A new Pucca

di HarleyHearts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di una vecchia amica. ***
Capitolo 2: *** Nuova vita e ricordi del passato. ***
Capitolo 3: *** Il Clan. ***
Capitolo 4: *** Confusione interiore. ***
Capitolo 5: *** Cinema. ***
Capitolo 6: *** Pop-corn? ***
Capitolo 7: *** Tranquillità apparente. ***
Capitolo 8: *** Una sorta di rivalità ed i sentimenti di Hinata. ***
Capitolo 9: *** Sogno, Incubo o Realtà? ***
Capitolo 10: *** Scelte. ***
Capitolo 11: *** Racconti e rivelazioni (1). ***
Capitolo 12: *** Racconti e rivelazioni (2) ***
Capitolo 13: *** Troviamo un piano. ***
Capitolo 14: *** Abbiamo fatto come voleva lui ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di una vecchia amica. ***


capitolo 1

A new Pucca.

Capitolo 1.

Il ritorno di una vecchia amica


Era una giornata soleggiata e apparentemente normale al villaggio Sooga. Anche se, rispetto al villaggio Sooga di una volta, questo era molto differente.
Da quando in Oriente c'era stata la - così definita dai media mondiali -  GLOBALIZZAZIONE anche i più arretrati e antichi villaggi dell'Asia avevano dovuto adeguarsi al sempre più veloce passo del progresso tecnologico.
Il villaggio Sooga, nell'arco di 6 anni, da un punto di vista estetico non era cambiato più di tanto; si era molto ingrandito, erano state costruite nuove abitazioni ( ma nessun palazzone orrendo e grigio, per grande gioia degli abitanti ), altri negozi ed alcuni ristoranti davvero deliziosi.
Anche se il migliore rimaneva sempre il ristorante di cucina cinese in fondo alla strada principale del centro del villaggio.
Il più grosso cambiamento riguardava gli abitanti; loro sì che erano cambiati.
O almeno, la maggior parte.
C'era chi, una volta timido, ora era diventato più sfacciato e con la lingua più affilata di una katana; c'era chi, una volta pieno di vita e allegria, ora era diventato più calmo e riservato; c'era chi aveva un grande vuoto dentro, una grande mancanza - la mancanza di una persona cara.
E infine c'era anche chi, a causa di una grave sconfitta, aveva abbandonato la sua passione, la sua passione e il vero se stesso.
Come nel caso di un giovane ragazzo di soli 18 anni dai lunghi capelli color dell'ebano che aveva abbandonato la sua vecchia vita e la sua più grande passione: l'essere un ninja.
Nel villaggio Sooga c'era chi era cambiato in meglio e chi in peggio.



Poco lontano, in un aereoporto, stava sbarcando una ragazza in ritorno da un lungo viaggio oltreoceano.
La ragazza in questione aveva dei lunghi capelli corvini acconciati in due odango, indossava una semplice, ma molto fine, magliettina bianca con uno scollo a barchetta, una gonnellina a righe verticali bianche e nere, sotto delle calze molto coprenti bianche e ai piedi delle scarpette con un lieve tacchetto e un laccetto sulla caviglia;
e aveva anche delle valigie, tante valigie.
Un trolley grande, due borsoni e una borsa anch'essa bella grande.
La cosa più incredibile era che riusciva a portare il tutto senza il minimo sforzo, come se non possedessero peso, e contemporaneamente!
Dalla borsa della giovane iniziò a sentirsi il suono trillante di un cellulare così, con uno sonoro sbuffo, mise giù le sue valigie e rispose alla telefonata.
- Pronto? ... Sì, sono io... Sì, sono appena arrivata. Stavo appunto uscendo adesso dall'aeroporto per andare a chiamare un taxi. No, non preoccuparti zio Linguini! Ce la faccio anche da sola, non devi scomodarti! Sì, arriverò in meno di una decina di minuti. Anche voi mi siete mancati, tantissimo. Gli spaghetti in Giappone non erano minimamente buoni come i vostri! Ahahaha. Certo che lo so che i vostri sono i migliori in tutto il mondo, che domande! Va bene, a dopo zio. Baci! -
Ah! Dimenticavo.
Quella giovane ragazza... era Pucca.



- Ben arrivata al villaggio Sooga! Le auguro una buona permanenza! - esclamò allegro il vecchio taxista sorridendo a Pucca.
Lei ricambiò il sorriso e dopo averlo ringraziato, pagato e scaricato i bagagli, lo salutò con un semplice gesto con la mano.
Era finalmente tornata a casa dopo 6 anni di lunga assenza; non c'era cosa che non potesse rallegrarla più di quella!
Non che il suo soggiorno nella capitale nipponica fosse stato sgradevole, tutt'altro!
Aveva potuto finalmente trascorrere un bel po' di tempo con la sua cara sorellona Hinata, ma le erano comunque mancati i suoi zii e tutti i suoi amici.
Si lasciò sfuggire una lieve risata.
Le era persino mancata quella vanitosa di Ring Ring. Assurdo!
Per suo grande sollievo, il taxista non l'aveva lasciata troppo lontana dal ristorante.
" Così non dovrò fare tanta strada con le borse, meno male! " pensò tirandole su da terra e incamminandosi verso il grande e imponente portone del Goh-Rong.
" Però! " si guardò intorno " Hanno aperto un sacco di negozi ... e anche dei ristoranti! Cucina italiana, indiana, fast food e anche uno di cucina messicana! Chi sà se sono dei buoni ristoranti oppure no? "

Il ristorante Goh-Rong rimaneva comunque il più appariscente: con le sue imponenti mura color rosso fuoco, i simpatici leoni di pietra animati che erano situati ai lati dell'entrata e la singolare riproduzione ingrandita di una ciotola straboccante di spaghetti posta alla sommità del tetto.
Alla piccola Pucca nacque un sorriso spontaneo osservando la costruzione colma della maggior parte dei ricordi legati alla sua infanzia e non: sia quelli belli, che quelli brutti.
Fece un bel respiro e salì gli scalini velocemente, con il cuore che le martellava prepotentemente nel petto.
Fra pochi minuti avrebbe rivisto tutti, e la cosa la rendeva incredibilmente felice ma allo stesso tempo triste.
In quei 6 anni, lei era cambiata tantissimo; non era più la vecchia Pucca.
Chi sà se sarebbe piaciuta lo stesso ai suoi amici? Chi sà cosa le avrebbero detto?
Prese un altro bel respiro e aprì il portone.
L'interno del locale era rimasto immutato in quei 6 anni.
Il locale non era pienissimo; erano stati occupati sì e no una decina di posti.
" Beh, sono anche le tre e mezza del pomeriggio. Mi sembra normale che a quest'ora non sia così colmo " pensò la giovane giapponesina(1).

- Garu! Sono venuto qui per sfidarti. Preparati a perire sotto la mia lam_-
- Non ora, Tobe. Sto mangiando. E poi lo sai che non mi interessano più queste cose, dovresti rassegnarti. Non sono più quello di una volta - parole dette aspramente e intrise di dolore.
Poco lontano da Pucca, c'era un tavolo leggermente in ombra dove erano seduti due ragazzi.
Il primo era vestito con una tutina da ninja grigio azzurra che fasciava alla perfezione il corpo tonico e ben allenato.
Solo il viso era scoperto: capelli lunghi e neri legati sulla nuca con un nastro rosso scuro, il viso ricoperto di varie vecchie cicatrici, segno di numerose battaglie trascorse, e il viso contratto in una espressione dura, ma rassegnata.
Pucca non fece alcuna fatica a riconoscerlo; era impossibile non ricordarsi di lui e della sua ossessione nel voler sconfiggere Garu.
Rimase però leggermente interdetta osservando il secondo ragazzo: jeans grigio scuro strappati sul ginocchio destro, maglietta nera a mezze maniche abbastanza aderente e capelli lisci corvini che cadevano liberi sulle spalle.
Il ragazzo misterioso stava sorseggiando placcidamente una birra davanti a una scodella vuota, che sicuramente qualche attimo prima conteneva un'abbondante dose di deliziosi spaghetti.
Quel ragazzo, agli occhi della piccola Pucca, non era nuovo; ma non riusciva a inquadrarlo bene.
C'era qualcosa che non la convinceva.
- Nemmeno un piccolo combattimento con la katana? Niente di niente? - provò a insistere il ninja ricevendo come risposta un verso stizzito dal ragazzo misterioso.
- Come al solito Tobe non si arrende nemmeno davanti all'evidenza. Quando capirà quel ragazzo che Garu non è più quello di un tempo, e che ha abbandonato la nobile arte delle arti marziali? - Seduti a un tavolo stavano due ragazzi, una giovane coppietta.
Il ragazzo, quello che aveva parlato, era a torso nudo, indossava solamente dei pantaloni larghi neri e aveva i capelli neri corti a caschetto liscissimi.
La ragazza invece era molto esile, con la carnagione lattea, le gote rosate e i lunghi e fini capelli corvini raccolti in una lunga treccia..
Inoltre sulla testa aveva appollaiata una piccola gallinella dal piumaggio candido.
Pucca non fece fatica nemmeno a riconoscere loro; Abyo e Ching, con la piccola Wo.
- Tobe non vuole arrendersi. Vuole sfidare il vecchio Garu, non di certo la sua ombra... è per questo che insiste tanto - gli occhi di Ching si velano di tristezza e come la maggior parte delle persone all'interno del ristorante, era talmente presa dal dialogo tra il ninja e, l'ormai, ex-ninja da non accorgersi della presenza della piccola giapponese.
Pucca era abbastanza confusa; non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Garu?
Che aveva perso ogni tipo di interesse nell'arti marziali?
Cosa diavolo era successo nei suoi anni d'assenza?
Si voltò ad osservare meglio il 'nuovo Garu': aveva perso qualsiasi tipo di lineamento fanciullesco e Pucca rimase incantata nel vederlo.
Scosse freneticamente la testa dandosi mentalmente dell'idiota.
" Tu non provi più niente per lui. Tu non sei innamorata di lui. Tu non lo trovi attraent_
Ma chi vuoi prendere in giro, Pucca? E diamine se lo trovi attraente! Ma devi resistere. Non puoi (non vuoi!) soffrire ancora. "
Nonostante le sue parole Pucca tornò ad osservare di sbieco Garu.
Il sottoscritto però, sentendosi osservato, si voltò e lì i loro sguardi si incontrarono dopo anni.
Pucca arrossì violentemnte e distolse quasi immediatamente lo sguardo, mentre Garu, sgranando leggermente gli occhi, continuò ad osservare la straniera ferma da una buona mezz'ora sulla soglia del ristorante.
L'aveva già vista; di questo ne era più che sicuro.
Era una ragazza alta, snella e, a parer suo, molto carina; meglio graziosa.
Quegli occhi, quegli occhi castano scuro gli erano stranamente famigliari.
Ma non riusciva a ricordarsi dove li avesse già visti in precedenza.
Adesso non solo lui, ma anche il resto dei presenti erano incuriositi dalla ragazza.
Sotto tutti quegli sguardi Pucca iniziò a sentirsi inizialmente a disagio, poi innervosita.
Che avevano tutti da fissarla così spudoratamente? Non sapevano che fissare così una persona era meleducazione?
Prese le sue cose e, con passo fiero e orgoglioso, attraversò il salone fino ad arrivare davanti alla porta della cucina.
Però gli parò davanti, bloccandola, un giovane ragazzo dai capelli biondi con il ciuffo all'insù.
- Mi dispiace, signorina. Questa zona è riservata al personale; non può passare -
Pucca alzò un sopraciglio.
" Ma davvero? "
- Lo so - rispose cordiale - ma dovrei parlare con i miei_-
Il ragazzo la zittì con un gesto stizzito della mano
- Per qualsiasi cosa può rivolgersi a me o a un'aiuto cameriere. I nostri cuochi sono molto impegnati, e non amano essere disturbati per delle sciocchezze -
Se c'è una cosa che una persona, a cui è cara la via, sa che non deve mai fare, è interrompere Pucca mentre sta parlando.
Alla ragazza iniziò a pulsare violentemente una vena sulla fronte, ma riuscì (miracolosamente per il ragazzo davanti a lei) a trattenersi dallo scaraventare fuori dalla porta quel biondino ossigenato.
Fece un gran sorriso e disse - Allora puoi avvisarli tu che quella sciocchezza di loro nipote è arrivata e vorrebbe salutarli?
- COOSA?! -




Quella fu l'esclamazione di più o meno tutti i presenti che, sconvolti, osservavano a occhi sgranati l'esile figura della ragazza.
Il capo cameriere sbiancò di colpo e iniziò a sudare freddo.
Quella non era una ragazza come tante. Oh, no!
Quella ragazza era_
- Pucca! Piccola nostra, è una gioia poterti rivedere! Vieni ad abbracciare tuo zio Linguini! -
Dalla cucina fece il suo ingresso un uomo dalle folte sopracciglia nere, una barba altrettanto folta del medesimo colore che gli copriva buona parte del viso e aveva il capo quasi del tutto rasato se non per una lunga treccia nera.
L'uomo indossava una canotta bianca  (macchiata in più punti) che lasciava scoperto un piccolo tatuaggio a forma di cuore sul braccio e un grembiule grigio legato in vita.
O almeno, che si presumeva fosse grigio. Con tutte quelle macchie di farine era molto difficile a dirsi.
Ma Pucca non se ne preoccupò nemmeno, tanta era la gioia nel rivedere uno dei suoi zii.
- Oh zio, la gioia è reciproca! Mi sei mancato così tanto! -
- E noi non ti siamo mancati? - dalla cucina uscirono e fecere la loro comparse altre due figure maschili che la ragazza conosceva perfettamente.
Zio Raviolo e Ho.
Pucca gli corse in contro e abbracciò di slancio anche loro.
Era talmente presa nel salutare i suoi zii che non si era minimamente accorta che una persona si era avvicinata a loro sussurrando con tono incredulo - Pucca? -








NOTE:
(1) Lo so che Pucca in realtà è coreana, come la maggior parte dei personaggi del cartone, ma qui (come i suoi familiari) è giapponese.






Angolo della mente malata:
*Entra piano piano*
Emh... salve.
Le cose che voglio dirvi sono così tante che non so neanche da dove iniziare.
Mi dispiace di essere sparita così di punto in bianco e di aver abbandonato la storia così, senza alcuna spiegazione... e vi chiedo scusa.
Mi sento in dovere di scusarmi con tutte voi.
In questi due anni voglio dirvi che ho pensato quasi ogni giorno a questa storia e a molte altre che ho pubblicato e che ho lasciato...
C'è una motivazione a tutto questo: sto/ho vissuto un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita (di cui la maggior parte molto negativi) e non riuscivo a scrivere decentemente.
In questo periodo sono anche cambiata molto come persona (diciamo che sono "cresciuta" ) e mi sono resa conto di una mia gravissima azione (che oggi vedo come tale) che mi è stata fatta notare, due anni fa, da una ragazza; scrivevo storie senza pensarci.
Non avevo cura nei capitoli, e non ci pensavo minimamente.
Per questo ho preso la grande decisione di riscrivere tutta la storia (e come questa molte altre che ho pubblicato).
Ho iniziato a stendere un piano di lavoro prima di scrivere la storia, di fare una trama a grandi linee e di studiare (almeno un po') i personaggi e cercare di creare... una storia che mi soddisfacesse.
Spero che questa nuova versione vi piaccia lo stesso, anche se è molto diversa (come stile) da quella vecchia :)
Ci tenevo anche a dire (non per vantarmi o robe simili, come mi hanno accusata alcune e che penso chi ha letto la storia già due anni fa può confermare) che ci tengo molto a finire questa storia anche perchè sono stata la prima ha scrivere qui su EFP una ff su Pucca (visto che prima non ce ne erano proprio) e ... lo so, magari alcune di voi penseranno "Ma che c'entra??" ... Beh, per me c'entra.
Ho preso un impegno con voi, e con me stessa e ci tengo a portarlo a termine :)
Scusate per questa lunghissima nota (che a malincuore so perfettamente che leggeranno in pochissime... perchè quasi nessuno legge le note dell'autore )
Spero che la storia vi piaccia
Un bacio
Mew :3



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Capitolo 2
*** Nuova vita e ricordi del passato. ***


capitolo 2
Capitolo 2.
Nuova vita e ricordi del passato.

- Pucca? Sei davvero tu? -
Pucca si voltò ad osservare la sua amica Ching, e confermò con un lieve movimento della testa.
Ching a quella risposta positiva non riuscì più a fermarsi; iniziò a piangere dalla gioia e corse ad abbracciarla.
- Pucca, mi sei mancata tantissimo - singhiozzò la ninja cercando di scansare via le lacrime con il dorso della mano.
A quella vista anche gli occhi di Pucca si velarono leggermente.
Anche se in Giappone si era trovata bene, e aveva passato dei bei momenti anche lì, non sarebbe mai stato come al villaggio Sooga.
La sua casa.



Passò il resto del pomeriggio a salutare la maggior parte degli abitanti del villaggio (non tutti però) e a sistemare le sue cose nella sua vecchia camera.
Rientrando lì ebbe un tuffo al cuore: c'erano ancora tutte le sue vecchie foto di Garu e lei appese alla pareti rosate della stanza.
Era cambiata e doveva andare avanti; non poteva rimanere legata ancora a quell'amore non corrisposto che le aveva dilaniato un tempo il cuore.
Prese tutte la foto, poster e pupazzi riguardanti l'ex ninja e li buttò tutti in un sacco della pattumiera.
Al suo posto sistemò alcune foto: lei e sua sorella Hinata il primo giorno di scuola media, la festa di fine scuola, il primo giorno di liceo e alcune foto che ritraevano lei, sua sorella ed En, il loro migliore amico/rivale.
Al ricordo del loro primo incontro le venne da sorridere spontaneamente.
Quel giorno se lo ricordavano alla perfezione sia lei che Hinata.
Era il loro primo giorno di scuola insieme.
Hinata quel giorno era al settimo cielo, finalmente avrebbe potuto stare di nuovo insieme a sua sorella per più di un paio di giorni, cosa quasi impossibile dopo la separazione dei loro genitori.
Pucca di quel periodo aveva solo un vago ricordo, ma Hinata no. Ricordava tutto alla perfezione: lei aveva solo 7 anni, mentre la piccola Pucca 6.
I loro genitori erano sempre stati una coppia anomala: la madre, Minako, era sempre stata una donna facilmente irrascibile ma mai violenta. Era una donna con un carattere fin troppo forte, tutto il contrario del marito, Liang. Un uomo estremamente calmo e pacato, che sembrava amare alla follia la moglie.
Per questo in molti, per prima la moglie, rimasero stupefatti dalla sua richiesta di divorzio.
Così di punto in bianco.
Un vero fulmine a ciel sereno.
Hinata fu affidata alla madre che, profondamente ferita, abbandonò il Sud Corea per ritornare in Giappone dai genitori, mentre Pucca rimase con il padre.
Da quel giorno i loro genitori cambiarono radicalmente: la madre divenne improvvisamente quieta, quasi priva della vecchia grinta che l'aveva sempre distinta, e il padre divenne meno presente; sempre preso dal lavoro e fin troppo troppo impegnato per stare dietro adeguatamente a sua figlia.
Ed è proprio per questo che la piccola Pucca crebbe maggiormente sotto la tutela dei fratelli paterni, i suoi carissimi zii. Ma nonostante tutto, nè Pucca nè Hinata erano mai riuscite a provare alcun tipo di astio nei loro confronti.
Erano i loro genitori e anche se non comprendevano le loro azioni, avrebbero voluto bene a loro sempre.

Hinata aveva passato così poco tempo con la sua sorellina che, averla lì, le sembrava quasi un sogno.
Nonostante fossero sorelle, erano molto diverse l'una dall'altra.
Pucca aveva i capelli neri e corvini, con gli occhi castano scurissimo, mentre Hinata era di un castano molto chiaro, quasi dorato, e gli occhi leggermente più chiari rispetti a quelli della sorella minore.
La prima mattinata la passarono tranquillamente nonostante furono divise tra due piani divers, il "problema" si presentò durante la pausa pranzo.
Mentre Pucca e Hinata si stavano recando in mensa andarono a sbattere (per sbaglio) contro un ragazzo. Un ragazzo che Hinata on fece fatica a riconoscere quasi immediatamente: En Yoshima, uno dei teppistelli della scuola.
Un bel ragazzo oggettivamente: capelli lunghi fino alle spalle biondi (decolorati), occhi verdi e i tratti asiatici, del padre, uniti a quelli occidentali, della madre. Un bel mix alla fin fine, dal punto di vista fisico.
- Levatevi di torno, mocciose! - e ovviamente non era conosciuto per la sua immensa gentilezza e i suoi modi alquanto garbati.
Hinata non aveva dato tanto peso all'uscita del ragazzo ( era ormai abituata ai suoi modi di fare abbastanza rozzi ) ma non Pucca che, senza batter ciglio, lo prese per il colletto della divisa e lo scaraventò dall'altra parte della scuola (sotto lo sguardo stupito dei presenti).
E lì iniziò il dramma.
En si sentiva umiliato e offeso nell'orgoglio dal gesto di Pucca.
Lui, il terribile En Yoshima, messo K.O. da una mocciosa.
Inaccettabile e disonorevole per un Yoshima.
Per questo il giovane iniziò a tormentare Pucca proponendole continuamente ogni tipo di sfida e combattimento al fine di sconfiggerla e riacquistare il proprio onore. Ma En non si era reso conto (all'inizio) con CHI avesse a che fare.
Non importa se si trattava di un combattimento corpo a corpo, una sfida di basket o persino una partita a scacchi, il risultato rimaneva immutato: En veniva stracciato da Pucca.
Inizialmente En più veniva sconfitto più il fastidio nei confronti della piccola giapponesina cresceva a livelli esponenziali, ma alla fine quella sensazione fastidiosa tramutò in affetto.
Intendiamoci bene, l'affetto che provava En nei confronti di Pucca era qualcosa di paragonabile a quello tra fratello-sorellina minore, e in nessun altro senso.
Anche se agli occhi di qualcuna non sembrava così.

Lo squillo di un telefonino fece sobbalzare Pucca.
Rimise la foto al suo posto e si affrettò a raggiungere il cellulare abbandonato sul letto.
Lesse velocemente il nome del mittente sul display luminoso e sorrise
" Alloraa? Come sta la mia sorellina attira guai? Non avrai già distrutto il ristorante degli zii, spero? "
Rise - No, tranquilla Hinata. Nemmeno una crepa -
Pucca si guardò bene dal non nominare il "piccolo" incidente avvenuto qualche minuto prima sulla scale.
Nello trasportare le numerose borse impilate l'una sull'altra su per le scale, quella in cima alla pila è caduta e, con un rumorosissimo tonfo, aveva lasciato dietro di se un piccolo craterino di quasi 20 cm.
Una sciocchezzuola.
" Sorella se pensi davvero che me la bevi offendi la mia intelligenza, ma non farò domande lo stesso. Allora, come stai? "
- Bene - rispose sedendosi sul materasso dando una fugace occhiata ai numerosi sacchi neri, pronti per essere buttati.
" ... E realmente? " richiese Hinata.
- Insicura -


- Ma Pucca non è necessario che vada tu a fare queste consegne! Possiamo mandare_-
- No. No! Voglio andarci io! Non devi preoccuparti per me, non c'è alcun problema. Sarà come ai vecchi tempi - lo bloccò Pucca sorridendo.
Nonostante ciò Linguini rimase perplesso. Erano 6 anni che non rivedeva la sua nipotina e non gli garbava l'idea di farla lavorare lo stesso giorno del suo arrivo.
Ma quando Pucca si metteva in testa qualcosa era più che impossibile farle cambiare idea.
Era una caratteristica di famiglia.
- Se proprio ci tieni, piccola mia. Ma mi raccomando: indossa il casco! -
Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che Pucca era già sfrecciata fuori come una scheggia con le ordinazioni appena fatte.
Linguini sorrise
" Quella ragazza non cambierà mai "

" Bene! " pensò allegra Pucca consegnando un altro ordine " Ho quasi finito tutte le consegne. Me ne manca solo una "
Da una piccola borsa a tracolla la ragazza tirò fuori un taccuino e lesse l'ultimo indirizzo.
Riconobbe quasi facilmente l'identità dell'ultimo cliente dall'indirizzo.
" Si va a casa di Abyo! "




Angolo della mente malata:
Buon pomeriggio pasticcini ripieni di crama allo zabbaione :3 ,
finalmente è arrivato il capitolo 2 aggiornato!! Yuppiee!!! Vi piace? Vi fa schifo? Fatemolo sapere in un commentino ;)
Spero che adesso, vacanze favorevoli, riesca a postare anche i prossimi capitoli con facilità >.< lo spero!
Vi invito, per rimanere sempre aggiornati sull'arrivo o meno dei capitoli, a mettere Like alla mia pagina facebook (o faccialibro come lo chiamo io XD) --> https://it-it.facebook.com/MewmisiInWonderland

Ed ora... passiamo ai ringraziamenti!!
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e loro che hanno messo la storia tra le preferite :3 <3
e ovviamente anche tutti quelli che hanno commentato *^*
Vi lovvo sempre tantissimo sappiatelo <3 <3 <3
Noi ci becchiamo al prossimo chapy
xoxo
Harley ;*

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Capitolo 3
*** Il Clan. ***


capitolo 3
Capitolo 3.
Il Clan.

- Oh, Pucca! E' un piacere vederti, passo -
- Anche per me, agente Bruce. Sono venuta a portarvi gli spaghetti chang-chang che avevate ordinato - sorrise tenendo tra le mani le tre confezioni di cibo fumanti.
- Vieni pure dentro ad appoggiare le confezioni, mentre vado a prendere i soldi, passo. I ragazzi sono di là a guardare la TV, passo -
" I ragazzi? " si chiese Pucca entrando dentro l'abitazione.
Nel salone vicino all'entrata, seduti sul divano a guardarsi un film, c'erano Abyo e ... Garu!
- E queste gli americani osano chiamarle arti marziali? Sembrano due mocciosi che bisticciano! - protestò adirato Abyo scattando come una molla indicando con la mano aperta lo schermo.
- Se lo dici tu - questo fu il commento, borbottato lievemente, di Garu mentre si sistemava meglio sullo schienale della poltrona ed incrociava le braccia al petto.
- Ciao ragazzi! - li salutò lei appoggiando le confenzioni di cibo sul tavolo da pranzo
- Ehi Pucca! - esclamò di rimando Abyo - Hai portato gli spaghetti! Sì! - esultò.
Garu invece non disse niente, nemmeno un saluto e Pucca fece lo stesso, anche se in cuor suo ci era rimasta un po' male.
L'ex-ninja si alzò dal suo posto e in religioso silenzio se ne uscì dalla stanza.
Questo diede già molto più fastidio a Pucca.
- Lascialo perdere - disse a un tratto Abyo aprendo una confezione di cibo - E' diventato strano da quando ... - scosse la testa - E' sempre strano - finì.
Pucca capì che c'era sotto qualcosa che non andava, e lo aveva capito dallo sguardo di Abyo. Era successo qualcosa mentre lei era in Giappone, e avrebbe scoperto cosa.
E sapeva chi gli avrebbe detto tutto.


- Pucca! E' davvero un sacco di tempo che non ti vedo! Come mai sei venuta fin quassù? -
- Sono venuta a chiederle una cosa, Master Soo, e speravo che lei mi avrebbe dato qualche risposta -
La divinità del villaggio Sooga si lisciò pensieroso la barba.
- Certo. Chiedi pure, Pucca - acconsentì. Pucca prese un bel respiro e chiese - Cosa è successo a Garu, mentre io ero via? Cosa lo ha reso così? -
Master Soo, che era ancora intento a liscarsi la barba, si bloccò. Fece un respiro profondo, si voltò verso le due donzelle dietro di lui e chiese loro di lasciarli soli per qualche minuto. Queste ubidirono silenziosamente e appena varcarono la soglia della porta, Master Soo riprese a parlare.
- E' successo tutto due anni dopo la tua partenz, piccola Pucca - iniziò avvicinandosi pensieroso alla finestra - Il villaggio Sooga non se la passava per niente bene. C'era molta tensione  nell'aria e un forte clima di crisi. Il malcontento sembrava essere diventato padrone delle giornate della maggior parte dei cittadini ... poi, un giorno, arrivò Lui -
Il corpo della divinità venne percorso da un gelido brivido al solo pensiero di quei giorni così bui ed oscuri a cui il povero villaggio era stato costretto a subire per colpa sua.
- Lui chi? - chiese di rimando Pucca.
- Hideo -


- Chi è? -
- Oh piccola Pucca - scosse il capo Master Soo - Un mostro di crudeltà e perfidia. Non meriterebbe nemmeno di venir definito "umano". - fece allontanandosi dalla finestra ed avvicinandosi alla ragazza.
- E' il capo di un clan malavitoso proveniente da nord. Non so dirti quali furono le motivazioni che lo portarono nella piccola e sperduta Sooga, ma la sua breve permanenza ha cambiato molti di noi, profondamente. Uno di questi è proprio il tuo Garu - Pucca ascoltava in silenzio il discorso della vecchia divinità e in cuor suo si chiedeva perchè i suoi zii non le avessero mai accennato niente di simile.
Cosa era successo davvero durante la sua assenza?
- Garu e un gruppo di giovani ninja andarono a cacciare e combattere Hideo e i suoi uomini, ma ... - Master Soo si bloccò. Sembrava che le parole non riuscissero ad uscire dalla sua bocca.
Pucca gli si avvicinò - Ma? - chiese a fatica iniziando a sentire la bocca fin troppo secca.
La divinità guardò negli occhi Pucca, per quelli che per la piccola giapponese furono secondi, minuti e poi piccoli momenti di eternità.
Ma il tempo cessò definitivamente di passare quando le rispose - L'unico che tornò al villaggio quel giorno fu Garu - e lì si sentì congelare.



Angolo della mente malata:
Bella popolo di internet!
Sono riuscita a sistemare anche il 3° capitolo di questa ff su Pucca! Yuppie :3 Come sempre spero che vi piaccia <3
Ed ora, come di consuetudine, passiamo ai ringraziamenti!
Voglio ringraziare
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io vi lovvo sempre tantissimo :3
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Capitolo 4
*** Confusione interiore. ***


capitolo 4
Capitolo 4.
Confusione interiore.

Appena richiuse la porta alle sue spalle, Pucca si buttò di peso sul letto. La sua chiacherata con Master Soo le aveva portato a galla un altro milione di domande.
Se 3 anni fa ci fosse stato veramente un uomo come Hideo perchè i suoi zii non ne avevano minimamente parlato? Non volevano farla preoccupare? O c'era altro sotto?
Cosa?
Prese un respiro profondo, cercando di calmarsi e si girò su un fianco cercando conforto nel cuscino bianco. Pucca non si sarebbe fermata lì, avrebbe continuato ad indagare.
Sentiva la necessità impellente di scoprire cosa fosse successo a Garu. Non lo riconosceva più.
Nel silenzio assordante della sua camera Pucca si rese conto della realtà: si stava interessando così tanto a quella faccenda proprio perchè voleva trovare un modo per riavere indietro il vecchio Garu, quello di cui si trovava ancora innamorata.
Pucca non si riconosceva più. Lei non era così.
Che fine aveva fatto il fuoco ardente che le era sempre bruciato dentro? Si era forse spento il giorno della sua partenza o quando invece anche la fiamma denteo Garu si era assopita?

Troppe domande e fin troppe poche risposte che le frullavano nella testa, causandole una forte emicrania.
Si sistemò i capelli guardandosi in uno specchio e dando una fugace occhiata fuori dalla finestra prese la decisione di uscire fuori.

Pucca, mentre camminava per la strada principale, riflettè su come e quanto la sua e la vita del villaggio Sooga fosse cambiata.
Non si ricordava nemmeno più quando avesse fatto la sua ultima pazzia. In quel momento la vecchia se stessa le pareva un lontano ricordo e ... le mancava.
Si sentiva vuota e ... non si sentiva più lei. Era come sentirsi un'estranea nel proprio corpo e molte volte faticava quasi a riconoscersi.
- Ciao Pucca! -
Ching le si era appena parata davanti con un sorriso che avrebbe riuscito a mettere di buon umore chiunque, persino una sconsolata Pucca.
- Ciao Ching! - ricambiò il sorriso.
Forse stare con un'amica le avrebbe fatto bene.


Le due ragazze, parlando del più e del meno, si erano trovate alla fine sedute in un piccolo bar ad assaporare una fumante tazza di caffè.
- Pucca io questa sera vado al cinema con Abyo e Garu a vedere un film. Ti va di unirti a noi? Così passiamo un po' di tempo insieme, come ai vecchi tempi! Sempre se ti va, ovvio -
- Sì, mi farebbe molto piacere - esclamò molto velocemente lei sorprendendo la piccola Ching, che temeva una risposta negativa a causa della presenza del migliore amico del suo fidanzato.
Stranamente Pucca non aveva accettato la proposta dell'amica perchè c'era il suo vecchio amore ( anche perchè era più che certa che sarebbero finiti per non rivolgersi nemmeno la parola. Non c'era alcun rischio) ma perchè voleva davvero passare un po' di tempo con Ching.
Le mancava la sua migliore amica e rilacciare i rapporti con lei le avrebbe fatto bene.
- Grandioso! - esclamò raggiante Ching - Sarà fantastico! Come ai vecchi tempi! - continuò
- Già, come ai vecchi tempi - sorrise Pucca.
Chi sa' se sarebbe davvero tornato tutto come ai vecchi tempi.
Era davvero possibile che tutto tornasse come prima?
Ovviamente Pucca era fermamente convinta che tanto non sarebbe di certo cambiato tutto con una semplice serata al cinema.
Quella sarebbe stata una semplice e comunissima uscita di 4 amici, niente di più niente di meno.


Angolo della mente malata:
Bella popolo di internet!
Inizio col dire che so che questo capitolo è estremamente corto, ma con i prossimi vedrò di rifarmi >.<
Sono felice di comunicarvi che con questo sono ufficialmente scomparsi tutti i vecchi capitoli. Rimane solamente il 5° (che è un avviso) che andrà via la prossima volta.
Ci tenevo a ringraziare tutte quelle persone che sono rimaste nonostante siano passati 3 anni dal primo vecchio capitolo di questa ff su Pucca ... Grazie per avermi aspettata <3
Volevo inoltre comunicarvi una piccola news: più avanti (non so dirvi quando) inizierò una ff, sempre su Pucca, che continuerò insieme a questa.
Sarà una ff molto più corta rispetto a questa, ma che ci tengo a mettere online per diverse ragioni ... Non sono una tipa a cui piace fare polemica, proprio per niente. Anzi, sono una tra le prime ad odiare chi la fa ... ma odio altrettanto chi è privo di creatività personale e si trova a scopiazzare idee/lavori altrui (in ogni campo).
Ma passiamo ai ringraziamenti <3
Voglio ringraziare
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Vi lovvo sempre tanto (e non smetterò mai di dirlo)
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Capitolo 5
*** Cinema. ***


capitolo 5
Capitolo 5.
Cinema.

Uscite dal caffè, Pucca e Ching si salutarono dandosi appuntamento alle 8 e mezza di quella sera direttamente nel multisala, l'unico presente a Sooga.
Pucca si sentiva più leggera dopo la chiaccherata con Ching; stare in sua compagnia le aveva fatto veramente bene.
Era da tanto che non parlava così spesieratamente con una persona che non fosse sua sorella Hinata o En.
Prese a camminare sul marciapiede vicino alle vetrine, fischiettando un motivetto abbastanza allegro, fino a quando non si bloccò davanti ad una vetrina.
La vetrina di un negozio di vestiti che esponeva un bellissimo vestito rosso a manica lunga e a collo alto, con una gonna ampia a ruota che sarebbe arrivata nemmeno al ginocchio. Un vestito spaventosamente simile a quelli che amava usare da piccola.
Era da quando era partita per Tokyo che non ne indossava uno simile; le ricordavano troppo la sua vecchia vita al villaggio.
L'istinto tipicamente femminile le consigliava, con una certa prepotenza, di entrare dentro e comprarlo, e chi era lei per non dargli ascolto?
Per sua fortuna si era portata con sè un po' di soldi in più così, con un grosso sorriso stampato in volto, oltrepassò la porta a vetro del negozietto.


Nella sua camera Pucca lanciò una veloce occhiata all'orologio appeso alla parte alle sue spalle.
Mancava poco all'appuntamento e la ragazza era ancora intenta a sistemarsi ed acconciarsi i lunghi capelli corvini.
Era da molto tempo che non si faceva solo gli odango, e Pucca rimase a studiare il suo riflesso nello specchio, indecisa tra il lasciarli così o meno.
Il vestito rosso, acquistato quello stesso pomeriggio, le fasciava morbidamente il corpo fino a metà coscia e sotto Pucca aveva optato di indossare dei leggins neri e delle scarpe comode lucide del medesimo colore.
Finì di sistemare capelli e vestito, per poi osservarsi un ultima volta nello specchio facendo una giravolta.
Sì, così poteva andare.
Afferrò al volo la borsetta ed uscì di corsa da casa sua, diretta al cinema.

Il multisala dove dovevano incontrarsi i 4 era appena stato ristrutturato, da alcuni cittadini volontari, e Pucca faticò a riconoscere il vecchio cinema che conosceva.
" E' davvero cambiato tutto da quando me ne sono andata"  pensò.
La struttura si estendeva in cinque piani in altezza e sul davanti vi erano grandi riquadri luminosi, con le immagini delle locandine dei film in programma, poste una di fianco all'altro.
Entrò quasi immediatamente nel multisala e si mise alla ricerca dei suoi amici.
Non impiegò molto tempo nel trovarli in realtà; bastò guardare in direzione della piccola sala giochi alla sua sinistra dove, assistiti da uno scocciato quanto irritato Garu, Abyo e Ching si stavano sfidando in un videogioco di ballo. Uno di quelli di origine nipponica dove si doveva accumulare punti pestando i piedi su dei quadrati luminosi a tempo di musica.
A vincere la partita fu Abyo, o meglio ... Ching lo lasciò palesamente vincere per non ferire il suo orgoglio.
Pucca si lasciò sfuggire un risolino divertito; quei due infondo non erano cambiati di una virgola in tutti quegli anni.
Nonostante Pucca si trovasse ancora molto vicino all'entrata Ching riuscì a vederla, tanto da levare in aria il braccio destro per salutarla con molta energia.
Pucca sorrise e ricambiò con un altrettanto saluto alquanto energetico, mentre si avvicinava ai 3.
I primi a salutarla - veramente - furono proprio Ching ed Abyo, mentre Garu si limitò ad un freddissimo e silenzioso cenno con la mano.
Anche se non lo dava a vedere - e non lo avrebbe mai ammesso - Garu era rimasto spiazzato nel vedere la piccola Pucca fasciata in quel vestitino rosso, così semplice e così mostruosamente simile a quelli che era solita indossare da bambina, prima della sua partenza.
Quando Pucca lasciò il villaggio all'inizio ne fu quasi felice. All'epoca non sopportava per niente l'atteggiamento asfissiante della giapponese, ed era sollevato nel poter avere finalmente un po' di respiro.
La sua felicità durò ben poco: nonostante all'epoca fosse ancora un ninja, non trovava più gusto nel combattere e le sue giornate divennero noiose e monotone (come quelle del resto del villaggio) fino a quando non arrivò Hideo.
Ripensando a quel viscido bastardo ed a tutte le atrocità che aveva compiuto, l'ex-ninja sentì un dolore lancinante alla spalla destra, luogo dove giaceva da quel fatidico giorno una grottesca, deforme e trafiggente cicatrice infertagli dalla sua lama.
Strizzò gli occhi e riportò l'attenzione ai 3 ragazzi davanti a lui.
Abyo, notando il comportamento strano dell'amico, gli fece un impercettibile cenno con il capo come per chiedergli " Tutto ok? ".
Garu annuì ma, nonostante il fatto che Abyo non sembrò crederci tanto, il ninja non proferì alcuna parola.
Avrebbe parlato dopo con il moro.
Pucca e Ching parlarono veramente molto quela sera e, dopo aver scelto tutti insieme il film da guardare, si mobilitarono verso la sala di proiezione.
Ogni tanto Pucca osservava di nascosto Garu, non potendo non trovare il giovane incredibilmente attraente e malinconico per certi versi.
La ragazza sospirò rumorosamente, attirando così involontariamente l'attenzione di Garu al suo fianco.
- Tutto a posto? -
Lei sobbalzò; si girò verso il ragazzo confusa, credendo di essersi immaginata il tutto, e notando che la stava osservando attendendo una risposta rimase spiazzata.
" Allora non me lo sono immaginata " pensò.
- Sì, tutto a posto! - rispose, cercando di stamparsi in viso un sorriso.
Garu annuì e continuò a camminare non rivolgendo più parola alla giovane, che nel frattempo provava dentro di sè un misto di confusione e felicità.
Confusa perchè non capiva cosa avesse spinto il ragazzo a preoccuparsi del suo stato di salute.
Felice perchè per la prima volta il coreano sembrava mostrare una sorta d'interesse nei suoi confronti.
Pucca però considerava quella felicità sbagliata; era partita per dimenticare tutto il dolore che le aveva procurato e non poteva buttare all'aria tutti gli anni di sacrifici e cambiamenti radicali.
Lei non era più la vecchia Pucca; quella parte di lei si era trovata costretta a rinchiuderla in un angolo recondito del suo animo e della sua mente.
Scosse la testa. Era meglio non pensare a certe cose.
Non si era nemmeno accorta che, presa dai suoi pensieri, era rimasta indietro agli altri.
Così fece una veloce corsetta per raggiungerli prima di entrare nella sala dove era già iniziato, da alcuni secondi, il film.


Angolo della mente malata:
Oh dei. OH DEI!
FINALMENTE dopo anni, sono tornata a pari con questa storia! Facciamo una bella hola collettiva ragazzi.
No, sul serio. Sono felicissima :3
Tutti i capitoli brutti sono scomparsi ed ora si torna in carreggiata gente!!
Come sempre ci tengo a ringraziarvi; per avermi aspettata nonostante gli anni e i silenzi. Grazie <3

Passiamo ai ringraziamenti (come di routine)
Voglio ringraziare
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che hanno messo la storia tra le seguite :3
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che hanno messo la storia tra le ricordate :3
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che hanno messo la storia tra le preferite <3
Vi amo na cifra <3 <3
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia via commentino.
Vi piace? La preferivate prima? Domande? Curiosità? Chidete pure :D
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Capitolo 6
*** Pop-corn? ***


capitolo 6
Capitolo 6.
Pop-corn?

- Sei sicura Pucca? Se vuoi vado io, non ti devi disturbare! -
- No. No! Mi fa piacere. Voi rimanete pure, vado io a prendere i pop-corn -
Ching cercò di ribattere, ma alla fine lasciò perdere. Quando Pucca aveva qualcosa in testa niente poteva bloccarla, se non sè stessa.
Era appena scattato l'intervallo a fine del primo tempo e Pucca si era alzata dal suo posto per andare a prendere un'altra  confezione di pop-corn (visto che la precedente era stata selvaggiamente divorata da Abyo).
- Oh cospiterina! - esclamò la giapponese sconvolta.
Da quanto vedeva non era stata l'unica ad avere l'idea di andare a prendere qualcosa durante l'intervallo; infatti dinanzi a lei si estendeva una lunghissima fila (della quale un bel 70% era composto da omini rosa e blu).
Con un sospiro, si mise in fila ed aspettò il suo turno.
" Tanto non ci vorrà mica così tanto " pensò Pucca guardando distrattamente l'ora sul display del telefonino.

10 minuti più tardi, Pucca era uscita vittoriosa dalla sua impresa, e ciò lo doveva ad una quindicina di omini che, stanchi di stare in fila, avevano lasciato i loro posti.
- Eccoti finalmente! -
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare dalla sorpresa.
Si voltò trovandosi davanti, in tutta la sua bellezza, Garu. Un Garu dall'espressione alquanto spazientita.
" Garu? " si chiese, confusa " Che lo abbia mandato Ching a cercarmi? "
- Ma dove eri finita, si può sapere? - chiese il ragazzo spazientito, incrociando le braccia al petto.
Pucca alzò il sopracciglio destro, in modo di far trapelare la sua confusione - Ero a fare le fila per questi - e gli mostrò il barattolo in cartone che stringeva tra le mani.
Era solamente andata a prendere da mangiare; non ci vedeva niente di strano.
Garu diede una fugace occhiata al barattolo che stringeva la giapponesina, e si voltò dandole le spalle.
- Muoviamoci. Il film ricomincerà a momenti ed è meglio se ci diamo una mossa - le spiegò brevemente con tono di voce freddo.
Lei annuì e prese a seguirlo silenziosamente, sgranocchiando di tanto in tanto alcuni pop-corn. Pucca approfittò di quella situazione per osservare Garu da più vicino; il naso dritto, la mascella squadrata e i capelli neri liberi che si muovevano seguendo il suo passo.
Era possibile che fosse diventato ancora più bello?
Era solo una sua impressione?
La giapponesina si sentì molto stupida per i suoi pensieri.
Era ritornata con la convizione di non pensare più a Garu e di poter finalmente andare avanti ... ma si ritrovava a punto a capo ancora una volta.
Forse era davvero più stupida di quello che credeva.
- Ragazzi biglietto -
- Cosa? - chiese Garu osservando il ragazzo che aveva davanti con un sopracciglio alzato - Cos'è questa storia? -
- Mi dispiace, ragazzi. Se non avete il biglietto con voi, non posso farvi entrare. Capita durante le proiezioni che certa gente si intrufoli nelle sale senza biglietto, e a noi tocca controllare tutti quelli che entrano - spiegò il ragazzo facendo però innervosire Garu che, passatosi una mano sul viso, riprese a parlare.
- Ma ci hai visti prima entrare ed uscire dalla sala, ed hai anche visto i nostri biglietti! -
" Cazzo! I biglietti! " pensò Pucca. Li aveva lasciati a Ching.
- Mi dispiace, ragazzi - ripetè ancora - Sono le regole - Il ragazzo aveva un tono veramente dispiaciuto, ma a Garu sembrava non importare molto.
Dispiaciuto o meno, loro erano comunque fuori dalla sala.
- Che regole del cazzo - borbottò infine, scocciato, allontanandosi con Pucca.
L'ex-ninja era talmente nervoso che persino la ragazza riusciva a percepirlo ad un metro di distanza.
Le era persino sembrato che l'aria, vicino a Garu, fosse notevolmente più fredda e pesante; ma forse era solo la sua fervida immaginazione.
- Che facciamo ora? - chiese, cautamente, Pucca.
Garu sospirò pesantemente, per calmarsi - Che vuoi fare? - chiese con sarcasmo - Ci toccherà aspettare che il film finisca e poi riunirci ad Abyo e Ching. Non abbiamo molte alternative - le rispose andandosi a sedere su una panchina, poco fuori dalle sale di proiezione.
A Pucca quella situazione non piaceva molto; stare da sola con Garu. Vicino a lui si sentiva fortemente a disagio. Come se qualcuno l'avesse obbligata a sedersi su dei tizzoni ardenti o su un letto di spine. Una sensazione fastidiosa e continua, ma purtroppo sapeva che non poteva farci niente.
Così, sbuffando, si sedè vicino al corvino.
Nemmeno Garu era al settimo cielo per quella situazione. Non che la compagnia della ragazza al suo fianco gli desse fastidio, anzi.
Da quando era ritornata Pucca non aveva minimamente mostrato alcun atteggiamento analogo a quando era una bambina, e lui ne era lieto.
Certe volte la giapponesina gli aveva quasi fatto sfiorare la follia per quanto fosse insistente, ma ora ... era diversa. Completamente diversa. E questo Garu non sapeva se interpretarlo come un bene o un male.
Dopotutto, Pucca gli era un po' mancata.
La sua esuberanza gli rendeva la vita più movimentata ed energica, e certe volte lo spronava a dare sempre di più. A dare il massimo.
Mentre ora cosa gli restava?
Una vita vuota, semplice; una tremenda cicatrice sul corpo, e il amato e prezioso onore rinchiuso in un angolo remoto e freddo della sua mente. Lì e abbandonato.
I due rimasero in completo silenzio per diversi minuti, ognuno troppo preso dai proprio pensieri.
Fu Pucca a prendere la decisione di rompere un po' il ghiaccio e di conseguenza il silenzio.
- Vuoi un po' di pop-corn? -
- Cosa? - Garu le sembrò direttamente caduto dalle nubi; con l'aria persa e confusa.
La giapponesina gli mostrò il barattolo.
- Vuoi un po' di pop-corn? - scandì più lentamente.
Il coreano annuì, ancora leggermente confuso, e Pucca pose il barattolo tra di loro per permettere ad entrambi di usufruirne.
- Beh, almeno questa situazione ha un lato positivo - riflettè ad alta voce, rivolta verso Garu.
- E quale sarebbe? - chiese, alzando un sopracciglio ed appoggiando le spalle al muro dietro di loro.
- Possiamo mangiare i pop-corn con tranquillità, senza il terrore che Abyo se li possa divorare da un momento all'altro - gli spiegò Pucca, con un sorriso, facendo scoppiare (per sua grandissima sorpresa) a ridere Garu.
Una risata vera, spontanea. Leggermente bassa e roca; come se non ridesse in quella maniera da molto tempo.
- Questo è vero. A volte Abyo sembra una fogna, per quanto mangia - concordò il ragazzo.
Dentro di sè Pucca esultò; era riuscita a far ridere Garu! Quello era un giorno da segnare sul calendario!
- In compenso ha perso il vizio di denudarsi continuamente in giro -
Da quanto aveva visto, Abyo sembrava aver smesso di strapparsi le magliette con fare teatrale come quando era più giovane. O almeno, non lo aveva ancora fatto in presenza di Pucca.
Garu scosse il capo, con fare divertito - Purtroppo non ha perso il vizio. Solo che, dopo i continui rimproveri di Ching, ha smesso di farlo in luoghi affollati. Lo fa solo quando va ad allenarsi alla palestra o quando è a casa - le spiegò prima di prendere un'altra manciata di pop-corn, mentre Pucca lo osservava con aria assorta e persa nella miriade di pensieri che le frullavano in testa.
- Sono cambiate davvero tante cose in questi anni ... - mormorò a bassa voce tra sè e sè, fancendosi involontariamente sentire dal ragazzo.
Notando l'espressione malinconica della giovane, si sentì quasi in dovere di intervenire.
Vedere Pucca in quel modo lo faceva stare male; come se condividesse la sua tristezza e capisse i suoi pensieri in quel momento.
- Se non sbaglio ... questi anni li hai passati in Giappone, giusto? - le chiese lui, cambiando palesemente discorso e Pucca annuì.
Vedendo che Garu la osservava come se volesse che lei continuasse a parlare, la giapponesina capì.
Garu voleva che lei parlasse veramente; quella era proprio una tecnica per aprire un discorso, un dialogo fra loro due.
Che sorpresa.
- Sono stata a Tokyo, da mia madre e mia sorella - gli raccontò Pucca e lui rimase sorpreso dalla rivelazione.
- Hai una sorella? Non lo sapevo - la ragazza annuì.
- Sì, anche se sono in pochi a saperlo -
- E ... com'è Tokyo? Deve essere completamente diversa da Sooga - ragionò Garu, osservandola curioso.
Sentendo i suoi occhi addosso Pucca potè sentire il suo cuore scalpitare nel petto ed una forte morsa alla bocca dello stomaco, ma decise di ignorare quelle sensazioni. O almeno ci provò.
- Sì, è completamente diversa da Sooga. Molto più grande, rumorosa e piena di luci; ma al tempo stesso vuota e triste. Non mi sentivo a casa. Mi sembrava di essere un'estranea. Per carità, sono stata più che felice di stare lì con mia madre e mia sorella, ma non sono riuscita a stare ... veramente bene con me stessa lì. Non so se ho dato l'idea -
Garu poteva capire in parte quelle sensazioni.
Lui si sentiva un estraneo, ma nel proprio corpo. Non riusciva più a sentirsi veramente sè stesso da allora. Ed era una bruttissima sensazione.
I due ragazzi ripresero a parlare, ma di argomenti più leggeri e futili. Più parlavano e più si rendevano conto di avere moltissime cose in comune; l'amora per i videogiochi da sala giochi, alcuni gruppo K-pop che piacevano ad entrambi ed anche moltissimi film che piacevano parecchio a tutti e due.
Sembravano davvero in sintonia, e chiunque li avesse visti insieme in quel momento li avrebbe sicuramente scambiati per una coppietta di innamorati.
Più tardi riuscirono anche a raggiungere Ching ed Abyo, e tutti insieme decisero di andare a mangiare in un ristorantino lì vicino appena aperto.
Per tutta la sera Garu osservò la piccola giapponesina con occhi diversi, con una nuova luce al loro interno.
Forse aveva sempre sottovalutato la ragazza e molto probabilmente la vecchia insistenza della ragazza gli aveva impedito di vedere davvero Pucca per com'era realmente.
Forse era davvero giunto il momento di conoscerla veramente.




Angolo della mente malata:
Potrei piangere dalla gioia!
Davvero non potete capire la fatica che ho fatto con questo capitolo. L'avrò riscritto come minimo ... un milione di volte, e tutt'ora ci sono delle parti che non mi convincono molto :
Ma comunque ... Buon salve miei biscottini alla vaniglia :3 e buon 2016!
Lo so, ho trascurato molto questa storia e vi chiedo perdono T.T ma mi sono principalmente dedicata ad un'altra mia storia ( My litle mermaid) che ho recentemente finito, ed ora mi dedico un po' a questa storia ;)
Vi piace il capitolino? Cosa ne pensate? :3
Lasciatemi un commentino per farmelo sapere!
Io vi saluto
un bacino volante zuccheroso
(Si vede che ho fame e che sono in carenza di schifezze zuccherose? No?)
 - Harley ;*

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Capitolo 7
*** Tranquillità apparente. ***


capitolo 7
Capitolo 7.
Tranquillità apparente.

Il giorno dopo, Pucca si alzò molto presto e di buon umore.
La sera prima, nonostante il piccolo problemino al cinema con i biglietti, si era davvero divertita insieme ai suoi amici ed aveva avuto modo anche di parlare con Garu; cosa che non le era mai capitato anni prima.
Certo, tendeva a trascorrere tutto il suo tempo libero con lui, tra inseguimenti vari, ma non si erano mai trovati loro due soli a parlare con tranquillità; e la cosa le era piaciuto molto.
Aveva scoperto di avere molte cose in comune con lui, e si era trovata, per la prima volta in vita sua, in sintonia con il coreano.
- Pucca, stai uscendo? - le chiese zio Raviolo, osservando la nipotina già vestita e pronta per uscire.
- Sì, zio - confermò la giovane, stringendosi in un cappottino color panna - Pensavo di andare a fare un giretto; magari al parchetto che ho intravisto l'altro giorno -
- Allora divertiti, e fai attenzione - le raccomandò Raviolo, poco prima di salutarla con un sorriso vedendola uscire fuori.
- Pensate che dovremmo parlarle? - chiese Raviolo, rivolto agli altri due fratelli appena entrati nella sala.
- Non lo so, sinceramente - rispose Linguini, scuotendo lievemente il capo - Forse è ancora troppo presto. E' da poco tornata a casa ed ora sembra così felice e spensierata; non mi sembra il caso di darle preoccupazioni inutili -
- Hideo però non è una preoccupazione inutile - intervenne duro Ho - Non possiamo fare lo stesso errore di Liang, fratelli. Abbiamo già sbagliato non dicendo niente e non intervenendo la prima volta; non possiamo sbagliare ancora - spiegò Ho, mentre gli altri si ritrovarono ad annuire d'accordo.
- Ho ha ragione. Dobbiamo fare qualcosa... Se chiamassimo Liang? - chiese Raviolo.
Linguini scosse la testa - E' una pessima idea. Liang ci ha provato anni fa e sappiamo tutti com'è andata a finire. Hideo non è quel tipo di persona che ascolta i consigli altrui e delle persone care. Dobbiamo trovare un altro modo... Nel frattempo però aspettiamo prima di dire qualcosa a Pucca. Lo so, noi tutti odiamo avere dei segreti con lei, soprattutto se sono così grandi, ma è davvero per il suo bene. Siamo d'accordo? -
- Va bene -



Il parchetto, in cui si era recata Pucca, non era molto lontano dal ristorante di suo padre. Non era molto grande, ma in compenso era carino e tranquillo. Il colore che primeggiava su tutto era il verde delle foglie e dell'erba alta. Vi era anche un piccolo laghetto artificiale, dove alcuni bambini seduti a riva si divertivano a lanciare pezzetti di pane alle paperelle.
A Pucca piacque subito; sia per l'aria tranquilla e serena sia per la bellezza e la cura del parchetto stesso.
Decise di sedersi su una panchina in legno, non poco lontana da lei, e tirò fuori dalla borsetta in pelle marrone il suo telefonino, che aveva da poco preso a suonare allegro.
- Pronto? -
" Ciao, sorellina cara! Come va? " la voce squillante ed allegra di sua sorella maggiore la fece sorridere.
- Ciao, Hinata! Io tutto bene, te? - le chiese.
" Alla super grande! " esclamò Hinata, confondendola un poco.
Sua sorella era solita usare quell'espressione solo quando succedeva qualcosa che la emozionasse tantissimo e la facesse sentire al settimo cielo dalla felicità.
- Wow! Deve essere successo qualcosa di davvero bello Hina per renderti così felice. Che è successo? - chiese curiosa.
" Girati e scoprilo! "
Pucca, seppur stranita, face come le aveva consigliato e rimase senza fiato.
Dovette interpellare tutte le sue forze per non mettersi ad urlare dalla gioia.
- Indovina chi è venuta a trovarti? - chiese retorica Hinata, sfoggiando un ampio e luminoso sorriso.
La giapponesina le corse in contro, saltandole praticamente addosso per la contentezza.
- Non ci posso credere! Sei qui! - strillò quasi Pucca, saltellando allegra.
Quando era partita da Tokyo sua sorella l'aveva avvertita che prima o poi sarebbe venuta a trovarla; ma non pensava così presto!
- Ma no, tranquille! Fate pure come se io non ci fossi - borbottò infastidita una voce maschile, alle spalle di Hinata.
Pucca sbirciò quel tanto che bastava per riconoscere la chioma bionda decolorata di En, oltre la spalla sinistra della sorella.
- O mio Dio! Ci sei anche tu, En! - esclamò allegra andando ad abbracciare anche l'amico, ancora offeso per non essere stato considerato (come lui riteneva doveroso) poco prima. En non riuscì a tenere per molto il muso con la piccola Pucca, così si ritrovò a ricambiare la stretta della ragazza sotto lo sguardo attento della sorella maggiore.
- Vedi di non stritolare troppo la mia sorellina, scimmia - lo ammonì Hinata, e in tutta risposta il ragazzo fece un verso stizzito.
- Sei una vera rompi palle, Hina. Lasciatelo dire - commentò En, lasciando andare Pucca ed incrociando le braccia allenate al petto.
Pucca osservò con fare divertito i due mentre si lanciavano continue frecciatine e prese in giro.
" Non cambieranno mai " pensò, scuotendo lievemente la testa.
Era da quando era entrato nel loro duo, che En e sua sorella non perdevano occasione per darsi fastidio come due bambini piccoli.
A volte sembravano una di quelle coppiette di vecchi sposini che passano il loro tempo bisticciando. Erano carini, tutto sommato.
- Per quanto resterete a Sooga? - chiese curiosa la giapponesina, cambiando discorso ed attirando l'attenzione dei due litiganti.
- Solo per 4 giorni... purtroppo - le rispose Hinata scuotendo lievemente il capo - Ho cercato di convincere mamma, per farmi rimanere più a lungo, ma non ci sono state storie. E' già tantissimo se mi ha concesso questi pochi giorni da trascorrere con te - spiegò.
- Allora vorrà dire che cercheremo di farceli bastare - le rispose la sorellina minore, con un sorriso.
Hinata in quel momento iniziò a pensare alla madre e al suo comportamento alquanto bizzarro. Le era sembrato che sua madre fosse terrorizzata all'idea di avere entrambe le figlie a Sooga, e non ne comprendeva le ragioni. Forse era solo una sua impressione.
Cosa poteva esserci di tanto pericoloso a Sooga?
- Cosa c'è da fare di divertente in questo posto? - chiese En, mettendosi la mani in tasca e sedendosi con fare svogliato sulla panchina dove pochi minuti prima vi era Pucca.
- Beh... - iniziò la giapponesina - Potremmo andare a fare un giro in centro e poi decidere lì. La Sooga di cui avevo ricordo è completamente diversa da quella di adesso e devo ancora scoprirla per bene. Se incontriamo la mia amica Ching possiamo farci dare qualche consiglio da lei -
- Allora andiamo - disse Hinata raggiante, prima di lanciare un'occhiataccia ad En - Alza il culo da lì, pigrone - e lui obbedì, ma non prima di aver brontolato un - Rompi palle -


- Cavolo! - esclamò Hinata - Il ristorante di papà è ancora più bello di come ricordassi! - aggiunse meravigliata, osservando con sguardo rapito l'enorme struttura rossa.
- E devi ancora vedere l'interno! - aggiunse Pucca, sorridendo e trascinando con sè En e Hinata dentro il locale.
Dal parco avevano fatto un giro molto veloce della cittadina e, verso mezzogiorno, sentendo i primi crampi dalla fame, avevano avuto l'idea di andare a mangiare al Goh-Rong.
L'ultima volta che Hinata aveva avuto il piacere di poter gustare i deliziosi spaghetti dei suoi zii era stata molto tempo prima, e ne aveva solo un ricordo sbiadito, mentre En era molto curioso di assaggiarli per la prima volta nella sua vita.
Aveva sempre sentito Pucca decantarne l'incredibile sapore ed affermanre con assoluta risolutezza che non avevano niente a che vedere con quelli giapponesi.
Ora finalmente aveva l'occasione di poter verificare l'esattezza delle parole della piccola Pucca.
Ad accoglierli nel locale fu Dada che, prima di farli accomodare ad un tavolo libero, accompagnò loro sino in cucina.
- Per tutti gli spaghetti jajjang! - esclamò Linguini - Hinata? Sei davvero tu? - chiese stupito, abbandonando la postazione di lavoro e pulendosi le mani sul grembiule.
La ragazza prima di rispondere gli corse incontro, abbracciandolo di slancio - Ciao zietto! Mi sei mancato tantissimo! - esclamò stritolandolo in una stretta spacca ossa, così la definiva Pucca.
- E noi siamo sempre quelli che vengono considerati per ultimi ... - borbottò qualcuno, che si rivelarono poi essere Raviolo e Ho.
La ragazza corse a salutare per bene anche loro.
I 3 cuochi non si sarebbero mai aspettati una sua visita proprio in quel momento e così presto.
Non sapevano se considerare la presenza di Hinata a Sooga come un bene o un male, ma sapevano che dovevano parlare con entrambe.
Spiegare alle due ragazze la situazione delicata in cui si trovavano era molto difficile, ma dovevano provarci.
Non solo per il bene delle giapponesine e della loro famiglia, ma anche per tutti gli abitanti di Sooga.







Angolo della mente malata:
Sono una persona orribile. Lo so.
Questo capitolo dovevo pubblicarlo due settimane fa, ma come sempre il karma mi odia. Sono state le due settimane peggiori della mia vita (e io di brutti periodi ne ho passati, e non scherzo).
Indovinate poi chi ha una settimana di soli esami da domani? Sì, io! Yuppie. Se contiamo anche il fatto che sto malissimo per un maledettissimo virus, non so con quale forza mi alzerò domani alle 6 per andare a Milano a scuola. Voglio morì.
Ma passiamo alla storia.
Questo capitolo per me è stato un parto, sul serio. L'avrò riscritto un botto di volte e cancellato da capo altrettante. So anche che è molto corto, ma è stato il massimo che la mia mente è riuscita a fare. Credetemi.
Ho già inziato a mettere giù il capitolo 8 e spero di riuscire a farne uscire qualcosa di più carino (e soprattutto più lungo)
( Forse dovrei smetterla di scrivere con in sottofondo "November rain"... Non aiuta molto a tirarmi su. No no )
Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile e di riuscire a mettermi a passo con gli aggiornamenti!
Se avete qualche domanda o dubbio non fatevi problemi a chiedere.
Io vi saluto
un bacino zuccheroso
- Harley ;*

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Capitolo 8
*** Una sorta di rivalità ed i sentimenti di Hinata. ***


capitolo 8
Capitolo 8.
Una sorta di rivalità ed i sentimenti di Hinata.

Dopo aver salutato per bene i propri zii, le due ragazze insieme ad En furono scortate da Dada dino ad un tavolo libero.
Ordinarono da bere e da mangiare molto velocemente, e ripresero a chiaccherare tra di loro.
Pucca era davvero felice di essere lì con Hinata ed En. Le sembrava un sogno.
Ma come in tutti i sogni, prima o poi, arriva il momento di svegliarsi.
Per tutti.


Finito di pranzare, e convinto En a non ordinare una quinta porzione di spaghetti, Pucca accompagnò gli altri due giapponesi in giro per la città di Sooga.
Vicino ad un piccolo baretto, il giovane trio si imbettè negli amici più cari di Pucca: Ching, Abyo e... Garu.
Quest'ultimo in particolare squadrava attentamente il ragazzo biondo al fianco della piccola giapponesina.
Anche En osservava di rimando Garu, con la medesima intensità.
Non sapeva il motivo, ma Pucca sentiva che quegli sguardi non significavano niente di buono.
- Ciao, ragazzi - li salutò cordiale la corvina - Che fate di bello? - chiese.
- Stiamo andando al parco. Oggi pomeriggio ci sarà una gara d'aquiloni, e volevamo andarla a vedere - rispose con un sorriso Ching, avvicinandosi al gruppetto - Io sono Ching. Se non sbaglio siete Hinata ed En, giusto? Vi ho riconosciuti dalle foto di Pucca -
Hinata ricambiò l'ampio sorriso della coreana, e le strinse con energia la mano - È un piacere conoscerti Ching; Pucca mi ha parlato moltissimo di te. Gli amici di mia sorella sono anche amici miei -
Le presentazioni finirono molto velocemente e, quando arrivò il turno di En e Garu, scese un velo di gelo.
A Pucca sembrò che i due si stessero proprio guardando in cagnesco; ma forse era stata solo una sua impressione.


- Quel tipo non mi piace - brontolò qualche minuto dopo En, rivolto alle due sorelle - Ha un'aria che non mi convince  per niente - aggiunse, trucidando con lo sguardo la schiena del giovane coreano, intento a camminare a qualche metro di distanza davanti a loro.
- Non fare il paranoico En, come a tuo solito - lo riprese Hinata, alzando gli occhi al cielo e scuotendo lievemente il capo allo stesso tempo.
Il ragazzo biondo era solito attaccar briga con tutti, e loro lo sapevano perfettamente.
La scusa che utilizzava era sempre la stessa; "Quel tipo non mi piace".
Era davvero un caso perso.
- Non sono paranoico! - soffiò irato lui, stringendo i pugni e gonfiando le guance.
Hinata lo liquidò molto velocemente mormorando un paio di "Se lo dici tu", mentre la piccola Pucca osservava con fare assorto la schiena dell'ex-ninja.
Lei e Garu non si erano più rivolti la parola.
Anche prima, quando si erano salutati, lui era rimasto molto freddo e distaccato; quasi come se lei fosse stata un'estranea.
La reazione del coreano, anche se non voleva ammetterlo, l'aveva fatta sentire male.
Non riusciva proprio a capirlo.
In pochi minuti arrivarono nei pressi del parchetto, e il cielo era già costellato da numerose forme dagli sgargianti colori.
Ce n'erano di tutti i tipi e dimensioni, e le ragazze parevano rapite nell'osservarli.
- Che meraviglia! - esclamò estasiata Hinata, osservando il cielo.
La maggior parte dei proprietari degli aquiloni erano ragazzini molto giovani che, ridendo e scherzando tra di loro, correvano sull'erba fresca.
Le ragazze stesero sul prato un telo colorato, per sedervisi sopra e rilassarsi un po', mentre i ragazzi si erano allontanati un secondo per prendere qualcosa da bere al chioschetto lì vicino.
Rimaste sole, Pucca ne approfittò per chiedere alla sorella - Come va con En? -
La castana scosse la testa - Un disastro da quel punto di vista. Si vede lontano un miglio che è innamorato di te, sorellina. Non l'hai visto come guardava Garu prima? Non lo sopporta perchè sa che è lui il ragazzo di cui eri innamorata. Forse dovrei davvero lasciare perdere -
Era da tanti anni che Hinata nutriva dei sentimenti sinceri nei confronti del loro amico biondo, e Pucca lo sapeva benissimo, ma il ragazzo aveva mostrato una sorta di interesse solo per la sorellina più piccola.
La giapponesina scosse decisa il capo - Non ci pensare nemmeno per sogno, Hina - la riprese la corvina - En è solo un po'... lento, in certe cose. Come tutti i ragazzi d'altro canto. Non disperare - disse con tono dolce, mettendole una mano sulla spalla per darle sostegno.
Hinata però era fortemente tentata di abbandonare tutto una volta per tutte; era davvero al limite.
I primi tempi aveva provato a mostrarsi dolce e carina nei confronti di En, ma non aveva funzionato. Allora aveva provato con il suo lato più deciso, ma non aveva funzionato nemmeno quello.
En sembrava vedere soltato sua sorella minore, ma Hinata non le dava colpe.
Non era colpa sua; i sentimenti umani non si possono nè controllare nè comandare.
Alla fine Hinata, stanca di non venir mai considerata, aveva iniziato a provocare il ragazzo prendendolo in giro e stuzzicandolo.
Un minimo di reazione l'aveva avuta, ma non quella da lei sperata.
- Perchè non provi a farlo ingelosire? - propose Ching, entrando innocentemente nel discorso - Con me ed Abyo ha funzionato. I primi tempi non riusciva proprio a vedermi come la sua "ragazza", o proprio come un essere umano di genere femminile - ridacciò la corvina - Ho dovuto chiedere ad un mio amico se poteva far finta di corteggiarmi spietatamente... Alla fine Abyo si è svegliato, e mi ha rivendicata come "sua". Potrebbe funzionare anche con te, Hinata -
La proposta di Ching non era niente male. Non era male proprio per niente.
- Potremmo provare - disse Pucca - E so anche a chi potremmo chiedere -


- Non vedo alcuna ragione per la quale dovrei aiutarvi -
- Una scorta di spaghetti jajjang per un mese potrebbe bastare? -
Pucca osservava il ninja seduto davanti a lei e sua sorella, mentre meditava sulla sua proposta.
Tobe quando si era ritrovato davanti alla porta di casa Pucca, insieme a quella misteriosa ragazza, non sapeva cosa aspettarsi; era rimasto alquanto sorpreso sia dall'inspiegabile, inizialmente, visita sia dall'improbabile richiesta.
- Perchè stai chiedendo questa cosa a me? - chiese il ninja alzando un sopracciglio, ed incrociando le braccia al petto tonico - Non potevi chiederlo ad uno dei tuoi amichetti? -
Il ragionamento di Tobe non era sbagliato.
Loro due non erano mai stati in buoni rapporti, ed oggettivamente sarebbe stato molto meglio chiedere aiuto a qualcun altro.
Pucca scosse la testa - Ritengo che tu sia la persona, il ninja, più idoneo per questa... "missione" - mimò le virgolette - Allora? Accetti oppure no? -
Si trattava di una scorta di spaghetti, gratuiti, per un intero mese per lui e i suoi fedelissimi ninja, per far ingelosire un bamboccio nipponico?
- Ci sto -


- Pucca non credo sia una buona idea - mormorò Hinata, osservando con fare scettico la sorella minore.
- Fidati di me, Hina - ribattè pronta la giapponesina - Andrà tutto come secondo i nostri piani -
Nonostante le parole di incoraggiamento di Pucca, la castana non riusciva a stare per nulla tranquilla. Aveva la sensazione che quella storia non sarebbe finita bene.
- Tranquilla, Hinata. Ha ragione Pucca: andrà tutto liscio come l'olio - intervenne Ching, mentre acconciava con cura i capelli medio lunghi dalla castana.
Si trovavano tutte e tre nella camera della piccola Pucca, intente a preparare al meglio Hinata per l'appuntamento nel tardo pomeriggio.
Il piano era semplice e conciso: alle sei, Hinata sarebbe uscita insieme a Tobe per fare un giretto per il villaggio, esattamente e casualmente sotto lo sguardo di En. Vedendola insieme ad un altro ragazzo, En avrebbe compreso di provare qualcosa nei confronti dalla ragazza e vissero tutti felici e contenti.
Era una splendida, splendida idea.
Per l'occasione Hinata doveva essere a dir poco meravigliosa; doveva far cadere il biondo ai suoi piedi.
Ching era intenta a sistemarle i capelli, mentre Pucca stava studiando un abbinamento di vestiti perfetto per risaltare al meglio la figura snella e slanciata della sorella maggiore.
Doveva essere qualcosa di semplice, ma d'effetto.
Dopo diversi minuti di ricerche e di tentativi falliti, Pucca trovò l'abbinamento vincente. Un delizioso vestitino azzurro cielo, smanicato e a collo alto, con delle calze color panna e delle scarpette a bambolina nere lucide.
Insieme ad un trucco leggero e i capelli resi mossi con il ferro, Hinata era pronta e bellissima.
- Continuo a pensare che sia una pessima idea -
Il lato pessimista della castana continuava ad emergere con prepotenza, ma le due ragazze parevano non darle più ascolto.
Tra pochi minuti il loro piano sarebbe stato avviato.


- Fatico ancora a credere che ti abbiano convinto a partecipare a questa follia - borbottò Hinata, rivolta al ragazzo al suo fianco.
Lei e Tobe stavano camminando fianco fianco per la via principare di Sooga, sotto gli sguardi confusi e sconvolti dei passanti.
Avere tutti quegli occhi addosso, metteva Hinata fortemente a disagio.
- Non dovresti essere il cattivo? Da quando ti sei dato all'aiutare il prossimo? - chiese lei, confusa.
In risposta Tobe scrollò le spalle - La vita al villaggio è diventata noiosa, ed io mi stavo annoiando. Non credere che lo stia facendo per fare un favore a te o a Pucca... - rabbrividì pronunciando quel nome.
La piccola giapponesina era capace di spaventarlo più di chiunque altro.
- Lo faccio solo per gli spaghetti. Non dimenticarlo, ragazzina - disse, con fare orgoglioso, facendo sbuffare la castana.
- Ma se avrò la tua stessa età - mormorò, alzando un sopracciglio.
Dietro di loro, a distanza di qualche metro, c'erano Ching e Pucca che silenziosamente seguivano i due ragazzi.
All'appello mancava solamente il biondo.
- Hai sentito Abyo? - domanda Pucca alla sua migliore amica, che annuì decisa.
- - rispose - Lui, En e Garu stanno arrivando. Da quanto mi ha riferito il tuo amico e Garu sembrano non andare proprio d'accordo - la informò la ragazza.
Si fermarono dietro una panchina, e la giapponesina osservò Ching con fare interrogativo.
Cosa voleva dire che En e Garu non stavano andando d'accordo? Che cosa stava succedendo?
- Cosa ha combinato En? - chiese allarmata, sgranando lievemente i grandi occhi scuri.
Ci mancava solo che quel biondo combina guai ne facesse un'altra delle sue, proprio in quel momento!
- Lui, da quel che mi ha riferito Abyo, niente; sembrerebbe Garu quello che vuole attaccar briga -
Le parole di Ching la sconvolsero non poco; ma come darle torto?
Garu? Che attaccava briga?
Cosa diavolo stava succedendo in loro assenza?
Pucca però non aveva tempo per pensare a Garu, anche se in cuor suo avrebbe voluto. Doveva concentrarsi sul piano, e su sua sorella.
Garu, purtroppo, doveva passare in secondo piano; così come i suoi sentimenti, in quel momento.
Nel frattempo, sempre secondo il loro magnifico piano, Tobe aveva portato Hinata al parchetto di quel pomeriggio dove, casualmente, vi era anche il gruppetto di En, Abyo e Garu.
Il ninja aveva scortato la giovane giapponese fino ad una panchina in legno, esattamente davanti al laghetto artificiale.
Da dietro un cespuglio, Pucca e Ching si lanciarono un'occhiata d'intesa
- È il momento del segnale. Avvisa Abyo - Ching annuì con decisione, e prese tra le mani la piccola Won.
- Vai Won, tocca te - disse la coreana, lasciando andare la sua piccola amica piumata verso il suo ragazzo.
Avvistata la piccola gallina, Abyo con finto nonchalance esclamò rivolto agli altri due ragazzi - Ma quella ragazza, insieme a Tobe, non è la sorella di Pucca? -
Sia Garu che En volsero il loro sguardo, seguendo quello del ninja, fino alla coppietta seduta sulla panchina.
Pucca, seppur nascosta, riuscì a vedere il mutamento sul viso di En.
Inizialmente concentrato a fulminare Garu, quando vide Hinata insieme a Tobe parve sbiancare.
La prima cosa che notò En, oltre al fastidioso ragazzo seduto vicino a lei, fu il suo aspetto esteriore; non aveva mai visto Hinata così carina da quando la conosceva, e la consapevolezza che si fosse preparata in tale maniera per quello lì gli fece salire il sangue al cervello.
Per lui c'era qualcosa che stonava in quel quadretto.
Hinata non sembrava "al settimo cielo" di essere seduta vicino a quel ragazzo, sembrava quasi non sopportasse la sua presenza; mentre Tobe era troppo tranquillo e a suo agio, e fin troppo vicino alla ragazza a parere di En.
- Chi è? - chiese il giapponese, con tono di voce basso e non poco infastidito.
A rispondergli fu Abyo - È uno del villaggio. Una volta ricopriva il ruolo di cattivo del gruppo, ma negli ultimi anni si è visto costretto ad appendere le stelle ninja al muro -
"Bene"  pensò il biondo ancora più infastidito "È pure una persona poco raccomandabile! Con chi cazzo esce quella cretina?"
En si passò una mano sugli occhi stanco "Quello che fa quella scema non è affar mio. Se vuole frequentare quello scemo, cazzi suoi".
Il biondo aveva davvero tutte le intenzioni di lasciar perdere la coppietta, e di tornarsene a farsi i cavoli proprio; ma cambiò fulmineamente idea quando notò un ulteriore cosa.
Sotto ordine di Pucca e Ching, Tobe si era visto costretto ad avvicinarsi maggiormente alla ragazza, metterle un braccio intorno alle spalle e far finta di stare per baciarla.
Ovviamente Hinata non era per nulla d'accordo con quella parte del piano, e non fece nulla per nascondere la sua disapprovazione.
En interpretò quella scena come se Tobe stesse cercando di baciare Hinata, contro la volontà di quest'ultima. Nella mente del biondo, quella scenetta si evolse in qualcosa di davvero disastroso.
Scattò d'istinto, senza pensarci due volte e sotto gli sguardi soddisfatti di Abyo, Ching e Pucca.


Il ragazzo marciava con passo sicuro e pesante, verso la panchina dove ereno seduti Tobe ed Hinata.
La prima ad accorgersi della sua presenza fu proprio Hinata che, vedendolo così furioso e nero, sgranò gli occhi sorpresa.
- Hinata? Vieni un secondo, dobbiamo parlare - il tono seccato ed imperioso del biondo diedo non poco fastidio alla ragazza; la seccò proprio.
- No - rispose infastidita, incrociando le braccia al petto ed accavallando le gambe.
En rimase leggermente interdetto; non aveva minimamente calcolato una reazione simile.
- Come, scusa? - chiese lui, credendo di aver sentito male o che stesse scherzando.
- Hai capito perfettamente, scimmia - gli rispose la ragazza, volgendo il viso dalla parte opposta.
Il ragazzo sentiva una vena sul collo pulsare per il nervosismo. Era indeciso tra il prendere per un braccio Hinata e trascinarla via, o tirare un pugno in faccia a quel Tobe.
- Hinata sto perdendo la pazienza. Mi sto incazzando sul serio... - cercò di essere il più pacato possibile, ma alla ragazza sembrava non importare.
- Incazzati, allora(1) - disse sicura, alzandosi e trascinando per un braccio un silenzioso ed impotente Tobe.
I due non riuscirono a fare nemmeno un passo, che il giapponese si parò davanti a loro.
- Come ti salta in mente di uscire con un tipo del genere!? - la rimproverò lui, indicando con una mano il ninja ed osservando sconvolto la ragazza.
- Da quando la mia vita sentimentale è affare tuo, scimmia? - chiese in risposta, con aria di sfida.
Mollò il braccio di Tobe, e si avvicinò furente al biondo puntandogli un dito contro a mo' d'avvertimento.
- Con chi esco o no, non ti deve minimamente interessare En; torna a sbavare dietro a qualcun altro -
Hinata era stata fortemente tentata di urlargli "torna a sbavare dietro a mia sorella", ma fortunatamente si era trattenuta. Tutta quella situazione la confondeva parecchio, e faticava a tenere testa-cuore e lingua collegati. Rischiava di sparare delle grosse stronzate.
L'ultima affermazione della castana lo lasciò confuso per qualche secondo, ma prese la decisione di passarci sopra.
- Quello che fai è affare mio, razza di deficiente; ancora di più se ti metti a frequentare tipi poco raccomandabili come quello là - ed indicò un Tobe leggermente indisparte, mentre mormorava un "Ehi" leggermente indignato che gli morì subito in gola.
Si vedeva che Hinata era la sorella maggiore di Pucca, metteva la stessa paura; e Tobe ne era leggermente intimorito.
Se le due sorelle erano anche solo lontanamente simili, quella lite non sarebbe finita per niente bene. Tobe di questo ne era più che sicuro.
- Parli proprio tu che facevi parte di una banda di teppisti? - ridacchiò divertita lei - Ma fammi il piacere, En! Non te n'è mai fregato niente nè di me nè della mia vita sentimentale. Cos'è tutto questo interessamento? Da quando ti importa della sorella maggiore di Pucca? - urlò quasi, sull'orlo di una crisi.
Tutto quel piano era stata una stupidissima idea, e lei era stata doppiamente stupida nel farsi trascinare dentro.
Fu quella semplice, ultima domanda a far aprire gli occhi ad En e a farlo ricordare. A fargli ricordare gli anni passati, e i loro primi anni di conoscenza... compresi quelli precedeni all'arrivo della piccola Pucca a Tokyo.


La prima volta che En Yoshima vide Hinata era ai tempi delle scuole medie, visto che avevano frequentato lo stesso istituto. Si conoscevano solamente di vista, e non si erano mai rivolti la parola.
L'unica cosa che facevano era osservars, di tanto in tanto, da lontano e di sfuggita, specialmente durante gli intervalli o le pause pranzo.
Aveva iniziato a "parlarsi" veramente dopo il famoso episodio di Pucca, e i primi tempi il ragazzo aveva la pessima abitudine di non chiamarla per nome ma "sorella maggiore di Pucca"; una cosa che Hinata odiava con tutto il cuore.
Non era altro che "Dov'è Pucca, sorella maggiore di Pucca?" o "Perchè Pucca non è con te, sorella maggiore di Pucca?"; Hinata non ne poteva davvero più.
La ragazza ignorava che En le utilizasse come scuse per poter parlare con lei, non avendo argomenti di conversazione.
Con quell'appellativo il ragazzo cercava solamente di provocarla, per avere una qualche reazione da parte sua, non immaginando quanto questo la facesse soffrire.
Non ne aveva proprio idea.
Le prime volte la castana cercava di essere il più cordiale possibile, e di non rispondergli male, ma alla lunga non riuscì più a trattenersi.
Fu così che nacquero le prime litigate ed i primi battibecchi fra i due; quei momenti sotto sotto facevano piacere al biondo, e li credeva l'unica maniera per essere considerato un minimo da Hinata.
Non sapevano di star sbagliando entrambi.


- Dai tempi delle medie... - iniziò a rispondere En, avvicinandosi alla ragazza davanti a lui - Da quando, pur non conoscendo il nome della ragazza dai buffi capelli a caschetto dell'altra sezione, mi ritrovavo spessissimo ad osservarla di nascosto. Senza mai farmi avanti per motivi a me stesso oscuri. A me è sempre importato di te, Hinata; anche prima dell'arrivo di Pucca -
In quelle parole En aveva messo tutta la sincerità e il sentimento di cui era capace, e che in Giappone non aveva mai tirato fuori per stupido orgolgio maschile.
Hinata, per ovvie ragioni, faticava non poco a credere alle sue parole e tale confessione la lasciava parecchio confusa e stordita.
- Ma tu sei innamorato di Pucca -
Quello fu il turno di En per rimanere confuso e stordito.
Sgranò gli occhi e, dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante, scoppiò definitivamente a ridere; arrivando persino a chinarsi lievemente in avanti per le numerose risate.
En non poteva davvero crederci!
- Fammi capire - disse, ridacchiando ancora - Tu eri convinta, in tutti questi anni, che io fossi innamorato di tua sorella? - domandò, con non celata ilarità, asciugandosi una lacrima con l'indice della mano destra.
La castana annuì un paio di volte con la testa, e il ragazzo scoppiò nuovamente a ridere più rumorosamente di prima - Cavolo! Sei davvero una stupida - affermò, con mezza voce, facendo scattare istantaneamente la furia della ragazza.
Hinata assotigliò lo sguardo, pronta ad azzannarlo e a saltargli alla gola.
- Cosa hai detto? - sibilò, inviperita - Io non sono una stupida, razza di babbuino con il Q.I. di una nocciolina marcia! -
En sembrava non ascoltare realmente le sue parole, e le sue offese; semplicemente continuava a sorridere, mentre la scrutava.
- Invece lo sei - ribattè lui, con molta semplicità - E il motivo è uno solo: io non sono mai stato innamorato di tua sorella. Le voglio bene, certo; ma provo per lei unicamente affetto fraterno. La vedo come la sorellina che non ho mai avuto -
La rivelazione di En riuscì a far vacillare la giovane giapponesina, ma mai come la frase che seguì.
- A me sei sempre piaciuta tu -


Pucca, dall'altra parte del parco, saltava dalla gioia insieme alla sua migliore amica.
Ce l'avevano fatta!
Il loro piano aveva, con l'incredulità di molti, funzionato alla perfezione.
Una sola cosa non quadrava in tutto quel quadretto: Garu.
Per tutto il giorno era rimasto indisparte, e le uniche cose che aveva fatto fino a quel momento erano state guardare male En (per un motivo che conosceva solo lui) e non pronunciare neanche mezza parola; il che era molto strano, visto che aveva abbandonato il voto di silenzio.
C'era qualcosa che turbava l'animo dell'ex-ninja, e Pucca si domandava cosa fosse.
Lo stato d'animo di Garu la preoccupava così tanto in quel momento, da portarla ad avvicinarsi e chiedergli - C'è qualcosa che non va, Garu? -
La domanda di per sè era molto sciocca, poichè la giapponesina sapeva perfettamente che c'era sicuramente qualcosa che non andava, ma voleva sentirlo con le proprie orecchie.
In risposta il corvino annuì - Ho bisogno di parlare con te, Pucca. Adesso -
Sentire quelle parole, uscire proprio dalla bocca del corvino, lasciarono Pucca per un momento senza parole.
Sentiva il cuore mertallarle nel petto ad una velocità impressionante, e un velo d'agitazione attanagliarle la bocca dello stomaco.
Curiosa di scoprire cosa volesse dirle il ragazzo, annuì in risposta ad iniziò a seguirlo silenziosamente.




NOTE:
(1): Potrebbe non interessarvi, ma queste due battute tra En ed Hinata hanno radici in una discussione veramente accaduta a me (diversi anni fa) in cui, con lo stesso modo di fare di Hina, ho invitato la persona con cui stavo discutendo ad incazzarsi pure e ho preso e me sono andata. Una scenatta comica, che mi fa ancora ridere a distanza di anni. Niente, era solamente una piccola chicca che molto probabilmente non interesserà a nessuno.





Angolo della mente malata:
Un PARTOOOOOO! È stato un PARTOOOOOO.
Penso che sia stato il capitolo, in questa storia, più lungo che io abbia mai scritto... Il primo che si lamenta o pensa anche solo lontanamente che questo capitolo sia corto lo vado a prendere a casa. Non scherzo. Mi trovate davvero a citofonare sotto casa vostra. Io vi avvertiti.
Buon salve miei Lords and Ladies :3 Come state?
Lo so. Il capitolo non è incentrato di Pucca e Garu, e scrivendo questo capitolo ho avuto un sacco di dubbi. Ora vi spiego. A livello di percorso narrativo questo blocco ci doveva essere già da tempi molto lontani, ma inizialmente volevo dividerlo in più capitoli. Ma poi mi sono detta, che forse era meglio farlo tutto in solo capitolo (questa cosa della storia tra Hinata ed En) ed aggiurgerci alla fine anche una parte particolare di Pucca-Garu... Solo che il capitolo, su Hinata ed En. è venuto lunghissimo (molto di più rispetto a come l'avevo immaginato) e quindi ho pensato che fosse una scelta più saggia ritornare su Pucca e Garu dal prossimo.
Sì, lo so mi faccio troppe pippe mentali. Mea culpa.
Con la storia siamo a buon punto. Non dovrebbero mancare tantissimi capitoli (sempre se riesco a rispettare i miei calcoli mentali). Vi assicuro che entro quest'anno la finisco. Me lo sono messo come "obiettivo del 2016": finire la storia su Pucca. Me la sto portando dietro da 4 anni, prima o poi dovrò finirla.
Se avete delle domande, delle teorie sui personaggi, su Hideo, su quello che potrebbe succedere nel prossimo capitolo non fatevi problemi a scrivermi. Adoro rispondervi :3 e soprattutto leggere cosa producono i vostri piccoli Hamtaro nelle vostre menti.
I miei ho paura che siano morti... Non so perchè, ma ho questa sensazione.
Prima di lasciarvi volevo dirvi un'ultima cosetta. In qualche "Angolo della mente malata" passato, ho accennato ad una cosa a cui stavo lavorando sempre Pucca per il prossimo futuro. Questa storia, lo dico subito, nasce un po' per rabbia e un po' per voglia di cambiare alcune cosette. La storia la inizierò all'incirca alla fine di questa, e si chiamerà "Vanilla Kiss".
E tranquilli, non la farò durare 4 anni. Giuro sui tutti i miei fumetti manga, Bonelli e sui supereroi!
Niente volevo solo dirvi questo.
Io vi mando un bacino zuccheroso
- Harley ;*

Ci tengo a ringraziare:
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Vi lovvo tanto <3 <3


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Capitolo 9
*** Sogno, Incubo o Realtà? ***


capitolo 9
Capitolo 9.
Sogno, Incubo o Realtà?

Pucca seguiva silenziosamente Garu, oltre la foresta di bambù, fino alla sua casa.
Le aveva spiegato molto rapidamente che aveva bisogno di parlare con lei, urgentemente e lontano da orecchie indiscrete.
La ragazza non sapeva davvero cosa aspettarsi dal coreano; era davvero curiosa di sapere cosa volesse dirle.
Tra loro due regnava un pesante silenzio, e l'unico rumore che si poteva udire era quello dei loro passi contro il terreno.
In pochi minuti arrivarono davanti alla vecchia casa ninja, e sotto al portico ad attenderli vi era il piccolo Mio, intento a leccarsi una zampetta corvina.
Tutte le trappole, che distinguevano la dimora dell'ex-ninja, erano state disattivate il giorno stesso del ritorno di Garu dallo scontro con Hideo.
Quella casa era molto importante per il coreano, e rispecchiava perfettamente il suo proprietario.
I due ragazzi si fermarono sulle scale in legno, e si sedettero lì.
Garu non sapeva bene come iniziare, ma decise di prendere lo stesso per primo la parola - Quando te ne sei andata via all'improvviso, sei anni fa, i primi tempi ne fui quasi felice. Lo so, non è una cosa molto carina da dire ma voglio essere sincero con te. Ai tempi non sopportavo le tue attenzioni; le trovavo veramente assillanti ed insistenti. Dopo neanche una settimana però, ho iniziato a sentire la tua mancanza. Un po' incoerente, non credi? - rise, voltandosi lievemente verso di lei.
Sentendo i suoi occhi scuri scrutarla, la piccola Pucca abbassò lo sguardo timida mentre le gote le si coloravano di un tenue rosa pallido.
- Mi sono reso conto che, sotto sotto, le tue continue attenzioni non mi infastidivano così tanto come un tempo credevo. Forse, un pochino mi facevano persino piacere - le rivelò, con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Pucca non sapeva come reagire a tale rivelazione.
Le sue parole le facevano piacere, ma non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare.
Voleva dire che, forse, anche Garu un tempo provasse qualcosa per la piccola giapponesina? A che scopo dirglielo in quel momento? Perchè?
- Ah - si lasciò sfuggire la corvina, leggermente agitata, torturandosi le mani allo stesso tempo.
- Perdona la domanda indiscreta, ma non riesco proprio a comprendere il perchè delle tue parole. Per quale motivo mi stai dicendo tutto questo? -
La confusione della ragazza traspariva perfettamente dai suoi grandi occhi scuri, e Garu potè leggerla con chiarezza.
Gli venne quasi da ridere.
In realtà, il motivo non lo sapeva nemmeno lui.
Sapeva solo il cosa lo avesse spinto a parlare, e cosa voleva dirle. Nient'altro.
- Un vero perchè non lo so nemmeno io - disse sincero, portando lo sguardo dritto alla foresta di bambù davanti a loro - Penso di essere stato spinto dalla gelosia -
Quella parola fece sussultare la corvina.
Le sue orecchie non avevano udito male. Di questo ne era abbastanza sicura.
Garu geloso di lei. Sembrava una barzelletta.
Se da ragazzina le avessero detto una cosa simile, avrebbe urlato per la felicità.
In quel momento invece era solamente stupita.
Garu geloso di lei.
Stentava a crederlo.
- Gelosia? - chiese la giapponesina, a metà tra la confusione e lo stupore - Eri geloso di me? - aggiunse subito dopo, indicandosi con la mano.
L'ex-ninja annuì semplicemente, tenendo la testa china per l'imbarazzo.
Le guance della giapponesina si colorarono lievemente di un delizioso rosa chiaro.
- Oh - si lasciò sfuggire, portando nuovamente lo sguardo puntato davanti a sè verso la foresta di bambù, per poi scuotere la testa e chiedere - In che senso geloso? Geloso di cosa? -
Le domande della ragazza fecero sorridere divertito Garu - Non esistono molti sensi per essere gelosi. Credevo che quell'idiota  biondo fosse il tuo ragazzo, o qualcosa del genere. Lo vedevo... fin troppo espansivo nei tuoi confronti -
- En è come una fratello per me, e lo vedo come tale. Lo stesso vale per lui, ed ora sta con mia sorella. Non vedo come puoi essere geloso di lui -
Era ormai noto cosa provasse la piccola giapponesina per l'ex-ninja; non esisteva essere vivente nell'Universo che non fosse a conoscenza di ciò.
Pucca amava Garu, e nessuno poteva nè negarlo nè nasconderlo; in particolar modo Pucca, che non poteva mentire a sè stessa.
- Forse sono stato un po' sciocco, ma la gelosia mi aveva momentaneamente accecato, per poi darmi una visione più chiara della situazione -
Garu prese un piccolo respiro, prima di tirare su il viso - Penso di essermi innamorato di te, Pucca -
La ragazza non ebbe un tuffo al cuore; in quel momento stava avendo un vero e proprio infarto.
Stava dormendo?
Era morta?
Le avevano dato degli allucinogeni?
Pucca non seppe bene cosa le successe in pochi secondi.
Sentì una strana fiammella accendersi dentro di lei, che cresceva al passo del suo sorriso.
Le scappò anche una lieve risata allegra; incredibilmente simile alla sua vecchia risata.
Come se la vecchia Pucca avesse preso possesso di lei.
La piccola giapponesina saltò letteralmente addosso a Garu, iniziando a baciarlo come solo lei era capace di fare.
In un primo momento, Garu rimase travolto dalla reazione improvvisa della corvina.
Non si era aspettato una reazione così... da lei; ma la cosa non gli dispiacque minimamente.
Poco dopo, prese a rispondere al bacio della piccola Pucca, con un lieve sorriso ad increspargli le labbra.



Quella sera sia Pucca che Hinata tornarono a casa con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, per quanto erano allegre.
Le due sorelle si erano messe insieme ai ragazzi di cui erano innamorate e, quando ognuna di loro seppe della relazione dell'altra, scoppiarono ancora di più per la contentezza.
- Non ci posso credere - esclamò Hinata, dopo il racconto della sorellina più piccola, che sorrideva e ridacchiava ancora stringendosi al petto un cuscino.
- Non dirlo a me! - rispose la corvina, allargando di più il proprio sorriso.
A Pucca sembrava di essere ritornata a sei anni prima, con l'unica incredibile eccezione che Garu sembrava ricambiare i suoi sentimenti.
Proprio quando era sul punto di rassegnarsi una volta per tutte.
La gelosia nei confronti di En aveva spinto l'ex-ninja ad aprire, una volta per tutte, gli occhi su ciò che provava per la piccola giapponesina. Finalmente aveva capito.
Pucca strinse con maggiore enfasi il cuscino tra le braccia, e vi affondò il viso - Per un attimo avevo creduto che mi stesse facendo un brutto scherzo, ma quando ho letto la serietà nel suo sguardo... gli sono saltata addosso per la gioia. Sembravo essere ritornata la vecchia Pucca. Quella con il sorriso perenne sulle labbra, che rincorreva Garu dalla mattina alla sera per tutta Sooga -
- Sono così contenta per te, sorellina - disse Hinata, abbracciandola.
Pucca ricambiò la stretta, spostando di lato il cuscino - Lo stesso vale per me, Hina - le confidò - Ci siamo messe insieme ai ragazzi di cui siamo sempre state innamorate. Sembra un sogno. Un bellissimo sogno! -
Purtroppo, come in tutti i sogni, arriva sempre il momento di svegliarsi.


La mattina seguente Pucca si svegliò con l'umore che arrivava alle stelle, e il motivo era uno solo: Garu.
Il suo ragazzo, non riuscì a trattenere un sorriso mentre lo pensava, le aveva mandato un messaggio la sera prima, poco prima di andare a letto, chiedendole se le andava di pranzare insieme.
Per la gioia aveva svegliato Hinata, saltellando da una parte all'altra della camera da letto.
Avrebbero pranzato al Goh-Rong, ma sarebbero comunque stati loro due come coppia e questo bastava a farla gioire.
Impiegò molto tempo per prepararsi, perchè voleva apparire perfetta agli occhi di Garu.
Si fece una doccia abbastanza veloce, e si asciugò rapidamente i lunghi capelli corvini.
Per sua fortuna, per i vestiti Hinata corse in suo aiuto dandole una mano per decidere l'abbigliamento migliore per quel pranzo.
Una semplice gonnellina nera a pieghe, una t-shirt leggermente aderente rossa e delle calze coprenti bianche sarebbero andati più che bene per la piccola giapponesina.
Pucca era talmente ansiosa per quell'appuntamento da presentarsi, davanti al portone del ristorante, con ben venti minuti di anticipo; dovette persino subirsi le occhiate curiose dei due leoni di pietra all'ingresso, ma non le diedero tanto fastidio.
Nessuno poteva rovinarle quella giornata.
Nessuno.
Dovevano anche solo provarci, e lei li avrebbe scaraventati dall'altra parte dell'emisfero.
Non dovette attendere molto prima dell'arrivo Garu, e non appena lo vide in lontananza nell'ampia strada principale del villaggio non potè non corrergli incontro, saltandogli persino al collo come avrebbe fatto da ragazzina.
- Ciao! - trillò allegra, con entrambe le braccia allacciate al collo del corvino che, contagiato dal buon umore della sua ragazza, ricambiò a sua volta il suo ampio sorriso.
- Ciao - la salutò, con tono di voce leggermente più pacato e più roco - È da tanto che aspetti? -
La giapponesina scosse la testa - Sono qua da poco -
- Vuoi entrare subito, o ti va di fare prima una passeggiata? - chiese, lievemente in imbarazzo Garu.
Anche se da occhio esterno non poteva sembrare, Garu era davvero agitato per quella semplice uscita; molto più di Pucca.
L'ex-ninja, prima della giapponesina tra le sue braccia, non aveva mai avuto una ragazza.
I motivi erano principalmente due: una volta, quando ancora professava la nobile arte di essere un ninja, era troppo impegnato per pensarci e, soprattutto, non gli interessavano certe cose.
Prima di rincontrare Pucca, dopo anni di lontananza, non aveva mai sentito la necessità di stare con qualcuno e dividere il proprio tempo con quella determinata persona.
Con Pucca era stato diverso.
Con lei tutto lo era.
La piccola giapponesina si aprì in un sorriso ancora più luminoso ed ampio.
Fare una piccola passeggiata, con il suo Garu, prima di pranzo le andava più che bene, e lo comunicò subito al corvino davanti a lei.
Non fecero molta strada; percorsero semplicemente la via principale di Sooga dall'inizio alla fine, fermandosi di tanto in tanto davanti a qualche vetrina dei negozi che c'erano.
Nel mentre, vedendo Garu stranamente impacciato e agitato, Pucca aveva preso le redini della situazione iniziando a parlare random di avvenimenti divertenti che le erano capitati, insieme ad Hinata ed En.
Il suo parlare a raffica ebbe i risultati sperati, poichè Garu iniziò a sciogliersi e a ridacchiare dei racconti della corvina.
- Ti giuro! A un certo punto dissi ad Hinata di non entrare nel tunnel dell'orrore con En. Io l'avevo avvertita - ridacchiò la ragazza, ripensando a quel giorno in cui loro tre erano andati al luna park - Avresti dovuto vedere la faccia di En quando è uscito. Abbiamo riso per una settimana di fila -
A Garu faceva davvero piacere sentire quegli aneddoti sulla vita della corvina, e sapere qualcosa di più sulla sua vita a Tokyo in quegli anni di lontananza da Sooga.
D'istinto, l'ex-ninja avvolse con un braccio le spalle della ragazza stringendola maggiormente a sè, mentre continuavano a camminare e ridacchiare tra una parola e l'altra,
- Tu, invece? - chiese la giapponesina, alzando i grandi occhi scuri verso il profilo del ragazzo - Cosa... hai fatto mentre io ero a Tokyo? -
Non voleva essere troppo indiscreta con quella domanda.
Sapeva, anche se Garu non lo aveva mai detto in sua presenza, che in quel lasso di tempo gli erano successe cose orribili, ma voleva che fosse lo stesso ragazzo a parlarle.
Voleva sentire la sua versione dei fatti.
Garu sgranò appena lo sguardo, alla domanda della corvina, e non si accorse nemmeno di essersi bloccato nel mezzo della strada all'improvviso.
Cosa aveva fatto in quegli anni?
La risposta più adatta sarebbe stata "Niente".
Perchè era quello che aveva fatto: niente.
Dal suo scontro con Hideo, la sua vita era precipitata di colpo; era solo l'ombra di se stesso.
Era pronto a parlarne con Pucca? Era pronto a raccontarle ciò che gli era successo?
La risposta era solo una: "Assolutamente no".
- Sono... - si schiarì la voce, roca - Sono successe tante cose - marcò molto quel "tanto", e la giapponesina capì.
Non era ancora il momento.
Avrebbe dovuto aspettare ancora un po', e lei per prima sapeva di essere stata avventata facendogli quella domanda.
Pucca appoggiò una mano sull'avambraccio di Garu che, sentendo il delicato tocco della ragazza, si girò ad osservarla.
La corvina gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, come per dirgli "Va tutto bene. Stai tranquillo".
- Se non te la senti, va bene. Posso aspettare; non ho alcuna fretta - sorrise lei - Io ho una fame da lupi. Che dici? Andiamo a mangiare? - chiese poi, cambiando completamente discorso.
Garu annuì appena, nascondendo il sorriso che rischiava di increspargli le labbra, per poi seguire in silenzio la propria ragazza fino all'imponente ristorante dai muri rossi.


Quando entrarono nel Goh-Rong, notarono che il locale era quasi del tutto pieno.
Per loro fortuna Dada aveva riservato un tavolo per la neo coppia.
La loro uscita si stava svolgendo in completa tranquillità e, per un lasso di tempo indefinito, si sentirono avvolti da una calda e confortevole bolla di serenità.
C'erano solamente loro due, in quella piccola bolla di felicità.
Pucca era attaccata, con fare affettuoso, al braccio del corvino e stavano parlocchiando tra di loro, con in sottofondo il chiacchiericcio animato degli altri clienti del ristorante.
A interrompere quel momento di pace fu un tonfo sordo proveniente dal portone d'ingresso, che fece zittire tutti i presenti.
Al primo ne seguirono altri due, prima di vedere uno dei battenti aprirsi molto lentamente.
La piccola giapponesina osservava la scena confusa e in silenzio, come il ragazzo al suo fianco.
Una figura incappucciata stava varcando l'ingresso, con passo lento e tremolante.
Il volto coperto non permetteva di riconoscere il proprietario, ma la cosa che colpì maggiormente i presenti fu un particolare: una grossa macchia scura che bagnava e macchiava le vesti dello sconosciuto.
L'uomo rantolò qualche parola sconnessa, prima di cadere a terra in posizione fetale.
Pucca e Dada furono tra i primi a correre in soccorso dell'uomo ferito, e la ragazza dovette trattenere un gemito quando fece calare il cappuccio dal volto.
Seppur a fatica, la corvina riuscì a riconoscere lo sconosciuto che si celava sotto, grazie anche ai folti baffi scuri.
Era Muji, ma il suo volto era ridotto davvero male a causa di vari ematomi scuri e ferite che lo deturpavano.
La macchia scura sulla veste non era altro che sangue, proveniente da un profondo e largo taglio sull'addome.
Chi poteva averlo ridotto così?
I suoi zii arrivarono poco dopo e, mentre Raviolo andava a chiamare un'ambulanza, Ho e Linguini si avvicinarono al corpo di Muji.
L'uomo dai folti baffi era ancora cosciente, ma faticava a spiccicare una parola sensata.
- Tranquillo, Muji. Abbiamo chiamato un'ambulanza, arriverà tra pochi minuti - cercò di tranquillizzarlo Ho.
- Chi ti ha ridotto così? - chiese invece Linguini, chinandosi vicino a lui.
La risposta fu un gemito sommesso, che fece riporre la domanda al cuoco con voce ancora più decisa.
Pucca osservava la scena impietrita.
Gli occhi del criminale erano vuoti e privi di energia; trasparivano un'immenso dolore, insieme ad una grande sofferenza.
La cosa che spaventò di più la corvina fu l'incredibile somiglianza tra i suoi occhi e quelli di Garu.
Occhi privi di vita, di chi era morto dentro.
Gli occhi di chi aveva visto in faccia la morte.
- Hideo -
Un nome, che fece calare il gelo.



Angolo della mente malata:
Non uccidetemi.
Lo so che sono mesi che non aggiorno, ma ho finito giusto l'altro giorno di scrivere il capitolo.
Non manca tanto alla fine della storia, riesco a vedere una lieve luce T.T
Dovrebbero mancare, sì e no, a grandi linee, 4-5 capitoli... forse anche meno; dipende molto anche da quanta riesco a mettere nel prossimo.
Che dire?
La storia inizia a farsi interessante, e le sorprese non sono finite qui :3
Io corro via, perchè ho pochissimo tempo
vi mando un bacino zuccheroso
- Harley ;*



Ci tengo a ringraziare:
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Vi lovvo tanto <3 <3



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Capitolo 10
*** Scelte. ***


capitolo 10
Capitolo 10.
Scelte

Nella sala regnava un silenzio pesante ed opprimente, e la tensione che aleggiava nell'aria era quasi palpabile.
Il ristorante era chiuso da ormai un'oretta e mezza, e al suo interno vi erano rimaste pochissime persone.
Pucca era seduta sulle scalinate del locale, che portavano alla sala superiore, con le ginocchia strette al petto ed una giacca appoggiata sulle spalle esili.
Garu era al suo fianco, in religioso silenzio, mentre i suoi zii erano usciti per delle commissioni.
Nella testa della corvina continuava a vorticare un solo singolo nome: Hideo.
Un nome a cui la giovane non sapeva dare volto, e che fino a quel momento era stato qualcosa di astratto nella sua mente.
Cosa avrebbero fatto ora che quell'uomo era tornato? Come avrebbero dovuto reagire?
Ma soprattutto... loro avrebbero reagito?
Per Pucca l'idea di non far nulla, e di starsene con le mani in mano, le dava alla testa.
Lo trovava un pensiero inconcepibile.
Intollerabile.
- Dobbiamo fare qualcosa - sentenziò la giapponesina alla fine, voltandosi verso il proprio ragazzo.
Garu sgranò gli occhi, e sperò di aver udito male.
- Cosa? -
- Dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo rimanere qui a far nulla - ripetè a voce più alta, togliendosi la giacca dalle spalle e piegandosela sulle ginocchia.
Il coreano l'osservava sconvolto, come se fosse completamente uscita di senno.
- Pucca, sei impazzita? - le domandò, alzandosi in piedi - Noi non faremo proprio niente - affermò, duro.
Pucca impiegò qualche secondo per assimilare a dovere le sue parole, e faticò parecchio per riuscire a comprenderle appieno.
Parlava sul serio?
Lo aveva detto sul serio?
La corvina stentava a crederlo. Non ci riusciva proprio.
- Come puoi dire una cosa del genere? - domandò lei, alzandosi in piedi e stringendo tra le mani il giubbino nero, che le era stato premurosamente dato da lui poco prima.
- Tu non hai la più pallida idea di quello che stai dicendo. Non conosci Hideo, e non sai di cosa sia capace. Io l'ho visto e l'ho vissuto sulla mia pelle, cazzo! - sbottò il ragazzo, alzando di tanto il tono della voce ed iniziando a gesticolare animatamente - Pucca noi non possiamo fare niente; se vogliamo tenere la testa attaccata al collo, quanto meno -
La ragazza si rifiutava di credere alle parole che stavano uscendo dalla sua bocca, tanto da ritrovarsi a scuotere inconsciamente la testa.
- Garu, io non posso nemmeno immaginare quello che hai vissuto, e non posseggo l'arroganza per poter affermare una cosa del genere... ma non puoi dirmi una cosa del genere! È allucinante l'idea di non poter fare qualcosa per risolvere questa situazione; non riesco ad accettarla, non ci riesco e non voglio - la ragazza fece un lungo respiro, prima di riprendere a parlare - Sei libero di fare quello che vuoi, ma io non starò qui a non far nulla -
Strinse la giacca nera un'ultima volta, poi gliela porse - Grazie per la giacca - e la lasciò tra le sue mani.
Garu però, vedendo la ragazza pronta ad andarsene, non la fermò fisicamente, ma riprese a parlare.
- La prima volta che Hideo è venuto a Sooga, noi tutti, io per primo, pensavamo si trattasse del solito brigante con manie di grandezza e la testa vuota. Di gente così ne avevo affrontata a migliaia, e pensavo ingenuamente che uno di più non mi avrebbe cambiato di tanto la vita. Mi sbagliavo, su tutto. Come una serpe, si è insinuata nel villaggio, e con il suo veleno ha intossicato la maggior parte di noi. La gente ha iniziato a stare male sempre con più frequenza, e il numero delle persone che sono morte di conseguenza... era a dir poco agghiacciante. Per tale ragione, Master Soo ha voluto raggruppare un gruppo di ninja all'altezza per andare a cacciare quell'essere da Sooga -
Il ragazzo dovette prendere una piccola pausa prima di riprendere a parlare, in cui incominciò a torturarsi entrambe le mani per il nervosismo e la rabbia repressa che gli stava attorcigliando le viscere.
- Hideo, però, sapeva già del nostro arrivo e non si fece cogliere impreparato... Fece massacrare tutti i miei compagni dai suoi scagnozzi, mentre a me preferì riservare un trattamento più speciale -
Silenziosamente, Pucca si avvicinò cautamente al corvino e gli passò una mano sul braccio, mentre gli occhi scuri le diventavano velatamente lucidi.
Garu in risposta prese la mano della ragazza, e la strinse delicatamente in una delle sue.
La giapponesina non poteva nemmeno lontanamente immaginare il dolore che stesse provando il suo ragazzo, ma il solo ascoltare le sue parole e vederne le reazioni le causava un doloroso male al cuore.
- Mi disse di sapere che ero il preferito di Master Soo, e che per tale ragione non mi avrebbe mai ucciso. Gli servivo vivo per riferire il suo messaggio a lui, ma non voleva che me ne andassi intatto - marcò pesantemente, e con rabbia, le ultime parole - Mi torturarono per non so nemmeno quante ore, e alla fine Hideo decise di lasciarmi un segno indelebile sulla carne -
Con la mano libera, il corvino si indicò la schiena - Con la lama incandescente della sua lama ha voluto lacerarmi la pelle, per formare una grottesca e sadica cicatrice a forma di "H". Voleva che mi ricordassi per sempre quel giorno -
Garu dovette lottare con tutto se stesso per non scoppiare a piangere davanti a Pucca, ma nonostante ciò qualche singhiozzo riuscì a sfuggirgli, colpendo dritto al cuore la ragazza.
- Ancora oggi non riesco a togliermi dalla testa il suono della sua orribile risata, e l'odore della carne bruciata -
No. Pucca non poteva davvero capire.
Non riusciva a capire, in tutta quella storia, cosa avesse portato un individuo mostruoso come quello in una cittadella come Sooga.
Che avesse dei conti in sospeso con Master Soo?
Se fosse stato così, perchè il Maestro non gliela aveva detto quando era andata a parlare con lui?
Era tutto così... strano; e confuso.
- Dio, Garu - gemette la corvina, stringendosi a lui.
Il ragazzo ricambiò la sua stretta, ed affondò il viso nel suo incavo del collo, cercandovi disperatamente un qualche conforto.
Garu non voleva che Pucca andasse a mettersi contro un individuo del genere.
Non voleva perdere anche lei per colpa di quell'essere.
Non sarebbe mai riuscito a sopportare un'ulteriore perdita; non un'altra.
Non Pucca.
Passarono alcuni minuti in quella posizione, senza dire nemmeno una parola.
La giapponesina, di tanto in tanto, gli passava una mano tra i capelli scuri, e la portava lentamente fino alla schiena, con un movimento delicato e con il fino di tranquillizzarlo.
- Qual era il messaggio di Hideo? - gli chiese dopo un po', con voce insicura.
Sotto le sue dita, la ragazza sentì perfettamente i muscoli del coreano irrigidirsi.
- Che Sooga era sua -



Pucca si buttò sul letto in camera sua di peso, con lo sguardo perso verso il soffitto chiaro.
Nonostante il racconto del corvino, la ragazza non riusciva a non trovare intollerabile l'idea di starsene lì senza fare assolutamente nulla.
E se fosse morto qualcuno?
E se quel qualcuno fosse stato uno dei suoi cari?
Non lo avrebbe potuto sopportare.
La ragazza scosse con decisione la testa.
Non sarebbe stata con le mani in mano, e sapeva perfettamente cosa fare e da chi andare.
Rapida si tirò su dal letto, e corse verso la sua piccola scrivania in legno scuro.
Prese carta e penna, ed iniziò a scrivere.


Hinata osservava con poco interesse le vetrine dei negozi, nella via principale di Sooga.
In una mano teneva un biccherone con cannuccia colorata, contenente un frullato di frutta appena fatto, mentre con l'altra stringeva di un, lievemente, imbarazzato En.
- Mi fa ancora strano - gli confidò, dopo un po'.
Il biondo le lanciò un'occhiata confusa - Che cosa? -
- Questo... - e sollevò leggermente le loro mani, ancora intrecciate - E il fatto di essere usciti senza Pucca -
Lei, Pucca ed En erano sempre stati un trio, e non avere la piccola corvina con loro le lasciava una strana, spiacevole sensazione all'altezza del petto.
Che si trattasse di senso di colpa?
- Anche a me fa strano, non averla fra i piedi, ma converrai con me che non potevamo di certo farla venire per poi farle fare la terza in comodo... -le fece notare lui, pacatamente.
La ragazza annuì un paio di volte con la testa, con aria pensierosa.
- Ho un'idea! - esclamò - E se organizzassimo un'uscita a quattro? Noi due, con Pucca e Garu? - propose, allegra.
A sentire pronunciare il nome del coreano, En si lasciò sfuggire una smorfia infastidita.
- Ma a me lui sta sul culo -
- Questo si era capito, scimmia - ridacchiò - Ma vedila come qualcosa di carino da fare tutti insieme - cercò di farlo ragionare lei.
Fare un'uscita tutti insieme non era un'idea tanto malvagia, ma il biondo sembrava non pensarla alla medesima maniera.
- Hina, mi sa che non hai capito la situazione - le disse, fermandosi insieme alla ragazza sul marciapiede.
- Noi due ci odiamo. Io odio lui, e lui odia me. L'unica volta in cui siamo usciti, insieme ad Abyo, quel poveretto a faticato per non farci massacrare tra di noi -
- Ma quello perchè Garu ti vedeva come un rivale in amore; è per questo che ti odiava così tanto. Potremmo organizzare una bella cena tutti insieme, così avrete un'occasione per chiarirvi e fare pace - sorrise la castana, incredibilmente incoraggiata.
Anche se En rimaneva ancora molto scettico, non ribattè nuovamente.
Forse la sua ragazza aveva ragione, e forse era per questo che il coreano si era comportato tanto da stronzo con lui.
Più ci pensava, più quell'idea sembrava acquistare sempre più senso nella sua mente.
Inoltre, la ragazza sembrava molto entusiasta di un'eventuale uscita a cena con tutti e quattro.
Non se la sentiva di guastarle il divertimento, e di continuare a lamentarsi.
Per questo sospirò pesantemente, e strinse con delicatezza la mano della castana.
- Va bene, faremo questa cena... - Hinata già stava esultando come una bimba - Ma ad una condizione! - aggiunse, immediatamente dopo, attirando la sua attenzione.
- Quale? - chiese, incuriosita.
Sulle labbra di En si fece largo un sorriso malandrino, e mentre portava lentamente il dorso della mano della ragazza vicino al viso, le sussurrò - A condizione che tu ed io questa sera ceniamo insieme; da soli -
Hinata divenne rossa come un peperone per l'imbarazzo, e gli occhi incandescenti del suo ragazzo non aiutavano per niente, ma cercò lo stesso di non darlo troppo a vedere.
- Affare fatto, biondo - accordò, osservandolo di rimando - Non vedo l'ora di dirlo a Pucca! Andiamo a dirglielo subito! - esclamò subito dopo, trascinando il ragazzo verso l'immensa struttura rossa fiammante, che era il ristorante di suo padre e dei suoi zii.

Quando arrivarono, trovarono il ristorante stranamente silenzioso e... quasi cupo, per certi versi, ma Hinata non ci prestò più di tanta attenzione.
Insieme al ragazzo biondo, salì rapidamente le scale che portavano al piano dove stavano la sua e la camera di sua sorella.
Sicurissima di trovarla nella sua stanza, Hinata rimase lievemente delusa nel trovarla vuota.
"Che sia ancora fuori? Che strano... " pensò la castana, osservandosi intorno.
- Sarà ancora in giro con Garu. Le parlerai dopo - le disse, con una scrollata di spalle, mentre le appoggiava una mano sulla spalla.
Non seppe come spiegarselo, ma Hinata aveva una spiacevole sensazione addosso.
Sensazione che accrebbe notevolmente quando notò, sul letto della sorella, un foglio di carta ripiegato con cura su se stesso, sopra il copriletto rosso.
Sotto lo sguardo confuso di En, Hinata andò a prenderlo e lo aprì, iniziando così a leggerne il contenuto.
Il ragazzo la seguì prima con lo sguardo, poi si portò alle sue spalle - Che dice? - chiese incuriosito, sbirciando da sopra la spalla della mora.
Aspettò parecchio prima di ricevere una risposta.
- È andata a raccogliere informazioni su Hideo - affermò, atona - Vuole andare da lui, per scacciarlo da Sooga -




ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Un partooooooooo!
Questo capitolo è stato un parto ç-ç e quello che verrà dopo non è messo tanto bene nemmeno lui.
La mia bella speranza di concludere questa storia, entro quest'anno, si sta facendo sempre più fioca X| Molto probabilmente arriverò a finirla a Gennaio 2017, ma io ci voglio provare lo stesso *sguardo sicuro di sè*
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e... preparatevi! I prossimi capitoli saranno mooolto tosti ;)
bacini zuccherosi a tutti
- Harley

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Capitolo 11
*** Racconti e rivelazioni (1). ***


capitolo 11
Capitolo 11.
Racconti e rivelazioni (1).

Pucca odiava gli ospedali, con tutto il cuore.
Li considerava strutture spoglie e tristi, che sapevano di disinfettante, medicinali e soprattutto morte.
Non riusciva a fare pensieri felici stando lì dentro; era davvero più forte di lei.
La piccola giapponesina stava percorrendo, proprio in quel momento, un lungo e grigio corridoio, alla ricerca della camera 12B, sotto la fredda luce dei neon appesi al soffitto.
Non appena arrivò a destinazione, bussò lievemente con la mano chiusa a pugno, contro la superficie liscia della porta, e chiese con educazione - È permesso? -
Un brontolio incomprensibile le arrivò alle orecchie.
- Che ci fai qui, ragazzina? - le chiese, in maniera alquanto sgarbata, la voce dell'uomo dai folti baffi neri corvini.
- Se pensi che ringrazierò te e i tuoi ziii per aver chiamato un'ambulanza per il sottoscritto, hai capito male. Muji non ringrazia -
Pucca si fece avanti lentamente nella camera, e lanciò una lunga occhiata all'uomo, sdraiato sul letto ed avvolto da numerose bende e cerotti.
- Non sono qui per essere ringraziata, Muji - ribattè la piccola giapponesina - Sono qui per avere delle risposte -
L'uomo le diede un'altra occhiataccia.
- E credi davvero, così scioccamente, che io ti darò le risposte che tanto cerchi? Perchè mai dovrei farlo, sentiamo? - le domandò, piccato.
La corvina si fece strada nella camera, e si sedette sul bordo del letto vuoto vicino a quello del criminale.
- Perchè so che lo farai - rispose la ragazza, con molta sicurezza - Perchè Hideo ti ha fatto questo? -
L'uomo dai folti baffi sgranò gli occhi, e voltò il viso dalla parte opposta.
- Non sono affari che ti riguardano, ragazzina. Vattene via -
Pucca assottigliò i grandi occhi scuri - Invece sì. Voglio fermare quell'uomo, ma per farlo devo sapere di più sul suo conto -
La forte e roca risata di Muji non le permise di continuare a parlare in un primo momento, ma dopo poco lo sentì tossire e, con una smorfia di dolore in volto, lo vide toccarsi il fianco ferito con una mano.
- Sei completamente fuori di testa - ridacchiò sarcastico - E ora vattene. Dalle mie labbra non uscirà nemmeno mezza parola -
La voce dell'uomo non riuscì a scoraggiare minimamente la ragazza, che riprese a parlare come se niente fosse.
- Hideo ti ha ferito e ridotto in fin di vita, e c'è di sicuro un motivo dietro... Posso capire che sei restio a parlare Muji, ma se sei venuto fino al ristorante di mio padre un motivo ci deve essere. Se davvero non volessi parlarne per niente, non saresti venuto incosciamente a cercare aiuto da noi -
La ragazza si lasciò andare in un lieve sospiro - Voglio che Sooga ritorni quella di un tempo, ma finchè Hideo sarà qui a terrorizzarci non potremmo cambiare le cose -
- Mi ricordi molto Liang - se ne uscì all'improvviso il corvino, dopo averla osservata a lungo in silenzio - Anche lui disse una frase molto simile tanto tempo fa... - riflettè ad alta voce.
Muji scosse lievemente la testa, e con una mano prese a massaggiarsi i lunghi baffi neri.
- Nessuno può fermarlo, Pucca. È una battaglia persa in partenza, e finirai con il fare del male e te e a chi ti circonda, esattamente come tuo padre; rinuncia, ora che puoi - le consigliò, con fare stranamente stanco e mogio.
- Come mio padre? Che c'entra mio padre in tutto questo? - chiese confusa la giapponesina, ad occhi sbarrati.
Suo padre aveva avuto a che fare con Hideo?
Per quale assurdo motivo non ne aveva mai saputo niente?
- Come? Non sai niente? - chiese stupito l'uomo dai folti baffi - Tipico di Liang non dire mai un cazzo, e fare di testa sua. Quell'idiota... - scosse lievemente il capo - Se tuo padre non ti ha detto niente in tutti questi anni, non sarò di certo io ad aprire bocca. Certe cose spettano a lui dirtele, mi dispiace -
- Eri amico di mio padre? - chiese la corvina, ingenuamente.
Muji scoppiò nuovamente a ridere - Amici? Tsk. Che parola orribile sentono le mie povere orecchie - ridacchiò, roco - Io e Liang non siamo mai stati amici, ma siamo cresciuti insieme in questo villaggio -
Erano innumerevoli le cose che Pucca ignorava completamente sui suoi genitori, e sulla sua situazione familiare; ma come già detto dal criminale, spettava a loro l'arduo compito di spiegarle tutto.
- Vuoi davvero che ti racconti quello che so? -
La giapponesina annuì con energia.
- E sia! Ma sappi da subito che non sarà un racconto piacevole... -


- Cosa diavolo vuoi fare? - urlò quasi En, guardando allibito la propria ragazza.
- Non urlare, deficiente! I miei zii sono al piano di sotto, potrebbero sentirci! - gli bisbigliò in risposta Hinata, lanciandogli un'occhiataccia.
- Stai scherzando, spero? Hina, tua sorella se n'è andata! Dobbiamo dirlo ai tuoi zii -
La castana scosse la testa con decisione - Aspetta. Non voglio allarmarli per niente - disse - Andiamo; più tempo perdiamo, e peggio è - affermò, prendendolo saldamente per un polso e trascinandolo fuori dalla stanza.
- Ma dove? - riuscì a domandare il biondo, a fatica.
- A chiamare i rinforzi -

Hinata trascinò praticamente di peso il biondo, fino alla palestra del padre di Ching, sicura di trovarvici gli amici di sua sorella.
La sorpresa fu davvero molta quando trovò lì anche Garu.
Aveva sperato con tutto il cuore che sua sorella minore si trovasse con lui, e la consapevolezza di saperla completamente sola le fece molto male.
- Tu non eri con Pucca? - chiese En, a metà tra il confuso e l'allarmato, all'ex ninja.
Garu inarcò un sopracciglio, perplesso.
- L'ho lasciata a casa più di un'ora e mezza fa - li informò - Perchè? -
En ed Hinata si lanciarono degli rapidi sguardi, prima di rispondere alla domanda.
- Mia sorella è andata a ficcarsi in un guaio di dimensioni enormi - rivelò la castana.
- Cosa ha fatto? -chiese rapido il coreano, evidentemente spaventato.
Garu era davvero terrorizzato perchè, in cuor suo, già sapeva in quale follia era andata a ficcarsi la sua ragazza.
Ma nonostante la quasi più che certa consapevolezza che aveva, continuava a sperare, e pregare, di essersi sbagliato.
Purtroppo, come ben immaginava, non era così.
- È andata a cercare informazioni su Hideo. Vuole... andare a cercarlo, per mandarlo via da Sooga -
In quel momento l'ex ninja sentì il mondo crollargli addosso.
Gli sembrava tutto un bruttissimo e tremendo incubo, dal quale desiderava ardentemente svegliarsi da un momento all'altro.
- Cosa?! - squittì spaventata Ching, mentre Abyo lanciava un rapido sguardo allarmato al suo migliore amico.
- Spero stiate scherzando... - disse il figlio del capo della polizia, rivolto ai due nipponici.
- Lo vorremmo tanto - mormorò Hinata - Siamo venuti qui per chiedervi aiuto. Insieme magari riusciamo a fermarla prima che possa fare una sciocchezza -
- Dove è andata? - riuscì a domandare Garu, con un filo di voce, e bianco in viso come un lenzuolo.
- Non lo sappiamo con esattezza - rispose il biondo - Ci ha semplicemente lasciato un biglietto, con su scritto cosa era intenzionata a fare. Ha detto... che vuole raccogliere informazioni su quell'uomo -
L'ex-ninja se lo sentiva: era sul punto di svenire.
Per quale diavolo di motivo quella cretina non gli aveva dato ascolto?
Perchè era sempre così, dannatamente, testarda come un mulo?
"Perchè è Pucca" gli rispose una vocina impertinente nella testa.
Già.
Si era quasi dimenticato di chi stavano parlando.
- Io forse so dove può essere andata... - intervenne il corvino, con una vaga idea di dove fosse andata la sua ragazza - E se ho ragione, dobbiamo darci una mossa se vogliamo fermarla appena in tempo -


Muji si toccò, con aria alquanto cupa, i lunghi baffi scuri che, nonostante il loro aspetto malconcio, riuscivano a mantenere sempre un aspetto incredibilmente ben curato.
- Quelli che molti ignorano, qui a Sooga, o che si ostinano a non credere, è che Hideo non è apparso per la prima volta sei anni fa. Il suo primo arrivo al villaggio risale a molto prima, ed è molto più complicato di quello che può sembrare  - iniziò a raccontare il bandito - All'epoca, nonostante avessi solo quindici anni, e sul mio volto non ci fosse nemmeno il più che minimo accenno dei miei meravigliosi baffi, ero già riuscito ad accumulare una modesta fama come deliquente del posto. Quando Hideo arrivò qui, con la sua famiglia... non era, nella maniera più assoluta e nemmeno lontanamente simile, a quello che è poi diventato oggi. Era un rispettabile e nobile ninja giapponese, fedele alla sua rigida morale, e con un grande senso dell'onore come... -
- Garu - completò la frase, la piccola giapponesina, vedendo l'uomo annuire lievemente con la testa.
- Esattamente - confermò, con un sorriso amaro ad increspargli le labbra - È davvero assurdo come le persone siano capaci di mutare completamente, in pochissimo tempo -
Quello di Muji fu appena un sussurro, talmente lieve da far dubitare alla corvina di averlo veramente sentito o meno.
- In poco tempo riuscì a diventare uno dei prediletti di Master Soo; il suo ninja più fidato, e fedele come pochi. Questa situazione idilliaca durò pochissimo, purtroppo - sospirò l'uomo, andando a sustemarsi meglio sul letto, con una piccola smorfia per il dolore alla ferita.
- Non so dirti con precisione cosa successe tra quei due, ma il loro rapporto mutò drasticamente. Il fedele cane domestico del Maestro si era ribellato, mordendo la mano del padrone, abbandonando queste terre e la sua famiglia. Questo è tutto quello che so, e che posso raccontari, Pucca -
Pucca lo osservò confusa, ed aggrottò entrambe le sopracciglia scure.
C'erano delle parti della storia che non le erano per niente chiare, e poi...
Perchè Master Soo si era trattenuto dal raccontargli una cosa del genere, quando era andata a parlare con lui? Non lo capiva.
Davvero.
C'era qualcosa che le sfuggiva... ma cosa?
- Posso farti un'ultima domanda? -
- Se proprio devi, ragazzina -
- Dove sono i tuoi zombie? -
L'uomo esitò a rispondere.
- Se li è presi lui -


Salutato, e ringraziato a dovere il bandito dai folti baffi, Pucca uscì dall'ospedale con aria incredibilmente corrucciata e la testa affollata da mille pensieri.
Il quadro che circondava l'oscura figura di Hideo era ancora molto confuso, non chiaro, e lei necessitava altre risposte.
Altre informazioni a riguardo.
La giovane giapponesina era pronta a recarsi nuovamente a casa di Master Soo, quando sentì due forti e robuste braccia intrappolarla in una morsa ferrea.
Inutile fu scalciare ed urlare, poichè le fu premuto a forza sulla bocca un fazzoletto impregnato di narcotico, e tutto si fece velocemente buio.


- Mi dispiace molto ragazzi, ma io la piccola Pucca non l'ho proprio vista oggi. Che io sappia non è venuta qua di recente - disse sinceramente dispiaciuto Master Soo, mentre osservava i cinque ragazzi davanti a lui.
Garu serrò la mascella, e dovette mordersi la lingua per non farsi scappare un'imprecazione alquanto colorita e scurrile.
Aveva sbagliato!
Il suo era stato un enorme buco nell'acqua.
Accidenti!
- Vi vedo preoccupati. È successo qualcosa di grave? - domandò confusa la divinità, dando un'ulteriore occhiata ai visi pallidi dei giovini.
- È tornato -
Bastarono due parole, appena ringhiate dall'ex-ninja dai capelli neri, per far comprendere in parte all'uomo la gravità della situazione.
Il Master sbiancò lentamente - Pucca è andata a ficcarsi in qualcosa di molto più grande di lei, vero? -
- Non lo sappiamo con sicurezza - prese la parola Hinata - Mia sorella ha lasciato solo un bigliettino, dicendo che voleva trovare un modo per fermare Hideo; nient'altro -
L'uomo rimase un attimo in silenzio, non preoccupandosi minimamente di celare la sua evidente preoccupazione.
La situazione era persino peggio di quello che immaginava.
- Non è un bene... - borbottò, tra sè e sè, la divinità - Hideo è il tipo di uomo che odia quando... qualcuno inizia a mettere becco in situazioni che lo riguardino. Se quello che mi avete riferito corrisponde alla realtà, la piccola Pucca è andata a ficcarsi in un orribile guaio -
- Cosa possiamo fare? -
Con gli occhi rossi, ed una forte nota disperata nella voce, Hinata strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche.
- È mia sorella, e... Dio! Non ci posso nemmeno pensare! - iniziò a singhiozzare lievemente - È la mia unica sorella! Non posso nemmeno pensare ad una sua eventuale... morte - singhiozzò più forte, mentre anche gli occhi degli altri ragazzi si facevano pian piano più lucidi.
- Morte? - domandò allibito Master Soo - Pucca non rischia minimamente la morte per mano di Hideo -
Le teste dei presenti scattarono veloci.
Cosa?
- Ma... - intervenne timidamente Ching - Lei ha appena detto... -
- Maestro si sta prendendo gioco di noi, per caso? Sappiamo tutti quello che ha fatto quell'essere, e di cosa sia capace. Pucca rischierebbe per forza, se si dovesse imbattere in lui - ringhiò ferocemente Garu, facendo un passo in avanti per la foga.
Se non si era fatto il minimo scrupolo nell'uccidere centinaia di persone, che differenza faceva una in più?
Che differenza faceva Pucca, per uno come Hideo?
- Aspettate - li fermò il pelato, cupo in volto - Anche voi non sapete -
Non era una domanda, ma bensì una constatazione.
Perchè non sapevano.
Non avevano mai saputo niente.
- Non sappiamo... cosa? -


Il primo odore che arrivò alle narici di Pucca, e che la colpì in pieno volto come uno schiaffo, fu quello di incenso orientale.
Un odore ricercato, e non affatto comune.
Cosa era successo?
Dov'era l'odore di disinfettante e medicinali?
Quando aprì lentamente i grandi scuri, la seconda cosa che la colpì, fu il colore delle pareti.
Un dolce e luminoso beige dorato.
Un colore così calmo.
Un colore così... bello.
La stanza in cui si trovava era molto ampia, chiara, e ben illuminata da una fila di enormi monofore sulla parete davanti a lei.
C'erano pure una serie di divanetti imbottiti, uno sul quale era adagiata, ed alcuni cuscinoni ricamati sparsi un po' in giro.
Una stanza così bella.
Una stanza così solare.
Una stanza così... sconosciuta.
- Ben svegliata, nipotina carissima -



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Non vi dirò molto, ma preparatevi... il prossimo capitolo sarà una vera bomba ;)
Non avete visto ancora niente :3
Nel prossimo capitolo verrà spiegata, per bene, la storia di Hideo... stay tuned dolcini dolciosi!

Ci tengo a ringraziare:
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Capitolo 12
*** Racconti e rivelazioni (2) ***


capitolo 12
Capitolo 12.
Racconti e rivelazioni (2).

Pucca non aveva mai creduto nell'esistenza di un vero karma; una forza misteriosa che ti premiava quando facevi del bene, e ti puniva in maniera atroce quando invece facevi qualcosa di cattivo.
Non ci aveva mai creduto, fino ad allora.
Anche se... non riusciva a comprendere cosa avesse mai fatto lei di così atroce, da meritarsi una punizione simile.
Trovarsi davanti quell'uomo, all'improvviso, l'aveva destabilizzata, e non solo perché non corrispondeva affatto all'idea che si era fatta di lui, ma bensì... alla verità che saltò fuori con altrettanto poco preavviso.
Mai si sarebbe aspettata una cosa simile; non era preparata.
Non lo era proprio per niente, ma in una situazione come la sua nessuno lo sarebbe mai stato.


La vecchia divinità sospirò pesantemente davanti all'espressioni confuse e sorprese dei cinque ragazzi, ed abbassò per pochi secondi lo sguardo.
Gli era toccato un compito davvero ingrato, ma non poteva lamentarsi in una situazione simile.
- Mi sembra doveroso raccontarvi tutto dal principio -
Lanciò una rapida occhiata a Garu che, preso alla sprovvista, sobbalzò lievemente.
Che cosa voleva dire?
- Ve lo devo -
Un altro sospiro - Molti anni fa Hideo era uno dei miei fedeli ninja qua a Sooga, e non esagero aggiungendo che era uno dei migliori che abbia mai conosciuto -
- Cosa? - urlò quasi l'ex ninja, precedendo tutti e facendosi avanti per lo stupore - Lei e quel... - scosse la testa, soffocando un'imprecazione.
- Perché non lo ha detto anni fa, quando ci ha mandato a combatterlo? -
- La situazione con Hideo è sempre stata molto complicata; non ritenevo necessario ritirare fuori la sua storia ancora una volta - spiegò l'uomo - I più anziani di questo villaggio ricorderanno perfettamente ciò che accadde molti anni fa, e anche loro come me hanno ritenuto più saggio celare la verità. Hideo non apparve a Sooga per la prima volta sei anni fa, ma molti prima; persino prima della vostra nascita. Si trasferì qui, dal vicino Giappone, insieme alla sua modesta famiglia. Da giovane, vi sembrerà a dir poco assurdo, Hideo era una persona completamente diversa da quella è diventata oggi. Era amato e ben voluto da quasi tutti i cittadini, ed era anche un ninja formidabile; ligio ai suoi doveri e al suo senso dell'onore... -
La divinità si fermò un attimo, perdendosi in quei ricordi tanto dolorosi che lo avevano privato del sonno per tempo immemore.
Pensare che il cambiamento che aveva travolto quell'uomo fosse in parte merito suo, lo faceva annegare nei sensi di colpa ancora oggi.
- Che cosa è successo dopo? Perché è cambiato così drasticamente? - domandò piatto En, stringendo una mano sulla spalla della ragazza al suo fianco.
- Ha perso la donna che amava, e questo lo ha fatto uscire di testa - spiegò Soo - Anche Kikirin era una dei ninja al mio servizio, e si legò fin da subito a lui. Essendo più piccolo di lei, lo vedeva come un fratellino da proteggere ed istruire -
Un sorriso amaro fece capolinio sulle labbra del vecchio maestro.
- Erano una bella coppia quei due; lo erano davvero. Crescendo e stando sempre insieme il sentimento che li legava crebbe tanto da diventare un amore a dir poco travolgente. Hideo arrivò persino a chiederla in sposa a soli diciotto anni, tanto ne era innamorato -
- E lei? - la voce timida di Ching attirò l'attenzione della divinità - Come reagì Kikirin? -
- Anche lei ricambiava profondamente i sentimenti di Hideo, e accettò, senza pensarci due volte, la sua proposta. Erano così presi l'uno dall'altra che... dovetti separarli in due gruppi diversi, durante le missioni importanti - un altro sospiro, che fu come un monito d'avvertimento.
Stava arrivando la parte peggiore della storia, se lo sentivano.
- Fu durante una missione pericolosa che il gruppo di Kikirin venne fatto prigioniero da un gruppo di banditi, per... chiedere indietro un riscatto salato per la loro liberazione -
Master Soo abbassò il viso, colpevole.
- Ma io mi rifiutai di pagarlo -


- Noto che sei... sorpresa di vedermi. Devo dedurre che non sapessi nulla di me e di quello che ci lega, vero cara nipotina? -
L'uomo osservava con curiosità la corvina seduta davanti a lui, e dopo pochi secondi di silenzio si lasciò sfuggire un sorriso appena accennato - Le assomigli in maniera spaventosa -
Fu appena un sussurro udibile, che scatenò ulteriormente la curiosità della piccola giapponesina.
- Di chi stai parlando? - domandò, con decisione.
L'uomo si lasciò sfuggire un secondo sorriso, inclinando la testa verso sinistra come per osservarla meglio.
- Di Minako, ovviamente - rispose, accavallando le gambe - Anche mia sorella da giovane portava sempre gli odango. Crescendo però ha smesso di farseli -
Pucca sgranò gli occhi, sconvolta.
Altri piccoli pezzi di quell'enorme puzzle prendevano posto nella sua mente.
Hideo era il fratello di sua madre; era suo zio.
Lei e quell'uomo erano imparentati.
Per questo i suoi zii non le avevano detto niente a riguardo... non volevano che lei scoprisse la verità.
O almeno così credeva; le sue erano tutte supposizioni fatte al momento.
- Perché sono qui? -
- Volevo parlare con te - rispose, con semplicità l'uomo - Non guardarmi così, Pucca. Non sono io il cattivo -
La ragazza scattò in piedi, con rapidità, ma dovette piegarsi lievemente in avanti a causa di una fitta lancinante alla testa.
Si era da poco ripresa da uno svenimento, non doveva fare movimenti troppo bruschi.
- Come puoi dire una cosa del genere? - ringhiò la giapponesina, stringendo i denti - Dopo tutto quello che hai fatto... come puoi anche solo osare dire di non essere tu il cattivo? -
La maschera di impassibilità del suo volto non si ruppe nemmeno dopo la sfuriata della ragazza.
Hideo rimase completamente impassibile.
Pareva una statua di sale.
A prima vista, Hideo sembrava un uomo di origini asiatiche comune, come tanti. Di corporatura magra ed atletica, con i capelli lisci e neri come il carbone e gli occhi scuri.
Gli zigomi erano alti e lievemente sporgenti, con un lieve strato di barba scura a contornargli il viso.
Sembrava un uomo troppo comune per essere in realtà l'individuo di cui aveva sentito parlare.
Pucca però sapeva che l'apparenza inganna, innumerevoli volte.
Doveva stare attenta.
- Tutto quello che ho fatto, aveva uno scopo ben preciso - sibilò, duro - Distruggere lentamente Master Soo -
La ragazza ebbe un tuffo al cuore.
Master Soo?
Muji le aveva accennato che fosse successo qualcosa tra loro due, ma faticava ad immaginarsi cosa esattamente.
- Stai mentendo - affermò Pucca, con un lieve tremolio nella voce - Non hai distrutto Master Soo, ma Sooga. Hai danneggiato più i suoi abitanti che lui -
- Come fai a dirlo con tanta sicurezza, se non eri nemmeno in Corea al tempo? -
La domanda dell'uomo, pronunciata con incredibile serenità, la fece vacillare.
Era sul punto di ribattere, quando venne preceduta.
- Te l'ha detto Master Soo? O forse uno dei suoi fedeli cagnolini? -
Il tono di Hideo stava diventando sempre più velenoso e sgradevole.
Come se, nonostante cercasse di mostrarsi calmo e pacato, in realtà al suo interno fosse pazzo di rabbia e in prede alla furia più cieca.
- Ti voglio fare una domanda Pucca, e ti chiedo di rispondere con sincerità -
La corvina rimase in silenzio.
- Tu cosa sai di me? -
La ragazza rispose.
Senza mai fare i nomi dei suoi amici o delle persone con cui aveva parlato, disse tutto quello che sapeva o aveva capito sul conto dell'uomo seduto davanti a lei.
- In una storia, in una qualsiasi, esistono sempre due verità e si dice che quella assoluta stia nel centro. Prima di azzardare certe accuse, dovresti sapere anche la mia di versione, non credi? -
Pucca rimase in silenzio.
Che fosse come diceva lui? Anche lei credeva nell'esistenza di due verità, ma non sapeva se dar corda o meno alle sue parole.
C'erano ancora molti punti che le erano oscuri in quella storia, ed era determinata a scoprirli; anche dalla bocca dello stesso Hideo.
Per questo rimase lì, ad ascoltare le parole dello zio.
Se la verità stava nel centro, non aveva altra scelta che ascoltare.
- Mi sono trasferito qui dal Giappone, con la mia famiglia, che ero poco più di un ragazzo. Ero un giovane aspirante ninja, giovane quanto inesperto. Avevo bisogno di imparare ed essere addestrato a dovere. Incontrai Soo poco dopo il mio arrivo, e vidi in lui l'occasione per realizzare il mio sogno di allora: essere un vero ninja. In poco tempo riuscì a distinguermi tra tutti, diventando così uno dei suoi uomini migliori. Lui ordinava, io eseguivo. Pensavo fosse tutto così perfetto... -
L'ultima frase fu poco più di un sospiro alle orecchie della giapponesina; qualcosa di quasi inudibile.
- Cosa è successo poi? - domandò allora la corvina, incuriosita e sinceramente presa dal racconto.
- Ho incontrato la ragazza più bella e coraggiosa di tutto il mondo - un altro sospiro, amaro, mentre gli occhi dell'uomo venivano coperti da un velo cupo come la Morte.
- Kikirin non era solo una ragazza dalla bellezza disarmante, era anche uno dei migliori ninja del nostro gruppo; la migliore. Sia dal punto di vista strategico, che nel combattimento. Era perfetta, in tutto -
Il passato bastò a far immaginare, vagamente, cosa fosse successo.
Kikirin era morta.
Ma come? C'entrava forse Master Soo?
La giapponesina decise di rimanere nuovamente in silenzio, attendendo che Hideo andasse avanti con il proprio discorso.
- E se l'ho persa, è solo colpa di Master Soo! - ringhiò come una belva, scattando in piedi fulmineo.
Pucca sobbalzò spaventata, non aspettandosi una reazione tanto aggressiva così all'improvviso.
- Lui... - scosse la testa, e prese un bel respiro - Sapeva. Lui lo sapeva che quella missione era troppo pericolosa, sia per lei che per il resto del suo gruppo, ma non ha voluto sentire ragioni. Diceva che ero troppo paranoico, e non mi permise nemmeno di andare con loro. Se fossi stato lì avrei potuto fare la differenza, ed impedire che venissero catturati -
- Magari Soo non aveva idea del vero pericolo a cui andavano incontro. Non poteva saperlo - parlò Pucca, istintivamente, senza pensare.
- Soo è una divinità - le ricordò duro - Non è solo un vecchio bavoso, che si diverte ad andare dietro alle ragazzine. È una divinità, e come tale può vedere e sapere tutto. Per quanto lui si diverta a dire il contrario, è così. Lui avrebbe potuto salvare Kikirin, insieme a tutto il suo gruppo ed insieme... -
Le parole gli morirono in bocca.
- Lui lo sapeva - ripetè ancora.
Pucca riuscì a vedere l'unica cosa che mai si sarebbe aspettata di vedere in quel posto: un uomo distrutto. Dilaniato dal dolore della perdita e dall'odio per Master Soo.
Se quello che le stava dicendo Hideo era vero, se la divinità poteva sapere tutto, perché non era intervenuto?
Perché non aveva salvato quella donna?
Perché non aveva salvato Garu?
Perché... non aveva impedito che lei venisse presa contro la sua volontà?
Non riusciva a capire.
Hideo si passò una mano sugli occhi stanco.
- Mi ha portato via tutto quello che era importante per me, e lo ha distrutto. Ricambiare mi sembra il minimo -
- Ma perchè non colpirlo direttamente? Perchè fare del male ai suoi uomini? - osò chiedere la ragazza, con più coraggio in corpo - Hai ucciso e ferito gravemente degli uomini, che non c'entravano nulla con la faccenda tra te e Master Soo. Non ha avuto alcun senso agire in questo modo - gli fece notare.
Il corvino rimase in silenzio per pochi secondi.
- Sai come si uccide una divinità, Pucca? -
La domanda la prese in contropiede.
Fece di "no" con la testa.
- Esattamente. Le divinità sono tali essendo creature onniscienti ed immortali; è impossibile poterne uccidere una. Se ne avessi avuto il modo, credimi, quel maledetto vecchio non camminerebbe più su questa terra da tempo. L'unico modo per distruggerlo, per quanto possibile, è facendogli perdere consensi e seguaci. Sicuramente i miei metodi non saranno affatto pacifici, ma sono coerenti con i miei obiettivi -
L'arrivo trascinato di uno degli zombie di Muji bloccò le sue intenzioni di continuare quel discorso.
La creatura, dopo aver mugugnato una serie di parole incomprensibili, rimase ad attendere sulla soglia della porta.
- Oh - fu il commento sorpreso di Hideo - Abbiamo ospiti inattesi -


- È orribile quello che ha fatto - parlò Hinata, dopo le parole di Master Soo.
La ragazza osservava la divinità con un'espressione a metà tra l'allibita e la disgustata.
- Ha lasciato che quella donna e tutti quegli uomini morissero -
- Ho dovuto - fu la risposta dura e secca della divinità.
- Non è vero - ribattè la giapponesina, assottigliando gli occhi.
La sopportazione per quell'uomo era calata in maniera drastica, ed era in continuo calo.
En si vide costretto ad intervenire, prendendo per un braccio la proprio ragazza, in una silenziosa richiesta.
La castana lanciò un rapido sguardo al biondo al suo fianco, prima di lanciarne un secondo di fuoco alla vecchia divinità.
Continuava a trovare ripugnante quello che aveva fatto; lasciar morire degli innocenti senza motivo. Ma non poteva permettersi colpi di testa. Non al momento.
Nel frattempo Garu si era chiuso in un cupo silenzio, mentre ancora ripensava e ripensava alle parole di colui che era stato una guida e quasi un padre per lui in tutti quegli anni.
Hideo era stato un ninja di Master Soo, e a causa di quest'ultimo era diventato indirettamente l'essere spregevole che era ora.
L'essere spregevole che aveva rapito Pucca.
- Tutto questo cosa c'entra con Pucca? - parlò il corvino, puntando gli occhi freddi sul suo vecchio maestro.
- Hideo è il fratello maggiore di Minako; la madre di Pucca e Hinata - svelò al gruppetto - Anche se è diventato un uomo malvagio e privo di scrupoli, è sempre stato devoto alla sua famiglia e ai legami di sangue. Non le farebbe mai del male; questa è l'unica cosa di cui si può essere certi -
Il Master continuò a parlare, ma quasi nessuno ascoltò davvero le parole che seguirono.
Primo fra tutti Garu, la cui mente sembrava essersi persa in un mondo estraneo e alieno, fatto di ragionamenti e parti non chiare.
- Perché non ha parlato prima? Se Pucca avesse saputo prima di Hideo, magari... avrebbe sicuramente agito in maniera diversa! - parlò Hinata, con voce flebile, stretta tra le braccia di un En che non sapeva bene come consolarla.
- Ne dubito fortemente. Pucca sarebbe andata comunque a cercare Hideo... non sarebbe cambiato nulla -
Hinata fulminò la divinità - Questo non può saperlo -
- Invece sì - fu la risposta dura dell'uomo.
- Che cosa le dà tutta questa sicurezza Master Soo? Come fa ad essere così sicuro? - domandò con educazione Ching, facendo scattare qualcosa nella mente dell'ex-ninja e della giapponesina.
- Lei prevede il futuro... non è vero, Master Soo? -
Le ultime parole furono un cupo ringhio proveniente dalla gola di Hinata, velenoso come il morso di un serpente.
Se avesse potuto, avrebbe massacrato quell'uomo.
Era stata una sciocca a non capirlo prima; esattamente come gli altri del gruppo. Avrebbero dovuto capirlo prima.
- Prevedere il futuro non è esatto - la corresse la vecchia divinità - Sono solo a conoscenza dei destini dei mortali -
- Che tradotto: prevede il futuro - fu l'acido commento di En, prima di ricevere un'occhiataccia dal maestro del villaggio.
- Per questo non ha voluto pagare quel riscatto - furono le parole appena udibili di Ching - Sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Kikirin e il suo gruppo sarebbero morti in ogni caso, vero? -
Cupo in volto, il pelato annuì semplicemente.
Era esattamente così.
- Sapeva che sarebbero morti... e non ha fatto nulla per salvarli? -
Garu non si preoccupò minimamente di nascondere il disgusto che gli sfigurò il volto.
Gli era impossibile descrivere a parole umane cosa stesse provando in quel frangente. Sapeva solo che, dell'uomo per cui aveva provato grande stima e devozione, non vi era più nulla se non polvere nera.
Prima di quel giorno credeva impossibile l'esistenza di qualcuno peggiore di Hideo, ma si era sempre sbagliato.
Il peggio lo aveva sempre avuto sotto il naso per tutto quel tempo.
- I loro destini erano già segnati da tempo, non avrei mai potuto fare niente per cambiarli. Alle divinità non è permesso interferire con essi -
- Chissà perchè ma sento odore di cazzata - commentò Hinata, acida.
- Ragazzina, non tirare troppo la corda. Stai pur sempre parlando ad una divinità. Abbi rispetto -
- Il rispetto va anche meritato; divinità, uomo o cincillà che sia - continuò la ragazza come un treno - Lei ha sempre saputo dov'era mia sorella, e non ce l'ha voluto dire! Ci ha tenuti qua, come un gruppo di cretini, per rigirarci con tante belle paroline per farci credere che anche lei fosse una delle tante povere vittime di Hideo. Avremmo dovuto immaginarlo, alla fine dei conti. Magari non sarà stato lei a guidare le mosse di quell'uomo, ma se è davvero il mostro terribile come tutti vanno dicendo... lei è il suo creatore - la castana prese una piccola pausa, prendendo fiato - E ora ci dica dove diavolo è mia sorella, oppure sarò io a segnare il suo destino a suon di calci nel_-
- Hinata! Calmati - intervennero En e Ching, contemporaneamente, per calmare la ragazza.
Ovviamente fallirono miseramente nel tentativo, ma almeno riuscirono a zittirla; per il momento.
- Dov'è Pucca? - domandò questa volta Garu, anche lui furente quanto la giapponesina.
L'unica differenza era che il corvino aveva un ottimo autocontrollo, ma se non avesse saputo l'ubicazione della sua ragazza nei seguenti cinque minuti, ci avrebbe pensato lui a completare la frase della castana.
Non si era mai sentito così preso in giro in tutta la sua giovane vita.
Gli sembrava che tutte le certezze della sua vita si stessero sempre più velocemente sgretolando davanti gli occhi.
Non riusciva ancora a credere che Master Soo avesse mentito a loro così. Non lo credeva possibile.
Aveva servito per anni una divinità che non sapeva più se essere buona o meno.
Master Soo si fece portare da una delle sue ancelle un pezzetto di carta, insieme ad una penna, e vi scrisse velocemente qualcosa.
- Pucca si trova nella villa di Hideo, poco fuori Sooga, tra la foresta di bambù e il mare. Prendete questa - porse il pezzo di carta al gruppo - Seguite queste indicazioni e arriverete subito lì. È l'unica abitazione in quella zona, non dovreste fare fatica a trovarla -
Fu Abyo a prenderlo, a capo chino, e dopo un formale congedo i ragazzi fecero per andarsene.
Solo Garu rimase indietro.
- Questo vuol dire che lei sapeva cosa mi avrebbe fatto quel giorno -
Un'affermazione, a cui l'uomo non rispose.
- Lei per me è stato come un secondo padre, una figura in cui riponevo una grande stima -
Sul volto della divinità si dipinse un'espressione mortificata.
- E tu eri come un figlio per me, Garu; ma il tuo percorso, come quello di tutti, era già segnato da tempo -
L'ex-ninja si voltò di tre-quarti, per lanciargli uno sguardo gelido.
Dai suoi occhi non trapassava nessuna emozione.
Nemmeno la più piccola.
- Suo figlio è morte sei anni fa - sibilò, impassibile - Insieme alla stima che provava nei suoi confronti -



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
*sorseggia tranquillamente il suo cappuccino*
Io, ad alcune di voi, lo avevo detto che niente era come sembrava. Ma nessuno ha voluto dar retta alla vecchia zia Harl.
Non mi prolungherò molto, anche perchè non voglio cadere nello spoiler involontariamente.
Vi basti sapere che ho finito gli esami, esattamente ieri mattina, e che sto tornando operativa molto più di prima.
È da ieri sera che sto trascrivendo questo capitolo, e non mi sento più le dita ;-; e in più mi sta, forse, tornando la tendinite.
Ahimè non sono più giovane come un tempo!
Manca poco pocchissimo alla fine e, già lo so, piangerò.
Nonostante tutti i problemi che mi ha dato "A New Pucca", dal 2012 fino ad adesso, mi ci sono affezionata :')
Vi saluto
e torno a scrivere
(vi ho promesso che sarei tornata super attiva, e non posso non mantenere la parola datta ;3)
- Harley

Ci tengo a ringraziare:
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Tanto amore per voi

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Capitolo 13
*** Troviamo un piano. ***


capitolo 13
Capitolo 13.
Troviamo un piano.

- Adoro ricevere visite inattese! Mi rallegrano sempre la giornata -
Per quanto potesse sembrare assurdo, specialmente all’orecchie della piccola giapponesina, Hideo sembrava serio e non nascondeva doppi sensi oscuri in quella frase.
Le visite inaspettate lo rallegravano sul serio.
Seduta sul divano della stanza, Pucca puntò lo sguardo verso la porta d’ingresso.
Sapeva che da lì a poco sarebbe apparso qualcuno, e in cuor suo sperava che si trattasse di Garu o dei suoi amici.
Ancora una volta però, la corvina si era sbagliata.
L’uomo che apparve sulla soglia non assomigliava né a Garu né a nessuno dei suoi amici.
Vestito con un completo gessato blu scuro, portava sotto una camicia immacolata, ben chiusa fino all’ultimo bottone, con una cravatta sottile anch’essa blu scura.  
I capelli erano castani, tendenti al mogano, e tirato all’indietro con quello che, ad una prima occhiata, sembrava gel.  
Sulla base del naso poi c’erano appoggiati un paio sottile di occhiali, con la montatura di un freddo grigio; occhiali che conosceva alla perfezione, da tantissimi anni.
- Guarda guarda chi è venuto a farmi visita nella mia umile dimora! - esclamò allegro il nipponico, aprendo le braccia e facendo qualche passo verso l’uomo vestito elegante.
- È da una vita che non ci si vede, Liang -
Pucca rimase congelata sul posto.
Da quanto tempo non vedeva suo padre? Mesi, se non di più. Forse persino anni.
L’ultima volta era stata in Giappone, quando era venuto inaspettatamente a trovare lei e sua sorella durante le vacanze di primavera.
La sua era stata una visita fugace, durata davvero molto poco a causa dei suoi numerosi impegni lavorativi.
Da quando era ritornata in Corea non l’aveva visto nemmeno una volta.
Che cosa era venuto a fare lì? Come sapeva... che lei era lì?
- Sono venuto per portare a casa mia figlia, non per fare una visita a te - sputò quasi, l’ultima parte della frase.
- Siamo venuti -
Pucca rimase ancora più sconvolta nel realizzare che suo padre non era solo.
Dietro di lui infatti, apparirono le tre figure dei suoi zii.
- Ma quanto sei scortese, Liang! Non ti ricordavo così sgarbato - commentò, dopo aver fatto una smorfia, Hideo - Dovresti essere più gentile con tuo cognat_ Oh! Scusa. Ex cognato -
Il nipponico stava ridendo, ma non come prima.
Assolutamente no.
La sua... era una risata cupa e cattiva, che si stava beffeggiando dell’uomo che aveva davanti.
Pucca potè sentire suo padre stringere con forza i denti. Sembrava essersi infuriato per le parole del nipponico non poco, e lei non l’aveva mai visto così.
C’era qualcosa che non riusciva a capire, e non le era proprio chiaro.
- Io e Pucca stavamo parlando tranquillamente, prima del vostro improvviso arrivo. Perché non vi accomodate anche voi? - domandò poco dopo l’uomo, mentre con la mano indicava i divanetti alle spalle.
I quattro non risposero nemmeno, e fecero per andare verso la ragazza.
Hideo però fu più veloce, e si parò davanti a loro.
- Ah ah ah - fece di “no” con il dito - Non così in fretta -
- Levati, Hideo - gli ringhiò contro Liang, furioso, facendolo solo divertire maggiormente.
- Non ti ricordavo così aggressivo, sai? Pensavo fossi ancora il senza palle che stava con mia sorella -
Liang non ci vide più. Era già sul punto di saltargli alla gola, preso dalla rabbia del momento, ma fu bloccato prontamente dai tre cuochi.
Sapevano che uno scontro diretto, subito con Hideo, non sarebbe stata una scelta saggia.
Nel frattempo Pucca, che si era alzata da tempo in piedi, osservava la scena in silenzio, non sapendo come reagire.
Non si era mai sentita così, in vita sua.
Un tempo, quando era molto più piccola, sarebbe riuscita a trovare una soluzione per quella faccenda quasi immediatamente.
Invece ora... si sentiva completamente persa.
Non sapeva cosa fare, cosa dire e cosa pensare soprattutto.
Era conscia del fatto che gli anni in Giappone l’avevano cambiata nel profondo, ma non così tanto; forse il suo non era stato un cambiamento completamente positivo, come aveva pensato erroneamente un tempo.
I lati negativi del suo soggiorno fuori Sooga, si stavano facendo sentire con estrema prepotenza, e Pucca... rimase inerme, davanti a loro.


- Garu, ragiona! Non possiamo entrare in quella villa, senza uno straccio di piano. Andremmo a morte certa! -
Quelle di Abyo furono parole al vento.
Da quando avevano lasciato il palazzo di Master Soo, Garu si era chiuso in un silenzio tombale.  
Inutili furono tutti i tentativi del migliore amico, per fargli dire anche solo mezza parola.
Garu aveva marciato con passo spedito verso il luogo indicato dalla divinità, e il resto del gruppo lo aveva seguito.
Ma ora, che erano al limite della foresta di bambù, non molto lontani dalla dimora del criminale, si erano visti costretti a fermare l’ex ninja.
Se l’avessero lasciato fare, la loro possibilità di riportare a casa Pucca sarebbe andata in fumo... non potevano permetterlo.
- Senti un po’, Garu - intervenne Hinata, svincolata via dalla presa di En - Non mi piaci. Non mi stai simpatica nemmeno un pochetto... - avvicinò l’indice e il pollice davanti alla faccia, per fargli capire di quanto “poco” stesse parlando - Ma Hideo non mi piace ancora di più, e voglio portare in salvo mia sorella; sana e salva. Mettiti in mezzo, o manda all’aria tutto il nostro piano, e ti faccio fuori. Sono stata chiara? -
Il corvino continuò a non parlare, e non rispose alla domanda della giapponese.
Questo la fece andare ancora di più su tutti i nervi.
Rossa in volto, lo prese per il collo della maglia e con una forza inumana lo abbassò fino alla sua altezza.
- Sono stata chiara?! - ringhiò, inviperita come mai.
La maschera di impassibilità di Garu iniziò a cedere, davanti al pericolo.
Con una piccola luce di paura negli occhi, il coreano annuì meccanicamente con la testa.
- Bene - lo lasciò andare - Che facciamo ora? -
- Entriamo lì dentro -
Hinata lanciò un’altra occhiataccia al ragazzo davanti a lei.
 - Grazie - commentò sarcastica, appoggiando una mano sul fianco - E io che pensavo che saremmo andati a raccogliere funghetti con dei magici conigli alati -
En si avvicinò alla propria ragazza, e appoggiò nuovamente una mano sulla spalla.
- Hinata, dai -
La ragazza sbuffò infastidita.
Era sull’orlo di una crisi di nervi, e tutti in quella situazione potevano capirla.
Erano tutti nervosi, e spaventati.
Non avevano un vero proprio piano, e non sapevano come comportarsi con esattezza.
La paura di combinare qualche disastro, era davvero tanta.
- Siamo tutti nervosi... e spaventati - parlò Ching, accarezzando con dolcezza la testolina della piccola Wong - Ma dobbiamo trovare un piano. Pucca è nostra amica, e dobbiamo aiutarla a tutti i costi -
Hinata annuì con la testa, trovandosi completamente d’accordo con le parole della corvina.
- Qualcuno ha qualche idea? - domandò Abyo.
Ci fu un attimo di silenzio.
- Io, forse -
Tutti si girarono verso En, incuriositi.
Il biondo prese per le spalle Hinata, e la girò verso i presenti.
- E lei sarà la nostra chiave -
 

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Capitolo 14
*** Abbiamo fatto come voleva lui ***


capitolo 14
Capitolo 14
Abbiamo fatto come voleva lui

Il piano di En era folle, ma anche incredibilmente sensato.
Era partito tutto quando aveva iniziato a ripensare alle parole di Master Soo, nel momento in cui aveva spiegato loro il motivo per il quale Hideo non avrebbe fatto niente alla piccola Pucca. L'uomo teneva molto ai propri legami famigliari, e non avrebbe mai potuto fare del male a Pucca essendo sua nipote.
Ma anche Hinata era sua nipote.
Per quale motivo nessuno ci avesse pensato prima, non lo sapevano.
- È un piano idiota - commentò Hinata, a braccia incrociate - Vado lì e cosa faccio? Mi faccio offrire dei biscotti? Magari con una bella tazza di thè? -
- No, scema - rispose En, passandosi una mano sulla faccia - Ti fai aprire, e mentre distrai lo zio pazzo, noi ci intrufoliamo e portiamo fuori te e tua sorella -
La ragazza assottigliò lo sguardo, per niente convinta dalle parole del biondo.
- E poi? -
- E poi improvvisiamo -




Pucca, che era rimasta pietrificata fino ad allora, decise di non poter andare avanti così. Doveva fare qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Non poteva rimanere immobile, in balia degli avvenimenti. Per questo si alzò in piedi, e fece un passo in avanti verso i suoi zii e il padre.
- Io vado a casa con loro -
Hideo l'osservò incuriosito, cercando di comprendere le sue intenzioni.
- Di già? - domandò, dispiaciuto - Ma sei appena arrivata -
Le venne quasi spontaneo ribattere, per fargli notare che quello non era il termine adatto, ma preferì tacere e mordersi la lingua. Discutere verbalmente con Hideo era l'ultimo dei suoi pensieri.
- Andiamocene - parlò suo padre.
Le appoggiò una mano sulla schiena, e l'accompagnò delicatamente verso la porta d'ingresso. Fecero solo pochi passi, quando vennero bloccati da due zombie di Muji.
- Come ho già detto prima... - sorrise il nipponico - "Non così in fretta" - 
La corvina percepì un lungo brivido percorrerle la spina dorsale.
Non riusciva a capire.
Perché Hideo ci teneva così tanto che lei rimanesse là? Quale era il suo scopo?
Era certo che ne avesse uno, non poteva essere altrimenti per un tipo come lui, ma non riusciva a comprendere quale potesse essere.
La ragazza strinse con forza i pugni, parecchio infastidita.
- E come ho già detto io... - lo fronteggiò, assottigliando gli occhi - "Io vado a casa con loro" -
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Hideo e Pucca si studiarono a lungo.
L'uomo poté percepire con chiarezza la presenza di qualcosa di diverso nella nipotina davanti a lui; una luce di sfida negli occhi, mista a qualcosa che non sapeva dire bene cosa fosse.
Coraggio o... paura?
Gli venne spontaneo ridere di gusto, davanti a quella scena.
Pucca, la piccola Pucca, che si voleva mettere contro di lui. Come poteva non ridere? Era così esilarante!
Come se niente fosse, e continuando a sghignazzare, Hideo andò a risedersi su uno dei divanetti.
Tutta quella situazione, però, divertiva solo lui, e tra loro quelli più infastiditi erano Pucca e Liang. La ragazza poi si trovava davanti ad un bivio. Da una parte tutti gli anni di rigore e regole che le erano stati insegnati in Giappone, a cui si era ritrovata costretta a sottostare, che le sussurravano di mantenere la calma e dall'altra... tutto il periodo prima, che gridava a gran voce proprio l'opposto. Il periodo di quando agiva d'istinto, senza aver paura delle conseguenze, e riusciva in un modo o nell'altro a risolvere sempre la situazione.
Perché aveva deciso di cambiare in quel modo?
Che cosa ci aveva riguadagnato?
Se ne stava rendendo conto solo in quel momento, con le spalle al muro, e bloccata in un posto senza nemmeno sapere perché.
Quel cambiamento, alla fine, non le aveva portato nulla di buono.





- Dimmi cosa vuoi da me, e perché vuoi a tutti i costi che rimanga qua -
Pucca si parò davanti allo zio, pretendendo una risposta. Sembrava sul punto di esplodere, come una bomba inesplosa da fin troppo tempo e prossima a distruggere qualsiasi cosa.
I tre cuochi se ne accorsero, ed immaginando come si sarebbe evoluto tutto, si allontanarono verso destra per liberare il passaggio della porta. Non si sapeva mai cosa sarebbe potuto succedere.
- Parlare -
La semplicità con la quale il criminale pronunciò tali parole fu la scintilla che diede via alla detonazione.
Perso ogni freno inibitorio, la corvina si liberò in un urlo di rabbia e scaraventò, letteralmente, i due zombie tirapiedi contro Hideo.
- Mi sono stancata! - batté un piede a terra, e sbuffò con un toro inferocito.
Lanciò un'ulteriore occhiataccia allo zio che spuntò, come se nulla fosse, da dietro il mucchietto di zombie che aveva rischiato di travolgerlo.
Pucca aveva creduto di averlo preso in pieno, ma si era sbagliata.
Hideo aveva rivelato di avere dei riflessi notevolmente sviluppati, e in un lampo era riuscito ad alzarsi e ad evitare la pioggia di zombie.
- Misteri, misteri, misteri ed ancora misteri. Non ne posso davvero più! È così da quando sono tornata - sbottò, ancora parecchio infuriata.
- Sono tornata per avere un po' di tranquillità, e stare con il resto della mia famiglia. Ma cosa ho avuto in cambio? Casini! E sono pure stata drogata, e trascinata contro la mia volontà per... - Pucca gesticolò animatamente con le mani, incapace di trovare una parola adatta - Per non so quale diavolo di motivo! Ora pretendo delle_-
- Hai ragione -
- Rispost_ Aspetta. Cosa? - domandò la giapponesina, confusa. Non era sicura di aver udito bene.
Hideo unì le mani dietro la schiena, e si avvicinò alla ragazza. Si sarebbe avvicinato ulteriormente, se Liang non gli si fosse parato davanti prima.
Il corvino lanciò uno sguardo di sufficienza al coreano, ma rimase in silenzio. Non aveva la più che minima voglia di star a perdere tempo con quel omuncolo. Gli aveva già riservato fin troppe energie in passato, e le riteneva più che sprecate per un individuo del genere.
- Ho detto che hai ragione, Pucca - parlò - È giusto che tu sappia, insieme a tutti i presenti, il motivo per il quale ti trovi qui. Ma prima... - tirò fuori dalla tasca del pantalone un telefono cellulare - Chiediamo al resto della combriccola se vuole unirsi a noi -





En era una scimmia idiota, su questo nessuno aveva da ridire, ma Hinata si riteneva al suo stesso livello.
Lo sapeva che il suo era un piano idiota.
Lui, era un idiota!
Perché gli aveva dato ascolto? Perché anche gli amici di sua sorella gli avevano dato ascolto?
Hinata sospirò.
Era stupito stare a lamentarsi; specialmente ora che si trovava davanti alla porta della villa, in pieno stile nipponico, di Hideo.
Le venne il forte sospetto che ci fosse qualcosa che non andava. Non c'era nessuno a controllare il perimetro dell'abitazione, e se suo zio era un uomo tanto pericoloso come dicevano avrebbe dovuto avere una stretta sorveglianza.
Almeno, nei film era così.
Ancora al limitare della foresta di bambù, nascosti tra la vegetazione, c'erano gli altri del gruppo che la controllavano da lontano.
Si sentiva come una sorta di cavallo di Troia; solo che lei non era fatta di legno, e non aveva nessuna persona dentro la sua pancia.
Con l'ansia che le attanagliava lo stomaco, Hinata suonò il campanello di casa ed attese.
Attese.
Attese...
E attese...
Battè un piede a terra frustrata. Era forse una presa per il culo? Si stavano prendendo gioco di lei? Perché se fosse stato così, la castana avrebbe dato di matto e avrebbe fatto passare a tutti loro un brutto quarto d'ora.
Non era normale.
Era impossibile che non ci fosse nessuno, nessuno scagnozzo, nessuna...
La ragazza sgranò gli occhi, spaventata.
Si girò di scatto, e con più fiato che aveva in corpo urlò - È una trappola! Andat_ - ma non riuscì mai a finire quella frase.
Il pianerottolo sotto i suoi piedi si aprì, facendola precipitare giù.
- Hinata! -
En osservò la scena con orrore, ed incurante del pericolo corse verso la botola che aveva appena ingoiato la sua ragazza. Sul suo cammino però si pararono due abnormi figure: gli zombie di Muji.
Ne sbucarono altri anche alle spalle di Garu ed Abyo, e ben presto tutto il gruppo si ritrovò circondato.
Hideo li stava aspettando, ed erano finiti dritti dritti nella sua trappola.







- Brutto gorilla imbalsamato, mollami subito! -
Pucca sgranò gli occhi spaventata, come il resto dei suoi famigliari.
Quella era la voce di sua sorella!
Infatti, poco dopo apparve Hinata, trascinata come un sacco di patate da un altro zombie. Si agitava e scalciava come un'anguilla impazzita, battendo con forza i pugni contro la schiena del non-morto. Questo lanciò uno sguardo desolato alla piccola Pucca, come per farle capire che stava solo facendo quello che gli era stato ordinato, ed appoggiò la ragazza ancora urlante a terra.
Hinata, ancora inviperita, diede un calcio al polpaccio dello zombie, che l'osservò stanco e senza dire niente se ne andò.
- Hinata! -
La castana ci mise un po' per metabolizzare il tutto, ma quando si rese conto di star stringendo sua sorella, si mise quasi a piangere.
L'abbracciò con maggior forza, quasi avesse paura di vedersela scomparire da un momento all'altro davanti agli occhi.
- Ma cos'è? Fate le riunioni di famiglia, e non mi invitate? Che sono, la figlia di Nessuno? - domandò la giapponese, con fare sarcastico - Ah guarda un po'... Ciao, papà -
Hinata inclinò la testa, confusa - Te che ci fai qua? -
L'uomo d'affari era sul punto di rispondere, quando un gran chiasso proveniente dal corridoio lo zittì. Altri non erano che il resto della combriccola dei giovani ragazzi. Anche loro scortati da alcuni degli zombie di Muji, vennero fatti "accomodare" nella stessa stanza, che stava diventando sempre più affollata.
Il gruppo aveva un'aria distrutta e malconcia; era il segno di un combattimento avvenuto non poco prima. Uno scontro che li aveva visti sconfitti, stranamente.
Le due ragazze corsero dai propri ragazzi, non poco preoccupate. Pucca prese il volto di Garu tra le mani, e gli scostò qualche ciocca dalla fronte per osservarlo meglio.
- Stai bene? - domandò lei, rapida.
Il coreano non riuscì a nascondere il piccolo sorriso, che minacciava di scappargli dalle labbra.
- Dovrei essere io a chiedertelo - le fece notare, per poi spostare lo sguardo sull'uomo alle spalle della ragazza.
Il ragazzo si congelò sotto le sue dita, e ne comprese le ragioni. Il trauma del passato era ancora vivido nella sua mente, e il ricordo di quel giorno di sofferenze pure.
Fu quando lo sentì vibrare sotto le sue dita, che Pucca realizzò una seconda cosa.
Inizialmente, aveva interpretato quel tremolio come qualcosa scatenato da una montante rabbia, ma quando osservò i suoi occhi... capì.
Sgranati all'inverosimile, la pupilla minuscola...
Quelli erano lo specchio del terrore che in realtà provava dentro di sé.
Garu aveva paura di Hideo.




Vedere il ragazzo che amava in quello stato, le faceva malissimo.
Pucca gli appoggiò una mano sul braccio, come per dargli un silenzioso sostegno e fargli capire che non era solo, ma sembrò non avere alcun effetto.
Il coreano sembrava essere entrato in un turbine di pensieri tutto suo, e pareva quasi non accorgersi di quello che stava succedendo intorno.
La ragazza non lasciò il contatto, nemmeno quando si girò per guardare in volto Hideo. Quest'ultimo era il ritratto della tranquillità, e se ne stava in piedi nella stanza come se nulla fosse.
Per quale motivo li aveva riuniti tutti lì? Voleva forse... ucciderli tutti?
No. Non era quello il suo piano.
- Visto che siamo tutti presenti, posso iniziare a parlare - comunicò il nipponico, portandosi le braccia dietro alla schiena con estrema calma.
- Come ho potuto già raccontare ad una delle mie care nipotine... - lanciò uno sguardo a Pucca - Tutte le mie azioni degli ultimi decenni, avevano e hanno un solo ed unico scopo: distruggere Master Soo, per tutto quello che ha fatto -
Hideo aveva dedicato tutta la sua vita a quello, solo a quell'unico scopo. Lui si considerava solo un corpo morto, animato dalla fiamma della vendetta.
Per colpa di Master Soo aveva perso la donna che amava, il figlio che portava in grembo e tutta la sua onorevole carriera da ninja.
Tutto perso per sempre... ma non la sua lucidità mentale.
In tutto quel tempo, aveva conservato una machiavellica lucidità che aveva mantenuto fino alla fine, e che si stava rivelando nel suo intero solo in quel momento.
Tutto per distruggere Master Soo.
Alla piccola giapponesina si accese una lampadina. Forse stava iniziando a capire.
- E per distruggere una divinità immortale, bisogna fargli perdere consensi... e quale modo migliore di farlo, se non mostrarlo per l'essere ignobile che è alle ultime persone che credevano in lui? -
Hideo aveva rapito Pucca, solo per far sì che i suoi amici andassero a parlare con Master Soo... e scoprire così le atrocità che aveva fatto. Solo se l'avessero scoperto da soli, da Master Soo, avrebbero perso la fiducia in lui.
Hideo aveva calcolato tutto, anche la più piccola reazione, ed era andato tutto come secondo i suoi curati piani.
I presenti rimasero sconvolti, e faticarono a credere alle parole del criminale.
- L'unico essere ignobile qui sei te, Hideo - sibilò Liang, duro.
Il nipponico scrollò le spalle - Te sei sempre così noioso, Liang. Non riesco proprio a capire cosa vedesse Minako in te -
- Mi amava! - ribatté l'uomo, attirando l'attenzione di tutti - ... Ci amavamo - continuò, abbassando il capo e stringendo i pugni.
Linguini gli appoggiò una mano sulla spalla, per dargli sostegno, mentre il fratello dell'ex-moglie sbuffava infastidito.
- Infatti abbiamo visto tutti come è finita la vostra bella storia d'amore -
- Per colpa tua! -
- Ti ha sempre fatto comodo pensarla così, ma io non ho obbligato nessuno a lasciare nessuno -
- Palle! -
I tre cuochi trattennero il proprietario del ristorante, per impedirgli di fare qualche pazzia.
Hideo, che aveva mantenuto sempre un'aria calma nonostante tutto, portò lo sguardo al proprio orologio da polso.
- Pensa quello che vuoi, pensate voi tutti quelli che preferite, io meglio di chiunque so quello che ho e non ho fatto... ma ormai niente ha più importanza - sospirò.
- Ora che anche l'ultima persona in questo villaggio ha smesso di credere in quel vecchio bavoso... - lanciò uno sguardo ad Abyo e Ching, che erano rimasti in disparte per tutto il tempo - Il mio lavoro è finito -



Presto l'aria venne invasa dal suono delle sirene della polizia. Hideo aveva calcolato anche quello.
Alla fine di tutto, aveva pianificato di consegnarsi spontaneamente alla polizia, per poter essere processato e condannato nei tempi più rapidi possibili.
Con tutto il male che aveva fatto, tra cui l'omicidio sembrava il crimine più lieve, la sentenza sembrava già essere chiara a tutti...
Hideo sarebbe morto, mentre il villaggio Sooga sarebbe rimasto sconvolto da quegli avvenimenti per sempre. Mai più il villaggio Sooga, con i suoi abitanti, sarebbe tornato ad essere lo stesso di un tempo.
Sarebbe cambiato.
Si sarebbe evoluto...
Ma mai sarebbe tornato come prima.






Angolo della mente malata:
Piango tantissimo.
Non solo per la storia, ma anche perché questo angolo l'avevo già scritto ma l'IPad mi ha cancellato tutto ;-;
Aaaaaaah perché? Riproviamoci.
Questo è l'ultimo capitolo della storia, e ora manca solo l'epilogo. So che a molti questo finale non sarà piaciuto, ma io avevo in mente da anni di far finire così la storia: con la morte di Hideo.
Piango tanto, perché è sempre stato segretamente il mio personaggio preferito.  Mi rimprovero parecchio il fatto di non essere riuscita a caratterizzare i personaggi e la trama, ma capitemi. È una storia nata ed iniziata a pubblicare online nel 2012, senza trama alcuna, ma con l'unico desiderio alla base di volere scrivere una storia su Pucca. Però sono contenta. Nonostante tutti i suoi difetti, buchi e ancora difetti, ci sono molto affezionata.
Mi mancherà dover pensare mensilmente "Azz! Devo aggiornare Pucca aiutt", ma non temete. Non lascerò il fandom. Presto (relativamente presto) arriveranno tante nuove storie, perciò tenete d'occhio i miei social e profili vari per non perdevi niente ;3
Con questo, vi saluto per la penultima volta in questa storia
BUON NATALE e tanti auguri dolciosi!
Harley Hearts

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo
Epilogo


Pucca osservò il proprio riflesso nello specchio, continuando a pettinarsi la lunga chioma corvina con la spazzola di legno che stringeva tra le dita.
Era passato un anno e mezzo da quando era ritornata a Sooga, e benché fosse passato tutto quel tempo, il ricordo di quei giorni era ancora vivido nella mente di tutti.
Quando ripensava al volto di Hideo, suo zio, sentiva una morsa chiuderle la bocca dello stomaco. Faticava ancora a credere che fosse morto, nonostante il tempo trascorso.
Segretamente era addolorata per quella perdita, anche se si trattava di un individuo come suo zio; non aveva mai avuto il coraggio di confidarlo a qualcuno.
Neanche a Garu, che era il suo ragazzo.
Pensava che non avrebbero potuto comprendere appieno le sue ragioni.
Hideo aveva fatto delle atrocità. Azioni indicibili, che avevano distrutto un sacco di persone innocenti.
Hideo aveva fatto delle cose orribili, ma lui stesso era stata vittima prima di essere carnefice.
Conoscendo la sua storia, e le ragioni che l’avevano spinto a fare ciò che aveva fatto, non poteva provare sollievo dalla sua morte. Si stava pur sempre parlando della vita di un essere umano, che era stata completamente distrutta dalla decisione di una divinità.
Aveva già pagato per le sue azioni, gioire per la sua sorte la riteneva un’azione ignobile.
Appoggiò la spazzola sul comodino vicino al letto, e lasciò che i lunghi capelli corvini ricadessero lungo la schiena.
Guardò il vestitino azzurro che aveva deciso di indossare. Non era molto convinta della sua scelta, ma non aveva abbastanza tempo per stare sceglierne un altro. Tra poche ore sarebbe uscita con Garu, per andare a pranzo insieme. Sarebbe stata un’uscita molto informale, come erano soliti fare, e sarebbero andati nel ristorante di suo padre.
Alla fine, quel vestitino chiaro sarebbe andato più che bene.
Si lisciò rapida la gonna, ed afferrò borsa e cellulare che giacevano abbandonati sul letto. Fece per metterlo nella borsetta, quando notò la notifica di un messaggio non letto da parte di sua sorella.
Due giorni dopo l’arresto di Hideo, sua madre aveva preso il primo aereo disponibile per il Sud Corea. Minako era arrivata come una furia, preoccupata com’era per le sue uniche figliole.
Giunta a Sooga, e dopo essere entrata nel Goh-Rong certa di trovarvi le due ragazze, era corsa ad abbracciarle con le lacrime agli occhi.
- State bene? State bene, vero? Siete tutte intere? -
Era stata la prima cosa che la donna aveva domandato, preoccupatissima, prendendo per il viso prima una poi l’altra figlia.
- Ma’, non preoccuparti. Stiamo bene - aveva cercato di calmarla Hinata, con pochi risultati.
Dovettero passare svariati minuti prima che la donna riuscisse a calmarsi, quasi completamente.
Ma come darle torto? Suo fratello maggiore, che si era dato interamente alla malavita, era stato arrestato solo due giorni prima e si trovava in prigione, mentre le sue figlie si trovavano con lui al momento dell’arresto, insieme al suo ex-marito. Era stato lo stesso Liang a chiamarla, poco prima della polizia, e la donna gli aveva urlato contro di tutto e di più.
Aveva temuto il peggio per le due ragazze, e molti avvenimenti precedenti all’arresto non le erano ancora chiari, ma non le interessavano più di tanto alla fine dei conti; l’importante per lei era che le sue figlie stessero bene, al momento. Il resto passava in secondo piano.
Un’ora dopo il suo arrivo a Sooga, Liang raggiunse lei e le figlie al ristorante.
Erano anni che non vedeva Minako, e in tutto quel tempo era notevolmente cambiata da come ricordava. Aveva tagliato i capelli castani cortissimi, facendoli arrivare poco sopra le orecchie, e aveva optato per uno stile d’abbigliamento più classico e curato. Era una persona completamente diversa da quella che aveva amato è sposato, molto tempo prima.
Liang lo sapeva: era colpa sua quel drastico cambiamento.
Dopo il divorzio erano cambiati entrambi drasticamente, ma solo la donna era riuscita ad andare avanti. Liang aveva preferito rimanere ancorato ad una bugia comoda, piuttosto che guardare in faccia la verità. Una verità che conoscevano solo loro due e il fratello della donna.
- Partiamo domani, e ce ne torniamo a casa - aveva sentenziato la donna alle figlie, sedute ad uno dei tavoli del ristorante.
- Anche te, Pucca -
La ragazza aveva boccheggiato per la sorpresa.
- Cosa? Ma perché? - aveva domandato - Io... voglio stare qua -
Pucca volse lo sguardo verso Garu, per incontrare il suo preoccupato.
Le sembrava così ingiusto doversene andare, proprio ora che era così serena. Non voleva farlo, nella maniera più assoluta.
- Mamma, mi spiace, ma il mio posto è qua - le parlò calma, stringendo la mano della sorella maggiore al suo fianco - Spero tu possa capirmi -
Minako si strinse le braccia sotto al seno.
- Ne sei sicura, tesoro? È davvero quello che vuoi? -
La corvina annuì, in silenzio.
La donna si girò verso la primogenita.
- Te, Hinata? -
- Sooga è carina... - iniziò la castana - Ma non è il mio posto, purtroppo -
Pucca lo sapeva. Hinata considerava casa sua Tokyo, e non gliene aveva mai fatto una colpa.
Per quanto le sarebbero mancate sua madre e sua sorella, sapeva che non sarebbero mai state felici in un posto in cui non si sentivano bene.
La lontananza non avrebbe mutato il bene che provavano l’una per l’altra.
Pucca era ben intenzionato ad andare a trovarle con molta più frequenza, rispetto a quando era parecchio più piccola.
Sua sorella era partita esattamente due giorni dopo, insieme ad En e loro madre; ogni giorno le mancavano sempre di più, ma facevano di tutto per sentirsi il più spesso possibile e minimo una volta al giorno. Facebook e Skype si rivelarono essere mezzi di grandissimo aiuto per i loro problemi.
La storia tra Hinata ed En andava a gonfie vele, esattamente come la sua con Garu, e la notizia la riempiva di gioia.
Era felicissima per loro, e sperava che anche la loro felicità durasse il più allungo possibile; glielo augurava con tutto il cuore.




Trovò Garu esattamente fuori dal portone del ristorante, intento ad accarezzare uno dei due leoni animati in pietra.
Quando lo video gli corse in contro, saltandogli di slancio al collo.
- Ciao! - trillò lei, allegra, depositandogli un bacio sulle labbra - È da tanto che aspetti? -
Il corvino scosse la testa, e fece scendere le mani sui fianchi della ragazza.
- No, sono appena arrivato -
Con la presa salda sui fianchi di Pucca, e le braccia di lei ancora intorno al collo, si abbassò nuovamente sul suo viso per baciarla.
- Sei bellissima - le soffiò a pochi centimetri dalla bocca, una volta staccato.
Pucca arrossì vistosamente sulle gote per il complimento.
- Grazie - abbassò il viso rosso, imbarazzata.
Nonostante fosse già trascorso un anno, Garu riusciva a farla arrossire con pochissimo come il primo giorno.
Faticava a credere che fosse passato già tutto quel tempo. Le sembrava ieri quando le aveva confessato i propri sentimenti, seduti sul portico davanti alla casa di lui.
In tutto quel tempo, Garu era quello che aveva dovuto affrontare un sacco di cambiamenti, più di tutti.
Sotto consiglio della corvina, l’ex-ninja aveva iniziato ad andare da una psicologa. Nella sua breve vita il coreano aveva collezionato svariati traumi tremendi, dall’abbandono dei genitori all’incontro con Hideo, e non poteva non fare niente per metabolizzarli a dovere. Certi problemi si potevano risolvere solo con l’aiuto di una figura competente; non poteva fare altrimenti.
Da quando aveva iniziato gli incontri, il coreano era cambiato in meglio e la differenza, per lei che gli era rimasta affianco nonostante tutto, era lampante.
Era diventato più solare, allegro ed aperto. Aveva anche iniziato a lavorare nel dojo del padre di Ching, dove aveva iniziato ad insegnare arti marziali ai bambini.
Lei invece aveva ripreso a lavorare quasi a tempo pieno al ristorante, come ragazza delle consegne e cameriera.
Negli ultimi mesi poi i suoi zii avevano iniziato a darle lezioni di cucina, in vista di un ipotetico futuro. Era da un po’ che i tre cuochi stavano valutando l’idea di andare in pensione, e volevano lasciare la cucina in mani sicure. E quali mani migliori se non quelle della loro amatissima nipotina?
- Allora... sei pronto per una bella dose super extra di spaghetti jajjang? -
- Certo! - confermò, con un ampio sorriso - Ma prima devo darti una cosa -
Pucca osservò sorpresa il ragazzo portarsi una mano alla tasca posteriore dei jeans, e tirarvi fuori un piccolo spacchettino regalo argentato.
- Buon anniversario - sorrise emozionato lui.
- Ma, amore... - cercò di ribattere la giapponesina - Il nostro anniversario era l’altro ieri - gli fece notare, prendendo tra le mani il regalo.
Garu l’aveva davvero sorpresa; non si sarebbe mai potuta aspettare una cosa del genere. Non era da lui farle regali così improvvisi. Era davvero piacevolmente sorpresa.
- Lo so - rispose Garu, imbarazzato - Ma ho voluto farti lo stesso questo pensierino, e spero davvero che possa piacerti -
Emozionata, e divorata dalla curiosità, Pucca scartò la piccola bustina e svuotò il suo contenuto sul palmo della mano destra. Si trattava di una catenina argentata come la carta, con un piccolo ciondolino a forma di cuore.
- È meraviglioso! - esclamò stupefatta la corvina, risaltando addosso al ragazzo - Grazie mille! È bellissimo -
- Sono contento che ti piaccia - sorrise - Devo essere sincero: mi sono fatta consigliare da Ching, prima di prenderlo. Una parte dei ringraziamenti se li merita anche lei -
- Allora vorrà dire che dovrò ringraziare entrambi a dovere - ricambiò il sorriso lei, alzandosi sulle punte per  dargli un bacio di ringraziamento.
- Mi dai una mano a metterla? -
- Ovvio - rispose Garu, facendola girare e scostandole delicatamente i capelli dal collo.
Il suo tocco delicato fece vibrare il cuore della ragazza, ed aspettò con trepidazione che l’ex-ninja chiudesse la collana. Quando lo fece, si rigirò il pendente tra le dita con ancora tanta meraviglia negli occhi.
Garu la fece rigirare verso di sè, e si riabbassò per darle un nuovo bacio sulle labbra, decisamente più lungo dei precedenti.
- Ti amo tanto, Pucca -
- Anch’io ti amo, Garu -
I due si scambiarono un lungo sguardo d’intesa, seguito da due ampi e luminosi sorrisi, ed afferrarono l’uno la mano dell’altra.
E così, mano nella mano, entrano finalmente nel ristorante.







Fine







Angolo della mente malata:
Piango tantissimo.
Ho scritto questo epilogo il 27 dicembre 2017 (in un orario davvero indecente coff coff), ma sono riuscita a pubblicarlo solo ora.
In cinque anni questa storia è stata capace di farmi provare sentimenti parecchio contrastanti tra di loro, e mi mancherà un sacco.
Ci tengo a ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita in questi anni. Grazie di cuore!
Se non fosse stato per il vostro supporto, avrei abbandonato tempo addietro. Grazie ancora.
Con questo...
Io vi saluto per l'ultima volta, in questa storia.
vi porgo i miei omaggi
-Harley







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