t h e y c a l l h i m 'd a n g e r'

di xshawtyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** h i s h o n e y e y e s ***
Capitolo 2: *** d e s t i n y. ***



Capitolo 1
*** h i s h o n e y e y e s ***


t h e y  c a l l  h i m  'd a n g e r'

h i s  h o n e y  e y e s.

'Scusi' chiesi al blocco di marmo nero, travestito da guardia del corpo, che mi bloccava la strada per entrare in quella stanza; l'uomo si girò, impassibile, con gli occhi di ghiaccio. 'lei è Kenny?' chiesi con un sorrisone al grande uomo 'ditemi?' mi domandò a sua volta, trasformandosi da quella tigre che era prima ad un piccolo gattino innocente.
Dal modo in cui aveva organizzato la festa capii che Bieber non era cambiato ma era rimasto lo stesso, il ragazzino che aveva sempre amato il caos: ragazze dappertutto, la sua musica al massimo e urla, tante urla. Tutto questo casino organizzato per l'ultimo, insignificante pass per il backstage del suo concerto natalizio: erano solo tre quei biglietti a mio parere inutili ma che valevano come l'oro per le sue beliebers; quei pezzi di carta rossa e bianca, con la sua faccia sorridente stampata sopra, erano stati distribuiti in tutta America e anche in Canada e, quello che serviva a me, l'ultimo, ce lo aveva lui.
Dovevo vendicarmi entro quel capodanno e la notte prima di Natale, al suo 'concerto', era la mia unica ed ultima possibilità.

'Come si fa ad incontrarlo? Intendo... quali sono i paramentri di scelta?' l'uomo si guardò attorno mentre le ragazze che indossavano una maglietta sulla quale spiccava un Justin Bieber sorridente che era appoggiato comodamente sui seni di ognuna di queste ragazze si spingevano reciprocamente facendo a poco a poco sbriciolare la pazienza della sottoscritta.
'Beh... la fortunata la scegliamo noi guardie del corpo: chi vede quella più bella per prima 'vince' un premio e la ragazza entra tutta contenta ad abbracciare il suo idolo tra le lacrime...' rispose lui con un sorrisone 'io intendo i criteri, le caratteristiche che dovrebbe avere la ''fortunata" ' specificai mimando il segno delle virgolette 'ora capisco' si mise a ridere per poi smettere dopo una decina di secondi 'potevate dirmelo prima!' mi misi a ridere anche io ma smisi subito pensando che qualcuno avrebbe potuto pensare che io fossi una raccomandata: si, una di quelle buste andata e ritorno che manda la posta quando prendi una multa; e io non volevo essere considerata una busta e neanche una multa.

'Non deve urlare come loro e deve essere bella, molto bella' si fermò ad osservare un'altra volta il luogo 'e lei ha le carte in regola' 'intende?' sorrisi contenta, ponendo la domanda anche se avevo capito alla perfezione cosa intendesse l'uomo 'le curve, i capelli, il sorriso: lei è uno schianto, signorina' lo avevo capito fin dall'inizio: puttaniere era e puttaniere sarebbe rimasto 'lei non è una belieber, vero?' quella domanda mi spaventò un po'.
'mi ha uccisa ieri e poi essere qui con le mie sorelle è una cosa stupenda' tirai fuori il cellulare, connettendomi al mio account da 'finta belieber' e iniziai a scrivere tweets senza senso inviandoli a varie delle mie 'finte sorelle beliebers'.

'Ah, si.. le foto in spiaggia hanno ucciso molte fan di Bieber' ammise l'uomo con un sorriso spostando la transenna vellutata mentre lasciava scappare un sospiro 'ma ditemi la verità..' sussurrò afferrandomi per il braccio prima che entrassi trionfante nella stanza in cui ci dovrebbe dovuto essere il mio 'finto idolo' con uno dei suoi soliti sorrisetti provocanti 'lei non è una belieber, vero?' mi chiese di nuovo la guardia del corpo; non seppi cosa rispondere, fatto sta che non dissi nulla.

L'uomo si limitò a sorridere e dire 'Kenny è quello sempre sorridente...' indicò il presunto collega che avevo scambiato per lui 'Kenny non è solo la guardia del corpo di Justin Bieber, lui è l'amico della popstar e delle belieber, capisci?' feci finta di non aver ascoltato nulla, finsi di aver perso delle parole in quella conversazione perciò sorrisi e annuì lentamente, entrando velocemente nella stanzetta e superando le transenne prima che una massa di beliebers urlanti mi avessero inghiottita.
Seduto su una poltroncina di velluto rosso con, non uno, ma due iPhone che, se non avesse trovato quella che definivano ''musica'', si sarebbe sognato, come si era sognato quella gita al museo delle cere, dove ora c'era la sua statua. Sorrisi pensando alla storia di quel ragazzo, dei tragitti che aveva superato Justin e delle difficoltà che aveva affrontato. Tossii per attirare l'attenzione.

'Baby, sei stupenda...' sussurrò lui staccando gli occhi dai due cellulari e dilatando le pupille, aprendo leggermente la bocca in un'espressione di sorpresa 'c'è qualcosa che non quadra..' sussurrò lui pieno di meraviglia e stupore; sorrisi un'altra volta. 'lo sguardo sexy, i complimenti da gentiluomo, i pantaloni abbassati, le gambe aperte, seduto' lo interruppi 'come un pornostar sul divanetto rosso.. ora puoi continuare' aggiunsi dopo il mio intervento idiota 'i boxer viola che si possono ben notare, la mancanza della maglietta, i miei pettorali... perchè non sei svenuta?' terminò 'Bieber, sei rimasto il solito puttaniere' sussurrai avvicinandomi a lui 'non sei una belieber?' domandò mentre il mio indice percorreva il suo dorso nudo. Non gli servì una risposta per capire che non fossi una sua fan, quello che avevo appena fatto superava tutti i limiti, anche tutte le sue fantasie: mi ero spinta troppo in là, senza un briciolo di vergogna, timidezza, buonsenso ma anche paura.

'Ti dovrei perforza rispondere? ho scambiato una tua semplice guardia del corpo per Kenny, che per te non è un semplice dipendente ma anche un amico' dissi imitando il tono di voce del pezzo di marmo con cui avevo parlato poco prima e facendo sorridere Bieber. Mi porse la mano, che io afferrai, senza dire niente; delle scintille attraversarono i suoi occhi guardando il mio polso 'non devi farlo più, okay?' mi ordinò con un tono familiare, dolce 'sono solo ciccatrici, ora... e poi cosa dovevo fare? grattarmi la schiena mentre Danger e i suoi amici si divertivano a farmi del male? E' soltanto colpa t.. sua, Bieber' gli risposi. 'Cosa è successo?' domandò più serio 'ora che se n'è andato sto molto bene, sono passati tre anni ormai: la mia vita procede normalmente' qualcosa lo scosse in quella risposta, ma con uno dei suoi abili sorrisi, fece finta di nulla, nascose i suoi sentimenti 'mi dispiace' disse abbozzando un sorriso diverso dal solito: questo trasmetteva fiducia, dispiacere e dolcezza, quasi mi comprendesse.
Si leccò velocemente le labbra prima di fare una presentazione diversa dal solito, più vera, meno credibile. 'mi chiamavano..' 'danger' terminai abbassando di scatto lo sguardo 'ero quello pericoloso..' aggiunse con quel sorriso freddo, provocante che avrei potuto riconoscere tra mille anche dopo una ventina d'anni, anche se non fosse diventato famoso, anche se i capelli li fossero caduti: lo avrei cercato in tutto il mondo per poi vendicarmi di quello che mi aveva fatto provare bieber e i suoi amici.

'provocavi, comandavi e facevi sognare tutte..' continuai io 'tutte ma non christine' mi fece cenno di sedermi sulla poltroncina vicino alla sua, disse che avremo dovuto parlare. 'come facevi a sapere che mi chiamavano 'danger'? che comandavo..' 'justin, ti conosco meglio di qualcunque altra persona.. forse conosco meglio te che me stessa: ti conosco come le mie tasche' sussurrai percorrendo il braccio della poltrona rossa. 'io ti conosco' sentii un brivido percorrermi la schiena: mi aveva davvero riconosciuta? 'davvero? te ne sei accorto ora, danger?' 'mi ricordo di una voce simile alla tua.. il modo in cui sussurri il mio soprannome..' 'me lo facevi ripetere per ore, bieber' 'christine?' le sue mani fredde, quasi fredde come quelle di un cadavere, afferrarono le mie come una morsa. 'danger, mi hai riconosciuta, vedo' 'si' sussurrò con gli occhi spalancati dallo stupore 'sei sempre stato un tipo pericoloso.. e lo sei ancora' terminai.

-- f l a s h b a c k --
'ripetilo' disse un bieber quindicenne 'danger..' sussurrai io mentre un altro pugno mi arrivava dritto nella pancia. sorrise e i suoi amici lo seguirono con delle risatine, come quelle di due iene che seguivano il loro 'capo'.
si avvicinò a me afferrandomi per la coda, mentre la sua risata criminale si avvicinava ai miei occhi. le sue labbra morsero le mie iniziando ad esplorare la mia lingua con la sua. 'vedo che ti sei esercitata, christine.. ed ora..' i suoi occhi si staccarono dai miei passando dal viso al corpo.
'vedo che hai messo la camicia preferita di chaz, no?' il ragazzo iniziò a ridere 'si, quella semitrasparente che mi piace tanto..' bieber iniziò a sbottonare i bottoni a forma di cuore fino all'ultimo lasciandomi a dorso nudo, con quella camicia che copriva solo la schiena e le braccia, con quel reggiseno bianco che copriva solo le parti che, dopo pochi momenti, sarebbero state nude.
'reputati fortunata' sussurrò bieber passandomi la lingua sul collo per poi alzarsi e sorridere ai suoi amici 'ripetilo' disse ancora mentre la sua sagoma nera raggiungeva la porta della stanza 'danger..' sussurrai io tra le lacrime; si mise a ridere come potrebbe fare una bestia senza cuore, senza sentimenti vedendo qualcuno morire. 'è proprio spaventata..' sentii dire da ryan 'ryan, smettila di scherzare: vorrebbe scoparsi bieber.. si vede' urlò chaz 'si, una puttanella in calore' aggiunse il più spietato, quello che chiamavano 'pericoloso'

'megan, sei sicura?' dissi mettendomi la felpa alla mia migliore amica 'si, ti proteggerò io, se ti dovesse succedere qualcosa' disse la rossa dagli occhi color del legno con uno dei suoi soliti sorrisi, che spuntavano sul suo viso anche quando la sua mente era annebbiata, quando tutto andava male: quel sorriso mi faceva andare avanti, le sue parole mi incoraggiavano e i suoi abbracci mi facevano capire che non avrei dovuto tentare a lasciare la vita perchè qualcuno mi amava davvero.
presi il panino e raggiungemmo di corsa il grande cortile dagli alberi di albicocca che, nel periodo estivo, ci regalava tanti di quei frutti arancioni che mi facevano sorridere, che mi ricordavano che la vita continuava, dopotutto. decidemmo di sederci su una panchina, quella più lontana.
'vado a comprarti una cocacola' disse la rossa sorridendo 'non lasciarmi da sola, ho paura che venga a prendermi.. un'altra volta' mi abbracciò 'christine, la macchinetta non è troppo lontana da questa panchina, ricordi?' 'si, certo' sorrisi facendo finta di stare bene, ora.

un pugno alla pancia. un calcio. uno sputo. le lacrime sulla mia guancia. 'mi vendicherò..' sussurrai. avrei fatto cinque cose prima del mio diciottesimo capodanno: e il primo punto era quello di incontrarlo di nuovo.


--
'allora, me lo dai il pass?' gli domandai dopo una lunga occhiata e un lungo e per niente imbarazzante silenzio in cui non ci eravamo scambiati neppure una parola 'vado a prendertelo' rispose lui alzandosi dalla poltrona e rivolgendomi un sorriso a cui non ricambiai; tirai fuori un piccolo blocco verde prato dalla rifinitura rosa fluo e la piccola penna blu. rilessi il contenuto, una sola pagina, che avevo compilato tre anni fa.

primo punto: incontrare bieber lo cancellai con una linea precisa.
secondo punto: avere il pass in mano. cancellai anche quello.
terzo punto: conoscere un ragazzo e visitare new york con lui
quarto punto: vendetta - bieber
quinto ed ultimo punto: 'kiss the newyork's guy under the mistletoe'


'christine..' sussurrò bieber 'dimmi..' risposi con un sorriso sulle labbra che sarebbe presto scomparso 'hai davvero pensato che per una ragazza come te avere il pass in mano sia così facile?' mi chiese lui con il suo malizioso e arrogante sorriso sulle labbra mentre faceva svolazzare quel pezzo di carta rettangolare. non risposi ma i suoi occhi che risalivano il mio corpo, che fissavano la canottiera aderente e gli shorts mi davano fastidio, troppo fastidio. 'vieni a prendertelo' sussurrò lui mettendosi il pass dentro i pantaloni e sedendosi sul suo trono, pieno di orgoglio mentre mi guardava fiero di quello che aveva appena fatto: ero impotente, come una volta, di fronte a lui.

'non era nelle regole' sussurrai mentre il sorriso scompariva lentamente dal mio viso.

 L e t i t i a.
Heeeeeei c: io sono la 'scrittrice' di questa merdolina verde fluo che dovrebbe essere una fanfiction sul mio idolo JustinDrewBieber.
Spero che il contenuto vi piaccia e [etc-etc-etc] *dice le cose che dicono tutte le autrici di fanfiction* e basta così lol
Mi potete contattare via messaggio personale o su twitter digitando @lovinrauhl
Beh, per il prossimo capitolo vorrei cinque recensioni: forse non sarò puntuale, sapete scuola e tutto..
anyway.. grazie della recensione (la do per scontato oh lol) YOOOOH e muchmuchmuuuuuchlove.

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Capitolo 2
*** d e s t i n y. ***


t h e y c a l l h i m 'd a n g e r'

d e s t i n y.

non era nelle regole, bieber' sussurrai vedendo il mio sogno sparire lentamente davanti ai miei occhi. 'esatto, hai ragione' disse alzandosi dal suo "trono" e iniziando a girarmi intorno sorridendo 'ma io sono Justin Bieber e sono io a decidere le regole, nel mio territorio..' sbuffai mentre il ragazzo sospirava e si lasciava cadere sulla poltroncina. 'potrei chiamare una delle tue guardie del corpo' cercai di difendermi. ma cosa potevano fare i dipendenti di Justin contro di lui? cosa potevo decidere io? mi ero illusa pensando che sarei riuscita a raggiungere quel gigantesco obiettivo che mi ero posta; avevo dato tutto per scontato, cancellando con una riga precisa quel 'avere il pass in mano', pensando che lo avrei visto tra le mie dita affusolate.
'ehi, shawty?' mi richiamò il giovane, facendomi cadere dal quel meraviglioso mondo che mi ero creata nella mia mente, fatto di giustizia. ma quella parola, che avrebbe fatto sognare milioni di ragazze, era per me un semplice vocabolo che odiavo, poichè mi faceva pensare alle ingiustizie di Bieber. 'non voglio..' sussurrai piena di rabbia ma anche di timore, sapevo cosa avrebbe potuto farmi quel ragazzo 'non ti ho chiesto nulla; mi conosci, Bolton'iniziò ad avvicinandosi abbozzando un sorriso che si stava man mano espandendo.

'sai che quando voglio chiederti qualcosa la chiedo subito, no? la sua mano si avvicinava a me mentre io continuavo ad indietreggiare. ma cosa avrei voluto fare? quello era il suo territorio, era lui che sceglieva le regole. 'per esempio..' si fermò per circa trenta secondi pensando a cosa dire, mentre si leccava le labbra di un rosa pallido 'ti andrebbe di andare a letto con me?' Quando raggiunsi il freddo muro della stanza, la mano di Justin raggiunse la mia spalla, appoggiandosi sulla parte di muro vicino ad essa ed iniziò a baciarmi il collo. Anche se mi fossi difesa, non sarebbe successo nulla: non si sarebbe fermato; ed era per questo che lo chiamavano 'danger'.

--f l a s h b a c k-- Fino a che età avete creduto a Babbo Natale? È una domanda così insignificante da non essere aegomento di conversasione nemmeno in una banale chiacchierata, ma se mi chiedessero fino a quando ho creduto a quel vecchietto immaginario vestito di rosso e con una lunghissima barba bianca.. be', posso dire con certezza di non averlo mai fatto. Sapevo che il Babbo Natale che veniva all'asilo per la festa annuale e mi faceva tanta paura era falso e, frugando tra i miei ricordi, penso che anche gli altri bambini guardassero il preside della nostra scuola travestito consapevoli che non fosse quello autentico ma solo una brutta copia.

Anche se non avevo visto con i miei occhi mia madre baciare Babbo Natale, ero una bambina abbastanza sveglia da mettere in dubbio l'esistenza di un anziano che lavora solo la notte di Natale e che guadagna così tanti soldi, in una sola notte, per spenderli a comprare per tutti i giocattoli per tutti i bambini del mondo. Nonostante ciò, per accorgermi che alieni, viaggiatori del tempi, fantasmi, mostri, esper, malvagie organizzazioni e gli eroi di manga o anime non esistessero veramente, mi ci volle parecchio tempo.

Anzi, a dirla tutta me ne ero accorta. Solo che non volevo ammetterlo. In realtà speravo che questi potessero improvvisamente apparire davanti ai miei occhi. Rispetto al mondo ordinario, in cui mi svegliavo ogni mattina e che salutavo ogni notte quando andavi a dormire, quello ritratto nei racconti di anime e manga era decisamente più affascinante. Anch'io sarei voluta nascere in un mondo del genere! Essere salvata da un eroe, mentre ero rinchiusa in un bacellomalieno trasparente, mettere in fuga con coraggio e ingegno viaggiatori nel tempo armati di pistole laser che progettavano di cambiare il passato, eliminare mostri e spettri con l'esordismo, ingaggiare una battaglia psichica on un esper di un'organizzazione segreta, svegliarmi la notte per combattere contro l'uomo nero.. erano queste le cose che volevo fare a dieci anni!

No, calmati e fermati un attimo... anche ammesso che alieni (e via dicendo) mi avessero attaccata, non avendo alcun superpotere ed essendo io una bambina, non sarei mai stata in grado di competere con loro. Così smisi di fantasticare poichè, dopo la separazione dei miei (forse era stato l'inizio dei litigi tra mia madre e mio padre a farmi immaginare un mondo tutto mio) avevo capito che la realtà era dura: nessun nuovo studente si sarebbe trasferito nella mia classe cercando di organizzare un'associazione segreta; non avrei mai visto un UFO; non avrei mai assistito ad un fenomeno paranormale. Nonostante abbia fissato per due ore, durante le lezioni, la mia matita, questa non si è mai mossa di un micron. Continuavo a meravigliarmi della perfezione delle regole fisiche che studiavo a scuola e al tempo stesso ridevo di me stessa; così, senza rendermene conto, smisi di appassionarmi di programmi televisivi sugli UFO e sugli articoli dedicati ai fantasmi.

Queste cose, nemmeno il cattivissimo Uomo Nero, non potevano esistere.. ma allora perchè speravo il contrario? Così sono cresciuta cercando un punto di contatto per risolvere questo paradosso. Quando mi lasciai alle spalle le scuole medie, abbandonai anche i miei sogni infantili e mi abituai alla normalità del mondo. Mentre lasciavo naufragare queste cose in un angolo della mia mente, divenni senza particolari emozioni e difficoltà una normale studente liceale. Ero riuscita a superare la mia paura per il buio ma non sapevo che l'Uomo Nero mi avrebbe perseguitata per sempre.

E a quel punto incontrai Justin Bieber.

Optai per la scelta più semplice: entrai nel liceo del mio distretto scolastico, senza impegnarmi molto. Il mio primo rimpianto lo ebbi quando scoprii che la scuola era situata in cima ad una grossa collina. Così, mentre salivo su per quella lunga salita, fradicia di sudore nonostante fosse solo l'inizio della primavera, mi sembrava di scalare il Monte Bianco. Il pensiero fu che ogni giorno per tre anni avrei dovuto fate di primo mattino tutta quella fatica mi deprimeva. Ma se stavo camminando con passo così veloce, forse, era perchè ero rimasta nel letto a dormire fino all'ultimo minuto. Quindi pensai che se mi fossi svegliata anche solo dieci minuti prima, avrei potuto camminare più lentamente e non sarebbe stata poi così dura.

Ovviamente, considerando quanto siano piacevoli gli ultimi dieci minuti di sonno prima di alzarsi, era chiaro che non lo avrei mai fatto. In poche parole, alla fine realizzai che avrei continuato a fare quella ginnastica mattutina ogni giorno e la mia depressione divenne ancora più grande.

Così, durante la cerimonia di benvenuto per noi studenti del primo anno che si tenne in una palestra troppo grand, l'espressione del mio viso non aveva nulla a che fare con quella tipica dei nuovi studenti che pensano ad una vita piena di speranze. No, la mia espressione era semplicemente lugubre. Invece di ascoltare il discorso del preside, che aveva ricevuto molti applausi, insultavo in aramaico tutti i Santi chiedendomi il perchè della scelta che aveva preso mia madre di cambiare casa, nonchè città, lasciando una città qualsiasi della California per venire a vivere in una fredda cittadina del Canada. Fui stupita dalla scelta della divisa alla marinara per noi ragazze e dai blazer per i ragazzi: era una cosa alquanto singolare ma questa idea mi era piaciuta.

Mentre pensavo a queste cose, la noiosa cerimonia di benvenuto terminò senza intoppi. Io con i miei compagni, con cui avrei avuto a che fare, volente o nolente, per tre anni, ci dirigemmo tutti assieme verso l'aula della prima sezione del primo anno che ci era stata assegnata.

Il professor Morgan, un giovane docente responsabile della nostra classe, salì sulla pedana della cattedra e ci rivolse un sorriso così pulito e allegro che sembrava si fosse allenato davanti allo specchio per più di un'ora, parlò dicendoci che era un professore di educazione fisica, che svolgeva il ruolo di consulente nel club di basket, che aveva predicato questo sport ai tempi del college, che il basket era lo sport più divertente del mondo... una volta finito disse: 'Bene, adesso facciamo un giro di presentazioni!'

Era una prassi abbastanza comune, quindi non mi colse di sorpresa. Intanto si avvicinava il mio turno. Che ansia. Capite che voglio dire, vero?

Finita fino all'ultima sillaba la presentaziine su cui mi ero scervellata senza incepparmi su alcun punto, mi rimisi a sedere con quel senso di liberazione tipico di quando si è portato a termine ciò che si viene chiamati a fare. Quindi si alzò la persona dietro di me e - non dimenticherò mai quel momento in tutta la mia vita- pronunciò la frase che avrebbe fatto discutere a lungo sul mio futuro.

'Mi chiamo Justin Drew Bieber e vengo dalla scuola media di Stratford' fin qui, tutto normale. Voltarmi per guardare sarebbe stato imbarazzante, perciò continuai a fissare in avanti mentre sentivo delle risatine e delle voci di ragazze dire: 'che figo'. 'Mi chiamano 'danger' e non mi interessa niente dei professori. Se devo dire qualche fottuta parolaccia, lo dico senza problema e senza aspettare un cazzo di momento che non arriva. Sono quello che fa scintille e che provoca.. non mi interessano le normali relazioni, voglio perdere la verginità tra un mese esatto e.. be my sliggity and I'll be your Justin Bieber. È tutto.'

Com'è facile intuire, questo mi fece girare. I capelli di un biondo scuro che coprivano la fronte e il suo viso, che sfidava altezzoso lo sguardo del resto della classe, era ben proporzionato, quasi perfetto. I suoi grandi occhi color miele, che riflettevano grande volontà, trasmettevano una dolcezza incredibile e le sue labbra, di un rosa delicato, erano serrate. Ricordo che gli occhi ambrati di Justin erano veramente splendidi. Avevo di fronte una bellezza unica. Bieber scrutò tutta l'aula, come se volesse cercare rogne. Io ero lì, con la bocca spalancata e lui mi fissò gelido, abbozzando un freddo sorriso.

Stava scherzando? Probabilmente nella testa di tutti fluttuavano punti interrogativi. Dome si doveva reagire? Dovevamo forse ridere? Con il senno di poi, fu chiaro che non si trattò né di uno scherzo, né di una gag. In qualunque situazione si trovi, Justin non scherza mai.

Lui è sempre estremamente serio.

Un silenzio irreale calò per circa trenta secondi, fino a quando Bieber lo interruppe con un 'porca puttana, perchè cazzo questo silenzio?' sussurrato mentre si sedeva. Morgan indicò con esitazione lo studente successivo e l'atmosfera tornò normale.

Fu così che lo incontrai. vorrei credere davvero che sia avvenuto tutto per caso.
L e t i t i a.
Heeeeeei c: ho deciso di scrivere il nuovo capitolo perchè avete raggiunto non cinque ma nove recensioni e più di trecento visualizzazioni.. l'ho aggiunto lol
Spero che il contenuto vi piaccia e [etc-etc-etc] *dice le cose che dicono tutte le autrici di fanfiction* e basta così lol c: ieri non ho potuto postare il capitolo (l'ho scritto ieri uu siate fiere di me) perchè papà non mi lasciava il computer
Mi potete contattare via messaggio personale o su twitter digitando @lovinrauhl
Beh, per il prossimo capitolo vorrei setterecensioni: forse non sarò puntuale, sapete scuola e tutto..
anyway.. grazie delle recensioni uu YOOOOH e muchmuchmuuuuuchlove.

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