Choices

di Arkadio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Hana ***
Capitolo 2: *** 2. Ru ***
Capitolo 3: *** Insieme...? ***



Capitolo 1
*** 1. Hana ***


Una schivata, una finta a un avversario invisibile

Shin, questa è per te.

Choices

Una schivata, una finta a un avversario invisibile. Mi guardo intorno, immaginando il nano, immaginando il gori.

Immaginando te.

Finto un passaggio, poi sospendo e scarico. La palla accarezza il ferro, per poi negarmi la gioia effimera del punto.

Un contentino che si da ai bambini quando devono fare qualcosa di brutto.

È il miele sulla medicina.

Niente più litigate, Kitsune.

Niente più risse.

Niente.

Non ci sei più.

Te ne sei andato senza dirmi nulla.

Solo un “Parto.”

Non mi hai chiesto cosa ne pensavo. Non mi hai chiesto se ero felice per te.

Non mi hai chiesto di noi.

Forse non ci hai nemmeno pensato. Non sarebbe da te pensare a queste cose. Tu fai ciò che vuoi.

E basta.

Non mi hai chiesto un cazzo.

Come non mi hai chiesto cosa ne pensavo di te.

Mi hai preso, e basta.

Lo hai fatto senza un perché. Dovevi farlo e lo hai fatto.

E io non ti biasimo per questo.

Sarei solo un ipocrita. E sai che gli ipocriti li ho sempre odiati.

Recupero il pallone e mi fermo a fissare quella piatta tavola azzurra che oggi è il mare.

Si vede il mare da Seattle?

Non ti manca la brezza? La pioggia?

Che stupido, quelle cose ci sono anche lì.

Non ti manco io?

Forse mi hai già dimenticato.

Mi hai già sostituito.

Solo, prego che tu non mi dimentichi.

Sarebbe crudele.

Ci si dimentica solo delle cose inutili. Delle cose che non si vogliono.

Sapevo che tu non potevi legarti. Forse l’ho sempre saputo.

Sei maledetto dal talento.

Maledetto perché sei il migliore. Perché hai la tua ossessione a cui dedicarti. Corpo, mente.

Anima.

Non puoi avere altro. Solo quella. Compagna/padrona delle tue notti insonni, non puoi avere qualcuno vicino. Lo trascureresti, lo faresti soffrire. Dipenderebbe da te. Da un tuo cenno.

E tu vuoi essere libero.

Per questo è finita.

Sei innamorato di un ossessione.

Di uno splendido sogno chiamato basket.

Ti ricordi quella sera?

Quella in cui ti sei presentato alla mia porta con un sacchetto in bocca e un gatto randagio tra le braccia.

L’avevi trovato in drogheria.

Il tè nel sacchetto, intendo.

Qualunque essere umano si sarebbe presentato con dei biscotti, del gelato.

Tu con del tè pregiato e un gracile gatto nero dalle iridi verdi.

Ora Kit pesa dodici chili e non si muove più dalla finestra, se non per mangiare.

Eravamo rimasti a bere quella splendida ambrosia fino all’alba. In silenzio. A giocare con le stelle, a sfiorare i pensieri dell’altro.

A pensare l’uno all’altro. Senza invadere lo spazio dell’immaginazione con futili parole.

Non sarò più così felice, Ru.

Non vale la pena vincere la seconda volta i nazionali se non posso litigare con te.

Non vale la pena continuare a inseguire il tuo sogno.

Non vale la pena fingere.

Continuo a giocare sul nostro campo. Continuo a vivere su questo campo.

Per te, per me.

Per un noi che non è mai nato.

Addio Ru.

Devo ricominciare a vivere, non credi?

E ricominciare vincendo i nazionali mi sembra un bel modo.

Sai, la coerenza non è mai stata il mio forte.

E non lo sarà mai.

Ti aspetterò su questo campo, per quanto tempo vorrai.

Cercami se vorrai.

Prego solo tu lo faccia.

Sono un egoista a volerti rubare al tuo destino?

Sì.

E non ne provo dolore.

Fine

Scritta una sera ascoltando “Il mondo è mio” della colonna sonora di Aladin della Disney^^.

Corretta con l’ausilio di Hero dei Nickelback.

I personaggi appartengono blablabla…

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Capitolo 2
*** 2. Ru ***


Apro lentamente gli occhi stamattina

Essere se stessi.

[I picture you in the sun wondering what went wrong
And falling down on your knees asking for sympathy
And being caught in between all you wish for and all you seen
And trying to find anything you can feel that you can believe in

Joseph Arthur – In the sun]

Apro lentamente gli occhi, per evitare che vengano feriti dai raggi di sole che perforano la tapparella chiusa male. Ho ancora addosso la camicia della festa di ieri sera. Abbiamo vinto i playoff. Sono MVP del torneo. Non male per essere alla mia seconda stagione coi Seattle Supersonics. E non male nemmeno la festa di ieri. Non ricordo molto, causa ovvia, ma mi sembra di ricordare sia andata bene.

Butto la camicia a lavare e tento di riordinare i pensieri. Quello che è successo da quando sono qui. Tutto ciò che ho sempre sognato.

La patria del basket, giocare e vincere la season.

Quello che ho sempre voluto.

Eppure non riesco a gioirne.

Forse sono io a essere sbagliato. Chiunque sarebbe felice nelle mie condizioni. Chi non sognerebbe questo finale? Essere presi nell’NBA. Essere qualcuno.

Sawakita e Sendoh mi invidiano.

Però, qui, ci sono io.

E non è come mi immaginavo…

Forse perché manchi tu.

Mi butto in doccia e sento l’acqua scendere prepotentemente sul mio corpo, la sento lavare via stanchezza, tensione…

Ma i rimpianti non sono mai stato in grado di lavarli via. Nemmeno col detergente del tempo. Il più potente di tutti.

Esco dalla doccia frizionandomi i capelli, prendo una birra e mi siedo sul divano.

Poi tiro fuori una scatola rossa.

In quel mio piccolo reliquiario ho tutto ciò a cui sono davvero attaccato: la foto dopo la partita al mio primo anno, contro il Sannoh; la foto al secondo, quando abbiamo vinto il nazionale: io, te e il tappo che è seduto sulle nostre spalle; il cappello dei Phoenix che mi portò mio padre dall’America dieci anni fa, che mi fece appassionare a questo sport…

Tutto ciò a cui tengo davvero.

E infine il mio tesoro: una foto mia e tua in cui dormiamo sul campetto da basket sulla spiaggia.

Ce l’aveva scattata a tradimento Ryota, e sono riuscito ad estorcergliela solo con la forza. Lui non sa che infine l’ho tenuta.

Come ricordo.

E come penitenza.

Sono un essere umano, non potevo prendere capra e cavoli. Ho solo fatto una scelta, che alla fine è risultata non essere quella giusta.

Almeno secondo il mio punto di vista.

Vorrei ancora giocare solo con te, su quel campo, quando il sole picchiava e non c’eravamo che noi.

Noi, una palla arancione e molta adrenalina.

Il tuo sorriso, do’aho, valeva più di mille canestri.

E non sono riuscito a farlo mio, per orgoglio.

Non posso che pentirmene.

Metto via la scatola nell’armadio e vado in cucina.

C’è un messaggio in segreteria.

“…

Kit? Non rispondere.” – Rimango impietrito davanti a poche parole, a una richiesta. A una voce che, sono sicuro, il mio cuore riconoscerebbe tra mille. – “Non so perché ti chiamo.

E invece lo so. Mi manchi. Mi manca tutto. E io sono a Seattle. Allo Space Needle, per lavoro. Per un’ora da adesso. La scelta è tua.”

Tornare indietro? E rivedere delle precedenze? Rivederle da capo, per rischiare di tornare all’inizio? Dopo aver deciso di non tornare mai sui miei passi?

Quanto ne sono innamorato?

Ne sono innamorato? Forse. Lo sono così tanto da odiarlo. E l’odio è una delle forme più profonde di amore. Perché l’odio porta rispetto. Toglie il sonno e non fa pensare ad altro.

Hana.

Il tuo nome mi fa ancora venire la pelle d’oca.

Mi fa sentire ancora vivo.

Però.

Rinnegare le mie scelte. Rinnegare quello che sono stato finora.

Sono stato sempre e solo Kaede Rukawa, il giocatore di basket.

Quanto costa cambiare?

Costa almeno quanto l’essere se stessi.

Costa coraggio.

Costa temperanza.

Costa molto.

O troppo?

Forse, semplicemente, costa.

[cause if I find
If I find my own way
How much will I find
If I find
If I find my own way
How much will I find
You]

Dovevano essere due one shot, ma siccome una era il palese seguito dell’altra…

La canzone è di Joseph Arthur, In the sun. Dalla colonna sonora della quinta serie di scrubs. Merita davvero.

La vicenda si concluderà col terzo capitolo.

See you soon space cowboys.

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Capitolo 3
*** Insieme...? ***


Puoi restare fermo sulle tue convinzioni, e a volte essere ricompensato

3. Convinzioni

[As he begins to raise his voice
You lower yours and grant him one last choice
Drive until you lose the road
Or break with the ones you've followed
He will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you came]
 

Puoi restare fermo sulle tue convinzioni, e a volte essere ricompensato, altre volte il cambiamento è necessario.

Non sono casi unici, e nemmeno impossibili.

Sono due dei tanti casi della vita.

Il secondo in particolare è uno dei casi che Kaede Rukawa non aveva mai analizzato.

Per lui le convinzioni erano tutto.

La convinzione di essere solo.

La convinzione che esserlo era meglio per tutti.

La convinzione che la sua vita era il basket.

La convinzione di odiare il do’aho come fosse la peste.

Convinzioni. Cose, come altre.

Eppure il super rookie del liceo Shohoku non si stupì della fragilità di ognuno di quei potentissimi mantra.

Sapeva meglio lui di chiunque altro che erano condizioni assolutamente provvisorie. Se ne accorse quando il teppista gli organizzò la festa di compleanno a sorpresa e parteciparono tutti; quando notò di preferire la compagnia alla solitudine.

Quando, per la prima volta, notò che il do’aho non era da odiare.

Eppure la maestra delle sue convinzioni non vacillò.

Ruppe la sua felicità, per confermarsi padrona di un animo di porcellana, di puro cristallo.

Quando nella sua casella delle lettere vide una lettera targata Seattle Supersonics.

Il suo orgoglio urlava di gioia.

La sua anima di disperazione.

Ma non era ancora tempo di lasciarsi andare alle emozioni.

Semplicemente un “parto.”

E lasciò il più bel capitolo della sua vita, fatto di urla e strilli, calci e pugni, dunk e baci.

Fino allo Space Needle.

Fino ad oggi.

Cosa ci fai qui?”

Voce vagamente indagatoria, forse distaccata. Molto più distaccata di quanto ricordasse il rosso.

Cazzo Kit, sono due anni che non ci vediamo e nemmeno un ciao?”

Voce violenta, voce risentita.

Quante cose si possono capire da un tono.

Quante da uno sguardo.

Però il primo puoi mascherarlo. Ascoltando solamente potevi percepire l’odio che scaturiva da tutti i pori, come in prima liceo.

Guardandosi negli occhi no.

Hn… cosa ci fai qui?”

“Ti sei sprecato eh…” – Poi abbassò gli occhi a terra – “Non ti sei sprecato nemmeno a cercarmi.

Kaede allontanò lo sguardo dal suo interlocutore.

“Per me era finita, do’aho.”

Solenne cazzata, Kaede Rukawa. Solenne cazzata.

Hanamichi bevve un lungo sorso di the, poi lanciò una lettera sul tavolo.

“Sono venuto solo per mostrarti questa.”

Sul tavolo una busta consunta, molto simile a quella ricevuta da lui due anni prima. Questa volta griffata Phoenix Suns.

Rukawa la raccolse con malcelato interesse, poi la lesse.

Del tutto identiche. Cambiavano solamente due nomi.

Il primo era quello della squadra, il secondo del giocatore.

“Ti… hanno… convocato…”

Il rosso nemmeno rispose. Continuò a bere lentamente il suo te. Come per evitare in tutti i modi di rispondere.

Infine:

“Ho rifiutato, Kit.”

Silenzio. Fiamme negli occhi di Rukawa.

“… Cosa hai fatto?”

“Ho rifiutato…” rispose semplicemente il Hanamichi “…era il tuo sogno. Non il mio.”

“…Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto?”

“Fammelo capire tu…”

Cazzo Hana!” Il volpino si alzò in piedi urlando “c’è gente che aspetta una vita questa lettera e non se la vede mai arrivare! Tu invece rifiuti con leggerezza una proposta del genere!” Avremmo vissuto nello stesso stato. Avremmo giocato da avversari come abbiamo sempre sognato. Solo pensate. Forse avrebbe dovuto dirle.

“Leggerezza?! Ho passato notti insonni su quella busta, a pensare cosa fare, se accettare, rifiutare una vita che non era destinata a me! A cercare di capire se c’era ancora un noi, un qualcosa! Una chiamata Kit, una fottuta chiamata!”

Stavolta era il rosso a essere in piedi urlante, voce grossa. I frequentatori del Needle li squadrarono malamente, senza riconoscere il re del parquet della loro città.

Solo allora Rukawa notò lo stato della lettera. Solo allora notò le macchie di lacrime, gli angoli consunti.

Solo allora notò.

Notò che ormai le convinzioni erano cadute. Del tutto.

Accettò l’errore.

Ma si poteva tornare indietro?

Forse era troppo tardi.

“… io me ne vado Kit. Per favore, continua come hai sempre fatto. Non cercarmi.”

Lentamente Hanamichi Sakuragi si alzò. Guardò ancora un istante la persona che gli aveva rubato sonno, tempo, cuore.

Anima.

Poi si girò, cercando di confondersi nella folla.

Tentando di anestetizzare il cuore in quel deserto di persone.

Finché una voce lo raggiunse.

Do’aho!”

Si girò. Davanti a lui la sua nemesi, rossa in viso per la corsa, che lo fissava. Che tentava di comprendere cosa fare. Il rossino sospirò, poi guardò l’altro con aria stanca.

Cosa vuoi Ru?”

Kaede capì. Comprese solo allora cosa doveva fare. Si avvicinò e annullò le distanza tra loro. Un contatto cercato, ritardato, poi ricercato nuovamente. Un angolo di paradiso che entrambi credevano perduto.

Si allontanò lentamente guardandolo negli occhi.

“Addio do’aho.”

L’altro scosse la testa con un sorriso triste in volto.

“Addio Baka Kitsune.”

Poi si allontanarono entrambi l’uno dall’altro, come in un duello.

Ma l’obiettivo di questa sfida non era girarsi dopo dieci passi e sparare.

Era continuare a camminare. Sopravvivere alla vita di sempre senza l’altro.

Era vivere nuovamente. La stasi durata due anni doveva finire.

Dovevano continuare seguendo le loro scelte e cercando la felicità altrove.

O forse no.

Forse potevano accettare gli errori e accantonare un orgoglio smisurato.

Cercarsi, perdersi.

Poi ritrovarsi.

[Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
How to save a life – The Fray]
 
Fine.
 
Nda
Questa Fiction è iniziata come una one shot, e solo per testardaggine di alcuni amici è continuata in questo.

Il risultato mi soddisfa abbastanza… spero piaccia anche a voi.

Per la cronaca, sono stato obbligato da un essere immondo a scrivere l’eppiend a questo aborto. Non lo pubblicherò perché per me la fic è conclusa così. Chiunque lo voglia mi contatti.

La canzone con qui è stato scritto questo ultimo capitolo è How to save a life dei The Fray, colonna sonora della quinta serie di scrubs. È splendida. Davvero.

Con questo si chiude pure questa. See you soon Space Cowboys.

Arka

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