I want you

di Ariju
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Male dorm ***
Capitolo 2: *** Hibernations ***
Capitolo 3: *** Dandelion ***
Capitolo 4: *** Chemistry project ***
Capitolo 5: *** Who knoox at the door?? ***
Capitolo 6: *** Stupid ***
Capitolo 7: *** Party ***
Capitolo 8: *** Without thoughts ***
Capitolo 9: *** The Dare ***
Capitolo 10: *** AVVISO ***
Capitolo 11: *** AVVISO II ***
Capitolo 12: *** Again? ***
Capitolo 13: *** Rain ***
Capitolo 14: *** Bad bed ***
Capitolo 15: *** AAaaaaaah!! ***



Capitolo 1
*** Male dorm ***


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Scesi dal taxi e mi avviai verso quello che sarebbe stato il mio nuovo college, un’imponente costruzione di mattoni rossi contornato da un parco enorme.

Avevo frequentato i miei primi tre anni di scuola in un college nel sud dell’Inghilterra, dove abitavo prima, ma mi ero trasferita dopo la morte di mia madre e la litigata con mio padre.

Attraversai il parco ed entrai nell’edificio, chiedendo indicazioni per la segreteria, che raggiunsi in poco tempo. Mi avvicinai alla scrivania dietro cui stava un piccolo ometto, che mi chiese: -Come la posso aiutare, signorina?-.

-Ehm...sono la ragazza nuova, ho mandato la lettera d’iscrizione il mese scorso...-

-Ah, ma certo, lei deve essere la signorina ...Sanders? Lilith Sanders?- chiese frugando in un piccolo fascicolo.

-Si, sono io- risposi.

-Venga, venga, l’accompagno subito al suo appartamento. Purtroppo, non abbiamo più stanze nel dormitorio femminile, perciò starà con due ragazzi....-.

Si, lo sapevo già, dato che me lo avevano comunicato all’iscrizione.

Mi consegnò una copia delle chiavi e mi accompagnò dall’altra parte del parco, dove c’erano due edifici identici al resto. Mi indicò quello che doveva essere il dormitorio maschile e mi scortò lungo un corridoio, fino alla stanza 127.

-Ecco, è questa. Le consegno anche il foglio dei suoi corsi e una mappa della scuola. Il sabato e la domenica siete liberi. Ah, si ricordi che fino alla settimana prossima, quando compirà diciotto anni, dovrà uscire dal College solo se con un maggiorenne....ora la lascio, arrivederci!- finalmente se ne andò ed io potei entrare nella camera.

 

Il locale era spazioso, arredato semplicemente. C’erano un letto matrimoniale, uno singolo, due armadi alti fino al soffitto, una scrivania enorme con la sua sedia, un minuscolo frigorifero ed infine un bagno sull’azzurrino.

Buttai le valigie sul letto e lessi l’ora sul cellulare: le sei meno cinque. Decisi di scrivere un messaggio ad Emily, la mia migliore amica da sempre, dicendole di essere arrivata sana e salva.

Non feci in tempo a posare il cellulare, che la maniglia s’abbassò di colpo, facendomi sobbalzare.

Entrò un ragazzo con una borsa a tracolla, che non appena mi vide, si fermò:- E tu chi saresti?!- esclamò.

-Sanders, la ragazza nuova- dissi gelida, rispondendo al tono scorbutico del tizio.

Lasciò scivolare la borsa sulla scrivania e tornò a studiarmi.

-Ah, già. Dì un po' Sanders, non ce l’hai un nome?- fece lui incrociando le braccia.

Ma che razza di scorbutico e scimmiotico ornitorinco è questo? Pensai.

-Lilith, per gli amici Liz o Lily, ma dato che tu non rientri in questa categoria, mi puoi chiamare Lilith- risposi mettendomi davanti a lui nella stessa sua posizione -a proposito, con chi ho il dispiacere di parlare?-

-Sam Davies, per gli amici Sam, ma dato che tu non rientri in questa categoria, puoi chiamarmi Davies-

Ma che faccia tosta, iniziamo proprio bene!

Poi mi guardai intorno e notai l’assenza del terzo inquilino e chiesi all’ornitorinco: -Il terzo ragazzo?-

-Tornerà tra poco, ma domani lascerà la stanza-

In quel momento, mi decisi di disfare le mie valigie. Mentre mettevo il tutto nell’armadio vuoto, mi sentii lo sguardo del ragazzo addosso, finchè non mi girai e sbottai:- La pianti di guardare il mio culo? Se vuoi ti do una fotografia!- dissi ironica e scocciata.

-Mmm, non sarebbe male. E comunque non è colpa mia se hai un culo stupendo e continui a farmelo svolazzare davanti!- replicò con fare ovvio.

Aprii la bocca, ma poi decisi che sarebbe stato più saggio non dire niente, così sbuffai finendo di mettere a posto le ultime cose.

Appena ebbi finito, mi girai un’altra volta e lo trovai nella stessa identica posizione di prima, e non potei fare a meno di notare che era carino: era appena più alto di me, abbastanza muscoloso, capelli nerissimi e occhi color nocciola, contornati dalla carnagione scura. Aveva uno sguardo penetrante, quasi da...predatore.

-Ora sei tu che vuoi la fotografia, bellezza,o sbaglio?- mi disse lui guardandomi maliziosamente.

Alzai gli occhi al cielo e presi a massaggiarmi la nuca, che mi faceva male dal giorno prima.

Lo scemo se ne accorse e mi chiese: -Vuoi un massaggio? Sono bravo in questa cose....- dicendolo si alzò.

-Mmmm, d’accordo...- dopotutto avevo un bisogno disperato di quel massaggio.

Si mise a sedere dietro di me, appoggiando le ginocchia contro di me e prese a massaggiarmi attraverso la maglietta, poi, dato che le dita gli scivolavano, continuò al di sotto di essa.

Sussultai e dissi, chiudendo gli occhi: -Ehi, ornitorinco, non ti allargare troppo...-. Lui ridacchiò e continuò allo stesso modo.

Mentre continuava a massaggiare ogni centimetro della mia schiena, mi chiese: - Quali corsi hai scelto, oltre a quelli obbligatori?-

-Chimica, elettronica, educazione fisica e inglese. Tu?-

-Chimica, educazione fisica, economia e cultura generale. l’anno scorso sono stato bocciato, perciò ho scelto le materie in cui sono un po' meglio...-

-Mmmm....- dovevo proprio dire che lo scemo ci sapeva fare coi massaggi, anche se non l’avrei mai ammesso.

-Perchè hai mollato il vecchio college?- curiosò infastidendomi.

Spalancai gli occhi e risposi acida: - E a te che ti frega?-

-Scusami, miss-sono-più-acida-della-cacca-di-elefante!-

-D’accordo, mister-ornitorinco-col-cervello-atrofizzato, ho lasciato il College perché mia madre è morta, ho litigato con mio padre e avevo voglia di cambiare aria, ti va bene ora?- qualsiasi comune mortale si sarebbe scusato per aver toccato certi argomenti, ma non lui!

-Si, grazie! E comunque le tue spalle sono a posto ora, cacchetta...-

-Fanculo Davies!- mi alzai e mi voltai verso di lui.

-Al tuo paese non si usa ringraziare?- alzò un sopracciglio e questo mi fece esasperare ancora di più, se possibile.

-GRAZIE- gli urlai -E VAFFANCULO!!-

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NOTE: devo dirvi per prima cosa che questa storia, almeno finora, l'ho scritta perchè avevo tantissime cose in testa e avevo bisogno di espellerle....
la seconda cosa che va detta è che la mia migliore amica arianna, non sa ancora niente.....scusami ari!
Lasciatemi una recensione, se vi va, ANCHE NEGATIVA, oppure dei consigli......Grazie, ju.

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Capitolo 2
*** Hibernations ***


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Stava già per ribattere, quando la porta si spalanco, rivelando un ragazzo castano non molto alto.
-Oh, tu devi essere Sanders! Mi hanno detto che arrivavi- mi disse gentilmente – e comunque si sente fino alla camera 312 che avete fatto...ehm...amicizia!- ridacchiò da solo e in quel momento mi sembrò uno stupido lecchino...
-Comunque io sono Thomas McCarty, ma per te sono semplicemente Tom-. Parlò senza staccarmi gli occhi di dosso, e ciò m’infastidì, ma dato che era stato SICURAMENTE più gentile dell’ornitorinco, mi sforzai di sorridere.
A quel punto intervenne Sam: -Ma che romaaantico, mio Toooom...- disse con una voce talmente buffa che mi fece scoppiare a ridere, cosa che non fece Tom.
-Hai portato da mangiare?- chiese questa volta con la sua solita voce roca il citrullo.
-Ma certo, ce n’è anche per te, Sanders...-continuò a guardarmi e a sorridere insistentemente. Ma che cacchio se la ride sempre sto qua?Pensai.
-Ehm, grazie. Chiamami pure Lilith. Grazie McCar....ehm...Tom-. L’ornitorinco si buttò subito su una delle borse di carta, subito seguito da noi.
-Allora- disse Tom tra un morso e l’altro -Sam ti ha spiegato come funzionano le cose, qui?- e a quel punto indicò lo zoticone al suo fianco.
-Figurati!- sbottai.
-Sam sbuffò mentre Tom iniziava a parlare a macchinetta: -devi sapere che, in base ai corsi che hai scelto, finisci ad un certo orario, ma tutti finiscono comunque alle sei. La mattina iniziano alle nove e a mezzogiorno, di solito, ci sono tre quarti d’ora di pausa, circa- masticò un po' di panino -Ah, e non andare mai nel bagno del corridoio!-
-Perchè?-
-Si da il caso che tu sia l’unica ragazza dell’intero edificio- intervenne il bradipo.
-Senti, sottospecie di bradipo col cervello atrofizzato, si può sapere chi ti ha chiesto niente?- dissi io fulminandoli.
Con mia sorpresa alzò le mani in segno di resa e andò in bagno.
Tom mi chiese: -Non ti va proprio a genio eh? Ma non farci troppo caso, in fondo in fondo può essere anche dolce!-
-Chi, l’ornitorinco? Siamo sicuri di parlare della stessa persona?- dissi sputacchiando ovunque.
Lui ammutolì.
-E comunque, se mai ci fosse qualcosa, è così in fondo che per tirarlo fuori devi usare le trivelle di quelle usate per le gallerie!!-
-Ti ho sentita, scema!- Urlò Sam dal bagno, da cui sbucò subito dopo.
-Fanculo Davies!-
-Wow, è già la seconda volta che me lo dici in...vediamo...cinque minuti?-
-Non voglio rischiare che quello che tu chiami cervello non recepisca appieno il messaggio!-
Ma io devo passare un anno intero così? Pensai.
-Ehi, bellezza, hai intenzione di passare tutto l’anno così?- chiese lui, manco mi leggesse nel pensiero...
-IO, tu semmai!!- sbottai finendo il mio panino al prosciutto. -Seee, come no!- replicò calmo.
Stavo già per ribattere, che fui interrotta dalla suoneria del mio cellulare, che afferrai al volo.
Lessi il nome sul display e m’illuminai: era Emily, mia migliore amica dalle medie.
-Ciao, Em, tutto bene?-
-Si, tu?-
-No! Sono capitata in stanza con una sottospecie di ornitorinco in letargo che ho già mandato a fanculo già due volte!-
-Ah, capisco....comunque io ho una notizia bellissima!-
-Spara!-. In quel momento vidi che Sam stava indicando a Tom il mio fondoschiena e lo fulminai con lo sguardo.
-Tra un mese...vengo nel tuo College!!!!-
Lasciai perdere i due scemi che ora se la ridevano e spalancai gli occhi -Dimmi che non stai scherzando, ti prego, altrimenti potrei sfogare la mia rabbia su un certo QUALCUNO! Il che non sarebbe poi così male, ma sai com’è...-
-Ah, ah, no, non sto scherzando. Oh, scusa ma ora devo andare...-
-Ciao bella...-
-Ah, Liz....prendi qualche scatola di preservativi da lasciare nell’armadio...non si sa mai che l’ornitorinco si svegli dal letargo....-
-Ahhhhhh!-. Poi lei riattaccò. Era sempre la stessa!
In quel momento incontrai lo sguardo di Sam, il quale disse: -Sai, voi ragazze parlate troppo forte al telefono, si sente tutto....- disse malizioso ed io alzai gli occhi al cielo.


NOTE: Innanzitutto vi devo dire che non so quanto riuscirò a fare con la scuola e tutto il resto, ma cercherò di postare i capitoli al massimo massimo ogni due settimane....e se non ci dovessi riuscire, ve lo farò sapere. Volevo anche ringraziare "_Me", che ha inaugurato la mia storia con la sua recensione, tutte le quattro che hanno messo nelle "seguite" la mia storia o chi semplicemente ci ha dato un'occhiata....
A presto, spero. Ju.

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Capitolo 3
*** Dandelion ***


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Guardando l’orologio, vidi che erano già le sette passate, ma nonostante questo io stavo già crollando dal sonno. Ci pensai un po' e poi decisi di farmi una doccia e dopo infilarmi nel letto.
-Ragazzi, io faccio una doccia veloce, sono stanchissima....- -Va bene...-risposero loro iniziando a parlare tra di loro.
Presi shampoo e bagnoschiuma dalla mia valigia e mi chiusi in bagno.
L’acqua calda mi rilassò tantissimo, sciogliendomi un po' dopo la faticosa giornata. Mi lavai con calma, e quando uscii, mi legai un asciugamano bianco intorno al corpo, che fissai con una cintura di quelle per gli accappatoi e detti una passata veloce ai capelli. In quel momento mi accorsi che non avevo preso né pigiama e nemmeno la biancheria pulita.....
Sbuffando uscii dal bagno, seguita da una nuvoletta di profumo e vapore e mi accorsi che Sam era sdraiato sul letto a guardare per aria, mentre dell’altro ragazzo non c’era traccia.
Cercai di non pensare al modo in cui mi stava guardando e andai dritta all’armadio in cerca della mia maglietta blu che usavo per dormire.
Presa anche la biancheria, e me ne tornai in bagno, cambiandomi e asciugando i miei lunghi capelli rossicci con il phon che mi ero portata da casa.
Uscii di nuovo e constatai che Tom ancora non c’era, mentre Sam stava sul letto con il cellulare davanti. M’infilai nel letto singolo, il più vicino alla finestra e puntai la sveglia del cellulare, pensando: Riuscirò mai ad addormentarmi?Due secondi dopo stavo già sognando...

Un raggio di luce fastidioso mi svegliò, la mattina dopo. Guardai l’ora a scoprii che mancavano cinque minuti al suono della sveglia, per cui mi alzai e mi vestii piuttosto semplicemente e misi un velo di mascara a contornare il tutto (http://www.polyvore.com/lilith/set?id=58743886#stream_box). Ci misi pochissimo, ma in quel tempo, si svegliarono anche gli altri due, i quali biascicarono una sorta di “buongiorno”, che riuscii a tradurre.
Notai che dormivano entrambi in boxer, perciò decisi che forse sarebbe stato meglio uscire e risparmiarsi certe visioni....presi la borsa coi libri e senza dire niente a nessuno, iniziai a vagare per un po' nel corridoio e alla fine uscii nel parco.
L’aria fresca mi fece svegliare del tutto e mentre mi sedevo su una delle tante panchine vuote, osservai un soffione che era posato sul prato davanti a me e mi venne naturale comporre una semplice poesia:

Triste al vento
fremi,
esile soffione
d’inverno.


Fin da piccola avevo sempre voluto scrivere poesie, e lo avevo sempre fatto così, come mi veniva, colpita da un oggetto o da un’emozione, senza però mai trascriverle. Anche a mia madre piaceva comporre e scrivere poesie, ma non volle mai saperne di pubblicarle, anche se sapevo che in fondo lo sognava segretamente.
Chiusi gli occhi e pensai a quanto mi mancava la sua voce, le sue carezze, le sue parole......avrei voluto riaverla lì con me, oppure a casa ad aspettarmi per le vacanze di Natale, almeno.
Riaprii gli occhi interrompendo la corrente di pensieri che rischiavano di sommergermi ogni volta, e lessi sul display del cellulare che mancava ancora mezz’ora all’inizio delle lezioni. Prima di alzarmi, presi il soffione e gli soffiai contro, facendo volare via tutti i suoi semi, poi mi diressi verso l’edificio principale del college.
Mi guardai intorno confusa: avevo dimenticato la mappa in camera, ma non avevo alcuna voglia di tornarci, perciò chiesi ad un ragazzo sul biondo: -Ehm, scusa, mi puoi dire dove si trova la caffetteria, per piacere?-
Lui alzò lo sguardo su di me, rivelando degli occhi chiarissimi -Ma certo, anche io ci devo andare e se vuoi ti posso accompagnare....- aveva modi dolci, e non mi fu difficile rifiutare:- Ma certo, grazie mille!-.
Finalmente qualcuno che non era né assillante e né scorbutico!


_____________________________________________________ NOTE: ciao ragazze, come potete vedere ho aggiornato molto presto, dato che la scuola è iniziata solo mercoledì e per ora non abbiamo ancora troppi compiti.
Mi farebbe piacere che mi diceste secondo voi come va avanti la storia, o altrimentei potete darmi qualche bel consiglio su come continuare! Poi verdò io....
PS: hai visto ari che sono andata avanti subito?
PPS: Ringrazio :
1 - Alexya_
2 - Audrey5
3- Ele Okumura
4 - kitty0890
5 - oOclorophillaOo
6 - rosaa93
7 - vale_able
che hanno messo tra le seguite le mie storie e ...coooosa?!
oddio quante visualizzazioni!!

AH, E SCUSATEMI SE IL CAPITOLO è CORTO, MA è IL MASSIMO CHE POSSO FARE ORA.....

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Capitolo 4
*** Chemistry project ***


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In pochi gesti raccolse i suoi libri e li infilò in uno zaino, poi iniziammo a chiacchierare mentre camminavamo tra i corridori, che pian piano si stavano riempiendo.
Era un ragazzo simpatico, si chiamava Mark O'Brien e aveva la mia stessa età. Dopo un po' arrivammo in un ampio atrio, dove si trovava anche la caffetteria, il bar e la panineria della scuola.
Ci sedemmo ad un tavolo e Mark mi propose: - Ehm, posso offrirti qualcosa Lilith?-
-Certo, sei gentile. Per me un cappuccino, grazie. Ah, puoi chiamarmi Lily, o Liz, se vuoi...-
-Va bene. Penso che Lily sia più carino....- mi fece un gran sorriso e andò a prendere le cose, tornando poco dopo.
Si sedette sulla sedia di fronte a me e mi chiese, sorseggiando il suo caffè -in che stanza sei?-.
-Nella 127, mi pare...- dissi con disinvoltura, senza aggiungere altro.
-Cosa? Ma quella stanza è nel dormitorio maschile, e non penso che tu sia....aspetta- disse guardandomi serio e commiserevole -non dirmi che tu sei la Ragazza, quella che dorme nel dormitorio maschile, insieme a Davies e un altro....-
Scoppiai a ridere per la sua espressione, e confermai tutto, subito seguita da uno dei suoi frequenti sorrisi e da un suo commento: -Accidenti, poverina! E comunque lo conosco, Davies, soprattutto perché ci ho litigato un paio di volte...-
Non volli indagare oltre, ma mi limitai a rispondere che con il carattere che si ritrovava, non era difficile litigarci, e Mark fu d’accordo.
Era molto piacevole stare con lui, soprattutto perché ti faceva sentire a tuo agio, e sapevo già che ci sarei andata d’accordo, nonostante lo conoscessi da una manciata di secondi, ma ormai si era fatto tardi, e la lezione di chimica sarebbe iniziata a momenti, così lo salutai: -Scusa Mark, ma ora devo proprio andare...-
-Già, anche io. Ti va questa sera di, non so, fare una passeggiata nel parco?- chiese semplicemente.
-Ma certo, perché no....verso le nove ti va bene?-
-Okay, a stasera allora, ciao Lily....- mi salutò allontanandosi.
Con un sorriso stampato sulle labbra, entrai nella classe di chimica e mi accomodai su uno degli ultimi banchi, guardando i ragazzi che entravano e prendevano posto a loro volta.
Vidi anche Sam, che si sistemava vicino a un ragazzo con la pelle chiara, mentre vicino a me si sistemò una ragazza con i capelli neri e lisci, che non disse una parola.
Infine entro la professoressa, una donna abbastanza bella e alta, sulla quarantina, che portava un sobrio tailleur blu scuro.
Con un solo gesto richiamò l’attenzione, che con mio stupore arrivò subito e prese a parlare:- Buongiorno ragazzi. Benvenuti al corso di chimica di quest’anno, che terrò io come sempre. Mi è stato detto che vi sono due ragazze nuove, potete alzare la mano, per piacere?-
Io ed una ragazzina mora che stava nel banco davanti a me alzammo la mano e ci presentammo:
-Lilith Sanders-
-Haynes Pollock-
-Molto bene- riprese l’insegnante – io sono la professoressa Coopson, e tengo questo corso da circa sette anni- sorrise gentilmente, facendomi una bella impressione, poi si riferì a tutta la classe: -Ragazzi, come vi avevo anticipato già l’anno scorso, vorrei che voi presentiate un progetto entro il mese prossimo, che consegnerete a coppie. Bene, ora le coppie!-
Poi si mise seduta dietro la cattedra e iniziò a chiamare coppie di alunni, mentre questi ultimi sbuffavano, protestavano, sorridevano o rimanevano impassibili.
-....Davies- pronunciò e in quel momento io pregai con tutta me stessa che non dicesse.....-....con Sanders, ….- appunto!
Sbuffai , mentre lui non si girò neppure. Che presuntuoso!
Passai il resto delle lezioni di chimica, algebra e tedesco a spostarmi da una classe all’altra e prendendo appunti sulle spiegazioni dei professori, cercando di non farmi notare già il primo giorno. Finalmente, mentre la prof di tedesco, la Pfeiffer finiva la sua lezione, suonò la campanella della pausa mensa.
Raccolsi i miei libri e uscii fuori, dirigendomi verso lo stesso atrio della mattina.
Presi il mio vassoio e mi misi in coda alla panineria, quando mi venne incontro la ragazza nuova del corso di chimica.
Era una ragazza carina: mora, capelli ricci, labbra carnose e una spruzzata di lentiggini sotto agli occhi, anch’essi marroni.
Mi chiese con voce vellutata: -Ciao, mi chiamo Haynes, e sono nuova. Posso mangiare con te? Sai, non conosco nessuno...-
Acconsentii di buon grado, felice di non essere sola a mia volta e le feci un breve sorriso. Aspettammo il nostro turno, e quando arrivò, presi un panino con mozzarella e pomodoro, mentre la mia compagna ne prese uno col prosciutto.
Ci sedemmo in un tavolino tranquillo, e parlammo delle nostre impressioni sulla scuola, sulla famiglia e di cose da ragazze. Ad un certo punto, incrociai lo sguardo di Mark, che in quel momento stava passando salutandomi con il suo solito sorriso. Haynes se ne accorse e chiese stupita, sbarrando gli occhi: -Sei amica di quel...quel...figo da paura?!-
Ridacchiai e risposi: -Chi, Mark? Si, l’ho conosciuto stamattina e dato che è stato gentile con me... bé, è stato simpatico...-
-Fortunata te...senti, ora devo andare, ti va qualche volta di studiare insieme? -
-Ma si, perché no? Ti farò sapere...- detto questo me ne andai verso l’aula della lezione successiva, che passò con eccessiva lentezza.
Il pomeriggio passò lentamente, quasi non volesse finire più, ed io non strinsi nouve amicizie, ma scoprii che avevo il corso di elettronica in comune con Mark, e ciò mi rallegrò abbastanza.
Quando suonò la campanella dell’ultima ora, erano già le sei, e, inutile dirlo, ero felicissima di aver finito. Percorsi velocemente le scalinate, il parco ed infine il corridoio del dormitorio, finchè non arrivai alla stanza 127. Aprii e vidi Sam chino sui libri alla scrivania.
-Oh, sei qui..-disse alzando appena appena la testa dalle pagine. -Dove dovrei essere, su Marte?- risposi buttando la borsa sul letto matrimoniale e in quel momento mi accorsi che....-Dove diamine è finito il letto singolo?!?- urlai.
-Isterica come sempre, vedo, anzi, sento e comunque se non te lo ricordi, Tom ha lasciato la stanza, per cui sono venuti a prendersi il letto singolo, dato che ce lo avevano bisogno...- riferì continuando a tenere lo sguardo sulle pagine.
-E io dovrei dormire con te?!- sbuffai guardandolo con sguardo assassino e incrociando le braccia.
-Così pare, a meno che non preferisci il pavimento....-sghignazzò fastidiosamente e mi guardò.
-Oh, il pavimento è certo molto meglio di te, almeno non dice cagate....- rimbeccai allontanandomi e aggiungendo: -Ora mi faccio una doccia, se permetti....- e dicendo questo presi in un baleno i vestiti puliti (http://www.polyvore.com/stroll/set?id=58872357#stream_box) e mi sbattei la porta alle spalle.
Come sempre l’acqua e il vapore riuscirono a calmarmi e quando uscii dalla doccia ero quasi rilassata!
Mi asciugai i capelli legandoli in una treccia di lato, poi mi vestii e uscii.
-Se hai finito di usare il bagno, me la faccio anche io la doccia, con il tuo permesso....- disse lo scemo appena sbucai fuori dal bagno, ed io non dissi niente, ma mi buttai sul letto matrimoniale.
Mandai un messaggio a Emily per spiegarle le novità, ma dato che non rispondeva, m’infilai le cuffie nelle orecchie e mi rintanai nel mio mondo fatto di note e parole.
Quando il cretino uscì dal bagno, erano ormai le sette passate e incominciavo ad avere una certa fame.... sempre con gli auricolari, notai che il ragazzo (sempre che appartenesse a questa specie) non aveva alto che un asciugamano legato intorno alla vita e in quel modo, con i capelli bagnati e scompigliati, era davvero attraente, anche se non lo avrei ammesso per niente al mondo, dato che per me rimaneva sempre il solito ornitorinco scimmiotico.
Tornò in bagno a vestirsi e quando ne uscì, disse che sarebbe andato a prendere da mangiare, così mi misi a fare i compiti che ci avevano assegnato.
Tornò dopo mezz’ora con tre panini diversi e delle bibite. Presi un panino che m’ispirava e mi sedetti sul letto a gambe incrociate, mentre lui si metteva sulla sedia della scrivania.
Per un po' si sentì solo il ruminare delle nostre bocche, ma dopo un po', ruppe il silenzio: -Allora, cosa facciamo per il progetto di chimica?-
Oh, no, me n’ero già dimenticata! Ma doveva proprio ricordarmelo? - Oh, no, non farmici pensare, ti prego!!-
-Ok,lasciamo perdere per ora...- finimmo di mangiare alle otto passate, scambiando solo qualche parola, e dopo qualche minuto ancora bussarono alla porta. Era decisamente troppo presto perchè fosse già Mark, ma allora, chi poteva essere?


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NOTE: ciao ragazze e ragazzi da tutti i popoli! (?) eccovi un altro capitolo sfornato!
mi dispiace però che con tutte queste visite (sono più di cento per il 1 capitolo) solo 1 mi lasci una recensione. se non vi piace la storia ditemelo, e se vi piace, bè, lasciatemi un pensiero....

facciamo così, il prossimo capitolo lo metterò solo se mi lascerete ALMENO SEI RECENSIONI......scusate, ma devo capire se la storia piace, altrimenti è inutile che vada avanti....

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Capitolo 5
*** Who knoox at the door?? ***


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Alzammo entrambi la faccia verso la porta, evidentemente nemmeno il citrullo aspettava visite a quell’ora. Mi alzai dal letto e andai ad aprire, ritrovandomi davanti....l’ometto della segreteria che avevo incontrato il primo giorno, il quale disse: -Signorina Sanders, c’è una persona che vorrebbe parlarle molto urgentemente, posso farla entrare?-

Chi poteva essere? Non avevo conosciuto nessuno al College con un valido motivo per “parlarmi urgentemente”. Risposi: -...Si, la faccia entrare, grazie-

Dopo essersi congedato, il tizio scomparve dietro alla porta, dalla quale entrò, chiudendosi la porta alle spalle, l’ultima persona che avrei voluto vedere. In quel momento mi sembrò che tutto intorno a me, compreso Sam, fosse scomparso, lasciandomi sola con Lui.

-Che cosa ci fai qui, papà?- dissi gelida, nascondendo la sorpresa e anche la rabbia.

-Devo parlarti, Lilith, voglio scusarmi con te, lo sai...- rispose lui, facendo incontrare i nostri occhi, dello stesso colore.

Sam non si era mosso dal suo posto, e guardava in silenzio la scena, carica di tensione.

-Non voglio sentirle le tue scuse, ci dovevi pensare prima, lo sai, e adesso esci, per piacere!- sbottai, trattenendo le lacrime e indicandogli la porta. Credevo di aver passato anche quello, ma il ritorno di mio padre mmi aveva spezzata nuovamente in due.

Una lacrima gli scese sul viso, una sola e continuò: -Ti prego Lilith, dammi una possibilità, non ce la faccio senza di te! Ti prego, ho già perso una delle due cose più importanti della mia vita e sto per perdere l’altra, aiutami...- lo fermai con un gesto della mano e sussurrai:- Mi dispiace papà, hai perso anche l’altra, ormai. Ora vattene.-

Ora stava piangendo seriamente e sembrava un’altra persona, sembrava fragile e vecchio, nonostante avesse meno di quarant’anni.

Non disse una parola, e uscì dalla porta. Solo all’ultimo momento mi sussurrò tra i singhiozzi: -Ciao, piccola mia, ricorda che la mia porta è sempre aperta, se mai vorrai tornare....- detto questo se ne andò chiudendo la porta, ed io scoppiai in lacrime.

Sentii Sam dietro di me, in piedi, e senza pensarci, mi voltai e sprofondai la testa nella sua spalla. All’inizio rimase titubante, ma poi mi strinse a sé, con fare paterno. Inspirai profondamente e cercai di darmi un contegno, smettendo di piangere. Lui non chiese spiegazioni, con mio sollievo e stupore, perciò mi sdraiai sul letto e afferrai il cellulare. Fortunatamente, Mark mi aveva dato il suo numero, così potei scrivergli un messaggio, dicendo che non stavo bene e quella sera non sarei uscita con lui. Rimasi qualche minuto con gli occhi chiusi e le lacrime lasciarono il posto alla rabbia e a quel senso di vuoto che si prova dopo un’emozione fortissima. Quando risollevai le palpebre, notai Sam in piedi vicino al letto, che mi guardava in modo strano.

Iniziai a raccontargli tutto. Non so perché lo facevo, ma mi fece sentire meglio.

-Mia madre è morta circa un mese fa. Io e mio padre siamo sempre stati molto legati, e la sua perdita ci ha distrutti a tutti e due- feci una pausa e Sam si mise a sedere di fianco a me -poi, una sera, mio padre si è ubriacato, mentre io ero fuori, e quando sono tornata, c’era in casa un’altra donna. Era una sua vecchia amica, ma non potevo tollerare che sotto lo stesso tetto di mia madre ci stesse un’altra donna, o almeno non dopo che era morta da solo quattro giorni....-. Avevo lo sguardo vuoto, e fissavo il soffitto con insistenza. Con mia sorpresa il ragazzo parlò: -Quando avevo quattordici anni, morì mia madre in un incidente d’auto. Io non volevo continuare a fare una vita piena di lacrime, e cercavo di ritrovare la mia serenità, ma questo mio padre non riusciva proprio a capirlo, perciò me ne sono andato a vivere da mio zio dopo un anno- finì di parlare e abbassò gli occhi. Non credevo che si sarebbe aperto così, all’improvviso, ma evidentemente gli avvenimenti lo avevano scosso non poco.

Dopo quelle confessioni, ci mettemmo un po' a studiare in silenzio, finchè non decisi di mettermi a letto, subito seguita da lui.

-Alla fine hai preferito me al pavimento?! Non ci posso credere!- disse prima di augurarmi la buonanotte, lasciandomi sfuggire un sorriso di cui avevo assoluto bisogno.

 

La mattina dopo mi svegliai, per colpa della luce che entrava dalla finestra sul mio lato del letto e scoprii di essere in ritardo, evidentemente non avevo puntato la sveglia. Sam era ancora addormentato, così sfruttai il momento per cambiarmi. Tolsi la maglietta che usavo come pigiama e rimasi in intimo. Proprio in quel momento, una voce mi fece sobbalzare: -Mmm....questo si che è un risveglio coi fiocchi....- era sempre lo stesso, pensai, infilandomi velocemente la maglietta e i pantaloni.

-Piantala, scemo!- dissi divertita.

In quel momento si alzò (era in boxer) e si avvicinò a me dal dietro, sussurrandomi ad un orecchio: -Non sai che cosa hai fatto stanotte....-

Spalancai gli occhi e chiesi: -Ch-che cosa ho fatto?-

Si appoggiò di più a me facendomi venire i brividi e disse: -Ah, se non lo sai tu...comunque dovresti tenere le mani a posto....-

Mi sentii avvampare, ma risposi a tono: -Già, e tu dovresti tenere a posto qualcos’altro ....- detto questo mi girai fino ad avercelo a pochi centimetri dal volto, solo per il gusto di godermi la sua espressione sorpresa. Lui continuò a fissarmi con i suoi bellissimi occhi, spostandoli dai miei alla mia bocca, in modo...strano. Non gli diedi la possibilità di intraprendere qualche pericolosa operazione e mi scostai, riempiendo la tracolla di stoffa con tutti i libri delle materie di quel giorno: educazione fisica, algebra, storia, letteratura e storia della musica.

Poi salutai con un cenno veloce l’opossum e me ne andai verso la caffetteria. Nel parco incontrai Haynes e facemmo la strada insieme.

Come al solito ci sedemmo in quello che ormai consideravamo il nostro tavolo (anche se ci eravamo sedute lì solo per un giorno) e bevemmo chiacchierando le nostre colazioni. Proprio mentre stavo per bere l’ultimo sorso di cappuccino, arrivò un biondino famigliare, che salutò allegramente: -Ciao ragazze. Tutto a posto ora, Lily?-

-Oh, si certo, grazie. Mi dispiace per ieri sera, ma proprio non stavo bene...- risposi cercando di mostrare sicurezza, anche se in fondo lui era sempre stato gentile con me e non si meritava certe bugie...

-Non fa niente, però stasera per farti perdonare devi venire a cena con me, d’accordo?- chiese sorridendo ancora. Era una cosa incredibile, sorrideva sempre!!

-Oh, certo, va bene, ma niente roba elegante, non sono il tipo- dissi ridacchiando.

-Allora d’accordo, ti vengo a chiamare verso le sette e mezza...ok?-

-Ok, a dopo!- dissi salutandolo e incominciando la giornata un po' meglio...

La giornata passò lentissima, e il professore di algebra Blevins, che avevamo all’ultima ora, ci tenne in classe più del dovuto, e quando tornai in stanza, alle sei e mezza, il procione era in doccia.

Sfruttai quel momento, oltretutto lontano da orecchie indiscrete, per telefonare a Emily, che mi rispose dopo pochissimi squilli.

Le raccontai per filo e per segno la discussione con mio padre, l’appoggio di Sam e l’uscita imminente con Mark. Era molto felice per questo (è un modo carino per dire che mi ruppe un timpano a furia di urlare cose tipo “noooo, ma dai?”, “Che beeello!” ecc.) e mi salutò dopo non meno di sedici minuti passati.

A quel punto, uscì dalla doccia lo scemo, così mi appropriai del bagno. Mi vestii semplicemente (http://www.polyvore.com/lil/set?id=59073221) non volevo sentirmi a disagio, e mi misi giusto un filo di mascara sulle ciglia. Raccolsi i capelli in una piccola treccia su un lato e uscii tutta pulita e profumata. Tra meno di mezz’ora sarebbe arrivato Mark, ma prima mi autoconvinsi a fare un po' di compiti....

 

Olà, belli e belle da tutto il mondo!!! Ho deciso di pubblicare lo stesso anche se non ho avuto le sei recensioni (tanto ne mancava solo una) perché una certa persona, chiamata ARIANNA continuava a stressarmi (credeteci, è mooooolto convincente quando vuole...) spero che recensiate!! ciao, Julia....

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Capitolo 6
*** Stupid ***


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Quando suonò il campanello, sia io che l’opossum sobbalzammo: non avevo detto a nessuno che uscivo quella sera. Mi alzai per aprire e quando sbucò la faccia di Mark dalla porta, ricevetti da lui un bacio sulla guancia che mi lasciò un po' interdetta.

-Ciao, sei pronta?-

-Si, andiam....- non feci in tempo a finire la frase perché Sam era scattato in piedi e aveva esclamato: -Cosa?!? Esci con LUI?! Non sai con chi hai a che fare, credimi!-

Adirata, precedetti Mark e risposi acida: -Senti, ma come diavolo ti permetti? Credo di essere in grado di decidere DA SOLA con chi uscire la sera, non credi?-

La sua espressione d’odio verso il ragazzo rimase immutata e continuò: -Lilith, seriamente, non sai a cosa....-. Lo interruppi e gli dissi gelida -Sam! Non sei mio padre!-.

Ero arrabbiatissima! Ma come si permetteva di dirmi queste cose solo perché a lui Mark non piaceva! In ogni caso, lo avevo fatto parecchio arrabbiare, così mi attaccò: -Ah, giusto, dimenticavo che ne hai uno migliore, di padre....-

Non pensai a niente, semplicemente gli tirai uno schiaffo sulla guancia e subito dopo chiusi la porta alle mie spalle, trascinandomi dietro Mark.

La mano mi bruciava ancora dalla forza che avevo messo in quel gesto, e quando sfiorai quella di Mark, sussultai.

Lui mi guardò e chiese: -Va tutto bene, Lily?-

-Si, solo che Sam è....è....aah!- sbottai. Oramai eravamo nel parco, e l’aria fresca mi aveva fatto tornare un po' più in me.

-Va bene, ho capito, ma ora non parliamone più, ti va?- chiese guardandomi negli occhi: era davvero molto bello....

Gli sorrisi riconoscente e lasciai mi lasciai prendere per mano. Camminavamo tranquillamente per le strade di Londra mano nella mano, ed io mi sentivo bene. Mark era un ragazzo dolce, anche se certe volte lo era fin troppo, e sapeva far trovare a loro agio le persone che gli stavano vicino, o almeno questa era stata la mia impressione.

Arrivammo dopo un po' in un piccolo spiazzo, dove un ristorante italiano aveva esposto la sua insegna insieme ad altri negozi. L'interno era luminoso e ci accomodammo in un tavolo vicino alle cucine. Un cameriere ci consegnò i menù e Mark mi chiese cosa prendevo, lui aveva già scelto per la pizza, piatto tipico.

-Uhm, credo che voterò anch'io per la pizza- ero veramente malata di pizza, anche se l'avevo provata solo poche volte!! -...prosciutto e funghi...-

Mentre aspettavamo le ordinazioni, cominciai a pensare a quello che mi stava dicendo Sam, e mi sorse un dubbio: -Mark, ma cosa stava dicendo prima Sam?- chiesi al biondino, che ,per una frazione di secondo, assunse uno sguardo irritato.

-Ehm, niente, solo che ce l'ha ancora con me perchè...mi sono fidanzato con sua sorella e lui...non voleva....ecco- disse, e chissà perchè mi sembrò solo una parte della verità.

In ogni caso, pensai, sono affari loro, io non voglio certo immischiarmi!

Quando arrivarono le pizze, io mi buttai letteralmente sulla mia, procurandomi un'occhiata curiosa da parte di Mark e di una coppia di anziani che sedevano al tavolo vicino al nostro.

-Che c'è, non hai mai visto un'affamata mangiare la pizza?- domandai a Mark, ma facendomi sentire anche dai vecchietti, ai quali stava quasi cadendo la dentiera....con tanto di saliva!

-Sicuramente non in quel modo! Da quant'è che non mangi, scusa?- disse il biondino con una risata, senza smettere di mangiare anche lui.

-Mah, oggi a pranzo?- dissi con la bocca piena, e lui mi sorrise.

Passammo il resto della serata a chiacchierare tra noi, quasi come due vecchi amici, e scoprii che Mark aveva origini tedesche, ed era in Inghilterra per studiare l'inglese con suo fratello più grande, Ianik.

Ormai le nostre pizze erano scomparse già da un po', e il ristorante si stava svuotando. Solo dopo che fumo rimasti solo noi, decidemmo di andarcene, perciò pagammo e uscimmo.

L'aria fredda ci investì, portando con sé un odore buonissimo di pioggia, e sentimmo dopo poco le prime gocce cadere. A quel punto Mark disse guardando il cielo: -Oh, no....ci bagneremo tutti!- come non detto! L'acqua iniziò a scendere ancora di più e ancora più forte, e fummo costretti a ripararci sotto un portico a lato strada, sottraendoci al muro di pioggia che scrosciava davanti a noi.

-Cosa facciamo? Il College non è molto lontano, ma ora che ci arriveremo avremo le tartarughe nelle scarpe....- sospirò guardandomi.

Allora mi venne un'idea, e con un sorriso lo presi per mano: -Vieni!-

Lo trascinai fuori, sotto la pioggia, dove un getto gelato ci fece rabbrividire, e iniziammo a correre.

La gente con gli ombrelli ci guardava, alcuni con rimprovero, altri con divertimento, ma noi noi ci badavamo e continuavamo a correre.

Arrivammo alla scuola col fiatone, ma, sempre di corsa, attraversammo il parco fino alla tettoia che proteggeva la porta dl dormitorio maschile. Ci fermammo riprendendo fiato e strizzandoci i vestiti.

Ad un certo punto Mark scoppiò a ridere e fu subito seguito da me.

-È stato divertente!- esclamò passandosi una mano tra i capelli fradici.

-Già...ora però entriamo, che sennò ci prendiamo qualche malanno... - risposi.

Entrammo, sgocciolando un poco sul pavimento scuro, e quando arrivammo davanti alla mia camera, mi voltai verso il ragazzo: -Grazie Mark, è stata una bella serata, davvero-

-Figurati, mi sono divertito anche io...- detto questo iniziò ad avvicinarsi pericolosamente, mentre con i suoi occhi chiari ancora mi fissava. Un secondo prima che le nostre labbra si toccassero, chiusi li occhi. Era un semplice bacio a stampo, ma cosa mi aspettavo? In ogni caso era stato un bacio delicato e dolce. Si staccò pochi secondi dopo, ma il tempo in cui lo fece mi sembrò eterno.

Con un cenno se ne andò, lungo il corridoio ed io entrai in camera: la mezzanotte era passata da un pò, e Sam era già a letto, anche se dubitavo del fatto che dormisse già. Mi cambiai in bagno e, con un asciugamano intorno ai capelli, m'infilai sotto le coperte, molto lontana dal cretino e con la schiena rivolta verso di lui. In men che non si dica, mi addormentai, dopotutto, era stata una giornata piena di emozioni....

(http://i93.photobucket.com/albums/l71/xtj/mitch_hewer_1189961247.jpg)

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A svegliarmi fu una fastidiosissima suoneria e , aprendo un occhio, potei vedere Sam alzarsi e andare a rispondere. Sbuffai, e guardai l'ora: due minuti al suono della sveglia. Con immensa fatica, presi i vestiti puliti e andai in bagno a prepararmi: i capelli erano più ricci del solito, grazie alla pioggia della sera precedente, perciò decisi di piastrarli. Infine mi vestii e uscii, vedendo lo scemo chiudere in quel momento la telefonata. Non disse una parola, non che ne volessi sentire, ma questo mi fece pensare che ricevere delle scuse da lui sarebbe stato come far morire annegato un pesciolino rosso. Con un sospiro, mi sedetti sulla sedia della scrivania, e mentre lui entrava in bagno, composi il numero di Emily:

-Pronto?-

-Ciao bella, come va?- dissi.

-Mmmm, male, ho l'influenza, tu? Successo niente di nuovo?- rispose con voce raffreddata.

-A dire la verità sì. Ieri è venuto mio padre.....ci ho litigato, e poi sono uscita con Mark, il ragazzo di cui ti avevo parlato...prima di uscire ho tirato uno schiaffo a Sam, perchè ho litigato pure con lui...- dissi tutto d'un fiato.

-Ah, nient'altro?- fece lei ironicamente.

-Ah, io e Mark ci siamo infradiciati da capo a piedi e prima di rientrare in camera mi ha baciata-.

-Apperò!! Scusa, ti chiamo magari pomeriggio, ma ora mi sta chiamando mia madre. Un bacio-

-Un bacio, ciao. Curati!- dissi prima di chiudere la telefonata.

In quel momento la porta si aprì e ne uscì Sam, così decisi che sarebbe stato meglio prendere le mie cose ed uscire, e così feci.

Come al solito, percorsi il corridoio fino all'uscita e attraversai il parco diretta alla caffetteria. Dopo un caldo caffelatte, mi accorsi di essere mlto in anticipo, tanta era stata la fretta di lasciare la camera.

Mi alzai dal tavolino solito e iniziai a vagare per i corridoi ancora in parte vuoti, finchè non arrivai

davanti ad una porta più grande delle altre, molto imponente e con sopra una targhetta che diceva: Biblioteca.

Con passo cauto, entrai nell’enorme sala piena di scaffali e libri,che ne nascondevano la fine. Era proprio una bella biblioteca, con lunghi finestroni da un lato, poltroncine o tavoli tra gli scaffali.

Pareva non esserci nessuno, al di fuori di una piccola donna che sedeva composta dietro ad un tavolo, con un paio di orribili occhiali sul naso.

-Ehm...-mi schiarii la voce, e la donna alzò gli occhi verso di me.

-Buongiorno! Cerca qualcosa? Se vuole dare solo un’occhiata faccia pure, io sono Sophia, chieda pure a me se ha bisogno-. Detto questo se ne tornò al suo lavoro, perciò io girai i tacchi e gironzolai per un po' tra gli scaffali, sfiorando con un dito le file di libri in ordine di genere o autore. Arrivai ad un vicolo cieco, dove gli scaffali erano alti e stretti, che scoprii contenevano libri di poesie. Ne presi uno a caso e incominciai a leggere:

 

In

un giorno di pioggia

mi vedrai

con le mani alzate verso il cielo.

L’acqua

scivolerà tra le mie dita,

come sabbia

cullata dalle onde.

Sarà allora,

in

un giorno di pioggia

che tu potrai

leggermi l’anima con un solo sguardo.

 

MI riscossi dalla lettura solo quando sentii la campanella suonare in lontananza, così riposi velocemente il libro al suo posto e corsi in classe.

 

 

Ciao bella gente, come va?

Fatemi sapere che cosa pensate di questo capitolo...(mi va bene anche ”ma vai a letto, che è meglio!”, oppure “no comment”)

PS:dato che oggi pioveva moltissimo, mi sono messa a scrivere poesie, bellamente sotto il naso della prof, e questa è una mia creazione. Vi prego, non uccidetemi!

PPS: ho scritto anche una sorta di poesia-storia, “Lettera per Nessuno” (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1283759&i=1) , se volete passate . A presto, julia.

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Capitolo 7
*** Party ***


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Corsi per il corridoio fino ad una porta metallica grigia che portava agli spogliatoi della palestra. Mi ci incamminai velocemente ed entrai nello spogliatoio femminile, sistemandomi su una panca con altre ragazze.

Mi cambiai velocemente, indossando un top blu scuro ed un paio di pantaloncini bianchi e blu che la scuola ci aveva consegnato. La lezione passò in fretta, ma tutti -credo- notarono come io e Sam ci evitavamo clamorosamente, ed io fui molto sollevata quando la prof ci mandò a cambiarci.

Le lezioni successive (letteratura, storia del teatro e scienze) le passai come al solito con la testa per aria e verso la una potei finalmente andare a mangiare.

Comprai un paio di panini, ma dato che né Haynes né Mark si erano fatti vivi, decisi che sarei andata a mangiare nel parco. Mi sedetti con le gambe incrociate su una panchina e presi a mangiare con calma il mio panino al prosciutto, dato che la pausa quel giorno era piuttosto lunga. Ero assorta nei miei pensieri, quando una mano mi si posò sulla spalla. Voltandomi, incrociai l'azzurro cristallino degli occhi di Mark. All'improvviso, una domanda mi uscì imprevedibilmente dalle labbra: - Perchè mi hai baciata ieri?-

Lo vidi sedersi vicino a me e dopo un po' rispose: -Perchè mi piaci, Lily-.

Sapevo che a quel punto avrei dovuto dire qualcosa, ma la verità è che nemmeno io sapevo come rispondere. Certo, Mark è un ragazzo bellissimo e gentile, capace di far cadere ai suoi piedi qualunque ragazza, ma mi piaceva veramente? No, non credo proprio. Insomma, forse un pochino,ma....no!

-Ehm, anche tu sei...carino- dissi forzando un sorriso.

Mi guardò per qualche secondo, poi mi chiese: -Senti, sabato ci sarà il ballo di inizio anno. Ecco, io mi chiedevo se....- no, aspetta, ma da quando esiste un ballo di inizio anno? E perchè nessuno me ne ha mai parlato?-...ti andrebbe di venirci con me-

-Ehm- ci volevo andare? Odiavo quel genere di cose, ma era stato Mark a chiedermelo perciò...- Si!- risposi io, questa volta sorridendo per davvero.

-Perfetto allora!-

-Già...- sospirai, pensando: Come te!!

-Ora devo andare. In questi giorni sono un po' occupato, se vuoi chiamami, altrimenti ci vediamo sabato...-

-Va bene, ciao!- feci salutandolo con la mano, mentre lo vedevo allontanarsi con passo delicato.

Tornai a guardare con sguardo assorto le foglie della quercia sopra di me, che ondeggiavano lievemente al vento. Non pensavo a niente, e certo non ne sentivo il bisogno!

Dopo un po', vidi Haynes che si avvicinava, con i capelli scuri che le svolazzavano di qua e di la, tutta sorridente.

-Ciao Lily! Tutto bene?- disse dolce.

-Si, che è successo? Se ti guardo bene si vedono i rivoli di felicità che ti escono dai pori della pelle!- dissi.

Mi sorrise contenta e si sedette vicino a me.

-Il fatto è che...insomma....hai presente quel figo che viene al corso con noi e che si siede nel terzo banco?- ce lo avevo presente, si chiamava Harry Dadmingt -Ecco, lui. Mi ha invitata sabato! Al ballo!-

-Wow, ma ci sei già uscita?- chiesi, ma dalla smorfia che seguì la mia domanda capii che probabilmente sapeva a malapena come si chiamava di nome.

-A proposito, dove sarà la festa?- chiesi poi, ricordandomi che non lo sapevo.

-In palestra, perché è l’unico posto dove ci stiamo tutti! D’estate, per la festa di fine anno, mi hanno detto che si organizza nel parco, ma dato che d’inverno fa troppo freddo, la fanno in palestra...-

-Mmmm...- mugugnai in tutta risposta, pensando a come doveva essere la festa finale, all’aperto, perdipiù!

-Tra poco abbiamo le lezioni, ti va di entrare?- mi chiese lei alzandomi, ed io le risposi con un cenno affermativo, seguendola nella nostra aula. Le lezioni furono più noiose del solito, anche se durante l’ora di biologica il monologo della prof fu interrotto dall’annuncio della festa, dato agli altoparlanti.

Quando anche l’ultima campanella suonò, corsi letteralmente fuori, diretta alla mia camera.

Quando vi giunsi, feci girare la chiave nella toppa e....mi bloccai. Sam stava amabilmente ficcando la lingua in bocca ad una ragazza coi capelli nerissimi e mezzo chilo di trucco sugli occhi.

Appena mi vide, la ragazza si staccò dal cretino dicendogli: -Ehm, ciao Sam, ci vediamo.....-.

A quel punto ricevette in risposta un cenno di saluto seguito dall’innocente: -Ciao Karen, a presto!-.

Dopo che la pu....trida lucertola se ne fu andata, vidi Sam fissarmi con sguardo indecifrabile, che ricambiai.

Ci stavamo fissando in cagnesco da più di cinque secondi, quando lui disse sfacciato: -Che c’è, gelosa, Liz?-. Mi fece un certo effetto essere chiamata così da lui, specialmente perché l’unica persona che mi aveva mai chiamata con quel soprannome era stata mia madre.

A quel punto strabuzzai gli occhi, sia per come mi aveva chiamata, sia per quello che aveva detto.

-Ma che faccia tosta! Si può sapere cos’hai nella testa?Guarda che non esisti solo tu nel mondo!- urlai. Lui si limitò ad alzare le spalle, borbottando: -Secondo me sei solo gelosa...-.

Non so come, ma riuscii a non riempirlo di botte. Io lo odio! Ma proprio io dovevo finire in camera con lui? Mah!

 

 

I giorni passarono e finalmente arrivò il sabato. Mi alzai stiracchiandomi e come d’abitudine, non degnai Sam, che era appena uscito dal bagno, di una sola parola.

Mi affacciai alla finestra: il cupo grigiore londinese avvolgeva le cime degli alberi nella sua nebbiolina, facendomi rabbrividire.

La giornata, fortunatamente, sembrò volare, e finalmente arrivò l’ora di cambiarmi. Misi un vestitino viola carino e mi pettinai (http://www.polyvore.com/you_me/set?id=60333295#stream_box) . Subito dopo, quando bussarono alla porta, scattai ad aprire, manco fossi una molla! Fortunatamente Sam, che non veniva al ballo, non disse nulla quando vide Mark in tutta la sua bellezza che mi aspettava.

Appena fuori mi disse in un sussurro: -Dovrebbero fare più feste scolastiche se questo mi permette di vederti sempre così bella!-

-Grazie, anche tu sei elegante!- dissi un po' in imbarazzo.

Camminammo vicini per tutto il tragitto, attorniati da quelli che, come noi, si dirigevano alla palestra. I palmi delle nostre mani, si sfioravano dolcemente ed io sobbalzavo ogni singola volta.

Ma la smetti? Dissi a me stessa....Sembri una liceale che si è appena presa una cotta!!

No, ma aspetta...io ero una liceale che si è appena presa una cotta!

Vabbè, lasciamo stare....

Quando arrivammo alla palestra, mi apparve uno spettacolo magnifico: c’erano luci e colori accecanti dovunque e numerosi banchetti pieni di roba da mangiare e da bere, il tutto completato dalla musica assordante.

Mentre entravamo nella sala, notai gli sguardi che rivolgevano le ragazze a Mark e pensai di essere proprio fortunata ad essere con un ragazzo così.

Partirono le note di una canzone dei The Script, gruppo che amavo mltissimo e non resistetti alla tentazione di trascinare il biondo in mezzo alla massa di ragazzi che si scatenavano.

Lui mi guardò con un sorriso, quando finì la canzone, e mi prese per mano, trascinandomi fuori dal frastuono.

-Prendiamo qualcosa da bere?- chiese quasi urlando, dato che la musica era alta anche così.

Annuii, così tornò con due bicchieri, uno con del liquido rosso ed uno con del liquido giallo, che prese lui.

Scolammo il tutto, poi, sobbalzai, quando qualcuno mi toccò la spalla.

Mi girai: Haynes se ne stava mano nella mano con un tipo super fighissimo dagli occhi chiarissimi.

-Ciao Haynes! Ciao....ehm-

-Stew!- finì la frase il ragazzo -piacere di conoscerti-.

Restammo a parlare ancora per un po', e quando li salutai, mi accorsi che Mark si era dileguato...

Mi alzai sulle punte per cercare di vederlo in mezzo a tutti i ragazzi del College, ma dato che non ebbi nessun risultato, mi avvicinai al tavolo delle bevande, ma ancora nulla.

Guardai a destra, poi a sinistra, quando sentii la sua mano forte che afferrava la mia.

Ebbi giusto il tempo di sentirlo sussurrare un: -Vieni con me- che subito mi ritrovai a scivolare tra la gente, diretta agli spogliatoi.

Continuò a portarmi avanti, finchè mi appoggiò al muro, che vibrava per la musica dall’altra parte e prese a baciarmi.

Per un attimo rimasi inerme, godendomi il momento, ma non appena sentii l’odore di alcool sulle sue labbra, cercai di allontanarlo, ma niente.

Mi stava letteralmente schiacciando al muro, così gli dissi, mentre lui mi baciava il collo: -Mark, aspetta...-

Non dava segni di aver capito, così gli dissi ancora, a voce più alta: -Mark, fermati. Sei...ubriaco!-

Mi schiacciò più forte al muro, facendomi male, e prese ad accarezzarmi una gamba con la mano.

Cercai di scrollarmelo di dosso per la seconda volta, ma non c’era niente da fare, era troppo forte.

Chiusi gli occhi, in panico, mentre sentivo che continuava ad accarezzarmi dappertutto.

Poi, all’improvviso, non sentii più il suo peso addosso, seguito da un rumore poco distante da me.

Appoggiai entrambe le mani al muro, respirando forte. C’era troppo buio per capire chi fosse la persona che aveva staccato Mark da me, e che ora gli aveva probabilmente rotto il naso, ma chiunque fosse, poco dopo mi prese per il polso e mi trascinò fuori, nel parco.

Solo quando si voltò riuscii a vederlo in faccia: era Sam. Mi stava letteralmente perforando con i suoi occhi, e a stento riuscii a parlare reggendo il suo sguardo: -Sam! Ma cosa...come hai....?-

Lui non proferì parola, ma mi riprese per il polso e mi portò al dormitorio. Solo allora mi parve tutto chiaro: aveva cercato di mettermi in guardia, ed io la avevo trattato malissimo, l’avevo offeso.

Entrò in camera e dopo aver fatto entrare anche me, richiuse la porta a chiave, girandosi verso di me con espressione indecifrabile.

-Sam, io.....mi dispiace, avrei dovuto ascoltarti...io...mi dispiace....-

-Già, anche a me!- rispose lui con tono duro. Forse me lo meritavo....Si passò una mano tra i capelli, poi mi chiese: -Cosa ti ha fatto?-

-Ehm, mi ha...toccata, ma niente di più!- risposi, intuendo dove voleva arrivare.

-Già....-

-Ma tu come facevi a sapere che...bè, insomma...- bisbigliai poi io.

-È mio fratello- disse distogliendo lo sguardo.

-Cooosa?!- risposi scombussolata.

-O meglio, il mio fratellastro...-

-Richiusi la bocca con uno schiocco, e decisi che forse era meglio andare in bagno a cambiarmi.

Misi la mia inseparabile maglietta blu (http://image01.bonprix.it/bonprixbilder/319x448/var1/930196.jpg ) em’infilai nel letto, seguita dal taciturno Sam.

-Sam?- lo chiamai.

-Mmmm...-

-Niente, buonanotte- dissi, lasciando nell’aria un silenzio carico di cose non dette.

 

________________________________________________________________________________

 

Eeeeeecccccomi!!! allora, che ve ne pare??? ok, ora dovete darmi assolutamente consigli su come continuare, dato che sto procedendo alla cacchio!!

PS: se sei Luca, sappi che i 5 euro non te li do, semmai quelli del monopoli!!

PPS: se non mi conoscete di persona non fate caso a quello che ho scritto!!

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Capitolo 8
*** Without thoughts ***


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WITHOUT THOUGHTS

Aprii gli occhi solo quando sentii la porta della camera richiudersi, facendo comparire Sam con due sacchetti marroni in mano.

-Buongiorno...- dissi stiracchiandomi e sbadigliando peggio del re leone.

-Buongiorno....ho portato la colazione-

Sospirai di piacere mentre mi mettevo a sedere e afferravo avida il sacchetto che mi stava porgendo, iniziando a mangiare il mio cornetto.

Lui si sedette sul letto accanto a me, dicendo: -Allora, su cosa lo facciamo questo progetto di chimica?-

Rimasi un po' spiazzata: di tutte le cose che poteva dirmi, proprio di quella doveva parlarmi?

-Ci ho pensato...-seee, come no?-potremmo farlo sulla rappresentazione del reticolo cristallino- sparai a caso.

-Mmm, per me va bene- fece lui finendo di mangiare in pochi bocconi la sua colazione. -Iniziamo oggi?-

Alzai le spalle e mi gustai la brioches rimanente. Finito poi di mangiare mi alzai e sgattaiolai in bagno per lavarmi e cambiarmi, cosa che feci con estrema lentezza. (http://www.polyvore.com/looking_good/set?id=60422341)

Proprio quando uscii dal bagno vidi il mio cellulare fare un salto sul comodino mentre partivano le note dei The Script, il mio gruppo preferito.

Lo afferrai e risposi senza nemmeno guardare chi fosse, ma me ne pentii subito, quando Emily mi perforò letteralmente un timpano: -BUONGIOOOORNO piccolo ghiroooo!!-

-Ciao Em- risposi laconica, accorgendomi solo ora che non le avevo ancora raccontato dell’episodio del giorno prima.

-Come va la vita? Domani è il....TUOOOOOOO COMPLEANNOOOOOO!!! aspettati una sorpresa a dir poco fa-vo-lo-sa!- urlò di nuovo, ma io spensi subito il suo entusiasmo dicendole seria: -Devo parlarti di una cosa...-

-Cosa è successo?!-

Iniziai a raccontarle tutto, tenendo la voce bassa per evitare che un certo QUALCUNO avesse la possibilità di origliare i fatti miei, anche se poi non ne era proprio estraneo, dato che era stato lui a tirarmi fuori da quella situazione.

Il mio monologo si concluse con il suo: -Ah, quindi Mark è fratello di Sam... oook, capito. Vabbè, dai ciao, ci vediamo tra un....mese!-

-Ciao bella, ti voglio bene, non vedo l’ora di vederti...-

-Eeeeh...ciao-

-Ciao- chiusi la telefonata accorgendomi dello sguardo penetrante con cui Sam mi stava fissando.

-Hai intenzione di perforarmi con quello sguardo?- chiesi un po' divertita e lui si limitò ad alzare un sopracciglio, cambiando discorso: -Bella la suoneria!- disse indicandomi il cellulare.

Sorrisi come un ebete, rispondendo quasi in tono di scusa: -Adoro i The Script!-

-Anche io, sono il mio gruppo preferito!- riprese lui.

Non sapendo cosa fare, guardai l’ora -erano le undici passate, dato che mi ero svegliata tardissimo- e decisi di mettermi un po' a studiare fisica sul letto, e così fece anche il moro.

Passò più di un’ora, e con un sospiro mi lasciai cadere il libro sulle ginocchia, chiudendo gli occhi, e sentii Sam, che aveva abbandonato il libro molto prima, dire: -Ma si può sapere come diamine fai a resistere così tanto? Io dopo mezz’ora al massimo schiatto!-

-E infatti i risultati si sono visti!- osservai schietta, senza quasi rendermene conto.

Dopo una frazione di secondo, sentii qualcosa di abbastanza morbido che mi veniva scagliato con forza dritto in faccia.

Aprii gli occhi disorientata e li strabuzzai quando vidi Sam che teneva trionfalmente in mano un cuscino, scena alquanto comica.

Fui velocissima: presi il cuscino su cui mi ero appoggiata fino a poco prima e lo colpii con forza, facendolo barcollare. Lui mi guardò stupito e con un ghigno strafottente mi sfidò: -Ah sì, eh? Vuoi la guerra?-.

Dopo questa sua frase iniziammo a tirarci dietro cuscini, libri, scarpe e tutto quello che ci capitava a tiro, proprio come due bambini che litigavano per un giocattolo.

Ad un certo punto, però, Sam mi tirò un colpo più forte degli altri, che mi fece cadere dal letto. Tuttavia all’ultimo secondo riuscii ad aggrapparmi alla manica della maglietta del ragazzo e me lo trascinai dietro, facendolo cadere sopra di me.

Per un tempo indeterminato ci fissammo, occhi negli occhi, imbarazzati e allo stesso tempo con sfida, finché senza una parola lui mi lasciò libera ed io potei alzarmi da terra con agilità.

Mi sentivo come se mi avessero appena tirato una pallonata nello stomaco! Per un attimo avevo creduto addirittura che mi avrebbe baciata, ma, fortunatamente, non è accaduto!

Come se niente fosse, mi chiese:-Senti, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Dopo possiamo andare in biblioteca...-

Mugugnai qualcosa in risposta e presi la mia giacca di jeans.

Senza una parola, uscimmo nel corridoio e lo percorremmo a grandi passi, ritrovandoci nel parco deserto.

Dopo qualche minuto di cammino, arrivammo alla panineria ed io mi sedetti in un tavolo mentre Sam prendeva da mangiare.

Tornò dopo pochissimo (non c’era nessuno, stranamente) con due panini caldi in mano e una bottiglietta di acqua.

-Adoro questi panini!- esclamai ad un certo punto, tanto per rompere il silenzio.

-Già, sono i più buoni in assoluto!- confermò lui con mentre risucchiava senza troppi complimenti un filamento di formaggio fuso.

Continuando a mangiare e a parlare del più e del meno, trascorse piacevolmente, anche se non lo avrei mai ammesso, un’ora o più.

-Andiamo?- chiesi quando avevamo già finito da un bel po'....

-Subito...-. Sparecchiammo e lasciammo l’atrio, diretti alla biblioteca.

Quando arrivammo, un piacevolissimo odore di libri e carta ci avvolse insieme al torpore della biblioteca.

Mentre camminavamo verso il fondo dell’enorme sala, tra alti scaffali e tavolini, mi sentii proprio bene, a casa, in un certo senso...

Ci posizionammo in un tavolino proprio in fondo al locale, nel reparto dei testi filosofici-poetici ed iniziammo a studiare insieme l’argomento che avevamo scelto.

Le ore, tra definizioni e ragionamenti, passarono in fretta, e in un attimo furono le cinque e mezza.

Stanca di ripetere sempre le stesse cose, annunciai che sarei andata a cercare un libro che m’interessava.

Iniziai a girovagare tra i libri, anche se in verità non stavo cercando niente in particolare.....mentre la mano scorreva leggera sul dorso di ogni singolo libro, ripensai alla mia casa, dove avrei voluto ritornare. Per la prima volta da quando avevo litigato con mio padre, il dubbio ed il senso di colpa mi assalirono e mi strinsero il cuore come in una morsa d’acciaio.

Agitai una mano come a voler scacciare questi brutti pensieri e continuai il mio giro. Ad un certo punto, due mani mi afferrarono per i fianchi con forza ed io mi voltai di scatto, reprimando a stento un urlo nel vedere Sam: -Ma sei matto o cosa?-

-Cosa, direi. Comunque, forse è meglio se adesso andiamo...sono le sei- disse con l’aria più naturale del mondo, cosa che mi fece innervosire non poco.

Mentre imprecavo mentalmente contro di lui, rifacemmo il tragitto al contrario, ritrovandoci in camera subito dopo.

Buttammo tutti i libri sulla scrivania, a quel punto l’australopiteco disse: -Fatti una doccia, dopo ti porto in un posto a mangiare!-

Ci misi un attimo a collegare il cervello, soprattutto perché mi sembrava strano il contenuto della sua frase, ma dopo qualche secondo sbottai: -Ah, grazie per aver chiesto il mio parere, mister sono-al-centro-del-mondo!-

La sua risposta fu: -Andiamo Liz, non vorrai certo rimanere in camera al sabato sera, soprattutto dopo aver studiato per...vediamo...quattro ore?-.

Probabilmente, il suo tono mi convinse, senza contare che tutte le volte che mi chiamava così mi faceva venire i brividi, perciò gli lanciai un semplice sguardo ammonitore e me ne andai in bagno.

L’acqua calda fece come sempre, miracoli, ed in poco tempo fui lavata e profumata, pronta per uscire, se non fosse che mi accorsi all’ultimo momento di non aver preso i vestiti. Presi un asciugamano dall’armadio e cercai di coprirmi con quello, ma era troppo piccolo e non sarei potuta uscire così. Con uno sbuffo, aprii leggermente la porta, chiamando Sam e dicendogli: -Sam, puoi passarmi dei vestiti, per piacere?-. Sentii l’armadio aprirsi e chiudersi e dopo poco la mano del tizio apparve dalla porta (dietro cui stavo accuratamente nascosta) con gli indumenti, seguiti dalla sua affermazione:-Credimi, è stato un grande sacrificio resistere alla tentazione di farti uscire nuda da lì-.

Senza pensare a quello che aveva detto, presi i vestiti: la maglia mi lasciava scoperta dall’ombelico e mi aveva dato un paio di shorts!http://www.polyvore.com/cgi/set?id=60139643&.locale=it

-SAM!- urlai -Ma ti sembra il caso, guarda che siamo a novembre! Io con questi pantaloni non esco!-

-Va bene, va bene, te ne passo un altro paio!- dopo poco spuntarono un paio di jeans neri, lunghi, grazie a dio, che indossai insieme al resto.

Mi truccai con del mascara ed in un attimo fui fuori.

Afferrai la giacca, spazientita dagli sguardi che lo scemo inviava al mio ventre e senza parlare, mi feci seguire fuori.

-Come ci arriviamo, lì dove dobbiamo andare?- chiesi allacciandomi la giacca nera.

-Con la mia moto!- rispose ovvio lui. Cioè, fatemi capire, lui voleva portarmi in moto con una maglietta corta e un paio di shorts? Deve stare proprio male!

Arrivammo ai box del college e lui tirò fuori il suo gioiellino (mi ero sempre appassionata di moto e belle così ne avevo viste non molte) mentre io lo aspettavo fuori.

Salii sulla moto con un balzo, e indossai il casco. Dette uno strappo all’acceleratore, che mi fece istintivamente aggrappare a lui e lo sentii sogghignare.

Dopo un po' di tempo passato a guardare le luci di Londra che scorrevano vicine, si fermò e scendemmo. Davanti a noi c’era un ristorante carino e non molto grande, ma che si rivelò essere ben arredato e accogliente.

Quando entrammo, Sam salutò allegramente il ragazzo che stava alla cassa, probabilmente si conoscevano: -Ciao Cole, tutto ok?-

Il ragazzo, si alzò dal suo posto -era alto circa come me- e batté una pacca amichevole sulla spalla di Sam: -Ciao Sam, qui sempre uguale, tu?- poi guardando me, sorrise e continuò -Non mi avevi detto che avevi la ragazza...-

-No, ma veramente noi non siamo fidanzati!- precisai io, mentre il ragazzo alzava un sopracciglio.

-Va bene, ho capito. Cosa vi porto?- cambiò discorso infine, con mio sollievo.

Ci accompagnò ad un tavolo e dopo aver scelto cosa farci portare, se ne andò verso le cucine.

-È un bel posto- osservai.

-Quando sono stufo dei panini del College, vengo sempre qui. Si mangia bene e si paga pure poco...-. In effetti, nonostante fosse passata solo una settimana, ero già stanca anche io di quei panini, per quanto buoni possano essere.

Intanto che aspettavamo, parlammo del più e del meno e scoprii che Sam aveva lavorato per qualche tempo come cuoco in alcuni ristoranti, ma dopo che era stato bocciato aveva preferito dedicarsi alla scuola.

Proprio mentre finiva di parlare, arrivarono i nostri piatti fumanti.

Mi sembrava tutto stranissimo: ero amabilmente seduta in un ristorante con Sam, il quale mi stava raccontando i fatti suoi senza troppi complimenti, mentre fino a pochi giorni prima non ci parlavamo neppure! Nonostante questo però, non potevo fare a meno di sentirmi bene.

La serata trascorse piacevole e alle dieci passate, tornammo al College.

Mentre lui si faceva la doccia, io mi cambiai e m’infilai sotto alle coperte, addormentandomi senza pensieri.


CIAO BELLE, COME VA? Eccovi una giornata (quasi tranquilla) tra i due... PS:che ve ne pare del banner? a me non è che piaccia molto, soprattutto perchè io ci volevo anche le immagini, ma dato che non sono riuscita, mi accontento di questo...ju

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Capitolo 9
*** The Dare ***


 


THE DARE

La mattina dopo, mi svegliai sbadigliando, e scoprii di essere in una posizione non molto comoda: avevo il viso a pochi centimetri da quello di Sam, che aveva una mano sulla mia coscia (dato che i riscaldamneti erano sempre altissimi, dormivamo entrambi in mutande e maglietta).

Crcai di liberarmi senza svegliarlo, ma non appena mossi al gamba, spalancò gli ochhi.

-Si può sapere come ci è finita lì quella mano?- bisbigliai.

Lui se la guardò come se la vedesse per la prima volta, poi si stiracchiò dicendo: -E io cosa ne so? Chiedilo a lei!-

Mi sdraiai sulla schiena e scoppiai a ridere. Sam mi guardò sconcertato e poi si unì a me con un sorriso.

Sospirai guardando fuori: era una bella giornata di sole, era il mio complean....

Non finii nemmeno di formulare il pensiero, che il mio cellulare prese a squillare.

-Pronto?- risposi, staccando l’orecchio dal telefono e preparandomi a...

-Lily!!! AUGURI!!!- appunto. Sam mi guardò male, probabilmente perché avevano sentito Emy anche nella stanza accanto.

-ehm, grazie Emy, ma ti sembra l’ora di chiamare? Mi sono appena svegliata!-

-Senti tesoro, se tu ti svegli a mezzogiorno non è colpa mia. E comunque io sono in piedi dalle sei...- fortunatamente il tono di voce era tornato a livelli accettabili.

-Dalle sei?!? E cosa ci stai a fare in piedi dalle sei? Non dirmi che Daniel è stato lì anche stanotte!-

-No, no, è solo che...ecco...Lil, tu mi vuoi bene, vero?!?-

Mi alzai dal letto e sttrabuzzai gli occhi -Ma certo che ti voglio bene, perché?-

-Perchè sto per farti prendere un infarto...-

-Oddio! SEI INCINTA???-

-NO!! MA CHE CACCHIO TI SEI FUMATA? Ehm, ora dovresti aprire la porta!-

Guardando prima Sam, che se ne stava tranquillo seduto sul letto, andai ad aprire. Per poco non ci restai secca. Fuori, in piedi e con le valigie, se ne stavano come se nulla fosse Emily e il suo fidanzato Daniel, nonché mio grande amico.

-No, ok, sto ancora dormendo. Ora chiuderò la porta e quando la riaprirò voi non ci sarete...- chiusi la porta e la riaprì, e menttre Sam scoppiava a ridere, constatai che non stavo affatto dormendo.

Emily mi spinse dentro e chiuse la porta, chiedendomi scandalizzata: -Ma che hai, una paralisi?-

Solo allora mi riscossi ed andai ad abbracciare la mia migliore amica, che mi aveva fatto il regalo più bello della mia vita.

Quando ci staccammo, lei osservò Sam, manco lo dovesse radiografare e osservò: -Ah, ora dormite pure in mutande, ma bravi! Comunque, tu devi essere Sam...- disse mollando le valigie. Come si potè notare dalla vibrazione di tuette le pareti contemporaneamente, pesavano moltissimo.

-E tu devi essere l’amica di Lilith....Mi fa piacere conoscervi, credo...-. In effetti non gli davo tutti i torti, dato che gli erano piombati in camera due perfetti sconosciuti all’alba (si fa per dire) della domenica mattina, mentre lui se ne stava comodamente in mutande sul nostro letto.

-Che intuito, cervellone!- sbottò lei in risposta ed io non potei fare a meno di ridere.

-Bene, ora, caro il mio Sam, sei pregato di alzare il tuo modesto fondoschiena e andare a farti un giro con Daniel, che io devo consultarmi con la qui presente diciottenne!-.

Guardai con espressione incredula un sorpreso Sam andare a cambiarsi e poi uscire con Daniel senza fare una piega.

-Allora? Ti ha messa incinta o è stato prudente, per lo meno?- iniziò Emy quando la porta si fu richiusa.

-Em!! Ma ti pare! E comunque, dovresti pensare per te, che non sono zia per un pelo, io!- risposi a tono.

-Ma figurati!-

-E comunque, ieri abbiamo passato un’intera giornata senza litigare. Mi ha perfino portata a cena fuori!- conclusi.

-Ha già capito come funziona, il ragazzo... E comunque, io e Daniel facciamo un mese qui e poi torniamo a casa. Ah, questo è il tuo regalo da parte nostra- e dicendo questo mi porse due sacchetti viola che si rivelarono contenere un tubino nero, una maglietta azzurra, un paio di jeans ed un paio di scarpe blu con il tacco. Sorrisi e l’abbracciai: quanto mi era mancata!

-Ah, giusto, questo è da parte di tuo padre....ecco- tirò fuori da una delle sue valigie rosse un piccolo pacchetto giallo. Lo aprii e ci trovai dentro il mio profumo preferito, quello che usava anche mia mamma.

Emily mi guardò seria e chiese: -Allora hai davvero intenzione di non tornare?-

Appoggiai tutto sul letto e mi lasciai cadere sulla sedia con un sospiro. -Non lo so, Emy...Non sono più così sicura di aver fatto la cosa giusta, ma per ora preferisco pensarci su ancora un po'...- confessai.

Lei mi regalò semplicemente uno dei suoi sorrisi migliori, e in quel momento la porta si aprì, facendo comparire i ragazzi.

-Allora, andiamo a mangiare da qualche parte?- propose Sam, perfettamente a suo agio nel nostro gruppo.

In quel momento un rumore cavernoso provenne dalla mia pancia e, dato che tutti si erano girati a guardarmi, mi scusai dicendo: -Bè? Voleva solo far sapere che lui era d’accordo, no?-. Li feci ridere tutti, poi io e la mia amica, ci chiudemmo in bagno, mentre io mi mettevo la magllietta (super attillata) e i jeans che mi aveva regalato lei e le mie fedeli All Star.

Uscendo dal bagno, pulita e truccata, vidi che i due ragazzi non ci avevano messo molto ad andare d’accordo, e ora se ne stavano allegramente a parlare di moto.

-Andiamo?- dissi, e per tutta risposta, i due mi squadrarono da capo a piedi, manco non avessero mai visto una ragazza con una maglia ultrattillata e con del mascara!

Ci incamminammo fuori dalla scuola, finché non giungemmo ad una trattoria in centro.

Mangiammo e scherzammo come fossimo vecchi amici che non si vedevano da mesi (in effetti era così, ma allora cosa centrava Sam? Vabbè...) e lasciammo il ristorante solo alle tre. Dopodichè, io e Emy andammo (o meglio, lei mi costrinse) a fare shopping, mentre i ragazzi tornavano alla scuola.

Inutile dire che, nonostante non amassi fare compere, acquistai una montagna di roba, tra cui due vestiti, un cappello, due felpe e qualche maglietta e oltretutto mi divertii moltissimo.

Tornammo in camera dopo più di due ore, trovando Daniel e Sam stravaccati sul letto a guardare il cellulare dell’ornitorinco.

-Finito di svaligiare i negozi?- disse Dan alzando gli occhi dallo schermo.

Alzai le meni come per scusarmi e indicai con aria ovvia Emily.

-Aaahhh, ora si che si spiega...-disse Sam.

 

Restammo insieme scherzando e chiacchierando del più e del meno per un’altra ora ancora, e alle sei e mezza, i due fidanzati andarono nel loro Hotel a sistemare le cose, mentre io sistemavo quelle che avevo comprato.

Dopo un po', il moro, che se ne era stato per tutto il tempo nella medesima situazione di prima, chiese: -Ti va se usciamo, stasera?-

La cosa mi sconvolse, e non poco, insomma, da quando mi invitava pure fuori a cena, e soprattutto due volte in un giorno!

-Intendi dire a cena?- chiesi facendo finta di niente.

-Si, potremmo andare in un ristorante carino dove ho lavorato un po' di tempo fa. Cucinano italiano e si mangia benissimo- concluse.

Inutile dire che accettai, specialmente perché il mio cervello si era fermato a “ristorante” e “cucinano italiano”. Per chi non lo sapesse, io ADORO il cibo italiano.

Misi uno dei vestiti (http://www.polyvore.com/colourize_your_life/set?id=61463535) che avevo comprato nel pomeriggio e ci preparammo per uscire...

Andammo ovviamente in moto e Sam fermò la moto dopo molto davanti ad un edificio altissimo, dove c’era l’ingresso del ristorante.

Appena varcata la soglia ebbi l’impressione di essere nel posto più bello di Londra, e probabilmente lo era, a giudicare dall’arredamento e da tutti i camerieri che se ne gironzolavano tra i tavoli.

Sam, che pareva conoscere tutti, scelse uno dei tavoli vicino ad una finestra e poco dopo arrivarono le nostre ordinazioni (io avevo rigorosamente scelto la pasta al pomodoro e basilico).

La cena trascorse tranquillamente, anche se non parlammo molto...

Quando finii di mangiare anche io, Sam si alzò e andò a pagare, mentre lo aspettavo al tavolo guardando fuori dalla finestra.

-Vieni, ti faccio vedere una cosa- disse quando tornò ed io, anche se un po' perplessa, lo seguii fuori dal ristorante. Girammo intorno all’edificio, finchè potei scorgere una di quelle scale di ferro che portano sul tetto.

Sam mi prese per mano, facendomi rabbrividire, e prese a salire i gradini di ferro a due a due, trascinandomi dietro di lui.

In un attimo, uno spettacolo incredibile mi si presentò davanti agli occhi: eravamo sul tetto del palazzo, e Londra ci appariva in tutta la sua luminosa spettacolarità.

Inutile dire che rimasi senza fiato.-Sam è...è.....stupendo qui- dissi avvicinandomi al parapetto.

-Allora?- chiese lui raggiungendomi.

-Allora cosa?- mi riscossi.

-Sono riuscito a conquistarti?- disse guardandomi negli occhi. No, ma aspetta, cosa aveva detto?

-Cosa? Cioè, mi hai portato qua sopra perché volevi conquistarmi?- chiesi insicura.

-Perchè no?- disse lui facendo un passo in avanti -Allora, ci sono riuscito?- altro passo avanti.

Alzai un sopracciglio: davvero credeva che bastasse così poco? -Non sono una ragazza facile, Sam, dovresti saperlo...non cado così ai piedi di un ragazzo-mi avvicinai. Lo stavo provocando, e lui per un momento sembrò stupito, ma riprese subito il suo ghigno malizioso.

-È una sfida?- si avvicinò ancora, tanto che potevo sentire il suo calore.

-Perchè no?- sibilai.

-Allora accetto, Liz...-.Accidenti, ma perché doveva proprio chiamarmi con quello stupido soprannome, mi faceva venire i brividi!

Nel frattempo si era avvicinato ancor più, se possibile, ed eravamo a pochi centimetri di distanza.

In un attimo chiuse gli occhi e si sporse in avanti, ma io mi scostai con un ghigno. Se dovevo vincere una sfida mi sarei dovuta impegnare.

Mi sorprese, quando sorrise dicendo: -Fidati, non mi conosci ancora. So aspettare anche per molto tempo...- concluse allusivo, prima di scendere dalla scala, seguito da me.

Il ritorno fu lunghissimo, o almeno così mi sembrava, e restare in silenzio con lui, dopo quello che era successo, mi sembrò irreale.

Quando entrambi fummo sotto le coperte, rivolti uno verso l’altro, bisbigliò: -Fidati, sarai tu a cedere...- e con questa sua frase mi fece pensare....Ma che cosa ho fatto?

 

 

 

NOTE: buongiorno mie care!! Come vi sembra quest’ultimo capitolo? Se vi piace mi lasciate una recensione......? VI PREEEEGO!!!

comunque quella nell’immagine è Emily, mentre Lilith è quella nel banner (questo è moooolto più bello, vero?!?!!?) A questo proposito devo assolutamente ringraziare Mery, GRAAAAZIE!!! Se volete passare dalla sua storia...http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1231323&i=1 .A presto, julia.

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Capitolo 10
*** AVVISO ***


AVVISO!!

ciao a tutti!!
volevo solamente dire che per motivi miei ho deciso che non andrò più avanti con la storia, e la cancellerò a breve.
Ringrazio comunque quelli che hanno messo nelle seguite, nelle ricordate, nei preferiti o in qualche altro posto la mia storia,
quelli che l'hanno recensita o che l'hanno semplicemente letta. A presto, julia.

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Capitolo 11
*** AVVISO II ***



AVVISO:

Hey, ciao a tutti!!! Niente, volevo solamente dire che, dato che in molti mi avete chiesto di ripensare al fatto di cancellare la storia, ho riflettuto ancora e ho deciso di andare avanti.
Però vi devo avvisare che non so se riuscirò più a pubblicare in breve tempo e puntualmente, perciò abbiante pietà.....!!!
Bene bene bene, ora immagino che per farmi perdonare dovrò sfornare un capitolo coi fiocchi, che ne dite? Va bene, allora aspettatevene uno STU-PEN-DO (si si certo, come se noi ci crediamo). Vi prometto che pubblicherò al più presto!!!
Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me e mi hanno recensito!!!! Graaaazie anche a te, Ari, lo sai che ti voglio bene, vero?? E non c'è radice di pistacchio che tenga, quando siamo insieme!!! ciao a tutti, julia.

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Capitolo 12
*** Again? ***



AGAIN?

La mattina dopo, feci in modo da uscire molto prima di lui, e mi trovai con Emily alla panineria. A noi si aggiunsero poco dopo anche Daniel e Haynes, perciò dovetti fare tutte le presentazioni del caso. Dopodichè, Haynes e Daniel se ne andarono insieme verso la loro aula, sotto lo sguardo cagnesco della mia amica. scommetto che se uno sguardo potesse incenerire la gente, Haynes sarebbe già un bel gruzzoletto di polvere. Cercando di calmare le acque, presi Emy per un braccio e la indirizzai verso la sua aula alzando gli occhi al cielo, e sperando nella buona sorte!

Io mi diressi verso la palestra, dove entrai nello spogliatoio insieme alle altre ragazze. Non so perchè, ma avere Emily e il suo ragazzo così vicini, mi metteva stranamente di buon umore. Mi cambiai in fretta, indossando la divisa della scuola -che oltretutto odiavo, data la scollatura enorme e la gonna- ed uscii chiacchierando con le altre. Il prof, che si divertiva a guardare le ragazze più formose mentre correvano, ci comunicò che avremmo fatto lezione con anche l'altra classe. In quel momento ci passarono davanti tutti i ragazzi e le ragazze dell'altra sezione. Con mia sfortuna vidi che c'era anche Mark, il quale si stava avvicinando a me. No sapendo che fare, rimasi ferma lì come una scema mentre lo vedevo avvicinarsi e nel frattempo Sam si era avvicinato a me.

Quando ci fu davanti, i due fratelli si guardarono in cagnesco, poi il biondino disse, guardandomi: -Scommetto che sarà una bella lezione....- ma quasi non fece in tempo a finire la frase, che puntò lo sguardo alla mia maglietta. Lo fulminai con lo sguardo in modo terribile, mentre Sam lo allontanò da noi con una manata, dicendogli duro: -Mark, lasciala in pace -.

Tuttavia mentre lui stava per ribattere, arrivò il professore, che tuonò: -Sanders! Davies! La volete smettere di dar fastidio agli ospiti?! Non ho intenzione di fare il baby-sitter, oggi! Andate a cambiarvi!-

E con questo, sotto lo sguardo vittorioso di Mark, non potemmo fare altro che tornare nello spogliatoio. Però, appena fuori dalla vista di tutti, Sam mi prese per il polso e mi fece girare.

-Allora, sono stato bravo?!- mi sembrava un bambino, per tutta risposta, alzai un sopracciglio. -Non me lo merito un bacino?-.

No, era troppo! Gli tirai un pugno nemmeno troppo piano sulla spalla muscolosa, anche se non fece gli un granchè, e me ne andai verso lo spogliatoio delle ragazze, in fondo al corridoio. Ascoltai i suoi passi, e vedendo che non mi seguiva, tirai un sospiro di sollievo, e mi cambiai quella stupida gonna. Avevo appena iniziato a sollevarmi la maglietta, quando due mani mi presero per le spalle.

-MA SEI SCEMO O COSA?- gli urlai tirandomi giù la maglia con uno scatto.

-La seconda che hai detto, babe-.

-NON FARE IL DEFICIENTE CON ME, RAZZA DI, DI......NON SO COSA! E non mi chiamare babe! Non lo sopporto!-. Come se niente fosse, mi mise le mani sui fianchi e disse: -Avanti, non fare così, sei più bella quando sorridi...-.

Vi assicuro che se quello che aveva detto non era stato un complimento, avrei fatto erigere personalmente una lapide col suo nome e ce lo avrei piantato sotto.

-Vedi che ti addolcisci, con i complimenti...- mi fece notare, avvicinandosi un pochino e mettendosi ad ondeggiare come in una sorta di ballo che conosceva solo lui, peccato che mi stava trascinando dietro!

-Se me ne fai un altro, ti arriva un calcio nei....carillon!- dissi avvicinandomi anche io a lui.

-Carillon?! Ok, meglio non rischiare. Babe....- non appena sentii l'ultima parola, glielo tirai davvero, il calcio, e lo vidi piegarsi su sè stesso gemendo.

-Ma cosa ho detto, ora?- si lamentò.

-Finiscila di lamentarti ed esci da qui, che mi devo cambiare!- gli ordinai perentoria, e a quanto pare, lo intimorii davvero, dato che se ne andò sul serio.

Ci cambiammo tutti e due, ritornando sugli spalti della palestra, e tenendoci abbastanza a distanza per tutte le lezioni seguenti. La sera, feci appena in tempo a passare dalla stanza e cambiarmi che subito Emily bussò alla porta.

Avevamo concordato che avremmo mangiato io, lei e Daniel insieme, ma poi avevano invitato anche lo scemo ed i miei piani erano andati in fumo. (?)

Cenammo nella loro stanza con dei panini (non ne potevo più di panini!) e trascorremmo l'intera serata a scherzare e a parlare tra di noi.

Solo alle undici passate, ci salutammo, ed io e il cretino tornammo nella nostra camera. Mi preparai per andare a letto, ma proprio quando stavo per infilarmi sotto alle coperte, Sam si avvicinò a me con uno scatto e mi immobilizzò tra lui ed il muro, appoggiando le mani sulla parete vicino al mio collo.

-Che vuoi?- domandai un pò titubante.

-Direi proprio che ti devi far perdonare...- soffiò dritto sul mio viso, vicinissimo al suo.

-E per cosa, scusa?-

-Per quel calcio, e lo sai- disse allora incastrando i suoi occhi castani nei miei.

Ad un tratto mi ricordai di quella stupida sfida e decisi di stupirlo, ed in effetti ci riuscii: -Mmm, si, forse dovrei...- e detto questo, mi staccai dal muro ed invertii le posizioni, schiacciandolo contro la parete.

Poi, non capii più nulla, semplicemente appoggiai le labbra contro le sue, in un bacio lievissimo. Solo quando lui cercò di approfondirlo, dopo lo stupore iniziale, mi staccai, facendolo rimanere malissimo. Intanto però, io avevo ottenuto la mia piccola vittoria personele, e mi affrettai a mettermi a letto con un ghigno enorme stampato in faccia.

Sentii Sam fare altrettanto, e dopo molti minuti, quando credevo che già dormisse, sussurrò nel buoi: -Liz, quello cos'era?-

Ci pensai in una frazione di secondo, poi risposi: -Il bacio della buonanotte, caro il mio"so resistere più di quanto credi"- e ridendo mi addormentai.

NOTE:

Eccomi, finalmente!!! ED eccovi un capitolo nuovo di zecca (spero che dopo tutto quello che vi ho fatto passare, sia decente....).

Fatemi sapere che ne pensate, spero che recensiate in molte/molti....

PS: devo avvertirvi che ho deciso di continuare la storia, ma non credo che riuscirò a prevedere ogni quanto pubblicherò e temo che potrebbe passaree molto tempo. Mi dispiace, non ammazzatemi....

Julia

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Capitolo 13
*** Rain ***



L'indomani, fu così difficile alzarmi che credetti di avere le gambe fatte di budino. Dico sul serio! Sentii che Sam era in bagno, e come facevamo sempre al mattino presto, non scambiammo una parola, e non lo avremmo fatto di sicuro quel giorno, dopo quello che era successo. Dopo essermi preparata (http://www.polyvore.com/cgi/set?id=63796863&.locale=it), cercai di ripassare in fretta e furia la lezione di letteratura, dato che non avevo studiato per l'interrogazione.
Continuavo a sbuffare cercando di mantenere la concentrazione, ma era inutile...
-Io ODIO la letteratura!!- urlai a chissachi, prima di uscire e drigermi verso la scuola.
Camminando per i corridoi, andai a sbattere proprio contro la mia migliore amica, che vagava alla ricerca di chissà cosa...
-Oh, ciao Emy, come va?-
-Mmmm, bene, credo- disse continuando a guardarsi intorno confusa.
-Cosa hai perso?- chiesi scocciata.
-Mah, il mio fidanzato, tipo?- rispose ridendo nervosamente. Devo ammettere che ogni tanto fa davvero paura quanto è paranoica...Decisi di lasciarla alle sue ricerche, ma quando la stavo  per salutare, spuntò da dietro di me un certo tizio che conoscevo bene, purtroppo.
-Ma tu sei sempre dappertutto?- sbottai girandomi a guardare quel metro e settantacinque di ornitorinco.
-Ma certo, anche nei tuoi sogni....- ammiccò. Giuro che mi salì il sangue al cervello ad una velocità tale da fare concorrenza ad uno shuttle, ma fortunatamente intervenne la mia migliore amica: -A proposito di sogni, caro il mio bel ragazzo!- iniziò spoprgendosi in avanti e puntandogli un dito addosso -Sappi che se tu osi fare...quello che sai alla mia migliore amica io, io....-
-E chi ti dice che non l'abb....- oddio, non credevo alle mie orecchie, non stava dicendo quello a cui stavo pensando, vero?!?!?
-Cooooosa???? Voi avete, avete....-balbettò Emily.
-NO!- urlai, così forte che mezzo corridoio si girò a guardarci. Ero pronta a massacrare Sam di botte, ma lui (con un ghigno assolutamente innocente) mi strinse le spalle dicendo innocentemente: -Andiamo, non vorrai farmi credere che non te l'ha detto? Tesoro, non fare la timida così, ieri sera non mi pareva che tu lo fossi, anzi....- e con questa allusione, che per me aveva tutto un significato, mi portò lontano da Emily.
Proprio in quel momento, suonò la campanella, e come un razzo, mister-faccia-di-culo si dileguò nella folla.
Come se non fossi già abbastanza alterata di mio, l'interrogazione e le lezioni seguenti furono pesantissime e andarono malissimo.
Quando finii le lezioni, corsi fuori a sedermi su una di quelle meravigliose panchine del parco, decisamente esausta. Come se non bastasse, dopo mezz'ora arrivo Emily.
Chiariamoci: le voglio un bene dell'anima, ma non avevo proprio voglia di vederla quel giorno.
-Ciao- la salutai mica tanto convinta.
-Ciao?!? CIAO?!? MA INSOMMA, VAI A LETTO CON UNO CHE NON è ALTRO CHE IL TUO COMPAGNO DI STANZA (che, per inciso, non è nemmeno male) E NON ME LO DICI??- ecco, la furia Emily si era abbattuta sulla malcapitata sottoscritta.
-Emily- dissi col tono più serio e calmo del mondo -Secondo te, se io avessi fatto una cosa del genere(cosa che, ti assicuro, non succedera mai) non te lo avrei detto? Sei la mia migliore amica per un motivo....-
-Quindi tu, nel senso, lui, insomma, voi non...-
-No, decisamente, no -. Allora le spuntò un sorriso che spazzò via l'espressione dubbiosa, e mi venne ad abbracciare. Quando ci staccammo, però, prese a inveire mooooooolto ferocemente contro lo scemo: -Ma io quello lo metto nello scarico del cesso, lo umilio, lo ammazzo, lo...-
-Cosa?- disse improvvisamente Daniel, spuntando dal nulla.
-No, niente, stavamo pensando a cosa cucinare per il pranzo di Natale...- disse la mia amica con un sorrisetto ridicolo. Scoppiammo a ridere fortissimo, poi i due piccioncini se ne andarono e così feci anch'io.
Arrivai in stanza con molta calma, e mi sdraiai sul letto con gli auricolari, senza accorgermi di essere tremendamente stanca...

Mi svegliai qualche ora dopo, erano le sette passate, e in giro non c'era segno di Sam, meglio così, pensai.  Mi rintanai in bagno a fare la doccia.
 
Quando uscii, lo scemo non c'era ancora, così aprii il minuscolo frigorifero e presi una bottiglia di birra, mozzarella e affettati.
Devo andare a comprare qualcosa di più decente, pensai, mentre trangugiavo mozzarela come fosse nutella.
Quando finii di mangiare, mi alzai e andai alla finestra, scoprendo che stava piovendo così forte che l'acqua si stava depositando nelle piccole discese del parco.
Erano quasi le otto e mezza, e di Sam non si era vista manco l'ombra, così scrissi un messaggio a Emily: Hey, Sam è lì da voi?
Mi sdraiai sul letto aspettando la risposta, con una strana impazienza che non mi sapevo spiegare. Dopo un pò il cellulare vibrò sul comodino:
No, ma perchè ti preoccupi? Sarà andato a fare un giro in moto...
Alzai un sopracciglio: Se è fuori con questo tempo in moto direi che possiamo anche non vederlo mai più.
In effetti....Comunque, non ti starai preoccupando per lui, vero?!? Eccola, sempre la solita Emily. Però, questa volta aveva ragione. Insomma, ma cosa me ne importava, cosa mi stava succedendo?
Ma no, figurati, è che dovevo dirgli due paroline su quello che ha detto oggi, e tu sai di cosa parlo...Scusa banale, lo so, e infatti:
Se, se, certo.....Mettiti a dormire e vedrai che domani ricompare. Ah, l'amore!
Sbuffai leggendo l'ultima riga, e mi misi sotto le coperte.
Prima di addormentarmi, però, pensai: mi ero innamorata davvero? Io che da anni rifiutavo qualsiasi rapporto? No, impossibile, eppure...

Mi svegliai di soprassalto, sentendo la porta richiudersi. Era notte fonda, saranno state le due o le tre, possibile che era davvero Sam che rientrava?
Mi alzai a sedere e lo chiamai nel buio: -Sam, sei tu?-
Avvertii lo spostamento d'aria, segno che si era seduto sul letto.
-Lilith?-
-Si?-
-Credo di stare male, forse ho la febbre...-
A quel punto mi alzai e con attenzione arrivai dall'altra parte del letto. Cercai a tentoni il suo viso e quando trovai la sua fronte per poco non urlai: era bollente!
-Sam, ma che diamine hai combinato, avrai quaranta di febbre!-
Lo sentii sospirare e si appoggiò con la fronte sul mio ventre, prima di spiegare: -Lo sapevo che non dovevo uscire! Sono passato da casa di un mio amico, solo che ero in moto e quando sono uscito pioveva troppo forte, senza contare che ero vestito poco, io...-
-Ok, ok, ho capito, ora non ti preoccupare- cercavo di parlare con un tono il più calmo possibile, ma non riuscii del tutto, e pregai che non si accorgesse di quanto mi stava facendo preoccupare -ora tu standiti sul letto, vedo se riesco a trovarti qualcosa -
Andai in bagno e accesi la luce, iniziando a frugare nei cassetti e negli armadietti.
Trovai un termometro e della tachipirina, scaduta da qualche anno.
Tornai di là accendendo l'abajoure, e gli diedi il termometro e la medicina con dell'acqua.

Mi sedetti dalla mia parte del letto dicendo: -La tachipirina è scaduta, spero che faccia effetto lo stesso, ora provati la febbre...- appoggiò la testa sulla mia gamba e mi ringraziò.
Dopo un pò, gli levai il termometro da sotto il braccio, ma lui dormiva già.....
Lo guardai alla luce della lampada sul mio comodino: quaranta e mezzo.
Noi avevo mai curato nessuno con la febbre così alta, e non sapevo cosa fare...
Tra l'altro, non riuscii ad addormentarmi prima delle quattro. Quella notte feci sogni stranissimi, interrotti ogni tanto dai lamenti o dai deliri di Sam, che continuava a parlare nel sonno.
Continuava a ripetere nomi, e qualche volta, sentii che chiamava anche me.


NOTE: Ciao a tutti/tutte, sono io!!!! (mavà?) Scusatemi se ho aggiornato solo ora e se il capitolo è corto, ma ho qualche problema ultimamente... infatti, non so nemmeno quando riuscirò ad aggiornare ancora, spero al più presto!! Grazie a chi mi recensisce ancora e a chi non si è dimenticato della storia. Un buon anno a tutti!! julia

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Capitolo 14
*** Bad bed ***


BAD BED

Mi svegliai solo dopo aver fatto suonare il cellulare parecchie volte e con mano molle, mi allungai a spegnere la sveglia delle sette.
Avevo dormito seduta con la testa di Sam in grembo, inutile dire che avevo la schiena a pezzi.
Valutai per un pò l'idea di alzarmi e prepararmi, ma poi decisi che avrei saltato le lezioni.
Certo, sarebbe servito il permesso sia per me che per Sam, ma avrebbero capito...con un pò di fortuna.
Cecai di spostarmi la testa di Sam di dosso, e mi sdraiai anche io. Quando mi stavo addormentando, mi arrivò un messaggio di Emy, che voleva sapere se "avevo ritrovato il mio amore perduto" e gli risposi facendo finta di niente, spiegandogli che non avevo intenzione di andare alle lezioni.
Dopodichè mi misi giù e tempo tre secondi dormivo già.
Erano quasi le undici quando aprii gli occhi di nuovo. Il mal di schiena era quasi passato, mentre Sam non dava segni nè di vita, nè di miglioramento.
Gli appoggiai la mano sulla fronte e sentii che ancora scottava, allora gli provai la febbre mentre io mi vestivo e mi davo una sistemata.
Poi, provai a levargli il termometro senza svegliarlo, ma avevo le mani freddissime (o era lui che scottava) e lo svegliai.
-Ho ancora la febbre?- chiese con la bocca impastata dal sonno.
-Già, trentanove e mezzo. Ora vado in infermeria e a prendere la tachipirina- . Si passò una mano sul viso mentre io prendevo la borsa e aprivo la porta.
-Dormi. E magari mettiti un pigiama, hai una faccia orribile!- gli consigliai e chiudendo la porta, sentii che rispondeva:
-Agli ordini capo!-
Scesi velocemente i pochi scalini e raggiunsi l'atrio della scuola. Poi seguii le indicazioni per l'infermeria e vi entrai.
Era un locale azzurrino che puzzava di garze vecchie e aereosol, pieno di scaffali bianchi a muro.
Chiesi ad una donnina dall'aspetto indaffarato: -Ehm, mi scusi, avrei bisogno di due giustificazioni. Vede, il mio compagno di stanza sta male e non mi ha fatto dormire stanotte, sono a pezzi e....-
-Va bene, ho capito, ho capito...- disse guardandomi amorevolmente da sopra a quegli occhialetti buffi e porgendomi due foglietti di carta firmati e aggiunse: - Senza contare che i ragazzi non sono nemmeno capaci di stare fermi a letto un attimo, ci vuole proprio una dona, per queste cose.
Poi mi fece l'occhiolino mentre io ridacchiavo e uscivo.
Sorpassai anche il cancello del parco, evitando pozzanghere di qua e di la e mi avvolsi nella sciarpa.
La flebile nebbia di Londra avvolgeva le macchine dei pendolari e i piccoli ombrelli dei passanti, ed ebbi qualche difficoltà a riconoscere l'edificio che doveva essere la farmacia.
Quando vi uscii con una scatoletta di tachipirina e altri semplici medicinali, pensai di fare un salto al negozietto di alimentari sull'altro lato della strada.
Comprai acqua, frutta, pomodori, insalata, pane, formaggio e affettati, riempiendo una grande borsa e ritornando finalmente alla scuola.
Quando tornai in camera, Sam era ancora sdraiato nel letto, apparentemente addormentato, ma almeno si era cambiato.
-Dormi?- dissi appoggiando la borsa e mettendo tutta la spesa nel frigo.
Fece schiccare la lingua, poi disse: -Ora non più....-
-Ha.Ha.Ha, ma che simpatico, dai, ora alzati...- risposi io, estraendo una piccola pillola dalla confezione e buttando via la scatola di tachipirina vecchia.
-Mmmm, perchè?- mugolò tirandosi le coperte fino al naso.
-Perchè devi mangiare, scemotto!- e detto questo mi avvicinai e con un gesto fulmineo gli strappai dalle mani la coperta e lo scoprii del tutto, solo che....
-Sam, ma sei matto?! Non puoi dormire in boxer con quasi quaranta di febbre!- dissi scandalizzata, vedendolo in maglietta e mutande.
-Dai Lilith, non ho più pantaloni della tuta, gli ho bucati tutti!- disse cercando la coperta con gli occhi ancora chiusi.
Allora mi avvicinai al mio armadio e gli lanciai una tuta blu mia.
-Mettiti questa, allora, e siediti, che devi mangiare qualcosa- dissi afferrando dal frigorifero qualche confezione di mozzarella, frutta, affettati e insalata.
-Devo proprio?- chiese, infilandosi però i pantaloni della mia tuta e alzandosi a sedere.
-Si, ho anche fatto la spesa, non puoi dire di no- e così dicendo, gli diedi in mano un piatto trovato nell'anta del frigo con affettato e insalata, mentre io mangiavo mozzarella e pomodori.
-Ah, finalmente cibo decente, non so proprio cosa farei senza di te!- disse innocentemente, senza notare che alla sua affermazione io mi ero irrigidita e avevo iniziato a ricordare i pensieri del giorno prima.
Poi però mi guardò con gli occhi lucidi per la febbre e chiese: -Che c'è, tutto bene?-
-Si, si, certo, non ti preoccupare...- dissi fingendo un tono normale, che a quanto pare non servì a molto, dato che mi disse: -Mmmm, se certo, come no. Dai vieni a sederti qui- indicò il letto accanto a lui, e con gli occhi bassi mi avvicinai fino a sedermi.
Per un pò rimanemmo in silenzio, poi io dissi delle giustificazioni che avevo ottenuto per me e per lui.
All'inizio smise di mangiare, poi con aria sorpresa e seria disse: -Sei un genio-
Il modo in cui lo disse, però mi fece scoppiare a ridere come una scema! La sua faccia allora prese un'espressione offesa, ma poi sorrise.
-Grazie Liz, davvero, per tutto. Non so come fai a sopportarmi...- confessò.
-In effetti non lo so nemmeno io, certe volte. Ma comunque, mi spieghi perchè mi chiami Liz?- chiesi aggrottando la fronte come i bambini.
-Beh, perchè mi piace....e poi perchè chiamavo così una vecchia amica. Lei però si chiamava Sophia. Non chiedermi cosa c'entra, perchè non lo so......-
Ridacchiai piano, poi Sam si rimise a dormire.
Non sapevo che fare, così mi misi alla scrivania e presi una penna. All'inizio pensai di scrivere una poesia, ma poi, dato che non mi veniva in mente nulla, iniziai a scarabocchiare.
Ogni tanto, guardavo lo scimmione per vedere che non si agitasse, poi decisi di fargli un ritratto mentre dormiva.
Ci misi quasi un'ora, ma il risultato fu bellissimo. Avevo sempre amato disegnare, ma tutte le volte che lo facevo, avevo l'abitudine di finire i miei lavori e poi buttarli.
Tuttavia, non so per quale motivo, non feci lo stesso con il ritratto, ma lo nascosi sotto una pila di vestiti miei nell'armadio: se Sam lo avesse visto, o peggio, se EMILY lo avesse visto, sarei morta di vergogna, poco ma sicuro.
Nel pomeriggio venne a trovarmi Daniel, dicendo che Emily non voleva rischiare il contagio e che aveva spedito lui a vedere com'era la situazione.
Dopo aver fatto quattro risate insieme, si svegliò Sam e Dan se ne andò fuori dai...papillon.
Aspettammo l'ora di cena io ascoltando la musica e lui dormendo e svegliandosi ogni dieci minuti e poi mangiammo qualcosa di veloce.
Dopo, mentre lui si faceva una doccia veloce, io dovetti ripassare la lezione del giorno dopo, e andai avanti anche dopo che lui si era messo a letto un'altra volta (gli era di nuovo salita la febbre nonostante la tachipirina).
Poi però, dato che rischiavo seriamente di diventare cieca a studiare con quella luce, mi misi il mio amato pigiama e m'infilai sotto alle coperte.
Quando mi stavo per addormentare, Sam mi chiamò: -Liz? Vieni qui che ti scaldo-
 

Dopodichè, senza aspettare la risposta, allungò un braccio e prendendomi da un fianco, fece aderire la mia schiena al suo petto.
Ci addormentammo così, mezzi abbracciati e stranamente rilassati.

NOTE:
Yeeeee, eccomi di nuovo quiiiiiiii!!!!!!!!
Grazie, grazie, non applaudite (?).........
Sono molto contenta delle recensioni, come sempre.
PS: sto scrivendo una storia su una ragazza un pò matta un pò no ambientata a Parigi. La protagonista si chiamerà Julie.....;-)
Vi farò sapere quando pubblicherò.........Alla prossima, popolo di efp.
Julia

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Capitolo 15
*** AAaaaaaah!! ***


Ciao a tutte, ehm, bene.....
so che vi ho già tirati scemi una volta, ma...ecco, ho deciso di non continuare più questa storia, perchè non ho più nè tempo nè volgia di
starci dietro e dire che aggiornerò prima o poi per pubblicare dopo mesi non mi sembra proprio una bella cosa. magari più in la cancellerò la storia,
per ora no.
un grazie di cuore a tutti i recensoiri e comunque anche a tutti quelli che hanno letto la mia storia "in silenzio"

baci, julia

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