Maledetto Alcool! di _SamanthadettaSam_ (/viewuser.php?uid=184578)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 1
Cara signorina Jo Anderson,
è stata formalmente invitata alla festa esclusiva del noto conduttore
televisivo Chris McLean.
L’evento si terrà sabato 4
agosto nel maniero McLean.
La invitiamo formalmente a parteciparvi.
Distinti saluti.
Era la sera del 4 agosto, Jo stava entrando nell’immensa
villa di quel conduttore da strapazzo. Era una costruzione imponente, dalle
pareti bianche e capace di contenere all’interno almeno una cinquantina di
persone.
Arrivata all’ingresso, si trovò davanti un grandissimo Chris
d’oro, il simbolo dell’immunità nella seconda stagione di quello stramaledetto
reality a cui aveva partecipato.
- Il solito… - Sussurrò Calamity a denti stretti.
Chef, tutto tirato a lucido, accompagnò la ragazza all’interno
della sala principale dell’abitazione.
Il grandissimo salone era stato adibito a sala da ballo, all’interno,
tutto il cast del reality ballava o prendeva qualcosa da bere al ricco buffet.
- Jo, vieni a ballare! Questa festa è fantastica! – Urlò Zoey,
trascinando la bionda sulla pista da ballo.
Jo non voleva ballare, non voleva neanche andarci a quella
festa, ma le sue care “ amiche” Zoey, Dawn e Dakota l’avevano praticamente
costretta a venirci.
Dopo essersi liberata dalla presa della rossa, corse fino al
buffet, per prendersi qualcosa da bere.
All’improvviso la musica si fermò a sopra le casse si
posizionarono Duncan, Scott e Geoff.
- Ragazzi, guardate cosa abbiamo preso nel frigo bar di
Chris. – Disse Duncan, mostrando un paio di bottiglie di vodka, Scotch, Whisky e altri tipi d’alcolici.
- La festa può
ufficialmente avere inizio! – Urlò Geoff, alzando il volume della musica e
lanciando bottiglie a tutti.
Jo afferrò al volo
una bottiglia di Whisky.
Guardò il liquido
marroncino all’interno della bottiglia, l’aprì.
Avvicinò la bocca
della bottiglia alle labbra, quando una piccola manina candida la fermò.
- Non farlo Jo, sento che
te ne pentirai domani mattina. – Mormorò Dawn.
Calamity storse il
naso e liberò la bottiglia dalla presa della bionda, bevve un generoso sorso d’alcolico
e scoccò sonoramente le labbra, in segno d’apprezzamento.
- Sta tranquilla
Regina delle fate, un sorsetto non ha mai fatto male a nessuno… -
***
Jo aprì gli occhi di colpo.
La testa gli faceva davvero male, rimasse a guardare
distrattamente il lampadario vittoriano posto sopra di lei.
Quella festa era finita proprio male, non si ricordava niente
della notte scorsa.
Guardò il suo orologio: le dieci del mattino.
Si guardò intorno: era in una camera riccamente decorata ed
era stesa sul letto a baldacchino.
Si girò dall’altro lato della stanza: di fianco a lei, Brick
dormiva tranquillamente, il sorriso impresso sulle labbra.
Era senza maglietta, le coperte gli coprivano il corpo dalla
vita in giù, un paio di boxer blu erano abbandonati penzoloni all’angolo
sinistro del letto.
Calamity sgranò occhi: non era possibile…
Si alzò a sedere, e solo in quel momento si accorse che
anche lei era nuda.
Guardò meglio la camera: una serpentina di vestiti
percorreva lo spazio tra la porta e il letto dove si trovava.
Si alzò lentamente, per non essere scoperta dal soldato
ancora dormiente.
Prese a raccattare tutti i suoi abiti per la stanza, le
orecchie in allerta a ogni movimento del ragazzo.
Dopo aver recuperato il suo reggiseno nero, si chiuse in
bagno.
Si vestì nel modo più silenzioso possibile, ci mancava solo
che anche il bagna braghe si accorgesse di quello che avevano fatto.
Dopo essersi infilata la maglietta, si guardò allo specchio:
aveva tutti i capelli spettinati.
Il pochissimo trucco messo da Zoey contro la sua volontà,
era tutto sbavato, soprattutto il rossetto, non rimaneva altro che una linea
rossa che si estendeva sulla guancia destra.
Aprì la porta del bagno e, come un ladro, uscì dalla stanza.
Il corridoio su cui si affacciava la camera era la perfetta
rappresentazione di come era andata a finire la festa.
Ad ogni passo che faceva in avanti, Calamity riconosceva i
volti degli ex-concorrenti:
Duncan era accasciato a terra, il viso pieno di segni di
rossetto,
Gwen era poco più avanti, a testa in giù e con una bottiglia
stretta in mano.
La porta di una camera si aprì, e Dawn uscì da essa; i
capelli tutti spettinati e, sul collo, un succhiotto rosso in bella vista.
- Chris ha organizzato tutto, ha messo dell’alcool in ogni
bibita, voleva proprio che ci ubriacassimo… - Disse Raggio di luna,
sistemandosi i capelli alla vista di Jo.
- Maledetto conduttore da strapazzo. A proposito, chi te l’ha
fatto quel succhiotto? – Replicò, indicando il livido sulla pelle bianca della
ragazza.
La bionda indicò malinconicamente la porta della camera
ancora aperta, che mostrava uno Scott
sul letto, in dormi veglia.
- Vuoi dire che… -
Raggio di luna annuì tristemente.
Calamity lasciò Dawn nel corridoio e corse fuori da quella
casa del diavolo.
Voleva dimenticarsi di quello che aveva visto e subito.
Angolo dell'autrice:
Lo so che ho già DUE LONG IN CORSO, ma questa non potevo lasciarla aleggiare nella mia testa.
Io e l'alcool, non smetterò mai di metterla nelle mie storie (anche se io non ne bevo molto D:)
State pronti a rimanere a bocca aperta ;)
Un bacione^^
Ogghy
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 2
Era passato ormai un mese da quella assurda festa…
In quel lasso di tempo, Jo aveva cercato di ricordarsi gli
strani avvenimenti avvenuti in quel maledetto sabato d’agosto.
Era riuscita a ricostruire quasi tutto di quella sciagurata
sera:
*Flashback*
La musica era a palla,
l’alcool scorreva a fiumi e molti concorrenti del reality erano accasciati a
terra o su qualche sedia.
Jo stava ballando
senza freni da ormai un’ora, aveva in entrambe le mani due bottiglie: una piena
e un’altra quasi vuota.
La ragazza agitava il
corpo a ritmo di musica senza ritegno, e versandosi ogni tanto un po’
d’alcolico sulla maglietta.
Una ragazza dai
capelli castani e la pelle ambrata le si avvicinò e con un sorriso ebete sul
volto, le disse:
- Ehi, la finisci tu
quella? – E indicò la bottiglia piena di Vodka, stretta nella mano destra di
Calamity.
La ragazza non
rispose, stappo la bottiglia e si versò tutto il liquido che conteneva
all’interno addosso, inzzupandosi tutta la maglietta.
Courtney rise di gusto
a quella visione e corse verso Duncan, cadendo goffamente dopo qualche passo.
La bionda continuava a
ballare, si spettinò i capelli e buttò a terra la bottiglia vuota.
All’improvviso si
fermò, guardò il buffet: Brick era appoggiato al tavolo, lo sguardo perso verso
il soffitto.
Calamity guardò la
bottiglia che le rimaneva in mano; bevve l’ultimo sorso e la buttò a terra,
distrugendola in mille cocci di vetro.
Si avviò barcollando
verso il soldato; lui le fece un mezzo sorriso e ritornò a guardare il soffitto.
La bionda si avvicinò
fino a rimanere una decina di centimetri dal moro; gli prese il viso tra le
mani e lo bacio.
Le loro lingue si
mossero in sincronia, il soldato le passò una mano sotto la maglia e lei strinse
la presa sul suo volto.
Si staccarono poco
dopo, Calamity rise pazzamente, poi si avvicinò all’orecchio del soldato:
- Vieni con me. –
Sussurrò, prendendolo per mano e insieme si avviarono per un lungo corridoio,
lontano dalla festa.
Percorsero quel tratto
barcollando e cadendo a turno, tra risate e schiamazzi.
Arrivarono a una porta
bianca, Jo busso e urlò:
- C’è qualcuno qui…
Non c’è nessuno, Bene! – entrò nella camera e trascinò Brick con lei.
Appena chiusero la
porta, la musica si spense quasi del tutto.
Calamity si riavvicinò
al soldato, cominciando a dargli dei baci sul collo.
Il moro le afferrò i
fianchi e la spinse contro il suo corpo, mentre le toglieva la maglietta.
Un attimo dopo Jo
aveva addosso solo la sua biancheria e Brick aveva ancora i pantaloni.
Il soldato spinse la
ragazza sul letto e vi si posizionò sopra, baciandola sul collo e su ogni
centimetro di pelle scoperta.
Calamity si aggrappò
alle spalle del moro e, in preda al piacere più sfrenato, gli morse il collo,
fino a fargli uscire qualche goccia di sangue.
In risposta a quel
morso, Brick le slacciò il reggiseno e cominciò a giocare con il seno di lei.
Calamity intanto, era
intenta a slacciare la cintura dei pantaloni del soldato.
*Fine Flashback*
E poi, buio…
Non si ricordava nient’altro.
Le sue ultime speranze erano ormai svanite: Lei aveva fatto
l’amore col bagna braghe, e niente poteva modificarlo.
Il suo primo bacio, sapeva che l’avrebbe avuto così ma…
La sua prima volta, non era in quel modo che avrebbe voluto
perdere la sua verginità.
Dopo la festa, non aveva più voluto avere contatti con
nessun altro del reality, aveva spento il telefono dopo quel giorno e ormai
passava tutte le sue giornate in palestra, a scacciare quei ricordi a suon di
pugni, flessioni, pesi e piegamenti.
Quel giorno era, come sempre, impegnata nei suoi esercizi
giornalieri.
Dopo aver finito la sua serie di flessioni, si avviò verso
una piramide di pesi d’argento.
Stava per prenderne uno da dieci chili, quando la testa le
cominciò a girare vorticosamente.
Si sedette immediatamente su una panchina lì vicino, mentre
sentiva le forze mancarle d’improvviso e le palpebre diventare sempre più
pesanti…
***
Jo si risvegliò su un letto d’ospedale, si sentiva ancora
molto debole ma comunque riuscì ad alzarsi a sedere.
Non riusciva a spiegarsi perché era svenuta, solo qualche
minuto prima si sentiva in splendida forma.
Alla porta della sua camera, un uomo muscoloso e dalla testa
stempiata – il suo istruttore – stava parlando con una dottoressa dai corti
capelli e gli occhi neri.
L’uomo aveva un’aria sollevata e mostrava un gran sorriso.
Calamity non riusciva proprio a spiegarsi il perché il suo
istruttore, che per lei era come un padre, mostrasse quel sorriso in quel
momento: lo usava solo in una situazione ben precisa.
All’improvviso un bruttissimo presentimento le avvolse in
una stretta mortale il cuore e le budella, ma lo scacciò immediatamente; non
era poi così tanto sfortunata…
La dottoressa andò a assistere un paziente, e l’istruttore
corse immediatamente verso la bionda, sempre col solito sorriso raggiante di
prima.
- Mi spieghi perché non me l’hai detto prima?!? Avrei
modificato la tua scheda degli esercizi: nelle tue condizioni non devi fare
sforzi eccessivi… - Gongolò l’uomo, arruffando i capelli della ragazza.
- Nelle mie condizioni? Che diamine intendi dire Bob? –
Chiese Jo, trattenendo lo spavento nel suo tono di voce.
- Come non lo sai? Credevo che le donne avessero un sesto
senso per queste cose… Tu, mia cara Jo, aspetti un bambino! Congratulazioni! –
Esclamò Bob, abbracciando forte Calamity.
A quelle parole, il mondo le cadde addosso: aspettava un
bambino, la sua più segreta paura da ormai un mese.
Una ragazza normale sarebbe stata felicissima di avere
quella notizia, ma non lei.
Si sentiva vuota dentro; era incinta e in quel momento
avrebbe voluto di gran lunga morire…
La dottoressa che aveva parlato prima con l’istruttore,
entrò nella stanza e l’uomo, alla vista della donna, lasciò Calamity e uscì
dalla camera.
La mora controllò una cartella medica abbandonata su un
tavolino di fianco al letto, si posizionò gli occhiali rettangolari sul naso e
cominciò a leggere le informazioni su quel foglio di carta.
- Allora, Jo Anderson, 17 anni… Sei molto giovane per
aspettare un bambino, lo sai? –
- Di che s’impiccia lei?! – Sputò Jo, che in un attimo aveva
ritrovato quasi tutta la sua sicurezza.
- Fammi indovinare: non era previsto vero? –
La bionda rimase in silenzio e la donna sorrise.
- Fammi indovinare ancora: questa è la conseguenza di una
notte di passione? –
Il tono con cui la dottoressa pronunciò quell’ultima frase,
fece imbestialire di rabbia Jo.
- Ma si faccia gli affari suoi! Non ho intenzione di dire i
fatti miei a lei! – La ragazza si alzò e guardò dritta negli occhi la donna.
La mora le sorrise e le mise una mano sulla spalla:
- Sono mamma di ben quattro bellissimi bambini, queste cose le
so, fidati. –
Non si sa come, Calamity parve rassicurata da quelle parole.
Si sedette sconsolata su letto, seguita dalla donna.
Cadde un imbarazzante silenzio, finché…
- Conosci chi è il padre? – Chiese la dottoressa in tono
gentile.
Jo annuì mestamente; “oh si che lo conosco quel bagna
braghe” pensò.
- Chiamalo, vorrà di sicuro sapere la lieta notizia, no? –
Jo si alzò di scattò e ritornò a guardare torva la donna.
- No che non lo voglio chiamare, non lo deve sapere! –
La mora rimase stranamente calma e questo fece imbestialire
ancora di più la bionda.
- Fidati da una che queste storie le ha sentite mille volte:
Se non lo vuoi tenere il bambino c’è una sola cosa che devi fare; abortire. –
Abortire…
Aveva sentito quella parola poche volte nella sua vita, e
mai le era sembrata tanto dolce.
Quella singola parola era la sua ancora di salvezza: con una
semplice operazione si sarebbe liberata del bambino e finalmente avrebbe
lasciato alle spalle il ricordo di quella maledetta serata.
Prese un appuntamento per delle analisi di routine prima
dell’intervento d’aborto e uscì dall’ospedale.
Girava per le strade della città ripensando a quello che
aveva appena saputo.
Aspettava un bambino, un bambino che lei non voleva.
Andare a quella festa era stato uno sbaglio,
bere quelle bottiglie era stato uno sbaglio,
quella notte era stata uno sbaglio
e quel bambino era un grandissimo sbaglio.
Si fermò d’improvviso, davanti a una vetrina di un grande
negozio che vendeva articoli per neo mamme.
Una coppia felice stava scegliendo un passeggino per il loro
futuro figlio.
La donna era raggiante e mostrava trionfante il suo bel
pancione e il compagno le accarezzava dolcemente il ventre.
Per un singolo momento Jo immaginò lei e Brick, al posto della
coppietta felice; ma calciò via quello stupido pensiero.
Il solo immaginarsi col pancione, la faceva sentire
nauseata.
Camminò con sguardo perso fino al suo appartamento, appena
si chiuse la porta d’ingresso alle spalle, si tolse le scarpe e si distese sul
letto.
Le sue mani le arrivarono d’istinto sul ventre: lo sentiva
stranamente più caldo, più vivo.
Una piccola vita stava crescendo dentro di lei, ma quella
piccola creatura non sapeva che non avrebbe mai visto il mondo esterno.
Aveva ormai deciso: avrebbe abortito e la sua gravidanza sarebbe
rimasto un segreto.
Le mancava soltanto di trovare il Piscialletto sull’uscio
della porta di casa, con lo stupido gran sorriso che aveva visto sul volto del
suo istruttore...
Tolse immediatamente le mani dalla pancia, come se stesse
toccando qualcosa di orribile e si addormentò, senza però accorgersi che la sua
mano sinistra era ancora appoggiata sul suo ventre.
Angolo dell'autrice:
Questa è la mia personalissima buonanotte di oggi,
Per Otherkin e Cara Courtney... dovrete aspettare la prossima settimana.
Non dico niente di questo capitolo, lascio larga sentenza ai posteri *alla Manzoni*
i posteri sareste voi, per chi non ha capito... xD
Un bacione^^
Ogghy
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 4
Era una limpida notte d’autunno. La luna osservava maestosa
la città dormiente, circondata da un brillante firmamento di stelle.
La sua luce entrava in un appartamento completamente al
buio, dove una figura femminile si agitava nel sonno, in preda ad uno strano
sogno.
*Inizio sogno*
Jo si ritrovò in una
stanza completamente bianca. Le pareti emanavano una luce accecante e la
ragazza ci mise un po’ prima che i suoi occhi si abituassero ad essa.
La stanza era spoglia,
era solo un ammasso di bianco accecante. All’improvviso Calamity sentì qualcuno
piangere: un bambino.
Le urla disperate del
neonato aumentavano sempre di più, finché il rumore non divenne abbastanza
forte da entrare perfino nella testa della bionda. Jo vide una culla, anch’essa
bianca e con rifiniture viola. La ragazza corse verso di essa, decisa a far tacere
quel bambino. Appena arrivò a destinazione, come comandata da un burattinaio,
prese il bimbo in braccio. Il neonato piangeva ancora, ma appena si ritrovò tra
le braccia della bionda, cominciò a ridere e sghignazzare, mostrando i suoi
grandi occhi azzurri.
- La mamma è
finalmente arrivata. – Disse una voce alle sue spalle. Calamity, spaventata, si
girò ma non trovò nessuno.
All’improvviso
comparve una ragazza dai capelli biondi, legati in una lunga treccia, e gli
occhi color indaco.
Indossava uno
svolazzante abito celeste e il suo viso era leggermente truccato, con colori
pastello.
- Chi sei tu? – Chiese
senza pensarci Jo, stringendo istintivamente il bambino a sé.
- Come chi sono? Sono Josephine
Anderson sciocchina! Anche detta Jo. –
Disse la ragazza, sorridendo.
La bionda prese il
bambino dalle braccia di Calamity, lo cullò per qualche istante e, subito dopo,
il neonato si addormento.
- Tu sei me? Che
intendi dire? – La ragazza era confusa. Le mancava solo di scoprire di essere
pazza come Mike!
- Sono quella parte di
te che nascondi a tutti. Io sono la te Romantica, solare e materna. Tu sei la
parte determinata e maschiaccia. –
- Perché ti sto
sognando, sono per caso diventata matta? – Chiese ancora Jo. Quella situazione
era davvero strana.
- Sono qui per
convincerti a tenerti il bambino. –
A quelle parole, la
rabbia della ragazza aumentò immediatamente.
- Ho preso la mia
decisione ormai, non sono pronta per avere un bambino. –
- Non sei pronta o
abortire è solo un gesto d’egoismo nei suoi confronti? – La voce di Josephine
si fece più alta e la bionda capì che la rabbia stava ribollendo anche in lei.
- Tu credi che quella
notte è stata solo di sesso frenato eh? Ma non è così! – La ragazza si avvicinò
minacciosamente a Calamity, sempre col bambino stretto tra le braccia.
- Senti io non mi
ricordo molto di quella festa. So solo di essere andata a letto col
piscialletto e basta! – Si difese prontamente Jo.
Josephine adagiò
dolcemente il neonato nella culla, che magicamente sparì.
- Tu non ti ricordi,
ma io si. –
- Sai, quella notte,
quando eri ubriaca fradicia, mi hai dato la possibilità di uscire e di dire al
soldato tutto quello che provi per lui. –
Calamity dapprima
sgranò gli occhi, poi cominciò a ridere, come se davanti a lei ci fosse un
pazzo.
- Vuoi una prova,
eccoti accontentata. –
La ragazza fece un
lieve movimento della mano destra e, dal nulla, si senti una voce femminile che
diceva, a metà tra un gemito e un sospiro:
- Ti amo. –
A quella frase si
susseguì un'altra frase, questa volta pronunciata da una voce maschile.
- Ti amo anch’io. –
In quel momento, Jo
ricordò tutto.
Ricordò quella parte
della serata che era rimasta al buio per tutto quel tempo. Ricordò tutte le
inutili paroline dolci che lei e il bagna braghe si erano scambiati per
l’intera notte.
E quel ricordo le fece
venire il voltastomaco.
- Tu credi che dopo
l’intervento dimenticherai tutto, ma non è vero. Lo ricorderai sempre, questo
ricordo ti perseguiterà per l’eternità, oltre al senso di colpa di aver ucciso
una creatura innocente –
La bionda guardò negli
occhi se stessa la femminile.
- Non so che fare. – Sussurrò
Calamity. Josephine si avvicinò e l’abbracciò forte.
- Sono sicura che
farai la scelta giusta. Ti do un solo sconsiglio: accendi il telefono. –
*Fine sogno*
Jo si alzò immediatamente a sedere.
Quello era stato proprio un sogno strano. L’unica nota
positiva era che era riuscita a ricordare tutto di quella festa, ma quel
ricordo la faceva sentire ancora più confusa.
In quel momento non sentiva più alcuna dolcezza nella parola
aborto.
Sentiva solo morte e il pianto di quel bambino.
Volse lo sguardo verso la finestra: il sole era già alto,
doveva alzarsi.
Appena si alzò si sentì una schifezza, come se avesse
mangiato qualcosa di avariato. Nel lasso di tempo di qualche secondo, Calamity
corse nel bagno e vomitò anche l’anima. Guardò il liquido verde-marroncino e il
suo naso fu invaso dal suo caratteristico fetore, che le fece rivenire la
nausea.
Vomitò circa tre volte,
prima di uscire dal bagno.
Quello doveva essere uno degli effetti della gravidanza.
“E io che credevo che il pancione fosse la
sola tortura dell’essere incinta”
Si vestì in fretta e il suo sguardo cadde sul suo cellulare,
abbandonato da più di un mese sul comodino. Meccanicamente lo prese e lo
accese.
Aveva un sacco di messaggi nella segreteria, premette il
tasto play e il suo appartamento fu invaso dalla voce di Zoey.
“ Jo, sono Zoey. Dove sei finita?
Ho setacciato tutta la villa di Chris ma di te non ce ne neanche l’ombra. Mi
sto preoccupando. Appena senti questo messaggio, chiamami ok?”
Poi comparve la piccola voce di Dawn.
“ Se stai sentendo questo
messaggio, vuol dire che sono riuscita a usare questa diavoleria. È da un po’
che non ti fai sentire, e siamo tutti preoccupati per te, soprattutto Zoey e
Brick. Appena senti questo messaggio – se mai ti arriverà – chiamami.”
Poi seguirono un'altra decina di messaggi di Zoey, poi…
“ Emh… Ciao Jo.
Se non mi hai risposto, posso
capirti. Non ti biasimo se sei arrabbiata con me per quello che successo alla
festa. Ti ho chiamato perché sono molto preoccupato per te. Non ti fai sentire
da un mese ormai. Stai tranquilla: nessuno si ricorda di averci visto insieme,
quindi, sappiamo solo noi come è andata la serata.
Ti prego, chiamami appena ti
arriva questo messaggio.
Lo sai? Mi piacevi di più
quando mi prendevi in giro tutti i giorni, e non adesso, che non ti fai sentire
per settimane!
Ciao”
Per tutta la durata del messaggio, Jo era rimasta immobile,
a guardare il display del telefono.
Risentire quella voce le fece ricordare che lui non sapeva
ancora del bambino.
Un parte di lei le urlava di chiamarlo e di dirgli tutto, ma
un’altra parte di lei, glielo impediva categoricamente.
Un ultimo messaggio invase di nuovo l’appartamento.
“Jo, sono la dottoressa Smith,
quella dell’ospedale.
Lo so che hai deciso di abortire
ma… Il tuo bambino ha già quattro settimane, è pronto per la sua prima
ecografia. Appena senti questo messaggio, lascia il telefono acceso e corri in
ospedale. Sono in servizio tutti i giorni.”
La bionda valutò attentamente la proposta della dottoressa.
Con l’ecografia avrebbe visto finalmente il suo bambino. La
curiosità di vedere la creatura che viveva all’interno di lei, le fece prendere
le chiavi di casa e il pullman per raggiungere l’ospedale.
***
- Bene, sei venuta. Cominciamo con l’analisi del sangue e
poi passiamo alle altre. – La dottoressa accompagnò Jo in una stanza, piena di
provette contenenti del liquido rosastro e molto denso: sangue.
Dopo aver fatto tutte le analisi, la donna la portò in un'altra
stanza, che ospitava un lettino e uno strano macchinario, pieno di pulsanti.
La mora prese una cartella bianca e cominciò a sfogliarla.
- Secondo i risultati, tu e il tuo bambino state benissimo. Ora
dobbiamo fare l’ecografia, per un controllo finale della salute dell’embrione. Stenditi
qui e scopri la pancia. – Disse sbrigativa la signora Smith, e Calamity fece
come le venne ordinato.
Si stese su quel lettino e alzò leggermente la maglia, in
modo da scoprire solo la pancia.
La donna prese un tubo di crema, da cui ne uscì un gel
trasparente, e cominciò a spalmarlo sul ventre della bionda.
- Faccia piano, quella cosa è gelata! – Si lamentò la
ragazza, ma la dottoressa continuò imperterrita.
Dopo aver spalmato tutta la crema, la donna azionò il
macchinario e appoggiò una specie di lettore laser sulla parte piena di crema.
- Dovrebbe essere qui il piccoletto… Eccolo qua, il
furbacchione si nascondeva! – Esclamò la signora Smith, mentre guardava lo
schermo della macchina, che mostrava soltanto delle ombre luminose.
La mora le indicò un piccolo puntino, grande quanto un
fagiolo, che pulsava regolarmente.
Jo si alzò leggermente dal lettino, per vedere meglio l’immagine.
Quel piccolo fagiolo pulsante era il cuore del suo bambino.
Non assomigliava per niente a un bambino, ma per Calamity,
quella fu la prima cosa bella che aveva visto da un mese.
Le sembrava che quel cuoricino pulsasse in sincronia col suo
che, in quel momento, era a mille.
All’improvviso vide qualcos’altro che, di sicuro, non era
normale che ci fosse lì…
- Dottoressa…? –
- Alice, chiamami Alice. – La interruppe la donna.
- D’accordo, Alice. Mi sembra di vedere un altro cuore lì,
non mi aveva detto che il mio bambino stava bene? E allora perché ha due cuori?
– Chiese preoccupata la bionda, il bambino non doveva essere malformato, non
proprio quando aveva deciso di tenerlo…
La donna guardò meglio lo schermo, e un grande sorriso le
comparve sul volto.
- Il tuo bambino non ha due cuori. Si da il caso che tu non
aspetti un bambino, ma ben due gemelli! – A quelle parole, Jo spalancò la bocca
meravigliata.
- E ha giudicare dalla presenza di un solo sacco amniotico,
direi che sono gemelli monovulari. – Continuò Alice.
- Monovulari?!? Che diavolo sta dicendo? – Calamity non
sopportava i medici che parlavano in gergo medico, non li capiva proprio!
- Per far si che una donna rimanga incinta, c’è bisogno dell’unione
di un ovulo femminile e uno spermatozoo maschile. –
- Nel caso di gemelli ci sono due possibilità: Una quando
vengono fecondati ben due ovuli e danno vita a due placente e a due bambini,
che non avranno niente in comune, e potranno anche essere di sesso opposto;
questi sono i gemelli biovulari. –
- Nel tuo caso è stato fecondato un solo ovulo ma, per cause
ancora sconosciute all’uomo, quest’ovulo a dato origine a due esseri viventi,
che si trovano nello stesso sacco amniotico. Questi bambini saranno identici e
dello stesso sesso. Hai capito adesso? –
Quando finì la spiegazione della dottoressa, Jo cominciò a
pensare:
E adesso, che doveva
fare?
Angolo dell'autrice:
Ed ecco l'attessisimo nuovo capitolo di...
Maledetto Alcool!
Sono sicura che è stato di vostro gradimento
Un bacione :^.^:
Samantha detta Sam
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
dfghfgdhgfdhgfd
Che doveva fare?
Quella domanda la perseguitava da quando aveva scoperto di
aspettare due gemelli.
Avere due bambini significava avere il doppio delle
preoccupazioni, e il doppio della pancia.
Quella notizia rese sempre più confusa Jo. Una parte di lei
le diceva di abortire, un’altra le diceva di non farlo.
E intanto le settimane passavano.
Il vento si faceva sempre più forte, e le piogge sempre più
frequenti, mentre arrivava il giorno dell’intervento.
Quel fatidico momento arrivò troppo presto per Calamity. Non
poteva più temporeggiare, doveva decidere.
La stessa sensazione spiacevole di nausea che aveva ormai
tutte le mattine, la perseguitò anche quando arrivò all’ingresso dell’ospedale.
Oltrepassata quella porta, avrebbe abortito.
Le bastava allungare la mano e spingere la porta, e tutto
quello che le era successo in quel primo mese sarebbe finito per sempre.
Ma non lo fece.
Aveva capito che abortire era un modo più carino di definire
un omicidio.
Lei non voleva essere un assassina, e poi, non sarebbe stato
giusto nei confronti dei gemelli,
nei confronti di
Brick…
Quel piccolo pensiero dedicato al soldato venne prontamente
scacciato via, mentre la ragazza si riparava dalle forti raffiche di vento che
si erano sollevate improvvisamente.
Passò di nuovo di fronte al negozio di articoli premaman.
Senza neanche pensarci, vi entrò e andò verso il bancone, dove una ragazza di
circa vent’anni stava etichettando alcuni prodotti.
- Mi scusi, ha per caso qualcosa che possa nascondere la
pancia, almeno per i primi mesi. – Disse tutto d’un fiato la bionda.
La commessa la squadrò da capo a piedi, prima di dirigersi
verso una porta nascosta da una pila di pannolini, che doveva essere l’ingresso
del magazzino.
Ritornò poco dopo, con un paio di scatoline blu e bianche.
- Non sei un po’ troppo giovane per essere incinta. –
Mormorò la donna, senza neanche guardarla negli occhi.
- Si faccia i fatti suoi e mi dia quello che le ho chiesto.
– Sputò Jo, incrociando le braccia al petto.
- Stia calma. Allora, questa fascia contenitiva fa al caso
suo. Nasconderà la pancia fino ai cinque mesi. – Spiegò la commessa, mostrando
una fascia color carne molto elastica.
- Bene prendo questa! – Sentenziò la bionda, prendendo la
scatolina contenente la fascia e uscendo da quel negozio, dopo aver pagato il
tutto ovviamente.
Attraversò le vie della città in fretta, combattendo contro
il vento e il freddo persistente.
Arrivata all’ingresso di casa sua, fece una spiacevole
scoperta.
- Jo! Finalmente, non ci vediamo da tempo! – Disse Zoey,
prima di correre ad abbracciare l’amica.
Anche Dawn si unì a quel abbraccio.
- Che ci fate qui? –
- Sei sparita dopo la festa, ed eravamo tanto preoccupate
per te. – Rispose Raggio di luna, per poi guardare Calamity con aria
interrogativa.
- Avevo tante cose da fare. – Si giustificò la bionda, ma
quella risponda sembrò non convincere le due amiche.
- Non hai saputo la novità? – Chiese Zoey, con un gran
sorriso sul viso.
- Quale novità? Chris ha inaugurato una nuova stagione del
reality? -
- No, ancora meglio: Dakota aspetta un bambino! – Trillò
Dawn, porgendo una rivista a Jo.
In prima pagina c’erano Dakota e Sam: La ragazza mostrava
fiera un anello di fidanzamento, al suo fianco, il ragazzo aveva un sorriso a
trentadue denti e le teneva la mano, mentre l’enorme titolo sopra di loro
recitava.
“Dakota Milton si sposa!
La dolce ereditiera ha
trovato il suo principe azzurro.
E il bimbo è già in arrivo…”
Allora non era l’unica ad essere in quelle condizioni…
- Ci ha invitato tutte al matrimonio, non è fantastico? –
Esclamò Bella Gioia, saltellando sul posto.
- Si fantastico… - Disse con un fil di voce la ragazza. Si
sentiva di nuovo la testa girare.
Si sedette in fretta su uno degli scalini dell’ingresso.
- Che c’è Jo? Hai una brutta cera. – Chiese preoccupata la
rossa, mentre controllava che l’amica non avesse la febbre.
Jo risentì la nausea e resistette per non rigettare la
colazione. Si sentiva schifosamente debole, e questo non le piaceva per niente.
- No, sto bene, non preoccupatevi. -
- Sembri diversa, o almeno, la tua aura lo è. – Disse
all’improvviso la bionda.
- Che intendi dire? – Jo aveva paura di quello che potesse
dire Raggio di luna.
- Per me ci stai nascondendo qualcosa… - A quelle parole,
Zoey sgranò gli occhi.
- Jo… Cosa è successo alla festa? – Doveva trovare una scusa
credibile, altrimenti avrebbero scoperto tutto e magari l’avrebbero raccontato
a tutti.
E quella era l’ultima cosa che voleva.
- Ho bevuto troppo e mi sono accasciata in un angolo della
villa, tutto qui. – Calamity incrociò le dita dietro la schiena, nella speranza
che non avessero assistito al bacio tra lei e il Bagna braghe.
- Stai mentendo, io l’ho detto a Zoey quello che e successo
tra me e Scott. Perché non ci dici la verità? – La bionda si alzò barcollando,
le mani strette a mo di pugno.
- Volete sapere la verità?!? Credo che sia ovvio, no? Sono
incinta! – L’ultima frase la urlò praticamente in faccia alle due, che erano
meravigliate dalla notizia.
- Incinta non di un bambino, ma di due! E come se la
sfortuna non volesse abbandonarmi, volete sapere chi è il padre? Colui che mi
ha conciata così? –
- Brick. – Continuò al posto suo Dawn, e Zoey sgranò ancora
di più gli occhi.
- L’ho visto uscire dalla tua stessa stanza dopo che te ne
eri andata. –
- Aspettate. Fatemi capire: Tu sei andata a letto con Brick
e adesso aspetti due gemelli? –
Calamity annuì.
La rossa cominciò ad urlare e riabbracciò la bionda.
- Questa è una bellissima notizia! Perché non me l’hai detto
prima? Hai già fatto l’ecografia? Come sono? Oh devo dirlo subito a Mike! –
Detto questo, Bella Gioia prese il telefono dalla tasca, ma venne prontamente
fermata da Jo.
- Non lo deve sapere nessuno, neanche Brick, capito? – Le intimò.
Le due si guardarono negli occhi.
- Perché non gliel’hai ancora detto? Ne sarà felice. –
Mormorò Dawn.
- Non lo deve sapere. Lo saprà solo quando nasceranno. Così
ho deciso e così andrà! – Rispose la bionda.
Dopo quella frase seguirono alcuni minuti di silenzio, finché
Calamity non accompagnò le ragazze nel suo appartamento.
Riguardò di nuovo la rivista che le aveva dato Dawn. In
quella foto Dakota era al settimo cielo.
*Sicuramente lei non deve convivere con la
nausea tutte le sante mattine!* Pensò la ragazza, abbandonando
il giornale sul mobile all’ingresso.
Calamity fece accomodare le ragazze in cucina, mentre
preparava tre caffè.
- Allora, dato che vi ho raccontato quello che mi è successo
alla festa, adesso tocca a voi. – Jo diede i caffè alle amiche e cominciò a
sorseggiare il suo.
Zoey fu la prima a parlare.
- Bè io non ho bevuto molto, ho capito subito che le bevande
erano modificate. Appena l’ho scoperto mi sono messa a cercare Mike. Avevo
paura che con l’alcool in circolo, le sue personalità sarebbero uscite fuori. Quello
che mi preoccupava di più era Vito… - La rossa bevve un sorso di caffè e
continuò.
- Per fortuna era uscita Svetlana. L’avevo trovato che stava
eseguendo un triplo salto carpiato, invece, ha fatto un volo orribile. L’ho
preso subito e l’ho portato fuori. Dopo sono rientrata per cercarvi. Avevo
trovato Dawn, ma Scott mi ha mandato via, mentre la spingeva in una camera e
chiudeva a chiave la porta.
Lì sono corsa a cercarti, ma non ti ho trovato. Così mi sono
arresa e ho portato Mike all’ospedale. Adesso è a casa con una gamba rotta, e
io lo sto aiutando a rimettersi in sesto. –
Dawn sorseggiò un po’ di caffè prima di parlare.
- Credo che sappiate tutte quello che è successo a me. Sono
andata a letto con Scott. Ma vi dico subito che eravamo tutti e due ubriachi,
quindi non cominciate a pensare che si sia approfittato di me. Credevo che le
altre bibite non contenevano alcool, e ne ho bevute un bel po’. Il giorno dopo
avevo un terribile mal di testa. Adesso io e Scott ci teniamo in contatto, e
lui ha paura che io sia rimasta incinta. Me lo chiede tutti i giorni e mi ha
fatto fare tre volte il test di maternità. –
- Si, piccolo Scott, ha paura di diventare responsabile, il
Pel di carota. – Rise Jo, il solo immaginarsi la Iena terrorizzata, le fece
ritornare il sorriso.
- Ma adesso parliamo di cose serie. Devi dirlo a Brick. –
Zoey si alzò e guardò Calamity negli occhi.
- Ve l’ho già detto, lo saprà solo quando nasceranno. –
- è il padre dei tuoi figli! Lui ha il diritto di saperlo! –
La rossa era decisa a non arrendersi, e neanche la bionda.
- Si certo, glielo dico adesso così ha più tempo per
abbandonarmi. Se davvero ho bisogno di un padre per i miei figli, non voglio
vivere con la paura che possa andarsene da un giorno all’altro. – Quelle parole
erano uscite incontrollate dalla sua bocca.
Era vero, aveva paura che Brick, appena avesse saputo della
sua gravidanza, sarebbe fuggito.
Lasciandola sola, con
i bambini, in balia di tutto.
- Lo sai che non farebbe mai una cosa del genere. – La rassicurò
Raggio di luna, poggiandole una mano sulla spalla.
- Glielo dirò, ma non adesso, va bene? – Sussurrò acida la
bionda.
La visita delle due continuò nel silenzio più assoluto e,
quando se ne andarono, Jo corse in camera sua, la mano stretta sulla scatolina bianca
e blu.
Tirò fuori la fascia contenitiva e l’indossò subito.
La pancia non si vedeva ancora, ma l’avrebbe messa già dal
giorno dopo.
Aveva paura che da un giorno all’altro sarebbe spuntato quel
stramaledetto pancione.
Ma lei era pronta, doveva tenere la gravidanza segreta.
Si fece due calcoli:
Avrebbe nascosto la pancia fino al terzo mese, dopo quella
data, i gemelli sarebbero stati troppo grandi per restare al sicuro da occhi
indiscreti, sotto la fascia contenitiva.
Jo guardò il calendario: Se i suoi calcoli non erano errati,
a Novembre, avrebbe dovuto abbandonare tutti gli stratagemmi per nasconderli.
All’improvviso, risentì quel senso di nausea e corse nel
bagno a rigettare il poco caffè che aveva ingerito poco prima.
Angolo Autrice:
Hola! Ho alcune notizie importanti da dare:
Dato che il 13 Settembre, purtroppo, ritornerò a scuola D:, ho deciso di aggiornere solo una long a settimana.
Vi spiego, la prossima settimana, aggiornerò Cara Courtney...
Quella dopo Otherkin,
E quella dopo ancora Maledetto Alcool!
Quindi non cominciate a dire:
"Olga!!!! Dove cavolo sei finita?"
O cose del genere...
Comunque spero vi sia piaciuto questo capitolo e non dimenticatevi di recensire
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 5
I due mesi successivi, passarono molto velocemente. La
dottoressa Smith, le aveva prescritto una dieta ricca di proteine e, grazie a
questa, Jo non si sentiva più tanto debole. Ormai aveva abbandonato le sue
sessioni in palestra, e la ragazza non usciva quasi mai, solo per fare la spesa
o per andare all’ospedale.
I gemelli crescevano benissimo e Zoey e Dawn le facevano
visita tutti i giorni. Avevano tenuto la bocca chiusa, come promesso. Ma non si
erano ancora arrese sul convincere Calamity a dirlo a Brick. La maggior parte
delle loro visite, trascorrevano in silenzio e, quando se ne andavano,
rivolgevano un ultimo sguardo verso l’amica, nella speranza di farle cambiare
idea.
La bionda le ignorava, anche se quegli occhi puntati su di
lei, la seguivano come un ombra inquietante.
La notte, Jo si svegliava con un’improvvisa voglia di
qualcosa di dolce, o di un frutto qualsiasi.
La bionda era costretta a vagare per la città, finché quel
desiderio non si placava da solo o fino a quando non trovava un supermercato
aperto 24 ore su 24.
Gli ultimi giorni di Novembre, già preannunciavano l’arrivo
del Natale, portando una candida coperta di neve sulla città, e decorando i
negozi del centro con luci colorate.
Ai regali di Natale, Jo ci avrebbe pensato dopo: doveva
prima andare in ospedale. La dottoressa Alice l’accolse caldamente nella stanza
con il macchinario dell’ecografia.
Calamity si stese sul lettino e alzò il doppio maglione che
aveva addosso.
La pancia era bella soda, e molto grande, anche se era solo
al terzo mese di gravidanza.
- I gemelli stanno in perfetta forma, devo dedurre che hai
seguito la dieta che ti ho prescritto. – Disse la donna, guardando il monitor
della macchina, che mostrava due piccoli abbozzi di bambini, l’uno vicino
all’altro.
- Si, adesso mi sento molto meglio, anche se la nausea non
mi abbandona. – Rispose seccata la bionda.
- Quella ti perseguiterà per tutta la gravidanza. Quando ero
incinta del mio ultimogenito, non riuscivo a stare due secondi senza vomitare.
È del tutto normale, non preoccuparti. – La mora spense il macchinario e andò
verso la scrivania bianca, posta in un angolo della stanza.
La dottoressa scrisse una piccola ricetta medica e la porse
a Jo, che la guardava con aria interrogativa.
- Non mi prenota la prossima visita? –
La donna alzò gli occhi da un paio di cartelle, rivolgendo
un dolce sorriso alla ragazza.
- A Dicembre non sarò qui. Trascorrerò il Natale in
famiglia, la mia cara figlia mi presenterà il suo fidanzato, finalmente. Era da
tempo che me ne parlava, la curiosità di vederlo era venuta anche a me, dopotutto.
Per un mese possiamo anche non farla la visita di routine,
ma se c’è qualche problema, non esitare a chiamarmi. – E detto questo, la
dottoressa porse un biglietto da visita alla ragazza, ma poi ritornò seria.
- Quando ci rincontreremo, faremo un piccolo test. Tu sai se
il padre è un portatore sano di AIDS? –
A quella singola parola, la bionda s’irrigidì
immediatamente.
Portatore sano? Non ne aveva la minima idea, e questo piccolo
dettaglio lasciato in sospeso, scatenò un’insopportabile paura, che si
attorciglio attorno al cuore della ragazza.
- Bè, non lo so… - Fu tutto quello che riuscì a dire
Calamity, con un filo di voce, mentre le sue mani si stringevano attorno al
pancione, in una specie di abbraccio protettivo.
- Non preoccuparti, adesso però devi solo goderti le vacanze
e cercare di dirglielo, ok? – La donna aspettò che la ragazza annuisse
lievemente, prima di accompagnarla gentilmente fuori.
Jo nascose il viso nella sciarpa e corse a casa, alla
ricerca di un rifugio caldo.
Appena si chiuse la porta alle spalle, la ragazza si liberò
del cappotto, della sciarpa, dei guanti e del maglione, rimanendo solo con
addosso una leggera maglietta.
Si preparò una bella cioccolata calda e si accoccolò sul
divano a guardare la tv, sotto una calda coperta.
Calamity ripensò a quello che le aveva detto la dottoressa,
e a Brick.
Il ragazzo la chiamava ormai tutti i giorni e, tutti i
giorni, Jo non gli rispondeva.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, ma c’era
qualcosa che la paralizzava, ogni volta che compariva il suo nome sul display
del telefono.
Zoey le diceva sempre che il ragazzo chiedeva a tutti sue
notizie, e che lei non riusciva più a tenerglielo nascosto.
Jo continuava a farle promettere di tenere il segreto, ma
una parte di lei, subito dopo, si pentiva amaramente di quella scelta.
Era pur sempre il padre biologico dei suoi figli, doveva
saperlo.
La verità, era che Jo aveva ancora paura, paura di ricordare
tutto, solo incrociando il suo sguardo.
Ma dopo la chiacchierata con Alice, il fatto di dire la verità
al soldato, era diventato di vitale importanza.
Per i suoi figli, per
lei.
Il suono del telefono distolse la ragazza dai suoi pensieri,
che salto giù dal divano e corse a vedere chi era che la disturbava.
Sgranò gli occhi inorridita al vedere quel nome:
Mamma.
Si schiarì la voce, e si vece mentalmente coraggio, mentre
accettava la chiamata e avvicinava il cellulare all’orecchio.
Pronto?
Pronto Josephine, sono
la mamma. Come stai tesoro?
Al sentire il suo
nome per intero, la bionda fece una smorfia disgustata.
Ti ho detto un sacco di volte di chiamarmi Jo. Comunque sto
bene, grazie.
Scusa amore, mi ero
dimenticava che ti dava fastidio. Che hai fatto in questi mesi? Non ti sei
fatta sentire!
La bionda cercò una
risposta plausibile e, con voce più sincera possibile disse:
Sono stata impegnata con gli esercizi in palestra.
Seguirono pochi
secondi di silenzio, in cui Calamity ebbe l’orribile paura che la madre
l’avesse già scoperta.
Sempre con questa
palestra eh? Comunque quest’anno sono riuscita a prenotare un bellissimo
cottage in montagna per Natale. Il cenone della vigilia sarà fantastico!
Calamity lanciò uno
sguardo allarmato e preoccupato la muro di fronte a lei. E ora, come lo
spiegava il fatto di essere incinta ai suoi?
Si era completamente
dimenticata di avvertire i genitori e, in quel preciso momento, si diede un
sonoro schiaffo sulla fronte.
Bè, mamma non so se posso venire…
NO JO! Tu verrai da
noi! Non venirmi a dire che Chris ti ha invitata ad un’altra festa per Natale,
perché tu lo passerai in famiglia!
Mamma, chi ti ha detto che poi ci sono andata a quella
festa?
Jo ricordava che la
madre le aveva dato l’invito a quella festa di Chris, ma che poi non l’aveva
avvisata se vi aveva fatto parte o no.
Vai a vedere sul sito
del reality. Adesso ti devo lasciare, papà ha bisogno di me. Ciao.
Jo non salutò neanche la madre, corse vicino al PC e cercò
in fretta quel sito.
Cerco tra i vari menù e trovò un album alquanto allarmante.
Festa del 04/08
Cliccò in fretta su quel link e, davanti ai suoi occhi,
comparvero un sacco di foto della festa.
In una c’era Mike-Svetlana, mentre ruzzolava a terra da un
tavolo;
In un’altra Dawn che si strusciava contro Scott, la ragazza
aveva il viso letteralmente in fiamme per colpa dell’alcool;
Un‘altra ancora ritraeva Geoff che girava per la casa nudo;
E un’altra ancora mostrava Duncan che spaccava tutto quello
che gli capitasse a tiro…
E poi, eccola: l’unica foto che fece venire il voltastomaco
alla bionda.
L’immagine ritraeva il preciso momento in cui lei e Brick si
era baciati con trasporto, vicino al buffet.
La madre aveva visto tutto quello? La ragazza non riusciva
ad immaginarsi come avrebbe fatto a passare le vacanze con la famiglia, se
tutti si erano fatti un’idea di quello che le era capitato quella sera.
Chiuse il computer e guardò la foto dei suoi genitori sulla
scrivania.
Di certo avrebbero fatto un sacco di domande, se si fosse
presentata col quel pancione. E il fatto che avessero visto quella foto,
rassicurava un po’ Calamity.
Almeno non avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni ai suoi.
Ritornò nel salotto e riprese la sua cioccolata calda,
mentre entrava in camera sua, e tirava fuori da sotto il letto la sua vecchia
valigia.
Angolo dell'autrice:
Salve ragazzi, come va?
Nuova settimana (si fa per dire...), nuovo capitolo e...
Un piccolo concorso!!!
A tutti quelli che seguono le mie storie:
Sto organizzando un altra long, che pubblicherò appena finirà Otherkin.
Perchè vi dico tutto questo? Semplice!
Perchè deciderete VOI alcune cose della storia:
Volete che sia una fanfiction di Total Drama, o una storia originale?
Se scegliete l'opzione fanfic, ecco a voi un altra domandina:
Quali protagonisti vorreste in questa storia?
Vi avverto che ci saranno tutti, ma avranno solo dei piccoli ruoli.
I posti come protagonisti sono sei, due sono occupati da Dawn e Scott.
Quei due mi hanno fatto cominciare a scrivere ff, e questo è il mio modo si ringraziarli!
Spetta a voi scegliere i fortunati quattro che divverranno i nuovo protagonisti.
I più votati saranno i vincitori.
Ringrazio trutti quelli che parteciperanno!
I risultati appariranno nel prossimo capitolo di Cara Courtney...
Bene e adesso una piccola sorpresa:
Do un grosso bacione e tantissimi auguri a Ladra di mele marce, che domani è il suo compleanno!
TANTI AUGURI!!!!
E con questo vi lascio.
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 6
Novembre passò troppo in fretta per Jo. Aveva passato tutto
il tempo a comprare i regali giusti, e ad inventarsi qualcosa quando i suoi
genitori avrebbero visto il pancione.
La mattina del 24 Dicembre preannunciava una forte nevicata.
La ragazza sistemò le sue valigie e le ultime cose, si mise il telefono in
tasca, e corse a prendere il taxi che l’avrebbe portata lì.
Il paesaggio innevano, che copriva il noioso grigio dei
palazzi in città, sfrecciava alla velocità della luce, sotto gli occhi di
Calamity.
Dopo circa un’ora di viaggio, il veicolo si fermò in un
piccolo villaggio, in periferia, dove la madre la stava aspettando.
Era una donna bassina, coi capelli neri di un riccio
impenetrabile, con varie striature argentate, gli occhi erano come quelli della
figlia, color indaco.
La bionda uscì dal taxi e raggiunse la madre che, alla vista
della pancia, trasformò il suo sorriso in un’espressione di stupore.
- Jo! Sei incinta! – Esclamò la mora.
- Si mamma, adesso ti spiego… - Mormorò la ragazza, e
cominciò a raccontare la storia che si era inventata.
Anche se avevano visto quella maledetta foto, non avrebbe
mai ammesso di essere rimasta incinta di Brick. Raccontò che era fidanzata con
un ragazzo, e che lui era il padre dei suoi gemelli.
Dopo l’enorme bugia, si creò un irreale silenzio.
- Sto per diventare nonna? – Chiese entusiasta la donna,
accarezzando la pancia della figlia. Calamity le sorrise, ricevendo in cambio
un forte abbraccio.
Le due s’incamminarono verso il cottage che aveva prenotato
la madre.
La casa era in legno, molto calda e familiare.
Appena entrò all’interno, Calamity rimase stupefatta:
I mobili che arredavano l’abitazione, erano in legno bianco,
finemente intarsiati. Il salone disponeva di un gigantesco camino, addobbato a
festa per l’occasione.
Terminavano il quadretto l’albero di Natale e la tavola già
imbandita.
- Josephine, vieni a salutare la tua povera nonna! – Esclamò una voce rauca.
La ragazza corse verso il divano e baciò la nonna sulla guancia.
Era una vecchia dai capelli completamente bianchi, il corpo presentava
i segni del tempo, ma i suoi occhi, avevano sempre quella furiosa luce di
sempre.
- Ciao nonna Jo, come stai? –
- Come sempre, nipotina mia. Ma io dovrei chiederti come
stai… Sei ingrassata in questi tempi. – Rispose la vecchia, tamburellando la
pancia di Calamity con la mano libera dal bastone.
- Dov’è la mia piccola marinaia? – Una voce maschile tuonò
dalla cucina, e un sorriso raggiante comparve sul volto della bionda.
- Ammiraglio! Sono qui, signore! – Urlò la ragazza,
mettendosi dritta e sfoggiando un impeccabile saluto militare, in attesa di
lui.
Un suono di passi di marcia, precedettero l’arrivo dell’uomo.
Era molto muscoloso e alto, i lisci capelli biondi nascosti
da un cappello da cuoco. Appena vide la figlia davanti a sé, il suo
meraviglioso sorriso, scomparve in un nanosecondo.
Improvvisamente, il gelo calò in quella casa, prima così
calda e ospitale.
Jo rimase immobile, guardando fissa davanti a sé, in attesa
che il padre rispondesse al suo saluto.
Al loro saluto.
La madre fu la prima a prendere la parola.
- Wil, dobbiamo spiegarti un paio di cose… - E quello fu
tutto quello che la bionda sentì del discorso della madre. Tutto il resto era
la tremenda e grossa bugia che le aveva raccontato. La ragazza non ascoltò le
parole che uscirono dalla bocca della mora, osservava concentrata l’espressione
del padre.
A metà tra arrabbiato, sorpreso e preoccupato.
Non l’aveva mai visto così:
Era sempre stato capace di nascondere le sue emozioni, in
ogni occasione.
Appena la donna finì di raccontare tutto, Calamity si
risvegliò dai suoi pensieri e fissò impaziente l’uomo.
Wil la guardò dritta negli occhi, prima di parlare:
- E adesso, dov’è il tuo ragazzo? –
Jo incrociò il suo sguardo con quello del padre.
Due occhi color indaco che si affacciavano in due pozzi
color onice.
- è rimasto in città, per lavoro… - Non sapeva neanche come
aveva fatto a mentire a suo padre.
Lui riusciva sempre a scoprire le sue bugie.
Ma quella volta, non successe.
L’uomo le sorrise di nuovo, rispondendo al saluto militare.
- Riposo marinaia, e ora, vieni ad abbracciare il tuo
vecchio. –
La bionda non se lo fece ripetere due volte. In un attimo si
ritrovò stretta tra le braccia forti dell’uomo.
Il pomeriggio passò molto allegramente: tra risate e
festeggiamenti, tutti quanti cercavano di convincere nonna Jo, che la sua
nipotina non era ingrassata ma incinta.
La cena trascorse anche meglio.
L’ottimo pesce che aveva cucinato Wil per il cenone era
semplicemente squisito.
Dopo tutti quegli anni in Marina, il padre era diventato un
esperto di pesce.
Mancavano pochi minuti a mezzanotte.
La madre di Jo prese il suo bicchiere di champagne dal
vassoio che aveva appena portato, invitando tutti a fare altrettanto.
- Vorrei fare un brindisi: a Jo, che presto conoscerà la
gioia di essere madre e speriamo tutti, tranne tuo padre, che sia una
bellissima femmina. Come te. A Josephine! –
- A Josephine! – Dissero gli altri in coro, sorseggiando un
sorso d’alcolico.
- Jo, prendi il tuo bicchiere e festeggia con noi. –
La ragazza guardava lo champagne nel suo bicchiere.
Alcool, un'altra
volta no.
- No… - Disse con un filo di voce.
- Come tesoro? – Chiese la nonna.
- NO! – Urlò Calamity, per poi correre nella sua camera.
Si chiuse immediatamente la porta alle spalle, immergendo il
viso tra le mani.
Vedere quel bicchiere, le aveva fatto ricordare tutto, la festa,
quella notte, quei gemiti usciti incontrollati dalle sue labbra…
Una mano delicata e decisa si posò sulla sua spalla,
facendola sobbalzare.
- Cosa c’è Jo? Vuoi raccontarlo alla mamma? – La donna si
sedette accanto a lei, guardando il paesaggio montano che si ammirava dalla
finestra.
- Mi ha fatto ricordare la festa, lo champagne… -
Calamity non sapeva dove aveva trovato il coraggio di dire
una cosa del genere alla madre.
Forse quella foto…
La mora le accarezzò i capelli, sorridendo dolcemente.
- Lo so che è stato un evento “forte” per te… -
“Non sai quanto mamma, ne porto ancora i segni…” pensò.
- … Ma non devi vivere nel passato, hai un meraviglioso
futuro da vivere! –
La ragazza non rispose.
- Se può farti sentire meglio, papà non l’ha vista quella
foto. – La mora le diede un bacio sulla nuca, per poi andarsene.
23:59
La ragazza si alzò, e si avvicinò alla finestra.
24:00
Natale.
In un attimo, fiori colorati esplosero nel cielo, facendo
scomparire la tenue luce delle stelle, e illuminando la neve di luce rossa,
verde e dorata.
Jo si portò le mani sul pancione.
- Buon Natale, piccoli. –
Una vibrazione prolungata, poi un’altra.
Qualcuno la stava chiamando.
Non aveva bisogno di vedere il display del telefono per
capire chi era.
Brick.
Restò immobile, con il telefono che non la smetteva di
vibrare nella sua mano.
“Forza Jo!” e premette la cornetta verde.
Pronto?
Avevo paura che non mi avresti risposto…
Risentire quella voce, per un attimo le fece ricordare
quella notte, ma solo per un attimo.
Cosa vuoi da me?
Sapere come stai…
Be’ sto bene, grazie per l’interessamento!
Il pollice della bionda era già a pochi millimetri dalla
cornetta rossa.
Aspetta! Non scappare! Insultami, se vuoi. Ma non scappare,
non un’altra volta.
Una volta avrebbe accettato quella proposta senza esitazione,
gli insulti le sarebbero usciti dalla bocca in un attimo ma, in quel momento, la
sua gola era tremendamente secca.
Piscialletto!
Il ragazzo dall’altro capo della cornetta rise.
Finalmente, mi mancavano le tua “dolci” parole…
Ho una domanda da farti.
Il tono di voce della bionda non ammetteva no.
Spara.
Sei portatore sano di AIDS?
Per un attimo, Calamity ebbe paura che il moro scoprisse
tutto.
No, sono sano come un pesce! Ma perché me l’hai chiesto?
Semplicemente perché non volevo andarmi a fare le analisi
all’ospedale per scoprirlo. Buon Natale e arrivederci.
La ragazza non aspettò una risposta dal soldato, mise giù e
gettò sul comodino il telefono, che cadde rovinosamente a terra, facendo
saltare la batteria all’altro capo della stanza.
Jo non ci fece caso e, mentre i fuochi d’artificio
continuavano il loro fantastico spettacolo, lei si abbandonò tra le braccia di
Morfeo.
Angolo dell'Autrice:
Salve a tuttiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!
A quanti di voi è piaciuto il padre marinaio di Jo?
Per me è un'idea...
S: BANALE!
Scott!?!?! Cosa diavolo ci fai qui?!?
S: Una tua cara amica mi ha invitato qua a commentare le tue storie banali più del banale!
E chi ti credi di essere? La Rowling?
S: E chi è adesso questa?
D: Non sai chi è Zia Row?!? Studia ciuccio
*Lancia l'intera saga di Harry Potter sulla piccola testa di Scott*
Ops! *ghigna*
S: Ti ho insegnato bene... *ghigna*
Io sono nata così, ciccio. Ma adesso un piccolo annuncio:
A tutti quelli che seguono le mie storie;
S: NOIA!!!!
*lo guarda male, per poi ritornare all'annuncio*
Dato che mancano pochi capitoli alla fine di Cara Courtney...
S: YUPPIE!!!!!!!
*lo guarda male un'altra volta*
Ho deciso di sopsendere l'aggiornamento di Otherkin e Maledetto Alcool!, almeno fino a quando non finirà Cara Courtney...
Vi prego, non uccidetemi per questo! T.T
*Scott prende già un coltello*
NON STAVO PARLANDO CON TE!!!!
Bene, adesso vi saluto *prende un arco e una fenetra*
La ragazza di fuoco deve cacciare!
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 7
I giorni che susseguirono per Jo furono abbastanza sereni.
Passò dei bellissimi momenti e il paesino vicino al loro cottage era
fantastico, inoltre l’aria di montagna le stava facendo bene. Era da settimane
che, per colpa del pancione, la sua schiena era a pezzi e si sentiva sempre più
spossata, giorno dopo giorno. Ma passando solo qualche giorno in quel
paesino, si era sentita già meglio. Il
giorno dell’Epifania, Calamity decise di farsi una lunga passeggiata con la
madre, prima di ritornare in città.
Il giro tra le varie viuzze trascorse in uno spaventoso
silenzio, finché…
- Jo, siediti dobbiamo parlare. – Il tono di voce della
donna, fece preoccupare non poco la bionda.
Le due si sedettero su una panchina, mentre ricominciava a
nevicare piano.
- è arrivato il momento di dire la verità Josephine. –
La ragazza strabuzzò gli occhi.
La madre non poteva aver capito già tutto. Il silenzio
ritornò ad aleggiare sulle loro teste, in lontananza, le risate dei bambini che
giocavano a palle di neve.
Jo fece un profondo respiro prima di parlare.
- è inutile che te lo dica, tanto lo sai già… -
- Tesoro, so solo che sei rimasta incinta in quella festa,
ma non so chi è! Forza Jo, dillo alla mamma. –
La donna prese le mani della figlia tra le sue, nella
speranza di infonderle coraggio.
Un sospiro rassegnato fuoriuscì dalle labbra della bionda.
Soppesò con cura le parole, mentre una rabbia le ribolliva
il sangue.
Perché doveva essere così difficile dire quella fottutissima
frase?
- è Brick. È lui il padre. –
La mora cominciò a accarezzare il pancione di Calamity.
- Perché non ce l’hai detto? Tuo padre lo adora, fin dal
reality! – Esclamò ad un certo punto la madre.
La bionda non rispose, e abbassò lo sguardo.
Le sembrava di essere ritornata piccola, quando soleva fare
così mentre il padre la sgridava.
La donna le prese il viso tra le mani, dal suo sguardo la
ragazza vide che aveva capito tutto.
- Josephine Anderson, dimmi che quel povero ragazzo è a
conoscenza che diventerà padre! – Calamity quasi si sorprese del tono di voce
alto della madre.
Lei non urlava mai, quello lo faceva il padre.
Jo fece di no con la testa, mentre la donna le lasciava il
viso e cominciava a guardare il parco davanti a lei.
- Non fare il mio stesso errore, non lo fare. – Con quella
piccola frase, la mora ottenne lo sguardo attento della figlia su di se.
Fece un respiro profondo, prima di parlare.
Stava per raccontare alla sua unica figlia, un segreto che
aveva tenuto gelosamente per se.
- Anch’io sono rimasta incinta molto giovane. Io e tuo padre
non abbiamo certo aspettato il matrimonio. Quando seppi di aspettare un
bambino, Will era in missione per la Marina militare. Dovetti trascorrere tutta
la gravidanza da sola anche perché, lo sai, ero orfana. –
Jo guardava davanti a lei, nello stesso punto dove era fisso
lo sguardo della madre.
- Quando venisti al mondo, per i primi mesi, ho sofferto di
depressione. –
La donna fece un altro respiro profondo, prima di
continuare. Si vedeva lontano un miglio che faticava a raccontare quel periodo
alla bionda.
- Mi sentivo sola al mondo… credevo che nessuno mi volesse
viva, quindi… ho tentato il suicidio. –
Quelle parole pesavano come macigni sul cuore di Jo. Una
nuova dimensione, più oscura e fragile della madre, si fece largo nella sua
mente.
- Tuo padre mi trovò con il coltello premuto sul polso, e si
prese cura di me e di te, fino a quando non guarii. –
La donna si girò e guardò la ragazza.
I loro occhi, simili in tutto e per tutto, lessero l’una
l’anima dell’altra.
- So che sei forte, che non ti succederà la stessa cosa che
è accaduta a me. Ma sono preoccupata per i tuoi figli. –
Calamity sapeva cosa stava per dire la mora.
- Nessuno merita di crescere senza un padre, e tu non potrai
non soffrire ogni volta che ti chiederanno di lui. Ti ricorderai sempre di
quella festa. Ma con lui riuscirai a dimenticare, a lasciarti il passato alle
spalle e lavorare sul futuro dei vostri figli. –
Un discorso del genere se l’era aspettato, ma in fondo, sua
madre aveva ragione.
I bambini sono famosi per le loro domande innocenti e
indiscrete, ma lei aveva già elaborato il suo piano d’azione a riguardo.
- Glielo dirò quando nasceranno, non cresceranno senza un
padre, mamma. Puoi starne certa. – Le sue mani si appoggiarono al pancione,
mentre un piccolissimo sorriso comparve sulle labbra di Jo.
La madre sorrise anch’essa, l’aiutò ad alzarsi e
l’accompagnò al cottage, a finire le valigie.
***
Calamity percorse i bianchi corridoi del ospedale in fretta,
per quanto il pancione le permetteva.
Era così presa dal fatto che era in ritardo, che non si
accorse di un paio di persone che aspettavano un altro dottore.
- Jo! JO! – La ragazza si girò di scatto, al sentire quella
voce da ochetta.
- Dakota, anche tu per l’ecografia? – Chiese con non curanza
la bionda, vedendo la faccia stupita dell’amica.
Dietro di lei comparvero anche Zoey e Dawn.
- Vedo che non sono l’unica che è rimasta incinta, sei qui
per partorire? –
- Cosa?!? NO! Hanno solo sei mesi, e si, sono due qua
dentro. – Disse accarezzandosi il pancione tondo. Ormai quel gesto era
involontario per lei.
Dakota appoggiò le mani sul pancione di Jo, e lei fece
altrettanto su quello della Velina.
Sentiva un continuo movimento in quella piccola pancia, cosa
che era assolutamente assente nella sua.
- La piccolina qui è iperattiva eh? – Mormorò Calamity.
- Piccolino, me l’ha appena detto il dottore. E tu, sai già
se sono femmine o maschi? – Chiese la bionda, interrompendo il contatto tra le
due neo mamme e appoggiando le mani dietro la schiena, per sostenere la pancia.
- Non lo so ancora, stavo giusto per andarci. Ma ho deciso
di non saperlo, voglio tenermi la sorpresa fino all’ultimo. –
Ci aveva pensato molto, in quei giorni, della possibilità di
sapere o meno il sesso dei bambini. Dopo un attento rimuginare, aveva deciso di
lasciarsi quella sorpresa fino alla fine. Tanto se erano maschi o femmine, per
lei non cambiava niente.
- Jo, ti dobbiamo dare una bellissima notizia! – Zoey corse
da lei eccitatissima, saltellando sul posto. La ragazza prese le mani della
rossa per fermarla, e notò subito un particolare: Posto sul anulare della mano
sinistra, c’era un anello d’oro con un piccolo diamante al centro. Era molto
simile a quello di Dakota, solo che quello di Bella Gioia era circondato da
piccoli rubini.
- Io e Mike ci sposiamo! – Urlò dalla gioia la ragazza, che
ricominciò a saltellare sul posto.
- Sei ufficialmente invitata al matrimonio, Io e Dakota
abbiamo deciso di fare una doppio matrimonio, Non è fantastico! –
- Si e quando sarebbe il grande evento? – Chiese Jo.
- Il 21 Febbraio. – Disse Dawn, mentre cercava di far
calmare Zoey.
Calamity notò un nuovo particolare anche nella figura di
Raggio di luna:
Un braccialetto d’argento, con una mezzaluna come ciondolo;
molto semplice e anche molto bello.
- Chi te l’ha regalato quello? – Chiese incuriosita la
bionda, indicando il polso dell’amica.
- Una persona molto speciale… - Rispose vaga l’altra, Zoey e
Dakota si scambiarono un sorriso complice.
- Un persona molto speciale che ormai vive quasi con lei,
non è così Dawn? – Chiese la Velina, scatenando il rossore improvviso delle
guance di Raggio di luna.
Calamity strabuzzò gli occhi meravigliata.
Non era possibile!
Stava per urlare tutta la sua meraviglia su quella scoperta,
quando improvvisamente si ricordò il motivo per cui era lì.
Salutò in fretta le tre e corse verso la porta color crema
in fondo al corridoio.
La stanza con il macchinario per l’ecografia le comparve
davanti, appena chiuse la porta, e la famigliare figura della dottoressa che la
guardava da dietro la scrivania.
- Sei in ritardo. – Disse la donna, mentre Jo si accomodava
sul lettino e alzava il maglione, scoprendo la pancia.
- Mi sono fermata a parlare con delle mie amiche. –
- Non credevo che fossi una persona che si perde in
chiacchiere… - Alice cominciò a spalmare il gel trasparente sulla pelle
scoperta della bionda.
- Sono state loro a fermarmi, avevano delle cose importanti
da dirmi. – Mormorò la ragazza, cercando di non lamentarsi sul contatto della
sua pelle con quella crema gelata.
Alice sorrise e accese il macchinario, mostrando l’immagine
delle creaturine che crescevano in quella pancia, molto tonda e grande.
Jo si alzò leggermente, per poter vedere i suoi figli.
I piccoli ora somigliavano a dei neonati, e cominciavano a
muovere piano le manine, uno di loro si stava ciucciando il pollice, l’altro
sorrideva, come se sapeva di essere osservato dalla madre.
Calamity rimaneva sempre incantata durante le sue ecografie,
poteva rimanere lì a guardarli per sempre.
- Stanno crescendo bene, vuoi che ti dica il sesso? – Chiese
ad un certo punto la mora.
- No, grazie. – Disse Jo, che però non fu ascoltata dalla
dottoressa.
Alice stava guardando il monitor molto preoccupata, quel
particolare allarmò non poco la bionda.
- Alice, che succede? –
- I bambini si stanno girando troppo presto, sembra che
vogliano nascere prima. - La donna spense il macchinario e si diresse con passo
deciso alla scrivania.
- C’è il rischio che nascano prematuramente. Dovremo farti
fare il cesario per non riscontrare complicazioni con un parto prematuro. –
- Cesario? NO! Io voglio fare un parto naturale, non fa
niente se nascono prima. I gemelli nascono quasi sempre qualche mese in
anticipo. –
La donna si girò verso la ragazza, sconcertata da quello che
aveva detto la sua cliente.
- Si ma non già al sesto mese di gravidanza! Il loro
organismo non è ancora formato completamente, rischiano di morire! – Il tono di
voce della dottoressa si alzò e questo, fece arrabbiare Jo.
- Si stanno girando giusto? Quindi potranno nascere tra un
mese o due, il loro organismo sarà già formato. Non preoccuparti. – Stava
cominciando ad urlare anche lei.
- Non ci credo! Tu metti a rischio la vita dei tuoi figli
per un tuo semplice capriccio! –
La donna parve calmarsi un attimo, le porse la foto
dell’ecografia e i risultati, prima di cambiare argomento.
- Lascia perdere, adesso devo farti quel test che ti avevo
detto prima di Natale. –
- Non si preoccupi, ho chiamato il padre. Lui è sano, io
sono sana quindi… nessun problema. – Disse la bionda, che si stava calmando
anche lei.
- Mi fa piacere. Per la questione del cesario ti consiglio
di parlare anche con lui. In due deciderete la cosa giusta, lo so. – Mormorò la
mora, con un grande sorriso sulle labbra.
- Lui non lo sa. Non glielo detto ancora. – La risposta
secca di Calamity, fece scomparire il sorriso dal volto di Alice, e fece
ricomparire la sua rabbia.
- Come non lo sa! Jo ha il diritto di saperlo, ora più che
mai che c’è il rischio che nascano a momenti! –
- NO! LO SAPRA’ SOLO QUANDO NASCERANNO! LEI NON E’ NESSUNO
PER DIRMI QUANDO DEVO DIRGLIELO! – Urlò la bionda, spalancando la porta e
precorrendo di nuovo il corridoio, furiosa.
- Jo che è successo? Ti ho sentita urlare e… Mamma?!? –
Disse Zoey, guardando dietro le spalle dell’amica.
Calamity si girò e l’unica persona che trovò…
Era Alice!
Guardò le due per un po’, prima di capire tutto.
- Tu sei sua figlia? LEI E’ TUA MADRE!?! –
- Jo calmati, nelle tue condizioni non ti puoi arrabbiare… -
Disse la donna, nel disperato tentativo di calmarla.
- SONO SEI FOTTUTTISIMI MESI CHE STO CALMA! NE HO FIN SOPRA
I CAPELLI DELLA FRASE “nelle tue condizioni”. IO TI HO RACCONTATO TUTTO DI
QUELLA FESTA, E TU NON MI HAI DETTO LA COSA PIU’ IMPORTANTE: CHE ERI SUA MADRE!
– Sbraitò la bionda, indicando Bella Gioia.
Dopo aver lanciato altre urla per l’ospedale se ne andò,
diretta con passi pesanti verso casa sua.
Non poteva crederci: lei era stata costretta a dire ad Alice
tutto quello che era successo e l’aveva lasciata anche fare commenti sulla sua
situazione, ascoltando qualche volta i consigli che le dava.
Ora scopriva che la donna le aveva tenuto nascosto un
particolare molto importante; che lei era la madre di Zoey.
Con questi pensieri, si scontrò contro qualcuno, che cadde
rovinosamente a terra assieme alle carte dei risultati dell’ecografia che aveva
in mano.
- Guarda dove cammini, imbranato! – Esclamò Jo, mentre
raccoglieva i vari fogli, e li riponeva nella loro cartella.
Solo quando si alzò, riconobbe chi si era scontrato con lei.
- BRICK?!? –
- JO!?! –
I due si guardarono per un po’, prima che la ragazza
corresse via.
Era fottuta, l’aveva vista.
Corse più veloce che poteva, solo quando si ritrovò dentro
il suo appartamento, tirò un sospiro si sollievo e si accasciò a terra, la
schiena rivolta verso la porta.
Angolo dell'Autrice:
Eccomi ritornata!
Credevate di essermi liberata di me eh?
S: La vacanza è finita... -_-
*rotea gli occhi* Credo che nessuno si era aspettato che la madre di Zoey era Alice...
S: Non interessa niente a nessuno!
TACI! Che tra poco arriva anche il tuo turno nella mia lista nera...
S: Che intendi fare?
oh lo vedrai, lo vedrete tutti!
Dovete solo spettare...
*Sam fa risata malefica, però qualcosa gli va di traverso e rischia di soffocare*
S: Ben ti sta! *ride divertito*
*lo guarda male, ricominciando a respirare normarmente*
Jo e Alice faranno pace?
Il parto avrà delle complicazioni o filerà tutto liscio?
Brick come avrà reagito, vedendo Calamity incinta?
E riuscirà la nostra protagonista a dirglierlo?
Tutto questo lo scorpirete solo continuando a leggere...
*rullo di tambuti, gentilmente concesso (per soli 10 euro) da Duncan _-_*
Maledetto Alcool!
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam & Duncan
S: ehi ed io?
Sm&D:uff u.u
Samantha detta Sam &, Duncan & Scott
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 8
Jo era immobile, la schiena appoggiata alla porta
dell’appartamento e le mani sul pancione.
Erano passati minuti, forse ore, lei non lo sapeva.
Il tempo sembrava non esistere più.
Un rumore fece sobbalzare la bionda, risvegliandola da quel
limbo di pensieri in cui era intrappolata.
Qualcuno stava bussando alla porta, e anche molto forte.
Calamity capì immediatamente chi era, e strabuzzò gli occhi,
quasi terrorizzata.
- Jo apri, so che sei in casa. – La voce profonda di Brick,
rimbombò nelle orecchie della ragazza.
- No! Quindi sparisci! – Esclamò la bionda, stringendo i
pugni.
- Ti prego Jo, fammi entrare. Credo che tu abbia qualcosa d’importante
da dirmi. –
Un lungo sospiro da parte del soldato, fu subito
intercettato da Calamity.
Un lungo silenzio si creò, che sembrava creare una palizzata
tra i due, oltre alla porta.
- Sai che non aprirò quella porta… - Soffiò con un sospiro
Calamity, ritrovando per un attimo la calma.
- Lo so, ma dovevo provarci no? Insomma, per i propri figli
si fa questo ed altro. – Disse il moro.
Dei passi che si allontanavano.
In un attimo, spinta da chissà che cosa, la bionda aprì la
porta, incrociando lo sguardo con le spalle larghe del ragazzo.
Brick si girò all’istante, e i due poterono guardarsi, dopo sei
mesi di lontananza.
Un sincero sorriso comparve sul volto del soldato, mentre
l’osservava.
Quella che aveva davanti non era più la sua avversaria, la
ragazza che lo batteva sempre.
Era una donna, che portava in grembo suo figlio.
- Perché sei così sicuro che sia tuo? –
A quello non ci aveva pensato: ora che la guardava bene, la
pancia era troppo grande per essere di soli sei mesi.
E la gioia che aveva provato fino a quel momento, sparì del
tutto, lasciando posto al vuoto.
- Almeno posso entrare a prendere un caffè? –
Jo valutò attentamente quella proposta, ma poi accettò. Non
riusciva a dirglielo, non ci riusciva.
Quello stava a significare che il moro doveva arrivarci da
solo.
“più facile a dirlo che a farsi”
La Recluta entrò nell’appartamento, seguendo la ragazza fino
al salotto. Calamity gli disse di aspettarla là, mentre lei posava la cartella
delle analisi.
La bionda entrò nella sua camera e aprì la cartella.
Voleva vedere la foto dei suoi bambini.
Ma non la trovò.
La cercò dappertutto, ma la foto sembrava sparita.
Presa dal panico, andò verso l’ingresso. Di sicuro doveva
esserle caduta quando si era appoggiata alla porta. Passò dal salotto, ma
qualcosa la costrinse a fermarsi.
Brick era seduto sul divano, in mano aveva la foto della sua
ecografia.
Quando il ragazzo si accorse della sua presenza, si alzò e
si avvicinò a lei, senza però staccare gli occhi da quell’immagine.
- Tu non aspetti un bambino… ne aspetti due! Quindi questo
vuol dire che… il padre… - Non terminò la frase, perché un grande sorriso si
impadronì della sua faccia. E tutta la felicità di prima ritorno, moltiplicata
mille volte.
- Ottimo lavoro Sherlock! – Ringhiò la bionda, accasciandosi
sul divano.
Quel maledetto sorriso, lo odiava già da quel momento.
- Perché non me l’hai detto? – Chiese il soldato, sedendosi
accanto a lei.
Calamity non rispose, mentre il suo sguardo vagava per la
parete di fronte.
Una grande mano calda, si poggiò sul suo pancione, e a Jo
quasi non venne un colpo.
Si girò e vide il moro, mentre lo accarezzava.
All’improvviso, una piccola ma forte fitta, le colpi il
ventre.
D’istinto appoggiò la mano sulla parte lesa.
Il ragazzo approfittò di quella situazione, prendendo quella
mano fredda e sottile tra le sue.
I due cominciarono a accarezzare i piccoli.
Calamity non sapeva perché concedeva alla Recluta tutta
quella libertà, ma quando vide una luce nei suoi occhi, la stessa luce che
aveva lei quando vide i bambini la prima volta, capì.
Un’altra fitta, la colpì. E la ragazza ebbe lo strano
presentimento che i piccoli erano pronti per uscire.
- Tesori smettetela di scalciare, non vorrete far male alla
mamma vero? – Sussurrò Brick, come se le creaturine all’interno di quella
pancia potessero sentirlo.
Il ragazzo alzò la testa, incrociando il suo sguardo dolce
con quello preoccupato della bionda.
- è la prima volta che si muovono vero? –
Jo si limitò ad annuire.
- Be’ sono felici di aver visto il loro papà. – Quel grande
sorriso non accennava a svanire dal suo volto, e Calamity cominciava già ad
odiarlo con tutto il suo cuore.
- Jo… posso restare qui? – L’improvvisa e strana richiesta del
ragazzo, la prese alla sprovvista.
- Resterò qui con te, finché i bambini non avranno compiuto
un anno, dopo di che… me ne andrò, mi vedrai solo quando vorrò vederli. – Dalla
voce di Brick, Jo capì che quel patto gli faceva male, che lui non era disposto
a fare tutte quelle cose, che le avrebbe fatte solo per i bambini.
- Mi dai la tua parola? –
Il ragazzo alzò tremante la mano, e tracciò una croce dove
doveva esserci il cuore.
- Croce sul cuore. –
***
Jo era nella vasca da bagno, mentre cercava di rilassarsi.
Dalla cucina, si sentiva chiaramente i rumori che faceva
Brick, mentre preparava la cena ad entrambi.
Doveva resistere solo per pochi mesi, poi sarebbero nati i
bambini e lei, tra pannolini e biberon, non si sarebbe accorta del tempo che
passava.
E in men che non si dica, si sarebbe liberata di lui.
Le era bastato passare cinque minuti in compagnia del
soldato, e già si era pentita di aver accettato la sua proposta.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sul battito del suo cuore,
cercando di rilassarsi.
Quando la sua pelle divenne come una prugna secca, la bionda
capì che era arrivato il momento di alzarsi.
Appoggiò le mani sui bordi della vasca, cercando di
sollevarsi da là dentro.
Niente.
Le sue braccia sembravano non avere più forze, non riusciva
ad alzarsi.
Le sembrava di pesare tonnellate.
Si guardò intorno, alla ricerca di un qualche appiglio che
l’aiutasse.
Ancora niente.
Sbuffò sonoramente, mentre apriva lo scolo della vasca e
prendeva l’accappatoio affianco a lei.
C’era solo una cosa da fare.
Chiedere aiuto.
- Brick. – Non finì neanche di pronunciare il suo nome, che
il ragazzo era già entrato.
Aveva fatto bene ad infilarsi l’accappatoio prima di
chiamarlo.
- Non riesci ad alzarti eh? –
- Stai zitto e aiutami! – Sibilò la bionda, alzando le
braccia, come una bambina che vuole essere presa in braccio.
Il moro le circondò il collo e le gambe con le braccia,
mentre la sollevava, come se pesasse solo pochi grammi.
Si girò di poco, e l’adagio a terra.
Lo sguardo della Recluta cadde sul pancione della ragazza,
visibile dall’accappatoio slacciato.
- Smettila di guardarmi e vai a preparare la cena. – Sibilò
la bionda, mentre si copriva meglio, rossa in viso.
- Non fare così, in fondo, non è la prima volta che ti vedo
nuda. – Brick si maledì subito per la frase appena pronunciata.
- ALLORA NON ERI COSI’ UBBRIACO QUELLA SERA?!? – Urlò Jo.
- No! avevo bevuto quanto te, altrimenti non ti avrei mai
dato il permesso di fare questo. – Il soldato abbassò la spalla del suo
maglione, scoprendo un grosso segno di morso.
Calamity non aveva
bisogno di spiegazione, quella cicatrice gliel’aveva fatta lei, quella
maledetta sera.
Senza dire niente, uscì dal bagno e si diresse in camera
sua. Dopo essersi vestita, notò sul comodino un pacchetto, un biglietto e
l’immagine della sua ecografia.
Prese il pezzo di carta e cominciò a leggerlo.
Questi due bambini sono
stati il regalo migliore che potessi farmi!
P.S: Buon natale, anche
se in ritardo.
La ragazza prese il pacchetto e l’aprì. All’interno c’era un
fischietto d’argento, molto simile a quello che aveva già, solo che quello che
aveva tra le mani aveva una piccola dedica incisa sopra:
Nel bene o nel male, fai sempre la
scelta giusta.
Angolo dell'Autrice:
Dopo 7 lunghi capitoli, finalmente i nostri cari ragazzi si sono rincontrati!
Non vi sembra maleddettamente dolce Brick?
Lo trovo così puccioso!
Comunque oggi è un giorno speciale sapete?
Perchè oggi, 21 Gennaio 2013, è...
IL MIO COMPLEANNO!!!
*Cadono tanti palloncini colorati dal cielo*
VIVA ME!
* Fell like London Tipton*
Samantha è una star,
è una star è una star.
Samantha è una star,
e i suoi fan la amano di più,
SEMPRE PIU'!
Ok basta con tutte queste cretinaggini, il raffreddore mi sta facendo impazzire più del solito...
Si, ho il raffreddore il giorno del mio compleanno T.T
Più sfiga di così non si può!
Vi prego lasciate tante piccole recensioni, fatelo per me *Sam fa gli occhi dolci*
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 9
Era ormai passato un mese. Jo stava rivalutando la proposta
che le aveva fatto Brick. Un mese di convivenza le era bastato per capire che
un anno intero, non avrebbe retto. Il ragazzo la trattava come una malata molto
grave, costringendola a stare seduta a non far niente, mentre lui sbrigava le
faccende. All’inizio era bello, era come avere un piccolo servetto, ma alla
lunga la bionda si era scocciata di stare tutto il giorno seduta. Era il 20
Febbraio, e i due erano andati all’ospedale, per la consueta ecografia mensile.
Il ragazzo era stranamente nervoso, e lo si poteva vedere da come era distratto
al volante.
Attraversarono i lunghi corridoi dell’ospedale, fino ad
arrivare alla porta, che Calamity aveva aperto molte volte. La ragazza si
chiedeva se quella volta, dopo il litigio che aveva avuto con lei, la
dottoressa Alice era lì ad aspettarla, magari mentre consultava una cartella
medica.
Si fece coraggio ed entrò.
Con sua grande delusione non trovò Alice, ma un dottore.
Alto, dai capelli grigi e gli occhi neri, che stava indossando il camice bianco.
- Buongiorno, lei deve essere la signorina Anderson. Sono il
dottore Patrick Watts. –
Appena sentì quel cognome, la paura si impossessò del suo
corpo.
NO!
Tra tutti i dottori esistenti al mondo, non LUI!
Cercando di non far notare la sua inquietudine, si sdraio sul
lettino ed alzò il maglione.
Dopo che l’uomo le spalmò quel gel gelido sulla sua pancia,
accese il macchinario. L’immagine dei bambini comparve subito, ma fu
qualcos’altro ad attirare l’attenzione della bionda.
Brick aveva lo sguardo fisso sul monitor, gli occhi sgranati
dalla meraviglia e il sorriso sul volto.
- Guarda Jo, mi ha salutato! – Esclamò il moro, girandosi
verso Jo. Calamity notò una strana ma bellissima luce negli occhi del soldato.
La stessa luce che ebbe lei quando li vide per la prima
volta, quando erano solo due piccoli fagioli.
- Non vorrei disturbare questo bel momento, ma devo dirvi
che i bambini si stanno muovendo. Hanno fretta di nascere. Non vi preoccupate,
posso prenotarvi il cesario dalla prossima settimana in poi. –
- NO! Voglio un parto naturale, nessuno mi aprirà la pancia!
– Urlò la ragazza, alzandosi in fretta (per quanto le permettesse il pancione
enorme).
- Jo ragiona, con il cesario hanno più possibilità di
nascere senza altre complicazioni e… -
Il moro però, non riuscì a finire, perché venne investito
dalle urla isteriche della bionda.
Dopo una buona mezz’ora di urla e proteste, Brick riuscì a
prenotare la data per il cesario, mentre Calamity si dirigeva a passo di marcia
fuori dall’ospedale, dentro la macchina.
Dopo poco più di cinque minuti, la portiera della macchina
si aprì e il soldato entrò nella vettura.
- Mi vuoi spiegare per cortesia perché non vuoi fare il
cesario? Sentirai meno dolore e il parto
non subirà spiacevoli inconvenienti. –
La Recluta osservò attento l’espressione dipinta sul volto
della ragazza.
- C’è un motivo ben preciso per quella sfuriata, vero? -
La bionda rimase in silenzio per un po’ finché, sfiancata
dalle occhiate da cucciolo bastonato di Brick, parlò:
- Una mia amica della palestra ha avuto quel dottore quando
era incinta. Anche lei aveva deciso il cesario ma, durante l’intervento, qualcosa
è andato storto, e il bambino è morto dopo un paio di giorni. Non mi fido di quel
dottore, non voglio perderli. – Si pentì subito di aver detto quell’ultima
frase ad alta voce, e davanti al moro.
Il ragazzo le regalò uno sguardo dolce e, prendendola
completamente alla sprovvista, l’abbracciò.
La cosa più sorprendente fu che la bionda non lo respinse,
anzi, si accoccolò in quelle braccia e per un attimo, il suo orgoglio venne
messo a tacere.
- Come vuoi chiamarli? – Chiese all’improvviso Brick,
sciogliendo quell’abbraccio e accarezzando la pancia.
- Se sono maschi avevo pensato Mattew e… -
- Kevin! – Esclamò all’improvviso la Recluta,
interrompendola.
- e Kevin. – Ripeté Jo.
- e se sono femmine? A me piacerebbe chiamarle Cassie e… -
- Samantha! – Esclamò questa volta Calamity.
- Il mio nonno adottivo si chiamava Sam…. –
- E allora vada per Cassie e Samantha se sono femmine;
Mattew e Kevin se sono maschi. Non preoccuparti, non permetterò a nessuno di
far del male ai nostri piccoli. – Disse il soldato, dando un piccolo bacio al
pancione e accendendo la macchina, dirigendosi col sorriso sulle labbra a casa.
***
Jo non riusciva a dormire. Si
rigirava tra le lenzuola spazientita, mentre dei forti dolori al basso ventre
si facevano sentire. I bambini avevano deciso di non farla dormire quella sera.
Un dolore, più acuto degli altri, la costrinse a sedersi e a massaggiarsi la
parte lesa. All’improvviso un’altra fitta, la fece quasi urlare. Era un dolore
lacerante, che le tolse il respiro per un bel po’. Accese immediatamente la
lampada sul suo comodino, e quello che vide la fece precipitare nel panico più
totale.
- Jo, che succede? – Chiese Brick,
che si era svegliato per il semi urlo della ragazza.
La bionda indicò un punto ai suoi
piedi, dove una grossa macchia d’acqua si stava allargando sempre di più.
Riuscì a proferire solo una
parola, prima che un ulteriore fitta la colpisse.
- Brick, chiama l'ambulanza. ADESSO. –
Angolo dell'Autrice:
scusate
per lo spaventoso ritardo e per il capitolo così corto, ma
questo è un capitolo di transizione, nel prossimo ci saranno un
bel po' di sorprese!
però dovrete aspettare, domani parto per Genova e torno sabato
pomeriggio (ma dato che la settimana prossima ho tre giorni di festa,
Otherkin e Maledetto Alcool! non mancheranno xD)
Ora vi lascio, devo andare a ninna altrimenti domani perdo il treno e addio vacanza -.-''
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 10
Jo si era immaginata quel momento un sacco di volte da
quando aveva deciso di tenersi i bambini.
Aveva cercato di prepararsi al dolore del parto.
Ma quello che stava provando in quel preciso momento, mentre
la stavano portando d’urgenza in sala parto era
Molto
MOLTO
Peggio.
Le fitte le toglievano il respiro senza tregua e il suo
ventre era trapassato da parte a parte. Davanti a sé aveva solo un vortice di
dolore e voci irriconoscibili.
Le fitte si fermarono per un po’ e la ragazza poté
riconoscere chi aveva davanti.
- Ragazzi non potete stare qui, dovete sposarvi voi quattro!
–
- Io non mi sposo
sapendo che Jo sta partorendo, io non abbandono un’amica! – La voce squillante
di Dakota quasi le trapanò le orecchie.
- Tesoro tranquilla, per il bambino non fa bene che ti
arrabbi. –
- Sentite non ho comprato due stupidi regali di nozze e uno
smoking per niente, quindi voi quattro vi dovete sposare OGGI. – In quel
momento, Calamity era perfettamente d’accordo con Scott.
- Scott sta zitto! Noi da qui non ci muovi…-
- ZITTI TUTTI QUANTI! – la bionda si stupì della voce
isterica che le uscì dalle labbra.
- VOI QUATTRO TORNATE A CASA, VI PREPARATE PER BENE E ANDATE
DI CORSA IN CHIESA A SPOSARVI OPPURE VI RITROVERETE CON TUTTE LE OSSA ROTTE SE
NON LO FATE. MUOVETEVI! – Vide chiaramente la paura impressa nei volti dei
quattro sposini, che sparirono alla velocità della luce.
- E VOI DUE... – Sibilò, rivolta a Scott e Dawn.
- ASSICURATEVI CHE FACCIANO TUTTO QUELLO CHE GLI HO
ORDINATO. – Disse, prima che un’altra serie di fitte la colpirono, facendola
urlare.
Vide Scott prendere per mano Dawn e trascinarla via, ma la ragazza si fermò
davanti a Jo.
- Qualsiasi cosa succeda, Brick è qui con te. – Sussurrò
Raggio di luna, prima che il rosso la prendesse in braccio, portandola via.
Per tutto il tempo che la ragazza aveva sbraitato, la sua
mano non aveva abbandonato quella del soldato, che ormai era diventata senza
forma per le strette micidiali di Calamity.
I dottori la portarono nella sala parto e l’adagiarono su un
lettino. La spogliarono e le fecero indossare una camicetta verde. Dalla porta
bianca entrò una dottoressa, che la costrinse ad aprire le gambe, mentre i suoi
assistenti indossavano dei guanti azzurrini.
Quella situazione era molto imbarazzante per Jo, che
cominciò ad osservare l’orologio, ignorando i dolori acuti al basso ventre.
6:30
Era da ormai da due ore che avvertiva quelle maledette
fitte, e sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.
Ma doveva resistere, per loro.
La dottoressa riemerse dalle sue gambe, e i suoi occhi
azzurri si posarono severi su Brick.
- Lei è un parente? – Chiese la donna.
Calamity, prima che il soldato potesse risponderle, gli
arpionò il braccio, in una morsa mortale.
- Lui è il padre. – Quella frase la bionda la disse con
orgoglio.
Si, orgoglio.
Anche se non l’avrebbe ammesso mai ad anima viva.
La ragazza si girò per guardarlo, e il suo cuore perse un
battito.
Il moro le stava sorridendo dolcemente e con amore.
Amore?!?
Non poteva essere…
Jo tralasciò quel dettaglio, e ritornò a dare attenzioni
alla dottoressa, mentre lasciava la presa dal braccio della Recluta, ma non
dalla sua mano.
- Adesso deve rilassarsi, signorina. Faccia dei respiri
profondi, contando fino a tre. Poi spinga con tutte le sue forse. Ha capito? –
Calamity annuì con la testa, mentre cercava di rilassarsi il
più possibile.
Fece dei lunghi respiri profondi, chiudendo gli occhi per
rilassarsi ancora di più.
Poi, cominciò a contare.
Uno
Due
Tre!
***
Era da ormai tre ore che Jo non sentiva nient’altro che
dolore. La colonna sonora di quel momento erano le sue urla che accompagnavano
ogni sforzo della ragazza. Il suo corpo era completamente ricoperto di sudore e
la bionda non faceva altro che spingere, spingere e spingere.
Tutte le sue forze erano concentrate in quel gesto. L’unico
gesto utile per far nascere i suoi figli. Ma il dolore era sempre più acuto e
travolgente. Stringeva sempre di più la mano di Brick, che provvedeva a
spostarle delle ciocche dal viso e a incoraggiarla.
- Forza un ultimo sforzo, vedo la testa! – La frase della
dottoressa ebbe il potere di ricaricare le energie della ragazza, che cominciò
a spingere sempre più forte, ignorando il dolore sempre più forte che
avvertiva.
Ad un certo punto, sentì la presa della mano del soldato
farsi sempre più debole.
- Eh no Piscialletto! Tu non puoi svenire adesso! Devi
restare lucido. Devi restare qui con me. –
Quella frase poteva suonare come un ordine, ma per il moro
risuonò come una supplica che cercò con tutte le sue forze di non svenire.
Guardò per un attimo Jo, prima di donarle un veloce bacio sulle labbra.
La ragazza rimase sbalordita del gesto della Recluta, ma non
ci diede tanta importanza.
Aveva cose più importanti a cui pensare.
Qualcosa sgusciò tra le sue gambe, e il pianto di un bambino
si udì nella stanza.
Vide un infermiere avvolgere quel qualcosa con un
asciugamano, per poi porgerglielo.
Calamity prese tra le braccia il fagotto, che custodiva il
suo bambino, di cui si vedeva solo la testolina piena di capelli scuri.
- Congratulazioni, è una bambina! –
La creaturina urlava come un ossesso, rossa in viso. Quello
era lo spettacolo più bello che Jo avesse mai visto. Una bambina, la sua
bambina.
Un’altra fitta al basso ventre, le fece ricordare che il suo
lavoro non era ancora finito.
Diede la loro primogenita a Brick, mentre lei ricominciava a
spingere. Questa volta, lo sforzo fu minore ed anche il dolore. La
secondogenita uscì senza troppi problemi, ma qualcosa andò storto.
Non sentiva nessun vagito.
Alzò la testa, e vide la sua piccolina, che non respirava.
La bionda entrò immediatamente nel panico, cominciando ad urlare ai dottori.
Non potevano già dichiararla morta.
All’improvviso, un terribile pensiero la colpì come un
proiettile.
Sua figlia, morta prima ancora di nascere.
Quella prospettiva la fece piangere, senza neanche
accorgersene. Non poteva morire.
Vide Brick correre verso i dottori, adagiare il fagottino
nelle braccia di un infermiere e prendere tra le braccia la secondogenita.
- Forza amore, respira. Fallo per il tuo papà. Forza Cassie,
RESPIRA! – Il soldato le stava facendo la respirazione artificiale, mentre
delle lacrime rigavano anche il suo volto.
Passarono cinque orribili e lunghi minuti, nei quali l’unica
cosa che si sentiva era la voce di Brick, che chiamava la figlia e le urla
della primogenita.
All’improvviso, un vagito.
Cassie era viva.
La bambina fu subito pulita e avvolta in un asciugamano
rosa, mentre la Recluta riprendeva tra le braccia la piccola Samantha.
La dottoressa porse la secondogenita a Jo, che si stava
asciugando le lacrime di nascosto.
Nessuno doveva sapere che aveva pianto.
Prese quel dono di Dio tra le braccia, ringraziando il cielo
del miracolo a cui aveva appena assistito.
Il suo sguardo si posò sul ragazzo che aveva al suo fianco,
che stava cullando una Samantha già addormentata.
In quel preciso momento, una parola comparve nella sua
mente, quando il soldato le rivolse un grande sorriso.
Grazie.
Angolo dell'Autrice:
Credo di avervi descritto esaurientemente questo moemnto (anche se io non l'ho ancora vissuto).
Forse sono stata un po' OOC per quanto riguarda Jo nell'ultima parte, ma credo che vada bene.
In fondo, nessuno di noi sà come potrebbe reagire una persona come lei in queste situazioni.
Questo capitolo lo dedico a tutti voi, che seguite questa storia e che ve ne siete innamorati capitolo dopo capitolo.
Grazie <3
Adesso vi lascio, spero di avervi dato una dolce buona notte.
Un bacione:^.^:
Sammy
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 11
Jo aprì lentamente
gli occhi.
Si ritrovò a fissare
per un po' il soffitto bianco della sua stanza d'ospedale.
Si alzò a sedere con
molta fatica e si guardò in giro: la stanza era piena
di peluche, palloncini rosa e mazzi di fiori.
Tutto quello le
faceva quasi venire la nausea, quasi.
Di sicuro i suoi
amici erano venuti a trovarla mentre dormiva.
Notò un mazzo di
fiori di campo particolarmente più grande e voluminoso degli altri. Prese il
biglietto posto di fianco al mazzo e capì immediatamente chi era il mittente.
Ti aspetto in
palestra con i tuoi piccoli angeli.
Tanti auguri
Zio Bob
Istintivamente sorrise
a quel biglietto, ma ritornò subito seria.
Non poteva rischiare
che qualcuno la vedesse sorridere, mandando a monte la sua reputazione.
Osservò l'orologio
appeso alla parete.
17:45
Aveva dormito tutta
la mattina e quasi tutto il pomeriggio.
Si sentiva stanca,
con le gambe che le formicolavano.
Ma era un fastidio
sopportabile.
All'improvviso,
oltre la porta si sentì un grande fracasso.
Si avvicinò alla
porta e poté sentire chiaramente, in mezzo a tutto quel casino, la voce di
Alice.
- Non c'è niente da
vedere qui. Abbiate almeno un po' di rispetto verso la paziente che sta
riposando! Fuori di qui. -
Il suo orecchio
sentì varie voci di dissenso, e altre che invitavano a uscire.
Una sola parola
comparve nella mente della bionda.
Giornalisti.
Sapeva che non
sarebbe riuscita a tenerli lontani da lei, soprattutto con l'arrivo delle
gemelle.
Si sedette sul letto
e cominciò ad osservare il cielo grigio di febbraio dalla finestra. In pochi
mesi la sua vita era stata completamente stravolta e rivoltata come un calzino.
L'arrivo di quelle piccole creature era, e lo sarebbe stato per molto tempo
avanti, il suo più grande sconvolgimento. Ma stranamente ne era felice, mai
prima di allora la ragazza aveva provato quella sensazione di calore che si
propagava per tutto il suo corpo.
Un calore che sapeva
di famiglia.
La sua famiglia.
I suoi pensieri poco
adatti alla sua personalità maschiaccia furono interrotti dall'entrata di Alice
nella stanza. La donna aveva i capelli sciolti e leggermente mossi, il viso
poco truccato, solo il contorno occhi era marcato. Indossava un lungo ed
elegante vestito color pesca sotto il camice aperto, con annessi tacchi non
molto alti del medesimo colore. La mora si sedette accanto a lei e, dopo
essersi sistemata le pieghe del vestito, cominciò a parlare.
- So che sarai
arrabbiata con me, non ti biasimo. Ti ho mentito su un particolare della mia
vita fondamentale per te... -
- E allora perché
l'hai fatto? -
- Avresti dato più
ascolto a una madre di un solo figlio, o di quattro quando hai scoperto di
essere incinta? - Calamity non aveva bisogno di risponderle, perché entrambe
sapevano la risposta. Rimasero in silenzio per molti minuti prima che la
dottoressa ricominciasse a parlare.
- Samantha e Cassie
stanno benissimo, mangiano tantissimo e non piangono quasi mai. Dovranno stare
qui per almeno due-tre settimane dato che sono nate premature sai, per
controllare il peso e per vedere se tutti gli organi si sono formati a dovere.
-
La bionda annuì,
cominciando a fissare i suoi piedi nudi.
- Com'è andato il
matrimonio? - Fu la risposta secca di Jo. Doveva controllare che i suoi amici
avessero eseguito i suoi ordini.
- Sono tutti
felicemente sposati. Li ho dovuti minacciare per non portarmeli appresso, alle
volte sono troppo testardi quei ragazzi... - Sospirò frustrata Alice, facendo
ridere la ragazza.
Continuarono a
parlare come due persone che si incontrano al parco, fino a quando non
irruppero nella stanza i genitori di Calamity.
Essi parlarono un
po' con la dottoressa per sapere lo stato delle loro nipotine e poi si
concentrarono solamente sulla loro figlia.
Calamity lanciò uno
sguardo alla donna che lo ricambiò all'istante.
Immediatamente la
dottoressa uscì dalla stanza.
La madre l’abbracciò
forte.
- Tesoro come stai?
–
- Sto bene mamma,voglio
solo uscire di qui a farmi nove chilometri di corsa. – Quella frase fece ridere
i genitori che si guardarono, stranamente, con aria preoccupata.
- Che c’è mamma? –
La donna la guardò intensamente negli occhi, mentre il padre si sedette accanto
a lei sul letto.
- Jo, siamo
preoccupati per te. Adesso lo sai che sarà difficile no? Insomma, dovrai
pensare non solo a te, ma anche alle bambine. –
- Lo so mamma,
tranquilla mi troverò un lavoro nella palestra di Bob. I suoi dipendenti
vengono pagati bene. – Disse sicura la ragazza.
La madre abbassò lo
sguardo, sospirando.
La donna aveva avuto
Jo molto giovane, quindi sapeva benissimo quanto può essere difficile. Ma
Calamity era preparata:
Aveva già chiesto un
lavoro a Bob e l’uomo aveva detto che non c’era persona più qualificata di lei,
dato i numerosi trofei di atletica vinti, per quell’ incarico.
Le bambine sarebbero
venute con lei a lavoro, non si fidava di lasciarle in mano a una baby-sitter.
Aveva programmato
già tutto.
La bionda prese il
volto della mora tra le mani, in modo da guardarsi negli occhi.
- Andrà tutto bene,
la tua figlia ha un sacco di assi nelle maniche. – E detto questo le riservò un
veloce e piccolo sorriso, per tranquillizzarla.
La donna rispose al
sorriso e cominciò a raccontarle quanto belle erano le gemelle. I genitori
erano entusiasti di essere diventati nonni, ma non nascondevano la
preoccupazione per la loro unica figlia. Jo lo sentiva questo, ma era normale.
Avevano paura che anche lei entrasse nella depressione come Ellie, ma lei era
forte non ci sarebbe caduta. E poi c’era Brick, lui l’avrebbe sostenuta sempre.
Non si sarebbe mai
permessa di farsi vedere debole davanti al soldato.
- Mamma dov’è Brick?
– Lo chiese senza pensare a niente, senza ricordarsi che i genitori non
sapevano che il vero padre era il moro.
- E’ davanti al
vetro della nursery. Non si stacca da li, neanche per un caffè. Dovresti
vederlo, è una scena troppo tenera. – Jo si immaginò Brick con il naso
schiacciato sul vetro, mentre osserva senza sosta le bambine e le sembrò
davvero una scena divertente.
La visita dei
genitori durò fino alla fine dell’orario di visite. Calamity, stanca per la
notte precedente passata insonne e per tutto quello che era successo, si
distese nel suo letto e si addormentò profondamente.
***
Erano due giorni che
Jo era ricoverata in quell’ospedale. Adesso si trovava davanti al vetro della
nursery, mentre Brick firmava alcune carte. I dottori avevano detto che potava
tornare a casa, ma non voleva lasciare le sue piccole lì. Le bambine dormivano
tranquille. Cassie aveva la boccuccia leggermente aperta, mentre Samantha si
succhiava felice il pollice. Entrambe avevano già un ciuffetto di capelli neri
che le rendeva ancora più adorabili.
Alice aveva detto
che stavano aumentando di peso giorno dopo giorno e che presto sarebbero
tornate a casa con lei.
Senza che neppure se
ne accorgesse, Brick si avvicinò alla bionda
- Sono bellissime. –
La ragazza si limitò
ad annuire. I due non avevano parlato molto dopo parto.
Né del bacio.
Né di altro.
Rimasero in
silenzio, osservando le gemelle dormire
tranquille sotto i loro sguardi.
- Perché mi hai
baciato? – La domanda a bruciapelo di Calamity sferzò l’aria intorno a loro.
Brick rispose alla
domanda col mutismo. Rimase a guardare le bambine, non trovando il coraggio di
guardare la ragazza dritta negli occhi.
Cosa doveva dirle?
Che l'aveva baciata
per il semplice fatto che provava qualcosa di forte per lei?
Che era felice di
aver concepito quelle creaturine con lei?
Che amava quelle
bambine più della sua vita?
Che l'amava da tempo
immemore?
Erano queste le
domande che vorticavano nella testa del soldato, però non avevano il coraggio
di uscire.
È così i due
rimasero nel silenzio, lanciandosi sguardi ogni tanto e osservando quei piccoli
angoletti oltre il vetro.
I ricordi della
festa di Chris, incredibile ma vero, si erano fatto più leggeri nella mente di
Jo, almeno da quando la Recluta era venuto a vivere con lei.
Cosa provava per
lui?
Rispetto?
Forse, ma
per lei rimaneva un bagna braghe.
Amicizia?
Impossibile.
Affetto?
Probabile,
era pur sempre il padre delle sue figlie.
Amore?
NO
impossibile.
Oh forse si...
Scacciò
immediatamente quel ridicolo pensiero, mentre prendeva tra le mani il
fischietto d'argento che le aveva regalato.
Nel bene o nel
male, fai sempre la scelta giusta
E Jo in quel momento
fece la sua scelta.
- Ricordati la
promessa Piscialletto. Mi hai dato la tua parola d'onore, non dimenticarlo. -
Calamity sentì
chiaramente il rumore del povero cuore del moro, mentre si spezzava in mille
pezzettini.
- Un vero soldato è
di parola. - Mormorò Brick, regalandole un sorriso amaro.
Ed in quel preciso
istante, senza che nessuno si accorgesse di niente, sul cuore di Jo comparve
una piccola ma profonda crepa.
Angolo dell'Autrice:
Precisazione:
gli amici di cui si parla all'inizio del capitolo non sono ovviamente
Zoey, Dakota, Dawn e combriccola ma i ragazzi che frequentano la
palestra dove va Jo.
Piccolo capitolino prima della fine. Eh si, anche Maledetto Alcool sta volgendo al termine....
Ma ho una piccola sorpresa!!!!
Guardate qui:
Questo Collage è un insieme si piccoli dettagli fisici sui personaggi di ''Together forever''
ovvero...
Maledetto Alcool! 2
Lascio che la vostra fantasia voli su questo piccolo indizio.
Adesso pensiamo al presente: il prossimo capitolo di Maledetto Alcool!
sarà l'ultimo (per la precisione ultimo capitolo fuso con
l'epilogo) e lì vi darò un altro indizio, questa volta
scritto.
Vediamo chi indovina per primo :D
Adesso vi saluto, vado a finire l'epilogo di Otherkin!!!
Un bacione:^.^:
Sammy
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Maledetto Alcool! - Capitolo 12
Un anno passò in fretta, anche troppo.
Brick era intento a mettere in valigia le sue cose, mentre
le gemelle bevevano il loro succo di frutta tranquille nel salotto.
Il ragazzo metteva i suoi vestiti nella valigia con una
lentezza estenuante. Il suo animo era tormentato, non aveva più intenzione di
tener fede a quella promessa.
Ma l’aveva giurato.
In quei dodici mesi Jo gli ricordava sempre la promessa che
le aveva fatto, lo ripeteva più per ricordarlo a se stessa che a lui. Un rumore
e il pianto di una delle bambine, costrinse il moro a correre nel salotto.
Samantha rideva tutta contenta mentre Cassie piangeva come
una fontana. Entrambe erano ricoperte di succo e la Recluta non ci mise molto a
capire le dinamiche di quell’incidente.
- Succo di futta. – Disse Samantha alzando le braccia al
cielo liberando una fragorosa risata. Brick prese Cassie in braccio e invitò
l’altra gemella a seguirlo. Sam aveva imparato da poco a camminare, mentre
l’altra gattonava ancora. Adagiò Cassie sul tappetino del bagno, mentre
riempiva la vasca per pulirle da tutto quel succo.
Sam aveva smesso di ridere e aveva cominciato a giocare con
la sua personale paperella di gomma gialla.
Il ragazzo spogliò entrambe le figlie e le immerse
nell’acqua calda e piena di schiuma della vasca.
Samantha aveva ricominciato a ridere, mentre giocava allegra
con la paperella e le bolle. Cassie piangeva silenziosamente ripetendo sempre
la stessa frase.
- Sammy cattiva. –
Dopo averle lavate e asciugate per bene, le vestì con i loro
pigiamini e le portò sul divano. Cassie non la smetteva di piangere.
- Tesoro non piangere. C’è papà qui con te, non essere
triste. – La bambina si asciugò gli occhi e incrociò le sue iridi indaco con
quelle scure del padre. Al moro bastò quel piccolo incrocio di sguardi, a
formare un’altra piccola crepa sul suo cuore quasi distrutto.
- Papà ha un regalo per voi, però dovete chiudere gli
occhietti. – Disse e le gemelline si coprirono immediatamente gli occhi con le
mani paffutelle. Il soldato tirò fuori dalla tasca una scatoletta scarlatta.
- Non si sbircia! – Esclamò subito, notando che Samantha
stava spiando tra le dita. La bambina le chiuse immediatamente, ridacchiando.
Aprì la scatoletta ed estrasse due collane. Erano identiche
alla targhetta militare che aveva al collo. Aveva girato tutta la città per
trovarle.
- Aprite gli occhi. – Quando le gemelle videro le collane,
Cassie mostrò un sorriso grandissimo e Samantha si mostrò prima delusa, ma poi assunse
la stessa espressione della gemella. Il moro mise le collane al collo di
entrambe.
- Guardate piccole. C’è il vostro nome scritto sopra. –
Disse il soldato, indicando la superficie lucida dei ciondoli dove spiccava,
rispettivamente su ogni targhetta, Samantha e Cassie.
Le aveva fatte incidere sopra in una gioielleria del centro,
l’unica che faceva lavori del genere. Le bambine guardarono le collane e poi si
buttarono tra le braccia del loro papà. Il ragazzo nella foga aveva perso
l’equilibrio, ritrovandosi sul pavimento con le figlie strette attorno al suo
collo.
- Ti voglio bene papà! – Esclamarono le due in coro.
Bastarono quelle quattro parole, così piccole eppure piene
d’amore di una figlia verso il proprio padre, a scatenare l’apocalisse dentro Brick.
Il suo cuore cominciò a sanguinare dalle numerose crepe che erano comparse in
quei mesi, prima di esplodere di mille piccoli e affilati pezzi. Essi andarono
a trapassare la sua anima in più parti, lacerandola come un foglio di carta tra
le forbici. Le lacrime minacciarono di uscire e il moro strinse con le sue
robuste braccia le figlie. Fu un abbraccio disperato, sperando di non crollare
in quel momento, non davanti a loro. Si alzò traballante dal pavimento e, con
le piccole in braccio, le portò nella loro cameretta. Era una piccola camera
che prima era inutilizzata. Le pareti erano di color bianco panna e il soffitto
era di un bellissimo azzurro carta da zucchero. Le due culle erano poste agli
antipodi della camera. Una verde-acqua con scritto il some Samantha in azzurro
e l’altra lilla con scritto Cassie in rosa. Il ragazzo mise le bambine nelle
culle. Le guardò addormentarsi rapidamente, mentre un vecchio carillon suonava
la sua dolce melodia. Vegliò sul loro sonno per minuti, forse ore. La musica del
carillon teneva la sua mente lontana da pensieri orribili e sembrò lenire
amorevole e delicata le ferite del soldato. Le medicò, ma non le guarì del
tutto. La porta d’ingresso si aprì, ma lui non se ne accorse. Rimase a
contemplare le piccole chiome brune delle sue bambine, la loro pelle candida,
le loro piccole mani e i piedini così graziosi racchiusi in quei calzini rosa
confetto.
- Non le stai dicendo addio per sempre. – La voce di Jo
sembrò molto lontana, mentre la melodia smise di colpo.
Il moro si girò, incrociando lo sguardo impassibile della
donna che, per sua grande sfortuna, amava.
Il destino era stato proprio crudele con lui, si ritrovò a
pensare mentre recuperava velocemente la valigia.
Amava una donna che non lo ricambiava e aveva due bellissime
figlie che però era costretto a lasciare.
Ritornò nella camera delle gemelle, ignorando bellamente la
figura di Calamity appoggiata allo stipite della porta.
Donò a Cassie e Samantha un dolce bacio sulla fronte e,
mentre sorpassava di nuovo la ragazza le disse, con tutta la rabbia, la
frustrazione e la delusione verso se stesso che quella scelta gli stava
causando:
- E’ vero, ma loro capiranno il contrario. – E così, Brick
oltrepassò la porta di quell’appartamento, mentre una lacrima maligna scivolò
furtiva e andò a schiantarsi sul freddo pavimento dell’ingresso.
***
Quella stessa notte Jo la passò insonne, tormentata
dall’ultima frase che le aveva detto Brick. Più che altro era il suo sguardo a
non darle pace. In quegli occhi d’ossidiana aveva visto un pozzo senza fondo di
tristezza e rabbia. Si alzò versò le cinque del mattino, andò in cucina e si
preparò un bel caffè, molto forte. Bevve la bevanda, guardando fissa la parete
di fronte a lei. Nella sua mente comparve tutto quello che era successo in quell’anno.
Le gare a chi cambiava il pannolino più velocemente, le facce buffe di Brick
per far ridere le gemelle, il sorriso dolce di Cassie tanto simile a quello del
soldato, la determinazione negli occhi ossidiana di Samantha, la delicata
melodia del carillon…
Strinse tra le mani il fischietto regalatogli dal soldato,
recitando come una preghiera sempre la stessa frase.
Nel bene e nel male, fai sempre la scelta giusta
Nel bene e nel male, fai sempre la scelta giusta
Nel bene e nel male fai sempre la scelta giusta… AL DIAVOLO!
Appoggiò la tazza quasi piena di caffè sul tavolo, Indossò
il giubbino, chiuse la porta e scese in fretta le scale.
Corse fuori all’aria aperta ignorando le furiose proteste
del suo orgoglio e ascoltando solo i dolci sussurri del suo cuore.
***
Tutta la notte.
Tutta la notte a vagabondare in giro per la città, con la
valigia in mano.
Non voleva tornare a casa, il silenzio che sicuramente
regnava in quell’appartamento l’avrebbe fatto impazzire e urlare con tutto il
fiato che aveva in gola.
Lui, invece, non aveva voglia di emettere alcun suono.
Quando cominciò ad albeggiare, la sua rabbia crebbe a
livelli stratosferici. Si fermò di colpo, ricevendo qualche sguardo truce da
parte di chi era dietro di lui, girò i tacchi e andò a passo svelto verso
l’appartamento di Jo.
Non poteva finire così, avrebbe lottato.
Per le sue figlie.
Per la sua felicità.
Per la donna che amava.
***
Erano le otto del mattino quando una stanca e furiosa Jo
entrò nel portone del suo codominio. Salì lentamente le scale, cercando di non
spaccare il muro con un suo pugno. Aveva aspettato per ore davanti alla porta
di casa di quel Piscialletto del cazzo, senza però trovarlo. Era amareggiata
con se stessa, perché si era resa debole per colpa di Brick. Ormai non poteva più
negare di provare un forte sentimento per lui, sarebbe stato essere ipocrita
verso se stessa.
E non voleva.
Salì gli ultimi gradini ritrovandosi sul suo pianerottolo e
davanti ad un incredibile scena.
Brick era di spalle davanti alla sua porta di casa, la mano
alzata a pugno. Sembrava un fermo immagine: il soldato non si muoveva e da come
le sue spalle si erano irrigidite e poi rilassate, di sicuro aveva notato la
sua presenza.
Si girò di scatto, incrociando i suoi occhi con quelli della
ragazza. La bionda si avvicinò a lui con passi lenti, molto lenti. Si muoveva
come se fosse un gatto randagio, guardingo se fidarsi di quella persona che era
davanti a lei.
Nel preciso istante in cui il moro fu abbastanza vicino,
Calamity lo colpì in pieno viso con uno schiaffo a mano tesa. Quel gesto
conteneva tutto quello che lei provava in quel momento.
Rabbia
Paura
Felicità
Amore
La risposta della Recluta arrivò immediatamente e Jo
ricevette anche lei uno schiaffo con la S maiuscola.
I due si guardarono l’uno con la mano appoggiata sulla
guancia sinistra, l’altra con la mano sulla destra. L’atmosfera intorno a loro
era piena d’aspettativa, sembrava che persino l’universo aspettava da tanto
quel momento. Si lanciarono l’una verso l’altro, formando un abbraccio morboso,
che bastava più di mille parole buttate al vento. Inspirarono profondamente
l’odore delle loro pelli e si persero nei ricordi di tutto quello che era
successo da quanto si erano conosciuti lì, su quell’isola radioattiva. I
ricordi della festa di Chris non sembravano in quel momento così spaventosi e
terribili, non mentre erano stretti tra le braccia della persona che amavano.
Sciolsero di poco quell’abbraccio, giusto per avvicinare ancora di più i loro
volti. Nessuno dei due osava dire qualcosa, qualsiasi parola avrebbe
risvegliato il loro orgoglio e li avrebbe fatti fare un ulteriore passo
indietro.
Quello definitivo.
Le loro labbra si unirono in un umido bacio in cui, sia quel
ragazzo dolce dal taglio militare e quella ragazza acida e orgogliosa fino
all’inverosimile, ci misero il cuore e l’anima.
Non molti anni dopo…
Era una giornata stranamente calda di maggio. In quel parco,
molte famiglie si divertivano e si godevano la bella giornata, aspettando
impazienti l’estate. Una bambina e un bambino stavano giocando sul prato, sotto
una quercia. La bambina aveva due grandi occhioni color indaco e i capelli
castano scuro, legati in due graziose trecce. Indossava un bellissimo vestito
lilla e un paio di scarpine col fiocco, coordinate con l’abito. Il bambino aveva
i capelli ricci di un colore più chiaro della sua compagna di giochi e due
smeraldi al posto degli occhi. Indossava una maglietta bianca, un pantalone
beige e le scarpe bianche. I due giocavano allegri e protetti dall’ombra che
l’albero gli offriva. Erano però ignari della minaccia che incombeva su di
loro.
Su una collinetta lì vicino, erano nascosti un altro bambino
e un’altra bambina. Lei aveva una grande e disordinata massa di capelli castano
scuro e due occhi d’ossidiana, dall’aria furbetta. Indossava una maglia rossa,
sporca di fango, e un paio di jeans che le arrivavano alle ginocchia.
Assomigliava in maniera impressionante alla piccolina che giocava spensierata
sotto la quercia. Il bambino di fianco a lei era di due anni più piccolo. Aveva
un ciuffo di capelli rosso-arancio e una minuscola spruzzata di lentiggini sul
naso, poco più scure della sua pelle e questo le rendeva pressoché invisibili.
I suoi occhi color cobalto osservavano attenti lo spazio che li divideva dal
loro bersaglio. In mano avevano entrambi due pistole ad acqua, riempite con del
fango molto liquido. I due si avvicinarono, silenziosi come due felini, verso
le loro prede. Quando furono ad una certa distanza, si alzarono dai cespugli
che li nascondevano e corsero all’attacco. I poveri malcapitati non ebbero
neanche il tempo di capire quello che stava succedendo, che un’onda di fango
andò a macchiare i loro visi e i loro vestiti.
- Sammy! Perché l’hai fatto? – Chiese la bambina, guardando
il suo bel vestito tutto sporco con le lacrime agli occhi.
- Stavamo giocando. – Fù la giustificazione di Samantha, che
però alla gemella non bastò.
- Lo vado a dire a mamma! – E detto questo, Cassie corse
dall’altro lato del prato, dietro la quercia.
Lì un gruppo di otto persone stavano ripulendo quello che
restava del loro pic-nic. La bambina dalle trecce, inseguita dagli altri, corse
verso la sua mamma. Una giovane donna dai capelli biondi e dagli occhi color
indaco.
- Mamma guarda cosa ci hanno fatto Sammy e Kevin! – Esclamò
tra le lacrime la mora, mostrando il disastro di fango che erano lei e il suo
amichetto.
I due bambini dietro di loro si stavano rotolando dalle
risate.
La donna portò le due piccole vittime dal marito, un
militare dagli occhi e dai capelli neri, e fece cenno alle due pesti di avvicinarsi.
Quando i due si avvicinarono poterono notare la faccia di
rimprovero che avevano le loro madri.
- Samantha Anderson McArthur sei contenta di aver fatto
piangere tua sorella? – Domandò la bionda.
- E tu Kevin non lo sai che è male usare la violenza? –
Disse la madre del bambino, una piccola donna dai lunghi capelli biondo smorto
e gli occhioni blu cobalto.
- Ma noi ci divertiamo così! – Fu la risposta del rosso. In
aiuto dei due arrivò il padre di quest’ultimo, un uomo alto, dal petto ampio,
dai capelli rossi e dagli occhi color grigio cenere.
- Non hanno fatto
nulla di male. Lasciateli giocare in pace. - Dichiarò, scompigliando i capelli
dei due bambini.
Jo sospirò
esasperata e si diresse verso gli altri due, che intanto si erano
cambiati.
- Vieni Drake,
andiamo a giocare! - Urlò Cassie verso l'amichetto e i due, mano nella mano,
tornarono sotto la loro fidata quercia.
I genitori del moro,
una bellissima donna bionda con gli occhi verdi e un tenero nerd con ricci
capelli castani e occhiali da vista, sorrisero a quella scena e andarono a
stendersi accanto all'unica coppia del gruppo senza figli. Lei aveva i capelli
di un rosso accesso legati in una coda di cavallo e grandi occhi color
nocciola. Lui aveva i capelli neri sparati verso l'alto, occhi del medesimo
colore e la pelle scura. Calamity guardò i due amici con una nota di tristezza.
Loro cercavano da tempo di avere un bambino ma purtroppo, il destino sembrava
non accontentare questo loro desiderio.
La ragazza si
sedette accanto al marito. Egli prese la mano della consorte, accarezzando la
sua fede dorata. Erano sposati da poco più di due anni, ma ancora il moro
stentava a crederci. Ed era plausibile questo suo atteggiamento, dato che era
riuscito ad avere la mano della donna più testarda, orgogliosa e indipendente
di tutta Ottawa.
Brick lasciò la mano
della bionda, per catturare la sua vita con il braccio a stringendola a sé.
Lei, istintivamente, poggiò la testa sulla sua spalla e strinse con la mano
sinistra quella del marito che le accarezzava il fianco. I due restarono a
guardare il parco davanti a loro. Osservarono la quercia dove Cassie e Drake si
erano nascosti per giocare tranquilli e il prato davanti a loro, dove Samantha, Kevin e Scott giocavano ad accappiarella.
Il silenzio regnò
sovrano sopra le loro teste, finché un debole sussurro del soldato arrivò alle
orecchie di Jo.
- Lo sai che ti amo?
–
Calamity si strinse
di più a lui, incurante del caldo che faceva in quella giornata.
- Lo so Bagna
Braghe. –
E quello nel
linguaggio della bionda, che la Recluta aveva imparato a memoria in quegli
lunghi anni di convivenza con lei, significava – Lo so e ti amo anch’io. -
Angolo dell'Autrice
Questo, signori e signore, è l'ultimo capitolo di Maledetto Alcool!
L'ultimo pezzo del capitolo è da considerare come il prologo di
Together forever. Lì infatti avete avuto modo di conoscere i
protagonisti (non tutti ne mancano ancora quattro) che, tra poco,
seguiremo nella prossima storia.
Mi aspetto che tutti voi la seguiate con la stessa passione con cui avete seguito questa.
E adesso passiamo a ringraziamenti:
Grazie a chi l'ha messa tra le preferite...
- AsiaLeggiStorie
- BlackSwan Hawtorne
- dgcourt
- FakeAngel
- izzymitica
- Ladra Di Mele Marce
- Ladra di zucchero filato
- MagiiMe
- MaJo_KiaChan_
- MigalooGh
- Nekomata 42
- Serry Td4ever
- shaya21
- _Lucky_Fairy_
Grazie a chi l'ha messa tra le ricordate...
- FakeAngel
- LolaBlack
- Nekomata 42
- New_Me
Grazie a chi l'ha messa tra le seguite...
- alter ego888
- Cat e Dog
- dolcemary
- FakeAngel
- izzymitica
- Kauhsen
- Ladra Di Mele Marce
- Lady_Yaoi
- MaJo_KiaChan_
- MigalooGh
- Nekomata 42
- Nobody wants to love her
- SmoshMonky
- Whiteney Black
- White_Fang
- White_Moon
- Zolie
- _Deen_
e grazie a chi ha seguito questa storia silenziosamente, a chi ha recensito e si... anche a chi l'ha odiata
Vi aspetto numerosi su Together forever!
Un bacione:^.^:
Sammy
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