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Occhi
di ghiaccio... freddi come il metallo e magnetici come due buchi neri, attenti
nello scrutare la tempesta che imperversava attorno a lei.
Di
lei si notavano principalmente due cose: la spada di Pietra Nera che stringeva
tra le mani e i suoi capelli rosso fuoco che furono scompigliati dal
vento.
Attese
con ansia il momento in cui il suo avversario, finalmente stufo di giocare a
nascondino, si fosse rivelato: aveva voglia di combattere.
Le
era ormai fin troppo chiaro che il nemico stava utilizzando uno speciale
incantesimo in grado di renderlo invisibile al suo sguardo. I suoi sensi
rimasero in allerta, pronti a captare ogni movimento o rumore sospetto che
potessero indicare l’effettiva posizione del nemico.
Poteva
trovarsi davanti a lei, come magari alle sue spalle... O perchè no, proprio
sopra la sua testa.
Erano
entrambi possessori e sapevano bene quanto fossero ridotti i limiti di chi, come
loro, poteva vantare dei poteri magici autonomi.
Con
la coda dell’occhio individuò delle macchie nere, ormai era un dato certo, il
loro scontro non sarebbe durato a lungo ed era giunto il momento di ritornare
dal resto dei Sigma.
I
suoi movimenti furono rapidi come un soffio di vento, strinse l’elsa della spada
e con un affondo preciso colpì qualcosa di corporeo.
Una
goccia di sangue nero cadde sulla neve mentre una risata
agghiacciante si diffuse nella vallata dove stavano combattendo senza sosta
ormai da ore. Dopo essersi allontanato con uno scatto fulmineo, il demone era
tornato visibile.
Erano
identici. Stessa voce chiara e limpida, stessi capelli, stesso ghigno
divertito stampato sul volto.
Si
trattava di un demone mutaforma, uno di quelli che prendono le tue sembianze, ti
uccidono e si nutrono del tuo corpo vivendo con la tua faccia fino a quando,
costretti dalla fame, ricominciano a cacciare. I demoni di quel tipo non
rientravano tra le sue preferite ma era suo dovere, in quanto cacciatrice,
rispedire quegli esseri nella loro dimensione. Aveva conosciuto molte persone
che avevano iniziato quel tipo di lavoro per scelta ma a lei non era stata data
la possibilità di rifiutare.
Era
nata come una leggenda ed era stata cresciuta come tale: c'era una storia
che parlava di lei, raccontata in uno dei libri più antichi del mondo, uno di
quelli che il consiglio teneva sotto chiave per via dei segreti che conteneva.
Fu
separata dai suoi genitori neanche mezz’ora dopo essere venuta al mondo:
l’avevano affidata alle cure dell’associazione, dove l’avrebbero istruita al
meglio, insegnandole come difendersi e come usare i suoi poteri, per contrastare
i membri della Mezzaluna Spinata e impedire che la profezia del libro di Alekos
si realizzasse.
Come
avessero scoperto che fosse proprio lei la reincarnazione della Dea Avres era un
mistero. Nessuno si era mai preoccupato di indagare a fondo nella
faccenda.
L’unica
certezza dell’intera faccenda erano i poteri di quella bambina e purtroppo per
lei non c’era nessuna via di scampo: era destinata a compiere una profezia
scritta millenni prima… Dio solo sapeva quanto avrebbe fatto a meno di quella
fastidiosa eredità.
Quando
era più piccola provava un forte sconforto sentendo il giudizio di qualche
sconosciuto che, senza conoscere la sua storia, si permetteva il lusso di
chiamarla “mostro”.
Pur
di non mostrarsi debole davanti a quelle persone si costringeva a corse
chilometriche nella foresta dietro l’accademia dove, finalmente sola, poteva
scaricare la sua ira contro un enorme masso di pietra.
Damastair
era il suo maestro, sapeva tutto di lei ed era sempre stato in grado di capirla,
le medicava le mani in silenzio e dopo cena le ripeteva che era da stupidi
ascoltare quei discorsi: nessuno, a parte lei, poteva permettersi un giudizio su
ciò che aveva affrontato in quegli anni.
Nei
suoi anni all’accademia aveva sentito fin troppi di racconti sul suo conto: i
più ridicoli la descrivevano come un sanguinario mostro a due teste, alto più di
due metri, che brandiva una spada imbrattata del sangue dei suoi nemici… Di
certo i pettegolezzi sul suo conto non mancavano.
Per
chiunque non fosse abituato a trattare con quelle creature era praticamente
impossibile distinguere l’originale dal falso. Un solo dettaglio differiva tra
le due figure: il colore degli occhi.
Le
iridi della ragazza mantenevano costantemente un'incredibile sfumatura blu
attraversata da venature dorate.
Erano
impossibili da imitare e forse fu proprio quella consapevolezza a spingere il
demone a non modificare l'innaturale giallo delle sue iridi: probabile, a
scontro concluso e in caso di vittoria, il demone si sarebbe limitato a
strapparle i bulbi oculari sovrapponendoli ai propri…
-
Sei qui per uccidermi giusto? - quelle parole furono poco più di un
sussurro ma sul volto del demone non c’era più traccia del sorriso ironico di
qualche attimo prima - Che cosa stai aspettando? - . Non
ottenendo una risposta la ragazza decise di attaccare, riuscendo in poco tempo a
mettere alle strette il demone, con la lama della sua spada premuta contro la
giugulare nemica la ragazza riacquistò sicurezza e si avvicinò al volto del
demone: - Chi ti manda. –
Il
demone solo per un attimo parve confuso e intimorito da lei ma riprese ben
presto la sua spavalderia.
-
Credi di essere tanto importante per il mondo umana? – le rispose il mutaforma
affondando la sua arma verso la ragazza, riuscì a piegare la guardia della rossa
e la ferì nello stesso punto dove a sua volta esibiva un lungo taglio - E con
questo siamo pari cuccioletta. –
La
rossa non sembrò apprezzare le sue parole e, con gli occhi ridotti a due
fessure, si portò alle spalle del demone con una velocità decisamente superiore
rispetto a quella dei comuni esseri umani: - Non mi è mai piaciuto essere allo
stesso livello di un parassita. – , con un movimento aggraziato quanto letale
aveva reciso la gola del mutaforma lasciando che questo crollasse al suolo con
un tonfo prima di dissolversi.
La
rossa si calò il cappuccio in testa, ritrovandosi ormai sola rispose ugualmente
all’unica domanda che il demone le aveva posto: - Tu non puoi sapere quanto
siano disposti ad offrire per avere me. -
È
così che comincia questa storia.
Parla di
Penelope, una cacciatrice, una piccola Dea… Una leggenda.
Il
tenente Muller era un uomo nerboruto e freddo, con una barba leggermente incolta
che gli conferiva un aspetto trasandato, soltanto i suoi occhi azzurri facevano
intuire che dentro a quel corpo più simile ad una macchina da guerra che ad un
umano si nascondesse un animo gentile.
Al
suo fianco camminava Nerida Thyris, una mezz’elfa che sin dal primo istante
aveva saputo dimostrato il proprio valore e meritando il ruolo di comandante
della squadra sperimentale degli Andromeda Sigma.
-
Parlami un po’ dei tuoi ragazzi Nerida… Sono davvero curioso di scoprire se le
voci che circolano sui Sigma sono vere o se sono soltanto pettegolezzi gonfiati.
– tra le sue mani si materializzò una cartellina di plastica su cui,
ordinatamente, erano comparse otto schede di valutazione.
Oltre
un vetro di protezione c’era una stanza quasi totalmente immersa nel buio se non
fosse per un unico punto illuminato in cui, una ragazza dai lunghi capelli
biondi, si stava allenando con arco e frecce.
-
Lei è Erin Majer. È stata reclutata sette anni fa insieme a suo fratello
gemello. I cacciatori che li hanno scoperti sono rimasti colpiti dal fatto che
due undicenni fossero stati in grado di mettere alle strette un Esiliato. –
spiegò lei, appoggiandosi contro lo stipite della porta ad osservare la ragazza.
Il
tenente si mostrò particolarmente incuriosito da quella scoperta, sapeva bene
quanto fosse difficile contrastare l’attacco diretto con un demone e sapere che
due bambini fossero riusciti nell’impresa l’aveva particolarmente sorpreso ma
c’era ancora una questione da analizzare: - Cosa ne pensano i genitori? Sono
d’accordo sulla loro permanenza qui? –
-
I supervisori hanno indagato sul loro conto: all’epoca sono stati trovati a
vagare per i sobborghi di San Pietro Burgo ma la loro residenza fissa era un
orfanotrofio di Praga. – spiegò lei rivolgendo un occhiata divertita alla
ragazza dall’altra parte del vetro che, una volta riaccese le luci, aveva
mostrato una certa soddisfazione nel notare che intorno a lei non era rimasto un
solo bersaglio libero dalle sue frecce – Erin è in grado di leggere nel pensiero
di chiunque nel raggio di duecento metri e come avrai notato è un vero asso
nel tiro con l'arco. –
Muller
prese qualche appunto frettoloso sul foglio di valutazione davanti a lui
prima di seguire Nerida nella stanza successiva.
In
un’altra stanza, decisamente più luminosa della precedente, si trovava un
ragazzo dai capelli castani i cui occhi brillavano come
rubini.
Nerida
spiegò al tenente ciò che nessuno sarebbe stato in grado di comprendere dando
una semplice occhiata ai movimenti del ragazzo: - Lui è Declan Summers, può
sembrare che se ne stia semplicemente immobile lì dentro ma non è così: è in
grado di controllare il fuoco provocando la combustione spontanea di qualunque
oggetto… Durante l’ultima missione è rimasto gravemente ferito ma vedo che
nonostante i miei rimproveri continua ad allenarsi. –
Declan
si voltò in direzione dei due e, come se l’avesse sentita parlare, disse che il
suo sguardo di rimprovero non avrebbe sortito alcun effetto: era determinato a
riprendere i suoi allenamenti ed infatti, pochi secondi dopo, l’auto di fronte a
lui era esplosa sorprendendo il tenente in maniera più che
evidente.
Percorsero
un lungo corridoio e raggiunsero l’ennesima porta, Nerida indicò un punto
distante dalla loro posizione e mostrò all’uomo una ragazza dai capelli neri che
con una rapidità sorprendente stava parando gli attacchi di un demone Silf. In
una mano la ragazza teneva uno scudo in ossidiana mentre nell’altra stringeva
una spada di Soladìa incandescente, una potente arma termica in grado di
fondere il corpo del demone.
-
Bisogna essere dei veri esperti per maneggiare armi di quel genere. Per non
parlare dell’incredibile capacità magica che quella ragazza deve possedere per
mantenere costante il calore della spada. – Muller parlò senza nemmeno
rendersene conto, quella ragazza poteva sicuramente vantare un afflusso magico
invidiabile, non era difficile intuirlo - Chi è quella ragazza?
–
-
Conoscerai sicuramente Jacopo e Dana Brigante dell'unità ventitre di Los
Angeles. Clarissa ha sedici anni ed è la minore tra i loro figli. – Nerida
guardò con orgoglio la ragazza che stava sicuramente dimostrando un abilità
tecnica degna dei più alti gradi dell’associazione – Quando è entrata nel
progetto aveva dodici anni ma solo di recente ci siamo accorti del fatto che è
in grado di controllare l’acqua. –
Nella
stanza successiva c’era un ragazzo bendato che stringeva tra le mani un fucile:
ad intervalli irregolari alcuni piattelli erano liberati verso l’altro e, solo
grazie al suo udito, il ragazzo era in grado di individuare la posizione del
bersaglio che puntualmente veniva abbattuto.
- Lui
è David Sherazad, ha diciassette anni ed è molto fiero delle sue origini
siriane. – spiegò lei avvicinandosi ad un pannello elettrico su cui era
possibile selezionare le modalità di allenamento – Lo hanno reclutato a Damasco
durante una gita scolastica presso la sede dei cacciatori. Ha partecipato ad un
duello con due novizi ed è riuscito a stenderli grazie ad un perfetto uso della
telecinesi. -
Non
appena la mezz’elfa finì di digitare qualcosa sulla tastiera, la velocità a cui
erano liberati bersagli era cresciuta, il giovane restò spiazzato per qualche
istante ma riuscì a recuperare il ritmo in meno di un minuto. Soddisfatta per
il risultato di David, scortò Muller verso un’altra zona della sede,
spiegandogli che ognuno dei suoi ragazzi era sottoposto a quel genere di
allenamenti quotidianamente.
Il
movente? Puntavano a migliorare la loro prontezza di
riflessi.
Attraversarono
vari corridoi prima di raggiungere una palestra in cui si stavano allenando due
ragazzi: - Lei è Nadia Olivera, ha sedici anni e arriva da San Paolo ed è
riuscita a create una tecnica basata sugli incantesimi acustici. In pratica
sfrutta onde elettromagnetiche a diversa frequenza per immobilizzare il nemico,
volendo potrebbe interromperne le funzioni vitali ma è troppo tenera per pensare
di eliminare qualcuno. Il ragazzo lì è il figlio di Aaron Shuster. Daniel è un
esperto in strategia militare ma non è ancora bravo ad affrontare gli
imprevisti. Fortunatamente possiamo contare sull’aiuto di Amy per queste
situazioni. -
Sul
volto del tenente comparve un espressione sorpresa, erano ore che si stava
domandando se, in quell’occasione, gli sarebbe stato concesso un incontro con la
piccola fiamma: - Stai parlando di Amy Halliwell? -
La
mezz’elfa alzò gli occhi al cielo cercando di sedare l’entusiasmo del tenente,
ogni volta che si faceva menzione della piccola fiamma si tendeva a dimenticare
l’abilità del resto del gruppo e questo non le piaceva: - La vedremo più tardi e
se si degnerà di uscire dalle sue stanze ma fino a quel momento intendo parlarti
di lui. Tutti i miei ragazzi hanno delle
abilità innate in un certo senso mentre Daniel ha ottenuto i suoi poteri grazie
al continuo allenamento. Ora è in grado di usare la telecinesi e ha ottenuto il
giusto stato mentale per potersi definire un custode del fulmine. –
Muller
disse a Nerida che se fosse stato al suo posto si sarebbe sentito fiero di quel
ragazzo: l’ultimo custode del fulmine era nato più di trecento anni prima ed
aveva manifestato poteri straordinari.
Raggiunsero
l’ultima postazione di osservazione del palazzo principale: dava su un enorme
palestra e si poteva facilmente intuire che, sotto di loro, si stava svolgendo
un comune allenamento a squadre.
Qualcuno
lanciò un fumogeno riducendo la visibilità al minimo per qualche secondo: ci
vollero un paio di secondi prima di rivelare che, intorno ad una delle due
squadre, si era materializzata una barriera in grado di bloccare gli attacchi
degli avversari. Fu
in quel momento che Nerida riprese con le presentazioni: - Lui è Liam, il
gemello di Erin. Riesce a creare delle illusioni talmente reali da uccidere
l’avversario e quando è insieme a sua sorella riesce a creare delle barriere
impenetrabili. I miei ragazzi sono la fine del mondo… Non puoi negarlo tenente!
–
Per
vedere l’ultimo membro dei Sigma furono costretti ad abbandonare l'edificio
principale; il
laboratorio che cercavano era protetto dai militari e la porta
per accedervi richiedeva l’ausilio di una chiave elettronica.
Le
porte si aprirono su un’enorme stanza, una decina di persone erano sedute
davanti a degli enormi pannelli di controllo mentre tre ragazzi attraversavano
freneticamente la stanza portando ai vari tecnici dei fogli con le impostazioni
per le varie macchine.
-
Stiamo a vedere cosa succede… Posso avere un caffè per favore? – domandò la
mezz'elfa e nel
giro di due secondi una tazza di liquido nero fumante le fu portata. I due
supervisori si accomodarono su delle comode poltrone che si affacciavano
sull'enorme vetrata che permetteva di osservare la stanza
dell'allenamento per sfiancamento, come l'avevano gentilmente
soprannominata gli strutturati.
Una
ragazza con i capelli del colore del fuoco era perfettamente immobile
all’interno della stanza: indossava una maglietta a mezze maniche bianca, dei
pantaloni mimetici ed un paio di anfibi ai piedi, infilato in un orecchio
portava un auricolare che la collegava direttamente alla stanza dove si
trovavano i due supervisori e i vari tecnici che stavano sistemando gli ultimi
dettagli.
La
rossa era stata circondata dai cyborg, perfettamente immobili ed in attesa della
sua prima mossa che giunse inattesa e devastante:quando
aprì gli occhi, tutti i robot furono scagliati contro le pareti ad una velocità
impressionante, andando in pezzi… Nuove macchine dall’aspetto più resistente
comparvero dal nulla e la attaccarono con le semiautomatiche di cui erano
dotati.
La
ragazza saltò verso l’alto, scomparve dal campo visivo dei presenti e i sistemi
di localizzazione dei cyborg ci impiegarono qualche secondo per individuare la
sua nuova posizione: era appesa al soffitto e tra le mani teneva due
pistole.
Quando
le macchine ripresero la loro offensiva non ci fu un singolo proiettile in grado
di sfiorarla, tutto andava a cozzare contro una barriera che rispediva i colpi
al mittente ed abbatteva i cyborg, lasciando illesa la
ragazza.
Muller
aveva atteso a lungo quel momento e ne era stato ripagato abbondantemente.
Quella ragazza era un portento, era impossibile negarlo e fu una gioia per lui
vederla combattere dal vivo: - È lei vero? È la piccola fiamma quella lì sotto.
-
-
Ci hai preso tenente… - a Nerida sfuggì una risata, vedere quell’espressione
meravigliata sul volto di un veterano la divertì profondamente, sapeva bene
quanto Muller avesse agognato quell’incontro e vedere Amy combattere in quel
modo la fece sentire orgogliosa del suo operato - Lei è Amy Halliwell, ha
quindici anni e il nostro giro termina qui. –
-
Mai fidarsi dei babbani… Quell’idiota si è scordato uno dei miei bagagli in
albergo! – un ragazzo dai capelli castani si precipitò alle spalle di Ryan e la
squadrò da capo a piedi e cominciò a spingere in là l’amico – Scusa tanto bimba
ma prima che lo arrestino per pedofilia nei tuoi confronti me lo porto via. Se
non avete altro da dirvi… -
-
Io non ti conosco ma lascia che ti dia un consiglio: prova a ricordarti,
soltanto per un attimo, che sei un mago e pensa a cosa potresti usare per far
arrivare qui la tua valigia. – Amy sorrise vedendo l’espressione sorpresa del
ragazzo accanto a Ryan, trovò estremamente divertente l’idea di sorprendere un
ragazzino spocchioso dunque rincarò la dose - Incantesimi d’appello, questi
sconosciuti. Va beh, vi lascio alle vostre chiacchiere, è stato un piacere.
–
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Dopo
il rimprovero che la rossa fece a tutti i Sigma, dal momento che nessuno di loro
si era preoccupato di controllare la bimba, ci furono un paio di minuti di
silenzio totale.
Erin
decise di interrompere quell’innaturale silenzio con una chiara provocazione nei
confronti della rossa: - Sei stata in spiaggia tutta la mattina e hai trascorso
gli ultimi dieci minuti ad amoreggiare con uno sconosciuto… Nemmeno tu hai saputo tenere d’occhio tua nipote. –
Amy
comprese immediatamente le intenzioni di Erin.
Volevano
farle passare definitivamente l’incazzatura, così da non dover subire il suo
malumore per tutto il giorno.
Li
avrebbe accontentati più che volentieri, era in vena di cazziatoni e loro si
erano appena offerti volontari per subirne un paio: - C’è una sottile
differenza… Mentre ieri sera voi siete usciti a divertirvi io ho catturato i
vampiri assegnati al trio meraviglia(*), ho rimediato ai casini burocratici dei
due principini(**) e gli orecchini di madreperla sono già stati consegnati ai
loro legittimi proprietari, come richiesto da Mr. e Mrs. Smith(***).
–
Daniel
le riservò un’occhiata dispiaciuta, non era stata una gran scelta quella di
farla sfogare, ora si sentiva uno schifo: - Potevi dirci di no… Avremmo
recuperato il lavoro in arretrato in un altro momento. -
Amy
sorrise al cugino, gli scompigliò la zazzera già incasinata di capelli che gli
stavano in testa e guardando il resto del gruppo disse: - Non dico mai di no a
chi mi guarda le spalle sul campo ogni giorno… Ma la prossima volta tenete
d’occhio quella mocciosa! –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Amy
ebbe qualche problema con il controllo dei bagagli, all’interno del pullmino si
trovava un enorme albergo e in mezzo alla folla perse totalmente di vista i suoi
compagni.
Un
uomo sulla quarantina si presentò davanti a lei con un sorriso falso tanto
quanto una moneta da tre euro e le chiese se poteva esserle utile.
-
Dipende. Lei dovrà chiamare qualcun altro prima di dirmi qual è il problema con
il mio cane? – il fatto che stessero facendo tutte quelle scenate perché si era
rifiutata di mettere la museruola a Kira era a dir poco ridicolo.
-
La politica dell’albergo m’impone certe norme per la sicurezza degli altri
clienti. Non possiamo agire altrimenti signorina…? –
Amy
alzò gli occhi al cielo e decise di ricorrere alle maniere forti. Frugò
nelle tasche del giubbotto e ne estrasse il suo distintivo: sull’oro bianco era
inciso un Restan
con un drago dalle ali spiegate e definite da decine di scintille rosse. Il suo
nome e il suo numero di matricola erano incisi appena sopra il nome
dell’associazione.
Il
signor “giacca e cravatta”, nel leggere il suo nome era impallidito visibilmente
e Amy aggiunse quel momento ai ricordi soddisfacenti della giornata: - Mi
perdoni signorina Halliwell, non avevo idea di chi lei fosse… La prego di
accettare le mie scuse più sentite. –
“Sentite
un corno…”
Le
porte dell’ascensore si aprirono e davanti a lei comparve un ragazzo biondo, con
gli occhi di un blu particolarmente intenso, che non perse tempo in inutili
presentazioni: - Sei nuova vero? Mi ricorderei di un bel faccino come il tuo. –
Amy
alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a trattenere il divertimento: provocò il
ragazzo, riferendosi all’esuberanza dei giovani australiani di cui tanto le
avevano parlato.
Il
biondo le afferrò il polso, strattonandola, mentre con un tono provocante le
aveva sussurrato a un orecchio che non poteva permettersi di fare l’altezzosa
con lui.
Proprio
in quel momento le porte dell’ascensore si spalancarono rivelando la figura, per
un attimo sorpresa e poi infuriata, di Daniel: - Non ti azzardare a toccarla! –
Al
biondo sfuggì una risata, ignorò totalmente Daniel e diede una manata sul sedere
della rossa che scattò in avanti, uscendo dall’ascensore con un urlo sorpreso: -
Sei una proprietà privata. Che peccato… Bel sedere però! –
Fu
Amy stessa a riportare il suo sguardo sul simpaticone e, soltanto per un attimo,
i suoi occhi furono attraversati da una pericolosissima scintilla rossa che fece
preoccupare Daniel… Contro ogni previsione del ragazzo, la rossa si limitò ad
alzare il medio in direzione del biondo, suggerendogli di andare a quel paese,
in toni meno garbati.
Il
viaggio fu tranquillo e dopo un paio di ore giunsero a destinazione. La Holy
Grail School era un enorme villa Vittoriana, costruita a meno di duecento metri
dalla spiaggia, difficile contare gli incantesimi di disillusione lì intorno…
Con i babbani non si è mai tranquilli.
-
Questo posto è
fantastico! – Carter osservò affascinato il sistema di illuminazione esterno, in
grado di conferire alla scuola un aria ancora più imponente e
teatrale.
-
È una scuola Carter, non ci trovo nulla di fantastico. – Nadia raccattò le sue
valigie e seguì i due prefetti che stavano lentamente radunando i nuovi arrivati
intorno a loro – Che tu ci creda o no Halliwell, credo proprio che tu abbia
fatto colpo… Il ragazzo della stazione non ti toglie gli occhi di dosso! –
Il
contatto visivo, tra Amy e Ryan, fu interrotto dagli uomini-Sigma che si
sentirono profondamente infastiditi dal fatto che Amy fosse in grado di attirare
l’attenzione di tutti quei ragazzi.
Gli
unici lì intorno a portare la divisa erano due prefetti, un maschio e una
femmina, che richiamarono l’attenzione dei presenti: - Sappiate che alle otto in
punto si attivano delle barriere protettive della scuola… Cercate di essere
puntuali perché se vi beccano fuori il nostro custode ha l’obbligo di scortarvi
dalla preside. –
Cominciarono
a far entrare gli studenti dell’ultimo anno, con un appello che sembrò essere
infinito, gli ultimi a essere chiamati furono gli iscritti del primo anno e
Sigma.
I
due prefetti proseguirono con l’appello.
Amy
confermò la sua presenza, abbandonò Kira oltre i cancelli della scuola e notò
che, a qualche metro di distanza, si trovava il suo accendino… Non si era
accorta della sua mancanza fino a quel momento.
Si
allontanò dal resto del gruppo per recuperarlo ma fu immediatamente ripresa dal
giovane prefetto: - Dove stai andando Halliwell? Se non ti dai una mossa a
rientrare rischi di restare bloccata lì! -
-
Sai dove puoi infilartela quella cavolo di barriera? - Amy ignorò le sue parole
e sbuffò infastidita: tutte quelle manie di controllo le davano sui nervi… E
ancora non aveva messo piede dentro la scuola!
Con
la coda dell’occhio vide un abbagliante lampo azzurro e capì di essersi fregata
con le sue stesse mani.
Imprecò
tra se e se ma non le fu nemmeno possibile ascoltare i rimproveri divertiti dei
suoi compagni perché la sua attenzione fu totalmente catalizzata da un urlo
proveniente dalla foresta alle sue spalle.
Amy
scambiò un’occhiata preoccupata con Daniel ma quando un secondo urlo riecheggiò
nella foresta, voltò le spalle ai suoi compagni e
s’inoltrò nella foresta.
Corse
per un centinaio di metri e si ritrovò al limitare di una radura, di fronte a
lei vide una ragazza
accasciata al suolo: era terrorizzata, con i capelli arruffati e aveva i
jeans
strappati all’altezza
delle ginocchia ma prima ancora che potesse avvicinarsi alla ragazza, una
seconda figura entrò nel suo campo visivo.
-
Ti ho trovato finalmente.
-
Non
c’era umano in grado di reggere il confronto con quelle creature… Il fascino dei
vampiri non era certo una novità.
La
mente della rossa fu riportata alla realtà dai
mugolii spaventati della ragazza che, ancora inginocchiata al suolo, scongiurò
il suo aguzzino: - Per piacere…
Lasciami andare. Per
l’amor di Dio…
Ti prego
non farmi del male!
–
Il
ragazzo scoppiò
a ridere rivelando una dentatura bianchissima e perfetta,
solo i canini rovinarono quello sfoggio di perfezione, mostrando la loro tipica
forma lunga e appuntita.
-
Dio? Io
non credo in Dio piccola e nemmeno tu dovresti farlo… Non adesso che sai di
essere vicina alla fine. – la afferrò per il mento, costringendola a guardarlo
negli occhi e con tono accattivante le disse – Dimmi bambolina… Moriresti
sperando nella punizione di un Dio che non ascolta o preferiresti essere tu a
punirmi? -
Lo
sguardo della ragazza s’illuminò di una luce divertita, solo per qualche istante
si concesse la libertà di far vagare la mente e rispose alla provocazione del
notturno con un sorriso soddisfatto sulle labbra: - Tu sarai punito per ciò che
fai. Che sia io o qualcun altro a farlo non è importante.–
-
Hai ritrovato il coraggio vedo… È
stato divertente giocare con te ma direi che possiamo finirla qui. –
glielo mormorò
mentre ispirava il suo odore, con le labbra a pochi millimetri dalla giugulare,
pronto ad affondare i denti nella sua tenera carne… In quel preciso istante,
approfittando della distrazione del notturno, Amy lanciò un potente
schiantesimo che fu in grado di scagliare il vampiro lontano dalla
ragazza.
---
NDA,
solo per precisare:
-(*)il
trio meraviglia è comporto da Erin, Liam e Nadia
Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi
facile
ma non esiste
un sogno perpetuo; ogni sogno cede il posto ad
un sogno nuovo e non bisogna volerne trattenere
alcuno.
(Hermann Hesse)
<< Make Your Choice – Black
WoodLand >>
-
Che palle, non mi sono ancora arrivate le valigie! Mai fidarsi dei babbani…
Cos’è questa novità Rey? – Alex, appena vide una ragazza dai capelli rossi
accanto all’amico, aveva creduto in un abbaglio: a giudicare dal suo
abbigliamento, Ryan stava davvero parlando con una comune e lui non era il tipo
da mischiarsi con certi soggetti. – Scusa ragazzina ma se non te l’hanno
spiegato lui passa per pedofilo se ti parla quindi, prima che lo arrestino, me
lo porto via. Se non avete altro da dirvi. - ed iniziò a spingere in là
l'amico.
-
Quanti anni credi che abbia? Scusa se mi sono messa a chiacchierare con il tuo
ragazzo ma mi ha ritrovato la nipote. – e guardò Ryan ghignando, se quel tipo
intendeva provocarla aveva fallito miseramente anche se, a giudicare dal rossore
comparso sul volto dell’ultimo arrivato, lei ci era riuscita
divinamente.
-
Non è il mio ragazzo! –
-
Certo, certo… Dovresti ricordare la tua natura di possessore ed usare un
semplice aggancio: i tuoi bagagli sarebbero qui e tu non dovresti nemmeno
spendere i soldi per il “taxi”. La magia è un dono Alex, dovresti essere
abbastanza grande da sapere quando usarla. – e si allontanò salutando i due con
un cenno della mano mentre alle sue spalle il povero Alex aveva le guancie
arrossate e Ryan era scoppiato a ridere.
Una
volta raggiunti i suoi compagni, Amy lanciò un ultimo sguardo in direzione del
moro: - E’ stato un piacere rivederti Ryan. - ; se non fosse stato per lo
sguardo, altero ed allegro allo stesso tempo del ragazzo, probabilmente non
l’avrebbe nemmeno riconosciuto.
Il
ragazzo, quasi l’avesse sentita, si voltò verso di lei: - Ci vediamo a scuola
Penelope. -.
-
Ti sembra il momento adatto per flirtare con qualcuno? –
La
risata di Erin riportò i pensieri di Amy sulla terra: vedere il figlio di Gareth
l’aveva scombussolata non poco.
-
Anziché sfottere non potevi controllare la bambina? – era parecchio infastidita
dalla leggerezza con cui i suoi compagni trattavano la missione: nelle ultime
due settimane non avevano fatto altro che passare il tempo a divertirsi,
trascurando completamente i loro doveri di cacciatori in terra straniera… Forse
l’accudire Juliet non faceva parte dei loro compiti ma il fatto che fossero
tutti concentrati a fare altro la mandava in bestia.
Erin
abbassò lo sguardo, Amy era davvero arrabbiata per quella situazione e non
sembrava voler ammettere repliche, tuttavia… Fu più forte di lei e rispose: -
Scusa. Credevo ci stesse pensando qualcun altro. –.
La
rossa alzò gli occhi al cielo sentendo quelle parole: - A quanto pare la
pensavate tutti allo stesso modo. –
Erin
la guardò e nonostante si capisse che il nervosismo della rossa non era ancora
scemato del tutto, decise di provocare un po’ la rossa: - Sbaglio oppure la
piccola Juliet ti ha appena rimediato un ragazzo? E dove sei stata fino ad ora?
–
Per
qualche istante la rossa rimase in silenzio, senza sapere cosa rispondere:
avrebbe dovuto raccontare del suo incontro con l’erede di Gareth o sviare il
discorso su altri orizzonti?
Meglio
optare per la seconda.
-
Ci tengo a sottolineare che Dimitri non sarebbe affatto contento di sentirti
parlare in questo modo. – si avvicinò alla gabbia di Kira osservando il piccolo
lupo che la guardava assonnato, - E poi non è necessario che voi sappiate come
ho trascorso la mia mattinata. Abbiamo un pullman da prendere e dovremmo darci
una mossa. –
Stavolta
Erin non si trattenne e sbuffò: - Mai una volta che ti lasci andare! Di questo
passo non troverai nessuno disposto a scambiare due parole con te una volta
arrivati laggiù! –.
La
rossa alzò gli occhi al cielo, -
Sai bene che se fosse per me vivrei rintanata nel mio appartamento per i
prossimi due decenni. Ma mi è stato affidato questo compito e non posso
trasgredire agli ordini. In ogni caso, come ho già detto, non è il momento
adatto per parlarne. Radunate le vostre cose e cominciate a salire sul pullman.
– si appoggiò a terra, frugando nello zaino in cerca del suo amato iPod, mentre
i suoi compagni eseguivano l’ordine.
-
Amy, vorrei scambiare quattro parole con te. - disse Aaron, avvicinandosi a lei
con un espressione seria ed impassibile mentre Liam e Declan ridacchiavano
indicandola.
-
La preferita di Aaron sta per essere sgridata. Non credevo di vivere tanto a
lungo da poter vedere una scena simile! – Liam, per quelle parole, ottenne un
doloroso pugno sul braccio da parte della sorella, - Silenzio ameba e prendi la
tua roba. Non mi va di passare tutto il viaggio in piedi perché voi siete stati
troppo lenti… E voi due finitela! - alle spalle dei due ragazzi, Daniel e Carter
avevano iniziato a fare la lotta attirando l’attenzione dei passanti sul gruppo;
pur cercando di nascondere agli altri quanto la scena la divertisse, Lara si
mise in mezzo ai due rimproverandoli per il loro comportamento immaturo,
ricordandogli che erano in missione ed avevano dei compiti da assolvere.
Nell’esatto
istante in cui l’ultimo dei ragazzi Sigma era salito sul pulmino, Aaron aveva
iniziato a parlarle: - Devo chiedertelo Penelope: sei proprio sicura di quello
che stai facendo? – le aveva fatto quella domanda tante di quelle volte da
averne perso il conto ormai ma non si era ancora convinto della risposta.
-
Te l'ho detto Aaron , sono sicura della mia decisione e non intendo tirarmi
in dietro proprio adesso. – spiegò lei, il suo tono esprimeva tutta la sicurezza
che aveva in quel momento e anche l’uomo, seppur con rammarico, dovette cedere
pur non nascondendo le sue preoccupazioni: - Sai bene che non sono affatto
d’accordo con il tuo piano. E' rischioso e non... – ma la ragazza non gli
permise di finire, sapeva dove voleva andare a parare e conosceva la risposta a
tutti gli interrogativi del suo tutore, - Capisco che tu possa preoccuparti per
me ma sappiamo entrambi che senza questo piano tutto di ciò per cui abbiamo
lavorato io e i ragazzi sarebbe stato inutile. Devo provarci. Se andrà male
potrò dire di aver tentato. –
-
Mi dispiace che il tuo destino sia già stato scritto Penn... Vorrei davvero che
non fosse andata in questo modo. - aggiunse lui, sospirando, mentre
abbracciava la ragazza.
Penelope
non era mai stata portata per le scene tristi ed infatti, con un ghigno stampato
sulle labbra, aveva iniziato a prenderlo in giro: - Signor ministro non mi dirai
che ti sei affezionato proprio a ME, vero? Sono pur sempre la persona
che ha distrutto per metà il Louvre di Parigi ed ho quasi ucciso le Erinni.
Ricordi il Cerbero di Berlino? Ci abbiamo messo ore per cancellare la memoria di
tutti quei comuni. A volte vorrei aver inventato io quell’affare che si vede nel
film dei Men in Black! Hai presente quello che cancella istantaneamente la
memoria? Potrei provare a crearne uno… Del resto avrò molto tempo libero ora che
avete deciso di mandarmi scuola. -, sentendo quelle parole Aaron non riuscì a
reprimere una risata.
-
Di solito i ragazzi normali pensano alla loro media scolastica, non a creare
congegni per un associazione segreta. – la voce di Lara arrivò chiara alle loro
orecchie, a pochi metri da loro appoggiate ad una colonna c’erano Juliet e sua
madre che li guardavano, palesemente divertite dall’abbraccio che si stavano
scambiando i due, - Non ti facevo così smielata Penelope, insomma da mio marito
dovevo aspettarmelo ma tu… Sono sinceramente sorpresa! –.
La
rossa si liberò dall’abbraccio dell’uomo e, sorridendo alle due, tentò di
spiegare la situazione: - Signor giudice, mi dichiaro innocente! Suo marito ha
rischiato di aprire le cateratte mentre ci salutavamo e, non ho bene capito la
dinamica degli eventi ma mi sono trovata qui in mezzo. Non è stata colpa mia!
-.
Gli
Shuster sentendo le sue parole erano scoppiati a ridere: sapevano che entro
breve Penny avrebbe ammesso con se stessa che tutti loro le sarebbero mancati ma
non si aspettavano alcun tipo di dimostrazione d’affetto.
Il
modo con cui la rossa comunicava il suo stato d’animo era proprio l’ironia, non
si perdeva certo in frasi dolci e smielate!
-
Va bene signorinella, fingerò di crederti. Parlando della tua partenza
piuttosto, che fine hai fatto fare ai tuoi bagagli? Hai lasciato soltanto Kira a
casa. – Lara era davvero confusa dal momento che la rossa era solita lasciare a
qualcun altro il compito di portare le sue valigie fino all’aeroporto o in
stazione, mentre lei si occupava di altro; quella volta, invece, Lara non aveva
trovato nulla che portasse la trischele che Amy era solita incidere sui suoi
oggetti.
La
rossa alzò le spalle con noncuranza prima di rispondere alla domanda della
donna: - Stavolta ho fatto da sola. Ho ridotto le valige e le ho appese alla
collana, insieme agli altri ciondoli, così nessuno dovrà portare massa in più
per colpa mia. Sono stata brava vero? –
-
La mia bimba sta crescendo! - Lara la guardò con ammirazione, prima di
abbracciarla.
Stavolta
fu Aaron a ridere…
-
Lara... soffoco! – disse la rossa con un filo di voce, mentre la donna la
liberava e con le lacrime agli occhi le scompigliava la
frangia.
La
rossa alzò gli occhi al cielo: - Ti prego, non anche tu! Non potete piangere! Ho
esaurito la scorta di allegria del giorno per la mocciosa e il “bello-ma-biondo”
che ti sei sposata. Non saprei cosa fare con te con te… Questo, non è
affatto un addio! Se tutto va come ho previsto per natale posso venire a
trovarvi. –
Aaron
le sorrise, spingendola in direzione del pulmino che la avrebbe portata fino a
scuola, sussurrandole all’orecchio: – Noi ti aspettiamo, ci sarà sempre un posto
per te a casa nostra e lo sai. -
La
rossa si fermò sul primo gradino del pullman, voltandosi a guardare Aaron, Lara
e Juliet: - Non sapete quanto vi sia riconoscente.
Praticamente nessuno avrebbe accettato di fare tutto questo per una
sconosciuta. Sono in debito con voi. -
Lara
iniziò a piangere, - N-non lo dire n-neanche per sogno! –, Aaron le strinse un
braccio intorno alle spalle ridacchiando: - Anche se non lo dimostro con
altrettanta gioia, sono d'accordo con mia moglie. Ci hai reso fieri di te sin
dal primo giorno. -, Amy si sentì rincuorata da quelle parole.
Le
porte dell’autobus si chiusero davanti a lei… E con un ultimo saluto ai tre, si
voltò per iniziare la ricerca dei suoi compagni.
La
porta chiusa alle sue spalle era la fine di un capitolo della sua vita e il
gradino di fronte a lei era la prima riga di quello nuovo.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Nonostante
all’esterno sembrasse un comunissimo pulmino giallo delle scuole, al suo interno
si trovava un vero e proprio albergo.
Alcuni
ragazzi erano seduti sulle poltrone nella hall mentre altri erano in piedi
accanto all’ascensore in attesa di poter raggiungere le loro stanze.
Conoscendo
i Sigma le sarebbe toccato indagare per ore alla ricerca della stanza che
avevano sicuramente deciso di occupare.
Tentò
di chiamare Daniel ma la voce dall’altro capo del telefono le diceva che al
momento l’utente era impegnato in un'altra conversazione, invitandola a
richiamare in un secondo momento. Tentò con Erin e Declan ma il cellulare
suonava a vuoto.
Stava
iniziando a spazientirsi e per evitare di frantumare il cellulare all’ennesima
chiamata fallita, si diresse al bancone dell’albergo: magari alla reception le
avrebbero detto in quale stanza si trovavano i suoi compagni di squadra, -
Scusi, volevo un informazione. Sto cercando alcuni amici ma non conosco il
numero della loro stanza e volevo sapere se lei poteva aiutarmi a trovarli. –,
il ragazzo dietro al bancone la squadrò per un attimo, indeciso se acconsentire
o meno a quella richiesta ma alla fine le disse che non era possibile darle
quell’informazione per via del regolamento dell’albergo. - Andiamo, non voglio
mica ucciderli! – più andava avanti a parlare con quel tale e più il suo
nervosismo aumentava.
-
Sono spiacente ma non posso proprio farlo. Il regolamento è molto chiaro a
riguardo e non vedo perché dovrei fare un eccezione proprio per lei. – il tono
usato da Jack, così c’era scritto sulla spilla che portava al petto, era
lievemente sarcastico e a quel punto Amy era certa di aver raggiunto il suo
limite massimo di sopportazione.
-
E va bene, ho provato con le buone ma tu non mi dai altra scelta. - si frugò
nelle tasche dei Jeans ed estrasse il distintivo dell’associazione, mostrandolo
al ragazzo dall’altra parte del bancone, – Lo vedi questo affarino luccicante?
Sappi che mi dà l’autorità di guardarti anche nelle mutande se credo che ci sia
qualcosa di importante e nessuno potrebbe impedirmelo. Quindi se io ti chiedo di
dirmi in quale stanza sono, tu rispondi “lo faccio subito”. Ti è chiara la
situazione? –, poteva leggere la paura sul volto di Jack, probabilmente da quel
momento la sua situazione poteva solo migliorare o…
-
Vado a chiedere ad un mio superiore. –
O
peggiorare ulteriormente.
Amy
si passò stancamente una mano sul volto pensando che di quel passo sarebbero
arrivati a scuola prima che lei capisse dove fossero gli altri: - E te pareva…
Questo posto mi sta già sulle scatole! – sbuffò ed attese che quell’idiota
tornasse in fretta, possibilmente con qualcuno in grado di rispondere alla
domanda che la tormentava da parecchi minuti: dove diavolo erano finiti i
Sigma?
Un
uomo sulla quarantina si presentò davanti a lei con un sorriso falso tanto
quanto la giacca di Armani che indossava e le chiese se poteva esserle utile.
Amy
lo squadrò, per quanto il bancone e la sua statura glielo permettessero, e con
un tono del tutto sarcastico aveva risposto all’uomo: - Dipende. Lei dovrà
chiamare qualcun’altro prima di darmi una risposta? – il sorriso che fece
quell’uomo in risposta, provocò un ghigno spontaneo sulle labbra della rossa.
-
Il giovane Jack mi ha parlato di un distintivo che non ha riconosciuto, posso
chiederle di mostrarmelo? –, Amy alzò gli occhi al cielo e mostrò nuovamente la
piastrina all’uomo: sull’oro bianco era inciso un Restan,
un simbolo celtico che rappresenta la protezione e il sostegno, con un drago
dalle ali spiegate definito da decine e decine di scintille rosse. A intervalli
regolari la scritta del dipartimento scorreva, presentando il suo nome e il suo
numero di matricola.
Il
signor “giacca e cravatta”, nel leggere il suo nome, era impallidito
visibilmente e lo stesso Jack gli aveva domandato se si sentisse male, - Mi
perdoni signorina Halliwell. Io non avevo idea di chi lei fosse… La prego di
accettare le mie, o meglio, le nostre scuse.– , lo sguardo perplesso di Jack valse più di mille parole: non ci stava
capendo niente!
La
rossa scrollò le spalle, spostando una ciocca di capelli che le era finita
davanti agli occhi, - Bene, ora potete rispondere alla mia domanda o ci sono
altri problemi? Cerco quattro ragazzi e tre ragazze, l’accento è straniero…
–.
In
quel momento il volto del giovane Jack si era illuminato e prese a digitare
freneticamente sulla tastiera che aveva davanti: - Mi risulta una camera a nome
di Daniel Shuster. È la trecentoventinove del quinto piano. Vuole che la faccia
accompagnare da un fattorino? –, la rossa si rimise il distintivo in tasca e si
allontanò in direzione dell’ascensore: - Lo farò da sola ma grazie per
l’offerta. –
Le
porte dell’ascensore si aprirono e, davanti a lei, comparvero i volti di due
ragazzi: uno era biondo e con gli occhi verdi, l'altro aveva la pelle
leggermente più abbronzata, era moro ed aveva degli occhi di un blu molto
intenso.
-
Wow… Sei nuova di qui vero? Mi ricorderei di un bel faccino come il tuo. -
ridacchiò il biondo squadrandola da capo a piedi con uno sguardo malizioso. Amy
alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a trattenere il divertimento: provocò il
ragazzo, riferendosi all’esuberanza dei giovani australiani di cui tanto le
avevano parlato mentre sul suo volto era comparso un ghigno carico di
sarcasmo.
Il
biondo le afferrò il polso, strattonandola, mentre con un tono provocante le
aveva sussurrato ad un orecchio che non poteva permettersi di fare l’altezzosa
con lui… Per quanto bella potesse essere nessuno poteva rivolgersi così a
lui.
Ma
proprio in quel momento le porte dell’ascensore si spalancarono, rivelando la
figura, per un attimo sorpresa e poi arrabbiata, di Liam: - Non ti azzardare a
toccarla! –.
Amy
si voltò in direzione dell’amico e lo avvertì con lo sguardo di non fare
cavolate prima di rimarcare il concetto a parole: - Stai calmo. Non è successo
niente. - .
Nonostante
l'istinto omicida che il russo provò verso il ragazzo di fronte a lui, Liam
decise di ascoltare la rossa e di lasciar perdere.
-
Non sapevo fossi proprietà privata bambolina… In questo caso, complimenti per la
scelta amico. È un vero schianto! – il biondino non sembrava aver sviluppato il
cosiddetto “istinto di sopravvivenza”, altrimenti avrebbe smesso di bloccare le
porte dell’ascensore per allontanarsi il più in fretta possibile da quel
piano.
-
Piantala Walter… - lo riprese l’altro, convincendo l’altro a mollare il colpo e
a lasciarli in pace ma prima che le porte si richiudessero il biondo non riuscì
a trattenere le ultime battutine sarcastiche: - Oh beh… Il dovere mi chiama. È
stato un piacere bollore e ricordati che sono sempre disponibile per una
cavalcata! –
Stavolta
fu Amy a voltarsi in direzione del simpaticone: per un attimo i suoi occhi erano
stati attraversati da una pericolosissima scintilla rossa che fece
istintivamente stringere la presa di Liam sulla sua mano ma contro ogni sua
previsione Amy si era limitata ad alzare il medio in direzione del biondo,
suggerendogli di andare a quel paese… Non in toni così gentili
ovviamente.
Appena
entrata in camera la rossa si era chiusa la porta del bagno alle spalle… Gli
sguardi dei Sigma si puntarono immediatamente sul povero Liam che fu
praticamente costretto a spiegare cosa avesse innervosito a quel modo la rossa.
Una
volta spiegata la situazione, Liam sospirò esasperato: - Dovreste spiegarle che
alcuni ragazzi non sono esattamente dei galantuomini quando si trovano davanti
una bella ragazza. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Il
viaggio era stato tranquillo e dopo un paio di ore giunsero a destinazione:
probabilmente quella zona era stata avvolta da decine e decine di incantesimi di
disillusione dal momento che la Holy Grail Shool si presentava dinnanzi a loro
come un enorme villa Vittoriana, costruita a meno di duecento metri dalla
spiaggia… Difficile non farla vedere ai babbani senza usare la
magia!
-
Questo posto è
fantastico! – Carter contemplava la scuola con gli occhi sbarrati per la
sorpresa.
I
ragazzi del primo anno sembravano impazienti di poter usare il pontile per
tuffarsi in mare, quelli più grandi invece non vedevano l’ora di tornare a
sfidarsi a calcio, rugby e quiddich.
-
È una scuola Carter, non ci trovo nulla di fantastico. – sbuffò Erin,
raccogliendo alla meno peggio le sue valigie seguendo due ragazzi in bermuda e
canottiera che richiamavano i nuovi e quelli del primo anno, - Guarda Amy, il
ragazzo della stazione ti sta fissando. Credo proprio che tu abbia fatto colpo!
–.
Poco
lontano da loro Ryan stava ascoltando come i suoi compagni avessero trascorso le
vacanze, senza però evitare di rivolgerle qualche occhiata
incuriosita.
Amy
fece una linguaccia
ad Erin e rispose sarcastica: - Come se potesse importarmi di uno così…
Ricordate il mio genere no? Se non tenta di mangiarmi la testa o di uccidermi
non fa per me! – e gli altri, ricordando i trascorsi “amorosi” della rossa, non
riuscirono a trattenere le risate.
Amy
notò che praticamente tutti i presenti li stavano osservando: probabilmente
erano loro stessi la “novità” più interessante di quell’anno.
-
Per chi non fosse informato intorno alla scuola si attivano delle barriere
protettive, alle otto in punto, quindi vedete di non fare tardi. Nel malaugurato
caso in cui non rientraste in tempo, sappiate che il nostro custode ha l’obbligo
di scortarvi dalla preside e che, nella maggior parte dei casi, il venire
scoperti comporta quasi sempre una punizione quindi state attenti alle lancette!
–
Gli
unici lì intorno a portare la divisa erano i due prefetti, un maschio ed una
femmina, che presero a fare l’appello di tutti gli
iscritti.
Cominciarono
dall’ultimo anno e procedettero a ritroso fino a quando i soli rimasti
all’esterno delle mura furono i primini, i non ammessi dell’anno precedente e i
sigma che se ne stavano seduti vicino all’ingresso, intenti a farsi platealmente
i cavoli loro.
-
Amy Halliwell. – la voce della ragazza, chiamò il suo nome e lei rispose
meccanicamente, confermando la sua presenza ai due supervisori, - I professori
parlano di te come un prodigio sai? Eppure credo si aspettassero qualcuno di
meno giovane… –, lo sguardo della ragazza sembrava severo ma soddisfatto.
-
Spero di essere ugualmente all’altezza delle loro aspettative. – il suo tono era
lievemente ironico ma entrambi i supervisori la ignorarono, tornando a svolgere
il loro compito.
Mentre
il resto dei Sigma venivano chiamati lei si accorse del suo accentino finito a
terra qualche metro più in là: probabilmente le era caduto quando si era accesa
una sigaretta, dieci minuti prima.
-
Hei! Dove vai Halliwell, non hai sentito cosa ho detto sulle barriere? – il
ragazzo la rimproverò senza però muoversi di un passo mentre tutti gli altri
studenti varcavano le mura della scuola. Amy alzò gli occhi al cielo, tutte
quelle manie di controllo e nemmeno era entrata!
Mentre
si chinava a raccogliere il suo accendino, borbottò infastidita: - Sai dove puoi
infilartele quelle barriere? -.
Quando
si rialzò, un lampo azzurro si alzò dal suolo proprio davanti a lei: - Cavolo.
-.
I
suoi compagni scoppiarono a ridere, mentre i supervisori si dividevano per
andare a chiamare qualcuno che fosse in grado di recuperarla, poi Amy
sentì
un urlo talmente acuto da provocarle un brivido: sembrava
provenire dalla foresta che aveva alle spalle.
Le
risate cessarono e la preoccupazione comparve sui volti di tutti i
presenti.
La
rossa esitò per un secondo, indecisa
sul da farsi ma quando l’urlo
tornò
a farsi sentire, stavolta più
forte di prima, decise di intervenire: voltò le spalle agli altri e si inoltrò
nella foresta, ignorando i richiami dei suoi
compagni.
Sentì
l’ennesimo grido, stavolta più
forte:
era vicina.
Si guardò intorno e la
prima cosa che vide fu una figura accasciata al suolo: solo dopo qualche
secondo, con la poca luce che filtrava attraverso le piante, si accorse che si
trattava di una ragazza. Aveva
lunghi capelli scuri, che le cadevano spettinati e sporchi di terra e foglie sul
volto, indossava dei jeans ed una maglietta, entrambi strappati e
sporchi all’altezza
delle ginocchia: probabilmente era caduta
mentre scappava da qualcosa.
Prima
che però potesse
avvicinarsi una seconda figura era comparsa nel suo campo visivo: -
Ti ho trovato finalmente.
-.
Dal
timbro della voce aveva capito che a parlare era stato un
uomo.
Amy
rabbrividì
letteralmente
nell’udire
quella
voce: era fredda ma allo stesso tempo divertita ed
il suo proprietario era l’incarnazione
perfetta della seduzione.
Era
un ragazzo alto e snello, aveva i capelli di una tonalità castano-bionda
che gli sfioravano appena le spalle ed indossava dei pantaloni che gli
avvolgevano alla perfezione le gambe mentre il petto era completamente scoperto
rivelando una pelle lattea e perfetta.
Le
labbra erano di un rosso scuro ed intenso ma furono gli occhi a
colpirla:
erano di un blu incredibilmente scuro ma le pupille trasmettevano uno sguardo
penetrante ed affascinante che ricordò ad Amy un gatto, anche per la forma che
possedevano.
La
mente annebbiata della rossa fu riportata alla realtà dai
mugolii spaventati della ragazza ancora inginocchiata al suolo.
-
Per piacere.
- la voce era spezzata dai singhiozzi spaventati, si percepiva lontano un miglio
che era terrorizzata, - Per piacere
lasciami andare. Per
l’amor di Dio,
ti prego
non…
- ma la giovane non riuscì
a
finire la frase, scoppiando in un pianto disperato.
L’uomo
nel guardarla sorrise, rivelando una dentatura bianchissima e
perfetta…
Solo i canini rovinavano quello sfoggio di perfezione.
Erano
lunghi e appuntiti.
Dunque si trattava di un vampiro.
-
Dio? - mormorò
annoiato quello avvicinandosi alla sua prede, - Io non credo in Dio piccola e
nemmeno tu dovresti visto la fine che stai per fare. - concluse lui
ridendo,
per poi prenderle il mento ed alzarle dolcemente il viso, facendo incontrare i
loro sguardi.
-
Ti puniranno per questo.–
balbettò lei, la paura la invadeva completamente ma il coraggio di rispondere
non le mancava.
L’uomo
rise platealmente di lei e delle sue parole, allontanandosi di qualche passo:
-
Sai bambina, sono secoli ormai che la mia punizione mi perseguita. La morte e
l’inferno
sarebbero solo una consolazione per me. - le parole non furono più di un
sussurro ma furono sufficienti a provocare una nuova crisi di pianto nella
ragazza di fronte a lui;
- Questa sera sono stato fortunato. Di solito mi tocca accontentarmi di piccoli
animali che girano in questo schifo di posto…
- mormorò con voce roca, spostandole con una mano affusolata i capelli dal
collo, pronto per affondare i canini–
È stato divertente giocare a rincorrerti ma non mi va più di perdere tempo.
-
e detto questo, si avvicinò con le labbra alla gola della ragazza.
Amy,
rimasta ipnotizzata dalle movenze del vampiro fino a quel momento, sentendo gli
ennesimi mugolii spaventati della ragazza si
riscosse e lanciò un incantesimo che scagliò il notturno lontano dalla giovane
umana.
-
Non so tra quanto si riprenderà. - mormorò la rossa avvicinandosi alla ragazza,
ancora immobile davanti a lei e con lo sguardo puntato sulla figura immobile del
vampiro - Dovresti andartene… Riesci a correre o ti fa male qualcosa?
-
-
Sto bene. Non sono messa così male. - borbottò l’altra, ringraziandola, senza
però distogliere lo sguardo dal vampiro. – Mi hai salvato la vita. Sono in
debito con te. Sono Ania. -
Amy
notò che il vampiro iniziava a recuperare le forze, quell’incantesimo non
sarebbe durato ancora a lungo e lei doveva far allontanare Ania prima che il
notturno si liberasse: - Che ne dici di rimandare le presentazioni a un altro
momento? Sono felice che tu stia bene ma te ne devi proprio andare adesso… Cerca
gli insegnanti e stai lontana dalle zone d’ombra. Io lo terrò occupato ok?
-
Dopo
un’ultima occhiata rivolta alla sua salvatrice, Ania eseguì gli ordini e si
allontanò correndo nella direzione indicatale dalla rossa.
Amy
sentì un fruscio alle sue spalle e istintivamente si chinò verso il basso
evitando l’attacco del notturno… Quando l’albero alle sue spalle andò in
frantumi, pensò che se il vampiro fosse riuscito a colpirla avrebbe potuto dire
addio ad almeno due costole.
La
rossa sfuggì alla presa del vampiro e, una volta fuori dalla sua portata gli
rivolse un’occhiata divertita: - Non ti hanno detto che è da codardi
attaccare alle spalle? –
Non
fece nemmeno in tempo a mettersi in posizione di difesa che le braccia del
notturno la strinsero in una morsa ferrea.
Il
vampiro aveva approfittato della posizione per strofinare il naso sul suo collo,
non riuscì a trattenere un brivido quando questo le parlò con le labbra a pochi
centimetri dal suo volto: - Credevi che ti avrei lasciato attaccare ancora dopo
quel giochetto? –
Cogliendo
il vampiro di sorpresa Amy trasfigurò la sua pelle in una superficie
incandescente che lo costrinse a mollare la presa, poi evocò la sua spada di
pietra nera e si mise in posizione d’attacco: - Amo giocare… Specialmente con
chi non rispetta le norme del codice di Valad. –
Amy
si spostò velocemente evitando l’ennesimo attacco del notturno ma non ottenere
l’effetto sperato. Il vampiro riuscì a incastrare la lama appena comparsa al suo
fianco con quella sguainata di lei e con un elegante movimento del polso le fece
perdere la presa sull’elsa della spada prima di afferrarla al volo con la mano
libera.
Gli
occhi azzurri di Amy rispecchiavano tutto il suo stupore: non le era mai
successo di subire una sconfitta così rapida ed
inesorabile.
-
Come cavolo ha fatto? -
Lui
le mostrò un sorriso divertito, le puntò alla gola entrambe le spade e le girò
intorno squadrandola dalla testa ai piedi: - Sei brava… Ma io lo sono di
più. – poi le rilanciò la spada e la sfidò a fare di
meglio.
Ripresero
a scambiarsi colpi e proseguirono per più di mezz’ora… Era una danza in cui
nessuno dei due sembrava prevalere sull’altro, un incantesimo infrangibile che
sembrò isolarli dal resto del mondo fino a quando entrambi, ormai esausti
crollarono ansanti al suolo.
-
Se il mio capo sapesse che sto parlando con te senza tentare di ucciderti mi
licenzierebbe. – il tono usato da Amy era divertito ma i suoi occhi fecero
capire al notturno che non stava affatto scherzando. Lei gli tese una mano e lo
aiutò a rialzarsi in piedi, facendo evanescere definitivamente la sua spada poi
gli chiese il suo nome.
Lui
fece un galante inchino, con un baciamano e rispose alla sua domanda: - Il mio
nome è Alexander… Lieto di fare la vostra conoscenza lady Halliwell. – il
vampiro notò l’espressione sorpresa della ragazza che, probabilmente, si stava
domandando come conoscesse il suo nome, quindi le riconsegnò il distintivo
dell’organizzazione – L’ho preso quando ti ho attaccato alle spalle, non è stato
difficile, eri troppo concentrata sui miei denti per accorgerti di dove fossero
le mie mani. –
Amy
scoppiò a ridere rigirandosi tra le mani la piastrina e gli rivolse uno sguardo
divertito: - Come siamo finiti a parlare di queste cavolate?
–
Lui
le diede un bacio sulla fronte, le accarezzò una guancia e la salutò, sparendo
nella foresta: - Il tempo delle chiacchiere è finito milady ma spero che le
nostre strade s’incrocino di nuovo. –
Il
suo sguardo vagò alla cieca nell’ombra cercando la figura del misterioso
Alexander ma la sua attenzione fu attirata dalla voce di qualcuno che,
probabilmente, stava cercando lei.
-
C’è qualcuno lì? – quella voce apparteneva sicuramente a James White… Per quale
motivo si trovava alla Holy Grail School?
-
L’ha morsa? – domandò una donna, titubante nel tono di voce, senza avvicinarsi
troppo… Sembrava terrorizzata da quell’eventualità.
Amy
sentì due mani tiepide abbassandole il colletto e istintivamente tentò di
divincolarsi da quella stretta ma la voce di suo padre tentò di rassicurarla: -
Non voglio farti del male. Sto soltanto controllando che non ti abbia morso.
–
-
Non mi ha fatto niente. - Le sue parole furono totalmente ignorate e James
continuò a scrutarle il collo, in cerca di un qualunque segno che potesse
smentire o confermare l’ipotesi del morso e soltanto dopo un paio di minuti
comunicò al resto del gruppo che la ragazza non presentava alcun segno. Amy
sbuffò spazientita e si sistemò il colletto: - Questo, se non ve ne foste
accorti, l'avevo già detto. –
-
Signorina Halliwell, lascia che te lo dica, sei stata molto coraggiosa stasera.
– a parlare era stato uno degli uomini accorsi nella foresta per cercarla, le
sorrise scompigliandole la frangia prima di incamminarsi verso il cancello
principale. Mentre attraversavano le porte della mensa poi, James posò una mano
sulla sua spalla e la trattenne: - Mi sono scordato di dirti una cosa… Benvenuta
alla Holy Grail School. –
Amy
si guardò intorno e si accorse di aver appena infranto la regola numero uno
della missione: non attirare l’attenzione…
Come
inizio non era stato un gran che.
La
voce di Alissa Hamilton, neopreside della HGS a malapena trentenne, non la
sorprese per niente: - Sei dunque tu, Amy Halliwell, la coraggiosa ragazza che
ha salvato la signorina Corvace dal vampiro che si aggira nel bosco di Smeraldo?
–
-
Il vampiro è scappato… Non ho fatto nulla di eccezionale. – si sentì frustrata
al solo ricordo di com’era andata a finire la serata.
Era
sempre riuscita a resistere al fascino dei vampiri, non riusciva proprio a
spiegarsi come avesse fatto Alexander ad ammaliarla, senza lasciarle
l’opportunità di dimostrarle realmente ciò che era in grado di fare.
Fu
costretta ad ammettere con se stessa che tutta quell’attenzione iniziava a
essere fastidiosa, zittì le risate dei Sigma con un'unica occhiata e parlò
rivolta soprattutto agli insegnanti: - Potreste lasciar stare i miei istinti
suicidi e concentrarvi sugli altri per favore? Inizio ad avere fame sa…
–
La
preside le rivolse un sorriso soddisfatto e decise che per il momento poteva
concederle un po’ di libertà: - E va bene… Direi che te lo sei meritato. –
La
Hamilton spiegò il regolamento ai nuovi arrivati e si dilungò in ulteriori
raccomandazioni con i nuovi arrivati prima di arrivare finalmente al
punto.
-
Come tutti voi sapete gli smistamenti nelle quattro torri avvengono dopo cena.
Consiglio ai nuovi arrivati di mettere qualcosa sotto i denti. Nessuno di noi vi
vuole vedere svenuti al primo giorno. – e dopo questa raccomandazione la preside
riservò uno sguardo intenso a un pallido ragazzino della prima fila che sembrava
essere sul punto di svenire.
Mentre
i più piccoli cercavano di raggiungere amici e parenti, i Sigma trovarono un
tavolo più isolato rispetto agli altri e si accomodarono.
-
Che fine ha fatto il concetto di privacy? – domandò Erin sarcastica, mentre
tutti gli altri si sedevano, notando i ragazzi seduti al tavolo più vicino che
non smettevano di fissarli.
-
Direi che ora come ora è l’ultimo dei nostri problemi. Dite che sarà una cosa
difficile? La prova intendo. Io non ho la minima idea di cosa possa succedere. –
domandò Nadia, iniziando a riempirsi il piatto con del pollo fritto e delle
patate al forno, sotto lo sguardo disgustato di Erin che invece si limitò a un
semplice piatto d’insalata.
Fu
David il primo a rispondere alla domanda dell’amica, al contrario degli altri
che liquidarono la cosa con una semplice scrollata di spalle, lui non sembrava
intenzionato a sottovalutare la prova: - Io dico solo che c’è un motivo se la
maggior parte degli studenti di questa scuola sono stati costretti a ripetere
almeno due volte. Capacità o meno siamo stranieri in terra straniera e non
dovremmo prenderla così alla leggera. –
Erin
tuttavia non era d’accordo con il compagno e gli disse che, in tutti quegli
anni, avevano affrontato cose ben più pericolose dei draghi e che, sicuramente,
se la scuola fosse stata provvista di creature più pericolose lo avrebbero
saputo.
Daniel sbuffò spazientito, quel discorso lo avevano fatto
almeno tre volte quella mattina e lui ne aveva piene le scatole: - Avete ragione
entrambi ma la verità è che non sappiamo nulla di quell’incantesimo. Per quanto
ne sappiamo, potremmo anche ritrovarci faccia a faccia con una Valchiria. Stiamo
con i riflessi pronti e stop. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Quando
tutti finirono di mangiare alcuni studenti dell’ultimo anno, furono incaricati
di scortare i nuovi arrivati all’arena. Gli fu spiegato che sul limitare del
campo da gioco erano state messe delle spesse grate il cui scopo era quello di
impedire la fuga delle creature magiche che sarebbero comparse nel corso della
prova e che l’unico modo che avevano per difendersi era dato dagli scudi e dalle
“bacchette lampo” sparse lungo tutto il perimetro.
La
prova si rivelò più confusa e imprevedibile di quanto avessero previsto: non
c’era modo di sapere chi di loro avrebbe partecipato al round successivo o di
capire quale creatura magica gli sarebbe toccato affrontare.
I
primi Sigma a essere estratti furono Daniel, Nadia e Clarissa: si ritrovarono ad
affrontare con un gigante delle caverne.
Mentre
Nadia si occupava di distrarre la creatura con i suoi incantesimi sonori
Clarissa e Daniel recuperarono le bacchette lampo e lo immobilizzarlo con due
simultanei “incarceramus”.
David,
Erin e Declan affrontarono un Cerbero.
Adottarono
la tecnica del sonno per tentare di ammansire il “cucciolo” ma ci impiegarono
molto più tempo del previsto: furono costretti a correre per l’arena in cerca
delle bacchette lampo con cui trasfigurare un oggetto qualunque in arpa e, una
volta raggiunto il loro obiettivo primario, gli toccò aspettare per dieci minuti
che la musica soporifera di Erin facesse effetto sul gigantesco
bestione.
Liam
si guardò intorno: oltre a lui e Amy erano rimasti soltanto altri cinque ragazzi
del primo anno, visibilmente spaventati e sul punto di cadere in piena crisi di
“panico da palco scenico”.
-
Questa situazione mi convince sempre di meno. – borbottò tra se e se mentre lui
e tutti gli altri furono trasportati all’interno
dell’arena.
Amy
si guardò intorno e afferrò uno scudo nelle vicinanze: - Hai notato anche tu che
le creature più rare sono comparse con noi? Agli altri sono capitati Berretti
Rossi e Doxi… Capisco il “calibrato sulle nostre possibilità” ma così non è un
tantino esagerato? –
Liam
scrollò le spalle e si voltò in direzione dei più piccoli: - Vi consiglio di
recuperare qualunque oggetto possiate usare in combattimento. Non abbiamo idea
di cosa comparirà… Se fossi in voi, non mi farei sorprendere a mani vuote.
–
Dal
nulla erano comparse decine di Acromantule che li attaccarono con violenza. I
più piccoli tentarono di allontanarle lanciando loro contro schiantesimi e
qualche pietra trovata lì intorno.
Liam
si concentrò sulle creature comparse sopra le loro teste:
Arpie.
Fece
affidamento sulla sua memoria e ricordò che le arpie erano legate tra loro da un
incantesimo: bastava colpirne una per indebolirle tutte.
Non
gli restava che decidere quale fosse la più debole.
Recuperò
una bacchetta lampo e la puntò contro la creatura alata più distante e con uno
schiantesimo la spedì al suolo.
Le
due arpie rimaste, spostarono la loro attenzione verso di lui: nessun mortale
poteva permettersi un simile affronto.
Uno
dei più grandi afferrò le due arpie per le caviglie, lanciandole verso la parte
opposta ma ciò che tutti udirono in seguito non furono parole cariche di rabbia
ma soltanto urla.
Le
Arpie stavano gridando per il dolore e tutte le Acromantule si erano dissolte
concedendo un attimo di tregua ai più giovani.
Per
comprendere la situazione bastò a tutti seguire gli sguardi sofferenti delle due
creature. Poco dietro di loro si apriva una scena a dir poco sorprendente: una
lama nera era macchiata dal sangue della creatura, piantata proprio all’altezza
del cuore.
Le
urla dell’arpia colpita si fecero sempre più strazianti mentre lentamente si
sbriciolava, riducendosi a semplice polvere.
-
Consiglio a voi altre di scomparire. - il volto di Amy fu rivelato dal chiarore
della luna mentre la lama si dissolveva lasciando un solco nella roccia che si
trovava alle sue spalle.
-
Tu… Come hai osato! Morirai per quest’affronto! – accecate dall’ira per la
perdita della compagna presero a volare in direzione della rossa con gli artigli
ben in vista e i loro volti deformati dall’odio.
Amy
ghignò: se lo aspettava. Era pronta a sferrare un altro attacco… Eccome se lo
era.
Doveva
stare attenta alle due creature, le Arpie dovevano essere assolutamente certe di
averla in pugno prima di colpirle ed eliminarle
definitivamente.
Vide i sorrisi sul volto delle due espandersi e poi
attaccò, sfruttando il suo controllo degli elementi.
Con l’acqua presente nell’aria di quell'umida sera creò due
lame di ghiaccio e le conficcò nei petti delle due Arpie... svanirono,
semplicemente.
Soddisfatta per il risultato ottenuto, spostò lo sguardo
verso l'alto, in direzione della tribuna degli insegnanti:
Dopo
qualche minuto, passato nel silenzio più totale, un boato scoppiò dagli spalti…
La gabbia intorno all’arena si dissolse, i “sopravvissuti” alla prova si
allinearono ordinatamente davanti agli insegnanti ed attesero il verdetto della
preside: - Siete stati in grado di affrontare una prova molto difficile oggi,
dimostrando di possedere coraggio e follia da vendere, proprio come ci si
aspetta da ogni studente di questa scuola. Non ci resta che determinare quale
sia la torre che vi rispecchia maggiormente… Revelio anime. –
Un
lampo azzurro li investì e furono praticamente obbligati a chiudere gli occhi
per non restare abbagliati da quell’intensa luce che, soltanto qualche secondo
dopo, materializzò sopra le loro teste delle forme
colorate.
Tigre Bianca, Lupo Nero, Panda Rosso e Aquila Reale…
Queste erano le torri a cui
potevano aspirare di appartenere gli studenti.
Il Lupo Grigio rappresentava coraggio e fedeltà, analogo al
Grifondoro di Hogwarts e vi furono assegnati Daniel, Erin e Clarissa.L’Aquila Reale era il simbolo dell’intelligenza. Declan e
David non riuscirono ad evitare appezzamenti su quella creatura che, sopra le
loro teste, dibatteva le ali in un impeto di pura libertà.Il Panda Rosso rappresentava l’equilibrio, la curiosità e
la bontà d’animo. Nadia e Liam adorarono sin dal primo momento quel tenero
orsetto che, sopra di loro, con ponderata lentezza si muoveva nel vuoto.
La Tigre Bianca rappresentava l’astuzia e la grinta.Amy fu affidata a quella torre e sogghignò notando la tigre
placidamente sdraiata sopra la sua testa… Combattiva ma con ponderazione.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Le
fu assegnata una stanza singola.
Spalancò
le finestre, quella camera puzzava di chiuso, si soffermò ad ammirare la vista
che il balcone le offriva.
Sganciò
i suoi bagagli dal passante dei pantaloni e li riportò alle loro originarie
dimensioni: accanto al letto comparve il suo armadio su cui aveva personalmente
applicato un incantesimo di espansione, la libreria fu occupata da alcuni dei
suoi libri preferiti e il bagno fu riempito da mille bagnoschiuma
profumati.
Sistemò
le ultime cose e si concesse un rilassante bagno. Parlò al telefono per più di
un ora con Meiko, la sua corrispondente giapponese, che le raccontò le ultime
novità dell’organizzazione.
Nell’ultimo
mese l’attività dei notturni era scesa oltre la soglia media degli ultimi dieci
anni ma c’era stata un’evidente migrazione da parte dei notturni: i ribelli si
stavano muovendo verso le coste orientali.
Il
motivo era ancora da stabilire.
Durante
la colazione, il giorno seguente, ad ogni studente fu recapitato l’orario delle
lezioni.
Fu
Liam il primo a commentare l’orario mentre, in maniera molto poco dignitosa,
iniziò a dare testate al bordo del tavolo sotto lo sguardo stranito dei suoi
compagni: - È il primo giorno del mio ultimo anno e mi toccano due ore di
erbologia, una di trasfigurazione, due di pozioni e una di Linguaggi Antichi…
Ragazzi questo è un incubo! –
Amy
aprì la sua lettera e non riuscì a trattenere uno sbuffo infastidito: - Questi
australiani iniziano a starmi sulle scatole… Non mi hanno ammesso al sesto
perché ho sempre studiato da privatista. -
Liam
notò il ghigno comparso sul volto della compagna e capì immediatamente a cosa
stesse pensando: - Non stai davvero pensando di fare il lavaggio del cervello
alla Hamilton… Giusto? –
Gli
sguardi del resto della compagnia si puntarono sulla rossa: avevano un che di
scettico ed accusatorio.
-
Non guardatemi così! So bene che accontentare il mio ego non è un valido motivo
per mandarle il cervello a puttane… - recuperò al volo la sua tracolla, rivolse
un ultima occhiata divertita ai suoi compagni e correndo fuori dalla mensa disse
- Ma se usassi soltanto un piccolo “confundus” non ci sarebbero problemi giusto?
–
I
Sigma risposero a quell’affermazione con un indignato “Amy!” che fece voltare
più di una persona nella sua direzione.
Non
attirare l’attenzione… Certo. Come no!
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Amy
raggiunse rapidamente l’aula di Cura delle Creature
Magiche.
Osservò con attenzione l’enorme casa, accanto alle serre,
in cui si sarebbero tenute le lezioni e ricordò che per tutto il primo mese
sarebbero stati occupati nella cattura e nell’osservazione delle ninfe dei
boschi…
Decisamente niente male come
inizio!
Il professore entrò frettolosamente: con una mano tentava di mantenere in equilibrio una pila di
fogli, alta almeno venti centimetri, mentre con l’altra reggeva un libro dalla
dubbia integrità che di tanto in tanto minacciava di far cadere qualche pagina.Arrivò in prossimità della cattedra prima di
inciampare.
Tutto il pavimento fu inondato di fogli.
La classe scoppiò a ridere per la pessima dell’insegnante
mentre una ragazza della prima fila si era prodigata in un incantesimo che aveva
rimesso tutto a posto.
-
La ringrazio signorina Price. – si sedette sulla cattedra e sorrise
calorosamente ai suoi vecchi studenti - Voglio dare il bentornato a tutti voi
ragazzi, lieto che ce l’abbiate fatta, e dare il mio sincero benvenuto alla
signorina Halliwell che trascorrerà con noi questo nuovo anno. Io sono il
professor Axel Tanaka… Vuole presentarsi alla classe? – poi le rivolse un
sorriso affabile che la fece sentire vagamente a disagio.
Sostenne
lo sguardo dell’insegnante ma non era certa di poter dissimulare il rossore
sulle sue guancie, prese un grosso respiro e domandò all’insegnante “cosa”
esattamente dovesse dire alla classe
- Quello che vuole… - si avvicinò dicendole di raggiungere la cattedra e
di cominciare con la sua presentazione; notando quanto la rossa si sentisse
in imbarazzo aggiunse: - Non sia timida! Nessuno è qui per giudicarla.
-
“Certo, come no… mi stai praticamente gettando nella fossa
dei leoni armata di una forchetta!”lo pensò davvero ma si limitò a sbuffare e a raggiungere la
cattedra.
-
Facciamo questa pagliacciata… - si alzò in piedi e raggiunse la cattedra in poco
tempo, ci si sedette sopra e cominciò ad osservare con attenzione le schede
descrittive appese alle pareti - Amy Halliwell. Quindici anni. Mi piace
fotografare cose. Sono in questa scuola perché… Boh, mi hanno detto di venirci.
Domande? No? Bene, posso tornarmene al mio posto. –
-
Come hai fatto a sconfiggere il vampiro? – domandò un ragazzo seduto in seconda
fila, le rivolse un occhiata carica di ammirazione e soltanto per un attimo si
sentì spaventata da quello sguardo.
-
Era un codardo. Mi ha mollato nel bosco quando ha sentito i prof avvicinarsi…
Non l’ho sconfitto, è soltanto scappato. – al pensiero delle chiacchiere tra lei ed
Alexander le venne quasi da ridere, il suo sguardo divertito non passò
inosservato e la curiosità crebbe notevolmente all’interno della classe – Ma non
è questo che volete sentirvi dire giusto? Volete sapere come sono sopravvissuta
prima che arrivasse qualcuno.
–
Si alzò dalla cattedra, infastidita per la piega che stava
prendendo la lezione e decise di liquidare in fretta quella situazione: -
Spiacente, non vi darò la soddisfazione di sapere tutta
la storia. Da me saprete soltanto
che sono brava con gli incantesimi selettivi e sono riuscito a tenerlo a
bada il tempo necessario a farmi trovare.–
Dopo
qualche secondo Tanaka decise che aveva visto abbastanza. Riportò l’attenzione
dei suoi studenti su se stesso e cominciò a spiegare.
Ad
Amy toccò rincorrere la sua ninfa dei boschi per dieci minuti buoni prima di
riuscire ad afferrarla ma soltanto dopo un morso riuscì a renderla innocua: le
bastò mettere uno specchio sul tavolo per attirare definitivamente l’attenzione
della piccola Glanys che trascorse il resto dell’ora a rimirarsi le
ali.
Dopo divinazione, che fu
un concentrato di baggianate e risate mal trattenute, agli studenti fu concesso
un breve intervallo della durata di venti minuti.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Appoggiò la schiena contro il tronco di un pino, quasi
nascosto all’interno dell’enorme cortile interno e si accese una Black Flame
facendo vagare il suo sguardo tra le fronde dell’albero.Si infilò le cuffie nelle orecchie, chiuse gli occhi e fece
partire la musica estraniandosi dal resto del mondo…
La pace non durò più di qualche minuto: una
mano si posò sulla sua spalla, facendola sussultare per la sorpresa e si ritrovò
faccia a faccia con tre ragazze… Se non ricordava male seguivano con lei sia
cura delle creature magiche che divinazione.
Fu
una ragazza dai capelli castani, con un sorriso vivace sulle labbra a
rassicurarla sedendosi di fronte a lei: - Scusa… Non volevo spaventarti.
–
Amy
ridacchiò tra se e se dandosi della stupida, quel vampiro le aveva completamente
scombussolato i riflessi, non era da lei reagire in quel modo per un semplice
tocco: - Scusate, ero con la testa tra le nuvole. Posso esservi utile in qualche
modo? –
-
Volevamo solo darti il benvenuto e presentarci… Io sono Lily Pendragon, lieta di
fare la tua conoscenza. – le tese una mano con fare amichevole e, dopo che lei
la strinse, continuò con il giro delle presentazioni - Lei è Abigayle Tompson, è
molto timida quindi non fare caso al fatto che diventerà un pomodoro nel giro di
qualche secondo. –
Abigayle
tirò una gomitata all’amica, le sussurrò a mala pena un “ciao” e arrossì…
Proprio come aveva come predetto Lily.
Amy
non riuscì a trattenere un sorriso intenerito nel vedere l’innocenza celata
dietro lo sguardo attento di quella ragazza dai capelli
castani.
Dopo
che Abby fu finalmente liberata dall’abbraccio di Lily, quest’ultima, continuò
il suo discorso: - Ultima ma non per importanza è Althea Petros o come
preferisco chiamarla io “punk-old-style”. –
La terza ragazza fece una linguaccia all’amica e le strinse
la mano di Amy con vigore: i capelli neri esibivano alcune striature blu
elettrico, le conferivano un aria accattivante e sbarazzina allo stesso tempo e
qualcosa fece intuire ad Amy che, specialmente loro due, sarebbero andate più
che d’accordo.
- Posso sapere cosa vi ha spinto a rivolgermi la parola?
Credevo di essere stata definitivamente bollata come quella da evitare. C’era
scritto così sulla mia porta. – sogghignò tra se e se ricordando la scena a cui
aveva assistito quella mattina; i ragazzi del settimo avevano obbligato un
primino a scriverle sulla porta la parola “belva” con una bomboletta spray rosso
sangue… Si congratulò con il piccolo per il coraggio dimostrato e, dopo qualche
ritocco personale, impresse la scritta sulla porta con un incantesimo
permanente.
- Ho smesso di ascoltare le stronzate che girano per la
nostra torre da tanto tempo… Non mi va proprio di entrare nel club delle ochette
di Evangeline. – Althea alzò gli occhi al cielo, estrasse un pacchetto di
patatine dalla sua tracolla e continuò il discorso – Se vuoi mantenere un minimo
di dignità cerca di starle il più lontano possibile. So per certo che la
stupidità è contagiosa da queste parti. -
-
Chi è Evangeline? – domandò Amy incuriosita, non capendo a chi si stesse
riferendo la ragazza con il ciuffo blu
- È la ragazza più egocentrica e in vista di questa
schifosa scuola. – Althea approfittò di un attimo di distrazione di Lily per
rubarle un sorso di coca cola e continuò la sua spiegazione, indicando un gruppo
a pochi metri da loro – Si è praticamente autoincoronata “regina” della scuola e
tutti le danno retta per il semplice fatto che è la concubina fissa di Fray.
Praticamente le solite cazzate da telefilm americano… Bleah.
–
Notando
lo sguardo sconvolto di Amy, Lily tentò di convincerla che non tutti a scuola
soffrivano del Morbo di AC(azzeramento cerebrale) e citò alcuni degli esempi più
lampanti della scuola: - Non prendere tutto ciò che dice Althea per verità
assoluta. Come ho già detto c’è gente che riesce a salvarsi dal morbo, gente
come Lucas White, che non considera nemmeno per sbaglio le spacconate dei membri
della Cricca. –
Quando
lo sguardo di Lily fu però intercettato da un ammiccante Lucas, tutto divenne
più chiaro agli occhi della rossa, in pratica stava parlando in quel modo per
colpa di una strana “deformazione ormonale”.
In
ogni caso, che quei due avessero o meno una storia, non le importava…
Fu
Abigayle a concludere il discorso dal momento che, entrambe le sue amiche,
sembravano troppo prese dai loro pensieri per rispondere alle domande della
rossa. Le indicò un altro gruppo, a qualche metro da loro e le spiegò chi altri
rientrasse nel club di coloro che non andavano particolarmente d’accordo con la
Cricca: – C’è anche Walter Carrow che punta i piedi ogni volta che quelli
tentano di prendersela con i più piccoli ma non è un elemento molto
raccomandabile… E poi sembra avercela particolarmente con noi Tigri.
–
La
campanella suonò e alle quattro ragazze della Tigre Bianca non restò che
abbandonare il cortile per raggiungere l’aula di Storia della
Magia.
Il
chiacchiericcio degli studenti restò costante fino all’arrivo dell’insegnante.
Il professor Green entrò sorridendo, spalancò totalmente le finestre ed annunciò
che era da pazzi rinunciare alla brezza di fine estate per una comune lezione di
storia dopo di che si accomodò sul bordo della cattedra e avanzò una proposta: -
È la prima lezione dell’anno quindi direi di cominciare con qualcosa di “soft”…
Che ne dite di un giochetto sulla storia babbana?
Per esempio… Lei, signorina Petros, mi sa dire la data del famoso scontro
avvenuto a
Perl Arbur? –
-
Hem…
- Althea cercò di temporeggiare, non aveva la minima idea di cosa stesse
parlando Green ed aspettò di carpire informazioni da chiunque, quando sentì una
data alle sue spalle la prese per buona e la disse ad alta voce – Forse è
successo nel 1850… No? –
I
figli di babbani presenti scoppiarono in classe insieme al professore che,
sorridente come al solito, le spiegò che aveva mancato la data di almeno un
centinaio di anni.
-
7 dicembre 1941. - Amy lo disse a bassa voce ma il professore la udì ugualmente
e si complimentò con lei dal momento che aveva azzeccato sia il giorno che il
mese - Ho studiato per qualche tempo in America: ci sono date che non si possono
dimenticare lì. Tipo l’Indipendence Day, il ringraziamento e altre festività di
dubbia utilità… – ricordò i tempi in cui, quando era ancora troppo piccola per
cominciare il suo allenamento speciale, era stata spedita oltre
oceano.
-
E se le chiedessi l’anno della caduta del muro di Berlino saprebbe rispondermi?
– le riservò un occhiata divertita, conscio del fatto che la rossa non avrebbe
avuto alcun problema a rispondere alle sue domande.
-
Questa è facile. 1989 signore… Non li guardate i documentari da queste parti? –
Amy si accomodò meglio sulla sedia, immaginò che per il resto dell’ora il
professore si sarebbe concentrato sulle sue conoscenze, proprio come avevano
fatto gli altri insegnanti.
Sul
volto di Green si materializzò un sorriso divertito.
Tra
se e se fu costretto ad ammettere che quella era la miglior risposta che avesse
mai ricevuto all’interno di quelle quattro mura: - Da queste parti preferiamo
ancora l’uso dei metodi classici ma apprezzo la sincerità… Chi di voi sa dirmi
in quale anno l’Italia Fascista entra in guerra al fianco della Germania?
–
Una
volta terminata l’ultima lezione della mattina, le ragazze decisero di
rilassarsi nel cortile più vicino all’aula di storia.
-
Quelle piante hanno il fastidioso pregio di attirare sciami interi di api… -
spiegò Abby che, per la prima volta in tutta la mattinata, abbandonò la sua
espressione timida per sostituirla con una decisamente più infastidita - Mi
chiedo cosa abbia spinto tutta questa gentaglia a piazzarsi qui… Se mi
distruggono il giardino li faccio secchi sia chiaro. –
Stavano
camminando verso una delle panchine quando,
per puro caso, Amy si scontrò con un ragazzo dai capelli scuri che non si
dimostrò affatto comprensivo nei suoi confronti.
-
Guarda dove vai novellina. –
Sul
volto della rossa comparve un espressione lievemente sorpresa, tutta
quell’accidia prima di pranzo non faceva bene, forse era giunto il momento di
spiegare un paio di punti ai suoi nuovi compagni di scuola: - Chiedo venia
mister simpatia ma il tuo ego mi ha coperto la visuale. -
Prima
di risponderle a tono il moro gettò un occhiata alle sue spalle, dove stavano i
suoi compagni, si stampò sul volto un ghigno carico di superbia e le disse: -
Osi anche rispondermi? –
Amy
trattenne una risata, posò una mano sul petto del ragazzo e gli sorrise
affabile, pregustando l’espressione allibita del suo avversario verbale: - Sei
un omuncolo petulante a tutte le ore o ti sei perso i gioielli di famiglia a
poker? –
-
Non vorrei interrompere questo simpatico scambio di battute pungenti ma prima
che il muro venga ricoperto dal sangue di qualcuno vorrei fare le presentazioni
ufficiali. - Abby si frappose tra i due, allontanando la rossa dal moro, prima
che scoppiasse definitivamente il finimondo - Amy ti presento Walter e
viceversa… Lieta di vedere che, come sempre, sai essere fin troppo gentile con i
nuovi arrivati della mia casa Carrow. –
I
ragazzi scoppiarono a ridere.
-
Dopo tutto questo tempo dovresti esserci abituata Tompson. - il moro si
avvicinò a Abigayle, le scostò una ciocca dal viso e le diede un bacio sulla guancia
che la fece arrossire, poi riportò il suo sguardo sulla nuova arrivata - Al
massimo posso accettare qualche critica da parte della nuova arrivata.
–
Amy
accolse la provocazione, quel ragazzo sapeva giocare bene le sue carte ma lei
non era certo da meno: - Mi aspettavo un atteggiamento diverso da colui che si
professa “difensore dei più deboli”… Sparare sentenze a zero sul prossimo non è
il genere di cose che fa la Cricca? –
-
Forse dovrei rivalutare il mio piano d’azione… - il sorriso sul volto si aprì
ulteriormente: la nuova arrivata doveva essere molto sicura di se, tanto da
ignorare la fama legata al suo nome, apprezzò davvero tutta quella
sfacciataggine - Potremmo riparlarne davanti ad un caffè… Che dici? -
Sul
volto di Amy comparve un ghigno divertito, lo superò, tirandogli una debole
spallata e disse: - Non contarci troppo Carrow. –
Durante
l’ora di pranzo Amy conobbe altri ragazzi appartenenti alla Tigre Bianca: Ian
Williamson, Drew Kobe e Riley Jhonson. Dopo
cinque minuti di disagio, passati nel silenzio più totale, furono proprio i
ragazzi a dimostrare una curiosità smodata nei suoi confronti: la riempirono di
domande per più di un ora.
Fu
un impresa per Althea convincerli che forse era meglio trascorrere il pomeriggio
in spiaggia anziché rimanere lì al chiuso: iniziava a non sopportare più l’odore
di broccoli della mensa e le continue occhiate incuriosite delle ragazze sedute
al tavolo accanto… Dopo
cena Amy propose agli altri un “tour” privato nel suo appartamento: bastarono la
parola “idromassaggio” e “x-box” a convincerli.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Trascorse
un mese da quel giorno.
I
primi tempi alla HGS furono un dramma per Amy.
I
compiti si accumulavano. Le missioni per i Sigma “piovevano” a
pacchi.
Era
stata presa di mira da Evangeline Brown, la “reginetta”
della
HGS, che l’aveva ufficialmente nominata sua vittima preferita;
Ryan
assisteva alle loro frecciatine senza intervenire, limitandosi a qualche
sorriso
di
tanto in tanto, senza schierarsi dalla parte di
nessuno.
Carrow si dimostrò più simpatico di
quanto avesse immaginato: n
onostante
provasse una sincera avversione per la Cricca,
fu
costretto ad ammettere che non tutte le Tigri Bianche seguivano i dettami
imposti dai “finti-reali”.
Lucas
Withe mostrò in più di un occasione il suo interesse nei
confronti
di Lily che, pur trovando quella situazione decisamente intrigante, tentò di
ignorare le sue attenzioni.
I
voti dei primi compiti in classe erano stati restituiti
e nonostante la sua media fosse più che dignitosa
iniziava
davvero a capire la voglia di vacanze dei suoi amici.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Holy
Grail School – Sala Mensa
-
Quante volte ancora mi toccherà ripetervelo? Dobbiamo prepararci per i G.U.F.O.
e non potete assolutamente iniziare l’anno con delle insufficienze!
-Lily scoccò scoccando un occhiata di
rimprovero a Drew, era un chiaro riferimento ai suoi mancati successi scolastici
ma il ragazzo non sembrò preoccuparsene, ignorò la sua invettiva e continuò a
sfogliare la sua copia del “Fattucchiere”.
Amy
scoppiò a ridere sentendola parlare in quel modo.
-
Mi ricordi molto una mia amica inglese. – sentì lo sguardo curiosi degli altri
puntarsi su di lei, rivolse un sorriso divertito a Lily e continuò il suo
discorso – Anche lei ama ripetere che “uno studio continuo è la chiava per il
successo scolastico”. –
Amy
ignorò i musi lunghi dei suoi amici e tornò a concentrarsi sulla sua copia dell’
Informatore, il giornale più famoso della Russia magica, dove lesse un articolo
sull’ennesimo attacco dei licantropi: stavolta avevano attaccato la periferia
nord di Anapa.
-
Quei
bastardi… Se la prendono sempre con i babbani!
–
aveva sbattuto la tazza del suo caffè con poca grazia sul tavolo, per di più
parlando in russo, attirando definitivamente l’attenzione dei suoi amici su di
se – C'era un insetto... Dicevo che Hermione, per quanto possa essere totalmente assuefatta dai libri, sa dare ottimi consigli. Fossi in voi darei retta a Lily e proverei quantomeno a strappare la sufficienza in ogni materia. –
Ad
Althea si illuminarono gli occhi, scansò la sua colazione e guardò intensamente
la rossa: - Hermione… Granger? L’amica di Potter? – , quando
ottenne un cenno positivo dalla rossa cominciò ad urlare in preda alla gioia.
-
La nostra Althea ha una venerazione praticamente assoluta per quella donna. – le spiegò Drew; il ragazzo rise a gran voce notando Lily e Abby che, disperate, cercavano di calmare Althea senza ottenere risultati - Ora che le hai detto di conoscerla sono sicuro che rimpiangerai l’interrogatorio che ti abbiamo fatto
noi tre all’inizio... Sarà anche peggio. –
Amy
spiegò ad Althea che, purtroppo, non sapeva molto sul conto di Hermione: erano
trascorsi mesi dal loro ultimo incontro. A
parte qualche dettaglio in più sulla battaglia di Hogwarts e sul fatto che
avesse rinunciato ad uno stage al Ministero della Magia inglese per continuare
gli studi, non aveva molto altro da raccontare: – L’ultima volta che ci siamo
viste era molto occupata a cercare i suoi genitori… Se non sbaglio li ha trovati
qui in Australia qualche mese fa. Ho passato quasi un anno in Inghilterra ma
devo ammettere di aver trascorso molto più tempo con Harry e Draco.
–
-
Aspetta. – Riley la interruppe, rischiò di strozzarsi con il suo stesso toast
imburrato, le rivolse uno sguardo sorpreso – Hai appena chiamato Harry Potter
solo… Harry?! –
-
C’è una nuova legge che mi impone di non usare il suo nome? – notando
l’espressione sconcertata appena comparsa sui volti dei suoi amici Amy scoppiò a
ridere – Vorrei avere una macchina fotografica solo per immortalare le vostre
facce! –
Nella
mensa non volava una mosca e tutti gli studenti della scuola avevano puntato lo
sguardo nella loro direzione. Amy
si avvicinò a Riley, seduto alla sua destra e gli chiese: – Perché ci guardano
tutti? –
Il ragazzo indicò un punto alle sue spalle, senza perdere la sua
espressione sorpresa e soprattutto senza dire una parola.
Gli
rivolse un occhiata confusa ma puntò il suo sguardo nella direzione indicatagli
dall’amico.
Alle
sue spalle c’era un ragazzo, inginocchiato e con le braccia incrociate lungo lo schienale della sua sedia. Le rivolse uno sguardo divertito e disse: - Non mi sentivo chiamare “solo Harry” da più di otto anni... Ma da te potrei anche accettarlo Halliwell. –
Restò
di stucco nel ritrovarsi faccia a faccia con quel paio di occhi verdi
accompagnati dalla solita massa incasinata di capelli
scuri.
Con
un misto di rabbia e gioia si alzò in piedi, puntandogli un dito sul petto con
fare accusatorio: - Per Morgana e Circe Potter! Che diavolo ci fai in questo
emisfero del pianeta!? –
Il
moro scoppiò a ridere con gusto pensando al fatto che, quella piccola furia dai
capelli rossi, aveva reagito esattamente nel modo che si era aspettato: - Ti
preferisco in modalità spensierata sai? Quel “solo Harry” di prima era
sicuramente più amichevole. –
Amy
ammise con se stessa di essere rimasta totalmente sorpresa dalla presenza di
Harry alla HGS… Le sarebbero serviti almeno un paio di minuti per metabolizzare
la notizia: erano pur sempre le otto del mattino!
Lo guardò negli occhi senza togliersi dal volto
un’espressione severa, ignorò le occhiate allibite dei suoi compagni di scuola e
gli disse: - Devo prendere a calci il tuo delizioso fondoschiena o ti decidi a
rispondere alla mia domanda? –
Dopo
sei mesi, trascorsi al fianco di Amy all’accademia per auror, Harry si ritenne
sufficientemente preparato ad affrontare la sua sfuriata. Si limitò a sorriderle
e a scompigliarle la frangia con fare fraterno: - Devo prendere a calci il TUO
delizioso fondoschiena per farmi salutare decentemente? –
Amy
ignorò la frecciata del moro e si riaccomodò al suo posto: - Ti presenti qui
senza uno straccio di preavviso e pretendi che ti saluti con un sorriso e una
pacca sulle spalle? –
Harry
annuì appena, sperò nella “clemenza” della rossa.
Al
fianco della rossa c’era Riley che, in quel momento, si sentì lo spettatore
accanito di una sitcom televisiva di cui Amy e Harry erano i
protagonisti.
La
rossa sbuffò infastidita e tornò a sorseggiare il suo caffè; non riuscì a
credere che ciò che stava vivendo in quel preciso istante corrispondeva alla
realtà: - Non ci contare troppo… Lo zio Voldie deve averti rincoglionito più di
quanto pensassi. –
- In questo momento ho un’irrefrenabile voglia di prenderti a
pugni sai? –Harry la abbracciò da dietro e le scoccò un rumoroso bacio sulla
guancia che fece sgranare gli occhi al resto dei ragazzi seduti a quel
tavolo.
Harry si accorse che, continuando di quel passo, non sarebbe
mai riuscito ad ottenere una risposta decente da Amy quindi cominciò a spiegarle
la situazione: fino al giorno prima nemmeno lui era al corrente del fatto che
sarebbero stati trasferiti in un altro continente. Il responsabile
dell’accademia per Auror aveva informato lui e altri suoi compagni che se voleva
diventare a tutti gli effetti Auror abilitati, dovevano prima conseguire i loro
M.A.G.O. , possibilmente lontano dall’Inghilterra dove gli sarebbe stato
impossibile ottenere delle valutazioni imparziali visti i cognomi che
portavano
- Avremo delle nuove facce famose tra noi. Sai che novità.
Quindi… – fece mente locale per ricordarsi l’ultimo esame che aveva dato in
Inghilterra, soltanto otto reclute su ventitré avevano superato quella sessione
e, a parte i volti di qualcuno, non riuscì a ricordarne in nomi – Tutti quelli
che sono passati alla selezione di maggio sono stati spediti qui? -
-
Hai finito di berciare Potter? – fu Draco Malfoy a interromperli. Un
concentrato di rotture di scatole in un metro e ottantacinque di statura,
condito da capelli biondissimi e occhi grigi… insomma una gran bella
scocciatura!
- Guarda un po’ chi si rivede. - Amy ghignò in direzione
dell’ex serpeverde, a giudicare dal suo sguardo sorpreso, non si era accorto del
fatto che Harry stesse parlando proprio con lei – Speravo di non vederti più
dopo il nostro ultimo duello e invece sei di nuovo qui Malfoy. –
Sul volto del biondo era comparso un sorriso divertito. Draco
pensò a quanto fosse felice di poter contare sul sarcasmo della Halliwell. Non
ne poteva più di fare discorsi “filo-grifondoro”…
- Che Merlino mi fulmini se quella nana rossa non è Amy
Halliwell. – si avvicinò al suo tavolo e, dopo aver liquidato con un’occhiata
priva d’interesse gli altri ragazzi seduti al suo tavolo, tornò a rivolgersi a
lei – Che ci fai a questo tavolo? Non mi sembra gente al tuo livello.
–
Amy alzò gli occhi al cielo. Draco non era cambiato di una
virgola e come sempre si era dimostrato un portatore sano di “grane fastidiose”,
notò lo sguardo di fuoco che Drew rivolse al biondo e cercò di ridurre al minimo
l’attrito: - Questa è vecchia Malfoy… Non rinnovi mai il repertorio? Adesso
abbiamo lezione ma se volete, possiamo incontrarci dopo. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Quella
mattina Aslan Piket, non che professore di pozioni, aveva deciso di valutare la
preparazione dei suoi studenti con una verifica a sorpresa sulle pozioni
anfibie… L’insegnante aveva dimostrato sin dal primo giorno quanto adorasse
mettere alla prova Amy: non passava lezione senza che le fosse assegnato qualche
compito extra per punizione.
Amy
si sentì particolarmente messa alla prova quel giorno: nella sua verifica
c'erano ben due schede da completare.
In
una comparvero le domande a cui dovevano rispondere tutti quanti mentre
nell’altra c’era una piccola sorpresa che il professore aveva preparato apposta
per lei: “spiega l’uso della radice di mandragola in almeno cinque pozioni.
Spiega gli effetti, la preparazione e il tempo di maturazione delle stesse”…
-
Amy… è la A o la C? – al suo fianco Althea la stava praticamente pregando in
ginocchio di passarle la verifica che avevano in comune.
-
Se mi becca ti uccido… È la A ma abbassa la voce Abby! – la rossa si guardò
intorno senza perdere di vista il professore che, del tutto incurante dei
bigliettini che si stavano scambiando il resto dei suoi compagni, le rivolgeva
di tanto in tanto qualche occhiata severa.
Amy consegnò il suo compito, sicura delle risposte che aveva
dato, con più di dieci minuti di anticipo ed attese che Piket, come era solito
fare, lo correggesse davanti ai suoi occhi.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
La
lezione di trasfigurazione fu molto divertente: il professor Alec Dumas
introdusse gli incantesimi di trasfigurazione parziale e gli studenti del quinto
anno trascorsero le successive due ore a trasfigurarsi a vicenda.
Per
tutta l’ora di pranzo Amy restò apatica e non partecipò ai discorsi degli alti
che, straniti dal suo mutismo, le domandarono cosa avesse. C’era
un dubbio che le ronzava in testa da un po’ ma solo il giorno prima aveva avuto
le prove del “misfatto”: – Credo ci sia qualcuno che si diverte a frugare tra le
mie cose. Mi sono sparite delle foto e non trovo neanche i miei rullini delle
vacanze ai Caraibi. -
Gli
altri le ricordarono che i suoi scontri con Evangeline stavano diventando una
cosa seria: magari la bionda aveva semplicemente intenzione di “scagliare la
prima pietra”.
Riley
arrivò con il fiatone al loro tavolo, borbottando qualcosa su un foglio appeso
in bacheca e altre parole che nessuno comprese. Ian
gli diede un bicchiere d’acqua per farlo riprendere: - Ti sei dato all’agonismo
e non ci dici nulla? Te l’ho detto, non hai il fisico per queste cose.
–
Riley
lo mandò a quel paese e parlò agli altri di uno strano volantino comparso in
bacheca: - Non ci credereste mai… Non ho mai visto tutta quella gente in fila
per un foglio di carta! –
La
prima ad avventurarsi oltre quel mare di folla, che contro ogni loro previsione
occupava interamente la parete della bacheca, fu Althea che non si trattenne
certo dallo spintonare/insultare chiunque si frapponesse tra lei e il suo
obiettivo cartaceo. Quando “riemerse” a stento dalla folla, non riuscì a
trattenere le risate.
Amy,
stufa di aspettare, decise di verificare in prima persona cosa ci fosse di così
interessante.
Iniziò
a spingere gli ultimi arrivati ma non ottenne risultati quindi preferì una via
alternativa: s’inginocchiò e attraversò la folla passando semplicemente tra le
gambe di quelli che la precedevano fino a quando non raggiunse la bacheca,
si
alzò in piedi e cercò la fonte di tutto quel chiasso.
Dal
principio trovò soltanto vecchi annunci su scope in vendita ma poi lo vide: era
una semplice pergamena, su cui compariva la scritta “Per la VERA regina della
HG” seguito da una frase “Anche tu ti sei stufato delle manie di protagonismo di
EVA-LA-STREGA? Ti offriamo l’opportunità di scegliere qualcuno di migliore e di
più autentico. Entra anche tu nel fan club di Amy
Halliwell!”.
La
cosa peggiore era l’infinita lista di nomi che dimostrava in quanti fossero
d’accordo con quella stramba iniziativa… Dal canto suo Amy non aveva idea di
come prendere la notizia e si ripeté mentalmente di mantenere la
calma.
Si
voltò pronta a spintonare chiunque si frapponesse tra lei e la libertà ma,
contro ogni sua aspettativa, la folla si era fatta da parte per farla
allontanare.
Ringraziò
gentilmente i presenti e si allontanò.
Cercò di mantenere la calma e ostentò un’espressione
rilassata che, ne era certa, non le apparteneva per niente in quel momento.
Afferrò Riley per il colletto e se
lo portò a pochi centimetri dal viso: - Chi cazzo ha attaccato quel foglio!?
–
Sapeva
fin troppo bene che ogni sua parola non avrebbe fatto altro che peggiorare la
situazione: Amy, in quel momento, sembrava una bomba alla glicerina pronta a
scoppiare al minimo urto.
La
rossa mollò la presa sulla sua camicia, si passò stancamente una mano sul viso e
cercò di controllare il nervosismo che l’aveva invasa nel giro di pochi secondi:
- Sigaretta, ho decisamente bisogno di una sigaretta per schiarirmi le idee. –
Abby
frugò nella sua tracolla e, senza avvicinarsi di un passo, le lanciò pacchetto
ed accendino… Faceva quasi paura in quello stato.
Carrow
sentì la notizia del misterioso volantino quasi per caso: di ritorno da un
allenamento a quiddich, aveva sentito due ragazze del quarto anno parlarne. Come
altri prima di lui era pronto a sfidare la folla per capire come avesse fatto un
banale pezzo di carta ad attirare l’attenzione di tutta la
scuola.
Non
si avvicinò nemmeno al muro incriminato: la sua attenzione era stata totalmente
attirata dalla Halliwell che, incavolata nera, gettava occhiatacce a chiunque le
rivolgesse uno sguardo.
Si
avvicinò al resto degli amici della rossa e domandò ad Althea cosa fosse
capitato alla rossa: non l’aveva mai vista così nervosa.
La
ragazza dai capelli blu gli spiegò la storia del volantino incriminato, omise
volontariamente la parte in cui lei e Riley erano praticamente scoppiati a
ridere davanti ad Amy, terminò il suo discorso spiegando al moro ciò che quella
reazione poteva voler dire secondo lei: - È evidente che la storia non le piace…
Guardala: è praticamente sul piede di guerra e non fa altro che guardare male
chiunque le passi accanto. –
Dopo
la spiegazione della ragazza Walter, se possibile, si ritrovò ancora più confuso: - Forse
sono io ma non mi è chiaro il problema… Cos’è che le da tanto fastidio?
–
Fu
proprio in quel momento che Amy abbandonò il suo stato di “trance-aggressiva”
per spiegare, finalmente, cosa non le piacesse di tutta quella situazione: -
Sono stata paragonata ad un’ochetta sculettante nota per la sua qualità di
“scarica sperma scolastico”. – lanciò uno sguardo omicida ad Evangeline e Ryan,
seduti insieme al resto della loro combriccola sotto al SUO salice, prima di
riprendere il discorso – Forse a questa manica di sfigati non è chiaro il
concetto che io ho già i cazzi miei a cui pensare e che questa pagliacciata
potevano benissimo risparmiarsela. Siamo seri, ti sembro interessata a questo
genere di stronzate? – ; dopo lo sfogo recuperò la sua tracolla dalle mani di
Abby, annunciò al resto dei presenti che necessitava di un bagno rilassante e se
ne andò, ignorando le occhiate incuriosite e confuse del resto dei
presenti.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Sotto
il salice – la Cricca
-
Avete letto anche voi quel volantino sulla Halliwell? – la voce nasale di Katia
Ilovich destò dal dormiveglia più di un membro della Cricca che, approfittando
della frescura offerta dall’albero, si stava concedendo un po’ di riposo dopo la
stressante mattinata scolastica.
Kurt
Rivers scoppiò a ridere, riservò alla compagna un occhiata divertita e replicò
alle sue preoccupazioni con un commento sarcastico: - Ti facevo più intelligente
Katia… Non starai pensando anche tu che quella nanerottola possa cambiare le
cose qui dentro, vero? –
La
Ilovich tirò in testa al ragazzo il libro che aveva tra le mani e replicò
immediatamente: - Certo che no ma sono sicura che nessuno di voi ha letto in
quanti hanno già firmato quello stupido foglietto. Siamo già a quota
quattrocento e la voce si è sparsa soltanto mezz’ora fa! –
-
Io non mi preoccupo. – fu questo il commento di Fray che, quando ancora non era
diventato un “fenomeno mediatico”, era stato tra i primi a leggere il contenuto
di quella pergamena.
Evangeline,
come sempre del resto, era d’accordo con le parole del principe e non capiva
tutta quella preoccupazione: - È già successo che tentassero di sfidarmi. In
quante ci sono riuscite? –
Jenna
Price, l’eterna migliore amica di Eva, era ovviamente d’accordo con lei e le
diede man forte: - Ha ragione Eva. Sapete bene che nessuno è mai riuscita a
“spodestarla”. State campando castelli per aria e sono tutte paranoie inutili
tra l’altro! -
-
Stavolta è diverso. – fu Arcan a centrare il punto della situazione – Tutte
quelle che hai fatto scappare erano indipendenti, non avevano l’appoggio dei
nostri compagni di scuola ed è per questo hanno fallito. – e le lanciò un
occhiata abbastanza eloquente.
Poi
fu Joshua ad esporre i suoi pensieri: - Con la Halliwell è tutto diverso. Se
l’hanno scelta è perché sanno che può tenerti testa. – e persino Kurt fu
costretto ad ammettere che non avevano tutti i torti.
-
Da quando in qua una bimba del quinto anno può tenermi testa? – sbottò la
bionda, liquidando le parole dei compagni, con un gesto stizzito della mano
mentre replicava - E poi mi sembrava di aver capito che avevamo qualcosa da
poter usare contro di lei. Che fine hanno fatto quelle foto?
–
-
Sei seriamente convinta che un paio di foto basteranno a sistemarla? Devo essere
io a ricordati come ha conciato i suoi compagni di classe dopo quello che le
hanno fatto la prima settimana di scuola? – ancora una volta fu Ryan ad
intervenire, bloccò l’eccesso di boria della sua eterna concubina rivolgendole
un occhiata severa e continuò il suo discorso – Non mi sembra proprio il tipo
che si fa fermare da queste bambinate. –
Evangeline
rispose che stavano ugualmente parlando di una bambina, insolente e fastidiosa
tra l’altro, che ancora non aveva capito come sopravvivere nella LORO
scuola.
Ryan,
esasperato da quel discorso che secondo lui era durato anche troppo, decise di
porvi fine: - Quindi vuoi usare le foto? Bene, vedremo come si comporterà ma
fino a quel momento non facciamoci ulteriori paranoie ok?
-
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Ufficio
della Preside – Colloqui con gli aspiranti Auror
-
Dunque è deciso, frequenterete le lezioni con i normali studenti della scuola e
verrete smistati nelle quatto torri. Dalle nostre parti usiamo un incantesimo
che svolge lo stesso compito del vostro cappello parlante e non permette di
farvi imbrogliare… Vero signor Potter? – la Hamilton scoccò ad Harry un occhiata
divertita ma eloquente che lo fece arrossire proprio sotto lo sguardo confuso di
Draco - Bene… Direi che possiamo procedere con l’incantesimo. –
La
preside pronunciò l’incantesimo e il
tipico alone verde di quella formula investì i ragazzi: come era successo un
mese prima, gli animali simbolo delle quattro torri comparvero sopra le loro
teste e smistarono i nuovi arrivati.
La
casa di Lupo Grigio accolse tra i suoi membri Harry Potter e i gemelli O’Connor,
Lucas e Marika; alle Pantere Nere si unirono Nicole Verve e Vania Montreal
mentre Draco Malfoy fu l’unico acquisto delle Tigri Bianche… Non che qualcuno ne
fosse rimasto sorpreso vista la precedente casa del biondo ad
Hogwarts.
-
Direi che abbiamo concluso… Una volta usciti da qui alcuni dei nostri insegnanti
vi scorteranno nei vostri nuovi alloggi. – sorrise affabile ai ragazzi e lì
congedò, notando la curiosità nei loro sguardi, eppure i suoi compiti non si
erano ancora conclusi - Potter e Malfoy, vorrei scambiare due parole con voi,
intanto i vostri compagni possono andare. –
Una
volta rimasti soli la preside si premurò di offrire ai due una tazza di the, che
entrambi accettarono di buon grado, poi cominciò il suo discorso: – Ho sentito
molte voci sul vostro conto. Non nego che la rivalità possa essere un tocca sana
alla vostra età ma non voglio vedere niente di simile nella mia scuola. Se così
non sarà, farò in modo di trasformare la vostra permanenza qui nella peggiore
esperienza della vostra vita… Sono stata abbastanza chiara?
–
Il
fatto che per tutto il discorso avesse mantenuto un sorriso gentile sulle labbra
non fece altro che terrorizzare ulteriormente i due ragazzi.
I
casi erano due: o la Hamilton era affetta dalla sindrome di Dr. Jekyll e Mr.
Hyde oppure potevano tranquillamente candidarla per i prossimi Oscar come
miglior attrice… In ogni caso entrambi capirono che non era un bene sfidare
quella donna e si limitarono ad annuire.
-
Mi serviva proprio una chiacchierata con voi due! Vi auguro una buona permanenza
alla Holy Grail School signori… Potete andare. – ma prima ancora che potesse
concludere la frase, vide i due scattare in piedi e sparire oltre la porta con
una velocità di una Firebolt – Beati giovani: sono sempre così pieni di energie!
–
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Concilio
dei Maghi – Russia
La
voce di Patrik Andersen risultò essere un’eco dei suoi anni migliori tra le
forze segrete dell’associazione. Il tono formale, il volto impassibile e la
divisa ornata di medaglie erano forse le ultime tracce rimaste del suo glorioso
passato: - Abbiamo controllato i vostri rapporti dell’ultimo mese. È risultato
che l’attività dei notturni sul suolo australiano è cresciuta del dodici
percento da quando siete arrivati. –
-
Com’è possibile? – domandò Daniel sentendo quelle parole come un’accusa al loro
operato in terra straniera. Come potevano essere loro la causa di quei
problemi?
Malika
Hoppelbound era l’opposto del generale Andersen, guardò i ragazzi allineati di
fronte a lei e non si trattenne dal fare una battuta: - Sembrerebbe che vi
seguano… È un po’ strano non credete? – gettò un occhiata alle carte che le
stavano di fronte e, come se si fosse ricordata solo in quel momento di un
dettaglio importantissimo, proseguì con la sua “indagine” - È possibile che
tutto questo via vai di notturni sia provocato dalla presenza della piccola
fiamma, o meglio, Amelia in Australia? –
I
Sigma erano confusi: si trattava di una domanda diretta ma non capivano proprio
di chi stesse parlando la Hoppelbound.
Notando
che quel silenzio stava decisamente irritando Karen Blixen, altro membro del
consiglio noto per la sua poca pazienza, Liam si fece aventi e domandò chi fosse
questa “Amelia” di cui stesse parlando.
-
È il nome completo di Amy. Amelia Fenora Halliwell. – fu Nerida a rispondere a
quella domanda e non riuscì a trattenere un affermazione sdegnata nel
comprendere che nessuno dei Sigma conoscesse il nome completo della rossa – La
conoscete da sette anni e nessuno di voi si è preso la briga di chiederle il suo
nome completo?! –
Ma
la spiegazione a quell’interrogativo arrivò da un altro membro del consiglio,
Aaron Shuster, che si prese la briga di intervenire per sedare la collega: - È
normale che non sappiano nulla… Su tutti gli elenchi in cui compare ha sempre
insistito per potersi firmare come Amy Halliwell. Persino all’iscrizione a
scuola ha preteso di essere segnata come tale e io non gliel’ho certo impedito.
–
Erin
aveva borbottato che anche lei avrebbe preteso tale cambiamento visto il nome
orribile che avevano scelto i genitori della loro amica.
-
Comunque non è questo il problema fondamentale. – fu Donna Rael ad interrompere
quel discorso, avevano altro di cui discutere in quella riunione e il nome di
uno dei membri della squadra non rientrava certo tra i punti da affrontare - Se
c’è davvero la possibilità che l’attività dei notturni sia legata alla sua
presenza siamo nei guai… Questo vorrebbe dire raddoppiare le forze sul campo.
–
Stavolta
fu Declan a replicare, la piega che stava prendendo quel discorso non gli
piaceva per niente e men che meno gli piacevano le insinuazioni dei consiglieri:
- Da quando è in squadra ha ucciso più notturni ostili lei di tutti noi messi
insieme… La state accusando di qualcosa o è soltanto una mia impressione?
–
La
voce di Damastair, uno degli ultimi elfi liberi rimasti in contatto con gli
umani e maestro di Amy, riecheggiò tra le spoglie mura della sala: - Non
gliel’hai ancora detto Nerida? –
Nerida
sospirò affranta, quel rimprovero era valso come mille pugnalate alla schiena
per la maestra di spade dell’accademia per i giovani, e rispose con rammarico a
quell’accusa: - Non ne ho mai avuto l’occasione… Lei me l’ha sempre impedito.
–
Declan
e Carter parlarono allo stesso momento, come se si fossero letti la mente, e
pronunciarono la stessa domanda: - Cosa, esattamente, non ci è stato detto?
–
Aaron
sospirò affranto, forse avevano fatto male ad introdurre quella notizia…
L’equilibrio del gruppo, probabilmente, non sarebbe stato più lo stesso dopo.
Damastair si alzò dalla sua poltrona e si posizionò di fronte ai Sigma,
troneggiando sulle loro figure, dall’alto dei suoi due metri di statura: - È di
vitale importanza che facciate un giuramento prima di uscire da questa stanza.
Questa informazione è di livello A, praticamente nessuno al di fuori del
consiglio ne è a conoscenza, quindi dovrete stare attenti a ciò che direte una
volta usciti da qui. – guardò negli occhi i ragazzi, scorgendo nei loro sguardi
il dubbio e la paura che si insinuavano ogni secondo di più nelle loro giovani
menti.
Clarissa,
stufa di quel silenzio carico di nervosismo, fece un passo avanti e fronteggiò
il capo del consiglio: - Io parlo a nome mio ma non credo di essere la sola a
pensare che ci state spaventando. Cosa sapete che noi ignoriamo? Tagliamo la
testa al toro e dateci questa notizia. -
L’elfo
ridacchiò, apprezzò il fegato della ragazza che fino a quel momento era stata la
sola a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi ma non la elogiò affatto per
questo, anzi: - Non essere così frettolosa Clarissa Night. Questa non è una
notizia piacevole per nessuno e una volta appresa questa informazione pretendo
che il vostro atteggiamento nei confronti di Amy non subisca alcun mutamento.
Nella maniera più assoluta. È dalla nascita che sta pagando il prezzo di una
cosa che non ha potuto scegliere. Siete davvero pronti a sopportare sulle vostre
spalle il peso di una responsabilità simile? –
-
Credo di averle detto tutto signor Malfoy… Se ha domande sulla posizione delle
aule, sugli orari della biblioteca o dei campi da gioco i suoi compagni sapranno
risponderle in maniera più esaustiva di me. –
Aslan
Piket, insegnante di pozioni e capo della torre Nord aveva appena scortato il
biondo alla torre spiegandogli in che modo vi si accedeva: al contrario di
Hogwarts, dove ogni mese c’era una parola d’ordine da memorizzare, per accedere
alle sale comuni si usava un incantesimo di riconoscimento che a contatto con
uno speciale pannello spalancava i portoni delle torri.
-
La tua stanza è la trecentosettantadue… E vedi di non combinare strani scherzi
al tuo piano sono stato chiaro? – le parole del professore volevano essere un
avvertimento ma il biondo non capì a cosa si stesse riferendo - Due porte dopo
la tua c’è la stanza della Halliwell, ho visto che vi conoscete ma ancora non ho
inquadrato bene la vostra situazione quindi sappi che vi tengo d’occhio.
–
Ci
mancò poco che il biondo scoppiasse a ridere…
La
Halliwell?
Certo,
come no.
-
Non deve preoccuparsi professore. Non siamo due amici di vecchia data, anzi…
Potrei quasi dire che tra me e lei c’è lo stesso rapporto che ho con Harry
Potter signore. – rispose all’insegnante, osservando con curiosità il nuovo
ambiente, senza però nascondere la sua espressione dubbiosa… Cosa aveva fatto
credere a Piket che tra lei e la rossa ci fosse qualcosa?
Stavolta
fu Piket a ridere… Non gli mancavano proprio i tempi della
scuola!
-
Per ora ti credo Malfoy ma ti tengo d’occhio… Ora, ho duecento test da
correggere per domani e credo di averti già rotto abbastanza le scatole. – si
allontanò verso il portone ma prima di uscire si voltò un ultima volta verso il
biondo - La tua classe ha lezione con me alla prima ora, vedi di essere
puntuale, non mi piacciono i ritardatari. -
-
Lo terrò a mente. – borbottò quello, una volta che la figura dell’uomo era
scomparsa dietro al portone, prima di lanciarsi su uno dei divanetti presenti
nell’enorme sala – Che strazio… Non bastavano Potter e gli amici dell’allegra
compagnia, ci dovevano pure essere una preside psicopatica ed un professore
visionario qui dentro! –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
America
– Periferia Nord di Manhattan, Bronx
Amy
aveva lasciato la scuola senza dire niente a nessuno: se qualcuno l’avesse
cercata in camera sua, un incantesimo che aveva fatto alla maniglia della porta
avrebbe riportato alla memoria di questo “qualcuno” un impegno improrogabile e
da svolgersi assolutamente dalla parte opposta della scuola… Difficilmente
qualcuno avrebbe varcato la porta della sua camera quella
sera!
Si
trovava di
fronte ad una vecchia villa, le pareti esterne erano coperte dai graffiti delle
numerose bande del quartiere e come sempre Amy, senza farsi troppi problemi su
dove si trovasse, decise di addentrarsi all’interno
dell’edificio.
-
Noto con piacere che hai deciso di mostrarti al pubblico…
Non dovresti essere, che so io, in mezzo ai canguri? – a parlare era stato un
ragazzo sulla ventina, portava un taglio di capelli “militare” ed aveva una
cicatrice all’altezza della tempia che terminava sotto al
mento.
-
E tu Nate? – disse lei appoggiandosi al cofano di una macchina su cui era
rappresentata una fenice stilizzata – Dove hai lasciato la tua tutina arancione
da detenuto? L’ultima volta che ti ho visto ne portavi una che ti stava davvero
bene. –
Il
ragazzo ridacchiò appena prima di avvicinarsi alla rossa: - Sono uscito su
cauzione, non che ci sia voluto molto… L’ultima volta che sei stata qui Daniel
ha detto che era troppo pericoloso per te. Hai deciso di disubbidire al tuo
amato cuginetto? – dal suo metro e ottanta di statura, si poteva dire che la
sovrastava di almeno una trentina di centimetri ma ne l’uno ne l’altra
sembravano più farci caso da tempo.
Lei
scoppiò a ridere e gli domandò se ricordasse una sola occasione in cui aveva
davvero ascoltato quello che diceva suo cugino e la risposta del ragazzo non
tardò ad arrivare: - Che io ricordi non è mai successo… Quindi non è questo il
giorno in cui comincerai a farlo giusto? –
Parlarono
del più e del meno fino a quando Amy chiese a Nate se avesse qualcosa da farle
fare… Non sarebbe rientrata alla Holy Grail prima delle otto e doveva pur
impegnarsi in qualcosa!
- Che domande fai, sai che abbiamo sempre
qualcosa da fare qui dentro… Vieni, questa l’ho tenuta apposta per te. – e la
condusse in un’altra stanza dove, sotto ad un enorme lenzuolo bianco, si trovava
una Audi R8.
-
Non ne avevi mai vista una così da vicino, vero? – le chiese lui, accendendo le
luci, notando con quando interesse la ragazza stesse esaminando la
macchina.
-
Se la pensi così ti sbagli di grosso. Mi è capitato spesso di guidarne una ma
non sono una patita delle Audi quindi ho lasciato perdere l’acquisto. - disse
lei mentre si avvicinava al cofano della macchina prima di voltarsi verso il
moro – Perché me lo chiedi? –
Nate
scrollò le spalle e le disse che la sua era semplice curiosità: - Quindi sono
vere tutte le voci che circolano sul tuo conto? – ed attese con impazienza una
risposta dalla rossa che però, ghignando tra se e se, lo liquidò con un
banalissimo “forse” che lo confuse ancora di più… Tuttavia, in quel momento,
avevano entrambi altro a cui pensare: - Credi di poterla sistemare?
-
Amy
spostò lo sguardo, dal magnifico cilindro del motore al ragazzo, che continuava
ad osservarla con attenzione mentre metteva le mani un po’ dappertutto in cerca
del problema.
–
Credo di poterla finire entro stasera. - ed iniziò a frugare nella cassetta
degli attrezzi in cerca di una torcia con cui poter illuminare meglio le parti
interne del motore - Ora dovresti andare, no? Ti ho visto parecchio indaffarato
di là. E poi qui ho tutto quello che mi serve. -
-
Va bene… - rispose lui avviandosi verso la porta – Ti mando uno dei miei per
darti una mano. – ed uscì, lasciando la ragazza da sola con la macchina.
Si
voltò chiudendo il cofano: se quella macchina aveva un problema sicuramente non
era colpa del motore.
Poco
dopo un ragazzo sui vent’anni si fermò a pochi passi da lei e si presentò: -
Hei… Ciao, io sono Tyler. Nate ha detto che ti devo aiutare a sistemare questo
gioiellino. – e si infilò le mani in tasca, in attesa di sentire cosa voleva
sapere da lui la ragazza che Nate gli aveva presentato come “la Volpe di
Manhattan”…
Se
era la stessa ragazza di cui parlavano ultimamente era davvero fortunato anche
solo a trovarsi nella sua stessa stanza!
Amy
non perse tempo in ulteriori chiacchiere e cominciò subito a parlare di “lavoro”
con il moro: - Allora Tyler, puoi darmi con precisione i danni di questa? Ho
dato un occhiata al motore ma non mi sembra avere problemi di quel tipo quindi…
Sono nelle tue mani: dimmi tutto quello che sai! –
-
Certo. – e prontamente, il ragazzo, fece il giro dell’auto - Come prima cosa, le
sospensioni sono saltate. – e mentre parlava, l’auto fu sollevata verso l’alto,
permettendo alla rossa una visione migliore del danno.
Con
la torcia riuscì ad individuare praticamente subito la rottura della molla
secondaria: - Ecco qua… Dimmi una cosa, stavate scappando e non avete visto i
dossi o avete pensato bene di darvi al fuori strada? –
Tyler
ridacchiò per le parole della rossa ma non diede una risposta certa a quella “mezza domanda” prima di
riprendere la sua spiegazione: - Non ne siamo sicuri ma crediamo che ci sia il
condotto terziario intasato. Potrebbe essere sabbia? –
-
Non credo, macchine così sono abituate a sopportare certa rena… Anche se visto
come sono conciate le sospensioni non sono più sicura di nulla. – e cercò
qualcosa tra gli attrezzi che le potesse servire a sostituire il pezzo… Afferrò
chiave inglese e cacciavite da un cassetto ed insieme al ragazzo smontò la
ruota.
- Potesti accendere qualche altra luce? Non
vedo niente qui sotto. – gli chiese Amy, stesa sopra una tavola di legno con le
ruote, mentre allentava qualche bullone… Tyler cliccò sugli interruttori
fulmineo e gli sfuggì una risata nel notare che lei aveva il viso sporco di
grasso.
Probabilmente
quando si era passata la manica della tuta sulla fronte non si era accorta di
tutto il grasso che le era finito addosso e non aveva fatto altro che peggiorare
il danno.
-
Sicura che non ti servo a nulla? – chiese lui, ad un certo punto, notando che la
rossa non gli aveva ancora chiesto niente fino a quel
momento.
-
Il silenzio basterebbe. – rispose lei mentre lavorava al livello della terza
asse di sospensione, allentando e stringendo alcuni
componenti.
Tyler
si allontanò e prese a giocare con un cubo di Rubik… Aveva capito che il suo
aiuto non serviva affatto alla “Volpe” quindi preferì lasciarla lavorare in
santa pace.
Le
servirono quasi tre ore per ricompattare le sospensioni della ruota destra
anteriore, fortunatamente la sinistra era a apposto… Ma doveva ancora
controllare lo scarico.
I
meccanismi interni erano ben visibili dalla vetrata che dava bellezza e
spettacolo sulla parte superiore dell’auto… ma era tutto finto; il vero motore
era complesso, ruvido, dispersivo e nascosto bene.
Con
altre tre ore di lavoro, in cui stavolta l’aiuto di Tyler fu necessario,
finirono il lavoro… entrambi decisamente esausti.
Amy
era seduta al posto di guida: il piede premuto sull’acceleratore mentre provava
lo scarico con potentissimi rombi assordanti.
Tyler
ascoltava il ruggito della macchina seduto al posto del passeggero, il suo cubo
irrisolto ancora tra le mani, mentre ad ogni rombo borbottava tra se e se un
“che figata”.
-
Siamo stati proprio bravi. - la ragazza scese sorridente dalla macchina e chiuse
la portiera notando che l’attenzione del moro, una volta finita l’attrattiva del
lavoro andato bene, era stata nuovamente catalizzata dal
rompicapo.
Amy
controllò il suo orologio: alla Holy Grail erano ormai le 23.30 passate… Si era
persa la cena e almeno fino a mezzanotte c’erano i prefetti in giro per la villa
a controllare i corridoi quindi niente rientro; tanto
valeva mangiare una pizza in compagnia prima di rientrare.
Si
avvicinò al ragazzo e gli sottrasse il gioco: con quattro abili mosse aveva
completato i sei lati del cubo, sorprendendo completamente il povero
Tyler.
-
Ma come hai fatto!?! –
-
Adesso andiamo… Il mio corpo reclama del “cibo-spazzatura” per arrivare a
domani. – e gli rilanciò il gioco tra le mani,
allontanandosi.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Holy
Grail School – Torre Nord
Senza
bene sapere come, Amy non era rientrata alla HGS prima delle otto meno venti e
una volta oltrepassata la porta della sua camera si era fiondata in bagno: era
certa che l’unico rimedio che aveva per riprendersi dal devastante pomeriggio
passato al garage di Nate fosse una bella doccia bollente.
*
Merda, merda, merda! Speriamo che nessuno si sia accorto della mia assenza di
ieri sera. Dio che sonno… Sono in straritardo e non posso nemmeno chiudere
occhio per cinque minuti! Spero soltanto di non addormentarmi in classe
altrimenti oggi una punizione non me la leva nessuno. * e mentre la rossa si
rilassava temporaneamente, sotto al getto caldo dell’acqua, un incantesimo
materializzava i libri della giornata nella sua tracolla. Nel
giro di cinque minuti si asciugò i capelli, indossò la divisa e raggiunse la
mensa per bere quanto più caffè possibile.
Dopo
la quarta tazza di caffè gli ammonimenti di Lily cominciarono: – Se vai avanti a
bere tutto quel caffè ti verrà un infarto prima dei trent’anni! – e mentre
distoglieva lo sguardo dalla sua copia del Fattucchiere, le caraffe di caffè
presenti sul loro tavolo furono rispedite alle cucine, per impedire alla rossa
di berne ancora.
Amy
alzò la testa dal tavolo, due occhiaie marcate erano comparse sotto i suoi
occhi, persino la voce era ridotta a poco più di un sussurro: - Se non fosse per
questo… – ed indicò la sua tazza - Sarei già svenuta per il sonno da un pezzo
quindi ti pregherei di lasciarmi trangugiare caffè fin che morte non
sopraggiunga. – e strinse a se la sua tazza, scoccando un occhiata non troppo
amichevole all’amica – Ne tu, Lily Pendragon, ne nessun’altro riuscirà ad
allontanarmi dal caffè! –
Althea
ed Abigayle si scambiarono uno sguardo preoccupato… Amy era forse uscita di
senno?
Althea
le suggerì che forse sarebbe stato meglio per lei tornare in camera dal momento
che non sembrava in grado di sostenere le lezioni ma la rossa non sembrava
d’accordo: rispose che sarebbe andato bene e che quello sarebbe stato un altro
noioso mercoledì scolastico.
Abby
però decise di rincarare la dose: - A me sembri un filino paranoica stamattina…
Sicura di stare bene? –
Una
strana risata uscì dalle labbra della rossa, aveva un “che” di lievemente
isterico che non fece presagire nulla di buono alle altre tre: - Io? Certo che
si… È tutto nella norma! – ma quando una mano si posò sulla sua spalla, questa,
con uno scatto fulmineo aveva bloccato il povero Ian: una mano lo obbligava a
tenere il volto premuto contro il tavolo mentre l’altro gli bloccava un braccio
dietro la schiena – Oddio… Scusa Ian! Credevo fosse qualcun altro! – e liberò
immediatamente dalla “scomoda posizione” l’amico che aveva ammesso di non
volersi mai trovare nei panni di quel qualcun altro… Anche solo per evitare i
suoi scatti d’ira mattutina.
-
Sei convinta adesso? Tornatene a letto e riposa, in questo stato sei più
pericolosa che utile. Ti copriamo noi con i professori… Non sarà difficile
inventarsi una scusa. – la riprese Abigayle, raccogliendo le sue cose, pronta ad
affrontare le due ore di trasfigurazione che le aspettavano – Un ultima cosa:
dal momento che ti devo coprire pretendo di sapere dove sei sparita per tutto il
giorno. –
Amy
scrollò le spalle: - Io non sono scomparsa nel nulla… Ho solamente trovato
qualcosa di più interessante da fare. Sapete che dopo un po’ i pettegolezzi mi
annoiano quindi mi sono data ad attività alternative. – e notando gli sguardi
dei suoi compagni, che sembravano impazienti di scoprire “cosa” esattamente
l’avesse costretta ad entrare in modalità eremitica, spiegò in cosa era
consistito il suo pomeriggio alternativo – Non c’è poi molto da dire… Sono
andata nel Bronx a riparare macchine rubate, ho sfidato una banda di malavitosi
a basket e ho mangia una pizza con degli ex detenuti. Tutto qui.
-
-
Ti avevo chiesto di non tornare in quel posto. – la voce di Daniel la fece
sobbalzare. Non li aveva sentiti arrivare… Amy chiese ai suoi compagni di
squadra da “quanto” esattamente stessero ascoltando la loro conversazione e fu
Erin a risponderle.
-
Abbastanza da sapere cos’hai fatto mentre NOI subivamo le sfuriate del
consiglio. – prese posto accanto alla rossa, si versò una tazza di cioccolata
fumante ed elogiò il servizio della scuola – Adoro questo posto. Per quanto
riguarda il “fattore cibo” sono ineguagliabili. -
Nadia
si voltò verso gli amici della rossa e disse: - Scusate tigrotti… Possiamo
chiedervi il monopolio su Amy? –
La
campanella della prima ora suonò e i ragazzi della Tigre Bianca abbandonarono il
tavolo, salutando i russi, pronti a subire la prima ora di lezione di quel
venerdì.
-
Che mi dovete dire di bello? Sappiate che ho tutta la giornata libera… Dalla
regia hanno suggerito una giornata di vacanza e intendo dargli retta alla
grande! – spiegò lei agli amici, sorseggiando con avidità il suo caffè sotto lo
sguardo sbigottito di Carter.
L’ultima
cosa che si sarebbe aspettato di vedere, quella mattina, era Amy in modalità
caffeinomane!
-
Si può sapere da quanto non fai una dormita decente? – le domandò Nadia,
sequestrando ufficialmente il termos del caffè di Amy, senza che quest’ultima se
ne accorgesse – Prima che tu me lo chieda: si, intendo comportarmi come una
mamma premurosa fino a quando non sarai tu stessa ad accorgerti di quanto ti fa
male tutta questa robaccia! –
Amy
non la ascoltò nemmeno: la sua attenzione era stata catturata da alcuni ragazzi
del sesto anno che, fermandosi a pochi metri da loro, la indicavano e
ridacchiavano prima di allontanarsi.
-
Fammi pensare… L’ultima ricognizione è stata giovedì scorso giusto? –seguì con
lo sguardo i “ridenti osservatori” mentre tentava di dare una risposta coerente
alla domanda che la mora le aveva appena fatto – Direi che è da quel giorno che
non riesco a farmi un’intera nottata di sonno. -
-
Sono passati quasi cinque giorni! – Erin posò violentemente la tazza sul tavolo,
riportando l’attenzione della rossa sul discorso, dopo di che le domandò cosa le
avesse impedito di dormire.
-
C’è un fastidiosissimo gufo che si diverte a tormentarmi nel bel mezzo della
notte. Sospetto ci sia lo zampino di Evangeline ma non ho le prove per
accusarla. – Amy cercò con lo sguardo il suo termos pieno di caffè senza però
trovarne traccia, scoccò un occhiata ai suoi compagni di squadra, sapendo fin
troppo bene che la scomparsa del contenitore era sicuramente colpa loro ma
continuò la sua spiegazione – Quindi mi tengo il gufo rompi balle e mi
accontento di qualche dormita in classe sperando nell’apprendimento subliminare.
Fuori il termos gente… Sono assonnata e pericolosa. –
Fu
il turno di Declan per replicare, in quella situazione c’erano ancora due punti
da chiarire: - Se continuerai a bere tutto questo caffè non arriverai al metro e
sessanta… Scusa la domanda ma ce l’hai con Evangeline o è semplicemente
diventata l’ultimo dei tuoi passatempi? –
-
Cinquanta e cinquanta direi… – ed iniziò a frugare nella tracolla di Erin che
era la più vicina tra i suoi compagni senza però trovare ciò che cercava – Non è
un mistero per nessuno quanto poco le vada a genio e direi che entrambe ci
divertiamo ad esasperarci a vicenda, abbiamo semplicemente colto la palla al
balzo per importunarci a vicenda. –
La
loro conversazione fu interrotta dall’arrivo di Shaun Brown e Sharoona Parker,
due ragazzi del terzo anno alla Tigre, che si avvicinarono a loro stringendo tra
le mani un biglietto: - Scusate l’interruzione ma pensiamo che questo la debba
vedere Amy al più presto. Crediamo sia l’ennesima trovata della Cricca. –
Sul
foglio incriminato, il secondo di quella settimana, c’era una foto: Amy sdraiata
su un lettino, un semplice asciugamano bianco a coprirle il corpo e una decina
di ragazzi che la servivano e riverivano al meglio; quattro le stavano
massaggiando il corpo, due le passavano a turno degli acini di uva ed altri due
la sventolavano con enormi ventagli…
-
Non è la foto che ti ho scattato ai Caraibi? – le domandò Erin mentre, sotto al
suo sguardo, la rossa ammiccava verso l’obbiettivo esponendo un cartello su cui
compariva la scritta “adoro essere coccolata”.
- Aspetta… C’è dell’altro. – la
interruppe Sharoona.
La foto fu sostituita da un'altra
immagine: stavolta Amy stava ballando tra due ragazzi e a commentarla fu Nadia:
- Questa l’ho scattata io al tuo compleanno… Come cavolo le hanno avute?! –
-
Ho il presentimento che non sia ancora finita… – ed infatti nell’ultima immagina
c’era lei con un ghiacciolo in mano, tra una risata e l’altra leccò il dolce in
maniera decisamente provocante e ricordò divertita il momento in cui era stata
scattata - Ho perso una scommessa con Neithiri e questa è stata la mia
punizione. –
–
“Chi è la vera puttana Halliwell?” – lesse Erin ad alta voce, trattenendo a
stento una risata, sotto lo sguardo sorpreso dei suoi compagni – Credo sia una
domanda retorica: non sono un paio di scatti su di te a provare il fatto che sei
una puttana. –
Amy
ridusse il foglio in tanti piccoli pezzi, sospirò soddisfatta poiché da quel
momento non si sarebbe fatta scrupoli, da quel momento in poi sarebbe stata lei
a condurre il gioco: - È indubbio il fatto che resti lei la numero uno in
piazza… Grazie per avermi avvertito ragazzi. –.
-
È stato un piacere. – borbottò Shaun, arrossendo vistosamente, spostando lo
sguardo altrove per non incrociare gli occhi azzurri della rossa… Sharoona
iniziò a spingere il compagno verso la porta: - Non dirlo neanche per scherzo!
Ora scusateci ma dobbiamo arrivare all’aula di pozioni in tempo per la prossima
ora. –
Sharoona
scomparve in poco tempo oltre la porta ma Shaun restò accanto a loro per
augurarle un “in bocca al lupo” e per assicurarle che tutti quelli del terzo
anno erano dalla sua parte.
I
Sigma, una volta che il ragazzo fu scomparso dalla loro vista, scoppiarono a
ridere nel vedere l’espressione stupita e vagamente infastidita comparsa sul
volto di Amy…
Dopo
di che, la rossa li avvertì riguardo i propri impegni e si volatilizzò, sotto lo
sguardo perplesso dei compagni.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Aula
di Trasfigurazione – Settimo anno, Classe 7B
Il
professor Dumas spiegò ai suoi alunni del settimo anno gli incantesimi di
trasfigurazione parziale: di tanto in tanto fu costretto ad interrompersi per
dettare qualche appunto o sedare gli animi euforici dei suoi studenti che,
quella mattina in particolare, non sembravano molto
concentrati.
-
Quindi, nel caso in cui voi decideste di ricorrere a questo tipo di incantesimi,
ricordate che la detrasfigurazione è un processo più complesso dell’incantesimo
di partenza. – spiegò Dumas, indicando le conseguenze di un incantesimo errato,
scritte con cura alla lavagna - Al contrario di quello che pensa la maggior
parte di voi, persino trasfigurazione può diventare una materia pericolosa se
usata senza le dovute precauzioni quindi vi pregherei di non fare esperimenti
senza la supervisione di un adulto. – attese che gli studenti finissero di
ricopiare le sue formule alla lavagna e decise che, l’unico modo per svelare il
mistero legato a quel “volantino” di cui aveva tanto sentito parlare, era dato
dall’uso della cara e vecchia leggilmanzia.
Si
guardò intorno, in cerca degli studenti più disattenti e quindi facilmente
eludibili: notò con sorpresa che, i soli a fare resistenza alla sua intrusione,
furono Fray e la Bronx.
Approfittò
della mente di Jenna Price, seduta tra i due, per capire meglio la situazione:
trovò un ricordo che faceva proprio al caso suo e si prese tutto il tempo per
dargli uno sguardo.
-
Direi che è stato geniale. – aveva borbottato Jenna, trattenendo a stento le
risate, mentre parlava con i ragazzi al suo fianco della loro ultima bravata a
danno della Halliwell - L’abbiamo proprio messa con le spalle al muro con questa
storia delle foto! – ed indicò una pergamena su cui si susseguivano delle foto
provocanti della rossa seguita da una frase che, senza mezzi termini, era un
modo arrogante con cui rispondere ai velati attacchi che la ragazza scambiava
con Evangeline.
Ryan
era scoppiato a ridere: rifletté ad alta voce sul fatto che, per come erano
abituati a vedere la rossa, non sarebbero state certamente un paio di fotografie
a metterla ko.
–
Io dico che ha fatto effetto. – a parlare fu Evangeline, in quel momento mostrò
ai suoi amici lo schermo del suo cellulare, sembrava particolarmente soddisfatta
in quel momento - Joshua mi ha scritto: dice che non si è presentata a lezione
stamattina! –
Fu
costretto ad uscire dalla mente della ragazza quando un’altra delle sue studenti
al settimo anno si avvicinò chiedendo chiarimenti.
Continuò
a tenere sott’occhio il gruppo e proprio in quel momento Kurt Rivers attirò
l’attenzione della classe sulla lavagna.
§
Bella
mossa Evangeline… Con questa ti sei giocata tutto.
Ora
si gioca alle mie regole. Non c’è bisogno che mi firmi, giusto? §
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Lago
Merlin – Riva Ovest
Il
professor Shima spiegò per un paio di
orele sirene: il settimo
anno aveva osservato le creature dalla riva ovest del
lago.
Parlò
loro
della pericolosità del loro canto, di come in passato le sirene si mostrassero
ai babbani per semplice vanità e dei miti in cui erano comparse proprio per questo motivo.Nell’ultima mezz’ora aveva chiesto ai
ragazzi di osservare le creature e di riportarne le caratteristiche principali
su una scheda completa di disegno.
Era
stata una lezione tranquilla e se non fosse stato per un ragazzo delle Aquile,
finito poco elegantemente nel lago, non ci sarebbe stato nulla di interessante
da raccontare in giro.
Harry
si fermò a scattare alcune foto delle ammaliatrici: erano così diverse da quelle
che aveva affrontato durante il torneo Tre Maghi che, senza la spiegazione del
professor Shima, non sarebbe stato in grado di dire con certezza che si trattava
delle stesse creature.
Gli
era stato detto che l’aspetto delle sirene era gradevole soltanto durante un
attacco e che, molto probabilmente, Potter le aveva viste nella loro forma reale
proprio perché durante il torneo dovevano sorvegliare i “tesori” e non
procurarsi del cibo.
Hermione
gli aveva regalato una macchina fotografica per immortalare le differenze tra
Hogwarts e la Holy Grail ma da quando era arrivato lì Harry aveva scattato foto
soprattutto al paesaggio e alle creature che vagavano in libertà nei giardini
della scuola.
Stava
per mettere via la macchina fotografica quando percepì un rumore alle sue
spalle. Si guardò intorno, cercando di capire cosa avesse prodotto quel suono e
quando intravide uno scintillio tra gli alberi estrasse istintivamente la
bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e si addentrò nella
foresta.
Scostò
le foglie di un cespuglio e si ritrovò a pochi metri da due creature la cui
forma gli ricordò molto le volpi di campagna. Tuttavia c’erano alcune nette
differenze con gli animali di cui parlava: le code erano avvolte dalle fiamme e
il loro manto brillava, come se fosse rivestito da migliaia di piccoli
cristalli, ogni volta che il sole le investiva.
Non
aveva mai visto nulla di così bello…
Cercando
di fare meno rumore possibile, iniziò a scattare foto ai sue cuccioli, notando
con stupore che le foglie sotto di loro prendevano fuoco istantaneamente senza
provocare però danni notevoli alla foresta.
Dopo
l’ennesimo scatto percepì un violento spostamento di aria alle sue spalle
seguito da un ringhio e, voltandosi, si ritrovò faccia a faccia con un esemplare
decisamente più grande e meno amichevole dei due esemplari ora alle sue
spalle.
-
Buono bello. Non voglio fare del male a nessuno. – cominciò ad indietreggiare,
inconsapevolmente in direzione dei cuccioli, provocando un rabbioso sbuffo da
parte dell’animale che interpretò la sua ritirata come un attacco ai
piccoli.
La
creatura più grande gli ringhiò contro mentre uno strano fumo nero iniziava ad
uscirgli dalle branchie che aveva sul dorso, la fiamma sulla sua coda si
intensificava e il suo manto si scurì…
Decisamente
non era un buon segno.
Harry
cercò di mantenere la calma pur sapendo di trovarsi faccia a faccia con qualcosa
che non conosceva. Mantenne il contatto visivo con la volpe ma inciampò nella
radice di una pianta e crollò al suolo.
La
creatura si lanciò correndo contro Harry che, inconsapevolmente, chiuse gli
occhi sentendosi ormai spacciato…
Contro
ogni sua previsione non sentì nessun dolore lancinante e quando riaprì
lentamente gli occhi non riuscì ad evitare di sgranare gli occhi per la
sorpresa: Amy Halliwell, a pochi metri da lui, stava accarezzando dolcemente il
muso della creatura che aveva tentato di trasformarlo in uno spiedino
affumicato.
-
Dovresti saperlo anche tu Potter. - la rossa diede un bacio sulla fronte della
volpe e questa con un ultimo verso, simile ad un lamento, richiamò a se i
cuccioli prima di sparire nell’ombra - Gli abitanti del bosco sanno essere
spietati con chi non rispetta i confini. –
-
Ricordavo bene il fatto che ti piacesse finire nei guai ma affrontare un demone
al tuo secondo giorno qui, senza avere idea di come difenderti, non è un po'
esagerato? – rivolse ad Harry uno sguardo indagatore.
Si
vedeva lontano un meglio che non si sentiva bene: era forse giunto il momento in
cui anche il grande Harry Potter avrebbe iniziato a seguire le regole come tutti
i comuni esseri mortali?
Harry
si ritrovò a sospirare stremato, seguì la rossa fino alla riva e si appoggiò
stancamente ad un masso: – Che diamine… Possibile che tutto quello che ho
passato fino ad ora non mi sia servito a nulla? Per fortuna sei arrivata tu o
sarei morto… Di nuovo. –
Sul
volto di Amy si materializzò un sorriso divertito, ripensò a quante volte
avevano scherzato sulla fine della guerra nei mesi trascorsi all'accademia per
auror ma ben presto la sua mente gli ricordò cosa avesse evitato solo cinque
minuti prima: - Harry... Perchè eri da solo in riva al lago? Ci sono delle
regole ferree da rispettare. Qui non c'è nessuno disposto a farti passare
qualche effrazione. Questa non è Hogwarts, spero tu te ne renda conto. –
L’espressione
sul volto della rossa ricordò ad Harry il cipiglio severo che la McGranit
assumeva durante i suoi rimproveri, sul volto di una quindicenne faceva tutto un
altro effetto e il ragazzo non riuscì a reggere il suo sguardo: - Sono stato
stupido… Lo so. –
-
Hai vinto una guerra ma questo non ti rende immortale Harry. Non dovresti
sottovalutare nulla di questo posto… Ci sono ancora tante cose che non conosci.
– si levò le ballerine dai piedi e si immerse fino alle caviglie nel lago, dopo
di che gli sorrise serafica – Non dimentichiamoci un dettaglio importante: hai
sempre vissuto in Inghilterra Potter... Non ci sono demoni a pioggialandia!
-
Ad
Harry tornarono in mente gli sguardi ammirati di alcuni ragazzi
all’associazione. Ricordò lo sguardo duro di Amy quando l'ennesimo ministro si
presentò davanti a lui, facendogli i complimenti per le sue gesta eroiche,
elogiando pubblicamente la sua avventatezza.
Amy
semplicemente se ne infischiò del suo nome e del suo passato: gli disse
chiaramente che se davvero credeva di poter affrontare tutto il resto contando
solamente sul suo cognome non sarebbe sopravvissuto mezzo secondo nel mondo
reale.
Tutti
sapevano quando la Halliwell si divertisse a sminuire il prossimo.
I
"rumors" dicevano che, se solo avesse voluto, gli uomini più potenti del
mondo(quelli che a detta di molti avevano il potere di stringere il mondo nel
palmo della propria mano) si sarebbero inginocchiati per lustrarle le scarpe.
Era una stronza di prima categoria... Ma sapeva fare il suo lavoro e nessuno
poteva negarlo.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Aula
di Pozioni – 7A
Mentre
l’acqua all’interno del suo calderone raggiungeva l’ebollizione, David si
concentrò sul resto degli ingredienti necessari alla preparazione della miscela:
lavorò con calma, cercando di rispettare il più possibile l indicazioni del
libro, restò concentrato e mantenne costante il contatto visivo con la pozione,
attento ad ogni minima variazione… Come tutti gli altri del resto.
Piket
era stato chiaro: entro la fine della lezione dovevano consegnare un perfetto
distillato della morte vivente, li informò inoltre che quell’esercitazione
valeva più di un terzo del loro voto di fine trimestre.
Il
suo fagiolo sopoforoso non ne voleva sapere di collaborare ed ogni volta che
tentava di affettarlo gli sgusciava via dalle mani. Imprecò tra se e se,
raccattò per l’ennesima volta il fagiolo e tornò a parlare con i suoi compagni
delle novità ottenute il giorno precedente dal gran consiglio: - Non fategliene
una colpa… Ci sarà sicuramente un buon motivo che l’ha spinta a non dirci nulla.
–
-
Non fingere che la cosa ti stia bene. – replicò Erin stizzita, cominciò a
sfogliare con rabbia il libro in cerca del metodo più efficace per affettare il
maledetto fagiolo sopoforoso ignorando l’occhiata confusa di Declan al suo
fianco – Ma perché non c’è scritto come affettare questo maledetto affare!? –
Declan
era molto indietro rispetto ai due compagni, stava ancora triturando la radice
di asfodelo quando decise di prendere parte alla conversazione:-
In un certo senso capisco perché non ci ha detto nulla. Non mi piacerebbe essere
la causa di tutti questi problemi… E forzarla non farà altro che peggiorare la
situazione. –
-
Mayer, Summer, Sherazad! Volete condividere con il resto della classe le vostre
chiacchiere? – Piket scoccò ai tre un’occhiata di rimprovero ma quando sentì per
l’ennesima volta il rumore di un contenitore andato in frantumi riportò il suo
sguardo verso Chuck Russel. Il fautore di tutto quel chiasso era inciampato su
un fagiolo mandando in frantumi il contenitore delle radici di asfodelo. Piket
sistemò il danno, minacciando senza mezzi termini di punire chiunque avesse
alimentato tutta quella confusione all’interno della sua aula, poi riprese il
suo discorso: – Guardi dove mette i piedi signor Russel. E per quanto riguarda
voi tre io sto ancora aspettando la vostra risposta. –
-
Abbiamo qualche problema a dire il vero. – intervenne David, con il suo solito
fare diplomatico, sostenendo con facilità lo sguardo irritato del professore -
Sul libro di testo c’è scritto che per il Distillato della Morte Vivente è
necessario tagliare il fagiolo sopoforoso ma nessuno di noi ci riesce. Non fa
altro che scivolare via… Cosa dobbiamo fare? –
-
Vi sembrerà strano ma la maggior parte di voi è dotata di una mente pensante…
Iniziate a sfruttarla! – si allontanò e si accomodò alla cattedra rivolgendo
occhiate divertite ai suoi studenti.
Dopo
qualche secondo qualcuno bussò alla porta.
La
prima ad entrare fu Amy, sotto lo sguardo sorpreso sia dei Sigma presenti che
del professore, al suo fianco c’era un Harry Potter particolarmente
trafelato.
-
Giorno prof… Che state facendo di bello? – Amy sorrise all’insegnante, salutò
con un cenno alcuni ragazzi della sua torre ed entrò in classe, occupando uno
dei pochi banchi rimasti vuoti dell’aula.
-
Non ha delle lezioni da seguire Halliwell? – lo sguardo che le rivolse fu
abbastanza eloquente ma lei sembrò ignorarlo.
Amy
gli spiegò che la professoressa Hook aveva trattenuto Harry per alcuni
chiarimenti sugli argomenti trattati in erbologia a Hogwarts: - Non è colpa di
Potter. È stato trattenuto… Nora voleva che glielo riferissi.
–
-
Da quando la professoressa Hook è diventata “Nora”? – con quella frase accantonò
per un secondo la presenza della ragazza del quinto anno ancora nella sua
classe, concentrandosi sul “bambino che è sopravvissuto”, ancora in piedi in
fondo all’aula in attesa di una sua parola - Siediti di fianco alla tua amica
Potter ed inizia a preparare il Distillato della Morte Vivente. Dovresti essere
già in grado di… Cosa diavolo si è fatta al braccio Halliwell! –
Ancora
una volta, l’attenzione della classe, si spostò dal compito assegnato per
soffermarsi sulla macchia di sangue che si stava lentamente espandendo sul
tessuto della camicetta.
La
rossa non si era accorta di nulla fino a quel momento e persino Harry si ritrovò
a guardare con sorpresa il braccio sanguinante della rossa: fino a poco prima
non c’era nessuna ferita sul suo braccio… Ne era una prova l’integrità stessa
della manica.
-
Cavolo… Non l’avevo visto. – la sua mente lavorò febbrilmente per trovare una
risposta allo sguardo del professore che sembrava volesse a tutti i costi capire
“come” si fosse procurata quella ferita; ripensò all’incontro che lei ed Harry
avevano avuto poco prima con la professoressa di erbologia e si ricordò di cosa
aveva visto nell’aula di erbologia - Alla serra del settimo stanno usando le
Rose Mordax. Avrò preso una delle foglie senza accorgermene… Sarà meglio che
vada a farmi sistemare. –
-
Non muova un muscolo. Non la farò uscire senza prima essermi accertato delle sue
reali condizioni fisiche, mi ha capito? - il professore alzò gli occhi al cielo
e la guardò con rimprovero prima di allontanarsi in direzione del suo studio. La
porta era situata proprio dietro la lavagna e, mentre borbottava tra se e se un
“ragazzini piantagrane”, Amy non riuscì a trattenere una
risata…
Nell’attesa
Amy fece vagare il suo sguardo per la classe.
Le
parve strano che tutti, a parte Harry, sembrassero in difficoltà con il fagiolo
sopoforoso… Possibile che nessuno avesse ancora cambiato quella parte sui vecchi
libri di testo?
-
Il mio è solo un consiglio ma dovreste provare a spremere quel fagiolo con il
coltello d’argento… Cercare di tagliuzzarlo è del tutto inutile. – spiegò lei,
scrollando appena le spalle, ottenendo in risposta degli sguardi poco
convinti.
Piket
rientrò in aula e le disse senza mezzi termini di chiudere la bocca, confermando
al resto dei presenti che le parole della rossa erano un suggerimento più che
veritiero ed affidabile: - Scusi prof… Mi era soltanto venuto un dubbio. –
L’uomo
alzò per gli occhi al cielo per l’ennesima volta: - Non voglio più sentire la
sua voce per la prossima mezz’ora. - appellò a se uno sgabello e si sedette
accanto alla ragazza- Adesso beva
questo, è un antidolorifico, deve prenderlo se non vuole scoppiare a piangere
davanti a tutti. –
-
Piangere per un paio di punti? Sta scherzando vero? – Amy recuperò il
disinfettante, se lo versò sul braccio e con l’altra mano disinfettò l’ago
sfruttando la fiamma accesa sotto al calderone di Harry – Mi crede così debole?
– avvicinò la punta dell’ago al braccio ma il professore le bloccò il polso
chiedendole cosa avesse in mente di fare.
-
Mi ricucio. Non è abbastanza evidente? – rispose la rossa con tono ovvio,
scatenando gli sguardi allibiti dell’intera classe al settimo anno…
Era
così impossibile vederla agire come se fosse una normale tredicenne e non come
un alieno proveniente da un altro impassibile pianeta?
Aslan
le scoccò un occhiata di rimprovero e prese l’ago dalle mani della rossa: - Dia
qui e la smetta con questo atteggiamento. Sa bene quanto mi dia sui nervi questo
atteggiamento da impavida rompiscatole. –
Iniziò
a metterle i punti, stando attento a non farle troppo male mentre ormai la
classe era troppa concentrata su quello storico momento di “umanità” mostrato
dall’insegnate per tornare a pensare alla pozione.
Amy
ridacchiò, stando attenta a non muoversi troppo, senza riuscire a trattenersi
oltre: - Sappiamo entrambi che è proprio questo lato del mio carattere a
piacerle… Non provi a negare prof! -
Non
sopportando più quella sceneggiata dalla dubbia moralità Erin decise di tirare
una librata in testa all’amica: - Amelia Fenora Halliwell! Ti sembra questo il
modo di rivolgersi ad un tuo professore!? –
La
dolcezza dello sguardo divertito di Amy era stata sostituita da un ondata di
cieca furia che aveva scurito le sue iridi in maniera più che evidente: - Sta
zitta Majer… Dovresti evita quel nome in pubblico. È deleterio per il mio umore. -
La
tensione tra le due era palpabile: i loro sguardi non avevano nulla di
rassicurante. Il silenzio era calato nell’aula.
Fu
Piket ad intervenire per sedare l’animo delle due.
Sul
momento quella più “sul piede di guerra” sembrava Erin quindi la riprese:
-
Ha già terminato la sua pozione Majer? – le scoccò uno sguardo di rimprovero e
tornò ad occuparsi del braccio ferito della rossa – Se ritiene di aver concluso
il suo lavoro in maniera dignitosa può anche uscire dalla mia aula. -
La
bionda distolse lo sguardo dalla compagna di squadra e si concentrò sul
professore; non si sarebbe mai immaginata una simile risposta da parte di Piket
e non avrebbe mai accettato di essere buttata fuori per colpa di una scaramuccia
con Amy: - Scusi professore. Non volevo interrompere la lezione. – poi il suo
sguardo ritornò prepotentemente sul volto della rossa - A differenza di qualcuno
io non irrompo nelle aule altrui senza motivo. –
Sul
volto di Amy comparve un sorrisetto infastidito ma distolse lo sguardo per
evitare altri casini: l’ultima cosa che voleva ottenere quel giorno era una
punizione dall’unico prof che la trattava come se fosse una normalissima
studentessa, non aspettandosi chissà quale prodigio da
lei.
-
Se permette credo spetti a me decidere cosa è, o meno, opportuno fare nella mia
classe. – il tono di voce dell’insegnante non ammetteva repliche di nessun tipo
e ad Erin non restò altro da fare che risedersi e completare il suo
lavoro.
Il
professore portò la rossa alla cattedra e la fece sedere il più lontano
possibile dalla compagna.
Non
voleva altre interruzioni per quel giorno.
-
Me ne vado appena ha finito di ricucirmi. – la voce della rossa aveva assunto un
tono abbattuto che, solo per un attimo, aveva lasciato perplesso il professore…
Ma Piket non era noto in tutta la scuola solo per il suo carattere odioso: era
anche uno dei più famosi doppiogiochisti della HG e se voleva fregarti, ci
riusciva.
-
Non creda di potermi ingannare in questo modo Halliwell. – un ghigno era
comparso sulle labbra dell’uomo mentre la ragazza gli riservava un’occhiata
vagamente confusa - Ha saltato abbastanza ore per oggi. Tanto vale che si renda
utile e mi aiuti a correggere i compiti degli studenti del biennio.
–
Amy
cercò di rifiutare dicendo che nessuno meglio di lui poteva assegnare tutte
quelle S senza sentirsi vagamente in colpa ma l’uomo non desistette: - Imparerà
in fretta… Ma se preferisce posso semplicemente scortarla dalla preside. – Aslan
ammise con se stesso che non si sarebbe mai stufato di vedere l’espressione
sorpresa e confusa della Halliwell, era quasi soddisfacente vedere quel piccolo
genietto in difficoltà, se poi era lui a farlo la cosa gli sembrava anche
divertente - Non mi guardi in quel modo. Ha saltato volontariamente una giornata
scolastica senza alcun motivo e dovrebbe essere punita per…
-
Amy
aveva capito perfettamente dove sarebbe andato a parare e quindi lo interruppe:
- Va bene! Lo farò… È un fottuto manipolatore! –
Mezz’ora
più tardi, la campanella suonò.
I
ragazzi del settimo si precipitarono alla cattedra con le loro pozioni
etichettate all’interno delle provette, pronti a correre schivando gli altri
studenti nei corridoi, diretti alla lezione successiva.
Mentre
Piket sistemava il caos lasciato dai ragazzi del settimo, Amy aveva abbandonato
la correzione dei compiti per sbattere la fronte contro la cattedra, in una
maniera tutt’altro che elegante, attirando su di se lo sguardo perplesso
dell’insegnante.
Come
se non bastasse quel compito si rivelò essere una vera noia ed Amy rivelò al
professore i suoi pensieri: - Non ha niente di meglio da farmi fare? Preferirei
sistemare gli archivi anziché azzerarmi i neuroni leggendo le cavolate prodotte dai suoi studenti! –
Un
risolino sfuggì dalle labbra del professore: - Ora sa cosa si prova ad insegnare
la mia materia ad un branco di decerebrati. –
Amy
osservò la pila di fogli che le stava di fronte con sguardo critico prima di
lanciare un occhiata abbastanza eloquente al professore: - Mi sembra strano che
dopo tutto questo schifo lei sia ancora in grado di fare dell’ironia… Ne ho
corretti soltanto una settantina e devo dire che mi è completamente passata la
voglia di ridere. –
Prima
di uscire dalla classe, diretta alla mensa, Amy si ritrovò un bigliettino in
tasca… Erin?
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Holy Grail School – Club dei Duellanti
Amy
entrò apparentemente tranquilla, nascondendo alla perfezione il nervosismo che
le aveva completamente chiuso lo stomaco una volta letto il bigliettino della
bionda.
Se
aveva usato quel nome, in pubblico per di più, era ormai chiaro il fatto che
fossero stati messi al corrente della leggenda.
-
Non fingere di non saperlo. – il tono della bionda era freddo e distante,
nessuno dei Sigma si sarebbe aspettato di sentirla parlare in quel modo con Amy
– Andiamo al dunque: Il nome “Avres” ti dice niente? -
La
rossa sospirò: sapeva che quel momento sarebbe arrivato ma, in cuor suo, aveva
sperato che accadesse il più tardi possibile: - Ve ne hanno parlato… Era anche
ora direi. Vi hanno raccontato la leggenda di Avres? Mostrato il libro di
Alekos? Raccontato i piani di Gareth l’Oscuro? –
Stavolta
fu Liam ad intervenire: - A sentire loro sarebbe stato compito tuo metterci al corrente della situazione... Anni fa. -
Alla
rossa sfuggì soltanto una risata amara. Si allontanò da loro, gli voltò le
spalle e la sua voce assunse un tono tetro: - Ma certo… Avrei dovuto dirvi prima
che i vostri genitori sono stati uccisi per causa mia, che hanno sacrificato la loro esistenza per proteggere me, un’insulsa mocciosa piagnucolante di un anno che nascondeva dietro due guanciotte rosse un'arma per lo sterminio di massa. Pensavo
vi avessero detto tutto ma è evidente che non è così… I soliti stronzi che
lasciano le cose a metà. Oh beh, in poche parole Gareth ha questo piano malefico
che, grazie a qualche strana reliquia, gli permette di manipolare quella parte
del mio cervello che contiene Avres. Ma non preoccupatevi: l’unico modo che ha
per liberarla consiste nel ficcarmi un pugnale maledetto nel cuore… Che guarda
caso possiedono gli Shadow da tre quarti di millennio. – si accomodò sul bordo
del tavolo adibito ai duelli e notò con una certa soddisfazione le espressioni
stupefatte dei suoi compagni di squadra – Proprio così gente, potrete liberarvi
di me tra pochissimo e da quel momento in poi non ci sarà più nessun
cazzutissimo demone rompipalle a… -
Uno
schiaffo le colpì violentemente il volto.
-
Stupida… Sei proprio una stupida Amy! - la voce di Erin risuonò nella stanza e
la sorpresa sul volto dei presenti fu palese tanto quanto la rabbia sul volto
della rossa – Non puoi averlo pensato. I nostri genitori si sono sacrificati per te... Che senso avrebbe lasciarti andare con tanta facilità? -
-
Tu hai il terrore del mio potere. La sento sapete? La paura che emanate è così... confortante. Voi tutti avete il terrore che io possa perdere il controllo su Avres. Avete il terrore che possa ferirvi, che possa abusare di ciò che posso
ottenere con i suoi poteri, infondo è già successo... Vi vedo tremare ancora al ricordo di quella notte. Fate bene, io stessa ho il terrore che tutto questo possa ripetersi. –
Amy li guardò, uno per uno, gli trasmise la tristezza che quelle parole le
stavano provocando ma non riuscì a trattenersi oltre, quella storia era durata
anche troppo a lungo - La
speranza che io non vi ferisca si è dissolta nel momento stesso in cui vi hanno
raccontato la leggenda. Vi conosco… Non potreste mai lavorare con qualcuno di
cui non vi fidate. Ci abbiamo già provato e non è andata bene.
–
-
Sarà diverso… Con te sarà diverso. – borbottò Daniel, avvicinandosi a lei per
stringerla in un abbraccio che però fu prontamente deviato dalla rossa che si
allontanò in direzione della finestra.
Amy
si accomodò sul bordo della finestra, le gambe oltre il bordo e lo sguardo perso
all’orizzonte: - E perché mai dovrebbe esserlo? Nelle vostre menti, nei vostri
sguardi, leggo in continuazione la parola mostro e tutto per il semplice fatto
che non avete idea di come neutralizzare il mio potere… Siete come gli altri.
Temete ciò che non potete comprendere, è giusto, è normale. Non posso che darvi
ragione. – si buttò nel vuoto sotto di lei trasformandosi in un drago ed abbandonò le mura della Holy Grail
School sotto lo sguardo ammutolito di quelli che, fino a quel momento, aveva considerato i suoi migliori amici.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Flash
Back – Consiglio dei Maghi
Damastair
aveva parlato: - Siete davvero pronti a sopportare sulle vostre spalle il peso
di una responsabilità simile? –
I
sigma si guardarono: la preoccupazione li stava lentamente inondando ma come se
le loro menti fossero inesorabilmente collegate risposero con un deciso “SI” che
sorprese il consiglio.
Damastair
iniziò a pronunciare un incantesimo di evocazione ma Karen si infervorò
immediatamente, opponendosi con una certa enfasi alla sua decisione di portare
il libro lontano dal luogo in cui era custodito: - Non ti azzardare a portarlo
qui. Conosci le regole elfo: il libro non uscirà dalla camera per nessun motivo.
–
-
Vorrei ricordarti che io stesso ho scritto quelle regole quando la semplice idea
della tua esistenza non sfiorava nemmeno le previsioni dei tuoi avi Karen. –
Damastair non sembrava decisamente il tipo di persona, o elfo che dir si voglia,
che perdeva le staffe con facilità ma in quel momento un brivido corse lungo le
schiene dei presenti rimasti intimoriti soltanto per un attimo - Cosa ti ha
fatto credere che prenderò in considerazione gli ordini impartiti da un essere
così immaturo? –
Gli
altri consiglieri restarono in silenzio.
Damastair,
senza perdersi il ulteriori chiacchiere, terminò la sua evocazione e con il
libro stretto tra le mani si avvicinò ai ragazzi domandando: - Quanti di voi
conoscono gli Shadow e dei Light? –
Dei
robusti rami si scavarono un varco attraverso il pavimento, intrecciandosi tra
loro per poi formare un elegante leggio in grado di sostenere il pesante tomo
rilegato con cura nella pelle di un drago Neozelandese.
Daniel
sgranò gli occhi, la sua mente gli aveva appena fornito una descrizione degna di
un’enciclopedia a riguardo ed iniziò immediatamente ad esporre le sue conoscenze
al resto del gruppo: - Quello è il libro del leggendario Alekos. Al suo interno
sono elencate le ubicazioni di alcune tra le più antiche e potenti reliquie del
mondo magico tra cui il calice della vita e dello scudo dell’invincibilità.
Inoltre è raccontata la leggenda di Avres l’oscura con dovizia di dettagli
riguardo le guerre di quel tempo. –
Clarissa
sbuffò, per il momento i loro dubbi non erano stati colmati e nessuno sembrava
voler porre la fatidica domanda quindi fu lei la prima a parlare: - Tutto questo
è davvero molto interessante ma cos’ha a che fare con Amy tutto questo? –
Damastair
la scrutò con attenzione: le domandò se davvero fosse così curiosa di scoprire
cosa legasse Amy a quel libro prima di comprendere il ciò che univa tutti loro
nella storia del mondo magico.
Clarissa
si chiuse in un ostinato mutismo. In quel momento, l’ultimo dei suoi problemi,
era dato dal legame che poteva avere con il resto del mondo: - Chiedo scusa ma
al resto del mondo non è mai importato un gran che della nostra esistenza.
Agiamo nell’ombra, accettiamo cose che il resto del mondo consapevolmente
ignora, affrontiamo gli incubi di qualcun altro… con tutto il rispetto ma ora
come ora mi importa solo di capire cosa c’entra Amy in tutto questo.
–
Damastair
accolse le parole della ragazza con sorpresa: mille anni prima aveva ricevuto
una risposta simile da un’altra prescelta. La storia stava per ripetersi e
ancora una volta il peso di quelle parole si sarebbe riversato sulle spalle di
sei ragazzi dai poteri straordinari…
-
E va bene Clarissa… Arriviamo al punto. - prese un lungo respiro nel notare
l’elegante scrittura di Mirime ed iniziò a raccontare la storia più antica del
mondo - Conoscete tutti la storia dei tre reggenti. Sapete come si concluse la
quarta era della magia, vi è stata insegnata e conoscete a memoria ogni sua
interpretazione ma il resto della storia è stato nascosto per secoli, a livelli
che non potete neanche immaginare… Ciò che conoscete non è altro che un
frammento della verità. –
La
pace di Nivea, durata più di cinquecento anni, si era bruscamente interrotta con
la sanguinosa battaglia di Mytril che coinvolse Figli della Notte e figli della
Luna.
Le
due fazioni lottarono per mesi e la battaglia portò a numerose perdite,
concludendosi con la schiacciante vittoria dei vampiri: erano numericamente
superiori e, al contrario dei licantropi, sempre al pieno delle loro forze.
Una
volta dichiarata la sconfitta, i figli della luna si dispersero per l’Europa e
crearono le loro colonie altrove, nell’attesa di un nuovo scontro in cui potersi
riscattare.
In
seguito fu stipulato il trattato di Hata che stabiliva, senza possibilità di
replica, che ogni conflitto andava necessariamente risolto soltanto dalle parti
prese in causa. Nessun’altra razza doveva interferire con le guerre per la
supremazia tra le cinque razze.
Tuttavia
nel 1398 d.m. molti licantropi abbracciarono il pensiero degli Shadow. Erano
spinti dal malcontento e dalle pessime condizioni in cui vivevano nel nord della
Russia.
Numerosi
branchi di licantropi attaccarono i villaggi umani: gli unici in grado di
fermare le loro avanzate erano gli alchimisti, in grado di manipolare l’argento,
che con strategia e prontezza riuscirono a respingere gli
attacchi.
La
furia dei figli della luna tornò ad imperversare sull’Europa meno di trent’anni
dopo. La battaglia era impari e, sfidando il trattato di Hata, molte altre
creature vi presero parte.
Elfi,
maghi e vampiri si allearono contro licantropi e
demoni.
Questa
fu la prima grande guerra tra le cinque razze.
Damastair
interruppe la sua lettura, si prese qualche secondo per osservare le reazioni
dei ragazzi di fronte a se.
-
Fino a prova contraria storia della magia è una materia scolastica a cui non si
può sfuggire… Questa roba la sanno anche i bambini di due anni, se non altro in
chiave fiabesca. – borbottò Liam, sedendosi al suolo con le gambe incrociate,
presagendo che sarebbe stata una cosa lunga – Il trattato di Hata ha perso la
sua valenza praticamente subito. Si sono sterminati a vicenda fino a quando non
è arrivata Avres che si è messa a fare piazza pulita di Shadow e Light.
–
-
In pratica ha riportato tutto a prima che ci fossero le due grandi fazioni… - fu
il turno di David di commentare, ricordava benissimo quella storia poiché era
suo zio in persona a raccontargliela ogni sera - Poi è impazzita e ha iniziato a
uccidere gente a caso. Anche Alekos, suo padre, ha combattuto contro di lei
tentando di riportarla sulla via della luce ma Avres lo ha sconfitto e gli ha
rubato i poteri… Niente di nuovo sotto il sole. Queste cose le sanno tutti.
-
Sul
volto di Nerida comparve un sorriso, i suoi piccoli avevano fatto i compiti ed
avevano sorpreso il gran maestro, niente male per un branco di rumorosi
teenager: - E se vi dicessi che la storia che conoscete non è uguale a quella
che è contenuta in questo libro? Che qualcuno, per secoli, ha tentato di
infangare la memoria di Avres? –
- Direi che per nascondere una simile notizia dovete aver
sguinzagliato i migliori guerrieri del mondo… E che la cosa non mi sorprende
affatto. – commentò Erin, prendendo posto accanto al gemello, curiosa come il
resto dei suoi compagni di sentire il resto della storia.
Dopo
la grande guerra i condottieri delle cinque razze riportarono la pace nel mondo.
Per suggellare la loro alleanza Alekos, ultimo erede del Dio Crono a capo delle
forze elfiche, prese in sposa Mirime, la più potente strega di quel tempo e
nobile condottiera del popolo umano.
Dalla
loro unione nacquero Eleu ed Avres.
A
entrambi fu affidata una dote: al primo fu concesso il controllo dei due regni e
divenne il custode della spada di luce, simbolo della nobile casata da cui
discendevano sia la madre che il padre mentre alla seconda fu affidata la natura
stessa. Avres divenne la guardiana
dei cinque elementi.
I
due giovani furono cresciuti nel rispetto delle tradizioni e per anni furono
addestrati nell’arte del combattimento dai migliori esponenti della fazione dei
Light.
Una
volta raggiunti i tredici anni furono definitivamente ammessi nel mondo degli
adulti. Presero parte alle battaglie e divennero i protagonisti incontrastati di
centinaia di leggente che dipingevano le loro gesta con eleganza trasformandoli
in eroi agli occhi della gente.
Per
anni Eleu ed Avres affrontarono gli Shadow con onore, portando la loro fama ai
confini del mondo, fino a quando capitò un fatto
imprevisto.
La
battaglia di Arata si rivelò un imboscata: i Light furono circondati dagli
Shadow e nonostante il potere dei due figli di Alekos fosse superiore a quello
di molti generali oscuri, i soldati della luce soccombevano sotto gli attacchi
dei demoni e dei licantropi.
I
gemelli furono separati ed Avres fu circondata dai nemici. Intorno a lei non
restò altro che terra bruciata: era sola e nessuno era in grado di aiutarla in
quel frangente.
Quando
ormai la giovane sembrava sul punto di soccombere sotto i colpi del nemico
successe che Heru, uno Shadow con cui la mezz’elfa si era scontrata in più di
una battaglia, si frappose tra lei e i compagni.
Sacrificò
la sua posizione di rilievo per difenderla dai suoi stessi compagni e quando la
battaglia si dichiarò conclusa di loro non c’era più traccia… Heru e Avres erano
scomparsi.
Le
genti di tutto il mondo raccontano che Avres ed Heru, quella notte stessa,
iniziarono uno scontro senza precedenti che durò dieci
lune. I
due si affrontarono in un duello senza esclusione di colpi e quando entrambi,
ormai allo stremo delle forze, crollarono al suolo si dice che entrambi avessero
ormai deciso di abbandonare gli ideali delle reciproche famiglie per dare vita
ad una nuova alleanza: non
ci sarebbero stati ne Shadow ne Light tra loro, si sarebbero riuniti sotto un
unico credo che andava contro l’antico ideale perseguito dagli
antichi…
Il
tempo trascorse e la voce che Avres e Heru fossero morti in battaglia si diffuse
nel mondo… Le battaglie tra i due schieramenti si susseguirono e, ancora una
volta, Shadow e Light non persero l’occasione per fronteggiarsi sul campo di
battaglia.
Fu
durante l’ennesima battaglia tra i due schieramenti che Avres e Heru decisero di
mostrare la loro nuova potenza al resto del mondo.
Al
loro fianco circa diecimila rinnegati li seguivano come bestie fedeli. Chiunque
non trovasse conforto nei dettami delle due grandi potenze poteva trovare
conforto tra le file del nel nuovo esercito dei
Traditori.
Chiunque
vi prendesse parte era deciso a porre fine a quegli inutili spargimenti di
sangue: promettevano la purificazione grazie alla magia della luce e
proclamavano la difesa dei più deboli, abbandonando la politica dell’odio
intrinseca in entrambi gli schieramenti.
Si
racconta che durante la battaglia di Erika, in Babilonia, Avres e il suo
esercito si ritrovarono ad affrontare l’esercito Light di
Alekos.
La
decisione fu ardua per entrambi: ritirarsi in nome del legame di sangue che li
univa o perseverare nelle proprie convinzioni? Fino a dove, entrambi, erano
disposti ad arrivare per difendere ciò in cui
credevano?
I
due si sfidarono.
Alekos
vide negli occhi di sua figlia una luce che mai prima di quel momento gli era
capitato di vedere sul volto della sua piccola Avres.
La
bambina degli elementi si era trasformata in una donna, sicura delle proprie
capacità e con degli ideali… Era dunque giunto il momento di cedere il passo
alle nuove generazioni.
Fu
con un sorriso e un augurio verso un futuro migliore che l’ultimo erede di Crono
decise di donare i propri poteri alla figlia minore.
Tutto
avvenne sotto lo sguardo inferocito di Eleu: geloso per i nuovi poteri acquisiti
dalla sorella, si sentì tradito dalla volontà del padre e dipinse le loro azioni
con disprezzo.
Raccontò
ai suoi sottoposti che in realtà Alekos era l’innocente vittima dei sortilegi
dell’Oscura Avres e che nulla di ciò che era successo davanti ai loro occhi era
stato dettato dalla pura volontà di suo padre… Riportò il corpo senza vita di
Alekos dinnanzi agli occhi stanchi di Mirime che ascoltò le sue parole con
attenzione prima di abbandonarsi ad un pianto liberatorio. Aveva perso
contemporaneamente il marito e l’amata figlia.
Si
sentì distrutta dalla consapevolezza che la guerra le aveva strappato via due
delle cose che più amava al mondo.
Mirime
celebrò il funerale del marito. Sulla lapide di Alekos giurò di vendicarsi: sua
figlia avrebbe pagato con la vita quell’affronto.
Fu
in una notte di luna piena, dopo mesi di ricerche, che lei ed alcuni dei più
fedeli guerrieri dell’esercito di Alekos riuscirono a trovare il nascondiglio
dei Traditori.
Si
introdussero nella grotta dove i sovversivi si erano creati un rifugio, lontano
dagli sguardi dei nemici ma pur sempre sotto gli occhi di tutti, come se
volessero prendersi gioco delle autorità che per anni li avevano
oppressi…
All’interno
della grotta erano state costruite delle vere e proprie case in grado di
ospitare sia i membri della resistenza che le loro numerose famiglie. Heru ed
Avres convivevano da tempo, non sarebbe stato un problema sistemarli senza che
nessuno se ne rendesse conto.
Approfittando
delle ombre concesse dalla notte, i guerrieri Light si introdussero nelle loro
stanze e uccisero Heru colpendolo al petto con un pugnale. Colto di sorpresa, il
guerriero arpionò tra le dita la mano della dea prima di esalare il suo ultimo
respiro…
Avres
si svegliò di soprassalto.
Non
comprese cosa fosse capitato sino a quando, al suo fianco, non trovò il corpo
senza vita del suo compagno. Tentò di comprendere come i Light li avessero
raggiunti senza insospettire le sentinelle e soprattutto perché la madre avesse
ordinato agli uomini di suo padre di compiere
quell’azione.
Tentò
di chiedere spiegazioni ma i Light, che per secoli si erano vantati del loro
senso di giustizia, non esitarono a ridurla in fin di vita. Mirime
non le lasciò alcuna possibilità di replica: la guardò in volto per tutto il
tempo osservando impassibile i suoi uomini che trattavano sua figlia come la
peggiore delle bestie e non mosse un muscolo per impedire che ciò
avvenisse.
La
storia narra che Mirime, poco prima che sua figlia morisse, lanciò una potente
maledizione sulla ragazza: la condannò a risorgere ogni mille anni.
Avrebbe
visto soffrire i propri cari, sarebbe stata la causa di numerose disgrazie e,
pur detenendo il potere incontrastato sulla natura, sarebbe stata incapace di
porre fine alla guerra.
Avrebbe
osservato la storia ripetersi, sotto gli occhi inerti di chi portava sulle
spalle il peso della sua pesante eredità, sapendo che l’unico modo per porre
fine a quello scempio era dato dalla scelta stessa delle sue
eredi.
Gli
era stato donato il libero arbitrio.
Potevano
scegliere se sacrificare la propria vita riportando finalmente la pace tra le
cinque razze o sperare che il sangue dell’amato fosse un sufficiente sacrificio
agli occhi degli Dei del passato…
Avres,
sino al momento in cui questa storia fu finalmente scritta, sarebbe stata
l’unica testimone della realtà celata dietro quelle parole.
La
seconda scelta altro non era che un tranello: nascondeva mille anni di dubbi e
tensioni tra le cinque dominanti che, pazientemente, attendevano l’ascesa della
Dea per sfidarsi in un nuovo imponente scontro.
I
membri del consiglio attesero con ansia le reazioni dei giovani Sigma, la
curiosità era una maschera di vetro sui loro volti… I giovani si sentirono
oppressi dagli sguardi del consiglio ma, al contempo, restarono sbalorditi per
l’incredibile ondata di misticismo che la lettura di quelle parole aveva
provocato in tutti loro.
Fu
Daniel il primo ad esprimere la propria opinione a riguardo, si sentì strano per
aver interrotto quell’innaturale silenzio ma c’era una domanda che gli frullava
in testa da qualche minuto ed era intenzionato a sentire il parere degli altri:
- Forse sono strano io ma… Cosa c’è da scegliere infondo? L’unica opzione da
scegliere è anche la sola che prenderei in considerazione ed è quella che
riguarderebbe la mia morte. -
Aaron
percepì una certa ostilità nel tono di voce di Daniel.
Era
evidente che suo figlio non avesse preso in considerazione l’idea che, secondo
il suo ragionamento, la prossima a dover rinunciare alla propria vita sarebbe
stata Amy: - Hai provato soltanto per un secondo a domandarti il perché di
quella doppia scelta? Credete che sia facile prendere una scelta del genere?
Provate a mettervi nei panni della vostra amica e riflettete accuratamente:
sacrifichereste la vostra vita per qualcuno che vi ha sempre disprezzato?
–
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Giardino
- Campo da Quiddich n°7
–
Maledetto White! Grazie al tuo brillante lampo di genio siamo senza un
cacciatore! Me lo dici come vinciamo il torneo senza un fottuto cercatore? –
Tutti
si resero conto del fatto che Carrow, in quel momento, era decisamente poco
calmo e molto nervoso. Questa strana “novità” fece ridere alcuni ragazzi seduti
sugli spalti mentre i membri della squadra tentavano di mantenere una certa
serietà… Quelli che lo conoscevano erano al corrente del fatto che sfidare il
suo carattere lunatico non rientrava nella classificazione delle “decisioni
sagge”.
Lucas
White, fin troppo abituato a quella nota particolarmente “bipolare” nel
carattere del suo migliore amico restò indifferente alle sue accuse e gli
domandò semplicemente quale fosse il problema: mancavano ancora due settimane
all’inizio del torneo ed erano ancora in tempo per trovare un sostituto degno di
Raja.
Walter
alzò gli occhi al cielo e gli diede una mazzata in testa. L’atteggiamento
menefreghista di Lucas lo spazientì, per l’ennesima volta aveva combinato un
danno senza preoccuparsi delle conseguenze ed ora sarebbe toccato a lui porvi
rimedio: - Mi dici dove lo troviamo un cercatore in grado a tenere testa a
Jocelin Murdock? Le Vespe giocano duro, dovresti averlo capito da un pezzo
ormai! –
Cercarono
di fare una lista dei migliori candidati ma all’interno della scuola non c’era
nessuno in grado di sostenere un allenamento a pieno regime senza crollare… Per
non parlare del fatto che, anche con un nuovo cercatore in squadra, gli
sarebbero servite più di due settimane per preparare la recluta ad uno scontro
vero e proprio.
I
loro ragionamenti furono interrotti dalle risate di alcuni ragazzi del quinto
anno che, con scarso successo, cercavano di acciuffare la Halliwell che in sella
alla scopa più veloce del momento evitava le loro prese con abilità dribblando
ogni presa.
Era
piccola e veloce… Esattamente quello che stavano cercando.
Walter
si voltò verso il suo battitore migliore e gli ordinò di scagliare un bolide
contro la rossa.
-
Sei impazzito del tutto Carrow? La stai praticamente condannando a morte! –
Lucas cercò di far desistere il loro battitore facendo leva sulla pericolosità
di quell’azione – Sei pronto ad averla sulla coscienza Thompson? Se cade da
quell’altezza per non finirà bene per nessuno dei due, non c’è bisogno che sia
io a dirtelo! -
-
Spiacente White. – fu questa l’inespressiva risposta del battitore che
intercettò uno dei bolidi ancora liberi per il campo e ne deviò la traiettoria
scagliandolo contro la rossa ad una velocità folle…
Quando
videro la rossa compiere un salto verso l’alto e, con una certa abilità, evitare
la palla incantata prima di atterrare nuovamente sul suo manico di scopa
restarono tutti a bocca aperta.
Amy
si abbandonò stancamente sul sofà più isolato della sala comune: aveva un
braccio piegato dietro la testa, l’altro era appoggiato sopra gli occhi e tra le
gambe stringeva un polveroso cuscino.
Un
risolino beffardo interruppe la sua quiete, le parole di un certo biondino di
sua conoscenza la destarono dal dormiveglia e la riportarono tristemente alla
realtà: - Carina la maglietta con gli orsacchiotti Halliwell. Hai dimenticato di
fare il bucato? –
-
Malfoy… Ci mancavi solo tu. – sbuffò lei, spostò il braccio posato sugli occhi e
riservò a Draco uno sguardo vagamente divertito.
- È
da venerdì che non ci vediamo e questo è tutto quello che hai da dirmi? – aveva
un che di ironico nella voce, le lanciò la felpa che aveva tra le mani in testa
e le scompigliò i capelli - Sposta questi calzini puzzolenti e fammi un po’ di
posto Halliwell… Possiamo starci entrambi qui. –
Amy
gli fece un po’ di posto, gli tirò una cuscinata in testa per vendicare i suoi
poveri capelli e gli disse: - Cos’è Malfoy… La fama del gelido lord inglese non
fa effetto sulle ragazze locali e ripieghi sulla compagnia dei vecchi amici? –
-
Quanto sei spiritosa fiammetta. – replicò lui, accavallando le gambe sul
tavolino prima di circondare le spalle dell’amica con un braccio – Cos’è, Potter
ha tentato di baciarti? –
Amy
alzò gli occhi al cielo, gli riservò un occhiata che sembrava voler dire “sei
davvero convinto di quello che hai appena detto?” e gli diede un pizzicotto
sulla gamba: - Nonostante l’ultima cazzata che hai detto sei l’unico con cui
posso fare una conversazione quasi decente qui dentro. –
Draco
ridacchiò e si fece pensoso.
Soltanto
poche ore prima aveva visto la rossa piena di vita eppure, in quel preciso
istante e sotto i suoi occhi, non vedeva altro che la pallida imitazione
dell’enfatica Amy Halliwell che conosceva.
La
rossa si alzò dal divano con una lentezza insolita ed ebbe un giramento di testa
che la costrinse a passarsi stancamente una mano sulla
fronte.
Quell’insolita
reazione suscitò la preoccupazione nel giovane Malfoy che le domandò come si
sentisse; quando non ottenne una risposta da parte della rossa si decise a
prenderle il volto tra le mani: notò quanto fossero dilatate le sue pupille e
quanto fosse calda in realtà la sua pelle…
Aveva
preso una bella influenza.
Quando
glielo comunicò Amy gli disse che, con un po’ di riposo, sarebbe tornata in
forma in meno di ventiquattro ore ma ancora prima
che potesse muovere un passo verso i dormitori, Draco se la ritrovò tra le
braccia.
Svenuta.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Cortile Intergno - Holy
Grail School
Nonostante
i Sigma si fossero riuniti per discutere insieme sulle ultime novità nessuno dei
presenti sembrava essere in vena di chiacchiere.
Il
primo a parlare fu David.
Restò
sdraiato sul prato, con la testa appoggiata sulle ginocchia di Erin, mentre
fumava tranquillamente la sua sigaretta: - Sono il solo a credere che Amy ci sta
evitando? –
Erin
sbuffò, passò una mano tra i capelli del suo fidanzate e gli tirò qualche ciocca
prima di rimproverarlo: - Di cosa ti sorprendi… È sempre stata esagerata.
–
-
Se non ti fossi presa la briga di schiaffeggiarla senza motivo non saremmo qui a
parlare di quanto sia giustamente arrabbiata. - il commento di Nadia fu strano…
Erano trascorsi più ci cinque anni dall’ultima volta in cui l’avevano sentita
usare quel tono così distaccato e, specialmente in quell’occasione, non si
sarebbero mai aspettati di vederla manifestare così apertamente il suo
disappunto – L’hai trattata come se fosse una bambina capricciosa, hai ignorato
totalmente il fatto che ha altro a cui pensare in questo momento e che, nella
maniera più assoluta, non siamo noi il suo problema più grande.
–
-
Credi che non lo sappia? Ho fatto una stronzata e mi dispiace ma ormai è
successo. Non posso cambiare ciò che è stato. - Erin realizzò solo in quel
momento di aver usato delle parole totalmente sbagliate parlando con Amy… Forse
quel riferimento del tutto innocente sui suoi genitori aveva scatenato in Amy
qualcosa che non era in grado di comprendere – Una cosa è certa… Dopo cena andrò
a parlarle e cercherò di chiarire la situazione. Non voglio che si faccia un
idea sbagliata. -
-
Alicia! Dakota! Avete sentito l’ultima sulla Halliwell? – una ragazza si
avvicinò, praticamente urlando, alle due ragazze sedute accanto al loro gruppo…
I
sigma erano ancora increduli nel notare che, all’interno della scuola, Amy fosse
l’unica fonte di novità. Lei che ripudiava qualunque modalità di gossip era
diventata la persona più “famosa” nel raggio di cinque chilometri
La
moretta si accomodò tra le due amiche e, involontariamente, i russi furono
costretti ad ascoltare ciò che l’ultima arrivata stava dicendo: – Qualche minuto
fa ho sentito Evangeline ridere come una scema perché la Halliwell è collassata
nella comune delle Tigri. Fuori dall’infermeria c’è la Pendragon che piange come
una disperata e nemmeno il resto della truppa sembra troppo in vena di scherzi.
–
-
Spero non sia troppo grave… Dopotutto mi sta simpatica e il fatto che tenti di
rimettere al suo posto quella troietta di Evangeline mi sta bene. – dopo di che
Alicia domandò, più per curiosità che per reale preoccupazione, chi l’avesse
trovata in quello stato.
-
Ho sentito che con lei c’era Draco Malfoy… Non ha esitato un attimo a portarla
in infermeria. – spiegò Raja rubacchiando qualche patatina dal pacchetto delle
amiche – Avreste dovuto vederlo in faccia ragazze: aveva un espressione così
preoccupata quando l’ho visto davanti all’infermeria! -
-
Quest’anno la scuola si è riempita di eroi… – domandò divertita Dakota, in pochi
secondi legò i suoi capelli in una elegante treccia, dopo di che rivolse uno
sguardo serio alle sue amiche – Secondo voi c’è del tenero tra quei due? –
Le
ragazze si guardarono per qualche secondo…
Dopo
di che scoppiarono a ridere.
Alicia
e Raja si alzarono in piedi e, continuando a ridere tra loro, si allontanarono
sotto lo sguardo confuso di Dakota che fu costretta a rincorrerle pretendendo
una risposta.
Daniel si allontanò comunicando al resto del gruppo che
avrebbe indagato sulla faccenda, un crescente senso di angoscia lo invase e
prima di imboccare il corridoio principale disse: - Lei non sta mai male. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Infermieria -
Holy Grail School
-
C-che… - balbettò lei, tra se e se, pensando che qualunque cosa le avessero dato
l’aveva decisamente ridotta ad uno straccio.
I suoi
tentativi (falliti) di comunicare furono prontamente interrotti da Miss
LaRogue, l’infermiera della HG, che la tranquillizzò porgendole un bicchiere
pieno di uno strano e immobile liquido azzurro.
Amy
tentò di rispondere dicendole che non si sarebbe mai avvicinata a quel liquido
inquietante ma dalle sue labbra non uscì altro che un borbottio incomprensibile…
Sbuffò.
Si
sentì infastidita dalla totale mancanza di controllo che aveva sulle sue
capacità di comunicazione quindi tentò di manifestare con un’eloquente sguardo
il suo disappunto alla donna.
–
Non fare quella faccia: so che ha un aspetto orribile ma ha il sapore dei
mirtilli. Ti farà stare meglio… Credimi. – la incoraggiò a bere prima di sedersi
accanto al suo letto e le spiegò la situazione – Hai preso una bella influenza
sai? Sei svenuta tra le braccia del signor Malfoy che ti ha immediatamente
portato qui. Ha detto che negli ultimi tempi ti sei un po’ strapazzata… Ti ho
dato un ricostituente e ti ho lasciato dormire. –
Amy
ringraziò la donna con un sorriso: erano settimane che non poteva prendersi una
pausa e, nonostante l’influenza, poteva finalmente prendersi una pausa da tutto
e tutti… Ma non durò a lungo poiché Amily le domandò e si sentisse pronta ad
incontrare i suoi amici.
Amy
socchiuse gli occhi annuendo. Poteva dire addio all’ipotetica
pace.
I
ragazzi della torre delle Tigri furono i primi ad accerchiare lei ed il suo
comodo letto… Inutile dire che le loro voci preoccupate le ruppero i timpani,
sovrapponendosi irrimediabilmente le une sulle altre, mentre tentavano di capire
come si sentisse.
Questo
ovviamente scatenò l’ira di Emily che, senza mezzi termini, li avvertì del fatto
che non ci avrebbe messo più di due secondi a sbatterli fuori dalla sua
infermeria se quel fastidioso rumore provocato dalle loro “squillanti vocine”
non fosse cessato all’istante.
Lily
e Drew le raccontarono, con dovizia di dettagli, quello che era successo quella
mattina: uno squadrone di auror si era presentato davanti ai cancelli della
scuola con un mandato di cattura per Alexander. La voce della sua presenza era
arrivata fino al consiglio regionale che aveva ritenuto troppo pericolosa la sua
presenza in quella zona.
Dopo
ore di insuccessi le ricerche furono abbandonate e gli auror furono costretti ad
andarsene in attesa di nuove direttive.
Amy
ridacchiò tra se e se spiegando agli altri che se Alexander non voleva farsi
trovare nessuno, tanto meno quegli auror, sarebbe stato in grado di
rintracciarlo…
L’infermiera
uscì dal suo ufficio e comunicò ai ragazzi che l’orario di visita era quasi
terminato. I “tigrotti” salutarono l’amica uscendo dalla stanza nella maniera
più rumorosa possibile ottenendo un altro rimprovero da parte
dell’infermiera.
Emily
avvertì la rossa del fatto che c’erano altre persone che aspettavano di vederla
finalmente sveglia ma che aveva ancora bisogno di riposare quindi non le avrebbe
concesso più di un quarto d’ora per le visite.
Amy
annuì con scarso interesse osservando disperata il plico di compiti ed appunti
che Lily le aveva “gentilmente” fornito…
Trattenne
a stento qualche imprecazione nel notare quanto “imponente” fosse la mole di
compiti di pozioni che, come di consueto, Piket aveva preparato apposta per
lei.
Sul
volto dell'infermiera comparve un ghigno, che Amy non notò poichè troppo
concentrata sulle improbabili richieste della professoressa di divinazione,
Emily sistemò
alcune pozioni rimpolpasangue in un armadietto e parlò: - Volevo farti i miei
complimenti ragazza… A quanto ne so i Malfoy sono ossi duri. Farli capitolare in
maniera così palese è lodevole. –
Con
quelle parole aveva decisamente riottenuto l'attenzione di Amy che,
finalmente, alzò lo sguardo dagli appunti che stava leggendo e domandò alla
donna di cosa, accidenti, stesse parlando.
-
Draco Malfoy. – rispose Emily con semplicità, come se quel nome fosse una
sufficiente spiegazione per l'interrogativo posto dalla ragazza, non nascose un
certo divertimento nel continuare poi il suo strampalato discorso - Ho
dimenticato di avvertirti forse? Sono almeno due giorni che il tuo
amichetto si presenta davanti alla porta della mia infermeria chiedendo di te e
della situazione fisica. Se non è amore questo… -
-
Le tue affermazioni sono tendenziose e basate su prove del tutto circostanziali.
– lo sguardo di Amy si abbassò istantaneamente sugli appunti di Lily e per lei,
il discorso, fu chiuso lì.
Dopo
l’incessante predica di Nerida alla quale la rossa fu sottoposta, venne l’ora di
pranzo; Amy non fu per niente felice quando davanti a lei comparvero un brodino
di pollo, qualche foglia d’insalata e un bicchiere di succo d’arancia. Lo
sguardo schifato della rossa fu abbastanza eloquente: - Credevo di aver chiesto
il pranzo per me, non per la nonna di Merlino… Questa schifezza non la mangio.
–
-
Miss LaRogue sa quello che sta facendo. – rispose la donna dai lunghi capelli
neri, sfogliando con non curanza una rivista mondana mentre riservava qualche
occhiata annoiata all’allieva.
Amy
sbuffò girando il cucchiaio nel suo piatto, mollò il tutto e riservò a Nerida
un’occhiata abbastanza sarcastica: - Anche Voldemort sapeva quello che stava
facendo ma, come avrai notato, non tutte le sue decisioni sono state condivise
dal mondo. -
La
risata di miss LaRogue fu inaspettata per entrambe, Nerida era già pronta a
sgridare la rossa ma non ne ebbe il tempo: - Mi stai paragonando a
“colui-che-non-deve-essere-nominato” Halliwell? –
-
Per quanto riguarda il regime dittatoriale ci siamo. - la rossa sbuffò appena –
Non è proprio possibile avere un po’ di pizza e qualche patatina fritta al posto
di questa brodaglia inconsistente? –
-
Fossi in te, non ci spererei troppo. –
-
La speranza è l’ultima a morire Emily. – dinanzi alla rossa il piatto di
minestra lasciò il posto a un fumante cartone di pizza – E le speranze danno
sempre i loro frutti. Signore, bon appétit! –
-
Dammi quella robaccia! –
-
Giammai! – la rossa saltò dal suo letto sfuggendo all’agguato delle due donne;
Nerida ed Emily furono sul punto di strapparle l’adorata pizza dalle mani per
ben due volte ma con la velocità tipica di chi è abituato a scappare e
affrontare più nemici contemporaneamente Amy riuscì ad allontanarsi da entrambe,
mantenendo il suo “bottino di guerra” al sicuro.
La
porta della stanza fu spalancata e Daniel, che entrò sicuro di se e pronto a
chiarire la faccenda del litigio con la rossa, si trovò completamente
sconcertato quando vide cosa stava succedendo all’interno della stanza: Amy era
in un angolo con Nerida e miss LaRogue pronte ad atterrarla al minimo movimento…
Il
ragazzo arrossì lievemente quando gli sguardi delle tre si portarono su di lui:
indietreggiò di qualche passo, si scusò e chiarì che sarebbe tornato in un altro
momento.
Quando
Amy scomparve dalla vista dei tre, Nerida fu la prima a dire a Daniel di
chiudere la porta… Ma era già troppo tardi: la rossa ricomparve al fianco del
cugino, lo ringraziò per avergli concesso quell’occasione di fuga e se ne andò
chiudendosi la porta alle spalle.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Foresta Leggenda – Holy Grayl School
Amy
si fermò alla torre giusto qualche istante: indossò un paio di jeans, una
maglietta e delle comode scarpe da tennis, recuperò la sua macchina fotografica
e fu di nuovo fuori dalle mura della HG.
A
quanto aveva sentito il bosco pullulava di Ritmi ultimamente e non voleva
perdersi l’occasione di immortalarli: quei piccoli demoni così simili alle
farfalle avevano l’incredibile capacità di mutare il colore delle loro ali in
base alle emozioni che gli suscitavano le canzoni. Era incredibilmente curiosa
di scoprire cosa avrebbero pensato quelle creature ascoltando la sua playlist…
Infantile forse ma non aveva molto altro da fare e se quello che le aveva detto
Emily era vero, strapazzarsi con qualcosa di più impegnativo era del tutto
controproducente.
Camminò
per qualche minuto fino a quando non raggiunse una radura abbastanza isolata e
poi estrasse dal suo zaino il suo Ipod.
Essere
membri di una delle più importanti organizzazioni del mondo aveva certamente i
suoi vantaggi: poteva tranquillamente dire di avere alcune tra le più innovative macchine del
suo tempo, in anticipo di quasi un decennio sul resto del mondo.
Accese
il piccolo riproduttore multimediale, selezionò la riproduzione casuale e attese
che i primi Ritmi si facessero vivi.
-
Che diavolo stai combinando rossa? –
La
voce del vampiro le arrivò chiara e forte mentre un sorriso le comparve
spontaneamente sulle labbra, portò l’obbiettivo della sua macchina fotografica
sul volto del vampiro e scattò la prima di una lunga serie di foto.
‘Click’
-
Ho sentito che sei diventato piuttosto “ricercato”. – Amy riguardò lo scatto
appena fatto e ridacchiò nel vedere il volto sorpreso del vampiro sullo schermo
sulla sua macchina fotografica - Mi toccherà prendere un appuntamento per
vederti la prossima volta? –
Il
vampiro le riservò un’occhiataccia prima di fare una considerazione sul suo
stato: - Sei strana oggi… Anche il tuo odore è strano. –
La
rossa spiegò al vampiro ciò che le era successo negli ultimi giorni, omettendo
la parte sulla sua “evasione” dall’infermeria e gli spiegò cosa ci facesse in
quell’angolo così remoto della foresta.
- E
sei venuta qui per vedere un paio di farfalline colorate? – le domandò lui,
incrociò le braccia al petto e le riservò un occhiata
incuriosita.
Lei
scrollò le spalle: - Non ho molto da fare ultimamente. –
I
Ritmi, attirati dalla musica dei The Verve, cominciarono a svolazzare intorno ai
due: Bittersweet Simpohony donò alle loro ali delle sfumature che andavano
dall’azzurro più tenue al giallo più splendente in un incredibile combinazione
colorata in continua trasformazione.
Amy
scattò decine di foto quel giorno ma con l’inizio della sesta canzone avvenne
una cosa strana: ci fu un rumore secco, di qualcosa che andava in frantumi, a
qualche metro da loro e i piccoli Ritmi si diedero alla fuga, come presagendo un
pericolo imminente.
-
Non muoverti. – le disse il vampiro che si portò davanti a lei mentre il rumore
di alcuni passi andò intensificandosi - Resta dietro di me.
–
-
Amici tuoi? – domandò lei con un certo sarcasmo.
Ricordò
il party a cui il vampiro l'aveva trascinata un paio di settimane prima: lì in
mezzo erano pochissimi i notturni che avevano mantenuto una parvenza di legalità
durante il loro periodo di "non-vita"… Molti altri invece si erano dati
diligentemente alla fuga notandola tra la folla.
Una
risata mal trattenuta sfuggì dalle labbra del vampiro: - Una sola a dire il vero
e definirci amici è un parolone. – c’era un che d’ironico nella sua voce
-
Neferet… Qual buon vento ti porta qui? –
-
La curiosità mi ha sopraffatto Alexander. - sul volto della donna comparve un
sorriso spocchioso che infastidì parecchio la rossa – È davvero stupefacente che
un comune essere umano sia riuscito ad attirare l’attenzione dei nostri reali.
–
Quelle
parole sembrarono un vero e proprio attacco al suo operato… Ed Amy fu subito
pronta a replicare: - Evidentemente non sono così comune come crede lei. –
La
vampira si avvicinò ai due, non nascose affatto il divertimento che la reazione
della rossa provocò in lei e rincarò la dose con l’ennesima sfida alla piccola
umana: - La responsabilità che ti ha affidato il mondo è grande Amy, sei sicura
di poter reggere questo peso sulle tue gracili spalle? –
-
Le mie spalle sono più resistenti di quanto sembrano… Neferet. – le sfuggì una
risata, quindi scostò gentilmente il braccio di Alexander e si avvicinò alla
donna, non avrebbe assolutamente accettato quelle parole senza replicare – Ci
terrei a sottolineare che, se realmente tu fossi degna di giudicare me, ti
ritroveresti seduta su una di quelle bellissime poltrone che appartengono ai
tuoi signori. O forse sono io che sbaglio… mezzosangue? –, Amy notò lo sguardo
della vampira incattivirsi… Aveva toccato un tasto dolente: le sue origini erano
un peso troppo grande da sopportare o in mancanza d’argomenti non poteva
replicare?
Si
soffermò sull’aspetto della vampira e notò che era di pochi
centimetri più alta di lei e, soltanto per un secondo, si fermò a studiarla. Non
sarebbero potute essere più diverse di così: dal fisico minuto e spigoloso della notturna al suo che, sebbene per poco, mostrava delle curve appena accennate… Il
colore degli occhi poi, non poteva essere più differente: il gelido colore delle
notti senza luna di Neferet contrastava nettamente con le sue iridi, così
particolari da essere inimitabili persino ai demoni
mutaforma.
Alexander
si sentiva in trappola.
Da
un lato c’era Neferet, forse la più brillante stratega dei vampiri dell’est con
migliaia di omicidi su commissione alle spalle e una vera e propria predilezione
per la tortura mentre dall’altro c’era Amy, in grado di far saltare in aria
qualunque oggetto nel raggio di due chilometri solo con la forza del pensiero,
un elevato numero di nemici in tutto il mondo e un numero di omicidi intorno al
miliardo.
Se
c’era una cosa di cui era sicuro era il fatto che nessuna delle due avrebbe
“ritirato gli artigli” senza un piccolo incoraggiamento dunque le provocò
laddove sapeva entrambe erano più suscettibili: l’orgoglio.
-
Vi comportate come due mocciose… Dovreste smettetela. Entrambe. - sibilò il
vampiro con un tono duro che non sembrava voler ammettere alcuna
replica.
-
È divertente giocare con te Amy Halliwell ma i metodi del regno non sono mai
piaciuti a mio fratello. - ribatté lei e si chinò a sfiorare il viso di Amy, che
ricambiò il suo sguardo senza tentennare come la vampira si aspettava –
Affrontare una ragazza megalomane è meno pericoloso che sfidare l’ira di un
vampiro millenario e rovinare il rapporto che ho con Alexander per te non mi
sembra corretto quindi rimanderemo ad un'altra occasione il nostro scambio di
opinioni… Farò in modo che nessuno ci interrompa piccola umana. – poi voltò le
spalle ai due, raggiunse la parte più fitta del bosco e
scomparve.
-
Non vedo l’ora mezzosangue. – borbottò tra se e se la rossa, senza trattenere un
ghigno divertito.
Neferet
era dunque stata inviata lì per una sfida diretta dei principi: se fosse stata
in grado di sconfiggere un millenario si sarebbero schierati dalla sua parte
durante la guerra a Gareth… Fu un sollievo per Amy scoprire che, a breve,
sarebbe giunto l’invito del cancelliere per lei.
L’unico
modo per ottenere il rispetto dei principi era sconfiggere e torturare i
traditori nella maniera più crudele possibile e lei avrebbe dato sfoggio delle
sue capacità, senza filtri o remore di alcun tipo.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Sala
Riunioni – HGS
Nerida
riunì i Sigma e cercò di farsi spiegare come mai nessuno di loro avesse
avvertito il comando delle condizioni fisiche in cui si trovava Amy fino a
qualche ora prima… Scoppiò un putiferio quando la donna fu messa al corrente del
litigio avvenuto tre giorni prima.
-
Eravamo stati chiari con voi: vi era stato chiesto di non farle pesare in alcun
modo la sua situazione. – il tono della donna non ammetteva repliche, era molto
delusa dal comportamento dei suoi allievi e cercò di farglielo capire – Sono
cinque anni che la conoscete ed ancora non avete capito che sarebbe venuta lei
stessa a spiegarvi la situazione? – restò in silenzio per qualche istante,
guardò i volti dei ragazzi in attesa di una risposta ma non ottenne nulla…
Sospirò edecise che era giunto il
momento di approfondire il vero motivo che l’aveva portata alla HG: - Ma non
sono qui per rimproverarvi, c’è una nuova missione che richiede tutte le
vostre capacità… Nessuno escluso. –
Clarissa
si fece avanti e si offrì volontaria per andare alla ricerca della dispersa Amy
ma Declan, seduto sul bordo della finestra, indicò la ragazza in mezzo alla
folla: - È proprio lì. Seduta su una delle panchine del cortile esterno e con
lei c’è anche quel vampiro biondo… -
Nerida
si affacciò dalla stessa finestra e, senza nascondere una certa reticenza nei
confronti del vampiro accanto alla rossa, disse: – Chi diavolo è quel tizio che
distrae la mia allieva dai suoi allenamenti? -
-
Sai bene che ha sempre avuto una vera e propria predilezione per i
notturni… - fu Liam a parlare, riservò alla coppia in questione una strana
occhiata che Nerida non fu in grado di interpretare poi continuò il suo discorso
– La cosa strana è che con questo sembra andare particolarmente d’accordo…
Capita spesso che si vedano per discutere di Merlino solo sa cosa e si
rinchiudono in biblioteca per ore. –
Sul
volto della donna comparve un espressione dubbiosa: possibile che nessuno si
insospettisse vedendo un vampiro per la scuola?
A
Clarissa sfuggì una risata che non passò affatto inosservata: - Nessuno può
sperare di vederlo se Amy ci mette lo zampino. -
Nerida
rimase in silenzio per qualche attimo contemplando da lontano la figura del bel
vampiro seduto accanto alla sua allieva migliore e poi, di punto in bianco, si
incamminò verso la porta e con tono imperativo disse: - Questo Alexander… Voglio
conoscerlo. Adesso. –
-
Ti ha chiamato “fratello”… - borbottò la rossa, tra se e se, sedendosi sulla
prima panchina che le capitò a tiro stando ben attenta a non attirare troppo
l’attenzione di alcuni studenti lì vicino - Vuol dire che siete consanguinei o
che sei un nobile? -
-
La seconda. – rispose lui, occhieggiando con interesse una ragazza lì vicino,
quello sguardo gli costò un coppino ben assestato da parte della rossa – Stavo
solo guardando… Ho notato solo ora quante cose sai sulla mia razza. Posso
chiederne il motivo? –
Ad
Amy sfuggì una risata, incrociò le braccia dietro la nuca e spostò lo sguardo
verso l’alto: - Questa, amico mio, è una di quelle domande che resteranno senza
una risposta. –
Il
vampiro sbuffò insoddisfatto dalle parole della ragazza: Alexander si ritrovò a
pensare che, ultimamente, la rossa non gliene dava vinta una e la cosa iniziava
davvero a stancarsi.
-
Sigaretta? –
Il
vampiro scrollò le spalle: - Va bene. Io, del resto, non devo pensare al
problema del cancro… - la guardò con biasimo e scoccò un’occhiata eloquente al
pacchetto che la rossa si stava rigirando tra le mani - Tu invece dovresti
seriamente smettere. Ti farà male alla lunga. –
Ad
Amy sfuggì una risata, si stiracchiò lungo la panchina e rispose al vampiro: -
Non saranno certo queste a uccidermi… Oh Cristo. –
-
Guai in vista? –
-
Direi un cataclisma di dimensioni bibliche… Hai mai volato Alexander? – lo
sguardo che le rivolge il vampiro è un misto di confusione e sorpresa – Vorrà
dire che avrai oggi il tuo battesimo di volo. – lo afferrò per un polso, sotto
lo sguardo perplesso di Nerida e dei Sigma, iniziarono a correre nella direzione
opposta e in poco tempo scomparvero oltre le mura del castello.
A
pochi metri dal cancello nord si trova una
scogliera
in cui soffia un vento gelido e perenne,
è
ripida e scoscesa, alta più di venti metri e nessuno ci va mai…
Il
posto ideale per mostrare ad Alexander
l’ennesimo
trucco del suo repertorio.
Lo
sguardo di Amy osservò con minuzia l’oceano: gli scogli erano appuntiti come lame ma non se ne preoccupò ed infatti sul suo volto si materializzò un ghigno. - Ricordi ciò che ti
ho detto prima? –
Alexander
sembrò parecchio preoccupato: non si sentiva per niente tranquillo nel vedere la
piccola umana a pochi metri dallo strapiombo e le domandò cosa avesse in mente.
-
Fidati di me… Niente domande. – borbottò lei, guardando il vampiro con
tranquillità, si tolse la giacca di pelle e continuò il suo discorso - Conta
fino a tre e poi buttati ok? –
Il
vampiro sgranò gli occhi: - Sei diventata matta Halliwell?!
–
-
Fallo e basta. – Amy iniziò a correre e nemmeno con la sua “velocità vampiresca”
Alexander riuscì a impedirle di saltare… Il
notturno restò immobile per qualche secondo, pensò che Amy fosse davvero fuori di testa e poi, una volta passati tre secondi, seguì l'esempio della rossa e si buttò… Ed
atterrò su qualcosa di rigido e squamoso.
Sul
costone della scogliera c’era un bellissimo esemplare di Nero delle Ebridi che lo afferrò e se lo posò delicatamente sul suo dorso: * Piaciuto lo scherzo
Alex? *
Il
vampiro sgranò gli occhi quando quel messaggio telepatico oltrepassò le sue
difese mentali; quelle parole gli invasero la mente, lo confusero come una violenta ondata e,
soltanto per un secondo, gli fece perdere lucidità… Soltanto dopo qualche istante si rese conto di chi fosse il misterioso mittente di quel beffardo messaggio silenzioso: - Devi iniziare a
usare un esfoliante Halliwell… Queste squame non ti donano per niente.
–
Sul
muso del drago comparve un sorriso sarcastico e l’ennesimo messaggio telepatico gli arrivò alla mente, stavolta con meno violenza del precedente: *
Spiritoso come sempre… Scusa la botta in testa di prima. È un po’ che non mi
trasformo e non è facile usare la telepatia quando hai le sembianze di un tenero
lucertolone di trecento chili. * ma ancora prima che il vampiro potesse replicare
alle parole del “drago”, questo spiccò il volo e lui non riuscì a trattenere un
urlo sorpreso nel vedere la draghessa buttarsi a capofitto verso l'oceano per poi riprendere abilmente quota.
Trascorsero
il pomeriggio così, risero e chiacchierarono, volando lungo le coste
dell’Australia nascosti dal sottile strato di nuvole che la rossa aveva “creato”
apposta per l’occasione…
Quella
sera quando Amy rientrò alla HG si trovò a pensare che il suo comportamento,
specie nelle ultime settimane, aveva rasentato i massimi storici
dell’immaturità.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Sala
Mensa – Tavolo della Cricca
Evangeline
appoggiò il vassoio con al sua cena sul tavolo, si sedette accavallando le gambe ed attirò l’attenzione dei suoi compagni: - Avete sentito? La Halliwell ha
litigato con i suoi amichetti. – le sfuggì una risata poi continuò il discorso –
Direi che siamo a cavallo. Ora non c’è più nessuno a spalleggiarla… Abbiamo il
via libera con il piano. –
-
Il via libera per cosa? – domandò confusa Jenna, mentre rigirava la forchetta
nel piatto, riportando la sua attenzione a ciò che la sua migliore amica stava
dicendo.
-
Il piano Jenna, il piano… - sbuffò annoiata Eva, alzando gli occhi al cielo, la
sua amica aveva una soglia dell’attenzione davvero bassa - Te ne ho parlato ieri
sera. Come puoi essertene già dimenticata? –
Jenna
abbassò lo sguardo, dispiaciuta per il rimprovero che la sua amica le aveva
fatto davanti a tutti e borbottò delle scuse.
-
In cosa consiste esattamente questo piano? – le domandò Joshua, sgranocchiando
le sue patatine fritte, curioso di sapere cos’altro si sarebbe inventata
Evangeline per sistemare la Halliwell.
Sul
volto della ragazza era comparso un ghigno: - Niente che ti debba interessare…
Sappi soltanto che se tutto va secondo i piani ce la toglieremo dalle palle una
volta per tutte. – Eva lanciò uno sguardo in direzione della rossa, che
intercettò prontamente il suo sguardo, poi sollevò il suo bicchiere pieno di vino
rosso e propose un brindisi sotto lo sguardo confuso di tutti i presenti: -
Voglio brindare alla Halliwell, l’unica persona qui dentro che ha avuto le palle
per sfidarmi. Goditelo mocciosa perché questo sarà l’unico che avrai qui dentro.
–
La
rossa scoppiò a ridere, prese a sua volta il bicchiere, lo alzò al cielo e
replicò divertita: - Brindo alla tua sicurezza Brown e che la nostra sfida sia
ricca di colpi di scena, così da non annoiarmi troppo… Alla salute. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Torre
Nord – Dormitori (ore 02.45)
Amy si avvicinò alla porta
con un diavolo per capello: chiunque stesse producendo quei fastidiosissimi
suoni si trovava sul suo pianerottolo e le stava impedendo di dormire. Uscì
dalla sua camera brandendo la bacchetta, come se si trattasse di una pistola con
un colpo in canna, pronta a colpire i rumorosi vicini.
Vide una coppietta
decisamente troppo occupata a fare “altro” per accorgersi della sua furia e,
dalla sua posizione, Amy non riuscì a capire se la ragazza stesse divorando la
faccia del biondo a cui era aggrappata o se lo stesse semplicemente baciando…
Nel giro di due secondi un pensiero le invase prepotentemente la testa: quei due
l’avevano svegliata, non le interessava affatto sapere cosa stessero
facendo.
Alzò la bacchetta in
direzione dei due e li innaffiò con un Aguamenti prima di partire con una
predica degna di Nerida: - Se non ve ne siete accorti, siete in un corridoio che
permette l’accesso a ben cinque stanze occupate e c’è gente qui che sta cercando
di dormire! Entrate in quella maledetta camera e date sfogo alla vostra libido
altrove! - il suo sguardo infastidito restò puntato sui due che, inzuppati da
capo a piedi, la guardarono con rabbia - Auguro una buona serata ad entrambi… e
fate sesso sicuro! Ci manca solo un moccioso urlante in questa torre e siamo a
posto. – poi voltò le spalle a entrambi, rientrò in camera e fece per chiudere
la porta quando una mano le impedì di completare l’azione.
La ragazza con cui si
stava intrattenendo Fray fino a pochi secondi prima entrò nella camera del
biondo lasciando i due soli.
Ryan la afferrò Amy per un
polso e, a pochi millimetri dal suo volto, le sussurrò: - Credevo che avresti
capito che non è un bene intromettersi negli affari dei grandi, bambina. Cosa ti fra credere di avere
voce in capitolo sulle mie scopate? –
- Punto primo:
interrompere la tua rumorosa sveltina del mercoledì è diventato qualcosa su cui
HO voce in capitolo nel momento stesso in cui hai iniziato a scopartela in
corridoio impedendomi di dormire. Punto secondo: non hai nemmeno idea di cosa
voglia dire intromettersi nelle faccende dei “grandi”. – poi abbassò lo sguardo sul suo
polso, dove la mano del biondo era ancora stretta in una presa ferrea e la
strattonò per liberarsi - Punto terzo: toglimi le mani di dosso. Secondo le idee
di tuo padre non sei così importante da meritarti questo lusso. –
.
Amy rientrò in camera
sbattendosi la porta alle spalle; il biondo restò a fissare la porta in
silenzio poi rientrò nella sua stanza ed andò a sfogare i
suoi istinti con la ragazza di turno.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
-
Dove sono andati Elenoire e Tom?- a parlare era stata Penelope, aveva
circa quattro anni nel sogno e mentre una mano stringeva saldamente un piccolo orsetto di peluche, l'altra strofinava gli occhi, piccoli e arrossati, per la stanchezza e l'ora
in cui era stata svegliata .
Diana,
la sua tata e "zia" americana, era seduta su una poltrona intenta a sfogliare un libro,
la guardò sorridendo prima di assumere un aria severa: - E tu cosa ci fai
sveglia a quest'ora? Se i tuoi scoprono che sei ancora sveglia si
arrabbieranno. -
Penny
guardò la donna ed alzò gli occhi al cielo: - Non prendermi in giro. Se tu sei
qui vuol dire che loro sono usciti quindi non lo verranno a sapere. -
La
donna le fece segno di avvicinarsi e la prese in braccio: - Chissà da chi hai
ereditato tutta questa sfacciataggine. –
-
Elly dice che è colpa degli amici di Tom... Zio Luc compreso. - rispose lei, come se fosse abituata a
sentire quella frase ed avesse imparato la risposta a memoria – Comunque non hai
risposto. So che stanno combattendo contro i cattivi, io li ho visti ma non so
dove sono. Non voglio che si facciano male, anche a costo di andare lì a
proteggerli io stessa! – Diana la guardò in silenzio: quando faceva così le
ricordava incredibilmente Damastair, era certa che il comportamento della
piccola fosse stato largamente influenzato dal suo maestro ed ogni volta che
durante l’estate la piccola Penelope tornava in America la cosa era sempre più
evidente.
- Cosa
vuol dire che li hai visti? -
Penelope
scese dalle gambe della donna ed iniziò a camminare avanti e in dietro per il
salotto, sembrava quasi che quel gesto riuscisse a calmarla e dopo qualche
secondo la bimba si decise a rispondere alla romanda: - Li ho sognati… So che è
strano ma ho visto Tom attaccare due licantropi e lo zio Luc atterrarne un terzo
ma Elenoire è in difficoltà ed ha rischiato di essere morsa. Non voglio che si
facciano male proprio mentre sono qui. – sembrò sul punto di scoppiare a
piangere - E se fosse più di un sogno? Se quello che ho visto è reale e Elenoire
fosse davvero in pericolo? –
-
Stanno bene, credimi. Ci avrebbero già avvertito no? C’è anche mio marito là in
mezzo te lo ricordi? – le sorrise e la riportò in camera sua dove le rimboccò le
coperte augurandole una buona notte.
Quando
i passi di Diana furono ormai lontani, Penelope scostò le coperte ed iniziò a
frugare nel suo baule dei giochi dove aveva nascosto tutte quelle cose che Tom e
Elenoire non volevano usasse: i libri di magia, la sua bacchetta, le sue pozioni
e soprattutto la sua passaporta personale.
Diana non le aveva creduto ma lei non era certo il tipo da restarsene ad aspettare che gli altri rientrassero... Sempre che l'avessero fatto. Quindi prese la sua passaporta e
si legò la collana con il ciondolo a forma di caramella al collo e sperò con tutta se stessa che funzionasse.
Non
passarono neanche due secondi che le sue orecchie furono invase dalle urla dei
generali che sbraitavano ordini ai loro subordinati e da quelle dei notturni che, proprio in quel momento, stavano attaccando in
massa le truppe dei guardiani.
Intorno
a lei non c’era nessuno, a parte i membri delle due fazioni, tutto lì sembrava distrutto e disabitato da tempo.
Poco
più in la, i suoi tutori combattevano fianco a fianco seguiti dallo zio Luc: insieme, riuscirono a sistemare quanti più sovversivi fossero sotto tiro ma poi
lo vide. C’era un notturno armato, aveva sottobraccio un fucile a pompa, non
molto moderno ma decisamente efficace contro gli umani e sembrava pronto a
colpire Elenoire.
Nessuno
si era accorto della sua presenza quindi riuscì, tramite il suo controllo degli
elementi, ad evocare alcune radici che disarmarono ed intrappolarono il notturno
all’interno di una stretta gabbia che quasi gli impediva i
movimenti.
Il
rumore dei continui colpi esplosi era a dir poco assordante ma era abituata a
cose peggiori quindi ignorò semplicemente quei suoni fastidiosi e creò una barriera
invisibile tra i notturni e i guardiani, in grado di rispedire ogni attacco a
distanza al mittente e di intrappolare qualunque notturno vi entrasse in
contatto.
-
E tu che ci fai qui moscerino? – una voce la colse di sorpresa e voltandosi
Penelope si trovò faccia a faccia con un lupo mannaro.
Ne
aveva affrontati di ben più spaventosi quindi non si fece problemi a rispondere:
- Potrei fare la stessa domanda a te notturno… Tu e i tuoi compagni non siete un po’ fuori dai vostri
confini? –
Al
lupo sfuggì una risata e si avvicinò di qualche passo: - Parli troppo per essere
un affarino così piccolo. –
Poi
fu la bambina a replicare, senza trattenersi dall'esprimere un certo divertimento, mentre sfotteva il notturno: - Peccato non avere nessun bastoncino da tirarti... Ho
sentito che a voi cagnacci piacciono questo tipo di giochi. –. Fu proprio in
quel momento che il lupo decise di attaccarla ma mentre si accovacciava per sferrare meglio l'attacco un proiettile lo colpì all'altezza del cuore e lo uccise in pochi secondi.
-
Che cosa ci fai qui Penelope? – il tono che Tom stava usando non sembrava
affatto amichevole ma la piccola trovò ugualmente il coraggio di spiegarli la
situazione.
Tom
sbuffò spazientito e la rimproverò: - Quindi hai pensato di presentarti qui
senza nessun’arma con cui difenderti? –
-
Se non c’è la luna piena il fuoco basta a spaventarli e a farli scappare. – borbottò lei, senza alzare lo sguardo dalle sue pantofole a forma di
mucca, preoccupata dal tono severo che stava usando l'uomo con lei – Almeno puoi dirmi se state tutti bene?
Poi vado via, giuro. –
Elenoire
e Luc si avvicinarono a loro, la prima preoccupata e il secondo sorpreso dalla
presenza della piccola in mezzo a quel pandemonio, entrambi ansiosi di capire come la piccola fosse giunta
fino a lì. Tom
riassunse in breve la faccenda e scompigliò i capelli della bambina: - Deve
essersi presa da qualcuno la sindrome dell’eroina e non so quando possa essere
un bene. –
Gli
altri guardiani stavano trasportando i ribelli nelle prigioni, liberando il
campo di battaglia dai corpi dei caduti e dagli eventuali feriti senza
risparmiare occhiate incuriosite alla bambina che si trovava sul campo di battaglia, circondata da tre dei loro migliori generali.
Erano
certi che fosse merito suo se a nessuno di loro fosse rimasto più di qualche livido
addosso ma non gli era affatto chiaro il “come”… Ovviamente nessuno si sarebbe presentato dai generali per chiedere spiegazioni.
Luc
la guardò senza riuscire a nascondere un sorriso soddisfatto, quella piccola
peste sarebbe diventata una persona importante con il tempo, ne era sicuro: - Non ci
hai ancora detto come sei arrivata fino a qui. –
-
Non saprei… Magia forse. – il tono ironico della bimba fece ridere un paio di
guardiani lì vicino, prontamente interrotti da un eloquente occhiata di
Elenoire, mentre lo stesso Lucas riprendeva la bambina: - Basta giocare... Rispondi
alla domanda Penelope. -
-
E va bene. – sbuffò lei, sedendosi sulle macerie , prevedeva una lunga serie di
rimproveri - Ho creato una
passaporta un paio di mesi fa ed ho usato quella per raggiungervi. È un po’
particolare e mi permette di raggiungere chiunque, indipendentemente dal luogo
in cui si trova quindi è molto comoda. – poi il suo sguardo vagò lì intorno ed osservò lo
sfacelo creatosi sul campo di battaglia – Solo io ho notato che questi tizzi sono delle mezze calzette? In Russia non basta così poco per stendere un branco di lupi mannari. –
Tom
la guardò sorridendo e la prese in braccio, le scoccò un bacio sulla guancia e
le disse: - E secondo te per quale oscuro motivo Damastair ti manda qui per le vacanze?
–
-
Non ne ho idea. – ma poi le sfuggì un rumoroso sbadiglio.
Elenoire
ridacchiò e le scoccò un occhiata divertita: - Qualcuno qui è stanco.
–
-
Prendimi pure in giro ma ho catturato tanti ribelli stasera ed ho impedito che quello
ti mordesse. – si fregò gli occhi, appoggiò la testa sulla spalla di Tom e si addormentò nel giro di qualche
secondo.
Quel
giovedì mattina Amy si premurò di spedire a Evangeline un piccolo bigliettino
tramite uno dei tanti gufi della scuola; si presentò a colazione con qualche
minuto di ritardo rispetto al solito e ricordò che la professoressa di Linguaggi
Antichi non sarebbe stata presente.
Per
le successive due ore si sarebbe data all’esplorazione dell’ala sud.
Era
l’unica zona della scuola che non avesse ancora visitato ed era davvero curiosa
di scoprire quante stanze in disuso ci fossero in quella parte della scuola così
lontana dalla sua torre.
Restò
incuriosita dalle continue occhiate che gli studenti dell’ala est le rivolsero,
superandola, quindi optò per la leggilmanzia e scoprì finalmente cosa aveva
turbato in quel modo il resto dei suoi compagni di scuola.
Le
zone “divertenti” della HG si trovavano tutte tra la torre Ovest e la torre
Nord: nessuno sano di mente si sarebbe sparato cinque piani di scale a piedi ed
un’infinità di corridoi identici soltanto per noia.
Insomma,
si stavano tutti chiedendo cosa avesse portato la piccola Lupo Grigio, eterna
rivale di Evangeline, in quella parte così isolata della
scuola.
La
risposta a quel quesito era semplice: Amy era semplicemente curiosa di sapere
come trascorressero le loro giornate gli abitanti della Est ed il modo migliore
per farlo era introdursi nel territorio “nemico”.
Mentre imboccava l’ennesimo corridoio deserto, la sua attenzione fu
attirata dal suono lento e cadenzato di un pianoforte; seguì la melodia con
attenzione e, sempre più vicina all’emissario di quelle dolci note, si accorse
di conoscere benissimo quella canzone: era una cover di Bittersweet Symphony dei The Verve… Constatò che, se suonata al
pianoforte, non rendeva quanto la versione integrale ma restava ugualmente il
suo motivo preferito.
Spalancò
silenziosamente la porta che la separava dal “misterioso pianista” e sul suo
volto si materializzò un’espressione a dir poco sorpresa: seduto compostamente
di fronte al pianoforte a coda, stava suonando con eleganza e delicatezza il
caro Fray.
La
rossa si appoggiò allo stipite della porta e restò in ascolto osservando
silenziosamente il moro: notò l’abilità con cui le dita del ragazzo scorrevano
sui tasti e si accorse dell’espressione concentrata sul suo volto… Si augurò che
niente e nessuno lo disturbassero.
Eppure
qualcosa la turbò: nonostante conoscesse la musica praticamente a memoria alcune
note le sfuggivano, o meglio, era come se alcune parti della canzone si
rifiutassero di essere ascoltate da lei impedendole di capire quale sentimento
stesse provando il moro durante l’eseguzione del pezzo… Attese con impazienza
l’ultima nota, dopo di che si avvicinò al moro.
-
Ti sei decisa Halliwell? – lo disse con tono ironico e si voltò a guardarla,
senza nascondere un ghigno sarcastico.
-
Sei bravo Fray, volevo farti i miei complimenti ma non montarti la testa. -
sbuffò lei, posò le dita sui tasti e sedendosi improvvisò un paio di note – Io
sono più brava di te. –
Ryan
le riservò uno sguardo sorpreso e scettico allo stesso tempo: - Stai dicendo che
potresti fare di meglio? –
Sul
volto della rossa comparve un sorriso carico di superbia e, trattenendo una
risata, replicò: - Anche a occhi chiusi principino ma oggi non ho proprio voglia
di suonare per qualcuno. –
Al
ragazzo sfuggì una risata, le riservò una strana occhiata, ammaliatrice quasi e
parlò: - Sarebbe un onore ascoltarti Penelope. –
-
Un’opera di lecchinaggio degna di te. – lei sorrise, suonò un pezzo del Chiaro
di Luna di Beethoven poi chiuse il coperchio con delicatezza - Purtroppo, per
via dell’odio che nutro nei tuoi confronti, tutto questo non ha sortito alcun
effetto… Spiacente. –; sui loro volti comparvero due ghigni gemelli, mentre i
loro sguardi s’incrociavano un gufo entrò dalla finestra e si posò su un leggio
lì vicino.
Ryan,
il più vicino tra i due, notò che l’animale aveva una lettera legata alla zampa
quindi recuperò la missiva e scacciò con poca delicatezza il pennuto che,
arruffando le piume, abbandonò la stanza.
Ryan
lesse il mittente e consegnò la pergamena alla rossa: - I tuoi amici ti cercano
Penelope… È solo una mia impressione o questi Sigma non si muovono di un passo
senza di te? –
Amy
aprì la busta, ignorando il commento del moro e si ritrovò a sfogliare
l’ennesimo fascicolo: doveva partire per nuova missione.
Scoprì
che si trattava del recupero di un antico medaglione appartenente al popolo
elfico che alcuni mercenari al servizio di Gareth avevano rubato e nascosto nei
pressi di Perth qualche settimana prima.
I
trovatori incaricati dell’avvistamento avevano rintracciato il medaglione e
classificato il recupero come un livello 5: si parlava di affrontare una
trentina di goblin e di disinnescare qualche trappola lungo il perimetro… Nulla
di troppo complicato.
Sbuffò
annoiata, scrisse un paio di appunti sull’angolo di un foglio e incenerì il
fascicolo sotto lo sguardo sorpreso di Ryan.
-
Vedo che gli uomini di tuo padre non hanno ancora perso il vizio di rubare gli
oggetti altrui. – si alzò in piedi e mentre s’incamminava verso l’uscita, chiese
un favore al ragazzo: doveva semplicemente riferire a Evangeline un
messaggio.
Sul
volto del moro comparve l’ennesimo ghigno, ovviamente non avrebbe certo buttato
al vento quell’occasione così ghiotta per beffarsi di lei, quindi la provocò: -
Un favore? Ti costerà parecchio Penny. -
Lei
sbuffò, con quel ragazzo l’unico modo per ottenere qualcosa era trattare e in
quel momento non ne aveva certo voglia: - Dille soltanto di non perdere di vista
la sua borsa. Oggi potrebbe succedere qualcosa di davvero interessante. –
Uscì
dall’aula, salutò il moro con un cenno della mano e si allontanò, diretta verso
i cancelli più esterni della scuola.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Periferia di Perth – Grotta della Mezza
Luna
Non riuscirono a mettere un piede all’interno della grotta che il
primo gruppo di demoni Verbatim si avventò contro di loro.
- I soliti lavori fatti alla cazzo dei trovatori. – sbuffò la rossa
che contò mentalmente i demoni presenti nella grotta; per l’ennesima volta le
informazioni arrivate al consiglio erano sbagliate e sarebbe toccato a lei fare
rapporto. Con un nervosismo crescente la rossa scagliò una violenta tromba
d’aria contro gli avversari che cozzarono al muro disintegrandosi ed estrasse la
sua spada dalla lama nera, iniziando a colpire qualunque cosa “non-umana” ci
fosse nella grotta.
- Per stavolta ti do ragione. – fu Liam a risponderle, sfruttò il suo
potere e incenerì un demone appena comparso alle spalle della ragazza e continuò
a esporre il suo ragionamento all’amica – Ci sono i goblin nelle missioni di
livello cinque… Persino un cieco si accorgerebbe della differenza tra un demone
e un goblin. Come hanno fatto a sbagliare in questo modo?!
–
Amy sorrise soltanto per un attimo, parlare con Liam le era mancato
parecchio nell’ultimo periodo ma in quel momento le loro priorità erano altre
quindi tornò a concentrarsi sui demoni e si liberò della prima coppia di
fastidiosi Verbatim.
- Ma quanti ce ne sono? - sbuffò lei, pulendosi la guancia sporca del
sangue nero dei demoni con il dorso della mano. Non l’avrebbe mai detto ad alta
voce ma sperò con tutta se stessa che almeno Liam le rivolgesse la parola… Da
quando si era riunita agli altri, davanti ai cancelli della scuola, nessuno le
aveva rivolto la parola a parte Daniel che fu incaricato di aggiornarla sulle
modalità di recupero del medaglione e sulle strategie che avevano deciso di
usare sul campo.
Un demone agguantò Liam alle spalle e approfittando della distrazione
del ragazzo gli agguantò il collo, stringendolo in una presa ferrea, che gli
tolse sin da subito il respiro.
Amy che notò la scena a distanza scatenò l’elemento che in quel luogo
prevaleva sugli altri: una violenta luce argentea investì il demone e il
tranello del diavolo appena evocato si strinse intorno al Verbatim in una morsa
letale, soffocando le inutili grida disperate della creatura, mentre la padrona
dell’incantesimo tornò a concentrarsi sul resto dei demoni presenti nella
grotta.
Erin colpì un demone alla testa e bloccò definitivamente gli attacchi
dell’avversario: - Carter e Declan? Come vanno? – chiese lei che evitò per un
soffio il colpo d’ascia di un Verbatim; approfittò dell’instabilità del demone
per tagliargli la gola, con un movimento deciso e netto, mandandolo
definitivamente KO.
A qualche metro di distanza, i due appena nominati, sfruttarono un
incantesimo di levitazione combinata per scagliare i loro avversari contro le
stalattiti più vicine.
Duncan e Samantha furono costretti a schivare l’attacco dei compagni dal momento che si ritrovarono sulla traiettoria di “lancio” e non si risparmiarono un paio di imprecazioni.
Liam fu colpito ancora e rovinò al suolo ma proprio mentre il suo
assalitore si preparava a finirlo con un potente colpo di mazza, Amy lanciò un
pugnale contro il demone e una volta eliminato il Verbatim si avvicinò al biondo
per constatarne lo stato fisico. Gli chiese come si sentiva e mentre aspettava
la risposta del ragazzo, iniziò a osservarlo con
attenzione.
- Non lo so… Mi gira la testa e mi fa male lo stomaco. - era talmente
confuso che non si chiese nemmeno cosa stesse facendo la
rossa.
Amy gli puntò la piccola torcia che portava sempre con sé nell’occhio
destro e osservò con attenzione la pupilla del biondo, del tutto dilatata. Per
sicurezza controllò anche il battito cardiaco e si accorse che era del tutto
irregolare… Se si consideravano poi i sintomi appena descritti dal compagno la
soluzione era una sola.
Amy frugò nel suo marsupio, recuperò una boccetta di plastica piena
di pastiglie e la consegnò al biondo: - Sei stato avvelenato Ly. Prendi due di
queste ed aspetta che facciano effetto. –
La rossa si guardò intorno: le serviva qualcuno in grado di aiutare
il biondo in caso di necessità ma si accorse che anche gli altri erano parecchio
in difficoltà contro i demoni. I Sigma erano visibilmente provati dai continui
attacchi dei demoni che sembravano aumentare a vista
d’occhio…
Qualcosa le stava sfuggendo ma non riuscì a realizzare “cosa” fino a
quando, a seguito dell’ennesimo demone mandato a cozzare contro le pareti della
grotta, non vide una manciata di polvere e detriti crollare dal
soffitto.
- Il veleno è qui… È nella grotta. – prese una decisione in fretta,
le continue ondate di demoni non facevano altro che confonderla quindi agì
d’istinto e materializzò una barriera che si estese fino al limite della grotta,
eliminando qualunque demone vi entrasse in contatto.
Una volta liberi dai Verbatim la rossa eseguì un altro incantesimo
che purificò l’aria da ogni tossina e vaporizzò un antidoto per i veleni più
comuni.
- Eravamo in difficoltà da un pezzo. Questa barriera… – Erin aveva il
fiatone e a malapena riusciva a tenere la sua balestra in mano - Perché non
l’hai usata prima? -
- Abbiamo affrontato di peggio in passato… - Amy abbassò lo sguardo,
si sentì colpevole per un attimo ma spiegò le sue ragioni agli altri - Non l’ho
ritenuta necessaria fino a quando non mi sono accorta della tossina che sta
girando in questa grotta. Perdonatemi. –
- Hai fatto bene… - Duncan mosse un paio di passi verso il fondo
della grotta e continuò il suo discorso - Ora dobbiamo soltanto recuperare il
medaglione e potremo tornarcene a casa. –
La rossa gli appoggiò una mano sul petto e gli sbarrò la strada: - Ci
penserò io al medaglione. Andate all’associazione e dite a Nathan di iniettarvi
il 14P17, dovrebbe essere sufficiente a neutralizzare qualunque tossina sia
stata assorbita dal vostro organismo in questo lasso di tempo. –
Amy si voltò verso Liam e gli chiese di raggiungerli ma non ottenne
una risposta quindi lo richiamò ancora una volta: - Liam… Smettila di fare il
cretino e rispondimi! – ma il biondo non disse nulla e questo non fece altro che
far preoccupare ulteriormente la rossa che si avvicinò a lui correndo, gli si
accovacciò accanto e lo scrollò con poca delicatezza: - APRI GLI OCCHI
MALEDIZIONE! – .
Liam si svegliò dal tepore che lo stava avvolgendo fino a poco prima
e restò sorpreso quando vide la rossa chinarsi su di lui e stringerlo in un
abbraccio: non l’aveva mai fatto prima.
Le accarezzò il capo e sospirando disse: - Sto morendo… Veramente? –
Erin fu scossa dai singhiozzi mentre ripeteva quanto fosse ingiusto
che proprio suo fratello si trovasse in quella situazione, cercò di convincersi
del fatto che si trattasse soltanto di un orrido incubo ma tutto quello che
stava accadendo apparteneva alla cruda realtà. Carter cullò la ragazza
dolcemente e la strinse a se cercando di darle un conforto che, in quel momento,
non apparteneva nemmeno a lui… O a Declan e Duncan che, in rispettoso silenzio,
gli stavano accanto incapaci di mostrare qualunque sentimento diverso dalla
tristezza.
Daniel guardò l’amico stritolato nell’abbraccio di Amy e cercò di non piangere davanti agli altri: l’orgoglio gli impediva di cedere ai suoi
sentimenti ma al suo fianco, Clarissa e Samantha, versarono lacrime anche per lui.
- Non dirlo davanti a noi, ti prego. – fu poco più di un borbottio ma
tutti udirono le parole della rossa che, a parte Erin, era forse la più legata a
quello scapestrato biondino - Non voglio perderti hai capito… Nessuno di noi lo
vuole. Questo lo sai vero? – poi si strappò un lembo di stoffa dal mantello e
cominciò a pulire il sangue rappreso sulla fronte del
biondo.
Al ragazzo sfuggì una risata che, nonostante tutto, era carica di
allegria e con un certo sarcasmo rimproverò la rossa: - Sai che non porta bene
parlare di morte nelle vicinanze di un ferito vero? Mi sembra di avertelo
ripetuto migliaia di volte. –
- Non ci riesco… Non riesco a non pensare che stai così per colpa
della mia disattenzione Ly… Con quale coraggio posso guardarti? – in preda alla
frustrazione Amy tirò un pugno alla parete che stava alle sue spalle, lasciò una
vistosa crepa nel muro poi iniziò ad arrabbiarsi con se stessa: - Mi dispiace…
Come ho fatto a non accorgermene prima… Se non fosse per questa fottuta
situazione del cazzo mi sarei resa conto del veleno e tu non saresti ridotto
così… È tutta colpa mia. –
Continuò a borbottare scuse all’amico sotto lo sguardo preoccupato
del resto dei suoi amici: non avevano mai visto la rossa in quello stato.
- Non è solo colpa tua. Nessuno di noi se n’è accorto in tempo… - le
parole di Erin furono un evidente tentativo per tranquillizzare la rossa,
nonostante il litigio e la situazione in cui si trovavano, non riuscì a
trattenersi e cercò di rassicurare l’amica.
- No! Dovevo accorgermene Erin… - la frangia le coprì gli occhi,
soltanto Liam riuscì a scorgere le due lacrime gemelle che sfuggirono al
controllo della rossa e le scivolarono lungo le guance - Non riesco nemmeno a
guardarvi… So che è tutta colpa mia. Cercare di negarlo non migliorerà la
situazione. –
- Smettila… Smettila di prendertela con te stessa perché non è
affatto colpa tua. – la voce di Liam era debole, poco più di un sussurro ma
espresse la forza di un vero guerriero – È una fortuna che tu sia qui. Se così
non fosse avrebbero fatto tutti la mia fine. Hai fatto il possibile per
proteggerci ma questa volta è andata così… Non puoi
salvare tutti Amy. –
La disperazione la
travolse come un fiume in piena: la mente lavorò rapidamente in cerca di una
soluzione, cuore e corpo tremarono per la paura di essere sopraffatta dalle
emozioni.
Non c’era una sola parte
di lei realmente consapevole di ciò che era accaduto… Ma fu proprio in quel
momento, nel bel mezzo di quel “black-out” mentale, che trovò una
soluzione.
Si ricordò di un
incantesimo studiato anni prima, uno di quelli che reputò inutili perché
applicabile solo in circostante del tutto improbabili e sul quale, lei stessa,
non avrebbe puntato un singolo galeone prima di quel giorno ma poteva
funzionare… No. Doveva funzionare.
Sorrise come nessuno
l’aveva mai vista fare prima e senza trattenere le lacrime, di gioia questa
volta, strinse il biondo a se: - Si che posso. –
Sui volti dei presenti si
materializzò un’espressione confusa ma fu proprio Liam a domandarle cosa
intendesse.
- So come salvarti. – lo
disse con una tale sicurezza che, soltanto per un istante, fu in grado di
destabilizzare i presenti.
Erin più di tutti restò
sorpresa da quel rapido cambiamento nella rossa: un attimo prima era in lacrime
e ora sorrideva come se le fosse stata offerta la migliore opportunità della sua
vita.
- Ne ho combinate tante
ultimamente. So di non avere nessun diritto per chiederti di affidarti ai miei
poteri… – guardò Liam negli occhi; fu intenso e strano, come se
quell’incrociarsi di occhi valesse più di mille spiegazioni e al ragazzo non
restò che rimanere in silenzio, mentre ascoltava rapito le parole della rossa –
Senza domande, senza compromessi o spiegazioni di nessun tipo… Fidati soltanto
di me. Puoi farlo un ultima volta? -
Il silenzio li avvolse
mentre una sola la domanda, come un tuono nella notte, rimbombò nelle menti di
tutti i presenti: si fidavano di lei al punto da affidargli la vita di un loro
compagno?
Fino a qualche settimana
prima la risposta sarebbe stata più che ovvia ma in quel momento… Tutto era
differente.
Quanti segreti gli erano
stati nascosti?
Quante cose ancora non
sapevano sul suo conto?
- Che razza di discorsi… -
ancora una volta la voce di Liam risuonò tra le pareti della caverna e
l’attenzione di tutti fu catalizzata dal biondo - Certo che mi fido di te
scricciolo. Ti sembrano domande da fare? –
Sul volto della rossa
comparve un sorriso radioso, si asciugò le lacrime e, sotto lo sguardo confuso
del biondo e degli altri presenti, si apprestò a posargli le labbra sulla bocca…
Dall’esterno la situazione
fu facilmente fraintesa ma nessuno si azzardò a interrompere quel momento.
Liam invece percepì sin da subito il freddo respiro dell’amica invadergli i
polmoni e poi, come se una mano esperta guidasse i suoi sospiri, si diffuse per
tutto il corpo facendolo sprofondare nuovamente nel tepore; si sentì strano:
nonostante l’iniziale sensazione di freddo fu come se dentro stesse bruciando ma
non fu affatto spiacevole.
I due
restarono in quella posizione per qualche altro secondo e quando Amy si staccò,
Liam si ritrovò a tossire come se gli fosse mancato il fiato per troppo tempo…
Il biondo si mise seduto e arrossì in evidentemente imbarazzo per quel bacio del
tutto inaspettato.
Le labbra di
Amy assunsero una pericolosa sfumatura blu eppure su di loro comparve un sorriso
soddisfatto: - Adesso starai bene. E manterrò la parola data.
–.
- Cos'hai
fatto? – domandò confuso il biondo, sentendosi anche più in forma di prima, si
sgranchì le articolazioni mentre si rialzava in piedi e non riuscì a trattenere
un sorriso divertito quando la gemella gli corse incontro, aggrappandosi al suo
collo con vigore.
- In un
certo senso ho… aspirato il veleno. – si rialzò in piedi, osservò per qualche
istante i suoi compagni mentre abbracciavano il biondo e recuperò le sue cose
sparse per la grotta in silenzio.
Come se non
fosse altro che una spettatrice esterna a tutta quella situazione e non ne
volesse fare parte.
- Sono
questi i tuoi poteri? – le domandò Erin, una volta finito di stritolare il
gemello, riportando la sua attenzione sulla rossa – È questo che intendevano i
membri del consiglio? -.
- Qualcosa
del genere.- raccolse la sua spada
e la pulì dal sangue dei demoni usando il suo mantello ormai da buttare come uno
straccio poi la rimise nel fodero e s’incamminò verso il fondo della grotta -
Ora tornate a scuola. Ho un medaglione da recuperare e non mi va di ripetere
l’esperienza di stasera con qualcun altro di voi… Senza offesa.
–
- Non
dovremmo rimandare? – le domandò Declan, non mancò di ostentare un certo
scetticismo nella voce, fu tentato di trascinarsi dietro anche la rossa vista
l’espressione stanca che aveva sul volto - Quell’incantesimo ti avrà sicuramente
stancato e poi non sappiamo quante altre diavolerie ci siano qui intorno.
–
Amy riservò
ai compagni un sorriso rilassato, ruotò su se stessa e chiese se davvero
sembrasse così stanca da non essere in grado di completare una missione di
recupero da sola.
Daniel la
tartassò con mille raccomandazioni, i gemelli le dissero di non cacciarsi nei
guai, Clarissa e Samantha la obbligarono a bere tutte le pozioni ricostituenti
che avevano portato, Duncan e Declan le passarono ciò che gli era rimasto delle
loro munizioni…
Se ne
andarono e lei restò sola.
- Che
abbiano inizio i giochi. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Sala
Mensa – Holy Grail School
Ryan
posò la sua cena sul tavolo, accanto ad Evangeline, assaggiò una patatina fritta
e le domandò se avesse fatto come gli aveva chiesto.
La
ragazza annuì e disse che non aveva perso di vista la sua borsa per tutto il
giorno: - Ma che ti ha detto la Halliwell esattamente? –
Ryan
scrollò le spalle, masticò un paio di penne all’arrabbiata e le riferì ciò che
la rossa aveva detto quella mattina… Non accennò minimamente al fatto che avesse
chiacchierato con la rossa per più di un’ora nella solitaria e isolata aula di
musica dell’ala Est.
-
Stamattina mi è arrivato uno strano bigliettino. – lo sguardo di Evangeline vagò
distrattamente oltre il suo bicchiere pieno di succo di zucca - C’era scritto un
numero in rosso… Il trenta se non ricordo male. Hai
idea di cosa possa significare?
–.
In
risposta dal moro ottenne un cenno negativo, scrollò le spalle e nascose oltre
la sua solita maschera di fredda altezzosità quella lieve preoccupazione che la
stava invadendo: - In ogni caso non sono preoccupata: oggi non si è fatta vedere
e i suoi stupidi leccapiedi non osano avvicinarsi senza di lei… -.
Il
piatto della bionda restò pieno per gran parte del tempo e solo una forchetta
contro il bordo di porcellana le ricordò che, per quanto poco invitante
sembrasse l’insalata che aveva scelto, il suo stomaco reclamava cibo ed era
giunto il momento di accontentarlo.
-
Che ne dici, mangiamo un boccone e poi andiamo da me? –il moro le riservò un
occhiata maliziosa mentre una mano scendeva a sfiorarle con delicatezza la
coscia – È un po’ che non stiamo insieme. -
Sul
volto di Evangeline comparve un sorriso soddisfatto - Come vuoi mio principe. –
poi si avvicinò al volto del ragazzo e gli posò un bacio, che di velato aveva
ben poco, sulle labbra.
-
Sera gentaglia. – li salutò Arcan, il suo solito sorriso soddisfatto sul volto e
il vassoio carico di “cibo spazzatura” – Anche voi adorate il “giovedì del fast
food”? Io inizio ad adorarlo. –
-
Io per niente. Sono stanca di tutta questa robaccia, puzza e fa ingrassare alla
velocità della luce. - lo rimproverò Katya riservando un occhiata disgustata al
vassoio dell’amico prima di sedersi accanto alla Brown – La mia taglia trentotto
me la devo sudare sai? –
-
Tutta invidia Kat. - Arcan si beffò di lei masticando con gusto il suo trancio
di pizza, la ragazza non gli risparmiò uno sguardo arrabbiato ma l’attenzione
del ragazzo si spostò sulla figura di Evangeline - Hai qui il tema di difesa?
Non so come finirlo. –
-
Te lo passo adesso? – domandò lei, già pronta a recuperare il tema in fondo alla
borsa – Ce l’ho qui dentro. –
Ciò
che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un mamba nero, di due metri,
uscire dalla borsa. Il serpente scivolò sul pavimento e iniziò a sibilare
minacciosamente in direzione della bionda che, spaventata, si alzò in piedi e
indietreggiò lentamente.
Ryan
suggerì alla bionda di non fare movimenti bruschi, lui si portò alle spalle del
serpente e ne attirò l’attenzione, sbattendo un vassoio sul tavolo più vicino,
poi estrasse la bacchetta e scagliò un paio di incantesimi contro l’animale…
Scoprì ben presto che non era un comune mamba, era stato evocato e dei banali
incantesimi non sarebbero bastati.
Il
serpente scattò in avanti ma, grazie alla sua prontezza di riflessi, Ryan riuscì
a parare il colpo con lo stesso vassoio che aveva usato poco prima: i denti del
serpente bucarono la plastica e il veleno cominciò a sgocciolare lungo il
vassoio.
-
Hem… Qualcuno potrebbe darmi una mano? – domandò il biondo, cercando di
contrastare i movimenti fulminei del serpente, sotto lo sguardo allibito dei
presenti.
Arcan
si avvicinò al mamba che, ancora incastrato nel vassoio, si dibatteva
energicamente ma ancora prima che potesse agguantarlo il rettile svanì nel
nulla, lasciando come unica prova della sua presenza alcune gocce di veleno
colate sul pavimento.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Periferia di Perth – Grotta della Mezza
Luna
Camminò
a lungo e restò sorpresa quando, dopo aver spalancato un gigantesco portone di
legno, si trovò in un santuario scavato nella pietra e illuminato da centinaia
di candele.
Vide
il medaglione: era esposto in un elegante teca di vetro, incastonata nella
pietra della grotta e illuminata ad arte con del fuoco fatuo.
Aprì
la teca e infilò il medaglione nel suo marsupio prima di richiudere tutto; si
allontanò di qualche passo, senza distogliere lo sguardo dal contenitore,
aspettandosi che da un momento all’altro qualcosa
scattasse.
Fu
il recupero più semplice della sua vita, per questo i suoi sensi restarono in
allerta e la sua guardia doppiamente alta.
Pensò
che sicuramente gli uomini di Gareth si fossero inventati qualcos’altro per
proteggere il tesoro che il loro signore gli aveva affidato… E non sbagliava
affatto: quando si voltò verso l’enorme cancello da cui era entrata vide due
enormi guerrieri di pietra dall’aria poco amichevole.
-
Sarebbe stato troppo facile se fosse finita così. - borbottò la rossa tra se e
se stringendo con più forza l’elsa della spada, posata lungo il suo fianco, in
attesa dell’attacco nemico – Andiamo sassolini… Che state aspettando?
–
Il
guerriero a destra si mosse nella sua direzione: stringeva tra le mani una
lancia, che strisciò sul pavimento della grotta producendo alcune scintille che
brillarono nell’ombra mentre gli si piazzava di fronte.
Per
qualche istante nessuno dei due si mosse ma quando la rossa cercò di estrarre la
spada dal fodero, il gigante scattò e la colpì con un violento calcio che la
scagliò contro l’altare al centro del santuario distruggendone una parte. Amy
restò ansante e immobile per un secondo cercando di riprendersi dal colpo ma il
gigante non le diede tregua e saltò, pronto per un nuovo
attacco.
Solo
grazie ai suoi riflessi Amy riuscì a schivare la punta della lancia nemica. Ciò
che era rimasto dell’altare crollò sotto il potente colpo del colosso di pietra
che non perse tempo e tornò a sferrare nuovi affondi a suo
danno.
Riuscì
a estrarre la spada e parò i colpi del gigante con straordinaria abilità, evitò
un paio di affondi con degli agili salti ma giunta con le spalle al muro non le
restò altro da fare se non contrastare i colpi diretti del suo avversario che
andavano aumentando sia in forza sia velocità…
Si
accorse che il solo modo per stendere quei due giganti era attaccarli alla gola,
proprio dove risiedeva la fonte dell’incantesimo che gli aveva donato la vita,
quindi mentre l’enorme statua caricava l’ennesimo attacco lei gli passò tra le
gambe e sfruttando la temporanea sorpresa dell’avversario gli si arrampicò lungo
la schiena.
Una
volta giunta alla meta, con un colpo netto e deciso, recise la gola e pose fine
allo scontro: il colosso crollò al suolo e finì in pezzi sotto lo sguardo
divertito della rossa.
Amy
arrivò a scuola soltanto alle tre del mattino.
Per
rientrare sfruttò la passaporta fornitale dalla preside e, una volta raggiunta
la sua camera, si posizionò davanti allo specchio per costatare i danni:
lungo le braccia c’erano lividi di una pericolosa sfumatura violacea, al centro
della schiena un’evidente lacerazione faceva bella mostra di se oltre la
maglietta strappata e insanguinata e sopra l’occhio sinistro c’era un taglio da
cui continuava a scorrere un lieve rivolo di sangue… Non era stata sicuramente la sua
miglior performance.
-
Sono stata picchiata da due menhir… E le ho anche prese. - un sorriso amaro le
attraversò il volto – Che serata del cazzo. –
Qualcuno
bussò alla sua porta, aveva già una mezza idea di chi potesse essere quindi recuperò la sua
vestaglia, si ripulì con un incantesimo ed andò a verificare che la sua intuizione fosse corretta.
Sul
suo volto si materializzò un'espressione soddisfatta.
- So che la lettura di un orologio non rientra tra le tue capacità
ma ti sembra normale venire a rompermi le scatole alle tre del mattino? –
Ryan ignorò completamente le sue parole ed entrò nella sua stanza: - Volevi ucciderla per caso?!
–
Amy sospirò stremata: le fu fin troppo chiaro che, anche quella
notte, non avrebbe dormito più di due ore quindi si chiuse la porta alle spalle e si accomodò sul bordo del suo letto, con la viva speranza che Ryan
finisse di urlarle contro nel minor tempo possibile... dal momento che un fastidioso mal di testa le stava impedendo di mantenere la concentrazione sulle sue parole.
Di
tutta l’invettiva carpì soltanto poche parole tra cui “serpente”,
“vassoio” e “scomparso”; non era un gran che su cui ragionare.
- Smettila di gridare… Sveglierai mezza torre se continui di
questo passo. – Amy si passò stancamente una mano sulle tempie, appellò a se il posacenere e si accese una sigaretta - Sei il figlio del nuovo Signore Oscuro. Da te ci si aspetta un minimo di controllo emotivo sai? –
-
Le hai messo un Mamba nella borsa solo per uno
stupido gioco. – sul volto del moro si materializzò un'espressione infuriata, coprì la breve distanza che li separava e la afferrò per le spalle avvicinando i loro volti con decisione – Non puoi comportarti in questo modo
solo perché ne hai la facoltà! –
- Avresti il coraggio di metterti contro di me? Proprio tu che sai "chi" sono? - Amy
represse una smorfia dolorante all'ennesima stretta del moro e lo spinse, costringendolo a mollare la
presa sulle sue spalle, continuò ben presto con le repliche alle accuse che Fray gli aveva mosso: - Non sono io quella nel torto. Inoltre mi sembrava di essere
stata chiara l'ultima volta… Adesso si gioca alle mie regole. –
- Non puoi fare sempre di testa tua... - il biondo sospirò stremato, ragionare con lei
sembrava essere del tutto inutile quindi si sdraiò accanto alla rossa e le
domandò - Fare un discorso razionale con te è impossibile vero? –
-
Sei venuto qui soltanto per rimproverarmi? – sbuffò lei edopo l’ennesima boccata di fumo, soffiò
volontariamente sul volto del moro senza trattenere un ghigno divertito - Avevo
in mente altri programmi per la nottata. Se hai finito con la paternale… Posso concentrarmi su altro. -
- Davvero? - stavolta fu il turno di Ryan per ghignare, la spinse sul letto e si
mise cavalcioni su di lei - Posso unirmi anche io a questo "altro" o è una cosa privata? –
Le
sfuggì una risata, incrociò le braccia dietro la nuca ed il suo sguardo si
spostò verso la finestra: - So che gli ormoni ti danno alla testa perchè sei su un letto da più di tre minuti ma ti consiglio vivamente di tenere a freno gli ormoni… Non siamo soli. –
- Non mi importa, che guardino. Mi piace avere un pubblico, sono un esibizionista. – borbottò lui, guardandola con audacia ma ancora prima che
potesse succedere qualunque cosa tra loro, una voce li interruppe spezzando quel sottile equilibrio appena creato.
-
Tu guarda… Gli umani si sono fatti audaci negli ultimi tempi! – la risata cristallina di un certo biondino si propagò per la stanza e ai due non restò altro che voltare lo sguardo verso la poltrona a pochi metri da loro.
-
Ciao Alexander. –
- Amy… Tizio seduto sopra la mia amica. - il vampiro riservò uno sguardo divertito a Ryan - Se non vi è di troppo disturbo, potreste tornare in posizione verticale? –
Ryan si alzò in piedi e riservò al vampiro un'occhiata infastidita, pensò a cosa potesse volere uno come lui da Penelope ma non trovò nessuna risposta: - Che ci fa lui qui. –
- Tranquillo Rey… - alla rossa sfuggì un sorriso, posò una mano sul petto di Ryan
e lo rassicurò con uno sguardo prima di riportare la sua attenzione sul vampiro - Alexander si comporterà come un bravo bambino, vero?
-
-
Certo, certo… Ora dimmi: si può sapere cosa stai aspettando a farti sistemare quelle ferite? – sbottò il biondo, sembrava parecchio infastidito dalla situazione e la guardò con apprensione - Si sente l’odore del tuo sangue da chilometri!
–
-
Evviva, altri rimproveri in arrivo… Sareste una bella coppia voi due. Dico sul serio. – sbuffò lei, accendendosi l’ennesima sigaretta della serata prima di abbandonarsi stancamente sulla poltrona lasciata libera dal vampiro - E comunque
sta arrivando il mio medico personale. -
-
Quindi non sei soltanto ricoperta di lividi. – Ryan le riservò un'occhiata indagatrice; solo in quel momento si accorse della vistosa macchia scura comparsa sulla sua vestaglia all'altezza delle scapole e delle numerose contusioni che la rossa aveva cercato di nascondere con le maniche dell'abito che portava – Come hai fatto a ridurti in questo stato? -
-
Ottimo spirito di osservazione umano… Se fossi stato meno concentrato sul tuo divertimento, ti saresti accorto della sua condizione fisica molto prima del mio arrivo. – il tono usato da Alexander fu strano, come se fosse infastidito dalla sola presenza del giovane umano in quella stanza e non riuscisse ad evitare di dimostrarlo ad Amy – Gli ormoni fanno un brutto
effetto sui giovani, posso comprendervi ma la salute non è mai da trascurare.
–
-
Ma che scenetta commuovente. – quel genere di discorsi potevano provenire
soltanto dalla sua adorata dottoressa.
- Ciao Duchessa, vedo che ti sei portata la scorta. –
ridacchiò Amy, voltando lo sguardo oltre le spalle del vampiro dove incrociò lo
sguardo di alcune sue vecchie conoscenze - È un po’ che non ci si vede Sylar. –
-
In terra straniera non ci si muove mai da soli. – il demone, si capiva dallo strano colore giallo delle sue iridi, recuperò un bicchiere e del whiskey dalla vetrina personale della rossa e le riservò un'occhiata divertita - Credevo conoscessi la tiritera
dell’organizzazione. –
- Vale solo per chi non è in grado di affrontare il mondo con le sue sole forze… -
sul volto di Amy era comparso un ghigno sarcastico, si avvicinò a Sylar e gli rubò il bicchiere bevendo in un sorso ciò che era rimasto del liquido amaro - Credevo vi
avessero detto anche questo all’organizzazione. –
Duchessa
scoppiò a ridere e lanciò un'occhiata divertita al suo compagno: Sylar era rimasto ammutolito.
- Mi stai dando dell’incapace? – sbottò l’uomo, guardando la rossa con rancore, la
spinse e la rimproverò giocosamente - Sei mesi senza vederci e diventi cattiva? Che storia è mai questa? -
Sul
volto della rossa comparve un sorriso soddisfatto, restituì all’amico la spinta e rispose divertita: - Io non sono cattiva Sylar… È che mi disegnano così. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Ufficio
Controllo ed Eliminazione Notturni Sovversivi(CENS) – Russia
Nerida
rientrò nel suo ufficio più stanca che mai.
Si
abbandonò totalmente sulla sua poltrona di pelle, gettò uno sguardo depresso
alle scartoffie che giacevano impilate sulla sua scrivania e, mentre
scarabocchiava la sua firma sui fascicoli da archiviare, la sua mente tornò a un
paio di ore prima…
*Flash
Back*
Fu
avvertita del ritorno dei Sigma e restò sorpresa nell’apprendere che nessuno
sapeva cosa li avesse riportati a “casa”.
Quando,
qualche minuto dopo, sulle loro cartelle mediche comparve un ricovero per
avvelenamento di cui non sapeva nulla, abbandonò la sua affollata scrivania e si
precipitò in infermeria per verificare in prima persona come stessero i suoi
ragazzi.
Restò
sorpresa quando le raccontarono ciò che era successo nella grotta: le parlarono
di come Amy avesse salvato Liam grazie ai suoi poteri e di quanto avesse
insistito per farli rientrare alla base mentre lei si occupava del recupero il
medaglione.
-
Anche voi ve ne siete accorti vero? - Liam, sdraiato sul suo letto, parlò agli
altri di un dettaglio che lo aveva lasciato parecchio confuso e immediatamente
l’attenzione dei presenti si catalizzò si di lui - Amy ha fatto un discorso
strano prima. –
La
gemella, seduta sul bordo del suo letto, gli domandò cosa intendesse e restò in
attesa, insieme agli altri, di capire cosa lo stesse
tormentando.
Il
biondo sospirò, si sentì stupido per i suoi stessi pensieri ma non esitò
nell’esporre il problema agli altri: - Ha parlato di fiducia ma… Era come se
fosse preoccupata per qualcosa. -
-
Magari è stata solo una tua impressione. – gli rispose Declan, il suo sguardo
vagò per la stanza in cerca del sostegno degli altri poi rivolse un ultimo
sorriso rassicurante all’amico - In mezzo a quel trambusto chissà cosa hai
pensato. –
*Fine
Flash Back*
Afferrò
l’ennesima pila di fogli, pensò che quell’inutile ammasso di cartacce sarebbe
presto finito in qualche camino ma la sua firma era richiesta e dunque non poté
sottrarsi in alcun modo a quell’ingrato compito. Qualche minuto più tardi si
rese conto che, in un remoto angolo della sua scrivania, giaceva una busta sigillata
che mostrava chiaramente l’intestazione tipica di Amy.
Al suo
interno vi trovò il medaglione appena recuperato e il rapporto completo di tutta
la missione.
Lesse
il rapporto con attenzione e non riuscì a trattenere la sorpresa mentre le righe
si susseguivano sotto il suo sguardo attento: scoprì cosa fosse accaduto nella
grotta e un moto di apprensione la travolse in pieno.
Non
restò particolarmente turbata quando lesse la descrizione dello scontro tra la
rossa e i due colossi di pietra perchè Amy aveva affrontato cose ben peggiori in
quegli anni, nemmeno la critica mossa ai trovatori e l’accurata relazione sulle
“inesattezze” comunicate dalla squadra 18 fu un'inaspettata novità.
Ciò che la lasciò perplessa fu un unico bigliettino, piegato in due e dall’aria parecchio
vissuta, infondo al fascicolo. Lo aprì e
lesse con attenzione l'unica frase che c’era scritta sopra:
Il
tempo le sembrò scorrere a rilento mentre si rigirava quel foglietto spiegazzato
tra le dita: ragionò a lungo, cercò in ogni modo di spiegare a se stessa cosa
avesse convinto Amy a prendere una decisione simile ma non trovò nessuna
spiegazione valida così affidò i suoi dubbi all’unico essere in grado di
comprendere la rossa con un solo sguardo.
Si
accorse della presenza di Damastair solo quando questo si sedette all’altro capo
della sua scrivania.
-
Leggi questo. – borbottò lei consegnandogli quel piccolo pezzo di pergamena e ne
enunciò il mittente - L’ha lasciato Amy nel rapporto dell’ultima missione.
–
Sul
volto dell’elfo comparve un'espressione confusa… Quelle tre parole, scritte
frettolosamente e con una calligrafia quasi illeggibile rispetto agli standard
della rossa, furono in grado di innestare in lui un senso d’inquietudine mai
provato prima: - Perché me lo stai mostrando? -
Nerida
sospirò debolmente, tutto in quella situazione le sembrò strano e surreale ma
parlò con decisione e confessò all’elfo il motivo della sua chiamata: - Tu la
conosci meglio di me… Speravo fossi in grado di spiegarmi questa situazione.
-
-
Cos’è successo oggi? Durante la missione intendo. – l’elfo la guardò, il suo
volto era una maschera d’impassibilità ma qualcosa, forse nel tono della voce,
fece capire a Nerida quando anche lui fosse preoccupato.
-
Credo sia stata la peggior missione affidataria della storia. Informazioni
sbagliate, imprevisti e inadeguatezza nelle comunicazioni… Erano preparati ad
affrontare quaranta troll e si sono ritrovati faccia a faccia con più di un
centinaio di Verbatim armati fino ai denti. – spiegò lei, stringendo i pugni con
forza contro i braccioli della sua poltrona per sfogare, seppur in parte, la sua
rabbia; riservò un’occhiata ammirata al fascicolo inviatole dalla rossa qualche
ora prima e continuò il suo discorso – Amy ha fatto una scoperta enorme stasera…
Gli Shadow hanno iniziato a giocare con il DNA dei loro demoni, trasformando il
loro sangue in una potente tossina, letale per gli esseri umani se non debellata
in tempo. Devono aver pensato di sfruttare i miei ragazzi come cavie ma non
hanno tenuto in conto Amy… Una manciata di secondi in più e Liam non sarebbe
stato più tra noi se lei non si fosse accorta della tossina.
–.
-
Come l’ha capito? – domandò l’elfo sorpreso; sfogliò con attenzione il fascicolo
riguardante le scoperte fatte dalla rossa e riportò lo sguardo sulla donna, in
attesa di una risposta.
-
Inizialmente nemmeno lei ha pensato a questa eventualità… Credeva ci fosse
qualcosa di strano nell’aria ma in quel caso i sintomi si sarebbero manifestati
anche su di lei. – spiegò lei mentre si rigirava una penna tra le dita - Dopo
aver recuperato il medaglione, ha fatto un paio di test sul sangue dei demoni ed
è giunta a questa conclusione. –
-
Il solito piccolo genietto… Credo di aver capito cosa l’ha portata ad
abbandonare i Sigma. – il suo sguardo vagò sugli appunti lasciati da Amy nel
fascicolo e spiegò a Nerida cosa ne pensasse di tutta quella situazione - Le
circostanze devono aver intensificato un’idea preesistente e purtroppo credo di
essere stato io ad aver insinuato il dubbio nella sua mente.
–
Sul
suo volto comparve un’espressione sorpresa e non riuscì a trattenere la domanda
che, come un fulmine a ciel sereno, le balenò nella mente non appena udì quelle
parole: - Le hai consigliato di lasciare i Sigma? –
-
Le ho consigliato di tenere gli occhi aperti da simili pericoli. – Damastair si
sentì in colpa, seppur involontariamente, le sue parole avevano condizionato le
scelte della sua protetta - Mancano soltanto sei mesi all’allineamento dei
pianeti e sono quasi sicuro che Gareth aumenterà la portata dei suoi attacchi,
anche solo per ridurre la portata dei nostri alleati… Posso vedere il
medaglione? –
Nerida
gli consegnò la busta in silenzio; era ancora sorpresa dalla rivelazione del
gran maestro: soltanto sei mesi e la guerra sarebbe cominciata. C’erano squadre
da organizzare, censimenti da fare, patti da stabilire, alleanze da
riconfermare… Perchè mai Damastair si stava preoccupando per il medaglione?
Uno
stupido gingillo non gli sarebbe servito ad affrontare gli
Shadow.
All’elfo
sfuggì una risata: - Chiami “stupido gingillo” uno degli oggetti essenziali per
la risoluzione del grande enigma? – ; si divertiva a leggere i pensieri nascosti
dalla mente umana ma con Nerida non c’era gusto: lei “urlava” i suoi pensieri e,
da quella distanza, non fu affatto difficile captarli - Sono solo supposizioni
ma è possibile che qualcuno abbia manomesso il libro di Alekos e abbia nascosto
alcune informazioni fondamentali. –
-
Se qualcuno lo avesse rubato lo avremmo saputo. A meno che non sia successo
prima che il libro entrasse in nostro possesso. - la sua mente si concentrò su
tutti quei particolari che avevano sempre avuto poco a che fare con la sua idea
di “antichità”, dettagli a cui non aveva mai prestato la dovuta attenzione ma
che, in quel caso, erano di vitale importanza – In questo modo si spiegherebbero
parecchie cose... Tutte quelle parti riscritte, il fatto che la numerazione dei
fogli non coincida con l’impaginazione, le pagine mancanti e quelle
semplicemente cancellate, il fatto che persino la leggenda di Avres si
interrompa in maniera così brusca. Non sono tutti dei chiari segni di
manomissione? –
-
Ci abbiamo lavorato parecchio negli ultimi mesi, Amy ed io intendo... Abbiamo
concluso che chiunque abbia messo le mani sul libro di Alekos ha vissuto nel
periodo della grande guerra tra Shadow e Light del 1523. - Damastair si alzò
dalla poltrona e afferrò uno dei tomi presenti nella libreria di Nerida, sfogliò
alcune pagine con interesse e continuò il suo discorso – Quest’estate abbiamo
girato in lungo e in largo per identificare i talismani necessari al
ritrovamento delle pagine rubate. L’anello di Varalan è stato nascosto su Hooker
Island mentre l’occhio di Eleu di cui abbiamo bisogno è nelle mani di Gareth. –
-
Sarà difficile recuperarlo… Ma non impossibile. – sul volto di Nerida comparve
un sorriso soddisfatto, conosceva le potenzialità dei suoi ragazzi ed era certa
che non avrebbero avuto problemi tuttavia c’era ancora una questione da
discutere - Possiamo recuperare tutti i talismani di cui avete bisogno ma sai
bene quanto me che abbiamo bisogno di TUTTI i Sigma, nessuno escluso.
–
-
Se c’è una persona che può far cambiare idea ad Amy… No aspetta, nessuno può
farle cambiare idea. – ridacchiò tra se e se, pensando a quanto fosse testarda
la sua adorata allieva e si allontanò in direzione della porta - Li ha
abbandonati per una sua scelta e sarà una sua scelta a farla tornare.
–
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Dormitori
Torre Nord – Holy Grail School
-
Ho finito. Mi raccomando: almeno per i prossimi tre giorni cerca di evitare i
movimenti bruschi. – si raccomandò la donna, facendo svanire le bende avanzate o
sporche, prima di spostare il separé di fronte al letto della
rossa.
-
Credo che questo non sia proprio possibile. – borbottò Amy, le sue dita si
mossero con rapidità allacciando le asole dei bottoni sulla sua camicia da
notte, si alzò in piedi e raggiunse gli altri sedendosi di fronte al caminetto -
Tra poco meno di trentotto ore devo incontrare i reali e viste le premesse
dubito che mi riserveranno una calda accoglienza. –
–
Sono il solo a pensare che sia una pazzia presentarsi davanti ad una schiera di
vampiri? - Ryan le riservò un’occhiata severa, tipica di chi non ammette
repliche alle proprie affermazioni e senza distogliere lo sguardo da lei,
neanche per un istante, si versò dell’altro whiskey incendiario – Sei ridotta a
una grattugia, ti sei appena ripresa da chissà quale virus e Merlino sa solo
come stanotte tu sia sopravvissuta. -
-
Si chiamano rischi del mestiere Fray. - sul volto della rossa si materializzò un
sorriso divertito, appellò a se la sua bottiglia di Baileys sotto lo sguardo
severo di Duchessa e continuò il suo discorso – È da quando ho cinque anni che
mi allenano a subire attacchi senza poter rispondere. Chiedi a loro… Mi hanno
visto conciata anche peggio di così. –
Il
vampiro si parò dinnanzi a lei e le disse che, addestramento o meno, sarebbe
dovuta passare sul suo cadavere prima di abbandonare le mura della Holy Grail
School… Era del tutto contrario a quell’incontro.
Lo
era stato sin dal principio, quando Neferet si era presentata davanti a loro,
conosceva bene i tre principi e poteva solo immaginare a quale prova impossibile
avrebbero sottoposto la rossa: - Non sto scherzando bambina. Sei conciata da
fare schifo e non saranno certo due pozioni ricostituenti a sistemarti in tempo
per quell’incontro. –
-
Ho aspettato per quattordici anni questa occasione… Mi presenterò davanti ai
principi soprattutto perché è un mio dovere. – tutti riuscirono a captare
l’intensità dietro alle parole sue parole, la caparbietà di Amy era degna di chi
è sempre stato costretto a sacrificarsi per ottenere qualcosa e l’intensità con
cui difendeva le sue scelte era a dir poco straordinaria per una ragazza della
sua età – Sareste davvero così stupidi da consigliarmi di non presentarmi a un
incontro così importante soltanto per delle stupide ferite superficiali?
–
-
Sei una stupida… Una stupida testarda Halliwell. – sbottò Ryan guardandola con
rabbia, la testardaggine di Penelope era una delle poche cose in grado di
mandarlo in bestia e non si trattenne dal rimproverarla per l’ennesima volta –
Smettila di comportarti come se fosse un obbligo… Sembri una mocciosa viziata a
cui non importa di nient’altro che non sia se stessa. Sei davvero così stupida
da credere che sia una cosa che riguarda soltanto te? –
Amy
era sempre stata abile nel nascondere i suoi pensieri ma fu convinta che, almeno
in quell’occasione, le fosse concesso uno sfogo: - L’erede di Avres sono io. La
scelta che trasformerà questo pianeta in un campo di battaglia deve essere presa
da me. La vita che andrà sacrificata in nome di questa causa è la mia… Ora ti
chiedo: chi altro potrebbe dare giudizi su questa storia a parte la
sottoscritta? –
Ryan
si ritrovò a pensare alle parole che suo padre gli ripeteva sin dalla più tenera
infanzia: esistevano due modi di raccontare una storia; la storia raccontata dai
vincitori e quella detta dai vinti.
Era
venuto il momento di far conoscere a Penelope la parte “nera” dei Light in
quella storia: - Sai quante persone sono morte aspettando il ritorno della Dea?
Quanti bambini sono stati sacrificati dai Light nell’attesa della tua rinascita?
Quante guerre sono state combattute per un nome scritto sulla carta? –;
l’attenzione di Amy fu totalmente catalizzata dal moro di fronte a lei, qualcosa
nel suo sguardo la fece sentire una formica schiacciata da un peso troppo grande
ma il suo orgoglio, ancora una volta, le impedì di voltare lo sguardo –
Dovrebbero averti insegnato che lottare per un ideale è nobile tanto quanto è
sbagliato… Ma la verità è un'altra. Qui
non si parla di te Penelope, si tratta di tutto il mondo che aspetta la
decisione di una ragazzina sciocca ed egoista! –
Si
sentì insicura per la prima volta dopo anni e domandò: - Quindi… Di cosa mi stai
accusando esattamente? –
-
Sei l’erede di Avres! -
Si
diede immediatamente dell’idiota sentendo le parole del moro: - Ho lottato per
tutta la vita in nome di una causa per cui non credo la valga la pena morire… E
tu mi accusi per il semplice fatto di essere nata? - , Ryan era il nemico e lo
sapeva bene, la persona di fronte a lei era tra quelle meno adatte per farle una
critica e non avrebbe dovuto assecondare i suoi discorsi, per nessun motivo… Ma
non ci riuscì perché, dopotutto, lui le aveva detto in faccia ciò che lei aveva
sempre pensato: - Se credi che sia questo il problema, possiamo rimediare
facilmente Fray. Uccidimi e sarà tutto finito… È questo che ha preteso Mirime.
Credo ci tocchi accontentarla una volta per tutte. – .
Ryan
la guardò, freddo e stupito contemporaneamente, incredulo per ciò che lei aveva
appena detto davanti a tutti. Non si mosse di un solo passo, limitandosi a
guardarla come aveva fatto fino a poco prima, in attesa della prossima “mossa”
di Penelope.
- Fallo.
Uccidimi. –
Amy afferrò
freneticamente la bacchetta dalla scrivania lì accanto, la mise in
mano a Ryan e se la puntò verso il petto, sotto lo sguardo sbigottito di tutti i
presenti – Non sarà difficile. Promesso. -
-
Che cosa stai dicendo? – restò sbigottito per qualche istante poi si arrabbiò,
cercò di liberarsi dalla stretta della rossa che lo fissava con quello sguardo
ostinato e sbottò – Sei impazzita
per caso? -
-
No Ryan. Non sono pazza. Vuoi porre fine a tutta questa stronzata giusto?
Provvedi tu. – la semplicità delle sue parole fu disarmante - Basta un Avada… O
qualche altra maledizione dolorosa. Mi accontento. – ; Ryan guardò la bacchetta
come se stesse davvero prendendo in considerazione l’idea di usarla contro di
lei. Fu l’indecisione nel suo sguardo a convincere Penelope a insistere, senza
un vero e proprio motivo: - Che stai aspettando? Sono due parole e tutto questo
finirà, tu avrai la tua vita perfetta ed io non sarò più un peso per nessuno…
Cos’è? Non ci riesci? -
-
Smettila… - man mano che le parole della rossa si susseguivano, il
suo tono di voce si alzava; la guardò con attenzione e scorse nelle
sue iridi un lampo di follia che lo convinsero definitivamente a porre fine a
quella situazione surreale.
-
Dovrai uccidermi comunque e lo sai! - gli prese la mano e gli ficcò tra le dita
la bacchetta con la forza, puntando la bacchetta contro il suo cuore e rincarò
nuovamente la dose - C’è un solo modo con cui puoi farmi smettere e sappiamo
entrambi qual è Ryan! FALLO! -
-
TI HO DETTO DI SMETTERLA! – Ryan lo urlò con un tono forte e maligno, afferrò la
bacchetta e la scagliò lontano, liberando il suo petto da quell'oppressione
forzata con una sola ed energica manata poi la schiaffeggò… Non
fu uno schiaffo dato per fare male, servì per farle provare un dolore tale da
risvegliarla da quel delirio mentale e fisico che la immobilizzò davanti a lui.
Penelope
si posò una mano sulla guancia offesa, lentamente, in un riflesso involontario
per placare il dolore senza distogliere lo sguardo dal volto di lui, sorpreso
tanto quanto lei per il gesto appena compiuto. Una nuova freddezza si
materializzò sul volto del moro, nella sua voce stavolta c’era la convinzione di
chi vuole ferire e mandare al tappeto il proprio rivale. Non servirono lunghi
discorsi o parole d’altri tempo per mandarle un messaggio chiaro e diretto:
- Sei fuori di testa. –
.
-
Non sono pazza, sono soltanto troppo codarda per togliermi la vita da sola. -
Amy scoppiò a ridere, c’era una “che” d’isterico nella sua voce ma non durò più
di un paio di secondi, riportò il suo sguardo verso il ragazzo di fronte a lei e
disse: - Errore mio. Pensavo di poter contare sul tuo aiuto ma è evidente che
non sei la persona adatta. –
Ryan
spalancò gli occhi per la sorpresa… Quella era l’ultima risposta che si sarebbe
aspettato di sentire: - Come hai detto? -
-
Hai capito benissimo. - Amy appellò a se la bacchetta, senza bisogno di
essa per scagliare un incantesimo, poi voltò le spalle a tutti i presenti e
disse: - Per la cronaca, sappi che questa è l’ultima volta che mi tocchi
restando illeso Fray. Ora fuori di qui… Tutti quanti.
–
Duchessa
e Sylar si scambiarono uno sguardo preoccupato, la guardarono con preoccupazione
ma senza aggiungere una parola si smaterializzarono.
Alexander
tentò di avvicinarsi ma qualcosa gli ringhiò contro. A
pochi metri da lui c'era un piccolo elementare dall’aria parecchio furiosa e per evitare attacchi di ogni sorta decise di indietreggiare lentamente: - Che diavolo ci fa un demone nella
tua stanza? –
-
È il mio custode. - s’inginocchiò al suolo e il
piccolo lupo colorato si avvicinò a lei guaendo impaurito, le leccò il viso e
riuscì a strapparle un debole sorriso – Non ti avevo parlato di Kira?
–
-
Pensavo fosse un cane Amy… – borbottò Alexander senza distogliere lo sguardo
dalla creatura seduta davanti alla rossa che, incurante delle occhiate sorprese
dei due, continuava a coccolare il suo demone – Sicuramente non mi aspettavo un
elementare che gioca a travestirsi da Husky. -
- Questo affarino sarebbe un demone? - a
Ryan sfuggì una risata divertita, si avvicinò al piccolo ma anche lui, come il vampiro, non ottenne altro che un ringhio furioso.
-
Buono piccoletto… non può farti nulla. – una volta acquietato il cucciolo
ritornò in piedi e rivolse un’occhiata gelida ai due - Devo prendervi a calci per convincermi a
uscire da questa stanza? Sono dell'umore giusto per farlo d'avvero, non vi conviene affidarvi alla buona sorte questa stasera. – ; fI due si lanciarono l'ennesimo sguardo di fuoco ma ascoltarono le sue parole e se ne andarono, lasciandola sola come aveva chiesto.
Amy si chiuse la porta
dell’armadio alle spalle con foga.
Si
chiuse in palestra cercando di sfogare la rabbia contro un inerte sacco da box ma non si
sentì per niente soddisfatta... Evocò una sua copia, il vero allenamento era appena iniziato e non si sarebbe fermata prima di aver finito tutte le energie che le erano rimaste. Erano davvero rapide negli
attacchi.
Non restò sorpresa accorgendosi che lei e la sua copia avevano adottato la stessa strategia: attacchi
ripetitivi e precisi in ogni punto scoperto dalla difesa.
I volti sanguinanti, i
muscoli indolenziti e la schiena a pezzi…
Soltanto dopo tre ore di
quel massacrante sfogo, crollarono entrambe al suolo, completamente distrutte.
- Ti senti meglio? – le domandò la sua copia trattenendo le risate – Domanda retorica…
So benissimo come ti senti. –
Dopo quelle parole la
copia svanì e Penelope si sentì anche peggio di prima: aveva un bel problema da non sottovalutare... Ma non lo avrebbe ammesso, né con se stessa, né con qualcun
altro.
Morfeo la colse di
sorpresa e la trascinò nel suo mondo nel giro di un paio di secondi…
Anche lei, dopo tutto, meritava un po’ di riposo.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
- Porco mondo… Ma quanto
ho dormito? – domandò la rossa, tra se e se, risvegliandosi al centro del
ring con un incredibile mal di testa.
Capì di non essere in
grado di muovere un singolo muscolo quindi, andando contro ogni suo più ferreo
principio, decise di appellarsi all’unica presenza in grado di aiutarla: – Ok
Avres, è venuto il momento di pagare l’affitto. Che ne dici di prestarmi un po’
dei tuoi poteri? –
Una violenta raffica di
vento la sollevò dal suolo, nel medesimo istante un’intensa fiammata la circondò e furono alcune gocce di acqua condensata a spegnere il
fuoco.
Sotto ai suoi piedi, alcuni fili d'erba erano germogliati creando un morbido manto verde che la solleticò.
- Volevo un po’ di
energia, non uno spettacolo pirotecnico. – sbuffò infastidita la rossa; Amy raccattò qualche vestito pulito e si precipitò in bagno, dove si concesse un
lungo e rilassante bagno mentre continuava la sua invettiva contro la Dea –
Margherite su un ring da box. Sul serio: stai cercando di trasformarmi in una
figlia dei fiori per caso? – l’acqua all’interno della vasca si scaldò all’istante e gli insulti furono
temporaneamente interrotti, a Penelope non restò altro da fare che chiedere
perdono alla sua coinquilina, anche se non credeva per niente di essere in torto
- Potresti anche concedermi un paio di battute pungenti ogni tanto… Tutto questo casino è colpa tua infondo. – borbottò lei, insaponandosi i capelli
mentre sullo specchio di fronte alla vasca compariva la scritta “mi dispiace”,
Amy raccolse un po’ di acqua tra le mani e la lanciò contro lo specchio - Non me
ne faccio niente delle tue scuse. Dovresti aiutarmi, non sparire proprio mentre
due statue tentano di staccarmi la testa dal resto del corpo. –
Era domenica mattina…
Aveva dormito per più di ventiquattro ore consecutive senza rendersene conto.
Recuperò le sue sigarette e uscì dalla stanza: aveva voglia di fare qualche casino, come ogni ragazzo della sua età e se ci aveva visto giusto, aveva già una mezza idea di chi coinvolgere.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Biblioteca
– Holy Grail School
-
Uscite immediatamente dalla mia biblioteca! - urlò la donna in preda alla rabbia puntandogli
contro la bacchetta – Come osate! Siete dei vandali! -
Draco
ebbe appena il tempo di recuperare la sua roba perchè Amy, correndo, lo afferrò per la manica della giacca e lo trascinò in corridoio mentre alle loro spalle quella squilibrata della bibliotecaria li minacciava di usare dolorose fatture per punirli dell’affronto subito.
Scapparono per più di dieci minuti, attraversando solo i corridoi più affollati ed evitarono ogni zona in cui il tono di Madama Bore diventasse qualcosa di fastidiosamente vicino ma alle loro spalle potevano sentire chiaramente il rumore dei suoi passi. Al biondo parve anche di sentire la voce annoiata di Piket… Tutto quel trambusto doveva averlo convinto ad abbandonare il suo amato ufficio.
Non provarono nemmeno ad avvicinarsi alle scale: le trappole della Bore erano note in ogni angolo della HG e finire in qualche strana gabbia non rientrava affatto nei loro piani!
L’unico
luogo sicuro, isolato e deserto che trovarono sul piano era rappresentato dall'aula di Linguaggi Antichi... Draco
si chiuse la porta e ci si appoggiò contro. Aveva il respiro affannato per la corsa e un sorriso divertito sul volto: - Quella donna è pazza… Credevo che Madama Price fosse fuori ma quella donna la batte alla stragrande! -
La
rossa annuì sedendosi sulla cattedra, appellò un libro a caso tra quelli ammassati in fondo alla classe
e ridacchiò ripensando a ciò che aveva combinato: - Tutto questo chiasso per un
paio di animaletti liberati… Sarebbe stato peggio se avessi appiccato il fuoco a
tutta la biblioteca no? -
Il
biondo le riservò un’occhiata sorpresa: Amy non era solita occupare le sue giornate con degli scherzi. Inoltre era quasi certo di essersi perso qualche passaggio perché lui, stando in biblioteca, non aveva visto nessun'animale in libertà: - Credevo se la fosse presa perché stavamo ridendo ad alta voce… Che hai combinato Halliwell?!
-
-
Ho sempre pensato che le immagini animate dei libri di Cura delle Creature Magiche fossero molto tristi. - la rossa scrollò le spalle con noncuranza, la sua attenzione fu totalmente catalizzata da alcuni dei tomi presenti sugli scaffali privati del professor Brom; lesse con interesse i titoli mentre
spiegava a Draco ciò che aveva combinato – Ho soltanto pensato di liberarne qualcuna… Deve essersi accorta di me mentre staccavo dal libro qualche folletto della Cornovaglia
ma non capisco cosa avesse da urlare: ho anche alzato uno scudo per salvare i suoi stupidi libri. –
Draco
spalancò gli occhi sorpreso: da quando Amy si era presentata davanti alla sua porta quella mattina aveva capito che c’era qualcosa di strano ma non aveva fatto domande.
Tentò un approccio diretto con l'amica ma ancora prima che potesse fare delle domande alla rossa la voce infuriata di madama Bore li fece sussultare.
Ciò che li spavento realmente fu la risposta pacata di Piket, quell'uomo doveva averli sentiti perchè propose immediatamente di guardare nelle aule: - Ci sono alcune delle aule libere da questa parte. Potremmo iniziare a cercarli da lì. –
Lo
sguardo di Draco si illuminò, la sua era un'idea talmente stupida da essere considerata geniale: - E se ci nascondessimo nell’armadio? – ; ovviamente la sua proposta non fu accolta con molto entusiasmo da parte della rossa che lo mandò letteralmente a quel paese tornando a concentrarsi.
-
Si starà stretti certo ma preferisco essere circondato da qualche mantello impolverato piuttosto che essere messo in punizione da Piket. – Draco notò che la rossa non era
ancora del tutto convinta ma non avevano tempo per perdersi in chiacchiere, si avvicinò all’armadio nell’angolo e aprì le ante - Tu fai come ti pare…
Io entro. -
Amy
non sapeva cosa fare: non era da lei nascondersi ma non era da lei nemmeno combinare cavolate del genere; Draco le aveva raccontato del suo passato a Hogwarts e sapeva quanto fosse sempre stato più esuberante di lei in passato, in un certo senso era quello più preparato su come comportarsi dopo uno scherzo…
Amy mandò a quel paese il suo orgoglio, imprecò
tra se e se per qualche secondo e spalancò le ante dell’armadio incontrando lo sguardo divertito del
biondo: - Non dire una parola Malfoy. Questo armadio è microscopico! -.
Il biondo la afferrò per la mano dicendole che non avevano tempo per eventuali incantesimi di espansione e fu un’impresa titanica trovare una posizione comoda per entrambi. La poca illuminazione
rendeva ogni movimento un azzardo e in un paio di occasioni i due si calpestarono i piedi a vicenda.
A
un certo punto Draco scoppiò a ridere: - T’immagini se Potter ci scoprisse qui dentro insieme? –
Amy gli tirò uno schiaffo sulla nuca e cercò di muoversi tentando di recuperare la bacchetta che, grazie alla risata del ragazzo, le era sfuggita dalla tasca atterrando tra le loro gambe:
- Non credo che Harry apprezzerebbe… E neanche i miei amici ne sarebbero particolarmente contenti. Non so se qualcun'altro te l'ha detto ma sai essere facilmente detestabile Malfoy. –
Lo
sentì irrigidirsi improvvisamente, come se qualcosa lo avesse sorpreso, immobilizzandolo sul posto: - Come se me ne fregasse qualcosa… Smettila di
muoverti Halliwell: inizi ad essere fastidiosa. -
Dopo
quello scatto improvviso e apparentemente immotivato da parte del biondo, Amy decise di lasciare la bacchetta dov’era: l’armadio era una protezione più che sufficiente e se proprio
doveva usare la magia, avrebbe sfruttato gli elementi. L’unico rischio, arrivati a quel punto, era ribaltare il mobile.
Dopo
qualche minuto, passato nel silenzio più totale, a Draco sfuggì uno starnuto che
fece tremare le ante dell’armadio.
Amy
lo rimproverò con un rumoroso e prolungato “Shhh”.
-
Il tuo profumo. - Draco tentò di spiegare la situazione ma un secondo starnuto lo interruppe – È quello che mi fa starnutire, devo esserne allergico. -. Più il tempo passava, più gli starnuti aumentavano e la situazione diventava scomoda: erano praticamente incollati l’uno all’altra.
Amy
si mosse a disagio: tutta quella vicinanza con Draco stava iniziando a essere snervante e il pensiero che, a pochi millimetri dalle sue labbra, si trovasse la bocca del biondo non fece altro che innervosirla ulteriormente… Fu il
biondo stesso ad afferrarla per le spalle e a ripeterle ancora una volta che i suoi movimenti erano pericolosi tanto quanto i suoi starnuti e che dovevano limitare al minimo ogni loro mossa.
Lo
mandò a quel paese e disse la prima cosa che le passò per la mente: - Non mi piace l’idea di avere i tuoi
microbi spalmati in faccia… E se mi girassi di spalle? –
Non
attese nessuna risposta da parte del biondo e, cercando di non precipitare fuori dall’armadio, si girò lentamente, cercando di limitare il rumore al minimo.
Si
accorse del gemito abbastanza forte di Draco... Decise di ignorarlo, sperando di avergli soltanto pestato un piede senza accorgersene, continuò la sua manovra evasiva e ritrovò una certa stabilità una volta date le spalle al
biondo.
-
Draco… - Amy spalancò gli occhi, un dubbio si fece largo nella sua mente e la domanda che gli avrebbe permesso di svelare l’arcano le sgusciò via dalle
labbra sin troppo spontaneamente: - Potresti confermare se ciò che sento sulla schiena è la tua bacchetta o qualcos’altro di naturalmente meno rigido? –
-
Hem, veramente… - Malfoy
non fece in tempo a finire perché Amy, in preda ad un attacco di panico, lo spinse via.
La
sua mossa li fece crollare al suolo, ben oltre le ante dell’armadio, proprio
davanti agli occhi sconvolti di Madama Bore, Piket e
Fray.
Madama Bore non si astenne dal commentare e disse che da una
coppia simile non si sarebbe aspettata niente di diverso, Ryan non riuscì a
nascondere un certo disappunto mentre Piket restò particolarmente sconcertato da
quella visione: - Signorina Halliwell, potrebbe gentilmente spiegarmi cosa
stavate facendo, chiusi in un armadio, lei e il signor Malfoy?
–
Amy guardò Draco per qualche secondo, sicuramente il fatto che
entrambi avessero i capelli arruffati e i volti di una pericolosa sfumatura
vermiglia dovevano aver suggerito al resto dei presenti una scena del tutto
incongruente con ciò che era realmente successo: - Non è come sembra.
–
In quel preciso istante la bibliotecaria additò la rossa e disse:
- Sono loro ad aver messo a soqquadro la mia biblioteca, ne sono sicura! –
- Cos’è successo in biblioteca? Quando siamo usciti era tutto
nella norma. – lo sguardo di Amy era davvero credibile, persino Draco non riuscì
a trattenere uno sguardo sorpreso nel vedere con quanta convinzione avesse
espresso quella palese menzogna dunque si convinse a darle una mano e rincarò la
dose: – Cosa ci siamo persi? –
- Sono state liberate delle creature magiche all’interno della
biblioteca - lo sguardo della signora Bore sembrava tutto fuorché amichevole,
era certa di poter indicare la ragazza come colpevole ma non aveva prove che
riguardassero il coinvolgimento del ragazzo – Lei signorina, non provi a negare
il suo coinvolgimento in questa faccenda, l’ho vista chiaramente trafficare con
quei libri! -
Le sopracciglia di Amy scattarono verso l’alto, era mentalmente
preparata a ricevere quell’accusa ma si aspettava sicuramente qualcosa di più
diretto e meno sconclusionato. Il discorso di quella donna faceva acqua da tutte
le parti, con una sola affermazione avrebbe potuto probabilmente smontare le
accuse e pensò che probabilmente, grazie all’ingenuità della Bore, il suo
brillante piano non sarebbe apparso poi così
brillante.
Decise ugualmente di dimostrare ai presenti quando la sua menzogna
sapesse essere più credibile della realtà e con un tono palesemente sarcastico
si rivolse alla bibliotecaria: - Se posso chiedere… Sono stata accusata di aver
consultato dei libri in biblioteca? –
La donna boccheggiò per qualche istante, incapace di trovare una
qualunque frase con cui controbattere ma ci pensò Piket a interrompere quel
“diverbio”.
- Fino a quando la
sua posizione in questa faccenda non sarà chiarita, le consiglio vivamente di
evitare battute di spirito signorina Halliwell. – le rivolse un’occhiata severa,
dopodiché condusse la donna nuovamente in corridoio e le assicurò che si sarebbe
occupato in prima persona di stabilire chi avesse commesso quel
pasticcio.
Madama Bore rivolse un’ultima occhiata alla ragazza: a giudicare
dal sorriso appena comparso sulle sue labbra, sembrava soddisfatta da ciò che
aveva ottenuto.
Amy si divertì parecchio nel notare quanto poco ci fosse voluto
per convincere la donna del fatto che, il resto degli insegnanti, la reputasse
una parte “importante” del personale scolastico.
Ovviamente nessuno, a parte quella donna probabilmente, la pensava
così e infatti Amy non si risparmiò un commento sarcastico: - Il potere logora
chi non ce l’ha. - sia Draco che Ryan risero divertiti prima di ricevere una
botta in testa dal professore di pozioni.
- Lieto che la situazione vi diverta signori. Voi due tornerete ai
vostri dormitori, senza fiatare e cercate di non farvi trovare in giro prima
dell’ora di cena dal sottoscritto. – i due annuirono, vagamente intimoriti
dall’espressione severa dell’uomo e abbandonarono l’aula, lasciando la rossa al
suo “triste” destino – Veniamo a noi Halliwell. - .
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Infermeria - CENS,
Russia
- Duchessa? – domandò sorpreso Daniel, non aspettandosi una visita
da parte di quella donna che aveva sempre dimostrato una certa reticenza nel
lavorare con “tutti” i Sigma - Che ci fai qui? –
La donna agitò la mano, come chiunque altro avrebbe fatto per
scacciare un insetto fastidioso e ignorò le parole del ragazzo: - Che cosa
diavolo avete fatto a Penelope! –
- Forse sarebbe stato meglio informare prima Nerida di quello che
abbiamo sentito. – fu il gelido commento di Sylar, una volta riacquistata una
certa lucidità, lontano da colei che era stata in grado di impensierirli al
punto da fargli dimenticare il normale protocollo – Rifletti Duchessa: come
poterebbero avere le informazioni che cerchi? –
Erin si rivolse direttamente a Sylar: nessuno lì fu in grado di
capire cosa avesse ridotto Duchessa in quello strano stato di nervosismo quindi
domandò al demone cosa li avesse spinti a tornare
all’associazione.
- Amy non sta bene… – rispose così il demone, rivolgendo
un’intensa occhiata alla bionda. Duchessa, ancora immobile vicino al letto di
Daniel, si limitò a far vagare lo sguardo per la stanza intercettando di tanto
in tanto le occhiate confuse dei Sigma. Era giunto il momento di sganciare la “bomba” quindi, senza
ulteriori preamboli, la demone raccontò la scena a cui avevano assistito poco
meno di dieci minuti prima: - Speravamo foste in grado di spiegarci che cosa ha
spinto la piccola fiamma a chiedere la morte… Ad un anonimo ragazzino della
vostra scuola per giunta. Chi è Ryan Fray? –
- Ryan è il figlio legittimo di Gareth l’Oscuro. – la voce di
Nerida li colse di sorpresa, i presenti si voltarono verso di lei, rispose alla
muta domanda che tutti si stavano probabilmente ponendo sul conto di quel
ragazzo con franchezza – Nonostante le sue origini è un ragazzo a posto ed Amy
ha insistito affinché nessuno di noi intervenisse nel loro rapporto. –
- Nerida… Da quanto sei qui? – le domandò Duchessa,
quell’incursione del tutto imprevista aveva fatto vacillare la sua solita
sicurezza e mostrato al resto dei Sigma che tutti, in un modo o nell’altro,
erano intimoriti dalla loro insegnante – La preoccupazione mi ha fatto agire in
maniera inadeguata, avrei dovuto passare prima ma… -
- Ho ascoltato abbastanza Duchessa. – la interruppe la donna,
rivolgendole un’occhiata severa prima di sospirare, quella serata si stava
dimostrando più sfiancante di quanto avesse previsto - Purtroppo questa non è
l’unica brutta notizia della giornata. –
- Cos’altro è successo? – Liam provò un sentimento confuso, un
misto tra consapevolezza e timore… Si sentì strano perché qualcosa, dentro di
lui, gli suggerì la risposta che Nerida avrebbe dato alla sua domanda: - Amy ha
davvero lasciato i Sigma? - , quando la mezz’elfa annuì alle sue parole nella stanza si diffuse uno
strano silenzio.
Nerida formulò alcune
ipotesi sullo strano comportamento della ragazza e riferì ciò che le aveva detto
il gran maestro: - Damastair pensa che sia terrorizzata dall’idea di mettervi in
pericolo. –
- Perché proprio adesso? Sono anni che lavoriamo insieme. –
replicò Carter confuso, cercando il supporto dei suoi compagni di squadra, non
poteva essere davvero lui l’unico ad essersi fatto quella
domanda.
- Da quando Amy è tra noi, ti sembra di ricordare una sola
occasione in cui qualcuno ha davvero corso il rischio di morire? – la risposta
giunse da Clarissa; lo sguardo della ragazza s’illuminò mentre le parole
sconclusionate che Amy le aveva riferito qualche mese prima acquistavano un
nuovo significato. Con qualche nuovo tassello a completare il suo puzzle mentale
riuscì a comprendere finalmente cosa avesse spinto la rossa a prendere quella
decisione – Nerida… Quanto manca al rito? –
La sorpresa si materializzò sul volto della donna, fino a qualche
istante prima non avrebbe mai pensato di sentire qualcuno dei Sigma pronunciare
una simile affermazione, possibile che Amy avesse davvero rivelato qualcosa a
qualcuno… Di sua spontanea volontà?
- So cosa stai pensando e no, non credo nemmeno che si ricordi di
avermene parlato. – Clarissa ridacchiò tra se e se pensando a quanto le
mancassero realmente quei momenti, quando tutto era più semplice e nessuno
tentava di ucciderli per ottenere qualcosa – L’avreste mai detto di Amy? Quando
beve troppo, diventa una chiacchierona. – fu quel commento ironico ad
alleggerire la tensione, sui volti dei Sigma comparvero dei sorrisi distesi che
non durarono però più di qualche secondo.
- Tra sette mesi… Il rito si compirà il due maggio a mezzanotte. –
fu la laconica risposta di Nerida che, nonostante ritenesse l’attitudine di Amy
per gli alcolici assai pericolosa(visti gli esiti), era assolutamente
determinata a preparare psicologicamente i suoi ragazzi al
peggio.
Tuttavia c’erano ancora parecchie cose in sospeso e la maggior
parte dei presenti non aveva idea di cosa stessero parlando Nerida e Clarissa;
fu Daniel ad interrompere quel discorso per cercare di capire cosa
fosse questo “rito” e in cosa consistesse.
Erin alzò gli occhi al cielo e sbuffò spiegando la situazione
all’amico: - A quanto ho capito tra sette mesi esatti, se non riusciamo a
impedirlo, Amy sarà usata come vittima sacrificale dagli uomini di Gareth. -.
Nerida sorrise pensando al fatto che, che certe volte, Daniel
sapeva essere più ingenuo di quanto ci si aspettasse dal grande stratega dei
Sigma poi continuò la spiegazione: - Sacrificando il contenitore della Dea
potranno richiamare gli antichi demoni della prima dimensione. Il problema
fondamentale con questo tipo di creature sta nel fatto che non esiste libro in
cui siano definiti i loro poteri… Se la situazione dovesse degenerare, saremmo
totalmente impreparati. –
Sul volto di Declan comparve un sorriso mesto, il solo pensiero di
ciò che avrebbero fatto alla sua amica lo fece rabbrividire eppure comprese
perfettamente quale fosse l’obbiettivo degli Shadow: - Baseranno la loro offesa
su questo. Sanno benissimo che se non abbiamo la minima idea di “cosa” stiamo
per affrontare li colpiremo alla cieca, i nostri alleati scenderanno e non
avremo più i mezzi per resistere. –
A quel punto fu Samantha a interrompere il compagno, conosceva la
sua storia e poteva comprendere cosa l’avesse spinto a fare un ragionamento del
genere eppure non le fu chiaro il motivo fondamentale di quel metodo così
invasivo: - Loro cosa ci guadagnano esattamente? E poi, parliamone, credono
davvero che nessuno farà nulla per fermarli? –
Il volto di Declan si materializzò un’espressione insolitamente
seria, lui stesso non riuscì a credere a quello che avrebbe detto di lì a poco
ma il tempo dei giochi era finito, dovevano affrontare seriamente l’argomento
prima che la situazione gli sfuggisse definitivamente di mano: - Atti
terroristici, eliminazione fisica degli oppositori, la possibilità di creare una
nuova società elitaria… Questo è il paradiso dei cattivi Sam, hanno aspettato
quattromila anni per raggiungere i loro scopi, credi davvero che rinunceranno per un paio di imprevisti?
–
- Hai quasi distrutto la biblioteca scolastica per puro diletto. -
Piket si sentì incredulo nel dover pronunciare quel discorso proprio con Amy,
nonostante il suo carattere esuberante era tra le migliori studentesse della
scuola e fino a quel momento, non si sa bene come, era riuscita a mantenere la
sua condotta impeccabile - Devo pensare che tu sia del tutto impazzita o puoi
giustificare le sue azioni? –
- Mi dispiace professore. – fu tutto ciò che disse, senza
distogliere lo sguardo dall’insegnante, senza perdere la sua impassibilità.
Notando che da parte della ragazza non ci sarebbe stata altra
risposta continuò con le domande, quel comportamento non era da lei e avrebbe
fatto di tutto per scoprire cosa l’avesse portata ad agire in quel modo del
tutto sconsiderato, a costo di riempirla con suoi rimproveri: - Che cosa credeva
di fare liberando quelle creature in biblioteca? –
- Ho fatto in modo che niente andasse distrutto. - fu la laconica
risposta della rossa che, vagamente a disagio dopo lo sguardo eloquente
dell’insegnante, iniziò a torcersi le dita dietro la schiena – Sicuramente non
avevo previsto tutto questo. -
Piket sospirò affranto, capì che era del tutto inutile parlare con
lei e si limitò a definire la situazione: - Dovrò metterla in punizione… E
finirà tutto nel suo fascicolo scolastico. Se ne rende conto?
–
Amy si limitò a sospirare, si abbandonò stancamente sulla poltrona
posta dall’altro lato della scrivania e capì che probabilmente l’unico modo per
uscire quasi pulita da quella faccenda era dimostrarsi accondiscendente: - Credo
di meritarlo in effetti. Ho contravvenuto volontariamente al regolamento
scolastico e… -
- Non avrei mai pensato di vedere proprio lei usare la tecnica
“capisco i miei errori e me ne pento”. Non crede sia banale? – l’uomo incrociò
le mani sotto il mento, appoggiandosi alla scrivania, prima di rivolgerle
un’occhiata divertita – Sappia che non mi farò problemi ad usare del Veritaserum
per comprendere cosa l’ha spinta a
commettere un simile atto di pura idiozia. –
- Non gliel’hanno detto? Il “magico siero della verità” non ha
effetto su Amy Halliwell. – le sfuggì una risata amara, arrivati a quel punto
era inutile nascondere le apparenza, accavallò le gambe sopra uno dei sue
braccioli della poltrona e guardò il professore con aria di sfida – Credevo che
certi metodi fossero stati aboliti in questa scuola. Dopo tutta questa tiritera
mi sembra strano che proprio lei pensi di commettere una simile effrazione del
regolamento. –
Aslan Piket la guardò nascondendo un sorriso soddisfatto, ancora
una volta la piccola fiamma era riuscita a rigirare la situazione a suo favore,
non che ne fosse particolarmente sorpreso: - Lei è furba Halliwell, gliene devo
dare atto… Cosa ne pensa del contrappasso? –
Amy restò in silenzio per qualche istante, non riuscì a capire
dove volesse andare a parare l’insegnante quindi rispose con una certa cautela,
tentando di non mostrare la sua perplessità: - Che sia sadismo puro.
–
Stavolta l’uomo non fece nulla per nascondere il suo divertimento,
recuperò al volo uno dei pensanti tomi sulla sua scrivania e rivolgendole
un’ultima occhiata disse: - Allora è perfetto. Da domani fino a mercoledì
prossimo, weekend incluso, dalle quindici alle diciotto si recherà in biblioteca
per svolgere i compiti che le affiderà madama Bore. –
Amy restò ammutolita per qualche istante e comprese che Piket era
riuscito a incastrarla per bene, tentò di replicare pur sapendo che non sarebbe
cambiato niente: - Quella donna mi ucciderà… Oppure mi metterà ai lavori
forzati! -
- Non sia melodrammatica adesso… Vedremo se dopo un po’ di
manovalanza sarà ancora incline ad azioni così sconsiderate. – la liquidò,
riservandole un’ultima occhiata divertita prima di tornare al suo libro e la
congedò senza altri giri di parole - Può tornare nelle sue stanze adesso… E le
auguro una buona serata signorina Halliwell. –
- Buona serata un corno! – Amy si sentì infastidita dall’ultimo
commento sarcastico del professore quindi si alzò e se ne andò sbattendo la
porta.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Dormitori, Torre Nord – Holy Grail School
Amy sperò che dopo l’orribile serata trascorsa,
sommersa dai compiti in arretrato e distratta dalle diecimila chiamate deviate
dei suoi ormai ex compagni di squadra, le sarebbe stata concessa una mattinata
quantomeno gradevole… E invece no. Quella giornata cominciò nella
maniera peggiore.
Non sentì suonare la sveglia, fu costretta a saltare la
colazione e arrivò in ritardo alla lezione di trasfigurazione perché, nonostante
avesse superato ogni record umano e non di velocità, qualche “genio” aveva
deciso di trasformare l’unico corridoio che portava all’aula in un lago con
annessa cascata.
Bussò alla porta ed entrò in aula, bagnata come una
trota di fiume, sotto lo sguardo allibito dei presenti. Il professor Dumas la
asciugò con un incantesimo, pretendendo una spiegazione più che dettagliata sul
“come” si fosse ridotta in quello stato e dopo una “divertente” battuta di
Joshua sul fatto che finalmente Amy si fosse fatta una doccia, quest’ultima
riuscì finalmente a prendere posto, in prima fila, sola come sempre…
Meglio così.
Il ricordo di quando, due settimane, prima un ragazzo
semi-sconosciuto sedutole accanto era quasi riuscito a far saltare in aria
l’aula di pozioni era ancora indelebile e da quel momento si era imposta una
regola ferrea: niente compagni di banco sconosciuti, a costo di guardare male
chiunque tentasse di avvicinarsi a lei o al suo banco, soprattutto per materie
pericolose quali potevano essere pozioni, difesa e
trasfigurazione!
Per due ore il professor Dumas si divertì a osservare
il primo approccio dei suoi studenti con la trasfigurazione totale: ne vennero
fuori parecchi animali dalla dubbia esistenza.
Jenna Price fu una delle poche a ottenere un risultato
decente ma quando si trasformò in un piccolo topolino, fu presa di mira dal
falco del professore. Se Amy non si fosse messa in mezzo molto probabilmente
Jenna sarebbe divenuta la preda perfetta del rapace.
Una volta terminata la lezione Amy aspettò che Lily,
Ian, Althea e Drew la raggiungessero fuori dall’aula. Destinazione comune:
l’aula di divinazione. Per la successiva ora e mezza, oltre a
raggiungere i picchi massimi della noia o del divertimento a seconda dei casi, i
cinque furono costretti ad ascoltare per l’ennesima volta la spiegazione della
professoressa Rogue sulla “meravigliosa arte del Woodoo”.
Amy cercò davvero di prendere appunti sulla materia
cercando di trattenere i suoi commenti sarcastici ma dopo l’ennesima esaltazione
di quella pratica del tutto inutile, non riuscì a trattenere un commento che fu
udito da tutti, insegnante compresa, poiché fatto in uno di quei rarissimi
momenti di assoluto silenzio: - Se questa roba funzionasse davvero, avrei posto
fine a questo strazio tempo fa. -
Inutile dire che trascorse l’ultima mezz’ora della
lezione a bighellonare per i corridoi: la prof l’aveva sbattuta fuori dall’aula
seduta stante.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Aula
DCAO – Holy Grail School
Durante l’ultima lezione di difesa contro le arti
oscure, il professor White aveva proposto un torneo a eliminazione tra
duellanti. Si era accorto, ormai a poche settimane dalla consegna delle pagelle,
che nella loro classe i voti nella parte pratica scarseggiavano dunque aveva
proposto quell'alternativa per osservare in diretta la preparazione dei suoi
studenti.
L’unica pecca di quell’esercitazione? Il tempo a loro
disposizione non era stato sufficiente a decretare il vincitore assoluto del
torneo.
Riley e Abby di ritorno dall’aula di babbanologia
furono subito informati di ciò che era successo durante l’ora di divinazione tra
Amy e la Rogue. La rossa ridacchiò insieme agli altri ripensando all’espressione
sconcertata dell’insegnante.
Amy riportò la sua attenzione sul libro di difesa: quel
giorno avrebbero parlato dei Domati, umani assoggettati a demoni minori che con
il tempo sviluppavano un attaccamento morboso nei confronti dei loro “padroni”;
ne aveva incontrato qualcuno in passato e ricordava bene quanto si fossero
dimostrati fastidiosi e ostili mentre lei e il resto dei Sigma tentavano di
catturare qualche demone.
Quando la rossa vide James White entrare in classe
seguito da un fluttuante baule in mogano, capì che neanche quella volta suo
padre si sarebbe attenuto al programma: - Oggi doveva cominciare la spiegazione
sui Domati… Quell’affare non è nemmeno contemplato nel programma. -
Sul volto dell’uomo comparve un sorriso divertito,
quella ragazza aveva un acume sorprendente, si appoggiò alla cattedra e disse: -
Per quanto ne so, è nei miei diritti scegliere cosa affrontare durante le mie
lezioni signorina Halliwell ma la ringrazio per aver espresso il suo parere.
–
Sul volto della rossa comparve un’espressione vagamente
infastidita, appoggiò una mano sul mento e spostò lo sguardo verso la finestra
più vicina, tentando di ignorare la vocina dentro di lei che gli stava
suggerendo di mandare suo padre a quel paese.
James restò sorpreso quando la rossa distolse lo
sguardo senza fare nulla per tentare di convincerlo a tornare sulla “retta via”
dettata dal programma della sua materia; di solito ci voleva almeno un quarto
d’ora per farla tacere invece quella mattina Amy Halliwell gli era sembrata fin
troppo arrendevole nei suoi confronti: - Capisco che la natura abbia il suo
fascino ma io sono da questa parte signorina Halliwell. Sa anche dirmi cosa c’è
qui dentro o intendeva semplicemente dare aria alla bocca poco fa?
–
- È un demone appartenente alla famiglia dei mollicci.
– Amy sbuffò annoiata riportando il suo sguardo su suo padre, ci mancava
soltanto lui a romperle le scatole quel giorno, cercò di dimostrargli quanta
poca voglia avesse di partecipare alla sua lezione e concluse con un’insolita
risposta acida – Un divoratore. Soddisfatto? -
Sul volto di James comparve un ghigno divertito,
rinunciò all’idea di ottenere una risposta più garbata e lasciò correre, dopo
tutto Amy aveva dato la risposta giusta: - Più che soddisfatto… Qualcun altro sa
dirmi che tipo di demone è? –
Un innaturale silenzio piombò nell’aula: da quando si
era iscritta alla HGS, Amy ne era certa, non c’era mai stata tutta quella calma
nell’aula di difesa. Possibile che nessuno volesse azzardare una risposta?
White avrebbe accettato anche una barzelletta pur di
interrompere quel silenzio che, francamente, lo infastidì parecchio: - Nessuno?
Andiamo ragazzi, almeno fate un tentativo! –
Ad Amy sfuggì una risata che, come nell’ora precedente, non passò
inosservata ed attirò l’attenzione del resto della classe: - Ecco cosa succede
ad uscire dal programma. –
La frecciata era palesemente rivolta all’insegnante che, sorpreso
da quell’uscita, tentò di richiamarla all’ordine: - Ha detto qualcosa signorina
Halliwell? -
-
È un “mangia paura”. Siccome è un demone, riesce a rendere ancora più realistico
ciò che terrorizza il mago che lo avvicina. Il loro aspetto è spesso paragonato
a un’ombra ma sono in pochi quelli che li hanno visti prima della trasformazione
vera e propria quindi è un dato approssimativo. – un ghigno spontaneo nacque
sulle labbra di Amy, si sentì soddisfatta nel vedere l’espressione sorpresa
comparsa sul volto di suo padre, quindi terminò la sua spiegazione - In un certo
senso sono più furbi dei mollicci. Affrontano un solo nemico per volta fino a
quando non individuano l’elemento più debole, isolano l’avversario con una
barriera impenetrabile e massimizzano il loro potere.–
James la guardò restando in silenzio per qualche secondo: dal
primo istante aveva capito quanto Amy fosse preparata sull’argomento ma furono
soprattutto le ultime parole che aveva detto a
sorprenderlo.
- È corretto. Forza ragazzi, spostate i banchi e mettetevi in
fila. – voltò le spalle ai suoi studenti, perdendosi per un attimo nei suoi
pensieri, era sicuro del fatto che nessun libro scolastico affrontasse in
maniera diretta la dinamica dell’attacco di un Divoratore. Soltanto chi ne aveva
affrontato uno poteva conoscere quei dettagli.
Amy lesse chiaramente la preoccupazione sui volti dei suoi
compagni di classe: dopo la sua spiegazione era molto probabile che la maggior
parte di loro avesse il terrore di affrontare quel
demone.
- L’incantesimo che dovete usare è Arcet Inimicus(*). – spiegò
l’insegnante facendo lievitare il baule fin sopra la cattedra prima di voltarsi,
ancora una volta, verso Amy e le domandò: - Oggi ce l’ho con lei Halliwell, che
ne dice di spiegare ai suoi compagni gli effetti dell’incantesimo?
–
Amy si era seduta su uno dei banchi addossati alla parete, tra le
mani stringeva un piccolo block notes e una pratica Bic nera, spostò lo sguardo
sull’insegnante e con un’espressione palesemente annoiata rispose: - La
traduzione è “respingi l’avversario” (*). Sul piano pratico è un’onda che priva
il demone dei suoi poteri anche se per pochi secondi. –
- Mi darà mai la soddisfazione di dirle che ha sbagliato? – sul
volto di James comparve un sorriso divertito e mentre tornava a concentrarsi sul baule gli sembrò di sentire
la replica divertita della rossa, un “non credo proprio” neanche troppo
silenzioso. Controllò un ultima volta che tutti i suoi studenti fossero muniti di
bacchetta e liberò le sicure del baule - Direi che possiamo cominciare.
-
* ( Prendete questa cosa con le pinze, non faccio latino e mi
affido al tradizionale dizionario online che spesso produce più cavolate che
cose sensate!!! :D )
Stava
diventando un’abitudine, una di quelle che non piace nemmeno a chi è costretto
(inconsapevolmente) a ripeterle nel tempo.
-
Che diavolo è successo?! – sbottò infastidita mentre controllava di avere ancora
tutti gli arti attaccati al corpo. Durante “l’ispezione” trovò una fascia
elastica. In prossimità della clavicola sinistra c’era una benda, sicuramente
imbevuta di pozione cicatrizzante, che le rendeva difficili i movimenti – Questa
scuola sta fisicamente diventando dannosa per la mia salute!
–
-
Se evitassi di metterti in situazioni pericolose non finiresti sempre qui. – la
rimproverò l’infermiera, le porse un bicchiere fumante di pozione rimpolpasangue
e le sistemò le coperte.
La
rossa non aveva idea di come rispondere a quelle parole: la sua memoria le stava
giocando qualche brutto scherzo probabilmente. Ricordava soltanto l’ingresso
del professore di difesa contro le arti oscure, il fatto che avessero parlato
del divoratore e poi… Più nulla ma fu lo stesso James White a riservarle
dapprima un’espressione incredibilmente sollevata e poi un’occhiata severa: -
Sei stata avventata. Hai agito senza preoccupati della tua salute. Hai
affrontato un divoratore nel modo peggiore che si potesse immaginare… Ma se non
fosse stato per te, oggi non sarei qui a rimproverarti quindi grazie.
–
Emily,
notando lo sconcerto sul volto della rossa, si premurò di informare l’insegnante
del fatto che Amy non ricordasse nulla: - La botta deve averle causato qualche
problema alla memoria. Probabilmente ricorderà tutto nel giro di qualche ora ma
per il momento non sa niente di cosa è successo durante la sua ultima lezione.
–
White
e l’infermiera si allontanarono dal suo letto.
Per
quello che riuscì a sentire, la loro conversazione verteva sulle sue condizioni
fisiche, in pratica non l’avrebbero fatta uscire prima di altri sette
giorni.
Notò
solo in quel momento il braccialetto che aveva al polso destro: c'era scritta la
data di ricovero e d’istinto il suo sguardo si spostò sul calendario più
vicino.
Erano
trascorse più di tre settimane.
Recuperò
la sua cartella clinica e decifrò con difficoltà la calligrafia di un medico
che, dopo l’intervento d’urgenza effettuato sul suo cuore a causa di un trauma
non specificato, riferiva passo per passo i trattamenti a cui sarebbe stata
sottoposta durante la riabilitazione.
Amy
si domandò come fosse stato possibile, per lei, dimenticare un’intera giornata e
soprattutto quale arcaico metodo avesse usato Emily LaRogue per tenere lontani
da lì i curiosi.
Frugò
nella sua tracolla in cerca di qualcosa che fosse in grado di sbloccarle la
memoria e, primo tra tutti, controllò il suo taccuino.
Bastarono
le prime righe a far scattare qualcosa nella sua mente…
*flashback*
Il
primo che decise di sottoporsi alla prova fu Arcan Berry che, sprezzante come al
solito, si pavoneggiò davanti al resto della classe sminuendo la creatura ancora
sigillata all’interno del baule.
James
fu costretto a sedare l’entusiasmo del giovane al suo fianco, gli bastò
un’occhiata per far intendere a Berry che non tollerava quell’atteggiamento
durante le sue lezioni, quindi gli consigliò vivamente di riportare l’attenzione
sul suo avversario.
Amy
riservò un’occhiata divertita a entrambi: suo padre era famoso in tutta la
scuola per il suo carattere solare ma era anche risaputo che James diventasse la
persona più pignola e ligia al dovere della scuola durante un’esercitazione;
Arcan era il suo esatto opposto, si dimostrava serio durante le lezioni di
teoria ma durante la pratica il suo animo era totalmente sconvolto
dall’adrenalina e si trasformava in uno sconsiderato esemplare della razza
umana.
-
Scommetto cinque galeoni che te la fai sotto prima di cinque minuti. – fu la
divertita provocazione di Amy che, seduta in fondo all’aula tra i suoi amici
della tigre bianca, si limitava semplicemente a scoccare qualche occhiata
incuriosita alle spalle del giovane.
Arcan
si limitò a sogghignare divertito. Il tempo in cui le parole della Halliwell lo
infastidivano era finito da un pezzo… Amy era diventata la sua rivale scolastica
ufficiale e quella non era altro che l’ennesima tra le loro giocose sfide
interdisciplinari.
Arcan
fu praticamente estromesso dalla cricca il giorno stesso in cui ammise, con il
resto del gruppo, che la rossa non era così male come Eva volesse dipingerla.
Nessuno lo vide più camminare al fianco dei “reali” ma questo non sembrò turbare
il giovane che nel giro di un paio di settimane acquistò maggior sicurezza nei
rapporti interpersonali.
Trovò
facilmente un nuovo gruppo di amici più sereno e unito di quanto mai potesse
diventarlo la cricca con la regina dei dittatori al comando.
-
Prepara i soldi Halliwell. – senza distogliere lo sguardo dalla rossa, strinse
meglio la bacchetta tra le dita e le fece un occhiolino divertito – Stavolta
sono determinato a vincere. – appena il ragazzo si decise a voltarle le spalle,
la sua espressione mutò totalmente. Davanti a lui si era materializzato un
enorme cerbero e, almeno in apparenza, Arcan non aveva idea di come affrontarlo…
-
Hai già finito di vantarti Berry? – notando che il compagno era in difficoltà
Amy tentò di fare leva sul suo orgoglio per smuoverlo, non le venne in mente
altro per tentare di farlo reagire, possibilmente prima che quell’amabile
bestione decidesse di usarlo come nuovo giocattolo – Non avrei mai detto che
fossi un codardo. La prossima volta ricordami di scommettere un po’ di più… Le
vittorie facili mi piacciono. –
Arcan,
sentendo quelle parole, non trovò altra soluzione che reagire. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e
riacquistando il suo solito sorriso strafottente puntò la bacchetta contro il
demone pronunciando l’incantesimo trasformando l’enorme cane a tre teste che lo
aveva terrorizzato fino a poco prima in uno squittente chiwawa vestito di tutto
punto con un improbabile un tutù rosa.
L’intera
classe scoppiò a ridere e al demone non restò altro che indietreggiare prima di
affrontare un nuovo avversario… White si congratulò con lui e chiamò un altro
dei suoi studenti per l’esercitazione.
Quando
raggiunse la postazione della rossa, a cui diede un sonoro cinque, le risate del
resto del gruppo lo contagiarono mentre il resto della classe si sottoponeva
all’esercitazione.
-
Bella prova Lily, sei stata molto brava, adesso tocca a… Amy Halliwell. Forza e
coraggio ragazza, sei l’ultima! – James riservò alla rossa uno sguardo
entusiasta, tra se e se fu costretto ad ammettere che non vedeva l’ora di
osservare il divoratore della “ragazza di ghiaccio” ma restò deluso sentendo la
risposta di Amy disse di non essere particolarmente interessata
all’esercitazione e che per nessun motivo al mondo avrebbe mostrato ai suoi
compagni la sua paura più grande.
-
Se non farai la prova sarò costretto a metterti un insufficienza… A questo punto
dell’anno non gioverebbe affatto alla tua media. – tentò di convincerla facendo
leva sulla sua incredibile voglia di primeggiare in ogni materia ma, ancora una
volta, restò deluso…
Amy
fu irremovibile, sottoporsi a quella prova voleva dire abboccare in pieno
a una trappola a dir poco evidente, non
sarebbe stata così stupida da accettare: - Un’insufficienza mi abbasserà la
media solo di un paio di punti … E poi c’è sempre il secondo quadrimestre! –
-
Chiariremo questo punto a fine lezione Halliwell. Bene, direi che abbiamo finito
per oggi, siete liberi di… - ma prima ancora che gli studenti potessero
accalcarsi verso l’uscita successe qualcosa di strano, o meglio,
d’imprevisto.
Il
demone si liberò dall’incantesimo, Amy percepì la magia del notturno crescere, come se qualcosa (o qualcuno) stesse alimentando il suo potere illusorio.
La rossa vide il divoratore usare la magia per immobilizzare il resto della classe lungo le pareti e, approfittando della sua sorpresa, la intrappolò all'intero di una barriera... Non male come inizio.
James
sgranò gli occhi per la sorpresa e dichiarò tra se e se che sicuramente sarebbe
uscito pazzo da quella lezione: Amy Halliwell, nel corso del tempo, si era
rivelata un vero e proprio enigma.
In
più di un’occasione aveva notato sul volto della ragazza un’espressione
disattenta eppure non era ancora riuscito a coglierla in fallo. Conosceva le
risposte di ogni sua domanda e, pur impegnandosi al minimo, riusciva a
raggiungere dei risultati stupefacenti.
Riemerse
dai suoi pensieri quando notò il divoratore muoversi: sguainò a sua volta la
bacchetta, si frappose tra Amy e gli altri studenti, preoccupato a sua volta per
la forma che avrebbe assunto il divoratore.
Successe
tutto nel giro di pochi secondi…
James
fu disarmato dal demone ancora nascosto nell’ombra e Amy si parò dinanzi a lui
urlando alla creatura che il suo unico bersaglio era lei, il resto non era
importante, per nessuno dei due.
Davanti
a loro si materializzò l’imponente figura di un uomo dai capelli corti e
ingrigiti dal tempo…
Nel
complesso era un uomo affascinante e se non fosse stato per quel lampo di
follia, sempre presente nel suo sguardo, nessuno avrebbe trovato qualcosa
d’inquietante in quella figura.
Amy
non riuscì a trattenere un sorriso mesto notando che a distanza di anni la sua
paura più grande non era cambiata, il volto Gareth era rimasto indelebilmente
impresso nella sua memoria: - Guarda un po’ chi si rivede… È molto che non
cerchi di torturarmi. –
-
Ricordare i tempi andati come fossimo amici di vecchia data… Sarebbe bello sai?
Ma sappiamo entrambi che la verità è un’altra bambina… - il divoratore si
concesse una lunga risata mentre, rigirandosi tra le dita un lungo pugnale dal
manico d’argento, le riservava un’occhiata carica di superbia – La tua
incapacità nell’affrontarmi è evidente. Il mio ricordo è ancora in grado di
farti tremare e proprio come l’ultima volta sarai tu a farti male.
–
-
Vedo che l’esilio ti ha trasformato in un filosofo… Voglio essere onesta con te:
a nessuno, me compresa, interessano le tue stupide chiacchiere. – Amy sorrise
soddisfatta notando l’espressione sorpresa del demone e si limitò a puntargli
contro la bacchetta, sotto lo sguardo confuso dei suoi compagni che si
domandarono come riuscisse affrontare la sua paura più grande mantenendo
costantemente il suo sorriso.
Il
divoratore mascherò la propria sorpresa con una risata, le riservò un’occhiata
divertita e iniziò a camminare per l’aula interessandosi a ciò che lo
circondava: - Vedo che non hai perso la tua lingua lunga… Del resto ho iniziato
a giocare con te prima che mammina e papino potessero insegnarti a moderare i
termini. –
Quelle
parole fecero perdere alla rossa il sorriso… Amy conosceva il “modo superandi”
dei divoratori: sfruttavano le paure delle loro vittime e risalivano a ogni
pensiero legato a esse per attaccare.
Tutto
ciò che aveva sentito dire dal demone negli ultimi cinque minuti corrispondeva a
ciò che, per anni, lei stessa aveva immaginato.Una cosa era certa, non avrebbe
accettato quelle parole da un insulso demone di bassa lega, si decise a
interrompere quell’inutile sproloquio intrapreso dal divoratore: - Non ti
conviene scherzare… Hai il suo aspetto, non i suoi poteri. –
-
Adesso la colpa sarebbe mia? La situazione ti sta sfuggendo di mano e tutto
quello che sei in grado di dire è che “non sono lui”? Mi aspettavo qualcosa di
meglio dalla piccola fiamma. – il demone la sfidò a reagire, aveva libero
accesso ai suoi pensieri e alle sue emozioni, poteva leggere il turbamento
invadere la mente di quella giovane anche da quella distanza, avrebbe ceduto…
Come molti altri prima di lei.
-
Non voglio perdere tempo con te… Finiamola qui. – fu la piccata risposta della
rossa che si avvicinò di qualche passo al demone per porre finalmente fine a
quell’insensata esercitazione.
-
Tempo da perdere? Tu non hai più tempo per giocare. Non dimenticartelo. – senza
indugiare ulteriormente il divoratore si decise a scagliare il pugnale che
stringeva tra le dita contro il suo obiettivo.
Amy
si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa quando vide il pugnale superare
la sua spalla e seguire una traiettoria differente da quella che aveva
immaginato. Non era mai stata lei il bersaglio del divoratore.
Sarebbe
toccato a James pagare per la sua inefficienza…?
Qualcuno
la vide scomparire nel nulla e riapparire, come se niente fosse, davanti
all’uomo cui fece da scudo…
Uno
schizzo scarlatto macchiò il pavimento.
Alcuni
trattennero a stento le urla vedendo il sangue della ragazza colare dall’elsa
del pugnale e riversarsi sul pavimento.
-
Per qualche strano motivo… Vi ricordavo più onesti. Errore mio: non si tratta
con i demoni di bassa lega. – furono le sue parole, una divertita provocazione
quasi, a convincere il divoratore a continuare con il suo attacco… L’avrebbe
sfinita. Avrebbe vinto lui.
Il
divoratore usò la magia per attrarre la ragazza a se, la afferrò per una spalla
e le osservò scrupolosamente il volto.
-
Guardati… Potresti morire da un momento all’altro eppure riesci ancora a fare
dell’ironia. – le passò un dito sulle labbra, ripulendole dal sangue e ne saggiò
la consistenza senza trattenere un mugolio soddisfatto – Più dolce del miele… È
un peccato non poter continuare questo nostro gioco bambina. Sappiamo entrambi
che la fatidica data si sta avvicinando, dovrai scegliere, fallo con giudizio
stavolta. –
Aveva
paura… Paura di morire prima del tempo.
Con
le poche forze rimaste Penelope decise di mandare a quel paese tutto ciò che,
per anni, l’aveva rappresentata e per una volta decise che sarebbe toccato alla
sua coinquilina vendicarla.
Sarebbe
stato il richiamo del suo stesso sangue a punire il divoratore: Avres si sarebbe
divertita a ripagare il demone con mille anni di esilio nella trentaduesima
dimensione.
Quando
la Dea prese il controllo i cambiamenti più evidenti si manifestarono sul suo
volto.
I
suoi occhi cambiarono colore, sul suo volto comparvero gli antichi simboli di
guerra del popolo elfico e sul suo volto si materializzò un ghigno sadico che la
trasformò definitivamente nell’antico terrore delle leggende: - Ciao, ciao
bastardo. Divertiti all’inferno. –
L’ultima
cosa che vide fu l’espressione agonizzante del divoratore di fronte a lei che,
prima di svanire tra le fiamme, le riservava un occhiata
terrorizzata.
*******
Amy
si passò stancamente una mano sugli occhi pensando a ciò che era successo. James
aveva ragione: era stata avventata, sconsiderata e stupida… Aveva messo in
pericolo più di una persona e Damastair non gliel’avrebbe fatta passare liscia
quella volta.
-
Porco mondo… Ho fatto un casino. –
ND
Lady_T93:
Buon salve persone folli che avete il coraggio di leggere
la mia storia malandata.
Mi è giunta voce che anche a Pasqua, come a Natale, bisogna
essere tutti più buoni quindi ho pensato di ripagare la vostra pazienza con
questo nuovo prodotto della mia follia.
Spero che
vi sia piaciuto e mi auguro di non avere più ripensamenti su ciò che ho prodotto
fin ora!
Gareth
entrò frettolosamente nel suo studio e sorrise compiaciuto nel notare che tre
dei suoi migliori informatori si erano inchinati al suo cospetto, in attesa di
ricevere un segno che gli permettesse di riferire le informazioni raccolte: -
Bentornati fratelli. Spero le vostre ricerche vi abbiano condotto a buone
notizie. -
-
Il messaggio è stato recapitato mio signore. – fu la breve spiegazione di uno
degli uomini che, senza trattenere una risata di scherno, proseguì con il suo
discorso – Abbiamo perso il divoratore ma la piccola fiamma avrà sicuramente
compreso che non basteranno quattro mura a fermare la vostra avanzata sire. –
L’oscuro
sorrise soddisfatto rivolgendo al devoto un cenno solenne prima di rivolgere la propria
attenzione al secondo informatore: - Veniamo a noi Brenin. Il tuo è un compito difficile ma confido nelle tue capacità... Dimmi, come procede il piano? –
- La piccola fiamma ha abbandonato i Sigma ma è ancora in contatto con alcuni membri dell’associazione… In questo momento Amy è debole e non ricomincerà la ricerca delle pagine rubate prima di essersi ristabilita. – il ragazzo rispose allo sguardo del fondatore con una sicurezza
invidiabile; con il tempo Brenin era entrato nelle grazie del suo signore,
riuscendo ad ottenere qualche privilegio, in cambio di qualche insignificante
sacrificio – Ho giocato un po' con la sua mente in questi giorni e se l’incantesimo che ho usato su di lei farà effetto, portò influenzare i suoi pensieri… Mi basterà qualche minuto per allontanarla dal suo prezioso maestro in maniera definitiva. –
-
Magnifico… Tutto procede per il meglio. – sul volto di Gareth si materializzò un
sorriso soddisfatto, ripensò al giorno in cui scelse Brenin all’orfanotrofio di
Tolosa e capì che quel ragazzo tra tutti era stato uno dei suoi migliori
esperimenti – Hai avuto difficoltà ad attuare il piano? –
-
Ci sono voluti mesi prima che fossi in grado di eludere i suoi schermi mentali…
L’hanno addestrata bene. - spiegò lui raccontando ai presenti come la rossa
avesse reagito ad alcune delle sue intrusioni notturne senza che fosse,
tuttavia, in grado di identificare in lui la fonte degli attacchi - Deve aver
usato qualche diavoleria dell’associazione per bloccare gli incantesimi esterni
ma non può fare nulla adesso che è così debole. -
- La prima volta che l’ho vista in azione aveva sette anni. Ha affrontato da sola un "hybrid" che le ha rotto un braccio e l'ha scaraventata contro un inferriata. Aveva un pezzo d'acciaio che le trapassava una gamba eppure lo ha eliminato… Credi che
basti una coltellata per rallentarla come dici? – fu la risposta divertita di
Hayden che, incaricato da anni di seguire gli spostamenti della piccola fiamma,
si sentì in dovere di smontare l’entusiasmo del più giovane – Ti consiglio di
non abbassare la guardia quando sei in sua compagnia Brenin. Quella ragazza è un portento, non hai idea di
cosa possa fare quando è in difficoltà e a giudicare dalle
azioni di Damastair neanche i Light ne hanno un’idea ben precisa al momento.
–
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Cortile Interno – Holy Grail School, Sigma
-
Ho Saputo che Damastair è venuto per incontrarla. Dite che tenterà di
convincerla a tornare con noi? – Erin tra tutti era quella preoccupata per Amy,
si accorse che dalla loro missione alla Grotta della Mezza Luna non avevano
trovato un solo istante in cui chiarire definitivamente quali fossero le sorti
del loro gruppo… Tutto era rimasto in sospeso.
-
Certo che Damastair farà un tentativo ma Amy è una zuccona e non gli darà retta…
Probabilmente toccherà a noi intervenire su quel fronte e dovremo lavorare tutti
insieme per convincerla. – David si limitò a rispondere con un tono fin troppo
rilassato per gli standard del resto del gruppo, pensò di essere il solo ad aver
analizzato la situazione in modo obiettivo e non gli restò altro da fare che
spiegare agli altri il suo piano – Con la mia telecinesi e le illusioni di Liam
possiamo almeno fare un tentativo ma ci servirà l’aiuto di tutti. -
-
È una bastardata e lo sai benissimo… Non dovremmo essere noi i primi a parlare
chiaro senza tenderle degli stupidi trabocchetti? - Clarissa restò allibita
sentendo la proposta di David, si trattava di attaccare alle spalle una loro
amica e di approfittare del fatto che non li avrebbe colpiti a sua volta – Sai
che non risponderà ai nostri attacchi. Sarebbe un attacco immotivato e
distruttivo. Dovremmo starle vicino, ora più che mai eppure la tua soluzione
migliore è quella di spingerla a rivoltarsi contro di noi. -
-
Hai frainteso tutto Cla… Voglio darle una svegliata, farle capire che è venuto
il momento di far tornare quella parte di Amy che abbiamo imparato a sopportare
nel corso degli anni... Ci serve quella piccoletta con le palle che non si
faceva mettere sotto da nessuno. - David sospirò rammaricato capendo che un po’
tutti quanti, a giudicare gli sguardi del gruppo, avevano frainteso le sue
parole quindi si premurò di spiegare meglio il suo piano - Ci serve una Amy
combattiva e fiera di essere una guerriera del mondo nascosto, non una persona
debole e facilmente manovrabile dal nemico. Con un elemento del genere non
possiamo avere nulla su cui lavorare. -
-
Capisco le tue ragioni ma non approvo il metodo. – l’ultimo commento apparteneva
a Nadia che, colpita dal discorso dell’amico ricordò immediatamente uno dei
momenti fondamentali dei Sigma e ci tenne particolarmente a ricordarlo insieme
agli altri – Per non parlare del fatto che stai violando apertamente il codice
dei Sigma… Abbiamo fatto un patto di sangue, devo essere io a ricordartelo?
–
Sul
volto del siriano comparve un sorriso divertito, gli tornò alla mente
quell'evento e ricordò la serietà con cui lui e i suoi compagni avevano scritto
quel giuramento: - Avevamo dodici anni… Ma ricordo ancora a memoria quelle
cavolate e so che, questa volta, Amy sarebbe d'accordo con me e mi permetterebbe
di violare il patto. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Infermeria – Holy Grail School
-
Porco mondo… Ho fatto un casino. – Amy sospirò, stremata dal pensiero di ciò che
aveva combinato e si rimproverò da sola, maledicendo la propria impulsività.
-
Puoi dirlo forte ragazzina. – la voce di Damastair, alle sue spalle, la colse
totalmente di sorpresa.
Sobbalzò
per lo stupore ed una lancinante fitta al petto le ricordò che, grazie alla sua
azione sconsiderata, non poteva più contare sull’efficienza del suo cuore: - Mi
hai fatto venire un colpo! Ho avuto qualche problemino a livello cardiaco sai?
Non c’era bisogno di una delle tue entrate ad effetto… A meno che tu non fossi
venuto qui per ultimare l’opera. –
L’elfo
le riservò un occhiata severa, non comprese le emozioni nascoste dietro la sua
risposta ironica ma gli sembrò necessario chiarire sin da subito il perché della
sua visita: - Mettere a rischio altre vite… Ti sembra una cosa su cui scherzare?
–
-
Chiedo venia messere, sono stata così egoista da voler salvare la mia vita prima di tutelare quella degli
altri. – riservò a Damastair un occhiata inflessibile, ripensò a quegli istanti
e un brivido le scivolò giù per la colonna vertebrale costringendola a
distogliere lo sguardo - Ho avuto paura ed ho agito di conseguenza… Se ti farà
stare meglio potrai mettermi in castigo. –
Damastair
si passò stancamente una mano sulle tempie. Il lato infantile di Amy, dopo tutti
quegli anni, era ancora in grado di metterlo a disagio: - Cosa dovrei fare con
te? –
Amy
si adagiò più comodamente contro il suo cuscino, incrociò le braccia dietro la
nuca e sorridendo beffardamente all’elfo disse: - Da quando è compito del
problema suggerire la soluzione all’ascoltatore? –
Sul
volto di Damastair comparve un espressione confusa: fu costretto ad ammettere
che, Amy con i suoi giri di parole, era ancora in grado di confonderlo quindi,
approfittando della “vittoriosa” distrazione della ragazza, si fece avanti per
attaccarla con il solletico.
Trascorsero
soltanto pochi minuti prima che sul volto del gran maestro si materializzasse un
espressione severa, Damastair si accorse di aver temporaneamente perso di vista
il motivo della sua venuta, da quel momento non si sarebbe concesso un solo
attimo di distrazione.
-
Alexander si è preso l’incarico di spiegare la situazione ai reali… Si occuperà
lui stesso di regolare i vostri incontri futuri. – l’elfo si alzò e fece vagare
il suo sguardo al di fuori della finestra più vicina, sentì lo sguardo curioso
di Amy contro le sue spalle e si premurò di informarla sul resto - Sono rimasto
colpito quando l’ho visto difenderti a spada tratta davanti ai tre principi.
–
-
Sei stato alla corte? – domandò immediatamente Amy, preoccupata per il giudizio
espresso dai reali e curiosa di sapere cosa si fossero detti durante il
consiglio d’emergenza - Che hanno detto di me? Si sono arrabbiati per la mia
assenza? Sanno che non… –
-
I principi hanno compreso la situazione. Hanno accettato di incontrarti non
appena le tue condizioni saranno tornate stabili. – dopo di che Damastair le
riservò un’occhiata severa, avevano ancora un punto da chiarire prima di
concludere quella chiacchierata – Credi di cavartela anche questa volta? Hai
trasgredito ad un centinaio di regole in meno di un ora, non potrò fare nulla se
mi chiederanno di punirti. –
Amy
sospirò affranta: la sua mancanza aveva probabilmente scatenato il panico. Il
fatto che non fosse riuscita a contenere i poteri della Dea poteva voler dire
solo una cosa: si stava indebolendo.
-
Non avranno il coraggio di avvicinarsi a me adesso che sanno della mia
instabilità. – borbottò lei stancamente, schiacciandosi il cuscino sul volto per
qualche secondo prima di concludere il discorso – Prima che inizi a farmi la
paternale sul fatto che sto evidentemente trascurando gli allenamenti, sappi che
tornerò ad allenarmi il prima possibile, riacquisterò il controllo e non le
permetterò più di combinare casini ok? -
Sul
volto dell’elfo si materializzò un espressione
rammaricata.
Nonostante
tutto era ancora in grado di comprendere cosa passasse per la mente della sua
bambina che, in preda all’auto commiserazione, non faceva altro che addossarsi
ulteriori compiti: - Non sono venuto qui per questo motivo. James ha spiegato a
Nerida la situazione, sappiamo che non è stata colpa tua… Non del tutto almeno.
–
L’attenzione
della rossa fu nuovamente catturata dalle parole dell’elfo.
I
suoi occhi, finalmente liberi dalla morbida presenza del cuscino, vagarono in
cerca del volto di Damastair. Dalle sue labbra uscì un’unica parola: - Spiegati.
–
-
Merda… - borbottò la rossa, passandosi le mani sulle tempie, improvvisamente
doloranti.
-
Che c’è? – le domandò l’elfo, avvicinandosi con cautela, quasi temesse di farle
del male semplicemente raggiungendola - Non ti senti bene?
–
-
Qualcuno sta giocando con la mia testa. – spiegò lei, lo disse come se fosse
abituata a subire quel genere di attacchi e la cosa spaventò a morte Damastair,
non era assolutamente preparato a scoprire quale fosse realmente la condanna
della sua rampolla - Sono influenze negative… E indovina? Puntano dritto verso
di te. Credo vogliano farci litigare. –
Restò
in silenzio per qualche istante, arrovellandosi su cosa potesse aver convinto
gli Shadow a fare una mossa così palese ed azzardata nei suoi confronti ma non
trovò nessuna risposta che lo soddisfacesse a pieno: - Perché mai dovrebbero
farlo? –
Amy
scrollò le spalle, con una semplicità disarmante, si stropicciò gli occhi e
rilassò i muscoli delle spalle accasciandosi contro i morbidi cuscini
dell’infermeria: - Senza la tua imponente figura che mi dice come agire in ogni
situazione sarebbe più semplice manipolarmi… è plausibile. Sei la mia guida dopo
tutto e loro lo sanno. –
-
Non sei facilmente manipolabile, dovrebbero averlo capito da un pezzo ormai. –
Damastair continuava a gettare uno sguardo distratto alla porta dietro cui,
ormai da mezz’ora, si erano rifugiati James e Emily – Penso che il nostro tempo sia
quasi scaduto. Dovremo rimandare la nostra conversazione.
-
-
È così importante che lui non ti veda al mio fianco?! – gli domandò lei, di
punto in bianco, sorprendendola con il suo tono arrabbiato - Santi numi… è più
forte di quanto pensassi. Fatto sta che non sarebbe un problema poi così grande
fargli sapere che sua figlia è viva, a mezzo metro da lui.
-
L’elfo
sospirò affranto: nella vita di Amy l’unico spiraglio a cui aveva, da sempre,
avuto accesso illimitato era ciò che lei pensava della sua mancatafamiglia…
Ogni volta era difficile convincerla del fatto che non fosse sua la colpa di
quel forzato allontanamento ma ora che lei si trovava a così poca distanza dai
suoi famigliari, la situazione poteva diventare insostenibile: - So bene quanto
sia difficile per te ma… –
-
È questo il problema. Tu supponi di saperne qualcosa ma non capisci la
differenza sostanziale che c’è tra me e te… – sul volto di Amy si dipinse un
sorriso mesto, non poteva realmente dargli colpa per ciò che stava facendo ma in
quel momento l’unica cosa di cui aveva bisogno era uno sfogo e Damastair era lì,
ancora più vicino di suo padre - La tua specie ha visto secoli interi sorgere e
tramontare. La morte per te è un miraggio con cui non devi fare i conti prima
di… quanto? Altri duecento anni forse ma per me è tutto diverso. Lo sai?
Soltanto per una volta mi piacerebbe abbracciare mio padre senza che il suo
sguardo confuso mi marchi a fuoco, additandomi inconsciamente come una fuori di
testa. –
Damastair
fece per controbattere ma la serratura della porta accanto scattò… Le riservò
uno sguardo rammaricato, le carezzò debolmente il capo e sparì, diretto chissà
dove.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Torre
Nord – Dormitori
Erano
stati categorici con lei: niente lezioni e sforzi di nessun tipo per altri sette
giorni ma poteva andarsene.
Niente
soggiorno obbligatorio. Le
diedero un ricostituente ma non sembrò farle effetto ed ancora una volta usò su
se stessa i poteri di Avres, accelerando il processo di guarigione…
Si
rintanò nella sua stanza, riposò ad occhi chiusi, con la testa appoggiata al
fresco del cuscino sul suo morbido letto ma non durò a
lungo…
Accanto
a lei percepì alcuni passi che si erano fermati proprio accanto a lei,
costringendola ad aprire gli occhi e ad alzare lo sguardo.
-
Liam… Che ci fai qui? – domandò perplessa, ripensando all’ultima occasione in
cui l’aveva visto e a ciò che gli era capitato.
Probabilmente
era lì per quello, avrebbe tentato di convincerla a tornare nei Sigma e nel
farlo avrebbero certamente discusso.
-
Quando sei arrivata da noi nessuno ti voleva. Poi ci siamo ricreduti… Avevi otto
anni ma ci hai dimostrato che potevi farcela. – il suo sguardo era indifferente,
a giudicare dalle mani tremanti lungo i fianchi stava trattenendo la rabbia ma
poteva percepire chiaramente il suo stato d’animo dal suo tono di voce –
Pretendo una spiegazione. E fa che sia valida… Non voglio credere che proprio tu
abbia ceduto alla paura. –
Amy
sospirò, si sentì debole e sconfitta ancor prima di iniziare quella discussione
che, ne era certa, le avrebbe portato via l’intero pomeriggio e non avrebbe
risolto niente: - Non è così semplice. –
La
voce di Liam si affievolì improvvisamente, come se tutto d’un tratto le sue
energie fossero venute a meno, lasciandolo in balia della delusione: - A me
sembra quasi banale: ti sei arresa, hai smesso di credere nella tua stessa
causa… Proprio tu poi. È quasi paradossale! –
-
Ci mancava soltanto la predica adesso. - replicò lei aspra, le mancavano
soltanto le paturnie mentali dell’amico per concludere “in bellezza” la
giornata, si accese una sigaretta, spalancò le finestre e rispose nervosamente
all’amico – Io sto solo cercando di proteggervi… Cosa c’è di difficile da
capire? -
-
Ti sei sempre vantata di essere una che non si arrende… - la voce di Erin la
colse alla sprovvista, se la ritrovò improvvisamente accanto e le riservò un
occhiata stranita mentre la bionda continuava il suo discorso – Ma la tua paura
di ferirci ti ha trasformato in una debole! -
-
Quando sei arrivata? – la voce di Amy tremò impercettibilmente, odiava ammettere
i suoi difetti ma la stessa idea che fossero i suoi amici a dirle quelle cose la
terrorizzava…
-
Tu non sei la Amy che conosciamo. – a qualche metro dal suo letto comparve
David; sul suo volto c’era la tipica espressione di chi non sa trattenere il
proprio disappunto e quello, per Amy, fu l’ennesimo schiaffo al’orgoglio - Sei
debole, incapace di concludere le missioni, spaventata da te stessa… Un peso per
tutti noi. -
-
Si può sapere perché mi state aggredendo in questo modo? – sbottò lei,
improvvisamente infastidita dalla discussione, non voleva affatto litigare con
loro ma arrivati a quel punto non aveva altra scelta - Odio questa situazione
quanto voi ma non posso fare altrimenti. –
-
Sei la reincarnazione di una Dea della guerra… Puoi fare qualunque cosa e lo sai
bene. – Daniel comparve sul divano, tra le mani stringeva un bicchiere ricolmo
di whiskey incendiario, fece oscillare il liquido ambrato e le rivolse uno
sguardo stizzito – Vuoi davvero vederci morire? Resterai a guardare mente loro ci attaccheranno? –
Amy
gli strappò il bicchiere dalle mani e lo lanciò contro il muro, afferrò il volto
di Daniel tra le mani e lo obbligò a guardarla negli occhi: - Questo non lo
permetterei mai e lo sapete. Dovete stare lontani da me… Dovete andarvene o vi
troveranno! –
Improvvisamente
si ritrovò al centro della stanza, i suoi compagni l’avevano accerchiata e tra
le mani stringevano pistole di calibri differenti, gliele puntarono contro e premendo i grilletti dissero: - Ci hai deluso. –
Amy spalancò gli occhi di scatto trovandosi seduta, ancora
prima di aver elaborato un pensiero, scoprendosi con il fiatone e il cuore che
batteva a mille.
Accanto
a lei c’era Liam, le rivolse uno sguardo confuso e si avvicinò al bordo del suo
letto: - Scusa… Non volevo svegliarti. –
Amy
ancora boccheggiante, lo fissò ad occhi sbarrati tentando di riacquistare la
calma e si passò una mano sulla fronte trovandola imperlata di sudore:
-
Un sogno… era soltanto un sogno. -
Liam la osservò per qualche istante e notò che il suo volto
era incredibilmente pallido, per non parlare poi del respiro accelerato… Ne era
certo, qualcosa non andava. - Era solo… - Amy restò immobile nel notare la
posizione del biondo, era la stessa del suo sogno. Un brivido le percorse la
schiena… Dopo ciò che aveva visto, per qualche strano motivo, non poté fare a
meno di stare in guardia: - Non fa niente. Devi dirmi qualcosa? – La rossa
non mosse un muscolo, studiò semplicemente Liam e si diede della stupida notando
che niente era diverso dal solito: il biondo aveva le mani in tasca e l’aria più
inoffensiva del mondo… Era soltanto Liam. - Ho saputo che hai deciso di mollare la
squadra. – Liam schioccò le dita e la bottiglia del whiskey incendiario versò il
suo contenuto in un bicchiere che gli finì “magicamente” tra le dita – In
effetti l’abbiamo saputo tutti. -
Le cose stavano prendendo la stessa piega del sogno e la
cosa non le piacque affatto. Aveva un pessimo presentimento… Distolse lo
sguardo, recuperò qualche vestito pulito e si rinchiuse in bagno borbottando tra
se e se qualche frase sconclusionata che Liam non riuscì a capire.
- Nessuno avrebbe mai immaginato di vedere Nerida firmare
il foglio delle tue dimissioni. - aggiunse il biondo, riservandole un’occhiata
severa, stava cercando di instaurare una conversazione ma da quando l’aveva
raggiunta non aveva ottenuto più di qualche monosillabo - Ti va di prendere una
boccata d’aria? – Amy alzò lo sguardo sull’amico: questa non se l’aspettava…
Annuì semplicemente, si sentì quasi sollevata, sulle sue labbra si materializzò
spontaneamente un sorriso: - Forse mi farebbe bene… Sono rimasta al chiuso per
così tanto tempo da aver dimenticato il profumo della terra. - Liam sorrise a
sua volta ma quando lei gli diede le spalle tutto cambiò: la sua espressione si
trasformò da serena a seria e minacciosa, la stessa che aveva mostrato a David
quando gli aveva chiesto di aiutarlo con Amy… Era disposto a qualunque cosa pur
di riottenere la sua migliore amica.
Il vento le scompigliò i capelli. Ridacchiò tra se e se
mentre l’antica lingua degli elfi le uscì dalle labbra quindi salutò la natura,
o meglio, colei che a suo tempo l’aveva imbrigliata: - § Ok Avres, ho capito il
messaggio… mi sei mancata anche tu. § -
- Devo prendermi una vacanza. – ammise la rossa,
incrociando le braccia dietro la schiena mentre lei e Liam attraversavano il
corridoio che li avrebbe portati al cortile esterno – Lo stress mi sta
distruggendo e non sono più in grado di gestire la situazione come vorrei… -
Si immobilizzò, restando a qualche passo di distanza dall’amico: a pochi
metri da loro, appoggiato a una colonna, c’era David. Amy puntò il suo
sguardo verso Liam, indietreggiò di qualche passo sentendo il proprio battito
cardiaco accelerare mentre le immagini del suo sogno tornavano ad affollarle la
mente, confondendola e spaventandola: - Che cosa state facendo? – - Siamo
qui per il tuo problema… - Liam cercò di rassicurarla, le rivolse uno sguardo
disteso ma vide chiaramente il terrore negli occhi dell’amica prendere il
sopravvento – Vogliamo soltanto farti passare la paura. - Una goccia di
sudore freddo scese lenta lungo la tempia di Amy, non poteva davvero credere ai
suoi occhi, il sogno stava diventando realtà ed il terrore la invase: - Un
problema… La paura… Ma di cosa stai parlando? – La rossa deglutì a vuoto e
spostò immediatamente lo sguardo su David accorgendosi che aveva abbandonato la
sua “posa statuaria” per dedicarsi probabilmente a qualcosa di più preoccupante…
Come un fulmine a ciel sereno gli ultimi istanti del sogno le tornarono alla
mente: l’insofferenza sui volti dei suoi compagni, la delusione che traspariva
da ogni fibra del loro essere ed infine quell’ultimo scioccante atto che l’aveva
riportata alla realtà.
Una paura del tutto irrazionale la fece scattare di lato,
cercò di scappare lungo il portico schivando all’ultimo secondo una delle
tecniche di telecinesi con cui David era solito bloccare i nemici in battaglia…
Liam le bloccò la ritirata e la costrinse a fermarsi a qualche metro da
lui. Cercò di raggiungere il portone che l’avrebbe condotta fuori dal
castello, pochi metri e nessuno l’avrebbe più importunata, sarebbe tornato tutto
alla normalità… ma due ombre le tagliarono la strada. Indietreggiò, girando
su se stessa e si trovò circondata: da una parte Liam e David, dall’altra Daniel
e Declan. La sua unica via di fuga era il tetto, stava per spiccare un salto
verso l’alto quando un’intensa vampata di calore la investì, tremò sentendo la
ferrea morsa della tecnica di David immobilizzarla… Aveva fallito. - Grazie
amico. - disse allora il principe persiano, sorridendo in direzione dell’altro
prima di portare definitivamente il suo sguardo su Amy, immobile a qualche metro
da lui - Con te ci vuole una terapia d’urto tesoro… Vediamo cosa possiamo
inventarci. Qualche suggerimento Liam? - Nello sguardo di Amy non c’era più
la paura di poco prima. Ammise tra se e se il proprio fallimento, li avrebbe
semplicemente lasciati fare perché se lo meritavano. Non aveva assolutamente
previsto le fitte di dolore che la scossero da capo a piedi, come se mille aghi
le stessero trapassando il cranio diffondendosi per tutto il corpo.
- Che stai facendo?! – gli gridò Daniel, terrorizzato dalla
reazione della cugina che a qualche metro da loro si contorceva, in preda agli
spasmi – Non era questo il patto! - Liam annullò istantaneamente l’illusione,
si avvicinò ad Amy e le posò le dita sulla giugulare ascoltandole il battito
cardiaco, accelerato ma regolare e si accorse dell’elevata sudorazione.
Riservò ai compagni uno sguardo preoccupato, gli spiegò che non era la prima
volta in cui gli capitava di assistere ad una reazione del genere: - Questo
genere di reazioni si hanno in soggetti a cui è stato applicato un blocco…
Quando ti strappano via buona parte dei ricordi, diventa difficile gestire
qualsiasi tipo di memoria a lungo termine. Il “cut and paste” è stato bandito
proprio per questo motivo. – - Che facciamo adesso? – domandò Declan
guardando con preoccupazione la rossa, svenuta tra le braccia di Liam che la
sollevò con cura. - La portiamo dentro… Le ragazze sapranno cosa
fare. – David voleva vederci chiaro, come tutti i presenti del resto, quella
situazione era strana anche per una ragazza con il passato di Amy; sapevano
esattamente a chi rivolgersi per trovare una risposta ma l'unico a pronunciarne
il nome fu Daniel.
Amy si
svegliò nella sua camera. Si sentì strana, come se qualcosa in lei volesse
riscattarsi di un’azione fallita. Aveva voglia di divertirsi e qualcuno dei suoi
compagni di casa l’avrebbe probabilmente aiutata a trovare un’interessante
alternativa… Si fece una doccia, indossò qualche vestito carino e abbandonò
la sua stanza, uscendo in corridoio dove si scontrò con Draco. Il biondo le
riservò un’occhiata sorpresa, restò ammutolito per qualche secondo e guardandola
intensamente disse: - Amy… Sei davvero tu? - - No, sono Merlino in incognito…
Certo che sono io idiota! – sbuffò lei, riservando all’amico un’occhiata
confusa. Cosa c’era di strano nell’uscire dalla propria camera? - Devi
uscire? – gli domandò lui, sorpreso, squadrandola da capo a piedi. Amy si
osservò e non trovò nulla di strano nei suoi vestiti, spostò lo sguardo sul
biondo di fronte a lei e gli riservò uno sguardo preoccupato: - Non so se te
l’hanno spiegato, ma le persone indossano sempre dei vestiti quando escono dalla
propria camera. E poi il mio pigiama non piacerebbe a Piket. Direbbe che non è
consono all’ambiente scolastico. - Draco arrossì appena, dissimulò il tutto
alzando gli occhi al cielo e s’incamminò verso la sala comune: - Non che mi
dispiaccia vederti in piedi ma vuoi davvero uscire stasera? – - Il mio corpo
ha bisogno di patatine fritte… Non ne posso più di roba salutista o endovena. –
gli spiegò lei salutando, mentre attraversavano la comune, alcuni ragazzi del
suo anno – Parla chiaro Malfoy: cosa stai cercando di nascondermi? – Il
biondo le riservò un’occhiata altezzosa, una di quelle che era solito riservare
soltanto a Potter, in pratica si tradì da solo e infatti ottenne uno sguardo
annoiato da parte della rossa. - E va bene, c’è una festa stasera e dubito
che ti abbiano invitato. – spiegò lui, incrociando le braccia dietro la nuca,
osservando Amy con la coda dell’occhio. - Presumo sia un’idea della cricca.
– rispose lei scrollando appena le spalle, agli occhi del resto della scuola
quella poteva essere l’ennesima dimostrazione di rivalità tra lei e la
“presunta” regina - E sentiamo, dove avreste intenzione di fare questa festa? -
Draco scosse vigorosamente la testa, un conto era rivelarle qualche
particolare ma raccontare l’intera faccenda poteva rivelarsi pericoloso, insomma
non ne voleva sapere: - Non ti dirò nient’altro ok? E prima che ti venga in
mente di usare quale trucco mentale me ne vado. Cerca di restare fuori dai guai
almeno per un po’! –
- Non penso
proprio Malfoy. – borbottò lei tra se e se raggiungendo i suoi compagni di casa,
non prima di aver riempito il vassoio con schifezze di ogni genere – I’m alive
people! – Althea ridacchiò tra se e se, le regalò un sorriso di benvenuto e
dandole una lieve pacca sulle spalle disse: - Ma tu guarda chi ha portato il
gatto! – Ian rubò il ketchup dalle mani di Amy, se ne versò una generosa dose
nel piatto, le rivolse uno sguardo ammirato e disse: - Guardatela, trasuda
energia da tutti i pori… non eri in fin di vita? – - Mi sei mancato anche tu
Ian. – gli scoccò un rapido bacio sulla guancia e assaggiò la prima, unta e
deliziosa patatina - Mi è venuta una mezza idea per animale la serata. Vi va di
darmi una mano? – - Dicci tutto rossa! Questo posto iniziava a essere noioso
senza di te! –Drew le rispose con entusiasmo, si avvicinò per ascoltare cosa
aveva da dire la rossa ma nemmeno per un secondo abbandonò il suo piatto pieno
di ali di pollo. - Mi è arrivata la voce di una festa a numero chiuso… -
spiegò lei, gettando un’occhiata rancorosa al tavolo della cricca, non poteva
credere al voltafaccia di Draco - E se ne organizzassimo una anche noi? – -
Credo che le pozioni rimpolpasangue ti abbiano dato alla testa. – Riley scosse
la testa, comprendeva l’entusiasmo della rossa ma era altrettanto conscio del
fatto che fosse un’impresa irrealizzabile – Non puoi organizzare una festa in
due ore! – - Hey… Io posso fare tutto. – gli rispose la rossa, puntandogli un
dito sul petto riservandogli uno sguardo estremamente serio ma nel giro di
qualche secondo riacquistò il suo solito sorriso sereno – Dovete solo aiutarmi a
spargere la voce, al resto penserò io… Ho un amico che mi deve un grosso favore
a Helsinki, non mi dirà di no, fidatevi di me. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Sala Comune - Torre
Nord
La voce si
sparse a macchia d’olio. Bastarono quindici minuti per informare l’intera scuola
della festa organizzata da Amy Halliwell… Nel complesso il ricordo dell’evento,
si fa per dire, organizzato dalla Cricca fu totalmente dimenticato. La cosa
non fu facile da digerire per Evangeline che, ovunque voltasse lo sguardo,
vedeva orde di studenti saltellare per l’emozione al solo pensiero di
partecipare alla festa organizzata dalla rossa. - L’ha fatto apposta! Quella…
Quella stronza. Vuole rovinarmi! – sbottò Eva, battendo i piedi come una bambina
cui era stato negato un nuovo giocattolo, notando il volantino colorato che
Althea le aveva consegnato – Fate qualcosa per l’amor di Morgana! - - Non ti
preoccupare Eva, vedrai, ci andranno solo gli sfigati. – tentò di rincuorarla
Jenna, guardando supplichevole i ragazzi, nella speranza che le dessero man
forte e prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Purtroppo non
ottenne l’effetto desiderato. La location era abbastanza lontana da
proteggere gli incauti ubriachi dall’ira degli insegnanti, il free bar era
attivo fino alle due del mattino, era compreso un comodo servizio di “navetta”
in grado di eludere le potenti barriere della scuola… Joshua lesse il
volantino e fu costretto ad ammettere la bravura dimostrata dalla Halliwell,
aveva pensato a ogni cosa: - Io ci vado. Sono curioso di vedere se riesce a
mantenere la parola data… – Sul volto di Evangeline si materializzò
un’espressione totalmente sconvolta, un conto era perdere il favore degli
“sfigati” ma se persino i suoi cosiddetti amici iniziavano a preferire la
novellina a lei la situazione era grave: - Ryan… Ti prego dì qualcosa! - -
Verrò anch’io. Sono curioso di vedere cosa si è inventata. Il mio è solo un
consiglio Eva: cancella la festa o sarà un completo flop. – fu l’eloquente
risposta del biondo chiamato in causa, anche lui come molti altri era curioso di
vedere cosa fosse riuscita a fare Amy con così poco preavviso – Non guardarmi in
quel modo… Sai bene come andrà a finire questa volta. Ha vinto lei. Non possiamo
farci niente. -
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Midnight Blue – Helsinki
- Passate
con me vero? È presto ma conosco i buttafuori. – dichiarò, tutta sorridente la
rossa indicando la chilometrica fila davanti all’ingresso. I ragazzi le
sorrisero, divertiti da tutto quell’entusiasmo… Abituati com’erano a convivere
con una ragazza sarcastica e, il più delle volte, vagamente distaccata non
poterono che apprezzare quell’atteggiamento così solare ed energico. Ian le
passò un braccio intorno alle spalle e le strizzò l’occhio: - La fortuna di
essere amici del capo eh? – - Certo che no tesoro… Ho i miei trucchetti io! -
puntualizzò lei, fingendosi altezzosa e sfoderando un sorrisetto furbo, lo
superò percorrendo strada al resto del gruppo e una volta dentro, saltando la
chilometrica fila con un solo cenno di saluto a uno degli energumeni accostati
all’ingresso, la rossa sussurrò – Ho la fortuna di aver baciato la maggior parte
dei buttafuori di questo posto… Chiamatemi scema. - Un guizzo divertito
illuminò gli occhi delle ragazze che sorrisero più apertamente, le scoccarono
un’occhiata d’intesa e di piena approvazione, poi le proposero un patto: - Visto
che ci hai convinto a seguirti, offrendoci uno spettacolo di rara bellezza
maschile per di più, ti offriremo da bere per tutta la serata! – - Non ve
l’ho detto? Non abbiamo bisogno di pagare per bere. - rispose Amy togliendosi la
giacca che mostrò alle altre un semplice abito azzurro perlato che, sotto le
luci al neon, la trasformò in una macchia fosforescente… Elegante ma vagamente
appariscente. - Non dirmi che ti sei fatta anche tutti i barman! – le domandò
sorpresa e divertita Lily, sfoggiando un vestito di seta rossa e bianca, ornata
da fini girigogoli dorati. - No. - borbottò la rossa arricciando le labbra
dispiaciuta, si guardò in torno per accertarsi che nessuno le stesse guardando e
s’infilò una mano nel reggiseno, ne estrasse una carta oro con sopra impressa la
scritta “VIP CARD” e si affrettò a spiegare la situazione – Questa volta è tutto
merito della mia amicizia con il capo. – Le quattro risero insieme e si
diressero al piano superiore, dove i ragazzi avevano fatto amicizia con Einari,
il proprietario del locale.
Nel giro di
mezz’ora il locale si riempì di studenti Australiani entusiasti, incuriositi non
solo dall’ambiente sconosciuto ma anche dall’intrigante “fauna locale”. Amy si
affacciò dal prive e richiamò l’attenzione di tutti i presenti: - Signore e
signori gioite: stanotte questo posto è tutto per noi! Possiamo bere, fumare e
mangiare in piena libertà, perciò diamo inizio alla festa, nella speranza che
domani mattina i necrologi di metà dei presenti non compaiano sui bollettini
locali! – Un urlo entusiasta partì dalla folla che, all’unisono, alzò i
bicchieri ricolmi di cocktail per brindare alla salute della rossa. Fu una
festa memorabile… Anche se, arrivati a fine serata, quelli ancora sobri si
potevano contare sulle dita di una mano. Sfortunatamente Amy non rientrava
in quella categoria.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Dormitori – Torre
Nord
- Santa
merda… Quanto cazzo ho bevuto?! – Fu la prima cosa che disse Amy quella
mattina: aveva un tale cerchio alla testa che persino il fruscio delle coperte
le dava fastidio. Al suo fianco percepì una risata divertita, un’altra
dolorosa fitta la colse alla testa mentre riconosceva amaramente la voce di
Fray: - Abbastanza da ballare mezza nuda su un tavolo con un totale sconosciuto…
Come ti senti? – Amy nascose la testa sotto al cuscino, tentò di ignorare
l’effettiva presenza del biondo al suo fianco e borbottò appena la descrizione
del suo malessere: - Come se un branco di elefanti indiani mi stessero ballando
il tango tra i neuroni… E ti assicuro che non è piacevole! – Ryan rise
nuovamente, si inginocchiò al fianco del suo letto e le porse una pozione,
strappandola al candore delle sue coperte: - Forza bella addormentata, è ora di
uscire dal letargo, prendi questa. Dovrebbe farti stare meglio. – La rossa si
liberò dall’incasinata matassa di coperte che le avevano annodato le gambe,
guardò ammirata il ragazzo e gli prese il bicchiere dalle mani: - Ti amo sai?
– Ryan boccheggiò per qualche istante, di tutte le frasi che si era
immaginato di sentire al risveglio della ragazza, quella era l’unica a cui non
aveva proprio pensato. Si ritrovò ad arrossire senza nemmeno rendersene conto: -
Come… Cos’hai detto scusa? - - In senso metaforico! Mi riferisco al fatto che
sei venuto a portarmi questa… - spiegò lei, arrossendo appena, prima di
riottenere la sua solita espressione distaccata - Non credere che questo cambi
le cose tra noi! Resti pur sempre il figlio di Gareth e il fidanzato di
Evangeline… Nessuna delle due cose ti fa onore, sappilo. - - Certo, certo,
avevo capito! – rispose il biondo frettolosamente, tirò un sospiro di sollievo
nell’appurare che era stato tutto un enorme malinteso, si accomodò sulla
poltrona più vicina e tentò di regolarizzare il battito cardiaco. Amy l’aveva
quasi ucciso con quell’affermazione. - Un ultima cosa… - borbottò lei,
svuotando il bicchiere in un solo sorso, prima di rivolgergli un occhiata
allucinata - Posso sapere che ci fai mezzo nudo nella mia stanza!? - Ryan
sospirò affranto: sarebbe stata una domenica
stancante.
Capitolo 30 *** Essere Democraticamente Nella... ***
MementoAudereSemper
C'è una linea sottile che divide lo sbagliato dal
visionario.
Sfortunatamente,
devi essere un visionario per poterla vedere.
(Sheldon Cooper)
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Dormitori Torre Nord – Holy Grail School
Amy
gli riservò l’ennesimo sguardo incuriosito e al contempo preoccupato,
stranamente avrebbe preferito scoprire da lui ciò che aveva combinato durante la
serata anziché origliare qualche frecciatina per i
corridoi.
Ryan
sospirò annoiato.
-
E va bene. Cercherò di essere sintetico… Dopo il sesto giro al bar hai iniziato
ad accusare i primi sintomi di una sbronza pazzesca. Ti basti sapere che ti sei
dilettata in uno striptease “osé” ma il tuo amico biondo, Williams credo, ti ha
fermato… Non appena i tuoi amici sono scomparsi, probabilmente attratti dai
“nordici” presenti, un biondino ti ha portato in un privè. Il tizio sopracitato
ha allungato troppo le mani ed è stato schiantato da un buttafuori. – il biondo
fece una pausa per vedere la reazione della rossa, la vide per la prima volta
con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, in un certo senso la trovò carina
ma cancellò in fretta quel pensiero dalla sua mente e riprese il discorso - Ti
ho recuperato verso le quattro, in mezzo a tutto quel casino era difficile
seguirti, quindi ti ho riportato a scuola. Una volta arrivati qui mi hai
vomitato addosso l’anima e sappi che ti manderò il conto della lavanderia. Ti ho
ripulito e messa a letto. –
-
Fantastico… Davvero fantastico. – sbuffando, raccattò alcuni vestiti puliti e si
chiuse in bagno. Si spogliò velocemente, concedendosi un lungo bagno rilassante,
con gli occhi chiusi, un broncio appena accennato sulle labbra e mille pensieri
per la testa…
Uscì
quando l’acqua era ormai fredda, si vestì in fretta, per non concedere a Ryan
altro tempo per frugare tra le sue cose.
Rientrò
nella camera da letto e si accorse che non c’era più traccia del ragazzo…
Probabilmente se n’era andato per la noia. Scrollò le spalle e si avvicinò allo
specchio per gli ultimi ritocchi: notò che il suo volto aveva ormai perso
l’abbronzatura ottenuta durante l’estate e che stava finalmente riottenendo la
sua naturale tinta.
Le
labbra erano scure, come potevano esserlo solo dopo una nottata passata a
rincorrersi tra le strade di Helsinki
con addosso soltanto gli abiti da discoteca.
I capelli, stranamente ordinati, ricadevano in esili boccoli sulle sue spalle.
La
vera sorpresa fu notare il suo sguardo: i suoi occhi nascondevano una sfumatura
di gioia mescolata ad altre emozioni confuse, alcune erano positive e altre
negative ma c’erano altre cose che proprio non riusciva ad identificare. Era una sensazione strana… che non provava
da un tempo.
-
Perché voi donne avete questa fissa per gli specchi? – Ryan la riprese
bonariamente divertito, Amy notò che era ricomparso accanto all’ingresso,
appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte e il capo inclinato
per poterla guardare meglio.
Amy
si legò i capelli in una coda alta e gli mostrò, tramite il riflesso nello
specchio, una linguaccia mentre tentava di sistemare i ciuffi più
corti.
-
Io non sono fissata… Più che altro spero di non romperlo! Di sfiga ne ho già in
abbondanza, altri sette anni così non potrei proprio sopportarli! - esclamò
sarcastica, con un sorriso appena accennato sulle labbra, rivolgendo uno sguardo
ricco di sottintesi al ragazzo accanto a lei… A Ryan sfuggì uno sbuffo che,
tuttavia, sembrò avere il sapore di una risata.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
CENS - Russia
Damastair
si ritrovò circondato dai ragazzi Sigma, era più che evidente quanto fossero
sconvolti all’idea del blocco apposto alla mente della loro amica ma si premurò
affinché nessuno di loro fraintendessero le sue intenzioni: - So che è difficile
da comprendere ma è stato necessario. –
-
Perché farla soffrire ulteriormente? – domandò istantaneamente Liam, il più
vicino all’elfo, sul suo volto una maschera di preoccupazione e delusione che
non si curò di nascondere davanti ai propri compagni – Si sta sacrificando anche
troppo… E per cosa? Mancano sei mesi al rito e ancora non abbiamo niente da
usare contro gli Shadow! –
-
Su questo ti sbagli. – lo interruppe preventivamente Duncan ricordando le ultime
conversazioni avute con la rossa, se c’era una cosa di cui non aveva mai smesso
di parlare con l’amica erano proprio le armi – Dovreste fare un giro
nell’appartamento di Amy, c’è roba che farebbe impallidire un Terminator, ve lo
posso assicurare. –
-
Vi dispiace tornare al problema principale? – Daniel si frappose tra i suoi
compagni, si erano lasciati distrarre ancora una volta dalla consapevolezza che
Amy non li avesse informati ma in quel momento erano lì per affrontare un
discorso ben più importante - Ancora non ci è stato spiegato il motivo del
blocco. -
Damastair
abbandonò la sua poltrona, si avvicinò alla bottiglia di vino elfico posta con
cura sopra una delle mensole alle sue spalle sospirando, ripensò a tutte le
volte in cui aveva pregato Amy di informare i suoi compagni di ciò che faceva ma
mai aveva ottenuto una riposta: - Non vi annoierò ulteriormente con inutili giri
di parole, cercherò di essere diretto… Amy ha già visto come si concluderà lo
scontro. -
David
scoppiò a ridere, attirò gli sguardi confusi dei presenti e si premurò di
spiegare la sua reazione, non poteva essere il solo ad aver notato
quell’incongruenza palese: - Ma dai… Come fate a credergli? Amy non è affatto
una veggente! -
-
Credo di essermi spiegato male. – sul volto dell’elfo si materializzò un
espressione vagamente divertita, seppur inconsapevolmente il giovane Sherazad
aveva centrato il punto, chiunque sentendo le sue parole avrebbe pensato ad una
soluzione simile eppure… c’era un “ma” che era intenzionato a puntualizzare –
Amy era presente allo scontro, non ha semplicemente “visto” la battaglia nella
maniera più tradizionale, vi ha partecipato. –
-
Ha viaggiato nel tempo…? – sul volto di David si materializzò la sorpresa, fu
costretto ad ammettere con se stesso di non aveva affatto preso in
considerazione quella, seppur assurda, eventualità – Credevo fosse illegale
aprire un portale. –
-
Una giovane strega che scopre il mondo della magia non è limitata dalle leggi
della società… - fu la risposta che l’elfo diede ai Sigma, prima di ritornare
alla scrivania dove prese a sfogliare un enorme manuale sulla cura delle
chimere.
Damastair
fu costretto ad ammettere con se stesso quanto, nonostante la gravità della
situazione, fosse estremamente divertito all’idea di rivelare cosa avesse
portato Amy tra le file dei Sigma.
-
Allora, una volta per tutte, perché usare un blocco? – domandò per l’ennesima
volta Daniel, stanco degli infiniti giri di parole dell’elfo che sembrarono
affascinare totalmente i suoi compagni.
-
Ricordate i primi giorni di Amy alla confraternita? – domandò Damastair puntando
lo sguardo negli occhi del giovane Shuster che sembrò capire immediatamente di
cosa stesse parlando – Era distaccata, scontrosa e aggiungerei fastidiosamente
altezzosa… Vi siete mai chiesti il perché? –
Daniel
si passò stancamente una mano sul volto, capì fin troppo in fretta cosa l’elfo
stesse cercando di dirgli e si premurò di informare il resto dei compagni:
- Pochi giri
di parole… Qui siamo tutti democraticamente nella merda! –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Holy Grail School - Terzo
Piano
-
Dove mi stai trascinando Halliwell? – borbottò annoiato il moro, incrociando le
mani dietro la testa, erano già passati dieci minuti da quando lui e la rossa
avevano abbandonato la sala comune eppure Amy non gli aveva ancora rivelato
quale fosse la sua meta.
-
Nessuno ti ha chiesto di seguirmi. – sbottò la rossa riservandogli un’occhiata
altrettanto annoiata, sicuramente la compagnia del biondo era l’ultima di cui
avrebbe voluto approfittare, soprattutto dopo le scottanti rivelazioni che Ryan
le aveva gentilmente riferito - Devo vedere qualche insegnante per capire come
rimettermi in pari con il programma… Piket mi ucciderà se non mi presento da lui
entro stasera! –
-
Sanno tutti che il “grande pozionista” ti ha fissato una verifica su teoria e
pratica per mercoledì. – sbuffò spazientito Ryan, meritandosi uno sguardo
incuriosito dalla rossa che non aveva capito come mai “tutti” fossero a
conoscenza dei fatti suoi – Devi sapere che a nessuno era mai stata data la
possibilità di recuperare un test con lui… La notizia ha fatto il giro della
scuola in meno di dieci minuti. Hai un nuovo soprannome, adesso ti conoscono
tutti come la “Master Cocca”. –
-
Chi ha due pollici e se ne frega? – rispose lei sarcastica, sorridendo al moro
che restò immobile, sorpreso e confuso dall’affermazione della rossa.
Quando
Amy bussò alla porta dell’aula di Storia della Magia, udì chiaramente il moro
scoppiare a ridere, la sua risata riecheggiò nel corridoio ma quando
si voltò per incrociare lo sguardo con Ryan, non lo
trovò...
La
sera incontrò i suoi amici della torre, insieme commentarono i ricordi
frammentari della serata a Helsinki e cercarono di ricordare cosa fosse
effettivamente successo a ognuno di loro quella sera ma non ottennero risultati
soddisfacenti.
Il
resto della scuola aveva trascorso il fine settimana a commentare i particolari
più piccanti del Midnight Blue e, strano a dirsi, l’atteggiamento di Amy era
stato parecchio gradito: per la prima volta da quando aveva messo piede alla
Holy Grail School la rossa si era comportata come una normalissima sedicenne
abbandonando la maschera, così dicevano, da “inavvicinabile risolutrice del
problema Evangeline”.
Amy
non fu la sola a notare che, da dopo la festa, il numero di persone che la
salutavano per i corridoi era cresciuto in maniera esponenziale…
Alcuni
erano curiosi di sapere quando ci sarebbe stato un nuovo
evento.
Altri,
suoi compagni di classe con cui non aveva mai scambiato più di qualche parola,
si sedevano al suo tavolo e scambiavano quattro
chiacchiere.
Fino
a quel momento con Lily, Abby e Althea non erano mai state accolte dal resto
della scuola per via dei loro caratteri vagamente bizzarri ma dalla sera del
Midnight tutto era cambiato… Lily la chiamava “popolarità di riflesso”, per Amy
si trattava di “lecchinaggio spudorato”.
-
Io non ci vedo niente di buono in questa storia. – disse Althea, puntando la
punta della sua forchetta in direzione di Lily, esponendo il suo punto di vista
al resto dei compagni - Credi che tra qualche tempo non vorranno qualcosa in
cambio? Ricordati che la popolarità non è gratis. –
-
Non vi sembra di esagerare? – fu la laconica risposta di Drew che,
improvvisamente attirato dagli sguardi ammiccanti di una ragazza del sesto,
rischiò quasi di strozzarsi con la sua insalata – Credo di essere appena stato
agganciato da una più grande… Ritiro tutto: questa storia mi piace, continua
così Amy! -
-
Ditemi: ho per caso un cartello con la scritta “scema” attaccato in fronte?
Oppure è la mia faccia a suggerire questa idea a quel branco di zotici
approfittatori? – sbottò improvvisamente la rossa lanciando occhiate di fuoco a
chiunque stesse guardando nella loro direzione e provocò un mezzo infarto a un
paio di ragazzini del secondo che, in preda al panico, abbandonarono a metà la
cena fuggendo terrorizzati oltre le porte della mensa - Da queste parti
v’insegnano anche cos’è la privacy o
vi spiegano soltanto come catturare una stupida fatina?! –
-
Cerca di non farti saltare i punti ok? Non mi va di vederti ancora sdraiata in
una pozza di sangue. – Lily rabbrividì al solo ricordo, poteva ancora vedere e
sentire l’odore del sangue di Amy se ripensava a ciò che aveva visto quel giorno
- Non ci ho dormito la notte! –
Amy
le scoccò un’occhiata ironica e, sogghignando appena, le disse: - Scusa se non
ho pensato agli effetti benefici del tuo sonno ristoratore… Ero troppo impegnata
a non far uccidere White dal mio Divoratore! –
-
Acida! – sbottò l’altra, facendole una linguaccia prima che sul suo volto si
materializzasse l’espressione tipica di chi si è appena ricordato di qualcosa -
A proposito… chi diavolo era quel tizio? L’ho trovato semplicemente inquietante!
–
-
Segreto. – sogghignò nuovamente la rossa, inforcando le ultime penne
all’arrabbiata rimaste nel suo piatto, sotto lo sguardo deluso della moretta
seduta di fronte a lei.
-
Ho fatto qualche ricerca sui Divoratori… Dopo l’incidente ero curiosa di capirci
qualcosa. – li interruppe Abby, sentendo già le guance ardere per l’imbarazzo
mentre gli altri catalizzavano la propria attenzione su di lei – Ho letto che un
divoratore molto antico può rievocare interi ricordi se ritenuti terrificanti
dalla vittima in questione. –
Sui
volti dei presenti si materializzò un’espressione terrorizzata, se ciò che
avevano visto era un ricordo allora era molto probabile che Amy fosse rimasta
sconvolta da ciò che le era successo.
Di
punto in bianco la rossa si alzò e annunciò agli amici che doveva tornare in
infermeria… Si era improvvisamente ricordata di un dettaglio che, sino a quel
momento, aveva stupidamente trascurato.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Infermieria
– Holy Grail School
Amy
arrivò in infermeria con il fiatone… Maledisse se stessa per aver trascurato gli
allenamenti a quel modo: non le era mai capitato di ridursi in quello stato per
un paio di scalinate fatte di corsa.
Si
ripromise di riprendere gli allenamenti con il resto dei Sigma il prima
possibile. Aveva comunque una guerra da vincere.
Spalancò
la porta, senza curarsi di bussare e sorprese Emily alle prese con l’inventario
delle pozioni.
La
donna le riservò un’occhiata sorpresa, la osservò per qualche istante e quando
vide che a occhio e croce non aveva niente di strano, abbandonò il suo compito
per avvicinarsi alla rossa: - Che ci fai ancora qui? Sei l’unica persona che,
anche da sana, vuole trascorrere il suo tempo… -
-
Devo vedere il pugnale. – replicò immediatamente Amy, senza perdere altro tempo,
interrompendo la frase all’infermiera che le riservò l’ennesimo sguardo
stralunato – Adesso Emily! -
-
È stato consegnato alle autorità… cosa te ne fai di quel coso? – domandò l’altra
tornando a svolgere i propri compiti, incuriosita visibilmente dalla strana
richiesta della ragazza, quindi puntò nuovamente lo sguardo sulle sue scorte di
pozioni curative ed attese pazientemente la risposta della
rossa.
-
Dovevo verificare una cosa. - rimuginò a lungo sul da farsi, riempì Emily di
domande per chiarire ogni dubbio, quindi decise di recuperare quell’affare
usando ogni mezzo a sua disposizione – Mi toccherà oliare qualche ingranaggio…
Quel pugnale deve essere mio.–
Com’era
arrivata, Amy se n’era andata, nel giro di qualche minuto. Emily scosse la
testa sorridendo, borbottò tra se e se qualche frase sull’esuberanza giovanile e
scoppiò a ridere pensando a quanto Amy le ricordasse se stessa appena qualche
anno prima.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Serra
n°5, Cortile Interno – Holy Grail School
Amy
era certa di trovare nelle serre la calma e la quiete di cui aveva bisogno in
quel momento: doveva riflettere a lungo su come agire, non poteva combinare
altri disastri, soprattutto per dimostrare a se stessa che non era più
l’incapace che si era dimostrata negli ultimi tempi.
Recuperò
al volo il suo cellulare e compose al volo il numero di un suo fidato compagno
del MIT, dopo un paio di squilli a vuoto, la voce del suo vecchio amico le
rispose vagamente assonnata: - Hey Sky… Scusa l’ora ma ho un disperato bisogno
dei tuoi favori! -
Dall’altra
parte, Amy udì chiaramente la risata del ragazzo che si fece sfuggire un ultimo
sbadiglio mentre accendeva al volo il computer: - Dimmi tutto ragazza.
-
La
rossa recuperò al volo carta e penna.
Si
sarebbe scritta i punti salienti del rapporto e avrebbe atteso, cercando di
contenere al meglio l’emozione, il rosso che le riferiva per filo e per segno la
descrizione dell’oggetto in questione: - Qualcuno ha tentato di uccidermi mentre
ero in classe… Mi serve la descrizione al volo del pugnale che hanno usato per
colpirmi e qualche dettaglio riguardo le indagini. –
-
Ed ovviamente nessuno deve sapere che tu lo vuoi giusto? – ridacchiò il ragazzo
dall’altra parte della cornetta, Amy poteva chiaramente sentire le dita del
ragazzo digitare freneticamente sulla tastiera del pc – Strano… Hanno secretato
i documenti. –
-
Per un incidente scolastico? – replicò la rossa sorpresa, al MIT avevano accesso
praticamente a qualunque file presente negli archivi di tutte le organizzazioni
mondiali, - Va beh, prova ad accedere con il mio account. Tango, India, Foxtrot,
Oscar, Victor, Romeo, Alfa, Tango, Sierra, Alfa, Victor, Uniform, Lima, Tango,
Uniform, Romeo, Echo, Sierra. –
Sky
scoppiò a ridere, digitò con cura la password dell’account della rossa ed attese
la risposta dal server: - Tifo Vratsa Voltures? Originale come password… Ma
niente da fare. –
-
E che cavolo… – sbottò infastidita la rossa, Amy ritenne quell’inutile
contrattempo uno spreco per la sua già poca pazienza, avrebbe fatto un ultimo
tentativo, dopo di che entrambi avrebbero iniziato ad usare l’artiglieria
pesante – Prova con Phedra Jhons e “Vivaldi’s Requiem”. –
-
Chi sarebbe questa Jhons? Non credo di conoscerla. - dopo un paio di click,
l’agente del MIT sembrò soddisfatto nel dichiarare che era entrati nel sistema
ed ogni documento presente nel dossier era stato copiato e secretato nuovamente.
-
È uno dei miei innumerevoli alias. – spiegò lei, tagliando corto sulla
questione, non avevano tempo da perdere in chiacchiere – Quindi? Cosa dicono?
-
-
Non poi molto… Hanno raccolto qualche testimonianza e dopo il tuo scherzetto
interdimensionale con il divoratore non sono riusciti ad identificare il
mandante. – decretò il moro dopo qualche secondo, con un vago tono di rimprovero
che la rossa riuscì vagamente a cogliere - In compenso il regalino che ti hanno
fatto i cattivi è rimasto in Austarlia per “accertamenti vari”.
–
Amy
sospirò rincuorata, almeno non le sarebbe toccato fare il giro del mondo per
recuperare quell’affare, segnò un paio di parole sul foglio che aveva davanti
poi gli chiese se erano state scattate delle foto.
-
Te la sto mandando proprio adesso. – replicò il moro soffermandosi per qualche
istante sulla forma del pugnale - Bell’oggettino, peccato per quell’affare
incastonato nel manico… Lo trovo inquietante. –
-
Bingo! – replicò Amy soddisfatta, non appena fu in grado di vedere chiaramente
l’immagine apparsa sullo schermo del suo telefono, iniziò a saltare per
l’euforia e rise per il colpo di fortuna che aveva avuto - È esattamente ciò che
stavo cercando! -