Nightmare

di AgelessIce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everything goes black ***
Capitolo 2: *** Fear ***
Capitolo 3: *** All right ***
Capitolo 4: *** Akahito ***
Capitolo 5: *** Hope ***
Capitolo 6: *** Mine. ***
Capitolo 7: *** Wait ***
Capitolo 8: *** Special A. ***
Capitolo 9: *** Strong. ***
Capitolo 10: *** Wounds stopped hurting ***
Capitolo 11: *** Donna orso ***
Capitolo 12: *** Hit me ***
Capitolo 13: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Everything goes black ***


Nightmare

Everything goes black

(Prologo)

-Akira POV-

 

Quando mi sono svegliata, oggi, ci ho messo un po' a capire dove mi trovassi.

Non è casa mia.

È una stanza di ospedale.

“Akira!”

Mi giro alla mia destra, è da lì che è venuta la voce.

Al mio fianco c'è una ragazza davvero carina, con dei lunghi capelli neri e gli occhi grandi dello stesso colore.

“Hikari...”

La mia voce è debole, stranamente, e faccio fatica a muovermi.

Cosa ci faccio qui?

“Ti sei svegliata, finalmente! Ci hai fatti preoccupare tutti così tanto! Oh, lo abbiamo preso quel bastardo, alla fine, sai? Ora è in prigione.”

Quel bastardo?
Di cosa sta parlando?

“Hikari.. cosa-?”

“Oh, credo di dover avvisare l'infermiera e chiamare gli altri! Torno subito, ok, Akira?”

Corre fuori dalla stanza, euforica, prima che io possa risponderle.

Non capisco... Cosa diavolo sta succedendo?

Chiudo gli occhi, cercando di ricordare per quale assurdo motivo mi trovi in questo luogo.

*

Un uomo di statura familiare è difronte a me.
Tadashi?

Siamo in un luogo isolato, un vicolo.

Mi fa male la nuca, come se avessi subito una forte botta.

Cosa ci faccio qui?

“È finita, signorina Toudo”

Afferma, scoprendo i denti.
No, non è lui.

Quest'uomo... chi accidenti è?
Lo vedo alzare un braccio, e solo ora mi rendo conto che ha qualcosa in mano.

Una pistola.

Non ho nemmeno il tempo di urlare, quando sento il dolore mozzarmi il respiro.

Mi porto una mano sulla pancia, appena sotto il seno.

L'ultima cosa che vedo è sangue. Tanto sangue.

L'ultima cosa che sento è il suo sapore metallico.

Poi tutto diventa nero.

*

Quando riapro gli occhi mi rendo conto di avere il respiro affannato, e di aver portato la mano sotto il seno, istintivamente.

In quel momento sento la porta riaprirsi, e vedo entrare una donna bionda, vestita da infermiera, accompagnata da Hikari ed un medico piuttosto anziano.

Non riesco a seguire i loro discorsi, sono troppo stanca.

L'unica cosa che colgo è la voce dell'infermiera che mi dice di riposarmi.

E credo proprio che obbedirò.

Dormire un po' non mi farà male.
 



Salve  a tutti!
Questa è la mia prima vera e propria long-fic. (che non so quanto sarà lunga, in realtà x°D)
Ed è anche la prima che non tratta praticamente solo dei pensieri dei personaggi, quindi è un po' un'esperimento.
Spero di non fare un disastro T.T
In ogni caso, questo è solo il prologo, conto di fare i prossimi capitoli decisamente più lunghi x°D
Grazie a tutti per l'attenzione, comunque u.u
A presto <3

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Capitolo 2
*** Fear ***


Nightmare

Fear

(Capitolo 1)

“La signorina Toudo ha subito un forte trauma, e perso molto sangue. Non eravamo nemmeno certi si svegliasse. Deve riposare, se vuole riprendersi completamente, quindi non posso farvi entrare, mi dispiace.”

“Ma-”
“Vi permetteremo di entrare non appena si sarà svegliata. Fino ad allora dovrete aspettare.”

Stanno discutendo, fuori dalla mia porta.

Sento diverse voci borbottare, in disappunto.

Forse dovrei fargli sapere che sono sveglia.

Forse dovrei permettergli di entrare.

Ma sono ancora troppo stanca...

Credo che dormirò ancora un po'.
Solo un altro po'.

*

Vi ha seguiti qualcuno?'”

No, capo. È filato tutto liscio. È anche stato semplice, stenderla.”

Zitto, si sta svegliando.”

Dove diavolo sono?
E chi sono queste persone?

Cerco di muovermi, ma qualcosa me lo impedisce.

Ho i polsi e le caviglie legate.

Fa male.

Apro gli occhi.

Sono così pesanti...

Riconosco la figura di un uomo, rannicchiato difronte a me.

Mi guarda con un sorriso che ha un non so che di diabolico.

Ben svegliata, principessina”

Ha un aspetto ed una voce familiare...

T-Tadashi? Sei tu?”

La mia voce è appena un sussurro, ma non ho abbastanza forze per parlare più chiaramente.

Forse.”

Ride.

Sembra davvero la sua risata, solo più cattiva.

Ma Tadashi non è capace di essere cattivo. È troppo ingenuo.
“Cosa sta succedendo? Che ci faccio qui?”

Chiedo, cercando di mettermi a sedere, fallendo miseramente.

Beh, sai, sono stato ingaggiato da una famiglia piuttosto influente, che ovviamente preferisce restare anonima-”

Ingaggiato?

Per fare cosa?
“- sembra che il tuo paparino li abbia fatti incazzare”

Che diamine? Cosa volete da me?”

Mi afferra per i polsi, sopra le corde, e mi porta le braccia sopra la testa, sollevandomi.

Ho i piedi a qualche centimetro da terra e la schiena contro il muro.

Sembra che le braccia stiano per staccarsi.

Fa male.

Concentrati su altro, Akira.

Non dargli la soddisfazione di vederti soffrire.

Cerco di guardarmi attorno.

È una stanza piccola, con altri due uomini, oltre quello che ho davanti.

C'è un terribile odore di muffa.

Cosa vogliamo da te, chiedi?”

Riporto lo sguardo sull'uomo che mi sta parlando.

Perché gli assomiglia così dannatamente tanto?

Ride, ancora.

È irritante.

Se solo ne avessi la possibilità, e la forza, lo riempirei di pugni.

Noi niente, bambolina.”

Avvicina il viso al mio, guardandomi con degli occhi folli.

Non è nulla di personale. È che mi hanno pagato per farti fuori.”

Sgrano gli occhi
Qualcuno odia la mia famiglia fino a questo punto?

Ma, sai, sei così carina che sarebbe uno spreco liberarsi subito di te. Che ne dici di giocare un po'?”

Detto questo, mi spinge con più forza contro il muro.
“Sarà divertente, vedrai”
Esclama, prima di baciarmi con violenza.

Ed è con estrema fatica che riesco ad allontanarlo un po' da me, colpendolo con le gambe.

Ed è con forte ribrezzo, che riesco a sputargli appena sotto l'occhio.

Lascia la presa sui miei polsi, facendomi cadere pesantemente a terra.

Non osare ribellarti a me, ragazzina.”

Il suo tono di voce è freddo, pungente.

Ho paura.

Tenetela ferma”

Sento gli altri due correre verso di me. Mi sollevano di nuovo.

Chiudo gli occhi.

Ho paura.

*

Quando apro gli occhi, mi rendo conto di essere terribilmente sudata.

E di aver appena urlato.

Mi guardo attorno, spaesata.

“Signorina, signorina, si calmi.”

Quando vedo il viso familiare dell'infermiera, mi calmo un po'.

Mi poggia le mani sulle spalle, facendo pressione, debolmente, per rimettermi stesa.

Non mi ero nemmeno accorta di essere schizzata a sedere.

Ho il respiro irregolare.

Mi brucia la gola.

Mi sembra anche di sentire ancora la corda stringere i miei polsi.

“Era solo un sogno, va tutto bene. Non si preoccupi. È al sicuro con noi.”

Annuisco, leggermente, cercando di controllare la respirazione.

Era solo un sogno.

Sono al sicuro.

Sento delle voci provenire fuori dalla stanza.

“No, non va tutto bene. Ha urlato. Akira non urla se è tutto ok. Ci lasci andare da lei immediatamente!”
La voce di Hikari.

“Le ho detto ch-”

“Non mi interessa cosa ha detto. Ci faccia entrare.”

C'è silenzio, per un po'.

Cosa starà succedendo?

Sento la porta aprirsi leggermente, ed una infermiera fa capolino.

“Signorina Toudo, ha delle visite.”

Mi informa.

Annuisco.

La porta si spalanca, lasciando entrare i miei amici ed i miei genitori.
L'infermiera che era con me esce, silenziosamente.

“Eravamo così preoccupati, Akira!”
Mia madre.

“Non farci prendere più questi spaventi.”
Mio padre.

Continuano a parlare di cose troppo complicate perché io possa starli a sentire, al momento.

Mi limito ad annuire ogni tanto.

“Ora dobbiamo proprio andare. Torniamo a trovarti domani, va bene, bambina mia?”

Annuisco, e loro escono, lasciandomi sola con i miei amici.

“Come stai, Akira?”

Mi chiede Hikari, sedendosi accanto a me.

“Potrei stare meglio”
Sorrido, debolmente.

“Oh, vedrai che tra poco ti dimetteranno. Ci sei stata abbastanza, in questa stanza.”

Annuisce, convinta.

È così carina, il mio angelo.

“Anche le ferite sono ormai risanate!”

Ora che ci penso, da quanto tempo mi trovo qui?
“Da quanto sono qui?”

Mi risponde Kei.

“4 mesi. Eri in coma.”

Cosa?

“Ma ora è tutto ok, sta tranquilla, Akira!”

La voce di Tadashi.

La voce di quell'uomo.

“Appena ti lasceranno uscire faremo un viaggio tutti assieme. Oh, e dovrai prepararmi tante prelibatezze!”
Sorride.

Il suo sorriso innocente.

Il suo ghigno diabolico.

Cosa mi sta succedendo?

“Sarà divertente, vedrai!”

Che ne dici di giocare un po'? Sarà divertente, vedrai.”

Si avvicina a me, alzando un braccio.

Vuole farmi del male.

È Tadashi.

No, non lo è.

“Non mi toccare!”
Urlo, rannicchiandomi istintivamente.

Sto... tremando?
“C-cosa?”

Perché ho paura?

Sono i miei amici.

È Tadashi.

Mi guardano tutti con aria preoccupata.

“M-mi dispiace, io...”

Si avvicina ancora.

Mi ritraggo.

“Akira, cosa c'è?”

Non osare ribellarti a me, ragazzina.”

“Stammi lontano. Non ti avvicinare!”
 


Salve a tutti!
Ecco a voi il primo capitolo vero e proprio della storia!
Lo so, è incasinato.
State tranquilli, con calma ed andando avanti nella storia capirete tutto.
-spero o.O-
Se avete consigli dite pure ^^
A presto <3

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Capitolo 3
*** All right ***



 

Nightmare

All right

(Capitolo 2)

“Akira, è tutto ok, siamo noi. Cosa c'è che non va?”

La voce di Hikari.

La voce del mio angelo.

È tutto ok.

Posso fidarmi di lei.

Respiro, cercando di calmarmi.

Non c'è nulla di cui aver paura.

*

Quando apro gli occhi,percepisco un forte odore di muffa.

E dolore.

Ovunque.

Cerco di mettermi a sedere, ma delle mani forti mi costringono a restare stesa.

Su cosa poi?
Sembra paglia...

Non ti conviene alzarti così presto, Akira, non ne sei ancora in grado.”

Una voce gentile.
La sua.

Tadashi, cosa ci facciamo qui?”

Mi guardo attorno.
Ci sono due uomini che non conosco.
Non hanno un'aria molto rassicurante.

Ora che ci penso, nemmeno l'ambiente mi tranquillizza molto...

H-ho paura”

Sussurro.

Non c'è nulla di cui aver paura. Ci sono qui io.”

La sua voce è dolce, innocente, quando mi abbraccia.

Mi fa sentire protetta.

Chi sono loro?”

Solo dei miei amici”

Sento la sua mano muoversi lungo la mia schiena, fino a raggiungere il collo, appena sotto l'attaccamento dei capelli.

Stringe la presa.

T-tadashi?”

Si solleva, alzando anche me, rafforzando la morsa.

Non riesco a respirare.

Va tutto bene, Akira. Devi solo dormire un po'. Fidati di me. Non c'è nulla di cui aver paura”

*

 

“Akira!?”

Sento delle forti braccia sorreggermi.

Sono caduta?
Mi guardo attorno.

Sono in ospedale.

Sono con i miei amici.

A sorreggermi è Tadashi.

Va tutto bene.

Va tutto bene, Akira. Devi solo dormire un po'.

Fidati di me. Non c'è nulla di cui aver paura”

Urlo, spingendo lontano il ragazzo.

Sto impazzendo?

Sento rumore di passi.

Gattono, fino a rannicchiarmi contro una parete.

Aprono la porta.

“Cosa sta succedendo?”

Alzo lo sguardo.

È il dottore.

È un amico, vero?

“Aiuto..”
La mia voce è un sussurro.

Non sono riusciti a sentirmi.

“N-non lo so, io... Akira... lei... si è messa ad urlare, non so perché!”

Tadashi...

La sua voce è gentile. Ingenua.

È una bugia. È pericoloso.

Lui non mi farebbe mai del male.

Lo ha fatto.

Io lo amo.

Io lo odio.

“Fuori di qui, immediatamente. Tutti.”

I miei amici mi lanciano un'ultima occhiata.

Non andate via.

Sparite.

Non lasciatemi da sola.

Allontanatevi da me.

Si chiudono la porta alle spalle.

Cosa sto combinando?
Sono i miei amici.

Cosa mi è preso?

“Va tutto bene, signorina Toudo?”

Il medico...

Annuisco.

“Sto bene.”

“Perché ha urlato?”

Già. Perché ho urlato?
Erano i miei amici.

“I-io... non lo so.”

“Capisco...”

 

-

Mi riempiono di domande per tutto il giorno.

E cosa mi dicono, alla fine?

Che sono stata traumatizzata.

Io.

Secondo loro, non riesco a non sovrapporre l'immagine del mio aggressore a qualcuno dei miei amici.

Secondo loro, sono diventata pazza.
Assurdo.
Io sto benissimo.

Davvero.

Davvero?
 


 

Salve a tutti!
Lo so, questo capitolo è più corto del precendente, ma che volete farci, mi è uscito così x°°D
Oh, non temete, tutti i flash-back verranno collegati e sistemati in ordine cronologico alla fine.
Beh, che dirvi?
In realtà mi sto divertendo e soffrendo contemporaneamente, a far impazzire Akira x°°D
Sono sadicamasochista (?)
Ok, la smetto.
Spero che non sia troppo incasinato D:
Cercherò di aggiornare presto <3


 

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Capitolo 4
*** Akahito ***


Nightmare

Akahito

(Capitolo 3)


Forse sto impazzendo davvero.

Forse i medici hanno ragione.

Del resto, che ho urlato è vero.

Ma per qualche strana ragione non riesco a non aver paura, quando lui è nei paraggi.

Io so che Tadashi è una brava persona.
Io so che mi ama.

Eppure... quella persona gli assomigliava così dannatamente tanto.

Ma gli assomigliava soltanto, vero?
Non era lui.

Non poteva essere lui.

 

*

Guardo alla mia destra, dov'è collocata una sveglia dannatamente bianca.

Come tutta la stanza, del resto.

Tutto questo bianco mi infastidisce.

Sono le 18:00, l'orario delle visite.

Chissà se verranno a trovarmi anche oggi, i miei amici...

 

*

“Akira, posso entrare?”
Il mio angelo.

“Certo, Hikari!”
Squittisco.
Sono così contenta che sia venuta a farmi visita.

Quando entra, però, ha un'aria preoccupata.

“Qualcosa non va?”

Le chiedo.
Non guardarmi in questo modo, per favore.

Io non voglio farti preoccupare.

Sei il mio tesoro, dopo tutto.

“Perché ti sei comportata in quel modo, ieri?”

In quel modo?

Non lo so, davvero.

“I medici dicono che sia un trauma. Secondo loro sovrappongo l'immagine dell'aggressore ad uno di voi, avendone quindi paura.”

Amplia gli occhi.
“Oh, sta tranquilla, Hikari! Io credo si sbaglino. So benissimo che nessuno di voi mi farebbe del male”

Sorrido.

“Eppure...”

Non fare così, per favore...

“Ho anche chiesto di farmi uscire. Hanno detto che sarò fuori in un paio di giorni, anche se dovrò tornare a fare qualche controllo, ogni tanto.”
“Capisco...”
Abbasso lo sguardo, incapace di sostenere il suo.

Non guardarmi come se fossi pazza.

Fa male.

“Senti, Hikari...”
“Si?”
“Posso chiederti un favore?”

“Certo!”

“Se io... se avessi davvero paura di Tadashi, come dicono i dottori, e non riuscissi più a stare al suo fianco... ti prenderesti cura di lui?”

“M-ma cosa stai dicendo?”
Ride, nervosa.

Crede che io possa essere traumatizzata, ma non ha messo in conto l'eventualità che io non riuscissi più a restare con Tadashi?

“Se anche avessero ragione, tu riuscirai a superare questa.. cosa, giusto?”

Annuisco, poco convinta.

E lei deve aver riconosciuto la mia espressione, quella pensierosa e triste, perché è tornata subito la se stessa ottimista e piena di energie.

“E poi ti aiuterò io! Andrà tutto bene, vedrai”

Mi sorride.

Come farei, senza di lei?
Come farei, senza il mio angelo?

 

***

 

 

-Tadashi POV-

Non dovrei origliare, lo so perfettamente.

Ma devo sapere cosa c'è che non va.

E sono sicuro che se entrassi a chiederglielo, riprenderebbe ad urlare.

Cosa ti succede, Akira?

Perché hai paura di me?

*

“I medici dicono che sia un trauma. Secondo loro sovrappongo l'immagine dell'aggressore ad uno di voi, avendone quindi paura.”

Si sente a malapena, ma riesco a capire le sue parole.

Quindi è colpa di quel bastardo, se non posso starti vicino?

Non riesco a non ridere.

È sempre colpa sua, del resto.

Non era sufficiente farmi morire di paura, quando l'ha rapita.

Non era sufficiente farmi crollare il mondo addosso, quando l'ha quasi uccisa.

Doveva anche fare in modo che avesse paura di me.

Mi odi a tal punto, Akahito?



Salve a tutti!
Lo so, sto scrivendo dei capitolo cortissimi, ma non è colpa mia, vengono fuori così di loro iniziativa D:

Cercherò di scriverli più lunghi, davvero >.<
Alla prossima <3

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Capitolo 5
*** Hope ***


 

Nightmare

Hope

(Capitolo 4)

-Tadashi POV-

 

Se io... se avessi davvero paura di Tadashi, come dicono i dottori, e non riuscissi più a stare al suo fianco... ti prenderesti cura di lui?”

Akira...

Io so quello che è successo.

So cosa ti ha fatto.

Ed è colpa mia.

Quindi, ti prego, non preoccuparti per me.

*

Tadashi! Hanno preso l'aggressore! Ha confessato!”

È Hikari, a dirmelo.

Lo hanno preso.

Lo hanno preso tardi.

Akira è in coma.

I dottori dubitano che riesca a svegliarsi presto.

Ha chiesto di parlare con te.”

Kei mi mette una mano sulla spalla.

Parlare con me? Perché?”

Il viso di Kei è imperscrutabile, ma Hikari si rabbuia.

Cosa diamine...?
“Il suo nome è Karino
Akahito.”

*

 

“Se anche avessero ragione, tu riuscirai a superare questa.. cosa, giusto?”

Non riesco a sentire la risposta di Akira.
Ma quello che le ha fatto passare Akahito è tremendo.

Forse... Non sarà capace di superarlo.

Sei contento, eh, cuginetto?

Hai ottenuto quello che volevi.

*

Tadashi, noto con piacere che sei venuto.”
Ride, lui. Con la sua risata folle.

Cosa vuoi da me?”

Ma come, non te lo ricordi? Eppure te lo dissi, anni fa. Voglio rovinarti la vita, come tu hai rovinato la mia:”

Il suo tono è viscido.
Mi ricorda terribilmente il serpente che ho incontrato tempo fa durante la mia esplorazione.

Non è stata colpa mia. Lo sai benissimo. E il tuo piano è fallito. Akira è viva.”

Credi davvero che il mio desiderio fosse uccidere quell'adorabile ragazzina?”

Bhe, tanto per cominciare... Le hai sparato.

Io non sono così gentile.”

Gentile?

Non ti sei chiesto che fine ha fatto, quando è sparita? Credi che io l'abbia incontrata per caso, in quel vicolo?”

Se avessi voluto ucciderla, avrei fatto in modo che non la trovaste mai.”

Cosa le hai fatto?”

Ride, ancora, con la stessa risata di poco fa.

È pazzo.

Lo è sempre stato.

Semplice, caro cugino. L'ho trattata come meritava”

Non ti ha mai fatto nulla!”

Non serviva che mi facesse qualcosa. Era la tua donna, no? Questo è sufficiente perché meriti quello che è successo.”
“Che senso ha ferire lei? È me che odi, no? Perché te la sei presa con Akira?”

Sei davvero ingenuo. Non ci arrivi? Torturare te non era abbastanza. Tu hai rovinato la mia vita.

Sempre il preferito di tutti. Anche di mia madre. Anche di Hisako. Te la ricordi, no? Era mia. Me l'hai portata via.”

Io non ho fatto nulla!”

Vuoi dirmi che non è colpa tua, se lei mi abbandonò per stare con te?”

La rifiutai. Lo sai.”

Giusto. Sei sempre stato troppo innamorato di quella sgualdrina della tua ragazza. Ma questo non ti giustifica. Tu mi hai portato via Hisako. Io ho fatto in modo di portarti via Akira. Semplice.”

*

Hikari esce dalla stanza, sospirando dopo aver chiuso la porta.

Non mi ha ancora notato.

“Ciao, Hikari.”
Faccio del mio meglio per sorridere.

Non ha senso essere tristi, no?
Bisogna essere ottimisti, in queste situazioni.

“Oh, Tadashi! Sei... sei venuto a trovare Akira?”

Scuoto la testa.

“Non voglio spaventarla.”

“... Hai sentito quello che abbiamo detto?”
Mi porto una mano dietro la nuca, massaggiandola, in imbarazzo.

“Mi dispiace, so che è sbagliato origliare....”
Rido, nervosamente.

Dopo un secondo, lei mi prende la mano, quella che avevo lasciato penzolare al mio fianco, e la stringe tra le sue, portandola all'altezza del viso e guardandomi con il suo sguardo deciso.

Quasi ci si vedono le fiamme, nei suoi occhi, quando fa così.

“Tranquillo, sistemerò tutto. Fidati di me!”

Lo spero. Lo spero davvero.

Ma crederci è difficile.
 


Salve a tutti!
Scusate il ritardo nell'aggiornamento, sono stata impegnata >.<
Ok, questo capitolo è stato difficile.
Perché avevo il terrore di rendere OOC Tadashi.
E probabilmente l'ho fatto. Ma che volete, è complicato immaginarlo nei casini >.<
è troppo ingenuo e carino <3
Si, mi riprendo.
Nel prossimo capitolo farò di tutto perché sia IC, giuro >_<
Questo è solo un capitolo di passaggio, per cominciare a chiarire un paio di cose. Solo un paio, però.
C'è ancora tanto, da fare!
Alla prossima <3

 

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Capitolo 6
*** Mine. ***


Mine.

Nightmare

(Capitolo 5)


-Tadashi POV-

*Non posso crederci! Quindi ha davvero paura di te?*

Sorrido, cercando di risultare convincente.

“Si, Megumi. Ma sarà temporaneo, ne sono sicuro.”

*Impossibile!*

In realtà me lo aspettavo.

Ma questo non c'è bisogno di dirglielo.

*

Mi alzo di scatto dalla sedia, afferrandolo per il colletto della maglia.

Maglia da detenuto, per inciso.

Ehi, non ti scaldare, caro cugino. Non vorrai finire dietro lo sbarre anche tu, spero.”

Devo usare tutta la mia forza di volontà, per non colpirlo.

Ti converrebbe lasciarmi, sai? Quella sentinella non mi sembra molto contenta del tuo gesto.”

Lo strattono con forza, prima di lasciarlo ricadere pesantemente sulla sedia.

Vuoi sapere cosa ho fatto precisamente, giusto? Vorrei dirtelo, credimi. Ma ritengo sia molto più divertente lasciartelo scoprire da solo.”
Ghigna, soddisfatto.

Stringo i pugni, risedendomi con poca grazia.

Lo vedo cambiare espressione, lentamente.
Ne ha assunta una fintamente pensierosa.

Però, in fondo, così non potrei gustarmi la tua reazione...”

Porta entrambe le braccia sul tavolo che ci divide.

Non che potesse fare altrimenti, in ogni caso. È pur sempre ammanettato.

Parla.”

Il mio tono autoritario è carico di disprezzo.

Ascoltami bene, allora. E guardami bene negli occhi. Voglio cogliere ogni tua espressione.”

Sorride, lui. Viscido come un rettile.

Ho mandato i miei due uomini a prenderla, appena uscita da scuola. Quel giorno, quando si è attardata nella serra. Te lo ricordi? Doveva sistemare la cucina che tu hai messo a soqquadro quando hai cercato di cucinare. Il suo autista ha fatto tardi. Ha avuto un'incidente.”

Tu-”

Ehi ehi, non ti hanno insegnato che non si deve interrompere chi sta parlando? Vuoi sapere o no, come va la storia? Guarda che se perdi tempo, potrei dimenticarmela....”

Si prende gioco di me.
Bastardo.

Gli faccio cenno di continuare con la testa.

Bene. Riprendiamo, allora.”

Sorride. Questa volta riesce quasi a sembrare gentile.

I miei amici, l'hanno portata diritta diritta da me. Priva di sensi, ovviamente. Sarebbe stato scomodo trascinare una ragazzina urlante per la città, non trovi? Ci siamo sistemati in una struttura abbandonata, isolata dal resto delle abitazioni, sul limitare della città. Il posto ideale, per torturare una vittima, insomma.”
Sento le nocche sbiancare, mentre il suo sorriso si trasforma in un ghigno.

Devo dire che è stato divertente. Più del previsto. All'inizio aveva anche tentato di oppormi resistenza. Una ragazza interessante, la tua. Si è calmata con la prima iniezione di droga.”

D-droga?”

Si, di un tipo particolare. È stato difficile, procurarmela. Non è qualcosa che trovi facilmente sul mercato. Vuoi conoscerne gli effetti? Semplicissimo. Annebbia la mente, provocando temporanee perdite di memoria. Ogni volta che mi vedeva, dopo un'iniezione, era come se mi vedesse per la prima volta. E vuoi sapere la parte divertente? Mi scambiava sempre per te!”
Ride. Una risata maniacale.

Cosa!?”

Eh già. Anche questo è merito della droga, in realtà. Aveva così tanta voglia di vederti che la droga l'ha accontentata, aiutata dal fatto che noi due ci somigliamo più di quanto voglia.”
“Quindi... crede che sia stato io a ferirla?”

Tombola, amico. Oh, comunque, per la cronaca, non mi, anzi, ti sei limitato a ferirla.”

Sbatto un pugno sul tavolo, sporgendomi in avanti.

Lui si poggia allo schienale della sedia, perfettamente rilassato, con aria di sfida.

Ti sei scelto proprio un bel bocconcino. Quella ragazzina ha un corpo da paura. Mai sentita pelle così liscia. Ovunque.”

L'hai-”

Si, Tadashi. L'ho fatta mia. Anche se quella volta è stata particolarmente ribelle. È anche riuscita a riconoscere che non ero te, più o meno. Ha anche osato colpirmi. È piuttosto violenta, vero?”

Per quanto voglia colpirlo, sfogando su di lui tutta la mia rabbia, non riesco a muovermi.

Per quanto voglia urlare, non riesco ad emettere alcun suono.

Chiudo gli occhi. Li sento bruciare.

Respiro lentamente.

Cosa c'è, il bambino è rimasto traumatizzato dalla notizia?”

Così meschino.

Oh, andiamo, ho ancora così tanto da raccontarti. Non vorrai restartene imbambolato tutto il tempo? Ci siamo divertiti parecchio, io e la tua amichetta. Avresti dovuto vedere la sua faccia sofferente. Avresti dovuto sentire la sua voce tremante. Ha anche chiesto aiuto. Ha pregato che tu venissi a prenderla. È stato esilarante. Povera ragazzina. Non poteva sapere che fossi tu, la causa di tutto. Se non foste stati così uniti, non le sarebbe successo nulla.”

Mi dispiace, Akira.

È colpa mia.

È colpa mia e non sono riuscito ad aiutarti.

Mi dispiace.

Sorrido, senza allegria.

Guardo di fronte a me, senza vedere realmente, mentre mi alzo.

Cosa c'è? Vuoi picchiarmi, adesso? Guarda che-”
“Scusami. Devo andare.”

Cosa? Andiamo, non vorrai andare a piangere in qualche angolo? Ti ho appena detto di aver violentato la tua ragazza. Una persona normale mi darebbe un pugno proprio qui, sul naso.”

Lo ignoro. Ho smesso di ascoltare quello che mi circonda.

Non sento più il rumore delle macchine, fuori di qui. O il chiacchiericcio degli altri detenuti.

Riesco a percepire vagamente, come se fosse un suono lontano, solo i passi veloci di un poliziotto, che corre per immobilizzare Akahito. Si era alzato di scatto. Un movimento troppo brusco, per un carcerato.

*

*Tadashi? Tutto bene?*

La lavagnetta che Megumi mi sventola avanti la faccia mi riporta al presente.

Le sorrido.
“Sicuro. Solo un po' di fame. È triste, quando non c'è Akira, eh?”

Rido, portandomi una mano dietro la testa, massaggiandola.

Mi guarda per un po', cercando di comprendermi.

Poi si limita a scribacchiare qualcosa sulla sua lavagnetta.

Qualcosa riguardo l'ordinare da mangiare.

Annuisco, mantenendo la mia tipica espressione.

Non serve essere tristi, infondo.


Salve a tutti!
Spero di non aver reso troppo OOC Tadashi... Ma mi sono impegnata per non farlo, giuro >.<
In ogni caso, riprenderò presto a scrivere dal POV di Akira, credo. Forse. Chissà.
Ora, comunque, devo scappare >.<
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima <3

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Capitolo 7
*** Wait ***


Nightmare

Wait

(Capitolo 6)
 

-Akira POV-

Un giorno.
Solo un altro giorno e potrò uscire da qui.

Questo posto è così... deprimente.

Tutto questo bianco mi fa venire la nausea.

E non c'è molto da fare, per passare il tempo, quando non ci sono visite.

A proposito di visite... Chissà come sta Tadashi...
Non è venuto più a trovarmi, dopo quella volta.

Vorrei sapere perché ho reagito in quel modo.

Certo, quel ragazzo gli assomigliava veramente molto -chissà perché, poi-, ma non così tanto da confonderli.

Eppure, anche nei miei ricordi, per quanto confusi che siano, l'ho sempre scambiato per Tadashi.

E anche se so che non era lui, ne ho paura.

Tutto questo non ha senso.

Un'altra cosa che non mi spiego, è perché quel tipo mi abbia rapita.

Ricordo di averlo sentito parlare di un ingaggio... Qualche famiglia che voleva farla pagare a mio padre o qualcosa del genere. Ma non siamo in cattivi rapporti con nessuno, tranne i Saiga, in parte, ma Yahiro non si spingerebbe mai così in là.

Chi diamine può aver fatto una cosa del genere?

Che quella dell'ingaggio fosse una scusa?
Accidenti.

“Akira? Siamo noi, possiamo entrare?”

La voce di Ryu.
Non li ho nemmeno sentiti arrivare....

“Certo, venite pure.”

La porta si apre lentamente, lasciando entrare lui ed i gemelli.

*Come stai, Akira?*

“Benone. Ti ringrazio, Megumi”

Le sorrido, cercando di essere il più dolce e convincente possibile.

Stando a quanto mi hanno raccontato è stata lei a trovarmi, in quel vicolo, e ad allertare gli altri e l'ospedale.
Era davvero spaventata...Ero in pessime condizioni, a quanto sembra.

“Domani potrò tornare a casa. E a frequentare le lezioni.”

*Davvero? Questa si che è una bella notizia!*

Già.

Una bella notizia.

Solo... Ho paura.

E se avessi davvero paura di Tadashi a tal punto da non poter nemmeno più frequentare le lezioni?

Devo fidarmi di Hikari.

Il mio angelo ha detto che mi aiuterà a superare questa situazione.

Ha sempre mantenuto la sua parola.

Non ho motivo di preoccuparmi.
Andrà tutto bene.

 

*

-Tadashi POV-

Stando a quanto detto da Megumi, Akira tornerà a lezione già domani.

“Cosa intendi fare, Tadashi?”

La voce gelida di Kei.

È sempre stato intelligente.

Ma da quando è anche capace di leggere nel cervello?
“Che intendi?”

“Domani torna Akira, no? Sappiamo tutti qual'è il suo problema. Ti presenterai a lezione?”

Sospiro.

Come se avessi altra scelta, poi.
Sono il figlio della preside, io. Non mi permetterebbe mai di saltare anche un solo giorno.

Eppure...

“Non lo so, Kei.”

Non lo so davvero.

Io... Ho paura.
Paura davvero.

Non potrei sopportare di perdere Akira.

Non potrei sopportare di essere odiato da lei.

Ma non potrei biasimarla.

È colpa mia.

Tutto quello che le è successo, è colpa mia.

Tranquillo, sistemerò tutto. Fidati di me!”

Spero che Hikari sappia cosa stia facendo.

 


Salve a tutti!
Lo so, il capitolo è corto e ci ho messo un sacco ad aggiornare. E non è nemmeno dei migliori.
Ma sono molto impegnata ultimamente >.<
E, in ogni caso, il capitolo è solo di passaggio u.u
Spero di non aver deluso le vostre aspettative su questo capitlo (?) xD
Alla prossima <3

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Capitolo 8
*** Special A. ***


Nightmare

Special A.

(Capitolo 7)


-Akira POV

Respiro profondamente, cercando di calmarmi.
Mi basta allungare una mano ed aprirò la porta che mi separa da loro.
La special A.
Chissà se sono già arrivati tutti.
Chissà se è già arrivato lui.
Accidenti.
Non voglio aver paura di Tadashi.
Non posso.
 

***

-Hikari POV

Manca poco. 
Akira sarà qui tra poco.
Non riesco a reprimere il sorriso.
Andrà tutto bene. Oggi si sistemerà tutto.

*

"Accetto la tua sfida, Akahito!"
Dopo aver insistito un po' sono riuscita a convincere Kei a portarmi da lui.
Dopo aver chiesto gentilmente ad un paio di guardie di lasciarmi entrare, anche se non siamo nell'orario delle visite, sono riuscita a farmi portare da lui.
Ci dividono solo le sbarre, che ho afferrato con forza con entrambe le mani, avvicinando il mio viso il più possibile.
Lo vedo guardarmi allibito, mentre si alza per avvicinarsi.
"Di cosa stai parlando, ragazzina?"
Fa anche il finto tonto.
Che idiota.
"Oh, tu sei quell'amica della ragazza, scusami ma proprio non ricordo il suo nome, figuriamnoci il tuo. Tendo a dimenticare i dettagli irrilevanti."
Dettaglio irrilevante?
L'hai torturata, accidenti, come fai a dimenticarti il suo nome?
"Akira. Si chiama Akira."
La mia voce è più arrabbiata di quanto volessi.
"Non è come se mi serva a qualcosa, saperlo. Di quale sfida parlavi, comunque, ragazzina?"
Sorride di sghembo, mentre i suoi occhi brillano di follia.
"L'hai lanciata tu, dovresti saperlo di cosa parlo."
Inclina appena la testa di lato, mantenendo l'espressione di prima.
Sorrido anch'io. Un sorriso che non credevo potesse appartenermi.
Ha una nota di cattiveria malcelata.
"Hai fatto la tua mossa. Sei stato bravo, devo ammetterlo, non ho mai visto Akira in quelle condizioni. Ma io sistemerò tutto. Tocca a me adesso. E io non permetto a nessuno di battermi. Io non permetto a nessuno di ferire i miei amici. Aspetta e vedrai. Io sistemrò tutto e tu non potrai fare altro che guardare, da dietro queste sbarre, mentre loro tornano alla loro vita."
Il suo sorriso si spegne, per un secondo.
"Io non credo proprio che una mocciosa come te riesca a fare qualcosa. E poi, io non ti ho lanciato nessuna sfida. Ti stai cimentando in qualcosa più grande di te."
"SI che lo hai fatto. Nel momento stesso in cui hai toccato Akira. E credimi, non mi farò battere da te."

*
 

Vincerò io.
Tra poco potrai sorridere come prima, Tadashi.

***

-Tadashi POV

Affacciato leggermente dalla porta della cucina, continuo a fissare la porta.
Lo faccio da non so più neanche quanto tempo.
Akira è in ritardo.

*

"Tadashi, sei arrivato, finalmente!"
Emetto un suono di conferma, portandomi una mano alla bocca per soffocare uno sbadiglio.
"Si può sapere perché ci hai fatto venire qui così presto?"
Guardo le facce degli altri, che si guardano attorno confusi, sposto quindi l'attenzione all'ambiente circostante.
Hikari non ci ha permesso di entrare per 2 giorni. Chissà come ha convinto mia madre ad interrompere le lezioni...
Ci sono luci ovunque.
Tutta la serra è ricoperta di luci colorate che mi ricordano terribilmente la città di sera.
"Cosa diamine-?"
"Non è fantastico?"
La voce di Hikari è squillante,  gioiosa, e mi guarda aspettandosi non so esattamente che genere di reazione.
Continuo a guardarmi attorno e noto la mia moto parcheggiata perfettamente poco lontano dal tavolo..
Ecco che fine aveva fatto!
Dietro di questa è sistemato uno schermo di quelli usati per i proiettori, sul quale al momento c'è una foto di tutta la S.A.
Akira che porta un vassoio pieno di dolci deliziosi, guardandomi con aria truce, Kei che guarda lontano dalla macchina fotografica, imbarazzato, mentre gli altri sorridono benevoli.
Me lo ricordo, quel giorno. HIkari insistette un sacco per fare quella foto.
Eravamo appena tornati da Londra.
L'espressione di Akira mutò subito dopo lo scatto, notando soddisfatta che non avevo ancora fatto nulla per aggredire -come dice lei- il cibo.
Quella è stata forse l'unica volta che ho aspettato che fosse lei a fare le razioni.
Sorrido, e mi giro di nuovo verso Hikari, guardandola interrogativo.
"Per Akira." 
*Sei stata grandiosa!*
"Già, hai fatto davvero un'ottimo lavoro."
Ci sediamo al tavolo, parlando un po', finché non arriva l'ora dell'inizio delle lezioni.
"Tadashi, vai in cucina."
"Eh?"
"Tu vai. E non uscire finché non te lo dico io!"
La guardo scettico, prima di obbedire.

*

L'attesa diventa sempre più snervante.
Non che si stia male, nella sua cucina, ovviamente.
C'è il suo odore, tra quello di mille dolci diversi.
Ma Akira non è mai in ritardo.



 



-Salve a tutti!
Mi scuso per il terribile ritardo >.<
Cercherò di postare il prossimo capito più velocemente, promesso >.<
Ormai manca poco alla fine della storia, siate pazienti!
Oh, mi scuso anche per la lunghezza del capitolo, che lascia a desiderare.
E per il fatto che è uscito peggio di quanto volessi. Molto peggio.
Vabbè,. confido nel prossimo (?) 
A presto <3

 

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Capitolo 9
*** Strong. ***


 

Attenzione! Ho apportato alcune modifiche al capitolo precedente. Se vi scocciate di controllare da soli -e vi capisco- vi basti sapere che Akira non è entrata nella serra!


Nightmare

Strong.

(Capitolo  8)

-Akira POV-

Porto una mano alla maniglia della porta.
Voglio rivedere tutti, davvero.
Voglio tornare alla mia vita.
Ma sono spaventata. Sono terribilmente spaventata.

Non sono pronta a vedere Tadashi.

Dovrei accettare il fatto che si, sono impazzita, alla fine.
Dovrei accettare il fatto che ho paura di lui.
Dovrei rivivere quelle scene orribili.

Perché ora ricordo tutto.
Tutto davvero.

E so perfettamente che se lo guardo in faccia non potrò non sentire le mani di quel verme sul mio corpo.
Ruvide, rozze, avide.

La sua voce viscida che mi sussurra parole di conforto, mentre mi tortura, che sembra raschiare via la mia anima.
Un suono gutturale, privo di qualsiasi umano sentimento all'infuori dell'ira.
Provava un sadico divertimento.

Sentirei di nuovo il terrore invandere il mi corpo.
Perché mi è sempre piaciuto definirmi una persona forte, ma quando senti il sapore metallico del sangue invadere la tua bocca, non è facile mantenere il controllo.
Quando i tuoi polsi sono stretti e logorati dalle funi, quando non hai possibilità di difesa, non importa quanto tu sia sicura di te.
Ogni cellula finisce inevitabilmente con il fremere per la paura.

Semplicemente non sono pronta a vedere Tadashi.
 Non sono pronta a rivivere quei momenti.

Anche se so che non era lui, la mia mente non riesce a convincere il  mio corpo di questa semplice verità.
E questo mi uccide dentro. 
Perché non c'è niente di peggio che un conflitto interiore di questa portata.
Mi è capitato, una volta, di chiedermi cosa provassero i pazzi. 
Se fossero consapevoli del loro stato.
Probabilmente "pazza" è una parola forte, per me, ma non so come altro definirmi.
Ho la sensazione che la mia anima sia divisa in due e che le due parti non riescano a trovare un punto d'accordo.
L'una vuola eliminare l'altra. Uno scontro continuo che ha luogo solo nella mia mente.
Ed è davvero strano, combattere contro se stessi.

L'unica cosa certa è che io amo Tadashi, lo amo davvero, esattamente come prima.
Ma allo stesso modo lo temo.
Un sentimento altrettanto vero, altrettando forte.
Ridicolo, vero?  
Quasi mi pento di avergli tirato tutti quei pugni.
Anche se se li meritava.


Lascio scivolare la mano lungo la maniglia, permettendole di tornare al mio fianco.
Abbasso lo sguardo, puntandolo sul terreno.
Un ultimo secondo di incertezza, prima di voltarmi e cominciare a camminare.

Mi dispiace, ragazzi, ho bisogno di più tempo di quanto pensassi.


***

 
-Tadashi POV-

E mi sembra di vedere la sua ombra, dietro quella porta.

Mi sembra di vedere la maniglia abbassarsi leggermente, per tornare alla sua posizione naturale nel giro di pochi secondi.
È andata via, lo so.

“Akira è in ritardo…”

Constata Hikari, sedendosi abbattuta.

Esco dalla cucina, e lei mi fulmina con lo sguardo.

“Non verrà, oggi.”
Sorrido, mentre lo dico.

Loro non hanno notato la sua presenza fuori dalla serra.

*Eh? Dopo tutto il lavoro che ha fatto Hikari…*

“Oh, tranquilla, Megumi! Non è un problema, domani verrà sicuramente.”

Si alza, per spegnere tutte le luci colorate che aveva posizionato all’interno della stanza.

Il proiettore, però, lo lascia acceso.
E le sono grato, per questo.

Vederla li, con quel suo sguardo familiare, mi rassicura un po’.

Mi dà l’illusione che tutto possa tornare come prima.

Perché è di Akira che stiamo parlando.

Non c’è verso che continui ad avere paura di me per molto.

È troppo abituata a picchiarmi.
E accidenti, non pensavo che dei pugni potessero mancarmi così tanto.

Perché, e sembra strano anche solo pensarlo, la sua assenza fa più male di un paio di bernoccoli.
Ed è quando i lividi che mi aveva lasciato l'ultima volta hanno cominciato a  spariti, smettendo di pulsare, che ho capito quanto la sua presenza mi fosse necessaria.

“È  quasi ironico, che lei abbia paura di Tadashi, adesso. Mi sarei potuto aspettare il contrario, forse, considerate tutte le volte che le ha prese.”
Sembra che parli più a se stesso, Ryu, che con noi.

Ma Jun gli risponde lo stesso.
“Già. E poi sembrava sentirsi davvero sicura di se, dopo!”

E improvvisamente so cosa devo fare.
Come ho fatto a non pensarci prima?

 

Salve a tutti!
Come promesso, ci ho lavorato durante le vacanze!
Spero non sia un totale disastro, anche se è corto. Ma ormai siete abituati, credo x°D
E mi sono anche accorta di soffrire di gravi crisi di schizzofrenia (?).
Perché si, ho modificato anche questo capitolo neanche 1 ora dopo la pubblicazione.
Cercherò di postare il prossimo capitolo il prima possibile, ma abbiate pietà di me, non ho idea di cosa stia facendo. I capitoli si scrivono da soli quando ne hanno voglia.
Non ho alcun potere su di loro (?)
E perdonate il calo di qualità, ma non ho il tempo di rivedere gli episodi e niente episodi= niente fangirlamento, che a sua vuolta vuol dire che l'autrice scrive di meeeerda!
Però continuo a postare, perché mi conosco e so che se smetto non riprenderò maii!
Mi riguarderò gli episodi appena posso. 
A presto <3

 
 

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Capitolo 10
*** Wounds stopped hurting ***


Nightmare

Wounds stopped hurting

(Capitolo 9)

 

-Tadashi POV-

Non ricordo di aver mai avuto così tanta paura in vita mia.
Nemmeno quando mia madre mi minacciava con il bungee.
Nemmeno quando Akira mi sovrastava con un’aria molto poco amichevole e una padella in mano.

***

Afferro il telefono con una rapidità che non pensavo potesse appartenermi.

“Tadashi? Sono Hikari.”
La sua voce è spenta. Non sembra neanche sua.


“L’avete trovata?”

“Si.”

“Dove…?”

“In ospedale.”

“Arrivo.”

Non credo di aver mai fatto discussioni così corte.

Non credo di aver mai raggiunto questa velocità, con la moto.

***

Non pregai che stesse bene, quella volta, quando Megumi l’ha trovata ed Hikari mi ha telefonato dall’ospedale.

Mi sembrava una cosa ovvia.

Pensavo che, semplicemente, Akira non potesse stare male.
La consideravo una cosa così scontata che non ho nemmeno messo in conto l’eventualità che fosse grave.

Erano passati giorni, da quando era sparita, ma io sapevo che era ok.
Che sarebbe tornata.

Perché sentivo ancora i lividi bruciare sulla pelle, e per quanto possa sembrare una cosa stupida, il pulsare dei bernoccoli mi dava la certezza che andava tutto bene, che era tutto normale, che presto sarebbe tornata e mi avrebbe picchiato a sangue.

Mi avrebbe sgridato per non averla trovata subito e poi avrebbe cucinato dei dolci.
E mi avrebbe picchiato ancora.

Non c’era un valido motivo per cui io pensassi una cosa del genere.

***

“Ci sono state delle complicazioni.”

Questa frase deve girarmi in testa per un po’, prima che io colga il suo significato.

“Che genere di complicazioni? Come sta Akira?”

“… La signorina Toudou è in coma livello 3.”

“Livello 3?”


“Stato profondo di incoscienza.”

Il medico si rivolge ai suoi genitori, ignorando la nostra presenza, quando riprende a parlare.

“Ci sono poche possibilità che si svegli. Dovete decidere se lasciare la ragazza attaccata ai macchinari o staccare la spina.”

E mi chiedo come un uomo possa mantenere la voce così fredda.
Sta parlando della vita di una persona.
Sta parlando di Akira.

***

Nemmeno in quel momento ho provato paura.

Ero semplicemente perplesso.

Quel medico parlava di Akira come se fosse un oggetto e non una ragazzina.

Ma ancora, non ero spaventato.

Non so per quale ragione, ma continuavo ad essere convinto che stesse bene.
Continuavo a non comprendere appieno il senso delle frasi.
Perché semplicemente lei non poteva non svegliarsi.

È quando l’ho vista immobile in quel letto, tremendamente pallida, che ho avvertito la paura smuovere ogni cellula del mio corpo.
È in quel momento che i lividi hanno smesso di bruciare.
È in quel momento che ho avvertito che ci fosse la possibilità che lei restasse così.
Che non mi preparasse più dei dolci.
Che non mi prendesse più a pugni.
 
Perché lei se ne stava lì, immobile.
Sembrava così sottile da poterla mandare in frantumi semplicemente soffiando.

Perché lei se ne stava lì ed i maledetti lividi non facevano più male.
 

***

“Posso andare a trovarla?”

Lo chiedo per pura educazione.
Ci sarei andato a prescindere dalla risposta.

“Ma certo, ragazzo.”

È un’infermiera gentile, a rispondermi, guardandomi con la pietà negli occhi.

Una pietà che non mi spiego.
Non è come se fosse morta.

Mi conduce lungo un’interminabile corridoio talmente bianco da ferire gli occhi.

Si ferma davanti una porta identica a tutte le altre, aprendola appena e facendomi cenno di entrare con la testa.
Non me lo faccio ripetere, entro spedito in quella stanza piuttosto piccola e spoglia, e lei chiude la porta alle mie spalle.
I macchinari producono un rumore irritante.
Come fa lei a non sentirli?

Mi avvicino al suo letto, guardandola.
Le ciocche di capelli ricadono sugli occhi chiusi.

La carnagione insolitamente bianca, sulla quale spiccano diversi lividi ed innumerevoli bendaggi e cerotti.

Di solito sono io, quello ricoperto di ferite.
È strano vederla così.

“Ciao, Akira!”

L’unica suono che ricevo in risposta è quello dei macchinari ai quali è attaccata.
È frustrante.
Le sfioro la mano, bianca e fredda.
Dannatamente fredda.

“Guarda che con le mani così congelate non riuscirai a cucinare niente di buono”
Sorrido, aspettando che lei apra gli occhi e cominci a sbraitare.
Però lei non lo fa.

Resta lì, ferma, avvolta da una calma innaturale che lenta si espande a tutta la stanza.
Non sento più neanche i rumori di tutti questi aggeggi in giro per la stanza.
Non sento neanche più il dolore dei vecchi lividi.

E comincio a sentire l’ansia crescere dentro di me, veloce.
E non posso fare altro che uscire.
Perché restare lì mi ucciderebbe.

E  poi… Io non posso permettermi di essere pessimista.

Se lei dovesse sapere che ho pensato anche solo per un secondo che non si svegliasse non mi permetterebbe di mangiare dolci per almeno una settimana.

***

E mi mancano davvero i tuo dolci.
Non ne mangio da troppo tempo.
Per questo, ti prego, Akira, smettila di avere paura di me.



Salve a tutti!
Lo so, vi aspettavate che Tadashi entrasse in gioco. 
E l'idea, all'inizio era quella.
Però volevo scrivere questa cosa (?), o meglio, le mie mani hanno deciso di farlo, e siccome in mezzo c'è una frase che mi piace molto, l'ho anche postato x°°D
Oltre quella frase -che non vi dirò, nono- non è il massimo, ma spero apprezzerete!
Prendete questo capitolo come un regale -gradito o meno- per farmi perdonare per i ritardi, gli orrori e la cortezza (?) degli ultimi capitoli!
A presto <3

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Capitolo 11
*** Donna orso ***


Nightmare

Donna orso


-Akira POV-

Avrei dovuto dirigermi a casa, al ritorno dalla serra.
E invece mi ritrovo a camminare in direzione del carcere.

Ed è strano, perché nonostante senta le mie gambe tremare di più ad ogni passo che mi avvicina a quell’uomo, so di doverci andare.
Perché i problemi si affrontano.
Perché non posso continuare ad avere paura di Tadashi.

Avanti, è ridicolo!
Tutta questa situazione è ridicola.

Voglio solo tornare nella mia cucina.
Voglio solo preparare i miei dolci.
Voglio sgridare Tadashi e prenderlo a pugni. Perché è uno stupido.
E poi voglio sentirmi in imbarazzo, perché è uno stupido dannatamente carino, e non posso non arrossire quando mi fissa con quei suoi occhi allegri.

Respiro profondamente, arrivata all’ingresso del carcere.

È una guardia a fermarmi, quando mi dirigo verso le celle senza dire una parola.

“Ehi, signorina, dove pensa di andare?”
Lo guardo, e immagino di avere uno sguardo particolarmente inquietante, visto che lo vedo rabbrividire.

“A parlare con un detenuto, ovviamente.”

“Mi dispiace, ma non è possibile vedere i carcerati fuori dall’orario delle visite.”
Inclino la testa, sorridendo senza allegria.

“Voglio vedere Karino Akahito.”

“Si ma io le ho detto ch-“

“Lei sa perché quell’uomo si trova in carcere, al momento?”
Mi guarda perplesso, senza capire come la mia domanda possa aiutarmi ad entrare.

“Si, per rapimento, violenza, stupro e tentato omicidio di una ragazza.”

“E lei sa chi era quella ragazza?”
La mia voce ha una nota di amarezza, ma non tentenna.

“La figlia di dei riccastri, mi sembra… Ma a lei cosa interessa?”
Fisso i miei occhi nei suoi, senza distogliere lo sguardo, decisa.

“Akira Toudo. Sono la figlia dei riccastri. Credo di avere il diritto di parlare al mio aggressore, no?”
E lo vedo tremare.

Per quanto la mia famiglia non c’entri assolutamente nulla con le prigioni, siamo abbastanza influenti da mandare sul lastrico un misero poliziotto. E lui lo sa bene.
E mi sento stranamente soddisfatta, quando lo vedo farsi da parte, borbottando qualche scusa.
E sento la mia sicurezza vacillare solo quando mi ritrovo a fissare quel dannatissimo bastardo, che se ne sta supino sulla sua branda, rivolto al muro.

“Girati.”
E la mia voce è autoritaria, nonostante senta ogni cellula del mio corpo vibrare per il terrore.
I muscoli tesi, pronti a scattare.
Il subconscio che mi suggerisce di andarmene  immediatamente, di lasciare perdere.

Eppure, anche il mio subconscio tace, quando quell’uomo si gira e fissa gli occhi nei miei.
Smetto di tremare.
Smetto di pensare.
E probabilmente anche di respirare.
Solo per un secondo.

Poi i miei muscoli riprendono a gridarmi di andarmene.
E, invece, io faccio un passo avanti, avvicinandomi alle sbarre.

“Alzati.”
E lui obbedisce, portandosi avanti a me.
Le mani alle sbarre.

“Oh, Akira, che piacere vederti. Noto che ti sei ripresa.”
Sorride, sadico, mentre mi scruta.

“Tu non sei Tadashi.”
E non so nemmeno perché l’ho detto ad alta voce.
Forse per aiutarmi a convincermene.

“No, infatti. Sono migliore di lui.”
E mi ritrovo a sorridere, sadica forse quanto lui.
E lo vedo guardarmi con stupore, mentre mi avvicino alle sbarre.

“Non hai paura, ragazzina?”
Ed è la sua voce, a vacillare.
E lo sento tremare sotto la mia mano, quando lo afferro per il colletto della maglia da detenuto, passando con una mano oltre le sbarre.

Lo strattono verso il basso, portando il suo viso all’altezza del mio.
E reprimo la paura.
Perché, infondo, io sono la donna orso.
E lui non può nuocermi, dietro le sbarre.

“Cosa pensi di fare?”
E il mio sorriso si amplia.

“Divertirmi un po’ con te.”
E la mia voce è stranamente cattiva.
E me ne compiaccio.
E questa volta non manco la mira.
Questa volta riesco a sputargli nell’occhio.
E lo colpisco con forza nello stomaco, prima di lasciare la presa sulla sua lurida maglia.

Perché lui non è Tadashi.
Ed io sono la donna orso.
 


Salve a tutti!
Ho aggiornato. Si, è un'evento sconvolgente!
Lo so che state aspettando che Tadashi attui il suo piano, ma lo sapete tutti.
Akira non è il tipo che sta ferma come una scema ad aspettare che si muovano gli altri.
Spero che non risulti OC >.<
A presto! 
 

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Capitolo 12
*** Hit me ***


Hit me

-Akira POV-

Sospiro, rigirandomi sotto le coperte delmio letto.
Dio quanto mi era mancato.
Così morbido e colorato.

Ho ancora la nausea per tutto il bianco dell’ospedale.

Resto ferma per un po’, fissando il muro adiacente al mio comodo giaciglio.
Ma niente, non riesco a prendere sonno.
Immagino che dormire per quattro mesi di fila faccia passare la voglia di farlo per un bel po’, eh?

E mi alzo, portando i piedi scalzi al freddo pavimento di marmo.
E gioisco del brivido che il gelido contatto mi porta.

Porto lo sguardo alla finestra sigillata, neanche i miei temessero che qualcuno possa arrivare fin qui e rapirmi di nuovo.
E mi sento stranamente soddisfatta quando, aprendola, entra il lieve venticello della notte.

E vorrei davvero poterne godere appieno, all’aperto.
Su quella collina, magari, così da poter ammirare anche tutti quei colori.
Perché mi è sempre piaciuta un sacco, la notte.
Perché mi è sempre piaciuto un sacco, Tadashi.

Ed è piuttosto ridicolo che io riesca ad affrontare il mio aggressore, ma non il mio ragazzo.
Ed è ancora strano, definirlo così.

E sospiro di nuovo, portando lo sguardo allo schermo del mio cellulare.
Che, inspiegabilmente, si illumina.
E sono tentata di nasconderlo, quando vedo il nome che lampeggia sul display.

Ma, infondo, non è così che si affrontano i problemi.
E poi, la sua voce mi manca dannatamente tanto.

“A-akira? Sono Tadashi.”
E la sua voce trema, incerta e sorpresa.
Probabilmente non si aspettava che io rispondessi.

E non riesco ad articolare le parole, e mi limito ad emettere un suono di conferma, per fargli intendere che ho sentito,  che ho capito.

“Senti, io lo so che hai paura di me, adesso, però… Potresti scendere? Ti prometto che no intendo rapirti e portarti in qualche luogo spaventoso!”
E mi ritrovo a sorridere, nonostante avverta comunque uno strano moto d’inquietudine invadermi l’anima ogni volta che sento la sua voce.

Perché non si può non sorridere, quando Tadashi ti parla con quel tono infantile ed ingenuo.
Perché sembra un bambino spaventato.
E non so nemmeno se sono pronta per vederlo, perché posso ancora sentire le sue mani sul mio corpo.

Però voglio davvero poterlo abbracciare di nuovo.
Voglio cucinare qualcosa e compiacermi della sua voracità.
E poi colpirlo, perché non è quello il modo di mangiare.
E poi, ancora, ridere della sua espressione buffa.

E quindi sospiro, per la terza volta, portando una mano a scompigliarmi i capelli.

“Sei già qui sotto, vero?”
Tuttavia non riesco ad impedire alla mia voce di tremare.
Perché, nonostante tutto, ho paura.

“Se ti dico di si ti metti ad urlare?”
E mi sento una scema.
Perché non si può aver paura di uno come Tadashi.

“A-arrivo.”
Spengo il telefono, stringendolo con più forza del dovuto.

E non mi curo di cambiarmi, perché non è come se io intenda andare da qualche parte.
Solo fino al portone.
Non un passo di più.

E quando mi ritrovo davanti al volto spaventato ed imbarazzato del mio ragazzo, si ripresenta il fastidioso tremore alle gambe.
E la voglia di scappare.

“Ciao, Akira.”
E poi sorride,  con quel suo sorriso sbarazzino, che non ha nulla a che fare con il ghigno diabolico di quell’uomo.
Eppure continuo ad avere inspiegabilmente paura.

E continuo a sentire lo stomaco contorcersi, e la voglia di urlare.
Stringo la presa sulla mia camicia da notte, fermandomi a qualche passo dal cancello dal quale mi guarda.

Non gli ho nemmeno aperto.
Sono davvero pessima.

“Prima che tu scappi via cominciando ad urlare, vo-vorrei dirti una cosa. Mi prometti di restare ad ascoltarmi finché non finisco?”
Ed annuisco, vagamente offesa –perché io non scappo urlando-, ma ugualmente spaventata.

Ed è la paura che mi impedisce di prenderlo a pugni.
Ed è una sensazione decisamente strana.

“Ok.”
Porta le mani alle sbarre del cancello, guardandomi con quei suoi occhi, solitamente così allegri, adesso velati da un’insolita disperazione.

“Mi dispiace, mi dispiace davvero, davvero tanto. Perché è colpa mia se Akahito se l’è presa con te, perché se tu non fossi la mia ragazza non ti sarebbe successo niente-“
E la sua voce è dannatamente incrinata, come se stesse per piangere.

“-Ed io lo so che spesso sono un’idiota, e che probabilmente adesso vorresti non avermi mai incontrato, perché quello che hai subito è terribile-“
E adesso più che mai penso che sia un’idiota.
Perché io non ho mai nemmeno pensato una cosa del genere.

“- Però tu mi piaci, Akira, anzi no. Per quanto possano sembrare parole dette al vento, le mie, per quanto ora come ora siano parole per molti prive di significato, ti amo, Akira-”
E il suo modo di pronunciare il mio nome mi è mancato da morire.
E non mi spiego come io possa anche solo lontanamente aver confuso quel verme con lui.
Eppure, ancora,  continuo a sentire l’impulso di andarmene, allontanarmi da lui.

“-Ti amo e non voglio che tu abbia paura di me. Perché voglio ancora mangiare i tuoi dolci, e voglio ancora fissarti lamentandomi dei lividi, e voglio ancora sentirmi soddisfatto, perché quando arrossisci sei dannatamente carina. Cioè, lo so che adesso il mio sembra più un comportamento da shojo manga, e che tu odi il romanticismo, perché ti imbarazza e arrossisci ancora di più, però, vedi, mi mancano davvero i tuoi dolci. E mi mancano davvero i tuoi pugni. E tu non cucini per me e non mi colpisci da troppo tempo.  Lo sai, quando ti ho vista in quel letto di ospedale, così sottile e pallida, mi sono sentito morire.  E prima di allora non sapevo nemmeno che senso potesse avere, una frase del genere,  voglio dire, è una di quelle frasi senza senso che si usano dei film, eppure mi sembra la più adatta –“

E parla talmente veloce che faccio fatica a distinguere le parole, e mi chiedo se riesca a respirare, tra una frase e l’altra.

“- E voglio che tu mi dia un pugno, adesso.”

E sono talmente sorpresa da dimenticarmi anche di aver paura.
Ma solo per un secondo.
Uno soltanto.
Poi torna a tormentarmi, a sovrastarmi come un’ombra.

“N-non dire sciocchezze, Tadashi-“

“Ti prego.”
E non ho mai sentito un tono del genere, dalla sua voce.
Disperazione mista a speranza.

“S-se hai finito io torno dentro.”
E mi ritrovo ad odiare me stessa.
Da quando in qua sono così codarda?

“No, no! Aspetta, Akira!”
E gli avevo già dato le spalle, quando la sua voce mi inchioda sul posto.

Perché la sua voce è pungente ed affilata come una lama sul cuore.
Perché non posso farlo soffrire così, perché è Tadashi.

E, soprattutto, perché  so benissimo  che se adesso me ne vado, non riuscirò più a perdonarmelo.
Perché non posso ferire me stessa in questo modo.

Respiro, stringendo i pugni, cercando di smettere di tremare.
E mi volto appena, fissando gli occhi nei suoi.

Che hanno quasi ripreso a brillare come prima.


Salve a tutti!
Lo so, questo capitolo è molto più dolce/banale/decisamente scontato dei precedenti.
Però, ho pensato, dopo aver fatto quasi ammazzare quella povera fanciulla, averla fatta torturare e poi impazzire, un po' di dolcezza ci stava.
E poi lo sappiamo tutti, Tadashi quando vuole può essere davvero di una tenerezza senza pari <3
Però il prossimo capitolo non sarà così tenero, vi avviso! 
E sarà molto meno clichè. 
E probabilmente sarà l'ultimo.
Spero, comunque, che questo vi sia piaciuto ^^
A presto!

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Capitolo 13
*** Fine ***


Nightmare

Fine


-Akira POV-

Mi fisso i piedi per quella che sembra un’era, dando le spalle al cancello.
A Tadashi.

“Per favore, Akira, dammi un pugno!”
Ripete lui,  e lo guardo con la coda dell’occhio.

Stringe la presa sulle sbarre del cancello, mentre mi fissa con quei suo occhi grandi, che hanno mantenuto la brillantezza di quando era piccolo.
Posso sentire chiaramente la pelle bruciare, sotto il suo sguardo,
Chiudo gli occhi, stringendo i pugni.

E lui si ripete, parlando con voce disperata e graffiante.
Che ferisce l’anima.
Che uccide dentro.

“Sei davvero un idiota, Tadashi.”
Parlo con voce piatta, nonostante avverta gli occhi farsi lucidi.
Stringo ancora più forte le mani, conficcandomi quasi le unghie nella pelle,  mentre le nocche sbiancano.

“Lascia il cancello.”
Ordino, autoritaria, mordendomi un labbro. Continuando a dargli le spalle.
E lui obbedisce, allentando lentamente la presa, lasciando le braccia scivolare penzoloni lungo i suoi fianchi.
E fa un passo indietro, a testa bassa.

Mi volto di scatto, e lui alza la testa ampliando gli occhi, fissandomi mentre  percorro con grosse falcate la distanza che ci separa.
Ed i suoi occhi brillano di meraviglia, quando apro il cancello.
E le sue labbra si aprono in un sorriso enorme, sincero, quando gli piazzo un pugno nello stomaco.
Non lo colpisco con dolcezza, affatto.
Ci carico tutta la mia forza. Tutta la mia sofferenza. Tutta la mia frustrazione.
E lo scaravento a terra.

Lui continua a sorridere, guardandomi con occhi dolci ed infantili, mettendosi lentamente a sedere.
Lascio che il braccio che avevo teso per colpirlo scivoli lungo il mio corpo. Torni al suo posto.
E stringo di nuovo i pugni, e questa volta le unghie si conficcano davvero nella pelle.
E lascio che le lacrime mi scorrano lungo le guance, e parlo con la disperazione nella voce.

“Sei davvero, davvero, un idiota!”
Arrivo quasi ad urlare, ma il suo sorriso non vacilla e lui si alza in piedi.
E continuo a ripetergli che è un idiota. Lo ripeto miliardi di volte, parlando velocemente, mentre il mio tono si abbassa, mentre le lacrime prendono a scorrere con maggiore velocità, con maggiore frequenza.
Quasi dimentico di respirare tra un “sei un idiota” e l’altro.

E quando lui mi si avvicina, e mi stringe con quelle sue braccia forti, comincio a singhiozzare come una bambina.
Afferro  la sua maglia, stringendola tra le dita, macchiandola con il poco sangue che aveva cominciato a sgorgare dalle palme, ed affondo la testa nel suo petto, con un gesto quasi violento.
Lo sento rafforzare la presa con un braccio, mentre con l’altro comincia ad accarezzarmi i capelli.
E rabbrividisco, al ricordo di quella mano ruvida che stringeva la presa sul mio collo.
Però le sue mani sono morbide, calde,  piacevoli.

“Ti odio.”
Sussurro, e lo sento tremare, e le sue carezze si fermano. E la sua presa si fa incerta.
Alzo appena la testa, guardandolo negli occhi grandi ed adesso spaventati, continuando a piangere, incapace di fermarmi.
Affondo nuovamente la testa nel suo petto, con forza, prima di ricominciare a parlare.

“Perché ho avuto paura. Perché ho ancora paura. Perché tu non c’eri. Perché quell’uomo ti assomigliava così dannatamente tanto. Perché non sei venuto a prendermi. Perché mi hai lasciata sola.“
Parlo lentamente, stringendo ancora di più la presa sulla sua maglia, continuando a singhiozzare.

“M-mi  dispiace, Akria…”
Sussurra, incerto e spaventato.

“Ti odio-“
Ripeto, e lo sento tremare di nuovo.

“-perché nonostante io ti abbia trattato malissimo, ti abbia urlato contro, ti abbia pestato, accusato ingiustamente, allontanato con violenza, tu continui a sorridermi gentile. A guardarmi con quegli occhi da bambino. “
Faccio una pausa, per soffocare i singhiozzi.

“Continui a fare cose stupide. Come questa. Come diavolo ti è venuto di venire sotto casa mia, a quest’ora di notte, per chiedermi di prenderti a pugni?!”
Urlo, sorridendo contro il suo petto.

“ E poi ti odio, perché hai fatto una dichiarazione davvero assurda. Come puoi volere che la tua ragazza ti riempia di lividi?”
Mormoro, ridendo appena, tra le lacrime, allontanandomi un po’ da lui in modo da lasciarmi vedere in volto.

“Avevo anche parlato di dolci. Quelli non li nomini?”
Puntualizza, sorridendo beota.

“I-idiota!”
Urlo, tirandogli un altro pugno, e lui scoppia a ridere, solare,  mentre io lo guardo furiosa.
Poi però torno seria, e stringo di nuovo i pugni, e riprendo a  parlare a bassa voce.

“E comunque, t-ti amo anch’io-“
E non riesco a non arrossire, mentre parlo, così porto lo sguardo sui miei piedi e mi mordo nuovamente il labbro inferiore.

“-p-però ho ancora paura, e-“
Mi affretto ad aggiungere, ma lui non mi fa continuare.
Si china su di me e mi bacia, con delicatezza,   e le mie gambe che fino ad allora non avevano smesso un attimo di tremare impercettibilmente, trovano il mio corpo improvvisamente troppo pesante.
E resto a fissarlo con gli occhi spalancati, prima di arrossire furiosamente ed urlargli contro di nuovo, colpendolo dritto sulla testa.

“E fammi finire di parlare, una buona volta!”
Lui si massaggia la testa, sorridendo. E riesce a sorridere anche con gli occhi. E non ho mai capito come faccia.
Gli do le spalle, incapace di reggere il suo sguardo, ancora rossa come un pomodoro.

“E adesso è tardi. Vai a casa. Ci vediamo domani.”
Decido, cominciando a camminare per rientrare a casa.

“Akira?”
Mi ferma di nuovo, e quando mi volto appena per guardarlo, lui sorride sincero e si gratta la nuca con una mano.

“Si?”
Chiedo, visto che lui non si decide a parlare.

“Ti amo.”
Ripete, e io arrossisco ancora più vistosamente.

“Ed amo i tuoi biscotti, quindi per domani preparameli!”
E parla mostrandomi la lingua, prima di cominciare a correre via con quella sua risata contagiosa, e io gli ricordo ancora una volta che è un idiota, prima di rientrare in casa, sorridendo.


Salve a tutti!
Se fa schifo non è colpa mia. Cioè, si, in realtà, ma giuro di essermi impegnata! Non sono capace di scrivere queste scene, perdonatemi T___T
Spero abbiate apprezzato il pensiero ugualmente T.T
E, ommiozzzzzio, è finita.
Cioè, è DAVVERO finita. Non ci credo. Ce l'ho fatta. 
La prima long che supera i 2 capitoli alla quale metto la parola FINE.
Sono sconvolta.
Grazie a tutti per avermi seguito, siete stati tutti tanto carini <3 *abbraccia tutti ed emana cuoricini*
Beh, cari lettori, alla prossima!

 
 
 

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