Angel or Devil?

di taemotional
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I morti non possono assolutamente conoscere la vita. ***
Capitolo 2: *** ll battito d’ali di una farfalla può generare il caos. ***
Capitolo 3: *** Quale Paradiso è privo di sentimenti? ***



Capitolo 1
*** I morti non possono assolutamente conoscere la vita. ***


Commento: Molto bene, molto bene. Eccomi di nuovo con una fanfic un po' fuori dagli schemi. Non solo per il paring (ignorato completamente dal fandom italiano xD) ma soprattutto per il contenuto. 
La fic è nata inizialmente da un'idea di eos_92 (grazie come sempre cara *O* che farei senza di te?) e poi, non so come, mi è venuta una strana idea ed è uscita questa cosa qui xD Detto questo, spero apprezzerete l'originalità x°D Infine, dedico la fanfic a Love_AND_Food per ringraziarlo ancora una volta del supporto!!! ^-^

Credits: L'immagine del il banner non è di mia proprietà. L'ho utilizzata sotto consenso dell'autrice (originale)


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« Una luce brilla dalla porta aperta,
Abbiamo trovato l’amore in un luogo disperato. »

-we found love-

 

***


L’Ottuplice Codice degli Antichi recita come di seguito:

 
I morti non possono assolutamente conoscere la vita. Sapere è staccarsi dal Flusso Cosmico. Ignoranza eubbidienza sono la Via.
Non recitare il falso.
Non pensare.
Non provare sentimenti.
Il Codice Proibito è impronunciabile. Il Custode della Bilancia ne è detentore e arbitro.
I prigionieri della stanza speciale devono essere educati, poiché più inclini al male.
La lealtà e l’osservanza delle regole conducono all’Armonia cosmica, sii fedele e la strada per la Salvezza si aprirà al tuo passaggio.
Il Custode delle Chiavi ha tutte le risposte, la saggezza risiede nella Sua luce.

 

***

 

“C’è un nuovo arrivato” gli aveva detto il suo superiore scrutandolo attentamente. Taemin aveva alzato gli occhi per fissarlo di rimando. “È nella stanza speciale”
“Sì” aveva risposto Taemin, “La causa della morte?”
“Un proiettile” rispose l’angelo superiore con un sorriso.
Taemin si inchinò leggermente, uscì dallo studio e si avviò verso l’ala speciale della prigione.
 
Il guardiano salutò Taemin come se ritrovasse un vecchio amico che non vedeva da tempo e anche l’altro sembrava contento di rivederlo.
“Da quanto tempo non capiti da queste parti!” esclamò il guardiano dall’alto della sua postazione. Si sporse un po’ di più per riuscire a vedere Taemin che annuiva.
“Cento anni, immagino!” aveva esclamato l’altro ridendo. Quindi tirò fuori il proprio pass e glielo porse. Il guardiano lo prese sorridendo e lo passò sullo scanner del proprio computer. Bip, e la porta che conduceva all’ala speciale si aprì con un cigolio.
“Ecco” il guardiano porse il tesserino a Taemin, “Se fosse per me ti farei passare senza tutte queste procedure noiose”
“E se fossi stato un impostore venuto a liberare il prigioniero?”
“Chi si prenderebbe questa seccatura quassù? Con qualcuno che non ha nemmeno le ali poi. Nessuna delle due”
Taemin alzò un sopracciglio, “Beh, dopotutto è per questo che l’hanno rinchiuso lì, no?”
Il guardiano aveva annuito serio.
“Almeno non resterà per troppo tempo” concluse Taemin, e si avviò a passo rapido lungo quel corridoio deserto. “Sembra che ci rivedremo spesso questi giorni!”
Il guardiano acconsentì, “Buon lavoro”
Taemin iniziò a percorrere lo stretto corridoio dell’ala speciale e la porta si richiuse alle proprie spalle con lo stesso cigolio sinistro di quando si era aperta.
 
I passi rimbombavano sull’alto soffitto del corridoio e tornavano alle sue orecchie amplificati. Quell’ala era un susseguirsi di porte, una per ogni cella, ma nessuna di quelle sarebbe stata aperta quel giorno, né mai. Non erano quelle porte anonime il suo obiettivo. Continuò a camminare spedito e alcuni, tra quei prigionieri, si affacciarono alle sbarre per chiamarlo, invocando il suo aiuto. Anime ignorate sin dal loro arrivo, destinate a marcire in quelle scatole buie fino all’esaurirsi del loro tempo.
Arrivato in fondo, prima di aprire la porta che gli interessava, Taemin si voltò e prese fiato.
“Smettetela di sperare!” gridò ridendo, “Questo è il paradiso miei cari! Non è forse come ve lo descrivevano tra i vivi? Dovevate pensarci prima!” concluse con un ghigno, quindi aprì la stanza speciale ed entrò con un fruscio d’ali.
 
Se il corridoio aveva un soffitto talmente alto da essere appena illuminato, quello della stanza speciale sembrava non possedere una fine. Le mura di mattone scuro, debolmente rischiarate da una qualche fonte luminosa di dubbia origine, salivano ripide verso l’alto, perdendosi in un nero ancora più scuro della notte. Non c’erano stelle, né una luna in quel fazzoletto di cielo. L’unico elemento che rifletteva la luce dissipandola era la cella centrale, interamente in vetro e dotata solo di una piccola porta sbarrata che le faceva da entrata. Al suo interno, un letto biancastro colorava la stanza.
Taemin si avvicinò rapido a quella porta e iniziò a sbattere un manganello contro le sbarre.
“Svegliati!” gridò.
Una figura indistinta si alzò lentamente dal letto e guardò verso la porta di ferro. Era vestito con solo un paio di pantaloni corti e una maglia strappata. Entrambi chiari, dello stesso tessuto di un lenzuolo.
“Immagino che quassù tu non abbia ancora incontrato nessuno” continuò Taemin con un mezzo sorriso.
Il prigioniero si mise seduto sul letto e lo squadrò con le sopracciglia aggrottate.
“Chi diavolo sei? Cos’è, carnevale?” domandò scettico.
Taemin sbuffò, “Queste” iniziò indicando le proprie ali scure, “Sono vere”
Il prigioniero si mise a ridere e finì disteso sul letto, piegato in due.
“Hey!” gridò Taemin indignato, e continuò a sbattere il manganello tra le sbarre, “Sei pazzo? Davvero, sei il primo prigioniero che incontro che non è spaventato dall’idea di essere morto”
Quella risata incondizionata si spezzò in un istante, ma il rimbombo sulle pareti durò ancora per qualche secondo, giusto il tempo per farlo rialzare.
“Sarei morto?”
Questa volta fu Taemin a ridere. Gli dava proprio un gran gusto mettere in difficoltà tutti i nuovi prigionieri. Spiegare tutto quello che in verità succedeva dopo la morte, mandando in frantumi qualsiasi ideologia o religione esistente sul loro perverso pianeta, lo eccitava all’inverosimile. Amava il suo lavoro.
Si sedette su uno sgabello apparso non si sa bene da dove e sorrise.
“Jonghyun, giusto?” continuò Taemin asciugandosi le lacrime, “Sei morto proprio oggi, la notte del solstizio d’estate, a causa di una pallottola. E tutti quelli che muoiono vengono in Paradiso. Non lo sapevi?”
“Non sapevo che esistessero prigioni in Paradiso. E che gli angeli potessero avere ali e capelli neri”
“Solo i Custodi hanno il privilegio di possedere ali bianche” spiegò Taemin, un po’ deluso dalla freddezza di quella risposta, 
“Comunque sei un tipo proprio strano tu” disse poi, “Non sei spaventato?”
“Ero pronto a morire in ogni istante del mio lavoro” rispose Jonghyun guardandosi attorno.
“Ricordi anche quale lavoro facevi?”
“Certo! Io ero... qualcuno di importante... di sicuro...”
Taemin rise, “No, come minimo tu eri solo lo scudo vivente di qualcuno di famoso”
Jonghyun tastò il proprio corpo. Non c’era alcun segno di quella pallottola.
“Sto sognando”
“No, mio caro”
“Se questa è una prigione... insomma, sono chiuso in una stanza strana... con il vetro e tutto. Devo essere qualcuno di speciale”
“In effetti sì. Intanto non hai nessuna delle due ali”
Jonghyun portò una mano sulla schiena.
“Siamo tutti angeli quassù” continuò Taemin sviando dal discorso delle colpe di quel prigioniero, “Ma il tempo di permanenza in questo Paradiso non è lo stesso per tutti”
Jonghyun lo guardò storto.
“Se non hai le ali, o se te ne manca una, significa che resterai davvero poco tempo”
“Anche il tuo tempo si sta esaurendo?”
Taemin lo guardò inclinando la testa, “Esattamente, ma come vedi le mie ali sono due, e sono ancora belle folte. Resterò qui per un bel po’. Peccato solo che devo finire il mio tempo in questa prigione, tra la spazzatura, mentre fuori mi aspetterebbe il vero Paradiso. Ma almeno ho trovato come passare il tempo”
Jonghyun arricciò le labbra.
“E una volta che un angelo finisce il tempo?”
“A quel punto si passa al piano superiore”
“E cosa c’è più su del Paradiso?”
Un ghigno si formò sul viso di Taemin, “Più su? Più su c’è l’Inferno”

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Capitolo 2
*** ll battito d’ali di una farfalla può generare il caos. ***


Commento: Eccomi col secondo e penultimo capitolo. Ebbene sì, è così corta xD Il fatto è che questa fanfic è stato un esperimento... ho sempre voluto scrivere qualcosa di fantasy (e anche la mia primissima ff lo era in un certo senso) ma mi sono anche resa conto che non è affatto facile. Creare un mondo dal nulla (o da poche informazioni già radicate nell'immaginario collettivo) non è stata un'impresa facile. Rielaborare poi queste poche informazioni in una maniera così strana mi ha fuso il cervello xD Le descrizioni poi... lasciamo perdere, non sono capace xD
Voglio ringraziare anche altre persone che non ho nominato nel primo capitolo. 
Vittoria in primis perché il tuo giudizio mi è stato molto d’aiuto (essendo esterna allo slash e preferendo storie di questo genere ^^ anche se poi il tuo ultimo consiglio l’ho ignorato xD) e subito dopo Saiki (Perché scrivi fanfic fantasy e anche a te piace lo slash xD). Grazie anche a chi sta seguendo la storia postata e a Life-Writer di Deviantart per avermi concesso di utilizzare la sua fanart di “Supernatural” per il banner iniziale!! ^o^ 
Detto questo, buona lettura ^^ 


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Il secondo giorno Taemin trovò il prigioniero senza maglia, impegnato a fare piegamenti sul pavimento.
Si avvicinò e gli fissò la schiena scoperta. Due cicatrici parallele gli percorrevano le scapole umide di sudore. Per la prima volta da quando si trovava in Paradiso si domandò quale potesse essere la causa per la perdita delle ali. Sbatté leggermente le proprie e una piuma si staccò, dondolando fino a raggiungere terra.
“Sei qui anche oggi?” domandò Jonghyun avendo avvertito quello spostamento d’aria.
“Rimettiti la maglia, sei osceno” commentò Taemin sedendosi sullo sgabello. Quindi incrociò le gambe e lo fissò.
Jonghyun completò la serie di piegamenti e cadde stremato sul terreno. Dopo qualche secondo si rialzò lentamente e afferrò la maglia da terra. Se la rimise con un ghigno stampato sul volto.
“Sono contento che sei venuto solo per me. Di’ che ti è piaciuto quello che hai visto”
Taemin sbuffò, “Ho visto solamente un pezzente baciare il terreno ripetutamente”
“Hey!” esclamò Jonghyun irritato, “Non lo bacio mica il terreno!”
“Come ti pare, ma stai sprecando le tue energie. Vuoi così tanto salire di sopra?”
 Jonghyun fece spallucce e controllò lo stato dei suoi bicipiti.
“Insomma, non vuoi dirmi perché sei qui?”
“Ti hanno affidato a me, devo sorvegliarti” rispose semplicemente Taemin, dondolando svogliatamente la gamba accavallata.
Jonghyun alzò gli occhi dall’ispezione del proprio stato muscolare e guardò oltre il vetro, verso il punto in cui sedeva l’altro.
“Che vuoi?”
“Volevo chiederti... cos’è un proiettile?”
“Come scusa?”
“Hai detto che sono morto a causa di un proiettile... credevo di aver capito, ma non ne sono molto sicuro”
Taemin aggrottò le sopracciglia.
“Un proiettile è... un proiettile”
“Sì, okay, ma com’è fatto? Si vede? O è una malattia incurabile? O cosa?”
“Senti la smetti di fare domande strane?” sbottò Taemin alzandosi in piedi, “Mi hanno detto che sei morto per un proiettile, fine della questione. Cosa ti importa tanto?”
“Voglio saperlo! E poi, io non metterei mai un mingherlino come te a fare da guardia a uno come me. Insomma, guarda che muscoli!”
Taemin scoppiò a ridere, “Qui è tutto diverso, la forza non si misura con i muscoli. Qui vince chi ha più tempo, mio caro”
“Allora vieni qui e affrontami, mister immortale, vediamo chi ne esce integro. Avanti”
“Non riuscirai a provocarmi. Sono talmente annoiato che potrei sopportarti tutta la notte”
Jonghyun arricciò le labbra, “Quindi non verrai a divertirti con me?” poi guardò fuori da una piccola finestra. La luce sembrava diversa. Probabilmente anche in Paradiso esisteva l’alternarsi del giorno e della notte.
“Okay” continuò Jonghyun cambiando discorso, “Come funziona il tempo qui?”
Taemin tornò a guardarlo incuriosito.
“Sei davvero il primo prigioniero di questa stanza che non se ne sta zitto in un angolino a piangersi addosso”
“Se tanto prima o poi saliamo tutti...”
“Già...” rifletté Taemin, “Sono tutte ipotesi, comunque. Ci dicono che c’è l’Inferno... ma poi che ne sai? È come quando da vivo ti dicono che esiste il Paradiso. Io non ci credevo, o per lo meno, lo credevo diverso da questo” dette queste parole, un brivido congelato corse lungo la sua schiena. Sussultò.
“Che c’è’?”
“Non possiamo parlare di questo” rispose Taemin come fosse una frase preregistrata, “Non si può dire una cosa simile. È inaccettabile, contro le regole”
“Non puoi dirmi nemmeno niente sul tempo allora?”
Taemin sembrò rilassarsi leggermente.
“Del tempo... credo che posso parlarne...” scavò ancora un altro po’ nella sua mente alla ricerca di qualche norma che lo vietasse ma non trovò nulla.
“Il tempo” iniziò alzandosi in piedi, “Scorre in maniera diversa. Un secondo sulla Terra corrisponde a cento anni qui. Il tempo è dilatato. Altrimenti il Paradiso entrerebbe nel caos... Dato che ci sono così tante morti ogni secondo, se non fosse così, come credi che potremmo occuparcene adeguatamente?”
“Eh?”
“In poche parole...” spiegò ancora Taemin percorrendo la stanza a grandi falcate, “Quelli morti un secondo dopo di te arriveranno qui tra cento anni. Capisci? E noi speriamo che per quel momento la maggior parte di voi se ne sia già andata. Non c’è più posto nel carcere. Ma perché vi comportate male? Eh?”
“E io che ne so! Non mi ricordo nemmeno cosa ho fatto per meritarmi questa stanza di vetro... comunque, da quanto tempo sei qui?”
“Da seicento anni”
“Quindi... sei morto sei secondi prima di me?”
“Così sembrerebbe...”
“Woooow, non pensi anche te che questo sia buffo?”
“No, per niente”
“Dai, siamo morti quasi nello stesso istante, sarà il destino che ci ha fatti incontrare di nuovo anche dopo la morte?”
“Che vai blaterando? Non si può parlare nemmeno di questo”
Jonghyun scoppiò a ridere, “Che razza di Paradiso è mai questo?”
“Non puoi parlare di destino, né di superstizioni, né di quegli sciocchi sentimenti che invadono la Terra. Non puoi provare sentimenti qui, capito? Liberatene subito. Ogni cosa è regolata dal Flusso Vitale Cosmico, tutto il resto è eccedenza”
Jonghyun rimase ammutolito di fronte a quel secondo mutamento nell’espressività di Taemin.
“Okay, calmati... cercavo solo di parlare di qualcosa che ti distraesse”
“Perché dovrebbe importarti del mio stato d’animo?”
“Infatti non è mica perché provo simpatia per te. Non provo nessun sentimento, proprio niente. Gelo totale”
A Taemin sfuggì un sorriso, che venne repentinamente nascosto dietro un’ala. Si era voltato.
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
 

***

 

“Dato che io non ce l’ho... mi fai toccare le tue ali?”
Taemin lo guardò sgranando gli occhi.
“Non ci sarebbe umiliazione più grande”
“Eddai!”
“Smettila!”
“Ti prego, ti prego, ti prego! Se me lo permetti... io... mi rimetto la maglia! Che ne dici?”
Taemin lo guardò di traverso, quindi, con lentezza, si avvicinò alla porta sbarrata della cella.
“Se provi a tirarmi una piuma ti ammazzo”
Jonghyun si avvicinò sorridente e allungò subito un braccio oltre le sbarre.
“Ora basta” sbottò Taemin dopo nemmeno un secondo, allontanandosi di colpo, “Hai le dita ruvide”
“Ti faceva solletico? Quindi ci sono nervi anche sulle ali?”
“Senti, siamo in Paradiso. Non esistono cose come i nervi”
Jonghyun concordò con lui e si rimise la maglia.
“Ma non avete niente di meglio in dotazione? Questi stracci sono orrendi”
“Taci”
 

***

 

“Ti ricordi cosa pensavi da vivo?”
“Ogni tanto qualcosa ritorna... ma non si può sapere il perché siamo morti. Il primo comandamento lo vieta”
“Ma sapevi che io sono morto a causa di un... proiettile - si dice così? - il giorno del solstizio d’estate”
“Sappiamo solo cosa ci uccide”
“Cosa ti ha ucciso quindi?”
“Io? Qualcosa di appuntito e piatto... come una spada” sul volto di Taemin comparve l’ombra di un dubbio. Un dubbio che si era riproposto più volte nella sua testa in quel periodo, e che apriva la strada ad una contraddizione.
“Oooh, so cos’è una spada”
“Lo so anche io...” commentò Taemin, quindi guardò oltre il vetro, nella sua direzione. Perché sapeva cosa fosse una spada, mentre di proiettili non ne aveva mai sentito parlare? Certo, col tempo le anime in Paradiso si perfezionano al punto da rimuovere tutto l’eccesso... però perché il concetto di spada era ancora vivo nella sua testa, mentre quello di proiettile era svanito chissà dove? Continuò a scrutare il corpo dell’altro senza rendersene conto.
“E rimettiti quella maledetta maglia”
 

***

 

Taemin percorreva veloce un corridoio, se possibile, ancora più stretto di quella dell’ala speciale. Talmente angusto che doveva ripiegare le sue ali del tutto.
Dopo l’arrivo di quel nuovo prigioniero la sua mente aveva iniziato a lavorare in maniera diversa, o forse aveva iniziato a lavorare e basta. Non pensare, recitava il terzo comandamento del Codice. Stava disubbidendo. Non provare sentimenti, era il quarto.
Non era stata una sua intenzione volontaria quella, ma non aveva potuto fare a meno di lasciarsi trasportare da un pensiero, anzi, da una piccola quanto fastidiosa domanda che gli era sorta nel cervello. Dopotutto, se pensava, non lo avrebbe saputo nessuno, no? È una cosa che rimane dentro di te. Il pensiero, così come le emozioni, sono solo parole invisibili.
Arrivò di fronte a un enorme portone scuro. Il legno era intagliato in un bassorilievo che raffigurava un enorme angelo nel pieno della sua potenza.
Il Custode delle Chiavi ha tutte le risposte, recitava l’ultimo comandamento, la saggezza risiede nella Sua luce.
Da quando era venuto a conoscenza del Codice, Taemin andava spesso a trovare il Custode delle Chiavi, interrogandolo e riflettendo su tutte le questioni di carattere umano che gli venivano in testa. Ecco, allora aveva già pensato in precedenza. Ma forse pensare riguardo la Terra e gli umani non contava. Al contrario, porsi domande sulla veridicità della parola di un superiore poteva creare qualche problema.
Spinse con forza l’anta d’ingresso ed entrò nella Sala delle Chiavi. L’angelo più saggio del Paradiso lo aspettava sorridente sul suo trono di rovi. Quella, più che una stanza sembrava davvero una grotta naturale, scavata incessantemente da un fiume il cui scorrere era ancora udibile attraverso la roccia delle pareti.
“Buonasera” lo salutò Taemin con un inchino. Le ali frusciarono a terra.
“Taemin, era parecchio che non ci venivi a trovare. Quasi cinquant’anni” commentò il Custode, mentre i lembi del suo kimono presero a galleggiare in aria come mossi da un vento invisibile.
“Sono desolato”
“Sentiamo che la tua mente è cambiata. Cosa ti turba?”
“Avrei un dubbio da porVi. Ma ho paura di esporlo. Perché se si venisse a sapere rischierei le ali”
“È così pericoloso?”
“Lo è”
“Mio caro, questa conversazione non lascerà le mura della stanza”
Taemin, che era rimasto tutto il tempo con la testa inchinata, la alzò. Si avvicinò ancora un po’ al trono del Custode e si sedette su un rialzo del terreno. Quindi prese fiato.
“La Vostra sapienza è tanta, Voi vedete nel passato, nel presente e conoscete ogni singolo mutamento del futuro. So che sono molti gli angeli minori che vengono a chiederVi consiglio”
Il Custode sorrise, “Mai quanto hai fatto tu nella tua permanenza in Cielo”
Taemin chinò leggermente il capo arrossando.
“Vai avanti”
“È una domanda strana ma... un prigioniero... è stato ucciso da un proiettile. Eppure io non so cosa sia. Sapete spiegarmelo?”
Il Custode respirò profondamente.
“In tempi futuri, quando l’umanità inizierà a sperimentare nuove tecniche per uccidere, troverà il modo per farlo restando il più lontano possibile dal proprio nemico, evitando il corpo a corpo...”
Il capo di Taemin ebbe un tic e un’immagine in movimento gli attraversò la mente. Cos’è? Una battaglia. Sento dei fischi, qualcuno ha dato il via al combattimento e anche il mio cavallo si porta subito avanti. Dietro di me c’è tutta la mia armata, mentre davanti... beh, davanti c’è il nemico straniero. Guardo al mio fianco...
“Quindi...” continuò il Custode, “...verrà inventata la polvere da sparo. Il cannone e i fucili saranno le prime armi. Una pallottola è ciò che viene sparato dalla canna di questi oggetti”
Al mio fianco... c’è solo la nuda roccia. Vedo un piccolo ruscello sgorgare silenzioso dal buio e scomparire in un’altra fessura sottostante. Torno a guardare il Custode. Era soddisfatto della risposta che mi aveva dato o quell’espressione beata nasceva a causa di qualcos’altro? Mi aveva letto la mente e aveva visto quello che il mio cervello si era deciso di riportare a galla? Potevo chiederlo... chiedergli cosa fosse successo quel giorno, come fossi morto... i morti non possono assolutamente conoscere la vita. Sapere è staccarsi dal Flusso Cosmico. Ignoranza e ubbidienza sono la Via. Il primo comandamento mi apparve davanti agli occhi a lettere infuocate. Stavo andando troppo oltre.
Scossi la testa e guardai verso il Custode.
“Ecco” mi feci coraggio e tornai alla domanda di partenza, “Questo prigioniero è morto a causa di un proiettile. Ma sulla Terra non è ancora stata inventata la polvere da sparo”
“Questa non è una domanda, ma una giusta constatazione. Sentiamo che, invece, tu hai una domanda”
“Avete ragione. La domanda è questa: è possibile per un angelo superiore dire il falso?”
Il Custode inclinò il capo con lentezza. Le sue ali si mossero appena ma Taemin avvertì distintamente la sua Luce invadere con corposità le proprie membra, e trapassarle con la facilità con cui si recide un filo d’erba. Si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi, pronto alla punizione.
Non recitare il falso, è scritto nel Codice degli antichi come secondo comandamento” disse il Custode con calma, “Se un superiore pronuncia volontariamente il falso è punibile tanto quanto lo è il prigioniero più infimo”
Taemin osò riaprire gli occhi e guardare verso il suo volto, ma lo trovò pacato e sorridente come al solito.
“Posso...” continuò con voce tremante.
“Chiedere ancora? Ma certo, figliolo”
“Ecco, se un superiore Vi chiedesse un Oracolo, se pur Voi sapete bene che questo porterebbe a infrangere il Codice, perché Voi conoscete bene il futuro... ecco, Voi... Voi lo concedereste lo stesso?”
“Taemin, noi siamo un angelo. Ma non un comune angelo. Non siamo né benevoli, né maligni. Rispondiamo solo alle domande che ci vengono poste senza dar giudizio alcuno. Sta negli angeli decidere come usare la conoscenza che vi concediamo”
Taemin annuì con un profondo inchino.
“Sento che hai un’ultima domanda da porci per alleviare la tua mente”
“Un’ultima...”
“Dicci, parla pure”
“Voi credete che i comandamenti degli antichi siano tutti giusti?”
“Noi crediamo che tu stai infrangendo buona parte del Codice. Ma non siamo noi a giudicare. Noi non giudichiamo, né il Codice né il tuo comportamento. La conoscenza non è giusta o sbagliata. È il suo metterla in pratica che può condurre all’Inferno. Ma decidere questo è compito del Custode della Bilancia”
Taemin, che alla prima frase si era irrigidito più della pietra che li circondava, tornò a respirare.
“Figliolo” lo chiamò ancora una volta il Custode, mentre l’angelo si alzava, “Vediamo che tornerai a trovarci molto presto a causa del caos”
“Caos?”
“Non lo sai... che il battito d’ali di una farfalla, seppur così insignificante, ha ripercussioni sull’intero cosmo?”
“Non...”
“Vai ora, e preoccupati solo dei tuoi attuali dubbi” concluse il Custode e Taemin, sebbene aggrottò le sopracciglia, fece come gli era stato detto. Il Custode lo congedò con uno dei suoi soliti sorrisi, e Taemin uscì dalla stanza con la mente ancora più scombussolata di prima.

 

***

 

“Senti, come faccio a farti sciogliere un po’ se sono dentro questa scatola di vetro?”
“Ma che vuoi?” borbottò Taemin. Se ne stava seduto con la schiena appoggiata alla cella e Jonghyun, dall’altro lato si era accucciato poggiando la schiena nello stesso punto.
“Mi fai pena, tutti questi anni bloccato in questo limbo paradisiaco” e mimò delle virgolette con le dita, “...senza nemmeno divertirti un po’”
“Non ce n’è bisogno...”
Jonghyun ci pensò su un po’ e molleggiò sulle caviglie.
“Sai? Gli altri prigionieri stanno organizzando una rivolta”
“Eh!?” Taemin si voltò di colpo.
“I prigionieri agiati dell’Ala Nascosta si vogliono ribellare” continuò Jonghyun rimanendo di schiena.
“E tu che ne sai”
“Un prigioniero trova sempre il modo per farlo sapere agli altri, per cercare appoggio, no?”
“Nessuno si è mai ribellato prima d’ora”
“Lo sai per esperienza o per sentito dire?”
“Per... entrambi”
“Beh, significa che qualcosa sta cambiando, no?”

 

Il battito d’ali di una farfalla può generare il caos.

 

“Ma tu perché me lo stai dicendo?”
“Sei annoiato, volevo darti qualcosa da fare. Tipo... scoprire chi la sta organizzando, o trovare un modo per fermarla”
“Mi basta avvertire i miei superiori, a quel punto faranno tutto loro”
“Non mi sembri il tipo da lasciar fare agli altri”
“Ma tanto cosa mi importa... tu piuttosto, parteciperai?”
“Non importa nemmeno a me” commentò Jonghyun, voltandosi per guardarlo in volto. Erano a meno di un metro di distanza, con solo quel vetro a separarli, “Mi resta più poco tempo”
“Che ne sai?”
“Lo sento... mi sento diverso da quando sono appena arrivato. A proposito, quanto tempo è passato?”
Taemin aggrottò la fronte, “Non lo so... non tengo conto del tempo. Misuro solo i secoli che passano con le ondate di prigionieri”
“Quiiindi... non farai nulla... i tuoi superiori non dovrebbe fidarsi di te”
La lealtà e l’osservanza delle regole conducono all’Armonia cosmica, era il penultimo comandamento, sii fedele e la strada per la Salvezza si aprirà al tuo passaggio.
“Da quando sei arrivato sto infrangendo tutti i divieti imposti dal Codice, uno dietro l’altro”
Jonghyun sorrise e portò le mani dietro la testa.

 

***

 

“Uffa” si lamentò Jonghyun mentre era intento a fare i suoi soliti piegamenti su una mano, “Ma quindi devo vedere il tuo brutto muso tutti i giorni?”
Taemin rise, “Fino alla fine dei tuoi giorni”
Jonghyun asciugò il sudore della fronte e si sedette a terra, “Sono serio, che devi fare qui ogni giorno?”
I prigionieri della stanza speciale devono essere educati, poiché più inclini al male
“Cos’è? Un altro comandamento?”
“Sì. Il sesto”
“Wow, mi sento speciale. E perché allora non mi stai educando?”
“Perché non ho voglia. Preferisco guardarti come si guardano gli animali e studiare il tuo strano comportamento”
“Qui lo strano sei tu” commentò Jonghyun grattandosi i capelli umidi, “E poi gli animali non dovrebbero stare nelle gabbie”
“Vuoi uscire?”
“Mi farai uscire?”
“Non ci penso proprio...”
Jonghyun rise roteando gli occhi.
“...entrerò io” concluse allora Taemin con serietà, e si alzò dallo sgabello. Quindi si avvicinò alla porta della cella e cercò le chiavi nel mazzo che teneva legato alla cintura della divisa chiara.
“Scherzi” mormorò Jonghyun. “No, non scherzi!” esclamò poi, quando Taemin fu ormai entrato. Si richiuse la porta alle spalle e prese a stiracchiarsi. Attraversò quel limite invalicabile e Jonghyun avvertì uno strano impulso. Mosse un passo in avanti.
“Uh, non ero mai entrato in una cella. Certo che deve fare davvero un brutto effetto risvegliarsi qua dentro”
Jonghyun, senza poter opporsi a quel flusso che lo muoveva, si avvicinò lentamente.

 

“Jonghyun, vero? Benvenuto, aspettavamo il tuo arrivo da molti secoli”
“Chi sei?”
“Un angelo superiore, rivolgiti a me con rispetto”

 
Taemin lo osservò muoversi con circospezione, proprio come si comporterebbe una pantera se il nemico entrasse nel proprio territorio.  
 

“Il tuo carceriere ti ha già insegnato tutte le regole di questo Paradiso?”
“Qualcosa mi ha detto...”
“Sembra proprio che si stia affezionando a te, non è così?”

 

Nei suoi occhi si leggeva qualcosa di diverso, come se fossero di nuovo dotati di quella luce che anima lo sguardo dei vivi. Erano vicini, Jonghyun alzò un bracciò verso il collo dell’altro.

 

“Non ti ha detto, per caso, che si può allungare il proprio tempo in paradiso?”
“E come?”
“È semplice, se si uccide un angelo, si rubano le sue ali, e quindi anche il suo tempo”

 

Con uno scatto Taemin venne sbattuto contro il vetro della cella. La presa di Jonghyun sul suo collo era salda e gli stava lentamente togliendo il respiro.

 

“Sai, è buffo, ma in questo Paradiso un angelo può morire con le stesse modalità con cui muore un umano. Sei appena arrivato, ti ricorderai bene come si uccide, vero?”
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Chi lo sa? Per seguire il tuo destino, forse? È tutto un ciclo, mio caro, riprenditi ciò che ti è stato rubato”

 

Taemin boccheggiava, portò le mani su quelle dell’altro e strinse forte. Jonghyun sentiva il suo cuore pulsante sotto le dita. Avvertì distintamente lo scorrere del sangue e i battiti regolari contro i propri polpastrelli. Erano entrambi vivi, Jonghyun gli tappava la ferita del collo per evitare che perdesse troppo sangue. Il viso di Taemin era calmo, così pacato da mandarlo in bestia. Reagisci! Non morire! La battaglia infuriava attorno a loro. Come potevano continuare così? Il loro signore stava morendo... stava morendo e nessuno se n’era accorto. Aiutatemi! Il respiro si faceva pesante. Vi prego, basta... non poteva sopportare una seconda volta quelle sensazioni... il suo cuore non avrebbe retto... una presenza alle spalle lo costrinse a voltarsi. Un soldato sguainava la spada.
Spaventato, sgranò gli occhi e mollò di colpo la presa. Non c’era alcun flusso sotto le proprie dita.
Balbettò indietreggiando, mentre Taemin si afflosciava a terra tossendo.
“Allora lo sai...” ansimò con un mezzo sorriso, qualcuno gli aveva parlato dei comandamenti proibiti, non c’era alternativa, “V-vuoi... le mie ali così tanto?”
“Perché sei entrato?!”
“Sono già morto una volta... non mi spaventi”
Jonghyun si appoggiò al vetro della parete opposta e cercò di tornare in sé sbattendo ripetutamente le palpebre.
“Scusami, io... io non sono un assassino. Non so cosa abbia mosso il mio corpo...”
“La nostra natura cambia in questo Paradiso” commentò Taemin, “Le anime qui finalmente si uniscono al Flusso Cosmico. Forse il tuo destino è quello di mandarmi all’Inferno. Cosa ti ha fermato?”
Jonghyun mise le mani avanti, “Io non ci sto capendo nulla, voglio un po’ di tempo per pensare, okay?”
“Il terzo comandamento recita: Non pensare
“La smetti!? Non sei arrabbiato!? Ti stavo per soffocare, fa’ il tuo dovere e puniscimi!”
Taemin si alzò da terra continuando a toccarsi la gola. Si avvicinò all’altro con calma, quindi sbatté un paio di volte le ali per lisciare le piume arruffate. Jonghyun non si mosse ma aspettò il momento della sua espiazione chiudendo gli occhi.
Taemin gli afferrò i capelli e tirò all’indietro, facendogli sbattere la nuca contro il vetro. Si spinse di più verso il corpo dell’altro, braccandolo. Le ali aperte, premute contro il vetro, li nascondevano alla luce.
“Anche io seguirò il volere del Cosmo” mormorò Taemin e l’altro schiuse gli occhi.
Taemin rise sulle sue labbra, “Affronteremo le conseguenze di questo insieme, che ne dici? Tu hai provato ad uccidere un angelo, e io ora sto per baciare un prigioniero. Oltre ogni limite, non trovi?”
Jonghyun fece per replicare ma ogni sillaba gli rimase attaccata alla gola. Taemin intrecciò le dita alle sue e gli baciò la bocca con decisione, erano nella sua tenda, la notte prima della battaglia decisiva. Jonghyun gli circondava i fianchi con le braccia.

 

La prima volta fu solo uno sbaglio.
La seconda è stata una prova.
Dalla terza, fare l’amore con te è diventato un bisogno.[1]

 

“Il signore non dovrebbe trovarsi nella umile tenda di un suo hwarang[2]
Taemin rise e Jonghyun sciolse il loro abbraccio, trascinandolo all’interno.
“Ormai che sono qui cosa dovremmo fare?” domandò Taemin con tono malizioso, mentre si sedeva sul giaciglio del soldato.
Jonghyun si chinò su di lui, “Sei proprio un diavolo”
Taemin rise ancora.
“Ti diverti a togliermi il sonno...?” domandò Jonghyun fingendosi arrabbiato. Quindi lo distese sotto di sé, “La notte prima di un giorno così importante poi...”
Sul volto di Taemin si formò un ghigno.
“Chi l’ha detto che la notte è fatta per dormire?”
Jonghyun prese a baciargli il labbro inferiore. Rapidi e umidi tocchi sul suo sorriso, mentre con le dita si faceva largo sotto gli strati della veste alla ricerca della pelle. Trovò una coscia, strinse la carne e risalì impaziente. Arrivò al sesso e Taemin ansimò sulla sua bocca.
“Non voglio stancarti...” mormorò Jonghyun continuando a carezzargli il membro, “...non andremo fino in fondo”
Taemin gli afferrò i capelli con decisione. Lo guardò dritto negli occhi liquidi.
“Io lo voglio”
“Taemin...”
“Non ho intenzione di perdere alcun’occasione” commentò Taemin allargando le gambe e tirandolo di più verso di sé.
“Cosa dici...”
Jonghyun tornò a tormentargli il labbro.
“Lo sai...” ansimò Taemin tra un baciò e l’altro, “...ogni notte potrebbe essere l’ultima...”
“Smettila” disse Jonghyun aumentando il ritmo della mano sul suo sesso che iniziava a pulsare sotto le dita.
“I barbari giapponesi, alleati... di Paekche[3]... sono sbarcati questa sera”
Jonghyun prese a spogliarlo con foga, quindi anche lui si tolse la casacca.
Taemin si aggrappò alla pelle della sua schiena, “Ho paura”
“Io sarò al tuo fianco” mormorò Jonghyun con sguardo serio, “Nessuno oserà toccarti...”
Le loro labbra tornarono a cercarsi avide, quasi disperate. Jonghyun gli carezzò il palato con la lingua e Taemin avvertì le dita dell’altro spostarsi sulla pelle. Si staccò dalla sua bocca chiudendo gli occhi. Jonghyun gli violò l’apertura e un grido interruppe il silenzio sacro della notte che precede lo scontro finale.
“Mi... hanno sentito?”
Jonghyun non rispose e continuò la sua penetrazione con serietà. Arrivò fino in fondo, quindi prese a muovere le dita per prepararlo.
 

Perché ogni volta fa sempre più male?
Perché dentro di me temo sempre che sia l’ultima?
Ti prego, non lasciarmi.

 

Una lacrima gli rigò la guancia e si dovette mordere il labbro per non gridare. Non poteva farsi sentire dagli altri soldati o sarebbero accorsi. Gli strinse di più le spalle fino a farsi venire le nocche bianche.
Quanto dolore sarebbe stato in grado di sopportare per lui?
“J-Jong... hyun...” ansimò nell’istante in cui le sue dita si sfilarono, “Mi ami?”

 

Mi ami?
Quale dolore saresti disposto a sopportare per me?

 

Gli occhi di Jonghyun guizzarono rapidi sul volto dell’altro, che ripiegò le ali tremanti e fece un passo indietro.
“L’hai visto anche te?” domandò Taemin sbattendo ripetutamente le palpebre.
“Eravamo... noi due...”
“Jonghyun” lo apostrofò Taemin deciso, quindi lo guardò negli occhi “Aspettami, io tornerò di certo”
“Cosa vuoi fare?”
Taemin uscì in fretta e chiuse a chiave la porta della cella, giusto appena prima che Jonghyun si fiondasse su di essa. Afferrò le sbarre con forza e la scosse.
“Taemin!?” gridò.
L’angelo sorrise e volse appena il capo. “È la prima volta che mi chiami per nome in questo mondo, è proprio una bella sensazione” quindi uscì.

 


[1] [n.d.a.] Avevo letto questa frase in giro per tumblr e mi era piaciuta, così l’ho riadattata per inserirla. Ora ho scoperto che è tratta da “Arbitrage”, una fanfic Jongin/Kyungsoo degli EXO. Dicono che è molto bella, ci darò un’occhiata ;D
 
[2] Gli hwarang furono un'elite di giovani ragazzi educati in campi artistici, letterari e di studio delle arti marziali durante il Regno di Shilla (57 a.C. –935 d.C.) e paragonabili ai samurai giapponesi. Il termine significa letteralmente “uomo che fiorisce”.
 
[3] Il regno di Paekche fu uno dei tre regni di Corea, assieme al regno di Shilla e di Koguryŏ. Nel 660, le forze coalizzate di Shilla e della dinastia cinese dei Tang attaccarono Paekche. La capitale Sabi cadde e ci fu l'annessione di Paekche a Shilla. Il re e suo figlio furono mandati in esilio in Cina, mentre alcuni membri della famiglia reale trovarono rifugio nel Giappone alleato.

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Capitolo 3
*** Quale Paradiso è privo di sentimenti? ***


Taemin irruppe nello studio senza bussare.
L’angelo superiore, seduto alla propria scrivania, alzò subito gli occhi da alcuni fogli per guardare Taemin con sorpresa.
“Qualche problema?” domandò con un mezzo sorriso finto. Forse non si aspettava di ritrovarselo nello studio senza preavviso, o forse non si aspettava proprio di rivederlo in quel Paradiso.
“Sì” rispose Taemin secco, e gli si avvicinò fissandolo negli occhi.
“Come siamo arroganti oggi” commentò l’angelo superiore, quindi appoggiò il mento sulle dita intrecciate, “Come posso esserti d’aiuto?”
“Ho una questione che vorrei proporle”
“Se si tratta di qualcosa che non infrange il codice...” e mise uno strano accento su quelle ultime parole, “Chiedimi pure”
Taemin parlò subito, senza pensare, come diceva il terzo comandamento, senza mentire, come recitava il secondo. Ma non poteva più rispettare il primo, né tantomeno il quarto.
“Io sono morto perché trafitto da una spada” iniziò, “Ed è successo sei secondi prima che morisse il prigioniero della stanza speciale. Ho chiesto al Custode delle Chiavi. So che i proiettili e la polvere da sparo non sono ancora stati inventati sulla Terra. E infatti nessuno qui conosce il significato di queste parole. Com’è possibile che lui sia morto per questo?”
“Non saprei” fu la risposta disinteressata dell’angelo superiore.
Taemin socchiuse gli occhi e lo scrutò più a fondo.
“Ha chiesto consiglio anche lei al Custode delle Chiavi, non è così? E poi ha mentito, trasgredendo così il secondo comandamento del Codice. Ha parlato a Jonghyun del Codice Proibito, e non ha rispettato nemmeno il quinto”
Restarono in silenzio un secondo in più del dovuto. Taemin capì che aveva ragione.
“Mi vuole morto?”
“Se anche fosse...?!” replicò l’angelo superiore alzando il tono della voce, “Io non verrò di certo giudicato dal Custode della Bilancia per questo! Un angelo inferiore non può permettersi di mancare al secondo comandamento. Non sono ammessi sentimenti in questo Paradiso. E da quand’è che si parla di un prigioniero riferendosi a lui col nome proprio!?”
“Sapeva che c’era un legame tra noi...!” continuò a gridare Taemin, e qualcosa di strano gli spezzò il fiato. Si era mosso dentro di lui un qualcosa che credeva dimenticato da tempo.
 

La farfalla ha infine sbattuto le proprie ali.

 
Un groppo alla gola e dovette ingoiare con forza, “Perché... mi ha affidato proprio lui allora?!”
“Perché è giunta la tua ora!” rispose l’angelo superiore alzandosi di scatto e sbattendo la mano sulla scrivania.
“E q-questo... chi lo decide??” balbettò Taemin improvvisamente spaventato da quella frase. 
“Lui deve riprendersi il tempo che tu gli hai rubato da vivo. Spetta a lui il compito di ucciderti”
“Eh? Che fesseria è mai questa!?”
“Non ti sei mai chiesto perché un prigioniero finisce nella stanza speciale? Perché non ha nessuna delle due ali? Ormai te lo dico, non ha più senso continuare con questa farsa”
Taemin lo guardò ammutolito.
“Sulla terra” continuò l’angelo superiore, “In un secondo, non sono molte le persone disperate che muoiono per qualcun altro, no? La stanza speciale è destinata a queste persone. Inoltre, avrai notato che ha un solo posto. Beh, fin dall’antichità non è mai successo che morissero due persone nello stesso secondo per questo motivo. Ma dopotutto è inammissibile che qualcuno muoia per qualcun altro. Disperato o meno che sia. È contro natura, non credi anche te, Taemin? Al loro arrivo, a queste persone vengono tagliate le ali. Entrambe. Ma io non lo credo giusto. Si sono sacrificate per qualcun altro, è inammissibile che a loro sia concesso il tempo minore. Tu invece, che sei morto senza proteggere nessuno, hai ricevuto entrambe le ali. Ora loro devono trovare la loro vendetta in Cielo”
“Io ho protetto il mio popolo con la morte!”
L’angelo superiore scoppiò a ridere, “È stato un pessimo errore arruolarti come carceriere”
“Sei stato tu a tagliargli le ali!?” continuò Taemin sputando fuori tutti quei dubbi che gli laceravano la mente, “Lo fai ogni volta che qualcuno muore per quella ragione!? Allora perché non le hai tagliate a me? Perché solo a lui!?”
“Erano i voleri del Cielo... Ma col tempo farò tornare l’equilibrio”
“Smettila di giocare con la vita delle persone! Hai ragione, prima o poi tornerà l’equilibrio, e tu sarai il primo che verrà spedito all’Inferno!”
“Ma quale vita... quali persone...” sibilò l’angelo stringendo i denti.
La porta dello studio si aprì di colpo interrompendoli: un carceriere entrò nella stanza.
“Signore!” gridò con gli occhi sgranati, “Sta... cadendo l’acqua dal cielo! Ci sono... nuvole, credo, e... vento... fulmini”
“Che diavolerie vai dicendo?” chiese l’angelo superiore aggrottando la fronte.
“Sul cortile interno! Non so cosa stia succedendo...!”
Un secondo carceriere apparve nello studio quasi sconvolto quanto il primo, “I prigionieri sono liberi! Le celle si sono aperte da sole!”
L’angelo superiore aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì nulla.
“È il caos” mormorò Taemin. E fuggì dallo studio lasciando gli altri tre angeli nel loro sgomento.
 

***

 
Taemin percorse velocemente il corridoio dell’ala segreta e verificò coi propri occhi che i prigionieri erano davvero scappati. Le celle erano state aperte e i prigionieri fuggiti. Ma non sarebbero riusciti a scappare dalla prigione, o almeno così sperava.
Entrò annaspando nella stanza speciale. La porta era aperta e Jonghyun scomparso.
“Perfetto...” mormorò riprendendo fiato. Diede un’occhiata rapida in giro, quindi si voltò e rifece il corridoio di corsa.
 
Arrivò fino al balcone che dava sul cortile interno. L’intera prigione era costruita su base circolare. Ogni anello corrispondeva a un’ala, e tutte convergevano verso quel cerchio centrale privo di soffitto.
Taemin rimase a bocca aperta. Pioveva sul serio. Protese una mano e lasciò che le dita si bagnassero di quella strana acqua che scendeva dal cielo. Una folata di vento inaspettata deviò la direzione verticale della tempesta e Taemin dovette indietreggiare per non farsi trascinare via.
Si asciugò il viso con la manica della divisa e riprese a guardarsi intorno. Non c’era alcun prigioniero, si erano tutti riversati sul cortile per godere di quel dono del Cielo. Ma non erano a conoscenza di quello che aveva detto il Custode. Quella non era affatto una benedizione.
Guardò verso il cielo plumbeo. Stava diventando tutto troppo terrestre, troppo umano. Come se un canale invisibile si fosse aperto tra la Terra e il Paradiso. E ora il Flusso stesse cercando di riequilibrare i due mondi. Doveva impedirlo. E non perché lo dicesse il primo comandamento.
Un tuono lo scosse.
“Ce n’è uno qui!” gridò qualcuno alla sua sinistra. Taemin si voltò e vide alcuni prigionieri che lo indicavano.
“Prendiamo le sue ali!”
Taemin scappò verso la direzione opposta. Doveva raggiungere il Custode delle Chiavi. Lui lo aveva avvertito, aveva detto che sarebbe arrivato il caos. Lui avrebbe di sicuro saputo come agire.
Si infilò in un passaggio che riportava al primo anello interno della prigione e mise un po’ di distanza tra di lui e i prigionieri. Ma non era abituato a fare sforzo fisico, non avrebbe retto ancora molto e le ali inzuppate lo rallentavano.
Stava per voltare un altro angolo quando qualcuno lo afferrò saldamente per un polso costringendolo ad entrare in un piccolo cunicolo buio.
Taemin prese a divincolarsi.
“Sono io!” esclamò Jonghyun facendosi riconoscere. Taemin si bloccò e cercò di focalizzare il suo viso nell’ombra.
“Ti stanno cercando” disse Jonghyun, “Vogliono uccidere tutti gli angeli per prendere il loro tempo!”
“Questo l’ho visto!” commentò Taemin poggiandosi al muro per riprendere fiato, “Ma come fanno a conoscere il Codice Proibito...?”
“Non gliel’ho di certo detto io!”
Taemin sbatté un pugno contro il muro, “Non è così che doveva andare...”
“Calmati...” disse Jonghyun stringendogli la mano, “Prima proviamo a capire, okay?”
“Non c’è niente da capire! Il Custode l’aveva detto... forse voleva avvertirmi? Forse ha riposto in me la sua fiducia! E io l’ho deluso... il caos è arrivato e io non ho potuto fare nulla...”
“Sono sicuro che un semplice angelo come te non poteva fare nulla...” commentò Jonghyun sinceramente.
Taemin sospirò.
“Andiamo da questo... Custode, allora” continuò Jonghyun e fece per trascinarlo fuori dal cunicolo. Taemin si oppose.
“Io ci devo andare, è scritto nel mio destino. Ma tu non c’entri nulla”
Jonghyun aggrottò le sopracciglia, quindi gli si piazzò davanti.
“Hai detto che il mio destino fosse quello di mandarti all’Inferno” gli sfiorò il collo con le dita, “Ma così non è andata, o sbaglio?”
Taemin portò una mano su quella dell’altro, e strinse. Non provava più dolore, e anche l’udito si stava attutendo. I rumori della battaglia finale arrivavano alle sue orecchie ovattati, in ritardo. Sentiva solo qualcosa di caldo scorrergli sulla pelle. Jonghyun era su di lui. Erano forse le sue dita? Gridava disperatamente, e il sudore si era mischiato alle lacrime. Perché gridi? Non piangere, va tutto bene. Non morire! Gli diceva, quindi si guardava intorno. Aiutatemi!
Un soldato nemico allungò la sua ombra su di loro.
“Jonghyun, va tutto bene”
L’altro lo guardò inclinando la testa.
“Come può andare tutto bene!?” esclamò Jonghyun con gli occhi ridotti a una fessura. Taemin sbatté le palpebre e si guardò attorno.
“Allora...” iniziò Taemin confuso, “Allora tu quel giorno... sei morto per...”
 

...si sono sacrificate per qualcun altro...
...ora loro devono trovare la loro vendetta in Cielo...
...lui deve riprendersi il tempo che tu gli hai rubato da vivo...
 

“Non c’è tempo per parlare! Andiamo ora!” Jonghyun lo scrollò per le spalle. E Taemin annuì.
 

***

 
Si precipitarono nella Sala delle Chiavi e il Custode li accolse col solito sorriso benevolo.
Alla sua vista, tutta l’angoscia nel petto di Taemin svanì di colpo. Quel volto sereno gli faceva sempre quell’effetto rigenerante. Se lui possedeva tutta la saggezza dell’Universo e sorrideva in quel modo, significava che, alla fine, sarebbe andato tutto bene.
“Signore!” gridò Jonghyun riconoscendo che quello non era affatto un angelo comune, “Dovete aiutarci!”
Taemin gli poggiò una mano sulla spalla e lo superò, avvicinandosi con sicurezza al Custode.
“Sapevo che sareste venuti” commentò il Custode delle Chiavi allargando le braccia fasciate dal kimono fluttuante. I rosari attorno al collo tintinnarono in maniera strana.
“Com’è potuto succedere...?” domandò Taemin serio, “Voi sapevate che il caos sarebbe giunto, eppure non avete fatto nulla. Spettava forse a me il compito di impedirlo?”
Il Custode sorrise chiudendo gli occhi. Una folata di saggezza si sparse nella sala a partire dal suo corpo etereo.
Jonghyun ebbe un brivido e si guardò intorno confuso.
“Come ben sai” iniziò il Custode riaprendo gli occhi, “Noi conosciamo, ma non agiamo. E tu, Taemin, sei stato tu la causa di questo rovesciamento. Ed è solo l’inizio”
Taemin aggrottò la fronte, “Io?”
“C’era equilibrio finché tutti si lasciavano andare al Flusso. E l’Ottuplice Nobile Codice degli Antichi non è stato scritto per altro motivo se non quello di preservare l’Ordine dei Cieli”
“Non capisco... io ho mancato al Codice, è vero... ma non sono stato di certo l’unico!”
“Il Flusso Vitale Cosmico sa come rimarginare alcune ferite, come le menzogne o i pensieri impuri, ma il fatto che un angelo possa amare ha incrinato irrimediabilmente l’equilibrio dei Cieli. Come ti ho già detto, è dal battito di una farfalla che si origina il caos”
Jonghyun si avvicinò a Taemin e gli afferrò una mano.
“Tutto questo non ha senso!” gridò, “Quale Paradiso è privo di sentimenti?”
Un impercettibile battito di palpebre e a Jonghyun mancò il respiro per un secondo. Taemin gli strinse la mano, per invitarlo a non dire altro. Guardò le proprie ali nere, ancora più oscurate da quelle brillanti e chiare del Custode. Non meritava più quel tempo che gli avevano concesso.
“Cosa posso fare?”
Il Custode sorrise, “Basta strappare le ali alla farfalla”
“Stai dicendo che...” si intromise ancora Jonghyun.
“Esatto” rispose Taemin, quindi si voltò per affrontarlo “Jonghyun, prendi il mio tempo”
“Che cazzo dici?”
“È l’unica via!” esclamò Taemin con le sopracciglia aggrottate.
“Perché non si può provare niente qui? Spiegamelo! Cosa avresti fatto di male?”
“Qui ci uniamo al Flusso! Non possiamo avere volontà propria, lo capisci?”
“No, non lo capisco...! Perché ci concedono un corpo e una volontà se poi non possiamo usarli? Io voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati”
“Non dire stupidaggini...”
“Sono serio!”
“Jonghyun...”
 

“Mi ami?”

 
“Taemin, sono sicuro che ti ho amato da vivo, e ora non lascerò che...”
Non fecero in tempo a dire o pensare altro che le porte della Sala si aprirono di nuovo.
“Ecco un altro tiranno alato! È quello che si occupa dell’ala speciale!”
Si voltarono, tre ribelli erano riusciti ad entrare. Il Custode continuò ad osservare la scena dall’alto del suo trono. Jonghyun capì subito che non avrebbe fatto nulla per aiutarli. Si mise subito davanti a Taemin, e allargò le braccia.
“Questa volta non ti lascerò morire” quindi si lanciò contro i tre prigionieri.
“Uccidetemi! Solo così tornerà l’Ordine!” gridò Taemin rivolto al Custode, “E donate il mio tempo a Jonghyun! Potete farlo, vero? Vi supplico”
“Taemin!” gridò Jonghyun, ed evitò il fendente di un prigioniero per pochi millimetri.
“Non c’è più tempo!”
“Lo desideri davvero?”
“Sì”
“Questa sarà la tua ultima volontà”
Jonghyun si voltò appena in tempo per vedere l’angelo cadere in ginocchio.
“Traditore, non distrarti!” gridò uno dei tre prigionieri e riuscì a colpirlo in pieno ventre con una lancia spezzata, trafiggendolo in profondità. Il Custode alzò gli occhi verso i tre prigionieri e li incatenò con lo sguardo. In meno di un secondo caddero a terra privi del respiro.
 
“Tae... min...” mormorò Jonghyun raggiungendolo con una mano sulla ferita. Le sue ali erano ancora là, ma il nero si stava lentamente scolorendo. Qualche piuma dondolava fino a raggiungere terra.
Jonghyun si inginocchiò e provò a sorreggerlo.
“Mi senti?”
“Jonghyun...” mormorò Taemin con un mezzo sorriso, “Non rendere le cose più difficili”
Un’ala perse di colpo tutte le piume e svanì nell’aria.
Jonghyun lo strinse di più a sé, “Perché... perché devo vederti ancora una volta morire di fronte ai miei occhi?”
“Ora che hai il mio tempo,” spiegò Taemin sfiorandogli la pancia e impregnandosi le dita di sangue, “Nemmeno questa ferita ti ucciderà”
“Lo sai, non mi importa di morire”
Taemin sorrise e chiuse gli occhi.
“Taemin!”
“Finiremo mai di morire l’uno per l’altro?” mormorò ancora ridendo, quindi anche la seconda ala scomparve.
Jonghyun avvertì improvvisamente un altro dolore, diverso da quello provocato dalla ferita sul ventre, lacerargli la schiena. Si morse le labbra per non gridare e fu costretto ad allontanarsi da Taemin. Si rannicchiò a terra stringendo i pugni. Con un rantolo, un paio di ali bianche presero il posto delle due cicatrici sulle scapole. Jonghyun rialzò il capo e asciugò gli occhi lucidi, quindi tornò sul corpo di Taemin.
“Scusami...” disse col fiatone. Le ali chiare illuminavano il suo viso cinereo.
“Jonghyun...” lo chiamò Taemin guardandolo con gli occhi ormai vitrei, “Ora hai anche te le ali, sei contento? Guarda che belle”
“A che serve... ormai?” domandò Jonghyun.
Taemin allungò una mano e gli carezzò il viso.
“È ora” commentò il Custode risvegliandoli dalla bolla in cui si erano rinchiusi.
“Addio” concluse Taemin con il sorriso, “Ci rivediamo all’Inferno”
 
Jonghyun si rialzò da terra e sbatté le ali. Guardò con occhi spenti l’angelo sul trono di rovi che sorrideva benevolo.
“Benvenuto in Paradiso, Custode del Caos”

 

***

 

Il nono comandamento recita come di seguito:

 

Il Custode del Caos regola l’equilibrio tra Terra, Paradiso e Inferno.

 
 

  


«Come fai a lasciarmi
Con questi occhi sorridenti
e dicendomi crudelmente addio?
Per favore, non lasciarmi.
Non abbandonarmi.
Oh, per favore...
Non andartene,
Non andare... »


-y si fuera ella-

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