal pericolo che rappresenta.

Il Signore Oscuro è un serpente tentatore che conosce le oscurità della mia anima, possiede le mie paure, i miei pensieri. Nutre le mie follie.

“Lascia che io sia la tua tentazione”- sussurra nella mia testa- “Lasciati sedurre dall’oscurità, dalla follia, dal potere”.

E io cedo, la mia debole carne prima della mia nera anima, e divento suo.

Pacchetti:

2.[Marlene McKinnon; “Anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.” (Stefano Benni)]

3. [Pansy Parkinson; "Sempre le venivano i brividi quando lui le parlava, e seppur nulla d'emozionante le dicesse, lei era questo che sentiva: Sei la bambina più bella che ho visto nella mia vita." (Isabella Santacroce)]

4. [Alecto Carrow;  immagine]

5. [OTP Voldemort/Codaliscia; "Lascia che io sia la tua tentazione, d’ogni tua follia son l’incarnazione." (“Sulle scale”, Follow The Mad)]

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Capitolo 3
*** 3 ***


#5. Profumo

-È contro le regole, sono un Prefetto.

Penelope sorrise e si avvicinò ancora di più.

-Eddai Percy, non infrangi nessuna regola se mi baci in un corridoio.

Ma il ragazzo si allontanò deciso, cercando di ignorare la sua espressione ferita.

La verità era che da qualche tempo i baci non gli bastavano più. Quando Penelope gli era vicina, quando il suo profumo lo avvolgeva forte, sentiva bisogni nuovi affacciarsi alla coscienza. A volte credeva di non essere l’unico; gli sembrava di percepire un fremito diverso nella ragazza e s’immaginava come potesse essere andare oltre… Ma subito si bloccava, colpevole, spaventato e preferiva nascondersi dietro la spilla, dietro le regole, per non ammettere quello che realmente desiderava.

 

#6. Assenza

La Sala Grande è sempre più silenziosa e cupa. Tutta la scuola è silenziosa.

Nessuno più parla o ride o scherza, e se per caso durante uno dei pasti qualcuno prova ad intavolare una conversazione col vicino la sua voce risuona sinistra nella Sala silenziosa e subito si spegne, schiacciata dal silenzio opprimente.

Sempre più spesso lo sguardo di Draco Malfoy si posa sul tavolo dei Grifondoro, dove il Trio spicca per la sua assenza e sempre più spesso si chiede, a dispetto di tutto, se i tre ragazzi che mancano non siano la loro unica speranza.

 

#7. First Time

Pansy era brutta, e lo sapeva.

Draco era pallido e mingherlino, non certo un Adone, ma a lei non importava. Pansy era innamorata di Draco Malfoy.

Per questo quella sera, mentre era tra le sue braccia, il cuore le batteva così forte che credeva potesse esplodere da un momento all’altro.

Mentre le mani di Draco, timide e insicure, le carezzavano la pelle nuda, mentre le sue mani accarezzavano il torace pallido di lui, Pansy si sentiva felice. E bella.

E quando le abbassò incerto le mutandine il cuore le scoppiò di felicità.

Erano stati la prima scelta l’uno dell’altra, e sarebbe stato così per sempre.

 

#8. Bagagli

Dopo quello che è successo da Albus non posso più stare qui. Ignoro la faccia basita di mia zia e le sue domande e mi precipito in camera mia, il tempo di fare le valigie e sparirò da qui.

Ma è più difficile di quanto sembra? Come fare se quello che vorresti lasciare indietro – i sogni, l’amore, le folli speranze di un futuro insieme- è così profondamente ancorato in te da non riuscire a separartene neanche strappandoti l’anima?

È semplice, non puoi. Puoi solo raccogliere i tuoi libri, le vesti e la bacchetta e correre via più veloce che puoi, sperando che la tua vita non riesca a raggiungerti.

 

#9. Photos

Chi è Colin Canon? Nessuno. Solo un ragazzino un po’ esaltato, con la mania delle foto e un travolgente entusiasmo per la vita.
Chi è Colin Canon? Nessuno. Solo uno dei tanti cadaveri che ora occupano la Sala Grande. Era solo un ragazzino che amava fare foto, troppo piccolo per combattere, troppo giovane per morire. Il suo entusiasmo e la sua passione erano grandi, ma non sono bastati.

È morto per un incantesimo alle spalle prima di poter cominciare a vivere, prima di amare, prima di diventare insostituibile per qualcuno.

Chi è Colin Canon? Nessuno. Solo una manciata di fotografie vicino ad una tomba desolata.

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Capitolo 4
*** 4 ***


PG: Tonks

Canzone: Leave out all the rest

Prompt: “E vissero per sempre infelici e scontenti”. Così, per non ingannare il suo bambino, termina le favole.

 

Quando era bambina, prima di dormire, suo padre le leggeva sempre le favole Babbane. Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata… tutte finivano con “E vissero felici e contenti”. E lei ci credeva. Si addormentava sempre col sorriso, pensando che quando sarebbe stata grande anche lei avrebbe trovato il Principe Azzurro e avrebbe avuto il suo “vissero per sempre felici e contenti”.

Crescendo, aveva smesso di credere nelle favole ma non nella possibilità di un lieto fine. Dopotutto,  i suoi genitori l’avevano avuto  nonostante le difficoltà.

E quando finalmente aveva trovato l’amore aveva lottato con le unghie e con i denti per conquistare quel licantropo testone e guadagnarsi il suo lieto fine. Credeva di avercela fatta quando si erano sposati. Nel momento di pronunciare il suo “Sì” si era sentita in Paradiso perché nonostante la guerra, nonostante l’odio che li circondava, loro erano lì, insieme, indissolubilmente legati e sarebbero vissuti insieme per sempre, felici e contenti.

Una frase di troppo e una porta sbattuta nel vento erano giunte troppo presto a svegliarla dal suo bel sogno e, con le lacrime che le scorrevano lungo il viso, si era accarezzata la pancia ancora piatta promettendo a sé stessa che non avrebbe mai ingannato il suo bambino, che avrebbe terminato le favole dicendogli “E vissero per sempre infelici e scontenti” così che sapesse fin da subito che non esisteva  nessun lieto fine, non nella vita reale…

 

-Il principe portò Cenerentola nel suo castello e lì si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.

Terminò il racconto accarezzando i capelli blu di suo figlio, che dormiva dolcemente.

-Dora…

Asciugandosi le lacrime si voltò verso sua madre che la guardava con occhi lucidi dalla porta.

-Devo andare mamma, lo sai. Non posso lasciarlo solo.

- E Teddy?

-Torneremo.

Un ultimo bacio a suo figlio e uscì dalla stanza. Sua madre la seguì.

-Mamma?

-Dimmi tesoro.

Tonks si voltò, un piede già fuori dal cancello.

-Raccontagli le favole. E non saltare la fine, anche se lui dorme già. Dillo sempre. “E vissero per sempre felici e contenti”. Voglio che cresca credendo nel lieto fine.

Poi si Smaterializzò.

 

-Alla fine il Lupo e la Principessa si sposarono ed ebbero un meraviglioso bambino…

Andromeda abbassò lo sguardo sul lettino, dove Teddy dormiva sereno. Con un colpo di bacchetta spense la luce e si diresse alla porta:

-E vissero per sempre felici e contenti- sussurrò prima di chiuderla.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Storia parteicpante al Writing Day. Prompt n°1

Dudley si rassettò con gesto nervoso la camicia bianca, sperando di nascondere il suo disagio. Sua moglie sedeva rigida e impettita accanto a lui sul divano, nel loro immacolato e perfetto salotto. Di fronte a loro stavano Harry, Ginny e la loro figlioletta Lily, di 4 anni, mentre gli altri bambini- James, Albus e loro figlio Kevin- erano da qualche parte in giardino.

Quegli incontri erano sempre molto imbarazzanti, quasi una tortura, eppure Dudley non voleva rinunciarvi. Ogni volta che pensava di lasciar perdere, di telefonare al cugino per dirgli che non era il caso di vedersi, vivido gli tornava in mente l’attacco di quel Dissennatore, quando aveva visto sé stesso per ciò che realmente era e non si era piaciuto neanche un po’.

Per questo una volta l’anno si forzava di sostenere almeno un’ora di educata e civile conversazione col cugino.

Durante gli anni, a spizzichi e bocconi e intervallati da lunghissimi silenzi e momenti imbarazzanti Harry gli aveva raccontato qualcosa della guerra che aveva dovuto combattere. Dudley non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo ma provava molta ammirazione per il cugino,  e se pensava a quanto aveva dovuto affrontare, sia nel suo mondo che in casa loro, di nuovo la vergogna lo assaliva prepotente.

Quella visita non si stava svolgendo in modo diverso dalle altre.

Era un afoso mercoledì di Giugno, l’aria resa ancora più pesante dai silenzi imbarazzati dei quattro adulti. L’unica che sembrava non accorgersene era la piccola Lily che era rimasta con loro perché “sono maschi e sono stupidi, non voglio giocare con loro” e ora riempiva l’aria con le sue domande curiose su ogni minima cosa, com’è tipico dei bambini di quell’età.

Dudley si sorprese ancora una volta a pensare a quanto la nipote gli ricordasse suo figlio, a quanto fosse una bambina perfettamente normale e non, come credeva da bambino, un mostro pericoloso.

-Mamma voglio il gelato.

Disse ad un certo punto la piccola.

Ginny rivolse uno sguardo veloce alla donna di fronte a lei, che non dava segni di voler rispondere in nessun modo, quindi abbassò la testa verso la figlia:

-Dopo tesoro.- rispose in tono dolce.

-Ma io lo voglio ORA!- aggiunse Lily in un tono che lasciava presagire lo scatenarsi di un capriccio in piena regola.

Ma sull’ultima parola, pronunciata con tono più forte e deciso, un enorme cono cioccolato e limone, il preferito della bambina, si era materializzato nella sua mano.

Dudley rimase senza parole. Accanto a lui, sua moglie boccheggiava mentre Harry e Ginny li scrutavano guardinghi, preoccupati dalla loro reazione. Intanto la bambina mangiava felice il suo gelato.

Ci furono circa trenta secondi di assoluto silenzio, un silenzio ancora più denso e pesante del precedente, e poi…

-Sei stata davvero brava, sai? Sembra molto buono.

Dudley si era chinato verso la bambina che gli rivolse un enorme sorriso in risposta, tendendo il suo cono affinché l’uomo  lo assaggiasse.

Harry e il cugino si guardarono a lungo negli occhi, cercando forse per la prima volta una vera comunicazione. Dudley sperava che il mago capisse il significato del suo gesto- un gesto di accettazione, una richiesta di perdono, una mano tesa per ricucire gli strappi del passato.

Dopo un lungo momento entrambi distolsero lo sguardo sorridendo.

-Grazie BigD. Sai è la sua prima magia, dimostra davvero un grande talento.

Dudley guardò la moglie, che appariva ancora sconvolta per ciò a cui aveva assistito, e si avvicinò ad Harry, mettendogli un braccio intorno alle spalle.

-Senti, puoi fare qualcosa per lei?- chiese, indicando la donna.

I due si guardarono e scoppiarono a ridere, insieme per la prima volta.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Storia partecipante a: Writing Day Prompt n° 8

. Invidia

 

Gazza guardò quegli odiosi ragazzini che per sette anni non avevano fatto altro che insultarlo, correre su e giù per il castello seminando sporcizia e confusione e vanificando tutto il suo lavoro lasciare per l’ultima volta il castello.

Erano quarant’anni che, nascosto nell’ombra del portone d’ingresso, osservava i ragazzi prendere i loro M.A.G.O e lasciare quel castello, pronti a diventare adulti e vivere nel mondo.

Lui non avrebbe mai varcato quella soglia.

Quando anche l’ultima carrozza se ne fu andata l’anziano custode si avviò col suo passo zoppicante lungo il corridoio che portava alle cucine.

-Visto tesorino- fece, rivolto alla gatta che gli trotterellava a fianco- finalmente il castello è di nuovo tutto per noi.

Ma il suo sorriso era amaro e il volto sospettosamente bagnato.

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