Tokyo Underground

di Uzumaki_Devil_Dario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Street Racer ***
Capitolo 2: *** Underground ***
Capitolo 3: *** N2O ***
Capitolo 4: *** Nee-chan ***
Capitolo 5: *** Night ***
Capitolo 6: *** Day ***
Capitolo 7: *** Uzumaki ***
Capitolo 8: *** Hyuga - I ***
Capitolo 9: *** Hyuga - II ***
Capitolo 10: *** Hyuga - III ***
Capitolo 11: *** Hyuga - IV ***
Capitolo 12: *** Alba ***
Capitolo 13: *** R.I.P. (fuori storia) ***
Capitolo 14: *** Uchiha ***
Capitolo 15: *** Fall ***
Capitolo 16: *** Warning ***
Capitolo 17: *** Kaa-san ***
Capitolo 18: *** Burn ***
Capitolo 19: *** Pieces ***
Capitolo 20: *** Game Over ***
Capitolo 21: *** Prison ***
Capitolo 22: *** Alliances ***
Capitolo 23: *** Challenge ***
Capitolo 24: *** Tokyo Chaos - I ***
Capitolo 25: *** Tokyo Chaos - II ***
Capitolo 26: *** Tokyo Chaos - III ***
Capitolo 27: *** *CHE NE E' STATO DELL'AUTORE?* ***
Capitolo 28: *** In poche parole... ***



Capitolo 1
*** Street Racer ***


TOKYO UNDERGROUND
 
 
 



BEEP BEEP BEEP.
Quell'aggeggio non era stato costruito per dare la sveglia a un orario preciso, come i venditori volevano far credere, ma solo per sfinire la gente di primo mattino e fargli già cominciare male la giornata. Il ragazzo coricato sotto le coperte ne era convinto ogni giorno di più, tutte le volte che quel suono lo costringeva a svegliarsi e ad allungare la mano alla cieca come un automa, sapendo che non avrebbe mai smesso da solo. Lo mise a zittire e osservò il lampeggiante 7:00 rosso sul display, appurando che era veramente la maledetta ora di mettersi in piedi.
Si costrinse ad alzarsi e poggiare i piedi per terra, urtò una birra per metà vuota, facendo cadere la bottiglia e versando quel poco contenuto rimasto.
<< Grandioso, Naruto. La prossima volta impari a mettere in ordine la sera prima >> si riprese mentalmente.
Mentre diede una veloce passata di straccio pensò che l'idea di fare colazione gli dava la nausea, sentendo ancora le scodellate di ramen della sera precedente rimaste sullo stomaco. Mandò giù solo una tazza di caffè, quel che bastava a restare sveglio, non gli andava di far sembrare al signor Teuchi di essere uno zombie e poi lasciarsi incitare a riprendersi. Sì, dopo poteva farsi lui un bel viaggetto su un motorino scassato per attraversare tre quartieri di Tokyo, glielo avrebbe volentieri fatto presente se non avesse rispetto per lui, e poi gli servivano i cinquantamila yen di paga per saldare l'affitto del monolocale, a comprarsi il vitto e i solo i Kami sapevano cos'altro, neanche si ricordava quante spese avesse ogni mese. Questa era la fregatura che c'era quando avevi un po' di soldi in tasca e l'idea idiota in testa di poter andare a vivere da solo appena finiti gli studi.
Uno schifo di vita, l'indipendenza, ma probabilmente l'attesa valeva tutte le fatiche. Dal cassetto tirò fuori il borsellino a forma di rana, la cui bocca si aprì con uno scatto e rivelò i sudati risparmi: trentamila yen. Tra due giorni, massimo tre, sarebbe arrivata la paga e avrebbe raggiunto la cifra che gli serviva. Aspettare era stato estenuante ma si ripeté che ne era valsa la pena, non mancava più molto e presto avrebbe potuto dare una marcia in più alla sua vita (era davvero il caso di pensarla in questi termini).
Uscì dopo essersi messo addosso le prime cose che trovò. Badò bene a chiudere la porta e scendere le scale facendo il minimo rumore, deciso a evitare l'incontro più spiacevole che potesse fare di prima mattina. Percorse il pianerottolo e se possibile si rese ancora più silenzioso nel momento di girare l'angolo, poi si sporse e constatò che la prima porta del passaggio era chiusa, momento più che mai migliore per andare e di cui approfittò. Raggiunse le scale e seppe di avercela fatta nel momento in cui scese in strada, ora non restava altro da fare che entrare nel vicoletto, prendere il motorino e andarsene. Il momento sarebbe stato idilliaco, se solo proprio da quel vicolo non fosse sbucato il signor Watanabe che aveva appena svuotato il bidone della spazzatura.
<< Venerdì, cazzo! >> si ricordò troppo tardi Naruto << Lo svuotamento dell'immondizia! >> 
Doveva essersi scordato l'unico giorno della settimana - a parte il martedì - in cui Watanabe usciva di prima mattina per liberare i bidoni.
<< Bella cretinata, Naruto >> pensò ancora << adesso lo senti. >>
Così ora eccolo davanti, pancia corpulenta, braccia grosse, baffetti a malapena definiti, pelato e corrucciato come al suo solito quando era consapevole che l'affitto era in ritardo. E proprio come aveva pensato, adesso lo sentiva.
"Che pensavi, ragazzo, volevi defilarti?" cominciò subito con la voce grossa. Pensava che potesse incutere timore solo perché aveva il fisico di un macellaio - che effettivamente era - "Ti devo proprio ricordare io che mi devi pagare il mese già da una settimana?"
"E dai, Watanabe-san, mi pagano giusto martedì, non può aspettare solo qualche giorno?"
"Ma a chi credi di prendere per fesso, eh? Con la paga che hai, vuoi farmi credere che non hai poco più di trentamila yen per l'affitto di un semplice monolocale? Cos'è, butti via tutti i soldi a feste o ragazze di strada?"
Come se a lui fosse tenuto dover rendere conto dei propri soldi! Ma questo non lo disse, doveva cercare di risolverla presto e bene, era già in ritardo.
"Senta, che le costa aspettare? Aspetti solo fino a martedì e chiudiamo la storia, no?"
"No, non credere che stavolta te la passi con tutta questa facilità. Se non hai trentamila yen, dammi anche solo un acconto e martedì il resto. Diecimila per adesso, e sono generoso."
"Die... ma chi si crede di essere, un gangster?"
Questa gli uscì di getto e senza neanche pensarci, pensando ai suoi risparmi che venivano intaccati per una scemenza simile e che non avrebbe riavuto tanto presto quei diecimila yen mancanti, così come il resto che avrebbe dovuto pagare dopo. La battuta fu controproducente e fece solo irritare l'affittante, che avanzò un passo per mettere in risalto la sua stazza.
"No, solo un affittante che sta per incazzarsi e che, ti ricordo, è anche un macellaio." la minaccia era ovviamente vuota, giusto per spaventare "E aggiungerei che ti sbatte subito fuori dal suo monolocale a calci in culo se non ti decidi. Allora che vogliamo fare?"
E cosa si poteva fare? E dire che gli sarebbe bastato solo aspettare lunedì, il vero giorno in cui l'avrebbero pagato, contrariamente a quanto aveva detto al signor Watanabe per temporeggiare di un giorno. Se solo fosse andato tutto bene, altro che affitto! Tuttavia, visto che non si poteva insistere sulla cosa, dovette arrendersi. Frugò nella tasca e tirò fuori un pezzo da cinquemila.
"Le do gli altri quando torno, ora non ce li ho qui." << E intanto pulisciti quel grosso culo con questi, lardone schifoso! >>
"Guarda che non mi fai fesso, più tardi ti vengo a cercare" promise e oltrepassò il ragazzo, che lo mandò all'inferno mentalmente e si addentrò nel vicolo. 
Come aveva immaginato, la giornata cominciava male. Almeno il motorino gli fu comunque amico e partì senza troppi dei soliti lamenti quando doveva mettersi in moto, consentendogli così di muoversi con più facilità nelle strade affollate di Tokyo. Questo gli consentì di recuperare il lieve ritardo causato dal signor Watanabe e arrivare solo poco dopo il solito orario. Entrò nel locale e trovò Ayame già in divisa da lavoro dall'altra parte del bancone. La ragazza - un concentrato di gioventù, esuberanza e tanta voglia di fare - salutò Naruto a suo modo quando lo vide entrare.
"Leggermente in ritardo, eh, Naruto-kun?" ridacchiò.
"Capirai, chi volete che venga ad appesantirsi di ramen alle otto di mattina?"
"Qualcuno a cui può venire in mente di mandare giù anche un po' di riso o wakame, tu che pensi?"
"Sull'insegna fuori c'è scritto "Ramen da Ichiraku" e tutto il locale emana odore di ramen. Secondo te si può pensare che qui si venda anche qualche cosa per colazione?"
Ayame fu sul punto di ribattere, arrivò però il signor Teuchi che mise a calmare gli animi. Assieme a lui uscirono anche tutti i vapori del cucinino.
"Calmatevi, ragazzi, su. Naruto, visto che sei arrivato, aiuta Ayame a preparare qualche porzione da servire già pronta."
Naruto aveva prevalentemente il compito di fare le consegne delle ordinazioni che arrivavano al locale, ma come aveva giustamente fatto presente, non c'era nessuno di prima mattina che potesse fare ordinazioni di ramen, così aiutava anche a preparare delle porzioni e in tal modo aveva imparato a farle anche per sé a casa. A dire la verità, quella era l'unica cosa che sapeva prepararsi da solo e quasi l'unica che mangiava a pranzo e cena, sembrava fosse capace di vivere solo di quello. Ayame, una volta, aveva pure provato a insegnargli a cucinare qualcos'altro, ma nulla che Naruto avesse voglia di imparare quanto il ramen.
"Se inviti una ragazza casa tua, poi cosa fai, le dai da mangiare solo ciotole intere di ramen?" così lei gli aveva detto in quell'occasione.
Adesso guardava Naruto che, col camice infilato, affettava spaghetti e verdure come se fosse abituato a farlo da una vita.
"Come si vede che a casa non ti prepari altro" commentò.
"Nee-chan, piantala."
"Piuttosto, quando la smetterai di girare con quel motorino ammaccato? Davvero devi spiegarmi cosa te ne fai di quello quando hai un boli..."
Naruto già aveva previsto dove la ragazza volesse arrivare, quindi la mise tempestivamente a tacere tappandole la bocca con la mano, facendo anche segno col dito di fare silenzio.
"Parla piano, maledizione! Vuoi che qualcuno venga a sapere di Kurama?"
"Che diavolo ti prende?" Ayame allontanò la mano "Perché dovresti tenerla nascosta quando mi ci hai portato tu in giro praticamente per mezza Tokyo?"
"Quello era un caso diverso, sai che volevo solo impressionarti."
Ed era stato un errore, oltre che un tentativo per nulla fruttuoso. Sì, la prima volta che il signor Teuchi lo aveva accolto nel suo locale per dargli il lavoro e aveva conosciuto anche Ayame, aveva pensato che fosse il tipo di ragazza abbastanza carina da portare fuori. Così aveva pensato che non esistesse metodo migliore per far colpo che quattro ruote, qualche centinaio di cavalli e otto cilindri. Per un po' aveva funzionato e Ayame si era anche divertita, ma alla fine del giro, quando Naruto le aveva proposto di salire da lui, era stata abbastanza diretta anche col suo tono ridente "Guarda che mi hai impressionata, ma mica così tanto. Da un ragazzo io voglio uno di questi." e aveva cercato di afferrare quello che aveva in mezzo alle gambe "Capito, Palle mosce?"
La serata si era quindi conclusa con quell'appellativo e quella sfottitura che a Naruto non erano andati tanto a genio. Così dalla ragazza aveva ottenuto un rapporto molto simile a quello tra fratello e sorella, tant'era che a volte la chiamava anche "nee-chan", ma in fin dei conti non gli dispiaceva troppo. Assimilata la delusione, poteva andare bene anche così.
La mattinata lavorativa ebbe solo due consegne per Naruto, in destinazioni neanche troppo lontane e che gli consentirono di finire in un'ora. Verso mezzogiorno poté tornare dietro il bancone. Poi, nel giro di mezzora, cominciò a venire chi voleva consumare il pranzo in quel locale. A entrare furono un ragazzo accompagnato dalla sua ragazza; la prima caratteristica di lui che balzava subito agli occhi era che aveva i capelli più neri e scuri che Naruto avesse mai visto, e dello stesso colore era il suo vestiario costituito da canotta nera sotto un cappottino di pelle nera e pantaloni con cintura anch'essa nera. Il colore sembrava fatto apposta per lui e per rappresentare quell'espressione costantemente atona. La ragazza, al contrario, aveva la particolarità dei capelli rosei come un ciliegio ma il suo aspetto non lasciava trasparire nulla di delicato: un semplice top rosso fino al ventre e pantaloncini a jeans attillati molto corti. Al contrario del suo accompagnatore, non sembrava molto contenta di essere lì dentro.
"Ramen? Fai sul serio, Sas'ke-kun? Ramen?"
"Non dicevi che ogni volta che usciamo a pranzo mangiamo ogni genere di cosa che abbia pomodori?" chiese il ragazzo chiamato Sasuke con un tono di indifferenza "Non sei contenta che per una volta cambiamo un po'?"
"Io credo che tu lo faccia apposta. No, anzi, ne sono sicura. La volta buona che si mangia qualcosa di diverso, mi porti in un locale dove soffoco per il caldo e i vapori."
Sasuke emise un pesante sospiro, segno che anche lui poteva essere annoiato, anche se non lo lasciava vedere. Si mise a sedere al bancone e l'attenzione gli cadde subito su Naruto, che aveva assistito alla scenetta e osservava ancora i due.
"Che hai da guardare, biondino?"
"Niente" rispose lui il meno astiosamente possibile. Era già sicuro che non gli piacesse "Che vi preparo?"
"Qua si fa il ramen, no? Che domande fai?" era certamente un tipo che non sopportava le domande inutili "Faccene due porzioni."
"Non ho mica detto che lo voglio pure io" ribattè la ragazza.
"E allora non mangiare, se meglio credi."
Capendo che sarebbe stato inutile discutere, anche lei si mise a sedere e sbuffò rassegnandosi alla decisione di Sasuke, con ciò Naruto intese che il numero due delle porzioni era ancora valido. Quando li servì, lei fregò al ragazzo un pezzo di guanciale da condimento come piccola vendetta, la linguaccia lo fece anche irritare un po' di più ma non ribatté. Naruto fu sul punto di lasciarli in santa pace a mangiare e tenersi più lontano possibile dal ragazzo con la scusa di prendere dell'acqua dal magazzino, quando fu proprio quel Sasuke a richiamare la sua attenzione ancora prima che andasse dall'altra parte del bancone.
"Quel motorino là fuori è tuo?" chiese di punto in bianco.
"Sì, e quindi?"
"E quindi ti avviserei che ha il culo quasi a terra per quanto è sgonfia la ruota posteriore."
"Forse, ma non ha ancora nessun problema a camminare. Grazie della premura, prima o poi me ne occuperò."
"Era solo un consiglio. Non sai che motori e affini vanno trattati come le donne?" e qui prese a braccetto la sua, che sorrise divertita.
<< Meglio di come tratti la tua, sicuramente >> pensò Naruto uscendo per andare nel magazzino sul retro, anche se la ragazza non sembrava dello stesso pensiero, per quanto ridacchiava. Sembrava stare più che bene col suo Sasuke, nonostante il suo carattere particolare.
Tornato dentro, oltrepassò il bancone cercando di ignorare i due e andò a posare la cassa delle bottiglie nel cucinino. Cominciò a metterle nella cella frigorifera, anche se il ripiano delle bottiglie d'acqua era vuoto per meno della metà.
"Quello lì davvero non ti va a genio, eh?"
"Teuchi-san, l'ha proprio detto."
Ma alla fine dovette andare lui a far pagare il conto quando i due ebbero finito di mangiare. Il ragazzo di nome Sasuke, però, mise sul bancone più delle banconote che servivano a pagare il pasto per due.
"Tieni, goditi un extra" e se ne andò con la sua ragazza senza dire nient'altro, lasciando dietro di sé un Naruto a bocca aperta, allibito. Prese in mano i soldi e li stette a guardare con un'espressione tutt'altro che contenta in faccia.
Aveva chiaramente capito a cosa alludesse quell'extra in più, così si disfece del grembiule da cucina che buttò a terra e uscì a grandi passi in strada. I due erano ancora lì, si avviavano verso un'auto parcheggiata in fondo al viale. A guardare quella Mercedes SLR di un nero scintillante, con un ventaglio a coccarda bianco e rosso raffigurato sul cofano e delle fiamme rosse integrali lungo le portiere, Naruto intuì che doveva trattarsi di uno di quei ragazzi ricchi fin sotto le mutande che potevano permettersi i migliori sfizi e molto di più, si maledisse per non averlo capito subito da quel cappottino di pelle. E lui, proprio lui, si era lasciato fare l'elemosina da una di quelle persone che lo aveva visto come uno squattrinato che non poteva neanche permettersi il meccanico, cosa che lo fece arrabbiare di più. Se prima non gli piaceva, adesso era certo di odiarlo.
"Ehi! Aspetta un attimo!"
Non lo fece, si limitò solo a gettargli un'occhiata con la coda dell'occhio mentre continuava ad andare verso la macchina, perciò dovette andargli dietro.
"Chi diavolo credi di essere? Un extra a me come se fossi un barbone?"
"Non disturbarti a ringraziare come le persone normali."
"Chiariamo una cosa!" proprio quando raggiunse la vettura, lo afferrò per la spalla per farlo girare e lo mise di schiena contro la portiera, sventolandogli in faccia i soldi in più "A me non serve l'elemosina per il motorino, chiaro? Io lavoro per guadagnarmi da vivere, quindi figurati se ringrazio perché un riccone figlio di papà mi prende per un pezzente!"
"Levami le mani di dosso!" lo fece da sé scostandole via. Una sistemata al cappotto e rispose subito all'astio di Naruto "Ora chiarisco io una cosa: non sono uno di quegli schifosi viziati che si fanno coccolare e riempire le tasche di soldi da mamma e papà. Quello che io voglio lo ottengo da me, hai capito?"
"Proprio quello che ti ho detto io."
Mentre da una parte intervenne la ragazza preoccupata per cercare di calmare Sasuke, dal negozio uscirono Ayame e il signor Teuchi per richiamare Naruto dentro, ma nessuno dei tre si avvicinò per tirare via il proprio ragazzo. I due stavano in un ravvicinato confronto faccia a faccia, sfidandosi in silenzio, finché Sasuke non fu quello che si spazientì per primo.
"Allora che vogliamo fare?"
"Facciamo che tu ti riprendi quell'extra che mi sta sulle scatole e mi levi la tua brutta faccia davanti, ecco cosa."
"Ma tienitelo, sai pure tu che serve più a te che a me" concluse girandosi e facendo per aprire la macchina.
Quell'ultima provocazione, però, scatenò la scintilla, Naruto lo spintonò per farlo sbattere contro la portiera. Quando fece per andargli addosso, Sasuke lo sorprese e si girò assestando un pugno che fece barcollare il biondo indietro e lui in avanti. Non gli diede pace e gli andò addosso prendendolo alla vita, tutti e due caddero a terra con lui sopra. Prima che fosse tempestato di pugni, Naruto ribaltò entrambi e, una volta su, cominciò lui a scaricare colpi. Ebbe il tempo di darne solo due prima che l'altro riuscisse a bloccargli il braccio e poi a spingerlo via, poi ne approfittò per tornare in piedi e addossò di nuovo Naruto. Stavolta nessuno finì a terra, ognuno cercava di prevalere sull'altro, Sasuke gli affondò due pugni nello stomaco, Naruto si buttò su di lui spingendolo contro la macchina. Cercò di colpirlo, però Sasuke lo agguantò e di nuovo si buttò di peso insieme a lui, ma a finire di sopra fu Naruto. Prima che provasse di nuovo ad attaccare fu afferrato alle spalle da Teuchi e allontanato dal ragazzo a terra.
"Basta, Naruto! Ora basta!"
"Va all'inferno, bastardo!" gridò Naruto a Sasuke, che si fece aiutare dalla ragazza a tornare in piedi e si ricompose.
"Sas'ke-kun, per favore." supplicò lei "Lascialo perdere, andiamo via."
Si girò a guardarla e ciò sembrò bastare a convincerlo. Fece per andarsene ma non smise di guardare Naruto finché non montò in macchina insieme alla compagna. Quando se ne fu andato lasciando l'eco dell'assordante rombo di motore nella strada, Teuchi lasciò andare Naruto anche se aveva già smesso di dimenarsi.
"Naruto, ma che ti è saltato in mente?" gli gridò "Ti metti a fare a botte fuori dal locale?"
"È stato quel bastardo a provocarmi! Viene fare l'elemosina a me e me lo sbatte pure in faccia!"
"Cretino che non sei altro!" intervenne Ayame "Ma l'hai almeno riconosciuto? Sai chi sono gli Uchiha?"
Rimase in silenzio. Sì, il nome lo aveva già sentito. E anche altri che, abbinati a quello, gli tornavano in mente: Madara, Izuna e Fugaku, tutti e tre Uchiha, i proprietari di una società che li aveva resi una delle famiglie più potenti di Tokyo e dintorni. Ayame si accorse che Naruto aveva capito di cosa stesse parlando.
"Esatto, idiota. Quello che hai pestato era uno dei figli di Fugaku Uchiha, nonché nipote di Izuna e Madara Uchiha."
"Uchiha? Sasuke Uchiha?"
"Uchiha, sì. E tu hai messo le mani addosso a quello che un giorno avrà fra le mani una fetta dell'intera Tokyo."
I più preferivano tenere il silenzio a sentir nominare il nome di quella famiglia che possedeva praticamente mezza città. Non c'era da meravigliarsi della preoccupazione di Teuchi-san e di Ayame, ma lui non condivise il loro timore e pensò solo che quel Sasuke non potesse che stargli di più sulle scatole. Poi si ricordò di qualcosa che lui stesso aveva detto: che non era un viziato rampollo di famiglia, badava a se stesso per quello che voleva. O giocava a fare il ragazzo emarginato che si era in un certo senso allontanato un po' dalla famiglia e quindi non c'era da preoccuparsi che intervenisse questa per fargliela pagare... o stava bluffando e allora si era messo in guai più grandi di lui.
Fu più propenso a credere alla prima ipotesi. In quel momento non ci aveva fatto caso perché preso dalla rabbia, ma quel Sasuke aveva manifestato il desiderio di libertà e di indipendenza che aveva anche lui, a pensarci ora era difficile credere che se lo fosse inventato.
"Ormai è fatta. Torna dentro, datti una sistemata" lo incitò Ayame, incitazione che Naruto seguì sovrappensiero.
 
La giornata era stata da dimenticare. Di notte, però, quando il sole calava, tutto diventava un'altra storia, e Tokyo era la sua città.
Sì, il giorno era tenuto a stare su quel due ruote che ancora camminava quanto bastava pur non potendosi permettere brusche frenate o accelerazioni, che comunque non avrebbe potuto fare in mezzo alle strade trafficate. Ma la sera, quando le strade erano più libere e le luci della città tracciavano le forme dei palazzi e di tutta la metropoli, quello era il momento in cui Kurama poteva uscire allo scoperto. Naruto si fermò dopo aver raggiunto quella parte di strada che preferiva come suo campo di allenamento, dove a distanza di un quarto di miglio iniziava la doppia curva. Premette a intervalli l'acceleratore facendo restare la vettura ferma sul posto, il motore fece sentire il suono dei giri, in attesa di scatenarsi di più alla partenza. C'era solo da aspettare la luce rossa del semaforo all'incrocio scattasse al verde e Naruto avrebbe fatto correre quella bellezza di Toyota Supra che aveva per auto, intanto il motore ruggiva come sembrava ruggire la volpe arancione sulla carrozzeria, una rappresentazione che iniziava con un ringhio demoniaco e finiva in una ramificazione di nove code fiammeggianti sul cofano posteriore fin sotto l'alettone.
Quando arrivò il segnale, mano e piede fecero tutto nel giro di mezzo secondo, innestando la marcia e premendo l'acceleratore fino in fondo, Kurama partì con una sgommata affumicante. La velocità si fece sentire subito, in meno di venti metri percorsi i giri furono portati al massimo e la marcia successiva fu inserita. A quarantacinque metri salì in terza. La quarta e la quinta furono scalate vicino ai cento metri e infine, a metà di quel tratto, il resto fu fatto in sesta.
Naruto si sentì proiettato da tutta quella velocità all’indietro contro il sedile, ci furono diversi momenti in cui il cuore aumentava in maniera forsennata i battiti e lui pensava di perdere il controllo dell'auto, mentre attorno a lui i palazzi scorrevano in un rapidissimo tunnel di luci e colori e la curva in fondo alla strada si avvicinava, si avvicinava inesorabilmente. Quando valutò l'istante adatto per agire, riprese il controllo dei suoi nervi e scalò in quinta, tirò il freno a mano e, girando tutto il volante, si mise in sovrasterzo. Kurama obbedì agli ordini ricevuti e affrontò la prima parte della curva con una tale derapata da mettersi più trasversalmente all'asse della carreggiata, le gomme che lasciavano segni sull'asfalto e innalzavano sbuffate di fumo per quanto stridevano. Poi, nel momento di affrontare la seconda curva consecutiva, Naruto girò lo sterzo dalla parte opposta e diede un'accelerata al motore, la macchina girò il posteriore sul lato opposto e affrontò il tratto... ma poi, proprio alla fine, la traiettoria si rivelò molto più stretta di quella voluta e una repentina perdita di aderenza provocò il testacoda. Cercò di riprendere il controllo della macchina con sterzo e freni mentre il mondo gli vorticava tutto davanti, i Kami lo assistettero giusto il tempo di fermarsi prima di sfondare il guardrail.
Adesso il cuore gli batteva più forte di prima, si asciugò la fronte bagnata di sudore e recuperò a grandi boccate il fiato che aveva trattenuto senza accorgersene. Anche Kurama sfiatò dal cofano tutto il calore che si era accumulato nel motore, espirando con un suono simile a qualcosa che friggeva. Naruto si guardò dietro, le scie delle ruote erano rimaste impresse sull'asfalto e mostravano la pericolosa manovra effettuata e il testacoda.
"Cazzo, ma perchè?" imprecò gridando.
In un ennesimo tentativo, aveva sbagliato ancora. Provava e riprovava ogni sera e ogni volta Kurama si destreggiava in velocità come poche altre macchine, ma nel drift finiva col sbagliare sempre qualcosa. Cosa diavolo c'era di sbagliato in quello che faceva, dov'era l'errore fra tutte le sue manovre?
Decise comunque che per quella sera ne aveva abbastanza. Falliva spesso e c'erano volte come questa in cui aveva rischiato davvero, e in quelle occasioni il sangue gli si sbolliva abbastanza da indurlo a calmare se stesso e la macchina almeno fino alla volta successiva. Riaccese il motore, che mostrò di essere ancora in buono stato, e partì solo per andarsene a casa con quella frustrazione. Di certo i Kami avevano deciso che quella non doveva essere giornata né serata per lui.


SPAZIO AUTORE
Ehilà, salve! :) Da ben più di un mese non mi faccio vivo su questo sito per cause varie, ma eccomi che torno con una nuova fanfic fresca fresca di fabbrica (e trovo anche nuova modalità di pubblicazione delle storie! Sono proprio stato via per troppo tempo, eh?). E come avrete sicuramente potuto notare, il tema stavolta è quello di... Fast and Furious! Già da tempo avevo in mente di buttare giù questa storia ma poi avevo deciso di accantonarla. Beh, sono contento di averla voluta riprendere perchè grazie a questa mi è tornata la voglia di scrivere che avevo un tempo. Prima di salutarvi e lasciarvi recensire, faccio una precisazione: sicuramente le cifre in yen che ho inserito vi possono sembrare esorbitanti, ma in realtà non lo sono così tanto: diecimila yen valgono circa cento euro oppure appena centotrenta dollari americani, e trentamila yen sono trecentottanta euro circa, quindi leggerete più spesso queste cifrette enormi :D.
Per finire, avviso e ricordo per chi già lo sapesse che ho già una fanfic in cantiere e ancora non so come mi regolerò per gestire tutte e due, ma comunque cercherò di continuarle come meglio ci riuscirò. Con questo vi saluto e vi ringrazio fin d'ora per le visite e le recensioni :) ciao a tutti!

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Capitolo 2
*** Underground ***


Riconobbe le strade, le vie dove aveva trascorso tutta la vita prima di trasferirsi e cercare l'indipendenza. Il quartiere non era nulla di che, gli edifici erano addossati l'uno all'altro in modo tale da non creare neanche uno spiraglio di vicolo, c'erano solo le strade principali dall'asfalto coperto di buche sui lati e larghe abbastanza da lasciar passare due file di macchine. Naruto fermò la macchina prima di addentrarsi nel quartiere, sapendo che non sarebbe passata inosservata a troppi curiosi e non gli piaceva che si girasse troppo intorno a Kurama con chissà quali intenzioni.
Percorse le strade a piedi, vedendo tutto come se lo ricordava, una specie di squallore generale dai tetti bassi con le antenne televisive a malapena raddrizzate e vecchi in canottiera dalla pancia prominente sui balconi a non fare nient'altro che stare seduti. Eppure, in quel quartiere che era la decadenza fatta, c'erano dei bambini che trovavano il loro svago fra il rincorrersi o il giocare a pallone in mezzo alle strade. Naruto non era stato esattamente come loro, ciò che i ragazzini trovavano nei giochi comuni lui lo trovava nell'officina di suo padre. Quando lo vedeva lavorare bastava un attimo per concentrarsi su valvole, pistoni, cilindri e tutto quello che c'era da vedere sotto il cofano di un'auto, e di certo non aveva perso occasione di farsi insegnare parecchie cose. Adesso, volendo, era benissimo in grado di occuparsi di Kurama per qualsiasi cosa, sia che avesse una parte guasta da rimuovere o da cambiare.
Andò fino in fondo alla strada, la saracinesca dell'officina era aperta e il muso di una macchina sporgeva con il cofano anteriore aperto. Il meccanico che se ne occupava era chinato fino quasi a ficcarci dentro la testa, rialzandosi mostrò una zazzera bionda quanto quella di Naruto e anche più folta. Pulendosi le mani in uno straccio, Minato si girò e notò il suo arrivo.
"Ehi, Naruto."
"Come va, è un secolo che non ci si vede."
"Vieni qui un attimo." Minato esortò il figlio a dare un'occhiata al motore in riparazione "Che mi sai dire?"
"Che questa carretta non ripartirà più, neanche se cambi tutto quanto" dedusse dopo uno sguardo veloce, segno che non aveva perso l'occhio per queste cose.
"Bene, mi fa piacere sapere che non perdi l'abitudine. Quindi tratti ancora la tua macchina come si deve?"
Questo era talmente scontato da non avere neppure bisogno di rispondere. Kurama era l'auto che Minato aveva rimediato da uno sfasciacarrozze prima ancora che lo demolisse. Era praticamente certo che quella Toyota non fosse più capace di muoversi, ma dopo averla presa se l’era portata nell'officina e aveva fatto miracoli, trasformandola nel fuoristrada che era adesso e facendone il regalo per la maturità di Naruto. Il ragazzo ne era così estasiato da averla guidata per tutta la notte, scegliendole il nome che la volpe con tutte quelle code raffigurata sulla carrozzeria gli aveva ispirato: Kurama, le nove lame.
"Stessi cerchi in lega Wolfrace da diciotto pollici, stessi duecentonovantacinque cavalli e stesso disegno integrale. Tale e quale a quando l'hai vista l'ultima volta."
"Questo è il mio ragazzo!"
Gli diede una scompigliata di capelli e, con lo stesso sorriso sornione di tutti e due, per un attimo padre e figlio sembrarono essere la stessa persona. La somiglianza era favorita dalla differenza di età che li separava, non si distanziavano neanche di vent'anni, cosa dovuta al fatto che Minato era diventato genitore molto giovane. Insieme a Kushina, la donna la cui voce si fece sentire da dentro il garage.
"Naruto, lo so che ci sei! Muoviti e vieni subito ad aiutare!"
I toni non ammettevano decisamente repliche, Minato e Naruto si scambiarono quel rassegnato sorriso d'intesa che voleva dire "ma chi ce l'ha fatto fare?", riferito a Minato sul ritrovarsela come moglie e a Naruto sul ritrovarsela come madre. Entrò e trovò sua madre intenta ad aprire scatoloni che contenevano diversi pezzi di ferraglia usati. Già dal primo momento che la vide, però, la donna ebbe di che provocare il suo disappunto.
"Che diavolo, mamma! Tutti quelli che entrano qui devono vederti con le natiche praticamente di fuori?"
Il commento era riferito a come Kushina era inginocchiata in maniera tale che i jeans attillati e vita bassa lasciavano intravedere parte del bacino, perfino la cascata di capelli rossi sembrava spostata apposta per metterlo in mostra. Kushina s’issò sulle gambe e lo guardò contrariata poggiandosi le mani sui fianchi nel suo atteggiamento autoritario che non cambiava mai. Tante volte, come adesso, dava l'impressione che credesse di essere ancora la stessa ragazza esuberante e indipendente di anni prima - e l'aspetto così giovanile l'aiutava molto di più a credersi tale -, e che avere figli non l'avesse resa molto materna sin da quando aveva sedici anni. Addirittura non aveva problemi, come ora, a stare con una semplice maglia senza maniche, dove al di sotto il petto era evidenziato.
"Senti un po', moccioso, perché non provi a pensare a come ti devi vestire tu e ti fai un bel pacco di affari tuoi?"
"Che diamine... e tu non le dici niente, papà? Così la prendono per una di strada!"
"Perché dovrei? A me piace, e comunque sotto quei vestiti ci posso entrare solo io. Dico bene, tesoro?"
"Non sai quanto bene, amore!"
Naruto si girò dall'altra parte, schifato e domandandosi come fosse possibile di essere nati dai geni di due persone simili.
"Nii-san, che ci fai qui?"
Arrivò l'unica persona che gli diede la speranza che in famiglia ci fosse ancora un pizzico di sanità mentale. Nagato stava controllando le forniture di alcuni pezzi prima che si accorgesse della presenza del fratello.
"Nagato" disse Naruto "non sai la pena che provo per te sapendo che ti tocca restare con questi due qui."
Il fratello minore di due anni formò un sorriso rassegnato "Beh, tocca farci l'abitudine."
"Come? Come si fa a farci l'abitudine a... a quello?" alluse e indicò il modo in cui i due stavano così appiccicati e si scambiavano tali sottintesi da sembrare che volessero fare i loro doveri coniugali lì in garage "Non ti viene il voltastomaco a vederli tutto il tempo così? E la notte come riesci a dormire?"
"Ma che problema hai? Guarda che è una cosa normale."
"Se lo dici tu..."
Benché fossero fratelli, talvolta sembravano l'uno l'opposto dell'altro. Naruto aveva preso i raggianti capelli biondi del padre, Nagato quelli rossi della madre. Il primo spesso progettava pazzie assurde, il secondo era decisamente più assennato. Perfino gli occhi erano diversi, quelli di Nagato erano di un azzurro molto più spento di Naruto, quasi erano grigi. Nonostante ciò, non c'erano dubbi che fossero fratelli di sangue.
Naruto lo prese sottobraccio e approfittò del momento idilliaco di Minato e Kushina per prenderlo da parte "Piuttosto, Nagato, ho bisogno che mi fai un favore."
"Ti pareva." sospirò rassegnato "Capiterà mai che tu venga qua senza nulla da chiedere?"
"Mi serve il nos. Riesci a procurarmi un paio di bombole?"
"Che? Due...!"
Naruto dovette mettergli la mano davanti alla bocca per non fargli alzare troppo la voce, il tempo per Nagato di riprendere il controllo e parlare a voce più bassa "Due bombole di protossido di azoto? Se devi farci quel che penso, ti rendi conto che tanto nos potrebbe farti saltare in aria?"
"Insomma, puoi o non puoi?"
"Innanzitutto dimmi perché dovrei, visto che so quanto sei fuori di testa."
"Dai, farò attenzione."
"Raccontane un'altra."
"Perché... sei mio fratello e posso contare su di te?"
"Non attacca."
"Oh, andiamo! Mi credi così scemo da pensare che vada a morire apposta? Poi vedrai che ti ridò anche i soldi."
"Non è questo il pun..."
La discussione fu interrotta dall'improvviso arrivo di una terza persona, che appena scesa nel garage era andata addosso a Naruto e lo abbracciava bloccandogli anche le spalle.
"Onii-chaaaan! Che bello, sei tornato!"
Naruto cercò di liberarsi dall'abbraccio eccessivo della sorella. Ormai non si chiedeva più come Naruko facesse a sentire la sua presenza ogni volta che si avvicinava, pensava che la cosa potesse essere dovuta al fatto di essere gemelli. Erano quasi uguali, perfino nei lineamenti del volto, ciò che essenzialmente li distingueva erano i capelli di lei che erano raccolti in due lunghe code... e anche che continuava a essere la stessa ragazzina pure con la bellezza di vent'anni, al contrario del fratello gemello al quale era sempre così esageratamente affezionata.
"Naruko, lo stai soffocando."
"Onii-chan, mi porti a fare un giro sulla tua macchina?"
"Ancora? Me lo chiedi ogni volta che mi vedi, non sei mai contenta?"
"Ti preeego."
"No, gli occhi che supplicano non funzionano. E comunque sono di passaggio, adesso me ne sto..."
Interruppe la frase circa i suoi intenti quando si rese conto che sua madre aveva interrotto quel suo momento di effusioni di prima e gli era arrivata dietro imperiosa.
"Dove pensi di andare, Naruto? Mi devi aiutare a sistemare gli attrezzi e così farai. Nagato, finisci di controllare le forniture. E tu, Naruko, fila di sopra."
"Ma okaa-san, voglio fare un giro sull'auto con Naruto-niichan."
"Più tardi. Ora i tuoi fratelli hanno da fare. Muovetevi, ragazzi."
Senza ribattere nulla, Naruto seguì la madre per lasciarsi dire cosa dovesse fare, ma prima gettò al fratello un'ultima occhiata del tipo "conto su di te". Nagato altro non poté fare che accettare con rassegnazione, sapendo che Naruto era il solo che poteva vincere una discussione fra loro.

Nagato era stato di parola e il signor Teuchi non aveva tardato a dargli la paga di lavoro. C’erano voluti giorni ma ora Naruto poteva davvero dire che non gli mancasse nulla. Guardò i pulsanti rossi sul cruscotto, abbastanza distanti l'uno dall'altro in modo da non premerli accidentalmente assieme. Come detto da Nagato, troppo di quel gas poteva provocare un bel botto se usato tutto in una volta, era quindi più sicuro attivare una bombola alla volta e allo scopo Naruto aveva aggiunto quella miglioria. Quei pulsanti adesso erano lì, tentatori, avrebbe dato non so cosa per azionarli subito, ma la vera velocità di Kurama doveva aspettare ancora un po' per essere scatenata. Per il momento procedeva a passo d'uomo, e se sapeva dove andava, non doveva mancare molto alla destinazione. Da un po' aveva notato che le strade, benché illuminate, erano del tutto deserte, non c'era neanche un'anima viva a piedi. Questo lo induceva a pensare che le strade fossero sgombre per ciò che sarebbe successo quella sera, oltre a essere sicuro di essere quasi arrivato se aveva raccolto le giuste informazioni. Solo una svolta in fondo alla strada e trovò ciò che cercava, scese nel parcheggio, sentendo già adesso provenire dai piani inferiori quel suono ritmato che gli faceva pulsare più forte il cuore nel petto. Quando arrivò alla fine della discesa a curva, entrò nel mondo che aveva cercato e che riconobbe come quello a cui apparteneva.
Era solito percorrere le vie di Tokyo in pieno giorno e in motorino, quindi non era nulla di speciale vedere tanta gente attraversare le strade in fiumare di popolazione. Eppure era convinto di non aver mai visto una tale miriade di persone ammucchiate tutte in un solo posto. Tutto il piano seminterrato era così gremito da pensare che non ci fosse nemmeno lo spazio di muoversi liberamente a piedi, a malapena per una macchina che doveva per forza procedere pochi centimetri alla volta. Ma a Naruto questo non importava, era troppo preso a guardarsi intorno, perché sembrava proprio che le ragazze migliori che ci fossero in giro camminassero avanti e indietro davanti all'entrata come a dare una sorta di benvenuto speciale a chiunque arrivasse. Ebbe anche l'impressione che qualche bellezza che gli passava accanto avesse notato la sua auto e solo per questo gli sorrideva e ammiccava. Più avanti si sentiva provenire una musica rap americana a tutto spiano, chiunque si trovasse in quel determinato spazio era intento a ballare con frenesia, con le ragazze che attiravano ragazzi con movimenti suadenti di bacino e gambe, e tutti agitando in alto le braccia.
Più andava avanti, più c'era da vedere. Il tutto era un parcheggio seminterrato ma grande quasi quanto un centro commerciale, quel posto era fatto per avere quanto più spazio possibile... e anche se qui le macchine dovevano solo essere parcheggiate, non poteva essere usato meglio di così! La parte che più lo interessava era poco oltre, dove scorse un'altra ammucchiata di gente situata in un ampio spazio alle cui estremità opposte c'erano posteggiate file di auto, l'una più mozzafiato dell'altra con le proprie carrozzerie dai colori splendenti alle luci del locale e con i propri disegni integrali e scritte da sballo! Trovò posteggio in fondo a una delle file e, una volta sceso, poté ammirare più da vicino tutte quelle bellezze su quattro ruote che aveva sotto agli occhi. Molte di esse avevano i cofani anteriori aperti per far sì che i proprietari mettessero in mostra i propri potenti motori, oppure perché questi gli davano un'occhiata e li controllavano prima di spronarli al massimo in gara; qualcun altro, invece, si limitava solo a pomiciare con una o più ragazze insieme stando appoggiati all'auto, o anche solo per parlare in gruppi. A mano a mano che camminava - piano per non perdersi nulla - vedeva di tutto e di più, ogni genere di motore dentro ogni genere di auto, qualcuna più e qualcun’altra meno potente della sua. Chiaramente non erano tutte lì per correre, ad alcuni bastava semplicemente guardare le gare o divertirsi in altri modo, ma lui avrebbe dato qualunque cosa per essere fra quelli che avrebbero gareggiato quella sera, la sola prospettiva lo eccitava da morire. Quello era un ambiente in cui si sentiva di poter diventare il re indiscusso.
Si ritrovò a passare davanti al muso aperto di una Dodge Viper di un viola scintillante, non se ne poteva vedere bene il davanti perché il cofano era alzato, ma sui lati erano raffigurati dei tentacoli articolati di piovra. Il possessore di quel gioiellino era chinato a scrutare il motore, era uno di colore e anche così alto e robusto da superarlo di tutta la testa, i capelli insolitamente biondi tirati all'indietro. Era chiaro che c'era qualcosa lì dentro che per lui non andava e non riusciva neanche a capire cosa fosse. Istintivamente, Naruto si allungò a guardare e scorse il motore 8.3 SRT10 che era anche di una cilindrata bella forte e con parecchi cavalli; gli bastò un'occhiata per individuare il problema.
"Per caso fa un rumore strano quando ingrani o scali?" chiese all'improvviso. Catturò l'attenzione del tipo, che si alzò e si girò a guardarlo, mostrando anche la stranezza di avere degli occhiali da sole poggiati unicamente sul setto nasale, nonostante fosse sera.
"Come, scusa?" domandò.
"Il problema è un po' più in fondo di dove stai guardando." Naruto osò avvicinarsi un po' di più e allungare la mano dentro per indicargli il problema "Quella valvola è difettosa, è fuori posto e il cambio ci sfrega contro quando lo usi. Se vuoi..." non completò le indicazioni e si abbassò allungando la mano, fece qualche movimento un po' sforzato e con qualche strattone. Al che, si rivolse di nuovo a lui "Prova adesso."
Pur perplesso, il ragazzo di colore seguì l'esortazione ed entrò in macchina per testare frizione e leva del cambio, constatando con sorpresa e approvazione che adesso quel rumore fastidioso era sparito e il cambio non era più così duro da effettuare.
"Oh yeaah! Ora sì che va benone, oh sì!" diede una vigorosa pacca sulla spalla a Naruto, gli offrì anche un panno per pulirsi le mani dallo sporco del motore "Amico, sei un grande, grazie davvero tantissimo!"
"Non c'è di che."
"Yo, dai qua."
Allungò il pugno verso di lui in un'esortazione a fare altrettanto. Cogliendo l'invito, Naruto protese il suo e, quando i pugni si scontrarono, nacque subito l'intesa. Un'intesa al rap accompagnata dalla musica proveniente dall'altra parte in fondo al locale.
"#Yo! Io sono Killer Bee e per la mia adorata Lariat ti sono riconoscente, oh sììì!!!#"
"#Yo! Naruto Uzumaki te lo dice, una mia dritta e sei felice! E anche con gli occhiali neri di sera, sei un figo oltremisura, sììì!#"
Parlarono continuandosi a intendere in questo modo fintanto che le nocche dei pugni restavano a contatto. Quando si allontanarono, tornarono a parlare normalmente.
"Non ti ho mai visto qui, bello. È la tua prima volta all'Underground, eh?"
Al sentire quell'ultima parola, Naruto mostrò di non capire e così rispose anche alla domanda a lui posta "Underground? Allora è così che si chiama questo... beh, tutto questo?" alluse all'ambiente in generale con le braccia.
"Yeah, proprio perché siamo in un grandissimo seminterrato. Sei anche da solo, vero?" notò vedendo che non c'era nessuno insieme a lui "Se è la prima volta che vieni qui, come facevi a sapere dove si trova questo posto?"
"Quando lavori in un locale, senti spesso la gente che parla tanto, ancor più se capita che venga qualche Street Racer a ordinare un po' di ramen."
"Ehi, Bee!"
La discussione fu interrotta dall'arrivo di alcuni ragazzi. La prima cosa del gruppo che saltò all'occhio era che erano quasi tutti prevalentemente di colore come Bee, uno di loro era alto e nerboruto addirittura quanto e più di lui, con una ragazza sottobraccio, e di viso gli somigliava anche parecchio. La differenza era che aveva l’intelligenza di non portare occhiali da sole come lui. Un'altra ragazza della comitiva si distingueva per i capelli di un rosso alquanto acceso, mentre un'altra era l'unica del gruppo dalla pelle bianca e aveva un davanzale da far agitare quello che c’era sotto le mutande!
"Allora, Bee" disse uno di loro, bassino, biondo e col bastoncino di un dolcetto infilato in bocca "hai risolto quel problema o ci dovrai convivere?"
"#Tutto a posto, Omoi, i problemi si risolvono, prima o poi! Questo ragazzo qui è un portento, mi ha aggiustato Lariat e adesso non vado più lento!#"
"Non sei mai andato lento." ribatté l'altro tipo corpulento "Non dire scemenze solo per parlare in rima. Piuttosto, chi è lui?"
"#Naruto Uzumaki vi presento, è un tipo che coi motori ha talento, yeah!#"
"Piacere" si limitò a dire Naruto. Il colosso lo guardò per qualche momento studiandolo dall'alto, anche gli altri del gruppo lo guardavano.
"Hai davvero aiutato tu Bee ad aggiustare la macchina?"
"Sì... insomma, non che fosse chissà cosa."
"Beh, allora c’è da dire che sei in gamba. Quel guasto stava dietro a mio fratello da settimane e nessuno riusciva a capire cos'era, mentre tu l'hai messo a posto da solo" nonostante l'aspetto inquietante poté mostrargli approvazione e cordialità sorridendogli. Gli allungò anche il pugno come aveva fatto Bee per salutarlo, ma lui non si mise a rappare mentre fece le presentazioni "Ho anche io un nome, ma è troppo lungo e non me lo ricordo nemmeno, credo sia una roba mezza portoricana e mezza USA. Tu però puoi chiamarmi A."
"A?" Naruto gettò un'occhiata a Bee, cogliendo subito il nesso dell'assonanza "A e Bee?"
"Precisamente, il clan del duo A-B." poi gli presentò uno alla volta tutti gli altri "Lei è Mabui, la mia donna, e gli altri sono Omoi, Karui e Samui."
Fece conoscenza anche con loro coi pugni allo stesso modo di A e Bee, sembrava proprio essere il saluto personale di tutti loro "Nessuno di voi è di queste parti, mi sembra." disse "Siete tutti statunitensi?"
"Chi più e chi meno, mi sembra che Karui sia l'unica sud-americana qui."
"E Rio è molto meglio di quegli statarelli tutti placcati insieme su al nord" commentò l'interessata.
"Solo che lei è una specie di eccezione del suo paese." Omoi mosse il bastoncino del dolcetto dentro la bocca da una guancia all'altra "Tutte le bellezze di Rio hanno delle tette da paura ma Karui non sembra nemmeno averle."
Si pentì di ciò che disse, Karui non sopportò l'osservazione di Omoi e con un poderoso pugno lo fece piegare in due sullo stomaco.
"Un'altra sola parola e ti sfondo di mazzate, bastardo!"
Lo riempì di altri insulti e accanimenti mentre lui restava chinato dal dolore, Naruto aveva sempre pensato che certi argomenti con una donna era sempre meglio non prenderli e quella Karui gliene diede la conferma. Poi lasciò perdere e si rivolse di nuovo ad A "Poco fa hai detto "il clan del duo A-B", giusto? Che intendi esattamente per clan?"
"Si vede che sei nuovo in questa zona della città." rispose A "Per farla breve, ci sono degli Street Racer che insieme formano dei gruppi detti per l'appunto clan. Ogni clan ha un suo garage dove tenere le auto quando non le usano e per ripararle o modificarle. In genere ogni clan prende il nome dal tipo che lo comanda. Nel nostro, ad esempio, siamo io e Bee a capeggiare, da qui il nome "duo A-B", capito?"
Naruto aveva capito eccome. Si guardò intorno e provò solo a immaginare, in mezzo a tutta quella marea di persone, quanti clan potessero esserci e come fossero strutturati "E gli altri clan?"
Fu Mabui, la compagna di A, a rispondergli. Cominciò indicandogli un gruppo che consisteva unicamente in un trio composto da un ragazzo dai capelli rossi e occhiaie marcate, un altro con tutto il viso coperto di tatuaggi tribali e una ragazza dai capelli biondi raccolti in quattro codini alti "Quello è il clan Sabaku, composto appunto dai tre fratelli Sabaku: Temari, Kankuro e Gaara, il fratello minore che però è anche il capoclan. Poi laggiù." accennò a un insieme un po' più grande, lo era quasi quanto il loro "Là c'è il clan Uchiha."
Il nome galvanizzò Naruto. Che si trattasse proprio di quell'Uchiha?
Scoprì di sì. Il clan che Mabui gli indicava era formato da quattro persone e una di esse era impossibile non riconoscerla: la ragazza che stava sempre attaccata a quel Sasuke Uchiha, difficile che quella chioma rosata passasse inosservata e che lui non se la ricordasse.
E a quel punto si sentì l’acido nello stomaco. Se c'era un'unica cosa che poteva rovinargli l'appena entrata in quel mondo di soli motori, corse e adrenalina, sentiva che questa poteva essere solo Sasuke Uchiha.
Però c'era qualcosa di strano: lui non c'era, non era con i membri del suo stesso gruppo.
"E dove sarebbe Sasuke Uchiha?" non aveva bisogno che glielo spiegassero per capire che era per forza lui il cosiddetto capoclan. Del resto, il clan portava il suo nome.
"Mah, non lo so, strano che non sia ancora qui" osservò Omoi.
"Cos'è, quando il bastardo non c'è lascia le redini alla compagna?
A, Bee e gli altri dedussero che Naruto lo conosceva già e non in rapporti amichevoli, questo a giudicare da come ne parlava così malamente da sembrare che, se solo ne avesse avuto l'occasione, l'avrebbe scuoiato.
"Con quello non ci andrei pesante. Se te lo metti contro..."
"Sì sì, lo so, la famiglia Uchiha e tutto il resto. Ma è uno stronzo comunque."
Per distogliere l'attenzione dal discorso, Mabui gli indicò un altro clan dalla parte opposta "Quello è il clan Hyuga, capeggiato da Neji Hyuga. È quel tipo lì."
Si trattava di un tipo alto e i lunghi capelli castani, vestito al modo di uno che se lo poteva permettere, gli occhi erano particolarmente chiari, Naruto li confuse quasi per un violetto chiarissimo ma pensò che fosse a causa della luce lì sotto. Poi, per un attimo, ebbe l'impressione di vederci doppio perché accanto a quel Neji ne vide un altro esattamente uguale. Dovette strabuzzare gli occhi per un po' prima di rendersi conto che aveva preso un altro abbaglio, poiché stava vedendo non un altro ragazzo, bensì una ragazza. Somigliava parecchio al primo se vista a quella distanza, aveva anche i medesimi occhi, ma poi le differenze divennero più evidenti delle somiglianze: oltre a essere un po' più bassa di lui, i suoi capelli erano molto più scuri, un intreccio tra il nero e il blu notte. Come poteva aver scambiato una come lei per un ragazzo? Più la osservava e più si rendeva conto dell'idiozia dello sbaglio.
"Quella è Hinata Hyuga." Mabui aveva notato come Naruto la osservasse "Sia lei che Neji sono parte della stessa famiglia. Gli Hyuga possiedono una buona parte delle industrie motoristiche del Giappone, la merce che producono viene esportata anche al di fuori dello stato e dell'Asia. Qui a Tokyo sono la famiglia più prestigiosa dopo gli Uchiha. O forse lo sono quasi quanto loro."
Quindi anche loro dovevano essere eredi di una bella fetta di quel tipo di torta fatta con l'oro colato e i contanti. Eppure non avevano la stessa aria superiore indisponente che aveva visto l'altro giorno in quel Sasuke Uchiha. Ancor meno sembrava avercela la ragazza, anzi...
Non ascoltò molto altro su quel clan, solo alcuni nomi come Kiba, Rock Lee, Tenten e un altro che era tipo Shito o Shino; i cognomi neanche a far loro spazio nella testa.
"Guarda un po'! E chi si aspettava che quel moccioso venisse pure qui?"
A distoglierlo dai pensieri e a ottenere l'attenzione generale fu quel gruppo di ragazzi visti prima, quelli del clan Uchiha. Naruto era così assorto da quella Hyuga che neanche si era accorto che si stavano avvicinando... e ancor meno chi ci fosse tra loro!
"Eh? Semmai cosa ci fai tu qui."
La ragazza che lo aveva ripreso era grande di qualche anno più di lui, vestita con stivali di pelle, pantaloncini neri attillati e una camicetta viola annodata in vita. Se era riuscito a riconoscerla, non era certo per i capelli di quel particolar cremisi, non quanto l'inconfondibile spocchiosità e il modo in cui si atteggiava poggiando la mano sull'anca piegata. La guardò di sbieco, sopportando a malapena anche la sua presenza.
"Io qui ci venivo mentre ancora ti facevo da babysitter a sedici anni, cuginetto."
"Karin, tu conosci questo qui?" la ragazza di Sasuke certamente lo aveva riconosciuto.
"È mio cugino." spiegò lei "Un povero montato che si crede sempre chissà chi."
"Parla per te, Karin. Guarda che ne è passato di tempo da quando venivi a fare la babysitter... sempre che si possa definire così il portare il proprio ragazzo a casa mia come fosse un motel."
"Ooh, il piccolo Naruto è rimasto con il trauma infantile?"
"Di un po', quanti ne hai mandati via di ragazzi perché avevano l'uccello troppo moscio per te oppure venivano troppo presto? Io ho fermato la conta a dieci quando avevo dodici anni. No, anzi, credo di essere rimasto a quell'undicesimo che ti ha fatto incazzare perché ha voluto infilartelo anche nel posteriore. L'unico buono che hai trovato non ti ha fatto più sedere per giorni interi, mi sembra. Che sfiga, eh?" e decorò il racconto con un ghigno stampato in faccia, inacidendo ancora di più la cugina Karin, che non aveva parole per ribattere.
"Sei solo un piccolo stronzetto, Naruto."
"Tu guarda." intervenne un ragazzo alto e corpulento, dall'espressione quieta e i capelli di un rosso accesissimo "E così adesso abbiamo un altro Uzumaki qui sotto."
"Naruto Uzumaki, quindi." osservò la ragazza rosa "Tu sei quello che ha messo le mani addosso a Sas'ke-kun l'altro giorno."
"Ma dai! Allora è lui quel Mr. Palle d'acciaio che ha preso a botte il rampollo Uchiha?"
"Chiudi il becco, Suigetsu! Tu, biondino, sappi che se sei venuto a completare l'opera, hai scelto posto e momento sbagliato."
"Perché?" rincarò Naruto "Quando non c'è lui, ci pensa la sua ragazza a fare il suo lavoro?"
"Nient'affatto."
Maggior parte della folla si era accalcata attorno ai due gruppi, ansiosi di vedere come sarebbe andata a finire. Dalla calca, però, arrivò una voce sufficientemente familiare, e il suo possessore spuntò fuori dalla marea di persone, costantemente munito di quella che per Naruto era un'aria di boriosa indifferenza e serietà. Quando li raggiunse, Sasuke prese la ragazza a braccetto, che sorrise e si strinse le spalle come se fosse una gatta in una confortevole cuccetta.
"Non ho per niente bisogno di Sakura per sistemare quello che ho lasciato in sospeso." disse, osservandolo dalla testa ai piedi "Quasi non ti riconoscevo senza quel grembiulino da cuoco."
Certamente, adesso che aveva indosso il cappottino lungo e a collo alto sopra la camicia bianca, pantaloni neri e alla testa la bandana nera con la spirale arancione al centro, la differenza c'era rispetto al loro ultimo incontro. Ma ugualmente Naruto non tollerò la presa in giro e fece scattare le nocche dei pugni.
"Hai detto che vuoi sistemare la questione irrisolta? Bene, cominciamo pure ora."
"Ora calma, Naruto." A pose una mano sulla spalla inducendolo a fermarsi "Così ti incasini ancora di più."
"A, vedo che ti sei trovato un nuovo membro che è una testa parecchio calda." osservò Sasuke "Spero che al volante sia più bravo che a prendere a pugni."
"Allora gareggiamo e vedrai che ti faccio la pista."
La sfida di Naruto provocò sospiri e borbotti generali. Non doveva essere cosa da tutte le serate vedere Sasuke Uchiha che veniva apertamente sfidato, batterlo sarebbe stato diecimila volte meglio che fare di nuovo rissa con lui. Il suo avversario sembrava anche mostrare un certo interesse, o forse era una leggera nota di divertimento, ma ovviamente Karin doveva sempre dire la sua.
"E con che cosa lo sfidi, con quel coso che ti ritrovi per motorino? Anzi, scommetto tutto quello che vuoi che sei venuto qui in autobus."
"Perderesti, cara cuginetta, e neanche sai quanto amaramente" e dicendo questo, si avvicinò a Kurama, appostata neanche troppo lontana. Quando la videro tutti alla prima occhiata, il primo giudizio non poteva che essere sull'estetica, finora solo quella poteva definirsi qualcosa di buono.
Ma quando Naruto aprì il muso dell'auto, rivelò la meraviglia che teneva nascosta sotto quel cofano. Al vedere quel motore Evo 2.0 con millenovecentonovantasei di cilindrata, i più rimasero senza fiato, attoniti, alimentando il vociferare che c'era intorno.
"Hai capito il novellino!"
"Wow, guarda qui che roba!"
"E quello lì sotto che cos'è? Che figata!"
La soddisfazione derivò dal vedere l'espressione ammutolita di Karin e quella studiosa di Sasuke. Questi osservava ogni singola fibra di quel motore, ogni valvola, ogni cavallo... tutto nei dettagli.
"Alla faccia di quello che non si può permettere il meccanico." disse "Davvero, devo ritirare tutto quello che ho detto l'altro giorno."
Questa, per Naruto, fu una di quelle vittorie che gustò appieno con un largo sorriso in faccia "Adesso prova a dirlo di nuovo, che ne dici?"
"Ma sei anche un folle da manicomio. Non ho mai visto tanto nos caricato tutto insieme in una vettura, per lo più posizionato accanto all'albero motore. Se lo surriscalderai troppo coi giri, finirete col culo per aria, tu e la tua macchina."
"Ora basta. Che ne dici di smettere di parlare" e qui mostrò un consistente rotolo di yen, tutti i risparmi faticosamente raccolti solo per quella serata "e di correre?"


SPAZIO AUTORE
Beh, che dire: una volta tanto una fanfic in cui Naruto non è orfano XD anzi, gli rifilo pure la sua versione femminile come sorella gemella e Nagato come fratello! Io ce li vederei tutti e tre insieme!
Dunque, ragazzi, rieccomi tornato col nuovo capitolo, che spero verrà gradito come il primo. Ho notato con piacere che questa fanfic ha già attirato un bel pò di attenzione anche se le recensioni sono state poche, ma fa niente :) c'è nulla da dire, vi lascio con le recensioni e ci sentiamo al prossimo aggiornamento! Ciao a tutti!

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Capitolo 3
*** N2O ***


"Che stanno facendo?"
Era da un po' che i Racer si erano riuniti in un certo punto, tutti in piedi, tenendo lui in disparte. Anche A, Bee e Mabui si erano uniti, mentre con Naruto erano rimasti Omoi, Karui e Samui. Lui era stato volutamente messo in disparte dagli altri, mentre loro tre non erano andati per loro libera scelta. A detta di Samui, bastava che alla discussione partecipassero solo alcuni membri per ogni clan e non necessariamente tutti. Naruto non avrebbe potuto esserci fintanto che non avesse fatto parte anche lui di un gruppo, condizione che lo infastidiva non poco ma che Bee lo aveva esortato ad accettare, promettendo che gli sarebbe stato tutto spiegato dopo.
"Discutono su quanto minime devono essere le puntate in gioco." spiegò Samui "E anche che tipo di gara fare."
Prima di andare a quel raduno di Street Racer, Naruto aveva già raccolto qualche pizzico di informazione e quindi già sapeva che, se si voleva gareggiare, bisognava possedere almeno cinquantamila yen. Se non avevi i soldi, potevi solamente restare a guardare o anche alzare i tacchi.
Quanto alle tipologie di corse da disputare, però, Naruto ne era all'oscuro e la risposta di Samui lo disorientò "Che vuoi dire con "tipo di gare"? Ce ne sono diversi?"
"Quattro in tutto." Omoi mostrò tutte le dita della mano aperte, tranne il pollice "Le più comuni sono le gare circuito a più giri."
Naruto, infatti, aveva notato che il selciato del parcheggio usciva all'esterno da una parte risalendo un dosso, e dalla parte opposta rientrava scendendo un dislivello. In quel parcheggio da una parte si usciva per correre e dall'altra si tornava per tagliare il traguardo.
"Ci sono anche quelle a eliminazione, dove a ogni giro viene eliminato il pilota che arriva per ultimo, fino a che non ne rimane uno solo. Poi ci sono le sprint da un quarto di miglio e infine le gare a staffetta."
Circuito, eliminazione, sprint, staffetta... in qualsiasi caso, doveva strappare la vittoria a tutti, soprattutto a quell'odioso di Sasuke. Aveva in mente di sbattergli in faccia tutti i soldi che avrebbe vinto, anche se ormai lui stesso ammetteva di rimangiarsi quello che gli aveva detto fuori dal locale di Teuchi. E poi, battendo il cosiddetto rampollo Uchiha, era possibile che si facesse anche un nome lì sotto, si sarebbe creato una reputazione alla sua prima sera e alla sua prima corsa.
<< Vincerò io >> lo pensava continuamente, immaginava l'obiettivo impresso nel suo cervello. Era convinto che se se lo fosse ripetuto, avrebbe avuto la forza di farcela << Voglio vincere e vincerò. >>
Anche perché, se avesse perso, si sarebbe giocato i soldi dell'affitto che aveva promesso al signor Watanabe... e se lui quei soldi non li avesse visti, era la volta buona che lo cacciava dal monolocale. Avrebbe dovuto per forza tornare a casa facendosi rinfacciare le difficoltà del vivere indipendenti - più probabilmente da sua madre che da suo padre -, cosa che proprio non aveva intenzione di subire.
Tutti questi pensieri non erano comunque cose che lo preoccupassero, era sicuro di farcela e immaginava già il sostanzioso premio nelle sue tasche. Inoltre, prospettiva ancora più interessante, lo stesso A gli aveva detto che nel clan suo e di Bee c'era proprio bisogno di un meccanico talentuoso come lui, ma per entrarci avrebbe dovuto anche dimostrare la sua stoffa di Street Racer: per cui doveva correre e vincere per dare prova di quello che sapeva fare. Avesse perso o commesso qualsiasi cazzata sulla pista, si sarebbe giocato il suo posto nel gruppo, purtroppo le regole di un clan erano inflessibili. Naturalmente Naruto non prendeva neanche in considerazione l'idea di perdere, pensava solo a ciò che avrebbe avuto dopo aver vinto. Oltre ai soldi, si sarebbe trovato un posto in quella comunità di Racer, non gli piaceva l'idea di trovarsi isolato dagli altri.
"Yo, Naruto!" Bee fu di ritorno dalla riunione di leader "#Decisa la gara, decise le scommesse! A tutte quelle femminucce falle fesse!#"
"Magari prima che ne pensi di dirci che gara si corre e quanto si punta?"
"#Ottantamila e corri! Tre giri di circuito e che non si sgarri!#"
Ottantamila, praticamente tutto quello che Naruto possedeva. Fino a quel momento aveva rigirato il suo intero rotolo di risparmi nella mano in attesa che si cominciasse, lo guardò velocemente un'ultima volta prima di consegnarlo ad A, che poi avrebbe dato i soldi alla persona incaricata di raccogliere le somme versate. Oltre a lui, Naruto vide che avrebbero corso anche Sasuke, la sua ragazza di nome Sakura, Kankuro del clan Sabaku, Kiba e Rock Lee del clan Hyuga e un paio di corridori solitari che non conosceva. Otto in tutto. Ma nessuno del clan di A e Bee sembrava intenzionato a partecipare.
"Nessuno di voi corre?" chiese a Omoi, ma a rispondere fu A. Aveva già consegnato tutti i soldi e si era anche informato su quanto ammontasse la vincita.
"Per adesso staremo solo a guardare come gareggi, così nessuno di noi si metterà in mezzo. Fai comunque attenzione, sulla strada nessuno ha pietà di nessuno. Vinci e stasera torni in casa con settecentocinquantamila yen tutti per te."
Settecentocinquantamila! Più di nove volte tanto quello che aveva giocato lui! La cifra suonò così astronomica da mandarlo ancor più su di giri "Che aspettiamo? Diamo subito inizio alle danze!"
I corridori stavano già avviandosi alle rispettive vetture per mettersi su quella che era stata disegnata sull'asfalto come linea di partenza. Si apprestò anche lui a fare lo stesso, prima che i motori di due auto rombassero riempiendo il seminterrato fino al soffitto. Dalla stessa discesa da cui Naruto era entrato apparvero altre due macchine, una Lexus gialla con un fulmine disegnato sui fianchi e una Corvette C6 rossa con grosse spirali e vortici in rilievo e bassorilievo sparsi sulla carrozzeria. Il loro ritardo catturò l'attenzione dei più.
"E quelli chi sarebbero?"
Qualunque fosse la risposta, anche loro sembravano intenzionati a unirsi alla corsa. Costituivano degli avversari in più con cui confrontarsi, certo, ma avrebbero anche ingranato la vincita. Solo che Naruto non si sarebbe mai aspettato che da quelle macchine uscissero loro. E quando li vide, ebbe di che restare col fiato mozzato.
"Ti avevo detto che si trovava dalla parte della baia, no? La prossima volta farai meglio a darmi ragione..."
"...oppure io non te la do più, sì certo."
Minato già sapeva che Kushina non intendeva che fosse la ragione quella che non gli avrebbe più dato, come sapeva che comunque quella promessa non veniva mai mantenuta ogni volta che si trovavano loro due soli da qualche parte. Che discutessero o meno, il tutto non poteva che finire in una sessione di sesso coniugale, cosa che Naruto sapeva fin troppo bene e per questo a momenti sperava che non si mettessero a farlo sul cofano di una qualsiasi auto. Ancor meno voleva che si facesse vedere da loro, per questo approfittava della monumentale stazza di Bee per nascondersi.
"Che ti prende, bro?"
"Fa' che non vengono da questa parte, fa' che non vengono da questa parte, fa' che non vengono da questa parte..."
Vennero da quella parte. La calca era tutta quanta là dove stava lui, si accorse tardi di averne dovuto tenere conto. Mentre si dirigevano lì, gli uomini puntavano gli occhi su Kushina e sul suo sedere quando li oltrepassava, attizzati da lei nonostante fosse evidentemente più grande di tutti loro, le mandavano fischi e grida che la invitavano a unirsi a qualcuno per fare tutt'altro genere di corsa. Per un po' i due furono del tutto indifferenti alla cosa e Kushina lasciava che tutto le scivolasse addosso, fino a quando non si fermò alla fine dello spazio che i ragazzi avevano aperto per lasciarla passare e si girò verso di loro.
"Chiudete il becco, stronzetti! E guardate qua!"
Afferrò l'orlo della maglietta e la sollevò. L'intento era mostrare il ventre ma si intravidero anche le metà inferiori delle curve del petto. Sul grembo aveva tatuato la scritta nera e in grassetto "ONLY FOR MINATO", più una freccia che puntava in basso, dando così a tutti una frecciata amara per quello che non avrebbero avuto da lei. Lo spettacolo fece sorridere di divertimento Minato, che in tal senso si riteneva più fortunato di tutti loro, mentre Naruto si vergognava al posto della madre e sospirò nascondendo tutta la faccia in una sola mano.
"Altri in ritardo, eh?" l'uomo del denaro raccolto si avvicinò ai due "Neanche voi sembrate essere mai venuti qui."
"E l'hai capito tutto solo soletto, vero?" ribatté Kushina sfilando il suo rotolo di soldi da sotto la maglietta "Piuttosto, visto che hai la grana in mano, mettici anche i centomila, miei e suoi. A testa."
A Naruto prese quasi un colpo: come facevano ad avere duecentomila yen per tutti e due? Era decisamente la posta più alta che fosse stata messa in gioco quella sera, tanto che sollevarono i commenti e le battute dei presenti. Adesso tutti i corridori erano ancora più decisi a vincere l'intera somma e chissà cosa avrebbero fatto per riuscirci.
Per non parlare del fatto che i suoi genitori avevano davvero l'intenzione di mettersi in gara. In questo modo non avrebbe certo potuto nascondersi a loro, anzi, avrebbe dovuto pure affrontarli in pista.
"Guarda un po' chi c'è, tesoro."
Era così sorpreso dalla cifra scommessa da loro due che Naruto si era dimenticato di tenersi appartato. Così, inevitabilmente, la sua zazzera bionda finì con l'essere notata in mezzo a tutte le altre da Minato. Quando si accorse che lo avevano visto e che lo stavano raggiungendo, pensò che avrebbe volentieri dato via anche la sua adorata Kurama purché qualcuno lo sotterrasse. Anche vivo, faceva lo stesso, bastava che morisse. Bee si fece da parte, confuso dalla situazione, rendendo così Naruto del tutto scoperto.
"Dovevamo immaginarlo che avremmo potuto trovarti qui, Naruto-chan" Kushina fece un largo sorriso tutto denti che accompagnava il "chan" a fine frase.
"Voi!" riuscì infine a dire lui "Voi come diavolo siete arrivati fino a qui? E perché?"
"Tu cosa ne pensi, figliolo?"
"E quelle da dove diavolo arrivano?" allungò la mano verso le loro macchine "Ci saranno almeno quattrocento cavalli sotto quei cofani."
"Duecentosette io, quattrocentotrentadue lei. Potrei anche dirti come me le sono procurate ma ora non mi va di raccontarti tutta la storia, e comunque non potrebbe interessarti."
"Tu li conosci, Naruto?" chiese A.
Il ragazzo neanche avrebbe voluto rispondere, anche se il "figliolo" detto da Minato e il "chan" di Kushina spiegavano già ogni cosa. Lui stette in silenzio, vergognandosi troppo a dirlo, sentendosi allo stesso modo di un ragazzino che si ritrova la madre come insegnante nella sua classe. E a rincarare la dose ci pensò quella stronza che si ritrovava come cugina, che ovviamente conosceva gli zii Minato e Kushina.
"Piccolo eri e piccolo sei rimasto, cuginetto. Ti sei pure portato mamma e papà appresso" rise.
"Io non me li sono portati appresso!"
"Hai anche chiesto a loro i soldi, dì la verità."
"No! Chiudi il becco, maledizione!"
Quello che cercò di dire non fu nemmeno preso in considerazione, ormai le prime risate sottili cominciavano a farsi sentire e presto ne provocarono altre a catena. Questa l'avrebbe aggiunta al conto di quelle che Karin gli doveva pagare.
"L'asilo è dell'altra parte della città, novellino" gridò qualcuno. Altre se ne aggiunsero.
"Ricordati di allacciare la cintura dopo che ti metti dietro."
"Guarda che i bambini devono tenere i genitori per mano quando escono con loro."
Tutti al rogo li avrebbe voluti mandare. Era venuto lì per farsi una reputazione e quella che era riuscito ad ottenere era la più indesiderata che ci fosse. Non era più sicuro con chi avrebbe dovuto prendersela, se con Karin o con i suoi.
"Chiudete il becco, decerebrati!" gridò Kushina, braccia incrociate al petto "Se sapete guidare meglio di come vi mettete a berciare tutte insieme, diamoci una mossa con questa corsa, scimmie ritardate!"
Almeno lei seppe mettere a tacere tutti quanti, anche se qualcuno ebbe da dire la sua.
"Perché non cali la cresta? Chi ti credi di essere?"
Kushina stette anche lei per ribattere, la discussione ebbe però fine con l'intervento del più inaspettato, almeno per Naruto.
"La vogliamo finire? Diamoci una mossa e cominciamo questa gara!"
Sasuke era infastidito dalla situazione, si era stancato di aspettare che l'evento iniziasse. Ora che Naruto ci pensava, non si era nemmeno unito alle prese in giro che invece gli altri gli avevano lanciato, anche se tutto era iniziato proprio da una persona del suo clan. Il fatto che lì ci fossero anche i suoi genitori lo lasciava del tutto indifferente, almeno di questo il biondo ne fu grato. Ma solo di questo, la partita con lui non era ancora chiusa e voleva risolverla al più presto. E poiché questa era l'opinione comune, fu deciso di mettere fine alle chiacchiere e di far gridare solo i motori.
"Okay, signorine, finiamola qui con i battibecchi e diamoci dentro! Tutti i corridori sulla partenza, su!"

Occupò il quarto posto della fila a partire da destra. I primi tre accanto a lui erano quel Kankuro Sabaku, poi c'era Kiba del clan Hyuga e poi la terza, accanto a lui, era sua madre con la Corvette che chiamava Vortice Rosso (chissà come mai!). A sinistra c'era quella Sakura, la ragazza dell'Uchiha, con una monumentale Mustang GT dalla carrozzeria prevalentemente bianco argento e con ramificazioni di alberi di ciliegio raffigurate sul cofano, petali dello stesso fiore sparsi sui fianchi.
"Bella macchina." le commentò "Carina. Cosa vorrebbe dire shannaro? Che razza di nome è?" alluse alla scritta purpurea in bassorilievo sotto il finestrino dello sportello.
"Il suo nome è Sakura, come me." ribatté lei "E poi che vorrebbe dire dattebayo?"
Naruto guardò per un attimo anche la sua di scritta, arancione e situata in avanti sul fianco, giusto vicino alla luce della freccia sinistra.
"Sakura? Chi diavolo darebbe il proprio nome alla sua macchina da corsa?"
"Qualcuno che non gliene frega niente di quello che pensi tu" e dopo questo diede un'accelerata momentanea al motore da ferma, facendo intendere che il dialogo finiva lì. Anche Naruto non aveva più parole da spartire con lei e decise di continuare a guardarsi intorno. Suo padre era più in là alla sua sinistra, doveva essere il settimo-ottavo della fila. E in fondo, per ultimo, c'era l'Uchiha. Lo riconobbe nella sua aria di completa indifferenza, come se la tensione della gara non lo prendesse minimamente. La Mercedes che montava era la medesima che aveva visto l'ultima volta fuori dal locale di Teuchi, ma per l'occasione aveva sostituito la vernice nera con una blu notte, mente i disegni integrali erano rimasti tali e quali. Lo vide girarsi appena di poco e, attraverso il tunnel di finestrini allineati tra loro, gettargli una veloce occhiata da lontano. Fu solo per un momento, poi tornò a concentrarsi sul davanti. Una ragazza in top, gonna corta, calze a rete e stivali passò accanto a ogni macchina, consegnando a tutti i piloti dei tablet che, a sua detta, mostravano il percorso da seguire per la gara. La sola regola era "nessuna regola", quindi non erano previste limitazioni né divieti, ognuno poteva intraprendere tagli e scorciatoie. Questo alimentava la competizione sulla pista, chiunque avrebbe potuto giocare carte false pur di accaparrarsi il ricco premio. Pose il suo tablet sul cruscotto, cercando la posizione migliore per tenerlo dritto in modo da vedere bene il tracciato. Poi, dopo la ragazza, un tizio in giacca e pantaloni neri eleganti si mise davanti alla linea di partenza, tra il quinto e il sesto della fila "Signori, ai vostri posti."
Lo erano già ai loro posti, ma disse lo stesso la solita frase di rito, frase alla quale tutti fecero suonare i motori. Naruto osservò la strada che gli si parava davanti e l'uscita che c'era in fondo al garage: la loro era una fila di dieci macchine, ma da quell'uscita sarebbero potuti passare solo due alla volta. Chi più veloce partiva meglio alloggiava, perciò era importante mettersi davanti.
"Pronti?"
Lo erano tutti e dieci e le auto ancora di più, gridando coi loro motori in attesa di scatenarsi, gli acceleratori premuti a intervalli fecero rombare anche il soffitto, le marmitte scaricavano a gettate. Qualcuno che era particolarmente ansioso di partire fece avanzare la propria vettura di miseri millimetri. Uno dei dieci fece partire musica a palla dei Three Days Grace, Naruto si impose di congratularsi a fine gara con chiunque l'avesse messa.
"Non ti darò neppure un soldo di quello che vincerò, mamma."
"Chi ti ha chiesto niente?"
"VIA!"
Ci fu uno stridio generale di pneumatici sul terreno e poi le vere urla di tutte le macchine messe insieme. Quando partirono, la fila ordinatamente orizzontale che componevano si scompose e ognuno cercò di accaparrarsi la posizione migliore possibile, Naruto percepì la presenza delle altre macchine che lo rinchiudevano a sinistra, destra e dietro. L'unica era andare avanti e percorrere quelle poche decine di metri prima dell'uscita. Dietro si lasciava le grida e le acclamazioni di tutto il pubblico, fra loro c'era anche il clan di A e Bee, doveva far bella figura assolutamente, così diede gas e ingranò tutte le prime cinque marce e portò in alto i giri di motore. Ebbe l'impressione di sentire il suono di una macchina in testacoda poco dietro di lui, non si diede pena di vedere chi fosse. A sinistra, invece, sua madre aveva pensato di distaccarsi di alcuni metri dalla coda che si stava formando, avendo così meno impedimenti a superare tutti quanti, per poi immettersi solo nel momento di uscire dal seminterrato. E quel momento era imminente.
"Che fa?"
Vortice Rosso stava per riunirsi alla calca di auto, ma stava per farlo proprio a poca distanza da lui, piazzandosi davanti. Era una pazzia, non ci sarebbe mai stato lo spazio necessario, gli sarebbe venuta addosso! Forse lui nemmeno ce l'avrebbe fatta a spostarsi, c'era un'altra macchina che quasi gli bloccava la destra. Ma alla fine, a dispetto di tutto questo, Kushina fece lo stesso quell'atto estremo e sterzò, costringendo Naruto a portarsi più a destra; solo che, per evitare lo sbandamento, ne causò un altro alla fiancata dell'auto a destra.
"Merda!"
Questo provocò comunque un rallentamento dell'avversario, così, quando uscirono finalmente tutti all'aperto, la notte di Tokyo accolse la loro corsa clandestina, attraversarono le luci della città in un tunnel caleidoscopico. Naruto occupava il quarto posto in gara, in testa riconobbe il posteriore dell'auto di quella Sakura, anche se a una certa distanza. Non riconobbe chi c'era al secondo posto, ma il terzo era presidiato da sua madre dopo che glielo aveva tolto con quello sporco trucco. Un'occhiata allo specchietto retrovisore e si accorse che a seguirlo c'era la Lexus di suo padre. Proprio una bella coppia, rinchiudere a tenaglia in quel modo il loro figlio avversario!
La carreggiata era sgombra e larga a sufficienza da rendere libera la corsa. Diede di sesta e, nel giro di pochi secondi, uscì dalla scia di sua madre e si affiancò a lei. Il vento che entrava dal finestrino le scompigliava la cascata rossa di capelli.
"Forza, sveglia!" gridò lei dal finestrino.
Continuarono quel testa a testa per un po', madre e figlio che cercavano di prevalersi a vicenda. Nel farlo, però, si erano dimenticati di chi gli stava dietro e Minato apparve alla sinistra di Kushina, rivolgendo un sorriso e un saluto beffardo a loro due prima di superarli del tutto.
"Ma che bastardo!"
I tablet mostrarono la prima curva del tracciato, a una ventina di metri di distanza, una svolta sinistra ad angolo retto che si allontanava dalla spiaggia e si immetteva all'interno della città. Naruto e Kushina dovettero scalare di almeno due marce per affrontarla, ma all'ultimo momento, quando si fu allineato, il ragazzo diede di nuovo a fondo col gas e risalì di una, superando la Vortice Rosso e distanziandola fino a lasciarsi dietro la donna contrariata.
"Sì! Vai!"
Il prossimo bersaglio fu suo padre, non era neanche essere troppo distante. Tornò in sesta e accelerò ancora, ma un'altra svolta era vicina e non poteva permettersi di andare così veloce da superarlo in rettilineo, doveva rallentare di nuovo un po'. I pulsanti che attivavano il nos erano lì, tentatori sul volante, ma era ancora troppo presto. Per ora si limitò a seguire la scia della Lampo Giallo di suo padre, rimanendovi nel giro di curve e svolte che seguì per diverse decine di metri fino a metà del giro. Però continuare in quel modo stava diventando piuttosto snervante, tanto che stava pensando di azzardare un'avanzata e un sorpasso... sembrava quasi opera di suo padre, per quanto logicamente impossibile, sentiva che lo stava facendo apposta.
"Adesso vedrai."
Però non ebbe occasione di provare nulla. Un tamponamento lo prese da dietro, facendolo sobbalzare. Riprendendosi dalla scossa, Naruto guardò dietro ma non conosceva quello che lo tamponava. Senza regole, erano consentite anche mosse del genere e quello lì non si fece scrupoli a ripeterla diverse volte, provocandogli scossoni in tutta la vettura.
"Fanculo, stronzo! Fanculo!"
Tanto valeva giocare lo stesso gioco. Imboccò una svolta non prevista nel tracciato e ciò gli permise di entrare in un rettilineo, una strada urbana larga per due sole file di macchine, che tagliava parecchie curve. Accelerò e guadagnò terreno, per quel tratto vide alla sua sinistra fugaci viste delle macchine che si alternavano a quelle dei palazzi che scorrevano veloci. Rientrò sulla pista vera per non allontanarsi troppo, si affiancò a suo padre che intanto aveva guadagnato la seconda posizione e si mise in vantaggio di mezzo metro su di lui; doveva solo darsi un'altra spinta e poi si sarebbe potuto concentrare su quella Sakura, che ancora era in testa.
"Tua madre è rimasta indietro?" gli gridò Minato.
"Magari anche in coda."
Tentare di conquistare il secondo posto non sarebbe stato comunque possibile prima di iniziare il prossimo giro, aveva già fatto un sacco di strada senza che se ne rendesse conto e in fondo alla via li aspettava l'entrata al garage dopo una breve discesa. Se Naruto aveva capito in linea generale com'era strutturato il percorso - un rettilineo alla partenza, un altro dopo una curva, una lunga serie di curve e poi un rettilineo finale -, il momento migliore per guadagnare posizioni poteva essere subito dopo essere usciti dal seminterrato o nella discesa prima di entrarci, era difficile affiancarsi alle auto davanti in quel frammento di pista così snodato.
Ebbe inizio il secondo giro. Passò di nuovo davanti a tutta la folla che gridava incitazioni e ovazioni al proprio Racer preferito o su cui avevano puntato (quelle erano scommesse fatte a parte, dove chi non correva scommetteva su quale Racer sarebbe arrivato in quale posizione, i corridori non potevano partecipare per scommettere su se stessi o altri concorrenti), Naruto si augurò che A, Bee e gli altri del clan stessero vedendo la posizione che stava contendendosi con l'avversario, in modo da dare l'impressione che voleva. Più avanti, mentre lui tagliava la linea che separava la fine del primo giro dall'inizio del successivo, la Sakura - un nome che faceva pur sempre uno strano effetto per un'auto - era già vicina a tornare sulla strada all'aperto. Quando ci arrivò anche lui, era comunque riuscito a diminuire la distanza, mentre Minato continuava a tallonarlo. Nel corso del rettilineo iniziale non poté fare molto per distanziarlo, per usare il nos era ancora presto, quella Lexus non smetteva di stargli dietro e mancava poco così che riuscisse ad affiancarlo del tutto.
Nel tratto dopo la prima curva, però, parve presentarsi un'occasione perfetta. Secondo il tablet, entro poche decine di metri ci sarebbe stata una svolta a sinistra che si immetteva in una curva lunga e parecchio larga, che oltre ad allontanare dal tracciato principale, costringeva a percorrere un mucchio di strada in avanti per ritornare in pista. Colse la palla al balzo e cominciò a spostare Kurama di più verso l'estremità sinistra della carreggiata, tagliando la scia a suo padre e obbligandolo a spostarsi nella medesima direzione. Minato non poté fare a meno di assecondarlo, se non voleva ritrovarselo del tutto addosso. Solo quando si accorse del guardrail che separava la strada principale da quella di emissione si rese conto di cosa il figlio volesse realmente fare, e a quel punto poteva o rallentare per liberarsi lo spazio sufficiente per evitare la svolta o intraprenderla. E si era accorto che la seconda scelta lo deviava di molto.
"Complimenti, figliolo."
Optò per la prima e così calò di velocità e di una marcia, dovendo lasciar andare Naruto avanti di parecchio, rendendolo praticamente irraggiungibile per un bel pezzo. Solo dopo questo ottenne lo spazio necessario a tornare sulla destra della carreggiata, dovendo lottare col pilota che lo precedeva per mantenersi la posizione.
"Sì! Così!"
Naruto esultò, sapendo di averla fatta in barba a suo padre. Aveva solo rallentato anziché deviato, ma anche così andava bene, lo aveva allontanato e finalmente poteva concentrarsi sull'ultimo avversario.
"Ora sei mia!"
Era veloce, superarla sarebbe stato troppo difficile nel tratto tutto curve che seguì quel rettilineo. Per molto tempo dovette ritrovarsi davanti il culo enorme di quella Mustang e diverse volte gli si mise davanti per impedirgli di fare sterzate abbastanza strette da consentirgli di oltrepassarla. Riuscì comunque ad avvicinarsi parecchio e poi, quando arrivò il tratto di strada completamente spianata, poté andare a tutto gas e venne il momento di fare i conti. Anche qui lei non perse occasione di tagliargli la via pur di non fare in modo che la affiancasse. I rettilinei, però, erano il campo di battaglia di Naruto e Kurama messi insieme, così fu inevitabile che alla fine il primo e il secondo concorrente si trovassero testa a testa. In quanto a velocità, si equivalevano.
"Sparisci, novellino!"
"Come vuoi, ciliegio!"
Fu nell'occasione di esaudire la sua richiesta che venne il momento atteso. Naruto abbassò lo sguardo sullo sterzo, sui due pulsanti rossi che attivavano le bombole installate nel motore. Fece dei respiri parecchio profondi, intanto la discesa continuava e l'entrata al seminterrato si avvicinava, si avvicinava...
Certe volte, la vita si riduce a un unico folle gesto. Ci fu un suono simile a quello di qualcosa che viene schizzato in aria, un solo attimo in cui il protossido di azoto fu immesso nella camera di combustione e si unì alla miscela di carburante e aria. Il tutto alimentò il motore esponenzialmente, ogni cosa girò a un ritmo accelerato e Kurama divenne il bolide che appariva. Naruto si ritrovò proiettato contro il sedile per l'improvviso aumento di velocità. Il contachilometri schizzò fin quasi ai duecento km/h. Il cuore pompava sangue e adrenalina in maniera pazzesca e molto più di quanto avesse mai fatto. Attorno a lui tutto diventava un tunnel indefinito e davanti gli si apriva un vortice di cose confuse. In quei dieci secondi, quei soli dieci secondi, conobbe il brivido segreto nascosto nella parola vivere.
Quando la prima bombola si esaurì e la velocità calò progressivamente fino a tornare ai livelli di prima, Naruto si sentì così spaesato che gli fu difficile pensare che quello che era successo prima fosse vero. Eppure, guardandosi dietro, in quei pochi attimi aveva allontanato alla grande l'avversaria, aveva percorso tutto il seminterrato iniziando l'ultimo giro e si trovava già fuori sulla strada. Fu così incredibile che rise e non riuscì a dire niente.
"Wow! WOOOW!"
Che spiazzata, chissà quanto ci era rimasta di merda quella lì! E ora lui stava in testa alla corsa! La vittoria e tutto ciò che desiderava stavano solo a un altro giro di pista, ormai era cosa fatta. Si vedeva già trionfatore in quella gara, membro di uno dei clan di Street Racer, vincitore di quella barca di soldi e la sua reputazione che saliva alle stelle in una sola serata. Mentre sognava tutto questo, guidava come se il suo corpo sapesse da solo cosa fare, ogni azione la faceva senza neanche pensarci, continuò in questo modo fino a che non si avvicinava la fine del secondo tratto rettilineo.
Poi, di colpo, bastò poco per rovesciare tutto.
Si ritrovava già a più di un chilometro di distanza dalle auto rimaste indietro quando aveva iniziato a rifare la parte curvilinea del tracciato, distolse per un attimo l'attenzione dalla strada e guardò il tablet. Oltre che il percorso di gara, erano riportate anche le posizioni di tutti gli altri corridori, come pallini gialli che avanzavano in tempo e velocità reale. Quello che segnava la sua prima posizione era molto in avanti rispetti agli altri, che in quel momento percorrevano in fila la prima curva come bruco che camminava sullo schermo. E in coda, proprio all'ultimo posto, c'era qualcuno che all'improvviso aveva preso ad avanzare a una velocità inaspettata, quasi surreale, superando metà degli avversari solo in quel punto e la metà restante avanzando rapidamente nella strada diritta.
Chiunque fosse, stava avvicinandosi progressivamente, aveva iniziato la serie di curve mentre lui stava arrivando a metà di quella parte solo ora.
"Ma che...?"
Quel misterioso corridore fu visibile nello specchietto retrovisore quando raggiunse le curve decisive. Confondere il muso blu di quella Mercedes era impossibile: era lui, era Sasuke Uchiha e si stava ingrandendo nello specchietto fin quasi ad affiancarlo. Come diavolo era possibile che avesse seminato tutti gli altri e lo avesse raggiunto in quel tratto tutto svolte che impediva di elevare la velocità?
"Merda!"
Tutto il senso di trionfo e la sicurezza di prima svanirono completamente, si rese conto che doveva assolutamente darci dentro. Non osava pensare alla figura che avrebbe fatto se proprio prima dell'arrivo si fosse lasciato battere. A ogni svolta era sempre più vicino, finché, giusto prima dell'ultima, alla fine se lo ritrovò accanto; si ritrovò a guardare il profilo pieno di disinteresse di quell'Uchiha. Lui stava per sconfiggerlo e non batteva ciglio. Tutto ciò a cui si limitò fu una fuggevole occhiata rivolta senza nemmeno girare la testa, giusto per sapere chi fosse l'ultimo avversario da superare. Cosa che stava riuscendo a fare, il motore di quell'auto era incredibilmente potente, tanto da permettergli di superarlo in fretta di metà lunghezza della vettura.
<< Non esiste! >> pensò Naruto con furia << Non esiste, non esiste, non esiste! Devo vincere! Devo vincere io a tutti i costi! >>
L'ultima curva era a pochi metri. Era il momento di giocarsi tutto quanto in una sola mossa. Sì, era folle, non era mai riuscito ad attuarla. Nell'ultimo tentativo aveva rischiato di schiantarsi contro un guardrail, provare in quelle circostanze era un'idea degna di un pazzo da manicomio. Ma se solo fosse andato tutto quanto bene...
L'Uchiha avrebbe cercato di superarlo dall'interno, questo era chiaro. Bene, lui sarebbe riuscito a spiazzarlo anche dall'esterno. Fece ogni movimento che aveva memorizzato l'ultima volta: scalo in quinta, freno a mano e tutto il volante a sinistra in sovrasterzo. Kurama ricevette l'ordine e, nell'eseguire la curva, fece stridere le gomme sull'asfalto per mettersi trasversalmente. A questo punto Naruto doveva solo aspettare pochi istanti per allinearsi al rettilineo e, una volta fatto, ingranare, mollare il freno a mano, spremere l'acceleratore e schizzare con l'ultima bombola di nos. Così facendo, il suo avversario non avrebbe potuto fare più nulla per riprenderlo.
Invece niente andò come programmato. Esattamente com'era successo la scorsa volta, perse il controllo di tutto e Kurama finì di nuovo in un clamoroso testacoda che la mandò fuori dalla carreggiata. In quel momento di panico, mentre cercava di riassumere i comandi dell'auto, Naruto pensò che non si sarebbe più fermato, che tutto quello che aveva davanti, intorno e dietro non avrebbe mai più smesso di vorticare. Invece finì, grazie ai Kami, la macchina si ritrovò ferma sul terriccio e pietrisco, il cofano che emetteva un fumo denso e un rumore di frittura come ogni volta che lui pretendeva troppo dalla sua vettura. La posizione permise la visuale della pista, così vide che la macchina avversaria era già sparita in fondo alla discesa, verso il traguardo. Nella curva apparvero tutti gli altri piloti che lo seguivano, sua madre e suo padre come secondo e terzo, tutti che lo superavano e lo abbandonavano lì dove si trovava. Nessuno si fermò.
"NO! NO! NO! NOOO!"
Trovò finalmente la forza di gridare, di accanirsi contro il volante, di agitare la sua rabbia facendo anche sobbalzare tutta la vettura. Pensava di non aver mai provato un simile sconforto e che non potesse esistere nulla di peggio che un'onta del genere.
"Cazzo..." mise le mani sulla testa, passandole in mezzo ai capelli.
Ormai era fatta, finita, non c'era più nulla da fare. Tutto quello che restava era ingoiare il rospo, raggiungere da ultimo il traguardo e mostrare di saper dignitosamente accettare la sconfitta, per quanto dura potesse essere. Riaccese il motore e, con un po' di sforzo delle ruote sul pietrisco, tornò sulla strada. Non si diede neanche pena di correre, ormai non aveva più senso.
Entrò nel seminterrato, dove tutta la calca era ammassata all'arrivo, celebrando il vincitore, applaudendo, gridando e fischiando ovazioni, qualcuno lo definiva persino un eroe. Mentre a lui, quando tutti si accorsero della sua venuta, furono riservate solo critiche, degli "oooh" e risate piene di prese in giro. Alla fine aveva dato prova di essere solo il novellino dilettante che appariva, un presuntuoso che aveva sfidato qualcuno con cui non avrebbe mai potuto competere.
Come diavolo era possibile che si fosse scordato dell'Uchiha? Era lui che aveva designato come rivale prima della gara, era per battere lui che aveva gareggiato. Tutto il brio che aveva provato glielo aveva fatto dimenticare fino a quel punto?
Scese dalla macchina cercando di non dare a vedere il fastidio che aveva nel sentirsi addosso tutto questo. All'arrivo vide l'Uchiha vincitore che intascava tutti i soldi scommessi dai Racer, quell'enorme somma in cui erano inclusi anche i suoi yen dell'affitto e di altre spese che si era giocato. Avrebbe potuto essere tutto quanto suo e invece gli era costato per la cazzata che aveva fatto. Come se non bastasse, come ulteriore premio riceveva un vigoroso bacio dalla sua ragazza, che era felice e allegra per il compagno nonostante avesse perso.
"Che hai da guardare, biondino?" gli chiese mentre si godeva soldi e ragazza, essendosi accorto che Naruto lo guardava.
Lui non rispose nulla e si allontanò da lì, il suo unico bisogno adesso era di allontanarsi da tutta quella massa di gente, sembrava così tanto accalcata da togliergli l'aria per respirare. Niente, però, sembrava disposto a lasciarlo in pace.
"Sorridi, figliolo." gli disse sua madre da lontano "La vita continua."
"Kushina" Minato la esortò a stare zitta. Lui fu l'unico a mostrare apprensione, almeno un po' "Non ti abbattere troppo, Naruto. Avrai altre occasioni per rifarti."
Per loro era facile parlare, che ne sapevano? Che ne sapevano che in quella corsa lui si era giocato tutto quello che aveva, che adesso non aveva più i soldi per mantenersi e pagare il monolocale? Non lo sapevano, infatti. E lui non voleva neanche che lo sapessero, sarebbe stato ancora più umiliante.
"Ehi, Naruto!"
A, Bee e il resto del gruppo lo raggiunsero prima che si allontanasse troppo chissà dove.
"Ma che hai combinato?" domandò Omoi "Andavi alla grande, eri una scheggia all'ultimo giro. Come hai fatto a finire ultimo?"
Lui non voleva rispondere, desiderava solo andarsene. Fece solo un sospiro appesantito per far capire che non voleva parlarne. Ma loro non lo capirono.
"Sul serio, Naruto, questa ce la devi spiegare. Mica è cosa da poco."
"È successo, A, che vuoi che ti dica?" si spazientì lui
"Smettetela di assillarmi!"
"Come vuoi. Tanto non hai superato la prova." decise "Sarai anche un bravo meccanico, ma non ce ne facciamo molto se non sei anche un bravo Racer. Nel nostro clan non ci puoi stare, mi dispiace."
Tutto il gruppo concordava, anche se a malincuore. Per quanto potesse essere deprimente, non lo fu comunque più di tanto, non come tutto il resto.
Lì sotto aveva chiuso. La serata era finita, era finita più che male, e lui era finito insieme a essa.


SPAZIO AUTORE
Immagino speraste in un esito diverso per questa corsa... beh, mi dispiace ragazzi XD
Purtroppo sono di fretta e devo andare, quindi vi lascio alle recensioni. Prima di salutarvi vi annuncio che il mio prossimo aggiornamento sarà sull'altra fanfic che tengo ferma da parecchio tempo, quindi per il nuovo capitolo di questa qui dovrete aspettare più del solito. Ciao a tutti!

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Capitolo 4
*** Nee-chan ***


Una cosa che Ayame era certa di odiare più di chiunque altro era il lunedì, soprattutto quelli in cui suo padre la mandava ad aprire il locale prima di lui. Quella mattina in particolare le sembrava di essere uno zombie che camminava, alzava la serranda dell'ingresso ed entrava per cominciare ad allestire il tutto. Certe volte pensava che Naruto-kun avesse davvero ragione: chi mai poteva venire a quell'orario a mangiare ramen? << E allora perché mi tocca alzarmi tanto presto? >>
Se era questo che le sarebbe toccato fare quando avrebbe preso la gestione del negozio alla pensione di suo padre, bella fregatura allora! Sì, cucinare il ramen e simili le piaceva, forse doveva già ritenersi comunque fortunata ad avere un lavoro assicurato per il domani... ma quanto era vero il mondo, dopo il passaggio di proprietà si sarebbe fatta degli orari più comodi, poco ma sicuro.
Prima di aprire completamente, però, pensò di passare per qualche minuto all'edicola sulla strada a fianco; sfogliare una o due riviste mentre aspettava l'orario ideale le sembrava una più che buona prospettiva.
"Ouch!"
"Ehi!"
La prospettiva che dopo ebbe fu un'altra, quella del pavimento sul quale era andata a cadere con tanto di goffo tentativo di appoggiarsi a qualcosa o comunque attutire l'urto, causa lo spazio ristretto tra bancone e muro. Passò qualche momento a terra lamentandosi del fianco sul quale era caduta, accorgendosi solo poi che aveva inciampato contro i piedi di una persona.
<< C'è qualcuno qui! >>
Fece per afferrare il palo di saggina poggiato lì accanto, per poi cominciare ad agitarlo contro chiunque fosse l'intruso. Lo colpì sulla testa nonostante la difesa che lui si faceva con le braccia, ignorandolo che le diceva di fermarsi fin quasi a gridarlo. Solo dopo due colpi, calmandosi un momento, scoprì contro chi stava lottando.
"Naruto-kun?"
"Che diavolo, ma eri sorda?"
Il ragazzo era semisdraiato a terra, stava con la schiena poggiata alla parete prima che Ayame lo colpisse. Si massaggiava la chioma bionda dove aveva ricevuto le bastonate, lanciando ingiurie a bassa voce contro quel maledetto palo di scopa. Ayame si ricordò di averlo ancora in mano e che si sentiva in imbarazzo per averglielo agitato contro. Si sedette sui talloni di fronte a lui.
"Accidenti, scusami. Ti ho fatto male?"
"Tu cosa dici?"
"Intendevo se te ne ho fatto molto... aspetta, ma perché mi devo scusare? Sei tu che mi hai spaventata a morte!"
"E per questo mi spacchi il cranio a bastonate? Grazie, eh! Grazie tante!"
"Se apro il locale a prima mattina e trovo qualcuno già dentro, aver paura che sia un ladro o un malintenzionato mi pare la reazione più normale del mondo!" ribatté con ovvietà "Invece trovo te. Che ci facevi qua dentro e disteso sul pavimento?"
Ma la domanda, invece di indurlo a dare risposta, causò un improvviso rabbuiarsi dell'espressione del ragazzo. Quasi si dimenticò anche del dolore alla testa. La sua faccia incupita fece intuire ad Ayame che c'era qualcosa che non andava, qualcosa di cui preoccuparsi.
"Che cosa è successo?"
"Niente." mentì senza esitare "Non è successo niente."
"Non sono una scema, raccontala a un altro."
Ma se anche c'era un motivo, lui si ostinava a non dirglielo. Più che altro, pareva deprimersi e allo stesso tempo arrabbiarsi se solo ci pensava; depressione e rabbia che cercava di affogare da solo dentro di sé e nel silenzio.
E poi lui non aveva nessuna voglia di raccontarle tutto. Non gli andava di dirle che aveva deciso di giocarsi tutto quello che aveva, soldi e reputazione, in una nottata, che non aveva più di che mantenersi e pagare l'affitto. Non voleva, ma quando poi si accorse che gli occhi di Ayame stavano puntando da un'altra parte, dietro di lui, verso il borsone che sporgeva dall'entrata nel cucinino, si rese conto che tutto sarebbe venuto fuori in ogni caso.
"Che cos'hai lì?"
La ragazza si rialzò e si avvicinò alla borsa, Naruto fu lì lì per dire qualcosa e allungare un braccio per fermarla. Non fu comunque in grado di dire niente, stette a guardare Ayame che aprì e frugò ciò che c'era dentro il borsone: qualche vestito, della biancheria, documenti d'identità, un paio di riviste sui motori e pochi soldi. Non ci mise molto a capire a grandi linee come stessero le cose, con Naruto addormentato nel locale e con la borsa piena dello stretto indispensabile. Lo guardò negli occhi per capire se aveva colto nel segno, e vedere che lui non sosteneva lo sguardo e non negava niente le diede conferma.
"Tu dormi qui." dedusse "Da quanto? Naruto-kun, dimmi da quanto."
"Una settimana" si arrese alla fine.
"Una settimana? Ti hanno sbattuto fuori casa, dormi qui dentro e in una settimana non ti è mai venuto in mente di dircelo?"
"E perché? Ci pensavate tu e tuo padre a darmi soldi? Grazie tante ma no, sai che non mi piace ricevere elemosina."
In tutta risposta, Ayame, indispettita, gli rifilò uno scappellotto pesante sulla nuca "Baka ritardato! Quando imparerai che prima o poi dovrai chiedere aiuto anche agli altri? Se provi a fare sempre tutto da solo, non combini niente."
"Ci posso uscire benissimo da me da questo casino. Ci sono finito dentro da solo e da solo rimedio."
"Bel rimedio, dormire nel luogo di lavoro è l'unica cosa che ti è venuta in mente. Non è che ti viene in mente anche di spacciare roba strana per ingranare di nuovo?"
"Scommetto che ti credi molto divertente." decisamente non lo era, ancor meno ironizzare sulla situazione era la prima cosa che Naruto aveva voglia di fare. "Non mi hanno cacciato, sono io che me ne sono andato da lì." sapeva che Ayame, testarda com'era, avrebbe continuato a tormentarlo di domande solo fin quando non avesse avuto risposte "Non credo serva spiegarti il perché."
"Avevi ricevuto la paga lunedì scorso." ricordò la ragazza "Che ne hai fatto di tutti quei soldi?"
Si sedettero sugli sgabelli sul lato del bancone per i clienti. Le fu raccontato tutto: dell'Underground, delle corse clandestine che si disputavano nelle notti di Tokyo e la possibilità di farne parte, dei clan, dello spocchioso Sasuke Uchiha e della succosa prospettiva di incrementare il denaro vincendo solo una gara, dell'enorme sbaglio di manovra che aveva fatto e che gli era costato una cocente sconfitta, e del fatto che fra i soldi che aveva messo nella posta in gioco c'erano anche quelli per l'affitto del mese. E ora che era rimasto con ben poco, non aveva assolutamente l'intenzione di farsi beccare di nuovo al verde dal signor Watanabe, così aveva preso in fretta e furia le prime cose necessarie sotto mano e se n'era andato dal monolocale prima che fosse il macellaio corpulento a buttarlo fuori.
"Potresti benissimo tornare a casa" disse Ayame. Naruto capì subito a quale casa lei si riferisse.
"No, nel modo più assoluto! Lo sai che quando me ne sono andato ho detto che avrei fatto da solo grandi cose, senza che fossi tornato da loro strisciando?"
"E quali erano queste grandi cose che avevi in mente? Andare con la tua macchina a gareggiare nelle corse clandestine?"
"Cosa volevi che facessi con un bolide del genere, che ci andassi a passeggio? Quell'auto è fatta per correre."
"Non sto parlando di questo, baka!"
Stavolta Ayame fu sul punto di gridare, fu un momento in cui Naruto sobbalzò intimorito e capì che il discorso stava prendendo una piega più seria.
"Una corsa clandestina! Ma ti rendi almeno un po' conto di cosa sarebbe potuto succedere? A quanto correvi? Duecento e più chilometri orari? O forse di più? Almeno per un momento, ti è passato per la testa che a quella velocità ti sarebbe potuto accadere qualcosa, che ti potevi benissimo fare male? Oppure che ti avrebbero arrestato se ti fossi ritrovato la polizia dietro?"
"Beh, non è esattamente questo che ti preoccupa quando corri. No, pensi più che altro ad arrivare solo primo."
Pessima mossa risponderle con tanta ironia nella voce, contribuì solo a irritarla di più fino a farla alzare in piedi e rimproverarlo dall'alto "Ma allora non mi ascolti!"
"No, sei tu che non ascolti me!"
Ma la raggiunse subito, in modo che tornassero a guardarsi a pari livelli, senza prediche, ammonimenti o cose del genere. Voleva parlare, dire la sua, quel che aveva vissuto davvero quella notte nonostante l'epilogo imprevisto, far capire le sue motivazioni e quello a cui stava davvero puntando "Guarda dove siamo, Ayame. Dovrei stare in un chiosco di ramen per tutta la vita? So che a te questo piace e non dico che sia un brutto lavoro, ma a me non basta. Voglio di più, devo poter avere di più. Diamine, si vive una vita sola, viviamola come si deve!"
Non che questo potesse chiudere il discorso, tuttavia si fece sentire e per un po' Ayame si bloccò. Era ormai una vecchia abitudine che Naruto-kun la chiamasse "Nee-chan", tanto che reputarsi una sua vera sorella più grande le veniva quasi normale... ma adesso che l'aveva chiamata per nome in modo così diretto, percepì in parte il suo stato d'animo, quasi lo comprese. Ma si convinse che questo, in fondo, non concludeva nulla.
"C'è modo e modo di vivere." disse "Non devi per forza fare qualcosa di decisamente illegale ogni notte per le strade della città."
"È l'unica maledetta scelta che ho. Non avrei neanche bisogno di fare così tante corse. Se solo... se solo avessi abbastanza soldi, potrei aprire una mia officina, lo sai? E poi chissà, magari col tempo potrei diventare il meccanico di auto da rally o cose così. Posso farcela, posso davvero farcela. L'unico problema adesso è che adesso non ho più i fondi per ricominciare."
Abbassò lo sguardo depresso a terra e non fu detto altro per un pezzo. Ayame sospirò arresa nel vederlo in quel modo, convinto della strada che aveva voluto intraprendere, deciso a non prenderne altre ma anche demoralizzato dal pessimo esito che aveva avuto il suo primo tentativo. Era un irresponsabile, pensava, uno stupidissimo irresponsabile a fare una cosa del genere. Avrebbe dovuto dirgli qualcosa per fermarlo, fargli cambiare idea, almeno per il suo interesse... ma se lui era così stupido, lei doveva esserlo altrettanto e anche di più per la decisione che prese in quel momento. Afferrò il bordo della sua maglietta e la sollevò per vedere il busto nascosto di sotto, osservò con approvazione il petto sufficientemente tonico per la sua età e il lieve accenno di tartaruga sull'addome. Naruto non capì cosa le passasse per la testa.
"Che stai facendo?"
"Per lo meno ti sei tenuto in forma." commentò la ragazza "Meglio così, ci sarà più richiesta."
"Più richiesta di cosa?"
"Stasera tu ed io andiamo a farci un giro fuori. Voglio portarti in un certo posto."
"Eh?"
Naruto arrossì vistosamente. Ayame capì cosa gli stesse passando per la testa e cercò una dose extra di sana pazienza dentro di sé prima di chiarire "Non è un appuntamento, baka! Ti porto dove forse posso rimediarti un bel po' di grana."
"Ah! O-ok, scusa, è che... pensavo che..."
"Lo so cosa pensavi. Comunque ora vedi di mettere quel borsone da qualche parte, tra poco arriverà anche mio padre."
E di sicuro non c'era tutta questa intenzione di dire ogni cosa pure a lui.

"Qui?"
"Qui."
Mentre Naruto guardava perplesso e confuso l'entrata affollata sotto un'insegna a luci blu intermittenti, Ayame sorrideva allegramente alla vista del posto. Il "qui" era l'Otogakure: nessun posto migliore di una discoteca per portare il nome "nascondiglio del suono". Tutta la musica house, hop e altro proveniente dal locale era udibile fino al lato opposto della strada, Ayame era già esuberante e impaziente all'idea di entrare lì dentro. Al contrario, Naruto non lo era così tanto alla prospettiva di trovarsi di fronte a quelle guardie energumene all'ingresso, considerato che per andare lì non si erano procurati nemmeno uno straccio di biglietto.
"Non per mettere in dubbio la tua genialità, nee-chan, ma non sarebbe meglio darmi qualche altro dettaglio?"
"Di questo non preoccuparti. Ora, se vuoi che ti aiuti, devi promettermi una cosa prima di andare."
"Vale a dire?"
"Che farai tutto quello che ti dirò di fare stasera, senza domande, senza "se" e senza "ma", d'accordo?"
"E sulla base di cosa non dovrei diffidare dal fare una simile promessa?" Ayame lo sapeva che per lui la parola data era sempre sacra.
"Mettila così: se tutto va come deve andare, i tuoi problemi saranno risolti." alzò la mano destra in segno di giuramento "Possa un fulmine centrarmi qui e adesso se mento."
Non che fosse una gran garanzia, visto che quella sera il cielo era sereno. Naruto esitò qualche momento prima di dare il consenso con un sospiro pesante "Oh, e va bene, promessa fatta! Però non farmi fare niente di imbarazzante."
Non glielo assicurò ma lo prese lo stesso per mano e fece per portarselo appresso per attraversare la strada, Naruto però fece qualche resistenza e la fermò prima che scendesse dal marciapiede "Aspetta, aspetta un attimo. Mi vuoi spiegare come faremo a superare l'ingresso non appena vedranno che non abbiamo neanche l'ombra di un pass?"
Evitò comunque di dirglielo e continuò a portarlo con sé fino al locale, saltando l'intera fila per arrivare direttamente alle guardie corpulente. Né la prima alta e di aspetto tarchiato per via della pancia prominente, né la seconda con folte basette, braccia e torace tutti bicipiti, tricipiti e pettorali, davano l'impressione che li avrebbero lasciati passare con tanta cortesia... ma con sorpresa di Naruto, alla ragazza bastarono un saluto e un amichevole sorriso tutto denti perché i due abbandonassero momentaneamente l'aria intimidatoria, caratteristica fondamentale del mestiere, e rispondessero al saluto sorridendo.
"Ciao, ragazzi. Come va la serata?"
"Buonasera, Ayame-san."
"Il capo c'è?" chiese lei.
"Certamente. Prego."
Si fecero da parte e le aprirono la strada togliendo il gancio del nastro che chiudeva l'ingresso, i due ragazzi entrarono lasciandosi dietro il disappunto e le proteste della gente a cui invece toccava accalcarsi lì e aspettare. Ayame guidò Naruto nel corridoio, dal cui fondo arrivavano fasci luminosi a colori cangianti delle sale da ballo, induceva a pensare che conoscesse quel posto come fosse casa sua. Naruto la fermò un momento "Beh? Mi dici che storia è questa?"
"Non te l'aspettavi, eh?" sghignazzò "Io posso andare e venire qui quando voglio, in ogni momento. Il proprietario del locale è una persona che conosco bene: è mio fratello."
"Che? E da quando tu hai un fratello? Che per di più possiede tutto questo?"
"Sei rimasto senza parole, confessa."
"Che ti aspettavi, mi avevi raccontato la stragrande balla che tuo fratello fosse un ingegnere alla NASA! A momenti pensavo che il fratello neanche l'avessi davvero!"
"La prossima volta impari a credermi."
"Un cugino di secondo grado esploratore nel deserto del Gobi." Naruto elencò con le dita della mano ogni storia che Ayame gli aveva raccontato sulla sua famiglia dai mestieri più improponibili "Uno zio e una zia ricercatori astronomici negli USA. Altre due cugine stiliste di capi d'abbigliamento indossati da star americane. Addirittura un altro cugino che lavora come assistente nello studio di disegno di Hiromu Arakawa! E tu e tuo padre sareste gli unici della famiglia che si accontentano di un chiosco di ramen? Allora io, Nagato e Naruko siamo dei modelli per creare un nuovo gruppo della Crypton Future Media!"
Ayame gli fece una linguaccia come risposta, che comunque fu liberamente ignorata.
"Allora, mi vuoi dire che dovremmo fare qua? Se vuoi cercarmi un lavoro, ti dico subito di lasciar perdere, due impieghi io non me li so gestire."
"Tranquillo, non sarà necessario. Ora stai fermo qui e aspettami, torno subito."
Lo lasciò lì all'uscita del corridoio che sfociava nella sala e si allontanò zig-zagando fra i tavoli fino a sparire in fondo al locale, Naruto poté solo stare lì ad aspettare che tornasse.
La pista da ballo troneggiava in mezzo alla sala, grande e circolare, gremita di gente che versava taniche di sudore e brio al ritmo di decibel scatenati, il pavimento illuminato mutava colore a dissolvenze ogni mezzo secondo, tutto lo spazio era attraversato da sbalzi di luce dai riflettori e dava così l'effetto di vedere la gente muoversi a scatti. L’area dei tavoli per la clientela circondava la pista lungo tutta la circonferenza su una piattaforma rialzata di tre gradini, poco illuminato rispetto al centro della sala, e in fondo alla parete di destra alcuni tavoli avevano comodi divani rossi invece che sedie. Il bancone in fondo a sinistra era occupato per la maggior parte da ragazze amiche fra loro che si facevano dei drink in compagnia. C'erano anche un paio di ragazzi che però dovevano aver bevuto qualche bicchiere di troppo, a giudicare da come anche da lontano si vedesse quanto allungassero le mani in maniera morosa verso le compagnie abbordate.
Si accorse del ritorno di Ayame, ma solamente perché agitava la mano mentre si avvicinava, la musica copriva qualunque richiamo la ragazza aveva tentato. Quando lei lo raggiunse lo prese di nuovo per mano.
"Su, vieni!"
Per un attimo sembrò volesse portarlo sulla pista da ballo, invece all'ultimo deviò e lo portò con sé al bancone. Perfino il barista conosceva la ragazza e la salutò.
"Bene, Naruto." disse lei "Ora sali qua sopra."
"Dove? Sullo sgabello?"
"Sul bancone. E togliti questo."
"Che?"
Là il frastuono era meno forte e le parole potevano arrivare abbastanza chiare, per cui fu impossibile che il ragazzo non avesse capito. Gli fu preso e sfilato via il cappotto con la forza, poi lei continuò a esortarlo a salire. Pur parecchio perplesso, Naruto lo fece, alcuni dei più vicini lo guardarono come se fosse uno fuori di testa. Al che, Ayame agitò un braccio verso il deejay in fondo alla sala, che ricevette il segnale e, terminata la musica del momento, chiuse tutte le luci per volgerle unicamente verso il bancone. Più precisamente, su Naruto.
"Ehi! Ma che diavolo...?"
"Attenzione, ragazze! State tutte quante bene a sentire, amiche mie!" la voce di Ayame risuonò di colpo, amplificata dal microfono che aveva inspiegabilmente tirato fuori da chissà dove "Per una notte soltanto, una di voi potrà avere questo fustacchione di ragazzo che vedete qui accanto a me!"
E Naruto non credette di sentire e vedere quello che stava davvero sentendo e vedendo. Ma era uno scherzo? Si stava riferendo proprio a lui?
"Capelli biondi, splendidi occhi azzurri, un sorriso tutto denti eeee..." gli alzò la maglia per mostrare un accenno di quel che c'era sotto "... un bel fisico divino tutto quanto da divorare per la fortunata di stasera!"
Lo espose dall'alto verso il basso con la mano. Sì, si stava riferendo proprio a lui.
"Nee-chan, che diavolo stai facendo?"
"Volevi il mio aiuto? Non tirarti indietro ora ." coprì per un attimo il microfono dalla sua voce, poi "Bene, ragazze, non siate timide, non fatevi eliminare dalla concorrenza e cercate di accaparrare questo vigoroso stallone da monta! L'asta parte da cinquemila yen!"
Era una fottuta pazzia, diavolo se lo era! Ma funzionava, funzionava eccome! All'improvviso tutta la popolazione femminile presente gridò eccitata alla sola idea di avere quel ragazzo per sé per una notte intera, tutte già mettevano mano nelle borse per tirare fuori i contanti. Naruto era lì lì per obiettare qualcosa, dire di fermarsi, ma era come se si trovasse da solo contro tutte. Assecondare gli sembrò la sola cosa possibile e neanche riuscì a crederci che lo stesse per fare. Doveva essere matto anche lui.
"Cinquemila yen!" arrivò la prima offerta. E altre al seguito.
"Seimila!"
"Seimilacinquecento yen!"
"Settemilaecinque!"
Continuò così per un po', Naruto passeggiava avanti e indietro lungo il bancone per dar mostra di sé e incrementare le offerte, Ayame continuava a incitare la folla di ragazze e a evidenziare il fisico del ragazzo con la mano.
"E chi l’avrebbe detto che potessi piacere così tanto alle donne, eh?"
"Taci, ok?"
Mani si alzarono in continuazione agitando banconote verdi, svolazzanti o raccolte in rotoli. Quando si arrivò a diecimila yen, le offerte si bloccarono per qualche momento, c'era quasi il rischio che nessuno offrisse di più e non era ancora abbastanza. Però il deejay ci mise il suo zampino facendo partire "Baby Got Back" di Sir Mix-A-Lot, alla cui musica il ragazzo esposto intuì subito cosa fare e cominciò a far danzare il bacino a ritmo, anche abbassando di qualche centimetro i jeans e sfilando via la cintura.
Le puntate tornarono di colpo, al punto da arrivare a venticinquemila yen nel giro di mezzo minuto. Ayame fece qualche segno a Naruto, il quale colse e sgranò gli occhi per l'incredulità... ma alla fine seguì ciò che gli fu detto e si tolse la maglietta per mostrare del tutto il fisico ben accentuato e le braccia più da meccanico che da venditore di ramen. Gettò via il vestito per lasciarlo ad Ayame.
"Siamo a trentamila yen! Chi offre di più?"
"Io dico trentottomila!"
"Quarantanovemila e stanotte me lo pappo io!"
"Sessantamila!" ormai non davano più nemmeno peso a quanto si stesse alzando il prezzo.
"Stiamo calme, ragazze" Ayame cercò di allontanare qualche mano che si allungava troppo.
"Ottantamila!"
Con orrore di Naruto, che cercò di mascherarlo il più possibile, a fare quell'ultima offerta era stato un ragazzo che cercava di distinguersi in mezzo alle ragazze e neanche se ne vergognava. Ayame guardò l'amico senza trattenersi dal ridere, al contrario di Naruto che non era esattamente euforico.
"Ti prego, fai qualcosa!" implorò a bassa voce "Non voglio abbassarmi le mutande per uno al posto di una."
"Ottantamila e siamo fermi, nessuno vuole sganciare di più? Ottantamila e uno... Ottantamila e due..."
"T-t-trecentomila!"
Tutto quanto si fermò di colpo, tranne la musica a palla. Tutte le ragazze si girarono a guardare verso il punto da cui era provenuta quella voce timida, debole e balbettante che aveva lanciato quell'offerta così alta da surclassare tutte le altre.
"Come scusa?" chiese Ayame "Puoi ripetere più forte?"
La ragazza in questione si fece spazio per avvicinarsi un po' di più al bancone. I suoi lunghi capelli corvini non bastarono a coprire l'evidente imbarazzo che aveva sul volto nel sentirsi così osservata e al centro dell'attenzione.
"Tre... trecentomila" ripeté, poggiando sul tavolo il più grosso rotolo di contanti che Naruto avesse mai visto.


SPAZIO AUTORE
Uuuh, e chi sarà mai la ragazza misteriosa che ha "comprato" Naruto per una notte?
Dunque, lascio solo una precisazione prima di salutarvi. Innanzitutto, per chi non la conoscesse, la Crypton Future Media è la casa software che ha usato il programma Vocaloid per creare quei famosi personaggi cantanti quali Hatsune Miku, Kagamine Rin/Len e altri, quasi sicuramente li conoscerete.
Poi, se non conoscete la canzone che ho inserito nel capitolo, eccovela qui :) link. E per finire, preciso che il ragazzo che ha cercato di prendersi Naruto non è Sai, per chi se lo fosse chiesto XD Ciao a tutti!

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Capitolo 5
*** Night ***


In realtà, lì fuori non faceva così freddo quando erano arrivati all'Otogakure, nemmeno ora che erano usciti. Doveva per forza essere per via dell'agitazione che adesso sentiva i brividi, in fondo era una situazione abbastanza strana. A quanti comuni ragazzi squattrinati poteva capitare di essere messo in palio come stripper e finire venduto per una cifra astronomica, per di più a una ragazza figlia di un pezzo grosso industriale?
<< È la cosa più stupida che abbia mai fatto. >> pensava Naruto << Insomma, fra tutte le altre. >>
Ormai poteva solo continuare così, aveva dato carta bianca ad Ayame-neechan fin dall'inizio della serata. Adesso stava conversando all'ingresso proprio con la ragazza che lo aveva vinto a quell'improbabile asta, mentre lui aspettava al bordo del marciapiede. A prima vista non l'aveva riconosciuta, all'Underground vestiva in modo completamente diverso: ora indossava un corto soprabito beige sopra una maglia blu notte, un cinturone nero bordato di bianco avvolgeva la vita appena sopra i fianchi, due sezioni di gambe scoperte fra i cortissimi pantaloncini cobalto striati di bianco e le calze nere parigine che ai piedi finivano dentro delle scarpe francesine del medesimo colore. Oltretutto, fattore che l'aveva resa meno riconoscibile, i lunghi capelli scuri erano quasi del tutto raccolti sotto un berretto francese che si intonava al soprabito per il colore, lasciando cadere solo due lunghe ciocche dietro l'orecchio che quasi le toccavano delicatamente le spalle.
Eppure, nonostante questa differenza, si chiedeva Naruto come avesse fatto a non distinguerla per via di quei suoi occhi dall'aspetto così dolce e particolare.
"Ehi!" Ayame lo raggiunse e lo prese in disparte parlandogli a bassa voce, mentre la ragazza aspettava lì dove l'aveva lasciata "Per prima cosa, la tua nuova amica si chiama Hinata Hyuga."
Hinata, certo! Gli avevano detto che si chiamava così, ora lo ricordava.
"... 23 anni, fa l'ultimo anno alla Todai e studia sociologia, economia, ingegneria e multilingue."
"Che?!" per un attimo Naruto alzò troppo la voce "Frena un attimo! Cosa dovrei fare io con una ragazza del genere? Voglio dire, questa mi sembra una di quelle persone che studia un sacco, di quelle super-acculturate che lavora per diventare qualcuno. Che ci deve fare uno come me con una così?"
"Nah, non farti troppi problemi. Detto così può dare quest'impressione, ma se ci scambi un paio di chiacchiere, vedrai che poi cambi opinione. Ti sei guadagnato i soldi per risolvere tutti i tuoi problemi e un appuntamento con una bella ragazza in una sola serata, dovresti fare i salti di gioia."
Appuntamento era solo la parola che Ayame usava per definire quello per cui lo aveva messo all'asta, pensava Naruto. Sapeva benissimo cosa lei si aspettava che facesse con chiunque avesse vinto con l'offerta più alta. Non che lui fosse proprio ritroso all'idea, ma scoprire con chi avrebbe dovuto passare la serata lo aveva reso improvvisamente insicuro. Pensò che fosse dovuto al suo nome Hyuga e a tutto ciò che rappresentava... ma non era sicuro nemmeno che la vera ragione fosse questa.
"Beh, vediamo come va a finire" decise dopo aver dato un'altra occhiata alla ragazza, che stava ad aspettare dove Ayame l'aveva lasciata.
"Bene allora." lo portò da lei in modo da fare le presentazioni "Dunque, cara Hinata, ecco la tua vincita ultravirile: ti presento Naruto Uzumaki."
In quei pochi minuti aveva preso già così tanta confidenza con lei da parlarle con perfetta disinvoltura. Al contrario, per loro non fu subito così, anche se lei, Hinata, fra i due sembrava di più quella col viso rosso di vergogna e imbarazzo.
"P-piacere" la sua voce era timidamente bassa.
"Ehm... ciao" anche lui si sentiva un po' così, a dire il vero.
"Perfetto, allora vi lascio a voi. Godetevi la serata."
Ayame se ne andò per lasciare i due da soli, sparendo senza neanche dargli il tempo di chiedere come avrebbe fatto a tornare visto che erano venuti con la sua macchina. Adesso, però, lui non sapeva assolutamente cosa fare o se fosse il caso di dire qualcosa, tanto che non riuscì a evitare quei primi momenti di silenzioso disagio. La ragazza era nella sua stessa situazione, si vedeva da come si tormentava le mani. Alla fine venne un tentativo da parte di Naruto per rompere il ghiaccio.
"Allora... vogliamo andare?"
"S-sì. Sì, credo che possiamo cominciare ad andare."
"Bene. Ho la macchina qui vicino, arrivo subito."
"Ehm... veramente..."
Naruto si fermò mentre si apprestava a raggiungere Kurama, guardava la ragazza che sembrava non sapere come finire la frase "Che cosa c'è?"
"Ecco... anch'io ho la macchina."
Mostrò una chiave penzolante attaccata a un logo della Mitsubishi come portachiavi e a un telecomandino per la portiera dell'auto. Quando lo premette in direzione della fila di macchine parcheggiate di fronte al locale, quella che ricevette il segnale e a cui si illuminarono i fari era una Lancer dalla carrozzeria celeste cielo davanti e blu notte sul posteriore. I due colori si incontravano a metà strada e l'uno mutava nell'altro attraverso sfumature così graduate che la differenza quasi non si vedeva, se non osservando la macchina nel complesso. Un'auto così era inconfondibilmente da Underground! La scritta nera sul cofano recava anche il suo nome.
"Sunny Dawn?"*
"Sì." confermò lei "E... e tu?"
"Io?"
"Voglio dire... la tua macchina. Ricordo che quella sera eri anche tu all'Underground e avevi l'auto da Racer. Quella con una volpe sopra rappresentata."
Al contrario suo, lei si era ricordata di lui.
"Ah, sì. Aspetta un attimo."
Si allontanò verso l'altro lato della strada, lasciando Hinata solamente per qualche minuto; il tempo di prendere la Supra, avviarla e sfoggiarla davanti alla ragazza, e non senza un moto di orgoglio "Questa è Kurama. Kurama, ti presento Hinata." pigiò un po' di più l'acceleratore per farla rombare "Anche lei è contenta di conoscerti."
Con quella battuta che riuscì a strapparle una piccola risata, la tensione per un momento parve allentarsi "È forte, davvero. È un'auto bellissima."
Naruto stette per dirle che doveva vederla quando correva che bolide diventava. Ma poi si ricordò che l'aveva già vista mentre correva... e di sicuro anche la pessima figura finale che aveva fatto. Farne un'altra con una ragazza che stava appena conoscendo era quello che di più voleva evitare, quindi cercò di non toccare più l'argomento.
Non lui, ma lei sì. Entrò nell'abitacolo della sua auto e fece sentire quanto anch'essa fosse capace di ruggire, così forte che Naruto ebbe l'impressione fosse capace di farlo più della volpe ritratta sulla sua carrozzeria. E lui sapeva capire quando gli veniva lanciata una sfida, ancor più sapeva accettarla senza esitare un solo momento. Rispose facendo gridare ancora il suo motore e Hinata, capendo, sorrise. Non allo stesso modo di prima, quello timido, anche Naruto se ne accorse: sia lo sguardo che il sorriso erano cambiati, adesso erano diventati determinati.
Partì, uno stridio di pneumatici che sollevo fumò dall'asfalto e piantò il ragazzo in asso. Così questi capì che la sfida proposta era ben diversa da quella che si aspettava, era un gioco al "prova a prendermi". Le andò subito dietro per non essere mollato lì, anche se il posteriore della Lancer lo distanziava già di una ventina di metri. Era partita senza preavviso e con velocità inaspettata, andando molto vicina a seminarlo, ma Kurama non era da meno. Ingranò la marcia e diede spinta maggiore alla macchina, avvicinandosi alla Sunny fino ad affiancarla sul lato sinistro. Per quei pochi momenti in cui le due vetture furono affiancate, nell'abitacolo accanto non fu più sicuro di vedere la stessa ragazza di prima che si imbarazzava a ogni parola che le diceva. In un fuggevole scambio di occhiate, in quegli occhi di un colore così dolce vide competitività, ne vide molta. E quando erano volti a guardare la strada, per lei non sembrava esistere nient'altro di ciò che stava su quelle quattro ruote e fin dove esse potevano portarla, sapeva cogliere ogni cosa nel dettaglio. Com'era possibile che la persona che stava in quella macchina fosse la stessa di solo un momento fa?
Popoooooo!
Sobbalzò, abbagliato dalle luci e dal rumore dell'enorme camion che stava per venirgli addosso. Si ricordò solo adesso che stava occupando la corsia in contromano. Rischiò per meno di un istante di lasciarsi prendere da panico e confusione, poi premette il freno e decelerò quanto serviva per allontanarsi dall'altra auto e spostarsi nella corsia di destra, appena in tempo per evitare lo scontro frontale. Il tir gli passò accanto così all'improvviso da rendere il suo cuore un tamburo, così si fermò un attimo fuori dalla carreggiata, sulla banchina. Lasciò passare diversi attimi, mentre lei andava avanti senza fermarsi, lasciandolo molto indietro.
<< Quella lì è una scheggia! >>
Da dov'era rimasto era in grado di vedere ancora la Sunny intraprendere l'ampia carreggiata di un sovrappasso che saliva e, più avanti, riprendeva la discesa. Lì la vide che si fermò anche lei a bordo strada, proprio all'apice della salita, sotto la luce di uno dei lampioni della fila, messasi in modo da essere bene in vista. Tuttavia, per quanto aspettasse, Naruto non vide nessuno degli sportelli aprirsi e lei scendere dall'auto. Continuò ad aspettare ancora qualche momento in attesa che cambiasse qualcosa, poi, quando cominciò a pensare che forse era lui quello atteso, sentì il cellulare vibrargli in tasca. Sul display apparve un messaggio da un numero che non conosceva.
"Odaiba, Minato- Contrada Motoki"
<< Che...? Ma è lei? Come diavolo ha avuto il mio...? >>
Ayame-neechan, ecco come! Non conosceva nemmeno per metà quella Hinata Hyuga e Ayame già aveva pensato bene di darle il suo numero di cellulare!
Il messaggio che gli era arrivato era un indirizzo. No, una destinazione, un punto di arrivo. Lo capì sentendo da lontano la Sunny che, ferma appostata lì dov'era, faceva sentire i suoi giri di motori ed emetteva luci intermittenti con i fari. Chiaro invito a riprendere la sfida fino ad arrivare dove stabilito. Fino a Odaiba era una gran bella corsa da fare.
Davvero strana, quella Hinata. Ma non così male. Tornò in prima e accelerò sul posto, il motore gridò la risposta "Accettata!" così forte in modo che arrivasse alle orecchie della sfidante. Mollò la frizione e la macchina partì con uno sfrigolio di gomme sull'asfalto. Quando fu a una certa distanza, anche lei partì, il divario di velocità che c'era in quel momento fra i due permise a Naruto di raggiungerla prima che si allontanasse di nuovo troppo. Pressoché affiancati, percorsero l'ampia curva in discesa del sovrappasso, che al termine diventava una biforcazione che suddivideva i sensi di marcia, ma entrambi entravano in due gallerie interamente illuminate. Dentro la loro, dopo un po', il traffico sembrava ravvivarsi improvvisamente rispetto a quando erano fuori, anche se, essendoci tre corsie e nessuna in contromano, l'unico ostacolo erano le macchine più lente da sorpassare. In questo modo non potevano restare fianco a fianco a contendersi il primato di velocità, inoltre rischiavano di perdersi di vista in mezzo a quell'improvvisa marea di veicoli di ogni tipo, sia per Naruto che per Hinata era difficile tenere d'occhio l'altro dovendo anche fare attenzione davanti. Arrivati fuori, la strada sbocciava in una delle zone più urbanizzate della città, alti palazzi, insegne luminose e gente ovunque, anche sulle strade.
Sapevano tutti e due dove andare. Appena usciti, intrapresero la prima svolta a sinistra e, da lì, continuare dritti per un bel pezzo. Stavolta affiancamenti e sorpassi erano molto azzardati, in quella strada urbana c'era solo una corsia per senso di marcia e le macchine che venivano dal senso opposto erano tante. La Sunny si era guadagnata il vantaggio durante la svolta, con una curva più stretta, così a Naruto toccava ancora stare dietro. Solo per quel tratto si limitò a tenere d'occhio il retro dell'auto avversaria e a non lasciare che lo distanziasse. Quando intrapresero l'incrocio a T in fondo, svoltarono a destra, affiancando l'ingresso per la stazione della metropolitana sotterranea. Ora che si trovavano lì dov'erano, li aspettava un lunghissimo e largo tratto quasi interamente rettilineo. Naruto non poteva che esserne felice, era il momento giusto per spremere tutto dall'acceleratore. Fece così, generando una contesa per il primo posto ma nessuno che riuscisse a prevaricare nettamente sull'altro. Attraversarono incroci a velocità elevata e anche qualche semaforo rosso, senza minimamente preoccuparsi di chi venisse dalle strade adiacenti. Naruto rimpianse di non aver avuto almeno un po' di nos da parte, si era giocata l'ultima bombola nella manovra disastrosa che gli era costata la corsa all'Underground.
<< Dovrò chiedere a Nagato di procurarmene ancora. >>
In quel tratto, la strada era molto più libera e lì Naruto ingranò l'ultima marcia, dandosi un'ulteriore spinta che gli permise di tornare di nuovo accanto alla Sunny. Anche se la ragazza non si era voltata a guardarlo, si era certamente accorta da prima che l'avesse raggiunta, anche lei aveva accelerato e adesso procedevano perfettamente allineati alla medesima velocità. Continuarono così fino a raggiungere il ponte autostradale che collegava le sponde del fiume Arakawa che, alla loro sinistra, si immetteva nella Baia di Tokyo. Oltrepassarono il ponte, il fiume sotto di loro era come un piccolo mare nero riflettente, le luci che delineavano le vette della città. Arrivati dall'altra parte, procedettero avanti, seguendo il ponte sopra di loro che era la linea della metro. Il loro continuare ad avanzare senza curarsi degli incroci, ad uno di essi quasi costò l'essere travolti da una macchina in arrivo da destra, costringendo Hinata a rallentare momentaneamente per lasciarla passare, mentre per Naruto, al contrario, bastò spostarsi più a sinistra per evitarla. Esultò per il vantaggio guadagnato, anche se era stato per un colpo di fortuna, ma nello specchietto retrovisore vide il muso della Sunny che già stava recuperando. Tuttavia, quando mancava poco che lo affiancasse di nuovo, intraprese un'altra corsia.
<< Dove sta andando? >>
Vide che era entrata in una sopraelevata, che insieme alla strada di sotto continuava nella medesima direzione, trovandosi lui di sotto e lei sopra. Da lì, la ragazza riuscì a rimettersi in pari, per quanto separati da distanza e altitudine. La grossa differenza era che lui era costretto a fare attenzione alla gente che si riversava nelle strade per attraversarla, impedimento che di sicuro non c'era nella strada intrapresa da lei. Più avanti, la carreggiata si univa alla sopraelevata, che diventava un ponte per attraversare un fiume più piccolo del precedente. Salendo, incontrò l'auto avversaria che correva a velocità più spedita della sua, solo pochi metri di vantaggio che riuscì a tagliare in breve. Stavolta non stavano l'uno di fianco all'altra, lasciavano una corsia di auto in mezzo a loro per sorpassarle una dopo l'altra. Fino all'isola di Odaiba, quella sembrava essere l'unica direzione da prendere: tutto quanto solo in avanti, lasciando che a ottenere il primato fosse la macchina più veloce.
Per diversi altri chilometri la corsa dei due Racer fu così, costituita da sorpassi e manovre evasive, attraversando centri urbani e ponti fino a raggiungere l'isola cercata. Odaiba appariva come un insieme di grandi palazzi aziendali, fonti termali e centri commerciali aperti ventiquattro ore su ventiquattro, con una miriade di gente in giro. La strada davanti a loro era costellata di insegne sparse ovunque, i colori e le luci si riflettevano e scivolavano lungo le carrozzerie delle auto. Semplicemente spettacolare!
A un certo punto, la Sunny abbandonò la strada principale, Naruto la seguì immediatamente nella svolta a destra. Intrapresa quella, vide che stava decelerando, la imitò interpretandolo come un segno che la corsa era finita ed erano ormai quasi arrivati a destinazione. E lui aveva vinto la sfida, era riuscito a starle dietro se non quasi a superarla. Si era lasciato così prendere dalla corsa che si era dimenticato che si trattava di un inseguimento anziché di una gara. Quando correva, pensava sempre e solo ad arrivare primo.
La contrada Motoki si isolava un po' dal centro abitato, sulla destra c'era un'area di alberi che erano cresciuti disposti in ranghi. Negli spiragli fra i tronchi si poteva intravedere la baia, anche se di giorno sarebbe stata sicuramente molto più vedibile. La zona che stavano raggiungendo diventava sempre più costiera e molto meno urbana, una stradina attraversava quello spazio di vegetazione e conduceva all'altra parte. Nello sbucare sulla costa, sembrava di entrare in un angolo di pace incontaminato dalla città, anche se i palazzi luminosi dall'altra parte della baia riempivano il paesaggio notturno sullo sfondo. Parcheggiarono in uno spiazzo adibito per il parcheggio, accanto a un muretto.
"Sei forte alla guida!" commentò lui scendendo dall'auto "Dove hai imparato a guidare così?"
La ragazza sorrise lusingata. Fuori da quell'auto, però, era come se ci avesse lasciato dentro qualsiasi competitività, perché adesso guardava di nuovo imbarazzata a terra come se non fosse abituata a ricevere simili complimenti "Io... io... da sola. Ho imparato... da sola, sì."
Non fu capace di dire nient'altro, chiuse la macchina e si incamminò a grandi passi. Naruto le andò dietro.
Più avanti si aprivano due strade. La prima scendeva, il selciato diventava terra e pietrisco e infine, arrivando in spiaggia, sabbia. L'altra strada diventava pure quella di terriccio, ma per contro saliva verso il cancelletto di un attico. Solo a vederla da fuori, era una villetta spaziosa e niente male, con ampie vetrate sulla facciata del mare. Ed entrando nel viale dopo che era stato aperto il cancello, appariva anche più grande di quanto sembrasse. Entrati, furono accese le luci, l'interno pareva anche più grande dell'esterno, forse per via del biancore che primeggiava sull'ambiente, dal pavimento fino al soffitto, infondendo la percezione dello spazio. A dare i colori erano per lo più il mobilio, come il divano rosso alla parete opposta, i mobili neri, con un ampio televisore su uno di essi e file intere di DVD e CD. Il solo salone d'ingresso era sufficientemente ampio da ospitare decine di persone per un festone, figurarsi l'intera casa che ancora non aveva visto completamente.
"Questo posto mi piace" disse continuando a guardarsi intorno.
"Davvero?" lei ne fu contenta, sorridendo più di quanto lo facesse per timidezza. Togliendosi il berretto francese, la chioma nera si era liberata in una lunga cascata sfavillante riflessi cobalto, Naruto immaginò che, se solo le avesse potuto toccare i capelli, al tatto sarebbero stati come seta. E senza il soprabito, appeso all'appendiabiti, le curve dei fianchi erano meglio tracciate.
"Certo. Chissà quanto ti costa di affitto una casa come questa?"
"Oh... no no, non è di un affittante. È mia."
"Tua? Completamente?"
"L'ha comprata mio padre subito dopo la mia maturità."
"Deve volerti un gran bene, se te ne regala una così."
"Ti... ti offro qualcosa da bere, vuoi?"
L'argomento fu cambiato con una strana fretta che lo insospettì, notò pure come quel sorriso si fosse così spento da non esserci più anche sugli occhi, anche se lei fece in modo di non darlo a vedere. La porta vicino all'angolo destro in fondo doveva condurre in cucina, visto che ci entrò e tornò con una lattina di birra e una di tè alla pesca. Diede la birra a lui e mandarono giù insieme il primo sorso.
"Tu non ne prendi?" Naruto indicò la lattina di birra.
"Oh no, in genere la conservo per quando ho ospiti. A me piacciono le cose semplici."
"Come la tua auto?" Naruto ridacchiò, cercando di sdrammatizzare l'incoerenza che aveva evidenziato. Una macchina come quella che la ragazza aveva era tutt'altro che una cosa semplice, eppure lei ci sapeva correre come lui aveva visto fare a pochi - anche se non aveva visto molti Racer prima dell'Underground - . Oltretutto, correre insieme a lei gli aveva dato più brividi lungo la schiena di quanti ne avesse provati quella serata.
"Beh sì... a parte quella."
Poi non fu detto altro, finirono di bere dalle lattine nel completo mutismo. Naruto continuò a maledirsi per non riuscire mai a cominciare una discussione decente che non finisse in silenzi imbarazzanti.
"Co-comunque..." lei aveva ripreso nervosamente a balbettare "... la... la camera da letto è di sopra se... se dobbiamo andare a... a..." non riusciva a finire la frase ma in compenso stava diventando rossissima. A Naruto tornò in mente solo adesso il perché si trovasse lì e per un attimo pensò che tutta la birra gli sarebbe uscita dal naso. Gli occhi gli caddero sulle generose forme evidenziate sotto la maglietta e, a pensarci, sentì arrivargli un altro brivido. Non lungo la schiena, stavolta.
"Ah! Ah, m-ma... ma non siamo per forza costretti... insomma, possiamo benissimo fare altro, se ti va." si guardò intorno, cercando qualsiasi cosa potesse salvare la situazione già abbastanza complicata "Tipo mettere su un po' di musica."
Andò verso lo stereo nel ripiano sotto il televisore, premette ON e, qualche secondo dopo, Lady Gaga fuoriuscì dagli altoparlanti cantando ad alto volume... ma con le parole della canzone sbagliata e al momento ancora più sbagliato.

You've got me wandering why
I, I like it rough
I, I like it rough
I, I like it rough


Con tutta la musica che esisteva al mondo!
Ci mise insopportabilmente parecchio mentre cercava di cambiare brano, fino a rendersi conto come un idiota che la musica veniva da una stazione radio e non da un CD. Chiuse completamente lo stereo in modo da evitare qualsiasi altra scenata cretina.
"Un film! Ancora meglio, no?"
Andò verso i DVD. Alcuni erano messi in gruppi separati tra loro, quelli che formavano serie di telefilm, e prese quello con tutta la quinta serie di Scrubs. A dire il vero, ricordava perfettamente ogni episodio, sapeva perfino quasi tutte le battute a memoria, ma certamente era meglio questo che finire nel letto di una ragazza che non conosceva manco per niente. Suo padrino Jiraya ne sarebbe rimasto deluso, fin troppe volte aveva cercato di spiegargli, pur ridendo e scherzando, come comportarsi con le ragazze vantando una dubbia esperienza da rimorchiatore. Adesso che stava lì, gli era bastato un niente per dimenticare quel poco che aveva ascoltato da lui. La prossima volta si sarebbe dovuto ricordare di baciargli i piedi pur di farsi dare tutti i consigli che poteva.
"Insomma, sempre che ti vada." precisò "A meno che tu non voglia fare altro. Voglio dire, tu mi avresti pagato per fare altro ma..."
"Oh no, no, tranquillo." si agitò anche lei "Ti assicuro che così va benissimo. Io... volevo solo avere un po' di compagnia per stasera, tutto qua."
Naruto tirò un sospiro di sollievo "Davvero? Beh, allora ti garantisco che Ayame-neechan era di sicuro meglio di me come compagnia. Mi riferisco a quella mia amica che prima ti ha parlato fuori dal locale."
Lei, poi, volse per un attimo lo sguardo altrove, sul tappeto scarlatto. Qualche parola sembrò uscire dalle labbra, ma erano così basse che Naruto non capì niente.
"Come, scusa?"
"Ah! Ah... niente, niente! A-allora mettiamo questo?"
Lo raggiunse a passo agitato e prese il DVD per inserirlo. Non fu detto più niente, tutte le parole a venire uscirono solo dalla tv. Fu un bene l'aver scelto quella serie, la più adatta di qualunque altra per farsi più di quattro risate e sciogliere la tensione. Guardarla in compagnia era come vederla di nuovo per la prima volta: nessuno era come JD e Turk! A un certo punto Naruto si lasciò del tutto prendere dagli episodi e si alzò a imitare Turk che cantava e mimava "More Than A Feeling" nella scena dell'Air Band fuori dall'ospedale. Funzionò, divertì Hinata fino a farla ridere di più.

Si svegliò e si rese conto subito che era mattina. Si alzò di scatto, si guardò intorno e cominciò immediatamente a ricordare. Avevano visto tante di quelle puntate che si era fatto parecchio tardi, nemmeno sapeva a che ora si fosse addormentato. Aveva passato la notte dormendo sul divano e la schiena se ne lamentò parecchio, fino a che si stiracchiò tutte le articolazioni che aveva. Hinata era lì che dormiva sul divano anche lei, doveva aver chiuso gli occhi prima che finisse il DVD, c'era ancora la schermata dei menù accesa.
<< Che faccio? La sveglio o no? >>
Forse era più il caso di farlo, eppure preferiva di più continuare a vederla dormire, poggiata al bracciolo del divano e con le gambe rannicchiate, emetteva piccoli respiri quasi impercettibili. Aveva un aspetto dolce mentre dormiva, quasi gli dispiaceva svegliarla. Si decise semplicemente a infilarle uno dei cuscini sotto la testa, cercò di sollevarla il più piano possibile. C'erano delle foto incorniciate sul mobile accanto, la ritraevano quando aveva qualche anno di meno e con un'acconciatura più corta da hime. E sia che fosse da sola o in compagnia, il sorriso sembrava sempre che fosse tutto quello che occorresse per completarle il viso.
Vide anche qualcos'altro accanto alle foto. L'orologio che segnava le nove e mezza!
"Mapporca...!"
Era tardi, maledettamente tardi! Volò a recuperare il cappotto e se lo mise alla rinfusa e subito dopo andò verso la porta. Si fermò nel dare uno sguardo indietro verso la ragazza ancora dormiente, di certo non era bello mollarla lì senza dire niente, senza neanche un saluto o un grazie. Si limitò a lasciare un biglietto in bella vista sul mobile lì accanto, sicuro che lì l'avrebbe trovato.
Poi si ricordò che aveva il suo numero memorizzato sul cellulare per via di quel messaggio che gli aveva mandato. Mentre chiuse piano la porta e se ne andò, pensò che richiamarla più tardi non sarebbe stata affatto una cattiva idea.


SPAZIO AUTORE
Per risparmiarvi la ricerca su Google Traduttore, vi dico io che le parole inglesi segnate con l'asterisco vogliono dire "Alba soleggiata", nome più che mai adatto per la macchina di Hinata, non trovate? :)
E salve, cari lettori, torno da voi dopo ben più di un mese che non aggiorno questa fanfic! Ma non sia mai che io la lasci in sospeso, ho promesso di tornare sempre e ho intenzione di farlo fino alla fine della storia! E già che ci siete, perchè non alzate tutte le mani a coloro che conoscono la scena di Scrubs su menzionata? Io la stavo vedendo mentre scrivevo e non ho resistito all'idea di aggiungerla al capitolo! Dite che fino in Giappone la serie l'hanno trasmessa? Boh... comunque ve la linko qui per chi se la volesse rivedere More Than A Feeling!
Vi saluto tutti, sperando di riuscire a tornare prima :) Bye!

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Capitolo 6
*** Day ***


Era in ritardo abissale, era pure dovuto passare da casa per mettere l'auto in garage e prendere il motorino, non entrò neanche dentro per cambiarsi i vestiti della sera prima. Il cellulare in tasca aveva squillato per metà di tutto il tragitto fino a casa, un susseguirsi di messaggi che pretendevano di sapere dove fosse sparito.

"Capisco che hai avuto la tua noche de fuego, ma hai solo tre secondi per presentarti qui e raccontarmi ogni-singola-cosa!"

E via con altri sms del genere.
Che tipo! Prima veniva a lei in mente di organizzargli quella cosiddetta "noche de fuego" dall'altro capo della città, poi si lamentava se la mattina dopo faceva tardi per andare a raccontare i dettagli (come se ci fosse molto da dire!)
Noche de fuego, come no.
Tanto gli avrebbe sicuramente rinfacciato l’immensità della sua idiozia: non si era portato a letto la bellissima e prosperosa ragazza degli Hyuga dopo quel tanto che lei aveva fatto per organizzargli la serata (non che avesse compiuto quali gravi sforzi, comunque). << Resterai delusa, nee-chan. >>
Forse anche più di quanto pensasse lui stesso. Entrato nella stradina dove stava il locale, Ayame era fuori ad aspettarlo, trepidante. Probabilmente stava lì ad aspettare da tutta la mattina, neanche si era messa il grembiule da cucinino per iniziare a lavorare e il piede batteva a terra ripetutamente. Vederlo arrivare non fece che renderla più impaziente. E poi, dopo che Naruto fu sceso dal motorino, vedendo che indossava i medesimi vestiti della serata prima, giunse all'unica conclusione ovvia "Hai passato la notte lì, vero? Vero? Eeevvai, sapevo che avresti fatto quello che i tuoi istinti primordiali ti avrebbero comandato di fare!" Prese rudemente Naruto sottobraccio, serrandogli il collo attorno al gomito interno.
"I-istinti primordiali? Ma falla finita!" si divincolò dalla presa sottomissiva.
"Ayame!" sulla soglia del negozio c'era Teuchi-san "Ti decidi a entrare, per favore?"
"Non rompere, aspetta un attimo. Allora, Naruto-kun?"
"La regina delle curiosone ficcanaso, ecco cosa sei."
"Dovresti essermi grato per il resto dei tuoi giorni, come minimo. Ti ho organizzato una bella serata a casa di una ragazza che trovi solo una volta su mille, direi che mi spetta sapere i particolari."
"Lo scopo non era quello di riempirmi le tasche?"
"Ayame, sbrigati!"
Stavolta la ragazza non gli badò nemmeno "Lascia perdere quella parte! Dimmi cosa diavolo è successo dopo."
Naruto sospirò, rassegnato all'idea che sarebbe stata capace di tormentarlo per tutto il resto della settimana pur di strappargli succose confessioni. Visto che comunque non aveva da dargliene, tanto valeva sputare il rospo. Raccontò come si era svolto il resto della serata dopo che lei se n'era andata, ma omise il particolare che anche Hinata fosse una Street Racer e che insieme avevano fatto parecchie follie in mezzo alle strade; una ramanzina da sorella maggiore gli era già bastata, non voleva andare a cercarsene altre. Si limitò a dire che l'aveva accompagnata a casa con la sua auto, e da lì in poi raccontò le cose così com'erano andate.
Alla fine, però, Ayame lo guardò con una faccia strana, una sorta di misto fra l'incredulo e il deluso. Restò per un minuto buono a fissarlo in quel modo, poi tirò un profondo sospiro mentre sprofondava la faccia nelle mani. E senza risollevarla, disse "Riassumiamo: dopo che io mi sono ingegnata per farti passare una notte caliente..."
"Sì..."
"... facendoti per di più pagare profumatamente per dare tutta la virilità che possiedi..."
"Sì..."
"... tu mi vieni a dire che insieme a lei hai fatto solo questo? Guardare la tv per tutta la serata e poi addormentarvi, e neanche sul letto ma sul divano e con ancora tutti i vestiti addosso?"
"Confermato."
"Ok, bene. Le cose sono due: o tu mi stai raccontando una balla... o sei davvero l'idiota più imbecille che abbia mai incontrato sulla faccia della Terra!"
Una grossa vena pulsante spuntò sulla tempia di Naruto "Tu parti col presupposto che io debba iniziare un appuntamento con gli ormoni in quarta, e la colpa sarebbe mia?"
"Beh, normalmente ci si aspetterebbe questo quando ti vendi per trascorrere una nottata con una donna. E io che non vedevo l'ora di sentire succosi dettagli piccanti!"
Certo che aveva un bel coraggio ad avanzare certe pretese, pensò. Non aveva certo dimenticato quello che era successo dopo il modo in cui era finita la loro serata in auto. Ayame aveva declinato l'invito a salire in casa sua, lasciandolo con un palmo di naso, e dopo qualche settimana lui aveva scoperto che da qualche giorno aveva cominciato a vedersi con qualcuno. E anche che, dopo il loro primo appuntamento, lei non aveva perso tempo e aveva pure passato la nottata fuori di casa, a detta di Teuchi-san. Le conclusioni le aveva tratte da sé e Ayame gliele aveva pure confermate con perfetta noncuranza, ma si era astenuta dal raccontargli i dettagli e ancor di più dal dirgli cosa diavolo avesse quel tipo di meglio della sua auto sballosa per convincerla a entrare sotto le lenzuola.
Anche se lo ricordava ancora, comunque, non è che avesse tanta voglia di stare dietro a quella storia, così tirò fuori dalla tasca qualcosa che magari avrebbe calmato un po' Ayame "Nee-chan, rilassati, la serata non è andata del tutto sprecata. Ci siamo divertiti lo stesso e poi..." le sventolò il cellulare in faccia "... mi ha mandato lei un messaggio, quindi ho il suo numero di cellulare e anche il suo indirizzo."
"Ullallààà... addirittura il numero di cellulare. E cosa ci faresti?"
"La chiamerei, magari?" ribadì con il tono di voce più ovvio che potesse.
"Devo dedurre che sarà ben più di una storiellina da una notte soltanto."
Colpito nel segno. La voce con cui stavolta lui rispose divenne imbarazzata "S-storiellina? Ma chi ha mai parlato di..."
"Perché, vuoi forse dire che la cosa non ti è venuta in mente?" si avvicinò con fare guardingo.
"Non è che tutti gli incontri che faccio debbano iniziare con una messa a letto e poi diventare una roba da soap opera americana!"
"Bene: se non deve diventare una cosa seria, fammi vedere te che cancelli il messaggio senza memorizzare il numero."
Non lo fece. Si limitò a non aggiungere altro, riporre il telefono in tasca e oltrepassarla con uno sbuffo per decidersi a entrare nel locale, lasciandosi alle spalle la ragazza con un ghigno parecchio divertito che si era stampato in faccia. Aveva ragione lui, in fondo, non era stato un incontro infruttuoso.
La discussione non fu più presa nell'arco dell'intera mattinata. Ad Ayame, però, non sfuggiva certo il modo in cui lui gettava spesso occhiate al display del cellulare, scoprendo che rileggeva sempre lo stesso messaggio - o lo stesso numero-. Un paio di volte si era pure rintanato nella toilette, dove lei lo aveva seguito e si era appostata fuori dalla porta per ascoltare. Lo sentiva schiacciare la tastiera ma poi non iniziava nessuna discussione, succedeva solo che lui mormorava "Dannazione...", segnale al quale lei capiva che non si decideva a far partire la chiamata e stava per uscire dopo averci rinunciato. Alla terza volta, però, lasciò che la trovasse fuori ad aspettarlo a braccia categoriche incrociate.
"Beh, cosa c'è?" chiese.
"Dovrei chiederlo io. Per caso prima ho avuto un cancro all'apparato uditorio, o forse mi avevi detto tu stesso che l'avresti chiamata?"
"Non... non è mica così semplice!"
"Ti pareva." sospirò Ayame "Meno male che ci sono io a prevedere anche queste eventualità."
"Che vorresti dire?"
"Vedrai da te, con un po' di fortuna" e non gli spiegò nient'altro, tornò semplicemente nel cucinino e si rimise a preparare altro brodo. Dopo diversi momenti di perplessità che non ebbero più risposta, anche lui si decise a rimettersi al lavoro.
Nelle successive due ore non avvenne nulla di fatto... o meglio, a Naruto non sembrava che Ayame-neechan stesse impegnandosi a fare qualcosa per risolvere il suo sottile dilemma, se ne stava lì a fare tranquillamente il suo mestiere, continuando a non volergli anticipare nulla. E nel frattempo lui continuava ad avere ancora qualche dubbio sull'idea di chiamare Hinata o meno. Prima gli poteva anche sembrare una buona idea, ma adesso? Anche chiamandola, che le avrebbe detto? Ciao, come va, dovremmo rivederci fuori insieme un'altra volta? Si dava mentalmente del patetico solo a pensare una scemenza simile da dire al telefono.
Verso il solito orario, a mezzogiorno, cominciarono ad arrivare i clienti dell'ora di pranzo. Anche adesso non cambiò nulla come promesso da Ayame. Ormai Naruto stava rassegnandosi a passare un'altra giornata di monotono lavoro mentre serviva l'ennesima scodella di ramen; prima si galvanizzava ogni volta che sentiva le tendine dell'ingresso muoversi all'entrata di ogni cliente, come se si aspettasse l'arrivo di una ragazza in particolare... ma non più dopo aver appurato per troppe volte che a entrare non era mai lei << Ma perché mi metto a sperare che arrivi qui? Come se potesse sapere dell'esistenza di questo posto! >>
"Salve, benvenuti all'Ichiraku Ramen." ripeté meccanicamente mentre ripuliva una ciotola, senza neanche guardare il nuovo arrivato "Che cosa vi servo?"
"C-ciao."
Per un breve momento restò così fermo da avere l'impressione che attorno a lui si fosse bloccato tutto. Invece i clienti al bancone continuavano a consumare le proprie porzioni discutendo fra loro, il fumo e il caldo continuavano a uscire dal cucinino... solo lui era quello su cui aveva avuto effetto quel saluto timido e cordiale. Anche Ayame-neechan doveva averlo sentita dal cucinino, in qualche modo, visto che la sentì arrivare e fare capolino da dietro la porta, ma non le diede molto peso.
Sulla soglia c'era lei, proprio lei. Una semplice felpa violetto chiaro e bianco e dei jeans, lo salutava con la mano e gli rivolgeva il suo sorriso.
"Ehi... ciao!" al vederla, anche lui allargò un sorriso contento, quasi senza accorgersene "Che cosa ci fai qui?"
"Pensavo di venire a trovarti. Solo che a casa tua non c'era nessuno."
A casa sua? Non solo sapeva dove lavorava, adesso pure l'indirizzo del monolocale? L'unica spiegazione possibile era che fosse Ayame ad averle dato tutti quei riferimenti... e difatti la ragazza gli stava sorridendo furbescamente, facendo capire che era proprio questo che intendeva prima: che se non l'avesse chiamata lui, magari sarebbe venuta Hinata a trovarlo. La guardò di sbieco mentre pensava che se mai qualcuno avesse voluto fargli dello stalking, adesso c'era una persona a cui rivolgersi!
Non sapeva più se a quella ragazza doveva maledirla o benedirla. Dare alla prima che incontrava il suo numero di cellulare, l'indirizzo di casa e anche dove lavorava, tutto in una sola serata, era decisamente troppo! Anche se, in fondo, incontrarla ancora invece che parlarle al telefono non gli dispiaceva per niente, anzi...
"Sai che stavo per chiamarti?" disse "Voglio dire, per scusarmi per come me ne sono andato stamattina senza salutarti. È che sembravi dormire così tranquillamente che non volevo svegliarti."
"No, tranquillo, è tutto a posto."
"Eeeh? Aspetta un attimo!" Ayame si intromise e si avvicinò tanto a Naruto da avere un rimproverante faccia a faccia con lui "Questo dettaglio non me l'avevi raccontato. Dì un po', filare via di soppiatto come un fuggitivo senza neanche dire "ciao" ti pare il modo giusto di andartene dalla casa di una ragazza? Ma non ti ho insegnato niente?"
"Sì, che secondo te un appuntamento inizierebbe con uno striptease e dovrebbe finire come di conseguenza..."
Hinata provò timidamente a intervenire, anche se si sentiva fin troppo come un pesce fuor d'acqua "A... Ayame-san, ti assicuro che non ce n'è bisogno. Mica me la sono presa, davvero."
Ma non esistette ragione al mondo che Ayame volesse sentire, quindi alzò una mano verso di lei per rasserenarla "Tranquilla, Hinata-chan, ora me ne occupo io. Riguardo a te, biondino, adesso vedrai di scusarti come si deve!"

L'idea di Ayame di "scusarsi come si deve" consisteva in questo: offrire il pranzo. E neanche cucinando con le proprie mani una ciotola di succulento ramen - appena Naruto ci aveva provato, Ayame lo aveva afferrato alla collottola per trattenerlo dall’andare verso il cucinino- bensì invitandola a mangiare fuori. Non che Naruto fosse completamente contrario alla proposta (e neanche Hinata, un po' imbarazzata e un po' lusingata), solo che non era proprio convinto che uno scooter scassato come il suo fosse il mezzo più adatto allo scopo. Per fortuna, però, Hinata era arrivata fin lì con la sua auto.
Come seconda cosa, poi, Teuchi-san stava per ridire qualcosa sul fatto che lui, oltre a essere arrivato in ritardo, stava anche per andarsene dopo solo mezza giornata. Ad ammutolirlo ci aveva pensato Ayame solo fulminandolo con lo sguardo; questo era un suo particolare che spesso induceva Naruto a chiedersi se a comandare fosse il padre o la figlia.
Montati sulla Sunny Dawn, Hinata chiese a Naruto se avesse in mente qualche luogo specifico per andare a mangiare... ma visto che a lui veniva in mente pochissimo altro oltre ai locali che servivano il ramen, pensò bene di lasciare a lei la libera scelta.
"Davvero? Beh... ci sarebbe un posto che potrebbe andare. Ti piace la carne di maiale?"
"Sicuro." asserì lui "Andiamo pure dove vuoi."
Mentre salivano in macchina, Naruto ebbe un'ultima vista di Ayame fuori dal negozio che li osservava tutta contenta mentre partivano insieme. Doveva sempre avere delle concezioni sue e tutte contorte di un'uscita fra uomo e donna?
"Giuro che uno di questi giorni riuscirò a proporti un'uscita come si deve" promise ad Hinata. Poi si rese conto subito dopo di una cosa, che aveva usato la parola "proporre" riferendosi a lei direttamente e non in generale. Così, però, la fece sorridere ancora, doveva averla presa per una lusinga.
"Anche così è bello, Ayame-san è davvero una persona singolare, però è simpatica. Un appuntamento vero e proprio... penso che sarebbe comunque molto carino. Sì, mi piacerebbe."
Sentendola dire questo, a Naruto balenò un'idea in mente. Era un po' strana, ma perché no? "Dov'è che stiamo andando di preciso?"
"Sei mai stato al Barbe-Q?"
La fortuna lo assisteva! Quello era uno dei pochissimi altri locali che conosceva. Ricordava che il Barbe-Q era dove la sua famiglia, quando lui era ragazzino, si recava quando tutti e cinque volevano andare a mangiare fuori. Suo padre, Nagato e Naruko amavano la carne che facevano lì, mentre sua madre e lui preferivano molto di più il ramen, che lì faceva solo parte dei piatti opzionali del menù.
"Lo conosco." disse "Fanno carne alla griglia, vero? Costolette, lombata, coratella, trippa..."
"...fegato e chi più ne ha più ne metta" completò Hinata, recitando la frase che faceva da slogan per il locale, felice che anche lui lo conoscesse.
"Bene. Accosta."
"Come?"
"Fermati un attimo."
Anche se perplessa da quella richiesta improvvisa, Hinata lo fece e si fermò a bordo strada. Naruto si girò verso di lei "Hinata-chan, ti andrebbe di venire a pranzo con me?" chiese sornione.
"Eh?" la ragazza non fu sicura di aver capito. Perché glielo stava chiedendo se già erano partiti? "Ma... che cosa stai facendo?"
"Un invito come lo volevi tu, no? Allora che ne dici? Ti sto invitando a mangiare con me al Barbe-Q, dimmi se vorresti venire o no."
Anche se la loro uscita insieme era già cominciata, lui stava lo stesso formulandole l'invito. Quando aveva detto che le sarebbe piaciuto riceverne uno vero, non pensava che lui l'avrebbe presa alla lettera. Però era carino da parte sua, un po' strano ma comunque carino. Ed era anche simpatico, una piccola risata non poteva trattenerla prima di stare al gioco e rispondergli "Sì. Sì, ne sarei proprio felice."
"Grande!" si galvanizzò lui "Allora permetti che sia io a portarti lì."
La fece ridere di nuovo. Senza neanche pensarci troppo, non ebbe esitazioni a dargli il consenso per guidare la sua macchina "Ah ah ah! Ok" quindi uscirono tutti e due dall'abitacolo e fecero il giro dell'auto per scambiarsi i posti. Messosi sul sedile dell'autista, Naruto non si sentì minimamente fuori posto nel trovarsi al volante di un'auto diversa da quella che era abituato a guidare. Dopotutto si trattava sempre di uno sterzo, una leva del cambio e tre pedali disposti alla stessa maniera. Mise in moto e ripartì, sentiva che Hinata lo osservava muoversi con naturalezza, guidando Sunny Dawn come se stesse guidando Kurama. Mentre percorreva tutta la strada esattamente come si ricordava l'ultima volta che l'aveva fatta, si godeva le capacità di quell'auto magnifica a ogni sorpasso, a ogni sterzata e a ogni accelerata. La ragazza continuava a guardarlo sfruttare tutto di quella macchina, gettando un'occhiata di tanto in tanto sulla strada per vedere come avrebbe fatto la prossima manovra, si sorprendeva lei stessa di come riuscisse a farsi prendere con tanto trasporto da una macchina con cui aveva ancora poca dimestichezza.
"Sei davvero bravo." si complimentò "Dove hai imparato a guidare così?"
Naruto le rispose anche continuando a mantenere la concentrazione sulla strada "Sai com'è, alla scuola guida ti insegnano a portare una quattro ruote quanto basta per stare su una carreggiata. Ma a folleggiare così non te lo insegnano di certo, quindi lo devi imparare da te."
Continuò così fino a quando non arrivarono. Il Barbe-Q era un locale parecchio frequentato, l'odore di griglia arrivava da dentro, facendo tornare a Naruto quel languore per la carne che il ramen quasi gli aveva fatto dimenticare "Aah... si sente che non venivo qua da un mucchio di tempo."
Dentro c'era molto più caldo che all'esterno, ciò era dovuto al fatto che tutti i tavoli, separati fra loro da un metro e mezzo di altezza di pareti divisorie in legno, avevano la propria griglia su cui arrostire la carne anziché nelle cucine. La donna con l'elegante kimono che li accolse all'ingresso li condusse subito a un tavolo libero dove prendere posto, fu dato loro qualche antipasto e anche un po' di shochu. Dopo aver ordinato carne di lombata e costolette, Naruto versò la bevanda nei bicchierini "Visto che abbiamo un appuntamento degno di questo nome, direi che un bel brindisi ci sta, no?"
"Sono d'accordo." Hinata alzò il suo "A un'uscita come si deve."
"L'hai detto" e conclusero con il "kampai!". Fu un brindisi piuttosto forte, lo shochu era anche più alcolico del saké. Naruto tossicchiò "Uao...! Questo sì che ammazza le cellule cerebrali."
"Penso che sia meglio andarci piano, dopo dovremo di nuovo guidare."
"Tu sollazzati pure quanto vuoi" assicurò lui "perché dopo ti accompagno io a casa tua. Sì, beh... sempre con la tua auto s’intende."
Hinata rise lievemente "E tu come te ne torni?"
"Che sarà mai, prenderò la metro. E poi, se mi vuoi sincero, mi piacerebbe ancora andare su quell'auto fighissima che hai."
"Ti... ti piace davvero così tanto Sunny Dawn?"
Vide che l'aveva fatta un po' arrossire, non abituata agli elogi. Arrossendo, pur solo di poco come adesso, diventava anche più carina, gli piaceva "Beh, per me Kurama è e resterà per sempre insostituibile, ma so riconoscere un vero bolide quando lo vedo. Meglio ancora se ho l'occasione di farci un paio di giri."
La cameriera servì loro la carne cruda col condimento a parte, mettendola a cuocere sulla griglia. Raccomandò loro di lasciarla lì sopra per dieci minuti prima di mangiare. A Naruto, nel frattempo, parlando dell'auto di Hinata, venne in mente un dubbio "Ora che ci penso... come mai tu possiedi una macchina del genere?"
"In che senso?"
"Voglio dire... mi è stato detto che sei quel tipo di persona tutta presa dall'università, dagli studi e così via. Insomma, non è che così sembri proprio quel genere di ragazza che andrebbe in giro con un'auto simile."
"Sì, capisco ciò che intendi." lei rispose tranquillamente, senza prendere per nulla a male quell'osservazione così diretta "Vedi, c'è un aspetto della vita all'Underground che a me piace molto: lì non conta che persona sei o da dove vieni, importa solo correre e la reputazione che ti crei gareggiando. Anche se dovessi provenire dalla famiglia più potente del mondo, lì sotto non conti nulla se non sei un valido Racer.
Uchiha Sasuke-kun è l'esempio più veritiero. Quando è venuto per la prima volta all'Underground, nessuno si è mai fatto scrupoli solo per il nome che portava, lì sotto lo hanno sfidato in tantissimi. Hanno cominciato a dargli rilevanza solo dopo che lui ha dimostrato le sue capacità di Racer."
"È davvero così bravo?"
"È uno dei migliori che ci sia là sotto. Sfidarlo apertamente come hai fatto tu non è più una cosa da molti."
"L'avrei fatto in ogni caso, i tipi odiosi come lui non li posso soffrire. Farlo scendere dal suo piedistallo sarebbe stata una cosa fantastica."
"Dicono che tu abbia fatto a botte con lui. Allora è proprio vero?"
Questo lo sorprese un po'. Davvero si era già sparsa la voce all'Undeground che fosse stato lui a colpire un rampollo degli Uchiha? In effetti, ricordava che nel suo clan c'era un certo albino che si era divertito a scoprire chi l'avesse fatto, doveva essere stato lui a spargere la voce in qualche modo. Però, pensandoci, non era male avere la reputazione di essersi messo contro l'Uchiha. "In effetti sì" rispose, e le raccontò le cose così come si erano svolte, dalla prima impressione pessima che aveva avuto di lui fino alla rissa fuori dal locale di Teuchi "...e giuro, gli avrei appiattito il culo a terra se non mi avessero trattenuto."
"Ma... lui voleva solo aiutarti per il motorino, in fondo. Io, sinceramente, non ho mai sentito di Sasuke-kun fare una cosa del genere. Accettare quell'extra ti seccava così tanto perché forse pensavi di apparire come uno che non sa risolvere i suoi problemi?"
Il ragazzo ammutolì. Le aveva raccontato solo che non gli piaceva essere preso per un nullatenente e per questo si era accanito contro l'Uchiha, ma non le aveva spiegato quel particolare che invece lei aveva azzeccato in pieno. Ayame non poteva essere stata, non doveva aver avuto alcun motivo per raccontare a lei quell'episodio "Sai che hai ragione, ora che ci penso? Come ci sei arrivata?"
"Beh..." si sistemò una delle ciocche cadenti laterali dietro l'orecchio "... diciamo che provo a immaginare come ti senti."
"Cioè?"
"Voglio dire, quel tipo di gente che ottiene le cose solo perché sono persone graziate, è tutto l'opposto di quello che vorrei davvero essere: qualcuno che sa chi è, sa cosa vuole e si impegna per averlo. Proprio come te."
"E tu lo sai cosa vuoi?"
La domanda lasciò Hinata in silenzio mentre lo stava guardando in viso. Pareva che all’improvviso si fosse incantata e non sapesse più cosa dire per rispondergli. Prima che la griglia sfrigolasse per annunciare che la carne era cotta e la ragazza cominciasse a servirsi, Naruto credette che per qualche momento fosse arrossita. Prese anche lui le sue fette di carne, pur perplesso dalla mancanza di risposta.
Visto che aveva detto di immaginare il suo stato d'animo, volle provare lui a farlo con lei: cosa poteva volere una ragazza proveniente da una delle famiglie altolocate ma che preferiva frequentare tutt'altro genere di ambienti? Per qualche strano motivo, pensando alla risposta, gli venne di nuovo in mente quel Sasuke Uchiha.
<< Vorrebbe essere una persona libera di fare quello che vuole >> ma la ragazza non dava l'impressione che volesse davvero questo. "Comunque" riprese, giusto per riprendere un po' il discorso e non far continuare quello strano silenzio "è bello sapere che all'Underground mi conoscono per aver riempito di botte quel pallone tutto gonfiato. Pensa te se fosse stato per come ho finito quella corsa" ridacchiò nervosamente.
"Veramente... è più per quello che per altro. N-non che questo sia io a pensarlo, ma perdere in quel modo dopo aver provocato Sasuke-kun... secondo tutti gli altri non hai fatto una bella figura."
"Ah, ecco..." sapere questo rese più amaro anche assaporare la carne.
"Verrai ancora all'Underground?"
"Certo che sì, non sia mai che me ne vada solo perché ho perso una volta." ribatté "E neanche due, tre o mille volte. Quell'Uchiha non si sbarazzerà di me fino a quando non sarò riuscito a smontarlo, giuro. Perché ridi?"
La sua determinazione sembrò piacere in qualche modo a Hinata, la indusse a una risata cristallina che non suonava affatto come una presa in giro.
"Mi piace come parli, tutto qui. Hai tutta quell'enfasi mentre ti esprimi e non ti preoccupi di chi ci sia in giro ad ascoltarti, o che qualcuno possa prenderti per uno strano."
"Che posso dire" allargò un sorriso sornione "sono uno che dice tutto quello che pensa. E sai cosa penso ora? Che mi diverto a stare con te."
Stavolta fu sicuro di vederla diventare rossa "I-io... grazie, sono contenta che pensi questo di me." balbettò "Anche per me è bello stare in tua compagnia."
"Continuerai a venire anche tu all'Underground, vero?" chiese lui "Insomma, mi piacerebbe continuare a vederti lì."
"Certamente. Visto che anche tu continuerai ad andarci... credo che... sì, credo che potremo sempre incontrarci lì sotto quando vuoi."
"Ora che ci penso, quella volta non ti ho vista correre. La prossima mi piacerebbe vederti in gara, scommetto che sgommeresti su tutti quanti."
"Sei carino a dirlo. A dire la verità, non è che io gareggi per vincere, mi basta solo scendere in pista quando mi va, mentre altre volte mi basta anche solo guardare gli altri concorrenti. Però se ci tieni, magari correrò alla prossima occasione. Tu ci sarai a vedermi?"
"Ovvio. Diamine, ieri sera mi hai rinfacciato il posteriore della tua auto per quasi tutta la corsa, ci mancherebbe altro che non venga a guardare quando ti scateni davvero. Ancora non mi spiego com'è che sei così in gamba."
"Beh" accompagnò il boccone conclusivo con un ultimo sorso di shochu "come hai detto tu, certe cose si imparano da sole."
Anche dopo aver finito di mangiare continuarono a parlare, parlarono di diverse cose senza annoiarsi mai. Dopo aver pagato completamente lui il conto, Naruto propose di andare in giro ancora un po' con Sunny Dawn. O ancora meglio, dirigersi a casa sua per recuperare Kurama e correre tutti e due insieme un po' ovunque per la città. L'idea fu più che apprezzabile per Hinata, ne era estasiata.
Tuttavia, fuori dal locale, c'era qualcuno ad attenderli appoggiati alla Sunny Dawn: un ragazzo era quasi del tutto seduto sul cofano, mentre un altro stava in piedi insieme a una ragazza ad aspettare. Quando loro due si avvicinarono, quest'ultima fu la prima ad accorgersi del loro arrivo e avvisò gli altri due. Sulle prime, Naruto non li riconobbe subito ma pensava che avessero un’aria del tutto poco rasserenante, mentre di Hinata invece li conosceva bene "Neji-niisan."
"Ecco dov'eri finita" a parlare in quel modo acido fu uno dei ragazzi dalla fisionomia parecchio simile a quella di Hinata. Solo dopo qualche attimo Naruto si ricordò di lui: se non sbagliava, Mabui aveva detto che si trattava di Neji Hyuga e veniva dalla stessa famiglia di Hinata. In seguito si ricordò anche degli altri due che lo accompagnavano, erano alcuni del suo clan di Racers.
Il modo in cui quel Neji lo guardava era ben poco amichevole, era lampante che non gli piaceva per niente che lui stesse in compagnia di Hinata.
"Neji-niisan, che cosa ci fai qui?"
"Forza, dobbiamo andare."
"Ehi, ti pare il modo?" intervenne Naruto, decisamente infastidito da quell'intromissione. Prima che potesse avvicinarsi di più a lui, però, si mise in mezzo l'altro membro del suo clan, facendolo trovare di fronte a un ridicolo taglio a caschetto e alle sopracciglia più grosse che avesse mai visto "Tu che vuoi, sopracciglione?"
"Naruto-kun, calmati, per favore. Va tutto bene, davvero."
Naruto guardò la ragazza che lo implorava di tranquillizzarsi. Pur stranito dalla cosa, cercò di darle retta e si diede una calmata "Hinata-chan, che sta succedendo?"
"Non devi preoccuparti, sono amici miei."
"Sei sicura che sia tutto ok?"
"Sì, tranquillo. Mi... mi dispiace, ma ora devo proprio andare."
Naruto gettò un'altra occhiata a quel Neji, che a sua volta continuava a rifilargli quello sguardo che gli dava fastidio. Era sicuro che gli sarebbe già saltato addosso a pugni serrati, se non fosse stato per Hinata. Perché doveva incontrare tutti lui i tipi odiosi? "Sì, ok, nessun problema."
"Grazie mille per il pranzo. Sono stata benissimo con te."
Hinata stava cercando di rassicurarlo. Ci provò anche lui, cercando di far finta che quel tipo non ci fosse "Figurati, mi sono divertito anch'io. Ci rivediamo all'Underground, vero?"
"Sì, promesso."
"Hinata, muoviti."
Su insistenza di Neji, Hinata dovette davvero andare con lui adesso. Le dispiaceva doversene andare e interrompere così quella che era una magnifica uscita, tuttavia continuò a riservare un radioso sorriso di saluto a Naruto finché non salì in macchina. Il biondo stette a guardarla andare via finché la Sunny Dawn, insieme alle altre auto, non si dissolse in lontananza in fondo alla strada.
La mano nella sua tasca cercò il cellulare, lo tirò fuori e visualizzò di nuovo il messaggio che la ragazza gli aveva inviato la sera prima e il suo numero. Lo memorizzò automaticamente nella rubrica rinominandolo "Hina-chan". Si impose che, fosse dovuto cascare il mondo, la prossima volta si sarebbe deciso a richiamarla.


SPAZIO AUTORE
Sparisco ma non muoio, torno sempre!
E salve cari lettori, finalmente rieccomi ad aggiornare questa fanfic. Cavoli, stento a credere che fosse da due mesi e passa che non mettevo il nuovo capitolo, ma chi mi conosce sa anche i tempi che ci metto, in più ho dedicato alcune settimane al completamento della one-shot "Touch". Che senza che me l'aspettassi, ha dato un'improvvisa svolta: cioè, era da parecchio tempo che ricevevo poche recensioni, ma messa quella me ne sono arrivate un bel pò nell'ultimo mese, anche per storie mie vecchissime. Posso solamente dire grazie a tutti quelli che mi seguono, sia i miei vecchi lettori che quelli nuovi, siete voi che mi fate tornare la voglia di non abbandonare.
Detto questo, vi saluto e mi auguro di tornare al più presto su "Strigoi-The Bloody Moon", per lo meno lì so già come cominciare il capitolo. See ya!

P.S. voi avete già provato per caso il nuovo gioco Naruto Shippuden Ultimate Ninja Storm 3? A me è arrivato oggi e in tutta sincerità non vedo l'ora di provarlo. Eeee stasera non si va più a dormire XD

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Capitolo 7
*** Uzumaki ***


"Moshi moshi?"
"Uhmmm... Hinata-chan? Sono io."
Gli fece piacere sentire di nuovo la voce di Hinata-chan così piacevolmente sorpresa "Naruto-kun?"
"E già..."
"Che... che sorpresa, ciao! Non mi aspettavo di risentirti così presto."
Neanche Naruto pensava che l'avrebbe richiamata così in fretta. Aveva deciso di farlo alla fine della loro uscita insieme, ma non immaginava che quel pomeriggio stesso si sarebbe deciso a comporre il numero e stavolta a far partire la chiamata, lasciando pure che il cellulare squillasse fino a che lei non avesse risposto. Ora si rendeva conto che tutta quell'indecisione che aveva al chiosco di Teuchi-san era stata una cosa da idioti, che per parlarle non aveva bisogno di un pretesto, che sentire la sua voce anche al telefono gli piaceva.
"Beh, è solo che mi dispiace un po' per com'è finita la nostra uscita. Voglio dire, quel... Neji, giusto? Non mi sembrava tanto contento, mi chiedevo solo se andava tutto bene."
"Oh... sei gentile a preoccuparti, ma davvero non ce n'è bisogno, ti assicuro che sto bene."
"Sicura sicura? Passo da te, se vuoi."
"Grazie, non serve, fra poco uscirò di nuovo. Sto per andare all'Underground, tu vieni?"
Naruto, però, fece un verso di disdetta. Quella sera no, non era sicuro di poterci andare, il nos l'avrebbe avuto solo domani, per quella sera era praticamente impossibile.
Come al solito, Nagato aveva storto il naso quando lui gli aveva chiesto di procurargli le bombole, ma aveva ceduto. Più ficcanaso era stata sua madre, che non appena Naruto aveva chiesto un passaggio per casa sua aveva voluto sapere come mai fosse appiedato. Logico, considerato che era uscito con Hinata con la sua macchina e, dopo che se n'era andata, aveva appunto pensato di fare una passeggiata fino a casa dei suoi, visto che erano di quartiere, per chiedere loro uno strappo (e anche a Nagato di procurargli altro protossido di azoto). Mentre Nagato gli dava dello sfruttatore, Kushina voleva sapere come fosse arrivato fino a lì se era senza la macchina. Tra una scusa e l'altra che lei non si era bevuta, alla fine si era trovato con le spalle al muro e a rivelare la verità a grandi linee. A sapere che era uscito con una ragazza, Kushina era diventata più avida che mai di dettagli.
"Ti vedi con una ragazza e pensavi di non dirmi niente, disgraziato? E per di più dopo che l'hai portata nel nostro locale preferito!"
"E tu che ne sai?"
"Sei venuto a piedi fino a qui, dove diavolo potresti averla portata sennò?"
E come tale figlia, anche Naruko aveva voluto sapere della nuova conoscenza del fratello gemello "Onii-san ha conosciuto una ragazza! Dicci chi è, dai!"
"Non ve n'è importato molto quando Nagato ha avuto la sua di ragazza..."
Alla fine, raccontare quello che gli era successo era stato più o meno un prezzo per avere quello strappo a casa. L'unica cosa che era riuscito a omettere era il modo (imbarazzante) in cui lui e Hinata si erano conosciuti, precisando solo che l'aveva incontrata all'Underground. Forse Ayame c'era passata un po' sopra sui suoi mancati doveri virili, ma sua madre sarebbe stata capace di fargliela pesare per tutta la vita.
Aveva raccontato anche che Hinata gli aveva permesso di guidare per un po' la sua macchina, un bolide degno di sfidare Kurama, e anche di come si era svolto il pranzo, ma dicendo solo che nei loro discorsi erano rimasti sul generale. L'avevano trattenuto per una bell'ora e mezza prima di decidersi a riaccompagnarlo.
Dall'altra parte del telefono, Hinata colse la sua esitazione "Cosa c'è?" chiese un po' delusa "Non puoi venire?"
"Ecco, è che stasera non credo di potere..."
Si era stabilito che alla sua prossima visita all'Underground avrebbe corso di nuovo, sicuramente, e che stavolta avrebbe vinto a qualsiasi costo. Diversamente, avrebbe dovuto passare la serata a essere osservato, additato e deriso come il novellino che aveva mancato la vittoria in una maniera inenarrabile, facendo prima il pallone gonfiato contro Sasuke Uchiha e poi afflosciandosi dopo la cocente sconfitta. Il problema era che sarebbe stato alquanto difficile vincere con meno di mezza bombola di nos e senza la nuova riserva di Nagato.
Però capiva anche il dispiacere di Hinata nel sentirlo dire che forse non veniva. In fondo, le aveva promesso che prima o poi l'avrebbe vista scendere seriamente in pista a spronare Sunny Dawn... magari andarci anche soltanto per guardarla sarebbe valsa la pena di sopportare qualche presa in giro, almeno per una sera soltanto. Ci sarebbero state di certo altre opportunità di ristabilire la sua reputazione.
"Ma sì, dai, non vedo perché no! Anzi, facciamo a gara a chi ci arriva prima, ti va?"
Rispose con quanta esuberanza ridente poteva, cercando di rallegrarla. Sentire la sua risata cristallina segnò l’obiettivo raggiunto "Sì, ci sto, sarà uno spasso. Io mi sto già avvicinando alla macchina."
"Azz... così finisce che rimango indietro!"
"Allora dovresti muoverti, non credi?"
"Dovessi crepare se non arrivo prima di te."
"Dai, non esagerare. Ci vediamo comunque lì, ok?"
"Certo. Allora a dopo."
Per nulla intenzionato a perdere quella piccola sfida, si preparò a uscire anche lui. Quando aprì il garage e rivide di nuovo Kurama, ebbe un minimo di rimorso a sapere che per quella sera non l'avrebbe potuta far scatenare, ma solo per un momento.
<< Un'altra volta, vecchia mia. >>

Anche se il ricordo di quella brutta serata bruciava ancora, tornare all'Underground era come tornare a casa.
Il rumore dei motori che rimbombava fino al soffitto, mescolato alla musica disco che proveniva da quell'angolo del seminterrato dove la gente preferiva scatenarsi ballando invece che in pista, l'odore di olio lubrificante per motori, le gomme sfrigolanti sull'asfalto... tutto questo gli tornava familiare. Certo, avrebbe mille volte preferito non rivedere altrettante facce familiari, facce come quella spocchiosa di Karin o il resto della sua compagnia, lei sarebbe stata la prima di tutti a rinfacciargli la sconfitta a opera dell'Uchiha.
Invece vide qualcuno dalla faccia sicuramente molto più amica. Lasciò la macchina nello spazio dove parcheggiavano i Racer e raggiunse quella parte di seminterrato dove regnava tutt'altro tipo di musica, e Bee stava sfidando, insieme a Omoi e Karui, qualche rivale in una battaglia a suon di rap inglese. Sembrava davvero che avesse formato un giro tutto suo, scegliendosi un posto dove l'acustica era in qualche modo abbastanza equilibrata da affievolire quasi completamente la musica disco proveniente dalla parte opposta, mentre il rap cantato dallo stereo posato a terra era tutto ciò che si sentiva, insieme alle grida di incitazione. Restò ad assistere fino a quando anche lui si fece prendere inevitabilmente e lasciò che il corpo seguisse il ritmo del rap. Bee stava stracciando tutti quelli che si presentavano a sfidarlo, in qualche modo trovava sempre delle controbattute spiazzanti che non lasciavano spazio ad altre parole. Omoi e Karui riuscivano appena a stargli dietro, ma si difendevano comunque magistralmente.
Quando ebbe sconfitto l'ultimo avversario, Bee si accorse in seguito della presenza di Naruto fra i suoi spettatori "#Yo, Naruto! Fa piacere che tu sia venuto!#"
Proprio come avevano fatto l'ultima volta, Naruto rispose al pugno proteso e salutò a suon di rap "#Yo, Bee! Sempre a rappare tutto il dì?#"
"#Yeah! Vieni a farti un giro, che ne dici? Questi due sono già spompati, begli amici!#"
"Ehi!" sbottò Karui "Ci stiamo sgolando da un'ora solo perché ci hai messo in mezzo tu!"
"Un'altra volta, Bee. Ora sto cercando una persona, ci vediamo dopo" e lo salutò, andando a cercare quella persona dove immaginava che potesse essere. Il problema era che lì c'erano anche gli altri Racer e in tanti lo riconoscevano. Anche se lo guardavano di sfuggita, gli ridevano alle spalle e lo commentavano sommessamente, queste cose non gli sfuggivano e sopportarle gli costava non poca fatica.
<< Ricorda, sei venuto qui per lei. Sapevi che avresti passato questo, ma sei venuto per vederla lo stesso. Stringi i denti, ignorali e tutto fila liscio. Trovala soltanto e... >>
Per sua fortuna, la localizzò quasi subito. Era appoggiata alla sua auto, parcheggiata un po' lontano dagli altri ragazzi del suo clan, si guardava intorno di tanto in tanto mentre aspettava. Naruto cominciò a pensare che fosse lì già da prima e avesse quindi vinto la loro piccola scommessa. Mentre la guardava, si chiedeva se ci fosse mai verso di non sentirsi così degradati di fronte a una ragazza così semplice e dolce. Fu sul punto di avvicinarla quando si accorse di un altro ragazzo che le arrivò accanto prima di lui. Superava Hinata di tutta la testa e questa differenza di altezza che la oscurava sembrava metterle una certa irrequietezza... o forse erano quegli occhi e quel sorriso languido a sortire di più quell'effetto. Da quella distanza era impossibile per Naruto afferrare le sue parole in mezzo a quella marea di gente, tuttavia era abbastanza chiaro - e anche molto fastidioso - che quel tipo stava cercando un approccio. Quella vicinanza così intima metteva certamente la ragazza a disagio, che tuttavia non sembrava avere abbastanza sfrontatezza da respingerlo e si limitava a dei sorrisi nervosi.
Restò a osservare solo per qualche momento quello spiacevole incontro, finché non decise che ne aveva abbastanza di vedere quello lì che ci provava come se niente fosse e fece per andargli incontro a passo affrettato. La cosa che più lo innervosì fu quando lo vide mettere una mano morosa sul fianco di Hinata e quando cominciò a cogliere qualche parola di quello che dicevano "...troppo carina per startene qui del tutto sola, ti pare?"
"Sì, grazie... ma ho già detto che aspetto una persona e..."
"Dai, ne so più io di motori e auto che quella persona o chiunque altro. E so anche fare qualcos'altro di più interessante. Vieni con me che ti faccio vede..."
Gli arrivò dietro e lo afferrò alla spalla per costringerlo a girarsi, e anche per fargli togliere giù quella mano da lei prima che potesse anche solo provare a mantenere quella promessa "Perché non vedi di sparire e lasciarla in pace?"
Il ragazzo allupato lo guardò storto, infastidito per essere stato interrotto nel suo tentativo di abbordarla "E tu che vuoi da me, biondino?"
"Cos'è, non mi hai sentito? Voglio che tu alzi i tacchi e te ne vai."
"Che c'è, serve il tuo permesso per fare un po' di sana conversazione con una bella ragazza?"
A Naruto montò di più la rabbia << Tu hai in mente ben altro che conversare, porco bastardo! >> glielo aveva visto in faccia appena pochi momenti prima "Senti, stronzo, vedi di non farmi ripetere ancora una volta."
"Sparisci tu, piuttosto. Perché mai dovrei andarmene io?"
"Uno: perché lei sta con me. Due: perché non sembrerebbe proprio che la tua compagnia sia gradita, né a me e tanto meno a lei. Tre: hai solo due testicoli, fossi in te non me li giocherei tutti e due in un colpo solo in una serata. Direi che è un bel numero di motivi, sceglitene pure uno."
Passò qualche altro momento di occhiate torve e astiose, mentre Hinata assisteva preoccupata da possibili brutti sviluppi, finché a quell'individuo non fu chiaro il concetto e finalmente si decise a togliere il disturbo, oltrepassando Naruto. Si poté cogliere qualche suo borbottio inteso sicuramente a mandarlo al diavolo, poi sparì in mezzo alla folla. Naruto tornò verso Hinata, constatando che adesso sembrava più tranquilla "Non ti ha importunata in qualche modo, vero?"
"No no, tranquillo... però grazie."
"Beh, dava fastidio anche a me il modo in cui si appiccicava..."
Poi si bloccò, accorgendosi che stava parlando troppo. E si rese conto ora di quello che aveva detto: lei stava con lui. Anche se era stato solo per farlo andare via, guardando Hinata si rese anche conto dell'enorme scemenza che gli era passata in testa nel dire una cosa simile in sua presenza. E nonostante questo, gli era uscita con tutta naturalezza, perché?
Ancor più strano, capiva che la presenza di quell'individuo depravato che addossava Hinata non lo aveva semplicemente infastidito, gli aveva davvero fatto salire la bile fino a farlo reagire in quel modo; non era sicuro che fosse così che si dovesse sentire nel difendere un'amica da mani troppo lunghe.
Non riusciva a capire se anche Hinata stesse pensando quello che pensava lui, era comunque sicuro di non voler rischiare situazioni ai limiti dell'imbarazzo "Comunque, vedo che mi aspettavi. Alla fine sei arrivata prima di me."
La fece ridere leggermente e anche dimenticare il brutto momento passato "Sì, l'avevo detto che ero già arrivata alla macchina."
"Partire in vantaggio è barare, lo sai?"
"E tu lo sai che chi parte tardi rimane indietro?"
L'incontro si prospettava più idilliaco di quanto era stato quel pomeriggio, con scambi di battute che strappavano qualche risata. Tuttavia esisteva una sola cosa che in quel momento aveva il potere di intromettersi e rovinare tutto: occhiali, capelli rossi, passo ancheggiante in modo strafottente e battute al vetriolo sempre pronte per essere sparate esclusivamente contro di lui.
"Non c'è neanche bisogno che glielo fai notare, carina, lui indietro riesce a finirci anche se prima si trova davanti a tutti."
Inutile precisare ad alta voce che alludeva all'insuccesso di Naruto e che godeva come una matta a farglielo pesare il più possibile. E lo faceva anche apposta a posarsi con la mano messa sull'anca piegata, in modo da sembrare il più irritante possibile.
"Ancora tu?" sbottò lui, altamente seccato dall'arrivo della cugina "Che vuoi da me, Karin?"
"Che faccia tosta che ti ritrovi, cugino." lo guardava con un sorriso che stava apertamente sfidando la sua sopportazione "No, davvero. Io non avrei neanche il coraggio di pensare a tornare qui, dopo una figura di merda come quella che hai fatto tu."
"Io non sono te, il che è una gran cosa. Sogna pure, se credi che me ne vado con la coda fra le gambe solo per far piacere a quelli come te."
"Oh, certo, e magari vorrai correre di nuovo per far credere che non sei un poppante come credono tutti. Fai pure, non sai che spasso quando invece non riesci a combinare nulla di buono dopo esserti dato tutte quelle arie. E la faccia che fai, oooh... non ne parliamo."
Ne avrebbe volentieri dette di tutti i colori contro la cugina, ma si era anche accorto che Hinata stava assistendo al battibecco. Di certo non era intenzionato a metterla di nuovo a disagio né a farsi rovinare la loro serata, perciò la prese per mano e la portò via da lì, verso la zona disco, lasciandosi indietro Karin senza rispondere più niente. Ma anche così sentì la rossa che li seguiva per sparargli contro ancora le sue acidità "Sì sì, bravo, scappa pure con la tua principessa quando hai la bocca tappata. Ah, e comunque bell'aggancio, addirittura una Hyuga! Ma non sarà troppo per uno squallido poveraccio come te?"
Fu grato al cielo che a un certo punto anche lei si stancò di stargli dietro e li lasciò allontanare in santa pace. La voce alle sue spalle si fece più lontana fino a tacere, non voleva neanche saperne di girarsi a guardarla ridere degli affari suoi. Anche allora continuò a portarsi Hinata appresso, anche fino alla folla scatenata a ballare e oltre, facendosi spazio fra una persona e l'altra, continuava a tenerla per mano in modo che non la perdesse lì in mezzo. La lasciò dopo che si fu accertato di avere tutta la zona disco fra sé e qualsiasi altra cosa, Hinata lo vide sedersi su uno dei divanetti all'angolo fra due pareti, sprofondò il viso fra le mani tirando un forte sospiro e scaricando via tutta la bile che la ragazza rossa gli aveva fatto montare.
"Hai conosciuto mia cugina Karin" disse "anche se avrei preferito risparmiartela."
"La conoscevo già di vista, a dire la verità. Sapevo che fa parte del clan Uchiha... ma che fosse tua cugina..."
"Non importa, tu ignorala e basta. Credimi, è meglio quando non la senti parlare."
"Perché fra voi c'è tutto questo attrito?"
"Per tutto e per niente, non c'è un motivo preciso. Non ci sopportiamo e basta. È solo un'approfittatrice, pensa di poter criticare sempre tutto e di essere migliore degli altri, immagina cosa succedeva in casa mia quando ero da solo e mi toccava averla come baby-sitter. L'unica ragione per cui lo faceva era per invitare i suoi ragazzi e aprirgli le gambe mentre i miei non c'erano, spillando pure dei soldi come se il suo lavoro l'avesse fatto davvero. E se pure provavo a dirlo a loro, puntualmente Karin trovava la maniera di smentirmi, facendo passare me per bugiardo. Credo sia stata a un passo dal rovinarmi l'infanzia."
"E dopo tutto questo tempo ancora non riuscite ad andare d'accordo?"
"Perché dopo tutto questo tempo non è cambiata di nulla. Insopportabile era e insopportabile è rimasta, purtroppo certa gente non cambia." sospirò ancora un po' "Lascia perdere, scusami... non è il caso che mi sfoghi con te."
"No, tranquillo." si sedette accanto a lui "Parlamene pure se... insomma, se ti fa sentire meglio."
In effetti, un po' meglio lo faceva sentire. Non gli era mai andato giù il fatto che Karin gli avesse fatto fare la figura del bugiardo davanti ai suoi, anche se da allora era passato un sacco di tempo, e la cosa gli rodeva ancora al ripensarci. La confidenza con Hinata era più che servita a togliersi questo vecchio veleno dallo stomaco.
Come sarebbero andate le cose se quell'asta con lui in vendita non l'avesse vinta lei?
<< Sì, beh, a parte che l'avrei sul serio preso in culo, sin da quando l'ho conosciuta, Hinata-chan è venuta in mio aiuto... anche adesso sopporta come niente le mie ingiurie contro Karin. La calma che ha è invidiabile. >>
"Sì, ora mi sento più sollevato, grazie a te."
"Puoi parlare sempre con me." era leggermente arrossita per i suoi ringraziamenti "Insomma, quando vuoi e se ti va..."
"Solo se la cosa vale anche per te, ok? Credo che ormai siamo abbastanza in confidenza, no? A proposito, quand'è che cominciano le corse?"
"Presto, credo." divenuta raggiante, Hinata si alzò e lo prese per mano per incitarlo a seguirla "Dai vieni."
Raggiunsero il posto dove i Racer stavano già organizzando le gare e raccogliendo i soldi di chi voleva aggregarsi alla prossima, Hinata arrivò giusto in tempo per mettere la sua parte. Si ricongiunse anche al resto del suo clan, dicendo che quella sera avrebbe gareggiato... mentre a Naruto non sfuggiva che uno di loro, Lee, si era accorto della sua presenza con un'occhiata veloce e poi si era rivolto a sussurrare qualcosa a Neji. Questi, intuendo che era con lui che la cugina si era incontrata, non mancò di riservargli un'occhiata storta come quella del pomeriggio, pur solo per un breve momento; poi lo ignorò e tornò a farsi i fatti suoi, ma anche così Naruto ne era rimasto indisposto.
Hinata tornò da lui, spiegandogli che la sua sarebbe stata una corsa a eliminazione, con altri tre concorrenti oltre a lei. E anche se la partecipazione era poca, i soldi in palio erano tanti. I suoi avversari sarebbero stati due Racer sconosciuti e Jugo, il gigante membro del clan Uchiha.
Stabiliti partecipanti, percorso di gara e premio finale, i corridori andarono a prendere ognuno la propria vettura e il tracciato di partenza fu sgomberato. Prima che Hinata si dirigesse verso la Sunny Dawn, Naruto le andò vicino "Mi raccomando, falli neri."
"Certo" e se ne andò con quella sua incitazione.
I quattro si schierarono alla partenza, le macchine dai motori già rombanti, Omoi permise a Naruto di poter osservare la corsa dal suo palmare "Sono collegati ai tablet dei Racer in pista." spiegò "Così possiamo vedere anche noi il tracciato di gara e le loro posizioni."
Avrebbe potuto seguire la corsa in tempo reale. Sul tablet erano segnati i quattro pallini che rappresentavano i corridori, con quattro colori differenti, Naruto non tardò a capire che la Sunny Dawn era rappresentata da quello viola, il primo a destra sulla linea di partenza. Quando la corsa partì, dove c'erano le auto rimase solo l'eco delle sgommate e il fumo nero e denso scaricato dalle marmitte.
"Wow! Ce ne lasciamo dietro così tanto quando partiamo?"
Tutto il resto fu spettacolare dall'inizio alla fine. Alla fine del primo giro erano Hinata e Jugo in testa, mentre gli altri due gli arrancavano dietro a metri di distanza. Come da regolamento, l'ultimo a completare il giro fu eliminato dalla gara, per cui rallentò subito dopo aver oltrepassato la linea e accostò fuori dal tracciato, uscendo visibilmente seccato dal suo abitacolo. Il secondo giro andò più o meno come il primo, con le posizioni rimaste invariate e il terzo di essi che fu espulso alla fine del circuito.
Il terzo e ultimo giro, che avrebbe decretato chi sarebbe rimasto fino alla fine e chi no, fu il più competitivo. Visti sui palmari, i due punti viola e arancio si tallonavano costantemente l'un l'altro, formando quasi un unico punto. La vera gara a cui tutti poterono assistere di persona fu quando di due corridori riapparvero all'Underground, in prossimità della fine, Naruto che fece di tutto per sporgersi in avanti e guardare alla sua destra le auto in fondo al seminterrato. Hinata era marcata da Jugo da dietro, sulla sinistra, ed era molto vicina a finire a pari passo con lui.
In quei pochi secondi di gara che restavano, accadde l'incredibile: a un certo punto la Sunny Dawn derapò di proposito in testacoda, proprio sul fianco sinistro, in modo tale da mettersi faccia a faccia con l'auto avversaria. Quest'ultima frenò per evitare lo scontro frontale, presa di sorpresa dalla manovra inaspettata, mentre la Sunny riuscì a non perdere troppa velocità e continuò la corsa in retromarcia, distanziando l'avversario che non avrebbe mai recuperato abbastanza in tempo. Fu in questo modo spettacolare che Hinata tagliò il traguardo finale, eliminando l'ultimo concorrente avversario e decretandosi come unica partecipante rimasta, perciò vincitrice.
Vedendola uscire, Naruto pensò che mai e poi mai a lui sarebbe venuto in mente una manovra del genere per fermare un inseguimento avversario: una mossa tanto azzardata, eppure eseguita con totale nonchalance e a poche decine di metri dalla fine della corsa; a lei sì, l'aveva fatto, aveva vinto e adesso era attorniata da Racer che la inneggiavano, la fischiavano e l'applaudivano, per non parlare dell'ingente somma che le veniva consegnata. Ricevendo tutto questo trionfo era estasiata e raggiante come non l'aveva vista. Sembrava che nulla potesse renderla felice più di questo... e anche a lui, ora che ci pensava.
La campionessa si concesse ancora qualche momento di gloria prima di volgere a Naruto la sua attenzione, farsi largo tra la folla e raggiungerlo tutta sorridente e contenta. Forse lo era in una maniera un po' incontrollata, si gettò ad abbracciarlo non appena gli fu davanti, lasciando il ragazzo interdetto con occhi leggermente sgranati per la sorpresa.
<< Ehi! Wow... >>
Sentiva che la sua faccia stava surriscaldandosi. Fu incerto per qualche momento su cosa fare, se abbracciarla anche lui o meno per condividere la sua contentezza, finché tutto quello che riuscì a fare fu cercare qualcosa da dire "Beh, sì... sono felice anche io che tu abbia vinto..."
Hinata si accorse solo ora di aver osato fino a questo punto, si discostò con un enorme imbarazzo stampato in rosso sul volto. Non era da lei fare così con un ragazzo, per di più davanti a tutta quella gente. Ancor più di tutto, era andata a festeggiare la sua vittoria prima con lui che con i suoi compagni di clan. Tenten-san era quella che l'abbracciava prima che lo facesse chiunque altro, gioendo ed esultando insieme a lei; Kiba-kun e Lee-kun le facevano sinceri complimenti per i suoi trionfi e il modo spettacolare in cui aveva corso; Shino-kun non esultava in particolar modo come gli altri, ma anche lui si aggregava ad accoglierla dopo la vittoria e si capiva comunque che fosse contento per lei; Neji-niisan, infine, la raggiungeva e la guardava con un leggero sorriso, muto ma eloquente quanto bastava per farle capire che era orgoglioso, e lei a sua volta ricordava sempre che tutto questo lo doveva sempre a lui.
Invece, questa volta, quel momento lo aveva tolto ai suoi amici per darlo a Naruto-kun, senza rifletterci, in totale spontaneità. Nulla che normalmente fosse da lei.
Mentre cercava di dire qualcosa, non riuscendoci per l'incredulità, si voltò a guardare le reazioni dei suoi amici... e non sembrò nulla di positivo. Tenten-san, Lee-kun, Shino-kun e Kiba-kun la guardavano ammutoliti e sconvolti quanto lei... e più di tutti, Neji-niisan era evidentemente contrariato.
"Tutto a posto?"
Naruto si accorse di come Hinata apparisse turbata di colpo, gettava occhiate continue fra lui e il suo clan, anche lui notò che fra loro non tirava una bella atmosfera. Poi capì da solo la risposta alla sua domanda nel vedere Neji Hyuga dire qualcosa al compagno castano con le guance tatuate. Questi intese in fretta il messaggio e prese a farsi strada in mezzo alla folla per arrivare fino a loro "Hinata, adesso che hai finito vieni."
"Perché?" ribatté Naruto, seccato dal lasciarsi portare via Hinata un'altra volta "Che problema c'è se resta qui?"
"E tu che vuoi? Da quando i fatti nostri riguardano te, biondino?"
"Mi riguarda il fatto che costringete Hinata-chan a venire via con voi non appena scoprite che passiamo un po' di tempo insieme! Se vi da' problemi vedermi con lei, venite a dirmelo in faccia!"
"In faccia ti arriva qualcos'altro se non sparisci ora."
L'Uzumaki si sentiva ormai arrivato a quel punto dove solo i pugni potevano contare più delle parole. L'unica cosa che poteva trattenerlo, e che riuscì a farlo mentre stette per alzare il primo colpo, fu la sua attenzione che cadde su Hinata e gli fece rendere conto quanto lei stesse sentendosi impanicata da quello che ormai sembrava inevitabile. Capì che farla assistere a una rissa fra lui e un membro del suo clan, oltre che metterla ancora di più in agitazione, l'avrebbe messa in una posizione molto difficile in cui avrebbe dovuto scegliere chi dei due aiutare. Un solo sguardo momentaneo sulla ragazza bastò a fargli capire tutto questo. Eppure non poteva restare lì, fermo e in silenzio come un emerito ebete, doveva pur parlare, stringere i denti, difendere il rapporto speciale che stava edificando con Hinata.
<< Dì qualcosa! Dannazione, qualsiasi cosa! >>
Ma non c'era nulla che potesse dire. Vedendo che si era trattenuto, il ragazzo di nome Kiba lo intese come una rinuncia e se ne andò con Hinata mormorando un "Idiota...", mentre la ragazza era voltata a guardare lui cercando di fargli capire da lontano che le dispiaceva... che forse quella situazione si era venuta a creare per colpa sua, perché non aveva pensato a quello che faceva. A lui non dispiaceva per nulla quello che lei aveva fatto: festeggiare la sua vittoria con lui invece che col suo clan, e poi abbracciandolo come aveva fatto.
<< E ora me la sono lasciata portare via, bravo scemo che sono! >>
"Io lo dicevo che per te una Hyuga era troppo. Guarda che imbranato, non sei neanche capace di tenertela stretta."
Si accorse, poi, che parecchia gente intorno a loro aveva seguito la sua sceneggiata, non aveva fatto per nulla caso ai bisbigli e alle risatine che lo attorniavano, citandolo come uno che si lascia portare via la ragazza come niente. Non che questo fosse vero al cento per cento, ma convincere tutti di questo era alquanto difficile... e poiché Karin doveva aggiungere la sua come sempre, farlo si rivelava pressoché impossibile. Lei, insieme al resto del suo clan, aveva assistito alla scena con un divertimento per nulla nascosto. A dire il vero, solo lei, Sakura e Suigetsu ridacchiavano per la cosa, mentre Jugo e l'Uchiha non mostravano interesse più di tanto. Apparivano calmi e indifferenti, al gigante neanche sembrava turbare la schiacciante sconfitta ad opera di Hinata.
"Perché non vai a farti fottere una volta per tutte?" ribatté "Una volta eri tanto brava in questo."
"Risparmia pure le tue battute, sono patetiche quanto te."
"Davvero? Allora senti questa: l'unica cosa patetica qui sei tu che davvero credi di poter essere migliore di me in qualcosa."
Fu un bingo completo. La faccia ammutolita di Karin fu una meravigliosa conferma. Ricordava che da sempre si era ritenuta superiore a lui e credeva di potergli rifilare sempre ordini, facendo valere la sua autorità di baby-sitter. Anche se adesso lei non lo era più, questa sua superbia nei suoi confronti non era cambiata per niente in tutti quegli anni, cosa che Naruto fu felice di scoprire. Se voleva irritarla per rispondere alle sue provocazioni, doveva affondare il coltello in quel punto.
"Al massimo puoi essere più brava di me solo ad allargare le gambe per gli altri." continuò anche mentre Karin si distaccò dal resto della gente e avanzò furiosa contro di lui "Ma in quello neanche ci provo a competere con te, io faccio miglior uso della mia dignità."
"Piccolo bastardo!"
Lo spinse con tutta la forza rabbiosa che aveva in corpo, anche se bastò solo a farlo indietreggiare di un passo. Ma da dire ancora ne aveva "Chi ti credi di essere, eh? Ancora non hai capito che non conti un cazzo di niente! Non c'entri nulla qui, sei solo un poppante di quarta categoria che è bravo a parlare, ma in realtà non vale niente! Tu non sei uno Street Racer, non hai mai avuto la stoffa per esserlo, e sia chiaro che non ce l'avrai né ora né mai! Tu non hai uno straccio di diritto di venire all'Underground, neanche meriti di avere quell'auto che ti ritrovi!"
Arrivato a questo punto, anche Naruto cominciò ad alzare la voce "Cos'è, ancora credi di essere rimasta indietro a sedici anni? Quei tempi sono finiti, cuginetta, tu hai smesso da un sacco di tempo di essere più brava di me!"
"Sei tu che..."
"Karin! Adesso basta!"
Con sorpresa, a porre fine alla lite fu Sasuke, che adesso aveva rivelato quanto veramente fosse seccato da tutta quella manfrina chiassosa. Le reazioni a una cosa così inaspettata furono molte e diverse, chi rimaneva lì semplicemente incuriosito da come poteva finire tutta quella storia, chi si stringeva le spalle e tornava a farsi i fatti suoi e chi, come Naruto e Karin, guardavano completamente basiti l'Uchiha, senza sapere cosa lui avesse intenzione di tirare fuori e perché proprio in quel momento.
"L'hai sentito, Karin, né tu né lui siete rimasti più a chissà quanto tempo fa. Vedervi battibeccare come una vecchia coppia di sposi mi ha rotto le scatole. Quindi, se vuoi convincere lui e tutti di essere la migliore, dimostralo alla vecchia maniera e vedi di mettere la parola fine a questa storia. E la smetterai di renderti ridicola."
Non fu detto altro e non ci fu bisogno di dirlo. I due Uzumaki rimasero zittiti per un po' prima di decidere che erano ambedue d'accordo su come risolvere la contesa.

Finite le ultime modifiche, Naruto chiuse il cofano di Kurama e si pulì le mani con lo straccio, soddisfatto del lavoro "Grazie ancora mille, Bee."
"#Sempre una testa calda, ma la tua grinta non si sfalda! Fatti campione di questa sprint e a quella gallina mandala in tilt, yeeaaah!#"
Anche se gliel'aveva liberamente offerta, Naruto si promise di ripagargli quella bombola di protossido. Come detto da Killer Bee, la corsa stabilita unicamente per i due Uzumaki era una sprint, un quarto di miglio totalmente in rettilineo. Sia lui che Kurama non avrebbero potuto chiedere un tipo migliore di gara, ma vincere con meno di mezza bombola di nos sarebbe stato praticamente impossibile contro due intere bombole avversarie. Così, per pareggiare i conti, si era deciso che ogni sfidante ne disponesse di una soltanto, Bee era stato il primo a proporgli di usare una delle sue quando aveva capito che Naruto non ne aveva, cosa per cui l'Uzumaki gliene fu infinitamente riconoscente.
Mentre gli veniva dato il nos, non gli erano sfuggite le occhiate momentanee di Hinata. Lo capì, anche lei gli avrebbe volentieri dato una delle sue bombole e avrebbe tanto voluto farlo; erano i suoi compagni di clan - e soprattutto Neji Hyuga, che sembrava avere un'influenza esagerata sulla cugina - che la facevano restare in disparte. Era difficile non notare come quasi tutti stessero facendo muro davanti a lei, quasi per oscurarla: solo l'altra ragazza del clan, Tenten, le stava vicino. A dire il vero, lei sembrava l'unica a guardare l'atteggiamento del loro gruppo con disapprovazione, l'unica a esserle veramente un po' amica.
<< Sistemerò anche questa cosa, prima o poi >> decise mentre montò in macchina e avviò il motore portandosi sulla linea di partenza.
Fu il secondo a posizionarsi, Karin sembrava aver finito già da qualche minuto. Evidentemente, smontare una bombola di protossido richiedeva meno tempo che installarla.
"Pensavo ci avessi rinunciato" gli intimò lei.
"Nah, volevo lasciare a te il piacere. Peccato che non hai afferrato l'opportunità."
"Poche chiacchiere, biondino, e vediamo di rendere la cosa più scottante. Voglio la tua auto quando avrò vinto."
"Sogna pure. Io non metto Kurama in palio come un trofeo, perché invece non ti accontenti di duecentomila bigliettoni? È praticamente tutto quello che ho."
Ma neanche sventolarle in faccia il consistente rotolo di yen bastò a convincerla "Me ne sbatto, è la tua auto che voglio. Quel bolide non è fatto per pivelli come te, voglio smantellarla di persona davanti ai tuoi occhi non appena sarà mia."
Era incredibile che lei lo odiasse fino a quel punto, neanche lui sapeva che il loro astio arrivasse a certi livelli di stronzaggine. Doveva averla fatta imbestialire davvero di brutto, poco fa. Ma stando così le cose, niente era meglio che toglierle questa soddisfazione "Come vuoi. Ma se vinco io, mi pagherai con tutto quello che hai in tasca o su qualsiasi conto in banca tu possa avere."
"Affare fatto" accettò lei mostrando un rotolo di banconote grosso più del doppio del suo. Dovevano esserci almeno cinquecentomila yen lì dentro! Suggellarono la succosa scommessa con una rapida stretta di mano, per poi prepararsi a partire al segnale. Il cellulare nella tasca di Naruto vibrò una volta, il display mostrò un messaggio in arrivo dal numero inerente a "Hina-chan".

"Aspetta di arrivare a metà corsa prima di usare il protossido di azoto. Non essere agitato. Buona fortuna."

Da quella posizione gli era difficile scorgere Hinata, probabilmente faceva parte di quella metà di pubblico che si era spostato alla fine del quarto di miglio per assistere all'arrivo dei corridori. Ma ovunque fosse, fu grato che cercasse di dargli il suo aiuto, per quel che poteva. Anche solo quel consiglio inviato per sms andava bene, gli faceva notare che aveva ragione. Quella Porsche Cayman che aveva accanto era piccola, ma certamente era in grado di scaricare il tachimetro nell'arco di tempo che ci voleva per uscire dal seminterrato, il suo motore che si scaldava si sentiva fin troppo dentro le ossa. C'era da fare attenzione.
"Ok, gente, si parte."
Il tizio che avrebbe dato il via si mise davanti alle due macchine, nel centro dello spazio che le divideva. Restò per qualche momento ad ascoltare i motori che ruggivano e si preparavano anche a surriscaldarsi.
"Pronti? Eeeh, VIA!"
Pneumatici sfrigolanti, giri di motore portati ancora più in alto e sbuffate di fumo lasciate dietro. Questa fu la partenza per i Racers contendenti, ma per Naruto iniziò non proprio bene, vedendo l'auto avversaria che già cominciava a distanziarlo giusto poco prima di uscire all'aperto. Quando arrivarono fuori, la distanza progredì sempre di più, ma lui ingranò e accelerò per accorciare. Il tentativo non gli valse a molto, quindi salì ancora e stavolta riuscì ad avvicinarsi. Karin doveva aver visto che stava arrivando, perché si mise sulla sua scia prima che potesse affiancarla.
"E dai, forza! Levati di mezzo!"
Anche provare le finte non funzionava, in qualche modo risultava sempre troppo prevedibile. Se solo fosse riuscito a mettersi in vantaggio già dall'inizio, non si sarebbe trovato in quella situazione. Era tentato di premere subito i pulsanti di attivazione del nos, ma a quel punto della corsa sarebbe stato uno spreco, e poi sarebbe stato svantaggiato nel momento in cui sarebbe rimasto a secco e lei no.
L'abitacolo della macchina davanti era quasi del tutto buio, tuttavia si vedeva il rosso dei capelli di Karin che si scuotevano mentre girava la testa. Evidentemente non le bastavano i retrovisori, continuava a girarsi di tanto in tanto per tenerlo d'occhio direttamente.
<< Allora sei più nervosa di me, eh? >>
Magari si trattava solo di aspettare un suo passo falso... ma perché non accelerare i tempi? Continuò a starle dietro zig-zagando finte a destra e a sinistra, lei che rispondeva come si aspettava e faceva del suo meglio per bloccargli il passaggio. Tuttavia quel tratto di carreggiata era troppo largo perché riuscisse a impedirglielo per sempre, perciò bastò semplicemente che alla fine lasciasse un'apertura e Naruto ingranò fino alla marcia massima. Arrivati a circa metà corsa, Karin dovette subire la visuale di lui nello specchietto destro che si stava affiancando fino a mettersi quasi perfettamente parallelo, non poteva fare più niente per impedire la sua avanzata.
Ma poteva riprendere il distacco in maniera inaspettata. Preso di sorpresa, Naruto vide l'auto avversaria che prese a schizzare di nuovo lontano, sparando fuori tutto il nos che aveva conservato finora nella bombola. Gliel'aveva fatta!
"Tu guarda che...!"
A questo punto c'era solo un'altra cosa da fare. Schiacciò il pulsante di attivazione fin quasi a bloccarlo dentro lo sterzo, e di colpo si sentì entrare nel tunnel della velocità suprema che lo proiettava contro il sedile. A terra solo l'asfalto che gli correva davanti sotto i piedi, sopra solo il buio contornato dai passaggi infinitesimali delle luci urbane. Soltanto lui e l'auto rivale erano presenze ben definite dentro quel tunnel, mobili ma apparentemente ferme rispetto a tutto ciò che gli scorreva attorno e si lasciavano alle spalle.
Presto riuscì a tornarle alle costole, avrebbe potuto di nuovo riprenderla e stavolta lei non si sarebbe potuta permettere manovre occlusive come quelle precedenti, certe sterzate non erano sagge quando ci si sparava da soli a quella velocità. Si poteva solo proseguire dritti e, sapendo questo, Karin continuava a girarsi ogni secondo per controllare la sua situazione. Non le piaceva per niente e nei prossimi momenti le piacque meno che mai.
Mancava relativamente poco al traguardo, ormai c'era solo un modo per concludere la gara. Non era proprio ortodosso, ma le regole non le aveva stabilite nessuno. Non era ancora affiancato a lei alla perfezione, le stava dietro di appena un paio di metri, la posizione era ideale.
"Ti piace guardare? Beccati questi!"
Accese i fari abbaglianti, emettendo una luce così intensa da illuminare da dietro l'abitacolo dell'altra auto. Quasi nello stesso momento, Karin si era girata di nuovo per osservarlo, beccandosi così la luce abbagliante in piena faccia. Naruto non la udì gridare imprecazioni, tuttavia osservò l'effetto più che positivo del suo espediente, l'accecamento momentaneo colse la cugina così di sprovvista che la vide fare una sterzata tanto brusca da perdere il controllo del veicolo. Mentre la sorpassò, la sentì forzare i freni per fermare le ruote contro l'asfalto, tentativi che le causarono un testacoda e uno sbuffo di fumo molto denso.
"Sì! Hah! Sì!"
Nel suo specchietto retrovisore, la minuscola Porsche Cayman si era fermata di traverso sulla carreggiata - abbastanza larga perché non subisse alcuno sbandamento - e diventare ancora più piccola e lontana mentre lui continuava a correre, correre e correre fino all'apparizione del traguardo. Era gremito di una folla esultante per l'epilogo della corsa, e non aspettavano altri che lui. Da vincitore, finalmente.
Quando la macchina rallentò fino a fermarsi subito dopo aver finito la corsa, fu circondata da tutti quelli che si erano goduti la gara, ricevette tutte le loro acclamazioni quando uscì dall'auto. C'era anche un sacco di gente che esultava per aver vinto le loro scommesse, facendogli scoprire che erano ancora in tanti disposti a puntare sulla sua vittoria. Forse non tutti lo ritenevano ancora un perfetto dilettante, ma una cosa era sicura: adesso non lo pensava più nessuno. Meno ancora doveva pensarlo Karin, che quando arrivò anche lei e scese, gli passò davanti senza dire niente di niente ma sbattendogli i cinquecentomila yen sul petto con tutta la mano; l'espressione distorta dalla bile, però, non riusciva a nasconderla come credeva. Per lo meno, una cosa in cui era migliore di lui era saper incassare la sconfitta, si era quasi aspettato che gli avrebbe sbraitato contro per il trucchetto con cui l'aveva giocata. Ma era meglio così.
"Uo-oooooh!"
Bee e gli altri del clan lo raggiunsero per lanciargli complimenti a suon di rap, con leggeri colpetti di testa sul torace o anche semplicemente facendo pugno contro pugno.
"Sei l'unico fratello bianco di colore!"
"#Venne, vide e vinse! Si prese il bottino e tutti gli scettici sconfisse! Weeeeee!#"
A e Bee lo sollevarono addirittura fino a metterlo a sedere sulle loro spalle erculee, innalzandolo ancora di più sopra tutta la folla. Questo era inaspettato anche per Naruto, ma perché non godersela? Era la sua prima vittoria all'Underground, la sera in cui ciò che più amava lo aveva reso il migliore in campo, e per questo veniva inneggiato e tributato; con suo leggero imbarazzo, non mancavano neppure le magliette sfilate da qualche ragazza anche fin troppo esuberante.
Però era solo una la ragazza che stava cercando. Stare sulle spalle dei due fratelli era come stare su una torre di vedetta, per cui trovarla non fu difficile. Anche se in mezzo a una folla saltellante e urlante, anche se sempre attorniata dai compagni del suo clan, Hinata sorrideva ampiamente per mostrargli la contentezza della sua stragrande vittoria... e lo guardava come un idolo!
Tutto quanto fantastico e nulla più.
Ci fu anche un'altra cosa che poté vedere da lassù, poco oltre tutte quelle persone, dove il clan Uchiha riceveva in silenzio la sconfitta del loro membro, senza la minima parola. Ottimo, perché ora aveva lui qualcosa da dire.
Scese dal piedistallo che gli era stato offerto e tornò a camminare in mezzo ai comuni mortali, fino a trovare il gruppo di Karin. Questa, vedendolo arrivare, si irritò più di quanto già non fosse "Che altro vuoi ancora?"
Ma per stavolta la ignorò deliberatamente e rivolse l'attenzione solo al capo di quel clan "Piaciuto lo spettacolo?"
"Ne ho visti di migliori." rispose lui atono "Ma anche di peggiori."
"Dimmi solo se la tua opinione su di me è rimasta uguale all'ultima volta che abbiamo gareggiato."
"Può darsi di sì e può darsi di no. La mia opinione ti cambia la vita così tanto?"
"Bene." terminò sogghignando "Allora prendimi nel tuo clan."


SPAZIO AUTORE
E passa sempre un'eternità dall'ultimo aggiornamento, ma almeno passa.
Salve gente, come butta? :) No, non ho rubato la battuta della Mediaset di Kushina, e non ci tengo affatto col bel lavoro che ha fatto -__- sempre a sminchiare le parole...
Vabbè vabbè, questa volta vi ho voluto lasciare un capitolo extra-long, più lungo del solito, anche se forse vi aspettavate una descrizione più lunga della gara di Naruto... ma in un quarto di miglio non c'è molto da raccontare XD eeeh... oh oh, colpo di scena, improvvisamente Naruto vuole entrare nel clan di Sasuke. Che vorrà mai fare? Vi lascio con questo piccolo dubbio in sospeso :D ciao e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Hyuga - I ***


La strada era deserta e silenziosa. Poi non lo fu più con l'arrivo di una fila di sei macchine, che inondavano la via buia con le luci dei fanali e facevano sentire i motori furenti. Tutta la banda di auto si fermò davanti alla saracinesca di un garage, rimanendo però coi motori accesi. Naruto vide Sasuke allungare il braccio fuori dal finestrino, puntando il telecomando che apriva l'accesso al garage. Quando la saracinesca fu sollevata del tutto, la luce di dentro si aprì automaticamente e i Racer entrarono. Naruto vide da subito come l'interno fosse così ampio e spazioso da consentire a tutti i cinque Racer, più lui, di parcheggiare le proprie auto ovunque volessero.
Si guardò attorno dopo essere uscito dall'auto. In alcuni angoli c'erano altre vetture che sembravano essere ancora in fase di modifica, modifiche per le quali di certo non mancavano gli attrezzi e i pezzi; su un tavolo largo, con un computer con tanto di collegamento a Internet, erano sparse chiavi inglesi, punzoni, maschi, perfino una morsa, e molto altro ancora... tutto quello che in una vera officina poteva servire, non mancava niente, perfino l'aria pregna di olio e meccanica che si respirava era uguale. Per di più, in degli scatoloni sparsi in giro, c'erano pistoni, bielle, basamenti, cinghie e tendicinghie, cilindri e impianti di aspirazione... tutti pezzi completamente nuovi, non uno solo di seconda mano, destinati a finire sotto i cofani delle loro auto per migliorarne costantemente le potenzialità.
E l'immancabile protossido d'azoto! Dietro una tenda di plastica ce n'erano interi scaffali in metallo, con file di bombole piene e pronte all'uso in qualsiasi momento, praticamente una fila completa di rifornimento per ogni membro del clan.
<< Guarda qui... poi altro che l'officina di papà! Questi da dove la prendono della roba così pazzesca? >>
Continuò ancora per un po' a darsi un'occhiata intorno, poi Sasuke decise che era ora che tornasse alla realtà "Ehi, smettila di incantarti. E vieni un po' qui."
Tutto il clan si era radunato in una fila al cui centro capeggiava il capoclan, che stava davanti a loro. Il modo in cui lo scrutavano per studiarlo era quasi inquietante... quello di Karin, invece, era un broncio meravigliosamente irritato, reso ancora più meraviglioso dalle braccia incrociate al petto. Non si poteva dimenticare la faccia sbigottita che aveva avuto, a bocca completamente spalancata - insieme a quelle del resto del clan, ma la sua era quella che contava di più - quando lui aveva esposto come niente a Sasuke Uchiha l'idea di prenderlo nel clan.
Perché farlo, poi? Neanche lui lo sapeva, forse in quel particolare momento si era sentito così euforico da affrontare apertamente Sasuke, metterlo alla prova per sapere se davvero ora riconoscesse il suo valore.
O forse era per un motivo più semplice, magari anche solo per provocare al massimo Karin. Non solo doveva bruciarle la sconfitta subita - con tutto che lei l'aveva sempre ritenuto un incapace - ma farsi accettare nel suo stesso clan quanto poteva essere umiliante per la cugina?
Anche se, a dire il vero, al momento Naruto non aveva ricevuto né un sì né un no. Tutto quello che Sasuke si era limitato a rispondergli, dopo un minuto di attenta riflessione, era stato "Vieni con noi", e l'aveva condotto fino a lì, il garage del clan Uchiha.
"Questo è il nostro garage." confermò Sasuke "Ci sarà spazio sufficiente anche per tenere qui la tua auto quando non correrai, in più avrai un angolo tutto tuo e tutta l'attrezzatura necessaria con cui potrai mettere a punto le modifiche. Inoltre avrai anche tu un mazzo di chiavi, così potrai venire quando ti pare."
Per Naruto fu quasi strano sentirglielo dire: significava che davvero lo stava accettando come un suo pari?
"Quindi hai intenzione di prendermi?"
"Ho sentito che di motori te ne intendi come pochi... e lo ammetto, avere uno come te sarebbe un bene per il clan. Magari sapresti fare anche modifiche migliori di quelle di Suigetsu."
"Grazie tante per l'apprezzamento, eh!" sbottò l'interessato.
Naruto dedusse che ancora c'era dell'altro "Sento che c'è un "ma" in arrivo, non è così?"
"È così. Come Racer sei a un discreto livello e hai anche la stoffa del meccanico, praticamente tutto quello che ti serve per farti accettare da un clan. Ma, nel nostro caso, non basta."
"Ah no? Vi accontentate di poco; che altro si potrebbe volere da un valido Racer e meccanico?"
"Mettiamola così." riassunse Sasuke "Potrai anche essere il migliore di tutti mettendo mano a un volante o ficcando il naso dentro il motore di un'auto, ma io non me ne faccio niente se prima vuoi entrare nel clan e dopo decidi di mollarlo quando ti va."
"Allora è così che stanno le cose, dimostrare la mia fedeltà al clan? Potevi anche evitare tutto quel giro di parole."
"Serviva a farti capire, biondino: entrare in un clan è una libera scelta, rispettarlo è un dovere. Se vuoi starci dentro davvero, non deve essere solo per la presenza fisica, si tratta di fare la propria parte per difenderne l'onore, il prestigio e la reputazione. Quando abbiamo deciso di costituire il clan Uchiha, nessuno di noi l’ha mai presa come un gioco, sapevamo quale sarebbe stato il ruolo di ognuno nei confronti del resto del gruppo."
Questo, pensò Naruto, non doveva valere solo per il clan Uchiha, ma tutti per quelli esistenti nell'Underground. Guardò di nuovo uno per uno i Racer Uchiha, che a primo impatto sembravano astiosi e superbi ma in realtà prendevano più seriamente di altri la formazione del loro gruppo.
"Non ho idea di come gli altri clan scelgano i loro piloti" continuò l'Uchiha "né mi interessa saperlo. Per quanto riguarda noi, la cosa più importante che chiedo da un Racer è di essere fedele."
"Dimmi se è solo una mia impressione, ma parli come se avessi già conosciuto l'infedeltà."
"Ti dirò solo che all'inizio noi eravamo in sei. E se tu hai intenzione di essere il nuovo sesto, voglio assicurarmi che questa volta il numero non cali."
Quindi aveva visto giusto.
"E allora? Io che dovrei fare per convincerti?"
"Mi risulta che tu sia tutto pappa e ciccia con una certa ragazza del clan Hyuga; quell'Hinata, se non sbaglio. Non è forse vero?"
Naruto cercò di non dare a vedere che cominciava a sentirsi inquieto, che il fatto che loro ne fossero a conoscenza lo aveva colpito. Se prima era solo curioso di sapere cosa lo aspettava, adesso stava preoccupandosi "Anche se fosse?"
"Anche se fosse, ti dico che se per te esiste la possibilità di pensare al clan Hyuga solo a causa sua, sappi che partiamo già male."
"Vorresti forse dire che per voi dovrei troncare i miei rapporti con lei?" la cosa continuava a piacergli sempre meno.
"Non ho detto questo. Me ne frego se vuoi solo esserle amico o se cerchi di lavorartela per portarla a letto, quel che conta è che per te conti meno lei del nostro clan... se davvero tu vuoi entrarci. Continua pure a vederla se vuoi, ma prima voglio che vai, entri nel garage degli Hyuga e scopra di quali pezzi e rifornimenti dispone la tua amica per la sua auto. Non quella di suo cugino Neji, non quella dell'altra ragazza del clan... la sua."
"Perché deve interessarti cosa tiene lei sotto il suo cofano?"
"Non mi interessa, infatti. Serve solo a dimostrarmi che sei disposto a estorcerle anche solo qualche piccolo segreto per darli a noi. Rivelami cosa tiene per sé in quel garage, parti di ricambio incluse, e potrai essere dei nostri."
"Rifiuta di spiattellare informazioni sulla tua amichetta" si intromise Karin, visto che doveva sempre e comunque dire la sua per inacidirlo "e vorrà dire che qui tu non c'entri proprio niente. Chiaro il concetto?"
Sasuke fece un cenno alla sua ragazza, Sakura, che si avvicinò a Naruto tirando fuori dalla scollatura un foglietto piegato. Glielo infilò in tasca guardandolo con occhi che lo mettevano apertamente alla prova, dopodiché tornò a fianco dell'Uchiha.
"In quel foglietto è scritto l'indirizzo in cui si trova il garage del clan Hyuga." concluse quest'ultimo "Puoi andare lì e poi tornare per raccontarmi quello che hai scoperto, oppure dirmi che non ci sei riuscito e poi dimenticare questa storia e il clan. La scelta è tutta tua. Se devi stare a pensarci, fallo fuori di qui, stiamo per richiudere."
Prima di farlo, Naruto restò a confrontarsi un'ultima volta con gli altri sguardi del clan. Non era solo quello di Sakura, tutti loro lo mettevano alla prova, tentavano di capire dal suo atteggiamento, dalla sua voce, se fosse veramente intenzionato a sottoporsi alla prova e a farsi accettare da loro. Senza rispondere nulla a quelle occhiate o dire qualcosa sulle sue intenzioni, tornò in macchina e se ne andò limitandosi a promettere "Mi rifarò vivo", dopodiché sparì nelle strade della notte.
Ai membri del clan non restò che rimanere in attesa che tornasse con l'esito della prova, e al momento la maggior parte preferì farlo andando a buttarsi sui letti. Avevano tutti troppo sonno per rimettersi a guidare fino a casa, quindi optarono di andare a dormire nelle camere al piano superiore del garage. Sasuke e Sakura furono gli ultimi a restare di sotto, mentre Karin, Jugo e Suigetsu sparirono oltre la scaletta a chiocciola metallica che portava di sopra.
"Sai cosa?" Sakura approfittò ben volentieri del fatto di essere rimasta sola con lui, gli andò vicino abbracciandolo alla cintola da dietro e divertendosi a smuovere qualche ciocca di capelli neri "Mi ecciti da morire quando ti metti a fare tutti quei discorsi seri sul clan."
Sasuke colse ben volentieri l'approccio "E io mi eccito ogni volta che tiri fuori qualcosa da quella scollatura."
"Non ti pare neanche così scollata, vero?" il problema fu risolto facendo scivolare via il top, lasciando in mostra il reggiseno con una scollatura ancora più generosa.
"Molto meglio" sentenziò lui "ma non credo che saremo abbastanza silenziosi da lasciar dormire quei tre là sopra."
"Cosa vuoi che mi importi?" Sakura lo tirò verso di sé fino a mettersi col sedere contro il cofano della sua auto, dove lo attese a gambe aperte. Per stimolarlo di più, gli afferrò anche il pacco attraverso i pantaloni "Ti ho detto che mi hai fatta eccitare, quindi lo faremo adesso."
Uno degli aspetti di lei che Sasuke apprezzava più era quella stupefacente capacità di creare quel connubio perfetto tra sesso e motori, le due cose che amava più di qualunque altra al mondo.

La macchina si fermò a bordo strada, anche se non spense ancora il motore. Naruto rilesse l'indirizzo sul foglietto: la strada in cui si trovava era un quartiere residenziale, con qualche lampione acceso e ben poche luci alle finestre nei palazzi intorno che a quell'ora fossero ancora accese. Quasi l'intero quartiere era completamente addormentato, il buio e il silenzio prevalenti davano l'impressione che da quelle parti non ci fosse anima viva. L’ultima traccia di vita che si era lasciato dietro mentre arrivava fino a lì, era stata una strada piena di negozietti aperti ventiquattr'ore su ventiquattro, giusto un chilometro più indietro. Non erano certo grandi centri commerciali, tuttavia le insegne sfoggiavano i loro fulgori colorati e tutte insieme davano tanta luce alla strada da rendere quasi superflui i lampioni.
Tutt'altra cosa rispetto a dove si trovava adesso, una parte di città che di notte smetteva di vivere prima di molte altre, ma non per questo in essa si nascondevano cose meno degne di nota.
Se aveva capito bene, il numero civico che cercava si trovava sul lato opposto al suo. Smontò dalla macchina e la spense per eliminare il rumore del motore, dopodiché attraversò di corsa la strada e si mise a ridosso delle pareti degli edifici. La saracinesca del garage Hyuga ce l'aveva davanti, abbassata e completamente chiusa. I finestroni in alto erano bui, senza luci dall'interno: se anche i Racer del clan erano già dentro, non c'era nulla che li rivelasse.
C'era una porta d'ingresso affiancata alla saracinesca, ma era ovvio che l'entrata da lì era da scartare. Si immise nella stradina accanto, così stretta da consentire a malapena il transito di una sola auto, la attraversò nel buio per aggirare l'edificio. Il suo passaggio spaventò solo un paio di gatti, che tuttavia presero così improvvisamente a correre che anche loro fecero prendere un colpo a Naruto.
<< Porca ...! >>
Si fermò per un momento, accorgendosi che aveva bisogno di scaricare un po' la tensione. Aggirarsi per le strade ed entrare in un garage come fosse un ladro lo rendeva abbastanza irrequieto, anche se era poco lecito quanto disputare una gara clandestina in piena notte... ma quella era tutt'altra cosa.
Ripresa un po' di calma, si guardò un po' intorno, per quel che riusciva a scorgere. Poco più avanti c'era un vicolo ancora più scuro a sinistra, che sicuramente percorreva il retro degli edifici affacciati sulla strada principale. Appena svoltato lì dentro, si fermò davanti a quello che doveva essere il retro del garage e diede un'occhiata facendosi luce con la torcia del cellulare. Non c'erano porte di servizio, solo due finestre locate in alto, e l'unico modo per raggiungerle era riuscire a salire sul tetto dello sgabuzzino a ridosso della parete. Anche questo non era del tutto impossibile, visto che bastò salire prima sul cassonetto della pattumiera e poi, tirandosi su con le braccia con qualche sforzo, salire sulla tettoia.
La finestra si rivelò anch'essa un ostacolo poco ostico, fu sufficiente cercare le giunture di apertura e, con la lama di un coltellino, forzarle un po' per aprire. Fatto questo, era arrivato dentro.
<< Seriamente, dovrei fare lo scassinatore >> pensò in un momento di leggerezza.
Diede un'occhiata dentro per accertarsi che davvero non ci fosse nessuno, dopodiché infilò prima piedi e gambe nell'apertura, poi tutto il busto, reggendosi con le braccia per prepararsi a un atterraggio di tre metri. Nell'arrivare giù urtò con qualcosa di metallico che era poggiato a terra, che cadendo fece il rumore di qualcosa che si appiattiva al suolo.
<< Maledizione! >>
Anche se cercò l'oggetto caduto e provò a fermarlo, ormai era impossibile nascondere il rumore che tradiva la sua intrusione. Non gli rimase che sperare che non ci fosse nessuno che l'avesse potuto sentire, restò immobile e in silenzio nel buio e ascoltò se ci fosse qualcuno in avvicinamento.
Sembrava di no. A parte il battito senza controllo che aveva nel petto, tutto taceva. Passò la luce verso il basso, scoprendo di aver urtato un cerchione in lega, facente parte di uno dei tanti set da quattro disposti in righe ai piedi del muro, differenti fra loro per tipo, dimensioni e adattamento alle auto: copricerchi sportivi 130 da 14 pollici, con dadi cromati, dei Montreal da 15 pollici, Premium Shizuka neri da 17, Enfinity GTS da 16... tanti. Nell'altro angolo, poi, i pneumatici erano da fuoriclasse: Michelin Energy Saver da autovettura, dei Continental Premium, Firestone Multihawk... anche gomme per aderenza sul bagnato come le Sunny R17, le Toyo R20, le Nokian Nokian WR... e più provava a guardare, più c'era da scoprire!
Pensava che gli Uchiha, in quanto a clan, non scherzassero proprio... ma gli Hyuga si trattavano ancor più divinamente!
<< Lavorare in officine del genere sarebbe la realizzazione di un sogno. >>
Era appena entrato e già assisteva a cose di prima classe. Era sicuro e pronto a scommettere che ci fosse ancora un sacco di roba incredibile da vedere in giro, peccato solo che l'occasione non fosse adatta. Fece vagare la luce della torcia un po' ovunque per farsi un'idea della disposizione degli interni dell'officina, in modo tale che sapesse dove andare senza finire col far cadere di nuovo qualcosa. Per il momento era dentro uno stanzino spazioso appena quanto un bagno domestico, ma era pieno di diverse attrezzature oltre a quelle già viste. La porta era lì davanti, anche se doveva guardare a terra per trovarsi lo spazio per camminare e raggiungerla, e sicuramente conduceva all'officina vera e propria, mentre ora si ritrovava semplicemente in uno sgabuzzino delle forniture. Fu dopo che trovò le auto del clan, parcheggiate in due file da tre, l'una di fronte all'altra, ed erano separate fra loro da teloni divisori, così che ognuna avesse il proprio box con dentro tutti i propri pezzi di ricambio e le proprie attrezzature.
Contò sei box in totale, sei come i membri del clan... ma solo in quattro di essi erano presenti le vetture; la Sunny Dawn non era fra quelle quattro.
Non c'era. Lei non c'era. Cercò in tutti e sei i box, ma dell'auto di Hinata non c'era traccia.
In uno di quelli vuoti, quello che presunse essere quello di lei, c'erano cerchioni, pneumatici e parti di motore che dovevano fare da ricambi. Non gli importò comunque molto, se lei non era lì allora c'era ben poco da fare.
Si girò e fu sul punto di andarsene ma, nel voltarsi, scorse il movimento di un'ombra e poi qualcosa di pesante gli piombò dritta in faccia, così forte che lo scaraventò all'indietro contro il divisorio metallico fra due box. Fu un brutto urto alla schiena che gli impedì di rialzarsi subito e lo fece restare accasciato a terra lì dov'era, il colpo in pieno volto lo aveva frastornato al punto da stordirlo, rendendolo incapace di tornare subito in piedi. La testa gli doleva al punto da pensare di avere dei lampi di allucinazioni bianche pur avendo chiuso gli occhi.
<< Che diamine...? >>
Riaprendoli appena un po', scoprì che una luce era stata effettivamente accesa e ora l'intero garage non stava più nel buio. In piedi davanti a lui c'era qualcuno di cui non riusciva a scorgere la fisionomia, perché in controluce, ma vedeva chiaramente che in mano teneva l'asse di legno col quale l'aveva steso. Approfittando del suo momento di vulnerabilità, lo afferrò per la collottola e se lo trascinò appresso per un certo tratto, dopodiché lasciò che si afflosciasse di nuovo a terra. Sforzandosi di rimanere cosciente, Naruto vide che a colpirlo era stato quel ragazzo tatuato e indisponente del clan Hyuga, e si rese anche conto che l'aveva portato al cospetto del suo capoclan, attorniato dal resto del gruppo... tranne Hinata e l'altro elemento femminile del clan. Le due ragazze non erano presenti.
Neji Hyuga, invece, stava lì e lo osservava da un intero metro e ottanta di altezza, con occhi carichi di più astio e giudizio di quanto avesse mai mostrato finora nei suoi confronti.
"Uzumaki." sibilò "Questa è una di quelle occasioni in cui devi pensare molto bene a quello che risponderai."
L'avevano fregato con le mani nel sacco! Gli dicevano di soppesare per bene le parole da usare, ma la sua testa rimbombava ancora come una campana e pensare era l'ultima cosa che gli riusciva.
"Cazzo... male..."
Si sforzò di tirarsi un po' su e di mettersi a sedere, per fortuna almeno questo non glielo impedirono.
"Comincia a rispondermi." iniziò Neji "Che cosa ci facevi nel nostro garage?"
"Che... che ci facevo? Io..."
Prima che rispondesse, il ragazzo dai capelli a caschetto e sopracciglia spesse lo rimandò a terra con un calcio piantato sulle costole. Le ossa non subirono alcun tipo di frattura, ma il dolore fece comunque restare di nuovo Naruto giù rannicchiato.
"Te lo dico una volta sola." spiegò Hyuga "Non mi piace per nulla che si ripeta quello che dico."
E questo il suo compagno di clan l'aveva capito da solo senza che fosse Neji a doverglielo dire, così come aveva capito che doveva rimandarlo al tappeto per suo volere. Un'intesa così la trovava parecchio irritante quando si trattava di pestarlo. Ma anche se si rese ancora più conto che doveva prendere seriamente il consiglio dello Hyuga di pensare a cosa dire, quel tipo continuava a non intimorirlo affatto; solo a indisporlo di più, decidere bene cosa dire era difficile senza pensare di dargli anche del bastardo.
<< Come diavolo fa un tipo simile a essere cugino di Hinata-chan? Lui odioso, lei eccezionale: praticamente l'uno agli antipodi dell'altra! >>
"Stai rimanendo troppo silenzioso" sottolineò il tipo che l'aveva sorpreso con l'asse.
"Ma dai, non immaginavo di essere cronometrato."
Pessima risposta, decisamente non soppesata. Naruto si ritrovò afferrato dai capelli e la testa tirata all'indietro, avendo un fastidiosissimo faccia a faccia col suo interlocutore. Il ragazzo sopracciglione, per lo meno, cercò di fermare il compagno dall'eccedere troppo.
"Kiba-kun, cerchiamo di non esagerare. Mi sembra sia già messo male di suo."
"Credi di essere spiritoso?" il ragazzo di nome Kiba neanche aveva dato ascolto all'amico "Neji ti ha fatto una domanda e non ci va di ripetertela una terza volta. Quindi farai meglio a rispondere: che cosa cercavi di fare nel nostro garage?"
"Curiosavo, semplicemente." rispose di getto "Tanto per vedere cosa nascondete sotto quei bestioni a quattro ruote che avete."
"Cioè? Ti hanno forse mandato gli Uchiha per spiare sotto i nostri cofani?"
"No" si affrettò a negare.
"Allora che vorresti dire?" Neji si avvicinò con fare più inquisitorio "Che hai intenzione di intrufolarti nei garage di ogni clan per vedere cos'hanno tutti? La sera stessa in cui ci provi davanti a tutti con gli Uchiha, ci provi anche con noi?"
"Credo non ci sia nulla di male a informarsi un po' sugli altri. Sai, diventare uno di quegli informatori in proprio che sa dirti tutto quello che vuoi su chiunque. "
Non aveva idea neanche lui da dove riuscisse a tirare fuori una simile montagna di balle, eppure sembrava una montagna che potesse reggere, suonare credibile. Persino Neji Hyuga sembrò crederci.
"Bene, allora." e fece un cenno a Kiba e al sopracciglione, che lo sollevarono di peso e se lo trascinarono tenendogli fermo un braccio ciascuno "Ti faccio vedere io che cos'ho per te."
Lo portarono fin dentro uno dei box, davanti al muso di una Aston Martin bianca, con un emblema bianco e nero dello Yin e dello Yang in bassorilievo sul cofano e dei grossi ideogrammi verde scuro lungo le fiancate. Con un solo colpetto, il cofano si aprì e portarono Naruto fino a lì, in modo da chinarlo a forza e ritrovarsi il motore a un palmo dal naso.
"Allora, ti piace quello che ho io?" chiese Neji "Motore 6.0 V12 da 5935 di cilindrata, 517 cavalli. Prendi nota, se da solo non riesci a capirlo!"
Gridò l'ultima frase abbassando il coperchio del cofano, ma verso gli ultimi trenta centimetri lo fece con tale forza da farlo urtare contro le spalle di Naruto. Questi si ritrovò ancora a terra, dolorante su tutta la parte superiore della schiena.
"Argh!"
"Kiba, fagli vedere l'olio che usiamo."
Mentre era ancora stordito, si sentì arrivare addosso uno spruzzo di liquido oleoso, dall'odore acre, che lo coprì dalla faccia fino alla cintola. Un po' gli arrivò anche dentro la bocca, ma fu libero di tossirlo via solo dopo che Kiba ebbe allontanato il tubo dell'olio e finito di drenare il liquido. Gli concessero appena qualche momento per riprendersi e mettersi carponi sul pavimento imbrattato d'olio, si passò il braccio sugli occhi per pulirli e riprese un po' di respiro. Infine, qualcosa lo sollevò di forza e si trovò occhi negli occhi col capoclan.
"Considerati avvisato, Uzumaki: prova di nuovo a mettere piede in questo garage e quell'olio te lo faccio ingoiare, e non dalla bocca." lo scosse per un attimo in modo che capisse meglio il concetto "E soprattutto, se ti rivedo insieme a mia cugina, ti chiudo nel baule della tua auto e ti faccio finire giù da un ponte."
A questo, Naruto decise che non poteva starsene zitto e subire. Poteva forse sopportare che lo minacciasse se si fosse di nuovo intrufolato lì, ma non che gli intimasse di stare alla larga da Hinata, cugino o non cugino. Gli afferrò saldamente il braccio col quale lo stava tenendo sollevato per fargli intendere che voleva ribattere, appena avesse ripreso fiato in corpo. Ancor più, a farglielo capire erano gli occhi ostili che gli puntava contro.
"Vaff... anculo, Hyuga! Tu non decidi le amicizie di Hinata-chan..."
Rispondergli così gli costò un altro colpo dritto in faccia, le nocche di Neji urtarono con tanta forza sullo zigomo da rispedirlo al suolo. Lo Hyuga si procurò un panno per pulirsi via l'olio di cui Naruto era ricoperto, e che aveva macchiato anche lui nell'afferrarlo e poi colpirlo, e ordinò ai due compagni di clan di buttarlo fuori dal garage. Così fecero e Naruto si ritrovò con la faccia sull'asfalto. Nonostante il dolore, alle orecchie non sfuggirono le risate sottili di uno di loro - quasi certamente quel Kiba - e il rumore della saracinesca che veniva abbassata completamente.
Faticò non poco per cercare di rimettersi in piedi, anche se per rimanerci aveva bisogno di un appoggio; il più vicino che trovò fu un palo della luce spento. Alzando gli occhi, poi, intravide nel buio la sua Kurama... ma non come l'aveva lasciata!
Attraversò la strada a passo trascinato finché non la raggiunse, appoggiandosi poi al veicolo. Gli faceva tutto così male da lasciarsi andare di peso sulla portiera dell'auto, ma la vibrazione del metallo staccò completamente lo specchietto sinistro, che prima pendeva solo grazie a qualche esile cavetto, e cadere frantumandolo. Le ammaccature percorrevano tutta la fiancata della carrozzeria e il cofano aveva ricevuto delle botte tali da staccarlo da alcune giunture e ripiegarlo verso il motore, rovinando il graffito della volpe selvaggia. Il parabrezza era completamente frantumato e tutte le ruote, con i cerchioni staccati e giacenti sull'asfalto, erano a terra.
La sua macchina era ridotta a un rottame da lasciare solo allo sfasciacarrozze, ma lui non aveva più neanche la forza di mettersi a gridare tutta la rabbia che aveva dentro.
Stette accasciato lì per qualche tempo, non seppe quanto, finché non si rese conto dell'arrivo di una figura in ombra che gli apparve accanto nel buio e lo sovrastava, una presenza che pareva essersi accorta di quanto fossero ammaccati sia lui che Kurama.
"Naruto-kun..."


SPAZIO AUTORE
Salve a tutti, come vi vanno le vacanze? :) Per me ancora non sono iniziate, purtroppo mi sono beccato l'unico lavoro che ti tiene occupato più in estate che nel resto dell'anno TT.TT crudeltà del fato...
Anyway, certo che qui Naruto le ha proprio prese stavolta, eh? Insomma, il cuginone Neji geloso della piccola Hinata-chan lo conosciamo tutti, ma da qui a prendere Naruto a pugni credo sia un po' troppo OOC XD Mah, non so, mi rimetto al vostro giudizio come sempre :)
See ya, guys!

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Capitolo 9
*** Hyuga - II ***


"Aspetta, ti aiuto."
Parcheggiata la macchina davanti al monolocale, Hinata fu la prima a scendere e raggiunse in fretta il lato del posto passeggeri dell'auto; quando arrivò, però, Naruto stava già cercando di uscire e alzarsi da solo, un tentativo che gli valse un'altra fitta istantanea al costato e la caduta a terra in ginocchio. Hinata si precipitò ancora in suo soccorso.
"Ti avevo chiesto di aspettare un momento."
Si abbassò in modo da farsi passare un braccio di lui dietro il collo, poi lo afferrò al fianco opposto per reggerlo e aiutarlo ad alzarsi. Gli fece ugualmente male, per quanto lei si sforzasse di fare più piano possibile, guidandolo fino all'ingresso. La scalinata fu la parte più difficile, dovevano percorrerla lentamente e un gradino alla volta per tutti e due i piedi; in più, ogni volta che Naruto si doveva sollevare sulla gamba per salire lo scalino successivo, il dolore al costato tornava a farsi sentire. Arrivati a metà strada, dopo la prima rampa, ebbe bisogno di fermarsi per qualche momento prima di ricominciare. Quando ebbero terminato la salita, percorrere il pianerottolo fin dietro l'angolo e poi fino in fondo fu molto meno sfiancante.
Entrati nell'appartamento, Hinata lo aiutò anche a togliersi le scarpe poiché non poteva abbassarsi lui, al che lo portò fino alla camera in fondo al breve corridoio. Lo abbassò mettendolo a sedere sul futon e poi lo aiutò a distendersi.
"Hai qualcosa con cui ti possa medicare?" chiese.
"Controlla in bagno, porta a destra."
Il monolocale, in fin dei conti, era davvero un appartamento di dimensioni ridotte: un corridoio all'ingresso che conduceva alla stanza in fondo, un bagno piccolo e un cucinino. Alla fin fine, si trattavano di poco più o poco meno di venti metri quadri.
Hinata tornò presto portando la scatoletta del pronto soccorso trovata nel bagno, anche se, guardando Naruto, non sapeva da quale abrasione cominciare. Neanche sapeva spiegarsi perché fosse stato fermamente deciso a non essere accompagnato in ospedale ma solo a casa sua, nonostante le insistenze della ragazza. Per lo meno, non sollevò obiezione nel permetterle di dargli qualche cura. Gli fece scappare diversi grugniti, immaginò come stesse cercando di trattenere il bruciore mentre lei applicava disinfettante, cotone e fasciature in diversi punti, scusandosi continuamente per le fitte; in particolar modo, fu presa dalla goffaggine quando gli fu tolta la maglietta per occuparsi anche dei lividi e delle ferite sulla schiena e sul torace. A cure completate, più di metà dell'attrezzatura era stata adoperata e Naruto non aveva un bell'aspetto, coperto com'era di bendaggi e impacchi alla testa, sulla schiena e attorno al busto. Di certo, avrebbe avuto cure migliori se solo si fosse lasciato portare da un dottore, ma su questo Hinata non volle più sollevare dibattiti.
Ancor meno Naruto si dimostrò disposto a parlarne o a intraprendere altre questioni, preferì non pronunciarsi su nulla. Tranne che su una cosa, gliela doveva: quanto doveva essere santa quella ragazza per essere disposta ad accompagnarlo fino a casa a quell'ora tarda, acconsentendo alle sue richieste di non portarlo da nessun medico, e dargli l'aiuto e le cure migliori che poteva? A momenti si offriva anche di chiamare subito un carro attrezzi per trasportare la sua auto malridotta in officina, ma questo lui l'aveva declinato asserendo che ci avrebbe pensato la mattina dopo lui stesso... omettendo, però, che l'avrebbe fatta portare nel minuscolo garage di casa sua anziché da un meccanico.
"Hinata-chan... non so come ringraziarti... sei proprio..."
Non riuscì a dire cosa fosse lei di preciso ma Hinata doveva comunque aver capito che si trattasse di qualcosa di bello.
"Non c'è di che, davvero." disse, con un notevole rossore sorridente sul viso "Posso restare qui a dormire, se vuoi... se ti dovesse servire ancora qualche aiuto."
"Addirittura? Nah, a questo punto credo sia pretendere troppo da te."
"No no, ti assicuro che lo faccio volentieri."
"Non saprei dove farti dormire, altri futon non ne ho."
"Posso andare a casa mia a prenderne uno, farò in fretta."
Lo fece veramente, per quanto la cosa avesse dell'incredibile. Prima che lui potesse obiettare qualcosa, Hinata era già prossima a uscire, ripromettendo che sarebbe tornata presto (anche se tutti e due sapevano che da lì fino alla villa di Hinata, e viceversa, occorreva come minimo mezz'ora di viaggio). Anche dopo che se ne fu andata, il ragazzo si rese conto che comunque non avrebbe saputo cosa dire per farla desistere, impressionato com'era dalla dedizione che quella ragazza aveva nei suoi riguardi. Volle comunque rimanere ad aspettare da sveglio il suo ritorno, ma crollò nel sonno prima ancora che se ne rendesse conto.

Quando si svegliò il mattino dopo e fece per mettersi a sedere, si rese conto con sollievo che le fitte ai fianchi non c'erano più, pertanto non dovevano esserci delle fratture; tuttavia, aveva ancora qualche lieve giramento di testa.
"... oggi no, mi dispiace. Il fatto è che... non si sente molto bene, non può venire."
Sentì la voce di Hinata provenire dal cucinino, riuscì anche intravederla. Non solo, sul pavimento della stanza c'era un altro futon che certo non era suo, ordinato e piegato in un angolo, il che gli fece ricordare gli ultimi avvenimenti della sera prima: Hinata era arrivata davvero fino a casa sua solo per procurarsi il futon e poi aveva fatto marcia indietro per tornare da lui, ma sicuramente al suo ritorno lo aveva trovato già che dormiva e aveva preferito lasciarlo così.
Adesso, però, non si capiva cosa lei stesse facendo. Certamente stava parlando con qualcuno al telefono (di sicuro al cellulare, visto che in quella casa non c'erano reti fisse), ma non si sapeva con chi.
"Grazie tantissimo. Buona giornata" la sentì concludere. Poi, quando tornò nella stanza, si accorse del suo risveglio "Oh, Naruto-kun... buongiorno."
"...ciao."
"Come stai? Ti senti un po' meglio?"
"Direi di sì. Fa ancora un po’ male la testa, ma tutto il resto è passato."
"Bene... meno male" parve davvero rincuorata da questo.
"Con chi parlavi al telefono?"
"Ho trovato il numero di Ayame-san sul tuo cellulare." spiegò "Mi aveva detto che lavorate insieme, perciò ho chiamato per informarla che oggi non eri in condizioni di andare a lavorare, che ti sentivi poco bene. Così non devi più preoccuparti di questo."
Ancora una volta, tutta quell'attenzione nei suoi confronti lo lasciò basito e senza parole, nemmeno lui ci aveva pensato a chiamare a lavoro. Avere la premura di farlo rincasare, curarlo, farsi un viaggio da un'ora o più pur di dormire da lui e rimanere disponibile, avvisare di prima mattina al lavoro della sua assenza... su tutto questo non sapeva che dire, non esisteva un solo tipo di "grazie" al mondo che fosse adeguato. E non era ancora finita lì.
"Ti ho preparato qualcosa." Hinata andò a prendere un piccolo vassoio dal cucinino, portandogli una porzione di riso e tofu "Mangia pure, io vado a chiedere un bollitore ai vicini così potrò anche fare del tè."
"Hina..." provò a dire Naruto, mantenendo sospeso fra sé e la ciotola il primo boccone; la ragazza era così occupata a preoccuparsi per lui da sembrare che non lo sentisse.
"Dopo proverò a cercare il numero di un'officina, così potrai chiamare quando vuoi, ok?"
"Hinata..."
"Devo anche andare a comprare un nuovo kit medico, quello di ieri sera non basta più e devo cambiarti le medicazioni e..."
"Hinata-chan!"
Dovette alzare di più la voce per farti sentire e indurre la Hyuga a fermarsi un attimo per starlo ad ascoltare. Anche se sulle prime sembrava confuso su cosa dire.
"Naruto-kun, va tutto bene?"
"Sì... no... cioè, ma che diavolo ne so..."
"Che cosa c'è che non va?" si avvicinò inginocchiandosi a terra "Mi devo preoccupare?"
"Più di così? Non pensare male, apprezzo tantissimo quello che fai, però mi pare che tu stia facendo un po' troppo."
"Ma... ma tu ne hai bisogno, io sono qui per questo. Però... se vuoi che me ne vada..."
"Che diamine, Hinata-chan, mi lasci parlare solo per un momento? Sto cercando di dirti che sono cotto bollito di te."
Fu una cosa pronunciata di getto, venne fuori da sola, senza la benché minima titubanza e la benché minima riflessione.
Totale spontaneità, punto. Tutti i modi in cui Hinata lo aveva lasciato di stucco la sera precedente e quella mattina furono completamente pareggiati, se non surclassati dalla sua dichiarazione repentina. Era rimasta a bocca aperta e incapace di esprimersi, ancora intenta ad assimilare l'ultima frase recepita mentre lo guardava con lo sguardo vuoto.
"Ti ricorderai di respirare, prima o poi."
Il suo commento la svegliò e l'aiutò a ricordarsi che stava tenendo fermo il respiro già da un po', così espirò l'aria trattenuta. Si voltò anche, immaginando che il suo viso avesse acquisito un rossore fin troppo palese "I-io... io non so cosa... dire..." però sapeva che il ragazzo continuava a guardarla in attesa di sentire qualcosa, qualsiasi cosa da lei. Alla fine, visto che non veniva accennata altra parola, lo sentì sospirare e poi coricarsi di nuovo. Tornando a volgere lo sguardo su di lui, vide che si era disteso sul fianco e girato in modo tale da darle la schiena.
"Mi... mi dispiace davvero, Naruto-kun, è che proprio mi hai colta alla spro..."
"E basta, falla finita!" la interruppe lui, con tono infastidito e in un modo inaspettato "Ti scusi sempre per qualsiasi cosa, pure per una scemenza. Ma per le cose importanti cerchi di fare l'ignorantella!"
"Co-cosa?" Hinata era stupita. Naruto, invece, dimostrò di rispecchiare lo stato d'animo manifestato dai suoi toni.
"Va avanti da ieri sera. Tu mi trovi a terra pieno di botte e lividi, insieme alla mia auto ammaccata e smontata... e, guarda caso, proprio davanti al garage del clan Hyuga, di cui mi risulta che anche tu faccia parte. Ma non ti viene in mente di fare due più due e provare un po' a capire come stanno le cose? O almeno di provare a chiedermi cosa sia successo? No, pur di evitare qualsiasi spiegazione ti metti a fare la brava infermiera, vai avanti e indietro per la città per starmi vicino anche mentre dormo, mi giustifichi a lavoro e prepari pure la colazione. E tutto questo continuando a far finta di niente?"
Sapeva di star attaccando la ragazza in modo esagerato, che il suo sfogo la stava anche intimorendo. Andò avanti, stavolta cercando di controllarsi un po' di più.
"Dimmelo che tu l'hai capito. Lo sai che a ridurmi in questo modo è stato tuo cugino. Sì, lui, quel Neji e i suoi compari. Non voglio certo che tu ti metta contro di lui, figurati, ma non ti fa arrabbiare almeno un po' il fatto che abbia pestato un tuo amico solo perché non gli va a genio? Oppure che lui e i suoi debbano spuntare fuori e portarti via ogni volta che proviamo a passare un po' di tempo insieme? Non provi mai a dire una parola quando si intromettono nella tua vita privata. Perché, Hinata-chan? Per te il nostro rapporto vuol dire così poco?"
"No." si affrettò lei a rispondere, come se la risposta le fosse scattata da sola "Per me è importante, molto importante, Naruto-kun. Te lo posso assicurare. Ma devi capire... anche Neji-niisan lo è. Lui è pur sempre mio cugino, l'unica persona che con me si sia comportato come una vera famiglia. Anche se può non sembrarlo, è il solo fratello che io abbia mai conosciuto."
Era forse per questo che lo chiamava "nii-san", pensò Naruto. Adesso la tensione fra loro due si era calmata, tuttavia non riusciva ugualmente a condividere il medesimo punto di vista di Hinata "Davvero? Devo aver saltato qualche passaggio, oltre al fatto che non fa che comandarti a bacchetta."
"So cosa stai pensando... ma Neji-niisan non è una persona cattiva: è solo preoccupato per me ed è convinto di dovermi proteggere da qualsiasi cosa."
"Posso sapere una cosa? È fiducia incondizionata, la tua, o che altro?"
"Gratitudine. Lui c'è stato per me in un momento in cui nessun altro c'era."
Hinata capì subito che, arrivati a questo punto, il ragazzo chiedeva di saperne di più. Pur di spronarla ad aprirsi, le aveva anche confessato di aver perso la testa per lei (faceva ancora fatica a crederci! Solo a ripensarci, tornava a giocare nervosamente con le ciocche laterali dei capelli). Così neanche lei volle tirarsi indietro: volle aprirsi a lui come non ricordava di aver mai fatto.
"Sai della nostra compagnia di famiglia Hyuga, vero?"
"Sì."
"Mio padre e il padre di Neji-niisan sono fratelli e anche soci della compagnia. Le loro quote sono divise in due metà così bilanciate che ciascuna ha bisogno dell'altra per rimanere stabile e non fallire. Accordi e tradizione vogliono che le quote di ogni metà siano trasmesse ai figli eredi, cioè Neji-niisan, io e mia sorella Hanabi; un giorno saremo noi tre a dirigere gli affari della famiglia, perciò sin dall'inizio i nostri studi sono stati volti a prepararci a dovere."
Naruto, allora, capì quell'enorme differenza che esisteva fra lui e Hinata. Indipendentemente dalla vita che lei faceva, tutto ciò che possedeva era un futuro già stabilito da molto tempo, sia lei che suo cugino e sua sorella. Lui, al contrario, aveva preso per sé la sua vita e l'aveva affidata al caso, decidendo da solo cosa farne.
"Col tempo" continuò Hinata "mi sono resa conto sempre di più della responsabilità enorme che mi aspettava e non mi sono mai sentita pronta ad accettarla. Io non so se avrò mai l'autorità che mio padre ha sulla sua parte della compagnia, né le sue doti da leader. Non l'ho mai visto effettivamente sul posto di lavoro a osservare come si gestiscono affari così importanti... anzi, a dire il vero, le volte che l'ho incontrato in vita mia potrei contarle con le dita di una mano. Te lo immagini avere un padre così preso dal lavoro da averlo visto così poche volte? Non puoi neanche dire di conoscerlo davvero. Per me è sempre stato così, lo incontravo solo in rare occasioni in cui lui e mio zio venivano nell'istituto per informarsi di persona sull'andamento dei nostri studi. Non ricordo un solo momento in cui lui abbia davvero fatto per me qualcosa che fanno comunemente i genitori."
"Perché?" la interruppe lui "Ti ha preso una gran bella casa, ricordi? Almeno quello l'avrà fatto per te."
"Purtroppo no. La casa in cui vivo non è stato un regalo ma... beh, in realtà non so neanche io cosa sia di preciso."
"In che senso?"
"Poiché mio padre era sempre assente in casa, è stata mia madre a educarmi sugli usi e le tradizioni della famiglia. Mi insegnò anche che una donna Hyuga che si rispetti deve sempre portare i capelli corti, con un taglio di capelli alla hime."
E così era stato anche per lei. Naruto ricordò la foto a casa sua che la ritraeva con la chioma corvina tagliata in quel modo. Non le stava per nulla male, a dire la verità. Sfiorò per un attimo i suoi fluenti capelli neri, lunghi e belli "Allora perché li hai lasciati crescere così tanto?"
"Volevo che ci fosse un cambiamento nella mia vita, anche qualcosa apparentemente di poco conto come i miei capelli. Pensavo di avere la possibilità di prendere decisioni che riguardassero almeno il mio aspetto fisico. Mi illudevo: il giorno in cui decisi di lasciarmeli crescere, le persone dedite alla mia educazione storsero il naso quando li videro così allungati. E mio padre... lui disse così a mia madre al telefono dopo che lo venne a sapere "Se decide di voler fare di testa sua, che non lo faccia più a casa mia!".
Non pensavo che dicesse sul serio, credevo che fosse arrabbiato solo per quel momento e che magari gli sarebbe passata il giorno dopo. Invece, la settimana successiva, scoprii che lui aveva comprato un attico sulla baia e aveva dato disposizioni affinché io mi ci trasferissi. Mi ritrovai catapultata fuori di casa senza fare nulla per evitarlo, costretta a badare da sola a me stessa."
"Ma è assurdo!" ribatté indignato "Ti ha praticamente cacciato di casa!" E lui, da bravo scemo ordinario, le aveva fatto quell'osservazione del tutto sbagliata quando aveva visto la sua abitazione per la prima volta.
Il regalo di un padre che le voleva bene? Completamente fuori strada.
"Già." confermò lei "In quel periodo è stata davvero dura. Sono anche arrivata a sperare che mi diseredasse e lasciasse la mia parte di eredità a mia sorella Hanabi; invece non l'ha mai fatto, anche se non so perché. Per qualche tempo ho cercato conforto nelle piccole cose che più mi piacevano, cose dolci oppure semplici. Mi aiutavano a distrarmi e per un po' andava bene."
Fino ad adesso aveva accompagnato il suo racconto con il volto velato leggermente da un'espressione cupa. Poi, però, Naruto ebbe l'impressione che stesse cominciando a illuminarsi, a diventare poco più radioso. Continuando ad ascoltare, capì il motivo.
"Un giorno, Neji-niisan è venuto da me e mi ha portato all'Underground, il suo mondo di notte. Sulle prime mi spaventava, per me era ogni cosa era nuova, così diversa da quello a cui ero abituata, non sapevo assolutamente come comportarmi. Poi è cambiato improvvisamente tutto."
Doveva esserlo davvero, se ancora oggi il pensiero le cambiava in quel modo la voce e l'espressione con cui raccontava la sua storia. "Cosa successe?" chiese.
"Corsi. Neji-niisan mi lasciò gareggiare con la sua auto ed ebbi la prima vera corsa della mia vita. Mentre ero nell'abitacolo, ero così terrorizzata che pensavo non sarei riuscita neanche a partire... e invece ogni cosa fu spontanea, semplice, come se avessi sempre saputo come muovermi. Sapevo in quale momento dovevo accelerare al punto giusto, sapevo all’istante quale fosse la marcia giusta da inserire... sapevo ogni cosa che mi serviva sapere. Non so cosa mi accadde di preciso, non so come... ma mentre correvo, sentivo che la velocità mi trapassava, mi entrava dentro e lasciava in me la sua traccia. Ero il cuore vivente della macchina. Desideravo solo andare più veloce, più veloce, veloce fino a non fermarmi mai più. Quando raggiunsi il traguardo e uscii vincitrice dall'auto, vedendo tutte quelle acclamazioni e quel trionfo tutto per me... avevo capito che ero cambiata, che mi ero trasformata. Per quei pochi minuti di gara, io ero stata libera, finalmente padrona di me stessa, ed era una sensazione che in quel momento nessuno era capace di togliermi.
Ora questa è la mia vita, questo è il mio mondo come lo è di Neji-niisan. Quando afferro il volante, so che quella macchina e quella corsa le ho nel sangue. Così mi rendo conto che non sento semplicemente la libertà: io sono la libertà. E sia che vinca o che perda, so di aver trovato il mio posto nel mondo."
Naruto la guardava, guardava il modo in cui adesso lei era piena di enfasi e felicità. Davvero era possibile che lo scontroso e odiosissimo Neji Hyuga le avesse dato un cambiamento così radicale da estasiarla fino a quel punto? Faticava a materializzare il pensiero nella sua testa.
"Mi avevi detto, però, che tutta quella roba che sai fare con la Sunny Dawn l'avevi imparata da sola. Invece è tuo cugino che ti ha insegnato?"
"Mi ha dato alcune piccole dritte per migliorarmi, ma quasi tutto quello che so ho imparato a farlo da me, proprio come ti avevo detto."
Adesso che lei gli aveva spiegato le sue motivazioni, lui si sentiva uno schifo per averla attaccata in quel modo. Si era accanito perché Hinata non dava segni di voler difendere la loro amicizia quando Neji si metteva sempre in mezzo, e ora capiva perché: suo cugino le aveva dato quella smossa nella vita di cui aveva davvero bisogno, mentre lui... lui che cosa aveva mai fatto per lei da presumersi così importante?
"Porca misera..." tornò a coricarsi sospirando "Me n'ero uscito con quel gran discorso da sostenuto e adesso col tuo mi hai spiazzato. Ora mi sento uno stronzo. Scusami per averti detto quelle cose."
Nonostante quello, però, lei ancora aveva di che sorridergli "Non preoccuparti, non ce n'è bisogno. In fondo, non avevi tutti i torti. È vero, avevo capito subito cosa ti fosse successo ieri sera, ma anche così non posso avercela con Neji-niisan."
"Vabbè, lascia perdere quello che ho detto e dimentichiamolo tutti e due, ok?"
Hinata fu d'accordo, anche se, a essere sincera, non poteva certo dimenticare quello che Naruto le aveva detto, sul fatto di essere “cotto bollito” di lei. In qualche modo, sentiva che anche lui stava percependo un certo disagio per quella cosa, tuttavia non prese più parola su questo. Ed era giusto, che altro poteva dirle più di quello? Forse toccava a lei dare una risposta, ma non era neanche sicura che bastasse tutto il tempo del mondo per sentirsi pronta a fargliela sapere. Le tornò in mente la piacevole discussione che avevano avuto al Barbe-Q, quando le aveva domandato se sapesse cosa voleva davvero; neanche in quell'occasione gli aveva fatto conoscere la risposta, così come adesso, ma dentro di sé era fin troppo evidente. E ancor prima, la sera in cui aveva portato Naruto a casa sua ma il ragazzo aveva assicurato che Ayame-san fosse una compagnia di gran lunga migliore... ma lei aveva preferito lui e, quando aveva cercato di dirglielo, seppur con un borbottio impercettibile, aveva ripiegato.
"Senti" provò a dire per riprendere almeno un po' a parlare "ora che ci penso, cosa hai in mente di fare per la tua auto? Voglio dire, so bene che certi pezzi non potrebbe darteli un comune meccanico, forse non è una buona idea portarla in un'officina, dopotutto."
"Sì, ci avevo pensato anch'io. Mi sa che la farò portare qui direttamente dal carro attrezzi, mi fermo in un bar coi computer collegati on-line e proverò a ordinare qualche ricambio nuovo. Dovrei farcela, ormai i soldi non sono più un problema per me."
Ripensando, infatti, alla vittoria contro Karin, gli venne spontaneo sorridere per l'esuberanza e il trionfo che ancora provava al ricordo, per non pensare al gran botto di grana che aveva guadagnato quella sera.
"A proposito, quella sera non ti ho più ringraziato per la dritta che mi hai dato alla partenza." sfoderò un largo sorriso riconoscente "Perciò grazie."
"Figurati, sono contenta di aiutarti come posso. Se anche dovessi aver bisogno di aiuto per riparare Kurama, sai che a me puoi sempre chiedere. Anzi..." si avvicinò di più al ragazzo disteso, particolarmente ansiosa di esporgli la sua idea "... ancora meglio, che ne dici se ti dessi qualche insegnamento?"
"Come, scusa?"
"Sì, dopo che ti sarai rimesso in sesto e avrai aggiustato l'auto. Ho un sacco di consigli e suggerimenti che potrei darti per diventare più bravo a correre. Voglio dire, più bravo di quanto tu sia già."
Sentendo la proposta, Naruto balzò di nuovo su a sedere e gli si illuminò il volto "Uao! Ma veramente? Mi insegnerai anche a fare manovre da sballo come le sai fare tu?"
"Certo."
"Fantastico! Sul serio, Hina-chan, sarebbe una figata immensa!". Fu così entusiasta all'idea da afferrare la ragazza di getto e stringerla in un abbraccio, un gesto che per Hinata fu del tutto una novità per cui arrossire di nuovo. Ma non le dispiaceva per niente, anzi...
"Devo dirtelo, Hinata-chan" continuò a guardarla sorridendo "sono felice che tu sia qui con me adesso."
Anche lei non smise di sorridere, ma questo era dovuto molto più all'imbarazzo; poteva non abituarsi mai a sentirsi dire delle cose belle come questa. "Anche io, Naruto-kun. Anche io."


SPAZIO AUTORE
Ehilààà, salve! Ah ah ah, che dire, le ferie sono finalmente arrivate anche per me e si fanno proprio sentire, da quanto tempo non mi capitava di aggiornare così presto! Immagino che anche voi sarete contenti di vedermi tornare così in fretta sui binari :) beh, vediamo cosa riuscirò a fare per le prossime due settimane (il mio periodo di vacanze, per intenderci) per adesso vi mollo questo capitolo nuovo nuovo *mette gli occhiali da sole e zaino in spalla* prima di fiondarmi in spiaggia!
See ya, guys!

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Capitolo 10
*** Hyuga - III ***


"Guarda questi. Non sono bellissimi?"
Hinata indicò sullo schermo del PC l'immagine dei cerchioni sfavillanti in lega Wolfrace da diciotto pollici che Naruto aveva cercato on-line, erano disponibili diversi tipi di quella categoria e in tre colori diversi: silver, nero lucido e antracite chiaro. La scelta fu immediata e cadde su un set da quattro Assassin; stavolta volle ripiegare sul colore nero diamantato e non silver come i cerchioni che aveva prima. Il prezzo di settantanovemila yen includeva un intero set da quattro cerchi e un trasporto gratuito, una spesa abbastanza ragionevole, considerato che ora in cassa (grazie alla sua ultima vittoria all'Underground) contava più di settecentomila yen. Decise, quindi, di accettare l'articolo che Hinata gli aveva indicato. In fondo alla homepage del sito erano disponibili numero telefonici e un indirizzo e-mail per inviare il proprio ordine di richiesta. Era possibile farlo anche direttamente dalla pagina on-line, però era necessario fare troppi passaggi e fornire diversi dati personali per iscriversi al sito, una scocciatura che Naruto volle evitare.
Vivere in un piccolo appartamento senza rete telefonica voleva dire non disporre anche della connessione web e di un indirizzo e-mail (anche se ne aveva ancora uno molto vecchio, ma non gli andava proprio di usare quello che si era creato a quattordici anni), perciò Hinata si offrì di utilizzare il suo per inoltrare l'ordine. Subito dopo l'invio, arrivò un messaggio che ne confermava la registrazione e avvisava che l'arrivo all'indirizzo fornito era previsto non prima di quattro-cinque giorni.
"Grazie mille, Hinata-chan."
"Prego, quando vuoi."
Quella mattina stessa, dopo aver finito di parlare, avevano deciso di darsi subito da fare insieme per rimettere in sesto anche Kurama. Innanzitutto, dopo aver telefonato a un'officina e aver fatto portare lì l'auto col carro attrezzi, diedero un'occhiata alle sue condizioni. Per i danni più gravi - come il cofano ammaccato, lo specchietto rotto e il parabrezza frantumato - c'era ben poco che loro due potessero fare, perciò decisero cominciare dalle cose più rimediabili e pensarono a procurarsi nuovi cerchioni e nuovi pneumatici. A questo proposito, Hinata aveva messo a disposizione il suo PC netbook provvisto di una chiavetta USB per la connessione on-line.
Prima ancora dei cerchioni avevano cercato di trovare delle gomme in vendita, e la scelta era caduta quasi subito su delle Pirelli: le insenature tracciate sulla gomma gli avevano ricordato dei denti selvaggi e aguzzi, perciò aveva deciso che sarebbero diventate le zanne con cui Kurama avrebbe morso l'asfalto. Per i cerchioni, invece, avevano consultato diversi cataloghi on-line prima di scegliere i Wolfrace.
"Per il resto come pensi di fare?" chiese Hinata "Ti servono vere attrezzature da meccanico."
Naruto ammise l'unica soluzione possibile con un sospiro rassegnato "C'è poco da fare, dovrò chiedere aiuto a mio padre. Ci ha messo le mani lui sopra per la prima volta, magari saprà aiutarmi anche adesso."
"Tuo padre ha un'officina?"
"Sì, lui..."
Arrivò un forte bussare dalla porta dell'ingresso prima che Naruto potesse dirle di più su suo padre e di come gli avesse regalato Kurama. I colpi si facevano insistenti, la persona che stava fuori doveva proprio essere sicura che in casa ci fosse qualcuno. Visto che non accennava a smettere e riprendeva a bussare dopo ogni breve pausa, Naruto si decise ad alzarsi e andò a vedere chi fosse. Il tempo di aprire la porta e si ritrovò afferrato alla collottola.
"Tu! Ma brutto schifoso idiota decerebrato! Io che mi sono fatta un mazzo tanto per fartela incontrare e poi neanche mi dici quando la inviti a casa tua?"
"Che diavolo... nee-chan!"
"Mica solo lei, figlio degenere!" dietro Ayame c'era qualcuno di ancor più familiare che sfoggiava una chilometrica chioma rossa "Cosa aspettavi a dirmi che finalmente te ne sei trovata una?"
Dopo che fu un po' libero, si accorse che alla porta di casa sua si presentava la peggior combinazione femminile esistente: sua madre Kushina e Ayame. E insieme a loro, anche la mascotte del gruppo, immancabilmente troppo vivace "Onii-chan, non è giusto. Avevi promesso prima a me di presentare la tua ragazza."
Come? Semplicemente, come? In che modo era mai possibile che alla sua porta si presentassero tutte e tre insieme la petulante sorella gemella, la madre bellamente isterica e l'amica ficcanaso di lavoro?
"Ehi! E questo che cos'è?" Kushina accennò al bendaggio che aveva attorno alla testa "Ma che diavolo hai combinato? E perché sotto in garage la tua auto è praticamente a pezzi?"
"Eeeh? Come a pezzi?" si lamentò Naruko "Io volevo che onii-chan mi portasse in macchina con lui!"
Ayame, invece, si era già fatta le sue strane idee e le brillavano gli occhi, ansiosa com'era di sapere la verità che sperava "Dì la verità, hai fatto a botte per lei, eh? Ti sei battuto con le unghie e con i denti da bravo cavaliere per conquistare la tua dama, vero?"
Si arrivò, però, a quel punto in cui si doveva davvero perdere la pazienza "E basta, voi tre!" sbraitò Naruto "Uno: non è la mia ragazza (omise il "purtroppo")! Due: che ci fate voi qui tutte e tre?"
Non attesero che le facesse entrare lui e presero possesso da sole della casa. A quanto sembrava, Ayame era stata la prima a precipitarsi lì dopo aver ricevuto la telefonata di Hinata, sapendo che lei a prima mattina si trovava a casa sua (Naruto s'immaginò le seghe mentali che di sicuro si era fatta su questo), e per strada aveva incontrato Kushina e Naruko insieme. Appena avevano saputo anche loro, non avevano perso tempo e si erano aggregate a lei.
"Proprio non vi riesce di stare fuori dagli affari miei personali, eh..." sbottò Naruto dopo aver sentito il loro resoconto.
"Mia carissima Hinata-chan!" Ayame si fiondò subito a salutare Hinata (non poco a disagio non appena a lei si unirono anche la madre e la sorella di Naruto per presentarsi) "Come va, allora? Devo dedurre che insieme questa notte abbiate sfolleggiato, eh?"
"Co-cosa? Oh no, io... io sono solo venuta ad aiutarlo a guarire..."
"Uh uh, Naruto, ti sei divertito a giocare al dottore e all'infermiera, eh?"
"Nee-chan, zitta! La fai vergognare!"
"E tu fai stare una così bella ragazza in un porcile come questo?" Kushina osservò con disapprovazione il disordine che vigeva nel monolocale "Non pensare che ti metta tutto a posto io ora che sono qui!"
"Hinata-neechan" fece Naruko "anche tu hai un'auto fortissima come quella di Onii-chan, vero? Mi ci porterai a fare un giro?"
"C-certo, ci andremo quando vuoi."
Tennero occupata la povera ragazza per quasi un'ora, facendole ogni genere di domanda sul suo conto, mentre Naruto era costretto dalla madre a mettere in ordine il monolocale e a stare a sentire i loro discorsi. Quando fu raccontato loro il modo in cui loro due si erano incontrati per la prima volta (con enorme fastidio del diretto interessato), Kushina fu così enormemente grata ad Ayame da prenderla sottobraccio e proporle di diventare sua figlia acquisita; poi, però, segui il disappunto quando seppero anche che quella sera Naruto e Hinata avevano fatto tutto meno che quello che dovevano fare. Quando arrivò il momento in cui chiesero alla ragazza che tipo di rapporto ci fosse quindi fra loro due, Naruto fu sul punto di spazientirsi e mise a tacere tutte; lasciò ricadere a terra il futon che stava sistemando in un angolo e si rivolse a loro seccato.
"Ok, la vogliamo finire? Non avete proprio nient'altro di cui parlare senza metterla in agitazione?"
"Mio caro biondino" rispose Ayame "noi vogliamo mettere in agitazione te."
"Vero." Kushina contribuì ad aggiungere sale sulla piaga "Chi credi che debba pagarcela per non averci detto niente di questa bella ragazza?"
"Bene, perfetto." Naruto si fece deciso a porre fine alla cosa "Visto che devo scontarla io, ve lo dico io come stanno le cose: Hinata-chan mi piace da pazzi. Sono fuso di lei e gliel'ho detto appena un paio d'ore fa. Lei non mi ha risposto niente ma mi sta bene così, non pretendo che lei lo faccia. Per me le cose possono rimanere in questo modo, e questo è quanto c’è da sapere."
Lasciò tutte e tre allibite e senza parole. Hinata era divenuta rossissima e non ce la faceva a sollevare lo sguardo da terra, né a dire parola in proposito.
"Ora" concluse "spero che con questo io vi sembri abbastanza imbarazzato perché, in verità, lo sono da morire. Quindi, se avete finito e dovete solo starvene lì impalate, vi chiederei di andarvene. Hinata-chan mi stava aiutando a fare una cosa e ancora dobbiamo finire."
Al che, andò alla porta d'ingresso e l'aprì per esortarle a uscire. Loro tre, ancora troppo prese dalla sorpresa, si alzarono e si avviarono senza fare storie: Ayame lo oltrepassò rifilandogli un occhiolino di estrema soddisfazione che diceva "così si fa!"; Kushina pareva ancora leggermente stordita ma anche lei esultante; Naruko, invece, si contenne molto meno e saltò al collo del gemello "Woow! Onii-chan è innamorato, è fantastico!". Naruto riuscì a scrollarsela solo quando lei volle togliersi. Quando furono fuori, si chiuse la porta alle spalle e ci si poggiò di peso, liberandosi con un profondo respiro.
"Uufff..." Hinata, nella stanza, si sentiva ancora stranita "Altrimenti non se ne andavano più" spiegò lui con un'alzata di spalle.
Ma per qualche motivo, e nonostante la strana situazione appena trascorsa, Hinata si mise a ridere. Non una piccola risata delle sue, bensì una lieve e sommessa all'inizio, poi forte e divertita e immancabilmente dolce. Rideva così tanto che mise una mano davanti alla bocca per contenersi almeno un po', ed era difficile. Anche se Naruto non ne capiva il perché, gli piaceva comunque tantissimo e accennò una risata anche lui.
"Beh?" le chiese "Che c'è da ridere?"
"Ah ah ah! Prima ero così... ah ah ah! Ero così imbarazzata che non ci riuscivo, ma... sono divertenti. La tua famiglia è... così buffa! Ah ah ah ah!"
Anche così non fu sicuro di capirla. La sua famiglia, e specialmente sua madre, sembrava non volesse mai perdere occasione di fargli fare brutte figure. Lei, invece, l'aveva trovata addirittura spassosa. Non era sicuro di condividere il suo punto di vista, ma lei rideva; gli era impossibile non fare lo stesso mentre la vedeva così.

Quando portarono Kurama all'officina di famiglia, quel pomeriggio stesso, l'incontro fra Minato e Hinata fu molto più mite e rasserenante. Sorpreso di quanto la ragazza fosse così interessata alle quattro ruote, Minato le permise anche di vedere i suoi attrezzi da officina, le macchine che aveva dentro in riparazione e anche la sua vettura e quella di Kushina, Lampo Giallo e Vortice Rosso. In seguito, padre e figli (anche Nagato) diedero un'altra controllata allo stato in cui Kurama era ridotta, valutando quali interventi eseguire; ci lavorarono tutti e tre insieme nei giorni successivi, riparandola con trattamenti degni di una vettura da circuito. Quando era libera dai suoi impegni universitari, anche Hinata passava volentieri per dare una mano come poteva.
"Hinata-chan!" la salutò Naruto durante una delle sue visite.
"Ciao. Come vanno le cose qui?"
"Procedono bene." spiegò Minato "Un giorno, due al massimo, e Naruto potrà tornare a sfoggiarla su strada" ma riservò al figlio una veloce occhiata di ammonimento "se starà attento a non farsela rovinare di nuovo da quattro ladruncoli."
Anche Naruto e Hinata si guardarono brevemente, ma il loro scambio di occhiate fu di tutt'altro tipo: complici e colpevoli; concordarono entrambi che la scusa con cui avevano spiegato lo sfascio di Kurama reggeva ancora bene. Naruto aveva voluto evitare di mettere in soggezione Hinata raccontando che il responsabile di tutto, anche dei suoi lividi, era stato suo cugino, così inventò sul momento la storiella che si era messo contro un paio di ladri di strada che avevano cercato di smontare qualche pezzo dell'auto, se non rubargliela.
Poiché la montatura sembrava ancora credibile anche a distanza di qualche giorno, Naruto continuò a farla sembrare tale "Che altro dovevo fare, secondo te?"
"Magari qualcosa come chiamare la polizia, non credi?"
"Credo che uno Street Racer farebbe bene a tenersi lontano da una macchina che abbia le sirene sul tettuccio. E da quelli che le guidano."
"E perché? Non hanno mica la tua foto segnaletica e la tua auto è del tutto a norma, di che ti dovresti preoccupare?"
"Ehm... posso dare una mano?"
Hinata intervenne per porre fine alla discussione prima che potesse diventare insostenibile. Si rese disponibile ad aiutarli con le riparazioni, anche solo per piccole cose, facendosi dire cosa bisognava fare, e fu in questo modo che trascorse il pomeriggio insieme a loro. Per tutto il tempo non si ricordò di aver lasciato il cellulare in macchina.

Squillò ancora una volta senza risposta. A ogni chiamata fallita, Neji diventava ancora più indisposto di prima, non sapendo dove diavolo si cacciasse Hinata quando spariva. Se non stava a casa, solitamente preferiva andare in due posti: al loro garage o all'Underground. Per il resto, usciva sempre in compagnia di Tenten. Neanche lei, però, che era la sua migliore amica, ne trovava traccia, glielo confermò quando la sua auto entrò nel garage e, uscendo, disse che a casa sua Hinata non era ancora tornata.
"Ancora non ti risponde?" chiese.
"No. Volevo sapere se stasera vuole venire all'Underground."
"Tutto qui? Se vuole andarci, verrà, la strada la conosce. Era solo questo, il problema?"
No, il problema era che questo non era normale. Hinata non andava mai in giro da sola, né spariva così senza farsi sentire al telefono. Cominciò a pensare che si fosse incontrata di nuovo con quel biondino che le ronzava sempre attorno... e pensando a questa possibilità, gli si torse lo stomaco per la rabbia. Se avesse scoperto che stava ancora divertendosi a giocare con sua cugina...!
Tenten capì facilmente a cosa stesse pensando ed era ovvio che Neji non voleva chiamarla per conoscere i suoi programmi per la serata: voleva sapere se stesse ancora frequentando quell'Uzumaki Naruto, che lui detestava a morte per qualche ragione. Shino le aveva raccontato dell'intrusione avvenuta qualche sera prima e della lezione che lui, insieme a Kiba e Rock Lee, aveva voluto impartirgli. Lo Hyuga con lei non ne aveva fatto mai parola, tuttavia aveva capito che non era solo per quel fatto che ce l'aveva così tanto con lui, che il suo astio risaliva ancor prima: ricordava ancora la sua reazione infastidita quando avevano scoperto quei due uscire insieme da quel locale, e anche quando Neji aveva mandato Kiba a mettersi fra la cugina e quel ragazzo. No, decisamente Neji Hyuga non sopportava di vedere Naruto Uzumaki insieme a Hinata.
In quanto sua ragazza, non voleva dire nulla che potesse sembrare la mettesse contro di lui, ma era anche amica di Hinata e non ci stava più a vedere lui che la metteva in quella situazione per... per cosa? Decise di imporsi e si piazzò categorica davanti a lui, con tanto di mano sui fianchi.
"Ok, Neji Hyuga, adesso basta!" la faccia confusa del ragazzo le fece capire di avere la sua attenzione "Di che razza di complesso soffri, spiegamelo un po'!"
"Che?"
"Io direi che è una specie di ramo del complesso di Edipo, ma mi pare che quello funziona solo coi genitori."
"Tenten, di che stai parlando?"
"Di Hinata! Hai presente quella tua cugina a cui impedisci di avere una vita sua che vada oltre il clan e l'Underground? Ah no, non fare quella faccia con me!" vide chiaramente che Neji non era intenzionato a prendere la discussione e già la polemica iniziale lo seccava non poco, ma Tenten ancora ne aveva da dire "Succede sempre così, o sbaglio? Ogni ragazzo che ha provato ad avvicinarsi a Hinata poi è finito misteriosamente col non farsi più vedere insieme a lei. E non dirmi che non ne sai niente, non ci credo. Non provare a farmi credere che in tutte quelle storie non c’è mai stato il tuo zampino."
"Ogni ragazzo che ha provato ad avvicinarsi a Hinata l'ha fatto solo per interesse." sbottò lui "Conosco quel genere di persone. Sai quanta gente c'è in giro che si avvicina a noi rampolli di famiglia per ingraziarsi i pezzi da novanta del paese come mio padre e mio zio? Ne ho incontrati di quegli stronzi e ne ho tenuti altrettanti alla larga da Hinata prima che allungassero le mani, e senza che lei ne sapesse niente. Mi pare che finora la cosa l'abbia tenuta tranquilla."
Tenten sospirò "Quindi il punto è questo? Non vuoi permettere a Hinata di conoscere dei ragazzi per tenerle lontani gli approfittatori? Beh, ti dico una novità, caro il mio Neji: lei ha bisogno farsi una vita, hai capito? Prima o poi incontrerà un ragazzo che le piace, non puoi pensare di metterti in mezzo anche quando succederà. Lei non ha fatto storie con te mentre ci provavi con me."
"Questa è una situazione diversa."
"No, non direi. Il quadro è chiaro, Neji: c'è Hinata, c'è il bel biondino e tra i piedi ci sei tu. Invece di stare in mezzo a loro due, perché non provi a metterti dalla parte di Hinata e non le dai il tuo sostegno?"
"Lei ha il mio sostegno. Sto evitando che qualcuno la ferisca."
"Cosa sai di questo Uzumaki Naruto? Devi anche considerare che possa veramente piacergli Hinata, senza un secondo fine. Anche in quel caso lo costringeresti a stare lontano da lei?"
"Non ho voglia di continuare questa discussione. A quello l'ho già avvertito: se si avvicina di nuovo a Hinata, avrà i suoi guai" Neji si alzò dal cofano dell'auto su cui era poggiato e fece per andarsene per i fatti suoi. Tenten, invece, non aveva ancora finito "E se fosse lei a volerlo rivedere?"
"Cosa te lo fa pensare?"
"Perché..." la ragazza esitò solo per un momento, ma bastò a far sì che Neji insistesse per saperne di più. Alla fine, decise di spifferare tutto "Perché a lei quel ragazzo piace sul serio, le piace tanto. Insomma, c'era questo tizio che..." si fermò per un attimo, pensando a come raccontare la parte in cui quello lì, insieme a un'altra ragazza, si era messo a raccogliere offerte facendo lo stripper, parte un po' sconveniente da raccontare nel dettaglio "... insomma, si stava esibendo in questo locale e io ho notato che Hinata non staccava più gli occhi da lui. Così l'ho incoraggiata a farsi avanti, diciamo."
Sarebbe stato più esatto dire che aveva spinto Hinata, dapprima ritrosa, a fare la puntata più alta a quell'asta da pezzo di carne, prima che venisse affibbiato a qualcun altro. Quando ebbero visto che a fare l'ultima posta in gioco era stato un ragazzo dai gusti tutti suoi, aveva spinto l'amica a diventare l'eroina che l'avrebbe salvato il suo uomo da un destino nefasto (era chiaro come il sole che il ragazzo all'asta non era contento di quello a cui stava andando incontro), così la Hyuga aveva messo da parte ogni incertezza per un attimo e aveva lanciato un'offerta che aveva spiazzato tutti.
"Bene, ho capito." fece Neji "Allora, la prossima volta che tenti di avvicinare mia cugina a un ragazzo che neanche conosci, sei pregata di farmelo sapere prima."
"Oh no, carino, questo te lo sogni! Io non mi metto a fare la spia su tutto quello che succede nella vita di Hinata. Ti assicuro che se questa cosa fra lei e Uzumaki va avanti, io non mi opporrò di certo."
"No, non lo farai. Io sì" e concluse salendo in macchina. Mise in moto e uscì in strada.

"Appena ti avvicini alla curva, sii pronto a tirare il freno a mano."
Prima il freno a mano? Era sicuro che prima di quello venisse il sovrasterzo. Ma non fece comunque obiezioni e ascoltò il consiglio di Hinata seduta accanto a lui, diede un'ulteriore accelerata e si preparò ad affrontare il tornante; sperò che questa volta riuscisse meglio di quelle precedenti, non voleva esporre Hinata al rischio di sbandare e finire fuori strada.
I metri che lo separavano dal momento decisivo venivano tagliati a una velocità impressionante, intanto aveva afferrato la leva del freno di stazionamento, doveva solo aspettare il segnale della ragazza. "Aspetta... aspetta..." gli diceva, facendogli sentire il cuore in gola per via dell’attesa. Alla fine, a meno di dieci metri dall'inizio del tratto in curva, Hinata gridò un imperativo "Ora!" e Naruto tirò su il freno, per poi mettersi in sovrasterzo. L'intera vettura si piegò sul lato e affrontò trasversalmente la curva che girava a sinistra. Il tutto fu percorso in brevi secondi, ma per tutto il tempo Naruto ebbe il timore di perdere il controllo dell'auto da un momento all'altro... invece filò tutto liscio, fece il suo dovere fino alla fine e, superata la svolta, bastò riabbassare la leva del freno e rigirare in posizione dritta lo sterzo, rimettendo così Kurama perfettamente dritta in corsia.
"Wooow!" Naruto gridò d'esultanza mentre continuava a correre "Evvai, sì! Non ci credo, ci sono riuscito!"
La manovra più difficile con cui si fosse mai confrontato... e finalmente ce l’aveva fatta a ultimarla, a completarla alla grande, dopo tanti tentativi falliti che ormai neanche ricordava più. Si fermò in una piazzola di sosta a bordo strada e uscì euforico dall'abitacolo, Hinata lo seguì condividendo la sua allegria.
"Ho perso il conto di quante volte avevo provato da solo a fare quella mossa." esultò "Neanche capivo dove diavolo sbagliavo, fino ad adesso: prima mettevo il sovrasterzo e poi il freno."
"Era normale che sbagliassi." spiegò Hinata "Se viene azionato dopo, il freno a mano interferisce con le ruote che sterzano durante la manovra."
"Lo terrò a mente."
Guardò la sua Kurama, tornata ruggente e come nuova per merito dei miracolosi interventi di suo padre, che aveva anche montato i nuovi cerchioni e i nuovi pneumatici. Come previsto, nel giro di due giorni l'avevano rimessa completamente in sesto per governare di nuovo le strade e Naruto non aveva voluto perdere tempo: poiché Hinata era presente nel momento in cui l'auto fu di nuovo pronta, decise di andare subito a riportarla in carreggiata e farsi dare quegli insegnamenti che la ragazza gli aveva promesso. Dietro consiglio della Hyuga, erano andati su una strada di montagna fuori città; in molti tratti si snodava attraverso i passaggi montani, in altri copriva distanze molto prolungate procedendo dritta nei boschi, in altri ancora dei tratti a curve molto ampie fiancheggiavano i versanti di montagna da un lato e lo strapiombo dall'altro, con la sola protezione del guard-rail. Hinata aveva spiegato che era in quel posto che, dopo la sua prima vittoria, aveva affinato le sue abilità da Racer, e ancora oggi ci andava per correre da sola quando ne aveva voglia e quando ne aveva l'occasione.
Avevano passato l'intero fine-settimana ad allenarsi lì, indisturbati, due giorni trascorsi a percorrere avanti e indietro per le vie di quella montagna. Naruto aveva appreso da Hinata molto più di quella manovra in derapata, ma anche come fare una migliore partenza durante la gara (accelerando di continuo, rilasciare il pedale qualche secondo prima di partire e infine, al momento del via, premere all'istante; in questo modo, la macchina riceveva maggior slancio e si spingeva più in avanti), i momenti in cui attivare il protossido di azoto anche solo per un momento (subito dopo aver superato l'avversario con una derapata in curva, nel rimettersi in linea con la carreggiata, per schizzare così in vantaggio) e altri segreti che fino ad ora non immaginava. Alcuni di quegli insegnamenti aveva potuto provarli subito su strada, per altri sarebbe stato ancor meglio metterli in pratica contro dei veri avversari in gara.
Guardò Kurama, sentendosi gonfio d'orgoglio ora che sapeva di poter trarre il meglio da lei. Quasi non riusciva a pensare che fosse ridotta così male solo alcuni giorni fa, adesso era magnifica quanto e più di prima "Con questi nuovi cerchioni, adesso è davvero una signora macchina!"
"Sì, è vero."
"Insomma, ho visto che anche voi avete un sacco di roba pazzesca in garage... però ammettilo, i Wolfrace sono i migliori."
Perso nell'ammirazione per la sua stessa auto, non si accorse che Hinata esitava a parlare e cercava di decidersi a fargli quella domanda che già da giorni rimaneva in sospeso; finora aveva atteso il momento più adatto e adesso lui le aveva dato l'occasione senza rendersene conto "Naruto-kun... posso chiederti una cosa?"
"Dimmi."
"Tu... perché eri nel garage del nostro clan? Perché ci sei dovuto entrare come un ladro?" pronunciò l'ultima parola come se si vergognasse a usarla, non era assolutamente il termine con cui avrebbe mai voluto rivolgersi a lui.
Al sentirglielo chiedere, il ragazzo abbandonò ogni interesse per Kurama e guardò Hinata: era chiaramente agitata e teneva abbassato lo sguardo a terra verso destra, non osava incontrare il suo, forse aveva il timore che la sua domanda potesse essere fraintesa e presa come un'accusa, o forse si sentiva semplicemente tesa per il modo diretto in cui gliel'aveva posta. Invece, inaspettatamente, la ragazza lo sentì accennare una risata e lo vide sorriderle come se la cosa, stranamente, lo sollevasse.
"Aspettavo da un pezzo che me lo chiedessi, lo sai?" disse.
"Eh...?"
"Sai..." anche lui, adesso, dava l'impressione di sentirsi messo un po' in soggezione "... se me l'avessi chiesto l'altro giorno, avrei avuto un'occasione migliore per dirti quanto mi piaci."
Di certo, la ragazza non capiva. Così, prendendosi un attimo di tempo, Naruto si mise a raccontarle tutto quello che c'era da spiegare, partendo da come si erano svolti i fatti subito dopo la sua inaspettata proposta a Sasuke Uchiha di prenderlo nel suo clan. Spiegò la condizione che gli avevano imposto se voleva essere accettato e spiegò come si era introdotto nel garage Hyuga e quello che aveva fatto una volta dentro. Non fu un racconto molto lungo, Hinata restò ad ascoltare fino alla fine - non sapendo come sentirsi al sapere che, a quanto pareva, il rapporto tra lei e Naruto non passava inosservato agli altri Racers dell’Underground - e restò in silenzio quando scoprì che lo avevano mandato a spiare sotto il suo cofano.
"Tutto qui?" chiese pacatamente "Ti sei intrufolato solo per conoscere a fondo la mia auto?"
"No, non direi." rispose lui improvvisamente "Più che altro, in quel momento mi interessava rivederti. Quando mi hanno detto che avrei dovuto mirare al vostro garage, ho semplicemente pensato che magari tu potessi essere lì in quel momento. Sì, so che suona strano, però mi è venuta in mente quest'idea e ci sono andato dietro. Ho pensato che se tu ci fossi stata, ti avrei rincontrata anche se quella sera ci eravamo già visti all'Underground, non m'importava neanche più quello che mi avevano detto di fare gli Uchiha... anzi, non m'importa nemmeno di entrare nel loro clan. Io sto bene così."
"Insomma, è solo per me che l'hai fatto?"
"Già." ridacchiò "Forse è stata una cosa folle, ma non era la prima che facevo, e quindi..."
Che cosa rispondere a quelle parole inaspettate? Dirgli la verità? Che anche lui le piaceva tantissimo? Di sicuro meritava di saperlo, come minimo, però non era facile quando lui, con la sua personalità tanto solare, la ammutoliva e la metteva in una piacevole soggezione. E come sempre, tutto ciò con cui poté rispondergli fu il suo viso rosso e il suo consueto balbettio "Io... non so cosa dire. Insomma, è... è carino da parte tua, davvero. Non credo che qualcuno abbia mai rischiato per me di mettersi contro Neji-niisan" aveva anche preso a giocare con una delle ciocche laterali dei capelli, per quanto si sentiva lusingata. Le aveva sempre avute anche quando li teneva corti, ma non le capitava così spesso di giocarci così nervosamente da quando li aveva lasciati crescere. Non prima di conoscere Naruto-kun.
"Sai" riprese lui "era più o meno così che intendevo partire per arrivare a dirti che mi piaci. Insomma, tu mi avresti chiesto qualcosa come "Perché fare questo per me?" e io... beh, te l'avrei detto e basta." ridacchiò di nuovo "Io ad arrovellarmi per preparare la conversazione e poi non va neanche come pensavo, che scemo."
"È stato più bello come l'hai detto: era improvviso, spontaneo... sincero. A dire il vero, credo che nessuna conversazione potrebbe mai andare come vorremmo." e qui cominciò a diventare rossa all'inverosimile "Quindi... ho pensato... perché per dire le cose bisogna per forza... parlare?"
Naruto la guardò perplesso che respirava tanto profondamente da sembrare che stesse iperventilando. Prima che potesse chiederle cos'avesse, nell'istante successivo lei ebbe raggiunto il suo volto e gli diede di getto un bacio del tutto improvvisato. Nessuno dei due mosse le labbra, lui troppo preso alla sprovvista e lei non abbastanza intraprendente da renderlo più audace.
Lui l'aveva lasciata senza parole con la sua dichiarazione... ma lei lo aveva del tutto spiazzato! Non era certo il più ardito dei baci, anzi trasudava timore e timidezza, inoltre la ragazza stringeva forte gli occhi chiusi e, anche se aveva raccolto una gran baldanza per fare questo, non riusciva a fare niente per rendere la cosa più eccitante, rimaneva semplicemente ferma con le labbra unite alle sue; tuttavia, il ragazzo non poteva non ammettere che anche un gesto del genere era significativo e, in quanto a dichiarazioni a sorpresa, bastava a far sì che Hinata lo surclassasse. Oltretutto, lei teneva tutto questo dentro di sé da più tempo di lui, lo capì ripensando a quello che le aveva chiesto quel giorno al Barbe-Q.

"E tu lo sai cosa vuoi?"

Non "essere una persona libera di fare ciò che vuole" come lui aveva pensato; quello, almeno in parte, lo aveva già ottenuto grazie a suo cugino Neji, come gli aveva raccontato. La risposta a quella domanda era ancora più semplice ed era comprensibile perché non l'avesse detta subito.
"Uao..." fu l'unica cosa che gli venne da dire quando Hinata si decise finalmente a togliersi, adesso respirava come dopo uno sforzo fisico inspiegabile, non disse niente, si sentiva troppo provata per guardarlo in faccia.
Nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo nei prossimi momenti, era sceso quel silenzio teso in cui vigeva quest'incognita in quel poco spazio che c'era fra loro. Naruto, però, immaginava a cosa avrebbe potuto fare: afferrarla e farle sapere quanto ci teneva a quello che il loro rapporto stava diventando, metterla contro la macchina e buttarsi proprio come aveva fatto lei (con ben più trasporto). Più ci pensava e più aveva voglia di farlo veramente.
Frenò l'impulso sul nascere, ma non per sua scelta. Dal fondo della strada spuntarono cinque auto che, una dopo l'altra, affrontarono la curva con una pericolosa derapata, le ruote stridettero tanto forte sull'asfalto che il rumore giunse anche da quella lontananza. Mentre percorrevano la strada in rettilineo e si avvicinavano a velocità elevata, sia Naruto che Hinata riconobbero la vettura bianca che stava in testa
"Cavolo..."
Si fermarono esattamente dove stavano loro, chiudendo del tutto la piazzola di sosta e impedendo a chiunque di entrarci o uscirci. Neji Hyuga uscì dall'abitacolo e chiuse con forza lo sportello, con un'espressione livida in volto.


SPAZIO AUTORE
Salve a tutti, gente :) spero che vi godiate che quel che vi rimane delle vacanze o che ve le siate già godute, purtroppo le mie sono finite già da una settimana ç___ç
A parte questo, come sempre spero che il capitolo sia di vostro gradimento, direi che ora le cose fra Naruto, Neji e Hinata diventano parecchio serie :D chiedetevi come finirà e fate le vostre supposizioni.
Prima di salutarvi, vi faccio solo un accorgimento, cioé che alla fine ho deciso di sostituire la nota "Lemon" con "Lime", in quanto ho deciso che le parti erotiche (dovessero essercene) saranno solamente soft e non raccontate nel dettaglio, ho pensato che il lemon approfondito non era adatta a questa storia e quindi ho ripiegato sul lime.
Detto questo, vi lascio, buon finesettimana a tutti :)
See ya!

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Capitolo 11
*** Hyuga - IV ***


NdA: un piccolo invito da parte mia prima di lasciarvi alla lettura. Prima di iniziare a leggere, apritevi un'altra finestra su YouTube, cercate la colonna sonora "Reverse Situation" dell'anime e tenetela ferma in pausa. Quando nel capitolo incontrerete questo simboletto del "Play" tra parentesi (►) allora fate partire la musica. Un semplice consiglio per godervi di più la lettura ^^


Neanche chi conosceva abbastanza Neji Hyuga sapeva dire quale fosse il modo di farlo veramente incazzare. Se ti avvicinavi alla sua ragazza, non se ne preoccupava più del necessario, Tenten sapeva come tenere alla larga chiunque non volesse avere vicino - a meno di non essere accerchiata da un intero gruppo di malintenzionati, in quel caso si risolveva tutto con una bella rissa fra questi e tutto il clan Hyuga, dopodiché, dopo averli pestati, si lasciavano andare via strisciando dopo essersi assicurati che avessero imparato la lezione -. Se provavi a rubargli l'auto da corsa, ti metteva alle calcagna tutti i Racer del clan e allora non avevi scampo, prima o poi saresti stato preso e avrebbe lasciato a loro il compito di fartela pagare. Se ti intrufolavi nel suo garage ti faceva mettere al tappeto e poi ti buttava a terra come uno straccio; Naruto stesso aveva provato su di sé le conseguenze di quell'eventualità.
L'Uzumaki stesso non poteva dire di conoscere bene Neji... ma da quel che si poteva raccontare in giro, era stato uno dei pochissimi, se non il primo, a oltrepassare il limite in quel modo. Perfino Hinata non ricordava di avergli mai visto prima di adesso la faccia che aveva mentre scese dall'auto, avanzava a grandi passi verso lei e Naruto e guardava quest'ultimo come se avesse conservato tutta la rabbia della sua vita solo per riversarla su di lui. Tenten gli andava dietro e cercava di farlo ragionare prima che commettesse qualche sciocchezza (lei stessa non aveva mai assistito alla sua rabbia; non sapeva che cosa aspettarsi e questo la metteva in agitazione) ma non c'era verso che lo Hyuga la degnasse d'attenzione, si rimpadroniva del braccio ogni volta che la ragazza lo afferrava per indurlo a fermarsi. Si decise a farlo solo quando fu arrivato vicino a Naruto, abbastanza perché fosse a portata di pugno.
"Uzumaki..." marcò a denti stretti "Ti diverti a prendermi per il culo?"
"Neji, ora basta!" Tenten provò a insistere dopo aver visto che l'amica era nel panico "Ti rendi conto che ora stai esagerando?"
"Sta zitta! Uzumaki, la scorsa volta che ti ho visto ti ho dato un avvertimento, mi pare."
"Ti pare bene." rispose Naruto a tono "E io me lo ricordo anche. Vuoi che lo ripeta? Dai, facciamo sapere anche a Hinata-chan quello che mi hai detto. Se non fossi rimasto lontano da lei, mi avresti chiuso in un cofano e buttato giù dal ponte, correggimi se sbaglio"
"La vogliamo mettere così? Allora perché non le facciamo sapere anche che ti sei intrufolato nel nostro garage per fare la spia sotto i nostri cofani, compreso il suo?"
"Arrivi tardi, stallone, quella storia gliel'ho già raccontata io e le ho anche dette le mie vere ragioni, figurarsi se le andavo a spiegare a te che mi costringevi a terra in ginocchio con i tuoi compari che avevano in mano delle tavole di legno per pestarmi. E guarda un po', lei lo stesso non si fa problemi a continuare a vedersi con me. Tu sei l'unico qui che rompe le scatole, ma sembra che io abbia più palle di te nel raccontarle la verità."
In quello scontro verbale, Hinata si sentiva oppressa continuamente dalla tensione che si era creata. Da lontano, Tenten le rivolgeva occhiate per farle capire che aveva provato a parlare con Neji e a fargli capire, e si scusava per non essere riuscita a evitare quella situazione.
"Non me ne può fregar di meno." rincarò Neji "Adesso prendo Hinata e la porto via con me."
Senza più tante cerimonie, fece per oltrepassare Naruto e raggiungere la cugina che stava dietro di lui, ma il biondo gli sbarrò il cammino col braccio. Abbandonò ogni tono strafottente e cercò di assumerne uno più ragionevole "Aspetta, Neji, aspetta solo un attimo. Se la cosa è fra me e te, a Hinata-chan lasciala tranquilla."
"Mi credi scemo, Uzumaki? Credi che non ne abbia conosciuti di bastardi che si volevano divertire a usarla per i loro comodi? Quelli come te ormai li conosco."
"No, non credo, altrimenti non diresti questo di me. Io non ho intenzione di usare nessuno. Ti ripeto che se pensi che la questione riguardi noi due, allora lascia lei in pace."
"Chi è che dovrebbe lasciarla in pace? Mi pare sia tu quello che le ronza continuamente attorno."
"Non sono mica uno stalker. Diamine, dammi una possibilità con lei!"
"L'unica possibilità che ti do' adesso è quella di andartene via con le tue gambe!"
Alla fine, pur di scavalcarlo, lo Hyuga lo afferrò e lo buttò di lato a terra. Non c'era più nulla che l'ostacolasse dal recuperare la cugina, prenderla per mano senza neanche vedere quanto fosse agitata e trascinarla con sé per farla salire in auto, Hinata cercava pur debolmente di farsi sentire e lo pregava di fermarsi. Tenten volle andarle in aiuto e si piazzò davanti a Neji, decisa ad andare in aiuto dell'amica anche alzando la voce con lui se fosse stato necessario. L'unica voce che invece lo fermò fu quella di Naruto che tornava in piedi.
"Neji Hyuga, ti hanno mai detto che sei un dannato rincoglionito? Credi di far del male a me portandomi via Hinata-chan?" si avvicinò a passo deciso, superò Kiba, Shino e Lee anche prima che provassero a mettersi in mezzo e si trovò di nuovo faccia a faccia con lo Hyuga "Tu non te ne vuoi rendere conto, ma sia io che te vogliamo solo il suo bene. Adesso lo so, anche se solo fino a pochi giorni fa non ci avrei mai creduto. So quello che hai fatto per aiutarla, mi ha raccontato tutto, e ti giuro che fino a quel momento di te pensavo che tu fossi solo un gran bastardo che credeva di poter trattare sua cugina come gli pare e di poterla addirittura tenere sotto chiave. Invece ora capisco che mi sbagliavo."
"Ah, davvero? Sai, anch'io mi sono preso la briga di scoprire qualcosa su di te, Uzumaki: un monolocale con un affitto che a momenti non ti puoi permettere, un lavoro mediocre in un chiosco di ramen e l'unico mezzo di cui disporresti se non possedessi la tua Toyota sarebbe uno scooter senza speranza. Un povero sfigato che vive allo sbando, ecco cosa sei! Hai avuto la possibilità di fare quel che volevi della tua vita e sei finito col ridurtela così. Hinata, invece? La libertà di scelta è proprio quello che non ha mai avuto nella sua vita: sei completamente agli antipodi rispetto a lei, non avete niente da spartire, nulla in comune. Quindi ora spiegami: cosa, esattamente, pensi di aver capito di mia cugina? Ti è forse capitato nella vita di passare uno solo dei momenti schifosi che ha passato lei? Tuo padre e tua madre avevano forse la presunzione di decidere cosa dovevi fare per il resto dei tuoi giorni? Io sono pronto a scommettere tutti miei soldi e anche la mia auto che non è per niente così, che tu non hai nessun motivo per sentirti così affine o anche lontanamente simile a lei. Sei uno sbandato sull'orlo del collasso, Hinata è di sicuro un'occasione più unica che rara per uno come te per avvicinarsi alla famiglia Hyuga... o ai suoi conti in banca! E dopo averti beccato a ficcanasare nella mia autorimessa, vorresti farmi credere che non cerchi di fregare me o Hinata? Questa non me la bevo assolutamente, Uzumaki, perciò la mia risposta è no. Non mi fido assolutamente di te e, fino a prova contraria, non starai a meno di cento metri da mia cugina, mi sono spiegato?"
Se fosse stato per lui, pensò Naruto, avrebbero potuto discutere sulla questione anche per ore e lui ancora ne aveva da dire in merito, parole da ribattere e parole per smentirlo. La verità era che Neji era prevenuto sin da quando lo aveva visto la prima volta, già da prima della faccenda del garage non lo aveva preso di buon occhio e aveva fatto di tutto per allontanare Hinata-chan da lui. Avrebbe potuto anche ribattere così, però la discussione si sarebbe protratta inutilmente e per di più fuorviando il discorso; ciò che ora voleva dire al ragazzo Hyuga era qualcos'altro.
"Ecco perché dico che sei un idiota rincoglionito. Credi di essere migliore delle persone che hanno rovinato la vita a Hinata-chan, vero? Invece stai facendo proprio come loro, se non l'avessi notato. Lei è perfettamente capace di prendere decisioni di testa sua, eppure, ogni volta che ne fa una arrivi tu puntuale e bellamente glielo impedisci. Prima fai l'amorevole cugino che la aiuta a riprendersi da una grossa delusione familiare e dopo le fai rivivere la stessa situazione? Una cosa del genere è così terribilmente palese e nessuno del tuo gruppo se n'é reso conto, né ha avuto la brillante pensata di farlo notare anche a te? Io non vanto certo di essere tanto sveglio, ma voi fate addirittura impallidire!"
Neji non disse niente ma sulla faccia aveva un’evidente titubanza, segno che non stava ignorando le parole dell'Uzumaki e che queste sembravano cominciare a schiarirgli le idee; ma solo di poco, si dimostrò ancora ostile e cercò qualsiasi cosa con cui rispondere. Anche se ci provava, la voce faceva comunque trapelare la sua esitazione "Tu che ne sai che sto commettendo gli stessi errori, eh? Hai forse conosciuto la famiglia di Hinata, sai con esattezza come si sono comportati con lei? Loro non si sono interessati al suo bene, ma io sì, tenendole alla larga gli stronzi come te."
"Se questa è la tua scusa, di' pure quello che ti pare, però non sprecare fiato raccontandola a me. È a Hinata-chan che devi rendere conto del tuo comportamento."
Girandosi a guardare per un attimo la cugina, Neji si accorse che era vero. Lei lo guardò brevemente e poi distolse lo sguardo altrove, tuttavia si capiva che era terribilmente scontenta di lui, delusa perché le stava dimostrando di essere della stessa pasta delle persone da cui l'aveva salvata. Il pensiero gli attraversò la mente ma si impose di scacciarlo subito dopo: era lampante che quell'Uzumaki cercava di fregarlo con le parole e la sensazione che aveva appena avuto vedendo Hinata era per forza dovuta al dubbio che lui gli stava insinuando apposta.
"Te lo ripeto solo un'ultima volta: stai lontano da Hinata."
Per lui la discussione si chiuse lì e riprese a portare con sé Hinata verso la macchina. E ancora una volta, Tenten ostentò la sua opposizione "Per l'amor del cielo, come fai a essere così scemo? Ti rendi conto o no che ti sei ridotto a farti fare la predica da uno che conosce Hinata da molto meno tempo di te ma la capisce molto meglio di te?"
"Non ho intenzione di continuare questa storia. Ora sali in macchina! Salite tutti quanti in macchina!"
"No!" con sorpresa generale, a imporre quel netto rifiuto era stata Hinata, che si era anche liberata con uno strattone dalla presa del cugino e si era allontanata di alcuni passi. Per di più, cercava di mostrare apertamente quello che provava "Non puoi farmi questo, Neji-niisan, non puoi! Non è giusto..."
Però fu come se per esprimersi avesse utilizzato le parole sbagliate, perché l'ultima parve quasi fulminarlo "Giusto? Non ti sembra giusto che io impedisca a questo pezzente di prenderti in giro?"
"No. Tu credi di essere l'unico a meritare la mia fiducia, è questo che non è giusto."
"Basta! Ho detto che la questione si chiude qui e si deve chiudere qui! Non lo ripeterò più: salite in macchina tutti quanti!"
Neanche Hinata lo aveva mai visto dare un ordine con un tono così perentorio e mai che fosse diretto a lei. Il Neji che aveva davanti non sembrava neanche lo stesso che conosceva, era così furioso che le fece crollare la volontà di opporsi a lui che prima aveva raccolto. Non riuscì a dire nulla per ribattere e neanche ce la faceva a muoversi da lì, voleva solo non dover deludere sia le aspettative di Naruto che quelle di Neji. Poiché non riusciva a prendere una decisione, il ragazzo Hyuga la prese per lei e, afferrandole la mano, la condusse fino alla portiera dell'auto, dove le intimò di entrare. Tenten fece come aveva detto ma in modo decisamente contrariato, vedendo come trascinava via Hinata e la costringeva a mettersi in auto. Prima che tutti se ne andassero senza dire più una sola parola, Neji riservò un'ultima occhiata storta a Naruto, dopodiché partì seguito subito dal resto del clan, lasciando lì il ragazzo solo dov'era.
C'erano dei momenti, però, in cui se Naruto decideva che era troppo, allora lo era davvero. E come in uno di quei momenti, si lasciò trascinare dall'istinto e salì anche lui in macchina, mettendo in moto con forza e dando gas con tale foga da incrementare immediatamente la velocità del veicolo. Furente, continuò a tenere premuto l'acceleratore fino a portare in alto i giri del motore, ingranando fino all'ultima marcia, deciso a raggiungere la fila di macchine del clan Hyuga e a sorpassarle prima che sparissero oltre la curva. Fortunatamente, non procedevano a velocità troppo elevata, così le riprese nel giro di poco e passò davanti a tutti loro, sorprendendo i Racer che guidavano e venivano sorpassati così all'improvviso. Quando si fu messo davanti a tutti, lo videro derapare in testacoda per piazzarsi perfettamente di fronte all'auto di Neji, mantenendo una certa distanza, così furono costretti a frenare e fermarsi uno dopo l'altro. Anche se l'asfalto sotto le ruote di Kurama era fumante, queste continuavano a girare mentre l'auto accelerava sul posto, la parte posteriore si agitava a destra e a sinistra, così il demone volpe sulla carrozzeria dava l'impressione che tutto il veicolo fosse realmente una bestia ansiosa di gettarsi all'assalto.
Da dentro l'altra macchina, Neji e Hinata assistevano al comportamento sfrontato dell'Uzumaki: il primo osservava con fastidio, la seconda con preoccupazione. Né loro due né gli altri seppero interpretare perfettamente cosa avesse in mente, di certo non era intenzionato a lasciarli andare via... ma scoprirono subito che ciò che progettava era ben altro.
Dopo aver ruggito a sufficienza, Kurama si decise ad abbandonare la sua posizione e ad avanzare. Sulle prime, pensarono che fosse diventato pazzo e stesse tentando un impatto frontale, poi all'ultimo momento lo videro compiere una larga derapata verso sinistra... e continuò in quella direzione, girando attorno all'auto di Neji fino a tornare al punto in cui il cerchio era iniziato per chiuderlo, però non si fermò e continuò a tenere chiusi i due cugini in quel circolo. Per due, tre, quattro volte girò in derapata attorno a loro, finché non completò il cerchio ancora una volta e si fermò dov'era partito. Della manovra erano rimasti i segni sull'asfalto che circondavano la vettura bianca in un anello di sgommate nere, il fumo che si alzava dal suolo era talmente denso che i Racer in coda dietro persero di vista le due auto avanti. Naruto rimase in macchina ad attendere le loro reazioni, quella di Neji essenzialmente. E come si era aspettato, lo vide uscire dall'abitacolo, più incazzato nero di prima, così uscì anche lui per riceverlo. Non era preoccupato di cosa potesse fargli, perché se lo Hyuga era un vero Racer - nonché uno dei boss dell'Underground - avrebbe potuto rispondere nell'unica maniera che la reputazione gli permetteva.
Chiunque sapeva che l'atto di derapare in cerchio attorno a un'auto poteva essere inteso solamente in due modi: era una mossa atta a corteggiare una splendida ragazza che stava al volante (e questa, se lusingata abbastanza, con un sorriso promettente poteva anche decidere di passarti dal finestrino un foglietto piegato con all'interno segnato il numero di telefono) oppure serviva a lanciare una sfida al Racer di quell'auto, il quale era tenuto ad accettare come se gli fosse stato proposto un duello all'ultimo sangue, avendo la possibilità di scegliere il quando, il dove e il come; al contrario, un netto rifiuto avrebbe solo reso evidente la sua vigliaccheria.
Neji Hyuga non era un vigliacco, questo no, ma come se tutta l'arrabbiatura di prima non fosse stata già abbastanza, adesso era stato sfidato nel modo peggiore che potesse venirgli in mente; questo perché, quando veniva proposta una competizione in quel modo, una specie di legge non scritta vigente tra i Racer diceva che la messa in palio dovesse essere un qualcosa di molto prezioso per entrambi i contendenti, e che ognuno dei due fosse libero di decidere cosa prendere all'avversario come trofeo. Solitamente (o meglio, nella maggior parte dei pochi casi in cui ci si confrontava così), si finiva che ciascuno voleva mettere le mani sull'auto dell'altro, per questo quella manovra, se intesa come sfida a un avversario, in gergo significava "voglio la tua auto"; al contrario, quando veniva usato come rituale di corteggiamento era un messaggio che diceva alla donna corteggiata "voglio te". Neji conosceva abbastanza bene entrambe le espressioni (tempo fa lui stesso aveva usato quella mossa con Tenten) e proprio perché aveva interpretato correttamente il gesto di Naruto non aveva mai covato una rabbia simile. L'Uzumaki lo aveva chiaramente sfidato, ma il vero destinatario del messaggio non era lui, bensì Hinata: quel "voglio te" era riferito proprio alla ragazza. Aveva sfidato lui per avere lei e aveva anche reso ben chiaro quale fosse la vincita che voleva.
"Uzumaki, brutto pezzo di..." gli sibilò quelle parole a un soffio d'aria dal volto mentre lo afferrava per i vestiti e lo teneva giù contro il cofano di Kurama "Tu vuoi proprio che io ti faccia a pezzi, non è vero?"
"Poche storie, Neji. Dal momento che a parole non vuoi capire, ti ho lanciato una sfida e tutto il tuo clan mi è testimone. La raccogli o te la dai a gambe?"
Lo Hyuga lo fissò ancora con una pazzia furiosa negli occhi, trattenne qualcosa che voleva dire ma che nessuna parola avrebbe comunque potuto rendere come voleva. Rimase in silenzio continuando a fremere.

Come Naruto si era aspettato, la risposta del capoclan non poteva che essere una e una soltanto. E come concordato, al suo avversario era concesso scegliere quando gareggiare e su quale strada farlo. Non ci fu bisogno di aspettare molto, poiché come pista aveva scelto quella strada montana; si partiva da una stradina che attraversava una valle aperta e si continuava a scendere fino a raggiungere la strada principale che portava ai piedi della montagna, dove ad attenderli c'era Hinata insieme al resto del clan (solo Tenten era rimasta là sopra per dare il via). Al punto di arrivo, la ragazza Hyuga teneva gli occhi sollevati sul fianco del monte, sapendo che là sopra, da qualche parte, stavano per confrontarsi il cugino a cui non avrebbe mai smesso di essere riconoscente e il ragazzo del quale si era profondamente invaghita: in fin dei conti, forse questo era il modo migliore in cui la questione potesse risolversi senza degenerare ulteriormente, ma anche così non era molto promettente, si trattava pur sempre di due persone a lei care che si erano messe l'una contro l'altra.
Sistemati alla partenza, Naruto e Neji erano nelle rispettive vetture messe di fianco. Da dentro l'abitacolo, Neji si rivolse allo sfidante "Te la sei voluta tu, Uzumaki. Ti rendi conto a chi hai voluto lanciare una sfida del genere?"
"Mettiamo subito le cose in chiaro e poi diamo inizio alle danze." ribatté Naruto "Si arriva fino ai piedi della montagna, giusto? Se ci arrivo io per primo, dovrai smettere di assillare Hinata-chan e mi permetterai di continuare a stare con lei."
"Ma sia chiaro: se vedrai me tagliare il traguardo prima di te, tu con mia cugina avrai chiuso per sempre. Niente incontri a mia insaputa, niente messaggi segreti, neanche uno sguardo... nulla e mai più! Fatti scoprire che le vai ancora dietro o che metti ancora gli occhi addosso, e giuro che la sedia a rotelle te la procuro io stesso. A vita. Siamo intesi, Uzumaki?"
"Parliamo o corriamo?"
Si erano perfettamente intesi. In questa corsa si giocava il tutto e per tutto, senza nessuna regola e nessun pretesto, ognuno poteva fare come voleva fino alla fine. Ambedue i corridori conoscevano il tracciato dall'inizio fino alla fine, anche se esistevano delle deviazioni sapevano in ogni caso come arrivare fino in fondo. Naruto si era allenato con Hinata su tutte quelle strade nei giorni passati, quindi poteva dire di conoscere la zona; il problema era che anche Neji la conosceva, forse anche meglio di lui, perché, secondo quanto raccontato da Hinata, era lì che lui l'aveva aiutata ad affinare il suo talento. Non c'era quindi da chiedersi perché fosse stato scelto proprio quello come tracciato. Oltretutto, visto che si trattava di scendere dalla montagna, quasi certamente la strada era formata da ampi tratti di curve, del tutto poco idonei all'utilizzo del protossido di azoto; le opzioni erano di utilizzarlo tutto sulla partenza per portarsi immediatamente in avanti, oppure scaricare la bombola all'ultimo tratto prima della fine.
Furono riaccesi i motori e Tenten si pose in mezzo, un paio di metri più avanti. Diede una rapida occhiata a tutti e due i corridori, vedendo attraverso i parabrezza quanto intensamente stessero fissando la strada davanti a loro, ansiosi di partire e determinati a ottenere la vittoria. Alzò in alto le mani come segno di prepararsi, segno al quale i Racer accelerarono di più sul posto. Quando le riabbassò di getto dopo una manciata di secondi, le vetture la oltrepassarono sgommando sul terreno, dando talmente tanto gas da innalzare un polverone alla partenza.
Procedettero allineati lungo il primo tratto in un perfetto testa a testa, percorrendo quell'ampia distesa di verde attraversato dalla strada che percorrevano. Quel tratto quasi interamente rettilineo (in realtà si piegava leggermente verso sinistra, ma la differenza era quasi trascurabile) si rivelò notevolmente lungo, intorno a loro c'era soltanto il paesaggio del versante che stavano discendendo a velocità folle, nulla che potesse mettersi come ostacolo davanti o che potessero usare per intralciarsi a vicenda. Continuarono in quell'avanzata parallela, sollevando continuamente polvere e terriccio al loro passaggio, finché non venne il momento di affrontare la prima curva. Neji aumentò la velocità portandosi in vantaggio e, nonostante l'accelerata, riuscì a compiere la curva con una perfetta derapata.
<< Come diavolo fa? >> pensò Naruto osservandolo << Ingrana in quel modo prima di una sterzata così e riesce pure a farla come se niente fosse? Ok, calma... >>
Dopo averla effettuata anche lui, scoprì che nel frattempo Neji aveva guadagnato una distanza considerevole. Non aveva mai gareggiato con un avversario come lui prima di adesso, quindi non poteva sapere che la sua specialità fosse il saper distanziare gli avversari anche nel momento stesso della partenza, se lo voleva. Cominciò a capire perché fosse un capoclan, uno dei boss dell'Underground.
Allo stesso modo, anche Neji aveva realizzato qualcosa sul suo sfidante: che lo aveva sottovalutato. Un qualsiasi altro avversario si sarebbe ritrovato a decine di metri di distanza molto prima di quella curva, e proprio quella era stata l’intenzione di fare non appena la corsa era cominciata. Naruto Uzumaki, invece, era riuscito a rimanergli attaccato fino a quel punto senza mollarlo un attimo. Per distanziarlo era stato costretto a ricorrere a una mossa rischiosa, dando gas in quel modo prima di fare una derapata come quella, persino il Racer di livello più basso sapeva che una cosa del genere era così rischiosa da essere scartata senza doverci neanche pensare. Eppure lui, Neji Hyuga, l'aveva eseguita, messo in difficoltà sin dall'inizio.
Il tracciato continuò a scendere e a diventare sempre più largo, aggirando strettamente un costone di roccia. Quando l'ebbe sorpassato, Naruto ingranò due marce e cercò di spingersi più in avanti per recuperare il terreno perso, anche se era maledettamente difficile a causa delle continue curve in cui rischiava sempre per poco di perdere di vista l'avversario. A un certo punto ci fu un altro rettilineo, occasione più che mai adatta per recuperare, così ingranò ancora di più, guadagnando terreno. Ci andò molto vicino, il guaio era che quasi non si era accorto che subito dopo seguiva un tornante, così dovette rallentare scalando la marcia che aveva inserito. Subito dopo si ripresentò un altro tratto dritto, ma anche quello aveva un secondo tornante alla fine, girato stavolta nella parte opposta. Erano diversi rettilinei messi in successione, collegati da delle strette curve a gomito che richiedevano molta destrezza nelle derapate: una lunga strada che serpeggiava scendendo lungo il fianco della montagna. Se solo fosse riuscito ad affiancarlo, pensò Naruto, avrebbe potuto tentare un sorpasso in curva dall'interno. Fu tentato di usare il nos, ma a parte che avrebbe perso il controllo in dei rettifili così brevi, aveva deciso di conservare quel che aveva prima del tratto finale; fino a quel momento, doveva cavarsela come meglio poteva.
Dopo l'ultimo tornante non seguì un tratto diritto, più avanti c'era una curva che introduceva il percorso in una parte del bosco. Vi si addentrarono e il paesaggio intorno a loro divenne più scuro, gli alberi attorno a loro erano così alti e dalle fronde così fitte che non lasciavano passare molto della luce del sole, tutto quel grigiore scuro dava l'impressione che il cielo stesse annuvolandosi. Di tanto in tanto attraversavano delle zone soleggiate, tornando subito dopo in quelle oscurate, alternando così i momenti di luce e quelli d'ombra. Una delle curve si trovava in una zona illuminata, Neji fu il primo a percorrerla; la manovra fu eseguita alla perfezione, ma nel frattempo il sole si era presentato proprio davanti a lui e per un momento l'aveva accecato. Dopo la curva ebbe qualche titubanza nella guida, negli occhi aveva ancora i riflessi bianchi intermittenti dovuti all’abbagliamento, Naruto ne approfittò per passare in vantaggio. Lo Hyuga se ne rese conto subito e cercò di riprendersi, riuscendo comunque a non lasciare molto distacco all'avversario. Naruto affrontò le curve successive con Neji che lo tallonava, difficilmente riusciva a tenerlo bloccato dietro mentre sterzava, tuttavia lo tenne a bada almeno fino a quando non uscirono del tutto dal bosco. Arrivati a quel punto, la strada di montagna in discesa si congiungeva con quella principale, proprio nel punto in cui lui e Hinata si erano fermati prima che tutta quella storia cominciasse. Sterzò a sinistra e finalmente raggiunse l'asfalto, il vero terreno di battaglia di Kurama, al che accelerò, pur continuando ad avere l'avversario alle spalle. La situazione rimase invariata finché non si presentarono due curve consecutive che formavano un'ampia S; in quel tratto, Kurama affrontò la prima sterzata dall'interno, ma nella successiva si ritrovò all'esterno e così la vettura di Neji ebbe la possibilità di riprendere per sé la prima posizione.
"Maledizione!"
Naruto si ritrovò in coda, ma stavolta riusciva a non farsi distanziare eccessivamente, i fanali posteriori della DB9 rimanevano sempre a non più di un paio di metri davanti a lui. Più avanti la strada diventava un larghissimo arco a sinistra, diede un'accelerata all'auto mentre quella di Neji fiancheggiava la parete rocciosa, così lo sorpassò di nuovo curvando all'esterno. Il sorpasso non fu completo e i due si ritrovarono affiancati in un nuovo testa a testa. Lottarono per la supremazia, gettandosi di continuo fugaci occhiate attraverso i finestrini, ma entrambi non riuscivano a concludere molto.
Si presentò un altro tornante, dove sarebbe stato deciso chi dovesse passare in testa. Naruto si ritrovò a percorrerlo internamente ma la situazione non gli era per nulla favorevole, poiché era una svolta molto stretta e Neji lo tallonava senza pietà. Tentò di resistere più che poteva, ma alla fine perse per un attimo il controllo della vettura e fece un giro in testacoda. Non fu comunque molto grave, poté tornare in posizione quasi subito e prima che il motore si spegnesse, però aveva rallentato in modo preoccupante ed era sul punto di farsi seminare. Accelerò e ingranò più che poté per recuperare terreno, ma si trovava in una situazione così drastica che la tensione stava per fargli perdere la concentrazione, e non contribuiva di certo la vista così lontana dell'auto rivale. Si trovava verso la fine di lungo rettilineo, tuttavia non sarebbe mai stato sufficiente a permettergli di riprenderlo: infatti sparì nella curva in fondo alla strada.
"Dove credi di andare?"
Anche se era ormai irrecuperabile e lontano, Naruto era più che mai deciso a non dargliela vinta in questo modo. Raggiunse anche lui la svolta dietro la quale l'avversario era sparito e si accinse ad affrontarla... venendo sorpreso dall'enorme visuale di un camion che proprio in quel momento stava curvando insieme a lui, arrivando dalla parte opposta.
Quella non era una strada molto frequentata, poiché era in una zona situata molto lontana dal centro urbano, ben poche auto la percorrevano e anche per questo era idonea come tracciato di gara. Ciononostante, a lui era appena capitata la sfortuna di rischiare la collisione con un veicolo così ingombrante proprio nel momento sbagliato e nel posto ancor più sbagliato. Mentre ancora curvava sgommando, girò tutto lo sterzo nella direzione opposta cercando di raddrizzarsi prima del momento giusto, cercando di evitare la collisione, ma ottenne il solo effetto di perdere il controllo del veicolo e, mentre il camion lo sorpassava con un suono basso e assordante, finì in testacoda.
"Oh, merda..."
Peggio ancora, la macchina che continuava a vorticare finì per uscire dalla carreggiata, dove non vi era nessun guard-rail di protezione e sotto c'era il versante montuoso. Non si trattava di un precipizio o comunque di un'altura mortalmente pericolosa o piena di rocce, ma il pendio era ripido e il terreno era irregolare, formato da dossi, cunette e sterri, per non parlare di qualche albero sparso e diversi cespugli. Kurama scivolò proprio lì sotto, trasversalmente all’inclinazione del versante, mentre Naruto cercava in tutti modi di riaccendere il motore e riprendere possesso della vettura... senza alcun successo e senza nessuna speranza di riuscirci.

Dal punto di arrivo della pista di gara era possibile vedere l'ultimo tracciato in lontananza, cento metri di strada che iniziavano dopo un tornante finale. Alzando lo sguardo un po' più sopra, era visibile un altro tratto della strada che fiancheggiava l'ultima discesa della montagna, spariva alla vista dietro un'altura e poi, anche se da lì non si vedeva, arrivava a quella curva decisiva in fondo. Hinata osservava la strada in alto da diverso tempo, quasi mezz'ora, col cuore martellante che non riusciva a calmare nonostante i respiri profondi. Aveva chiesto a Tenten di inviarle un messaggio subito dopo aver dato il via, affinché potesse riferirle chi dei due fosse partito in vantaggio. L'amica aveva risposto dicendo che erano partiti alla pari e, fintanto che aveva potuto vederli prima di avviarsi anche lei per il ritorno, la situazione non era cambiata. Ciò, almeno in parte, fu un bene per la ragazza Hyuga, poiché conosceva l'abilità del cugino di porre subito una netta distanza con gli avversari e aveva saputo che Naruto era riuscito a stare alla pari con lui fin dall'inizio.
Ma questo non la aiutava a stare del tutto tranquilla, ignara dello svolgimento e della situazione attuale della corsa. Manteneva lo sguardo fisso sulla carreggiata che fiancheggiava il versante, avvicinandosi più che poteva per scorgere meglio quale macchina sarebbe apparsa per prima. Non poteva fare altro che questo.
Alla fine, quando cominciava a cedere per l'ansia eccessiva, su quel tratto di strada si rese visibile l'Aston Martin bianca, correva completamente libera senza che nessuno la inseguisse e senza dover inseguire nessuno. Hinata abbassò lo sguardo a terra, sconfortata, vedendo che Naruto non si decideva ad arrivare dallo stesso punto in cui era sbucato Neji, quest'ultimo che ormai si era allontanato troppo fino a diventare irraggiungibile ed era a pochi metri dallo sparire dietro l'altura prima della curva. A quel punto era innegabile che la vittoria fosse assicurata per lo Street Racer Neji Hyuga, anche se il suo avversario si fosse presentato non l'avrebbe mai recuperato prima della fine. Perfino Hinata era sul punto di arrendersi a questa evidenza.
Vroooom! Skreeek!
Da lì, però, si sentirono arrivare improvvisamente in lontananza i rumori di un'altra auto. Non stava arrivando dalla strada da cui era arrivato Neji, bensì da molto più vicino, lungo il fianco ripido della montagna. Aguzzando la vista, Hinata si colmò nuovamente di speranza, scoprendo così una nuova verità sul conto di Naruto Uzumaki: che era capace di fare miracoli! (►)
Kurama sbucò dalla boscaglia situata in quella zona del versante, era impolverata e ricoperta da alcune fronde e anche con diverse ammaccature sulla carrozzeria, ma era ancora ruggente e piena della sua forza. Naruto ne aveva ripreso il completo possesso e aveva continuato a scendere in quel modo assurdo e azzardato fino a ritrovar la strada: proprio quella che ora Neji - ancora incredulo per la maniera in cui stava eseguendo il suo ritorno teatrale - stava percorrendo.
"Sono tornatooo! Hy-aaaah!"
Tornò sull'asfalto, affiancandosi perfettamente all'avversario e, da quel momento in poi, decise che era ora di pretendere il massimo dal suo gioiello a quattro ruote. Dopo aver visto dalla loro posizione sopraelevata che il traguardo era imminente, insieme affrontarono il tratto di discesa che stava dietro l'altura, giocandosi tutto quanto adesso. Sostennero la penultima curva e poi ridiscesero parallelamente tallonandosi come i più agguerriti degli avversari esistenti, spremettero tutto dalle rispettive auto schiacciando al massimo gli acceleratori, tagliando i metri uno dopo l'altro prima dell'ultimo tornante che aggirava lo sperone di roccia. Naruto si sforzò di stare appiccicato il più possibile a Neji fintanto che la U si apprestava, ora era solo questione di aspettare il momento giusto.
<< Prima il freno a mano >> pensò cercando di ricordarsi, cominciò a mettere mano sulla leva << e poi lo sterzo. >>
Quando arrivò l'istante decisivo, dovette rallentare per non affrontare la curva a velocità esagerata, dovendo così concedere un leggero vantaggio all'avversario; dopodiché sollevò con forza il freno di stazionamento e girò tutto il volante a sinistra per mettersi in sovrasterzo. L'intera vettura si piegò trasversalmente e in tal modo derapò lungo tutto il tornante. Anche Neji lo fece con la manovra simile ma eseguita in modo differente, tanto che quella di Naruto si rivelò molto più efficace e gli consentì di sorpassare lo Hyuga dall'esterno. Quando Kurama tornò sul rettifilo finale, Naruto la sistemò in maniera dritta e lì decise di tirare l'ultima stantuffata di nos, avvantaggiandosi di diversi metri. Lo stesso fece Neji, ma poté farlo solo dopo che la sua manovra fu terminata più tardi del suo avversario, così quegli ultimi cento metri non gli furono sufficienti per riprenderlo. Kurama arrivò per prima alla meta e terminò la corsa in sgommata davanti agli spettatori sconcertati del clan Hyuga.
"Sì!" esultò Naruto quasi saltando sul sedile "Ho vinto io, evvai! Ho sconfitto un boss dell'Underground, sono un grandissimo fenomeno cazzuto!"
Scese dall'auto, la prima persona su cui posò gli occhi era Hinata-chan, che gli sorrideva gioiosa e lo guardava con l’ammirazione con cui si guarda un eroe. Gli andò incontro dopo aver deciso di lasciare ogni inibizione e si gettò su di lui, non dicendo nulla ma continuando a essere felice, Naruto sentiva tutto questo nel suo abbraccio.
Neji era uscito dalla macchina, pesantemente sconfitto, e si era avvicinato a loro. I due si accorsero della sua presenza e videro che li guardava come se li stesse valutando da testa a piedi, i Racer dietro di lui faticavano ancora a credere alla sconfitta del loro capoclan, uno dei migliori che ci fosse sulle strade. Alla fine lo Hyuga emise un profondo sospiro e volse per un attimo uno sguardo rassegnato a terra, per poi tornare a guardare Naruto con un'espressione che voleva dare un ammonimento. Si avvicinò a lui per essere più a portata d'udito.
"Se le spezzi il cuore, io ti spezzo il collo" e fece dietro-front dicendo ai suoi compagni che era ora di andarsene, lasciandosi alle spalle i due innamorati intenti a condividere la gioia del momento abbracciandosi ancora.


SPAZIO AUTORE
Ciao a tutti, ragazzi! Finalmente ecco un bell'happy ending per la nostra coppia preferita! Preciso che la storia non è ancora finita, anzi, dal prossimo capitolo si entra finalmente nel clou. Potrei dire che, dopo un anno, siamo arrivati a metà della storia, eh sì.
Dunque, avete seguito il mio consiglio di inserire quella colonna sonora al momento che vi ho detto? Erano mesi che a me frullava nella testa la scena di Naruto che, mentre gareggia con Neji, recupera all'ultimo momento e parte esattamente quella musica (a dire il vero, ero un po' indeciso fra quella e "Heaven-Shaking Event" ma poi la prima si è rivelata più adatta, anche per via del titolo). Sapete da quanto tempo aspettavo di scrivere questo capitolo? Un'attesa infinita, ma finalmente... *__*
Comunque ora vi devo lasciare, spero che questo capitolo vi abbia soddisfatti pienamente, ora le cose cominceranno finalmente ad andare un po' meglio fra Naruto e Hinata :)
See ya, guys!

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Capitolo 12
*** Alba ***


NdA: avete presente che nell'introduzione della fanfic c'è anche l'avviso di spoiler, vero? Qui c'è il primo, grande quanto una casa per quelli che non leggono né il manga né le scan online. Se quindi non volete sapere chi sia nell'anime l'uomo mascherato che si è finto Madara Uchiha, vi invito a non proseguire la lettura. Siete avvisati, eh!


Ora come ora, Naruto pensava che la vita non gli potesse andare meglio di come stava andando adesso. Per tutta la settimana dopo la gara fuori città, la storia instaurata fra lui e Hinata era diventata un idillio. Non che si fossero visti per gran parte del loro tempo, la Hyuga aveva pur sempre da mantenere i suoi impegni universitari e Naruto non voleva certo diventare petulante, il pensiero di loro due che adesso stavano praticamente insieme bastava a renderlo comunque euforico.
<< Io e Hinata-chan... uao! >>
Per non parlare della specie di benedizione che aveva avuto da Neji, in un modo intimidatorio e tutto suo, ma pur sempre benedizione era, perciò non avrebbe più fatto storie. Sia lui che gli altri ragazzi del clan se n'erano ormai fatti una ragione, per non dire di Tenten che non perdeva occasione di mostrare entusiasmo per l'amica, così nessuno diede più fastidio.
A detta di Hinata, in quel periodo si stava preparando per un esame alla Todai (e con la situazione fra Neji-niisan e Naruto-kun che si era risolta, poteva farlo a cuor leggero), quindi aveva avvisato Naruto che non avrebbe avuto molto tempo da dedicargli. Cionondimeno, una delle serate che gli aveva promesso di passare con lui almeno una volta a settimana era il sabato, in cui avrebbe messo libri e appunti da parte e si sarebbe dedicata solo al suo ragazzo. Arrivato il primo sabato di quella promessa, Naruto cominciò euforico la mattinata, e mandò alla ragazza un messaggio di saluto, dicendole anche che non vedeva l'ora che si incontrassero più tardi; non molto dopo, lei rispose alla stessa maniera, dicendo anche che quella mattina avrebbe studiato ancora un po' e poi sarebbe stata tutta sua.
Nel finesettimana, la giornata lavorativa al chiosco Ichiraku era dimezzata perché restava aperto solo fino all'una del pomeriggio. Ayame, come al suo solito, non finiva di ficcare il naso nella vita privata di Naruto, che subito ebbe di che pentirsi di aver risposto con chi sarebbe uscito quella sera dopo che lei aveva chiesto che programmi avesse. Puntualmente, la ragazza fu ansiosa di sapere che cosa avrebbero fatto insieme loro due.
"La porti fuori a cena, vero? Mi raccomando, un bel localino romantico! E per l'amor del cielo, questa volta vedi di concludere l'uscita in gran bellezza, portala a casa sua, fatti invitare dentro, sfilale via tutti i vestiti e fattela!"
"Ma sei scema? Lo sai che stiamo insieme da appena una settimana?"
E questo era niente, se ricordava la sua reazione dopo averle raccontato che Hinata-chan era diventata la sua ragazza (grosso sbaglio dirle anche questo). Non solo si era messa a gridare esultante come una pazza, attribuendosi tutti i meriti della riuscita accoppiata e ricordandogli a chi doveva essere riconoscente per aver "trovato l'anima gemella", ma a momenti era sul punto di offrire ramen gratis alla clientela per tutta la giornata (su questo fu fermata dal padre) e aveva anche condiviso un brindisi con uno dei clienti che di tutta quella storia non ci aveva capito granché. Quando poi aveva voluto sapere tutti i particolari su come si erano messi insieme, Naruto non era riuscito a inventarsi nessuna storia di punto in bianco e si era trovato costretto a raccontare di aver affrontato (verbalmente, non certo su strada con quattro ruote!) il cugino ostico e lo aveva convinto a non opporsi più a loro due. Anche se vera solo in parte, bastò a soddisfare la curiosità eccessiva di Ayame, almeno per il momento. Il problema con lei era che adesso pretendeva di essere messa al corrente di ogni volta che lui e Hinata uscivano insieme, sperando che una delle loro uscite terminasse finalmente come progettava e sperava già dal loro primo incontro.
In ogni caso, indipendentemente dall'impazienza smodata di Ayame che arrivasse la loro tanto attesa "noche de fuego", Naruto non era intenzionato a bruciare le tappe. La prospettiva di lui sotto le coperte dello stesso letto con la sua ragazza gli stuzzicava la fantasia qualche volta, ma meno che mai era intenzionato a rovinare le cose perché le preferiva così come stavano ora. Sarebbe di certo arrivato anche il loro momento, nel frattempo si sarebbe goduto il loro rapporto anche così, e quella sera già sapeva cosa Hinata progettasse di fare: ormai la conosceva e sapeva che il suo modo preferito per svagarsi era uno, dopo un periodo di studio intensivo. Lo confermò anche la breve telefonata che ebbero nel tardo pomeriggio.
"Allora, Hinata-chan? Stasera Underground, vero?"
"Certo!" balzava anche all'orecchio come non ne vedesse l'ora "Ho proprio voglia di sentire quattro ruote sull'asfalto!"
"Ottimo, bene. Ti passo a prendere?"
"Veramente, stasera voglio anche gareggiare, quindi verrò con la mia auto. Ci possiamo comunque incontrare lì."
"Più che d'accordo. Anzi, mi sta venendo una mezza voglia di sbattere la nostra relazione ancora un po' in faccia a Neji, appena arrivo."
La sua piccola trovata divertì leggermente la ragazza dall'altra parte della linea "Eh eh eh, ho capito, però cerca di non esagerarci sopra. Ah, a proposito di Neji-niisan: la sai una cosa? L'altro giorno Tenten-chan mi ha chiamato."
"Sì? E...?"
Lasciò la domanda in sospeso facendole intendere che voleva saperne di più, ma Hinata si limitò ad accennare un'altra risata divertita per un altro motivo e rimase sul misterioso "Beh, mi ha raccontato una certa cosa e... eh eh... insomma, ci sono un po' di novità all'Underground."
"Novità? Novità di che genere?"
"Stasera lo vedrai da te, sono sicura che ti piacerà."
"Ok, se lo dici tu. Senti, mi chiedevo: ti secca se passo da te ora?"
La richiesta parve prenderla alla sprovvista "O-ora? Ma... perché? Voglio dire... io devo finire di sistemare tutte le cose dell'università, poi mi devo ancora preparare... ci metterei tempo, ti farei aspettare tanto, ti annoieresti. Sicuro di voler venire adesso?"
"È che mi sembra di non vederti da una vita e... sinceramente, credo che altre due ore non le reggo. Mi va e basta, tutto qui."
Per tutta la settimana aveva cercato di non essere invadente durante il tempo di studio di Hinata, ma adesso che sapeva che era libera aveva davvero una voglia matta di rivederla. Hinata, in qualche modo, questo lo capì e decise di accettare con piacere la sua richiesta.
"D'accordo, allora ti aspetto. E... e poi..." esitò un momento "... mi manchi anche tu."
"Fantastico. A fra poco, allora."
"Naruto-kun, aspetta." con sua sorpresa, Hinata lo fermò prima che riattaccasse "Io... io volevo dirti che..."
"Che cosa? Dimmi pure."
"... che sono felice. Davvero, davvero felice."
Naruto sorrise e le fece sentire quel suo sorriso attraverso il telefono. Era felice grazie a lui, questo era ciò che voleva fargli sapere. Mentre riattaccò tenendo a mente quelle parole, pensò che Hinata Hyuga fosse la cosa migliore che gli fosse mai capitata in vita sua.

Arrivò all'attico sulla baia poco più di mezz'ora dopo, Hinata gli aprì la porta non appena sentì la sua macchina arrivare. Naruto la raggiunse sulla soglia e il suo saluto fu un bacio deposto dolcemente sulle labbra, sentì la ragazza che al riceverlo così senza preavviso si scioglieva su di lui, ancora poco abituata a queste piccole effusioni per quanto volentieri si lasciasse trasportare.
"Ciao..." mormorò.
"Volevo farti sapere quanto anche io sia felice." poi assunse un tono scherzoso "Poi pensavo che baciarti ci stava bene dopo avertelo detto, ma era meglio prima, solo che al telefono non funziona."
Hinata sorrise a metà tra la timida e la divertita, prese il ragazzo per mano e lo portò dentro. Naruto trovò all'interno della casa lo stesso vasto biancore dell'ultima volta; anzi, ora era anche più lucido, pareva tutto lavato e messo a nuovo da poco. In questo modo, immaginò, Hinata poteva girare per casa a piedi nudi e la cosa sembrava piacerle e renderla più libera. Anche per questo vestiva in modo così semplice per stare a casa: una maglietta azzurrina a maniche corte e dei pantaloncini a tuta fin sopra le ginocchia. Vederla così gli piaceva tanto.

Raggiunsero l'Underground insieme, a sera inoltrata. Come ogni sera, il loro mondo sotterraneo li accolse gremito di gente dispersa in diversi viavai da una parte all'altra del seminterrato, rendendo più lenta l'entrata delle vetture. Procedettero così finché non arrivarono ai posti auto riservati ai Racers... e più si avvicinavano, più Naruto si accorgeva che da quella parte, dove avvenivano le corse, c'era gente radunata sui lati del tratto di partenza e gridava acclamazioni. Sceso da Kurama, si avvicinò a loro, seguito da Hinata.
"Stanno già correndo?"
Sembrava fosse proprio così. Dall'entrata in fondo apparvero i fanali anabbaglianti di un'auto da corsa, la prima che si presentò alla fine di quella competizione. Quando arrivò a tagliare per prima il traguardo, Naruto riconobbe l'Aston Martin bianca di Neji, infatti fu proprio lui a uscire dall'abitacolo. Hinata esultò per la vittoria del cugino, che aveva distanziato l'avversario proprio come si era immaginata, tanto che quello si presentò con un ritardo di qualche minuto sullo Hyuga. Il tipo non sembrò affatto digerire la sconfitta e uscì seccato dalla sua auto, lanciando un'occhiata ingiuriosa al Racer che lo aveva sconfitto. Aveva tutta l'aria di essere rimasto fregato, come se fin ad adesso avesse avuto la certezza di poterlo battere e invece le sue speranze fossero state deluse. Poiché non si presentavano altri corridori, Naruto presunse che lui da solo avesse sfidato Neji.
"È già il terzo che sconfigge stasera, il decimo in questa settimana." sentì qualcuno commentare "A me pare impossibile."
"Secondo me" rispose qualcun altro "tutta questa storia è una stronzata."
E altre osservazioni simili si sentivano in giro. Decisamente Naruto non ci vedeva chiaro: perché mai si meravigliavano tanto che Neji uscisse vincitore da tutte quelle gare? Era uno dei boss riconosciuti dell'Underground, non doveva essere strano che fosse così abile. Un'altra stranezza che poi notò era come lo Hyuga fosse scocciato anziché soddisfatto di quella fila di vittorie. Mentre cercava di capire il perché, l'ennesimo sfidante che aveva sconfitto gli passò accanto e, accorgendosi della sua presenza, fu come se lo avesse riconosciuto. Lo osservò con scetticismo, fastidio e incredulità, poi "Ma come cazzo avresti fatto, si può sapere?" e se ne andò. In più, si accorse di essere diventato oggetto d'attenzione di molte altre persone che si ricordavano di lui e borbottavano sottovoce tra loro.
Più l'Uzumaki ci provava, meno riusciva a capire qualcosa della situazione. Accanto a lui, invece, Hinata ridacchiava sommessamente.
"Tu sai qualcosa!" intuì "Tu sai qualcosa e non me lo stai dicendo!"
"Ehi, Hinata, sei venuta." Neji li raggiunse, fece anche un cenno con la testa a Naruto "Come va?"
"Non saprei, a dire il vero. Visto che tua cugina fa la misteriosa, mi spieghi tu che sta succedendo?"
"Non so se devo ringraziare te o Tenten per tutta questa storia. Si è messa a raccontare in giro che..."
"...che il presunto imbattibile Neji Hyuga è stato battuto dal novellino che l'altra sera ha sconfitto la Racer del clan Uchiha!" a completare la frase fu Tenten, che sopraggiunse dando una leggera pacca a Naruto e poi si affiancò a Neji "E chiunque venga da quelli del suo clan, compresa la sottoscritta, a chiedere conferma... beh, io lo confermo."
Adesso tutto cominciava ad avere un senso. Con la voce della sua sconfitta che si spargeva in giro, adesso tutti erano convinti che se ce l'aveva fatta lui, allora chiunque poteva battere il capo degli Hyuga. Così adesso lui si ritrovava ad accettare sfide su sfide, dovendo vincerle una dopo l'altra per non far dimenticare che lui rimaneva comunque uno dei migliori, una conseguenza che cominciava a spazientirlo. Fatto stava che, se tutti erano convinti che davvero Naruto aveva vinto contro un Racer di così alto livello, adesso anche lui sarebbe stato considerato un vero fuoriclasse. Rendersi conto di questo lo ammutolì; tutta quella gente ora si faceva gli affari suoi, ma ancora lo guardava di sottecchi e, vedendolo insieme a Hinata-chan, cominciavano a pensare che fosse vero ciò che si raccontava. Era sempre stato risaputo come Neji non lasciasse mai avvicinare nessuno alla sua preziosa e adorata cugina, eppure quella matricola bionda le stava vicino senza subire neanche un'ingiuria, segno inconfondibile che aveva veramente ottenuto il suo rispetto sconfiggendolo in gara; o almeno così la pensavano.
"Perciò, caro Naruto Uzumaki" continuò allegramente Tenten "sei salito ufficialmente sull'Olimpo dei campioni dell'Underground, congratulazioni!"
Hinata continuava a ridere guardando la sua reazione "Tu lo sapevi, vero?" le chiese. Poi si rivolse a Tenten "Io davvero non so cosa dire, cioè... uao! Tutto questo è mitico, è pazzesco! Ma mi dici perché?"
"Perché è una grandissima pettegola, ecco perché!" sbottò Neji.
"Eh no, caro mio, sappi che tutto questo te lo sei meritato. Le prossime serate le passerai a confrontarti con avversari di bassa lega per mantenere alta la tua fama, è la punizione per aver creato tanti problemi a tua cugina e al suo ragazzo! E per aver alzato la voce con me, naturalmente!"
"Aah, ormai è fatta. Mi tocca sopportare."
Per Naruto fu un sogno diventato reale. Stava con la ragazza che amava, aveva un'auto da sogno e le tasche piene di abbastanza contanti... e finalmente le sue abilità di Street Racer erano riconosciute e indiscusse nel mondo delle corse in cui viveva. La serata era iniziata magnificamente... e arrivò l'occasione di migliorarla ulteriormente. Mentre si crogiolava nel suo nuovo idillio, qualcuno gli picchiettò da dietro la spalla per avere la sua attenzione: era Karin, accompagnata dai compagni di clan Suigetsu e Jugo.
"Sasuke ti vuole parlare" gli disse.
Ora che ci pensava, Naruto ricordò di avere ancora una piccola questione da sistemare con lui e adesso se ne presentava l'opportunità. La afferrò al volo "Ok, fammi strada."
"Aspetta." intervenne Hinata, un po' impensierita "Fammi venire con te."
Karin la fermò "Vuole vedere solo lui."
"E io voglio che con me venga anche Hinata-chan." ribatté Naruto "Altrimenti il tuo boss può andare a farsi sbattere per strada."
La rossa lo guardò per qualche momento, poi si rassegnò sbuffando nel rendersi conto che il cugino non si sarebbe comunque deciso a seguirla senza la sua ragazza. Fece a tutti e due cenno di seguirla e li portò ai parcheggi dei Racer, dove il loro capoclan li aspettava appoggiato al cofano della sua macchina, in compagnia di Sakura. Sasuke inarcò un sopracciglio nel vederli arrivare e accorgersi che c'era anche Hinata. Quando i due gli furono davanti, li osservò attentamente per un momento prima di intavolare la breve discussione "Avevi detto che ti saresti fatto vivo, se non sbaglio."
"Sono qui, no?"
"Non mi piace dover essere io ad andare a cercare le persone che non si fanno più sentire. Se la questione era di tuo interesse, saresti dovuto tornare tu da me."
"Ti riferisci a quella missione segreta di spiare nel suo motore?" accennò a Hinata con un movimento della testa, sorprendendoli tutti nel parlarne così apertamente in sua presenza "Bene, ho una proposta migliore, senti qua: io ti do' il mio dito" e fece bella mostra del dito medio "e tu impara ad allungare il collo e vacci di persona a sbirciare sotto i cofani in cui hai voglia di ficcare il naso."
Per quanta indisponenza cercasse di mettere nel suo chiaro rifiuto, l'Uchiha non sembrò comunque esserne irritato, anche se maggior parte del resto del clan sembrò esserlo: prima si faceva avanti lui perché voleva entrare nel gruppo e adesso cambiava idea mandandoli bellamente a quel paese!
"Tu sei strano, te lo dico io se non te lo hanno mai detto." rispose Sasuke con perfetta calma "Eri tu a voler entrare nel nostro clan. Se la cosa non ti interessava più, bastava dirlo chiaramente."
"Più chiaro di così? Non basterebbero tutti i diti medi del mondo."
Il capoclan forse non era un tipo incline ad accettare facilmente le provocazioni, ma di certo Karin era meno disposta a riceverne "Ora vedi di abbassare i toni, piccolo stronzetto, e impara a scendere dal piedistallo quando parli con lui! A essere sincera, sono proprio sollevata che non farai parte del mio stesso clan, perché altrimenti dovrei lasciarlo io per non doverti sopportare tutto il giorno."
"Oh, adesso sei tu a dover sopportare me? Fino all'ultima volta ero io a dovermi sorbire la tua acidità da mestruata, significa che ho fatto un bel passo avanti."
"Tu...."
"No, ora tu stai a sentire me." la bloccò prima che potesse continuare a inveire "Hai avuto la tua occasione di dimostrarti superiore a me e hai clamorosamente perso. Adesso tutti mi riconoscono a livello plateale come uno dei migliori, migliore anche di te, quindi ti faccio notare che hai finito di guardarmi dall'alto in basso. Se non hai nulla di intelligente da rifilarmi, mettiti in un angolino e stai zitta, così dai solo l'impressione di essere stupida invece di darne la totale conferma."
Rimase zitta per davvero, anche se in un primo momento aprì bocca per provare a ribattere con qualcosa. Dovette comunque arrendersi e riconoscere che il cugino aveva dato prova innegabile della sua superiorità nel loro ultimo confronto, contro di lui poteva buttare tutto il veleno dell'invidia senza che servisse comunque a qualcosa. Il silenzio senza una sua risposta durò qualche secondo di troppo, finché non capì di non poter dire niente a sua difesa, tacque e la bile che mandò giù fu amara, molto amara. Non sopportò comunque di dover restare lì a farsi umiliare ancora e se ne andò per conto suo con un verso di rabbia, disperdendosi nella folla. Questo era un altro grandissimo trofeo che Naruto si era intascato e che aveva tutta l'intenzione di conservare.
"Bene. Se il vostro piccolo spettacolo è finito, ora ci tengo io a chiarire una cosa, Uchiha."
Senza che nessuno se ne accorgesse, sul posto era sopraggiunto anche Neji, affiancato dal suo clan "Prova di nuovo a mandare qualcuno a intrufolarsi nella mia officina e io vengo di persona a dare fuoco alla tua."
"Sempre a usare parole più grosse di te, vero, Hyuga?" ribatté Sasuke senza prendere seriamente la minaccia neanche in minima parte "Chi è l'uccellino che ha cantato su chi sia stato a mandare il biondino?"
"Metodi privati. Se poi noto che mia cugina viene condotta via da uno dei tuoi, naturale che io abbia di che preoccuparmi a causa tua."
Hinata poteva ben immaginare quali fossero i suoi "metodi privati", infatti Shino le rivolse una breve occhiata da dietro le lenti nere e di nascosto le fece un complice OK col pollice. Sapeva che nessuno come Shino-kun era bravo a non dare nell'occhio, qualità più che mai adatta per raccogliere informazioni tenendo un basso profilo, il che la portò a pensare che avesse origliato parte della conversazione e, con un rapido riassunto, avesse avvertito Neji-niisan.
"Comunque" fece Naruto "se abbiamo finito, io e Hinata-chan ce ne andremmo. Ti saluto, stronzo."
Sollevato di andarsene finalmente per conto suo, Naruto prese Hinata per mano e si allontanarono da lì, anche tutti gli altri del clan Hyuga alzarono i tacchi dopo che Neji ebbe rivolto un'ultima occhiata d'ammonimento a Sasuke.
Per il resto, la serata poteva solo proseguire magnificamente, Naruto incontrò anche Bee e il suo clan e scambiò con lui qualche rima al rap ricevendo dei complimenti per essere salito sulla vetta dei campioni. Dopo di loro, ci fu qualcun altro che aveva saputo qualcosa in merito.
"Ehi, Naruto. Ho sentito dire che da queste parti ti sei dato da fare."
Quella sera erano venuti anche i suoi. Minato lo aveva trovato e raggiunto, esprimendo l'orgoglio per il figlio, per non dire di Kushina, a cui importò molto di più vedere Naruto insieme a Hinata e, da come camminavano a braccetto, azzeccare alla prima occhiata che adesso erano una coppia a tutti gli effetti "Mia cara Hinata-chan, penso proprio che io e te passeremo parecchio tempo insieme."
"Mamma, così sembra che la minacci di stalking..."
"E riguardo a te, biondino, adesso scendi in pista e mi mostri che sei fatto della stessa pasta che dicono in giro, perché non ci credo finché non lo vedo."
"Per come ho distanziato te e papà l'ultima volta, quella dovrebbe essere più che sufficiente."
Aveva comunque intenzione di gareggiare in ogni caso, quindi decise che avrebbe partecipato alla prossima corsa. Quando si fece avanti per annunciare la sua partecipazione agli organizzatori, improvvisamente si presentarono in tanti a voler correre contro di lui; Naruto dedusse facilmente che volevano confrontarsi con lui esattamente come si erano confrontati con Neji. Poiché il tipo di gara che fu scelto era a staffetta, si poteva partecipare solo a coppie e solo quattro coppie per gara. Hinata si propose subito come compagna di squadra di Naruto, in breve ci furono tutti gli otto concorrenti necessari e le quote furono versate (cinquantamila yen ciascuno).
La gara fu relativamente breve, durò poco meno di dieci minuti. Partito all'istante, Naruto si portò subito davanti a tutti, tanto che a un terzo del tracciato le auto avversarie erano già diventate delle lontane luci di fanali nel suo specchietto retrovisore. Terminò il primo giro con un largo vantaggio, il che permise a Hinata di immettersi dal bordo strada e iniziare il secondo giro con grande anticipo rispetto agli altri secondi corridori, costretti ad attendere l'arrivo dei compagni prima di partire anche loro. Il duo Naruto/Hinata si dimostrò il migliore in campo e prese per sé la vittoria. Quando la Sunny Dawn si fermò, Naruto, rimasto dentro Kurama, ripartì prima che Hinata scendesse e con l'auto fece due giri completi in derapata attorno a quella della ragazza. Quando ebbe finito, Hinata uscì ridente dall'abitacolo e Naruto la raggiunse, baciandola davanti a tutti per festeggiare il trionfo, con i quattrocentomila yen di premio che fecero da ciliegia su quella dolce torta.
Poco dopo la fine della staffetta, l'improvviso stridere di gomme sull'asfalto segnò la fine della parte divertente della serata. Il rumore era forte, erano i pneumatici di numerose auto che si avvicinavano. Ben presto, una decina di auto apparve all'entrata del seminterrato, una dopo l'altra, facendosi strada quasi con prepotenza in mezzo alla marea di persone, parcheggiarono nel bel mezzo del tracciato di gara disponendosi a spina di pesce. Erano tutte prevalentemente nere, ognuna con disegni integrali diversi rispetto alle altre... se non per uno che tutte avevano in comune, una grande nuvola rossa tracciata con contorni bianchi che spaziava su tutto il tettuccio. Non erano solo semplici auto ma vere e proprie vetture da fuoriclasse! Interamente originali, tanto la carrozzeria e gli interni quanto i motori che dovevano esserci lì dentro, al contrario di qualsiasi altra macchina presente nell'Underground: Lamborghini, Bentley, Panoz, Bugatti... roba di tutt'altro livello!
"Chi diavolo è che va in giro con macchine del genere?"
Scoprì presto che la sua reazione era ben diversa da quelle di tutti gli altri. Alle sue spalle cominciarono a sentirsi mormorii agitati mentre si vedevano le portiere delle auto aprirsi e uscirne i dieci proprietari: tutte persone ricoperte da un'aria lugubre atta a gettare sconforto e timore alla prima occhiata, chiaro che quello era proprio l'effetto che volevano ottenere. A giudicare da come la tensione stesse diventando palpabile, ci stavano riuscendo.
"Ehi... ma non scherziamo, per favore..."
"Sono loro, vero? Proprio loro?"
"Che diavolo ci fanno qui"?
Perfino gli esponenti dei clan avevano di che guardarli in silenzio, alcuni di loro gli lanciavano anche occhiate torve. Più di tutti, Sasuke Uchiha aveva un'espressione di puro astio dipinto in faccia, una cosa che Naruto su di lui non aveva mai visto, un'espressione diversa dalla solita indifferente. Anche A, Bee e compagni non gli toglievano gli occhi preoccupati di dosso, sembravano quasi in uno stato di guardia come se fosse dovuto succedere qualcosa da un momento all'altro. E poi, vide anche Hinata con un timore simile negli occhi.
"Hinata-chan... che sta succedendo?"
La Hyuga ci mise qualche momento a rispondere, la presenza di quegli individui l'aveva come semiparalizzata, così parlò a bassa voce "Loro sono... gli Alba. Il clan Alba."
"Clan Alba? Non l'ho mai sentito."
"Sono peggio di un semplice clan." Neji si avvicinò "Si tratta di un'intera organizzazione di Racers."
"Ok, ho capito. Ma qual è il problema?"
"Il problema è che all'Underground non si sono mai fatti vedere fino a stasera. Se adesso sono venuti, può essere per un motivo soltanto."
Prima che gli domandasse quale fosse questo motivo, Naruto si fermò e gli occhi si bloccarono su un membro particolare di quel gruppo, un individuo che si fece spazio fra gli altri e si pose davanti autoproclamandosi il capo. Come tutti gli altri del clan, era vicino ai trent'anni ed era dotato di più aria intimidatoria rispetto a loro; non solo, il suo aspetto aveva un fattore in più che metteva i brividi nella schiena di chi lo guardava: la faccia coperta di piaghe su quasi tutta la metà destra, erosioni lineari e sottili così simili a rughe premature che si dipartivano dal setto nasale e si espandevano attraverso l'occhio fin dietro l'orecchio, e dall'angolo della bocca su lungo la guancia fino all'attaccatura del collo al tronco.
Prima che qualcuno di loro partisse col dire qualsiasi cosa, i clan dell'Underground si mobilitarono e formarono un folto gruppo unico che si piazzò davanti ai membri di Alba. Sasuke, A e Bee, Neji... tutti attorniati dai rispettivi Racers. E solo per non lasciare Hinata, anche Naruto si aggregò a loro.
"Che accoglienza" commentò ironicamente il tipo dalla faccia marchiata, osservando con poco interesse l'adunata dei clan.
"Che ci fate qui?" poco paziente com'era, A volle saltare dritto al punto.
"Le buone maniere le avete perse per strada? In genere si comincia col dire "salve", "buonasera" o cose così."
"Il "buonasera" ve lo diremmo se fosse una serata veramente buona." ribatté Neji "E forse lo era fino a poco fa. Poi, chissà perché, improvvisamente non lo è più."
"Che volete che vi dica, passavamo da queste parti."
"Stronzate." fece A deciso e astioso "Bella coincidenza che una bella sera decidiate di passare proprio qui, l'unico posto che ancora non vi siete presi."
"Sappiamo perché siete qui." continuò Sasuke "E vi diciamo sin d'ora che la risposta è no. Tornate in macchina finché potete ancora farlo e sloggiate."
Dopo il suo intervento, l'attenzione del capo di Alba cadde su di lui e ci rimase, come se l'avesse riconosciuto "Sasuke... è passato proprio un bel po' dall'ultima volta, vero? Fa piacere vedere che ti sei fatto un nome anche in questo buco."
"Ti fa piacere, come no. Ben immagino come tu stia crepando di invidia in questo momento. A te non basterà più una vita intera per guadagnare abbastanza reputazione da spalare via tutta la merda che è piovuta sul tuo di nome, Obito."
Fu solo una sua impressione, ma a Naruto sembrava che Sasuke covasse verso Obito più veleno di quanto ne scorresse fra lui e Karin. Decidendo che doveva saperne di più, si allontanò con discrezione di alcuni metri portando Hinata con sé.
"Naruto-kun, che cosa c'è?"
"Meglio se parliamo a bassa voce. Hinata-chan, credo che tu sappia qualcosa su quelle persone. Mi spieghi chi sono e cosa vogliono? E Sasuke e quel tipo lì... sbaglio, o si conoscono?"
Hinata assecondò la sua richiesta di parlare senza farsi sentire troppo "Non sbagli. Quell'uomo è Obito Uchiha ed è il cugino di Sasuke-kun."
"Sono imparentati? Quei due sono cugini?"
"Conosci la società capeggiata dai tre fratelli Madara, Izuna e Fugaku Uchiha, vero? Sasuke-kun è uno dei figli eredi di Fugaku, mentre Obito-san è il figlio di Madara."
"E che cosa è successo fra loro due? Saranno cugini, ma sembrano a un passo dall'afferrarsi la gola a vicenda."
"Credo anch'io che sia successo qualcosa che li ha inimicati, ma non ne so molto. So soltanto che la famiglia Uchiha ha ripudiato Obito-san a causa dell'incidente che è avvenuto alcuni anni fa, e lui adesso li odia tutti a sua volta."
Ora che Naruto ci pensava, Sasuke aveva appena detto qualcosa a proposito del nome di Obito che era stato irrimediabilmente infangato. Hinata stette per spiegargli in modo più specifico come ciò fosse avvenuto, invece arrivò sul posto Kushina rifilandogli un'occhiata critica "Davvero mi stai dicendo che non sai nulla dell'incidente nel quartiere di Ginza? Giornali e telegiornali ne hanno parlato per mesi!"
Minato si dimostrò più bendisposto a spiegare le cose al figlio "Praticamente, una sera Obito Uchiha era ubriaco alla guida di un'auto e provocò un incidente: investì una donna gravida e la macchina si accappottò. Tutti e due furono portati in ospedale e ricoverati: la donna ha perso il bambino e Obito è rimasto cicatrizzato a vita su tutta la metà destra del corpo. Trattandosi di un Uchiha, la notizia ha fatto scalpore e Obito si è attirato addosso un bel po' di critiche arrecando vergogna alla famiglia. Fu arrestato per guida in stato di ebbrezza, pagò qualche penale salata e si fece qualche anno in prigione e, come colpo finale, Madara Uchiha lo diseredò. Con un erede in meno, la società di famiglia dovette ricalcolare e rigestire tutte le quote daccapo, pare che abbia anche rischiato di perdere molti soldi. Per lungo tempo è rimasto indeciso che cosa ne sarebbe stato della compagnia, la sua difficoltà economica divenne nota e la colpa dell’origine di tutto è sempre stata attribuita ad Obito. Dopo che è uscito di prigione, con la famiglia non ci ha più avuto a che fare, nessuno sa che cosa abbia fatto finora, però si sa che da allora odia tutti i suoi familiari. Quello che ha fatto rimane comunque qualcosa che non si dimentica."
Naruto tornò a osservare il clan Alba, soffermandosi su Sasuke e Obito, ben notando l'astio che cresceva con evidenza. Di colpo riuscì a vedere tutto l'odio che l'Uchiha diseredato nascondeva dietro quel suo sorriso sprezzante e sfigurato. Pensò di cominciare a capire lo sconforto di tutti al vedere lì sotto lui e tutti gli individui inquietanti di cui si era circondato, sapeva che non ne sarebbe venuto fuori nulla di buono e iniziò a porsi domande sul futuro dell'Underground... perché quei dieci Racers, per qualche inspiegabile motivo, era come se minacciassero la continuità di quell’indispensabile mondo sotterraneo, il suo mondo e quello di Hinata-chan.
"Che cosa sono venuti a fare? Tutti quanti sembrano saperlo ma io non riesco a capirlo."
"Questa è la parte peggiore della faccenda." spiegò Hinata "Nessuno ne parla apertamente, ma in giro si sa che anche Obito-san ha costituito un clan e si è dato alle corse. Peggio ancora, in qualche modo ha preso il comando di tutti i punti di ritrovo delle gare in città e ne ha fatto un suo racket."
"Punti di ritrovo? Intendi altri posti come questo?"
"Certo, l'Underground non è l'unico. Sono circa una dozzina sparsi in diversi quartieri di Tokyo e Obito-san li ha tutti inseriti nel suo giro. Non si sa con precisione come faccia, ma può garantire le strade libere dalle vetture di pattuglia della polizia, in modo da permettere ai Racers di gareggiare in una certa fascia oraria di notte, promette anche che nessun corridore di una certa base si intrometta nelle corse di un'altra. In cambio, però, esige una percentuale dei soldi che ogni concorrente vince in gara. Si tratta di solo di una modesta frazione per ogni vincita, ma messe tutte insieme formano molto più di quanto si possa vincere in una sola serata."
Sin dalle scuole medie Naruto sapeva di essere sempre stato negato in matematica, però sapeva fare abbastanza calcoli da restare senza parole al sapere a quanto potevano ammontare all'incirca gli incassi di un simile giro d'affari. Partendo da una base di almeno centomila yen in totale per un solo punto di ritrovo... si trattava di quasi un milione e mezzo a serata, come minimo. Anche avendo perduto l'eredità di famiglia, Obito Uchiha aveva trovato un modo suo di riempirsi le tasche all'inverosimile. Pensare che ora voleva includere anche l'Underground nel suo racket lo irritava da morire.
"E nessuno gli ha mai sbattuto un rifiuto in faccia?" domandò contrariato "Da quando in qua le corse in città sono diventate un business in nero?"
"Offerte come le sue sono ben difficili da declinare, se ti viene offerta sicurezza dalla polizia per una modica cifra per ogni gara. Però è anche vero che accettare significa anche accettare di sottostare alle loro regole, è come rinunciare alla propria indipendenza. Qualcuno questo lo ha sicuramente capito e ha provato a respingere l'accordo o hanno voluto tagliare i ponti con Obito-san."
"Invece...?"
"Guarda quei nove Racers, osserva attentamente le loro auto. Hai visto che bolidi? Non esiste che mostri del genere di primissima scelta si possano comprare con le vincite di qualche gara clandestina. È palese che Obito-san li paghi per fargli fare ciò che vuole lui, ossia fargli ottenere tutti i “sì” che vuole. Quando devono costringere i clan ad accettare, ci riescono sempre. Se qualcuno ha intenzione di ritirarsi dall’accordo, loro gli fanno cambiare idea. Se si cerca di non pagare la quota dovuta, bussano alla tua porta e sanno come prendersi il risarcimento. La parola “no” non è fra quelle che questa gente vuole sentirsi dire."
"La dico io, invece. No." Naruto fu al limite della sopportazione "Di punto in bianco arrivano e pensano di poter fare di questo posto quello che gli pare? Non esiste!"
"Dove vai?" chiese Kushina vedendo il figlio fare dietro-front e tornare indietro a grandi passi "Che hai in mente di fare?"
Purtroppo lo sapeva già e l'idea non le fu di gradimento, perciò gli andò dietro subito, prima che si ficcasse in problemi molto più grandi di lui. Il ragazzo, però, sparì di nuovo nella folla prima che lei lo raggiungesse, così non riuscì a impedire che passasse davanti a tutti, anche davanti ai clan di Racers. E anche quando fu fra loro e gli Alba, non si fermò.
"Ehi, Doppiafaccia!"
Terminò la sua avanzata scaricando un pugno serrato con forza in faccia all'Uchiha.


SPAZIO AUTORE
Ciao gente, come va?
Perdoniate se l'attesa è stata un po' più lunga, in realtà il capitolo era già finito da qualche giorno e forse domenica sarei pure riuscito a postarlo... ma è stato davvero un brutto finesettimana e non avevo proprio voglia di mettermi a rileggere il capitolo, però nemmeno avevo il cuore di propinarvi un aggiornamento pieno di chissà quanti errori di battitura. Per me è un periodo un po' giù ma non c'è bisogno di preoccuparsi troppo, continuerò ad aggiornare ogni volta che posso. Intanto vi saluto ;) ci si vede al prossimo aggiornamento
See ya!

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Capitolo 13
*** R.I.P. (fuori storia) ***


Comincio col chiedervi scusa se quasi certamente avete pensato che questo fosse un aggiornamento. No, questo è solo un piccolo spazio che voglio usare per commemorare Paul Walker, il nostro Brian O'Conner della serie di Fast and Furious che mi ha ispirato questa fanfic tanto apprezzata anche da voi, e che purtroppo ieri ci ha lasciati per sempre. Non potevo aspettare il prossimo aggiornamento di questa storia per dirlo (anche perché col capitolo di "Strigoi" ancora non ho finito).
Quindi... grazie infinitamente, Paul, per aver dato forma a una serie di film unica come Fast and Furious, è anche grazie a te se ho creato "Tokyo Undeground" e l'ho condivisa con tutti. Le quattro ruote sono state la tua vita e, purtroppo, anche la tua morte.
Riposa in pace e continua a scorrazzare in auto là sopra, dove ora hai tutto lo spazio che vuoi.

Paul William Walker IV
12/09/1973 - 30/11/2013

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Capitolo 14
*** Uchiha ***


Anche se all'Underground era noto che Naruto Uzumaki, nel bene o nel male, fosse capace di suscitare scalpore, i suoi modi finivano sempre per lasciare tutti a bocca aperta. Stavolta il gran colpo lo aveva fatto contro Obito Uchiha, che sebbene attorniato da nove Racers suoi sottoposti, era finito a portata di pugno del furioso Uzumaki... e quel pugno lo aveva ricevuto in piena faccia, con tanta di quella forza e rabbia da finire col sedere piantato a terra. Le reazioni a una cosa simile furono più di una: chi continuava a rimanere troppo sconvolto per emettere una parola o anche solo un sospiro; chi iniziava a piangersi addosso per il modo disastroso in cui la situazione stava per finire, come se prima non fosse già abbastanza tesa di per sé; chi guardava Obito buttato a terra e Naruto dopo il colpo scaricato, sollevando commenti su quanto fosse un idiota fuori di senno, pur senza dirglielo direttamente.
Qualcuno di più particolare, poi, reagiva in modo diverso: ad esempio Kushina, che non era riuscita a stare dietro il figlio esagitato e non aveva potuto fermarlo, restando di sasso nel vedere quella scena avvenuta troppo rapidamente; Sasuke Uchiha, tanto colto di sorpresa quanto infastidito da quella che vedeva come una semplice intromissione dell'Uzumaki in qualcosa che non lo riguardava; gli Alba, alcuni dei quali aiutavano Obito a rimettersi su e altri due o tre che si accingevano a impartire una dovuta lezione a quel biondino che aveva allungato troppo i pugni. Ciò che impedì queste ultime conseguenze fu un'ulteriore unione dei Racers dei clan che costituirono un nuovo muro fra Naruto e gli Alba.
"Brutto deficiente ritardato!" del tutto incapace di contenersi, Karin afferrò il cugino dalla collottola e lo tirò indietro "Tu hai una maledetta predisposizione per fare a botte con gli Uchiha! Ma che ti dice il cervello?"
"E lasciami!" si liberò dalla presa "Vorresti farmi credere che nessuno qui avrebbe voglia di fiondargli un calcio dove non batte il sole?"
"Ma nessuno sarebbe così idiota da farlo veramente! Quella è gente che non scherza!"
"Me ne sbatto, neanche io sto scherzando!"
Karin fu lì lì per ribattere, ma alla fine decise di lasciar perdere mandandolo al diavolo "Aaah, ma che te lo dico a fare? Tanto ormai ti sei scavato la fossa da solo, cosa vuoi che me ne freghi di cosa ti faranno quei tizi?" e se ne andò.
Nel frattempo, l'atmosfera fra i Racers dell'Underground e quelli di Alba cominciava a farsi rovente, qualcuno che intimava loro di farsi da parte per lasciargli mettere le mani su Naruto, qualcun altro dello stesso clan che urlava rabbioso rivolgendosi direttamente a lui per istigarlo a farsi vedere "Avanti, piccolo bastardo, salta fuori invece di nasconderti dietro agli amichetti! Ti insegno io a metterti contro chi non devi!"
Naruto, dal canto suo, non voleva neanche stare a pensarci e fu sul punto di tornare in prima linea; fu solamente Hinata a raggiungerlo e fermarlo prima che rispondesse così facilmente alle provocazioni "Aspetta un attimo, Naruto-kun. Se ti metti da solo contro di loro, ti metterai ancora di più nei guai."
"E allora? A te non da' fastidio che arrivino qui e si proclamino i padroni?"
"Certo che mi da' fastidio, ma non voglio che tu debba vedertela da solo."
Hinata lo prese per mano, facendogli capire che intendeva stargli vicino in quella situazione. Naruto la strinse di rimando e così la portò con sé, facendosi spazio in mezzo alla barriera umana. Quando si fece vedere, quello che lo aveva provocato lo adocchiò subito, anche se Naruto stesso faticava a prendere seriamente quel volto poco virile con un ridicolo ciuffo cadente sulla metà sinistra. Anche minacciandolo, non c'era verso che un individuo del genere potesse intimorire l'Uzumaki.
"Ora ti fai vedere, eh?"
"Ne vuoi un po' anche tu?" Naruto fece scattare le nocche del pugno "Guarda che ne ho comunque per tutti voi stronzi."
"Fatti un po' pestare, su." l'occhio non coperto si spostò su Hinata "E poi penso proprio che alla tua ragazza potrei dare una compagnia migliore."
"Sto bene dove sono adesso." sentenziò la Hyuga "Quindi è meglio che non ti avvicini."
"Sai com'è" spiegò Naruto "lei non va a donne."
Vedendolo sul punto di rispondere all’offesa con i pugni serrati, l'Uzumaki si preparò a sua volta a riceverlo. A fermare il Racer di Alba, però, intervenne Obito che lo trattenne dalla spalla "Deidara, adesso vedi di darti un po’ di contegno."
"Quando gli avrò spaccato un po' di ossa, me lo darò con tutta calma."
"Ho detto adesso. Siamo qui per discutere di affari, non per attaccare briga."
Con un verso di stizza, Deidara sforzò il suo autocontrollo e mandò al diavolo sia Naruto che Hinata, anche se lasciar cadere la cosa in questo modo lo irritava parecchio. Al che, l'attenzione dell'Uzumaki fu richiesta da Obito stesso "Tu, ragazzo. Avvicinati."
Non ci pensò su e raccolse la sua esortazione. Continuando a stargli vicino, Hinata fece quei pochi passi più avanti insieme a lui. Quando furono davanti all'Uchiha, questi passò la mano sul labbro, ripulendosi l'esigua scia di sangue che usciva dal labbro spaccato.
"Spiegami perché lo avresti fatto."
Glielo chiese con una calma così piatta da sembrare che facesse finta di non capirlo, provocando di più le ire del biondo "Te lo devo proprio spiegare io o mi prendi solo per un idiota? Guarda che mi hanno spiegato chi sei e cosa fai. E tu credi che se tutti qui all'Underground non ti vogliano tra i piedi, io non dovrei dire la mia? Ho solo fatto quello che in fondo tutti vorrebbero."
"Un po' prevenuto avere questa opinione dopo soli cinque minuti che sono arrivato, ti pare? Non sono venuto qua mettendomi a gridare ai quattro venti che ora siete tutti sotto il mio comando. Vi sto solo proponendo un accordo vantaggioso per entrambe le parti."
"Certo, pagarti per avere da te la protezione dalle volanti. E se non ci stiamo, ci pensano i tuoi gorilla ammaestrati a farci cambiare idea con le loro buone maniere, correggimi se sbaglio."
Una simile schiettezza lo rendeva particolare come pochi altri individui, continuava a incuriosire l'Uchiha, anche se il volto deformato non lo mostrava. I metodi con cui gestiva i suoi affari erano abbastanza noti, ma chi mai ne parlava così apertamente? Ancora di più, chi mai aveva abbastanza palle da farsi avanti e atterrarlo in quel modo fregandosene di quello che sarebbe potuto accadere?
Desideroso di continuare il discorso di prima da dove l'Uzumaki l'aveva interrotto, Sasuke decise di riprendere immediatamente per sé la parola "Questa è l'ultima volta che te lo diciamo, Obito: qui nessuno vuole avere a che fare con te. Devi andartene senza che nessuno di voi si faccia più vedere qui."
"Neanche tu mi dai un po' di appoggio, Sasuke? Pensavo che in famiglia ci si aiutasse."
"Non fai più parte della famiglia, te lo sei scordato? Non esiste un solo Uchiha al mondo che ti consideri più tale."
L'ultima frase fu come se avesse risvegliato la vera espressione divertita dell'Uchiha, poiché, anche in mezzo a quelle piaghe cicatrizzate, l'angolo della bocca si alzò formando un sorriso di sottile godimento. Vederlo così inquietava Naruto e confondeva Sasuke.
"Nessuno tranne uno" lo corresse. Poi si girò verso i suoi Racers, richiamando l'attenzione di uno di loro che era rimasto nelle retrovie fino ad allora, preferendo starsene per conto suo piuttosto che prendere parte a tutta quella sceneggiata "Perchè non vieni qui? Non hai proferito una sola sillaba fino ad adesso, io immaginavo che l'idea di fare un salto qui ti esaltasse."
"Da morire, ma ho imparato a contenermi" si sentì l'altro rispondere senza neanche sforzare il sarcasmo.
Incuriosito dalla sua identità, Naruto lo cercò fra gli Alba, localizzando il tizio che si faceva i fatti propri espirando profonde boccate di fumo dalla sigaretta. Il primo dettaglio che gli balzò all'occhio fu l'aria offuscata generata dai capelli neri così lunghi da essere raccolti in una coda terminale, dagli occhi neri e dal volto particolarmente scavato attorno ad essi, nonché una compostezza così perfetta, un'espressione di calma e apparente disinteresse verso ogni cosa. Vederlo in faccia gli fu sufficiente a farsi un'idea sulla sua identità.
"Hinata-chan." chiese sottovoce "Per caso anche quel tipo lì è un Uchiha?"
"È il fratello maggiore di Sasuke-kun: è Uchiha Itachi."
Con questo, cominciò ad avere l'impressione che adesso ci fosse un Uchiha nascosto dietro ogni angolo. Scoprendo quest'altra novità, si volse a osservare le reazioni del clan direttamente interessato e vide quelle cinque persone rimaste fulminate al vederlo. Sasuke, in particolare, aveva l'aria ben più incollerita che sconvolta. Benché fosse suo fratello, non aveva per nulla l'aria di essere felice, così come a quell'Itachi quell'incontro non sembrava significare molto.
"Perché ho come l'impressione che neanche fra loro corra molto buon sangue?"
"Itachi-san faceva parte dello stesso clan di Sasuke-kun, ma poi ha deciso di lasciarlo. Poi nessuno ha più saputo dov'è che continuasse a correre, almeno fino ad adesso."
In effetti, ricordò Naruto, Sasuke gli aveva parlato del fatto che una volta il loro clan comprendesse un sesto Racer che poi se n'era andato. Dunque si trattava di suo fratello, Uchiha Itachi. E a quanto sembrava, il fatto che fosse entrato nel clan Alba suonava nuovo a tutti quanti, ma il clan Uchiha l'aveva presa più male di tutti. Infatti, poiché lui non si decideva a prendere parte alla discussione, furono loro cinque a raggiungerlo facendosi largo in mezzo agli Alba. Karin, Jugo, Suigetsu e Sakura mantenevano le loro facce ancora incredule, ma Sasuke non si limitò a questo: quando ebbe raggiunto il fratello, l'agguanto per i bordi della camicia aperta ed ebbe un faccia a faccia iracondo con lui.
"Che significa, Itachi? Spiegami che cazzo è questa storia!"
"Significa esattamente quello che vedi, stupido di un otouto. Adesso sono un Racer di Alba."
"E lo dici così, come se niente fosse?" chiese Sakura.
"Bravo, Itachi, proprio una bella roba!" Suigetsu lo applaudì con tutta l'ironia di cui era capace "Quindi ci hai piantati per farti un nuovo giro di amici! Magari questi qua avevano più grana, guarda che bella la tua nuova Bugatti! La RX-8 non era più abbastanza per te?"
"Si chiama "mirare in alto", Suigetsu, tipo cercare di avere qualcosa di meglio. Chiedo scusa se io, al contrario di voi, non ero disposto ad accontentarmi di poco."
"Sasuke, sarà meglio che gli spacchi la faccia perché sennò gliela spacco io. Anzi, lascia stare, voglio proprio farlo io."
Invece lo fece Sasuke, fu così repentino da fermare i propositi di Suigetsu sul nascere. Mollò la presa sul fratello, lasciandolo barcollare indietro. Dopo questo, e contando anche il primo colpo sferrato da Naruto, la preoccupazione generale che il tutto degenerasse in una rissa cominciò a diventare una paura sempre più fondata. Il timore che gli Alba trasmettevano era sufficiente a indurre i più dei presenti a salire in macchina e levare le tende per non rimanerne coinvolti, anche a costo di non sapere come sarebbe finita tutta quella storia. Ancora una volta, però, Obito impose la calma nel suo clan prima che attaccassero briga, così come Jugo si mise in mezzo ai due fratelli per fermare Sasuke e allontanarlo dal fratello in modo che si calmasse almeno un po'.
Dopo che si fu rimesso in piedi e dato una sistemata, Itachi si diresse verso la sua auto e, vedendolo in procinto di andarsene, Obito lo richiamò "Dove te ne stai andando?"
"Tanto sono stati tutti chiari, non vogliono unirsi al giro." rispose lui "Se vuoi rimanere a fartelo ripetere altre dieci volte, fai pure, a me non va di restare qui a perdere tempo."
"Perché no? Hai forse un appuntamento urgente?"
Stavolta Itachi non rispose. Diede gas e con una sgommata girò il veicolo verso l'uscita del seminterrato, andandosene così dall'Underground. Il modo in cui sparì non diede alcun fastidio all'Uchiha capo degli Alba, come se la cosa gli fosse indifferente... mentre, Sasuke, al contrario, non restò ad aspettare un solo momento di più. Non appena ebbe visto la Bugatti svanire oltre il dosso in salita dell'uscita, filò repentino verso la Mercedes e partì in grande accelerata per correre dietro al fratello come una scheggia, ignorando deliberatamente i tentativi dei suoi compagni di clan di fermarlo e chiedergli che intenzioni avesse.
Sfrecciando all'aria aperta, non gli fu difficile individuare da lontano l'auto del fratello che continuava a filare come un razzo. Ingranò fino alla quarta marcia e accelerò in modo da tagliare subito le distanze, finché l'attenzione di Itachi non cadde sullo specchietto retrovisore e, voltandosi per un attimo, scoprì di essere inseguito. Ci sapeva ancora fare, Sasuke, sembrava proprio che non avesse perso il tocco. Visto che aveva deciso di andargli dietro, decise di provocarlo un po' e salì di marcia anche lui, incrementando la velocità e la distanza fra loro.
Vedendolo scattare in quel modo, Sasuke non fu da meno e accelerò anche lui, deciso a inseguirlo non per raccogliere la provocazione ma perché doveva raggiungerlo assolutamente. Continuò a rincorrerlo per un lungo tratto su quella strada che accostava la spiaggia, andando anche oltre il famoso quarto di miglio in cui Karin era stata surclassata da quel suo cugino Naruto. Arrivati a un certo punto, però, la strada in quella direzione finiva ed erano tenuti a prendere una svolta a sinistra che li condusse in delle vie meno deserte. Entrarono in una strada urbana sovrastata da una sopraelevata, dovettero tagliare il passaggio delle auto all'incrocio per immettersi nel loro senso di marcia dall'altra parte del sottoponte; ci fu il rumore di uno schianto, quasi certamente un'auto che aveva cozzato dietro un'altra che aveva dovuto frenare a causa della loro improvvisa apparizione. Nessuno dei due Uchiha ci fece comunque caso e se lo lasciarono alle spalle, Itachi che continuava a sorpassare veicoli come se volesse metterne il più possibile fra lui e Sasuke, quest'ultimo che invece non demordeva e non cessava di essere la sua ombra, senza mai perdere di vista la Bugatti e senza mai sparire dallo specchietto retrovisore del fratello. Un sorpasso difficile fu quello di un autotreno, non per Itachi ma per Sasuke, che quando giunse il suo momento di passare nella corsia opposta vide i fanali di una macchina che gli veniva incontro. Non lo considerò comunque un problema e si spostò più a bordo strada, evitando lo scontro frontale e terminando il sorpasso dell'enorme veicolo coi rimorchi.
Più avanti si approssimava un tunnel a due vie che divideva i sensi di marcia, così cercò di tornare nella sua scia con una brusca sterzata, rischiando un altro impatto; anticipò le intenzioni dell'auto opposta di farsi più a destra per evitarlo e, con una leggera derapata della parte posteriore della vettura, gli liberò il passaggio e scansò il pericolo. In tutto questo, non perdeva di vista Itachi, lo seguì non appena lo vide entrare in galleria. L'interno era ben poco illuminato, tuttavia i delineatori gialli a bordo strada riflettevano i fari anabbaglianti e indicavano l'andamento ad ampia curva del tunnel, inoltre erano su una carreggiata con due corsie a senso unico. Arrivati fuori, tornarono sotto le luci della città serale, la strada davanti a loro diventava una sopraelevata ma, anziché prenderla, imboccarono la corsia laterale di decelerazione e tornarono giù.
A questo punto, pensò Sasuke, era chiaro che Itachi non sceglieva a caso le vie da prendere, né stava giocando al gatto col topo: aveva la specifica intenzione di portarlo da qualche parte. Interpretando così le sue intenzioni, accelerò ancora per non restare indietro e si avvicinò ancora di più. Pensava anche di affiancarlo e pretendere direttamente delle spiegazioni, ma in quella strada urbana a doppio senso e così stretta era un azzardo, così decise di limitarsi a rimanergli dietro.
Poi la corsa cominciò a diventare una vera follia. Più avanti c'era un passaggio a livello attualmente non sbarrato, così Sasuke vide la Bugatti accelerare per arrivarci il prima possibile. Scoprì, però, che la sua intenzione non era di varcarlo prima che potessero eventualmente abbassarsi le barriere, bensì immettersi completamente sui binari e continuare a corrervi sopra.
<< Ma è pazzo! >>
Tuttavia non ci stava a essere lasciato indietro in quel modo. Perciò, se quella era la partita che Itachi voleva, l'avrebbe giocata fino alla fine. Si mise anche lui sulle rotaie con una derapata e seguì la scia del fratello. A giudicare dall'aspetto, non erano rotaie ideali per treni passeggeri, quasi sicuramente erano riservate al passaggio di convogli merci; anche il cambio di paesaggio da urbano centralizzato a periferico sempre più evidente lasciava presagire questo. Sasuke ne dedusse che Itachi lo stesse conducendo a una zona industriale... o, più probabilmente, un'area portuaria, poiché in tutta la corsa non si erano mai allontanati troppo dalla costa e ora ci si avvicinavano ancora di più. Il terreno, alternato fra la ghiaia e le traverse in legno, era meno che adatto per le corse, le auto subivano tanti di quegli sbalzi da mettere a dura prova le sospensioni, eppure l'Uchiha in testa non voleva saperne di abbandonare quella strada. Non c'erano molte luci lungo la linea ferroviaria, seguirne l'andamento senza deragliare era difficile.
Un rumore sconcertante li fece voltare tutti e due: i fari e il suono lontano di un treno che sferragliava dietro di loro, sui quegli stessi binari, a poche centinaia di metri di distanza. E poiché era un mezzo molto più adatto dei loro a percorrere quella strada, era molto più veloce, al punto che si approssimava a rapidità preoccupante. I due fratelli dovettero esigere di più dalle rispettive auto e diedero più gas, anche se sui binari ciò aumentava il rischio che perdessero il controllo dei veicoli. Fecero comunque del loro meglio per distanziarlo, finché non si voltarono di nuovo e si resero conto che non serviva a niente: ce l'avevano alle spalle e non rallentava! Sterzarono entrambi, in direzioni opposte, e abbandonarono i binari discendendo la scarpata sulla quale erano locati. Il convoglio passò in mezzo a loro a velocità travolgente e con uno sferragliare assordante, mentre le due macchine ai lati del treno continuavano a correre parallele. Sasuke non riusciva quasi più a tenere d'occhio il fratello, pur essendo sicuro che si trovasse dall'altra parte... ma senza un modo per oltrepassare la scarpata, sarebbe rimasto troppo indietro e l'avrebbe perso completamente. Accanto a loro, i carri merci continuavano a scorrere, una catena interminabile di vagoni... finché a un certo punto le cisterne non divennero dei carri aperti, semplici piattaforme su ruote senza pareti perimetrali. Sasuke volle cogliere la palla al balzo e diede un'ulteriore accelerata: la Mercedes risalì la scarpata trasversalmente, ma a una velocità tale che, una volta raggiunta la cima, tutto il veicolo si alzò in volo. Utilizzando la breve salita come trampolino, l'auto ebbe lo spazio per sorvolare i carri merci aperti, sospesa in aria in un'azione assurda che eguagliava quella di Itachi di intraprendere i binari. Iniziò la discesa sull'altro lato e il suolo tornò a farsi sentire sotto le ruote con un brusco urto, senza che impedisse a Sasuke di riprendere velocità dopo aver visto la Bugatti che continuava a correre. Notò, però, che stava iniziando a rallentare e intraprese una svolta a sinistra.
Era come aveva immaginato, lo aveva guidato il più lontano possibile dal centro della città e aveva cercato la riservatezza di uno scalo merci in un porto di periferia. La sua auto percorse un'ultima stradina breve che sboccò in un ampio spiazzo adibito all'ormeggio di una nave cargo. Tutti i container che si trovavano dapprima sul ponte erano già stati scaricati e deposti a terra in modo da formare un immenso blocco da tonnellate di metallo. In tutto il porto, però, non era rimasto più nessun lavoratore a quel tardo orario per controllare tutta la merce scaricata, muovere le gru e guidare le macchine per il trasporto merci. Adesso era un luogo completamente deserto e lasciato a dormire al buio. Itachi, consapevole di questo, si fermò lì e scese dal veicolo, aspettando finché Sasuke non fece ugualmente.
"È un piacere vedere che non hai perso la mano, Sasuke. E anche che la tua auto rimane sempre la stessa. Anche il nome è sempre quello o lo hai cambiato?"
"Che cosa c'è che non va in quello che ha adesso?"
"Perché dovresti chiamare una macchina "Avenger"? Di chi si dovrebbe vendicare?"
"Basta con le boiate, Itachi." tagliò corto Sasuke "Non mi prendi in giro, so bene che quando mi chiami "stupido di un otouto" c'è qualcosa che stai cercando di farmi capire. Se mi vuoi dire di che si tratta, fallo e basta."
"Come vuoi. Ma prima di questo, sai se ti è venuto dietro qualcun altro?"
"No, credo non ci sia nessuno."
"Non ci devono essere incertezze, Sasuke." precisò Itachi con tono improvvisamente grave "Sei sicuro o no? Quello che sto per dirti riguarda solamente la nostra famiglia. Se qualcuno di esterno dovesse sentirlo, sarebbero guai per lui e per noi."
"Sì, sì, ho capito. Muoviti a spiegarmi che cosa sta succedendo."
Itachi trasse un respiro profondo, pensando da quale punto cominciare. Vedendo questa sua piccola indecisione, fu Sasuke a stabilire cosa farsi spiegare prima di tutto "Potresti iniziare col dirmi cosa hai a che fare con Obito. Hai avuto ben pochi rapporti con lui quando era ancora di famiglia, perché ci diventi improvvisamente pappa e ciccia ora che non ne fa più parte?"
"Lo sto tenendo d'occhio già da diverso tempo. Dovevo sapere cosa ha in mente di fare."
"Davvero? E come mai questa improvvisa preoccupazione sulle sue intenzioni? A chi vuoi che importi di ciò che fa?"
"Dovrebbe importare anche a te, Sasuke. Stasera tutti quanti voi gli avete ripetutamente sbattuto un "no" in faccia e questo lui non l'accetterà mai. Ora che ha messo gli occhi sull'Underground, farà di tutto per ottenerlo e potete stare certi che ci riuscirà, con le buone o con le cattive."
"Credo che tu stia esagerando. Da come ne parli, sembra che l'Underground sia diventata una sua ossessione. Possiede tutte le altre basi della città, cosa se ne fa di un'altra in più?"
"Monopolio: è questo ciò che cerca di ottenere. La gestione di tutti i punti nevralgici delle corse clandestine di Tokyo. Hai idea dell'ammontare di guadagni di un racket simile?"
"Fin troppi, direi. Non ha un'attività ufficiale, né un lavoro che possa mascherare simili introiti. Tutti quei soldi come li ricicla senza destare sospetti?"
"Ha acquistato da pochissimo tempo un autosalone. Espone e vende auto di un certo livello, come questa Bugatti, e questo giustifica in parte tutti soldi che guadagna in nero."
"Milioni di yen." precisò Sasuke "Non c'è un solo autosalone al mondo che permetta certi profitti nel giro di un solo anno. Ne deduco che non si accontenterà di questo, acquisterà altre attività commerciali. Magari, un'intera catena di autosaloni."
"Questa è la sua copertura. Ma nostro padre e i nostri zii hanno intuito già da alcuni mesi che ciò che Obito ha in mente non è nulla di buono. Non te lo nascondo, Sasuke: papà sa delle nostre attività notturne, dell'Underground e di tutto il resto, ormai da diverso tempo. Il solo motivo per cui non ha preso provvedimenti in merito è perché non vuole che io e te facciamo la stessa fine di nostro cugino."
"Certo, me le immagino le nostre facce su tutte le riviste. Io, te e Obito, l'ultima generazione della nostra famiglia, che umiliamo fino in fondo il prestigioso nome degli Uchiha. Se sa di noi, vuol dire che sa anche delle attività di Obito."
"Lo sa lui, lo sa Izuna-ojiisan e soprattutto lo sa Madara-ojiisan. E poiché ne erano al corrente, papà è venuto personalmente da me a chiedermi di entrare nel gruppo di Obito, ottenere la sua fiducia, tenere d'occhio tutti i suoi movimenti e riferirglieli."
E questo, pensò Sasuke, era il motivo vero e proprio che aveva spinto Itachi a lasciare il loro clan. Il che spiegava anche perché si fosse astenuto dal dare spiegazioni a lui, a Sakura e a tutti gli altri quando se n'era andato, riguardava unicamente la loro famiglia e non ci teneva a metterli in mezzo: non poteva spiegare tutto neanche a lui in quel momento, mentre saliva in macchina per lasciare definitivamente il garage del clan, quando c'erano anche i loro compagni. Finalmente ora lo aveva capito, ma c'era ancora qualcosa che non comprendeva "Papà si è rivolto solamente a te, invece a me ha preferito tenermi all'oscuro. Perché?"
"Glielo chiesi. Mi disse che secondo lui tu non saresti stato in grado di reggere la farsa."
"E lui che ne sapeva? Cosa ne sa di come sono io?"
"Lo sapeva e devo ammettere che non aveva torto. Quando stasera hai rivisto Obito dopo tanto tempo, non hai perso un istante a mostrare il tuo astio nei suoi confronti. Vero che molto spesso anche tu tendi a non esprimere le tue emozioni come si deve, eppure ti sei scaldato facilmente in sua presenza. Fidati, non avresti sopportato la copertura come ho fatto io."
Sasuke rimase silenzioso, dovendo riconoscere che aveva ragione. Lo sorprese comunque pensare che suo padre potesse dire di conoscerlo anche in minima parte, pensando a quanto poco sembrasse considerare lui e Itachi. Non ricordava mai un solo momento in cui non l'avesse visto come una persona severa, dedita fin troppo al lavoro e ben poco all'ambiente familiare. Tuttavia, il fatto che si preoccupasse di sapere cosa facessero i suoi figli, che conoscesse (almeno un po' su di lui) i loro atteggiamenti e che affidasse a uno di loro un incarico così delicato e rischioso... questo lo portò a pensare che forse doveva rivedere le sue opinioni. Al momento, però, non ci pensò troppo su e tornò al discorso.
"Non mi spiego ancora perché questa sorveglianza su Obito. D'accordo, si mette a giocare al piccolo gangster per tirare su un bel po' di grana, ma che bisogno c'è di preoccuparsi? Tutto quello che fa come potrebbe impensierire la famiglia? Ormai l'hanno disconosciuto dal nome Uchiha, non può più avere legami con noi."
"Ancora non ti ho detto il punto più importante, quello che ho scoperto. Sì, al momento gli affari di Obito non sono una preoccupazione per noi, ma lo diventeranno presto se non verrà fermato. Ti ho detto che cerca il monopolio sugli Street Racers, ma quello è solo il primo passo; non è altro che un mezzo che gli servirà per ottenere ciò che davvero vuole."
"Vale a dire?"
"La Yakuza. Obito vuole diventare uno yakuza."
"Però! Non si può dire che gli manchi l'intraprendenza. Ci vogliono proprio le palle per una decisione del genere."
"C'è poco da scherzare, Sasuke. Chi credi che prenderà di mira per primi se diverrà sul serio uno yakuza a tutti gli effetti? L'impresa Uchiha non ha le risorse per contrastare un'organizzazione criminale del genere, e stai pur certo che Obito la userà per far crollare tutte le azioni di papà e degli zii. Rovinerà loro, noi e tutta la famiglia, perderemo tutto senza poter fare niente per impedirlo. Lo abbiamo escluso dall'eredità che gli spettava, così ora ha intenzione di riprendersela con fior di interessi rubando anche le nostre quote. Sarà lui il nuovo capo in cima alla gerarchia, lo capisci? Ormai gli basta poco per vincere, tutto quello che deve fare è impossessarsi dell'Underground e allora avrà ottenuto un suo completo giro d'affari in nero che gli permetterà di entrare nella Yakuza. Se ce la fa, abbiamo chiuso tutti, è finita. Per questo va fermato adesso, prima che sia troppo tardi."
"Che cosa vuoi da me, Itachi?" chiese con fare circospetto "Che cosa ti aspetti che faccia? Lo hai detto tu, non sono tagliato per aiutarti in questo compito, visto che la mia ostilità verso di lui è fin troppo palese."
"Non ti chiederei mai di metterti così a rischio, il posto dove io sto è un nido di serpi. Ma oggi voi lo avete sfidato e potete star certi che ci sarà una rappresaglia per questo. Non so in che modo, né quando, ma ci sarà. Ti ho portato qui perché dovevo assolutamente farti conoscere la verità e avvertirti... ma soprattutto, perché voglio raccomandarti di stare attento nei prossimi giorni. Molto, molto attento, sia tu che gli altri."
Con questo, il discorso parve proprio avere fine. Itachi non aggiunse più nulla e Sasuke non pretese di sapere altro da lui mentre tornava dentro la sua macchina. Quando ebbe acceso il motore, però, lo vide sporgersi dal finestrino prima che se ne andasse.
"Sasuke, questa conversazione non è mai avvenuta." gli raccomandò "Dovessero chiedertelo, hai passato la serata a rincorrermi ma non sei riuscito a raggiungermi. Ti ripeto che ciò che ti ho detto non dovrà mai più uscire di bocca né a me né a te. Lo dico per il tuo bene. E se tieni a Karin, a Suigetsu, a Jugo... e soprattutto, se ci tieni al bene di Sakura, sarà meglio che non ne fai parola con loro e con nessun altro."
Lasciato quell'ultimo consiglio, la Bugatti curvò su se stessa sfrigolando, diede gas e oltrepassò Sasuke, lasciandolo lì in solitudine dopo essere sparita dietro la svolta in fondo alla strada che usciva dallo scalo merci.


SPAZIO AUTORE
Ciao a tutti, come va? Passate buone feste? Era da un bel pezzo che non tornavo su questa fanfic, ma per me il mese di Novembre è stato proprio un brutto periodo, sono successe un sacco di cose che mi hanno preso un po' troppo e questo mi ha ritardato di molto nella stesura del capitolo di "Strigoi", con quest'altro speravo di tornare in tempo per farvi almeno gli auguri di Capodanno, ma vabbé :D come vi ho promesso l'ultima volta, da qui in poi le cose si fanno sempre più scottanti nella storia e con la conversazione fra i fratelli Uchiha ne avete avuto un assaggio. Ma ricordate che siamo solo agli inizi, muah!
Detto questo, vi saluto e vi auguro buona Epifania ^^
See ya!

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Capitolo 15
*** Fall ***


Anche solo vista fuori dal grande Cancello Rosso, la sommità della struttura della Todai si scorgeva abbastanza facilmente, nonostante si trovasse a una certa distanza. Naruto non era mai stato oltre quel cancello ma sapeva che tra esso e la scuola si estendeva un cortile a dir poco enorme, che, tra parentesi, costituiva solo una parte di tutto lo spazio che l’intero campus includeva. Questo era risaputo, anche da lui che non ci aveva mai messo piede.
Non era mai stato interessato a frequentare una qualche università, a dirla tutta, anche qualora lui o la sua famiglia avessero potuto permettersi di mandarcelo. Già sapeva che per conseguire una laurea in una facoltà generica dovevi fumarti il cervello e studiare come un pazzo fino a ridurti a uno zombie... figurarsi quello che ti toccava fare se entravi in un collegio di tutto prestigio come la Tokyo Daigaku!
No, decisamente lo studio intensivo non faceva per lui. Era sempre stato così, portato a imparare più dalle cose pratiche che da quelle teoriche; infatti, quando andava a scuola tirava avanti con delle esasperanti sufficienze, prendendo qualche voto discreto solo di tanto in tanto.
Hinata-chan, però, ci si era iscritta, ci studiava ed era già arrivata all'ultimo anno, in un periodo piuttosto breve se si considerava la sua età. Se riusciva a finire tutti quei corsi e a superare pure gli esami in un'università del genere, questo faceva di lei una sorta di genio? Ayame-neechan gliel'aveva spiegato già dall'inizio che quella ragazza era un'intellettuale, con tutte quelle materie che studiava. Quella volta, l'idea che si era fatto di Hinata lo aveva impensierito parecchio, chiedendosi che cosa avrebbe mai potuto avere a che fare lui con una persona così che si riempiva di cultura di prim'ordine?
<< Eppure ora eccomi qui, ad aspettare che proprio quella stessa Hinata-chan, che per inciso è diventata la mia ragazza, esca da lì dopo aver dato l'esame. >>
Anche tenendo conto di quanto potesse essere geniale, non riusciva a immaginarla diversamente dalla persona che conosceva lui, la Hyuga Hinata amante delle quattro ruote, una ragazza graziosa, sorridente, vivace quando voleva... e soprattutto, una Racer formidabile. Sicuramente, quest'immagine che aveva di lei sembrava molto più realistica di quella in cui indossava un ipotetico paio di occhiali e stava seduta con la schiena dritta davanti a una scrivania piena di voluminosi tomi universitari ordinatamente impilati. Il solo pensiero era così strano da provocargli una risata sommessa.
"Ehilààà, Naruto-kun! Non sai quanto ho sperato di trovarti qui!"
C'era un'unica persona in tutta Tokyo che potesse avere una voce così cantilenante e fin troppo esagitata. Difatti, Ayame lo raggiunse con la solita abitudine di prenderlo di sorpresa sottobraccio e arruffargli i capelli.
"Nee-chan?" sbottò dopo essersi liberato "Che diamine ci fai qui?"
"Beh, ovvio, la tua Hinata-chan non dava l'esame oggi? Voglio solo sapere com'è andata."
"No, aspetta... e tu che diavolo ne sai?"
"Mi avevi detto tu che nell'ultimo periodo si era chiusa in casa a studiare, non ti ricordi?"
"Ma non ricordo di averti mai detto che era proprio per oggi!"
"Eh eh eh..." e qui Ayame sfoderò un ghigno furbetto che gli sbatté in faccia alla distanza di un soffio d'aria "Certo che non me l'hai detto, speravi che io non venissi, eh? Ma così mi sottovaluti troppo, carino. Anche se mio padre non fa domande quando chiedi la giornata libera dal lavoro, io me le faccio eccome e mi basta fare due più due per darmi pure una risposta."
"Ovvio che non te l'abbia detto! Tutte le volte che arrivi finisci col farmi vergognare davanti a lei! Anzi, mi sorprendo che stavolta non ti sei portata appresso anche mia madre e mia sorella!"
"Non tentarmi." gli sventolò il cellulare in faccia "Ti avverto che mi basta una telefonata ed è cosa fatta."
"Eeeh? Adesso hai anche i loro numeri?"
"Certo, per tenerle aggiornate sui progressi che fai con la piccola Hinata. Cosa credi, anche Kushina-san è molto interessata a quello che fai con la tua ragazza ma, visto che tu non le racconti nulla, mi ha chiesto personalmente di tenerla informata."
"Quella grandissima..." e non stava per dire "impicciona" o termini simili "Ma con che faccia tosta vieni qui a dirmi che adesso mi tieni d'occhio per spifferare a mia madre quello che faccio con Hinata-chan?"
"Perché ci godo tantissimo, lo sai. Visto e considerato che dovevi farlo già da un bel po' di tempo, sono tutta intenzionata a sapere quando ti deciderai a mandare la palla in buca, se capisci cosa intendo."
"Non sono stramaledettissimi affari tuoi né di mia madre!" marcò ogni parola, anche se così Ayame si divertiva solo di più vedendolo al limite dell'esasperazione.
"Quale palla deve essere mandata in quale buca?"
La voce più sbagliata che si potesse sentire nel momento ancora più sbagliato, tant'è che Naruto, al sentirla, fu paralizzato da un brivido alla schiena che gli congelò il sangue. Girandosi, vide che la faccia di Neji non era per nulla allegra e rassicurante, esattamente come si era immaginato.
Pessimo, pessimo tempismo! Che diavolo ci faceva lì proprio ora? Certo, non era del tutto una sorpresa, si poteva comunque capire che anche lui aveva avuto la stessa idea di aspettare Hinata-chan fuori dall'università dopo l'esame... ma perché doveva sopraggiungere proprio in quel momento? Le probabilità erano infinitesimali, tipo una su un milione o un miliardo! Quale sconosciuta e imperscrutabile forza del cosmo doveva per forza far sì che lo Hyuga, iperprotettivo nei confronti della cugina che era la sua ragazza, arrivasse esattamente nell'istante in cui l'amica invadente e senza peli sulla lingua pronunciasse quelle precise parole?
Solo Ayame (beata ignoranza!) non capiva il perché di tanta agitazione e lo guardava senza capire chi fosse.
"Si può sapere di che diavolo state parlando?" chiese lui, anche se un'idea se l'era già fatta.
Naruto si affrettò a giustificarsi prima che Ayame finisse con l'incasinarlo ancora di più "Non guardare me! Qualunque cosa tu abbia sentito, ti avviso che può essere uscita solo dalla bocca di questa pazza qui!"
"Ah sì? E posso sapere perché questa cosiddetta pazza sta facendo certi progetti su mia cugina?"
"Perché sono quella che ha fatto in modo che si conoscessero, problemi? E quando io comincio qualcosa, voglio che sia finita per bene" rispose Ayame categorica.
La situazione cominciava a prendere una piega troppo inopportuna "Nee-chan, ora però basta."
"Perché, non ho ragione? Io ti metto come premio a un'asta con tanto di musica, dove mi aspetto che tu dia il dovuto premio alla vincitrice... e invece la mattina dopo te ne torni raccontandomi che hai volutamente terminato la serata in bianco! A questo punto è chiaro che devo portare io a termine quello che ho cominciato, no?"
Sfortunatamente per Naruto, Ayame stava cominciando a rivelare un po' troppo. A Neji tornò in mente qualche dettaglio che Tenten gli aveva raccontato su come aveva incitato Hinata ad approcciarsi con quel ragazzo che stava "esibendosi in un locale"... e aggiungendoci le parole che stava tirando fuori Ayame, fare due più due era cosa abbastanza facile e il risultato abbastanza palese. Fu così che l'Uzumaki venne tirato dal vestito e squadrato dallo Hyuga in un inquietante faccia a faccia.
"Di' un po', Naruto, che genere di esibizione stavi facendo quella sera che hai conosciuto Hinata? C'è forse qualcosa che io non so e che dovrei sapere?"
La testa di Naruto era in un panico totale: se da una parte cercava di inventarsi qualsiasi scappatoia, dall'altra teneva nota di tutti i possibili metodi con cui farla pagare a quella bocca larga di Ayame-neechan.
"Ragazzi, tutto bene?"
La scappatoia per l'Uzumaki arrivò, per sua fortuna. Hinata era arrivata sul posto, aveva assistito all'ultima parte della scena chiedendosi cosa stesse succedendo e li guardava stranita "Che state facendo tutti e tre qui?"
"Ah! Hinata-chan..."
Prima ancora che Naruto potesse avvicinarsi, Ayame si piazzò davanti a tutti per salutarla col solito eccesso di euforia "Carissima Hinata-chan, che piacere rivederti!"
"Ciao, Ayame-san..."
"Dunque, ho saputo da un uccellino che oggi hai avuto un esame importante. Che materia era? È stato facile? E com'è andato? Tutto bene, sì?"
"Nee-chan, se magari eviti di tempestarla di domande, qualcosa riesce a dircelo."
Per tutta risposta, Hinata frugò nella tracolla e ne tirò fuori una decina di fogli che costituivano il test per gli esaminandi. Era pieno di scritte e caselle a risposta multipla sbarrate, scritte non in giapponese ma in altre lingue straniere. Facendo scorrere i fogli, mostrò che non era stato notificato un solo errore e il voto a piè di pagina dell'ultimo foglio riportava un perfetto 100 su 100.
"Look by yourself, plein vote dans toutes les langues. Wenn sie Übersetzungen in englisch, französisch, deutsch und spanisch, Hinata Hyuga son el excelente traductor a su servicio."*
Anche non capendo una parola di quello che diceva, era chiaro che stesse adoperando tutte le lingue contenute nel test. Oltre a parlarle tutte con perfetta scioltezza e un accento ben padroneggiato, la facilità con cui passava da una lingua all'altra era impressionante. Dal sorriso radioso che sfoggiava, si capiva che il test era andato più che ottimamente. Naruto pensò che questo rispondesse alla domanda che si poneva poco fa: sì, quella ragazza era davvero una sorta di genio. E questo lo faceva sentire orgoglioso di lei, la abbracciò senza pensare troppo alla presenza di Ayame e di Neji.
"Era l'esame di multilingue?"
"Già."
Hinata fu ben felice di rispondere all'abbraccio con trasporto, allo stesso modo lo fu Ayame nel vederli così amorevolmente avvinghiati (e nel continuare a farsi quei filmini mentali che poi diventavano i suoi progetti futuri su quei due). Un po' meno lo fu Neji che, sebbene condividesse l'entusiasmo per il successo della cugina, ci teneva ancora a chiarire la piccola questione lasciata in sospeso.
"Ok, bene, davvero ben fatto, Hinata. Ma ora che ne dite se qualcuno si decide a spiegarmi nei dettagli qualcosa in merito a una certa serata?"
"Eh? A quale serata ti riferisci, Neji-niisan?"
"Sai, quella in cui Naruto avrebbe fatto una specie di gara all'asta tutta particolare in un certo locale, con te che assistevi." assunse un atteggiamento inquisitore "Ti ricorda niente?"
"Eeeh? Q-quella serata? Non stavate mica parlando di questo?"
Naruto rifilò un'occhiataccia ad Ayame "Purtroppo capita quando ti fai amica una grandissima pettegola."
"Che nessuno cambi discorso! Non avete ancora risposto alla mia domanda!"
"Ma che problemi hai tu?" intervenne Ayame "Sei suo cugino o il suo aguzzino?"
"E tu invece chi sei per apparire dal nulla e mandare Hinata nelle mani del primo che capita?"
"Mica ce l'ho mandata io. Stavo solo aiutando un mio amico a uscire da una situazione problematica, che male c'era? Hinata si è solo trovata nel posto giusto al momento giusto - o sbagliato, dipende da come la vedi. Nient'altro che pura e semplice casualità, con tutto quel che ne consegue, mio caro."
"Te la do' io la casualità! Resta comunque colpa tua e delle tue idee malsane se ho avuto tutti quei problemi!"
"Come, prego? Tu avresti avuto dei problemi? A me è stato detto e riferito che tu abbia rotto le scatole più di chiunque altro a questi poveri ragazzi ogni volta che li hai visti insieme! Non bastava già che quel ritardato mandi a monte la serata che gli organizzo, ci si mette pure il cugino geloso che neanche vuole che si vedano? La prossima volta che mi stravolgi i piani, ti faccio mandare giù intere ciotole di ramen andato a male da almeno una settimana!"
"No, sono io che vengo e ti chiudo nel cofano prima che tu possa mettere in atto qualsiasi altra insania che preveda mia cugina sotto le coperte con qualcun altro!"
"E che vorresti fare? Tanto ormai sono già a metà strada, stanno già insieme, quindi aspetta e spera se non verrà il momento in cui la natura dovrà fare il suo corso, mi spiego? Diglielo pure tu, Naru..."
Cercò l'appoggio di Naruto in quella schermaglia, salvo poi scoprire che né lui né Hinata si trovavano più lì, spariti tutti e due dal preciso punto in cui si trovavano solo qualche secondo fa. E benché lo spazio attorno a loro fosse abbastanza aperto, non li trovavano più in giro neanche guardandosi attorno.
"Tu guarda quel...! Se n'è scappato e s'è portato via Hinata!"
"Oooh!" ad Ayame si illuminarono gli occhi "Una fuga romantica, che tenerezza che fanno!"
"Come no, te la do' io, la fuga romantica!" mise mano al cellulare, intenzionato a rintracciare la cugina.
"Ehi ehi, che stai facendo con quel telefono? Vedi di non disturbarli, capito? Mettilo via, subito!"

L'intraprendenza di Hinata lo aveva preso di sorpresa. Approfittando dell'accesa discussione che Neji e Ayame-neechan avevano iniziato, gli aveva afferrato la mano e lo aveva portato con sé senza dire nulla, in perfetto silenzio, fino a raggiungere l'altro lato della strada. Lì, si erano confusi con la gente che passava e si erano allontanati fino a nascondersi dietro un angolo. La Hyuga faceva restare lui dietro il muro, mentre lei si sporgeva per tenere d'occhio da lontano i due al Cancello Rosso, certa che a quella distanza non potevano supporre dove fossero andati. Fece un po' capolino anche Naruto, vedendoli che si contendevano qualcosa nelle mani di Neji simile a un cellulare, finché la lotta non finì con lui che decise di andarsene per conto suo mandando al diavolo la ragazza e quest'ultima che rispondeva con gesti tutt'altro che decorosi. Alla fine, comunque, presero direzioni diverse rispetto a dove si erano rintanati loro, permettendogli così di prendere un sospiro di sollievo.
Decisamente, Hinata era contenta come lui di essere sfuggita a quell'incontro troppo spinoso per sopportarlo "Accidenti... che imbarazzo! Non ce la facevo più a rimanere lì..."
"Neanche io, te lo assicuro. Purtroppo, Ayame-neechan è troppo invadente per contener..."
Alla Hyuga non sembrò importare molto. Colse di nuovo Naruto alla sprovvista e lo prese dalla giacca per trarlo a sé fino a baciarlo. Sulle prime, il ragazzo la guardò a quell'intensa vicinanza con occhi sorpresi, poi volle soddisfare la sua iniziativa e rispose al bacio che lo aveva zittito, le abbracciò i fianchi per avvicinarsela come aveva fatto lei. Dopo il bacio, ridacchiò divertito "Oggi mi sembra di vederti bella pimpante o sbaglio?"
"Sono felice, tutto qui. Ora posso passare con te tutto il tempo che voglio."
L'Uzumaki fu felice di sentirglielo dire. E fu altrettanto paradisiaco sentirla abbandonare la testa sul sua petto mentre l'abbracciava... e per qualche motivo, l'euforia gli fece venire un'idea in mente "Hai il cellulare con te?"
"Sì, perché?"
"Dai qua."
Hinata glielo mise fra le mani, anche continuando a non capire che cosa volesse farci. Osservò più da vicino e lo vide trafficare fra le impostazioni della segreteria telefonica, finché poi "Salve, questa è la segreteria del cellulare di Hyuga Hinata-chan, che per le prossime ore sarà impossibilitata a rispondere a chiunque perché impegnata a trascorrere tanto tempo e tanto felicemente con il suo ragazzo, che sarei io. Cantate pure come usignoli dopo il bip."
"No no no, ma che fai?" la ragazza se lo riprese, un po’ agitata "Che ti è saltato in mente?"
"Pensavo di personalizzarti un po' la segreteria, una bella nuova che basti tutto il mondo a convincersi che sei assente per tutta la giornata."
"Ma se dovesse essere Tenten-san o anche Neji-niisan a chiamare?"
"Ecco, lui sarebbe un ottimo soggetto a cui rifilare quel messaggio. Prima mi sembrava tutto intenzionato a cercarti."
"Beh, in fondo siamo pur sempre spariti nel nulla. Potrebbe chiedersi dove sia finita."
"Direi che l'ho spiegato abbastanza chiaramente nella registrazione, no? Ora basta preoccuparti e vieni qui." fece in modo che si girasse per poterle cingere la vita da dietro, abbassando il mento su quel dolce incavo che era il suo collo "Perché invece non commemoriamo la giornata? Non ne capirò molto, ma almeno so che superare un esame alla Todai è roba da veri geni. Io dico che qui c'è da festeggiare."
Sorridendo per il complimento e l’allegria che lui le infondeva maggiormente, la Hyuga si strinse di più in quell'abbraccio così speciale e confortevole. Con la mano frugò fra i suoi bei capelli biondi "Avevi qualche progetto in particolare?"
"Aspetta di arrivare a stasera e vedi cosa ti preparo! Coniato e brevettato dal sottoscritto, il ramen speciale Made-Uzumaki-Naruto!"
Hinata semplicemente adorava quella sua instancabile solarità, anche adesso mentre sproloquiava su come la specialità del suo ramen potesse variare a seconda di quali ingredienti segreti ci potesse mettere, rendendolo di tutt'altro livello rispetto a quello che Ayame-san preparava al chiosco. Di tutta questa spensieratezza, ebbe di che gioire.

Era la quarta volta che Obito ripassava l'elenco che aveva davanti. Non vantava la stessa straordinaria capacità contabile di Kakuzu, tuttavia ne capiva abbastanza da rendersi conto che in quel libro cassa c'era qualcosa che non andava.
Come ogni mese, l'acquisto di ogni fornitura e le vendite di ogni articolo erano elencate nel dettaglio, con tanto di datazioni, voci di capitolato e nominativi sia delle ditte da cui acquistavano sia di quelli a cui vendevano. E Kakuzu, ogni mese, soddisfaceva le sue aspettative sull'avere gli introiti ricavati nettamente superiori alle spese sostenute.
Stavolta, però, c'era qualcosa che davvero non quadrava, benché i bilanci non sembrassero presentare nulla di matematicamente sbagliato.
"Konan e Yahiko non ci sono?" chiese a Kakuzu.
"Sono già andati via."
"Dove?"
Per Kisame, le cose si prospettavano divertenti nella prossima mezz'ora. Non c'era nulla di strano se Obito si chiedesse perché loro due non ci fossero, in fondo nessuno del clan era tenuto a presentarsi con regolarità all'autosalone; infatti non c'erano neanche Deidara, Itachi, Hidan, Sasori e nemmeno Zetsu, che era capace di farci la muffa lì... ma se ora voleva sapere di Konan e Yahiko, un motivo c'era, visto che erano generalmente loro a occuparsi delle vendite e degli acquisti di qualsiasi merce motoristica, per poi riferirle nel dettaglio a Kakuzu.
"Credo che per stasera avessero un bel programmino." rispose "All'Hotel Park Hyatt."
Le cose si prospettavano molto più interessanti di quel che pensava, se ne rese conto nel momento in cui l'Uchiha indossò i guanti di pelle nera e proferì l'ordine "Prendete la macchina."
Stavano in un autosalone, poteva riferirsi a più di una macchina da prendere, però sapevano che quella che voleva era la BMW parcheggiata nel retro; anch'essa nera, come da prassi per tutti i veicoli del clan Alba. Kakuzu e Kisame si sedettero avanti, mentre Obito restò silenzioso sul sedile di dietro per tutto il tragitto. Negli occhi di quel volto sfigurato, però, si rendevano evidenti i progetti che stava costruendosi per quando sarebbero arrivati.
Il fatto che Yahiko e Konan fossero andati al Park Hyatt diceva abbastanza, visto che per trascorrere la serata avevano scelto uno degli hotel più sfarzosi che riempivano il quartiere di Shijuku. Dove avevano preso il denaro per godersi un posto del genere prima ancora che i bilanci mensili fossero sistemati e approvati e prima che potessero quindi ricevere il loro salario?
Quando ebbero raggiunto le pendici dei tre mastodontici grattacieli allineati fra loro e dalle diverse altezze (le estremità sembravano costituire i gradini di una scala), sapeva che la risposta al suo dubbio si trovava fra i piani più alti di una delle tre costruzioni.
"Andate a cercarli nei ristoranti degli altri due edifici" ordinò mentre entrò in quello a destra, il più alto.
Non ci fu alcun bisogno di chiedere alla reception o a qualcuno del personale a che piano si trovasse la sala ristorante, in quanto non era la prima volta che ci metteva piede. La famiglia Uchiha era solita andare in quel posto quando si trattava di invitare ospiti con cui concludere importanti trattative, e ben più di una volta lui vi era stato partecipe.
Quando era ancora di famiglia.
Di quel posto, ogni dettaglio emanava lusso e benessere, già lo spazio della hall era inteso a infondere senso di grandezza. Ogni particolare dell'ambiente riluceva di oro, bianco e rosso, i colori della ricchezza. L'ascensore, capace di contenere più di una decina di persone per volta e senza neanche bisogno di stringersi, lo portò fino al cinquantaduesimo piano, locazione del ristorante New York Grill, dove le tradizioni occidentali avevano preso il posto di quelle dei paesi del Sol Levante e sfoggiavano l'eleganza e la raffinatezza dello stile americano. Anche cercando di allargare il più possibile il proprio campo visivo, non si era capaci di contenervi l'intera enormità della sala.
Oltrepassò il corridoio e, fermandosi sull'entrata del salone ristorante, fece un'ampia ricerca accurata spostando gli occhi su ogni tavolo e su ogni volto che lo occupava. Era davvero uno spazio molto grande da coprire con la portata di un solo sguardo, con troppi ospiti vestiti di eleganza nera, fronzoli raffinati e gioielli lucenti, e troppe coppie intente a cenare insieme e con sfarzo brindando allegramente "A noi!"
Cionondimeno, li trovò. Stavano seduti ai piedi di una delle colonne marmoree, avevano ben pensato di prenotarsi un tavolo collocato accanto alla vetrata che faceva da parete, sì che fosse loro offerta la vista magnifica dall'alto della metropoli. Si divertivano, a quanto sembrava. E Konan era davvero uno spettacolo col suo tubino del medesimo blu cobalto che la luce le rifletteva sui capelli neri, proprio un bell'abito sostenuto dal petto generosamente evidenziato dalle spalle nude; allo stesso modo le gambe si offrivano alla vista, accavallate con eleganza e sensualità, per via della gonna corta. Il sorriso era continuamente vivo sulle labbra rosse, segno che stava godendosi la cena e soprattutto la compagnia del suo uomo. Anche Yahiko si dava da fare per rendere migliore la serata, versando nei bicchieri un vino ben elogiato dagli intenditori, prendendo anche il fiore del loro tavolo per sistemarlo fra i capelli della donna, accanto allo chignon elegantemente raccolto.
Sapevano davvero come godersi la vita al di fuori di Alba, questo era certo, si vedeva da come manifestavano tanta allegria e spensieratezza che non avevano mai fatto vedere stando nel clan. Non tanto per Yahiko, più che altro per Konan: era cosa nuova vedere quei continui sorrisi su quel viso dotato di una fredda bellezza misteriosa, risaltata dall'ombretto onnipresente sulle palpebre e dall'espressione perennemente introversa, un insieme di piccoli fattori che la rendevano apparentemente irraggiungibile al desiderio di qualunque uomo. Solo per quella sera, però, aveva deciso di trasformare quella bellezza offuscata in una bellezza splendente, degna del fiore che aveva fra i capelli.
Davvero un gran peccato, era una donna così splendida!
Generalmente, non si poteva accedere alla sala senza avere un tavolo prenotato (a meno che il proprio nome non fosse abbastanza influente da farsi rimediare all'istante un posto libero), infatti era già da un paio di minuti che il maitre della sala persisteva a chiedergli se avesse una prenotazione. Dopo averlo ignorato a sufficienza, Obito si decise a zittirlo con uno sguardo di ghiaccio accompagnato dal volto sfigurato, una frecciata che bastò a sortire l'effetto voluto e a trasformare l'addetto in un omino piccolo piccolo che cercava riparo dietro il bancone. Aprì il cellulare e, portandolo all'orecchio, fece partire la chiamata, restando in attesa di vedere da lontano Yahiko alla ricerca del telefono e rispondere.
"Pronto?"
"Vi state divertendo, presumo" dopo le sue prime parole, osservare la sua espressione che cambiava e si rabbuiava fu un filino divertente.
"Obito, sei tu? Perché mi chiami? Che cosa vuoi?"
"Vi voglio all'ascensore entro il prossimo minuto." tagliò corto, avendo visto che si era voltato e aveva avuto modo di scorgerlo nel preciso punto in cui stava "Tutti e due" e finita la chiamata, ne fece un'altra per avvisare Kisame e Kakuzu di raggiungerlo.
Poche parole gli erano bastate a rovinare la bella atmosfera che i due si erano creati, avevano assunto un'aria visibilmente turbata mentre lasciavano il ristorante. Prima ancora che lo raggiungessero, l'Uchiha aveva già richiamato l'ascensore e li aspettava dentro tenendosi pronto a premere il tasto per scendere; solo quando furono arrivati anche loro diede il comando per andare giù. Per tutta la discesa non si udì una sola parola all'interno della cabina, per quanto Obito sapesse percepire bene il loro disagio alle sue spalle. Ci furono solo due fermate intermedie in cui si aggiunsero altre persone che andavano nella loro stessa direzione. Il viaggio durò fino al piano terra, dove la cabina si svuotò completamente, ma fu solo per ricevere gli altri due Alba che li avevano raggiunti e prendere poi un ascensore differente. Stavolta andarono in alto, molto in alto, il tragitto si prospettava lungo, benché reso più veloce dalla mancanza di altre fermate momentanee e, come il precedente, si svolse nel completo silenzio. In più, la presenza dei membri del clan dotati dei fisici più robusti e intimoranti non contribuiva ad allentare la tensione. Il più alto fra gli ultimi piani riservati alle suite furono la destinazione finale in cui l'ascensore poté portarli. Da quel punto in avanti, se si desiderava continuare a salire, c'erano le scale. Le percorsero fino all'ultima rampa e raggiunsero la porta che si presentò loro davanti e che, non essendo chiusa a chiave, si aprì permettendo alla piccola comitiva di uscire all'aperto su uno dei picchi più elevati di Tokyo.
Essendo ormai chiaro che li aveva portati fino a lì per parlare da soli e indisturbati, Yahiko si decise a porre la fatidica domanda "Allora, Obito? Ci vuoi spiegare a che cosa serve tutto questo?"
"Di', Yahiko, come te la cavi come contabile?"
"Eh?"
Con un gesto, Obito fece consegnare a lui da Kakuzu i fogli del libro cassa "Da' un'occhiata a questi. Dimmi se ci trovi qualcosa di strano."
Il membro di Alba dai capelli rossi seguì il suo consiglio e, cercando di metterli al riparo dal vento di quell'altitudine, li osservò rigo per rigo. Ci mise pochi minuti a studiarli e valutarli, finché "Non ci vedo nulla che non vada."
"Infatti. Non lo vedi perché si direbbe proprio che non ci sia nulla di sbagliato. Sono elencate tutte le transizioni che tu hai effettuato e i relativi importi che sempre tu hai regolarmente riferito a Kakuzu. Fino a qui è tutto nella norma." si fermò per un attimo e gli fece vedere un diverso insieme di fogli "Tuttavia, mi sono concesso una piccola indagine di mercato del settore motoristico. Che ne dici di guardare anche questi prezzi di listino e confrontarli con le nostre spese?"
Yahiko cominciò a sentire quel piccolo peso nella gola che, per non mostrare debolezza, si sforzò di non deglutire; diventava sempre più chiaro dove il discorso stesse andando a parare, si prodigò per mantenere calma e compostezza mentre visionò quel listino.
"Coincide più o meno tutto, vero?" continuò Obito "Piccole differenze trascurabili che variano a seconda della ditta che vende, ma senza mai allontanarsi eccessivamente dalla media del prezzo di mercato. Eccetto..." gli si avvicinò e piantò un dito sul foglio per indicargli la cifra di un articolo particolare "... questo: bombole al protossido di azoto. Si tratta solo di una mia impressione, oppure i costi che sosteniamo noi per un solo set da dieci sono visibilmente più alti di quanto dovrebbero essere?"
L'altro rimase in silenzio, sforzandosi di non mostrare palese colpevolezza.
"E non solo. Mi è capitato di notare che la cosa si è ripetuta un altro paio di volte nelle transizioni del mese scorso. Certo, per i nostri fondi non si tratta di un dramma, ma... mi chiedo solo il perché, capisci? Tu mi sai dare qualche spiegazione al riguardo?"
"Io penso che il tuo ragionamento faccia un po' acqua da tutte le parti." si decise a dire "Innanzitutto, la cosiddetta indagine di mercato che hai fatto mi sembra molto approssimativa, non è così strano che qualche prezzo possa superare certe aspettative. E poi, se, come dici tu, questa differenza non causa così tanti problemi, perché ti saresti scomodato a venire fin qui a parlarmi solo di questo?"
"Sai, mi ha incuriosito parecchio, il fatto che abbiate organizzato la serata in un così bel posto. L'Hotel "Park Hyatt", una vera scelta di prim'ordine: pasti raffinati, musica soffusa, suite imperiali e una bellissima vista della città. Direi che ogni lusso qui vale tutti i soldi che costa."
Mentre parlava, aveva iniziato a camminare attorno a Yahiko e Konan, come se fosse intento in un'analisi a trecentosessanta gradi e stesse studiando le loro reazioni "Tu dici che le spese da noi sostenute rientrano perfettamente nella norma. Vuoi sapere cosa penso io? Penso che siano le tue scuse a fare acqua da tutte le parti. Penso che tu abbia prelevato più soldi dalla nostra cassa per comprare più nos di quanto ne hai dichiarato a Kakuzu, prendendoti anche il disturbo di falsificare ogni fattura che gli davi e facendo quindi passare le tue spese extra sul nostro conto. Penso che tu abbia preso quelle bombole di nos in più per venderle a qualcuno a mia insaputa. E per finire, penso che tu abbia usato la grana che hai intascato per spassartela con la tua fidanzata nell'albergo più lussuoso di Tokyo. Di', su tre tiri, quanti ne sono andati a segno?"
"Nemmeno uno. Tutto questo è semplicemente assurdo, stai dicendo un enorme mucchio di cretinate."
Pur apparendo costantemente calmo, anche la pazienza di Obito rivelò di avere un limite, Yahiko ebbe modo di vederlo da sé e nel modo più spiacevole. Un colpo alle articolazioni interne del ginocchio lo costrinse ad accasciarsi, cadendo in uno stato di debolezza momentanea di cui l'Uchiha approfittò per afferrarlo e trascinarlo fino al parapetto. Lo spinse obbligandolo ad abbassarsi fino a far sporgere pericolosamente la schiena per più di metà nel vuoto sottostante, ma gli impediva di cadere tenendolo semplicemente dal lembo della giacca.
"Obito, fermo!" l'intervento di Konan fu fermato sul nascere, intercettata e bloccata dagli altri due Alba "Che stai facendo? Sei impazzito? Obito!"
Il vento che ruggiva con forza a quella quota accresceva lo stato di terrore e vertigine di Yahiko, quasi non sentiva più il pavimento sotto i piedi e il braccio di Obito che lo tratteneva era divenuto il suo unico appiglio.
"E-ehi... Obito! Basta, smettila! Tirami su!"
"Hai un bel coraggio, devo dartene merito. Sai che ho tutte le carte in regola per diventare uno yakuza, così come sai che sono anche a un passo dal riuscirci... e lo stesso tu infili le mani nelle mie tasche cercando di derubarmi da sotto il naso. Tutto questo per che cosa, una serata romantica e una notte di sesso con Konan? Cos'è, oggi cade qualche vostra ricorrenza? È l'anniversario del vostro primo incontro? Di quando vi siete messi insieme? O della vostra prima scopata? No, anzi, vuoi vedere che..."
Lasciò le sue congetture in sospeso e gli perquisì tutte le tasche: camicia, gilet, giacca, pantaloni... finché non parve trovare ciò che cercava ed ebbe in mano un minuto cofanetto nero, al cui interno era conservato un anello, un piccolo circolo uniforme e rilucente d'oro.
"Tu guarda che cos'avevi qui! Allora quest'occasione serviva a chiederle di fare insieme il grande passo. Congratulazioni a tutti, amici miei."
Lo lanciò nelle mani di Konan, che fu lasciata libera di riceverlo. La donna guardò il gioiello con stupore, quello stupore deliziato che faceva rimanere a bocca aperta e che, nonostante la situazione così degenerante, era inteso a manifestare gioia. Yahiko cercò di tirarsi su di qualche centimetro, almeno per poterla vedere in faccia e farle capire col solo sguardo di essere dispiaciuto che lo fosse venuta a sapere in una maniera tanto deludente. Il capo degli Alba, comunque, non fu intenzionato a dar loro modo di vivere il momento.
"Non è comunque molto intelligente, sai, cercare di prendermi per il culo giusto prima di chiedere all'amore della tua vita di sposarti. Che senso ha proporle di passare tutta la vita insieme quando tu stesso finisci per accorciare così drasticamente la tua prospettiva di vita?"
Non c'era rabbia o minaccia nelle sue parole, non si sentiva. Da quel che ricordava, Konan non aveva mai sentito una voce dal suono più impassibile e distaccato di quella di un Uchiha. Invece il pericolo c'era eccome, ben nascosto in maniera inquietante sotto quella calma apparente, riuscì ad avvertirlo e le fece perdere un battito di cuore "No! Obito, te lo chiedo per favore, lascialo stare!"
Quello che invece ottenne fu di trovarsi puntata addosso la canna di una pistola apparsa da sotto il cappotto di Obito, quanto bastò a far crollare le difese di Yahiko "Aspetta! Aspetta! Ti dico tutto, va bene? Ti dico la verità, però calmati! Comincia col lasciare in pace lei, per favore!"
"Bene, allora." acconsentì alla richiesta, ma solo cambiando bersaglio e poggiando l'estremità dell'arma contro la sua spalla "Sentiamo che cosa hai da raccontare. Ti avverto che se mi accorgo che mi stai rifilando stronzate, a te pianto un colpo nel braccio e a Konan un altro dritto in mezzo agli occhi."
"Va bene, ho capito. Hai ragione tu, ho comprato delle bombole di protossido di azoto con i soldi del clan... ma su quello che vuoi, posso giurarti che non le ho rivendute a nessuno, a me non ne è venuto in tasca un solo yen. Tutto quello che ci hai visto fare stasera l'ho pagato interamente di tasca mia, solo mia."
Effettivamente, pensò Obito, con quello che li pagava, non era strano potersi permettere almeno una cena in un posto del genere, almeno coi risparmi messi da parte per quattro o cinque mesi. Notevole che si fosse preso un tale impegno a lunga scadenza. Tuttavia, non era abbastanza da chiudere la questione "Davvero? Allora che ne è stato di tutto quel nos? Che ne avresti fatto se non hai voluto lucrarci sopra?"
"Conosco una persona in città. Mi aveva chiesto se avessi potuto procurargliene un po' e così ho fatto. Gli ho permesso di prenderselo senza pagarmi niente e senza problemi, visto che siamo amici di vecchia data. Questa è tutta la verità, te lo assicuro."
"Senza problemi, dici? Questo è eccome un problema: ti sei permesso di regalare in giro del protossido di azoto che hai pagato con i miei soldi. Chi sarebbe questo tuo amico per cui sei disposto a rischiare tanto? Visto che sono tanto interessato a conoscerlo, perché non mi dici come si chiama?"
"No!" il grido di Konan si udì per la terza volta "Yahiko, non glielo dire, non dirgli niente! Lo sai cosa farebbe se..."
"Zitta, Konan! Zitta, non parlare!"
Ma ormai era tardi, anche lei se ne rese conto quando gli ammonimenti di Yahiko furono tardivi. Il suo ennesimo intervento era stato rivelatore e aveva gridato nell’aria un altro segreto.
"Dunque il nostro bel fiore faceva la complice, eh? Beh, avrei dovuto immaginarlo. Facciamo così: tu dimmi solamente quel nome e io sarò disposto a chiudere un occhio sulla faccenda. Che ne pensi?"
"Ti ripago io, va bene? Non c'è bisogno di continuare con questa storia, ti ridò io tutti i soldi fino all'ultimo ye..."
Un colpo in faccia lo mise a tacere all'istante, sembrava proprio che Obito non fosse intenzionato a sentire altro da lui se non una sola cosa "Dimmi quel nome! Subito!"
Gli concesse comunque quel momento di cui aveva bisogno per riprendersi, restò ad aspettare che finisse di boccheggiare e gli dicesse quello che voleva. Nonostante questo, nonostante avesse la sua vita nelle mani, la sua volontà di sfidarlo non era ancora stata soppressa, l'avvertì nella voce astiosa che gli rivolse "Che vorresti farmi, Obito? Eh...? Spararmi? O buttarmi giù? Forza, fallo, per quel che ti conviene. Che sarà mai, in fondo nessuno in un'intera sala può averti visto lasciare il ristorante insieme a me."
Sospirò, appena percettibilmente, perché anche se la voglia di opporsi era molta e lodevole, il modo in cui la sfruttava si era rivelato deludente "Ne sei convinto? Io ricordo che le cose sono andate diversamente. Mi ricordo di aver chiamato l'ascensore, di esserci entrato e voi vi siete aggiunti solo dopo. Ricordo anche che il maitre ci ha visti scendere, così come ricordo che abbiamo permesso due volte ad altre persone di entrare nella nostra stessa cabina per andare giù insieme a noi. Quanto al salire... zero testimoni, se non sbaglio."
Bastò questo per sancire chi aveva vinto. Obito vinceva sempre, vinceva perché sapeva organizzare bene le partite che doveva giocarsi, senza trascurare il minimo dettaglio. Tutto della sua figura diceva questo di lui e della sua mente calcolatrice, bastava fissare quello sguardo nero e freddo, osservare le sue mani che aveva pensato bene di coprire con dei guanti di pelle nera per preservare le proprie impronte digitali ed evitare di lasciarle sopra il suo giocattolo preferito, che di certo aveva pensato di puntargli contro fin dal principio.
Non c'era prospettiva di vittoria contro di lui, si aveva modo di capirlo quando non si poteva più fare niente ed era allora che prendeva il suo avversario e spremeva da lui tutto quel che ne rimaneva. C'era stato un tempo in cui lo aveva ritenuto addirittura invincibile, ma questa sua credenza si era attenuata quella sera in cui aveva fallito nel far entrare anche l'Underground nel suo giro. Aveva continuato a insistere anche dopo che i due fratelli Uchiha se n'erano andati per conto proprio, facendo ripetute promesse e garanzie di guadagno sia per lui che per tutti i clan di Racers. Alla fine, niente era bastato a convincerli e si era arrivati a quel punto in cui sembrava bastare un niente perché il tutto degenerasse senza rimedio. Solo la perfetta padronanza del capo di Alba su tutti i suoi membri aveva messo a calmare gli animi, accettando infine il rifiuto e ordinando ai suoi di togliere il disturbo.
Giudicarlo in base a un solo episodio isolato era stato un errore. Adesso capiva che quella vicenda non aveva affatto incrinato l'aspettativa di totale inattaccabilità che aveva di lui. Capì anche che presto avrebbe fatto scoprire anche a quelli dell'Underground, nel modo peggiore possibile, che contro di lui non c'erano prospettive di un futuro tranquillo.
"Bastardo..."
"È la tua ultima occasione. O mi dai quel maledetto nome..." mise di nuovo Konan sotto tiro, avendo ormai capito in che modo lo si doveva prendere "... o da questa storia nessuno dei due esce vivo. Quanto vale l'omertà per il tuo amico rispetto al risparmiarti di vedere la tua futura moglie crepare davanti ai tuoi occhi?"
Col cuore in gola, Yahiko realizzò di essere messo in una situazione che non gli dava modo di uscirne se non decidendo di rinunciare a qualcosa per mantenerne viva un'altra. Per quanto potesse costargli... per quanto potesse addolorarlo... la vista di Konan minacciata in quel modo lo spinse a fare quella scelta che non voleva.
<< Mi dispiace... >> "... Nagato. Uzumaki Nagato."
Era tutta colpa di quel bastardo che lo aveva ridotto in quello stato, se adesso stava così male. Eppure anche lui aveva la sua colpa, pensò. Scegliere se dare più valore a un carissimo amico o alla donna che amava, decidere chi dei due doveva essere sacrificabile, lo faceva sentire terribilmente meschino, ed era irrilevante il fatto che avesse voluto o no che le cose arrivassero a questo punto. Per di più, aveva coinvolto Konan invece che lasciarla fuori da tutto questo. Voleva che diventasse sua moglie ma non era capace di tenerla lontana dai suoi guai.
No, realizzò che non sarebbe riuscito a farlo in ogni caso. Appartenevano ad Alba, gli sarebbero appartenuti anche dopo essersi sposati. E una volta che Obito avesse raggiunto i suoi scopi e fosse diventato uno yakuza, il vincolo sarebbe stato perenne, le loro vite sarebbero state di proprietà del loro nuovo boss mafioso e non le avrebbero più riavute indietro. Inutile pensare che, se anche ci avessero solamente provato, ci sarebbero riusciti solo da cadaveri.
Non avevano in mano nessun futuro perché qualcun altro ce l'aveva in pugno, li teneva in catene. Uchiha Obito aveva questo potere.
La sua confessione fu sufficiente a soddisfarlo, lo vide abbassare la pistola e anche tirarlo nel lato sicuro del parapetto, senza fargli niente, come promesso. Gli diede una rapida sistemata alla giacca e poi fece per allontanarsi, concedendogli di continuare a respirare. Per lo meno, ora tutto si era tranquillizzato, Konan era stata lasciata libera dalla presa dei due aguzzini e anche questo contribuì a fargli recuperare un po' di calma.
Quella stessa quiete si infranse nel momento successivo, così rapidamente e in maniera così confusa che Yahiko non fu certo che cosa fosse avvenuto esattamente per prima: quel flash bianco oppure quel rumore di scoppio assordante? L'improvviso dolore nel petto o la forza che lo travolse di getto spingendolo indietro? Aveva sentito le grida di Konan o forse le sue? O per caso era successo tutto quanto insieme?
Era diventato tutto troppo vago, troppo insensato, troppo incerto perché ci potesse capire qualcosa. Neanche sapeva quand'era che si era ritrovato a testa in giù, vedendo una galleria caleidoscopica di luci che lo attraversava e alla fine della quale c'era il suolo lontanissimo che si avvicinava con una rapidità così allarmante da promettere un brutto impatto...

"NOOO!"
Non fu data più alcuna importanza a nessuno di loro: né ai corpulenti Kakuzu e Kisame che erano benissimo capaci di trattenerla di nuovo solo volendo, né a Obito che riponeva la pistola fumante. Si lasciò alle spalle tutte e tre quelle pericolose presenze, poiché nella mente non svaniva quell'immagine in movimento di Yahiko catapultato dal proiettile invisibile fuori dal parapetto, sparendo al di là di esso. La testa le scoppiava come se il ricordo di quell'istante le occupasse tutto il cervello, impedendole perfino di darsi pensiero che potessero sparare anche a lei mentre dava loro le spalle.
Pur affacciandosi alla ringhiera, non riuscì più a vederlo, lo strapiombo era così profondo e così vasto da mozzarle il respiro. Non le procurò alcun senso di vertigine o nausea, questo no, però le gambe persero comunque la forza di cui avevano bisogno per la funzione di sostegno, la fecero scivolare fino a terra. Si voltò a guardare l'Uchiha.
Lo aveva ucciso. Davanti a lei, senza battere ciglio, senza dire niente. Perché lo aveva ucciso? Perché aveva deciso di ucciderlo e permesso a lei di vivere? Benché volesse gridare, urlargli di fermarsi e fargli quelle domande, esse non le uscirono mai dalle labbra. Obito si era comunque concesso di fermarsi a osservare le sue reazioni, aspettando che gli chiedesse tutte quelle cose. Anche se non furono esposte verbalmente, ebbe la capacità di leggergliele negli occhi gonfiati da quelle lacrime che, colando, discioglievano l'ombretto rovinandole il bellissimo viso dall'aria ferita.
"Ho detto che chiudevo un occhio, Konan. Non due."
Fu come ricevere una lama fredda in petto, con quelle parole.
La sua complicità con Yahiko era stata perdonata; la trasgressione di lui, invece no.
"Faresti bene a darti una sistemata." la esortò nell'andarsene "Sei ancora troppo giovane e bella per restare single per sempre."


*"Guardate voi stessi, voto pieno in tutte le lingue. Se servono traduzioni in inglese, francese, tedesco e spagnolo, sono l'eccellente traduttrice Hyuga Hinata al vostro servizio."


SPAZIO AUTORE
Salve, bella gente! Dopo l'ennesima eternità, il vostro Devil_Dario preferito torna su queste pagine!
Devo dire che, per come si stanno mettendo le cose nel manga, ora mi dispiace di aver fatto di Obito l'antagonista di questa fanfic. Beh, mi sa che il suo IC attuale è andato a farsi benedire in questa storia XD ormai è troppo tardi per cambiare le cose, soprattutto dopo quello che è successo in questo capitolo. E anche se sicuramente vi sarete fatti le vostre idee di come potrebbero evolversi i prossimi eventi, vi ripeto che saranno ben più scottanti di quello che vi immaginate. Credete che ora la questione metterà di mezzo solo la famiglia di Naruto? Nossignori, proprio no, kukukuku...
E qui vi lascio perché altrimenti rischio di spoilerarvi qualcosa che non dovrei. Per ultimo, vi dico solo che, da adesso in poi, cercherò di prodigarmi di più per ridurre questi tempi di aggiornamenti fin troppo dilatati: d'ora in poi, la sera prima si trascrive a penna il plot del capitolo e il giorno dopo si riporta tutto su Word. In questo modo, si prospettano tempi più brevi per la terminazione dei capitolo. Detto questo, vi saluto e lascio lo spazio a voi con la millenaria tecnica delle Recensioni no Jutsu!
Jaa na! (sostituirà il "See ya!" 8D datemi pure del jappominkia se volete)

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Capitolo 16
*** Warning ***


Il buongiorno si vede dal mattino, così si diceva. Ed era vero!
Naruto pensò che non potesse esserci un modo migliore di iniziare la giornata che potersi svegliare senza l'ausilio di una qualche fastidiosissima sveglia... e soprattutto, ricordandosi solo adesso di non trovarsi nel suo solito futon steso sul pavimento del suo solitario monolocale, bensì nel comodissimo letto a due piazze nella spaziosa stanza di Hinata-chan. Con lei che ancora dormiva, tra l'altro, così beatamente e così indifesa che, guardandola in quel modo, gli venne naturale sciogliersi in un sorriso.
<< E dire che ieri mi sono fatto tutte quelle seghe mentali per niente... che scemo che sono. >>
Ricordava la giornata precedente che insieme avevano passato dopo che lei aveva dato l'esame all'università, se l’erano davvero spassata. Avevano pranzato insieme al Barbe-Q, che ormai era stato etichettato come il loro locale preferito, e sia allora che durante la passeggiata fatta in seguito avevano chiacchierato allegramente e in continuazione, come se non gli capitasse da una vita di farlo. Erano seguiti un film scelto al cinema e una capatina alla sala giochi, finché a un certo punto avevano semplicemente voluto fermarsi a sedere e stare in compagnia reciproca senza bisogno di fare altro chissà dove; per circa un'oretta erano riusciti a godersi un po' di solitaria intimità, solo che poi il posto in cui si erano appartati sembrava essere stato scambiato per una specie di angolo degli innamorati, poiché altre coppiette avevano cominciato a venire e occupare altre panchine lì intorno e preso a farsi effusioni e limonate un po' troppo esplicite. Siccome tutti e due avevano una concezione di intimità ben diversa dalla loro, e visto che comunque era già sera, avevano deciso di andarla a cercare a casa di lei, dove Naruto si era prodigato per preparare le varietà di ramen che le aveva promesso.
Un altro film dopo cena e la giornata avrebbe anche potuto terminare lì, Naruto le aveva anche detto che era ora che tornasse a casa... non fosse stato per la ragazza che lo aveva trattenuto al braccio mentre si alzava e, con un po' (molta) sfrontatezza raccolta, gli aveva proposto di passare la notte lì e dormire insieme a lei. Preso del tutto alla sprovvista, il ragazzo non aveva potuto fare a meno di equivocare il senso della richiesta, cominciando a sentire quell'agitazione e quella goffaggine che lo rendevano un perfetto idiota, aveva preso pure a farfugliare. Anche Hinata, dal momento che arrossiva, doveva aver pensato a quel fraintendimento abbastanza ovvio e si era affrettata a chiarire che non c'era bisogno di imbarazzarsi così, perché lei davvero voleva soltanto che insieme dormissero. Nient'altro che dormire "... insomma, sempre che... tu non voglia fare altro perché... a me andrebbe pure bene... s-se..."
Anche se in altri momenti con lei faceva il figo o il romantico fidanzato, in questo genere di circostanze non poteva proprio evitare di impappinarsi e sentirsi tremendamente stupido. E poi, se anche avesse detto di sì, neanche era convinto che, con lei accanto sotto le coperte, sarebbe riuscito a limitarsi a dormire. Ancor meno lo era stato quando, dopo aver infine accettato, l’aveva vista dopo che si era cambiata con una camicia da notte cosparsa di merletti su tutto il busto che rendeva visibile l'intimo di sotto, soprattutto quando si era accoccolata con la testa su di lui a mo’ di cuscino per addormentarsi.
Adesso, il mattino dopo, gli era abbastanza facile rendersi conto che si era fatto troppi problemi per niente; dormire sotto le stesse coperte con Hinata anche così sexy era stato più facile di quello che pensava. Certo... se lo fosse venuto a sapere Ayame-neechan, difficile immaginarsela altrettanto contenta della sua "noche de fuego" mancata di proposito per la seconda volta.
<< Bah! Almeno, passare dal dormire sullo stesso divano al dormire nello stesso letto è comunque un passo avanti. >>
Quello che doveva fare era lavorare su quell'ansia che gli prendeva ogni volta che si prospettavano lui e lei insieme in quella maniera particolare, non poteva certo comportarsi come un verginello idiota ogni volta che gli capitavano quei momenti. L'uomo era lui, doveva prendere lui l'iniziativa.
Al momento, la prima cosa a cui voleva pensare era la colazione. E già che Hinata dormiva ancora, poteva approfittarne per farle una piccola sorpresa portandogliela a letto. Si alzò e uscì di soppiatto dalla stanza, diretto in cucina, dove arrivò e guardò in giro cosa ci fosse da poter preparare. Trovò un po' di alga wakame, delle uova, anche del riso e diversa altra roba... c'era solo da scegliere. Accese il televisore poggiato sul ripiano da cucina, pensando di vedere cosa trasmettessero mentre armeggiava con padella, uova e anche con la macchinetta del caffè. Si assicurò di tenere il volume basso, non volendo che Hinata si svegliasse prima che la servisse. A quell'ora del mattino non si mandava in onda nulla di particolarmente interessante, a quanto sembrava, così pensò che tanto valesse sintonizzarsi su un qualche notiziario e informarsi un po' su quello che succedeva in giro.
"... è stato visto ieri sera precipitare dal grattacielo più alto dei tre che costituiscono l'Hotel Park Hyatt, molte persone erano di passaggio in quel momento e hanno assistito all'impatto col suolo." raccontava l'anchorman da dietro la scrivania dello studio televisivo "La vittima si chiamava Tsuchigumo Yahiko, 31 anni. Al petto presentava una profonda ferita d'arma da fuoco che si presume abbia perforato un polmone, ma il medico legale ha stabilito che è morto prima di toccare terra. Che si tratti di omicidio, è praticamente accertato e..."
Era una giornata davvero troppo bella per farsela guastare da notizie del genere già a prima mattina, perciò decise di chiudere. Sul punto di premere il tasto, però, si fermò a osservare l'immagine del deceduto che era stata mandata in primo piano sullo schermo. Vedendola, in lui scattò quel senso di familiarità che gli diceva di aver già visto prima quella persona, pur non riuscendo a ricollegarne il ricordo. Ci pensò su per un po' senza che gli venisse nulla in mente, finché non decise di rinunciarci; se anche l'aveva incontrato, non aveva la sensazione di averlo conosciuto molto strettamente, probabilmente era stato solo per un’occhiata datagli di sfuggita. Chiuse tutto e portò la colazione al piano di sopra con un vassoio.
Tornato nella stanza, vide che Hinata stava svegliandosi e mettendosi a sedere in quel preciso momento, si strofinava via dagli occhi quel poco di sonnolenza che le era rimasta.
"Naruto-kun... buongiorno."
"Ehi, ben svegliata. Ho preparato qualcosina da mandare giù, ma temo che, a parte il ramen, le mie conoscenze culinarie non vadano oltre a un paio di uova bollite e un po' di riso."
"È bello lo stesso, grazie per la sorpresa. Sai che neanche ricordo se ho mai fatto la colazione così?"
Pose il vassoio e salì sul letto mettendosi accanto a lei, le impresse un bacio di buongiorno sul viso e poi mangiarono insieme. Tutto tranquillo, almeno all'inizio...
A un certo punto del pasto, mentre aveva la faccia mezza coperta dalla tazza da cui beveva il caffè, gli capitò di far cadere lo sguardo su Hinata che, ignara, afferrava tra le bacchette una porzione di riso da portare in bocca. Guardandola, proprio non poteva fare a meno di trovarla fin troppo attraente: se non fosse stato per le due strisce di tessuto attorno al collo che servivano a tener su la veste, le spalle sarebbero state del tutto nude e già così gli sembrava che lo stessero tentando a gran voce per ricevere le sue attenzioni. Cosa ancora più conturbante, la ragazza era esposta interamente alla luce del sole irradiata da fuori, così che i raggi filtravano attraverso il tessuto leggero ed evidenziavano fin troppo la linea del busto e del petto ben sviluppato e sostenuto dal reggiseno... per non parlare del fatto che le gambe, quasi lussuriose, erano piegate in una posizione che, anche se lei non se ne rendeva conto, gli consentivano di scorgere proprio la parte centrale degli slip fra le cosce. Se non l’avesse conosciuta bene, avrebbe pensato che stesse provando a sedurlo... e che lo facesse apposta o no, il cavallo dei pantaloni che iniziava a sentire stretto dava una risposta fin troppo chiara sugli effetti di quello che vedeva.
<< Calmo! Sta un po' calmo, dannazione! >> trasse un respiro profondo senza farsi sentire << Iniziativa! Datti una svegliata e prendi l'iniziativa! >>
Non si era dimenticato che con lei aveva promesso di andarci piano, di prendersi tutto il tempo che voleva... ma pensò che nel dare una leggera spintarella alle cose non dovesse esserci nulla di male.
Cercando di essere naturale, le andò più vicino con cautela mentre lei continuava a mangiare e, quando furono alla sua portata, seguì l'invito troppo invogliante di quelle spalle calandovi sopra le labbra. La sentì sussultare quando ebbe avvertito sulla propria pelle quel bacio inaspettato, ma non ne fu in alcun modo infastidita... anzi, dopo un momento di sorpresa, pareva proprio che lo gradisse. Interpretando ciò come un segno di poter continuare, andò avanti ancora un po' a baciarle la linea della clavicola fino alla curva del collo, divertendosi a udirla fare quei sottili sospiri di apprezzamento. Poco alla volta, più che dare baci, arrivò a succhiarle a tratti la pelle, come a volerne afferrare il sapore.
"N-Naruto-kun... che cosa fai...?"
Sentendo la sua voce debole, cominciò a rendersi conto che stava facendosi trascinare un po' più del premeditato, si discostò per guardarla negli occhi, preoccupato di essersi spinto troppo oltre.
"Scusa... pensavo ti piacesse."
"Sì, infatti mi stava piacendo." la vide passare la mano là dove l'aveva così gradevolmente tentata "È solo che mi hai presa di sorpresa, tutto qui."
Come faceva a mettergli in corpo una voglia così assurda di finirle addosso senza inibizioni? E com'era possibile che quella sua aria di innocenza la rendesse ancora più irresistibile?
La stava fissando da così vicino che nell'aria in mezzo a loro si era addensata fin troppa intimità per non afferrarla al volo. Non ci pensò più e si protrasse in avanti a baciarla direttamente sulle labbra, con meno contenimento rispetto a prima.
<< E tanti cari saluti alla tua promessa, davvero bravo! >>
La baciava con una certa dolcezza, ma soprattutto in modo da farle avvertire il suo trasporto e invogliarla a fare altrettanto. Con sorpresa, la sentì spingere da parte il vassoio all'angolo del letto e, mentre rispondeva al bacio, abbracciarlo per trascinarlo giù con sé nell'adagiarsi sulla schiena. Una gamba nuda si avvinghiò alla sua, le piccole mani bianche cercarono le sue e vi si insinuarono, intrecciandosi con esse e portandole all'indietro sopra la testa, il busto sottile della ragazza si lasciava docilmente sovrastare da quello più ampio e sviluppato dell’Uzumaki. Tutto questo mentre continuavano a baciarsi con più ardore di prima, accaldandosi tanto da avere bisogno di momentanee pause respiratorie di tanto in tanto.
Naruto era stupito, non immaginava che, se si lasciava coinvolgere, Hinata potesse diventare così accondiscendente e sapersi godere l'attimo. Davvero un interessante sviluppo.
"Mmh... N-Naruto-kun... aspetta un attimo, per favore..." lo spinse gentilmente per esortarlo a scostarsi un po'.
"Hinata-chan, tutto a posto? Ho fatto qualcosa di... "
"No, certo che no. Prima di andare avanti... vorrei sentirtelo dire. Vorrei che me lo dicessi prima di fare qualunque altra cosa."
"Dirti che co... " si interruppe, capendo poi al volo a cosa la Hyuga si riferisse. E aveva anche ragione a chiederlo, neppure lui ricordava di averle mai detto cosa provava nei suoi confronti da quando si erano messi insieme.
Restò in silenzio. Lei stava permettendogli di arrivare a questo punto della loro relazione, come minimo le doveva questo.
VRR-DRIIIIN! VRR-DRIIIIN!
Fu una secchiata d'acqua gelida. All'inizio pensò di ignorarlo bellamente, ma poi dovette rendersi conto che il cellulare sul comodino non avrebbe smesso tanto presto di vibrare e di suonare.
<< Credo che ucciderò qualcuno... >>
Visibilmente seccato dall'interruzione, si puntellò sulle braccia alzandosi controvoglia da sopra Hinata, costretto a mettere fine a quella calda atmosfera, e si protese indietro a raccogliere il telefono; quando vide che la chiamata partiva dalla casa dei suoi, sentì che le probabilità di realizzare il suo ultimo pensiero crescevano rapidamente, soprattutto se avesse scoperto che a chiamarlo era sua madre o sua sorella.
Non era nessuna delle due.
"Pronto? Papà? Sì... no, non sono a casa, ho... beh, ho dormito fuori. Cosa...? Ma come, adesso? Ma perc... Nagato? Che gli è preso a Nagato?"
Notando che l'espressione di Naruto stava facendosi seria, Hinata tornò anche lei a mettersi su e lo osservò aspettando che finisse di parlare per sapere qualcosa.
"Che c'entra? Sì, l'ho visto alla tv dieci minuti fa, ma... oh! Cavolo... stai dicendo sul serio? Ho capito, sì. Va bene, va bene, ok. Sarò lì appena posso."
Chiuse la telefonata sospirando con pesantezza. Non la pesantezza dovuta a una noia di qualche tipo, aveva di più l'aria di derivare da un qualche dispiacere, uno sconforto, Hinata lo capì facilmente.
"Ci sono problemi?" chiese con apprensione.
Naruto la guardò rammaricato che la loro interruzione dovesse essere ben più prolungata del previsto. Non poteva esserci un modo peggiore di questo per rovinare l'attimo paradisiaco di poco fa.

Era proprio vero. Vedere alla tv la notizia di un omicidio poteva solo rovinare una giornata che si prospettava idilliaca, e non soltanto minando l'umore di prima mattina. C'era il bel tempo, c'era la libertà del fine settimana e c'era anche la propria ragazza disposta a entrare in piacevoli effusioni appassionate. Tuttavia, la voglia di godersi tutto questo poteva svanire come niente quando calava l'atmosfera tetra che caratterizzava un funerale.
Un gruppo di persone in nero erano tutte radunate davanti alla lapide commemorativa, una lastra di marmo bianco nella quale era stata inserita in un incavo la foto del defunto con tutta la cornice; lì sopra, a differenza dell'immagine che si era vista al notiziario, esponeva un largo sorriso, poiché era così che i luttuanti volevano ricordarlo. Naruto si diede con discrezione un'occhiata intorno, non conosceva quasi nessuno dei presenti ma presunse che fossero per la maggior parte dei familiari del morto. Una donna in particolare era la più vicina di tutti alla tomba e sembrava avere l'aspetto più affranto di molti altri, sebbene il viso in lacrime fosse dietro un velo di pizzo nero. A parte suo fratello, l'unico altro volto familiare era Karin, venuta anche lei per solidarietà nei confronti di Nagato, solo per questo si dava un contegno e sopportava in silenzio la presenza dell'odiato cugino biondo senza provocarlo a fare qualche scenata. Di certo non avrebbe voluto provocarla lui.
Nagato aveva proprio l'aria abbattuta. Chi si immaginava che quell'uomo che era stato ucciso fosse un suo vecchio amico? E - anche se al momento non gli importava più di tanto - che fosse proprio lui a procurare il NOS che poi suo fratello gli faceva avere?
Le esequie non durarono a lungo, anche alla fine molte persone vollero restare lì ancora un po', poi cominciarono ad allontanarsi poco alla volta. Naruto scorse quella donna in cordoglio andarsene via, poi fu Karin a voler togliere il disturbo. Infine, anche Nagato ritenne che fosse l'ora di andare e lo accompagnò fino alla macchina, che per l'occasione aveva pensato di parcheggiare in un posto abbastanza appartato poiché era troppo vistosa.
"Ehi, Nagato... come stai?"
"Non so... non ho voglia di parlarne. Mi va solo di tornare a casa."
Volle evitare di essere oltremodo invadente e acconsentì silenziosamente alla richiesta. Mentre scendevano gli scalini del cimitero, inaspettatamente vide che in fondo alla scalinata c'era Hinata che saliva andando incontro a loro.
"Hinata-chan, ciao... non pensavo che venissi."
Benché l'avesse incontrata soltanto una o due volte, Nagato si ricordò di lei e la salutò con un sorriso cordiale e mestamente accennato.
"Mi ha detto Naruto-kun che è morto un tuo caro amico." gli disse lei "Mi dispiace davvero per la tua perdita."
"Grazie... è gentile da parte tua."
Lo abbracciò cercando di confortarlo per quel che poteva. Tanta gentilezza toccò anche Naruto, si era persino vestita con abiti scuri e una giacchetta nera per rispettare il suo cordoglio.
In quel momento passò accanto a loro Karin mentre scendeva gli scalini, cosa che rese l'Uzumaki alquanto perplesso, avendola vista andare via già dieci minuti prima "Tu non te n'eri già andata?"
"E a te che importa?" ribatté con la sua recuperata acidità, poi si rivolse a Nagato con tono più comprensivo "Ehi... non buttarti troppo giù, ok?"
Non disse nient'altro e alla fine se ne andò completamente. "Riaccompagno Nagato a casa." disse Naruto a Hinata "Ci vediamo dopo?"
"Forse è meglio che tu rimanga con tuo fratello, almeno per un po'. Possiamo ritrovarci stasera, se va bene."
"Ok, allora ti chia..."
Il cuore gli perse un colpo così improvvisamente da bloccarlo per qualche attimo. Il motivo di ciò era qualcosa che scorse lontano, nel viale di fronte a loro: due occhi... anzi un occhio solo, poiché l'altro era celato dietro la frangia eccessivamente lunga, li stava osservando silenziosamente standosene rintanato dietro un palo abbastanza grande da nascondere quasi interamente l'individuo. Appena si fu accorto di essere stato avvistato, abbandonò il rifugio e si voltò per andarsene in fretta da lì, facendo palesemente finta che fosse tutto solo un caso. Tuttavia, anche a distanza, Naruto non aveva faticato a riconoscere quel biondino effeminato e strafottente del clan Alba che all'Underground aveva provato a mettergli le mani addosso.
Che diavolo ci faceva lì? Lo stava sorvegliando? O forse era là per tenere d'occhio Hinata?
Deciso a scoprirlo, attraversò di corsa la strada, lasciandosi dietro Nagato e Hinata confusi da quel comportamento improvvisamente strano, e gli andò dietro prima che lo perdesse del tutto di vista. Lo vide svoltare in una strada adiacente e si prodigò per arrivarci in fretta anche lui... ma appena ebbe raggiunto la svolta dopo mezzo minuto, non lo vide più. Si guardò intorno, spaesato e incredulo per come lo aveva facilmente seminato, ma non lo si vide più da nessuna parte. Era sparito completamente.
La ragazza e il fratello, nel frattempo, lo avevano raggiunto
"Naruto-kun, che ti è preso? Che cos'hai visto?"
"No... niente. Mi sa che mi sono sbagliato."
La presenza lì di qualcuno degli Alba non poteva significare nulla di buono. E di certo non era il caso di mettere anche loro due in agitazione, soprattutto Hinata.

Dopo appena due giri era riuscito a passare in terza posizione con una facilità tale che quasi non c'era stato neanche gusto. Adesso, per lo meno, a spronarlo un po' c'era il Racer del clan Uchiha, Suigetsu, col quale ora si contendeva il secondo posto già da un pezzo. Anche lui sapeva destreggiarsi notevolmente bene nei tratti dritti, già una volta era riuscito a passargli davanti ma se lo era ritrovato quasi subito affiancato di nuovo alla sua Kurama, così ora lo stava tallonando.
"Perché non ti togli di mezzo del tutto?" lo sentì gridargli da dentro l'abitacolo "Intralci la circolazione, bello!"
<< Sfotti pure. Adesso mi metto a ridere io. >>
La situazione era andata abbastanza avanti in quel modo, Naruto decise che era l'ora di darci un taglio e schizzare in avanti. Una decina di metri dopo, sia lui che Suigetsu effettuarono una derapata in una curva quasi totalmente retta, lui era messo in una posizione tale che la vettura avversaria lo addossava al fianco e, sembrando proprio intenzionata a fare questo, lo avrebbe spinto fuori strada nel mezzo della manovra.
"Ciaooo!"
Lo prese in contropiede e, nel momento in cui Kurama fu ben allineata al nuovo rettilineo, ingranò e accelerò quasi simultaneamente, dando alla macchina una spinta tempestiva in avanti. Lo scatto colse di sorpresa l'Hozuki, che mancò in pieno la collisione intenzionale, continuò a slittare di lato fino a bordo strada e cozzò in pieno un palo della luce con tanta violenza da far andare in pezzi il finestrino.
"E che cazzo, no!"
La ciliegina sulla torta fu la botta che si avvertì sopra il tettuccio, lasciandogli intendere che la lampada, per via dell'urto, si era staccata dal lampione ed era precipitata sul veicolo, frantumandosi.
Da lontano, Naruto poté osservare nello specchietto retrovisore gli esiti della sua manovra evasiva e gioirne esultando. Ora che era secondo, doveva solo mettersi alla ricerca di Bee, il che richiese gran parte degli ultimi giri. A un certo punto, lo localizzò nel tratto di strada finale che precedeva l'entrata all'Underground.
Ora o mai più. Dopo questo, avrebbe esaurito l'ultima riserva di NOS che gli restava e avrebbe dovuto pensare a come procurarsene dell'altro, ma al momento accantonò il pensiero e decise di darsi l'ultima spinta.
Per quante volte si proiettasse in quella galleria caleidoscopica di forza e di velocità, questa non avrebbe mai smesso di fargli sentire l'adrenalina salire a mille e infondergli quella sensazione di star vivendo la propria vita al massimo in un unico attimo fuggente. L'incremento di velocità, il raggiungimento, il sorpasso e infine l'ampio distacco sulla Lariat di Killer Bee... avvenne tutto in pochi secondi così frettolosi da non dargli modo di capacitarsene. Seppe solo che, uscito da quel tunnel, ora stava rallentando fino a fermarsi del tutto dopo aver raggiunto la destinazione in una prima posizione schiacciante.
Uscì dall'auto, ricevuto da tutti quelli a cui aveva regalato lo spettacolo di una gara che si erano goduti appieno, con tanto di epilogo adrenalinico, lo ricoprirono con grida di acclamazione, applausi e fischi acuti. Soprattutto, lo accolse una festante Hinata che si era fatta spazio nella calca per raggiungerlo e baciarlo, un premio che lei solamente poteva dargli (difatti, anche se nessuno dei due se ne accorse, questo fermò sul nascere l'intenzione di una ragazza che voleva mostrargli il numero del suo telefono che aveva segnato sotto la maglietta), seguì una consistente mazzetta di yen che costituì la sua vincita. A breve arrivarono anche gli altri Racers (Suigetsu era addirittura finito terzultimo) e Bee gli andò incontro, facendo intendere di non essere troppo contrariato di aver mancato la vittoria per un soffio.
"#Mothafucka Naruto, per averti sottovalutato il cervello me lo sono proprio bevuto!#"
"#Yo, Killer Bee! Ormai hai l'auto che è bella fritta, quindi taci e beccati questa sconfitta!#"
"#Per stavolta hai vinto, ne sono convinto! Prenditi i soldi e pure la bella donna, quel gran bel davanzale ti rizza proprio tutta la colonna! Yeaaah!#"
L'ultimo "yeah" lo gridò andandosene e lasciando un Naruto interdetto e un'Hinata alquanto arrossita per il commento sul "gran davanzale".
"... un tipo simpatico, vero?"
"Sì... però non prendere troppo alla lettera tutto quello che dice, a volte spara scemenze solo per fare le rime."
Da lontano, poi, videro Neji che alzava la voce cercando di farsi sentire da loro due, finché non li raggiunse "Bella corsa, Naruto. Hinata, fra poco si organizza la prossima. Vuoi venire?"
"Sicuro!" rispose entusiasta "Naruto-kun, vieni a vedermi, vero"?
"Certo che sì. Vai e affumicali tutti."
I due cugini Hyuga lo precedettero per andare ad aggregarsi, mentre lui salì di nuovo in macchina per parcheggiarla altrove e sgomberare la strada. Quando l'ebbe posteggiata e uscì dall'abitacolo per dirigersi verso le prime file, il cellulare nella tasca suonò l'arrivo di un messaggio. Il numero che appariva sullo schermo era sconosciuto.

"Se hai finito di fare i salti di gioia con la tua ragazza, raggiungimi subito al secondo piano del garage. Non farti notare e non portare nessuno con te."

Che novità era questa? Chi gliel'aveva mandato? Anche guardandosi intorno, c'era davvero troppa gente per individuare qualcuno che lo stesse osservando a distanza. Dopo un po' che era rimasto lì fermo nell'incertezza, il telefono ricevette un altro sms.

"Non startene lì imbambolato, razza di cretino! Sali di sopra! Adesso!"

Questo lo fulminò ancora di più. Guardò di nuovo nei paraggi, senza comunque trovare quella persona che gli teneva gli occhi così addosso da soppesare ogni sua reazione. Eppure era tenuto davvero sotto osservazione, il secondo messaggio lo rivelava senza ombra di dubbio, e la cosa era abbastanza spiacevole. Poi, istintivamente, si voltò a guardare la rampa che conduceva ai piani superiori del complesso garage. Era difficile distinguerla nei dettagli a quella distanza, tuttavia c'era sul serio una figura in ombra lì ferma in piedi, appartata il più possibile e da una posizione ideale per osservare la maggior parte del locale seminterrato. Non se ne scorgevano bene i dettagli, però si capiva che era una donna o una ragazza. Quando questa capì che lui l'aveva localizzata, si incamminò salendo la rampa e sparendo di sopra.
Naruto decise di andarle subito dietro, interessato a saperne di più su quella strana situazione. Nascondere la propria presenza in quel posto gremito di gente fu abbastanza semplice, si immerse in quella marea di persone facendosi spazio poco alla volta, finché non raggiunse la sbarra automatica abbassata che delimitava la salita al piano superiore. La scavalcò solo dopo essersi assicurato che nessuno nelle vicinanze immediate avesse gli occhi su di lui e, senza attirare attenzioni, andò di sopra.
Di tutto il parcheggio multipiano, solo il piano seminterrato veniva utilizzato per trasformarlo nel tumulto di motori, musica e grida che era l'Underground; tutti gli altri erano l'esatto opposto, molti degli stalli di parcheggio erano lasciati vuoti e senza un'anima viva in giro. Era come se la sbarra automatica demarcasse tutto il brio dell'Underground per contenerlo dagli altri piani superiori lasciati in un silenzio deserto.
Come da istruzioni ricevute, Naruto continuò ad andare su fino ad arrivare al secondo piano sopra il seminterrato, raggiungendo il punto stabilito per l'incontro, dove ogni suono proveniente da sotto giungeva molto ovattato. Con sua sorpresa, scoprì chi era stato a proporgli quella specie di incontro segreto e vide Karin che lo aspettava.
"Karin? E questo che vorrebbe significare? Se è uno scherzo..."
"Ti sembro avere l'aria di una che scherza? Muoviti e porta qui il culo, ti devo parlare."
Sebbene indispettito dai suoi soliti modi, le andò vicino senza obiettare "Beh? Allora che vuoi?"
"Abbassa la voce, maledizione! Hai idea dell'eco che c'è qui?"
"E allora? Chi vuoi che arrivi fino a qui per stare a sentire noi?"
"Per favore, fai come ti dice tua cugina."
Scoprì anche che non erano in due lì, bensì in tre. Il terzo elemento, anch'esso femminile, sbucò da dietro una voluminosa Land Rover posteggiata e si aggiunse a loro, si presentò rivelando il volto che aveva tenuto coperto sotto un basco e dietro a degli occhiali neri.
"Ah!" Naruto si ricordò di lei non appena la vide "Io so chi sei! Tu eri insieme a quegli altri stronzi del clan Alba quando siete venuti all'Underground quella sera!"
"Ti ho detto di abbassare la voce, imbecille!" sbottò Karin "E per la cronaca, lei era anche al funerale di stamattina."
"Eh? Come sarebbe?"
"Quel tizio che hanno sepolto, ce l'hai presente? Per farla breve, era anche lui uno degli Alba ed era pure il suo fidanzato."
Nella testa di Naruto si accese una lampadina, ricordandosi finalmente quand’era che aveva già visto quell'uomo morto: la stessa sera in cui ricordava di aver visto quella donna che aveva ora davanti. Erano loro due insieme e, con loro, tutti gli altri Racers di Alba.
Poi se ne accese un'altra, di lampadina, che da terribile sospetto divenne un pensiero che espose ad alta voce.
"Aspettate un momento... ma se quello che è morto era un amico di Nagato che gli faceva pure avere il NOS, allora..."
"Bene, felice che ci sia arrivato subito. Stamattina sono stata avvicinata da questa donna dopo il funerale e mi ha avvertito che Nagato rischia di finire in guai seri."
"Cosa... che significa?"
"Tua cugina mi ha spiegato che sei il fratello di Nagato." disse Konan "Davvero una coincidenza incredibile... non avrei mai immaginato che potessi essere un suo parente, quando quella volta ti vidi colpire Obito."
"Rispondimi, maledizione! Perché mio fratello sarebbe nei guai?"
"Mi dispiace dovertelo dire così, ma purtroppo Obito lo ha preso di mira. Yahiko gli procurava del protossido di azoto che, però, in realtà sottraeva di nascosto ad Alba. Per un paio di mesi era riuscito a tenere segreta la cosa... ma quando Obito lo ha scoperto, lo ha costretto a rivelargli tutta la verità..." un passaggio di dolore fu visibile per un attimo sul suo volto "... e poi lo ha ucciso."
"Hai capito? Quelli di Alba stanno cercando Nagato per costringerlo a risarcirli fino all'ultimo yen di tutte le bombole che ha avuto da loro. Se non avranno i soldi, non si sa cosa gli potrebbero fare."
Ognuna di quelle informazioni si incastrava alle altre con tale perfezione da completare il puzzle che inquadrava del tutto la situazione per com'era messa. Come risultato, Naruto si sentì cadere nel panico, camminando avanti e indietro con le mani fra i capelli mentre era martoriato dall'angoscia. Tutto quel NOS per cui ora Nagato era in pericolo e per il quale una persona era stata ammazzata... era il suo NOS, il NOS che lui gli aveva chiesto di trovare e che lui aveva usato! E quella mattina al cimitero non era lui a essere inseguito, né Hinata. Cercavano Nagato e dovevano ormai aver capito chi fosse. Assurdo, ma la causa di un simile casino era lui stesso!
"Tu..." squadrò Konan come se volesse addossarle le sue paure "Se sai che è stato Obito a uccidere Yahiko, allora perché diavolo non lo denunci alla polizia? Perché non lo mandi tu stessa a marcire in galera?"
"Il fatto stesso che Obito mi abbia lasciato vivere, nonostante sia al corrente che so della sua colpevolezza, è un avvertimento: se lo denuncerò, farà uccidere anche me o qualcun altro che io conosco da vicino. Quello che dovrebbe immaginare è che, a questo punto, di vivere o morire mi importa poco... ma rimane il fatto che non posso affrontarlo apertamente. Mi tiene costantemente d'occhio, solo per stasera sono riuscita a liberarmi dalla sua sorveglianza almeno per venti minuti. Nagato è un mio amico, dovete avvisarlo voi del pericolo che corre. Dovete aiutarlo."
"Ehi, chiariamo una cosa!" aggiunse Karin "A questo biondino qui lo odio a morte ma contro Nagato non ho niente, solo per questo mi sono presa la briga di metterlo al corrente di come stanno le cose. Però il fratello è suo e se ne occupa lui, io non voglio finire messa in mezzo a questa storia assurda e rischiare di crepa..."
Echeggiò il rumore di uno scoppio parecchio distante, molto attenuato, e poi quello di un tonfo sordo.
"Oh...!"
Konan ebbe uno spasmo, tossendo del sangue, altro le colò dal labbro. Il dolore al ventre la indusse a guardarsi lo stomaco, dove sulla maglietta si allargava a vista d'occhio una macchia rossa, fuoriuscente dalla ferita causata dal proiettile. Quando tornò a fissare Naruto e Karin, che la osservavano scioccati, impresse nella loro testa la sua ultima espressione distorta dallo stupore, dallo spasimo e dallo sgomento. Poi, senza dire niente, cadde a terra e basta.
"Che... che cosa...?"
"Cazzo! C'è un cecchino, cazzo!"
Fuori di sé per il terrore, Karin si voltò e corse via lasciando dietro il cugino, spaventata dalla possibilità di essere il bersaglio di un tiratore. Naruto, ancora sconvolto, non ebbe la sua stessa prontezza per la fuga, restò lì a fissare con orrore il cadavere di Konan che si raffreddava nel suo stesso sangue sparso a terra. Sollevò lo sguardo impanicato, verso tutti i palazzi e gli edifici circostanti in cui il cecchino poteva essersi appostato, respirando irregolarmente l'aria che la scena a cui aveva assistito gli aveva fatto trattenere.
Un altro suono lontano ma costante e sempre più chiaro lo aiutò a risvegliarsi e, allo stesso tempo, farlo sentire irrimediabilmente in trappola. Per un istante non diede più peso al fatto di essere sotto il tiro di un assassino e andò ad affacciarsi al parapetto, scrutando le strade degli isolati vicini. Come aveva terribilmente immaginato, intravide delle luci intermittenti rosse e blu che si avvicinavano a velocità allarmante.
"No... no no no! Merda, no!"
In appena dieci minuti era degenerato tutto quanto fino all'impossibile. Si decise anche lui ad andarsene da quel posto e a tornare di sotto, corse spronando le gambe come non ricordava di aver mai fatto, ripercorrendo tutte le rampe in discesa che lo riconducevano all'Underground. Raggiunto il seminterrato, al centro di esso vide le auto dei Racers che stavano per cominciare la gara successiva; fra queste, localizzò la Sunny Dawn di Hinata.
La sola cosa che ebbe in testa fu di andare da lei, fregandosene di non potersi concedere un momento di respiro e anche a costo di farsi strada a spintoni in mezzo alla gente. Quando l'ebbe finalmente raggiunta, le apparve accanto al finestrino così improvvisamente da far sobbalzare la ragazza. Questa, dopo la sorpresa iniziale, notò l'espressione affannata e sconvolta che aveva in faccia.
"Na... Naruto-kun, ma stai bene? Sei pallido, che ti è successo?"
"Hinata, molla la corsa e vai via!" ormai era sull'orlo di una crisi di nervi "Devi andartene ora, subito! Vai a casa e restaci! Non uscirne finché..."
Troppo tardi. Qualunque altro avvertimento potesse darle era ormai tardivo, sia per lui che per tutte le centinaia persone che si trovavano lì sotto.
"Oh no..."
Le sentirono tutti, il suono mise a tacere quelli che c'erano prima: il rombare furioso delle auto si placò di colpo, la musica si abbassò fino ad affievolirsi del tutto e le incitazioni degli spettatori per i loro Racers preferiti tacquero... ora che tutti quanto potevano udire da lontano l'arrivo molto prossimo delle sirene delle volanti.


SPAZIO AUTORE
AH AH AHAH, ma come godo io a propinarvi simili capitoli voi neanche ve lo immaginate! Kukuku, ormai siamo davvero arrivati al clou della storia, ragazzi miei, quindi reggetevi e state pronti a quello che accadrà da qui in poi. Certo che tutto si è incasinato parecchio, eh? E adesso che l'Underground è circondato dalle forze di polizia, che cosa succederà? Riusciranno tutti quanti a scappare? Chi sarà stato mai a fare fuori Konan? Nagato si salverà? E soprattutto... Naruto e Hinata riusciranno mai ad avere la loro Noche de Fuego tanto agognata?
Dai gente, recensite, dai, fatemi godere ancora di più a leggere le vostre reazioni, ah ah ah! :D
Jaa na!

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Capitolo 17
*** Kaa-san ***


Se mai qualcuno aveva redatto una lista dei suoni più sgraditi che non si volevano sentire là sotto, quello avrebbe occupato senza dubbio il primo posto. Quel suono voleva dire che era l'ora di sloggiare.
Tutto l'Underground si animò all'improvviso, sembrava essersi risvegliato di colpo dopo lo stato in cui era caduto udendo le sirene in arrivo. La gente che si era dapprima radunata al centro del seminterrato per assistere alla partenza della gara successiva, ora si disperdeva verso le pareti alle estremità per raggiungere le proprie auto parcheggiate e sgomberare il campo, in mezzo a grida, spintoni, imprecazioni e una confusione da panico. I Racers che si erano sistemati per gareggiare riaccesero i motori, stavolta dovendo correre per la loro salvezza.
Hinata, smarrita e allarmata dal panico generale, guardò intorno a sé l'Underground, il suo prezioso mondo che si disgregava e crollava da solo in pezzi.
"Hinata! Hinata-chan!"
Naruto era ancora lì con lei, poggiato allo sportello dell'auto, i suoi richiami perseveranti la fecero riprendere dallo stato confusionale in cui era caduta.
"Vai casa subito!" lo sentì ripeterle ancora mentre lo fissava con occhi sbarrati "Non farti assolutamente beccare! Vai, muoviti!"
Vide per un momento le due uniche uscite, dove le auto confluivano in due file ciascuna verso l'esterno. Se non si fossero sbrigati anche loro, presto le sole vie di fuga si sarebbero occluse per via delle auto che, nella fretta di scappare, avrebbero causato un ingorgo. Peggio ancora, le volanti della polizia, ormai molto vicine, sarebbero arrivate da un momento all'altro per circondare tutto il complesso.
"Presto, sali!" incitò il ragazzo a salire in macchina, facendo per aprire lo sportello.
"Tu vai avanti." la fermò lui "Prenderò la mia macchina. Se la prendono, risaliranno sicuramente a me."
"Ma..."
Prima di una qualsiasi protesta, Naruto la bloccò sul nascere intrufolando la testa dentro l'abitacolo e tirando a sé quella di Hinata per darle un bacio fugace, breve ma il più possibile rassicurante.
"Vai." le disse per l'ultima volta "Ti raggiungerò io a casa tua, va bene?"
Non andava bene, assolutamente, la Hyuga non poteva accettare l'idea di lasciarlo indietro. Indipendentemente da questo, però, il ragazzo si voltò scattando per il luogo in cui era rimasta Kurama, lasciando a lei quella promessa.
Quando Naruto ebbe raggiunto la macchina e vi fu entrato, mise immediatamente in moto, ma prima di partire volle aspettare di vedere la Sunny Dawn sgommare fuori e volatilizzarsi. Mentre la guardò andare via, pensò che Hinata-chan dovesse sicuramente aver esitato ancora prima di farlo, finché non aveva accettato la situazione e la promessa che le aveva fatto. Nell'attimo in cui sparì oltre l'uscita, almeno su questo il ragazzo poté sentirsi il cuore leggero.
Ma tutto il resto non andava bene per niente. Partendo, vide che la situazione generale era ormai nel degenero totale. Pur di andarsene da lì, le macchine arrivavano al punto di scontrarsi l'una con l'altra, lanciarsi grida inferocite e strombazzate con i clacson. Inoltre, all'uscita intrapresa pochi secondi prima da Hinata, si potevano vedere le luci intermittenti della polizia che era arrivata proprio adesso sul posto, presidiando quel varco. Chi aveva tentato di andarsene da quella parte ora faceva dietrofront per fuggire dall'altra, aumentando il rischio che l'unica scappatoia rimasta diventasse impraticabile. Si insinuò anche lui fra quelle macchine che facevano a spintoni per arrivare fuori, lo tamponarono due o tre volte da dietro frattanto che cercava di raggiungere l’uscita.
"E andiamo, maledizione!"
Raggiungere l'esterno e avere finalmente più spazio per muoversi fu una vera liberazione, ma il senso di sollievo fu immediatamente smorzato dall'arrivo di altre auto della guardia stradale che sciamavano nella loro direzione, apprestandosi a seguirli e braccarli tutti.
Sarebbe stata una dannata nottataccia, pensò Naruto mentre ingranava.
<< Ti prego, fa' che almeno lei sia riuscita a scappare! >>

Erano arrivati da tutte le parti, ininterrottamente, implacabili. Aveva appena fatto in tempo a lasciare il seminterrato prima che da dietro l'angolo sbucassero delle volanti per occludere il passaggio.
E non era finita lì. Pur lasciandosi dietro una decina di quelle, da una svolta davanti a lei ne apparvero altre intenzionate a mettersi sulla sua strada, le venivano incontro dalla direzione opposta.
"Oddio...!"
La carreggiata era larga, ma quelle auto formavano un muro compatto contro il quale Hinata stessa aveva la sensazione di andare a sbattere. Alcuni dei fuggitivi che avevano intrapreso la sua stessa strada finirono col farsi intimorire dal loro arrivo e, accettando la resa, frenarono. Lei, invece, si rese subito conto che rallentare e lasciarsi impaurire così voleva significare una sconfitta sicura. Ingranò e spronò la Sunny Dawn a fronteggiarli. Più avanzò, più si rese conto che, a quanto sembrava, erano meno disposti del previsto a rischiare un impatto pur di fermarla, li vide frenare ponendosi trasversalmente in modo da costituire una barriera a doppio strato per bloccarle il passaggio. Prima che la formazione fosse completa, Hinata sterzò a destra per superare la prima fila della barricata infilandosi in uno spazio esiguo, poi girò tutto a sinistra sgusciando attraverso la seconda fila e, infine, tirò il freno a mano ed effettuò un'ultima derapata per scansare l'arrivo delle ultime macchine, evadendo dai loro tentativi di racchiuderla. Si rimise in posizione lineare, lasciandosi alle spalle le volanti che, a causa della disposizione stessa che avevano assunto, faticavano a ricomporsi e non riuscirono a riprendere la Lancer prima che si allontanasse troppo. Cionondimeno, alcuni inseguitori non si erano arresi e le furono di nuovo alle costole nel giro di poco.
Hinata svoltò a sinistra, pensando di raggiungere una strada più frequentata per poterli mettere in difficoltà e seminarli. Anche se erano solo due a inseguirla, erano certamente tenaci, li sentì usare l'altoparlante per intimarle di accostare immediatamente. Li ignorò deliberatamente e intraprese una via che la conduceva più all'interno della città, cominciando presto a cogliere segnali di traffico più movimentato. Si addentrò in una galleria ad andamento curvilineo, costituita da due corsie che seguivano lo stesso senso di marcia, entrambe occupate da due folte file di veicoli: un notevole impaccio per quelli che le stavano dietro ma di meno per lei che sapeva cimentarsi in sorpassi prodigiosi. Riuscì a porre una distanza sempre maggiore fra sé e la polizia, spostandosi di continuo da una corsia all'altra per superare le macchine che le stavano davanti. Continuò in questo modo finché non si accertò di distanziarli sempre di più, al punto da essere spariti dietro la curva del tunnel. Tornò all'aperto, le balzò subito all'occhio il guardrail sul lato destro della carreggiata che si interrompeva e apriva un’apertura, al di là della quale una scarpata esterna la separava dall'altra strada in cui scorreva la direzione opposta.
Decise di sfruttare quel vantaggio temporaneo che aveva ottenuto sugli inseguitori, approfittando di essere fuori dalla loro vista: abbassò il freno a mano e fece sgommare l'auto sul fianco, causando un testacoda volontario. La Sunny Dawn derapò fino a uscire dalla strada, scivolando giù lungo il declivio e fermandosi alle pendici. Trasse un profondo respiro dopo la manovra spericolata e, col cuore a mille, restò a osservarne speranzosa gli effetti. Non appena vide da lì sotto le due volanti uscire dal tunnel, queste proseguirono senza fermarsi, pensando che il loro obiettivo li avesse solamente allontanati di qualche scarsa decina di metri più avanti.
Dopo che la ragazza li ebbe visti sparire anche dal suo specchietto retrovisore, ripartì immettendosi nella strada intrapresa. Attraversò di nuovo la galleria e, in breve, tornò nelle vie meno trafficate e più deserte percorse poco prima. Guidò con cautela e tendendo l'orecchio in caso altre auto di pattuglia fossero in avvicinamento.
Tempo addietro, Neji-niisan aveva dato istruzioni a lei e a tutto il clan su cosa bisognasse fare in momenti del genere, quando si era braccati dalla polizia: se si riusciva a seminarla, la prima cosa da fare era mettersi a cercare un luogo sicuro che fosse il più possibile nelle vicinanze, lasciando lì la macchina e nascondendola come meglio si poteva. Fatto questo, si tornava a casa in una maniera più discreta, senza dare nell'occhio, e si lasciava passare almeno un giorno per aspettare che si calmassero le acque e poi tornare a recuperare l'auto.
Ancora era agitata per la piega improvvisa che aveva preso la serata, andava avanti con la paura in corpo di incrociare altre vetture della stradale, tuttavia si sforzava di restare concentrata e si guardava attorno mentre procedeva a passo d'uomo, in cerca di possibili rifugi. Non si fidava a lasciare la Sunny in una stradina stretta e buia, ignara di quale genere di ladri o malintenzionati vi si potessero aggirare, ma il non riuscire a trovare un posto adeguato la demoralizzava. Fu quasi tentata di rischiare e attraversare la città per correre fino all'officina del clan e lasciarla lì, nella speranza che qualcun altro del gruppo avesse avuto la stessa idea e vi fosse già arrivato.
Una fortuna insperata arrivò quando intravide, alla fine di quella strada, un piccolo parcheggio a due piani. In fin dei conti, c'era più di un modo per nascondere un'auto, come confonderla in un parcheggio fra altri veicoli. Sperò soltanto che ce ne fossero abbastanza da far passare la sua inosservata. Salì la rampa che conduceva al primo piano sopraelevato e, dopo una breve occhiata nei dintorni, trovò il posto ideale per coprire la sua Lancer in uno spazio compreso fra una colossale Duster e un'enorme Antara. La infilò proprio lì, fra quei due giganti a quattro ruote e spense il motore. Uscita dalla macchina e azionata la sicura, diede una rapida controllata al suo posteggio prima di andarsene, confermando che la vista della sua auto era coperta come si deve, almeno dai lati. Fatto questo, abbandonò il luogo in fretta e tornò in strada, camminando a passo calmo e misurato e solo quando era sicura di non vedere pattuglie in arrivo, pronta a nascondersi qualora ne avesse avvistate. Diretta alla fermata d'autobus più vicina, andò a piedi per alcuni isolati, per due volte in tutto il tragitto dovette fermarsi e appartarsi per non farsi vedere da qualche volante che ancora sorvegliava la zona; pregò solamente che non venisse loro in mente di controllare anche il posto in cui aveva lasciato la macchina.
Continuò fino ad avvistare la pensilina della fermata sull'altro lato della strada, la attraversò velocemente e si unì con quanta più calma apparente all'esiguo gruppetto di persone che aspettavano il prossimo arrivo, mettendosi alle spalle di tutti loro. I successivi diciassette minuti di attesa furono i più snervanti che potesse ricordare, finché la corriera non arrivò finalmente da dietro una svolta e si fermò lì davanti aprendo le porte. Hinata salì, si procurò un biglietto dal conducente e prese posto fra gli ultimi sedili in fondo, sedendosi con un sospiro pesante e con la consapevolezza di dover essere ormai salva. Non le importò molto quale autobus avesse preso, né dove fosse diretto, le bastò solo che la portasse lontano da lì.
Mentre guardò fuori dal finestrino, buttandosi alle spalle i resti di quella sera disastrosa, il suo pensiero andò a Neji e a Naruto, pregando che anche loro fossero riusciti a scamparla.

"Altro che polizia!" sbottò Naruto "Qui hanno chiamato l'esercito!"
Più ci provava a seminarli, più ne saltavano fuori da ogni parte per unirsi al suo inseguimento. Ci voleva davvero una gran bella sfiga per ritrovarsi addosso ben otto auto della stradale a tallonarlo senza pietà. E anche se stava spronando Kurama al massimo, non c'era verso di distanziarle, neanche fossero stati addestrati per questo!
Abbandonata la strada secondaria in cui si trovava, derapò immettendosi in una principale, contornata sui lati da giganteschi palazzi dalle facciate in vetro su cui si riflettevano tutte le luci della strada. Per quanto era trafficata, dovette prodigarsi in slalom continui fra i veicoli per avanzare, senza restare per più di cinque secondi nella stessa corsia. Intravide più avanti una deviazione a sinistra che gli avrebbe permesso di togliersi da quella situazione... ma quando fu sul punto di intraprenderla, proprio da lì sbucò un'altra volante che lo colse di sorpresa, intenta a entrare nella sua stessa strada in quel preciso momento.
"Porca...!"
Non riuscì a evitare completamente l'urto e i musi delle due auto tamponarono, provocando il testacoda della pattuglia e facendo rischiare a Kurama di rallentare fino a fermarsi. Prima che ciò accadesse, Naruto cercò di riprenderne il controllo e scalò una marcia per non lasciar spegnere il motore, accelerò all'istante per recuperare i giri e ingranò nuovamente, portandosi di nuovo in avanti. Il rallentamento aveva comunque permesso agli inseguitori di accorciare le distanze, tanto che uno di essi lo raggiunse senza farsi scrupolo a venirgli addosso e tamponarlo da dietro.
"Ahia!"
L'Uzumaki sobbalzò sbattendo la testa contro il tettuccio, la botta lo stordì momentaneamente,pochi secondi in cui altre due auto sopraggiunsero per stringerlo sui lati. Imprecando, salì fino alla marcia massima e accelerò recuperando il vantaggio, deciso di ritentare al bivio successivo la manovra precedentemente fallita. Tuttavia, quando ci si avvicinò, capì che avrebbe dovuto attuarla a suo rischio invadendo la corsia opposta. Quando venne il momento, scalò in quarta, alzò il freno e sterzò interamente a destra, driftando e attraversando la corsia di fianco mentre stava passandogli davanti un veicolo civile. Quest'ultimo frenò di colpo quando ebbe inteso la folle manovra di Kurama, così come dovettero farlo le volanti per tentare di prendere la stessa svolta imboccata da Naruto. Il tentativo finì in una serie di sbandamenti l'una addosso all'altra che le costrinse a fermarsi, eccetto che per le ultime di loro.
Naruto si guardò indietro, un po' sollevato di costatare che il loro numero si era dimezzato ma più seccato dal fatto che in ogni caso non volevano saperne di demordere. Già così aveva corso un rischio, quali altre idee avrebbe dovuto farsi venire per toglierseli completamente di torno?
Arrivò fino in fondo al percorso che terminava in una svolta a T, girò a destra e seguì quella strada situata sotto un alto ponte largo quanto tutta la carreggiata, i pilastri a terra dividevano i sensi di marcia. Per un certo tratto fu tutto abbastanza sgombro... finché, poco più avanti, non intravide un rallentamento del traffico che si prospettava un grosso impiccio; infatti, lì la strada era più stretta e il poco spazio presente fra una colonna e l'altra del ponte sovrastante rendeva impossibile eseguire sorpassi già in condizioni normali, peggio ancora nelle sue. Costretto a rallentare, non ci volle molto prima che le restanti quattro vetture della stradale gli fossero di nuovo attaccate al posteriore.
"Al diavolo!"
Deciso a non farsi raggiungere, fece l'impossibile per avanzare, si spostò direttamente sullo stretto marciapiede e ridiede gas, pur ritrovandosi con l'auto sbilanciata per via delle ruote di sinistra che si trovavano in posizione più sopraelevata rispetto a quelle di destra, rimaste sull'asfalto. In questo modo, il distacco dagli inseguitori fu un po' di più a portata di mano, tuttavia era costretto a fare attenzione a non mettere sotto i passanti che aveva davanti, strombazzando continuamente per avvertirli di sloggiare, oltre a evitare buche. A qualche decina di metri più avanti, però, si presentò un bruttissimo ostacolo, ovvero il palo di un maledetto cartello stradale che - guarda un po' la beffa! - vietava l'accesso all'adiacente svolta a sinistra. Era piantato proprio nel bel mezzo del passaggio e le auto sulla strada non gli consentivano di tornare giù ed evitare un brutto colpo che gli avrebbe distrutto motore e macchina. Che avesse frenato o che fosse andato avanti, avrebbe finito lì la sua fuga.
Se solo nella corsia si fosse liberato dello spazio per togliersi da quell'intoppo!
<< Sono fregato... >>
Una frenata improvvisa alle sue spalle gli fece scoprire l'arrivo in driftata di un'altra vettura dietro a quelle della polizia. Nello specchietto retrovisore scorse un'auto da Street Racer che gli era familiare, guidata da una pilota ancora più familiare: Vortice Rosso, la Corvette di Uzumaki Kushina, si avvicinava a velocità elevata, portandosi sempre più vicina alle volanti e a lui. E questo mentre invadeva la corsia contraria, correndo come lui sul bordo strada opposto e in modo molto più agevolato, tanto che le bastò poco per mettersi parallela alla scia del figlio.
A un certo punto, quando lei si fu portata più avanti rispetto a lui, Naruto la vide compiere una follia per attraversare la carreggiata e, con una frenata, fermarsi di traverso sulla corsia di sinistra, costringendo le auto civili accanto a lui a frenare di colpo... liberando così lo spazio che serviva a lui per rimettersi in strada tre metri prima di centrare quel palo. Salvato in extremis, si fermò per un momento prima di proseguire, appurando che si trattava davvero di quella spericolata di sua madre, che si sporse dal finestrino.
"Non startene lì fermo! Muoviti, vai!"
Seppur ancora sorpreso del suo arrivo inaspettato, proprio lì e proprio in quel momento, il ragazzo non volle farsi ripetere l'ordine e accelerò.
"Vedi di riportare a casa le chiappe tutte intere, capito?" e sparì alla fine della curva.
Kushina, dopo essersi assicurata che il figlio fosse riuscito a sgattaiolare, sospirò sollevata e guardò la baraonda che aveva provocato con la sua azione azzardata, gli sbirri erano rimasti bloccati e avevano difficoltà a proseguire.
<< Bene. >> pensò << Ora lasciate in pace il mio bambino e venite a prendere me. >>
Ingranò la prima marcia e, con una forte accelerata, fece dietrofront tornando nella corsia adiacente, passò accanto alle volanti in modo tale che la vedessero bene. Non andò subito a velocità sostenuta, attese di vedere se aveva ottenuto la loro attenzione. Come aveva supposto, avevano rinunciato a stare dietro a un bersaglio ormai perso di vista e preferivano rincorrerne uno che fosse più a portata di mano, in quanto avevano intrapreso la sua stessa direzione e si erano lanciati al suo inseguimento. Soddisfatta di averli distolti dalla caccia a Naruto, diede gas e incrementò la velocità per portarsi più avanti, non volendo farsi beccare già da subito. Girò a destra dopo un ampio tratto per lasciare quella strada troppo complicata e intraprese un'urbana dalla circolazione più scorrevole, dove la seguirono immediatamente.
"Avanti, datevi una mossa!"
Per mettere alla prova la loro tenacia, intraprese diverse svolte consecutive: prima destra, poi sinistra, avanti, a destra fino in fondo, di nuovo a sinistra... roba da far perdere i sensi a chi non ci faceva l’abitudine. Ciononostante, continuavano a starle dietro.
Volendo osare ancora di più, raggiunse una strada che affiancava il cantiere di un palazzo in costruzione, un'area appositamente recintata e i macchinari attualmente spenti.
Non si diede alcun freno: abbatté la recinzione e invase l'area edilizia, costatando che i suoi aguzzini non si erano tirati indietro dal rincorrerla anche in un luogo pieno di diversi tipi di pericoli. Girò attorno alla base di una gru, affiancò il palazzo e mirò alla zona in cui erano state lasciate le macchine da cantiere. Scoprì che una delle volanti l'aveva anticipata facendo il giro dall'altro lato dell'edificio, riuscendo a raggiungerla e a mettersi di fianco a lei. La donna non si fece scrupoli e, nel momento in cui fu affiancata, andò addosso all'inseguitore sbandando con tutto il fianco dell'auto, urtando con tale violenza da costringerlo a deviare la sua traiettoria... che terminò cozzando in pieno contro un enorme dumper giallo per il trasporto di terra, facendo sobbalzare di poco il mezzo e accartocciando completamente il muso della volante, oltre a farle perdere una ruota anteriore. Liberatasi di quel seccatore, Kushina deviò e adocchiò un mucchio di travi accatastate in maniera tale da poter essere usato come rampa di lancio. Diede gas e la raggiunse correndovi sopra a una velocità così sostenuta da alzare di almeno tre metri da terra tutta la vettura dopo il balzo, proiettandosi contro il sedile e con il fiato bloccato in gola mentre vedeva il suolo avvicinarsi in fase di atterraggio. Tornò giù con un brusco impatto, abbattendo un'altra parte della recinzione e anche le transenne che vietavano il transito dei veicoli non autorizzati.
<< Non farò mai più una cretinata del genere! >>
Ebbe appena il tempo di stabilizzarsi prima di accelerare di nuovo, poiché le auto della stradale non avevano tentato la sua stessa pazzia e avevano cercato un'altra uscita dal cantiere. Seppure ancora un po' frastornata, si rimise subito in corsa prima che le tornassero addosso. Attraversò un ampio incrocio deserto senza fare svolte, andò dritto fino a salire su un ponte sospeso su uno dei fiumi che sfociavano nella baia e, quando arrivò dall'altra parte, girò alla prima deviazione che trovò a sinistra. Pensò di infilarsi in strade più strette, magari dei vicoli che consentissero il passaggio di una sola auto per volta, sperando di mettere più in difficoltà gli sbirri... ma la strada che scelse si rivelò essere semplicemente una stradina chiusa, una via che terminava verso la serranda chiusa del garage di un palazzo condominiale.
Fine della corsa! Appena ebbe raggiunto il limite, con un testacoda riposizionò Vortice Rosso verso l'uscita del vicolo. Fu troppo tardi, le volanti l'avevano raggiunta e si erano infilate là dentro disponendosi due davanti e due dietro in una doppia formazione a cuneo, sicuri di bloccarle il passaggio.
Dalla sua posizione svantaggiata, Kushina li vide uscire dalle auto, uno di essi allungava il cavo della radio collegata al cruscotto.
"Non fare una sola mossa strana! Vieni fuori con le mani bene in vista!"
"Sono quasi tentata di darvi retta, sapete?" gridò lei sporgendosi dal finestrino "Naaah, scherzavo!"
Vedendola accelerare sul posto, come a prepararsi a ripartire anche a costo di andargli addosso, gli agenti pensarono che dovesse aver perso completamente la testa. Ammesso che stesse solo bleffando, le lanciarono un ultimo avvertimento.
"Ti ho detto di non muoverti! Rimani ferma dove sei, mi hai sentito?"
"Col cazzo!"
Con queste ultime parole colorite, mollò la frizione e lasciò che l'accelerata spingesse la macchina in avanti, dando inizio a quella folle rincorsa che prometteva di finire in un modo molto brutto e doloroso. Costatando che era intenzionata a fare sul serio, i poliziotti misero mano all'artiglieria e, mirando alle ruote, presero a sparare. Per evitare di forare, Kushina continuò l'avanzata procedendo a zig-zag, mancando ogni proiettile mirato alle sue gomme.
"Yahooo!"
Quando ebbero finalmente capito di non poterla fermare, gli agenti si scansarono buttandosi a terra. Vortice Rosso cozzò in pieno contro le volanti, con tale violenza e forza da far urtare l'auto a destra con quella che aveva dietro, facendole sbalzare e retrocedere entrambe per la collisione. Non essendoci ancora abbastanza spazio da sgusciare via, innescò la retromarcia, retrocedette di qualche metro e, prima che gli sbirri si avvicinassero alle portiere puntandole le pistole contro, attaccò di nuovo in avanti. La seconda spinta fece in modo di spostare ancora le vetture della stradale, stavolta riuscendo ad aprirsi la via di fuga che le serviva. Così, anche se con il cofano semidistrutto, i fanali frantumati e il paraurti ormai sul punto di cedere, sgattaiolò verso l'uscita del vicolo, lasciandosi dietro quei poliziotti che ancora provavano a spararle, pur senza colpirla.
Tornò sulla strada libera, esultando per il trionfo della vittoria ottenuta in quello scontro frontale...
"... eh?"
... per poi finire abbagliata dalle luci di un'auto della cui apparizione alla sua sinistra si accorse troppo tardi, quando la travolse di colpo sul fianco della Corvette e, anche dopo l'impatto, continuò a spingerla fino al bordo strada e oltre.
Tutto quanto avvenne così all'improvviso e così rapidamente da non capacitarsene subito. Udì comunque il fragoroso CRASH della vetrina abbattuta dalla sua intrusione con tutta la macchina, buttando giù tavoli, sedie e altri interni, finché non si fermò del tutto contro il bancone con un ultimo impatto.
"Oh... argh...!"
Respirava ancora, grazie al cielo! Ma la testa le girava e le faceva un male cane. Ancor di più le doleva il braccio destro: poco ma sicuro che uno o due ossa se le era rotte. Qualcosa le solleticava la fronte, realizzò che si trattava di un rivolo di sangue uscito da una ferita in testa, lo sentì colare fastidiosamente fino al sopracciglio. La vista era appannata, ci mise un po' a riprendersi e a rimettere tutto a fuoco. Vide il locale bar dentro il quale era andata a finire facendo a pezzi la vetrina, alcuni frantumi li aveva addosso, ma a quell'ora era tutto chiuso e deserto, così aveva avuto la fortuna di non coinvolgere nessuno.
Al di là della vetrina, sulla strada, scorse qualcos'altro: la Bentley nera che le era venuta addosso di proposito mandandola lì dentro. Non riconobbe chi fosse ma aveva una faccia con una mascella squadrata e spigolosa... e un sorriso da gran bastardo nel vedere che risultati aveva ottenuto con quell'assalto. Non restò lì per molto e fece marcia indietro, per poi andarsene.
Mandandolo all'inferno, Kushina si trascinò verso lo sportello sinistro per uscire dall'auto capottata, poiché l'altro era bloccato dal bancone. Quando fu fuori, si tirò su con qualche sforzo e camminò in mezzo ai detriti e ai frantumi sparsi per terra, il braccio le pendeva facendole un male atroce e cercava di tenerlo su. Da lontano, intravide gli sbirri venire dal vicolo e, avendola localizzata nel bar semidistrutto, correre verso di lei tenendola sotto tiro.
<< Aaah... che situazione... >>
Dopo che ebbero appurato lo stato inoffensivo in cui era ridotta, uno di loro si fece avanti e rimise la pistola nella fondina per armeggiare con le manette. Costrinse la donna a voltarsi, a inginocchiarsi e a mettere le mani dietro la schiena, ignorando bellamente i suoi lamenti per l’arto malandato.
Sarebbe stato decisamente meglio restare a casa, quella sera, e passare con Minato un'intera nottata all'insegna del sesso, pensò Kushina mentre la arrestavano per partecipazione a corsa clandestina, resistenza a pubblici ufficiali e chissà quali altre cavolate varie che non stette nemmeno a sentire.


SPAZIO AUTORE
E salve a tutti voi, cari lettori miei! Quale modo migliore di iniziare la domenica che postare per voi il nuovo capitolo di Tokyo Underground? E quale modo di far finire un capitolo così facendo arrestare uno dei personaggi secondari più amati? Magari facendone arrestare uno più principale? Mmh... Forse avrete notato che come capitolo è un po' meno lungo dei precedenti, però le idee per tutte queste scene d'azione sono un filino meno di quel che mi aspettavo e non vorrei propinarvele tutte in una volta sola. La fuga scompigliata dell'Underground continua nel prossimo aggiornamento. e se non sarete pronti per quello che leggerete, beh... peggio per voi, ragazzi :D MUAH!
Jaa na!

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Capitolo 18
*** Burn ***


"#Andiamo, sbirri belli! È tutto qua il meglio o mi prendete per i fondelli?#"
Se suo fratello A fosse stato lì, di sicuro gli avrebbe detto di prendere più seriamente la situazione in cui si trovava; lui, Killer Bee, sin da quando aveva avuto inizio la retata, quasi non aveva smesso di trovare tutto quanto divertente in maniera quasi infantile. Cinque volanti della stradale che gli stavano dietro non lo impensierivano nemmeno. Anche adesso che era inseguito in una strada urbana non si sforzava particolarmente di seminarli, semmai stava al passo con loro per non mettere subito fine all'intrattenimento.
"#Non venite? Allora vengo io, perciò adesso ditemi addio!#"
Deciso a rendere la corsa più spassosa, azionò la leva del freno e girò tutto lo sterzo in modo da finire volontariamente in testacoda fino al bordo strada. Nel mezzo della manovra, le pattuglie della polizia, colte alla sprovvista, lo sorpassarono finendogli davanti, al che Bee si rimise immediatamente in carreggiata; così adesso era lui l'inseguitore.
"#Let's rap, babies!#"
Immaginò che ora volessero frenare di colpo per costringerlo a fermarsi ma, prima che ne avessero l'occasione, fu lui ad andargli addosso. Spronando la Lariat, colpì da dietro una delle auto con tale forza da farle perdere stabilità e farla urtate con quelle accanto. Come risultato, sia la volante compromessa che le due affiancate finirono col collidere fuori strada, abbattendosi disastrosamente contro i muri degli edifici.
Liberatosi di quelle prime tre, Bee accelerò portandosi esattamente in mezzo alle due vetture rimaste. Senza pietà, sbandò prima quella a sinistra su tutta la fiancata, mandandola a deviare e a sbattere contro il posteriore di un'auto parcheggiata, distruggendo parabrezza, ruote e cofano. In seguito toccò alla volante di destra, stavolta urtandola sulla parte posteriore della fiancata in modo che scivolasse in testacoda, fino a farla sbandare contro alcune delle piante arboree piantate sul marciapiede.
"#Hell, yeah! Rest in pieces, mothafuckers! Weeeeh!#"
Si lasciò dietro i loro rottami, esultando a squarciagola, il rombo della sua stessa Lariat vittoriosa si faceva sentire nelle vie che percorreva con foga. Non sarebbe stato male se solo quei piedipiatti fossero durati un altro po', ma era vero che anche il divertimento aveva una fine... e soprattutto, era l'ora di fare ritorno al garage e provare a contattare gli altri membri del clan per sapere se erano riusciti a cavarsela.
"Eh...?"
Imboccata una strada con una sola corsia a senso unico, in fondo a questa vide sbucare da una svolta i fari di una Lamborghini nera lucente che si insinuò nella sua stessa via, nonostante così si mettesse in controsenso. Fermandosi a una trentina di metri di distanza, Bee restò a osservare l'auto che gli si era parata davanti. Non riusciva a scorgere da così lontano chi ci fosse dietro a quel parabrezza, tuttavia aveva la spiacevole sensazione che quello lì riuscisse a vedere lui.
VROOOM!
Sussultò nel vedere quell'auto accelerare sul posto, come se stesse follemente preparandosi a una carica diretta.
<< Starà scherzando! >>
Non scherzava affatto. Alla fine, dopo tutte quelle accelerazioni, lo vide partire e schizzare venendogli addosso a velocità elevata, cercando un impatto frontale.
"Ma che...!"
Non rimase ad aspettare che lo travolgesse in pieno e ingranò la retromarcia. Purtroppo, quella stradina consentiva il passaggio di una sola auto per volta e ai margini non c'era abbastanza spazio per mosse evasive: l'unica direzione possibile fu andare indietro.
Tuttavia, rispetto alla Lamborghini, era partito con un certo ritardo e in retromarcia la sua velocità non era tanto sostenuta. Così, prima che lui potesse raggiungere l'uscita da quella strada, la macchina avversaria ottenne la collisione che aveva cercato, facendolo sobbalzare dentro il suo abitacolo. In questo modo, Bee perse il controllo della sua vettura, mentre l'altra continuò a dominare quella corsa folle e a spingerlo indietro con la forza della sua carica.
"Opporca...!"
Voltandosi, scoprì che quel bastardo, chiunque egli fosse, mirava a scaraventarlo oltre la barricata sul limitare del viale pedonale, giusto sopra il fiume che avrebbe accolto la sua caduta. Per evitare ciò, tentò in ogni modo di riaccendere l'auto e metterla in funzione per uscire da quella situazione, ma tutto quello che ottenne fu sentire i gemiti del motore che si sforzava senza riuscire ad avviarsi.
"Andiamo! E andiamo!"
Più tentava, più fumo denso usciva da sotto il cofano distrutto. Fu allora che capì che quell'impatto doveva avere danneggiato in qualche modo il motore.
Con sua sorpresa, la strada terminò prima di quanto si aspettasse, sentì la vettura che sfondava il legno della barricata e precipitava nel vuoto sottostante. Sparì, poi, con un fragoroso SPLASH finale.

Quasi aveva osato sperare che le cose potessero filargli lisce, visto che era stato uno dei primi a lasciare l'Underground e ad allontanarsi di più dalle volanti in arrivo. Invece quei maledetti sbirri sembravano essersi diffusi in tutte le strade della città pur di catturare i Racers fuggiaschi. Sasuke non aveva dubbio che più di qualcuno fosse già stato preso, ma non aveva intenzione di fare la stessa fine, augurandosi lo stesso successo anche per Sakura e gli altri.
Anche se giusto due minuti fa aveva depistato quelle che lo inseguivano dall'inizio della retata, da una curva più avanti erano apparse altre volanti che ora gli chiudevano la strada. Per evitare il blocco dovette deviare in derapata e immettersi nella via a sinistra, anche se poi vide che le macchine della stradale avevano preso la sua stessa direzione per stargli dietro. Inoltre, davanti a lui ce n'era una terza in arrivo che stava correndo dalla sua parte, bloccandolo insieme alle altre in una formazione a tenaglia.
Come se bastasse questo! Se si sforzavano tanto di metterlo alle strette, che almeno i loro tentativi fossero degni di nota.
Scalò una marcia e sgommò fino a uscire di strada... salendo l'ampia scalinata che conduceva all'ingresso di un enorme grattacielo. A metà della salita, accelerò in avanti e, seppur con alcuni scossoni a causa degli scalini, tornò a scendere in strada dopo aver aggirato la volante che aveva tentato di prenderlo da davanti e che invece gli finì dietro. In questo modo se li lasciò tutti alle spalle, tuttavia non bastò a fermarli completamente, persino l'auto che aveva aggirato si raddrizzò nella sua direzione per restargli attaccato. Dovette continuare a correre puntando a seminarli in velocità. Anche così, però, i suoi aguzzini erano sorprendentemente tenaci, riuscivano a stargli dietro senza mollarlo un attimo.
La strada arrivava fino a un ponte che attraversava uno dei fiumi della città, era la sola via che gli era consentito prendere a causa della totale assenza di ulteriori svolte. Poi, però, scoprì che quello non era un ponte fisso ma mobile, in quanto si vide da lontano il piano orizzontale che si sollevava e si separava dalla sua metà dell'altra sponda. Non c'erano chiatte o imbarcazioni qualsiasi in avvicinamento sul fiume che richiedessero l’innalzamento, il che fece pensare all'Uchiha che si doveva trattare di un'iniziativa della polizia per fermargli la corsa; in qualche modo, dovevano aver contattato l'addetto alla guardiola per ordinargli di azionare il meccanismo di sollevamento.
Ecco, questo era qualcosa proprio degno di nota.
Ne aveva fatte di follie su strada da quando aveva messo piede all'Underground, e con Itachi pensava di aver raggiunto il picco su quella ferrovia. Adesso gli si presentava una nuova vetta di pazzia.
Ingranò in pochi attimi tutte le marce restanti e portò i giri di motore al massimo, spronando Avenger ad affrontare quel nuovo ostacolo anziché fermarcisi davanti, contrariamente alle aspettative degli agenti della stradale. Corse con tutta la forza di cui era capace la sua auto, fino a raggiungere le pendici della salita. Percorse il ponte ancora in sollevamento che si inclinava costantemente, andando incontro al vuoto che c'era si faceva sempre più vicino e sempre più grande per poter essere valicato. Alla fine, con il balzo alla fine della rampa, quel baratro fu sotto i suoi piedi e le sue ruote. Per brevi momenti fu sospeso in aria senza più nessuna superficie d'appoggio, intenzionato comunque ad arrivare all'altra metà che si prospettava irraggiungibile. Quando ebbe inizio il tratto discendente della parabola, la macchina sobbalzò duramente nel raggiungere il suolo, tanto da finire trasversalmente sulla carreggiata in discesa e arrivò alla base sfrigolando gli pneumatici sull'asfalto. Raggiunta la strada principale, Sasuke si prodigò per riallinearsi e dare di nuovo gas, in modo da levare le tende adesso che finalmente si era lasciato del tutto dietro i suoi aguzzini in divisa.
SKREEK! VROOOM!
Ma qualcun altro capace di dare ben più problemi apparve con una derapata folle sulla strada alla sua sinistra. Una Panoz di un nero rilucente sfrecciò con la chiara intenzione di venirgli addosso in un assalto diretto.
<< Chi è questo pazzo? >>
Sasuke spronò la macchina appena in tempo per evitare lo scontro laterale e lasciarselo alle spalle, benché subito dopo lo vedesse sfrigolare di nuovo in curva per mettersi sulla sua scia e lanciarsi all'inseguimento. E, come c'era da aspettarsi, un'auto di quel calibro era di tutt'altro livello rispetto alla sua, tanto che non ci mise molto a raggiungerlo e ad accostarsi parallelamente a lui. In questo modo, Sasuke poté vedere attraverso il finestrino abbassato chi ci fosse alla guida.
"Guarda un po' se non è il piccolo della famiglia!" gridò Deidara sorridendo sprezzante "Il pulcino Uchiha, eh? Sorpreso di vedermi?"
"Non tanto. Era abbastanza ovvio che tutto questo casino fosse opera di Obito. Un po' meno che anche voi Alba vi ci buttaste in mezzo."
"Ci saremmo dovuti perdere tutto il divertimento?"
Senza nessun riguardo, con un'improvvisa sterzata Deidara gli andò addosso urtandolo di proposito con tutta la fiancata, provocandogli un tale scossone che quasi gli fece perdere il controllo.
"Bastardo...!"
Non fu neanche l'unica volta, prese a tartassarlo con ripetuti spintoni violenti, ognuno dei quali era per Sasuke un grosso rischio di non riuscire più a manovrare il veicolo come voleva. Se non si fosse liberato in fretta, la sua corsa sarebbe finita in modo molto spiacevole, ancora pochi colpi e avrebbe sbandato. Seminarlo puntando a superarlo in velocità era cosa infattibile e quindi da scartare a priori, non c’era verso di riuscirci contro quel bolide. L'unica scelta che ebbe per il momento fu distaccarsi sterzando nella prima svolta a sinistra che gli capitò, allontanandosi il tempo necessario a riprendere un po' di respiro.
"Che fai, pulcino Uchiha, scappi?"
Intenzionato a non lasciarselo sfuggire, Deidara derapò per tornare indietro e prendere la sua stessa strada. Presto Sasuke lo vide di nuovo nello specchietto retrovisore che lo rincorreva, continuando a braccarlo come un topo.
No, scoprì che aveva intenzione di fare anche peggio. Lo scorse protendere il braccio fuori dal finestrino e puntargli contro una calibro 45. Anche da quella distanza, ogni sparo gli assordò le orecchie, sentiva anche la carrozzeria dell'auto che veniva colpita dai proiettili, così come lo specchietto laterale destro che andò in pezzi, e anche il lunotto posteriore che finì frantumato.
Non capì se tutto questo fosse solo per rendersi la corsa più entusiasmante o se quel bastardo effeminato voleva fare sul serio con quel ferro in mano, fatto stava che doveva fare qualcosa per togliersi da quella situazione. Tirò il freno a mano e sterzò, provocando un testacoda volontario della vettura che la rallentò fino a farsi raggiungere di nuovo dall'auto avversaria. Nel momento in cui ebbe compiuto un intero giro su se stessa e si allineò, si affiancò così vicina alla Panoz da colpirla sulla fiancata, lo scossone che ne derivò fece sbalzare Deidara e fargli perdere di mano l'arma, che cadde e sparì sotto il sedile accanto, ed il Racer era troppo occupato a guidare per chinarsi a cercarla.
"Piccolo stronzo!"
Per disarmarlo, però, l'Uchiha si era messo di nuovo nella condizione difficile in cui si trovava prima, tanto che il Racer di Alba, per vendicare l'affronto ricevuto, riprese a tamponarlo con insistenza e anche con più violenza. Sasuke dovette ricorrere di nuovo allo stesso metodo di prima per avere un po' di tregua, intraprendendo un'altra svolta.
<< Merda, che tipo fastidioso! >>
Ebbe un'improvvisa sensazione di deja-vu. Inaspettatamente, quella deviazione lo aveva portato su una strada che gli era familiare, che sentiva di aver percorso più o meno recentemente. Mentre proseguiva, gli tornarono in mente i ricordi dell'ultima volta che ci aveva corso, quando aveva seguito senza sosta la lontana Bugatti di Itachi.
Ciò gli fece venire un'idea che, con un pesante "forse" nel mezzo, avrebbe potuto liberarlo completamente da quell'inseguimento opprimente. Il rischio di restarci secco era abbastanza alto, ma se restava così diventava una brutta certezza.
Erano quasi le dodici, circa lo stesso orario di quella volta. Questo confermava la fattibilità del piano e, allo stesso tempo, gli diceva che se voleva attuarlo, doveva farlo adesso o mai più. Non stette troppo a pensarci e colse la palla al balzo, ingranando fino alla marcia massima e accelerando per istigare il Racer di Alba a continuare a seguirlo. Continuò a correre ad assicurarsi di avercelo attaccato dietro fino a raggiungere il fondo di quella strada, dove trovò quello che cercava: il passaggio a livello che era stato la pista dell'inseguimento fra lui e Itachi. Attuò la stessa follia di suo fratello e spostò la corsa sulla linea ferroviaria, ma prendendo la direzione opposta rispetto a quella dell'ultima volta.
"C'è da dire che hai le palle!" gridò Deidara "Allora vediamo chi se la fa sotto per primo!"
Come aveva sperato, Sasuke lo vide raccogliere la sfida e prendere parte anche lui a quella caccia su binari. Scossoni e rimbalzi dovuti al suolo poco agevole furono un grosso fastidio per entrambi i Racers, tuttavia quello di Alba non ebbe comunque problemi ad arrivargli addosso e colpirlo duramente da dietro. Sasuke cercò di mantenere salda la presa sul volante e di non finire contro il parabrezza, ma resistere in questo modo diventava più difficile a ogni urto che subiva. Nonostante questa difficoltà persistente, continuò a tenere duro finché poté.
A un certo punto, avvistò in lontananza la ferrovia che diventava un ponte sospeso a un'altezza notevole sopra un fiume che si immetteva nella baia... e più avanti ancora, finalmente, vide quello che stava aspettando. Guardò indietro verso Deidara, che non sembrava proprio essersi accorto di ciò a cui stavano andando incontro, si divertiva ancora a stargli addosso tamponandolo di continuo. E continuò così anche dopo che ebbero intrapreso quel ponte. Lo percorsero quasi fino alla fine, finché Sasuke, giusto dieci metri prima di tornare sulla terraferma, frenò di colpo, facendo sì che anche la Panoz dietro di lui fosse costretta a fermarsi e impossibilitata a proseguire.
"Che fai?" Deidara si sporse dal finestrino "Ti decidi ad arrenderti?"
Ma cogliendo l'accenno di sorriso che l'Uchiha gli rivolse, dedusse che i suoi propositi non fossero quelli. Poi, quando alle orecchie gli arrivò un suono sconcertante, alzò lo sguardo e il cuore perse un battito quando si accorse del treno merci che stava sferragliando sui loro stessi binari, dritto verso di loro, già poco ci mancava che travolgesse tutti e due.
"Tu... maledetto pazzo!"
"Non era una gara su chi non se la faceva sotto per primo?"
Deidara tornò dentro e innestò la prima marcia, accelerando furiosamente per spingere in avanti l'auto di Sasuke e aprirsi un varco per raggiungere la terraferma; Sasuke, per tutta risposta, inserì la retromarcia e diede gas per contrastare la spinta posteriore, precludendogli quella via di fuga. Il Racer di Alba, vedendo l'inutilità dei suoi sforzi, pensò di tornare indietro in retromarcia, ma costatò che la distanza fino all'altra estremità del ponte era troppa per sperare di arrivarci prima che il convoglio lo mettesse sotto. E neppure c'era lo spazio laterale sufficiente ad aggirare l'Uchiha. L'unica possibilità era andare avanti continuando a spingerlo.
"Levati di mezzo, dannazione!"
Seguì il suo ordine, ma solo dopo che ebbe calcolato i tempi a proprio favore. Sasuke si decise a ingranare la prima e a spostare l'accelerazione in avanti, dirigendosi verso il punto in cui i binari tornavano sulla terraferma. Stessa cosa fece Deidara, che cercò disperatamente di scendere da quella trappola.
"AAAAHH!"
Al contrario dell'Uchiha, non ci riuscì. Mentre la Mercedes si spostò dai binari all'ultimo momento, la Panoz fu abbagliata da una luce accecante e interamente travolta dal convoglio con uno schianto assordante. Fu trascinata lungo tutto il ponte, generando scintille sui binari e il suono graffiante del metallo che strideva contro metallo. Arrivata all'altra sponda, era diventato solo un ammasso di metallo contorto, scivolò giù dalla ferrovia e rotolò fino alle pendici della scarpata, fermandosi davanti alla riva del fiume.
Da lontano, Sasuke aveva assistito all'esito del suo piano, riusciva a scorgere i rottami del veicolo ma non intravedeva alcun movimento del pilota. Una volta che il convoglio fu completamente passato, salì di nuovo in macchina e riattraversò il ponte, discendendo il breve pendio. Scese dall'auto e si avvicinò con cautela alla Panoz capovolta, fumante e distrutta, cercando qualche traccia della presenza del Racer.
Sussultò quando questi si mostrò a lui intenzionalmente, apparendo dall'altro lato dei rottami dell'auto. Era ridotto a un mare di sangue su tutto il corpo, con chissà quante fratture diffuse, a stento si teneva in piedi trascinandosi sulle gambe tremolanti e doloranti. Era incazzato nero contro l'Uchiha che gli aveva giocato quel tiro. Non gli disse nulla, tuttavia saettava furia da ogni poro e da ogni ferita, alzò il braccio puntandogli contro la pistola che aveva recuperato da dentro il veicolo, cercando solo di raccogliere nel dito la forza fisica necessaria a premere il grilletto.
Il colpo partì. Il proiettile perforò la mano di Deidara che, oltre a perdere l'arma e farla cadere a terra fuori dalla sua portata, per l'inerzia del colpo perse l'equilibrio già poco stabile sulle gambe e crollò a terra. Mentre gridò e soffrì per il buco fumante che gli si era aperto in mezzo al palmo, Sasuke, dapprima sorpreso, localizzò la provenienza dello sparo: in cima al declivio c'era Itachi, che da dentro la sua Bugatti aveva sparato alla mano di Deidara con precisione assoluta. "Itachi! Che ci fai qui?"
Il maggiore dei fratelli Uchiha non rispose, scese invece dall'auto e si lasciò scivolare anche lui fin là sotto. Spostò subito l'attenzione sull'agonizzante Racer di Alba, il quale si accorse della sua presenza e lo vide avvicinarsi mentre lo osservava dall'alto in basso: nei suoi occhi neri scorse lo sguardo torvo di un traditore doppiogiochista.
"Itachi... tu... dannato bastard..."
BANG!
Fu un solo colpo, però fu sufficiente a metterlo a tacere. La testa bionda ricadde a terra con un tonfo, intinta del sangue che usciva dal cranio perforato in mezzo alla fronte. La scena lasciò Sasuke sconcertato, vedendo suo fratello che impugnava un'arma con tanta disinvoltura e la usava per uccidere così a freddo. Per un momento gli sembrò di non riconoscerlo, quasi lo spaventava, ebbe anche un sussulto quando lo vide rivolgersi a lui.
"Faresti meglio ad andartene, Sasuke. Questo pandemonio non è ancora finito."
Oltre a quel consiglio, non gli disse nient'altro e risalì il pendio per tornare alla macchina. Diede gas e se ne andò sgommando.
Nonostante quelle parole, l'Uchiha non ce la fece a seguire subito l'esortazione del fratello, rimase ancora lì fermo a guardarlo andare via. Poi soffermò lo sguardo sul cadavere di Deidara, il cui sangue fuoriusciva dal buco in testa insieme a qualche brandello cerebrale. Tutto quello schifo a terra era inguardabile, al punto che volle andarsene da lì prima che gli venisse la nausea.
Si fermò nel vedere un'altra auto che si fermò al margine della strada, una Supra che gli era abbastanza familiare. Ne uscì, infatti, quel biondino solitamente troppo esagitato, che si avvicinò al bordo e scorse lui insieme alla persona a terra e ai resti della vettura. Solo quando scese per avvicinarsi e guardare più da vicino, si rese conto che quello era un cadavere. Alla vista dello stato in cui era ridotto, retrocedette per l'orrore.
"Che... che diamine è successo?"
"Semmai, che cosa ci fai tu qui?"
Naruto aspettò di riprendersi un po' da quella visione macabra prima di dire qualcosa.
"Vengo dalla strada laggiù in fondo, un treno merci si è fermato nel bel mezzo del passaggio a livello. C'è un casino assurdo lì, dicono che ci sia stato un incidente e che un'auto sia stata messa sotto, così sono venuto a controllare. Mica è opera tua?"
L'Uchiha non si prese la briga di rispondergli, ma anche così Naruto comprese il suo coinvolgimento in tutto questo. Posò di nuovo gli occhi sul morto, riconoscendolo solo ora.
"Questo qui... non era uno di quelli che fanno parte del clan Alba?"
"Tu fai uscire troppe domande da quella bocca, lo sai?"
Sasuke non gli riservò più nessuna attenzione e fece per andarsene, ma fu trattenuto dalla spalla.
"Aspetta un attimo! Si può sapere che diamine è accaduto qui? E perché c'è uno degli Alba stecchito e con le cervella di fuori?"
"Che palle che sei, possibile che da te non sia venuto a inseguirti nessuno di questi tizi? Se è così, allora ringrazia di essere stato fortunato e levati dai piedi."
"Stai dicendo che c'è anche Alba in giro stanotte a dare la caccia agli Street Racers? E tu che lo dici come se niente fosse! Hai pure fatto fuori uno di loro, adesso sì che si incazzeranno di brutto!"
"Disse quello che aveva preso a pugni in faccia il loro capo. E ora sentimi bene, Uzumaki." spinse via la mano che lo tratteneva "Non ho tempo di restare qui a discutere con te. Se davvero la notizia dell'incidente è già arrivata fino a lì, presto questo posto sarà pieno di curiosi e di sbirri. A me non va di farmi trovare qui insieme a un corpo con un buco in testa, quindi leverei le tende se permetti. Usa un po' di materia grigia e segui il mio esempio."
Sul punto di ribattere, Naruto fu interrotto dal passaggio sulla strada soprastante di due auto che correvano a velocità fuori dall'ordinario. Una di esse catturò la sua attenzione, riconoscendola immediatamente come la Aston Martin bianca di Neji. Il capoclan degli Hyuga era tallonato senza pietà da una BMW M3 nera che lo urtava di continuo e di proposito, come se avesse il chiaro intento di farlo sbandare fuori dalla carreggiata.
Come Racer, Neji era riconosciuto per la sua capacita di mettere subito distanza fra sé e gli avversari: chi diavolo era quello che riusciva a restargli così appiccicato e a tartassarlo senza lasciarlo in pace?
"Maledizione! Neji!"
Decise che se non fosse intervenuto subito, per lo Hyuga sarebbe finita male. Non diede più alcuna importanza a Sasuke e tornò di corsa alla macchina, dando gas per rimettersi in corsa e raggiungere quei due il prima possibile. Rispetto a lui, però, avevano già ottenuto una notevole distanza, tanto che per qualche momento pensò di averli persi del tutto di vista. Invece li ritrovò dopo un tratto di strada, avvistando in lontananza la vettura nera e quella bianca che correvano affiancate di pari passo. La BMW, almeno per il momento, si limitava a fare solo questo, senza più urtare contro l'altra. Il problema era che entrambe erano maledettamente veloci, Naruto non riusciva a tagliare la distanza in modo considerevole, anzi, aveva quasi la sensazione che fossero loro ad allontanarsi.
Poi, improvvisamente, la macchina nera fece l'inaspettato. Con un’accelerata più forte, avanzò di più rispetto Neji, portandosi avanti di circa una decina di metri. In seguito derapò in un testacoda che la posizionò esattamente di fronte alla Aston, continuando la corsa in retromarcia. E come se questo non fosse già abbastanza insano, partì il rumore di spari da dentro l'abitacolo. Aveva preso a sparare direttamente a Neji!
Lo Hyuga prese a correre con movimenti a zig-zag per schivare i colpi come meglio poteva, anche se in questo modo rischiava di perdere il controllo dell'auto per via delle troppe sterzate.
"Merda...!"
Naruto spronò Kurama cercando disperatamente di avvicinarsi, pur esponendosi anche lui a quella pioggia di proiettili, ebbe anche la sensazione che più di qualcuno stesse colpendo la sua carrozzeria.
Pur dando il massimo che poteva, non ebbe modo di raggiungerli e, davanti ai suoi occhi, accade il peggior scenario immaginabile. La BMW frenò di colpo davanti allo Hyuga, che fu colto alla sprovvista e non riuscì a frenare prima di andare a cozzarci contro. L'impatto fu di una violenza allucinante, pezzi di metallo e carrozzeria schizzarono da tutte le parti... e la vettura bianca si capovolse verticalmente, volando a diversi metri dal suolo. Tornò giù atterrando disastrosamente sul muso, che finì accartocciato, per poi ricadere su se stessa e finire con le ruote all'aria.
Sconcertato, Naruto frenò sul posto, fissò il veicolo ribaltato con tutto il paraurti e il cofano anteriore distrutti e frammenti di parabrezza sparsi sull'asfalto. Sobbalzò nel vedere la portiera che fu scalciata via dall'interno, intravedendo Neji che, anche se agonizzante, cercava di strisciare fuori da lì. Non appena lo vide, non volle restare fermo un altro solo secondo a guardare e scese dall'auto per andare in suo soccorso.
"Neji! Ehi, Neji!"
"Na... ruto...?"
All'ultimo momento, quando fu più vicino, si accorse che non solo i vetri erano sparsi sull'asfalto: c'erano anche tracce di benzina che colava dal serbatoio distrutto, per non dire delle candele che erano scoppiate e avevano acceso la fiamma nei rottami del motore. Il tutto lo realizzò in un momento di terrore.
"NO!"
Fu in una frazione di secondo. Mentre fu sul punto di gettarsi in avanti e togliere Neji fuori da quel buco, l'ondata di calore e lo scoppio improvviso scagliarono l'Uzumaki indietro, facendolo cadere seduto a terra. Frastornato, scosse la testa per riprendersi almeno un po' e fare chiarezza su cosa fosse successo. Il suo campo visivo incluse quasi solamente la vampata colossale che si innalzava dai rottami dell'auto, ardendo con furia abbagliante. Neji Hyuga non si vedeva più, sparito in mezzo a quella montagna di fiamme.
Tutto ciò gli paralizzò il respiro, incapace di credere a quello a cui aveva appena assistito. Sentiva chiaramente sulla pelle la calura irradiata dall'incendio e ricordava bene di aver visto Neji ancora inerme al suolo un istante prima dell'esplosione, pertanto la conclusione logica era solo una... ma ugualmente non poteva crederci.
Si sentì il petto trapassato da un brivido, percependo uno sguardo di ghiaccio puntato su di sé. Il fuoco rischiarava gran parte dello spazio circostante, anche la BMW nera rimasta lì a seguito dello scontro, tanto che Naruto poté scorgere la persona che era alla guida... e riconoscere immediatamente quel volto sfigurato da piaghe su tutta la metà destra e che gli riservava l’accenno inquietante di un ghigno, finché non sgommò e se ne andò via.
L'Uzumaki si riprese solo dopo che quell'auto e il suo possessore sparirono, tornò a respirare aria a grandi boccate. Si rimise in piedi ma le gambe non ce la fecero a portarlo via da lì, gli occhi non riuscivano a distogliersi dall'incendio che stava consumando la Aston Martin insieme al corpo del suo proprietario.
In lontananza si udirono le sirene di alcune volanti in avvicinamento, a non molti isolati da lì. Questo lo fece risvegliare e lo spinse a tornare in macchina, anche se, mentre ripartiva, si sentiva ancora con il cuore sprofondato in un incubo.



SPAZIO AUTORE
Ciao a tutti, ragazzi, un'altra domenica mattina con un bell'aggiornamento fresco fresco per voi ;) e in questo capitolo ho fatto veramente una strage, MUAHAHAH, sia Killer Bee che Neji sono andati! Vabbé, pure Deidara, ma lui fa parte dei cattivi, quindi...
Ok, ora vi devo seriamente dire una cosa. L'ho già detto nella mia pagina facebook, anche se non so quanti di voi siano iscritti e quindi abbiano letto il post, ma è possibile che nei prossimi tempi dovrò provvedere alla formattazione del pc, rendendomi quindi impossibilitato a usarlo, in più non so quando sarà, né per quanto tempo dovrò farne a meno. Ma questo non è l'unico motivo: da questo momento in avanti, e per i prossimi mesi, per me inizierà un periodo piuttosto pieno nella mia vita, in quanto quest'anno dovrò sostenere un esame di abilitazione e questo, ovviamente, implicherà un mucchio di roba da studiare che potrebbe prendere gran parte del mio tempo. Se mi riuscirà, io comunque continuerò a scrivere a penna le bozze dei capitoli e, quando ne avrò di nuovo la possibilità li riscriverò al pc, ma non so se sarò capace di aggiornare qui sul sito con lo stesso ritmo settimanale di adesso, io tenterò comunque. Quello che voglio dirvi è che, anche se sembrerà che io sia sparito, sappiate che ho intenzione di tornare non appena potrò farlo, questo perché sento che scrivere è la cosa che più mi piace fare e che meglio so fare e non voglio che certi impegni della mia vita me lo facciano dimenticare e mettere completamente da parte.
Va bene, ok, la fase dello sproloquio è terminata :D detto questo, vi saluto e ci si rivede al prossimo aggiornamento (il prima possibile, spero). Buona domenica a tutti.
Jaa na!

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Capitolo 19
*** Pieces ***


Naruto continuava a respirare inalando profonde e frenetiche boccate d'aria. Non che stesse avendo un malore o altro, sperava solo che ogni espirazione gli alleggerisse quell'oppressione nel petto. Peccato che il sistema non funzionasse, adesso proprio nulla sembrava servire a togliersi di dosso quella sensazione di shock che non se ne andava più. Di solito, quando era alla guida, sapeva muoversi con un controllo molto naturale, mentre adesso aveva i nervi così a fior di pelle che in ogni movimento tutti i suoi istinti erano sbagliati: più di una volta, durante una ripartenza, aveva accidentalmente innescato la terza marcia invece della prima, finendo per fermarsi in mezzo alla strada; anziché prendere una svolta, era andato avanti senza accorgersene e l'aveva saltata, costretto quindi a raggiungere una rotatoria un chilometro più avanti per tornare indietro; inoltre, si era infilato in una strada che, benché avesse due corsie, era in contromano. Se avesse avuto ancora dietro le volanti a inseguirlo, in quelle condizioni gli sarebbe bastato poco per fare una cavolata che gli sarebbe costata l'arresto.
Decidendo che non poteva continuare così, accostò a bordo della carreggiata, fermandosi sotto un cavalcavia. Calmò i respiri agitati, cercando di riprendere almeno un po' la padronanza di sé, si rese conto che la testa sudava copiosamente. Strofinò gli occhi ma ancora aveva l'impressione di vedere continuamente quel bagliore arancione che gli era rimasto sulle retine come un flash fotografico sin da quel momento... da quando la Aston Martin rovesciata era esplosa in un boato fiammeggiante che lo aveva accecato.
Da quando aveva visto Neji morire.
"Merda... merda...!"
Neji era morto. Aveva visto la sua auto scontrarsi e finire per aria, capovolgersi e poi prendere fuoco. E Neji ci era morto dentro.
Che avrebbe fatto ora? Come avrebbe trovato il coraggio di andare da Hinata e dirle quello che era successo?
Tutto si poteva aspettare da quella serata... ma che arrivassero anche quelli di Alba a seminare vittime fra le strade, per di più con il sorriso sulle labbra, questo no. Come se l'assassinio di quella donna di cui lui e Karin erano stati testimoni non fosse stato già abbastanza sconcertante! Ah già, senza contare che ora Alba aveva preso di mira pure suo fratello Nagato. Troppe emozioni nell'arco di una sola sera e il peggio era che una parte di quelle gli toccava condividerle con Hinata.
Dovette farsene una ragione. Riaccese il motore e tornò in strada, rassegnato alla prova che gli toccava sostenere. Del resto, le aveva promesso che l'avrebbe raggiunta a casa sua non appena si fosse messo in salvo, sarebbe dovuto andare lì e spiegarle tutto anche qualora gli venisse in mente di evitarlo. Riuscì a percorrere tutta la strada fino all'attico sulla baia con un po' più di ritrovato autocontrollo, ma con un gravoso peso sul cuore. Quando fu arrivato ed ebbe oltrepassato il viale fra gli alberi che portava alla baia, nel parcheggiare davanti al muretto sulla spiaggia vide che la Sunny Dawn non c'era.
<< Non è ancora tornata? >>
La cosa lo preoccupò. Scendendo dall'auto, prese il cellulare dalla tasca e vide che il display mostrava più di dieci chiamate perse negli ultimi tre quarti d'ora, nove delle quali erano di Hinata e le restanti tre di suo padre. Si era agitato così tanto da non essersi accorto di tutte quelle telefonate? Anche loro due dovevano essersi chiesti che fine avesse fatto lui e avevano provato a contattarlo, di certo era il caso di provare a richiamarli. Tuttavia, quando si accinse a far partire la chiamata per Hinata, guardò verso l'attico e si accorse che le luci di dentro erano accese.
Se l'auto della ragazza non c'era, come faceva a esserci qualcuno in casa? Volendo togliersi questo dubbio, andò direttamente a suonare alla porta di casa. Sentì un leggero rumore di piedi nudi sul pavimento che si avvicinavano, finché ad aprirgli non fu proprio Hinata.
"Hinata-chan! Stai be...?"
Nemmeno il tempo di preoccuparsi delle sue condizioni che la ragazza lo abbracciò di getto non appena lo vide. Tanta subitaneità indusse l'Uzumaki a pensare che fosse stata davvero parecchio in pensiero per lui, se l'abbracciava in quel modo.
"Tranquilla, tranquilla." provò a calmarla "Sono qui, è tutto a posto."
Non tanto a posto, in realtà. Se pure aveva potuto rassicurarla su di lui, non poteva fare altrettanto per quel che riguardava Neji.
"Naruto... oddio... Naruto-kun..."
Stava piangendo. La esortò gentilmente a scostarsi per guardarla in faccia, costatando che aveva davvero gli occhi e il viso arrossati per via di un pianto che ancora continuava. Solo guardandola, si sentì il cuore trafitto: quello era il pianto di qualcuno che sapeva. Glielo lesse negli occhi, lei ne era già al corrente. Ma come?
Sentì delle voci provenire da dentro casa, non di quel tipo che indicavano la presenza di qualcuno, provenivano chiaramente da un apparecchio elettronico.
<< Oh, cavolo... >>
Oltrepassò Hinata e andò dentro, mosso da un pessimo presentimento. Come aveva immaginato, il televisore era acceso ed era sintonizzato sul notiziario regionale che stava trasmettendo un servizio in diretta. A giudicare dal titolo della scritta scorrevole, la notizia riguardava le corse spericolate che quella notte erano avvenute in città. Proprio ora la cronista stava finendo di parlare in un servizio in cui veniva raccontato il ritrovamento dei resti distrutti e bruciati di una Aston Martin bianca, con dentro il cadavere carbonizzato della persona che si presumeva fosse alla guida al momento dell'incidente.
"Maledizione..."
I media non avevano perso tempo a buttarsi a capofitto come degli squali non appena avevano fiutato odore di notizie. Adesso Naruto capiva perché Hinata fosse stata tanto in apprensione per lui. La ragazza si era avvicinata per vedere il resto della trasmissione e, quando questa fu terminata, si lasciò cadere sulle gambe, crollando a piangere in modo struggente e senza conforto, gridando il suo dolore.
Anche se alla fine non era più stato costretto a dirglielo di persona, Naruto non ne fu comunque per niente sollevato. Era venuta a sapere della morte di Neji, sì... ma nel peggiore dei modi, mentre la notizia veniva sbandierata in pochi minuti su tutti i notiziari del Kanto.

L'ultima volta non aveva piovuto, mentre adesso il tempo aveva voluto metterci del suo per rendere il tutto più malinconico, come se un cimitero non lo fosse già abbastanza, con quel gruppo di persone vestite di nero e riparate sotto un tetto di ombrelli del medesimo colore. Non avendone uno suo, Naruto aveva dovuto trovare riparo dal brutto tempo sotto un albero, anche se questo non era del tutto il vero motivo per cui non si univa al gruppo di luttuanti. Semplicemente, non se ne sentiva parte. Da quel che Hinata gli aveva detto, sapeva che gli Hyuga possedevano almeno un terzo del terreno di quel cimitero per seppellire le salme dei componenti della famiglia. Infatti, tutti i presenti alle esequie che si stavano svolgendo erano Hyuga, che fossero fratelli, cugini, nipoti o zii... i parenti di Hinata-chan erano alquanto numerosi. Anche la ragazza era fra loro e, se lui non faceva un po' di attenzione, quasi finiva per confonderla con gli altri familiari. Per tutta la processione ebbe occhi più per lei che per chiunque altro o per il feretro in cui era contenuto Neji (o quel che di lui non si era carbonizzato del tutto), osservò come avesse l'aria di provare più tristezza del resto della famiglia che si era imposta maggiore compostezza.
Quando la bara fu calata nella fossa e questa fu infine riempita, ponendo termine al funerale, la calca Hyuga si sciolse per la maggior parte, solo un esiguo gruppo di persone rimase ancora per qualche momento davanti alla lapide. Una donna vi si soffermò insieme a Hinata, abbracciava la ragazza e ne condivideva il cordoglio; Naruto la riconobbe come la madre di lei, ricordandola da qualcuna delle foto viste a casa sua. Dopo che le due donne si separarono, Hinata cercò di dare conforto a un'altra ragazza che, sin dalla fine delle esequie, non aveva smesso di versare fiumi di lacrime.
<< Che idiota che sono... >> perché se anche la ragazza di Neji, Tenten, si era potuta aggregare al funerale, significava che non si era trattata di una cerimonia così strettamente privata per la famiglia, avrebbe potuto prendere parte anche lui da vicino se solo lo avesse capito prima. Anche se ormai era finita, decise comunque di avvicinarsi, pur esponendosi alla pioggia, Hinata stava accompagnando Tenten al taxi quando le raggiunse. Nonostante il telo dell'ombrello sulle loro teste, in qualche modo finivano ugualmente bagnate da diverse gocce di pioggia: le frange di Hinata, solitamente così curate da riflettere la luce ed essere pettinate in linea, si scioglievano in ciuffi fradici che si appiccicavano alla fronte; Tenten non aveva più i codini, i capelli erano abbandonati a se stessi, le punte gocciolanti accarezzavano il collo con una triste grazia. I loro occhi, i loro visi, erano invece bagnati da tutt'altro tipo di gocce.
"Naruto-kun," la Hyuga lo vide arrivare "Sei qui..."
"Ciao..." a dire il vero, non sapeva proprio cosa fosse andato a dirle. Fino a un momento fa, credeva di avercelo chiaro in testa, mentre ora i pensieri si accavallavano al punto da non permettergli di esprimersi come voleva. "Mi dispiace..."
Di non essere stato abbastanza veloce. Di non aver impedito a quella BMW di far volare Neji per aria e farlo capottare. Di non essere riuscito neanche ad avvicinarsi per tirarlo fuori da lì prima che la vettura prendesse fuoco. In confronto a tutto questo, quel poco che era riuscito a dire era veramente una miseria.
Tenten non rispose alle sue condoglianze, le uscì solo un singhiozzo mascherato da sospiro. Hinata la esortò a salire sul taxi e ad aspettarla dentro, dopodiché si avvicinò a Naruto in modo da accoglierlo sotto l’ombrello, benché il ragazzo fosse già zuppo dalla testa ai piedi. Non ci furono molte parole, anche per lei i pensieri si ammucchiavano troppo l'uno sopra l'altro per poterli esprimere.
"Grazie..." accennò.
"Tu come ti senti?"
La domanda più inopportuna e idiota che gli potesse uscire di bocca. Aveva perso il cugino che considerava un fratello, come si sarebbe potuta sentire?
Lei, d'altro canto, rimase muta, calò solo lo sguardo a terra, non provò neanche a dire un consueto e rassicurante "sto bene", pur non essendo cosa vera. Tutt'altro, non nascose la sua sofferenza. Abbracciò di getto il ragazzo, sfogando sul suo torace il resto delle lacrime che doveva piangere. Sicuramente, pensò Naruto mentre l'abbracciava a sua volta, nei prossimi giorni non avrebbe smesso tanto presto. La sentiva stringergli i lembi del cappotto, piangere senza contenersi e senza consolazione. Era un pianto che percepiva quasi come suo.
Le consentì di sfogarsi ancora per un po', finché non sentì che cominciava a calmarsi poco per volta "Vuoi che passi da te più tardi?"
Hinata si scostò, asciugandosi gli occhi "Io... credo che rimarrò con Tenten-chan a casa sua. Non me la sento proprio di lasciarla sola e..."
La interruppe baciandola, facendole capire che comprendeva e che comunque desiderava continuare a esserci per darle conforto. Questo, almeno un po', per la ragazza fu un dolce sollievo.
"Ti richiamo io, ok?"
"Sì... sì, va bene."
Salì anche lei sul taxi, permettendo a Naruto di prendere l'ombrello in prestito, non distolse gli occhi da lui da dietro il finestrino fino a quando il veicolo non partì e si fu allontanato. Vedendola andare via con quella tristezza sul volto, l'Uzumaki non riusciva a immaginare un livello di depressione più basso in quel momento.
Non aveva la benché minima voglia di restare lì a farsi mortificare di più, nemmeno gli andava di tornare al suo piccolo e avvilente monolocale. Anche se il tempo non era dei migliori, pensò di farsi due passi in quella zona, in fondo Kurama era parcheggiata ad appena due isolati da lì. Sperò che la camminata gli facesse scivolare di dosso quella malinconia, in giro non c'era nessuno che avesse avuto la sua stessa strana idea di camminare con quel tempo e aveva il marciapiede tutto per sé. Continuò fino ad accorgersi che il cielo si stava aprendo per dare una schiarita, così come la pioggia diminuiva fino a fermarsi. E questo dopo nemmeno dieci minuti che un ombrello era riuscito a procurarselo! Si riparò gli occhi mentre lanciò uno sguardo al sole che si faceva spazio fra le nuvole.
<< Che fai, prendi per il culo? >>
La voglia di passeggiare svanì insieme al maltempo, raggiunse la panchina più vicina e ci si lasciò cadere sopra di peso. La cosa buona era che si trovava in un punto abbastanza soleggiato, per lo meno si sarebbe asciugato presto.
"Ma guarda un po', e io che credevo di essere il solo a cui potesse venire in mente di farsi due passi anche con un tempo del cavolo come questo."
Naruto si girò verso la provenienza della voce che si intrometteva nella sua tranquilla solitudine. Per non aver nemmeno notato l'arrivo di un tipo grande e grosso come A, pensò, doveva veramente aver perso la testa chissà dove.
"A, non ti ho visto arrivare. Che ci fai qui?"
Il capoclan prese posto sulla panchina dopo che il ragazzo gli ebbe lasciato dello spazio "Passavo. Facevo due passi, visto che stare in ospedale è una noia."
"Perché in ospedale? Ti sei fatto male?"
"No, io no. Killer Bee invece sì."
"Che è successo?"
A si accese una sigaretta "Sembrerebbe che la Lamborghini di un qualche bastardo gli sia venuta addosso cercando di buttarlo nel fiume insieme alla sua Lariat. Per fortuna il parabrezza si era già incrinato per via di un impatto frontale, così è riuscito a sfondarlo del tutto con un calcio un attimo prima di cadere in acqua. Anche dopo esserci finito dentro, è riuscito a sgusciare fuori dalla macchina prima di andare a fondo, però si è ferito graffiandosi con dei vetri sporgenti. La gamba ha subito in particolare un brutto taglio, si è dovuto trascinare fino a riva rischiando di perdere parecchio sangue. L'ho raggiunto io e sono riuscito a portarlo in ospedale in tempo, così ora è bloccato a letto da un paio di giorni con la gamba fasciata, qualche graffio sanguinolento qua e là e una lieve commozione cerebrale. Se l'è cavata, anche se la sua auto è rimasta sul fondo, purtroppo."
Il racconto ammutolì l'Uzumaki. Non c'era da stupirsi se anche A era così inquieto da andare in giro come lui in una giornata così deprimente.
"Ho anche sentito dire in giro che a qualcun altro è andata anche peggio." A esalò una boccata di fumo "C'è da dire che hanno proprio fatto il culo a tutti, eh?"
Anche lui, allora, si era reso conto che c'erano gli Alba dietro alla retata all'Underground e alle aggressioni ai Racers. Anzi, ormai anche i meno svegli dovevano averlo capito, solo che nessuno ne parlava così apertamente. E valeva lo stesso per lui. Sapeva chi era stato a far esplodere l'auto di Neji, lo aveva visto in faccia... e anche se non sapeva quanto ne sapesse Hinata al riguardo, non ne avevano preso parola. Allo stesso modo, lui non sarebbe potuto andare a dirlo a qualcuno così facilmente. Aveva pensato di farlo, questo sì, rivelarlo in qualche modo alle autorità; poi gli era tornata Konan in mente e le sue ultime parole prima di finire sotto il tiro del cecchino.
Quell'Uchiha Obito lo aveva visto sul posto al momento dell'esplosione, gli aveva sorriso tetramente: sapeva che lui era uno scomodo testimone e ma gli bastava comunque non fare niente per essere certo che non avrebbe fatto l'usignolo. Naruto aveva anche capito il perché di questo, cioè che se avesse aperto bocca, ci sarebbero andate di mezzo le persone che conosceva o anche i suoi familiari. Per non parlare di Nagato, che con quei tipi era già abbastanza invischiato, pur non essendone forse ancora al corrente. E che dire di sua madre, finita dietro le sbarre? Sapeva che anche la colpa di questo fosse di quella gente, lo aveva capito da come suo padre gli aveva raccontato che la macchina di Kushina era stata colpita e ribaltata fino a spedirla contro la vetrina di un locale, rompendole un braccio e facendola finire ammanettata dagli agenti della stradale. Quando era venuto a saperlo, quasi gli avevano ceduto le gambe.
Comunque, a parte le faccende di Nagato e di sua madre, c'era anche il fatto che presentarsi in una centrale di polizia a sporgere denuncia dopo nemmeno due giorni dopo che lui stesso si era trovato a scappare da loro, non suonava per niente come una buona idea. No, c'erano decisamente troppi rischi per una mossa del genere, tenere la bocca chiusa era la cosa migliore da fare per il momento.
"E gli altri come stanno, invece?" chiese.
"Karui è stata beccata, purtroppo. Omoi e Samui se la sono cavata."
"Diavolo!" frustrato, Naruto si alzò e scalciò una lattina a terra che nessuno si era preso la briga di buttare nel cestino della pattumiera a due passi da lì "Che vadano tutti al diavolo, quelli di Alba! È colpa loro se ci è successo tutto questo!"
"Ci hanno rifilato un bel raid improvviso, condito con un loro assalto diretto. In effetti, c'è da dire che è stato un fulmine a ciel sereno, ma in fondo ci saremmo dovuti aspettare una cosa del genere."
"Che stai cercando di dire?"
"Non ci arrivi?" A buttò a terra la sigaretta consumata "Quella di Obito non è stata solo una vendetta per il rifiuto che abbiamo sbattuto in faccia alla sua proposta, è stata una mossa fatta per un tornaconto. L'Underground era l'unico punto di ritrovo che non aveva sotto il suo controllo, no? Ora che non c'è più, quel bastardo ha praticamente in pugno tutto il giro di corse clandestine della città. Una soffiata alla polizia ed è riuscito a ottenere quello che voleva, in più si è preso il disturbo di farci un salutino di persona insieme ai suoi compari per farci capire cosa succede a chi non segue le sue regole."
"Un momento, aspetta un momento! Cosa sarebbe questa storia dell'Underground che non c'è più? Ok, la polizia conosce il posto, ma non potrà tenerlo sotto sequestro per sempre, no?"
"E credi che solo per questo possa essere ancora un luogo sicuro per i nostri raduni, che sarà possibile tornare a gareggiarci dopo che le acque si saranno calmate? Non si limiteranno a chiudere il complesso, lo terranno sotto sorveglianza più stretta per assicurarsi di averlo liberato dalle corse clandestine. Lì non ci torna più nessuno Street Racer, questo è sicuro. Non dovrei nemmeno spiegartele io, queste cose."
"Allora noi che dovremmo fare?" Naruto era sempre meno capace di contenersi "Dovremmo accettare di sottometterci ad Alba così facilmente?"
"Sì, se vuoi continuare a essere un Racer. Metà di quella gente che è uscita fuori illesa da quella nottata sceglierà sicuramente di spostarsi in uno dei raduni controllati da Uchiha Obito, mentre l'altra metà preferirà rinunciare alle corse piuttosto che all'indipendenza."
"Voi, invece? Che farete?"
"Ti dico quello che non faremo: non ci metteremo a leccare il culo del primo bastardo Uchiha che passa e non gli permetteremo di recluderci le corse a vita."
"Quindi?"
A sospirò mentre pensava alla risposta. Se anche si trattava di un’opzione che gli permetteva di svincolarsi dalle sole altre due disponibili, neppure questa aveva l'aria di essere di prima scelta.
"Aspetteremo che Bee si riprenda completamente e cercheremo di tirare Karui fuori dai guai in modo pulito. Dopodiché, lasceremo la città."
Sentire questo fu più di quanto l'Uzumaki fosse disposto a tollerare "Che razza di risposte mi rifili? La vostra soluzione è anche peggio del rinunciare alle gare o del sottomettersi! Scappare con la coda fra le gambe! Davvero, A? Davvero?"
"Non è per scappare che lo faccio, è per la sicurezza dei miei ragazzi. Karui è finita dentro e c'è mancato poco così che mio fratello ci restasse secco. Siamo fortunati che nessuno si sia fatto male, però io non ho intenzione di tentare la fortuna una volta più del dovuto. Sono semplicemente realista, faresti bene a esserlo anche tu."
Fosse stato per Naruto, la discussione sarebbe potuta andare avanti per le lunghe. Invece, come se ormai non ci fosse altro da dire, A si alzò in piedi e fece per andarsene "Cerca di rivedere le tue priorità e prendi una decisione anche tu su cosa fare" e se ne andò davvero.
Dover digerire una situazione del genere non fece che ribollire lo stomaco di Naruto, per quanto era imbestialito. Una lattina non bastò più per un calcio di sfogo, stavolta toccò a tutto il cesto della spazzatura.

Dovette aspettare un po' per sbollire la rabbia, altrimenti non avrebbe quasi potuto rispondere di sé se si metteva a guidare Kurama in quelle condizioni. Quando fu arrivato a destinazione, lasciò come sempre la macchina da parte prima di entrare a piedi nelle vie del quartiere, anche se poi realizzò l'invalidità dell'idea: l'acquazzone recente aveva formato numerose pozzanghere in giro per le strade, alcune di esse parecchie grandi e così profonde da inzaccherare i piedi fin sopra le caviglie. Successe proprio questo all'Uzumaki quando cercò di attraversarne una che occupava quasi interamente la larghezza della stradina, giusto a dieci metri da casa dei suoi.
La saracinesca dell'officina era chiusa, il che era insolito, considerato che quella doveva essere una giornata lavorativa per suo padre. Parlando proprio di lui, la porta dell'ingresso si aprì e ne uscì Minato portando fuori un sacco della spazzatura da gettare nell'immondizia. Guardare questo fu una morsa al cuore per il ragazzo, era sempre stata Kushina a occuparsi di faccende domestiche come questa; vederle fatte da Minato non faceva che schiaffeggiargli continuamente in faccia la realtà su sua madre che non c'era più. Come c'era da aspettarsi, la cosa sconfortava parecchio anche suo padre, lo si capiva da come non avesse per niente l'aria serena.
"Ehi, Naruto. Sei qui..."
"Mi chiedevo come va da voi."
"Dai, vieni dentro."
Entrarono e salirono le scale fino al pianerottolo superiore, dove stava il loro appartamento. Pur passando spesso all’officina, di rado Naruto saliva per fare una capatina dentro casa, dovevano essere passati due o tre mesi dall'ultima volta. Nonostante ciò, non appena varcò l'ingresso, il primo impatto emotivo non fu dovuto alla nostalgia, bensì al notare subito che in quella casa, benché apparisse tutto come sempre, mancava qualcosa di fondamentale. L'ambiente, in qualche modo, era più grigio del normale e c'era un'insolita quiete nell'aria. Niente esuberanza smodata o schiamazzi provenienti dalla presenza di sua madre.
"Naruko e Nagato?"
"Sono di là."
C'era anche Naruko ma non si sentiva lo stesso volare una mosca. Anche l'allegria petulante di sua sorella aveva smesso di farsi sentire. Normalmente gli sarebbe venuto addosso subito dopo aver sentito la sua presenza in casa e lo avrebbe supplicato per un giro in macchina, mentre ora non si sentivano per nulla i suoi passi dissennati in arrivo. Andarla a cercare lui stesso in camera sua fu abbastanza inusuale. Passando davanti alla cucina, ci trovò Nagato seduto al tavolo, con la testa stesa sul ripiano e lo sguardo perso. Nonostante il piccolo televisore fosse acceso e stesse trasmettendo un qualche programma sui motori, non sembrava proprio che lo stesse seguendo.
"Pensavo che ti piacesse Full Gears." gli disse "Non te lo vedi?"
"Ah... ciao. No, questa è solo una replica. Anzi, la replica di una replica. Ma mi sto annoiando e in tv non c'è altro."
"Perché non siete scesi in officina?"
"Oggi papà non ha voluto aprirla. Dice che non ha proprio la testa per mettersi a lavorare."
"Capisco lo sconforto, ma addirittura smettere con il lavoro?"
"Perché, invece tu? Non dovresti essere al negozio di Teuchi-san?"
"Ho chiesto il permesso per la giornata. Dovevo andare a un funerale."
"Mh..."
Nagato non mostrò comunque molto interesse sui dettagli della cosa, tipo per chi fosse il funerale. Naruto accettò il silenzio e si sedette anch'egli, seguendo pigramente qualche passaggio di quel programma. Aveva ragione il fratello, doveva essere almeno la quarta volta che ritrasmettevano quella puntata.
"Notizie di mamma?"
"Papà è andato a trovarla ieri, dice che se la cava anche se sta dietro le sbarre. Non le hanno dato ancora nessuna pena, ma è quasi certo che la faranno restare dentro per parecchi mesi, oltre a rifilarle una penale salata, confiscarle l’auto e sospenderle la patente. Oh, e non dimentichiamoci i danni da pagare al proprietario del locale in cui lei è finita dentro con tutta la macchina."
"Beh, spero almeno che non abbiate intenzione di smettere completamente di lavorare e chiudervi in casa a fare la muffa fino a che non torna a casa. Insomma, poteva finire peggio."
"Peggio di così?"
Sì, perché sarebbe potuta morire, pensò Naruto mentre gli tornava in mente Neji. Considerata la causa di tutto questo, ovvero gli Alba, loro madre era stata fortunata a uscire dal veicolo con solo un bracco rotto invece che da cadavere. Questo, comunque, non era qualcosa di cui poteva parlare tanto liberamente, così come non poteva semplicemente prendere e dire "Oh, Nagato, quasi dimenticavo di dirti che ci sono dei tizi che ti potrebbero fare la pelle perché pensano che tu abbia fregato a loro quel NOS che io ti avevo chiesto di trovarmi", suo fratello doveva avere già abbastanza pensieri per la testa senza che lui gli dicesse di essere finito in chissà quali guai. In un modo o nell'altro, questa situazione l'avrebbe gestita da solo, senza coinvolgere più di così i suoi familiari.
Per il momento, alla domanda di Nagato non rispose e diede l'aria di non voler più portare avanti la discussione, arrendendosi al fatto che almeno lì non c'era modo di risollevare gli animi. Si alzò e si diresse verso le stanze, sperando che con Naruko potesse andare meglio. La sorella gemella era distesa nel suo futon sul pavimento con le coperte buttate tutte da parte. Non si era ancora presa la briga di raccogliere i capelli nelle due code che la caratterizzavano, erano lasciati disordinatamente sciolti. Anzi, a giudicare dai pantaloncini e la magliettina da casa, sembrava proprio che non si fosse alzata per niente quella mattina, nemmeno per cambiarsi.
"Ehi. Siamo svegli qui dentro?"
La faccia della ragazza sprofondava nel cuscino, tuttavia ne uscì un mugugno che diceva di aver capito la presenza del fratello.
"Con tutta l'energia che sprizzi dai pori, te ne stai lì a poltrire?"
"Non mi va di alzarmi."
"Ma se sei tu quella che ogni santa mattina cerca di occupare il bagno prima di tutti."
Vederla ridotta in quello stato era certamente strano ma non tanto inaspettato, considerato quanto dovesse mancarle sua madre. Non per niente, per quanto erano simili, fra loro due c'era sempre stato quel genere di affiatamento femminile che si aggiungeva al loro rapporto di madre e figlia, rendendole delle amiche molto confidenti: parlavano insieme di ragazzi e uomini, uscivano insieme a fare acquisti... oh sì, e ficcavano il naso insieme nella sua vita privata con Hinata. Comunque, non c'era da stupirsi se aveva il morale così a terra, senza più la sua madre/amica del cuore con lei.
"Che facciamo se kaa-chan non torna più?"
"Ehi ehi, che cos'è questo fatalismo improvviso? Certo che torna, perché non dovrebbe? Non resta mica dentro per sempre."
"Onii-chan, perché non torni a casa anche tu?"
"Eh...?"
"Torna a vivere qui. Dai, per favore."
Aveva alzato il volto dal cuscino per chiederglielo guardandolo in faccia. Naruto non era certo se quella domanda fosse dovuta solo allo stato d'animo del momento o se stesse pensando davvero ciò che diceva, ma certo lo aveva colto impreparato.
"Che domande ti vengono così di punto in bianco?"
"Ce l'ho da sempre, questa domanda, da quando ti sei trasferito! Io davvero non capisco perché te ne sei voluto andare via così a tutti i costi!" lo attaccò con una serietà che lui quasi non ricordava di averle mai visto "Stavi bene qui con noi, no? E facevamo tutti un sacco di cose insieme, anche solo io e te. Perché ti ostini tanto a restare in quell'angolo morto che chiami la tua nuova casa e non torni ad abitare con noi? Che cosa credevi, che andare a vivere da solo ti rendesse più grande o più figo? Se non te ne fossi accorto, dai solo l’impressione di uno che se ne frega della famiglia, lasciandola così di punto in bianco. Qui niente mi sembra più lo stesso da quando non ci sei più, ti sei mai fermato per un momento a pensarci?"
Cavoli, ne aveva di cose da dirgli! Naruto era zittito alla grande, non immaginava che sentisse così tanto la sua mancanza da inveire in questo modo. A questo punto era lampante che, senza neanche più Kushina, si sentisse così sola e glielo stesse sbattendo in faccia così.
Non sembrò che stesse comunque aspettandosi una risposta da parte sua, doveva essersi trattato solo di uno sfogo di cui aveva avuto bisogno. Dopo questo, era tornata di nuovo con la faccia nascosta nel cuscino.
"Sei proprio uno stupido, onii-chan."
"Dai, Naruko, non fare così. Tutta quella rabbia ti farà venire le rughe."
"Stupido."
"Le rughe non ti si addicono."
"Insensibile."
"Torna a sorridermi, su."
"Ti odio."
"Facciamo così, ti porto a fare un bel giro in macchina se tu torni allegra come una volta, ok?"
Da tempo Naruko lo addossava implorandolo di portarla a bordo della sua Kurama ogni volta che ne aveva l'occasione, difficile che la proposta non la tentasse nemmeno un pochino. Infatti, come lui si era aspettato, la vide muovere la testa e un occhio fece capolino per vedere se non la stesse prendendo solo in giro.
"... dici davvero?"
"Certo."
"E mi porti pure dove voglio?"
"Dovunque vuoi."
Non rispose subito ma il suo interesse era fin troppo palese per credere che avrebbe detto di no, così Naruto decise di prendere la palla al balzo e la incitò ad alzarsi.
"Avanti, tiriamoci un po' su. Diamoci una sistemata e poi si va. Facevamo anche questo insieme, se non sbaglio" disse allargando un sorriso promettente.
E no, non sbagliava. Questo bastò a convincere Naruko ad alzarsi e a lasciare finalmente quel futon troppo grigio.



SPAZIO AUTORE
Salve a tutti, gente, che bello ritrovarsi qui, eh? Soprattutto dopo il modo in cui è finito l'ultimo capitolo. E vi ho pure fatto un piccolo regalino, ovvero la notizia che Bee non è morto (almeno lui. Per il caro Neji, invece... eeeeh, non c'è niente da fare, ormai è bello e sepolto).
Mi dispiace solo di averci messo tutto questo tempo per postare il capitolo, neanche a volerlo ecco che siamo ritornati ai tempi di aggiornamento che c'erano prima, uff... il fatto è che il tempo che dedicavo prima a scrivere le bozze dei capitoli ora mi tocca passarlo sui libri per l'abilitazione, ma comunque sapete che tiro avanti ogni volta che ne ho l'occasione, vero? E per l'ennesima volta vi prometto che continuo appena posso e tornerò qui il prima possibile. Nel frattempo, vi saluto tutti!
Jaa na!

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Capitolo 20
*** Game Over ***


"Ya-hooo!"
"Rimettiti dentro!"
Va bene, sì, l'aveva fatto per offrirsi di farla stare meglio, però adesso Naruko si stava decisamente prendendo la mano con tutto il braccio. Dopo che Naruto l'aveva fatta entrare in macchina, la sorella aveva preso a indicargli quali strade e svolte doveva intraprendere. Aveva già le idee chiare su dove volesse essere portata, tuttavia non voleva dirlo, quando lui glielo chiedeva, gli rispondeva dicendogli di preoccuparsi solo di andare dove gli diceva. Vai alla prossima a destra, percorri l'isolato, prendi quella sopraelevata, attraversa quella galleria... il tutto era abbastanza snervante, in particolare per certe manovre e deviazioni per le quali non lo avvisava abbastanza in anticipo e gli toccava farle all'ultimo momento, ma anche così Naruto non fece domande e decise di scoprire da solo quale sarebbe stata la destinazione.
Almeno di una cosa era certo: stavano andando sempre più fuori città. Dopo un passaggio a livello, Naruko gli aveva fatto presente un ponte che sovrastava un'autostrada e, alla fine di questo, una curva in discesa che si immetteva nel livello sottostante. C’erano tre corsie per senso di marcia, così Naruko gli disse di dare gas e finalmente il ragazzo capì che intendeva condurlo proprio lì, su quella strada, dove poteva correre liberamente spedito e senza ostacoli di sorta, così che lei potesse divertirsi ancora di più nel suo giro in auto godendosi l’ebbrezza della velocità. Infatti, adesso che lui premeva più a fondo l'acceleratore, la ragazza sporgeva la testa fuori dal finestrino, lasciandosi attraversare faccia e capelli svolazzanti dalle correnti d'aria e gridando per l’euforia. A poco o nulla valevano i richiami del fratello per farla tornare nell'abitacolo prima che qualcosa da fuori potesse finirle dritta in faccia o travolgerla.
<< E si piangeva addosso nemmeno un'ora fa! Guardala adesso! >>
Gli veniva quasi da pensare che la scena del salice piangente di prima l'avesse messa su apposta per convincerlo a portarla a fare un giro.
Arrivando in coda a un autocarro con rimorchio, Naruko gli gridò di superarlo; durante tutto il sorpasso si lasciò suggestionare dall'enormità del veicolo mastodontico in confronto alla Toyota, mettendoli completamente in ombra per tutta la manovra. Quando furono sotto il finestrino del camionista, questi notò stranito la ragazza fin troppo esagitata e lo salutava scherzosamente mandandogli baci affettuosi troppo confidenziali. Naruto la riprese per la sua smodata esuberanza e le ordinò per l'ennesima volta di tornare dentro, al che accelerò per lasciarsi alle spalle il camion e il camionista ammutolito.
"C'è un motivo se poi questi poveri disgraziati finiscono per fare incidenti per strada, lo sai?"
"Torniamo in città, onii-chan. Voglio fare un po' di acquisti."
"E non potevi dirlo prima che... aaah, lasciamo perdere!"
Non solo non lo ascoltava, gli chiedeva pure di fare marcia indietro per tornare e fare compere quando avrebbe potuto benissimo fermarsi a farli prima di uscire dalla città! Rassegnato, Naruto andò alla ricerca di un qualche incrocio o rotatoria che gli permettesse di raggiungere l'altra carreggiata. Mezzo chilometro dopo, un'altra autostrada intersecava trasversalmente la loro con una sopraelevata tramite un sistema di raccordi a quadrifoglio. Con questo, bastarono un paio di svolte per girare e immettersi nella strada che riconduceva a Tokyo. Come c'era da aspettarsi, Naruko approfittò del viaggio di ritorno per goderselo come quello di andata, gridando continuamente "Woooow!". Per lo meno, quando fecero ritorno in città, Naruto dovette calare di velocità e questo calmò almeno un po' l'eccessivo entusiasmo della sorella. Cionondimeno, la ragazza trovò un altro modo per godersi ancora un po' di sana velocità e adrenalina: una versione ridotta delle montagne russe in un parco di divertimenti nei pressi della baia, fu il primo posto in cui volle farsi portare. In più, aveva anche implorato il fratello di farsi il giro insieme a lei (anche se poi i giri si rivelarono essere ben tre consecutivi), con la scusa che da sola non c'era gusto, così Naruto aveva dovuto sorbirsi le sue continue grida eccitate.
Dopo questo, si fece accompagnare in un negozio di manga, unica parte buona di tutta la loro uscita fino ad adesso, visto che anche lui poté sfogliare qualche numero che gli interessava. Naruko, però, si fermava non solo a guardare le pagine, ma pure a leggerle dall'inizio alla fine.
"Guarda che quello che leggi poi ti costringono a comprarlo, lo sai?"
Difatti, poco più tardi uscirono dal negozio con un sacchetto colmo di volumetti, Naruko continuava a leggerne uno anche mentre camminava.
"Se finisci per cozzare il naso contro un palo, mi toccherà scarrozzarti anche al pronto soccorso."
Se pure se ne rendeva conto, in quel momento non gli dava per nulla retta, troppo presa a fissare una vignetta che si estendeva per due pagine consecutive e rappresentava una scena amorosa. Poi si accorse con ribrezzo che i soggetti della vignetta erano due maschi. Stette per commentare qualcosa a proposito dei suoi gusti perversi, quando notò improvvisamente qualcosa che distolse la sua attenzione dai manga della sorella e la attirò all'altra parte della strada: stava seduta su un muretto, girata sull'altro lato, verso quello che sembrava essere il vuoto sottostante, teneva in mano una lattina che sorseggiava di tanto in tanto per conto suo.
"Naruko, tu aspettami in macchina, ok?"
Liquidò la sorella lasciandola lì, al che attraversò la strada e raggiunse il muretto che, a quanto sembrava, si affacciava a poco meno di dieci metri sul pelo del mare, nei pressi della foce di un canale fluviale. E lei stava seduta a quell'altezza come se niente fosse, non dando peso al rischio di farsi un bel tuffo. Quando cercò di richiamare la sua attenzione sperò di farlo in modo non troppo brusco da farla finire di sotto.
"Ehi."
Un po' Sakura sobbalzò comunque, doveva essersi persa da un bel po' nei propri pensieri prima che venisse riportata alla realtà. Quando ebbe realizzato chi l'aveva chiamata, inveì contro l'Uzumaki.
"Ma che... volevi farmi cadere di sotto, maledizione!"
"Disse quella che se ne stava seduta con le gambe a penzolare a dieci metri sull'acqua. E poi un tuffo non ti uccide mica."
Sakura non ebbe nessuna voglia di rispondere. Si accorse che la lattina di soda che aveva in mano era vuota già da un po', così la buttò via sbuffando "Che cosa vuoi? Spero ci sia un buon motivo se hai rischiato di farmi fare il tuffo olimpionico."
Prima che Naruto proferisse parola sul perché fosse lì, la voce petulante di Naruko si intromise nella discussione "Naruto-niichan, lei è una tua amica?"
"Ti avevo detto di aspettarmi in macchina!"
Dal canto suo, Sakura restò per un attimo sconcertata nel ritrovarsi davanti così improvvisamente una versione dell'Uzumaki con due lunghe code bionde e le tette (una quarta piena, poi!), per poco non la confuse per una specie di travestito.
"E questa chi cavolo è?"
"Non farci caso. Piuttosto, vorrei chiederti alcune cose."
Dopo che ebbe realizzato che si trattava della sorella gemella, Sakura gli diede attenzione "A me? E perché?"
"Per quello che è successo all'Underground. Non è che qualcuno del vostro clan ha finito col farsi beccare... o peggio?"
"Scusa, a te che importerebbe? Mi pare che a Sas'ke-kun l'avessi già mandato a quel paese insieme a tutto il clan."
"Sì, beh, sto cercando di informarmi su come sono messi un po' tutti i Racers dell'Underground. A quanto ne so, qualcuno ha deciso di cedere alle direttive degli Alba, qualcun altro ha deciso che è meglio lasciare la città piuttosto che sottomettersi. Voi, invece?"
"Nessuno si è fatto mettere sotto da quelli di Alba, se è quello che intendi. E ovviamente nessuno si è fatto beccare dai piedipiatti della stradale. Cosa credi, non siamo mica come tutti quegli altri dementi che invece ci sono caduti con tutte le scarpe."
Un po' Naruto prese quella frase sul personale, visto che fra quei cosiddetti dementi era inclusa anche sua madre che era stata travolta da uno degli Alba e poi messa sul sedile di dietro di una volante. Oh, e anche Neji, anche se a fine corsa non c'era arrivato.
In ogni caso, per il momento, volle lasciar stare quell'ultima parte.
"Ma davvero? E sentiamo, l'intramontabile clan Uchiha cosa pensa di fare per rimettere le ruote sull'asfalto?"
Benché volesse essere in parte una frecciatina, Sakura colse la serietà della domanda, con l'inquietudine e l'incertezza sul volto. Anche lei cercava una risposta a questo, perché non l'aveva.
"Non ne ho proprio idea. Mi chiedo anch'io che cosa faremo ora... è che al momento siamo tutti un po' tesi."
"Perché tesi?"
"Non lo so. È da quella sera che Sas'ke-kun sembra più serio del solito, sta sempre a pensare a chissà che. Nemmeno io so cosa gli passi per la testa, se ha intenzione o meno di far tirare avanti il clan, fino ad ora non ha proferito parola in merito. Almeno lo facesse sapere a me..."
Ora che Naruto se lo ricordava, quella sera lui stesso aveva incontrato l'Uchiha vicino al cadavere di quell'effeminato tizio di Alba. Tutto lasciava presupporre che l'avesse fatto secco lui, anche se non sembrava avere armi addosso, e pensare che aveva attaccato briga con un tipo del genere gli faceva tornare un brivido. A quanto sembrava, Haruno Sakura non sapeva nulla di quell'episodio.
<< Strano che non lo abbia confidato alla sua ragazza >> pensò, senza dirlo. Disse invece "Per caso è una vostra completa normalità girare con l'artiglieria pesante in tasca?"
La domanda gli sorse spontanea, non pensava di fargliela veramente ma era una curiosità così genuina da essergli uscita dalla bocca. Parve aver colto la ragazza alla sprovvista, lo guardava senza capire dove volesse arrivare con quella domanda.
"Che cavolo stai dicendo?"
Naruto imitò con la mano il gesto del grilletto che veniva premuto, con le dita puntate alla tempia "Sai, di quel tipo che ti spedisce sottoterra se ti impianta del piombo in testa, hai presente? Non ti risulta che il tuo ragazzo possieda nulla del genere?"
"Ehi, ehi!" Sakura si alzò dal muretto pur di avvicinarsi a lui e squadrarlo duramente "Sas'ke-kun potrà sembrare uno strafottente ma non gira di certo per strada con delle armi in tasca. Non è mica tipo da usare cose del genere, quindi attento a come parli!"
Ciò gli diede da pensare, una reazione così non lasciava spazio a incertezze. Se diceva la verità, se non aveva ucciso lui Deidara, c'era da chiedersi perché fosse in compagnia del suo corpo con un proiettile in testa.
Solo in quel momento si ricordò della presenza di Naruko con loro e quei discorsi la stavano preoccupando non poco, guardava sia lui che Sakura con una certa preoccupazione. Decise di cambiare discorso per non farla agitare di più.
"Come ti pare. Comunque, sai che ormai c'è poca scelta per i Racers, vero? O con gli Alba o con nessun altro."
"Di sicuro Sas'ke-kun non si farà mettere a novanta gradi da quel gran bastardo di suo cugino, poco ma sicuro."
"Buona fortuna, allora. E tanti cari saluti."
"Ehi, un momento! Ti piace tanto sapere tutto sugli altri, ma perché non mi dici tu che avresti intenzione di fare? Anzi, già che ci sei, perché non fai sapere un po' anche a me qualcosina su come sono messi gli altri clan?"
"E io chi sono, un trafficante di informazioni?"
"Perché no? Saresti uno dei pochi che ci sono in giro, riceveresti un sacco di richieste e altrettante ricompense che ti riempirebbero le tasche in men che non si dica."
<< E la mia prima cliente dovresti essere tu? >> "Il clan Hyuga è quello della mia ragazza, in quello del duo A-B sono tutti amici miei, mentre degli altri non so un cavolo. Detto questo, perché dovrei spiattellare a te cose sul conto di gente che conosco?"
Sakura fu irritata da quell'uscita "Prima vieni qui a fare domande sul mio di clan e poi non vuoi dire niente degli altri? Sei proprio un..."
"Ti saluto" Naruto se ne andò lasciando lì la ragazza confetto senza sentirla dire cosa lui fosse, la udì solo mandarlo a fanculo da lontano e, quando salì in macchina insieme a Naruko, prima di andarsene la vide agitargli contro i medi da lontano.

Dopo aver saputo del suo ritorno, Itachi aveva pensato di non rimandare inutilmente la questione e si era diretto subito all'autosalone. Nonostante la premura di incontrarlo, quando ci arrivò fece in modo di mostrare piatta calma agli altri membri di Alba. C'erano solo Zetsu, Kakuzu e Sasori, nessuno di loro che mostrasse un particolare interesse per il suo arrivo, comodamente occupati com'erano a farsi i fatti propri. Anche lui non degnò la loro presenza di attenzioni e proseguì verso la porta chiusa che era l'ufficio di Obito. Quando vi giunse davanti, Kakuzu, che stava seduto su una sedia a lato della porta facendo il cane da guardia, si alzò quando si rese conto delle intenzioni dell'Uchiha e si pose fra lui e la porta.
"Devo parlare con Obito." disse Itachi pacato "È dentro?"
"È occupato. Ora non puoi entrare."
Se solo fosse stato in grado di pagarlo più di quanto lo pagasse Obito, Itachi era sicuro che Kakuzu l'avrebbe lasciato passare. Se solo ne fosse stato in grado, e non lo era. Si decise ad aspettare almeno per il tempo imposto dalla decenza, dopodiché, se la cosa fosse andata per le lunghe, avrebbe trovato un modo per superare la sorveglianza.
Buona sorte volle che la porta si aprisse dopo meno di cinque minuti di attesa, ne uscì una donna avvenente agghindata con una lussuosa pelliccia, sotto la quale doveva esserci nient'altro che la biancheria a coprirla. Attraversò l'autosalone col rumore dei tacchi che l'accompagnò nel tragitto, volse solo dei momentanei occhi laidi e un sorriso promettente all'Uchiha per fargli intendere che, se lo voleva, anche per lui ce n'era. Itachi lasciò che restasse solo questo: nient'altro che uno sguardo a senso unico.
Ora che la porta era aperta e invitava chiunque a entrare liberamente, varcò l'ingresso e trovò Obito che, dopo aver terminato le sue cosiddette occupazioni, riempiva l'aria dell'ambiente con del fumo di sigaretta standosene comodamente seduto dietro la scrivania.
"Ehi, Itachi. Hai un'aria scontenta, è successo qualcosa?"
"So che sei stato via per un paio di giorni. Ti vorrei parlare, se non hai altre occupazioni che ti aspettano."
Obito colse l'allusione alla donna di poco fa "Forse volevi divertirti un po' anche tu? Rilassati, puoi ancora andarle dietro se non se n'è già andata. Ti offro io il prossimo giro."
A quel tono scherzoso, Itachi ostentò la sua espressione seria, facendogli capire che di scherzare non ne aveva nessuna voglia.
"Di' un po', Obito, dov'è che sei sparito in questi due giorni senza dire niente?"
"Affari, Itachi. Ti devo ricordare che ho fra le mani più di dieci centri di raduno di corse in città?"
"Capisco. Quindi immagino che il resto sia solo una coincidenza."
"Quale resto?"
"Il fatto che solo ieri qui a Tokyo siano venute persone di una certa influenza, anche da alcune parti fuori dal Paese. Saranno più o meno una decina, fra i quali Hirogawa Daisuke, magnate dell'industria di prefabbricazione edilizia; Misora Shinici, agente della borsa di Fuji; Gen Masahiro, direttore di non so quante banche e un bel po' di altri individui con nomi grossi quanto un palazzo. La stranezza è che tutti sembrano essersi prodigati per rendere ignoto il loro arrivo in città. E, cosa ancora più particolare, metà di quelle persone hanno sulle spalle più di un processo per l'ignobile accusa di associazione a delinquere... da cui sono poi state scagionate per insufficienza di prove."
Colpito dalla sua preparazione, pur non dandolo a vedere, Obito restò in silenzio ad ascoltare tutte le scoperte che aveva fatto per conto suo, presumendo già dove queste volessero andare a parare.
"Non sarà che quelle persone sono venute su invito di un certo qualcuno? E che questo qualcuno abbia passato questi giorni a organizzare questo incontro?"
"Solo a cercare un posto adatto dove tenere la riunione." lo ammise con tale immediatezza da sorprendere persino Itachi "Sono settimane o forse mesi che verso sette camicie per contattare questi soggetti ed esortarli a farli venire qui con tutta la discrezione possibile. Ma non penserai mica che possa accogliere in un mio autosalone degli esponenti di un'organizzazione qual è la Yakuza? Per preparare un luogo adatto fuori città mi sono dovuto dare da fare."
"Quindi è così? Sei proprio sicuro che sia arrivato il momento di mettere le mani nella stessa pasta di questa gente?"
"Se intendi chiedermi se voglio diventare uno yakuza, la risposta è sì, Itachi. Ormai non ho più motivi per rimandare."
"Visto che adesso il tuo racket è completo, vero? Davvero una bella fortuna che la polizia stradale abbia fatto chiudere i battenti all'unico luogo di ritrovo che non controllavi."
"Suvvia, non è certo un mistero qui chi abbia fatto la soffiata. Oh, giusto" formò un sorriso troppo sinistro anche per una faccia distorta come la sua "tu quella sera non c'eri, se non sbaglio. Impegni familiari con tuo padre, avevi detto?"
Itachi riuscì abilmente a non deglutire la tensione che andava formandosi, quando ormai era evidente che Obito sapesse più di quanto affermasse. Fece in modo di tornare al precedente punto del discorso, non dandone a vedere la premura.
"E tu sei certo che queste persone acconsentiranno a farti diventare uno di loro? Gestiscono affari in nero di tutt'altro livello rispetto ai tuoi."
"Si tratta solo di lavorarmeli un po', nulla di complicato. La cosa ti preoccupa, cugino?"
Vedendolo continuare a ghignare in quel modo mettendo a dura prova la sua capacità di sopportazione, fu solo per un momento che Itachi fu sul punto di perdere il controllo, mandare all'aria mesi di rischiosa infiltrazione. Forse per la prima volta da quando era diventato un Alba, mostrò al cugino l'emozione che covava in quel particolare momento, fissandolo con gli occhi iracondi. E molto di rado capitava che Uchiha Itachi esternasse il suo stato d'animo.
"C'era anche mio fratello in mezzo a quel casino! E tu avevi mandato tutti quanti a fare una strage di Racers! Che cazzo pensavi di fare, eh?"
"Bene, finalmente!" Obito rise compiaciuto "Temevo che non arrivassimo più a questo punto, lo sai?"
"Quale punto?"
"Quello in cui vengono scoperte tutte le carte in tavola."
Alle sue spalle, Kakuzu falciò le gambe di Itachi con un calcio, facendolo crollare in ginocchio. Nel mezzo di un tentativo di rimettersi in piedi, un pugno sullo zigomo lo fece tornare a terra duramente. Gli fu consentito di alzarsi solo quando lui lo costrinse a farlo tenendolo fermo dalle spalle, in modo che restasse inginocchiato. Al che, gli rovistò addosso finché non trovò la pistola sotto la camicia, infilata nel fianco dei pantaloni. Disarmato e reso innocuo, l'Uchiha girò la testa quanto bastò per scorgere anche l'arrivo di Sasori e Zetsu, già consapevoli della situazione senza che avessero bisogno di chiedere nulla. Quando vide Obito fare il giro della scrivania e piazzarsi davanti a lui per guardarlo dall'alto, capì che ogni farsa era giunta al termine.
"Tu le guardi mai le serie tv americane?"
Non capì il senso di quella domanda così improvvisa e senza senso. Evitò di rispondere solo per rimanere ad ascoltare quello che voleva tirare fuori.
"No? Io ne vado matto. Me le guardo sempre ascoltandole in lingua originale, senza mai usare i sottotitoli. Ce n'è una in particolare che mi piace, in cui ci sono questi due tizi che per vendicare la propria famiglia danno la caccia a demoni e vari mostri del sovrannaturale. Sono due fratelli così legati da dare spesso e volentieri la vita l'uno per l'altro. Il giorno in cui tu sei venuto da me per dire di voler entrare in Alba stavo guardando l'episodio in cui l'Arcangelo Gabriele spiega ai due che un giorno saranno costretti a combattersi e a uccidersi a vicenda per provocare la fine del mondo, che lo vogliano o no, nonostante si vogliano così tanto bene. Ho pensato che fosse davvero una buffa coincidenza che anche voi fratelli, Itachi e Sasuke, vi foste messi l'uno contro l'altro, con te che avevi tradito il tuo amato otouto."
"Arriva al punto, ok? In questa posizione sto piuttosto scomodo."
"Ora ci arrivo. Come ti ho detto, i due fratelli si amavano tanto da mettere in gioco la vita per aiutarsi, cosa che spesso li ha salvati, ma in altri casi ha anche rischiato di essere la loro rovina. Quello che io voglio dire è questo: il modo in cui hai sempre tenuto troppo a Sasuke è stata la tua di rovina. Seriamente, credevi che avrei accettato e basta una spiegazione come quella che mi avevi dato dicendomi che ti eri separato dal tuo vecchio clan perché avevi deciso di puntare a qualcosa più in alto? Io sono cresciuto insieme a te e Sasuke, voi andate troppo d'accordo per avercela perennemente a vicenda sulla base di un motivo del genere. Detto questo, credevi non avessi pensato che le tue vere motivazioni girassero intorno a tuo fratello o al resto della tua famiglia? Tutto quello che finora hai fatto hai potuto farlo solo perché io non te l'ho impedito, per capire se avessi ragione. E l'avevo, a quanto pare. Altrimenti come si spiega l'ammazzamento di Deidara per opera tua?"
Itachi non sussultò nemmeno. Come aveva immaginato, Obito era al corrente di molte più cose di quanto lui avesse voluto.
<< Ma di Deidara come diavolo fa a saperlo? >>
"Ti stai chiedendo come sia possibile che io sappia anche questo, vero? Ti rispondo con un'altra domanda: quella sera hai guidato con la Bugatti, non è così?"
Era vero, ma anche così l'Uchiha inginocchiato continuava a non capire. Ci rifletté per qualche momento, tenendo conto di qualsiasi possibilità collegata alla sua auto... e quando trovò la risposta, sul suo volto si manifestò finalmente la sorpresa.
<< Un localizzatore! Nell'auto c'è un dannato localizzatore! >> del tutto plausibile, visto che, come aveva detto, aveva sempre tenuto in dubbio la sua lealtà "Bastardo..."
"Bene, sembra che tu lo abbia capito. Ebbene sì, mi sono preso il disturbo e la precauzione di infilare un rilevatore GPS dentro la tua macchina: un aggeggio minuscolo in confronto a tutti quei grossi pezzi di prim'ordine che hai sotto il cofano, difficile che tu potessi trovarlo. Certo, mi stupisce che una persona incredibilmente prudente come te non ci abbia pensato, avresti dovuto per lo meno farti controllare l'auto come si deve, no? Comunque, grazie a questo ho potuto tenere traccia di tutti gli spostamenti che hai fatto con la Bugatti, compresa data e ora. Nulla di strano, inizialmente, i soliti tragitti casa-lavoro e altri posti troppo comuni per essere degni di nota, tipo bar, locali e robe del genere. Poi c'è stata una destinazione particolare che mi ha colpito: di' un po', che ci sei andato a fare in quello scalo merci la sera in cui tuo fratello ti è corso dietro?"
Sapeva anche quello, della sua riunione segreta con Sasuke. Per di più, era troppo intelligente per non capire quale fosse stato l'argomento dell'incontro, probabilità che preoccupava Itachi ancora di più.
Difatti "Te lo sei trascinato dietro per raccontargli qualcosa su di me, presumo. Non che la cosa mi secchi o mi tocchi in qualche modo, per quello che Sasuke può farmi. Stai pure tranquillo che non avrò bisogno di alzare un dito su di lui. In ogni caso, volevo arrivare a questo: il tuo errore fondamentale è stato, come ho già detto, l'iperprotettività che hai per Sasuke. Lo conferma il fatto che il GPS abbia segnalato la tua posizione nello stesso posto e nella stessa ora in cui è morto Deidara."
"Se lo sapevi già, com'è che hai aspettato fino ad ora per farmi buttare giù la maschera?"
"Beh, hai fatto tanto per cercare di incastrarmi e impedirmi di entrare nella Yakuza, ho pensato che mi sarei goduto di più la vittoria sbattendotela in faccia dopo essere riuscito nel mio intento... per farti vedere come tutti i tuoi sforzi siano andati a puttane. Peccato solo che tu abbia fatto i compiti a casa per conto tuo e mi abbia rovinato la sorpresa. Vedi, Itachi, questa è una cosa che mi sono assicurato di far capire a Yahiko prima che lo mandassi a volare giù dal Park Hyatt, a Konan prima che le facessi conficcare un proiettile in pancia da Kakuzu, a tutti quelli dell'Underground che si sono ritrovati a fuggire dalle volanti e da noi, e ora anche a te: contro di me non si vince. Che cosa sei riuscito a ottenere di tanto compromettente sul mio conto in tutto questo tempo, eh? Nulla. I registri di tutte le entrate del mio racket di corse clandestine non sei riuscito a trovarli perché sono salvati in forma di file su degli hard disk esterni di cui solo io conosco la posizione, li fornisco io personalmente a Kakuzu quando deve annotare gli aggiornamenti e io stesso li rimetto al loro posto. E tutti i pagamenti sono avvenuti in contanti, il modo più semplice per non lasciare traccia delle transizioni. Non hai nulla che possa ferirmi, Itachi. Non sei nemmeno capace di collegarmi agli omicidi di Yahiko e Konan. Anzi, ora che mi ci fai pensare..." si girò a guardare per un momento l'arma che Kakuzu aveva lasciato sulla scrivania dopo averla sottratta al proprietario "... l'unica uccisione attribuibile è quella di Deidara che tu stesso hai causato con la tua pistola piena delle tue impronte digitali. Direi che in tal senso ti sei messo nel sacco da solo."
Nonostante tutto questo, nonostante fosse stato messo all'angolo senza vie di fuga, Itachi non ebbe alcuna reazione, nessuna espressione facciale che dimostrasse che stesse provando quel senso di schiacciante sconfitta che in realtà c’era. Lo sfregiato questo lo notò.
"Sai una cosa? Non pensavo fossi un così bravo perdente."
"E tu sei un maledetto figlio di puttana di vincente." ribatté lui "Se avessi usato questo acume per fare meno lo stronzo al volante, tutte le donne incinte di questa città te ne sarebbero ancora grate."
"Che vorresti dire, che sarebbe colpa mia se sono arrivato a questo punto? Lo sapevi che quella donna non stava neanche attraversando sulle zebre?"
"Al confronto, il reato di guida in stato di ebbrezza impallidisce, vero?"
"Beh, su questo non posso darti torto. E poi, perché mai raccontare dettagli del genere alla cronaca quando c'è il figlio di Uchiha Madara che si può prendere la colpa di tutto?"
"Ora non negare che la colpa sia effettivamente tua. Sei tanto intelligente eppure non hai capito da solo che guidando in quelle condizioni finisci per mettere sotto qualcuno, come minimo?"
"Io voglio solo dire che una cosa come questa non è una motivazione valida per togliermi ciò che doveva essere mio da sempre. Perciò ho intenzione di riprendermelo tutto, in un modo o nell'altro. Vallo a dire alla tua famigliola, avvisali pure che ormai hanno le ore contate, loro e i loro patrimoni, e che non possono farci più niente."
"Hai intenzione di lasciarmi andare?"
"E ti sorprende? Anche tu ci dovrai restare di merda quando mi sarò preso anche la tua fetta di torta. Torna pure a casa con le tue gambe, di' pure quello che hai scoperto, fai capire loro come stanno le cose e digli di cominciare a chiudere i battenti."
A dimostrazione di ciò, fece un cenno a Kakuzu e Sasori, i quali lo intesero e lasciarono Itachi libero di rimettersi in piedi. Zetsu non oppose resistenza al suo passaggio e si spostò dalla porta, consentendogli di uscire. Come detto da Obito, Uchiha Itachi sapeva andarsene a testa alta ingoiando dignitosamente la sconfitta.
"Immagino rivorrai indietro la Bugatti" suppose prima di uscire.
"Quella l’avevo comprata io, pretendevi che te la regalassi? La fermata della metro è a un chilometro e mezzo da qui. Buona passeggiata."



SPAZIO AUTORE
AAAAAAMICI, che bello ritrovarsi pure qui, eh? Alla fine sono riuscito a tornare su questa fanfic, Obito ormai ha praticamente la vittoria in pugno e nulla sembra potergli più impedire di ottenere ciò che vuole. Speravo tanto di inserire qui un pezzetto di Kushina in prigione, peccato non avercela fatta, sarà per un'altra volta magari.
E quindi cosa succederà da qui in poi? Come agiranno Naruto e Sasuke per proteggere le rispettive famiglie dagli artigli di Alba? Si vedrà presto, si vedrà. E a tal proposito, mi tocca dolorosamente annunciarvi che dal prossimo capitolo, se non da quello ancora successivo, inizierà la parte finale della storia, quindi per l'epilogo non manca più così tanto. Direte voi "Eh, ma tanto con gli aggiornamenti biblici che fai, va a finire che la fanfic non la termini neppure per il 2015"... e beh, non avreste tutti i torti XD
Oh, giusto per precisare, la serie tv a cui si riferisce Obito nel capitolo è Supernatural, la conoscete sì? Quella puntata con l'Arcangelo Gabriele è indubbiamente la mia preferita, come non sentire il pathos che c'è nell'aria quando lui sbatte in faccia a Sam e Dean tutta la verità?
Jaa na e buona fortuna a tutti i maturandi qui presenti!

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Capitolo 21
*** Prison ***


Tutto quello che Kushina chiedeva dalla vita era di essere lasciata in santa pace almeno per i prossimi dieci minuti. Non era esattamente quello che voleva concederle quella gran puttana di Himemiya, neppure quel giorno. Lo capì quando sentì entrare nella mensa l’andatura di tre paia di piedi che avevano l'inquietante particolarità di muoversi in contemporanea mentre camminavano: i tre piedi destri insieme si alzavano, i tre piedi sinistri insieme poggiavano a terra; i tre piedi sinistri insieme si alzavano, i tre piedi destri insieme poggiavano a terra. Questo modo di camminare dava l’effetto di una marcia militare che poteva essere attribuita solo al trio che Himemiya formava con le due compagne di cella, Tsukio e Ami. Il fatto, poi, che Kushina sentisse quella camminata volgere nella sua direzione confermava l'inevitabile addio alla quiete. Si girò e, come aveva supposto, le torreggiavano tutte e tre accanto.
C'era un motivo per cui da giorni si divertiva a tormentarla: quel triangolo non era composto da donne che condividevano gli stessi dieci metri quadri e basta, era un gruppo di lesbiche riconosciute da tutta la prigione. In più, da quando Himemiya aveva adocchiato Kushina, aveva deciso di espandere il trio in un quartetto. La sola prospettiva faceva venire il vomito all'Uzumaki. Se pure avesse avuto le sue stesse preferenze sessuali nella più remota delle ipotesi, non sarebbe sicuramente stata con quelle tre. Ami era una trentenne mingherlina, con poco seno e delle guance così piene da farla sembrare una detestabile bambolina di porcellana. Tsukio era una gigantessa di oltre un metro e settanta, carina di viso ma con una lunga treccia di capelli così poco curati e oleosi che Kushina non aveva proprio voglia di trovarseli addosso in un groviglio lesbo. Himemiya era la peggiore delle tre, una quarantacinquenne che si atteggiava a boss di ogni posto in cui metteva piede, per di più acconciata in maniera tale da far credere che volesse a tutti i costi sembrare l'elemento mascolino del gruppo; per lo meno, con quei capelli accorciati fino a sfiorare la rasatura, le maniche sollevate a mostrare le braccia toniche e quell'atteggiamento da dura, questa era l'impressione che dava. Da quel che Kushina sapeva, nella cella tenevano anche un dildo segreto ed era anche sicura che fosse Himemiya quella che lo usava sulle altre due. Quasi ogni sera, dopo che le luci venivano spente, forse ci provavano a nascondere i gridolini e le risatine, ma neppure con chissà quale impegno, così finivano per regalare il loro concerto alle celle vicine.
"Buongiorno, Kushina cara." la salutò melliflua "Oggi ti trovo splendida."
La ignorò, prese un altro boccone dal vassoio del pranzo. Dall'altra parte del tavolo, davanti a lei, Chinatsu osservava preoccupata dallo svolgersi degli eventi, povera ragazza.
"Sapevo che stamattina avevi il turno nella lavanderia, invece non ti ci ho trovata. Ci tenevo tanto a vederti."
Aveva cercato di finire prima perché sapeva che più tardi anche Himemiya e compagne avrebbero avuto il turno lì e di incontrarle non ne aveva proprio voglia.
"Oh, ancora non mi rivolgi la parola?" continuò lei. Quando si abbassò a parlarle accanto all'orecchio, fu ancora più fastidiosa "Non ce l'avrai ancora per la storia dell'altro giorno?"
Difficile che Kushina non se la potesse prendere. Quella donna si era rivelata impossibile da reggere sin dalla prima volta che aveva tentato un approccio con lei, quando l'aveva chiusa in un angolo con l'aiuto di Tsukio e Ami, prendendo poi a baciarla con la forza e a strizzarle una tetta attraverso i vestiti. Anche se in quell'occasione lei l'aveva allontanata con uno spintone e poi schiaffeggiata, Himemiya non aveva preso a male quel rifiuto, anzi le aveva rivolto un sorrisetto perverso e l'aveva salutata promettendole che insieme si sarebbero divertite nel prossimo futuro. La promessa fu mantenuta qualche giorno dopo nelle docce, quando Kushina, convinta di essere l'unica rimasta, era stata presa di sorpresa da Ami e Tsukio. Trattenuta per le braccia e messa contro il muro, per di più costretta a tenere le gambe aperte, scorgeva Himemiya che si avvicinava e teneva fra le mani il suo giocattolo segreto "Vedrai che ti piacerà."
Inutili erano state le resistenze dell'Uzumaki, in continua lotta per liberarsi dalla presa delle altre due o per chiudere le gambe, e nel frattempo Himemiya stava abbassandosi alle sue spalle.
Ma anche Himemiya stessa aveva sbagliato nel credere che lì dentro fossero solo loro quattro. Qualcuno che in quella prigione aveva voluto essere più amica di Kushina era entrata fermando le tre donne, intimando loro di lasciarla andare o avrebbe chiamato le guardie. Mai come in quel frangente Kushina era stata così grata di avere come compagna di cella una persona del tutto sana di mente e di principi morali, tale era Yoshinaga Chinatsu, ragazza altruista di ventotto anni con il viso costellato di graziose lentiggini. Nonostante fosse in un penitenziario, ben il settantacinque per cento delle donne lì recluse non era così fuori di testa o incline alla violenza come aveva pensato.
Per il momento le toccava rimanere lì in attesa di essere giudicata, tuttavia non era un così brutto posto in cui dover passare minimo sei mesi di condanna (come sarebbe successo con molta probabilità). I controlli erano rigidi e ripetitivi e i secondini erano severi, tuttavia bastava solamente evitare di farli irritare e non provare a sfidare l’umore della giornata. Le donne carcerate erano aperte e socievoli, solo poche di loro avevano un'aria più riservata e meno raccomandabile, proprio quelle a cui Kushina preferiva non stare vicina più del necessario.
Di tutta la struttura, Himemiya era l'assoluta spina nel fianco. Se da quel primo tentativo di abbordaggio la trovava una persona irritante, dopo l'episodio delle docce era arrivata a odiarla con aperto disgusto; ora più che mai mentre le stava così vicina da odorarla morbosamente.
"Sai che hai dei capelli meravigliosi, mia cara?"
Ecco un'altra cosa che non le andava a genio: il fatto che i suoi capelli rossi tanto amati e apprezzati da Minato fossero oggetto di attrazione per una donna dai gusti traviati in maniera così raccapricciante. Non aveva mai manifestato contrarietà o approvazione per l’omosessualità nella società, ma in tal senso Himemiya era tutto quello che non poteva sopportare.
Continuare a sentirla così vicina cominciava a farla stare male. Dovette lasciare il vassoio del pranzo e alzarsi pur di tenersi lontana da lei, atteggiamento che non fece che divertire la morbosa corteggiatrice. Benché ci provasse in ogni modo a farle capire il suo rifiuto, l'unico risultato che otteneva era stimolarla a continuare. Per Kushina, oltre che una noia, la faccenda finiva per diventare insostenibile.
"Vai ad annusare i capelli di qualcun’altra, Himemiya! Mi sono rotta di averti fra i piedi in ogni momento della giornata!"
"Cerco solo di entrare in confidenza con te, non c'è motivo di prendersela così."
"Tu hai in mente ben altro che entrare in confidenza, stupida troia! Te lo dico un'altra volta: io non ci voglio entrare nel vostro triangolo delle bermuda, quindi tieniti alla larga! Se tu stai a nord, io voglio stare a sud, chiaro il concetto?"
Già da un minuto o due si era interrotto il chiacchiericcio all’interno della mensa e l’attenzione generale si era rivolta al loro tavolo... e ora l'ultimo epiteto con cui Kushina l'aveva definita lasciò tutte col fiato sospeso. Questo, comunque, non la fece per nulla sentire piccola piccola davanti a tanti sguardi che la osservavano come fosse una suonata.
Himemiya era certamente seccata dall'insulto, il suo sorrisetto mellifluo si era un po' smorzato, ma seppe mantenere un certo controllo "Non è per nulla così male essermi amica, sai? Ti assicuro che mi prendo ben cura di chi è carina con me."
<< Preferirei mille volte le cure di Minato >> e pensò a quanto le stesse mancando in quei giorni. Ricordò la sera in cui, pur senza averlo previsto, erano stati concepiti Naruto e Naruko. All'aperto, nascosti dietro un cartellone a bordo strada di periferia, col tettuccio della macchina spalancato e un tetto di solo cielo notturno sulle loro teste. La parte migliore di quel ricordo era la passione che ci aveva messo Minato, così tanta che quasi doveva essere scontato che, come conseguenza, alla fine sarebbero diventati genitori teenagers. Solo a ricordarlo, tornava a sentire un certo bisogno nell'intimo.
A Minato era bastato poco per capire che lei, anche col carattere da testa calda che aveva, al romanticismo per certe cose ci teneva. Himemiya era ad anni luce di distanza dallo sperare di diventare più importante del suo uomo, con tutte quelle moine. Alla sua proposta, Kushina ostentò e rimarcò il suo diniego con un'alzata di dito medio.
"Le tue cure puoi pure darle a un'altra frustrata come te, io lo sballo me lo vado a cercare a letto con lo stallone che ho a casa non appena metto piede fuori di qui."
"Il che sarà fra sei mesi, se sei ottimista. Vuoi davvero passare tutto il tuo tempo qui dentro senza nemmeno un pizzico di sano divertimento? Di sicuro il tuo adorabile marito non lo farà, quindi stai pur certa che nel frattempo andrà a sfondare qualcun’altra e non avrà nemmeno la decenza di dirtelo in faccia. Sappi che io sono..."
Non stette a sentire cosa lei fosse, era arrivata a un punto di non ritorno: afferrò il vassoio e tutto il suo pranzo andò a imbrattare Himemiya di riso e porridge dalla testa ai piedi e su tutta la divisa da carcerata. L'espressione sul viso della donna in tal modo umiliata non piacque a nessuna di quelle rimaste sconvolte lì dentro, mentre Kushina fu la prima a fregarsene altamente.
"Vedi di non farmelo ripetere per l'ennesima volta: stammi assolutamente lontana, tu e il tuo gruppo di troie. E non farmi più sentire la tua fogna sparare altre stronzate su mio marito, mi sono spiegata?"
Con questo trasformò la sua persecutrice nella sua peggior nemica in tutto il penitenziario, se ne rese conto dalle occhiate fulminanti che le mandava e da come stava per metterle le mani addosso. Fu fermata dalla presa alla spalla di una mano dalla carnagione scura, quella della ragazza novellina che era arrivata da pochissimo nella struttura insieme a Kushina.
"Ehi, bella donna, l'hai sentita la signora qui. Hai rotto le scatole, quindi meglio che giri al largo. Aria, capito?"
Himemiya non si sarebbe certamente fatta problemi a farla prendere da Ami e Tsukio e insegnarle a stare al suo posto, considerato anche che quella negretta si era intromessa completamente da sola nella loro diatriba... non fosse stato che alcune guardie avevano sentito il trambusto nella mensa e ne cercavano la causa. Essendoci lei in mezzo a tutto e con tutti gli occhi piantati addosso, la colpa poteva esserle attribuita in un niente. Nolente, altro non poté fare che ingoiare la bile e andarsene con le compagne.
Kushina sospirò, alleggerendosi dalla tensione accumulata, grata che almeno per quel momento fosse finita lì. Fu grata soprattutto a Karui per essersi messa dalla sua parte contro le tre detenute più detestabili della prigione. Lei era un'altra sua fortuna lì dentro, essendo accomunate dall'essere state incarcerate per ragioni simili e anche dal conoscere un biondino in particolare.
"Grazie mille, Karui."
"Prego. Però certo che se le va a cercare, Kushina-san. Doveva almeno immaginare che una bravata così l'avrebbe fatta imbufalire."
"Lo stesso vale per lei. Non accetto che mi vengano a raccontare balle su Minato. O sui miei figli."
Karui ridacchiò nel sentirle dire questo e nel notare maggiormente le somiglianze fra madre e figlio: zero peli sulla lingua e totale menefreghismo sulle conseguenze del dopo, nei momenti in cui diventavano tipi irruenti. Un po' come anche lei, a detta di Omoi.
"Perché ridi?" chiese Kushina.
"Niente, mi chiedevo solo se per caso non fossimo parenti. Guardi che roba, abbiamo pure gli stessi capelli rossi."
Lei l’abbraccio con affetto giocoso "Sarebbe una cosa f-a-n-t-a-s-t-i-c-a!"
"Voi due." una delle guardie sopraggiunte poco prima le ammonì "Finite di mangiare, non aspettiamo voi per chiudere la mensa."
Entrambe le donne fecero per eseguire quanto detto, desiderose di non rimanere a metà con il pranzo. Solo poi a Kushina tornò in mente che il suo vassoio, con tutto quello che c'era sopra, l'aveva mandato dritto in faccia a Himemiya, rimanendo senza niente da mettere nello stomaco.
"Ti do' qualcosa io" Chinatsu, bontà e gentilezza uniche, le offrì il suo riso. Il secondino, però, non se n'era ancora andato.
"Uzumaki, hai una visita per quando finisci."
"Ah sì? Chi è?"
"Dice di essere tuo figlio."
Sorpresa dalla novità, Kushina mangiò il riso con l’impazienza di andare incontro al figlio, domandandosi se si trattasse di Naruto o di Nagato. Quando ebbe finito il pranzo e andò nella sala delle visite, trovò Naruto seduto a uno dei tavoli della fila di destra, aspettava che arrivasse.
Vedendola, le andò incontro, ricevendo uno degli abbracci eccessivamente affettuosi di mamma Kushina.
"Tesoro, sei venuto a trovarmi!"
"Sì, però stiamo calmi, ok?" pur dicendo così, il ragazzo ci stette per un po' prima di divincolarsi "Sicura che vada bene? Voglio dire, pensavo che in questi posti i carcerati non potessero neanche sfiorarsi con i visitatori, che le visite fossero del tipo con un vetro in mezzo e i telefoni per parlare."
"Tu guardi un po' troppa di quella roba in TV." lo canzonò la madre "Non siamo mica ad Alcatraz, lo sai?"
Guardandosi meglio attorno, Naruto si rese effettivamente conto di essersi aspettato fin troppo di più di quel che invece c'era lì: oltre a loro due, solo un'altra detenuta aveva ricevuto una visita, probabilmente il suo compagno, e soltanto un paio di guardie sorvegliava l'intera saletta stando sulle porte opposte della stanza, per di più armate di soli manganelli, nessuna che avesse avuto da ridire su quell'abbraccio.
Madre e figlio si misero a sedere.
"Che cosa mi racconti dal mondo esterno?"
"Che ti dovrei raccontare?"
"Mah, non so. Tanto per cominciare, se stai tirando avanti."
"Tiro avanti" rispose in un modo così lapidario che non convinse totalmente la donna.
"Però?" tentò lei.
"Senti..." sviò lui "... perché non mi dici tu se tiri avanti? Insomma, come ti trovi qui dentro?"
"Meno peggio di quel che mi aspettavo, devo dire. Regolamento inflessibile e le guardie comandano a bacchetta, però non è un posto troppo brutto."
"No? E nessuna carcerata che tipo ti minaccia col coltello se non le dai il tuo pranzo?"
"Ripeto: tu ne vedi troppi di film del genere. Cambia canale, ogni tanto. Comunque, ho solo una mosca che mi gironzola intorno, nulla di pericoloso." non serviva fargli sapere dei suoi problemi con Himemiya "Mi sono fatta più amiche che altro, tranquillo. Ah, a proposito, sai che c'è anche quella tua amica Karui? La ricordi, vero?"
"Sì, mi avevano detto che anche lei era stata beccata. Siete pure nella stessa cella?"
"No, ma ci vediamo in giro per la prigione. Ho comunque un'ottima compagna di stanza."
"E di' un po', sai per caso di quanto possa essere la pena che le daranno?"
"A Karui? Non è sicura nemmeno lei, ma penso che starà dentro per un massimo di cinque-sei mesi, più la penale."
Questo non sembrò piacere molto al figlio, pensò Kushina, a giudicare da come avesse poggiato di peso il mento sulle braccia incrociate sul tavolo, con tanto di sbuffo ed espressione corrucciata.
"Che cosa c'è?"
"Non siete state arrestate per gli stessi motivi? Perché a te tocca restare richiusa qui dentro più a lungo, pagare una multa che ti costringerebbe a vendere un rene e perdere pure macchina e patente?"
"Perché il mio è un caso più complesso. Karui può essere accusata al massimo di partecipazione a corsa clandestina e guida spericolata, questo sì, ma io ho in conto pure la resistenza a pubblici ufficiali e la distruzione di un locale - anche se lì mi ci hanno spinta. Non posso certo cavarmela con qualche mese di reclusione e poi storia chiusa, non credi?"
"Io credo solo che se non fossi stato così demente da farti finire in questa situazione, allora..."
"Ora basta, Naruto. Non voglio nemmeno pensare che ti senti in colpa per quello che mi è successo solo perché ho provato a tirarti fuori dai guai. Sono tua madre e non devi neppure impietosirti per me, ti ho detto che qui sto bene."
"Ma papà e gli altri un tantino di meno, lo sai? Lui ha tenuto l'officina chiusa per giorni, Nagato è depresso come non l'ho mai visto e Naruko è talmente giù che fa la muffa sul letto se non la porto io a fare un giro in macchina."
"Allora potresti farlo anche con gli altri, non credi?"
"Fare che cosa?"
"Tirargli su il morale, come hai fatto con Naruko. Lo so bene che per loro è una situazione difficile, ma sono qui adesso e mi dispiace tantissimo non poterci fare niente. Devi pensarci tu a loro, chiaro?"
"Io? Che cosa dovrei fare io?"
Kushina lo guardò come se avesse davanti lo scemo del villaggio "Ti devo spiegare tutto io? Tuo padre era entusiasta all'idea di farti lavorare con lui nell'officina quando ha visto quello che sei capace di fare dentro a un cofano. Nagato ha la testa sulle spalle più di te, però ammira da sempre la vitalità che metti nelle cose che fai. E Naruko... beh, lo sai che a te vuole un bene dell'anima."
Capendo dove volesse andare a parare, Naruto si appoggiò di peso sullo schienale, roteando gli occhi. Questo non piacque alla madre.
"È inutile che fai quella faccia, Naruto, lo sai che ho ragione. Visto che ci sei, spiegami perché insisti con questa emancipazione quando è saputo anche dai sassolini sull'asfalto che da solo tiri avanti a fatica. Mi sembrava che fossimo una famiglia abbastanza unita, quindi perché te ne se voluto andare a ogni costo?"
"Che male c'è a volersi realizzare da soli? Sì, potevo stare nell'officina di papà, ma non mi andava di prendere la soluzione più facile e a portata di mano. Potevate essere più orgogliosi voi di me che volevo farmi strada da solo, invece di prendere la cosa come un rifiuto. Ecco la cosa che mi secca maggiormente."
Persino lui stentava a credere di aver spiegato solo adesso come stavano veramente le cose, quando sarebbe bastato semplicemente andare da loro e dirglielo.
Kushina sospirò con pesantezza "Avresti dovuto spiegarci prima come la pensavi, invece di fare tanto casino. Hai ragione, non c'è nulla di male a volersi mettere d'impegno, però ti sembra giusto che ci andiamo di mezzo noi? Vuoi finire come quell'Uchiha Obito che si è fatto allontanare dai familiari e si è pure messo contro di loro?"
Naruto stette per ribattere dicendo che era ingiusto paragonarlo a un individuo simile, tuttavia le parole gli si smorzarono in gola quando realizzò che sua madre non era poi così in torto. Sentì su di sé il suo sguardo che riusciva a capire il suo pensiero.
"Mi dispiace se davvero abbiamo deluso le tue aspettative" riprese lei "e ti voglio un gran bene, però devo dirtelo comunque: anche tu ci hai deluso."
<< E fanno due >> pensò Naruto, ricordando come anche la sorella lo avesse fatto sentire in colpa allo stesso modo. Il bello era che adesso sentiva di essere lui quello sempre più dalla parte del torto. Vero che aveva un sacco di differenze con Obito, eppure sembrava che, continuando di questo passo, non ci avrebbe messo molto a diventare come lui.
La madre gli strinse la mano "Devi farmi questo favore, Naruto. Torna a casa da loro, non farli sentire ancora più soli adesso che non ci sarò io per qualche tempo, li renderesti più contenti se rincasassi. Ti prometto che quando sarò tornata anche io, se ancora sarai dell'idea di voler vivere da solo, ci siederemo e ne discuteremo di nuovo tutti quanti insieme. Ci stai?"
"... facciamo che ci penso, va bene?"
Sarebbe stata una riflessione molto breve.
Ciò bastò alla madre, che annuì con approvazione "Pensarci è già ok. Parliamo di altro, ti va? Dimmi un po' della piccola Hinata. Come vanno le cose con lei?"
Dall'espressione demoralizzata del figlio intuì di aver toccato un altro nervo scoperto "Beh, che è successo? Non vi sarete lasciati, spero."
"Macché, no!"
"Meglio così, ci terrei che quella dolce ragazza te la tenessi stretta, sai? Sarebbe una nuora magnifica."
Naruto arrossì "Nuora? Ma che fantasie ti fai venire?"
"Perché, vuoi dire che fra voi non deve esserci niente di serio? Eppure fate una bella coppia."
"Non intendevo questo! Hai notato che abbiamo appena più di vent'anni per certe cose?"
"E quindi? A sedici io ero già incinta."
"Ma non puoi paragonarti alle donne normali, tu."
"Insomma, mi vuoi dire che succede con lei?"
Chiusa la parentesi, il ragazzo si ricompose e le disse del brutto periodo che Hinata stava passando e del dolore che aveva colpito lei e la sua famiglia. Raccontò l'avvenuto così come lui l'aveva visto in prima persona, sentendosi inutile come allora per non aver né aiutato Neji né confortato almeno un po' Hinata. Kushina stentava a credere a quello che aveva sentito.
"Accidenti, che roba. Sapevo che c'erano stati degli arresti, ma addirittura delle vittime..."
Chissà l'effetto che doveva aver avuto sul figlio assistere in prima persona a un incidente del genere.
"Non credi che faresti meglio a raccontare a qualcuno quello che hai visto?"
Lo credeva, sì. Solo che lei ancora non sapeva dei rischi che Nagato correva con gli Alba. Fino ad ora non era ancora successo nulla, non c’erano state rappresaglie o avvertimenti di qualche genere, ma non osava assolutamente sfidare quella calma apparente. Cercò di far tornare il discorso al punto iniziale per cambiare quello spinoso argomento.
"Non so come comportarmi con Hinata-chan. Che devo fare per farla stare meglio?"
"Come sarebbe a dire "che devo fare"? Vai da lei, no?"
"E che vado a farci? Cioè... che le posso dire?"
"Non la fai stare da sola a piangersi addosso, tanto per cominciare. È proprio in questi momenti che devi fare l'uomo e stare vicino alla tua donna. Lascia perdere quello che le potresti dire, alza le chiappe e portale subito a casa sua. Che pazienza, devo proprio spiegarti tutto io."
"C-che? Ora?"
"E allora quando? Muoviti, su."
Lo afferrò per la collottola della nuca e lo sollevò di peso pur di rimetterlo in piedi e trascinarlo all'uscita. Il secondino la ammonì di non avvicinarsi alla porta quando stette per aprirla e buttare fuori il figlio.
"Vedi di non trascurarla più così, chiaro?" fu quello che gli raccomandò per ultimo mentre lo vedeva andarsene salutandola. La guardia continuò a intimarle di restare dentro.
"Ok, ok, calmati. Ho finito, so tornare indietro da sola."
"In realtà, signora Uzumaki, lei non ha ancora finito."
Si fermò, trovando fuori dalla saletta la persona che le aveva rivolto improvvisamente la parola quando era ormai certa di aver terminato con le visite. Vedendola, le venne in mente un solo genere di individuo che potesse rivolgersi a una detenuta, tenendo conto che era un uomo dalla postura così composta ed eretta, con un vestiario che emetteva professionalità da ogni fibra, pettinatura curata all'indietro e valigetta alla mano. La domanda era: che cosa poteva volere da lei se non aveva assunto nessun avvocato?
"Mi scusi, non credo di conoscerla."
"Mi conoscerà. E comunque, l'importante è che io conosca lei." accennò un inchino e le offrì la mano delle presentazioni "Il mio nome è Orinori Shunsuke, rappresentante legale."
Kushina rispose alla stretta di mano "A me ha detto di conoscermi, quindi non ha molto senso presentarmi."
"Precisamente." la esortò a sedersi insieme a lui "Posso chiamarla Kushina-san?"
"Come vuole."
"Bene, Kushina-san, verrò subito al punto: sono qui perché mi è stato presentato il suo caso e, dopo averlo esaminato a fondo, sono convinto di poterle dare un valido sostegno."
"Freni, freni un attimo, signor legale. Ha detto solo tre frasi e già ho qualche domanda per la testa. Per prima cosa, che significa che le è stato presentato il mio caso? Chi è che l'ha mandata da me?"
"Purtroppo il mio cliente ha deciso di mantenersi anonimo, pertanto non sono autorizzato a divulgare la sua identità. Le basti sapere che lei ha qualche amico, Kushina-san, e la prego di accontentarsi di questo da parte mia."
"Qualche amico, dice? D'accordo, ma c'è un'altra cosa: lei come si aspetta che paghi il suo lavoro? Mio marito gestisce un'officina e guadagna quel che serve ad arrivare alla fine del mese, avrebbe già pensato ad assumermi un azzeccagarbugli se solo avesse potuto. Senza contare la multa che mi toccherà pagare una volta uscita di prigione."
"Non dovrà preoccuparsi di nessuna delle due cose." era la rassicurazione fatta persona "La mia parcella è già stata saldata anticipatamente e alla sua famiglia sarà versato mensilmente un fondo cassa durante la sua permanenza qui, con il quale sarà per voi possibile pagare la multa che vi sarà attribuita e i danni da risarcire al proprietario del negozio che avete sfondato."
Questo fu fuori dai limiti della possibile comprensione di Kushina. Non aveva parole, anche se si sforzava di farle uscire. Per quanto tutte quelle novità fossero da un lato rasserenanti, dall'altro erano preoccupanti.
"Ma... ma che diavolo... cioè, chi...?"
"Gliel'ho detto: amici che le vogliono dare una mano."
<< Che stronzo! Prima mi parli di un solo cliente e ora di più amici? A che gioco vuoi giocare? >> "E si aspetta che mi accontenti di questo? Come posso starmene tranquilla senza sapere con quale gente avrò a che fare per questo? Voglio chiarire subito una cosa: se questi amici si aspettano qualcosa in cambio da me, sappiano che non ho nessuna intenzione di ritrovarmi a fare qualcosa di losco o vendergli la casa o mandare uno dei miei figli a lavorare per loro per ricambiare questo bel favore."
"Io..." mettere alle corde un avvocato era da guinness dei primati "Su questo io non posso esserle d'aiuto, mi dispiace."
"Bene. Allora riprenda la sua valigetta e la riporti pure dietro la sua scrivania, se davvero non vuole dirmi niente."
"No, temo proprio di non poterlo fare. Giacché il mio onorario non è rimborsabile al mio cliente, sono tenuto a portare a termine il mio lavoro con lei."
"E chi me lo fa fare di accettare il suo lavoro? Sembra tutto troppo perfetto per essere solo una manna dal cielo."
"Credo che la risposta alla sua domanda sia il ragazzo che è uscito giusto prima del mio arrivo. Lui e gli altri due che la aspettano a casa, insieme a suo marito."
In un primo momento, ciò bastò ad ammutolire Kushina, che non poté fare a meno di dargli ragione. Poi, fra le ultime parole pronunciate, ce ne fu qualcuna che le fece scattare un campanello in testa. Si protese verso l'avvocato Shunsuke, sospettosa.
"Lei come fa a sapere che ho altri due figli a casa? Quante cose sa veramente sul mio conto?"
"Ve l'ho detto, ho studiato bene a fondo il suo caso. Non ne accetto mai uno se prima non so perfettamente di che tipo di persona mi dovrò occupare. E ora so che tipo di persona è lei, Kushina-san. Mi sono procurato le informazioni necessarie con metodi leciti e senza intaccare la sicurezza o la privacy della sua famiglia, può stare tranquilla. Ora, tornando al discorso iniziale, mi permetta di dirle come stanno veramente le cose. Come immagino saprà, sei mesi sono il minimo della pena per una situazione come la sua, ma temo che, senza nessun intervento legale, la cosa possa protrarsi oltre l'anno. Sia chiaro, c'è ben poca speranza di farla uscire senza ammenda, tuttavia posso intervenire per una consistente riduzione della pena. Detto questo, crede ancora che sia così saggio rifiutare l'occasione che le viene offerta? Se la sente di lasciare sola la sua famiglia per così tanto tempo?"
La risposta non era difficile da trovare. In fondo, un anno poteva passare abbastanza in fretta per tutti.
Un anno avrebbe potuto farle perdere molte cose, molti momenti importanti della sua famiglia.
"La ascolto, Orinori-san."



SPAZIO AUTORE
Ciao a tutti voi, cari lettori, come ve la passate? Vi godete quel che resta dell'estate, sì? Io ho preso le ferie solo la settimana scorsa, quindi per me l'estate è cominciata ora XD Parlando d'altro, se non ricordo male l'ultima volta che da questo capitolo in poi sarebbe iniziata la parte finale della storia, non è vero? Ecco, in verità inizierà dal prossimo. Come avete potuto vedere, in questo ho voluto dare spazio alla vita di prigione di Kushina, solo che all'inizio progettavo di dedicarle solo uno spazio, ma alla fine ho dilungato la cosa al punto da riempire l'intero capitolo. Molto d'aiuto è stato un cert telefilm che mi ha ispirato un po' l'ambientazione, non so se lo conoscete ma sto parlando di "Orange is the new black" e qui ringrazio sentitamente reds92 per avermelo consigliato, mi è stato utile.
Ora, prima di salutarvi, c'è una cosa che vorrei dire a voi che mi seguite. Ormai a me mancano poco più di due mesi per sostenere l'esame di abilitazione e per uno come me che non si sente preparato nemmeno la metà, è davvero poco tempo. Questo significa che da settembre in poi dovrò impiegare ancora più tempo di quel che ci metto per studiare, il che mi renderà ancor più difficile trovare l'occasione di mettermi seduto, prendere carta e penna e buttare giù la bozza dei capitoli. Io mi metterò a farlo ogni volta che troverò uno spiraglio libero per farlo, ma alla fine ciò che voglio dirvi è che molto probabilmente non sarò capace di fare aggiornamenti fino a metà-fine novembre. Questo non significa che lascio le storie in sospeso e poi, passati questi mesi, non le riprenderò, assolutamente no: chi mi conosce da abbastanza tempo me lo ha già sentito dire innumerevoli volte, ma non ho nessuna intenzione di lasciare incompiuti i lavori che adesso sto portando avanti, né ho alcuna intenzione di smettere di scrivere. Sebbene io mi sia incamminato in un certo percorso nella mia vita, non me la sento proprio di mettere da parte questa mia predisposizione a scrivere racconti - sebbene tanto spesso mi manchi la voglia - perché desidero che questa mia passione diventi qualcosa di incancellabile dalla mia vita, sia che scriva solo fanfic o, in futuro chissà, dei libri veri e propri. Se otterrò un lavoro, ben venga, ma che resti solo il modo in cui mi guadagno da vivere; la mia vita deve rimanere lo scrivere storie. Scusate la smielatura, ma era per farvi capire quanto io parli sul serio.
In sintesi, quello che vi dico è: nei prossimi due-tre mesi forse non aggiornerò, o forse magari un aggiornamento miracoloso riuscirò a farlo, ma alla fine tornerò sicuramente. Che queso esame vada bene o vada male, a novembre-dicembre mi rivedrete su queste pagine, quindi vi chiedo solamente di continuare ad aspettarmi fino ad allora. Mica è un messaggio di addio, solo un "arrivederci a presto" :)
Direte voi "E certo, bella roba lasciare così in sospeso le tue storie ora che sei finalmente arrivato alla parte finale in tutte e due!"... e beh, avete ragione, AH AH XD
Jaa na!

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Capitolo 22
*** Alliances ***


Sakura ricordava che quando aveva iniziato a conoscere Sas'ke-kun, fin da subito aveva pensato che non fosse un tipo facile da capire. Non era molto incline al dialogo aperto, parlava quando era strettamente necessario e usando meno sillabe possibili, convertiva i pensieri in parole mettendo insieme più frasi lunghe soltanto quando era intenzionato a discutere su qualcosa di serio (occasioni che non capitavano molto spesso). Questo suo modo di fare così misterioso e riservato era ciò che l'aveva attratta maggiormente, ma anche per via di questa sua attitudine era sempre stata un'impresa intuire che cosa gli passasse per la testa, per questo aveva dovuto fare i salti mortali pur di capire come farsi notare da lui. Poco alla volta, aveva cominciato a costruirsi un'idea di come fosse fatto osservando i suoi modi di fare, la sua gestualità, il suo modo di rapportarsi agli altri, talvolta aveva anche rivolto delle domande a Itachi, a Jugo e a Suigetsu, che lo conoscevano da ben più tempo di lei e Karin ed erano più capaci di interpretare certi suoi atteggiamenti. Alla fine era arrivata a comprenderlo abbastanza bene da rendersi conto che era un ragazzo orgoglioso (fin troppo per mostrare apertamente un suo qualsiasi stato emotivo), diretto quando serviva, fermamente attaccato ai suoi principi morali, con la testa sulle spalle ma rivolta per lo più alle quattro ruote e al protossido di azoto.
La cosa buffa era che mentre era occupata a studiarlo a fondo, l'Uchiha si era accorto di lei già da qualche tempo e pure abbastanza in fretta, avendo ben visto che sotto il suo aspetto da ciliegio era in realtà di carattere tutt'altro che delicato e docile. Del resto, sin dai tempi della scuola, le avevano spesso commentato il suo temperamento da maschiaccio. Eppure, questo suo essere una diavolessa mascherata da angelo era ciò che aveva spinto Sasuke, una sera, a darle quella monumentale Mustang GT, a fargliela guidare per rincorrerlo su e giù per le strade della città, fino a fermarsi sotto il lampione di quella tangenziale deserta, farla scendere dall'auto... e tirarla a sé per darle il più incredibile bacio che uno come lui potesse dare. Le aveva sempre detto che si era trattata di un'improvvisata, però lei aveva più l'impressione che avesse pianificato il tempo e il luogo per farlo: proprio in quello spazio tutto per loro due, a quell'ora della sera, e sotto la luce di un lampione; magari, sotto sotto, aveva un lato romantico, giusto quella quantità minima che lei poteva anche apprezzare. E che passione che sapeva metterci in certe cose! Era stato allora che tutti e due si erano resi conto di conoscere già tutto quello che volevano sapere a vicenda su di loro, quel tanto che bastava per avvicinarli fino a tanto. Il tempo trascorso insieme in seguito li aveva poi portati a non poter avere più segreti l'uno per l'altra.
Questo valeva fino ad adesso, ora Sakura non sapeva più che pesci pigliare con lui. Era l'ennesimo giorno che entrava nell'officina del clan e trovava Sasuke seduto in macchina e intento a fissare il parabrezza, assorto in chissà quali pensieri che lei non riusciva a intuire. Sasuke era sempre stato il tipo che si esternava difficilmente, ma lei aveva imparato a leggergli un po' dentro e a interpretare la sua mentalità. Stavolta, invece, era diverso. A cosa stesse pensando da giorni era un gran bell'interrogativo, era sicura solamente che fosse in quello stato da quella maledetta sera in cui l'Underground era andato a pezzi. Di certo tutta quella faccenda lo aveva scombussolato, come per chiunque altro, ma quello non poteva essere l'unica cosa ad averlo scosso al punto da renderlo così taciturno... taciturno più del solito.
Era sicuramente successo qualcos'altro, quella notte. Ma di che diavolo si trattava?
Continuava a starsene nell'abitacolo senza dire una parola, a finestrini chiusi, rintanato nel suo guscio da tutto quello che c'era all'esterno, nonostante avesse sicuramente notato anche il suo arrivo. Arrivò un momento in cui Sakura non fu più disposta a lasciare che continuasse a starsene in quel modo senza far sapere che cosa avesse, quindi andò a bussargli al vetro per avere la sua attenzione. Anche se non si girò a guardarla abbassò del tutto il finestrino, il che poteva valere come indice del suo ascolto. Un pesante odore di nicotina consumata uscì da lì dentro e investì in pieno l'olfatto della ragazza.
"Coff...! Ma che diamine, Sas'ke-kun! Te ne stai rinchiuso in auto con tutta questa puzza di fumo?"
Quelle retoriche erano quel genere di domande per le quali l'Uchiha pensava non valesse la pena sprecare un monosillabo; che senso aveva confermarle qualcosa che comunque poteva constatare da sola? L'aveva trovato seduto in macchina con il posacenere pieno di sigarette consumate, quindi sì, se ne stava rintanato in auto con tutta quella puzza di fumo.
"Mi dici che combini?" gli chiese.
"Quello che vedi: sto seduto e penso."
"A cosa pensi?"
"Cose varie."
"Balle. Non capita mai che diventi una ciminiera quando pensi soltanto a "cose varie" ."
Non obiettò a quella sua constatazione. Sakura preferì che lo avesse fatto, continuare così era avvilente.
"Sono preoccupata per te, Sas'ke-kun. Mi vuoi dire che ti succede?"
Era forse la prima volta dopo tanto tempo che si trovava a doverglielo chiedere così direttamente, abituata com'era a cercare di capire sempre da sola la risposta, tentativo che adesso le veniva alquanto difficile.
Dal canto suo, Sasuke non era molto intenzionato a parlare di quello che da qualche giorno gli frullava nel cervello. Quello sparo e quella testa bionda trapassata dal proiettile di Itachi gli avevano tolto il sonno. Lo aveva visto fare una cosa che non gli piaceva per niente... e soprattutto, non gli piaceva che fosse in grado di compiere qualcosa come un omicidio così a freddo, senza nemmeno battere ciglio. Da quando suo fratello era tipo da atti così estremi? Di certo non lo era quando ancora stavano nello stesso clan. Ora gli toccava scoprire che, dopo aver passato mesi nel gruppo di Obito, era capace di tenere in mano una pistola come se niente fosse e anche di usarla. Poco importava che lo avesse fatto per proteggere proprio lui, quello che stava diventando non gli piaceva assolutamente.
Per questo motivo, andavano presi provvedimenti e bisognava risolvere la faccenda come meglio non si poteva fare. Il meglio, però, non lo poteva realizzare lui da solo, e non era qualcosa in cui doveva coinvolgere gli altri del clan... meno che mai Sakura, anche a costo di farla sentire ignorata come adesso. Bastava lui a tormentarsi con il pensiero di Itachi ridotto in quel modo, era tanto meglio che i suoi compagni non lo venissero a sapere.
L'aiuto che gli serviva doveva venire da un'altra parte e forse lo aveva anche trovato. Aspettava solo che una telefonata arrivasse a dargli la conferma.
"Sas'ke-kun. Allora?"
Dopo forse ore di attesa, quella telefonata finalmente arrivò, il cellulare sul cruscotto vibrò proprio in quel momento. Osservando il display, Sasuke vide che il numero chiamante era quello che stava aspettando. Giusto in tempo, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito se Sakura fosse arrivata a insistere.
Rispose alla chiamata, prendendo la parola per primo.
"Com'è andata?"
Sakura non riuscì a sentire chi ci fosse dall'altra parte, tuttavia Sasuke sembrò ricevere una risposta molto rapida e chiara alla sua domanda, quanto bastò a mettere fine alla breve telefonata.
"Ho capito. Grazie mille" e ripose il telefono subito dopo.
Bastò a chiarire un po’ di più le idee alla ragazza rispetto a prima. Da quel poco che era durata la chiamata, aveva capito che Sasuke non stava solo pensando a qualcosa: stava preparandosi a fare qualcosa.
La cosa sorprendente fu vederlo finalmente uscire e abbandonare lo spazio ristretto dell’abitacolo, dopo diversi giorni che le sembrava di averlo visto soltanto ed esclusivamente lì dentro. Il fatto che avesse lasciato la portiera aperta faceva comunque dedurre che pianificasse di ritornarci nell'immediato futuro.
Ora che ne era uscito, però, non faceva nulla di particolare. Nulla, a parte starsene in piedi di fronte a lei e guardarla in faccia da quella sua manciata di centimetri di altezza di vantaggio.
"Che... che c'è?"
Quello sguardo continuo addosso a Sakura aveva la capacità di scombinarle il cervello, difatti non riusciva più nemmeno a mettere insieme le parole per chiedergli con chi avesse parlato un istante fa. Sapeva anche che se non avesse smesso al più presto, gli ormoni le sarebbero partiti da soli in quarta.
Smise di fissarla, sì... così poté prenderle il mento e avvicinare il volto, in modo da baciarla con la sua innata improvvisazione. Il perché di questo Sakura non lo capì, e comunque non le importò molto in quel frangente, pensava solo a godersi quel bacio inspiegabile e passionale. Quando si fu staccato, lo vide girare i tacchi e rimettersi in macchina; stavolta fu per avviare il motore e partire, lasciando lei lì dov'era rimasta, scombussolata quanto e più di prima. Solo quando fu già molto lontano dall'officina, Sakura cominciò a realizzare che quello aveva tanto l'aria di essere un bacio da saluto estremo.

"Benvenuti, miei signori."
Un benvenuto accogliente era molto difficile da dare a dei personaggi così distinti, se un incontro tanto importante veniva organizzato in mezzo allo squallore di un deposito abbandonato su un molo: un magazzino di duecento e passa metri quadri di nulla al suo interno, svuotato di quasi tutto, a malapena Obito aveva avuto modo di procurare qualcosa per far stare seduti i suoi ospiti, mentre a lui toccava rimanere in piedi.
"Spero mi perdoniate se vi ho radunato in un luogo così angusto. Certe precauzioni sono necessarie e immagino che nessuno di noi voglia che si sappia troppo in giro di questo incontro."
Andavano scelte le giuste parole da usare. Riunire dieci capi della Yakuza non era uno scherzo neppure per lui, dieci individui tutti signorili e impettiti e che a malapena potevano sopportare ognuno la presenza degli altri senza aizzarsi contro le loro guardie del corpo in giacca e cravatta (ben tre a testa). Per dare a quell'incontro l’esito che voleva, era necessario che nessuno desse di matto e che se ne stessero tutti buoni, almeno finché gli serviva. In più, doveva fare la sua buona impressione, perché Itachi aveva ragione quando diceva che il suo racket, al momento, era poco paragonabile a quelli gestiti da quei signori. Quelle persone avevano le loro ottime ragioni per guardare dall'alto in basso un piccolo gangster di città come lui, a malapena l'unica parvenza buona che poteva dare a prima vista era la presentabilità: la sua giacca e i pantaloni in lana gessata nera gli permettevano appena di eguagliare i loro sontuosi completi di cotone e velluto. Tuttavia avevano risposto alla sua convocazione, segno che non lo ritenevano così insignificante, aveva ottenuto abbastanza della loro attenzione da indurli a scomodarsi fino a lì per incontrarlo e questo era già qualcosa.
"Desidero iniziare ringraziandovi sinceramente per l'occasione che mi avete concesso. Di certo sapete perché vi ho riuniti tutti qui."
"Sì, alcuni di noi erano curiosi di conoscerti, Uchiha Obito. Pare che tu abbia già una certa reputazione da queste parti."
Ed ecco il primo che gli voleva fare le scarpe: Misora Shinichi, agente di borsa a Fuji per la società, impiego che mascherava quello di contraffattore di opere d'arte.
"Ammetto che non ho iniziato a farmi conoscere bene" e certo non era di aiuto al suo background l'aver perduto parte delle fortune degli Uchiha "ma confido che voi brillanti signori sappiate guardare oltre le apparenze e vedere in me ciò che vale la pena di essere visto. Sicuramente mi avrete inquadrato come un commiserevole sfregiato con dei precedenti penali dovuti a dei problemi di alcolismo. Ebbene, io vi dico che sono molto più di questo: sono qualcuno che ha in mano tutta la rete stradale di Tokyo."
"Semplicemente per via delle gare clandestine? È una bella presunzione dire che si ha il controllo delle strade della città solo perché riesci a estorcere qualche soldo a quattro teppisti al volante."
Matsumoto Shoken, proprietaria di una catena di ristoranti a Kyoto degni di concorrere col Park Hyatt... nonché dirigente di un ampio commercio di organi da trapianto che circolava in tutto l'Honshu. Per Obito era solamente una frigida che aveva bisogno di essere ribaltata su un tavolo a gambe all'aria per lasciarsi scaldare un po'.
"Sbagliato, qui non si tratta di estorcere qualche soldo, ma di dare a quei quattro teppisti al volante qualcosa di cui hanno bisogno e minacciarli di riprenderselo se non accettano la sottomissione. È proprio quello che io ho fatto. Di questi tempi, le corse su strada qui a Tokyo sono un campo in continua crescita e possono costituire una fonte di introiti per chiunque arrivi a prendersela per primo. Ci sono più di dieci centri di raduno di Street Racers sparsi in tutta la città, a tutti quanti serviva qualcosa di essenziale per poter gareggiare liberamente. Sapete che cosa?"
"Le strade libere dalle pattuglie di polizia, presumo." Kobayashi Hideo, proprietario di agenzie immobiliari e usuraio giocatore d'azzardo "E tu, mentre si tengono le corse in città, saresti capace di tenere buoni buoni gli agenti di tutta Tokyo?"
"Di tutta la prefettura, a dire la verità. E non stupitevi troppo, può essere meno complicato di quel che sembra, con gli agganci giusti."
"Che molto probabilmente sono gli agenti addetti a raccogliere le segnalazioni. Evitano di comunicare gli avvistamenti delle corse nelle zone interessate in città, così non ci sono disturbi per chi corre, correggimi se sbaglio."
"No, Hideo-san, non sbagliate. Ho operato esattamente in questo modo e ho dato a quei Racers la sicurezza che serviva loro per correre sulle strade pubbliche. In più, se non rispettano la loro parte, così come posso tenere lontane auto della pattuglia posso anche mandarle dritte da loro. Questo è il triste epilogo che è toccato a uno dei centri di raduno, dove non hanno voluto neanche sentire le mie proposte. È così che faccio capire che devono stare con me oppure con nessun altro. Ma non è finita qui, la polizia lontana dalle strade è solo una delle loro esigenze, il campo delle corse clandestine offre ben altre opportunità. Vi do’ un semplice esempio: un Racer che punta a vincere una competizione deve volere il meglio per la sua auto, di conseguenza deve potersi procurare i migliori pezzi in circolazione. Oggigiorno quasi tutti si fanno importare qualsiasi componente fuori da Tokyo o anche fuori dall'arcipelago, i prezzi potrebbero salire a quote vertiginose e loro neppure se ne preoccuperebbero: per un Racer degno di questo nome, niente è più importante della sua vettura. Questo è un altro bisogno primario che presto monopolizzerò, tutte le importazioni di componenti per auto passeranno unicamente attraverso me e solo io li potrò smerciare in tutta la regione del Kanto."
E, presto o tardi, anche in tutto il Giappone. Possedere un import-export così grande nel settore motoristico avrebbe colpito anche le industrie Uchiha, che sarebbero finite per dipendere da lui per avere le forniture... forniture che lui mai avrebbe concesso. Sull'orlo del fallimento, l'unica possibilità di guadagno che i tre capisaldi avrebbero potuto ancora ottenere dalla loro compagnia fallimentare sarebbe stata venderla del tutto, per di più a un prezzo così ridicolo da renderla quasi un regalo. Nessun acquirente avrebbe accettato un'industria incapace di tirare avanti da sola; nessuno tranne lui. E nelle sue mani, tutta la catena motoristica sarebbe ritornata sul mercato nel giro di pochi mesi, riprendendo a produrre i suoi colossali introiti. Sarebbe diventato tutto quanto suo.
Questi progetti, però, non se li fece uscire di bocca. Per estendere i suoi affari al di fuori di Tokyo gli serviva entrare a far parte di un'organizzazione che poteva esercitare il suo potere ovunque e senza impedimenti di nessun genere, tale era la Yakuza.
"Intendo ampliare i miei affari anche nelle zone in cui operate voi per i vostri, motivo per il quale desidero mettere le mani nella vostra stessa pasta ed essere uno di voi. Posso portare il business delle corse clandestine anche nelle vostre città e far entrare nuovi profitti nelle casse comuni. Come vedete, è nell'interesse vostro quanto mio, non siete d'accordo?"
Non avevano per nulla l'aria di esserlo. Anche se stavano in silenzio, il loro scarso interesse verso tutte le sue belle promesse era palese, per nulla inclini a tenere da conto quello che vedevano come un piccolo racket capeggiato da un individuo che non faceva altro che diffondere parole. Qualcuno di loro si accese un sigaro. I segnali erano abbastanza chiari da far dedurre che non uno di loro era intenzionato ad accogliere le sue proposte. Motobuchi Shogo, proprietario di industrie farmaceutiche e capo di un largo traffico di prostituzione, fu voce di tutti quanti per dare la risposta.
"L'iniziativa che hai è molto curiosa, giovane. Ai tempi, nessuno di noi avrebbe mai pensato di interessarsi a delle semplici gare clandestine in città, una semplice prospettiva senza futuro. Tu, invece, hai avuto l'ingegno di usarle per far sbucare dal nulla un giro d'affari tutto nuovo e originale, che tu dici anche essere molto promettente."
Tutte le parole che utilizzava non potevano certo nascondere il suono di quel grosso "ma" in arrivo. Difatti
"Ma sei idiota tanto quanto sei intraprendente, se davvero credevi di poterci fregare come dei poveri scemi. Non è affatto un caso che i tuoi interessi siano rivolti al settore motoristico, lo stesso in cui opera la compagnia Uchiha famosa in tutto il paese. Con le fortune che puoi ottenere dalle sue industrie, unite a quelle che trai dal tuo business personale, quanto tempo passerà prima che un pesce piccolo come te possa arrivare a mettere i piedi in testa a dei veterani come noi?"
Non ci avevano messo molto a capire i suoi progetti. Era vero, con dei profitti così grandi c'era l'ampia possibilità che un giorno la sua rilevanza nella Yakuza crescesse di parecchio, tanto da far sembrare quel gruppo di vecchie mummie un niente al suo confronto. A dire la verità, questo non rientrava nei piani per il suo futuro, ma la sola probabilità bastava a preoccuparli abbastanza da escluderlo dai loro giochi. A quanto sembrava, quello sarebbe stato l'epilogo più probabile di quell'incontro per il quale aveva sudato sette camicie. Motobuchi si alzò dalla cassa su cui sedeva e si pose di fronte a Obito, rilasciandogli in faccia una boccata di fumo del sigaro.
"Questa è la risposta dei presenti qui dentro: vedi di scendere dal piedistallo dei sogni e torna a fare il piccolo delinquente nel tuo quartiere. E ringrazia pure che ti consentiamo di andartene sulle tue gambe, nonostante tu ci abbia fatto perdere tempo prezioso in questo modo."
La sola vicinanza con quel vecchio bastardo rognoso irritava Obito al punto da invogliarlo a ficcargli la mano dentro la bocca, afferrargli quella lingua tagliente che aveva e tirargliela fino alla radice. La resistenza a questa tentazione fu tra le più difficili che ricordasse in vita sua.
"Che posso dire, mi dispiace veramente che la pensiate così. E dire che ero pronto a festeggiare il buon esito di questo incontro con un po' di brindisi. Immagino che ora andrà sprecato."
Gli suonò il cellulare nella tasca. Osservando il numero chiamante, prese le distanze "Vogliate scusarmi."
Si allontanò verso la porta del capannone, sicuro che da lì nessuno di loro avrebbe sentito la voce di Kisame dall'altra parte del telefono. Era stato puntualissimo.
"È tutto pronto? Bene, raggiungimi tra cinque minuti."
Chiuse la chiamata e si accese una sigaretta. Alzò la voce per farsi sentire, rimanendo lì dove si era fermato.
"Signori! Il vostro collega qui si è espresso fin troppo chiaramente. A questo punto, direi che non c'è più altro da aggiungere."
Sferrò un colpo di gomito all'indietro e ruppe il vetro di sicurezza che proteggeva il pulsante sulla parete alle sue spalle. Lo premette e l'allarme che segnalava la presenza di incendi, anche se l'incendio non c'era, risuonò fino al soffitto del deposito assordando loro le orecchie.
Come Obito aveva previsto da un precedente sopralluogo, l'impianto anti-incendio era ancora funzionante, nonostante il degrado del posto. Difatti, gli sprinkler sul soffitto reagirono all'allarme e presero a spruzzare lo spazio sottostante - per lo più quello centrale - così che tutti i malavitosi finirono per inzupparsi. La pioggia durò un paio di minuti, al termine dei quali erano tutti infradiciati fin sotto i vestiti, una grande pozza si era formata ai loro piedi e si espandeva fino a ramificarsi in più fiumiciattoli.
"Che diavolo pensi di fare, bastardo?"
La risposta giunse da sola e quasi subito... ai loro nasi. Non ci volle molto prima che si accorgessero dell'odore pungente di cui erano impregnati e che non erano stati bagnati con acqua.
"Questa... è benzina?"
"Grazie infinitamente per il tempo che mi avete dedicato. Vi saluto e vi dico addio, luridi pezzi di merda."
Detto questo, la sigaretta, consumata per meno della metà, volò per aria e cadde a terra pochi metri più in là, nel lago di benzina che si era venuto a creare. La reazione del liquido infiammabile fu immediata e, da quel mozzicone, la fiamma si diffuse in un attimo sul suolo del magazzino... lo stesso suolo su cui poggiavano i piedi degli yakuza. Nel tempo di pochi rapidi istanti, arrivò fino a loro e, nonostante qualche loro tentativo di fuga, finì inevitabilmente per prenderli: risalì su per i loro vestiti, consumò in fretta i tessuti lussuosi e arrivò a bruciar loro pelle e carne. Le grida che lanciarono quei poveracci, le loro agitazioni disperate, il crepitio del fuoco che li bruciava... la migliore orchestra a cui l'Uchiha avesse mai assistito, gli dava talmente tanti brividi da raggelargli il midollo! Li vedeva gettarsi a terra per la disperazione, rotolarsi per estinguere le fiamme dimenticando che anche lì era pieno di benzina e non facevano che alimentarle. Un puzzo acre di bruciato e un fumo nero irrespirabile rendeva l’aria più pesante e difficile da respirare, fortuna solo che non era un luogo completamente chiuso e le finestre in alto avevano i vetri rotti.
Poco per volta, tutti smisero di gridare uno dopo l'altro, finché non morirono arsi vivi, lasciando di sé solo ceneri, carne e ossa annerite. Kisame arrivò giusto in tempo per osservare gli istanti morenti degli ultimi di loro, sorridendo nell'ammirare l'operato del suo superiore. Quanto avrebbe voluto assistere anche lui e godersi ogni minuto dall'inizio!
"Quel che si dice un lavoretto pulito." disse Obito "Non credi?"
"Concordo in pieno. Niente proiettili, niente tracce. Nessuno risalirà mai a noi. E scommetto che è stato pure spettacolare."
"Non immagini quanto. Che mi dici di Gen?"
"È arrivato giusto un minuto fa. Sta aspettando qui fuori."
"Oh, ha fatto presto. Va bene, andiamogli incontro."
Continuare a restare lì dentro sarebbe stata sicuramente una pessima idea, se volevano evitare che le fiamme si espandessero fino a loro o che prima o poi una parte dell’edificio cedesse e gli cadesse in testa.
L'ospite d'onore stava aspettando nello spiazzo all'aperto, come Kisame aveva detto, accanto a una Ford di seconda mano, certamente presa a noleggio. Era scortato da un suo sottoposto che reggeva per lui un grosso borsone.
"Siete un tantino in anticipo, Masahiro-san. Avessi avuto un po' di tempo, avrei dato una ripulita qui."
"Ci tenevo a venire in tempo a godermi lo spettacolo! Non vedevo l'ora di ammirare tutti quegli stronzi morti stecchiti! Diamine, quanto rimpiango di essermelo perso!"
"Se vuole, fa ancora in tempo a entrare per un’occhiata veloce, prima che crolli tutto l’edificio."
Gen Masahiro era stato certamente la scelta migliore da optare: avere per alleato un direttore di banche poteva rivelarsi più proficuo di un magnate dell'edilizia, o di una proprietaria di ristoranti, o di un agente di borsa o chissà che altro. Stesso discorso se tale alleato era anche un ottimo trafficante ed esportatore d'armi, anche di dotazione militare, attività molto più interessante di quella di un puttaniere, o di un riciclatore di denaro, un contraffattore o chiunque altro. Inoltre, a quanto sembrava, questo individuo era molto più ben disposto degli altri a farlo diventare uno yakuza come si deve, se solo in cambio lui gli avesse fatto il favore di eliminare un po' di tizi dell'organizzazione che proprio non poteva soffrire.
"Un po' di piombo nelle interiora glielo pianterei io volentieri" così aveva detto "ma, da yakuza a yakuza, queste scaramucce possono portare a spiacevoli conseguenze che preferirei evitare, capisci? Traffico armi ma le guerre tra bande sono una seccatura."
Così si era offerto di pensarci lui, con un'inventiva il cui risultato finì per essere molto apprezzato dal trafficante. Per lo meno, osservare il capannone dato alle fiamme era già una vista piacevole.
"Mi sarei tanto voluto godere lo spettacolo in prima fila. Che hai combinato a quei poveri pagliacci?"
"Nulla di che, gli tenevo giusto un po' di compagnia mentre il mio uomo qui metteva la benzina nei serbatoi dell'impianto anti-incendio."
"Tu hai il maledetto ingegno di un diavolo, lo sai? Io apprezzo la creatività."
"Lei mi lusinga."
"Allora questo ti farà esaltare." fece un cenno al suo sottoposto, il quale poggiò a terra il borsone e lo aprì per mostrarne l’interno "Il mio è giusto un pensierino per il mio nuovo compare. Dentro ci sono anche le istruzioni per il montaggio, ma vedrai che è meno complicato di quel che sembra."
Osservando il contenuto, Obito pensò che Masahiro-san ci avesse proprio azzeccato: fu un regalo che lo esaltò veramente, tanto da allargare un ampio ghigno compiaciuto sulla sua faccia deturpata. Porse la mano al suo nuovo collega, che la strinse di rimando.
"Masahiro-san, lei mi onora con questo regalo. Sono certo che sarà un piacere fare affari nella Yakuza insieme a lei."

Ok, e adesso? Facile, adesso non doveva far altro che percorrere il vialetto, arrivare fino alla porta e poi suonare. Tanto la Sunny Dawn era nel suo posteggio, era indubbio che Hinata fosse in casa. Così, mentre scese dalla macchina e fece per avviarsi verso il cancelletto, Naruto continuò a pensare a qualsiasi cosa avrebbe potuto dire o fare pur di esserle almeno un po' d'aiuto. Sua madre gli aveva detto che lui, nei confronti della sua ragazza, aveva quantomeno il dovere di non lasciarla sola, doveva esserle di compagnia.
<< Ma davvero basta questo? A lei è morto il cugino che era praticamente un fratello e io dovrei soltanto starmene lì zitto con lei senza dire niente? >>
Con Nagato era stato tutto un altro discorso, il lutto di Hinata era molto più grave. Arrivato davanti alla porta di casa, ancora aveva le idee poco chiare, quella maledetta incertezza non faceva che martoriarlo e gli impediva pure una cosa così semplice come suonare quel campanello. Che doveva fare se poi la Hyuga preferiva starsene per conto suo, se magari aveva un po' bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi invece che avere gente attorno?
<< Finisce che poi sembro un invadente e ficcanaso! >>
Poi, per qualche ragione, tutta quella insicurezza si fece per un attimo da parte e nella sua testa riaffiorò l'ultimo ricordo che aveva della Hyuga: quello in cui aveva avuto un disperato bisogno di piangere sulla sua spalla, anche se aveva appena declinato la sua offerta di compagnia per potersi dedicare all'amica Tenten.
Ricordandosi quell'occasione, realizzò quanto Hinata fosse incredibile e quanto lui fosse un cretino. Già allora aveva abbisognato di lui per sfogarsi almeno un po’, perché diamine restava ancora lì a farsi domande se lei volesse o no la sua presenza? Si impegnava tanto nel dare conforto agli amici... ma chi c'era a tirarla su di morale quando era invece lei ad averne necessità? Chi si occupava di aiutarla col suo dolore adesso che Neji non c'era più? Naturale che sua madre gli avesse intimato di fare l'uomo e di andare dalla sua donna: logico, aveva già capito che questo compito toccava a lui. Era o no il suo ragazzo?
<< Sono un idiota io a non esserci arrivato prima! >>
Con questo si decise a premere a fondo quel campanello e a farlo suonare anche a lungo. Hinata aveva passato gli ultimi giorni a piangersi addosso da sola e nel frattempo aveva pure fatto quel che poteva per aiutare gli altri, mentre lui, che forse era il solo a poter fare qualcosa, per lei non c'era stato solo perché non aveva idea di cosa fare; questa era una cosa di cui doveva scusarsi con lei. Sì, aveva avuto anche lui dei problemi in famiglia, ma non era una scusa.
Diamine, si trattava della ragazza che gli aveva chiesto di dirle "ti amo"! Se pensava allo stato in cui l'aveva lasciata l'ultima volta, si sentiva ancora più stupido e più in colpa.
<< Ma perché non risponde? >>
Era già passato un po' da quando aveva suonato, ma dall'interno non si sentiva alcun movimento che indicasse la sua presenza.
La risposta alla domanda giunse presto. Per esserci, la ragazza c'era, ma non esattamente dentro casa. La trovò in lontananza, seduta da sola sulla spiaggia della baia. Strano che non se ne fosse accorto prima, persino da lontano e vista di spalle si notava facilmente la sua cascata di capelli corvini, soprattutto se la spiaggia in cui si trovava era abbastanza grande da non far passare inosservata una presenza solitaria come la sua. Lei, d'altro canto, a quella distanza difficilmente poteva sentire che qualcuno stesse suonando alla sua porta.
L'Uzumaki tornò indietro fino alla biforcazione del viale e prese la deviazione che conduceva sul litorale. Passare dal selciato al terriccio e poi alla sabbia rese più udibili i suoi passi in avvicinamento, qualche granello e sassolino gli entrarono fastidiosamente nelle scarpe lungo tutto il tragitto. Hinata sedeva con le gambe raccolte al petto, stava coi piedi scalzi - certamente meglio che stare lì con le Asics - aveva lo sguardo fisso sulla parte di città all'altra estremità della baia ma rivolto a tutt'altri pensieri.
"Ehi."
Fece capire alla ragazza la sua presenza lì, lei si girò appena per scoprire di averlo vicino.
"Naruto-kun... ciao."
"Come stai?"
Non ancora bene, questo era certo, nemmeno per rispondere con un "bene" di circostanza. Non rispose nulla, a dire la verità. Il ragazzo intuì ugualmente il suo stato d’animo e le si sedette vicino, togliendosi le scarpe per levare la sabbia che vi era entrata.
Una brezza serale arrivò alle loro spalle, un leggero soffio di vento che arieggiò nella baia e smosse le acque che riflettevano le luci del tramonto. Quasi nello stesso momento, Naruto si soffermò a guardare Hinata; la guardò a lungo, rapito dal suo profilo silenzioso e meditabondo, con un’espressione senza emozione e attraversato dai capelli neri che ondeggiavano seguendo lo scorrere del vento. Passò qualche momento prima che si accorgesse di starla guardando inebetito, la bocca gli si era aperta da sola e, nel richiuderla, deglutì. Vederla in quel modo, con gli occhi miranti in lontananza e la brezza che le smuoveva la chioma, lo indusse per un attimo a bloccarsi prima di dirle qualcosa. Solo per un attimo, però, finché non si convinse che non era certamente il caso di rimanere imbambolato come un ebete a fissarla quando doveva fare ben altro, anche se stava guardando una ragazza divinamente carina e capace di apparire dolce pure mentre era giù di morale.
"Senti, Hinata... ti voglio chiedere scusa."
Anche se lo stava ascoltando, in un primo momento non si era girata guardarlo, prima che terminasse la frase. Al sentire le sue scuse, la sua attenzione verso di lui fu completa, con una nota di sorpresa sulla sua espressione cupa, non capendo il motivo di quello che le diceva. Naruto proseguì per spiegarlo.
"Sì, insomma, per averti lasciato da sola in questi giorni. Sapevo che stavi passando un momento difficile e che magari ti serviva un po’ di compagnia. Ti direi che ho avuto anch'io qualche problema, ed effettivamente è vero... però non ho scuse, diciamocelo. La verità è che non mi decidevo a venire da te perché non avevo idea di che cosa potevo fare. Ho pensato continuamente a come potevo farti stare meglio e, visto che non mi veniva in mente niente, alla fine non mi decidevo a darmi una mossa. Non mi andava l'idea di starmene semplicemente seduto qui a dire qualche frase fatta. Invece..." si fermò a fare un respiro profondo.
"Invece cosa?"
"... invece sono un idiota e ho peggiorato le cose restandomene con le mani in mano, dovevo capire prima che mi stavo facendo troppi problemi per niente. Credo di doverti delle scuse, come minimo."
Anche se mentre provava a darle, le scuse, si sentiva addosso un'aria patetica. Anzi, adesso si ritrovava perfino a sperare di non essere sembrato troppo invadente. La sua unica e più grande fortuna fu che nulla del suo essere impacciato potesse infastidire l’anima immacolata di quella ragazza.
"Naruto-kun... non ce n’è bisogno, davvero. Io lo so che ti preoccupi per me e lo apprezzo."
Quello che Naruto le aveva detto era abbastanza vero, doveva ammettere che in quei giorni la sua presenza le era mancata, ma non se la sarebbe mai sentita di incolpare il suo ragazzo per qualcosa. Si sistemò più vicina a lui, in modo che potesse poggiare la testa sulla sua spalla.
"Non ho mai preteso che facessi i salti mortali per me e non ti chiederei mai l'impossibile. Però... una cosa vorrei che la facessi."
"Vale a dire?"
Naruto la sentì reprimere un singhiozzo. Gli abbracciò le spalle.
"Non mi lasciare. Promettimi solo di non lasciarmi. Ti prego, Naruto-kun... ho bisogno che me lo prometti adesso."
Ne aveva bisogno eccome, a sentire come lo supplicasse. Non c'era nemmeno da meravigliarsi che volesse la sicurezza che almeno a lui non lo avrebbe perso, lo considerava davvero il suo unico sostegno rimasto dopo Neji. Aveva ancora i suoi amici del clan ma lui era la sola persona che lei considerasse così tanto. Se a lei bastava quindi farle quella promessa per ricevere un po' di sollievo, Naruto l'avrebbe fatta senza pensarci, più e più volte.
Non bastava a lui, però. Era dell’idea che Hinata meritasse molto di più, sia che lei lo chiedesse o no. Rispose così al suo abbraccio con un altro inteso a tenerla più stretta a sé, in modo da averla sul petto, una presa che colse di sorpresa la ragazza. Lo fece per farle sentire quanto volesse starle vicino... ma più che altro per non mostrare il palese rossore che di sicuro gli stava venendo su tutta la faccia mentre si preparava a quello che stava per dirle.
"Naru...?"
"A-ascoltami, Hinata-chan... non so esattamente come dirlo, quindi abbi un po' di pazienza con me, ok? Come posso iniziare...? Da quando stiamo insieme non ricordo di averti mai chiesto che cosa possa averti mai fatta innamorare di uno come me. Anche se a volte me lo sono chiesto, questa cosa non te l'ho mai detta perché non volevo fare la figura di quello che non capisce i sentimenti di una ragazza. Voglio dire, lo vedi come sono? A certe cose proprio non ci arrivo da solo e finisco per sembrare un idiota, come per il fatto che avrei dovuto capire che avevi bisogno di aiuto e non ci sono stato per dartelo, mi ha dovuto dare una strigliata mia madre per farmi venire qui. Più ci penso, più mi viene da chiederti cosa ci trovi tu in me che ti piaccia tanto, o che cosa possa aver mai fatto per conquistarti. Insomma, Neji ti ha aiutato a superare un periodo difficile della tua vita, ti ha presentato i suoi amici, ti ha fatto conoscere l'Underground e ti ha messa alla guida di un'auto fantastica, in più ti ha sempre protetto da tutti. Io, invece, non so perché debba pensare di essere tanto importante per te. E guardami, ora che lui non c'è più non so nemmeno adesso se io vado bene per te."
A quel punto Hinata voleva davvero dire qualcosa. Naruto non la lasciò continuare, doveva farlo lui fintanto che riusciva ancora a tirar fuori tutto d'un fiato quello che pensava.
"Però adesso non mi importa più molto sapere come o perché. Ti piaccio sul serio? Ne sono felice, anzi, felicissimo, perché mi piaci un sacco pure tu. Sei dolce e gentile come poche, hai una benevolenza verso gli altri che mi lascia senza parole, so anche che hai della grinta da vendere e quando ti vedo guidare sei sempre sorprendente... in più, riesci a capirmi come nessun altro ci riesce. Sei davvero la ragazza più fantastica che conosca e che io mi fulmini da solo se adesso non mi do' una svegliata e non mi decido ad avere maggior cura di te! Diamine, Hinata-chan, no che non ti lascio, io voglio restare con te! Sei una che non si incontra certo due volte nella vita, quindi voglio tenerti stretta. Anche se dici che ti basta quello che posso darti, io per te voglio continuare a dare il massimo. Io sono pazzo di te." << Pazzo di lei? Diglielo come si deve, imbecille! >>
Quell'ultima verità Hinata se la meritava guardandola dritta in faccia, e così lui fece. Mossa controproducente: i suoi occhi stupiti da tutto quello che le stava dicendo, quel suo viso bello e dipinto dalla sorpresa gli provocò un altro blocco in gola che dovette mandare giù duramente. Ma che senso aveva fermarsi ora che si era spinto così in avanti?
"Anzi, per essere più preciso, io... ti amo."
Era ora, finalmente! La prima volta in cui l'aveva detto in maniera seria a qualcuno e per una motivazione più che valida. Si sarebbe dovuto abituare a dirlo un po' più spesso, visto che lei era la prima vera relazione seria degna di questo nome.
Prima di lei non gli era mai capitato di sentire nei confronti di qualcuno quello che sentiva per Hinata. C'era stata un'altra ragazza, alcuni anni prima, con cui aveva fatto conoscenza e si era pure trovato bene insieme, e anche a lei era risultato simpatico e attraente in un certo modo. Fu un rapporto che, per quanto fosse di belle speranze, non era evidentemente destinato a durare, se poi si finiva per essere scaricati soltanto per averle fatto passare una notte di sesso disastroso (era pure la prima volta per lui! Cosa pretendeva di avere, quella lì, un divo del sesso?). Così, a ventitré anni, si ritrovava a non poter ancora vantare nessuna storia seria.
Questo era prima di Hinata. Ayame avrebbe potuto sbandierargli in faccia questo suo merito per tutta la vita, ma di fatto era grazie a lei che aveva conosciuto la Hyuga e aveva quindi potuto instaurare un rapporto di gran lunga migliore. Era la prima ragazza in assoluto che lo facesse sentire più allegro, più energico, pronto anche a demolire le montagne. A lei era arrivato a tenerci più di quanto potesse dirle, ma almeno un tentativo doveva farlo, e anche se non era una cosa semplice, valeva tutto l'imbarazzo che costava, se poi poteva vedere l'espressione scioccata che aveva Hinata.
Chissà cosa si provava al sentirsi dire una cosa del genere? Da parte sua, la ragazza dava l'impressione che fosse la prima volta che le fosse detto qualcosa di così profondo e sconvolgente. Almeno adesso non era più il solo ad arrossire.
"So che dovrei dirtelo più volte, però sai, da quando sto con te è tutta una cosa nuova per me, non sono molto afferrato in queste cose e..."
Hinata gli mise la bocca a tacere nella maniera più intraprendente e piacevole, gettandosi a dargli un bacio con tale impeto da farlo cadere di schiena sulla sabbia. Dapprima sorpreso da quell'iniziativa, Naruto continuò inebetito a ricevere il suo bacio prolungato, guardando quel viso così vicino e attaccato al suo, finché non finì col farsi coinvolgere. E lui che non si credeva tanto bravo a parole in un contesto del genere!
Terminato il momento, quando lei sollevò il viso, vide che aveva gli occhi lucidi. Confermato: non era bravo a parole in un contesto del genere! Ora chissà quale grossa scemenza aveva detto!
"Hi-Hinata-chan? Dimmi che non ho detto qualcosa che non va, ti prego!"
Affatto. La Hyuga si abbassò di nuovo, stavolta per abbracciarlo e tenersi forte a lui. Dal viso rifugiato sul suo petto gli giunsero le sue parole.
"Non dire mai... mai che non hai fatto niente per me." mormorò "Tutto il bene che mi dai... tu neanche lo immagini. Mi hai aiutato a risolvere il problema che ho avuto con Neji-niisan. Credi che quello fosse niente?"
"Ah... beh, quello... è che non pensavo di aver fatto chissà che di eclatante."
"E ora mi dici tutto questo... mi dici che mi ami." proseguì lei "A te lo hanno mai detto, Naruto-kun? Lo sai che effetto ti possono fare queste parole?"
No, decisamente.
E a Hinata-chan lo avevano mai detto?
"Ascolta." cercò di asciugare gli occhi "Se anche ti è difficile esprimere quello che senti, va bene lo stesso, posso capirlo. Tutto quello che voglio è che resti con me, sempre... per questo te l'ho chiesto."
"Davvero?"
"Sì, Naruto-kun, davvero."
L'Uzumaki fece in modo di sollevarsi e rimettere entrambi a sedere.
"Okay, adesso sono qui. Piangi su di me, se vuoi."
Al solo ricevere quell'offerta, per Hinata, di colpo, quello diventò il bisogno più sostanziale che ebbe in quel momento. Fino ad adesso aveva fatto quello che poteva per aiutare al meglio l'afflitta Tenten, mentre invece la sua tristezza aveva continuato a crescere, a conservarsi e ad ammassarsi fino a diventare un peso che non reggeva più... e lei era stanca di soffrire da sola. Voleva una spalla su cui piangere, voleva qualcuno di importante che la stringesse per farla sentire meglio e le dicesse una qualsiasi parola di conforto, anche la più banale.
Così accettò tutto quello che Naruto le offrì, nel suo nuovo abbraccio si concesse un po' di egoismo per liberarsi di quel peso. Su di lui sfogò tutto quanto, priva di contenimenti. Pianse copiosamente, gridò straziante, gemette, tremò, versò addirittura più lacrime di quando era stata mandata fuori casa... più lacrime di ogni altro momento disperato della sua vita.
"Lo rivoglio indietro... rivoglio Neji-niisan! Mi manca così tanto...!"
Naruto fece ciò che poteva, ogni gesto o parola che potesse sembrare un conforto. Accoglieva tutti i suoi lamenti e le sue lacrime, la teneva a sé, la coccolava con carezze sulla testa e alle spalle.
"Va tutto bene, ci sono qui io. Va tutto bene."
Anche se l'aveva esortata lui a piangere e non trattenersi, non accettava di vederla in questo stato. E ancora non aveva scordato chi ci fosse alla guida della BMW che aveva ribaltato l'auto di Neji.
Lasciò che continuasse a scaricarsi su di lui per tutto il tempo che ne ebbe bisogno. Trascorsero diversi minuti prima che il pianto e i tremori cominciassero ad attenuarsi, passò dai continui singhiozzi a dei sospiri più controllati. Recuperò la calma poco alla volta, ma della sua afflizione erano rimasti i segni sugli occhi arrossati.
"Grazie." disse "E scusami."
"Non preoccuparti. Ora va meglio?"
Fece sì con la testa. Le aveva fatto bene piangere per una volta con qualcuno, finalmente sentiva di aver avuto un po' di sollievo. Tenersi tutto quanto dentro era doloroso quanto il dolore stesso; piangere ed esternarlo interamente era una liberazione.
La sera si avvicinava, faceva sempre più fresco, Hinata si strinse un po' di più nelle braccia. Naruto lo notò.
"Vuoi che ti accompagni dentro?"
"Sì. Però..."
"Mh?"
"Resti con me ancora un po'? Per favore."
Intenerito dalla richiesta e dalla sua affettuosità genuina, le sorrise "Guarda che non me ne stavo andando."
Si rimise le scarpe e si alzò, le porse una mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Si avviò insieme a lei verso l'attico, dove non vedeva l'ora di trascorrere la serata a darle tutta la compagnia che chiedeva.
Un arrivo del tutto imprevisto rese impossibile questo proposito. Dal viale alberato che sbucava sulla costa apparve una macchina che venne dalla loro parte... e più si avvicinava, più quella Mercedes diventava fin troppo riconoscibile.
Questa sì che era una sorpresa bella grossa! Lui che cos'era venuto a fare lì? Naruto restò a guardare esterrefatto l'auto che si fermò accanto alla sua Kurama e a Sunny Dawn, l'aveva vista abbastanza volte da ricordarsela e ricordare soprattutto quell'odioso del suo proprietario. A uscirne fu effettivamente il suo padrone: Uchiha Sasuke aveva la faccia contrariata di chi aveva appena passato un pomeriggio da dimenticare. Si avvicinò a loro, ma quella sua faccia impermalita pareva diretta più a lui che a Hinata.
"Tu sei un tipo davvero difficile da trovare quando servi" gli rivolse anche un tono piuttosto seccato.
"Tu che ci fai qui?"
"Non mi hai sentito? Ho detto che ti stavo cercando."
"E fra tutti i posti sei venuto proprio qui?"
L'Uchiha non ebbe nessuna voglia di stare a raccontargli l'odissea che aveva vissuto pur di trovarlo: prima era passato nel posto in cui lo aveva visto lavorare, chiedendo di lui; poi aveva dovuto fare il diavolo a quattro con quella ragazza pazzoide e ficcanaso del chiosco per farsi dare l'indirizzo del suo monolocale; non avendolo trovato nemmeno lì, come ultima risorsa aveva pensato di controllare anche a casa della sua ragazza Hyuga e, da quel che sapeva lui, lei viveva per conto suo, quindi un numero telefonico e un indirizzo intestati a lei dovevano esserci, sull'elenco. Se pure aveva un po' imparato a conoscere quel Naruto, probabilmente si sarebbe messo a fare il diavolo a quattro scoprendo che si era procurato così liberamente i recapiti della sua ragazza.
"Voglio scambiare due parole con te." si limitò a dire "Sempre che non interrompa qualcosa."
"Certo che interrompi. A dire la verità, non è proprio un buon momento."
Ciò non fece che seccare di più l'Uchiha, che sospirò con pesantezza. Doveva proprio spiegargli che la sua era ironia e che non gliene fregava comunque nulla di essere inopportuno o meno?
"Senti, biondino, sono stato un intero pomeriggio ad andare in macchina da un capo all'altro della città solo per capire dove diavolo fossi. Non credi che come minimo dovresti essere capace di stare lontano dalla tua ragazza almeno per due minuti del tuo tempo e concederli a me?"
"Sei tu che dovresti..."
Con sua sorpresa, la sua controbattuta su quello che l'Uchiha avrebbe dovuto fare fu fermato dall'intervento di Hinata, la quale lo trattenne dall'andare in escandescenza.
"Naruto-kun, calmati. Non preoccuparti per me, okay? Ora sto bene."
"Ma Hinata-chan... sei sicura?"
"Sì, certo. Dopotutto vuole solo parlarti, credo che non ci sia nulla di male. Perché non provi ad ascoltare quello che vuole dirti?"
In effetti, pensò l'Uzumaki, forse era stato lui ad averlo attaccato troppo precipitosamente, alla fine diceva solo di volergli parlare. Ma che poteva farci se quella sua faccia da Mr. Figo gli ispirava un'antipatia spontanea?
"D'accordo, ti ascolto, ma da qui non mi schiodo."
"Aaah, fa' come ti pare. Basta che mi dai retta."
Sasuke non seppe se si intestardiva così perché non volesse tenere la sua ragazza in disparte da nulla o semplicemente perché non fosse capace di stare staccato da lei, e comunque non era suo interesse scoprirlo. Si rendeva solo conto che più tempo passava a osservare lui e le sue reazioni, più stava pentendosi della sua scelta. Ed era lì da nemmeno tre minuti.
"Allora, che vuoi da me?"
"Dimmi una cosa: da che so io, gli Alba hanno causato qualche problema anche a te, non è forse vero?"
Naruto restò senza parole. Che voleva dire lui con questo? Sapeva qualcosa dei guai che gli stavano succedendo con Nagato e sua madre? E dove voleva andare a parare?
"Ne ho avuto io come ogni altro Racer, credo" rispose, restando sul vago. Una risposta così poteva valere per lui come per altri, ma l'Uchiha non abboccò.
"Ma mi risulta che a te ti abbiano colpito un po' più sul personale, visto che tua madre è finita dietro le sbarre e chissà per quanto ci rimane. E ora che ci penso, ci è andato di mezzo anche tuo cugino, se non ricordo male."
Quest'ultima constatazione fu diretta alla Hyuga... cosa che a Naruto non piacque per niente. Con che faccia di bronzo ne parlava con tanta leggerezza, quasi se ne fregasse che per lei le ferite erano ancora profonde! Poteva sopportare che mettesse bocca sui suoi affari, ma non certo su quelli di Hinata. Anche lei, sentendosi chiamata così in causa, si sentiva messa a disagio.
"Quello che è successo al clan di Hinata-chan non ti riguarda neanche da lontano, quindi vacci piano con le parole." lo ammonì "E vedi di tagliare corto. Si può sapere che diavolo vuoi?"
"Te lo spiego subito. Per motivi che non posso spiegarti, quei tizi hanno finito per procurare problemi seri anche a me e la mia famiglia rischia di andarci pericolosamente di mezzo. Io non sono il tipo che lascia le questioni in sospeso, quindi ho deciso di dare il via a una grossa corsa contro di loro: ho intenzione di andare lì e fargli pagare con fior di interessi quello che hanno fatto a me e a tutto l'Underground. Visto che potrebbe riguardarti da vicino, sono venuto a cercarti perché voglio sapere se la questione ti può interessare e se hai voglia di prendere parte alla giostra."
Delle parole capaci di sconvolgere così tanto potevano uscire da chiunque, proprio da chiunque. Non certo da una persona dalla mentalità fredda e dal carattere scostante come Uchiha Sasuke.
Ricordavano ancora tutti e tre una serata molto particolare, quella in cui Naruto aveva sorpreso la massa di presenti proponendosi come nuovo elemento del clan Uchiha. La cosa aveva suscitato parecchio scalpore, considerato l'astio notorio correva fra i due, e di certo anche il capoclan ne era rimasto sorpreso prima di decidere di sottoporlo a quella particolare prova.
Con la sua ultima dichiarazione di intenti aveva surclassato alla grande lo stupore generale di quell'occasione, benché stavolta fossero solo Naruto e Hinata a testimoniarlo: stava parlando di mettersi deliberatamente contro gli Alba! L'Uzumaki lo fissava cercando di capire se non fosse impazzito, anche se aveva tutta l'aria di essere serio e nel pieno delle sue facoltà.
"Tu vuoi fare che cosa?"
"Hai le orecchie otturate o che altro? Te l'ho appena detto e non mi piace ripetermi."
"Andare a sfidare apertamente un'intera banda di tizi che sarebbe perfettamente capace di ammazzarti all'istante! Sembrerò stupido ma lo so benissimo quando un'idea è veramente una pessima idea."
"Adesso vuoi farmi credere che la cosa ti possa preoccupare? Sei tu quello che ha avuto le palle di dare il primo pugno a loro, correggimi se sbaglio."
"No, ma..." ma prima le cose erano diverse. Prima suo fratello non era finito inconsapevolmente coinvolto per colpa sua in grossi guai con quella gente, e da parte loro non aveva alcun motivo di temere una qualche rappresaglia. Adesso, invece, non poteva semplicemente prendere parte a una ribalta senza pensare alle conseguenze.
Sasuke colse la sua esitazione "Qual è il problema? Pensavo che avessi le palle più di acciaio che di burro."
"Non sono in una situazione facile, okay? Se faccio qualcosa, poi non ci va di mezzo solo mia madre."
"Ho capito, stai dicendo che quei tizi ti tengono pure le mani legate. Direi che questo è un motivo in più per farti avanti, invece."
"Che vuoi dire?"
"Che bisogna colpirli, colpirli di sorpresa e duramente, farli fuori prima ancora che possano sfruttare le tue debolezze. Vuoi sapere una cosa? Per come sono messo, sto rischiando moltissimo anch'io con questa decisione, qualcosa tipo il benessere della mia intera famiglia."
"E sentiamo, che genere di corsa avresti in mente per fargliela pagare?"
"Il genere di corsa che mette in corpo una paura fottuta anche a gente del loro calibro. Voglio provocargli degli incidenti che si possano ricordare finché respirano e che faccia passar loro per sempre la voglia di rimettersi alla guida di un'auto."
Per certi versi, qualcosa di simile al giochetto che aveva tirato a quel Deidara.
"Vuoi che li sfidiamo sulla strada con quelle mostruosità a quattro ruote che hanno? Io la vedo dura."
"Ti sbagli di grosso. Chi se ne frega di cosa possano avere sotto quei cofani, questo non cambia le cose come stanno: i migliori sull'asfalto rimaniamo sempre io e te."
Questo fu qualcos'altro che colpì non poco l'Uzumaki, sentirsi dire da lui stesso che lo considerava uno dei migliori Street Racers che avesse mai conosciuto. Lo aveva posto sul suo stesso livello. Era quindi venuto a cercare il suo aiuto proprio perché riconosceva le sue capacità al volante e sapeva che potevano fare la differenza. Forse aspettava questo momento sin da quando lo aveva apertamente sfidato davanti a tutto l'Underground, soprattutto dopo la conclusione molto infelice che la sfida aveva avuto.
Tuttavia, se pure era compiaciuto di ciò, gli era sufficiente osservare Hinata per ritornare coi piedi per terra. Era persino più preoccupata di lui che finisse col prendere parte a quella folle iniziativa, l'espressione che si era contratta sul suo volto la diceva lunga su ciò che stesse pensando: era spaventata a morte dal pensiero di lui al posto di Neji nella sua auto in fiamme.
E pensare che giusto dieci minuti fa le aveva appena promesso di restare con lei proprio per non farle avere paura di quel pensiero. Per questo motivo provò un profondo disprezzo per se stesso quando ebbe preso la sua decisione << Faccio davvero schifo come ragazzo. >>
"Lo sai, vero, che mi stai chiedendo un favore enorme? Tieni presente che poi sarai in debito con me, e di tanto."
L'Uchiha abbozzò un sorriso soddisfatto "Ne riparleremo. Prima cerchiamo di arrivarci, alla fine della serata."
C'era poco altro da fare. Se lui, Naruto, voleva proteggere Nagato e la famiglia scapestrata che si ritrovava, doveva darsi una mossa ora e prendere in mano la situazione. Fino ad adesso aveva continuato a rimandare il problema e gli era andata bene che non si fosse ancora ingigantito, però ora doveva affrontarlo e rimuoverlo alla radice con un colpo solo, come appunto Sasuke aveva detto. Fu la cosa che sembrava la più sensata da fare, per lui; di meno per Hinata, che per di evitare il concretizzarsi di quel terribile pensiero trattenne il ragazzo per il braccio.
"Naruto-kun, che stai facendo? Vuoi andare veramente?"
"No, non ci voglio andare. Voglio restare qui in tua compagnia, voglio passare la serata sdraiato sul divano con te, passare il tempo a coccolarti un po', a vederci un film o due mangiando magari del ramen insieme, o fare qualunque altra cosa che possa distrarti dai brutti pensieri che hai avuto negli ultimi giorni. Più o meno avevo in mente una serata così."
La Hyuga ebbe inizialmente qualche difficoltà a capire il senso di quelle frasi, per un attimo quasi credette che la stesse prendendo in giro. Invece appariva serio come poche altre volte lo aveva visto; come quando era stato così deciso a confrontarsi davanti a tutti con il prodigio Uchiha Sasuke; come quando aveva infastidito Neji-niisan il più possibile pur di incitarlo a raccogliere la sua sfida atta a sistemare per sempre la questione su lui e lei insieme; come quando non si era dato alcuna preoccupazione a farsi spazio nella folla e arrivare a sferrare quel pugno dritto in faccia a Uchiha Obito. Era quel tipo di serietà che lo spingeva ad andare fino in fondo a quello che decideva di fare.
"Invece non posso." continuava "Ti devo chiedere scusa un'altra volta, Hinata-chan... ma davvero devo andare. C'è una questione di cui mi devo occupare e ci va di mezzo la mia famiglia se non me ne occupo adesso. Lo capisci?"
Non stava funzionando. La ragazza stava scuotendo la testa implorandolo di restare, quasi sul punto di piangere di nuovo. Un colpo al cuore così non gli rendeva certo più facile la sua decisione.
"Ehi." le pose le mani sulle spalle, tentando di calmarla "Puoi stare tranquilla che torno, eh. Non ti sto mica lasciando. Te l'ho promesso, no? Anzi, perché non mi prometti tu di aspettarmi? Appena finisco, torno, noleggio un paio di film e porto qualche confezione di ramen precotto, che ne dici?"
"Io... io non..."
"E dai, su. Se me ne vado con te che mi tieni il muso, poi resto col pensiero per tutta la serata."
A quelle esuberanti promesse aggiunse uno dei suoi migliori ampi sorrisi. La ragazza fu esitante per qualche momento, ancora dubbiosa e piena di timori... ma la vivacità tipica del suo ragazzo non mancò di raggiungerla, attenuarle ogni preoccupazione e darle la forza di avere fede.
"Ecco, brava." capì lui "Vado e torno, vedrai che ci metto un attimo."
Nonostante questo, mentre fece per dirigersi in macchina Hinata non gli lasciò ancora andare la mano. Un po' confuso, osservò la ragazza, la quale si avvicinò a lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio... qualcosa che, lei sperava, potesse dargli una marcia in più. Gliela diede eccome! L'Uzumaki arrossì e, allo stesso tempo, sentì l'euforia alle stelle; non c'era da meravigliarsi che Hinata-chan volesse sentirselo dire anche lei di tanto in tanto, un'emozione del genere era senza prezzo. Aveva ben ragione a dire che una cosa del genere poteva avere un gran bell'effetto.
Dopo questo, fu lasciato libero di raggiungere l'Uchiha "Allora si va?"
"Allora buon ora. Già che ci siamo... ti hanno mai detto che tre è meglio di due?"
L'alleanza era appena stata sancita, ma rimaneva comunque capacissimo di guastargli l'umore e l'adrenalina, quell'insopportabile Uchiha! Non gli piacque per niente come lo stesse dicendo rivolgendo delle occhiate a Hinata, sperando magari di coinvolgere anche lei e le sue abilità di Racer. Durò comunque solo per poco.
"Fatti bastare me, va bene? Hinata-chan non ci mette nemmeno il naso in questa storia."
"Peccato. So che anche lei sarebbe capace di fare la pista a chi deve farla."
"Facciamo venire la tua ragazza invece della mia, che ne dici?"
"D'accordo, d'accordo. Fa' come ti pare."
Sasuke montò per primo in macchina. Prima che facesse lo stesso, Naruto tornò a guardare un attimo Hinata e le rivolse ulteriore rassicurazione continuando a sorriderle. Salito a bordo di Kurama, la smania di darci dentro era ai massimi livelli. Da quanto tempo non aveva una voglia così matta di farle ruggire il motore così?
VROOOOOM!
"La stagione di caccia è ufficialmente aperta. Andiamo a macellare quei luridi maiali."
Riuscì persino a tirar fuori una battuta che anche l'Uchiha apprezzò e alla quale prese parte con un sorrisetto divertito.
"Oink... oink... oink..."
Partirono. Loro e l'appena aperta stagione di caccia.



SPAZIO AUTORE
Eeee salve, miei affezionati lettori, come va? Alla fine sono riuscito a tornare anche qui! Avrei voluto metterci un po' meno tempo per aggiornare, ma come forse avrete notato il capitolo mi è venuto un po' più lungo rispetto agli ultimi precedenti, direi che a questo punto la puntualità settimanale va a farsi benedire se continuo a fare dei capitoli così :D vabbè vabbè, in ogni caso, adesso anche qui siamo entrati nella parte finale della storia, credo che adesso dovrò farmi un ripassone della serie Fast & Furious per vedere cosa posso tirare fuori. Siamo alla fine e per le ultime corse su strada voglio provare a scrivere inseguimenti con i controcojones! Ci si becca alla prossima, gente!
Jaa na!

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Capitolo 23
*** Challenge ***


"Okay. E adesso che siamo qui, il piano qual è?"
"Evitare di parlare a voce alta, tanto per cominciare."
In effetti, pensò Naruto, la strada in cui lui e Sasuke si erano fermati era alquanto deserta, con solo qualche lampione acceso a quell’ora di sera, ed era così silenziosa, senza nessuno in giro, che le loro voci dovevano essere molto facilmente udibili fino a una certa distanza. Allo stesso tempo, si chiese perché mai fosse necessaria così tanta prudenza nel parlare: non c'era appunto nessuno in giro che li stesse ascoltando.
"Va bene, d'accordo" acconsentì comunque. Si mise a sedere sul cofano della Toyota "Allora, mi dici che facciamo adesso?"
Per risposta, l'Uchiha gli indicò qualcosa situato a lato della strada che intersecava quella in cui si erano appostati: un autosalone distante una cinquantina di metri dall'incrocio, con un’ampia vetrina per l’esposizione che costituiva quasi tutto il muro su tutta la lunghezza della facciata, le luci all'interno spente che lasciavano intendere la chiusura dell'orario lavorativo.
"C'è qualcosa di strano lì?"
"Quella è una concessionaria che gestiscono gli Alba. È una proprietà di Obito."
Dunque erano davanti alla tana dei leoni. Naruto non aveva idea di dove Sasuke lo volesse portare per iniziare la sua rappresaglia, ma ora che l'aveva scoperto e ci si trovavano davanti, aveva di che essere nervoso.
"A quello non bastavano i soldi delle corse su strada, ha pure un autosalone pieno di macchine da capogiro" le vedeva ben esposte com'erano all'interno della parete vetrata, superbamente allineate una accanto all'altra. Non c’era da stupirsi che tutti quelli di Alba possedessero roba di prim’ordine di questo genere.
"Quella è solo una copertura." spiegò l'Uchiha "Gli serve per giustificare gli introiti del suo racket."
"Perché ci siamo venuti? Mi pare che dentro non ci sia nessuno."
"Vedrai che verranno."
"E tu lo sai perché...?"
"Lo so e basta. Mentre li aspettiamo, ti spiego come li attireremo fuori. Non voglio ripetermi una seconda volta, quindi ascoltami bene."
Naruto diede la massima attenzione.
"Io andrò lì dentro e cercherò di causare tanto di quel casino che li faremo accorgere di noi e li indurremo a inseguirci per strada. Prima, però, dovrò avvicinarmi alle loro auto personali e infilarci dentro questi."
Fece vedere a Naruto un piccolo aggeggio elettronico con un piccolo pulsante di accensione, una luce rossa e una piccola antenna.
"Questa che roba sarebbe?"
A quella domanda, Sasuke lo guardò come se avesse davanti lo scemo del villaggio "Vuoi farmi credere che non lo sai? L'hai usato chissà quante volte anche tu all'Underground."
"Guarda che non ho idea di cosa tu stia parlando."
Pur incredulo, sospirò profondamente, seccato dal dover dare spiegazioni superflue "Sono i localizzatori che si mettono sulle auto da corsa prima di ogni gara. Esiste un'applicazione fatta apposta che riceve i segnali trasmessi dagli apparecchi e fanno conoscere la posizione dei corridori in tempo reale. Come credevi che gli spettatori potessero vedere l’andamento della gara sui tablet, altrimenti?"
Nella testa di Naruto si accese una lampadina: ecco perché ogni volta, prima di iniziare a gareggiare, il tizio che in genere dava il via si chinava accanto alle ruote di ogni auto! Doveva essere in quelle occasioni che venivano attaccati quegli affarini sotto i parafanghi. Non ci aveva mai fatto molto caso.
"Comunque" riprese Sasuke "applicherò questi localizzatori sulle auto di ognuno di loro, così potremo conoscere costantemente le loro posizioni su questi due tablet che terremo in macchina."
"Immagino che io, invece, dovrò restare qui fuori a tenere d'occhio la strada e avvisarti se dovessi vederli arrivare mentre tu sei lì dentro, giusto?"
"Sbagliato." lo contraddisse, sorprendendolo "Non avrò mica il tempo di attaccargli questi cosi dopo che lì dentro avrò fatto scoppiare un putiferio, ti pare? Prima di muoverci, dobbiamo aspettare che tornino. Non appena saranno arrivati, tu dovrai andare lì per primo e tenerli occupati il più possibile mentre io farò la mia parte."
Questa parte del piano non piacque particolarmente all’Uzumaki "Che? Frena, aspetta un attimo! Che significa che devo andare lì e tenerli occupati? Che dovrei fare, esattamente? E perché diavolo devo farlo io?"
"Perché hai la bocca larga quanto serve e parli decisamente tanto. Tira fuori qualcosa di convincente che attiri la loro attenzione. Che so, lamentati per quello che hanno fatto a tua madre."
"Io avrei un'idea migliore: visto che si tratta di tuo cugino e lo conosci da più tempo, vai dentro e gestiscilo tu mentre metto io i localizzatori."
"Ah sì? E dopo, di grazia, in che modo pensi di attirarli fuori?"
A questo, Naruto non ebbe subito di che rispondere. E anche quando poi l'ebbe, mostrò chiara insicurezza al riguardo.
"Non lo so... mi inventerò qualcosa."
"Allora la tua idea è bocciata." decise l'Uchiha "Al contrario di te, io ho già bene in mente qualcosa da fare. Perciò tu entri e li tieni impegnati, mentre io prima attacco i localizzatori e poi preparo il via alle danze, ci siamo capiti?"
"E di grazia, in cosa consiste questo tuo via alle danze, posso saperlo?"
"Lo vedrai da te. E non preoccuparti troppo, vedrai che al momento giusto avrai anche l'occasione di uscire da lì."
"Questo dovrebbe tranquillizzarmi?"
"Sarà meglio di sì, se non vuoi farti vedere troppo nervoso e dargli qualche sospetto. Ed evita assolutamente di guardare dove sono io, mentre sei con loro, chiaro?"
Certo che ne aveva avuto di tempo per organizzare la cosa, pensò Naruto.
"Spiegami una cosa." chiese "Perché mettersi a programmare tutto questo solo per farli uscire allo scoperto, mentre per affrontarli sull'asfalto non abbiamo uno straccio di piano? Non è forse la parte fondamentale di tutta la serata? Stiamo per correre per la vita o la morte e ci buttiamo a testa bassa così?"
"La sai già, la risposta. Sei anche tu uno Street Racer, no?"
Naruto la sapeva, infatti. Ed era proprio quella che aveva immaginato.
Le corse su strada non si pianificavano, si improvvisavano. Ogni gara si svolgeva senza mai sapere cosa ci sarebbe stato nel prossimo minuto, dopo la svolta successiva, dall'inizio alla fine di un rettilineo, cosa avrebbe comportato ogni manovra e ogni sorpasso. Si viveva nella totale inconsapevolezza del dopo. L'ansia, l'ignoto, l'adrenalina, la foga della competizione... erano tutti questi elementi a spingere il pilota a pretendere e tirare fuori il meglio da se stesso e dalla propria vettura, a spingerlo a fare quello che bisognava fare in ogni momento breve e decisivo. I veri Street Racers erano questo.
"Va bene." decise infine "Facciamolo."
"Perfetto, allora è meglio che ci mettiamo al riparo. Arrivano."
Sasuke si spostò da dove si trovava e si rifugiò dietro il muro del vicolo lì accanto, subito imitato da Naruto. Come aveva fatto notare, la quiete di quella via era interrotta dal rumore di auto in rapido avvicinamento, veicoli con dei motori così potenti e ruggenti da costituire la sola acustica di tutta la strada. Dal loro nascondiglio, i due videro l'incrocio attraversato dal passaggio di sei macchine prevalentemente nere, provenienti dall'estremità destra della strada trasversale alla loro. Continuarono a osservarle restando nascosti, finché non le videro fermarsi tutte sul lato della carreggiata di fronte alla concessionaria e appostarsi in una fila perfetta. Erano passate così velocemente da non essersi nemmeno accorti di loro due.
"È il momento." lo incitò Sasuke "Vai ora."
"Quanto tempo ti occorre?"
"Tutto quello che puoi darmi."
Tirando un respiro profondo, Naruto mise insieme tutta la temerarietà che sentiva di avere e si decise a uscire dal vicolo. Come detto da Sasuke, da quel momento non doveva posargli gli occhi addosso, fare finta che non esistesse, perciò si diresse al crocevia senza voltarsi e a passo sicuro. I sei membri di Alba stavano scendendo dalle rispettive auto e si accingevano ad attraversare la strada, quando uno di questi, un tizio dai capelli assurdamente tinti di verde, si accorse del suo avvicinamento e vide che stava venendo nella loro direzione. Lo fece presente anche agli altri, così che l'Uzumaki ebbe su di sé le loro facce curiose e guardinghe. Uchiha Obito era il più incuriosito di tutti dalla presenza del ragazzo, lo osservò stupito e interessato fino al momento in cui fu lui, da solo e spavaldo, di fronte a loro sei.
"Buonasera, ragazzo. Sei venuto a farci visita?"
Naruto ricordò l'ultima volta che lo aveva visto al seguito di tutta la sua banda di Racers, che corrispondeva anche a quando lo aveva incontrato per la prima volta; rispetto allora, anche se il suo numero di sottoposti si era quasi dimezzato, quel senso di disagio e di insicurezza che insieme sapevano suscitare non era diminuito affatto, ancor ora avevano la capacità di farlo sentire più che mai nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ancor più Obito era capace di dare questa tetra impressione con il suo sorrisetto sfigurato, un dipinto facciale così inquietante che tutta l'eleganza del suo vestiario proprio non riusciva a dare un’aria più benevola alla sua figura. A modo loro, anche gli altri cinque avevano una capacità simile, bastava solamente guardarli, a cominciare dai due più alti e nerboruti che già davano l’impressione di poter spezzargli la schiena solo con un abbraccio.
Guardarli tutti, però, gli fece rendere conto anche di un’altra cosa: non c'era quello che sapeva essere il fratello maggiore di Sasuke, quell'Uchiha Itachi. Se non si trovava con loro, dove diavolo poteva essere? E non sapeva neanche dire se ciò fosse una cosa di buono o pessimo auspicio. Sperò solo che, almeno per il momento, il piano potesse andare avanti comunque, anche se forse adesso mancava una macchina a cui mettere il dispositivo.
<< Non posso mandare tutto a troie adesso. Ormai sono qui. >>
Nonostante questo particolare inaspettato, e nonostante l'aria intimidatoria che quelli lì avevano, non gli restava che l'unica scelta di portare avanti la pantomima. Così s’impose di guardare Obito dritto in faccia mentre gli rivolse la parola.
"Voglio parlare direttamente con te."
"Ah sì, vuoi parlare proprio con me? E di che cosa, me lo vorresti dire?"
Stava palesemente divertendosi a fingersi sorpreso di questo, come se, dopo tutti i danni che aveva causato, una mossa del genere non fosse così scontata. Lo irritò a tal punto che dovette ricorrere a una buona dose del suo autocontrollo per tenere le mani a posto. Un minimo di interesse nei suoi confronti lo aveva, doveva continuare a premere su questo.
"Non qui fuori. Possiamo andare dentro?"
"In effetti volevo entrare giusto per farmi un goccio, ma, adesso che sei qui, ho un'idea migliore: che ne diresti di scambiare queste quattro chiacchiere in un pub qui all'angolo? Offro io."
Un'altra cosa che né lui né Sasuke avevano previsto. Il piano originario era che li tenesse occupati nel loro stesso autosalone, probabilmente perché Sasuke voleva che si trovassero il più vicino possibile quando avrebbe dato il via al tutto. Se però fossero andati da un'altra parte, per l'Uchiha ci sarebbero stati meno rischi di essere scoperto, ma lui si sarebbe trovato parecchio distante a piedi da Kurama, e le incognite che da ciò derivavano erano preoccupanti. Sarebbe riuscito a raggiungere la sua vettura posteggiata così lontano quando sarebbe arrivato il momento di sgommare? E soprattutto, ovunque stessero per portarlo, anche così avrebbe potuto cogliere al volo l'opportunità di scappare, come Sasuke aveva detto?
Sperò e pregò di sì... anche perché quello di Obito aveva tutta l'aria di essere quel tipo di invito non declinabile.
"A me sta bene."
"Perfetto. Andiamo, allora."
Gli fece gesto col braccio di venire con lui. Naruto pensò che sarebbe stato meglio per Sasuke che avesse in mente un diversivo efficace per consentirgli di sgattaiolare, altrimenti gli avrebbe grattugiato di persona la faccia sull'asfalto.
Camminò insieme a loro, affiancato dal capo, con i due armadi del gruppo che gli stavano dietro, altri due alla sua sinistra e il quinto a destra accanto a Obito. Se non avesse avuto la certezza che l'Uchiha fosse interessato a sapere cosa volesse dirgli, avrebbe giurato che lo stessero cingendo in quel modo per non farlo scappare da nessuna parte, come se lo stessero conducendo al suo luogo di esecuzione. Questa sgradevole sensazione lo accompagnò per tutto il tragitto, finché non arrivarono fino alla svolta alla fine di quella strada; quando ebbero girato l'angolo, per sua fortuna scoprì che avevano davvero solo intenzione di portarlo in un locale per offrirgli qualche bicchierino, un pub con un'insegna intermittente e che stava a pochi passi dalla curva.
Nonostante la poca presenza di persone in giro a quell'ora, l'interno era abbastanza frequentato, quanto bastava a indurre il barman ad accendere per la clientela la musica dal juke-box e la tv appesa al muro. Il tutto, unito al vociare della gente intenta a scolarsi le ordinazioni alcoliche, creava tanto di quel brusio che non c'era da preoccuparsi che qualcuno potesse udire qualche chiacchiera sconveniente, per questa ragione Obito doveva aver scelto quel posto per la loro conversazione. Sia a lui che ai suoi bastò avvicinarsi a due tavoli affiancati e far scoprire la loro presenza lì ai clienti che li occupavano, così che essi intesero le loro occhiate torve e, senza una sola protesta, glieli cedettero e andarono a sollazzarsi da un'altra parte. Presero così posto, Obito e Naruto l'uno di fronte all'altro e gli altri cinque al tavolo alle spalle dell'Uzumaki.
"Che cosa prendi, ragazzo?"
Non che la conoscenza di Naruto sulle bevande alcoliche andasse molto oltre il sakè e lo shochu, quindi non aveva le idee molto chiare. E comunque, non ci teneva molto a finire sbronzo, considerato come si sarebbe evoluta la serata.
"Acqua tonica" fu la prima scelta che gli venne in mente. Scelta che sollevò delle fastidiose risate dall'altro tavolo, nonché un commento derisorio dall'individuo che aveva un taglio di capelli all'indietro a leccata di vacca. Com'era che quei tizi facevano di tutto per avere dei capelli così appariscenti al limite del ridicolo?
"Il biondino non regge l'alcol, eh? Di’ la verità, te la fai sotto se dovessero beccarti ubriaco alla guida, eh!"
<< Tu spera solo che io non ci arrivi alla guida della mia macchina, coglione, perché sennò grattugio la tua di faccia sull'asfalto! >> pensiero che tenne unicamente per sé.
Nonostante ciò, Obito assecondò la sua scelta e fece l'ordinazione per tutti e sette. Nell'attesa di riceverla, rivolse la parola a Naruto.
"Scusa i modi di Hidan, il fatto è che siamo tutti un po' su di giri. Stasera per noi si festeggia, sai? Giusto questo pomeriggio sono riuscito a concludere un'importante transazione. Da oggi, sono un membro a tutti gli effetti della Yakuza."
Come se già non avesse l'aria del tipo da non avere assolutamente intorno! Adesso, pensò Naruto, ci mancava pure che fosse diventato un vero criminale di stampo mafioso, poco ci mancava che si mettesse a sudare freddo. Con la sigaretta fra le labbra e il bicchiere in mano con il drink ordinato, dava l’impressione di starsene seduti a bere in compagnia del diavolo.
Gli allungò il pacchetto per offrire del fumo anche a lui.
"Io non fumo."
"Non bevi, non fumi, probabilmente neanche vai a puttane. Che cosa fai per goderti la vita, ragazzo?"
"Beh, ero solito andare in un certo posto per spararmi un po' di adrenalina in corpo durante una qualche corsa. Ti ricorda niente, Doppiafaccia?"
Si accorse di essersi lasciato sfuggire qualche parola non dovuta, per di più in un tono troppo strafottente. Vero che quell'Obito lo irritava, però adesso aveva bisogno di tutto il suo autocontrollo. Sulle prime, temette una sua brutta reazione, o dei suoi aguzzini. Invece, alla sua allusione, sorrise divertito.
"Già, ricordo. Davvero una brutta storia, quella dell'Underground. Sono certo che era un bel posto."
Sotto il tavolo, si pizzicò la gamba pur di imporsi un freno mentre sopportava le sue odiose parole.
"Però so che in giro ce ne sono altri come quello. Perché non vai a farci un salto? Scommetto che ti ci troveresti bene."
"Non ti è bastato rovinare la vita alla mia famiglia e alla mia ragazza, ora vuoi anche che faccia entrare i miei soldi nelle tue tasche."
Obito esalò una boccata di fumo, perplesso dalla sua reazione "La tua famiglia e la tua ragazza? Conosco a malapena il tuo nome, Naruto, e di te so solo che fino a poco tempo fa eri uno Street Racer dell'Underground. Che ne dici di illuminarmi su chi siano queste persone che secondo te avrei rovinato?"
Naruto nemmeno volle chiedersi come lui facesse a conoscere il suo nome. Andò solamente avanti in quello che gli veniva spontaneo dire. L’occasione era anche perfetta per mettere in chiaro una questione che gli stava alquanto a cuore.
"Il mio nome intero è Uzumaki Naruto. Scommetto che questo ti dice qualcosa, vero?"
Così era. E non solo a Obito, il suo nome destò maggior interesse anche agli altri cinque alle sue spalle.
"Come immaginavo. Lo conosci perché stai cercando mio fratello Nagato, non è così? Avrai saputo il suo nome da quel suo amico Yahiko che hai ucciso perché ti aveva preso del NOS che gli aveva chiesto, così ora stai cercando lui per fartelo ripagare con gli interessi. Ebbene sai che c'è?" spalancò le braccia, come a volersi palesare, in un gesto rivelatore "Sono io che ho chiesto a Nagato di procurarmi quelle bombole e sono io ad averle poi usate. Se cercavi un colpevole, ora ce l'hai davanti."
"Sì, capisco. Ecco perché Deidara ti ha visto insieme a lui, quella volta al cimitero. Non immaginavo che fosse tuo fratello."
"Stavate pedinando Nagato?"
"Ero curioso di sapere dove abitasse e poi volevo andare di persona a portargli i saluti di Yahiko. Peccato solo che Deidara abbia avuto uno spiacevole incidente prima che potesse scoprirlo."
Spiacevole quanto schiantarsi con tutta la macchina contro un treno in corsa e poi farsi ficcare un colpo di pistola in testa; l'Uzumaki ancora ricordava spiacevolmente quel cadavere accanto ai rottami della Panoz e ai piedi di Uchiha Sasuke. Meglio evitare di precisare quella piccola parte e di rivelare che lui era presente in quel particolare momento, così non disse niente e lo lasciò continuare a parlare.
"Pensa, avevo giusto intenzione di riattaccargli dietro un altro dei miei per portare a termine il lavoretto. Invece guarda un po' la sorpresa, arrivi tu e bellamente ti prendi tutti i meriti di tuo fratello facendomi risparmiare tempo e fatica."
"E ti dico anche che da adesso lascerete stare Nagato, intesi?" volle precisare "Oh, e non si tratta solo di mio fratello. So pure che uno di voi ha ribaltato la macchina di mia madre con lei dentro, schiantandola dritta dentro un negozio e facendola pure finire dietro le sbarre. E la mia ragazza, per finire. Hai ammazzato davanti ai miei occhi suo cugino Hyuga Neji facendogli esplodere la macchina, così lei è caduta in depressione. Tutto questo lo devo a te, grazie."
E pensare che, prima di entrare, non sapeva nemmeno cosa dire pur di tenerli occupati tutti, mentre gli era sufficiente sfogarsi e tirare fuori quella sfilza di parole una dopo l'altra. Al diavolo l'autocontrollo, ne aveva fin troppe di cose da dire a quel bastardo Doppiafaccia!
Prima che però potesse aggiungere altro, fu uno di quelli seduti all'altro tavolo a dire la sua, l'uomo col fisico più grosso di tutti gli altri.
"Quindi quella gran donna era tua madre, eh?" ghignò Kisame "Ragazzo, considerati fortunato che a sfondare quella vetrina ci sia stata lei al posto tuo. Lo sai che stavo dietro alle tue chiappe giusto poco prima? Ti è andata bene che la tua cara mamma si sia messo in mezzo e ti abbia permesso di filare."
Provocazione che fece salire maggiormente la bile all'Uzumaki, ora che sapeva chi di loro doveva ringraziare per aver tirato quello scherzetto a sua madre. Non era tanto idiota da avventarsi contro un armadio a tre ante così a mani nude, ma, appena partiti sull'asfalto, avrebbero iniziato il regolamento di conti.
"E con questo, ragazzo?"
Tornò a guardare Obito, che aveva posto quella domanda con il tono di chi non poteva fregargliene di meno di cosa gli si stesse dicendo. Quella sua faccia pareva fatta apposta per attirare i suoi pugni.
"È per questo che saresti venuto da me? Per sbraitarmi addosso le tue lamentele su quello che ho fatto a te e alle persone che conosci? E di preciso, cosa ti aspettavi che facessi dopo averti ascoltato?"
"Farti un bel bagno con l’olio, darti fuoco e provare a spegnerti con la benzina non sarebbe una cattiva idea."
Pessima risposta da rifilare, si morse la lingua dandosi dell'idiota per questo. Forse lasciarsi tanto andare non era una così buona idea, anche se solo per guadagnare tempo. Maledetto senno di poi! La sua sola fortuna fu che, qualunque cosa dicesse, a quell'Obito fregasse così poco di lui da non prendere nulla sul personale, se ne stava a scolarsi tranquillamente il suo drink senza mostrare il minimo fastidio.
"Quindi non hai proprio niente di meglio da dire, immagino. E io che da un tipo come te mi aspettavo chissà che cosa."
"Che vorrebbe dire “da un tipo come me”? Tu che ne sai di come sono io?"
"Sei irruento, non tieni in conto le conseguenze di quello che fai, dici tutto quello che ti passa per la testa e sei talmente convinto delle tue idee che faresti fuoco e fiamme per sistemare i conti con chi li hai lasciati aperti. Incredibile quello che puoi capire del carattere di una persona solamente ricevendo un suo pugno in faccia, vero?"
Incredibile davvero. In dieci secondi aveva saputo descrivere un ampio ritratto della sua personalità in cui l'Uzumaki si rispecchiava del tutto. Più continuava ad ascoltarlo, più detestava il suo modo di parlare come se sapesse tutto di tutti e lo faceva restare continuamente senza parole. Ciò non era un bene, visto che in quel momento lui aveva un gran bisogno delle parole... ma Sasuke quanto diamine ci stava mettendo? Si sforzò di guadagnare altro tempo.
"Dimmi una cosa, lo sapevi che quello che hai ammazzato era uno con un nome grande quanto gli Uchiha? Hai ucciso di persona uno Hyuga, credi che la sua famiglia se ne starà buona e te la farà passare liscia?"
"E chi mi ha visto fare questo? Rinfrescami un po' la memoria, perché, se non sbaglio, ricordo che ad assistere alla scena c'eri solo tu e nessun altro. Se vuoi che siano gli Hyuga a coprirti le spalle contro di me, perché non vai da loro a dire quello che hai visto? O meglio, perché non vai a raccontarlo direttamente alla polizia?"
Sapeva, però, che una cosa del genere non l'avrebbe fatta. Non sarebbe andato a denunciarlo né agli Hyuga né alle forze dell'ordine... non con la sua ragazza che, detto da lui, era anch'ella una Hyuga ed era bellamente disponibile a subire tutte le conseguenze delle sue azioni. 
"Come dicevo prima, non riesci proprio a concludere nulla. Mi hai visto di persona eliminare quel cugino della tua ragazza e tutto quello che sai fare è latrarmi contro, lanciandomi preoccupazioni infondate? Cosa sei, un randagio senza nemmeno i denti?" paragone che provocò qualche altra risata dagli altri di Alba "Sinceramente, Uzumaki Naruto, mi deludi parecchio. Da uno come te mi sarei aspettato di meglio."
"Cosa ti aspettavi? Mi porti in un locale insieme ai tuoi cinque gorilla a pararti il culo e tu vuoi lo stesso che ti metta le mani addosso?"
"Non ti sei fatto tutti questi problemi l'altra volta, quando i miei gorilla erano il doppio. Te ne sei venuto dritto spedito da me per piantarmi in faccia la tua cinquina chiusa, scavalcando tutto e tutti. Mi piaceva tutta quell'audacia, si può sapere che fine ha fatto? Non dirmi che ti è bastato vedere un'auto in fiamme per perderla completamente, perché allora varresti meno di quel che mi hai fatto credere."
BOOOOM!
Di colpo, tutto quanto tremò con un sobbalzo. Un boato lontano, ma ben distinto, assordò le orecchie di ogni persona dentro il pub, bicchieri, bottiglie e tavoli sussultarono di botto, anche i sostegni del televisore appeso al muro cedettero e l'apparecchio cadde a terra. La luce andò a intermittenza per un po', si sollevò un brusio agitato da tutte le bocche di chi si chiedeva cosa stesse succedendo.
"Che è stato?"
"Un'esplosione! Ma è qui vicino?"
Qualcuno uscì all'esterno e da lì vide qualcosa che contribuì ad accrescere l'agitazione generale "Laggiù c'è del fuoco!"
A quel punto, tutti uscirono in un agitato disordine... e chiunque, anche Obito, Naruto e gli Alba, poté scorgere il fumo nero e i bagliori arancioni al di là dei tetti e che sembravano provenire dalla strada adiacente, portando fino a lì l’aria piena di ceneri e scintille svolazzanti.
"Obito, ma li c'è..."
Non ci fu bisogno che Zetsu dicesse altro, l'Uchiha pareva esserci arrivato già da sé. Raggiunse la curva della strada, seguito dai suoi, così da poter vedere da dove era partita l'esplosione che dava origine all'incendio. Anche Naruto, andandogli dietro, ebbe modo di vederlo e rimanerne impressionato.
<< Che diavolo ha combinato, quel pazzo? >>
Ecco qual era l'occasione che la mente di Sasuke aveva macchinato! La concessionaria di Obito era in fiamme, con le vetrate distrutte e sparse in minuscoli frammenti sull'asfalto, il rumore assordante del fuoco e le ceneri che volavano per tutto il quartiere, anche fino a dov'erano loro, c'erano persino dei resti di automobili che, da dentro la vetrina, erano finiti per strada a seguito della deflagrazione. In qualche modo, Sasuke era riuscito a far saltare in aria l'intero autosalone - doveva proprio ricordarsi di chiedergli come diavolo ci fosse riuscito - e distrutto i locali interni e le macchine in esposizione, una roba che aveva dell'assurdo e il cui risultato era adesso sotto gli occhi di tutte le persone che si riversavano in strada e sui marciapiedi dell’intero vicinato.
<< Non sarà che quell'idiota ci è morto, lì dentro? >>
SKREEEK!
Preoccupazione che si rivelò infondata. Un improvviso sgommare proveniente da dietro fece sobbalzare lui e la gente attorno, rivelando l'arrivo dal nulla della Mercedes che svoltò l'angolo in derapata e frenò proprio accanto a Naruto. Lo sportello del passeggero si aprì e, da dentro, Sasuke lo incitò a salire all’istante; doveva aver preparato lo scoppio in modo che avvenisse un po' in ritardo e, subito dopo, aver fatto il giro dell'isolato per venire a riprenderlo da dietro e riportarlo alla sua vettura.
Per un momento, i due cugini Uchiha si incontrarono col solo sguardo.
Prima di salire, Naruto si rivolse al maggiore dei due "Che mi dici di questo? Soddisfa le tue aspettative? Se sì, vieni e prova a farmi il culo se ci riesci! Stronzo!"
Lasciò quell'ultimo invito e montò in macchina, Sasuke che partì immediatamente a tavoletta.
Di tutto quello che era successo, quasi nessuno ebbe modo di capirci alcunché, le persone in giro ancora troppo agitate che gridavano, commentavano e guardavano sconvolti l'incendio nell'edificio. Kisame, Kakuzu, Zetsu, Hidan e Sasori, infuriati come pochissime altre volte lo erano stati, si lanciarono verso le loro macchine dove le avevano lasciate.
Obito rimase dov'era, preceduto dagli Alba, assorto a guardare il suo autosalone devastato e consumato dal fuoco. La sua faccia dava a intendere che nutrisse la massima tranquillità; dentro, invece, era talmente incazzato da sentirsi pronto a scatenare l'inferno per tutta Tokyo. Nonostante questo, prima di dirigersi verso la sua M3, sul volto sfigurato si allargò il suo sorriso sprezzante.
"E allora è guerra aperta."



SPAZIO AUTORE
Buonaseeeera :) come va, gente? Spero abbiate passato una Buona Pasqua!
Dunque... ed ecco che con questo capitolo si aprono le danze con un bel botto. Qualcuno di voi potrebbe dire che ultimamente sto andando un po' in fissa con le esplosioni alla Micheal Bay... e beh, probabilmente ha ragione XD
Dal prossimo capitolo cominciano le corse selvagge per tutta Tokyo, spero davvero di riuscire a tirare fuori qualcosa degno della serie di Fast and Furious. Giusto lunedì ho visto il settimo film al cinema, con un finale che più di così non poteva commuovere, e ancora una volta mi è venuta voglia di rivolgere un mio pensiero al grande Paul, che da adesso in poi purtropppo non vedremo mai più in questa grandiosa dei Veloci e Furiosi. Sembrerà una cosa troppo sdolcinata e idiota, ma questa mia fanfic, anche se di certo non l'ha mai neanche vista di sfuggita, la dedico interamente a lui, solo un modesto tributo che nel mio piccolo io voglio rendergli per aver realizzato una serie di film così bella che mi ha tanto ispirato per questa storia; potrei dire che proprio a lui devo la realizzazione di Tokyo Underground.
Va bene, finisco qui la parte dei sentimentalismi e vi saluto tutti, ci si rivede al prossimo aggiornamento :)
Jaa na!

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Capitolo 24
*** Tokyo Chaos - I ***


NdA: salve, miei cari lettori, che bellezza tornare su questa fanfiction! Passo di qui solo per darvi un piccolo avviso prima della lettura riguardante l'uso delle virgolette: fino ad adesso quelle " e " le ho sempre usate per il discorso diretto, mentre le << e >> erano per i pensieri dei personaggi. Da adesso in poi sarà il contrario, ovvero << e >> per il discorso diretti, mentre " e " per i pensieri dei personaggi. Non vi dico altro, rimando i saluti veri e propri nello Spazio Autore e vi lascio al capitolo :) buona lettura.


<< Che diamine ti è saltato in mente? >>
Ancora non credeva a quello che Sasuke aveva combinato. Non stava pensando per niente di andarci piano quando aveva parlato di creare un diversivo! Giusto per qualche secondo passarono davanti alla concessionaria distrutta - con una strombazzata di clacson fecero allontanare i primi pochi curiosi in mezzo alla strada che si erano avvicinati - tanto bastò a Naruto per osservare da vicino i segni dell'atto folle e distruttivo dell'Uchiha: il tratto di strada su cui passarono era pieno di frammenti di vetro e metalli, detriti e rottami infuocati delle vetture erano sparsi sull'asfalto. La concessionaria, poi, era un torrido inferno di fiamme, il metallo della struttura finiva divelto dal calore compromettendo la stabilità dell’edificio, e gli spessissimi banchi scuri di fumo e cenere ostacolarono anche la visibilità di Sasuke alla guida.
<< Era per questo che hai voluto che facessi l'esca? Volevi provocare tutto questo casino! >>
<< Perché, a te sarebbe mai venuta questa idea? >>
<< Direi di no! Nemmeno so come sia venuta a te! >>
<< Nulla di così complicato: ho messo insieme delle bombole di NOS e ho versato una striscia di benzina per darci fuoco a distanza di sicurezza. Per venire a prenderti ho fatto il giro dell'isolato. >>
<< NOS e benzina? E tu già da prima dicevi di avere in mente questa idea? >>
<< Era perfettamente fattibile, è lì che tengono tutta la roba per le loro auto, benzina e NOS compresi. Questa è la tua fermata. >>
Raggiunse la svolta nella quale si erano appostati prima di mettere in atto il piano, Kurama era rimasta lì. Sasuke la intraprese con una derapata e un'inversione a U, girandosi nuovamente verso la strada principale, sì da poterla riprendere non appena Naruto fosse sceso.
<< Ho piazzato e acceso i localizzatori >> spiegò << quindi ricordati di avviare l'applicazione. Restiamo separati, ma teniamoci d'occhio sui tablet. >>
<< Li hai messi pure sulle nostre auto? >>
<< Muoviti! Stano arrivando! >>
Naruto intese la fretta dell'Uchiha e, senza tardare ancora, uscì dall'abitacolo della Mercedes, precipitandosi verso Kurama. Intuì comunque che la risposta alla sua domanda dovesse essere affermativa.
Appena il tempo di arrivare alla sua macchina e quella di Sasuke già era sfrecciata via. Sul sedile trovò il tablet che gli aveva lasciato, non doveva fare altro che accenderlo e selezionare l'applicazione. Solo che, appena aprì lo schermo...
"Aspetta... quale diavolo è quella che devo usare?"
Non si aspettava di certo che il display, una volta acceso, gli avrebbe presentato una schiera così vasta di icone, talmente tante da dover far scorrere il dito sullo schermo tre volte per inquadrarle tutte. Erano riconoscibili programmi basilari come le impostazioni generali, l'accesso alla navigazione su web e giochi vari... ma tutto il resto era roba che non conosceva per nulla e dai nomi improponibili che non lo aiutavano affatto a trovare quello che gli serviva. Perché diamine quel maledetto idiota gli aveva rifilato un tablet con tanta roba dentro?
<< E nemmeno si è degnato di dirmi qual è l'applicazione! Sasuke, razza di...! Adesso che faccio? Che cavolo faccio? >>
Logico che per mettersi a provarle tutte non ci fosse abbastanza tempo. Chiamare Sasuke per farsi dire qual era? Ah no, il suo numero non l'aveva.
<< Aspetta, forse... >>
Forse c'era qualcun altro che lo sapeva. Anche se il pensiero di chiamarla in un frangente simile non era esattamente nei suoi progetti...
"L'ho salutata neppure un'ora fa e già mi ritrovo a chiamarla."
Fece partire la chiamata e restò ad aspettare. Nell'attesa, controllava la strada: quanto poco tempo gli era rimasto prima che gli Alba arrivassero alle auto?
<< Naruto-kun! >>
Aveva risposto dopo il tempo di appena uno squillo, per di più con una voce percettibilmente preoccupata. Questa, insieme alla rapidità della risposta, gli fece pensare che Hinata dovesse essere stata in apprensione per tutto il tempo, con il cellulare a portata di mano aspettando sue notizie. Tale consapevolezza lo disarmò per un momento.
<< E-ehi, Hinata-chan... >>
<< Stai bene, vero? Dove ti trovi? >>
<< Sto bene, tranquilla. Non ti agitare, va tutto bene. >>
La sentì emettere un sospiro di sollievo... e - forse se lo immaginò - quel sospiro aveva il suono del tremolio di un singhiozzo << Grazie al cielo... grazie al cielo stai bene. >>
Fu felice di averla rasserenata almeno un po', ma era convinto di sentirla ancora alquanto turbata. Con una morsa al cuore, dovette sorvolare e passare al sodo.
<< Ascolta, Hinata-chan, avrei bisogno di un favore. >>
<< Un favore? Che cosa sta succedendo? >>
<< Niente, niente. >> omise il "non ancora" << Senti, hai presente quei rilevatori che all'Underground si usavano per monitorare le corse sui tablet? >>
<< Oh, quelli? Sì, ricordo. >>
<< Ecco, per caso conosci l'applicazione che serve per... oh, merda! >>
Tempo scaduto. Dall'altra strada arrivò la luce degli abbaglianti delle macchine nere e il rumore dei motori ad alta prestazione, aggressivi, ruggenti e furiosi come lo erano i Racers all’interno. Si trovavano a poco più di una quarantina di metri, col cavolo che passando non lo avrebbero notato! Anzi... forse con i fari lo avevano già inquadrato. Lui, invece, ancora doveva accendere il motore.
"Si comincia bene!"
Lo accese anche lui e salì di tanti di quei giri che, nei secondi subito dopo la partenza, ingranò di seguito le prime tre marce, sterzò con un assordante sfrigolio di pneumatici mentre imboccò la strada principale.
<< Naruto-kun! Che sta succedendo? Naruto-kun! >>
Si era dimenticato che Hinata era ancora in linea! Il fragore della sterzata non era di certo passato inascoltato, in più anche la sua agitazione doveva essere facilmente percepibile. Lui, da parte sua, cercò di non darne a sentire il meno possibile.
<< Solo un piccolo... un piccolo imprevisto. Non ti preoccupare troppo, okay? >>
Ci stava riuscendo malissimo. Proprio un tentativo intelligente, dirle di non preoccuparsi quando già i suoi toni erano palesemente in preda al panico. Da dietro entrò la luce dei fari delle auto inseguitrici, facendogli scoprire che ne aveva ben cinque attaccate al posteriore. Se non ci fosse stata Hinata al telefono, avrebbe tirato fuori una lunga lista di imprecazioni da lanciare contro la sua sfortuna micidiale.
"Dove diavolo è finito quell'idiota, me li sto beccando tutti io!"
Fintanto che non era costretto a intraprendere svolte e la strada gli si apriva davanti, continuava a correre dritto sparato, c’era da ringraziare il cielo che quella strada si prospettasse parecchio lunga. Tenere con una mano il telefono e con l'altra lo sterzo gli rendeva più difficile la guida, ma, allo stesso tempo, aveva bisogno che Hinata gli spiegasse l'applicazione che gli serviva.
<< Per carità, Naruto-kun, non fare pazzie! Ovunque tu sia, vattene via da lì! >>
Ed ecco un altro problema: tenendola in linea, non combinava altro che farla preoccupare.
<< Senti, Hinata, ti dispiace se ti richiamo fra un po'? Facciamo... quindici minuti? >>
Dietro di lui due delle vetture inseguitrici, la Bentely e la Lamborghini, si erano portate più avanti rispetto alle altre e lo stavano affiancando su entrambe le parti, in procinto di chiuderlo dai lati.
<< Ehm... meglio venti. >>
<< No, aspe... >>
Non poté aspettare, né lasciarle finire la supplica di farlo. Mentre riattaccò mollandola con mille ansie, si ritrovò a pensare a quanto fosse un pessimo ragazzo.
Volse l'attenzione interamente sulla corsa. Le auto accanto a lui erano nettamente più veloci, erano avanzate fino a chiuderlo in una sorta di presa a tenaglia che gli avrebbe impedito di svoltare in qualunque direzione. Se solo ci avesse provato, loro lo avrebbero asserragliato finendogli addosso. Allo stesso modo, le altre dietro non gli lasciavano spazio per una retromarcia, né per qualsiasi altra manovra evasiva.
"Quindi non mi resta che andare avanti. E allora andiamo avanti."
Ingranò fino alla quinta marcia e spremette l'acceleratore, ottenne un aumento di velocità che gli fece recuperare parte del terreno perso.
"Ci sarà una maledetta autostrada da queste parti!"
In un campo di gara extraurbano avrebbe avuto molto più spazio per le manovre, oltre che la possibilità di correre a velocità più sostenuta di quanto non avrebbe potuto in quella strada cittadina. L'unica pecca era che lo stesso vantaggio lo avrebbero avuto anche i gli Alba, anzi... non si sarebbe nemmeno stupito se avesse scoperto che ora stavano trattenendo l'acceleratore quanto bastava per rimanergli attaccati.
SBAM!
<< Ma che...? >>
No, decisamente non si stavano trattenendo. Nonostante avesse accelerato, una delle auto lo aveva fatto ancora di più e gli era finita addosso, tamponandolo duramente sul retro della Supra. L'impatto e lo scossone lo fecero sobbalzare e perdere la presa dal volante, la macchina uscì dalla traiettoria rettilinea e deviò di lato, verso un urto con la Lamborghini. Fu tuttavia quest'ultima ad andargli incontro per prima, intenzionalmente, colpendo Kurama sulla fiancata con tale violenza da respingerla. Il secondo scossone impedì a Naruto di riprendere il controllo della vettura e la fece slittare di lato, in direzione della Bentley. Kisame agì allo stesso modo, lo anticipò e colpì l'auto sulla fiancata, causando un altro sobbalzo e rimandandola indietro. Naruto provò a sterzare in direzione opposta prima che avvenisse un altro scontro con la Lamborgini, ma fallì e finì per subire l'attacco, il veicolo fu spinto di nuovo da Hidan. Dopo quello ci fu un altro impatto, stavolta causato dalla Maserati alle sue spalle, spingendo la Supra in avanti mentre ancora scivolava di lato.
<< Dateci un taglio, maled...! >>
Poco ci mancò che il sobbalzo di un altro assalto dalla Bentley non gli facesse mordere la lingua. Non tardò a rendersi conto che lo stavano assalendo con l’obiettivo preciso di fargli perdere a ogni colpo la padronanza sulla macchina, in modo da dargli in seguito un finale benservito. Qualsiasi tentativo di venirne fuori si rivelava inutile, né lui riusciva più a condurre Kurama come voleva... e il peggio era che lo sapevano anche loro.
La sbandata seguente fu definitiva. Avvenne sulla parte posteriore della fiancata sinistra, colpita dalla Maserati, in modo da far slittare la Supra trasversalmente. La mossa riuscì e Naruto, senza poterlo impedire, si ritrovò in testacoda, non governando più del tutto la sua macchina. A metà del giro, il muso della Maserati lo travolse sulla fiancata, mentre era girato in orizzontale rispetto alla carreggiata. Non andò più lontano, solo pochi altri metri percorsi in spinto in avanti in quel modo, fino a che non si fermò.
<< Ah... ooow... >>
L'ultimo colpo era stato abbastanza pesante, gli aveva fatto sbattere la testa contro lo sterzo. Frastornato, cercò di darsi un'occhiata intorno, nonostante la testa dolorante e la vista confusa: il motore si era spento, ora si trovava fermo nel bel mezzo di un bivio a T; La Ferrari e la Bentley avevano derapato fermandosi davanti a lui, la Maserati e la Fisker ai lati e, alle sue spalle, la Lamborghini chiudeva lo spazio in cui lo avevano circondato. Proprio oltre la Ferrari c'era la corsia di immissione che lo avrebbe portato all'autostrada.
"Tu guarda... ci mancava poco così."
A parte il dolore persistente alla testa, sentì le loro portiere che si aprivano e i passi in avvicinamento. Non era sicuro su chi o quanti di loro stessero uscendo dai veicoli per arrivare a lui.
"Non sono neanche durato per quei venti minuti... complimenti davvero."
Uno di quelli che si era avvicinato era il tizio possente della Bentley, quel Kisame. Quasi certamente era un gesto stupido ma chiuse ugualmente le serrature delle portiere per non permettergli di aprire. Era stupido, sì, ma neppure aveva pensato che a quello lì sarebbe bastato sfondare il vetro con un pugno per arrivare comunque a lui. Fu proprio quello che Kisame fece, lo frantumò completamente con un colpo secco e afferrò Naruto alla collottola, trascinandolo fuori attraverso il finestrino. Lo buttò a terra, faccia sull'asfalto, il suo grosso piede si piantò sulla schiena di Naruto e lo tenne bloccato giù.
<< Dov'è che volevi andare così di fretta, ragazzo? >> lo sentì ridacchiare dall'alto.
Diamine se aveva il piede pesante! Oltre a quello ne sentì arrivare un altro con forza nel fianco, provocandogli uno spasmo che gli soffocò un grido di dolore in gola. Boccheggiando, cercò di guardare su e vide l'odioso bastardo coi capelli gelatinati all'indietro, il secondo che al locale lo aveva provocato insieme a Kisame. Si abbassò di fronte a lui e gli sollevò la testa afferrandola dai capelli.
<< Piccola merdina bionda, pensavi di scappare da noi, eh? >>
Non gli rispose, anche se era tentato di rifilargli uno sputo su quella faccia strafottente.
<< Ora che ne dici di farci sapere dov'è andato il tuo compagnuccio Uchiha? Sì, quello che ha giocato a fare i fuochi d'artificio dentro il nostro autosalone. >>
<< Per quel che ne so io, può essere finito in culo al mondo. >>
La cosa buffa era che, benché suonasse molto come una provocazione, stava anche dicendo la verità. Certo, se avessero trovato il tablet nella sua macchina...
Hidan non si dimostrò molto disposto a sopportare i suoi toni, gli abbassò la testa premendola al suolo con la forza della sola mano.
<< Allora vediamo se una faccia grattugiata vale un po' come incentivo! >>
"Dovevo essere io a grattugiare la tua sull'asfalto, maledizione!"
Come non riusciva a liberarsi dalla presa di Kisame, allo stesso modo non riusciva a opporsi a quella di Hidan. Con tutta la forza assurda che ci metteva per spiaccicargli la testa, il dolore tra le tempie era allucinante e lo induceva con una lentezza esasperante a perdere i sensi. Anche gli ultimi pensieri diventavano così pesanti da rabbuiarsi.
"Hi... na..."
Un rumore di sottofondo arrivò a distinguersi in mezzo a quella tortura, qualcosa molto simile a un ronzio lontano. Crebbe molto rapidamente, in pochi secondi, diventando come un potente rombo in avvicinamento. Infine, culminò in uno schianto assordante, il frastuono di una collisione avvenuta negli immediati dintorni. Qualunque fosse la fonte, la sua testa si fece improvvisamente molto più leggera, libera dalla presa imprigionante, e poté alzarla per guardarsi attorno e riavere chiarezza: come lui, i due di Alba fissavano sconcertati la Ferrari travolta dall'arrivo improvviso di un'altra macchina.
<< Che ca...? >>
La Mercedes fece retromarcia e, pur col muso ammaccato, sterzò correndo nella loro direzione. Anche se le ruote schizzarono a tre centimetri dalla faccia di Naruto, per lo meno costrinse Hidan a scansarsi. Si fermò per un istante, il tempo necessario a Sasuke per sporgersi dal finestrino e rivolgere all'Uzumaki una sola parola.
<< Muoviti! >>
Incitazione che bastò a dargli una svegliata e che lui non esitò a seguire. Come sollevato da una nuova forza, Naruto sfruttò la distrazione di Kisame e gli scivolò via da sotto il piede, rialzandosi e buttandosi a capofitto verso Kurama prima che potesse riprenderlo. Entrò e riavviò il motore (una fortuna disperata che non lo avesse abbandonato dopo tutte quelle collisioni), ebbe il tempo di innestare la prima marcia prima che la mano di Kisame si infilasse dentro e lo afferrasse. Diede comunque gas e riuscì a ripartire, sfuggendo alla presa e sfruttando il varco verso l'autostrada che Sasuke, forse neppure per caso, gli aveva aperto. Lui, intanto, lo vide nello specchietto che se la filava in direzione opposta, i Racers di Alba che riprendevano possesso delle auto e tornavano in carreggiata (anche la Ferrari ripartì, benché avesse quasi tutta la fiancata sinistra accartocciata verso l'interno): Maserati e Ferrari inseguirono l'Uchiha; Lamborghini, Bentley e Fisker inseguirono invece lui.
<< Ti pareva, me ne sono beccati di più io! Va bene, fatevi sotto! >>
Meglio tre che cinque, comunque. E poi era riuscito a raggiungere l'autostrada, poteva servirsi di molto più spazio e di libertà di manovra, difficilmente avrebbero potuto fargli lo stesso giochetto di prima. Solo, non aveva immaginato che anche a quell'ora di sera potesse esserci lo stesso traffico di giorno.
"Dove diavolo deve andare la gente a quest'ora fuori città?"
Pazienza, magari avrebbe fatto solo un po' di slalom tra i veicoli. Dietro, le altre tre macchine lo avevano raggiunto rapidamente; manco a dirlo, due di loro già provavano a mettersi ai lati per chiuderlo nella stessa morsa di prima.
<< Meno ripetitivi, ragazzi! >>
Ingranò e andò più veloce puntando verso un paio di auto poco distanti che occupavano entrambe le corsie della carreggiata, quella a sinistra era più avanti di qualche metro rispetto a quella di destra. Più precisamente, Naruto puntò a infilarsi nello spazio in mezzo ai veicoli. Sorpassò il primo, costringendo la Bentley a destra a decelerare per evitare la collisione. Allo stesso modo si avvicinò al secondo, sì che la Lamborghini, trovandosi sullo stesso lato, dovesse anch'essa rallentare per mancare l'urto.
Contro le previsioni dell'Uzumaki, non lo fece. Anziché mollare l'acceleratore, Hidan si distaccò lateralmente mettendo distanza fra loro e sorpassò l'auto di mezzo insieme a lui, dall'altra parte. Non perse mezzo chilometro di velocità, poté tornare ad addossarlo subito dopo il sorpasso e da dentro l'abitacolo rivolse a Naruto una faccia parecchio incazzata, con tutta l'intenzione di riprendere il discorso da dove era rimasto.
<< Vieni qui, stronzetto! Devo ancora ridurre la tua faccia a una frittata di merda sulla strada! >>
<< L'hai chiesto tu, eh! >>
Come preteso, andò da lui. Naruto lo assalì restituendogli uno dei tanti colpi di fiancata che prima gli aveva rifilato, fece sobbalzare la macchina provocando un'imprecazione del Racer. Quest'ultimo raccolse la sfida e gli andò addosso, urtandolo anche lui. La Supra fu spinta di lato, arrivando poco così dal collisionare contro un veicolo più avanti. Non aveva comunque perso stabilità e, con una sterzata di fortuna, evitò l'impatto sorpassandolo dall'altra parte. Passato l'ostacolo, si riavvicinò di getto all'Alba e lo colpì di rimando.
<< Piccolo bastardo! >>
Hidan attaccò con un impeto maggiore, imbestialito, provocando uno scossone più violento. Per miracolo Naruto non perse di nuovo il controllo della vettura, ma nel mentre quella avversaria non si era allontanata dopo l'assalto e gli era rimasta attaccata addosso: ora lo stava spingendo di lato con la forza di accelerazione, contro il guardrail divisorio tra le due carreggiate. Nei primi momenti fu impreparato a opporsi al peso che lo spingeva, poi girò interamente il volante e prese a contrastarlo. Lottò con tutta la forza di Kurama per riprendere terreno, mentre l’Alba insisteva a pressarlo per farlo ribaltare contro il divisorio. I due Racers, nei rispettivi abitacoli, erano separati da poco meno di un metro di distanza, Hidan sapeva di starlo sopraffacendo e si divertiva a vederlo messo così in difficoltà.
Per questo motivo, al contrario di Naruto, non si accorse dell'interruzione del divisorio, in un breve tratto dove veniva sostituito da due file di coni segnalatori. L'idea fu fulminante e, al momento giusto, l'Uzumaki prese la palla al balzo: premette a fondo il pedale al centro e la frenata lo rallentò all'improvviso. La Lamborghini avanzò con lo stridio delle carrozzerie a contatto e, essendo in sovrasterzo, derapò su se stessa fino a oltrepassare Naruto, buttò giù i coni segnalatori e finìin testacoda nella carreggiata opposta.
<< Figlio di...! >>
Fu abbagliato di colpo da due fari in avvicinamento: ancor prima che si fermasse da solo, un SUV lo travolse, facendo fare un altro giro all'auto e distruggendo mezzo cofano posteriore.
Naruto ebbe a malapena il tempo di constatare la riuscita della sua manovra: gli altri due Racers non erano rimasti indietro e, avendo lui rallentato, già gli erano addosso. Non accelerò abbastanza in fretta, la Bentley lo superò rapidamente portandosi molto più avanti di lui... per poi effettuare un testacoda volontario, girandosi con il muso rivolto nella sua direzione. Gli andò addosso, in contromano.
"È fuori di testa!"
Naruto sterzò a sinistra e schivò lo scontro frontale, mossa che però lo costrinse anche a deviare verso una corsia di decelerazione e ad abbandonare l'autostrada. Sia la Fisker che la Bentley gli furono subito di nuovo alle costole.
La sopraelevata intrapresa a forza si protendeva in una curva larga, si allontanava dalla strada extraurbana e riconduceva alla città. E tanti affettuosi saluti al vantaggio dello spazio libero che si era faticosamente cercato, era riuscito a sfruttarlo per appena cinque minuti e meno di due chilometri!
Scorse nel retrovisore le due auto che non lo mollavano un momento... e anche la Lamborghini, che li stava raggiungendo a una velocità così sostenuta da rasentare l'assurdo. Lo scontro che gli aveva sfasciato il posteriore non aveva trattenuto Hidan dal tornare a dargli la caccia e fargli pagare anche quella. Se gli Alba erano tutti così tenaci e pazzoidi, altro che provocare incidenti tali da far passare loro la voglia di correre!
<< Perciò siamo io e Sasuke che ci rimaniamo fregati! Perfetto! >>
CRASH!
Il lunotto posteriore andò in pezzi. Gli bastò poco per accorgersi che a frantumarlo era stato un proiettile. Proprio alle sue spalle c'era una stramaledetta pistola che gli stava sparando addosso!
<< Oh porca...! >>
Voltandosi appena per un attimo, intravide la Lamborghini che già aveva superato le altre macchine ed era tornata ad attaccarsi addosso a lui. In più, adesso gli faceva il regalo di una scarica di proiettili che si susseguivano uno dopo l'altro... ma erano ben pochi quelli che arrivavano a colpire la macchina: due o tre presero di striscio la carrozzeria, un quarto abbatté lo specchietto retrovisore sinistro. O la sua mira faceva completamente schifo, o era la rabbia del momento che impediva al Racer di mandarne qualcuno a segno come si deve. Correre in quel modo era comunque parecchio frustrante, torchiato così da tre bolidi che non riusciva a lasciarsi dietro, uno dei quali cercava pure di infilargli del piombo nelle ossa.
Poi, finalmente, la pioggia di proiettili cessò. Dedusse che dovesse aver esaurito il caricatore. Lo aveva mancato del tutto, per una qualche grazia divina. Non poté comunque trarne molto sollievo, il Racer di Alba aveva deciso di tornare all'assalto diretto e in breve affiancò Kurama. Sterzò andandogli incontro; si allontanò e poi sterzò sbandando ancora; ripeté l'attacco con la stessa ferocia. Ad ogni urto travolgeva la Supra con più violenza, con colpi tanto forti da non dar modo a Naruto di resistergli, spingendolo verso il limite della carreggiata. A lungo andare, pensò l'Uzumaki, il motore non ne sarebbe venuto fuori indenne. Con l'ultimo colpo Hidan gli restò di nuovo attaccato come prima, intenzionato a farlo finire contro il muretto limitatore, o anche a ribaltarlo al di là di esso e farlo precipitare. Ben poco poté fare la Kurama per opporsi, poco ci mancò che iniziasse a stridere contro il muro.
A poco più di cinquanta metri, Naruto vide una corsia che si separava dalla sopraelevata, deviando verso una discesa sulla destra. La luce dei fari arrivò a illuminare dei cartelli segnaletici posti sulla carreggiata: uno, con lo sfondo giallo, indicava un cantiere in prossimità; l'altro avvertiva che quella stessa strada si interrompeva.
"E va bene, stronzo."
Intraprese proprio quella. Deviò verso la discesa, attirando con sé la Lamborghini e il suo folle pilota. Per affrontarlo aveva deciso di giocarsela allo stesso livello della sua pazzia. Abbatterono insieme le transenne che vietavano l'accesso alla corsia, persistendo nel loro reciproco confronto, fiancata contro fiancata. La Kurama sobbalzò quando le ruote passarono sopra uno spesso cavo di acciaio, così come la Lamborghini quando urtò un'altra transenna con luci di segnalazioni buttandola di lato. L'estremità di un mucchio di travi fu travolta dal suo passaggio, rompendole un fanale. Naruto abbatté delle casseforme in legno, causando il crollo di una pila di quattro o cinque di esse. Spintonò Hidan mandandolo a travolgere una betoniera. Questi rispose e assalì Naruto più duramente, spedendolo contro un cumulo di assi di legno.
Non riuscì a frenare né a deviare in tempo, quell'insieme di travi finì per fargli da rampa e sollevare tutta Kurama in volo a cinque metri dal suolo. Incollato al sedile, Naruto vide l'asfalto che si allontanava e poi, durante la discesa, che si avvicinava verso di lui promettendo un brusco impatto frontale. Avrebbe gridato se il fiato e la voce non gli fossero rimasti bloccati in gola nel corso di tutta la parabola.
L'impatto frontale ci fu, ma non contro l’asfalto. Durante il salto la macchina aveva slittato, virando di qualche grado su se stessa, e alla fine della discesa collise contro il fianco dell'auto avversaria. Entrambi i Racers non controllarono più le vetture, lo scontro fece ruotare la Lamborghini di lato, spinta sul fianco dall’inerzia d’atterraggio della Supra. A dispetto di qualunque tentativo di frenare, la spinta andò avanti per un lungo tratto, nonostante con l'avanzare perdesse velocità.
Non ne perse abbastanza, tuttavia, non prima che la strada arrivasse all’interruzione preannunciata dai cartelli di poc’anzi.
<< Oh cacchio, oh cavolo, OH CAZZO! >>
Hidan fu il primo a perderla da sotto le ruote, la vettura sprofondò nel vuoto e si rovesciò sul fianco per due volte nella caduta. A lui seguì Naruto quasi subito dopo, ancor prima che l'auto dell'Alba raggiungesse il suolo, Kurama precipitò in avanti col muso e si capovolse in verticale, ruotò in aria di mezzo giro con il posteriore verso il basso. Per tutti i quindici metri di caduta né il sopra né il sotto furono più distinguibili per entrambi i Racers. Alla fine, la Lamborghini arrivò al suolo con un impatto tale che le ruote non riuscirono a sopportare e finirono a terra, staccate dal veicolo. Per Naruto l'atterraggio fu più brusco: cadde con il cofano sopra l'auto dell'Alba, rimanendo fermo per due secondi in verticale; poi il peso fece toccare terra a Kurama con la fiancata e due ruote; infine, arrivarono giù anche le altre due, riportando la macchina in posizione dritta.
<< Ah... ow... che... razza di volo... >>
Aprì la portiera ma, appena fuori, si scoprì incapace di restare in piedi e crollò in avanti sulle ginocchia; doveva averci a che fare qualcosina quella botta alla testa che aveva preso mentre precipitava, contando che era l'ennesima che il suo cranio si beccava in meno di mezz'ora. Nulla di cui stupirsi se aveva tutti quei capogiri adesso.
Poté comunque girarsi e volgere lo sguardo sulla Lamborghini. Gli venne da rimettere quando scorse Hidan all'interno con la testa spappolata e grondante sangue, schiacciata sotto la capote che si era piegata all'interno quando lui ci era finito sopra.
"Porca... l'ho ammazzato! L'ho fatto secco!"
Vomitò per diversi minuti, a intervalli, per un momento credette di aver buttato fuori perfino lo stomaco. Fu estenuante, tuttavia, quando ebbe finito, in qualche modo gli ridusse i giramenti di testa e fu in grado di recuperare un po' di stabilità nel rialzarsi. Si appoggiò comunque all'auto, con ogni sua fibra si sforzò di non girarsi a guardare di nuovo com'era ridotto il Racer. Peggio di quella volta del biondino con un buco di proiettile in testa... e stavolta la cazzata l'aveva fatta lui!
<< Okay... okay... vedi di riprenderti... >> se lo disse a voce alta per spronarsi di più a farlo. Cercò di superare lo sconvolgimento, trasse un profondo respiro e tornò a usare un po' la testa. Vide, come prima cosa, di essere finito nella parte inferiore del cantiere stradale, ai piedi della sopraelevata in costruzione. Di sopra non sembrava provenire alcun segno della presenza degli altri due Alba, sicuramente erano stati più svegli del loro compagno e avevano avuto l'accortezza di non infilarsi in quella corsia interrotta. Poco ma sicuro, però, che erano lì da qualche parte a cercarlo o ad aspettare che si facesse rivedere.
<< Ah, dimenticavo! >>
Tornò dentro Kurama mettendosi a cercare per terra fra i sedili, il tablet era andato a infilarsi sotto quello del passeggero, tra uno scossone e l'altro. Nonostante la lunga crepa apertasi sullo schermo, l'apparecchio si accese e funzionò ancora. Provò anche a riavviare il motore della macchina; quello dovette forzarlo un po' di più prima che riuscisse a farlo ripartire. Con tutto quello che Kurama aveva passato, un risultato così era quasi un miracolo.
<< Vecchia mia, non abbandonarmi ora. >>
Prese il cellulare dalla tasca. Non poté fare a meno di ridacchiare quando vide quanto tempo era trascorso dall'ultima chiamata.
<< Diciannove minuti spaccati... ma pensa te. >>
Mentre compose il numero di Hinata e fece iniziare gli squilli, pensò che forse non era così pessimo come ragazzo.




SPAZIO AUTORE
E dunque... di nuovo ciao a tutti e ben ritrovati su Tokyo Underground! Non la aggiornavo da 8 mesi esatti, l'avevo fermata perché ero intenzionato a terminare prima la serie di "Strigoi"... ma giuro, non immaginavo che ci sarebbe voluto così tanto per finirla :D e dopo quella ne ho iniziata un'altra per un contest, stavolta su Fairy Tail, dal quale poi mi sono pure ritirato. E alla fine eccomi di nuovo qui, dopo la mia storica fanfiction sui vampiri è ora di portare alla sua degna conclusione anche quest'altra sulle corse folli degli Street Racers di Tokyo. Non so ancora quanti capitoli mancano ancora di preciso alla fine, di sicuro non molti, né quanto mi ci vorrà, ma una cosa è sicura: da qui in poi vado dritto sparato fino all'epilogo, tengo ferma quell'altra fanfiction di Fairy Tail e non comincio neppure nuovi lavori (salvo qualche sporadica one-shot di tanto in tanto) fino a che questa non sarà completata. Spero che sarete così pazienti da continuare a seguirmi fino ad allora, così come spero che tra voi ci siano anche gli stessi lettori di quando ho lasciato ferma questa fanfic... che dite, è una speranza vana? :D Fatemi sapere e fatevi sentire!
Jaa na!

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Capitolo 25
*** Tokyo Chaos - II ***


<< Ho piazzato e acceso i localizzatori, quindi ricordati di avviare l'applicazione. Restiamo separati, ma teniamoci d'occhio sui tablet. >>
<< Li hai messi pure sulle nostre auto? >>
<< Muoviti! Stano arrivando! >>
Disponevano ancora di un certo vantaggio sugli inseguitori, Sasuke non aveva intenzione di sprecarne un solo secondo per rispondere a domande inutili. Anche perché lui trovava quelle domande così stupide da non sopportarle: era ovvio che avesse posto i localizzatori anche sulle loro auto!
Per lo meno il biondino aveva colto sia la sua fretta sia la risposta affermativa, al suo sollecito si fiondò fuori in direzione della sua macchina. Libero di iniziare la corsa, Sasuke sgommò verso la strada. Il vantaggio che avevano si era già ridotto parecchio, quelli di Alba erano già poco lontani dalle loro auto. Per recuperarlo svoltò in direzione opposta e accelerò mettendo più distanza possibile fra sé e loro, sicuro che con quelle macchine lo avrebbero raggiunto in un niente. Mentre era alla guida trafficava sullo schermo del tablet sul sedile di fianco, avviando l'applicazione. Nel farlo, però, gli sorse un dubbio e realizzò di non poter ancora andare molto lontano, insicuro se il software riuscisse a cogliere il segnale dei trasmettitori a quella distanza. Deviò alla prima svolta e accostò a bordo della via, compiendo la stessa derapata a U di prima per riposizionarsi in direzione della strada. Sul tablet c'era il simbolo di caricamento dell'applicazione, attendeva di ricevere il segnale prima di funzionare completamente; il fatto che ci stesse mettendo così tanto indusse Sasuke a pensare che forse era andato davvero fuori portata.
"Avrei dovuto avviarla prima di cominciare a correre."
Il problema del raggio d'azione sussisteva solo quando l'apparecchio doveva ottenere il segnale: una volta incorporato, lo avrebbe ricevuto costantemente a dispetto della distanza.
Funzionò, alla fine. Il simbolo di caricamento sparì e sullo schermo si aprì la mappa della rete stradale dell'area circostante, completa della posizione delle auto segnate con dei cerchi in movimento.
"Ma che...?"
In rapido movimento. Subito dopo aver avuto accesso alla funzione, notò che le auto erano localizzate a poco più di un isolato dalla sua posizione... e si avvicinavano in fretta.
"Sono già qui!"
Anche il fragore degli pneumatici e dei motori che cresceva in lontananza era un segno del loro progressivo avvicinamento. Tempo dieci secondi e vide la Supra dell'Uzumaki schizzargli davanti, tallonata dalle auto degli Alba, apparvero e sparirono in un istante. Erano così vicini addossati fra loro che sul tablet i segnali si confondevano quasi fino a sembrare uno soltanto.
"Quell'idiota se li è attirati tutti addosso!"
Reinnestò la prima marcia e si apprestò a ripartire, prima che l'Uzumaki, da solo contro tutti quelli, ci restasse secco. Si fermò all'istante, colpito da un particolare che gli era balzato all’occhio: i segnali delle auto in corsa si sovrapponevano un po' fra loro ma, compreso quello della Supra, ne contò sei in totale che si muovevano.
Sei! Ne mancava uno.
Fece scorrere il dito sullo schermo spostando la mappa, tornò a visualizzare la strada da cui erano partiti. Controllò quella stessa zona, in cerca del segnale mancante, lo trovò quasi subito e non troppo lontano dal luogo dell'esplosione.
"Obito."
Era il segnale emesso dal trasmettitore sulla sua BMW. Non era particolarmente veloce ma stava andando in tutt'altra direzione rispetto a loro. Non era partito all'inseguimento insieme al resto del suo clan.
"Dove sta andando?"
Continuando a tenerlo d'occhio lo avrebbe scoperto, ma non avrebbe potuto seguire anche i segnali di Naruto e degli Alba: erano due fronti troppo lontani che non poteva contenere nello stesso quadrante di mappa.
<< Tsk! >>
Seccato, si ritrovò a prendere una decisione: sicuro era che Obito avesse in mente qualcosa, pensiero che bastava a preoccuparlo oltremodo; allo stesso tempo, non poteva abbandonare il compagno Racer, sapendo che da solo non sarebbe mai durato. 
Dovette prendere la decisione in poco tempo. Tornò alla ricerca dei sei segnali e si rimise in moto, spremette giri dal motore per raggiungerli il prima possibile. Sul tablet l'Uzumaki era addossato dai cinque Alba ma continuava a correre. Finché non veniva fermato non era ancora troppo tardi e, anche se non lo vedeva direttamente, sembrava che stesse compiendo ogni sforzo possibile per non farsi sopraffare. Era resistente, innegabile questo, ma alla fine non sarebbe durato a lungo. Meno di cinque minuti dopo, infatti, la sua posizione in movimento prese a rallentare progressivamente, fino a quando non si arrestò a una intersezione. Subito dopo averlo fermato, gli Alba si erano disposti in un cerchio attorno a lui per chiuderlo e precludergli la fuga: era fregato.
Un altro chilometro e mezzo separava lui dalla loro posizione. Salì di un'altra marcia e corse a velocità più sostenuta, dovendo far balzare l'attenzione continuamente tra la strada e la distanza rimasta segnata sul tablet.
Sembrava che l'Uzumaki avesse preferito una fuga fuori città, probabilmente mirava a raggiungere una strada extraurbana più adatta all'alta velocità. C'era anche quasi riuscito, era stato beccato poco prima della via di immissione, Sasuke riuscì a vederlo all'intersezione alla fine della strada. La visuale della scena gli fu più chiara col diminuire della distanza: la macchina era ferma e circondata in mezzo alla carreggiata, a bloccare l'uscita verso l'autostrada era essenzialmente la Ferrari. I Racers erano fuori dalle vetture, almeno tre o quattro di loro, e neanche l'Uzumaki era nel suo abitacolo.
"Lo hanno preso."
Non diminuì la velocità, sebbene lo spazio fosse quasi interamente occupato dal cerchio di auto. Si resse al volante e premette l'acceleratore a fondo, in corsa contro le vetture in sosta.
L'impatto fu frontale, avvenne con tale violenza da spingere completamente la Ferrari fino al guardrail e la Mercedes sobbalzò sulle ruote anteriori. Per un breve momento Sasuke fu frastornato, scosse la testa per avere di nuovo chiarezza e guardare la situazione fuori: Naruto era a terra, il più corpulento del gruppo lo sottometteva premendogli un piede sulla schiena, mentre un altro gli stava inginocchiato proprio di fronte tenendolo per i capelli. Inserì la retro per distaccarsi dall'auto sfondata e sterzò andando addosso a loro, in particolare contro l'Alba davanti a Naruto; in tal modo, per evitare di essere messo sotto, lo costrinse a scansarsi. Solo per due brevi secondi si fermò e sporse la testa fuori dal finestrino, gridò all'Uzumaki dall'aria stupefatta e spaesata.
<< Muoviti! >>
Bastò questo a dargli una svegliata, per fortuna, lo vide sfruttare finalmente il diversivo che gli aveva fornito, sfuggire alla presa sottomissiva e raggiungere la sua macchina. Gli Alba, però, non restarono fermi a lungo, due di loro erano tornati al volante e avevano preso di mira lui, fra questi vi era il Racer della Ferrari che aveva travolto; nonostante la fiancata distrutta, il veicolo tornò a mettersi in moto. Lo fece immediatamente anche Sasuke, schizzò via e si allontanò senza accertarsi visivamente se Naruto fosse riuscito a scappare (il tablet glielo confermò comunque). Ben presto constatò di essere inseguito anche dalla Maserati, oltre che dalla Ferrari.
La strada intrapresa prometteva di riportarlo in una zona più urbana, diversa da quella della concessionaria distrutta. Più avanti, la carreggiata si raccordava a un’altra e tornava a unire i due sensi di marcia, pochi metri prima dell’entrata di una galleria. Se da una parte era una cosa buona perché il senso di marcia doppio impediva agli inseguitori di prevaricarlo su entrambi i lati, dall'altra comportava maggiori rischi quando doveva prendere velocità ed eseguire manovre più azzardate. Il gioco valeva comunque la candela, così andò dentro, subito seguito dalle due auto che lo avevano già raggiunto e gli rimanevano incollate. Tenendole continuamente d'occhio nello specchietto retrovisore laterale, vide che al momento non tentavano nulla di particolare e si limitavano a corrergli dietro, sorpassavano i veicoli uno dopo l'altro ogni volta che lo faceva lui e riuscivano a non perderlo di vista.
<< Ma che...! >>
Sasuke fece un altro sorpasso, la Maserati lo emulò all’istante... ed ebbe un tale aumento di velocità che superò sia il veicolo che lui, fu rapido a passargli davanti e a rubargli il rientro in corsia, costringendolo a restargli affiancato. Sasuke si ritrovò a dover correre a metà della carreggiata, bloccato tra una corsia e l'altra, le macchine del senso opposto più volte rischiavano di trovarsi coinvolte in uno scontro frontale e si scansavano all'ultimo momento. Non riusciva ad acquisire abbastanza velocità da superare la Maserati e riprendersi il posto, non gli restò che sterzare e colpirla sulla fiancata pur di costringerla a ridargli spazio. Per due, tre, quattro volte le andò addosso, l'auto si spostava appena di poco ma riprendeva subito posto e non diede segni di cedimento. Al contrario, rispose invece agli assalti colpendo l'Uchiha e bastò una volta sola per spingerlo interamente nella corsia contraria.
"Bastardo!"
Quell'imprecazione Sasuke non ebbe neppure il tempo di gridarla, si ritrovò a dover evitare nell'immediato una macchina di fronte spostandosi ancora più di lato, arrivando a occupare il limite della carreggiata. Benché fosse in una posizione incomoda, il rischio di collisioni era minore, erano per lo più le altre auto a doversi spostare verso il centro della carreggiata per mancarlo. Anche da lì continuò ad avere in vista i due Alba sull'altro lato.
Con quell’autoarticolato in arrivo dal fondo, però, le cose si prospettavano sulla soglia dell’impossibile, essendo il veicolo così ingombrante in larghezza da precludergli maggior parte dello spazio in cui correva. A suo rischio tagliò di nuovo la strada e tornò a battersi fianco a fianco contro la Maserati per la riconquista della corsia. Sasori, dal canto suo, era intenzionato a mantenerne il possesso, oltre a voler sfruttare il passaggio del camion per mandarci contro l'Uchiha. Sasuke lo tartassò di colpi, come prima riuscì a sbilanciarlo ben poco, per di più ricevendo a sua volta attacchi dalla Ferrari alle sue spalle. Il tir, nel mentre si avvicinava.
Premette freno e frizione insieme, perse abbastanza velocità e lasciò avanzare le due auto; accelerò di nuovo e si pose nella loro scia, alle spalle della Ferrari. La collisione con il camion fu evitata, il veicolo si limitò a passargli vicino con il fragore del suo clacson. Tornato in corsia e arrivato alle loro spalle, Sasuke era nella posizione ideale per attaccare il posteriore della Ferrari, sì da destabilizzarla e farla sbandare. Fu sul punto di accelerare e ingranare... ma lo fecero anche le auto davanti, che ebbero un ulteriore incremento di velocità e lo distanziarono di colpo come se fossero sotto l'improvviso effetto del NOS. Di fatto non lo erano, le marmitte non scaricavano le consuete fiammate indotte dal protossido, tuttavia riuscirono a mettere una crescente distanza tra sé e lui, così rapidamente da scaricare il tachimetro in pochi secondi. Sasuke ingranò a sua volta, intenzionato a non restare indietro, ma non stette al passo, i due Alba si allontanarono fino a seminarlo e, in mezzo a numerosi sorpassi pericolosi più per gli altri veicoli che per loro due, sparirono completamente dalla sua visuale. Considerato che il recupero era una delle specialità su strada dell’Uchiha, la cosa lo irritò parecchio.
"Dove hanno in mente di andare?"
Sebbene non li vedesse più, aveva comunque modo di tenerli d'occhio sul tablet, il quale indicava che non facevano altro che avanzare a velocità sostenuta.
Un rumore lontano lo scosse, un suono di clacson seguito dal frastuono di uno schianto metallico. Non aveva visto dove ciò era accaduto, probabilmente molto distante da lui, ma chiaramente c'era stata una collisione tra veicoli. Ne seguì un’altra subito dopo, una terza negli istanti successivi accompagnata da fragori di frenate su asfalto, altre con clacson premuti costantemente, scontri che avvenivano sempre più nelle vicinanze... e colpi di arma da fuoco.
"Che sta succeden...?"
Un'auto arrivò da lì in una corsa così fuori controllo che era uscita dalla sua corsia. Sasuke intravide il guidatore accasciato sul volante, il parabrezza era perforato da un buco da cui si diffondeva una ragnatela di incrinature. Sterzò per evitarla e lasciarla schiantare contro la parete del tunnel, finendo per invadere di nuovo la metà destra della strada, dove un'altra macchina gli veniva incontro. Più che correre, questa aveva tutta l'aria di scappare da qualcosa che si era lasciata alle spalle, andava così veloce che, per evitare lui, si scansò di lato e frenò malamente, ma finì anche per cappottarsi su sé stessa. L'Uchiha non ebbe modo di darci molta attenzione, la oltrepassò e tornò a concentrarsi su ciò che aveva davanti.
Frenò e fece derapare la Mercedes fermandosi di fianco. I due di Alba erano all'uscita del tunnel, le vetture volte verso di lui e occupavano ambedue le corsie. Il tratto di galleria che li separava era stato trasformato in un cimitero infuocato di auto, disseminato di veicoli schiantati e ribaltati ai lati del tunnel, distrutti a metà o con le estremità accartocciate verso l'interno, i motori in fiamme. Le persone coinvolte che riuscivano a venirne fuori si scappavano a piedi dai due Racers causa di tutto, chi invece ancora non usciva dalle vetture era rimasto incastrato negli abitacoli o privo di conoscenza o morto sul colpo. Una di queste ultime prese fuoco.
Sasuke già aveva immaginato che gli Alba non si sarebbero fatti problemi a coinvolgere altri civili nella loro corsa, non si stupì molto che fossero veramente arrivati a tanto. Ciò che lo disarmava era vedere come fossero riusciti a provocare una simile mole di disastri, per di più solo in quella manciata di secondi in cui li aveva persi di vista. Lo scenario che aveva intorno era tremendamente simile a quello messo su da lui nel far saltare in aria il loro autosalone: quello che aveva combinato lui con un'esplosione di protossido di azoto, loro lo avevano fatto in due da soli.
"Avranno sparato in giro per creare panico, urtato due o tre macchine per far partire degli incidenti a catena, uno dopo l'altro."
Come risultato, avevano sgomberato completamente quella parte di tunnel dal transito di qualunque veicolo, né altri più dall’esterno per entrarci. Dalle loro posizioni, la Ferrari e la Maserati lo avevano puntato, acceleravano sul posto innalzando il rombo dei motori fino alla volta della galleria, preparandosi per andargli addosso. Poi partirono. A Sasuke bastò una rapida occhiata nei dintorni per capire la situazione: se avesse provato a scartare su uno dei lati, lo avrebbero intercettato; per voltarsi e tornare indietro non avrebbe fatto in tempo; correndo in retromarcia non sarebbe mai stato abbastanza veloce da distanziarli.
Né indietreggiare né fuggire era contemplato, in ogni caso. Premette sull'acceleratore anche lui ma, a differenza loro, non caricò: diede inizio a una lunga derapata che lo fece muovere in circolo, con il muso dell'auto come centro del cerchio, compiendo diversi giri su se stesso, le gomme stridettero sull'asfalto con tale aderenza da alzare densi aloni di fumo, ai quali si univano quelli neri scaricati dalla marmitta. Immersa completamente nella barriera fumogena, la Mercedes sparì dalla vista dei Racers di Alba, che non ebbero tempo né spazio per frenare e finirono per correrci dentro alla cieca. Non durò comunque a lungo, la loro corsa terminò con un brusco impatto frontale per entrambi. Quando il fumo si dissipò e concedette un po' più di visibilità, Kakuzu e Sasori constatarono che nessuno dei due aveva centrato l'auto dell'Uchiha, bensì due fra quelle che loro stessi avevano incidentato e che erano rimaste in mezzo alla carreggiata.
<< Dov'è? >> gridò Kakuzu << Dov'è andato? >>
Un'altra collisione proveniente da dietro glielo fece scoprire subito: il Racer aveva approfittato della loro vista limitata per evitarli passandogli accanto, al bordo della carreggiata. Ora era lui alla carica su di loro, riuscì a colpirli tutti e due insieme per quanto erano affiancati. Dopo il primo assalto, lo videro retrocedere per prepararsi al secondo.
<< Al diavolo! >>
Kakuzu decise di abbandonare l'abitacolo e, una volta fuori, riprese in mano la pistola scaricando proiettili contro l'auto in arrivo. Sasuke, vedendosi bersagliato, fermò l'avanzata e frenò derapando di lato. Si abbassò sui sedili, assicurandosi di non essere visibile al di là del finestrino, e lasciò che i colpi finissero contro la carrozzeria, con le mani si protesse la testa dai frantumi di vetro che gli caddero addosso. Contò poco più di una decina di spari prima che udisse il suono dell'arma scarica, sì da osare sporgersi e controllare l'esterno: il Racer di Alba si era avvicinato parecchio, lo vide buttare per terra l'arma che non gli era più di alcuna utilità e continuare ad avanzare verso di lui. Doveva essersi accorto che non lo aveva fatto secco.
<< Vieni fuori, Uchiha Sasuke. Regoliamo insieme un po' di conti. >>
Non che ci fosse molta altra scelta, si era spento il motore e l'uomo era troppo vicino perché potesse riavviarlo e scappare prima che lo raggiungesse. Allo stesso tempo, il fisico irrobustito dell'Alba non dava prospettive molto rosee per un confronto corpo a corpo.
"Non c'è proprio altro da fare."
Raccolse la sfida. Quello era forse il momento migliore per affrontarlo apertamente, ora che aveva finito i proiettili. Uscì dalla macchina e rimase in piedi ad aspettare che fosse lui a venirgli incontro.
<< Sasori, tu vedi di starne fuori! >>
Senza neppure attendere la risposta, Kakuzu si avventò con impeto contro l'Uchiha. Sasuke si lanciò piegato in avanti, schivò il pugno alto in arrivo e rispose colpendolo nell'addome con tutto il vigore che aveva. Ottenne il solo effetto di prenderlo alla sprovvista e sbalzarlo all'indietro; per il resto, si fece più male che altro, testando sulle nocche la dura resistenza fisica dell'avversario. La sua inaspettata densità muscolare lo colse impreparato per un secondo, tanto bastò a Kakuzu per afferrarlo di getto alla maglia, sollevarlo al di sopra della propria testa e poi farlo ricadere di peso e di schiena sulla Mercedes. L'urto e il dolore causarono una perdita di stabilità e Sasuke si accasciò a terra, ai piedi dello statuario Racer.
<< Dimmi, ragazzo, hai la minima idea di quanto mi sia costata quella Ferrari che tu hai sfasciato? Sono curioso, quanto sangue Uchiha credi che basterà per ripagarmi? >>
Si inginocchiò su di lui ad afferrargli e chiudergli il collo con le mani, gli bloccò il respiro. Sasuke, ancora intontito dal colpo precedente, cercò di fare resistenza e liberarsi dalla presa. Non riuscendoci, rese all'aggressore la stessa moneta sollevando le gambe e avvinghiandole attorno al suo di collo, così che entrambi si ritrovarono nella stessa situazione in cui ognuno si sforzava di resistere e immettere forza più dell'altro. Kakuzu fu più veloce a riprendere il controllo, tornò in piedi tirando su con sé l'Uchiha e mollò la presa subito dopo, facendolo cadere di nuovo sulla schiena. La presa di Sasuke su di lui si allentò ma non si sciolse del tutto, così lo prese, lo sollevò di nuovo e di nuovo lo lasciò cadere. Sasuke fu scosso dal dolore, stavolta aveva urtato anche con la testa, tuttavia si prodigò per non mollarlo. Al terzo colpo, però, non riuscì a mantenere la presa e andò giù, ritrovandosi boccheggiante sull'asfalto e con Kakuzu che lo sovrastava.
<< Piccolo...! >>
Notò appena in tempo il piede alzato che mirava a calpestargli la faccia, si costrinse a sopportare il dolore pur di spronare il proprio corpo a scappare e sfuggirgli di poco. Le gambe riuscirono a sostenerlo e a fargli prendere una distanza di sicurezza, benché Kakuzu si dimostrasse intenzionato a non concedergli tregua assalendolo ancora con impeto. Sasuke reagì in maniera diversa da prima: scartò lateralmente per evitare l'assalto e gli giunse alle spalle, gli falciò le gambe con un calcio alle articolazioni interne.
<< Aaah! >>
L'Alba fu destabilizzato e crollò sulle ginocchia, posizione che Sasuke sfruttò per sferrargli un pugno diretto in faccia. Il colpo ebbe l'effetto di atterrarlo del tutto ma, a parte farlo incazzare di più, nulla più di questo: si issò subito e, con un grido, tentò furiosamente di afferrarlo, tentativo che Sasuke vanificò balzando indietro.
<< Vieni qu... >>
BANG!
Kakuzu si rialzò in piedi, tuttavia fu subito rimesso giù dal proiettile che gli entrò nel costato. Sconvolto, guardò la copiosa perdita di sangue che dal busto colava sulle gambe e sul selciato, per poi voltarsi a fissare la pistola ancora fumante e indirizzata contro di lui.
<< Sasori... che stai...? >>
Sasori avanzò con il braccio testo e l'arma puntata, sparò un secondo colpo che prese Kakuzu alla spalla e lo mandò del tutto a terra. Quando arrivò a prevaricarlo non gli mostrò altro che una faccia molto annoiata.
<< Che... che stai facendo...? >>
<< Ma quanto cazzo la tiri per le lunghe! >>
<< Cosa...? >>
<< Giuro, l'unica cosa che odio più del dover aspettare sono le persone che mi fanno aspettare. >>
<< Gran figlio di putta... >>
A dispetto delle ferite, Kakuzu fece ugualmente per tornare su e afferrare il traditore. La scarica di piombo che seguì lo rimandò al suolo e ce lo fece rimanere, una successione di sei, sette, otto, nove proiettili che gli riempirono di buchi il torace e l'addome. Uno o più di essi furono decisivi, visto che alla fine non si mosse più e sotto di lui comparve una pozza rossa che si dilagava a macchia d'olio.
Sebbene inizialmente incredulo, Sasuke aveva preso le distanze dopo il secondo sparo ed era rimasto in silenzio a osservare la fine del Racer. L'altro diede qualche secondo d'occhiata al cadavere, lo tastò col piede come a confermare l'effettivo rigor mortis. Dopo ciò, volse la sua attenzione all'ammaccato Uchiha.
<< Questo come avresti intenzione di spiegarlo al tuo capo? >>
<< Preoccupati piuttosto di cosa succederà adesso a te. >>
Il che era abbastanza palese. A renderlo ancora più chiaro furono il caricatore vuoto che fu sostituito e il rumore del proiettile che si inseriva in canna.
Furono sorpresi entrambi dall'arrivo di un'auto in galleria, in particolar modo Sasori fu preso alla sprovvista quando realizzò che stava correndo più precisamente verso di lui. Anche sparando, non l’avrebbe fermata né rallentata, poté solo scansarsi. Il veicolo, però, si fermò in mezzo a loro derapando, il cofano investì l'Alba sul fianco così duramente da buttarlo a terra. Appena si fu fermato, la portiera si aprì e ne uscì la Racer proprietaria, la quale andò incontro al malconcio Sasuke e lo riconobbe.
<< Oh... sei tu. >>
<< Che cosa ci fai tu qui? >>
<< Stavo cercando Naruto-kun, a dire il vero, ma ho trovato te e... Aaah! >>
Un colpo di pistola rimbombò nel tunnel, Hinata si spaventò nel sentire qualcosa della Sunny Dawn che si rompeva molto vicino a lei, gridò portandosi istintivamente le mani a proteggersi la testa. Sasuke si gettò ad afferrarla e farla abbassare.
<< Stai giù! >>
Mise entrambi seduti contro la carrozzeria, sotto il livello dei finestrini. Attese uno o due secondi, nei quali non sopraggiunsero altri spari, così si sporse un po' fuori dal nascondiglio: Sasori era ancora riverso al suolo ma, nonostante l'evidente dolore al fianco, si rialzava lentamente. L'urto non gli aveva procurato ferite rilevanti, gli aveva fatto solo molto male.
"Di cosa diamine sono fatti questi tizi?"
Si rivolse alla Hyuga << Come mi hai trovato? >>
Lei aveva in testa tutt'altro che mettersi a spiegare quello << Dov'è Naruto-kun? Pensavo fosse con te. >>
<< È successo qualche casino, ci siamo dovuti separare per un po'. >>
Non fu la risposta migliore che potesse darle << Perché? Credevo che avreste corso insieme, che vi sareste coperti le spalle a vicenda! Avevi detto a Naruto-kun che il tuo piano era questo! >>
<< Ti ho già detto che è successo un casino, il piano ha avuto un intoppo. Vedi di calmarti, mi metto agitazione. >>
La quale non contribuiva a farlo pensare con una mente più ferma. Sentiva ancora la ragazza respirare con un mal celato nervosismo, ma almeno per un po' rimase in silenzio. Scorse il Racer di Alba dall'altra parte della macchina, era riuscito a rimettersi in piedi ma a fatica ci rimaneva. Anche lui notò l'Uchiha dal lato opposto e gli sparò contro un altro proiettile, Sasuke tornò a rifugiarsi prima che lo centrasse.
<< Ti prego, dimmi dov'è Naruto-kun. >>
<< Dall'altra parte del tunnel. >>
<< E come posso arrivarci? >>
Logico che non fosse possibile per la Hyuga, non con quel tizio armato che stava fra lei e la sua via d'uscita. In più, quello lì, seppur a passi strascicati, stava avvicinandosi sempre più verso di lui.
<< Stammi a sentire, Hyuga: cercherò di tenerlo a bada in modo da farti passare. >> parlò a bassa voce << Appena esco allo scoperto, torna immediatamente in macchina e schizza via da qui, siamo intesi? >>
<< S-sì. Ma come farai a... >>
<< Non ci pensare, me ne occupo io. Riuscirò a darti qualche secondo, mi hai capito bene? Avrai solo pochi secondi >> marcò bene l’avvertimento una seconda volta.
<< Sì, ho capito. >>
<< Bene. Stai pronta. >>
Sasori si era approssimato di molto. Sembrava avvertire ancora molti dolori al fianco, ogni qualche istante era costretto ad abbassare braccio e pistola per alleviarli. Fu proprio di uno di quei momenti che Sasuke approfittò, abbandonò il riparo e corse contro di lui rimanendo chinato in avanti. Sasori rialzò l'arma ma, quando sparò, Sasuke era già oltre la traiettoria del proiettile, finì per arrivargli addosso di peso e fece cadere tutti e due a terra. Lottarono l'uno sopra l'altro, Sasori cercando di mirare alla sua testa e Sasuke che faceva di tutto per tenergli la mano bloccata. La situazione non ebbe alcun cambiamento da parte nessuno dei due, il che all'Uchiha andò bene fino al momento in cui sentì la ragazza montare di nuovo nella propria vettura e dare gas. La vide anche sterzare e girare loro attorno, fino a che la Lancer non accelerò e, destreggiandosi in mezzo a quell'inferno di veicoli distrutti, fuggì a velocità elevata.
Come aveva detto, era riuscito a concederle pochi secondi per la fuga, tanto erano bastati affinché anche il rombo del motore si attenuasse fino a sparire completamente in fondo al tunnel.


SPAZIO AUTORE
Salve a tutti, carissimi lettori, finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare! Ho tentato di farlo in tempo per Natale in modo da darvi un po' prima gli auguri di buone feste, ma sapere com'è il periodo delle festività natalizie, no? Riunioni coi parenti, partite varie a tombola e carte e anche altre questioni mie personali che mi hanno tenuto un po' occupato. Comunque sia, almeno per la fine del 2015 ci tenevo a farcela, anche perché volevo che questo fosse il mio aggiornamento di fine annata. Tokyo Underground tornerà sicuramente nel 2016, MA non prima di una nuova one-shot NaruHina che ho intenzione di pubblicare a Gennaio per il NaruHina Month Day :) questo mio nuovo lavoretto sarà il mio primo aggiornamento dell'anno nuovo e sarà una NaruHina a tema Star Wars. In occasione dell'uscita dell'episodio VII, di recente ho fatto una breve maratona dei precedenti sei episodi della saga, quindi già da un po' meditavo di farla con quell'ambientazione: dopo aver visto il film ieri sera al cinema, non ho avuto più nessun dubbio, poiché questo nuovo episodio a dir poco spettacolare mi ha ispirato molto e, grazie a delle informazioni che un caro amico mi ha dato in merito alla saga, ho già un'idea per la storia. Quindi, a meno di ritardi (molto probabili), la data di pubblicazione prevista per questa nuova shot è il 15 Gennaio, essendo quello il giorno del NaruHina Month Day del tema in questione.
Okay, annunciato questo, non credo di dover aggiungere molto altro. Qui io vi saluto e vi ringrazio caldamente per essere stati con me anche in questo 2015, confido che continuerete a esserlo pure nel 2016 che sta per arrivare. Buon proseguimento di festività e un allegro Capodanno a tutti quanti voi, gente!
Jaa na!

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Capitolo 26
*** Tokyo Chaos - III ***


Hinata non credeva a quello che vedeva.
Come le era stato detto di fare, si era fiondata in macchina appena ne aveva avuto l'occasione e aveva dato gas fino in fondo per correre via da lì. La preoccupava lasciare Sasuke da solo e pesto contro quell'uomo pericoloso, armato e deciso a ucciderlo. Ciononostante, la preoccupava di più non conoscere lo stato attuale di Naruto e non sapere dove si trovasse, perciò Sasuke passò in secondo piano e pensò ad arrivare il prima possibile alla fine del tunnel.
Solo... non si aspettava nulla di quello che trovò sul tragitto. Prima di ripartire era stata costretta ad accovacciarsi dietro la Sunny Dawn per proteggersi dai proiettili vaganti dell'Alba, non aveva avuto modo di sporgersi e vedere al di là della carrozzeria. Poi, appena entrata in macchina, per l’impellenza di allontanarsi da lì non aveva fatto caso alla strada e alle vetture distrutte che quasi la occludevano. Ora ci faceva caso eccome: uno scoppio improvviso e una fiammata istantanea l'avevano indotta a fermarsi poche centinaia di metri dopo la sua fuga, abbagliata dalla luce del fuoco. Guardando il cofano di quella macchina ribaltata che si incendiava, solo allora Hinata si rese conto di dove si trovasse. Quella galleria era uno scenario post-apocalittico, ovunque guardasse non vedeva che fuoco, desolazione e distruzione, una lunga coda di veicoli sfasciati, macchine capottate sulle fiancate o sul tettuccio, parzialmente ammaccate o del tutto deformate, sventrate da violente collisioni, avvolte dalle fiamme o molto vicine al divenirlo, altre ancora annerite e consumate.
<< Mio Dio... >>
A passo d'uomo cercò lo spazio per avanzare, passava accanto ai veicoli distrutti e abbandonati, con orrore notò che in alcuni di essi erano rimaste delle persone. Quelle sui sedili erano morte sul colpo, chine sui cruscotti oppure attraverso i parabrezza sfondati, mentre quelle accasciate per metà fuori vettura dovevano almeno aver provato a uscire prima di finire a terra.
Per quanto terribile da vedere, quell’area devastata terminò nel giro di poco, davanti a lei si aprì un tratto di tunnel completamente. Dietro di lei non c'era più nessuno da salvare, chi aveva potuto fuggire lo aveva già fatto.
"Naruto-kun... tu sei da solo contro persone che possono fare questo?"
Premete sull'acceleratore e dalla prima marcia ingranò la seconda, passò alla terza e alla fine del tunnel fu già in quarta. Corse con in testa il solo pensiero di arrivare quanto prima da Naruto, per quanto avesse la spiacevole sensazione che non sarebbe arrivata mai abbastanza presto.
Poi si fermò, realizzando solo ora una cosa: Sasuke le aveva detto che Naruto si trovava dall'altra parte della galleria, sì, ma quanto effettivamente lontano? Quale direzione aveva intrapreso? Che cosa doveva fare lei? Dove doveva andare adesso?
Accostò. Nel cuore ebbe l'ansia e la fretta di avere subito delle risposte, ma proprio l'agitazione rendeva un'impresa cercare di ragionarci con lucidità. 
"Potrei chiamarlo di nuovo, sì!"
Fece per prendere il telefono e chiamarlo. Si accorse solo allora che non l'aveva con sé: nella foga di uscire e andare a cercarlo, doveva averlo dimenticato a casa! Sì, lo aveva posato sul tavolino in salone per cercare le chiavi della macchina, subito dopo si era precipitata alla porta senza pensarci. Come aveva potuto essere così sbadata?
Sospirò per una rassegnazione frustrante, come prima si trovò con la bruciante frustrazione di non sapere cosa fare. La strada che aveva davanti si estendeva a vista d'occhio e si arcuava sulla destra, poteva portare chissà dove ma per Hinata era come se non potesse portarla da nessuna parte. Non c'erano bivi prima di poche altre decine di metri, solo un'intersezione a T, e già lì sorgeva il dubbio se proseguire o svoltare.
Fu proprio laggiù, però, che ebbe l'impressione di notare qualcosa di insolito: il guardrail laterale che sembrava piegato verso l'esterno della strada. Una coincidenza che lo fosse proprio in corrispondenza di quell'intersezione, di fronte alla strada laterale che si univa alla carreggiata?
"Non può esserlo."
Rimise in moto e procedette verso quel punto. Giunta lì, scese dalla macchina e poté osservare molto più da vicino. Alla distanza di prima il danno che aveva subito la barriera non sembrava tanto esteso come lo era davvero: non era stata semplicemente piegata, era stata completamente sfondata e quasi del tutto abbattuta, il metallo era divelto verso l'esterno in una spaccatura grande, a occhio, quanto la larghezza di una macchina. Lì era successo qualcosa.
"Cosa...?"
Proprio mentre stette per domandarselo, le balzarono agli occhi altre tracce, segni di pneumatici che coprivano quasi tutto l'asfalto dell’intersezione. Erano numerose scie nere che si sovrapponevano e indicavano la presenza di molte auto coinvolte, dalle sgommate ricurve si poteva dedurre che in quel tratto di strada erano state fatte parecchie derapate e le macchine si erano fermate proprio al centro dell'incrocio. Le più marcate erano quelle che indicavano la dinamica della collisione, ovvero come un'altra vettura fosse giunta in seguito e avesse cozzato contro una delle precedenti fino a farla finire contro il guardrail.
"Andava a velocità elevata prima dell'impatto. Ci è andato addosso apposta."
Doveva essere quello il casino per il quale, a detta di Sasuke, lui e Naruto si erano dovuti separare. Non poteva capire dettagli del tipo chi fosse andato addosso a chi, ma se l'Uchiha era arrivato al tunnel da lì...
"Naruto-kun è andato dall'altra parte."
Lo confermavano altri segni di ruote che proseguivano verso l'autostrada. Non ebbe bisogno di sapere altro e, tornata in macchina, prese quella direzione.
Naruto, quindi, aveva cercato di raggiungere l'autostrada, il suo terreno di corsa preferito. Qualcosa era andato storto in quell'intersezione, Sasuke lo aveva aiutato ma ciò lo aveva costretto a prendere una via diversa.
Seguì l'autostrada, speranzosa di trovare altre tracce su dove Naruto fosse andato. Ne trovò una abbastanza evidente pochi chilometri dopo, dove il traffico rallentava quasi fino a fermarsi. La causa di ciò era un incidente avvenuto da quelle parti: a detta delle persone rimaste nei dintorni, una macchina era stata spinta nella carreggiata opposta e un SUV l'aveva travolta. Il traffico era così rallentato perché i soccorsi e la rimozione stradale tardavano parecchio ad arrivare. Hinata immaginò fosse perché ritenessero prioritario il disastro galleria, dove qualcuno doveva aver segnalato l’avvenuto. Lì, intanto, il SUV era rimasto col cofano e il motore mezzi distrutti, mentre il veicolo che aveva investito - più altri due o tre coinvolti nel sinistro - erano fuggiti nella corsia di decelerazione. Fu lì che la Hyuga andò. Sentì di essere ancora più vicina a Naruto.
"Ma non ti vedo ancora. Dove sei?"
La ricerca continuò in una sopraelevata che si estendeva in una curva molto ampia e conduceva in una zona completamente deserta. Più avanti trovò l’unica deviazione esistente nel raggio di qualche chilometro, lì si fermò a controllare e a ragionare di nuovo. La segnaletica circostante indicava che da quelle parti c'era un cantiere stradale ancora in corso, in lontananza scorgeva con qualche difficoltà mucchi di materiale edile lasciato sulla carreggiata. Difficile che Naruto avesse preso quella direzione, la scelta più logica sarebbe stata passare oltre e...
VROOOM! VROOOM!
Trasalì quando le giunse improvvisamente il rumore di motori possenti. Oltre alle orecchie frastornate e un sobbalzo al cuore si beccò in piena faccia la luce degli abbaglianti di due auto appostate lontano su quella stessa strada. Ne scorgeva poco i lineamenti, ma nessuna delle due dava l'impressione di essere la Supra di Naruto. Erano girate entrambe verso di lei e il modo in cui acceleravano sul posto erano una chiara manifestazione delle loro intenzioni: erano tori in una corrida prima di lanciarsi alla carica.
<< Oh mio...! >>
Non partirono insieme, una di esse avanzò precedendo la compagna che restò ferma. La Bentley in corsa occupò in contromano la stessa corsia di Hinata, chiaramente decisa a finire addosso alla Sunny Dawn. Hinata si fece prendere per qualche momento dalla paura ed esitò, finché non si rese conto che se non si fosse mossa sarebbe stata investita. Così fece: innestò la retro e prese a correre ma dovette farlo in retromarcia, senza poter effettuare l'inversione; sapeva che se ci avesse provato l’avrebbe raggiunta ancor prima che lei completasse la manovra. In questo modo, però, la velocità che poteva trarre dalla sua macchina era molto limitata, inoltre doveva accertarsi continuamente che non arrivassero altri veicoli da dietro.
L'altro si avvicinava troppo in fretta.
"Non ce la faccio! Non posso fare inversione, non riesco ad andare più veloce... mi prenderà!"
Hinata era spaventata, tanto spaventata da vedere l'auto di fronte come una bestia dagli occhi abbaglianti che stava per assalirla... e dopo di quella ce n'era un'altra in fondo che la stava aspettando.
Agì per istinto: frenò di colpo col freno a mano quando l'altra macchina fu alla giusta distanza, girò interamente lo sterzo e la Sunny Dawn vorticò spostandosi dal centro della carreggiata; la Bentley passò oltre e mancò la collisione prima che l’aggressore si rendesse conto della manovra improvvisa. Si fermò dopo una notevole distanza percorsa, derapò in modo da voltarsi indietro.
Hinata aveva mantenuto il controllo e si era fermata prima di urtare a bordo strada, dava le spalle all'inseguitore e con un'occhiata constatò quanti metri fosse riuscita a mettere tra sé e lui: più che abbastanza, almeno per ora. Visse un momento di gran sollievo, la paura di un inevitabile impatto era svanita, ma ciò non migliorava di molto la situazione. La seconda macchina - quella che non era partita all’assalto - non aveva abbandonato la sua posizione e ora lei si trovava tra due fuochi. Forse avevano in mente proprio questo da prima? Le mancò il tempo di provare anche solo a pensarci, la Bentley tornò all'attacco e quello spazio prese a ridursi pericolosamente. Riavviò il motore, innescò la prima marcia e riprese a correre in avanti, l’unica direzione che poteva prendere. Sapeva che non poteva evitarlo di continuo con la stessa giostra, prima o poi l'avrebbe presa. Allo stesso tempo, la Fisker in fondo alla strada prometteva un durissimo scontro se lei avesse continuato a correre da quella parte.
Questa era la sua situazione. L’avevano incastrata e non aveva modo di uscirne. Tuttavia...
"Ma perché non si muove?"
Era così dall'inizio, ora che ci pensava. Il Racer della Fisker dava a fondo col gas e il motore ruggiva... eppure non si decideva a partire. Hinata non ne capì il motivo, sarebbe stato più logico se fosse avanzato in modo da chiuderla su entrambi i lati e toglierle ogni via d'uscita. Invece non lo faceva. Sembrava continuamente sul punto di lanciarsi in avanti, quando in realtà rimaneva sul posto senza motivo... e il non capirlo turbava di più la Hyuga. Certo, se avesse insistito in quel modo, lei avrebbe potuto passarlo di lato, anzi, ormai era arrivata a una distanza così ridotta che poteva persino credere di farcela davvero. Le sarebbe bastato deviare di poco e superarlo passandogli accanto e sarebbe stata libera dalla trappola. Se lui avesse voluto impedirglielo, avrebbe potuto farlo molto prima.
Poi le fu chiaro l'inganno. Poco prima che lei deviasse, la Fisker fece una forte derapata, girò su se stessa occupando maggior parte dello spazio di entrambe le corsie. La manovra che Hinata era intenzionata a fare diventò impossibile, si ritrovò a dover sterzare in direzione opposta, con il cuore in gola, e per evitare la collisione finì per imboccare la strada che conduceva nel cantiere. Scoprì che solo dopo averla costretta a questo, anche quell'auto aveva iniziato a inseguirla insieme alla Bentley.
"Voleva farmi finire qui!"
Molto probabilmente puntavano a rallentarla sfruttando i vari impedimenti che potevano essere presenti su una strada in costruzione. Infatti, già da subito Hinata aveva dovuto scansare la segnaletica di avvertimento sull'asfalto e alcune transenne di delimitazione. Con l'avanzare aumentava il materiale edile da evitare e lo spazio percorribile si restringeva progressivamente. Una stranezza che Hinata notò era che parte di quel materiale era già stato travolto prima del suo passaggio, vedeva pile di casseforme abbattute o anche distrutte e mucchi di travi d'acciaio disperse a terra. Era successo qualcosa lì?
Si voltò per un attimo a osservare le altre due auto, non se la cavavano meglio di lei a passare là in mezzo, non avevano guadagnato tanto di quel terreno da sperare di metterla in difficoltà. Davvero avevano fatto così male i conti mandandola su un terreno che avrebbe dato loro gli stessi impedimenti?
<< Oh mio Dio! >>
Per niente. Alla fine di tutti quegli ostacoli scoprì che la carreggiata si interrompeva.
Aveva pensato che quel cantiere fosse lì per una manutenzione straordinaria della strada, non immaginava che invece si trattasse di una sopraelevata in costruzione, così da quel punto in poi non c'era più dell'asfalto solido su cui correre: solo una caduta libera nel vuoto.
La frenata che fece fu così forte e stridente che ebbe la spiacevole sensazione di consumare le pastiglie dei freni dentro le ruote, le gomme gemettero e sollevarono fumo e polvere da terra. La Sunny Dawn riuscì a fermarsi poco più di un metro prima dall'orlo del precipizio, era così vicina che da dietro il parabrezza Hinata non intravedeva più neanche il bordo. Il petto le pulsava per lo spavento.
SBAM!
Tutta la vettura sobbalzò per l'urto e Hinata quasi finì con la testa contro il volante. Ebbe appena il tempo di realizzare la botta subita, causata dalla Bentley che, da dietro, spingeva a forza la macchina in avanti.
<< Oh no...! Vi prego, no! >>
Ingranò la retromarcia e premette a fondo l'acceleratore, dovette far gridare dallo sforzo il motore della Sunny per chiederle di metterci tutta la forza che aveva, pregò la sua vecchia amica di non cedere ora. In qualche modo riuscì a resistere alla spinta posteriore, ma non tardò a rendersi conto che la stava solo rallentando e non fermando completamente. Guardò in continuazione alternativamente avanti e indietro, notò come stesse avanzando di pochi e lenti centimetri e si avvicinava progressivamente verso il salto il vuoto.
<< Ti prego, tieni duro! Ti prego, ti prego, ti prego! >>
Niente da fare, il motore dell'altra macchina era chiaramente più potente del suo, lo sentiva aumentare continuamente i giri mentre lei dava già il massimo.
Poi, in un momento in cui guardò avanti, da sotto il cofano provennero all'improvviso un enorme sbuffo di fumo nero e un rumore di frittura elettrica, e la macchina si spense. In un secondo di terrore Hinata vide quei centimetri diminuire troppo rapidamente, in un impeto disperato aprì la portiera e si gettò fuori a terra. Cadde di fianco sulla strada, dietro di lei passò la Bentley che la mancò per un soffio, a malapena ebbe modo di scorgere la Sunny Dawn spinta a compiere quel salto e sparire oltre il bordo. Si avvicinò a carponi e vide l'auto completare la caduta quindici metri più sotto con un fragoroso disastro, finendo a ruote all'aria. Lo schianto schiacciò il tetto e gli interni col peso della vettura, le portiere caddero e due ruote saltarono via, tutti i vetri andarono in frantumi. Senza dire nulla né emettere suono, a bocca aperta Hinata osservò la fine irrecuperabile che la sua auto fece.
<< No... >> la voce, ridotta a un sussurro rauco, era rotta da un principio di pianto << Non ci credo... non è possibile... >>
Il rumore della portiera che si apriva e si richiudeva vicino a lei la risvegliò dallo stato di shock. Il Racer della Bentley era un uomo grosso e alto, con una spigolosa faccia ghignante, tanto che lei, guardandolo dal suolo, ne fu spaventata a morte. Fece poco caso al secondo uomo, praticamente inesistente in confronto al primo che la intimoriva perché era stato abbastanza pazzo da cercare di buttarla di sotto con la sua auto. Il fisico erculeo le dava la spiacevole impressione che fosse capace di sollevarla e torcerle il collo con una sola mano, oppure spezzarle la schiena e le costole con la presa delle braccia, oppure ancora afferrarla e scaraventarla di sotto. Ebbe paura di tutto questo e di qualunque altra cosa potesse farle, mentre lo vedeva avvicinarsi e lei, istintivamente, retrocedeva strisciando. La fuga fu breve, terminò contro il muretto laterale della carreggiata e non poté più mettere altra distanza tra sé e il gigante.
"Che faccio? Che cosa faccio? Naruto-kun, ti prego..."
L'uomo le fu davanti, minaccioso. Che cosa voleva farle? Voleva solo ucciderla come avevano fatto con Neji-niisan o voleva anche farle molto male? O peggio ancora, voleva violentarla? La paura che aveva divenne panico, ebbe le lacrime agli occhi quando si chinò su di lei. Era così brutto che le fece ancora più paura.
<< N-no... >> singhiozzò << Ti prego, no... >>
<< No? >> ridacchiò Kisame << No che cosa? >>
Le afferrò il viso con la mano, così grande da chiuderle la faccia nel palmo fin sopra il naso. Hinata temette che volesse soffocarla.
Per una insperata fortuna non dovette scoprirlo, l'arrivo di una terza macchina glielo evitò. Fino a quel momento doveva essersi avvicinata furtivamente, poco alla volta, ma l'apparizione fu così improvvisa che colse di sorpresa tutti: la vettura venne fuori come dal nulla da dietro le cataste di casseforme, abbattendole con irruenza, e derapò con una fragorosa sgommata. Zetsu si rese conto appena in tempo che stava per venirgli addosso e fece per scansarsi dalla parte opposta. La macchina, però, derapò di nuovo portando il posteriore verso l'Alba. Zetsu non ebbe più modo di evitarlo e ne fu travolto, colpito con tale violenza da essere spinto e cadere all'indietro... solo che, dietro di lui, il suolo su cui cadere stava quindici metri più in basso.
Hinata fissò il punto in cui sparì con un grido. Dopo pochi secondi sentì il tonfo dell'impatto, forse su una superficie metallica.
"È morto..."
Nonostante questo, non le sfuggì che il suo grosso amico era anche più sgomento di lei, era così incredulo che le aveva tolto le mani di dosso senza accorgersene.
<< Salta su! >>
Si girarono tutti e due verso l'auto, lo sportello del passeggero era aperto, e quando Hinata vide Naruto si sentì svenire per l'emozione. Riconobbe anche la sua Kurama, tanto malridotta e ammaccata che non l'aveva distinta subito. Vederlo le diede una nuova forza nelle gambe, la sua incitazione la spinse all'istante a correre e sgusciare lontana dalla vicinanza soffocante di Kisame. Per molto poco ci riuscì, per un momento sentì sul polpaccio le sue dita che cercavano di afferrarle la gamba e non ci riuscirono per un soffio. Quando fu in macchina ed ebbe chiuso la portiera, quel sedile le sembrò il posto più sicuro e felice del mondo.
Naruto girò la macchina, diede gas e si allontanò prima che Kisame arrivasse allo sportello. Con tutto quello che ormai era stato buttato giù su quella strada, si era ormai aperto un varco che gli permise di scappare senza gli stessi rallentamenti di prima. Il problema era che anche l'inseguitore, quando avesse raggiunto la sua macchina, avrebbe potuto rincorrerli altrettanto liberamente.
Usciti dalla strada in costruzione, fecero a ritroso il percorso fatto per arrivare fin lì. Hinata guardò indietro, la macchina non si vide arrivare per un bel pezzo. Poté concedersi qualche momento per non doverci pensare più e abbracciò Naruto.
<< Ehi ehi... piano, eh. >>
Anche se impegnato alla guida, lui le strinse le spalle con solo un braccio, pur continuando a tenere gli occhi sulla strada. Se avesse avuto un istante per guardarla, avrebbe potuto mostrarle quanto fosse felice anche lui di averla trovata. Era stata a poco così dal finire buttata giù da un ponte ma la cosa non sembrava più preoccuparla, anzi accresceva il valore di quel ritrovamento. La sentì sospirare sulla sua spalla, forse cercava di soffocare un singhiozzo. Poteva facilmente immaginare perché la ragazza avesse voluto raggiungerlo fino a lì, visto come aveva dovuto chiudere la loro ultima chiamata.
<< Ho cercato di ricontattarti. >> le spiegò << Non mi rispondevi. >>
Hinata rialzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. Intraprendere una discussione, anche così frivola, la risvegliò un po'.
<< Ah... l'ho... l'ho dimenticato a casa. Sono corsa via subito e... >>
Naruto fu stupito. Hinata non era qualcuno che dimenticava qualcosa così facilmente. Questo non glielo aveva mai detto lei chiaramente, però conosceva la particolare cura e attenzione che dava alle sue cose, sicuramente un'attitudine sviluppata per gestire e organizzare in modo ordinato la sua vita universitaria. Dimenticare a casa qualcosa di importante come il cellulare era un errore che proprio non riusciva ad attribuirle, eppure per correre da lui l'aveva fatto senza rendersene conto. Continuava ad ascoltarla con la stessa incredulità mentre lei raccontava di come avesse fatto a seguirlo e trovarlo fino a lì, lo aveva davvero inseguito lungo tutto il percorso che aveva fatto e sapendo a cosa andasse incontro. Ci aveva rimesso la sua amata Sunny Dawn, ma eccola veramente lì.
"Mi seguirebbe in capo al mondo. Che ragazza!"
Doveva mettersi a fare un bell'elenco di tutti gli aspetti e i suoi modi che continuamente lo sorprendevano, poi magari decidere quali di questi amasse di più o se li amasse tutti allo stesso modo. Era comunque più probabile la seconda ipotesi.
Si ricordò che non era il momento per questi pensieri.
<< Ah, Hinata! Qui in giro deve esserci un tablet, forse è caduto a terra. Cercalo. >>
La richiesta le suonò strana fatta in una situazione simile, tuttavia Hinata si apprestò a esaudirla senza fare domande. Si chinò e frugò sotto il sedile, ma fin dove la mano arrivava non trovò niente. Controllò anche dietro, sia sul sedile che a terra, non vide altro che i tappetini e i frammenti dei finestrini distrutti.
<< Qui non c'è niente. >>
<< Cerca meglio. Deve esserci. >>
Hinata però sentì nella sua voce che neanche lui ne era piuttosto sicuro. Doveva aver tenuto conto della possibilità che il tablet fosse caduto fuori dall'auto, probabilmente nell'incidente che l'aveva ridotta in quello stato, tuttavia sembrava aver urgentemente bisogno di quell'apparecchio. Tentò di approfondire la ricerca.
<< Scusami. >>
Dovette rendergli incomoda la guida per qualche momento mentre cercò di spostarsi dietro. Poi si abbassò ai piedi dei sedili posteriori e allungò la mano per riprendere a cercare. Uno dei vetri le graffiò un dito << Ahi! >>
<< Tutto bene lì dietro? >> chiese Naruto.
Hinata succhiò il graffio << Sì... mi sono tagliata >> non perdeva molto sangue, però.
<< Fai attenzione. >>
Mise da parte il taglio per il momento e continuò. Dovette procedere con più cautela per fare attenzione ai vetri, nonostante l'impellente bisogno di Naruto.
Alla fine trovò il tablet sotto il sedile dell'autista << Eccolo! >>
Si rialzò e affiancò l'Uzumaki. Lo schermo dell'apparecchio era attraversato da una crepa, ma si accese lo stesso.
<< Ricordi quell'applicazione che ti ho chiesto prima al telefono? >>
<< Sì. >>
Non ebbe bisogno di farselo spiegare, la selezionò e la avviò. Durante la schermata di caricamento dedusse che, in qualche modo, Naruto e Sasuke fossero riusciti a monitorare le corse dei loro inseguitori e il tablet servisse proprio a questo.
Il caricamento fu così veloce da far intendere che doveva esserci un segnale nelle immediate vicinanze. Infatti, quando si aprì la mappa della loro area, si vide subito la fonte di quel segnale sulla loro scia che li inseguiva a velocità sostenuta. Hinata si voltò: non troppo distante, vide la Bentley che si avvicinava spedita, la strada era talmente libera che tagliava velocemente le distanze senza incontrare ostacoli. Ancora una volta, i suoi fari le parvero gli occhi di una bestia all’attacco. E loro neanche erano arrivati all'autostrada.
Si girò per avvisare Naruto << Sta per raggiungerci! Naruto-kun, così non va bene. Non puoi farcela da solo. >>
<< Che stai dicendo? >> obiettò lui << Lo sai che prima erano in tre? Invece ora è uno solo e io sono ancora qui! >>
<< Per chissà quale miracolo! La tua macchina è quasi a pezzi, la mia finita giù da un ponte e io stessa stavo per finire male. Per quanto ancora possiamo andare avanti così? >>
Naruto sospirò frustrato, capendo di essere in torto. Aveva ragione Hinata, non poteva continuare a scamparla sempre per un soffio contro nemici tanto ostici, soprattutto perché adesso doveva pensare a tenere al sicuro anche lei.
C’era poco da fare, doveva tornare al piano originale.
<< Va bene. >> le concesse << Prova a cercare Sasuke e dimmi dove si trova adesso. Dovrebbe avere un localizzatore anche lui. >>
Hinata eseguì. Restrinse la mappa e cercò nei quadranti stradali circostanti la fonte di altri segnali, partendo dalla zona del tunnel in cui l'aveva visto l'ultima volta. Ormai, però, non si trovava più lì. Col dito fece scorrere il quadrante, ampliò la ricerca zoomando la mappa all'indietro il più possibile, cercando la posizione di Sasuke.
<< L'ho trovato! >>
Cominciava a pensare che il suo segnale fosse completamente sparito, quando finalmente apparve sullo schermo. Si era allontanato parecchio dalla galleria, significava che era riuscito a riprendere possesso della macchina e a rimettersi in corsa. Il problema era che non era da solo, c'era un altro segnale che lo seguiva strettamente.
<< Dov'è adesso? >> chiese Naruto.
<< In città, si dirige a Setagaya. >>
L'Uzumaki alla guida sbottò incredulo e irritato << Come a Setagaya? Perché diavolo si è allontanato così tanto? Pensavo dovessimo riunirci! >>
<< Forse è in difficoltà. Prima con lui c'era uno degli Alba, credo che lo stia inseguendo ancora adesso. >>
<< Non mi dire! >>
Naruto gettò una fugace occhiata dietro: la Bentley aveva ormai accorciato troppo le distanze e questo non fece che innervosirlo di più. In autostrada non aveva quel gran vantaggio che aveva sperato, l'inseguitore era più veloce di lui e non trovava abbastanza impedimenti per rallentarlo. Anche Hinata comprese la situazione.
<< Devi tornare in città subito. >> disse << Non puoi batterlo negli spazi aperti. >>
Tristemente vero. Però la città non era il suo terreno di gioco favorito: troppe macchine e veicoli per le strade, folle di pedoni che attraversavano in continuazione, pochi rettilinei liberi e infinite svolte e incroci in mezzo a colossali palazzi, oppure vie strette, anguste e tortuose nei quartieri più residenziali. Decisamente non era il miglior posto dove spronare Kurama alla velocità massima e far valere come si deve le sue prestazioni.
Sasuke, però, si trovava proprio lì. A detta di Hinata, ora rimaneva nella stessa zona e non andava più da un quartiere all'altro. Resisteva, ma non faceva nulla più di questo. Hinata interpretò facilmente il perché di questo.
<< Ti sta aspettando >> sostenne convinta.
<< Venire lui da me no, eh! >> ridacchiò << Va bene, ho capito. Hinata-chan. >>
<< Sì? >>
<< Ho sempre desiderato dirlo. >> ingranò la marcia massima << Tieniti forte. >>


SPAZIO AUTORE
'Eghe, mo' si mette mica a nevicare? E dire che siamo pure a Luglio!
Salve, care e molto probabilmente poche anime pie ancora disposte a seguire questa mia fanfiction, finalmente sono tornato qui. Ci ho messo sei mesi (per gli studenti di pignoleria sono 3 tre mesi dalla mia ultima oneshot) ma cosa volete che vi dica, ve l'avrò detto già parecchie altre volte ma la voglia di scrivere ormai rasenta il livello del piano seminterrato di casa mia. Forse ci metterò le ere geologiche ma continuo a ribadire anche che non ho intenzione di lasciare incompleta questa storia :)
Detto questo, ho detto tutto, mi resta solo da ringraziare voi per l'enorme pazienza che avete avuto nell'attendere l'aggiornamento e che avete nel continuare a seguirmi ancora. Alla prossima.
Jaa na!

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Capitolo 27
*** *CHE NE E' STATO DELL'AUTORE?* ***


Miei cari lettori, ben ritrovati.
Prima di cominciare, voglio augurare Buona Pasqua a tutti voi. E secondo, tengo a precisare che questo non è un pesce d’aprile, ciò che state per leggere è da prendere con serietà.
Allora… voi non avete idea di quante cose io abbia in testa in questo momento, un sacco di cose che ora voglio provare a dirvi ma non riesco a trovare un ordine preciso in cui dirvele. È come se fossi nella mia cantina a fissare un enorme ammasso caotico di vecchi oggetti che mi sono appartenuti molto tempo fa, come se dovessi riordinarli ma non sapessi quale prendere per primo, e mentre cerco di mettere un po’ d’ordine ho comunque il timore di dimenticarmi di prendere una di queste cose. Spero di aver reso l’idea.
Comincio direttamente dal motivo principale per cui sto scrivendo queste righe e visto che non c’è un modo per addolcire la pillola, lo dirò e basta: il mio tempo da scrittore di fanfiction è definitivamente concluso. Dopo dieci anni, sono arrivato al capolinea su EFP. Non so quanti ce ne siano ancora di quei cari vecchi lettori che mi seguono da tempo immemore e quanti invece abbiano iniziato a seguirmi solo negli ultimi tempi, ma questo è un messaggio che rivolgo a ognuna di quelle cerchie di sostenitori: voi che avete avuto la pazienza da santo per seguire i miei aggiornamenti che ormai si erano dilatati fin troppo, che avete sempre speso mezz’oretta del vostro tempo per leggere, apprezzare e lasciare anche le vostre sincere opinioni sulle mie storie... non avrete più bisogno di aspettare. Tutto ciò che vi chiedo adesso è un altro po’ del vostro tempo per permettermi di darvi delle dovute spiegazioni sul mio abbandono… e qui sorge quel problema di ordine di cui vi ho parlato qui sopra.
Prima di tutto: perché dirvelo proprio in un aggiornamento di questa fanfiction inconclusa, Tokyo Underground? Proprio per il fatto che è inconclusa, rimasta senza il degno finale che ho sempre sognato di dargli ma che ormai da quasi due anni manco di fare. Tokyo Underground è una delle fanfiction che, secondo me, sono la massima rappresentazione di me stesso come scrittore, il mio picco di bravura che indica che forse non sarò mai capace di fare meglio di così. Lo sono questa fanfiction e anche le due Strigoi, nonché le ultime one-shot che ho pubblicato qui. Nonostante le mie buone intenzioni sul volerla concludere e le mie continue promesse a voi lettori di non sparire mai, alla fine ho lasciato che cadesse nel dimenticatoio. Non ho scritto più nulla per moltissimo tempo, sapete? È passato così tanto dall’ultima volta che ora sento di essere calato inevitabilmente, percepisco di non essere più tanto bravo come un tempo. In questo mio periodo di assenza sono comunque tornato spesso su EFP a rileggere ciò che avevo scritto… e vi giuro, io stesso non riesco a capire come sia possibile che delle storie così ricche, con personaggi così ben caratterizzati e delineati, siano potute uscire dalla mia mente e dalle mie mani. Quando leggo quelle cose, per me è come specchiarmi, vedere me stesso ma anche una persona del tutto diversa, qualcuno che non sono io.
La verità è che, ora come ora, non sarei capace di rimettermi a scrivere per Tokyo Underground il finale che desideravo per essa, sicuramente non nel modo in cui vorrei raccontarlo, non sarei più in grado di farlo con quell’ardore che mi ha sempre indotto a dare il mio impegno per la storia rendendola così ben fatta. Ad essere sincero, queste difficoltà sono sorte già da prima che la interrompessi, nel periodo in cui ho iniziato a scrivere i capitoli “Tokyo Chaos”: già da quando ho introdotto il clan degli Alba nella storia sapevo che i protagonisti e gli antagonisti sarebbero finiti con l’azzuffarsi e fare baraonda per le strade, era quello che volevo succedesse, ma la verità è che ho sempre avuto molta poca inventiva per le scene d’azione in auto. Vero, sono comunque riuscito a scriverne parecchie, ma alla lunga mi era sembrato di essere diventato ripetitivo, pareva quasi mi mettessi a scrivere sempre le stesse cose, non riuscivo a trovare nuove idee da inserire e riguardare alcuni film della saga di Fast and Furious, chissà come mai, non mi ha aiutato come speravo. Ho cercato di non arrendermi, di insistere e spingermi in avanti il più possibile. Avevo anche finito la bozza del capitolo “Tokyo Chaos – IV” in cui Naruto e Hinata sarebbero stati alle prese con la fuga dall’inseguitore Kisame, ma alla fine ciò che avevo scritto non mi soddisfaceva per niente e ho deciso di accantonare quella bozza, pensando che magari in futuro l’avrei ripresa forte di una nuova ispirazione miracolosa e sarei riuscito a tirar fuori qualcosa di meglio, ma dopo due anni di inattività devo arrendermi all’evidenza che non riprenderò questa storia mai più. Questo per me è un bello smacco, oltre che come scrittore che abbandona una delle sue opere massime, anche perché c’è ancora tanto in questa storia che desideravo raccontarvi, farvi sapere come sarebbe andato a finire il confronto con Obito e come sarebbero finite le vicende per Naruto e Hinata e per tutti gli altri, in particolare perché per la coppia protagonista della storia avevo ancora in mente una deliziosa scenetta e anche un bell’epilogo.
Così, alla lunga, non ho più voluto farmi vivo su EFP perché sentivo di non avere ormai più nulla da offrire a questo sito. Ciò non toglie che sono sparito per lungo tempo senza nemmeno fornire uno straccio di spiegazione, cosa per la quale mi devo veramente scusare. La cosa che meno mi fa onore è che nemmeno pensavo di dovermi prendere la briga di dare un saluto a questa comunità di scrittori; e dire che mi ha fatto scoprire una parte del web che non immaginavo possibile ai tempi del liceo e ci ho pure passato dieci anni della mia vita! Perciò ora eccomi qui a porgervi le mie sincere scuse per tutto quanto. Avrei anche continuato così, a non degnarmi di venire qui a dirvi la verità, se non fosse stato per uno di voi, un lettore che mi segue da diverso tempo e che è anche un mio kohai. Penso che alcuni di voi conoscano crazyfrog95 e le sue Rikudou Legacy: sto parlando proprio di lui. Come me, anche lui è rimasto inattivo per molto tempo con la sua saga ma, a differenza di me, è stato più realista e si è reso conto che la sua storia non sarebbe più andata avanti. Grazie a lui e al suo messaggio di commiato ho capito tre cose: primo, anch’io non potevo rimanere con l’illusione che magari un giorno avrei ripreso e finito Tokyo Underground, perché in realtà sapevo che non sarebbe mai successo; secondo, lasciare così in sospeso i lettori che mi hanno seguito e che forse sperano ancora in un mio aggiornamento non è assolutamente corretto nei loro confronti, non quando loro mi hanno sempre ricoperto di apprezzamenti; terzo, alcuni mi hanno apertamente detto di aver tratto ispirazione da tutto quello che ho scritto, quindi quello di doveri scusare e spiegare è anche un obbligo che ho verso quelle persone che io ho aiutato a formarsi come scrittori.
Ecco. Come ho spiegato all’inizio, cercare di dirvi tutto in maniera adeguata non è stato facile, ma almeno vi ho detto quello che volevo dire. Non è ancora tutto, però, ho ancora qualcosa da dire. Già ho spiegato che ormai per me scrivere non è più come un tempo e di certo non mi vedrete più farlo su EFP, ma non per questo ci ho rinunciato completamente. In questo periodo sto lavorando con due miei amici a un libro che insieme progettiamo da tempo e vogliamo far pubblicare e chissà che un giorno non risentirete di parlare di me come autore realizzato. Vero che ho detto di non avere lo stimolo di una volta, ma questi miei amici mi mostrano tanta di quella enfasi che potrei avere una speranza anch’io di fare qualcosa di buono per questo libro in cantiere. Quanto a EFP, che potrei definire il mio sito di “tirocinio”, il mio banco di prova come scrittore, lo lascerò sì, ma non abbandonando questa fanfiction incompleta in maniera così blanda, quindi ecco quello che ho in mente: intendo postare un nuovo aggiornamento qui nel più breve tempo possibile in cui raccontare in un riassunto tutto quello che mi restava da scrivere, così che possiate sapere anche voi come doveva finire questa storia. Esporrò il tutto con più dettagli possibili ma cercando di non dilungarmi troppo. Non solo questo, desidero anche farvi conoscere altre idee che conservavo per scrivere altre storie che però non hanno mai visto la luce ma ne sarebbe potuto venire fuori qualcosa di bello. Tutto questo, ovviamente, solo se voialtri avrete voglia di venire a conoscenza di queste cose che ci tenevo a raccontarvi, motivo per cui vi chiedo di farmi sapere in una recensione se lo desiderate, altrimenti potremo considerare già questo un mio aggiornamento di addio a EFP. Fatemi sapere voi.
Grazie per il vostro tempo e la vostra pazienza per aver letto tutto fino a qui. Spero ci risentiremo presto.

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Capitolo 28
*** In poche parole... ***


IN POCHE PAROLE…
 
 
…che in realtà proprio poche non saranno.
E rieccoci qui. Come promesso, mi sono ritagliato un po’ di tempo (tutta una mattinata) per condividere con voi ciò che ancora mi restava da scrivere. Vi descriverò qui la parte conclusiva di Tokyo Underground ma non solo, vi darò anche delle descrizioni sulla trama di altre tre storie brevi che per parecchio tempo ho conservato solo nella mia testa. Comincerò proprio da queste tre storie, se non vi dispiace, in modo da riservarvi il pezzo forte alla fine.
Quindi, in poche parole…
 
APHRODITE
Una breve longfic di rating rosso con protagonisti Minato e Kushina.
Nell’antica Grecia, Minato è un tessagliero, ex-soldato ora dedito allo studio e all’adorazione delle belle arti. Seguendo questa vocazione, intraprende un viaggio alla volta dell’Olimpo, sulla cui vetta vivono gli dei e le loro servitù, nella speranza di diventare un servitore delle dee Muse e, grazie a loro, apprendere nuove conoscenze sull’arte.
È noto a chiunque che i servigi resi agli dei vengono ricompensati con grande ricchezza e prosperità e un giorno di libertà ogni sei lavorativi, giorno in cui i servi possono dimorare in delle lussuose dimore nella città di Olimpia ai piedi del monte divino; tuttavia, non è dato loro scegliere quale dio dovranno servire per tutta la vita, è una decisione che sarà presa solo dalle volontà divine.
Quando si unisce alla schiera dei nuovi servitori volontari, Minato finisce, inaspettatamente, al servizio di Afrodite, dea dell’amore, della bellezza, della fecondità, della sensualità e dei giardini. Rammaricato di non poter essere al fianco delle Muse, non gli resta che rassegnarsi al suo nuovo incarico e accedere al palazzo della dea (impersonata da Kushina). Incontrando per la prima volta la divinità ne resta inevitabilmente ammaliato e fa la conoscenza del suo gruppo di bizzarri servitori, tra i quali vi è un ermafrodita.
Nei tempi che seguono, Afrodite dimostra di covare un profondo interesse per il giovane Minato, lo intrattiene in lunghe discussioni in cui lo istruisce su molti segreti sugli dei, sulle loro origini e anche su sé stessa, insegnandogli diverse forme di amore sia spirituale sia fisico, non mancando di sottoporlo spesso a giocose seduzioni nelle sue camere da letto e nella fonte di Acidalia che finiscono con un piacevole epilogo. In una di queste occasioni, Minato viene perfino colto di sorpresa dalla dea in persona scesa nella notte dall’Olimpo per sorprenderlo nel letto nella sua stessa casa, durante uno dei suoi giorni di libertà.
Minato, pur non disdegnando la vita del servo non dura come immaginava e nonostante i momenti di piacevole compagnia che Afrodite concede più a lui che a chiunque altro, non cela nemmeno la sua amarezza mai scomparsa per non poter mai incontrare le Muse e apprendere le loro arti, poiché ad un servitore non sarà mai concesso guardare un dio diverso da quello che serve. Il rimpianto sarà tale che col tempo diverrà disprezzo verso la vita al servizio della dea, verso la dea stessa e il continuare a essere un suo semplice strumento di svago sessuale, in particolare quando in un’occasione è costretto ad assistere, insieme a tutti gli altri servi – seppur col capo chinato – ad Afrodite che accoglie passionalmente il dio Ares nel suo letto. Alla dea non nasconde tutta la delusione e il biasimo nei suoi confronti, anche a costo di offenderla e provocarla, al che chiede di poter essere liberato. Afrodite, ferita e oltraggiata, respinge la sua richiesta, seppur Minato continui a ripeterla più e più volte ad ogni suo rigetto, fino a quando la dea, ormai sul punto di odiarlo per il suo giudizio su di lei, la esaudisce intimandogli di non tornare più sull’Olimpo e precludendogli per sempre di incontrare le Muse.
Giorni dopo, durante il suo viaggio per lasciare Olimpia, a Minato riappare la dea Afrodite sotto spoglie di comune donna mortale, seppur a lui riconoscibile. I veri sentimenti di entrambi vengono allo scoperto, lei che ammette di averlo particolarmente a cuore e lui che, in fondo, prova una sorta di ammirazione verso di lei e le è grato per i suoi insegnamenti su ogni significato e sfaccettatura dell’amore che, in un certo qual modo, hanno arricchito la sua visione dell’arte. Gli viene offerta la possibilità di tornare sull’Olimpo come servo diretto delle dee Muse, con la condizione speciale di poter accedere alle stanze di Afrodite per poterle fare visita in qualsiasi momento.
Minato sceglie di tornare, sì, ma per servire l’unica dea che veramente adora: Afrodite.
 
STORIA TRAGICA SENZA NOME
Questa storia, sempre del fandom di Naruto, è sempre stata nulla più che un’idea nella mia testa e non l’ho mai sviluppata veramente, non le ho dato un titolo e né ero certo se l’avrei mai scritta, ma visto che comunque l’avevo in mente tanto vale farvela conoscere.
Il protagonista è un Boruto adolescente, quasi maturo, costretto a combattere contro la sorella Himawari che lo odia con tutta sé stessa perché lo ritiene colpevole della morte di loro padre. Col proseguire della trama, viene scoperto che Himawari è stata posseduta dallo spirito di Indra, antenato degli Uchiha, risvegliatosi per portare avanti la millenaria lotta tra fratelli che non ha avuto fine col duello tra Naruto e Sasuke alla Valle dell’Epilogo; allo stesso modo Ashura si è reincarnato in Boruto per aiutare il giovane Uzumaki contro il fratello reincarnato. La corruzione Indra in Himawari è talmente innaturale – essendosi manifestato in una non-Uchiha - che gli occhi della ragazza, anziché il Byakugan, possiedono uno Sharingan Ipnotico atipico.
Durante la battaglia tra fratello e sorella giunge Hinata per fermarli, seppur già recentemente abbia tentato di frenare la furia distruttiva della figlia rimettendoci un occhio e un braccio, tanto che porta ancora bende sanguinolente sulle ferite.
 
Il finale non è saputo. Come ho detto, non mi sono mai preso la briga di sviluppare la storia più di tanto. Certo è che si sarebbe conclusa con la morte di altri uno o due membri della famiglia Uzumaki.
 
LA CASA DELL’AMORE DI MADAME ORIHIME
Giappone, 1467.
Il potere dello shogunato di Ashikaga, legato alla debole base di potere della capitale imperiale Kyoto, sta diminuendo. I nobili minori delle regioni periferiche accrescono la propria autonomia, i loro domini sono visti sempre più come piccoli regni indipendenti. Una qualsiasi percezione di affronto o di ingiustizia può scatenare un conflitto tra questi signori.
Si è vicini a un'inevitabile guerra tra le casate rivali Hosokawa e Yamana, entrambe intente a tramare per il controllo della politica nella capitale.

 
Questa fanfiction è diversa dalle precedenti, in quanto con essa volevo cimentarmi per la prima volta nel fandom di Bleach. La storia mi sconfinferava al punto che avevo scritto già un’introduzione e una fine, come potete vedere.
Protagonisti sono Orihime Inoue e Ichigo Kurosaki, entrambi ambientati, come avrete capito, nell’antico Giappone medievale. La prima è la proprietaria di una sorta di casa per incontri, dove le coppie possono incontrarsi, conoscersi, anche innamorarsi e, volendo, condividere bei momenti insieme usufruendo delle speciali camere per ospiti, motivo per cui tale casa viene spesso scambiata - a torto - per un semplice bordello con donne più raffinate della media; il secondo, invece, è un capitano militare sotto il comando del clan Yamana. Quando Ichigo non è occupato a dover combattere per il clan e i loro complotti, va a trovare molto spesso Orihime nella sua casa dell’amore, senza che i due nascondano i sentimenti e la passione che provano l’uno per l’altra, talvolta consumandole anche in una delle suddette camere speciali.
Nella storia vediamo Orihime gestire la sua casa dell’amore e, in quell’occasione, ricevere la visita dell’amato Ichigo. Non molto dopo, però, giungono altri visitatori, guardie del clan Hosokawa che pretendono la compagnia delle donne come fossero entrati in qualunque altro bordello. Poiché la loro presenza causa disturbi agli altri ospiti, fanno resistenza alle richieste di Orihime di andarsene e la mettono sempre più in disagio e in difficoltà, Ichigo si interpone tra le tre guardie e le donne della casa, intimando loro di andarsene adesso prima di arrecare altri disturbi. Sfruttando l’astio che intercorre tra le casate rivali, i tre uomini assalgono Ichigo, che tuttavia li disarma e li mette a terra per poi ributtarli nella polvere in mezzo alla strada e obbligandoli alla fuga.
Terminata la schermaglia, i due amanti hanno finalmente modo di gioire della reciproca compagnia e di condividere spensierati momenti di intimità nelle stanze private di Orihime.
 
Poche settimane dopo, la guerra tra i clan rivali è scoppiata e la distruzione coinvolge l’intera capitale imperiale. Durante i disordini, Ichigo, capendo che la sconfitta degli Yamana è ormai imminente e che il clan è caduto, corre per la città alla ricerca di Orihime. Scopre che la sua casa dell’amore è stata distrutta, tuttavia Orihime è riuscita a rifugiarsi in tempo e si rincontra con Ichigo, gli spiega che aveva preparato la fuga anzitempo, avendo previsto ciò che sarebbe avvenuto, e tutte le donne della casa sono già riuscite a scappare. Non essendoci nient’altro da fare, i due tentano insieme di scappare dalla capitale con grandi fatiche, Ichigo incontra diversi soldati nemici sulla strada e subisce numerose ferite nel corso dei combattimenti. Alla fine, riescono a impadronirsi di carro e cavallo e a superare i confini murari della città, ormai verso la rovina, lasciandosi la guerra alle spalle e fuggendo verso sorte a tutti ignota.
 
Nel 1477 la guerra ha termine. Kyoto è rasa al suolo, lo shogunato di Ashikaga assiste alla propria decadenza e diventa un fantoccio governativo nelle mani del clan Hosokawa, che ora è il vero detentore del potere. La capitale viene in seguito ricostruita, ma sia essa che la dinastia imperiale perdono progressivamente il proprio prestigio: quando, nel 1500, muore il centotreesimo imperatore in ritiro Go-Tsuchimikado, la corte non avrà il denaro per permettersi una nuova incoronazione e il Giappone rimarrà senza imperatore per vent'anni.
Ichigo e Orihime sono scappati dai disordini bellici dopo il primo mese di guerra, sparendo senza lasciare traccia alcuna della loro fuga. La tomba segreta che reca i loro nomi e contiene i loro corpi tumulati insieme viene ritrovata nel 1590 nello shogunato di Kamakura.

 
TOKYO UNDERGROUND
Breve riepilogo della situazione come l’avevo lasciata: Naruto e Sasuke hanno sfidato il clan Alba di Obito facendo esplodere il loro autosalone. Per cause varie sono finiti separati anziché affrontarli insieme come avevano premeditato, ma fino ad ora sono lo stesso riusciti a cavarsela: Hidan è precipitato con la macchina da una sopraelevata interrotta a quindici metri di altezza, Kakuzu è stato ucciso da Sasori durante l’inseguimento di Sasuke, Zetsu è stato buttato giù da Naruto dalla stessa sopraelevata di prima per salvare Hinata che era andata a cercarlo, ma la stessa fine l’ha fatta la Sunny Dawn, così Hinata ora è nell’auto di Naruto con lui. La storia era rimasta con Naruto e Hinata inseguiti da Kisame mentre cercano di raggiungere Sasuke localizzandolo con la stessa applicazione tablet con cui venivano monitorate le corse all’Underground.
Si riprende da questo punto. Hinata spiega a Naruto come ha fatto a trovarlo: poiché lui le aveva telefonato chiedendole come funzionasse l’applicazione di monitoraggio (in “Tokyo Chaos – I), lei aveva dedotto che, per qualche motivo, stessero usando gli stessi localizzatori dell’Underground, per cui, preoccupata a morte per Naruto, ha usato la stessa applicazione per cercare in tutta Tokyo dei segnali in rapido movimento, cosa che le ha permesso di individuare grosso modo le zone in cui si trovavano rispettivamente Naruto e Sasuke; scegliendone una da prendere, ha finito per incontrare Sasuke che le ha indicato dove trovare Naruto.
I due riescono a ricongiungersi a Sasuke, che nel frattempo è ancora alle prese con Sasori, così tutti e tre insieme uniscono le forze per affrontare i due restanti Alba. Insieme riescono a sbarazzarsene in qualche maniera (non avevo ancora pensato a come, già vi ho spiegato che le idee per le scene d’azione erano praticamente esaurite). L’unico rimasto in gioco è Obito, che però, per qualche strano motivo, non si è mai unito alla corsa e non hanno idea di dove si trovino. Sasuke stesso aveva notato sul tablet che la sua auto si era allontanata in direzione opposta rispetto agli altri Alba, ma non aveva potuto seguire il suo segnale per non perdere di vista quello di Naruto e degli altri Racers.
Mentre discutono il da farsi, Obito si mostra proprio in quel momento, prendendo tutti sorpresa: non è più sulla BMW sulla quale Sasuke aveva apposto il rilevatore, adesso è alla guida di una Pilbeam-Millington da corse sportive modificata con una tenuta su strada pubblica e con un motore che di gran lunga supera le potenzialità dei loro. La Kurama e la Avenger di Naruto e Sasuke sono pesantemente danneggiate e, ciò nonostante, sono costretti a fuggire da Obito alla guida di una vettura molto più potente della loro. Cosa ancora peggiore, non possono monitorare i suoi movimenti senza un localizzatore sulla Pilbeam, mentre Obito, che si era accorto di quello apposto sulla sua BMW, si è reso conto del loro piano e usa uno schermo integrato nel volante della auto per conoscere tutti i loro spostamenti.
Ha inizio la corsa più difficile e pericolosa di tutta la serata, resa più complicata dall’arrivo di una miriade di volanti della polizia. Inizialmente, Naruto e Sasuke cercano di distaccare Obito, ma presto si rendono conto che non hanno alcun modo di seminare la sua auto molto più veloce delle loro e assistono anche al modo in cui Obito riesce a sbaragliare tutte le volanti della polizia causando una serie di incidenti a catena. Decidono così di affrontarlo direttamente, tentando di depistarlo, prenderlo di sorpresa con manovre dell’ultimo second, anche di chiuderlo a tenaglia, ma nessuna delle loro strategie funziona poiché Obito è in grado di prevederle tutte sul tablet. L’Avenger viene scaraventata contro la parete in vetro di un palazzo, sfondandola, mentre la Kurama viene ribaltata in aria facendo un giro completo su sé stessa e atterrando sulle ruote ma danneggiata al punto da non riuscire quasi più a correre; Naruto, Sasuke e Hinata sono feriti.
Obito decide di sbarazzarsi totalmente di loro usando il regalo che gli era stato fatto dal trafficante d’armi Gen Masahiro al termine dell’incontro con gli yakuza, contenuto nel borsone che si era portato dietro: un RPG assemblabile e munito di tre testate esplosive. Come garantito dallo yakuza, il montaggio si rivela semplice, tanto che Obito è pronto in due minuti a lanciare il primo colpo contro Kurama con Naruto e Hinata dentro. All’ultimo momento, Sasuke salta fuori dal palazzo in cui era finito, la Avenger ancora in corsa ma al limite delle possibilità. Anche Naruto riaccende la sua Kurama, sebbene ormai anche la sua auto sia quasi del tutto inutilizzabile.
È lo sprint finale: Naruto e Sasuke vogliono attaccare Obito adesso prima che abbia il tempo di tornare dentro la sua vettura, così danno gas più che possono e, affiancati, gli si gettano addosso. Obito raccoglie la sfida e cerca di fermarli sparando il primo razzo. Naruto e Sasuke si distanziano tra loro, il colpo esplode sull’asfalto in mezzo e l’esplosione li destabilizza, tuttavia riescono a mantenere il controllo senza fermarsi. Obito carica e fa fuoco per la seconda volta, il colpo sfiora la fiancata di Kurama ed esplode alle loro spalle, lo scoppio sbalza l’auto sollevando da terra per qualche secondo tutta la parte posteriore. Negli ultimi metri che separano i due fronti, Obito si rende conto di non avere il tempo di caricare il terzo colpo, così cerca di ritornare nella vettura, ma non fa in tempo a rimontare che viene raggiunto e travolto dai due Racers; tutta la sua metà inferiore del corpo viene schiacciata tra la sua Pilbeam, la Kurama e l’Avenger.
Naruto, Sasuke e Hinata scendono dalle loro auto e guardano in faccia il nemico, sconfitto e gravemente ferito ma ancora cosciente. Sopraggiunge poco dopo Itachi, che per quasi tutto il tempo ha cercato di unirsi a loro, a bordo della Mazda RX-8 che possedeva quando era ancora nel clan Uchiha. Rivela di aver continuato a tenere d’occhio Obito anche dopo essere stato scoperto e cacciato da Alba, attendendo che facesse un passo falso, fino a quella sera stessa in cui lo ha seguito nel garage dove teneva la Pilbeam; dopo che se n’era andato con l’auto, Itachi si era intrufolato lì dentro e, come aveva immaginato, ha trovato gli hard disk contenenti i file con tutti i conti del suo racket. La carriera di yakuza di Obito sembra conclusa giusto poco dopo essere cominciata, non fosse per l’arrivo improvviso di Gen Masahiro a bordo di un elicottero paramilitare, chiamato in precedenza dallo stesso Obito con una richiesta di supporto prima di prendere la Pilbeam. Vengono tutti assaliti da una pioggia di colpi di mitragliatrice, costretti a ripararsi dietro le auto semidistrutte, senza via di fuga né modo di rispondere al fuoco. Da lontano, Sasuke grida a Naruto facendogli vedere l’RPG di Obito rimasto a terra, non troppo lontano dall’Uzumaki, la terza e ultima testata è ancora utilizzabile. Naruto si getta disperato a raccogliere l’arma, ma è pesante e non sa come si usi, perciò la passa a Sasuke che incamera l’ultimo razzo e, svelto, lo spara contro Gen. Il razzo non colpisce direttamente l’elicottero ma trapassa le pale principali e il velivolo precipita a terra esplodendo: Gen Masahiro muore, facendo perdere a Obito l’unico contatto che aveva con la Yakuza.
Prima che arrivino le autorità a presidiare la zpna, i Racers se ne vanno recuperando le carcasse delle loro auto semidistrutte, compresa la Sunny Dawn, con l’aiuto dei clan Uchiha, Hyuga e del duo A-B.
 
La mattina dopo, tutti i notiziari, parlano della notte trascorsa: per i media, colpevole di tutto ciò è Obito Uchiha, trovato da solo in mezzo alla strada a bordo di un’auto modificata illegalmente, reduce di un disastroso incidente che lo ha menomato e in possesso illegittimo di un’arma militare e di hard disk che, visionati in seguito, hanno rivelato tutto il suo giro in nero di affari. Si presume che l’Uchiha stesse cercando di scappare dalle forze dell’ordine per nascondere le prove del suo giro criminale e che abbia opposto una forte resistenza causando una serie di incidenti finendone coinvolto lui stesso. Trasportato in ospedale, si prevede che le lesioni alle gambe, al bacino e a parte del midollo spinale saranno permanenti e non potrà mai più camminare. A seguito del suo ricovero, sarà processato e condannato al carcere.
 
È passato un mese.
Naruto, dopo due settimane dagli avvenimenti, è tornato a vivere a casa dei suoi.
Una mattina, Hinata si reca alla tomba di Neji. Gli racconta quanto è successo, si confida con lui, gli parla di come il suo rapporto con Naruto vada sempre bene ma vorrebbe diventasse qualcosa di più speciale. Poco dopo, con grande sorpresa, Hinata vede arrivare suo padre Hiashi che la raggiunge e le chiede di potersi sedere accanto a lei. L’uomo le parla dello zio Hizashi, di come la morte del figlio Neji lo abbia sconvolto al punto da abbandonare il suo posto nella compagnia di famiglia. Tutto ciò gli ha aperto gli occhi, lo ha reso consapevole del bene che in realtà vuole a Hinata e, dimostrandosi profondamente rammaricato, le chiede perdono per il suo comportamento. Genitore e figlia si riavvicinano, parlano insieme come mai hanno fatto e riallacciano i rapporti.
In seguito, Hinata incontra Naruto dicendogli di essersi riavvicinata a suo padre, di avergli parlato anche di lui e delle sue spiccate abilità di meccanico, così ora l’uomo desidera conoscere di persona il ragazzo per vedere di che stoffa è fatto. Il giorno dell’incontro, vanno insieme nell’ufficio di Hiashi Hyuga e Naruto, preparatosi il meglio possibile ma parecchio nervoso, incontra per la prima volta il padre di Hinata e capo della grande compagnia Hyuga, affiancato da un collaboratore. Dopo qualche presentazione, Hiashi è interessato alle capacità meccaniche di Naruto e, nel corso del colloquio, lo sottopone a una serie di test pratici. Vedendo i suoi brillanti risultati, Hiashi parla di un’espansione molto prossima della compagnia nel settore motoristico sportivo; Naruto riceve l’offerta di un lavoro per la compagnia in questo settore, dopo che avrà sostenuto un tirocinio di due anni all’interno della stessa, offerta che l’Uzumaki raccoglie con entusiasmo.
Quella sera, per festeggiare, Naruto e Hinata programmano un’uscita insieme. Naruto raggiunge la ragazza a casa sua un po’ in anticipo, lei sta ancora finendo di prepararsi, così la aspetta nel salotto d’ingresso. Nell’attesa, si sofferma sul ripiano dei DVD e, infilato quasi di nascosto in mezzo a tutti, nota un disco che, a differenza degli altri, è conservato in una custodia non rigida di plastica trasparente: sopra c’è scritto “Regalo a Naruto”. Fortemente incuriosito, controlla che Hinata non stia scendendo in quel momento, inserisce il disco nel lettore DVD e, a volume non troppo alto, preme play: è una registrazione su CD fatta con una videocamera montata forse su treppiede, essa riprende Hinata nella sua stanza e in ginocchio sul letto… con indosso la sola camicia da notte! La ragazza nel video, chiaramente nervosa e rossa per il forte imbarazzo, ride dicendo di sentirsi un po’ sciocca a fare una cosa del genere, ma ci tiene a fargli una sorpresa molto speciale e privata per il suo compleanno – che sarebbe stato nei prossimi giorni – gli parla di tutto quello che prova per lui, di quanto desideri stare sempre più tempo al suo fianco e di quanto desidererebbe portare il loro rapporto a un livello più profondo, sapendo che anche lui lo vuole; il tutto mentre, poco a poco, si sfila la veste a notte quasi fin sotto il petto… finché non dice di ricordarsi stupidamente che Naruto, non possedendo una televisione e tantomeno un lettore DVD, non potrebbe farsene niente del disco, così si avvicina alla telecamera per spegnere tutto.
Hinata scopre Naruto a guardare il video poco prima che la registrazione si interrompa. Fra i due si viene a creare un’enorme tensione imbarazzante in cui Hinata prova a spiegare che l’aveva preparato due giorni fa e voleva darglielo per il suo compleanno, ma dopo averci rinunciato aveva temporaneamente conservato il CD e si era dimenticata di disfarsene. Cala un lungo momento di silenzio, finché Naruto, decidendo farsi coraggio una buona volta, chiede a Hinata un cambio di programmi per la serata. Lei, capendo, pur timidamente, accetta. Tutti e due salgono al piano di sopra.
La mattina dopo, quando Naruto va da Teuchi e Ayame a spiegare loro i suoi progetti sul futuro, Ayame lo tormenta pur di sapere com’è andata la serata con Hinata, sapendo che sarebbero usciti insieme. Naruto si rassegna a doverle raccontare tutto quello che è successo veramente, concludendo la scena con Ayame esultante per essere riuscita a coronare la loro agognata “noche de fuego”.
 
Un altro anno dopo.
Kushina è stata rilasciata ed è tornata a casa dopo una pena di undici mesi ottenuta grazie all’intervento dell’avvocato Orinori Shunsuke, assunto in precedenza da Sasuke come “anticipo” per Naruto in cambio del suo aiuto contro gli Alba. Karui è uscita di prigione mesi prima di lei.
I Racers che una volta frequentavano l’Underground, nel frattempo, hanno deciso di bazzicare gli altri punti di raduno sparsi per Tokyo pur di continuare a correre. Naruto e Hinata sono attualmente in cerca di un luogo in cui far rinascere l’Underground e girano per la città alla ricerca di un posto ideale. Fuori dal centro abitato c’è una raffineria completamente in disuso che potrebbe fare al caso loro, dove il tracciato esterno che la circonda è ottima per le gare e si collega anche alle autostrade.
La voce tra i Racers viene sparsa in breve tempo, così nel giro di poche settimane la raffineria è diventata la nuova Tokyo Underground, popolata e tornata a nuova vita come la sua precedente sede. Itachi è tornato a far parte del clan Uchiha, mentre Hinata è diventata capoclan degli Hyuga. Nel mezzo della serata, mentre le corse sono sul vivo, sopraggiunge un nuovo clan di Racers, gli Ootsutsuki, desiderosi di sfidare i migliori Racers del posto. Hinata, Sasuke e Naruto si fanno avanti accettando la sfida.
Nel momento in cui ha inizio la corsa, la storia ha il suo sospirato epilogo. Finisce qui “Tokyo Underground”.

SPAZIO AUTORE
Questo è quanto. Spero che tutto quello che avete letto sia stato di vostro gradimento, anche se non ve l'ho potuto scrivere nel modo in cui avrei voluto. Se qualcosa non vi è rimasta chiara, chiedete pure nei commenti quello che volete.
Non credo di dover aggiungere altro, tutto l'essenziale che dovevo dirvi già ve l'ho detto nel precedente aggiornamento. Sfrutterò questo ultimo spazio a disposizione per dare un caro saluto come autore a EFP: ringrazio sinceramente di cuore la sua founder Erika per il magnifico sito da lei creato e che mi ha reso parte di una meravigliosa parte del web, agli amministratori del sito per il lavoro che svolgono e soprattutto un gigantesco GRAZIE a tutti i lettori, i recensori e i sostenitori del passato e anche di oggi che sono stati con me incoraggiandomi ad andare avanti sin dal mio terzo anno di superiori. Eccomi qui dieci anni dopo, che è davvero parecchio tempo, pensandoci ora: da allora sono cambiate parecchie cose nella mia vita e un po' credo di essere cambiato anche io.
Comunque, chiudo qui per evitare di renderla una cosa troppo melensa. Uzumaki_Devil_Dario chiude le porte e, per l'ultima volta, vi dice

Jaa na!

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