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Autore: Lost_Mind93    12/05/2011    4 recensioni
Le hanno insegnato a sopportare il dolore. A guardare la paura negli occhi... A diventare la paura degli altri.
Il suo nome è Penelope ed è il "contenitore" di Avres, un'antica Divinità condannata più di tremila anni prima a scatenare la prossima apocalisse.
Se fallirà nel suo compito, il mondo come lo conosciamo sarà totalmente sconvolto da orde di demoni controllate dal perfido Gareth.
Non sarà facile lottare, nè contro il proprio passato nè contro il destino che la attende ma ora come ora Penelope ha un solo obbiettivo in mente: sopravvivere.
PS: causa motivi di tempo e problemi con il pc la storia sarà temporaneamente interrotta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il divenire, seppur inarrestabile,

concede frammenti d'inerzia

(Ciro Palamide)



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Occhi di ghiaccio... freddi come il metallo e magnetici come due buchi neri, attenti nello scrutare la tempesta che imperversava attorno a lei.

Di lei si notavano principalmente due cose: la spada di Pietra Nera che stringeva tra le mani e i suoi capelli rosso fuoco che furono scompigliati dal vento.

Attese con ansia il momento in cui il suo avversario, finalmente stufo di giocare a nascondino, si fosse rivelato: aveva voglia di combattere.

Le era ormai fin troppo chiaro che il nemico stava utilizzando uno speciale incantesimo in grado di renderlo invisibile al suo sguardo. I suoi sensi rimasero in allerta, pronti a captare ogni movimento o rumore sospetto che potessero indicare l’effettiva posizione del nemico.

Poteva trovarsi davanti a lei, come magari alle sue spalle... O perchè no, proprio sopra la sua testa.

Erano entrambi possessori e sapevano bene quanto fossero ridotti i limiti di chi, come loro, poteva vantare dei poteri magici autonomi.

Con la coda dell’occhio individuò delle macchie nere, ormai era un dato certo, il loro scontro non sarebbe durato a lungo ed era giunto il momento di ritornare dal resto dei Sigma.

I suoi movimenti furono rapidi come un soffio di vento, strinse l’elsa della spada e con un affondo preciso colpì qualcosa di corporeo.

Una goccia di sangue nero cadde sulla neve mentre una risata agghiacciante si diffuse nella vallata dove stavano combattendo senza sosta ormai da ore. Dopo essersi allontanato con uno scatto fulmineo, il demone era tornato visibile.

Erano identici.
Stessa voce chiara e limpida, stessi capelli, stesso ghigno divertito stampato sul volto.

Si trattava di un demone mutaforma, uno di quelli che prendono le tue sembianze, ti uccidono e si nutrono del tuo corpo vivendo con la tua faccia fino a quando, costretti dalla fame, ricominciano a cacciare.
I demoni di quel tipo non rientravano tra le sue preferite ma era suo dovere, in quanto cacciatrice, rispedire quegli esseri nella loro dimensione. Aveva conosciuto molte persone che avevano iniziato quel tipo di lavoro per scelta ma a lei non era stata data la possibilità di rifiutare.

Era nata come una leggenda ed era stata cresciuta come tale: c'era una storia che parlava di lei, raccontata in uno dei libri più antichi del mondo, uno di quelli che il consiglio teneva sotto chiave per via dei segreti che conteneva.

Fu separata dai suoi genitori neanche mezz’ora dopo essere venuta al mondo: l’avevano affidata alle cure dell’associazione, dove l’avrebbero istruita al meglio, insegnandole come difendersi e come usare i suoi poteri, per contrastare i membri della Mezzaluna Spinata e impedire che la profezia del libro di Alekos si realizzasse.

Come avessero scoperto che fosse proprio lei la reincarnazione della Dea Avres era un mistero. Nessuno si era mai preoccupato di indagare a fondo nella faccenda.

L’unica certezza dell’intera faccenda erano i poteri di quella bambina e purtroppo per lei non c’era nessuna via di scampo: era destinata a compiere una profezia scritta millenni prima… Dio solo sapeva quanto avrebbe fatto a meno di quella fastidiosa eredità.

 

 

Quando era più piccola provava un forte sconforto sentendo il giudizio di qualche sconosciuto che, senza conoscere la sua storia, si permetteva il lusso di chiamarla “mostro”.

Pur di non mostrarsi debole davanti a quelle persone si costringeva a corse chilometriche nella foresta dietro l’accademia dove, finalmente sola, poteva scaricare la sua ira contro un enorme masso di pietra.

Damastair era il suo maestro, sapeva tutto di lei ed era sempre stato in grado di capirla, le medicava le mani in silenzio e dopo cena le ripeteva che era da stupidi ascoltare quei discorsi: nessuno, a parte lei, poteva permettersi un giudizio su ciò che aveva affrontato in quegli anni.

Nei suoi anni all’accademia aveva sentito fin troppi di racconti sul suo conto: i più ridicoli la descrivevano come un sanguinario mostro a due teste, alto più di due metri, che brandiva una spada imbrattata del sangue dei suoi nemici… Di certo i pettegolezzi sul suo conto non mancavano.

 

 

Per chiunque non fosse abituato a trattare con quelle creature era praticamente impossibile distinguere l’originale dal falso. Un solo dettaglio differiva tra le due figure: il colore degli occhi.

Le iridi della ragazza mantenevano costantemente un'incredibile sfumatura blu attraversata da venature dorate.

Erano impossibili da imitare e forse fu proprio quella consapevolezza a spingere il demone a non modificare l'innaturale giallo delle sue iridi: probabile, a scontro concluso e in caso di vittoria, il demone si sarebbe limitato a strapparle i bulbi oculari sovrapponendoli ai propri… 

- Sei qui per uccidermi giusto? - quelle parole furono poco più di un sussurro ma sul volto del demone non c’era più traccia del sorriso ironico di qualche attimo prima - Che cosa stai aspettando? - . Non ottenendo una risposta la ragazza decise di attaccare, riuscendo in poco tempo a mettere alle strette il demone, con la lama della sua spada premuta contro la giugulare nemica la ragazza riacquistò sicurezza e si avvicinò al volto del demone: - Chi ti manda. –

Il demone solo per un attimo parve confuso e intimorito da lei ma riprese ben presto la sua spavalderia.

- Credi di essere tanto importante per il mondo umana? – le rispose il mutaforma affondando la sua arma verso la ragazza, riuscì a piegare la guardia della rossa e la ferì nello stesso punto dove a sua volta esibiva un lungo taglio - E con questo siamo pari cuccioletta. –

La rossa non sembrò apprezzare le sue parole e, con gli occhi ridotti a due fessure, si portò alle spalle del demone con una velocità decisamente superiore rispetto a quella dei comuni esseri umani: - Non mi è mai piaciuto essere allo stesso livello di un parassita. – , con un movimento aggraziato quanto letale aveva reciso la gola del mutaforma lasciando che questo crollasse al suolo con un tonfo prima di dissolversi.

La rossa si calò il cappuccio in testa, ritrovandosi ormai sola rispose ugualmente all’unica domanda che il demone le aveva posto: - Tu non puoi sapere quanto siano disposti ad offrire per avere me. -

È così che comincia questa storia.

Parla di Penelope, una cacciatrice, una piccola Dea… Una leggenda.

   
 
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