Il sorriso

di Marika Grosso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


L’aveva persa.
Non poteva crederci, forse in realtà non voleva proprio; ma dopo due intere giornate passate a cercarla in ogni dove ancora non si riusciva a farla saltare fuori.
Facile comprendere poi la disperazione, sentimento assai poco conosciuto, sol volto di Tony Stark; e tutto perché?
Per una semplice figurina che gli aveva regalato il padre.
Ma per lui non lo era proprio, semplice, anzi era importantissima.
Come un talismano che le due generazioni di Stark si erano passati.
Quell’unica figurina, fra le altre che Howard gli aveva regalato, era diventata così indispensabile per lui, si sentiva perso senza.
 
Era da un paio di giorni che tutti gli occupanti della Stark Tower avevano notato gli strani comportamenti del loro presidente, un continuo cercare ovunque, e sospiri sempre più grandi e profondi col passare dei giorni, anche gli stessi Vendicatori avevano notato che il comportamento di Tony era ancora più insolito del normale, che era tutto dire.
“Si può sapere che ti prende ultimamente?”
Tony si voltò improvvisamente ritrovandosi Natasha di fronte, i capelli rossi le ricadevano morbidamente sulle spalle, il miliardario la guardò con aria rassegnata; dietro di lei Bruce stava confabulando con Clint e ogni tanto gli lanciavano occhiatine preoccupate.
Tony riposò lo sguardo sulla donna, sospirando per non si sa quale volta quel giorno.
“L’ho persa.”
Disse, scosse la testa impercettibilmente abbassandola di poco.
Poi la rialzò di scatto e fece uno dei suoi soliti sorrisi agli altri.
“Niente di importante, sono solo un po’ stanco.”
Disse massaggiandosi le tempie e successivamente la fronte alla base degli occhi.
“Solo stanco.” ripeté mentre si allontanava per andarsi a rinchiudere nel suo studio.
 
Steve era su una delle enormi terrazze che si trovavano lungo tutto la Stark Tower, guardava il cielo; era passata solo una settimana da quando Thor se n’era andato prendendo in custodia Loki.
Per un po’ aveva girovagato in moto, il fatto di avere una nuova missione, un nuovo scopo, gli aveva fatto tornare la voglia della vita, voleva scoprire, esplorare, vedere quello che lo circondava. Ma era durata poco questa voglia, una sola settimana e già aveva sentito la sua mancanza, la mancanza di Tony e allora si era affrettato a tornare a quella che adesso considerava casa.
Rivedere gli altri, considerarli quasi una famiglia, rivedere Tony.
Anche adesso, con la paura folle che potesse scoprire i suoi sentimenti, non riusciva a stargli lontano.
Alcune nuvole scorrevano lentamente nel cielo azzurro mentre un leggero venticello gli scompigliava i capelli biondi, ci passò distrattamente una mano per riavviarseli indietro, stavano allungando, molto probabilmente li avrebbe tagliati.
“Guardi il cielo Cap?”
Il biondo per poco non cadde indietro per la sorpresa, non l’aveva sentito arrivare.
“Stark.”
Disse dandogli una leggera occhiata e poi ritornando al cielo.
“Qualcosa di interessante?”
Tony gli si era avvicinato e aveva posato le mani sulla ringhiera, Steve lo guardò di sottecchi, poteva sentire il calore di quel corpo vicino a lui, troppo vicino a lui.
“Cosa vuoi Stark?”
Il biondo cominciava ad innervosirsi, a sentirsi soffocare da quell’uomo al suo fianco, lo guardò ancora con la voglia di toccarlo, di mettere una mano fra i suoi capelli, sfiorare il congegno che portava sul cuore.
Scosse la testa frustrato, niente di tutto quello sarebbe mai potuto succedere; Pepper era un ostacolo troppo grande, un ostacolo che non avrebbe mai voluto e mai potuto scavalcare.
“Parecchio sulla difensiva eh!”
Tony staccò le mani dalla balaustra appoggiandovi la schiena, guardava con insistenza il compagno accanto a lui.
“Volevo solo fare due chiacchiere tutto qui, ma forse è meglio tornare dentro.”
Detto questo si allontanò lasciando Steve di nuovo da solo.
 
Ancora non l’aveva trovata, era pure andato da Cap in persona, sperando in quel bellissimo sorriso che aveva nella figurina, magari vederlo dal vero avrebbe alleviato le sue sofferenze, invece tutto quello che si era ritrovato di fronte era stato un solido muro di silenzio.
Si voltò un attimo indietro per guardare ancora Steve, continuava ad osservare il cielo e sembrava decisamente più rilassato di quando lui gli si era avvicinato, certo non scorreva esattamente buon sangue fra loro ma mai aveva pensato che la sua vicinanza lo infastidisse tanto.
Si avviò nelle sue stanze private, magari avrebbe cercato ancora un po’.
 
Alla fine si decise a rientrare quando già il sole stava per tramontare e aveva iniziato a sentire i primi crampi della fame; nella sala da pranzo ai piani superiori della Torre trovò Bruce intento a fare non sapeva bene quali calcoli, non che avesse poi potuto veramente comprenderli, lo salutò distrattamente e si diresse in cucina.
Non aveva mangiato niente a pranzo, era rimasto semplicemente fuori tutto il giorno ad osservare lo scorrere del tempo attraverso il cielo che cambiava e adesso aveva fame, aprì il frigo cercando qualcosa di commestibile, un invitante panino in un piatto bianco era sul ripiano più alto, lo prese senza preoccuparsi a chi in realtà appartenesse e si diresse in una delle tante stanze adibite a salotto che c’erano.
Si sedette comodamente su una delle poltrone col piatto sulle ginocchia e portò il panino alla bocca, ma prima ancora di addentare il tutto si accorse che un piccolo foglietto era volato via, con uno sbuffo riposò il panino nel piatto e si chinò per raccoglierlo.
La sua faccia sorridente, la sua vera faccia sorridente lo guardava da quella che aveva tutta l’aria di essere una delle sue figurine del tempo in cui i Vendicatori ancora non esistevano; sorrise a sua volta come un ebete ripensando alle innumerevoli foto che gli avevano fatto per quelle figurine, le pose plastiche che aveva dovuto mantenere per ore, i sorrisi finti a trentadue denti.
Quel sorriso che lo guardava invece era speciale, in pochi potevano avere quella figurina, ma dove l’aveva già vista?!
 
“Questa la terrò come ricordo, anche un eroe come te sa ancora sorridere!”
 
Chi gli aveva detto quelle parole?
Cercò di richiamare il volto nella mente ma c’era solo un buco nero, dopo vari minuti di tentativi andati a vuoto si decise a lasciar perdere, mise la figurina nella tasca della giacca di pelle che indossava e finalmente si gustò il meritato pranzo che non aveva avuto il tempo di fare.
Spazzolò il tutto in pochi minuti, si alzò e riportò il piatto in cucina.
La figurina nella sua tasca lo faceva sentire strano, aveva l’impressione che avrebbe dovuto ricordarsi qualcosa ma ancora non riusciva a capire cosa.
Entrò in cucina a testa china, perso fra i suoi pensieri, finendo per sbattere contro qualcuno che sicuramente si trovava lì per lo stesso motivo per cui ci si era diretto poco prima anche lui.
Alzò lo sguardo: capelli neri, aria sfrontata, due leggeri baffi sopra le labbra carnose.
 
“Questa la terrò come ricordo, anche un eroe come te sa ancora sorridere!”
Aveva riso di quella battuta, si erano per un attimo guardati negli occhi, lui e Howard, in uno dei rari momenti in cui a Steve sembrava che si capissero al volo.
“Vuoi pure l’autografo?”
L’aveva schernito.
“Ma neanche morto, non voglio mica che me la scarabocchi eh.”
Avevano riso insieme.
 
“Howard?”
L’uomo di fronte a lui lo guardò perplesso.
“Non sono mio padre.”
Steve sbatté gli occhi energicamente un paio di volte, era vero, non era Howard quello che gli stava davanti, ma Tony.
“Scusa…” fu l’unica cosa che riuscì a dire per far sorvolare l’altro sul malinteso.
“Non fa niente. In un certo senso mi fa piacere somigliargli così tanto da farti confondere.”
Tony lo guardava con aria stranita, un misto fra lo scocciato e il sorpreso, gli poggiò una mano sulla spalla mentre si allontanava da lui e usciva dalla stanza.
Steve si guardò indietro, una porta chiusa aveva preso il posto del moro, come aveva potuto confonderli, istintivamente portò la mano alla figurina in tasca, uno strano calore gli pervase le punte delle dita.
 
Era uscito di tutta fretta dalla cucina, alla fine non aveva neanche preso il panino che si era preparato due sere prima, come se in una Torre piena di gente come quella avesse potuto veramente ritrovarcelo in frigo.
Pensò a Steve, il fatto che l’avesse scambiato per suo padre gli bruciava dentro, ancora, nonostante tutto, non riusciva ad essere semplicemente Tony, era sempre solo il figlio di Howard Stark.
Si maledisse da solo, qualche ora, forse anche qualche giorno rinchiuso in laboratorio gli avrebbe fatto bene.


Ecco qua il primo capitolo, come ho già detto nelal descrizione, la fic si basa su altre due, una mia "Il Primo Vendicatore" e l'altra di Perv "Gioielli & Portafortuna"(cap 2) quindi se non le avete lette forse vi conviene, che magari si potrebbe capire poco sia il comportamento di Steve che il portafortuna di Tony xD
Non so che altro dire, bhò il prossimo capitolo, che sottolineo ho già scritto, lo posterò prossima settimana, perchè, bhò, mi piace veder soffrire la gente aspettando la parte Lemon della fic ahahah
Spero sia di vostro gradimento ^^

Black

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


Erano passati cinque giorni e ancora di Tony non si vedeva traccia, da quando si era rinchiuso nel suo laboratorio non era più uscito, neanche per mangiare, si faceva portare un vassoio davanti alla porta che puntualmente la mattina dopo ritrovavano vuoto.
“Non può certo andare avanti così per sempre.”
Cominciò esasperata Pepper mentre si gettava su una delle poltrone della sala.
“Bisogna fare qualcosa, in caso di bisogno non possiamo mica andare a cavarlo fuori da quel laboratorio con la forza.” Rincarò la dose, poi si voltò verso Steve.
“Signor Rogers, perché non prova lei?”
Il biondo la guardò perplesso, non riuscendo a capire il perché di quella scelta.
“E perché proprio io? Non è meglio che vada lei?”
Non voleva andare, sinceramente non voleva vedere Tony, aveva paura che fra loro si fosse creata una crepa che mai sarebbe stata in grado di rimarginarsi; che lui avesse intuito la reale consistenza dei suoi sentimenti?
Improbabile, ma purtroppo non impossibile.
Pepper si alzò sistemandosi la gonna nera,  si guardò intorno, nella stanza c’erano solo loro due, riportò lo sguardo all’uomo e vi si diresse a passo spedito.
I tacchi alti della donna provocavano un fastidioso tic tic sul pavimento.
Appena fu abbastanza vicina ripresa a parlare.
“Sa, in realtà non dovrei dirglielo perché Tony potrebbe farmela pagare, ma, a mali estremi, estremi rimedi.  Tony l’adora, dico sul serio, è inutile guardarmi con quell’aria stupita, la passione per lei gliel’ha trasmessa suo padre; ha anche delle sue figurine in camera, le tiene in una scatola vicino al letto.”
Steve la guardò sbalordito, sperava proprio che la donna non si accorgesse del battito del suo cuore sempre più frenetico, infilò la mano in tasca e toccò la superficie liscia della figurina che aveva iniziato a portare con lui.
Poteva essere?! Che fosse sua?
“Quindi sono più che sicura che se è lei a chiederglielo uscirà sicuramente.”
Finì soddisfatta Pepper, gli sorrise ed uscì dalla stanza.
Quasi automaticamente, come se i suoi piedi avessero avuto una volontà propria, si diresse ai laboratori di Tony, non si preoccupò neanche di bussare, con la mano sulla maniglia spinse in basso scoprendola aperta.
Tony era lì, sporco dalla testa ai piedi di una sostanza nera che non sapeva ben identificare, gli si avvicinò e si fermò fin quando non gli fu a pochi passi.
“Tony.”
Il moro sobbalzò un poco e si voltò di scatto, indignato, quando comprese chi l’aveva chiamato i suoi occhi si addolcirono un poco, o magari era solo Steve che se l’era immaginato.
Cap si fece forza e tirò fuori dalla tasca la figurina che aveva costudito gelosamente per tutti quei giorni senza mai separarsene.
“È tua vero?”
Il coraggio, quello che gli era sempre mancato in momenti delicati come quello, i dubbi, che l’avevano accompagnato prima col padre e adesso col figlio.
Un turbinio di sentimenti contrastanti aleggiava nel suo cuore, ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
“Perché ce l’hai tu?”
Un tono indignato aleggiava nella voce di Tony, era come se volesse mettersi sulla difensiva.
“Potrei farti la stessa domanda.”
Ribatté il biondo, pieno di un nuovo coraggio, come quando da ubriachi ci sembra di poter arrivare anche a volare.
Tony chiuse gli occhi ma non rispose, si appoggiò al bancone dietro di lui, come esausto.
“Dio, potresti almeno rispondermi. Cos’è, tieni una mia foto e a volte fai anche fatica a parlarmi, mi schernisci, ti prendi gioco di me ma tieni questa.”
Gli sventolò la figurina davanti al naso; tutta la frustrazione di anni di amore represso, di sentimenti mai corrisposti stava per venire a galla e lui non si sarebbe certo fermato adesso.
“E io che come un deficiente pensavo che tu non mi potessi sopportare. Dio… se l’avessi saputo; certamente ora non mi ritroverei così complessato. Prima il padre, poi il figlio, sembra proprio che il famoso Captain America sia destinato a farsi attrarre dagli Stark.”
Con il fiatone e gli occhi che bruciavano sputò fuori le ultime parole, avrebbero potuto essere più dolci, penso Steve, avrebbero potuto essere più comprensibili, ma quello era l’unico modo in cui un uomo come lui avrebbe mai potuto dichiararsi ad un altro uomo.
“Alla fine tutto si riduce a mio padre, non è vero?”
Tony alzò lo sguardo dischiudendo gli occhi, due pozzi neri guardavano Steve, il biondo indietreggiò sentendosi ferito da quelle parole.
“Howard non c’entra niente. Io sto parlando con te, sei tu quello che mi sta davanti. Tony, non tuo padre.”
Quelle parole sembrarono colpire per un attimo il moro.
C’ra lui di fronte a Steve, non suo padre, era vero; era a lui che Cap aveva chiesto spiegazioni sulla figurina, non a Howard, suo padre non c’entrava niente.
Per una volta nella vita si sentì veramente e solamente Tony, lo scavezzacollo geniale che adorava Cap alla follia, che lo considerava il suo eroe, il suo mito, qualcuno da seguire… da amare.
Si staccò dal bancone e con quelle poche ma profonde convinzioni si avvicinò all’uomo di fronte a lui.
“La figurina dove sorridi, è il mio portafortuna… – lo guardò negli occhi. – tu sei il mio portafortuna.”
Con il dorso della mano destra andò ad accarezzargli la guancia, sporcandogliela.
“Scusa, ti ho sporcato.”
Disse istintivamente Tony iniziando a ritrarre la mano.
“No.”
Steve afferrò quella mano calda nelle sue, se la riportò alla guancia strusciandovela, poi alle labbra, baciò una ad una le dita sporcandosi le labbra di nero, ma questo non gli importava, ora che era finalmente riuscito ad avere quell’uomo per sé, anche se solo per un attimo, niente aveva importanza.
Chiuse gli occhi mentre ancora si passava la mano sulle labbra, baciandola.
“Non è questo il modo giusto.”
Disse Tony risvegliandolo dal suo sogno; alla fine era successo, aveva osato troppo, aveva voluto avvicinarsi troppo e ora sarebbe stato ferito.
Lasciò andare la mano che fino a pochi secondi prima stringeva nelle sue e chinò il capo.
“Questo lo è.”
Improvvisamente la bocca di Tony fu sulla sua, con movimenti sempre più insistenti cercava di farla schiudere, dopo il primo attimo di sorpresa Steve si lasciò andare, aprendo infine le labbra per far continuare quella dolce invasione; un misto di lingue, respiri affannosi e saliva resa amara dallo sporco si mischiarono tutti insieme mentre i due si lasciavano finalmente trasportare da quelli che in realtà erano stati i loro sentimenti da sempre.
Desiderio.
Passione.
Amore.
Fu Steve il primo a staccarsi, un leggerò rossore gli aveva tinto le guance e ora aveva il respiro affannato, poggiò la sua fronte su quella del compagno e si lasciò cullare dai dolci movimenti circolari che Tony aveva iniziato poco prima a fare lungo la sua schiena.
Lo sentì sospirare.
“Non posso crederci.”
Tony gli si fece più vicino, quasi come se lo volesse abbracciare, avvicinò la sua bocca all’orecchio di Steve sussurrando.
“Non posso credere che tu sia mio.”
Steve si staccò gentilmente, sorridendo e beandosi di quelle parole.
Tony lo guardò meravigliato, poi i suoi occhi si posarono sulle labbra schiuse, seguiti poco dopo dalla stessa mano che prima le aveva accarezzate.
“Quel sorriso…”
Accarezzò il labbro inferiore lentamente, come se ancora tutto quello non gli sembrasse reale, troppo bello per esserlo.
“Questo è il mio portafortuna: il tuo sorriso per me.”
 
Ancora non riusciva a capacitarsene, gli anni in cui aveva sperato di conoscerlo, di potergli parlare, di entrare in minima parte nella sua vita, quegli anni, tutte le speranze che aveva covato, alla fine si erano avverate quel giorno.
Tony si avvicinò lentamente all’eroe della sua infanzia, posò la fronte nell’incavo fra la spalla e il collo e aspirò avidamente l’odore di Steve, sfregò il naso su quel collo così morbido, la pelle chiara a contatto con la sua rabbrividiva e diventava leggermente arrossata; con un movimento non calcolato affondò i denti nel collo, stringendo leggermente.
Un gemito soffocato del biondo lo incitò a continuare, continuò a mordicchiare il collo ancora per qualche secondo, su e giù ed infine decise di saggiarlo con la lingua; la sensazione che le labbra di Steve gli avevano dato era indescrivibile, ma a quanto pare non erano solo quelle, ogni parte del corpo di Cap che baciava gli procurava leggere scosse di piacere in tutto il corpo.
Con la mano con cui aveva continuato ad accarezzargli la schiena esplorò i suoi muscoli al di sotto di essa, la schiena liscia, il ventre piatto solcato dai muscoli, i pettorali scolpiti.
 
Era troppo, si staccò frastornato per un attimo da tutto quel contatto improvviso, guardò Tony, aveva il fiatone e il volto arrossato, lo guardava con negli occhi un desiderio che non gli aveva mai visto prima, quasi una sorta di istinto animale.
Ancora i soliti dubbi gli si affacciarono alla mente: era giusto innamorarsi di un uomo?
Ma non ebbe il tempo per rispondersi, Tony lo afferrò nuovamente, avvinghiando i due corpi in uno, gettandoli entrambi a terra.
“Il mio portafortuna.”
Gli sentì ripetere nuovamente fra un bacio e l’altro, fra un assalto e l’altro mentre cercava di sfilargli prima la giacca di pelle poi la maglietta al di sotto.
Furono proprio quelle parole che lo convinsero, il disperato bisogno che Tony aveva maturato in quegli anni per lui a farlo aprire del tutto all’altro.
Non era quello il momento delle esitazioni.
Si puntellò sui gomiti per guardare meglio l’uomo che gli si trovava sopra, gli occhi scuri annebbiati dalla lussuria, lo baciò senza più dubbi; quello era ciò che entrambi volevano.
 
Tony lo fece sdraiare nuovamente sotto di lui, le mani avevano preso ad accarezzarlo ovunque, in un movimento fluido gli aveva tolto anche gli ultimi indumenti facendolo rimanere nudo.
Alzò il volto per ammirarlo, nudo e disponibile sotto di lui.
Steve gli portò nuovamente una mano alle labbra e Tony le baciò, avidamente; poi il biondo scese verso il basso, fermando la mano all’altezza del suo cuore, saggiando la consistenza del meccanismo che lo teneva in vita.
Come animato da nuova forza Cap presa la sua maglia e gliela tirò via forzatamente, la piastra magnetica brillò sul suo petto inondandoli di una tenue luce azzurra.
“Ti infastidisce?”
Gli chiese il moro preoccupato.
“Per niente.” Gli sorrise l’altro di rimando, ancora quel bel sorriso che tante volte aveva sognato fosse rivolto a lui.
Tony calò nuovamente su quelle labbra che tanto aveva bramato in quegli ultimi periodi, quasi le divorò da quanta era la voglia di lui, con la lingua ne disegnava il contorno; poi scese sempre più giù, ogni parte del corpo che incontrava riceveva baci e carezze, con le mani iniziò ad accarezzare piano il membro dell’altro che già si era interposto fra loro, duro e caldo.
Un gemito strozzato uscì dalle labbra di Steven mentre Tony aumentava il ritmo, gli piaceva da impazzire il modo in cui il biondo cercava di contenere i suoi gemiti, il modo in cui gettava la testa all’indietro mentre nuove ondate di piacere gli scorrevano nelle membra.
“Non solo io.”
Lo sentì gemere debolmente sotto di lui mentre una delle mani di Cap andava ad insinuarsi prima sopra, poi sotto i suoi pantaloni.
Rantolò selvaggiamente mentre il contatto fra le due pelli iniziava, Steve continuava a stimolarlo sempre di più e lui non era sicuro di riuscire a resistere ancora per molto; si avvicinò ancora, finché le loro erezioni non si toccarono, vibrando entrambe di nuovo piacere.
Prese la mano di Steve che prima aveva iniziato a stimolarlo e la baciò, poi insieme alla sua l’accompagnò alle loro erezioni turgide conferendo ad entrambe un movimento in sincrono, da prima lento poi sempre più veloce.
Ormai il biondo non riusciva più a trattenersi, i gemiti erano diventati sempre più profondi e rochi, i movimenti sempre più veloci.
Fu Steve il primo a venire mentre gettava la testa all’indietro soddisfatto seguito subito dopo da Tony, il seme caldo di uno si mischio a quello dell’altro sul ventre del biondo, fondendosi, come ormai fusi erano loro, uniti inscindibilmente.
Tony rotolò accanto all’altro, stendendosi sulla schiena, anche se quella sera non era riuscito a fare suo Steve fino in fondo si sentiva come completo, rinnovato da quel nuovo rapporto che adesso li legava.
Cap gli si strinse un po’ accanto, cercando il suo calore, l’altro allungò il braccio e lo fece usare al biondo come cuscino di fortuna mentre gli schioccava un dolce e casto bacio sulla fronte, niente a che vedere con i baci famelici di prima.
“Suppongo che questa debba restituirtela?”
Chiese poco dopo Steve mostrando la figurina, in una domanda che aveva più l’aria di un’affermazione.
Tony lo guardò sorridendo “Puoi tenerla, adesso che quel sorriso io ce l’ho veramente.” Disse mentre si sporgeva appena sopra di lui per toccargli con l’indice le labbra sorridenti.
 

Eccolo finalmente xD
Come promesso nuovo capitolo per la nuova settimana, e con questo la fic si conclude con la sua parte hot... spero solo che non ne siate delusi dopo l'attesa xD
Forse avrei potuto scrivere di più, nel senso che magari avrei potuto farli spingere oltre, ma penso che così vada bene, è già un enorme passo per Cap, conoscendolo ahahaha
Spero di avervi fatto sorridere mentre la leggevate, che altro dire?!
Bhò, ditemi che ne pensate ... se dovete offendermi, bhè, sono sensibile non siate troppo cattivi xD
Grazie a tutti per aver letto.
bacionissimi, soprattutto alla mia Perv *^*

Black

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