L'attimo Fuggente

di AllisynWonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My Childhood [Prologo] ***
Capitolo 2: *** Chapter1: I can smile at the old days ***
Capitolo 3: *** Rape ***
Capitolo 4: *** Middle Earth: Between Life&Death ***



Capitolo 1
*** My Childhood [Prologo] ***


Salve Aliens! <3

Eccomi qui con il prologo della mia seconda FF!!

Non sapevo che titolo darle, poi un giorno stavo guardando la TV e su un canale di SKY stavano dando un film che mi è sempre piaciuto: “L’Attimo Fuggente”, e ho pensto… “Questo è un titolo perfetto per la mia storia!”  e fu così diedi questo meraviglioso titolo a tutto ciò che leggerete! (Il mio spazio a fine capitolo è un pochetto lungo ma vi prego di leggerlo perché ci sono anche i link delle mie 2 OneShot  )

Quindi Aliens, Carpe Diem e buona lettura <3

L’ATTimo fuggente

Prologo

Ciao, mi chiamo Summer, ho 17 anni e ho sempre vissuto in case famiglia con tanti altri bambini, perché sono orfana.

Ho vissuto in molte case diverse ma in nessuna mi sono mai stanziata per più di un anno, così non ho mai legato le prime piccole amicizie. Venivo spedita in una nuova casa, in una nuova città, in un nuovo stato e poi…in un nuovo continente.

All’età di sei anni, mi “spedirono” via dalla mia soleggiata America e mi ritrovai così a passeggiare con la mia tutrice tra le vie della nuvolosa Londra. Lei mi portò in quella che sarebbe stata la mia nuova casa famiglia e una volta arrivata li, non la rividi mai più.

Passarono due anni da quel giorno in cui arrivai nella nuova città e in un pomeriggio di aprile arrivò alla casa una famiglia, che aveva intenzione di adottare un bambino. ‘Con la fortuna che ho, non mi adotteranno mai’ fu il mio primo pensiero, poi, vidi entrare dalla porta un bambino, che doveva essere il figlio della giovane coppia. Un bambino con dei bei capelli biondi e degli occhi azzurri come il mare.

Appena incrociò il suo sguardo con il mio, mi venne in contro con un meraviglioso sorriso e mi prese per mano. Doveva avere massimo 2 anni in più di me.

Io risposi al suo sorriso così bello con uno molto timido a cui mancavano alcuni dentini da latte che erano caduti per far posto a quelli nuovi e lui di slancio mi abbracciò.

I suoi genitori non ci pensarono molto sopra prima di adottarmi, infatti il giorno stesso inviarono le pratiche per l’affidamento.

                                                           

                                                                   ***

 

Avevo 8 anni quando venni adottata dalla famiglia Horan. Ancora un anno e ne sarebbero passati 10 da che entrai nella loro meravigliosa vita.

Amavo Niall con tutto il mio cuore e lo amo ancora desso, perché lui mi ha permesso di vivere la mia vita insieme ad una famiglia che mi vuole bene e si prende cura di me. E’ il miglior fratello del mondo.

Sia per me che per lui, noi siamo fratelli di sangue, non sembra che io sia stata adottata, è come se fossi sempre stata con loro.

C’era un legame davvero speciale tra noi, c’è adesso e ci sarà per sempre. Questa è la mia storia.

The lonely

Eccomi di nuovo qui Bellezze!

Lo so, è un po’ corto però vi ricordo che è pur sempre il prologo!

Era soltanto una facciata scarsa di scritto a mano, mentre i capitoli che ho già pronti sono tutti di 4 facciate, quindi saranno moolto più lunghi rispetto a questo!

BENE! Ora devo ringraziare un po’ di gente! ;)
# Grazie alle MERAVIGLIOSE 4 ragazze che hanno recensito la mia seconda OS (per chi non l’avesse letta questo è il link
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1074994&i=1)                                                                                                                                                                                           Alle 2 ragazze che l’hanno messa nelle preferite e alle 3 in quelle da ricordare!

# Grazie alle altre sempre MERAVIGLIOSE 4 ragazze che hanno recensito la mia prima OS (ecco il link  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1044410&i=1)                                          

Alle 3 che l’hanno messa tra le preferite e all’unica solitaria che mi ha “piazzata” nelle seguite.

E naturalmente anche alle lettrici silenziose!

SIETE TUTTE STUPENDE!

OK il mio spazio era molto ampio in questo capitolo xD GRAZIE per averlo letto!

Al prossimo capitolo <3

xxAlexis

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Capitolo 2
*** Chapter1: I can smile at the old days ***


Salve Aliens!

Lo so, non aggiorno dal lontano 1845 ma, tra la fine della scuola e il fatto che non avevo mai voglia di trascrivere a computer, dicevo sempre “Domani aggiorni, domani aggiorni, domani aggiorni!” Finalmente quel domani è arrivato! YEEE :D

OK, Me ne vado! Ci si vede sotto! #YO

L’Attimo fuggente

­I can smile at the old days

   Memory, All alone in the moonlight

I can smile at the old days,

I was beautiful then

{Memory,  Cats}

Oggi è il giorno del mio diciassettesimo compleanno.  Avete presente quando sentite quelle sensazioni dentro che vi dicono qualcosa e voi vi crogiolate così tanto dentro quella sensazione, da basare la vostra giornata su di essa? 
Oggi, per me,  è uno di quei giorni.  Sarà la giornata più bella della mia vita! Me lo sento.

Sono al calduccio sotto le coperte del mio letto e l’emozione per il mio compleanno, viene ancora una volta sovrastata dal sentimento di perdita.  Oggi non è solo il giorno in cui sono nata. Oggi è anche il giorno dell’anniversario di morte dei mie genitori.

Mi mancano, e credo sia abbastanza normale sentire la mancanza dei genitori, ma io la sento come una cosa strana perché non ho ricordi di loro, tranne una piccola foto. Ancora adesso, dopo che sono passati così tanti anni dall’incidente mi chiedo come si possa sentire la mancanza di qualcuno non avendo nessun suo ricordo.  Come puoi sentire la mancanza di una persona se non hai ricordi che ti permettono di dire che l’hai mai vista? 
Dico … è strano che mamma e papà mi manchino a distanza di tutto questo tempo, perché anche riguardando questa foto, l’unica che ho di loro, non riesco a ricordare i loro volti.
Però lo sento che sono loro, perché mi riconosco negli occhi di mia madre. Negli occhi di quella donna che mi ha portata in grembo per nove mesi e che, quando mi ha dato alla luce, ha potuto godersi sono per pochissimi mesi, neppure un anno, la sua piccola bambina, perché un pazzo ubriaco a voluto metter fine alla sua vita, così come a quella di mio padre …

 

Tutti i miei pensieri da sotto la coperta, vengono interrotti da un dolce peso che mi schiaccia sul letto e inizia a farmi il solletico. Inizio a ridere come una pazza e uscendo dalle lenzuola mi ritrovo faccia a faccia col mio fratellone. 
“Buongiorno a te, oh cara la mia sorellina preferita! Tanti auguri! Come ci si sente ad essere più vecchia di un anno??” mi dice abbracciandomi e sdraiandosi accanto a me sul letto con la testa appoggiata sul mio petto. “E perché me lo chiedi? Se lo fai è perché non hai mai fatto un compleanno! E questo significa che non hai età, ma soprattutto … che non sei mai nato!” lui si mette a ridere per questa mia intuizione nata al momento e con la sua risata, così contagiosa, non posso fare a meno che ridere a mia volta. “ Allora come stai?” chiedo appena riusciamo a smettere di ridere. “Benone! E starò ancora meglio quando ti avrò fatto vedere la tua torta!” mi risponde, sorridendo a trentadue denti. “Di la verità Horan, no n vedi l’ora di farmi vedere la torta giusto perché poi te la potrai mangiare, non è vero??gli domando con un tono di sarcasmo nelle mie parole. Cominciamo di nuovo a ridere per affermare l’ovvio. “Questa me la paghi!” mi dice stringendo gli occhi come fanno i supercattivi. “A si?! Lo..” non faccio in tempo a finire la frase che riprende a farmi il solletico.
Ad un certo punto si blocca e la mia pancia la smette di soffrire. Mi prende in braccio e mi accarezza una guancia. “Pensavi di nuovo a loro non è vero?” dice senza aspettarsi una vera risposta da me. Lo sapeva che ogni anno, in questo giorno, io penso a loro.  Mi abbraccia e io appoggio la testa sulla sua spalla.   Ho sempre amato il lato sensibile di Niall, ha sempre saputo come comportarsi con me. Non voglio che il suo bel viso si rattristi a vedermi così, non voglio più essere così. Allora alzo la testa dalla sua spalla e gli regalo un mega sorriso e lui ricambia con un bacio in fronte.                                                                                                    

All’improvviso metto la foto suo comodino, e ribalto la situazione mettendomi a cavalcioni sopra a Niall, che ora si trova incastrato tra me e il letto.    “Che vuoi fare Summy?” mi dice lui spaventato credendo che io voglia cominciare a ucciderlo di solletico per vendetta “Al mio tre, chi arriva per primo in cucina si becca la fetta di torta più grossa! Pronto a perdere?” gli dico, e senza dagli tempo neppure di pensare urlo “TRE!” e comincio a correre nel corridoio per raggiungere le scale scendendo al piano di sotto, ridendo, perché sento le imprecazioni del biondino arrivare dalla camera. Ho già vinto in partenza questa sfida!  Sento i suoi passi dietro di me, mi raggiunge e in men che non si dica mi ritrovo sulla sua spalla come un sacco di patate. Ho parlato troppo presto. 
Mi butta sul divano e, di nuovo, mi fa il solletico. Giuro che prima o poi lo ammazzo, io sono SOLLETICOFOBICA! “ Poco casino che tra un’ora arriva la nuova ragazza del quartiere a prendere lezioni di piano!” la voce di nostra madre giunge tonante e divertita alle nostre orecchie. Neppure il tempo di girarci a guardarla che ce la ritroviamo addosso in una specie di “sandwich al solletico”. 
“Buon compleanno tesoro” mi dice aiutando poi, sia me che Niall ad alzarci. “Grazie Mutti” rispondo abbracciandola. E si, da quando avevo iniziato a fare tedesco durante gli anni di scuole medie, avevo cominciato a chiamarla col diminutivo affettuoso “mutti”.                                                                                    

 “Forza Niall, non volevi far vedere la torta a tua sorella prima di sbranartela tutta?” “Hai ragione! Muoviti Sum! E’ da circa 10 minuti che sono sveglio e non ho ancora fatto colazione! Ridendo lo seguo in cucina. Appena entrata vengo accolta da un grande abbraccio paterno e poi tutta la mia famiglia si mette a cantare per me. “Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Summer! Tanti auguri a te!!” Momento imbarazzantee!! Intanto che cantano, mi mamma arriva con una torta che avrebbe sfamato un esercito, però noi abbiamo Niall in casa, quindi non avrebbe fatto differenza! E’ una torna strapiena di glassa di fragole e di fragole fresche, la mia preferita! “Grazie mamma! E’ bellissima! “ “Esprimi un desiderio tesoro” parla mio padre. Dopo che mamma posa la torta sul tavolo, chiudo gli occhi e soffio sulle candeline esprimendo il mio desiderio *Ti prego fa che questa sia una giornata che nessuno dimenticherà mai* penso a questa frase perché voglio che questo giorno rimanga davvero nel tempo. Per sempre.                          
Allora chi vuole la prima fetta di torta?” in tutta risposta ricevemmo la sonora richiesta da parte dello stomaco di Niall.

Passo la mattina a divertirmi con la mia famiglia finche mamma e papà (Lili e James) non dovettero uscire per andare al lavoro, e rimasi a caso solo con mio fratello. Io e lui ci siamo sempre divertiti un mondo insieme e anche adesso alla nostra età, quando siamo insieme ritorniamo bambini.

Passiamo il resto della mattina a giocare a nascondino e a guardarci un film accoccolati sul divano.

Non so ancora che il mio desiderio si   realizzerà.

Sono ancora ignara del fatto che questa giornata per davvero non sarà mai dimenticata da nessuno.

Non immagino neanche che questo pomeriggio mi cambierà completamente la vita.  Infatti sono tranquilla con accanto Niall a guardare un film.          

Perché quando si è nell’ignoranza tutto sembra semplice e non fa paura.

THE LONELY

Ciao ciao ciao!

Allora voglio scusarmi ancora per aver postato con così tanto ritardo! E vorrei ringraziare le ragazze che hanno recensito, quelle che hanno messa la storia nelle preferite e quelle che l’hanno messa nelle seguite! E naturalmente anche le lettrici silenti! SIETE MERAVIGLIOSE! #YO

Ok fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo con una RECENSIONCINA <3(E devo anche dirvi che, pur essendo il primo capitolo, è di passaggio per il secondo!)
SUCCEDERA’ UNA COSA DAVVERO IMPORTANTE NEL PROSSIMO CAPITOLO!

Sarà un capitolo pieno si sentimenti il prossimo, ma non vi dico prima di quale tipo di sentimenti stiamo parlando, se lo volete sapere, mettete la storia in qualche lista così potrete vedere quando l’aggiornerò, e scoprirete di cosa sto parlando!!

 Alla prossima!!


Alexis

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Capitolo 3
*** Rape ***


Salve Aliens!

Eccomi di nuovo qui col il secondo capitolo! #YO

Voglio scusarmi per il fatto che aggiorno sempre molto tardi! Non dipende da me! E’ così perché il mio computer è un po’ vecchiotto ce l’ho circa da 6 anni e comincia a sentire gli acciacchi della vecchiaia! (?) In pratica dopo un po’ (mezzora neanche) che lo uso si surriscalda e si spegne! Si lo so, devo andare a farlo controllare! BENE! Dopo avervi raccontato la storia della vita del mio pc vi lascio al secondo capitolo! Ci si vede sotto <3

L’Attim0 fuggente

Rape

                         La fede si può definire un'illogica fiducia

nel verificarsi dell'improbabile.

{Søren Aabye Kierkegaard}

La pioggia cadeva forte all’esterno delle mura della scuola dove prendevo lezioni di danza e la vita al di fuori delle pareti sembrava sparita. Non c’era anima viva in giro quel giorno. Di sicuro non per colpa della pioggia. Dopotutto, a Lontra, pioveva un giorno si e l’atro pure quindi la gente era abituata ad uscire munita di ombrelli e stivali. *Non farà in tempo ad uscire dalla porte sul retro che sarò già bagnata fradicia*  pensai *dovevo ascoltare la mamma e prendere un ombrello, ma come al solito ho fatto di testa mia e ho dato retta al tipo delle previsioni del tempo… cielo senza nuvole, aveva detto. Oggi il sole splenderà su tutta la regione, aveva detto. Per contomio dovrebbero licenziarlo per aver mandato in giro informazioni false! A quando imparerò a non dar retta alla mia testolina bacata e comincerò ad ascoltare quella saggia di mia madre? Tanto ormai l’ho capita l’ho capita la solfa!:

-Lei mi dice di fare bianco;

-Io non l’ascosto e faccio nero;

-Io sono nei guai e capisco che avrei dovuto fare bianco! E come al solito, la mamma ha ragione!

E’ sempre così che funziona. Sempre. Ogni volta la stessa identica storia il cui finale sembra essere già scritto. Un po’ come il “e vissero felici e contenti” delle favole. Già visto, Già sentito.*

 

Beh la lezione è finita e le mie compagne di corso sono già andate a cambiarsi e qualcuna è già uscita per andare a casa. Anche Lindy se n’è dovuta andare. Ha avuto un’emergenza e quindi è dovuta scappare. Lindy è la mia migliore amica da sempre che io ricordi! Una ragazza sempre solare, attiva e disponibile! I capelli lisci di un castano color del cioccolato al latte e gli occhioni grigi-verdi screziati da minuscole macchioline marroni. Sono così minuscole che non le vedi a meno che non ti avvicini a un centimetro dal’occhio. Sono incredibili e quando piove prendolo il colore del cielo. Sono come gli occhi di sua madre. La cara Lilli, sempre fuori casa per lavoro ma pensa sempre a Lindy e a Harry.  E’ una donna davvero eccezionale! O si! Harry è il cugino di Lin, è andato a vivere con loro circa tre o quattro anni fa quando sua madre Anne si è spostata a lavorare in America. Comunque stavo dicendo che Lin è dovuta tornare a casa di fretta perché quell’idiota di suo cugino stava per allagare casa! Meno male che è carino!

Quindi sono ancora in sala prove, perché quando piove, mi sento così libera e mentre ballo immagino di essere una goccia di pioggia portata dal vento. Quando il cielo è grigio, le dense nuvole creano umidità, l’aria è limpida e l’acqua cade impetuosa dalla volta celeste senza paura, con un ritmo cadenzato che varia in base all’impeto del pianto dei dolci angeli, il mio corpo si sente libero, si sente vivo. Libera le sue emozioni seguendo i goccioloni dei bambini alati che versano dal cielo. Senza paura.

Così mi lascio travolgere dalle note della dolce e cruda “Oh Fortuna” dei Carmina Burana. E’ così una liberazione ballare in questo giorno di gioia.  E’ ormai passata mezzora quando decido di tornare a casa. Piove sempre più forte e la voce di tuoni e dei lampi lambisce tutto, sino all’orizzonte.

“Dai Sum, la strada per arrivare alla metro è pochissima dalla porta sul retro, corri un po’e sei arrivata!” mi dico per cercare di convincermi ad uscire da quella scuola ma senza troppa riuscita. Appena pronunciate queste parole sembra che la pioggia voglia darmi una chance perché si fa più debole.

Allora esco sotto l’acqua col cappuccio della felpa tirato sopra la testa e la borsa di danza stretta al petto. Comincio a correre il più vicino possibile alla parete del muro dell’edificio quando ad un certo punto il mio piede finisce in una pozzanghera, che all’apparenza sembra innocua, quando in realtà nasconde un’insidia che i costerà un pezzo della mia vita.

Il mio piede si appoggia sullo specchio d’acqua ma non trova appoggio. Va giù, nel buco creato dall’acqua mi fa slogare una caviglia. “Merda che male!” urlo di conseguenza.  Mi rialzo da terra ormai completamente bagnata, dal cielo la pioggia torna  a cadere con forza e violenza. Mi appoggio al muro e mi aiuto a camminare sostenendomi alla struttura di cemento.

Cammino piano verso la mia meta e più passa il tempo più sento freddo e più sono bagnata. Sento il rumore di una macchina alle mie spalle e l’unica cosa che riesco a pensare è: *Ecco adesso ci si mette anche questa macchina! Mi passerà di fianco e mi bagnerà ancora più di quanto non lo sia già! Non servirà di certo fare la doccia appena arriverò a casa!*

Poi il rumore dell’automobile cessa e ringrazio il cielo per il fatto che il proprietario dell’automobile abiti più indietro rispetto al punto in cui mi trovo io.

Un tuono mi fa saltare il cuore per lo spavento. Poi la paura che mi prende non è più per colpa del rumore improvviso ma è colpa di due mani che si posano sul mio corpo. Una sulla bocca, stringe forte e quasi non respiro più, l’altra sulla pancia vicino alla vita dei pantaloni. Una voce rauca raggiunge le mie orecchie e il mio corpo è percorso da milioni di brividi.

“Ciao bellezza, che cosa ci fai qui tutta sola sotto la pioggia? Ti va se t facciamo un po’ di compagnia?” Inizio ad agitarmi sotto quella presa decisamente non amichevole ma la mia mente è ancora cosciente e con la poca lucidità che mi è rimasta analizzo le parole dette dall’uomo…*Ti va se ti facciamo un po’ di compagnia..* le parole girano veloci nella mia mente è ce n’è una che attira particolarmente la mia attenzione e mi fa venire ancora più paura: FACCIAMO

. Quest’uomo non è solo. Mentre afferro queste parole e ne capisco il senso, la presa del mio aggressore si fa più forte e sento la sua lingua scorrermi sul collo. Ho già capito quello che sta succedendo, quello che MI sta succedendo, e alla paura si aggiungono disgusto e disprezzo. Continuo ad agitarmi stretta tra queste braccia che sembrano tenaglie e le lacrime mi offuscano la vista. Quello che dev’essere il compagno, l’altro soggetto del verbo “facciamo “ che mi ha intimorita tanto, ride. Ride e la sua risata mi provoca lo scombussolamento più totale. Si posiziona davanti a me e per un minimo secondo riesco a vederlo in faccia, poi vedo soltanto il buio. Mi ha messo un sacchetto di tela in testa e l’unico spiraglio d’aria proviene dall’apertura davanti alla bocca. Mi sento come un uccello chiuso in gabbia. L’aria attorno a noi è diventata pesante e puzza. Ha un odore acre e macabro che incalza a perfezione i sentimenti che sto provando.  Mi sento soffocare in questa sacca ma continuo ad urlare per la vita.

Mi hanno strappato la borsa dalle mani e hanno cominciato a spogliarmi. L’uomo che mi ha preso da dietro mi togli la felpa per poi mettere le mani sotto alla maglietta in cerca di contatto fisico ma l0unico contatto che riesce a trovare è quello con la stoffa della mia divisa di danza.  Impreca per non esser riuscito nel suo intento e il suo complice mi strappa letteralmente i vestiti restanti di dosso. L’unica cosa che mi ricopre ora è il mio body.

I due mi si strusciano addosso e posso ben sentire le loro evidenti erezioni da dietro i jeans. Mi buttano a terra  e io provo a cogliere l’opportunità per scappare. Cerco di alzarmi da terra ma uno dei due mi si getta addosso e comincia a muoversi sopra di me. Esplora sempre di più il mio corpo col le sue sudice mani finchè non trova l’entrata per la mia intimità. Entra con la mano sotto la stoffa dell’ultimo indumento che mi ritrovo addosso e comincia a stuzzicarmi continuando la sua violenta danza dentro al mio corpo. Mi rialzano da terra e il mio orientamento manca e la testa mi gira, ma anche da sotto il sacco di tela riesco ad immaginarmi i ghigni stampati sulle loro facce.

Il mio spavento cresce sempre di più e sono sempre più convinta di essere spacciata, quindi smetti di urlare e mi lascio sballottare tra i due uomini che godono di un inebriante piacere a fare quello che mi stanno affliggendo.

Riesco a pensare solo al fatto di voler morire piuttosto che continuare a sopportare quel supplizio.

Ho ormai perso tutte le speranze quando sento il lontananza la voce di un ragazzo che parla con qualcuno. Attendo, per paura di aver solo sognato quella voce e di fatto non sento risposta.

Poco dopo però, la sento di nuovo e successivamente di nuovo silenzio. Eccola una terza volta! Ma poi ancora silenzio. Quello che riesco a pensare , l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sto diventando pazza. Ma anche che la persona a cui appartiene quella voce sia pazza.

I miei assalitori sono troppo presi per sentire questo sussurro, forse perché l’ho davvero immaginato … ma tentar non nuoce. Se io sento lui … anche lui sentirà me. Di sicuro.

“Aiuto!! Ti prego aiutami! Se puoi sentirmi non lasciarmi qui!” i miei assalitori mi tappano la bocca con una mano, ma la voglia di vivere è tornata e è troppa. Gli mordo le mani e loro urlano di dolore.

Poi l’ho sentita. L’ho sentita davvero una voce. Dei rumorosi e veloci passi sull’asfalto. “Lasciatela! Allontanatevi subito da lei!” I miei stupratori sentendo la voce del ragazzo lasciano il mio corpo e scappano a bordo dell’auto. Sento di nuovo la voce, vicina. “Pronto! Mandatemi subito un’ambulanza dietro la vecchia scuola di danza! Una ragazza è stata aggredita!” La voce è sempre più vicina finche non la sento sopra di me.

Il mio salvatore mi toglie il sacco dalla testa e mi posa qualcosa addosso per coprire il mio corpo seminudo e inerme. Poi mi prende tra le braccia e si sposta in un posto più al riparo dalla pioggia rispetto a quello. Si siede a terra e mi tiene tra le sue braccia accarezzandomi la schiena.

“Stai tranquilla ci sono qui io adesso, nessuno ti farà più del male” Queste sono le ultime cose che ricordo, poi c’è solo il Caos.

 

The lonely

Eccoci qui Aliens!

Allora che ne dite questo capitolo?? L’ho fatto un po' più lungo per farmi perdonare dell’assenza!

Fatemi sapere cosa ne pensate con una PICCOLA RECENSIONE perché altrimenti è inutile che vada avanti a scrivere se non so se vi piace o meno!

Bene e dato che so che non tutte leggete lo spazio autrice, ci terrei a sapere se almeno qualcuno lo ha letto! QUINDI! Scrivete MACACO nella recensione se avete letto! ;)

Alexis

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Capitolo 4
*** Middle Earth: Between Life&Death ***


L’Attim0 fuggente

Middle Earth: Between Life&Death

Mi sento alquanto stordita. La testa mi gira e ho paura ad aprire gli occhi. Non so cosa mi si potrebbe presentare alla vista, adesso. Sono agitata e stressata, così decido di continuare a mantenere le mie palpebre saldamente chiuse e di provare a concentrarmi su altri sensi per provare a calmarmi. Dopotutto sono appena stata … appena stata … in effetti non lo so. Cos’è che mi è appena successo? Sono quasi sicura che mi sia successo qualcosa, qualcosa che mi ha fatto provare tante sensazioni, qualcosa che mi ha scosso a tal punto da non volermi far vedere la verità, da non volermi far vedere ciò che mi circonda. Ricordo solo quegli occhi, quegli occhi così malvagi che sono riuscita a scorgere per pochi decimi di secondo, e che si sono impossessati della mia virtù. Continuo a vedere quelle pupille marroni dietro alle mie palpebre chiuse. Mi spaventano ma non ho il coraggio di aprirli. L’odore che sento in questo posto è avvolgente, caldo e confortevole; Non sento alcun rumore, neppure uno. E’ come se le mie orecchie fossero coperte de uno strato di ovatta che mi impedisce di percepire quello che mi circonda. Questo silenzio è stressante e allo stesso tempo mi rilassa.    Le mie mani sono posate su una massa soffice, la sento ricoprire il mio corpo per tutto la sua altezza, mi sembra di essere sdraiata su di una nuvola morbida e liscia come la seta. Tutte queste sensazioni mi stanno circondando in una sfera di pace e di silenzio, che ha fatto rilassare tutto in mio corpo, quando però torna l’immagine di quegli occhi maligni e le mie palpebre di scatto si aprono su questo mondo di nuvole.

 

                                                                                                                                               ***

 

Aprendo gli occhi, lo spettacolo che mi si presenta mi lascia di stucco. Bianco. Sono circondata dal regno bianco delle nuvole. Ovunque intorno a me, qualsiasi angolo (sempre che di angoli ce ne siano) è dannatamente, incredibilmente bianco, limpido, quasi cristallino. Ma che diavolo mi è successo? Sono morta? Oppure sono quasi morta e mi trovo in un regno di mezzo?? Una…terra di mezzo. Proprio come nel Signore degli Anelli, solo che li di pace non ce n’è stata per tredici mesi, mentre qui tutto è puro.

Ad un certo punto il silenzio di questo posto comincia a riempirsi di un brusio fastidioso, che va venire i brividi e che fa prudere le orecchie. Sembra provenire direttamente da un film horror di tutto rispetto e, nonostante la mia passione per i film di questo genere, sale la preoccupazione che diventa quasi paura perché il bianco che mi circondava comincia a diventare logoro. Non ci sono più nuvole di cristallo intorno a me, ma è come trovarsi dentro lo schermo di una televisione, quando va via il collegamento della parabola. E’ tutto pieno di righe finissime grigie bianche e nere, lo stesso effetto che si presenta sul televisore poco prima che Samara Morgan faccia la sua apparizione dal pozzo in cui è morta per uscire dalla tv e venire ad ucciderti. Urlo dallo spavento e focalizzo i miei pensieri a ciò che conosco ancora di buono, intanto che il brusio continua imperterrito.

 

                                                                                                                                    ***

 

Non riesco a ricordare nulla di bello che abbia affinità con la mia vita. Ciò che sento nel corpo è una sensazione di disagio,  è come se tutti i miei muscoli fossero pietrificati, congelati.  Il mio volere va alla ricerca di calore, ed è lì che punto con tutta me stessa. La sensazione di calore … il sole di primavera, le calde brezze d’estate, l’amore di due innamorati che si scambiano un bacio sotto un albero ormai quasi del tutto spoglio, con ai piedi un tappeto di foglie arancioni e gialle, il tiepido tepore delle fiamme di un fuoco acceso nel camino in una serata d’inverno.  Il mio pensiero si muove attorno a queste quattro figure e sento che il brusio si sta allontanando dalle mie orecchie. Sento di nuovo il coraggio di riaprire gli occhi e non appena lo faccio rimango ancora più stupita della prima volta. Il panorama attorno a me è cambiato nuovamente.

C’è una spiaggia davanti a me, con l’acqua del mare che forma uno specchio limpido che riflette la luce dei raggi del sole. I miei piedi nudi sono su un prato d’erba umida che li solletica. Alle mie spalle si crea dell’ombra, mi giro e vedo una grande quercia, la grande quercia che c’è nel giardino di casa mia, ma la cosa strana, è che galleggia. Galleggia sull’acqua. Rimango ad osservare la pianta non so per quanto tempo, quando mi accorgo che le sue foglie sono di diversi colori e che il suo riflesso nell’acqua è ancora diverso.                                                                                                                                                              Questo albero è la primavera. Questo albero è l’estate. Questo albero è l’autunno. E infine, questo albero è anche inverno.

Questo albero è tutto. “Quanto sarebbe bello sapere che non sono sola”. Questo pensiero fa breccia nella mia mente senza che neppure io me ne accorga, eppure è così che mi sento. Sola.

 

  Bene, ho finalmente capito in che posto sono finita. E’davvero una terra di mezzo. E’ un regno che riflette i miei pensieri, riflette come uno specchio ciò che io creo nella mia mente. Il buio quando sentivo di essere impaurita, la quercia delle stagioni e la spiaggia quando ero alla ricerca di calore. E’ un così bel posto questo, non voglio andarmene da qui. E’ tutto così magico. Sono stata in posti che ho sempre voluto visitare. Ho fatto una passeggiata sulla lunga muraglia cinese, ho bevuto un bevanda fresca al sapore di mango e papaya comodamente sdraiata sulle bianche spiagge di Cuba, ho preso in sole su un atollo delle Hawaii, ho visto i fuochi d’artificio direttamente dal balcone più alto della Tour Eiffel e ho cantato e ballato per i sentieri di Central park. Ma mi manca ancora qualcosa.

 

                                                                                                                                       ***

 

Il tempo qui non ha confini. 

Ho fatto tanti viaggi accompagnati solo dal rumore dei rispettivi luoghi, nessuna parola, nessuna frase, nessuno con cui parlare. Mi manca un amico. Si lo so cosa state pensando … basta che pensi di volere qualcuno li con te e il posto in qui ti trovi te lo regala. No, non funziona così, ci ho già provato. Questo luogo sa riprodurre solo scenari paesaggi e sentimenti. Con le persone non va. E’ come la lampada magica di Aladino. Puoi chiedere tutto quello che vuoi, ma c’è qualche clausola, nonché qualche piccola postilla! Non posso chiedere di far resuscitare i morti né di uccidere né di far innamorare le persone! Beh, non che abbia bisogno di queste cose! L’unica cosa che non riesco ancora a capire è il brusio. E’ tornato ed è sempre presente. Non fastidioso e pauroso come prima però. E’ come il rumore che di tante persone che parlano l’una sopra l’altra e ogni tanto riesco a cogliere dei pezzi di parola ma non capisco che cosa dicano.

 

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E’ possibile sapete?! Credo di esserci riuscita! Credo di aver capito come fare ad ascoltare e capire il brusio. L’altro giorno (credo fosse ieri..non so come passa il tempo qui dentro) mi sono concentrata sul brusio e sono riuscita a cogliere il mio nome! Quello che mi ha lasciata più perplessa è che la voce che lo ha pronunciato era familiare. All’inizio non sono riuscita a capire a chi appartenesse, ma poi l’ho sentita i nuovo e subito l’ho associata al volto di Niall. Era la voce di mio fratello. Non lo avevo capito all’inizio. L’avevo associata semplicemente ad un ragazzo biondo, tinto tra l’altro, con gli occhi blu come due zaffiri lucenti. Solo dopo mi sono ricordata chi fosse. Come mi manca mio fratello. Grazie al suo ricordo, mi sono venute alla mente anche le immagini della mamma e del papà. E poi anche quelle di Lindy, la mia migliore amica, e quella di Harry, suo cugino, nonché amico d’infanzia. Quanto mi mancano tutti, darei tutto pur di risentire le loro voci.

Ci sono riuscita! Mi sono messa d’impegno e sono riuscita a captare una conversazione nelle miriadi di frasi che compongono il brusio! Mi sono seduta all’ombra, sotto i rami dello specchio delle stagioni, in primavera, ho incrociato le gambe e ho meditato. Gli occhi chiusi, la mente libera da tutti i pensieri e il canto degli uccellini che accompagnava il tutto. Tre respiri di purificazione, come nello yoga, e poi ho atteso. Sono riuscita a sentire le voci di mio fratello, di mia madre, di Lindy ed Harry e anche quella del dottore. E poi la voce di un altro ragazzo, non l’ho riconosciuta. Non sapevo a chi appartenesse, ma era una voce che ero sicura di aver già sentito. La cosa importante è che ho scoperto alcune cose.

Primo: non sono morta, sono in coma;

Secondo: mi trovo in questo stato perché sono stata stuprata;

terzo: da quello che ho capito, ormai è passato un mese; e per finire,

Quarto: sono incinta.

La cosa che mi ha fatto sentire più male non è stata quella di scoprire di essere in coma da ormai un mese, né quella di scoprire di essere stata stuprata ne tanto meno quella di essere incinta. Quello che mi ha spaventata e sconvolta di più è che la creatura che porto in grembo è figlia di un uomo perverso, che ha sfogato le sue voglie sul mio corpo. 

La conversazione era confusa, diciamo che ho captato vari pezzi di conversazioni diverse, che dicevano più o meno così:

“Mamma! Sono qui, corri!”

“La mia bambina! Oddio cos’è successo alla mia bambina?”

“Fermatela! Fermatela non può entrare in sala operatoria! Siamo nel mezzo di un operazione!”
“Mamma non piangere, andrà tutto bene”

“Come ormai avrete capito, la ragazza è stata violentemente aggredita, ma devo darvi una notizia che non credo sarà delle migliori. Vi prego, sedetevi.”

“La ragazza è incinta”

“Signora Horan, lui è il ragazzo che ha portato qui sua figlia, se non ci fosse stato lui non so se adesso le condizioni sarebbero state queste. Ha davvero salvato la vita di sua figlia.”

“Tu..tu..grazie, tu l’hai salvata, tu l’hai aiutata” poi qui la mamma ha cominciato a piangere, di nuovo.  “Su, su, chiunque l’avrebbe fatto sentendo..Stia tranquilla, resterò qui con voi finche non si riprenderà”

“Hey, grazie per aver salvato mia sorella. Piacere, Sono Niall Horan e ti sarò sempre debitore.”  “Piacere mio Niall. Io sono Louis. Louis Tomlinson e credimi, l’avrebbe fatto chiunque al posto mio.”  “No, non credo. Scappano tutti dalla paura, sempre. Invece tu sei rimasto. Sarà un piacere se tu sarai qui quando Summer si sveglierà.”  “Finche non mi manderete via a calci, io ci sarò.”

“Hey fratello, voi come state?” “Ciao Harry, io sono ancora un po’ scosso...la mamma è KO”

“Niall!! Ti prego dimmi che sta bene” questa era la voce di Lin, in lacrime.

“Oh Lindy.”

Basta non ho voluto ascoltare niente altro. Probabilmente il mio è stato un pensiero egoista, ma sapere che tutte quelle persone stanno male per me mi fa sentire ancora peggio. Non voglio ascoltare i loro pianti, né le loro parole di conforto.

Non voglio.

Ma in compenso ho capito di chi era la voce del ragazzo che avevo sentito una volta. Era quella di Louis, se non ricordo male. Il mio salvatore, il mio angelo custode. Gli devo la vita. Gli devo tutto.

 

                                                                                                                               ***

 

La notizia di essere gravida si fa sempre più spazio nelle mia mente e milioni di dubbi e paure si insinuano nel mio cuore. Ho soltanto 17 anni, come è possibile che diventerò mamma? Sono troppo giovane, sono ancora una bambina!  Com’è possibile che un atto di violenza si sia trasformato in una creatura dolce e innocente?

Non voglio più risvegliarmi da questo incubo. Non voglio più tornare a vivere, ma lo devo fare per forza. Per questione di principio. Li ci sono tutte quelle persone che mi vogliono bene ma soprattutto c’è Louis. Lui ha lottato per salvarmi, ha rischiato la sua vita per salvarmi ed è grazie a lui se non sono morta. Devo ringraziarlo, devo dirgli quanto gli sia grata. Ma ogni cosa va fatta a tempo debito.

 

                                                                                                                                   ***

 

Mi sono calmata. Ho riflettuto su ciò che hanno sentito le mie orecchie così ho deciso di dare ascolto alle parole che sentivo presenti nel brusio. E’ Niall che mi sta parlando.

“Oh Meme che cosa ti hanno fatto. Io, se solo penso che sarei potuto venire a prenderti ma non l’ho fatto perché ho paura di guidare con la pioggia. Che stupido, che stupido, che stupido! Quanto mi dispiace sorellina. Come hanno potuto toccarti. Ti prego Meme torna da me. Non riesco ad immaginare una vita senza la mia piccolina.” Mi scendono le lacrime a sentirlo parlare così, lacrime silenziose e lente. Era da tanto che non mi sentivo chiamare così. Mi chiamava in quel modo quando eravamo piccoli e non riusciva a dire Summer, allora diceva Meme.

Diventa un pianto disperato il mio quando lo sento piangere. Non lo avevo mai visto, ne sentito piangere. Non aveva mai pianto da che ricordo io. Invece adesso lo sento piangere e posare la guancia e una mano sul mio ventre per accarezzarlo, mentre piange e piange lacrime amare. Non posso credere che lui non odi quello che porto in grembo. Perché io lo odio. E’ frutto di odio e violenza e non lo voglio. 

E così Niall si addormenta, appoggiato al mio ventre. Il suo respiro si fa sempre più calmo e privo di singhiozzi. Solo quando sono sicura che stia dormendo, mi lascio andare anche io e chiudo gli occhi e, per la prima volta in un mese, dormo senza avere dei brutti sogni cullata dal dolce calore di mio fratello.

 

THE LONELY

Salve Aliens!

Ho avuto svariati problemi con il computer infatti l’ho dovuto portare a far riparare quindi sto usando un pc vecchissimo di mio padre! Pensate che va talmente piano che mi si è impallato 2 volte visto che scrivo veloce! Ho dovuto cominciare a scrivere alla velocità “Bradipo incinta”!  Avevo quasi finito di ricopiare il capitolo la prima volta quando il pc si è surriscaldato e si è spento! Ho dovuto riscrivere tutto di nuovo! E questa volta salvavo ogni tanto, così se si sarebbe spento di nuovo, sarei stata sfigata solo a meta! YEAH BUDDY!
Vi prego, questo è un capitolo molto sentito da parte mia, quindi vi chiedo di lasciare una piccola RECENSIONE così mi fate sapere che ne pensate, se vi piace, se il capitolo è ancora troppo corto e i prossimi li volete più lunghi ecc…

Se state leggendo qui, scrivetemi “BRADIPO INCINTA” nella recensione, così almeno so se avete letto il mio spazio autrice!

Bacio Bacio,

Alexis

PS: ringrazio tutte coloro che hanno recensito i vecchi capitoli, chi ha messo la storia tra preferite, seguite o da ricordare, e in fine, anche le lettrici silenti!! ALLA PROSSIMA!

Adios

Passate a leggere la mia nuova One Shot!! So quasi sicura che vi piacerà! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1304946&i=1

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