Years di Nini91 (/viewuser.php?uid=127864)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 13 Ottobre 2006 ***
Capitolo 2: *** 13 ottobre 2006 (seconda parte) ***
Capitolo 3: *** 13 Marzo 2007 ***
Capitolo 4: *** 13 Marzo 2007 (seconda parte) ***
Capitolo 5: *** 13 Dicembre 2008 ***
Capitolo 6: *** 13 Dicembre 2008 (seconda parte) ***
Capitolo 7: *** 13 Novembre 2009 ***
Capitolo 8: *** 13 Novemre 2009 (seconda parte) ***
Capitolo 1 *** 13 Ottobre 2006 ***
one day
Ed
eccomi spuntare anche nel Fandom di Kingdom Hearts!
Inoltre è la prima volta che mi dedico ad una FanFiction
yaoi.
Quindi,
che dire...Spero vivamente che la fic vi piaccia.
I commenti sono sempre ben accettati. Spero di non risultare noiosa o
rendere i personaggi OOC.
Ma tutto sommato, penso di aver fatto un lavoro...Ehm...Discreto?
Bhò...Si vedrà.
PS: 1) E' probabile
che il titolo lo cambierò, se me ne verrà in
mente uno più decente. Sfortunatamente non sono mai stata
brava con i titoli...Preferisco la sceneggiatura.
2) Ho utilizzato il
13 perchè è il mio numero fortunato. Solo ora,
guardando su facebook vedo che è anche l'AkuRoku Day... Lol!
xD
Buona lettura!^^
13
Ottobre 2006
"Scatti
a sorpresa"
«Quel che
voglio fare con la fotografia, è quello di catturare quel
minuto, parte della realtà»
Chi
l'avrebbe mai pensato che quel misero minuto, avrebbe riscosso un ruolo
così importante nella mia vita.
Roxas e Sora
Collins si
trovavano al teatro della scuola, insieme ad una marea di studenti,
insegnanti e perfino genitori, tutti ad aspettare il grande evento
che da mesi annunciavano su ogni bacheca scolastica, il Musical
di inizio ottobre.
«Spero
che non sia uno spettacolo
piena di drammi noiosi»
Disse Sora, tra uno sbadiglio e l’altro.
Roxas sospirò per l’ennesima
volta,
prendendo in mano la sua macchina fotografica per pulire per con
attenzione l’obbiettivo «Vedi
di non addormentarti, non ho voglia
di ascoltarti russare per tutta la serata e doverti raccontare le
parti principali, solo per farti fare bella figura
con Kairi».
«Oh
andiamo Rox, per chi mi hai
preso?»
Domandò sorridente il fratello, sedendosi con aria
scomposta e disinvolta.
Roxas restò accanto a lui, troppo
impegnato a controllare la sua macchina fotografica che prestare
attenzione alla quantità di gente che si faceva spazio tra
gli
spalti.
Dopo il terzo sbadiglio di fila, Sora lanciò una veloce
occhiata al fratello «Farai
delle foto anche oggi?»
«Certamente»
«Non
ti stanchi mai di fare
fotografie?»
«Non
ti stanchi mai di farmi queste
domande inutili?»
Ormai era di routine porgli quella
domanda, e Roxas non potè fare a meno di mostrare un piccolo
sorriso, forse di rassegnazione più che
di conforto.
Suo fratello era sempre stato un tipo
molto distratto, non lo faceva apposta ma certe volte lo mandava
all’esasperazione. Perfino il nuovo barista dietro casa loro
sa
quanto la fotografia sia importante per Roxas, per non dire
essenziale. Non ha mai avuto molte passioni, se non
per lo
skateboard che praticava al parco con i suoi amici, un sogno buttato
al vento quando non venne scelto per i campionati.
Era talmente distrutto che accettò
perfino di passare del tempo con suo padre, un fotografo di
professione; mai si sarebbe aspettato di
appassionarsene così
tanto.
Risparmiò i soldi per comprarsi una
macchina fotografica tutta per sé, e non passa giorno che
Roxas esca
di casa senza portarsela dietro.
Tutti erano a conoscenza della
sua passione.
Tutti tranne Sora.
«Terra
chiama Roxas! Mi senti?»
Alzò lo sguardo, notando arrivargli
incontro i suoi due amici, Hayner e Pence.
«E’
da dieci minuti che cerchiamo
di chiamarti»
«Scusatemi,
è solo che…»
«Ah,
lascia stare»
aggiunse Hayner,
sedendosi accanto a lui, seguito a ruota da Pence. «Vedo
che Sora
non vede l’ora che inizi lo spettacolo»
Fu proprio in quel
momento che Roxas si voltò, notando il fratello dormire come
un
bambino.
Almeno questa volta non
russa. Meglio così, forse riuscirà
a rimanere attento, senza essere continuamente distratto dalle sue
stupide domande.
Hayner si lasciò sfuggire una piccola
risata, dando una leggera gomitata a Pence «Kairi
non ne sarà
molto contenta, lei e Olette sono le prime ad andare in scena, se lo
vede in queste condizioni è spacciato»
Sarà stato il fatto di immaginarsi il
fratello che supplicava perdono a Kairi per essersi addormentato
durante tutto lo spettacolo, ma in quel momento Roxas rise.
La prima risata della giornata, ed era
solo domenica pomeriggio, un record personale.
Fissò lo specchietto ormai lucente
della sua macchina fotografica.
Questo periodo non poteva essere di
certo dei migliori, i suoi genitori si erano separati da meno di un
anno e già sua madre usciva con un altro uomo, proveniente
dall’Inghilterra, Luxord.
Ma che razza di nome è?
Scommetto
che non è veramente inglese.
Roxas sembrava l’unico a patire
davvero la mancanza del padre.
«Hey
iniziano!»
Annuncia Pence, con
uno strano entusiasmo che stupì addirittura Hayner.
Il tendone si alzò e le luci si
posizionarono su alcune ragazze che entrarono con timidezza in scena.
Roxas ne approfittò immediatamente per
cercare di scattare qualche fotografia, regolandosi al meglio con lo
zoom.
«Roxas,
posso provarla?»
Domandò
incuriosito Hayner.
Senza neanche dargli il tempo di
obbiettare, l’amico gli sfilò dalle mani
l’oggetto, tentando
invano di capirci qualcosa.
«Hayner,
attento a non romperla però!
Fa attenzione!
Attento!»
«Sì
sì, rilassati è tutto sotto
controllo, dov’è il flash? Ah no aspetta, forse
l’ho trovato!»
Detto ciò si iniziò a
scattare foto a
raffica, senza preoccuparsi minimamente della qualità e
tanto meno
dello zoom che ha utilizzato.
Insomma, Hayner non ha mai avuto buon
occhio per queste cose.
Roxas era troppo impegnato a
controllare che il suo amico non combinasse casini con la
macchina per potersi accorgere dell’incredibile
guaio in
scena, ma non appena sentì le urla schifate delle ragazze,
voltò lo
sguardo, notando il palco completamente ricoperto di vernice rossa.
Rimase talmente sorpreso da non
riuscire a dire nemmeno una parola.
Il musical, i vestiti, il palco…Era
tutto rovinato.
«Ma
che cazz..?!»
«Questo
sì che è uno spettacolo con
effetto a sorpresa!»
Puntualizzò Hayner.
Ma chi può essere talmente idiota da
fare una cosa simile? Per giunta davanti al preside e il corpo
studentesco.
«Ah!
Che cosa…Che cosa è
successo?»
Buongiorno, bella addormentata.
Avrebbe voluto dirgli Roxas, ma in quel
momento era impegnato a guardare altro, invece di prendersela con il
fratello.
Mentre tutti si alzarono dai loro posti
per andare a controllare lo stato degli studenti, Roxas
riuscì a
scorgere la visuale di una ragazza che piangeva a diritto, confortata
inutilmente dalle sue amiche, anch’elle ricoperte di
colorante
rosso.
Naminè, era stata lei ad organizzare
lo spettacolo, ed era bastato lo scherzo di qualche cretino a
rovinare mesi e mesi di duro lavoro.
Non riuscì a scorgere, (forse
perché
troppo distante), le risate incontrollate di un gruppo di ragazzi che
si allontanavano da quella scena con aria soddisfatta.
************
Il giorno dopo non si fece altro che
parlare del Musical rovinato. Il preside era furioso, aveva
interrogato diversi studenti per farsi dire il nome di chi
avesse causato quell’atto teppistico.
Molti avevano già dei sospetti, ad
esempio, Hayner e gli altri erano sicuri che centrasse la banda
dell’ultimo anno, un gruppetto formato da cinque ragazzacci,
promossi solo perché la loro presenza risultava fastidiosa
perfino
per gli insegnanti.
Ma d’altra parte, nessuno avrebbe
fatto la spia senza una prova concreta del loto atto vandalico, a
meno che quel
qualcuno non fosse un aspirante suicida, avrebbe
trovato un biglietto di sola andata per l’ospedale, ed
ovviamente, quella banda non lo avrebbero più lasciato in
pace,
sarebbe stata la loro nuova vittima del giorno.
Giorno-dopo-giorno.
Un vero incubo per ogni studente della
Traverse Town Hight.
«Vi
dico che sono stati loro!»
Aggiunse furiosa Olette.
Lei, insieme a Kairi e ad altre ragazze
del secondo anno erano state colpite durante lo spettacolo.
Olette aveva persino rinunciato ad
uscire i fine settimana per cucire tutti gli abiti di scena, insieme
a Naminè.
Roxas intanto guardava le varie foto
che aveva scattato quel pomeriggio, concentrandosi su una
in
particolare.
Erano appena usciti da scuola, finchè
il gruppo si fermò, notando l’arrivo di alcuni
ragazzi più grandi
di loro, ovvero, la banda accusata dell’atto vandalico.
Che coincidenza. Che amara coincidenza.
Ovviamente nessuno aveva prove
concrete, per non parlare del coraggio di accusarli
e anche
solo sperare di passarla liscia.
Hayner scosse il capo, cercando di
calmare l’amica, ma non potè evitare di non fare
commenti al
riguardo.
«Guarda,
guarda come ridono! Che
razza di idioti, è palese che siano stati loro!»
«Ma
perché prendersela con noi?!»
«Non
c’è un motivo Olette, sai di
che gente stiamo parlando…»
Mormorò Roxas, senza distaccare lo
sguardo dalla macchina fotografica. «Guardate
un po’»
Fece cenno a loro di guardare la foto
scattata da Hayner, in un primo momento nessuno notò la
differenza,
ma dopo che Roxas mise in funzione lo zoom per ingrandire la foto, si
riuscì a notare la figura di un ragazzo dai folti capelli
rossi,
uscire da dietro le quinte con le mani sporche di vernice.
Evidentemente, l’incredibile
incapacità di Hayner di fare una foto decente, questa volta
si era
dimostrata utile per risolvere il mistero. Quella chioma si sarebbe
conosciuta tra mille, solo una persona era conciata in quella maniera
in tutta la scuola.
Axel Morris,
uno della
banda, come da sospetto.
Un tipo strano, si capiva già da come si conciasse sia i
capelli che il viso.
E pensare che proveniva da una delle famiglie più apprezzate
di tutto il paese. Entrambi i suoi genitori sono medici specializzati,
mentre suo fratello maggiore studia psicologia in un'altra
città.
Strano che una famiglia così per bene sia riuscita a
sfornare un tipo del genere.
Olette non potè nascondere il suo
entusiasmo nel vedere quella foto «Ma
è fantastico! Questa è la prova
che ci serviva!»
«Frena
Olette, prima di agire
pensiamo bene alla sit...»
Ma è inutile fermare un ragazzo
impulsivo come Hayner, prima che Roxas potesse anche solo terminare
la frase, il biondo era già partito in quarta verso quel
gruppo.
«Axel!»
Sbraitò, attirando
l’attenzione del rosso.
«Mmh?» Si
capiva già dal suo
sguardo che sarebbero stati guai anche solo aver incrociato la loro
strada.
«Sappiamo
che siete stati voi a fare
quello scherzo idiota al musical»
Axel si strinse le spalle, lanciando
uno sguardo annoiato verso il suo gruppo, era
appoggiato al
muro dell’edificio e con una mano, afferrò un
pacchetto di
sigarette. Solo a quella vista, Roxas storse il naso, infastidito.
Odiava il fumo, gli provocava un senso di nausea anche solo vedere un
pacchetto di sigarette, un po’ come quando Luxord veniva a
far
visita alla famiglia, anche se in quel caso il disgusto era riferito
alla persona.
«E
anche se fosse, piccoletto? Ma devi ammettere che, chiunque sia
stato, ha reso lo spettacolo molto più divertente,
non
trovate?»
Hayner non fece in tempo a controbattere che Axel si voltò,
allontanandosi con gli altri della banda.
Roxas tirò un sospiro di sollievo,
forse troppo prematuro, poiché Hayner disse quella frase che
non
avrebbe mai e poi mai dovuto
dire ad un tipo come Axel
Morris.
«Sei
solo un codardo!»
«…Come?»
Domandò, quasi con
ironia, forse per dargli tempo di rendersi conto dell’enorme
casino
in cui si stava cacciando. Ma si sa, Hayner è il classico
tipo che
prima sbatte la testa e forse, solo forse, dopo
capisce di
aver fatto un’enorme cazzata.
«Abbiamo
le prove che sei stato tu!
Roxas ha scattato una foto durante l’ incidente»
Frena un
secondo...Roxas ha fatto cosa?
L’amico sgranò gli occhi,
maledicendosi il giorno quando, in prima elementare, aveva condiviso
con Hayner la sua merenda, iniziando così la loro lunga
carriera di
“amici per la pelle”.
Al diavolo, la prossima volta i
biscotti te li inficco nel…
«Se
non vuoi che andiamo dal preside,
confessa le tue colpe e consegnati alla polizia»
Sì,
decisamente aveva visto troppi film polizieschi.
Axel rispose con una piccola e sonora
risata, portando una mano tra i suoi folti capelli rossi e,
dirigendosi con disinvoltura verso i due aspiranti eroi.
Tralasciando il fatto che Roxas aveva
raggiunto Hayner solo per poterlo trascinare via da quella
situazione, non si rese conto dell’incredibile vicinanza di
Axel
davanti a sé.
Il rosso gli strappò tra le mani la
macchina fotografica, dandogli una veloce occhiata «Carina,
ma non
me ne intendo molto di queste cose…»
«Hey,
ridammela!»
Axel lo bloccò con una mano, facendolo
indietreggiare di qualche passo, dopodiché gli rivolse un
mezzo
sorriso.
Chissà il perché ma Roxas temeva
che quel
sorriso non avrebbe portato a nulla di buono.
«Grazie
per il regalo»
E difatti fu così…
Inutile riuscire a fermare un tipo come
Axel, soprattutto quando è scortato dall’intera
banda.
La macchina fotografica era perduta, e
Roxas potè riprendere fiato solo quando si allontanarono del
tutto.
«Che
razza di cretino!»
Sbottò Hayner «Se
solo non fosse alto due metri gli avrei già tirato un pugno
in
faccia»
In tutta risposta, Roxas gli rivolse il
commento più naturale e spontaneo possibile.
«Hayner,
vaffanculo!»
*************
Il giorno seguente, terminata la
scuola, Olette propose di andare al cinema, forse per cercare di
calmare l’ira di Roxas verso il suo amico.
Magari era meglio così, durante il
film sarebbero stati zitti, in questo modo Roxas si sarebbe rilassato
e magari avrebbe potuto perdonare l’impulsività di
Hayner, anche
se in parte, lo aveva già fatto.
Non era da lui tenere il muso a vita.
E poi la colpa era soprattutto di Axel.
Anche se in cuor suo sperava che prima o poi avrebbe rivisto la sua
macchina fotografica.
Forse, nei meandri più nascosti della
sua, diciamo…Umanità, Axel
Morris aveva un cuore, e non
avrebbe distrutto i sogni e le speranze di un povero ragazzo di cui
la sua unica, vera passione era la fotografia.
«Ma
guarda un po’… Il piccolo
Peter Parker»
Parli del diavolo…
Axel raggiunse Roxas proprio mentre
aveva finito di ordinare pop-corn e bibite per i suoi amici.
Il suo sorriso pareva divertito e per
nulla sorpreso, al contrario del biondo.
Ma
è possibile che non possa passare
un giorno senza finire nei pasticci? Di solito il combina guai della
famiglia era Sora.
A questo punto ne aveva la certezza,
entrambi attiravano i guai come le api coi fiori.
In conclusione, Axel era un insetto
fastidioso e Roxas era il povero fiorellino indifeso.
Doveva assolutamente sfuggire dalla sua
mira, doveva andarsene.
Fece qualche passo, dimenticandosi
addirittura di prendere i pop-corn, ma Axel lo raggiunse,
afferrandolo ad una spalla.
«Stai
forse cercando di scappare?»
«N_no…»
Bugiardo.
«Allora
mi volevi evitare»
«T_ti
sbagli»
Doppio bugiardo.
Axel sospirò, costringendolo a
voltarsi, ma Roxas tenne comunque lo sguardo fisso sul pavimento.
Cercando di ignorare i suoi continui commenti.
«Non
è forse da maleducati
rispondere ad una persona senza guardarla negli occhi?»
«Non
è forse da ladri
rubare qualcosa che non è tuo?»
Ribatté, alzando questa
volta il viso e incrociando gli occhi verdi del ragazzo. Sembrava,
stupito.
Forse perché non si sarebbe aspettato
una sua reazione simile, ora, di fronte a tutta quella gente che
entrava
e usciva nelle varie sale del cinema.
«Ah
quella…»
Borbottò lui,
portando le mani in tasca «Ormai
fa compagnia alla discarica»
Per un solo istante, tutti i motivi che
gli avevano impedito di rispondergli svanirono completamente.
«Che
cosa?!»
Il rosso portò
una mano sui capelli biondi del ragazzo, spettinandoli un poco.
Il più piccolo arrossì
leggermente a
quel contatto, sperando con tutto il cuore che non se ne accorgesse,
non voleva dargli vinta neanche questa sua capacità di
metterlo in
imbarazzo.
Ma d’altra parte si sentiva, confuso.
Per quanto di sforzasse, non riusciva a capire se quei gesti erano:
a) Per simpatia.
b) Per pietà.
c) Solo puro divertimento nel vederlo
arrabbiarsi inutilmente.
Axel si lasciò sfuggire un innocuo
sorrisetto, avvicinando le labbra al suo orecchio.
Quel sorriso cominciava davvero a dargli i
brividi.
«Guarda
il lato positivo piccoletto.
La prossima volta, evita di giocare a fare il detective privato, o la
macchina fotografica non sarà l’unica cosa che si
romperà…Non
so se mi spiego.»
Gli sussurrò.
Evidentemente, era la risposta esatta era la c).
In pratica, se avesse continuato a dare retta ad Hayner, quel
tizio gli avrebbe spaccato le ossa.
Messaggio ricevuto:
Hayner, cavatela da solo.
Dopo la spiacevole
chiacchierata, Axel si allontanò sghignazzando.
Roxas potè nuovamente riprendere fiato
una volta recuperate le eventuali distanze. Forse
c’era davvero un’entità superiore che
voleva vederlo morto entro
fine settimana.
Se continuava di questo passo, Axel non
gli avrebbe lasciato vita facile.
*************
«Era
ora!»
Commentò Pence,
afferrando due bibite per volta «E
i pop-corn?»
Merda.
Sapeva di essersi dimenticato qualcosa,
ma l’arrivo di Axel lo aveva letteralmente fatto innervosire.
«Scusate,
vado subito a
prenderli»
«Il
film sta per cominciare Roxas, li prendiamo
durante l’intervallo»
Anche se Pence non era molto d’accordo,
si trovò ad accettare la proposta di Olette, piuttosto che
scendere le scale
ed andare al bar, avrebbe aspettato ben volentieri.
Sembrerà strano, ma era persino
più
pigro di Roxas.
Il cinema di Traverse Town era enorme,
una delle poche ragioni che spingono una persona a rimanere in
città,
possiede sette sale, di cui la prima è composta da due
piani, Roxas
e gli altri cercavano sempre di trovare i posti al piano superiore,
ormai il era diventato uno dei loro luoghi preferiti.
Ma bastò solo abbassare lo sguardo
qualche secondo, per accorgersi della sua presenza.
Inutile dire che con quello strano
colore di capelli non poteva di certo passare inosservato neanche
durante la proiezione di un film.
Non-è-possibile.
Con tutte le sale, con tutti
i fottuti film in uscita, con tutte le persone che
poteva incontrare, proprio
Axel?
Il lato positivo? Si trovava al di sotto, almeno non
lo avrebbe sentito sghignazzare con i suoi
“simpatici” amichetti,
vantandosi di quanto fosse tosto e bello.
Frena frena Roxas, evitiamo di fare
questi pensieri assai inquietanti. Gli ripeteva la sua
vocina
interna.
Doveva davvero farsi vedere da uno
psicologo, ora parlava addirittura con sé
stesso?
Scosse il capo, afferrando
una delle bibite che aveva preso per i suoi amici e voltandosi un
ultima volta verso quel diavolo dai capelli rossi.
Era tutta
colpa di Sora, sì solo sua.
Non sapeva il perché, ma dare la colpa
al fratello in un certo senso lo rasserenava.
Finchè non avvenne la tragedia.
Una spintonata, fosse voluta dal
destino, o semplicemente perché la sua ora stava per
giungere al
termine. La bibita gli scivolò tra le mani, prendendo in
pieno il
gruppetto di Axel.
Oh cazzo…Oh cazzo!
Sentiva già le campane suonare per il
suo funerale. Presto sarebbe morto.
Se
siete arrivati fin qui...CONGRATULAZIONI! Non vi ho annoiato!^^
Il
seguito lo posterò a breve, appena riprenderò
possesso del mio computer xD
Adios
|
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Capitolo 2 *** 13 ottobre 2006 (seconda parte) ***
Ecco la
seconda parte! Ho fatto veloce.
E con questa si conclude l'anno 2006.
Ringrazio KiaraKH
e Mistake
per averla messa tra le seguite!^^
Che altro dire...Spero vi piaccia questo capitolo e spero in almeno una
recensione...
Davvero sono stata così pessima al capitolo prima??
Mi sembrava una fic...Carina. Nonostante sia la prima in questo fandom.
Va bhè. Non si può aver tutto
A presto!
13 Ottobre 2006
-Seconda Parte-
---------
Mai si sarebbe aspettato di finire nei
guai in così poco tempo, soprattutto dopo essere stato
“minacciato
di morte” qualche minuti prima.
La bibita gli scivolò tra le mani,
forse troppo distratto dalla presenza di Axel, o forse
perché in
cuor suo, desiderava che quel ragazzo avesse una sonora (per non dire
appiccicosa) lezione di vita.
Ma perché proprio in quel momento,
perché durante il film, perché a lui?
La banda al completo alzò lo sguardo,
incavolati come delle bisce, soprattutto Axel fissava il biondino con
stupore, stringendo i pugni con forza.
Roxas si sfiorò il collo,
immaginandosi quelle mani stritolarlo più forte possibile.
E tutto solo per una cazzo di
recita! Avrebbe volentieri dato un pugno all’inventore dei
Musical
solo per questa faccenda.
«TU»
Sibilò Axel, non si riusciva
a distinguere il rosso dei suoi capelli al viso.
Questa volta era davvero
incazzato.
Non bastò neanche un secondo che Roxas
corse immediatamente via, prendendo l’uscita di emergenza e
scappando il più veloce possibile.
Affrontare Axel era una cosa,
ma sfidare l’intera squadra completamente soli era da
suicidio.
La marmaglia tentò di corrergli dietro
ma verso la fermata dell’autobus molti si arresero
all’evidenza,
Roxas correva veloce
come un fulmine.
La sua professoressa di ginnastica
sarebbe stata fiera di lui. In quel momento il biondo benedì
quelle
dure ore di corsa campestre che gli avevano fatto fare nei primi anni
delle medie.
Si fermò vicino al fiume per
riprendere fiato, stanco per la corsa, ma sollevato di essersi
guadagnato almeno un giorno di vita in più.
Ora capiva cosa provano le gazzelle
quando fuggono dai leoni affamati.
Capiva cosa significasse la parola
sopravvivenza.
Si complimentò con sé
stesso per le
sue grandi dote atletiche, anche se doveva ammetterlo, il merito
verso l’ultimo tragitto andava tutto al suo skateboard di
fiducia.
Per fortuna che se l’era portato
dietro, di solito dopo il cinema, insieme agli altri raggiungevano il
parco per fare qualche acrobazia.
«Questa
volta..»
Oh no quella voce, quella maledetta
voce che lo avrebbe di sicuro tormentato per giorni, notti.
Roxas si irrigidì, facendo cadere il
suo skateboard per terra.
Cominciava a sentirsi come la povera
vittima del film Shining.
Con la differenza che non si trovava in
un hotel e non si vedeva la neve dall’anno scorso.
Ah sì…La vittima era anche
una
donna. Mentre Axel era lo psicopatico assassino, ma almeno non aveva
l’ascia…
Forse poteva ancora salvarsi.
«Questa
volta…Sei morto!»
Il
rosso lo raggiunse, afferrandolo per un braccio, mentre porta una
mano al petto per riprendere fiato «Certo
che corri veloce,
nanerottolo…»
«Lasciami
immediatamente, Axel»
«Guarda
un po’, ti è ritornato il
coraggio allora»
Lo attirò verso di sé, appoggiando la fronte
sulla sua, Roxas non riuscì a fare a meno di avvampare per
l’estrema
vicinanza.
Questa volta non si sarebbe preoccupato
minimamente se lo avesse notato.
Che differenza avrebbe fatto? Tanto
sarebbe morto.
«E
pensare che ti trovavo anche
simpatico…»
Giustamente glielo veniva a dire adesso
che lo voleva ammazzare. Giustamente.
«Ma
sappi che hai commesso l’errore
più grande della tua vita!»
Lo lasciò di getto, facendolo
allontanare da lui per permettergli nuovamente di riprendere fiato.
Axel indicò il suo viso con aria
furiosa, solo allora Roxas si rese conto di come fosse conciato. La
bibita doveva avergli rovinato il trucco che aveva sugli occhi, ora
sembrava aver l’aspetto di un panda.
Un panda rosso che odorava di Coca
Cola.
Il biondino si strinse le spalle,
inarcando un sopraciglio «Truccarsi
è da femminucce»
«Truccarsi
è uno stile di vita, così
come questi capelli!»
Si sfiorò la chioma rossa e
appiccicosa, mostrando uno sguardo palesemente disgustato «Hai
idea
di quanto tempo ci vorrà per sistemarmi?!»
Dopo qualche istante di silenzio, Roxas
non riuscì a fare a meno di tirare fuori una risatina che si
fece
mano a mano sempre più grande.
Axel osservò la scena con occhi
sbarrati, per non dire sconvolti.
Si stava prendendo gioco di
lui?
Odiava i suoi capelli?
Aveva l’aspetto di un pagliaccio?
Forse erano tutte e tre le cose.
«Adesso
basta!»
Quell’urlo bloccò
immediatamente la risata del biondo, preparandolo al peggio.
Fantastico, invece che ridere come un
demente sarebbe dovuto scappare alla stazione e prendere un biglietto
di sola andata per le Isole Destiny, dicono che siano particolarmente
belle in questo periodo dell’anno.
Ma tanto lo avrebbero scovato anche
lì,
se c’era una cosa per cui era famoso Axel era
l’insistenza, non
gli avrebbe dato tregua, finchè non lo vedesse supplicare
perdono.
A quel punto, capì che doveva fare
qualcosa.
«Hayner
ha ragione, sei solo un
codardo»
Il rosso sbuffò «Ma
allora vuoi proprio prenderle»
«Fai
il prepotente solo perché ti è
permesso di farlo, ma scommetto che non riusciresti a reggere neanche
un misero pugno in faccia»
Quanto coraggio, bhè dopotutto, se
proprio doveva morire, tanto valeva essere ricordato perché
si era
fatto valere e non perché era scappato via per non farne
più ritorno.
Axel scosse il capo, cercando di
trattenere una risata, anche se difficilmente «D’accordo»
«D’accordo…C_Cosa?»
«Colpiscimi…
Vediamo se te la cavi
con i fatti e non con le parole. Memorizzato?»
Roxas non riuscì a crederci,
praticamente gli stava chiedendo di tirargli un
pugno. E
quando dicono che i sogni non si avverano.
Ebbe un attimo di
esitazione, ma il solo pensiero di come lo avesse trattato in quei
giorni, del musical rovinato, di averlo praticamente minacciato
all’entrata del cinema, di avergli rubato e distrutto la
macchina
fotografica, Roxas non riuscì a trattenersi oltre,
accettò la
gentile offerta di quello sbruffone e lo
colpì col pugno più
forte che avesse mai dato in vita sua. Talmente forte che si fece
male anche da solo, ma mai quanto Axel, che cadde a terra toccandosi
il viso dolorante, gli aveva perfino fatto uscire il sangue dal
labbro.
Al diavolo la fotografia, Roxas avrebbe
dovuto fare la Boxe.
Ma i bei pensieri furono scacciati
dall’implacabile figura del ragazzo che si rialzò
in piedi, anche se con fatica «Non
male…Roxas, giusto? Ora vedrai cosa sono
capace di fare i…»
Axel non fece caso a dove stava
mettendo i piedi, inciampò proprio sul suo skateboard,
cadendo a terra e scivolando lungo una siepe come un sacco di patate.
«Axel!» Senza
farselo ripetere due
volte, Roxas lo raggiunse per assicurarsi che fosse ancora vivo.
Dovette fare attenzione perché il terreno era parecchio
scivoloso in
quei posti. Vide il ragazzo a terra, immobile.
Il più piccolo sbiancò
completamente.
Perfetto, ora lo avrebbero accusato di
omicidio, lui che era la vittima predestinata, ora si trovava ad
essere un serial killer.
Da un estremo all’altro. In pratica
Roxas era stato salvato dal suo skateboard, e dire che voleva
ritirarsi da questo sport.
Doveva rivalutare parecchie
opportunità
una volta finita questa tragedia.
Ma perfino un
tipo come Axel non si meritava una fine simile.Tirò fuori
dalla
tasca il cellulare, chiamando un’ambulanza.
Questa giornata stava diventando
più
strana del previsto.
*************
Axel si svegliò nel letto di un
ospedale, con una mano si toccò la testa dolorante e coperta
da una
fascia.
Che diamine era successo?
«Finalmente
ti sei svegliato!»
Una
voce famigliare interruppe tutta quella miscela di domande che si
stava ponendo nella mente.
«Papà?
E tu che ci fai qui?»
«Ci
lavoro»
Rispose schietto
l’uomo, mettendo a posto alcune cartelle in una
borsa «Tu
piuttosto, si può sapere dove hai il cervello? Ti sei di
nuovo
azzuffato con qualche teppista. E guarda il risultato»
Tutto d’un tratto, Axel si
ricordò
perfettamente cosa fosse accaduto, la bibita in testa, la corsa, il
pugno ed infine quella botta per terra.
«Per
fortuna che quel ragazzino ha
chiamato in tempo»
Si voltò di scatto.
Come aveva detto, ragazzino?
«Chi
era?»
«Non
sembra uno dei tuoi soliti amici, ma è stato lui a chiamare
i soccorsi ed è
tutt’ora fuori che sta aspettando che ti svegli»
«Davvero?»
Ancora non riusciva a crederci, quel
nanerottolo che fino ad un ora fa aveva minacciato e tentato di
picchiare, non solo lo aveva soccorso ma addirittura stava aspettando
che stesse meglio?
«Pazzesco»
Mormorò con un lieve
sorriso, alzandosi da quello scomodo lettino e dirigendosi verso
l'uscita. Il ragazzino si trovava seduto in corridoio, con lo sguardo
rivolto verso il basso.
«Siamo
pensierosi...Eh?»
Roxas alzò lo sguardo, notando
Axel appoggiato al muro del corridoi, istintivamente si
alzò, indietreggiando di qualche passo.
«Hey
hey, frena. Non mordo mica» Gli
fece cenno di seguirlo fuori
dall’ospedale. Non gli è mai piaciuto quel posto,
c’era
nell’aria un odore…Malato,
come lo definiva lui.
Appena furono abbastanza distanti,
Axel gli porse la domanda che si martellò in testa per tutta
la durata di quella camminata.
«Perché
mi hai aiutato?»
Roxas alzò leggermente lo sguardo che,
incrociando il suo lo abbassò, scrollando le spalle
«Non
potevo di
certo lasciarti morire in quel posto, non credi?»
Axel si lasciò sfuggire un piccola
risata «Sei
davvero un tipo strano, Roxas…?»
«Collins»
«Memorizzato»
Concluse il rosso.
Dopo quella breve chiacchierata si creò un enorme silenzio.
Un silenziò che sembrò
durare minuti.
Se c’era una cosa che Axel detestava
era proprio il silenzio, preferiva riempirlo con delle chiacchiere o
della buona musica.
Il silenzio non gli permetteva nemmeno di
dormire, per questo si addormentava spesso con le cuffie alle
orecchie.
Il più piccolo si strinse le spalle,
allontanandosi di qualche passo «Ora
è meglio che vada»
«Hey
Roxas»
Quest'ultimo voltò leggermente lo
sguardo.
«Teniamoci
in contatto»
Bom.
Parlando di risposte sensate, questa
non lo era di certo.
Il ragazzo arrossì leggermente,
dandogli la schiena e tentando, invano, di fare un altro passo in
avanti, verso la salvezza.
«E
perché mai»
Disse, con un filo
di voce.
«Che
ti prende, non mi dirai che hai
paura del lupo cattivo?»
Dietro quella battuta, a Roxas scappò
quasi un sorriso,
voltandosi verso il rosso che lo guardava con un
sorrisetto beffardo, come se si aspettasse una risposta degna del suo
atteggiamento.
«Strano
a dirmelo uno con una faccia
da panda»
In altre circostante Axel se la sarebbe
presa, nessuno era mai riuscito a ridere del suo aspetto e vivere a
lungo per raccontarlo, ma questa volta, si lasciò sfuggire
una
sonora risata, portandosi una mano tra i suoi capelli (ancora
appiccicati).
Per qualche istante, solo pochi
secondi, i loro sguardi si incrociarono, e forse fu in quel momento
che Roxas si rese conto che mai e poi mai si sarebbe liberato di Axel
Morris.
Magari sarebbero potuti davvero andare
d’accordo.
|
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Capitolo 3 *** 13 Marzo 2007 ***
sqsqs
Capitolo
concluso!
Un grazie di cuore a tutti quelli che continuano a
leggerla!^^
Ringrazio specialmente It Will
rain, Oduro Hi
Kaze
no, _KHProminence_ per
averla aggiunta tra le seguite!
E
Kixkix
per averla inserita tra le preferite!^^
ringrazio
nuovamente
Kixkix, _KHProminence_
e KiaraKH
per aver recensito!
Okay
*riprende
fiato* Credo
di aver terminato!^^
Spero vi sia piaciuta questa “prima parte”,
eh sì...Credo che concluderò l'anno 2007 al
prossimo capitolo, devo
ancora inserire un piccolo evento. U___U
Un bacio a tutti e mi raccomando, recensite!^^
13
Marzo 2007
“Promesse
da mantenere”
«Basta….B-A-S-T-A!
Il mio cervello richiede almeno mezz’ora di
pausa…ORA!» Esclamò
Axel, che per il nervoso si portò le mani ai capelli.
Roxas
aggrottò le sopraciglia, tirando un sospiro «Esagerato…
E siamo
ancora a metà dell’esercizio».
«E’
più forte di me» Sbuffò
lui, iniziando a dondolarsi con la sedia,
per passare il tempo «Detesto questa
materia…»
Il
più piccolo lo osservò per qualche istante,
chiudendo uno dei tre
libri che erano sparsi sul tavolo.
«Non
sei un patito dell’algebra»
«Non
sono un patito dello studio in generale, Roxas»
Axel prese una
matita, ed iniziò a giocherellarci con fare annoiato.
Proprio
non gli andava giù l’idea di dover studiare in un
pomeriggio così
bello. Sembrava quasi che il tempo l’avesse fatto apposta,
aveva
piovuto tutto il fine settimana, e solo oggi c’era un sole
talmente
forte da spaccare le pietre.
Roxas
scosse il capo, quasi stufo del suo atteggiamento «E poi ti
stupisci se sei rimasto bocciato»
«E
dai Roxy…. Non sei contento di avermi tra i piedi ancora per
un
intero anno?» Disse Axel,
scompigliando amichevolmente i capelli
del ragazzo, quest’ultimo però si
scostò in fretta, rivolgendogli
uno sguardo offeso «Smettila di
chiamarmi così»
«Preferisci
che ti chiami Piccoletto?»
«Non
puoi semplicemente chiamarmi Roxas?»
Il rosso ci
pensò qualche
minuto, per poi scuotere il capo con negazione «Non se ne parla
nemmeno»
Roxas
mise il broncio e di fronte a quell’atteggiamento Axel si
sentì
ancora più soddisfatto. Rise, appoggiando i gomiti sul
tavolo «Allora, facciamo
così…Smetterò di affibbiarti quegli
adorabili
nomignoli, se ora mettiamo da parte questa robaccia e passiamo ad
altro, eh? Che ne dici? Magari….All’inglese?
Allora?»
«Non
attacca Axel» Fece avanzare il
libro di algebra in avanti, verso il
rosso «L’inglese
lo sai alla perfezione, vuoi solo vantartene
perché sei più bravo di me»
«Nooo
ma cosa te lo fa pensare?» Disse con un tono
palesemente falso «Sono stato
costretto per TRE anni di fila a passare l’estate in
odiose scuole estive in Inghilterra, almeno permettimi di vantare le
mie capacità!»
Roxas
sbuffò nuovamente, appoggiando il mento
sulla mano, mentre con l’altra sfogliò pigramente
un libro di
algebra «Com’è
l’Inghilterra?»
Axel
si strinse le spalle «Carina, ma niente
di speciale, preferisco il sole”
Si voltò verso l’amico che osservava il libro
pensieroso «Perché
questa domanda? Non mi dirai che vuoi andare anche tu ad una scuola
estiva?»
«Ma no! Che dici,
era solo per curiosità» Disse il
biondo, sforzando un piccolo sorriso. Axel lo guardò confuso.
Ormai
si conoscevano da circa un anno dopo il loro incontro al cinema, con
il tempo avevano iniziato a frequentarsi.
Inizialmente
Roxas era contrariato, insomma, sarebbe stato alquanto…Strano.
Erano
praticamente due
mondi diversi.
Roxas
era un tipo piuttosto introverso.
Axel parlava tanto, forse
troppo.
Quando iniziava, non la smetteva più.
Una
volta aveva parlato ininterrottamente per più di un quarto
d’ora,
l’altro avrebbe voluto tappargli quella bocca con un calzino
pur di
farlo smettere per almeno dieci secondi.
Dieci
secondi di pura e assoluta tranquillità.
Cosa
che non ottieni se stai in compagnia di Axel.
Roxas
amava leggere, l’arte, lo skateboard.
Axel
amava tante cose che si potevano riassumere in un’unica
frase: Sé
stesso.
Se il matrimonio narcisista fosse stato legale, non ci
avrebbe pensato due volte prima di mettersi un anello al dito e
urlare: Ho
deciso di sposarmi con una persona tanto bella quanto
fantastica….Me!
Roxas
era ambizioso, non vedeva l’ora di terminare gli studi per
andare
all’università.
Axel
non era sicuro neanche sul suo futuro. Lui "viveva il
momento",
come spesso affermava. Forse era per questo che si era fatto bocciare
(così come molti della sua banda), non aveva le idee chiare
su cosa
avesse fatto una volta diplomato, così preferì la
bocciatura al
rischio di sbagliare strada.
Scelta
molto matura, per giunta.
Axel
gli lanciò una veloce occhiata «Allora?»
Il
biondino lo guardò confuso «Allora…Cosa?»
«Facciamo
mezz’ora di pausa»
«Ti ho
già detto di no!» A quel punto
Roxas perse la pazienza, si alzò si socatto e spstò un
libro in
avanti, aprendolo di fronte al rosso che lo guardava
spazientito «Mi
hai chiamato per aiutarti in algebra, giusto? Quest’anno devi
diplomarti»
Axel
lo imitò, alzandosi e avvicinandosi un poco al
ragazzino «Potrei
farmi rimandare ancora per un paio d’anni e finire nella tua
stessa
classe, che ne dici?»
Stranamente
Roxas non indietreggiò, anzi, resto al gioco, tirando fuori
un
piccolo sorriso «Tuo padre ti
ucciderà prima»
Il
rosso sospirò «Adesso sei tu
quello esagerato» Chiuse il libro
davanti a lui e gli fece un cenno di saluto.
Il
biondino inarcò un sopraciglio, osservando l’amico
allontanarsi
dal soggiorno, dirigendosi su per le scale, dritto in camera
sua «Ma…Ma
dove stai andando?! Axel!!»
Sbam.
Troppo
tardi, se n’era andato e Roxas si trovava da solo in
soggiorno.
Sempre
il solito…
Lo
sapeva, lo sapeva che avrebbe dovuto ignorare le sue continue
lamentele, doveva fare l’indifferente e magari trovare
qualche
scusa. Ma no…Roxas era sempre stato quello buono, quello che
non
lasciava mai gli amici in difficoltà.
Perché
Axel non mostrava un minimo di riconoscimento?
«Ora
mi sente…» In quattro e
quattr’otto prese la sua giacca e si
avviò verso le scale, quando improvvisamente andò
a sbattere
proprio contro Axel, finendo col sedere per terra.
«E
tu dove pensavi di andare?» Domandò
incuriosito il rosso.
Roxas
cercò di rialzarsi, raccogliendo la giacca da terra «Avrei voluto
farti la stessa domanda, perché sei andato via in quel modo?»
Axel
sospirò, portandosi una mano tra i capelli, il suo
atteggiamento
pareva…Imbarazzato «Senti,
Roxas…»
«No,
adesso ascoltami tu!
Vorrei almeno un minimo di riconoscimento, avrei potuto fare altro
oggi invece sono qui ad aiutarti nonostante sembra che non ti
interessi»
«Roxas…»
«Ci
conosciamo da parecchio, sai come sono fatto, non pretendo la luna o
il monte Fuji, ma un misero "Grazie
Roxas” sarebbe andato ben…»
In quell’istante la sua visuale venne occupata da un
pacchetto
regalo di colore azzurro, con un’enorme fiocco giallo.
«Che…Che
cos’è?» Domandò
ingenuamente.
Axel
scosse il capo «Una ghirlanda.
Secondo te cosa dovrebbe essere?
Tieni»
Gli porse il regalo
e Roxas lo afferrò, ancora incredulo
per questo gesto. Mormorò un “e’ per me?" ed Axel
annuì,
voltando lo sguardo verso il muro.
«Sì
bhè….Avanti scartalo, la sorpresa è
all’interno se non lo sai»
Disse con ironia.
Il
più piccolo mostrò una leggera smorfia per la
battuta; si avvicinò
al tavolo del soggiorno, spostando alcuni libri per far spazio al
regalo ed iniziò a scartarlo.
Axel
osservò la scena con un lieve sorriso sulle labbra.
Pensò
a quanto fosse buffo Roxas mentre scartava la sorpresa, cercando di
scoprire cosa fosse.
In
un certo senso lo trovava….Adorabile.
Ma
mai e poi mai glielo avrebbe rivelato, non voleva di certo litigare
proprio in quel momento.
Scosse il capo, come per scacciare via
tutti quei pensieri.
Smettila
Axel, smettila una buona volta di guardarlo…In quel modo.
Notò
che l’amico aveva terminato di scartare il regalo, ed ora
stava
osservando la sorpresa con enorme stupore.
Gli
occhi di Roxas si sgranarono «Axel….Ma
questa è…»
La
guardò bene, non poteva sbagliarsi, davanti a lui
c’era una
macchina fotografica.
Ma non
una qualunque, la sua.
Quella
che aveva perso un anno fa, o meglio, Axel gliel’aveva
rubata,
dicendo di averla distrutta.
Quel
giorno si sentì davvero uno schifo. E solo per colpa sua.
Pensare
che dopo tutto questo, ora si trovava ad essere suo amico ed aiutarlo
con la scuola, nonostante fosse più piccolo di lui di
qualche anno.
Che
strana la vita.
«Credevo
che fosse andata a far visita alla “discarica”»Disse, imitando la
frase che gli aveva detto Axel quel giorno al cinema.
Il
rosso si strinse le spalle, appoggiandosi al muro che separava il
soggiorno dal corridoio «Credi davvero a
tutto quello che ti
dicono, Collins?»
«Quel
giorno eri abbastanza convincente per i miei gusti»
«Dovresti
conoscermi, sono un gran burlone» Gli sorrise, ma
tornò
improvvisamente serio, non appena incrociò lo sguardo con
quello di
Roxas «In
realtà l’avevo data ad un mio amico, mi ha fatto
un
buon prezzo, era tenuta in ottime condizioni, da quel che mi aveva
detto»
«Certo
che sì, era nuova di zecca»
Puntualizzò il biondo «Come hai
fatto a riaverla indietro?»
«Secondo
te?» Ma non gli
lasciò il tempo di rispondere che concluse lui la
frase «L’ho
pagato, e anche parecchio»
«Hai
comprato la mia macchina fotografica?» Ripetè
il biondino.
Axel
annuì «E non è
stato facile. Questo mio amico, Zexion, l'aveva regalata a sua sorella,
che poi l’ha
prestata alla sua vicina, che era qui in vacanza, e così ho
dovuto…»
«Ho capito, ho capito» Gli
sorrise «Ho…Memorizzato»
Entrambi
risero, finendo per dimenticarsi della “giornata di
studio”, o
almeno per i primi due minuti.
«Allora
farmi venire qui era solo una scusa per consegnarmi…Questa?»
Domandò Roxas, prendendo in mano l’oggetto.
«Sì
e no. In effetti mi serve davvero una mano in algebra, altrimenti la
mia macchina sarà off limits»
«Allora
riprendiamo a studiare»
«Ma….»
Axel gli si avvicinò, portando una mano sulla sua spalla e
sussurrandogli «Dato che sono stato
così bravo a farti questo bel
regalo, che ne dici di…»
«Fare
una pausa?» Concluse in fretta
il biondo, tentando il tutto per
tutto di non arrossire per l’imbarazzante vicinanza.
L’amico si
fece scappare una piccola risatina «Mmh…D’accordo»
*****************************
Il
giorno successivo, Roxas raggiunse il suo gruppo di amici al ritrovo,
un piccolo vicolo dove da piccoli avevano costruito la loro base
segreta, passavano li interi pomeriggi.
Una
volta giunto in quel luogo, trovò solo Hayner e Pence. In un
primo
momento si domandò dove fosse Olette, ma poi si
ricordò che
pomeriggio aveva lezione di musica, come ogni lunedì.
Fece un
cenno con la mano destra, salutando i suoi due amici, tuttavia solo
Pence ricambiò il saluto, Hayner aveva uno sguardo parecchio
seccato, era seduto sopra un divano con le braccia incrociate,
lanciò
una veloce occhiata al biondo, il quale si sentì
immediatamente a
disagio. Come se, il motivo del suo malumore fosse per colpa
sua.
«Che
succede?»
«Che
giorno è il 17
Marzo?»
A
Roxas gli venne naturale rispondere un «Giovedì,
ovvio»
Hayner
sgranò gli occhi, come sorpreso dalla sua affermazione. Tra
un po’
rischiava di cadere dal divano «Non ti dice proprio
niente il 17
Marzo?»
Solo allora a Roxas
gli venne in mente il motivo del suo
strano atteggiamento.
Il
compleanno di Olette.
«Cazz…» Si portò
una mano sulla fronte «Ora
ricordo…»
«Ben
tornato tra noi»
Applaudì ironicamente Hayner, scendendo dal
divano ed avvicinandosi all’amico «Ieri dovevamo
incontrarci qui,
per andare a comprare tutti insieme un regalo per Olette e, decidere
dove si terrà la festa a sorpresa, ma tu ovviamente te ne
sei
dimenticato»
«Mi
dispiace, vi giuro che non l’ho fatto apposta»
«Ci
manca solo questo, Roxas» Il biondo
tirò un lungo sospiro,
incrociando nuovamente le braccia «Ci eravamo
accordati la
settimana scorsa»
Roxas
alzò gli occhi al cielo, e quando pensava che nessuno fosse
più
esagerato di Axel, gli tornò in mente Hayner e i suoi
innumerevoli
battibecchi ogni volta che uno di loro (specialmente Roxas)
commetteva anche il più piccolo errore. Lui era sempre stato
così,
pessimo con i risultati, bravo ad infierire.
A volte risultava
davvero stressante, per non dire antipatico.
Ma
se non c’era Olette, ci pensava Pence a calmare Hayner e
cercare di
sbollire la situazione con qualche battuta o sviando il discorso.
«Avanti
Hayner, è stata solo una svista, capita a tutti» Si intromise
Pence, mettendosi in mezzo ai due litiganti «Possiamo andare
oggi a
comprare il regalo, e mentre siamo in giro pensiamo a dove
organizzare la festa a sorpresa. Eh? Che ne dite?»
Roxas
annuì sorridente, porgendo una mano ad Hayner come
“segno di
pace”, ma l’amico sembrò non accettare
tanto facilmente
l’offerta, si limitò ad annuire ed avviarsi con
Pence verso
l’uscita.
Pensò
che prima o poi si sarebbe calmato, ma proprio in quel momento,
Hayner sbottò come a suo solito «Sai qual
è la cosa che mi fa
arrabbiare?»
Domandò, fermandosi di colpo e voltandosi verso
Roxas «Non è il
fatto di averci dato buca ieri, ma il fatto che ci hai
dato buca per
stare con quell’idiota di Axel»
Ma
prima che l’amico potesse ribattere, l’altro lo
precedette «Ieri
avevi il cellulare spento, così ho chiamato tuo fratello e
mi ha
detto che eri a casa di Axel per aiutarlo con i
compiti….Axel?! E
io che pensavo ti fossi addormentato o fossi andato in giro a
scattare fotografie alle farfalle…»
Quando
mai ho scattato fotografie alle farfalle?
«L’anno
scorso neanche gli rivolgevi la parola ed ora tutto d’un
tratto
siete diventati amici per la pelle?»
Il
ragazzo tirò un sospiro, roteando gli occhi «Hayner adesso stai
esagerando, non fare queste scenate da “amico
geloso”»
«Geloso?
Io non sono geloso Roxas»
Certo
che no, ne stai solo facendo una catastrofe mondiale.
«Non
pretendo che tu abbia solo noi tre come amici, ma…proprio
Axel?
Quello è pazzo, è strano, non è una
brava persona e tu lo sai»
«Le
persone possono cambiare…Hayner»
«Ma
non Axel Morris!» Aggiunse con un
tono di voce decisamente più
alto.
Entrambi
si fissarono per qualche minuto, senza proferire parola.
Roxas era
sicuro di non aver mai discusso in questo modo con Hayner, e loro in
passato litigavano parecchio, nonostante siano amici fin
dall’asilo.
«Riflettici
bene. Guarda che non sono l’unico a pensarla così» Concluse il
ragazzo, voltandosi leggermente verso Pence.
Roxas
osservò quest’ultimo, inarcando un
sopraciglio «Anche tu pensi
questo?»
Pence
sembrò parecchio a disagio, non voleva essere
messo in causa proprio adesso, ma avendo entrambi gli sguardi puntati
verso di lui, si trovò costretto a dire la sua opinione,
positiva o
negativa quale sia «Vedi, questa
situazione è strana anche per me.
Insomma…. Non dimentichiamoci che Axel ci ha presi in giro
fin dalla prima, si comporta da prepotente con tutti, senza contare
quando ha rovinato lo spettacolo di Naminè l’anno
scorso…»
Mormorò, voltando successivamente lo sguardo verso
Roxas «Ma
adesso passi tanto tempo con lui e hai finito col…»
«Metterci
da parte» Concluse Hayner.
Non
era vero. Non era assolutamente vero.
Roxas
non pensava di averli messi da parte, non si sarebbero lamentati se
fosse uscito con un’altra persona. Ma a loro non andava a
genio
Axel, tutto qua, e questo lo mandava letteralmente sui nervi.
Nonostante
ciò, tentò di sforzare un piccolo
sorriso «Sentite, so che
può
sembrare strano, ma con me Axel non è come lo avete
descritto,
all’inizio non ci credevo nemmeno io, ma mi sono dovuto
ricredere,
e potreste farlo anche voi se solo gli date una possibilità»
Hayner
gli si avvicinò, portando una mano sulla sua spalla «Spiacente
Roxas ma… A me non va di conoscerlo meglio. Io sono stufo di
essere
la ruota di scorta»
«Ma…»
«Scegli,
o noi….O Axel» Dopo di
chè, sia Hayner che Pence si
allontanarono, lasciando Roxas da solo, a decidere.
******************************
«Davvero
ha detto questo?»
Roxas
mormorò un “sì”, sdraiandosi
sull’erba.
Dopo quella
discussione con Hayner, aveva deciso di calmarsi andando al parco.
Ogni volta che litigavano, per lui era di routine fare una visita in
quel piccolo parchetto di Traverse Town, si sdraiava tranquillo
sull’erba, cercando invano di rilassarsi e di scacciare via
tutti i
motivi che lo spingevano ad insultare Hayner una volta
incontrato.
Destino
vuole che Axel stesse passando per quelle parti, così decise
di
fargli compagnia, e non ci mise molto a sapere il motivo di questo
suo malumore. Roxas aveva bisogno di sfogarsi, e poiché in
quel
momento c’era solo Axel, gli raccontò tutto
(nonostante fosse lui
motivo del suo litigio con Hayner).
«Quel
tuo amico è davvero un idiota»
Borbottò il rosso, voltandosi
verso Roxas, forse perché si aspettava una sua reazione alla
battuta «Bhè, che
ti prende? Non urli un: E’ sbagliato dire queste
cose,
Hayner è un mio amico»
«Per
me puoi anche insultarlo una seconda volta» Sbuffò,
socchiudendo
gli occhi «Tanto non
può sentirti»
Axel
rise, sdraiandosi su un lato e volgendo il suo sguardo ad un Roxas
completamente assorto nei suoi pensieri.
«Scegli,
o noi….O Axel»
E pensare che lo
credeva un tipo maturo, ma conoscendolo bene, non
avrebbe tenuto il broncio a lungo. Lui, come Roxas, erano molto
simili in questo, perciò il biondo si sentì come
rassicurato su
questo fatto.
Hayner
prima o poi si sarebbe reso conto di aver detto delle grandi cazzate,
gli avrebbe chiesto scusa e tutto sarebbe tornato alla
normalità, in
tempo per festeggiare il compleanno di Olette.
Sì…Era
sicuro di tutto ciò. O almeno era quello che
sperava.
Ma
ad un tratto si rese conto dell’incredibile silenzio che si
era
creato in quel momento.
Roxas aprì un occhio, notando che Axel continuava a
fissarlo. Il suo viso
avvampò all’istante, scattò e si mise
seduto «Che
stavi facendo?»
«Niente»
«Mi
stavi fissando»
Brontolò, senza smettere di arrossire.
Axel
si mise a ridere,
sdraiandosi e portandosi le mani dietro alla
testa «Ti da fastidio che
qualcuno ti fissi?»
«Mi
mette a disagio, lo sai benissimo» Dopo di
chè gli diede una
leggera spintonata, Axel lo imitò ed iniziarono
così ad ingaggiare
una dura battaglia, che purtroppo vinse il più grande. Si
sedette
sopra a Roxas per bloccarlo, scompigliandogli nuovamente i capelli
biondi. «Vinto, mi devi un
gelato, piccoletto»
«Axel!
Levati…Pesi una tonnellata!»
«Ora mi
offendo…» A quel
punto si alzò, permettendo al più piccolo di
riprendere fiato.
Il
rosso si sedette nuovamente sull’erba, tirando fuori dalla
tasca un
accendino ed una sigaretta, ma non fece tempo ad accenderla che Roxas
lo fermò «Lo sai come la
penso sul fumo…»
«Sei
uguale a mia madre,e pensare che prima era una fumatrice accanita»
Sorrise, portandosi la sigaretta in bocca «Tutti abbiamo dei
vizi,
tu la fotografia, io le sigarette» Indi la accese,
sotto lo sguardo
disgustato di Roxas.
«Sì
ma il mio vizio non mi uccide»
Puntualizzò il biondo «Fa male,
provoca danni al tuo corpo, causa malattie come il cancro, ti fa
puzzare l’alito e…»
«Sì
sì, non occorre farmi la ramanzina, so già tutte
le conseguenze che
possono causare queste sigarette»
«Allora
perché continui?» Domandò
confuso.
Axel
fece un tiro «Non è
facile smettere, Roxas»
«Ma
se hai volontà ce la puoi fare» Sbottò
l’amico «Fallo per te
stesso…Fallo per me»
Il
più grande gli rivolse una veloce occhiata, bloccandosi, non
appena
incrociò il suo sguardo.
Dannazione.
Non
riusciva a staccarsi da quegli occhi che gli imploravano di far la
finita con il fumo.
Quei dannati occhi che lo avevano attirato fin
dal primo giorno.
Con quello sguardo, quel maledetto
sguardo, Roxas riuscì quasi a convincerlo di smettere.
Non sapeva il
perché, ma pur di
non vedere quegli occhi tristi, ancora
una volta;
avrebbe smesso di comprare quelle dannate sigarette.
Al
diavolo…
«E
va bene...Ci provo...
Ma non assicuro niente»
«Davvero?»
Domandò, quasi incredulo.
Axel si portò una mano ai capelli «Sì
però tu…Smettila di farlo»
«Fare cosa?»
«QUELLO
sguardo» Gli si
avvicinò, puntandogli il dito contro «Se mi
verranno delle crisi isteriche per l’assenza di fumo, sappi
che
dovrai rimediare al danno»
L'amico
indietreggiò leggermente, arrossendo «Ovvero?»
«Te
lo farò sapere»
Mormorò, ridendo sotto i baffi.
Roxas
sospirò pesantemente, tornando a fissare il parco.
Hayner
si sbagliava, Axel non era una cattiva persona, e almeno su questo
ne era certo.
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Capitolo 4 *** 13 Marzo 2007 (seconda parte) ***
E anche questo
capitolo è terminato!
Ho anche fatto veloce! Yeeeeeeee *saltella
allegra* Chssà cosa capiterà nel
2008...Muahaha xD
Alloooooora...passiamo
ad altro:
Grazie a Dearly
Beloved che averla aggiunta tra le seguite!^^
Grazie a Marzia_lea
Chan per averla messa tra le preferite!
E ovviamente, grazie
a chi continua a seguirla e recensirla!
Vi prego di lasciare
un commentino (_ _) ed ora mi precipito a rispondere alle
recensioni e poi a pappa! xD
A presto <3
I
giorni passarono e sia Roxas che Hayner non si rivolsero la parola,
Olette e Pence si sentirono terribilmente a disagio in quei momenti,
così per non far litigare nessuno, durante
l’intervallo Pence
stava con Roxas mentre Olette faceva compagnia ad Hayner, il giorno
dopo si scambiavano le parti e così via…Fino ad
arrivare al
fatidico 17
Marzo.
Per
via di quel litigio, Roxas non fece il regalo di compleanno ad Olette
assieme ai suoi due amici come ogni anno, così decise di
cogliere
l'occasione e comprare il regalo con Naminè.
Passò tutta la
giornata con lei e dovette ricredersi su molte cose.
Naminè
non era strana, né introversa come molti dicevano, era
semplicemente
timida.
A scuola non parlava quasi con nessuno, ad eccezione della sua
gemella Kairi e Sora, lei diceva che preferiva la
tranquillità di un
buon libro al caos dell’intervallo; come Roxas, amava
l’arte e
faceva dei disegni stupendi.
Quel
giorno Naminè gli confessò che il suo
più grande sogno sarebbe
quello di dirigere una galleria d'arte, amava dipingere, i disegni a
matita e da poco aveva scoperto quelli al computer, anche se restava
più fedele al classico.
Roxas ascoltò i suoi discorsi con
interesse, non credeva possibile di trovare una persona così
simile
a lui.
La
festa a sorpresa di Olette si fece in un locale che Hayner
affittò
per l’occasione, non era stato difficile e neanche troppo
costoso,
poiché il proprietario era suo padre.
La sorpresa fu un gran
successo, ma per tutta la serata i due litiganti non si rivolsero la
parola.
Mentre
tutti si divertivano a ballare, scherzare e guardare quel tonto di
Sora che aveva rovesciato per sbaglio la bibita addosso a Kairi,
Roxas si trovava seduto in un angolo, che guardava le fotografie
appena scattate ai suoi amici.
«Sono
davvero molto belle»
Alzò
di scatto il capo, accorgendosi della vicinanza di Naminè,
la
ragazza si trovava con la schiena appoggiata al muro, ad osservare
con curiosità le foto dell’amico.
«Grazie»
Le sorrise, tornando a guardare le foto, involontariamente
però, il
suo sguardo si fissò su Hayner che si trovava
dall’altra parte a
parlare con un gruppo di ragazze.
Idiota.
Avevano
litigato parecchio nel corso degli anni, ma mai sono arrivati a ben
quattro giorni senza rivolgersi la parola e a stento uno sguardo.
Hayner
deve essersela presa parecchio per quella faccenda di Axel.
«Vedrai
che gli passerà»
Disse Naminè, con un tono talmente basso che Roxas
riuscì a stento
a sentirla.
«E
tu come fai a saperlo?
»
«Me
l’ha detto Kairi, che l’ha saputo da Olette
»
Il
ragazzo scosse il capo.
Femmine.
Perché dovevano essere così pettegole?
Naminè
tirò fuori un piccolo sorriso, appoggiando una mano sulla
sua spalla
«Non
avercela con Hayner, magari ha solo paura di perdere il suo migliore
amico, capita a tutti di avere questi pensieri»
«Sì
ma è da sciocchi! Io non voglio di certo sostituirlo»
Spense la
macchina fotografica, lanciando un sospiro «Non
avrebbe fatto tutte queste scene se fossi sempre uscito
con….mmh…Sora!
»
«Sora
è tuo fratello»
«E’
Axel
il problema, per
lui.
Hayner non lo sopporta e quindi io non dovrei averci niente a che
fare»
«Non
ha il diritto di sceglierti le amicizie, non ti pare?
»
Roxas
la osservò incredulo. Ma Naminè da che parte
stava? Un minuto prima
sembrava lo stesse accusando ed un minuto dopo era dalla sua parte?
Forse
voleva solo confondergli le idee per convincerlo a fare pace,
nonostante tutto…
«Se
non vuoi abbandonare sia Axel che Hayner, resta amico di entrambi,
semplice»
Come
immaginava.
Forse
ormai, non centrava la litigata.
Forse
era semplicemente una questione di orgoglio.
Entrambi
volevano vedere chi cedeva prima, e di sicuro Roxas avrebbe tenuto
duro fino alla fine.
O
almeno era quello che pensava fino a quando Naminè non
propose ad
Olette di fare una foto di gruppo, ma non l'intera banda della festa,
bensì i classici “quattro
migliori amici”,
compreso Hayner.
Fantastico.
Roxas
avanzò con passo pesante, a giudicare dal suo
“entusiasmo”,
sembrava stesse andando al patibolo.
Inoltre,
per essere coerente con tutte le altre fotografie che avevano fatto
in passato, Roxas sarebbe dovuto stare accanto ad Hayner.
Non
c’è che dire, Naminè è stata
davvero furba.
Dopo
aver scattato la fotografia, Roxas ed Hayner continuarono a non
scambiarsi una singola parola, finchè Olette perse la
pazienza.
«Insomma,
adesso dovete smetterla!
» Urlò
«State
rovinando la festa che voi
avete organizzato, siete peggio dei bambini»
I
due non dissero nulla, si limitarono a voltare gli sguardi da
tutt’altra parte, come se questo servisse a far smettere la
discussione. Olette lanciò un’occhiata ad Hayner,
portando le mani
ai fianchi «Hayner,
chiedi scusa a Roxas»
«Che
cosa?!
»
Evidentemente non si aspettava una tale risposta proprio da lei,
anzi, a questa sua accusa, sembrò irritarsi parecchio.
«E
tu Roxas, chiedi scusa ad Hayner»
Aggiunse Pence, raggiungendo i tre.
«Se
entrambi chiedete scusa sarà tutto più facile»
Concluse
Olette.
«Su
avanti, datevi un bacino e fate pace»
Disse una voce alle loro spalle. Inutile dire che si trattasse di
Sora, evidentemente aveva seguito il filo di discorso.
Per
una volta che restava attento.
Roxas
non si rese conto, ma ormai ogni invitato aveva smesso di ballare,
tutti erano concentrati esclusivamente sul litigio fra la festeggiata
con i due ex amici.
Sospirò, voltandosi verso un Hayner che lo
osservava con le braccia incrociate.
«Direi
che possiamo fare un favore a tutti e…Tornare come prima?
» Gli
porse la mano, sperando che lui accettasse, anche se non sembrava
esserne molto convinto.
«Avanti
Hayner, non mi vorrai tenere il broncio fino a quarant'anni?!
» pensò
il ragazzo che, in tutta sorpresa, si dovette ricredere.
L’amico
gli strinse la mano, dandogli una pacca sulla spalla «E
va bene, lo ammetto, ho esagerato»
«Allora
è tutto a posto?
» Domandò
sorridente.
Hayner
annuì, ricambiando il sorriso «Però
il bacio te lo puoi anche scordare»
Roxas
rise, dandogli anche lui un’amichevole pacca sulla spalla «Almeno
su questo siamo d’accordo»
Davanti
a loro, Olette, Pence, Naminè e tutti gli altri osservarono
la
scenetta finalmente soddisfatti e soprattutto rilassati.
La
pace era stata ristabilita ed ora si potevano divertire nuovamente.
Niente
più
conflitti.
***********************
Terminata
la festa, Roxas e Sora presero la strada di casa per tornare
indietro. Il locale non era molto distante da casa loro,
poiché
abitavano quasi in centro città. Sora insistette
più volte per
fermarsi in un bar.
Forse
tutte quelle bibite gassate non gli avevano fatto molto bene.
E
dire che prima di andarsene il fratello gli aveva raccomandato che
era meglio evitare di sostare in luoghi poco adatti a loro, ma il
castano sembrò volerlo fare apposta e si fermò in
uno dei locali
più malsani della città.
Roxas provò a convincerlo a non
entrare, ma Sora sembrava dover scoppiare da un momento
all’altro,
così si fiondò dentro al locale cercando con
disperazione un bagno,
mentre il fratello lo aspettò sulla soglia della porta,
cercando di
non incrociare gli sguardi delle persone che sedevano fuori a bere,
sembravano avere tutti scritto sulla fronte la parola
“Pericolo”.
Ammettiamolo, Roxas era alquanto superficiale in
questi casi, ma non si fidava di quei posti, inoltre, c’era
un
odore di fumo talmente forte che quasi si sentì svenire,
dovette
coprirsi la bocca con una mano ed allontanarsi, fino ad incrociare il
vicolo accanto al locale.
In
quell’istante sentì una voce famigliare, o meglio
dire una risata.
Era
sicuro di non potersi sbagliare, quella era la voce di Axel, ed era
diretta all’interno del vicolo.
Roxas si sporse leggermente per
controllare con esattezza chi ci fosse.
Magari
si era sbagliato, forse era solo un’allucinazione dovuta al
fumo.
Ed invece, come sempre, ebbe la conferma che il suo udito
era notevolmente migliorato nel corso degli anni. Quella chioma rossa
si riusciva a distinguere nonostante il buio del vicolo (per non dire
della notte), Axel era assieme ad un gruppo di ragazzi, poté
riconoscerne alcuni che facevano parte della sua banda a scuola
mentre altri non li aveva mai visti.
Scrutò
con attenzione cosa stessero facendo e in quell’istante gli
sembrò
mancare il fiato per lo stupore, Axel stava fumando, ma non una
sigaretta qualunque, quella era una…una…
«Una
canna?!
»
bisbigliò a bocca spalancata. Sbattendo più volte
le palpebre.
Da
quando in qua Axel fumava le canne?!
Non glielo aveva mai detto e sinceramente non ne capiva il motivo.
«Axel?
» Domandò
a voce bassa, forse sperando che lui non se ne accorgesse o magari
che non fosse il suo amico, ma uno stupido clone che per farsi vedere
dagli altri si era messo anche a drogarsi.
Il
rosso voltò leggermente lo sguardo, notando in lontananza un
ragazzino biondo, in un breve istante non mise a fuoco il suo aspetto
ma dopo qualche minuto lo riconobbe.
Quasi
non si ricordò di star tenendo in mano una canna e
perciò gli fece
cenno di avvicinarsi, con un enorme sorriso «Hey
Roxy, che ci fai qui? Non ti facevo un tipo da Night Club»
Il
biondo restò immobile al suo posto, senza ricambiare il
sorriso,
inutile dire che Axel non se ne accorse minimamente del suo malumore,
lasciò il gruppo di “amici” e si
avvicinò al più piccolo,
sfoggiando un altro dei suoi migliori sorrisi «Che
ti prende? Ora metti anche il broncio?
» Gli
diede un’amichevole pacca sulla spalla, iniziando a ridere
come un
ebete.
Era
fatto,
eccome se era fatto.
«Axel
dove vai?! Lascia in pace quel bambinetto o ti denunceranno per
pedofilia»
Urlò uno del gruppo. Evidentemente davano a Roxas meno anni
di
quanti ne avesse, certo, non era altissimo come molti altri della sua
classe, ma non era nemmeno il re dei nani.
Diamine
in quel momento si arrabbiò davvero.
Ma
l’altro cercò di non badarci «Ah
lascialo perdere, Xigbar è un deficiente»
Gli sussurrò, sorridendo ininterrottamente, ma quando vide
lo
sguardo serio di Roxas, iniziò a preoccuparsi «Ma
che cos’hai? E’
forse…Ehm….successo qualcosa
al…Aspetta
dov’è che andavi oggi?
»
«Ad
un compleanno»
Rispose freddamente.
E
pensare che glielo aveva detto giusto questa mattina. Ma inutile
ragionare con uno ridotto in quel modo.
Axel
ridacchiò impacciato «Oh
giusto. Al compleanno di compleanno di Pin,
o
come si chiama...
»
Roxas
sgranò gli occhi, abbassando di poco lo sguardo «Veramente
il suo nome è Pence, e oggi non era il suo compleanno ma
quello di
Olette»
Borbottò offeso.
Axel
si strinse le palle, ridacchiando «
Ops, errore mio.
Comunque,
è successo qualcosa? Sei strano»
Il
più piccolo ignorò la sua domanda, rivolgendo un
ultimo sguardo
alla canna che il rosso teneva in mano, assunse
un’espressione
notevolmente disgustata «Da
quanto tempo le fumi?
»
Axel
sospirò, grattandosi nervosamente il capo «Ah…»
Aveva
capito. Finalmente
gli era chiaro il suo strano comportamento.
Fece
le spallucce, guardando un punto fisso davanti a sé «
…Dai, non mi dire che te la stai prendendo per…»
«Avevi
promesso, Axel!
» Gli
urlò il biondo, stringendo forte i pugni «Dicevi
che non avresti più fumato, e non è passata
neanche una settimana!
»
«No
no no no….ALT!
» Lo
interruppe, il suo tono di voce si fece più alto. Ora
sembrava lui
quello arrabbiato «Avevo
detto che avrei cercato
di non fumare le sigarette,
ma non hai mai parlato di canne»
Indicò lo spinello, indi rise nuovamente «Dai,
smettila di assillarmi e andiamo a prenderci un panino, ho una fame!
»
Cercò
di trascinare via Roxas da quel vicolo, afferrandolo per un braccio
ma lui si oppose, staccandosi immediatamente.
«Non
toccarmi»
«Roxyyyy….Non
farmi arrabbiare»
Sforzò un ennesimo sorriso, afferrandolo nuovamente per un
braccio,
si vedeva che stava ormai perdendo la pazienza.
«Sei
un cretino, guarda come sei ridotto, resti a malapena in piedi! Non
sai quanto faccia male quella roba?! E io che pensavo di potermi
fidare!
»
Axel
sembrava perso nei suoi pensieri, si accorse solamente
dell’enorme
figuraccia che stava facendo.
Farsi sgridare da un ragazzino, in
un locale dove lo conoscono tutti. Gli si avvicinò,
sussurrandogli
nervosamente «
Ascoltami
piccolo....Io...Io ho una reputazione da mantenere, capito? Mi stai
facendo fare una figura di merda...»
«Vai
al diavolo»
Lo spintonò, allontanandosi da quel postaccio.
«Roxaaaaas?!!Dove
stai andando? Torna qui, avanti!!»
Ma inutile, lui se n’era già andato.
Non appena il biondo tornò
di fronte al locale, vide Sora che stava scambiando due paroline con
un altro gruppo di ragazzi, uno di loro gli stava per offrire una
sigaretta.
Basta,
questo era troppo.
Il
biondino si avvicinò, afferrando il fratello per il
cappuccio della
felpa e trascinandolo via.
«C_Cosa
fai?! Roxas! Stavamo solo parlando!»
«Mi
hai preso per scemo? Avanti, torniamo a casa»
Detto questo continuò a trascinarlo senza sosta per quasi un
intero
isolato.
****************************
Il
giorno successivo Axel non si presentò a scuola, ma come
previsto,
lo chiamò al cellulare verso il pomeriggio, e
continuò fino alla
sera, Roxas riattaccò ogni volta, finchè decise
di spegnerlo per
l’intera giornata. La situazione andò avanti per
diversi giorni.
Non
potevo passare una normale settimana senza dover litigare con
qualcuno?
Ma
Axel, al contrario di Hayner, non la smetteva un minuto di chiamarlo,
di cercarlo, aveva persino contattato Sora, ma lui non ne voleva
più
sapere niente. Era stufo.
La
settimana passò tranquillamente, fino ad arrivare a
domenica, Roxas
uscì con i suoi amici e alla sera rientrò a casa
sotto lo sguardo
accusatorio della madre, inizialmente non capì, ma quando
gli fece
vedere la tonnellata di messaggi in segreteria che gli aveva lasciato
Axel sbiancò completamente.
Adesso
aveva addirittura scoperto il suo numero di casa?!
Non
li ascoltò nemmeno, li cancellò, rassicurando sua
madre che non
c’era nulla da preoccuparsi.
Il
solito esibizionista..
Si
diresse in camera, dedicandosi alla lettura e a qualche compito fino
alla sera. Dopo cena, tornò Sora dai suoi allenamenti di
calcio,
gettò la sua borsa per terra, sedendosi sul letto di Roxas
mentre
lui era immerso nella lettura «Indovina
chi ho incontrato, finiti gli allenamenti?
»
«Sora,
non ho voglia di giocare…»
Borbottò, senza distogliere lo sguardo dal libro, ma il
fratello
glielo tolse
«Hey!!
»
«La
risposta era: Axel!»
Ridacchiò, iniziando a sfogliare alcune pagine del libro «
Pensavo che avessi finito tempo fa questa saga »
«Ho
ripreso a leggerlo, problemi?!
» Glielo
sfilò di mano, sedendosi vicino alla scrivania.
Sora
lo guardò perplesso «Senti,
Roxas mi sto un po’ preoccupando, prima litighi con Hayner ed
ora
con Axel? Sicuro di non essere tu
ad avere qualche problema?
»
«Fidati,
questa volta è lui
ad avere dei grossi
problemi.
E comunque
la questione non mi interessa più, io ho chiuso con quel
pagliaccio»
«Come
vuoi»
Sospirò il fratello.
Quella
stessa sera, Roxas decise di riaccendere il cellulare, sperando che
ad Axel non venga in mente di chiamarlo. Se fosse andato avanti
così,
avrebbe di sicuro cambiato numero.
Tuttavia
quella notte, niente chiamate, niente messaggi, niente che ricordasse
Axel Morris. Meraviglioso.
Forse
si era rassegnato.
O
magari si era illuso troppo presto.
Difatti
verso le due di notte, ricevette una chiamata che lo fece scattare
improvvisamente, inciampò per terra, cercando di ricordarsi
dove
avesse messo il cellulare, una volta recuperato lesse il nome sul
display: Axel.
Basta,
era stufo di questo gioco.
Gli avrebbe risposto, lo avrebbe
mandato a quel paese e finalmente sarebbe tornato a dormire con
serenità.
«Ma
ti rendi conto di che ore siano?! Domani c’è
scuola!
»
«La
prossima volta rispondimi alle prime venti chiamate e magari non ti
suonerà il cellulare alle due di notte»
Rispose
seccato il rosso «Dobbiamo
parlare, e subito»
Roxas
sospirò, tirando un lungo sbadiglio «Non
possiamo domani?
»
«No.
O-R-A. Capito? Esci subito, sono qui sotto casa tua»
«Tu
sei DOVE?!
»
Improvvisamente
si
rese conto di star urlando, si tappò la bocca, voltandosi
nervosamente verso Sora che dormiva come un ghiro. Almeno non si era
svegliato.
Ci
pensò un po’, ma alla fine uscì di casa
camminando in punta di
piedi per non farsi sentire da sua madre: per fortuna che lei, come
Sora, aveva il sonno pesante, non l’avrebbe svegliata neanche
il
lancio di una bomba in giardino.
Una
volta uscito, sobbalzò non appena vide la figura di Axel
avvicinarsi
a lui.
«Bel
pigiama
» Disse,
fosse cercando di sdrammatizzare la situazione, ma niente.
Entrambi
si guardarono negli occhi, senza proferire parola, finchè il
biondo
distolse lo sguardo, socchiudendo la porta per non farla sbattere e
rimanere chiuso fuori «Almeno
questa volta sei te stesso»
Decisamente si stava riferendo al loro ultimo incontro, ed Axel lo
intuì subito.
«Roxas,
mi….»
Si morse nervosamente il labbro inferiore, non avrebbe mai immaginato
di dover chiedere scusa, non era da lui fare una cosa simile. Ma
doveva farlo se voleva ottenere di nuovo la sua fiducia «….Mi
dispiace…Io….Sono stato un cretino»
«Solo?
» Domandò
ironicamente il biondo. Tornando però improvvisamente serio «Ti
rendi conto di come mi hai trattato?»
«Lo
so!
» Sospirò
nervosamente, abbassando di poco lo sguardo «Ma
credimi quella era la prima volta che fumavo quella roba, la prima e
l’ultima»
Il
più piccolo alzò lo sguardo, inarcando un
sopracciglio «Axel…»
«E
va bene…La seconda! Ma ti giuro che ho smesso!!
Smetterò di
fumare, questa volta mi devi credere. Io non voglio….»
si bloccò improvvisamente, indeciso sulla parole da
pronunciare «Io
non voglio perdere la nostra amicizia, davvero »
Roxas
lo guardò negli occhi, non arrossati e spenti come quella
sera, ma
verdi e …Sinceri.
Ne
era certo, stava
dicendo la verità.
Gli
sorrise, sedendosi lungo le scalinate di casa «E
io che pensavo di essermi liberato di te!
»
Axel
ricambiò, mettendosi accanto a lui «Non
sono un tipo che molla facilmente, dovresti saperlo»
Entrambi iniziarono a scherzare, punzecchiarsi, come se niente fosse
mai successo.
Ad un tratto Roxas abbassò di poco lo sguardo «In
fondo mi spiace…Averti assillato con questa storia, intendo
anche
per le sigarette»
«Tutte
abbiamo le nostre manie»
Lo rassicurò
«Non
volevo diventassi come mio padre»
Disse con un filo di voce «Dopo
il divorzio, andò letteralmente in crisi, fumava, si
ubriacava e ha
iniziato a…Bhè….Hai capito.
» Sospirò
«Io
non…non riesco a perdonare mia madre, non doveva lasciarlo
in quel
modo, lui si sta rovinando per colpa sua, ora a stento riusciamo a
vederlo e l’idea che lei possa sposarsi con un altro uomo mi
fa
imbestialire»
Gli
occhi gli divennero lucidi, al punto che Axel non resistette e si
avvicinò a lui per avvolgerlo in un affettuoso abbraccio.
Roxas
si irrigidì, ma non si scostò da quel gesto,
anzi, arrossì
impacciato «C_che
stai facendo?
»
«Ti
sto abbracciando, così non piangi più»
gli sussurrò dolcemente, accarezzandogli i capelli.
Solo
per quei brevi minuti, Roxas si sentii improvvisamente rilassato,
come se tutti i problemi che lo affliggessero fossero spariti
nell'istante momento in cui ricevette quell'abbraccio.
In
vita sua non era mai stato coccolato molto, i suoi genitori sono
sempre stati impegnati con il lavoro e in quei pochi momenti in cui
si trovavano tutti insieme impiegavano il tempo a litigare tra di
loro.
Non credeva che per farlo star bene bastasse un semplice
abbraccio, inconsciamente si strinse all'amico, socchiudendo gli
occhi ed inspirando tranquillamente il suo odore.
Era
strano...
Ma
piacevole.
E tutto grazie ad Axel.
Un
momento....Axel?!
«Ah!»
Si
staccò improvvisamente, le sue gote divennero più
arrossate del
solito.
«Io
non sto piangendo!»
Disse il biondo, asciugandosi una lacrima con la manica del pigiama.
Axel
rise, staccandosi da lui, anche se a malincuore «
Visto? Allora ha funzionato»
Roxas
gli sorrise, mormorando un “Grazie”
«Di
nulla, però adesso sei tu che devi farmi una promessa»
«E
quale sarebbe?
»
«Non
ci dovranno essere più segreti, d’accordo?
Qualunque cosa ci
faccia star male, dobbiamo dircela senza peli sulla lingua,
Memorizzato?
»
Il
più piccolo annuì, stringendogli la mano, ma solo
dopo quel gesto
si rese conto di cosa avrebbe portato tutto ciò,
abbassò nuovamente
lo sguardo, sotto quello incuriosito di Axel «E
adesso che ti prende? Vuoi un altro abbraccio?
»
Scherzò, allargando le braccia ma l’amico
sembrò non stare al
gioco.
«Axel…»
«Dimmi»
«Questo
sarà il mio ultimo anno a Traverse Town. Mia madre vuole
trasferirsi
in Inghilterra per andare a convivere con il suo compagno e
quindi…
Io e Sora andremo con lei»
Disse tutto talmente in fretta e a bassa voce che pregò che
Axel non
avesse sentito.
Ma
evidentemente anche il suo udito era ben sviluppato.
Il suo
sguardo pareva perso nel nulla, gli occhi sgranati guardavano un
punto fisso davanti a sé «CHE
COSA?!
» Urlò,
alzandosi nervosamente.
Ecco
perché quel giorno ti avevo chiesto
dell’Inghilterra.
«Shh!!
Sta zitto!
» Fece il
biondo, facendogli cenno di tacere «Vuoi
farci scoprire?
»
«Se
serve per farti restare qui allora SI’! Cazzo tu non
puoi…Non
puoi andartene! Non lo permetterò, facciamo
così…Posso…Posso
chiedere ai miei di adottarti! Sei un figlio modello, ti vorranno di
sicuro»
«Non
se ne parla!»
Disse con un mezzo sorriso «Non
posso lasciare Sora in un’altra nazione, sarà una
palla al piede
ma è pur sempre mio fratello»
«E
vuoi lasciare ME qui, solo soletto?!
»
«Ci
terremo in contatto»
Si strinse le spalle «
Forse è un bene, magari nessuno sentirà realmente
la mia mancanza»
«Non
è vero!
» Lo
interruppe improvvisamente il rosso, prendendolo per le spalle e
facendolo voltare di fronte a lui «A
me mancheresti»
Entrambi
si sorrisero, tristi di quel che stava succedendo, ma al tempo stesso
contenti di essersi chiariti.
Un
momento perfetto, interrotto dalle urla isteriche della madre «ROXAS!
Sono le due di notte! Cosa ci fai la fuori?!
»
I
due sobbalzarono, salutandosi con un veloce cenno con la mano e
dandosi appuntamento domani dopo la scuola.
Se
la memoria non lo ingannava, Roxas
doveva ad Axel un gelato.
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Capitolo 5 *** 13 Dicembre 2008 ***
Eccomi!!
Ho cercato di postare il più veloce possibile, ho passato un
fine
settimana un po' faticoso xD
Speriamo
che questo capitolo sia di vostro gradimento!^^
Grazie
comunque a
tutti quelli che continuano a seguire la storia e sopratutto a chi
recensisce.
Non dimenticate di lasciare
un commento,
insomma vedo che comunque alcuni la leggono, non mi pare di aver fatto
un lavoro così pessimo...Vorrei sapere un vostro parere.
Sono una che si deprime facilmente gente .-.
13
Dicembre 2008
"Rabbia repressa"
“Pronto?”
“Ciao
Roxas! Volevo dirti che….Che mi manchi tanto tanto tanto,
anzi
no…Tanto Così!”
“Axel…”
“Sì?”
“Ti
rendi conto che stiamo parlando al telefono e non posso vederti,
vero?”
“Ah….M_Ma
certo! Mi credi scemo, per caso?!”
Roxas
sospirò, scuotendo debolmente il capo, ormai si era
rassegnato.
Era
stato difficile prendere la decisione di trasferirsi a Londra con la
sua famiglia, Hayner e gli altri non l’avevano presa molto
bene, ma
nonostante la lontananza mantenevano ancora i contatti e spesso Roxas
scendeva a Traverse Town dai nonni materni oppure a casa di Hayner o
Pence.
Anche Axel non sembrava da meno, dopo una serie di
imprecazione, seguite da puri sguardi d’odio verso la madre
di
Roxas, accettò la partenza dell’amico (anche
perché non aveva
scelta, diciamolo),
Nei
primi tempi la situazione sembrava normale, finchè non sono
arrivate
le numerose
telefonate.
Forse
aveva preso Roxas per il suo consulente o magari non sapeva a chi
rompere costantemente le scatole al telefono, ma ogni volta, ogni
singolo
minuto in cui il biondino pensava anche solo di potersi rilassare,
ecco sopraggiungere una telefonata, ormai era talmente abituato alle
sue chiamate che non leggeva nemmeno il nome sul display, sapeva che
si trattava di lui.
E
chi altro poteva telefonargli a mezzanotte, ubriaco marcio, se
non…
“Axel…Hai
bevuto, non è vero?”
Sentì
mugugnare il rosso diverse parole indecifrabili, seguiti da una
sonora risata “Ehm…Diciamo
che sono solo un po’ brillo”
A
Roxas scappò quasi un sorriso, avrebbe addirittura riso, se
non
fosse stato così tardi e aveva il letto che lo chiamava da
mezz’ora.
“Non
so dove tu sia, ma so dove dovrei essere io,
nel letto a dormir…”
Improvvisamente
venne interrotto da un rumore disgustoso provenire accanto alla
chiamata “Ma
che
schifo. Axel! Dimmi che non sei stato tu a ruttare in quel
modo!”
“Certo che no”
“...Demyx?”
“Neanche”
Ridacchiò “E’ un
new entry nel gruppo, Xaldin, i suoi sì che sono micidiali e
si sta
contendendo il titolo per il rutto estremo della serata”
“Che
schifo” Ripetè
disgustato il biondo, sentendo un altro di quel dolci
rumori.
“Questo
era Demyx!” Esultò
il più grande.
“Mi
fa piacere”
Mugugnò Roxas, mentre passeggiava attorno al tavolo della
cucina
“Axel,
è
mezzanotte, ho sonno e domani mattina ho scuola, se mi addormento in
classe vorrei avere una scusa migliore di: Non ho dormito
perché ho
dovuto ascoltare gli amici del mio migliore amico fare la gara di
rutti per telefono”
Axel
soffocò una risata, seguito a ruota da Roxas che
però lo interruppe
“Non
stavo
scherzando, devo davvero
andare a dormire”
“Lo
vedi? E poi gli altri mi chiedono come faccio ad essere tuo amico, tu
sei così…Divertente e schietto, simpatico,
intelligente…”
“Ciao
Axel”
E chiuse la
chiamata, lasciandosi scappare una piccola risata, probabilmente il
rosso non se n’era neanche reso conto, perché
continuò ad
elencare le qualità dell’amico per un buon lasso
di tempo.
Prima
che potesse dirigersi in camera, Roxas decise di fare un piccolo
spuntino di mezzanotte, la fame cominciava a farsi sentire e dato che
era già in piedi, perché non approfittarne?
Ma
la pace finì non appena lo raggiunse il fratello che lo
bloccò,
vedendolo agguantarsi su una scatola di biscotti al cioccolato
«Feeeeermati!
»
Roxas
si bloccò immediatamente, rimanendo in piedi con una sola
gamba, con
la mano destra teneva la confezione di biscotti «Mmh?
»
«Metti
immediatamente giù quei biscotti, e non ti verrà
fatto nulla di
male!»
Disse Sora, puntandogli il dito contro.
«Chi
tardi arriva male alloggia»
Sbottò
il fratello, portandosi in bocca uno di quei dolcetti, sotto lo
sguardo perplesso del castano.
«Rox!
Quelli sono per la mia
colazione! Sai che giorno è domani? EH?!
»
«Mmh…il
12 Dicembre? »
«No!
Il 13! Ricorda che è mezzanotte »
Il
biondo si voltò verso di lui, stupito sul fatto che per una
volta
lui avesse ragione.
Wow
era da segnalarlo sul calendario.
«E
sai questo cosa significa? EH? LO SAI?!
»
Quasi gli urlò nelle
orecchie talmente aveva alzato la voce.
«Attento,
in Nuova Zelanda non hanno sentito bene!
»
«Cosa
centra adesso la Nuova Zelanda?
»
Roxas
si portò una mano al capo, mugugnando un «Perché
a me?»
Ma
Sora sembrò non ascoltarlo più di tanto, difatti
iniziò a
riprendere il discorso di poco fa, con enorme entusiasmo per giunta
«Devo
mantenermi in forze domani se voglio battere quello sbruffone di Riku
nella Gara di Corsa!
»
Roxas
inarcò un sopracciglio, osservando con stupore il fratello.
«Ancora
in conflitto con quel tipo? Pensavo andaste d’accordo»
Cercò di sviare il discorso, e come sempre, questa tattica
con Sora
funzionava alla perfezione.
Lui
si mise con le braccia incrociate, borbottando un
“Sì”,
mischiato con un “No”.
Diciamo un “Ni”, oppure un
“So”,
dipende dalle preferenze.
«Vai
a vivere a Londra? Allora conoscerai di sicuro Riku! Perché
non vai
nella sua stessa scuola, sono sicura che diventerete ottimi amici!
Grr…Ma perché ho dato retta a Kairi?! Lei e le
sue idee
strampalate!?
»
Piagnucolò, gettandosi in ginocchio, con le mani sui capelli.
Era
davvero disperato se faceva tutte queste scene per un compagno di
classe.
«Le
persone fanno cose pazze, quando sono innamorate»
Disse Roxas con un leggero sospiro, intanto aprì il
frigorifero,
afferrando una bottiglia di succo di frutta. Al suono di quelle
parole Sora guardòl storto il fratello, chiudendo gli occhi
a due
fessure «Un
momento… Guardi ancora i cartoni animati?
»
«C_Che
cosa? Ma no…E’ solo che.. »
«Lo
so’, perché Kairi mi ha costretto a vedere quel
cartone una sacco
di volte, lo conosco a memoria! Com’è che si
chiama…Mmh…Centrava
con i romani…Ehm…Ulisse? »
Roxas
sbatté le palpebre, guardando scioccato il fratello.
Ottima
memoria, davvero.
Ma come si fa ad essere così deficienti? E
nonostante tutto ha la sufficienza in storia.
«Hercules…Hercules!
E poi erano greci, cosa centrano i romani!
»
Borbottò il biondo,
dandogli le spalle.
A Sora scappò una risatina «Allora
è vero! Guardi ancora i cartoni animati! E poi dici a me che
sono un
bambino! »
«Non
centra assolutamente niente!
»
Sbottò il ragazzo, arrossendo leggermente in volto.
Sì,
guardava ancora i cartoni animati.
Sì,
ha guardato Hercules giusto la settimana scorsa.
Sì,
è un fan della Walt Disney, problemi?
Tuttavia
cercò di sviare un’altra volta il discorso,
sperando che il
fratello la smettesse di ridere come un cretino alle sue spalle
«Comunque,
come faceva Kairi a conoscere questo Riku?
»
«Da
quel che ho capito ha vissuto dai suoi nonni a Traverse Town fino in
prima elementare, poi si è trasferito con la famiglia qui a
Londra.
Pensa che Kairi mi ha detto che eravamo addirittura amici
all’asilo!
Io non me lo ricordo nemmeno!
»
Si alzò da terra, incrociando le braccia con aria seccata «
E poi è antipatico, è presuntuoso, viziato, si
crede un dio sceso
in terra! »
Le
persone si fanno da specchio, caro Sora.
Pensò il fratello, alzando gli occhi al cielo.
E
no, questa non era una frase presa da un classico Disney.
Roxas
stava per sistemare il succo nel frigorifero, quando il fratello gli
si avvicinò, dandogli delle leggeri pacche sulla spalla «Allora,
dimmi un po’…Chi ti ha telefonato a
quest’ora? Qualche ragazza?
E poi mi dici che non fai conquiste!
»
Roxas roteò gli
occhi, forse stanco delle continue pressioni del fratello «A
meno che Axel non si sia fatto donna»
«Di
nuovo Axel? Che voleva?
»
Il
biondo si strinse le spalle «Solo
parlare un po’, ma era ubriaco e c’era di mezzo una
gara di rutti
così…»
Notò
che il fratello lo guardò confuso, così Roxas
decise che era meglio
finirla qui con la chiacchierata ed andare a dormire, ma prima che
potessero allontanarsi dalla cucina, afferrò di sorpresa la
confezione di biscotti, sfuggendo dalle grinfie del
fratello.
«Roxas!!
Ridammeli subito!
»
«Non
sei poi così veloce Sora, Riku non avrà problemi
a batterti domani!
»
I due iniziarono a
rincorrersi come bambini al parco, ridendo e prendendosi in giro.
In
quel momento Roxas pensò che forse
non era così male avere quel tonto di Sora come fratellino.
Erano
quasi le sei di sera, Axel addirittura bevve più del dovuto,
tanto
da doversi sorreggere al bancone per non scivolare a terra, altri
membri della compagnia erano ridotti forse peggio di lui.
«Bhè,
ragazzi…Io me ne vado! Domani i miei partono e volevano
vedermi per
“parlarmi”. Tzè…»
«Amico,
non ti reggi nemmeno in piedi, finirai con la faccia spiaccicata su
qualche parabrezza di un auto
»
Scherzò Demyx «Ti
accompagno io»
Axel
soffocò una sonora risata, facendogli cenno di non muoversi «Sì,
sicuro. Con te mi perdo appena svoltiamo l’angolo»
«Non
è vero! Ho un ottimo settimo senso!!
»
«Difatti
si dice, sesto senso. Idiota»
Lo corresse Xaldin, ridendo assieme agli altri compagni, indi si
voltò verso il più silenzioso del gruppo «Perché
non lo accompagni tu Saix? Puoi dargli uno strappo in macchina,
così
non lo avremo nella coscienza se per caso viene investito lungo la
strada »
Il
ragazzo alzò gli occhi, evidentemente seccato dalla proposta
del
metallaro, voltò lo sguardo verso Axel che intanto si
divertiva a
prendere in giro il povero Demyx sul suo pessimo orientamento, si
dovette arrendere all’evidenza, era meglio assicurarsi che
non si
cacciasse in qualche guaio.
Tutti sapevano che quando Axel
tendeva a bere un po’ troppo, diventata fin troppo schietto,
avrebbe potuto prendersela con qualche tizio di passaggio grosso il
doppio di lui, o magari era talmente impegnato a ridere e scherzare
per conto suo, da non notare il semaforo verde per le macchine mentre
attraversava la strada. Insomma, in queste circostante, era meglio
tenerlo d’occhio, soprattutto se si tratta di un amico che
conosci
da quando avevi dieci anni.
Si
strinse le spalle e si allontanò con lui dal gruppo. In
macchina non
disse un sola parola, al contrario dell’amico che,
completamente
ubriaco, continuava a ringraziarlo come se lo avesse salvato da quale
morte.
Alla
fine Saix perse la pazienza, si girò seccato verso Axel «D’accordo,
basta con i ringraziamenti, mi stai dando la nausea»
«Ma
io…»
Ridacchiò.
«Stai….zitto.
O la prossima volta col cazzo che bevi»
«Don’t
worry. Sto zitto…D’accordo. Sarò muto
come un pesce, o come una
tartaruga….Ma secondo te che verso fanno le tartarughe? No
dico…Hanno mai fatto qualche esperimento per sapere il loro
verso?
Non ho mai sentito una tartaruga parlare, non nel senso, parlare come
un umano, intendo solo parlare come un animale. Sai che in fondo
tutti noi siamo animali? E che…»
A
quel punto Saix frenò di scatto la macchina, facendo
prendere ad
Axel una gran bella testata sul finestrino, sì che si era
allacciato
la cintura, ma quel colpo è stato così improvviso
che l’aveva
preso di sorpresa.
Il
guidatore sorrise leggermente «Forse
ora starai un po’ zitto»
«Sei
cattivo» Piagnuccolò
«Potevo
morire»
«Che
peccato…»
Mormorò l’altro, rimettendo in moto la macchina.
Axel
si portò una mano tra i capelli, controllando che non si
fosse
spettinati per l’impatto «Non
si trattano così gli amici che stanno male»
«In
questo caso eri tu
che mi stavi facendo male!»
Sbottò il ragazzo «Non
ti hanno mai detto che chiacchieri davvero troppo?
»
Il
rosso rise, mettendosi comodo sul sedile e portandosi le mani dietro
alla testa «Roxas
me lo ripete ogni volta»
«Roxas?
Il piccoletto? Non si era trasferito in Inghilterra?
»
«Sì
ma continuiamo a sentirci. Non ci si libera facilmente del
sottoscritto»
Scherzò.
Saix
inarcò un sopracciglio, lanciando un sospiro «Non
capisco come fai ad essergli amico»
In
risposta, Axel si voltò verso di lui, guardandolo con
un’espressione
interrogatoria.
«E’
strano….Tutto qui»
Passarono
diversi secondi di assoluto silenzio, quando venne improvvisamente
spezzato dalla sonora voce di del fulvo «Aaaaaaaaaaaah!!
Ho capito!!»
Questa
volta fu lui a cogliere di sorpresa l’amico, che fece un
leggero
balzo «
Ma sei cretino?! Tu…»
«Ho
capito Saix, sta tranquillo. Roxy è il mio amichetto
speciale,
ma tu
resterai uno dei miei migliori amici»
«Axel
non credo che adesso…»
«Dai,
diamoci un abbraccio e facciamo pace!
»
«Axel!!
Smettila!! Abbracciati da solo! Sto guidando!
»
Per quasi dieci
minuti Saix dovette lottare contro Axel per impedirgli di fiondarsi
verso di lui ed abbracciarlo. Odiava questi gesti di affetto,
soprattutto quando erano rivolti verso di lui. Axel lo sapeva bene,
ma quando non era sobrio difficilmente si tratteneva.
Per
fortuna che il viaggio non durò molto, Saix
accostò, facendo
scendere il rosso dalla macchina proprio davanti all’enorme
cancello di casa sua.
«Cerca
di tornare intero per domani»
Ironizzò Saix.
«E
tu cerca di guidare meglio la prossima volta. Continuavi ad andare a
zig, zag…Ma chi ti ha dato la patente?
»
In risposta, Saix
avrebbe voluto dirgli: «La
prossima volta evita di fare il cretino in quel modo, e vedi che
arriviamo anche prima del dovuto»
ma ormai Axel si era già allontanato verso suo padre, che lo
stava
aspettando proprio fuori dalla porta di casa. Preferì
evitare di
sgridare ulteriormente l’amico dai capelli rossi, credo ci
avrebbe
pensato abbastanza il genitore a giudicare dalla sua espressione in
volto.
**************************
Non
facendo caso al padre, Axel entrò in casa salutando sua
madre con un
veloce cenno della mano, poi si sedette scompostamente sul divano,
tirando un lungo sospiro come se avesse corso per chilometri interi
«Sono-esausto»
«E’
così che si saluta?!
»
Contestò il padre, sbattendo forte la porta e dirigendosi
dal figlio
«Sono
quasi le sette, tra poco è ora di cena, e tu ti presenti a
casa
ubriaco?!»
«E
tu come fai a…»
«Si
sentiva la puzza di birra appena hai varcato quel cancello»
Sospirò la madre, portandosi una mano sul volto «Axel»
«Una
persona adesso non è più libera di bere in santa
pace?! Non ho
fatto danni, puoi stare tranquilla»
«Non
è questo il punto
»
Si intromise il padre, avvicinandosi al figlio menefreghista «Mi
avevi promesso che una volta preso il diploma avresti pensato a cosa
farne del tuo futuro, e guardati! Esci ogni giorno, vai a quegli
stupidi locali ad ubriacarti, suoni in un gruppo di tossici che..
»
«Demyx
non è un drogato»
Lo interruppe Axel, alzandosi dal divano «Anzi,
è uno dei pochi che non tocca nemmeno l’alcol, e
sì, ogni tanto
lo aiuto con la band quando fanno dei concerti, guadagno qualche
soldo, che c’è di male?! »
«Stai
buttando le tue possibilità, Axel, lo vuoi capire?
»
«No
evidentemente non voglio»
Rispose
schietto lui.
«Sei
diventato maleducato, egoista, viziato»
«Continua….Magari
così ti passa!»
Contestò
il figlio
«Smettetela!
»
Li interruppe la
madre, mettendosi in mezzo tra i due. La donna si voltò
verso il
figlio «Axel,
io e tuo padre dobbiamo parlare in privato, puoi andare in camera
tua? »
«Non
occorre fare le cose di nascosto, non ho più cinque anni»
Ironizzò
il rosso, ma
stranamente, fece come le disse.
Con
sua madre, Axel è sempre stato abbastanza tranquillo, faceva
quel
che gli diceva senza obbiettare il più delle volte. Nessuno
si era
mai spiegato il motivo del suo atteggiamento, entrambi i suoi
genitori non sono mai stati molto presenti nella sua vita, Axel non
si faceva problemi a rispondere alle persone, ma con sua madre era
diverso.
Tuttavia,
una volta salito in camera, si accorse di essersi scordato il
cellulare in sala, imprecò più volte,
perché doveva tornare giù e
vedersela di nuovo con suo padre. Non bastava l’effetto
dell’alcol
a farlo stare da schifo, ci voleva pure quella lite con i suoi
genitori.
Per fortuna che non abitava più con loro da diversi
mesi, anche se per questa sera era un’eccezione.
Scese
le scale, sperando che i suoi fossero in cucina o per lo meno da
qualche altra parte, ma quando si accorse che erano ancora in salotto
a discutere per prima, si nascose velocemente dietro la porta semi
aperta.
Col
cavolo che sarebbe entrato in quel momento e prendersi un ulteriore
sgridata, non era proprio in vena.
Pazienza,
il cellulare lo avrebbe recuperato dopo cena, fece per andarsene,
quando sentì le parole del padre farsi più forti,
richiamato dalla
moglie che gli raccomandò di non urlare troppo per non
disturbare
Axel.
Incuriosito,
il rosso si sporse leggermente per ascoltare i loro discorsi.
Ma
forse avrebbe dovuto ascoltare sua madre e chiudersi in camera,
perché quello che sentì per quei brevi minuti, fu
la notizia
peggiore di tutta la sua vita.
********************************
Sarà
stato in un momento di assoluta follia, oppure era ancora sotto il
dominio dell’alcol. Come sempre, aveva abbandonato il
cervello,
prendendo una serie di decisioni impulsive che non avrebbero portato
a nulla.
Quello
stesso giorno, Axel Morris prese il primo aereo diretto in
Inghilterra.
Stava
male, come non lo era mai stato prima d’ora. Aveva bisogno di
sfogarsi, di parlare con qualcuno…
L’unico
pensiero in questo mare di dolore, era rivolto a Roxas.
Ma
al tempo stesso aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle
menzogne, voleva andarsene il più lontano possibile, forse
per
sempre, chi lo sa…
Una
volta arrivato, quasi si stupì della grandezza di quella
città,
ormai erano anni che non ci tornava a Londra, perdersi fu molto
facile. Tuttavia, dopo diverse ore di cammino (ed aver parlato in
modo perfetto
con diversi residenti del posto) ,riuscì a trovare la giusta
via
della nuova abitazione dei Collins, per fortuna che Roxas gli aveva
dato il suo indirizzo tempo fa e lui se l’era prontamente
salvato
sul cellulare per un eventuale visita a sorpresa.
Come
oggi.
Roxas
viveva in un piccolo paesino a poca distanza da Londra, in questo
Axel ne fu davvero riconoscente, per lo meno poteva evitare di
girovagare in quella grande città senza una meta certa.
Prese
l’autobus che lo lasciò a pochi metri dalla casa,
a quest’ora
Roxas sarebbe dovuto ormai essere di ritorno da scuola, a meno che
non ci siano stati dei contrattempi. Si avvicinò al
cancello, non
era chiuso, così entrò senza troppe pretese, la
casa era abbastanza
grande ma quello che lo colpì maggiormente era il giardino,
curato
nei minimi particolari. In mezzo a tutta quella vegetazione,
notò la
figura di una ragazzina che se ne stava seduta, con la schiena
appoggiata contro un albero, leggendo un fumetto e mangiucchiando una
merendina.
Forse
aveva sbagliato abitazione, eppure era sicuro di essersi segnato la
via giusta, ma non ricordava che Roxas avesse una sorella.
Si
avvicinò alla ragazza, giusto per chiedere delle
informazioni, ma
appena lei se ne accorse, si alzò di scatto, come impaurita.
«Hey
calmati! Non mordo mica!
»
La
ragazza corrugò la fronte, guardandolo ancora più
sospettosa, non
disse una parola, ma dal suo sguardo si riusciva a percepire il
terrore, probabilmente sarebbe scappata da un momento
all’altro.
Axel mostrò un sorriso amichevole, portando una mano verso
di lei
«Il
mio nome è Axel,
A-X-E-L, Got it Memorized?
»
Nessuna
risposta.
Il
fulvo tirò un sospiro «Perfetto»
In modo del tutto spontaneo, appoggiò la mano sulle spalle
della
ragazza, comportandosi come se la conoscesse da una vita …«Vedi...Sto
cercan...»
Ma
questo fece solo peggiorare le cose e presto ne avrebbe pagato le
conseguenze.
Roxas
si trovava in camera, intento a fare una partita ai videogame mentre
aspettava l’arrivo del fratello, ad un tratto
sentì una voce
femminile urlare il suo nome, corse immediatamente giù per
le scale,
dirigendosi all’entrata dove una ragazza aveva appena chiuso
la
porta a chiave, ansimando più volte per
l’incredibile paura di
poco fa.
«Xion?
Che succede? »
«Dov’è
papà?!
»
«E’
andato a prendere Sora agli allenamenti ma perché hai quella
faccia?! »
«Un…un
maniaco…Mi voleva aggredire!»
Urlò la ragazzina, gettandosi tra le braccia del biondo,
ancora
incredulo per ciò che stava dicendo.
«Un…Maniaco?!
Ma chi…C_Come…Insomma…Eri fuori in
giardino! Come ha fatto ad
entrare? »
«Il
cancello non era del tutto chiuso»
Piagnucolò,
allontanandosi un poco da lui «E’
ancora fuori, non aprire per nessun motivo, io chiamo la polizia»
Indi si diresse verso il telefono di casa per comporre il numero, ma
Roxas la bloccò per un braccio, costringendola a voltarsi
verso di
lui.
«Calmati
adesso! Non può entrare se abbiamo chiuso a chiave, magari
se ne
andrà a momenti»
«Lo
spero davvero, quel tipo mi ha messo i brividi solo a guardarlo»
«Era
un barbone? »
«Non
credo a giudicare dai suoi vestiti, da come mi ha parlato credo sia
americano, è alto da far paura e ha dei capelli
terrificanti.
Sembrava un istrice psicopatica!
»
«Un
istrice?!
» Roxas non potè
fare a meno di sorridere, ma venne subito interrotto da Xion «Sì,
un istrice! E pensa che era pure truccato…TRUCCATO! Ed era
maschio!
»
Quindi,
riassumendo: nel giardino di casa loro c’era probabilmente un
maniaco americano, che si truccava e aveva i capelli da
istrice…
Un
momento…
«Aveva
per caso i capelli rossi?»
Domandò,
come se si aspettasse già una risposta dalla giovane che,
prontamente annuì, scuotendo il capo «Sì,
e ti posso giurare che non sono naturali»
Un
tonfo.
Non
poteva crederci, possibile che…
Roxas
balzò vicino alla finestra per vedere se il
“maniaco” fosse
ancora in circolazione in giardino, quasi gli mancò il fiato
non
appena si rese conto che la persona da cui era appena fuggita Xion
non era altro che…
«AXEL?!»
Lo
chiamò, nonostante
la finestra fosse chiusa e lui si trovasse lontano.
Che
diamine ci faceva in Inghilterra, fuori da casa sua?!
Questa
doveva davvero spiegargliela.
Notò anche un dettaglio insolito,
Axel stava barcollando, come se avesse qualcosa di fastidioso in
viso, continuava a coprirselo, imprecando più volte.
«Che
gli prende? »
«Gli
ho spruzzato lo spray al peperoncino sugli occhi per poter fuggire»
Disse Xion, giocherellando imbarazzata con una ciocca dei suoi
capelli scuri «E’…E’
stato per legittima difesa, papà mi ha insegnato che non
devo mai
abbassare la guardia con i tipi che non conosco e
così…»
«Xion!»
La
sgridò Roxas
«Che
c’è? Era per auto-difesa! »
Sbottò, ma il ragazzo non l’ascoltò
oltre, aprì immediatamente
la porta, dirigendosi verso Axel che intanto non la smetteva di
imprecare per il bruciore. Roxas non aveva mai sentito tante
parolacce messe insieme in così poco tempo, se mai fosse
esistito il
paradiso, di sicuro Axel si era giocato un posto quello stesso
giorno. Ma come non biasimarlo…Gli era stata sparata una
scarica di
assoluto bruciore negli occhi.
«Axel?
» lo chiamò il
biondo, tentando di calmarlo.
«Dio
che…Che MALE!!! Cazzo cazzo e ancora cazzo, che male!!»
Infine
cadde a terra in
ginocchio, maledicendo minuto per minuto tutte le volte che aveva
aggiunto il pepe alle sue pietanze, o riso quando Demyx
tentò di
assaggiare quella dannata salsa wasabi al ristorante giapponese,
costringendolo a sgolarsi quasi due bicchieri di acqua per placare il
bruciore.
«Axel!
»
Il secondo richiamo
però, attirò l’attenzione del rosso,
che si voltò, togliendo le
mani dal viso e notando quegli splendidi occhi azzurri che non aveva
mai dimenticato, nonostante siano passati mesi dall’ultima
volta
che si erano incrociati.
«Roxas…»
Sussurrò,
sorridendo
debolmente. Il ragazzo lo guardò confuso, come se si
aspettasse una
reazione diversa, di solito Axel lo accoglieva sempre con un sorriso
a trentadue denti, stuzzicandolo e scompigliandosi giocosamente i
capelli.
Ma
questa volta era strano, i suoi occhi parevano spenti, non vedeva
più
quella luce sprizzante e vivace che riusciva ogni volta a
contagiarlo, cacciando ogni sorta di malumore.
Sembrava
perso.
«Che…che
ti succede? »
Il
maggiore socchiuse le labbra, facendo per parlare anche se non aveva
nulla da dire, decise di non rovinare quel momento con frasi vuote e
prive di senso, si sporse verso di lui, attirandolo a sé ed
abbracciandolo più forte che poté, come se
volesse essere sicuro
che non era uno stupido miraggio dovuto da quello spray accecante,
Roxas si trovava qui, di fronte a lui.
«A_axel...
»
il biondino cercò di
staccarsi ma l’amico continuò a stringerlo, ancora
più forte,
come se volesse impedirgli addirittura di parlare.
In
un primo momento pensò che fosse completamente fuori di
testa, non
riusciva a comprendere il perché di questo suo
comportamento. Fino a
quando non sentì qualcosa di umido bagnarli leggermente i
capelli.
Quella non era pioggia, impossibile.
Quelle
erano lacrime.
Axel stava piangendo.
Roxas
era sicuro di non averlo mai visto versare una sola lacrima in tutti
gli anni che lo conosceva.
Questa
storia iniziava davvero a spaventarlo.
|
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Capitolo 6 *** 13 Dicembre 2008 (seconda parte) ***
Scusate
il ritardo!! Ma volevo rendere questo capitolo al meglio!^^
Ringrazio
di cuore tutti quelli che continuano a seguirmi e spero di non
deludervi con questo aggiornamento!
Scusate
per eventuali errori, purtroppo ho dovuto aggiornare in tutta fretta
perchè come al solito devo andare via xD
E
finalmente si scopre il motivo per cui Axel è depresso...Ma
ora li aspetta un bel viaggetto da fare! :)
Alla
prossima! <3
Dopo
quello strano incontro, Roxas fece entrare Axel in casa, entrambi non
si rivolsero la parola, forse perché aspettavano che
l’altro
facesse il primo passo, il rosso si limitò ad annuire,
sedendosi su
una delle sedie in cucina, l’altro prese dal frigorifero
qualcosa
da bere e forse, aspettava che iniziasse lui
il discorso.
Passarono
cinque minuti di totale silenzio, finchè Axel decise di parlare.
Ascoltò
la storia con attenzione e fondamentalmente, con stupore. Gli
raccontò tutto, da quel giorno al locale con i suoi amici al
suo
rientro a casa e, in modo particolare, della discussione che ha
sentito tra i suoi genitori.
Quando sentì il motivo per il suo
strano umore si fermò di colpo, la mano che reggeva il succo
d’arancia tremò, aveva tolto il tappo
così per sbaglio fece
cadere alcune gocce per terra.
Ma quasi non se ne rese conto. Una
volta finito di parlare, Axel si appoggiò con i gomiti sul
tavolo,
portando le mani ai capelli e sospirando pesantemente.
Piombò
nuovamente un silenzio che durò solo pochi minuti,
finchè lui gli
rubò tra le mani il succo d’arancia e si
versò da bere, senza
guardarlo negli occhi «Lo
so che ti ho preso alla sprovvista, ma ti prego, mettiamo fine a
questo silenzio»
Indi bevve un sorso della bibita, mostrando poi una leggera smorfia
«Bleh…Odio
il succo d’arancia»
A
quel punto il biondo si risvegliò da quello stato di shock,
scuotendo debolmente il capo «Ah,
scusa. Ti…Ti prendo qualcos’altro allora»
Fa
per voltarsi
ma la voce del fulvo lo bloccò nuovamente.
«Tranquillo,
non occorre»
Lo guardò, rimanendo stupito che, nonostante tutto quello
che gli
stesse succedendo sforzava costantemente un sorriso.
Axel…
Non
sapeva come comportarsi dopo questa notizia, si grattò
nervosamente
il capo, portando lo sguardo verso il basso.
«Strano»
Disse il fulvo «Una
persona che ha sempre curato i suoi pazienti, ora rischia di morire
per uno stupido cancro»
Sospirò, voltandosi verso di me «Ironico,
non credi?»
Dal
suo tono di voce sembrava quasi volesse scherzare, ma dai suoi occhi
si capiva tutt’altro.
Era
furioso, triste, deluso…
Sua
madre scoprì di avere il cancro mesi fa e ancora non lo
aveva
raccontato a suo figlio, quando Axel li sentì parlare su
questa
faccenda, avrebbe tanto voluto piombare in salotto davanti a loro,
chiedendogli il perché non ne era stato informato.
Ma
forse questo era il minimo, la paura più grande era il
rischio di
perdere la madre. Lei
era sempre stata un punto fondamentale nella sua vita, era stata lei
a portarlo a casa la prima volta che si era ubriacato, era presente a
calmarlo ogni volta che litigava con suo padre, rispettava le sue
decisioni e non l’ha mai obbligato a fare qualcosa che
odiasse
(come diventare medico), lei
c’è sempre
stata.
Axel
non avrebbe superato questa storia facilmente.
Ma
d’altra parte, chi l’avrebbe fatto?
«Credi
che….Insomma…Tuo fratello sappia di questa cosa?
» Domandò Roxas
un po’ titubante, Axel lo guardò appena,
stringendosi le spalle
«Non
saprei, non credo»
Mormorò, abbozzando poi un flebile sorrisetto «Ma
non mi stupirei del contrario, dopotutto Reno è sempre stato
il
figlio prediletto del papino, si saranno messi tutti
d’accordo per
non farmi sapere niente»
«Axel…»
«Quando
pensavano di dirmelo?!
» Batté forte i
pugni sul tavolo, alzando la voce «
Non credono che quando vedrò mia madre sul letto in punto di
morte
FORSE mi verrà qualche dubbio?!
»
«Axel!
Calmati!
» Gli urlò,
bloccandolo immediatamente, in quell’istante il rosso si rese
conto
di essere in piedi e di aver stretto talmente forte la bottiglietta
di succo di arancia da averla quasi rotta.
Era
di plastica d’accordo, ma non era comunque una cosa da fare.
«S…Scusa…»
Mormorò, posando la bottiglia con delicatezza e sedendosi
nuovamente
al suo posto. Il più piccolo sospirò,
avvicinandosi verso di lui e
togliendo la bevanda dal tavolo «Non
fa niente»
Dopo
averla messa a posto, si sedette accanto a lui «Perché
sei venuto qui?»
Lui
giocherellò con il bicchiere per qualche istante «Volevo
parlare con qualcuno…E la prima persona che mi è
venuta in mente»
Si voltò verso l’amico «Sei
stata tu»
Questa
volta gli
sorrise sinceramente «Ma
adesso smettiamola di parlarne, non vorrei fare una scenata come
prima»
Roxas
non vedeva né rabbia, né tanto meno dolore, quel
sorriso era caldo,
pieno di luce. Si sentì quasi in imbarazzo,
arrossì lievemente,
staccandosi da quegli occhi smeraldini e concentrando la sua
attenzione su un punto fisso del pavimento «Ah»
«Come
Ah?
Tutto qui? Non sei contento di vedermi?
»
«Certo
che sono contento!
» Si difese il
biondo «Solo
che…Bhè…»
Axel
non si soffermò oltre, annuì capendo
perfettamente come si sentisse
dopo quella notizia.
«Vuoi
restare qui per un po’? Posso chiedere a mia madre, abbiamo
una
camera in più se vuoi…»
Mormorò il ragazzo, ancora con le gote leggermente arrossate
per
prima.
Il fulvo gli scompigliò giocosamente i capelli, alzandosi
dalla sedia e avanzando verso di lui «A
dire il vero….Ho un’altra idea in mente»
Lo disse con un tono talmente provocatorio da fargli venire la pelle
d’oca, Roxas indietreggiò finchè non
colpì con la schiena il
frigorifero, rimanendo così in trappola tra le grinfie
dell’amico.
Le
idee di Axel non sono mai state delle migliori, anzi, il più
delle
volte ci faceva la fine della vittima e spesso finiva nei guai per
colpa sua.
«E
quale sarebbe questa fantomatica idea?
» Domandò il
biondo, inarcando un sopraciglio. Axel stava per rispondergli quando
udirono entrambi dei passi giungere in cucina, i due si voltarono,
notando l’arrivo di Xion.
Rivedendo
quel volto, il fulvo ricordò pienamente la vicenda di poco
fa,
poteva ancora sentire quel forte bruciore invadergli nuovamente gli
occhi «
Tu!! »
Le ringhiò «
Mi devi due bulbi oculari, per colpa tua non riuscirò
più a
mangiare nessun cibo piccante, e io adoravo
il piccante!
»
Intimorita,
Xion si nascose leggermente dietro alla porta, intanto Roxas diede
una leggera spinta ad Axel, «E
smettila! E’ stato un incidente!
» Si voltò
verso la ragazza, facendole cenno di avvicinarsi e lei, timidamente,
li raggiunse.
«Xion,
ti presento Axel. Axel, lei è….»
«Sono…Sua
sorella»
rispose con un lieve sorriso sulle labbra. Axel sbatté le
palpebre
più volte, cercando di ricordare quando mai Roxas gli avesse
detto
di avere una sorella, insomma, era andato diverse volte a casa sua e
non l’aveva mai vista in giro, tantomeno a scuola.
Non potevano
di certo averla procreata i suoi genitori
quest’anno…Avranno su
per giù la stessa età.
«Da
quando in qua hai una sorella?
»
«Da
quando io, Sora e mia madre viviamo nella casa di Luxord, padre di
Xion»
Gli rispose il biondo, mostrando un sorriso alla ragazza «Non
siamo di sangue, ma è come se lo fossimo,
dopotutto…Non credo che
i nostri genitori ci metteranno molto a sposarsi»
Axel
si portò una manata al capo.
Giusto, i suoi erano separati e sua
madre frequentava un certo Luxord.
Strano
però, non era la prima volta che sentiva quel nome, gli
sembrò
quasi famigliare…Che sia forse…
«Siamo
tornati!!
» La porta
sbatté violentemente, segno che Sora era appena rientrato a
casa
«Dovevate
vedermi, sono stato un vero campione, questa volta lo ha perfino
ammesso anche Riku! Bhè….Non proprio, ma tutto
sommato, forse
potrei anche sopportarlo ancora per un p…»
Appena raggiunse la cucina, si bloccò, notando la figura del
rosso
accanto ai due famigliari «E…E
t_tu cosa ci fai qui?
»
Si
pensa che ormai perfino i muri sapessero che Sora non avesse mai
visto di buon occhio Axel, tantomeno la sua amicizia con Roxas,
sarà
per il fatto che si è sempre comportato da bulletto con lui
fin
dalla scuola media, prendendolo di mira assieme ai suoi amici e
scaraventandolo più volte dentro ai cassonetti
dell’immondizia.
Una volta aveva perfino rubato i suoi vestiti mentre si faceva la
doccia negli spogliatoi, alzandoli al posto della bandiera e
costringendolo ad andare dal vicepreside coperto da sole due riviste
(di moda
per giunta), che aveva trovato per pura fortuna in palestra, o magari
non lo sopportava per via del suo aspetto, non tipicamente da bravo
ragazzo: fumatore accanito, amante della birra e frequentatore
ossessionato di night club.
Il
giorno in cui Roxas annunciò a pranzo che sarebbe uscito con
Axel
Morris, il fratello quasi si strozzò con un pezzo di
bistecca per lo
stupore; più passava il tempo, più Sora vedeva
crescere la loro
amicizia, ma nonostante ciò non si era mai fidato
completamente.
Una
volta Axel era stato invitato a cena a casa loro e portò un
dessert
fatto da sua madre, Sora ne analizzò il contenuto dandolo
prima in
pasto al cane dei vicini per vedere se conteneva qualche tipo di
veleno, ovviamente si dimenticò che il cioccolato
è estremamente
tossico
per i cani, così non solo ha dovuto subire una sgridata da
sua madre
per aver rovinato il dolce, ma una denuncia da parte della vicina per
aver mandato in coma il cane, quella bravata gli costò un
mese di
punizione, perdendosi lo spettacolo di danza di Kairi che
naturalmente si arrabbiò. Sora lo odiò
a morte,
per colpa
di quella bravata, Kairi gli tenne il muso per quasi due settimane.
Nonostante
non avesse fatto nulla di male, Sora continuava a dare la colpa di
tutto ad Axel.
«Visita
a sorpresa” Rispose il fulvo con un piccolo sorrisetto,
notando poi
l’arrivo del padre
che,
notò Sora
completamente imbambolato davanti a loro ma non se ne
preoccupò gran
ché, anzi, la sua attenzione si posò sul nuovo
arrivato «Ma
tu guarda, abbiamo visite
»
Il
biondo annuì, ma non fece in tempo a presentare
l’amico che, come
al solito, prese lui l’iniziativa «Hey
tu devi essere Luxord! Sono un amico di Roxy e mi chiamo Axel.
A-X-E….»
Ma
il più piccolo gli tappò la bocca, alzandosi in
punta di piedi per
via della sua altezza.
BASTA
con lo spelling, possibile che ogni volta che doveva presentarsi
iniziava questa assurda cantilena?!
Luxord
guardò entrambi con perplessità, voltandosi poi
verso Xion che gli
fece cenno di non preoccuparsi.
«Sì
insomma, lui è Axel Morris, è venuto a farmi
visita da Traverse
Town»
Concluse
il
biondo, intanto il fulvo si liberò finalmente dalla sua
presa,
doveva ammetterlo, seppur piccolino aveva una resistenza portentosa.
«Morris?
Figlio di quel
Jack Morris?
»
Axel
inarcò un sopraciglio «Sì…Jack
è mio padre»
«Ah»
Borbottò pensieroso «Pensavo
che avesse due figli, Reno e…»
“E
Axel, il sottoscritto” Si indicò, mostrando i
denti bianchi.
«…Credevo
si chiamasse Lea»
Il
rosso mostrò una smorfia, stringendosi le spalle.
«Lea?
Cos’è questa storia?
» Soffocò una
risata, guardando divertito l’amico che non sembrava affatto
contento.
«No
no no! Quello è il passato, il mio nome è Axel.
A-X-E-L. Got it
memorized?
»
Luxord
soffocò una risata «Non
c’è dubbio, sei degno figlio di tuo padre»
Il
rosso sbuffò ripetutamente, ha sempre odiato quel nome. Il
motivo?
Suo
fratello alle medie si era comprato un criceto. Axel detestava
quell’essere, non Reno, ma il criceto.
Era grasso, peloso e non
faceva niente tutto il giorno se non girare a vuoto su quella stupida
ruota, una volta Axel ha provato a prenderlo ma l’animale lo
continuava a mordere, sembrava quasi lo odiasse.
Il
criceto in questione si chiama Lea, come lui, Reno gli ha dato il
nome del fratello per ripicca, ed Axel odiava essere paragonato a
quella specie di ratto minuto, fatto sta che ha deciso di modificarsi
leggermente
il proprio nome, obbligando tutti i suoi amici a chiamarlo Axel,
questo gli permise inoltre di entrare a far parte di una banda di
bulletti, a tutti piacquero la sua idea così decisero che
ogni
membro della squadra dovesse cambiare il proprio nome.
In
pratica il suo successo è dovuto da un criceto ingordo e
viziato.
I
suoi ricordi furono interrotti da un’improvvisa stretta alla
manica
della maglia da parte del biondino, abbassò lo sguardo verso
di lui
«Mmh?
»
«Non
mi hai più detto della tua idea, Lea»
Il nome lo disse con un lieve sorrisetto stampato sulle labbra,
facendo irritare ancora di più l’amico che
roteò gli occhi,
mostrando un piccolo ghigno «Hai
programmi per domani?”
*****************************************
«Ancora
non riesco a crederci!
»
«Sarà
già la quarta volte che me lo ripeti»
Disse divertito il rosso.
Il
biondino sembrò esterrefatto, non si sarebbe mai aspettato
che sua
madre gli permettesse di stare fuori casa per il week end, non per il
fatto che fosse protettiva, a Traverse Town spesso gli permetteva di
passare le notti a casa di Hayner o Pence, ma forse lei la vedeva
come Sora sul fatto di Axel, forse meno evidente del fratello.
Sembrava
che solo Roxas lo ritenesse una brava persona in quella famiglia.
«Non
mi hai spiegato come hai fatto a convincere mia madre»
il biondo si portò le braccia dietro la testa, socchiudendo
gli
occhi.
Axel
rise, sistemandosi per bene lo schienale «
E’ bastato avere dalla mia parte il tuo
“quasi” papà»
«Che
strategia hai usato per convincerlo?
»
«Ricordi
che lui e mio padre si conoscevano? Hanno condiviso per un anno la
stanza al college, finchè Luxord decise di ritirarsi»
Intanto con una mano si sistemò per bene i capelli,
accertandosene
che non siano spettinati.
Il
più piccolo inarcò un sopraciglio «E
con questo?»
Lui
ghignò, incrociando il suo sguardo «Mio
padre mi ha raccontato certi dettagli che di sicuro non gli farebbero
piacere risentirle. Nulla di grave, sono solo storie molto
imbarazzanti»
Roxas
sgranò gli occhi, senza smetterlo di guardarlo «
In pratica, lo hai corrotto?
»
«Una
specie»
Ammise lui «Almeno
questo mi ha permesso di portarti via per il week end! Dovresti
ringraziarmi!»
«Ti
ringrazio per avermi rapito, Axel»
Scherzò il biondo, il quale ricevette un colpetto in testa
da parte
dell’amico «Ma
smettila, non vedevi l’ora di andartene, ammettilo»
Entrambi
risero, tornando nuovamente in silenzio. Aveva ragione, probabilmente
qualche giorno di relax era quello che gli serviva, ma nonostante
ciò
qualcosa continuava ancora a turbarlo, non passò molto prima
che
Axel se ne rese conto «Che
ti succede nanerottolo?»
«Niente
è che…»
Sospirò «
Mi domando come fai ad essere così dopo quello che hai
saputo…»
Dopo
un breve silenzio, Axel scrollò le spalle, diventando
improvvisamente serio «Non
posso farci nulla, è vero, sono furioso con loro, ma anche
se
tornassi a casa non li troverei, sono partiti per andare da mia zia
Gwen per qualche giorno, anche se credo che…»
«Che
tua madre stia facendo la cura?»
Domandò con un filo di voce il biondo, Axel
annuì, mostrando un
triste sorriso «Avrei
dovuto sospettarlo, visto che non ho mai sentito parlare di una zia
chiamata Gwen...
»
Roxas
abbassò nuovamente lo sguardo, appoggiando la fronte sul
finestrino
e osservando il panorama al di sotto.
Era
stato gentile Axel a pagargli il biglietto aereo, non sapeva
perché
volesse portarlo proprio in Francia, aveva provato a chiederglielo ma
lui gli disse più volte che era una sorpresa. Roxas
sbuffò,
incrociando le braccia, odiava quando faceva il misterioso e
soprattutto detestava essere messo sulle spine, non aveva molta
pazienza e forse questo è una delle poche cose che lo
accomunava a
suo fratello. Questo e la passione per i film horror.
Tirò
un lungo sospiro, socchiudendo gli occhi, si sentiva terribilmente
rilassato, forse troppo, l’ultima volta che aveva preso
l’aereo
aveva dormito per tre ore di fila e questa volta non fu da meno,
cercò di rimanere sveglio ma la tentazione di chiudere le
palpebre
era troppo alta, alla fine si lasciò convincere e pian piano
si
addormentò, appoggiandosi comodamente accanto alla spalla di
Axel.
Lui
lo osservò con un lieve sorriso stampato in volto «Che
dormiglione che sei, e siamo appena partiti»
Gli sussurrò all’orecchio, senza muoversi troppo
per non
disturbare il suo sonno, gli accarezzò dolcemente i capelli
biondi,
spostando poi la mano fino ad arrivare alla guancia. Si distrasse
solo qualche istante per osservare un ultima volta il panorama fuori
dal finestrino, tornando poi a guardare divertito il ragazzino che si
sistemò meglio vicino alla sua spalla, ancora mezzo
addormentato.
Finalmente
giunsero alla meta tanto desiderata…La Francia.
Una
volta usciti dall’aeroporto, i due presero il treno per
raggiungere
prossima tappa, ovvero…
«Una
stazione sciistica?!
» Commentò
Roxas, osservando con stupore il paesaggio ricoperto di neve «
Mi hai portato in Francia…Per andare sugli scii?!
» Lo disse come
se fosse una colpa.
Axel si strinse le spalle, dandogli una pacca
sulla spalla «Hai
sempre detto di non aver mai sciato in vita tua»
«Ho
capito ma…Perché ora, perché qui?
»
«Sei
un ingrato, e pensare che avevo organizzato questa vacanza da mesi»
Sbuffò il rosso, avanzando di qualche passo «
Qui ci venivo spesso quand’ero piccolo, con Reno, Saix e mia
madre»
Cercò di nascondere un filo di malinconia, mostrando uno dei
suoi
soliti sorrisetti da: Dont’
worry. E’ tutto a posto.
Roxas
si limitò a camminargli a fianco, alzando di tanto in tanto
lo
sguardo verso di lui. Dopo pochi minuti, raggiunsero un bungalow
vicino alla stazione sciistica, era di proprietà dei
genitori di
Axel.
Ecco
perché veniva qui spesso…
Una
volta entrati, Axel fece cenno a Roxas di andare in camera, in un
primo momento il ragazzo non capì il perché di
tanta insistenza, ma
quando ci entrò vide appoggiati sul letto un paio di scii
blu,
decorati con un fiocco rosso.
«Consideralo
il mio regalo di natale»
Aggiunse il più grande.
Dopo un breve istante di contemplazione
per tutte queste sorprese, il biondo scosse il capo, voltandosi di
scatto verso l’amico «
Non posso accettare, è…E’ troppo!
Io…Insomma…»
«Troppo
cosa? E’ il vantaggio di avere un amico ricco e poi mi fa
piacere
farti regali»
Si chinò verso di lui, mostrando un sorriso radioso «Sai
di chi erano quegli scii? Miei! Coraggio devi provarli, mi aspetto
che diventi almeno bravo quanto me»
il
biondo ricambiò il sorriso, correndo verso il regalo e
scartando il
fiocco con un’allegria che fece scappare una risata al fulvo,
intanto si allontanò per permettere al ragazzo di cambiarsi
in santa
pace.
Roxas
pensò a quanto fosse stupido suo fratello che, nonostante
siano
passati anni non abbia ancora capito che Axel è cambiato,
una
cattiva persona non si metterebbe in testa di organizzare tutto
questo per un amico che non vede da mesi. Mentre si vestiva gli venne
in mente la vicenda di sua madre, desiderava fare qualcosa per lui,
non per sdebitarsi, ma perché se lo sentiva. Se fosse
capitata una
cosa simile a lui, era sicuro che non avrebbe avuto la sua stessa
reazione, sarebbe crollato, rifugiandosi in sé stesso e
chissà
quando avrebbe iniziato a reagire con razionalità.
Axel era
forte, aveva una determinazione ed una resistenza che spesso
ammirava, e chissà, magari un giorno glielo avrebbe rivelato.
La
giornata passò in fretta, Roxas raggiunse il bungalow
completamente
stravolto e si gettò nel letto a pancia in giù «Sono
distrutto»
«E’
bello vedere che finalmente sei arrivato!
» Commentò una
voce all’interno di un’altra stanza, il biondo
alzò il capo,
voltandosi in quella direzione «
Axel? »
«Sono
in bagno, e questa non è camera tua ma camera MIA»
«Ah
…»
Si stiracchiò, rimettendosi seduto sul comodo letto «E’
che le stanze sembrano tutte identiche, e te l’avevo detto
che
dovevo allontanarmi un secondo»
«Un
secondo? Sei stato via per mezz’ora! Dove sei stato?
»
«A
comprare qualcosa»
«Del
tipo? »
«Non
te lo dico»
Ghignò
lui, per
poi alzarsi «Ora
vado, ti lascio in pace»
«No
aspetta! Ora ho finito! Non muoverti da lì!»
Lo minacciò, il biondo inarcò un sopraciglio,
sedendosi al bordo
del letto e aspettando l’amico. Dopo ben dieci minuti, Axel
uscì
dal bagno con l’accappatoio, asciugandosi per bene i capelli
ancora
bagnati, il più piccolo lo guardò indicando
l’ora e lui in tutta
risposta mostrò un timido sorriso di scuse.
Ora
ho finito, sì come no.
«Sai
che devo essere sempre perfetto, anche appena uscito dalla doccia»
«Non
devi per forza farti bello davanti ai miei occhi»
Ironizzò lui.
Axel
soffocò una risata «Farmi
bello? IO sono SEMPRE bello, memorizzatelo nanerottolo»
indi si coricò accanto a lui nel letto, portandosi le mani
dietro
alla testa «
Dai, mi dici cos’hai comprato? Un souvenir? Una nuova
macchina
fotografica? Dei preservativi?
»
Le
gote del biondo iniziarono ad avvampare notevolmente, non si
voltò
ma si limitò a prendere un cuscino e gettarlo in faccia
all’amico
«
Idiota!
»
In risposta
Axel gli afferrò il cuscino e glielo lanciò
addosso, bloccandogli
poi una mano per impedire a Roxas di reagire, tentò di
liberarsi
dalla stretta ma con scarsi risultati, finchè il fulvo
decise di
afferrare anche l’altra mano, senza permettergli
così di muoversi.
Lo fece atterrare di schiena annunciando un «Ho
vinto»
«Chi
ti ha detto che era una sfida?
»
«Lo
dedotto da solo, piccoletto»
Gli sussurrò il rosso avvicinandosi al suo viso.
In quell’istante
però, il ragazzino mostrò una smorfia di dolore,
che fece
immediatamente ritrarre l’altro per permettergli di muoversi «Che
ti succede?
»
«Il
collo, mi fa male»
Mormorò, toccandosi la parte dolorante «E’
solo colpa tua…»
«Mia?
Sei tu che ti fai male da solo, io non centro niente!
»
Il
biondo lo fulminò con lo sguardo, e solo in
quell’istante Axel si
ricordò delle lezioni di scii quel pomeriggio, si
portò una mano ai
capelli, mostrando un leggero sorriso «Non
mi dirai che ce l’hai ancora con me?!
»
Come
poteva non avercela con lui, per colpa sua rischiava di rompersi una
gamba, lui e le sue stupide lezioni da so tutto io.
Flash
Back
«Roxas
sarà una passeggiata, puoi stare tranquillo»
«Non
saprei…Perché dobbiamo iniziare proprio con
QUESTA discesa?»
Domandò
titubante il ragazzo, osservando una lunga pista davanti a
sé.
Il
rosso soffocò una risata «Se
riesci a superare questa discesa, impari più in fretta,
parola mia»
«sì
ma, se….Se non la supero?
»
«Ce
la farai»
Lo incoraggiò, dandogli poi una pacca sulla spalla «Coraggio
Roxy! Fatti valere!
»
Ma quel
colpo fu più forte di quanto pensasse, Roxas venne spinto
troppo
presto giù per quella discesa, senza dargli nemmeno il tempo
di
prepararsi psicologicamente, urlò un maledettissimo «Ti
odio Axeeeeel»
per poi cadere come un sacco di patate per quasi metà
discesa, sotto
lo sguardo preoccupato del fulvo.
I
due ragazzi erano sulle seggiovie che portavano ad un’altra
discesa, Roxas si voltò verso l’amico, aggrottando
la fronte
preoccupato «Non credo sia una buona
idea, prima mi sono quasi spaccato una gamba”
«Era
perché sei partito troppo presto»
«Per
colpa TUA!
»
«Don’t
worry Roxy, vedrai che questa pista sarà ancora
più facile»
Indi notò che erano quasi arrivati alla vetta «Cazzo,
dobbiamo scendere immediatamente!
» Con
scioltezza, scese dalla seggiovia, ma a differenza sua, Roxas ebbe
qualche problemino in più «A_Axel…Aspettam…»
Fece per imitarlo ma rimase impigliato con uno scii «Aiuto!!
»
«Ma
che stai combinando?!
» Il fulvo provò
ad acchiapparlo ma dopo qualche secondo notò che
l’amico stava si
era riuscirò a liberare, cadendo nuovamente giù
per la discesa. Per
fortuna non si fece nulla di male, la classica fortuna del
principiante. Quando Roxas si alzò e provò ad
allontanarsi, non si
rese conto di aver sbaragliato la strada ad Axel, che gli si
scontrò,
cadendo entrambi nella fitta neve.
«Grazie
per avermi aspettato»
Sbottò il biondo, schiacciato dal corpo del fulvo che gli
sorrise
divertito «Grazie
per avermi attutito la caduta, piccolo»
Roxas
era talmente arrabbiato con lui che non si accorse minimamente della
terribile vicinanza dei loro volti.
«Basta
con quelle discese! Insegnami prima ad andare su una pista piana e
poi ne riparleremo!
» Gli ordinò il
biondo, Axel annuì con un sorrisetto dipinto sul volto «Ai
suoi ordini, principessina»
Gli
stette a fianco mentre Roxas cercava per lo meno di rimanere in piedi
senza scivolare «
Axel, ci sto riuscendo!
» Esultò.
«Visto?
E questo è solo l’inizio»
Indicò davanti a loro un albero «Ora
cerchiamo di evitarlo facendo una curva, allora per prima
cosa…»
ma non fece in tempo a spiegarglielo che la sua attenzione fu
attirata da un paio di ragazze francesi non molto distanti da lui
«Bonjour
ragazze»
«Axel?
Come si fa a…»
Presto si rese conto di essere rimasto solo, voltò lo
sguardo,
notando il rosso fermo a farsi contemplare da quelle due tipe,
avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma la sua distrazione era
talmente alta da non fargli ricordare che davanti a lui c’era
un
albero, non riuscì a curvare e ci andò a sbattere
contro,
mugugnando un «Vaffanculo»
ovviamente rivolto all’amico.
Fine
Flash Back
Roxas
sbuffò, continuandosi a toccare il collo ancora dolorante
per tutte
quelle cadute, forse lo scii non era esattamente il suo sport, e
pensare che lo considerava facile. Si…Facile un
caz…
«Vuoi
che ti dia una mano?
» Gli domandò
il rosso, nascondendo una risata con scarsi risultati,
l’altro
cercò di ignorarlo, ma Axel gli si avvicinò
dietro alla schiena
«Togliti
il giubbotto»
«Che?!
»
«Ti
faccio un massaggio, sono bravo anche in questo»
Il
più piccolo mostrò una piccola smorfia,
togliendosi poi il
giubbotto e infine rimanendo solo con la canottiera, in fondo un
massaggio gratis non poteva di certo peggiorargli le cose, Axel
avanzò ancora di poco, poggiando le mani sul suo collo e
iniziando a
massaggiarlo delicatamente.
Il
biondo tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe mai pensato
che Axel
fosse così bravo,
sentiva
le dita muoversi partendo dal collo, fino ad arrivare alle spalle,
sfregandole e schiacciandole in una maniera talmente delicata, che
Roxas socchiuse gli occhi, lasciandosi trasportare.
«Sei…Sei
bravo»
mormorò a voce bassa, senza schiudere le palpebre «Inaspettatamente
bravo»
«Grazie,
lo so…»
Avvicinò il suo viso all’orecchio del biondo,
sussurrandogli con
una vaga nota erotica che lo fece rabbrividire «Anche
le due francesine hanno detto la stessa cosa, poco prima che
arrivassi”
Già…Le
due francesin…
Un
momento.
Roxas
sobbalzò, voltandosi sconcertato verso Axel, con ancora le
gote
lievemente arrossate.
L’altro
non poté fare a meno di ridere a crepapelle, notando
l’espressione
e l’atteggiamento dell’amico.
«Francesine?!
Non mi dirai che tu hai…»
«Era
solo per provocarti»
Ammise, senza smettere di sorridere come un ebete.
Roxas avrebbe
voluto fargli sparire immediatamente quel sorriso con un pugno, gli
aveva fatto prendere un infarto, ma il discorso che poi fece Axel, lo
riportò nuovamente alla luce su quanto fosse accaduto poco
fa «Che
ti prende? Sei geloso?
»
«Ge…Geloso?
»
Ripetè, sgranando le iridi celesti. Axel rise ancora,
avvicinandosi
leggermente a lui «Sì,
G-E-L-O-S-O. Got it memorized?
»
Prima
che Roxas potesse arrossire nuovamente, lo allontanò con una
mano,
sembrava nervoso «
Smettila di fare il cretino»
Detto ciò raccolse da sotto il letto un enorme sacchetto.
Axel
inarcò un sopraciglio, incuriosito «Che
hai svaligiato?
»
Roxas
lo ignorò, tirando fuori dall’involucro alcuni
pacchetti di
pop-corn, bibite e un dvd, posando il tutto di fronte ad Axel che,
osservò con una strana sensazione.
Dèjà-vu?
«Non
sapevo cosa regalarti, così ho pensato a cosa ci accomuna e
da lì
mi è venuto in mente il primo giorno in cui…Siamo
diventati amici»
Disse con un leggero imbarazzo. A quel punto Axel si rese conto di
cosa stesse parlando.
Quel
giorno al cinema, la litigata, l’ospedale, tutto collegato
alla
loro inaspettata amicizia, nessuno ci avrebbe scommesso un soldo ed
invece ora si trovavano qui, a distanza di anni( e di nazione), a
condividere un film, con pop-corn e patatine, per riportare quei
ricordi a galla.
Non si sarebbe mai aspettato
così…Ehm…Sentimentale?
Da parte di Roxas.
Avrebbe voluto abbracciarlo, stuzzicandolo e
scherzando come al suo solito, ma sapeva anche avrebbe solo
peggiorato le cose, il momento era perfetto così, senza
esagerare.
«Non
mi dirai che il film è..
»
«Pirati
dei caraibi: la maledizione del forziere fantasma? Esatto»
Disse il biondo «Quel
giorno per colpa tua mi sono perso il film»
«Quel
giorno per colpa tua sono finito all’ospedale»
«Solo
perché mi hai preso di mira, mi sono difeso»
«Eri
adorabile quando avevi paura di me, ti ho preso di mira
perché mi
stavi simpatico»
Roxas
arrossì, abbassando lo sguardo ed Axel fece lo stesso,
mordendosi la
lingua per ciò che aveva appena detto. Dopo qualche minuto
di
silenzio, entrambi si voltò, incrociando gli occhi celesti
del
biondo che gli mostrò un lieve sorriso «
Vogliamo guardare il film?
»
Lui
ricambiò, anche se con un po’ di imbarazzo «D’accordo,
ma tengo io le bibite, così non rischio che mi si rovescino
ancora
addosso»
Accesero
il lettore Dvd e misero il film, rimanendo in silenzio per quasi
tutta la durata.
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Capitolo 7 *** 13 Novembre 2009 ***
13
Novembre 2009
“Chiarimenti”
Continuò
ad osservare il suo cocktail, in perenne attesa del suo arrivo,
sospirò più e più volte, quasi
annoiato.
Ancora non riuscì a
crederci di essere venuto al Matrimonio nonostante tutto quello che
era successo mesi fa, e dire che si vestì pure bene,
sistemò i
capelli, legati per la prima volta in una coda senza sembrare per
davvero un incrocio con un porcospino, ma non resistette ad evitare
il trucco, va bene conciarsi come un damerino, ma non volle di certo
abbandonare del tutto il suo modo di essere, nemmeno per un giorno.
Spostò
lo sguardo smeraldino lungo l’intero perimetro della villetta
affittata per il ricevimento, incredibile che i genitori di Roxas
abbiano speso così tanto per un semplice matrimonio.
Si
strinse le spalle, portandosi una mano tra i capelli e cercando con
ancora più nervosismo, finchè i suoi occhi si
bloccarono alla
figura del biondo.
Roxas si trovava dalla parte opposta rispetto a
lui, lo vide presentare Xion ad Hayner e Naminè, mostrando
poi le
foto che probabilmente scattò prima al matrimonio,
comportandosi
come se lui fosse inesistente.
Ogni
tanto gli rivolse una veloce occhiata, trasmettendo ad Axel
un’ansia
che crebbe mano a mano i loro sguardi si incrociarono. In quei
momenti si maledì, perché il bel sorriso del
biondo sparì ogni
qual volta incontrò i suoi occhi.
Axel
strinse i pugni, voltando il capo con aria seccata.
Era
un bambino,
un permaloso e testardo bambino, e lui si stufò di stargli
sempre
appresso.
E
pensare che successe tutto per una sciocchezza.
...........................
Fu
un sabato sera importante, Demyx dovette fare un concerto a Traverse
Town, ma ebbe una discussione con il bassista, che decise di
abbandonarlo qualche giorno prima del grande evento, così
Axel
accettò volentieri di aiutarlo, in fondo era un buon modo
per
divertirsi e conoscere nuove ragazze, si sa che vanno matte per i
musicisti, inoltre aveva bisogno di sfogarsi, era stato appena
licenziato come barista per il suo pessimo carattere, di sicuro la
musica e qualche bevuta lo avrebbero tirato su di morale.
Terminato
il concerto, con Demyx raggiunse gli altri al bancone del bar,
notò
sorpreso che Saix ordinò già per lui.
Strano
a dirsi, ma in quell’ultimo periodo sembrò essere
diventato
più…Umano, il rosso giurò inoltre di
averlo visto sforzare
qualche sorriso in più. Sarebbe dovuto essere contento di
questo, ma
sapeva che in fondo, il suo strano comportamento era dovuto per via
della sua situazione famigliare. La madre di Axel continuò a
peggiorare e suo padre per assisterla si prese più ferie del
dovuto, di questo passo, rischiava di perdere il lavoro. Su questo
avvenimento ne erano a conoscenza solo Saix, perché da
sempre amico
di famiglia, e Roxas, confidente e amico che abita in
un’altra
Nazione.
Axel
fu talmente immerso nei propri pensieri, che non si rese nemmeno
conto della litigata che Demyx e Xaldin stessero facendo alle sue
spalle.
«Non
avresti possibilità…»
«E
chi lo dice! Lo sanno tutti che le ragazze hanno un debole per chi
suona la chitarra, mica sono diventato così bravo per niente»
Assentì il biondo.
Xaldin
ridacchiò, dandogli una leggera spintonata, che
però fatta da lui
diventò “leggermente” più
forte del dovuto, per poco Demyx non
cadde all’indietro «Ma
sentitelo, e poi si parla di “passione”.
Tzè...L’unica
passione che ha lui è per le ragazze»
Demyx
mugugnò un “non è vero”,
seguito da sonori sbuffi e le braccia
incrociate, ma l’atmosfera venne interrotta da una chiamata,
Axel
voltò il capo per capire chi fosse e immediatamente
sbiancò.
Terra.
«Merda»
Imprecò a bassa voce, fece scivolare il suo sguardo verso il
drink
che gli aveva ordinato Saix e lo spostò verso Xaldin,
fingendo
assoluta noncuranza.
«Ciao
Axel»
«Yo,
Terra!!
» Lo
salutò,
fingendo un’allegria talmente evidente che fece insospettire
persino Demyx.
Il nuovo arrivato inarcò un sopraciglio, mostrando
un piccolo sorrisetto «Se
devi far finta di essere contento di vedermi, per lo meno cerca di
non strillare come una ragazzina»
Indi posò l’occhio sulla bibita vicino a Xaldin «Stavi
bevendo per caso?
»
«Io?
Per poi guidare? Ma sei matto!
» Rise
falsamente.
Terra
incrociò le braccia, appoggiandosi sul bancone e mostrando
un altro
dei suoi sorrisetti da so tutto io «Sei
pessimo a mentire, lo sai?
»
«Ha
ragione»
Disse schietto Saix.
Axel
gli lanciò un’occhiataccia, se la metteva
così allora sarà lui a
portarlo a casa sbronzo per i prossimi mesi, così
imparerà a non
chiudere quella boccaccia nei momenti meno opportuni.
«Ma
se è tutto vero, allora non ti dispiace se lo bevo io?
»
Dopo
qualche istante di esitazione, il rosso gli passò con aria
affranta
la bevanda.
Maledetto
Stronzo.
Può
fare il galletto con lui solo perché è
un’agente della polizia,
inoltre conosce suo padre da anni, non odia Terra, ma detesta quel
suo modo di fare solo per beccarlo in flagrante mentre guida
completamente ubriaco, portandolo a casa dal padre come se fosse
un’adolescente in piena crisi sociale. Ma come spesso
ripeteva,
“faceva parte del suo lavoro”, anzi, molte volte
avrebbe dovuto
ritirargli la patente di guida senza troppi ripensamenti, invece si
fece sempre in quattro per affibbiarli al massimo qualche ramanzina
o, in casi eccezionali una multa.
«Ah
e comunque…»
Disse il castano, prima di bere un altro sorso della bibita «Questa
sera non sono in servizio»
A
quelle parole, Axel sgranò gli occhi, battendo forte il
pugno sul
tavolo «Sei
un idiota, ridammi il MIO drink!
»
«Axel,
sei stato fregato»
Assentì Saix con un lieve ghigno sul volto «E
bravo Terra, ma bada che te lo paghi tu»
«Ammetto
che questa volta me l’hai fatta»
Sorrise il rosso, portandosi le mani ai capelli e cercando con lo
sguardo il barista per ordinare un’altra bibita.
«Cosa
ti porta qui Terra? Non ti facevo un tipo da concerti folli»
«Sono
arrivato poco fa, in tempo per sentire un’imbarazzante
stonatura
del cantante nell’assolo finale»
«Ma…Ma…»
Frignò Demyx che, dopo quella battuta, sembrò
più afflitto di
prima, evidentemente Terra non si accorse che il cantante stonato in
questione, fosse proprio il biondino al suo fianco, ma quando
notò
il suo malumore rivolse immediatamente un’occhiata ad Axel «Che
gli prende?
»
«Niente
di importante…»
Minimizzò
Saix
«E’
in serata OFF. Non ha rimorchiato nessuna ragazza e perciò
ha
l’umore a pezzi»
Mentì il rosso, anche se in fondo cu fu una punta di
verità, per
quanto si sforzasse, i modi di fare di Demyx non erano proprio il
massimo per rimorchiare.
Terra
si strinse le spalle, posando successivamente il suo sguardo su una
ragazza a caso, il locale quella sera ne sembrò pieno «Perché
non ci prova con quella?
»
«Mi
ha dato buca lunedì»
Mormorò tristemente il biondo.
«Ah…»
Dopo di chè rivolse un ulteriore occhiata ad una seconda
ragazza,
questa volta più giovane rispetto la prima «E
quella?
»
«Mi
ha detto che non poteva uscire perché deve studiare per un
compito
in classe»
«Demyx…»
«Si
Saix?
»
«Siamo
a Luglio»
«…Oh…»Piagnucolò
sconsolato.
A
quel punto anche Xaldin sembrò voler partecipare a: Trova
quante ragazze hanno tirato pacco a Demyx,
dalle scuse più banali a quelle più assurde. E ne
uscirono di
incredibili, come:
1)
Spiacente un’indovina mi ha detto che quel giorno esatto
potrei
rischiare di morire quindi è meglio che non esca di casa.
2)
Scusa ma devo finire di studiarmi tutto l’elenco telefonico,
non
posso proprio uscire.
3)
Mio fratello ha una mano incastrata nel tostapane, devo aiutarlo a
liberarsi.
4)
Mi dispiace, ma quel giorno è l’onomastico della
moglie del
giardiniere della mia vicina di casa.
«Pazzesco!
Dovresti partecipare al guinness per il più alto numero di
due di
picche!! Ahaha!
»
«Xaldin
smettila!!
» Lo
interruppe il biondino, ma solo per qualche istante, perché
alla
risata del metallaro si aggiunse anche quella del rosso, Terra
cercò
di trattenersi ma doveva ammettere che certe scuse erano davvero
micidiali.
Xaldin
notò un’altra ragazza molto carina dai capelli
scuri entrare al
locale e prendere un tavolo vicino a loro, diede una leggera gomitata
a Demyx «Avanti,
perché non ci provi?
»
«Così
riderete di me? Scordatevelo»
Brontolò il ragazzo, incrociando le braccia, gli altri
continuandolo
ad incitarlo per farsi avanti e, dopo numerosi tentativi, alla fine
Demyx cedette, dirigendosi al tavolo della ragazza.
Axel
osservò per bene la scenette con un flebile ghigno stampato
in
volto, riconoscendo dopo qualche minuto la ragazza con cui stesse
parlando il suo amico. Quando Demyx tornò, tuttavia, non
sembrò
così amareggiato come ci si aspettasse «Tutto
apposto»
«E
cioè? Ancora un due di picche?
»
«Sì
ma questa volta ci sono i buoni motivi»
Lanciò un sospiro, stringendosi le spalle «Ho
fatto le mie migliori battute, ma lei ha detto che non può
uscire
con me perché le piacciono le ragazze»
I
presenti si scambiarono una veloce occhiata, finchè Axel
scoppiò in
una fragorosa risata di fronte a loro, portandosi le mani allo
stomaco «Impossibile!
Demyx, è una scusa vecchia come mia nonna!
» Si
asciugò
una lacrima.
«E
tu che ne sai? Magari può essere vero»
Borbottò il biondo. Axel scosse il capo, mostrando un
sorrisetto
vittorioso «Impossibile
ti dico, ci sono stato a letto un mese fa e ti assicuro che non
è
affatto dell’altra sponda»
Demyx
lo osservò con la bocca spalancata, mentre Axel non la
smetteva di
ridere, seguito da Xaldin e Terra, nonostante quest’ultimo
cercò
invano di trattenersi il più possibile.
Solo
Saix sembrò non riderci su, anche se un sorrisetto tuttavia
glielo
strappò per la battuta del rosso «Sei
sempre il solito, Axel»
«E’
inutile!! Non conquisterò nessuna questa sera!
»
Piagnucolò
Demyx, cercando conforto dai suoi amici che però, lo
ignorarono,
chiacchierando tra di loro come se nulla fosse successo.
Ma
proprio quando tutti stettero per abbandonare l’argomento trova
una ragazza per Demyx,
un’altra “fortunata” concorrente
sembrò entrare in scena, ma
appena la notarono, i ragazzi si arresero ancor prima di spronarlo a
provarci.
Il
perché?
La
ragazza in questione era Larxene Dallas, una snob, scorbutica,
arrogante e presuntuosa fanciulla, molti si facevano ingannare dal
suo aspetto angelico, capelli biondi, occhi azzurri, può
sembrare la
ragazza dei sogni che tutti vorrebbero, ma si sa: Non è
tutto oro
quel che luccica.
«Con
quella hai già perso a prescindere»
Disse
Xaldin,
bevendo un sorso di birra.
Axel
non sembrò d’accordo sulla sua affermazione «Nah,
secondo me potrebbe anche farcela, non mi sembra così
pretenziosa»
Gli
occhi di Demyx si illuminarono non appena sentirono quelle parole
«Grazie
Axel, tu sì che sei…Un
momento…Pretenziosa? Guarda che non sono
mica da buttare!
»
«Ti
stavo solo difendendo»
Sbottò il rosso, sorseggiando il drink appena ordinato.
«Perché
non ci provi tu! Dato che ti credi così bravo!»
«Perché
a me non interessa quella vipera»
Rise il fulvo «Non
vado matto per le bionde»
«Strano»
Mormorò
Saix,
voltandosi verso di lui «Da
come ti comporti, credevo che a te piacessero molto
i biondi»
Axel
lo fulminò con lo sguardo, nascondendo un lieve rossore «Fanculo»
«Forse
vorresti dire LE biondE»
Lo corresse Xaldin.
L’altro
scosse il capo, volgendo un ghigno divertito verso il fulvo
«Veramente,
io intendevo proprio i…»
Ma
Axel interruppe la conversazione, alzandosi di scatto
«E va bene,
vado io!
» Indi si
diresse verso Larxene, che intanto stava parlando al cellulare.
Saix
sarebbe stato finalmente zitto, non seppe cosa lo spingesse a
prenderlo in giro sul suo rapporto con Roxas (perché palese
che si
stesse riferendo a lui), ma tutto questo doveva finire, e forse
Larxene sarebbe potuta essere d’aiuto.
Giunto
alle sue spalle, poté sentire la sua
“soave” voce da principessa
«Parla
più forte, non riesco a sentire un cazzo in questo posto di
merda»
Inarcò
un sopraciglio, soffocando una risatina. Però…
Alla faccia della
finezza, forse non si sarebbe dovuto fare avanti lui ma Xaldin, con i
loro caratteri sarebbero potuti andare d’accordo in fin dei
conti,
ma ormai era fatta, non poteva di certo tornare indietro.
«Eh-ehm…Scusa…»
Le
diede un
piccolo colpetto alla spalla, tanto per farsi notare, la bionda si
voltò di scatto verso di lui, mostrandogli uno sguardo
infastidito
«Che
vuoi?! Non vedi che sono al telefono?!
»
«Non
hai notato che è impossibile parlare al cellulare con una
musica
così assordante come sottofondo?
»
Lei
portò le mani ai fianchi, roteando gli occhi «Se
è così assordante allora perché ti
trovi qui?
»
«Ho
aiutato un mio amico al concerto di poco fa»
La
bionda sgranò gli occhi con stupore, avvicinandosi al suo
viso «Wow,
allora tu suoni, devi avere molte ragazze ai tuoi piedi…»
Il
rosso si strinse le spalle, tirando fuori un piccolo sorrisetto
«Eh…In
effetti sì e…»
«O
ragazzi, a giudicare da come ti trucchi»
Gli lanciò un’occhiataccia, sotto lo sguardo
stupito del fulvo,
che al contrario, era convinto di essere riuscito per lo meno a
guadagnare qualche punto sulla conquista, ma come poté
capire,
Larxene era una che non si faceva impressionare facilmente.
Detto
ciò, la ragazza chiuse la chiamata di prima e se ne
andò.
Axel
rimase per qualche istante immobile, oltre alla musica adesso il
locale era coperto dalle risate dei suoi compagni, sicuramente lo
avrebbero preso in giro appena tornato. Era una cosa che non poteva
di certo permettersi, decise di raggiungere Larxene, afferrandola per
un braccio.
«Ma
che vuoi ancora?!
» Gli urlò.
«Ascoltami,
io non piaccio a te…»
«Perspicace»
«E
tu non piaci a me. Ma si dia chiaro che non intendo farmi rovinare
la giornata da te, diventando lo zimbello della serata»
Larxene
lanciò una veloce occhiata al gruppetto di Axel che
osservavano la
scena incuriositi, ovviamente da quella distanza a stento riuscivano
a sentirli «Una
scommessa eh? Voi maschi siete così idioti»
Biascicò con un lieve sorrisetto.
Il
rosso cercò di ignorare la sua battuta spudoratamente
femminista e
passò oltre «Lo
so che sei una tipa difficile, ed è proprio per questo che
ho
accettato la sfida»
«Un
vero uomo»
Commentò sarcasticamente la bionda, ma dopo qualche minuto
di
esitazione, incrociò le braccia, voltandosi verso Axel «Fingerò.
Fino ad un certo limite, sia chiaro. Inoltre dovrai offrirmi da bere
e se mi va anche da mangiare»
«Che
cosa?!
»
«Ti
conosco di vista, sei Axel Morris giusto? Sapendo da che famiglia
provieni direi che non hai problemi di soldi, quindi non venire a
fare il tirchio con me»
Ma
tu guarda che atteggiamento.
Per
fortuna che si trattò solo di una sera, qualche giorno in
più di
sicuro non l‘avrebbe retta oltre «D’accordo»
Disse,
leggermente infastidito da tutte quelle proposte, ma per lo meno non
fu costretto ad ascoltare le prese in giro dei suoi cosiddetti amici.
Cominciò
a pensare di aver perso colpi con le ragazze.
Portò
una mano sulla spalla della bionda, facendole cenno di seguirla al
bancone per sbeffeggiare della sua conquista davanti agli altri, ma
prima che potesse fare un altro passo in più, Larxene si
bloccò «Un
ultima cosa…»
«Vuoi
anche un passaggio in macchina al ritorno?” Tentò
di indovinare,
la ragazza inarcò un sopraciglio, mostrando un leggero
sorrisetto
«Non
male come idea»
Tornò
seria,
indicando il tavolo dei suoi amici «Ma
non è questo. Devi dire al tuo amichetto biondo di smetterla
di
guardarmi il culo»
A
quella strana richiesta Axel soffocò una risata, facendo le
spallucce e riprendendo a camminare «Memorizzato»
Il
mattino seguente, Axel venne svegliato di soprassalto dal suono di un
campanello, guardò fuori dalla finestra, vedendo i suoi
genitori
davanti alla porta.
Imprecò mentalmente, al diavolo la sua scarsa
memoria. Quella mattina sarebbe venuti a fargli visita e lui se
l’era
completamente scordato, la serata durò più del
previsto ed Axel
tornò letteralmente ubriaco marcio con…
Oh
cazzo…
Non ricordò quasi nulla del suo arrivo a casa, a stento
riuscì a stare in piedi. Ma Larxene? Che sia rimasta qui
durante la
notte?
Non poté permettere che i suoi vedessero scoraggiare per
la casa una ragazza conosciuta la sera precedente dal figlio, non di
fronte a sua madre.
Mentre
si vestì chiamò ininterrottamente la bionda «Oh
Larzxeeene? Dove sei finita? Vieni qui!
»
Improvvisamente
gli piombò davanti la ragazza, vestita con una cannoniera
bianca e
ancora in mutande
«Numero
uno: Non chiamarmi come se fossi il tuo cane.
Numero
due: Non farti strane illusioni per ieri notte, ero solo molto
ubriaca.
Numero
tre: Hai una cucina che è davvero un orror… »
«Non
c’è tempo!
»
Gli
urlò il giovane, recuperando i suoi pantaloni e spingendola
vicino
alla finestra «Devi
andartene, ora!
»
«Che
cosa?! Ma tu guarda che maleducato, cercavo solo di…»
«Senti,
me lo racconterai la prossima volta»
Sospirò il rosso, aprendo la finestra di camera sua e
indicandogli
la scala antincendio «Esci
immediatamente, poi ti spiegherò tutto, ma non ora!
»
Lei
portò le mani ai fianchi, inarcando un sopraciglio «Vuoi
che io esca dalla finestra di casa?!
»
«Esattamente»
La incitò, in un primo istante Larxene fu contraria sul da
farsi, ma
dopo che lottò contro la tenacia (e soprattutto la forza)
del
ragazzo, fu come “costretta” ad uscire, prendendo
la scala
antincendio, ma prima di potersene andare, si voltò
un’ultima
volta, ormai fuori controllo «
Sei davvero un idiota Axel Morris, un grande pezzo di__»
Ma
il fulvo chiuse la finestra, annuendo come per assecondarla «Sì
sì, hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi, a presto!
»
Detto ciò si rivestì velocemente, mentre il
campanello continuò a
suonare più volte.
Cercò
di sistemarmi come meglio poté i capelli, senza accorgersene
che il
trucco ormai sbavato lo rese nuovamente un pagliaccio da circo, se
Roxas fosse stato qui non si sarebbe fatto scrupoli nel farglielo
notare.
Ma
lui non c’era...
Aprì
nervosamente la porta, facendo entrare i genitori nel suo
appartamento, entrambi osservarono le stanze con un leggero timore,
come se si aspettassero da un momento all’altro di trovare
della
biancheria sporca da settimane in giro per casa o qualche ragazza
mezza nuda sbucare fuori dal bagno come l’ultima volta.
«Allora?
Volete…Volete qualcosa da bere? O meglio, andiamo a mangiare
fuori,
che ne dite?
» Un ottima
scusa per non fare vedere lo stato attuale della cucina.
Dall’ultima
volta in cui Demyx si dilettò nella preparazione delle
frittelle,
Axel si promise ogni giorno di ripulire il disastro.
Passò
una settimana, e ancora si sentì il terribile odore di
frittella
bruciata.
Appena
la madre si voltò verso il figlio, lanciò un urlo
preoccupato
«Axel!
Ma…Ma cosa ti è successo?!»
Lui
in un breve istante non capì il motivo del suo
atteggiamento, rimase
immobile, aggrottando la fronte «Eh?
»
«Sei
stato di nuovo in mezzo ad una rissa, vero?»
Domandò freddamente il padre.
A
quel punto si ricordò di avere il trucco di ieri sera ancora
sul
viso, tirò fuori un piccolo sorrisetto, cercando di calmare
sua
madre «Sta
tranquilla ma’, è solo il trucco sbavato»
Si portò un dito vicino agli occhi, sporcandoselo di nero «Vedi?
»
La madre
tirò un sospiro di sollievo,rivolgendosi poi al marito «Direi
che possiamo andare a pranzare in quel delizioso ristorante al
centro»
«Meglio
di no” Disse l’uomo «Non
vorrei ti sforzassi troppo»
«Sei
sempre il solito guastafeste»
Scherzò la donna, voltandosi verso il figlio «Allora
credo mangeremo qui, hai fatto la spesa tesoro?
»
Axel
borbottò un «Credo»
Seguito da un “Forse»,
ma quando sentì gli urli dei suoi genitori alla vista della
cucina,
capì che non sarebbe potuto andare avanti per molto con le
solite
scuse.
«Axel!
La….La cucina…»
«E’
scoppiata qualche guerra qui dentro?!
»
«Esagerati,
è solo un po’ di sporcizia»
Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni «Chiamo
una cameriera e vediamo di risolvere la questione»
«Non
se ne parla nemmeno»
Sbottò il padre «Vivere
da solo avrebbe dovuto farti diventare più responsabile,
invece
trovo la cucina un disastro, vestiti sparsi ovunque…»
«Sparsi
ma non
sporchi»
«E
questa?
» Domandò
la
madre, alzando un paio di maglie macchiate di sugo, il rosso
ridacchiò, grattandosi nervosamente il capo «Bhè…Quasi
tutti»
La
donna fece per posare i vestiti, quando le scivolò dal
mucchio un
reggiseno rosa confetto, ma prima che potesse dire un’altra
parola
in più, Axel lo afferrò di scatto «Ecco
dov’era finito, Denise sarà sollevata»
«Axel!
»
«Oh
no, aspetta…Credo che questo sia di
Giselle…Mmh…O forse di
Larxene…»
«Axel!!
»
«Che
c’è papà?! Fammi riflettere e poi ti
saprò dire i nomi»
Ci
pensò su
qualche altro istante «Nah…Sarà
di Giselle, è poco ma sicuro, Larxene non mi sa da una tipa
che ama
il rosa»
L’uomo
si portò una mano al viso, sospirando pesantemente «Non
mi interessa di chi sia questo reggiseno»
«Almeno
sono ragazze per bene?
»
«Se
si concedono la prima sera non credo proprio ma’»
Rise il figlio, sotto lo sguardo severo del padre
«Ti
metti a scherzare in questo momento?! Tua madre sta male, stiamo
cercando tutti di aiutarla e tu pensi solo a divertirti»
«Guarda
che ti sbagli! Ho lavorato giusto fino a ieri»
«Fino
a ieri?»
«Ehm
sì»
Disse con imbarazzo «Sono stato licenziato, ma tanto me ne
sarei
andato comunque, quel posto non faceva per me»
«E’
da più di due anni che passi da un lavoro
all’altro, ma non ti
vergogni?!»
«Jack!
» Lo
sgridò
la moglie «Non
tollero altri litigi, non oggi, vi prego»
Si sedette esausta sul divano, cercando di trattenere un sospiro di
rassegnazione.
Axel distolse lo sguardo dal padre, allontanandosi
dai genitori verso la cucina.
Aveva
ragione, aveva maledettamente ragione, per quanto si sforzasse,
doveva essere realista, sua madre aveva il cancro e lui si stava
comportando come se nulla fosse, suo padre rischiava di perdere il
posto di lavoro e lui si ubriacava ogni sera con i suoi amici, senza
pensare di trovare un impiego fisso.
Certo,
fece diverse domande di lavoro, fece perfino il provino per un film
che stavano girando vicino a Traverse Town, ma ancora nessuna
chiamata.
In
quell’istante, Axel si sentì completamente
affranto.
.................
Quando
i suoi genitori se ne andarono, tirò nuovamente fuori dalla
tasca il
cellulare, componendo in fretta un numero. Quasi si
dimenticò del
fuso orario talmente era pensieroso.
Roxas
tuttavia non rispose a nessuna delle chiamate, passarono i minuti,
fino ad arrivare ad un ora, Axel decise così di lasciargli
un
ulteriore messaggio nella segreteria telefonica.
"Yo
Roxas, so che magari sei impegnato, dal momento che non mi hai
più
risposto, ma avrei bisogno assolutamente di parlare, chiamami appena
puoi"
Riattaccò,
sperando di ricevere una sua telefonata pochi istanti dopo, ma non fu
così…
E
nemmeno nell’ora seguente, così decise nuovamente
di inviargli un
altro messaggio vocale.
"Ciao
Roxas, sono di nuovo io. Strano che non rispondi. Bhè, sappi
che io
sto aspettando una tua chiamata"
Sospirò,
portandosi una mano tra i capelli "E’
importante e…Ho...Ho bisogno di parlarne con qualcuno"
Si morse il labbro inferiore, sedendosi stanco sul divano "No
anzi, non con qualcuno…Ma con te,
ho bisogno di parlare con te. A più tardi"
Ma
quella telefonata non avvenne nemmeno nelle ore seguenti, Axel
cominciò davvero a pensare che fosse successo qualcosa o
semplicemente che ce l’avesse con lui.
Più passò il tempo e
più si preoccupò, più si
preoccupò e più si arrabbiò,
più si
arrabbiò e più pensò al motivo che lo
spingesse ogni volta a
cercare quasi con ossessione quel ragazzino.
Il
bisogno di sentire la sua voce rassicurante, delle sue risate
cristalline, della sua vita in Inghilterra e di quanto Sora lo
irritasse ogni qual volta lo batteva nei videogame.
Le
ore trascorsero, così come la nottata, passata in bianco dai
mille
pensieri del rosso, sulla sua famiglia, sul suo futuro e,
perché
no…Anche sul fatto che Roxas non gli abbia nemmeno mandato
un
messaggio per scusarsi.
Dopo
quasi due giorni, finalmente ricevette quella tanto attesa chiamata,
ma questa volta Axel non sembrò sconsolato e desideroso di
sentirlo
come ieri, anzi…
"Ah
ma bene, finalmente ti decidi a rispondermi!"
Sbottò il ragazzo, mentre chiuse con un colpo secco il
frigorifero.
"Che
accoglienza"
Borbottò il più giovane
Axel
sbatté più volte le palpebre, sorpreso di quanto
menefreghismo
avesse quel ragazzo "Cosa
pretendi? Che ti sommerga di complimenti dopo avermi fatto aspettare
due giorni la tua chiamata? Spero tu stia scherzando"
Lo
sentì mugugnare, irritandosi ancora di più "Hey
piccoletto, dovrei essere io quello offeso, non tu, smettila di
borbottare"
"Non
dirmi cosa devo fare»
Rispose infastidito "Ho
anche io i miei buoni motivi per avercela con te»
"E
cosa avrei fatto di così tremendo?!"
"Solo
quindici chiamate e circa una ventina di messaggi in quarantotto ore"
Sospirò "Non
ti sembra di esagerare? Vorrei vivere la mia vita in santa pace senza
che tu debba ogni volta intrometterti"
Axel
sentì un nodo improvviso alla gola, quelle parole gli fecero
male,
eccome…
Ma ciò nonostante, la sua impulsività verbale
ebbe la
meglio "Che
cazzo stai dicendo?! Se tu avessi risposto immediatamente non ti
avrei contattato così tante volte, avevo bisogno di
parlarti, ma tu
mi evitavi per chissà quale ragione e…"
"Non
ti ho evitato, quel giorno ero semplicemente uscito con dei miei
amici e dentro al locale non prendeva, quando me ne sono ricordato,
ho pensato che tu stessi dormendo, mica potevo svegliarti per questa
sciocchezza"
"Avresti
potuto…"
Disse l’altro "…Se
ci tenevi davvero a sapere come stavo"
In
quell’istante ci fu un completo silenzio.
"Axel"
Sospirò il biondo "Non
farne un dramma come al solito, nemmeno mia madre se la prende
così
quando non rispondo al cellulare"
"Ci
credo, preferisce spassarsela tutto il tempo con il suo fidanzato
piuttosto che controllarti"
Altro
silenzio.
"Vaffanculo"
"Eh
no!"
Tentò di fermarlo, prima che chiudesse la chiamata «Ora
non giocare la parte della vittima, quello preso per i fondelli sono
io, pensavo di essere il tuo migliore amico, ma mi abbandoni proprio
nel momento in cui ho più bisogno di te, per andarti a
divertire con
i tuoi nuovi amichetti ingle__ "
"Un
po’ come fai TU ogni singola sera, telefonandomi
completamente
ubriaco e facendomi ascoltare quelle disgustose gare di rutti dei
tuoi amici!" Gli
rinfacciò il ragazzo, ormai fuori di sé "Chissà
cosa dovevi dirmi di così importante QUESTA VOLTA…"
A
quell’affermazione, Axel inarcò un sopraciglio,
appoggiando la
schiena contro il muro "Cosa
intendi dire con, questa
volta?"
Dopo
qualche esitazione
"N_niente di
importante"
Il
suo tono fu talmente basso che quasi sussurrò.
"Che
le mie chiamate sono noiose?"
"No
è che…"
"Perché
è questo quello che mi hai fatto intuire, non sono stupido
come
pensi che sia, Roxas."
"Strano,
a me sembra il contrario"
"Ti
prendi gioco di me?!"
Gli urlò, sentendo un sospiro esasperato da parte del
più giovane
"Axel
Smettila di farmi tutte queste pressioni, mi stai assillando ed io
sono stufo!! S-T-U-F-O, memorizzato?!"
Domandò,
con una leggera punta di ironia, ricalcando per bene la grande mania
del rosso di fare lo spelling su qualsiasi parola gli passi per la
mente, cosa che lo fece innervosire ancora di più.
"Questa
volta sono io che ti mando a quel paese"
"Bene,
spiegami la strada che di sicuro la conosci meglio di me"
Dopo
quell’ultima affermazione, Axel riattaccò
bruscamente la chiamata,
maledicendo nuovamente Saix per aver avuto ragione fin
dall’inizio.
Era stufo?
Lo stava assillando?
Voleva
essere lasciato in pace? Bene.
Da
quel momento non lo avrebbe più chiamato, neanche un
messaggio, e
così fece finché ricevette la lettera
d’invito al matrimonio di
Dalia (la madre di Roxas) e Luxord, il 13 Novembre
2009.
...............................
Sospirò,
ripensando non solo a quei lunghi giorni, ma nei mesi seguenti fino
ad ora.
Axel non la smise di fissarlo per tutto il tempo, studiò
ogni suo più piccolo movimento, sentendosi terribilmente a
disagio.
Probabilmente
lo avrebbe ammesso perfino a Saix, se fosse stato lì con
lui: Roxas
gli mancava.
Il solo pensiero di non rivolgergli più la parola
gli fece rimpiangere tutte quelle cose che gli disse quel giorno. Gli
mancò tutto di lui, dai suoi occhi celesti, capaci di
infondergli
quella sicurezza e quel calore che mai nessuno ci riuscì
prima, al
suo buffo sguardo quando gli scompigliava scherzosamente i capelli,
facendogli assumere un’espressione imbronciata, che lui
trovava
assolutamente adorabile.
Non
seppe cosa lo legasse così forte a quel ragazzino, ma non
volle
aspettare oltre, si diresse verso di lui con l’intenzione di
risolvere questa faccenda.
Non
gli importò se c’era gente o se lui non avesse
voglia di
parlargli, Axel voleva solo che le cose tornassero come prima, voleva
di nuovo sentirsi parte
della sua vita.
Ma
prima che potesse raggiungerlo, qualcuno gli afferrò la
manica della
giacca, bloccando il suo tentativo di far pace con Roxas, o almeno
per ora.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
E
rieccomi! Avrei dovuto postare mooolto prima, purtroppo la mia
coscienza mi ha portata a concentrarmi prima sui compiti, dato che
avrò un'esame abbastanza complicato XD
Sì,
lo ammetto, il capitolo non è un granchè,
è concentrato per lo più
sullo stile di vita di Axel, ma non potevo non inserire le vicende
del locale *-*
In
quanto a Larxene, bhè...io adoro quella
ragazza, mi serviva una ragazza col suo caratteraccio per quella
parte, purtroppo non so se sia abbastanza IC, ho cercato di renderla
come il meglio possibile, anche per gli altri.
Che
altro dire, spero vi sia piaciuta e spero anche in una vostra
recensione!^^
Ora
vado a mangiare fuori! (Finalmente *-*) ma di
sicuro mi beccherò la pioggia a giudicare dal tempo! XD
Sono stata crudele con quei due? Ehhh...Ma vi prometto che al prossimo
capitolo succederà una bella cosa!
A
breve risponderò alle recensioni!
Grazie
mille a tutti quelli che hanno metto la storia tra le preferite! (si
commuove) e tra le seguite! (si commuove ancora di
più) e
a chi ha recensito (scoppia in lacrime)
Mi
rendete davvero taaaaaanto ma taaaaaanto ma taaaaanto (okay la smetto
XD) Felice !^^'
A
questa storia ci tengo parecchio e mi fa piacere di non essere un
disastro (o almeno credo)<3
Un
bacio a tutti e alla prossima <3
|
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Capitolo 8 *** 13 Novemre 2009 (seconda parte) ***
ATTENZIONE:
Capitolo
altamente puccioso **
Se
vi fa schifo…
Ahimè, non sono brava a scrivere determinate scene xD
Ritornando
a noi…
Gulp…9
pagine O.O
Per
me è un record, ti solito evito di scrivere troppo
per non annoiare i lettori.
Va
bhò, spero che il capitolo sia di vostro gradimento!^^ Un
grazie
ancora a chi continua a seguire questa povera disperata xD
E
non dimenticate di recensire, siamo in crisi.
«Ohhh
ma quanto sei adorabile!!»
«Non
sei per niente cresciuto!»
«Vieni
qui, fatti dare un bel pizzicotto dalla tua zietta preferita!»
«Aiuto!
» Dopo
innumerevoli tentativi di fuga dalla massa di parenti, Roxas
riuscì
finalmente ad allontanarsi, le sue guance non furono mai state
così
sollevate.
Lanciò
un ulteriore sospiro di sollievo, rasserenato dall’idea che,
per il
momento, fu al sicuro da tutte quelle attenzioni da lui
sgradite.
«Ecco
dov’eri finito!»
Disse una voce alle sue spalle, Hayner gli arrivò in contro,
scompigliandogli giocosamente i capelli e dandogli una pacca sulla
spalla «Mi
giro per un secondo e tu mi abbandoni per un branco di vecchietti
adoranti?»
«Sono
gli zii da parte di mia madre e credo che alcuni di loro fossero i
nonni di Luxord»
Borbottò il biondo, rispondendo all’azione
dell’amico e
colpendolo al braccio con debole pugno «Per
fortuna sono riuscito a fuggire»
«Potevi
semplicemente chiedere il mio aiuto »Scherzò
l’amico «Li
avrei distratti con il mio faccino, molto più adorabile del
tuo, e
loro si sarebbero presto dimenticati della tua presenza»
Roxas
rise divertito, dandogli una leggera spintonata «Ma
smettila, presuntuoso!»
«Presuntuoso
io?! Ho un carisma a dir poco che efficace! Guarda Xion, mi conosce
da qualche giorno e già non si stacca da me»
«Questo
perché sei sempre insieme ai miei due fratelli»
Rispose la ragazza dietro di lui.
Il biondo non riuscì a
soffocare una risatina, vedendo Hayner completamente zittito dalla
pronta risposta di Xion che, si avvicinò verso di lui «Oh
a proposito, Sora si è messo in testa di cantare al Karaoke!
»
«Lui?!
Oh cazzo….»
Si
portò una mano al viso, sospirando pesantemente.
Se il karaoke fu
inventato per scopi ricreativi e rilassanti, divertendosi tra amici,
Sora non era decisamente la persona più adatta per far
ciò.
Ricordò
ancora il primo giorno che le maestre dovettero scegliere la voce
solista per lo spettacolo delle elementari, Sora si
presentò,
ovviamente sicuro della sua riuscita, ma appena aprì bocca
le sue
speranze di diventare un bravo cantante si spezzarono come i timpani
delle insegnanti, e quelle di Roxas, che fu costretto ad
accompagnarlo e ad ascoltare tutta la sua performance, tappandosi
ripetutamente le orecchie appena sfociò in un sonoro acuto.
In
tutta la sua vita, non sentì una persona più
stonata di lui.
E
nonostante ciò Sora non demorse, continuò a
cantare,
OGNI-SINGOLA-VOLTA che poteva:
Sotto
la doccia.
In
macchina.
Mentre
si preparava la merenda.
Agli
spogliatoi.
In
piscina.
Addirittura
mentre si lavava i denti!
E
come non dimenticare, durante le proiezioni di un classico Disney che
suo fratello amava guardare in segreto
e soprattutto in silenzio.
Col passare degli anni pensò che gli fosse passata la mania
del
canto, ma evidentemente non fu così. Come si vuol dire,
“il lupo
perde il pelo ma non il vizio”.
«Mi
dispiace…»
Si scusò inconsciamente con le sue orecchie, quasi per
avvertirle
del pericolo che presto si sarebbe creato.
«Non
pensavo fosse un bravo cantante»
Mormorò allegra Xion.
Hayner
rise a crepapelle, scuotendo il capo «Sora?
Macché! Quello è stonato come una campana! Presto
te ne
accorgerai!»
Ridacchiò «Meno
male che Pence e Olette non sono qui, si risparmiano un intervento
alle orecchie»
In
effetti a Roxas dispiacque che i suoi due amici non fossero venuti al
matrimonio, ma purtroppo Olette ebbe una brutta influenza, mentre
Pence fu in punizione per un brutto voto a scuola, solo Hayner
riuscì
a scamparla, nonostante non gli fosse andata bene la verifica di
storia.
La fortuna di quel ragazzo era di avere genitori troppo
tranquilli, se Roxas avesse portato un brutto voto a sua madre, di
sicuro lo avrebbe messo in punizione, nonostante le apparenze era una
tipa abbastanza esigente con i compiti, ma per sua fortuna, da quando
Luxord piombò nella loro vita, sua mamma non gli
ronzò più attorno
come prima e, anche se spesso gli dispiacque non averla accanto,
altre volte ne rimase davvero sollevato (Per esempio se prendeva un
brutto voto in chimica, materia da lui detestata).
Improvvisamente
si sentì chiamato in causa, quando alcuni degli invitati gli
chiesero di fargli una foto di gruppo, abbandonò
così i due amici,
per dedicarsi alla sua grande passione: la fotografia.
«Dobbiamo
stare ancora qui per molto?»
Disse una voce al suo fianco.
Axel tirò un leggero sospiro,
voltandosi verso colei che lo afferrò per un braccio «Quanto
entusiasmo, mi avevi detto che ti piacevano i matrimoni»
«Credo
che tu mi abbia confusa con un'altra delle tue ragazze» Ironizzò la
bionda, incrociando le braccia «Vieni
con me a Londra, ci divertiremo, avevi detto. Indovina un po'? Non mi
sto affatto divertendo, se non fosse per il cibo gratis me ne sarei
già andata da un pezzo»
«Se
continui a mangiare così, diventerai obesa»
Ma
la bionda in tutta risposta gli lanciò una gomitata allo
stomaco,
zittendolo.Axel
roteò gli occhi, mugugnando a bassa voce.
Immaginò che non
avrebbe dovuto portare Larxene, ma d'altra parte nell'invito c'era
scritto di poter portare qualcuno, e poiché Saix e Demyx si
rifiutarono, l'unica scelta era lei.
Ormai si frequentarono da
parecchio tempo e in fondo non era male stare in sua compagnia, si
stupì addirittura di avere parecchie cose in comune con lei,
per
esempio: Ad entrambi piace la pizza estremamente piccante, conoscono
a memoria ogni canzone dei Guns' n Roses, tifano la stessa squadra di
baseball e amano andare alle partite allo stadio. In sostanza, erano
simili, forse troppo in certi casi.
«Tra
quanto finirà questa tortura?!»
Brontolò per l'ennesima volta, il fulvo roteò gli
occhi con aria
indifferente, stringendosi le spalle «Ancora
una mezz'ora, poi ti prometto che ce ne andremo»
L'altra
allora si zittì, ma solo per qualche secondo,
finchè notò il
ragazzo puntare nuovamente lo sguardo da tutt'altra parte «E'
quello il ragazzino con cui hai litigato?» Fece un veloce gesto con la
mano, indicando Roxas, che intanto
scattò una foto ad alcuni invitati. Axel annuì,
sotto la risatina
divertita della bionda «Ma
è piccolo! Quanti anni avrà...Quindici? Non mi
avevi detto che
uscivi con i bambini»
«In
realtà ne ha diciotto » La corresse, sorridendo
appena «Lo
so, sembra piccolo, ma i suoi ragionamenti sono perfino più
maturi
della sua età»
Tranne
quel giorno al telefono.
Larxene
sbuffò, portando le mani ai fianchi «Sarà, ma
è un moccioso» Indi si girò
verso il buffet, voltandosi di poco «Dai
muoviti»
Dopo
qualche istante di esitazione, il rosso scosse il capo, facendole
cenno di andare pure senza di lui «Vado
a prendere qualcosa da bere, arrivo tra poco» Dopo di chè si
allontanò dalla ragazza, raggiungendo il tavolo
opposto per prendere un altro cocktail.
***************
Mentre
Roxas fu impegnato a scattare qualche fotografia, Xion ed Hayner
furono raggiunti da Naminè.
«Vedo
che Roxas ha ripreso a fotografare»
Commentò con un lieve sorriso
«E
chi lo ferma più quello!
» Rispose
Hayner, portando le braccia dietro la schiena «Dov’è
Collins junior?
»
«Si
sta preparando psicologicamente per cantare, Riku lo sta già
prendendo in giro»
«Che
strano, io sapevo che quei due non si sopportavano»
«Questo
è vero, i primi tempi Sora non voleva neanche sentirlo
nominare, e
pensare che sono nella stessa classe!
» Disse
divertita Xion «
Tornava a casa sempre arrabbiato, e si sfogava con l’armadio,
chiamandolo Riku e dicendogliene di tutti i colori!
»
I due
scoppiarono a ridere, seguiti a ruota da Naminè «Ma
Kairi mi ha detto che col tempo sono diventati buoni amici»
«Per
fortuna! Camera mia è accanto alla sua e non ne potevo
più delle
sue urla a quell’armadio ogni sera»
«Cambiando
discorso…Xion…»
«Mmh?»
Hayner
indicò con la mano destra una ragazza vicino al tavolo del
buffet,
era vestita con un abito blu scuro ed aveva i capelli biondi «E’
una vostra parente?
»
«Quella?
No non mi pare…»
Mormorò lei, riducendo gli occhi a due fessure per
squadrarla
meglio.
«Quella
è la ragazza di Axel»
Si intromise Naminè, facendo sobbalzare i due «Li
ho visti prima assieme»
«Che
cosa?!
»
Hayner
si limitò a mostrare una smorfia infastidita
«Tzè…
Non
capisco proprio perché Axel sia stato invitato, per giunta
si è
portato dietro uno schianto di ragazza…Ma tu
guard…»
«Tanto
è troppo grande per te»
Aggiunse
la
biondina.
«E
allora? Si sa che alle donne piacciono gli uomini più
giovani!
»
Mentre
Naminè rise per la terribile battuta del ragazzo, Xion
rimase ancora
esterrefatta per la notizia data.
«Axel
esce con una ragazza?!»
«Perché
fai quella faccia?
»
«Xion
ha una cotta per Axel!»
Canticchiò Hayner.
«Cosa?!
No! » Sbottò la mora «E’
solo che…Io credevo che Axel fosse…I_insomma lui
non è….» Mugugnò diverse
frasi seguite da parole quasi impronunciabili,
forse nemmeno lei seppe con certezza cosa dire, si sentì
tremendamente in imbarazzo.
«Pensavi
che Axel fosse cosa?
» Continuò
Naminè, anch’essa incuriosita dal suo strano
comportamento.
«Un
alieno?»
Aggiunse scherzosamente il biondo.
«Io
credevo che…Gli piacessero i ragazzi» Abbassò il capo,
sentendosi pesantemente osservata, «Forse…Forse
ho capito male …Non guardatemi ora come se fossi io
l’alieno»
Dopo
una breve pausa, Hayner scosse il capo «Naaaah
se quello è gay io sono un pesce rosso» Mise le mani in tasca,
appoggiando la schiena contro il muro
«Guardate
che ragazza ha rimorchiato! E’ impossibile»
«Io
lo credevo fin dal primo giorno»
Confessò Xion «Vedevo
come guardava Roxas e…Bhè…Mi
è parso ci fosse qualcosa di più
nei suoi confronti, anche i suoi gesti e come gli si
avvicinava…»
«Ma
li hai spiati?
» Ironizzò
Hayner
«Certo
che no! Sono solo capitata nel momento sbagliato»
Si difese
«Quindi
anche Roxas è gay? Tra poco dirai che lo sono anche io, e
magari
pure tuo padre che si è appena sposato!
» Si portò una
mano alla pancia, ridendo a crepapelle «Secondo
me hai letto troppe storielle su internet, com’è
che si chiamano?
Ah sì..Yao e qualcosa…»
«Yaoi»
Lo corresse Xion «E
poi…Non ho mai detto che Roxas sia gay, ho solo detto che me
lo
sembrava Axel, tutto qua»
«Stai
comunque sbagliando»
«A
dire il vero, questa voce circolava da un po’ a scuola»
Disse
Naminè,
attirando l’attenzione dei due.
«Quale
voce?»
«Che
Axel avesse un’infatuazione per Roxas»
«Davvero?»
«Bhè…Ammetto
che una cosa del genere l’avevo sentita anche io ma, sono
solo
voci, io non credo a queste cose. »
Confessò Hayner, appoggiando la schiena contro il muro «Tanto non c'è
nulla da temere, quei due hanno litigato giusto?
Dopo questa sera sono sicuro che non si sentiranno
più…Roxas è un
tipo che sa portare rancore per molto tempo»
«Ciao
ragazzi!»
Una
voce alle
loro spalle li irrigidì, accorgendosi solo adesso della
presenza di
Roxas.
Sperarono
con tutto il cuore che non abbia sentito nulla sulla storia di Axel,
ma dall’espressione apparentemente normale del biondo,
sembrò
voler significare che fosse arrivato solo in quel preciso momento.
«R_Roxas!Bentornato!»
«Non
sono sparito per mesi, Hayner»
Lo guardò con sospetto, avvicinandosi all’amico
che deglutì a
fatica.
Ma prima che potesse scappare o trovare una scusa
plausibile sul discorso di prima, vide l’altro porgergli in
mano la
sua macchina fotografica «La
puoi tenere per qualche minuto?»
Non fece in tempo ad annuire che quest’ultimo
iniziò ad
allontanarsi.
«Hey,
ma dove…Dove stai andando? »
Il
biondo si fermò, voltando leggermente lo sguardo e
sorridendo appena
«Vado
a far pace con un amico»
Non
ci volle molto a capire di quale amico stesse parlando.
***************
Per
un breve istante, Axel rimase ad osservare Roxas, concentrato come al
solito a fotografare, solo quando afferrò un altro cocktail
dal
tavolo si rese conto di ciò che stessa facendo.
Stupido.
Spiare
i movimenti di un brando di ragazzini? E per cosa?
Doveva parlare
con lui, non mettersi a spiarlo di nascosto come se fosse un ladro.
Ma
appena voltò lo sguardo, si rese conto che il ragazzino si
era già
allontanato, bruciando così la sua possibilità di
chiarire col
giovane prima di andarsene.
Sospirò, portando la bibita vicino
alle labbra, quando notò una bottiglia di spumante proprio
accanto a
lui.
In un breve istante pensò che non fosse il caso, dopotutto
si trovò in un ricevimento, le sue figure da ubriaco avrebbe
potuto
farle benissimo al di fuori da quelle mura. Anche se qualche sorso
non poteva fargli di certo troppo male. Ripeteva sempre di saper
reggere bene l’alcool, ma in realtà gli bastavano
pochi sorsi per
renderlo totalmente imbecille.
Prima che potesse afferrare quella
bottiglia, udì una voce incredibilmente fastidiosa
invadergli i
timpani, facendogli posare di scatto il cocktail «Stanno
scuoiando un procione?! Chi cazzo canta così male?!
» Si tappò le
orecchie, cercando di distrarsi da quel terribile frastuono.
«Sora
si è deciso a cantare “I Will Always Love You”
come sorpresa per
il matrimonio di nostra madre…»
Mormorò accanto a lui una voce famigliare. Axel
abbassò lo sguardo,
inarcando un sopraciglio non appena si rese conto della vicinanza di
Roxas verso di lui «Ah…»
Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare.
Roxas fissò il
cocktail sul tavolo, aspettando una qualche risposta da parte del
rosso. Ma poiché furono entrambi orgogliosi per chiedersi
scusa a
vicenda, piombò un enorme silenzio.
Bhè, si fa per dire.
Il
tutto fu coperto dalla cantilena di Sora nel tentare di acchiappare
almeno una singola nota. Roxas potè immaginare le facce
sconvolte
non solo di Kairi, Naminè e gli altri, ma perfino Riku,
diventato da
poco amico del fratello, forse dopo quel giorno vedrà per
bene di
scegliersi con cautela le amicizie.
Diamine.
Fece
una smorfia, mordendosi il labbro inferiore.
Un acuto partito
male, pessima, pessima
scelta
della canzone
Sora.
Solo all’idea di dover sopportare un ulteriore rumore
(Perché quello non era altro che rumore assordante), decise
di
prendere lui l’iniziativa, rivolgendosi al rosso senza
però
distogliere lo sguardo dal bicchiere «Non
pensavo saresti venuto al matrimonio…»
Sussurrò quasi «Mi
sono stupido nel vederti alla cerimonia»
Axel
mostrò un piccolo sorrisetto, guardandolo leggermente «Io
mi sono stupito del fatto che tua madre mi abbia invitato, quella
donna mi odia»
«No,
non ti odia, ti trova solo strano»
Affermò e il rosso non poté fare a meno di
soffocare una risata.
Il
diciottenne sospirò, abbassando di poco lo sguardo «E
poi… Non voleva lasciare in disparte uno dei miei migliori
amici…»
Si voltò, rivolgendogli un dolce sorriso che,
inaspettatamente,
questa volta fece arrossire proprio Axel.
«Già…eh-ehm…G_giusto…»
Tossì nervosamente, voltandosi verso l’uscita che
portò al
giardino sul retro «Ti
va di allontanarci un po’? Le mie orecchie stanno alzando
bandiera
bianca»
Roxas
ridacchiò, grattandosi il capo «Buona
idea, credo che Sora ne avrà ancora per molto, Xion mi ha
detto che
vorrà cantare anche “My heart will go on”»
«Io
me ne vado!!
» Aggiunse un
ultima volta il rosso, alzando di più la voce come per
sottolineare
il suo enorme fastidio nel sentire l’orribile voce di Sora.
Il
biondo lo seguì a ruota, accelerando di poco il passo.
Mentre si
incamminarono all’uscita, Axel non tardò a
recuperare in fretta
quella bottiglia per poi berne alcuni sorsi durante il tragitto
fuori.
Si
sentì agitato.
Sentì
il bisogno di bere.
Perché diavolo si sentiva così tremendamente
nervoso?
Una
volta usciti entrambi lanciarono un ulteriore sospiro di sollievo,
sia per le povere orecchie risollevate, sia per l’aria pulita
che
si respirò in quel luogo. Perfino Axel dovette ammettere che
quel
posto fu perfetto per un matrimonio tranquillo, pacifico, e
soprattutto, lontano dalla città.
Lui amava luoghi di questo
genere, lo rilassavano incredibilmente e lo facevano sentire a suo
agio.
«Finalmente!
» Esultò il
rosso, appoggiandosi lungo la scalinata e mentre si
stiracchiò,
Roxas gli si avvicinò, notando la bottiglia appena stappata «Ti
ubriacherai»
«Nah…»
Smentì «Al
massimo sarò un po’ brillo, non farci caso»
Il
biondo mostrò una smorfia disgustata, cercando di cambiare
il
discorso, e magari ristabilire il loro rapporto.
«Io…Io
credo di aver esagerato quel giorno, mi dispiace che dopo non ci
siamo più chiariti»
Al tempo stesso i suoi capelli vennero giocosamente scompigliati dal
fulvo che gli rivolse un sorriso a trentadue denti «Lo
stesso vale per me, pulce»
«Dai,
smettila!
» Si scostò
sorridente.
L’altro
rise, lanciando un piccolo sospiro «Sai…Mi
sono mancate le nostre chiacchierate»
In
un attimo si calò nuovamente un gelido silenzio, talmente
imbarazzante che Roxas si allontanò di qualche passo
dall’amico,
portandosi di fronte a lui «Senti…Axel…»
Il
rosso intanto ne approfittò per bere un ulteriore sorso «Mmh?
»
Ma
il più piccolo smise improvvisamente di parlare, cercando
con tutto
sé stesso di sfuggire al suo sguardo interrogatorio.
«Che
ti prende adesso?»
Roxas
emise un piccolo verso di disapprovazione, grattandosi nervosamente
il capo «N-nulla.
Quella ragazza bionda è la tua…Fidanzata?
»
Axel si
strinse le spalle, portando la mano libera nella tasca dei pantaloni
«Più
o meno, perché?
» Inarcò il
sopraciglio, aggiungendo un piccolo sorrisetto «Ti
da fastidio?
»
«Tzè…Sei
tale e uguale ad Hayner!
» Si difese lui
«Due
zucconi, ecco cosa siete»
«Non
mi hai risposto, però»
«Risposto
a cosa?
»
«Del
fatto che ti dia fastidio la presenza di Larxene»
«Ah…»
Incrociò le braccia, mostrando un sorriso beffardo «
Per me potevi portare chiunque. Dopotutto, io sono con i miei amici»
«E
Naminè»
Aggiunse, avanzando un passo verso di lui «Il
piccolo Roxy ha una fidanzata segreta»
«Ho
detto che mi è mancata la tua presenza, non le tue prese in
giro
» Sbottò il
più
piccolo «
E poi Naminè non è la mia fidanzata»
«Allora
perché l’hai invitata al matrimonio?
»
«E’
la gemella di Kairi. Una sottospecie di quasi fidanzata per Sora, non
potevo non invitarla! E poi è mia amica, abbiamo molte cose
in
comune»
Abbassò
di poco lo sguardo, un po’ imbarazzato «E’
simpatica»
«Così
mi spezzi il cuore»
Recitò il rosso, portandosi una mano al petto «Pensavo
di essere io il tuo amico speciale»
Cercò di fingere un pianto, anche se ben poco riuscito.
Roxas lo
spintonò, mandandolo scherzosamente a quel paese.
Dopo quella
litigata amichevole, i due si sedettero nell’erba, iniziando
a
parlare di tutto, dallo stonato Sora, al fatto che Hayner
sarà
ospite da Roxas per un’intera settimana e, perché
no, perfino del
vincitore delle gare di rutti serali del gruppo di Axel.
Finalmente
la pace tra di loro si stabilì e tutto tornò alla
normalità.
Finché Axel non fece una domanda che stravolse
incredibilmente il
mondo calmo e razionale di Roxas.
«Quindi
non sei fidanzato con Naminè…»
«Esatto»
«Allora
non l’hai baciata?»
«No»
«Hai
mai baciato qualcuno, Rox?»
Mannaggia.
La
domanda tanto odiata quanto temuta, finalmente arrivò, e
chissà il
perché, Roxas avvertì una strana sensazione, come
il fatto di dare
o no una risposta vera potesse portare ad un risultato ancora
più
contorto.
«Può
darsi»
Mormorò «Perché?»
«Curiosità»
Rispose l’altro con un mezzo sorriso «Ti
vergogni forse? O magari non hai mai baciato nessuno e non vuoi
dirmelo»
«No
ti sbagli!»
Disse, completamente rosso in viso e cercando di allontanarlo con una
spintonata.
«Ammettilo,
non ti ho mai visto con una ragazza in giro se non con quella Olette
e Naminè. Non c’è da vergognarsi se non
hai mai dato il tuo primo
bacio…»
«Invece
sì!»
«E
allora a chi?»
«A
K_Kairi!»
Ma di colpo si zittì, tappandosi la bocca con la mano
destra, sotto
lo sguardo stupito di Axel.
«K…Kairi?
La mocciosa dai capelli rossi?!
»
Lui
annuì debolmente, senza levarsi la mano che coprì
la bocca, il
rosso lo costrinse e togliersela dal viso.
«Piantala
di fare il bambino!»
«Sei
arrabbiato»
«NON
SONO arrabbiato!!»
Rispose seccato, appoggiando la bottiglia per terra e brontolando tra
sé e sé.
In
effetti non era arrabbiato, era solo geloso.
Si
sarebbe aspettato una risposta diversa da Roxas, nonostante si
sentissero da parecchi anni, non gli raccontò mai questa
faccenda,
la situazione cominciò parecchio ad irritarlo.
La
sua testa gli fece un male terribile, non solo per l’effetto
evidente dell’alcol, ma questa storia non gli piacque per
niente.
Di fronte a quell’atteggiamento, l’amico
cercò di calmarlo come
meglio poté.
«Era
il compleanno di Hayner e si era messo in testa di fare il gioco
della bottiglia solo per provarci con la cugina di Pence. A me
toccò
Kairi, ma ci siamo dati un bacio a stampo, nulla di
più…»
Disse, soffocando una risata «Ora
sai il mio segreto, Sora mi odiò a morte, non mi
parlò per quasi
una settimana»
Axel
inarcò un sopraciglio, appoggiando il braccio sinistro sopra
al
ginocchio «Wow»
Disse, tornando un po’ coi piedi per terra.
Per lo meno il fatto
che fosse stato un bacio dovuto ad un gioco e soprattutto a stampo lo
rassicurò maggiormente. Ma nonostante ciò ne
rimase perplesso «Non
credevo partecipassi a quei generi di giochi»
«E’
stata la prima ed ultima
volta!»
Si difese il biondo «Avevamo
tredici anni. Non puoi capire»
Il
fulvo si portò una mano tra i capelli, abbozzando un mezzo
sorriso
«Tzè.
Anche io ho fatto quel gioco un sacco di volte, non indovinerai mai
chi mi è capitato una sera…»
«Chi?»
Si
voltò verso Roxas, avvicinando il viso al suo «Saix»
Il
ragazzo sgranò gli occhi, ignorando il fatto di avere le
gote
improvvisamente arrossate «Saix?
Un…Un Maschio?!»
«Ed
è anche un pessimo baciatore. Inoltre quella sera aveva
mangiato
cipolle, una vera merda»
Roxas
rimase come un ebete a fissarlo per qualche istante, notando di come
Axel parlasse il tutto con una tale disinvoltura, da quasi
invidiarlo.
Davvero
non gli importava nulla dei giudizi della gente?
«Non
ti ha dato fastidio?
»
«Detesto
le cipolle. OVVIO che mi ha dato fastidio!
»
«Ma
non intendevo questo!»
Lo fermò «Hai
dato un bacio a Saix, un tuo amico, un ragazzo. Questo…N_non
ti ha
dato f_fastidio?»
Axel
finse di pensarci per qualche breve istante, rispondendo con un
seccato e sincero «No»
Scosse il capo con aria divertita «Vedi,
io non mi faccio tanti problemi mentali, una persona mi piace per
quello che è, indipendentemente che sia maschio o femmina»
Si voltò verso di lui, inarcando un sopraciglio «Qualche
problema? Stai prendendo il colore dei miei capelli»
Roxas
scosse il capo, tuttavia a quella affermazione si imbarazzò
più di
prima «E’…E’
solo che stiamo parlando di una situazione delicata, tutto qua»
«Oh
ma come siamo sensibili»
Gli sorrise, spostandosi ancora un po’, si
avvicinò
incredibilmente a lui, ma il biondo cercò di non badarci,
forse
perché troppo preso a cercare di nascondere il suo
inconfondibile
imbarazzo.
«Ti
sei mai…Innamorato di un ragazzo?»
Domandò, in parte incuriosito ma dall’altra
intimorito dalla
risposta del rosso, che non tardò ad arrivare.
«Non
lo sò»
«Preferisci
baciare una ragazza oppure un ragazzo?»
«Cos’è?
Un interrogatorio sulla mia sessualità?»
«N_no
è che…»
«Never
mind, baby. Ho memorizzato»
lo interruppe, bevendo un ultimo sorso della bottiglia, per poi
lasciarla a terra «Dovrei
prima trovare un ragazzo che mi interessi davvero, sia fisicamente
che caratterialmente. Un ragazzo con cui mi trovi bene a parlare di
tutto, simpatico, intelligente e magari appassionato di qualche hobby
tranquillo, non troppo alto e a dire la verità, Saix aveva
ragione,
preferisco di gran lunga i biondi ai mori…»
Al suono di quelle parole, Roxas sentì un formicolio lungo
la
schiena.
Sbaglio, o Axel elencò in pieno la sua descrizione come
“probabile scelta per un futuro bacio?”
Era sicuro di non
essersi sbagliato. Axel si riferì esattamente a lui.
«Ci
stai provando con me?»
Domandò, quasi divertito.
«Bingo»
«Già…Bing…Cioè
tu cosa?!»
Spalancò gli occhi per lo stupore, accanto al rosso che non
la smise
di annuire, ridacchiando ripetutamente.
Ma
lo stava pigliando per il culo?
…..
….
Okay,
pessima
scelta di parole.
Riavvolse il nastro della sua mente, cercando di
mettere a fuoco ciò che era appena avvenuto, ovvero una
presunta
“dichiarazione” da parte del suo migliore amico,
durante il
matrimonio di sua madre, e loro erano da soli in giardino.
Oh
cazzo.
In quale
universo strambo era capitato per trovarsi in una situazione del
genere?
Evidentemente Axel aveva bevuto troppo, bastò guardare
quanto ne rimanesse nella bottiglia.
Non solo Xion ebbe ragione
riguardo alla sessualità di Axel…
Argh!
Ma perché ascoltò quella ridicola conversazione
tra i suoi amici?
Chissà se n’erano resi conto.
Ancora non sapeva il perché, pur
sapendo a ciò che stesse andando incontro, lo spinse ad
andare da
solo con lui nel giardino; ma doveva scoprire le sue vere intenzioni,
voleva sapere se Axel era davvero interessato a lui e se tutte quelle
voci fossero vere.
E dire che pensava di essere il suo migliore
amico, in fondo non si conoscevano poi così bene.
Ma
ora che ne seppe la conferma, si trovò immobile, intimorito
da
un’eventuale reazione da parte del fulvo.
Oh
cazzo. Due volte.
«…Tu…Non
sai quello che dici»
Esordì il diciottenne, cercando di alzarsi da terra ma Axel
lo
bloccò prontamente, afferrandolo per un braccio «Roxy,
non fare il timido. Guarda che l’ho capito
benissimo…»
«Cosa
avresti potuto capire in queste condizioni?!»
Gli domandò, indicando la bottiglia semi vuota.
Quest’ultimo
si sporse verso di lui, le loro bocche furono così
pericolosamente
vicine che Roxas ebbe persino paura di fiatare «Si
vede benissimo che sei stra-cotto di me»
Sollevò di poco il suo mento, facendo strofinare
giocosamente i loro
nasi.
L’altro ebbe un’inquietante premunizione, se la
situazione fosse andata oltre, sarebbe morto in quell’istante
per
l’imbarazzo. Fu sicuro di non aver mai provato
così tante emozioni
mischiate in una volta sola. Peggio del minestrone serale di sua
madre. Timore, Stupore, Ansia, il tutto aggiungendo un’enorme
dose
di Timidezza, Paura e…
Oh
cazzo. Tre volte.
Si
scostò, porgendo le mani in avanti «Io
N-non dovevo venire qui con te»
Gli
diede le spalle,
allontanandosi.
Sentì
il bisogno di stare in mezzo a molta gente, perfino attorno a quella
banda di vecchietti squinternati che non la smettevano di torturargli
le guance.
Ma quando fu ad un passo
dall’entrata, vide arrivargli incontro Hayner con
un’espressione
amara in volto «Perché
non me l’hai detto?!»
L'altro sbiancò
all'istante «D_Detto
cosa?! T_tu…Tu hai visto…» Oh no, la sola
idea che Hayner potesse scoprire tutto ciò lo fece
impallidire. Continuò a sentire un caldo tremendo, fin
dal primo momento in cui uscì in quel dannato giardinetto
con Axel.
Stupido
giardino.
Stupido Axel.
Stupido lui che si stava per lasciar
convincere da quei suoi fottuti occhi verde smeraldo. In quel momento
odiò terribilmente anche quel colore, e dire che era il suo
preferito.
Hayner lo squadrò, aggrottando sospettosamente la
fronte «Ti
senti bene? Sei tutto rosso»
«S_sì!»
Rispose con prontezza, quasi come se fosse all’esercito.
«Lasciamo
stare…»
Mostrò un debole sorriso, grattandosi nervosamente il capo «Tua
madre canta anche peggio di Sora! Si sono messi a fare un duetto
giusto un minuto fa!»
«Ah,
era di questo che mi volevi parlare?»
«Se
si
può
parlare!»
Si tappò le orecchie, soffocando un’imprecazione «Ti
giuro, se a casa faranno la stessa cosa, domani prendo il primo volo
per Traverse Town e te lo scordi che passi una settimana da te!
»
Evidentemente,
sia suo fratello che la madre non furono mai stati molto intonati,
ora ricordò dove avesse preso Sora. Ma in quel momento Roxas
si
trovò altrove con la mente, non si accorse nemmeno della
terribile
cantilena.
I suoi pensieri furono rivolti a poco fa.
Come
avrebbe potuto guardare in viso Axel d’ora in poi? Non si
sarebbero
più parlati, non lo avrebbe più chiamato.
Per un breve istante
pensò a quanto fosse stata noiosa la sua vita se non avesse
sempre
avuto attorno Axel e i suoi continui battibecchi con gli insegnanti,
le volte che lo copriva alle assenze o lo aiutava a correggere i suoi
pessimi voti di chimica per non far arrabbiare sua madre, il giorno
che lo difese da un bullo prepotente di nome Marluxia, la prima volta
che lo portò in discoteca e lo trascinò fuori dal
locale appena si
sentì girare terribilmente la testa, il tutto solo per due
sorsi di
Vodka, e come dimenticare quella vacanza in Francia.
Senza di lui
non avrebbe fatto tutto ciò.
Solo ora Roxas si rese conto di
quanto fosse importante nella sua vita quel ragazzo, e dire che non
era la prima volta che litigavano.
Si
portò le mani al capo, sospirando pesantemente «…Io
non voglio»
«Non
vuoi cosa?»
Domandò Hayner, un po’ perplesso per il suo strano
comportamento
«Che
sparisca dalla mia vita»
Rispose l’altro, ma prima che l’amico potesse
ribattere, Roxas si
allontanò, raggiungendo il punto in cui lui avevano discusso
qualche
minuto fa. Ma non lo trovò.
«Axel»
Si voltò diverse volte e riprese a correre lungo il giardino.
Doveva
esserci.
Non poteva essersene andato così presto.
Non voleva
che se ne andasse proprio ora.
Le sue ricerche finirono non appena
si sentì chiamare alle sue spalle, quando si
voltò, notò un Axel
con lo sguardo rivolto verso il basso, sembrò
imbarazzato.
«Roxas…non…»
Sospirò, portandosi una mano tra i capelli rossi «Io
non so cosa mi abbia preso, il fatto è che sono un
po’ brillo e…E
non ragiono sulle cose che dico…»
«Quindi
quello che mi hai detto, lo pensi davvero?»
Dopo
un attimo di esitazione, lui annuì e Roxas sentì
una forte
sensazione allo stomaco, strana e sconosciuta.
«Credo
che in fondo, tu non sia mai stato il mio migliore amico, forse ti ho
sempre considerato qualcosa di più…»
Anche Axel si sentì terribilmente strano, non aveva mai
espresso
tali sentimenti a qualcuno per lui così importante, ma seppe
che
ormai era il momento di confessare tutto «Con
te sono sempre stato me stesso, fin dal giorno in cui ti ho
visto…»
«Dammi
un bacio»
«…Ho
pensato subito che…Che
cosa
vuoi che
faccia?!»
Sgranò le iridi verdi, potando una mano sulla spalla del
ragazzo
«Non
mi dire che hai bevuto? Sai che non reggi quella roba…»
«Un
po’ come te»
Lo punzecchiò e, scuotendo il capo, tornò serio «Io…Non
voglio che tu te ne vada via per sempre, non voglio smettere di
parlarti, non vogliono che finiscano le nostre telefonate, non voglio
più litigare con te»
Axel
si grattò confuso la fronte, sospirando più volte
«Sarà
per l’alcool, ma io non ci sto capendo nulla. Spiegami cosa
centra tutto questo con il bacio»
«Se
mi baci ti farò capire che tra noi non ci potrà
essere più di una
semplice amicizia»
Disse il biondo, con le gote leggermente arrossate «Non
puoi
essere innamorato di me, Axel tu…Tu meriti di meglio
e…»
«Ora
non dire sciocchezze»
Si addolcì il più grande, dandogli una leggera
carezza sulla
guancia e avvicinandosi al suo viso.
«E
poi…Io…Io sono un ragazzo»
Ma proprio mentre le loro labbra furono ad un soffio, il fulvo si
irrigidì, staccandosi nervosamente dal biondo «Adesso
mi spieghi cosa cazzo centra il fatto che siamo entrambi maschi? Sei
omofobo per caso?!»
«N_no…Ma…»
«Roxas,
già sono ubriaco, ora vuoi anche farmi perdere la pazienza
con
queste scuse assurde?
»
«Il fatto è che io
non...Io non posso piacerti»
«Sì
che mi piaci, cazzo!»
«Smettila
di imprecare!»
«Solo
quando tu la smetterai di fare l’idiota!»
«Sto
solo cercando di farti capire che tu non puoi essere innamorato di
me»
«E
invece sì!»
«E
io ti dico che è impossibile»
In
quell’istante, il rosso gli si avvicinò, premendo
le labbra con le
sue in un delicato e morbido bacio. Roxas tremò, sgranando
istintivamente gli occhi per lo stupore. Ma non si spostò.
Axel
carezzò lentamente quelle labbra con le proprie,
memorizzandosi ogni
singolo attimo, lo strinse più forte tra le braccia,
cercando di
approfondire di più quel bacio tanto desiderato.
Finché
l’altro indietreggiò col capo, staccandosi di poco
dalle labbra
del rosso che già sentirono la sua mancanza, questo gli
permise di
riprendere fiato, anche se per poco.
«Ma…Noi_»
«Adesso
non farne una polemica»
Gli sussurrò il ragazzo a pochi centimetri dalle labbra,
riprendendo
a morderle delicatamente «Sai
cosa mi ha portato questo bacio?»
Gli
spostò i capelli ad un lato e posando le labbra sulla sua
fronte,
tracciò una scia immaginaria fino a raggiungere la punta del
naso «A
volerne altri»
Lo
baciò, di nuovo, e mentre gli carezzava i morbidi capelli
biondi,
continuò a lasciarli tanti piccoli e veloci baci.
Roxas
sospirò «Axel…A_Aspetta…»
Ma
il fulvo emise un ringhio di disapprovazione, spostando le labbra
lungo la sua guancia, scendendo fino ad arrivare al collo. Il biondo
però
non demorse e cercò di scostarsi dalla presa, con pessimi
risultati.
«Io…Io
non vo-glio che…C_che ci siano altri s….Axel!!»
«E
va bene»
Si staccò a malincuore dal collo del ragazzo, fissandolo
intensamente negli occhi. Roxas arrossì, ma non distolse lo
sguardo
«Io…Voglio
che non ci siano più segreti. Basta con le bugie»
«Se
te lo avessi confessato anni fa saresti fuggito a gambe levate e non
ti avrei visto mai più»
«Questo
non è vero!»
Borbottò il biondo, leggermente intimidito «Lo
sai che ci tengo a te»
L’altro
soffocò una risata, appoggiando la fronte su quella del
ragazzo «No
problem. Niente più segreti»
«Sicuro?»
«Yes»
Tornò immediatamente ad impossessarsi delle labbra del
biondo,
questa volta con maggior passione, Roxas non era ancora sicuro di
star facendo la cosa giusta, ma per una volta provò a non
ascoltare
la sua testa anzi, permise addirittura ad Axel di approfondire quel
bacio, premendo la lingua contro la sua.
Nella
mente del biondo sembrò così strano, forse anche
sbagliato, ma al tempo stesso
si sentì così tremendamente bene, non voleva
smettere, non ci pensò
minimamente.
Ma proprio quando iniziò a lasciarsi andare,
sentì
il fulvo irrigidirsi all’istante.
«Che
succede?»
Axel
sembrò tremendamente a disagio, per un breve istante Roxas
ebbe il
timore che ci stesse ripensando.
«Vedi...
Riguardo al discorso di prima»
Sospirò, grattandosi nervosamente il capo «Credo
di non averti detto proprio TUTTO»
«E
cos’è che mi dovresti ancora rivelare?»
Lo squadrò dal capo ai piedi, tirando fuori un mezzo sorriso
«Sei
una donna?»
Ma
inaspettatamente Axel non ci scherzò, anzi, parve
più preoccupato
del solito «Non
ti ho detto una cosa importante. E a giudicare da come sono andate le
cose, sono sicuro che non ti piacerà»
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