Meeting

di Lisbeth17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Collaborations and Misunderstandings ***
Capitolo 2: *** Uncommon and Amazing ***
Capitolo 3: *** Assistance or Interference ***
Capitolo 4: *** Your lovely soul ***
Capitolo 5: *** A different feeling ***
Capitolo 6: *** About promises and jealousy ***
Capitolo 7: *** Of Cocktails and Birthdays ***
Capitolo 8: *** It is not the moment! ***
Capitolo 9: *** Tiia ***
Capitolo 10: *** About the weight of truth .. ***
Capitolo 11: *** ... and its impacts ***
Capitolo 12: *** Going Back Home ***
Capitolo 13: *** I founded you ***
Capitolo 14: *** A foolish love (Part I) ***
Capitolo 15: *** A foolish love (Part II) ***
Capitolo 16: *** Welcome Back ***
Capitolo 17: *** It always be like this ? ***
Capitolo 18: *** A weekend with the family ***
Capitolo 19: *** Needs at least a couple of yes ***
Capitolo 20: *** Zigulì ***
Capitolo 21: *** Losing the only way ***
Capitolo 22: *** This is for your protection ***
Capitolo 23: *** The net of the wolf ***
Capitolo 24: *** The end of the game ***
Capitolo 25: *** Ending ***



Capitolo 1
*** Collaborations and Misunderstandings ***



Mario Pugliese è latitante da oltre un anno.
 
Non è più una priorità per la squadra del capitano Brancato, nonostante che per lei questa latitanza restasse un chiodo fisso, ma non poteva più far nulla, non avevano più tempo da dedicargli né tantomeno uomini.
 
 Lucia dopo aver frequentato Orlando per alcuni mesi, ha posto fine alla loro relazione, la latitanza di Mario l’ha resa intrattabile e spaventata e non riusciva più a portare avanti la loro relazione.
 
Orlando dopo essersi sentito l’uomo più felice del mondo per alcuni mesi con Lucia, non ha posto opposizioni quando lei ha voluto troncare; non era la donna di cui si era innamorato e non credeva più di conoscerla davvero, un incidente di percorso una gravidanza inaspettata che Lucia ha scelto autonomamente e in piena solitudine di terminare, di fronte a questo, Orlando inerme e triste l’ha lasciata fare quando dopo l’aborto lei l’ha lasciato, dicendogli che non erano affari suoi e non poteva essere una sua decisione. Era tornato triste e solo come solo dopo il divorzio si era sentito, ma continuava a lavorare al Ris con meno voglia e meno piacere, il suo lavoro era l’unica cosa che aveva e ora anche quello non gli stava dando più alcuna soddisfazione, era un’ombra nel laboratorio non esprimeva le sue opinioni ne aveva più alzate di capo, esprimeva le sue idee solo se interpellato, stava pensando di lasciare l’arma non trovando più neanche nel suo lavoro la soddisfazione necessaria.
 
Daniele aveva visto i suoi più cari amici felici e li aveva visti disperati, aveva scelto di stare vicino a Lucia e Orlando non gliene aveva mai fatto una colpa, l’aveva capito e accettato. Daniele non era sicuro che Lucia avesse fatto la scelta giusta ma non poteva dirglielo, non poteva dirlo a nessuno, non era neanche sicuro che Lucia non provasse nulla per Orlando ma non poteva dire neanche questo, per Orlando Lucia era cambiata e la guardava in maniera diversa, prima sembrava che la capisse sempre adesso pareva quasi arrabbiato quando non visto posava lo sguardo su di lei.
 
Bart si era sposato con Eleonora e ora erano in attesa del loro primo bambino, Eleonora aveva ripreso a suonare e dava lezioni private di pianoforte, aveva ripreso un rapporto con la sorella che stava crescendo finalmente grazie all’esperienza del carcere, a Bart la cosa non dava fastidio anzi era contento che in qualche modo la cognata stesse ritrovando la retta via, seppur troppo tardi sotto tanti aspetti.
 
Emiliano aveva trovato finalmente una serenità familiare con Giada e la piccola Marika, avevano affittato un appartamento vicino ai genitori di lei e fortunatamente non viveva più le intrusioni dei suoceri nella sua vita privata, era felice, sposato e felice, contento di non aver rovinato tutto quando aveva preso una sbandata per Bianca.
 
Bianca aveva ampliamente superato la parentesi Emiliano e da qualche mese frequentava un esponente di Greenpeace conosciuto durante un caso, era sempre lei sbadata e pasticciona, ma stava maturando anche sotto il profilo professionale era aiutata moltissimo da Lucia in questo.
 
 
 
«Mi dispiace molto Lucia, ma non è più una cosa discutibile, è una richiesta del Pubblico Ministero e visti i magri risultati ottenuti finora, non possiamo opporci. Non ti obbligo a collaborare in prima persona, ma devi mettere a disposizione uno dei tuoi uomini che farà da collegamento.”
«Mi sembra di capire che non ho molta scelta.»
«A questo punto no, posso capire la tua frustrazione ma non possiamo esimerci da una così chiara richiesta del magistrato.»
«Va bene generale metterò a disposizione uno dei miei uomini, quando dovremmo cominciare?»
«Questa sera passerà il Vice Questore aggiunto Andrea Manzi.»
«E per questa sera avrò delegato a qualcuno quest’operazione coordinata.»
 
Dopo aver salutato Abrami, Lucia richiamò i suoi più stretti collaboratori avvisandoli di un briefing di lì a trenta minuti. Lucia aveva visto Orlando particolarmente demotivato nell’ultimo periodo, aveva quindi deciso di affidare a lui questo particolare caso di coordinamento, la sua sensibilità lo rendeva adatto al lavoro.  Quando furono tutti riuniti in sala riunioni Lucia prese la parola. «Abrami mi ha appena informato che per ordine del magistrato sarà istituita una task-force tra carabinieri e polizia di stato per cercare di porre fine alla latitanza di Mario Pugliese.»  «Ci stanno togliendo il caso?» Chiese Bart evidentemente infastidito. «Per noi non è una priorità da molto tempo e non possiamo permetterci di dire no a un ordine del magistrato.» Disse Lucia per chiudere qualsiasi polemica potesse iniziare.  Orlando si sentiva stranamente sollevato dall’idea che fosse istituita una task-force con la polizia di stato, a differenza di molti suoi colleghi lui si era trovato bene a collaborare, le poche volte che era successo, con la polizia di stato.  Daniele aveva visto lo sguardo di Orlando colto da nuova luce come non succedeva da qualche tempo ormai.  «Questa sera alle venti verrà il Vice Questore aggiunto Andrea Manzi e ci hanno chiesto che almeno un membro della squadra, che conosca il caso Pugliese dall’inizio, rientri in questa task force. Serra te ne occuperai tu! Ci sono problemi?»  
«Assolutamente no. Agli ordini capitano.» Disse Orlando che per la prima volta da mesi aveva nella voce la gioia di rispondere si a una richiesta del suo capitano. 
«Ti pregherei di fornirci poi degli aggiornamenti sul lavoro che stai svolgendo.»  Orlando la fissò sereno per risponderle prontamente «Preparerò regolare rapporto.»  La riunione si sciolse e Orlando tornò alla sua scrivania con la voglia di fare il suo lavoro.
 
 
 
Al numero uno di via Ruffini, al commissariato Prati c’era fermento nell’ufficio del vice questore aggiunto che insieme al suo vice stava esaminando il video presentato come prova a carico per una denuncia di abusi familiari. «È tutto assolutamente inutile, questo video non può dirci nulla che già non sappiamo, oggi devo andare al Ris per parlare con i carabinieri che seguirono il caso Pugliese.»  Andrea aveva un’espressione triste e il suo vice pensò bene di rincarare la dose «Giusto la storia della task-force. Che fortuna... vedi di non farti sparare.». Andrea scoppiò a ridere per poi aggiungere «Starò in guardia! Non ricordarmi ti prego che sono carabinieri, devo collaborare con qualcuno che ci giudica come dei sottoposti.».  Antonio fissò il suo superiore fiero, orgoglio e approvazione nel suo sguardo  «Gli farai cambiare idea.»   Aggiunse poi con tono più basso e malinconico:  "Io resto su questo caso invece...»  Andrea gli posò una mano sulla spalla, sapeva che quel caso lo stava particolarmente frustrando «Sì ma smetti di guardare questo video è inutile e da solo il voltastomaco. Continua a seguire questa pista però e per qualsiasi cosa chiamami, sento che il tempo per questo bastardo ormai è maturo.». Antonio sorrise a tanta sicurezza, il fiuto del suo capo era notevole «D’accordo capo. Fatti valere.»  Andrea strizzando l’occhio e uscendo dalla stanza disse «Contaci.» 
 
 
Lucia aveva deciso di lasciare il laboratorio prima dell’arrivo del vice questore e aveva deciso di portarsi via anche Ghiro, in fin dei conti lei e Ghiro ricoprivano al Ris il grado più alto mentre lei aveva lasciato Orlando, che era ‘solo’ un tenente a disposizione della task-force.  Salutò tutti e uscì dal Ris per le diciannove.  Orlando era alla sua scrivania, attorno a lui pochi altri colleghi tutti indaffarati, erano da poco le venti quando varcò la soglia del laboratorio una ragazza, giacca di pelle e jeans chiari, anfibi simil-militari, una borsa porta-pc stracolma a tracolla, capelli scuri legati in una coda e due occhi chiarissimi, si alzò per invitare la sconosciuta a presentarsi.
 
«Mi scusi signora» disse avvicinandosi a lei «Posso aiutarla in qualche modo? Forse si è persa?»
«Purtroppo no» disse lei scuotendo la testa «Sto cercando il capitano Brancato o chi per lei.»
«Lei sarebbe?» chiese Orlando incuriosito dall’espressione contrariata della donna.
«Andrea Manzi, vice Questore aggiunto del commissariato Prati, dovrei essere attesa.»
Orlando sorrise divertito «Sì, infatti, da me, piacere tenente Orlando Serra, il capitano Brancato mi ha incaricato di fornirle la massima collaborazione.»
 
I due si strinsero la mano e anche Andrea si aprì in un sorriso «Immagino voi attendeste un uomo, vero?»
«Diciamo di sì.» Disse Orlando sereno. «I miei non avevano considerato molto il fatto che potesse essere scomodo per una donna, il nome Andrea.»  I due sorrisero nuovamente. «La prego, le faccio strada.» Disse Orlando indicandole l’ufficio di Lucia, lei stessa gli aveva detto che avrebbero potuto accomodarsi li. «Può chiamarmi Andrea, se non le dispiace, preferirei che mi desse del tu.»  Disse lei fissandolo negli occhi «Come preferisci» disse Orlando sorridendole «A patto che tu faccia lo stesso.»  Le rispose  lui sicuro con il sorriso sulle labbra «Ok Orlando, ti seguo.»
 
 Si accomodarono nell’ufficio di Lucia al tavolo di vetro, Andrea tirò fuori una serie di fascicoli e Orlando posò uno scatolone sul tavolo. 
 «Qui dentro c’è tutto quello che abbiamo scoperto su Mario Pugliese durante le indagini.» Disse Orlando posando una mano sullo scatolone.  «Certo che ne avete scoperte di cose..» costatò Andrea vedendo la mole di carte che Orlando tirava fuori.  «Direi di sì, puoi togliermi un dubbio?» Chiese Orlando  senza riuscire a trattenersi oltre «Cominciamo subito?! Certo.» Disse Andrea togliendo gli occhi dalle carte e fissando Orlando che prese immediatamente la parola «Idea tua questa della collaborazione?»  Andrea storse subito il naso, facendo un’espressione che Orlando trovò buffa. «No, quando mai, tutta farina del sacco del magistrato, noi ci siamo imbattuti nel latitante Mario Pugliese tre mesi fa a seguito di una denuncia di furto in un’abitazione privata, abbiamo trovato le impronte di Mario e cominciato a indagare, il magistrato all’ultimo briefing si è fatto venire sta splendida idea.»  Orlando serio le chiese allora «Non sembri contenta di collaborare con me.» Andrea sembrò scusarsi con lo sguardo per poi dire  «Ma tu non c’entri niente, non ti conosco abbastanza per non sopportarti, ma non sono mai stata trattata troppo bene dai carabinieri come membro della polizia di stato. Il tuo capitano ha mandato un tenente a parlare con un vice questore aggiunto. Con tutto il rispetto per il tuo lavoro che sicuramente sarà ottimo, ma non è un bel biglietto da visita da parte vostra.»  Orlando si sentì in dovere di difendere la sua squadra in qualche modo, anche se il discorso di Andrea non era poi così folle «Hai perfettamente ragione ma Lucia vive Pugliese come un caso personale e questa collaborazione come una sconfitta quindi ne resta alla larga.»  Andrea lo stupì interrompendolo «E fin qui sono d’accordo con te.» Disse Andrea continuando a fissarlo e posando una mano sulla sua come per attirare l’attenzione su un dettaglio importante. «Ma qui, nella vostra squadra non c’è anche il capitano Daniele Ghirelli? Amico d’infanzia di uno dei membri della banda del lupo?» Orlando scoppiò a ridere  «Hai studiato.» Andrea strizzando l’occhio e togliendo la sua mano da quella di Orlando disse «Sono uno sbirro!!» 
 
Risero entrambi di gusto quando Andrea gli chiese ancora  «Tu di cosa ti occupi di preciso? Non siete tutti scienziati qui?»
«Neuroscienze, tecniche d’interrogatorio, quella che volgarmente è definita scienza della verità.»
«Bello, mi ha sempre affascinato e per quanto possibile vedo di leggere sull’argomento.»
«E lei dottoressa di cosa si occupa?»
Andrea scoppiò a ridere «Dottore, io sono semplicemente laureata in giurisprudenza, e guido il commissariato Prati.»   Scoppiarono a ridere entrambi.  «Credo che mi piacerà collaborare con te.» Disse poi Andrea. «Credo anche a me.» Disse Orlando sincero. «Allora cominciamo.»
 
Andrea si era tolta la giacca di pelle sotto la quale indossava solo una canotta bianca, aveva tirato fuori un quaderno e si appuntava tutto quanto ritenesse rilevante, Orlando parlava da oltre due ore, partendo dalle prime rapine di Mario con il fratello, per passare poi alla formazione della banda, diede una breve descrizione di tutti i membri, tutti in carcere tranne Mario, per poi riprendere con i primi omicidi.
Non si erano mai alzati un momento dal tavolo e Andrea mostrava a Orlando la sua massima attenzione, lo interrompeva di rado per fargli domande, non ce ne era effettivamente bisogno, il riassunto di Orlando era impaccabile, non aveva tralasciato nulla.
 
Alle 23.00 il telefono di Andrea, cominciò a squillare interrompendo Orlando che era arrivato all’omicidio commesso da Giordana. «Pronto.» Disse Andrea portandosi il cellulare all’orecchio, ascoltava in trepidazione. «Antonio sto arrivando, non fate cazzate e non vi muovete finché non arrivo io, se non facciamo un arresto pulito è tutto inutile.»  Attaccò il telefono per voltarsi verso Orlando. «Devi andare?» Il suo tono apparve quasi  dispiaciuto  «Sì, pare che stiamo per arrestare un uomo accusato dalla nipote di abusi, dovremmo coglierlo sul fatto, perdonami.»  Orlando strizzandole l'occhio e sorridendole, le rispose «Non ti preoccupare.» Andrea rimise in ordine le sue carte mentre Orlando faceva lo stesso. «Questo è il mio numero di telefono.» Disse Andrea porgendo un foglietto a Orlando «Possiamo sentirci domani per vedere quando possiamo continuare. Puoi venire anche tu in ufficio da me, se vuoi.»  Orlando prese il foglio che lei gli stava passando e le porse un biglietto da visita a sua volta «Ti chiamerò domani, tieni questo il mio numero per qualsiasi novità, buona fortuna per stasera.»  Andrea si  aprì in un sorriso per dirgli  «Grazie devo solo teneri buoni i miei che fanno la fila per spaccargli la faccia...» 
 
Andrea era pronta sulla porta quando vide Orlando risedersi alla scrivania. «Ehi cosa credi di fare?» Chiese rivolgendosi  a  Orlando di nuovo seduto al tavolo. 
«Rapporto su questo primo incontro.» Disse lui alzando uno sguardo stanco nella sua direzione. «Vattene a dormire, lo farai domani mattina, hai in pratica parlato solo tu... andiamo su, fammi strada.»  Orlando sorrise alla premura di quella ragazza e la seguì fuori dal Ris.  «Buonanotte tenente.» Disse lei arrivata alla macchina  «Buon lavoro dottoressa.» Disse lui aprendosi in un sorriso.
 
Arrivato a casa con due occhiaie enormi e un panino trovato per strada Orlando trovò Ghiro seduto che agitava le dita velocemente sulla tastiera del suo adorato laptop.  «Allora com’è andata?» gli chiese Ghiro smettendo di fissare il computer.  «Bene direi, ma siamo solo all’inizio ancora.»  Si sedette stanco sul divano accanto a lui. «Che tipo è?» Chiese Daniele curioso «Forte, in gamba, non mi dispiace per niente questa collaborazione.»  Rispose Orlando ripensando ad Andrea «Ne sembri sinceramente colpito.» Disse Ghiro  annuendo «Tu ovviamente sai che è anche una bella ragazza?!»  Ghiro si voltò per guardarlo stupito «Ragazza?! Ma non dovevano mandare Andrea Manzi, il vice questore aggiunto?»  Orlando cominciò a ridere alla reazione dell'amico «E l’hanno mandato, Andrea Manzi il vice questore aggiunto, è una ragazza, capelli scuri occhi chiari, minuta ma con le forme giuste, veste comoda, non troppo femminile direi.» Ghiro con lo sguardo furbo gli chiese «L’hai squadrata?!»  Orlando sorrise di nuovo pensando a una probabile reazione di Andrea a questa sua descrizione e poi rispose all'amico «Osservata direi e visto il tipo se sentisse questa mia descrizione mi spaccherebbe la faccia con un pugno.» Ghiro si finse spaventato per poi aggiungere «Simpatica.»  Orlando a quel punto tornò serio per dire «Dirige il commissariato di Prati, tosta direi.»
 
Ghiro solo in quel momento pensò a Lucia e disse «Chissà che dirà Lucia quando saprà che è una donna.» Orlando ancora colpito dal  ragionamento di Andrea disse 
«Lucia poteva informarsi e poi può dire davvero poco, non ha fatto una bella figura defilandosi e portandosi via anche te.» Ghiro assunse un’espressione colpevole a quel punto «Se né accorta?» E Orlando quasi infastidito per il modo in cui stava sottovalutando Andrea disse «No, sai è arrivata a dirigere un commissariato con i punti del latte.»  Ghiro gli diede una spinta «Acido.. Glielo dirai a Lucia?» E Orlando lo guardò stupito «Cosa?»  Daniele costatò l'ovvio per lui dicendo «Che è una donna!!» Orlando posò il panino che stava mangiando per chiedergli «E’ così rilevante?» Così annientando qualsiasi risposta di Ghiro che si limitò a dire «In effetti se è capace no.»
I due sorrisero, Orlando tornò a dedicarsi al suo panino mentre scriveva il rapporto, nel frattempo Ghiro traccheggiava ancora al pc, in quel momento il cellulare del primo squillò, aveva ricevuto un messaggio.
 
Andrea: ‘Dovresti dormire non scrivere rapporti. Buonanotte. Andrea’
 
«Chi è?» Chiese Ghiro curioso quando il cellulare di Orlando squillò di nuovo.
 
Lucia: ‘Com’è andata? Hai fatto il rapporto? A domani. Lucia’
 
Allora Orlando disse «Lucia.» E cominciò a scrivere al telefono.
 
Orlando a Lucia: ‘Tutto bene. Rapporto fatto. A domani’
 
Orlando a Andrea: ‘Come lo sapevi? Com’è andato l’arresto? Dormi pure tu. Notte. Orlando’
 
Andrea: ‘Sono uno sbirro e sto cercando di far parlare il porco quindi credo che per me sarà una lunga nottata. Ci vediamo se potrai domani nel primo pomeriggio in ufficio da me.’
 
Orlando: ‘Vedrai che crollerà, i bugiardi muovono le mani e la loro temperatura corporea aumenta soprattutto sul viso è visibile, battiti accelerati e aumento della sudorazione, mettilo di fronte al fatto compiuto non potrà controllare le sue reazioni inconsce. Per domani vedrò di esserci.’
 
Andrea: ‘Grazie mille, se confessa  ti devo una cena. Notte!’
 
Orlando: ‘A tua disposizione. Notte a te.’
 
«Mi ripeto, allora?»  Disse Ghiro dopo aver visto Orlando perdersi dietro quel rapido scambio di SMS «Allora niente." Disse Orlando volendo tagliare il discorso "Buonanotte capitano.» Ormai Andrea stava incuriosendo molto anche Daniele che chiese «Quando passa di nuovo dal Ris?» Orlando mentre stava andando in cucina per buttare la spazzatura disse «Domani andrò io da lei!» Ghiro era un po' andato oltre e disse «A casa???» Orlando lo guardò scuotendo vistosamente la testa «In commissariato Ghiro, tu sei fuori è carina è simpatica ed è una collega, punto! Notte Ghiro.» Una volta salutato l’amico Orlando decise di andarsi a riposare, finalmente dopo un sacco di tempo si sentiva felice di fare il suo lavoro, Andrea era competente e seria questo si vedeva, era molto attaccata al suo lavoro, anche se la conosceva da poco, sapeva che quella con lei sarebbe stata una piacevole collaborazione.
Si addormentò presto e soddisfatto.
 
Daniele era troppo curioso, digitò velocemente sulla tastiera per trovarsi davanti vita morte e miracoli del vice questore aggiunto Andrea Manzi, che aveva fatto una carriera veloce e impeccabile, ma sinceramente non era la sua carriera che lui interessava quanto lei, quindi cominciò ad aprire quante più foto possibile, ed erano poche e tutte che si riferiscono al suo fascicolo o ad articoli di giornali Siciliani che la riguardavano, niente Facebook niente Twitter, stava per rinunciare quando su FB trovò un Riccardo Manzi che aveva una sorella di nome Andrea, aprì le sue foto per costatare che era davvero carina, in quelle foto non sembrava per niente la donna descritta da Orlando, niente giacca di pelle solo vestitini e capelli al vento, aveva un’abbronzatura invidiabile e rideva stretta al fratello. Sorrise compiaciuto del suo essere un dannato hacker e tornò a pensare ad Orlando che aveva ritrovato nuovamente sereno quella sera, se c’entrasse il vice questore, la collaborazione o il fatto che questa fosse una donna di certo ancora non lo sapeva, era però certo di essere felice che il suo coinquilino avesse ritrovato un po’ di serenità. In quei mesi l’aveva visto distrutto, il volto solcato da profonde occhiaie, l’aveva sentito vagare per casa nel cuore della notte, incapace di trovare la pace e il sonno, l’aveva visto svogliato e più di una volta intento a leggere il suo stato di servizio per cercare di capire quanto un altro trasferimento avesse potuto influire sulla sua carriera.
 
Quella sera dalla sua camera non proveniva nessun rumore di passi, si affacciò per costatare che dormiva serenamente dopo neanche dieci minuti che si era messo a letto. Non sapeva chi diavolo fosse ma quella sera ringraziò il vice questore Manzi, per qualsiasi cosa gli avesse fatto.
Si ritirò nella sua stanza per andarsene anche lui a dormire, per la prima volta da mesi senza la preoccupazione per l’uomo che dormiva nella stanza accanto.
Anche lui si addormentò subito.
 
 Andrea aveva passato ore in sala interrogatori, fortunatamente le indicazioni di Orlando le erano state immensamente utili per incastrare quel porco, così si sdraiò sul divano che c’era nel suo ufficio, dopo aver completato il rapporto per il questore che amava immensamente quell’inutile spreco di carta, per prendersi qualche ora di sonno. 
Si addormentò immediatamente, stanca e con il sorriso sulle labbra.
 
 
 
NDA
Ragazze ben tornate per chi mi conosce e ben trovate per chi arriva qua per la prima volta. 
Ebbene si ci riprovo di nuovo con un'altra storia, sempre su Ris e di nuovo non una L&O i gusti sono gusti, si sa, ho un personaggio preferito e su quello scrivo, ora la cosa può piacere oppure no, vi prego non ditemi preferivo Lucia e Orlando, mi piacciano tanto, etc etc etc a me no, e questa storia non li vede al momento come protagonisti, poi potrei sempre impazzire e cambiarla completamente. Se avete voglia, vorrei sapere che cosa ne pensate, anche se siamo solo all'inizio, sono curiosa... 
Quindi fatevi sentire, se volete.. Ve lo dico subito è un esperimento, mi sono divertita da morire nel pensarla e mi diverto nello scriverla, probabilmente cercherò di aggiornare con cadenza settimanale..
Io vi ho detto tutto, ora tocca a voi farvi sentire...
 

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Capitolo 2
*** Uncommon and Amazing ***



 

 

Uncommon and Amazing
 
 
La mattina dopo al Ris la giornata proseguiva tranquilla, dopo il briefing mattutino a ognuno era stato assegnato un caso, Bart e Bianca dovevano occuparsi di una rapina in una gioielleria, Lucia ed Emiliano avrebbero seguito un caso di omicidio mentre Ghiro e Orlando sarebbero rimasti in laboratorio a esaminare prove ancora in attesa di analisi.
Orlando aveva lasciato il suo rapporto sulla scrivania di Lucia ed era tornato in laboratorio a fare alcune analisi con Ghiro, Lucia prima di uscire dal laboratorio con Emiliano si era seduta per leggere il rapporto di Orlando, era scritto bene, anche molto dettagliato, ma non diceva nulla di concreto in fondo, il primo incontro era stato conoscitivo e poi la parola era spettata soprattutto a lui che aveva cominciato a riferire la storia della banda del lupo.
Lucia ripose il rapporto sulla sua scrivania per uscire dal Ris, Emiliano la stava aspettando sulla porta. 
 
Ghiro e Orlando stavano facendo alcune analisi, verificando la reazione a determinati reagenti di una molecola specifica, quando il telefono del secondo prese a squillare, rispose senza neanche leggere chi fosse. «Pronto» Disse con la voce seria. «Ciao sono Andrea ... Manzi, il vice-questore.» Disse Andrea rispondendo al suo tono serio. «Ciao Andrea, vedi che non conosce molte donne che si chiamano come te. come va?» Chiese lui con un tono decisamente più rilassato e colloquiale. «Bene, ha confessato ti devo una cena.» Disse Andrea adeguandosi al suo tono per poi aggiungere «Voglio capirla meglio la tua scienza. Puoi passare per proseguire sul caso Pugliese?» Chiese poi senza mai perdere la serenità. Orlando guardò l'orologio e poi Ghiro, gettando un occhio a quello che stavano facendo per poi dire: 
«Certo, sarò lì tra un’ora.» Andrea interpretò diversamente la sua pausa e chiese: «Hai altri casi?» Orlando sorrise per di re prontamente. «No al momento no, stiamo facendo alcune analisi.» Andrea aveva intuito nella sua voce come se non fosse poi così impegnato e aveva voglia di prenderlo in giro, le era parso un ragazzo così vitale e solare «Giochi al piccolo chimico?» Orlando non riuscì a rimanere serio, tentò comunque di cambiare discorso «Non proprio, sono un po’ cresciuto per il piccolo chimico. Tu che fai?» Andrea sbuffò incapace di impedirselo. «Firmo carte, quando vieni ti registro che avrò la mano fuori uso. A dopo.» Disse capendo di dover tornare al suo lavoro. «Ciao.» Disse Orlando riattaccando il telefono.
 
Ghiro non aveva mai distolto lo sguardo dal suo amico. 
«Che c’è?» Chiese Orlando serio. 
«Niente!» disse Ghiro con la faccia di bronzo. 
«Parla, avanti...» Disse Orlando incrociando le braccia al petto. 
«Ma non sapevo che vi chiamaste già.. E poi il piccolo chimico?! Qui lavoriamo!» Disse Ghiro fingendosi contrariato. 
«Lo so perfettamente che noi qui lavoriamo ma anche se le ho detto che aveva torto, ammettilo questo test l’abbiamo fatto per divertirci, equivale a mettere le mentos nella coca-cola, smettila di controllarmi, sto bene. E poi Ghiro vedi che Andrea ed io lavoriamo insieme, l’obiettivo è Pugliese te lo ricordi?» Disse Orlando essendo stufo delle sue allusioni.
«Si sì.» Disse Ghiro lasciando intendere che poco lo convinceva quella prima scusa 
«Ok mi piace lavorare con lei. È simpatica e attenta, particolarmente accurata e gentile.» Disse Orlando tutto di un fiato,
facendo sorridere Daniele che disse «Si vede, e ne sono contento, mi sembravi un po’ spento nell’ultimo periodo.» Orlando guardò l’amico diventato improvvisamente serio, per poi rispondergli con la sincerità che per lui meritava  
 
«E’ vero, mi dispiace non avertene parlato ma è stato un momento difficile per me, sono stato seriamente tentato di lasciare questo lavoro, non sentivo più lo stimolo giusto, questa collaborazione mi ha riacceso, mi dà la possibilità di confrontarmi con persone completamente diverse.» Daniele in quel momento capì la cosa più importante per il suo amico di quella collaborazione e lo disse ad alta voce. 
«E poi non c’è Lucia..» Orlando annuì cercando di far capire al suo amico quello che provava. 
«Anche! Non ti nascondo che per me è difficile lavorare con lei, chiedere un trasferimento equivale, però, a bruciarmi la carriera quindi sono rimasto, ma è poco piacevole, mentre questa collaborazione mi dà uno stimolo nuovo per fare il mio lavoro.» Daniele sorrise, che fosse donna o uomo era irrilevante in quel momento, era positivo per Orlando e questo bastava, dandogli una pacca sulla spalla disse «Lo so, posso capire. Ora va sennò la poliziotta ti arresta.» 
Orlando si portò una mano al mento con fare riflessivo e disse «Non credo, ma non posso nemmeno escluderlo visto il tipo.» 
I due scoppiarono a ridere.
 
Orlando si tolse il camice e si mise la giacca, prese una borsa con i fascicoli su Mario e fece per uscire dal laboratorio, 
sulla porta incontrò Lucia che gli chiese «Ciao. Dove vai?»
«Da Andrea.» Disse Orlando sereno
«Vi date del tu?» Chiese Lucia stupita quasi dalla confidenza mostrata da Orlando.
«Sì.» Disse Orlando deciso «Problemi?»
«Assolutamente no, al momento questa collaborazione è la tua priorità.» Disse Lucia pensando un po’ a se stessa e volendo approfittare della collaborazione per vederlo di meno, per quanto si facesse forte averlo sempre di fronte era molto difficile anche per lei.
«Perfetto.» Disse Orlando volendo superarla per uscire.
«Tienimi comunque aggiornata.» Aggiunse Lucia bloccandolo per il braccio, 
cosa che Orlando poco apprezzò in quel momento rispose quindi secco «Sarà fatto. Ciao!» per poi uscire dal Ris.
 
Lucia si recò da Ghiro, che un po’ temeva che presto a tardi lei gli avesse chiesto qualcosa, ma aveva ragione Orlando su quest’argomento, Andrea era una poliziotta capace, era così importante porre l’accento che fosse una donna? Probabilmente no, pensò Ghiro.
«Ciao capitano..» disse Lucia avvicinandosi. 
«Buongiorno anche a lei capitano.» Le rispose Ghiro aprendosi in un lieve inchino, Lucia si aprì in un sorriso e poi rivolta verso la porta da dove Orlando era appena uscito disse «Mi sembra che questa collaborazione gli faccia piacere, mi sembrava un po’ spento nell’ultimo periodo.» Ghiro constatato l’argomento ancora neutro della conversazione decise di risponderle con sincerità «Si è vero, ne stavamo giusto parlando, si trova bene con il vice questore ed ha ritrovato stimoli che non sentiva più.» Lucia annuì e ammise «Mi fa piacere, mi dispiaceva vederlo così abbattuto. Novità qui?» Disse poi Lucia volendo cambiare discorso e voltandosi verso il banco colmo di provette del laboratorio «Ehm no! Stavamo facendo un test..» Disse Ghiro cercando di coprire parte delle cose sul tavolo «Ancora la storia delle mentos e della coca-cola? Dai, Ghiro, seguimi nel mio ufficio che ho novità sul caso che sto seguendo.»
 
Intanto in commissariato Andrea era china alla sua scrivania, sommersa da una serie di scartoffie da firmare, cosa che lei detestava profondamente, «ma ti pare» diceva  sempre «che non posso fare il mio lavoro per firmare tutte ste carte, e poi l’effetto serra, il buco dell’ozono, la scomparsa della foresta Amazzonica, dove li metti?!!» Era solita lamentarsi in questo modo con i suoi uomini, che cercavano di starle alla larga in certe giornate, fino a quando a un certo punto un audace bussò al suo ufficio. «Avanti!» disse lei con il tono scocciato, volendo far intendere al povero sventurato che non era per niente aria. Antonio il suo vice era un uomo sulla 50ina da sempre poliziotto, il suo più fidato ed esperto collaboratore, fece capolino nel suo ufficio. «Sei tu Giuda Iscariota... » Disse Andrea alzando la testa dalle carte. «Andrea devi fare il tuo lavoro per intero e quelle carte sono il tuo lavoro.» Disse l’uomo sulla difensiva sapendo quanto il suo capo detestasse la parte meramente burocratica del suo lavoro, e come questo si trasformasse velocemente in giornate nere, che fuori ci fosse il sole, era indifferente nel commissariato tirava sempre aria di tempesta. «Sono solo dettagli Giuda..» Disse Andrea per confermare che quella era una pessima giornata e Antonio allora osò l’impossibile «Come va?» Chiese sereno «Mi pigli pure per il culo??» Disse Andrea che sembrava stesse ruggendo «No dai..» Disse Antonio con tono più comprensivo avvicinandosi alla scrivania «Ok, la colonna piccola la puoi prendere e vedi che fra un po’ m’interrompo che viene Orlando.» Disse Andrea quasi in tono normale. «Chi???» Chiese Antonio sicuro di non conoscere nessuno con quel nome, e lui i nomi se li ricordava «Il carabiniere..» disse Andrea allora cominciando a fissare il suo collaboratore «Ma non collaboravi con la Brancato?» Chiese lui che del capitano Brancato aveva sentito parlare «Con un membro della sua squadra.» Disse Andrea non volendo polemizzare sul trattamento che la Brancato le stava riservando. «E vi date del tu?» Chiese allora Antonio curioso come una vecchia pettegola «Antonio che palle, ho la fortuna di collaborare con un carabiniere normale e tu rompi??» Forse Andrea rispose troppo velocemente e abbassando la testa, perché Antonio proseguiva nella sua fase pettegola «Carino?» Andrea alzò la testa per un attimo per dire «Sembri mia madre..» e subito dopo un porta penne sulla sua scrivania volò fino alla porta che Antonio chiuse prontamente, abituato a certe intemperie del suo capo, sapeva poi di aver un pochino esagerato.
 
In quel momento si scontrò con un uomo, giovane castano con gli occhi color nocciola e lo sguardo limpido e una borsa piena di documenti a tracolla. «Si?» Chiese Antonio con ancora i fogli in mano. «Cercavo Andrea.» Disse Orlando sorridendo «Il carabiniere?» Intuì Antonio, che aveva l’occhio fino, trovò subito simpatico quel ragazzo «Tenente Orlando Serra, piacere» Disse Orlando tendendogli la mano libera. «Antonio Pezzi, piacere mio, quello è l’ufficio della dottoressa.» Disse indicando la porta alle sue spalle, in privato le dava del tu ma di fronte a terzi le dava del lei, chiamandola sempre dottoressa «Attento.» Disse poi il poliziotto una volta che lui ebbe raggiunto la porta, siccome gli stava simpatico, un avvertimento se lo meritava.
 
Orlando lo guardò confuso da quello strano avvertimento, per poi voltarsi di nuovo verso la porta bussare e aprirla piano, in quel momento vide un fermacarte volargli addosso.
«Ciao anche a te.» Disse prendendo l’oggetto al volo.
Andrea alzò la testa dai fogli per vedere che non era Antonio a essere entrato nella sua stanza ma un Orlando sorridente con il ferma carte in mano, Andrea si alzò velocemente dalla sua scrivania e gli corse incontro.
«Ti ho fatto male? Scusami credevo fosse Antonio, il mio vice..» Disse Andrea nel tentativo di scusarsi. 
«Li tratti beni i tuoi uomini..» Disse Orlando sorridendo al caratterino che lei stava mostrando di avere. 
«Quando mi fanno certi regali» disse indicando la scrivania «e vengono pure a prendermi in giro sì.» Disse Andrea ferma indicando una pila di carte sulla sua scrivania.
«Ricominciamo. Ciao, come stai? Ti prego accomodati.» Disse poi aprendosi in un sorriso e invitandolo a sedersi. 
«Giornata dura?» Chiese lui ancora con il pensiero fermo a osservare la pila di documenti. 
«Detesto le scartoffie e non ho dormito nulla.» Disse Andrea con la calma nella voce.
«Vuoi che torni un'altra volta?» Chiese Orlando con il volto preoccupato avendo notato le sue occhiaie. «Ti ho chiesto io di venire. Per lavorare bene insieme poi non puoi fissarmi le occhiaie.» Disse Andrea decisa, non le piaceva apparire stanca di fronte ai suoi colleghi, era donna e non poteva permettersi di farsi vedere debole, altrimenti comune stanchezza sarebbe stata scambiata per femminea inadeguatezza. «Non sono un tuo sottoposto.» Disse Orlando cercando di capire cosa stesse catturando la sua mente «Giusto!» disse Andrea pensierosa, capendo che forse lui era diverso  «Ma non puoi guardarmi come se fossi uno straccio ugualmente.» Orlando addolcì il tono a quella confessione «Non sei uno straccio, sei solo stanca e si vede, lo sarei anch’io se avessi passato la notte insonne.» Andrea fece un sorriso stanco, capendo che probabilmente non l’avrebbe spuntata, decise di orientarlo verso il lavoro «Va bene signore della verità, possiamo lavorare ora?» Disse allontanando un po’ di carte, Orlando scosse la testa, non sarebbe riuscito facilmente a farle cambiare idea «Va bene, dove eravamo rimasti?». Andrea rispose prontamente «All’omicidio commesso da Giordana.» Orlando non potè che sorridere all’interesse mostrato da lei «Non fare quella faccia non è mica la favola di cappuccetto rosso.» Andrea ammiccò nella sua direzione per ammettere «Lo so ma tu la racconti bene, ci metti pure quel pizzico di psiche del personaggio che mi piace un sacco.» Orlando senza perdere il sorriso disse «Vabbè ricominciamo.»
 
Dopo due ore Andrea non smetteva di ascoltarlo completamente rapita, fu portata alla realtà da Antonio che si era precipitato nel suo ufficio. «Che succede?» Chiese Andrea rivolta verso di lui. «Deve sparire dottoressa, c’è il Questore che vuole il solito rapporto dalle sei.» Andrea sbuffò spazientita, essendosi completamente dimenticata del suo superiore «Che palle!! Vieni.» Disse poi facendo segno a Orlando di seguirla.
 
Orlando prese la sua giacca e la borsa e la seguì, uscirono dalla stanza di Andrea passando per una porta laterale che Orlando entrando non aveva nemmeno notato, e poi uscirono dal retro del commissariato, il tutto di corsa, Andrea sembrava inseguita da un branco di lupi affamati; arrivati fuori, si guardarono, entrambi con il fiatone e scoppiarono a ridere.
 
«Ma dico dottoressa, lei scappa dai suoi superiori?»
«Quello non mi può vedere e vuole che gli faccia rapporto almeno tre volte al giorno e poi mi fa perdere un sacco di tempo.» Disse Andrea mettendo il broncio come una bambina.
«Capito capito. E adesso?»
«Adesso vado a prendere l’autobus e me ne vado a casa, quello entrando avrà notato occupato il mio parcheggio e mi farà le poste per un po’, quindi io me ne vado a casa con i mezzi, tanto se succede qualcosa mi chiama Antonio.»
«Ti accompagno io, andiamo.»
Andrea lo guardò con fare interrogativo.
«No non ho parcheggiato davanti al commissariato, non c’era posto, ma qua dietro.»
«Ok, andiamo. Poi me la spieghi meglio questa cosa della verità..»
Orlando era scoppiato a ridere all’ultima battuta fatta da Andrea, mentre lei lo seguiva continuando a guardarlo stupita.
 
Dopo poco tempo arrivarono a casa di Andrea, era un attico in via Cipro, la vera impresa fu trovare parcheggio, ma Andrea aveva insistito perché potesse ricambiare la gentilezza fattale da Orlando. Una volta entrati in casa Orlando notò quanto fosse carina, piccola, ma non troppo, non saranno stati più di 80mq ma c’era una cucina abitabile e un piccolo angolo soggiorno, la camera di Andrea con bagno in stanza e uno studio, c’era anche poi un piccolo bagno per gli ospiti con la doccia.
 
«Carina questa casa.» Disse Orlando guardandosi intorno.
«E’ la mia bomboniera.» Disse Andrea con lo sguardo illuminato.
«E’ anche molto ordinata!!» Disse Orlando stupito costatando l’ordine che regnava nella casa.
«Ne dubitavi?» Chiese Andrea fissandolo di sbieco.
Orlando la fissò squadrandola da capo a piedi. «Sì, un po’ sì.»
Andrea scoppiò a ridere per poi dire. «E fai bene, ma non ci sono mai e una signora mi aiuta con le pulizie quindi è facile trovarla immacolata, considera che erano tre giorni che non tornavo.»
«Come mai?»
«Quando seguo casi spinosi non riesco a staccare mai veramente e resto in ufficio, dormicchio un po’ sul divano.»
«Mi pare stupido.»
«E lo è, ma sono fatta così e non riesco a staccare.»
Orlando la fissò per sorriderle poi dolcemente, Andrea rispose a quel sorriso chinando leggermente la testa di lato.
«Se non ti dispiace aspettare, mi faccio una doccia velocemente e ti preparo una cena.»
«Ah ecco la cena che mi dovevi offrire. te la cavi con così poco?»
Andrea gli si fece sotto e cominciò a dire. «Punto primo, non intendevo questa come la cena che ti ho promesso, punto secondo, sono un’ottima cuoca e dovrei sentirti lusingato dal poter mangiare anche solo uno dei miei stuzzichini, punto terzo, se preferisci un panino comprato per strada come la tua cena di ieri, sei liberissimo di andare.» Concluse indicandogli la porta. Orlando aveva Andrea a pochi centimetri da lui, ne percepiva il profumo e la guardava basito. «Buona furia, come... come sai cosa ho mangiato ieri per cena?» Andrea fece un passo indietro e tirò fuori un biglietto dalla tasca. «Ti è caduto questo quando ti sei tolto la giacca entrando in casa.» Disse passandogli il foglio. «Sono uno sbirro, ma non ho poteri magici.» Andrea dicendolo alzò le mani mentre Orlando poté costatare che era lo scontrino della sua cena della sera prima. «Ok, accetto l’invito e vedi che puoi anche evitare di sbrigarti sotto la doccia.» Andrea si avvicinò a lui posandogli un bacio sulla guancia per poi sparire in camera sua disse solo «Grazie.»
 
Orlando si avvicinò alla libreria per guardare i libri presenti, c’erano diverse biografie storiche occupavano un intero ripiano, molte riguardavano la prima e la seconda guerra mondiale e altre antichi romani, c’erano anche diversi testi dedicati alle grandi regine inglesi. La parte centrale della libreria era dedicata ai gialli, diversi autori molti stranieri, alcuni nordeuropei, insomma una bella collezione. Gli scaffali più in basso riguardavano tutti la stessa cosa, la psicologia criminale e un testo sulla pedofilia che anche lui aveva letto, e diversi manuali. Era ancora chinato a guardare i libri quando la voce di Andrea lo sorprese alle spalle. «Vuoi farmi il profilo partendo dalla mia libreria?» Orlando sobbalzò leggermente. «Mi hai spaventato.» Disse Orlando portandosi una mano al petto. «Forse perché hai la coscienza sporca?!»
 
Orlando si voltò finalmente a guardarla, indossava dei pantaloni da ginnastica che non nascondevano per niente le sue forme e una canottiera sportiva, i capelli ancora bagnati che stava frizionando con l’asciugamano. «Non ho la coscienza sporca, solo che non è molto carino fissare così attentamente casa altrui.» Andrea sorrise e disse «Se c’è qualcosa che t’interessa prendi pure.» Per poi tornare nella sua camera per posare l’asciugamano e poi mettersi a cucinare.
«Sei davvero brava a cucinare?» Chiese Orlando sedendosi al tavolo della cucina.
«Non ti rispondo neanche, m’implorerai di invitarti di nuovo. Sei astemio?» Disse Andrea con il sorriso sulle labbra. «No.» Disse Orlando affascinato dalla sua sicurezza. «Allergico a qualcosa?» Chiese poi mentre tirava fuori alimenti da frigo, Orlando notò qualcosa che non gli piaceva e voleva dirglielo «No ma non mi piac…»  Ma Andrea lo interruppe subito. «No no no nella mia cucina non esiste il non mi piace, proverai qualsiasi cosa io preparerò se non ti sarà piaciuto, me lo dirai solo alla fine.» In quel momento il telefono di Andrea cominciò a squillare e lei si mise a cercarlo.
 
«Ciao Antonio, dimmi tutto.» Disse lei sorridendo in direzione di Orlando. 
«Guarda che questo sta ancora qua.. Lo tumuleranno nel tuo ufficio.» Disse il suo vice riferendosi ovviamente al Questore.
Andrea scoppiò in una fragorosa risata che fece ridere anche Orlando, in quel momento anche il suo telefono squillò e si affrettò a rispondere.
 
«Pronto.»
Antonio che era ancora al telefono con Andrea e disse «Chi c’è lì con te?»
Ghiro aveva chiamato Orlando non avendolo visto rientrare al Ris «Dove sei?»
«Come scusa?» chiese Andrea stupita dal tono inquisitorio del collaboratore.
«Che cosa è questo tono?» Chiese Orlando colpito dal tono di Ghiro
«Non sei sola ho sentito una voce maschile.» Aggiunse Antonio
«Dove sei? Sento un'altra voce.» Disse Ghiro confuso.
«Esatto e questa conversazione sta prendendo una bruttissima piega.» Disse Andrea scocciata dall’interrogatorio.
«Ghiro sono fatti miei non ceno a casa.» Disse Orlando intenzionato a chiudere la conversazione.
«Scusa, non volevo è che lo sai che mi preoccupo per te.» Disse Antonio cercando di scusarsi
«Ho capito, sei con Andrea.» Disse Ghiro in tono malizioso.
«Si lo so, ma non puoi comportarti come fossi mio padre.» Disse Andrea in parte rabbonita dalle sue scuse ma comunque decisa.
«Daniele sei fuori strada, smettila.» Disse Orlando fermo.
«Hai ragione difatti ti ho chiesto scusa, ma si può sapere chi è? Aspetta aspetta aspetta, lo so! Il carabiniere!» Disse Antonio malizioso.
«Salutami il bel commissario!» Disse Ghiro divertito
«Antonio va a quel paese!» Disse Andrea riattaccando il telefono in faccia.
«Ghiro sei un cretino!» Disse Orlando attaccando il telefono senza aspettare nemmeno una sua risposta.
 
I due si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere. «Controllano anche te?» chiese Andrea tornando ai fornelli. «Sì, il famoso capitano Ghirelli, e mio coinquilino. A te invece chi  che ti controlla?» Chiese Orlando avvicinandosi a lei «Il mio fidato braccio destro, Antonio.» Orlando annuì ricollegando il fidato braccio destro all’uomo che aveva incontrato al commissariato «Bel tipo, mi aveva avvisato di fare attenzione quando entravo nel tuo ufficio, in effetti senza il suo avvertimento l’avrei preso in faccia il fermacarte.»
 
I due scoppiarono di nuovo a ridere quando i loro telefoni squillarono di nuovo, entrambi, avevano ricevuto un messaggio.
 
Antonio: ‘Passa una buona serata, divertiti se puoi e non parlare solo di lavoro.’
 
Ghiro: ‘Sono un coglione, scusa. Passa una piacevole serata, non parlate solo di Pugliese.’
 
Leggendo i rispettivi messaggi, i due si aprirono in un sorriso. 
 
La cena preparata da Andrea era effettivamente notevole, aveva poi accompagnato ciascuna portata da un diverso vino, non erano per nulla ubriachi ma avevano quel lieve senso di leggerezza che ti lascia un buon bicchiere di vino, non avevano parlato minimamente di Pugliese ma Andrea aveva interrogato Orlando sulla sua specializzazione, né era sinceramente affascinata.
«Lo sai che in Italia in pratica nessuno crede in quello che faccio?» Disse Orlando senza allontanare lo sguardo da lei. «Io ci credo.» Disse lei semplicemente fissandolo. «Grazie, mi sono praticamente imposto a Lucia quando sono arrivato al Ris e abbiamo discusso non poche volte circa gli strumenti da me utilizzati.» Disse Orlando tornando con la mente a molto tempo prima. «Posso capirla, certo cose sono poi difficili da poter usare in tribunale ma sono utili nell'avviare le indagini secondo me.» Andrea gli rispose con sincerità e professionalità, capendo anche il punto di vista della Brancato. «Esatto.» Disse lui trovandosi concorde con lei. 
Si erano spostati sul divano ancora con il calice di vino in mano.
«I funghi non mi piacciono.» Disse Orlando fissandola dopo un breve momento di silenzio «Ma il tuo tortino era delizioso.» Andrea sorrise con gli che dicevano io lo sapevo e disse «Visto, non puoi dire che qualcosa non ti piace in assoluto!» Disse decica e Orlando annuendo «Va bene, ti concedo il beneficio del dubbio sull’argomento cibo.» I due sorrisero per fare un nuovo brindisi al cibo.
«Eravamo arrivati all’omicidio Zanchi.» Disse Andrea poi posando il bicchiere sul tavolo. «Sei sicura di non essere stanca?» Chiese Orlando che aveva notato le sue occhiaie farsi sempre più profonde ma Andrea scosse la testa e prese il suo blocco per gli appunti con una penna, lui allora tirò fuori il fascicolo del caso Zanchi, in altre parole l’omicidio commesso da Maiale e che di fatto aveva portato al primo arresto di un membro della banda del lupo.
 
Dopo un po’ che parlava senti che la testa di Andrea era scivolata sulla sua spalla, sorrise nel vederla così profondamente addormentata e serena, posò il fascicolo e le tolse il blocco dalle mani, la prese delicatamente in braccio per portarla in stanza da letto, dopo averle rimboccato le coperte, scrisse un biglietto che lasciò sul tavolo della cucina e dopo un po’ lasciò il suo appartamento per tornare a casa sua.
Arrivato a casa, fortunatamente, non trovò Ghiro pronto ad aspettarlo, quindi si defilò di corsa in camera sua per mettersi a letto e addormentarsi poco dopo.
 
 
 
Un fascio di luce si fece spazio tra gli scuri per arrivare a  colpire Andrea sul volto, quando lei aprì gli occhi, si ritrovò nel suo letto sotto le coperte e non si ricordava assolutamente di esserci andata, aveva la bocca impastata dal vino bevuto la sera prima, si diresse in bagno per sciacquarsi la faccia e lavarsi i denti, quando arrivò in cucina, trovò il tavolo sparecchiato e la lavastoviglie che era stata caricata, sul tavolo un bigliettino.
 
‘Bella addormentata, se il caso Pugliese ti fa quest’effetto non te ne parlo più.
Scherzo.
Ti auguro una buona giornata.
Fammi sapere quando sei disponibile a proseguire il sonno.
 
Orlando’
 
Si aprì in un sorriso e corse a cercare il telefono.
 
Orlando era arrivato al Ris, si era svegliato riposato e sereno e per evitare un probabile interrogatorio da parte del coinquilino era anche uscito presto da casa.
Si stava prendendo un caffè alla macchinetta quando il suo telefono cominciò a squillare.
«Buongiorno!» Disse leggendo chi lo stava chiamando. 
Lucia che passava da lì rimase colpita dal tono in cui Orlando aveva detto quella semplice parola e rimase ad ascoltare la sua conversazione.
«Buongiorno.» Disse Andrea con la voce ancora impastata dal sonno.
«Ben svegliata.» Disse Orlando cominciando a immaginarsela appena alzata.
«Sono una tremenda ospite. Mi hai portato tu a letto?» Chiese Andrea tranquilla.
«Sì e vedi che non sei così pesante.» Disse Orlando ripensando a quanto lei effettivamente fosse leggera.
«E hai lavato anche i piatti?» Chiese ancora Andrea che era ancora in cucina.
«Mi sembrava il minimo dopo la cena deliziosa che tu hai preparato.» Disse Orlando ripensando alla sera prima, inoltre, non era per niente stanco e una volta averla messa a letto gli era parso il minimo, lavare i piatti, per sdebitarsi in qualche modo. 
«Mi piace il tuo concetto di parità di sessi.» Disse Andrea ancora con il sorriso sulle labbra mentre accendeva la macchinetta del caffè.
 
I due sorrisero mentre Lucia cominciava a mettere insieme le informazioni appena ascoltate, Orlando la sera prima era stato a cena con una donna, evidentemente a casa perché lei aveva cucinato, la cosa in qualche modo la infastidiva anche se non stavano insieme da molto, si sentì improvvisamente gelosa.
 
«Mi sono preso un tuo libro.» Disse Orlando interrompendo il silenzio. Andrea mugugnò qualcosa e Orlando udì rumori di passi e poi silenzio all’altro capo del telefono. «L’esecutore.» Dissero poi insieme. «Brava.» Disse Orlando colpito e stupito, la sua libreria era davvero piena di libri. «Memoria fotografica.» Disse Andrea per fugare lo stupore nella sua voce, per poi aggiungere. «E’ molto bello.» «Te lo rendo appena lo finisco.» Disse Orlando prontamente. «Non ho fretta tranquillo.» Disse Andrea sincera. «Sei ancora a casa?» Disse Orlando sentendo il rumore di una macchinetta del caffè. «Sì.» Disse Andrea stiracchiandosi. «Ce la prendiamo comoda oggi??» Costatò divertito. «Ho già sentito Antonio che mi sta mandando una macchina, per oggi però mi sa che sono incasinata, non credo di riuscire ad avere tempo per Pugliese.» Disse poi intristendosi leggermente. «Non ci sono problemi, chiamami tu quando sei libera.» Disse Orlando anche lui dispiaciuto. Andrea ritrovò la serenità dicendogli. «Buona giornata e ... Grazie.» Restituendola così a Orlando che le rispose a sua volta.  «E di cosa? Grazie a te della piacevole serata. A presto.» Riattaccò il telefono con ancora un sorriso stampato sul volto. 
 
Lucia lo intercettò mentre usciva dalla saletta del caffè.
«Buongiorno!» disse sorprendendolo.
«Buongiorno a te!» rispose Orlando sereno, certo nella voce non c’era l’enfasi dedicata poco prima al telefono e il sorriso aveva perso intensità.
«Come va?» Chiese Lucia cordiale.
«Tutto bene. Hai il rapporto sulla tua scrivania.» Rispose lui formale.
«Grazie, per oggi vorrei che seguissi Bart e Bianca sul loro caso.» Disse Lucia stufa di quel silenzio che si stava creando tra di loro.
«Va bene, non ci sono problemi.» Deviò per dirigersi alla sua scrivania dicendole «A dopo.»
 
Andrea era nel suo ufficio la mattinata costretta a firmare carte, all’ora di pranzo l’avevano chiamata per un omicidio dietro via Terenzio e alle quindici era di nuovo nel suo ufficio, esaminava al computer le foto di quest’ultimo caso, quando Antonio fece capolino alla sua porta.
 
«Entra entra.» disse facendogli un segno con la mano.
«Come va?»
«Una meraviglia, stavo esaminando le foto di questa scena del crimine, sta storia mi puzza non poco.»
«Il caso Pugliese?»
«Oggi non credo di aver tempo da dedicargli.» Rispose sicura per poi alzare la testa verso il suo collaboratore che la fissava con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Ti vedo riposata oggi!»
«Ho dormito parecchio stanotte.» Disse lei secca per poi aggiungere «Pezzi a lavorare, forza, abbiamo convocato la moglie della vittima?» Quando il suo vice la faceva arrabbiare lei lo chiamava per cognome e Antonio capiva che era il caso di smetterla di fare certe domande.
«Sta arrivando.»
«Novità dal medico legale?»
«Quando mai.»
«Be ancora qui sei? A lavorare ho detto.» Disse Andrea alzando uno sguardo scocciato su di lui.
«Che cosa gli hai preparato?» Chiese Antonio mentre usciva di corsa dalla stanza, da fuori sentì il rumore del fermacarte che sbatteva sulla porta. 
Andrea scosse la testa e uscì dal suo ufficio.
«Torno subito.» Disse al suo uomo al centralino Novelli, era nuovo e un po’ pasticcione ma un caro ragazzo.
 
Prese il motorino di un suo collaboratore per fare prima e si diresse alla città universitaria per parlare con l’anatomopatologo.
 
 
 
 
NDA
 
Ed eccomi di nuovo qui, ho pubblicato con un po' di anticipo, ma non fateci l'abitudine.. ;-)
Se vi sembra di riconoscere in Andrea un caretterino noto, aspettate e vedrete, c'è un senso a questo carattere oltre che alle sue capacità investigative che verrà chiarito più avanti..
Allora che ne dite di questo nuovo personaggio? Che ne pensate del vice questore Andrea Manzi? Siate spietate se volete, sono pronta a tutto, mi piace sempre leggere i vostri commenti.
 
P.S.: Se Lucia vi sembra 'fuori' dal personaggio è in parte dovuto alla storia e in parte alla mia immaginazione, come si comporterebbe se.. è per il suo personaggio se essenzialmente ho inserito tra le note OOC.
Alla prossima
 
 
Dal prossimo capitolo
 
Orlando fece un salto che gli fece perdere l’equilibrio, Andrea lo afferrò per il braccio per evitargli la caduta 
ma senza successo e caddero sul divano uno sopra all’altra.

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Capitolo 3
*** Assistance or Interference ***


Assist or Inter




Assistance or Interference

Era arrivata al laboratorio di medicina legale e mentre stava entrando nella stanza, si scontrò con una donna bionda, capelli corti, molto ordinata. “Mi scusi.” Disse senza prestarle alcuna attenzione precipitandosi poi nella stanza del medico legale dove notò un cadavere, una donna stesa sul tavolo. “Quello non è mio!” disse rivolta al patologo. “O che piacere rivederti dottoressa, ma perdonami non ti ho mandato a quel paese qualche ora fa?” Disse il medico guardandola con fare interrogativo. Andrea non aveva voglia né tempo di scherzare. “Dottore, c’è poco da scherzare dai. Hai dato un’occhiata al mio cadavere? Era un uomo.” Disse indicando nuovamente la donna stesa sul tavolo. “Siamo passati al lei noto.” Disse il medico con una punta di sarcasmo “Sei stato tu a cominciare.” Disse Andrea incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida. “Ho un sacco di altri casi lo sai?” Disse il medico non volendo abbassare lo sguardo. Allora Andrea con una smorfia sul viso disse “Se mi trucco e mi metto i tacchi me la fai sta cazzo di autopsia?” Il medico si stava divertendo troppo a stuzzicarla quindi rincarò la dose dicendo “Gelosa?” E Andrea rispose come solo una donna gelosa poteva rispondere. “Se la prima bionda che passa mi passa avanti sì.” Il medico non voleva mollare il punto e disse “Il suo cadavere è qui da ieri.” Andrea storse il naso e si voltò per guardare dall’altra parte dicendo “Allora vuol dire che sei lento.” Il medico non voleva più discutere con lei, sapeva che avrebbe perso, se c’era una cosa che ad Andrea Manzi riusciva bene era tenere il punto, quindi cedette. “Daie Andrè facciamo pace. Il tuo uomo presenta diverse echimosi e graffi ma nessuno di questi ha causato la morte.”. Andrea era ancora un po’ indispettita e rispose a tono“E’ un gioco? Andiamo per esclusione?” Il medico disse allora con tono fermo. “Acida stamattina.” E Andrea cedette, dicendo “Scusa, è che oggi Antonio mi ha fatto innervosire.” Lui le strizzò l’occhio per dire piano. “Credo che il tuo uomo sia morto annegato.” Andrea ora gli stava mostrando tutta la sua attenzione “L’ho trovato dentro un bidone dell’immondizia in via Terenzio.” Disse stupita.

Il medico legale spostò la lampada con la lente d’ingrandimento all’altezza del viso del cadavere. “Vedi questo... ” disse indicando residui intorno a bocca e narici “si chiama volgarmente fungo schiumoso e un segno inconfutabile di annegamento la cianosi mi aveva portato a pensare a un soffocamento ma non è così, vedi pure la pelle d’oca per esempio.” Mentre il suo cervello metabolizzava quella notizia Andrea chiese ancora “Acqua dolce o salata?” Pentendosi subito. “Fuori dalle palle.” Disse Carnacina indicandole la porta, ma lei era già corsa fuori dicendo “Grazie, scusa.”

Andrea tornò in ufficio giusto in tempo per parlare con la moglie del defunto, il riconoscimento l’avrebbe fatto dopo questo colloquio e l’avrebbe accompagnata Antonio, la donna da una fotografia aveva comunque confermato che si trattasse del marito. Alle diciotto poco prima dell’ arrivo del questore Andrea prese il telefono e scrisse un messaggio. Orlando era in riunione con Bart Bianca e Lucia, stavano facendo il punto della situazione sulle prove scoperte sul caso della rapina in gioielleria, quando il telefono di Orlando squillò, gli era arrivato un messaggio, prese il telefono per farlo smettere di suonare e aprì il messaggio.

Andrea: ‘Mi chiedevo metti anche il menù della cena nel tuo rapporto alla Brancato?’

Orlando non riuscì a trattenersi e si aprì in una risata, i colleghi lo guardarono stupiti mentre Lucia lo fulminò con lo sguardo.

Orlando:‘Sono in riunione. Ti chiamo quando esco.’ 

Andrea: ‘Se non fai rapporto t’invito a cena pure stasera, ho un interessante caso di annegamento in pieno centro. Passami a prendere per le 20:00.’

Orlando: ‘Sissignora!’ 

Lucia non si era persa nessuna espressione comparsa sul volto di Orlando, che sembrava piacevolmente colpito da quanto aveva appena letto. “Problemi?” Chiese poi rivolta verso Orlando. “No, nessuno. Scusatemi per l’interruzione.” Disse facendo segno di proseguire.

Alle 19:30 stava uscendo dal Ris e passò dall’ufficio di Ghiro. “Ciao, ci vediamo a casa più tardi.“ Disse affacciandosi alla porta con già la giacca sulla spalla. “Ceniamo insieme?” chiese l’altro togliendosi le cuffie e alzando il viso dal pc. “No, ceno fuori.” Disse lui scuotendo la testa, mentre Daniele fece solo una strana faccia. “Smettila! Non sono affari tuoi.” Disse Orlando non avendo nessuna voglia di dargli corda e salutandolo con la mano mentre lasciava il laboratorio. Lucia fece capolino nell’ufficio di Ghiro. “Ciao splendida.” Disse lui posando definitivamente le cuffie sulla sua scrivania. “Non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione.” Disse lei con una faccia a metà tra la colpa e la curiosità “Lucia.” disse Ghiro in tono di rimprovero. “Esce con qualcuno?” Chiese allora lei troppo curiosa “Non lo so, se hai sentito bene, non sono affari miei. Ti da fastidio?” Le chiese allora l’amico. “Sì, no, non lo so.” La risposta di Lucia per Ghiro fu chiarissima disse solo “Vuoi una pizza stasera?” Lucia disse “Andata.” Mentre Ghiro aveva già spento i monitor.

Andrea saltò in macchina di Orlando senza neanche salutarlo. “Parti parti parti.” Disse velocemente e Orlando mise in moto per chiederle poi una volta partiti. “Che succede?” Andrrea sembrava stesse cercando di nascondersi, sprofondando nel sedile. “Ho litigato con Antonio, e il Questore mi tampinava da oltre due ore così sono scappata con una scusa, ma quando siamo litigati Antonio, non mi copre.” Orlando scoppiò a ridere, per poi costatare. “Sembri davvero poco una professionista.” Andrea allora gli rispose offesa. “Non ho tempo da perdere con le cazzate, ho un uomo annegato in pieno c’entro i vestiti erano asciutti, almeno quando io sono arrivata sulla scena e sono stra-confusa.” Orlando si stava incuriosendo al suo caso “Orario del decesso?” Chiese poi e Andrea cominciò a riferirgli quanto sapeva. “Il medico legale dice tra le quattro e le sette di questa mattina, ma essendo stato ritrovato in un cassonetto e visto che l’Ama passa per quella via intorno alle sei, e dai turni di questa mattina sappiamo che hanno svuotato il cassonetto alle 6.10, so che il mio uomo era nel cassonetto dopo quell’ora in quella fascia di tempo si gira tranquillamente per Roma.” Orlando era sempre più curioso e chiese per lui la cosa più semplice. “Acqua dolce o salata?”Andrea fece la faccia severa  e disse solo con voce ferma. “Fuori dalle palle.” Mentre Orlando si voltò a guardarla sconvolto chiedendo spiegazioni. “Come scusa?” chiese risentito. “E’ quello che mi ha risposto il medico legale quando gliel’ho chiesto.” Orlando scoppiò a ridere e Andrea lo seguì subito. “Mi piace questo caso.” Disse poi continuando a guidare verso casa di Andrea.
 

Arrivati in casa Andrea entrò nello studio e ne uscì fuori con una lavagna, la foto di Pugliese al centro e intorno, tutto quello che sapeva su quel caso prima di incontrare Orlando. Girò pagina per avere davanti a se un foglio bianco. “Ma quello??” Chiese Orlando indicando il foglio che Andrea aveva appena coperto. “Tutto quello che sapevo su Mario Pugliese, ma non ho avuto modo di inserire i dati che mi hai fornito tu. la uso per raccogliere le idee..” disse indicando la lavagna. “Tu non stacchi mai?” Chiese allora Orlando fissandola più intensamente, la sua apprensione per il lavoro era a tratti paragonabile a quella di Lucia, ma c’era qualcosa di profondamente diverso tra di loro, anche se lui ancora non sapeva cosa. Per il momento sapeva solamente che se Andrea lo faceva ridere, Lucia non più. Andrea rispose incrociando il suo sguardo “Tendenzialmente no, il mio cervello non sa stare fermo.” Orlando la guardò allora dolcemente e sorrise. “Doccia?” Andrea annuì per poi aggiungere “Magari.. faccio in un lampo.” Per poi correre nella sua camera. A voce alta Orlando disse “Non c’è fretta.” Aprì il fascicolo che Andrea aveva lasciato sul tavolo e cominciò a sistemare le foto del cadavere sulla lavagna che lei aveva spostato al centro del salotto. Stava esaminando alcune foto quando “Trovato qualcosa d’interessante?” Orlando fece un salto che gli fece perdere l’equilibrio, Andrea lo afferrò per il braccio per evitargli la caduta ma senza successo e caddero sul divano uno sopra all’altra. Orlando la prese per le spalle e la aiutò ad alzarsi “Smettila di fare il ninja e comparirmi alle spalle.” Andrea rise di gusto. “Sei la prima persona che mi dice che sono silenziosa.” Disse Andrea che una volta in piedi gli allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi. “Ma dai sono due giorni che mi fai prendere un colpo.” Disse Orlando quasi giustificandosi e Andrea gli puntò un dito sul petto per dire  “Sei tu che ti concentri troppo.” Facendogli poi la linguaccia per tornarsene in cucina.  “Scoperto qualcosa?” chiese di nuovo per essere però interrotta dal telefono di casa che cominciò a squillare, andò di corsa a rispondere.

“Pronto.” Disse Andrea serena. “Sono io.” Rispose una voce che Andrea riconobbe subito alla quale però non voleva dare troppo soddisfazione. “Ciao io.” Disse Andrea che già rideva alla probabile risposta. “Andrè vuoi sapere del tuo cadavere?!” Carnacina sbottò impaziente.
Allora Andrea tornò seria per dire. “Si sì, dimmi tutto.” Si avvicinò a Orlando e gli tolse il pennarello dalle mani e aggiunse “Ti metto in vivavoce così scrivo.” Carnacina sbuffando disse “Te e ste lavagne!” Orlando riconobbe immediatamente la voce di Carnacina. “Non mi toccano queste tue critiche infantili.” Disse Andrea divertita per poi aggiungere 
“Spara.”
“Allora indubbiamente è stato annegato in acqua dolce.. gli hanno tenuto la testa sott’acqua ho trovato segni dietro al collo e hai polsi.” Andrea aveva cominciato ascarabbocchiare qualcosa sulla lavagna e ancora con la testa altrove chiese “Sull’acqua che mi sai dire?” Carnacina parve spazientirsi “Che devi aspettare la scientifica Andrè!! Ancora non hai capito? Io morti, loro provette…” Andrea mosse le mani facendo sorridere Orlando “Dettagli insignificanti!” Disse decisa per poi aggiungere “Che palle sta scientifica.” Orlando risentito s’intromise in quella conversazione. “Hey, un po’ di rispetto almeno per i presenti..” Carnacina riconobbe la voce e chiese subito conferma: “Serra?!” Il carabiniere si aprì in un sorriso e disse “Carnacina buonasera.” Andrea si voltò verso di lui e poi chiese “Vi conoscete?” Fu Carnacina a rispondere per entrambi “Tesoro non sei l’unica a mandarmi cadaveri.” Andrea disse “Anche questo è vero.” Per poi tornare a fissare la lavagna. “Vi saluto ragazzi che la mia signora ha fatto i carciofi.” Disse il medico con l’aquolina in bocca. “Come?” Chiese Andrea che adorava i carciofi e sapeva che la signora delle pulizie gliene aveva portato qualcuno fresco. “Alla giudia!” Disse il medico entusiasta. “Bella idea.” Disse Andrea decidendo in quel momento anche lei il menù della cena. Carnacina ricominciò a parlare rivolgendosi a Orlando ora, dicendo “Serra mi dispiace per te, la Manzi è una vera caga...” Orlando sentì solo il suono del telefono occupato. “Gli hai attaccato il telefono in faccia?” chiese incapace di trattenere le risate rivolto verso Andrea. “Mi stava insultando!! Hai problemi con i carciofi?” Chiese poi lei già con la mente alla cena. “No...” Disse Orlando guardandola nei suoi repentini cambi di argomento. “Allora vieni con me.” Andrea gli prese la mano e lo trascinò in cucina. “Stavamo parlando di un omicidio poco fa.” Disse Orlando volendo capirla meglio, mentre lei gli spiegava come pulire i carciofi. “Lo so, e non sono pazza, cucinare mi svuota la mente, e la mente libera mi aiuta a concentrarmi meglio. Poi io adoro mangiare bene.” Disse Andrea senza perdere il sorriso mentre puliva i carciofi alla velocità della luce. “Sei curiosa.” Disse Orlando ricominciando a darle una mano. “Lo prenderò per un complimento.” Disse Andrea dandogli una leggera spinta con l’anca. “Lo è!” Disse Orlando voltandosi per sorriderle.

Cucinarono insieme e Orlando trovò la cosa effettivamente molto divertente, oltre che la cena gustosissima.

“Io lavo i piatti tu torna dall’affogato.” Disse poi una volta che Andrea aveva sgomberato la tavola. “Non devi lavare i piatti. Stasera hai pure cucinato.” Disse lei cercando di impedirgli di mettersi al lavello. “Se ti dico che mi piace lavare i piatti, smetti di rompere?” Disse Orlando prendendola per le spalle e spostandola, così da poter arrivare al lavabo. “Si la smetto. Ma tu su che caso stai lavorando?” Disse Andrea prendendo il bicchiere del vino e sedendosi alle sue spalle. “Una rapina in una gioielleria. Niente impronte, niente tracce, volti coperti da maschere di pulcinella e nessun accento particolare.” Disse lui mentre sciacquava i piatti per infilarli nella lavastoviglie. “In centro?” Chiese Andrea fissandolo più intensamente. “Sì.” Disse Orlando che si era voltato per guardarla curioso, il suo cervello sembrava in funzione. “Poco dopo la riapertura pomeridiana?” Chiese ancora lei. “Sì.” Disse Orlando sempre più stupito, mentre l’acqua scorreva e lui aveva smesso di lavare i piatti. “Aspetta.” Disse Andrea prendendo il telefono, e lui tornò a dedicarsi alla lavastoviglie.

“Scusami!” Esordì lei invece di dire un più consueto pronto. “Che ti serve?” Rispose Antonio conoscendola bene, se non avesse avuto bisogno di qualcosa, quella sera non l’avrebbe chiamato. “Ti ricordi i croati delle gioiellerie, quel primo caso di rapina dopo che ero arrivata da voi?” Disse Andrea sapendo che il suo interlocutore la conosceva troppo bene. “Sì.” Disse Antonio semplicemente. “L’abbiamo ancora il fascicolo?”Chiese Andrea costatando che comunque lui non le stesse facilitando la telefonata. “Sì ma non te lo posso far avere prima di domani mattina, l’archivio è chiuso sto solo con il cretino e non mi posso muovere.” Andrea sorrise a quelle sue lamentale quasi da bambino. “I turni li hai fatti tu lo sai vero?” Antonio rispose piccato, lui sapeva fare i turni. “Sono malati Gigli e Ferlà, non potevo prevederlo.” Andrea sorrise e disse “Va bene, chiamami se hai problemi.”

Riattaccò il telefono per prendere il bicchiere di vino e tornare da Orlando che aveva finito con i piatti e stava sciacquando bicchieri e posate qui fuori.  “Un modus operandi simile, una rapina di tre anni fa, se ti è utile per domani mattina ti potrò far avere il fascicolo.” Disse appoggiandosi al mobile accanto a lui che lavava i piatti. Orlando si chinò per posarle un bacio sulla guancia e la vide arrossire leggermente “Grazie!” Le disse dolcemente. “Figurati.” Rispose lei prima di tornare a bere un goccio di vino dal suo bicchiere.

Orlando finì di lavare i piatti e i due tornarono a sedersi sul divano, con la lavagnetta di fronte. “Che cosa sai di quest’uomo?” Chiese lui mentre lei stava fissando la foto della vittima. “Che è sposato, senza figli, incensurato, chiedendo in giro però abbiamo scoperto che gli piaceva il gioco d’azzardo e pare che non se la passasse bene, pare che la banca stava per prendergli la casa, e aveva parecchi debiti tra i signori poco distinti del suo quartiere.” Orlando chiese stupito. “Perché non abitava in zona?” Andrea scosse la testa “No no, stava in zona Gianicolense.” Andrea sembrava rammaricata. “E perché si sono presi la briga di scaricarlo così lontano da casa sua?” Chiese Orlando molto preso da questo strano caso. “Beh io non lo so, forse via Terenzio ha un valore simbolico per la vittima o per il suo assassino, oppure il nostro assassino per lavoro passa per via Terenzio e visto che si stava facendo giorno, ha deciso di lasciarlo nel cassonetto. Non lo so, le possibilità sono tante e noi ne sappiamo davvero poco.” Andrea aveva il viso scuro e in parte sembrava davvero scoraggiata. “Ti arrendi dottoressa?” Le chiese Orlando per vederla reagire. “No, mai.” Disse voltandosi per guardarlo “Prevedo notti insonni sul mio affogato. E poi mi dici che significa acqua dolce?! Acqua dolce. Potrebbe essere anche la vasca di casa sua...” A quell’affermazione uscito il lato ‘scientifico’ di lui.  “La composizione dell’acqua sarà indicativa almeno potrà indicarti se si tratta di acqua di fiume o di rubinetto, le fontane per esempio, almeno alcune hanno dei particolari antialghe, sennò l’acqua potenzialmente stagnante sarebbe verde e con un pessimo odore.” Disselui senza scomporsi. “Wow tenente sono colpita.” Disse Andrea voltandosi verso di lui e fissandolo negli occhi, anche Orlando si era voltato verso di lei dopo quel complimento.

“Vuoi che ti racconti la storia del lupo per farti dormire?” chiese Orlando per sfotterla. “Sei proprio un cretino.” Disse Andrea dandogli uno schiaffo e il bicchiere che Orlando aveva in mano gli si rovesciò addosso. “Ti sta bene.” Disse Andrea mettendo il broncio, dopo aver visto la macchia di vino spandersi sulla sua camicia. “Sei crudele!” disse Orlando mettendo il broncio anche lui. “Va bene va bene, scusami. Vado a cercarti un cambio.” Disse Andrea alzandosi per andare in camera sua. “Grazie, ma le tue magliette non mi entrano.” Disse Orlando ad alta voce. “Non è mia. Tieni!” disse Andrea dalla porta della camera lanciandogli una camicia. Orlando guardò la camicia per costatare che, in effetti, era una camicia da uomo, di una taglia troppo grande perché sia di Andrea. “Mio fratello ha dei cambi a casa mia per quando mi viene a trovare a sorpresa, me la devi riportare, ci tiene parecchio.” Andrea rispose ai soui dubbi circa l’indumento maschile che gli aveva appena dato. “Hai un fratello?” Chiese Orlando curioso. “Si Riccardo ha sei anni meno di me e si sta specializzando a Milano, fa il medico.” Orlando potè costatare come gli occhi si erano illuminati mentre parlava del fratello. “Sei la temibile sorella maggiore?” Andrea scosse la testa con un dolce sorriso sulle labbra. “Sono l’adorabile sorella maggiore.” Disse Andrea facendogli strada fino al bagno degli ospiti. “Puoi cambiarti qui, vado a prenderti degli asciugamani.”

Orlando entrò in bagno e si tolse camicia e maglietta puzzavano che sembrava un alcolizzato, aprì l’acqua aspettando che uscisse quella calda quando Andrea bussò alla porta. “Ti ho portato gli asciugamani.” Andrea sentì la porta aprirsi e si trovò Orlando a dorso nudo in piedi di fronte al lavandino, arrossì leggermente per poi abbassare la testa. “Tieni” disse passandogli gli asciugamani e mentre si chiudeva la porta alle spalle disse “Bel fisico, complimenti tenente.” Orlando la sentì nonostante il rumore dell’acqua e non poté nascondere un sorriso, si sciacquò per mettersi la camicia pulita e poi tornare in salotto. “Lascia pure i vestiti in quel bagno.” Disse Andrea per poi fargli cenno di accomodarsi sul divano accanto a lei. “Facciamo così io comincio ad aggiornare la mia pagina Pugliese con tutto quello che già mi hai detto quando mi fermo io tu intervieni.” “Perfetto.” Disse Orlando accomodandosi sul divano.
Dopo mezz’ora che aveva ricapitolato quanto emerso dalle loro chiacchierate si voltò verso Orlando per trovarlo addormentato sul suo divano, andò in camera per prendergli un cuscino, senza svegliarlo lo fece sdraiare togliendogli le scarpe per poi adagiargli una coperta sopra. Spense la luce per poi dirigersi in camera sua “Notte tenente.” Disse arrivata alla porta, si mise sotto le coperte e si addormentò in poco tempo.

Quando Orlando si svegliò, si rese conto presto di non essere nel suo letto, era sdraiato su una superficie morbida e comoda, ma era troppo piccola perché fosse il suo letto. Aprì gli occhi per notare una lavagna che stava imparando a conoscere sulla quale campeggiava una scritta enorme ‘B U O N G I O R N O’ si lasciò andare a un sorriso mentre si passava una mano sulla testa quando la voce morbida di Andrea lo sorprese alle spalle “Buongiorno.” Disse quasi sussurrando. “Buongiorno.” Disse Orlando voltandosi per guardarla. “Dormito bene?” Chiese Andrea alzandosi per dirigersi verso la macchina del caffè. “Abbastanza direi, anche se è un po’ corto per me.” Disse lui indicando il divano. “Non sono riuscita a prenderti in braccio.” Disse Andrea voltandosi verso di lui e strizzandogli l’occhio. “Spiritosa, posso usare il bagno?” Chiese poi lui educatamente. “Certo.” Orlando si diresse verso il bagno mentre Andrea preparava la colazione.
“Ti ho tirato fuori un’altra camicia, quella è troppo stropicciata per andarci in giro.” Disse Andrea una volta che Orlando era uscito dal bagno. “Attenzione la bulletta con la giacca di pelle nota una camicia sgualcita.”
“Ingrato.” Disse Andrea poi un mestolo volò in direzione di Orlando che non poté evitarlo e lo colpì in pieno petto. “Ahia! Devi smetterla di tirare le cose, davvero, puoi far male a qualcuno.”
“Mi conosci da troppo poco tempo, non sei allenato. Antonio per esempio, non lo colpisco mai... Ahia.” Disse poi Andrea colpita da un mestolo volante sul sedere. “Chi di mestolo ferisce, di mestolo perisce.” Disse Orlando avvicinandosi a lei. “Ok, ok.” Disse Andrea passandosi una mano sul sedere “Siamo pari.” Orlando non sembrava convinto e disse: “Non ne sono così sicuro sai?” Scosse la testa per dare maggior enfasi alle sue parole. “Smettila, dai, mi farò perdonare, promesso!” disse Andrea guardandolo e cominciando a sbattere le ciglia. “Ok ok, mi arrendo. I tuoi occhi dovrebbero essere illegali.” Disse un Orlando sorridente che alzò le mani in segno di resa.

Dopo aver fatto colazione uscirono insieme da casa, Andrea si fece accompagnare da Orlando, il quale ne approfittò per prendere il fascicolo di cui lei gli aveva parlato, entrò con lei in commissariato, trovarono Antonio seduto alla sua scrivania: “Dottoressa buongiorno” disse chinando il capo leggermente verso il suo superiore “Orlando” Disse poi rivolto verso il carabiniere. “Ecco il fascicolo che mi avevi richiesto, mi sono permesso di controllare e sono stati rilasciati tutti quanti circa sei mesi fa, uno di loro sembra essere tornato in Croazia.” Orlando perse il fascicolo dalle sue mani dicendo. “Grazie mille!” Il vecchio poliziotto gli sorrise dicendo “Non c’è di che.”.

Orlando salutò Andrea e il suo collaboratore per recarsi anche lui a lavoro, mentre montò in macchina, vide uscire di corsa Andrea accompagnata da alcuni uomini, salirono in macchina per partire a sirene spiegate, mentre si chiedeva cosa stesse succedendo e se per caso fosse il caso di seguirli gli arrivò un messaggio sul cellulare.
Andrea: ‘Tutto a posto, è solo un trasferimento, vattene al Ris di corsa che hai un caso da risolvere.’
Sorrise leggendo il messaggio mise in moto per dirigersi verso il Ris.

Daniele era alla macchinetta con Bianca quando vide entrare Orlando, era vestito diversamente dal giorno prima, ma lui sapeva bene che l’amico non aveva dormito a casa, gli andò incontro. “Buongiorno tenente.” Disse Ghiro con un ghigno sul viso. “Capitano” disse Orlando chinando il capo cercando di non dargli spago. Mentre Ghiro ancora lo fissava in attesa che questi dicesse qualcosa Orlando crollò, incapace di mentire a lungo: “Ok, non ho dormito a casa, mi sono addormentato sul suo divano e lei non ha avuto il cuore di svegliarmi.” Ghiro si aprì in un sorriso soddesfatto. “Che cara.” Disse per sfotterlo un altro po’. “Non sfotterla.” Disse Orlando improvvisamente serio. “Scherzavo, calma calma. Vedi che Lucia è incazzata nera, sta storia della rapina si sta trascinando a lungo.” Disse Ghiro capendo che era meglio non stuzzicarlo troppo sull’argomento Andrea. “Forse ho scoperto qualcosa.” Disse Orlando indicando il fascicolo che aveva in mano. “Sul divano?” Chiese Ghiro incapace di stare zitto. “Una rapina con stesso modus operandi di tre anni fa, autori tre croati rilasciati da circa sei mesi.” Disse Orlando secco. “Minchia!” disse Ghiro “Produttivo sto divano, vedo di dormirci anch’io.” Disse Ghiro ammiccando. “Daniele!” disse Orlando in tono un po’ più severo.

Lucia dal suo ufficio vide i due parlare e decise di raggiungerli. “Come credi di giustificarti con Lucia?” Gli chiese allora Daniele. “E per cosa mi dovrei giustificare?” Chiese Orlando confuso. “Che parli con un poliziotto di un caso in corso.” Disse Daniele ovvio. “Mi sono perso sta parte del segreto professionale. Daniele stiamo tutti quanti dalla stessa parte.” Disse Orlando trovandosi infastidito da quel discorso. “Di cosa state discutendo?” Chiese Lucia interrompendoli.
“Ho informazioni sulla rapina..” disse Orlando serio passandole il fascicolo “Una rapina simile, tre uomini con la maschera di pulcinella, tre croati arrestati tre anni fa, sono fuori da sei mesi. Vengono dalla polizia queste informazioni e se non ci interessano, non c’è problema, mi ridate il fascicolo che poi lo riconsegno ad Andrea.”
Lucia s’incupì improvvisamente “Discuti un caso in corso con la polizia?”
“Siamo dalla stessa parte della barricata, se non serve, ti ripeto, rendimi il fascicolo che lo riconsegno.” Disse Orlando senza cedere di un millimetro dalla sua posizione.
Lucia lo fissava cercando di capire la sua espressione, quello che sapeva era solo che in fin dei conti Orlando non aveva neanche torto.
“Esaminiamo questo fascicolo e convochiamo queste persone.” Disse Lucia per poi tornare nel suo ufficio.

La segnalazione di Andrea fu vincente non appena andarono a prendere i due croati ancora rimasti in Italia i due se la diedero a gambe non appena sentirono le sirene, perquisendo il loro appartamento trovarono anche buona parte della merce trafugata in gioielleria; Lucia non si congratulò con Orlando per i risultati ottenuti incassò in silenzio.

Orlando era alla macchinetta quando il suo cellulare squillò.

“Secondo me è stata la moglie.” Disse Andrea dando ancora dimostrazione di non amare il comune pronto. “Ciao come stai?” Orlando sorrise a quei suoi modi. “Una meraviglia, è stata la moglie non ho prove e non so come farla confessare.” Andrea sembrava provata da quel caso e Orlando d’istinto le chiese “Vuoi una mano?” Andrea non rispose direttamente alla domanda che le era stata fatta, ma sviò chiedendo: “Come vanno le cose da te?” Orlando costatò quanto fosse testarda e le disse “Abbiamo arrestato i croati e sono nei guai.” Andrea chiese subito “Perché se nei guai?” Orlando le rispose sinceramente “Perché ho discusso un caso in corso con te.” Andrea si grattò la testa mentre chiedeva “E’ vietato?” Orlando alzò le spalle e disse “Pare.” Andrea con un dolcissimo tono di voce disse “Mi dispiace, era meglio se non ti dicevo niente.” Orlando sorrise a tanta dolcezza ma non era assolutamente d’accordo su quanto lei aveva appena detto “Ma sei cretina? Li abbiamo arrestati punto, non dire stronzate pure tu che qua già ne sento troppe.” Andrea non avrebbe permesso a nessuno di parlarle in quel modo ma lui lo fece così naturalmente che lei disse solo: “Stasera ho il turno di notte.”

Lucia in quel momento si aggirava per il laboratorio alla ricerca di Orlando, non aveva sbagliato ma voleva comunque fargli una ramanzina per fissare un limite tra casi della polizia e dei carabinieri, passando davanti alla stanza del caffè lo sentì parlare:

“Ti porto un panino?” Chiese Orlando che voleva darle una mano con il suo caso. “Mi passi a trovare?” Chiese Andrea ritrovando il sorriso che il suo caso le stava togliendo. “Ti fa piacere?” Chiese allora lui volendola stuzzicare. “Sta diventando complicata questa conversazione.” Costatò Andrea e Orlando disse di nuovo “A costo di sembrare ripetitivo, ti fa piacere?” Andrea sbuffò e disse semplicemente “Si mi fa piacere.” Orlando si sentì di doverle qualcosa e disse “Anche a me, molto. Come lo vuoi il panino?” Andrea stava arrossendo quindi rispose a macchinetta “Grande, pieno e con un assassino dentro!” Lui capì che era il caso di chiudere e disse “Ho capito, a dopo.” Andrea lo salutò velocemente prima di riattaccare. “Ciao e grazie.”

Orlando si mise il telefono in tasca per finire di bere il suo caffè, nel frattempo Lucia entrò nella stanza e cominciò subito a parlare. “Anche se abbiamo risolto il caso non mi fa piacere che tu discuta i nostri casi aperti con la polizia di stato.” Orlando provò a ribattere “Ma.” Lucia però non gli diede il tempo ricominciando a parlare “Se preferisci, è un ordine non discutere con il vice questore Manzi i casi su cui lavori.” Disse Lucia ferma lasciò la stanza senza dargli neanche modo di ribattere lui se ne tornò alla sua scrivania per completare il rapporto sul caso risolto della rapina.

 

NDA

Stupendo anche me stessa riesco a pubblicare in tempi record un nuovo capitolo. Spero con questo di farvi un po’ felici. :D

Che dire sembra che Andrea e Orlando vadano sempre più d’accordo e anche che Lucia non manchi di mostrare il suo disappunto circa la collaborazione, o la polizia, o Andrea? Chissà...
Lo so sono tremenda, fatemi sapere le vostre idee.

Ahhh, prima che mi dimentico, non ho mai visto Squadra Antimafia e non conosco il personaggio della Mares, conosco l'attrice e posso dirvi che non è Andrea, presto ve la presenterò, fra qualche capitolo cambierà il logo della storia.
Mi piace ascoltare la vostra voce…

Nessuna è curiosa di scoprire il crossover?? Vi siete fatte qualche idea?? Cla e Cri .. Una parola è troppa e due sono poche. Ci siamo capite!

 

Dal Prossimo Capitolo

 Era bella pensò.

[...]

In un certo senso si sentiva tremendamente a casa quando era con lui.

[...]

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Capitolo 4
*** Your lovely soul ***


assistance or interference






Your Lovely Soul

Alle 20 Orlando mise in borsa i fascicoli su Mario e il fascicolo sui rapinatori che gli aveva dato Andrea per dirigersi al commissariato. Trovò un po’ di traffico e ci mise un po’ ad arrivare, entrando nel commissariato vide la porta dell’ufficio di Andrea aperta e il ragazzo al centralino gli fece cenno di entrare, lei era alla sua scrivania intenta ad esaminare tutto quello che aveva sull’omicidio dell’affogato a via Terenzio, le piaceva chiamarlo così, e più riguardava tutto e più era convinta che quella del cassonetto fosse solo una messa in scena.

“E’ tutto teatro!” disse ad alta voce. “E’ permesso?” disse la voce di Orlando “Vengo in pace, non tirarmi oggetti strani.” Disse alzando le mani in segno di resa. “Entra.” Disse lei aprendosi in un sorriso e gettando la testa sullo schienale della sua sedia. “Vuoi andare a teatro?” Le chiese allora Orlando passandole un panino e sedendosi di fronte a lei. “No, no.. È il mio affogato, voglio dire, è tutta scena, il cassonetto, la via, sono tutti simboli per depistarci così come i segni di legatura sui polsi, qualcuno ha voluto farla sembrare un esecuzione, ma hanno sbagliato.” Disse Andrea sicura. “In cosa?” Chiese lui colpito dal suo tono che non ammetteva repliche. “Gli strozzini non hanno alcun interesse ad ammazzare i loro clienti, se proprio poi lo facessero non lascerebbero mai il cadavere in un cassonetto in pieno centro, ma direttamente in una discarica. Qualcuno vuol far ricadere la colpa su i suoi debiti, quando questi in realtà non c’entrano niente di niente.” Orlando sorrise, la sua costatazione era ineccepibile. “Complimenti dottoressa, la sua teoria non fa una piega. Le prove?” Andrea a quella domanda scosse la testa. “Non ne ho, zero, nessuna. Ho l’analisi dell’acqua ritrovata nei polmoni.” Disse prendendo un foglio, si interruppe mentre stava per passarglielo “Ma te la posso far vedere?” Disse rimanendo con la  mano a mezz’aria. “Mi è stato ordinato di non parlarti dei casi che io sto seguendo, non si è fatta menzione di quelli che segui tu.” Disse Orlando togliendole il foglio dalle mani per cominciare a leggerlo Andrea ne approfittò per mangiare il suo panino.

Tra un morso e l’altro gli chiese anche: “Davvero ti hanno ordinato di non parlare con me?” Orlando annuì staccando gli occhi dal foglio. “Cito testualmente Se preferisci è un ordine non discutere con il vice questore Manzi i casi su cui lavori.” Andrea fece una faccia seria. “Sono colpita, quanto astio. Dovresti venire meno in commissariato.” Orlando la fissò per poi scuotere la testa. “Non dire sciocchezze, anzi, lascia perdere questa cosa, fai come se non ti avessi detto nulla, non ho intenzione di darle retta, ma solo di coprire meglio le tue collaborazioni.” Andrea ammiccò dicendo: “Il carabiniere ribelle?!” Orlando le strizzò l’occhio per riportare poi l’attenzione sul caso. “Simpatica, su, torniamo all’affogato. Sai che potresti risalire più o meno alla zona di Roma dalla quantità di calcare nell’acqua?” Andrea lo guardò tra lo stupito e l’infastidito. “E perché la scientifica non mi ha detto niente?” Orlando scrollò le spalle. “Perché non glielo hai chiesto probabilmente, e non fare quel tono acido, non ti sta bene.” Andrea in tutta risposta gli fece una linguaccia per poi aprirsi in un sorriso. “Passami il tuo computer, vedo se posso dirti di più su quest’acqua. Non c’è davvero nient’altro che ti possa fornire una prova?” Disse Orlando allungandosi per torgliele il portatile che aveva davanti. “No.” Disse Andrea pensierosa. “Ma alla moglie della vittima mancava un’unghia..” Disse sovrappensiero. “Come?” Chiese lui non capendo il nesso. “Sai le unghie che si fanno con il gel, che sembra che hai le unghie ciccione??” Disse Andrea cercando di spiegarsi. “Che descrizione pessima, la mia ex-moglie resterebbe inorridita.” Disse Orlando che poi era scoppiato a ridere. Andrea lo guardò confusa, ma non infastidita.  “Era molto attenta al suo aspetto, ecco, credo che non avrebbe mai definito un trattamento estetico di un’ora unghie ciccione.” Disse Orlando per poi aprirsi in una risata. “Hai un ex-moglie?” Chiese allora lei la cui attenzione era stata catturata da quel particolare. “Sì, sono separato da più di tre anni.” Disse lui alzando gli occhi dal computer per fissarli in quelli di Andrea. “Mi dispiace.” Disse lei abbassando la testa e interrompendo il contatto visivo. “Sono cose che succedono, l’ho superata ormai, non sono il tipo che trascina una storia finita.” Disse Orlando per poi tornare a guardare il computer, Andrea lo fissò per un po’, era simpatico intelligente e saggio anche, per non parlare poi della sua premura e delle attenzioni che le riservava, era anche un bel ragazzo pensò.. “Finito il profilo?” Disse Orlando senza alzare gli occhi dallo schermo, non voleva metterla in imbarazzo costringendola a distogliere lo sguardo. “Non ti faccio il profilo, mi sembra stupido farsi scappare un tipo come te.” Disse lei incrociando il suo sguardo per un momento. “Uhuh, un complimento.” Disse Orlando gongolando. “Non ti montare la testa.” Disse Andrea lanciandogli la carta del panino arrotolata. “Prima o poi te le taglio le mani se non la smetti di tirare le cose..” disse Orlando fissandola severo, Andrea tirò fuori i suoi migliori occhi da cerbiatto per dire “Scusa.” Orlando chinò la testa di lato e si aprì in un sorriso “Perdonata.”

I due si spostarono sul piccolo divano presente nello studio di Andrea, Orlando con ancora il pc sulle gambe in cerca di delimitare la zona. “Allora, che c’entra l’unghia saltata della moglie?” Chiese lui poi improvvisamente. “Niente.. non è ortodosso.” Disse Andrea volendo evitare il discorso ma Orlando la fissò e le disse perentorio: “Parla.” Andrea disse quasi sussurrando: “Potremmo farle credere di averla trovata nel cassonetto, spingendola a confessare.” Aveva abbassato la testa dopo aver parlato e Orlando disse: “E’ mentire.” Posando il computer sul tavolo e voltandosi completamente verso di lei. “E’ rischiare.” Disse Andrea incrociando il suo sguardo e avvicinandosi a lui quasi a sfidarlo.

E in quel momento Orlando la vide era tremendamente decisa, convinta delle sue idee, avrebbe lottato contro chiunque per difenderle, ed era anche così semplice e premurosa, attenta con i suoi uomini e attenta con lui che conosceva da così poco. “Se ti va male rischi molto.” Disse Orlando con un tono diverso, molto più dolce e apprensivo. “E che faccio, la lascio libera perché non ho niente?! Ha ucciso il marito stanca del suo vizio del gioco, sapeva che stava perdendo la casa e non ha potuto sopportarlo, ha inscenato tutto questo, ci ha pensato, ha calcolato orari e modi. C’è premeditazione, non può rimanere libera, potrà anche essere stato un pessimo uomo, ma non meritava di morire così, tradito da sua moglie e gettato come spazzatura.” Gli occhi improvvisamente lucidi.  Ecco cosa c’era dietro quel suo attaccamento quasi ossessivo per il lavoro, bisogno di Giustizia, l’idea che chiunque meritasse giustizia, pensò Orlando prima di fare un gesto inaspettato anche per lui. Alzò la mano e la posò sulla guancia di Andrea che si beò di quel contatto e chiuse leggermente gli occhi, Orlando la attirò a se e lei poggiò la testa sul suo petto. “La prenderemo, permettimi di verificare l’acqua, dammi 12 ore e poi proviamo a modo tuo.” Le disse mentre le accarezzava la testa ma Andrea non rispose, annuì semplicemente, la testa ancora appoggiata sul petto di lui. Restarano ancora un po’ in quella posizione quando poi Orlando uscì dal suo ufficio per andare al Ris, le aveva detto che non avrebbe trovato nessuno e avrebbe potuto fare tutte le analisi che aveva in mente. Lei si mise al lavoro sul caso Pugliese, si era fatta lasciare i fascicoli e riprese a leggerli dall’omicidio Zanchi, scrisse a lungo i suoi pensieri su quel criminale, andò in archivio per prendere il fascicolo della rapina fatta da Pugliese solo pochi mesi prima. Un dubbio cominciava a farsi strada in lei.

Il suo cellulare prese a squillare alla 6e30, non riconobbe il numero, ma rispose lo stesso “Pronto.” Disse con la voce particolarmente stanca. “Ti sei trovata proprio un bel segugio.” Disse la voce del medico legale sorprendendola. “Mimmo? Che vuoi all’alba?” Chiese lei stupita e il medico disse quasi scocciato: “Chiedilo a Serra che mi ha chiamato 2 ore fa per farmi fare altri esami sul tuo cadavere.” Un  sorriso comparve sul viso di Andrea “Novità?” Il tono curioso. “Direi, il tuo uomo era diabetico, quindi è stato drogato prima di essere legato e affogato è stato praticamente sempre incosciente.” Disse il medico legale tutto di un fiato. “Come ci sei arrivato?” Chiese Andrea particolarmente colpita. “Mi ha chiesto di verificare il livello di insulina nel sangue, avevo fatto un test durante il primo sopralluogo ma non ci avevo fatto caso in quel momento, aveva i valori tutti sballati, scusami.” Disse il medico colpevolizzandosi. “Niente, non ti scusare, anzi, grazie, grazie mille.” Disse Andrea un pochino più sollevata. “Non ringraziare me.” Disse Carnacina prima di riattaccare il telefono.

Andrea decise di andare a prendere una boccata d’aria, si portò il telefono per chiamare Orlando, ma non ci fu bisogno, mentre era fuori che si godeva la brezza dell’alba una voce alle sue spalle la sorprese.

“Buongiorno!!” Le disse lui piuttosto arzillo. “Ciaoooooooooo” disse lei finendo di stiracchiarsi. “Che classe..” Disse Orlando portandosi di fronte a lei. “Grazie!” Disse Andrea improvvisamente seria. “Di cosa?” Chiese Orlando chinando la testa di lato. “Mi ha chiamato Mimmo.” Disse solamente lei. “Non riuscivo a capire come lei avesse potuto sopraffarlo così facilmente, non era proprio un uomo piccolissimo.” Disse Orlando spiegandole i suoi dubbi e Andrea fece qualcosa che stupì entrambi, gli gettò le braccia al collo per dirgli “Grazie.” E posargli un bacio sulla guancia. Orlando l’accolse in quell’abbraccio caldo e improvviso e le sussurrò all’orecchio. “Dottoressa non c’è di che.” Restarono ancora poco in quella posizione, allontanandosi tutti e due con l’idea che l’altro potesse fraintendere, ma nessuna voglia di interrompere quel contatto, trovando nel corpo dell’altro un calore di cui necessitavano in quel momento.

Alle 7 arrivò Antonio e Andrea lo mandò con una pattuglia a prelevare la moglie della vittima, Orlando si congedò per andare al Ris, ma Andrea lo intercettò prima che lasciasse l’ufficio. “Sei vestito come ieri.” Disse prendendolo per il braccio. “Acuta osservazione.” Disse lui chinando il capo e guardando gli indumenti che stava indossando. “Tieni.” Disse passandogli un mazzo di chiavi “Puoi passare a casa mia, nel secondo cassetto dell’armadio in camera mia ci sono i vestiti di mio fratello.” Orlando era indeciso “Ma..” E Andrea mettendogli le chiavi in mano disse: “Casa mia è più vicina di casa tua.” Orlando era sicuro di non averle mai detto dove abitava, e disse: “Come sai dove abito?” Andrea sorrise. “Ho visto il contachilometri l’altro giorno e poi lo scontrino che ti è caduto a casa mia, c’era l’indirizzo, e se non abiti in zona dubito che andresti in un posto del genere.” Orlando era senza parole, e formulò una frase piuttosto scontata. “Sbirro, giusto.” Andrea gli diede un cazzotto sulla spalla “Non in tono così dispregiativo.” Orlando massaggiandosi il braccio disse: “Non è affatto dispregiativo..” Orlando chiuse la mano che teneva le chiavi e disse “Grazie!” Andrea lo fissò ancora un attimo. “Di niente..” Disse mentre lui si era chinato per posarle un bacio sulla guancia. “Te le riporto in giornata.” Disse Orlando prendendo la sua borsa. “Senza fretta.” Disse Andrea accompagnandolo alla porta, quando Orlando era in macchina vide Antonio rientrare con la sospettata e il volto di Andrea rasserenarsi mentre la vedeva in manette.

Orlando arrivò al Ris abbastanza presto, nonostante la deviazione a casa di Andrea, il fratello aveva abiti sobri, aveva preso un paio di jeans e un maglioncino blu, arrivato al Ris notò Lucia già nel suo ufficio, andò alla sua scrivania per verificare se gli fossero stati affidati casi, controllò la posta per notare una mail di Andrea che cominciava così:

‘Voi carabinieri c’avete tutti la stessa mail, ho lavorato su Pugliese stanotte, in allegato c’è il tuo rapporto, controllalo prima di darlo al tuo capo.

P.S.: Mi potevi dire che Pugliese ti avevo ferito durante una delle sue evasioni, non condivido la scelta del tuo superiore di mandare te.’

Orlando sorrise e aprì l’allegato, un riassunto sui casi della banda alcune conclusioni sulla personalità di Mario che anche lui condivideva, stampò il foglio e prese il telefono per provare a chiamare Andrea, ma Lucia lo chiamò “Vieni nel mio ufficio.” Rimise il telefono in tasca e disse solo: “Arrivo subito” Prese anche il rapporto scritto da Andrea; bussò all’ufficio di Lucia per poi entrare, si guardò intorno come per constatare quanto quell’ambiente fosse effettivamente molto diverso dall’ufficio di Andrea, dove aveva praticamente passato buona parte della serata.

“Buongiorno.” Disse Lucia per riportarlo alla realtà. “Buongiorno.” Rispose Orlando. “Novità?” Chiese lei in tono sereno. “Stavo proprio per venire a portarti questo.” Disse lui passandogli il rapporto. “Grazie.” Disse Lucia prendendo il foglio. Orlando non le diede il tempo di dire nulla, uscendo dalla stanza disse: “Ci vediamo per il briefing.”.

 

Arrivato al computer trovò un'altra mail:

‘Sono incastrata in procura tutto il giorno, la tipa se la sta lavorando Antonio; tornando a Pugliese, sappi che ti tengo d’occhio..’

Decise di rispondere anche lui in quel modo:

‘Lucia mi conosce e sa che non nutro alcun risentimento personale nei confronti di Pugliese, quantomeno non per quell’incidente, puoi stare tranquilla che non ti rovino l’operazione. Buon lavoro e non stancarti troppo, ché non hai dormito molto.’

Cliccò sul tasto invio e si mise a rileggere il rapporto scritto da Andrea, c’era qualcosa di non detto, Andrea aveva in mente qualcosa che però non aveva affatto menzionato in quelle righe.

Poco prima del briefing controllò la posta di nuovo:

‘Meno male, e bravo il tuo capo. Scappo in procura.’

Una punta di acidità emergeva da quelle poche righe, decise che avrebbe provato a chiamarla più tardi, si alzò per dirigersi con gli altri nell’ufficio di Lucia.

Lucia, appena si furono tutti accomodati, cominciò a fare il punto della situazione e assegnò i diversi casi a ciascuno di loro, Bianca e Ghiro dovevano seguire un furto in una palestra, Milo e Bart un’estorsione ai danni di un commerciante, mentre lei e Orlando dovevano seguire il caso di una sospetta morte per overdose; Orlando era confuso, non solo Lucia lo teneva particolarmente in disparte, affidandogli casi minori, ma lo teneva il più possibile lontano da lei, adesso non solo gli affidava un caso di rilievo notevole, ma avrebbero nuovamente lavorato fianco a fianco, inoltre questo caso gli avrebbe indubbiamente tolto tempo per collaborare con Andrea, si voltò verso Ghiro per cercare risposte nel volto dell’amico che scrollò le spalle facendogli capire che era confuso almeno quanto lui, sciolsero la riunione, Lucia e Orlando presero la macchina per dirigersi sul luogo del delitto dove Carnacina li aspettava, Orlando sperò fortemente che il medico legale non parlasse del suo coinvolgimento nel caso di Andrea.

“Pensieroso?” Chiese Lucia tentando di smorzare il lungo silenzio che ormai avvolgeva l’abitacolo della macchina da un po’. “No, stavo solo riflettendo sull’ultimo rapporto che ti ho consegnato.” Disse Orlando essendo in parte sincero. “Me ne vuoi parlare?” Chiese Lucia disponibile. “Sinceramente, no! Devo ancora raccogliere le idee.” Disse Orlando fermandosi al semaforo, una ducati rossa si affianco a loro e il guidatore protetto dal casco integrale con la visiera a specchio si voltò per guardare nell’abitacolo, Orlando notò che li stava osservando e fissò il motociclista a sua volta questi girò subito la testa, e partì a razzo appena scattò il verde, smarcando la loro macchina con un movimento non propriamente ortodosso.

“Che gente!” disse Lucia “Che voleva fare ammazzarsi?!” disse in tono dispregiativo.

Orlando stava ancora fissando il motociclista cercando di mettere a fuoco un dettaglio che sentiva che gli stava sfuggendo, quando notò la giacca di pelle, una giacca familiare.

Andrea scomparve dalla sua visuale così come c’era entrata.

 

Quando arrivò in procura, lasciò la moto al solito posto e si tolse il casco, Andrea si passò una mano nei capelli per rimetterli a posto sperando che quel gesto potesse aggiustare anche i pensieri, la voce del magistrato la riscosse dall’immagine di quella donna che ormai campeggiava nella sua mente.

Il magistrato era un uomo sui 40, indubbiamente un bell’uomo e anche piuttosto sicuro di se, Andrea collaborava con lui da quando aveva messo piede a Roma ed era da allora che lui le chiedeva di uscire, per conoscersi meglio anche fuori il lavoro diceva. Aveva sempre rifiutato, non amava le relazioni sul posto di lavoro, anche perché le sue non potevano certo definirsi relazioni, duravano solo poche settimane e la coinvolgevano solo fisicamente, non si lasciava andare ai sentimenti, ancora nessuno l’aveva portata ad innamorarsi, il fratello le diceva sempre a tal proposito che sarebbe morta zitella.

“Dottoressa, che piacere vederla.” Disse l’uomo avvicinandosi a lei e distogliendola in questo modo dai suoi pensieri, oltrepassò quella che Andrea considerava la distanza di sicurezza, le avvolse la vita con il braccio per dargli due educati baci sulle guance. “Buongiorno dottore.” Disse Andrea senza perdere il sorriso, non poteva inimicarsi troppe persone, quindi, anche se non sopportava le libertà che quell’uomo si prendeva, doveva fare, come spesso le succedeva, buon viso a cattivo gioco. “Posso offrirle un caffè prima di cominciare?”Disse l’uomo poggiandole una mano sul fianco, invitandola in direzione del bar. “Ma certo.” Disse Andrea seguendolo.

Sul luogo del delitto Orlando ebbe la certezza che Carnacina era un uomo che la sapeva lunga, non solo non aveva menzionato Andrea e il suo caso, ma aspettò quando furono un momento soli gli chiese “L’ha arrestata?” Orlando scosse la testa e sorrise. “Non lo so, quando sono andato via la stavano portando dentro per interrogarla.” Carnacina sempre con il sorriso sulle labbra aggiunse. “E’ brava quella ragazzetta.” Orlando annuì dicendo, con la sua immagine nella mente, “Si vede.” Il medico curioso le chiese. “Come ci sei arrivato a lei?” Orlando disse calmo. “Collaboriamo su Pugliese.” Il medico legale lo salutò in maniera sbrigativa. “Ehm vabbè salutamela quando la vedi.” Lucia si era avvicinata di nuovo a loro, il medico andò via mentre loro repertarono tutto e tornarono in laboratorio per cominciare a fare le analisi.

Orlando era in laboratorio da qualche ora ormai, si ritrovò a pensare al caso in cui era coinvolto ed era confuso man mano che analizzava i vari elementi, poche idee e tutte strane, o aveva tra le mani l’assassino più imbranato del mondo o stavano incastrando un innocente o non era un caso. “Faccio una pausa.” Disse in direzione di Lucia, prese la giacca e il suo telefono e uscì all’aria aperta.

 

Doveva parlare con qualcuno perché si sentiva confuso da quello che le prove stavano raccontando, prese il telefono, fece un numero, e restò paziente in attesa che lei gli rispondesse.

“Pronto.” Disse una voce  un po’ disturbata, sembrava dal vento. “Sono io.” Disse Orlando sapendo di non dover dire altro per essere riconosciuto. “Ciao” disse secca la voce di Andrea e Orlando sentì il disturbo sulla linea diminuire. “Mi trovo in una situazione che non mi convince, o il mio assassino è stupido o è stato incastrato o non esiste un assassino.” Disse cercando di non badare al suo tono distaccato. “Non me ne puoi parlare.” Il rumore del vento era completamente cessato, ma la voce di Andrea era comunque molto ferma. “Ne ho bisogno.” Disse Orlando dando voce semplicemente hai suoi bisogni.

Quella sua semplice e sincera confessione aveva sciolto Andrea in pochi secondi. “Spara scienziato, dammi un momento che mi tolgo il casco.” Mentre Andrea si toglieva il casco Orlando disse: “Bella moto!” Ripensando alla Ducati rossa che aveva visto in macchina con Lucia, era sicuro che fosse lei. “Bella bionda!” disse Andrea confermando i dubbi di lui e dimostrando che anche lei lo aveva visto e riconosciuto. “Era Lucia.” Disse Orlando semplicemente. E Andrea aggiunse: “Allora bel capo!!”

 Orlando sorrise e cominciò a parlare “Sulle sponde del Tevere dalle parti della Magliana..” Andrea lo interruppe immediatamente dicendo: “Che è una favola?” Orlando con un mezzo sorriso sulle labbra disse: “Era per creare l’atmosfera..” Voleva farla ridere. “Ops, ho rovinato tutto.” Disse Andrea e i due finalmente risero di nuovo insieme. “Dai su ricomincia Orlando Grimm.” Disse Andrea perfettamente a suo agio ormai.

“Il cadavere di un tossico è stato trovato questa mattina, un tossico in zona Magliana, la siringa ancora piantata nel braccio destro. No non era mancino. Vista la quantità di buchi sul braccio sinistro.” Disse Orlando prima che Andrea potesse chiedergli qualcosa. “Impronte digitali non della vittima sulla siringa.” Aggiunse Orlando per evidenziare i suoi dubbi. “Qual è il problema?” Chiese Andrea curiosa, Orlando sapeva di averla in pugno, quando un caso la interessava si percepiva, o almeno lui lo capiva. “Il laccio emostatico è pulito, niente saliva, niente pelle, insomma nulla. Solo evidenti tracce di denti.” Disse Orlando riferendo quanto scoperto. “Le impronte sulla siringa?” Chiese Andrea passandosi una mano sui capelli. “Stiamo ancora verificando, per il momento nessun riscontro.” Disse Orlando quasi scoraggiato.

“I vestiti della vittima?” Chiese poi Andrea improvvisamente. “Come sai che..? Puliti e stirati da poco.” Disse Orlando stupito ogni volta che si confrontava con la sua mente. “In che posizione avete trovato il corpo?” Chiese ancora lei. “Sdraiato supino.” Disse solo lui, preso da lei e dal suo strano modo di ragionare. “Occhi chiusi?” Incalzò lei. “Esatto.” Confermò lui. “E’ un suicidio.” Decretò Andrea.

“Come lo dimostro? Perché farlo così in maniera strana, quasi a volerlo far passare da omicidio?” Chiese Orlando ancora. “Cerca sulla mano sinistra, un destro che si buca con la sinistra si lascia dei segni sulla mano. Il perché è abbastanza semplice, quasi nessuna assicurazione sulla vita copre il suicidio, forse il tuo morto prima di rovinarsi era una persona per bene, e voleva lasciare qualcosa ai suoi cari.” Disse Andrea, quasi dispiaciuta di aver scoperto i piani di quell’uomo. “Le impronte sulla siringa?” Chiese ancora Orlando, doveva fugare tutti i suoi dubbi, per poterne parlare con Lucia come se fosse una sua idea. “Ti risulta che i tossici usino siringhe pulite?!” Disse Andrea ovvia. “Grazie, ora sono io che ti devo una cena, stasera?” osò Orlando, e questo fece sorridere Andrea. “Grazie, ma sono di turno stasera.” Disse un po’ dispiaciuta. “Sai che scrivi dei pessimi turni per te e il tuo commissariato?!” disse Orlando per strapparle una risata. “Alcuni dei miei sono malati.” Disse lei a giustificazione. “Che tesoro che sei..” Disse lui facendo una vocina, che di certo l’avrebbe irritata. “Scemo.” Disse lei a riprova di ciò, però senza astio o rancore. “Passo a trovarti quando esco da qui.” Disse lui deciso. “Ci conto! E copri bene le mie tracce.” Aggiunse Andrea, felice al pensiero che lui sarebbe passato ancora per il commissariato e volendo evitargli altri guai con la Brancato. “Ma quella moto è tua?”Chiese allora Orlando. “Per metà, è mia e di mio fratello.” Disse Andrea sorridendo. “Complimenti.” Disse Orlando sinceramente. “Forse ti ci farò fare un giro.” Disse Andrea fintamente accondiscendente. “Troppo buona.” Le fece eco lui. “A dopo. E buon lavoro.” Disse lei riprendendo il casco. “Ciao e buon lavoro anche a te.”Disse Orlando riattaccando.

Orlando mise in tasca il telefono per tornare a lavoro, quando si voltò vide Lucia che lo fissava, se aveva sentito che discuteva il caso con Andrea era la volta buona che lo sospendeva. “Questo caso mi sembra un po’ complesso, dubito che stasera usciremo tanto presto.” Disse per poi voltarsi e tornare dentro il Ris. “Meno male..” disse a bassa voce lui, evidentemente Lucia aveva sentito solo la parte conclusiva della sua telefonata, la raggiunse dentro il laboratorio per illustrarle la ‘sua’ teoria, che non convinceva troppo Lucia. Andarono, però, lo stesso insieme da Carnacina che, effettivamente, confermò loro segni anomali sulla mano sinistra. Quando stavano per uscire dall’ufficio dell’anatomo-patologo Orlando si sentì afferrare per il braccio dal medico e si fermò: “Riconosco il tocco.” Disse solo per poi lasciarlo andare via, Orlando sorrise a quella constatazione, effettivamente Andrea aveva un approccio investigativo diametralmente opposto al loro.

Tra la chiusura del caso, la compilazione dei vari rapporti e la riorganizzazione e archiviazione delle prove raccolte Orlando uscì dal Ris per le 22, Lucia lo vide schizzare in macchina una volta terminati tutti i suoi compiti. Quando arrivò in commissariato Novelli era alla porta e lo fece passare senza problemi, andò direttamente nell’ufficio di Andrea, la porta era accostata, l’aprì bussando piano, per trovare Andrea addormentata, con la testa poggiata sul tavolo e una luce da scrivania debole che le illuminava il viso e, probabilmente, le disturbava il sonno.

Era bella, pensò.

Le si avvicinò piano, scostò la sedia dal tavolo per prenderla in braccio e adagiarla sul divano, si svuotò le tasche e la coprì con la sua giacca, lasciò le chiavi di casa sua sul tavolo e scrisse un bigliettino, spense la luce sulla scrivania e uscì salutando Novelli per tornarsene a casa sua, comunque sereno.

Andrea si svegliò poco prima dell’alba, il commissariato era stato stranamente tranquillo per tutta la notte e si ritrovò sul divano, dove non ricordava di essersi seduta e coperta da una giacca che dall’odore non era decisamente sua; si voltò verso la scrivania per notare le sue chiavi di casa.

Si alzò per dirigersi verso la scrivania, sotto le chiavi un biglietto.

‘Perdonami sono passato un po’ tardi, dormivi così bene che non me la sono sentita di svegliarti; diciamo che ci ho provato spostandoti sul divano, ma dormivi così profondamente che non ti sei accorta di niente. Fatti sentire domani mattina. Orlando’

Andrea si aprì in un sorriso e annusò di nuovo la giacca che si era tenuta sulle spalle, in quel momento bussarono alla sua porta. “Buongiorno!” disse Antonio entrando e passandogli un caffè. “Buongiorno. Mi porti il caffè?! Abbiamo una segnalazione?” Chiese lei sospettosa su certe azioni del suo vice. “Nessuna, una carineria perchè voglio ingraziarmi il capo. Bella giacca.” Andrea arrossì per bere di corsa il caffè. “Pezzi con queste battute il capo non te lo ingrazi di certo.” aggiunse Andrea per indicargli la porta che lui prese subito.

Orlando era da poco arrivato al Ris, era nell’ufficio di Daniele, gli stava raccontando la storia del tossico, sapeva che con lui poteva essere sincero, il capitano Ghirelli era decisamente meno formale del capitano Brancato. Quando il suo telefono cominciò a squillare, rispose senza neanche guardare chi fosse. “Buongiorno.” Disse sorridendo, scorgendo il nome di Andrea sul display. “Non ho ancora capito se sei un tipo mattiniero o un dormiglione?” Disse lei, nemica giurata del convenzionale ‘pronto’. “Mi definirei piuttosto mattiniero.” Disse lui conoscendo i suoi modi. “Pure troppo..” aggiunse Daniele, pur non essendo stato interpellato da nessuno. Orlando lo mandò a quel paese e uscì dal suo ufficio, mentre Andrea sorrideva. “Chi era?” chiese allora lei divertita. “Daniele, il capitano Ghirelli, ero nel suo ufficio.” Confessò Orlando. “Capisco! Grazie per la giacca e per le chiavi e per il trasferimento..” disse lei molto velocemente. “Non c’è di che..” Disse Orlando andandosi a rintanare alla macchinetta del caffè.

Restarono un po’ in silenzio, si udivano solo i loro respiri e vaghi rumori di sottofondo.

“Vorrei lavorare un po’ con te sulla rapina fatta da Mario qualche mese fa. Mi sembra ormai di sapere parecchie cose sulla banda del Lupo.” Disse Andrea rompendo il silenzio.  “Per me non c’è problema.” Disse Orlando sereno, aveva voglia di lavorare con lei, di passare del tempo con lei. “Ti chiamo quando esco dal Ris.” Confermò lui. “Va bene, a più tardi.” Disse Andrea prima di riattaccare con un bel sorriso sulla faccia.

Guardò il telefonino per poi portarsi le mani nei capelli, non capiva se stessa, non capiva quello che le stava succedendo, quello che sapeva era solamente che voleva passare del tempo con quel ragazzo, la sua compagnia la rasserenava, confrontarsi con lui professionalmente era per lei stimolante, apprezzava i suoi uomini, ma lui le dava quella spinta in più che ancora non aveva mai provato da quando era alla guida di quel commissariato. In un certo senso si sentiva tremendamente a casa quando era con lui, chinò di nuovo il viso sulla giacca per poter sentire ancora il suo odore.







NDA

Prima di dire qualsiasi scemenza nell’angolino che mi sono ritagliata, volevo dare il benvenuto alla mia Beta che inauguro in questo capitolo, Axen
, nota a molti che conoscono questo fandom, ebbene si sono riuscita a convincerla a darmi una mano con questa storia, colgo l’occasione per ringraziarla per aver accettato e per essersi imbarcata con me in questa avventura, con il suo aiuto probabilmente la pubblicazione non subirà eccessivi ritardi.
Eccoci qua con un nuovo capitolo.. di cose da dire mi sa che ce ne sono parecchie, sembra che il rapporto tra i due si stia evolvendo, chissà dove arriveranno?!
Che ne pensate della piega che stanno prendendo le cose??
Sono qui per critiche e commenti, perché no, ditemi anche che cosa succederà secondo voi..
Sempre vostra
P.S.: Ho un pochino ingrandito il testo ditemi se è meglio..
A






Dal Prossimo Capitolo

“Va bene, sei giustificato, ma io sono già a casa oltretutto in pigiama, e ho cenato.”
Disse Andrea facendo fatica a convincere perfino se stessa di quel tono severo.
“Dai ti raggiungo a casa, e mi va bene pure il pigiama, e il digiuno.”
Disse divertito e assolutamente intenzionato a non farsi dire di no, voleva vederla.

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Capitolo 5
*** A different feeling ***


A different feeling




A different feeling

Orlando ripose il telefono in tasca per tornare nell’ufficio di Ghiro,  non sapeva cosa lo attirasse in Andrea, sapeva solo che non riusciva a starle lontano, le aveva ridato la voglia e il giusto stimolo per affrontare il suo lavoro.

“Allora?” Gli chiese Ghiro vedendolo entrare nel suo ufficio. “Voleva solo fare un punto della situazione, e avvisarmi in che direzione avremmo proseguito.” Disse Orlando scrollando le spalle, non sapeva cosa dire al suo amico. “Lo sai che sei diverso, vero?” Gli chiese Daniele alzandosi per chiudere la porta. “Daniele davvero .. non c’è niente di nascosto.” Provò a dire Orlando. “Parlavo in senso professionale, voglio dire, sembra che tu abbia nuovamente voglia di farlo questo lavoro.” Daniele non voleva parlare solamente di lavoro, ma sapeva che quello professionale era l’unico aspetto che Orlando era disposto a discutere al momento. “E’ molto stimolante lavorare con Andrea, soprattutto fuori dal Ris, è come se stando con lei mi ossigenassi per riuscire a stare qui..” Disse Orlando sinceramente quando i loro discorsi furono interrotti da Bart che li invitò a seguirli in laboratorio perché c’erano novità interessanti sul caso che stavano seguendo. Orlando si alzò seguito da Daniele che gli diede una pacca sulla spalla per poi dirgli a bassa voce “Sono contento per te, davvero, non voglio impicciarmi, ma sono felice di averti nuovamente in forma.” Orlando si voltò verso di lui per aprirsi in un sorriso “Grazie” disse all’amico, poi entrarono tutti nella stanza, dove Bart li aspettava.

Lucia era nel suo ufficio ad analizzare alcune fotografie della scena di una rapina quando alzò gli occhi per vedere Orlando e Ghiro chiacchierare e sorridere complici. Non riuscì a non ripensare alle telefonate di Orlando che aveva origliato e stava cominciando a chiedersi se avesse fatto bene ad allontanarlo da se. Si era detestata milioni di volte per averlo fatto, il cuore le si spezzava ogni volta che i loro sguardi si incontravano; i suoi occhi che prima sapevano accarezzarla con un semplice sguardo adesso erano freddi e vuoti e lei si sentiva tremendamente in colpa per questo, solo che temeva ancora di più che gli potesse succedere qualcosa di brutto, che potesse morire come era morto Alex, tra le sue braccia, così restava ostinata sulla sua posizione, ritenendo che almeno lontano da lei la sua vita era al sicuro.

Negli ultimi giorni però lo aveva visto cambiare, nei suoi occhi brillava ancora qualcosa, una luce nuova, e non poteva non fare il collegamento con le telefonate che aveva sentito, la gelosia cominciava a farsi largo in lei, e se vederlo felice in qualche modo la rincuorava allo stesso tempo la feriva tremendamente sapere di non essere la fonte di quella luce. Era gelosa, detestava ammetterlo a se stessa e a chiunque altro, ma lo era, e si chiedeva sempre più spesso se avesse fatto bene. Avrebbe voluto di nuovo affondare il viso sulla sua spalla per sentirsi felice e completa, farsi cingere in uno di quei suoi abbracci che la facevano sentire al sicuro da tutto e tutti, poter godere ancora del suo sapore quando le loro labbra si incontravano, poter sentire ancora le sue mani calde e forti sul suo corpo quando facevano l’amore…

Qualcuno bussò alla porta per riscuoterla dai suoi pensieri, disse “Avanti” senza guardare, per sussultare leggermente nel vedere l’oggetto dei suoi desideri in piedi di fronte a lei, Orlando aspettava un suo cenno per cominciare a parlare e lei con una voce davvero molto bassa e ancora rotta dal desiderio di lui disse “Dimmi” per poi tossire per schiarirsi la voce. “Bart ha delle novità sul caso e probabilmente sarebbe meglio che facessimo un altro sopralluogo, volevamo sapere se per te andava bene?” Disse restando in piedi di fronte a lei, e la cosa che lo stupiva di più era che da quando aveva conosciuto Andrea riusciva a convivere meglio nel suo lavoro quotidiano con Lucia. “Per me va benissimo.” Disse Lucia “Aggiornatemi, però, quando tornate.” Disse Lucia facendo un leggero movimento con il capo.

Non poteva perdersi in certi pensieri, non in ufficio, non di nuovo, la loro storia era chiusa, per il momento.

 Andrea camminava avanti indietro nel suo ufficio, si sentiva nervosa, voleva sentirlo e non sapeva perché, sapeva solo che aveva bisogno di lui, non si riconosceva in quel ruolo di donna in attesa, decise così di andarsene a casa, erano ormai le otto passate e cominciava a dubitare del fatto che lui l’avrebbe anche solo chiamata.

Orlando era in laboratorio, erano rientrati tardi, avevano trovato molto traffico e soprattutto la conferma a quelli che erano i loro dubbi, quindi dovevano analizzare ancora alcuni reperti, aveva passato gli ultimi trenta minuti a guardare l’orologio, erano già le otto passate, fino a quando Bart non gli disse “Dai che adesso facciamo rapporto a Lucia e ce ne andiamo, vedi che non sei l’unico che ha fretta, non vedo l’ora anch’io di tornarmene a casa.” Orlando annuì e il suo pensiero volò ad Andrea, non sapeva perché ma le mancava lei e il suo odore che lui stava cominciando a conoscere.

Bartolomeo Dossena non era un idiota, anzi forse era uno tra quelli della sua squadra con l’intuito migliore, si era perfettamente accorto della breve liaison tra Lucia e Orlando, come si era perfettamente accorto di quando tra i due era tutto finito, Lucia era diventata intrattabile e scostante, era molto peggio di quando era morto Alex, secondo lui, e Orlando era uno straccio, era demotivato e svogliato, non lavorava con passione e più di una volta gli aveva chiesto di raccontargli della sua esperienza a Messina, come si era trovato e com’era l’ambiente, ormai Bart vedeva il collega sulla linea di partenza, fino a qualche giorno prima almeno. Era qualche giorno da quando era cominciata la collaborazione, pensò il tenente, che Orlando era tornato più sereno, sorrideva più spesso, anche se raramente in presenza di Lucia, e sembrava aver trovato di nuovo il giusto piglio per affrontare le indagini, da bravo ex-Casanova pensò immediatamente allo zampino di una donna ed era molto curioso di conoscerla, gli tornò alla mente però subito la sua Eleonora, si erano sposati in fretta e lei stava già per regalargli un bel frugoletto, era l’uomo più felice della terra, soprattutto perché aveva recentemente saputo che si trattava di un maschio, Ele era appena entrata nella 19esima settimana e il ventre cominciava a farsi vedere. Mise maggiore lena in quello che stava facendo perché non vedeva l’ora di tornarsene a casa anche lui, come aveva appena detto al collega, dalla sua Eleonora. 

Lucia aveva visto Orlando piuttosto irrequieto da quando era rientrato dal sopralluogo, anche Bart le sembrava irrequieto, ma lo giustificava sapendo che la moglie incinta lo aspettava a casa. Mentre Orlando non lo capiva, guardava in continuazione l’orologio come se avesse fretta o se avesse un appuntamento, certamente non era interessato a rimanere in laboratorio, si stava chiedendo se per caso la cosa riguardasse la donna della cena, ma fu di nuovo riscossa dai suoi pensieri da Orlando e Bart che bussavano alla sua porta. Una volta fatto rapporto Lucia lo sapeva, sarebbero potuti andare via, in quel momento non le venne in mente un buon motivo per trattenere Orlando in laboratorio ancora, così si limitò a far durare la riunione il più a lungo possibile, li lasciò andare solo alle nove e mezza passate, sperando che fosse tardi per l’accompagnatrice di Orlando, uscì dal Ris poco dopo lui e Bart, e mentre si stava dirigendo verso la sua macchina lo sentì parlare al telefono.

“Perdonami” Disse Orlando senza nemmeno dire pronto, brutta abitudine che stava prendendo da lei. “La tua scusa?” Chiese Andrea già con il sorriso sulle labbra solo perché aveva sentito la sua voce. “Sono stato trattenuto in laboratorio per una rapina.” La verità era l’unica cosa che sapeva dirle. “Va bene, sei giustificato, ma io sono già a casa oltretutto in pigiama, e ho cenato.” Disse Andrea facendo fatica a convincere perfino se stessa di quel tono severo. “Dai ti raggiungo a casa, e mi va bene pure il pigiama, e il digiuno.” Disse divertito e assolutamente intenzionato a non farsi dire di no, voleva vederla. “Non hai mangiato?” Chiese allora lei, seguendo solamente il suo istinto. “Esatto.” disse Orlando con il sorriso che cominciava ad allargarsi sul viso, capendo in quel momento che lei non gli avrebbe più detto di no. “Va bene, ti preparo qualcosa, sbrigati a venire.” Disse lei prima di riattaccare senza nemmeno aspettare la sua risposta, saltò giù dal divano lasciando cadere il libro che stava leggendo, per precipitarsi in cucina.

Lucia aveva sentito tutta la telefonata e pensò improvvisamente che quei due fossero molto vicini, troppo vicini, lo vide rientrare in laboratorio per uscire con una borsa, lei conosceva quella borsa, lui ci teneva un cambio e la teneva nel suo armadietto per le emergenze. Lucia rimase di stucco nel vederlo uscire con quella borsa, era decisamente molto intimo con quella donna e la borsa significava solo che lui aveva tutta l’intenzione di non tornare a casa per la notte, s’asciugò una lacrima per montare in macchina e tornarsene da sola a casa, era quello che aveva scelto ma perché in quel momento si sentiva di aver fatto la scelta più sbagliata della sua vita?

Andrea si era messa in cucina con l’intenzione di fargli trovare pronto qualcosa di caldo e di buonissimo, e ci era davvero riuscita, solo quando citofonarono si rese conto di essere ancora in pigiama, andò ad aprire tentando di far allungare quei minuscoli pantaloncini che stava indossando.

Orlando aveva pensato un paio di volte a che tipo di pigiama potesse indossare Andrea, solo che non gli veniva in mente niente fino a quando lei non andò ad aprirgli la porta, indossava una delle sue solite canottiere, solo che questa era verde militare, ma al posto della solita tuta, c’era un minuscolo pantaloncino che le arrivava subito sotto il sedere e che anche un semplice passo avrebbe fatto rialzare, sentì improvvisamente caldo. Andrea era scalza e si era alzata in punta di piedi per posare le mani sul suo petto, dandogli due baci sulle guance, istintivamente Orlando le portò una mano dietro la schiena e sentì tutto il calore che emanava la sua pelle. “Ben arrivato.” Disse Andrea al suo orecchio. “Grazie per avermi aspettato.” Rispose lui nell’orecchio di lei, che così scoperta non potè nascondere la pelle d’oca che lui le aveva fatto venire.

Gli fece strada verso la cucina, indicandogli l’unico posto apparecchiato, lo fece sedere andando a prendere qualcosa ai fornelli per poi sedersi di fronte a lui. Orlando si stava gustando una cena deliziosa, il tutto era reso più buono dal fatto che Andrea l’avesse preparata per lui, parlarono un po’ di Pugliese, per poi trovarsi chissà come mano nella mano, non c’era imbarazzo in quel gesto, né qualche scopo preciso, stavano solo gioendo del contatto dei loro corpi.

Si spostarono sul divano per continuare il discorso, Andrea aveva un foglio in mano, le spalle poggiate sul lato del divano e le gambe nude allungate sul corpo di Orlando, che gliele stava delicatamente massaggiando. Non c’era malizia nei loro gesti o movimenti, godevano solo del contatto del corpo l’uno dell’altro “Io credo che Mario si sia costruito una nuova banda, credo che il furto in quell’appartamento non potesse farlo da solo, senza destare troppi sospetti.” Disse Andrea passandosi una mano tra i capelli sciolti che poi allungò sul divano, Orlando allontanò una mano dalle sue gambe per andare ad intrecciare le sue dita con quelle di lei “Mi sembra probabile, Mario è un leader naturale, non credo che potesse avere molte difficoltà nel convincere qualche delinquente a seguirlo.” Andrea giocava con le dita di lui “Sì, ma stiamo parlando di feccia, feccia brutta e cattiva, voglio dire, chi si avvicinerebbe ad un latitante ricercato come lui?” Orlando si voltò a guardarla prima di rispondere “Questo potrebbe restringere il numero di persone talmente folli da seguire un assassino ricercato come Mario.” Andrea annuì per aggiungere “Sì, ma questo significa che questa feccia è difficile da trovare, dobbiamo cercare nei nostri archivi, deve essere qualcuno che conosce la zona..” Orlando sbadigliò prima di aggiungere “Probabilmente qualcuno che ha precedenti per furti in zona.” Disse portandosi una mano sugli occhi. “Non sarai un po’ stanco?” Gli chiese allora Andrea stringendo leggermente la mano per costringerlo a voltarsi per guardarla. “Il contatto visivo è molto importante per cercare di capire se qualcuno mente.” Disse lui non volendo effettivamente rispondere alla sua domanda. “E come devo interpretare la tua risposta? Bugia per omissione?” Tutto si poteva dire tranne che Andrea non fosse una persona intuitiva. “Esatto. Sei brava!!” Disse Orlando intenzionato a non tornare sull’argomento stanchezza. “Tu continui a mentirmi..” Decretò invece lei che non voleva cambiare argomento. “Sì, sono stanco.” Disse lui posando la testa di lato e guardandola con i suoi migliori occhi da cerbiatto. Andrea si alzò allora dal divano sciogliendo il contatto tra i loro corpi per andare a chiudere la porta a chiave, arrivata di fronte a lui gli tese la mano per invitarlo ad alzarsi dal divano, lui la guardava stupito mentre stringeva la sua mano che lo guidava verso la porta della stanza da letto. “Puoi dormire con me se vuoi, il mio letto è decisamente più comodo, non mi piace far dormire i miei ospiti sul divano.” Orlando fece un passo per arrivarle alle spalle e posarle un bacio sulla guancia, attirandola leggermente verso di se, così da sopra la sua spalla  il suo sguardo scappò per un momento sotto la canottiera, vedeva sul suo seno sodo i piccoli puntini sintomo della pelle d’oca che lui stesso le aveva provocato con quel contatto. Andrea proseguì verso la camera da letto, spegnendo le luci accese che trovava sul suo cammino, arrivata in camera gli lasciò la mano e si infilò nel letto, voltandosi a guardarlo “Lì c’è il bagno e nell’armadio qualcosa di mio fratello per dormire.” Lui le sorrise per dirigersi verso il bagno.

Quando uscì Andrea stava leggendo un libro, lui indossava una tuta blu di suo fratello, di quelle che usava per allenarsi e una t-shirt, si infilò nel letto accanto a lei.  “Leggi se vuoi.” Disse sistemandosi meglio il cuscino sotto la testa. “Ti stavo solo aspettando.” Disse Andrea posando il libro e spegnendo la luce, si avvicinò a lui che l’avvolse in un abbraccio. “Buonanotte” Disse Andrea stretta al suo petto. “Buonanotte” rispose Orlando nei suoi capelli.

Quella notte non era successo niente, come niente era successo la mattina seguente, avevano preso l’abitudine di addormentarsi insieme spesso quando facevano tardi nel discutere il caso Pugliese.

Una mattina di qualche tempo dopo erano ancora nel letto, si erano entrambi svegliati prima che il suono molesto della sveglia riempisse l’intero appartamento, oppure che qualcuno dal commissariato o dal Ris li chiamasse.

“Anche tu sveglia?” Chiese Orlando avvicinando le labbra alla sua testa e lasciandole un bacio nei capelli. “Si, strano..” Disse Andrea muovendo la testa solleticandogli così il mento con i capelli. “Perché? Dormi di più?” Chiese Orlando fermandole la testa con la mano. “No, dormo pochissimo e quando dormo poco faccio fatica ad alzarmi.” Orlando la invitò a voltarsi per guardarlo. “Hai problemi di insonnia?” Andrea annuì per aggiungere. “Anche se non la definirei propriamente insonnia, semplicemente non dormo tanto.” Orlando le prese la mano “Mi sembra che tu abbia dormito queste notti?” Costatò lui un po’ pavoneggiandosi. “Evidentemente in compagnia sono più portata a dormire.” Disse Andrea facendogli una linguaccia. “In mia compagnia!” Disse Orlando per puntualizzare. “Per provarlo dovrei dormire con qualcun altro.” Disse Andrea sorridente. “Non servono prove.” Disse lui scuotendo la testa. “Così parlò lo scienziato..” Decretò Andrea. Orlando scoppiò a ridere, mettendosi supino sul letto, Andrea si avvicinò a lui posando la testa sul suo petto e incrociando la gamba alla sua. “Parliamo di cose serie.” Orlando la fissò non visto “Tipo?!” Andrea tossicchiò leggermente prima di dire seria. “Hai un nome orribile.” Orlando sorrise a tanta sincerità dandole, però, un leggero schiaffo sulla spalla. “Grazie, la tua dolcezza m’incanta, davvero. E poi il mio nome non è orrendo, etimologicamente..” Andrea lo interruppe “Lo so cosa significa ‘da gloria alla patria’.” Orlando la invitò ad alzare il capo per guardarlo. “Complimenti..” Andrea sorrise per continuare “So anche che deriva dal nome germanico di Rolando..” e cominciò ad agitare una mano quando lui la interruppe per dire. “Sono davvero stupito, ma come puoi dire che è brutto un nome con un così solenne significato?” Andrea lo circondò con un braccio avvolgendogli il petto e si tirò su per fissarlo dritto negli occhi. “Hai ragione, mi sono espressa male, non è brutto il tuo nome, è semplicemente impronunciabile. Ora mi spiego meglio, tu seguimi, se devo chiamarti perché siamo coinvolti in una sparatoria e ti stanno per sparare? Tu sei bello che morto tempo che io urlo ‘Orlando’..” Orlando fece un sorriso sghembo alla parola morto. “Dovrebbe essere un pensiero carino?” Le chiese poi. “Be’, si!” Disse Andrea con una decisione tale che lo fece sorridere. “In caserma mi chiamano Serra, o più romanamanete Orlà..” Andrea lo interruppe subito. “Trovo il cognome impersonale, troppo impersonale. Anche se il tuo è simpatico, la versione romana poi non mi piace, come non mi piace il più comune diminutivo Lando.” Orlando scosse la testa. “Ok, sono d’accordo, Lando non piace neanche a me. Quindi?” Chiese osservandola curioso. “Ci vuole qualcosa di adatto a te, che ti rappresenti, che ti identifichi..” Orlando la guardò serio. “Allora è una cosa seria?!” Andrea lo guardò storto. “Certo che è una cosa seria, serissima anzi. Ne va della tua vita in fondo.” Orlando la guardò torvo. “Possiamo evitare di parlare ancora della mia morte?! O presunta tale?!” Andrea sorrise. “Va bene, in fondo voglio evitarla..”

Orlando si sentì tremendamente colpito da quei due occhi chiari che lo scrutavano, era come se Andrea si stesse prendendo la sua stessa anima in quel momento, trattenne il fiato senza neanche accorgersene. “Ho trovato!” Disse lei facendolo contemporaneamente sussultare e così tornare anche a respirare. “Ti ascolto.” Disse poi fissandola intensamente. “Conosci le lingue?” Chiese Andrea abbassando per un momento la testa incapace di sostenere il suo sguardo. “Dipende. Conosco l’inglese e il francese.” Disse Orlando accarezzandole una mano per invitarla a tornare a guardarlo. “Fìor.” Disse Andrea direttamente alla sua anima penetrandolo con lo sguardo. “Co.. Cosa significa?” Chiese Orlando folgorato da lei. “Vero.” Orlando le accarezzò la testa. ”Che lingua è?” Chiese allora lui non riconoscendola immediatamente. “Irlandese, gaelico..” Disse Andrea, a volte trovando stupida la sua fissa per l’Irlanda. “Come conosci il gaelico?” Andrea scosse il capo. “Non lo so, ho sempre trovato interessante la cultura irlandese, cose così.. Che ne pensi?” Chiese lei senza smettere di fissarlo. “Che mi piace.” Disse lui infine aprendosi in un sorriso. “E’ andata.” Disse Andrea sporgendosi in avanti per posargli un bacio sulla guancia. “Ed io come ti chiamo?” Chiese lui ancora sorridente. “Ma il mio nome è pronunciabile, e poi si apre a molti diminutivi.” Disse lei tornando con il mento poggiato sul suo addome, intenta a fissarlo. “Andre, Andi, Drea..” Andrea si fece scura in volto. “Drea non mi piace.” Disse ferma senza che lui potesse contraddirla. “Dimmi cosa ti piace allora.” Disse Orlando cominciando ad accarezzarle una spalla. “No, sei tu che lo devi trovare. Guardami, che vedi?” Orlando si fermò per fissarla come lei stessa aveva fatto poco prima con lui, era così infinito il suo sguardo che si sentiva lontano da qualsiasi cosa quando vi si immergeva, ma il nome di lei le piaceva, la rendeva unica. “Andi. Decisamente Andi.” Disse Orlando in attesa della reazione di Andrea che non lo fece attendere molto. “Mi piace come lo dici tu. È perfetto.” Orlando la avvicinò a se per posarle un bacio sulla fronte. In quel momento il suono della sveglia risuonò nella stanza richiamandoli all’ordine.

Loro non stavano insieme, erano solo amici, che dormivano insieme e si abbracciavano e si tenevano la mano, non erano mai andati oltre, mai un bacio che non fosse sulla guancia, mai un contatto più malizioso. Anche se i loro corpi morivano dal desiderio del contatto l’uno dell’altro. Orlando ormai conosceva Andrea da più di un mese, sul caso Pugliese non avevano fatto passi avanti ma lui era tornato a lavorare con passione e dedizione e questo non era sfuggito a nessuno. Lucia aveva sentito ancora pochi stralci di conversazioni telefoniche ma non sapeva certo se Orlando avesse un'altra o meno, lo vedeva solo più sereno, Daniele invece sapeva bene che Orlando stava più fuori che dentro casa, ma una sera di qualche settimana prima si erano ritrovati a parlare del suo rapporto con Andrea.

Daniele faticava a capirlo.

“Noi non stiamo insieme, non ci siamo mai nemmeno baciati.” Ripetè Orlando per l’ennesima volta. “Non capisco amico, davvero, ma lei ti piace?” Disse Daniele scuotendo la testa, incapace di concepire quei due, e non credendo al fatto che non si fossero mai baciati. “Non lo so, so che quando le sto accanto voglio sentire il suo corpo e so che è così anche per lei, per il resto stiamo bene insieme.” Disse Orlando sincero alzando le spalle. Andrea gli piaceva? Se l’era chiesto spesso, ma forse era troppo presto ancora per darsi una risposta, sapeva che stava bene in sua compagnia. “Voi dormite insieme?” Chiese ancora Daniele, che tentava di ripercorrere punto per punto quella strana relazione per capirla meglio. “Noi dormiamo abbracciati.” Puntualizzò Orlando che ogni tanto godeva nel farlo impazzire. “E non vi siete mai baciati?” Ripetè retorico Daniele. “No.” Rispose Orlando secco, mentre si chiedeva quale potesse essere il sapore di Andrea. “Immagino neanche toccati?” Chiese Daniele agitando le mani per far incastrare meglio le informazioni che riceveva nel suo castello mentale. “Non come intendi tu.” Disse Orlando serenamente, perché lui Andrea la toccava, la accarezzava, la massaggiava e la stringeva a se, ma Ghiro intendeva certamente altro, altro che loro due non avevano mai fatto. “Ma è lesbica?” Chiese Daniele illuminandosi per un momento, come se avesse trovato la soluzione all’arcano mistero.  Orlando scoppiò a ridere, per poi dire solo “No..” ancora sommerso dalle risate di quell’affermazione assurda, Andrea non era lesbica, ogni tanto quando i loro corpi erano vicini la sentiva come una donna e sentiva, un desiderio selvaggio e latente quando lei si stringeva a lui, conosceva bene quel desiderio perché spesso si impadroniva anche di lui, ma sapevano entrambi gestirlo. “Non le piaci?” Chiese Daniele per capire quello che per Orlando era l’ovvio. “Non lo so, non credo, ci piace quello che abbiamo. Ci basta, è quello di cui abbiamo bisogno l’uno dall’altra.” Orlando sapeva perfettamente che Andrea non gli era indifferente, disse a Daniele la verità, ovvero al momento si stavano dando tutto quello di cui avevano bisogno. Dopo questa frase e quella sera Daniele aveva cominciato ad entrare nel rapporto di Orlando e Andrea, conoscendone i limiti e cominciando ad intuire paure e desideri di entrambi.

Daniele era al Ris, ci era arrivato all’alba per terminare alcuni test che avrebbe poi dovuto portare in tribunale Bart per una deposizione, Orlando non aveva dormito a casa, come succedeva spesso ormai, passava più della metà del suo tempo libero da Andrea. Quando vide il suo semi-coinquilino varcare la soglia del laboratorio aveva voglia di stuzzicarlo. “Buongiorno.” Disse Daniele rivolto verso Orlando, indicandogli di seguirlo nel suo ufficio. “Buongiorno Capitano.” Disse Orlando seguendolo. “Che dici posso subaffittare la tua stanza?” Disse Daniele accomodandosi sulla sua sedia. “Idiota! No che non puoi, siamo amici, solo amici, e ogni tanto mi fermo a dormire da lei. Basta.” Disse Orlando mettendo enfasi alle sue parole con un ampi gesto delle mani. “Non mi sembra, voglio dire ‘ogni tanto’..” disse Daniele facendogli il verso “è una grandissima cazzata!!” Orlando scoppiò a ridere. “Spesso, allora, diciamo spesso. Dormo bene con lei, cosa ti devo dire? Se siamo abbracciati riesco a dormire per tutta la notte!” Lucia stava andando alla macchinetta per prendersi un caffè quando passando davanti all’ufficio di Daniele sentì parte della loro conversazione. “Allora la prossima volta che torni a casa, dormiamo abbracciati anche noi così..” Orlando scosse la testa e disse “Che schifo!” Per poi aggiungere un netto “Mi rifiuto!” Daniele sorrise, era una provocazione la sua, ed aveva appena incominciato. “Ma siamo solo amici anche noi..” Disse con una finta aria innocente. “Sì, ma sinceramente lei è decisamente più bella di te e più calda..” Orlando sapeva che Daniele non l’avrebbe finita tanto presto. “Sei sicuro?!” Chiese ancora Daniele provocatoriamente. “Certo che sono sicuro, è come dormire abbracciato ad una piccola stufa.” Disse Orlando non potendo controllare il sorriso che gli faceva venire, l’idea di stringere Andrea tra el braccia. “Voglio conoscerla!” Disse allora Daniele imperioso. “Prima o poi. Credo che ce ne saranno di occasioni. Ora credi che possiamo metterci a lavorare?” Disse Orlando pensando che probabilmente i due si sarebbero fatti simpatia.

Lucia volò verso la stanzatta del caffè senza nemmeno sentire la risposta di Daniele, okay, c’era una donna nella vita di Orlando, questo l’aveva ampiamente intuito da tempo anche lei, quello che le sfuggiva era quanto fossero intimi, dormiva da lei spesso, dormivano abbracciati, ma lui continuava a sostenere che erano solo amici; era sicuramente una persona importante per lui, l’avrebbe presentata a Daniele, Lucia sapeva quanto i due fossero legati, e quanto significasse per Orlando il parere di Daniele. E poi quella donna, chiunque fosse, gli aveva indubbiamente fatto tornare il sorriso e un po’ di serenità, Lucia credeva che quel ‘siamo solo amici’, potesse in qualche modo lasciarle qualche possibilità aperta con lui, ma probabilmente non per troppo tempo, lei non credeva all’amicizia tra uomo e donna.

Con il caffè in mano passò nuovamente davanti all’ufficio di Daniele, si affacciò per trovare lui e Orlando con il viso incollato al computer “Buongiorno” disse lei rivolgendosi ad entrambi. “Buongiorno” le risposero i due con un vago cenno del capo. “Serra tu vieni con me, andiamo da Carnacina, dice che potrebbe avere delle novità per noi.” Disse di un fiato per poi voltarsi e dirigersi verso il suo ufficio per prendere la giacca. “Va bene.”  Disse Orlando alzandosi per seguirla.

Andrea era arrivata in commissariato presto, ma non troppo, come al solito, tecnicamente non aveva nemmeno fatto in tempo a posare la borsa che Antonio si era precipitato nella sua stanza “Prima di tutto buongiorno, e poi, che cosa ti succede?” Chiese lei cercando di interprentare l’agitazione di Antonio che si avvicinò a lei senza nemmeno curarsi di chiudere la porta “Oggi niente caffè dottoressa, un uomo è entrato dentro un asilo, è armato, pare che voglia riprendersi suo figlio..” Andrea scosse la testa, prese la pistola per controllare che fosse carica e seguì il suo collaboratore fuori dal suo ufficio, si fermò al centro del commissariato “Gigli, Ferlà e Spaziani con me, mettetevi i giubotti e guai a voi se provate a prendere un qualsiasi tipo d’iniziativa, anzi, portatevi la pistola e fate finta di non averla, il primo che spara finisce a Bordighera, e con questo spero di essere stata chiara.” Disse rivolta ai tre che puntualemente annuirono, poi si rivolse al piantone. “Novelli resta in contatto con me, ché mi devi scoprire tutto su questo tizio.. Su su tutti fuori, non stiamo giocando.” Disse poi indicando l’uscita.

La situazione all’asilo era complicata, dalle ricerche fatte sembrava che il rapitore fosse il padre di un bambino che frequentava presso l’istituto l’ultimo anno di asilo; si era separato dalla moglie quattro anni prima e lui aveva perso le possibilità di vedere il figlio quando la moglie era riuscita a dimostrare la sua inaffidabilità e un più che serio problema con l’alcool. Il punto era per Andrea, perché adesso? Ovvero, perché dopo quattro anni, probabilmente infernali, per quest’uomo, tentare un gesto così estremo proprio in questo momento?

Solo una persona poteva rispondere alle sue domande. Fece tutto molto velocemente, si tolse il giubbotto antiproiettile e posò la pistola sul sedile della macchina, insieme al suo telefono, alzò le mani in segno di resa e disse ad alta voce cominciando a camminare verso l’ingresso dell’asilo: “Angelo, sono il commissario Manzi, voglio solo parlare con te in privato, fammi entrare, sono disarmata.” Lo vide affacciarsi alla porta e poi farle cenno di entrare. Antonio scuoteva vistosamente la testa, ma non poteva fare nulla per fermarla, ormai consoceva bene il suo superiore.

Carnacina aveva appena terminato l’autopsia che il vice questore Manzi gli aveva richiesto con urgenza, per lei erano sempre tutte urgenti, e stava provando a chiamarla per anticiparle prima del rapporto i risultati. Al medico legale Andrea piaceva, probabilmente perché era diversa dalle persone che era abituato ad avere intorno, era una donna fatta e finita, e un poliziotto fine, vecchia scuola, poca scienza e molta testa, la stimava oltre misura, ed era molto contento di lavorare con lei. Poi era una cuoca eccezionale, era stato invitato a pranzo da lei un paio di volte, quando lei trovava ‘il pesce buono’ ed aveva mangiato da re, e dire che non ce la faceva così brava, specialmente con il pesce, ma lei, a tal proposito, rispondeva sempre ”Dottore è una questione di sangue, io il mare ce l’ho dentro, so apprezzarlo e per questo so cucinarlo..” E quando diceva questo i suoi occhi si illuminavano e sembrava quasi che anche il colore cambiasse per diventare di un azzurro sempre più simile a quello del mare quando è calmo.

Andrea però non gli rispondeva al telefono, squillava a lungo e a vuoto, chiamò quindi il suo vice che gli rispose subito in maniera piuttosto brusca anche: “Pronto!” Il medico si alterò immediatamente. “Pezzi sono Carnacina, cercavo Andrea, ho finito l’autopsia.” Antonio sospirò. “Mi scusi dottore, ma è proprio un brutto momento.” Carnacina si fece serio improvvisamente, Andrea era brava, ma era una testa calda, si sapeva. “Che cosa succede?” Antonio sapeva che i due erano legati e sapeva pure che sarebbe dovuto restare zitto, ma ormai era tardi. “Stiamo seguendo un sequestro con ostaggi in un asilo e Andrea ha avuto una delle sue alzate d’ingegno, è entrata disarmata e senza giubbotto per parlare con lui..” Carnacina sbuffò. “E’ proprio una cretina!” Antonio annuì solamente non potendo dargli ragione a voce. “E’ particolare..” Disse solo. “Particolare un cavolo. Mi faccia sapere, per favore.” Disse Carnacina alterato riattaccando il telefono. In quel momento bussarono alla sua porta Serra e la Brancato e lui cercò di riacquistare un po’ di contegno per fare al meglio il suo lavoro.

Orlando e Lucia erano da Carnacina, che sembrava nervoso, sembrava volesse essere ovunque tranne che di fronte a loro in quel momento, gli aveva confermato che il loro uomo era stato ammazzato con tre coltellate, ma che era stata una fatica inutile, quell’uomo era un malato terminale, avrebbe avuto al massimo sei mesi di vita. Il telefono di Lucia squillò e lei uscì fuori dalla stanza per rispondere, allora Orlando si avvicinò al medico e posandogli una mano sulla spalla gli chiese “Che succede? Sembri davvero preoccupato.” Il medico scosse la testa “Lascia perdere Serra o finisci come me anche tu.” Orlando lo guardò confuso e Carnacina riprese a parlare “Fidati, non vuoi saperlo.” Qualcosa si iiluminò nel cervello di Orlando “C’entra Andrea, vero?” Il medico annuì sbuffando. “Vi detesto tutti, carabinieri e poliziotti..” Orlando gli afferrò il braccio per chedergli “Che cosa le è successo?” Il medico posò la sua mano su quella di Orlando che lo teneva per il braccio per fargli mollare la presa. “Non le è successo niente ancora. Ma sta seguendo un sequestro con ostaggi in un asilo nido e mi hanno informato che è entrata disarmata e senza giubotto antiproiettile per parlare in privato con il sequestratore.” Orlando scosse la testa. “Ma dico io, deve sempre fare così?!” Il medico annuì sconsolato. “Sì, pare di sì, ho il terrore di ritrovarmela su questo tavolo più di ognuno di voi, perché lei non ragiona, segue sempre il suo istinto, ma adesso zitto e sorridi.” Disse prima che Lucia rientrasse nella stanza. “C’è altro dottore?” Chiese Lucia retoricamente e alla risposta negativa del medico invitò Orlando a tornare al Ris.

In macchina Orlando non aprì bocca, non voleva fare niente di niente, se non scoprire dove si trovava l’asilo e andare a vedere cosa diavolo stesse combinando Andrea. “Sei pensieroso!” Disse Lucia notando le espressioni contratte sul suo volto “Riguarda il nostro omicidio?” Chiese poi e lui rispose ancora distratto: “No, scusami, davvero, una questione personale.” Tirò fuori il telefono dalla tasca per comporre un numero, Lucia non era soddisfatta della risposta ricevuta, ma che poteva fare? Forse costringerlo a parlare con lei? Si limitò ad ascoltare in silenzio la telefonata che lui stava facendo.

“Non posso tenere il telefono occupato.” Disse Antonio rispondendo al telefono, per caso una volta lui e il carabiniere si erano scambiati il numero, un po’ temeva anche che lui potesse chiamarlo, anche perché non avrebbe saputo cosa dirgli. “Lo so, lo immagino. Come sta? Cosa succede?” Chiese Orlando comprensivo, che leggeva l’ansia nella voce dello sbirro. “Che le devo dire, non ho idea di come stia, so solamente che è dentro da più di mezz’ora, ha fatto uscire una quindicina di bambini su trenta che erano tenuti in ostaggio, ma lei sta ancora lì..” Antonio non poteva nascondere la sua preoccupazione, non ne era capace. “Dio quanto è testarda e impulsiva.” Disse Orlando imprecando, alzando forse troppo la voce. “Non lo dica a me.” Disse Antonio scuotendo la testa. “Ora scusami, ma devo tenere la linea libera..” Ripetè ancora. “Figurati, ma per piacere fammi sapere qualcosa, qualsiasi cosa. Questa volta mi sentirà, oggi non la salva nessuno, sono furioso.” Disse Orlando alzando la voce per un momento incurante del fatto che Lucia fosse seduta accanto a lui. “Certo, e fa bene.” Disse Antonio a mezza bocca prima di riattaccare, visto che lui non poteva dirle niente in quanto lei restava pur sempre un suo superiore.

Lucia era a questo punto certa che lo stato d’animo di Orlando, preoccupato e assente, fosse dettato da qualcosa che stava facendo la sua amica, voleva sapere cosa stava succedendo ma non poteva certo chiederglielo ancora. “Scusami.” Disse Orlando sorprendendola. “Non avrei dovuto alzare la voce.” Si passò una mano tra i capelli mentre continuava a fissare il telefono. “Non ti preoccupare, è tutto a posto?” Gli chiese allora lei provando ad approfittare di quella sua apertura. “Sì, tutto apposto, torniamo al Ris, va!” Disse Orlando incapace di togliersi Andrea dalla testa, se l’avesse raggiunta lei non glielo avrebbe mai perdonato, la conosceva abbastanza da sapere quanto lei tenesse al suo lavoro e alla sua professionalità. Se l’avesse raggiunta l’avrebbe messa in discussione e lei non l’avrebbe accettato. Tutto quello che poteva fare era trovare un modo per tornare a fare il suo lavoro nell’attesa di sentire la sua voce che gli diceva che era tutto sotto controllo e che lui era uno stupido ad averla sottovalutata.

 

NDA

Buon sabato a tutti, un nuovo capitolo per augurarvi un buon weekend!!

Non voglio dilungarmi troppo oggi, quindi non lo farò..
Credo che il capitolo parli da solo, sono qui che aspetto le vostre opinioni, belle o brutte che siano al solito..

E voi che dite Andrea si sarà cacciata nei guai?

Ahhh!!! Quasi mi dimenticavo.. Quella è Andrea!!
Che ne dite del nuovo logo della storia?

Sempre vostra

A

Dal Prossimo Capitolo

Nel dire quelle parole Andrea posò una mano su quella armata dell’uomo, che a quel contatto sparò, successe tutto molto velocemente.

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Capitolo 6
*** About promises and jealousy ***


About promises and jealousy







About promises and jealousy

Andrea stava parlando con Angelo da un po’, era riuscita a convincerlo a far uscire una quindicina di bambini, facendo presente che lei era un tutore dell’ordine costituito e che questo poteva essere considerato come uno scambio di ostaggi, che avrebbe fatto sicuramente una buona impressione una volta che la storia si fosse concluse e lui avrebbe dovuto rispondere delle sue azioni.

“Mi spieghi perché adesso?” Chiese Andrea seduta su una di quelle seggioline piccoline piccoline, Angelo era seduto di fronte a lei, anche se era troppo grande per quelle sedie e ne usava due, mentre i bambini e le maestre erano in un angolo della stanza, il figlio di Angelo era stretto stretto alla sua maestra, più spaventato degli altri. “Perché sono sobrio, sono pulito da un anno ormai, e lei non vuole farmi vedere mio figlio e il giudice ha respinto la mia richiesta di affido congiunto.” L’uomo si portò le mani alla testa, era disperato e si vedeva, Andrea cominciava a capire il perché delle sue azioni, vedeva comparire di fronte a se, chiaro e distinto, un filo rosso che univa chiaramente causa ed effetto nella vita di quel povero uomo. “Mi dispiace.” Disse Andrea per poi proseguire. “Ma credi davvero che questo possa aiutarti?” Indicando la pistola che lui teneva in mano e i bambini spaventati tutti in un angolo. “Mio figlio non mi riconosce neanche.” Sbottò allora l’uomo frustrato. “Non è questo certo il bel ricordo che puoi lasciargli, falli uscire, cercherò di parlare con il magistrato, ma per piacere metti fine a questa follia, i bambini sono terrorizzati e le maestre peggio di loro.”

Nel dire quelle parole Andrea posò una mano su quella armata dell’uomo, che a quel contatto sparò, successe tutto molto velocemente. Andrea sentì un forte bruciore alla gamba, ma riuscì comunque a gettersi su di lui, disarmandolo. “Tutti fuori, tutti fuori.” Disse gridando verso le maestre che furono sufficentemente pronte nel portare fuori i bambini. Tirò un altro cazzato sul volto di Angelo, perché non si rialzasse, calciò lontano la pistola e si chinò per vedere i suoi jeans che si stavano rapidamente colorando di rosso, mise una mano dove il proiettile l’aveva colpita, quando i suoi uomini entrarono nell’asilo, presero in custodia il sequestratore, mentre Antonio era chinato accanto a lei e aveva chiamato un’ambulanza.

“Te la devi piantare di fare queste stronzate.” Le disse Antonio con il tono severo e gli occhi preoccupati. “Ho sbagliato, non avrei dovuto toccarlo, era innocuo, credimi.” Disse poggiando la schiena su un tavolino pieno di colori, non se l’era certo presa per le parole dure che lui le aveva rivolto, diciamo che lo perdonava perché lo vedeva molto spaventato. “Senti, mi ha chiamato il carabiniere prima..” Disse Antonio mentre con le mani le teneva premuta la coscia. “Non glielo avrai detto?” Chiese Andrea scuotendo la testa incredula, consoceva abbastanza bene Orlando da sapere che non apprezzava certe iniziative che lei era solita prendere. “Sì, certo, ma già lo sapeva, credo.. Devo avvisarlo adesso?” Chiese ancora Antonio senza scusarsi nemmeno. “Certo.” Disse Andrea preoccupata, sapeva che Orlando sarebbe stato in ansia; quando gli infermieri entrarono nella stanza e la misero su una barella Antonio chiese loro: “Dove la portate?” Mentre Andrea usciva con i paramedici. “Al Gemelli.” Rispose uno e Antonio con le mani ancora sporche del sangue del suo capo prese il telefono, se aveva capito bene com’era fatto il tenente, sapeva che non sarebbe stato tranquillo fino a quando non avesse avuto notizia da lui o da Andrea in persona.

Orlando era in laboratorio che non riusciva a concentrarsi su nulla, Lucia lo vedeva vagare come un’anima in pena e fece l’unica cosa che potesse fare per lui in quel momento, uscì dal suo ufficio e andò a bussare alla porta di Ghiro. “Capitano dimmi tutto.” Disse Daniele togliendosi la cuffia che teneva poggiata su un solo orecchio. “Credo che Orlando sia preoccupato per qualcuno, non parla con me, ma è decisamente agitato. È in laboratorio, puoi andare a vedere come sta?” Disse Lucia chinando la testa di lato. “Certo.” Disse Daniele alzandosi di colpo, Orlando gli aveva accennato più di una volta all’intraprendenza di Andrea, Daniele concluse che la sua preoccupazione poteva essere tranquillamente dovuta a lei. “Vado subito e grazie.” Disse uscendo dalla sua stanza e poggiandole una mano sulla spalla.

Orlando alternava lo sguardo dal monitor al cellulare in continuazione, doveva sapere qualcosa, si sentiva scoppiare, in quel momento Ghiro entrò in laboratorio. “Che succede amico?” Gli chiese avvicinandosi. “Andrea.” Disse Orlando in un sospiro. “Era facilmente intuibile che fosse Andrea il problema.” Costatò Daniele. “Un tizio tiene in ostaggio i bambini di un asilo e lei è entrata lì dentro disarmata per parlargli.” Ghiro sembrava ammirato e disse: “Cazzo, certo che ha proprio le palle questa ragazza.” Orlando scosse la testa per dire: “No, è un’incosciente. Aspetto notizie dal suo vice.” In quel momento il suo telefono squillò e lui rispose immediatamente, Ghiro gli fu accanto senza smettere di fissarlo. “Sono Antonio” Disse il poliziotto semplicemente. “Cos’è successo?” Lo incalzò Orlando. “E’ tutto finito, i bambini stanno bene e il sequestratore è in arresto. Tutto bene insomma.” Orlando pensò che Antonio fosse un pessimo bugiardo. “Andrea? Perché non mi ha chiamato lei?” Chiese Orlando, che era certo preoccupato, ma mai uno stupido. “Perché è stata ferita e la stanno portando in ospedale, ma sta bene, era anche arrabbiata che le avessi detto quello che stava succedendo.” Disse Antonio tutto di un fiato. “In quale ospedale?” Chiese Orlando, fermo al fatto che Andrea era stata ferita. “Al Gemelli.” Rispose lapidario l’altro. “Grazie, vado subito.” Disse Orlando riattaccando il telefono.

“Andrea è ferita?” Chiese Ghiro poggiandogli una mano sulla spalla. “Sì, ma Antonio sembrava tranquillo, mi ha detto che era cosciente quando l’hanno portata in ospedale, ma davvero Daniele, mi dispiace, ma voglio sapere come sta, voglio vederla.” Disse Orlando mentre si stava già togliendo il camice. “Vai, sbrigati. Dico a Lucia che ti serviva la giornata di ferie per risolvere la situazione.” Disse Ghiro accompagnandolo fino alla porta della stanza. “Grazie.” Disse Orlando stringendogli la mano e uscendo di corsa dal Ris.

Daniele si diresse nell’ufficio di Lucia che non si era persa Orlando uscire di corsa dal laboratorio. “Si è preso la giornata di ferie, problemi da risolvere.” Disse Ghiro semplicemente. “Ne vale la pena? Voglio dire, è una cosa seria? Non ha trovato nemmeno il tempo di venire di persona a chiedermi il permesso di andare!” Disse Lucia incrociando le mani al petto. “Una sua amica ha avuto un piccolo incidente ed è stata portata in ospedale, voleva solo sapere come stava, lo conosci, è inutile dirgli che va tutto bene, fino a quando non vede le cose con i suoi occhi non riesce a tranquillizzarsi.” Disse Daniele quasi stupito di dover spiegare proprio a Lucia come era fatto Orlando. “Certo che lo conosco e si comportava così con me, quando stavamo insieme.” Disse Lucia senza sapersi controllare. “Non sta con nessuna. Sono solamente amici.”  Ribadì ancora Daniele. “Mi pare una stronzata.” Disse Lucia sbuffando. “Ti assicuro che è così.” Disse ancora Daniele “Lui le vuole bene, si vogliono bene, ma sono amici, a loro sta bene così.”

Lucia non poteva sentire oltre, quindi scuotendo la testa disse: “Non voglio saperlo. Quindi oggi non lo vedremo in ufficio?” Daniele scosse la testa e disse: “Credo di no.” Allora Lucia gli chiese: “Ti dispiace finire di controllare quello che stava facendo?” Ghiro annuì, ma non riuscì a resistere alla tentazione di chiederle: “Figurati, ma Lucia, dimmi la verità, sei gelosa di lui? Ne sei ancora innamorata?” Lucia era confusa, non sapeva la risposta a quella domanda, sicuramente ancora non era in grado di ammetterlo ad alta voce, quindi confusa disse: “Si, no, non lo so, ma sono gelosa, questo si. Devo ammetterlo.” Daniele fece un passo verso di lei per chiederle: “Posso aiutarti?” Lucia scosse la testa, mentre gli occhi le stavano diventando lucidi per dire: “Non credo Dani, ma grazie di avermelo chiesto, so che posso contare su di te.” I due si strinsero in un leggero abbraccio per tornare ognuno al proprio lavoro, Lucia era, però, irrequieta, temeva di perderlo, e temeva che quella non fosse solo un’amicizia, come Daniele continuava a definirla.

 

“Stavo cercando il vice questore Andrea Manzi.” Chiese Orlando al box informazioni. “Quand’è arrivata?” Chiese una ragazza gentile. “Credo un po’ di tempo fa con un ambulanza.” Rispose Orlando subito. “Allora è al pronto soccorso, ma se non è un parente non posso farla entrare.” Rispose la ragazza senza perdere il sorriso. Orlando doveva vederla. “Sono un carabiniere, è una collega, la prego.” La ragazza si fece intenerire dai suoi occhioni spaventati più che impressionare dal suo tesserino di riconoscimento. “Seguimi.” Gli disse facendo cenno ad una collega di sostituirla al banco informazioni.

Andrea si era già stufata di stare in ospedale, ed era sicura di essere arrivata da un paio d’ore, forse meno, le avevano cucito la gamba, dentro e fuori, le avevano dato un antidolorifico , il sangue non sporcava più le garze che le avevano messo, aspettavano non si sa quale medico per capire se poteva tornare a casa. “Voglio il mio telefono, posso farla almeno una telefonata? Sapete io in commissariato sono più buona di voi?!” Orlando scoppiò a ridere nel sentirla sbraitare dal corridoio “Grazie” disse voltandosi verso la ragazza che lo aveva accompagnato “Credo di averla trovata.” Disse seguendo la voce di Andrea.

Andrea era stufa di stare lì quando una voce che ormai consoceva bene le disse “Che ne dici di far lavorare i medici?” Si voltò per guardarlo e trovarlo con un enorme sorriso stampato sul volto. “Che ci fai qui?” Chiese rendendosi conto da sola di aver fatto una domanda stupida. “Conosco un commissario pazzo che se ne frega delle regole.” Si avvicinò a lei, le avevano tagliato una gamba dei pantaloni che giaceva a terra sporca di sangue, aveva la coscia fasciata, ma il bendaggio era pulito. “Non me ne frego, ho fatto solo un piccolo errore di valutazione, ho sbagliato a toccarlo, non avrebbe sparato a nessuno, credimi.” Orlando si avvicinò al letto per accarezzarle la testa. “Mi sono preoccupato.” Disse con la voce più bassa. “Non avresti nemmeno dovuto saperlo.” Disse Andrea, che già si sentiva in colpa per averlo lasciato in ansia. “Andi, mi sono spaventato.” Disse cercando di convincerla a guardarlo. “Mi dispiace, ma credimi, so fare il mio mestiere, non devi preoccuparti per me.” Disse Andrea che voleva che lui non dubitasse di lei. “Sono fatto così, mi preoccupo.” Disse Orlando senza mollare la presa, voleva che lei capisse quanto la sua non fosse mancanza di fiducia, quanto un’estrema dimostrazione di affetto. “Facciamo un patto” propose allora Andrea, “tu ti fiderai di me, senza stare in paranoia quando lavoro, ed io rifletterò un po’ di più prima di prendere certe iniziative.” Orlando non era convinto e le chiese: “Come entrare in un asilo sotto sequestro di un uomo armato, disarmata e senza giubbotto?” Andrea scosse la testa, ma gli sorrise: “No! Come toccare un uomo armato, evidentemente in stato di shock!” Orlando sorrise, era già molto per lei, lo capiva. “Me lo prometti?” Chiese allora lui, cercando di prenderle la mano fasciata. “Te lo prometto!” Disse Andrea affondando nei suoi occhi, in quel momento entrò il medico.

“Lei cosa ci fa qui?” Disse con voce poco simpatica rivolto verso Orlando, notando che stava tenendo la mano alla ragazza. “E’ un mio amico.” Disse Andrea con un tono che non ammettesse repliche. “Va bene” disse il medico scocciato “Lei è stata molto fortunata, il proiettile le ha trafitto la coscia senza toccare l’osso o l’arteria femorale. Quindi basteranno i punti interni che le abbiamo già messo che le si riassorbiranno nei prossimi giorni e la sutura che abbiamo fatto ai fori di entrata e uscita, dovrebbe tenere la gamba a riposo e sforzarla il meno possibile, almeno per qualche giorno. Per quanto riguarda la mano, non è rotta, ci sono solo piccole escoriazioni, deve tenerla fasciata per almeno una settimana.” Il medico sembrava avesse detto tutto,  ma non fece nemmeno un passo. “Grazie.” Disse Andrea “Posso andarmene a casa adesso?” Era davvero stufa di stare lì, si sentiva in gabbia. “Certo. Mi raccomando, si riposi.” Orlando fissava il medico infastidito, l’uomo continuava a fissare la gamba seminuda di Andrea, non sembra molto professionale in quel momento, si avvicinò al letto per darle un biglietto “Questo è il mio numero di telefono, per qualsiasi problema non esiti a contattarmi.” Andrea arrossì e Orlando guardò esplicitamente male il medico. “Grazie.” Disse poi Andrea cercando di alzarsi dal letto. “Conviene che il suo amico  vada a prendere la macchina, mentre io la accompagno all’uscita del pronto soccorso, non dovrebbe sforzarsi troppo, le prescrivo anche un antidolorifico se i punti dovessero tirarle troppo.” Orlando cercò lo sguardo di Andrea che gli annuì semplicemente, uscì dalla stanza mentre lei si faceva aiutare dal medico a sedersi sulla sedia a rotelle.

Erano arrivati a casa da circa un ora e Andrea seduta sul divano sembrava un’ anima in pena.

“Si può sapere che c’hai?” Le chiese Orlando spazientito dalla cucina. “Mi annoio, Fì.” Rispose lei mettendo il broncio. “Drea siamo rientrati da nemmeno un’ora. Sembri una bambina.” Andrea si alzò dal divano per raggiungerlo in cucina. “Sembro il dottor House. E non ti sopporto quando mi chiami Drea.” Orlando sorrise vedendola nella sua mente in versione Hugh Laurie “Dovresti stare ferma, e sai bene che ti chiamo Drea quando voglio stuzzicarti.” Disse poi scostandole la sedia. “Smettila di volermi stuzzicare. Anche se pensandoci il dottor House è figo.” Orlando era confuso dal suo parlare, passava da un argomento all’altro senza alcun nesso logico, volendo provocarla chiese. “Beh, era carino anche il tuo medico.” Si voltò per vedere la sua reazione. “Perché ti sei perso quello che mi hai scritto sul foglietto dopo avermi prescritto gli antidolorifici.” Disse Andrea mentre si sedeva sulla sedia e alzava la gamba dolorante poggiandola su di un’altra sedia. “Che ti ha scritto?” Chiese Orlando facendo cadere il mestolo che aveva in mano. “Che posso chiamarlo per qualsiasi motivo e in qualsiasi momento e che avrebbe molto piacere ad offrirmi da bere.” Disse Andrea senza smettere di guardarlo. “Esplicito.” Disse solo Orlando. “Decisamente.” Disse Andrea tendendo una mano, quella non fasciata, verso di lui “Vieni..”

Orlando si voltò verso i fornelli per abbassare leggermente il fuoco e prendere la mano che lei gli stava tendendo. “Dimmi.” Disse non appena le fu accanto. “Non ho fame, vorrei dormire, gli antidolorifici mi stanno rimbambendo.” Orlando sorrise, per spegnere tutto quello che c’era sul fuoco. “Andiamo, dottor House.” Disse togliendo la gamba fasciata dalla sedia. “Sono figa come il dottor House.” Disse allora Andrea. “Sicuramente sei fatta come lui.” Disse Orlando prendendola in braccio stando attento alla fasciatura. “Hey, ho il bastone!!” Disse Andrea risentita dal fatto che lui la prendesse in braccio, ma non dispiaciuta. “Sì, ma sei lenta!!” Disse Orlando tra le risate, Andrea era su di giri e allo stesso tempo davvero assonnata, era fatta, assolutamente fatta di morfina.

Lui la adagiò sul letto e lei scostò le coperte fissandolo: “Resta con me.” Disse e Orlando si tolse le scarpe per sdraiarsi accanto a lei che si strinse immediatamente a lui. “Sono davvero fatta?” Chiese allora Andrea solleticandogli il collo con il naso. “Secondo me sì, ma se preferisci ti faccio un prelievo e vado al Ris per controllare.” Andrea si alzò per guardarlo in faccia. “Tu non ti muovi di qui, sono ferita e drogata, non puoi lasciarmi sola.” Disse seria, o con tutta l’intenzione di sembrarlo, la paura che lui se ne andasse in quel momento era enorme e la terrorizzava più di quanto dimostrasse di solito. “Non ne ho l’intenzione.” Disse Orlando accarezzandole i capelli cercando di farla rilassare di nuovo.  “Meno male.” Disse Andrea avvicinandosi a lui e posando un bacio sulle sue labbra, Orlando istintivamente ricambiò, fu un bacio a stampo, senza nulla di più, ma il cuore di entrambi in quel momento sembrava impazzito. “Adesso riposati.” Disse accarezzandole i capelli per farla addormentare, si umettò le labbra per scorgere qualcosa del suo sapore. “Notte.” Disse Andrea prima di crollare addormentata.

Orlando scoprì altri lati del carattere di Andrea durante la convalescenza, il medico le aveva consigliato di stare un paio di giorni a casa, notizia che lei aveva accolto sbuffando, lui non poteva prendersi dei giorni, aveva solo concordato con Ghiro la possibilità di uscire un po’ prima perché Andrea non poteva essere lasciata troppo da sola.

“Perché?” Chiese Ghiro con il sorriso sulle labbra. “Perché è peggio di una bambina, non sopporta l’idea di stare al chiuso, è capace di fare qualsiasi cosa, tipo si è fatta comprare il piccolo chimico, per capire meglio il nostro lavoro..” Disse Orlando con il sorriso sulle labbra. “Ma non sta bene..” Disse Daniele scuotendo la testa. “E’ completamente fatta, la morfina che le hanno prescritto, su di lei, ha un effetto devastante.”

Lucia stava rientrando nel suo ufficio, quando entrando sentì Orlando e Daniele che ancora seduti al tavolo di vetro chiacchieravano. “Secondo me esageri.” Disse poi Daniele. “Non credo proprio, è molto più dolce del solito, non che non lo sia di solito con me, ma il suo bisogno fisico di stare vicini è aumentato.” Disse Orlando a un Daniele che già annuiva. “Me ne sono accorto, non dormi a casa da quando è successo.” Orlando sembrò incupirsi per un momento. “Lo so, ma davvero, non voglio lasciarla sola. Non ha voluto nemmeno avvisare il fratello di questo incidente e il fratello è un medico..” Ghiro era sempre più colpito dalla testardaggine della ragazza e disse solo. “Testarda.”

 In quel momento il cellulare di Orlando squillò. Scoppiò a ridere vedendo il display, girò il telefono verso Ghiro “E’ una molotov?” Chiese il Capitano sbigottito. “Sì, con una mia maglietta direi..”Aggiunse Orlando sorridente. “Credo che sia meglio che tu la raggiunga e la leghi al letto possibilmente.” Disse Daniele cominciando a ritenere un Andrea convalescente un serio pericolo all’ordine pubblico. “Oh, la legherei davvero molto volentieri al letto, credimi.” Disse Orlando vagamente malizioso e Lucia che non si era persa nulla dello scambio di battute tra i due sussultò a quelle sue ultime parole.

“Ecco…  Ci siamo baciati.” Disse poi d’ un fiato e Daniele lo fissò stupito. “Allora?..” Provò a dire il Capitano, ma Orlando lo interruppe subito dicendo:  “Vedi che non capisci, noi ci baciamo, solo baci innocenti sulle labbra, non siamo mai andati oltre..” Disse Orlando calmo. “Ti piace?! Ammettilo.” Lo incalzò Daniele, ovviamente ignaro della presenza di Lucia. “E’ sexy in versione dottor House..” Disse Orlando che ancora non sapeva rispondere a quella domanda.

I due scoppiarono a ridere e Lucia trattenne a stento la rabbia, chiuse con forza la porta, facendo credere di essere appena entrata. “Ciao.” Disse rivogendosi ai due “Hai risolto i tuoi problemi personali?” Chiese poi rivolta ad Orlando. “Non del tutto.” Rispose lui sincero. “Allora, se vuoi, per me oggi puoi uscire anche adesso, non abbiamo nuovi casi e stiamo a buon punto sulle segnalazioni ricevute.” Lucia non voleva vederlo, non dopo quello che aveva sentito, non riusciva a sopportare la vista di lui così anni luce distante da lei. “Davvero?” Chiese Orlando quasi incredulo “Grazie, ciao.” Disse salutando i colleghi e uscendo dalla stanza.

Daniele stava fissando Lucia, quel comportamento non era da lei, inoltre sembrava furiosa, non capiva il senso della sua rabbia, a meno che non avesse sentito qualcosa della loro conversazione. “Che cosa hai sentito?” Le chiese a bruciapelo. “Molto, sicuramente troppo. Non erano amici?” Chiese Lucia infastidita. “Sono amici, sono solo amici.” Ribadì Daniele. “Gli amici non si baciano.” Decretò il Capitano biondo. “E nemmeno dormono insieme, il loro rapporto è molto fisico.” Rispose il Capitano riccio. “Non voglio sentir parlare del loro rapporto.” Disse Lucia cadendo stanca sulla sedia. “Posso capire, ma cerca di fare chiarezza nei tuoi sentimenti, e comincia a pensare se forse non è il caso di parlare con lui.” Le disse Daniele sinceramente. “Ci penserò..” disse Lucia portandosi una mano sul viso a coprire le lacrime che ormai stavano nascendo nei suoi occhi scuri.

Dopo un paio di settimane Andrea si era ristabilita ed era tornata a lavoro; si era completamente rimessa, anche se, da quando le avevano sparato, aveva difficoltà a correre, diciamo che zoppicava un pochino quando provava a farlo, anche se camminava perfettamente senza il bastone, solo che il nome ‘Greg’ era troppo entrato nella sua quotidianità con Orlando, e lui spesso si ritrovava ancora a chiamarla così. Orlando stava uscendo dal Ris in un orario stranamente umano, Lucia nelle ultime settimane gli aveva affidato casi e turni assurdi che lo facevano sempre uscire tardi, quel giorno voleva approfittare del fatto che Lucia fosse andata da Abrami per uscire presto ed andare da Andrea. Trovò stranamante parcheggio sotto casa, mentre stava per scendere dalla macchina notò un ragazzo fermo davanti al portone una borsa in mano, era molto alto e aveva i capelli biondi, non riusciva a metterlo perfettamente a fuoco, però notò perfettamente Andrea scendere dalla macchina di Antonio che in quei giorni la accompagnava in giro per non farle prendere la moto, correre zoppicando verso il ragazzo e saltargli letteralmente al collo, Orlando strinse il volante tra le mani fino a farsi venire le nocche bianche, Andrea era più che felice di vedere quel ragazzo e lo stesso sembrava per il tizio. Antonio ripartì suonando il clacson e i due lo salutarono con un gesto della mano per poi tornare a guardarsi, Andrea gli teneva le mani sul viso, mentre lui le stava toccando la coscia dove le avevano sparato, evidentemente aveva notato che zoppicava. Andrea gli fece cenno con la mano di lasciar perdere ed insieme scesero in garage, Orlando restò ancora in macchina li vide uscire dal garage in sella alla moto di Andrea, e non era lei a guidare, ma il ragazzo, lei era abbracciata alla sua vita. Loro partirono e anche lui partì sgommando diretto verso casa sua.

Daniele era sul divano con il fedele pc sulle gambe quando Orlando entrò in casa sbattendo la porta tanto da far cadere un pezzo di intonaco. “Ok, sono geloso.” Disse sedendosi di fronte all’amico. “Eh??” Chiese Ghiro confuso. “Sono geloso di Andrea. Che significa?” Disse Orlando parecchio irrequieto. “Calmati, non sono il tuo psicoterapeuta e forse significa solo che lei ti piace?!” Azzardò Daniele. “Non sopporto di vederla abbracciata a qualcun altro!” Ammise infine Orlando. “Chi stava abbracciando Andrea?” Chiese allora Daniele. “Non lo so, un ragazzo che l’aspettava sotto casa. Sembrava davvero molto felice di vederlo.” Rispose lui amaramente. “Ma..” Provò a dire Daniele, ma Orlando lo interruppe subito. “Gli è saltata in braccio, quella mezza zoppa.” Daniele lo rimproverò dicendo: “Non trattarla male. Ti spiegherà..” Orlando scosse la testa. “Dovevamo vederci, non mi ha nemmeno avvisato.” Disse, ancora per niente calmo. “Orlando calmati..” Lo esortò ancora Daniele. “Non ho voglia di stare a casa, andiamo a mangiare fuori..” Disse Orlando incapace di stare fermo. “Sono le 10, dove sei stato fin’ora se non eri con Andrea?” Chiese Daniele guardando l’ora sul computer che aveva ancora sulle ginocchia. “Ho girato, volevo sbollire..” Rispose secco lui. “Non ci sei riuscito.” Costatò Ghiro per posare il computer per alzarsi. “Andiamo.” Disse poi, e i due uscirono di casa, Ghiro voleva prendere la moto, ma Orlando aveva tirato un calcio ad una siepe a quella proposta, senza dare spiegazione, e allora uscirono in macchina.

 

Orlando non si era effettivamente calmato, o meglio, avevano parlato di altro e di lavoro, anche di Lucia, ma quando la mente gli tornava ad Andrea, si sentiva invadere dalla rabbia. Voleva parlarle, ma non chiamarla.

Si stupì molto quando, rientrando in casa, il suo telefono cominciò a squillare e il nome di Andrea brillava sul display, erano le undici passate, rispose immediatamente per sapere cosa lei gli avrebbe detto.

“Sei sveglio?” La sua voce era calma e dolce, costatò Orlando, come sempre, non sembrava qualcuno con qualcosa da nascondere, ma lui aveva all’attivo ore di rabbia e rispose con un secco “Si.” Andrea esitò un momento prima di ricominciare a parlare. “Fì mi dispiace, dovevamo vederci e non ti ho nemmeno chiamato. Scusami.” Orlando voleva sapere che cosa stava succedendo e voleva sapere se lei era in grado di mentirgli e se lui era in grado di capirlo anche se quando lei lo chiamava Fìor tendeva ad addolcirsi parecchio.

“Lavoro?” Andrea sorrise, Orlando lo capì dal tono ed era confuso “Assolutamente no, una splendida sorpresa, è venuto a trovarmi mio fratello Riccardo da Milano.” Orlando si sentì un coglione in quel momento. “Hey ci sei? Fìor? Orlando?..” Chiese Andrea per poi aggiungere “Aspetta un momento.. Ric rifai il letto..Tanto sai dove sono le lenzuola” Orlando sentì una voce maschile in lontananza “La mia tuta blu?” Andrea fece una smorfia che nessuno vide. “Ce l’ho io.” Disse  Orlando che se l’era portata via per sbaglio la settimana prima, se lo ricordava bene anche lei, ma disse al fratello “Me la sono messa io, è in tintoria. Rifai il letto, ché io sono al telefono.” La voce lontana era più vicina “Il letto lo fai tu dato che dovrò dormire in mutande visto che tu devi metterti i miei vestiti. Vado a fumare.”

 Andrea si rintanò in camera sua mentre il fratello usciva sul balcone “E’ davvero tuo fratello?” Chiese Orlando decisamente più calmo. “Certo che è mio fratello. Fì detesto i medici che fumano!” L’aveva fatto di nuovo, l’aveva ancora chiamato con il suo soprannome e in quel momento se la vide di fronte con le ginocchia al petto, che guardava in direzione della finestra  “Non ti assomiglia per niente..” disse poi senza rendersene conto “Quando hai visto mio fratello? Eri sotto casa mia oggi? Fìor! È per questo che sei arrabbiato con me?” Gli chiese Andrea a macchinetta “Si, Andi, scusami, ero uscito presto ed ero venuto da te, ti ho visto saltare su quel bell’imbusto e partire con lui in moto.. insomma, dai, non mi avevi nemmeno avvisato..”Andrea scoppiò a ridere “Devi vederci da vicino per notare le somiglianze, i nostri visi sono molto simili, per il resto siamo il giorno e la notte.” Orlando sorrise nel costatare che lei non era assolutamente arrabbiata con lui. “Quanto si ferma?” Andrea a quel punto sospirò “Riparte domani mattina, senti, domani sera si beve, io e te in un pub qui vicino, ci stai?” Orlando non vedeva l’ora di vederla “Certo, ma adesso è meglio che tu vada da tuo fratello, visto che si ferma così poco.”

Andrea lo salutò per tornare dal fratello, Orlando scoppiò a ridere, sotto lo sguardo allibito di Ghiro. “Cioè suo fratello? Tu sai che lei ha un fratello che non vive a Roma e non ti è venuto nemmeno il dubbio che potesse essere il fratello?” Orlando scrollò le spalle in un vago cenno di scuse. “Lei ti piace. Basta. Non accetto che tu possa ancora mentirmi a proposito.” Disse Ghiro puntandogli un dito sul viso. “Può darsi, cioè non voglio mentirti, ci vado solo con calma.” Ghiro lo fissò per un momento e poi gli sorrise “Va bene, con calma, ti piace con calma. Buonanotte tenente.” Orlando sorrise ed entrando in camera sua disse “Buonanotte Capitano.”

 

NDA

Eccoci di nuovo qui.. La mia beta è stata puntualissima stavolta, sono io che pubblico un po' in ritardo..
Finalmente sapete che cosa è successo ad Andrea.. E direi anche come si sta evolvendo il rapporto tra i due..
Che ne dite?? Su forza ditemi tutto quello che pensate..

Sono molto indecisa se darvi o meno qualche anticipazione..
Nel prossimo capitolo ne succederanno delle belle..



Dal Prossimo Capitolo

Andrea era persa, il suo corpo era in balia delle sue carezze, il suo stomaco era pieno di alcol e la sua testa completamente in confusione.

[...]

“Sono un uomo..” Disse trovando sempre più difficoltà a deglutire. “Questo lo so.” Disse lei direttamente sulla pelle del suo collo, mentre cominciava a salire sotto l’orecchio in quella sua piccola scia di baci. “E sono ubriaco..” aggiunse lui non volendo davvero che lei si fermasse. “Anche io.” Disse lei scendendo dall’orecchio e arrivando sotto il mento.


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Capitolo 7
*** Of Cocktails and Birthdays ***


Of Cocktails and Birthdays



Of Cocktails and Birthdays

Andrea non voleva mettersi in tiro, lui era abituato a vederla in jeans o in pantaloni paramilitari, ma era il suo compleanno e voleva bere, quindi si piazzò di fronte al suo armadio, alla ricerca di qualcosa da mettere. Alla fine la sua ricerca aveva prodotto quelli che lei definì degli ottimi risultati. Indossò un paio di pantaloni bianchi e una canottiera, diversa da quelle che portava di solito, questa era allacciata dietro il collo e le lasciava la schiena scoperta, era un pochino lunga le arrivava quasi sotto al sedere, mise un paio di sandali aperti senza tacco, lasciò i capelli sciolti senza schiuma né altro, erano leggermente mossi, non si truccò non volendo sembrare troppo troppo. Alle otto e mezza passate decise di mandare un messaggio ad Orlando, aveva notato che stava avendo dei turni terriibili e che lo lasciavano uscire sempre molto tardi.

Per quanto il suo lavoro gli piacesse, non voleva restare ancora al Ris, cioè, non aveva mai tirato fuori la testa dal laboratorio e Lucia non faceva altro che chiedergli altri test.   Voleva uscire dal laboratorio! Lui e Andrea dovevano uscire, un pub, pensò Orlando, lei non lo aveva mai portato in un pub, amava bere a casa e di solito aveva una scorta di vini davvero notevole, Lucia era entrata nel laboratorio quando a lui arrivò un messaggio. ‘Mi fai aspettare il giorno del mio compleanno. Dovresti vergognarti. Ora cerco il numero del medico del Gemelli, ti ricordi dove l’ho messo?’

“Brutta stronzetta.” Disse Orlando ad alta voce, Lucia si voltò verso di lui e disse “Come, prego?” Orlando tornò alla realtà in cui non era solo nella stanza ma c’era anche Lucia “Non ce l’avevo con te, davvero, scusami, pensavo ad alta voce. Credi che posso andare?”

In quel momento a Lucia squillò il telefono e gli fece cenno di aspettare un momento.

Lucia rispose al telefono, non sapeva cosa dirgli e pensò di prendere tempo così “Stasera tu esci con me. E non accetto un no come risposta, Capitano. Sono sotto al Ris e ti aspetto, sbrigati..” Silvia era una sua carissima amica, si conoscevano da dieci anni e ogni tanto decideva che lo stile di vita di Lucia era inadatto perfino ad una suora di clausura, così la trascinava letteralmente fuori da casa o, molto più spesso, dall’ufficio. “Ma Silvia.. ” provò a dire Lucia, che adorava la sua vita noiosa e monastica. “Ma Silvia niente. Sbrigati a scendere, ti porto a casa, ti cambi e ti porto in un localino che conosco io.” Silvia la conosceva bene e non si sarebbe fatta fregare, forse Lucia Brancato era un integerrimo Capitano dei carabinieri, ma lei se la ricordava ancora quando sapeva divertirsi.

“Arrivo.” Disse Lucia arresa, facendo cenno ad Orlando di andare.

Orlando si tolse finalmente il camice e si portò il telefono all’orecchio mentre usciva dal Ris. “E’ il tuo compleanno?” Chiese senza dire ‘pronto’’, stava decisamente prendendo la sua strana abitudine. “Ho trovato il numero del dottore!!” Disse Andrea entusiasta per la quale la parola ‘pronto’ non esisteva. “Niente dottore, sto arrivando. Perché non mi hai detto prima che era il tuo compleanno?” Chiese Orlando contagiato dalla sua euforia. “Non volevo ti sentissi in dovere di farmi un regalo.” Disse Andrea sinceramente. “Hai aspettato che fosse tutto chiuso?!” Costatò Orlando ripensando a quando lei gli aveva mandato un messaggio. “Esatto. Dai vieni, che c’è pure traffico a quest’ora.” Disse Andrea, quasi impaziente. “Mangiamo lì?” Chiese ancora lui. “E’ il mio compleanno, mi rifiuto di cucinare, e poi è qui dietro, ci andiamo a piedi, parcheggia e citofona quando arrivi.”

Orlando montò in macchina lanciando il cellulare sul sedile del passeggero, senza notare Lucia che era dietro di lui e aveva sentito tutta la conversazione. “Ho bisogno di uscire, hai ragione.” Disse Lucia montando nella macchina della sua amica.

Orlando era in macchina, ovviamente bloccato nel traffico, come giustamente Andrea aveva predetto, sembrava che tutta Roma fosse in macchina per impedirgli di arrivare da lei in un orario decente, e più si guardava intorno più vedeva serrande abbassate, non aveva idea di cosa avrebbe potuto regalarle, certamente se avesse saputo prima che era il suo compleanno avrebbe potuto pensarci come si deve.                                                        Il suo cellulare cominciò a squillare distogliendolo, così, dal pensiero del regalo di Andrea, si portò l’auricolare all’orecchio e rispose senza nemmeno vedere chi fosse. “Pronto.” Disse Orlando piuttosto felice all’idea di essere fuori dal laboratorio. “Tenente!” Disse Ghiro con una voce semi seria. “Ti prego, no..” Cominciò a dire Orlando con la delusione nella voce, l’unica cosa che non voleva fare quella sera era chiamare Andrea per dirle che non sarebbe potuto andare. “Vuoi esimerti dai tuoi doveri?” Disse ancora Daniele serio, facendo temere il peggio. “Che succede?” Disse allora Orlando sconsolato. “Che cosa le hai regalato?” Disse Daniele con un sorriso furbo sul viso. “Co.. Cosa?” Chiese Orlando incredulo. “Stai andando da Andrea, giusto?” Chiese Ghiro. “Si!” Disse solamente Orlando. “Perché è il suo compleanno, giusto?” Chiese ancora Ghiro curioso. “Ho per caso il telefono sotto controllo?” Chiese Orlando quasi scandalizzato, come poteva sapere Ghiro che era il compleanno di Andrea? “No, ancora no.” Disse Ghiro per poi aggiungere. “Stavo navigando nella pagina Facebook del fratello che raccontava ad un’amica, un po’ troppo gelosa per essere solo un’amica, ma questa è una mia teoria, che era stato a Roma per fare una sorpresa alla sorella per il suo compleanno..” disse continuando a leggere le conversazioni di Riccardo. “Ghiro!!” Disse Orlando in tono di ammonimento. “Che cosa le hai regalato?” Chiese Ghiro, mentre aspettava che Riccardo finesse di scrivere. “Nulla.” Ammise lui sconsolato. “A mani vuote per il suo compleanno? Vergognati!” Disse Ghiro come se fosse una madre che sgrida il figlio colto con le  mani nella cioccolata. “Non lo sapevo, io non lo sapevo che era il suo compleanno, me l’ha detto più o meno mezz’ora fa e non so neanche quando arriverò a casa sua, visto l’enorme traffico che c’è..” Disse Orlando che si stava decisamente spazientendo, da quando Ghiro lo aveva chiamato aveva fatto si e no 10 metri. “Potevi dirmelo che era il suo compleanno, visto che tu lo sapevi!” Disse ancora Orlando abbastanza agitato.“Io non c’entro niente.” Disse ancora Ghiro. “Pensavo che tu lo sapessi..” disse Ghiro per giustificarsi. “Comunque, il fratello le ha fatto un regalone, non potevi competere neanche sapendo..” Aggiunse ancora il Capitano divertito. “E che cosa le ha regalato? Premettendo, comunque, che non devo competere con nessuno.” Disse Orlando un po’ sconsolato e un po’ infastidito. “Una copia abbastanza antica di Orgoglio e Pregiudizio.” Disse Daniele secco. Orlando stava ripensando alla libreria di Andrea, in effetti oltre ai gialli o ai testi tecnici, c’era un ripiano piuttosto curato con tutta la bibliografia di Jane Austen, in quel momento si voltò per cercare una via di fuga da quell’ingorgo malefico e la vide. “Ci vediamo domani.” Disse riattaccando il telefono e senza dare a Ghiro la possibilità di ribattere.

Andrea stava leggendo il libro che le aveva regalato il fratello mentre si massaggiava la ferita, si chiedeva come faceva il fratello a ricordarsi la sua sconsiderata passione adoloscenziale per Jane Austen, le aveva trovato e regalato una prima edizione, piuttosto rara, in lingua originale, di Orgoglio e Pregiudizio, pensò che fare il medico, evidentemente, aveva dei vantaggi. Una piccola fitta alla gamba la riportò alla realtà, ogni tanto la gamba le dava ancora fastidio e suo fratello le aveva consigliato di farsi vedere da un ortopedico per precauzione, lei aveva detto che ci avrebbe pensato, anche se non l’avrebbe fatto, non andava mai dal medico, non le piaceva aspettare. Quando sentì il citofono prese un foulard grande che si avvolse sulle spalle e la borsa, necessaria, vista la sua mise senza tasche larghe, scese dopo aver visto che era Orlando.

 Orlando la vide avvicinarsi a lui, ed era diversa dal solito, niente jeans, niente tuta, era avvolta in un foulard scuro, indossava dei pantaloni bianchi e dei sandali aperti. Una mise nella quale non l’aveva davvero mai vista. “Stai benissimo.” Disse non appena lei aprì il portone. “Sei esagerato..” Disse avvicinandosi a lui che tirò fuori da dietro la schiena una rosa bianca. “Non hai resistito?” Disse ancora lei accetando la rosa con un enorme sorriso sul viso. “Non è da me presentarmi a mani vuote, specialmente il giorno del tuo compleanno.” Disse Orlando rispondendole a tono senza perdere il sorriso. “Grazie.” Disse Andrea avvicinandosi a lui e posandogli un bacio sulle labbra, Orlando l’abbracciò facendo scivolare il foulard e scoprendo la pelle nuda della sua spalla. “Fatti vedere.” Disse allora lui sfilandole il foulard e prendendole la mano per farla ruotare su se stessa. “Sei davvero bellissima.” Disse estremamente serio. “Ok, mi vado a cambiare se continui..” Disse Andrea appoggiando di nuovo il foulard sulle spalle. Gli prese la mano per cominciare a camminare verso il locale che era davvero molto vicino a casa sua, bastava girare l’angolo, Orlando lo vide per la prima volta, era passato da lì moltissime volte, senza mai notare quel piccolo locale.

Il locale scelto da Andrea era adorabile e, secondo Orlando, aveva anche un’ ottima cucina fu riportato alla realtà da Andrea che, rivolta al cameriere, chiese “Due Negroni, Piero.” Il ragazzo le sorrise e strizzò l’occhio, cosa che un po’ infastidì Orlando che forse troppo piccato disse: “Quanto hai intenzione di bere?” Effettivamente quello che Andrea aveva ordinato per entrambi era il terzo Negroni, Orlando aveva ormai capito che la donna di fronte a lui regesse abbastanza bene l’alcool, considerando anche la bottiglia che avevano bevuto durante la cena, lei si teneva ancora in equilibrio e sosteneva quasi tranquillamente qualsiasi conversazione. “E’ il mio compleanno ed io odio i miei compleanni quindi tento di affogarli tutti nell’alcool.. e poi di che ti lamenti, abito qui dietro e stasera dormi da me.” Orlando scoppiò a ridere. 

Lucia sentì una risata familiare, troppo familiare, dietro le spalle della sua amica Silvia, vide Orlando, anche se di spalle era certa fosse lui, seduto su un divanetto con accanto una ragazza che sembrava carina, davvero molto carina, smise di ascoltare Silvia cominciando a fissare quei due.

Orlando si era in quel momento reso conto di non sapere nemmeno quanti anni lei stava festeggiando e  le chiese: “Posso sapere almeno quanti anni fai?” Andrea buttò la testa sul tavolo, così da lasciare la sua schiena nuda alla mercè di Orlando. “Secondo te?” Disse lei, evitando di rispondere. “Dai su, saremo coetanei..” Disse Orlando cominciando a fissare la schiena nuda di lei. “Ehi..” Disse Andrea risentita senza mai alzare la testa. “Mi stai dicendo che sono vecchio o che me li porto male i miei trent’anni?” Chiese Orlando cominciando a sfiorarle la schiena nuda con le dita. Andrea emise un leggero sospiro a quel contatto che non sfuggì ad Orlando che si chinò su di lei per sussurrarle alla base del collo. “Allora quanti anni fai?” Chiese in un sospiro. “Trentadue.” Disse Andrea in un mezzo gemito dato da quello che lui aveva appena fatto sul suo collo, si alzò pensando che lasciare la schiena nuda alla sua mercè non fosse un’idea geniale, anche se la testa le girava e cominciava a sentirsi parecchio confusa. “E’ per questo che è venuto Ric.” Disse tornando ad intrecciare la sua mano in quella di lui. “Per il tuo compleanno?” Chiese lui mentre era intento a giocare con le dita di lei.

Silvia si voltò per guardare cosa stava attirando l’attenzione della sua amica, perché era palese che questa non la stava ascoltando da un pezzo ormai. “Ma quello non è Orlando?” Chiese poi a Lucia una volta inquadrato cosa la stesse distraendo. “Si.” Disse Lucia solamente. “E quella chi è?” Chiese allora Silvia, sapeva che i due si erano lasciati ed era fermamente convinta che la sua cara amica avesse fatto una vera cretinata, anche se a lei Orlando non era davvero mai piaciuto, Lucia era cotta e lo aveva allontanato per qualche altro motivo che non voleva rivelare, perché che fosse innamorata di lui per lei era ovvio. “Non ne ho idea. Ghiro dice che sono amici, ma ci siamo lasciati, credo che sia normale, e non dovrei nemmeno fissarli ora.” Disse Lucia rispondenda alla domanda della sua amica. “Se quei due sono amici io sono lesbica! Vuoi che ti faccio un grattino sulla schiena, siamo amiche, no?!” Disse Silvia per far sorridere Lucia che ci riuscì perdendo per un momento la tristezza che l’immagine che aveva di fronte le aveva dato.

“Ric è venuto perché potessimo festeggiare insieme scoccata la mezzanotte. È tremendo..” disse Andrea guardando lontano e Orlando non potè che portare una mano alla base del suo collo e cominciare a giocare con i suoi capelli, adorava quando lei li lasciava sciolti. “Perché?” Le chiese a bassa voce, mentre Andrea aveva chiuso gli occhi al tocco di quelle carezze. “Perché magari non si fa sentire per settimane, o non riusciamo a vederci per mesi, e poi viene a Roma per passare tipo 12 ore con me. Lo strozzerei perché è un egoista, poi però fa certe cose e mi sciolgo.” Disse Andrea quasi sussurrando mentre le era venuta la pelle d’oca. “Ma dai, è giovane, che pretendi..” Disse lui constatando ancora una volta quanto l’attaccatura dei capelli, alla base del collo fosse un suo punto debole. “Niente” disse Andrea in un sospiro “Fì smettila anche tu altrimenti mi sciolgo anche qui..” Disse Andrea cercando una parvenza di serietà che non trovò visto che Orlando sorrise, senza smettere di fare quello che stava facendo, anzi con la mano che lei teneva sul tavolo cominciò a sfiorarle il polso.

Andrea era persa, il suo corpo era in balia delle sue carezze, il suo stomaco era pieno di alcool e la sua testa completamente in confusione.

Si accucciò su di lui e cominciò a sfiorargli il collo con il naso  “Hai fatto la barba..” disse solleticandolo con le labbra.  “Si..” disse Orlando deglutendo a fatica, lei cominciò a lasciargli baci leggeri sul collo. “Andi..” disse lui sottovoce,ormai era con gli occhi chiusi. “Mhh” disse lei per fargli capire che lo stava ascoltando. “Sono un uomo..” Disse trovando sempre più difficoltà a deglutire. “Questo lo so.” Disse lei direttamente sulla pelle del suo collo, mentre cominciava a salire sotto l’orecchio in quella sua piccola scia di baci. “E sono ubriaco..” aggiunse lui non volendo davvero che lei si fermasse. “Anche io.” Disse lei scendendo dall’orecchio e arrivando sotto il mento.

Con la mano che aveva passato dietro la sua testa gli fece chinare leggeremente il capo verso di lei per dargli un bacio sul mento e poi gli sfiorò le labbra, esitò un po’ più del solito, del loro solito, schiudendo leggermente le labbra e lui colse quell’esitazione per un invito, incapace di resisterle oltre, inebriato dal vino e dal suo profumo, le passò una mano dietro la testa e delicatamente andò a cercare con la sua la lingua di lei. Andrea in quel momento non voleva altro, gettò entrambe le mani nei suoi capelli e si aggrappò al suo corpo, mentre cercava di farsi prendere dalla dispettosa lingua di lui.

Lucia era incredula dello spettacolo che aveva di fronte, quei due non erano solo amici ed erano molti ubriachi a giudicare dai bicchieri vuoti che c’erano sul tavolo.

Andrea si staccò da Orlando controvoglia e con il fiatone. “Mi sento osservata!” Disse improvvisamente. “Andi, sei solo ubriaca..” disse Orlando ricominciando ad accarezzarle il viso, e poi il collo. “Si, ma sono sbirro. Fidati.” Disse Andrea senza guardarlo in faccia, incapace di resistere ancora al desiderio di baciarlo di nuovo. “Io mi fido di te.” Disse Orlando bloccandole il viso tra le mani. “Allora andiamo a casa..” disse lei sugellando quella richiesta con un bacio. “Andiamo.” Disse Orlando prendendo il suo scialle e passandole la rosa.

Lucia voleva uscire dal locale tanto era disgustata, ma i due la precedettero, il biondo capitano era convinta che fosse stata un’idea della ragazza quella di uscire.

“Pago io.” Disse Andrea staccandosi da lui, che l’attirò a se e le disse a fior di labbra “Non ci provare.” Disse Orlando per posarle ancora un bacio veloce e fugace sulle labbra.

Lucia li vedeva un po’ precari nel loro equilibrio, uscirono dal locale sorreggendosi l’uno all’altra. Decise di uscire anche lei per seguirli, disse a Silvia che doveva fare una telefonata, cosa alla quale, ovviamente, Silvia non credette, ma se Lucia voleva torturarsi con quella visione forse le avrebbe fatto bene, per girare pagina e andare avanti mettendo finalmente un punto e una croce sul tenente Orlando Serra, pensò l’amica. Silvia si portò il bicchiere alla bocca, pensando che su tutti i locali che c’erano a Roma, lei aveva portato Lucia che non usciva mai, proprio in quello, sorrise amaramente, pensando che probabilmente era destino che Lucia vedesse quella scena.

Orlando e Andrea erano fuori dal locale che testavano il loro equilibrio. “Dai che sto benissimo..” disse Andrea facendo due passi su una linea. “Io no, sorreggimi.” Disse Orlando avvicinandosi a lei. “La tua è una scusa..” disse Andrea ricominciando a baciarlo. “Può darsi..” disse Orlando staccandosi da lei per un momento per poi tornare subito a cingerle la vita con le braccia per attirarla a se.

Lucia uscì per vederli di nuovo stretti l’uno a l’altro che si stavano baciando, Orlando le accarazzeva la schiena mentre lei aveva intrecciato le mani nei suoi capelli. Quell’immagine la feriva profondamente, cominciava a temere come sarebbe potuta andare a finire la serata di quei due.

“Andi le chiavi..” Disse Orlando scostandosi da lei. “Mhh..” Mugugnò Andrea che decisamente non aveva voglia di parlare, tornando subito a baciargli il collo. Orlando scoppiò a ridere “Credo che stiano diventando atti osceni in luogo pubblico..” disse mentre le sue mani esploravano la schiena nuda di Andrea, la sua pelle era così morbida. “Sei troppo carabiniere.” Disse Andrea alzando la voce e dandogli le spalle per cercare le chiavi dentro la borsa, lei odiava le borse, le piacevano le tasche, anche se le cose se le perdeva uguale continuava ugualmente a preferire in assoluto le tasche.

Lucia aveva sentito quel commento, visto che la ragazza non aveva troppo curato il tono, voleva smettere di vedere perché le faceva troppo male e allo stesso tempo aveva bisogno di vedere, senza capire davvero il perchè.

“Smettila di offendermi.” Disse Orlando abbracciandola alle spalle, passando le mani sotto la maglietta e arrivando direttamente al suo ventre. “E’ vero, facci pace, sei un carabiniere, siamo nemici naturali..” Disse Andrea mentre frugava poco concentrata nella sua borsa, visto che le mani di lui giocavano a solleticarle l’addome, il suo tocco era così caldo.

 “Vice questore il tuo giudizio mi sembra a dir poco pregiudizievole.” Disse Orlando semi serio e Andrea scoppiò a ridere a quelle parole dicendo poi: “Lo sai che dici un sacco di stronzate quando bevi?” Per poi voltarsi e guardarlo, lui approfittò di quel momento per avvicinarsi a lei e cominciare a succhiarle il labbro inferiore, Andrea gli diede un leggero schiaffo sul petto, allontanandosi da lui. “Noi siamo amici!” Disse decisa. “Non lo so, se non trovi le chiavi…” Disse Orlando che aveva ripreso ad accarezzarle la schiena. “Non mettermi fretta..” Disse Andrea che aveva appoggiato la borsa su un muretto per cercare le maledette chiavi. “Andrea posso cercarle io?” Disse Orlando stufo di stare in mezzo alla strada, voleva sentirla e non voleva estranei intorno. “Prego.” disse lei porgiendogli la borsa e incrociando le braccia al petto.

Lucia era senza parole, quella sgualdrina era il vice questore Andrea Manzi, ecco perché Orlando era così felice di quella collaborazione, ma non lo avrebbe fatto ancora per molto, ormai aveva deciso, almeno professionalmente quei due non avrebbero più collaborato. Vide Orlando tirare fuori le chiavi dalla borsa e lei congratularsi con lui. Andrea gli passò le braccia intorno al collo ricominciando a baciarlo, Orlando non  riusciva ad aprire la porta, avendo il corpo di Andrea così caldo e perfetto a fargli da ostacolo, fece l’unica cosa sensata per lui in quel momento, con una mano scese fino alla sua coscia invitandola ad alzare la gamba, Andrea capì immediatamente quello che lui voleva e assecondò i suoi movimenti, avvolgendo il suo bacino con le gambe, senza mai staccarsi dalle sue labbra. Orlando le passò una mano dietro la schiena, anche se di fatto non ce n’era bisogno, vista la ferrea presa delle gambe di lei, e con l’altrà riuscì finalmente ad aprire il portone, si voltò usando la sua schiena per aprire la porta, sparirono dentro il palazzo e Lucia che aveva visto tutto tornò dalla sua amica, furiosa e delusa.

NDA (Angolo della mia personale follia)

Eccoci di nuovo qui, Axen sta facendo un lavoro splendido, è puntuale attenta e assolutamente impareggiabile, colgo l'occasione di ringraziarla di nuovo!! Ora però torniamo alla storia, capitolo caldo direi e aggiungerei anche che l'alcol ha decisamente cambiato la serata dei nostri protagonisti..
Andrea Orlando e non solo a questo punto..
Che cosa nè dite voi?

Forse questo capitolo è un po' corto, ed il prossimo sarà lunghissimo, ma la storia perderebbe di senso se la dividessi in maniera diversi, spero quindi di non scontentarvi in alcun modo..
Sono curiosa di sapere se questo era quello che vi aspettavate..

Spoiler si o spoiler no?! Decisamente spoiler si.. Sarei troppo buona se non vi lasciassi un po' sulle spine altrimenti.. :DDD
Capitolo interessante il prossimo direi?! Ma giudicate voi stesse!!

Sempre Vostra

A

Dal Prossimo Capitolo

“Lucia, Daniele volevo presentarvi il vice questore aggiunto Andrea Manzi.” Andrea chinò leggermente il capo, la Brancato, Lucia, l’aveva riconosciuta subito era la stessa donna che aveva visto a medicina legale e poi in macchina con Orlando, era sobria e in qualche modo elegante indossava una camicia chiara e una giacca, con degli stivali con il tacco. Si strinsero la mano. “Capitano Lucia Brancato.” Disse Lucia fredda. “Andrea Manzi.” Rispose Andrea altrettanto freddamente. “Capitano Daniele Ghirelli.” Disse poi Ghiro. “Piacere, Andrea Manzi.” Rispose ora Andrea, con un piccolo sorriso.

 


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Capitolo 8
*** It is not the moment! ***


It is not the moment!


It is not the moment!

Andrea si svegliò con un enorme cerchio alla testa, Orlando le cingeva la vita con un braccio, sentiva la pelle nuda delle sue gambe e delle braccia, e si voltò per guardarlo. Orlando stava dormendo e indossava soltanto i boxer, mentre lei aveva addosso la sua camicia e gli slip, si stava chiedendo che cosa fosse successo la sera prima, ma una fitta alla testa le fece ricordare solo quanto avesse bevuto. Orlando mugugnò qualcosa mentre lei stava cercando di alzarsi, tentò ancora di allontanarsi da quell’abbraccio, ma lui non glielo permise, stringendola di più a se, e affondando il viso nell’incavo del suo collo.

Andrea stava andando nel panico, non ricordava nulla di quanto successo la sera prima, anche se la loro mise non premetteva nulla di buono. Si stava dando della stupida perché aveva ceduto all’alcool e, di conseguenza, a lui, e in quel momento se ne pentiva. Lui le piaceva, come non le era mai piaciuto nessuno, ma era attratta da lui oltre il lato fisico, o meglio, non era il sesso quello che voleva da lui, quello se lo prendeva quando le andava da ragazzi belli e assolutamente inutili, lontani da lei e dalla sua vita. Lui invece era entrato nella sua vita, cominciando a sconvolgerla e lei aveva il bisogno di averlo accanto, voleva essere abbracciata, voleva stringergli la mano, avrebbe voluto baciarlo milioni di volte, soprattutto quando era mattina presto, lui aveva sul viso un’espressione così calma e beata che lei voleva affondare in quel viso e non vedeva l’ora che lui aprisse gli occhi per perdersi in quel mare color cioccolato.

“Pensi troppo!!” Disse Orlando facendola sussultare. “Che cosa è successo?” Chiese Andrea dandogli un cazzotto sul petto per costringerlo ad aprire gli occhi, per quanto volesse la verità voleva di più vedere i suoi occhi. “Buongiorno.” Disse Orlando posandole un bacio sulla fronte.

Andrea si mise a sedere sul letto trascinandoselo dietro, ora era in sostanza nudo di fronte a lei, che stava trovando la sua stessa idea pessima, le piaceva molto il suo petto nudo. “Non lo so..” Disse poi Orlando grattandosi la testa. “Cosa?” Chiese Andrea incredula. “So perché hai la mia camicia, la volevi. Me l’hai tolta perché volevi metterla tu..” Andrea cominciò a riflettere su quella possibilità. “Plausibile.” Disse poi ancora un po’ scioccata. “E non è successo altro?” Orlando alzò le spalle dicendo nuovamente: “Non lo so.” Andrea voleva evitare di scendere con lo sguardo, ma fu incapace nel non farlo e chiese: “I tuoi pantaloni?” Orlando fece un mezzo sorriso, guardandosi poi intorno. “Con i tuoi.” Disse Orlando indicando la porta della camera dove per terra c’erano i suoi jeans e i pantaloni bianchi di Andrea. “Mi sono spogliata davanti a te?” Disse poi indicando la camicia lasciando intendere che sotto non avesse altro.  “Spero di no..” disse Orlando con Andrea che non capiva “Tu nuda ed io non me lo ricordo?!” Aggiunse lui sorridente. “E..” Stava ancora per dire Andrea, ma lui le tappò la bocca con una mano. “Mi rifiuto di discutere ancora con te fino a quando non prendo un caffè, la testa mi scoppia e devo andare in bagno.” Disse alzandosi dal letto per uscire dalla stanza e dirigersi verso il bagno vicino allo studio che lui usava di solito, Andrea gli stava tranquillamente fissando il sedere ancora piuttosto scossa quando lui disse “Fai il caffè!” Allora lei scosse la testa, per definirla poi come una cretinata colossale, visto come le doleva, andò in bagno anche lei per poi spostarsi in cucina e fare il caffè.

 Orlando non sapeva davvero cos’era successo, si ricordava pochissimo della sera precedente, era abbastanza sicuro che si fossero baciati allo sfinimento, si sentiva le labbra gonfie, e poi entrando in bagno e guardandosi allo specchio aveva notato un appariscente succhiotto sul collo, che, certamente, non si era fatto da solo. Sperava solo che una sera in cui entrambi si erano troppo lasciati andare non pregiudicasse il loro rapporto, voleva starle accanto, non era intenzionato a perderla in alcun modo, avrebbe fatto mille passi indietro pur di non perderla.

Andrea aveva raccolto un po’ di vestiti di Orlando e li avevi appoggiati su una sedia. Quando sentì la porta del bagno aprirsi sussultò leggermente, sperava che lui avesse la decenza di coprirsi, ma non fu così, si affiancò a lei in mutande mentre lei versava il caffè, fu in quel momento che vide un enorme succhiotto sul suo collo, che prima evidentemente non aveva notato; mentre Orlando si avvicinò a lei e poté sbirciare dalla sua camicia leggermente sbottonata, che le stava inoltre molto larga, come anche lui le avesse lasciato il segno, con un succhiotto subito sopra il seno, un posto sicuramente intimo, molto intimo, non ricordava, però, di averlo fatto.

“Sono stato/a io?” Dissero in coro, indicando i segni sul corpo dell’altro. Fu così che la tensione si sciolse completamente ed entrambi scoppiarono a ridere. “Mi fa male la testa.” Disse poi Andrea portandosi una mano alla tempia. “Anche a me.” Disse Orlando prendendole il viso tra le mani e cominciando a massaggiarle le tempie. “Voglio che noi siamo amici.” Disse improvvisamente Andrea puntando i suoi occhi in quelli di lui. “Ma lo siamo.” Disse Orlando accarezzandole il viso. “E quello che è successo?” Chiese Andrea ancora dubbiosa. “In sostanza non lo ricordiamo.” Disse allora Orlando, sempre con la voce serena. “Ci siamo baciati.” Disse Andrea “Questo me lo ricordo.” Percependo ancora per un momento il tocco gentile della sua lingua. “Anch’io.” Ammise Orlando, ripensando alla lingua calda di lei. “Ma non deve succedere più!” Disse Andrea poco decisa. “Solo durante i compleanni e quando sei ubriaca.” Aggiunse Orlando sorridendole. “Perché io devo essere ubriaca?” Chiese Andrea stizzita. “Io ti bacerei anche adesso, ho la vaga sensazione che sia stata un’ esperienza piacevole.” Disse Orlando semi serio ancora in piedi di fronte a lei. “Anch’io..” ammise Andrea “Ma non ti pare che cozzi un po’ con il non-deve-più-succedere?”

“E se rimandassimo di cinque minuti quella frase?” Chiese Orlando facendo un passo in avanti e intrappolandola tra il suo corpo e il piano della cucina. Andrea deglutì incapace di dire niente, Orlando stava per fare un passo indietro quando Andrea gli prese il viso tra le mani, chiuse leggermente gli occhi e si avvicinò alle sue labbra, cominciando a baciarle delicatamente. Orlando si spinse su di lei andando a cercare la sua lingua, ed era calda come la ricordava, sapeva meno di alcool però, era dolce in quel contatto, tremendamente sua come solo durante un addio si riesce a esserlo. Si stavano dicendo addio o, quantomeno, stavano dicendo addio a un certo tipo di contatto tra di loro. Orlando si fermò solo quando spingendo di più il suo bacino contro di lei, la sentì gemere tra le sue labbra. Non voleva rovinare tutto, quindi mise fine a quel bacio delicatamente, posando la fronte su quella di lei “Non succederà più, te lo prometto, fino a quando non me lo dirai.” Andrea chiuse gli occhi e buttò la testa sul suo petto, lui la strinse forte in un abbraccio.

“Dobbiamo sbrigarci e andare a lavoro.” Disse poi Andrea sciogliendosi controvoglia da quel contatto. “A tal proposito, avrei bisogno della camicia.” Disse Orlando. “No..” disse Andrea “Questa me la tengo, un regalo di compleanno.” Orlando con il sorriso sulle labbra le disse: “Va bene, buon compleanno allora, ne prendo una di Riccardo.” Andrea annuì vedendolo sparire nella sua stanza.

Quando Orlando arrivò in ufficio, aveva la testa che gli faceva un male enorme, si era messo gli occhiali da sole, cosa per lui strano, e si diresse deciso verso l’ufficio di Daniele, aveva bisogno di parlare con qualcuno di quanto stava succedendo, Andrea gli piaceva in ogni senso, non poteva più negarlo.

“Buongiorno!” Disse Daniele vedendolo entrare. “Shh..” Disse Orlando “Fai piano, ti prego.” Aggiunse portandosi una mano alla tempia. “Come mai gli occhiali? Hai fatto le ore piccole?” Chiese Daniele sempre più curioso. “Non lo so questo, ma di sicuro ho bevuto troppo..”  Disse Orlando serio. “Prevedo guai in arrivo.” Disse Ghiro agitando una mano. “No invece, ci siamo chiariti subito.” Disse Orlando mentre non smetteva di massaggiarsi la fronte. “Ma cos’è successo?” Chiese ancora Daniele. “Ci siamo baciati..” disse Orlando, poi aprendo la camicia e mostrando il collo disse “Molto, per il resto non lo so, non lo ricordiamo..” Disse quasi triste per aver perso quei ricordi. “Wow, direi che c’è stata una svolta..” Disse Ghiro tutto emozionato. “No.” Disse Orlando serio “Siamo solo amici, e non succederà più.” Disse Orlando fermo, era quello che voleva Andrea, quasi certamente per paura, e lui non voleva allontanarla. “Perché?” Chiese Ghiro quasi triste. “Perché abbiamo paura entrambi di rovinare tutto, il nostro rapporto ci piace e ci sta bene quello che abbiamo. “Disse ancora Orlando. “Non ti credo. Ti starebbe bene se lei uscisse con un altro?” Chiese Ghiro che non gli credeva “Probabilmente no, ma è vero che ho paura di rovinare tutto, Andrea è una persona alla quale non voglio rinunciare per nessun motivo, e se lei ha bisogno di fare un passo indietro, io per lei di passi indietro ne posso fare almeno dieci.” Disse Orlando sinceramente. “Cavolo, è un discorso serio.” Disse Daniele chiudendo la porta. “È semplicemente una persona importante per me, che tra le altre cose bacia divinamente.” Disse ripensando alle labbra di Andrea. “Non eri ubriaco?” Chiese Ghiro malizioso. “I ricordi del pub li ho abbastanza nitidi, e anche quelli sotto il portone di casa sua. È chiuso il portone che mi ricordo poco e niente.” Disse Orlando alzando le mani. “E che ti saresti perso?” Chiese ancora il riccio capitano. “Sicuramente lei che si spogliava e credo qualche altro bacio un po’ più caldo, le ho lasciato qualche segno anch’io.” Disse Orlando ridendo sotto i baffi che non aveva. “Cosa? Dove?” Chiese Ghiro stupito. Orlando indicò vagamente all’altezza del petto e Ghiro scoppiò a ridere. “Credo davvero che tu ti sia scordato il meglio..” Disse per deriderlo. “Già..” Disse Orlando sospirando quando il suo telefono cominciò a squillare, la cosa gli diede immensamente fastidio, poiché la suoneria acuta cozzava tremendamente con il suo mal di testa.

“Pronto!” Disse sgarbato. “Quel tono al limite lo dovrei avere io, porco.. mezzo commissariato mi guarda il seno.” Disse Andrea semi seria. “E tu copriti, no?” Disse Orlando in tono provocatorio. “Sono coperta, diciamo che sfugge qualcosa.. Questa me la paghi.” Disse Andrea decisa. “Anch’io sono segnato..” Disse ancora Orlando. “Ma se non si vede nemmeno!!” Disse Andrea sapendo di mentire. “Si vede, si vede..” Disse Orlando annuendo “Si vede.” Disse anche Ghiro a quel punto. “Stiamo scherzando? Quello è Daniele, vero?” Chiese poi imbarazzata all’idea che Daniele potesse aver visto certe cose. “Sì.” Disse Orlando secco. “Allora me la pagherai doppia!!” Disse lei minacciosa. “Ma…” Provò a ribattere lui, ma lei lo interruppe di nuovo dicendo: “Lascia stare, pensiamo al lavoro, ho delle novità”.

 “Su cosa?” Chiese Orlando curioso dal tono serio di lei. “Forse Pugliese, puoi venire?” Disse lei solo. “Subito, dove?” Chiese Orlando coinvolto. “Via Boezio 18, ti aspetto di sotto, qui c’è già la scientifica, fai poco lo scienziato quindi.” Orlando scoppiò a ridere per aggiungere solo. “Ci proverò arrivo.”

Orlando allora si rivolse a Ghiro” Andrea forse ha una pista su Pugliese, la raggiungo, avvisi tu Lucia?” disse velocemente. “Di cosa?” disse la voce di Lucia che si era fermata sentendosi chiamare. “Che sto raggiungendo Andrea” disse Orlando fissandola “forse abbiamo qualcosa.” Aggiunse non sapendo bene come lei l’avrebbe presa. “Mario?” Chiese Lucia impaziente. “Forse.” Disse Orlando scettico, non voleva illuderla. “Veniamo anche noi.” Disse Lucia che quasi dimenticava di quanto successo la sera prima una volta sentito nominare Pugliese. “C’è già la scientifica.” Disse Orlando serio, non voleva che Andrea e Lucia s’incontrassero, tantomeno su una scena del crimine di Andrea. “Mi stai dicendo che non posso venire?” disse Lucia ferma, ritrovando tutto l’astio che le aveva causato la sua vista con quella donna. “Credo che non tu non ti sia neanche presentata ad Andrea, forse presentarti sulla sua scena del crimine è inappropriato.” Disse Orlando senza smettere di fissarla. “Non fa una grinza.” Disse Daniele alle spalle di Orlando.” Grazie!” rispose acida Lucia. “Va bene, ma voglio conoscerlo, vedi di portarlo al Ris.” Disse poi in direzione di Orlando, cercando di capire fino a che punto lui le avesse voluto mentire. “Conoscerla. Vedrò di capire se può passare uno di questi giorni.” Lucia costatò come lui non avesse neanche provato a mentire. “Cosa?” Chiese Lucia continuando a fissarlo. “Chiederò ad Andrea se è libera di passare dal Ris uno di questi giorni.” Ripeté Orlando più lentamente. “Credo che Lucia si riferisse al ‘conoscerla’..” Aggiunse Ghiro cercando di rimanere in parte fuori dal discorso. “Ah” disse Orlando “il vice questore Andrea Manzi è una donna.” Disse Orlando tranquillo, quasi incredulo, possibile che Lucia in tutto quel periodo non si fosse mai informata sul conto di Andrea? “Andrea?” Chiese ancora Lucia. “Credo che ti potrà chiarire meglio la scelta dei genitori sul suo nome..” disse Orlando scatenando la risata di Ghiro “Vado che mi aspetta.”

Uscì dal Ris lasciando Lucia ancora in piedi davanti all’ufficio di Ghiro.

Lucia si portò Ghiro nel suo ufficio per chiedergli “E’ quella con cui esce, vero?” Disse Lucia, anche se già conosceva la risposta. “Solo perché è una donna?” Chiese Daniele, volendo in parte allontanarsi da quel discorso, visti soprattutto gli ultimi sviluppi. “Ero nel loro stesso locale ieri sera.” Disse Lucia ferma. “Cosa?” Chiese Daniele sconvolto, Lucia probabilmente li aveva visti in atteggiamenti intimi e di certo non sapeva le scelte fatte solo quella mattina dai due. “Li ho visti esibirsi sia nel locale sia in mezzo alla strada.” Disse ancora lei storcendo il naso. “Li hai seguiti?” Chiese Daniele incredulo. “Sì, me ne pento? No. Mi avete preso in giro, ecco perché la collaborazione gli stava bene, c’era la sua puttana.” Disse Lucia incapace di controllarsi. “Uno: Andrea non è una puttana, tantomeno la sua, ti consiglio di non dire mai una cosa del genere davanti a lui o a lei. Due: non conosco Andrea, ma so che lavorano bene insieme, ed è un’ottima professionista. Tre: nessuno ti ha preso in giro, hai talmente sottovalutato questa collaborazione che non ti sei nemmeno informata sul vicequestore.” Disse Ghiro rispondendole a tono.

Lucia sbuffò e disse in un soffio “L’ho perso! Stanno insieme, vero?” Ghiro sospirò “No” Disse, incapace di vedere la sua amica così infelice “Non stanno insieme, sono solo amici, e, per quanto si ricordano, stanotte non è successo niente che cambi il loro rapporto.” Lucia non capiva. “Com’è possibile?” Chiese Lucia che se li ricordava perfettamente incollati l’uno all’altra. “Io non lo so, ma Andrea ha ribadito che sono amici, che non vuole perderlo o rovinare il loro rapporto con il sesso, e a lui il discorso sta bene.” Disse Ghiro cercando di spiegarle. “Non è interessato a lei?” Chiese lei quasi speranzosa. “Ci tiene moltissimo, ma non ho idea se sia innamorato di lei.” Disse Daniele sincero e Lucia tirò un sospiro di sollievo, sperando di poter avere ancora qualche possibilità allontanandolo, professionalmente, da lei.

Arrivato in zona Orlando parcheggiò per notare Andrea che parlava con un uomo in giacca e cravatta, il tipo sembrava particolarmente interessato a lei, le fissava poco educatamente il decolté, Orlando si avvicinò e Andrea sembrò approfittare del suo arrivo per allontanarsi un po’ da quell’uomo.

“Dottore, vorrei presentarle il tenente Orlando Serra, membro della squadra del Capitano Brancato, che collabora con me sul caso Pugliese.” I due si strinsero la mano. “Avete novità?” Chiese allora l’uomo rivolgendosi a entrambi. “Ci stiamo lavorando.” Disse Andrea restando sul vago. “Vi lascio al vostro lavoro, arrivederci tenente” e poi chinandosi verso Andrea la salutò con due baci sulle guance dicendo “Arrivederci dottoressa.” Orlando si voltò verso Andrea ancora imbarazzata. “No comment.” Disse lei senza guardarlo, arrossendo leggermente. “Perché era qui?” Chiese Orlando. “Pare che abiti qui vicino e che abbia sentito le sirene, quando è passato mi ha visto, decidendo così di fermarsi.” Spiegò Andrea. “Che fortuna!” Disse Orlando ironico. “Non dirlo a me..” Disse lei di rimando. “Lucia vorrebbe conoscerti.” Disse allora Orlando pensando fosse meglio tirare fuori subito il discorso. “Il grande Capitano si degna di palesarsi all’umile poliziotta?” Disse Andrea cinica. “Non esagerare.” Disse Orlando cercando di calmarla. “Difendila pure.” Disse Andrea entrando nel palazzo, a lei non piaceva quando lui le parlava del suo capo, c’era sempre una nota di amarezza e di tristezza nella sua voce oltre ad una nota di malinconia ogni volta che pronunciava il suo nome, Orlando la seguì in silenzio non riuscendo a gestire le sue emozioni quando pronunciava il nome di Lucia e sapeva che questo in qualche modo colpiva Andrea.

Una volta entrati in casa Orlando costatò che i rapinatori avevano messo tutto sottosopra, Andrea lo scortò fino alla camera dei bambini e poi cominciò a parlare. “Le uniche impronte digitali trovate anche questa volta sono state su questa.” Disse Andrea indicando la foto di una bambina di sei anni massimo. “Per il momento non abbiamo trovato altre impronte in tutto l’appartamento, ho dato massima priorità a questo riscontro, ma ricordo perfettamente che nella rapina effettuata da Pugliese mesi fa le uniche impronte trovate erano sulla foto del figlio dei padroni di casa, un bambino di cinque anni, se non ricordo male.” Orlando le stava prestando la massima attenzione. “Se segui le tracce della polverina, si può vedere il percorso del pollice, sembra che qualcuno abbia accarezzato questo volto, la fotografia era pulita e, inoltre, i padroni di casa ci hanno detto che ieri era venuta la donna di servizio e che questa spolvera abitualmente le fotografie.” Disse Andrea spiegando l’accaduto. “Mario ha una figlia.” Disse lui cogliendo il flusso dei suoi pensieri. “Vorrei incontrarla.” Disse Andrea decisa. “Ma dovrebbe..” Provò ancora a dire lui, per essere poi subito interrotto. “Lei e la madre sono sotto protezione, hanno cambiato identità e sono state trasferite.” Disse velocemente. “Come speri di ..” Andrea sospirò impedendogli di terminare la frase. “Se avremmo conferma che le impronte sono di Pugliese, questa sera andrò a cena con il magistrato.” Aggiunse abbassando la testa. “Quello?” disse Orlando indicando fuori dalla finestra, il punto dove poco prima erano loro tre. “Si” Disse Andrea, ancora mogia.

Orlando girò i tacchi e uscì dalla stanza, arrivato alla porta disse “Fammi sapere i risultati, non dovrebbe volerci molto.” Andrea lo guardò confusa e lo rincorse fuori dall’appartamento. “Che c’è?” Chiese afferrandolo per il braccio. “Hai già deciso tutto.” Disse Orlando piuttosto arrabbiato, perché lei non lo stava più mettendo a parte delle scelte da prendere e soprattutto perché l’idea di lei con quell’uomo lo infastidiva parecchio. “Non ho deciso niente, se è Mario, forse possiamo accelerare i tempi per andare a parlare con la figlia.” Disse Andrea rispondendo al perché professionale. “Possiamo?” Chiese lui stupito da quel plurale. “Se ci danno l’autorizzazione, vorrei che tu mi accompagnassi.” Disse ancora lei. “Ho già incontrato Erika.” Ammise Orlando, senza perdere la durezza nella voce. “Lo so, anche per questo vorrei che venissi con me.” Disse Andrea incapace in quel momento di guardarlo in viso. “Per quale altro motivo?” Chiese Orlando stizzito. Andrea arrossì “Questa indagine la stiamo seguendo insieme, è tua quanto mia, tra noi non esistono gradi, non sono il tuo superiore, né tu sei il mio, voglio solo portarla avanti con te.” Disse puntando i suoi occhi chiari in quelli di lui. “Perché devi andare a cena con lui?” Chiese Orlando che perdeva lucidità quando lei lo fissava con quell’intensità. “Perché potrebbe volerci un mese per ottenere quell’autorizzazione e ho letto i tuoi fascicoli e concordo con il tuo profilo su Mario Pugliese, e ogni giorno che quell’uomo passa in libertà, è un giorno pericoloso per tutti.”

Orlando abbassò la testa sconfitto, la sua logica non faceva una piega. “Comunque non so se ti posso accompagnare da Erika, ammesso che tu ottenga il permesso io rispondo a Lucia, lei è il mio superiore. E ha scoperto che sei una donna e non sono così convinto che mi accorderà il permesso di venire con te a cuor leggero.” Disse Orlando temendo che Lucia lo avrebbe allontanato da quel caso, non aveva prove, solo una sensazione. Andrea arrossì di nuovo non riuscendo proprio a impedirselo “Tra di voi c’è qualcosa che non so e che non m’interessa, ma proverò a risolvere questa cosa.” Disse Andrea distogliendo lo sguardo da quello di lui. “Come?” Chiese ancora lui che non voleva smettere di lavorare con lei. “Non ti preoccupare tu. Saresti autonomo e indipendente all’interno del caso Pugliese, se questa cosa non ti fa piacere basta che tu me lo dica ed io non faccio niente.” Disse Andrea senza chiarirgli nulla. “Certo che mi farebbe piacere avere un po’ di autonomia quando lavoro con te, ma voglio sapere che hai in testa. Voleva sapere cosa frullava in quella testolina, voleva farsi dare una spiegazione. “Ci sto pensando. Tu non ti preoccupare. Passa, se puoi, più tardi in commissariato.”

Andrea si rimise gli occhiali da sole e si diresse verso la macchina, un suo collaboratore la stava aspettando, Orlando la vide allontanarsi senza sapere bene cosa pensare, era confuso, gli dava fastidio l’idea che Andrea uscisse a cena con il magistrato come non gli piaceva affatto il modo in cui gli aveva detto ‘Tra di voi c’è qualcosa che non so e che non m’interessa’ non gli piaceva perché sapeva, perfettamente, essere una bugia.

Tornò al Ris per sedersi alla sua scrivania e non dare retta a nessuno.

Lucia aveva visto Orlando rientrare, era pensieroso, sembrava preoccupato, non rideva e non scherzava con nessuno, sembrava tornato quello di qualche tempo prima, un po’ chiuso e un po’ no, Lucia smise di fissare Orlando quando lo vide alzarsi per rispondere al telefono, ebbe l’impulso di seguirlo ma il telefono sulla scrivania la bloccò li.

“Pronto” Disse Orlando ancora serio. “Ho risolto, dovresti essere autonomo.” Disse Andrea che non riusciva a nascondere una certa soddisfazione, non poteva smettere di lavorare con lui. Orlando si raddolcì di colpo “Sei nei guai?” Chiese allora lui un po’ preoccupato. “No.” Disse Andrea presa in contropiede dal tono di Orlando. “Le impronte?” Chiese allora lui avvertendo l’imbarazzo della ragazza. “Coincidono.” Disse Andrea in un soffio. “Quindi?” Chiese con il tono un po’ infastidito lui. “Se puoi prima delle otto passa in commissariato.” Disse Andrea.

La voce di Lucia riecheggiò lungo tutto il corridoio del grande laboratorio. “SERRA!!”

“Credo che sei ufficialmente autonomo nel lavorare con me.” Disse solo Andrea. “Grazie!” disse Orlando prima di attaccare e andare a parlare con Lucia.

Orlando entrò nella stanza di Lucia, si chiuse la porta alle spalle, lei era in piedi dietro la sua scrivania, le braccia conserte, guardava fuori dalla finestra.

“Dimmi tutto.” Disse Orlando restando in piedi. “Che cosa hai fatto?” Chiese Lucia che tratteneva a stento la rabbia. “Come, scusa?” chiese Orlando che sapeva perfettamente che doveva sembrare il più ignaro possibile all’intera faccenda. “Fai finta di non sapere quello di cui parlo?” Chiese Lucia che non credeva al suo tono innocente, proprio ora che stava per allontanarlo da lei, le era arrivata quell’assurda imposizione. “Lucia, io non so di cosa parli.” Disse ancora lui che quando voleva sapeva essere un ottimo bugiardo. “Quindi non è opera tua?” Disse Lucia che cominciava a credergli. “Non ti seguo.” Disse lui scuotendo la testa. “Mi ha chiamato il generale Abrami, e mi ha detto che per quanto riguarda la collaborazione con la polizia di stato tu sei autonomo.” Disse Lucia scuotendo la testa per mostrare il suo disappunto. “Cosa?” Chiese ancora lui, per capire che cosa era riuscita ad ottenere Andrea. “Non devi rispondere a me sulle decisioni prese in merito all’indagine su Pugliese. Tu e la Manzi rispondete direttamente all’ufficio del Pubblico Ministero.” Disse ancora Lucia in una smorfia. “Quindi?” chiese Orlando fingendosi confuso. “Quindi se devi andare dalla Manzi non devi chiedermi il permesso.” Disse lei palesemente stizzita. “Capisco, ti comunicherò i miei spostamenti.” Disse Orlando voltandosi per lasciare la stanza. “Non è opera tua?” Chiese di nuovo Lucia. “Se avessi potuto una cosa del genere lavorerei ancora con te dopo quello che è successo?” Disse Orlando, riferendosi ovviamente alla loro rottura e Lucia non replicò nulla. “Con permesso.” Disse poi Orlando congedandosi dal suo ufficio. Alle diciannove lasciò il Ris per passare in commissariato.

Erano le otto meno un quarto quando Orlando parcheggiò di fronte al commissariato, entrò e notò subito che Andrea non era nel suo ufficio, la porta era aperta, ma alla scrivania non c’era nessuno, entrando aveva notato una donna parlare con un uomo seduto a una scrivania e Antonio al suo solito posto, si avvicinò a lui.

“Buonasera.” Gli disse Antonio sorridendogli. “Buonasera” rispose Orlando cortese per poi chiedergli “Andrea?” Il sorriso di Antonio si allargò ancora di più e indicò la donna che aveva intravisto entrando, poi disse ad alta voce “Dottoressa!” Antonio conosceva il suo superiore e in rarissime occasioni l’aveva vista in abiti femminili, ed era una donna splendida, che sapeva di esserlo e lui si sentiva sempre più fiero di lavorare per una persona come lei. “Eccomi!” disse la donna voltandosi.

Andrea indossava un tubino nero che le arrivava leggermente sopra il ginocchio, un foulard rosso, e dei bellissimi sandali aperti, con un bel tacco alto,  aveva raccolto i capelli ed era truccata leggermente, ma magnificamente, i suoi occhi sembravano brillare; Orlando rimase senza parole quando la vide avvicinarsi a loro, camminava divinamente su quei tacchi, il passo deciso senza alcuna esitazione, poté notare come Andrea arrossì e chinò leggermente il capo per avvicinarsi a loro, era molto più donna della sera prima quando era uscita con lui.

“Ciao.” Disse solamente Orlando con la voce un po’ bassa.

Antonio si stava godendo lo spettacolo di quei due, che si guardavano di nascosto, ma non sapevano bene cosa dire.

“Sei riuscito a passare. Vieni.” Disse Andrea facendogli strada verso il suo ufficio.

Orlando la seguì leggermente distratto dalla mise.

“Tieni.” Disse Andrea passandogli dei fogli. “Stai benissimo.” Disse Orlando prendendo i fogli. “Grazie.” Disse Andrea che non riusciva a sostenere il suo sguardo. “Come.. come ci sei riuscita?” Disse Orlando per poi schiarirsi la voce. “A fare cosa?” Chiese Andrea non capendo a cosa si riferisse. “Liberarmi.” Disse Orlando solamente. “Conoscenze.” Disse lei vaga. “Devi andare a cena con qualcuno?” Chiese allora lui con una punta di fastidio. “Smettila ti prego, mi da fastidio, ma odio perdere tempo con la burocrazia.” Disse Andrea scuotendo la testa. “Vengo anch’io. Lavoriamo insieme no? E questa è una cena di lavoro, giusto?” Disse allora Orlando che non voleva che lei uscisse sola con quell’uomo, soprattutto vestita in quel modo. “No, ufficialmente non è una cena di lavoro. Non fare così, per favore.” Disse Andrea abbassando la testa e la voce.

Orlando cominciò a leggere i fogli, cominciando a dispiacersi all’idea di essere passato dal commissariato. “Guardami.” Disse Andrea piano. “Mi viene difficile.” Ammise Orlando. Andrea entrò di forza nel suo campo visivo, scostando i fogli che lui teneva in mano, Orlando posò lo sguardo nel suo.

Ed era bellissima, davvero, e aveva un profumo dolcissimo, che però nascondeva il suo odore naturale che lui conosceva bene. “Non mi fa piacere.” Disse lei quasi sussurrando.

“Dottoressa, è arrivata la macchina.” Disse Antonio ad alta voce senza entrare nell’ufficio, ma rimanendo sulla porta, facendo un po’ da palo.

Orlando le passò la mano attorno ai fianchi e si chinò su di lei per posarle due baci sulle guance, gli era mancato il suo calore, poté costatare da solo che la reazione del suo corpo fu diversa da quella che lei aveva avuto la mattina quando il magistrato si era avvicinato così: La mattina era tesa e infastidita, teneva il corpo distante da quello dell’uomo, quando lui l’aveva avvolta con il braccio Andrea si era lasciata andare permettendo che i loro corpi si sfiorassero di nuovo.

La strinse di più a se facendo aderire i loro corpi per sussurrarle nell’orecchio “Fai la brava.” Sentì un brivido percorrerle il collo lasciato scoperto dai capelli, Andrea incrociò il suo sguardo e gli posò un bacio sulla guancia, quando si scostò da lui le loro labbra quasi si sfiorarono di nuovo, uscì dal suo ufficio senza voltarsi per guardarlo; Orlando la vide uscire, entrare in macchina e partire.

Si sedette alla scrivania per prendere i fogli che lei gli aveva lasciato quando Antonio entrò nell’ufficio facendo pochissimo rumore “Lei non lo sopporta.” Disse riferendosi al magistrato. “Perché lo fa?” Chiese allora Orlando spostando l’attenzione da quei fogli che faceva finta di leggere. “Perché è una donna che sa usare le armi che ha a disposizione quando si rende necessario.” Disse fiero Antonio. “Ed è davvero necessario?” chiese ancora lui. “Per lei si evidentemente, sono tre anni che rifiuta gli inviti di quell’uomo.” Disse Antonio semplicemente. Orlando si voltò per guardarlo e costatò che era sincero, raccolse i fogli e se ne tornò a casa.

 

Ghiro lo vide entrare in casa e poi direttamente in camera sua, senza neanche rivolgergli la parola. Alle 22.00 il suo cellulare squillò, un messaggio di Andrea.

Andrea: ‘Domani avremo l’autorizzazione.’

C’era scritto solo questo e Orlando non poté resistere

Orlando: ‘Già finita la serata?’

Andrea: ‘Una forte emicrania. Sono a casa.’

Orlando prese il telefono e la chiamò. “Ti ho detto che soffro di mal di testa.” Disse Andrea rispondendo subito. “Non sai mentire.” Le disse Orlando felice di saperla a casa, sola. “Non sai capire se mento.” Disse Andrea contenta che lui l’avesse chiamato. “Non mi sai mentire.” Ammise allora Orlando. “Tu invece mi menti.” Disse Andrea ripensando alla Brancato e al non detto che le dava prurito. “Cosa?” Chiese Orlando non capendo immediatamente. “Bugie per omissione.” Disse Andrea, non volendo essere più esplicita. “Non è vero.” Disse ancora lui, cominciando a capire a che cosa lei si stesse riferendo. “Menti ancora?” Chiese lei per stuzzicarlo. “Partiamo domani?” Chiese lui per cambiare argomento. “Nel pomeriggio, nella mattinata devo sistemare le cose in ufficio.” Disse Andrea molto infastidita dal fatto che lui le stesse nascondendo qualcosa. “Quanto stiamo fuori?” Chiese poi lui. “Credo che potremmo tornare direttamente domani notte o mattina presto.” Disse Andrea ripensando a quello che sapeva sulla loro destinazione. “Saremo stanchi.” Disse Orlando volendo intendere altro. “Puoi fermarti da me. Passo a prenderti al Ris prima che partiamo. La Brancato mi vuole vedere, no?” Disse Andrea mettendo in chiaro i suoi punti irrisolti. “Non ce n’è più bisogno.” Disse Orlando solamente. “Non vuoi che venga?” Chiese Andrea con una punta di fastidio nella voce. “Ti aspetto lì.” Disse allora lui non volendo nasconderle nulla. “Ti chiamo quando sto per arrivare.” Disse allora Andrea. “Vieni a cena con me.” Disse Orlando serio. “Non è una domanda.” Costatò lei. “Lo so.” Ammise lui. “Come si risponde a una non-domanda?” Chiese ancora lei divertita. “Ci vieni e basta.” Disse lui deciso. “Va bene.” Disse Andrea serena. “Vuoi?” Le chiese ancora lui. “Sì..” il tono di voce più basso. “Mettiti quel vestito.” Disse poi Orlando. “L’ho appena tolto.” Disse lei in tono volutamente provocatorio. “Smettila!” Disse Orlando passandosi una mano sulla fronte volendo togliersi dalla mente l’immagine di Andrea che indossava solo la sua camicia. “Anche tu.” Disse Andrea che, mentre ascoltava la sua voce, se lo vedeva di nuovo davanti con i soli boxer addosso “Vai a dormire.” Disse poi più a se stessa che a lui.

Furono interrotti perché il telefono di casa di Andrea cominciò a squillare.

“Chi è?” Chiese Orlando. “Guai.” Disse Andrea per poi rispondere al telefono “Manzi.” Orlando sentì il silenzio e poi Andrea dire. “Mandami la macchina, mi vesto e scendo.” Disse al telefono di casa. “Fì, devo andare a lavoro.” Disse poi a Orlando. “Che succede?” Chiese lui che avrebbe voluto continuare la telefonata. “Ti spiegherò domani, mi devo vestire e andare” Disse Andrea mentre si stava infilando i pantaloni. “Cosa?” Chiese lui che non voleva lasciarla andare. “Non scherzavo quando dicevo che non ho più il vestito addosso.” Disse allora lei decisa. “Vestiti mentre parli con me. E dimmi che succede.” Disse allora lui che non l’avrebbe lasciata andare senza sapere dove lei era diretta. “Niente di grave, un incontro sportivo internazionale, turisti inglesi, se non ho capito male, stanno distruggendo un albergo, contento?” Disse lei mentre s’infilava la maglia senza smettere di ascoltarlo. “E perché devi andare tu?” Chiese ancora lui come un bimbo dispettoso. “Perché è un albergo vicino al mio commissariato?!” Disse lei ovvia. “Volevo parlare con te..” disse Orlando con voce triste. “Abbiamo ore e ore di macchina insieme, a domani, che sono arrivati.” Disse poi prima di riattaccare. “Stai attenta.” Disse Orlando attaccando il telefono.

Lanciò il telefono sul letto per uscire dalla sua camera e andare in cucina.

“Ti si può parlare?” disse Ghiro che era seduto sul divano con il computer sulle gambe. “Scusami per prima, ero un po’ nervoso.” Ammise Orlando sedendosi accanto a lui. “Che succede?” Gli chiese allora l’amico. “Andrea era uscita a cena con il magistrato.” Disse Orlando semplicemente. “Sempre la gelosia?” Chiese Daniele retorico. “Può darsi.” Disse Orlando prendendo una birra e sedendosi sul divano accanto a lui. “Mi spieghi come hai fatto a ottenere l’autonomia sul caso Pugliese?” Gli chiese allora sapendo che l’altro voleva cambiare discorso. “Non sono stato io, davvero, è stata Andrea. Mi aveva chiesto se l’avrei accompagnata a parlare con la figlia di Mario, ed io le ho detto che Lucia avrebbe dovuto accordarmi il permesso.” Rispose Orlando semplicemente. “Che secondo me non ti avrebbe proprio concesso..” Daniele decise di non dire a Orlando che Lucia li aveva visti insieme. “E lei mi ha chiesto se volevo muovermi in autonomia nel lavorare con lei, poi è arrivata la chiamata a Lucia.” Proseguì ancora lui. “Forte la ragazza.” Ammise Daniele. “Domani verrà al Ris, vuole incontrare Lucia, passa a prendermi per poi andare da Erika.” Disse poi con un po’ di preoccupazione nella voce. “Devo assolutamente esserci.” Disse Daniele prevedendo fuoco e fiamme tra le due. “Non è uno spettacolo.” Disse Orlando per poi tornare a sorseggiare un goccio di birra. “Lo dici tu amico mio, e poi sono curioso di conoscere questo famoso vice questore.” Asserì convinto. “Ti stupirà.” Disse Orlando sorridente. “Ma Andrea lo sa?” Chiese poi Daniele, riferendosi ovviamente alla sua passata relazione con Lucia. Orlando capì immediatamente a cosa si riferisse Ghiro “No! Ma credo che immagini qualcosa.” Disse Orlando ripensando alle parole dell’amica. “Non gliene vuoi parlare?” Chiese ancora Daniele. “Non c’è stata occasione, quando è venuto fuori non ho avuto problemi a parlarle della mia ex-moglie, Lucia è una ferita recente ed io con Andrea sto bene, non volevo intristirmi.” Disse Orlando che non le voleva nascondere nulla. “Ma è davvero tutto finito tra te e Lucia?” Chiese ancora Daniele, ripensando alla tristezza letta nel volto dell’amica. “Sì, sinceramente sì. È vero che è stata una sua decisione, ma a me stava bene, non la riconoscevo più e poi adesso..” Disse Orlando ripensando con amarezza alla sua storia con Lucia ed essendo molto preso da Andrea al momento. “Ma a lei interessi?” Chiese ancora Daniele. “Non lo so, credo di sì, ma lavoriamo insieme e questa cosa ci piace parecchio, e poi siamo amici e non vogliamo rovinare nulla, credo, non abbiamo fretta.” Disse ancora Orlando. “Non sono il tipo che fa le cose con calma, ma credimi, fai bene a non accelerare i tempi, voglio dire, la storia con Lucia è finita da poco ed è stata importante per te, non correre con ’sta ragazza, se Lucia tornasse..” Provò a dire Daniele. “In questo momento non penso a Lucia, ti assicuro.” Disse interrompendolo. “Wow!” disse Ghiro stupito. “Non sai come diavolo si era vestita per andare a cena con il magistrato?! Di solito lei ha uno stile piuttosto mascolino nel vestire, voglio dire jeans, giacca di pelle, anche ieri sera che siamo usciti aveva comunque un paio di pantaloni invece stasera era in un minuscolo tubino nero che le stava d’incanto. Non fraintendermi, è sexy in quel suo giacchetto di pelle, ma stasera.. stasera era un’altra.” Disse Orlando ripensando al tubino nero che avvolgeva il corpo di Andrea. “Ma perché è uscita a cena con questo?” Chiese Daniele preso dalla conversazione. “Per accelerare i tempi per andare a trovare Erika e sua madre.” Disse Orlando soddisfatto. “Più me ne parli, più mi sembra un tipo veramente deciso la ragazza.” Disse Daniele sempre più affascinato da quella ragazza. “Già.” Orlando finì la sua birra per poi alzarsi dal divano “Io vado a dormire, perché domani mi toccherà guidare probabilmente.” Aggiunse poi. “Andrea ti lascia guidare?” Chiese Daniele allora. “Andrea è tornata a lavoro adesso, quindi, conoscendola, non dormirà nulla.” Disse Orlando conoscendo bene la ragazza. “Non stacca mai?” Chiese ancora lui. “Mai.” Disse Orlando entrando nella sua stanza. “Notte amico, certo che te ne sei trovato un'altra buona.” Disse Daniele costatando quanto anche Andrea fosse una stacanovista. “E’ completamente diversa. Buonanotte.” Disse Orlando stupendolo, per poi chiudere la porta della sua stanza.

 

Orlando era arrivato al Ris con calma e aveva deciso di aggiornare Lucia sul caso Pugliese, quando la vide sola nel suo ufficio, si alzò dalla sua scrivania.

Lucia sentì bussare alla porta e vide che era Orlando, gli fece cenno di entrare e di accomodarsi. “Volevo aggiornarti sugli sviluppi sul caso Pugliese.” Disse sedendosi di fronte a lei. “Non sei obbligato, pare.” Disse Lucia acida. “Non fare così, non ti devo nascondere nulla.” Disse Orlando volendo provare ad avere con lei un rapporto professionale quantomeno decente. “Dimmi.” Disse ancora Lucia. “C’è stata un’altra rapina in un appartamento e sono state trovate le impronte di Mario, solo su una foto, quella della figlia dei padroni di casa. Andrea vuole conoscere Erika e sua madre, oggi partiamo per andarle a trovare. Inoltre riteniamo che Mario non possa fare tutto da solo, crediamo che si sia creato un'altra banda con qualcuno che conosce la zona, stiamo cercando negli archivi del commissariato criminali con precedenti.” Disse riassumendo gli ultimi sviluppi. “Non ti avrei autorizzato a partire.” Disse Lucia glaciale. “Lo immaginavo.” Disse Orlando sereno, contento di non dover subire il suo ordine e di poter partire con Andrea. “Quanto starai fuori?” Chiese ancora il Capitano. “Non sono sicuro, ma domani dovrei venire tranquillamente in ufficio.” Disse ancora lui semplicemente, l’atteggiamento di Lucia lo stava un pochino infastidendo. “Va bene. E dimmi, queste ricerche le fate a casa sua?” Chiese Lucia incapace di trattenersi oltre. “Come, prego?” Chiese Orlando incredulo. “E le fate sdraiati dentro un polveroso archivio o date spettacolo solo in locali pubblici?” Lucia era incapace di non sfogare la sua rabbia. “Sono abbastanza sicuro che quello che faccio nel mio tempo libero non siano affari tuoi. A proposito sta  venendo Andrea, le ho detto che volevi incontrarla.” Disse lui volendo interrompere quella discussione. “Quando?” Chiese Lucia convinta che lei non si sarebbe certo fatta vedere, proprio in quel momento il cellulare di Orlando cominciò a squillare, fece cenno a Lucia di attendere e rispose al telefono.

“Pronto. . . Sì, vengo.” Orlando si voltò di nuovo verso Lucia per rispondere alla sua domanda. “Adesso.” Lucia annuì con sguardo severo e disse “fa venire anche Daniele nel mio ufficio, vi aspetto qui.” Non era pronta ancora per trovarsela davanti.

Orlando uscì dalla stanza e si affacciò nell’ufficio di Ghiro “E’ arrivata Andrea, Lucia ti aspetta nel suo ufficio.” Ghiro scattò e in piedi e disse “Mitico, comincia lo spettacolo.”  Mentre si sfregava le mani. “Idiota! Vado a prendere Andrea. E comunque potevi dirmi che Lucia mi aveva visto con Andrea!” Disse Orlando senza perdere il sorriso che aveva sulle labbra per poi dirigersi all’ingresso.

Andrea aveva avuto una nottata pesante, odiava ufficialmente gli inglesi, il rugby e la birra; era passata in procura per ritirare l’autorizzazione e le era stata indicata la loro destinazione, le avevano anche chiesto di noleggiare una macchina, quindi aveva deciso di andare al Ris un po’ prima del previsto, faticava a respirare, ma non voleva farlo presente a nessuno, adesso doveva essere al meglio delle sue forze.

Vide Orlando avvicinarsi a lei, sembrò incupirsi non appena la vide, Andrea si sistemò meglio la sciarpa sul collo.

“Buongiorno.” Disse una volta che lui le fu di fronte. “Che cosa ti è successo?” Chiese Orlando vedendo che lei si stava nascondendo il collo. Andrea lo guardò con gli occhi di fuori. “Niente. Andiamo.” Orlando afferrò il foulard per toglierlo, un livido spuntava sul collo, dal lato destro, Andrea riafferrò il foulard per poggiarselo nuovamente sul collo. “Andiamo.” Ripeté decisa. “Levati la giacca.” Disse lui imperioso. “Non ho intenzioni di spogliarmi qui, o m’indichi la strada o faccio da sola.” Disse lei guardandolo con i suoi migliori occhi dolci. “Andiamo da Lucia, ma non ci muoviamo da Roma finché non ho visto cosa ti sei fatta.” Disse lui assolutamente non intenzionato a fargliela passare liscia. “D’accordo.” Disse Andrea sbuffando.

“Che cosa..”

“No, no, ne parliamo dopo.” Disse Andrea mentre camminavano fianco a fianco.

Orlando poté costatare che  la sua postura era leggermente diversa e che zoppicava leggermente, la vide rinvigorirsi e trovare tutta la sua forza non appena varcata la soglia del laboratorio, Orlando le fece strada fino all’ufficio di Lucia, dove bussò leggermente prima di entrare.

Lucia li osservò mentre camminavano verso il suo ufficio, Orlando sembrava prestarle particolare attenzione, lei fissava il suo ufficio, era una donna minuta, capelli scuri e legati, indossava dei jeans e una giacca di pelle, era assolutamente diversa da come l’aveva vista al pub, e per Lucia aveva uno stile quantomeno discutibile visto il ruolo che ricopriva, quando bussarono alla porta, fece loro segno di entrare lasciando a Orlando il compito di fare le presentazioni, lei sembrava guardarlo con un sorriso divertito sul volto.

“Lucia, Daniele, volevo presentarvi il vice questore aggiunto Andrea Manzi.” Andrea chinò leggermente il capo, la Brancato, Lucia, l’aveva riconosciuta subito, era la stessa donna che aveva visto a medicina legale e poi in macchina con Orlando, era sobria e in qualche modo elegante: indossava una camicia chiara e una giacca, con degli stivali con il tacco. Si strinsero la mano. “Capitano Lucia Brancato.” Disse Lucia fredda. “Andrea Manzi.” Rispose Andrea altrettanto freddamente. “Capitano Daniele Ghirelli.” Disse poi Ghiro. “Piacere, Andrea Manzi.” Rispose ora Andrea, con un piccolo sorriso.

 Il gelo scese nella stanza quando Andrea ruppe il silenzio.

“Credo che Serra vi abbia informato sugli sviluppi sul caso Pugliese?” Orlando la guardò storto perché mai si era riferita a lui usando il cognome. “Sì, ma sono curiosa di sapere che idea lei si sia fatta.” Disse Lucia con un sorrisetto sul volto. “Con molto piacere.” Disse Andrea sorridendole “Posso?” disse poi indicando la sedia “O preferisce che restiamo in piedi?” Aggiunse senza far trasparire alcuna emozione, la verità era che aveva diversi fastidi, dovuti alla rissa nella quale era stata coinvolta la sera prima e faceva particolarmente fatica a mantenere il controllo, una cosa sapeva: non l’avrebbe perso di fronte a quella donna. “Si accomodi pure.” Disse Lucia andando a sedersi dietro la sua scrivania e facendo cenno agli altri di accomodarsi. “Vuole togliersi la giacca?” chiese poi Lucia. “Non c’è bisogno, grazie, ho avuto un piccolo incidente e devo tenere la spalla al caldo.” Rispose Andrea cordialmente, mentre Orlando la guardava torvo, si stava chiedendo davvero che cosa si era fatta.

Andrea ricominciò a parlare in direzione di Lucia. “Pensiamo che Mario Pugliese abbia una riserva economica limitata, da qui si capiscono le rapine nelle abitazioni  degli ultimi mesi, compresa l’ultima, ruba contanti e oggetti facilmente smerciabili al mercato nero, ha, inoltre, cambiato il suo modus operandi e mantiene un basso profilo, in altre parole addormenta i membri del nucleo familiare, e non lascia impronte in tutto l’appartamento, si è tolto solamente i guanti per ‘accarezzare’ la foto dei figli dei padroni di casa e, sinceramente, se non l’avessi trovato fuori posto durante la prima rapina, dubito che la scientifica avrebbe raccolto le impronte da una fotografia.” Disse Andrea riparlando della prima rapina che le aveva permesso di risalire a Mario. “Come siete risaliti a Mario?” Chiese ancora Lucia. “Le famiglie rapinate vivono in un quartiere piuttosto agiato, tutti hanno in casa dei collaboratori domestici, i portafoto sono puliti regolarmente, c’erano solo le sue impronte su quelle foto e non credo che lui si aspettasse che saremmo arrivati a lui.” Rispose Andrea calma. “Perché vuole conoscere Erika?” La incalzò Lucia. “Perché per Mario Pugliese sua figlia è importante, e credo che non sia venuto allo scoperto nei suoi confronti solo perché non sa come arrivare a lei ancora.” Disse Andrea tranquilla, non la temeva e glielo stava ampliamente dimostrando, almeno sul piano professionale, era certa delle sue competenze. “Come conta di farlo?” Chiese Lucia non nascondendo il suo scetticismo. “Non esageriamo, non lo so, non lo sappiamo ancora.” Disse Andrea stufa di doversi spiegare a lei. “Bene.” Disse Lucia “Mi sembra che lei abbia le idee molto chiare in merito.” Aggiunse un po’ ironica. “Non sono idee mie, è semplicemente una lettura dei fatti.” Disse Andrea ferma. “Diciamo che la sua è un’interpretazione?” Continuò Lucia con tono saccente. “Dica pure come preferisce e se ha qualche problema con il mio modo di condurre questa indagine lo faccia pure presente a chi di dovere e veda se le rendono il caso.” Orlando scosse la testa leggermente e Andrea scosse impercettibilmente le spalle, Ghiro vide come con la coda dell’occhio quei due non si erano mai persi di vista. “Non vorrei trattenervi oltre.” Disse Lucia alzandosi, gli altri la seguirono e lei li scortò fino alla porta, Daniele chiese a Orlando di trattenersi perché doveva chiedergli qualcosa mentre Lucia accompagnò Andrea fuori dalla stanza.

“Sono una persona abbastanza diretta.” Disse Lucia attirando l’attenzione di Andrea che si voltò per guardarla “Non mi piace lei e non mi piace come conduce quest’indagine.” Disse guardandola negli occhi, era leggermente più alta di lei, anche per i tacchi. “Però, complimenti, perché non dice quello che sta effettivamente pensando?” La provocò Andrea. “E’ inutile che lei s’illuda, lui mi appartiene.” Disse Lucia fermamente decisa a farle rinunciare a Orlando. “Ma questo lo so.” Disse Andrea stupendo Lucia che rimase impietrita.

Andrea fu raggiunta da Orlando e Lucia tornò nel suo ufficio.

“Non sei stata per niente carina.” Disse Orlando appena Lucia chiuse la porta alle loro spalle. “Neanche lei, ma tu rimproveri solo me.” Disse Andrea voltandosi verso di lui “Andiamo.” Disse poi. “Dove credi di andare?! Se non ti medico, non ci muoviamo.” Disse lui fermandola e spingendola dentro un laboratorio vuoto. “Uffa.” Disse Andrea scrollando le spalle.

Lucia li vide entrare in un laboratorio e vide che Orlando chiuse la porta, uscì per poi accorgersi del braccio di Daniele che la fermava. “Che vuoi fare?” le chiese semplicemente. “Voglio.. voglio solo sapere cosa si dicono.” Disse Lucia esitante, effettivamente voleva averli sotto controllo. A Daniele sembrò una pessima idea, ma disse lo stesso “Andiamo nel mio ufficio.” I due si sedettero alla scrivania e sugli schermi di Daniele comparvero Orlando e Andrea che si erano chiusi in quel laboratorio, Ghiro le passò le cuffie e se ne mise un paio anche lui.

“Siediti sul tavolo.” Disse Orlando una volta che furono entrati. “Ti ho detto che sto bene.” Disse Andrea mentre si sedeva sul tavolo. “Ma smettila, non sei andata al Pronto Soccorso immagino?” Disse sarcastico. “No! Ci vado solo se costretta, insomma, quando mi sparano.” Rispose Andrea, mostrando le sue idee in merito. “E perché Antonio non ti ci ha portato?” Chiese ancora lui. “Perché è un mio collaboratore e quando rompe troppo lo mando a quel paese.” Disse Andrea semplicemente. “Ed io?” Disse lui fermandosi per fissarla. “Stando a quanto stabilito ieri, tra me e te non esistono gradi, quindi se ti mando a quel paese, è solo volgare perché non ho alcun controllo su di te.” Disse Andrea incrociando il suo sguardo. “E ti da fastidio?” Le chiese ancora lui. “No, altrimenti non te lo permetterei.” Disse Andrea senza mai abbassare lo sguardo. Le andò alle spalle e le tolse la giacca e il foulard, cominciò a guardarle la spalla. “Come hai fatto? Sembri un giocatore di rugby.” Disse lui turbato. “Esatto! Uno degli inglesi di ieri sera non era d’accordo con me sul concetto di manette e mi ha placcato contro la parete.” Disse lei cercando di sdrammatizzare. “Togliti la maglietta.” Disse allora Orlando. ”Non ci penso proprio.” Disse Andrea.

Nell’altra stanza Daniele commentò: “Peccato!”

“Pudica la ragazza, eppure l’altra sera non sembrava!! E tu smettila” disse Lucia “Ci fai sembrare due guardoni..” Mentre continuava a fissare i due. “Lo siamo.” Disse Daniele per poi tornare in silenzio. “Certo che s’è fatta davvero male!!” Aggiunse poi, crescendo nella stima accordata a quella ragazza.

“Non fare la cretina!” le disse Orlando secco. Andrea si voltò verso di lui ”Primo, non ci riesco; secondo, sai quanto ci ho messo questa mattina a togliermi quella sporca di sangue e mettermi questa? Troppo; e poi terzo, hai idea di quanto mi faccia male adesso? Hanno una bella stretta i tuoi colleghi.” Disse poi lei che aveva il fiato corto. Orlando le sorrise. “Ti aiuto io e poi facciamo un patto, noi andiamo da Erika, ma appena torniamo tu vai al Pronto Soccorso.” Disse fintamente deciso, detestava vederla così e sapeva che probabilmente stava più male di quanto mostrasse. “Va bene!” disse Andrea abbassando la testa. Orlando si chinò di fronte a lei, erano occhi negli occhi. “Poggia le mani sulle mie spalle.” Andrea eseguì l’ordine. “Guardami e respira con me.” Orlando poggiò le mani su i suoi fianchi e cominciò a tirare su la maglietta, la fece passare dalla testa e la lasciò sulle braccia ancora appoggiate su di lui, le prese le mani e le fece riabbassare le braccia. Andrea aveva il fiato corto, quella stupida cosa l’aveva affaticata. “Cosa hai al fianco?” Chiese Orlando cominciando a sfiorarla. “Hai le mani fredde!” disse lei sussultando leggermente quando lui la sfiorò. Andrea si lasciò cadere sul suo corpo e sussurrò al suo orecchio. “Ci stanno guardando, fidati, e sbrigati.” Orlando la prese delicatamente per le spalle e la fece sedere di nuovo dritta. “Potresti avere delle ferite interne.” Disse un po’ preoccupato. “Abbiamo un patto.” Disse lei non avendo voglia di andare in ospedale, ma sapendo bene di non essere in grado di affrontare un viaggio in macchina. “Salta, stai messa male.” Disse Orlando deciso. “Dammi il telefono” disse Andrea “Facciamo un nuovo patto, mi faccio vedere subito, ma da chi dico io, poi si parte. Ci vuole un po’ per arrivare.” Disse Andrea illudendosi che lui l’avrebbe fatta partire. “Dove andiamo?” chiese allora Orlando. “Dopo la trafila che ho fatto stamattina per saperlo credi di scoprirlo così facilmente.. illuso!” Disse lei sorridente. “Sei pessima e la burocrazia ti rende irascibile.” Andrea prese la sua maglia con la mano sinistra per lanciargliela e Orlando la prese al volo. “Vedi che impari.” Disse Andrea componendo un numero. “Io le mani te le taglio un giorno.” Disse solo Orlando e i due scoppiarono a ridere, ma Andrea si fermò portandosi una mano al fianco, ridere le dava fastidio.

“Pronto.” Disse Andrea solo, per lei era solo lui il suo medico, gli si rivolgeva per qualsiasi cosa, non si fidava di nessuno se non di lui. “Che palle, che vuoi?” Le rispose Carnacina scocciato, da quando si era fatta sparare, era diventato con lei un po’ più duro. “Ti voglio bene anch’io!” Disse Andrea per farlo addolcire. “Che ti serve?” Chiese allora il medico. “Una tac e una radiografia.” Disse velocemente lei. “Non ho tuoi corpi qui.” Disse Carnacina dubbioso, cominciando a controllare il registro. “A me, le devi fare a me.” Disse poi lei per chiarirgli le idee. “Vieni!” Disse lui duro per poi attaccare immediatamente. Andrea scese dal tavolo e disse rivolta verso Orlando. “Andiamo!” Orlando la bloccò per il braccio sinistro, mentre lei stava per aprire la porta. “Ferma, sei nuda! Aspetta..” Disse per togliersi il maglione prima e la camicia poi, Andrea arrossì leggermente mentre lui la aiutava a infilarsi la camicia, le abbottonò uno per uno i bottoni, per poi aiutarla con la giacca di pelle, si rinfilò il suo maglione per poi aprire la porta. “Ora possiamo andare! Dove?” Disse sereno e con il sorriso sulle labbra. “Medicina legale.” Disse lei mentre lasciavano la stanza e s’incamminavano verso l’uscita del Ris. “Cosa?” Chiese lui incredulo. “Carnacina mi da una mano, è l’unico medico di cui io mi fidi.” Orlando scosse la testa per poi ridere con lei.

Lucia e Daniele erano rimasti in silenzio, Daniele si tolse le cuffie per spegnere i monitor. “Lui..” Disse Lucia esitando. “Noi stavamo spiando.” Disse Daniele piano, immaginando che lei avrebbe reagito male nel vederli insieme. “Lui si è spogliato davanti a lei. E tu mi dici che non hanno fatto sesso?” Chiese ancora alzando un po’ la voce. “So solo che se l’hanno fatto nessuno dei due se lo ricorda, e poi lei non riesce ad alzare il braccio.” Disse Daniele tranquillo, erano intimi, e lui sapeva quanto. “Lui l’ha spogliata.” Disse ancora lei sconvolta. “Lucia, parli come se avessero fatto sesso di fronte a noi, ma non è stato così, lui la stava solo aiutando, vuoi sapere se sono intimi? Beh, la risposta è si!” Disse Daniele lasciando la stanza, le aveva permesso di fare una cosa sbagliata e in quel momento si sentiva molto in colpa per aver invaso l’intimità di quei due.

Orlando e Andrea arrivarono presto da Carnacina.

“Che cosa hai fatto?” chiese il medico. “Una mischia a rugby.” Disse Orlando. “Esagerato.” Disse Andrea sbuffando. “Andiamo.” Disse il medico scortandola per i vari reparti, le indicò uno stanzino e le diede un camice “Indossali, che così facciamo prima.” Andrea guardò il camice e poi se stessa, divenne rossa mentre Orlando la guidava dentro “Arriviamo subito.” Disse al medico. “Non puoi spogliarmi.” Disse Andrea decisa. “L’ho già fatto. Credo.” Disse Orlando avvicinandosi a lei. “Non così.” Disse Andrea che abbassò lo sguardo mentre lui si stava avvicinando a lei.

Orlando le mise le mani sulle spalle e lasciò cadere la giacca di pelle, poi prese a sbottonarle la camicia, Andrea teneva lo sguardo basso. “Cosa c’è?” disse prima di toglierle la camicia sentendola particolarmente turbata. “Devo chiederti una cosa.” Disse Andrea alzando lo sguardo. Erano in uno sgabuzzino e lei era seminuda di fronte a lui, e anche se aveva metà del busto violaceo, era assolutamente splendida e Orlando capì immediatamente quello che lei voleva sapere. “Siamo stati insieme, non troppo tempo fa, è stata lei a chiudere, io semplicemente non mi sono opposto, ti basta?”

“Direi di no, sai, stai per togliermi i pantaloni..” disse Andrea in tono volutamente provocatorio. “Per il momento invece ti accontenti.” Disse Orlando cominciando a sbottonarle i pantaloni e in effetti era un campo minato fu inevitabile sfiorare la sua pelle liscia per lui e per lei fu inevitabile reagire a quel tocco seppur sfiorato. Le tolse i pantaloni e cercò di non guardarla in biancheria intima, indossava un completino intimo nero, liscio, reggiseno e culottes che le stava d’incanto, le infilo il camice e lei si sedette sulla sedia a rotelle. “Dammi un momento.” Disse Andrea quando lui stava per aprire la porta.

Andrea era enormemente imbarazzata e Orlando ne era dispiaciuto anche se la reazione nel vedere il suo corpo seminudo difficilmente l’avrebbe abbandonato tanto presto. “Puoi andare a casa a prendermi un cambio? Qualcosa di comodo per favore, tanto io sto con Mimmo.” Disse Andrea che aveva riacquistato pienamente il controllo. Orlando appoggiò le mani sulla sedia a rotelle e la accompagnò di fuori, la lasciò con il medico per dirigersi a casa sua, si chinò leggermente sulla sedia per salutarla, le posò un bacio sulla guancia e le disse “Mi dispiace di averti messo in imbarazzo, non volevo.” Andrea sorrise per dirgli solo. “Lo so.” Lui salutò il medico e andò via.

Per le tre erano fuori da Medicina Legale, Andrea stava bene, non aveva alcun trauma interno, Carnacina l’aveva medicata e le aveva dato delle pasticche da prendere quando il dolore era più forte, ma il medico era stato categorico: Andrea non avrebbe potuto affrontare un viaggio in macchina per almeno qualche giorno. Inutili i tentativi di Andrea di convincere lo stesso Orlando, non sarebbero partiti prima di qualche giorno, il loro viaggio per Como era stato rimandato come la conoscenza da parte di Andrea di Giulia e Sonia Forti, questa la nuova identità della famiglia di Mario Pugliese.

Andrea si fece riaccompagnare a casa e disse a Orlando, che si era offerto di rimanere con lei, di voler restare sola, c’era un tarlo che cominciava incessantemente a frullarle in testa: ‘Lui mi appartiene’.. Quelle parole poi le rimbombavano in testa oltre alla triste convinzione che quella donna avesse ragione.

 

NDA
Sorpresa!!
Ed ecco il nuovo capitolo in tempi record!! Ringraziate Axen che è stata davvero perfetta e super puntuale.
Prima di tutto alcune cose tecniche, questo capitolo è molto lungo lo so, e vi ringrazio se siete arrivate fin qui, e se avete saltato qualche riga posso anche perdonarvi, davvero non scherzo!!
Sto capendo che la lunghezza dei capitoli non la posso scegliere a tavolino, il capitolo secondo me e secondo Axen non poteva assolutamente essere diviso!!
Allora era questo quello che v'aspettavate??
Sono curiosa di conoscere le vostre impressioni, come sempre, è un piacere leggere il vostro parere!!
Sempre vostra
A

Dal Prossimo Capitolo

“Chi è?” Orlando sentì la sua voce serena, l’aveva sentita solo per telefono negli ultimi giorni e lei gli era parsa sempre particolarmente fredda e distaccata, da quando avevano dovuto rimandare la partenza per le sue condizioni di salute e aveva conosciuto Lucia sembrava più lontana. “Sono io. Aprimi.” Disse lui fermo, non si sarebbe fatto chiudere la porta in faccia, voleva capire cosa le stava accadendo. “Che vuoi?” Andrea era troppo felice in quel momento e non riusciva a sembrare infastidita. “Passare una serata con te e sapere come stai..” Disse lui dolcemente, gli era mancata moltissimo. “Va bene, sali ma prima vai in farmacia [...]"


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Capitolo 9
*** Tiia ***


Tiia

Per
Axen  Tiia stasera è per te! Spero che tu non me né voglia ma dedico questo capitolo anche a Simona, ovunque tu sia, spero di non deluderti mai..





Tiia

Orlando non sentiva Andrea da un paio di giorni, l’aveva chiamata, ma lei non aveva quasi mai risposto e quando lo aveva fatto, l’aveva sempre liquidato velocemente, lui quindi passava sempre più tempo al Ris per la soddisfazione di Lucia e per la sua personale insoddisfazione, era tornato leggermente scontroso. Si disse basta e chiamò in commissariato chiedendo di Andrea, Novelli, che lo aveva riconosciuto, gli disse che la dottoressa era già andata a casa.

Andrea era a casa sua completamente presa da quella nuova situazione quando suonarono al citofono, non vedeva Orlando da un paio di giorni, ma in quel momento particolare i suoi pensieri erano assolutamente presi da altro, se la prese comoda per andare a rispondere non solo non aspettava nessuno, ma era anche assolutamente felice di fare quello che stava facendo.

“Chi è?” Orlando sentì la sua voce serena, l’aveva sentita solo per telefono negli ultimi giorni e lei gli era parsa sempre particolarmente fredda e distaccata, da quando avevano dovuto rimandare la partenza per le sue condizioni di salute e aveva conosciuto Lucia sembrava più lontana. “Sono io. Aprimi.” Disse lui fermo, non si sarebbe fatto chiudere la porta in faccia, voleva capire cosa le stava accadendo. “Che vuoi?” Andrea era troppo felice in quel momento e non riusciva a sembrare infastidita. “Passare una serata con te e sapere come stai..” Disse lui dolcemente, gli era mancata moltissimo. “Va bene, sali, ma prima vai in farmacia tanto fa il servizio notturno, mi servono omogeneizzati alla frutta, latte, pannolini e tutto il necessario per cambiarla. Non lesinare, i soldi te li rendo, ha circa 12 mesi, dillo al farmacista.” Disse Andrea leggendo un post-it. Orlando era senza parole. “Te lo devo ripetere?” Chiese lei scocciata. “Vado.” Disse solo lui, dicendosi mentalmente che ad un certo punto avrebbe capito quella strana richiesta.

Orlando arrivò all’ottavo piano dopo un quarto d’ora, carico di buste, la porta dell’appartamento era accostata. “..Si può sapere a che diavolo..” disse Orlando entrando in casa, ma le parole gli morirono in bocca quando vide Andrea con in braccio una bambina, avrà avuto al massimo un anno e sorrideva serena tra le braccia del commissario, aveva pochi capelli, biondi e occhi chiarissimi. “Posa tutto sul divano. Grazie” Disse Andrea rivolgendosi a lui. “E’ arrivata un po’ di pappa, e anche i pannolini nuovi.. Antonio aveva sbagliato a prenderli, vero?..” Disse poi alla piccola che teneva in braccio, si voltò verso Orlando distrattamente vedendo che aveva le buste ancora in mano e uno sguardo allibito rivolto nella sua direzione. “Ti presento un amico.” Disse alla piccola che aveva in braccio e cominciò a camminare nella sua direzione, Orlando posò le buste sul divano, Dio, quant’era bella con quella bambina in braccio. Quando le due gli furono di fronte lui ritrovò la parola. “Chi è?” Chiese ancora lui, perdendosi nella visione di quella bambina. “Si chiama Tiia, ed è la mia piccola testimone dell’omicidio della madre. Disse muovendo solo le labbra in direzione di Orlando. “Perché è qui?” Chiese ancora lui. “Era tardi per chiamare gli assistenti sociali, per oggi me ne occupo io, poi domani magari sentiremo i servizi sociali.” Disse Andrea senza riuscire a staccare lo sguardo dalla creaturina che aveva in braccio. Era radiosa e felice, Orlando era completamente contagiato da quella piccola novità. “Ciao Tiia.” Disse lui rivolto alla piccola, e la piccola in tutta risposta gli poggiò una mano sul volto. “Le piaci.” Disse Andrea orgogliosa. “Da cosa lo capisci?” Chiese Orlando che era entrato in sintonia con l’atmosfera della casa. Andrea lo fissò seria “Dalla mano” disse prendendo una manina della bambina che le strinse subito il dito, Andrea sorrise per poi proseguire. “Se qualcuno non le piace la tiene chiusa a pugno, il povero Novelli ne ha presi tanti oggi, vero?” Chiese Andrea retoricamente rivolta verso Tiia. Orlando avvicinò la sua mano a quella della piccola che ancora stringeva un dito di Andrea e Tiia afferrò, più o meno, anche un dito dalla mano di Orlando, che fu scosso da un brivido lungo la schiena. Andrea si voltò verso di lui con uno di quei suoi splendidi sorrisi, carica di dolcezza “Da i brividi vero?” Orlando annuì fissando i suoi occhi, Andrea stavolta, per la prima volta da giorni, non distolse lo sguardo, ma si perse in quegli occhi nocciola che cercavano di capirle l’anima.

Tiia lanciò un gridolino ed entrambi le diedero nuovamente tutta l’attenzione che stava richiedendo. “Eccomi” disse Andrea rivolta verso di lei, che le poggiò una mano sulle labbra che Andrea baciò immediatamente. “Devo cambiarla.” Disse rivolta verso Orlando. “La poso sul letto mentre improvviso un fasciatoio.” Disse poi incamminandosi verso la camera da letto. “La prendo io.” Disse Orlando mettendo le mani su quella piccola vita, le loro mani si incontrarono in quel passaggio e Andrea annuì, gli passò la bambina e sparì nello studio con alcune delle buste prese da Orlando. “Non ti avvicinare troppo alla cucina..” Disse la voce di Andrea dall’altra stanza, “Afferra le cose.” Concluse ancora.

Quando Andrea tornò nell’altra stanza poté notare come i due stessero facendo conoscenza, Tiia era seduta sul tavolo, e Orlando su una sedia di fronte a lei la teneva per la vita, mentre lei esplorava il suo volto e i suoi capelli e probabilmente stava facendo un discorso lungo e ragionato.
Andrea si andò a riprendere la bambina. “La cambio e torno, tu puoi dare un’occhiata alle cose sul fuoco?” Chiese gentile. “Certo.” Disse Orlando ancora sorridente in direzione delle due. Mentre controllava le cose sui fornelli prestava attenzione ai rumori che venivano dall’altra stanza, si sentiva Andrea che sussurrava qualcosa e la piccola Tiia che rideva divertita. “Che ci fai qui?” Disse Andrea tornando con la bambina in braccio pulita e cambiata. “Volevo passare una serata con te fuori dal lavoro e poi sapere come stavi. Sei sfuggente ultimamente.” Disse lui senza smettere di fissarla. “Sto bene. E poi non è vero che sono sfuggente, sei tu che sei troppo occupato con il laboratorio.” disse Andrea che non riusciva ad essere dura o aggressiva, ogni sua frase era permeata da estrema dolcezza. “Mi mancava passare una serata con te.” Disse Orlando voltandosi per guardarla. Andrea spostò lo sguardo su Tiia e le chiese “Tu che dici? Lo facciamo restare?” Tiia sembrò annuire e Andrea si voltò verso Orlando tutta sorridente “Tiia dice che puoi restare.”

“Grazie!” disse Orlando avvicinandosi alla piccola e posandole un bacio sulla guancia e poi rivolto ad Andrea. “Grazie anche a te.” Posandole un bacio sulla guancia. Andrea lo guardò e gli sorrise, senza arrossire, senza pensare a Lucia, che tornò prepotentemente nella stanza quando il telefono di Orlando cominciò a squillare, distogliendo i due dal gioco di sguardi che li stava catturando.

“Puoi rispondere nello studio.” Disse Andrea spostandosi per farlo passare.

Orlando si allontanò contro voglia e andò nello studio per rispondere al telefono. “Pronto” disse secco leggendo il nome sul display e non volendo uscire da quella casa. “Pronto. Dove sei?” Chiese Lucia con una voce volutamente dolce. “Non credo che la cosa ti riguardi, comunque sono da Andrea” Disse Orlando molto deciso. “Disturbo qualcosa?” Chiese allora Lucia perdendo la dolcezza e riaccuisendo acidità. “Stavamo parlando, dimmi. Devo venire a lavoro?” Chiese ancora lui che voleva chiudere la telefonata. “No, no, volevo solo parlare con te.” Disse poi Lucia che non aveva nessuna buona scusa per trascinarlo via da lì. “Sono un po’ impegnato al momento.” Disse ancora lui molto freddo. “Capisco!” Disse lei secca. “E’ qualcosa che possiamo discutere domani in laboratorio?” Aggiunse lui. “Sì, hai ragione, ne possiamo certamente parlare domani” disse Lucia con voce melliflua “Perfetto. Buonanotte.” Disse Orlando pronto a chiudere. “Buonanotte.” Disse Lucia fredda.
Orlando, dopo aver riattaccato, spense il telefono.

Quando tornò nell’altra stanza trovò le due che guardavano fuori dalla finestra, Andrea indicava le luci della città mentre le raccontava qualcosa, la piccola ogni tanto batteva la piccola manina sul suo viso e Andrea la rincorreva per baciargliela teneramente; Orlando pensò che erano bellissime, uno spettacolo di dolcezza e affetto insieme. E improvvisamente capì quanto tutto quello che stava vivendo in quel momento, in futuro avrebbe ferito Andrea, decise che ci sarebbe stato in qualsiasi caso per lei.

Fece per avvicinarsi a loro, ma Andrea sentì i suoi passi. “Devi andare via?” Gli chiese senza guardarlo. “No” disse Orlando avvicinandosi a loro “Voglio stare qui.” Passò una mano attorno alla vita di Andrea che si appoggiò su di lui, prima con il corpo poi con la testa. Non faceva altro che tenerlo lontano come allontanava i suoi sentimenti, ma quella sera non voleva e non poteva, Tiia stava scardinandola dall’interno, aprendola ai sentimenti e così sommersa non poteva e non voleva più gestirli.

Quando Andrea si appoggiò su di lui Orlando fu travolto dal suo profumo che non sentiva da parecchio e dall‘odore di bimba che emanava Tiia, respirò a pieni polmoni, godendo di quel momento, senza pensare a nulla. “Credo che abbia fame.” Disse Orlando quando Tiia si accasciò su Andrea e cominciò a succhiarle la maglietta. “Credo di si.” Disse Andrea come destata da un sogno, si voltò per guardarlo in viso senza allontanarsi da lui, la mano che lui le teneva sul fianco passò sulla schiena ed erano così vicini che Andrea si sentiva benissimo, gli passò la bambina dicendo. “La tieni tu per favore? Io vado a preparare da mangiare.” Orlando prese la piccola in braccio per andarsi a sedere con lei sul divano.
Andrea posò uno sguardo distante verso i due e sorrise, per poi tornare a concentrarsi sulla cena.

Andrea e Orlando praticamente non mangiarono nulla tanto erano presi da Tiia, Andrea la teneva in braccio mentre Orlando la imboccava, al terzo boccone Tiia sputò e Orlando riuscì a scansarsi. “E’ meglio se ti cambi, ti sporcherai tutto.” Disse Andrea guardandolo sorridente. “Non m’interessa.” Disse Orlando continuando nell’impresa di imboccare Tiia.
Quando si fermava per posare lo sguardo su Andrea la vedeva concentrata sulla bambina, ne seguiva ogni movimento e non riusciva a togliersi quel sorriso splendido dal volto, quando cercava il suo sguardo era per festeggiare un piccolo o grande traguardo fatto dalla piccola.

Mentre Orlando si occupava della digestione della piccola, Andrea si fece una rapida doccia, era in buona parte coperta di cibo, ci mise veramente poco si cambiò e uscì dalla stanza per vedere Orlando che le leggeva un libro, una fitta al cuore più dolorosa delle altre, tutto quello che stava guardando non le apparteneva in alcun modo, Tiia le sarebbe stata portata presto via e Orlando era di un'altra, o almeno per lei non era completamente libero.

Tornò in camera da letto per asciugarsi le lacrime e sciacquarsi il viso.

L’aveva vista affacciarsi e sorridere nel vederli insieme, uno specchio gli permetteva di guardarla non visto, quando una smorfia di dolore aveva cambiato la sua espressione, era tremendamente triste adesso, scappò in camera e poi in bagno, Orlando era sicuro che avesse pianto, ma non sapeva come impedirle di farlo. Si alzò dal divano per raggiungerla in camera da letto, le passò una mano dietro alla schiena e lei si voltò a guardarlo, le prese il mento tra le mani per sussurrarle piano “Non piangere, ti prego, non stasera.” Andrea prese la bambina mentre Orlando andò a fare i piatti e sistemare la cucina, lei non glielo impedì, si sdraiò sul letto per giocare con la bambina, quando Orlando entrò lei lo guardò sorridente. “Vedi quanto è bella sta dritta ed è bravissima, guarda, da sola, sta seduta da sola.” Orlando la guardò sorridente restando sulla porta. “Sdraiati, altrimenti la distrai.” Disse Andrea indicandogli l’altro lato del letto matrimoniale. Orlando non vide l’ora di fare quello che gli era stato appena chiesto, si sdraiò accanto a lei e si voltò di lato, poggiando la testa sul gomito. Andrea disse ancora voltandosi a guardarla ”Credo che sia stanchissima, ma non sembra volerne sapere di dormire.” Disse lei con lo sguardo incatenato a quella piccolina. “E’ bellissima.” Disse Orlando continuando a fissare la piccola.

Andrea prese la bambina e la mise tra loro due, Orlando si girò sul fianco e poggiò la testa sul braccio. Entrambi con le mani andarono verso la bambina, le loro dita si scontrarono e si intrecciarono, fu Orlando ad afferrarla quando le loro mani si sfiorarono, Andrea lo fissò per un momento e gli strinse la mano. Tiia si addormentò tra loro due che si addormentarono con lei, sempre stretti mano nella mano.

La prima a svegliarsi fu Tiia che gattonò fino ad Andrea cominciando a darle colpetti sul volto, lanciando piccoli gridolini, anche Orlando si svegliò per trovarsi con la mano ancora stretta in quella di lei. Andrea aprì gli occhi per trovarsi la piccola a pochi centimetri dal volto alzò lo sguardo e vide Orlando fissarla con il sorriso sulle labbra.
“Buongiorno.” Disse piano per poi alzarsi e portare la piccola nell’altra stanza.

Orlando avvertì un cambiamento, come se la luce avesse cancellato tutto quello che era successo tra di loro, come se il giorno avesse portato via quella sensazione di pace e serenità che avevano provato stando insieme. Anche Orlando si alzò per poi andare in cucina a preparare il caffè. “Forse per te è tardi, devi andare.” Disse lei rientrando nella stanza con la piccola in braccio. “Andrea forse dovremmo parlare.” Disse lui cercando di avvicinarsi a lei. “Di cosa? Questa mattina dovrò fare il mio lavoro, chiamare i servizi sociali e cercare la sua famiglia, ammesso che ne abbia una.” Disse cercando freddezza senza riuscire a trovarla, il cuore le stava scoppiando nel petto. “Andrea ti conosco, lo so che stai male al solo pensiero, lo vedo quanto ti sei affezionata a lei.” Disse ancora lui cercando di convincerla a confrontarsi con lui. “E’ inutile, non posso farci niente.” Disse guardando fuori dalla finestra, le lacrime stavano per arrivare e non voleva farsi vedere da lui. Orlando si avvicinò a lei e le posò una mano sulla spalla. “Non sei sola, non devi affrontarlo da sola, io sono con te.” Disse provando a farla girare. “Non è vero, non è possibile, non del tutto.” Disse Andrea voltandosi verso di lui. “Ma…“ provò a ribattere Orlando. Andrea gli posò un dito sulle labbra “Se mi vuoi bene vattene, per favore, lasciami sola, ti prego.” Glielo aveva chiesto guardandolo negli occhi. “Come vuoi, ma ricordati, ti prego che non sei sola.” Disse poco felice all’idea di lasciarla sola. Restò immobile a fissarla e voleva stringerla a se e strapparle quel dolore che aveva negli occhi, ma qualcosa glielo impediva, la sua supplica di essere lasciata sola in quel momento glielo impediva. Accarezzò la piccola Tiia e Andrea, una lacrima che le rigava il viso finì sulla mano di Orlando.

Andrea gli diede le spalle tenendo stretta la piccolina quando lui si girò e uscì da casa sua. Andrea prese la piccola Tiia e andò a sedersi sul divano stringendo la piccola al petto cominciò a piangere, la piccola che percepiva il suo dolore le poggiò una manina sul viso. Quando Orlando si chiuse alle spalle la porta della casa di Andrea restò immobile di fronte quell’uscio chiuso, un silenzio innaturale regnava nel palazzo, dopo poco sentì Andrea piangere, una lacrima gli rigò il volto e scese le scale a piedi.

Quando fu in strada decise di accendere il telefono, di fatto non gli importava sapere se qualcuno lo avesse cercato, voleva solo avvisare che quella mattina avrebbe tardato, aveva ricevuto 5 messaggi, tutte chiamate di Lucia della sera prima, ce ne era anche uno che lo avvertiva che aveva un messaggio in segreteria, non gli importava, non voleva ascoltarlo, chiamò Daniele.

“Pronto” disse Ghiro. “Ciao” disse Orlando. “Mi spieghi che cazzo è successo? Lucia è avvelenata, non ci si può nemmeno avvicinare a lei stamattina.” Disse Daniele adirato, Lucia era intrattabile e aveva già sgridato tutti. “Sapeva che ieri sera ero da Andrea.” Disse Orlando sbuffando. “E non per lavoro, immagino.” Disse con tono ovvio Daniele. “Perché è una mia amica.” Rispose lui piccato, non voleva dare spiegazioni, aveva ancora nella mente il rumore di lei che piangeva. “Perché mi sembri tremendamente triste?” Chiese allora Ghiro intuendo il suo disagio. “Non lo so, ma so che Andrea adesso è da sola nel suo appartamento a piangere ed io..” Disse Orlando interrompendosi. “E tu vorresti stare con lei!” Concluse per lui Daniele. “Ma lei mi ha supplicato di lasciarla sola.” Disse allora lui per giustificare la sua azione. “Come ti posso aiutare?” Chiese ancora Daniele. “Volevo solo avvisare che avrei tardato oggi.” Detto ciò attaccò il telefono per montare in macchina.

Andrea stava per affrontare una giornata difficile, cambiò la bambina, maledicendosi per aver mandato via Orlando così presto, se fosse rimasto avrebbe potuto darle una mano con Tiia e lei si sarebbe potuta fare una doccia breve e veloce.
Mettendoci molto più del previsto preparò se stessa e la piccola per andare in ufficio, quando scese di sotto in attesa della macchina di servizio che Antonio gli avrebbe mandato, notò immediatamente Orlando nella sua macchina che la fissava, non era andato via, sorrise nella sua direzione per tirare fuori il telefono.
“Lascia stare la macchina. Vengo per conto mio.” Disse velocemente ad Antonio. “Meno male, perché non eravamo neanche partiti.” Le rispose l’uomo.





Andrea si incamminò verso la macchina con Tiia in braccio che trovava estremamente interessanti i suoi occhiali da sole, Andrea le bloccò la mano mentre Orlando vedendole arrivare scese dalla macchina per aprirgli lo sportello posteriore. “Fai sempre come ti pare?” Disse Andrea montando in macchina. “Non era un ordine il tuo, ti ho lasciato il tuo tempo.“ Disse aiutandola a salire. “Mi saresti servito prima, non sono riuscita nemmeno a farmi la doccia.” Orlando sistemò la cintura ad Andrea che teneva la piccola in braccio, poi si affacciò sulla piccola per darle un bacio sulla testa. “Non avresti dovuto cacciarmi.” Disse lui sorridendo nella sua direzione. “Dovevo rimanere da sola per un po’.” Disse lei fissandolo. “Lo so, tranquilla.” Disse lui posandole una mano sulla guancia, Andrea gli sorrise per poi tornare a guardare la piccola. “Che vuoi fare?” Chiese Orlando mentre metteva in moto. “Perché non mi chiedi quello che devo fare?” Gli chiese ancora lei. ”Perché ti ho chiesto quello che vuoi fare!” Andrea sospirò, guardò Tiia che aveva ancora in braccio e poi Orlando che la fissava dallo specchietto retrovisore “Ok, andiamo ai giardini sotto Castel Sant’Angelo.” Disse per poi aprirsi in un sorriso. “Perfetto!” disse Orlando sorridendole, voleva che quelle due si salutassero in maniera degna.

In macchina Andrea aveva avvisato Antonio che avrebbe tardato, voleva fare una passeggiata e lui l’aveva avvisata che il questore era particolarmente nervoso, e che l’aveva già cercata diverse volte, Andrea era irremovibile voleva quello che Orlando le stava offrendo, del tempo con Tiia.

Orlando parcheggiò lì vicino, poi prese in braccio la bambina mentre Andrea scendeva dalla macchina. La piccola sembrava contenta di essere così contesa da i due, Andrea cercava di riprenderla mentre Orlando glielo impediva spostando la bambina dall’altra parte. “Sei un cretino, non è un giocattolo e se ti vomita addosso fa bene.” Disse Andrea piccata perché voleva tenere la bambina. “Ieri sera mi ha già vomitato addosso diverse volte, non è un problema. E tu la vuoi solo tutta per te, ammettilo.” Disse Orlando spostando di nuovo la piccola, molto divertita da quell’altalena improvvisata. “Va bene.” Disse Andrea stringendosi al suo braccio quello ancora libero e lui non poté fare a meno di sorridere. “Hai ragione tu.” Ammise lei. Passarono ore piacevoli tutti e tre insieme a giocare al parco, Andrea si fece riaccompagnare al commissariato, ma chiese ad Orlando di non entrare, lui salutò lei e la piccola per ripartire diretto al Ris.

Quando Andrea entrò in ufficio vide il questore che aveva già chiamato i servizi sociali, affidò Tiia alle cure di una ragazza che per il momento l’avrebbe portata in una casa famiglia, almeno finché non fossero saltati fuori altri parenti e non fosse risultata orfana a tutti gli effetti da quel momento in poi si poteva anche cercare una nuova famiglia per la bambina.
Andrea si mostrò forte davanti a tutti e non mostrò il minimo segno di esitazione nel riconsegnare la piccola, Antonio, vecchio sbirro, vide le mani esitare sul piedino della piccola, vide Andrea deglutire e cercare il sole con gli occhi per poter avere una scusa per chiuderli. Il questore sparì con i servizi sociali, Andrea non ebbe neanche il tempo di chiudersi un momento nel suo ufficio che arrivò una segnalazione, si stavano facendo passi avanti circa l’omicidio della madre di Tiia, quella per lei era già una delle giornate più brutte della sua vita, solo che lei non sapeva quanto peggio potessero ancora andare le cose.

Orlando era teso e nervoso, erano le 20 passate e di Andrea non aveva avuto più notizie, aveva provato diverse volte a chiamarla, ma lei non gli aveva mai risposto né tantomeno l’aveva richiamato, era nell’ufficio di Ghiro che ascoltava lui e Lucia discutere di un caso senza prestar loro la minima attenzione quando il suo telefono squillò.

“Pronto” Disse immediatamente lui quando vide che era Andrea. “Domani .. mattina.. andiamo a Como… posso viaggiare.” La voce di Andrea era spezzata dal pianto. “Andi stai bene?” Disse lui uscendo dalla stanza. “Passami a prendere.. in commissariato, per le 10.” Tirò su con il naso. “Dove sei?” Le chiese ancora lui che non poteva sentirla in quello stato e saperla sola. “A casa… Sto bene, non ti preoccupare.” Disse lei senza però riuscire a convincerlo. “Bugiarda.” Disse solo lui. “No..Non..” ma non riuscì a parlare, attaccò senza finire la frase.

Orlando si affacciò nell’ufficio dell’amico. “Scusatemi, io devo andare, domani andiamo a trovare la famiglia di Pugliese.” Disse prendendo la sua giacca poggiata sulla sedia. “Tutto a posto?” Chiese Lucia curiosa. “Si.” Disse lui secco mentre si infilava la giacca. “Andrea sta bene?” Chiese Ghiro molto più diretto. “Non credo, ha avuto una brutta giornata.” Ammise lui guardando l’amico negli occhi. “Ci sentiamo.” Disse Ghiro salutandolo con la mano, mentre Lucia lo guardava di sbieco.

Orlando non badò troppo ai limiti di velocità, in pochissimo fu a casa di Andrea, trovò il portone aperto e ci si fiondò dentro, bussò diverse volte prima che Andrea si degnasse di aprirgli la porta, la trovò in lacrime con un fazzoletto in mano.

“Andrea..” Disse lui entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

Lei non gli rispose gli si strinse addosso a lui ricominciando a piangere, lui l’accompagnò fino alla camera da letto, si sdraiarono e lei si accoccolò a lui continuando a piangere, non diceva nulla, piangeva e basta, e lui non le diceva niente, le accarezzava solamente la testa molto delicatamente. “Sono sterile..” Gli disse Andrea a un certo punto, cercando di fermare le lacrime. “Cosa?” Chiese lui cominciando a capire la dimensione del suo dolore. “Non posso avere figli, al 98% il mio corpo non è in grado di fare quello che ad ogni donna è reso possibile per natura.” Rispose lei sconfitta. “Come lo sai?” Gli chiese ancora lui, ché non voleva lasciarla assolutamente sola. “Un aborto spontaneo, a quindici anni, hanno fatto il raschiamento e mi hanno informato della mia incapacità fisica di portare avanti una gravidanza.” Disse lei ancora sconfitta, lui non sapeva come consolarla, l’aveva vista con Tiia e sapeva che sarebbe stata un giorno un’ottima madre, ora sapeva che non poteva diventarlo e non sapeva come aiutarla. Andrea riprese a piangere, stringendosi di più a lui, si era accorta subito del suo amore per i bambini e in qualche modo voleva dirgli quanto lei fosse ancora di più la persona meno adatta a lui. Orlando non capì quando lei si addormentò, gli parve che avesse pianto per ore, le accarezzò la guancia mentre dormiva, ed era ancora umida di lacrime, la vide così fragile e vulnerabile, quella bambina l’era entrata dentro in profondità scardinando le sue sicurezze, le sue scelte solitarie e altro; l’aveva avuta per poco, ma le aveva lasciato lo stesso un vuoto enorme.

Sentì il cellulare vibrare in tasca, lo tirò fuori per vedere che era Lucia, riattaccò e spense il telefono, strinse Andrea di più a se e si addormentò così.

NDA

Eccomi qui di nuovo, in tempi record capitolo nuovo, grazie Axen.
Oggi nelle note sarò di poche parole, tengo a questo capitolo moltissimo e sono di pessimo umore per dirvi qualsiasi cosa..

Che dire fatemi sapere cosa nè pensate, se è orribile illegibile o altro..
Scrivo per divertirmi e spero divertirvi ..

Citando una scrittrice qui su EFP, che io adoro davvero, vi dico come e perchè scrivo: 

E se riesci, emoziona. E se riesci, lì dove puoi aiuta!


Malia ha usato parole splendide!!

Sempre vostra
A

Dal Prossimo Capitolo

Un'immagine vale più di cento parole!

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Capitolo 10
*** About the weight of truth .. ***


About the weight of truth






About the weight of truth ..

Quando Andrea si svegliò, si ritrovò ancora stretta tra le braccia di Orlando, la testa sul suo petto e le gambe intrecciate a quelle di lui, non voleva ammetterlo, ma si sentiva bene, tremendamente bene, quel calore e il suo profumo le davano sicurezza, si strinse di più a lui che ancora dormiva quando notò il suo telefono sul comodino, era solo un oggetto, spento e innocuo, che in qualche modo le riportò alla mente il capitano Brancato, quel pensiero le fece male, cercò il più delicatamente possibile di allontanarsi da lui per non svegliarlo, ma non ci riuscì, quando ormai si stava per alzare si sentì afferrare il polso.

«Buongiorno..» disse lui ancora assonnato. «Buongiorno.» Gli rispose lei senza nemmeno voltarsi. «Andrea come stai?» Le chiese lui sentendola molto più distante di quanto non fosse mai stata. «Bene, bene» disse lei velocemente «Scusami, devo andare in bagno.» disse poi alzandosi dal letto e liberandosi dalla sua stretta.

Orlando la vide allontanarsi verso il bagno e sentì il rumore dell’acqua della vasca che era stata aperta, si chiese cosa poteva averla tanto infastidita, ma non riuscì davvero a capirlo, sembrava che lei stesse alzando un muro e per qualche motivo lo stava alzando anche nei suoi confronti. Prese il suo telefono e si alzò diretto verso l’altro bagno, accese il telefono che iniziò presto a squillare, messaggi e messaggi di Lucia che lo aveva chiamato. Si sciacquò il viso per richiamarla.

Andrea uscì dalla camera controllando che lui non ci fosse, l’aveva sentito andare in bagno, avvolta in un asciugamano, si diresse in cucina per prepararsi un caffè e mangiare qualcosa, lo sentì parlare dal bagno, era al telefono evidentemente. «Lucia calmati, per favore, e fammi parlare.» La sua voce sembrava apprensiva nei confronti di quella donna. Udì del silenzio, si prese il caffè per sparire di nuovo verso il suo bagno, cercando di fare il minor rumore possibile.

Lucia gli aveva attaccato il telefono in faccia, dopo avergli urlato che era un insolente e un insubordinato, Orlando uscì dal bagno molto scocciato per vedere Andrea avvolta in un minuscolo asciugamano sparire verso la sua camera. Ed era bella, sexy, e certamente non sapeva di essere osservata.

Si versò del caffè per dirigersi verso la stanza dove l’aveva vista sparire. «Vuoi un caffè?» disse ad alta voce per sovrastare l’acqua aperta. «No, grazie!» disse Andrea che lo aveva sentito a stento. «Dammi cinque minuti che arrivo, aspettami di là.» disse ancora a voce alta. Orlando non capì nulla di quanto detto da Andrea, era piuttosto sicuro che lei a un certo punto avesse detto ‘aspettami’, quindi si sedette sul letto, poggiando la schiena alla testiera del letto, lo sguardo fisso verso il bagno; sentì l’acqua chiudersi e dopo poco vide la porta aprirsi, Andrea era sempre avvolta in un minuscolo asciugamano, solo che adesso la pelle era umida e i capelli le cadevano bagnati lungo le spalle.

Andrea si bloccò immediatamente vedendolo seduto sul suo letto, divenne rossa e cominciò a parlare velocemente «Ti avevo detto di aspettarmi di là.» disse cercando di coprirsi, ma l’asciugamano era piccolo, molto piccolo. «Non sono riuscito a capire niente di quello che avevi detto.» disse lui distogliendo controvoglia lo sguardo dal suo corpo seminudo, si alzò per andare ad aspettarla in salone. «Grazie!» Gli disse Andrea un po’ acida una volta che lui fu uscito dalla stanza.

Il cellulare di Andrea cominciò a squillare, era sul tavolo della cucina.

«Te lo porto?» Chiese Orlando «Magari.. ma chiudi gli occhi quando entri.» Prese il telefono leggendo distrattamente il display ‘Giuseppe’, storse la bocca per entrare a occhi chiusi nella stanza, la sentì salire sul letto scalza e saltare di fronte a lui «Grazie.» disse lei togliendogli il telefono dalle mani, la sentì salire sul letto e aprì un occhio per sbirciare, indossava solamente gli slip e gli dava le spalle.

«Hey» disse lei con un tono spensierato rispondendo al telefono. Orlando non si era allontanato di molto volendo ascoltare la sua conversazione. «Pensi di venirmi a trovare? Sai che casa mia per te è sempre disponibile.» Lei era contenta di parlare con quella persona, che, evidentemente, non era il fratello. Ancora silenzio. «Magari vengo io.» Poi la sentì avvicinarsi alla porta e si spostò di qualche passo. «Scusami un momento.» disse al telefono per poi rivolgersi a lui, indossava solo una maglietta. «Cinque minuti e possiamo andare.» Orlando annuì e lei chiuse la porta della stanza, sentiva la voce più distante, ma restò comunque in ascolto, non le piaceva che lei volesse privacy per parlare con quel ragazzo.

«Lo so che lo dico sempre, ma stavolta potrei venire davvero.» A Orlando sembrò serena. «..Non credo che Ric venga per Pasqua..» Conosceva suo fratello, pensò Orlando.  «..Le solite rogne..» Che si stesse riferendo al lavoro?! “«Lui come sta?» Chiese Andrea e Orlando immediatamente si chiese chi? Poi Andrea aggiunse «Anche a me, e non solo lui.» Chiunque fosse le mancava. «Se non mi muovo io, ti aspetto per Pasqua, anzi, ti voglio qui in qualsiasi caso.» disse sempre serena. «Casa è sempre la stessa, non portarti un mare di roba, ché tanto lo sai che non ti porto mai in giro.» Quello fu sicuramente troppo, Orlando si diresse di nuovo verso la macchinetta del caffè per versarsene un altro, prese il telefono per provare a richiamare Lucia, era geloso marcio in quel momento.

Andrea uscì dalla stanza pronta per uscire, sentì Orlando parlare al telefono dallo studio. «Ti farò sapere appena torniamo, mi dispiace non poterti essere d’aiuto oggi, ma Emiliano e Ghiro sanno usare le macchine, o almeno ho provato a spiegarglielo.» Era al telefono con lei, Andrea non aveva dubbi in merito, e non sembrava così infastidito. «Ciao, a più tardi.» disse ancora molto dolcemente.

Andrea prese uno zaino per metterci dentro alcune cose quando lui tornò in salone. «Possiamo andare?» Chiese lei, senza voltarsi a guardarlo. «Se hai finito al telefono?!» Chiese Orlando, che non riuscì a togliersi dalla voce il fastidio provato per aver ascoltato quella telefonata. «Io?» Chiese Andrea stizzita, ma il suo telefono riprese a squillare, lo tirò fuori dalla tasca per rispondere immediatamente non appena visto chi la stava chiamando.

«Mi fai schifo!» disse secca, Orlando la guardò sconvolto. «Mi avresti dovuto chiamare, avvisare.» Orlando era sempre più colpito dal suo tono, era immensamente severa e molto, molto arrabbiata. «Sono stufa di chiamare colleghi o parlare con tutte le infermiere dell’ospedale. Cazzo Riccardo, sono tua sorella, lavoro anch’io, so cosa significa, ti chiedo solo di chiamarmi specialmente se ti succede qualcosa del genere.» Era il fratello che aveva combinato qualcosa di grosso, pensò Orlando, vedendola così furiosa e spaventata. «Dammi pure dell’isterica, ma stavolta hai davvero esagerato…COSA? Scordatelo, stronzo!» Attaccò il telefono e si voltò verso Orlando che la guardava sconvolto. «Andiamo!» disse lei aprendo la porta, invitandolo a uscire, capì immediatamente che non era il caso di contraddirla.

Saliti in macchina Orlando si mise alla guida, e il telefono di Andrea riprese a squillare.

«Ora lo butto.» disse lei guardando il telefono. «Mi hai chiamato perché vuoi che ti mandi la moto, te ne rendi conto?» disse Andrea più calma, ma comunque dura. «No, niente vocine e niente faccine, ti conosco ragazzino, comportati come un adulto e poi ne potremmo riparlare. Ora non posso parlare, sono in macchina, devo andare a interrogare un testimone.» disse ancora al fratello. «Mostrati più maturo e ne potremmo riparlare.» disse lei riattaccando, si voltò verso Orlando, che spesso e volentieri buttava un occhio nella sua direzione.

«Mi dispiace, scusami, è che mio fratello è un cretino a volte, e mi fa talmente tanto arrabbiare, che mi dimentico perfino di avere persone intorno.» disse Andrea rivolgendosi a lui, per la prima volta da quella mattina, con un tono normale. «Che ti ha fatto?» Chiese lui sorridendole, immensamente felice del fatto che lei era tornata a parlargli felice di farlo. «Ha avuto un incidente con la macchina e non mi ha detto niente, sono stata chiamata da un collega che ha stilato il verbale, ed oggi, mi ha chiamato solo perché vuole che io gli spedisca la moto perché la sua macchina è rotta. Lo so che non si è fatto niente, per fortuna, ma non mi ha chiamato.. Capisci?» disse ancora Andrea, dalla sua voce trasparivano preoccupazione per l’incidente e fastidio per le richieste. «Non ho fratelli, non lo so, ma credo che la cosa ti abbia ferito, anche se tu hai fatto lo stesso quando ti hanno sparato..» disse allora Orlando per farla ragionare. «Ma questo non c’entra, io mi sono parecchio preoccupata, anche perché Riccardo mi nasconde le cose gravi, mica le sciocchezze.» disse lei fissando il ragazzo che le stava accanto.

Passarono il resto del viaggio, che non fu proprio breve, a parlare di Riccardo, com’era da piccolo com’era da grande, Andrea tirò fuori moltissimi aneddoti sul fratello e lui costatò come non parlasse quasi mai dei suoi genitori, la ascoltava sereno, felice che lei avesse ripreso a parlargli, raggiunsero la loro meta poco dopo l’ora di pranzo.

Quando l’ex signora Pugliese li invitò a entrare le sembrò immediatamente una donna sola e troppo spaventata, aveva lasciato tutto quello che conosceva per proteggere se stessa e sua figlia da un uomo che aveva scelto la via del male. Andrea rimase subito colpita dalla piccola Erika, era una bambina solare e divertente, era evidente quanto la madre stesse lavorando per lei e per farla vivere al meglio, Andrea non voleva confonderla e quindi si adeguò al suo nuovo nome. «Ciao Sonia, io mi chiamo Andrea!» Le disse lei porgendo la mano verso la bambina. «Andrea?! Ma Andrea è un nome da maschio!» disse la piccola ancora indecisa se stringerle o no la mano. «Lo so, lo so, ma ai miei genitori piaceva moltissimo e pensa che mi hanno fatto nascere lontano lontano da qui pur di potermi attribuire questo nome.» disse Andrea sorridente, ricordando che la madre era ricorsa alla sua origine tedesca, per dare alla figlia un nome che la legge italiana non le permetteva di darle. «Che bello!» disse Erika particolarmente emozionata, le porse la mano dicendo: «Io sono Sonia!» Per poi strizzarle l’occhio. «Brava piccola!» disse Andrea accarezzandole una guancia. Orlando si avvicinò anche lui alla piccola, porgendogli la mano le chiese «Ti ricordi di me? Io sono Orlando.» La piccola scosse la testa, per Andrea fu un segno splendido, rivelatore del buon lavoro che la madre stesse facendo perché Erika dimenticasse la sua identità. Gli occhi della bambina, a uno sguardo esperto, dicevano che la piccola si ricordava bene del carabiniere, ma lei negava fortemente scuotendo la testa. Andrea le posò una mano sulla testa e si chinò per arrivare di fronte a lei. «Sei davvero bravissima, sai? Sono molto orgogliosa di te.» La piccola si aprì in un sorriso e corse verso la cameretta e Andrea rivolse la sua attenzione alla madre. «Davvero complimenti signora, sta facendo un lavoro splendido con sua figlia.» Le disse sinceramente il commissario. «La ringrazio, anche se è così difficile.» disse la donna portandosi una mano alla fronte. I due annuirono e lei li invitò nel soggiorno.

Andrea si era fatta un’idea più precisa dell’uomo che era Mario Pugliese, e soprattutto del padre che il Lupo era stato, poteva essere una persona abominevole, ma nutriva un profondo e sincero affetto per la figlia. La sua ex moglie lo detestava, dalle sue parole non sembrava certo un uomo capace di potersi prendere cura della sua famiglia, amava possedere cose e ostentare una sicurezza che di fatto non gli apparteneva; Orlando aveva a lungo osservato Andrea sia quando parlava con l’ex signora Pugliese, sia quando parlava con la bambina, sapeva perfettamente rapportarsi a qualsiasi persona si trovasse di fronte, in più era dolce, tremendamente dolce, specialmente con la piccola Erika o Sonia, anche lui avrebbe dovuto abituarsi a chiamarla con il suo nuovo nome; si ritrovò ad ammettere a se stesso che quella ragazza gli piaceva, e anche parecchio, più passava del tempo con lei più voleva passarcelo, decise che in qualche modo glielo avrebbe detto, anche perché era ormai stanco dei suoi repentini cambi di umore e voleva capire quello che le passava per la testa.

Salutandoli la signora chiese a Orlando di portare i suoi saluti al capitano Brancato, lui vide Andrea intristirsi improvvisamente non appena Lucia era stata nominata.

Quando montarono in macchina c’era un sacco di silenzio, e per loro due era piuttosto strano, Orlando decise di rompere il silenzio riprendendo un discorso che avevano lasciato in sospeso, e che l’ex moglie di Mario aveva riportato a galla, aveva citato Lucia e lui sapeva di non essere stato completamente sincero con Andrea su quell’argomento.

«Lucia mi ha lasciato dopo avermi detto di aver abortito, non mi ha messo a parte di nulla, né della gravidanza, né della sua scelta, mi ha parlato dopo, quando tutto era stato fatto, ed io non riuscivo neanche più a guardarla in faccia. Non c’era più niente in lei della donna di cui mi ero innamorato. La guardavo e non la conoscevo, quando mi ha lasciato, è stato un bene per me. Il mio curriculum non è proprio brillante, non potevo permettermi un nuovo trasferimento, quindi sono rimasto nella sua squadra nonostante tutto. Ma il nostro rapporto è notevolmente cambiato.» disse lui senza smettere di fissare la strada, stringendo più forte il volante in certi momenti. «Ti manca?» Chiese Andrea che lo aveva ascoltato senza dire una parola. «Non credo tu mi abbia ascoltato.» disse Orlando serio per poi aggiungere solo «No, non mi manca.» Si figurava Lucia nella sua mente, e tutto quello che gli veniva in mente era quel dannato giorno in cui lei aveva deciso tutto. «Intendo quella di cui ti eri innamorato?» disse Andrea volendo spiegarsi meglio. «Non riesco a scindere, Andrea mi piaci, non giriamoci intorno, volevi la verità, eccoti tutta la verità.» disse Orlando sincero. «Lei è gelosa di te.» disse Andrea, invece di confessargli che anche lei era interessata a lui. «Non me ne importa e non dovrebbe esserlo. E comunque sia non sono fatti suoi. Se non t’interesso, mi sta bene, mi piace lo stesso passare del tempo con te, come mi piace lavorare con te.» disse Orlando voltandosi verso di lei e sorridendole leggermente. «Non dico questo.» disse Andrea esitante, Orlando sterzò per entrare in una piazzola di sosta.

Scese dalla macchina, andò da lei per aprire lo sportello e invitarla a scendere dalla macchina. «Parla chiaro!» disse poi lui fissandola. «Ho la sensazione che tra voi non sia tutto finito e non voglio entrarci.» disse lei cercando di non incrociare il suo sguardo. «Balle, hai paura come me, ed è normale.» disse lui convinto. «Non voglio smettere di lavorare con te, di essere tua amica.» disse ancora Andrea, le cominciava a mancare il fiato. «Ti accontenti.» disse Orlando in tono di accusa.

«Smettila!» disse Andrea spingendolo via con il braccio, certo che si stava accontentando, lei lo sapeva, ma la paura era troppa, lei non si era mai sentita così vulnerabile per colpa di un uomo. Orlando tornò in un attimo di fronte a lei, Andrea indietreggiò fino a rimanere schiacciata tra lui e la macchina, lo fissava, nello sguardo paura e attrazione. «Non voglio correre da nessuna parte.» disse lui posandole una mano sulla guancia. «Stiamo già oltre, non avremmo dovuto avere questa conversazione.» disse Andrea smettendo di nuovo di guardarlo.

Orlando le mise una mano sul collo e la attirò a se «E’ vero! Ormai siamo oltre...» disse prima di attirarla di più a se, Andrea chiuse gli occhi e schiuse leggermente le labbra, quando le loro lingue s’incontrarono, entrambi poterono percepire tutto il desiderio dell’altro, Andrea passò le braccia dietro la sua schiena fino ad arrivare con le mani tra i suoi capelli, Orlando la spinse di più sulla macchina e si appoggiò completamente su di lei. Era inebriato dal suo profumo e dal suo sapore, era buona, calda e così lei, il suo sapore gli era tremendamente mancato, e probabilmente lo ricordava male, perché la realtà del suo gusto superava qualsiasi attesa o ricordo, il suo tocco era passionale e gentile, lo voleva e lo invitava, restando sempre un enorme mistero da scoprire. Per quanto lei avesse cercato di allontanarlo, non fu in grado di resistere quando lui impose le sue labbra sulle sue, lo voleva, ma dal suo compleanno stargli vicino le dava la scossa in una maniera così intensa che non sapeva bene come gestirla, così lo aveva allontanato, si sentiva tremendamente attratta da lui e lo voleva. Non avrebbe voluto allontanarsi, ma la sua mente le giocò in quel momento il tiro peggiore ‘Lui mi appartiene’, maledette parole che le tornarono in testa nel momento meno opportuno, erano la sua sconfitta e la sua resa.

Quando si staccarono, fu per respirare, Orlando fece un passo indietro. «Non doveva succedere più, te l’avevo già detto!» disse lei decisa, seppur ancora affannata. «Perché?» disse Orlando che non voleva permetterle di fuggire. «Tra te e lei non è finita, lei mi odia, ed io non voglio perderti se solo intuisse questo, non ci permetterebbe di lavorare insieme.» disse indicando confusa loro due. «Andrea di cosa hai paura?» disse Orlando, impedendole di tornare in macchina. «Di te! di lei, di voi.. del vostro rapporto, lei … lei ti ha mentito e tu non te ne sei nemmeno reso conto, ma un giorno tornerà con la verità ed io non voglio essere messa in mezzo.» Andrea non poteva mentirgli più, lei non era capace di farlo. «Di che diavolo parli?» Chiese Orlando che non capiva come potesse essere di nuovo tornata su Lucia la loro conversazione, erano loro due, perché Lucia usciva sempre fuori? «Non è mai stata incinta.» disse Andrea sapendo di perderlo. «Come lo sai? Che cosa dici?» disse Orlando con rabbia, che non poteva crederle. «Lo so, fidati, era l’unico modo perché tu ti allontanassi da lei, e in un certo senso è ammirevole da parte sua quello che ha fatto per tenerti al sicuro.» disse Andrea con la morte nel cuore. «Andi...» disse Orlando non sapendo cosa dire, ma volendo impedirle di andare via, con la testa però si sentiva già altrove. «Non dire nulla di cui ti potresti pentire. Andiamo, voglio tornare a casa.» disse lei secca posandogli un dito sulle labbra per poi risalire in macchina.

Il viaggio in macchina proseguì in assoluto silenzio, Andrea guardava ostinatamente fuori dal finestrino, il cuore vuoto e a pezzi, il dubbio di aver sprecato un’enorme occasione la stava divorando, ma era sicura di quello che aveva letto quando aveva incontrato la Brancato, aveva colto subito che c’era qualcosa che non quadrava e quando lui poi le aveva spiegato come si erano lasciati, aveva ricollegato tutto, quell’espressione sul volto della donna trovava ora perfettamente senso per lei.

Andrea non poteva tenerselo per se, non adesso che cominciava a provare qualcosa per lui, e che lui sembrava interessato quanto lei, come poteva tacere e vivere nell’angoscia che un giorno quella donna sarebbe potuta ripiombare nella vita di Orlando e magari portarglielo via?

La verità era necessaria, ed era necessaria subito, se avesse aspettato oltre avrebbe sofferto troppo ed era quello che lei aveva da sempre voluto evitare, non aveva relazioni stabili e non s’innamorava, lei si divertiva, come quell’uomo l’aveva resa così sentimentale e insicura nemmeno lei ancora lo sapeva, l’importante era che lui ora sarebbe tornato da lei.

E questo è un bene? Si chiese Andrea per tutto il tempo del viaggio di ritorno.

Orlando era sconvolto da quello che era successo, sulle labbra il sapore di Andrea, nella testa le sue parole ‘lei ti ha mentito, non è mai stata incinta’, e queste parole violenti o nolenti mettevano tutto in discussione, Andrea gli piaceva e forse cominciava a provare qualcosa per lei, ma Lucia, era la sua Lucia che gli aveva mentito solo per allontanarlo; si dava dello stupido per non averlo capito prima, veramente lui non aveva mai veramente pensato che quello che la sua donna gli stesse dicendo potesse essere una bugia?

Con la coda dell’occhio guardava Andrea, ma lei sembrava una statua, immobile e fissa su pensieri che lui non riusciva a cogliere.

Non poteva guardarla a lungo perché rivedeva la scena di poco prima, loro due avvinghiati l’uno all’altro, i loro corpi che si cercavano e le loro lingue che si toccavano; non poteva pensarci, o avrebbe rifermato immediatamente la macchina per poterla sentire ancora.

Era confuso, oltremodo confuso.

Le uniche parole dette da Andrea dopo quella loro parentesi furono. «Puoi lasciarmi a casa mia, per favore?» disse guardando solo la strada. «Certo.» Le aveva risposto Orlando.

Andrea scendendo dalla macchina lo salutò dicendo «Ci sentiamo per aggiornarci sul caso, buonanotte.» Aveva chiuso lo sportello senza aspettare una sua risposta, Orlando aspettò di vederla entrare nel portone per poi dirigersi al Ris.

NDA

Alcune note tecniche, i miei impegni lavorativi mi terranno seriamente occupata, non so quando sarà il prossimo aggiornamente, malgrado l'ottimo lavoro che sta facendo Axen.. Seconda nota tecnica, sarò in ferie, un paio di settimane, ovviamente senza computer, perché lavorandoci almeno in vacanza non lo voglio vedere.. Stiamo cercando con Axen il modo di non lasciarvi propriamente soli, ma non vi promettiamo nulla. 

Ora.. Al capitolo appena letto..
La bomba è esplosa!!

Commenti a caldo??

@fredo: spero di aver sistemato quanto da te richiesto... Circa la giustificazione del testo però, ho il tuo stesso problema visualizzando dal telefono, sul pc non vedo diversità, fammi sapere.

Sempre Vostra

A

P.S.: Visto che non so quando pubblicheremo di nuovo, un bello spoiler corposo..

Dal Prossimo Capitolo

Arrivata a casa Andrea prese il telefono e compose un numero, quel numero che significava casa, amore e dolore, aspettò un po’ prima che lui le rispondesse, probabilemente non si aspettava una sua telefonata a quell’ora. «Pronto.» disse una voce maschile ancora assonnata. «Arrivo domani mattina, posso stare da te?» disse Andrea senza dire pronto o farsi riconoscere, lui la riconosceva sempre e comunque. «Certo. Ti aspetto.» disse l’uomo prima di riattaccare, erano tre anni che non la vedeva, da quando era arrivata la promozione che l’aveva portata a Roma, lei non era più stata capace di tornare a casa, e se stava scappando con tutta sta fretta era per forza una storia di uomini pensò l’uomo, che conosceva lei come conosceva se stesso. Si alzò non potendo più prendere sonno, si fece il caffè, dopo il primo decise che tanto di dormire non era più cosa e si sparò tutta la macchinetta, si fece una bella nuotata, per arrivare in commissariato prima degli altri.

 

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Capitolo 11
*** ... and its impacts ***


... and its impacts

Orlando entrò al Ris come una furia, sapeva che vi avrebbe trovato Lucia e aveva necessariamente bisogno di una spiegazione, doveva sapere la verità e doveva saperla da lei.
Arrivò al Ris, parcheggiò di fretta e corse su verso l’ufficio di Lucia, vi si precipitò dentro senza nemmeno bussare. «Che succede?» chiese Lucia allarmata dal suo atteggiamento. Orlando le arrivò di fronte, la prese per le spalle invitandola così ad alzarsi per guardarlo negli occhi. «Ho bisogno che adesso tu mi dica la verità, basta cazzate Lucia, sei mai stata incinta?» a quella domanda Lucia sbiancò, e già quella reazione fece capire ad Orlando che Andrea non gli aveva affatto mentito, anzi, che la sua deduzione era corretta, ma in quel momento non c’era spazio per Andrea nella sua mente. «Come lo sai?» chiese Lucia debolmente, aveva già le lacrime agli occhi. «Questo non è importante! Come hai potuto mentirmi? Come hai potuto dirmi una cosa del genere?» disse Orlando, anche lui con le lacrime agli occhi. «Per proteggerti, solo per proteggerti.» disse Lucia ormai in lacrime. «Mi hai lasciato vivere in un inferno, costringendomi a vederti tutti i giorni, mi hai portato ad odiarti e ad odiare il lavoro che faccio.» disse Orlando disperato, continuava a scuoterla per le spalle, con meno e forza e più disperazione.
«Ti amo, e non potevo sopportare l’idea che fossi in pericolo a causa mia. Ti ho allontanato nell’unico modo in cui tu non avresti opposto resistenza.» disse Lucia posandogli una mano sul viso, come meravigliata di trovarselo di nuovo di fronte, «Non sono Alex, Lucia, sono un carabiniere, so badare a me stesso, non ho bisogno che tu mi protegga, soprattutto gettandomi in un inferno come quello degli ultimi mesi.» la rabbia di quel periodo emerse e lui mostrò tutta la sua frustrazione. «Ti amo, perdonami.» disse Lucia con gli occhi colmi di lacrime mentre si avvicinava a lui piano, voleva godere del suo odore e desiderava ardentemente assaporare di nuovo il suo sapore, Orlando non seppe resistere a quella visione, chiuse gli occhi e schiuse le labbra e lei si avvicinò a lui, posando le sue labbra umide di pianto su quelle di lui, cominciando a baciarlo riscoprendo il suo sapore. Per Orlando e Lucia c’era rabbia, tristezza, delusione in quel bacio, ma anche gioia e speranza di essersi ritrovati.
Lucia gli gettò le braccia al collo stringendosi di più a lui, Orlando la strinse forte non sapendo cos’altro fare, trascinato dai folli avvenimenti di quella lunga, lunga giornata.
Per chiudere doveva vedere, così Andrea aveva preso la sua moto ed era arrivata al Ris poco dopo Orlando che non si era neanche accorto di essere seguito, non c’era bisogno che scendesse dalla moto, nella posizione in cui si era fermata vedeva perfettamente l’ufficio di lei, Orlando la teneva per le spalle gridandole qualcosa. Quando si baciarono, Andrea sentì una fitta al cuore, un dolore mai provato, solo un’altra volta in vita sua si era sentita così male, ma quella volta il dolore partiva dalla pancia. Quando poi lui la spinse sulla scrivania, Andrea aveva già gli occhi rigati dalle lacrime, abbassò la visiera per dare gas e ripartire con la sua moto, ancora a luci spente si immise su viale di Tor di Quinto, diretta il più lontano possibile.
Orlando sentì un rumore familiare che lo riportò a quello che stava succedendo, ovvero che c’era Lucia che cercava di togliergli il maglione, si staccò da lei con il fiatone. «Aspetta.» le disse. «Ho bisogno che facciamo le cose con calma.» non sapeva cosa avesse davvero, ma non si sentiva pronto di andare oltre con Lucia, tantomeno lì al Ris.
Lucia annuì, anche se poco convinta, nella mente ancora il desiderio di lui, lo voleva con ogni fibra del suo corpo. «Va bene, io non ho fretta.» disse poi lei ancora mentendo e tornò a baciarlo con più dolcezza e meno foga.
Orlando rispose a quel bacio, in testa un rumore familiare che non riusciva a focalizzare, ma che era evidentemente importante visto che non riusciva a toglierselo dalla mente, c’era molto poco in quello che stava facendo e Lucia si staccò da lui percependolo distante. «Che c’è? Dove sei? Perché non sei qui con me?» lo incalzò lei, che forse stava perdendo lucidità, troppo felice del fatto che lui fosse tornato da lei. «Ho bisogno che tu la smetta di preoccuparti per me, io voglio poter decidere per me, senza che tu mi allontani come hai già fatto. Mi preoccupo per te, morirei per te, non puoi essere tanto egoista da non capirlo.» Orlando con una mezza verità aveva completamente distratto Lucia.
Lucia sapeva che Orlando non era Alex, ma questo non le impediva di preoccuparsi per lui, di spaventarsi per lui, prima di lasciarlo con quella gigante bugia l’aveva anche sognato grondante sangue che le diceva ‘ti amo’ prima di morire. Non poteva più vivere con quegli incubi, con il dubbio feroce che lui non fosse mai al sicuro, quindi aveva scelto, aveva mentito, quell’enorme bugia era l’unico modo con cui lui si sarebbe allontanato da lei, lo sapeva fin troppo bene e lo aveva fatto.
Pentendosi ogni giorno in cui lo vedeva guardarla con odio e incomprensione, in cui lo vedeva spegnersi nei confronti del suo lavoro, ma tornava certa della sua scelta anche solo vedendolo respirare, era vivo e lo sarebbe stato a lungo, lontano da lei, questo era certo. Adesso però lui aveva scoperto l’inganno e lei si era ritrovata immensamente gelosa di quella donna, non voleva più pensare alla scena del pub o alla complicità che i due avevano mostrato qualche giorno prima proprio nel suo ufficio. Non poteva saperlo con un'altra, quindi questa volta avrebbe corso il rischio, anche se l’idea che lei per lui fosse una fonte di pericolo difficilmente l’abbandonava. «Va bene.» disse lei tornando a baciarlo delicatamente »Ma mettiti nei miei panni, ti amo e ho il terrore di perderti, o che ti succeda qualcosa a causa mia.» Lui le posò una mano sulla guancia, nel cuore il bisogno di sapere che Andrea stesse bene, nella testa la voglia di tranquillizzare la donna che aveva di fronte. «Ti capisco, credimi, più di quanto tu possa immaginare, ma dammi fiducia, non sono un bambino, anzi, sono un carabiniere.» si staccò da lei e uscì dalla porta. «Dove vai?» gli chiese poi lei. «Torno subito.» Disse lui tranquillizzandola con un sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
Arrivata a casa Andrea prese il telefono e compose un numero, quel numero che significava casa, amore e dolore, aspettò un po’ prima che lui le rispondesse, probabilmente non si aspettava una sua telefonata a quell’ora. «Pronto.» disse una voce maschile ancora assonnata «Arrivo domani mattina, posso stare da te?» disse Andrea senza dire ‘pronto’ o farsi riconoscere, lui la riconosceva sempre e comunque. «Certo. Ti aspetto.» disse l’uomo prima di riattaccare, erano tre anni che non la vedeva, da quando era arrivata la promozione che l’aveva portata a Roma, lei non era più stata capace di tornare a casa, e se stava scappando con tutta ‘sta fretta era per forza una storia di uomini, pensò l’uomo, che conosceva lei come conosceva se stesso. Si alzò non potendo più prendere sonno, si fece il caffè, dopo il primo decise che tanto di dormire non era più cosa e si sparò tutta la macchinetta, si fece una bella nuotata per arrivare in commissariato prima degli altri.
Andrea finì di chiudere la valigia, acquistò online il suo biglietto aereo e già che c’era fece pure il check in. Prese il telefono per chiamare poi Antonio, sapendo perfettamente che era in commissariato. «Capo, che succede?» chiese l’uomo allarmato ricevendo una sua telefonata a quell’ora della notte, o del giorno ormai. «Sto bene, mi prendo, però, un po’ di quelle ferie arretrate.» disse Andrea un po’ atona. «Sei proprio sicura di stare bene?» le chiese ancora Antonio che sapeva essere discreto, ma certamente non era stupido. «Sì, stai tranquillo.» disse Andrea che non voleva assolutamente parlare con nessuno. «Vai da Riccardo?» chiese Antonio vagamente speranzoso. «No. Torno a casa, devo staccare completamente.» disse Andrea ferma.
Antonio, quando lei parlò di casa, capì perfettamente a cosa si riferisse. «Quanto stai fuori?» chiese, cominciando a preoccuparsi un po’. «Non lo so, se ti servo puoi trovarmi sull’altro numero.» disse lei facendo intendere chiaramente che voleva sparire. «Va bene, ho capito, fatti sentire, che altrimenti mi preoccupo, lo sai.» le disse Antonio che le voleva bene. «Certo.» disse malinconica Andrea. «Buonanotte.» disse Antonio, mentre lei stava per riattaccare le chiese: «Torni, si?» Andrea ci pensò un po’ per poi dire piano. «Si.» con un tono che diceva ‘no’, attaccò per non piangere o per non farsi sentire.
Doveva chiamare ancora un’altra persona prima di poter partire, e anche se era tardi compose lo stesso quel numero, la voce di Cristina le rispose assonnata. «Pronto.» Andrea si pentì della sua irruenza in certi casi, ma aveva assoluto bisogno di parlare con lui. «Ciao Cristina, sono Andrea, perdona l’orario assurdo, ma dovrei parlare con quel simpatico di tuo marito.» disse, cercando di assumere un tono tranquillo, il cuore in subbuglio la faceva mentire malissimo. «Manzi, ma quanto sei rompi palle?!» disse Mimmo svogliato. Andrea si lasciò andare a una risata, l’indisponenza e la poca grazia di quell’uomo la mettevano sempre di ottimo umore. «Mimmo, parto per un po’, volevo avvisarti di persona, prima che tu lo venissi a sapere da Antonio.» il tono cercava di essere leggero, ma lui che era uomo di morte, percepiva perfettamente la morte che c’era nel suo cuore. «Voglio sapere perché, e dove diavolo hai intenzione di andare?» disse ancora serio, mentre chiedeva a sua moglie un caffè. «Torno a casa per un po’, ho bisogno di allontanarmi da Roma. Non farmi domande, ti prego. Ti avviso solo perché conosco il tuo pessimo carattere, e non sarò reperibile.» disse lei smettendo di nascondere la tristezza che gli riempiva il cuore. «Immagino anche di non poter dire a nessuno dove stai andando giusto? Specialmente a un certo tenente, vero?» chiese ancora il medico che non si era perso gli sguardi di fuoco che i due si lanciavano. «Soprattutto a lui!» disse lei sicura, prima di proseguire. «Non so che dirti, e non ne voglio parlare.» disse ancora triste. «Ci prendiamo un caffè?» disse il medico per cercare di metterla a suo agio.
Si ricordava, come se fosse successo il giorno prima, la volta che loro due si erano incontrati, era gennaio e faceva un freddo notevole, era l’alba e lui era stato chiamato per un cadavere in zona Prati, era anche stato avvisato che era da poco arrivato il nuovo vice questore in quel commissariato, nessuno sapeva niente, si chiamava Andrea Manzi e non era di Roma. Quando, chino sul cadavere e decisamente intirizzito dal freddo, vide avvicinarsi una ragazzina, i capelli abbastanza corti, un cappotto che non doveva certo farle caldo e un’aria decisamente imbrociata sul viso, la apostrofò dicendo «Ragazzina, perché non te ne torni a casa? Non è un posto per te, e smettila con la droga!» disse serio, viste le occhiaie nere e profonde che le solcavano gli occhi. «Primo» disse la ragazza avvicinandosi a lui. «Non sono così giovane, ma la ringrazio lo stesso. Secondo, non mi drogo affatto, questa città è un inferno, da quando sono arrivata non riesco a dormire. Terzo, sono esattamente dove dovrei essere.» disse decisa facendo un passo nella sua direzione. «Piacere, vice questore Andrea Manzi.» disse tendendogli la mano, che lui afferrò alzandosi. «Domenico Carnacina, medico legale.» disse il medico per presentarsi. «Un mio amico e collega si chiama Domenico..» Disse Andrea sorridente, lui le faceva simpatia, era evidente. «Mimì..» aggiunse lei con sospiro malinconico, faceva parte di una sua altra vita, di un altro posto, che non le apparteneva più. «Chiamami Mimmo allora.» le disse il medico serio, vedendo la malinconia passare per quegli occhi chiarissimi. «Con vero piacere!» disse lei avvicinandosi a lui. Era minuta, ma decisa, mentre lui stava ancora analizzando il cadavere lei, china accanto a lui, si alzò per dire solo «Un morto di fame purtroppo non è oggetto di indagine.» lui la guardò storto e lei riprese a parlare. «I vestiti e le unghie sono sporchi, è poco coperto per la stagione e il freddo, e ci sono segni di pellagra sulle mani… poi… » mentre il medico la guardava stupito. «Ho visto, purtroppo, diversi morti di fame.» disse lei per spiegarsi. Così Domenico Carnacina, medico legale, prese sotto la sua ala quella ragazza unica e assolutamente inimitabile, sua moglie Cristina se ne innamorò non appena la conobbe.

«Mimmo, ho davvero bisogno di andare via da qui.» disse ancora Andrea stanca. «Lo so, e non voglio impedirtelo, ma stai scappando e non credo senza ragione.» disse mentre soffiava sul caffè che la moglie gli aveva appena preparato. «Che è tornato con la Brancato lo sapevi?» disse Andrea con un enorme groppo in gola mentre ripensava alla scena vista poco prima. Il medico rimase senza parole. «Non dire niente, lo so, sto scappando, ma ..» disse Andrea incapace di proseguire. «Basta, hai ragione, torna a casa, riposati, rilassati, dimentica.. Io vedrò di ucciderlo.» Disse amareggiato il medico, non si aspettava certo una cosa del genere da parte del tenente Serra. «Non uccidere nessuno! Non serve, sto bene. Passerà presto.» Disse Andrea senza convincere nemmeno se stessa.
Si portò le mani al viso, respirò profondamente, chiuse il pc quando il suo telefonino squillò, il suo sesto senso le disse immediatamente chi era al telefono, cominciò a sorridere falsamente e se la prese comoda per andare a rispondere.

Orlando, fuori dall’ufficio di Lucia, prese il telefono per chiamare Andrea, non si sentiva tranquillo e quel rumore familiare, non sapeva ancora come o perché, lo riportava immediatamente a lei, doveva almeno tentare di chiamarla. Andrea rispose dopo qualche squillo, ma non gli lasciò neanche il tempo di parlare. «Hey, ciao, stavo per chiamarti.» il suo tono di voce era tranquillo, per Orlando era troppo tranquillo, lei gli stava nascondendo qualcosa. «Cosa volevi dirmi?» Le chiese anche lui ostentando calma. «Che di Pugliese te ne dovrai occupare per un po’ da solo, ho delle ferie arretrate e sto partendo.» Orlando non fu per niente felice di quella notizia, anche perché lei non aveva minimamente accennato a quanto tempo sarebbe stata fuori. «Dove te ne vai di bello? Da tuo fratello?» chiese lui, cercando di nascondere la sua irritazione crescente. «No, no.» Disse Andrea solamente per poi aggiungere «Ora scusami, ma devo proprio andare. Ciao!» Per poi mettere subito giù.
Andrea attaccò il telefono e lo spense, si asciugò una lacrima, chiamò il taxi e uscì di casa, aspettando il taxi di sotto.
Orlando fu preso da un improvviso vuoto allo stomaco, l’idea di non sapere dove si trovasse Andrea lo colpiva nel profondo. Si voltò per trovare Lucia che lo fissava come in attesa di una qualche risposta, si diresse verso di lei senza avere neanche la minima intenzione di darle una qualsiasi spiegazione, le mise una mano dietro il collo e chiuse le sue labbra con le sue, approfittando di quell’angolo buio e del laboratorio ancora vuoto.
Lucia si staccò da Orlando ancora con il fiatone, gli accarezzò piano il viso poi cominciò a parlare. «Il laboratorio si sta riempiendo, perché non vai a casa a darti una rinfrescata e poi te ne torni con calma? Tanto non siamo pieni di lavoro.» disse Lucia dolce come non era da tempo, lui le accarezzò piano il viso e disse «Grazie.» le baciò delicatamente le labbra per poi uscire dal Ris.
Arrivato in macchina provò a chiamare Andrea, ma il telefono risultava spento, provò a chiamarla a casa, ma non le rispondeva nessuno, evidentemente era già partita, decise di fare l’unica cosa che poteva fare. Invece di andare a casa sua si diresse in commissariato, sicuramente Antonio sapeva dove stava andando Andrea, non poteva essere diversamente. Parcheggiò di fronte al commissariato, salutò il poliziotto all’ingresso, dirigendosi alla scrivania del fidato braccio destro, quando Antonio lo vide, Orlando notò una lieve smorfia sul volto, la definì suggestione e si avvicinò lo stesso a lui. «Buongiorno!» disse Orlando. «Buongiorno. Andrea non c’è.» disse Antonio freddamente. «Lo so, volevo sapere se lei per caso poteva dirmi dove fosse andata..» chiese Orlando cominciando a credere che quell’uomo non gli avrebbe detto nulla. «Mi dispiace, ma non sono tenuto a divulgare questa informazione.» disse Antonio deciso. «Immaginavo, il suo telefono è spento, ha per caso un altro recapito dove posso contattarla?» chiese Orlando in un ultimo disperato tentativo. «Mi dispiace davvero, ma non posso dirle niente.» disse Antonio uccidendo l’ultima speranza di Orlando «Mi scusi, ma ora devo andare a lavorare.» disse poi liquidandolo. «Prego, prego, arrivederci.» disse Orlando uscendo mentre l’altro non lo salutò nemmeno.
Antonio era prima sbirro, e poi profondo conoscitore del suo superiore, in 3 anni aveva preso massimo una giornata di ferie arrotondata per eccesso, e adesso partiva con la coda fra le gambe per tornare a ‘casa’, quel carabiniere c’entrava qualcosa e lui gli aveva ampiamente dimostrato verso chi fosse rivolta la sua lealtà.
Orlando entrò in macchina scrollando le spalle, riprovò a chiamare Andrea, ma il telefono era sempre spento. Forse poteva tentare un’altra carta, pensò, e fece un altro numero. «Medicina legale.» rispose l’uomo dopo qualche squillo. «Carnacina buongiorno. Sono Serra, volevo chiederle un’informazione.» disse restando calmo. «Cadaveri?» chiese il medico già infastidito, anche se quel ragazzo gli aveva sempre fatto simpatia. «No.. Personale.» ammise lui. «Non posso dirti nulla, mi dispiace.» disse piano il medico legale. «Non sapeva nemmeno cosa volessi chiederle..» disse ancora Orlando. «Va bene, dimmi.» disse scocciato il medico. «Sa per caso dove si trova Andrea? E magari come posso contattarla?» disse lui capendo subito che quell’uomo sapeva. «Si e no!» disse il medico prontamente. «Cioè?» chiese ancora il carabiniere. «Sì, so dove si trova, e no, non posso dirti come puoi contattarla.» si spiegò allora il medico. «Non posso fare nulla per convincerla?» chiese ancora Orlando. «No, mi ha chiamato all’alba per avvisarmi che sarebbe partita e che non sarebbe stata reperibile, è stata anche molto chiara sul fatto che non voleva essere disturbata.» disse il medico velocemente, la rabbia venne fuori piano piano. «Ah tenente, congratulazioni.» disse il medico prima di riattaccare. Anche l’idea di chiamare Carnacina si era rivelata inutile, evidentemente Andrea voleva sparire, ai più e, soprattutto, a lui, era certo che c’entrasse la loro discussione in macchina e vista l’ultima frase del medico legale, anche il suo riavvicinamento con Lucia. Ora perché si sentiva in quel modo? Perché temeva che Andrea facesse sciocchezze? Perché se pensava a lei gli mancava il fiato?
Mentre si riempiva la testa di mille domande era arrivato a casa, si fece una doccia e si cambiò molto velocemente, se voleva trovare Andrea adesso poteva chiedere solo a Daniele. In meno di mezz’ora era di nuovo fuori di casa diretto verso il laboratorio.
Già salita sull’aereo, Andrea si sentiva meglio, se chiudeva gli occhi poteva sentire l’odore del mare, quell’odore che la rimetteva in pace con il mondo, e le svuotava la mente. Il volo fu breve, e, appena atterrata, si tolse la giacca visto il caldo afoso e cominciò a guardarsi intorno, sapeva che lui gli avrebbe mandato qualcuno a prenderla, era sempre stato così con lei, duro, ma tremendamente protettivo, la chiamava ‘la picciotta tutto pepe’, vide Giuseppe che la fissava, gli occhi divennero lucidi, si gettò tra le braccia dell’amico senza esitare. L’amico, che sempre aveva avuto un debole per lei, la strinse forte a se, tenendola tra le braccia per tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Fu Andrea a sciogliere quel contatto. «Allora?» le chiese il ragazzo prendendola per il mento per guardarla in faccia. Andrea non rispose e lui chiese di nuovo: «Lavoro o altro?» era sbirro prima e amico poi, quindi sapeva. «Altro» disse Andrea fissandolo «Ma non mi va di parlarne.» aggiunse poi abbassando lo sguardo. Giuseppe non sopportava di vederla così sconfitta e arresa, doveva portarla da lui immediatamente, sperando che sapesse come tirarla su. «Non c’è problema, andiamo va, che ti aspetta in commissariato.» disse poi lui raccogliendo la sua borsa. Le passò un braccio sulla spalla e lei si accoccolo a lui, che in tanto tempo che la conosceva non l’aveva mai vista così fragile, insieme si diressero fuori dall’aeroporto.

Quando Orlando arrivò al Ris si fiondò nell’ufficio di Ghiro. «Buongiorno.» disse l’amico con fare malizioso. «Ho bisogno di un favore.» Ghiro lo guardò perplesso senza dire nulla «Devi trovarmi Andrea.» disse Orlando di getto. «Aspetta, aspetta, aspetta.» disse Ghiro aprendo la mano e mettendogliela di fronte. «Che succede tra te e Lucia?» chiese ancora il capitano.
In quel momento Orlando si ricordò di Lucia e rispose normalmente «Siamo tornati insieme, diciamo che i motivi per cui ci siamo lasciati non sono mai esistiti, ma voglio andarci piano, con calma insomma.» disse Orlando che si sentiva con la testa tremendamente confusa. «Perché t’interessa allora sapere dov’è Andrea? Se sei tornato con Lucia, non dovrebbe importarti di lei.» Daniele voleva provocarlo con quelle parole e ci riuscì perfettamente. «E’ mia amica Daniele.» disse Orlando stringendo leggermente i pugni «So che non sta bene e non so dove diavolo sia finita, il telefono è spento e in commissariato non mi dicono nulla, pure Carnacina non mi dice niente.»
Ghiro nutriva seri dubbi su tutto quello che l’amico gli aveva appena detto, prevedeva tempi duri, ma sembrava sinceramente preoccupato, così cominciò a scorrere le dita velocemente sulla tastiera.
Dopo un po’ che digitava sulla tastiera Ghiro disse «Trovata!» e Orlando s’illuminò per un momento. «Dov’è?» chiese poi. «A Catania, ha preso un volo questa mattina, ho trovato un biglietto a nome Andrea Manzi.» disse Daniele sullo schermo. «Il ritorno?» chiese allora Orlando. «Non mi risulta che sia stato ancora acquistato.» disse Ghiro che costatò una nota di tristezza velare il volto dell’amico. «Che cosa diavolo ci è andata a fare in Sicilia? Dove alloggia?» chiese ancora Orlando, che in quel momento non capiva proprio più nulla. «Non mi risulta in nessun albergo di Catania.» disse ancora Ghiro e Orlando scosse la testa, entrò Bart per chiamarlo, aveva bisogno del suo aiuto in laboratorio, uscendo rivolto verso l’amico gli chiese ancora: «Trovamela, per favore.»
Il tono con cui Orlando gliel’aveva chiesto era al limite della supplica, gli occhi sinceramente preoccupati, Ghiro si stava chiedendo come fosse possibile che Lucia non si rendesse conto di nulla e di quanto Orlando fosse cieco circa i suoi stessi sentimenti, cominciò a cercare di capire dove diavolo si fosse cacciata quella benedetta ragazza.

NDA
Nuovo capitolo prima della partenza, finalmente mare per me!! (E' il mio personalissimo angolo quindi ci scrivo quello che mi pare, pure che andrò in ferie :DDD)
Alcune cosine che con il capitolo appena scritto non c'entrano niente!!
Cercheremo con Axen, che ha fatto un lavoro enorme in questo periodo, di non lasciarvi propriamente soli, ma non possiamo promettervi più di un capitolo a settimana, scegliete il giorno.. diteci quale preferite, faremo una media per sceglierne uno.. (non siate ingordi però, io prima del 7 luglio non torno!! E quindi pur essendo Axen splendida, non ha nuovi capitoli.. )
Altra cosa importanatissima.. SCUSATEEEE!!!! Sono tremendamente indietro con le risposte alle recensioni, prometto che appena torno recupererò tutto (lavoro permettendo!).
Ora però torniamo al capitolo, ecco le prime scheggie della bomba!!
Orlando nel cercare la verità, ha ceduto a Lucia, alle sue lacrime e al sentimento sincero che l'ha legato a lei!! Durerà??
Andrea, aveva decisamente sottovalutato i suoi sentimenti e ha deciso di allontanarsi da Roma e da Orlando!! Dove starà andando? Chi sono l'uomo al telefono e il ragazzo all'aeroporto??
Nel prossimo capitolo si paleserà perché ho scritto crossover nelle note, invoco clemenza e pietà fin d'ora, non ho saputo resistere a questa mia folle folle idea..
Ora vorrei salutarvi in maniera originale... ma è difficile.. Sempre vostra?" Sicuramente sincero ma già usato e ripreso (essere originali a quanto pare è difficile!!) quindi tenterò qualcosa di nuovo..

See you soon (Ho deciso che cambierò firma ogni volta)

 

Dal Prossimo Capitolo

Orlando non apprezzò il video e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. «Mi fai venire il mal di testa.» disse Ghiro «Vuoi sapere come si chiama?» disse poi riferendosi ovviamente al ragazzo. [...]
Orlando alzò distrattamente lo sguardo per vedere Lucia dirigersi verso di loro, diede un calcio a Daniele, che chiuse tutto, ma non riuscì a far sparire in tempo la cartella con la stato di servizio di Andrea che Lucia prese immediatamente in mano.

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Capitolo 12
*** Going Back Home ***





Going Back Home
 

Quando arrivarono in commissariato gli ex-colleghi le fecero le feste e i complimenti per il lavoro ottenuto, uno si mise a piangere quando la vide e mentre Andrea lo stava abbracciando gli disse piano nell’orecchio. «Dai Agatino, non fare così.» l’uomo fece un singhiozzo un po’ più forte per poi dire. «Che mi mancaste assai dottoressa Mazza.»
Andrea scoppiò a ridere costatando quanto non fosse cambiato nulla dalla sua partenza, mancava il vice commissario e lui, che non era nemmeno uscito dal suo ufficio. Andrea bussò piano alla sua porta, e con il solito tono scocciato lui le disse solo. «Avanti.» Andrea intuì che Giuseppe doveva avergli passato qualche documento da firmare. «Ti sei alzato con il piede sbagliato?» disse Andrea aprendo la porta. «Tu da Roma devi venire a scassare i cabasisi[i] a me?!» disse lui alzando la testa e posando la penna.
Si alzò dalla sua scrivania e le andò incontro, lei si gettò tra le sue braccia e lui la strinse forte, non era solita a certe dimostrazioni di affetto, non l’era più da qualche anno ormai, lui la accolse felice, le era davvero mancata molto. «Si può sapere chi minchia è questo grandissimo connuto che ti fece scappare da Roma?» chiese lui dopo che lei aveva sciolto il loro abbraccio. «Un carabiniere della scientifica.» disse Andrea secca volendo giocare sull’antipatia che lui nutriva per entrambe le categorie. «Mii! Camurrìa![ii] Altro no?» sbottò lui, i carabinieri non gli piacevano e la scientifica meno che mai.
E Andrea con gli occhi lucidi scoppiò a ridere. Anche se quello di Andrea fu un sorriso amaro lui fu contento di essere riuscito comunque a strapparglielo, tirò fuori l’unica cosa che poteva distrarla in quel momento, su certe cose lui era come lei, il lavoro le entrava dentro fino a portarla in un altro universo. «Una ammazzatina.» disse poi spingendola verso la porta. «Sono in ferie.» disse Andrea sedendosi di peso su una sedia, non aveva voglia di fare nulla in quel momento anche se.. «Ma che stai babbiando[iii]? Susiti![iv]» disse il commissario severo rivolto alla ragazza che si era seduta. Andrea alzò gli occhi al cielo per seguire il suo mentore, certa che non l’avrebbe mai lasciata lì a piangersi addosso.
Il commissario chiamò l’ispettore Giuseppe Fazio e i tre insieme montarono in macchina. «Pare si tratti di Lucia Bolin coniugata Scimone» disse Giuseppe prendendo la parola. «Che palle!» disse Andrea poi. «Cu fu?» chiese il commissario non capendo la sua reazione. «Mi lasciò per una Lucia.» disse Andrea «E mi sta pure tornando il dialetto.» disse poi, costatando come le sue origini sicule facessero capolino ogni volta che metteva piede sul suolo natio. Scoppiarono a ridere tutti e tre, poi Fazio riprese a parlare. «Lucia Scimone in Paglietta di Scimone Aldo e Lusetti Maria Pia di anni 45.» disse a macchinetta. «Vedo che il complesso dell’anagrafe non è passato!» costatò Andrea facendo arrossire Giuseppe e sorridere il suo capo. «Dove l’hanno trovata?» chiese allora lei come per scusarsi con Giuseppe per quella battuta. «La mánnara.» rispose il ragazzo che non riusciva mai a metterle il muso. «Una prostituta?» chiese ancora Andrea sempre più incuriosita. «No, vedova, madre di famiglia, professoressa al liceo.» disse Fazio trattenendosi un po’, per evitare di ricadere nelle sue abitudini. «E che ci faceva una signora in un posto come quello?» disse Andrea ad alta voce interpretando il pensiero di tutti. «Mi sono persa qualche cosa? È stata ripulita? Non è più un bordello a cielo aperto?» chiese ancora Andrea, in fondo erano passati tre anni e tutto poteva succedere, anche se trovava le sue stesse domande piuttosto stupide. «Si, come no, e gli asini volano.» disse il commissario a conferma della grande minchiata detta da Andrea.
Quando arrivarono sul posto c’era già la scientifica e il medico legale chino sul cadavere, quando il dottore vide i tre esordì dicendo: «Che grandissima rottura di cabasisi, c’è pure la picciotta. Ma no t’eri trasferita?» rivolto ad Andrea. «Sono tornata perché mi mancava lei, dottore.» disse Andrea con un enorme sorriso sul viso, le piaceva stuzzicare quell’uomo, anche se Mimmo era tutt’altro. «Tornasti davvero?» chiese il medico curioso e pensieroso. «Sono in ferie.» gli disse allora lei strizzando l’occhio. «E che minchia ci fai in questo inferno? A stare sempre appresso a questo enorme scassatore di cabasisi qui finirai come lui.» disse indicando il commissario. «Dottore, buongiorno. Che ci dice?» disse il commissario senza voler cedere alle ormai solite provocazioni. «Che è morta ammazzata, sparata, ma questo lo vedete da voi.» disse il medico indicando un buco nel petto. «Fece cose vastase?[v]» chiese Fazio, più che altro per il luogo dove era stata ritrovata. «Dovete aspettare, le mutande le tiene ancora.» disse il medico asciutto e detto ciò si alzò per andarsene.
«Noto che il livello di simpatia è rimasto lo stesso.» disse Andrea rivolta verso Salvo, che scrollò le spalle mentre si guardava intorno, non gli tornava niente in quella ammazzatina, sembrava un cubo di rubik dove non c’era nemmeno un tassello al posto giusto. «Prima domanda: come è arrivata qui? Non ci sono macchine funzionanti qui intorno, e poi, che cosa ci faceva una donna per bene in un posto come questo?» disse Andrea costatando quanto effettivamente si fosse  fatta prendere dal caso e quanto anche lei nutriva gli stessi dubbi del commissario. «Le domande sono tante e qui non possiamo fare più nulla, andiamocene a mangiare.» disse Salvo ritornando verso la macchina seguito dai due.
In macchina nessuno parlava, tutti stavano pensando allo strano caso che si era loro proposto, fu Salvo a rompere il silenzio: «Io vado a mangiare, ci vediamo dopo pranzo, tu e Andrea andate a parlare con i figli della vittima.» disse rivolto ai due. «Tu che fai dopo?» chiese allora Andrea. «Prima mangio, perché mi è smorcato[vi] un certo pittito. C’è qualcosa che mi confonde in tutta questa storia, na santa a la mannara? Chi ci poteva volere così male? E poi che fine fece sto revorbaro?[vii]» disse il commissario esprimendo a loro solo una parte dei dubbi che gli passavano per la testa. «Abbiamo capito, abbiamo capito, devi riflettere.» disse Andrea che lo conosceva bene e sapeva che avrebbe parlato solo quando si sarebbe sentito pronto. Andrea e Giuseppe lasciarono Salvo al suo solito ristorante e si misero in macchina diretti verso casa della vittima dove speravano di trovare i figli.
 
Daniele si stava impegnando un sacco, e mentre stava scaricando i video delle telecamere di sicurezza dell’aeroporto stava cercando lo stato di servizio di Andrea. Non appena ebbe i video riconobbe immediatamente la ragazza, sembrava provata, più che stanca affranta, Daniele capì che l’interesse per Orlando c’era e come da parte sua. Corse tra le braccia di un uomo che sembrava preoccupato per lei, sparirono abbracciati, li ritrovò nelle telecamere del parcheggio e prese il numero di targa, fece subito partire la ricerca per poi stamparsi lo stato di servizio di Andrea, la targa e lo stato di servizio raccontavano la stessa storia, Andrea era tornata dove aveva cominciato a fare il poliziotto. «E’ tornata a casa..» disse sospirando il Capitano.
Quando Orlando si affacciò nuovamente nell’ufficio di Ghiro, questi alzò la testa «Sono un Dio.» disse Daniele con un sorriso soddisfatto sul viso. «L’hai trovata?» chiese Orlando entrando e andando di fianco a lui. «Ho rintracciato tramite le telecamere dell’aeroporto chi è andato a prenderla, li ho seguiti fino alla macchina, prendendo la targa e identificando il ragazzo. So dove si trova! Certo che se avessimo semplicemente guardato lo stato di servizio di Andrea ci saremmo arrivati prima.» disse Daniele passando una cartelletta ad Orlando che questi sfogliò velocemente. «Mi fai vedere il video dell’aeroporto?» chiese allora Orlando curioso. «No.. ma sai.. l’ho cancellato, mica posso tenere ‘ste cose al Ris..» disse Daniele che aveva visto il video e conosceva l’amico, vederlo non gli avrebbe certo fatto piacere. «Ghiro!» disse Orlando in tono severo.
Ghiro aprì una finestra e spinse play, era un montaggio fatto da diverse telecamere di sicurezza, si vedeva Andrea che si toglieva la giacca, indossava degli occhiali da sole, un borsone in mano, si guardava intorno come alla ricerca di qualcuno, finché il suo sguardo si posò su un ragazzo vicino all’uscita del terminal, non appena Andrea lo vide gli corse incontro, fece cadere per terra la borsa e la giacca e gli si gettò al collo, il ragazzo la strinse forte. Questo abbraccio per Orlando durò troppo, quando si staccarono lui le tolse gli occhiali da sole e la prese per il mento per chiederle qualcosa, lei scosse la testa, lui raccolse giacca e borsone per passarle un braccio sulla spalla, lei si appoggiò al petto e così abbracciati uscirono dall’aeroporto.
Orlando non apprezzò il video e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. «Mi fai venire il mal di testa.» disse Ghiro «Vuoi sapere come si chiama?» disse poi riferendosi ovviamente al ragazzo.
Lucia dal suo ufficio vide di nuovo Orlando da Daniele, erano molto presi dalla discussione, anzi, Orlando sembrava furioso, camminava avanti e indietro, non avendo casi che potessero discutere insieme decise di andare a vedere di persona che cosa stavano combinando i due.
Orlando alzò distrattamente lo sguardo per vedere Lucia dirigersi verso di loro, diede un calcio a Daniele, che chiuse tutto, ma non riuscì a far sparire in tempo la cartella con la stato di servizio di Andrea che Lucia prese immediatamente in mano.
«A che diavolo ti serve questa?» disse poi rivolta verso Orlando che non riuscì neanche a mentire bene, nella testa aveva solo l’immagine di Andrea abbracciata a quel ragazzo. «Cercavo informazioni.» disse poi vago. «Sei davvero uno stronzo!» disse Lucia lanciandogli la cartelletta addosso.
Lucia uscì dall’ufficio di Daniele e dal Ris, non poteva rimanere lì oltre.
«Devi fare chiarezza, sbrigati, vai a parlare con lei.» Gli disse Ghiro e come un automa Orlando prese la giacca e uscì dall’ufficio dell’amico.
 
Andrea e Giuseppe avevano incontrato i figli della vittima, due ragazzini, Sebastiano di 19 anni e Isabella di 17, che adesso si sarebbero ritrovati a crescere da soli, il padre era morto in mare alcuni anni prima e avevano solo la madre, e adesso che avevano ammazzato anche lei c’era la seria possibilità che li avrebbero separati per affidarli a qualche casa famiglia.
Non avevano altri parenti, i genitori si erano sposati giovani a seguito di una poco dignitosa fuitina, quei ragazzi non avevano nessuno.
Andrea maledì Salvo per aver mandato lei, gli occhi dei ragazzi erano tristi certo, ma non sembravano effettivamente preoccupati, persero le staffe, soprattutto Sebastiano quando Giuseppe gli spiegò che molto probabilmente sarebbero stati separati e dirottati in diverse case famiglia, il ragazzo aveva cominciato a gridare cacciandoli fuori di casa, mentre la sorella era svenuta.
«Sono sconvolti» disse Giuseppe «Forse adesso non riescono a sopportare l’idea di perdersi, in fondo sono l’unica famiglia che hanno.» aggiunse il ragazzo alzando le spalle confuso. «Non lo so, cioè, credo che quello che dici tu sia vero, ma c’è qualcosa che mi pizzica.» disse Andrea cominciando a grattarsi la testa. «Spiegati.» disse Giuseppe che conosceva Andrea e il suo fiuto e lo stimava. «Non te lo so dire. Voglio dire, quando è successo a noi, a me e Riccardo, eravamo sconvolti sì, ma nessuno di noi ha mai avuto una reazione violenta, né qualcuno è collassato.» disse Andrea alzando le spalle, con gli occhi che le si facevano pian piano tristi. «Andrea, magari voi eravate semplicemente diversi, tu hai subito pensato come poter restare vicino a tuo fratello, tu hai cercato una soluzione, loro sono solo confusi probabilmente.» disse Giuseppe posandole una mano sulla spalla. «Avrai ragione tu, sono solo cotta.» disse Andrea stanca del viaggio, e con il pensiero che era di nuovo a Roma, di nuovo al Ris, di nuovo al suo Fìor, che suo proprio non era. «Non ti buttare giù che tu c’hai il suo stesso naso.» disse Giuseppe riferendosi al suo capo e non sapendo che Andrea aveva la testa lontana. Andrea si mise a ridere per poi chiedergli «Ti dispiace portarmi a Marinella, ho bisogno di staccare un attimo.» Giuseppe le diede una pacca sulla spalla per poi dire solo: «Non ti preoccupare, glielo dico io.»

Sorry


Lucia era arrivata a casa, di stare al Ris non aveva voglia, si era sentita al settimo cielo pensando che con Orlando le cose potessero ricominciare da dove si erano interrotte, ma forse era passato troppo tempo e lui era più interessato di quanto lui stesso sapesse a quella ragazza; si diede della stupida perché l’aveva gettato lei stessa tra le sue braccia.
Quando il campanello suonò sapeva perfettamente chi era e aprì la porta lo stesso, come se volesse dirgli addio a modo suo, non gli diede il tempo di parlare, lo prese per un braccio e lo trascinò dentro, cominciando a baciarlo con passione, forse lui non l’amava più, ma lo voleva ancora ed era decisa ad averlo, almeno quella notte, magari avrebbe potuto fargli cambiare idea…
Orlando non sapeva bene cosa avrebbe detto a Lucia, sapeva che era arrabbiato con se stesso per averla ferita e con Andrea perché era scappata, nella testa aveva ancora l’immagine di lei che abbracciava quel ragazzo, non riusciva a togliersela dalla mente.
Quando Lucia aprì la porta lui era impreparato, non sapeva cosa dirle, quando lei lo attirò a se e cominciò a baciarlo si lasciò andare a quel contatto, poté percepire tutta la sua disperazione, lo baciava e lo desiderava come se sapesse che sarebbe stato per l’ultima volta, si strinse a lei che lo stava trascinando verso il divano cominciando a sfilargli la giacca.
Lucia gli lasciò cadere la giacca per terra per poi spingerlo sul divano, cominciò a sbottonargli la camicia e a scendere con le labbra lungo la linea del suo collo.
Lucia era a cavalcioni sopra di lui sdraiato sul divano, chiuse gli occhi perdendosi dietro quel contatto. Quando li chiuse, però, un’altra immagine, che aveva rimosso probabilmente, gli venne, prepotente, alla testa, lui era sdraiato su un letto, indossava solo i boxer e Andrea era cavalcioni sopra di lui, anche lei indossava gli slip e la sua camicia, completamente aperta che lasciava intravedere il suo corpo nudo. Andrea si chinava su di lui per posargli un bacio leggero sulle labbra, per poi spostarsi dietro l’orecchio e poi scendere lungo la linea del collo, lui le accarezzava le gambe nude, incapace di staccarsi dalla sua pelle.
Aprì gli occhi per vedere che non era Andrea la donna sopra di lui, ma Lucia, che gli aveva detto di amarlo ancora e di averlo allontanato solo per il suo bene.
Orlando voleva perdersi completamente dietro quel contatto, voleva lasciarsi andare con Lucia, smettere di pensare ad Andrea, perché non l’avrebbe avuta, non quella sera, non in quel momento, forse mai, quel pensiero gli fece male e quando sentì calde labbra sul collo, chiuse gli occhi con tutta l’intenzione di lasciarsi andare dando però voce ai suoi desideri «Oh, Andi..» disse in un sospiro.
Lucia era presa dal desiderio di averlo, ma quando lui scambiò il suo tocco per quello di lei si staccò immediatamente da lui; non la voleva, non la voleva più, aveva lei in testa e lei non era riuscita a togliergliela dalla mente neanche in quel modo.
«Sei un bastardo.» disse con le lacrime agli occhi cominciando a prenderlo a pugni sul petto. Orlando si rese conto di quello che aveva fatto e si sentì tremendo, un vero schifo, l’aveva umiliata e ferita e non era certo quello che voleva fare. «Mi dispiace Lucia, ascoltamim ti prego..» disse lui mentre si stava rivestendo. «Hai sempre pensato a lei, da quando sei tornato..» Lucia non parlava più ormai gridava «perché mi hai fatto questo?» disse ancora stravolta, mentre cerca di coprirsi. La rabbia era seconda sola all’umiliazione subita.
«Mi dispiace Lucia, io non sapevo davvero quello che volevo, io pensavo davvero che tra di noi le cose potessero tornare come un tempo, ma non è possibile, non sono la persona per te; tu mi hai detto di aver fatto una cosa atroce ed io ti ho ritenuto capace di un gesto simile, non sei tu Lucia, sono io, sono io che non sono innamorato di te.» disse lui cercando di spiegarsi, se davvero il loro fosse stato un grande amore lui non l’avrebbe mai lasciata sola, non l’avrebbe mai creduta capace di un gesto tanto bieco. «Vattene, sparisci, non ti voglio in casa mia.» urlandogli quelle parole lo spinse fino alla porta di casa, lanciandogli contro la sua giacca.
Orlando uscì da quella casa, si rimise la giacca e rimase per un po’ fermo dietro quella porta chiusa, Lucia si portò le mani agli occhi, poggiò la schiena sulla porta e cominciò a piangere.
Orlando era ancora sul pianerottolo quando sentì Lucia cominciare a piangere, sapeva che in quel momento non poteva certo aiutarla, posò malinconicamente una mano su quella porta chiusa e scese le scale; una volta fuori provò per l’ennesima volta a chiamare Andrea, ma ancora niente, il telefono era sempre spento, chiamò allora Ghiro.
«Com’è andata?» chiese l’amico rispondendo al telefono. «Male, nel peggiore dei modi direi, lei sta male ora e non posso davvero fare nulla per aiutarla, non volevo ferirla in questo modo, non così tanto almeno.» disse Orlando triste, aver trattato Lucia in quel modo gli dispiaceva enormemente. «Ti credo, davvero, hai fatto pace con il cervello ora?» gli chiese allora Daniele, voleva bene a Lucia, ma conosceva abbastanza bene Orlando d’aver capito prima di lui quali fossero i suoi reali desideri. «Si! Devo andare a Catania. Devo trovarla e parlare con lei.» disse Orlando con una nuova determinazione nella voce. «Va bene, sbrigati, hai un biglietto per l’ultimo volo della giornata, il tuo aereo parte fra un’ora e mezza.» disse Daniele che sapeva che prima o poi anche lui sarebbe arrivato alle sue stesse conclusioni. «Sei un grande Daniele!» disse Orlando con gioia. «Si, si, va be’. Avvisa Abrami appena puoi, comunica che sei in ferie, e fammi sapere come va.» disse Daniele, curioso ormai di capire come si sarebbero evolute le cose. «Grazie Daniele.» disse Orlando correndo alla macchina diretto in aeroporto.
Daniele voleva molto bene a Lucia, come ne voleva a Orlando del resto, ed era molto dispiaciuto del modo in cui erano andate le cose tra i due, ma conosceva Orlando e in quel momento lo conosceva molto meglio di quanto lui conoscesse se stesso, non era Lucia la donna che voleva e se solo gliene avesse parlato prima, gli avrebbe sconsigliato di ‘riprovarci’. Andrea era la donna per lui, lo faceva stare bene, in pace con se stesso e con il mondo. Ecco perché quando lui era uscito per seguire Lucia lui gli aveva prenotato un biglietto per l’ultimo volo della giornata per Catania, era lì che lui doveva andare e, possibilmente, il prima possibile. Doveva riprendersela, o quantomeno provarci, ammesso che lei gli volesse parlare, non la conosceva di persona, ma sicuramente doveva essere un tipino con un carattere piuttosto deciso. Prese il telefono per chiamare Lucia, voleva sapere come stava e se c’era qualcosa che poteva fare per lei, le voleva bene, malgrado non la ritenesse la donna adatta al suo amico.
«Come stai?» chiese subito quando Lucia gli rispose al telefono. «Uno schifo..» disse lei solamente, Daniele intuì dal tono che aveva pianto e che probabilmente stava continuando a farlo. «Perché?» disse ancora lei tra le lacrime. «Perché non era più cosa, e lo sai, ma non hai mai voluto crederci.» le disse gentilmente Daniele. «Non sei dalla mia parte?» chiese Lucia irritandosi. «Ti dico quello che penso e forse sto più io dalla tua parte che tu stessa.» disse Daniele senza darle corda. «Me ne vado. Per un po’..» disse Lucia stanca. «Pure tu?» disse Daniele spontaneo. «Chi altro è partito?» chiese allora lei. «Non lo vuoi sapere.» disse Daniele dandosi dell’idiota per quello che si era lasciato sfuggire. «Vado da mio fratello, occupati tu del Ris, ciao.» disse lei infastidita da quella risposta riattaccando il telefono. Daniele sapeva che era la cosa migliore per lei allontanarsi per un po’ da Roma, cominciava però a sentirsi così tremendamente solo al Ris..
 
Andrea era andata a casa accompagnata da Giuseppe, sapeva che Salvo l’avrebbe raggiunta al più presto e che avrebbero cenato a casa, Adelina aveva preparato loro qualcosa di speciale, la vecchia signora non appena aveva saputo del ritorno della picciotta si era data da fare in cucina, e Andrea sapeva bene che si sarebbe offesa parecchio se fosse stata preferita ad un ristorante.
Era sulla veranda, fissava il mare, quanto l’era mancata quella vista, quella casa, il mare…
Ebbe il folle impulso di andarsi a tuffare, tirò fuori un costume dalla borsa e si diresse in spiaggia, lasciò l’asciugamano sul bagnasciuga e s’immerse. Piano piano, sentiva la sua mente svuotarsi, non c’era più niente, il lavoro di Roma, Fìor, sentiva il mare e quella pace, sapeva che era una sensazione effimera, sarebbe bastato mettere un piede fuori dall’acqua perché tutto le tornasse addosso a valanga.
Si mise a pancia in su per fare il morto a galla e farsi cullare dal mare «Forse devo trasferirmi.» disse ad alta voce, per se stessa e il mare, suoi unici auditori in quel momento.
Salvo era arrivato a casa e trovando la casa stranamente avvolta dal silenzio si affacciò in terrazza, vide che Andrea era in acqua, nuotava e si toglieva di dosso tutto quel dolore che l’aveva portata a scappare; il telefono di casa squillò e lui che se l’era già portato sulla terrazza rispose subito.
«Pronto.» disse il commissario prendendo il telefono e portandoselo fuori verso la veranda per non perdere d’occhio Andrea. «Già a casa?» gli chiese la voce di Livia, l’aria era quella di una sciarratina[viii] imminente. «È venuta a trovarmi Andrea, è arrivata stamattina.» disse lui citando l’unica persona che probabilmente avrebbe evitato l’imminente litigio. «Che cos’ha? Che succede?» chiese Livia che adesso sembrava preoccupata, mai era stata gelosa di Andrea, sapeva in che modo profondo Salvo ci tenesse a lei e quanto era stato difficile per lui lasciarla andare via.
«Problemi di cuore credo, ma ancora non me ne vuole parlare.» disse lui sospirando, di affari di cuore non ci capiva picca e nenti. «È troppo simile a te, su troppe cose, spiegale che scappare non è una soluzione.» disse Livia con il tono di un dolce rimprovero, Salvo memorizzò mentalmente di usare Andrea quando Livia aveva gana di litigare. «Io mica scappai da te.» disse poi quasi risentito. «Come no?! Scappavi eccome, mi credevi interessata a Mimì, te lo sei scordato?» disse Livia che aveva quel tono che usava sempre quando voleva prenderlo un po’ in giro. «Hai ragione. Ti saluto ché vedo di farla uscire dall’acqua prima che si piglia qualcosa.» disse Salvo ripensando alle parole della sua compagna. «Salutamela.» disse Livia per riattaccare il telefono, Salvo scese in spiaggia e fischiò in direzione del mare, la vide voltarsi verso la spiaggia e cominciare a nuotare nella sua direzione.
 
Atterrato a Catania Orlando si sentiva in qualche modo meglio, era più vicino a lei, le avrebbe parlato presto e sperava davvero di riuscire a convincerla di concedergli un opportunità, si ritrovò fuori dall’aeroporto senza sapere davvero dove doveva andare, chiamò immediatamente Daniele. «Mi pareva strano che ancora non mi avessi chiamato.» disse Daniele prendendolo in giro. «Sto fuori di testa.» disse Orlando portandosi una mano sul viso. «Lo vedo.» costatò Daniele sorridente. «Dove devo andare?» disse poi Orlando, che sapeva che Andrea era in Sicilia, ma non aveva la minima idea circa il dove. «A Vigata, il ragazzo che è andato a prenderla si chiama Giuseppe Fazio, ti mando il suo indirizzo.» disse subito Daniele. «E come ci arrivo a Vigata?» chiese Orlando dubbioso. «Se sei fuori dall’aeroporto dovresti vedere degli autobus, tra poco parte l’ultima corriera.» disse Ghiro che era davvero preparatissimo. «Ok, corro.» disse Orlando vedendo un parcheggio di autobus. «Buona fortuna.» disse Daniele appena ebbe riattaccato, gli mandò il messaggio e chiamò Lucia per sapere come stava.
 
Andrea si era fatta una doccia e adesso indossava un vestito leggero, uno da fimmina, come diceva Salvo, aveva uno scialle appoggiato sulle spalle e lo sguardo perso verso il mare, una delle cose che più le mancava a Roma era quel mare e quell’odore, che erano in grado di rimetterla in pace con il mondo intero. Lui la conosceva meglio di chiunque altro, Andrea sapeva che avrebbe dovuto spiegargli qualcosa e che probabilmente lui sapeva già cosa la stava affliggendo, si aprì in un sospiro quando lui le si avvicinò passandole un bicchiere di vino «Grazie» disse Andrea prendendo il calice.
«Ti va di dirmi che succede?» chiese lui fissando l’orizzonte. «Mi sono innamorata.» disse Andrea serenamente, stava ammettendo per la prima volta i suoi sentimenti e si sentì improvvisamente più leggera e tremendamente sola. «Dovresti essere felice di questo.» disse lui continuando a fissare il mare, sapeva che non poteva guardarla o lei si sarebbe richiusa a riccio.
Andrea adorava il fatto che lui non la fissasse, anche se la stava ovviamente provocando. «Ma l’ho mandato via, l’ho convinto a tornare dalla sua ex.» disse tutto di un fiato. «Sei scappata Andrea, la domanda a questo punto è: lui è interessato a te?» chiese volendo capire meglio la situazione, che Andrea fosse spaventata era certo, ma questo tipo che intenzioni aveva? «Non lo so.» ammise Andrea triste «È tornato da lei.» costatò poi. «Era quello che volevi, ti sei amminchiata che sarebbe finita a schifio e l’hai mandato via.» disse lui perdendo le staffe solo per un momento. «Non pensavo di starci così male.» disse Andrea asciugandosi rapida una lacrima dispettosa che era sfuggita al suo controllo. «Perché ragionasti, Andrea, i sentimenti nascono nella pancia e tu ti muovesti con la testa.» le disse lui posandole una mano sulla spalla.
Il telefono squillò e lui entrò in salotto per rispondere.
 
Orlando era arrivato all’indirizzo che gli aveva mandato Daniele, suonò diverse volte il citofono al nome Fazio fino a quando un ragazzo si affacciò alla finestra, lo riconobbe come lo stesso del video. «Che minchia succede?» chiese Giuseppe molto infastidito da quel continuo suonare affacciandosi alla finestra. «Sto cercando Andrea.» disse Orlando alzando la testa. «Nun c’è, chi sei? Che vuoi da lei?» disse Giuseppe parecchio infastidito dalle pretese del ragazzo. «Non ti riguarda la cosa.» urlò Orlando «Falla scendere.» aggiunse ancora, ormai convinto che Andrea fosse lì.
Giuseppe chiuse la finestra per vestirsi di corsa, capace che se quello continuava così svegliava tutto il palazzo, quello lì sotto doveva essere il motivo per cui Andrea era andata via da Roma. Orlando riprese a suonare quando il ragazzo chiuse la finestra, dopo poco questi gli si presentò davanti uscendo dal portone. «Dov’è Andrea?» gli chiese di nuovo Orlando, questa volta con fare più minaccioso. «Ti sei amminchiato che sta qua, ma Andrea non c’è.» disse Giuseppe che cominciava a perdere la pazienza. «Dimmi dov’è allora!» chiese ancora Orlando. «Scordatelo!» rispose Giuseppe, che lo conosceva da poco, ma già non lo sopportava. «Chi minchia sei tu? E che vuoi da lei?» chiese ancora sempre più infastidito. «Non sono fatti tuoi.» disse Orlando scagliandosi su di lui cercando di prenderlo per il colletto della giacca. «L’hai fatta la minchiata!» disse Giuseppe evitandolo, gli prese il braccio per portarglielo dietro la schiena. «Sei in arresto.» disse Giuseppe con un enorme sorriso sulla faccia. «Sono un carabiniere!» disse allora Orlando. «Meglio! E adesso vediamo se te la pianti di rompere i coglioni!» disse Giuseppe ancora più divertito dal fatto di aver arrestato un carabiniere, chiamò in ufficio e gli mise le manette, arrivò Gallo dopo poco e i due insieme portarono Orlando in commissariato chiudendolo in cella. Poi Giuseppe chiamò il suo superiore a casa, sperando che non rispondesse Andrea, non avrebbe saputo cosa dirle, fortunatamente la voce che sentì dall’altro lato del telefono era quella del suo capo.
«Pronto.» disse Montalbano asciutto. «Fazio sono!» replicò Giuseppe. «E che vuoi?» chiese il commissario che non aveva gana di andare a lavorare e di lasciare Andrea sola in quello stato. «Arrestai lo zito[ix] di Andrea, venne a casa mia a fare voci che la cercava.» disse Fazio stupendolo. «Facesti bene.» disse ridendo al pensiero di aver arrestato un carabiniere. «Sta in cella. Io me ne torno a casa a dormire.» disse Fazio stanco e ancora sufficientemente incazzato. «Buonanotte.» disse il commissario prima di riattaccare.
Salvo pensò che ‘sto ragazzo non dovesse essere troppo stronzo, se manco un giorno che lei era partita era già venuto a cercarla ‘mi sa che l’altra non lo convinse troppo’ pensò, si fece una ricca risata all’idea di avere in cella un carabiniere e se ne tornò da Andrea, che non sembrava aver prestato troppa attenzione alla telefonata.
«Chi era?» chiese Andrea sentendo i suoi passi. «Catarella per una fesseria.» disse il commissario, Andrea non sembrava pronta ancora per affrontarlo. Andrea annuì e lui le chiese «Che dicevamo?» disse poi, cercando di riprendere il filo del discorso. «Che forse ho fatto un errore?!» disse portandosi ancora il bicchiere alle labbra. «Questo lo sai solo tu, ma lascia che ti dica una cosa. Fai bene e scordalu, fai male e pensaci. E adesso andiamo a dormire.» disse il commissario indicando la porta della veranda. «Tu vai, io me ne sto un altro po’ qui fuori.» disse Andrea guardando il mare. «Ho capito, piglio l’altra bottiglia.» disse il commissario capendo che quella notte non si sarebbe dormito, né si sarebbe parlato, bevuto, si sarebbe bevuto.
I due si scolarono i tre quarti della bottiglia di whisky che c’era senza dire una parola, guardarono il mare in silenzio, si trascinarono a letto alle tre passate.
 


Per chi non ha dimestichezza con il Camilleri scritto



[i] Rompere le scatole
[ii] Grossa scocciatura
[iii] Scherzando
[iv] Alzati
[v] Sporche-Scandalose
[vi] Cominciato-Insorto
[vii] Pistola
[viii] Litigata
[ix] Ragazzo-Fidanzato


NDA

Io sono in vacanza.. lascio questo spazio ad Axen se vuole dirvi qualcosa.
Per quanto riguarda il crossover mi scuso perché Camilleri è un mostro sacro che io adoro, questo mio vuole essere in qualche modo un omaggio al grande scrittore. I personaggi di Montalbano sono per età e conformazione quelli della fiction, in omaggio ai romanzi c'è il personaggio di Antonio, fidato vice di Andrea che riprende l'ispettore Fazio dei romanzi.. Chiedo pirdono e pirdonanza.. Citando ancora Camilleri e vi saluto dal mare...
Il link a metà capitolo funge da colonna sonora.


Bye 
A


NDB
 
Ciao, sono Axen, Lisbeth è in vacanza e così abbiamo deciso che per queste due settimane pubblicherò io. Purtroppo di capitoli ne ho solo due, quindi ne mettiamo uno oggi e l’altro lo metteremo la prossima settimana, so che è difficile aspettare, l’astinenza da Meeting è ardua da superare, vi capisco, davvero, ma poi spero che continueremo a pubblicare normalmente.
Per le recensioni risponderà sempre lei quando tornerà, è giusto che vi dica il suo parere
Quindi, le cose sembrano complicarsi con Lucia e Orlando, sembra che lui abbia deciso la sua strada e non sia più tanto confuso, siete d’accordo?
Il Ghiro è sempre il Ghiro, quello che si definirebbe un vero amico…
Sono sicura che Lisbeth vorrebbe sapere cosa ne pensate della sua “folle idea” del crossover, fateglielo sapere nelle recensioni, se volete.
Chiudo ringraziando Lisbeth per la fiducia, cercherò di non combinare macello, com’è mio solito, ma grazie, grazie davvero.
Ora finisce che scrivo più io di quello che lei scrive di solito, quando inizio chi mi ferma più!?

Alla prossima,
Axen.

 

Dal Prossimo Capitolo
 

Andrea arrivò in commissariato con Salvo, notò immediatamente il vassoio vuoto, segno che nella cella c’erano ospiti, rivolta verso Salvo chiese: «Chi abbiamo arrestato?» Nessuno le rispose Salvo si voltò verso Fazio e i due continuavano a fissarsi in silenzio.«Chi c’è in cella?» ripeté Andrea sapendo che per il caso che stavano seguendo di arresti non ne erano stati fatti, ma al silenzio che gli altri uomini continuavano a riservarle, lei decise di andare a vedere da sola.

 


 

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Capitolo 13
*** I founded you ***




I founded you
 

Orlando aveva provato diverse volte in macchina a farsi spiegare il motivo del suo arresto, ripetendo che era un carabiniere e che conosceva la legge abbastanza bene da sapere che quello che stavano portando avanti era un abuso di potere. Il ragazzo del video rispose alle sue domande, sia a quelle dette, sia a quelle non dette «Lei è venuto a casa mia, e si è messo a urlare in mezzo alla strada come uno sbandato, dopo il mio invito ad andarsene, ha insistito, tentando anche di aggredirmi, credo proprio che di motivi per portarla dentro io ne abbia a sufficienza!!» disse Fazio tremendamente infastidito da quell’uomo, prima di tutto perché cercava Andrea e non era difficile credere che fosse colpa sua se lei avesse quel muso lungo, e poi perché era un enorme scassatore di minchia.
Ricordando la conversazione con il poliziotto, Orlando si arrese al fatto che una notte in cella non gliel’avrebbe tolta nessuno, le vie della logica non passavano per la strada di quel commissariato evidentemente. Si calmò stranamente una volta entrato nell’edificio, notando nel gabbiotto del centralinista una foto in cui c’era Andrea con un uomo, moro, la pelle olivastra un po’ basso e robusto, i due sorridevano come due bambini. Quello, capì allora Orlando, doveva essere il commissariato di Vigata, dove lei aveva prestato servizio e dove aveva cominiciato a essere il poliziotto che lui conosceva. Si fece mettere in cella di sicurezza dopo che si erano presi i suoi effetti personali, che consistevano in un portafoglio e nel cellulare, si buttò sulla brandina pensando di non riuscire ad addormentarsi, invece crollo presto, cullato dal fatto che era immensamente vicino a lei, addirittura in un posto che le era tremendamente appartenuto.
Quando i due commissari si svegliarono, fu per il telefono che squillava senza dare loro tregua. Andrea mugugnò qualcosa, di vago e indistinto mentre Salvo santiava maledicendo il telefono e chi lo stava chiamando. «Pronto.» disse brusco e arrabbiato. Per non farla bere da sola, aveva bevuto fin troppo anche lui. «Pronto. Dottori lei è?» chiese il fidato Catarella, noto per la sua unica capacità nello scassare la minchia, oltre che per il talento inspiegato per la tecnologia. «Catarè chi minchia vuoi che ti risponda a casa mia?!» disse il commissario allo stremo della pazienza. «Scusasse dottori, lo faccio mangiare il detenuto?» chiese l’uomo ancora sufficentemente intimorito. «E certo!! Mi chiamasti solo per questo??» chiese il commissario tentato di lanciare il telefono lontano, stupendosi di come Andrea riuscisse a dormire nonostante le sue grida. «No per dirle che il dottor Augello è andato in contrada Faisi per  il furto del Cane!!» disse tutto concitato l’uomo. Montalbano che aveva ormai rinunciato da anni a comprendere quell’uomo attaccò brusco il telefono. «Voglio nuotare!!» disse Andrea alzandosi dal letto. «Credevo dormissi ancora?» le chiese allora il commissario. «Spiegami com’è possibile con te che urli al telefono?!» disse lei scocciata, non le piacevano le grida, tantomeno di prima mattina. «Scusa..» disse mesto il commissario, lei era come una bambina per lui che non voleva o poteva scontentare. «Dai che scherzo!! Andiamo a farci un bagno, che Catarella ci ha dato proprio un bel buongiorno..» disse lei trascinandolo fuori dal letto e correndo in bagno prima di lui. «Ragazzina detesto averti in casa.» disse lui alla porta chiusa del bagno. «Bugiardo.» disse solamente lei sopra il rumore dell’acqua.
Il commissario pensò che quando sarebbero arrivati in commissariato lei probabilmente si sarebbe arrabbiata per quello che era successo, ovvero che avevano arrestato lo zito, o quello che almeno sarebbe dovuto esserlo. Fece la macchinetta grande del caffè, conoscendo la capacità di Andrea, pari alla sua, di ingurgitare caffè e si mise il costume nell’attesa che lei uscisse dal bagno.
Quella nuotata l’aveva davvero rimessa al mondo e quando Andrea arrivò in commissariato con Salvo, notò immediatamente il vassoio vuoto, segno che nella cella c’erano ospiti, rivolta verso Salvo chiese: «Chi abbiamo arrestato?» Nessuno le rispose Salvo si voltò verso Fazio e i due continuavano a fissarsi in silenzio.
«Chi c’è in cella?» ripeté Andrea sapendo che per il caso che stavano seguendo di arresti non ne erano stati fatti, ma al silenzio che gli altri uomini continuavano a riservarle, lei decise di andare a vedere da sola.
Non si aspettava certo di trovare Orlando addormentato sulla branda. Chiuse lo spioncino e chiese che le fosse aperta la cella, entrò piano, lui non sembrava essersi accorto del rumore si sedette sulla sedia che era vicina alla branda e cominciò ad accarezzargli piano i capelli, sembrava stanco ma rilassato.
Il tocco di una mano calda sui capelli lo fece svegliare, aveva sentito dei rumori ma non voleva dare nuovi motivi a quei folli poliziotti di trattenerlo li. Un profumo poi gli arrivò al naso, un profumo che erano giorni, che voleva sentire di nuovo, la sua stufetta era la sua personale stufetta, decise di aprire gli occhi e vide Andrea seduta di fronte a lui con una mano sul suo viso, pensò che si trattasse di un sogno, lei era bella come sempre, la pelle leggermente arrossata dal sole gli occhiali da sole sulla testa e gli occhi rossi di chi aveva dormito poco, quando lei posò di nuovo la mano sul suo viso, capì che non era un sogno, era lei ed era realmente seduta di fronte a lui, si tirò a sedere di scatto e lei ritirò immediatamente la mano.
Andrea l’avevo visto così profondamente addormentato che non aveva potuto resistere alla tentazione di passare una mano nei suoi capelli, quando poi l’aveva visto svegliarsi pian piano aveva osato posando una mano sul suo viso.
Quando ritrasse la mano dal suo viso, tornò tutta la rabbia di essere stata scaricata, sapeva che l’aveva voluto lei, ma ci soffriva più di quanto potesse immaginare.
«Che cosa diavolo ci fai qui?» disse Andrea con un tono non propriamente tranquillo. Orlando pensò sinceramente che lei si riferisse alla cella e rispose acido «Perché non lo chiedi al tuo amichetto?» Andrea non ci vide più e la sua immagine che in pratica si faceva Lucia nel suo ufficio le tornò prepotentemente alla mente. «La lezione di morale da quello che si fa il suo capo sulla scrivania dell’ufficio proprio non l’accetto.» disse alzandosi in piedi e facendo cadere la sedia; Orlando la guardava perplesso, ci mise un po’ a capire a cosa lei si stesse riferendo, poi ripensò al rumore della moto quando era tornato da Lucia. «Non è successo nulla di quello che pensi.» disse provando ad avvicinarsi a lei che però continuava a dargli ostinatamente le spalle. «Andi credimi per favore.» disse lui che capiva, più se la vedeva davanti, quanto poteva essergli mancata. «Dannazione!» disse lei voltandosi verso di lui continuando però a tenere lo sguardo al pavimento «Ti credo.» Aggiunse poi in un soffio. «E’ vero che sono tornato da lei, ma non c’è stato nulla di più di quello che hai visto, ero confuso da quello che mi avevi detto, e Lucia mi ha detto di amarmi e di averlo fatto per proteggermi.» Orlando voleva spiegarsi, spiegarle cosa lo aveva spinto da Lucia in un primo momento. «Che cosa ci fai qui? Che vuoi da me?» chiese Andrea senza però voler incrociare il suo sguardo, si sentiva vicina alle lacrime e non voleva lasciarsi andare di fronte a lui, non voleva farsi vedere da lui come una donna da compatire. «Andrea guardami.» disse Orlando con una tale decisione che Andrea non poté che alzare lo sguardo timorosa. «Ho scelto!»  disse con decisione e dolcezza. Andrea sentiva gli occhi pizzicare pericolosamente. «Sei venuto fino a qui per dirmi che hai scelto lei?» Chiese quasi in un sussurro, sentendosi incapace di portare avanti quella conversazione. «Andrea sarei in una cella di un commissariato siciliano se avessi scelto lei?» Orlando dopo quella frase le posò una mano sulla guancia, e ad Andrea una lacrima scappò a quel contatto, a quelle parole. Si riprese subito tirandogli uno schiaffo. «Pe.. Perché?» Chiese Orlando, ma Andrea non rispose lo prese per il colletto della camicia e lo attirò alla ricerca della sua bocca.
Al contatto con le sue labbra Orlando la afferrò per la vita e la strinse di più a se, quello il sapore che voleva sentire, non ne sarebbe mai stato pago, colse anche il sapore delle  sue lacrime in quel bacio, mentre le sue mani erano nei suoi capelli.
 Orlando si staccò da lei per prenderle il viso tra le mani «Non lo fare mai più, ti prego non dirmi che parti senza dirmi dove vai. Mi sono sentito perso..» Le disse a fior di labbra. Andrea lo fissò con sguardo indagatore «E come mi avresti trovato?» Chiese poi facendo un passo indietro e incrociando le braccia al petto. «I potenti mezzi del Ris.» Rispose Orlando ripensando a quello che era riuscito a fare Ghiro pur di ritrovargliela. «Che sono illegali direi.» disse Andrea con un po’ di sarcasmo nella voce. «Tu che mi parli di legalità..» disse Orlando per avvicinarsi di nuovo alle sue labbra. «Non puoi zittirmi baciandomi.» disse Andrea allontanandosi da lui, ok che lo adorava, ma nessuno poteva zittirla, nemmeno lui e nemmeno in quel modo. «Non voglio zittirti, ho bisogno solo baciarti, giuro. Me le sono sognate le tue labbra.» disse Orlando sincero prendendole il viso tra le mani e passando il pollice sulle sue labbra, in una carezza che sapeva di mancanza. Andrea sorrise costatando che era effettivamente sincero e si avvicinò di nuovo a lui, gli gettò le braccia al collo e riprese a baciarlo, lo aveva desiderato follemente e ancora faceva fatica a capacitarsi, che fosse vero e che stesse succedendo sul serio. Orlando la strinse a se, ricordò però improvvisamente il ragazzo che l’aveva arrestato, lo stesso cui lei aveva gettato le braccia al collo, e senza mai staccarsi da lei e dalle sue labbra chiese
«Chi era….. quel ragazzo all’aeroporto…. Il tuo amico……è modo……….. dico abbracciarlo….. chi è……..» disse mentre la baciava, incapace di allontanarsi da lei.  Andrea si staccò da lui per chiedergli «Come sai..?» Era incredula. «Il Ghiro è il Ghiro.» disse lui con il sorriso sulle labbra. «Sono sempre illegali sai, questi potenti mezzi del Ris...» Costatò Andrea divertita, pensando a quante regole avesse potuto infrangere lui per ritrovarla, se ne sentì immediatamente lusingata. «Il tuo amico mi ha arrestato, anche questo è illegale, credo.» disse Orlando ripensando al ragazzo che gli aveva messo le manette ai polsi, con tanto, troppo gusto. «Ti ha arrestato Giuseppe?» disse con lo sguardo incredulo «Andiamo!» Aggiunse poi decisa.
Gli prese la mano e cominciò a bussare per farsi aprire la cella di sicurezza, Orlando le stringeva la mano e la guardava con un sorriso stampato sul volto, la sua donna era parecchio su di giri e sembrava pochissimo felice del fatto che lui fosse stato arrestato.
Andrea si trascinò Orlando nell’ufficio di Salvo, dove sapeva esattamente che il commissario e il suo compare certamente li stavano aspettando, quando entrarono nella stanza, il commissario disse rivolto verso il suo collaboratore:
«Ci inzertasti era lo zito.» disse Salvo rivolgendosi all’ispettore seduto di fronte a lui. A quelle parole Andrea arrossì leggermente e lasciò la mano di Orlando, poi rivolgendosi verso l’amico chiese: «Mi spieghi come ti è venuto in mente di arrestarlo? Perché?» Era leggermente alterata, Giuseppe lo vedeva ma se lo aspettava. «Ieri sera venne a fare voci sotto casa mia, cercava a te e non la smetteva di alzare la voce.» disse con tutta la calma del mondo. Andrea lo guardò male e poi chiese «Perché lo arrestasti?» Giuseppe sapeva che difficilmente l’avrebbe convinta che lui aveva fatto la cosa giusta ma ci volle provare lo steso. «Schiamazzi notturni, offesa a pubblico ufficiale, si è rifiutato di fornirmi le generalità e resistenza all’arresto..» disse tutto di un fiato. «Non ho opposto resistenza all’arresto, e non sapevo fosse un pubblico ufficiale.» disse Orlando a quel punto «Ho solo fatto presente che ero un carabiniere.» disse poi guardando Andrea. «Giusto.» disse Fazio «E poi perché era un carabiniere.» Aggiunse Giuseppe che la soddisfazione di aver messo le manette a un carabiniere se la sarebbe portata dietro per molto, moltissimo tempo.
Andrea scosse la testa per poi volgere la sua attenzione al suo mentore.
«E ovviamente tu lo sapevi?» disse infastidita, non le piaceva lui le mentisse. «Certo.» disse il commissario senza fare una piega. «E non ti è venuto in mente di parlarmene ieri sera?» Chiese ancora Andrea stizzita, una notte in cella lo avevano lasciato. «Non mi pareva il caso. Avevi bevuto troppo.» disse Salvo che sapeva bene che lei avrebbe fatto scene. «No perché quando ti ha chiamato..» disse indicando Giuseppe «Ero abbastanza sobria, e manco avevamo aperto il whisky.» Orlando cominciava a dare un significato diverso alle sue occhiaie per poi continuare ad ascoltarla «Mi hai mentito, non era Catarella. Ora fai le cose taci maci alle mie spalle?» Chiese Andrea adesso e sembrava arrabbiata.
«Andrea piantatela di fare sto tiatro. Stette male? Non mi sembra. Fazio fu violento con lui? Non mi pare. Lo struppiamo? Non credo proprio. Una nottata in carzaro non ha mai ammazzato nessuno.» disse il commissario deciso zittendo la sua pupilla.
Orlando che il siciliano non lo capiva benissimo intuì il senso di quanto si erano detti e posò una mano sulla spalla di Andrea che si voltò a guardarlo «Ho capito poco, ma io sto bene, Andrea non c’è problema. Non ci siamo presentati.» disse poi rivolgendosi al commissario e al ragazzo «Piacere Orlando Serra.» Tendendo loro la mano. «Piacere Salvo Montalbano.» Al commissario proprio non riuscì a fargli un sorriso, lo stava ancora tenendo d’occhio, ma quantomeno riuscì ad evitare di guardarlo male, Andrea fu silenziosamente grata di quel gesto. «Giuseppe Fazio» disse il ragazzo stringendogli la mano con decisione, la stessa che c’era nella stretta dell’altro. «Potrei riavere le mie cose? Dovrei avvisare in caserma.» disse Orlando che cominciava a sentirsi un po’ in imbarazzo per essere stato arrestato. «Certo.» disse Salvo facendo cenno a Fazio di andare a prendere le sue cose. «Se mi dice dove alloggia, la posso far riaccompagnare.» Aggiunse ancora cordiale il commissario. «Veramente da nessuna parte.» disse Orlando grattandosi la testa. «I suoi bagagli?» Chiese Salvo ancora. «Non ne ho, sono partito di fretta.»disse Orlando grattandosi la testa e arrossendo leggermente mentre si perdeva nello sguardo di Andrea che lo guardò e sorrise, poi rivolta verso Salvo disse «Magari potremmo trovargli una sistemazione.» Il commissario scosse la testa. «A Marinella scordatelo..         Mimì.» Urlò poi il commissario. «Dove si era ammucciato ieri?» Chiese Andrea ricordando di non averlo visto il giorno prima. «Il picciliddro stette poco bene.» Rispose solo il commissario.
Dopo poco entrarono nella stanza Giuseppe con gli effetti personali di Orlando, e il vice-commissario Mimì Augello che non sapeva ancora che Andrea fosse tornata in Sicilia. «Salvo che minchia ti ur.. Quale stupenda visione.» disse avvicinandosi a lei dimentico di quanto stesse prima dicendo, le passò una mano attorno alla vita per stringerla in un abbraccio che infastidì non poco Orlando e il commissario. «Ben tornata. Sei splendida come sempre.» disse stringendola e baciandole languidamente una guancia. «Anch’io ti trovo bene.» disse Andrea sorridendo maliziosa, Mimì era sempre lo stesso costatò subito. «Mimì lassala stare, sei sposato.» disse il commissario che erano oltre dieci anni che cercava di fargli tenere giù le mani da Andrea. «Salvo sei il solito guastafeste, Andrea ed io siamo anime affini.» disse Mimì che non aveva alcuna voglia di starlo a sentire, Andrea era un fimmina come quelle che piacevano a lui, e non mancava mai di farlo presente. «Ma quanno mai..» disse il commissario stizzito per mandarlo a quel paese. «Che volevi?» Chiese poi al suo capo togliendo il braccio dal corpo di Andrea.  «Non è che potresti fornire ospitalità allo zito di Andrea. Tieni sempre l’appartamento?» disse il commissario indicando Orlando, che era un attimino incazzato visto il comportamento dell’uomo. «Lo zito?» Chiese Mimì che solo in quel momento notò un ragazzo che lo fissava con sguardo poco amichevole. «Piacere Orlando Serra.» disse il carabiniere tendendogli la mano, che non consoceva il significato della parola, ma sapeva che ci si riferisse a lui. «Piacere Mimì Augello.» disse stringendogli la mano e poi rivolgendosi ad Andrea «Non torni mai e quando lo fai torni accompagnata? Vuoi proprio spezzarmi il cuore.» disse portandosi una mano, malinconico, al petto. Andrea sorrise mentre Orlando bolliva. «Mimì smettila di dire minchiate che qui dovremmo anche lavorare.» disse il commissario infastidito da quelle scene del suo vice.
Mimì si mise le mani in tasca per tirare fuori le chiavi del suo appartamento, le passò ad Andrea, poi fu Fazio a intervenire. «Mi pareva che non avesse bagaglio e mi sono permesso di portargli alcuni vestiti puliti.» disse passando una borsa da palestra ad Andrea, che sorrise ai suoi ex-colleghi e diede loro un bacio sulla guancia, innervosendo ulteriormente Orlando. Salvo che non aveva mai perso di vista il ragazzo vedeva che seppure non fosse siciliano si stava beatamente rodendo di gelosia, e sorrise a quel pensiero, poi si rivolse ad Andrea. «Vi aspetto per ora di pranzo.» disse lanciandogli le chiavi della sua macchina. «Non mi fare aspettari, che mi passa l’appetito.» disse rivolto verso Andrea che gli strizzò l’occhio e poi uscì con Orlando, che salutò i presenti con un cenno dal capo, dalla stanza, montarono nella vecchia Tipo del suo capo, diretti verso l’appartamento.
Una volta in macchina Orlando decise di chiamare Daniele, sicuramente era preoccupato, in fondo lo aveva sentito il giorno prima ancora prima di arrivare a Vigata. «Posso sapere che cazzo di fine hai fatto??» disse Daniele rispondendo al telefono, la voce non era proprio per niente tranquilla. «Scusami! Diciamo che ho avuto qualche problema con gli amici di Andrea..» disse vago il tenente, in fondo era stato arrestato e lui era un carabiniere, certo che non gli avevano nemmeno preso le impronte digitali. «Spiegati!! Sei un incosciente, vai nel nulla da solo, per cercare una ragazza non propriamente la più calma che io conosca, e non ti viene in mente di dirmi che sei arrivato?? Che stai bene??» Daniele non riusciva a sentire ragioni. «Sono stato arrestato ok? Lì.. coso.. Fazio, l’amico di Andrea, mi ha arrestato ieri sera perché sono andato a fare casino sotto casa sua, e ho passato la notte nell’accoglientissima cella del commissariato di Vigata!!! Contento?!» chiese ancora Orlando mezzo arrabbiato e mezzo furioso. Il Ghiro scoppiò a ridere, non riusciva proprio a fermarsi, perfino Andrea lo senitva ridere senza contegno, e cominciò a ridere anche lei, insieme con lui, quando finalmente anche Orlando si unì alla loro risata, Daniele parve calmarsi e disse solo «Credo che tu adesso sia in ottima compagnia!! Ci sentiamo delinquente!!» Ancora con il sorriso sulle labbra attaccò il telefono, proprio quando Andrea aveva fermato la macchina e gli stava indicando un appartamento.


NDB
 
Ciao, ben trovati ^^
Lisbeth è ancora in vacanza e così anche questa volta pubblichiamo in questo modo.
Che ve ne pare del capitolo? Devo ammettere che è uno dei miei preferiti, la gelosia di Orlando e la dolcezza di Andi, lo trovo bellissimo.
Facciamo tanti ‘clap clap’ a Lisbeth che ora mi uccide per la cretinata che ho appena detto :’D
Va bene, al prossimo capitolo ci sarà lei, che potrà dirvi sicuramente qualcosa di più sensato..
Au revoir,
Katnip (Che prima era Axen)

 


Dal Prossimo Capitolo

«Avevi detto che tra di voi non era successo niente!?»  disse Andrea facendo un passo indietro con la mente a quel travolti dalla passione.

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Capitolo 14
*** A foolish love (Part I) ***


Per Clappy!! Buon compleanno..


 

A foolish love (Part I)
 

Entrati nell’appartamento Andrea era stanca del lungo silenzio di Orlando nei suoi confronti, e secca gli chiese «Che cosa c’è?» «Niente!» disse Orlando ancora tremendamente geloso. «Non sai mentire a me.» disse mettendosi di fronte a lui. «Quanti uomini hai?» chiese allora Orlando infastidito. «Stai scherzando?!» chiese Andrea quasi incredula. «Per nulla, baci, abbracci, mani sui fianchi. E poi ancora non ho capito dove hai passato la notte scorsa, che eri ubriaca questo però l’ho capito.» disse ripensandola ubriaca in compagnia del capo di quella banda di folli, che oltretutto l’aveva arrestato. «Mi stai facendo una scenata di gelosia? Non ti rispondo neanche.» disse Andrea dandogli le spalle, con un enorme sorriso sulle labbra. «Invece tu adesso mi spieghi.» disse Orlando invitandola a voltarsi, costringendola a guardarlo. Andrea scoppiò a ridere, era così felice di averlo lì di fronte che non si fece scrupolo di prenderlo un po’ in giro. «Non c’è nulla da ridere.» disse Orlando piccato. «Ma è l’aria della Sicilia? O sei sempre così geloso?» disse lei ancora molto divertita. «Sempre!» disse lui che proprio non riusciva a togliersi di dosso l’immagine di Mimì che avvinghiava Andrea. «La notte scorsa ho dormito da Salvo, sono sua ospite qui, è il mio capo e il mio mentore, non volevo dormire, non avevo sonno, ti pensavo con lei e non potevo chiudere gli occhi, ma dopo una bottiglia di whisky direi che sono riuscita a dormire perfettamente; Giuseppe è un caro amico e nulla di più; e Mimì, Mimì è un fimminaro e gli piace fare scene.» disse Andrea spiegandogli chi erano gli uomini che aveva incontrato. «Parli siciliano?» chiese allora Orlando, ricordando di averla vista e sentita diversa in quell’ufficio. «Sono siciliana! Mi succede quando torno, mi riprende la calata. Tu piuttosto, non mi hai ancora detto com’è finita con Lucia?» chiese allora Andrea che voleva capire se davvero era tutto finito. «Che ti devo dire, non facevo altro che pensare a te, travolti dalla passione l’ho chiamata Andrea e lei si è arrabbiata, le ho chiesto scusa per averla illusa e sono andato via.» disse Orlando ancora triste per aver umiliato il suo capo. «Non avevi detto che tra di voi non era successo niente!?» disse Andrea facendo un passo indietro con la mente a quel ‘travolti dalla passione’. «E non è successo niente infatti, diciamo che Lucia mi stava aiutando a spogliarmi, dedicando particolare attenzione al mio collo, ho chiuso gli occhi, mi sei venuta in mente tu la notte del tuo compleanno e più cercavo di non pensarti e più non ci riuscivo, quindi ho dato voce ai miei desideri chiamandola ‘Andi’.» disse Orlando avvicinandosi a lei e prendendole la mano. «Non mi ricordo quella notte, lo sai!» disse Andrea ancora leggermente infastidita dalla scena che lui le aveva appena raccontato. «Peccato.» disse Orlando per poi avvicinarsi a lei. «Basta gelosie?» le chiese poi lui. «Io lo chiedo a te, basta gelosie?» chiese ancora lei.
Orlando non rispose, si avvicinò a lei e cominciò a baciarla partendo lentamente, giocando con le sue labbra per poi farsi sempre più passionale, Andrea si lasciò andare a quel contatto in crescendo e con le mani cercò i bottoni della sua camicia. «Che fai?» chiese Orlando staccandosi per un attimo da lei, ovviamente la voleva, ma non voleva correre, non l’aveva mai fatto e non voleva certo cominciare ora. «Verifico una teoria.» disse Andrea prima di tornare a baciarlo, fece cadere la camicia per terra e cominciò lentamente a baciargli il collo soffermandosi per un momento subito sotto l’orecchio. Orlando spostò indietro la testa per farle spazio sul suo collo, e, chiudendo gli occhi, si lasciò andare ad un gemito e disse «Oh, Andi..»
Andrea sorrise per continuare a fare quello che stava facendo, Orlando le tolse la maglietta e cominciò ad esplorare con le labbra anche il suo collo.
«Mi spieghi una cosa? » chiese lui ancora estremamente colpito dal suo tocco. «Dimmi... » disse lei soffiando nel suo orecchio. «Co... Cosa significa ... Zito?» chiese lui a fatica molto confuso dal suo profumo che lo inebriava. Andrea scoppiò in una fragorosa risata e si staccò da lui, solo per guardarlo negli occhi. «Ragazzo... Fidanzato... » spiegò lei arrossendo poi leggermente.
Orlando si beò del suo rossore, certo era forte e unica, ma era completamente nuova a quella particolare situazione che si stava creando tra loro due. «Sarei il tuo ragazzo? » chiese per volerla stuzzicare. «Dipende da te, credo... » disse lei senza volergli effettivamente rispondere «Mi vorresti in questo ruolo? » chiese allora lui cercando i suoi occhi «Si! Assolutamente si... » disse lei perdendosi nel suo sguardo, adorava i suoi occhi così immensamente sinceri. Orlando rimase colpito da quell'affermazione così sincera e spontanea, anche se la risposta gliela si leggeva in faccia, sentirglielo dire aveva tutt'altro effetto. «Sono il tuo zito e tu sei la mia zita... » disse allora lui con uno strano accento e senza mai perdere il sorriso mentre andava a prendersi le sue labbra che lo stavano aspettando.
Le mani di Andrea scesero velocemente alla cintura dei suoi pantaloni, se ne liberò senza troppe difficoltà, e poi slacciò i jeans, fece scivolare la mano all’interno dei pantaloni e cominciò ad accarezzarlo da sopra gli slip; lui si staccò dalle sue labbra per aprirsi in un sospiro più forte degli altri, mise le mani sotto le sue braccia prendendola in braccio e invitandola ad avvolgere le gambe attorno al suo corpo, si staccò da lei solo per chiedergli. «Dov’è?» riferendosi alla stanza da letto, Andrea gliela indicò per poi riprendere a baciarlo, arrivati in stanza, lui la gettò sul letto e come quel giorno in ospedale l’aiutò a liberarsi dei pantaloni, con meno calma e senza alcuna esitazione nel toccare quella pelle levigata.
Erano uno di fronte all’altro che indossavano solamente la biancheria intima. «Ti voglio.» disse lei fissandolo e attirandolo piano su di lei. «Anch’io, non sai quanto.» disse lui cominciando a giocare con le sue labbra, con il suo collo, con il suo seno, dopo essersi liberato del reggiseno; le dava piccoli morsetti che la facevano aprire in più profondi sospiri di piacere, quando con le sue labbra arrivò sotto l’ombelico, alzò la testa per guardarla, sentendo che si era fermato lei lo fissò. «Ma non ho fretta..» disse cominciando lentamente a toglierle gli slip, baciandole i lembi di pelle che rimanevano scoperti. Quando Andrea proruppe in un grido di piacere, Orlando fu sopra di lei e riprese a baciarla, lei capovolse la situazione liberandosi degli suoi slip e appagando il bisogno di sentirlo finalmente dentro di se.
Era calda e lo avvolgeva, quando si spinse sopra di lui lentamente, fino a far toccare i loro bacini, lui gridò di piacere mettendole le mani sui fianchi e guidando il tempo dei suoi movimenti. «Aspettami..» disse lui vedendo che lei si stava nuovamente perdendo in un orgasmo e con un paio di movimenti si liberò con lei in un grido di piacere, erano sudati e perfettamente felici, la invitò a sdraiarsi su di lui.
«È da quando ti conosco che ti desidero.» disse Andrea dopo un po’ ancora con il fiato corto. «Anch’io, solo che non avevo ancora capito quanto.» rispose lui posandole un bacio sulla fronte. Per poi chiederle ancora «E quanto ti fermi qui? In un impeto di ottimismo ho preso tutta la settimana di ferie..» disse ripensando alla sua conversazione con Abrami. «Ottimista davvero!» disse Andrea mordendogli leggermente il labbro inferiore. «Io non ho prenotato un rientro..» disse Andrea un po’ triste, ripensando al modo in cui era partita. «Ma questo lo so..» disse Orlando dimostrando ancora una volta l’accuratezza delle ricerche fatte. «Mi hai controllata per bene?!» chiese ancora lei divertita. «Ho cercato qualcosa che m’interessava immensamente.» disse baciandola, per poi aggiungere «Non mi hai ancora risposto comunque..» disse riferendosi al rientro. «Domenica, potrei rientrare domenica.. Per quanto io qui stia d’incanto non posso esimermi dalle mie responsabilità.» disse Andrea tornando con la mente ai suoi obblighi. «E brava il mio vice questore.» disse lui posandole ancora un bacio sulla fronte. «Pensavo di non tornare.. O quantomeno non per restare.» disse Andrea con una nota di malinconia nella voce.
A quel punto Orlando la prese per il mento e le chiese «Perché mi hai cacciato? Perché mi hai mandato da lei?» Andrea fece un lungo sospiro per fissarlo negli occhi. «Avevo paura, io non mi lascio andare ai sentimenti, non ho relazioni stabili, mi diverto senza nessun impegno e inizialmente pensavo che fosse così anche con te, poi ho cominciato a volere altro da te, la tua presenza mi dava sicurezza, i tuoi abbracci mi davano forza, sentivo il bisogno crescente di starti accanto e non sapevo gestirlo. Quando poi ho capito che tu avevi un passato con lei, una rottura basata su una bugia, ho avuto paura non sapendo come combattere contro un forte sentimento come il vostro, e sono scappata, sperando di averti accanto almeno come collega per un altro po’. Poi quello che mi ha detto lei mi tornava continuamente in testa..» disse ripensando ancora alle parole della bionda. «Lucia? Cosa ti ha detto Lucia?» chiese Orlando infastidito all’idea che Lucia si fosse intromessa nel suo rapporto con Andrea, che era già così complicato. «Che tu le appartieni.» disse Andrea in un sospiro, irrigidendosi ancora al ricordo di quelle parole. «Non è vero, Andrea guardami!» disse Orlando prendendole il viso cercando conforto nei suoi occhi. «Io non sono un oggetto e non appartengo a nessuno, questo te lo assicuro. Se mi chiedi cosa voglio e cosa desidero, beh, voglio te.» disse Orlando sicuro. «Anche io.» disse Andrea dandogli un bacio sulle labbra.
«Io.. Mi dispiace di averci messo tanto.» disse Orlando con una nota di tristezza nella voce. «Siamo qui adesso, e poi mica ci hai messo tutto questo tempo.» disse Andrea ricominciando a baciarlo, lui la strinse a se e lei poté sentire il desiderio di lui di nuovo presente, lo guardò con un sorriso sulle labbra «Già?» lui alzò un sopracciglio e capovolse la situazione, lei era sotto di lui che con il ginocchio la invitò ad allargare le gambe, Andrea le avvolse al suo bacino e lui fu di nuovo dentro di lei, cominciò a muoversi lentamente, accompagnando ogni spinta a un bacio più passionale.
Andrea si lasciò andare ad un sospiro più forte per passare con le mani dalla sua schiena al suo volto, lo fissò per qualche istante aprendosi ad una carezza per poi dirgli a fior di labbra «Mi sono innamorata di te.»
Lui la accarezzò dolcemente «Anch’io mi sono innamorato di te. Mi sei entrata dentro così in profondità che non posso più fare a meno di te.» accompagnò questa frase a una spinta più decisa che portò Andrea a gettare indietro la testa lanciando un gridolino che fece venire ad Orlando i brividi lungo tutta la schiena, aumentò l’intensità e la velocità delle sue spinte, aveva raggiunto l’orgasmo quando lei gli piantò le unghie nelle schiena e disse «Eccomi!» si lasciò anche lui completamente andare.
 
Andrea era ancora nuda avvinghiata al corpo di Orlando quando notò l’orologio. «Merda!» esclamò alzandosi.
«Che c’è?» chiese Orlando beatamente ancora intontito dall’accaduto. «Faremo tardi e Salvo potrebbe davvero rompere le scatole. Sbrigati, fatti una doccia, ti porto il cambio e gli asciugamani.» disse Andrea cominciando ad alzarsi.
«Ma perché?» chiese ancora Orlando non capendo l’agitazione della ragazza, la sua ragazza. «Ci aspetta per pranzo e..» disse lei per poi interrompersi, esitante. «E?» chiese ancora lui. «E’ la cosa più vicina ad un padre che ho.» disse lei velocemente. «Cosa? Io..» Orlando quello proprio non se l’aspettava, quell’uomo non sembrava un tipo facile o particolarmente ben disposto nei suoi confronti. «Paura tenente?» chiese lei con una smorfia divertita sul volto. «Parecchia, ti ricordo che mi ha già fatto arrestare.» ammise lui che ritrovava il sorriso solo perdendosi nell’azzurro dei suoi occhi. «Non sono serie le tue intenzioni?» chiese lei provocatoriamente. «Non sono così sicuro che a lui interessi qualcosa.» ammise lui ancora scettico.
Andrea scoppiò a ridere e lo invitò sotto la doccia.
Orlando uscì molto presto dalla doccia e Andrea provò ad aiutarlo a vestirsi, ma se lei si avvicinava, lui ricominciava a baciarla e lei non sapeva ancora resistergli. «Basta!» disse lei a un certo punto. «Ma tu mi tranquillizzi..» disse lui mettendo il broncio «Il tuo amico no.» Andrea scrollando la testa decise di non dare spago a quelli che sembravano solamente capricci. «Alcune cose davvero importanti, Salvo detesta parlare e chi parla quando si mangia, te lo ripeterà anche lui, ma è giusto che tu lo sappia.» disse Andrea con un’espressione seria. «Non stai esagerando?» chiese ancora lui, cominciando a sperare che lei stesse esagerando. «Se qualcuno che è a tavola con lui parla o, che ne so, risponde al telefono Salvo smette di mangiare, definitivamente.» «Non stai esagerando, ho capito.» disse finendo di allacciarsi le scarpe.
Quando stavano per uscire dall’appartamento Orlando l’attirò nuovamente a se, le passò una mano sul viso per spostarle una ciocca di capelli dal volto, le mise la mano sul mento e andò incontro alle sue labbra. Il bacio partì in sordina, era lento, per conoscersi e scoprirsi, per poi scaldarsi quando lei si adagiò al corpo di lui. «Dobbiamo andare.» disse lui allontanandosi da lei. «Vorrei restare con te, da soli.» disse lei mettendo il broncio. Orlando le diede una sculacciata per spingerla fuori dall’appartamento.
 
Vicino alla Tipo trovarono Salvo e Giuseppe che li aspettavano. «Non siamo in ritardo.» disse Andrea mettendo le mani avanti. «Pare che sia scappata Isabella.» disse Salvo «Tu vai con Giuseppe e vedete di parlare con il fratello, gli altri sono già stati mobilitati per cercarla.» Andrea annuì mentre Orlando sembrò arrendersi all’idea che avrebbe pranzato da solo e in silenzio con quell’uomo notevolmente particolare. «Andrea, vacci piano con il fratello.» disse il commissario dopo che Fazio gli aveva riferito i sospetti della ragazza. «Salvo, questi non mi convincono.» disse lei mentre cercava nelle tasche le chiavi della Tipo «Non gliene frega niente che la madre è stata ammazzata, a questi fotte solo che li separano.» disse lei animandosi improvvisamente. «Andrea..» provò a calmarla il commissario. «Andrea una minchia, scommetti che quando arriviamo li è sparito pure il fratello?» disse lei provocatoriamente, sotto lo sguardo confuso di Orlando, colpito dal nuovo accento nella voce. «Se sparì pure lui ci ragionammo, ora muoviti. Lei viene a pranzo con me» disse poi il commissario rivolto verso Orlando che gli rispose subito «Con molto piacere.» anche se quella del commissario non era stata certo una domanda. Mentre Salvo montava in macchina, Andrea e Orlando si scambiarono una sguardo fugace, lui le strizzò l’occhio e lei gli mandò un bacio.
 
Arrivarono dopo poco in un ristorante sulla spiaggia, era semplice, ma estremamente caratteristico, pensò Orlando, quando entrarono poté costatare quanto il commissario fosse di casa in quel posto, il cameriere lo salutò cordialmente e gli indicò il solito tavolo, Orlando lo seguì senza dire una parola limitandosi ad osservarlo. Una volta seduti il commissario prese la parola. «Se vuole ci possiamo dare del tu.» disse il commissario, senza smettere di osservare l’uomo che aveva di fronte. «Mi farebbe davvero piacere.» disse Orlando annuendo nella sua direzione.
Salvo notò come il ragazzo fosse uno specchio, era una persona limpida, i suoi occhi erano lo specchio della sua anima e in questo momento gli stavano dicendo che era veramente felice. «Io quando mangio non parlo, non mi piace, mi distrae.» disse ancora il commissario, già con l’acquolina in bocca. «Non c’è problema.» disse Orlando senza perdere il sorriso, per quanto strano quell’uomo, era affascinante, aveva un’aura che emanava rispetto e simpatia.
Mangiarono di tutto e di più nel più totale silenzio, Orlando, forse, notò come il mangiare in quel modo rendesse speciale il cibo nel piatto, il rispetto mostrato verso quel pasto ti ritornava indietro restituito in sapori eccezionali, che facevano realmente gioire il palato e lo spirito.
Finito di mangiare il commissario lo squadrava neanche troppo discretamente, Orlando si sentiva osservato e decise di prendere la parola. «Le voglio bene.» disse Orlando senza alcun tentennamento. «Lo vedo, Andrea è una picciotta speciale. È forte più di 100 uomini e fragile come una picciliddra.» disse ancora il commissario. «Lo so.» rispose il tenente che si stava pian piano abituando alla lingua. «Lei si fa carico di tutto. Vuole salvare il mondo..» aggiunse ancora il commissario diventando sempre più serio. «Questo la rende unica.» disse Orlando con gli occhi dell’amore. «Credo sia colpa mia, ci siamo conosciuti quando lei era particolarmente vulnerabile e mi ha preso ad esempio.» ammise il commissario con una nota di malinconia nella voce. «Sei un bell’esempio per chiunque.» disse Orlando sinceramente. «Non su tutto, voglio dire, la mia compagna vive a chilometri di distanza e non siamo sposati, ma stiamo insieme da tanto. E ogni tanto penso di aver sbagliato molto con Livia. Il punto è che Andrea ha preso il nostro rapporto come una fuga da un impegno, la paura di legarsi a qualcuno.» se voleva capire chi era quel ragazzo doveva parlare chiaro. «Per questo è scappata.» concluse allora Orlando. «Esatto, e ti ha fatto tornare dalla tua ex.» aggiunse Salvo, bevendo ancora un goccio di vino. «Non era comunque una cosa possibile.» disse Orlando sereno, consapevole che la sua storia con Lucia non poteva ripartire, non in quel modo, non con lui innamorato di un’altra. «Perché? Sono indiscreto, ma me ne fotto, voglio bene ad Andrea.» disse il commissario volendo sincerità e dando chiarezza al carabiniere. «Non c’è problema» disse Orlando per poi rispondere alla domanda del commissario «Perché era finita tempo fa e perché mi sono innamorato di Andrea, quando mi ha detto che partiva senza dirmi dove andava non ci ho capito più niente, baciavo Lucia per non parlarle.» ammise Orlando, essere sincero per lui era normale, esserlo con quell’uomo lo era ancora di più. «Capisco, ma questa donna la vedi ancora?» chiese ancora Salvo. «E’ il mio capo.» disse Orlando abbozzando un sorriso che premetteva guai. «Minchia. Prevedo problemi.» aggiunse Salvo serio. «Non ultimo il fatto che mi cacci, magari mi manda a Messina.» disse il tenente in bilico tra il sorriso e la tristezza. «Non so se lei tornerebbe qui. Lei è siciliana, lo sapevi?» gli chiese allora il commissario. «No, non parla molto del suo passato, so solo che ha un fratello più giovane di lei.» disse solamente il carabiniere, ripensando a quanto poco sapesse del passato di quella ragazza, la sua ragazza. «Andrea e Riccardo sono rimasti orfani quando lei aveva 20 anni e lui 14. I genitori furono ammazzati da un pirata della strada, un uomo di mafia che pensava di poterla fare franca, lo arrestai dopo averlo concordato con la famiglia a cui apparteneva.» disse velocemente il commissario, ricordava bene la sua conversazione con Don Balduccio, per far si che quei due ragazzini avessero giustizia. «Andrea poi?» chiese ancora Orlando capendo il muro di silenzio dietro il quale lei si era rifugiata. «Adottò suo fratello e restarono qui per un po’, quando Riccardo fu maggiorenne scappò a Milano, adora sua sorella, ma non passano molto tempo insieme, sono difficili da capire se non li conosci, ma vivono l’uno per l’altra nel loro rapporto unico. La Sicilia a lui fa male ancora, anche a lei, ma meno, quando torna si sente comunque a casa.» disse Salvo con un sorriso sulle labbra, le mancava non averla vicina. «Si vede, è luminosa.» Orlando notò il commissario incupirsi «Non fraintendermi, a Roma non sta male, anzi, è amata dai suoi collaboratori e molto rispettata, votata al suo lavoro, come te. Che qui mi sembra più spensierata.» disse ancora Orlando cercando di spiegarsi meglio. «Quello è colpa tua.» disse il commissario e i due scoppiarono a ridere.
Mentre Salvo parlava con il proprietario, Orlando controllò il telefono al quale aveva ovviamente tolto la suoneria per trovare una chiamata di Andrea, una chiamata di Daniele e una del generale Abrami. «Andrea mi ha chiamato, credo volesse parlare con te.» disse poi rivolto verso Salvo. «Mii! Camurria! richiamala tu, fammi il favore, io odio quei cosi.» disse Salvo che vedeva quei telefoni come trappole inutili. Orlando si portò il telefono all’orecchio con un enorme sorriso sulle labbra, quell’uomo era strano, ma era una splendida persona, capiva sempre più la stima di Andrea nei suoi confronti. «Neanche si degna di richiamarmi.» disse Andrea tremendamente innervosita. «No, quindi sai che sono io» disse Orlando sereno, Andrea lo conosceva davvero bene. «Digli che è sparito anche il figlio grande, Sebastiano, e che dovrebbe sbrigarsi a venire qui.» disse Andrea tremendamente rassicurata dall’idea di averlo lì con lei. «Lo farò.» disse serio il tenente. Con tutt’altro tono di voce Andrea gli chiese «Com’è andata?» «Bene, posso dire bene, e sono vivo..» Salvo lo guardò male «Quindi non mi lamento.» aggiunse per aprirsi in un sorriso. «Allora sbrigatevi a venire qui.» disse Andrea con il sorriso sulle labbra mentre riattaccava il telefono.
Orlando si rivolse al commissario «Andrea ci aspetta.» disse con il sorriso di un ebete verso Salvo. «Andiamo allora.» disse il commissario scuotendo la testa, se possibile, quel ragazzo era più cotto di Andrea. «Devo chiamare prima il mio superiore.» disse Orlando fermandosi davanti alla macchina. «La tua ex?» chiese Salvo guardandolo storto. «No, il Generale Abrami.» disse Orlando piano, non sapendo se in quel momento fosse stata meglio Lucia, si riscosse subito da quel pensiero, difficilmente in quel periodo Lucia poteva essere per lui una cosa positiva. «Puoi chiamare dalla macchina.» disse Salvo mentre salirono in macchina, pronti a raggiungere Andrea. Orlando, invece, prese il telefono per chiamare il generale. «Pronto Generale, sono Serra.» disse serio il tenente. «Oh Serra, mi dispiace disturbarti, ma non posso proprio concederti l’intera settimana di ferie, il Ris è pericolosamente vuoto e ho bisogno che tu ritorni.» disse fermo il generale, non avrebbe voluto richiamarlo, in fondo lui non gli chiedeva mai delle ferie, ma non poteva fare altrimenti. «Lo capisco, non si preoccupi, ma non penso di riuscire ad essere a Roma prima di domani.» disse Orlando con la testa già ad Andrea, la cosa non le avrebbe fatto piacere, come del resto non faceva piacere a lui. «Non ti preoccupare, domani va benissimo, grazie ancora della collaborazione.» disse cortese il generale riattaccando. «E’ un dovere.» disse Orlando, triste al pensiero di dover lasciare Andrea proprio ora che l’aveva ritrovata, non sapeva neanche come avrebbe potuto dirglielo. «Devi tornare a Roma?» gli chiese poi il commissario, che se si trattava di lei non conosceva discrezione.. «Pare di si, il laboratorio è vuoto e il generale mi ha chiesto di rientrare.» disse Orlando poco felice di quella soluzione. «Andrea capirà.» gli disse il commissario, conoscendola bene. «Ne sono certo, solo che mi dispiace lo stesso.» ammise mesto Orlando, non voleva lasciarla proprio ora che l’aveva trovata. «Vai, vai, che con noi è in buone mani.» disse Salvo giocando sull’evidente gelosia del giovane, che a quella frase rispose con un mezzo sorriso.
Il viaggio in macchina non durò molto. Andrea era tesa, quel caso non le piaceva affatto, non poté però impedirsi di aprirsi in un sorriso appena vide Orlando. Il commissario chiamò Fazio per farsi aggiornare sul caso, e per lasciare ai due un momento di tranquillità. «Hey» disse Andrea avvicinandosi a lui e posandogli un bacio leggero sulle labbra. «Sei vivo.» Orlando annuì per posarle le mani sui fianchi e attirarla di nuovo a se. «Devo tornare a Roma.» Andrea si incupì leggermente. «Mi dispiace» disse Orlando accarezzandole il viso con il dorso della mano «Mi ha chiamato il generale Abrami chiedendomi di rientrare.» Andrea lo guardò di nuovo e ritrovò il sorriso, non era una bugia e leggeva la tristezza nei suoi occhi. «Va bene, io credo che tornerò domenica lo stesso, mi vieni a prendere?» chiese ancora stringendosi a lui. «Certamente. Abbiamo ancora stasera, però.» le disse, facendo chiaramente intendere le sue intenzioni. «Lo so, è per questo che non mi dispero, e poi mi fido di te.» disse serena lei. «Anch’io.» disse Orlando baciandola di nuovo.
Si separarono, ridendo senza farsi notare dal commissario, perché lui cominciò a tossire. «Secondo quelli della scientifica non è stata ammazzata dove l’abbiamo trovata.» disse Fazio. «E se fosse stata ammazzata in casa?» disse Andrea, certa che i figli della donna ormai c’entrassero qualcosa. «Andiamo.» disse il commissario. Orlando li seguì, una volta dentro chiese «La scientifica è già stata qui?» Tutti scossero la testa, allora lui tirò fuori un portachiavi e disse «Andrea chiudi gli scuri.» mentre lei aiutata da Fazio faceva buio, Orlando accese quella che sembrava una piccola lampadina cominciando a camminare per casa, sulla soglia della camera della figlia il fascio di luce sul pavimento cambiò colore per diventare violetto. «Direi che è stata ammazzata qui, vista la quantità di sangue.» disse allora il carabiniere. «Minchia!» disse Fazio effettivamente colpito. «Vedi che non è troppo male la scientifica?!» disse Andrea rivolta al commissario. «Vabbè, vabbè, chiama Jacomuzzi e falli venire, trova una scusa plausibile.» intanto Orlando continuava a girare per casa, dopo un po’ tornò dagli altri.
«Ho notato tracce di attività sessuale nel letto della madre e in quello della figlia.» disse ancora, rivolto ora direttamente a Salvo. «Che bella quella lucina.» disse Andrea fissandola. Orlando la staccò dal portachiavi e disse «Tienila!» Andrea si aprì in un sorriso dolce e Salvo scosse la testa a tutte quelle smancerie.
«Dove sono finiti i ragazzi?» disse poi Fazio non capendo ancora il quadro della situazione. «Se hanno ammazzato la madre, come temo, perché lei aveva scoperto che erano amanti, sono scappati, ma potrebbero anche ammazzarsi, voglio dire, la pistola se la sono portata via.» disse Andrea velocemente. «Ma è cosa vastasa assai.. fratello e sorella.» disse Fazio storcendo la bocca.
«Ma sono cose che succedono.» disse Andrea secca, ripensando a una coppia di fratelli conosciuti un anno prima. «Macari io mi sono fatto persuaso che le cose andarono proprio così.» disse il commissario per poi aggiungere «Andrea vedi se trovi qualcosa nel diario di Isabella.» disse indicando un quaderno che era sulla scrivania della ragazza. «Andrea tieni.» disse Orlando passandole un paio di guanti. «Mii! proprio della scientifica è!» disse il commissario e tutti cominciarono a ridere.
La scientifica aveva messo la casa sottosopra e confermato quanto già detto da Orlando, Andrea era immersa nella lettura del diario della ragazza, era seduta in macchina, i piedi sul cruscotto e la portiera aperta, Orlando si era fermato a fissarla, non si accorse che qualcuno si stava avvicinando a lui. «Non la prendere in giro!» disse Giuseppe avvicinandosi a lui. «Non ne ho l’intenzione!» disse Orlando distogliendo lo sguardo da Andrea per dedicarsi a quel ragazzo. «E’ molto presa da te, non l’ho mai vista così.» ammise Giuseppe. «Ti piace?» chiese Orlando costatando lo sguardo con il quale il ragazzo guardava Andrea. «Ne sono stato innamorato.» non ebbe problemi ad ammettere Giuseppe. Si sentì improvvisamente geloso, tanto che Giuseppe lo capì per poi aggiungere. «L’ha sempre saputo, tra noi non c’è mai stato niente, forse.. Se non fosse partita…» non riuscì proprio a nascondere la malinconia che aveva nella voce. «Sembra un sentimento vivo per te.» costatò un po’ freddo Orlando. «L’hai vista?! La conosci?! Come si può non volerle bene?! Ma conosco i limiti del nostro rapporto.» disse il poliziotto senza neanche guardarlo. «Quali sono?» chiese Orlando con una punta di gelosia nella voce. «La cosa non ti riguarda.» disse Giuseppe per andare di nuovo verso il commissario.
Orlando tornò a fissare Andrea, un po’ geloso all’idea di lasciarla sola in mezzo a tutti quegli uomini, la vide scattare poi diretta verso il commissario e Giuseppe. «Credo di sapere dove potrebbero essere andati.» disse lei sorridente. «Lo sapevo.» disse il commissario per montare in macchina con i due. «Scienziato!» disse poi rivolto verso di lui. «Sbrigati!» Orlando salì in macchina con i tre.

 

NDA
Ben trovati!
Ahimè le ferie sono finite, sono vagamente disperata, anche se non si nota, lo so, sto cercando di rispondere alle recensioni, ma non sono sicura di riuscira a rispondere a tutte.
Allora ritorno e con me la storia, anche se siamo un pochino impegnate, presto la mia beta partirà per le ferie, che tipo la terranno in giro per un paio di mesi, non so bene come faremo con gli aggiornamenti..
Sicuramente proveremo a non lasciarvi soli!!
Impressioni su questo capitolo? Andrea non stacca mai dal lavoro… Nemmeno in vacanza, e nemmeno Orlando siccome sta con lei…
Per tutti i fan del lupo, c’è, non è sparito, tornerà, non prestissimo lo ammetto ma con i fuochi d’artificio..
Che dirvi di più?! Senonche.. La vostra voce mi è mancata!
A presto
A

 

Dal prossimo capitolo
Orlando era un pochino preoccupato, la situazione non era facile e nemmeno lui era armato, ma se lui sapeva controllare se stesso dall’agire in maniera sconsiderata, Andrea no, lei ce l’aveva scritto in faccia che voleva salvare quella ragazzina. «Starò attenta, ti ho fatto una promessa, che intendo mantenere.» disse allora Andrea prendendogli la mano.
 
 

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Capitolo 15
*** A foolish love (Part II) ***



A foolish love (Part II)

In macchina Salvo e Fazio erano particolarmente pensierosi, mentre Orlando non faceva altro che osservarli cercando di capirli, fu Andrea a rompere il silenzio per spezzare quell’atmosfera troppo tesa. «Leggendo il diario di Isabella mi sono fatta un’idea più precisa di tutta questa storia.» disse guardando fuori dal finestrino. «Spiegati.» Le disse solo il commissario, quella storia non gli piaceva per niente, i ragazzini erano pericolosi, perché impulsivi e sprovveduti, i giovani non pensano mai alle conseguenze delle proprie azioni, pensò l’uomo; questo lo rendeva particolarmente irrequieto, temeva che quella storia potesse facilmente finire a schifio. «La storia tra i fratelli va avanti da qualche anno, poco dopo lo sviluppo della ragazza. Diciamo che la sorellina ha sempre avuto una sorta di adorazione per il fratello e quando lui le ha fatto le prime avances, lei non ha saputo rifiutare. Molto presto l’adorazione s’è trasformata in amore, o almeno questo è quello che scrive Isabella...» disse Andrea vagamente malinconica, un senso di pena e ansia le stringeva il cuore, quella storia poteva davvero finire nel peggiore dei modi. «E’ sempre stato il fratello a condurre il gioco, vero?» chiese ancora il commissario. «Esattamente.» disse piano Andrea, scostandosi i capelli che le stavano cadendo sul viso. «Cosa l’ha spinti oltre?» chiese allora Orlando anche lui ormai coinvolto da quel caso. «Secondo Isabella, la madre aveva dei sospetti, e pare che Sebastiano non volesse intrusioni nel loro rapporto... e poi la piccola è incinta. Credo, perché il diario s’interrompe il giorno dell’omicidio, che la madre avesse scoperto della gravidanza e della relazione tra i due. Credo che abbia in qualche modo minacciato i due, probabilmente ha detto loro che li avrebbe separati e che il frutto del loro peccato non avrebbe mai visto la luce.» disse velocemente lei, Orlando le strinse la mano e lei riprese a parlare. «Isabella voleva tenere il bambino, e Sebastiano che prova per lei un amore folle ha assecondato la sua idea liberandola dell’unico ostacolo che aveva davanti... o almeno era quello che credeva.» Dopo quel resoconto, nella macchina scese il silenzio, ognuno rifletteva a modo suo su quella storia.

Giuseppe era preoccupato, quel Sebastiano l’era parso subito un ragazzo strano, perdeva la calma troppo velocemente e questa poteva essere una parentesi rischiosa in una situazione del genere.

Il commissario rifletteva sulle follie che i giovani sono in grado di fare in nome dell’amore, chiedendosi però se quello tra i due fosse realmente amore.

Orlando stava pian piano scoprendo quanto il suo sentimento per Andrea fosse profondo e quanto quella situazione lo preoccupasse, era palese il desiderio di agire della sua donna e lui non avrebbe saputo fermarla, in fondo non avrebbe nemmeno voluto farlo, era bella così la sua Andi, tremendamente impulsiva.

Andrea ripensava a quando, anche lei come Isabella si era ritrovata incinta giovanissima, cercando di ricordare sensazione che avrebbero potuto aiutarla a parlare con la ragazza; c’era anche Sebastiano e quel ragazzo era troppo avventato una variabile difficile di prevedere. Poi c’era Orlando, il suo Fìor, sapeva bene quanto fosse preoccupato, lo capiva dalla mascella tesa e dagli occhi che guardavano ostinatamente fuori dalla finestra.

Quando intravidero la stradina che li avrebbe condotti dai ragazzi, il commissario aprì il cruscotto per porgere la sua arma ad Andrea. «Non posso usarla, e non mi serve, tienila tu.» Aveva risposto lei tranquilla. «Allora resti in macchina, non scendi disarmata con due ragazzini in piena crisi ormonale.» disse lui perentorio. «Sai benissimo che non mi terrai in macchina. Starò attenta.» disse lei sporgendosi in avanti per accarezzargli una spalla. Anche Orlando era un pochino preoccupato, la situazione non era facile e nemmeno lui era armato, ma se lui sapeva controllare se stesso dall’agire in maniera sconsiderata, Andrea no, lei l’aveva scritto in faccia che voleva salvare quella ragazzina. «Starò attenta, ti ho fatto una promessa, che intendo mantenere.» disse allora Andrea prendendogli la mano, leggendo la preoccupazione nel suo sguardo. «Grazie.» disse solo lui sfiorandole le labbra con un bacio leggero. Il commissario e Fazio non dissero nulla, Salvo conosceva bene la sua pupilla e sapeva che l’uomo che avrebbe avuto accanto avrebbe dovuto prendere oltre che lei anche la sua impulsività e il suo rischioso modo di lavorare, quel carabiniere cominciava lentamente a piacergli.

Quando arrivarono in loco, Andrea li condusse dentro la vecchia fabbrica abbandonata, luogo dei primi incontri dei due ragazzi, Salvo e Giuseppe erano davanti ad Andrea e Orlando, quando i due ragazzi li videro, reagirono immediatamente, Sebastiano con la pistola in mano si mise davanti all’amata sorella.  «Andatevene!! Noi non abbiamo fatto niente. Vogliamo solo poter stare insieme!» disse il ragazzo particolarmente agitato. «Stai calmo Sebastiano.» disse il commissario diminuendo il passo. «Lasciateci in pace...» Gridò Isabella tra le lacrime. Il commissario si voltò verso Andrea con uno sguardo che le disse tutto e la ragazza fece un passo in avanti. «Isabella, ti prego ascoltami, io vorrei solo parlare con te.» Le disse lei calma, Isabella la guardava in maniera implorante, si vedeva che aveva bisogno di parlare con qualcuno, tutto quello che le stava accadendo, era ben oltre le sue capacità, si sentiva tremendamente stanca, e sola, nonostante Sebastiano fosse sempre accanto a lei. «Sono tanto stanca.» disse la ragazza quasi in uno stato di trance, e Andrea ne approfittò per fare un passo avanti. «Non ti avvicinare!!» Le intimò Sebastiano puntandole contro la pistola, gesto che fece agitare gli uomini, che ormai erano alle spalle di Andrea, Orlando era tentato di fermarla ma il commissario lo fermò, afferrandolo per il braccio.

«Isabella... Ascoltami, io lo so che questo non è quello che vuoi...» disse Andrea muovendo ancora qualche passo nella sua direzione. «Io...Io...» disse la ragazzina tra le lacrime, mentre il fratello amante puntava ancora l'arma su Andrea. «Ho letto il tuo diario! So che aspetti un bambino, e so che non vuoi morire.» disse Andrea fermandosi poiché Sebastiano non aveva alcuna intenzione di abbassare l'arma. «Fatti i cazzi tuoi!!» urlò il ragazzino spaventato e arrabbiato «Vo... Voglio parlare con lei...» disse allora Isabella, e mentre Sebastiano si voltava per guardarla, i tre uomini ne approfittarono per avvicinarsi ad Andrea. «Credi che ti ascolterà?» chiese allora il commissario «Non lo so...» ammise lei voltandosi verso di lui. «E' succube della personalità del fratello-amante, come in qualche modo lo è lui da lei. Sono vittime del sentimento che provano l'uno per l'altro.» disse il carabiniere, fornendo nuovamente prova delle sue capacità, questa volta era sul suo terreno, la psicologia. «Che devo fare?» chiese allora Andrea rivolgendo tutta la sua attenzione al suo uomo. «Quello che stai facendo...» disse lui prendendole la mano «Andi si semplicemente te stessa. Lei vuole ascoltarti, ha bisogno di un adulto che non la insulti... Dubito solo che lui vi lascerà sole...» aggiunse lui «E tu non mollare me...» disse lei che poi gli strizzò l'occhio per tornare a concentrarsi su Isabella.

I ragazzi si voltarono poco dopo e fu Sebastiano a parlare, cosa che avvalorava quanto detto dal carabiniere. «Va bene, parla. Avvicinati! Ma loro no. Restano lì, con le mani bene in vista.» disse ancora il ragazzo; i tre uomini annuirono e alzarono le mani mentre Andrea si avvicinava a loro due. «Isabella...» disse Andrea avvicinandosi «Vogliono portarmi via il mio bambino... No . Non posso...» disse la ragazza di nuovo con le lacrime agli occhi «Nessuno vuole farlo.» disse Andrea finalmente vicina ai ragazzi. «Mia madre... Mia madre vuole...» s’interuppe perché Sebastiano le mise una mano sul braccio «Tua madre è morta Isabella, e l'avete uccisa voi, lo so. Con quella pistola che tuo fratello...» disse Andrea calma che venne però interrotta dal grido della ragazza. «NO!! Lui è il mio ragazzo!» disse Isabella con la voce a metà tra rabbia e disperazione. «Va bene scusami. Ma credimi nessuno vuole portarti via il tuo bambino.» disse ancora Andrea, alzando le mani per scusarsi, anche perchè Sebastiano alle grida dell'amata, aveva nuovamente puntato la pistola contro di lei. «Credimi ti prego.» aggiunse «Non me lo faranno mai tenere... Nessuno, nessuno capisce! Noi dovevamo farlo.» disse ancora Isabella posando la mano sul braccio armato dell'amato «Non è vero, io ti capisco... Io lo so che significa!» disse Andrea decisa, Orlando e il commissario sapevano bene a cosa si stesse riferendo e quanto dolore quella confessione le avrebbe provocato, mentre Giuseppe rimase completamente spiazzato da quelle parole. «Che vuoi dire?» chiese Sebastiano scettico «Sono rimasta incinta quando ero molto più giovane di te...» disse lei guardando solo Isabella «I miei non erano felici e volevano che io abortissi.» aggiunse «Tu che hai fatto?» chiese allora Isabella «Io... Io non volevo. Ma ho perso il bambino lo stesso.» disse Andrea abbassando il capo, nuovamente sconfitta dalla sua incapacità di avere figli. In quel momento Orlando avrebbe voluto stringerla a se, per dirle quanto la amava e quanto, insieme, avrebbero fatto fronte a quel problema, il commissario lesse nel suo sguardo quanto fosse affezionato a lei e annuì compiaciuto. «Non voglio morire... Non voglio perdere il mio bambino.» disse Isabella quasi in un sussurro. «E non lo perderai. E non devi pensare nemmeno per un momento alla morte. Perchè sei così giovane e c'è tanta vita in te.» disse Andrea che si era avvicinata e le aveva posato una mano sul ventre avvolgendola in un abbraccio.

Sebastiano si stava innervosendo, quella vicinanza lo confondeva e stava perdendo velocemente la calma e la lucidità, il tutto sotto lo sguardo preoccupato di Orlando, Salvo e Giuseppe. «Sta perdendo la calma!» affermò deciso il carabiniere «Fazio, vedi di uscire da qui e di fare il giro per prenderlo alle spalle... Avvicinati a loro senza farti notare, non possiamo lasciarla lì sola.» ordinò allora il commissario al suo vice, che con dopo un lieve cenno del capo lasciò i due per cercare di arrivare alle spalle dei ragazzi.
«Voglio il mio bambino...» disse ancora Isabella tra le lacrime «Lo avrai, lo avrai. Te lo prometto.» le disse ancora Andrea «Non promettere cose che non puoi mantenere.. È minorenne non le faranno tenere il nostro bambino.» disse scosso Sebastiano «Ti sbagli, in caso di minori senza tutori legali la decisione spetta al giudice, che di solito tiene di buon conto la scelta della madre.» disse ancora Andrea decisa. Sebastiano parve calmarsi un momento «Sei sicura?» chiese ancora ad Andrea, che teneva ancora Isabella tra le braccia, annuì decisa, notando che Giuseppe si stava avvicinando alle spalle del ragazzo. «Assolutamente sì! Voi dovete costituirvi sennò sarà un macello.» disse ancora annuendo leggermente. Giuseppe capì immediatamente il cenno dell'amica e si gettò su Sebastiano che ora puntava l'arma a terra. Una volta disarmato Sebastiano e calmata Isabella, che aveva perso la testa nel vedere il suo amore a terra, li portarono direttamente dal magistrato che avevano avvisato telefonicamente per poi tornare tutti in commissariato.

Quando ormai stavano per lasciare il commissariato, il telefono squillò. Salvo prese la cornetta sperando che non fossero altre rogne, voleva uscire in fretta da lì, la storia di quei ragazzi gli aveva messo addosso una strana malinconia, voleva passare del tempo con Andrea e con quel carabiniere, aveva bisogno di confrontarsi con un amore pulito, puro, semplice.
Al telefono era Adelina, che s’informava su quando sarebbero tornati a casa, aveva fatto gli arancini, sapendo quanto piacessero ad Andrea e quanto le fossero mancati... «A Roma non li trovasse!! Vi mando a mi figlio Pasquale.» disse ancora la donna «Ma non era in carzaro...» chiese allora il commissario, il figlio della sua cameriera era un ladruncolo che entrava e usciva dal carcere, così lui l'aveva conosciuto, e così aveva conosciuto lei. Pasquale era un bravo ragazzo che più di una volta gli aveva fornito informazioni utili, il commissario aveva anche tenuto a battesimo il figlio del ragazzo.
«Nescì appresso a ieri. » rispose la donna attaccando il telefono, evidentemente doveva finire di preparare gli arancini. Il commissario annunciò la cosa ai suoi ospiti, che ormai erano solo Orlando e Andrea. Il carabiniere vide Andrea illuminarsi e chiudere gli occhi come se stesse riassaporando un sapore unico... «Andiamo! » disse ancora lei alzandosi in piedi diretta verso la porta. Il commissario scosse la testa e sorrise, tornava bambina certe volte, fece cenno al ragazzo di seguirla fuori.

Quando arrivarono a casa, il commissario cacciò Andrea a farsi una doccia e a darsi una cambiata mentre lui e Orlando conziarono la tavola sulla verandina aprendo una bottiglia di vino, che a detta del commissario sarebbe stato benissimo con gli arancini della cameriera. Quando Andrea uscì dal bagno Orlando, restò a bocca aperta... Era incantevole in un minuscolo abitino leggero, con i capelli che le cadevano morbidi lungo le spalle. Il commissario taliò a lungo il ragazzo rimasto a bocca aperta per dire solo «Quando sta in casa mia, si deve vestiri come una fimmina, no come un teppista. » Tutti risero a quell'affermazione e fecere un brindisi aspettando Pasquale.
Gli arancini di Adelina erano sopra  qualsiasi idea che Orlando si fosse fatto, erano sublimi e ancora caldi che si scioglievano in bocca dove esplodeva un sapore unico, di buono misto a qualcosa fatto con immenso amore e attenzione. Erano seduti sulla verandina che affacciava su una spiaggia silenziosa e bellissima, Orlando era incantato dal panaroma, mentre Andrea e Salvo si scambiavano sguardi d’intesa, anche il commissario cominciava a farsi piacere quel ragazzo, nonostante i suoi numerosi difetti, vedi che fosse un carabiniere della scientifica, ma era una delle persone più trasperenti che lui avesse mai incontrato e poi era cotto di Andrea, e a Salvo questo tanto bastava. «Questa casa ha una vista splendida...» disse Orlando tornando a voltarsi verso i due, Andrea gli sorrise dolcemente «Me ne innamorai appena la vidi e feci di tutto pur di riuscire ad accattarmela. » disse il commissario ricordando il periodo di qualche anno prima in cui volle quella casa con tutto se stesso.

Prima di lasciarli andare il commissario avvicinò il tenente per passargli una busta. «Tieni. Portale a Roma!» disse senza farsi sentire da Andrea che era concentrata sulla sua libreria con la netta intenzione di rubargli qualche libro di Borges. Orlando fissava la busta quando il commissario aggiunse «Sono foto di Andrea di qualche anno fa.» Il carabiniere sorrise, tornando a fissare Andrea che sembrava aver trovato quello che stava cercando. «Fì andiamo? » chiese allora lei tornando a fissarlo con il sorriso sulle labbra. «Agli ordini. » rispose lui facendole il saluto militare. Il commissario li guardava felice di vedere Andrea così contenta.
«Andrè tieniti la macchina. Buonanotte ragazzi!» disse ancora uan volta averli accompagnati alla porta. Li vide montare in macchina e ripartire, chiuse la porta per tornare sulla verandina e portarsi il telefono per chiamare Livia, voleva raccontargli tutto di Andrea e del suo ragazzo.
 
Orlando, che si era letteralmente innamorato della casa di Salvo, rientrando nell’appartamento che li avrebbe ospitati per quella notte,
si ricordò improvvisamente di non aver visto una stanza degli ospiti però e si chiedeva ancora,
dove avesse dormito Andrea la sera prima «Abbiamo dormito in camera di Salvo, nel suo letto.» disse Andrea cogliendo perfettamente il filo dei suoi pensieri. «Ma?» disse Orlando un po’ confuso, era geloso, sempre tremendamente geloso.
«So dormire con un uomo senza avere dei rapporti con lui.» disse Andrea cogliendo il dubbio nel suo sguardo.
«Quando Giuseppe mi viene a trovare dorme con me e tra noi non c’è mai stato nulla.» Aggiunse lei.
«Giuseppe dorme con te?» Chiese lui ora molto geloso, quel ragazzo sembrava molto preso da lei.
«Non faccio dormire i miei ospiti sul divano.» disse Andrea cominciando a togliersi le scarpe e buttando sul letto lo scialle nel quale era avvolta.
«E poi tu lo dovresti sapere bene ormai, quanto abbiamo dormito insieme senza che tra di noi succedesse nulla?» disse lei con un sorriso vagamente malizioso. «Hai ragione, anche se averti così vicino, mi ha sempre un po’ confuso.» ammise lui perdendosi nei suoi occhi e cingendole la vita con un braccio.
«E non solo confuso...» disse Andrea in tono, ora, volutamente malizioso. «E non hai mai detto niente?» Le chiese allora Orlando.
«Magari mi faceva piacere...» disse Andrea avvicinandosi a lui.

«Ti volevo, mi pare evidente.» disse lui avvicinandosi a lei, le accarezzò dolcemente la spalla lasciata scoperta dalla piccola spallina del vestito che indossava, si chinò su di lei e cominciò a baciarle la pelle nuda del collo, tracciando un’immaginaria linea che univa la spalla all’orecchio,
Andrea tirò indietro la testa per lasciargli campo libero.

Lui posò una mano sulla spallina per farla scivolare giù «Mi piaci vestita così» le sussurrò in un orecchio
«Anche se ti preferisco al naturale» disse ancora lui per poi dedicare lo stesso trattamento all’altra spallina, il vestito scivolò a terra per lasciare Andrea con indosso i soli slip.
«Sei troppo vestito.» disse allora lei sfilandogli la maglia. «Non vorrei dover partire.» disse lui mentre Andrea l’aveva ormai spinto sul letto
e si stava liberando dei suoi pantaloni. Lei gli si avvicinò «Non pensiamoci adesso, abbiamo questa notte e non voglio pensare a domani in questo momento, anzi, ho mente altro...»
Si sdraiò su di lui cominciando a baciarlo, lui la accolse tra le braccia. Fecero l’amore a lungo quella notte,
fermandosi a parlare degli argomenti più assurdi, degli argomenti più intimi.

«Ami il lavoro che fai?» gli chiese lei con la testa appoggiata sul suo petto. «Si» disse lui mentre le accarezzava i capelli
«Ho sempre voluto fare il carabiniere, e ho sempre avuto il pallino della verità. Direi che adoro il mio lavoro.»
Andrea si voltò per guardarlo e lo trovò sorridente «E tu?» le chiese lui posandole un bacio sulla fronte «Io non saprei fare altro credo.
Non so se è sempre stato questo, quello che volevo fare, so per certo che lo è da quando i miei sono morti ed ho conosciuto Salvo.»
Lui le accarezzò ancora i capelli «Mi ha parlato del tuo passato.» disse poi piano.
«Ha fatto bene, mi conosce ed evidentemente credeva giusto che tu sapessi certe cose, io non ne parlo, io...» La voce si spezzò in gola.
«Stavano venendo a prendermi, avevamo litigato ed ero scappata da casa, dicendo loro cose orribili, dicendo loro che ...»
Orlando la strinse più forte «Non devi parlarmene se non vuoi.»
«Voglio.» disse Andrea asciugandosi una lacrima. «Ho detto loro che il loro amore mi soffocava e non mi facevano vivere, sono scappata come una cretina, sono morti per venirmi a prendere.» la voce spezzata, rotta dal pianto.
«Non è colpa tua.» disse lui cercando di farle forza in qualche modo. «Per me lo è e lo sarà sempre.» disse lei ancora in quello che ormai era un sussurro.
«Ti sono venuti a prendere perché ti volevano bene. E sono sicuro che non vorrebbero che tu ti colpevolizzassi in questo modo.»
Andrea si accucciò di più a lui e scoppiò a piangere come non faceva da qualche tempo.

Era l’alba quando lui, richiamò la sua attenzione dicendole «Andrea guardami» lei si voltò per fare quello che lui le aveva chiesto.
«Può sembrarti una follia, ma sono davvero innamorato di te.» Lei gli posò una mano sulla guancia per dirgli piano «Lo so, ti credo.»
Orlando posò la mano sulla sua «Quello che voglio dire è che credevo che dopo il divorzio non mi sarei più innamorato,
poi ho incontrato Lucia ed ho scoperto che forse per me c’era ancora la possibilità di amare e di essere ricambiato.»
Andrea s’irrigidì leggermente e lui continuò a parlare. «Quando tra di noi è finita, sono stato male, molto male, tanto male che non trovavo più piacevole neanche lavorare...» Lei lo fissava senza dire una parola, stava, però, trattenendo il respiro e lui se ne era reso conto.
«Poi ti ho incontrata e mi hai dato la voglia di lavorare e mi hai fatto ritrovare gli stimoli perduti,
accanto a te ho riscoperto davvero perché mi sono arruolato e perché faccio quello che faccio.»
Una lacrima nacque negli occhi chiari di Andrea e non poté impedirle di scendere lungo la guancia dove lui la asciugò con il pollice.
«Quello che sto cercando di dirti, è che tu mi hai salvato ed io credo di amarti...» Andrea si avvicinò per unire le sue labbra a quelle di lui.
«Io non sono mai stata in questo modo con qualcuno, ti voglio oltre il tuo corpo, ho bisogno del tuo sguardo, mi sento immensamente forte solo standoti accanto, il mondo mi fa meno paura se tu sei con me! Non credo di aver mai amato qualcuno, sicuramente non ho mai provato per qualcuno quello che provo per te. Ho il terrore di perderti.» disse con le lacrime agli occhi.
«Non mi perderai, stai tranquilla, non voglio andare da nessuna parte, se non con te.»
Andrea si strinse a lui per dirgli piano «Ti amo.» Gli occhi lucidi e il cuore che le scoppiava nel petto.
Lui la strinse a se. Andrea cercò le sue labbra e Orlando capovolse la situazione, la voltò fino a che lei non aveva la schiena poggiata sul materasso, si mise sopra di lei che allargò istintivamente le gambe per fargli spazio, lei aveva le mani sul suo viso e si lasciava guidare da lui, dopo quella così vera e sincera dichiarazione voleva far l’amore con lui, ritrovarsi di nuovo unita all’unico uomo che avesse effettivamente mai amato.

Quando entrò dentro di lei, si lasciò andare ad un sospiro che più che di piacere era di estasi, l’estasi nel sentirsi di nuovo completa, di nuovo sua.
Per lui amarla era sempre stato naturale, non c’era ansia, non c’era paura, c’era solo voglia di viversi, scoprirsi, godersi come la prima volta,
anche se ogni volta, però scopriva qualcosa di nuovo, qualche suo punto particolarmente sensibile e lei con lui faceva lo stesso.
Quando la sentì avvolgere le gambe dietro la sua schiena ed attirarlo di più verso di se cominciò a muoversi con più decisione, le sue spinte si fecero sempre più forti e profonde.
Lei non voleva, ne poteva più trattenersi emise un gemito più forte degli altri chiamando il suo nome, il suo vero nome, non il suo dolce soprannome. «Orlando...» e lui che adorava il suo nome detto da lei in quelle occasioni, colse l’invito rendendo le sue spinte più veloci e profonde «Andrea...»  sussurrò il suo nome raggiunto dall’orgasmo senza mai smettere di muoversi volendo vederla impazzire sotto le sue braccia. Quando anche lei raggiunse l’orgasmo, lo attirò a se cominciando a baciarlo nonostante il fiato corto, il fastidiosissimo suono di una sveglia li riportò alla realtà.

«Dobbiamo andare.» disse lui accarezzandole i capelli. «Ti accompagno io.» disse lei posandogli un bacio leggero sul naso.
«Posso prendere la corriera.» disse lui con il sorriso sulle labbra. «Voglio accompagnarti! Voglio stare con te, finché non sali sull’aereo. I ragazzi li abbiamo arrestati e poi sono in vacanza, nonostante Salvo mi faccia lavorare.» disse lei estramamente felice accanto a lui. «Su, dai che ti piace...» disse lui alzandosi per dirigersi verso il bagno.
Uscirono abbastanza velocemente dopo una rapida doccia.

«Dimmi la verità» disse Andrea mentre guidava. «L’ho sempre fatto.» disse lui voltandosi per guardarla.
«Lei ci sarà?» chiese lei evidentemente pensando a Lucia. «No, lei è partita anche per questo devo rientrare.» Le rispose lui sinceramente.
«Ha capito che fra voi è finita?» chiese ancora Andrea, in qualche modo temendo ancora quella donna.
«Lo spero bene, sono stato abbastanza chiaro quando sono uscito da casa sua, non fraintendermi, non mi piace sapere che lei stia male, anzi mi dispiace moltissimo ma non era quella con lei la storia che volevo portare avanti.» disse lui prendendole la mano per accarezzargliela dolcemente.
«Lo so» disse Andrea «Ma resta il tuo capo.» disse ancora lei mestamente. «Fidati di me.» disse lui stringendole la mano.
«Io di te mi fido.» disse Andrea rispondendo a quella stretta, intrecciando le sue dita in quelle di lui.

Fecero colazione in aeroporto e Andrea lo accompagnò fino al check-in. «Ci vediamo domenica.» disse lui chinandosi su di lei
e baciandola dolcemente, lei rispose al bacio posandogli una mano sul viso. «Fai buon viaggio.» disse poco prima che lui passasse il metal detector.

 Andrea rimase lì fin quando non vide decollare l’aereo, era tutto diverso per lei, il sentimento che la legava a lui era nuovo,
sapeva di potersi fidare ciecamente,  come sapeva di non desiderare nessun altro, che non fosse lui. Il cellulare che le squillò in tasca la fece destare da quei pensieri.

«Ce ne andiamo a Lipari.» disse la voce al telefono. «Devi lavorare.» Rispose lei. «Mi merito una vacanza, sbrigati a tornare.»
Le disse lui desideroso di passare qualche giorno solo con lei. «Arrivo.» disse Andrea attaccando il telefono.
Salvo era davvero fantastico, la stava portando di nuovo a Lipari, come quando lei gli disse che si sarebbe trasferita a Roma,
un po’ di giorni solo per loro, fuori da quei posti cari e conosciuti, per poter meglio affrontare il viaggio e di nuovo il distacco.

 
 

NDA
Pubblico di corsa, quindi ho molto poco tempo per le note!!
Praticamente non vi dico nulla se non, fatevi sentire!! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo..

Buone cose e buone letture! Soprattutto buon weekend!! 

Dal prossimo capitolo si torna a Roma..
Bacetti salati sognando il mare
A

Dal Prossimo Capitolo
Andrea e Orlando si guardarono, entrmabi confusi.
Lucia si avvicinò lentamente ad Orlando per dirgli «Con me non hai mai fatto così!! » Orlando afferrò Andrea per il polso conoscendo il suo carattere focoso.

 

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Capitolo 16
*** Welcome Back ***



 

Welcome Back


Orlando era al Ris, anche di domenica, tanto Lucia ancora non era tornata e nemmeno Andrea, e quest'ultima era stata molto vaga circa l'orario del suo rientro, gli aveva solo chiesto se sarebbe andato a prenderla in aeroporto, si erano sentiti in quei giorni, compatibilmente con la disponibilità di Orlando, molto impegnato al Ris e alla ricezione del telefono di Andrea, sempre molto scarsa.
Era nell'ufficio di Ghiro, che si bevevano un caffè, vista la scarsità di lavoro nella quale erano finalmente incappati, quando il suo telefono squillò, era un messaggio.

                   'Appena salita sull'aereo, non farmi aspettare.'

Il sorriso che illuminò il volto di Orlando disse tutto a Daniele che gli chiese «Arriva?» Orlando senza perdere il sorriso disse. «E' appena salita sull'aereo. Io scappo sennò capace che si arrabbia se tardo.» Daniele provò a sminuire dicendo «Guarda che non c'è traffico.. » Il capitano voleva provocarlo, sapeva bene che l’amico aveva particolarmente sofferto l’assenza della ragazza. «Non voglio correre rischi. Ciao.» Disse Orlando, non era più nella pelle, prendendo la giacca schizzò fuori dal Ris.
Lucia era appena rientrata da casa di suo fratello e aveva deciso di fare un salto al Ris, per sapere da Daniele come erano andate le cose quella settimana, nell'arrivare vide Orlando uscire e montare velocemente in auto come una furia, un enorme sorriso stampato sul volto.

Andrea era scesa dall'aereo con il borsone il più velocemente possibile, si sentiva una ragazzina ma lui le faceva questo effetto, gli era mancato come non immaginava, aperte le porte del terminal cominciò a cercarlo nei volti delle persone che popolavano l'aeroporto, fissò le porte per un attimo per vederlo entrare trafelato.

Era arrivato in tempo ma il parcheggio in aeroporto di domenica sera era un problema più che serio, entrò nel terminal degli arrivi nazionali trafelato, si stava guardando attorno, quando qualcuno gli si buttò al collo, riconobbe il profumo, chiuse gli occhi e cominciò a baciarla. Andrea era totalmente presa da lui che ricambiò il bacio, lo voleva, lo voleva da molto. Quando un flash le tornò alla mente e si staccò da lui, avevano entrambi il fiatone. «Baci qualsiasi sconosciuta ti getti le braccia al collo?? » Disse lei quasi sconvolta. «Sapevo che eri tu. » Disse lui avvicinandosi di nuovo a lei. «Come? » Chiese lei maliziosa. «Il tuo profumo. » Ammise lui sussurrando sulle sue labbra. «Non uso profumi.» Disse lei per provocarlo. «Il tuo odore.» Disse lui correggendosi, la strinse di nuovo a se per baciarla nuovamente.
Si allontanarono abbracciati per raggiungere la macchina.
 
Avevano appena parcheggiato sotto casa di Andrea, entrambi avevano voglia di stare insieme tranquilli e soli, Orlando scese dalla macchina prese il borsone di Andrea e poi le aprì lo sportello.
«Che galanteria.. » Disse lei colpita. «Se vuoi ti porto in braccio fino a casa. » Le disse lui scherzoso. «Abito all'ottavo piano. » Disse lei scettica.
«C'è l'ascensore. » disse lui ammiccando nella sua direzione.
Scoppiarono a ridere, lui l'abbracciò e si incamminarono, così stretti l’uno all’altra verso casa. «Sei abbronzata.. » Costatò Orlando guardandole le spalle.
«Abbiamo fatto una gita. Siamo stati a Lipari. » Disse lei stringendosi ancora di più a lui. 
«Abbiamo? Siamo? » Chiese lui, velocemente rientrato nella modalità Orlando geloso, con lei non riusciva davvero ad impedirselo.
«La gelosia?? » Chiese lei vagamente scettica. Orlando si bloccò in mezzo alla strada spingendola su una macchina.
«Sono geloso perchè ti amo, e poi non ti vedo da giorni. » Disse prima di cominciare a baciarla con passione.
«Mi sei mancata un sacco. » Disse staccandosi brevemente da lei. Andrea si strinse a lui che si spinse ancora di più sul suo corpo.
«Ti amo. E sono tua. Solo tua, non chiedo di più. » Disse separandosi per un attimo dalle sue labbra, lui sorrise per riprendere a baciarla, mentre le sue mani esploravano piano la sua schiena,
quella sua pelle morbida e liscia gli era davvero mancata. Andrea a quel tocco si separò da lui per prendergli la mano e dirigersi verso casa, avevano un enorme voglia di fare l’amore e quel bacio più passionale aveva risvegliato tutti i loro desideri mai realmente sopiti.

Sotto il portone però una presenza inaspettata. Lucia li fissava ancora tremendamente infastidita dalla scena che le si era appena presentata davanti.
Andrea e Orlando si guardarono, entrmabi confusi.

Lucia si avvicinò lentamente ad Orlando per dirgli «Con me non hai mai fatto così!! » Orlando afferrò Andrea per il polso conoscendo il suo carattere focoso.

«Buonasera capitano. » Disse allora Andrea dura. «Buonasera. » Le fece eco Lucia con lo stesso tono.
«Che cosa vuole? » Chiese poi Andrea che cominciava a perdere la pazienza, Orlando lo sapeva e non sapeva davvero come aiutarla.
«Parlare con lei. » Disse Lucia, allora Orlando prese le chiavi di casa per lasciare le due sole ma Lucia lo fermò dicendogli
«Resta la cosa ti riguarda. » Allora Orlando tornò accanto ad Andrea. «Volevo informarla che Orlando non collaborerà più con lei. » Disse Lucia fredda.
«Perché? » Chiese allora lui, non poteva credere che Lucia avesse fatto una cosa del genere.
«Ho bisogno di te e delle tue competenze, e poi non credo che faccia piacere questa vostra relazione, insomma non mi pare indicato che voi due lavoriate insieme.» Disse Lucia gelida.

Andrea capì immediatamente che quella del lavoro fosse una scusa, e quello che lei gli stava facendo era un ricatto bello e buono,
odiava i ricatti e la meschinità delle persne che vi ricorrevano con tanta facilità, ma non aveva voglia di farlo presente,
quella donna era pur sempre il capo del suo uomo e avrebbe potuto metterlo in difficoltà, quindi dopo aver fatto un profondo respiro le disse:
«Per me non c'è problema, ma deve mandarmi qualcun altro, e sappia che non mi piacciono i cambi in corso d'opera. »
Lucia non apprezzò il tono in cui il vice questore si era rivolto a lei. «Non c'è problema, le manderò Milo è un ottimo agente, ma la prego.. è sposato. » Aggiunse Lucia gelida.
«Lucia!! » Disse poi Orlando in tono di rimprovero. «Lascia fare. » Disse Andrea serena, le frecciatine di quella donna non la toccavano affatto.
«Se ha tanti dubbi perché non mi manda una donna?! » Aggiunse ancora lei.
«Giusto, le manderò Bianca allora.» Disse infine Lucia. «Glielo dico subito, non piacendomi i cambiamenti mi riservo di rimandarle la persona se non la reputerò all'altezza.»
Lucia non sembrò felice di quella osservazione e Andrea decise allora di metterci il carico. «E potrei anche informare il magistrato di quanto lei e la sua squadra stiate prendendo poco seriamente questa collaborazione.»
Orlando scosse la testa sapendo che Andrea aveva raggiunto ormai il limite della sua pazienza, le afferrò dolcemente il polso e lei si voltò per guardarlo, ritrovando la calma, voltandosi per parlare con Lucia chiese solamente
«Altro?» Lucia scosse leggermente il capo per poi rivolgere la sua attenzione ad Orlando «Devo parlarti.» Disse ferma, con il tono di chi non avrebbe accettato un no come risposta.
«Vi lascio soli.» Disse Andrea prendendo la borsa dalle mani di Orlando e dirigendosi verso il portone. «Arrivo subito.» Disse lui rivolto verso di lei, tornando a guardare Lucia che si era avvicinata a lui e gli stava prendendo la mano.
 
Arrivata su casa Andrea guardò il citofono, sapeva che volendo avrebbe potuto sapere tutto quello che si stavano dicendo, ma non le andava proprio e da qualche parte dentro di se sentiva di non averne bisogno, prese la valigia per andare a buttare tutto il suo contenuto in lavatrice.
 
Orlando nella maniera più delicata che conosceva ritirò la mano e Lucia cominciò a parlare.
«Non mi importa se sei stato con lei, non mi importa se mi hai chiamato con il suo nome, io ti perdono, ti perdono per tutto.» Disse lei dolcemente.
«Ma a me importa Lucia, perché a me importa di Andrea; e anche se mi sento uno schifo e mi dispiace enormemente per quella sera,
ho semplicemente dato voce ai miei desideri e quello che voglio è Andrea. »
Lucia lo guardò teneramente sapendo perfettamente che perdendo le staffe perderebbe qualsiasi chance, in fondo lui potrebbe sempre cambiare idea e quella con quella donna potrebbe essere solo una debole breve e inutile parentesi.
«Va bene, capisco, ma ricordati che io e te lavoriamo sempre insieme. » Ribadì seria. «Io questo lo so, e per me non ci sono problemi, ma la mia vita privata non è cosa che ti riguarda più. »
Lucia annuì mestamente per dargli poi le spalle, se ne andò senza mai voltarsi indietro.
Sapeva che era stato duro, come sapeva di averla ferita, ma doveva essere chiaro, per non lasciare porte aperte o false speranze, non voleva darle di nuovo l'illusione che tra di loro tutto sarebbe potuto tornare come un tempo.
Citofonò e Andrea gli aprì senza dire niente.
 
Appena entrò in casa Andrea gli si avvicinò stringendolo forte in un abbraccio, credeva in quello che stava nascendo tra di loro, ma sapeva che per lui ferire qualcuno,
specialmente lei, era qualcosa di difficile e doloroso.
«Tutto bene? » Gli chiese poi. Orlando annuì lentamente per poi aggiungere prendendole una mano. «Sono dove voglio essere. » 
L’attirò ancora di più a se fino a posare le sue labbra sulle sue, aveva bisogno di risentire quel calore, il suo calore. 
Staccandosi da lui Andrea sorrise dolcemente «Ti va un bagno?! Quando viaggio in aereo mi sento sempre così sporca.. » Orlando annuì e lei gli prese la mano per guidarlo verso il bagno.

Erano nella vasca, Andrea aveva acceso delle candele profumate e spento le luci, aveva la testa posata sul petto di Orlando e giocavano con le loro mani intrecciate. «Non lavoreremo più insieme. » disse lei con un po’ di tristezza nella voce.
«Mi mancherai anche tu, lo sai, ma abbiamo la notte per noi, non ci serve più la scusa del lavoro per vederci. » Disse lui accarezzandole le braccia.
«Più che una scusa la consideravo una piacevole opportunità. » Disse lei con un sorriso malizioso sul volto.
«Anche io. » Disse Orlando tirandosi leggermente su e prendendo il suo viso per baciarlo.
«Comunque resta il fatto che non lavoreremo più insieme.» Disse Andrea mettendosi a pancia in giù per poterlo vedere.
«E ci vedremo di meno..» Aggiunse ancora mestamente.
«Ma abbiamo le nostre sere, le tue splendide cene, notti da passare insonni.» Disse lui accarezzandole il viso, sospeso in un limbo di dolcezza e desiderio.
«Appunto..» disse Andrea per interrompersi di colpo per poi arrossire «Voglio dire..» Buttò poi la testa sotto l’acqua, Orlando la prese per le spalle per tirarla fuori.
«Cosa non riesci a dirmi?» Chiese lui con uno strano ghigno sul volto, non sapeva cosa le prendeva, ma vederla imbarazzata era sicuramente divertente.
E lei lo era sempre di più.

«Andrea.. parlami.» Disse lui accarezzandole ancora il viso. «Perché-non-vieni-a-vivere-con-me?» Disse lei tutto di un fiato per rinfilare la testa nuovamente sotto l’acqua,
Orlando la tirò ancora fuori per attirarla a se e baciarla.
«E che risposta è?» Chiese lei staccandosi. «Vediamo se la capisci meglio.» Disse lui attirandola nuovamente a se per baciarla di nuovo e con più passione.
«Capito...» Disse lei staccandosi da lui e tornando a poggiare la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli,
l’idea di vivere insieme gli sembrava perfetta, voleva svegliarsi accanto a lei, ogni mattina. Quel pensiero gliene portò un altro alla mente.

«Sono andato a trovare Tiia.» Disse dopo un po’ lui. Andrea alzò la testa di scatto e gli occhi le si inumidirono immediatamente.
«Sta bene, mangia, non è molto attiva con gli altri bambini o reattiva con gli operatori dicono, ma era molto contenta di vedermi e abbiamo giocato parecchio, direi proprio che non si è fermata un momento.» Disse con il sorriso sulle labbra.
«Sta bene? Davvero?» Chiese Andrea preoccupata, cercava di non pensare a quella bambina, perché ogni volta che lo faceva si sentiva tremendamente sola,
avrebbe voluto rivederla davvero per sapere se stava bene e se era cresciuta, temeva però che non glielo avrebbero permesso,
perdere lui fu la goccia che fece traboccare un vaso di lacrime già colmo, la fuga le sembrò l’unica cosa possibile.

Adesso le cose si stavano sistemando però, lui le accarezzava sempre il viso, mentre la tranquillizzava sulle condizioni della piccola.
«Si, sta bene, stai tranquilla.» Disse lui stringendole la mano per poi continuare a parlare.
«Andrea ma se noi la adottassimo?» Aggiunse incatenando i loro sguardi.
«Non è possibile.» Disse lei scuotendo la testa, ci aveva pensato, ma la pistola che aveva poggiata sul comodino non la rendeva adatta.
«Siamo due pessimi candidati per un adozione.» Disse lei amara.
«Che cosa stai dicendo?» Chiese lui scostandole i capelli bagnati dal viso. «Tu sei un carabiniere, io sono un poliziotto, non siamo proprio il massimo come genitori, voglio dire facciamo un lavoro pericoloso, entrambi.» Aggiunse ancora lei nel tentativo di scusarsi.
«Non è solo in base a questo che verremmo valutati, lo sai. Un genitore deve poter dare affetto e tu quella bambina l’hai riempita di amore, e soprattutto devi volerlo diventare genitore, non si cambia idea, non ci si libera dei figli.» 
Andrea lo ascoltava colpita, per lui era un discorso personale, due volte personale e in qualche modo lei lo aveva capito.
«Sì, i miei genitori mi hanno dato in affidamento, ma sono stato fortunato ho incontrato persone meravigliose.» Disse lui senza mai perdere quel sorriso che lo rendeva così unicamente lui.
«Mi dispiace.» Disse Andrea accarezzandolo.
«A me no, non ero voluto, sta tutto qui Andrea, tu la vuoi Tiia?» Le chiese allora lui serio.
«Si, la voglio! Sinceramente, con tutta me stessa.» Ammise Andrea con gli occhi leggermente lucidi. «Allora proviamo, non ci serve altro.» Concluse lui serio

Andrea annuì di fronte tutta quella sicurezza e lui aggiunse «Potremmo cominciare ad andarla a trovare insieme. Ti va?» Andrea annuì e si avvicinò a lui che la strinse in un abbraccio,
si scambiarono un bacio più tenero che passionale, lui le mise le mani sulle spalle e disse
«Sei gelata..Stai prendendo freddo usciamo.» Cominciando a scaldarle le spalle.
«No, no dai. Mettiamo altra acqua calda, per favore.» Si voltò per andare ad aprire il rubinetto,
Orlando si alzò con lei e cominciò a baciarle il collo, le spalle, scostandole i capelli bagnati, passò una mano sulla sua schiena che fu percorsa da un brivido.
«Era per questo che volevi uscire?» Disse lei con la voce bassa. «No.» Disse lui tra un bacio e un altro
«Questo mi è venuto in mente dopo. Quando ti sei spostata.» Ammise lui incantato dal movimento della mano sulla schiena.

Il corpo di Andrea era percorso da brividi, chiuse il rubinetto per poi alzarsi in piedi, lentamente uscì dalla vasca, mentre lui la fissava attonito, era bella ed era sua,
queste le certezze che aveva in quel momento; si alzò non appena fu uscita dalla vasca, si era voltata e gli tendeva la mano.
Fuori dalla vasca la attirò a se per cominciare a baciarla, lei gli saltò letteralmente addosso e lui la portò in camera da letto.
«Prenderai freddo.» Disse lui posandola sul letto. «Non credo. Coprimi.» Disse lei attirandolo di nuovo a se e invitandolo a sdraiarsi su di lei.
Quella notte si amarono a lungo per addormentarsi abbracciati e nudi.

Così come si svegliarono ancora nudi e ancora abbracciati al suono della sveglia che era sul comodino di Andrea.


NDA
Buongiorno!!
Buongiorno speciale con capitolo nuovo..
Le cose sembrano prendere una piega positiva per i nostri piccioncini.. Voi che ne dite?!

Adri permettendo, prossimo capitolo nel fine settimana.
Quando andrà in ferie i capitoli saranno tutti brutti e per niente corretti.. mi dovrete perdonare..

Kiss Kiss
A


 

Dal Prossimo Capitolo
Andrea alzando lo sguardo su Lucia aggiunse «Non sono del tutto sicura che certi dettagli della nostra vita privata la riguardino capitano. Buonanotte. Ciao Daniele e grazie.» Seguì Orlando, dopo che aveva salutato i colleghi, fuori da casa.

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Capitolo 17
*** It always be like this ? ***







 

It always be like this ?


«Buongiorno.» disse lui immergendo la faccia nei suoi capelli.
«Buongiorno.» disse lei voltandosi per guardarlo «Stiamo in casa oggi?» chiese con la voce speranzosa.
«No, si lavora, purtroppo, sei anche stata in ferie una settimana.» disse lui che non avrebbe certo voluto contraddirla.
«Uffa.» disse lei mettendo il broncio e infilando la testa sotto il suo collo. «E’ proprio vero, più stai in ferie più vorresti rimanerci.» disse sdraiandosi quasi su di lui.
«Dai, su, potremmo avere una giornata leggera.» disse lui accarezzandole le spalle. «Dubito, mi mandano pure la tua sostituta.» disse Andrea scuotendo la testa, non aveva la minima intenzione di alzarsi.
«E’ una bravissima ragazza.» ammise poi Orlando.
«Le conosci tutte?» disse lei allontanando una mano dal suo petto per spostarla sul sedere e dargli un pizzico. «Ahia! È una mia collega.» disse lui cominciando a massaggiarsi il sedere.
«La tua ex, la collega... poi?» lui, che aveva deciso di farla arrabbiare, continuò per lei «C’è la barista, mi fa il cuore sul cappuccino, la ragazza della mensa che mi tiene sempre da parte qualcosa di buono, la fioraia, l’infermiera di Carnacina, la mia ex-moglie...». Andrea si staccò da lui per cominciare a fargli il solletico, alternandolo a pizzichi vari ed eventuali in qualsiasi parte del corpo. «Andrea ti prego… basta... stavo scherzando.» disse lui mentre si contorceva. «Va bene.» disse lei fermandosi «Per stavolta ti credo.» disse schizzando fuori dal letto e dirigendosi in bagno. «Ed io?» disse Orlando triste. «Hai l’altro bagno!» disse Andrea seria. Fecero colazione insieme e si prepararono per uscire, si salutarono sotto casa per andare ciascuno al proprio lavoro.
 
Orlando arrivato al Ris, fu subito intercettato da Ghiro. «Buongiorno.» disse l’amico dandogli una pacca sulla spalla. «Buongiorno capitano.» disse lui sorridendogli di rimando. «Non sembra tu abbia dormito molto.» disse Ghiro malizioso. «Daniele!» disse Orlando con il tono di chi chiedeva un po’ di privacy. «Ok, la smetto, ho capito, ma verrete ogni tanto anche alla casa sulla spiaggia?» Orlando fece una faccia seria, doveva dire all’amico che si sarebbe trasferito da Andrea. «Io vi lascio tutta la privacy che vi serve, lo sai.» aggiunse il capitano. «Lo so, è che.»
Nessuno dei due si accorse che Lucia era dietro di loro. «Che c’è?» chiese ancora Daniele. «Mi trasferisco da Andrea.» disse solamente Orlando. «Wow! Colpito e affondato.» disse l’amico sorridente.
Lucia aveva appreso la notizia e ne era sconvolta, ancora attonita si nascose dietro una colonna per non farsi vedere dai due in quello stato, voleva/doveva riprendersi.
«Che ti devo dire, me l’ha chiesto e non vedevo l’ora di dirle di sì, te la porto a casa per farmi aiutare con il trasloco.» disse Orlando sereno, ed era vero tutto quello che aveva detto, moriva dalla voglia di vivere con lei.
«C’entra per caso l’ultima ricerca che mi hai chiesto con questa vostra decisione?» chiese ancora Daniela, che proprio pochi giorni prima, aveva trovato Tiia per Orlando.
«No, Tiia è un argomento che abbiamo toccato dopo, abbiamo deciso di provarci, anche se Andrea è scettica.» disse poi facendosi serio.
«Perché? Non vuole?» chiese Daniele non credendo alle sue stesse parole.
«O no, no! Non vede l’ora, ma teme che non siamo adatti.» disse Orlando apparendo comunque sereno, era vero che facevano un lavoro particolare.
«Perché?» chiese Daniele che non capiva sinceramente.
 «Per il nostro lavoro.» disse solo il tenente. «In effetti.» disse Ghiro scuotendo la testa.
«Lo so che è difficile, ma voglio provarci, ne gioiremmo tutti.» disse Orlando ritrovando nella mente l’immagine di Tiia, felice tra le braccia di Andrea.
«In bocca al lupo, anzi, dimmi se posso fare qualcosa.» disse allora Daniele, come se potesse leggergli nella mente.
«Grazie, ti farò sapere.» detto ciò si allontanarono, ciascuno diretto al proprio lavoro.
 
Lucia aveva ascoltato tutto, era rimasta sconvolta, ancora non credeva al fatto che sarebbero andati a vivere insieme, l’altro discorso fatto, invece, non l’aveva davvero capito. Fece un profondo respiro per cercare di calmarsi e andare a lavorare pure lei, convocò Bianca nel suo ufficio per comunicarle che avrebbe sostituito Orlando, nella collaborazione con la polizia e che alle quattordici era attesa dal vice questore nel suo ufficio; Andrea aveva chiamato Lucia appena arrivata nel suo ufficio dicendole di mandarle la ragazza nel primo pomeriggio.
 
Andrea era tornata a lavoro per modo di dire, aveva accumulato una mole di carte da firmare che il suo umore era nero, prima di dedicarsi alla burocrazia aveva pres accordi con la Brancato circa la sostituta di Orlando, che l’aveva chiamata a metà mattinata, lei gli aveva risposto grugnendo.
«Molte carte da firmare?» le chiese lui intuendo il suo malessere.
«Sì.» disse lei sbuffando.
«Non fare così.» la rimproverò lui.
«Stasera avrò una mano enorme e non potrò fare niente.» disse ancora lei capricciosa.
«Meglio, ci potremmo mangiare una pizza a casa mia così potresti conoscere meglio Ghiro.» disse allora Orlando, che voleva che i due si conoscessero meglio.
«Io non mangio da asporto.» disse storcendo il naso.
«Viziata! Si fa come dico io e basta.» disse lui irremovibile. «Va bene.» disse lei rassegnata
«Ci credi che non vedo l’ora che venga la tua sostituta così potrò smetterla con queste carte?!» ammise poi, agognando il momento in cui avrebbe avuto una scusa plausibile per posare quella penna. «Ci credo, davvero.» disse lui capendola bene.
«Quando potremmo andarci?» disse poi lei con un tono completamente diverso.
«Quando vuoi, quando possiamo, io direi di andare quando abbiamo più tempo da dedicarle, per fermarci un po’ e magari metterla a dormire.» disse Orlando tranquillo.
«E poi...» disse lei interrompendosi subito, lui la sentì esitare.
«Andrea, se la cosa ti fa male, però lasciamo stare, davvero, non voglio che questa cosa ti ferisca.» disse lui, temendo di farle male.
«Non mi ferisce.» disse lei con poca enfasi.
«Mi menti?» chiese allora lui che non aveva colto a pieno il suo tono.
«No, no. Hai ragione tu, andiamo quando possiamo dedicarle del tempo, vedo di non essere di turno questo fine settimana.» disse lei ritrovando il sorriso.
«Ci proverò anch’io.» disse lui sentendola più serena.
«A stasera.» disse lei felice, lui le faceva sempre venire il buonumore.
«Non vedo l’ora.» confessò lui. «Avvisa il tuo amico.» disse lei prima di riattaccare.
Orlando sorrise guardando il telefono e poi andò da Ghiro «Pizza a casa stasera?» chiese con il sorriso sulle labbra.
«Come no... Ma?» disse Daniele lasciando in sospeso la sua domanda. «Certo, certo, ci sarà anche Andrea. Non posso assicurarti nulla sul suo umore.» disse poi Orlando ancora.
«Cioè?» chiese Daniele curioso.
«Non è una grande amante della burocrazia e oggi è rimasta in ufficio a firmare carte.» disse Orlando scrollando le spalle.
«Dio, come la capisco.» disse il capitano, sbuffando al solo pensiero.
«Immaginavo... Io vado che Milo mi aspetta.» disse poi Orlando per uscire dalla stanza.
 
Lucia era nel suo ufficio con Bianca, stavano discutendo di un caso, poté notare Orlando guardare prima in direzione del suo ufficio e poi l’orologio, scuotere leggermente la testa e poi tornare in laboratorio, Lucia decise di non dargli peso, e lasciò andare Bianca, dopo oltre un’ora, entrò nell’ufficio di Ghiro.
«Ciao Capitano.» Disse lui.
«Ciao.» Disse lei solamente.
«Sei di cattivo umore?» Chiese poi Ghiro.
«Sì, in parte ma mi sono appena presa la mia rivincita.» Disse lei con uno strano ghigno sul volto, Daniele la guardava confuso e lei riprese a parlare.
«Sai che Orlando non collabora più con la polizia?»
«Sì, o almeno lo immaginavo.» Ammise allora Daniele, sapeva che Lucia non li avrebbe lasciati in pace tanto presto.
«Ho mandato al suo posto Bianca. La Manzi la aspettava per le quattordici.» Raccontò piano lei.
«Se sono le tre adesso e Bianca è appena uscita?!» Disse Ghiro un po’ confuso.
«Nessuno mi da ordini su come gestire o far muovere i miei uomini.» Dice Lucia secca, il suo telefono prese a squillare, vide che era Abrami e rispose immediatamente.
«Pronto.» disse il capitano con la voce calma «Lucia ma che succede?» chiese il generale con tono allarmato
«Perché?» Chiese lei non capendo a cosa si stesse riferendo.
«Sono stato chiamato dal magistrato che oggi aveva un briefing per fare il punto della situazione sul caso Pugliese dice che nessuno dei nostri si è presentato. Perché?» chiese ancora l’uomo molto infuriato.
«Noi non lo sapevamo.» Disse Lucia non sapendo che pesci prendere.
«Dubito Lucia, c’è una mail del vice questore Manzi che ti dice che attende qualcuno per le 14.» disse ancora il generale, che non capiva certi comportamenti della sua sottoposta
«Non spiegava certo il motivo.» disse ancora Lucia cercando di giustificarsi
«Non è importante. Per scrupolo fai preparare tutto il materiale su Pugliese in nostro possesso.» aggiunse secco il generale
«Perché?» chiese ancora il capitano allarmato «Il magistrato sta valutando la possibilità di toglierci definitivamente il caso.»
 
Andrea stava cercando di intrattenere il magistrato in attesa della collega di Orlando, Paolo questo il nome del magistrato, era furioso, si sentiva preso in giro, Andrea non sapeva più cosa dire, aveva ormai capito che la Brancato era nei guai perché Paolo aveva chiamato un generale, era fuori dal suo ufficio permettendogli così di chiamare in pace e vide una ragazza correre trafelata, si fermò davanti a lei, le mani sulle ginocchia
«Cerco Andrea Manzi.»
«Sono io.» La afferrò per il braccio e la portò dove nessuno potesse vederla.
«La tua scusa?» le chiese dura.
«Sono stata trattenuta in laboratorio.» Disse Bianca sincera, ancora con il fiatone.
«Ce ne serve una migliore.» Disse Andrea per mettersi una mano sul mento e pensare.
«Hai fermato un uomo che stava aggredendo una ragazza mentre venivi qua e hai aspettato i rinforzi perché lo portassero via, devo però spaccarti il labbro.» Disse Andrea molto velocemente.
«Cosa? » Chiese Bianca confusa, ma non ricevette alcuna risposta, solo un pugno che le spacco il labbro e la fece piegare. La donna di fronte a lei tirò fuori un fazzoletto per passarglielo.
«Non abbiamo tempo per parlare ora.» Andrea schioccò le dita diverse volte
«Come ti chiami?» chiese ancora
«Bianca.» rispose la ragazza tamponandosi il labbro «Io sono Andrea.» Disse lei porgendogli la mano.
«Te la ricordi la storia dell’aggressione Bianca?» le chiese senza darle tregua.
Bianca annuì si portò il fazzoletto al labbro «Per Pugliese ci penso io, andiamo.» seguì la donna dentro il commissariato.
 
Lucia era nel suo ufficio con Ghiro, sapeva che l’aveva combinata grossa non immaginava certo che il magistrato partecipasse all’incontro.
Quando arrivò la chiamata di Abrami che le disse solamente: «Potevi informarmi che il sottotenente Proietti era stata trattenuta durante un arresto, con il magistrato è tutto rientrato.» Poi riattaccò e Lucia guardò Ghiro confusa.
Bianca arrivò in laboratorio poco dopo quella telefonata, Orlando la vide aveva un labbro gonfio e la camicia leggermente sporca di sangue, la seguì, come fecero anche Bart e Milo nell’ufficio di Lucia che nel vederla in quelle condizioni strabuzzò gli occhi.
«Che cosa diavolo ti è successo?» Le chiese preoccupata.
«E’ stata Andrea.» Disse Bianca con il sorriso sulle labbra.
«Come diavolo si è permessa?» Disse Lucia arrabbiata.
«E’ che sono arrivata tardi, e pare che il magistrato fosse arrabbiatissimo con noi carabinieri, ho spiegato ad Andrea perché ero in ritardo e lei mi ha detto che ci serviva una scusa migliore mi ha detto che avevo aiutato una ragazza vittima di un’aggressione e atteso i colleghi per l’arresto, e poi mi ha dato un pugno e un fazzoletto per asciugarmi il sangue. È stata una grande il magistrato si è scusato per essersi tanto arrabbiato, dicendo che il nostro dovere è prima di tutto verso i cittadini, Andrea l’ha aggiornato su Pugliese e adesso sta arrivando qua.» disse Bianca sempre molto serena.
«Bianca vuoi ancora occuparti di questa collaborazione?» Chiese Lucia esitante.
«Certo capitano, anzi la prego, Andrea ha il cervello sempre acceso, ragiona velocemente e pensa a 360 gradi, credo di poter crescere molto standole accanto.» Lucia era basita, mentre Orlando riconosceva la sua donna dalle parole della collega.
 
In quel momento bussarono alla porta, si voltarono tutti per vedere chi fosse ed era Andrea, non sembrava di buon umore. Entrò nella stanza che nessuno effettivamente le avesse detto di farlo.
«Buonasera» Disse rivolgendosi a tutti «Capitano dobbiamo parlare.» Disse poi per rivolgersi solo a Lucia.
«Ha messo le mani addosso a un carabiniere.» Disse Lucia freddamente.
«Perfetto. Questa collaborazione per quanto mi riguarda finisce qui, informerò personalmente il magistrato.» Orlando fermò Andrea per il braccio e Ghiro andò di fronte a Lucia, gli altri uscirono tutti quanti molto velocemente dalla stanza.
Orlando parlò ad Andrea nell’orecchio. «Calmati, per favore.» Andrea dava ancora le spalle a Lucia ma sembrava che si stesse calmando.
Ghiro vicino a Lucia, le parlò sottovoce «I metodi sono discutibili, ma eravamo messi male, il magistrato era molto arrabbiato con noi.»
Lucia annuì cercando di calmarsi, mentre Andrea faceva lo stesso. «Possiamo parlare in privato?» Chiese Andrea voltandosi verso Lucia che le annuì.
Orlando era un po’ preoccupato, conosceva entrambe e sapeva che entrambe prendevano fuoco molto velocemente, ma Andrea lo fissò con una tale convinzione che lui capì che lei sarebbe stata calma, e capì anche che se aveva cercato un modo per difendere Lucia, lo aveva fatto soprattutto per difendere lui.
Le strizzò l’occhio per lasciare con Ghiro la stanza. Lucia le fece cenno di accomodarsi per poi prendere subito la parola
«Non mi aveva detto che ci sarebbe stato il magistrato.» riprese secca il capitano
«Non lo sapevo, mi ha chiamato dopo che ci siamo sentite, anzi poco prima delle due. E mi dispiace di aver colpito Bianca, non avevo molto tempo a disposizione e l’idea di un’aggressione mi è sembrata plausibile e verosimile.» disse Andrea come risposta, convinta certo di aver agito per il meglio
«Va  bene, posso capire.» ammise infine Lucia
«Vorrei continuare a lavorare con quella ragazza, domani mattina vorrei fare dei sopralluoghi, gredirei che lei venisse con me.» Le chiese ancora Andrea.
«Per me può andare.» Disse Lucia semplicemente, convinta che lei e quella donna avrebbero trovato molte difficoltà nel lavorare insieme.
«Io non devo dirle più nulla.» Disse Andrea alzandosi dalla sedia.
«Perché?» Le chiese Lucia mentre le faceva strada fino alla porta del suo ufficio.
«Conosce già la risposta.» Disse Andrea tendendole la mano, Lucia gliela strinse, per poi vederla uscire dal suo ufficio e avvicinarsi a Orlando che parlava con Ghiro.
Orlando la vide arrivare e si aprì in un sorriso, dalla sua espressione capì che le due erano riuscite ad avere una conversazione di lavoro decente, lei gli sorrise non appena incrociò il suo sguardo. «Pizza?» Disse sorridente rivolta verso Orlando.
Orlando si avvicinò a lei per posarle un bacio leggero sulle labbra, lei sorrise per rispondere a quel bacio e Ghiro tossicchiò perché i due si rendessero conto che c’era anche di lui.
«Scusa.» Disse Orlando separandosi da Andrea.
«Non è il mio miglior biglietto da visita.» Disse Andrea rivolta versa di lui.
«Possiamo darci del tu se vuoi, Andrea.» Daniele le strinse la mano e disse
«Daniele, molto piacere e credimi ti sei presentata benissimo... e che a me piace rompere le scatole.» I tre scoppiarono a ridere per poi decidere di uscire dal Ris, Andrea si fermò alla scrivania di Bianca per informarla che la mattina seguente avrebbero lavorato insieme, e poiché dovevano andare in giro Andrea, sarebbe andata a prenderla direttamente a casa.
 
Lucia aveva seguito Andrea con lo sguardo da quando aveva lasciato il suo ufficio, aveva visto lei e Orlando baciarsi come due ragazzini in un parco e poi aveva visto i due allontanarsi con Ghiro, immaginò che probabilmente i tre avrebbero passato la serata insieme, e probabilmente sarebbero stati alla casa sulla spiaggia, andò alla sua scrivania per terminare alcuni rapporti.
 
Andrea trovava Ghiro veramente strano e comunque molto divertante, era un personaggio sotto tantissimi aspetti fuori dalle righe e non capiva davvero come potesse fare il carabiniere.
Ghiro studiò Andrea non osservato, ed era colpito da quella ragazza, era forte decisa solare e sensibile, si capiva da piccole cose, piccoli gesti, prestava attenzione a qualsiasi cosa le succedesse intorno; e poi notò che era sinceramente innamorata di Orlando, i due non si comportavano come due fidanzatini molesti, che facevano sentire gli eventuali ospiti come persone scomode e, non volute, anzi sembravano più due amici che due fidanzati, si prendevano in giro e si stuzzicavano in continuazione ma ogni tanto si fissavano in una maniera strana, come se negli occhi dell’altro riuscissero a trovare le risposte a qualsiasi domanda,erano innamorati e si vedeva, ghiro pensò che avrebbe voluto innamorarsi di qualcuno anche lui, in quel modo.
Stavano parlando dei pregiudizi tra carabinieri e polizia quando Andrea disse «Mi camurria» Ghiro la fissò stupito, non aveva accenti o inflessioni particolari nella voce, in effetti non aveva un dialetto, non parlava neanche propriamente romano. «Di dove sei di preciso?» Chiese allora fissandola. «Sono siciliana, lo so che non si sente di solito, ma sono appena tornata e me la porto ancora un pochino dietro.» Disse Andrea sorridendo passandosi una mano tra i capelli.
I tre sorrisero allora a quella espressione così colorita quando suonarono alla porta. «Vado io» disse Ghiro «Vi lascio il tempo di fare un po’ i fidanzatini.» Sorrisero ancora e il capitano si alzò per andare a vedere chi fosse, ovviamente non aspettava nessuno.
 
Orlando si avvicinò ad Andrea per passarle una mano sul viso «Sei sexy con la parlata siciliana...» disse prima di avvicinarsi e cominciare a baciarla, con passione a voler confermare la sua affermazione precedente.
Ghiro andò ad aprire la porta e si trovò di fronte Lucia, con delle cartelle in una mano e una busta di gelato nell’altro.
«Lavoro» disse alzando i fogli
«Perdonami» disse poi alzando la busta di gelato
«Posso?» disse poi chiedendo il permesso di entrare.
 
Daniele le fece cenno di entrare e scosse impercettibilmente la testa, era abbastanza sicuro che quella di Lucia fosse una scusa e che lei probabilmente avesse intuito che lui avrebbe cenato con Orlando e Andrea.
 
Quando Andrea si allontanò da Orlando, aveva voglia di tornare a casa, quella che a breve avrebbero potuto definire la loro casa si voltò verso dove aveva visto sparire Daniele e vide il capitano Brancato di fronte a lei, non riuscì a impedirsi di perdere il sorriso, si voltò verso Orlando per vedere come anche lui non stesse più sorridendo.
«Buonasera.» Disse Lucia andando a sedersi in terrazza con loro, Daniele la seguiva, in mano il gelato e i documenti.
«Scusatemi non volevo disturbare, dovevo portare dei documenti a Daniele.» Disse con voce tranquilla falsamente tranquilla pensò Andrea.
Orlando vide Andrea che cominciava a innervosirsi e non era certo quello che voleva, va bene vedere Lucia per lavoro, ma quella era una serata tra amici, e per quanto fosse riservata Andrea, lui sapeva bene, che quelle intrusioni le cominciavano a pesare. «Dai però ha portato il gelato.» Disse Daniele posandolo in mezzo al tavolo «Il dolce non l’avevamo!»
Andrea provò a rilassarsi un po’, smettendo di parlare e cominciò a fissare il mare, Orlando la osservava silenzioso, mentre Daniele aveva aperto il gelato ed era rientrato per trovare delle ciotoline.  «Se non ricordo male questi, sono i tuoi gusti preferiti?!» Disse Lucia fissando Orlando provocatoriamente.
Orlando percepì immediatamente tutta la tensione che stava attraversando il corpo di Andrea poiché le teneva la mano sotto il tavolo. «Per noi è tardi» disse poi lui alzandosi in piedi, in quel momento Ghiro era appena tornato dai suoi numerosi ospiti «Mi dispiace Daniele» disse allora Orlando rivolto verso l’amico «Dobbiamo tornare a casa è tardi per noi.» Si alzò con Andrea, prendendola per mano. «Scusa, ma tu non vivi qui?!» Chiese Lucia scettica
«Mi sto trasferendo da Andrea.» Disse Orlando stringendole ancora di più la mano.
«Non sarà un po’ troppo prematuro??» Orlando si voltò per guardare negli occhi la donna cui stava stringendo la mano e nei suoi occhi trovò esattamente tutto quello che stava cercando, si voltò di nuovo verso Lucia per risponderle sinceramente e semplicemente  «No!»
E Andrea alzando lo sguardo su Lucia aggiunse «Non sono del tutto sicura che certi dettagli della nostra vita privata la riguardino capitano. Buonanotte. Ciao Daniele e grazie.» Seguì Orlando che salutò i due fuori da casa.
 
«Lei non ha alcuna intenzione di rinunciare a te!!» disse Andrea una volta fuori di casa, lui la attirò a se e le prese il viso tra le mani e cominciò a baciarla, con sempre più foga cercava le sue labbra, ma lui non era certo solo in quel bacio così coinvolgente, lei si strinse a lui tanto da far aderire perfettamente i loro corpi.
Daniele nel frattempo guardava l’amica evidentemente scossa da quanto appena ascoltato. «La smetti di fissarmi.» Disse Lucia stanca.
«Non mi sembra che tu stia in gran forma!!» ammise allora il riccio
«Che occhio capitano.» Disse allora lei con un amaro sorriso sulle labbra.
«Vuoi sfogarti per favore??» la invitò ancora lui
«Ma dai...» disse lei sbottando «Si frequentano da due giorni e vanno a vivere insieme?! Nemmeno si conoscono...» disse Lucia manifestando tutti i propri dubbi
«Forse si conoscono molto meglio di quanto tu credi.» Disse Ghiro cercando di calmarla.
«Li difendi??» gli chiese Lucia in tono provocatorio
«No, vorrei che tu cominciassi a fare pace con il fatto che tra te e lui è finita, tu lo hai allontanato, e lui si è innamorato di un'altra. E ora sta con lei.» Disse Daniele prendendole una mano e stringendogliela forte.
 
Intanto Andrea e Orlando senza mai staccarsi si erano appoggiati alla macchina, Andrea poteva sentire l’eccitazione di Orlando cercare il suo corpo, e lui sentiva le sue mani andare a cercare la pelle sotto la maglietta. «Andiamocene a casa.» disse Andrea staccandosi da lui. «Casa nostra?» chiese lui ancora tenendola stretta.
Andrea annuì senza mai staccarsi dalle sue labbra, era così stretta al suo corpo, che stava quasi dimenticando quanto appena successo, quando Orlando infilò le mani sotto la sua maglia. Si scostò da lui velocemente «Non qui, non adesso, c’è troppa gente in quella casa. » come se Lucia le tornasse di nuovo alla mente.
«Hai ragione!» disse lui posandole un bacio sulle labbra e sussurrandole all’orecchio «Ti voglio. Vieni..» prendendole la mano, la guidò verso la spiaggia allontanandosi dalla casa.
Andrea fu scossa da brividi lungo tutta la schiena e lo seguì come una ragazzina innamorata, pazza e folle per l’uomo che in quel momento la tirava per la mano guidandola verso la spiaggia.
Erano abbastanza lontani dalla casa quando Orlando si voltò verso di lei e lo attirò a sé, vicino a loro una piccola barca capovolta. «Spogliati...» disse Andrea cominciando a slacciare i pantaloni di Orlando, mentre lui le stava togliendo la giacca di pelle e la canottiera che indossava, erano caduti per terra e Andrea era sopra di lui «In acqua.» disse lei mentre gli toglieva la maglia che indossava.
Lui la guardò leggermente confuso, ma la voleva oltre ogni misura, la luce debole della luna permetteva loro di distinguere a malapena  i loro lineamenti, entrarono in acqua stretti l’uno all’altro; i loro corpi uniti si muovevano all’unisono alla ricerca del piacere, Andrea non smise di muoversi su di lui fin quando non lo vide buttare la testa nell’incavo del suo collo a soffocare quel grido dettato dal piacere che lei gli aveva donato e che li avrebbe di certo fatti scoprire, Orlando non aspettò molto per l’orgasmo di Andrea, anzi la sentì fremere quando ancora i brividi gli percorrevano la schiena.
Si rivestirono e, mano nella mano, tornarono verso la macchina.
«Sei tutta bagnata!!» costatò Orlando «In che senso?» chiese Andrea facendolo scoppiare a ridere. «In tutti i sensi.» Disse lui ammiccando. «Ti prenderai un colpo in moto.» aggiunse «Dai... se mi ammalo tu, mi curerai?» disse lei fermandosi per fissarlo e Orlando la afferrò per il braccio, per avvicinarla ancora a se, e baciarla ancora. «Lo prendo per un si» disse Andrea ricominciando a camminare verso la sua moto, dopo avergli posato un bacio sul naso.
Lucia stava uscendo da casa di Daniele quando vide la macchina di Orlando ancora parcheggiata lì fuori, sentì la sua risata accompagnata da un’altra risata che non conosceva; vide la sagoma dei due che venivano su dalla spiaggia, immediatamente rientrò in casa chiudendosi la porta alle spalle. «Che succede?» Le chiese Daniele che l’aveva appena salutata. «Shh» disse Lucia rivolta verso di lui. «Che succede?» Disse allora lui bisbigliando e avvicinandosi a lei. «Sono ancora qui fuori. Erano in spiaggia credo.» Disse lei sottovoce, poggiò la schiena alla porta rimanendo li ferma in silenzio, Daniele si sedette accanto a lei che appoggiò la testa sulla spalla dell’amico.
«Andrea non sto scherzando, non puoi andare in moto sei fradicia.» disse Orlando con fare lievemente preoccupato
«Va bene, mi arrendo, hai ragione ma non posso lasciarla qui.» convenne anche lei
«Io vado in moto tu mi segui con la mia macchina!» disse poi lui
«Sai guidarla?» Chiese Andrea con sguardo interrogativo e vagamente scettico. «Sì, certo.» Disse Orlando quasi offeso.
«E’ una Ducati?!» Disse lei. «Mi offendi!» Disse Orlando mettendo il broncio.
«Hai un sacco di talenti tenente.» disse Andrea avvicinandosi ancora a lui, poggiò le mani sul suo petto per posargli un bacio leggero sulle labbra.
«Ti prego, andiamo a casa.» Disse lui passandole una mano attorno alla vita e attirandola a se, Andrea si allontanò da lui.
«Va bene andiamo a casa, ma sei sicuro?» Disse indicando la moto.
«Sicuro, tu mi seguirai con la macchina, se non mi trovo accosto e la guidi tu.»
«Va bene, poi la prossima volta possiamo muoverci come una coppia normale e andare con una macchina sola?» disse Andrea serenamente
«Amore ti sei precipitata al Ris come una furia...» le rispose lui spontaneamente
«Come mi hai chiamata?» Chiese Andrea voltandosi verso di lui, che sostenne il suo sguardo
«Amore!» disse lui confermando quanto detto poco prima, non essendosi per niente pentito.
Andrea gli saltò letteralmente al collo «Mi piace! Puoi farlo.» Per poi baciarlo, lui la strinse a se. «Basta dai, andiamo a casa. Ho sabbia ovunque.» disse lui a malincuore
«Va bene, il sale comincia a tirarmi tutta la pelle.» disse lei staccandosi da lui controvoglia.
Lucia e Daniele non volevano origliare, ma non poterono farne a meno, da quella posizione. «Mi dispiace» Disse Daniele una volta che aveva sentito la macchina e la moto partire. «Non voglio tornare a casa, mi offri il tuo divano?» ammise ancora Lucia «Se vuoi puoi anche..?» disse Ghiro offrendole la camera di Orlando «Stai scherzando?!» Chiese Lucia infastidita, aveva fatto l’amore con lui in quella camera, e probabilmente adesso lui si stava divertendo con un altra. «Va bene ho capito, era una stronzata ma tu dormi in camera mia.» convenne ancora il riccio capitano.
Si alzò in piedi e tirò su anche l’amica.
Orlando e Andrea arrivarono a casa e si buttarono immediatamente sotto la doccia. «E’ una vita che non facevo una cosa del genere.» Disse Andrea mentre Orlando le stava insaponando i capelli. «Cosa?» Le chiese lui con il tono malizioso. «Ok effettivamente forse non l’ho mai fatto...» disse lei sincera«Cosa?» Chiese di nuovo lui questa volta interrompendosi. «Non sapere resistere, avere tanto il desiderio di qualcuno di volerlo subito e poi non ho mai fatto l’amore.» La invitò a voltarsi per guardarlo, mentre dolcemente le toglieva il sapone che le stava colando sugli occhi. «Che intendi?»
«Prima di incontrarti facevo sesso, senza ..» un brivido la percorse e lui potè notarlo «Quello che voglio dire è che ti desidero con qualsiasi parte del mio corpo, con il mio cuore con la mia testa, ho bisogno che tu stia con me, dentro di me.»
Quel discorso aveva avuto su di lui un effetto assolutamente piacevole e cominciò a spingersi su di lei, accarezzandola in ogni parte del corpo, la fece voltare e la strinse a se con un braccio, mentre con l’altra mano andava a esplorare il suo corpo, scoprì così di non essere il solo eccitato, la mise spalle al muro e fu di nuovo dentro di lei, tutto quello che voleva, era sentirla di nuovo perdersi nel piacere che lui voleva donarle, non dovette attendere molto ma si sorpresero insieme a raggiungere l’orgasmo cosa rara per una coppia che si conosceva da poco. Andarono a letto poco dopo.
Il telefono di Andrea cominciò a squillare alle cinque, lei evidentemente abituata si alzò di scatto per andare a rispondere, mentre Orlando si allungava verso di lei invadendo la sua metà di letto. «Scendo in cinque minuti.» Disse Andrea riattaccando il telefono. «Dove vai?» Disse Orlando con la voce ancora assonnata. «Lavoro, una rapina.» Disse Andrea vestendosi velocemente e legando i capelli nel migliore dei modi, prese l’arma che c’era sul comodino e verificò che fosse carica. «Mi alzo anch’io.» Disse lui mettendosi a sedere e stiracchiandosi. «Dormi.» Disse Andrea avvicinandosi a lui, gli posò un bacio sulle labbra «Sono le cinque del mattino.» disse ancora lei accarezzandogli il viso «Sento freddo nel letto senza di te.» ammise lui alzandosi in piedi. «Sei sicuro di voler vivere con me?» Chiese Andrea mentre lui s’infilava i boxer e lei stava allacciando le scarpe. «Certo, sempre di più.» Disse stringendola in un abbraccio «Ora vai.» Disse una volta sentito il clacson di una macchina, dandole una pacca sul sedere.
Si affacciò alla finestra per vederla salire in macchina, si fece una doccia, mangiò qualcosa al volo per poi andare al Ris, dove arrivò alle sei e mezzo.
Daniele non dormì per niente bene sul divano e Lucia si era svegliata alle sei quindi arrivò al Ris con lei molto molto presto quella mattina per trovare Orlando già seduto alla sua scrivania; Lucia passò oltre senza quasi salutarlo trattenendo l’impulso di fargli qualche battuta, mentre Ghiro si fermò da lui.
«Che diavolo ci fai qui a quest’ora?» gli chiese il capitano strofinandosi gli occhi
«Hanno chiamato Andrea alle cinque questa mattina per andare a lavoro.» rispose allora Orlando
«E non potevi restartene a dormire?» chiese ancora il capitano
«Che ti devo dire, ormai ero sveglio e non mi andava di starmene solo nel nostro letto.» disse lui scrollando le spalle
«Hai certe occhiaie.» Disse Ghiro fissandolo ancora.
«A parte la sveglia improvvisa direi che non abbiamo neanche dormito molto..» ammise Orlando con un sorriso stampato sul volto.
«Vi siete anche divertiti in spiaggia?» Disse Ghiro ancora.
«Cosa?» Chiese Orlando stupito, non pensando minimamente che lui o Lucia potessero averli sentiti.
«Lucia stava andando via quando vi ha sentito tornare dalla spiaggia.» Ammise il capitano
«Non era nostra intenzione farci scoprire.» disse Orlando rammaricato, ferire Lucia non gli piaceva ed era certo che non piacesse nemmeno ad Andrea
«Figurati, lo so.» disse Ghiro posandogli una mano sulla spalla
«Ti prego, non dirlo ad Andrea.» gli chiese ancora Orlando
«Non la sopporta?» chiese il capitano cercando di capira quella ragazza che al primo momento aveva trovato così simpatica.
«Non è una persona che prova antipatie. E’ semplicemente molto riservata sulla sua vita privata e Lucia sta interferendo non poco nella nostra.» disse Orlando scuotendo la testa
«Forse dovete avere pazienza.» disse ancora Daniele cercando di consolarlo, in effetti, pensò, non dev’essere molto piacevole.
«Quando Andrea è tornata da Catania, ce la siamo trovata sotto casa, questo lo sapevi?» Gli confidò ancora Orlando
«Dai vedrai che le passerà.» Disse Ghiro dandogli una pacca sulla spalla, forse Lucia stava esagerando. Detto ciò i due si salutarono per tornare ciascuno al proprio lavoro.
 
Orlando si diresse nell’ufficio di Lucia per chiederle la possibilità di avere un giorno libero nel weekend, ovviamente non aveva alcuna intenzione di parlare con lei di Tiia, perché ne sarebbe stata ferita e perché avrebbe potuto mettere loro i bastoni tra le ruote.
 
«Posso?» Chiese affacciandosi nel suo ufficio.
«Prego.» Disse lei senza comunque distrarsi da quello che stava facendo.
«Avrei bisogno di qualche giornata libera, o sabato o domenica.» disse lui una volta di fronte a lei, portando le mani dietro la schiena
«Perché?» Disse Lucia senza mai alzare lo sguardo su di lui.
«Faccende personali.» Disse Orlando rimanendo vago.
«Va bene, non credo che ci siano problemi, sappi che mi riservo la possibilità di richiamarti in servizio in caso di emergenza.» disse Lucia severa
«Grazie.» Disse Orlando salutandola e congedandosi da lei.


NDA

Eccoci di nuovo qui. Mi scuso per l'attesa, ma il modem si è messo di traverso questo fine settimana, quindi, pubblico con un pochino di ritardo...
Non voglio dirvi troppo su questo capitolo, credo che parli da solo; qualsiasi cosa che vi passa per la testa, sarei davvero curiosa di saperla, sia che vi piace sia che non sopportate.. Se avete dubbi o perplessità, sono qui per scioglierli..

Buona Lettura!!
Hasta al fuego..

A

 

Dal Prossimo Capitolo

«Buongiorno piccioncini.»
Era Ghiro ed era decisamente euforico.
«Ghiro.. Che succede?»
Chiese Orlando più rilassato.
«Ma oggi facciamo il trasloco o andate dalla piccola?» 


 

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Capitolo 18
*** A weekend with the family ***


 


 

A weekend with the family

 

Finalmente il weekend era arrivato e Orlando e Andrea si sveglierano quella mattina senza nemmeno bisogno della sveglia, erano troppo emozionati all’idea di poter trascorrere una giornata con la piccola Tiia. Specialmente Andrea, non la vedeva da quasi 10 giorni e le era tremendamente mancata. Da quando stava con Orlando, aveva cominciato ad avere più fiducia e più speranza nella possibilità di costruirsi una famiglia, o meglio cominciava a sentirne il desiderio, cosa che non le era mai successa prima. La sua famiglia era Riccardo, e il suo vecchio commissariato in Sicilia, o il commissariato che dirigeva, ma da quando lo aveva conosciuto aveva iniziato a pensarla in altri termini, in prima battuta adesso pensava a lui e a Tiia, una nuova idea di famiglia cominciava a farsi spazio in lei.

«Quanti pensieri questa mattina..» Disse Orlando cominciando a carezzarle il collo con il naso.
«Certi pensieri sono colpa tua.» Disse Andrea voltandosi per guardarlo negli occhi.
«Quali?» Le chiese allora lui curioso e con il sorriso sempre sulle labbra.
«Non quel tipo di pensieri!» Disse Andrea dandogli un leggero cazzotto sul petto.
«Uffa!!» Disse Orlando portando gli occhi al cielo «Ci avevo sinceramente sperato..»
Andrea si voltò completamente andando a sistemarsi sopra di lui «Ci sono quei pensieri certo, anche quelli, ma..» non sapeva come proseguire il discorso, Orlando l’avvolse con le braccia per poi invitarla a continuare
«Ma cosa?» Le chiese solleticandole il mento con il naso.
«Da quando stiamo insieme, anzi, da quando ti conosco sto rivalutando il concetto di famiglia. O meglio comincio ad associarlo a te e Tiia piuttosto che al commissariato.» Orlando aveva gli occhi lucidi a quella confessione, Andrea era una donna che non era sdolcinata o appiccicosa o una da chiamare tesoro o orsacchiotto, quella frase significava davvero molto quindi.
«Ehy ti ho spaventato?» Chiese poi lei irrigidendosi immediatamente, cosa che Orlando percepì perfettamente tenendola così stretta sopra di se.
«Sono felice.» Disse posandole un bacio sulle labbra
«Sono fiero di quello che mi dici..» posandole un altro bacio sulle labbra
«E adoro sentirti dire queste cose!!» Disse ricominciando a baciarla con più passione.
«Che intenzioni hai?» Gli chiese Andrea scostandosi da lui.
«Penso che tu lo sappia bene.. Sennò non sei il poliziotto tanto bravo che credi di essere.» Questa frase ovviamente provocò la reazione di Andrea che gli stava baciando il collo lo morse. «Ahia!!» Disse Orlando prendendola per le spalle.
«Sei troppo violenta!!» Le disse poi.
Andrea allora scivolò languidamente dal suo corpo sdraiandosi con la schiena poggiata sul materesso, il modo in cui si era mossa aveva mandato Orlando in tilt, che in un attimo fu sopra di lei, si prese avido le sue labbra mentre lei avvolgeva con le gambe la sua schiena; cominciò a griaffiargli la schiena lasciando che lui si aprisse in gemiti di piacere, si tirò leggermente su per affondare le labbra sul suo collo cominciando a succhiare la pelle, fino a quando lui non lanciò un grido, Andrea ricadde con la schiena sul materasso e gli afferrò il viso, volendo che lui la guardasse ora in faccia
«Sono troppo violenta?» Chiese con un po’ di fiatone ancora nella voce, e mentre Orlando si prendeva del tempo per rispondere, lei si mosse sotto di lui, sfregando la sua nudità contro la sua erezione e Orlando gridò di nuovo «Si!!».
«Nel senso che sono troppo violenta?» chiese Andrea cessando qualsiasi tipo di movimento.
«Nel senso che sei tremendamente stronza!!» Disse Orlando affondando con le labbra sulle sue e facendosi non troppo delicatamente largo in lei, che non aspettava altro che lui, quandò fu dentro di lei, Andrea si lasciò andare ad un gemito cominciando ad assecondare i suoi movimenti alle spinte di lui.
Non ci misero molto a raggiungere l’orgasmo, il piacere colse prima lui che non smise di muoversi fino a quando non sentì Andrea ficcargli le mani nei capelli e tirargli indietro la testa fino quasi a strappargli i capelli, si accosciò poi su letto, tirandosela sopra. Andrea aveva il fiatone ma aveva qualcosa di dire.
«Io..Noi..Insomma» Disse confusa, non trovando le parole. Orlando scoppiò a ridere
«Non credo di aver capito!!» Disse volendo sentirle dire quanto fosse per loro due bello fare l’amore.
«No, invece hai perfettamente capito.» Disse Andrea fermandosi per prendere fiato
«Non ho mai fatto l’amore con qualcuno in questo modo.. Io ti sento, io so come muovermi, per te e per me, ed è tremendamente coinvolgente.» Orlando le prese il viso volendo fissare l’oceano dei suoi occhi
«Anche per me è così, anche per me. Non hai idea dell’effetto che mi fai.» Ammise per poi posarle un bacio sulle labbra.
«Forse comincio a capirlo..» Disse Andrea strusciando il naso sul suo collo facendolo scoppiare a ridere.
«Sai, credo che dovrò chiamare mio fratello prima o poi.» Disse ancora lei.
«Scusa ma non ti ha chiamato qualche giorno fa?» Chiese lui stupito dopo aver guardato l’orologio, dovevano andare da Tiia e anche lui non vedeva l’ora, ma era davvero tremendamente presto, non li avrebbero nemmeno fatti entrare in casa famiglia.
«Si ma, era una delle sue telefonate lampo, sto bene, ho mangiato, non ho tempo per far nulla, ti richiamo che mi cercano.. Come facevo a dirgli che mi sono innamorata?!» Disse Andrea senza mai smettere di guardarlo.
«Ti sei innamorata?» Chiese Orlando con sguardo interrogativo.
«Se me lo chiedi non sai davvero fare il tuo mestiere!» Disse Andrea alzandosi con calma, dal suo corpo e dal letto, torturandolo con la visione di un corpo che per un po’ non gli avrebbe concesso.
«Sei veramente cattiva!» Disse Orlando nel vago tentativo di afferrarle il polso, ma lei corse in bagno chiudendo la porta a chiave dietro di se.
«Puoi lavarti di la..» disse da dietro la porta chiusa. 
«Dai che mi interessa sapere quello che potrebbe pensare tuo fratello..» Provò a dire Orlando sperando che lei gli aprisse la porta.
«Bugiardo, vuoi solo che ti apra la porta. Comunque mio fratello ti odierà!!» Disse ancora lei a voce alta.
«Cosa?» Disse lui rimasto sotto shock da quelle parole.
«Non mi sono mai innamorata, non sono sicura che la prenda bene.» Ammise ancora Andrea.
«Vado a farmi la doccia rifaremo questo discorso quando mi guardarei in faccia..» Disse lui uscendo dalla stanza per dirigersi nell’altro bagno.
 
Andrea aspettò di sentire che lui aveva aperto l’acqua della doccia per sgattagliolare nel suo bagno, aprì la porta pianissimo cercando di non farsi sentire da lui per poi aprire piano la cabina della doccia e trovarselo davanti con un enorme sorriso sulle labbra
«Lo sapevo che saresti venuta.» Disse deciso attirandola sotto il getto della doccia.
«Sei troppo sicuro di te..» disse Andrea schiaffeggiandolo sul petto.
«No.. sono troppo sicuro di te.» Disse Orlando avvolgendola in una abbraccio e posandole un bacio dolce sulle labbra.
«Ti sei salvato.» Disse Andrea con un immenso sorriso sul volto.
Rimasero a lungo sotto la doccia, fino a quando lo scalda bagno non disse basta e l’acqua cominciò ad uscire gelata, schizzarono velocemente fuori dalla doccia per tentare di scaldarsi avvolgendosi negli asciugamani.
 
Erano pronti per uscire di casa, Andrea stava preparando il caffè quando il telefono di Orlando cominciò a squillare, Andrea si voltò verso di lui con il terrore negli occhi, temeva davvero di dover rimandare l’incontro con Tiia per chissà quale tragedia successa al Ris; Orlando condividiva i suoi stessi timori, sul display brillava Ris, fece un lungo respiro prima di portarsi il telefono all’orecchio e dire «Pronto»
«Buongiorno piccioncini.» Era Ghiro ed era molto euforico.
«Ghiro.. Che succede?» Chiese Orlando più rilassato.
«Ma oggi facciamo il trasloco o andate dalla piccola?» Chiese il capitano che voleva passare del tempo con quei due. Orlando scoppiò a ridere di gusto, facendo così rilassare anche Andrea che non aveva smesso neanche un attimo di fissarlo.
«Stavamo andando da Tiia veramente..» Disse solo. «Ahh..» Disse Ghiro quasi dispiaciuto e Orlando ne approfittò per spiegare ad Andrea che cosa aveva detto Daniele. «Voleva sapere se oggi facevamo il trasloco..Credo che gli manchiamo.» Disse con un sorriso, ammicando in direzione di Andrea.
«Io non l’ho mai detto!» Disse Daniele di corsa.
«Domani domani il trasloco..» Disse Andrea ad alta voce così che anche Daniele potesse sentirla.
«Ok ok. Ci conto. Buona giornata ragazzi.» Disse Daniele riattaccando il telefono. La verità era che quei due insieme gli piacevano un sacco, non aveva mai visto Orlando così felice e sapeva che era Andrea che lo faceva stare così bene; scacciò quei pensieri per rimettersi a lavoro, quella mattina era di turno lui, nel pomeriggio sarebbe arrivata Lucia.
 
Quando entrarono nella casa famiglia che ospitava Tiia Orlando chiese di poter parlare con il responsabile della struttura, Alessandro, un ragazzo che lui aveva conosciuto durante la sua prima visita a Tiia, il ragazzo li fece accomodare nel suo studio, e Orlando né approfittò per presentargli Andrea.
«Non siamo soliti permettere visite ai nostri assistiti.» Disse Alessandro cercando di mettere le cose in chiaro.
«Ma la bambina ha reagito molto bene alla visita di Orlando che vorrei riprovare.» Ammise il responsabile.
«Che cos’ha Tiia?» Chiese allora Andrea prendendo la parola per la prima volta.
«Inizialmente temevamo fosse un problema di lingua che le impediva di interagire con gli altri bimbi o con gli operatori, cosa inusuale visto quanto è piccola, ma non è da escludere vista l’utenza multietnica della nostra struttura.» Orlando e Andrea annuirono e lui riprese a parlare.
«Sinceramente abbiamo anche temuto uno shock dovuto all’aver assistito all’omidio della madre e sinceramente ad un ritardo mentale.»
I due non batterono ciglio a quelle parole e l’uomo né restò piacevolmente colpito e così riprese a parlare:
«Dopo la visita di Orlando, dopo che lui le ha fatto quel poster lei sembra più serena, e meglio disposta verso gli altri bambini, è così piccola che non possiamo chiederle spiegazioni, quello che vedo è che la vostra immagine e, credo anche presenza, la ben dispone verso gli altri, gioca e interagisce con i bambini oltre a stare bene con gli operatori.»
I due annuirono, poi Alessandro si alzò.
«Vi accompagno da lei.»
E i due lo seguirono nella stanza che la piccola condivideva con altre due bambine. Ai lati del suo lettino c’erano delle foto di Andrea e di Orlando, Andrea si voltò per guardarlo e aspettando che Alessandro si allontanasse per prendere Tiia che era al fasciatoio con un operatrice che Andrea chiese
«Cosa? Quando?» Orlando le accarezzò il viso
«In parte questo discorso Alessandro me l’aveva già fatto, così sono tornato portando delle nostre foto così che lei potesse vederci e stare più tranquilla.» Andrea gli accarezzò il viso, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime
«Ma dove hai preso le mie foto?» Disse per voltarsi di nuovo verso il lettino e riconoscendone alcune
«Salvo?» Chiese ancora «Esatto. Così me le ha date per portarle a Roma la sera che abbiamo cenato a casa sua.»
Andrea lo abbracciò forte per separarsi da lui solo quando vide Alessandro avvicinarsi con Tiia in braccio, la reazione della piccola fu inequivocabile, si lanciò su Andrea che la prese al volo, piazzandole una manina sulle labbra.
«Ecco queste reazioni, la nostra piccolina» disse Alessandro toccando il braccio di Tiia
«Non le ha mai con nessuno. Se volete potete portarla in giardino» disse indicando una finestra
«Sonia vi farà vedere dove sono i suoi cambi.» Disse indicando la ragazza al fasciatoio.
 
Orlando Andrea e Tiia passarono una giornata serena, non lasciarono mai la struttura, ma coinvolsero oltre Tiia anche altri bambini nei loro giochi all’aperto, per pranzo Andrea si era offerta di cucinare per tutti e se qualche operatore la guardava perplessa Orlando annuì in direzione di Alessandro che  le diede il via libera, organizzarono una specie di picnic e dopo pranzo i bimbi più piccoli, Tiia compresa fecero un riposino, Orlando e Andrea si sedettero su una poltrona accanto al suo lettino e stavano per addormentarsi con lei quando Alessandro si avvicinò loro facendogli cenno di seguirlo nel suo studio.
«Ragazzi la vostra presenza per la bambina è un bene, non posso negarlo, vorrei sapere se vi piacerebbe continuare a passare, magari anche durante la settimana, per la cena.» Disse una volta chiusa la porta del suo ufficio.
«Certo.» Dissero i due in coro, sorpresi ed entusiasti della proposta.
«Mi fa piacere.» Disse Alessandro congedandoli e facendoli tornare dalla piccolina.
 
Trascorsero il pomeriggio a giocare, ancora un po’ fuori, visto che a Tiia piaceva molto, per poi spostarsi in una stanza giochi all’interno della struttura, mancava poco all’ora di cena che il celulare di Orlando prese a squillare, Andrea si voltò verso di lui con lo sguardo preoccupato e lui cercò di tranquillizzarla facendole l’occhiolino prima di portarsi il telefono all’orecchio e rispondere.
«Pronto» Disse Orlando convinto che fosse Lucia.
«Pronto, ciao Orlando, sono Lucia, scusa il disturbo so che ti avevo dato la giornata libera, ma abbiamo arrestato una persona per l’omicidio Galanti e vorrei sottoporlo alla macchina della verità, ho a disposizione un fermo di 48 ore ed avrei bisogno di te qui ora.» Orlando prese un lungo respiro, sapeva che era lei e sapeva che si sarebbe intromessa, per poi voltarsi verso Andrea e mimarle uno ‘Scusa’ solo con le labbra, per poi rispondere a Lucia.
«Va bene, sto arrivando.» Disse solo senza alcuna inflessione nella voce.
«Grazie.» Disse Lucia che lui aveva già riattaccato il telefono, aveva anche pensato di fare da sola, ma non aveva idea di come usare la macchina e poi in fondo in fondo, non le dispiaceva affatto l’idea di disturbarlo.
Orlando si avvicinò ad Andrea accarezzandole la testa. «Serve il poligrafo. Devo andare.» Disse un po’ mogio.
«Non ti preoccupare.» Disse lei comprensiva, stringendogli la mano, «è il nostro mestiere.» Disse guardandolo con infinito amore.
«Già anche se mi dispiace.» Disse chinandosi verso di lei che era seduta con Tiia in braccio che esaminava un pupazzo
«Tieni la macchina, io prendo un taxi, poi tu mi vieni a prendere.» Disse posando un bacio sulla guancia ad entrambe.
«Non fare così, hai sentito Alessandro possiamo tornare quando vogliamo.» Disse lei cercando ancora di consolarlo.
«Hai ragione, vado.» Disse lui prendendo la giacca e scontrandosi con Alessandro mentre stava uscendo dall’istituto.
«Problemi?» Chiese il ragazzo.
«Piccola emergenza in ufficio.» Disse Orlando come per scusarsi.
«Ah. Vuoi un passaggio?» Gli chiese allora il ragazzo.
«Passi dalla Caserma Salvo D’Acquisto?» Gli chiese Orlando guardandolo sorridente.
«Tutti i giorni, andiamo.» Disse Alessandro indicandogli la sua macchina.
 
Andrea aveva fatto mangiare Tiia, avevano letto un libro su una poltrona, e quando la piccola stava per addormentarsi, l’aveva spostata nel suo lettino, restando comunque ancora un po’ accanto a lei temendo che si potesse svegliare. Quando uscì dalla casa famiglia, dopo aver salutato gli operatori del turno di notte ed essersi fatta preparare un panino per Orlando che sicuramente non aveva mangiato niente, montò in macchina per poi provare a chiamarlo senza però ricevere risposta, andò lo stesso verso il Ris. Mentre stava per parcheggiare, le arrivò un messaggio ‘Sali.’ Diceva solamente, allora Andrea prese il panino e varcò di nuovo le soglie del laboratorio, sperava di non incontrare Lucia anche se temeva la cosa piuttosto improbabile, trovò Orlando alla sua scrivania che si illuminò non appena la vide entrare, le fece cenno di avvicinarsi a lui.
«Com’è andata?» Le chiese riferendosi ovviamente a Tiia.
«Bene, ha mangiato senza problemi e si è addormentata abbastanza presto, tu hai mangiato?» Chiese lei e lui ovviamente scosse la testa.
«Non né ho avuto il tempo.» Ammise mentre il suo stomaco cominciava a farsi sentire.
«Tieni.» Disse allora Andrea porgendogli il panino.
«Ma grazie amore, sei speciale, stavo morendo di fame.» Disse lui prendendo il panino.
«Lo sapevo.» Disse lei aprendosi in un sorriso e poi chiedergli seria
«Che succede?» Gli chiese vedendolo particolarmente concentrato, il suo sguardo si spostava spesso verso un foglio.
«Sono confuso dai risultati del poligrafo..» disse Orlando tra un morso e l’altro «Il sospettatto di omicidio..» Cominciò poi a dire per essere però prontamente interrotto.
«No, no, no.» Disse Andre mettendogli una mano davanti al viso e poggiandosi sulla sua scivania «Non parlarmi del caso. Non nello specifico, dimmi genericamente i tuoi dubbi.»
Lucia era nel suo ufficio, china su alcune carte, tutte le prove portavano al loro sospettatto solo Orlando non era convinto della sua colpevolezza, lo aveva sottoposto al poligrafo, ma non era convinto neanche dai risultati delle sue stesse macchine, le aveva chiesto del tempo per rianalizzare il tracciato e lei glielo aveva concesso.
Quando alzò la testa dalla sua scrivania per cercarlo notò Andrea, che non aveva nemmeno visto entrare, che parlava con lui seduta sulla sua scrivania e lui che mangiava un panino mentre discuteva con lei. Lucia era stata chiara non doveva discutere con lei di casi in corso, uscì dal suo ufficio per dirigersi verso i due.
«Andi..» Disse Orlando provando a protestare. Lucia era quasi alle loro spalle e poteva cominciare a sentire la loro conversazione.
«Fì non fare così, è’ un ordine e tu sei un militare, forza, niente dettagli.» Disse lei decisa, Lucia non aveva capito come lo aveva chiamato ma restò in ascolto.
«Va bene.» Disse Orlando bevendo un goccio d’acqua «Non credo hai risultati del poligrafo, a mio avviso il soggetto ha mentito, non per la macchina.» Disse lui mogio.
«È una macchina! Come tutte le macchine può essere ingannata, su uno dei tuoi libri ho letto che la macchina analizza parte del sistema nervoso autonomo, specialmente il sistema nervoso simpatico, ora mi chiedo è possibile influenzare questi risultati?» Chiese ancora lei nel tentativo di farlo riflettere.
«Si.» Disse Orlando affascinato da lei, le aveva prestato quel libro tempo prima e non credeva davvero che lei lo avesse letto.
«Se tu hai percepito che stava mentendo possiamo dire che non è un bugiardo patologico, quindi non crede vere le sue stesse affermazioni falsando i dati, giusto?» Chiese ancora lei, mostrando di aver letto bene quel testo.
«Esatto, non mi convince però il fatto che abbia risposto bene alle domande che gli ho fatto per tarare la macchina..» Disse ancora lui.
«Non sono un tecnico e le cose scentifiche mi stressano pure, lo sai, non ci faccio affidamento, ma è una macchina e come tale può essere ingannata, sempre il tuo libro, in merito al SNS parlava di adrenalina, quindi se ho capito bene un consistente rilascio di adrenalina potrebbe alterare i tuoi test. Sapeva che sarebbe stato sottoposto al poligrafo?» Chiese ancora lei.
«Si.» Disse Lucia che era alle loro spalle e che voleva partecipare alla discussione.
«Scusate» disse Andrea facendo per alzarsi
«Io vado.» Disse poi tirando fuori le chiavi della macchina.
«Resti la prego.» Disse Lucia volendo finalmente vederla in azione «Continuate, il sospettatto sapeva che lo avremmo sottoposto al poligrafo.» Disse ancora, avendo lei stessa informato l’uomo.
«È un assistente di laboratorio in un centro di analisi del sangue.» Disse allora Orlando. «Ha 50 anni.» Aggiunse Lucia.
«Signori io non sono uno scienzato ma credo che possa averlo alterato..» A quel punto Orlando si diede una manata in fronte.
«È cardiopatico, quindi ha dei farmaci salvavita e potrebbe averli presi prima dell’’interrogatorio, non togliamo i farmaci salvavita ai cardiopatici in stato di fermo.» Disse con il tono di chi si stava dando dello stupido, Andrea tirava sempre fuori il meglio di lui.
«Bravo.» Disse Andrea «Ora ci sarà sicuramente un qualcosa di scentifico che ti permetta di provarlo?» Disse ancora.
«Facciomogli un prelievo, potrebbe aiutare, e facciamoci dare i farmaci in suo possesso.» Disse rivolto verso Lucia che annuì, prese il telefono per richiedere il prelievo per il sospettatto mentre Lucia fissava Andrea.
«Perché lo avrebbe fatto?» Chiese allora Lucia rivolta verso la ragazza.
«Cosa?» Chiese Andrea confusa, non sapendo nulla del caso.
«Prendersi la responsabilità dell’omicidio.» Disse Lucia ferma.
«Non ho una sfera, non so neanche che faccia abbia..» Disse Andrea scettica dal tono della donna. Lucia allora si rivolse ad Orlando che aveva attaccato il telefono.
«Mostrale l’interrogatorio.» Disse decisa.
Dopo aver visto il video Andrea si voltò prima verso Orlando che annuì leggermente e poi verso Lucia «Sta proteggendo qualcuno.»
«Stiamo parlando di omicidio preterintenzionale.» Disse Lucia scettica.
«So perfettamente quanto rischia.» Disse Andrea secca «Quest’uomo sta proteggendo qualcuno.»
«Chi? Per chi rischierebbe tanto?»
«Per chiunque lui creda valga la pena.» Disse Andrea secca non potendo impedirsi di guardare Orlando.
Lo sguardo non sfuggì a Lucia, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Andrea riprese a parlare «Non posso esservi utile, io non lavoro come voi, dovrei conoscerlo per capire chi sta proteggendo con questo suo atteggiamento.»
«Michele Lapoli, 50 anni, vedovo da cinque anni con due figlie, Carolina e Stefania.» Cominciò a dire Lucia, troppo curiosa di capire come ragionava quella donna. «Di 20 e 17 anni, la maggiore studia a Pisa, la minore studia a casa da due anni.»
Andrea la fermò con la mano. «Perché studia a casa?»
«Non lo so.» Disse Lucia. «Chi è la vittima?» Chiese allora Andrea.
Orlando parlò senza chiedere il permesso a Lucia mentre sfogliava il fascicolo del caso «Luca Galanti, incensurato di anni 62, ucciso con diverse colpi al torace e al basso ventre, l’arma usata sembra essere da taglio ma la stiamo ancora cercando; ha lavorato per anni nelle scuole elementari medie e superiori, gestiva i bar e gli ambulanti all’interno di alcune scuole, adesso aveva aperto un banchetto di quelli dei fiori fisso a viale Jonio, due indiani lo aiutavano, ma la sera attaccano alle 9, quando sono arrivati hanno trovato il corpo e chiamato i carabinieri.»
«Va bene, aveva precedenti?» Chiese ancora Andrea.
«No non mi pare..» disse Orlando sfogliando il fascicolo. «Alcune denunce ritirate di molestie.»
«Cosa? Quando?» Chiese Andrea che nella sua testa si stava facendo un idea precisa.
«Risalgono a 5 e 3 anni fa le denunce ritirate.» Disse Orlando «Che idea ti sei fatta?» Chiese Orlando che conosceva Andrea e l’aveva vista illuminarsi.
 «È una teoria che non ti posso provare in alcun modo.» Disse Andrea innervosita dall’idea di dover parlare di fronte a Lucia, era la sua testa, il suo modo di ragionare che non voleva condividere con lei.
«Ti prego.» Disse Orlando supplicandola con lo sguardo, e suscitando il disappunto di Lucia. «Che cosa vedi tu?»
«Le ferite sono ripetute e inferte anche al basso ventre..»
«Teme un movente sessuale?» Disse Lucia incerta.
Andrea non voleva sentirla quindi fece un grosso respiro «Credo che la vostra vittima, magari aveva il vizio di divertirsi con le ragazzine, dico magari si è divertito con la figlia del signor Michele, Stefania, perché perdonatemi non è normale che una ragazza di 17 anni, da due, studi a casa. E magari per puro caso, Stefania scopre che il signor Luca ha un banco di fiori vicino casa sua, e magari lo vede un paio di volte ammiccare a qualche ragazzina e magari quando non c’era praticamente nessuno lo avvicina, lo provoca, lo invita nel retro, e pigliando le forbici, che questo usa per scorciare i gambi dei fiori o togliere le spine alle rose, comincia a colpirlo, vuoi lo shock vuoi quello che ti pare, lo massacra di colpi, infierendo lì dove anche lei è stata sua vittima; chiama il padre che la riporta a casa, la pulisce la copre brucia i vestiti e si fa carico dell’omicidio, perché è colpa sua se quello schifoso era ancora in giro perché non ha aiutato la figlia a denunciarlo, per me sto Galanti poteva pure essere il cugino del papa se si fosse fatto la galera che meritava a quest’ora era vivo. E comunque non richiederei il preterintenzionale, vista l’arma recuperata in loco, ma al limite l’omicidio volontario, invocheranno l’infermità mentale o la legittima difesa e ti saluto e sono.»
Lucia era sconvolta, non c’era nulla a riprova della teoria appena espressa da Andrea, ma era la cosa più plausibile che avevano, Orlando rideva di gusto e Andrea si voltò verso di lui «Che c’è?»
«Sembri Salvo, ti è anche tornata la calata.» disse lui sorridendole dolce.
«Capisci perché mi hanno allontanato? O come piace dire a loro promosso? Due di noi sono troppi per un’isola così piccola.» le rispose lei facendole una linguaccia.
«Eppure la Sicilia non mi sembrava così piccola.» Disse Orlando sempre ridendo.
«Parlate con la figlia, Stefania.» Disse Andrea che aveva notato Lucia infastidirsi pian piano. «È meglio che vada.» Aggiunse ancora Andrea.
 «Arrivederci.» Disse Lucia rivolta verso Andrea.
«Ti accompagno.» Disse Orlando guardando storto verso Lucia che non sembrava volerlo liberare.
«Non preoccuparti» disse Andrea accarezzandogli il viso «Tieni tu la macchina, io chiamo un taxi.»
«Aspetti.» Disse allora Lucia «Novità su Pugliese?»
«Poche» disse Andrea «Forse abbiamo individuato un pregiudicato che lo sta aiutando, ma senza prove non voglio convocarlo e sto cercando di raggiungerlo tramite miei informatori.»
«Perché?»
«Perché se mette piede in commissariato e poi sono costretta a rilasciarlo è un uomo morto, ed io non lo voglio sulla coscienza.» Disse secca Andrea per poi aggiungere «Con Paolo abbiamo fatto richiesta del 41 bis per Gerry Pugliese.»
«Paolo?» chiese ancora Lucia infastidita.
«Il magistrato.» Disse secca Andrea che non si evitò un occhiata gelosa di Orlando.
«Perché?»
«Perché oltre ad Erika e alla sua morte è l’unica cosa che interessa a Mario Pugliese.»
«Grazie.» Disse Lucia sgarbata «Con quale pretesto?»
«Criminalità organizzata. Il suo avvocato ha già fatto ricorso, aspettiamo una risposta a giorni.»
«Va bene.» Disse Lucia voltandosi per tornare nel suo ufficio.
Orlando si voltò verso Andrea «Che ho detto?»
«Non sei stata molto delicata.»
«Nemmeno lei.»
«Mi importa di te, e poi da quand’è che vi date del tu con il magistrato?»
«Dalla famosa cena.»
«Devo essere geloso?»
«Mai.» Disse posandogli un bacio veloce sulle labbra, bacio che Orlando avrebbe volentieri voluto approfondire «Faremo il trasloco domani?»
«Non lo so.» Disse lui guardando incerto verso l’ufficio di Lucia.
«Non preoccuparti.» Disse Andrea stringendogli la mano «Avremo tempo per farlo..» Fu interrotta dal suono del suo telefono, rispose senza guardare.
«Sorellona» le rispose la voce del fratello.
«Fratellino!» disse Andrea con un sorriso sulle labbra.
«Sono di turno, sto bene, al solito..» Aveva il tono di quello che stava per riattaccare.
«Aspetta Ric, una cosa al volo, sono fidanzata e viviamo insieme, si chiama Orlando.»
«Cosa?» Chiese Riccardo incredulo mentre Orlando scuoteva la testa visto il tatto discutibile mostrato da Andrea nel comunicare la loro relazione al fratello.
«Mi sono fidanzata e convivo.» Ripeté di nuovo Andrea.
«Merda..» Disse Riccardo all’apparecchio «Mi chiamano ma ne riparliamo. Ciao nana!»
«Ciao vatusso, buon lavoro.» Disse Andrea per poi riattaccare il telefono, Orlando scuoteva ancora la testa.
 
«Cosa ho fatto?» Gli chiese allora Andrea.
«Hai un tatto invidiabile.» le disse lui con uno sguardo che voleva essere di rimprovero.
«Sono solo stata tempestiva» disse Andrea chiudendo una mano a  pugno e chiudendola sull’altra mano aperta «Mi stava liquidando e volevo dirglielo.»
«Ci credo che adesso mi odierà…» Disse Orlando alzandosi dalla sedia e avvicinandosi per abbracciarla, Andrea fece un passo indietro indicando l’ufficio di Lucia e Orlando sbuffò dicendo
«Ti voglio.» E Andrea posandogli un bacio sulla guancia gli disse «Sono a casa che ti aspetto nuda nel letto.»
Orlando la spinse fino ad un angolo che li copriva dalla visuale dell’ufficio di Lucia «Ma quanto sei stronza?» Disse dandole un bacio irruento. Andrea scoppiò a ridere allontanandolo da se
«Tanto tanto..» e Orlando scosse la testa
«Sono già eccitato.» Andrea allora gli mise una mano sul petto
«Vedi di non sfogarti qui in ufficio.» E Orlando sorrise alla sua gelosia, in quel momento il telefono sulla sua scrivania cominciò a squillare
«Pronto.» Disse allontanandosi da Andrea che ancora lo guardava diffidente
«Sono arrivati i campioni del sospettato, se fai le analisi poi puoi andare, e lei può aspettare qui.» Lucia attaccò subito e Orlando sorrise verso Andrea, le prese la mano e la trascinò dentro uno dei laboratori
«Analizzo questi reperti, tu mi fai da assistente e poi ce ne torniamo a casa.» Andrea sembrava scettica «Me l’ha detto Lucia, sbrigati.»
 
Dopo mezz’ora Orlando era nell’ufficio di Lucia mentre Andrea lo aspettava alla sua scrivania.
«I risultati di sangue e farmaci confermano la teoria che abbia manomesso i risultati del poligrafo.» Lucia prende i risultati e lo ringrazia, dicendogli che il giorno dopo avrebbero sentito la figlia Stefania, Orlando le ricordò che era minorenne e che non avrebbero potuto parlarle da soli.
«Questo è il problema.» Disse Lucia scuotendo la testa.
«Lei che pensa?» Chiese riferendosi ad Andrea
«Non lo so.» Disse Orlando facendo un segno di diniego con la testa.
«Non ne avete discusso in laboratorio?» Orlando scosse di nuovo la testa.
«Era impegnata a vedere quello che stavo facendo..» Lucia lo guardò incuriosito
«Si interessa alla scienza forense?» Orlando scosse di nuovo la testa
«Non proprio. Vuoi parlare con lei? La chiamo! Vuoi sapere cosa pensa? Chiediglielo!» Lucia era indecisa, effettivamente non voleva parlare con lei, la voleva fuori dal suo laboratorio, l’idea della colpevolezza della ragazza però, era sua ed era giusto quindi che portasse avanti le sue folli idee..
«La pazza idea è sua!» Orlando sentiva che stava per perdere la calma
«Le hai chiesto tu cosa pensava. Le hai chiesto tu come la vedeva. Io so come pensa, so che vede cose che io te non sappiamo vedere.» Lucia era colpita dal tono fermo e deciso che lui aveva assunto, era consapevole di quello che stava dicendo anche se aveva alzato troppo la voce.
Andrea si era voltata per guardare cosa stava succedendo nell’ufficio di Lucia, Orlando le aveva detto che ne sarebbe uscito subito ma era passato troppo per i suoi gusti, si voltò per vedere Lucia indicare nella sua direzione e Orlando alzarsi in piedi e discutere animatamente con lei, non capiva quello che diceva era certa che stesse urlando «..come pensa..», si alzò velocemente per raggiungere l’ufficio del capitano, a metà del corridoio cadde a terra, la gamba le aveva ceduto.
«Andi..» La voce di Orlando che si avvicinava a lei, si tirò in piedi appoggiandosi ad un mobiletto.
«Che cosa è successo?» Le chiese lui passandogli un braccio sotto la spalla, un po’ preoccupato.
«Non lo so, la gamba.. Nel suo ufficio, voglio andare nel suo ufficio.» Disse Andrea fissando lo sguardo in quello di lui, che annuì vedendo che stava bene in piedi, le fece strada nell’ufficio di Lucia nel quale Andrea entrò leggermente zoppicando.
«Tutto bene?» Le chiese Lucia.
«Certo. Cosa vuole da me? Ho visto che mi stava indicando. Ha dei problemi con quello che le ho detto? Vada oltre, anzi, pensi pure che la mia è una follia, la prego.» Lucia era infastidita tanto dal suo tono quanto dalle sue parole.
«È una teoria senz alcun potere probatorio, lo nega? E poi la ragazza è minorenne e non potremo parlarle in privato.» Andrea scosse la testa.
«Sono un avvocato non venga a parlarmi di potere probatorio, so cosa significa. Non avevo prove, né materiale scentifico, ve l’avevo detto prima di cominciare a parlare. Mi chiedo, se una forbice viene ficcata nello stomaco da un 50enne in carne o da una ragazzina adolescente ci sarà qualche differenza?! Chiedete al medico legale.» Orlando annuì in direzione di Lucia, per poi notare come Andrea si massaggiasse la gamba, era dove le avevano sparato.
«Stai bene?» Chiese posandole una mano sulla spalla. Andrea annuì solamente sorridendo nella sua direzione.
«Si ricomincia domani mattina. Ti aspetto in laboratorio, interrogherai tu la ragazza.» Disse Lucia, stufa di aver di fronte Andrea, rivolta verso Orlando.
«A domani.» Disse Orlando facendo strada ad Andrea che salutò solamente con un cenno del capo.
 
Arrivati di sotto Andrea si fermò di fronte alla macchina, stava tenendo i pugni serrati.
«Che cosa succede?» le chiese Orlando passandole una mano sulla spalla, temendo che fosse le gamba.
«Non mettermi mai più in una condizione del genere.» Disse voltandosi per guardarlo, gl’occhi pieni di lacrime.
Orlando le prese il viso tra le mani, capendo quanto fosse stata ferita dall’attegiamento di Lucia, e quanto lui l’avesse costretta in quella situazione. «Mi dispiace.» Le disse con un filo di voce a fior di labbra.
«Non è solo colpa tua, non avrei dovuto farmi provocare.» Disse Andrea mentre una lacrima era sfuggita al suo controllo.
«Mi dispiace davvero..» disse lui asciugandole la lacrime con il pollice.
«Dovevo stare più calma.» Disse andrea piano. Orlando era incapace di vederla così fragile, la attirò a se e posò le sue labbra su quelle di lei ancora umide di pianto, le accarezzò la lingua fino a quando lei no si lasciò andare a quel bacio e gli poggiò le mani sul petto cominciando a stritolare il suo maglione.
Lucia era alla finestra, aveva visto tutta la scena, come lui le aveva asciugato le lacrime e come adesso si stavano lasciando andare in un bacio; spense la luce per sedersi alla sua scrivania.
 
Quando rientrarono in casa Andrea sembrava particolarmente silenziosa.
«Che cosa succede?» Chiese Orlando prendendole la mano.
«Devi promettermi che domani farai di tutto perché quella ragazza confessi e si assuma le sue responsabilità.» Le prese il mento, voleva guardarla negli occhi
«Che cosa ti preoccupa?» Il modo in cui Andrea si faceva coinvolgere nei casi lo preoccupava sempre, era così fragile in momenti come quello.
«Temo che se non riesce ad assumersi le sue responsabilità, pagando per quello che ha fatto.. lei.. lei potrebbe rifarlo. Restare ferma alla vendetta..» Le prese il viso tra le mani.
«Farò il possibile, vieni anche tu però..» Andrea sembrava confusa
«Dopo il modo in cui ci siamo salutate non mi pare il caso.» Disse Andrea abbastanza decisa.
«Ho bisogno di te, ti ho visto parlare con Isabella, tu .. ho bisogno di sapere che se sbaglio tu ci sei.» Disse Orlando tremendamente serio.
«Io ci sono per te. E sperando che non mi uccida, ci sarò anche domani.» Disse Andrea posandogli un bacio sulle labbra.
«Poi però sparisco con Ghiro..» Disse Andrea staccandosi da lui.
«Che intenzioni hai? Ti sei già stufata di me?» Chiese lui posandole le mani sui fianchi.
«No, voglio averti qui quindi vado con lui a fare il trasloco..» Disse Andrea mettendosi in punta di piedi posandogli un leggerissimo bacio sulle labbra.
«Vorrei farlo con te il trasloco…» Disse Orlando mettendo il muso.
«Non ti lascerà libero tanto presto.» Disse Andrea interpretantdo ad alta voce il pensiero di entrambi.
«Hai ragione.» Disse lui cominciando a toglierle la giacca che ancora indossava.
«Che intenzioni hai?» Chiese Andrea che era rimasta immobile.
«Quelle che ti ho accennato al Ris. Ti voglio. Oggi siamo stati con Tiia, Alessandro ci ha dato delle splendide notizie e voglio fare l’amore con te per festeggiare.» Disse lui senza mai smettere di baciarle il collo, la prese in braccio per portarla in stanza da letto.
«Ti amo, lo sai vero?» Disse Andrea ancora immobile mentre lui la adagiava delicatamente sul letto.
«Certo che lo so, e tu sai quanto ti amo io?» Disse Orlando mentre le sfilava i pantaloni.
«Ancora no..» Disse Andrea alzandosi leggermente per arrivare a posare le sue labbra su quelle di lui e capovolgere la situazione, si mise a cavalcioni sopra di lui per liberarsi dei suoi vestiti, si fermò di colpo, e Orlando le prese il viso tra le mani.
«Cosa c’è?» Chiese lui che sapeva far sopire il suo sempre presente desiderio di lei per ascoltarla.
«Mi sembra così strano tutto questo..» Orlando la guardò spiazzato e spaventato per la prima volta, Andrea era uno spirito libero probabilmente era anche questo una delle cose che l’aveva fatto innamorare di lei, forse tutta quella relazione per lei era troppo, non si sentiva pronta. Andrea lesse nei suoi occhi la paura
«Sono qua, guarda me.» Disse con la mano sul viso invitandolo a guardarla.
«Non so stare senza di te.» Disse lei volendo togliergli qualsiasi brutto pensiero dalla mente.
«Ed è strano per me, ma oggi io non saprei stare sola in questo letto senza di te.» Disse per poi posare una mano sul suo petto. Orlando le prese la mano per portarsela alle labbra e posarle un bacio dolce.
«Andi tutto quello che voglio è stare con te, dentro e fuori da questo letto.» Andrea si chinò su di lui, la passione subito ritrovata, aveva bisogno di confessare i suoi sentimenti, di dirgli esattamente tutto quello che significava per lei stare con lui, per poter di nuovo fare l’amore. In poco tempo erano di nuovo nudi e ancora una volta uniti alla ricerca del reciproco piacere, si muovevano però lentamente, come se non volessero fermarsi mai, era piacere solo essere uniti in un corpo solo, nessuno dei due voleva spezzare quel momento e lo protrassero fino a quando ne furono capaci, si addormentarono a tarda notte ancora stretti l’uno a l’altra.
Il suono del telefono regalò loro un triste risveglio, Andrea era ancora stesa su di lui che si rifiutava di aprire gli occhi, si avvicinò al comodino per prendere il molesto telefonino. «Si» Disse scocciata senza vedere nemmeno se era il suo telefono o quello di Orlando.
«Pronto.» Disse la voce di Lucia piuttosto scocciata nel trovare la voce di Andrea al telefono di Orlando, e soprattutto nel sentire lui mugugnare nel sonno
«Andi è presto, manda Antonio a quel paese..» Andrea sorrise passandogli una mano sul viso.
«Magari potessi, non è Antonio. È per te.» Disse allungandogli il telefono.
«Lucia.» Aggiunse solo mentre si spostava dal suo corpo per lasciargli la giusta privacy per parlare al suo capo.
«Fai il caffè.» Disse Orlando prendendo il telefono.
«Agli ordini.» La sentì dire Lucia piuttosto in lontananza.
«Lucia buongiorno.» Disse Orlando prendendo il telefono.
«Buongiorno.» Disse lei fredda.
«Ho convocato la ragazzina, saranno qui per le 9, vedi di esserci.» Disse e Orlando guardando verso la porta della stanza un Andrea nuda che lo fissava con il sorriso sulle labbra chiese
«Che ore sono?» muovendo solo le labbra.
«Le 6:30.» Disse lei tornando verso la cucina, Orlando scosse la testa.
«Ci sarò.» Disse poi al telefono.
«Tu devi rispondere al tuo telefono.» Disse poi Lucia fredda.
«E’ l’alba e Andrea era più vicina al comodino, credevamo fosse il suo.» Disse sereno.
«Vorrei che non accadesse più.» Orlando scosse la testa.
«Lo vedo improbabile, ma ci proveremo.» Disse Orlando e Lucia detestò profondamente il fatto che lui avesse usato il plurale, attaccò senza salutare, cosa che non stupì più di tanto Orlando.
 
Quando Lucia vide arrivare Orlando ebbe la spiacevole visione di trovargli accanto ancora Andrea, e Ghiro con loro due, non capiva la presenza di Daniele, lo aveva avvisato che al Ris sarebbe rimasta lei, fece per andare a parlare con i tre quando varcarono le soglie del laboratorio anche il sospettatto accompagnato da un agente e sua figlia minore accompagnata dalla sorella. Lucia vide Daniele e Andrea sparire e Orlando aspettare lei mentre si avvicinava ai nuovi arrivati.
Nella sala interrogatori le cose non procedevano assolutamente, Ghiro era stato buttato giù dal letto da Andrea e Orlando, doveva andare con loro al Ris e sparire con Andrea ad un certo punto il perché gli sfuggiva ancora. La ragazza non rispondeva alle domande di Orlando, mentre il padre si mostrava sempre più infastidito, Orlando uscì dalla sala interrogatori seguito da Lucia per raggiungere Andrea che aveva seguito tutto da dietro il vetro.
«Allora?» Disse Orlando avvicinandosi a lei.
«Sei in alto mare. Non ti guarda nemmeno, getta gli occhi solo su di lei ogni tanto.» Disse indicando Lucia che non sopportava quella conversazione ma non voleva lasciare i tre soli.
«Quindi?» Chiese allora Daniele.
«Quindi sarebbe meglio che il capitano Brancato uscisse di lì..» disse indicando Lucia
«e che rientrate in tre e tutti uomini, possibilmente quello pelato e in divisa che ho visto prima.. Vedi se quello pelato, con una scusa riesce a toccarla, credo basti una mano o una spalla, dopodichè crollerà, incalzala, ripetendo però che non hai prove in merito e che è l’unico modo per lei di superare tutto quanto.» Disse Andrea fissando Orlando che l’ascoltava rapito.
«Grazie.» Disse tornando dentro accompagnato da Ghiro e Sasso.
Lucia e Andrea rimasero sole, Andrea prese la parola per rispondere alle domande che Lucia le stava facendo senza aprire bocca.
«La sua presenza era per lei un appiglio, difficilmente avrebbe avuto un crollo, identifica la figura femminile come salvifica, condannando e temendo genericamente quella maschile; il pelato ricorda vagamente la vittima, hanno le stesse origini, spero quindi che la vittima avesse il suo stesso dialetto; credo che crollerà avendo reso la situazione più stressante; ribadire l’assenza di prove e l’utilità personale della confessione, è per evitare che venga invalidita questa confessione in sede processuale venendo ritenuta estorta.» Disse Andrea tornando a guardare come procedeva, senza che Lucia proferisse parola.
 
Dopo trenta minuti, Orlando e Lucia stavano raccogliendo la deposizione della ragazza e del padre mentre Ghiro e Andrea lasciavano il Ris per poter cominciare l’operazione trasloco.
«Guarda che ho trovato!!!» Disse Ghiro uscendo dalla stanza con un fucile ad acqua in mano.
«Pivello!!» Disse Andrea cominciando a schizzarlo a sua volta.
«L’ho trovato 10 minuti fa e non ti sei neanche accorto che io l’ho riempito.» Disse ancora lei indicando il fucile che teneva in mano.
«Sbirro di m…» Provò a dire Daniele, ma Andrea cominciò a schizzarlo sul viso. »Va bene» Disse Ghiro alzando le braccia.
«Le offese verbali non sono carine.» Andrea annuì senza proferire parola continuando a tenergli puntato addosso il fucile ad acqua.
«Dammi il tempo di caricare e ti rovino..» Disse Ghiro mentre si avvicinava al rubinetto della cucina. Andrea si legò i capelli per aggiungere.
«Come ti pare, tanto siamo uno a zero per me!!».
Quando Orlando riuscì ad uscire dal Ris era tardo pomeriggio, Lucia aveva trovato il modo di incastrarlo il più a lungo possibile e lui andando via avrebbe tanto voluto mostrarle il suo disappunto, ma era un suo superiore e doveva rispettarla, mentre lei continuava a comportarsi solamente come una ex gelosa. Aveva provato a chiamare Andrea diverse volte dalla macchina ma lei non gli aveva mai risposto, che lei e Ghiro fossero troppo impegnati con il trasloco gli parve più che strano, i molti trasferimenti gli avevano insegnato a vivere con poco, e non aveva mai troppe cose.
Parcheggiò di fronte casa per scendere di corsa, la verità era che Andrea gli era mancata tremendamente, voleva di nuovo sentire il suo sapore.
«Ce l’ho fatta!» Disse entrando in casa dove fu accolto da un silenzio innaturale. C’erano degli scatoloni con le sue cose vicino alla porta.
«La mia ragazza e il mio migliore amico è un cliché già visto!!» Disse ora leggermente preoccupato nel costatare l’assenza dei due.
«Vi sparo..Non scherzo.» Disse andando verso il terrazzino, dopo aver notato le due stanze da letto vuote, e quando aprì la porta finestra fu investito da due getti d’acqua. Cercò di asciugarsi in qualche modo il viso, mentre Andrea e Ghiro si erano accasciati a terra per quanto stavano ridendo.
«Te l’avevo detto che temeva che stavamo facendo sesso..» Disse Andrea tra una risata e l’altra.
«Questo è meglio del sesso!» Disse Ghiro mentre cercava di smettere di ridere. «Siete due cretini!» Disse Orlando completamente fradicio mentre tendeva una mano verso i due per aiutarli ad alzarsi.
«Dai che ti ho tenuto fuori anche un cambio..» Disse Andrea afferrando la sua mano.
«Nenè che donnino premuroso che sei…» Disse Ghiro facendole il verso, cercando di prendere la mano di Orlando quando il fucile ad acqua di Andrea gli cadde accanto.
«Non chiamarla donnino..» Disse Orlando aiutandolo ad alzarsi.
«Sei troppo permalosa!» Disse Ghiro una volta in piedi incrociando le braccia al petto.
«Mi hai insultato!» Disse lei dandogli le spalle e incrociando anche lei braccia al petto.
«Bimbi basta!» Disse Orlando sorridente.
«Andi dobbiamo andare da Tiia.. E caricare questi scatoloni in macchina!» Disse indicando gli scatoloni.
«Pace!» Disse Andrea porgendo la mano a Daniele.
«Carichiamo la macchina!» Disse il capitano attirandola a se e cominciando a spettinarla, Andrea rideva come una ragazzina.
«Giù le mani capitano!» Disse Orlando guardandolo torvo mentre stava per lasciare la terrazza per andare a cambiarsi.
«E’ davvero geloso?» Chiese Daniele ad Andrea mentre andavano a caricare la macchina.
«Si si! Un sacco.. Di tutti.. Pare lui il siciliano, non io..» Disse Andrea sghignazzando.
«Vi sento, sono geloso e non sono sordo, pensate un po’..» Disse ancora mezzo infastidito.
«Ma è follia!!» Disse Ghiro non credendo che Andrea sopportasse la gelosia.
«No anzi, facciamo del sesso fantastico con la storia della gelosia.» Disse lei candidamente facendo arrossire Ghiro.
«Vero Fì?» Disse alzando un po’ la voce.
«Si ma smettila Andi, Daniele si imbarazza e tu dovresti tenere certe cose per noi..» Disse sorridente non volendo rimproverarla davvero, adorava l’idea che lei si trovasse così a suo agio con Daniele che era il suo migliore amico.
 
Una volta caricata la macchina i due andarono direttamente in casa famiglia, poterono così giocare un pochino con la piccola Tiia prima di cena, la misero a letto, mentre Orlando leggeva Andrea cullava la piccola tra le braccia, la salutarono con un bacio sulla fronte, dopo essere stati certi che dormiva un sonno beato e sereno. Il responsabile della struttura li osservava non visto e li vide lasciare la struttura che erano da poco le 10, aveva deciso di dare loro una possibilità senza ovviamente informarli.
 
Dopo aver scaricato la macchina i due salirono a casa, e mentre Andrea cominciava a preparare la cena, Orlando continuava a mettere a posto i suoi vestiti in camera da letto, quando suonarono alla porta.
«Vai tu per favore..» Disse Andrea intenta a cucinare.
«Vado.» Disse Orlando, posandole un bacio sulla guancia mentre le passò accanto e portando uno scatolone ormai vuoto vicino alla porta.
Quando aprì la porta ebbe una notevole sorpresa, un ragazzo alto, biondo e dai profondi occhi chiari era in piedi di fronte alla porta con un espressione vagamente contrariata sul volto.
«Riccardo immagino.» Disse Orlando tendendogli la mano.
«Orlando suppongo.» Disse l’altro ancora decisamente diffidente.
«Andi!» Disse Orlando rivolto verso la sua donna che non sembrava aver realizzato.
«Fì che c’è? Non posso adesso..» Disse lei senza neanche voltarsi, mentre stava friggendo qualcosa.
«Accomodati.» Disse Orlando rivolto verso Riccardo che entrò in casa, lanciandogli un’occhiataccia.
«Andi c’è tuo fratello.» Disse ancora Orlando per cercare di attirare l’attenzione della ragazza.
«Non dire cretinate che non sei credibile, che verrebbe a fare? Non è nemmeno il mio compleanno..» Disse la ragazza scettica.
«Forse perché fai delle telefonate del cazzo?!» Disse il fratello che aveva deciso di palesarsi alla sorella, che doveva aver subito un trauma cranico recentemente e lui non lo sapeva.
«Ric!!» Disse Andrea felice dalla cucina!
«Venite forza, che non mi posso muovere.» Aggiunse ancora Andrea. Orlando gli fece cenno di precederlo per poi seguirlo in cucina!
«Fratellino!» Disse la ragazza quando il fratello le si avvicinò per posarle un bacio sulla guancia.
«Che ti porta a Roma?» Chiese ancora lei. Orlando si portò una mano alla fronte  e scosse la testa vistosamente, era ovvio che il fratello fosse a Roma a causa sua, o meglio per il modo poco delicato in cui lei lo aveva informato della sua esistenza e della loro relazione. Riccardo guardò il ragazzo che sembrava conoscere la sorella e i suoi strani comportamenti.
«Per colpa sua!!» Disse allora indicando Orlando per far capire alla sorella che evidentemente aveva avuto un ictus e non ragionava più troppo bene.
«Che c’entra lui? Nemmeno lo conosci!!» Chiese Andrea ancora, mentre cominciava a togliere il cibo dalla padella.
«E’ caduta ed ha battuto la testa?» Chiese ancora Riccardo rivolgendosi a Orlando.
«Non in mia presenza.» Disse Orlando che faticava a restare serio.
«Sono un medico lo sai?» Chiese ancora il ragazzo rivolgendosi all’altro.
«Si lo so, io sono Orlando Serra, sono un tenente dei carabinieri e lavoro al Ris di Roma.» Disse Orlando per presentarsi al ragazzo, i due si strinsero la mano.
«Sai credo che non sapesse come dirtelo..» Disse ancora Orlando.
«Sono qui, non siete soli.» Disse Andrea che aveva finito di cucinare e si era voltata verso di loro.
«Allora spiegami!» Disse Riccardo rivolto verso di lei.
«Dal sesso occasionale alla convivenza?» Aggiunse ancora.
«Uno sono tua sorella maggiore e dovresti portarmi maggior rispetto. Due se mi hai beccata un paio di volte con degli sconosciuti non è colpa mia. Tre.. » Disse Andrea per essere subito interrotta.
«Un paio di volte? Non hai frequentato lo stesso uomo per oltre 10 giorni..» Disse ancora scettico il fratello. Orlando sapeva come viveva Andrea le relazioni prima di conoscerlo e si sentì in quel momento tremendamente onorato di essere riuscito a conquistare il cuore di quella ragazza.
«E’ colpa sua!» Disse Andrea seria puntando il dito contro Orlando e guardandolo con gli occhi dell’amore.
«Mi ha fatta innamorare, tanto che non posso stare senza di lui.» La sua schiettezza era disarmante, Riccardo lesse la sincerità nel suo sguardo e Orlando la guardò con altrettanto trasporto.
«Bene!» Disse Riccardo ora rivolgendo la sua attenzione al ragazzo.
«E tu che intenzioni hai con lei?» Disse serio. Orlando tossicchiò leggermente imbarazzato, la situazione era quasi surreale, ma sapeva che i due erano molto legati, e che vista la prematura scomparsa dei genitori lui si sentiva in dovere di assumere quel ruolo nei suoi confronti, generalmente riservato al padre; peccato che lui fosse già passato per Salvo e che fosse sinceramente innamorato di lei.
«Sono molto innamorato di lei. Sono stato sposato e sono separato da tre anni.» Disse ancora Orlando volendo dimostrargli quanto non volesse nascondergli nulla. Riccardo annuì colpito dalla sincerità del ragazzo e dalla sua assoluta tranquillità nell’affrontarlo.
«E’ per lui che sei andata da Salvo?» chiese ancora Riccardo che sapeva delle recenti vacanze della sorella.
«Si, e lui mi è venuto a riprendere.» Disse Andrea sostenendo lo sguardo del fratello.
«E si è già sorbito un pranzo con Salvo.» Aggiunse ancora.
«Ma io sono tuo fratello..» Disse Riccardo non volendo lasciar correre.
«Quello stronzo sposato.. ti ha rotto ancora le scatole?» Disse Riccardo curioso,
«No, Mimì è sposato ed è successo una volta sola Riccardo, non puoi tirare sempre fuori questa storia.» Disse la sorella severa.
«Solo perché non lo sa Salvo, sennò quello non camminava più.» Disse fermo il fratello.
Mentre Orlando non si era perso nulla di quello scambio di battute e stava guardando Andrea torvo, allora c’era stato qualcosa tra lei e quell’uomo. Aveva ragione lui.
«Non guardarmi così dai, non è stata una cosa importante.» Disse Andrea rivolta verso Orlando che ormai fumava di rabbia alla scoperta.
«Ok sediamoci e mangiamo. Tutti. Basta parlare di me come fossi una bambina o non fossi presente.» Disse decisa, indicando le sedie ai due.
«Forza. Ric quanto ti fermi?» Chiese ancora rivolta al fratello.
«Domani mattina ho il treno alle 7.» Disse lui dopo essersi seduto.
«Usavi tu i miei vestiti?» Chiese ancora Riccardo rivolto ad Orlando, che si limitò ad annuire.
«E da quanto stareste insieme?» Chiese ancora sempre rivolto all’uomo.
«Da poco.» Ammise Orlando che sapeva che la loro relazione poteva sembrare avventata ai più.
«Da due settimane siamo una coppia. Ci conosciamo da un po’ di più.» Disse ancora Orlando che non voleva fuggire alle domande del fratello, voleva avere la sua stima e magari con il tempo il suo affetto.
«Come mai vivere insieme?» Chiese ancora Riccardo rivolto verso Orlando.
«Perché vogliamo stare insieme. E piuttosto che pagare due case e vivere in una per farlo, abbiamo deciso di ridurre il numero degli appartamenti.» Disse Orlando sereno.
«E credete di portare avanti a lungo questa situazione?» Chiese ancora Riccardo prima di mettere in bocca una fiore di zucca fritto.
«Dio ti dovevi ricordare le tue origini all’improvviso. Riccardo basta. Sono abbastanza adulta da prendere certe decisioni, il futuro non l’abbiamo ancora programmato, l’importante è stare insieme, oggi come domani.» Disse Andrea portandosi le mani alla testa, scoraggiata dall’interrogatorio che il fratello stava facendo ad Orlando che tossicchiò per attirare l’attenzione del ragazzo.
«Non la sto prendendo in giro. Te lo assicuro, e so che lei non lo sta facendo con me.» Disse ancora lui guardando il ragazzo negli occhi, accorgendosi in quel momento, di quelle somiglianza tra i due, di cui Andrea gli aveva già parlato.
«Ti preparo il letto nello studio.» Disse allora Andrea rivolta al fratello, che fece una smorfia che Andrea non volle assecondare, la stanza da letto era sua e di Orlando e lui doveva abituarsi a questo.
Chiacchierarono ancora un po’ sul divano, per poi andare a letto, Riccardo avrebbe dovuto svegliarsi molto presto, Orlando si era offerto di accompagnarlo in stazione e il ragazzo aveva accettato perché voleva fare con lui un discorso in privato; dopo avergli preparato la stanza da letto Andrea gli diede la buonanotte, stava per lasciare la stanza quando Riccardo la prese per il braccio invitandola a voltarsi.
«Sei felice?» Le chiese solo.
«Come mai prima!» Disse Andrea con un sorriso che le si apriva sul volto. Salutò di nuovo il fratello per poi raggiungere Orlando in camera.
«Allora?» Chiese lui vedendola entrare nella stanza.
«Mi ha chiesto se sono felice.» Disse Andrea avvicinandosi a lui, che indossava i soli boxer ancora.
«Allora conosco la risposta.» Disse lui stringendole le mani dietro la schiena avvolgendola in un abbraccio. Andrea si mise in un punta di piedi per posargli un bacio sulla labbra che lui aveva tutta l’intenzione di ricambiare quando Mimì Augello gli tornò in mente, e si staccò subito da lei.
«Dobbiamo parlare.» Disse serio, Andrea lo guardava confusa, negli occhi il desiderio.
«Di cosa?» Chiese allora.
«Del coso, del tizio.. di quello insomma..» Disse Orlando che aveva prurito solo all’idea di nominarlo.
«Mimì? È successo anni fa!! E non è mai più accaduto nulla tra di noi.» Disse lei maledicendo quella lingua lunga del fratello, aveva immediatamente colto la gelosia di Orlando nei suoi confronti e non voleva certo alimentarla.
«Cosa è successo?» Chiese Orlando scandendo lentamente le parole.
«Siamo andati a letto insieme. Diciamo che eravamo fisicamente curiosi l’uno dell’altra e ci siamo tolti lo sfizio poco prima che lui si sposasse.» Disse Andrea sinceramente alzando le spalle.
«Poi? Perché?» Chiese ancora lui troppo geloso.
«Poi nulla. Mimì è un casanova e ci sa fare con le donne io ero un po’ la sua versione femminile, abbiamo provato a darci piacere, ma la cosa era più uno sfizio che altro.» Disse Andrea ancora.
«Ci sa fare?» Chiese Orlando.
«Stai diventando volgare!» Disse Andrea incrociando le braccia al petto.
«Ti ho fatto una domanda.» Continuò lui deciso e assolutamente intenzionato  ad avere una risposta.
«Si, molto. Sa bene come dare piacere ad una donna..Contento?» Disse Andrea per nulla imbarazzata, solo furiosa, possibile che lui non capisse quanto questo non c’entrasse nulla con loro?!
«E quando sei stata giu?» Chiese ancora lui preso dalla gelosia.
«Lui è sposato ed io sono innamorata di un cretino.» Disse Andrea semplicemente con la voce sicura.
«Scusami è che non l’ho potuto mai sopportare quello.» Disse lui cominciando a capire che forse aveva un po’ esagerato.
«Amami..» disse lei avvicinandosi a lui «che come te mai nessuno a saputo darmi piacere.» Disse mentre si toglieva i vestiti.
«C’è tuo fratello di là e tu non sei silenziosa.» Disse Orlando che male le resisteva, soprattutto quando era nuda.
«Imparerò!!» Disse lei spingendolo sul letto. Quella discussione le aveva dato una voglia immensa di fare l’amore.
 
Riccardo aveva sentito la discussione, diciamo che entrambi non avevano curato il tono della voce, e aveva appena assegnato un punto ideale a quel ragazzo, nemmeno lui sopportava quel casanova, e questo glielo fece stare un pochino più simpatico. Dopo la discussione però un silenzio irreale avvolse la casa, sua sorella non era silenziosa, non lo era a letto, avevano vissuto nella stessa casa per qualche anno e lui aveva scoperto quanto fosse ‘rumorosa’ in certi frangenti, cominciò a pensare che forse quella relazione non era così folle e poteva renderla felice, si addormentò poco dopo, esausto.

 

NDA
Capitolo interminabile, me ne rendo perfettamente conto, se siete arrivati fin qui, avete la mia stima e il mio profondo affetto.
Sto cominciando finalmente a capirci qualcosa, o meglio la storia è sempre stata chiara nella mia mente, oggi ho finalmente chiara la tempistica.. in parole povere… so fra quanti capitoli finirà Meeting… Non manca molto, ci siamo quasi…
Mi scuso per i capitoli, alcuni più lunghi altri più corti, ma non amo dividerli, né cimentarmi in pessimi tentativi per allungare il brodo.
Quindi, sfortunatamente, dovrete prenderli per quello che sono, lunghi e noiosi o corti e insopportabbili. :PPPPP
Ci sono alcune cose ancora da dire…

@Clery: temo che, potresti non apprezzare il prossimo capitolo, non ti dirò di più…

@tenpapa: nel prossimo capitolo ci sono più personaggi, i tuoi personaggi.. ;D

@fantasiaturbo: cerco cervello da applicare a capitano biondo… te prego aiutame!!! Adoro alcune nostre conversazioni, grazie mi fai sentire sana.

@SerenaVdW: Grazie per il supporto incondizionato, veramente necessario, specialmente nell’ultima settimana…

@Adri: come si scrive il tuo nick?! Boh!! Grazie, per tutto, anche se all’estero non mi hai abbandonato, grazie. Viste le tue pesanti critiche alle mie poche capacità grafiche, torna presto che ci sono nuovi banner da preparare.

 @all: Lucia in questa storia è così, se diventerà simpatica o migliore non lo so, ancora non lo so. Se cozza con la vostra idea del personaggio in parte mi dispiace e in parte no. Così è come la vedo io. Se è inopportuno o viola qualche regola o qualche cosa, esprimete pure critiche e recensioni aggressive. Povera Lucia, che cattiva che sei con Lucia, non è abbastanza costruttivo e certamente non contribuisce ad aumentare la mia stima nel personaggio. La storia è questa, la scrivo io e la vedo così. Forse a volte la estremizzo, ma il peggio deve venire, credetemi, se volete smettere di leggere lo capisco... Il lavoro fatto per costruire il suo personaggio è enorme, non affatto banale, né dettato da antipatie. La sua psicologia è definita, e fa un percorso preciso... Probabilmente lo capirete. Non è assolutamente banale, né da me condannata, tant'è che Andrea non la condanna mai...

Buona lettura a tutti!!

 Dal Prossimo Capitolo

 
Dove andrà Andrea vestita così?!...
 

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Capitolo 19
*** Needs at least a couple of yes ***


Needs at least a couple of yes

 

Andrea e Orlando avevano ormai preso l’abitudine di passare tutte le sere in casa famiglia, quando potevano insieme, sennò separatamente, facevano entrambi un lavoro piuttosto impegnativo, che spesso li portava a scombinare i loro orari, e anche Lucia non li aiutava di certo, erano un paio di settimane che aveva affidato ad Orlando il turno di notte, impedendogli così di andare a trovare Tiia con Andrea e di tornare a casa, fortunatamente il Ghiro aveva provveduto nel trovare loro una soluzione.

Andrea era arrivata alla casa famiglia, Tiia aveva appena finito di mangiare e stavano facendo una passeggiata, o meglio Tiia provava i suoi zampettamenti, stretta stretta alle mani di Andrea, che non l’avrebbero mai lasciata cadere, quando Daniele si avvicinò alle due. Andrea sapeva che Daniele era lì, in fondo erano arrivati insieme, ma quando loro due mangiavano era sparito da qualche parte e lei non ci aveva fatto più caso, Tiia era piuttosto impegnativa in quel periodo, stava mettendo i premolari ed era un po’ agitata, anche perché aveva notato l’assenza di Orlando e in qualche modo la soffriva. Quando Tiia si aprì in un secondo sbadiglio, Andrea la prese in braccio per portarla finalmente a letto, seguita da Daniele che non le aveva perse di vista per un attimo, quando Orlando non poteva andare, cercava di stare vicino ad Andrea.

Arrivata nella cameretta di Tiia, Andrea non si aspettava di certo lo spettacolo che vide di fronte a se, Daniele aveva montato un pc, con tanto di monitor case e casse davanti al lettino della piccola e sullo schermo c’era un Orlando sorridente che chiamava la piccola.

«Ciao piccolina!! Sono io.. Come stai? »Tiia era in un brodo di giuggiole, aveva riconosciuto Orlando e si stava sbracciando per scendere dalle braccia di Andrea, che l’assecondò facendola sedere nel suo lettino, e Tiia cominciò a chiacchierare con Orlando, non si capiva nulla di quello che diceva, ma tutti sapevano che stava raccontando ad Orlando la sua giornata, tutte le sue piccole e grandi avventure, Andrea si stava evidentemente commuovendo e Daniele le si avvicinò posandole un braccio sulla spalla.

«E’ una cosa bellissima.» disse Andrea asciugandosi una lacrima.
«E’ un’idea sua, sai?» disse Daniele abbracciandola indicando lo schermo. «Io ho solo messo il mio genio al vostro servizio.» disse facendo un piccolo inchino.
«Sei adorabile.» disse Andrea stringendolo forte in un abbraccio quando la voce di Orlando risuonò un po’ più forte.
«Giù le mani!! La ragazza è già impegnata!».
I due scoppiarono a ridere, Orlando era geloso e non poco del suo rapporto con Daniele, quei due si erano trovati, avevano subito legato e si facevano simpatia, cosa che ogni tanto lo infastidiva.
«Fìor non ti devi preoccupare!! Sono proprietà privata.» disse mandando un bacio in direzione dello schermo, per poi voltarsi di nuovo verso Daniele. «Trovo questo pensiero per Tiia veramente adorabile.. » Orlando tossicchiò per dire.
«E’ una mia idea.. » Andrea scosse la testa per puntualizzare.
«Il genio informatico è lui.» disse seria, dando a Ghiro la possibilità di pavoneggiarsi un pochino.
«Hai qualche idea su come risolvere anche la questione sesso?» disse poi fissando Daniele con un espressione sul viso serissima. Daniele arrossì e Orlando cominciò a ridere portandosi una mano alla fronte.
«Sei troppo sfacciata!!» le disse Orlando non troppo serio.
«Forse non ti manco in tal senso e devo seriamente cominciare a pensare che tu abbia trovato altro lì in ufficio.» disse Andrea incrociando le braccia al petto e dando le spalle al monitor.
 
Quella era una discussione che i due, in privato, avevano avuto spesso nell’ultimo periodo. Orlando sembrava restio ad opporsi ai turni impossibili che gli affidava Lucia e Andrea lo accusava di voler stare con lei. Era un pochino gelosa, sapeva essere inutile la sua gelosia e assolutamente infondata, ma gli mancava troppo e ogni tanto parlava a sproposito, Orlando dal canto suo, amava Andrea e su questo non aveva alcun dubbio, stava solo cercando di evitare casini in ufficio e di dare pretesti evidenti a Lucia per trasferirlo di nuovo, cosa che avrebbe messo poi la loro relazione in grosse difficoltà.
 
«Andi voglio solo te!!» disse ancora Orlando con la voce dolce, alla quale lei non seppe resistere.
«Lo so Fì, è che mi manchi moltissimo.» disse lei tornando a guardarlo.
 
Discutevano animatamente per poi ritrovarsi in poco meno di un secondo, questa una loro peculiarità bastava uno sguardo e un certo tono per farli accendere e tanto bastava per farli tornare sereni.
Orlando cominciò a raccontare una favola a Tiia che nel frattempo teneva stretta la mano di Andrea, Daniele guardava quella scena, e non poteva fare a meno di sorridere, quei tre non solo erano carini, ma erano anche moltissimo legati, le azioni di Lucia stavano diventando un po’ troppo estreme secondo lui, anche se lei sosteneva di riservare lo stesso criterio con tutti lui sapeva bene che non era così, anzi era intenzionato a parlarle seriamente questa volta, a costo di mettersela contro. Quando Andrea e Daniele stavano lasciando la struttura, Alessandro il responsabile li fermo, dicendo che aveva bisogno di parlare con Andrea e Orlando di persona e che li avrebbe aspettati per la mattina seguente.
 
Quando Lucia arrivò in ufficio quella mattina, salutò Orlando che stava ancora seduto alla sua scrivania, aveva di nuovo fatto la notte, come lei stessa gli aveva imposto, lo salutò con un cenno del capo al quale lui rispose ancora assonnato, quello che però non si aspettava era di trovare Daniele, decisamente sveglio, già seduto di fronte alla sua scrivania.
«Buongiorno capitano.» disse lei posando la borsa sulla sedia.
«Buongiorno anche a te.» le rispose cordiale Daniele.
«A cosa devo questa tua visita?» chiese allora Lucia prendendo posto alla sua scrivania.
«Vorrei discutere i turni del tenente Serra.» disse Daniele pacato.
«Né abbiamo già parlato Daniele.» disse Lucia facendo intendere la sua volontà di non volere tornare sull’argomento.
 «Non abbastanza bene.» disse Daniele che questa volta voleva essere ascoltato, oltre al fatto che aveva promesso ad Andrea che gli avrebbe fatto avere la giornata libera, e lei si era già liberata a fatica dai suoi impegni.
«Ti ascolto.» disse allora Lucia stanca, non voleva effettivamente trattarlo male, le veniva semplicemente naturale, soprattutto dopo l’ultima volta che aveva visto Orlando e Andrea lavorare insieme.
 
«Vorrei che oggi avesse la giornata libera, sono settimane che ha turni insostenibili, durante i quali non sei mai venuta incontro alla sua richiesta di assentarsi un paio d’ore per l’ora di cena.» disse Daniele calmo, solo così l’avrebbe spuntata.
«Non mi ha mai motivato quella richiesta, motivi personali non è sufficiente.» disse Lucia seria, ma poco calma, spesso aveva voluto sapere cosa si celava dietro quella strana richiesta ma mai aveva ottenuto una risposta. Daniele ripensò alla discussione che lui insieme con Andrea e Orlando avevano avuto in merito poco tempo prima, ovvero non volevano informare Lucia dell’esistenza di Tiia e delle intenzioni dei due nei confronti della piccola, entrambi temevano il trasferimento che avrebbe tolto loro qualsiasi possibilità in merito.
«Va bene, non ti chiedo di lasciarlo uscire, ti chiedo di dargli questa giornata libera.» disse ancora pacato.
«Potrebbe parlare con me invece di mandare il suo avvocato…» disse lei seccata.
«Non sa che sono qui per questo! Ma non vedi che è stanco, si addormenterà su quella scrivania..» disse ancora indicando in direzione dell’amico.
«Va bene. Diglielo tu. Poi la prossima settimana io e te riscriveremo i turni.» disse ancora Lucia stufa, in effetti era stanco si vedeva, e non aveva mai detto niente e secondo lei molto spesso anche andando contro al suo carattere irruento.
 
Andrea e Orlando si erano visti davanti la casa famiglia, Andrea lo stava stritolando in un abbraccio, era oltre una settimana che non si vedevano, escludendo le fugaci visite in commissariato di lui.
«Vieni qui..» disse Orlando chinando il viso su di lei e andando a cercare le sue labbra, le era mancata oltre misura, il suo sapore il suo calore e il suo corpo, ma la paura di perderla rendeva il distacco per lui sopportabile.
Andrea non esitò e cominciò a baciarlo con passione, si staccarono perché senza fiato e lui si ritrovò ad appoggiare la sua fronte su quella di lei.
«Ciao!» le disse di nuovo.
«Ciao.» gli rispose lei sorridente.
«Cosa credi che voglia Alessandro?» chiese ancora lei prendendolo sottobraccio e cominciando a camminare verso l’ingresso, era preoccupata di quella convocazione, sembrava seria e temeva brutte notizie.
«Non né ho idea.» le rispose lui baciandole la fronte.
«Stai tranquilla però, qualsiasi cosa sia l’affronteremo insieme.» aggiunse ancora e lei si strinse di più al suo braccio.
 
Dopo che ebbero rapidamente salutato Tiia, Alessandro li fece accomodare nel suo ufficio per chiarire subito il motivo di quella convocazione.
«Ragazzi probabilmente vi chiederete il perché di questa mia convocazione.» disse lui retoricamente ed entrambi annuirono.
«Tiia sarà presto dichiarata adottabile, ovvero l’impossibilità di trovare parenti prossimi sembra essere ormai stata accertata, sia qui che in Svezia, il governo svedese, non la sta richiedendo come minore di sua responsabilità e sarà dichiarata cittadina italiana, visto il certificato di nascita in nostro possesso.» Disse abbastanza velocemente e i due annuirono di nuovo.
«Vi ho osservati, e sinceramente messo anche alla prova, e voi siete sempre stati presenti per questa bambina da quando io ve l’ho permesso. Avete gestito le problematiche lavorative e affrontato qualsiasi situazione nel migliore dei modi, soprattutto come coppia, mi siete sembrati molto affiatati. Ora parliamoci chiaro, volete fare domanda d’affidamento, giusto?» Chiese ancora Alessandro, che era rimasto piacevolmente colpito dal comportamento dei due, li aveva messi alla prova, è vero, voleva capire se quell’interesse per la bambina fosse solo un fuoco fatuo o avesse radici più profonde e solide, e loro avevano saputo mettere la piccola sempre al primo posto, malgrado gli impegni lavorativi di uno, l’altro non mancava mai, era contento di quei due.
«Sinceramente si.» disse Orlando prendendo la parola per entrambi.
«Avevamo anche deciso di venire a parlarti di questo, ma siamo felici che lo abbia fatto tu.» disse molto sinceramente.
«Va bene, mi fate felice. Voi siete sposati, giusto?» chiese ancora Alessandro, mentre scarabbocchiava su un foglio.
«Non ancora.» disse Orlando per entrambi, sentì un fremito da parte di Andrea, di matrimonio loro in effetti non avevano mai parlato. «Per lo Stato è inutile dirvi che sarebbe meglio.» disse ancora l’uomo.
«Stiamo per sposarci.» disse ancora Orlando, che apprezzò moltissimo la donna seduta accanto a lui che lo appoggiava perfettamente in tutto quello che stava dicendo, che in quel momento era un ‘piccola’ bugia.
«Provvedete che è meglio.» disse ancora Alessandro prima di lasciarli andare a casa.
Una volta fuori, arrivati alla macchina Andrea si volta verso Orlando incrociando le braccia al petto.
«Ti amo lo sai?» disse lui capendo perfettamente l’espressione del suo viso.
«Anche io e vorrei sapere come diavolo ti è venuto in mente di mentire ad Alessandro?» disse lei non volendo farsi abbindolare da lui che faceva gli occhioni dolci.
«Né parliamo a casa.» disse Orlando spingendola verso la macchina. «E poi non ho proprio mentito..» aggiunse ancora lui e lei si voltò di scatto.
«Cosa?» chiese confusa, lo avrebbe sposato l’indomani, ma non né avevano mai parlato e lei sapeva che lui era separato.
«Mi sposeresti Andrea?» le chiese allora lui cingendole la vita e posando la fronte su quella di lei. Ad Andrea mancò il fiato, il suo cuore gridava si, ma la sua testa voleva capire l’uomo che aveva di fronte.
«Domani…» disse posandogli un rapido bacio sulle labbra  che lui avrebbe voluto approfondire ma lei riprese a parlare. «Ma non lo farò mai perché ce lo chiede lo stato.» disse risoluta.
«Non te lo chiedo per questo..» disse Orlando intuendo i suoi dubbi, e volendo fugarli tutti, era felice perché lei aveva comunque detto che lo avrebbe sposato. Andrea sembrava dubbiosa e Orlando la spinse in macchina per portarla a casa. Aveva bisogno di una cosa e della loro intimità per farle capire davvero quanto tenesse a lei e all’idea di diventare suo marito.
 
Quando arrivarono a casa, Orlando andò direttamente in camera da letto mentre Andrea era rimasta in cucina.
«Preparo un caffè.» disse ad alta voce.
 
In macchina non aveva aperto bocca, era confusa, non tanto per la questione del matrimonio, perché probabilmente lui era l’unico uomo sulla faccia della terra al quale avrebbe voluto dire di sì, più che altro era confusa dal comportamento di lui.
«Siediti.» disse Orlando sorprendendola alle spalle, le scostò una sedia per farla sedere al tavolo della cucina. «Io vorrei capirci qualcosa..» disse Andrea mentre si sedeva
«Io.. io ti sposerei con molto piacere, davvero.. non sai quanto.. ma» aggiunse anche un po’ imbarazzata, da non averne mai parlato a discuterlo in quel modo, era strano anche per lei.
«Zitta.» disse Orlando scostando la sedia sulla quale era seduta e inginocchiandosi di fronte a lei, che stava cominciando a fare fatica a respirare.
«Andrea, io sono molto innamorato di te, e sinceramente non pensavo, dopo la fine del mio primo matrimonio, che avrei voluto in qualche modo riprovarci, ma questa è la tua magia, tu mi fai venire voglia di vivere. Mi dai forza e voglia di affrontare qualsiasi cosa.» Orlando si fermò, la voce gli tremava, non aveva preparato un discorso, anzi non aveva idea di come avrebbe potuto chiederglielo.
Mentre Andrea cominciava ad avere gli occhi lucidi, non si era mai immaginata una cosa del genere e non si riteneva neanche il tipo che avrebbe reagito in quel modo, ma questo era il potere che lui aveva su di lei, la spiazzava, lasciandola senza parole, dandole la possibilità di essere una donna nuova, migliore.
Orlando riprese a parlare, prendendo le sue mani e aprendo una scatoletta di fronte a lei: «Forse non sei il tipo e non ti piace e non vorrai portarlo, ma non ho saputo resistere quando l’ho visto… ho visto noi così saldamente uniti insieme, i tuoi occhi così maledettamente disarmanti e..» 
«..Te così tremendamente trasparente.» disse Andrea che ormai piangeva, guardando l’anello aveva potuto vedere quanto raccontasse la loro storia.
«Esatto.» disse Orlando con la voce che gli si spezzava in gola, non si aspettava certo questa reazione da parte sua.
 
Voleva infilarle quell’anello al dito ma le mani gli tremavano. Andrea scese dalla sedia per mettersi anche lei in ginocchio di fronte a lui, avvolse con dolcezza le mani di lui che contenevano ora solo l’anello e si avvicinò alle sue labbra per baciarlo dolcemente, non fu un bacio a stampo, fu un bacio vero, entrambi emozionati, si stavano calmando nell’unico modo che conoscevano, stando insieme.
Quando si separarono Orlando era decisamente più calmo e prese tra le mani la mano di lei per infilarle quella promessa che sapeva così tanto di loro.
«Sposami!» disse lui mentre le infilava l’anello.
«Non è una domanda! Come si risponde ad una non domanda?» chiese Andrea sorridente.
«Fallo e basta!» disse lui ricordando la prima volta che l’aveva invitata a cena, prima che tutto corresse in direzioni che loro non immaginavano nemmeno.
«Vuoi?» aggiunse poi. E Andrea si aprì in un sorriso e con la voce ferma disse
«Si!.»

 


Andrea si stava ammirando la mano, quando costatò che la misura dell’ anello era perfetta e gli chiese
«Nemmeno io so che misura porto .. Come fai a saperla tu?» chiese divertita.
«Mentre dormivi, avevo visto quest’anello e lo volevo ad ogni costo, ho tampinato la commessa fino a quando non mi ha dato i modelli, e quando dormivi te li ho provati ed ho trovato la tua misura.» disse lui con un sorriso furbo.
«Non me ne sono accorta?» chiese lei convinta fino a quel momento di avere un sonno leggero, e lui scosse solo la testa in segno di diniego.
«Oh ti amo.. » disse lei gettandogli le braccia al collo, caddero sul pavimento e cominciarono a baciarsi, la dolcezza stava lasciando spazio alla passione, con le mani cercavano di liberarsi dei vestiti dell’altro.
«Andiamo a letto..» disse lui una volta che si era liberato dei vestiti di lei, e lei lo aveva fatto rotolare sopra di se.
Andrea non rispose, era troppo presa dal suo collo per volersi spostare anche solo di un centimetro, Orlando la invitò ad avvolgergli le gambe attorno alla vita e lei nel cercare le sue labbra gli portò le braccia dietro al collo, lui approfittò di quella sua mossa per alzarsi in piedi e portarsela dietro nella stanza da letto.
«Abbiamo fatto i muscoli??» chiese Andrea scostandosi da lui per un momento.
«Li ho sempre avuti direi.. Mi sembra di averti già preso in braccio, anche quando eri meno affettuosa!!» disse Orlando lanciandola sul letto.
«Sei permaloso!» disse lei ancora molto divertita.
«Non è vero, sono euforico.» disse lui stendendosi sopra di lei e ricominciando a baciarla.
«Quando?» le chiese ancora riferendosi al matrimonio.
«Subito, appena possiamo..» disse Andrea che era molto eccitata anche all’idea di stare per diventare sua moglie.
 
In quel momento il telefono di Orlando cominciò a squillare, l’aveva lanciato sul letto, mentre cercava l’anello.
«Non ci posso credere.» disse Andrea prendendo il telefono e leggendo RIS.
«Pronto.» disse Orlando senza separarsi da lei.
«Che voleva Alessandro?» chiese Daniele curioso.
«Non ora.» disse Orlando serio. «Ci sposiamo e stiamo festeggiando!!» disse Orlando riattaccando il telefono.
«Chi era?» chiese Andrea rimasta scioccata dai modi di lui.
«Il tuo amico. Ti voglio troppo adesso..» disse lui tornando a prendersi le sue labbra e cominciando a scendere con la mano verso la sua intimità. Andrea scoppiò a ridere e si lasciò amare da quell’uomo che molto presto sarebbe diventato suo marito. Erano ancora nudi e decisamente accaldati quando il telefono squillò di nuovo, era un messaggio di Daniele.
‘Vi aspetto in Campidoglio, dovete fare le pubblicazioni.’
Orlando fece leggere il messaggio ad Andrea che rimase senza parole.
«Che né sa lui di matrimoni?» chiese sorridente.
«Non ne ho idea.. Andiamo futura mogliettina!» disse invitandola a seguirlo.
 
«Vorrei un matrimonio semplice, poche persone, solo quelli più importanti e vorrei che festeggiassimo insieme sempre molto normalmente.. Niente festoni!!» disse poi guardando Orlando cercando di capire il suo pensiero in tal senso.
«Non vorrei nulla di diverso!!» disse lui mentre stava cercando i pantaloni.
«Chi vorresti al nostro matrimonio?» chiese Andrea che si stava infilando le scarpe.
«Daniele, Riccardo, Mimmo e signora, Antonio e signora, Salvo e Livia e Giuseppe.. Ho dimenticato qualcuno?» chiese allora lui voltandosi per guardarla.
 «No direi di no.. Forse Mimì..» disse lei sorridente.
«Neanche per idea..» disse Orlando che non voleva nemmeno sentirlo nominare. «Chi rimane in commissariato poi? No no non esiste.» disse ancora lui.
«Non stavamo insieme, nemmeno ti conoscevo quando sono stata a letto con lui, quando passerai oltre a questa storia??» disse Andrea che conosceva bene i motivi del suo disappunto.
«Molto probabilmente mai, o forse fra qualche anno o forse quando lo saprà anche Salvo e gli sparerà.» disse lui abbastanza sereno. Quando lei gli aveva confessato d’aver avuto una brevissima liasion con Mimì, poco prima che questi si sposasse, lui non aveva reagito bene e non voleva vederlo in generale e in particolare vicino a lei.
«Va bene niente Mimì, Massimo?» Chiese poi a lui.
«Si probabilmente lo chiamerò.» disse lui che all’idea di non vedere quella faccia da schiaffi si stava tranquillizzando.
«Sei l’unico uomo che io potrei mai sposare.» disse Andrea avvicinandosi a lui e intrecciando le braccia dietro la sua schiena.
«Ti vuoi far perdonare qualcosa?» chiese lui avvolgendola in quell’abbraccio.
«No, volevo sapere se eri per caso sicuro di non voler invitare altri tuoi colleghi?» disse lei avvicinandosi languidamente.
«Sicuro, e se ci sei tu e Daniele, io sono veramente a posto.» disse per baciarla di nuovo, quando il cellulare di Andrea cominciò a squillare.
«Sbrigati Stronza!» disse Daniele non appena lei rispose.
«Come sei volgare!!» disse Andrea in risposta.
«Te lo vuoi sposare? Allora trascinate il vostro culo fuori dal letto e venite qui, prendete la moto che in giro c’è il panico.» disse ancora Daniele.
«Arriviamo!» disse andrea prima di riattaccare.
«Dai che sta perdendo il lume della ragione, muoviamoci.» disse Andrea trascinando fuori Orlando dopo aver preso i loro caschi.
 
Erano passate tre settimane dalle pubblicazioni e ne mancavano due al matrimonio, gli invitati erano stati avvertiti e tutti erano davvero felici, da Vigata sembrava anche che avessero scommesso su un matrimonio veloce, pare che Salvo avesse detto entro 6 mesi, Giuseppe entro l’anno e Mimì era scettico, quindi a vincere era stato il commissario. Riccardo dal canto suo era felice per la sorella, sapeva che non poteva essere incinta e che la ragione di quella fretta era solo il profondo affetto che quei due nutrivano l’uno per l’altra, aveva poi preso davvero bene la storia di Tiia, li aveva anche visti con la bambina un weekend che era sceso a Roma per fermarsi qualche giorno dicendo di voler conoscere meglio il futuro marito della sorella. Massimo l’amico di Orlando, si era precipitato a Roma non appena ricevuta la telefonata, non poteva credere davvero che Orlando sarebbe di nuovo convolato a nozze, aveva saputo della relazione con il suo capo finita male, ed ora si chiedeva chi diavolo fosse la donna che lo aveva convinto non solo a sposarsi di nuovo ma anche a farlo in tempi brevi, quando conobbe Andrea vide il profondo legame che legava i due, inoltre vide come quella ragazza era bella e saggia di una semplicità disarmante.
Mimmo aveva scrollato le spalle, fingendosi disinteressato, ci era rimasto molto male perché era stato informato ‘tardi’ dalla coppia, si era sciolto solo quando Andrea gli aveva chiesto di celebrare il matrimonio, si sarebbero sposati in comune e si erano informati su come fare per far celebrare non ad un pubblico ufficiale, bastava solo che questa persona fosse resa abile ufficialmente a celebrare. Antonio era entusiasta per questa meravigliosa svolta. E Daniele faceva da testimone di Orlando e da damigella di Andrea costringendola in giro alla ricerca del vestito perfetto, causandole notevole stress. Ma quando lo trovò fu la prima ad esserne entusiasta era tutt’altro che banale, tutt’altro che scontato. «C’è scritto il tuo nome sopra!!» disse Daniele quando glielo vide indosso, mentre lei ancora si guardava allo specchio. «Lo farai impazzire in questo vestito.» Aggiunse ancora riferendosi al futuro sposo, Andrea scoppiò a ridere a quell’idea.
I ragazzi non volevano regali di nozze, nemmeno un viaggio, visto che per il che per il momento non avrebbero fatto la luna di miele, avevano chiesto di devolvere qualcosa alla casa famiglia dove stava Tiia, questo sarebbe stato per loro il regalo più apprezzato.
Avevano deciso di non informare Lucia, tutti temevano la sua reazione, Andrea temeva di ferirla ancora, perché provasse cristiana compassione per una donna che la detestava lei che cristiana non era ancora non lo capiva, convinta che fosse mera solidarietà femminile. Daniele si sarebbe occupato di cambiare la scheda di Orlando, aggiornando il suo stato civile, sicuramente Lucia non lo leggeva tutti i giorni.
Andrea era al Ris per lavorare con Bianca su alcuni probabili collaboratori di Pugliese, approfittava dell’assenza del capitano per condividere nello stesso luogo qualche ora con il suo futuro marito, anche se di fatto non era neanche alla sua stessa scrivania. Una ragazza in sala d’aspetto cominciò a gridare attirando l’attenzione di tutti, Andrea più vicina fu la prima a raggiungerla.
«Che succede? Stai male?» Le chiese notando il suo stato avanzato di gravidanza e del liquido sul pavimento.
«Credo di aver sottovalutato.. La cosa.. le cose..» Disse faticando a parlare.
«Sono contrazioni?» Chiese Andrea.
«Si credo di si… Credevo fosse un falso allarme..» disse ancora la ragazza sudata. 
«Quanto ti manca?» Le chiese Andrea, aveva suo malgrado assistito a diversi parti.
«Due settimane.» Rispose l’altra secca, mentre erano state raggiunte dagli altri.
«Ok, direi che è in anticipo, ti dispiace se do un’occhiata?» Chiese Andrea costatando quanto le contrazioni fossero frequenti. La ragazza diede le spalle agli altri per alzare il vestito e far vedere ad Andrea il suo stato.
«Merda!» Disse ancora, per poi guardare le persone dietro di lei.
«Chiamate l’ambulanza e fatevi dire i tempi di attesa, poi portatela nel laboratorio che è stato appena pulito e datemi qualcosa di sterile e dei guanti.» Disse concitata la ragazza.
«Spiegati!» Le disse Orlando mentre prendeva con Ghiro Eleonora per portarla nella stanza indicata da Andrea.
«Ha oltre 8 cm di dilatazione..» Disse Andrea seguendoli.
«Che significa?» Chiese Ghiro e l’urlo di Eleonora rispose per Andrea.
«…  che sta partorendo Lele.» Disse secca la ragazza. Bianca entrò che era ancora con il telefono all’orecchio.
«Mi hanno detto 15-20 minuti circa.» Andrea guardò verso Orlando, che aveva compreso tutto dal suo sguardo, in quel momento la vedeva presa e pronta ad aiutare Eleonora.
«Non li abbiamo, il telefono Fì, dobbiamo muoverci.. una cosa sterile che io possa indossare..» Disse Andrea cercando di spiegarsi con gli altri. Orlando le passò una tuta che usavano per i rilevamenti e le mise i guanti dopo di che prese il suo telefono facendo l’unico numero che Andrea avrebbe fatto in quel momento e le mise gli auricolari.
«Ric devo far partorire una ragazza..» Il fratello le rispose confuso
«Ma non eri un commissario?» Un urlo di Eleonora fece capire al ragazzo che la questione era seria.
«Cazzo ci siamo.. La dilatazione? E poi vedi di tranquillizzarla e chiedile come si chiama se non lo sai.» Disse Riccardo mostrandosi il medico di cui aveva bisogno lei.
«Come ti chiami?» Chiese allora lei alla ragazza.
«Eleonora..» Disse lei ancora spaventata.
«Ascoltami Eleonora, io sono Andrea, ora mi devi ascoltare e ti prometto che andrà tutto bene, fidati di me!!» Le disse serena, sapeva quello che doveva fare e non aveva più tempo. «Dove sei?» Le chiese il fratello.
«Al Ris, ma l’ambiente è sterile..» Disse l’altra prontamente. «Daniele sulla porta, se arriva il padre che immagino sia un carabiniere tienilo lontano, Bianca tu stalle vicino e metti il vivavoce per quelli dell’ambulanza, e tu Fì assistimi.»
Tutti annuirono cominciando a seguire le sue istruzioni, mentre Andrea ascoltava il fratello e rassicurava Eleonora, quando ormai la dilatazione coincideva con la testa pelosa che Andrea vedeva spuntare, guardò Eleonora per dire
«Ci siamo, adesso ho bisogno di una tua bella spinta!» Le disse incoraggiandola, Eleonora non se lo fece ripetere due volte, quella ragazza le dava calma in una situazione assurda, stava partorendo al Ris ma si sentiva pronta.
Quando Bart e Lucia rientrarono al Ris rimasero spiazzati dall’urlo straziante di Eleonora. Ghiro gli si fece incontro mentre lui cercava sua moglie per capire cosa stesse succedendo. Mentre Daniele tratteneva il ragazzo Lucia si diresse verso la stanza dove aveva sentito le grida e rimase senza fiato.
«Eleonora sei bravissima, ti prego un’ultima spinta e poi ti presento il tuo bambino.» Disse Andrea in tono rassicurante, mentre aveva perfettamente capito che il padre doveva essere arrivato, Ghiro non era alla porta, ma c’era Lucia. Eleonora diede un’altra spinta, urlando a pieni polmoni quando Bart si affacciò alla stanza.
«Che cosa succede..» Provò a dire ma le parole gli morirono in gola, una ragazza era china di fronte Eleonora e sembrava avere qualcosa in braccio.
«Pulisci naso e bocca e poggialo su una superficie piana..» Disse il fratello che non aveva mai lasciato Andrea. Il pianto di un neonato tranquillizzò gli animi, Andrea portò il piccolo alla madre, quando finalmente sentirono il rumore di un’ambulanza in arrivo.
Bart Eleonora e il loro frugoletto andarono via in ambulanza mentre gli altri erano ancora tutti in quella sala parto improvvisata, Ghiro aveva un occhio nero, regalo di Bart che voleva andare dalla moglie, Lucia era in piedi guardando il disastro di placenta e sangue sul pavimento, mentre Orlando era accanto ad Andrea, che si era tolta la tuta utilizzata e i guanti, ormai sporchi di sangue e placenta.
Andrea aveva si fatto una cosa grandiosa ma in quel momento si sentiva solo una donna a metà. La presenza di Lucia non la fermò e scoppiò a piangere, mentre Daniele spingeva Lucia, che non capiva nulla fuori dalla stanza e Orlando stringeva Andrea in un forte abbraccio.
«Sei stata bravissima!» Le diceva accarezzandole i capelli.
«Non ..» Provò a dire lei tra i singhiozzi.
«Smettila, sarebbe stato un disastro senza di te..» le disse ancora lui, che sapeva perfettamente la fonte del suo dolore.
«Non fai un buon affare..» disse ancora lei tra i singhiozzi.
«Non ti sposo per farti sfornare un esercito di bambini.» disse lui prendendole il viso tra le mani. «Ti sposo perché ti amo, perché senza di te non ho senso e mi manca il fiato. Ti sposo perché sai far partorire una donna in un laboratorio.» Disse ancora lui asciugandole le lacrime che stavano diminuendo.
«Grazie.» Disse Andrea piano, mentre lui si avvicinava a lei per mostrare con un bacio quanto prima aveva detto con le parole.
«Che diavolo è successo?»Chiese Lucia seduta nel suo ufficio con Daniele.
«Ele aveva fretta di far nascere il piccolo Dossena.»Disse Ghiro ancora abbastanza scosso dall’accaduto.
«Un medico? Un ambulanza?»Chiese ancora incredula Lucia che aveva appena assistito ad un parto.
«Non avevamo tempo, l’ambulanza ci avrebbe messo troppo e la dilatazione era troppo avanzata..»Disse il riccio ripensando alle parole di Andrea.
«Cosa né sa lei di parti?»chiese ancora riferendosi ad Andrea.
«Non lo so, sinceramente, ma è stata al telefono tutto il tempo con il fratello che è un medico. «Disse ancora Daniele.
«E perché quella reazione?»Disse Lucia che non capiva perché poi fosse scoppiata in lacrime. Daniele conosceva la risposta, o meglio la intuiva, non poteva però condividerla con Lucia questo lo sapeva.
«Credo un piccolo crollo dopo aver aiutato Ele a partorire, mi pare normale, io al posto suo avrei dato di matto molto prima.»Disse ancora tranquillo. Lucia si affacciò per vedere Andrea e Orlando lasciare il laboratorio, probabilmente lei voleva andare a casa per riprendersi dall’accaduto, si sedette alla sua scrivania per richiamare qualcuno per pulire il laboratorio.
 
Andrea e Orlando erano a casa, lei aveva voluto farsi un lungo bagno e quando uscì lui era sdraiato sul letto che la fissava innamorato.
«Mi ha chiamato Bart chiedendomi di andarli a trovare in ospedale.» Andrea sembrava scettica.
«Non mi pare il caso.. Ci sarà tutta la squadra.»Disse lei frizionando i capelli con l’asciugamano.
«Hai fatto nascere suo figlio e Eleonora vorrebbe vederti, possiamo andare per favore? Smettila di pensare a Lucia!» le disse serio, alzandosi per andarle incontro, le arrivò alle spalle e le posò un bacio sulla pelle nuda.
«Va bene andiamo. Sei molto, molto, convincente tenente.» disse lei voltandosi verso di lui, gli passò le mani dietro al collo e lui posò le sue labbra su quelle di lei, Andrea si strinse a lui e l’asciugamano che la copriva cadde sul pavimento. Orlando la prese in braccio per invitarla a sdraiarsi e cominciò lentamente a baciarle la pelle ancora umida e meravigliosamente profumata.
«Così non usciamo più.» disse lei mentre si faceva amare da quell’uomo così unico e così suo.
«Faremo solo un po’ tardi.» le disse lui a fior di labbra.
Quando i due arrivarono in ospedale, Bart li chiamò per chiedere loro di raggiungerlo alla nursery, cosa che i due fecero subito, Orlando stava vicino ad Andrea che era un po’ nervosa visto il posto in cui si trovava, era impossibile non pensare ai suoi problemi fisici in quel posto e lui le teneva la mano, pronto a sostenerla e a sorreggerla e lei era lì che si godeva tutto l’amore incondizionato che quell’uomo le stava donando.
«Ben arrivati.»Disse Bart non appena li vide voltare l’angolo. «Grazie per essere venuti.» disse ancora ad entrambi.
«Andrea ti prego di scusarmi per come mi sono comportato, quando si tratta di Ele io non ci capisco più niente, ti prego perdonami, io devo solo ringraziarti.»Disse poi rivolgendosi solo a lei.
«Non ti scusare, davvero. Non posso nemmeno immaginare come tu possa esserti sentito sentendo tua moglie gridare in quel modo, e non ringraziarmi, ho fatto solo quello che doveva essere fatto.» Disse lei stringendo la mano che lui le stava tendendo, Orlando si sentì così tremendamente orgoglioso di lei, della sua forza e del suo coraggio.
«Come lo avete chiamato? Mi sono scordata di chiedervelo prima visto il caos..»Chiese ancora Andrea curiosa, non sapeva nemmeno il nome di quel frugoletto che aveva collaborato a mettere al mondo.
«Andrea.»Disse solo Bart, lasciando i due di stucco. «Non avevamo ancora deciso. Ele s’è innamorata del tuo nome, ed è stata irremovibile, se nostro figlio è anche la metà di lei, saremo due genitori fortunati, mi ha detto, ed io sono assolutamente d’accordo con lei. Ti dà fastidio?» aggiunse ancora lui sorridente.
Andrea e Orlando erano entrambi stupiti, a lei scappò una lacrima che lui asciugò dolcemente. «Assolutamente no, anzi, grazie per le belle parole.»Disse ancora lei, poi chiamarono Bart dentro per avvisarlo che stavano portando il piccolo dalla madre, i tre seguirono l’infermiera e il piccolo Andrea.
Quando arrivarono nella stanza, come Andrea aveva predetto, c’era tutta la squadra, Lucia compresa, che chiacchierava amabilmente con la neo mamma.
«Eccote Dossè, che ce stavi a prova con l’infermiera?»Disse Milo vedendo entrare Bart.
«Sono cambiato Milo.»Disse sereno il tenente.
«Allora come si chiama la new entry?»Chiese ancora Bianca, Bart annuì leggermente in direzione di Eleonora, che capì immediatamente e poi riprese a parlare
«Eleonora ed io siamo felici di presentarvi il piccolo Andrea Dossena.»Disse quando il bambino era ormai tra le braccia della madre. Tutti si guardarono intorno, un po’ sorpresi, sapevano che non avevano ancora deciso ma li sapevano indecisi tra i nomi Luca o Lucio, nessuno si aspettava quel repentino cambio in corsa.
«Eravamo ancora sufficientementi indecisi… Non avevo nemmeno preso in considerazione questo nome. Fino a quando non ho incontrato lei..»Disse Ele serena fissando Andrea. «Non ho fatto niente..»Disse Andrea arrossendo improvvisamente, facendo sorridere Orlando che le stava accanto e Daniele che le era di fronte.
«Ma te che né sai de parti?»Chiese allora Milo.
«Quello che so l’ho imparato a Lampedusa.. Ho prestato servizio al centro accoglienza profughi per un po’ e siccome donna ho spesso assistito donne sbarcate da poco durante il parto, spesso per cultura gli uomini proprio non potevano essere presenti. Una volta ce la siamo vista da sole io, con un infermiera e una carabieniera.»Disse Andrea serena, ricordando quell’afosa giornata di agosto, la bambina nata quel giorno era una delle poche nate vive, spesso le madri perdevano il feto durante la traversata e più di un parto era stato fatto su feti ormai morti, ma non l’avrebbe detto loro, era un giorno di festa e dovevano tutti essere felice; solo lui colse quell’ombra passare nel suo sguardo e si portò una sua mano alle labbra per posarvi un leggero bacio, Andrea lo guardò per ringraziarlo con lo sguardo. Lo scambio non era sfuggito a Lucia che seppe, però fare finta di niente.
Quando tutti si congedarono per lasciare un po’ di privacy alla nuova famiglia, Bart fermò Andrea e Orlando, chiedendo loro di aspettare ancora un momento.
«Non abbiamo finito di rompervi.» Esordì Bart con ancora il piccolo Andrea in braccio. «Vorremmo chiedervi se vi andrebbe di essere i suoi padrini? Si cioè padrino e madrina..»Disse ancora Bart. I due si guardarono stupiti, e Orlando rispose per entrambi leggendo tutto nello sguardo di lei.
«E’ un onore per noi, ma solo se voi venite al nostro matrimonio fra due sabati.»Disse serio lui, lasciando i due a bocca aperta.
«Vi sposate?»Chiese Eleonora sconvolta.
«Non lo sa nessuno!!»Aggiunse Bart.
«Non volevamo fare una cosa grande, non volevamo dirlo a Lucia, e siccome stiamo cercando di adottare una bambina abbiamo un po’ accelerato i tempi.»Disse Andrea che si trovava stranamente a suo agio con quei due, anzi tre.
«Mi piace, sono sconvolto, ma ci saremo..»Disse serio Bart. «Andrea permettendo.»Aggiunse Ele.
«Il nostro figlioccio non credo che boicotterà il nostro matrimonio.. Vero piccolo?»Disse Orlando avvicinandosi al piccolo che era ora tra le braccia di Eleonora.
«Fì andiamo!!»Disse Andrea cercando di tirarlo via. «Lasciamo un po’ di pace a questa famiglia.»Disse ancora lei attaccandosi al suo braccio, Orlando si fece trascinare fuori, anche se un pochino contro voglia.
 
Mancavano solo pochi giorni al matrimonio, Andrea era scappata dal commissariato per andare al Ris, con Orlando e Daniele dovevano andare in aeroporto per prendere Salvo, Giuseppe e suo fratello.
Quando Bart vide Andrea entrare le si avvicinò subito, mentre lei notò che Orlando e Daniele erano ancora in ufficio da Lucia che concludevano una riunione.
«Pronta sposina? » le chiese sottovoce con tono cospiratorio
«Shhhhh» disse lei sorridendogli «Sono troppo emozionata.. Forse è sbagliato? Dovrei stare più tranquilla.. In fondo lo facciamo per Tiia» disse Andrea velocemente, era emozionata e Bart lo vedeva benissimo.
«Calmati.. È normale, è tutto normalissimo, credimi. Il tuo lui poi non è certo meno agitato di te... » disse Bart cercando di tranquillizzarla, era cotta ed era persa esattamente quanto il suo collega.
«Non pensavo.. » disse lei vedendo sempre Orlando estremamente tranquillo quando era in casa.
«E' super impaziente credimi, fidati, non vuole nemmeno venire con me per l'addio al celibato.. » disse ancora il carabiniere cercando di farle capire quanto cotto fosse il suo collega. Andrea sorrise a quell'informazione
«Dove vorresti portarlo? » chiese ancora, curiosa di sapere cosa il suo uomo stesse rifiutando.
«Credimi, conosco una marea di posti per soli uomini, nei quali lui non vuole venire.» disse ancora lui ripensando a quanto Orlando fosse stato chiaro in merito.
«Avete finito voi due?» chiese allora Orlando divertito avvicinandosi ai due e passandole una mano attorno alla vita. Andrea vide subiti che Lucia lo stava seguendo con Daniele, gli diede così un lieve schiaffetto sulla mano e riprese a parlare tranquillamente.
«Parlavamo di Andrea.... Piccolo... E di quanto sia adorabile!» disse serena e tranquilla la poliziotta.
«Ripensandoci, in effetti» disse Bart portandosi una mano al mento, grattandoselo come concentrato su un pensiero. «Non è che voi due ve lo prendereste, una notte? Facciamo due? Facciamo una sera per uno e non se ne parla più... Che razza di padrini siete senno?!» chiese ancora con la faccia di bronzo e due profonde occhiaie, Andrea scoppiò a ridere, seguita da Orlando.
«E' la mancanza di sonno che ti fa dire certe cose. E poi sono abbastanza sicuro che tenere una sera si e una sera no il piccolo Andrea non rientri nelle nostre mansioni.» disse Orlando dando una pacca sulla spalla al povero Bart che si stava rassegnando all'idea di non dormire ancora per un po'. Tutti scoppiarono a ridere per la sua buffa espressione, Lucia compresa che invitò Bart a seguirla mentre gli altri tre poterono lasciare il laboratorio diretti verso l'aeroporto, oltre a Salvo e Giuseppe da Catania, sarebbe arrivato anche Riccardo da Milano, mentre Massimo da Imperia sarebbe arrivato il giorno dopo in macchina portandosi Livia da Boccadasse, idea che aveva infastidito il commissario e causato alla coppia qualche azzuffatina telefonica.
 
Riccardo da Milano fu il primo ad arrivare, abbracciò calorosamente la sorella e il futuro cognato e salutò Ghiro, che aveva conosciuto l'ultima volta che era venuto a Roma, i quattro insieme si diressero verso l'uscita del volo da Catania, quando videro spuntare quattro facce note piuttosto che due, Andrea sorrise correndo verso gli amici mentre Ghiro trattenne Orlando e Riccardo che si stavano avvicinando loro in maniera molto poco amichevole.
Salvo, Giuseppe, Mimì e il fidato Catarella accolsero la giovane a braccia aperte, mentre anche gli altri tre si stavano avvicinando al gruppo... Anche se sia Orlando sia Riccardo guardavano male il vice commissario.
«Sorpresa. E ti pare che mi sarei perso il tuo matrimonio?!» disse Mimì andando ad abbracciare Andrea.
«Che piacere!» disse allora Orlando che si era avvicinato ai due e stringendo forte Andrea a se non appena i due si staccarono.
«Veramente dottoressa io..io..» provò a dire Catarella impacciato cercando di giustificare la sua presenza lì.
«Agatino sono davvero felice che tu sia qui, anzi lo siamo  entrambi» disse indicando anche Orlando «Non mi sono permessa di mandarti l'invito perché temevo per il poco preavviso e all'idea di lasciare il commissariato vacante.» aggiunse lei, il poliziotto si asciugò una lacrima e ancora rosso in viso annuì convinto.
«Ora andiamo a mangiare. Poi penseremo alla logistica..» disse Orlando invitando tutti ad uscire dall'aeroporto, vedere la gioia sul viso di Andrea era tutto ciò che gli serviva.
Il ristorante fu gradito da tutti, molto anche dal commissario, che certo era omo dal palato fino e la cucina romana lo convinse particolarmente e ancora di più lo convinse il ristoratore, con il quale si salutò più che calorosamente. La logistica era stata messa a punto durante la cena da Andrea, Daniele e Orlando che scarabbocchiavano su di un tovagliolo, complice il fatto che i due volevano fare le cose all'antica, ovvero non vedersi più fino al giorno del matrimonio, gli ospiti erano stati così divisi: Andrea con Riccardo e Agatino sarebbe andata a casa sua per essere poi raggiunti da Livia il giorno dopo; mentre Orlando, Daniele, Salvo, Giuseppe, Mimì e Massimo poi sarebbero andati alla casa sulla spiaggia, stretti sì ma Daniele era sicuro di poter sistemare tutti egregiamente, anche se Mimì si era offerto di andare a casa con Andrea, Orlando gli aveva fatto ampliamente capire che voleva approfondire la loro conoscenza.
 
 Erano tutti alla casa sulla spiaggia e Andrea stava per andare via con gli altri, quando Orlando le prese la mano tirandola fino alla spiaggia, quella spiaggetta che già una volta li aveva visti amarsi.
«Che fai?» chiese lei divertita intrecciando le braccia dietro la schiena di lui.
«Avevo bisogno di te.» confessò lui sinceramente
«Ci stai ripensando?» chiese ancora lei prima di mettersi in punta di piedi per portare le sue labbra a pochi millimetri da quelle di lui.
«Mai...» disse lui prima di andarsi a prendere avido le labbra di lei. Quando si separarono Andrea con il fiatone disse
«Stavolta in casa c'è troppa gente..» Orlando le carezzò una guancia con il dorso della mano.
«Posso aspettare. Ti amo da morire..» disse prima di stringerla in un abbracciò.
«Ti amo anch'io.» disse lei stretta a lui.
 
Si salutarono ancora davanti la porta di casa e davanti a tutti
«Ci vediamo sabato!» disse Andrea mandandogli un bacio.
«Non farmi aspettare troppo.» disse lui salutandola con la mano, entrando in casa sbuffò, le sarebbe mancata moltissimo; Andrea chiudendo la porta della macchina sospirò, volendo che fosse già sabato.
 
Se gli uomini per l'addio al celibato di Orlando avevano ceduto alle insistenze di Bart, egregiamente coadiuvato da Mimì, per un locale per soli uomini, con ballerine che sapevano bene come far perdere la testa ad un uomo, le donne avevano optato per una serata più tranquilla a casa di Eleonora, o almeno così credeva Andrea. Quando ancora si stava coccolando il suo figlioccio, perfettamente sveglio, sul divano una musica dance proruppe nella stanza e tre baldi giovani avanzarono verso le donzelle muovendo i loro corpi scolpiti in maniera davvero accattivante, Andrea si stupì di se stessa, quella visione che un tempo le avrebbe fatto venire qualche idea piccante adesso le faceva venire solo la voglia impellente di due occhi e due mani precise su di se.
Prese il telefono senza esitare, scattò una foto all'addominale scolpito che le si muoveva davanti, Ele si era ripreso il piccolo non appena i giovani erano entrati nella stanza, e scrisse un messaggio.
Orlando prese il telefono che aveva cominciato a vibrare nella sua tasca e vide un paio di evidenti addominali scolpiti sotto c'era scritto.
'Ma cosa mi hai fatto?! Vedo questo e chiudo gli occhi cercando il tuo sapore, sognando i tuoi movimenti dentro di me. Ti amo Fì, e ti voglio, come non ho mai amato e non ho mai desiderato nessuno.'
Mentre Andrea ballava con Ele e il piccolo, e due ragazzi le ballavano attorno, il cellulare squillò e lei si allontanò per rispondere.
«Non aspettavo di sentirti stasera..» disse lei mentre si chiudeva in bagno
«Mi manchi da morire..» disse lui che era sgattaiolato fuori dal locale.
«Anche tu! Dimmi un po', dove t'hanno trascinato?» chiese curiosa sentendo musica ad alto volume in lontananza
«Un locale per soli uomini.. Splendide ballerine, ma l'unica che voglio in questo momento sei tu. Voglio saperti mia moglie... Dio mi fai tornare un bambino!!» disse lui serio
«Domani amore mio, domani.» disse lei calma, e a Orlando scappò un sorriso, era la prima volta che lei lo chiamava in quel modo.
«Ti dispiace non sposarti in chiesa?» le chiese ancora lui
«No, ti avrei sposato in qualsiasi modo e in qualsiasi posto.. Comune, chiesa, sinagoga, moschea.. Ma domani prendimi come tua moglie!» disse lei estremamente concitata, tanta la voglia di essere già sua. Orlando era rimasto senza parole...
«..che ho fatto per meritarti?» disse in un sospiro.
«E' la stessa cosa che mi chiedo io..» disse Andrea con il sorriso sulle labbra. «Ora vatti a divertire..» aggiunse ancora lei.
«Sarà dura senza di te. A domani Andi...» disse lui pienamente sereno
«A domani Fì.» disse lei tornando dalle altre.
 
Quel sabato era finalmente arrivato, Orlando era sveglio dall'alba, praticamente non aveva dormito, troppo emozionato, troppo felice, troppo impaziente per riuscire a perdere tempo con una come dormire, peccato che in casa Ghirelli non fosse il solo sveglio... Il commissario lo sorprese che stava sulla verandina, doveva ancora albeggiare
«Ripensamenti?» gli chiese sedendosi accanto a lui.
«No, solo impazienza.» ammise Orlando sorridente.
«Sai che se la fai soffrire non hai scampo, vero?» disse ancora il commissario intento a guardare l'alba.
«Non posso pensare di vederla senza quel suo sorriso unico.» ammise ancora lui.
«Il tuo capo che dice?» chiese ancora il commissario riferendosi a Lucia
«Non lo sa, e non lo saprà per un po'. Andi non vuole che lo sappia, perché la ferirebbe e potrebbe richiedere un trasferimento per me..» disse ancora Orlando.
«Non è sbagliato il pensiero.. Ma lo saprà prima o poi..» disse ancora il commissario pensieroso.
«Mi fido di Andrea, non voglio perdere la possibilità di avere Tiia,  e non voglio che la perda lei.. Dovresti vederla con quella bambina..» disse ancora Orlando con la mente all'ultima visita fatta alla piccola. Quel pensiero fece sorridere il commissario.
«Mi preparo e vado, devo raggiungerla.» aggiunse ancora l'uomo sorridendo.
 
Andrea era enormemente emozionata, Livia era in camera con lei per aiutarla con il trucco mentre Salvo, testimone di Andrea, e Riccardo la stavano aspettando con Catarella al tavolo della cucina tutti e tre molto emozionati e impazienti, incapaci di parlare. Quando le donne uscirono dalla stanza i tre uomini restarono a bocca aperta. Nessuno di loro aveva mai visto Andrea così bella e così pronta per fare qualcosa in vita sua.
Orlando era già arrivato in Campidoglio, in quel momento era assalito da sensazioni che non ricordava di aver provato in passato, Daniele accanto a lui, come suo testimone lo vedeva teso e fremente allo stesso tempo.
«Se magari respiri è meglio.» disse Daniele nel suo bel completo scuro, quel giorno la cravatta scelta da Andrea non lo soffocava affatto.
«La fai facile..» disse Orlando teso
«Dovresti essere felice...» aggiunse il capitano.
«Lo sono, davvero. Devo solo vederla.» confessò poi il futuro sposo.
«Basta chiedere.» disse poi Daniele indicando la macchina che si stava avvicinando.
 
Quando finalmente la macchina si fermò di fronte al Campidoglio, Andrea tremava leggermente, il fratello che non l'aveva mai persa di vista le strinse la mano.
«Dubbi?» le chiese allora
«No, sono emozionata.. È per sempre, lo sai come la penso, non mi sposo se penso che posso poi cambiare idea... E se la cambia lui?» chiese ancora lei stringendo la mano del fratello.
«Ma chi.... lui?» disse Riccardo indicando l'uomo che fissava rapito la macchina
«Nahhhh! Qualora fosse lo uccido e lo faccio passare per un infarto...» disse ancora Riccardo accarezzandole il viso.
 
Andrea si voltò finalmente in direzione di Orlando e quando i loro occhi si incrociarono, qualsiasi dubbio sparì dalla sua mente. I suoi occhi erano esattamente lo specchio dei suoi, scese dalla macchina decisa e sicura.
 
Quando la vide scendere dalla macchina, dovette sciogliere per un momento il contatto dei loro occhi per poterla ammirare in tutto il suo splendore, indossava un vestito di seta rossa, aveva i capelli sciolti e mossi un trucco che esaltava i suoi occhi e le sue labbra.
«Che figa!!» disse Ghiro alle sue spalle.
«Minchia!» disse anche Giuseppe decisamente estasiato dalla visione.
«Che fimmina!» disse Mimì che la stava fissando anche lui.
«E brava Andrea..» disse anche Bart prima di prendere uno schiaffo sul braccio dalla sua Eleonora.
Orlando si voltò per fulminarli con lo sguardo tutti quanti, per poi dirigersi verso di lei.
«Sei splendida. Sei meravigliosa..» Andrea gli mise un dito sulle labbra..
«Anche tu amore mio. Andiamo adesso..» disse lei sorridendo mentre lui le porgeva il braccio.
Quando si voltarono di nuovo verso l'ingresso videro qualcuno che proprio non si aspettavano. Alessandro in giacca e cravatta con la piccola Tiia in braccio, che batteva le mani nella loro direzione. I due si guardarono cercando l'una nello sguardo dell'altro una risposta che però non trovarono.
«Sorpresa!!» disse Daniele che si era avvicinato con Salvo ai due, che non sembravano capire ancora.
«Ieri siamo passati da Alessandro e l'abbiamo convinto a portare Tiia al vostro matrimonio, diciamo il regalo dei testimoni.» spiegò ancora il commissario. I due avevano gli occhi lucidi.
«Nené ti si rovina il trucco..» disse Daniele mentre la stringeva in un abbraccio mentre Orlando ringraziava il commissario. Non si aspettavano una sorpresa del genere, ma sapere che Tiia avrebbe partecipato a quel loro giorno speciale li riempì di gioia.
La cerimonia fu semplice e veloce, il celebrante era probabilmente più emozionato degli sposi, Mimmo lesse con la voce emozionata gli articoli del codice civile inerenti al matrimonio e quando finalmente i due si scambiarono un bacio, richiesto da Daniele a gran voce.
Avevano prenotato in un ristorante e passarono una splendida giornata in compagnia di amici e parenti, tutti molto felici per loro. Non avrebbero fatto la classica luna di miele avevano prenotato una suite in un noto albergo di Roma per vivere una notte speciale. Gli amici li accompagnarono in albergo per poi lasciarli finalmente soli.
 
«Che giornata...» disse Orlando slacciandosi la cravatta e buttandosi sul letto.
«Spero in senso positivo..» disse Andrea togliendosi le scarpe e salendo in piedi sull'enorme letto matrimoniale.
«In senso molto positivo..» disse lui facendola cadere sul letto e portandosi sopra di lei.
«Che intenzioni hai?» chiese Andrea mentre si liberava definitivamente della sua cravatta.
«Ho voglia di fare l'amore con mia moglie...» disse lui accarezzandole le gambe, andando a cercare la fine del vestito.
«Dio quanto sei bella.» disse ancora andandole a scansare una ciocca di capelli dal viso. Andrea arrossì lievemente mentre capovolgeva la situazione per mettersi a cavalcioni sopra di lui.
«Ancora non mi pare vero, sai?» disse fissando le loro mani intrecciate con la fede all'anulare.
«Mi peserà non portarla...» disse ancora lui riferendosi all'anello.
«Prima discussione matrimoniale?» chiese lei con un sorrisetto malizioso.
«Dico solo che mi piace molto essere tuo marito e meno nasconderlo..» disse lui salendo con le mani ad accarezzarle la schiena.
«L'abbiamo deciso insieme..» disse lei mettendo una specie di broncio, spostandosi leggermente fino a portare la sua intimità su quella di lui.
«St...Stronza!» disse lui con la voce spezzata dalla voglia di fare l'amore con lei.
«Stiamo davvero litigando?» chiese lei continuando a muoversi sinuosamente su di lui.
«No...» disse lui afferandola per le spalle e cominciando a baciarla «Stiamo per fare l'amore...» disse andando a cercare i suoi slip per toglierli
«Come marito e moglie!!» disse sfilandole gli slip «Per la prima volta!» disse Andrea abbassandogli leggermente boxer e pantaloni per accoglierlo dentro di se!
Orlando si aprì in un gemito non appena fu dentro di lei, afferrandola poi per fianchi, assecondando i suoi movimenti. Spostò una mano andando a cercare la sua intimità e stimolarla ulteriormente. L'orgasmo travolse Andrea quasi immediatamente, continuò però a muoversi fino a quando non sentì una calda esplosione dentro di lei, che non le apparteneva. Si accasciò su suo marito, appagata e felice. Si addormentarono così, ancora vestiti.
 
Passarono la giornata successiva in camera, con il solo desiderio di amarsi, quando lasciarono la suite, fu per tornare a lavoro. Orlando mise la fede al collo, nascosta dal maglione, mentre Andrea la portava al dito, quel giorno non avrebbe dovuto incontrare la Brancato.
«A stasera, marito.» disse Andrea posando le sue labbra su quelle di lui.
«Ciao moglie, stai attenta, mi raccomando.» disse stringendola in un abbraccio.
«Anche tu.» disse lei salutandolo con la mano e andando verso la vicina fermata della metro che l'avrebbe portata in commissariato. Orlando prese il casco per andare a recuperare la moto, che due giorni prima li aveva portati lì, nel garage dell'albergo, per poi andare al Ris.
Felice come non era mai stato.
 

 
NDA
Eccomi qui con un nuovo capitolo, sempre lungo, ma vengono fuori così, non ci posso proprio fare niente sapete, il prossimo però è più piccolino. Vi do modo e tempo di riprendere fiato…
Ebbene sì, si sono sposati, in comune, perché rispettando la linea della fiction Orlando è separato e non può sposarsi in chiesa. Forse sarà giudicato poco romantico, per me l’importante non è il luogo ma il sentimento e questi due ne hanno da vendere.

Probabilemente prima del prossimo capitolo pubblicherò altro... Una OneShot, legata Meeting, che non influenza la trama.

Presto lascerò la piega troppo romantica della storia, per tornare a dedicarmi a qualche bel caso, e poi c’è il lupo, non crediate che sia sparito, presto ritornerà.
Che ne pensate di questo matrimonio? Anche i siciliani sono tornati e Andrea si è conquista anche la fiducia di Bart…
Sarei davvero curiosa di sapere cosa ne pensate…
Ora vorrei parlare un momento a tutti quei lettori silenziosi, grazie per l’attenzione che dedicate a questa storia, al tempo che perdete nel leggerla, vi ringrazio davvero di cuore…
Adios…
A

Dal Prossimo Capitolo
«Buongiorno.» disse fredda rivolta alla bionda, il loro rapporto era sempre rimasto freddo e distaccato.
«Lele lui è lì dentro vero?» chiese poi rivolta verso Daniele.
«Nenè... Io... Si!» ammise lui dopo qualche tentennamento.
«Va bene.» disse lei tranquilla, il cuore era letteralmente in sobbuglio, saparlo in ostaggio la spaventava non poco.

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Capitolo 20
*** Zigulì ***




Zigulì

Quella mattina Andrea era arrivata in commissariato con calma, sicuramente non presto, Orlando era stato chiamato all'alba per andare a fare non sapeva quale test e l'aveva costretta a restare a letto.
«Tu dormi... Perchè sei stanca, hai due occhiaie che ti arrivano per terra...» le aveva detto lui mentre finiva di vestirsi.
«Come sei carino!» aveva detto lei facendogli una linguaccia per poi voltarsi dall’altra parte per dargli le spalle
«Quello che intendevo.» disse Orlando scoprendole leggermente la spalla nuda e cominciando a baciarla delicatamente «... È che questa notte sei rientrata tardi dal lavoro ed io non ti ho proprio fatto riposare.» disse ancora lui scostando ulteriormente il lenzuolo.
«Lo so. Lo so bene.» disse Andrea voltandosi, scoprendosi così completamente e buttandogli le braccia al collo.
«Non fare così, che non esco più... » disse lui trattenendo l'istinto di accarezzare quella pelle morbida.
«Solo un bacio.» gli disse lei a fior di labbra.
Lui la avvolse in un abbraccio, mentre cercava le sue labbra, la portò cavalcioni sopra di lui. Orlando non era mai pago del contatto tra di loro, anche adesso che la stringeva tra le braccia non poteva fare a meno di accarezzarle avidamente la schiena, sapendo quanto certe carezze la facessero impazzire.
«Non sono io...» disse Andrea scostandosi per un momento da lui, per poi tornare a baciargli il collo, accarezzandolo sotto la maglietta, andando a cercare la sua pelle nuda, facendo chiaramente trapelare le sue intenzioni, lo voleva, come sempre, il matrimonio non aveva in alcun modo toccato la fame che aveva di lui.
Gli mordicchiò il lobo dell'orecchio sapendo bene quanto questo lo facesse impazzire.
«Come se tu non conoscessi la mia poca resistenza?! Spera che Ghiro mi copra.» disse alzando le mani per aiutarla a sfilargli la maglietta.
«Puoi prendere la moto.» disse lei dopo che lui l'aveva adagiata sul letto e si stava togliendo i boxer.
Fecero l'amore, di nuovo, conoscevano i loro corpi talmente approfonditamente che riuscivano a trovare una perfetta sincronia.
«Ora dormi però» le disse Orlando mentre si era alzato per rivestersi lontano da lei, che annuì solamente, si coprì fino alle spalle continuando a fissarlo mentre si vestiva.
Quando lui fu pronto, lei si era addormentata, era davvero stanca, pensò Orlando mentre le posava un bacio a fior di labbra e la copriva meglio.
 
Orlando arrivò in ritardo, dicendo che la macchina non partiva e aveva dovuto prendere la moto, Ghiro disse di essere stato avvisato e una volta fuori dal Ris e vagamente lontani da Lucia gli aveva dato uno scappellotto dicendo «Almeno copri il succhiotto che hai sul collo!!».
I due scoppiarono a ridere per poi smettere non appena Lucia si voltò per guardarli male, Orlando si coprì in qualche modo il collo e i tre partirono, destinazione un centro per ragazzi difficili ma ricchi, molto vicino a un’importante galleria d’arte che aveva recentemente subito un furto e pare che nel centro giovanile fosse richiesta la loro presenza, alcuni ritenevano alcuni ragazzi del centro particolarmente ribelli.
 
Andrea era nel suo ufficio con Antonio, stavano facendo una sorta di punto della situazione quando il suo telefono cominciò a squillare, lesse il nome sul display e rispose subito
«Lo so, ti devo una cena.» disse lei in tono simpatico.
«Nenè... Stavamo facendo dei repertamenti con Lucia in un centro per ragazzi difficili dalle tue parti.» Daniele si fermò un momento, Lucia lo guardava ancora male per come l'aveva chiamata, mentre ora Andrea gli prestava tutta la massima attenzione e aveva messo il vivavoce per far ascoltare anche Antonio.
«Sei in vivavoce, sono con Antonio, ti ascoltiamo.» disse lei esortandolo a continuare.
«Ha fatto irruzzione un uomo armato, prendendo alcuni ragazzi in ostaggio.» disse ancora Daniele
«Avete problemi nel gestire un sequestro?» chiese allora Antonio, ricevendo un’occhiataccia dal suo capo come risposta.
«L'uomo ha chiesto di parlare con te.» disse ancora Daniele
«Arriviamo subito.» disse Andrea attaccando il telefono e alzandosi dalla sedia velocemente, facendo cenno ad Antonio di seguirla.
«Sarà pieno di carabinieri. Bastiamo noi due e vedi di non fare il cretino.» disse ancora lei montando in macchina.
Si tolse la fede e il suo anello di fidanzamento, mettendoli in una catenina che portava al collo, come faceva sempre ogni volta che sapeva di dover incontrare la Brancato.
 
Quando arrivarono scese velocemente dalla macchina per dirigersi verso Daniele e la Brancato.
«Buongiorno.» disse fredda rivolta alla bionda, il loro rapporto era sempre rimasto freddo e distaccato.
«Lele lui è lì dentro vero?» chiese poi rivolta verso Daniele.
«Nenè... Io... Si!» ammise lui dopo qualche tentennamento.
«Va bene.» disse lei tranquilla, il cuore era letteralmente in sobbuglio, saparlo in ostaggio la spaventava non poco.
«Come si chiama il sequestratore? Che cosa sapete su di lui?» chiese ancora lei
«Poco e niente veramente.» ammise Ghiro per essere nuovamente fulminato con lo sguardo da Lucia.
«È un pregiudicato. Si chiamo Matteo Lari.» disse la bionda fredda.  «Cosa?» chiese Andrea incredula, mentre il cuore stava ricominciando la sua regolare corsa.
«Posso?» chiese poi indicando il megafono che Lucia teneva inutilmente in mano, la bionda glielo passò atona.
«Zigulì! Sono la dottoressa Manzi, sono arrivata e adesso entro mentre tu fai uscire tutti quanti.» disse Andrea calma, conosceva il sequestratore e non era certo il tipo da fare cose del genere, anzi i suoi precedenti erano per lo più piccoli furti, spesso in farmacia, da dove per mania si portava sempre via anche delle Zigulì, e da qui il suo nome.
«Dottoressa ben arrivata! Mi manda avanti i carabinieri adesso? Voglio però che posi la pistola e si sfili la giacca.» disse il sequestratore che stava controllando da una finestra la situazione.
 
Lucia riteneva le richieste dell'uomo inaccettabili, e stava per esprimere la sua opinione quando vide il vice questore togliersi la giacca e consegnare la pistola all'uomo che era venuto con lei.
«È inammissibile. Non glielo permetto» disse Lucia arrabbiata rivolta verso di lei. Andrea si aprì in una leggera risata, aveva sempre detestato il tono autoritario di quella donna; le sembrava sempre così inutile, un capo incapace di esserlo, i suoi ordini avevano la forza e la fermezza di quelli di un topo spaventato, non era una donna decisa, Andrea lo vedeva bene, aveva il rispetto dei suoi collaboratori solo per la stella in più che aveva appuntato sul petto.
«Io non prendo ordini da lei. E quell'uomo non vuole parlare con lei, ha chiesto di discutere con me, sono io Andrea Manzi. Quindi il suo disappunto non m'interessa.» disse Andrea in un tono che non ammise alcun tipo di repliche e s'incominciò a incamminare verso l'ingresso.
 
Orlando aveva capito perfettamente che quell'uomo conosceva Andrea e adesso aveva avuto anche la dimostrazione che lei conosceva bene lui, anche se saperla lì dentro sola, con quell'uomo armato, indubbiamente, lo agitava, sarebbe comunque uscito, si fidava a tal punto di lei, da sapere perfettamente quanto lei non volesse mancare la promessa fattagli tempo prima.
Decise quindi di alzarsi in piedi, quando l'uomo glielo chiese, sfiorò la mano di Andrea per un momento quando lei entrò e poi lasciò la stanza con i ragazzi. Lo sguardo che si scambiarono diceva
«Ti amo Fì, e mi sono spaventata molto.»
«Ti amo anch’io, sbrigati a uscire da qui.»
Una cosa bella del loro rapporto era certamente la complicità, sapevano capirsi e parlarsi con uno sguardo.
 
Quando Orlando uscì, si diresse immediatamente verso Antonio, Ghiro e Lucia.
«È completamente disarmata, vero?» chiese rivolto verso il suo collaboratore.
«Sì, ma credimi Zigulì è innocuo.» disse ancora Antonio dandogli una pacca sulla spalla.
«Io lo trovo comunque inaccettabile!» affermò nuovamente Lucia «Ed anche irresponsabile» aggiunse e Orlando guardò in aria, stufo di quelle lamentele del suo capo nei confronti di Andrea.
«Evidentemente il tuo interesse è diverso…» disse ancora Lucia rivolta verso Orlando, che si voltò a guardarla con un punto interrogativo sulla faccia; anche Daniele e Antonio la fissavano, cercando di capire dove volesse arrivare.
«Voglio dire quando stavamo insieme, ti preoccupavi molto per me!» disse con un sorrisetto fastidioso sulle labbra.
«Lucia!!» disse Daniele in tono di rimprovero.
«Lucia, semplicemente mi fido di lei.» disse Orlando tornando a fissare l’edificio dove Andrea si era infilata. Ovviamente era preoccupato, ma si fidava di lei e questo era vero. Lucia non rispose e stizzita si voltò per andare a parlare con alcuni carabinieri.
«Fa sempre così?» chiese allora Antonio rivolto verso Orlando, fu Daniele però a rispondergli «In parte… in concreto sì!»
Antonio, buttò gli occhi al cielo, e come gli altri tornò a fissare l’edificio.
 
Andrea era seduta di fronte l’uomo che si teneva la testa con le mani.
«Come diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?» chiese Andrea cercando di capirlo, non era un violento e lei lo sapeva bene
«Dottorè mi moje sta male! Semo arivati ormai.. e medicine costano e se nun le pia, soffre tanto. Ed io er core pe’ vedella soffrì nun ce l’ho!!» disse l’uomo notevolmente stanco, Andrea fece un lungo sospiro, scuotendo leggermente la testa.
«Nun posso annà in galera, c’ha bisogno de me!!» disse ancora lui
«Potevi evitare una cazzata di queste dimensioni.» gli disse Andrea con tono di disappunto.
«Mi occuperò personalmente di tua moglie, troverò una clinica, ma adesso fammi capire. C’entri qualcosa con il furto alla galleria?» chiese ancora la poliziotta.
«No! Ma fonti sicure m’hanno informato che c’entravano sti ragazzini, uno in particolare..» Andrea annuì e chiese ancora «Saresti disposto a condividere le informazioni ricevute sul furto con i carabinieri?»
Lui annì deciso.  
«La pistola è tua o di mio marito?» chiese ancora Andrea, molto concentrata su come ridurgli la galera.
«Su marito? E chi è? Quann’è che s’è sposata? Se me lo diceva glie mannavo un presente.» disse l’uomo concitato, quella poliziotta l’aveva sempre trattato con rispetto. Andrea sorrise a quella particolare manifestazione d’affetto e sorrise.
«Mio marito è il carabiniere che era tra i tuoi ostaggi e grazie per il pensiero, ma non credo che roba rubata sarebbe stata per noi un dono appropriato.»
L’uomo scosse la testa quasi offeso e disse «Dottorè, la robba mia è pulita, talmente tanto che manco su marito, che me pare d’avè capito che fa lo scienziato, ce trova gniente!!»
Andrea scoppiò a ridere.
 
Orlando che stava prestando la massima attenzione a quello che succedeva lì dentro, sentì chiaramente la risata di sua moglie, si rilassò molto di più, tanto che un sorriso gli nacque spontaneo sul volto
«Che cosa c’è adesso da ridere?» chiese Lucia infastidita
«Adesso sono certo che li va tutto bene.» disse lui sereno, ora doveva solo stringerla di nuovo tra le braccia per sentirsi in paradiso.
 
«Allora la pistola?» chiese Andrea non appena riuscì a smettere di ridere.
«Robba mia, su marito nun gliel’aveva.» disse l’uomo calmo.
Andrea indossò i guanti e chiese di vedere la pistola. Quando l’uomo gliela consegnò, Andrea notò come la sicura non fosse stata tolta, certo poteva sempre averla messa una volta entrata lei, ma quella era la strada buona.
«E’ un ferovecchio, me serviva quarcosa pe’ spaventà i regazzini!!» disse ancora l’uomo.
«La sicura l’hai mai tolta?» gli chiese Andrea, lui in tutta risposta scosse leggermente la testa.
«La borsa di mio marito è qui?» chiese ancora lei, lui annuì per poi indicare un punto poco lontano.
«Non ti muovere!» disse Andrea seria.
«Che sta a fa?» chiese lui serio.
«Diciamo che provo a mettere una buona parola.» disse mentre frugava nella borsa, o meglio nel kit di suo marito; da quando stava con Orlando, aveva scoperto un sacco di cose utili.
«Cioè?» chiese ancora lui che non capiva, cercando di sbirciare
«Fermo!! Diciamo che se la sicura fosse arruginita sarebbe preferibile.» disse Andrea mentre tirava fuori l’acquaossigenata
«Prendimi dei pezzi di carta e dell’acqua... dolce.» disse ancora rivolta all’uomo.
Con l’acqua ossigenata arruginì il ferro della sicura e sciacquò il tutto con l’acqua, il tutto su di un tombino che aveva fatto aprire all’uomo dopo avergli dato dei guanti.
«Ma nun è che esagera un po’ co ‘sti guanti?» chiese allora lui
«Fidati. Sono puntigliosi i carabinieri, e mio marito pure!» disse lei con il sorriso sulle labbra. Dopo aver rimesso tutto a posto e chiuso il tombino prese i suoi guanti e quelli dell’uomo e se li mise nella scarpa.
«Dottorè, mi deve credere, mi dispiace pe su marito, se lu sapevo numme sarei permesso!!» disse ancora a capo chino.
«Smettila. E dammi l’indirizzo di dove posso trovare tua moglie.» chiese ancora lei.
«So’ sincero! Me immagino lo spavento che s’è presa lei e me dispiace..» disse ancora l’uomo portandosi le mani al petto.
«Ti credo, va bene, non ti preoccupare ora posa l’arma a terra e vieni qua che ti devo ammanettare.» disse Andrea tirando fuori le manette dalla tasca posteriore dei pantaloni.
 
Una volta ammanettato l’uomo, con una penna prese la pistola, per poi spingerlo fuori posandogli una mano sulla spalla.
Quando Orlando la vide uscire, trattenne a stento l’istinto di correrle incontro, lei gli strizzò l’occhio per avvicinarsi piano a loro, una volta di fronte a tutti consegnò la pistola alla Brancato che la mise in una busta di plastica, mentre il sospettato si era voltato verso Orlando.
«Me scusi tanto, nun lo sapevo, numme sarei mai permesso.» disse prendendo con le mani ammanettate una mano di Orlando, che lo guardava perplesso.
«Ancora non hai capito?!» disse Andrea avvicinandosi all’arrestato dandogli uno scappellotto.
«Non è questo il punto, non avresti dovuto farlo a priori!» disse ancora severa.
«Dottorè si sapevo che era su marito me facevo i cazzi miei e tornavo un’altra volta.» disse ancora lui convinto, Andrea scosse la testa, mentre Orlando sorrideva divertito e rivolto all’uomo disse «Non c’è problema, davvero. Sono cose che succedono nel nostro mestiere.»
«Su’ moje m’ha sempre trattato con rispetto e una cosa del genere nun gliela dovevo...» disse ancora rivolto a Orlando, che cercò lo sguardo di Andrea che gli sorrise scrollando le spalle.
«Potete portarlo via.» disse poi rivolta ai carabinieri che erano vicino a Lucia.
Si avvicinò ad Antonio e gli passò un biglietto. «La moglie sta male male... portala in quella clinica privata dalle parti del commissariato.» disse Andrea a voce bassa
«Ma come pago?» chiese allora Antonio
«Prendili dal fondo cassa, il resto lo copro io. Ora sbrigati, che sarà sicuramente arrabbiata quando scoprirà che è stato arrestato di nuovo.»
Antonio partì e Andrea tornò a voltarsi verso Orlando e Daniele che la fissavano con un sorriso sulle labbra.
«Esigo una spiegazione.» disse Lucia gelida, Andrea era spiazzata dal tono, in fondo era andato tutto per il meglio.
«Mi ha spiegato le situazioni che l’hanno spinto a un gesto del genere, ho intenzioni di parlare con il magistrato per fargli avere i domiciliari.» disse Andrea seria.
«Voglio sapere che cosa intendeva quell’uomo quando ti ha definito suo marito?» disse Lucia ora rivolta solo a Orlando.
«Io sono suo marito.» disse piano il carabiniere mentre sia Andrea sia Daniele facevano una piccola smorfia.
«Cosa?» chiese Lucia, incapace di elaborare la notizia.
«Siamo sposati da un mese, tipo.» disse ancora Andrea, Orlando la corresse dicendo «Più di un mese, credo.» e Ghiro scuotendo la testa disse «Un mese e venti giorni, non è difficile, vi siete sposati il primo oggi è il ventuno.».
Lucia era sconvolta, anche Daniele sapeva, e non le aveva detto niente, eppure…
«Capitano.» disse Andrea con voce calma, Lucia si voltò verso di lei in attesa di sentire quello che quella donna aveva da dirle.
«L’idea era di non turbarla.» disse semplicemente Andrea.
«Lei non si deve permettere di pensare a me…» disse Lucia gelida puntandole un dito sulla faccia, per poi dare le spalle ai presenti e allontanarsi a piedi.
 
Orlando era tentato di rispondere per le rime a Lucia, ma si sentì afferrare da una mano.
«Non c’è bisogno, è sconvolta. Non dovevo permettermi.» disse Andrea a capo chino.
«Nenè.» disse allora Daniele «Non ti colpevolizzare, non è stata educata.» continuò il capitano.
«Sono d’accordo.» disse gelido Orlando.
«Lo so, avete ragione. Fì, ti prego, non metterti di traverso con lei.» disse Andrea fissandolo con gli occhi quasi lucidi, Orlando intuì immediatamente tutte le sue parole
«Prommettimelo…» disse ancora Andrea prendendogli una mano.
«Te lo prometto.» disse Orlando accarezzandole il viso.
«Almeno ora posso portare la fede e tu anche il mio anello.» disse lui togliendole la catenina che lei portava al collo.
«Sì, ma evitate di sbattergliele in faccia.» disse ancora Daniele.
 
Lucia si era allontanata, ma non di molto, quel tanto che bastava per ascoltare non vista la loro conversazione. Ammise tristemente con se stessa che i due erano certamente legati, e Daniele sembrava molto amico di entrambi. Scosse la testa, decidendo che ormai era il momento di passare oltre, ma la ferita bruciava e lei non sopportava quella donna.
 
«Chiamo Paolo, ci vediamo poi al Ris.» disse Andrea tirando fuori il telefono dalla tasca.
«Ci prova ancora?» chiese allora Daniele a Orlando.
«Lei dice di no.» disse Orlando scettico mentre Andrea parlava al telefono.
«Sei troppo geloso.» disse ancora Daniele.
«Il giusto.» disse Orlando scrollando le spalle.
«Arrivo.» disse Andrea attaccando e rivolgendosi di nuovo ai due «Vado da Paolo, vorrei spiegargli la situazione di Zigulì e poi venire con lui al Ris.» disse ancora la poliziotta.
«La spieghi pure a noi la situazione.» disse Orlando incrociando le braccia al petto.
«Amore geloso sei adorabile…. Ogni tanto!» disse Andrea accarezzandogli la guancia per poi riprendere a parlare.
«La moglie sta morendo, le medicine sono care e lui... lui è sempre stato un ladro. Aveva una soffiata sul furto della galleria, e voleva provare a prendersela con quei ragazzini per recuperare la refurtiva. La tua presenza gli ha rovinato tutto.» concluse Andrea con un sorriso.
«Ha informazioni sul furto?» chiese ancora Ghiro e Andrea annuì semplicemente.
«E la moglie ora?» chiese ora Orlando «La stiamo trasferendo in una clinica privata.»
«Chi paga scusa?» chiese Ghiro.
«Noi. Abbiamo istituito un fondo cassa per le emergenze in commissariato.» spiegò ancora la poliziotta
«Quindi tu..» disse Orlando sorridendole dolcemente.
 
Sapeva bene che il mese prima avevano attinto al fondo cassa per aiutare una prostituta a lasciare il suo pappone e tornarsene a casa, nel suo paese, solo il biglietto aereo era costato una fortuna.
«Dai Fì, è una buona causa.» disse Andrea facendo gli occhi dolci.
«Quando staremo in mezzo una strada noi due, spero che qualcuno ci aiuti.» disse sereno, la generosità di Andrea lo stupiva sempre, si sarebbe tolta il pane di bocca se questo avrebbe potuto aiutare qualcuno.
«C’è sempre la casa sulla spiaggia.» disse Ghiro dandogli una pacca sulla spalla «Ma che c’entra il magistrato?» chiese ancora il capitano
«Vorrei che avesse i domiciliari per stare vicino alla moglie.» disse Andrea scrollando le spalle, gli occhi si riempirono di lacrime.
«Vedrai che ci riuscirai.» disse Orlando stringendola in un abbraccio. Lei si alzò in punta di piedi per posargli un bacio sulle labbra.
«Mi ostacolerà con Zigulì?» chiese ancora lei rivolta al marito riferendosi a Lucia.
«Non credo, non dovrebbe. È una brava persona.» disse allora Orlando.
«Adoro questa cosa di te.» disse Andrea mentre si stavano voltando per raggiungere la macchina
«Cosa?» chiese il carabiniere non capendo.
«La tua obiettività nel valutare le persone.» disse lei bloccandolo per passargli una mano dietro al collo e cominciare a baciarlo.
«Vi aspetto in macchina…» disse Daniele lasciondoli soli.
«Ti amo.» disse Andrea nello stringersi a lui.
«Anch’io, e quando ti ho sentito ridere lì dentro ho capito che andava tutto bene. Ora mi spieghi perché ridevi?» le chiese mentre la stringeva tra le braccia.
«Zigulì mi ha detto che se l’avessimo informato del matrimonio ci avrebbe mandato un presente, dopo che gli ho detto che la ricettazione è un reato, lui mi ha detto che la sua merce è talmente pulita che nemmeno tu avresti trovato niente.»
Orlando scoppiò a ridere, per fermarsi di colpo e tornare a baciarla con passione.
«Tutto bene?» chiese Andrea separandosi da lui e accarezzandogli il viso.
«Io... io mi sento in difetto con te. Il modo in cui Lucia ti tratta ... non dovrei permetterlo… che marito hai?» chiese incupendosi di colpo
«Uno che rispetta le regole e un suo superiore. Mi sta bene così. a meno che tu non mi nasconda altro..» disse Andrea facendosi perfettamente capire «.. Io so badare a me stessa. Non è il capitano Brancato che mi crea problemi... a proposito... tenetela d’occhio.» disse ancora lei seria.
«Che intendi?» le chiese Orlando preoccupato.
«Voci. Pugliese è in agitazione.. Non si capisce in che senso ancora, ma la cosa mi prude.» disse Andrea calma
«Lei lo sa?» chiese ancora Orlando
«Lo saprà dieci minuti dopo che ne avrò parlato con Bianca.» disse Andrea sbuffando
«Non ti trovi con Bianca?» le chiese Orlando che non sapeva nulla dell’ultimo periodo lavorativo della moglie e cominciava a capirne il motivo
«No, è che da un mese a questa parte è come parlare con la Brancato per interposta persona.» disse scrollando le spalle.
«Va bene così, non mi spaventa, dimentica che te l’ho detto e non dirlo a Daniele, già il cretino mi chiama Nenè di fronte a lei... ma dico volete farle saltare i nervi? Poi mi spara e mi tocca darle pure ragione!!» disse Andrea seria, mentre Orlando scoppiò a ridere.
«Tu sei unica. Andiamo va.» disse poi spingendola verso la macchina.
«Potete lasciarmi in commissariato, sta passando Paolo, andiamo a pranzo insieme e poi veniamo al Ris.» disse Andrea facendogli una linguaccia, sapendo che non avrebbe apprezzato l’idea del pranzo.
«Pure a pranzo? Mi stai punendo per caso?» chiese allora Orlando che era seduto sul sedile anteriore, voltandosi per guardarla
«Sarai cretino?!» chiese ancora lei «Non ti sto punendo, ho solo fame, stamattina mi sono svegliata tardi e non ho nemmeno fatto colazione. E poi sono certa di meritare qualcosa in più di un tramezzino.» aggiunse lei.
«Semplicemente, vorrei venire io fuori con te a pranzo.» disse Orlando, allungandosi per accarezzarle il viso.
«Lo so, davvero, lo so.»
 
Quando ripartirono Lucia, che aveva sentito tutta la loro conversazione, si stava concentrando solamente su una frase Pugliese è in agitazione, in qualche modo quell’informazione le dava un nuovo slancio, e finalmente dopo tanto silenzio, anche un obiettivo. Montò nella sua macchina decisa a scoprire da Bianca il nome dell’informatore di Andrea, era giunto il momento che la poliziotta le lasciasse lo spazio che meritava all’interno  di quell’indagine, la sua indagine.
 
Dopo che la Manzi aveva lasciato il laboratorio, seguita dal magistrato e da Orlando , suo marito, verità che lei ancora faticava ad accettare, Lucia richiamò Bianca nel suo ufficio. Aveva concesso al commissario che Zigulì, come lo chiamava lei, ottenesse i domiciliari, e quell’uomo le aveva riferito tutte le informazioni in merito al furto nella galleria d’arte, i responsabili erano stati arrestati e avevano recuperato la refurtiva.
 
« Posso?» le chiese Bianca bussando alla sua porta.
«Vienie, vieni. Accomodati!» le disse Lucia indicandole la sedia di fronte alla sua scrivania. «Mi dispiace averti trattenuto fino a quest’ora, ma dobbiamo discutere di Pugliese.» aggiunse il capitano mentre Bianca prendeva posto.
«Ho ragione di credere che il vice questore abbia un informatore del quale è piuttosto restia a parlare. Me lo confermi?» le chiese Lucia senza troppi mezzi termini.
«Esatto. Andrea lo nomina raramente e non fa mai il suo nome.» le disse allora Bianca, cominciando a muoversi sulla sedia, quella discussione non le piaceva.
«Ho bisogno di conoscere quel nome. Bianca è davvero molto importante per noi.» le disse Lucia seria con lo sguardo determinato.
Bianca era intimorita da quello sguardo e balbettando disse «Andrea è restia a parlarne… io… »
«E’ un ordine sottotenente. Voglio quel nome al più presto.» disse Lucia ancora, non avrebbe accettato un non si può fare come risposta e Bianca lo capì immediatamente.
«Sì capitano. Sarà fatto.» le disse prima di congedarsi e lasciare il suo ufficio.
 
Quando Orlando e Andrea entrarono a casa, lui la strinse forte, circondandole la vita con le braccia e affondando il viso nei suoi capelli sciolti.
«Siamo a casa, e questa lunghissima giornata è finita.» disse lei adagiandosi meglio al suo corpo. «Mi sono davvero spaventata quando ho capito che eri lì dentro.» aggiunse lei in un sussurro.
«Sì, ma quando hai capito chi era il sequestratore ti sei calmata, no?!» le chiese lui sfiorandole il collo con le labbra.
«Sì… ma volevo e dovevo vederti. È stato proprio un brutto momento.» disse lei mettendo il broncio.
«Ora va tutto bene, io sto bene, e anche tu, noi stiamo bene, è tutto finito. Io, però, devo chiederti una cosa.» le disse lui, invitandola a voltarsi.
«Che cosa?» gli chiese lei passandogli le mani dietro al collo.
«Su quello che hai fatto lì dentro.» aggiunse lui vagamente serio.
«Sei sul caso?» gli chiese allora lei, aveva capito, dove voleva andare a parare, e aveva messo una simpatica di bronzo.
«No, non è una mia indagine. Non dovrò firmare alcun rapporto.» aggiunse lui sorridendole.
«Ho sbagliato qualcosa?» gli chiese allora lei.
«No. Ti ho visto buttare i guanti dopo averli tolti dalle scarpe, e poi hai messo le mani nel mio kit. È il mio kit, so come sistemo le cose…» le disse lui con un sorriso che voleva essere di rimprovero.
«Lo sapevo che dovevo fare la foto prima…» disse lei dandogli un leggero cazzotto sul petto.
«Hai manomesso la pistola? La sicura, vero?» gli chiese allora lui, che per curiosità dopo aver visto il suo kit smosso era andato a vedere la pistola, e notato la ruggine nella zona della sicura.
«La sicura, sì la sicura. Non l’aveva nemmeno tolta comunque… E non ho dubbi in merito.» disse lei risoluta.
«Non si nota quello che hai fatto. Conosco le tue motivazioni e non ti sto giudicando.» le disse allora lui accarezzandole la schiena.
«Non credevo che mi avresti scoperto…» confessa allora lei, allungandosi verso il suo collo.
«Sei tu amore mio, ti conosco.» le disse lui dolcemente dietro l’orecchio, per poi baciarle il collo.
«Migliorerò.» disse lei prima di cominciare a sfilargli la maglietta.
«Oppure potresti smetterla di manomettre le prove, Sheila*…» disse lui mordendogli il labbro inferiore.
«Se non fossi stato io? Se qualcun altro ti avesse visto? Rischi a…more.» aggiunse lui quando lei, sfuggendo alla sua stretta, gli stava sfilando i pantaloni lasciando una scia di baci sul suo ventre.
«Non lo faccio mai… è stato un caso… non lo farò più…» disse lei quando lui la spinse sul divano.
 
Quello che successe dopo era quello che accaddeva quasi tutte le sere, fecero l’amore, sul divano di fronte all’ingresso. E poi di nuovo in camera. Se Orlando prese sonno subito, Andrea no, non riusciva, continuava a fissarlo, cercando di capire il momento esatto in cui la sua vita aveva smesso di essere solamente sua e fosse diventata la loro.
Non avrebbe mai permesso a nessuno di sgridarla, seppur bonariamente, per aver agito secondo coscienza e giustizia, certo si poteva opporre che la sua giustizia spesso entrava in conflitto con quella che lei praticava per mestiere, ma per quanto fosse nelle sue possibilità Andrea cercava di non infrangere mai la legge.
Rimase molto a guardarlo dormire, scrollando la testa, di tanto in tanto. Quell’uomo che condivideva con lei la vita, aveva tutto di lei, il suo cuore, la sua fiducia, la sua stima; non credeva che avrebbe conosciuto mai un sentimento tanto forte. A volte non si riconosceva nemmeno come se stessa, era cambiata, era certamente meno egoista e avventata, ma si piaceva, e probabilmente molto più di prima.
Ripensò alla Brancato, domandandosi com’era, possibile che quella donna le venisse in mente nei momenti meno opportuni, riflettè sulla scelta fatta da lei. Lei sarebbe stata in grado di perderlo per salvargli la vita? Avrebbe ceduto la sua vita pur di salvarlo, questo è certo; ma sarebbe stata in grado di rinunciare al suo amore? Se lo chiedeva in continuazione, e non sapeva darsi una risposta. Certo l’era grata, indubbiamente se lei non avesse preso questa decisione, lei non l’avrebbe conosciuto, non così profondamente, non si sarebbe innamorato di lei, non avrebbero potuto costruire niente di quello che stavano costruendo.
Troppo assorta non si accorse che lui ormai si era svegliato e la osservava. Era solito dirle che era rumorosa nel suo riflettere, lei gli rispondeva che lui aveva un sensore fatto apposta per capire quando lei pensava e che fosse questo sensore a svegliarlo sempre.
Quando poi pensava a Lucia, Andrea assumeva sempre la stessa espressione corrucciata. Era una smorfia che lui riconosceva sempre.
«La smorfia del capitano a quest’ora?» le chiese invitandola a voltarsi verso di lui.
«Ti ho svegliato?! Devo staccare questo sensore.» disse lei posandogli un bacio sul naso.
«Un penny per i tuoi pensieri…» le disse lui accarezzandogli il viso.
«Poi voglio un penny…» gli disse lei esitando un po’, lui non era mai troppo contento quando Lucia era la sua preoccupazione.
«Ce l’ho… spara.» disse lui dopo essersi allungato verso il suo comodino e aver tirato fuori un penny.
«Hai un penny nel comodino?» chiese lei incredula.
«Non cambiare discorso. Parla.» disse lui bloccandole le mani, quando si agitava, tendeva a gesticolare.
«Va bene. Pernsavo a lei, alla sua scelta, che io non avrei saputo fare e che sei lei non avesse fatto, noi, non saremmo qui.» disse molto velocemente, non amava svelare le sue insicurezze, specialmente queste, il terrore di sentirsi dire hai ragione, la attanagliava.
«Non credo sai.» disse lui incrociando le braccia dietro la testa e sdraiandosi supino, rifletteva intento a guardare il soffitto.
«Cosa?» chiese lei con un tono leggermente più alto del solito.
«La prima volta che ti ho visto mi hai colpito, e non poco sai. Poi, insomma, starti accanto giorno dopo giorno, ho imparato a conoscerti. Mi sono innamorato. Certo avevo paura di soffrire e ci ho messo un po’ a rendermene conto; ma se ti avessi incontrato, difficilmente, mi saresti stata indifferente e questo mi avrebbe fatto rivedere il mio rapporto con Lucia. Non so stare con qualcuno se penso a qualcun altro e tu sei un uragano amore mio, il tuo vortice parte piccolo e poi coinvolge e sconvolge chi ti sta accanto. Standoti accanto, lavorando con te, mi sarei irrimediabilmente innamorato di te. Non ho dubbi in merito. E per quanto riguardo alla scelta di Lucia. Penso anch’io che tu non l’avresti fatta, sei molto più portata di quanto tu credi per una vita di coppia. Mi avresti, parlato, spiegato, urlato, ma l’avresti affrontata con me.» disse lui sempre guardando il soffitto, mettendole a parte dei suoi pensieri.
«Dormi?» le chiese poi voltandosi verso di lei che non rispondeva.
Andrea era in lacrime, sì che credeva né sentimenti di suo marito e quant’altro, ma non immaginava certo che lui pensasse queste cose.
«Ti amo!» disse poi lei andando a cercare le sue labbra.
Orlando ricambiò quel bacio salato per poi accoglierla tra le braccia, invitandola a dormire.
Si addormentarono insieme, poco dopo, sempre stretti l'uno all'altra.
 
 
 
 
 *Occhi di gatto, Sheila, sorella maggiore del trio... (Pardon, vecchi ricordi...)

 

NDA
 
Eccoci di nuovo con un nuovo capitolo.
Non era il lupo, o meglio non ancora diciamo, ma il tempo comincia ad essere maturo per un ritorno alla grande.
 
Lucia sembra aver preso ‘bene’ la notizia del matrimonio… O meglio per il momento, scegliendo di buttarsi interamente sul lavoro.
Il modo in cui lo fa è giusto? Potrebbe essere discusso?
E la povera Bianca, sembra davvero in una brutta situazione… che cosa farà?
 
Vabbe, dopo che vi ho tartassato di domande, vi lascio alle vostre riflessioni. Sarebbe, come sempre, bellissimo conoscere il vostro parere, le vostre sensazioni, le vostre idee… belle o brutte che siano…
 
Vi ricordo che Meeting è diventata una serie, che oltre alla long conterrà alcuni Missing Moments PoV di diversi personaggi, la prima è già stata pubblicata, Friends will be friends, non aggiunge nulla a Meeting, non è obbligatoria la lettura.
 
Adios
A
 
 
 

Dal Prossimo Capitolo
 
Entrando in commissarito fu accolta da Antonio. «Dottoressa, dottoressa.» disse lui quasi allarmato andandole incontro. «Problemi?» chiese lei riconoscendo l’ansia dai tratti del suo volto. «Temo enormi.»
[…]
«Nel tuo ufficio ci sono il capitano Brancato, il magistrato e…» già che aveva usato il tu, la cosa doveva essere molto grave «Chi altro c’è Antonio?»

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Capitolo 21
*** Losing the only way ***



Che giornata incasinata.... Giò solo per te!!!
 

Losing the only way

«Sarà una pessima giornata... » disse Andrea seduta al tavolo della cucina, mentre si mangiava una fetta biscottata e ogni tanto prendeva un morso di cracker con il tonno dal marito. La questione Zigulì si era risolta per il meglio, la Brancato gli aveva concesso i domiciliari, e lei per questo le sarebbe stata sempre molto grata.

«Perché dovrebbe?» chiese allora Orlando curioso. «Ho una brutta sensazione... » disse ancora Andrea, incapace di spiegarsi in maniera migliore.
«Per me o per te?» chiese ancora lui, considerando ogni tanto Andrea una streghetta con le sue sensazioni.
«Non sono una sensitiva, non so per chi. Smettila di trattarmi come una megera.. » disse colpendolo leggermente sul braccio.

«Sei la più bella megera che io conosca.» disse lui alzandosi dal tavolo per andarle accanto e unire di nuovo le sue labbra con quelle di lei.
«Non te la cavi così...» disse ancora lei nel tentativo di mettere il broncio
«Dai... » disse allora lui andando a giocare con il lobo del suo orecchio, o meglio, subito dietro era un punto molto erogeno per Andrea.

Quasi ansimando disse solo «Smettila...»

«Non sei convincente.» disse lui infilando una mano in mezzo alle sue gambe, scostò i pantaloncini e gli slip delicatamente, per accarezzarla ancora «Non sei per niente convincente!» disse giocando con la sua intimità e sentendo la sua eccitazione crescere.
«Ohhh.» disse lei trattenendo poi il respiro, chiuse gli occhi e tirò indietro l a testa.

«Ti voglio!» disse lui scivolando sul pavimento e trascinandosela dietro.
«Anch'io...» disse lei mentre si liberavano dei loro vestiti. La sua eccitazione le stava davanti, dritta e fiera.
Quando lei lo invitò a entrare dentro di se, si mosse per accoglierlo fino a quando i loro bacini non si unirono e le loro mani s’intrecciarono «Tu ed io siamo una cosa sola... » disse Orlando mentre si muoveva piano sotto di lei.
«In ogni caso le tue sensazioni riguardano entrambi. » Andrea colpita da quelle parole aumentò il ritmo dei suoi movimenti, vedendo chiaramente Orlando perdere progressivamente qualsiasi contatto con la realtà.

Quando l'orgasmo lo stava per travolgere, Orlando aprì gli occhi, legandoli a quelli di Andrea, che colpita da tale profondità e da tutta la situazione raggiunse con lui l'apice del piacere.

Uscirono insieme per andare ciascuno al proprio lavoro.

Entrando in commissarito fu accolta da Antonio.
«Dottoressa, dottoressa.» disse lui quasi agitato andandole incontro.
«Problemi?» chiese lei riconoscendo l’ansia dai tratti del suo volto.
«Temo enormi.» disse lui abbassando il capo, mentre lei lo fissava sempre più preoccupata. Non si trattava solo di un caso spinoso, no, era un problema enorme, uno di quelli con la P maiuscola e Andrea lo sapeva bene.
«Via il dente, via il dolore.» disse per convincerlo a parlare.

«Nel tuo ufficio ci sono il capitano Brancato, il magistrato e…» già che aveva usato il tu, la cosa doveva essere molto grave.
«Chi altro c’è Antonio?» lo incalzò lei
«Fulvio Belli.» disse lui quasi in un sospiro. Andrea scosse la testa, ancora incredula di quanto appena sentito.

Fulvio Belli era un uomo che lei era riuscita a ricollegare alla nuova banda di Pugliese. Era un ladro di zona, un uomo molto preparato in furti in appartamenti ben protetti come quelli di quel quartiere, ed era anche un ottimo ricettatore, si pensava avesse conoscenze in Svizzera e a San Marino per far sparire la merce particolarmente pregiata. Era ‘in pensione’ da un po’, ma Andrea che aveva studiato affondo tutti i casi della zona, aveva riconosciuto il suo tocco con una cassaforte. Il Belli era sì un ladro, ma era soprattutto un uomo d’onore, aveva una moglie e una figlia che amava e rispettava e non sopportava la violenza su donne e bambini, in generale non apprezzava la violenza ingiustificata. Era l’unico che aveva trovato, ed era l’unico che secondo lei era meno in linea con la condotta Pugliese; lo aveva avvicinato e incontrato più volte, ci aveva messo molto tempo per far si che lui si fidasse di lei, ma in qualche modo ci era riuscita e lui si poteva dire che fosse il suo informatore. Per sua stessa ammissione Fulvio le aveva confessato di aver partecipato alle due rapine ma Pugliese era furbo. Non si circondava più di persone, non si fidava più di nessuno, chiamava solo pochi giorni prima del colpo e spariva poco dopo che la merce era stata piazzata. Andrea era d’accordo con Fulvio, durante il prossimo colpo sarebbe stata avvisata, cogliendo Pugliese sul fatto ed evitando eventuali ripercussioni al suo informatore.

«Ecco perché!!» disse Andrea colpendosi la fronte. Bianca, che sapeva che lei aveva un informatore sul caso Pugliese, pochi giorni prima aveva particolarmente insistito per conoscerne il nome, e lei fidandosi, glielo aveva detto. Mentre Bianca, evidentemente agiva su ordine della Brancato, quella ragazza avrebbe dovuto lavorare molto per riconquistarsi la sua fiducia.

Scosse la testa per seguire il suo vice nel proprio ufficio. La Brancato la accolse con un ghigno di sfida, quasi a darle dell’incapace, mentre Paolo sembrava confuso, aveva agito alle sue spalle ma si sentiva comunque preso in giro da lei, che non gli aveva mai accennato a quel suo informatore.

La Brancato che doveva averlo intuito aveva sfruttato a suo vantaggio la vicenda, Andrea era sempre più disgustata da quella donna.

«Buongiorno!» disse fredda entrando nel suo ufficio incrociando lo sguardo di tutti, esitò un momento solo nell’incontrare lo sguardo di Fulvio, lo aveva deluso e aveva tradito la sua fiducia. Quando i suoi occhi incrociarono quelli dell’uomo, lei ebbe un sussulto, lo sguardo era vuoto, perso, sconfitto e lei si sentì tremendamente responsabile.

L’interrogatorio non portò a nulla, Fulvio non aprì in sostanza mai la bocca, e le accuse della Brancato non erano coadiuvate da nessuna prova. Non sapeva davvero nulla di quell’uomo, ne conosceva solo i precedenti, e di certo non le sarebbero bastati per farlo crollare. Il magistrato assisteva inerme a quel monologo della Brancato, mentre Andrea non sapeva come aiutarlo. Fulvio fissava la Brancato quasi compatendola, mentre sembrava capire, quando la guardava negli occhi, quanto lei fosse estranea a tutta quella faccenda.

Dopo oltre tre ore di chiacchiere assolutamente inutili, che non portarono a niente, il magistrato posò una mano sul braccio della Brancato per fermarla. Andrea accompagnò l’uomo alla porta avvicinandosi poi al suo vice «Mettiti alle sue costole, cerca di farmi sapere i suoi spostamenti.» gli disse a bassa voce afferrandolo saldamente per il braccio. Antonio annuì per poi lasciare il commissariato.

Andrea ritornò nel suo ufficio, dove c’erano ancora il magistrato e la Brancato, non appena si chiuse la porta alle spalle, Paolo le chiese «Come ti è venuto in mente di non parlarmi del Belli...» Andrea cadde stanca sulla sua sedia.
«Paolo era una questione piuttosto delicata.» disse lei senza volersi effettivamente giustificare.
«Lavoriamo insieme su questo caso, ti ci ho voluto io.» disse lui ancora arrabbiato. «Vi lascio soli, arrivederci.» disse la Brancato lasciando la stanza come se non avesse fatto nulla di male. Andrea non le rispose nemmeno per tornare a concentrarsi su Paolo.

Lucia fuori dal commissariato trovò Daniele e Orlando che la aspettavano, era stata lei a chiedergli di raggiungerla lì.
«Com’è andata?» le chiese il riccio vedendola non troppo soddisfatta.
«Quel tizio non ha aperto bocca, la Manzi neppure, ma adesso se la sta vedendo con il magistrato.» disse lei passandosi una mano sulla fronte. Orlando, che di quella storia non sapeva nulla, perché Andrea non lo aveva mai informato, sembrava particolarmente confuso. Lucia vedendolo titubante continuò a stuzzicarlo.
«Tua moglie e il magistrato sono molto intimi, lui ci è rimasto molto male del fatto che lei lo abbia tenuto all’oscuro di tutto.» disse ancora con aria di sufficienza.
«Lucia lavorano insieme da anni e si conoscono bene, è normale avere discussioni di lavoro.» disse ancora Orlando, che cominciava a sentire la gelosia montare «Sarà, ma è lui che l’ha voluta sul caso Pugliese.» disse la bionda quando delle urla leggermente soffocate arrivarono alle loro orecchie.

«Non ti fidi di me? Ora metti in dubbio il mio lavoro?» lo incalzò ancora lei
«Lo sai che mi fido di te Andrea, ma tu non puoi fare tutto da sola...» disse ancora lui ad alta voce.
«Non faccio tutto da sola, era una questione delicata.» ribatté ancora lei
«Non dovevi escludere me.» disse ancora lui deciso.
«Va bene, hai ragione.» disse ancora lei. I tre ancora fuori, sbirciando dentro, poterono notare come i due si erano alzati e si erano stretti la mano, quando l’uomo l’aveva attirata a se per abbracciarla, Andrea ricambiò quella stretta. Orlando ormai livido di gelosia, vide ancora quell’uomo sussurrarle ancora qualcosa all’orecchio, prima di montare in macchina, seguito dai due colleghi per tornare al Ris.

«Mi fido di te, ma stai attenta.» le aveva sussurrato Paolo all’orecchio
«Grazie!» aveva risposto piano lei, due lacrime stavano per far capolino nei suoi occhi, quella situazione l’aveva immensamente stressata.

Andrea era rimasta tutto il giorno nel suo ufficio, senza che nessuno dei suoi collaboratori potesse avvicinarla, era ancora sufficientemente nervosa e lanciava ripetutamente una palla da tennis contro la porta chiusa, il povero Novelli aveva anche solo paura a passarle le telefonate. Si chiedeva perché Orlando non si fosse fatto sentire, chiedendosi se andava tutto bene.

Quando un impavido bussò alla sua porta e il suo cellulare cominciò a squillare.

«Avanti!!» disse dopo aver nuovamente lanciato la palla contro la porta per poi rispondere al telefono. «Mi dispiace Andrea l’ho perso.» disse Antonio in un sussurro, sapeva che la cosa non le avrebbe fatto molto piacere e non si stupì particolarmente quando lei gli attaccò il telefono in faccia senza rispondergli nemmeno.

«Dannazione!!!» disse Andrea scagliando nuovamente la palla verso la porta, ma questa volta la palla non fece alcun rumore e Andrea alzò il viso per vedere cosa avesse bloccato la sua corsa. E lì lo vide, Orlando con la sua pallina in mano, e lo sguardo teso, sembrava... Non poteva essere, sì disse Andrea.

«Ciao» le disse lui freddo «Ciao» gli rispose Andrea buttando la testa sullo schienale della poltrona, forse era proprio quello che temeva.

«Problemi?» gli chiese ancora lui «Non lo sai? La Brancato ha buttato all’aria il mio lavoro di mesi.» disse lei con la rabbia nella voce.

«Forse stai esagerando.» disse ancora lui.

«Cosa?» chiesa Andrea incredula, non si aspettava certo una risposta del genere da lui, non su quell’argomento. «Lucia è un ottimo capitano e un buon carabiniere, credo che tu sia obnubilata dal tuo giudizio personale nei suoi confronti.» disse ancora lui calmo.

«Io ti dico quello che so, avevo un informatore e l’ho perso.» disse Andrea fredda, non si aspettava certo che lui, proprio lui, non la capisse in quel momento.

Si alzò dalla sedia e prese la sua giacca. «Dove te ne vai? Dal tuo amichetto? Mi sembra che lui ti abbia abbondantemente scusato per avergli omesso informazioni sul caso…» chiese ancora lui con un tono che Andrea reputò inaccettabile, la gelosia non c’entrava, lui la stava giudicando anche professionalmente, e lei non poteva sopportarlo.

«Vaffanculo Orlando. Stasera non torno a casa, vado da Tiia e dormo in casa famiglia, voglio stare sola.» disse lasciandolo solo nel suo ufficio, con ancora il suo antistress in mano.

Orlando non si aspettava da lei quella reazione, e capì immediatamente quanto il suo comportamento e le sue parole l’avessero particolarmente ferita. Non le corse dietro, la conosceva, sapeva che aveva bisogno di sbollire.

La consapevolezza totale di essere stato un coglione la raggiunse quando Antonio arrivò in commissariato.

«Andrea?» chiese l’uomo preoccupato «E’ da Tiia…» disse solo Orlando.

«E tu?» chiese ancora Antonio che stupido non era «Abbiamo discusso!» disse solo Orlando.

«Spero tu non abbia preso le parti del tuo capo, perché stavolta Andrea ha ragione. Immagina se lei venisse al Ris, con le manette ai polsi di un vostro informatore, bruciandolo completamente?» disse solo Antonio per poi lasciarlo solo.

Orlando capì quanto la sua gelosia avesse offuscato la sua capacità di giudizio, lasciò il commissariato non volendo più abbandonare la pallina da tennis, che teneva stretta tra le mani.

Andrea arrivò in commissariato all’alba, poca voglia ancora di parlare con chicchessia, quindi si chiuse nel suo ufficio. Novelli alle nove le diede uno scatolone della Procura, consegnato a mano per lei, Andrea che non si aspettava nulla prese la scatola e una volta posata sul tavolo la aprì. «No!!!!!!!!!!!!!!!!» gridò mettendo tutti i suoi uomini in stato di allerta che, prontamente, si affrettarono nel suo ufficio. Lei tratteneva a stento le lacrime, ma parlò comunque.

«Novelli, vedi se c’è ancora l’uomo che te l’ha consegnata, Pezzi chiama il magistrato e Carnacina che ci raggiungano immediatamente al Ris. Ferlà guai a te se qualcuno tocca questa scatola. Torno subito.» disse portandosi una mano alla bocca e lasciando la stanza.

Quando rientrò nel suo ufficio Ferlà, non si era mosso, Novelli scosse la testa, a dirle che dell’uomo non c’era traccia e Antonio le chiese il permesso di entrare, lei annuì facendogli il cenno di avvicinarsi alla scatola, che scoperchiò.

La scatola conteneva la testa di Fulvio Belli, con tanto di proiettile conficcato in mezzo agli occhi, Antonio fu percorso da brividi di disgusto. «Pugliese?» chiese solo «Chi altro?!» disse Andrea che prese la scatola dopo averla richiusa.

Mandò buona parte dei suoi uomini in giro a cercare il resto del corpo. «Discariche, lungo fiume, non tralasciate niente.» disse decisa per poi uscire scortata da Antonio, montò in macchina diretta verso il Ris.

La rabbia in quel momento le impediva di cedere alle lacrime che le stavano spezzando il cuore.

 

Lucia stava facendo il solito briefing mattutino, era con tutta la squadra nel suo ufficio, quando la porta si aprì senza che nessuno avesse bussato, facendola sussultare.

 Andrea Manzi seguita dal suo vice, dal magistrato e da Carnacina entrò nel suo ufficio come una furia con una scatola della procura in mano. «Come si permette.» disse Lucia alzandosi in piedi mentre lei le posava la scatola davanti.

Andrea non le rispose nemmeno, scoperchiò la scatola.

 «Se lo ricorda Fulvio Belli?» le disse tirando fuori la testa dell’uomo, prendendola per i capelli.

Lucia inorridì voltando la testa di lato, Bianca si portò le mani alla bocca nauseata, Bart e Milo fecero una smorfia di disgusto, mentre Orlando e Daniele, videro il dolore negli occhi di Andrea. «Stiamo cercando il resto del corpo.» disse Andrea rimettendo la testa nella scatola.

«Come?» le chiese Bart «Ho mandato un po’ di uomini in giro, fortunatamente Roma non è piena di cadaveri senza testa e poi Fulvio aveva un tatuaggio piuttosto particolare sul braccio.» disse ancora lei chiudendo la scatola e allungandola verso Daniele, l’unico di cui si fidava in quel momento.

«Quale?» chiese ancora Bart. «I nomi Sonia e Ines, scritti intrecciati la S in comune. Sua moglie e sua figlia.» ammise ancora Andrea, voltandosi finalmente verso Orlando. Immaginava di trovarselo di fronte con quello sguardo da cane bastonato, almeno aveva capito quanto stupido fosse stato, muovendo quelle folli accuse nei suoi confronti, acciecato di nuovo dalla gelosia. Ti amo, diceva quello sguardo, e morirei se ti succedesse qualcosa.

Bart si alzò in piedi stupendo tutti quanti i presenti «Lucia, possiamo andare anche noi?» disse guardando il suo capo, facendole capire che non avrebbe accettato un no come risposta. Pensando che se fosse successo a lui, voleva che la sua Eleonora e il suo piccolo Andrea avessero un cadavere sul quale piangere. Andrea sorrise dolcemente, guardando Bart, quel ragazzo era davvero speciale, malgrado quel suo carattere, troppo puntiglioso e vagamente arrogante, aveva un cuore d’oro. Il capitano annuì e Bart e Milo lasciarono la stanza.

Andrea si portò nuovamente una mano alla bocca e rivolta verso Paolo disse «Torno subito.» lasciando velocemente la stanza. Orlando la vide uscire, molto scossa, si sentiva tremendamente in colpa. «Tenente!!» lo riportò alla realtà la voce del magistrato, e quando si voltò a guardarlo, questi gli indicò la porta, facendogli cenno di seguire Andrea.

Orlando ammise a se stesso che quell’uomo era sicuramente più saggio di lui, lasciò la stanza per seguire Andrea nei bagni, dove la sentì dare di stomaco.

«Andi, come stai?» disse da dietro la porta. «Uno schifo.» rispose lei, per uscire dal bagno e ficcare la testa sotto l’acqua. «Mi dispiace. Sei ancora arrabbiata con me?» le chiese lui avvicinandosi piano «No, cretino!» disse lei gettandosi tra le sue braccia. «Amore mi dispiace tanto, sono stato sciocco e superficiale, e geloso.» le disse mentre la stringeva di nuovo tra le braccia. «Come ti senti?» le chiese ancora. «Uno schifo, muoio dalla voglia di piangere, ma non posso, non ora.» disse lei mentre si faceva cullare ancora dalle sue braccia. «Sono qui, sfogati… pensi sia Pugliese?»

«Sì, sinceramente sì, la spietatezza e la testa inviata come messaggio, mi sembrano abbastanza palesi, Fulvio non aveva nemici, a parte Pugliese non lavorava con nessuno… » disse ancora lei, per poi sciogliere quell’abbraccio, mentre lui la guardava confuso. «Ho un sacco di cose da sistemare, andiamo. Non ultimo uccidere la Brancato…» disse lei con un sorriso amaro sul volto «Ieri ho esagerato, è vero, e Lucia non è lucida su questo caso; ma credimi è un’ottima professionista.» disse ancora lui prendendola per le spalle. «Io questo non lo metto in dubbio, le manca l’umiltà per ammettere che non riesce a gestire Pugliese, quell’uomo le ha rovinato la vita e la capisco, davvero, ma bisogna sapersi tirare indietro quand’è il momento.» disse ancora Andrea «Parli come se lo sapessi.» disse Orlando piano, ma era piccola, e non faceva il poliziotto ancora a quei tempi. «L’uomo che uccise i miei genitori evase cinque anni fa.» disse allora lei «Credi che non avrei voluto mettirgli le manette ai polsi? O sparargli? Salvo mi ha detto che non ero pronta ed io l’ho mandato a quel paese, ma ho fatto un passo indietro. Salvo e Giuseppe lo arrestarono una settimana dopo l’evasione. Ti devi fidare dei tuoi colleghi, dei tuoi uomini. Capisco che non sono un carabiniere e che non sono convenzionale, ma cosa le impedisce di provare a fidarsi di me?» chiese ancora Andrea quasi con le lacrime agli occhi «Amore, hai ragione. Dalle tempo, credo che un giorno vedrà la persona che sei e apprezzerà la tua professioanlità.» disse ancora lui prima di andare a cercare le sue labbra.

Lucia che era dietro la porta del bagno, non perché volesse effettivamente spiare, rimase molto colpita da quelle parole, ma non riusciva ancora ad andare oltre, non poteva ancora fidarsi completamente di quella donna.

Quando Andrea e Orlando tornarono nella stanza, Ghiro aveva steso un telo di plastica sul grande tavolo di vetro e Carnacina stava analizzando la testa. «Non ha sentito niente, la decapitazione è avvenuta post-mortem.» disse rivolto verso Andrea «Lo immaginavo, l’arma?» disse lei per poi voltarsi verso Paolo «Perché non ti giri? Sei verde!!» disse spingendolo verso una sedia lontana da Carnacina. «Il problema è che vi sento parlare…» disse lui sedendosi alla scrivania di Lucia.

Andrea si avvicinò al medico legale, dopo aver indossato dei guanti, che stava analizzando la collottola. «Tipo accetta, vero?» chiese allora Andrea. «mi fai paura Nenè!» disse Daniele alzando la testa dalla scatola che stava esaminando. «Pure a me!!» disse il medico legale «Comunque sì, sembra un colpo d’accetta, o meglio più di uno, il primo d’incisione, il secondo netto, il terzo e il quarto per liberarsi dei tessuti rimasti. Ma te che ne sai?» aggiunse il medico, guardandola torvo, Andrea sapeva sempre cose che una soave fanciulla non avrebbe dovuto sapere. «Ho spaccato legna...» disse lei ovvia, scrollando le spalle, dimostrando a tutti che soave fanciulla non era certo l'epiteto più adatto a lei; si rivolse poi al riccio «E’ vera, giusto? Altri pacchi non sarebbero entrati senza controlli nel mio ufficio.»

«Sembra vera, sì. Il timbro, e tutto, non sembra falsificata.» disse ancora il riccio «Come se l’è procurata?» chiese ancora Andrea con un po’ d’apprensione nella voce. «L’avrà presa da un secchio della spazzatura dalle parti della procura.» disse il capitano.

«Non dovrebbe discutere con Bianca di questo?» le chiese allora Lucia. «Non più.» disse il magistrato alzandosi per dirigersi verso di loro «Da oggi Andrea collaborerà con il capitano Ghirelli.» disse posandole una mano sulla spalla. Lei annuì, mentre Lucia incassò in silenzio.

Orlando era geloso dell’affiatamento e della fiducia che quell’uomo aveva con Andrea, lui non era riuscito a restare calmo quando avrebbe dovuto.

Il telefono di Andrea cominciò a squillare, era Bart «L’abbiamo trovato.» disse il tenente «E’ stato ucciso lì? Ti metto in vivavoce.» disse ancora Andrea «Non sembrerebbe. Dea c’è un biglietto sul corpo.»

«Per chi è? Non aprirlo…» disse Lucia intromettendosi. «Non c’è un destinatario…» disse Bart. «Sei con qualcuno dei miei?» gli chiese allora Andrea. «Sì, si Ferlà.» disse Bart avendo capito dove voleva andare a parare Andrea.

«Fatto e sono in vivavoce.» concluse il carabiniere poi. «Ferlà, metti i guanti e apri il biglietto.» Ordinò Andrea.

Lucia era sconvolta, voleva riprendere Bart, ma Andrea scosse la testa nella sua direzione. «Capo, il biglietto era nella tasca destra della giacca del Belli, il carabiniere ha fatto le foto che doveva, quindi prendo il biglietto e lo apro.» disse Ferlà, facendo intendere perfettamente che il biglietto non era mai stato tra le mani di Bart. «Dice: Commissario commissario. Questo proprio non me lo aspettavo. Firmato MP.. Sembra che ci abbiano sputato sopra.» disse ancora l’uomo. «Voleva essere sicuro che lo sapessimo. È tornato!» disse solamente Andrea. Per poi voltarsi verso Orlando e stringergli la mano.

«Perché si è rivolto a te?» chiese allora Orlando preoccupato. «L’abbiamo interrogato nel mio commissariato, probabilmente non sa nemmeno chi sono.» disse Andrea scrollando le spalle e chiedendogli, con lo sguardo, di stare tranquillo. «Come vuole procedere?» le chiese allora Lucia. «Vediamo se quest’omicidio ci porterà da qualche parte; torneremo nell’archivio della questura per cercare altri criminali che potrebbero oggi collaborare con Pugliese. Anche se temo né manchi uno, un solo partecipante alle rapine.» disse ancora Andrea sedendosi accanto a Daniele. «Perché?» le chiese Daniele. «La dinamica dei furti negli appartamenti. Pugliese addormentava i familiari, Fulvio si occupava della cassaforte e della ricettazione e poi manca il palo, che secondo me è la stessa persona che trovava le famiglie da rapinare.» disse Andrea ancora «Ricordo che ne parlammo, sono abbastanza d’accordo visti i furti.» disse ancora Orlando sedendosi vicino ad Andrea e Daniele. «Serra non sei su questo caso.» disse Lucia allora infastidita nel vedere quei tre lavorare insieme. Orlando uscì dalla stanza, per seguire Bianca su un caso di rapina, dopo che Andrea gli aveva fatto cenno di non rispondere a Lucia.

Quando ormai Daniele e Andrea erano soli, Bianca si avvicinò piano. «Andrea ti posso parlare un momento?» le chiese Bianca con la voce incrinata e lo sguardo basso.

«Certo!» disse Andrea gelida.

«Mi dispiace, io so di averti deluso, io … tu ti fidavi di me… io…» cercava di dire Bianca con la mortificazione nella voce e la paura di incontrare il suo sguardo.

«E’ vero, tu mi hai deluso, ed è vero che io mi fidavo di te. Hai fatto, però il tuo dovere, hai eseguito gli ordini che ti sono stati imposti, io questo … lo comprendo in qualche modo. Ma la mia fiducia nei tuoi confronti è compromessa, e ho deciso di interrompere la nostra collaborazione per questo motivo e perché ho bisogno di lavorare con qualcuno che sappia usare le sue capacità, indipendentemente dagli ordini ricevuti.» le disse Andrea senza alcune particolare inflessione nella voce.

«Mi... mi dispiace!!» disse Bianca con le lacrime agli occhi.

«Ti credo, lo so, ma è tardi. Spero che questo episodio ti sia utile per il futuro.» disse Andrea posandole una mano sulla spalla, per poi allontanarsi da lei.

Tornata da Daniele che, era in laboratorio per analizzare la scatola, fu interrotta nuovamente da Antonio, che era anche lui ancora al Ris, che entrò dicendo «Capo, è arrivata la moglie di Belli.»

Andrea scrollò le spalle e uscì nuovamente dalla stanza, ritrovando la donna scortata dal magistrato e dalla Brancato verso l’ufficio di quest’ultima.

Quando la donna la vide, si scagliò contro «E’ tutta colpa sua!!» disse arrivandole di fronte e sputandole in faccia.

Se tutti ormai erano in corridoio pronti a fermare la donna, Andrea fece cenno a tutti di fermarsi e non intromettersi «Mi aveva promesso che non gli sarebbe successo niente.» disse ancora la donna schiaffeggiandola senza che Andrea muovesse un dito. «Lei mi ha guardato in faccia dicendomi che non avrei cresciuto mia figlia da sola.» disse ancora la donna con le lacrime agli occhi, come Andrea ormai. Mentre si scagliava contro colpendola sul petto con cazzotti che perdevano sempre più forza. Andrea la teneva stretta a se, mentre quella donna sfogava tutto il suo dolore.

Orlando aveva le lacrime agli occhi, capendo perfettamente cosa stesse provando in quel momento la sua metà. Si avvicinò a Lucia e al magistrato per spingerli via, mentre Daniele invitava gli altri a tornare a lavoro. «Lasciatele sole!» disse Orlando invitandoli ad andare via. «Non è colpa sua, anzi, ho firmato io quel mandato di comparizione.» disse il magistrato sconvolto. «Sì, forse è vero. Non è colpa di Andrea, ma quella donna ha bisogno di lei in questo momento, non di voi.» disse ancora il tenente. «Lucia, per favore, lasciatele sole.» disse Orlando al suo capo che sembrava tremendamente distante.    

Quando quella donna lasciò il laboratorio, Orlando vide Andrea rintanarsi in una stanza e la seguì immediatamente. La trovò in lacrime che si reggeva a stento a un tavolo, la strinse in un abbraccio quando lei si lasciò cadere per terra.

Continuò a tenerla stretta a se mentre Andrea piangeva disperata, rannicchiata tra le sue braccia.

Lucia che aveva visto quella donna lasciare il Ris, era uscita dalla sua stanza con l’intenzione di raggiungerla e dirle qualcosa, voleva in qualche modo scusarsi; un rumore la bloccò nel bel mezzo del corridoio.

Erano singhiozzi disperati, si avvicinò non vista verso la fonte di quel rumore, per vedere Andrea con le ginocchia strette tra le braccia e la testa sul petto di Orlando, che non smetteva di accarezzarle i capelli, mentre lei liberava tutta la sua frustazione. «Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?» ripeteva Andrea tra i singhiozzi, quando Orlando le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo, anche i suoi occhi erano rigati di lacrime. «Non è colpa tua! Andrea credimi.» disse cercando di calmarla mentre lei scuoteva la testa «Amore hai fatto tutto quello che potevi per tenerlo al sicuro. Non puoi salvarli tutti.» disse ancora lui mentre le accarezzava il viso. «Avevo promesso...» disse lei quasi con rabbia «Dio se ti avessero promesso che sarei stata bene e per una leggerezza io morissi come staresti?» gli chiese lei ancora in lacrime. «Non lo dire nemmeno.» disse lui piangendo, incapace di immaginare la sua vita senza di lei. «Sto bene, non mi succederà niente.» disse Andrea abbracciandolo, sembrava terrorizzato. «Mi dispiace per quello che è successo al tuo uomo, mi dispiace davvero amore mio, ma davvero non ti colpevolizzare. Non è colpa tua… semmai…» disse ancora Orlando, quando Andrea gli posò un dito sulle labbra «Sh!! Se fossi stata chiara con Paolo, non sarebbe successo.» disse lei per poi posare un laggero bacio sul suo naso e poi sulle labbra. A Orlando piaceva quel modo speciale che aveva lei di cercarlo, era semplice e sincero, li riportava alla realtà delle cose, quella realtà fatta da loro due.

Lucia, capì in quel momento, dopo aver assistito a quella scena, quanto era successo quel giorno. Si era intromessa nell’indagine condotta da qualcun altro e le sue azioni avevano portato a un tragico evento, un uomo era morto, mentre lei cercava di ottenere la sua rivincita su una donna che non aveva mai fatto nulla contro di lei. Si era presa il suo uomo?! Poteva davvero incolparla di essersi innamorata di un uomo che lei aveva lasciato per prima?! Si era presa la sua indagine?! Era quello che voleva o forse le era solo capitata tra le mani?!

Troppe domande senza risposta. Forse le sue azioni contro il vice questore Manzi erano state eccessive. Non era però ancora capace di fidarsi di lei, non la capiva, e il suo essere non le permetteva di fidarsi così, senza capire.

 

NDA

Sono mancata per un po’, e di questo mi scuso, non certo per le vacanze ma per un improvviso blocco. La storia è agli sgoccioli, e con uno di questi ho avuto particolari problemi; diciamo che ho chiuso il pc senza troppe remore, incapace di scrivere, riprenderò più avanti.

Questo capitolo è corto, mi scuso con chi ama i lunghi capitoli, ma non poteva essere diversamente, ho personalmente sofferto nello scriverlo e faccio fatica anche a rileggerlo o correggerlo (perdonate quindi eventuali errori, se me li segnalate, provvederò a correggerli); Andrea vive un momento particolarmente difficile, non tanto perché perde un informatore sul caso Pugliese, soprattutto perché quest’uomo perde la vita, lei si assume la responsabilità di quanto accaduto e ne soffre, come solo lei, con il suo animo e il suo particolare attacamento alla vita ne può soffrire.

Il personaggio di Lucia in questo capitolo tocca il fondo, per lo meno per me, d’ora in avanti diciamo che può solo migliorare, intendiamoci, sarà ancora spiacevole, a volte davvero molto spiacevole, ma peggio di così è difficile anche solo da pensare.

Ho in mente una OS su di lei, per spiegare questo personaggio così articolato, che davvero in pochi hanno capito o apprezzato e i più m’hanno criticato; ma come ho già detto, la storia è mia, io sono il burattinaio e i personaggi vanno dove decido io.

A costo di risultare impopolare, cosa che so di essere, credo che la storia sia giusto portarla avanti così come l’ho pensata io, mi verrebbe malissimo scrivere cercando di assecondare idee che non sono mie.

Adios

A

 

Dal Prossimo Capitolo

Attaccando il telefono, il tenente, vide Orlando varcare le soglie del laboratorio e gli si avvicinò subito «Tua moglie, per motivi non ben definiti. Vuole che blocchiamo Lucia al Ris fino al suo arrivo.» gli disse in tono cospiratorio.

«La cosa non promette nulla di buono.» disse Orlando scuotendo allora la testa.

«Lo penso anch’io.» ammise Bart, grattandosi la testa per un momento.

«Ti do una mano.» disse poi Orlando passandogli una mano sulla spalla e dirigendosi con lui nell’ufficio di Lucia.

 




  

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Capitolo 22
*** This is for your protection ***


Per Fantasia è ancora domenica, quindi non sono tremendamente in ritardo, solo un pochino!!
Buona lettura...




This is for your protection

«Vai a dormire!!» disse ancora una volta Andrea a Orlando, seduto con lei e Ghiro al tavolo della cucina del loro appartamento.
«Perché? Vi posso aiutare, lo sai.» rispose lui, ancora molto stanco dalla giornata appena vissuta, passandosi una mano sul viso.
«Non è un tuo caso, stai dormendo in piedi e fra tre ore devi essere al Ris.» disse ancora Andrea, assolutamente decisa a volerlo mandare a letto. Era stanco, lo vedeva, e anche molto preoccupato per lei in quel periodo.
«Ti ho dato ben tre validi motivi, e se non ti basta, ti accompagno di là e ti ammanetto al letto.» aggiunse lei, regalandogli un dolcissimo sorriso, al quale lui non seppe resistere.
Le passò una mano sulla guancia, per poi fermarla dolcemente e accarezzarle lo zigomo con il pollice.
«Vado, mi hai convinto.» disse alzandosi in piedi e dando una pacca sulla spalla all’amico. «Fate i bravi, buonanotte.» aggiunse lui sempre sorridente.
«Notte!!» dissero i due in coro, per poi tornare a sfogliare fascicoli.
 
Orlando era molto preoccupato in quei giorni, la morte dell’informatore di Andrea lo aveva messo in uno stato di agitazione vero e proprio. Sapeva che Andrea la stava lentamente superando, ma lui aveva ancora una brutta sensazione. Si sentiva in pensiero per lei, temeva che Pugliese cominciasse a identificare con lei il suo nemico, come vedeva in Lucia la sua preda. Anche se Andrea non sposava questa teoria, sostenendo che lei non aveva in alcun modo interferito con Pugliese e che era certa che lui non sapesse dei suoi accordi con Fulvio, questo la rendeva nulla agli occhi di Pugliese. E probabilmente aveva anche ragione, ma Orlando la amava e non sapeva impedirsi di preoccuparsi per lei, la morte di quell’uomo l’aveva messo di fronte alla pericolosità del loro lavoro. Le lacrime della moglie, lo avevano portato a sentire il terrore di una vita senza di lei. Non era in grado di concepirla, non era nemmeno capace di pensarla, non avrebbe saputo viverla, l’avrebbe seguita probabilmente. Si diede del vigliacco e si girò di nuovo nel letto, quando sentì la porta della stanza da letto aprirsi.
«So che non dormi, che succede amore?» disse Andrea sedendosi sul letto accanto a lui.
«Questa storia di Belli mi ha colpito più di quanto credessi possibile, ho il terrore che ti succeda qualcosa, io … mi manca il fiato Andrea.» disse voltandosi per guardarla negli occhi.
«Sono di fronte a te, e sto bene! Lo so che vedere Sonia in quello stato ti ha sconvolto, ti conosco meglio di quanto tu non creda, ma non mi succederà niente, ti ho fatto una promessa.» disse ancora lei passandogli una mano nei capelli, spettinandolo un po’.
«Io … non saprei vivere.» disse ancora lui, stringendole la mano che teneva poggiata sul suo petto.
«Smettila!» disse Andrea con un tono diverso «Sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Se, e dico se, mi dovesse mai succedere qualcosa, tu sapresti andare avanti.» disse lei con una certa decisione nella voce. Mentre lui scuoteva ancora la testa.
«Sai perché andrai avanti?! Perché te lo sto chiedendo io, adesso. E tu adesso, mi prometti che non farai stronzate!!» disse lei, ora decisa e spaventata, dalle sue parole.
Lui si tirò su dal letto, per sedersi di fronte a lei e guardarla negli occhi, capì quanto quel discorso potesse averla turbata, e si diede mentalmente dello stupido. Agitarla non era quello che voleva fare, anzi, sapeva che aveva bisogno di calma, per pensare e cercare di capire la prossima mossa di Pugliese.
«Hai sposato uno scemo, perdonami.» disse lui stringendole forte la mano.
«Promettimelo!» disse ancora lei.
«Te lo prometto.» disse ancora lui.
Si chinò verso di lei, che chiuse gli occhi, dopo aver tirato un sospiro di sollievo. Quando le loro labbra si unirono, Andrea si avvicinò di più a lui, che non desiderava altro se non sentire ancora di più il suo calore. Sentirla viva e calda accanto a lui era tutto quello di cui aveva bisogno. Andrea si allontanò posando la fronte sul suo petto.
«Abbiamo ospiti…» disse lei in un sospiro. «Ed io devo dormire perché senno mia moglie si arrabbia.» disse Orlando facendole alzare il viso e baciandola ancora.
«Buonanotte amore mio!!» disse allora lei alzandosi e spingendolo sul letto, per poi chinarsi su di lui e lasciargli ancora un bacio veloce sul naso. «Notte…» le disse ancora lui.
 
Orlando era uscito da circa un’ora. Daniele e Andrea non avevano dormito per niente, troppo presi dall’affare Pugliese. Quando il telefono del commissario cominciò a squillare, erano le sette di mattina e sul suo display brillava ‘Paolo’. «Che cosa succede?» chiese Andrea rispondendo preoccupata, Paolo era uno che prima delle nove non era capace di intendere e di volere.
«Pugliese ha rapito sua figlia e ferito la sua ex moglie, ti aspetto nel mio ufficio, sbrigati.» disse l’uomo agitato, per poi riattaccare subito il telefono.
Andrea cadde su una sedia, sbiancando di colpo. «Nenè che succede?» chiese Daniele arrivandole subito accanto. «P… …» Andrea non riusciva a parlare, le mancava il fiato all’idea della piccola Erika nelle mani del padre... e poi la madre... povera donna… «Cazzo Nenè, parlami!! Che succede?» disse Daniele prendendola per le spalle per scuoterla, si stava davvero spaventando, temendo che fosse successo qualcosa all’amico.
«Pugliese ha rapito Erika.» disse Andrea pianissimo, e questo fece sì che Daniele tornasse di nuovo a respirare, il suo amico stava bene.
Andrea si riscosse improvvisamente dal torpore che le aveva gettato addosso quella notizia. Ora il suo lavoro diventava sempre più complicato e sempre più di vitale importanza.
«Andiamo.» disse alzandosi di colpo, e prendendo Daniele per il polso, trascinandolo verso la porta.
«Cosa?» disse lui ancora scosso.
«Il nostro lavoro è appena iniziato.» disse lei decisa, tirandogli il casco e spingendolo fuori di casa.
 
«Ricapitoliamo.» disse ancora Andrea.
«Ancora?» chiese Daniele, passandosi una mano sulla fronte.
«Per la decima volta?!» chiese Paolo scettico.
Erano chiusi nel suo ufficio da oltre due ore probabilmente, e dopo essersi fatta spiegare la dinamica dai colleghi di Como per quattro volte, aveva rivalutato con loro l’accaduto un’infinità di volte. Lei non sembrava minimamente stanca o provata, mentre i due erano allo stremo della pazienza e della capacità mentale di seguirla ancora.
«Signori miei è veramente necessario aver chiaro quanto successo per capire come si muoverà... come diavolo è arrivato a Como... e un sacco di altre cose.» disse Andrea decisa tirando poi il telefono dalla tasca, indecisa se chiamare o no.
«Paolo, mi autorizzi a mettere la Brancato sotto scorta?» chiese Andrea cominciando a scorrere la sua rubrica.
«Certamente. Avvisiamo Abrami?» disse ancora il magistrato mentre anche Daniele annuiva convinto.
«No, niente carabinieri, con tutto il rispetto.» disse facendo un cenno di scuse a Daniele «Ho io la squadra per noi!!» disse Andrea premendo il tasto verde e facendo partire la chiamata, mentre i due la guardavano sempre più curiosi.
 
«Chi non muore si risente.» le disse una voce maschile, profonda e calda come sempre, come lei la ricordava.
«Sono viva, e anche tu evidentemente se rispondi al telefono. Come stai?» disse Andrea sorridente, era sempre il solito stronzo.
«Non te ne frega un cazzo di come sto. Non ti sforzare, forse vuoi sapere dove sono, perché hai qualcosa per me.» disse ancora lui deciso e fermo, il sorriso non l’aveva mai abbandonato, sentirla era per lui sempre un piacere.
«Può darsi. Ok… sono una merda, temevo avessi preso male il mio ultimo rifiuto.» disse Andrea, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.
«Sono ormai abituato. Come stai?» disse lui ancora sereno, sentendo in sottofondo i suoi passi.
«Bene, mi sono sposata, e ho bisogno di te. Siete disponibili?» chiese ancora lei senza mai perdere il sorriso, mentre Daniele scuoteva la testa guardando il magistrato. Andrea era tremendamente diretta, forse troppo.
«Sei sposata?!» disse l’uomo aprendosi in un’ enorme risata «Non lo credo possibile, voglio vedere la fede, voglio conoscere il pazzo, e sono a tua disposizione. Faccio arrivare Lucio per stasera. Dove ci vuoi?» disse ancora lui, ora curiosissimo di rivederla.
«Roma! E si sono sposata, la tua incredulità mi offende.» rispose lei fintamente piccata, lui era quello che le aveva sempre vaticinato che sarebbe crollata fra le braccia dell’unico uomo nato per lei.
«Sono qui.» disse lui, facendo cenno a un ragazzo di andare verso la macchina.
«Raggiungimi in procura, stanza 308, terzo piano!» disse Andrea ora molto felice, sapendo che era già a Roma.
«Non te ne pentirai, sono i migliori, affiderei la mia vita nelle loro mani. Credetemi!» disse Andrea ora rivolta a Paolo e Daniele che continuavano a guardarla senza capire.
 
Quando la porta si aprì, dopo che Paolo aveva invitato i visitatori a entrare, Andrea si aprì in un sorriso e non riuscì a frenarsi. Corse incontro all’uomo che varcò la soglia per prima. Era alto, muscoloso, lo sguardo severo e la barba sfatta. L’uomo sollevò Andrea da terra, dopo che lei gli aveva gettato le braccia al collo.
«Nana, quanto affetto!» disse stringendola in un abbraccio molto forte.
«Mi sei mancato…» disse lei stretta a lui.
«Anche tu, Smettila ora!!» Le era davvero mancata quella ragazza, ma detestava le smancerie, soprattutto perché non erano nemmeno soli, altrimenti l'avrebbe stritolata a lungo.
«La smetto.» disse Andrea mentre lui la rimettava a terra.
«Signori, vi presento Adriano Mori, Giulio Forti e Roberto Destri.» disse Andrea rivolta verso Paolo ancora dubbioso e Daniele che la guardava male, sentendosi in dovere di fare le veci dell’amico.
«Piacere!» dissero Daniele e il magistrato.
«Piacere!» risposero i tre uomini in coro.
«Dimmi tutto!!» disse allora Adriano rivolto verso Andrea.
«La persona che sarebbe affidata alla vostra squadra è il capitano dei carabinieri, Lucia Brancato, dirige il laboratorio del Ris di Roma.» disse Andrea cominciando a spiegare la situazione.
«Un capitano dei carabinieri?? Sono venuto qua per un capitano dei carabinieri??» disse Adriano mentre la guardava stupito e anche leggermente infastidito.
«Un latitante pluriomicida la vuole morta, il latitante pluriomicida che sto cercando di arrestare IO. Per lei la questione è troppo personale, temo faccia stronzate. Ho bisogno del migliore, dei migliori. Di te, di voi!!» disse ancora Andrea spiegando vagamente la bestia che era Pugliese, ma puntando soprattutto sulla più femminea arte dell’adulazione.
«Cavolo... Andiamo, va bene, ci sto. Ti prego solo di non fare così, smettila di guardarmi in quel modo e non sbattere le ciglia. Lo faccio per te e per la tua amica.» disse lui, non apprezzando molto l’essere adulato, sapendo poi che a lei non poteva resistere.
«Non è mia amica, se è possibile, mi odia.» disse Andrea scrollando le spalle.
 
Prese poi il telefono per cercare di chiamare Orlando, doveva accertarsi che Lucia non lasciasse il Ris, prima del suo arrivo. Il telefono di Orlando però era sempre staccato, chiamò allora Bart.
«Vice Questore buongiorno!!» disse Bart in tono serafico.
«Tenente Dossena, buongiorno a lei… Dove si trova mio marito??» disse lei, i due facevano sempre lo stesso teatrino ogni volta che si sentivano.
«Gelosona!! È di sotto, alla balistica.» disse ancora Bart in tono canzonatorio.
«Sto tono e il gelosona me li paghi cari, tuo figlio farà il poliziotto guarda…» disse Andrea per provocarlo.
«Poliziotto mai!» continuò Bart serio
«Tantomeno carabiniere!!» aggiunse Andrea.
«Va bene, farà il dottore.» convenne Bart accondiscendente.
«O quello che vorrà… la Brancato è lì?» disse, più saggiamente, Andrea, per poi arrivare dritta al motivo della sua chiamata.
«Si!!» disse Bart solamente, curioso di sapere adesso, dove voleva arrivare Andrea.
«Trattienila in laboratorio fino al mio arrivo per favore.» disse Andrea con la voce vagamente melliflua, per addolcire la richiesta, non troppo semplice, vista la testona in oggetto.
«Solo perché mi hai detto per favore, lo farei… Ma come?» le disse allora Bart, desideroso sì d’aiutarla, ma vagamente in dubbio sul modo.
«Non lo so, sputa in una provetta e faglielo analizzare, ferisciti alla mano e fatti aiutare, non lo so, quello che vuoi, giocate al microscopio, oppure seducila…» disse Andrea a macchinetta per poi aggiungere subito dopo «No no no!!! Ele poi mi ammazza!! Tu bloccala...»
Dopo essere scoppiato a ridere, Bart si congedò. «Sarà fatto. Ciao.»
Attaccando il telefono, il tenente, vide Orlando varcare le soglie del laboratorio e gli si avvicinò subito «Tua moglie, per motivi non ben definiti. Vuole che blocchiamo Lucia al Ris fino al suo arrivo.» gli disse in tono cospiratorio.
«La cosa non promette nulla di buono.» disse Orlando scuotendo allora la testa.
«Lo penso anch’io.» ammise Bart, grattandosi la testa per un momento.
«Ti do una mano.» disse poi Orlando passandogli un braccio attorno sulla spalla e dirigendosi con lui nell’ufficio di Lucia.
 
«Manzi, buongiorno.» disse Lucia vedendo Andrea entrare nel suo ufficio.
«Capitano, buongiorno a lei.» disse Andrea stranamente serena, probabilmente rassicurata dagli uomini alle sue spalle e dalla presenza di Orlando nella stanza, nel vederlo non mancò di sorridergli dolcemente.
«Il piacere della sua visita? Ed è possibile conoscere il suo seguito?» chiese ancora Lucia vagamente infastidita dallo sguardo che aveva visto tra il commissario e Orlando.
«Ahimè la mia visita è di servizio. Mario Pugliese ha rapito sua figlia e mandato in ospedale l’ex-moglie, non è ancora fuori pericolo purtroppo. Lei deve essere messa sotto scorta.»  disse Andrea per spiegarle la situazione, e con un tono che non ammettesse repliche riguardo alla scorta.
Lucia sospirò per poi posare la mano sul telefono e dire «Avviso subito il generale Abrami.»
«No, non c’è bisogno. Mi sono personalmente occupata della sua scorta. E qui veniamo al mio seguito.» disse Andrea facendole segno di fermarsi.
«Cosa? » chiese Lucia alzando leggermente il tono della voce.
«Non l’ha presa bene.» disse Adriano ora accanto ad Andrea.
«Lo immaginavo.» disse Andrea girandosi verso l’amico.
«Potevi avvisarmi.» disse ancora lui cominciando a vedere quel lavoro come un’enorme grana.
«Cosa?» disse ancora Lucia sempre più infastidita.
«E’ tocca?» chiese ancora Adriano, non capendo quella biondina di fronte a lui.
«Smettila.» disse Andrea rivolta verso di lui, rimproverandolo con lo sguardo, incapace però di nascondere un sorriso, per poi proseguire «Capitano vorrei presentarle Adriano Mori, Giulio Forti e Roberto Destri. La sua scorta!»
«Non se ne parla proprio, non so nemmeno chi siano.» disse Lucia molto arrabbiata per quell’enorme intrusione, prima la sua indagine, poi Orlando, ora si stava anche imponendo con una scorta scelta da lei.
«Mica dobbiamo fare un figlio.» disse Adriano scrollando le spalle.
«Adriano smettila, per favore!!» disse Andrea voltandosi verso di lui, è vero che aveva immaginato che i due avessero fatto scintille, sperava però in un inizio migliore.
«Nana calmala!!» disse allora Adriano molto infastidito.
Orlando nel frattempo stava guardando sempre con maggiore curiosità Andrea e quell’uomo, i due sembravano conoscersi molto bene.
«Manca ancora Lucio Giorti che ci raggiungerà durante la serata.» disse ancora Adriano rivolto alla bionda, nel tentativo di placare gli animi.
«Nessuna donna?» chiese Lucia scettica, quell’uomo era arrogante e indisponente, lo detestava già.
«L’unica che volevo mi ha detto di no.» disse Adriano guardando languidamente verso Andrea.
«Non potete impormi una cosa del genere.» disse ancora Lucia, decisa a non voler accettare ordini o imposizioni da nessuno, certamente non da quella donna.
«Ho l’autorizzazione del magistrato.» disse Andrea mettendole un foglio sotto il naso.
«Voglio almeno un membro della mia squadra. Non può dirmi di no.» disse Lucia senza smettere di fissare Andrea, che non le diede corda, si voltò verso Adriano per intavolare con lui un discorso fatto di sguardi.
Alla fine del quale fu Adriano a parlare dicendole. «Va bene. Ci comunichi il nome entro sera.»
Lucia incrociò le braccia al petto, gesto che infastidì immediatamente Andrea e Adriano, per poi rispondere all’uomo. «Ho già preso la mia decisione. Il tenente Serra.» disse indicando Orlando.
Andrea strabuzzò gli occhi e tanto fece Orlando, non si aspettava da lei una mossa del genere, ma dopo il caso Belli, non si aspettava più niente di positivo da lei.
«Per lei va bene?» chiese allora Adriano, verso l’uomo indicato dalla bionda, che annuì nella sua direzione.
Adriano ancora ignaro che quell’uomo fosse il marito della sua amica, che era rimasta spiazzata dalla risposta affermativa di Orlando, si rivolse ancora a quest’ultimo. «Ha esperienza?» gli chiese, visto che non gli era per nulla sfuggito lo stupore alla richiesta del suo capo, Orlando scosse la testa, in segno di risposta.
«Famiglia?» gli chiese ancora Adriano, avere una persona senza esperienza e magari con una famiglia da mantenere non era certo per lui la cosa più piacevole. Orlando mosse di nuovo la testa, stavolta in segno di assenso.
«Li avvisi.» disse secco Adriano dopo aver sbuffato, almeno quell’uomo non sembrava un cretino, come la bionda invece.
«La mia famiglia già lo sa.» disse allora Orlando, aprendo la bocca per la prima volta in quella conversazione, guardando Andrea negli occhi.
Adriano notò lo sguardo che si scambiarono i due, per poi notare la fede che entrambi portavano al dito. «Allora è vero?!» chiese rivolto verso Andrea, che annuì semplicemente.
«Mi stai già simpatico.» disse allora Adriano, rivolto verso Orlando, che sorrise di rimando.
 
«Può dirmi di più su quanto fatto da Pugliese?» chiese Lucia interrompendo quel quadretto, che la infastidiva parecchio.
«No.» disse Adriano al posto di Andrea.
«Come si permette? Lei deve difendermi, non imtromettersi nel mio lavoro.» rispose ancora Lucia sgarbata.
«Tecnicamente non è un suo caso, ma della nana, e poi la difendo, da se stessa. Al momento lei mi sembra il suo peggior nemico.» disse Adriano deciso, aveva notato la strana scintilla negli occhi della donna al solo sentir nominare il latitante.
«Vedo che v’intendete, bene. Io torno a lavoro, per favore smettila di chiamarmi nana. Ti aggiorno appena abbiamo novità.» disse Andrea rivolta all’amico, per poi salutare tutti, non posò che uno sguardo fugace e infuriato su Orlando che non potè non notarlo.
Quando stava per lasciare la stanza Adriano, all’ennesimo sguardo di fuoco che Lucia gli rivolse, rivolto all’amica disse ancora «Sbrigati, senno faccio un favore al latitante e le sparo io…»
«C’è la fila bello mio, c’è la fila. Prendi il numeretto.» disse Andrea facendogli l’occhiolino, portando inevitabilmente a ridere molti dei presenti, i carabinieri bene attenti a nascondersi, gli altri un pochino più esplicitamente. Mentre Lucia variava diverse tonalità di rosso sul viso.
 
Orlando uscì dalla stanza per seguire Andrea, avendo perfettamente compreso che lei fosse infuriata e cominciando ad aver chiaro il motivo. Andrea non aveva preso troppo bene la sua partecipazione alla scorta di Lucia.
«Ti devo parlare…» disse afferrandola per il braccio, quando stava per varcare le porte del laboratorio.
«Di cosa? Siamo una famiglia, stiamo cercando di adottare una bambina e tu prendi una decisione del genere senza nemmeno confrontarti con me. Di cosa vuoi parlare adesso?? È tardi!» chiese Andrea folgorandolo con lo sguardo «E pensare che mi credevo io la persono più egoista nel nostro rapporto.» disse ancora lei scuotendo il braccio per far si che lui la lasciasse.
«Ha bisogno di avere vicino, qualcuno che conosce, di cui si fida, che la capisce. Le hai imposto una scorta che non conosce, non si fida di te, ed è terrorizzata da Mario, anche se non lo ammetterà mai.» disse ancora lui, ferito e toccato dalle parole di Andrea, nell’accettare quella situazione aveva messo la sua famiglia in secondo piano, e se ne rendeva conto solo il quel momento.
«Ok, va bene. Vai da lei, e dai retta ad Adriano. E rimani vivo se ci riesci.» disse Andrea scrollando le spalle.
«Chi è Adriano?» chiese lui improvvisamente, non era effettivamente geloso, per la prima volta forse, non era geloso dell’uomo che le aveva visto accanto, ma era certo infastidito da alcune affermazioni del ragazzo.
«Non sono cazzi tuoi…» disse Andrea voltandogli le spalle, non aveva alcuna intenzione di dare corda alla sua gelosia.
«Sono tuo marito.» disse ancora lui, adesso più arrabbiato, a seguito del suo rifiuto.
«Ultimamente lo sei quando ti fa comodo…» disse Andrea infuriata, aveva alzato la voce. Mentre Orlando fissava qualcosa alle sue spalle, lei si sentì improvvisamente sollevata da terra.
«Mettimi giù Adriano.» disse lei sapendo perfettamente chi era solito sollevarla quando perdeva la calma. Se la caricava sulla spalla tipo sacco di patate, per allontanarla e calmarla, sperando di influire sull’afflusso di sangue al suo cervello, molto molto arrabbiato...
«Usciamo, tutti e tre. » disse lui deciso indicando anche Orlando, che era sempre più sconvolto dalle libertà che si prendeva quell’uomo con sua moglie; anche se cominciava a capire la dimensione della rabbia di Andrea e quanto anche lui l’avesse combinata grossa. «Tu ferma.» disse ancora Adriano dando uno schiaffo sul sedere ad Andrea, che voleva essere messa giù.
«Signori, non faccio il terapista, non credo in queste cazzate. » disse Adriano mettendo giù Andrea, una volta fuori dall’edificio. «Tu però lavori con me, e mi servi lucido, e tu, signorina, hai una bella sfida davanti!! » aggiunse guardando Orlando prima, per poi rivolgersi ad Andrea. «Devi essere concentrata e attenta, perdi lucidità e perdi di vista il caso. Perdi serenità e…»
«...muori.» disse Andrea per lui, facendo un lungo respiro.
«Chiaritevi, parlatevi, scopate, picchiatevi. Non lo so, non m’interessa il come, ma fatevi vedere di nuovo da me quando sarete calmi, senno non andremo da nessuna parte.» disse ancora Adriano serio, mentre Orlando si sentiva come un bambino rimproverato dallo zio. «La conosco da anni, ho lavorato in passato con lei, l’avrei voluta nella mia squadra, da allora la chiamo ogni tre mesi per sapere se ha cambiato idea...» aggiunse l’uomo per presentarsi a Orlando. «Mi ha salvato la vita. Torno da Charlotte.» aggiunse in conclusione.
«Charlotte?!» chiesero i due in coro.
«Hai presente la bionda, figlia del re del carnavele, nella principessa e il ranocchio?! Quella un po’ scema…» disse ancora Adriano rivolgendosi ad Andrea, che conosceva la sua fissa di affibiare nomi in codice alle persone da difendere, ed era solito attingere alla biblioteca Disney.
«Charlotte è simpatica, non è poi così male.» disse allora Andrea per risposta, mentre Orlando voleva rimproverarla con lo sguardo, ma fallì miseramente, non potendo darle torto.
«Anche tu hai ragione… appena trovo un personaggio stronzo come lei, le cambio il nome in codice.» disse Adriano annuendo.
«Le figlie di Giulio?» chiese ancora Andrea, sapendo bene come conoscesse tutti quei cartoni animati.
«Stanno benissimo, crescono ormai. Vado.» disse lui facendole l’occhiolino e rientrando al Ris.
Orlando fissò ancora per un po’ l’uomo sparito dietro l’angolo, era sicuramente una persona particolare pensò, tornando poi a concentrarsi su Andrea. «Avrei dovuto aspettare prima di rispondere.»
«Sarebbe stato carino da parte tua.» disse ancora Andrea fredda.
«Mi credi almeno?» chiese Orlando colpito dal tono freddo di lei. La conosceva abbastanza, però, da sapere che assumeva quel tono solo per difendersi.
«Sì, ma non è facile affrontare tutto questo senza averti vicino.» disse lei cominciando ad abbassare un pochino le difese.
«Sei in grado di farlo, lo so.» disse lui cominciando ad avvicinarsi a lei.
«Ti prego, stai attento!!» disse lei ora trapassandolo con i suoi occhi chiari.
«Anche tu, anche tu.» disse Orlando cingendole la vita con le braccia.
«Io rischio solo di fondermi il cervello.» disse Andrea accarezzandogli il viso «Tu rischi molto di più… Io questa cosa non gliela perdonerò mai.» aggiunse stringendosi a lui e buttando la testa sul suo petto.
«Lo capisco, starò attento e vedrai che andrà tutto bene. Confido nelle tue capacità di sbirro.» disse lui stringendola forte a se. Le sarebbe mancata moltissimo, solo ora cominciava a capire quanto, assecondare Lucia, gli avrebbe tolto.
 
 Erano passate tre settimane, Andrea e Daniele vivevano una simbiosi quasi preoccupante, ma malgrado tutti i loro sforzi, di Pugliese non c’era nemmeno l’ombra!!! Non avevano alcuna traccia di lui, erano abbastanza certi che fosse tornato a Roma con la figlia, nonostante la Brancato sostenesse che ormai avesse lasciato l’Italia, sfruttando il fatto di essere già a Como.
Nessuno credeva a quanto sostenuto da Lucia, probabilmente nemmeno lei, ma avrebbe fatto o detto qualsiasi cosa pur di liberarsi della scorta impostagli dalla Manzi. Quegli uomini avevano invaso casa sua, non la lasciavano mai sola, nemmeno la notte, per la persona riservata che era quelle persone, avevano invaso e distrutto la sua vita privata.
Neanche la presenza di Orlando la tirava su, lui era normalissimo nei suoi confronti, ma lei non poteva continuare a far finta di non vedere quanto lui riacquistasse la serenità o il sorriso solo quando Adriano le parlava di Andrea, per il resto del tempo era sempre relativamente cupo e preoccupato.
«Charly…pizza per cena??» disse Adriano rivolto verso Lucia.
«Non mi può dare del tu, e non mi può chiamare Charly... Quante volte glielo devo dire?»
«Che rompi scatole che sei!!! Romeo, vai a prendere la pizza, vi mando su Giulio, io vado dalla Nana che mi cercava…» disse allora Adriano. Romeo era Orlando, non per riferimento a Shakespeare ma agli Aristogatti, poiché il primo nomignolo affibiato ad Andrea fu Duchessa per motivi mai chiariti, Orlando era a tutti gli effetti Romeo, e poi secondo Adriano, Romeo era raro quanto Orlando, e pure fosse poco gradita, la cosa non era discutibile, Adriano certe cose le imponeva. Mentre cercava in tutti i modi di far sciogliere la bionda… Impresa ardua…
«Novità su Pugliese?» chiese allora Lucia subito.
«Non lo so, non credo. Pure le avessi dubito che te le direi… quando pensi di arrenderti alle mie regole, Charlie?!» le disse lui come se stesse ripetendo una cosa detta e ridetta.
«Il giorno che mi chiamerai con il mio nome.» disse Lucia lasciando la stanza infastidita, senza neanche essersi resa conto di avergli dato del tu, Adriano ammiccò nella sua direzione per poi lasciare la casa.
 
«Nana… hai una faccia davvero distrutta!!» disse Adriano seduto di fronte alla sua scrivania.
«Sono stanca, dormo poco e male.» disse Andrea massaggiandosi il collo.
«Troppi pensieri. Ne hai parlato con tuo marito?» le chiese allora lui, era da una settimana che aveva saputo quanto stava accadendo ad Andrea e dalla sua espressione sembrava prorpio che stesse affrontando il tutto da sola.
«Quando?? Non lo vedo mai, tu e la bionda lo tenete in ostaggio…» disse Andrea stanca, facendo emergere tutta la sua frustrazione.
«Non puoi fare tutto da sola, questa cosa gliela devi dire…» disse ancora Adriano, con più dolcezza e meno durezza nella voce. Nessuno dei due si era accorto che non erano più soli, Orlando fuori dal suo ufficio, si era fermato, bloccato da quelle confessioni.
«No, questa cosa sparirà con la velocità con la quale è arrivata, sono troppo incasinata anche solo per prenderla in considerazione…» disse Andrea ferma, sbattendo una mano sul tavolo, mano che subito Adriano afferrò.
«Nana, non sei sola! Non ti puoi comportare come se lo fossi…» la voce era dolce e calda, doveva consolarla, lo sapeva, ma soprattutto farle capire quanto non fosse sola.
«Smettila di chiamarmi Nana…» disse lei ora con gli occhi lucidi, era veramente stanca e si sentiva così sola, senza Orlando in quelle settimane.
«Sono quasi 18anni che ti chiamo così, ora ti lamenti?! E non cambiare discorso, ma parla con Orlando.» disse ancora lui accarezzandole dolcemente la mano. Orlando non gli riconosceva quel tono di voce, così dolce e comprensivo.
«Non ho modo né tempo.» disse Andrea asciugando una lacrima che rapida le rigava il volto.
«Stai facendo la stessa cosa di allora, scappi, e non va bene, sei grande ormai…» la rimproverò lui ora.
«Non scappo, non è vero, è diverso… Avevo perso il bambino e noi non avevamo nulla da dirci ancora.» disse Andrea ritrovando una forza nuova, non era la stessa cosa, e ritirare fuori quella vecchia storia in quel momento non l’avrebbe certamente aiutata in alcun modo.
«Non è vero. Tu hai perso il bambino e non hai voluto condividere con me quello che ti è successo…» disse allora Adriano severo, forse un po’ di rabbia era ancora nella sua voce, al ricordo dell’accaduto. Orlando sempre in ascolto lì fuori, cominciava a capire quanto c’era tra Andrea e Adriano che lui non sapeva.
«Se mio padre ti vedeva ancora, ti avrebbe sparato, in barba al suo pacifismo!!» disse lei aprendosi in un mezzo sorriso, voleva e doveva stemperare la tensione e soprattutto cambiare discorso.
«Stai portando ancora la conversazione altrove, ma stavolta t’impedirò di fare tutto da sola, piccola Nana testarda. Parlerai a Orlando!!» disse lui stringendole forte la mano, per avvolorare ancora di più le sue parole.
«Smettila… io sono così stanca e mi sento così sola.» disse Andrea sciogliendo il contatto tra le loro mani per andare a coprirsi gli occhi ormai velati di lacrime.
Quando Adriano si era alzato per andare a stringerla in un abbraccio Orlando aveva bussato ed era entrato nella stanza. Adriano nel vederlo si congedò, portando i cartoni delle pizze, che il ragazzo aveva in mano, a casa Brancato.
«Ciao!!!» disse Andrea alzandosi dalla sedia per avvicinarsi a lui.
«Cosa mi stai nascondendo??» chiese lui facendo un passo indietro.
«Mi spii?? Non ti vedo mai e tu mi spii?» chiese Andrea incredula, non sapeva fermare il vortice di emozioni diverse che le riempivano il cuore, adesso stava dando spazio a tutta la sua rabbia.
«Chi è davvero Adriano??» chiese lui, incredulo che lei gli avesse nascosto chi realmente lui fosse.
«Ti vedo troppo poco per voler discutere.» disse Andrea stanca di troppe cose.
«Rispondimi!! Da quanto lo conosci?? Quanto siete intimi?» chiese lui, reso cieco dalla gelosia e dai suoi dinieghi.
«Che vuoi sapere?! Se siamo stati insieme?! Sì, un miolione di anni fa, io avevo quindici anni e lui ventuno…» disse Andrea stremata da quella conversazione, per lei, in quel momento, tremenda.
«Era... » disse lui con un sospiro.
«Sì! Era il padre del bambino che aspettavo. È finita con la gravidanza fallita, io ero piccola. L’ho ritrovato anni dopo sul lavoro e siamo amici, solo amici da molto tempo.» disse Andrea interrompendolo, perché quelal storia doveva riemergere proprio ora, si chiedeva.
«Non me lo hai mai detto!!» disse lui quasi offeso, in realtà rammaricato, cominciando a vedere la stanchezza su quel viso che tanto amava.
«Quando? Ti prego dimmi quando... Non ti vedo mai!! Stai sempre con lei!!» sbottò Andrea frustrata.
«E’ solo lavoro Andrea!! Cos’altro mi nascondi?» chiese lui, mite, cercando di avvicinarsi a lei.
«Puoi rimanere con me stasera? Venire con me da Tiia? Dormire con me? Stare con me?» chiese lei a raffica, scaldata da quella carezza che lui le stava facendo sul braccio.
«Sai che non posso…» disse lui amareggiato, avrebbe mandato chiunque a quel paese per starle di nuovo vicino.
«Allora non c’è nulla che io possa discutere con te in cinque minuti…» disse Andrea seria, non piccata, solo realista.
«Ti prometto che domani, avrò la serata libera, parlerò con Lucia e Adriano e staremo insieme, non mi tenere fuori dalla tua vita…» le disse lui abbracciandola.
«La mia vita senza di te è schifosamente vuota.» confessò lei gettandogli le braccia al collo.
«Anche la mia, anche la mia, credimi. Che succede amore?» chiese ancora lui, volendo aiutarla.
« Domani...  domani...» disse lei ora sorridente.
In quel momento il telefono di Orlando cominciò a squillare, vide che era Lucia e tornò a guardare Andrea, triste.
«E’ lavoro lo so, vai. Adri la starà stressando.» disse Andrea posandogli un bacio sul naso.
«Tu che fai?» chiese lui poggiando la testa sulla fronte della compagna.
«Fra un po’ vado da Tiia. Sto bene, vai…» disse lei con il sorriso sulle labbra, solo per aver pensato a Tiia.
Dopo essersi scambiati un tenero bacio, Orlando lasciò il commissariato e Andrea tornò alla sua scrivania.
Alle otto, in estremo ritardo per la cena di Tiia, stava lasciando il commissariato.
Ferma di fronte alla sua moto, parcheggiata nel solito vicoletto, non si accorse di nulla, sentì solo una forte fitta alla testa e poi vide il pavimento farsi tremendamente vicino, improvvisamente si fece tutto scuro.


NDA
Stavo scrivendo le note, il capitolo era tutto caruccio, le note erano concluse e bammmmm!
Si chiude la pagina, bene! Dopo una ricca serie di improperi sono di nuovo qui!
.... Scusatemi per la brusca conclusione del capitolo.... un po' di suspence ci vuole però...
Sarò pronta per la prossima pubblicazione in tempi brevi, vorrei non lasciarvi troppo sulle spine...

Come ultima cosa, volevo dirvi che ho creato una nuova pagina su facebook, dove si può parlare, vedere foto di tutti i personaggi di Meeting da me pubblicati, e perché no, ci saranno anche spoiler... Vi lascio il link
LisbethEfp...

Spero di sentirvi! 
Adios
A

Dal prossimo capitolo

Quando Andrea si svegliò, percepì immediatamente una sensazione di calore all’altezza del petto per poi sentire immediatamente il ferro che le costringeva caviglie e polsi. 

  

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Capitolo 23
*** The net of the wolf ***


 

The net of the wolf

Quando Andrea si svegliò, percepì immediatamente una sensazione di calore all’altezza del petto per poi sentire immediatamente il ferro che le costringeva caviglie e polsi. La testa le doleva ancora leggermente, si sentiva ancora confusa, e non aveva idea di chi fosse stato a colpirla. Aprì gli occhi per cercare di capire cos’era quella fonte di calore. Una piccola testa castana era appoggiata sul suo seno, e le cingeva la vita con le braccia, sembrava dormisse e Andrea decise di non svegliarla. Mentre cercava di far andare il cervello e capire dove si trovava.
 
Orlando aprì gli occhi, come sempre sul divano di Lucia, e per la prima volta da settimane si sentiva sereno. L’idea di poter passare nuovamente una serata con Andrea e la piccola Tiia gli dava una forza e un’energià mai avvertita nell’ultimo periodo, quella giornata di lavoro sarebbe certo volata.
Durante la colazione anche Adriano e Lucia potereno percepire un cambiamento nel suo umore, ne capirono entrambi il motivo e il primo ammiccò in direzione della seconda, che si aprì in un piccolo sorriso nella sua direzione. La loro colazione fu interrotta dal telefono di Orlando che cominciò a squillare.
Orlando riconobbe il numero della casa famiglia e rispose immediamente.
«Pronto.» disse serio e leggermente preoccupato.
«Pronto, Orlando sono Alessandro. So che lavori ma noi dobbiamo parlare.» disse l’altro serio e con la voce leggermente infastidita.
«Certo, che succede? Tiia sta bene?» chiese Orlando ora preoccupato, se c’erano dei problemi poi, perché Andrea non lo aveva informato, possibile che fosse ancora arrabbiata con lui?
«Tiia sta bene. Vi ho concesso moltissimo, e vi ho sempre chiesto solo trasperanza e sincerità. E mi stupisco adesso…» disse ancora Alessandro sempre più irritato, quando Orlando lo interruppe «Alessandro, di cosa stai parlando? Sai bene quanto noi teniamo alla bambina. Non capisco proprio. Cos’è successo ieri sera quand’è venuta Andrea?» chiese ancora Orlando lasciando la cucina e spostandosi nella sala da pranzo.
«Il punto è proprio questo. Andrea non è venuta, e non ha nemmeno chiamato. Credevo di conoscervi… una cosa del genere non l’avete mai fatta…» disse ancora Alessandro.
«Come non è venuta? Non è possibile!! Stava per uscire quando sono passato a trovarla. Tiia sta bene?» disse Orlando ora leggermente preoccupato.
«Tiia è piccola, ma sta bene… è un pochino agitata e continua a indicare le vostre foto. Cosa è successo ad Andrea?» chiese allora Alessandro, ora un pochino più calmo. L’idea di essersi sbagliato sulle reali intenzioni di Orlando e Andrea lo aveva fatto veramente infuriare.
«Non lo so. Ti faccio sapere, vengo da Tiia il prima possibile.» disse allora Orlando attaccando il telefono e tornando in cucina.
Adriano non lo aveva perso di vista per un momento, aveva avuto una pessima sensazione e la faccia di Orlando non faceva altro che confermare questa sua impressione. Lucia li guardava senza capire.
Orlando provò a chiamare Andrea ma il suo telefono sembrava sempre spento.
«Dov’è Andrea?» disse Orlando sbattendo le mani sul tavolo di fronte ad Adriano.
«Non ne ho idea, ma la cosa non mi piace.» disse Adriano alzandosi in piedi.
«Scusate, magari sarà a casa.» disse allora Lucia, vedendo i due molto tesi.
«Non avrebbe mai mancato la visita a Tiia senza avvisare.» disse Orlando scuotendo la testa e cadendo stanco sulla sedia.
«Chi è Tiia?» chiese Lucia non capendoci più nulla.
Orlando era troppo spaventato e non aveva intenzione di discutere con Lucia, con gli occhi lucidi si voltò verso di lei. «Tiia, è una bambina, la nostra bambina… Stiamo cercando di adottarla. Abbiamo fatto richiesta di affidamento.» disse portandosi le mani alla testa.
Lucia era sconvolta non immaginava certo una cosa del genere, cominciava a intravedere quanto fosse profondo il legame tra i due.
«Non perdere la calma, ho bisogno di te lucido. Chiama il capitano Ghirelli, io proverò a sentire Antonio…» disse Adriano dandogli una pacca sulla spalla, a trasmettergli tutta la forza della quale aveva bisogno.
«Di cosa parlavate ieri sera quando sono arrivato in commissariato?» chiese allora Orlando ricordando la conversazione ascoltata la sera prima.
«Nulla che giustifichi una cosa del genere. Charlie siediti.» disse Adriano prendendo il telefono in mano e bloccando Lucia per il braccio. «Ora non rompere, avremmo bisogno anche di te.» aggiunse il poliziotto.
Mentre Orlando chiamava Daniele, che gli confermò di non aver visto Andrea, ma gli assicurò che si sarebbe subito messo in movimento. Adriano scoprì da Antonio che Andrea aveva lasciato il commissariato per le otto, ma che la sua moto era ancora lì, evitò di dire a Orlando che vicinò alla moto di Andrea c’erano, quelle che sembravano piccole goccie di sangue per terra e piccoli frammenti di vetro. Chiamò Bart per chiedergli invece di andare a fare dei rilevamenti in zona. Aveva bisogno di un test del DNA per quei campioni, doveva sapere a chi apparttenessero al più presto. Perché se erano di Andrea, come temeva, le cose si stavano mettendo davvero male.
 
Andrea aveva avuto abbastanza tempo da guardarsi intorno, era abbastanza convinta di trovarsi in uno scantinato di qualche vecchio palazzo nel centro di Roma, c’era una minuscola finestra protetta da sbarre. La stanza sembrava essere stata insonorizzata, gridare non le sarebbe servito, soprattutto con la piccola Erika Pugliese ancora stretta tra le braccia.
«Buongiorno piccola…» disse Andrea alla bambina che si era appena svegliata, ancora stretta a lei.
«Ciao… buongiorno…» disse la piccola alzando il viso verso Andrea e stropicciandosi gli occhi.
La piccola Erika, a una veloce occhiata, sembrava stare bene ad Andrea, forse era un po’ scossa, ma non aveva lividi e traumi fisici evidenti. Andrea la vide mentre continuava a guardare, confusa le manette che le costringevano i polsi «Erika non guardare le manette, e non le toccare. Sto bene. Credimi.» le disse Andrea cercando di tranquillizzarla.
«Ti fanno male? Papà non vuole che io le tocchi!» le disse la bambina facendo uno sguardo triste.
«Io sto bene. Anch’io non voglio che tu le tocchi, mi hai capito?» le disse Andrea con lo sguardo serio ma dolce allo stesso tempo. Ed Erika annuì nella sua direzione.
«Brava commissario, mi stupisci in continuazione, lo devo ammettere!! Erika ascoltala.» disse una voce maschile profonda e tagliente, dopo essere entrato silenziosamente nella stanza.
 
La sala riunione del Ris era in quel momento piena di gente. Orlando era seduto al tavolo, con il telefono in mano, incapace di smettere di provare a chiamare Andrea. Adriano era in piedi che continuava a guardare fuori dalla finestra. Lucia era alla sua scrivania che firmava svogliata delle carte. Paolo, che era stato avvisato, era seduto sul divano, che cercava di capire l’accaduto.
Antonio, Daniele e Bart erano in laboratorio, quando entrarono nella stanza, tutta l’attenzione era rivolta su di loro.
«Il DNA ci conferma che le goccie di sangue trovate sono di Andrea.» disse Bart serio.
«Queste le foto della scena.» disse poi Ghiro accendendo lo schermo e indicando agli altri «Vista l’eseguità dei campioni rinvenuti, riteniamo che non le abbiano sparato né che abbia subito un aggressione d’arma da taglio. La dinamica più probabile, visti anche i frammenti per terra, è che sia stata aggredita mentre stava per mettersi il casco.» disse ancora Daniele serio.
«Stiamo cercando di recuperare i filmati delle telecamere di sicurezza della zona per cercare di capire cos’è successo.» aggiunse Antonio.
«Aveva dei nemici?» chiese allora Lucia. Adriano e Paolo si scambiarono un’occhiata veloce.
«Che cosa ci state nascondendo?» chiese allora Orlando sbattendo le mani sul tavolo.
I due uomini si scambiarono una veloce occhiata e poi Adriano prese la parola. «Le è stato offerto un posto nella questura di Palermo, lavorerebbe a stretto contatto con l’antimafia.»
Orlando era incredulo, Andrea non gli aveva detto niente di niente, e stando alla conversazione ascoltata la sera prima non era intenzionata a farlo, avrebbe preso la sua decisione da sola, e conoscendola, lei, avrebbe rinunciato, per lui e per Tiia. Cosa che lui non era stato in grado di fare, mettendosi nella scorta di Lucia e lasciandola sola.
«Beh, magari qualcuno non voleva che lei accettasse.» disse allora Lucia.
«Era intenzionata a rinuciare, e non poteva ancora essere considerata come un problema.» disse Adriano freddo.
Mentre Orlando non li ascoltava più, spaventato e preoccupato, incapace di ragionare.
«Riccardo… devi chiamare Riccardo.» gli stava dicendo Daniele.
Fu la voce di Adriano a riportarlo alla realtà. «No, non ancora. Non finchè non sapremo per certo cos’è successo.»
«Chi diavolo sei tu per prendere tutte queste decisioni?» gli chiese allora Bart sbottando.
«Il più lucido qui dentro.» disse Adriano zittendolo.
«E se avese voluto un po’ di calma e si fosse allontanata spontaneamente? Perché non riuscite a prendere in considerazione la possibilità che il suo sia un allontanamento spontaneo?» chiese allora Lucia.
«Lei non la conosce, non ha mai voluto provare a capirla, non sparirebbe mai con un caso come quello di Pugliese tra le mani; lei, non rovinerebbe mai la possibilità di adottare quella bambina. Non è una donna che scappa.» disse Antonio con gli occhi lucidi e la rabbia nella voce.
Calde lacrime gli rigavano il volto, Orlando si sentiva perso e al nome Pugliese si era sentito gelare il sangue.
«Pugliese?» chiese allora Bart esitante.
«Perché avrebbe dovuto?» chiese Lucia allora, sempre più frustrata.
«Mi dispiace signori, dobbiamo aspettare per cercare di capire in che direzione concentrare le indagini. Capitano Ghirelli, a che punto eravate su Pugliese?» chiese ancora Adriano, dalla sua voce non traspariva alcuna emozione, la sua forza era la sua competenza, perdere lucidità significava perdere Andrea. Troppe persone stavano perdendo lucidità di quelle accanto a lui, primo fra tutti, Orlando, bloccato tra sensi di colpa e terrore; Antonio che viveva un suo personalissimo dolore; i ragazzi del Ris, che vivevano la loro personalissima sconfitta, avevano imparato a conoscere ad Andrea e ad apprezzarla, poi c’era Lucia, spaventata e confusa più del solito.
«Pensiamo che fosse tornato a Roma. Stavamo indagando sull’altro uomo coinvolto nelle rapine, stavamo chiudendo il cerchio su Filippo Tropi, il palo.» disse Daniele che doveva restare lucido. Per Andrea e per Orlando, per Lucia e per Antonio, per se stesso, perché voleva assolutamente abbracciare di nuovo la sua Nenè.
«Continui in tal senso, immagino che l’ispettore Pezzi ti darà una mano, trovatelo e convocatelo.» disse allora Lucia, che ricevette l’assenso di Adriano e di Antonio.
«Io vado da Tiia.» disse Orlando alzandosi dal tavolo, consapevole che lì non era di alcun aiuto, voleva fare qualcosa per non rovinare completamente la sua famiglia.
«No, non da solo.» disse Adriano, che ricevette uno sguardo di fuoco da parte di Orlando. «Se siamo di fronte ad un rapimento, la persona con cui cercheranno di prendere contatto sei tu, sei suo marito. Non voglio che tu prenda iniziative pericolose. Charlie, c’è qualcuno dei tuoi che può andare con lui?» aggiunse Adriano rivolgendosi infine a Lucia, che dopo aver guardato i suoi uomini disse «Bart, vai con lui.»
Gli aveva letto nello sguardo che non avrebbe voluto lasciare solo l’amico, quindi decise di mandarlo con lui; anche Daniele sarebbe voluto andare, ma in quel particolare momento non potevano assolutamente privarsi delle sue particolari competenze, e fortunatamente lui sembrava averlo capito.
Quando Orlando e Bart lasciarono il laboratorio, gli altri si misero a lavoro, mentre Adriano si chiuse in camera caritatis con il magistrato, aveva bisogno di conoscere tutto su Pugliese, la brutta sensazione che il tutto fosse opera sua non lo abbandonava facilmente; inoltre aveva deciso di comune accordo con il magistrato di tenere nascosta la sparizione di Andrea. Meno era nota la notizia, più il rapitore, Pugliese o chicchessia, si sarebbe sentito libero di agire e possibilmente di sbagliare, concedendo loro un bel vantaggio.
 
«Sai che questo non me lo aspettavo?!» disse Andrea ora seduta sul letto con Pugliese seduto su una sedia di fronte a lei, Erika era seduta poco distante da loro che disegnava seduta a un tavolino.
«Lo so, ti sei concentrata su di lei. Lei hai messo dietro una scorta di tutto rispetto. Mi hai impedito di avvicinarla e mi ha costretto a pensare ad altro, non è stato facile commissario, lo ammetto, ma ti sei così isolata per proteggere lei, che alla fine prenderti è stata una passeggiata.» disse Pugliese mentre versava dell’acqua in un bicchiere per poi porgerglielo.
«Touché.» ammise Andrea prendendo il bicchiere d’acqua «Ora che farai? Che cosa speri di ottenere? Perché io?» chiese Andrea che nella sua testa si era fatta un’idea e qualora Mario gliela avesse confermata, per lei c’erano pochissime possibilità di sopravvivenza.
Mario scosse la testa. «Vuoi sapere troppe cose commissario, per il momento sappi solo che sei la baby sitter di Erika.» avvicinandosi di più a lei e quasi sussurrando disse «Mettimela contro e ti ammazzo molto prima del previsto. Non fare giochi, non fare scherzi o arrivo in un attimo da quella bambina cui tieni tanto.» disse il Lupo, facendo raggelare il sangue nelle vene di Andrea. L’aveva controllata davvero bene, se sapeva addirittura di Tiia, decise che non avrebbe fatto niente di niente, la posta in gioco era troppo alta.
«Erika…» disse Mario ad alta voce, ora rivolgendosi alla figlia «Ora che è arrivata la tua amica, taglieremo i capelli… » le disse con una voce che Andrea faceva fatica ad associargli.
«Mi piacciono lunghi papino…» disse Erika lamentandosi.
«Non mi piacciono i capricci, lo sai. Ne riparliamo domani. Dopo ti porto un cambio.» disse poi rivolgendosi prima alla figlia e poi ad Andrea, alzandosi dalla sedia, pronto per lasciare la stanza.
«Hai già fatto la tua richiesta?» chiese allora Andrea bloccandolo sulla porta.
«C’è tempo.» disse Mario con un sorriso beffardo sul viso «Voglio che siano disperati… soprattutto tuo marito!» aggiunse chiudendosi la porta alle spalle.
Andrea ripensò a Orlando e le lacrime le salirono immediatamente al viso, doveva sentirsi tremendamente preoccupato e si stava sicuramente colpevolizzando per l’accaduto. La verità era che non era colpa di nessuno, Mario era diventato, con il tempo e con la latitanza, più feroce e preciso, aveva imparato l’arte della pazienza, e aveva affinato le sue capacità organizzative. Ogni colpo preparato lo metteva a fondo senza danni collaterali, non si cimentava in operazioni che non avevano un’alta percentuale di successo. Era diventato più freddo e più spietato, lo aveva davvero sottovalutato, distratta dalla preoccupazione per Orlando da quel caso.
Se voleva uscirne viva, doveva pazientare. E non pensare troppo a Orlando, sentiva sulla sua pelle l’ansia e la tristezza che gli attanagliavano il cuore.
 
«Che cosa pensi stia succedendo?» chiese Bart che camminava accanto a Orlando, che teneva Tiia per le manine, mentre passeggiavano in giardino.
«Non lo so. Mi sembra di impazzire. Non ci sto capendo più niente.» disse Orlando incapace di gestire quel vortice di emozioni che lo stava assalendo; avere vicino Tiia era probabilmente l’unica cosa che gli permetteva di non impazzire del tutto.
«Devi calmarti però, se vuoi aiutarla cerca di stare calmo, e probabilmente devi anche dare retta a quello stronzo.» disse ancora Bart, che non provava una grande simpatia per Adriano, quell’esternazione decisa strappò un sorriso a Orlando.
«Credo che sia veramente la persona più lucida tra tutti noi, comincio a capire perché Andrea si sia rivolta a lui.» disse ancora Orlando, incapace di gestire il tremito nella voce, nel pronunciare il nome di Andrea.
«Va bene. Sai quanto mi fido di lei, starò buono. Credi sia coinvolto Pugliese?» gli chiese ancora il tenente, avrebbe fatto di tutto per riportare Andrea a casa.
«Temo di sì, non mi sembra ci siano altre cose possibili, ma il perché proprio non lo capisco. Dove vuole arrivare? Perché prendersela con lei?» chiese Orlando con gli occhi lucidi, l’idea di Andrea ostaggio di Pugliese era per lui atroce da concepire.
«Se vuoi aiutarla, devi calmarti, e rimanere lucido e sappi che non sei solo, io sono qui, come Daniele e un sacco di altra gente.» disse Bart dandogli una pacca sulla spalla.
Orlando annuì senza troppa convinzione, per poi prendere la piccola Tiia in braccio, e portarla dentro per farla mangiare.
 
Un’altra notte era passata. La prima non la ricordava, era arrivata in quel posto priva di sensi, ma questa le sembrava interminabile. Le braccia le dolevano, così ammanettate al letto, la facevano stare in una scomodissima posizione; mentre il suo istinto di muovere le gambe le stava procurando graffi dolorosi alle caviglie.
Erika le dormiva addosso, era spaventata, la piccola, anche se cercava di non darlo a vedere.
Il suo pensiero volava sempre a lui.
Avrebbe voluto stringerlo, rassicurarlo, parlargli, guardarlo negli occhi per dirgli quanto la sua esistenza avesse migliorato la sua vita e quanto si ritenesse fortunata a essere sua moglie. Quei pensieri non la facevano dormire, coadiuvati da una nausea continua, Pugliese o la rosticceria dove si serviva, era a dir poco, pessima; visto il cucinino a disposizione di quello scantinato, Andrea l’avrebbe convinto a farla cucinare. Morire sì, ma almeno non avvelenata. Erika non aveva mangiato niente, solo del pane, avrebbe sfruttato quella scusa per convincerlo a farla cucinare.
Era sempre più convinta di essere lì perché Erika, involontariamente, avesse fatto capire al padre che si fidava di lei, che era una brava persona. Questo aggiunto al peso di un vice questore della Repubblica Italiana, lo avevano portato a prendere la decisione di rapirla.
Sorrise, vedendo quanto veloci e strani fossero i suoi pensieri, adesso erano andati in Sicilia, da Salvo, che certamente avrebbe vissuto la cosa come un colpo durissimo. Andrea ricordava la chiamata che lui le aveva fatto a piena notte per dirle quanto successo a François, poco prima di partire per raggiungere Livia. Sperò con tutta se stessa, che Salvo avesse forza a sufficienza per superare anche questa.
Invece a Riccardo non riusciva a pensare, si spezzava il fiato nel petto e andava in apnea, aveva solo lei… Scosse la testa capendo che Orlando non lo avrebbe mai lasciato solo, e fu di nuovo grata al cielo di averle fatto incontrare un uomo del genere.
Tormentata da moltissime preoccupazioni, prese sonno all’alba, un sonno tormentato e disturbato, per nulla riposante e rinfrancante, si svegliò peggio di com’era andata a dormire.
 
Quando Orlando aprì gli occhi, era l’alba, era sdraiato sul divano di Lucia, Daniele era su una poltrona accanto a lui. Sentiva la bocca tremendamente impastata e la testa pesante. Ebbe immediatamente chiaro quello che era successo la sera prima, gli avevano somministrato dei potenti sonniferi per farlo dormire, non faticò troppo per capire di chi era stata l’idea e quando arrivò in cucina, lo vide già seduto al tavolo.
«Giorno! Dormito bene?» gli chiese Adriano vedendolo già in piedi.
«Mi hai drogato!!» lo accusò Orlando senza alzare troppo la voce per non svegliare gli altri.
«Almeno hai dormito, ti ho fatto un favore.» disse serio Adriano.
«Non ti offendi se non ti ringrazio?!» disse sedendosi stancamente sulla sedia. «Che idea ti sei fatto?»
«Non ti offendi se non voglio discuterla con te?! Solo per adesso.» disse Adriano  sul suo stesso tono, alzandosi per preparare il caffè, la casa si stava svegliando e non poteva dare voce alle sue sensazioni davanti a Charlie.
 
«Faccio io?» chiese Andrea tendendo una mano a Pugliese che teneva le forbici per tagliare i capelli a Erika.
«Stai scherzando?! Fammi vedere come si fa! Non ti metterò mai un paglio di forbici in mano vicino a mia figlia.» rispose lui gelido.
Andrea scosse la testa, per avvicinarsi con un pettine a Erika e mostrare a Mario come fare, mimando le forbici con le dita.
«Non voglio, non voglio, non voglio. Papino ti prego…» disse Erika con gli occhi lucidi e muovendo la testa.
Andrea le posò una mano sulla spalla. «Guarda che tuo papà e bravissimo a tagliare i capelli, e se non mi credi, adesso te lo fa vedere. Me li faccio tagliare prima io. Aiutami a lavarmi i capelli…» disse Andrea spingendo la piccola verso il lavandino. Non c’era altro modo per convincerla e lei voleva Pugliese calmo, quindi avrebbe dovuto tenere a bada i capricci di Erika.
«Fai sul serio?» le chiese Mario mentre Erika cercava lo shampoo.
«Le vuoi tagliare i capelli??» chiese Andrea acidamente, sapeva quello che doveva fare, continuando però a reputarlo insopportabile.
«Commissario, chi ti capisce è bravo, non ti riesco a stare dietro. Come te li devo tagliare?!» le chiese ancora Mario ridendo di gusto.
«Sono qui anche per il mio rapporto con Erika, giusto? Per come mi comporto con i bambini, vero? Di cosa ti stupisci!!» disse lei sempre più irritata «Tagliameli come vuoi tagiarli a lei!» aggiunse per poi chinarsi sul lavandino e lavarsi i capelli aiutata da Erika.
Erika si era fatta tagliare i capelli senza fare storie, dopo che se li era tagliati Andrea, e mentre stava giocando con il phon e suo padre. la poliziotta spazzava per terra, per raccogliere i capelli caduti. Passando davanti ad un vecchio e sporco specchio si fermò un momento per osservare il risultato. I capelli erano molto più corti di come li aveva recentemente portati, si passò una mano per riordinarli e chiedendosi se quel taglio sarebbe piaciuto a Orlando. Quel pensiero gliene fece venire in mente subito un altro… l’avrebbe rivisto?! Quella domanda le spezzò il fiato e le fece perdere un battito. Triste si allontanò dallo specchio per finire di spazzare. Per mantenere la sua sanità mentale dove evitare certi pensieri.
 
Adriano, Orlando, Bart e Daniele erano nell’ufficio di Lucia, che stavano rivedendo i posti di blocco predisposti in città, lievemente aumentati e condivisi tra polizia e carabinieri, ritenendo particolarmente calda la zona del commissariato di Andrea.
Quando arrivò Carnacina trafelato. «Serra, dobbiamo parlare.» disse serio senza smettere di fissarlo, in mano una cartella.
Orlando si alzò dal tavolo per seguire il medico quando la voce di Adriano lo bloccò. «No, parlatene qui. Mi dispiace.» disse freddo, cogliendo il disappunto nello sguardo di tutti i presenti.
«Voglio sapere dov’è Andrea?» esordì allora Carnacina.
«Non posso rispondere a questa domanda.» disse ancora freddo Adriano.
«So chi sei, è inutile che giochi a fare lo stronzo con me. Dimmi dove trovo Andrea e me ne vado.» disse Carnacina sostenendo lo sguardo gelido del poliziotto.
«E’ scomparsa.» disse Orlando con un filo di voce. «Non abbiamo notizie di lei dall’altra sera, da quando alle venti ha lasciato il commissariato.» spiegò ancora Orlando, che conosceva il profondo affetto che legava il medico legale e sua moglie.
«Cosa? State scherzando? » chiese allora Carnacina incredulo, possibile che nessuno avesse avuto la decenza di informarlo di quanto stava accadendo, pensava.
«No, purtroppo no. Temo sia stata rapita, non abbiamo ancora avuto alcuna richiesta. Purtroppo Orlando, non può parlare con nessuno in privato. C’è in gioco la vita di Andrea e non voglio che nessuno prenda iniziative personali.» disse ancora Adriano, dal cui tono, per la prima volta da quando era iniziato l’incubo, traspariva un po’ d’emozione.
«Non solo la sua…» sussurrò Carnacina.
«Di cosa volevi parlarle?» disse allora Orlando tornando a sedersi e invitando Carnacina al loro stesso tavolo.
«E’ una questiono molto delicata.» cominciò il medico incerto, Andrea doveva saperlo prima di chiunque altro, ma le circostanze particolari lo stavano costringendo ad agire diversamente.
«Andrea è incinta.» disse improvvisamente stupendo tutti  i presenti.
«E’ impossibile… lo sai…» disse Orlando incredulo, mentre scuoteva la testa.
«No, non è così impossibile. Come tu sai bene, sono il medico di tua moglie e periodicamente la sottopongo a una ricca serie di esami, non ho dubbi. Ho ripetuto l’esame su diversi campioni.» ripetè fermo Carnacina che ben capiva l’incredulità di Orlando, era stata la stessa sua.
«E’ impossibile…» disse ancora Orlando incapace di gioire o credere davvero a quella notizia, perché non aveva lei accanto.
«Forse tua moglie ha un diverso concetto di fedeltà.» disse Lucia sarcastica, male interpretando la disperazione di Orlando.
Gli occhi degli uomini presenti furuno tutti su di lei, e tutti poco amichevoli, certo vista la situazione la sua era stata un’infelice uscita pensò Lucia, ma non sapeva trovare altre risposte all’ostinata incredulità mostrata da Orlando.
«Mia moglie è sterile.» disse Orlando mal celando la rabbia che aveva dentro «Non parlare mai più di lei.» le disse puntandole contro il dito.
Daniele vedendo la rabbia dell’amico, gli passò una mano sulla spalla. «Lucia, di Andrea tu non sai niente, non ha mai voluto conoscerla davvero o capirla.» le disse con tono duro.
«E’ una donna fantastica, esuberante, divertente, intelligente come poche. La sua sensibilità è unica. E la sua professionalità ti colpirebbe. Il suo senso di giustizia io non l’ho mai visto in nessun altro.» aggiunse Bart continuando a fissarla.
«Se è stata rapita, è stato solo perché è riuscita a fornire a te la miglior protezione possibile. Per favore, smettila di pensare male di lei, ha un esercito di difetti, ma non sono quelli che pensi tu, non la conosci abbastanza.» disse ancora Daniele.
«Ora basta!» disse Adriano, l’ultima persona dalla quale Lucia si aspettava di sentire quelle parole «Charlie, ha sbagliato, non la conosce e non poteva saperlo. Punto! Andrea non scrive cartelloni, dove confessa la sua sterilità per poi appenderseli al collo. Ora dottore, questo, che cosa comporta? Andrea lo sa?» chiese poi rivolgendosi al medico, nel parlare si era messo di fronte a Lucia, a proteggerla dallo sguardo, ancora arrabbiato, degli altri.
«Andrea non la ritiene una cosa possibile!» disse Orlando tornato immediatamente con il pensiero alla sua Andi.
«Piuttosto se ha la nausea, penserà a un’indigestione. Sappiamo tutti, o quasi, quanto lo voleva. Mi ha anche chiesto di informarmi per farsi vedere in una clinica per la fecondazione assistita, una volta conclusa questa indagine; per il momento però non la ritiene una possibilità.» aggiunse Carnacina rivolgendosi ai presenti.
«Non ha nemmeno un ciclo regolare che la possa far preoccupare in tal senso.» aggiunse Orlando.
«No, piuttosto attribuirà allo stress del rapimento qualsiasi sintomo.» aggiunse dopo di lui Daniele.
«E’ in pericolo?» chiese allora Bart, memore di quella discussione tra lui e Andrea.
«In pericolo è esagerato, ma vista la sua particolare condizione fisica, la sua gravidanza avrebbe  bisogno di un monitoraggio costante e lei di assoluto riposo.» aggiunse il medico.
«Signori vi vorrei calmi, tutti quanti. Se è riuscita a rimanere incinta, riuscirà anche a tenerselo, confido nella sua forza di volontà. Ora dobbiamo solo trovarla. Questa notizia purtroppo non cambia le cose.» disse ancora Adriano deciso, buttando ogni tanto un occhio a Lucia, sempre a testa bassa.
«Come puoi dire che non cambia le cose?» gli chiese Orlando con gli occhi velati di lacrime.
«Perché non ci è stata ancora fatta alcuna richiesta, probabilmente chi ha preso Andrea, vuole giocare con i nostri nervi.» disse ancora Adriano, Lucia notò una smorfia sul suo volto, ma non disse niente, lo lasciò congedare gli altri. Orlando era un fascio di nervi, quella notizia, una notizia splendida, che era assolutamente inaspettata, lo gettava in un baratro ancora più profondo di disperazione. Doveva trovarla, doveva liberarla.
«Perché mi ha difeso?» chiese Lucia in sussurro non appena Bart, che uscì per ultimo, chiuse la porta del suo ufficio.
«Perché è il mio mestiere. Sono stato chiamato per proteggerti. E ti prego Charlie… diamoci del tu.» disse Adriano sedendosi al tavolo.
«Lei è una tua… amica…» disse Lucia esitante.
«Andrea è un milione di cose. Anche una mia amica, certo, ma tu sei quella che devo proteggere, a costo della vita, a discapito degli affetti. Rischiando di non essere capito. Credimi, lei sa in quali mani ti ha affidato.» disse Adriano guardandola negli occhi.
«Non potevo immaginare, mi dispiace.» disse allora lei scusandosi.
«Queste scuse le devi a Orlando, giuro che non vorrei essere nei suoi panni.» aggiunse Adriano voltandosi per guardare Orlando, fuori dall’ufficio intento a parlare con Bart e Daniele.
«Prima, hai esitato. Volevi aggiungere qualcosa… che cosa?» gli chiese Lucia, che aveva notato il suo cambio di espressione durante la riunione.
«Wow, Charlie. Cominci quasi ad assomigliare a un capitano dei carabinieri. Mi dai del tu allora?» le chiese allora lui strafottente, aveva notato quanto lei s’impegnasse nel dargli del lei, mentre dargli del tu, le veniva naturale.
«Va bene. Diamoci del tu» disse Lucia arrossendo lievemente «Ora perché hai esitato? Cosa non hai detto prima?» lo incalzò ancora lei.
Adriano buttò fuori l’aria per inchiodare il suo sguardo in quello di Lucia. «Fra ventiquattro ore, e bada bene che mi tengo largo perché stiamo parlando della nana, le nostre indagini dovranno prendere un’altra piega.»
Lucia scosse la testa, aveva capito quello che intendava lui, anche se sperava vivamente di aver capito male.
«Niente richiesta, niente da scambiare. Andrea potrebbe essere morta, noi dovremmo cercare un cadavere, ed io non saprei come dirglielo, non ora… forse sarebbe stato meglio se non avesse mai saputo di questo bambino.» disse Adriano con un tono che Lucia faticava ad attribuirgli, era triste e malinconico, certo una sua amica era in un serio pericolo di vita, o peggio era già morta, ma la sua malinconia, era tutta legata a quel bambino, a quella notizia che forse mai arrivata, avrebbe fatto meno male.
«La richiesta arriverà.» disse solamente lei, incapace di interagire con lui in quel momento.
Adriano si voltò a guardarla stupito, rivolgendole un sorriso. «Speriamo che il tuo ritrovato ottimismo ci porti bene Charlie.»
Detto ciò Adriano lasciò Lucia sola nel suo ufficio.
«Erika è ora di dormire.» disse Andrea dolcemente rivolgendosi alla bambina, Mario non c’era, dopo aver portato loro la cena, meno peggio del solito, era sparito. Andrea faceva fatica a rimanere lucida, le veniva difficile capire il piano di Mario, lo intravedeva per somme linee ma non capiva tutto, non sapeva trovare una soluzione che mettesse al sicuro sia lei sia la bambina, insomma non riusciva a essere il poliziotto che era.
«Mi piacciono i capelli così…» disse allora Erika infilandosi nel letto che divideva con Andrea. «E anche tu sei bellissima.» le disse ancora la piccola. Andrea la accolse tra le braccia e prese sonno, anche se sapeva che Mario sarebbe arrivato presto per legarla al letto.
Durante la giornata la lasciava libera di muoversi nella stanza, libera per quanto le catene ai piedi e ai polsi le permettevano. La notte invece la legava alla spalliera del letto, evidentemente lui dormiva altrove e voleva essere certo che lei non si muovesse troppo.
Una mano sulla spalla la scosse nel sonno. Andrea aprì gli occhi spaventata.
«Devo legarti.» le disse piano la voce di Mario che non voleva svegliare Erika.
«Hai fatto tardi…» disse Andrea mentre portava la mano sopra alla testa.
«Prima alzati.» le disse Mario, scostandole la coperta da dosso.
«Che… che cosa vuoi?» gli chiese Andrea leggermente allarmata da quella nuova richiesta, Erika dormiva, e se c’era una cosa che aveva capito, era che Pugliese di fronte alla figlia limitasse la sua indole violenta e aggressiva.
«Una foto.» disse solo prendendola in braccio, poiché Erika le impediva di scendere da sola dal letto. La mise subito giù, avvicinandola a una sedia e passandole un giornale; Andrea vide che in mano aveva il suo cellulare.
«Ho ovviamente tolto la scheda.» le disse lui «E’ ora di fargli sapere che sei viva!»
«Non una foto…» esita Andrea toccandosi i capelli, non era mera vanità la sua, era terrore puro, Orlando non avrebbe capito, sarebbe andato nel panico, non si sarebbe mai accontentato di una foto.
«Sei davvero così vanesia?» le chiese Pugliese deridendola.
«No, si preoccuperanno, crederanno a un foto montaggio, non penseranno che sia reale… Pugliese, ragioniamo!» disse Andrea quasi implorandolo.
«Commissario, io decido, se voglio che mi diano retta, devono essere disperati. Mi sono stufato, aspettaranno ancora allora. Forse hai ragione, vorranno vederti e mi devo organizzare…» le disse avvicinandosi di nuovo a lei per rimetterla a letto, che istintivamente fece un passo indietro.
«No… no… ti prego…» disse Andrea mentre lui la stava sollevando da terra con molta poca grazia.
«Mi hai stufato, zitta.» disse Mario rimettendola sul letto e prendendole le braccia e legandogliele dietro la testa, per poi occuparsi dei piedi. «Dormi!» disse dopo averle dato un bel ceffone, lasciò la stanza.
Andrea pianse, prima di riuscire a prendere sonno solo perché esausta.
 
Orlando scoprì la mattina dopo, che Adriano stava prendendo la brutta abitudine di drogarlo. Lo trovò di nuovo in cucina, voleva avvicinarsi per parlargli, ma questi lasciò la stanza appena lo vide.
La notizia della gravidanza di Andrea, aveva peggiorato le cose, per tutti, non solo per lui; era abbastanza sicuro che Adriano gli stesse nascondendo qualcosa e doveva cominciare a pensare di avvisare Riccardo e Salvo. Non avrebbe detto loro della gravidanza, Andrea avrebbe voluto il massimo riserbo viste le sue particolari condizioni, ma doveva informarli di quanto stava accadendo, e non sapeva davvero come fare.
Che cosa stava accadendo in realtà? Non sapevano niente! Non avevano avuto richieste, nessuno si era fatto sentire, Andrea era sparita, era questa la loro unica certezza.
Lucia lo sorprese in cucina con le mani sulla fronte.
«Mi dispiace per ieri.» disse sedendosi accanto a lui, il tono era quello che Orlando non gli sentiva da un tempo immemore. «Non mi sarei dovuta permettere, io non sono lucida.» ammise ancora lei, per la prima volta, in quel suo goffo tentativo di scuse.
«Sono contenta che tu stia cominciando a vedere i tuoi limiti.» disse lui atono, era arrabbiato con lei?! Perché? Cosa gli avrebbe portato disprezzarla? Aveva bisogno di Andrea più di qualsiasi altra cosa. Aveva bisogno del suo amore, odiare qualcuno non gliel’avrebbe riportata, per non parlare di quanto poco avesse apprezzato Andi la sua ostilità di fronte ad una Lucia effetivamente contrita.
«Oggi vai dalla bambina, prenditi la giornata, Bart verrà con te.» disse ancora lei, accarezzandogli la mano.
«Ci andremo tutti.» disse Adriano alle loro spalle.
«Che cosa intendi?» chiese allora Orlando che non riusciva a leggere dentro quell’uomo, e provava per questo una forte frustazione.
«Che non ti devo spiegazioni.» disse Adriano uscendo ancora dalla stanza, senza rispondere ai suoi dubbi, per allertare i suoi colleghi.
 
Andrea aveva visto Mario molto tardi quella mattina, era rimasta legata al letto quasi fino all’ora di pranzo, Erika sembrava dispiaciuta, ma lei l’aveva convinta che andava tutto bene e che si sentiva stanca, sarebbe rimasta a letto in qualsiasi caso; che non era del tutto una bugia, era molto fiacca in quei giorni.
Quando era finalmente arrivato, l’aveva slegata e le aveva medicato polsi e caviglie, aveva notato che sanguinavano e temeva un’infezione. O almeno era quello che sembrava ad Andrea anche se non capiva il motivo della sua apprensione.
Non le fece alcuna foto e lei passò la giornata con Erika, lui tornò per portar loro la cena e sparì nuovamente, e molto velocemente, senza dirle nulla, ad Andrea parve molto strano, decise di aspettarlo sveglia, fece dormire Erika nella parte più interna del letto e lei rimase seduta in attesa. Mario arrivò tardi, Andrea temeva seriamente di non vederlo quella sera, per quanto non apprezzasse la sua presenza, sapeva di dover parlare con lui.
«Sei sveglia?» le chiese lui prendendo una sedia per sedersi di fronte a lei.
«Voglio parlare.» le rispose lei incrociando il suo sguardo gelido, non avrebbe accetato un no come risposta, avrebbe potuto picchairla mai lei non avrebbe ceduto.
«Continua.» le disse lui, in attesa che lei si scoprisse, quella donna poteva essergli utile non solo come ostaggio o baby sitter, e lui lo sapeva.
«Ieri mi sono comportata male, mi dispiace. Ti prego avvisiamoli.» disse ancora seria, il cuore in pezzi, ma non avrebbe ceduto alle lacrime, non di fronte a lui.
«Come funziona un’indagine per rapimento?» gli chiese ancora lui senza voler dar adito alle sue richieste.
«Senza alcun tipo di richiesta, senza un biglietto, senza niente… dopo quarantotto ore si comincia a pensare di dover cercare un cadavere. Se si esclude la fuga spontanea ovviamente.» disse Andrea atona, si aspettava che lui a un certo punto, si sarebbe ricordato che lei era un poliziotto, e l’avrebbe sfruttata per quanto possibile.
«Seguiranno questa prassi con te?» la incalzò ancora lui.
«Credo che aspetteranno settantadue ore. Se Adriano sta cordinando il lavoro come credo, aspetterà un po’ prima di paventare a mio marito l’ipotesi che io possa essere morta.» disse Andrea cercande di rimanere il più fredda possibile, anche se la preoccupazione per Orlando difficilmente riusciva ad abbandonarla.
«Che cosa comporta farsi sentire oltre questi termini?» chiese Mario apperendo ora notevolmente interessato.
«La richiesta perderebbe di autenticità e si penserebbe a un mitomane.» disse Andrea senza alcuna inflessione, recitando un manuale che conosceva a memoria.
«Non hanno sponsorizzato la tua sparizione.» disse Mario passandole tre giornali.
«Per evitare mitomani e cose simili. Sono un poliziotto, ho messo un sacco di gente in galera. Credi che non ci siano persone che se ne prenderebbero il merito anche solo per sviare le indagini?» disse Andrea sarcastica.
«Domani riceveranno mie notizie.» sentenziò Mario alzandosi.
«Ti chiederanno la prova che sono viva.» disse ancora Andrea, mentre lui in piedi di fronta a lei, aspettava solo che lei si sdraiasse.
«Ho detto che domani avranno mie notizie, per il resto c’è tempo. Monitorano il tuo telefono?» le chiese impaziente che lei si sdraiasse.
«Sicuramente, credo.» disse Andrea acconsentendo a sdraiarsi finalmente.
Mario la legò al letto. Prese un giornale glielo mise accanto e scattò una foto. Erika non si vedeva era completamente coperta dalla figura di Andrea.
«Dormi adesso commissario, che domani mattina passo presto.» le disse Mario mentre le rimboccava le coperte.
«Dobbiamo parlare poi, di Erika.» disse Andrea, aveva paura che la bambina potesse stare male, e non poteva certo nasconderglielo.
«Domani, notte commissario.» le disse lui che aveva altre cose ora per la testa.
«Notte Pugliese.» rispose Andrea, mentre Erika come se avesse sentito tutto si strinse a lei, e Andrea prese sonno, esausta.
 
Adriano aveva affidato il trasporto di Lucia e Orlando ai suoi uomini e al capitano Ghirelli, mentre lui molto presto quella mattina era arrivato al Ris, raggiunto dal magistrato e da altre persone.
Quando furono tutti al Ris, li convocò in sala riunioni. Non avrebbe potuto aspettare oltre purtroppo avrebbe dovuto cominciare a paventare la possibilità che Andrea fosse stata già uccisa.
«Buongiorno. Signori vi ho convocato questa mattina per informarvi che le indagini su…» Adriano fu interrotto dalla porta della sala riunioni che fu bruscamente aperta.
«Tu!!!» diceva una ragazza castana dagli occhi chiari, con un bambino in braccio, rivolta al tenente Dossena. Orlando si parò davanti, intuendo la furia di Eleonora, e lei gli passò il bambino.
«E’ la mia più cara amica, e tu non mi hai detto niente.» aveva gli occhi lucidi e la voce le tremava.
«Ele…» provò a dire Bart alzandosi per andarle incontro.
«Non mi toccare.» disse lei ad alta voce, mentre Orlando si era avvicinato ad Adriano invitandolo a intervenire. Anche perché se Ele stava facendo quella scena a Bart, era per colpa sua, che aveva preteso da tutti, la più totale discrezione.
«Signora. Sono Adriano Mori. È stata una mia richiesta quella di non avvisare nessuno su quanto sta succedendo ad Andrea.» disse Adriano con voce ferma catturando l’attenzione della ragazza.
«Adriano? Quell’Adriano?» chiese allora Ele confusa.
Adriano tossicchiò leggermente, riconoscendo quanto effettivamente Andrea e quella ragazza fossero intime. «Sì, io però le devo chiedere di allontanarsi adesso.» disse ancora Adriano quasi gentilmente.
«Non esiste, non finchè non mi dice cosa sta succedendo ad Andrea.» disse Eleonora ferma, parandosi di fronte a lui.
«Signora, davvero, la prego c’è un’indagine in corso e non posso divulgare alcuna informazione.» disse ancora Adriano, cominciando a pensare che avrebbe dovuto usare un carabiniere per trascinarla fuori.
«Lei non sa chi sono io, vero?» chiese retorica Eleonora «Collaboro con le maggiori testate giornalistiche, nelle loro edizioni web, in particolare. Sa quanto ci metto a scivere un articolo su tutto quelle che non so di questo caso? Fra nemmeno un’ora la sparizione del vice questore Andrea Manzi sarebbe online, e la sua porta sarebbe tempestata di giornalisti.» disse Eleonora sarcastica incrociando le braccia al petto. Mentre Bart scuoteva la testa sconsolato, e Daniele e Orlando ridacchiavano sotto i baffi per la prima volta da giorni.
«Comincio a capire come mai è una grande amica di Andrea. La verità è che non sappiamo niente. Non è arrivata nessuna richiesta, Andrea è irreperibile da giorni. In particolare non abbiamo contatti con lei dalle venti di martedì. Tre giorni fa.» disse Adriano a Eleonora, che non sembrava per niente contenta di quella misera spiegazione.
«Mi ha chiamato poco prima di andare da Tiia, quella sera.» disse rivolta ad Adriano «Era molto contenta che il giorno dopo sareste stati insieme.» aggiunse poi rivolta a Orlando che teneva ancora in braccio suo figlio.
In quel momento un bip cominciò a risuonare incessante nella stanza.
«Il telefono di Andrea è stato acceso.» disse allora Daniele. «Via Giovanni Lanza, dalle parti della fermata metro Cavour.» aggiunse prima che qualcuno potesse chiedergli qualcosa.
«Andiamo.» disse Adriano, indicando Daniele e Bart.
«Devo restare qui?» chiese allora Orlando intuendo che difficilmente l’avrebbe portato con sé.
«Sì, con Charlie, la signora e il bambino.» disse ancora Adriano indicando.
«Andrea» disse Eleonora «Mio figlio si chiama Andrea.» aggiunse allora Eleonora prendendo in braccio suo figlio.
«Non vi muovete.» disse Adriano dopo un profondo sospiro.
 
Arrivati sul posto un ragazzino si fece avanti, consegnando loro due telefoni, uno era quello di Andrea. L’altro un qualsiasi telefono cellulare spento. Il ragazzo che gli aveva consegnato i telefoni disse loro che un uomo gli aveva dato 500 € per aspettare un’ora, accendere uno dei due telefoni e consegnarli alle forze dell’ordine che sarebbero arrivate.
«E tu accetti?» gli chiese Bart adirato prendendolo per il colletto.
«Certo. Mi ha pagato, perché non avrei dovuto?» rispose il ragazzo ovvio.
«Lo sapresti descrivere?» gli chiese allora Adriano, invitando Bart a lasciarlo andare.
«Sinceramente no, aveva un cappello e dei grandi occhiali da sole. Una giacca, dei jeans, piuttosto solito direi.» disse il ragazzo sollevato, dopo essere stato mollato da bart.
I tre montarono in macchina consegnando ai carabinieri il ragazzo, perché lo portassero in caserma e raccogliessero la sua deposizione.
«Scopri tutto quello che puoi su quel telefono prima che arriviamo al Ris.» disse Adriano  rivolto a Ghiro che annuì.
S’infilò dei guanti e collegò il telefono al computer, dopo aver armeggiato per un po’, cominciò a parlare.
«Ci sono un paio di foto di Andrea con il giornale di oggi.» disse Ghiro fermandosi «Sembra che stia bene, sembra stanca, ha una guancia gonfia, ma complessivamente mi sembra che stia bene.»
«Altro?» chiese Adriano mentre prendeva viale di Tor di Quinto.
«Una nota, dice che si farà sentire presto per comunicarci la sua richiesta, dobbiamo lasciare il telefono che ci ha dato, acceso, si firma come Lupo.» gli rispose allora Ghiro.
 
Orlando era un fascio di nervi, la sola consolazione era che né Ghiro né Bart si erano fatti sentire, quindi probabilmente il telefono acceso era solo un contatto che il sequestratore voleva con loro.
Quando li vidi varcare le soglie del laboratorio, gli andò in contro.
«Allora?» chiese impaziente, non ce la faceva davvero più.
«Il telefono di Andrea e un altro telefono.» disse Adriano freddo indicando l’ufficio di Lucia.
Una volta che tutti erano nell’ufficio, anche Eleonora che non ci fu verso di mandare via, Adriano e Ghiro mostrarono le foto e li illustrarono loro la nota lasciata da Mario.
«E’ Pugliese. Questo sembra ormai certo.» disse Adriano cominciando a guardare i volti dei presenti, Lucia teneva lo sguardo basso.
«Non voglio discutere della richiesta, finchè non sarà fatta.» aggiunse Adriano congedando i presenti, rimase solo con Lucia e Orlando, che non avevano alcuna intenzione di alzarsi.
 
«Buongiorno commissario.» disse Mario entrando nella stanza, e avvicinandosi al letto per slegarla. La piccola Erika ancora dormiva.
«Buongiorno! Da quanto tempo Erika è chiusa qui dentro?» chiese Andrea mentre Mario stava sciogliendo le catene.
«Perché dovrei parlarne con te?» le chiese lui in tono strafottente.
«Perché si sta ammalando. Le dai degli integratori?» disse Andrea sapendo di avere dalla sua la ragione.
«Che significa che si sta ammalando?» chiese Mario ora preoccupato, Erika non aveva febbre né altro.
«Che non vede la luce da troppo tempo. Ha bisogno d’integratori multivitaminici e dovresti portarla un po’ fuori.» disse ancora Andrea seria.
«Tu vuoi fregarmi!» disse lui gelido e arrabbiato, anche se la fermezza nella sua voce lo gettava nel dubbio.
«No, è la verità.» disse Andrea impuntandosi, Mario non volle darle ascolto al momento.
Quando Erika si alzò poco dopo, filtrava dalla piccola finestra un pochino di luce, e lei ne sembrava piuttosto infastidita. Prese la sua sedia e si spostò in un posto più buio per finire di fare la sua colazione. Mario la seguì con lo sguardo preoccupato, Andrea ne ebbe subito la certezza, stavo cominciando a crederle.
 
Adriano una volta rimasto solo con Orlando e Lucia, aveva chiesto loro la massima disponibilità e a entrambi di evitare qualsiasi tipo di colpo di testa; li aveva inoltre informati di aver fatto richiesta per avere supporti, aumentando il numero delle persone addette alla scorta. Orlando gli disse che ormai avrebbe dovuto informare Salvo e Riccardo, anche se Adriano era reticente a questa ipotesi; soprattutto per quanto riguardava Riccardo, che non aveva di lui una buonissima reputazione, mentre al contrario voleva che Salvo fosse informato e che magari questi decidesse di venire a Roma per dar loro una mano. Lo stimava enormemente come poliziotto e come uomo, e una volta Andrea gli aveva confessato che la stima era reciproca.
 
Le telefonate che Orlando dovette affrontare non furono per nulla facili.
Decise di chiamare prima Riccardo, che si stava certamente chiedendo perché Andrea tardasse a farsi sentire; come immaginato, non prese bene la notizia del rapimento, sapeva inoltre della sua scelta di entrare nella scorta del suo capo e lo riteneva personalmente responsabile di tutto quanto stesse succedendo ad Andrea, lo insultò e gli urlò contro, con le lacrime agli occhi per poi attacare il telefono, sua sorella era tutta la sua famiglia. Orlando immaginò che sarebbe arrivato a Roma il prima possibile.
La chiamata a Salvo fu difficile lo stesso, ma in maniera diversa. Certo quest’ultimo non lo accusò apertamente di essere il responsabile dell’accaduto, ma volle sapere tutto quanto ciò che era a loro conoscenza, quando Orlando lo informò di chi stava gestendo la situazione, il commissario si sentì vagamente sollevato. Lo informò che sarebbe arrivato a Roma il giorno dopo.
«Com’è andata?» gli chiese allora Adriano ancora con Lucia nel suo ufficio, quando lui rientrò nella stanza.
Orlando cadde stanco sulla sedia, si portò una mano alla testa, e si prese il tempo di cui aveva bisogno prima di rispondere alla domanda di Adriano.
«Mi ritengono entrambi responsabile dell’accaduto. Salvo in forma minore, arriverà domani. Riccardo credo che stia arrivando, ma non vorrà parlare con me, né con te, non sembrava contento quando gli ho fatto il tuo nome.» aggiunse Orlando esausto, era il primo che si riteneva colpevole di quanto successo e le accuse di Riccardo erano le stesse che lui rivolgeva a se stesso.
Se le fosse stato vicino, non sarebbe successo niente, questo il suo pensiero costante da quando Andrea era sparita.
«Non è colpa tua.» disse Lucia posandogli una mano sulla spalla.
«Non la penso così. Ho scelto di aiutarti e proteggerti a discapito della mia famiglia e della sicurezza di mia moglie.» disse lui posando una mano su quella di Lucia.
«Signori, il gioco delle colpe non ci porterà da nessuna parte.» disse Adriano prima che Lucia cominciasse anche lei ad addossarsi tutte le colpe «Riccardo mi detesta, non sarà facile, non ha un carattere tranquillo. C’è qualcuno che potrebbe parlare con lui?» chiese ancora lui sperando di trovare un tramite.
«Daniele. Riccardo si fida molto di lui.» disse piano Orlando, lacrime silenziose stavano intanto rigando il suo volto.
«Bene. Ora torniamo a casa. Tu andrai con Daniele e un paio di altri uomini a casa tua. A Charlie, da adesso, ci pensiamo noi.» disse Adriano raccogliendo l’assenso di Lucia.
«Voglio il telefono.» disse allora Orlando, non glielo avrebbe lasciato lo sapeva bene, avrebbe lottato lo stesso per averlo, almeno ci avrebbe provato.
«No, voglio costringerlo a chiamare quando tu non sei solo. E posso farlo solo non lasciandoti il telefono.» disse Adriano calmo, Orlando stava oggettivamente cominciando a odiare questa sua eccessiva calma, gli dava sui nervi.
«Non ti fidi di me?» gli chiese ancora sarcastico e nervoso.
«Assolutamente no. Per rivederla saresti disposto a tutto, lo so. Non posso permettertelo.» disse Adriano che non aveva alcun problema a incrociare il suo sguardo.
Orlando lasciò la stanza sbattendo la porta.
Lucia si voltò verso Adriano per parlare, ma lui la interruppe subito.
«Non ci vuole un genio per capire che vorrà te per la liberazione di Andrea, e non posso permetterlo, mi dispiace. Domani informerò la procura e ufficializzerò quanto sta accadendo.» disse Adriano impedendole di dire sciocchezze.
«La stai condannando?» chiese Lucia senza fiato.
«Sto confidando nelle nostre capacità investigative.» disse Adriano incrociando il suo sguardo spaventato, nel tentativo di rassicurarla.
 
L’arrivo di Salvo e Riccardo stranamente coincise con la prima chiamata di Pugliese, la chiamata durò meno di un minuto. Pugliese si assumeva la responsabilità del rapimento del vice questore Manzi, aveva delle richieste e qualora queste richieste non fossero state esaurite entro i termini da lui definiti, l’incolumità del vice questore non sarebbe più stata garantita.
Non chiarì né richiesta, né scadenza. Alla domanda, ripetuta più volte, da Orlando di voler parlare con Andrea, lui non rispose chiaramente, dicendo solo che si sarebbe fatto risentire, attaccando il telefono.
La telefonata fu breve per essere rintracciata.
Le analisi del nastro riportarono una serie di rumori di sottofondo, che una volta isolati, fecero capire loro da dove fosse partita la chiamata, una cabina telefonica, una delle poche ancora funzionanti, a Ostia antica. Salvo escluse subito Ostia, come il probabile posto per la detenzione di Andrea, secondo lui non avrebbe chiamato da lì, non avrebbe fatto un errore di questa portata. Pugliese si stava rivelando, gelido e maniacale, ogni sua mossa sembrava studiata nei minimi dettagli.
«E poi non dimentichiamo che ha Andrea.» disse ancora Salvo scrollando le spalle.
«In che senso?» gli chiese Lucia, trovando quell’uomo complicato quanto Andrea, se non peggio.
«Nel senso che la sta usando per scoprire i nostri metodi d’indagine. Secondo me, non sarà una telefonata o un messaggio che ce la farà trovare. Dobbiamo fare tutto quello che lui non sa, e lui sa molto, credetemi.» disse Adriano rispondendo alla domanda che Lucia non aveva rivolto a lui.
 
Andrea invece era riuscita a convincere Mario a farla cucinare, gli aveva fatto trovare un pediatra che visitasse Erika, e le stavano dando degli integratori.
Sotto indicazione di Andrea stessa, aveva trovato un medico non propriamente ortodosso che visitasse la piccola senza fare alcuna domanda. Era in parte più serena, Mario si stava fidando di lei, almeno su quanto concernesse Erika lui le dava pienamente ascolto. Tutte le sere poi discutevano con lei dei vari metodi d’indagine, tecnologie utilizzate, e quant’altro. Andrea non era nella posizione di potergli mentire. Mario poi gli aveva portato alcune foto, chiedendole spiegazioni. Le foto ritraevano Salvo e suo fratello. Andrea gli spiegò chi erano, senza cedere alla disperazione o alle lacrime di vedere suo fratello Riccardo troppo provato, forse rassicurata dalla presenza del suo mentore. Era sempre più stanca e irascibile, se era riuscito a convincerla a portare fuori Erika per almeno un‘ora al giorno, con lei non c’era verso. E anche lei stava cominciando ad accusare i sintomi, specialmente quelli psicologici dell’assenza della luce solare diretta.
 
Quando Mario arrivò quella sera Erika dormiva già da un po’.
«Hai fatto tardi.» disse Andrea mettendosi a sedere sul letto.
«Avevo da fare.» rispose lui secco e scocciato.
«Che cos’è successo?» chiese ancora Andrea leggermente allarmata.
Mario non le avrebbe chiarito mai il motivo della sua rabbia, ciò nonostante non riusciva a nasconderla. Il maledetto che conduceva le indagini aveva fatto sparire la piccola della casa famiglia, non immaginava che potesse farlo, quindi non aveva predisposto per lei un controllo h24.
«Cazzi miei commissario, torniamo a noi.» disse fissandola con i suoi occhi gelidi «Domani faremo un collegamento, vorranno vederti per saperti viva, tuo marita me l’ha chiesto molte volte; sarai imbavagliata, non fare stronzate che non sono proprio dell’umore.» continuò lui.
«Come se ti avessi dato motivo di pensare che io possa fare qualche stronzata.» disse Andrea rimettendosi sdraiata.
«I tempi perché ci rintraccino?» chiese lui ancora.
«E’ una cosa troppo tecnica, non lo so, resta sotto il minuto direi, massimo due, ecco.» disse Andrea portando le mani sopra la testa perché lui potesse ammanettarla al letto.
 
Orlando era preoccupatissimo, specialmente da quando Adriano gli aveva detto che Tiia doveva essere trasferita, e lui non avrebbe potuto vederla fino a che quella storia non sarebbe finita. Sosteneva che quando erano andati tutti in casa famiglia, aveva visto qualcosa che lo aveva insospettito, e logicamente una minaccia alla piccola Tiia, era una cosa che avrebbe posto Andrea in uno stato d’animo di resa totale.
Quando il computer sulla sua scrivania s’illuminò, indicando una videochiamata in arrivo da the_wolf, rispose immediatamente, chiamando poi gli altri, Daniele, Salvo, Adriano e Lucia che erano tutti nell’ufficio di quest’ultima per fare l’ennesimo punto della situazione al quale lui non era stato invitato.
«Tenente! Proprio lei cercavo.» disse Mario gelido in piedi dietro un Andrea seduta e legata a una sedia, lo scotch sulle labbra.
Orlando fece immediatamente partire il programma per registrare quel video.
«Pugliese, sono qui.»
«Volevi vederla, eccola.» disse Mario sprezzante, spingendo leggermente la sedia sulla quale Andrea era seduta.
Andrea sembrava stare abbastanza bene, la testa coperta da un cappuccio, le nascondeva i capelli, mettendo anche il viso parzialmente in ombra.
«Stai bene?» chiese adesso Orlando direttamente ad Andrea, incurante di tutte le persone che aveva intorno, voleva da lei un cenno, un gesto, un qualcosa... Si diede poi dell’egoista, cercando rassicurazioni, mentre lei stava vivendo un inferno.
Andrea annuì solamente, mentre cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime che la vista di suo marito, con la barba sfatta e le profonde occhiaie che gli segnavano il viso, le faceva venire agli occhi. Non immaginava nulla di diverso ovviamente, certo che vederlo così le faceva male.
«Voglio parlare con lei.» disse ancora Orlando che difficilmente riusciva a mantenersi calmo.
Mario stava per strapparle lo scotch dalla bocca, ma uno sguardo di Andrea lo fece fermare. Il cappuccio però le scivolò dalla testa, Orlando rimase a bocca aperta, aveva i capelli corti, evidentemente Mario glieli aveva tagliati.
«La prossima volta.» disse Mario con un fastidioso ghigno sul viso.
«Che cosa vuoi?» disse Orlando stringendo forte i pugni dalla rabbia, anche i capelli le aveva tagliato, per i suoi gusti l’aveva avuta per fin troppo tempo; mentre Andrea ora lo guardava con una dolcezza infinita nello sguardo.
«Vedo che ci sono tutti, voglio lei. La Brancato per tua moglie. Quest’offerta ha una scadenza. Ci sentiremo presto.» disse lasciando tutti di sasso per poi chiudere la conversazione.
 
Orlando rimase ancora a fissare il computer che ormai non mostrava più alcuna immagine. Nella testa le ultime parole di Mario e lo sguardo attonito di Andrea nel sentirle, non lo sapeva nemmeno lei evidentemente. Una mano sulla spalla lo riscosse per portarlo di nuovo alla realtà.
«Tutti nell’ufficio di Charlie.» disse Adriano «Ghiro porta il video… rivediamolo, c’è qualcosa che non mi torna.»
Orlando li seguì come un automa. La richiesta era irragionevole, non l’avrebbero potuta nemmeno prendere in considerazione.
Quando furono tutti seduti al tavolo, dopo aver chiamato anche Bart a partecipare, rividero nuovamente il video.
«Perché non le ha tolto lo scotch dalle labbra?» chiese allora Bart.
«Sembrava convinto, poi ha cambiato idea.» aggiunge con lui Ghiro.
«Rimandalo più piano.» aggiunse il commissario.
«Quando lui mette mano allo scotch, Andrea guarda prima oltre lo schermo e poi guarda lui. E lui decide di non farlo. Sembrava assolutamente indifferente al provocarle dolore inizialmente…» continuò il commissario.
«Erika.» disse Orlando in un soffio, quasi a non volersi far sentire.
«Cosa?» gli chiese allora il commissario, che era davvero da poco entrato in tutta quella complicata faccenda.
«La figlia di Mario, da lui rapita poco prima del tuo arrivo. Lei e Andrea andavano d’accordo quando siamo andati a trovarla. Capace che Mario lasci insieme le due. Questo fa si che Mario non le può fare male davanti alla bambina. Credo che rischi di perdere la fiducia della figlia, che in una stuazione del genere si sarà molto legata a lei.» spiegò ancora Orlando senza guardare nessuno, lo sguardo fisso sul volto di Andrea, bloccato da quel fermo immagine.
«Questa è una cosa buona.» disse il commissario pensieroso.
«Certo, la presenza della bambina, ci assicura che Mario non le faccia male.» aggiunse Adriano a dar man forte al commissario e sperando di dare sicurezze a Orlando.
«Vogliamo continuare a fare finta di niente?!» chiese Lucia sbattendo le mani sul tavolo.
«La richiesta non è accettabile, non stiamo facendo finta di niente. Lo sapete tutti, come Andrea stessa ne è consapevole.» disse Adriano fermo, non le avrebbe permesso di fare stronzate.
Orlando si alzò dal tavolo velocemente, scagliando la sedia sulla quale era seduto, contro una vetrata dell’ufficio di Lucia che s’incrinò all’urto...
Daniele e Bart gli furono immediatamente accanto per trattenerlo.
«Vuoi che ti metta agli arresti? Se non mi posso fidare di te, non avrò problemi a farlo.» disse Adriano gelido rivolto verso Orlando.
«Non ce n’è bisogno.» disse Daniele guardandolo in cagnesco.
«D’ora in avanti non sarai mai solo, non posso permetterti di fare sciocchezze.» disse ancora Adriano.
Mentre Lucia esitante li guardava sbalordita.
«E’ mia moglie! Aspetta mio figlio! Come puoi pretendere che io non faccia niente?» gli urlò contro Orlando, la voce quella di una bestia ferita.
«Fallo e lei non te lo perdonerebbe mai.» gli disse ancora Adriano, con più calma nella voce.
«Questo lo so, ma non avrei problemi a consegnargli chiunque per salvarla. È giusto che tu lo sappia.» disse Orlando con gli occhi velati di pianto.
Lucia ascoltò basita quell’ammissione di Orlando, che Adriano aveva evidentemente previsto con lauto anticipo. Non era difficile capire la sua reazione nonostante tutto, forse adesso vedeva quanto lui non le fosse mai appartenuto davvero. Sarebbe morto per tirarla fuori da lì. Cominciava anche a capire quanto profonda potesse essere la rabbia che lui provava nei suoi confronti, lo aveva insultato e offeso da quando aveva saputo che stava con lei, non aveva mai mostrato un minimo di rispetto e fiducia in Andrea, professionalmente e personalmente, quando lei provava a essere gentile con lei, lei non le riservava mai lo stesso servizio.
E lui, lui non le aveva mai detto una parola. Ora come ora, capiva perfettamente perché, era lei che non glielo permetteva, era lei che lo tratteneva dal perdere le staffe con un suo superiore.
 
Andrea dopo che Mario le aveva tolto il cerotto dalla bocca con il massimo della delicatezza possibile, gli aveva chiesto di rimanere sola, aveva bisogno di qualche minuto per riprendersi da quella videochiamata anche lei. Evidentemente Mario lo capì e si allontanò con Erika.
Non fu difficile capire quello che fece Andrea poi. Si aprì in un pianto disperato e necessario, le sue peggiori supposizioni corrispondevano a realtà.

 




NDA
Siete arrivati qua?! Allora tanti tanti complimenti! ;P
Ci sono, sono tornata, e con me questa storia, credo di dovervi qualche spiegazione…
Probabilemente questo capitolo, è stato per me uno dei più difficili da scrivere, non so ancora bene perché, ma questo è stato sofferto, sudato, e angosciante, sia pensarlo sia scriverlo, metterlo su carta è stata forse la parte più difficile.
Non sono tipo che si abbandona facilmente alle lacrime, ma per tutto il periodo della stesura, il mio cuore era stretto in una morsa, l’angoscia è stata una fedele compagna, solo molto dopo averlo terminato, la morsa si è allentata.
Il lupo è tornato, nella sua magnificenza e con la sua crudeltà! Sicuramente diversa da come in passato l’ho raccontata, credo che questo criminale possa aprirsi a una ricca seria di diverse interpretazioni, credo che possa percorrere la via del crimine, in moltissimi modi differenti.
Che ne dite? Cosa pensate di questo nuovo Lupo?
Come sempre sono curiosa di sentire le vostre opinioni, la storia è ormai agli sgoccioli, il prossimo capitolo sarà l’ultimo prima dell’epilogo.
Ci sarà una OS a seguito di questo capitolo, di prossima pubblicazione.
C’è altro che posso dirvi?! No, direi di no!
Per spoiler e altro vi lascio il link della mia pagina fb, dove potete trovare foto di tutti i personaggi e tanto altro… LisbethEFP

Adios
A

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Capitolo 24
*** The end of the game ***




The end of the game


Quando quella mattina Orlando era arrivato in caserma, aveva notato immediatamente che qualcosa era cambiato nell’aria, Lucia e Adriano si comportavano in maniera strana, e quest’ultimo sembrava particolarmente intenzionato a non averlo intorno.
Troppo stufo e stanco di discutere aveva lasciato la caserma dopo essersi fatto accordare il permesso, e fatto assicurare da Daniele che non c’era alcuna novità e che se Adriano sembrava strano era, semplicemente, perché normale non era mai stato. Si era rifugiato, come spesso faceva in quel periodo a casa del tenente Bartolomeo Dossena, Eleonora non era per niente disturbata dalla sua presenza, anzi cercava di tranquillizzarlo in ogni modo possibile, permettendogli di giocare con il piccolo Andrea e di prendersene cura. Voleva che si distraesse, incanalando le sue energie in pensieri positivi, prendendosi cura di qualcuno, che in quel preciso momento, purtroppo, non poteva essere la sua bambina da lui allontanata perché non potesse correre pericoli, né sua moglie, incinta, che avrebbe voluto osannare e servire per ogni istante di quella miracolosa gravidanza.
Bart era tornato con Daniele da poco, era davvero tardi quando avevano varcato la soglia di casa, erano le undici passate, stavano cenando in cucina, mentre Ele lavorava nel suo studio a un articolo, e Orlando con il piccolo Andrea in braccio, guardava fuori dalla finestra, quella luna che faceva capolino era così piena quella notte che una lacrima silenziosa scese sul suo viso, l’ultima si disse, prima di cominciare a sussurrare all’orecchio del suo figlioccio parole che dovevano essere di speranza.
«Daylight 
I must wait for the sunrise 
I must think of a new life 
And I mustn't give in. 
When the dawn comes, tonight will be a memory too 
And a new day will begin.»*
Il piccolo Andrea gli posò una mano sul viso, come se anche lui volesse partecipare, come a dargli anche lui la forza e la rassicurazione che tutto si sarebbe aggiustato.
E dopo quasi tre settimane da quando sua moglie era stata rapita, Orlando, sorrise.

Lupo la stava lasciando slegata, la giornata appena vissuta aveva cambiato entrambi, e quando quella sera era tornato, Erika già dormiva, mentre lui e Andrea seduti al tavolo della cucina avevano la testa china su diversi fogli.
«Vuoi collaborare?!» gli chiese Andrea spazientita, mentre il lupo disegnava spirali sul foglio che aveva davanti.
«Abbassa la voce commissario!» le disse lui regalandole uno sguardo glaciale.
«Ho capito, ma qui sto facendo tutto io, dammi pure la pistola che me la punto alla testa da sola, no?!» gli rispose Andrea stizzita.
«Che cos'hai che ti rode tanto?! Ti sei offerta tu di collaborare alla stesura della rivendicazione.»
le disse lui posando la penna e smettendo di fare quelle spirali che mandavano Andrea ai pazzi.
«Non mi sembra di essermi offerta così spontaneamente, e poi perché doveri saperne più di te?! Faccio il commissario, mica sto con l’ Anonima sequestri!» rispose lei stizzita.

Mario alzò la testa per fissarla, per un lungo momento lasciò scorrere lo sguardo su di lei, su quel corpo che gli sembrava diverso, su quell’umore altalenante,
su quella stanchezza che spesso la colpiva. Sempre più certo che la sua prigioniera fosse in stato interessante, e di esserne completamente ignara, decise di non provocarla. Si chinò per scioglierle la caviglia incatenata al tavolo.
«Fatti due passi, rilassati, mi stai facendo girare le palle! Torna quando sarai più collaborativa! C’è una splendida luna piena, vai alla finestrella ma…»
«… non fare stronzate! Sei un disco rotto! E poi voglio vedere quando ti ricapita un ostaggio più collaborativo di me.» gli rispose Andrea canzonandolo.
«Se le cose vanno come devono andare, tu sarai il mio primo e ultimo lungo sequestro.» le disse lui, poi facendole con la mano cenno di andare, di girare a largo.

Andrea si alzò, grata per quella concessione, conscia di essere stata davvero insopportabile quella sera. Certo il suo carattere era quello che era,
ma rispondere in quel modo al suo carceriere era davvero da idioti.
Arrivata di fronte alla finestrella, però tutti i suoi pensieri sparirono, Mario aveva ragione, la luna era piena e splendida, con la sua luce illuminava l’antro di quel palazzo,
che lei non riusciva a riconoscere, creando un bellissimo gioco di luci.
Cominciò a canticchiare, senza nemmeno rendersene conto, e pensando unicamente all’uomo che voleva, in quel momento, che la stringesse forte tra le braccia.
«Memory, All alone in the moonlight 
I can dream of the old days 
Life was beautiful then 
I remember the time I knew what happiness was 
Let the memory live again.»

Mario si voltò a guradarla, il tempo per scorgere una lacrima silenziosa rigarle il volto. Decise di lasciarle ancora un momento prima di richiamarla all’ordine.
Andrea si asciugò rapidamente quella maledetta lacrima sfuggita al suo controllo, decidendo in quello stesso momento,
che non avrebbe più ceduto alla disperazione. Si voltò con una maschera d’indefferenza sul volto per tornare a sedersi accanto a Mario.

«Tu hai ancora il mio portafoglio?» gli chiese mentre tornava a sedersi, il lupo annuì semplicemente e lei continuò
«Manda i miei documenti, e il mio tesserino alle testate più importanti, insieme alla rivendicazione,
sono prove che stai dicendo il vero e decideranno di pubblicare piuttosto che approfondire.»
Mario annuì, lei era molto collaborativa, lo stava aiutando, e lui si godeva quella vittoria crogialandosi dentro per quella collaborazione.

Ignaro di quanto Andrea Manzi, vice questore aggiunto della Repubblica Italiana, non facesse mai niente per niente.
 
Adriano era arrivato in ufficio prima degli altri, lasciando dormire Lucia, che si sarebbe mossa con i suoi colleghi,
era certo che Orlando non era un cretino e che presto o tardi si sarebbe reso conto di quanto stesse accadendo tra lui e il suo capo, e non l’avrebbe presa bene.
Era sesso?! No, assolutamente no, lo sapevano bene entrambi, Adriano si stava innamorando, di nuovo, dopo quasi venti anni dell’unica donna sulla quale non avrebbe mai scommesso; e lei, lei sembrava egualmente presa.
No, Orlando, non l’avrebbe presa bene in quel momento preciso.
Con la testa fra le mani, non si rese conto di qualcuno che era entrato nell’ufficio e si era comodamente seduto di fronte a lui.
«Probabilmente, se glielo dici, è meglio rispetto al fatto che lui ci arrivi da solo.» Salvo aveva parlato piano.
«Non credo che un ufficio con le pareti di vetro sia il posto più adatto.» rispose Adriano fissando i suoi occhi chiari in quelli del commissario.
Come gli succedeva solo con Andrea, anche con lui riusciva a capirsi con poche parole e semplici sguardi.
«Chiudetevi in una cella di sicurezza, ma diglielo, sennò se lo scopre da solo, dovrai arrestarlo davvero.» aggiunse il commissario senza interrompere quel contatto visivo.
«Non la sto anteponendo ad Andrea.» disse piano Adriano, era quasi una figlia per lui e sentiva di doversi giustificare.
«Stai facendo il tuo lavoro, lo so io, come lo sa lei, ma lui, adesso, non è lucido.» gli rispose il commissario regalandogli un sorriso.
 
Quella conversazione così calma e così necessaria fu interrotta da Lucia, che come una furia bionda si precipitò nell’ufficio, seguita da molte persone.
«Questo che cosa significa?» disse agitata ad Adriano, mettendogli davanti un tablet, aperto sull’edizione online de ‘Il Messaggero’.
Vice questore della Repubblica Italiana da settimane nelle mani del pluriomicida Mario Pugliese…
Adriano istintivamente guardò Bart, che scosse energicamente la testa, sua moglie non c’entrava niente.
«Daniele porta quest’articolo sullo schermo grande.» disse Adriano, invitando tutti al tavolo di vetro, nello spostarsi anche lui, sfiorò la mano di Lucia in quella che voleva essere una carezza alla quale lei rispose con un dolce sorriso.
Peccato, che quello spettacolo non fosse rimasto solo loro, e un Orlando confuso li guardava stranito.
«Adriano la stessa notizia, con diverse foto compare su altre testate online.» aggiunse il capitano riccio.
«Ci sono telecamere e giornalisti alle porte della caserma.» aggiunse Bart dopo essersi affacciato.
«Come diavolo l’hanno saputo?» sbottò impaziente Ghiro, mentre Adriano leggeva velocemente l’articolo comparso sullo schermo grande.
«Parlano di fonte attendebile, prove che avvalorano la tesi in loro possesso e denigrano apertamente le forze dell’ordine.» disse Orlando dopo aver letto l’articolo.

«A questo punto dobbiamo dedurre che sia stato Mario a informarli, andate nelle sedi dei giornali che hanno reso nota la notizia,
fatevi dare tutto il materiale che hanno ricevuto e portate qui i giornalisti autori degli articoli, magari anche i redattori,
voglio sapere perché nessuno di loro abbia pensato di mettersi in contatto con le autorità ma abbia solo pubblicato il tutto,
se è necessario, o se solo provano a opperre resistenza nel consegnarvi le prove, arrestateli per intralcio alla giustizia.»

Tutti si erano voltati, con la mascella caduta per terra dallo stupore; perché quelle parole, dette con quella decisione,
non venivano dalla bocca di Adriano, sempre più spesso l’unico che ordinava, erano venute dal biondo capitano, che aveva gli occhi illuminati da una luce nuova.
Tutti si erano voltati basiti, tutti tranne lui, lui aveva già cominciato a vedere la rinascita di quella fenice bionda che gli stava facendo perdere la testa.
«C’è qualcosa di poco chiaro?» continuò Lucia incrociando le braccia al petto. «Muovetevi, Bart coordinati con la territoriale per le perquisizioni.»
«Se non incrociavi le braccia al petto, sarebbe stato meglio ma, bentornata Charlie.» gli disse Adriano dolcemente, e Lucia gli regalò uno sguardo molto dolce.

«Credo di aver bisogno di una spiegazione!» li freddò la voce gelida di Orlando, unico rimasto nella stanza con Lucia, Adriano e il commissario.
«Perché che tu te la scopi mi pare ovvio, ma c’è la vita di mia moglie in gioco e non credo che tu sia abbastanza distaccato da poter seguire questo caso.» aggiunse Orlando con una freddezza nella voce che in molti faticavano ad attribuirgli.
Adriano strinse i pugni, per contrastare il desiderio di spaccargli la faccia per la poca educazione mostrata; Lucia era a testa bassa, sconvolta dalla freddezza esposta; mentre il commissario scuoteva la testa, consapevole che forse una reazione del genere sarebbe potuto essere evitata.
«Non è come credi.» provò a dire il commissario intromettendosi.
«Io non credo, io vedo. Ora, poiché è mia moglie la persona rapita, una donna della quale credevo a lui interessasse qualcosa,
questa nuova liaison la può mettere ulteriormente in pericolo.» disse stringendo anche lui i pugni «Mi hai chiesto di fidarmi di te, giusto?! Beh, io non mi fido di te.» concluse incrociando il suo sguardo freddo.
«Fai male, tengo a lei più di quanto tu possa immaginare e non la sto mettendo in pericolo, allontanarmi da questa indagine è la cosa peggiore che tu possa fare.» disse Adriano glaciale, senza confermare né smentire le accuse subite.
«Io non riesco a fidarmi di te!» ripetè di nuovo Orlando, stavolta urlando.
«Amo Andrea come non ho mai amato nessuna donna in vita mia, la amo da tanto tempo che è come una parte di me,
e piuttosto che metterla in pericolo, mi ammazzerei. Sto facendo tutto il possibile per riportarla da te, ma non è consegnandogli lei che otterremo la liberazione di Andrea.» disse Adriano, indicando Lucia e fissando Orlando negli occhi, il loro sguardo in quel momento era lo stesso, era evidente il senso di perdita che entrambi stavano vivendo.

Lucia a quelle parole non aveva battuto ciglio, quello che stava succedendo tra lei e Adriano era nato sotto la più totale chiarezza,
sapeva del profondo sentimento che lo legava a lei, per stessa ammissione dell’uomo e voleva che Orlando gli concedesse fiducia.

Stava per aprire bocca quando il suo telefono squillò, era Daniele che la avvisava di controllare la mail, gli aveva girato la rivendicazione scritta da Mario per la stampa, informò gli altri, congelando per un momento gli animi, essendo tutti intenti a guardare lo schermo.

Il 20 maggio di questo stesso anno è stata presa in ostaggio il vice questore della repubblica Andrea Manzi, responsabile del commissariato sito in via ruffini uno.

Io, Mario Pugliese, unico responsabile del sequestro in questione, rivendico quest’atto come mio,
visto il disenteresse di carabinieri e polizia di stato al dialogo, rivolgo ora l’attenzione a un pubblico più amplio,
che sia un tribunale popolare a giudicare il sequestro e l’inedia delle forze atte a garantire l’ordine pubblico.
Il vice questore è costretta a contare sulle proprie forze.
[…]


La mente di Adriano era già lontana, passandosi una mano sulla fronte, cercava di mettere fuoco quel qualcosa di familiare che aveva letto,
finchè non fece sobbalzare tutti sbattendo una mano sul tavolo.
«Mia piccola e dannatissima nana! Questo messaggio l’ha scritto Andrea.» disse facendo voltare i presenti, la maggior parte non apprezzò il mia da lui appena espresso.
«Come puoi dire una cosa del genere?» gli chiese allora Orlando.
«Buona parte della tesi di Andrea, è stata incentrata sul sequestro Moro, non entrerò nei dettagli, ma vi assicuro che so tutto su quel processo è nella mia mente, me l’ha ripetuto fino alla nausea. Ci sono cose di quel messaggio che richiamano i primi due comunicati delle br.»
«Cosa?» chiese Lucia incredula.
«Li sapeva a memoria!» disse Adriano avvicinandosi allo schermo «Quando parla di tribunale popolare e quando dice che lei dovrà contare sulle proprie forze, fa ovviamente riferimenti hai primi due comunicati, voleva farmi capire che erano opera sua.»
«Sicuro che tu non stia cercando di vedere qualcosa che hai bisogno di vedere?» gli chiese Lucia dolcemente.
«Sono sicuro del piano di Andrea, in altre parole che lei sapendo che io sono qui fuori avrei capito che questa... cosa … era una sua idea.» rispose tranquillamente Adriano indicando il messaggio ancora sullo schermo.
«Perché avrebbe voluto informare la stampa?» chiese ancora Orlando, più confuso che mai, non capendo nemmeno le mosse della moglie.
«Per arrivare a tutti i suoi informatori.» rispose placido il commissario, rimasto in silenzio fino a quel momento.
«Direi che è convinta di essere a Roma, e magari proprio dalle parti del suo quartiere direi…» aggiunse Adriano scambiandosi uno sguardo d’intesa con il commissario.
«Probabile.» aggiunse il commissario.

Lucia e Orlando si guardarono confusi, che quelle persone ragionassero diversamente da loro era ormai evidente, e che Andrea avesse un pensiero simile al loro era palese, dovevano arrendarsi alla realtà di questa diversità.

«Possiamo parlare?» chiese poi Lucia rivolta a Orlando, che annuì solamente.
Gli altri due uomini lasciarono la stanza senza aggiungere altro.
«Non mi sta proteggendo a discapito di tua moglie, ne sono certa, quello che sta succedendo tra di noi non lo condiziona in alcun modo.»
disse serena avvicinandosi al suo collaboratore, al suo ex, a quella persona splendida sulla quale lei aveva messo una croce sopra,
incapace di godere anche solo della sua amicizia, e adesso cercava di rimediare.
«Mi fido di lui, ma è troppo per me, non ce la faccio più.» disse lui cadendo stanco sulla sedia, le mani sul viso, ormai rigato dalle lacrime.
«La troveremo, per favore credimi, ci sono i migliori investigatori qui, tutti per lei, e lei stessa sta contribuendo alle indagini, abbi fiducia.»
gli disse ancora Lucia vedendolo di nuovo con gli occhi lucidi.
«Lucia… io sono così stanco. Dovrebbe essere uno dei momenti più belli per noi e invece lei è nelle mani di Pugliese,
e rischia di perdere quello che vuole più di se stessa. Io sono un vigliacco, non posso portare questa cosa da solo,
non ce la faccio, non senza di lei.» le disse lui con le mani sulla fronte e la testa bassa.

«Smettila, immediatamente di fare così. Tu non sei così, e lei non ha certo bisogno, ora, delle tue crisi isteriche.
Tira fuori le palle tenente. Io sono stata pessima con te in quest’ultimo anno, e anche se non conosco tua moglie, so perfettamente chi sei tu,
quindi per piacere non smettere di essere l’Orlando che ho conosciuto.» glielo disse alzando la voce e scrollandolo per le spalle, tanto che Adriano e il commissario fuori dalla stanza si voltarono per guardare cosa stesse succedendo dentro.
«Quell’uomo su di te ha un’ottima influenza!» disse Orlando incollando i suoi occhi nei suoi. «Bentornata capitano!» aggiunse stringendole la mano.
«Non glielo dire, ti prego, non fargli montare la testa, è già abbastanza tronfio di suo.» gli chiese Lucia strizzandogli l’occhio.
«Lui?» disse Orlando ammiccando verso l’uomo fuori dalla stanza che ormai li guardava curioso
«Lo sa perfettamente, e ti parlo per esperienza, sono cazzi tuoi ora, nel bene e nel male; è simile alla mia Andi su tantissime cose, quindi, fidati, sono diversi…»
Orlando non trovava le parole giuste.
«Ti capisco, davvero…» disse lei sorridendo con lui. «Mi dispiace per il mio comportamento di merda che ho avuto con te e con lei.» aggiunse, fissandolo negli occhi, senza mai abbassare la testa.
«Credimi, lo so, non ti scusare, non serve più, mi basta sapere che tu sia tornata.» le rispose Orlando stringendola poi in un abbraccio.
 
 
Era passata almeno una settimana da quando Mario aveva informato i giornali, tutti i giorni Pugliese le portava tutta la rassegna stampa che riusciva a rimediare, mentre Andrea avida leggeva le sue stesse sventure sui giornali; le edizioni locali, e Il messaggero in particolare, era la testata che dava più spazio alla notizia, quelli che avevano cercato di intervistare suo fratello e che non davano tregua ad Adriano e alla squadra.
«Questa notte non sono tornati a casa.» affermò Mario quando la vide alzare la testa da uno dei giornali.
«Cosa?» chiese lei distratta alzando la testa, ancora china sul giornale.
«Nessuno della squadra è tornato a casa stanotte. Credo che dormano in caserma ormai.» ripetè lui con calma.
«Immaginavo che potesse succedere.» disse lei passandosi una mano tra i capelli «Hai trovato il caffè?»
«No. Fatti andare bene quello che c’è e non mi rompere, con la trovata dei giornali devo stare ancora più attento pure io.»
la liquidò lui con calma, la realtà era diversa, era quasi certo che lei fosse incinta e le aveva tolto il caffè, la birra e aggiunto alcuni alimenti freschi e necessari alla sua dieta.

Era sempre più convinto che lei non lo sapesse.

«Che culo! Vuoi una tisana?» chiese alzandosi dal suo giaciglio, prese in mano la catena e si avvicinò al cucinino.
«Te la bevi tu, grazie!» le rispose lui molto cordialmente.
«Stai tentando di avvelenarmi?» gli chiese allora Andrea dopo aver messo l’acqua a bollire.
«Il caffè ti rende nervosa, e già di tuo rompi i coglioni a sufficienza per i miei gusti. Smettila o ti accorcio di nuovo la catena.» le disse lui alzandosi per lasciare la stanza.
«Ti ci strozzo con la catena, stronzo!» disse Andrea tra i denti, una volta che Mario era lontano.
Andrea lo fissò lasciare la stanza, quell’uomo forse non la stava avvelenando ma le stava nascondendo qualcosa, ne era certa. Il suo fiuto in tal senso non sbagliava mai, aveva provato anche a chiedere a Erika se il papà le avesse detto qualcosa di nuovo, ma la bambina aveva scrollato le spalle, dispiaciuta di non poter rispondere alla sua amica.
 
Al Ris l’atmosfera non era certo meno tesa, dopo gli interrogatori di giornalisti e redattori, che non portarono a niente, se non far ulteriormente spazientire Adriano e Lucia; avevano deciso che nessuno sarebbe più tornato a casa i giornalisti erano sempre davanti alle porte della caserma, conoscevano bene i membri della squadra del capitano Brancato, e ci avevano messo poco a capire quali fossero i membri della scorta. Gli stavano davvero rendendo la vita impossibile, tanto da costringerli a rinunciare a far ritorno alle loro case. Il commissario che a discapito di qualsiasi attesa, era il più tranquillo, invitava i colleghi alla calma.
«Non andranno avanti ancora per molto tempo. Presto ci sarà una notizia più interessante che li porterà lontano da qui.» disse guardando fuori dalla finestra. «Sono già meno di ieri.»
«Tua moglie che dice?» chiese Adriano a Bart seduto sulla sedia e con i piedi sul grande tavolo di cristallo.
«Mia moglie? È una banshe super incazzata che impreca contro l’etica dei propri colleghi, sulla loro dubbia moralità; ha dovuto spegnere il telefono quando si sono resi conto che lei conosceva molto bene Dea ed è scappata nella casa di campagna dei suoi.» disse Bart con gli occhi che fumavano rabbia, un'altra conseguenza spiacevole era il suo allontanamento forzato da moglie e figlio.

Qualcuno alla porta bloccò il flusso dei loro pensieri.

«Capitano, c’è un giornalista che la cerca.» le disse il carabiniere sulla porta.
«Com’è arrivato fin qui?» chiese Adriano furioso, l’ordine era di non far passare nessuno, specialmente i giornalisti.
«Si tratta di Luigi Terracciano.» disse il carabiniere, con un filo di voce, Adriano lo intimoriva, e non solo a lui.
Immediatamente la squadra di Lucia si mise in allarme, tutti sapevano la vicinanza tra Pugliese e il giornalista ai tempi della banda del lupo, e la domanda che tutti si stavano facendo, era una, la stessa per tutti, che si fosse rinsaldata quella vecchia collaborazione?
«Fatelo passare.» disse Lucia andando a sedersi alla sua scrivania seguita dalla sua squadra e da Adriano, solo il commissario era rimasto in disparte.
 
 
Qualche sera prima, in un buio scantinato, nei pressi di via Terenzio, due bestie si fronteggiavano, un lupo, stranamente mansueto, discuteva con un’aquila, bella e fiera.
«Fammi capire meglio, commissario.» la esortò Mario, invitandola a sedersi di fronte a lui.
«Oddio Pugliese, che c’è da capire?! SE ti trovano, e vorrei porre l'accento sul SE, giacché io sono qui con te, da… da quanto tempo sono qui?! Troppo in ogni caso. Dicevo… SE ti trovano, lo scontro a fuoco è inevitabile, secondo me, viste le persone che hai fatto incazzare. Ti dice male molti miei colleghi tengono a me, e anche qualche carabiniere, molti farebbero fuoco solo scorgendo il tuo viso.» disse Andrea cercando di non alzare troppo il tono della voce, perché la piccola Erika dormiva.
«Perché me lo stai dicendo? Non ti piacerebbe vedermi morto?» le chiese ancora lui sprezzante.
«Tu sei fuori, non auguro la morte a nessuno. Per chi diavolo mi hai preso?! Te lo sto dicendo, razza di mentecatto, perché tua figlia ha già dovuto assistere a te che sparavi alla madre, e tu devi ringraziare quel dio che le ha fatto rimuovere quel fatto dalla mente… ascoltami bene perché te lo dirò molto lentamente. NON-DEVE-VEDERE-ALTRO-SANGUE.» disse Andrea a pochi centimetri dal suo viso.
«Ho capito, va bene, commissario, siediti qui e calmati, parla con zio Pugliese…» le disse indicando una sedia accanto alla sua.
«Sei impazzito?!» chiese Andrea sedendosi sulla sedia che lui le stava indicando.
«Quanto tempo è che non dormi?» le chiese Mario, sorvolando sul suo ultimo attacco verbale.
Andrea sbuffò sonoramente. «Tre giorni, sono tre giorni che non riesco a chiudere occhio per più di un’ora, da quella nostra conversazione.» disse Andrea portandosi una mano sulla fronte. Era perfattamente consapevole di quanto fosse stremata e aggressiva a causa della mancanza di sonno. «Puoi provare a rimediarmi dei sonniferi?! Sono troppo nervosa, ho davvero bisogno di dormire.» gli chiese ancora lei in un sussurro.
«Vedrò che posso fare, per adesso, ti ho rimediato questi.» le disse Mario passandogli una busta.
«Libri?!» chiese lei non capendo bene quel gesto.
«Magari qualcuno ti fa venire sonno.» disse lui alzandosi per lasciare la stanza. «Buona lettura, commissario.»
«Grazie.» disse Andrea con un filo di voce, cominciando a vedere che libri le aveva portato.
Mario non era stupido, non lo aveva mai pensato, e i libri che le aveva portato non facevano altro che confermare la profondità di quell’uomo. Milan Kundera, Joseph Roth, Ernest Hemingway, Racine, Voltaire, nulla di meno si sarebbe aspettata da lui. Indecisa tra La leggenda del santo bevitore e Il vecchio e il mare, preferì Hemingway, si sedette su quella specie di divano e incominciò a leggere. Stava quasi albeggiando quando prese sonno, poco dopo Mario entrò nella stanza, le tolse il libro dalle mani e le mise addosso una coperta, prese sua figlia ancora addormentata per portarla fuori di lì, il commissario aveva bisogno di riposo, mentre lui aveva bisogno di risposte certe.
 
Terracciano si era seduto di fronte alla scrivania di Lucia, in silenzio aspettando che qualcuno delle persone di fronte a lui dicesse qualcosa, visto però il prolungato silenzio, tirò fuori dalla tasca una busta gialla che posò sulla scrivania che aveva di fronte, per poi cominciare a spiegare.
«Questa mattina, nella mia cassetta della posta ho trovato questa…» disse indicando la busta
«Dentro c’era una lettera con delle istruzioni, una lettera chiusa, e un altro pacchetto da consegnare al tenente Orlando Serra.» disse posando il suo sguardo su Orlando che ormai aveva tutta la sua attenzione
«Le istruzioni mi chiedevano di venire e consegnare personalmente la lettera, negandomi chiaramente di aprirla, il mittente si è firmato come un vecchio amico.»
«Di grazia, perché ha eseguito le istruzioni? Invece di aprire la lettera e pubblicare il suo contenuto?» gli chiese Lucia, conoscendo perfettamente l’uomo, se così poteva essere definito, di fronte a lei.
«Il nostro caro amico comune, nella missiva rivolta a me, si è premurato di specificare che se avesse trovato su un giornale o in rete una sola delle parole presenti nella lettera per il tenente, si sarebbe premurato personalmente di far sì che io non potessi più respirare.» disse Terracciano spostando gli occhiali sul naso.
Che fosse spaventato dalla minaccia fu evidente per tutti, Lucia si mise dei guanti e pres la busta.
«Allora grazie Terracciano, per questa sua solerzia. Mi raccomando, anche se mi sembra superfluo dirglielo, continui a farsi i fatti suoi e se il nostro comune amico dovesse farsi sentire di nuovo, sà bene dove trovarci.»
 
Quando il giornalista fu fuori dalla stanza, Lucia passò un paio di guanti a un incredulo Orlando, e poi gli consegnò la lettera a lui destinata e l’altro pacchetto, quando Adriano tentò di intercettare la missiva, Lucia si voltò verso di lui
«E’ per lui, io mi fido di lui, ciecamente.». Adriano annuì mentre vedeva Orlando sedersi al tavolo di vetro, solo.

Il terrore che il pacchetto potesse contenere parti della sua Andi lo avvolse, decise quindi di aprire prima la lettera.
Il testo era breve, Orlando lo lesse e rilesse diverse volte prima di rivolgersi agli altri che lo fissavano carichi di ansia;
quando un sorriso nacque sul viso tirato del tenente, gli altri trattennero il fiato, quella era l’ultima cosa che si aspettavano di vedere.

«Pugliese ha intuito che Andrea è incinta, mi chiede un test di gravidanza e si aspetta delle risposte fra qualche ora.» disse rivolto verso i suoi colleghi
«Dice che Andrea è fisicamente cambiata, e il suo umore è volubile quanto la forma delle nuvole in una giornata di vento, passa dall’essere una donna mansueta ad assumere le sembianze di un drago nell’arco di poco più di qualche secondo, e crede che sia la mancanza di sonno a sfiancarla tanto, vuole delle medicine da lui, che temendo il suo stato interessante, lui non vuole darle. C’è un campione di urina.» concluse tra gli sguardi dei presenti.
«Bart, analizza quel campione.» disse Lucia rivolta al suo collega.
«Conosciamo già le risposte…» gli disse allora Bart scrollando le spalle.
«Sì, ma voglio che tu sprema quel campione fino all’osso, scopri quanto puoi sulle sue condizioni di salute.» aggiunse Lucia ferma.
Bart prese il campione e si allontanò dalla stanza, e una risata riecheggiò nella stanza, il commissario che era rimasto in silenzio fino a quel momento, tanto che molti colleghi si erano dimenticati di lui, rise forte tenendosi le mani sulla pancia. Quando Lucia, con uno strano sorriso sul volto lo guardò in cerca di spiegazioni, lui riprese fiato e cominciò a parlare
«Il vostro latitante si è affezzionato a lei, e lei inconsciamente, lo tiene per le palle.»

Adriano rise di gusto, conoscendo fin troppo bene il carattere di Andrea e sapendo quanto, in piena crisi ormonale potesse essere irascibile,
si beò dell’idea che Pugliese avesse pane per i suoi denti. «Pugliese ha trovato pane per i suoi denti, è peggiore di una mantide quella donna.»
«Hey» disse Orlando leggermente più rilassato «è di mia moglie che state parlando.»
«Disse l’uomo caduto tra le sue spire.» aggiunse Daniele serafico.
Si aprirono tutti in una leggera risata, che acquietò animi resi tesi da questo tremendo sequestro.
 
Dopo qualche ora, altrove un ciclone stava devastando uno scantinato.
«Pugliese!!!!» sbraitò Andrea fuori di se. «Dove sono i miei vestiti? Le mie medicine? I miei cibi? Dove cazzo hai messo le mie cose? Cos’è successo al letto?»
«I tuoi vestiti facevano schifo, ne hai altri ora, non avevi medicine, solo dell’aulin, il cibo puzzava, e non voglio che mia figlia dorma su un materasso pulcioso.» disse il latitante sostenendo lo sguardo imbufalito del commissario.
Aveva chiamato Serra, che gli aveva confermato la gravidanza e spiegato perché sua moglie fosse l’unica donna a non unire i puntini della sua sintomatolgia facendo comparire la scritta gravidanza ma, componendo invece la scritta: insonnia. Era sterile, ho almeno lo era stata. Seppur attaccando il telefono aveva fatto presente al tenente, che ormai gli rimanevano solo tre settimane, una volta tornato al rifugio, lo aveva ripulito al meglio, aveva buttato tutti quei vestiti sporchi e (piccoli), eliminato le schifezze e qualsiasi farmaco.
Non sapeva perché lo stava facendo, ma lo fece spontaneamente, spiegando anche a Erika, di non farsi prendere in braccio da lei, dicendogli che stava poco bene e che questo sarebbe dovuto rimanere un loro segreto.
 

«Mancano due settimane, vero?» la voce di Andrea lo raggiunse dal divano, mentre lui stava mettendo a dormire sua figlia nel letto grande.
«Temi la morte?» le chiese lui avvicinandosi e sedendosi su una poltrona accanto al divano.
Andrea non rispose, chiuse il libro che stava leggendo, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera,
e fissò il soffitto per alcuni secondi prima di incastrare il suo sguardo in quello di Mario.
«No! Non temo di morire, non temo il dolore, non temo l’aldilà… non sono credente, o meglio, credo in un’entità superiore,
ma non mi sposo bene con le religioni monoteistiche, tutte troppo politiche. Non so cosa mi aspetta dopo, so solo cosa significa morire,
cessare di esistere in questa dimensione. E questo non lo temo.» disse senza mai smettere di fissarlo.
«C’è qualcosa però che temi? Lo sento…» le chiese ancora Mario.
«Temo il vuoto che provocherebbe la mia perdita nelle persone che amo. Lo temo perché lo conosco.
Quando ho perso i miei genitori mi sono sentita spezzata, svuotata, sola…
c’era Riccardo, lui c’è sempre stato, ma qualcosa mi era stato strappato, nella pancia sentivo il vuoto come se mi avessero tolto qualcosa da dentro.
Quando ripenso a mia madre un profondo senso di assenza parte dalla pancia, proprio sotto l’ombellico,
e mi svuota, facendomi sentire prepotentemente tutto il vuoto della sua assenza come se fosse appena successo, come se non fossero passati anni.» disse Andrea con gli occhi chiari leggermente lucidi che sostenevano quelli di Mario, velati di lacrime che lui non avrebbe mai versato, una mano sul ventre aperta e una stretta a pugno.

Quel ventre, pensava Mario, che lei credeva vuoto e arido, mentre proprio in quel momento era fertile e carico di vita.
«Temo il dolore e il vuoto che proverà mio marito, mio fratello, i miei pochi amici. Questa è la mia paura…» disse ancora Andrea, abbassando per un momento lo sguardo
«Ti devo chiedere un favore, ho bisogno che tu mi faccia una promessa, che tu mi dia la tua parola.» aggiunse tornando a fissarlo.
«A scatola chiusa?» chiese Mario scettico, con la voce particolarmente tagliente, conscio del momento di debolezza che aveva avuto pochi minuti prima,
e non volendo rendersi vulnerabile ancora di fronte a lei.
«Hey Pugliese, ti conosco, per chi mi hai preso?!» disse Andrea abbozzando un sorriso.
«Ti chiedo cortesemente di avere rispetto per il mio corpo, dà loro un corpo su cui piangere, non spararmi in testa,
trivellami di colpi, sparami al cuore, ma non in testa.» aggiunse continuando a fissarlo.
Mario fu certo che lei non notò il sussulto che lo colse a quella richiesta, che trovò assolutamente comprensibile vista la donna di fronte a lui,
prima preoccupata per gli altri e poi di se stessa, preferiva dolore e sofferenza a una morte immediata, per i suoi cari.
Mario tese la mano verso di lei.
«Hai la mia parola, commissario.»
Andrea gli strinse la mano.
«Grazie.»
 
Finalmente l’attenzione mediatica era stata attirata da altro e la squadra del capitano Brancato aveva potuto finalmente fare ritorno, ciascuno, alle proprio abitazioni, anche se Eleonora aveva preferito trattenersi ancora fuori roma.
Orlando, Daniele e Bart dormivano alla casa sulla spiaggia, mentre Adriano, Lucia e la sua scorta erano a casa del capitano Brancato, e il commissario e Riccardo a casa di Andrea, accompagnati da due agenti di polizia.
Quando Orlando si svegliò, fu per uno strano sogno, dentro di lui turbinavano un’infinità di diverse emozioni, scattò in piedi sul divano, guardandosi intorno confuso. Ghiro, mai stato tipo dalla sveglia facile, come se avesse percipito il malessere dell’amico, si alzò e svegliando anche Bart furono entrambi accanto ad Orlando, fermo di fronte alla finestra, perso a guardare il mare.
«Che succede amico?» gli chiese Daniele posandogli una mano sulla spalla.
«Non lo so, ho una strana sensazione, non te lo so spiegare, era Andi quella delle sensazioni, io non ci capisco niente… mi sento solo, soffocare.» disse Orlando con il fiato corto.
«Mancano ancora due settimane allo scadere dell’ultimatum, cerca di stare tranquillo. Che senso avrebbe Pugliese nel muoversi prima?» disse Bart per invitarlo a calmarsi.
«Questo non lo so, ma voglio andare subito al Ris, chiamate pure Adriano, questa sensazione non mi piace.» ripetè lui ancora una volta, prima di fiondarsi in bagno per cercare di lavar via quella strana sensazione con una bella doccia, cosa che non gli riuscì.
La sensazione che tutto stesse per finire non lo lasciava, fedelmente accompagnata dal terrore di non poter vedere più il sorriso dell’unica donna che avesse mai realmente amato.
 
 
Erano tutti nell’ufficio di Lucia, e fondamentalmente stavano tutti cercando di far ragionare Orlando, che continuava a dire che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di diverso.
Quando il cellulare lasciato loro da Pugliese cominciò a squillare, non fu solo Lucia ad avere un lieve sussulto. Adriano rispose mettendo in vivavoce.

«Via Terenzio, il palazzo che fa angolo con via Boezio, l’appartamento interrato. Non c’è fretta.» disse la voce gelida di Mario, la sua ultima, piccola vendetta contro quella squadra così ostinata contro di lui.
Attaccò il telefono senza dar loro alcuna possibilità di replica.

Il primo a destarsi da quella telefonata, che mai avrebbe voluto ricevere fu Adriano, che attaccò il telefono, ancora lì a ricordare quanto appena ascoltato, si schiarì la voce per attirare l’attenzione di tutti.
«Ghirelli, Dossena, Cecchi con me, prendete contatto con Rambaudi, e Pezzi, raggiungiamo l’indirizzo indicato. Non voglio che nessuno entri prima del nostro arrivo.» fece una breve pausa per poi voltarsi verso Lucia e Orlando.
«Per come la vedo io potrebbe essere una trappola, quindi voi due non vi muovete di qui.» aggiunse con una tale freddezza nella voce, che Lucia non riuscì a ribattere nulla.
«E’ mia moglie.» disse Orlando in un soffio, sapendo che non lo avrebbe mai convinto, incapace di convinciere se stesso.
«Proprio per questo è meglio che tu non venga.» disse Adriano con una sfumatura di dolcezza nella voce. «Non fatene parola con Salvo e Riccardo.» aggiunse prima di lasciare la stanza.

Il suo cuore era in frantumi, il terrore di quello che avrebbe potuto trovare in quello scantinato, lo stava lentemente sgretolando.
Aveva visto fin troppo sangue in vita sua, ma non sarebbe mai stato pronto a vedere quegli occhi, che tanto amava, privi di vita.
Daniele e Bart erano entrati in macchina senza fiatare, senza pensare, senza riflettere, perché il fiato si era fermato in gola quando avevvano ricevuto quella maledetta telefonata, perché non potevano pensare che lei era morta, non potevano fermarsi a riflettere alla possibilità che non avrebbero rivisto quel sorriso;
Adriano non disse nulla, mise in moto e si allontanò velocemente dalla caserma.
 
Andrea aprì gli occhi quando un flebile raggio di luce che filtrava da piccola finestrella, la colpì sul viso, si era di nuovo addormentata sul divano, anche se stranamente, questa volta era riuscita a dormire molto più del solito, probabilmente la tisana che Mario l’aveva costretta a bere la sera prima aveva sortito l’effetto desiderato.
Quando si alzò dal divano, per vedere se Erika ancora dormiva, si stupì e agitò nel trovare il letto vuoto. Si voltò verso il cucinino per vedere se si era già alzata e trovò il tavolo spoglio, solo una lettera sotto un mazzetto di margherite.

Velocemente si alzò per raggiungere il tavolo e aprire la lettera.

Buongiorno commissario,
ho riflettutto a lungo sulle tue parole, su quello che mia figlia merita o no di vedere, e perché no, anche sul fatto che essersi messo contro i tuoi amici non è stata un’idea geniale, e credimi tengo moltissimo alla mia pelle.
Mi sono fermato a pensare, e il sangue della Brancato ha perso fascino, l’idea di vederla soffrire e torturarla con le mie stesse mani ha perso quella magia che mi ha accompagnato nei mesi in cui ho preparato tutto questo; la possibilità che mia figlia potesse anche solo ferirsi durante un blitz dei tuoi uomini mi ha fatto cambiare idea.
Non sono il tipo da costituirmi, non lo farò mai, sappilo.
La latitanza e poter veder crescere mia figlia è tutto quello che voglio in questo momento. Ho fatto delle scelte azzardate in passato, i soldi facili mi hanno affascinato, sono stati come la cocaina per un drogato, ho umiliato, vessato, insultato, ammazzato per non separarmi dalla mia droga. Non sono capace di pentirmi di quanto ho fatto, ma ora vedo il male che ho provacato, e mi dispiace per Fulvio Belli, forse l’unica persona che ho ammazzato che mi ha fatto sentire in colpa.
I fiori te li lascia Erika, per scusarsi di non averti salutato.
Spero di non incontrarti tanto presto, sono convinto che te lo immagini da te.
Buona fortuna, anche se non credo che a una donna come te la fortuna serva, sei uscita indenne dalla tana del lupo perché sei una forza della natura, mi hai aiutato, ascoltato, consigliato e questo per me vale la vita.

 

 

Stammi bene commissario.

Mario Pugliese


Andrea si portò una mano alle labbra, era sconvolta, era tutto finito. Calde lacrime scendevano copiose sul suo viso, era libera, Mario le aveva risparmiato la vita; lei vedeva in tutti quei mesi di prigionia, in tutte le loro chiacchierate, in tutto il tempo trascorso insieme, la risposta alla scelta fatta dal latitante.
La gioia di essersi scoperta di nuovo libera stava, però, lasciando il passo al terrore di tornare alla sua vita, di riabbracciare i suoi affatti, dopo quei due lunghissimi mesi di prigionia. Sarebbe stata capace di lasciarsi quell’esperienza alle spalle? Né sarebbe stato capace suo marito?
 
Quando un colpo di pistola fece saltare la serratura, lei lanciò un urlo.
Quando arrivarono alla fine delle scale che conducevano allo scantinato, videro una porta chiusa da un grosso lucchetto e Adriano, che non conosceva più il termine 'calma' sul vocabolario, fece saltare il lucchetto e la porta si aprì leggermente, il grido allarmato che provenne dall’interno gli bloccò il cuore.
«Ora gridi come una principessa indifesa?!» disse spalancando la porta entrando seguito da Daniele, Bart e Antonio.
Andrea era incapace di muoversi, per quanto tempo aveva voluto ritrovarsi davanti quelle persone?! Quanto aveva sperato di sentire la voce di Adriano che si apriva a un rimprovero?! Ora però il suo corpo era come gelato sulla sedia.
Adriano le fu subito di fronte e lei gli gettò le braccia al collo, cominciando a piangere.
Antonio, Bart e Daniele avevano le lacrime agli occhi, nonostante questo furono capaci di perquisire velocemente lo stanzone per costatare che Andrea era ormai sola lì dentro.
«Avvisate il Ris, chiamate un’ambulanza, e aspettatemi di fuori per favore.» disse Adriano sentendo quanto il corpo di Andrea tremasse in quel momento tra le sue braccia.
«E’ tutto finito, basta piangere, ora sei libera.» le diceva mentre le accarezzava dolcemente quei capelli così corti rispetto a come li ricordava.
«Ho… paura…» disse Andrea singhiozzando senza staccarsi dal corpo del suo amico. Aveva tenuto duro per due mesi, ma adesso sembrava incapace di reagire di fronte a quella ritrovata, e insperata, libertà. Era pronta a morire, si aspettava questo da Mario. Non pietà, e improvvisamente era incapace di gestire il dono della vita che Mario le aveva fatto.
 
Lo sguardo di Daniele era ancora rigato di lacrime, quando il piantone al telefono gli disse che il capitano Brancato e il tenente Serra avevano lasciato il laboratorio poco dopo di loro.

«Anch’io ho una sensazione, ed è positiva, andiamo.» disse Lucia afferrando la sua giacca e il braccio di Orlando, ormai in stato catatonico.
«Ha detto di non muoverci.» disse con un filo di voce.
«Io sono il tuo superiore e ti ordino di alzare immediatamente il culo e venire con me.» gli rispose lei imperiosa.
«D’accordo capitano» disse Orlando accennando un sorriso «Sono sempre più convinto che questa frequentazione ti faccia più male che bene…» aggiunse aprendosi in un mezzo sorriso.
Così poco dopo gli altri lasciarono il Ris.

Quando Lucia e Orlando arrivarono all’indirizzo indicato, c’erano macchine di polizia e carabinieri che bloccavano buona parte di via Boezio,
si fecero largo tra i colleghi con il tesserino in mano e quando arrivarono di fronte all’ingresso del palazzo,
videro solo Orlando e Bart stretti in un abbraccio con le lacrime agli occhi e Antonio che si copriva il viso con una mano.

Orlando, interpretando quelle lacrime come massima espressione di disperazione, scattò verso l’ingresso del palazzo seguito a ruota da Lucia incredula che Mario potesse davvero averle fatto del male, anche se le lacrime dei suoi colleghi non fecero presagire nulla di diverso.
«Andrà tutto bene, ti prego, fidati di me. Usciamo da qui…» le diceva Adriano accarezzandole i capelli, mentre Andrea scuoteva il capo in segno di diniego.

Quando la porta sbattè di nuovo, contro il muro Andrea sussultò tra le braccia di Adriano, per poi prestare tutta la sua attenzione alle due persone fere di fronte alla porta.
«Mi pareva strano che per una volta voi due mi aveste dato retta.» disse Adriano sarcastico rivolto verso i due.
Mentre Andrea cercava di nascondersi dagli occhi lucidi di Orlando.
«Andi…» disse cominciando a muovere, pochi e lenti passi verso di lei.
«Coraggio Duchessa, tira fuori gli artigli, apri le ali e torna a volare.» le sussurrò Adriano in un orecchio.

Andrea tirò su il viso, ancora nascosto nel collo dell’amico, incrociò lo sguardo del marito e si alzò correndo verso di lui,
ancora zoppicava leggermente anche se erano settimane che Mario non la incatenesse più i piedi, la ferita non era mai guarita a dovere.
Orlando accolse sua moglie tra le braccia, e in quello stesso momento le lacrime smisero di rigare il suo volto. I due si strinsero forte.
Cercando come sempre facevano, di trovare nella loro unione la forza necessaria a sfidare il mondo. Dolcemente i loro nasi si sfiorarono, in quel gesto tanto intimo e tanto di casa. Erano di nuovo l’uno tra le braccia dell’altro, nel tentativo di recuperare con piccoli gesti, propri della loro intima quotidianità, quei mesi che avevano vissuto separati.
Purtroppo il tempo trascorso era molto, e pesanti erano i pensieri e i segreti che ognuno di loro aveva dovuto portare da solo, tra di loro,
invisibile e inesorabile c’era uno spazio bianco che ancora li separava.

Quando Lucia, ferma sulla porta, stava per voltare loro le spalle.

Andrea, che aveva notato quel movimento, dovendo ringraziare ancora Pugliese per quell’ipervigilanza, si scostò dalle labbra del marito che ancora non aveva sfiorato, avvertendo il peso di quello spazio bianco tra di loro, e richiamò la donna.
«Capitano aspetti.»
Lucia si voltò verso di lei, certa che non fosse quello il momento in cui quella donna avrebbe dovuto curarsi di lei. Andrea si avvicinò a un orsacchiotto, unica cosa sua scampata al ripulisti di Mario e tirò fuori una busta di carta. Zoppicando si avvicinò alla donna consegnadola la busta. Lucia la guardava stranita, non capendo quella mossa.
«Questo posto sarà presto messo sottosopra e queste le appartengono.» disse ancora Andrea spingendola a prendere la busta che Lucia esitava a prendere.
«Non posso far sparire delle prove…» disse Lucia senza prendere in mano la busta.
Andrea si voltò verso Adriano che si stava avvicinando a loro.
«Devi ancora lavorarci.» disse rivolta all’amico. Mentre Orlando si stava chiedendo come fosse mai possibile che lei sapesse della loro relazione, nata da poco.
«Queste foto riguardano anche te, anche se sei riconoscibile solo a un occhio esperto» disse ammiccando verso l’amico che cominciava ad aprirsi in un sorriso, mentre Lucia comincia ad arrossire
«E per favore… chiudete le tende!!» aggiunse Andrea passando lo sguardo prima sull’uno e poi sull’altro.
Se Lucia era imbarazzatissima, Adriano sembrava una versione femminile di Andrea quanto a inibizione circa l’argomento sesso.
«Come?» le chiese Adriano «Cosa?» le chiese suo marito.
«Pugliese quando ancora voleva annullarmi, psicologicamente, mi ha fatto avere delle foto della Brancato in un momento particolarmente intimo, insinuando poi che l’uomo sotto di lei fossi tu.» se Lucia aveva preso bene quella spiegazione al sotto di lei, divenne paonazza e prese la busta di foto ancora in mano ad Andrea, che poi rivolgendosi ad Adriano. «Mio marito non ha cicatrici sulla gamba… a te, poi, l’ho fatta io!»
Adriano toccandosi sotto il ginocchio, scoppiò a ridere.
Orlando cominciò a ridere, portandosi una mano a coprire le labbra, visto l’evidente imbarazzo di Lucia, mentre Andrea e Adriano ridevano senza alcun imbarazzo.
«Non hanno idea di cosa sia il pudore…» disse Orlando in direzione di Lucia, ancora rossa.
«Dai, però, abbassiamo le serrande.» la incalzò Adriano facendo ridere ancora di più Andrea, che lo conosceva come le sue tasche, e sapeva quanto poteva essere geloso, e arrossire Lucia, così poco abituata a una discussione pubblica delle sue attività sessuali.
«Vorrei ben vedere!» disse Andrea quasi scandalizzata.
«Comunque capitano b…» stava per aggiungere quando Adriano le mise una mano sulla bocca.
«Basta, adesso.» la riprese lui vedendo Lucia troppo imbarazzata.
«Ahia» urlò Adriano dopo che Andrea gli morse un dito per fargli mollare la presa.
«Sei proprio cotto.» disse poi rivolta verso l’amico, quando un lieve capogiro la colse, costringendola a portarsi una mano alla testa e a barcollare in cerca di un appiglio.
Orlando le passò immediatamente una mano sotto le ginocchia e la prese in braccio.
«Ho fatto chiamare l’ambulanza…» disse Adriano mentre apriva la strada  a Orlando fuori da quello scantinato.

Quando erano quasi all’ingresso, Andrea si portò una mano a coprirsi il viso, tremendamente infastidità dalla luce del sole che illuminava l’atrio,
erano due mesi che non vedeva così tanta luce di frotne a se e i suoi occhi non erano ancora in grado di supportarla. Lucia che colse il suo fastidio,
si tolse la giacca per appoggiargliela sul viso.
«Grazie.» le disse piano Andrea, mentre Lucia si aprì in un leggero sorriso, mentre Adriano e Orlando si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Orlando e Andrea salirono sull’ambulanza diretta al Gemelli mentre Lucia stava coordinando i suoi uomini, avendo intuito che Daniele e Bart non avrebbero avuto la testa per fare il loro lavoro li lasciò andare in ospedale, chiamando una nuova squadra dal Ris per perquisire quella che per due mesi era stata la prigione di Andrea Manzi in Serra.
 
«Mi spieghi perché dobbiamo andare in ospedale?! Sto bene, davvero. Non mi ha fatto nulla…
la caviglia la può tranquillamente controllare Mimmo, perché devo per forza andare in ospedale?!
Sai quanto poco li sopporti, no!!?» disse Andrea mentre fissava suo marito negli occhi, lui che le teneva stretta la mano, accarezzandole il viso delicatamente.
Orlando lo sapeva, doveva dirglielo, non c’era un altro momento o un altro modo.
Andrea avrebbe rifiutato qualsiasi visita, perché non vi trovava senso.
Prese un lungo respiro e mentre continuava ad accarezzarle il viso, scansandole qualcuno di quei boccoli ribelli dal viso; cavolo, era splendida anche con quel taglio corto pensò.
«Amore… c’è una cosa che devi sapere.» disse lui dolcemente, mentre Andrea si era fatta stranamente seria.
«Amore?! Che succede Orlando? Mio fratello sta bene? Salvo? Ele? Andrea piccolo?» chiese lei agitandosi leggermente,
Orlando imprecava mentalmente per quella sbadataggine – Amore – certe dolcezze erano rare, non adatte, secondo lei a quel giro in ambulanza.
«Andi calmati! Stanno tutti benissimo, c’è qualcosa però che devi sapere…» disse lui stringendole la mano, e spingendola a sdraiarsi e rilassarsi su quella barella.
«Che cosa devo sapere? Su chi?» chiese lei che era assolutamente incapace di calmarsi; era semplice, quando non capiva, andava in agitazione, specialmente in quel periodo.
«Su di te… su di noi…» disse Orlando convinto ormai che quella cosa fosse totalmente assurda. Erano le donne che informavano i rispettivi compagni della gravidanza, non viceversa, non era normale, non era possibile.
«COSA?! Mi vuoi lasciare?!» chiese lei spalancando gli occhi.
Orlando scosse la testa sbattendosi una mano sulla fronte.
Non ci siamo, pensò prima di prendere fiato.
«Andrea sei incinta, noi due» disse indicando loro stessi «aspettiamo un bambino.» concluse poggiadole una mano sul ventre.

Andrea era basita, come del resto i due infermieri presenti nell’ambulanza con loro,
non era certo una situazione consona, quella cui stavano assistendo.
Andrea non proferiva parola, mentre Orlando teneva ancora la mano sul suo ventre,
quando arrivarono in ospedale e le porte dell’ambulanza si aprirono Andrea allontanò Orlando da se, cosa che lo lasciò basito,
mentre i medici la portavano dentro per visitarla.
«Tu avresti dovuto dirmelo. Prima…» disse Andrea con gli occhi velati di lacrime rivolta all’uomo che aveva sposato e in quel momento non capiva, prima che le porte del pronto soccorso si chiusero separando quelle due paia di occhi sofferenti.

Andrea non sapeva perché aveva usato quella freddezza con lui.
Non aveva dubitato, nemmeno per un secondo, che quello che lui le stesse raccontando fosse la verità, per diversi motivi, principalmente perché lui era incapace di mentire in generale, ma in maniera particolare a lei; soprattutto lui non avrebbe mai mentito su quel determinato argomento, non era qualcosa sulla quale si scherzava, giocava o mentiva. Volevano troppo entrambi dei figli per giocare su quell’argomento.
Allora perché lo aveva allontanato? Perché si era sentita offesa da quelle sue parole? Perché non aveva voluto averlo accanto in quel momento?
E la risposta le arrivo chiara alla mente, mentre non ascoltava minimamente il medico che le stava facendo delle domande alle quali lei non voleva rispondere.
Lei era disposta a morire, lei era pronta per scomparire, lei era certa che avrebbe dovuto rendere l’anima che le era stata donata,
si era segretamente arresa a Mario tanto tempo prima, ma…
Quella gravidanza cambiava completamente la sua posizione, non si sarebbe mai arresa a Mario se avesse saputo, avrebbe lottato, pregato, pianto, implorato per aver salva la vita.
Non era effettivamente arrabbiata con suo marito, per averle omesso quel particolare, era semplicemente arrabbiata con se stessa per essersi arresa troppo presto all’idea che presto sarebbe morta.
«Chiamate mio marito.» disse improvvisamente ai medici che aveva di fronte.
«Signora… ma… la stiamo visitando…» rispose un medico titubante, non sembrava certo che lo volesse accanto mentre scendeva dall’ambulanza.
«Voglio mio marito qui, adesso, o comincio a urlare appena qualcuno di voi anche solo mi sfiora.» disse Andrea ferma, facendo scuotere con decisione la testa ai medici, che acconsentirono alle sue richieste.
 
Quando un’infermiera uscì alla ricerca del tenente Orlando Serra, il suo cuore perse un battito, lasciarsi quel periodo alle spalle avrebbe preteso un lungo lavoro e un notevole impegno da parte di entrambi. La reazione di Andrea alla notizia della gravidanza non faceva presagire nulla di meno, e lui non si aspettava certo che lei avrebbe reagito diversamente.
Una volta entrato Orlando i medici procedettero con la medicazione della caviglia e una serie di prelievi per poi accompagnare i coniugi in uno studio ginecologico.
Andrea faceva ancora fatica a credere di essere incinta, e nonostante Orlando fosse lì per tenerle la mano e farla sentire meno sola, lei in quel momento si sentiva tremendamente piccola e impotente.
Il medico cominciò a visitarla in silenzio, Andrea non aveva voluto che Orlando si allontanasse da lei,
anche se era incapace di dire o fare qualsiasi cosa se non stringergli la mano.
Il gel sulla pancia la fece leggermente sobbalzare, ma non riusciva a guardare lo schermo dell’ecografo che sia suo marito sia il medico,
fissavano con tanta attenzione, lei non aveva il coraggio di voltarsi, troppo abituata all’immobilità del suo ventre
che non aveva il coraggio di girare la testa per vedere cosa attirava tanto l’attenzione di quei due uomini. Quando il medico girò una picolla rotella
e nella stanza rimbombò il suono di un cuore molto accellerato.
Andrea smise di respirare in quel momento, mentre Orlando le stava posando un bacio sul capo, Andrea sentì distintamente alcune lacrime di suo marito caderle sulla fronte, mentre dolcemente le sussurava «Grazie!».
Finalmente, anche lei si voltò verso lo schermo.
Quello che vide era la sagoma di un bambino con tanto di braccia e gambe, che aveva la mano chiusa a pugno vicino alla bocca.

Senza capire come si ritrovò con il viso rigato di lacrime e la mano di Orlando alle labbra.

Se a quel medico, qualcuno un giorno avesso chiesto com'era la gioia sul volto di una donna che scopriva la vita nel suo ventre,
lui avrebbe sempre avuto in mente quegli occhi chiari colmi di lacrime che guardavano il proprio ventre con un tale amore e una tale riconoscenza,
che sembrava ammirassero la vita stessa; mai come in quella coppia di giovani coniugi aveva visto tanta gioia mista a sorpresa.
 
Andrea fu trasferita in una stanza, stava bene, anzi considerando i due mesi appena vissuti, era in ottima forma, ma per un eccesso di zelo i medici volevano tenerla in osservazione per la notte. Il ginecologo le aveva detto che stava bene, la gravidanza procedeva serena e lei era incinta di 17-18 settimane, il ventre avrebbe cominciato presto a gonfiarsi mentre le nausee erano da poco sparite, confermò lei stessa al dottore. Tutto quello di cui aveva bisogno era riposo e possibilmente passare un po’ di tempo all’aria aperta e al sole.
 
«Da quanto lo sai?» chiese Andrea mentre ormai l’avevano trasferita nella stanza che l’avrebbe accolta per la notte, mentre l’infermiera le preparava una flebo e Orlando avvicinava la sedia al suo letto.
«Poco dopo il rapimento, prima ancora di avere notizie da Pugliese, Mimmo ti aveva fatto le solite analisi e ha scoperto il tuo stato interessante, ha ripetuto diverse volte il test.» disse lui sedendosi accanto a lei.
«LO SAI DA DUE MESI?» chiese lei alzando il tono della voce e le fiamme negli occhi. «Avresti douto dirmelo!!!» aggiunse senza perdere la decisione che aveva nello sguardo, mentre Orlando cominciava a capire quello che intendeva Mario quando diceva che assomigliava a un drago.
«Come potevo? I collegamenti non sono mai durati molto… non eri mai sola… non volevo che tu ti agitassi! Ti prego stai calma adesso.» le disse lui cercando di tranquillizzarla, in fondo Mario aveva detto che i suoi cambi di umore erano piuttosto repentini.
«Dovevi dirmelo… dovevo sapere… lo avrei potuto dire a Pugliese…» disse ancora lei, quando Orlando al nome di Pugliese fece una strana smorfia.
«LUI LO SAPEVA? PUGLIESE LO SAPEVA?!» chiese ancora lei alzando di nuovo il tono della voce.

Nel frattempo fuori dalla stanza di Andrea si era radunata una piccola folla. Daniele che chiacchierava amabilmente con Antonio, Paolo, Mimmo, Riccardo e Salvo, ai quali stava raccontando le condizioni del piano interrato in cui era stata ritrovata Andrea.
Bart si stava spuppazzando il suo piccolo, che era appena arrivato con Eleonora, immediatamente avvisata della liberazione della sua amica; mentre Lucia e Adriano erano leggermente in disparte rispetto agli altri e parlavono sottovoce.

Quando le grida di Andrea arrivarono fuori dalla stanza, Adriano prese la parola
«Direi che il caso di palesarci prima che lo ammazza! Qualcuno le ha ridato un’arma?!» chiese rivolgendosi ad Antonio, che scosse la testa come risposta.
Daniele si avvicinò alla porta e bussò non troppo delicatamente.
«Avanti!» disse Andrea subito, per poi voltarsi verso Orlando e aggiungere «Ti hanno salvato, ma non saranno qui per sempre.»
Lui deglutì nervoso, a quella minaccia non troppo velata.
«Hai finito di fare casino?» disse Adriano entrando nella stanza seguito dagli altri.
«Tu hai finito di nascondermi le cose?» chiese lei con il tono ancora scocciato, dalla precedente discussione con Orlando.

Quando tra la folla di persone Andrea notò suo fratello entrato a testa bassa, incrociò il suo sguardo per pochi secondi, Riccardo si avvicinò a lei affondando il viso nel suo collo. Andrea sentì la sua spalla inumidirsi.
«E’ tutto finito.» disse accarezzando la testa al fratello. «Va tutto bene, io sto bene.» gli disse ancora sottovoce, quando Salvo si avvicinò ai due prendendole la mano.
«Stai per diventare zio…» gli disse ancora lei, notando che ormai si era calmato.
«Giusto, ed io mi trasferisco qui, ho già fatto richiesta in un paio di ospedali in questi mesi.» le rispose Riccardo accarezzandole dolcemente il viso, Andrea gli sorrise, felice finalmente di poter avere di nuovo suo fratello vicino.
«Ti sei trovato anche una casa?» chiese lei conoscendo le sue pessime capacità organizzative.
«Sì!» le rispose lui con un tono piuttosto arrogante.

Andrea lo guardò non capendo, quando Daniele fece un passo avanti. «Mi mancava un coinquilino…»
«Lele!» disse Andrea tendendo una mano verso di lui che la strinse e se la portò alle labbra.
«Questa volta mi sono sinceramente spaventato Nenè.» disse il riccio stringendola in un abbraccio.
«Lo so, ma adesso è tutto finito, davvero.» lo rassicurò lui scompigliandogli quella fratta che aveva in testa.

Troppo impegnata a parlare non si accorse che qualcun altro era entrato nella stanza, qualcuno piccolo, molto piccolo, in braccio a una mamma, con un sorriso bellissimo. Quando, quasi per farsi notare, lanciò un piccolo urletto Andrea si voltò di scatto e li vide, tutta la famiglia lì.
Bart, Eleonora e il piccolo Andrea jr. non potevano essere più felici e quando  si avvicinarono, il piccolino tirò le braccia in avanti, come per volerla toccare. Lei gli diede un piccolo bacio sulla fronte e abbracciò forte Eleonora.
«Stavolta Dea mi hai fatto penare, in compenso tuo marito ha fatto moltissima esperienza con il tuo figlioccio.»
Andrea gli strinse la mano per poi voltarsi verso Orlando che le sorrise di rimando, in tutto quel ritrovarsi, in tutto quel calore ritrovato, lui non si era mosso dal suo fianco.

In fondo al lettino c’era Mimmo che leggeva la cartella medica accanto al suo fedele vice, che con un cenno del capo le disse «Capo, ben trovata…»
«Al diavolo.» disse Andrea tirando l’uomo per la mano che le stava tendendo e lo strinse in un abbraccio scatenando la risata degli altri presenti.
«Abbiamo ancora un commissariato?» gli chiese Andrea a bassa voce.
«Ovviamente Sì! Anche se immagino che non ti ci rivedrò per molto?!» sussurrò piano il suo vice all’orecchio.
«Sei al solito un ottimo sbirro.» disse Andrea sciogliendo l’abbraccio.

Mimmo si avvicinò a lei e prese il polso, per controllare i battiti, poi le posò una lieve carezza sulla testa, che lei ricambiò con una stretta di mano, a loro due erano sempre servite poche parole.
Lievemente in disparte e ancora appoggiato alla porta, c’era anche il magistrato, entrato nella stanza solo perché spinto da Adriano, altrimenti le avrebbe lasciato un po’ di calma con quella che era la sua famiglia.
«Paolo… viene.» disse Andrea invitandolo ad avvicinarsi al suo letto, faceva l’allettata da poco meno di un’ora e già era stufa, anche se sapeva perfettamente che Orlando o suo fratello non avrebbero certo fatto i salti di gioia nel vederla di nuovo in piedi.
«E’ davvero un piacere rivederti sana e salva.» disse il magistrato stringendole la mano e chinandosi su di lei per posarle un bacio sulla guancia, Andrea arrossì leggermente, costatando con la coda dell’occhio suo marito irrigidirsi in maniera quasi impercettibile, sorrise e tornò a rivolgersi al magistrato.
«E’ un piacere anche per me, essere di nuovo qui, ed esserne uscita davvero tutta intera.» disse rivolta al magistrato.

«Nana, come sai, Lupo è andato via con sua figlia, hai idea di dove potrebbe essere? » chiese Adriano dopo essersi schiarito la voce.
«Che tatto…» Questa volta fu un’altra voce a parlare, Lucia non aveva aperto bocca da quando era arrivata, si sentiva di troppo in quella grande famiglia
e aveva sempre lo stesso terrore di essere detestata da Andrea.
«Non si preoccupi Capitano, va bene…» rispose lei sorridendole, fu il primo contatto positivo che ebbero insieme,
Lucia sorrise di rimando, contenta, per la prima volta, di averle concesso un atteggiamento non ostile.
«No, non ho idea di dove possa essere Pugliese, mi ha lasciato solo una lettera.» Continuò Andrea, con la voce un po’ indecisa.
«Una lettera?» chiese Salvo, anche lui preso dalla conversazione.
«Sì, una lettera dove mi diceva che tutto quello che voleva era la latitanza e la possibilità di veder crescere sua figlia da uomo libero,
che teneva alla sua pelle e a quella di Erika più di ogni altra cosa e che il sangue della Brancato non gli interessava più. » spiegò Andrea guardando un po’ tutti i presenti.

«Vorresti dire che ti ha tenuto in prigionia per niente? Per vedere noi soffrire?» disse Ghiro, alzando un po’ la voce, incapace di concepire una cosa del genere.
«Lele, credo proprio che se non mi avesse preso nella sua tana ora qualcuno di noi non sarebbe qui, e la sua fame di vendetta non sarebbe finita.
E’ stato un susseguirsi di avvenimenti, capisci?» disse Andrea guardando prima Lucia e poi infine Daniele,
«Sì, certo, capisco…» rispose lui ora un po’ più calmo.
«Riri, mi dispiace, non mi ha mai fatto capire che aveva intenzione di scappare,
tecnicamente non mi ha mai fatto nemmeno capire che non mi avrebbe ucciso.
È vero che abbiamo costruito un rapporto di stima reciproca, ma non avrei mai immaginato un epilogo del genere.» finì Andrea fissando l’amico d’infanzia.
«Basta così per il momento.» disse Lucia che avevi visto Adriano pronto a chiederle altro.
«Credo che lei abbia diritto a un po’ di pace, Orlando ti considero in licenza matrimoniale.» aggiunse rivolgendosi al tenente, che annuì sorridendo verso di lei.

Tutti si stavano congedando dall’amica ritrovata, quando Andrea inaspettatamente si rivolse a Lucia.
«Capitano, credo che mi terranno in osservazione solo per la notte, le posse chiedere di venire domani a casa mia, le farò confermare da Orlando quando mi dimetteranno.»
«Non abbiamo fretta.» le disse di nuovo Lucia, ora quasi imbarazzata dall’insistenza del commissario, che non smetteva di essere se stessa nemmeno dopo mesi di prigionia.
«Ora è tutto molto vivo nella mia mente, e vorrei discuterne con lei.» notò gli altri che sembrava volessero aggiungere qualcosa, ma lei fu più veloce. «Solo con lei.» finì per zittire tutti.
«Ci vediamo domani allora.» le disse Lucia annuendo.
 
Quando furono di nuovo soli, Orlando si avvicinò di nuovo al letto della moglie. «Come ti senti?» le chiese spostando una ciocca di capelli ribelle che le cadeva continuamente sul viso.
«Viva.» disse lei stringendo la sua mano. «Tiia?» chiese poi facendo l’unica domanda che ancora non aveva fatto.
«Quando Adriano ha avuto l’impressione che Mario potesse conoscere la sua importanza per te l’ha fatta trasferire in una diversa struttura. Sono riuscita a vederla pochissimo per non esporla ad altri pericoli, ma è cresciuta moltissimo.» le disse lui senza mai interrompere il contatto visivo.
«Voglio la nostra bambina.» disse Andrea stringendogli la mano.
«Ce la riprenderemo.» la rassicurò lui «Sarà contenta di avere una sorellina?» le chiese ancora lui.
«Sei così convinto che sia una femmina?» gli chiese Andrea sorridente.
«Me lo sento, ne sono certo, ultimamente vado forte anch’io con le sensazioni.» affermò lui sicuro.
«Perfetto, almeno potrò condivedere con qualcuno la tua gelosia.» affermò lui con un ghigno sul viso.
«A proposito…» cercò di dire lui, che fu prontamente fermato da Andrea che lo attirò a se, sussurrandogli a fil di labbra. «Adesso baciami, cretino.»
E lui non se lo fece ripetere due volte, posando finalmente le sue labbra su quelle della moglie, in un bacio dolce, timido, che parlava di assenza e mancanza, per diventare sempre più velocemente espressione del desiderio represso di entrambi.
 

Altrove, lontano da sguardi indiscreti e da chiunque potesse conoscere la sua storia Mario Pugliese era sdraiato sul ponte di una nave mercantile, sua figlia Erika aveva la testa posata sulla sua pancia.
«Papà Andrea sarà tornata a casa?» chiese la piccola mentre fissava quel cielo pieno di stelle, mai viste così tante.
«Stai tranquilla, la tua amica è tornata a casa, è con la sua famiglia. So che ti manca, ma è meglio così. Sei pronta a vedere il mondo?» rispose lui accarezzando i capelli della bambina.
«Sì papà, non vedo l’ora di girare il mondo con te, voglio essere come Iolanda, girare per i sette mari come un pirata.» disse la piccola ancora molto euforika, per poi aprirsi in uno sbadiglio e stropicciandosi gli occhietti.
«Andiamo a dormire Iolanda.» disse Mario, alzandosi e prendendo sua figlia in braccio, per riportarla nella cuccietta che dividevano, non era lo Sheraton ma era sinonimo di libertà e lui se la sarebbe goduta fino alla fine.
 

 

*Memory dal musical Cats

'Luce del giorno, 
devo aspettare l'aurora 
devo pensare a un nuova vita 

e non devo arrendermi 
quando l'alba arriva 
questa notte sarà anche lei un ricordo 

e un nuovo giorno comincerà'
Parte Orlando

'Ricordo, tutta sola sotto la luce della luna 
posso sognare i giorni passati 
la vita era meravigliosa allora 
ricordo i momenti in cui 
ho davvero capito cosa fosse la felicità 
lascia che il ricordo viva di nuovo'
 Parte Andrea 

 



NDA

Incredibile ma vero, siamo arrivati alla fine, questo è l’ultimo capitolo, il prossimo sarà l’epilogo.
Mario latitante, libero, con sua figlia, lo so, è cattivo e avrebbe dovuto pagare, ma questo Mario è diverso ed io non l’ho potuto condannare, non ci sono riuscita, è uno tra i miei personaggi preferiti in questa storia. Mi metto a lavorare sull’epilogo che è meglio…
Devo ringraziare Adriana in maniera particolare, per il supporto e la consulenza per la stesura di questo capitolo, scritto a quattro mani in alcuni punti. Poi vorrei ringraziare anche fantasiaturbo, SerenaVdW e Clakry per la pazienza con la quale hanno saputo attendere. Credo di aver parlato molto in questo capitolo vorrei ora sapere che ne pensate voi.
Vi ricordo il link alla pagina facebook LisbethEFP e vi ricordo che è stata pubblicata una OS legata a questa serie Wind of change, il rating è rosso per un eccesso di zelo da parte mia.
Adios
A
 

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Capitolo 25
*** Ending ***


Epilogo
A Fantasia e Serena, come promesso!




Epilogo

Epilogo

«Andrà tutto bene, stai tranquilla, sei sicura che non vuoi che lo facciamo insieme?» le disse lui stringendola ancora tra le braccia.

«No, oggi da soli, e domani insieme! Non mi lasciare…» rispose lei esitante affondando in quelle pozze scure che erano i suoi occhi.

«Mai! Fatti sentire, piccola, appena puoi.» le disse lui sorridendole, e posandole un bacio sulla fronte.

«Se sopravvivo.» rispose lei con un sorrisetto malizioso, che lo mandava letteralmente ai pazzi.

Dopo essersi scambiati un tenero bacio, che di casto aveva poco, si voltarono, ognuno per la propria strada.

 

«Ciao famiglia!» disse posando il casco nell’armadio, entrando in casa.

«Ciao tesoro…» le rispose la voce della madre ancora serena.

«Ciaoooooo» le disse la sorella dall’altra stanza.

Fece un lungo respiro ed entrò in cucina.

«Vatti a lavare le mani, che tuo padre sta salendo con le pizze.» le disse la madre spingendola verso il bagno, dove si chiuse cominciando a imperventilare.

«Sono a casa!!! Si mangia!» la raggiunse la voce del padre fino al bagno, dove sarebbe voluta rimanere chiusa in eterno.

«Su dai, non ti uccideranno!» si disse guardandosi allo specchio dopo essersi sciacquata il viso.

 

Quando entrò in cucina, il padre era in piedi, con i cartoni della pizza ancora in mano, che posava un bacio, sicuramente non un bacio a stampo, sulle labbra della mamma che aveva due bottiglie di birra in mano. La sorella era seduta al tavolo e sorrise dolcemente nella sua direzione.

«Sono incinta!» disse senza aspettare ancora.

Le bottiglie di birra toccarono terra prima dei cartoni della pizza, che cadderro sui vetri.

 

 

Quando rientrò in casa, dopo aver bloccato l’ascensore ed esserci rimasto chiuso fino a quando il vecchio del terzo piano non aveva cominciato a sbattere sulle porte, imprecando che con il suo bastone non poteva fare le scale e che l’ascensore non era per lo sconcerie, sua sorella gli venne incontro con quella zazzera di capelli indomabili, splendidi, come quelli della sua lei.

«Tato!!» disse saltondogli in braccio.

«Maia, vieni qua scimmietta…» le rispose lui accogliendola in braccio, pensando che tanto ormai avrebbe dovuto abituarsi, le posò un bacio sulla fronte.

«E’ pronto, lavatevi le mani.» li riscosse la voce del padre dal salone, dove stava finendo di apparecchiare.

Facendo l’aeroplanino portò Maia in bagno e si lavarono insieme le mani, quando arrivò in salone, i genitori erano già seduti a tavola, Maia sgusciò dalla sua presa, per andare a sedersi al suo posto.

Posò entrambe le mani sullo schienale della sua sedia e alzando la testa, si perse negli occhi chiari di sua madre.

«Ginevra ed io aspettiamo un bambino.» disse senza alcuna esitazione.

 

I genitori la fissavano sconvolti, la sorella non smetteva di sorriderle, lei era a conoscenza di tutto, lo aveva sempre saputo, le era stata accanto per tutto quel tempo, lo aveva saputo anche prima di lui, e insieme erano state dal ginecologo, anche se ormai lo sapeva anche lui e non l’aveva mai lasciata sola.

Ginevra non sapeva che fare o che dire, tra i vari scenari che si era programmata nella sua mente, c’era anche quello dei genitori in stato catatonico, anche se i vetri sul pavimento non li aveva previsti.

«Aspetto un bambino sono da poco entrata nell’undicesima settimana, e » disse esitando un po’, il viso della madre stava cambiando colore e gli occhi lanciavano saette, mentre suo padre fissava un punto oltre le sue spalle; fissava il muro, dove c’erano i segni che prendevano ogni anno, da quando ne aveva quattro, in altre parole da quando si erano trasferiti in quella casa, che misuravano quanto lei e sua sorella erano cresciute, suo padre stava pensando alla sua bambina, e una lacrima voleva correrle sul viso, a quel pensiero, ma la ricacciò indietro e proseguì.

«Vogliamo tenerlo.» terminò decisa, in fondo la decisione era il suo miglior pregio da quando aveva cinque anni, soprattutto a detta dei suoi.

«Siete due bambini, non avete idea di quello che state facendo.» le disse Andrea fredda, incapace di guardarla negli occhi.

«So quello che voglio.» rispose Ginevra piccata dalla freddezza della madre.

«Credo che tu sappia allacciarti le scarpe da un paio di anni e ora credi di poter fare la madre. Vattene in camera tua, niente telefono, niente computer, niente di niente» le disse ancora la madre con il volto trasfigurato dalla rabbia.

«Non posso nemmeno cenare? Non sono più una bambina.» disse Ginevra sbattendo i piedi per terra, in maniera poco matura.

«No, non puoi cenare, vattene in camera tua ragazzina. Hai sedici anni, sei una bambina, e vivi in casa mia e fino a prova contraria sono tua madre, quindi fai quello che dico io, vattene in camera tua, ORA.» affermò con un tono che non ammetteva repliche.

Ginevra si voltò senza mai abbassare la testa, le spalle rigide, e il cuore a pezzi, credeva davvero che fosse suo padre l’ostacolo più difficile, mentre credeva che la madre l’avrebbe capita, invece no, mentre una lacrima silenziosa le rigò il viso, lei si chiuse in camera sua sbattendo la porta.

«Com’è possibile?» disse Andrea sbattendo i pugni sul piano della cucina «Noi vi abbiamo sempre permesso di vivere la vostra vita secondo le vostre scelte, vi sfido a trovare due genitori che quando avevate tredici anni vi hanno portato al consultorio spiegandovi qualsiasi cosa sul sesso, sulle malettie sessualmente trasmissibili, sulle PRECAUZIONI… mi chiedo ancora, com’è possibile essere così … così sprovvedute e incoscienti, da rimanere incinta a sedici anni?!» disse ora guardando sua figlia, ora sua marito.

«E’ capitato mamma, è semplicemente successo, queste cose accadono, non siamo incoscienti, soprattutto, Ginevra non è una sprovveduta.» disse la maggiore in difesa della sorellina, che era stata certamente un po’ avventata e poco attenta, ma non voleva certo fuggire alle proprie responsabilità; e ringraziando il cielo, anche Andrea non sarebbe fuggito.

«Tiia, tu lo sapevi, vero?» chiese Orlando parlando con la maggiore delle sue figlie.

«Sì, papà, io lo sapevo.» gli confermò la ragazza con un cenno del capo.

«Dircelo?» le disse in tono polemico Andrea ancora sconvolta dalla rivelazione.

«Mamma non prenterdetela con me ora, lo sai che doveva essere lei a parlarvene, io ho fatto quello che dovevo, non l’ho mai lasciata sola.»

«Scusami tesoro, non volevo risponderti male…» fissando poi la cena sul pavimento «puoi farti un panino se vuoi.» le disse indicando il frigo.

«Portane uno a tua sorella per favore.» le disse Orlando in tono conciliante, mentre Andrea lo guardava male. «Non voglio affamare mio nipote, né mia figlia.» le disse Orlando sostenendo lo sguardo rabbioso di Andrea, la ragazza avrebbe mangiato, questo non era discutibile. Andrea annuì e Tiia lasciò la cucina dopo aver svuotato il frigo.

 

«Dove abbiamo sbagliato?» chiese Andrea cadendo svuotata sulla sedia.

«Andi non abbiamo sbagliato niente, ma queste cose capitano, ha ragione tua figlia.» le disse Orlando sedendosi accanto a lei, accarezzandole una spalla.

«E’ così piccola…» disse portandosi una mano alla fronte.

«Sarà sempre la nostra bambina.» le disse Orlando dolcemente.

«Da dove cavolo ti viene tutta questa calma e saggezza? Tu che le soffochi e hai letteralmente interrogato e terrorizzato ogni ragazzo di Tiia, invitato alla porta ogni spasimante di Ginevra e dio solo sa cos’hai fatto penare ad Andrea in questi anni…» disse lei fissando ora suo marito, finchè non vide comparire un ghigno sadico sul suo volto. «Oh» disse colta da un’illuminazione «Tu ti risparmi per lui!!» disse ad alta voce.

«Il fatto che il tuo figlioccio mi abbia chiesto se poteva sposare Ginevra quando aveva sette anni lui e sei lei, non significa che io approvi una cosa del genere, e poi non gli ho mai detto sì.» disse Orlando ora con il tono di voce di un padre arrabbiato.

«Il nostro figlioccio adora nostra figlia, la venera come una dea.» disse Andrea ponendo l’accento il nostro.

«Io non mi dimentico mia figlia in lacrime, quando lui era al secondo anno di liceo e lei al primo, per me deve ancora farsi perdonare.» disse Orlando incrociando le braccia al petto.

«Dio erano dei bambini, e tua figlia ha pianto per dieci minuti per poi farsi accompagnare a casa di Andrea e dirgli chiaro e tondo che lei non era un giocattolo e che se lui si era stufato, bastava dirlo.» replicò tranquilla Andrea.

«Fortunatamente ha preso il carattere da me.» rispose lui tronfio, gonfiando il petto.

«Sei un… cretino!» disse Andrea dandogli un cazzotto sul braccio.

«E tu la solita manesca.» disse lui alzandosi dal tavolo. «Andiamo.» disse tendendogli la mano.

«Vai tu, io non sono ancora abbastanza in me, porto fuori Tak.» disse alzandosi dal tavolo.

«Tak è già fuori, è in giardino.» le disse lui, provando a convincerla a seguirlo in camera della figlia.

«Ho bisogno di stare un po’ da sola.» disse alzandosi e posando un bacio sulle labbra del marito che la vide uscire dalla porta-finestra, la conosceva bene e sapeva che aveva bisogno dei suoi tempi per metabolizzare certe cose. La lasciò andare a torturare il loro pastore tedesco mentre lui saliva le scale per andare a parlare con la sua bambina.

 

«Avvisa Andrea, mandagli tu un messaggio per favore, se mi trova al telefono, mi strozza…» origliò Orlando di fronte alla porta accostata della stanza della figlia, bussò alla porta per annunciarsi alle sue figlie.

«Posso?» disse affacciandosi alla porta.

Ginevra annuì, mentre Tiia raccolti i piatti li lasciò soli.

 

«Zio mi ucciderà, mi farà a pezzi, mi disintegrerà.» disse Andrea buttato sul divano con accanto suo padre, mentre la madre metteva Maia a letto, ancora troppo agitata dalla cena.

«Sì, ammettiamolo, è molto probabile» disse suo padre giocando con il bicchiere di whisky che aveva in mano.

«Papà potresti far finta di rassucurarmi?»

«Credo che ti sia più utile un’iniezione di realtà.»

«Sono cose che capitano, è successo, non lo abbiamo deciso ovviamente, ma non vogliamo rinunciarci. È nostro, è qualcosa che ci riguarda direttamente, e so che è presto, ma non mi spaventa… »

Il padre lo guardò storto, ricordandosi il suo personalissimo terrore quando Eleonora gli aveva detto che sarebbe diventato padre per la prima volta.

«Sono terrorizzato all’idea di diventare padre, cavolo sono un bambino, non ho ancora diciotto anni, ma è mio figlio, mio e di Ginevra e questo mi calma, sapere che è qualcosa di nostro e che affronteremo insieme tutto quello che verrà, mi rende forte, cioè, con lei accanto credo di poter affrontare qualsiasi cosa, anche questa.»

«E’ invidiabile la profondità dei tuoi sentimenti per lei, sei un bambino e credo che tu non abbia idea di cosa sia l’amore, la vita, la sofferenza… Poi però ti vedo con lei, e so che almeno l’amore tu lo conosci, per questo non ti ho ucciso.»

«Non perché sono il tuo unico erede maschio? Chi porterà avanti il nome dei Dossena nel mondo e nel tempo, se non il sottoscritto?»

«Direi che questo lo stai facendo con fin troppo anticipo…»

«Ti ho deluso? Vi ho deluso?» chiese Andrea fissando prima suo padre, e poi sua madre appena entrata nella stanza.

«No.» gli risposero in coro i genitori prendendosi la mano in quel momento.

Il telefono che Andrea teneva in tasca squillò, era un messaggio ed era di Tiia.

«Zia non parla con Ginevra e l’ha chiusa in camera, e zio vuole impalarmi. Ginevra sta abbastanza bene, in questo momento parla con il padre.» disse lui riportando il messaggio di Tiia ai genitori.

 

In un’altra casa, altre due persone stavano facendo un discorso molto simile.

«Papà ti ho deluso?»

«No, no bambina mia, ma sono spaventato, per te, per quello dovrai affrontare, per come cambierà la tua vita, sei la mia bambina, lo sarai sempre, lo sarai quando avrai i capelli bianchi e non ti amerò mai di meno…»

«Ma?!»

«Sei coscienziosa, intelligente e non capisco come possa essere successo, sinceramente. Sai tutto sulla contraccezione, e lo sai da anni.»

«Ho dimenticato la pillola per alcune sere, il periodo della gita con la scuola, mi sono scordata di prenderla… ho sottovalutato il problema, con Andrea quando sono tornata, abbiamo preso precauzioni, tecnicamente è successo prima.» disse a capochino Ginevra.

«Mi sono perso.» ammise suo padre, invitandola a guardarlo negli occhi mettendogli una mano sotto il mento.

«Quando sono partita, in aeroporto, Andrea è venuto a salutarmi…» disse lei imbarazzata abbassando il viso.

«Basta! Ok, lo so che hai una vita sessuale, anche troppo attiva direi, ma l’idea che alcuni colleghi avrebbero potuto arrestarti per atti osceni in luogo pubblico, perché quel cretino non sa tenerselo nelle mutande in un aeroporto è oltre la mia pazienza…» disse Orlando leggermente furioso.

«Tu non sei paziente!! Comunque tu non vuoi i dettagli, ed io non te li darò…» disse Ginevra esitando un attimo «…ti dico solo non è lui che non sa tenerselo nelle mutande.» aggiunse arrossendo come un peperone, sapeva che suo padre era infinitamente geloso di Andrea, lo era sempre stato, quando da bambini si scambiavano innocenti baci sulle labbra; ma la colpa, se di colpa si poteva parlare, non era certa di Andrea, ricordava perfettamente il giorno che stava partendo per Praga con la sua classe, lui era in aeroporto per salutarla e lei lo aveva trascinato nel bagno…

«Sei come tua madre…» disse Orlando scuotendo la testa.

«Non voglio saperlo.» rispose lei portandosi le mani alle orecchie.

«Mi sembra tardi per una frase del genere» le rispose lui scostandole le mani dalle orecchie, si guardarono un momento, e poi padre e figlia scoppiarono a ridere.

 

Andrea era nel giardino di casa sua, seduta per terra con le ginocchia raccolte al petto, e il suo cane seduto accanto a lei, paziente e fedele compagno di quel suo momento di solitudine.

«Posso?» Andrea annuì senza voltarsi con il suo interlocutore.

«Mamma, io… Ti ho deluso, lo posso capire, o meglio lo immagino… credo… non posso farlo senza di te…»

Andrea si voltò a guardare sua figlia, in quel momento la rivide piccola con gli occhioni lucidi per qualche marachella commessa.

«Sono qui.» disse prendendole la mano. «Sono spaventata però, avevo un’altra idea per la tua vita, pensavo che tu potessi inseguire i tuoi sogni, frequentare l’università o l’accademia o qualsiasi cosa tu volessi fare. Adesso devi rivedere tutto, io, devo rivedere tutto quello che mi auguravo per te e questo mi spaventa.»

«Non voglio rinunciare a mio figlio, non c’è nessun futuro che valga più di quello che c’è nella mia pancia.»

«Anche questo mi fa paura. La tua testardaggine, tutta ripresa da tuo padre per altro, come farai felice questo bambino se sarai tu, la prima a essere infelice?»

«Chi ti dice che io sarò infelice? Né io né Andrea abbiamo intenzione di rinunciare a tutti i nostri progetti, dovremmo solo rivederli in funzione di lui… o lei…»

«Almeno concedimi che questo possa spaventare tua madre? Mi permetti di arrabbiarmi all’idea che mia figlia cambi la sua vita, debba rinunciare ai suoi programmi e rivedere tutti i suoi sogni?!»

Le chiese retoricamente Andrea, ora fissandola, e lo sguardo che la figlia le rivolse prometteva burrasca.

«Proprio tu mi fai questo discorso?! Tu che hai rinunciato al tuo lavoro e alla tua carriera quando sono nata io?! Come puoi anche solo pensare che io sia diversa da te?!»

«Era diverso… La mia era, una gravidanza a rischio, volevo poter adottare tua sorella con tutta me stessa e avevamo perso molti punti… poi non ho rinunciato alla mia carriera…»

«Balle! Tu sei un poliziotto, così proprio come nonno Salvo e zio Adriano, ma hai scelto di fare altro per la tua famiglia, perché non accogli la mia scelta? È stata la stessa che hai fatto tu!»

«Io sono un magistrato, non l’ultimo dei cretini, o una casalinga frustrata! Sono un’ottima professionista e amo il lavoro che faccio, e poi non è la stessa cosa! Quando io ho cambiato lavoro ero abbastanza grande, avevo avuto abbastanza tempo di vivere la mia vita e fare le più disparate esperienze per poi scegliere, con cognizione di causa. Tu ti stai rovinando la vita, molto prima del solito…»

«Non dire mai più che mio figlio mi sta rovinando la vita!!»

«Non era quello che intendevo…»

«E’ un piccolo angelo, non ti chiedi come mai sia riuscita a nasconderti questa gravidanza per tutto questo tempo?! Non ho in pratica le nausee, di solito mi prendono a metà mattina, e con un pacchetto di cracker mi rimetto in sesto subito.»

«Davvero?»

«Sì, mi sta cominciando a dare fastidio il seno, è un po’ più sensibile del solito, ma non ho particolari fastidi…»

«Io vomitavo spesso, mai solo la mattina, anzi nelle ore più disparate della giornata, e spesso la sera, per un mese buono, quando aspettavo te.»

«Evidentemente la mia giovane età mi è d’aiuto!»

«Quanto ne sai?»

«Abbastanza, ma ho bisogno di te. Mamma, per favore, non mi odiare.»

«Non ti odio!»

«E nemmeno Andrea…»

«Per lui basta e avanza tuo padre…»

«Mamma! Non è colpa sua! È colpa nostra, semmai!!»

«Si calmerà, dagli tempo.»

«Direi che ha poco più di sei mesi, anche se nelle gravidanze giovanili, il rischio di un parto anticipato è notevole. Ecco, diciamo solo, che vorrei che mio figlio possa conoscere suo padre.»

Andrea sorrise e strinse sua figlia in un abbraccio.

«Vedremo che fare.»

«Grazie. Domani ti darò una mano a preparare la tavola e il pranzo! Quanti siamo?»

«Mi pare quattordici! Direi che avremo parecchio da fare… meglio andare a dormire.»

«Dai, ti aiuto ad alzarti, nonna!!» disse Ginevra tendendendo le mani verso la madre.

«Brutta-piccola-ingrata!» disse lei tirandosi su e cercando di afferrare la figlia, quando la prese, la strinse in un abbraccio, al quale Ginevra si abbandonò.

«Chiamalo, ma non stare tre ore al telefono.» le disse poi Andrea mentre stavano rientrando in casa.

 

«Visto che si sono chiarite.» le disse il padre passandole il braccio intorno alla spalla.

«Lo so, mi stavo preoccupando inutilmente, ma Ginevra ha davvero bisogno della mamma.»

«Partirai lo stesso?»

«Non dovrei?»

«Sono orgoglioso di te, e delle tue scelte Tiia. Non ti tratterrei mai qui, e nemmeno tua sorella.»

«Grazie papà.» disse lei affondando il viso sul petto del padre.

«Vorrà dire che ci tornerai a far visita più spesso.» disse lui mentre le accarezzava i capelli.

Tiia aveva deciso di tempo di proseguire la sua istruzione universitaria fuori dall’Italia, e i genitori non avevano mai avuto nulla incontrario; Tiia era uno spirito libero, lo era sempre stata, sapevano bene delle sue intenzioni di studiare fuori, già al liceo, aveva insistito fino a ottenere di poter frequentare il quarto anno fuori dall’italia, e nel suo caso andò in Svezia per un anno.

In qualche modo temeva che la nuova situazione della sorella potesse fermarla, avrebbe fatto di tutto per lei, e sicuramente non l’avrebbe mai lasciata da sola di fronte al disappunto dei genitori, se loro l’avessero in qualche modo rifiutata, lei avrebbe messo da parte le sue ambizioni per restarle accanto. Per la gioia di entrambe quell’ipotesi non si stava verificando ed entrambe potevano intraprendere la strada che avevano scelto.

«Io non posso restare.» disse ancora stretta al petto del padre «Vi voglio bene, troppo bene, siete la mia famiglia ed io vi adoro, ma non riesco a stare ferma, non riesco a restare qui.»

«So perfettamente chi sei figlia mia, so quanto ci vuoi bene, e so quanto non puoi restare a lungo nello stesso posto. La tua casa è tutto il mondo, qui però avrai sempre un posto speciale.» disse posando un bacio sulla fronte della figlia.

«Che cosa succede qui? Devo preoccuparmi? Dai ragazzi, io rischio l’infarto se continuate in questo modo.» disse Andrea avvicinandosi ai due.

«Mamma sono incinta!» disse Tiia facendo la faccia seria e la voce impostata.

«Rinunciando così a Londra?» le chiese la madre conoscendo bene la maggiore delle sue figlie.

«Volevo solo prenderti in giro.» disse Tiia facendole una linguaccia, Andrea si unì all’abbraccio dei due.

«Sono incinta non infetta, ora non faccio più parte della famiglia?!»

«Pensavo stessi facendo picci-picci al telefono con il mio figlioccio…» disse Andrea prendendola in giro, facendo fare un grugnito di protesta al marito.

«Partendo dal presupposto che noi non facciamo picci-picci, e il solo calo subito dal mio enorme cervello è stato qualche mese fa, volevo solo dirgli che ero viva.» disse Ginevra incrociando le braccia al petto, era come la madre quando assumeva quella posa.

«Vieni qui scema.» disse il padre allargando l’abbraccio e includendo la sua secondogenita.

 

Il risveglio in casa Serra era avvennuto ovviamente all’alba, come ogni domenica che decidevano di invitare gli amici, Tiia e Orlando si occupavano delle pulizie e di sistemare il tavolo in giardino mentre Ginevra e Andrea in cucina si occupavano del cibo. Quando suonarono alla porta Andrea sapeva perfettamente chi si sarebbe trovata di fronte, l’unica alla quale era concesso di arrivare prima per aiutare in cucina.

«Zia!» disse la ragazza abbracciandola.

«Erika.» disse lei stringendola forte, come fece quella volta diciassette anni prima, con la stessa gioia e la stessa emozione.

Il paesaggio svedese che si apriva alla sua vista era insolito, aveva sempre voluto vedere quella parte di mondo ed anche ora che era lì non riusciva a goderselo a pieno. Causa del suo malessere era certamente il motivo che l’aveva spinta a intraprendere quel viaggio quando ormai era già quasi entrata nel settimo mese di gravidanza, con una compagna che non avrebbe scelto per una gita fuoriporta e un caldo che a tratti trovava soffocante.

Si avvicinò al ponte del battello, dal canale di Göta poteva vedere la gente sdraiata a prendere il sole, bimbi annoiati che salutavano quelli che come lei erano sul battello e turisti fermi, affascinati dal passaggio delle barche per le chiuse, spettacolo che lei stessa aveva ammirato a bocca aperta per la prima volta, pochi giorni prima. Decise di accorciare definitivamente le distanze tra lei e l’uomo che le dava le spalle.

«Commissario commissario… dovevo immaginare che non avresti mollato.»

«Non potevo cedere, la tua ex moglie si è svegliata, e rivoleva sua figlia.»

«Ho sbagliato tutto con te.»

«Avermi lasciato viva?»

«Averti rapito, tu mi hai reso molle, debole, consapovole, assennato. Tu mi hai fatto preoccupare per mia figlia… me ne sono sempre sbattuto di tutto e tutti, se temi un proiettile in mezzo al petto, non puoi fare la metà delle cose che ho fatto io con la banda, come lupo, però tu hai trasformato il mio desiderio di vendetta contro la mia ex moglie…»

«Perché ti ha tolto tua figlia?»

«Vedo che mi comprendi.»

«Come tu comprendi me. Quindi… che cosa è cambiato?»

«Tu. Sempre colpa tua! Hai trasformato il mio desiderio di rivalsa in affetto paterno, mi hai insegnato, guidato, obbligato, a fare il padre.»

«Questa non è la vita che un padre sceglierebbe per sua figlia…»

«Come mi hai trovato?»

«Roseanna*» gli disse lei laconicamente.

«Sei andata a cercare tra le mie letture?!»

«Diciamo che vista la quantità di gialli nordeuropei in tuo possesso questa poteva essere una soluzione, poi in collaborazione con l’Interpol ti ho cercato in giro per l’Europa…»

«E come mi avresti trovato?»

«Santiago e Manola Fuentes.»

«Avevo sinceramente sottovavultato quanto lei potesse conoscermi, commissario.»

«Andrea.»

«Mario.»

«Posso?» li interruppe la voce di Lucia che si avvicinava ai due con le manette in mano.

«Capitano, c’è anche lei? Strani compagni di viaggio ti scegli Andrea.»

«Scelto è un parolone, Erika?» chiese Andrea rivolta a Lucia, non voleva che lei assisstesse a quella scena.

«E’ con tuo marito.»

«Non ti molla, eh?»

«Figurati, se potevo venire da sola con questa pancia.» disse lei accarezzandosi dolcemente il ventre.

«Immagino, maschio o femmina?»

«Femmina.»

«L’altra bambina?»

«E’ più complicato.»

«Avete già scelto il nome della nascitura?»

«Pugliese, basta, questi non sono affari tuoi. Ora alza le mani e mettile dietro la testa.» disse Lucia interrompendo quella conversazione.

«Andrea…» disse Mario evidentemente infastidito da quell’intromissione, porgendole i polsi.

«Mario, sei il mio ultimo arresto.» disse lei portandogli le mani dietro la schiena.

«Cosa?»

«Entro in magistratura.» disse mentre chiudeva i ferri sui polsi dell’uomo.

«Ginevra.» gli sussurrò poi dopo essersi avvicinata al suo orecchio, di modo che solo lui la potesse sentire.

 

«Zia, ma è un nuovo capello bianco?!» chiese Erika prendendo la testa di Andrea tra le mani ed esaminando molto attentamente il suo cuoio capelluto. «Capisco… te l’ha detto, immagino.» disse ancora posando un bacio sulla fronte della donna che per lei era sempre stata un punto di riferimento.

«Mi stai dicendo che lo sapevi anche tu?» le chiese Andrea cercando di accigliarsi senza però riuscirci effettivamente.

«Ovviamente! Chi pensi che le abbia indirizzate?» disse lei per nulla colpevole.

«Grazie.» le disse Andrea posandole un bacio sulla fronte, dopo averla fatta abbassare, visto che era certamente troppo alta, quella benedetta ragazza, e averle fatto cenno di seguirla in cucina.

Erika si fermò un secondo per guardare quella donna dalla tempra inviadibile, e dalla capacità di amare infinita, l’esperienza vissuta durante il periodo in cui suo padre la allontanò dalla madre era stata solo la punta dell’iceberg di quel rapporto che non avevano mai smesso di alimentare entrambe. Andrea era entrata nella sua vita, dopo averla riportata a sua madre, e non l’aveva mai lasciata, era diventa Zia per lei quando era andata fino in Svezia a riprendersela e da allora non era stata mai nulla di meno, se non qualcosa di più.

L’aveva accompagnata in ogni passo della sua vita, della sua crescita, della sua adoloscenza. L’aveva aiutata quando lei aveva scelto che se Mario Pugliese era il famigerato Lupo, era anche suo padre, e come tale non voleva perderlo, le aveva fatto concedere delle visite mensili all’età di quattordici anni che le avevano permesso di conoscere l’uomo che era nato dopo che il Lupo aveva gettato la maschera. Lei con Andrea gli era stata accanto fino all’ultimo giorno della sua vita, Mario si era spento sei mesi prima per un tumore al fegato, dal decorso fulminante e terribilmente inesorabile, un’agonia durata solo pochi mesi, che aveva avvicinato maggiormente padre e figlia.

Il giorno che Mario morì, Erika era in licenza da alcune settimane per stargli più vicino. Non ha mai lasciato la sua mano, il padre le aveva detto quanto fiero fosse della donna che stava diventando, e che non l’aveva per niente con lei, per la scelta di diventare carabiniere, anzi, con il sorriso sulle labbra si definì l’unico responsabile di quella sua scelta.

«Di te non cambierei nemmeno un capello.» Le disse prima di chiudere gli occhi per sempre.

Erika ricacciò indietro la lacrima, che il pensiero delle ultime parole di suo padre le aveva fatto nascere, per dirigersi in cucina. Perché se c’era una cosa che lei davvero adorava fare, era cucinare con Andrea, una passione che condividevano da ben diciassette anni ormai.

 

Orlando e Tiia, avevano terminato con le faccende a loro assegnate e si guardarono bene dall’andare in cucina, regno indiscusso di Andrea, Erika e Ginevra, quindi Tiia dopo aver preso la pallina di Tak cominciò a giocare insieme a suo padre con il grande pastore tedesco, che viveva con loro da quando avevano comprato quella casa con il giardino.

 

«Tesoro saranno qui fra dieci minuti.» disse Andrea, rivolta a Ginevra, dopo aver controllato il suo cellulare.

«Cavolo!» disse Ginevra imprecando, convinta che se informare i suoi genitori della sua gravidanza fosse difficile, lo era molto di più affrontare i suoi zii. Oltre a temere l’incontro tra suo padre e il suo ragazzo, il fatto che l’avesse tenuto a battesimo contava poco e lei lo sapeva. «Controllo che la cassaforte sia chiusa e che la pistola di papà sia ancora lì dentro.» disse lasciando la cucina di corsa, facendo scoppiare a ridere Andrea ed Erika, che sapevano entrambe quanto fosse geloso Orlando delle sie principesse, difficilmente avrebbe perdonato questa cosa ad Andrea jr.

 

«Non ce la posso fare.» disse Andrea dopo essere sceso dalla macchina di suo padre. «Maia, vieni qua.» disse poi prendendo la sorellina in braccio.

«Fai l’uomo.» disse suo padre togliendogli la sua bambina dalle braccia, che stava sicuramente trovando quello strano gioco molto divertente, guardò infuriata sia padre sia fratello quando la rimisero per terra.

«Sono pronto.» disse ancora Andrea avvicinandosi alla porta.

Orlando il cui sesto senso si era molto affinato negli anni, aveva perfettamente capito che il malcapitato stava per arrivare, specialmente dopo aver visto sua figlia di fronte alla cassaforte, lasciò così Tiia a giocare con il cane, dirigendosi ‘serafico’ alla porta.

«Vado io.» disse quando suonarono alla porta. «Non correre Ginevra.» disse poi con il tono di voce più calmo che c’era nel suo repertorio, sentendola uscire velocemente dalla sua cameretta. Ginevra si gelò sul posto, e decise di fare la signora ben educata, per non scatenare ulteriormente l’ira paterna.

«Benvenuti.» disse poi aprendo la porta e gelando sul posto il giovane Andrea.

«Posso chiamarti nonno vero?» disse Bart entrando in casa, mentre suo figlio impallidiva e Orlando non gli staccava gli occhi di dosso.

«Smettila immediatamente, Bartolomeo» lo riprese la moglie «Che state sulla stessa barca.» il che gelò i tre uomini di fronte alla porta, mentre lei e la piccola entravano in casa, dirette in cucina.

«Zio…» disse Andrea con un tono di voce che assomigliava più a un sussurro, si schiarì la voce «Zio, possiamo parlare un momento?» disse senza mai interrompere il contatto visivo, Orlando annuì, indicandogli il suo studio.

Quando Ginevra si avvicinò ai due, Andrea si voltò per guardarla «Gin, vorrei parlare da solo con tuo padre.» disse posandole un bacio sulla fronte, e una carezza sul ventre. Lei annuì, mentre Orlando non si era perso nemmeno un secondo dello scambio di sguardi e gesti tra i due, sorrise all’idea dell’uomo che stava diventando il suo figlioccio. Fece sparire il sorriso, per tornare a fare il padre offeso, mentre gli faceva cenno di entrare nel suo studio.

 

La cucina nel frattempo si stava riempendo di gente, cosa che manda in bestia Andrea e la sua souschef.

«Le scommesse le tiene Tiia in giardino, perché prima non aprite la porta che sono arrivati gli altri…» disse indicando Ghiro e Adriano che avevano appena parcheggiato nel vialetto di casa sua. Mentre la famiglia Dossena andava alla porta, lei si avvicinò a sua figlia Ginevra che era entrata in cucina con una faccia da funerale.

«Tesoro, andrà tutto bene, ma è giusto che si chiariscano in privato quei due, e poi stressarti non ti fa certo bene. Vai fuori con tua sorella.» disse posandole un bacio sulla fronte. Capiva le sue preoccupazioni, ma conosceva fin troppo bene suo marito da sapere che non c’era assolutamente nulla da temere. Cosa che non era certa che valesse anche per Adriano e Daniele, ma questo non glielo avrebbe certo detto.

 

«So che ti ho deluso, e non ho mantenuto la promessa che ti ho fatto quando ti avevo assicurato che non avrei in alcun modo ostacolato Ginevra e i suoi sogni.» disse Andrea una volta che i duoi uomini si erano seduti uno di fronte all’altro.

«Sono innamorato di lei, e questo lo sai, e per quanto nessuno di noi si aspettava una cosa del genere, non posso fare a meno di essere felice.»

Orlando continuava a fissarlo in silenzio, e per quanto cercasse dentro di se la voglia di spaccargli la faccia che lo aveva alimentato fino a pochi minuti prima, adesso era solo tronfio d’orgoglio, perché il modo in cui Andrea gli stava parlando, lui non lo aveva messo da conto. Da padre era fiero di quel ragazzo.

«Sì, è un figlio, sì siamo giovanissimi, sì so tutte queste cose, ma è qualcosa di nostro, di mio e di Ginevra ed io lo amo già. Quindi, se vuoi picchiarmi, lo capisco, e penso anche che tu abbia ragione, credo sinceramente che se dovesse essere una bambina la chiuderò in casa fino alla maggiore età, perché questa cosa è difficile da affrontare per un padre, ma sappi solo che ti voglio bene, non ho mai voluto disonorarti, voglio sinceramente bene a Ginevra, la amo, da sempre, lo sai.» concluse Andrea continuando a fissare suo zio in attesa di una risposta.

«Se sarà una femmina, chiudila in casa, è un consiglio spassionato.» disse Orlando avvicinandosi al suo figlioccio e stringendolo in un abbraccio.

«No, non sposerai Ginevra, per quanto mi riguarda, sarebbe meglio che voi aspettaste i venticinque anni almeno.» disse lui mentre ancora stringeva Andrea, aveva intuito che l’altra mossa del ragazzo sarebbe stata quella di chiedergli la mano di sua figlia.

«Fortunatamente le cose in questo paese sono cambiate rispetto a vent’anni fa, le coppie di fatto sono riconosciute, e tu puoi essere padre e compagno senza sposare la mia bambina minorenne.» concluse Orlando, Andrea annuì mentre un sorriso nasceva nei suoi occhi per arrivare poi alle sue labbra.

 

Erano tutti in giardino, Daniele, Bart e Adriano stavano giocando con Tak e Pu, lontano dalla tavola rigorosamente apparecchiata; Andrea, Eleonora e Lucia stavano sorseggiando un prosecco, Andrea e Lucia non erano certo amiche ma si conoscevano da tanti anni e si rispettavano; Tiia, Erika, e Ginevra attendevano davanti alla porta dello studio di Orlando, per quanto sua madre l’avesse tranquillizzata lei, aveva bisogno di vedere il padre di suo figlio uscire integro da quella porta, possibilmente in tempi brevi.

«Ginevra sta male?» chiese Lucia rivolta ad Andrea, aveva notato che la ragazza sembrava piuttosto agitata.

Andrea ed Eleonora scoppiarono a ridere, e poi scossero entrambe la testa. «No, solo che Orlando sta parlando con Andrea ed è un po’ preoccupata.»

«Orlando ancora rompe? Sono anni che quei due stanno insieme!» disse Lucia allargando le braccia e scuotendo la testa.

Le tre donne si misero a ridere, attirando così l’attenzione degli uomini.

«Che si ridono?» chiese Daniele

«Perché Orlando e Andrea sono nello studio?» chiese Adriano al quale difficilmente sfuggiva qualcosa, e quel qualcosa era l’evidente apprensione della sua figlioccia.

«La tua signora?» chiese allora Bart rivolto a Daniele, cercadno di distrarre i due, perché informarli della novità non era certo compito suo.

«In ospedale, era di turno oggi.» disse Daniele riportando la sua attenzione su suo figlio Simone, che giocava poco lontano con la piccola Maia e Tommaso.

«Bel tentativo Bart, ma che sta succedendo?» chiese ancora Adriano, poco convinto da quel diversivo.

«Purtroppo non sta a me dirlo ma credo che entro oggi riceveremo tutti le giuste delucidazioni.» disse Bart, vedendo la curiosità di Ghiro montare, insieme al sospetto di Adriano.

 

Quando la porta dello studio si aprì Ginevra fu incapace di trattenere le sue emozioni e saltò in braccio al suo ragazzo, che la accolse immediatamente tra le sue braccia, provocando un risolino complice in Tiia ed Erika e un basso grugnito in Orlando. Ginevra si staccò subito dal suo ragazzo per correre tra le braccia di suo padre, che la strinse forte. «Sarò sempre la tua bambina.» gli sussurrò Ginevra all’orecchio.

Orlando si avvicinò agli altri uomini che lo guardavano incuriosito.

«Perché tormenti ancora quel povero ragazzo?» gli chiese Daniele passandogli un bicchiere di prosecco.

«Credimi, ho le mie buone ragioni.» rispose Orlando criptico per poi bere un lungo sorso di vino, mentre Daniele e Adriano furono  distratti da una piccola zuffa tra i cani, Bart si avvicinò a Orlando.

«Allora nonno, ci sei andato giù pesante?»

«Attento a te, Dossena, che a breve sarai nonno come e quanto me.»

«Dai, che si vogliono bene, se lo vogliono da sempre.»

«Già, sembra ieri che giocavano in questo giardino… ancora niente cani… i piccoli non c’erano… sai che me li ricordano molto?!» disse poi con una velata nota di sarcasmo indicando Maia che giocava con Simone e Tommaso, o meglio come la piccola rideva, dei tentavi degli altri due di attirare la sua attenzione.

«Maia!!!» gridò Bart con voce un pochino troppo acuta, capendo perfettamente le allusioni dell’amico.

Eleonora e Andrea che avevano seguito la scena da lontano, pur non avendo sentito nulla scoppiarono a ridere al grido di Bart, soprattutto notando il ghigno che c’era sulle labbra di Orlando.

Orlando incrociò lo sguardo con la moglie e alzò il calice nella sua direzione, Andrea arrossì come se non fossero passati quasi venti anni dal loro matrimonio e gli regalò un sorriso timido.

Quando ormai era giunta l’ora di mettersi a tavola, Erika e Andrea sparirono in cucina mentre tutti gli altri prendevano posto a tavola, i bambini seduti al tavolino apparecchiato apposta per loro, dove si sentivano anche loro grandi e importanti. Andrea e Ginevra, uno accanto all’altra si persero un po’ a guardare quel tavolino, il pensiero a quel nuovo occupante che presto sarebbe arrivato ad allargare quella già grande famiglia.

«Vi manca il tavolo dei piccoli?» chiese Lucia seguendo la direzione del loro sguardo perso.

Andrea e Ginevra si guardarono e scoppiarono a ridere, lasciando Lucia piuttosto interdetta.

«Et voilà.» disse Andrea posando le pietanze sul tavolo, e incominciando a servire i suoi amici.

Incrociò rapidamente lo sguardo della figlia che sembrava volesse chiederle il permesso, lei annuì e Ginevra e Andrea si alzarono in piedi, catturando così l’attenzione di tutti.

Adriano guardava i due, incuriosito da quello strano gesto, aveva perfettamente capito che c’era qualcosa di nuovo nell’aria, il fatto però che la cosa riguardasse la sua figlioccia lo metteva non poco in agitazione.

«Ginevra ed io avremmo qualcosa da dirvi.» disse Andrea ottenendo così il silenzio assoluto di tutti i commensali.

«Ragazzi, ma non siete un po’ troppo giovani per sposarvi…» disse Daniele un po’ per stemperare la tensione e un po’ per prenderli in giro; a Orlando e Bart, che in quel momento stavano entrambi bevendo, andò il vino di traverso, le mogli solidali come sempre si misero a ridere.

I ragazzi arrossiti più del dovuto alla battuta dello zio e ancor di più per la reazione dei genitori, trovarono tutto il coraggio di cui avevano bisogno.

«No zio, noi non abbiamo intenzione di sposarci al momento, però aspettiamo un bambino.» disse Ginevra decisa.

Daniele rimase di sasso, così come Lucia e Adriano, gli altri no, visto che già lo sapevano.

«Ragazzi, potevate anche informarli dopo pranzo, ora li avete sconvolti e non mangeranno più niente.» disse Andrea per stemperare un pochino la tensione.

«Come puoi riderci sopra? Come diavolo fai, a essere così tranquilla?» le chiese Adriano alzandosi in piedi, Andrea incrociò il suo sguardo con quello dell’amico. E gli indicò la cucina, rivolgendosi poi ai suoi commensali, invitandoli a proseguire. Orlando tranquillizzò sua figlia, mentre Daniele fece un paio di battute per far tornare il sorriso sul viso di tutti!

 

Quando Adriano e Andrea si trovarono in cucina, lui le dava ostinatamente le spalle mentre lei cercava di mantenere la calma.

«Questo tuo atteggiamento è assolutamente da irresponsabile!» la accusò lui, dopo nemmeno un minuto.

Andrea lo conosceva profondamente, sapeva bene tutto quello che gli passava per la testa in quel preciso momento. E perché stava reagendo in quel modo a una notizia che avrebbe dovuto essere bella.

«Riri guardami, per favore. Quello che sto per dirti è molto importante.»

Mentre lui si voltò ancora con un broncio evidente, lei gli prese il viso tra le mani, costringendolo a piegarsi, per arrivare alla sua altezza.

«Loro, non sono noi! Ginevra e Andrea, vogliono questo bambino e lo considerano un dono bellissimo. Non chiedermi di fare con mia figlia quello che i miei genitori fecero con me. Loro non sono noi.»

La lacrima che scese sul viso di Adriano fu asciugata dalle calde mani di Andrea, in tutta risposta il commissario, prese la sua piccola e saggia migliore amica in braccio, lei gli allacciò le braccia dietro al collo e rimasero così per un po’. Un momento solo loro per piangere quello che avevano perso, per poter meglio riapprezzare tutto quello che stava venendo.

 

Quando tornarono dagli altri, l’atmosfera era molto più serena, Andrea incrociando lo sguardo con il marito annuì per tranquillizzarlo, poi fece lo stesso con sua figlia Ginevra, che si allungò un pochino per prendere la mano dello zio. Adriano le strinse forte la piccola mano, per posarvi un bacio sul palmo che sapeva di rassicurazione, un bacio che sapeva di presenza; anche Andrea jr sorrise dopo aver visto quel gesto, per poi tornare a dedicarsi completamente a Daniele, che lo stava pesantemente prendendo in giro.

 

Leandro Dossena, nacque sei mesi dopo quel pranzo, in una pungente giornata autonnale, tra le lacrime di gioia e dolora dei suoi giovani genitori, e quelle di commozione dei suoi nonni.

Mai bambino è stato più coccolato di lui.

Nessuno dei figli di Orlando, Lucia, Daniele, e Bart seguì le orme dei genitori entrando nell’arma, loro unico punto d’orgoglio fu Erika che fece una carriera veloce e costellata di encomi, se per molti fu difficile andare oltre il suo cognome, lei non chinò mai la testa, e quando le proposero la guida del Ris di Roma, accettò con orgoglio rendendo fiera Andrea prima di chiunque altro.

Simone, Maia e Tommaso continuaro a crescere insieme, nacque anche tra loro un amore, meno difficile e prematuro di quello tra Ginevra e Andrea, ma questa è un’altra storia…

 

The end

 

*Roseanna, primo romanzo poliziesco appartenente alla serie in cui indaga Martin Beck, di Maj Sjöwall e Per Wahlöö.

NDA

Ci siamo! Meeting è finita, c’è chi stapperà lo champagnè e chi come me sentirà un pochino la mancanza di questi personaggi…

È stata una splendida avventura, è stato bello cogliere pareri positivi e negativi, credo di essere un po’ cresciuta anche grazie a voi.

La fine di questa storia segna il mio saluto a questo fandom, non amo molto la nuova stagione, e la deriva presa da personaggi che ho spesso apprezzato.

Non chiudo la serie di cui Meeting fa parte, perché magari un giorno potrei trovare la voglia di raccontarvi cosa è successo nei diciassette anni che separano l’epilogo dall’ultimo capitolo di Meeting.

Che dirvi ancora, se non grazie, a ognuno di voi.

Grazie a tutti quei lettori silenziosi che non conoscerò mai.

Grazie a chi ha letto, seguito e recensito con costanza e passione, la vostra presenza è stata spesso utile nello sconforto.

Grazie a chi ha letto pensando di trovare qualcosa e mi ha lasciato perché le cose non erano di suo gradimento, anche questo mi ha fatto crescere.

Grazie in maniera particolare a Fredo, Fantasia, Serena.

Spero di ritrovarvi presto e altrove.

 

 


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