2 | Aurelius | Sogni.
Quando si siede sulla poltrona
del mio studio, la domanda è
sempre la stessa.
“Le va di parlare, signorina Everdeen?”
E come tutte le volte,
lei non risponde.
“Lo prendo come un no.”
Ciò di cui tutti hanno bisogno, ciò che nutre l’esistenza di ciascuno, ciò che è l’essenza stessa della vita sono i sogni.
Credo non esista niente di più bello che soddisfare il bisogno interiore di ciasuna persona, di ciascuna ambizione, rincorrendo a poco a poco i propri sogni, con le piccole vittore, le numerose delusioni, l’appoggio di chi sa che puoi esserne capace.
È una questione di principi. Perché non esiste vento favorevole al marinaio che non sa dove andare.
“Secondo lei cosa potrebbe esserle successo, dottore?”
Sono tante le domande che si accavallano sul mio tentativo di spiegare.
Tutte uguali. Tutte piene di una preoccupazione delirante,
per il modello della rivolta, per la guerra stessa, per la paura di perderla.
E come sempre, non mi resta altro che rispondere.
“Potrebbe essere un trauma emotivo.
Potrebbe aver smesso di parlare per scelta.
Essere diventata una senza-voce.”
Ammiro il coraggio di quella ragazza.
Io non riuscirei mai a fare ciò che ha fatto, nemmeno una parte.
“C’è qualche cura?”
“Dev’esserci qualche cura.”
Altre voci fastidiose, che cercano invano di attirare la mia attenzione.
“Oh, certo che c’è. Possiamo…” interviene uno degli infermieri.
E infine capisco ciò che mi ha spinto ad accettare di aiutare la ragazza che
dorme nel lettino qui accanto. Avere l’opportunità di aiutare una persona.
Poiché sin da piccolo era stato quello il mio sogno. Aiutare, salvare una vita.
Essere capace di vedere un sorriso su di essa.
“No. Non potete niente. Lasciatela in pace.
È tutto ciò che potete fare in questo momento.”
Credo che tutti nella vita abbiano avuto dei sogni, grandi o piccoli che essi fossero.
Grandi per i bambini, che ancora non conoscono la vita e sperano un giorno di poter salvare il mondo come il loro eroe preferito; o diventare una principessa a cavallo di un unicorno bianco in un castello incantato. Ma a poco a poco i sogni si rimpiccioliscono; mentre invece noi cresciamo; e perdono il loro significato, il loro scopo.
E allora, un uomo di mezza età si ritrova con il desiderio più grande pari a non dover più vedere la suocera, o che il presidente della repubblica si ritiri. Non sogna più una famiglia felice, perché i suoi genitori sono separati e vede la realtà come qualcosa capace di distruggere. Non sogna più il lavoro perfetto, perché sa che è complicato al giorno d’oggi ottenerlo, soprattutto con Capitol City.
E così, i sogni diventano qualcosa di secondario nella sua vita.
Com’è accaduto a me. Nessuno sa, né probabilmente mai saprà, che avrei sempre voluto fare il pompiere.
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NdLiz: OK! Buone notizie! Ho ufficialmente FINITO con i personaggi stra-super-iper-dimenticati, almeno per un po'. E mi scuso anche per l'enorme ritardo :( dato che avrei dovuto aggiornare la sera di Halloween. Probabilmente non c'è nessuno che si ricorda di Aurelius (XD), quindi vedrò di darvi una rinfrescatina: vi ricordate lo psicologo di Katniss dalla morte di Prim (ç__ç), che lei avrà citato due o tre volte al massimo in tutta la storia? Bene. è lui. Ma vi prometto che il prossimo sarà più conosciuto come personaggio, assolutamente. E forse anche più interessante. Spero di non avervi annoiato troppo. Ciò che racconta il dottore naturalmente è riferito alla sua esperienza (siamo prima della fine della guerra), e al fatto che si penta di non avere avuto l'occasione d'inseguire i suoi sogni. Ho riscritto questa storia diverse volte, ma ancora non mi soddisfa... non so, ditemi voi. E ora lo spazio dei ringraziamenti e dei saluti: un grazie speciale a Roxar, che con tutte le sue belle parole mi ha fatto piangere; ad Ariii, a cui presto risponderò e andrò a recensire la storia su Rotella (*______*); a Roby che mi sostiene sempre e a cui voglio tanto bene e naturalmente a tutti quelli che mi hanno messa nelle preferite, nelle seguite (quanti, ragazzi *_*!!), o semplicemente nelle ricordate. Grazie davvero. Alla prossima con la mia lettera preferita: la B.
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