Just let me give your heart a break.

di April_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo. ***
Capitolo 3: *** Secondo. ***
Capitolo 4: *** Terzo. ***
Capitolo 5: *** Quarto. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

 

Just let me give your heart a break




15 Ottobre 2012

Gli occhi scuri dell'amica la fissarono per qualche secondo, dall'interno della casa. I bagagli che stringeva in mano sembravano pesi enormi, come le lacrime che provava a trattenere. 
'Sei sicura di volerlo fare?' Sembrava chiedere Eleanor. Sì, era sicura. Sapeva sarebbe stata la decisione migliore, un taglio netto al passato, e al futuro...nessuno avrebbe più dovuto soffrire, non per lei. 
La ragazza si gettò nelle braccia di quella che, più che amica, era dievntata una sorella. Sarebbe stata dura senza i suoi sorrisi. Per un lunghissimo secondo si strinsero poi, April, enrò nell'auto. 
Dal sedile posteriore guardò la casa. Sembrava già così lontana o lo era davvero? Ricordava i primi giorni a cercare di far fuzionare la corrente e i trucchi che i padroni di casa le avevano insegnato. Avrebbe voluto tornare indietro ed aspettarli, abbracciarli e sorridergli per un'ultima volta ma non ne ebbe la forza. 
Eleanor la raggiunse e le sorrise dal finestrino. -Ci mancherai, sai?- Lo sapeva, anche loro sarebbero mancati tantissimo nella sua vita. -Se avrai bisogno di noi ci saremo, sempre. Fatti sentire, almeno da me, ti prego.-
La macchina partì, diretta all'areoporto e April si sentì, per la prima volta dopo tanto tempo, davvero sola.

15 Settembre 2014

-Ragazzi, non ho idea di cosa stia succedendo ma nulla va più bene come una volta e ve e siete resi conto anche voi, no?-
-Sì, ma non sappiamo perché.- Disse Harry e, quando lui abbassò lo sguardo si pentì di aver parlato. Quasi ad imitare l'uomo abbassarono gli occhi anche i ragazzi. Ognuno di loro tratteneva rabbia, tristezza, delusione e la speranza dell'esistenza della famosa 'ultima spiaggia' anche per loro. 
Se qualcuno, in quel momento, li avesse visti avrebbe pensato avessero appena partecipato ad un funerale e, in qualche modo, era vero.
Quello era un funerale: per la loro musica, per la band, per le Directioners, per la felicità che che avevano provato per tanto tempo.
Cosa sarebbe cambiato? Sarebbero tornati alla routine? A casa? Niente più fans a sostenerli? Avrebbero continuato ad essere uniti come fratelli?
-Avete un'ultima possibilità, però. Vi voglio bene ed è per questo che vi propongo un nuovo programma: una lotta fra reality. Vecchi concorrenti, ormi famosi, che si uniscono ai più giovani per portare la vittoria alla propria squadra. Cher ha già accettato. Vi avverto, però, -Esordì Simon- non si tratta solo di cantare ma di comporre, suonare, ballare. Ci state? Sarà un lavoro duro.-
'Ci state?' Aveva chiesto. L'aveva detto allo stesso modo di quattro anni prima. Ricordavano benissimo tutti quel momento. Simon li aveva chiamti quando credevano di non avere più chance ed aveva offerto loro un contratto, nonostante il terzo posto. 
Sembrava così ovvio accettare eppure le mani di ognuno faticarono quasi a firmare il contratto, ma lo fecero.
Quando l'uomo accennò ad un sorriso d'incoraggiamento ed uscì dalla sala i ragazzi si scambiarono occhiate cercando qualcosa di familiare che potesse farli star meglio negli occhi di ognuno. 
Si strinsero in un abbraccio. Quando erano insieme si sentivano forti per davvero, erano cresciuti come fratelli negli ultimi anni e si erano sempre aiutati. 
Dopo qualche secondo si separarono, sorrisero ed uscirono, determinati a vincere e a tornare sul palco.



 

Eccomi qui con la mia prima fanf, su questo contatto almeno.
E' solo un prologo e, lo so, è un prologo triste ma cambierà.
Parola di April.(?)
Ah, sì, io sono April...no proprio in realtà ma potete chiamarmi così.
Vi prego, vi prego, vi prego se volete che continui, se vi è piaciuta 
o se non avete vomitato leggendola recensite,
mettetela tra le seguite o, semplicemente, mandatemi un messaggio.
Perdonatemi eventuali errori. 

#TANTOAMORE

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Capitolo 2
*** Primo. ***


 

 Prove; giorno uno.

17 Settembre, Londra.


 

Diciannove? Davvero?  Qualcuno mormorava dall’aula davanti a lei. Non ci credo, è impossibile.
Le voci continuavano e April capì subito che sei riferissero a lei.
Era la colonna sonora della sua vita: E’ troppo giovane. E se, davvero, fosse stata brava? Nessuno se l'era mai chiesto.
C’era un motivo per cui aveva accettato quel lavoro era per dimostrare che, lei, brava lo era davvero.
Afferrò la sacca ed entrò.
Quattro ragazze sui diciassette anni erano sedute a terra, appoggiate alla parete: Juliet, Marie, Annie e Soledad. Ognuna di loro portava una t-shirt con il proprio nome. Probabilmente un’idea del direttore.
April riconobbe un uomo, abbastanza alto, dai capelli scuri:Matt; lo ricordava perché lei stessa, anni prima, aveva votato per lui.
Un ragazzo biondo, dagli occhi azzurri sedeva a gambe incorciate. Portava un berretto con il suo nome: Daniel. Sorrideva. Doveva essere dell’edizione precedente, come la castana chiara ferma davanti alla porta a parlare con Jaden. Un ragazzo dagli occhi castani e i capelli scuri.
Rebecca e Cher -aveva imparato a riconoscerle- erano invece sedute su delle sedie e parlavano tranquille.
-Bene!- urlò la ragazza, cercando di attirare l’attenzione.
–Tesoro, mi vorresti portare una limonata? Fa caldo.- Jaden, il moro, parlava con lei. Ecco cos'era che odiava. le persone come quel tipo. oncuranti, altezzosi, superiori.
April sorrise e si voltò a cercare quella lattina che ricordava di aver sistemato in una tasca dello zaino e la porse al ragazzo ma prima che potesse prenderla, la bibita aveva già sporcato la sua felpa verde.
–Sai che ti posso far licenziare?- Tuonò il ragazzo. April si avvicinò e il suo sorriso, prima dolce, divenne duro. –No, io posso licenziare te.-
Si posizionò al centro della stanza, nemmeno notò l’espressione del ragazzo che la fissava incredulo. –Seguite i miei passi, uno per uno, non rimanete indietro. Forza!-
Accese lo stereo ed iniziò a fare ciò che le riusciva meglio. Ogni volta che si trovava in un posto come quello i ricordi le saltavano alla mente da soli.

Una grossa camera piena di specchi, delle sbarre alle pareti e delle bambine vestite di bianco, rosa e azzurro. Il suo incubo. Lei amava la natura, amava il pop e la musica rock, nonostante i suoi solo cinque anni. 
Non voleva diventare una di quelle bambine modello, non lo era. Eppure, col tempo, tutto era cambiato. Continuava ad essere se stessa ma sentiva di essere completa. Ed iniziò ad amare la danza. Divenne la sua vita. 
Poi, un giorno, la madre le regalò un biglietto per Londra e per quello stage che tanto aspettava e tutto cambiò… 
Si rese conto di essere tornata alla realtà quando si sentì circondata da un paio di braccia calde e sentì il suo profumo. Si voltò di scatto e non poté far a meno di sorridere e gettarsi al collo dell’amico. –Liam!- urlò. –April!-disse lui- Che fai qui?- April trattenne le lacrime a stento e decise di rispondere in modo maturo, sincero e distaccato.
–Lavoro-
Liam scoppiò a ridere. Nessuno riusciva mai ad associare April al lavoro. Ed era più che lecito considerando la poca maturità che aveva sempre dimostrato. Eppure erano passati due anni Forse, -si disse Liam- era davvero cresciuta.
La guardò: gli occhi castani, tendenti al verde erano sempre gli stessi; nemmeno il sorriso era cambiato: dolce, come sempre; i capelli erano leggermente più lunghi ma sempre lisci e, probabilmente, erano ancora morbidi come ricordava.
Si riabbracciarono, questa volta era solo per essere certi di non sognare.
L’aula al completo li fissava. Sembravano confusi, sorpresi. April spostò lo sguardo dietro il suo migliore amico.
Quattro paia di occhi la guardavano, aspettando, un saluto, un abbraccio o semplicemente un ‘ciao’. Avrebbe voluto alzare la mano e fare un cenno, semplicemente.
Eppure le erano mancati tutti così tanto che si gettò fra le loro braccia, quasi come aveva fatto con Liam poco prima.

Quando i saluti furono finiti, arrivarono le domande. 

-Dove sei stata? Aveva detto Harry. Nonostante la sua voce fosse addirittura più bassa, se possibile, dell’ultima volta l’aveva riconosciuto.
-Ci siamo preoccupati! Era Liam e le sue manie di essere responsabile anche di persone che non conosceva.
–Ele ha detto stessi bene ma non ha voluto dirci dov’eri! Questo era Louis. E, da come aveva pronunciato il suo nome, April capì che si frequentavano ancora. Ne fu davvero contenta. Pensò per qualche secondo all’amica. Le aveva dato un grosso peso, non avrebbe dovuto farlo.
Perché sei andata via? Niall. Il suo nemico-amico. Quanto le era mancato. I suoi modi diretti con le persone che conosceva bene e quelli timidi, invece, con i nuovi conoscenti.
–Ci sei mancata, e tanto. Questo era Zayn. L’avrebbe riconosciuto, sempre. Ricordava benissimo la sua voce e i suoi modi. L’aveva detto con una calma irreale, almeno per lei che, di calma, non ne sapeva nulla. Avrebbe tanto voluto dire ‘anche voi mi siete mancati’ ma poi avrebbe dovuto rispondere alla domanda del biondo e no, non le andava.
Li guardò, soffermandosi su ognuno di loro.

Sì, le erano mancati da morire. Ora erano di nuovo accanto a lei, lo sapeva e lo sentiva, ma per poco. Da lì ad un mese sarebbe tutto finito, come quello stupido reality.
Non avrebbe dovuto accettare ma non poté far a meno.
L’avevano pregata e lei, malvolentieri, aveva accettato poi si era convinta fosse una buona occasione per dimostrare chi fosse, si sbagliava. Sarebbe stata un’umiliazione.
Non per il ballo. Amava ballare e lo avrebbe insegnato anche a quel gruppo di cantanti che le erano davanti, ma per la vicinanza ai ragazzi.
Liam, Niall, Harry, Louis e Zayn. I suoi migliori amici, fino a due anni prima.



 

Bene, eccoci qui col primo capitolo vero e proprio. 
Spero vi piaccia, un grande bacio. 
Grazie a Giuls, Giulietta e Mire per  dirmi che :' è bello, va avanti!' 
Non l'avrei mai continuato altrimenti. ewe
E grazie a chi ha recensito e letto il prologo C':
Scappo in piscina lalala

April.

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Capitolo 3
*** Secondo. ***


Did you regret it all?

Somewhere we went wrong,
We were once so strong.
Our love is like a song: 
You can't forget it, 
At all.

 
 

19 Settembre Londra.
 

Non avrebbe mai creato una coreografia per quelle ragazze, non di quel passo. Simon aveva detto loro di dividersi in gruppi, che non fossero necessariamente le band ma sembrava un’impresa impossibile riuscire a conciliare caratteri e stili così diversi.

Annie, Marie, Daniel e Matt erano gli unici ad essersi subito trovati ed avevano iniziato a scegliere le canzoni per i loro numeri.

Janette e Jaden si erano prima uniti e, poi, avevano cercato altri membri. Con una piccola spinta da parte di April, Juliet ed Harry si erano aggregati.

Soledad e Cher già si conoscevano da tempo e decisero di fare squadra insieme a Rebecca. A loro si unirono prontamente Niall e Liam. Quest’ultimo, poi, estremamente interessato alla mora, Sol. Niall, invece, aveva voluto accompagnare l’amico.
Zayn e Louis rimasero soli ma, per una coreografia decente, tutto sommato, essere in due non era una grande difficoltà.

-Finito?- chiese la ragazza. Tutte acconsentirono.
–Bene, ragazzi oggi ci dedichiamo a preparare le coreografie. Si ballerà solo a fine giornata, quando, finita la parte teorica, proveremo. Pronti?- Nessuna risposta, solo qualche cenno di assenso. –Bene, iniziamo da…proposte?- nessuno alzò la mano e nessuno parlò.

Tutti erano estremamente impegnati a seguire con lo sguardo Louis e Zayn che si facevano dispetti a vicenda, come due bambini. Poi si pensa che, dopo i vent’anni, i ragazzi diventino uomini e loro sono lì, a giocare.
 O sono un caso a parte o, semplicemente, i bambini rimangono sempre bambini, pensò la ragazza guardandoli. Si trattenne dal ridere e andò loro incontro. –Siamo qui per lavorare. Giocherete fuori. Dietro di me, voi due, seguite i miei passi.- Ed iniziarono a mettere insieme qualche passo che conosceva Louis con quelli più precisi di April, Zayn si limitava a guardare e provare.
Dopo circa un’ora ebbero finito e , con gli altri gruppi nonostante il numero tutto fu più meccanico e tranquillo.
Harry controllò ancora l’orologio: finalmente le nove erano quasi arrivate e lo comunicò ad April che si costrinse a dare il via alle prove effettive, con la musica e l’attenzione di tutti.

Per le nove e quaranta ognuno ebbe il permesso di tornare alla sua camera, ma pochi –se non nessuno- lo fecero.
Marie ed Annie erano senza dubbio le più timide. Nonostante le prime impressioni rimanevano quasi sempre in disparte ed avevano bisogno di qualcuno che le spronasse ad avvicinarsi: Juliet e Soledad che, invece, erano aperte e sempre pronte ad immergersi in nuove acque, come quella sera. Avevano trascinato, quasi a forza, anche le loro compagne di band sulla terrazza, dove, Jaden e Daniel avevano improvvisato un falò.
Rebecca aveva preferito riposare, quella sera e allo stesso modo Cher. Alla fine, però, si erano ritrovate a parlare accanto al fuoco per ore degli ultimi anni, come vecchie amiche ed in fondo, lo erano davvero.
Matt e Harry, in modo decisamente poco maturo, avevano iniziato a lanciare gavettoni sulla festa, nascondendosi nel buio della sera. Janette si era unita alle ‘Endless’ –gruppo formato da Marie, Annie, Sol e Juliet. A loro, poi, si erano uniti anche i Jaden e Daniel che, negli ultimi giorni erano diventati molto uniti.
 
Il resto dei ragazzi era disperso nelle ombre della sera.

Qualcuno bussò alla porta dello studio ed April aprì. Aveva ancora in mano lo stereo quando Louis entrò. La tuta ancora sudata e un sorriso talmente brillante da far invidia alle stelle e, pensandolo, davvero non esagerava.
 –Pensavo di andare a dare un’occhiata al nuovo palco…vieni?Sei tu l’esperta, no?-
-Non dovremmo conoscerci io e te, sai?- Disse April con un sorriso.
-A lavoro. Siamo decisamente fuori orario.- Rispose lui, alludendo alla festa sul terrazzo. La prese per mano senza aspettare risposta.
Corsero seguendo le indicazioni per il dietro le quinte, fino ad arrivare all’imponente struttura in metallo.

-Louis.- Disse la ragazza dopo qualche minuto, lui la guardò interrogativo. –Sai, mi siete mancati. Non lo dire agli altri, –rise- ma ho davvero sperato che partecipaste e, per quanto sia stupido, sono contenta di vedervi sorridere come prima.-
-Non è stupido.- Divenne improvvisamente serio, non era da lui, non in quei momenti.- E’…dolce ed umano. Ci sei mancata anche tu, da morire e sappi che non ti lasceremo andare questa volta e nemmeno Eleanor.-
-Oh.- Rispose solo April: sapeva cosa intendesse l’amico. Eleanor l’aveva coperta, per l’amicizia quasi fraterna che c’era tra loro ed aveva dovuto mentire ai suoi migliori amici.
-Sai, in qualche modo mi sono pentita di avervi conosciuti, a volte? Tu? Hai mai rimpianto quel giorno?-
-No. La vita è fatta di scelte e coincidenze, April. Tu sei entrambe. Ti ho incontrata per caso e ho scelto di starti accanto perchè ti voglio bene.-
Louis la strinse in un abbraccio: non era il momento di piangere. -Ti va di andarci a scaldare sotto la fioca luce del falò e a rinfrescarci con i delicati gavettoni di Styles?- Chiese ridendo. Si alzarono e raggiunsero gli altri.
 

20 Settembre, Londra.


Aprì la porta, contenta di essere tornata a casa.
Poggiò la borsa all’entrata e si gettò sul letto. Si guardò intorno per l’ennesima volta. Le pareti bianche ospitavano solo una piccola cornice con una foto della sua famiglia. La poltrona ed il divano, poco lontani dal letto, erano il suo ‘salotto’ e, allo stesso modo, il piccolo forno, il frigo malandato ed un piccolo tavolo di legno erano la cucina.
Per quanto fosse vecchia, malandata o inutile ogni cosa –in quel posto- significava casa per April. Aveva vissuto con sua madre, in un attico Newyorkese e con suo padre, in una luminosissima casa spagnola ma nulla l’era mai piaciuto di più che vivere lì.
 Londra era splendida ed era la sua città, come quella era la sua casa. I genitori, lì, non contavano. Era lei che decideva, lei che aveva responsabilità. Lei, che per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva libera da ogni compromesso, ogni recinsione e pressione.
Amava quella –non più così nuova- vita.
Sentii il cellulare squillare. Era un messaggio ed era quasi sicura che, il mittente, non avesse sbagliato a digitare il numero: ‘Avevi giurato di farti sentire.’ Richiamò il numero e si rese conto che quell’idea non era sbagliata. Le rispose una voce femminile, stranamente calma e familiare.
-Scusa- Disse solo.
-Per non aver mantenuto la promessa o per avermi lasciata sola? Per avermi fatto temere di aver sbagliato davvero a lasciarti andare? Per aver dovuto consolare il tuo migliore amico? April ti ho capita, stavi male. Ma ora ti prego di spiegarmi. Una volta mi hai detto di essere mia sorella e ora…-Bastava. Lei era Eleanor, le voleva bene e le avrebbe spiegato tutto ma non a telefono e non allora. Aveva bisogno di chiarire prima con se stessa.
-Ti invio il mio indirizzo, vieni e ti spiegherò.- la interruppe, poi chiuse il telefono ed inviò un messaggio.
Ora avrebbe davvero dovuto spiegare a qualcuno ciò che succedeva e per quale motivo. Come avrebbe fatto? Non lo sapeva nemmeno lei. Invitare Eleanor era stato un errore eppure -sapeva e sentiva- che anche senza spiegazioni quella ragazza l’avrebbe fatta sorridere, come sempre.
 
Niall si gettò sul divano ed accese il televisore della migliore amica. Repliche, repliche ed ancora repliche! Bello, davvero. –si disse. Poi si costrinse ad alzarsi ed avvicinarsi alla cucina. Versò del succo e preparò un panino. April aveva detto, quella mattina, di mangiare sano altrimenti non sarebbero arrivati vivi a fine lezione, il giorno dopo ma non gli importava di ciò che diceva la ragazza. La odiava, in quel momento più che mai. Era sempre stata una bambina. Immatura, se possibile, anche più di lui. Avevano sempre desiderato e voluto le stesse cose, a partire dalla sua –anzi, loro- migliore amica. Avevano sempre litigato, non perché gli avesse mai dato problemi, ma per i loro caratteri. Troppo simili per essere conciliati in modo giusto.
April, infatti, era un po’ come Niall. Rideva, mangiava, rideva e faceva ciò che amava con le persone che amava, la maggior parte delle volte. Altre, invece, sembrava Liam con i suoi modi protettivi e tranquilli, pacati. Riusciva a farsi sentire senza dover urlare.
Ed era strano, strano davvero, che non fossero mai andati d’accordo quei due. Però, alla fine si volevano bene. Un bene dall’anima. Grande; talmente tanto da essere considerati come fratelli, da tutti. Ed il loro amore era proprio come quello di due fratelli. Lottavano per gli stessi giochi ma, alla fine, si sarebbero sempre protetti a vicenda.
Ora, però, Niall la odiava davvero. Se n’era andata e li aveva lasciati, non avrebbe dovuto. Dopo tutti i casini che aveva creato in passato fra loro aveva deciso di scappare e basta.
-Niall, vado a fare un servizio. Non svuotare il frigo.- Eleanor sorrise ed uscii di casa. Usciva? Di solito preferiva rimanere in casa, quando pioveva. Provò a seguirla fuori ma, oltre un cellulare zuppo, non trovò nulla. Lo prese e tornò dentro. Quella ragazza davvero non ha idea di come trattare cose così preziose come un IPhone, pensò il ragazzo frugando fra le applicazioni.
Cercò nei messaggi, sperando di trovare quello in cui le aveva chiesto dove fosse il telecomando della PS che tanto amava, ma aveva cancellato la conversazione.
Lo sguardo del biondo cadde su un messaggio, era un indirizzo inviato da…April. April? Fino a due anni prima sarebbe stata la normalità un suo messaggio ma, ora? Non lo era, decisamente no. Eppure voleva vederla, in privato, senza stereo e alunni fra i piedi. Ne aveva bisogno, di chiarire. Prese la giacca e corse sotto la pioggia verso la periferia di Londra.






BENEEEEEEE.
Questo è un po' più lungo dei precedenti capitoli,
spero vi piaccia e che recensiate :33
Vostra, April.

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Capitolo 4
*** Terzo. ***


I hope you found it.

I hate that you left without hearing
The words that I need you to.
And I hope you find it
What you're looking for,
And I hope it's everything you dreamed
Your life could be and so much more,
And I hope you're happy, wherever you are.

 
Qualcuno bussò alla porta e April andò ad aprire, quasi automaticamente. Aveva ripetuto ogni gesto, ogni parola, ogni espressione da fare mentre aspettava l’amica e, ora, si sentiva pronta per recitare il copione. Un volto familiare e piuttosto annoiato la scrutava; un altro, più arrabbiato, la fissava.
Questo non se l’aspettava. Non doveva forse essere solo Eleanor dietro quella porta? E allora perché si era presentato anche il biondo?
-N-niall…- riuscì a balbettare prima di chiudere la porta con un gesto fulmineo. Aveva bisogno di tempo, ancora. Non era pronta a parlare proprio con lui. Quasi contemporaneamente qualcuno urlò. April lasciò andare la presa alla porta e si rese conto che, ad aver strillato, era stato Niall che aveva bloccato la porta col piede, ora dolorante.
Fece segno di entrare ed andò a recuperare del ghiaccio dal vecchio frigo, poi lo diede al biondo. –Scusa.-
-E’ l’unica cosa che sai dire?- Rispose pronto lui. -Io non…non so.- Si sentiva bloccata. –Spiega, siamo qui per questo.- disse invece la mora.
E lei si fece forza e decise di dire la verità, così come credeva che fosse e di raccontare loro dall’inizio.

Il sole era alto ma coperto da una grande coperta di nuvole bianche. Niente pioggia, quel giorno. L’unica cosa da cui scendevano lacrime erano gli occhi dei suoi amici. Un altro addio. Il secondo da quando li conosceva. Eleanor si strinse a Lou e, dopo aver salutato ogni membro della band, si scambiarono un bacio a fior di labbra. Danielle quella mattina, pur di non incontrare April con cui non aveva buoni rapporti, avrebbe raggiunto ragazzi in areoporto.  April si sforzò di sorridere abbracciando prima Harry e tirandogli un riccio: lo odiava mentre lei adorava farlo innervosire. Lou la strinse in un caloroso abbraccio sorridendo. Zayn sorrise e la guardò qualche momento per poi imitare il ventenne. Liam sorrise ed imitò gli altri. Niall scese dalle scale. Aveva dimenticato gran parte del guardaroba fuori dalla valigia e, abbracciando velocemente Ele fece per andarsene, poi tornò indietro ridendo. Stronzo, pensò April che sperava almeno in uno ‘ciao’. La abbracciò e si allontanarono insieme verso la porta. Le due ragazze si guardarono in faccia e si gettarono sul divano. –E ora…?- -Ora nulla, guardiamo la tv.- -Intendo dire…cosa fai di solito quando i ragazzi sono fuori?- -La mia vita, April.- -La mia non è qui.- Ele la spinse piano e sorrise. –Ti sbagli. Ora ti sembra così. Hai nostalgia di casa, dei tuoi ma è qui la tua vita. Con noi.- E se non volessi? Si chiese April. Forse davvero non lo voleva. Si era trasferita per dipendere da se stessa, per essere se stessa ed ora si ritrovava…vuota.Vuota perché loronon c’erano. Decise, istantaneamente, di cambiare ancora. Fissò la tv in silenzio per qualche minuto pensando a come ricominciare. Poi qualcosa la bloccò. Era la previsione dei suoi giorni a scuola, senza le battute di Lou o le risate del biondo, le maratone con Harry e i film visti sul divano con Liam, per non parlare delle considerazioni fuori luogo di Zayn. Sarebbe stata dura, ma oramai la decisione era presa. Poi Eleanor l’aveva bloccata alla porta, prima di andarsene. Aveva capito le sue intenzioni e chiesto di rimanere ma, alla fine, aveva promesso di coprirla con i ragazzi, fino al loro ritorno a patto che lei chiamasse spesso.

Niall la fissò per qualche secondo. La spiegazione sembrava essere stata esauriente, almeno per lui ma per la mora no. Lei quella storia la conosceva già ma voleva –ed aveva bisogno- di conoscere i motivi della partenza così improvvisa. April però non aveva risposte. –Perché?- chiese il biondo, interrompendo i loro pensieri. –Non lo so. Forse è successo tutto troppo in fretta. Mi ero preparata per anni a studiare qui, a Londra e poi lavorare e…bè, sempre da sola. Non ero pronta a legarmi a voi. E quando siete partiti ho capito che lo ero anche troppo quindi ha deciso di andar via. Per me, e per voi.
-Non c’è logica.
E, infatti, la logica non c’era in quel discorso. Non avrebbe mai retto, la ragazza lo sapeva bene, ma era ciò che sentiva e l’unica motivazione che conosceva per quell’improvviso abbandono.
-E dove sei stata?- fu la mora a parlare, questa volta. –Prima sono tornata a casa e poi ho deciso di comprare quest’appartamento e stare qui. Il mio stage continuava e…bè, l’ho finito. Simon, poi, mi ha chiamata nel corpo di ballo per una serata e abbiamo mantenuto i contatti così due settimane fa mi ha chiesto di lavorare nel programma.
-Capisco. – per qualche secondo il secondo si impossessò della camera, poi Niall alzò lo sguardo e sorrise comprensivo.- Comunque sappi che ti abbiamo perdonata ma non andare più via, per favore.- April sorrise. Non si aspettava fosse proprio lui a dirglielo. Si abbracciarono ed il biondo tornò a casa. Eleanor rimase qualche minuto in più. Parlarono degli ultimi anni e si resero conto delle tante cose che ancora dovevano fare insieme, quelle che si erano promesse anni prima. Si sentirono quasi in colpa per non aver fatto rimanere il biondo con loro, perché anche lui avrebbe voluto partecipare a quelle conversazioni.
Alla fine la mora sorrise e guardò l’orario. –Oh cavolo. Il mio turno inizia fra cinque minuti. Scusa, devo andare.- La salutò con un abbraccio e corse a lavoro.
April si lasciò cadere sul divano, stanca ma contenta. Aveva chiarito, finalmente con tutti.
 
April aprì gli occhi e si rese conto di aver passato la notte sul divano. Si alzò e, in pochi minuti fu pronta per uscire. Quella mattina si sentiva bene, diversa da sempre. Aveva chiarito con i suoi migliori amici, l’avevano perdonata.
Non tardò ad arrivare a lavoro, anzi, si accorse controllando l’orario che era in anticipo di quasi quaranta minuti. Una volta entrata sistemò alcune sedie attorno alla pista, in modo che i vari gruppi potessero riposare fra una pausa e l’altra. Guardò l’orologio. Trentacinque minuti. Erano ancora davvero troppi da passare da sola e pensò di uscire, fare colazione in qualche bar, e tornare poi. Però sentì dei passi e si costrinse ad aspettare in silenzio, cercando di capire di chi fossero. Si sarebbe aspettata di vedere tutti –persino il suo vicino di casa - meno che Simon.
Non aveva mai saputo bene come comportarsi con lui. Era un tipo che metteva a disagio. Non per la sua statura, o per il suo comportamento superiore, come molti pensavano ma perché era il contrario di ciò che si ci aspettasse, ogni volta. L’uomo le tolse il disturbo di capire come iniziare la conversazione con un amichevole ‘Hey’ . Poi passò al motivo della sua visita: le coreografie. La ragazza gli mostrò alcuni fogli dove aveva appuntato gran parte dei passi e la durata di ogni esibizione. Quando fu il turno di quella di Louis e Zayn, Simon la bloccò. – Non possono esibirsi in due – disse – I gruppi hanno un minimo di tre elementi, ed un massimo di cinque. Dovrai ballare con loro, anche tu sei ammessa nelle esibizioni. Lo sapevi, no? 
La ragazza sussurrò un no. No, lei non lo sapeva. Nessuno gliel’aveva detto, come avrebbe potuto? Ora le toccava creare una nuova coreografia ma, comunque, assicurò a Simon che sarebbe stata perfetta, per la sera dopo. Lui la lasciò nell’aula e lei iniziò a provare mille passi diversi, da sola. Dopo dieci minuti si lasciò cadere a terra. Quasi contemporaneamente entrò Zayn e l’affiancò. – Pessima giornata? – chiese.
-Ci serve una nuova coreografia. Dovrò ballare con te e Lou. L’esibizione è domani. Fa un po’ tu.- si fermò, poi riprese – Tu?
Il ragazzo sorrise a stento. – Nessun grosso problema solo che una mia vecchia  conoscenza mi deve delle spiegazioni per avermi abbandonato, senza spiegazioni e saluti.- April sentì che quella ‘vecchia conoscenza’ era lei, e volle morire o sprofondare in un buco nel pavimento.
-Niall mi ha detto che, che mi avete perdonata. Non è così?-
-Loro senza dubbio. Io no, non ancora. O forse sì. – Malik ci pensò su qualche secondo. – Oh, probabilmente sì. – April sorrise e fu sul punto di abbracciarlo. – Ma non ho dimenticato, April. Mi sento davvero stupido ora, come mi sono sentito per mesi dopo la tua partenza. Sai, credevo saresti rimasta con noi. E invece no…- si fermò, fissarono entrambi il parquet presi dai loro pensieri, poi Zayn riprese – Sai, al mio ritorno avrei dovuto e voluto parlarti.- April lo sapeva e sapeva anche bene cosa le avrebbe detto.
E pensò che, forse, anche quello era stato uno dei motivi che l’aveva portata a partire. Perché lei e Zayn non erano amici, ne più che amici, ne tantomeno conoscenti. Nessuno ne era sicuro. E le intenzioni del ragazzo, due anni prima, erano di chiarire la situazione, di parlare, di capire. Ma lei era scappata. La verità è che era impaurita. Aveva paura che quel bene, o quell’attrazione – che innegabilmente c’era – potesse diventare di più.
Non aveva intenzione di affezionarsi, innamorarsi di nessuno, figurarsi incastrarsi in una situazione simile con un tipo così…’evidente’, ecco. No, per nulla.
Aveva fatto un errore, però: non aveva nemmeno lontanamente supposto che il pakistano conoscesse già i suoi sentimenti.
April, ancora una volta pensò di aver fatto un errore colossale firmando quel contatto.
-Zayn io…-balbettò. Si sentiva in colpa. – Io avevo bisogno di capire, di trovare…- Il ragazzo si voltò verso di lei e i loro occhi si scontrarono.
Ci fu un attimo di silenzio. –Sai cosa?- iniziò il moro- Odio il fatto che te ne sia andata, senza sentire ciò che avevo bisogno sentissi. Spero che che tu abbia trovato ciò che cerchi, e spero che sia tutto come avevi sognato fosse la tua vita e anche di più. E spero tu sia felice, ovunque tu sia stata e starai.- disse freddo.
Per April fu una doccia fredda, freddissima, in piena estate. Si estraniò dal mondo per qualche secondo, mentre Zayn andava incontro ai compagni che iniziavano ad entrare. Quando si riprese, April, si concentrò solo ed unicamente sul ballo. Preparò la nuova coreografia, ripassò le vecchie.
 Fra lei e Zayn si creò un muro. Trasparente ed altissimo.

 




Angolo autrice, yo.
Bene spero vi sia piaciuto questo capitolo perché mi sono impegnata tanto.
Recensite, recensite, recensite. Pleaseeeeeee çç
Ringrazio Miley e la canzone otiugbyiuhnt 'I hope you find it'. che mi ha ispirato :'3
Ho dovuto cambiare i tempi, nel testo, ma vabbè.
Ho deciso che ogni capitolo vi posterò qualcuno che somiglia ad uno dei personaggi che ho in testa v.v
Quindi avete presente Daniel? Il biondo cha canta?
Ho trovato il prestavolto tipo prefetto per lui: 

Jeremy Sumpter 
JeremySumpter v.v

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Capitolo 5
*** Quarto. ***




If this was a movie.

Come back, come back, come back to me like 
You would, you would if this was a movie 
Stand in the rain outside 'till I came out 
Come back, come back, come back to me like 
You could, you could if you just said you're sorry 
I know that we could work it out somehow 
But if this was a movie you'd be here by now.




Liam si lasciò cadere sul letto e chiuse gli occhi. Rimase per qualche attimo in silenzio. Notò che in casa non c’erano rumori e ne fu contento. In realtà, in una serata come quella era del tutto naturale che nessuno avesse voluto far funghi sul divano. Sapeva per certo che, essendo le sei, Niall era a casa di Ele o magari stava riallacciando amicizie con April. Sperò nella seconda opzione perché, altrimenti, il ragazzo sarebbe tornato a momenti. Louis passava sempre verso le sette e mezza a prende Eleanor per uscire. Zayn, invece, era in giro per Londra, probabilmente e non sarebbe tornato per almeno due ore, si sarebbe cambiato, avrebbe provato a convincere il ragazzo ad unirsi a lui quella notte e poi se ne sarebbe andato, senza troppo insistere. 
Era un anno che i tre dividevano l’appartamento e Liam amava farlo. Solo che la solitudine per lui era importante e amava passare almeno qualche minuto al giorno con i suoi pensieri. 
Quello era il momento. 
Ricordò il primo giorno di vita in quella casa. Si era accaparrato la stanza più luminosa e aveva subito sistemato i vestiti. 
 April era partita da mesi. Eleanor allora si era limitata a dire il minimo indispensabile e ancora manteneva il segreto, Louis alleviava la tensione con battutacce che, comunque, funzionavano bene, Niall era spesso nervoso quando si parlava di lei e faticava persino a ridere come sempre, Zayn sembrava sempre più confuso ed Harry….Harry era tranquillo, come se sapesse perfettamente cosa succedesse. 
Avevano deciso, insieme, di trasferirsi in periferia mentre Louis ed Harry sarebbero rimasti in centro. Comunque, spesso e volentieri, i ragazzi si ritrovavano a casa l’uno dell’altro a mangiare, dormire, guardare la tv o rilassarsi in giardino. A nessuno dispiaceva. Così erano passati due, poi tre mesi e così via fino a quel giorno. In realtà Zayn e Niall avevano in programma di prendere una casa in centro ma optarono per la periferia e nel convivere con Liam perché il ragazzo – per la prima volta nella sua vita – aveva avuto bisogno di avere costantemente accanto gli amici.
Quasi metà anno dopo la partenza di April, infatti, Danielle aveva ben pensato di comportarsi come una bambina viziata. Richiedeva tutte le attenzioni di Liam e lo costringeva ad abbandonare gli amici. Il ragazzo stancò. Si lasciarono.
Danielle non ci stette male per molto ma Liam sì, anzi ancora allora pensava a lei. Sperava che la loro vita sarebbe stata come un film: sempre insieme, nel bene e nel male. Ma la vita reale era diversa e, ora, lo sapeva ma aveva bisogno di ripeterlo, ogni tanto.
Se questo fosse stato un film tu saresti qui.– pensava spesso. Era quella la verità e lui la conosceva.
Il ritorno di April l’aveva sconvolto, lo sentiva. L’adorava, come sempre. Era sempre stata la sua migliore amica, confidente.
Mai l’avrebbe vista come qualcos’altro eppure, in quei giorni,  gli era sembrata così diversa.  Era bella, più di prima. I suoi occhi avevano preso un colorito più chiaro e, nell’ultima lezione, aveva dimenticato di passare la piastra, quindi i capelli le ricadevano morbidi sulla spalle, mossi come erano naturalmente.
Se fosse stato oggettivo Liam l’avrebbe considerata bellissima, ma non lo era. Vero anche che fra loro era cambiato così tanto, che lei era cresciuta, era una donna ora, ma rimaneva sempre la sua piccola April, la sua migliore amica.
Anche Zayn sembrava diverso. Un momento era contento, l’altro arrabbiato e l’altro ancora confuso. Non era mai stato semplice capirlo ma durante quelle settimane fu peggio del solito.
Guardò l’orario e si rese conto dell’enorme ritardo che stava facendo per le prove canore. I ragazzi, probabilmente, erano già lì. Prese il cappotto e si avviò verso lo studio. Dimenticò la porta sul retro della casa aperta. Di solito la utilizzavano per accedere all’immenso giardino, non visibile dall’esterno.
Eleanor, un quarto d’ora dopo, stava sistemando gli addobbi per la festa mentre April cercava di dividere i salatini in varie ciotole e stilava una lista di alcolici che l’amica avrebbe dovuto comprare, mentre lei si sarebbe occupata dei dolci.
Si erano organizzate qualche ora prima, con la collaborazione di Niall e Louis. Liam non avrebbe mai acconsentito, Harry non avrebbe mantenuto il segreto e Zayn era ancora troppo arrabbiato per aiutare a preparare una festa con April.
Alle sette e quaranta il tutto era pronto. Le ragazze salirono in camera di Niall che aveva permesso loro di utilizzare l’armadio e appoggiarci i loro abiti, si vestirono e riscesero. Inserirono una compilation di Avril Lavigne per cui andavano pazze e si sedettero ad aspettare gli invitati e i padroni di casa.
-Ci divertiremo.- -Sicuramente!- si dissero, pochi secondi prima che entrassero i cinque. Erano stanchi e nervosi per via del lavoro appena svolto, probabilmente. Harry e Liam trascinavano ognuno una borsa nera. Quando videro le ragazze Liam la posò all’ingresso, mentre Harry si limitò a lasciarla cadere. –Che fate qui?- chiese Louis. Eleanor lo guardò contrariata. –Come non ricordi?- Niall si fece spazio fra Zayn e Liam. -La festa!- ricordò Louis e si gettò sui salatini insieme al biondo, poi salirono a cambiarsi. Gli altri tre rimasero qualche attimo a fissarle. Poi si arresero e seguirono i compagni di band.
Il soggiorno, per quanto grande, si riempì in pochi minuti da ragazzi truccati e vestiti in modo praticamente perfetto. La maggior parte di loro erano cantanti giovani ma, altri, avevano già un nome nella musica. Spiccava fra i tanti Jaden che sembrava divertirsi come un matto sulle note di canzoni dance ed Annie, davanti a lui, rideva divertita. Alcuni ragazzi si erano autoinvitati, April ne fu sicura guardando la pista, ma cosa importava? Era una festa, che si divertissero!
In cucina, intanto, Eleanor guardava con attenzione Harry e Lou che si passavano una bottiglia di liquido sconosciuto e, poi, gliela offrivano. –Ehm no, grazie.- aveva risposto lei. Poi, aveva deciso che più ubriachi di così non avrebbero potuto diventare e li aveva gettati –un po’ con l’inganno, un po’ grazie alla sbronza- nella piccola vasca che usavano come piscina, in giardino.
Quello era vuoto, almeno in parte. Alcuni ragazzi uscivano per prendere aria e tornavano dentro ma, tutto sommato, era un posto tranquillo.
Ed era lì che decise di andare April. Aveva sempre amato ballare e, come è ovvio, aveva talento e ci metteva anche molto lavoro e impegno ma, quando si parlava di una pista, dei ragazzi, la musica a tutto volume, alcolici e fumo le sue conoscenze in quel campo si annullavano e lasciavano spazio alla paura –sostituita da lei con la noia.
Qualcuno, però, la trascinò con se al centro della pista e quando la ragazza lo riconobbe trattenne le risate. Ricordava i famosi balletti di Zayn quando l’alcool ormai superava l’acqua nel suo corpo, eppure ogni volta rideva come se fosse uscita di sé.
E anche quella volta, non si trattenne per molto.
Quando il ragazzo finì il suo spettacolo, deluso dal fatto che April non si fosse unita a lui, si finse offeso e corse in giardino.
Si sedettero poco lontani dalla piscina dove ancora galleggiava Harry.
-Sembra uno di quei film americani, sai?- disse lui. Sorrise. –Già, ma non lo è. La vita non è un film.- poi aggiunse -Ne parliamo noi che siamo cantanti e ballerini, poi!-
Zayn sorrise ironico. –April tu sai dei problemi della band?- lei scosse la testa e lui iniziò a raccontare. Quando ebbe finito la ragazza dovette trattenere l’impulso di abbracciarlo e cercare di farlo sorridere. Com’era possibile che i One Direction, fossero….crollati, passati di moda? Non sembrava vero. Ma lo era. Perché, ancora una volta April ricordò che la loro, la sua, la vita di tutti non è mai come un film. Nulla è semplice, mai. Allora decise di abbracciarlo per davvero. Le erano mancati i suoi abbracci. Però, in fondo, la vita può essere più semplice insieme, no? Ne aveva la prova. I ragazzi –per quanto abbattuti- insieme avevano accettato una nuova sfida e lei li avrebbe aiutati, qualunque cosa fosse successa. –Zayn, e se provassimo a ricominciare, da capo, tutto?- La guardò confuso. –Come se non me ne fossi mai andata, se questi anni li avessimo passati insieme, come la famiglia che eravamo.- Questa volta il ragazzo sorrise. –Allora credo di doverti dire qualcosa da più di tre anni, April.- lei annuì.- Credo di volerti bene. Più che ad un’amica, o ad una sorella…più che a chiunque altro.- poi si fermò e sorrise. Era soddisfatto di averlo detto, anche se non credeva quelle parole potessero contare. –Mi sei mancata.- aggiunse. April sorrise perché anche lui le era mancato e lo abbracciò ancora. –Proviamoci.- disse sorridente e lui, per un attimo, la fissò incredulo, poi sorrise con lei.
 
 


Bene so che è molto che non posto e mi scuso çç
Per il resto spero vi piaccia il banner...è il primo che faccio, abbiatene pietà çç
April è Kaya Scodelario, oh yes.
Mentre loro, qui sotto *inidca le quattro ragazze fighe nel link*, sono le
Endless.
UN'ULTIMA COSA! Passereste da
__Fabulouis e dalle sue splendide storie e da DareToDream1D
 e le sue fantastiche storie? Susu v.v *occhi dolciosi*
Bene, detto questo, much love April xx

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