I am a nerd.

di ciaomils
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -nuova vita ***
Capitolo 2: *** -invisible ***
Capitolo 3: *** -ritorno nel passato...o è il passato a tornare!? ***
Capitolo 4: *** -lezioni di francese ***
Capitolo 5: *** -rivelazioni ***
Capitolo 6: *** -tunonmelaraccontigiusta ***
Capitolo 7: *** -mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigar ***
Capitolo 8: *** -il mio pigiama con le pecorelle ***
Capitolo 9: *** -p come Parcheggio ***
Capitolo 10: *** -vestiamoci da zucche ***
Capitolo 11: *** -i sintomi delle brutte notizie ***
Capitolo 12: *** -credito esaurito ***
Capitolo 13: *** -la sua ragazza ***
Capitolo 14: *** -un sorso ti calma...solo un sorso però!! ***
Capitolo 15: *** -Il patto dei quaranta e Willy Wonka. ***
Capitolo 16: *** -la freccia di Katniss Everdeen ***
Capitolo 17: *** -asciugamano biricchino ***
Capitolo 18: *** -la mia ohana ***
Capitolo 19: *** -'fermo cowboy' ***
Capitolo 20: *** -stai attenta ***
Capitolo 21: *** -ROB!? ***
Capitolo 22: *** -seimesianniversario ***
Capitolo 23: *** -incontri clandestini ***
Capitolo 24: *** -camp myway ***
Capitolo 25: *** -tutti in tenda(parte uno) ***
Capitolo 26: *** -tutti in tenda(parte due) ***
Capitolo 27: *** -tutti in tenda(parte tre) ***
Capitolo 28: *** -la sua ragazza ***
Capitolo 29: *** -vita nuova ***



Capitolo 1
*** -nuova vita ***


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-nuova vita


Questa non è la classica storia romantica, il film strappalacrime dolce da far vomitare arcobaleno.
Questa è la mia vita.
Non aspettatevi rose e fiori.


Mi siedo al banco qualche minuto prima del suono della campanella solo per vedere Nick e il suo bel culo passarmi davanti.
E come sempre, non me ne pento.
Apro il mio libro di biologia e punto gli occhi sulle parole incomprensibili.
Già lo prevedo, sarà un anno di merda.
Mi giro un attimo indietro per vedere Chantal mettersi il solito lucidalabbra rosa. Che schifo, chissà quanti germi ci saranno ormai lì dentro.
-Bene ragazzi, oggi studieremo il comportamento degli acidi..-
Le parole si disperdono nella classe, siamo troppo impegnati a ficcanasare nei profili di facebook degli altri per perdere tempo con gli acidi e roba simile.
Infilo ne cuffie nelle orecchie e metto Maroon 5 a palla.
Bell’inizio di scuola.
 
Mi siedo sulla solita panchina nel cortile, stando attenta alla gonna del vestito che mi svolazza sulle gambe nude.
Mike arriva con il suo caratteristico passo lento, che mi fa pensare molto ad un bradipo. Questo non gliel’ho mai detto.
Gli occhiali neri e le cuffie più grandi della sua testa. Questo è Mike. Il nerd per eccellenza, nonché mio migliore amico.
-Elizabeth!- urla. La sua voce riecheggia ancora nelle mie orecchie quando si siede accanto a me.
-NON.CHIAMARMI.COSì! MAI!- rispondo, sottolineando bene ogni parola. Magari prima o poi lo capisce.
-Okay Liz. Andiamo a prendere qualcosa da mangiare? Credo morirò di fame e morire a scuola non sarebbe una valida uscita di scena.- continua lui, ignorandomi del tutto.
-Io in mensa non ci entro.- ripeto forse per la centesima volta.
-Finiscila, nessuno ti giudica se prendi un hamburger invece dell’insalata- mi prende in giro. In momenti come questi lo ucciderei ma poi mi ricordo che è lui a passarmi i test di matematica.
-Lo sai che non è per questo- incrocio le braccia al petto e metto il broncio.
-C’è Luke..E allora? Di certo non ti lascerò poltrire su una panchina, per di più scomoda, solo perché lui è seduto con tutta la sua squadra di babbuini. Quel tipo è un idiota.-
-MIKE!- lo rimprovero, ma una parte di me sa che ha ragione.
-Pensaci. Puoi rimanere qui, scappare da lui, anche se prima o poi lo incontrerai in giro per questa piccola città, oppure puoi venire con me, sculettando e mostrando a tutti quel bel culo che hai!- propone lui, senza nemmeno fare una pausa.
-Ma un respiro ogni tanto?-
-Inventerò il teletrasporto, a che mi serve respirare?-
Mi offre una mano. Lo guardo, pensierosa.
Ha ragione. Posso sbattergli in faccia la mia felicità. Luke è solo uno stupidissimo ex. Mi sono promessa un nuovo inizio. Nuove avventure. Nuovo guardaroba, gentilmente offerto dalla mamma.
Non posso rimuginare troppo su ciò che ero.
Afferro la sua mano e lui mi attrae a sé, strappandomi il primo sorriso della giornata.
 
Attraversiamo i corridoi deserti, tappezzati qua e là dai manifesti per la candidatura dei re e delle regine dell’anno scorso.
Mike mi rivolge un sorriso dolce prima di entrare in mensa.
Facciamo la fila per prendere qualche polpetta e mi accorgo, forse troppo tardi, che Luke mi sta fissando.
Mike segue il mio sguardo -Liz, ora sculetta!-
Faccio come mi dice, stando attenta a non inciampare e cadere al centro della sala. Pronto? Indosso un vestito nuovo e ho preso le polpette col sugo. E in più tutti gli sguardi sono su di me.
Mi faccio i complimenti mentre mi siedo ad un tavolo libero. Arrivata senza nemmeno un graffio, mi stupisco anche io.
Mike mi raggiunge subito dopo. I ricci neri gli ricadono morbidi sulle orecchie e mi rendo conto di non averlo mai visto più sexy di così. Be’, non l’ho mai visto sexy.
-Terra chiama Liz.- mi richiama lui -Donna, sei distratta!-
Mi rendo conto che mi sta rubando le patatine fritte. Lo fulmino con lo sguardo.
Addento una polpetta, che come sempre sa di plastica.
-Dovremmo protestare, questa roba viene direttamente dalla discarica!-
-Non so, oggi non ho ancora trovato un capello nell’insalat…ah no, eccolo-
-Blahh. Ma come fai a mangiare quella roba?- scuoto la testa.
-Di certo non vado in giro ad ammazzare maiali e a farci le polpette!-
-Sei un vegetariano convinto!- prendo un sorso di coca cola.
Fa spallucce e mette in bocca una foglia di insalata.
 
Stasera non voglio uscire. Preferisco stare a casa e godermi un bel film catastrofico, il mio genere preferito.
La mamma non c’è, come sempre.
Ma meglio così, almeno la posso far sentire in colpa e indurla a comprarmi una nuova Nikon.
Metto il mio solito pigiama con le pecorelle rosa, l’unico indumento che ho tenuto del mio armadio.
È così caldo.
Preparo due tazze di cioccolata calda e ci metto su tutte le schifezze che trovo in cucina, comprese le M&M’s, il mio cibo preferito.
Vedo un vecchio pick-up fermarsi sul mio vialetto.
Per un attimo penso ‘è arrivata Bella Swan’ ma poi mi ricordo che anche Mike ha un aggeggio simile.
Rido di me stessa e vado ad aprirgli la porta.
-Elizabeth!- mi urla abbracciandomi fino a soffocarmi.
Alzo gli occhi al cielo e sguscio fuori dalle sue braccia.
-Seriamente Mike. Sto iniziando a pensare che non te ne frega niente della vita!-
-Anche io sono felice di vederti. Mi sei mancata.- mi prende in giro.
-Che film hai portato?- gli chiedo seguendolo in soggiorno.
Lui posa la sua inseparabile borsa nera a tracolla e si butta sul divano.
-Pronto pronto?- lo guardo alzando un sopracciglio.
Lui si appoggia sul gomiti e mi osserva. Poi risponde -i soliti. Pensavo che oggi avresti voluto vedere Titanic-
-No, non sono in vena. Ora voglio vedere qualche film catastrofico, non mi va di ridere di Rose e Jack-
-Okay, 2012-
-Fa schifo come film ma fa schifo anche la mia vita. Perciò credo andrà bene.-
Mi stringo nel pigiama mentre Mike mette il dvd nel lettore. Mi accoccolo a lui e guardo lo schermo nero.
Inizia il film. Sorseggio la mia cioccolata prima di addormentarmi.
 
Al mio risveglio mi ritrovo per terra. Ho un piede sul divano, vicino alla faccia di Mike, che dorme beato.
Mi alzo in piedi. I capelli, ovvero quell’ammasso di nodi castani che mi ritrovo al posto di una lucente chioma, sono appiccicati alla fronte.
Sono le cinque e mezzo. Farò una doccia prima di andare a scuola.
Nel frattempo mi vendico e faccio cadere Mike per terra. Borbotta qualcosa prima di iniziare a russare.
Mi tappo le orecchie e salgo di sopra.
Mi butto sotto il getto d’acqua tiepida e lavo i capelli.
Per le sette ho asciugato i capelli, che ora mi ricadono sulla schiena, ho indossato un vestito blu stile marinaio e delle ballerine. Sono profumata, pettinata e struccata a dovere.
Non metto niente in faccia. Preferisco lo stile acqua e sapone. E poi non sono capace.
Mike dorme ancora, così preparo del tè e lo verso nella sua tazza.
-Grande capo, alzati! Dobbiamo andare!- appoggio il tè sul tavolino basso e lo scuoto dolcemente.
Poi inizio a smuoverlo più violentemente, ma non ne vuole sapere di svegliarsi.
Ha un sonno pesante lui.
Lo schiaffeggio un po’, prima piano poi più forte e alla fine apre gli occhi.
-Cazzo grande capo, sei caduto in letargo.-
-Dovresti iniziare a chiamarmi orso.- mi dice, afferrando la tazza  bevendo il contenuto.
-Sarebbe più adatto ghiro- ridacchio.
 
Saliamo in macchina e in qualche minuto siamo a scuola.
La campanella è già suonata.
-Mannaggia a te, Mike. La prossima volta scappo con il pick-up se non ti svegli subito.- corriamo per il parcheggio e io mi osservo i piedi.
Arrivati nell’atrio ci dividiamo, lui va a destra mente io procedo dritta.
Svolto velocemente l’angolo e quasi scivolo. Impreco fra me e me prima di andare a sbattere a qualcosa. O meglio, qualcuno. Resto con lo sguardo basso raccogliendo i libri e i fogli che svolazzano allegri sul pavimento.
“Questa dev’essere la mia anima gemella” penso. Poi mi correggo “no, solo nei film”.
Alzo lo sguardo.
Un tizio, che ho visto un paio di volte mi guarda con degli occhi color nocciola.
Sanno tutti il suo nome, le cheerleader lo sussurrano a mensa, le sfigate gli sbavano addosso. Io gli salterei al collo, ma ho una dignità.
-Scusa.- borbotto prima di ricominciare a correre. Sento il suo sguardo su di me fino a quando entro nella classe e scivolo sulla sedia.
Invio un breve messaggio a Mike.
Cazzo grande capo, ho fatto la mia prima figura di merda dell’anno. Sono andata a sbattere contro Justin Bieber!
Apro twitter scrivo un veloce tweet.
Nei film sbatti contro un ragazzo carino, nella realtà sbatti contro un coglione. #soloneifilm
Nel frattempo mi arriva la risposta di Mike.
Io ho sbagliato aula, vuoi competere con me?
Digito velocemente un messaggio e rimetto il telefono nella borsa.
Scusa grande emme, hai vinto tu!
E per la prima volta in cinque anni rivolgo cinque minuti di attenzione alla professoressa di matematica.

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Capitolo 2
*** -invisible ***


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-invisibile

Ripasso storia seduta alla solita panchina nel cortile.
Oggi Mike non verrà a scuola. Deve andare a fare una commissione o non so che.
Perciò oggi sono sola. Completamente invisibile.
Mi regalo un sorriso prima dell’inizio delle lezioni.
 Ti sto pensando. Ho una grande sorpresa per lei, tenente xx.
Quanto può essere stupido Mike? Scrivo una veloce risposta e poso l’iPhone nella borsa.
Oggi la Connor è più sexy che mai, mhm… Ahahaha. Che sorpresa!?!?!??!?!?!? Necessito spiegazioni grande capo.

Mike è piuttosto veloce.
Ti prego, dimmi che non si è messa il rossetto rosso… mmh. Aspetta e vedrai.
Osservo la Connor, la professoressa più vecchia di tutta l’America. Ha il rossetto sui denti. Blahh. Mi sembra di vedere una versione di Chantal a settant’anni.
Oh sì invece…Proprio il rossetto rosso. Ti prego, lo sai che non resisto.
Cinque minuti al suono della campanella.
Ho la bocca sigillata.
Impreco sottovoce e scrivo un veloce messaggio. Chiaro e diretto.
Ti uccido il cane.
 
In mensa non ho niente da fare. Non ho fame, perciò resto un po’ nel cortile, con i Fun a tutto volume.
Incrocio le gambe e mi faccio i complimenti per aver scelto di indossare i leggins stile ‘indiano’.
Sono da sola, a parte qualche matricola in ritardo e qualche secchione con le mani nel capelli per la prima B della carriera scolastica.
È già tanto se prendo D.
Sento appena la campanella che annuncia la fine della pausa e mi ritrovo a correre nel corridoio semi pieno.
Apro velocemente l’armadietto e prendo il libro di letteratura sovrappensiero.
-Ciao-
“Cazzo Mike, sento delle voci!”
Sbatto l’anta che si chiude con un rumore secco e salto in aria alla vista del ragazzo con gli occhi color nocciola che è in piedi accanto a me.
Il libro mi scivola di mano cade sul pavimento. Mi affretto a raccoglierlo ma do una capocciata a Justin che si era chinato per recuperarlo.
-Ahi!- urlo e l’eco della mia voce vaga per il corridoio semi deserto.
Qualche matricola osserva la divertente scena, ridendo sotto i baffi.
Passo una mano sulla testa, soffocando una parolaccia.
-Elizabeth giusto?- mi chiede Justin, passandomi il libro con un sorrisetto dipinto sulle labbra.
Lascio da parte l’irritazione -Justin, giusto?- rispondo, massaggiandomi la testa.
Lui abbassa la testa e sorride.
-Ti serve...aiuto!?- chiedo dopo un imbarazzante silenzio.
-No…Cioè. Tu dai ripetizioni di francese?-
-No. Perché questa domanda?-
-Devo recuperare un brutto voto. Ho sentito dire in giro, che sei piuttosto brava…In francese.-
-Me la cavo.-
-Ti pago bene.-
Rifletto un attimo -Ci penso su e poi ti faccio sapere.-
-Okay. Questo è il mio numero. Se dovessi avere qualche problema o qualche domanda fammi uno squillo.- mi porge un bigliettino bianco con alcuni numeri per poi allontanarsi sorridendo.
Ma non ho tempo per pensarci perché ricomincia la mia corsa contro il tempo.
Arrivo nell’aula di letteratura col fiatone e scivolo sulla sedia. Il prof non si è accorto di nulla, buon per me.

Tiro fuori l’iPhone. Ho un messaggio da Mike.
Ehi tenente, ti ho detto che ho una sorpresa per te?
Che stronzo.
Sei un’idiota. Comunque. Tu dimmi di che si tratta e io ti tirò cosa è appena successo. Indizi: un bernoccolo, un libro e degli occhi color nocciola.
Sono soddisfatta del testo e mi faccio i complimenti da sola.
Non se ne parla. Tanto so che tra poco mi dirai che è successo…Ahah

“Vaffanculo Mike!”
Se non vuoi parlarne perché mi hai detto che hai una sorpresa!??!?!?!?
Il professore parla di qualcosa come Giulietta e Romeo mentre la classe cazzeggia.
Perché sono crudele. MUAHAHAHAHAHAH *cof cof*
Anche se sono nervosa, scoppio a ridere e la classe intera, compreso il prof, si gira a guardarmi. Mi ricompongo.
“Vaffanculo Mike!”
 
Faccio yoga sul letto. Le gambe incrociate e le mani poggiate sulle ginocchia, con l’indice e il pollice che si toccano.
Dovrei studiare per matematica, è l’ultima cosa che mi va di fare, preceduta addirittura dalla voce ‘attraversare l’Etna su un filo’.
Il cellulare ronza nella borsa e sento il suono di una chiamata riempire la stanza.
Con una mossa veloce scendo dal letto e rispondo.
-Pronto!?- è un numero non registrato, quindi potrebbe essere anche Obama.
-Ehi Liz.- ah no, è Justin.
-Justin? Come hai fatto ad avere il mio numero?- cazzo, è uno stalker.
-Ho i miei informatori.- sento il suo sorriso attraverso la cornetta.
Questo tipo è inquietante.
-Ehm...posso fare qualcosa per te?-
-Potresti aiutarmi in francese.- la sua non è una richiesta…sembra più un ordine.
-Te l’ho detto. Ci devo pensare.-
-Dai…Ti pago bene.-
Soldi.. “Mmh soldi.”
-Okay. Si, ti aiuterò.-
-Grande!- esulta lui. Poi aggiunge Attacca.
Nello stesso momento Mike fa ingresso nella mia stanza.
-Elizabeth!-
-Ti odio!- gli rispondo, sfuggendo dalla sua presa.
Corro al piano di sotto e giro attorno alle scale fino a quando non me lo ritrovo davanti.
Inizia subito a farmi il solletico “Stronzo!”. Odio il solletico.
Mi sdraio per terra ridendo e lui si mette a carponi su di me, continuando con la sua tortura.
-BASTA MIKE! SMETTILA!-
Lui si ferma per un attimo e ne approfitto per levarmelo di dosso.
Si sdraia a fianco a me, mentre riprendo fiato.
-Ti odio!-
-Perché mai dovrebbe rivolgermi un sentimento tanto spiacevole e oscuro?- mi chiede, facendo la voce da aristocratico.
-UNO, non mi devo far il solletico. DUE, non devi farmi rimanere sulle spine. TRE, sei in ritardo e ti devo raccontare una cosa.-
Mi ignora completamente fino al punto tre -Spara.-
-Justin..- mi fermo, vedendo la sua faccia sorpresa -Sì, Justin Bieber, mi ha chiesto di fagli ripetizioni di francese…è stato molto insistente.-
E’ stato..? Che gli hai detto?- alza un sopracciglio.
-Di sì…!?- non so come mai, ma la risposta viene fuori come una domanda.
-Liz, lo sai che è uno stronzo.-
-Nemmeno lo conosci.-
-Le voci girano.-
-Non puoi fidarti delle voci.-
-Non puoi fidarti di lui.-
-Ma devo solo aiutarlo col francese!-
-Fidati, lui avrà pensato a ogni cosa, ma nessuna di queste ha a che fare col francese.-
-Mike.- mi appoggio sui gomiti e lo guardo -Fidati, è solo francese. Cioè guardalo. E guardami. In nessun caso lui potrebbe essere interessato a me!- maschero quel briciolo di delusione.
-Solo…stai attenta, okay?-
Sento un rumore di chiavi nella serratura e la mamma fa la sua comparsa.
-Ragazzi, state bene?- ci chiede, notando che siamo sdraiati per terra.
-Certo mamma.-
-Non mi sembra.- ci oltrepassa e fila in cucina.
-A proposito di mamme…di cosa parlavi quando hai detto ‘sorpresa’?-
-Ma questo non c’entra niente con le mamme!- ridiamo entrambi.
 
Rigiro in mano la ciondolo che mi ha comprato Mike.
È antico, un vecchio medaglione con una collana lunga.
Dentro ha messo la nostra foto di quando eravamo piccoli.
Lo tengo per mano, nel mio cappottino rosso e lui mostra un sorriso a trentuno denti. Gliene era caduto uno da latte.
L’immagine mi strappa un sorriso e penso a quando ci siamo incontrati, tredici anni fa.
Lui era nella mia stessa classe d’asilo. Era arrivato da poco a Stratford e la maestra ce lo aveva presentato. Non era timido, per niente. Anzi era piuttosto loquace ma anche molto dispettoso.
A quel tempo aveva le lentiggini e i riccioli erano più corti.
Il secondo giorno di scuola mi aveva nascosto la mia bambola preferita.
Io piangevo e lo accusavo mentre lui se la rideva divertito.
Ricordo che gli tirai uno schiaffo, senza farmi vedere dalla maestra. Anche lui si mise a piangere ma non si andò a lamentare dall’insegnante.
Quando smettemmo di urlare e piangere, lui mi restituì la bambola, senza dire una parola, e poi scappò nella casetta del giardino.
Da quel giorno non mi fece nessuno dispetto e piano piano ci avvicinammo.
Sospiro poggiando il ciondolo sul comodino e spengo l’abatjour.
Chiudo gli occhi e lentamente scivolo nel sonno.



Questa è la mia seconda fan fiction su Justeeeeen(?) quindi non siate crudeli.
(la prima 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1271063&i=1 )
Recensite e preferite, se volete. 
See you soon!

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Capitolo 3
*** -ritorno nel passato...o è il passato a tornare!? ***


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-ritorno nel passato...o è il passato a tornare!?

Mi sveglio di soprassalto e lancio un’occhiata alla sveglia. Sono le sette e quarantacinque.
“Cazzo!” arriverò in ritardo.
Filo in bagno e mi faccio una doccia. Poi pettino i capelli che mi ricadono morbidi e ondulati sulla schiena.
Indosso una gonna leggermente gonfia nera e una camicetta larga di seta rosa pallido che infilo sotto la gonna. Poi metto delle calze trasparenti e degli stivaletti neri.
Afferro la borsa ed esco velocemente di casa.
Non ho fatto colazione e fortunatamente Mike mi aspetta fuori con il suo Pick-Up e una scatola di ciambelle glassate.
Arriviamo al suono della campanella e io vado nell’aula di biologia.
Nick, e il suo bel culo, si siede davanti a me.
“Mmh..ciao Nick…”
Il prof entra borbottando qualcosa sulle cellule, e io penso seriamente che potrei addormentarmi qui, ora.
 
Dopo scuola devo aspettare Meredith, l’unica cheerleader non bionda-tipo-barbie. E anche l’unica che considero mia amica.
Mi siedo sugli spalti del campo da football e sfoglio il quaderno di francese, l’unica materia che sopporto.
Il vento freddo mi accarezza le spalle nude e io mi stringo nella camicetta. Non riesco a domare i miei capelli che svolazzano allegri.
Alzo gli occhi dal quaderno e vedo Meredith salutarmi. Le faccio un cenno con la testa, mentre il resto delle cheerleader la guardano come se fosse pazza.
Non hanno una stima molto alta per me.
Meredith torna ad allenarsi e io faccio scorrere lo sguardo sul campo. Fino a quando non vedo gli occhi grigi di Luke che mi osservano.
Deglutisco e afferro il cellulare.
Ho un messaggio da Justin. Lo leggo in fretta.
Oggi non ti ho vista a scuola. Pensavo che per le ripetizioni andassero bene il martedì e il venerdì. Rispondi, Justin.
Alzo gli occhi al cielo e scrivo.
Va bene. Liz.
Il cellulare vibra mentre mi avvisa dell’arrivo di un nuovo sms.
Quindi a domani. Non vedo l’ora. Justin :)
“Ha detto che non vede l’ora!” il mio cuore perde un battito.
Distolgo lo sguardo dall’iPhone e vedo che Luke mi sta ancora fissando, mentre si avvicina a grandi passi.
Digito velocemente il numero di Mike e aspetto che risponda.
Al decimo squillo riattacco.
Luke ormai è un po’ più in basso, ancora qualche gradino e sarà da me.
“Cazzo!”
-Ehi Liz.- mi saluta e, per qualche strana ragione, mi stringe in un abbraccio.
-Ehi Luke.- la situazione è imbarazzante. Mi mordo il labbro.
-Sei…Wow!-
“Cazzi tuoi, mi hai lasciata tu, stronzo”. Gli mostro il più falso dei miei sorrisi. -Grazie.-
-Tutto okay?- mi chiede. Per un attimo sembra lo stesso ragazzo che mi baciava davanti all’armadietto.
-Sì, sì. Tu?-
-Bene. Senti, mi rendo conto che la situazione è imbarazzante.- Luke abbassa lo sguardo.
-Già-
-Mi chiedevo se potessimo essere amici.-
“Essere tua amica è l’ultima cosa che mi andrebbe.” -Certo-
-Grazie Liz.- mi stringe in un altro abbraccio.
Fa per andarsene ma poi si gira verso di me.
-Ehi Liz, Justin mi ha detto che uscite insieme. Sono felice per te.-
“COSA?” in questo preciso istante attraverserei la città a piedi solo per uccidere con le mie mani quel Biber.
Meredith compare al mio fianco -Ehi Liz, ho finito, mi cambio e ce ne andiamo, okay?-
 
Siamo sedute al Jazz, un bar tema anni sessanta. Io sto divorando il mio hamburger mentre Meredith legge una rivista di moda.
Mi fa invidia. È bella anche stanca morta! I suoi capelli neri le ricadono sulle spalle e gli occhi grandi e grigi osservano il giornale. Io a confronto sembro una puzzola.
-Mmh. Senti il mio oroscopo ‘Gemelli: studia di meno e rilassati di più.’ Magari fosse così facile, se non prendo un A+ mi rovino la media!-
-Io mi rovino la media se prendo un A+. Sto facendo collezione di D.- prendo un sorso di Coca Cola.
-Ti leggo il tuo ‘Capricorno: sorridi! L’amore è alle porte.’-
Ridacchio e quasi sputo la Cola su Meredith.
-Ci provasse ad avvicinarsi, gli do un calcio sulle palle!- esclamo e scoppiamo entrambe a ridere.
 
Sono a scuola. Appena vedo quel Bieber giuro che gli stacco le palle a ci gioco a tennis.
Nemmeno oggi Mike verrà a scuola. Deve andare a Toronto a visitare dei suoi zii o che so io.
Metto i Muse a tutto volume e quasi mi si rompe un timpano quando inizia Time Is Runnig Out.
Giro per i corridoi, cercando con lo sguardo una testa bionda.
Quando la vedo mi ci fiondo.
-Cosa hai detto a Luke- gli urlo spingendolo contro l’armadietto. Lui sembra divertito e sento le risatine del resto della scuola.
Lo fulmino.
-Luke ha detto che tu gli hai detto che usciamo insieme. Perché?- ripeto, con la voce un po’ più bassa.
-Calma Liz. Ho solo detto che mi avresti dato ripetizioni di francese. Sai che qui si fanno tutti dei pensieri strani!- mi risponde avvicinandosi.
Ora mi sento stupida e totalmente in imbarazzo.
-Certo. Perché avrei dovuto dirgli che usciamo insieme se non è vero?- mi chiede.
Una cosa è certa. Sono stupida.
-Scu..scusa.- farfuglio prima di andarmene.
 
Fisso il piatto di lasagne davanti a me. Non voglio mangiare. Mi sento stupida.
“Bella mossa, Elizabeth”. Anche la mia vocina interiore mi fa i complimenti.
Justin si siede affianco a me.
-Ehi Liz, tutto okay?- mi chiede facendomi sobbalzare.
-Sì, certo.- accenno un sorriso e prendo una forchettata di lasagna.
-Allora per oggi siamo d’accordo?- mi domanda. Nel suo tono sento una punta di speranza, il che mi scalda il cuore.
-Ci vediamo alle 18.- rispondo con aria assente.
-Alle 18 allora.- mi dice, schioccandomi un bacio sulla guancia. Poi scappa via. 
Mi sciolgo.


 

EHI STRONZETTE
Eccomi qui, a mettere questo capitolo sperando che vi piaccia.
lasciate qualche piccola recensione, tanto per farmi capire che l'avete letto e che vi è(o non) piaciuto.
così, giusto per. 
bene, ora torno nella giungla a ballare con tarzan :')
Ciaoo (twitter: @seguaquellauto)

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Capitolo 4
*** -lezioni di francese ***


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-lezioni di francese

Busso piano. Sono quasi del tutto certa che nessuno mi abbia sentito ma poi la porta si apre e compare Justin. Senza maglietta.
Deglutisco e mi appoggio allo stipite.
Nel frattempo lui si leva gli auricolari e mi sorride.
-Ehi Liz, entra, vado un attimo a vestirmi.- chiude la porta dietro di me e sale di sopra. -Fa come se fossi a casa tua- aggiunge.
Vado a sedermi in soggiorno e mi guardo attorno, intimorita.
C’è un grande camino, su cui sono disposte alcune cornici. Riesco a distinguere una foto di Justin da piccolo. Giro la testa e osservo un piccolo tavolino e un’abatjour.
Un’intera parete è rivestita da una libreria vasta. Riconosco subito il mio libro preferito, Il diario di London Lane.
-Tutto okay?- mi chiede Justin. Sobbalzo dalla spavento. Noto, con dispiacere, che adesso indossa una t-shirt.
-Certo. Non sapevo ti piacesse.- dico, indicando il libro con la copertina rossa.  

-Non è mio, è di mia madre.- risponde freddo. Poi aggiunge -Vuoi qualcosa da mangiare?-
Sono talmente nervosa che finirei per vomitargli tutto sulle Supra, così rifiuto con un cenno della testa.
-Magari solo un po’ di succo.- farfuglio.
-Mmh…- si dirige in cucina e io lo seguo, osservandomi attorno -Come lo vuoi?-
-Ananas.- il mio gusto preferito.
-Ecco a te.- risponde versando il succo in due bicchieri. Me ne porge uno.
-Andiamo.- ordina salendo le scale.
In cima si apre un ampio corridoio. A destra ci sono quattro porte mentre a sinistra ce ne sono tre. Lui si ferma davanti all’ultima a destra e l’apre.
-Questa è la mia camera.- esclama.
Sulle pareti ci sono alcune foto. Attaccato alla parete c’è un letto a una piazza e mezza, con una trapunta azzurra. Poi c’è una scrivania di pino su cui è posato un portatile e vicino a questa, appoggiata al muro, c’è una chitarra.
Le tende sono si un bianco semplice, immacolato e vicino alla porta c’è un cestino quasi del tutto vuoto.
-Vieni.- Justin si accomoda sul letto e io imbarazzata lo seguo.
Afferro la sedia della scrivania e mi siedo. Lui mi guarda per un attimo confuso, poi inizia a parlare.
-Iniziamo?- mi chiede, con quegli occhi che mi fanno dimenticare tutto per un attimo.
“A fare cosa?” vorrei chiedere, ma poi ricordo che sono qui per insegnargli francese.
-Certo.-
Si mette più vicino a me e mi rivolge un sorriso.
Abbasso lo sguardo e mi scosto una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-I pronomi soggetto li sai, vero?- domando guardandolo negli occhi.
-A dir la verità vorrei iniziare d’accapo tutto. Un breve ripasso, così posso mettermi in pari con gli alti.- risponde, appoggiandosi al muro dietro di sé.
-Sì, sì certo.- sfoglio qualche pagina e trovo i pronomi soggetto -Ecco. Io, je. Tu, resta uguale. Egli, il. Noi, nous. Voi, vous. Loro, ils. Tutto chiaro?-
-Sì. Continua.-
Non prende nemmeno appunti, la cosa mi da fastidio ma riporto l’attenzione al libro.
-Il verbo essere. Je suis, tu es, il est, nous sommes, vous  êtes, ils sont.-
Mi guarda per un po’, poi apre bocca -Continua, tranquilla, ti ascolto.-
Stringo le mani a pugno e mi concentro sul francese.
-Il verbo avere. J’ai, tu as, il a, nous avons, vous avez, ils...-
Alzo lo sguardo e vedo che intanto si è fatto più vicino. Continua a osservarmi, senza dire parola.
-Tutto okay?- mi domanda, e lo sento appena.
-Potresti prendere appunti, ti pare?-
Alza le mani come per scusarsi e afferra un quaderno e una penna mozzicata.
-Dicevi?-
-Ehm…- sfoglio il libro -I verbi riflessivi? Tipo appeler? Je m’appelle, tu t’appelles, il s’appelle, nous nous appelons, vous vous appelez, ils s’appellent.-
Alzo lo sguardo e noto con piacere che sta prendendo appunti.
-Tutto chiaro?- domando, quando torna a guardarmi.
-Sì, continua.-
-Come si formano i verbi della prima coniugazione, modo indicativo tempo presente.- distolgo lo sguardo dal libro e lo punto su di lui. Mi sta guardando le tette! “Mi sta guardando le tette!?”
Schiocco le dita e la sua attenzione torna a quel che dico.
-Scrivi, questo è importante. –e, -es, -e, -ons, -ez, -ent.- si avvicina a me. -Tutto chiaro?- chiedo imbarazzata.
Afferro la gonna del vestito verde che indosso e la tiro un po’ più giù, cercando di coprirmi le gambe. Controllo l’orologio. Sono quasi le otto, devo tornare a casa.
-Justin, devo andare-
Lui guarda l’ora dall’iPhone -Sì.-
Si alza mentre io infilo il libro nella borsa. Scendiamo le scale in silenzio. Si potrebbe sentir cadere uno spillo.
-Prendo le chiavi della macchina.-
“Quindi mi accompagna a casa..Aw”.
Lui risale di sopra mentre fingo di  al inviare un messaggio.
Vengo distratta da Justin che compare in cima alle scale.
-Andiamo.- esclama saltando l’ultimo gradino.
Mi tiene la porta aperta mentre esco. Saliamo sulla sua Range Rover.
Casa mia è abbastanza distante, ma non troppo così in circa dieci minuti ferma l’auto davanti al vialetto.
-Ehi, i tuoi occhi sono…Verdi. Credevo fossero blu.- mi dice, dopo un lungo e imbarazzante momento.
-E’ la luce dei lampioni, i miei occhi sono blu.- rispondo, afferrando la borsa mentre apro la portiera.
-Ehi Liz, è stato divertente.-
“E’ stato imbarazzante.” Vorrei dirgli, ma mi contengo e gli faccio un sorriso.
-Ci  vediamo in giro.- rispondo ed esco dall’auto.
Imbocco il vialetto e sento il suo sguardo fino a quando chiudo la porta dietro di me.
La casa è vuota, come sempre. La mamma starà in biblioteca, immersa tra gli scaffali ad azzittire quelli che fanno rumore. Lei lavora lì.
Afferro il cellulare prima di buttare la borsa sul divano. Invio un messaggio a Mike.
Pizza?
L’iPhone vibra.
E gelato.
Il 
campanello suona e apro in fretta la porta a Mike.
In una mano tiene una scatola di pizza, nell’altra una confezione di gelato menta e cioccolato, i miei gusti preferiti.
-Dov’eri finita!?- mi chiede, varcando la porta.
La chiudo e lo seguo in cucina.
-A guadagnarmi da vivere.-
-Com’è andata?- mi domanda, aprendo la scatola di pizza. Un odore invitante si disperde nella stanza e io mi ritrovo affamata.
-E’ stato imbarazzante, mi ha guardato le tette!- rispondo, versando della coca cola nei bicchieri di plastica rossi.
-Ci credo, guarda il vestito che ti sei messa!-
Abbasso lo sguardo sulla scollatura. Non è troppo profonda, solo più del solito.
A volte Mike sembra mia madre.
-Ora lo difendi?-
-No, solo che...l’occhio cade-
Tutt’ad un tratto arrossisco.
-Mike!-
-Hai ragione, gli spacco la testa!- lo fulmino con lo sguardo e addento la pizza.
 
Mi sveglio abbracciata a Mike nel mio letto ad una piazza e mezza. Lui russa sonoramente e penso che così sveglierà il vicinato.
È sabato, finalmente è arrivato il weekend.
Mi stiro un po’ e colpisco per sbaglio Mike sul naso, ma lui borbotta qualcosa e si gira dall’altra parte, facendomi cadere dal letto.
Mi tiro su e mi arrampico sul letto per poi iniziare a saltare e a cantare.
-Tonight…We are young! Parapapapapa parapaaa! Papaparapaa! Papapaaaaaa!- urlo a squarciagola e credo che così mi spezzerò le corde vocali. Ignoro del tutto le parole della canzone, così è più divertente.
Mi arriva un cuscino sul viso e per poco non cado di nuovo dal letto.
-Sei stonata come una campana, Elizabeth!- borbotta Mike, coprendosi le orecchie con la coperta.
-Lo so. Sveglia! Il sole è alto e il gallo canta!-
-No, a cantare è una gallina!- mi prende in giro, soffocando una risata sotto le coperte.
-Mi offende, non dovrebbe criticare le mia altissime abilità canore.- rispondo, con un’aria aristocratica che proprio non mi si addice.
-Oh, che dispiacere mi da.- Mike esce dalle coperte e si alza per poi prendermi sulla schiena.
-Al galoppo!- urlo, e lui corre giù per le scale, rischiando di cadere e di farci male sul serio.
Mi porta dritto in cucina mentre i continuo a cantare -Only the Horses!- le altre parole non le so, così improvviso una canzone su queste tre.
Mi fa scendere davanti al frigo e tira fuori una bottiglia di latte e dei cereali, quelli colorati a forma di ciambella.
-No ma, serviti pure, tranquillo- lo rimprovero incrociando le braccia.
-Lo sto già facendo, cantante dei miei stivali.- risponde versando i cereali nella tazza verde chiaro e affogandoli con il latte.
Lo imito e ci sediamo al bancone della cucina, uno difronte all’altro.
Stringo il ciondolo che mi ha regalato mentre mi abbuffo di cereali e latte.



Ciaaao stronzette!!
perché non mi lasciate una recensione(più di 10 parole eheh)!?!? Mi sembra di parlare da sola...
so che ci siete, quindi impegnatevi a scrivere qualcosa, vanno bene anche degli insulti,
basta che mi facciate sapere che esistete e che non sono impazzita!!
Sono tanto carina e coccolosa... carina e coccolosa
ʘ‿ʘ
bbene, io vado. scrivete, fatevi sentire.
Adios!

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Capitolo 5
*** -rivelazioni ***


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-rivelazioni
Indosso dei pantaloncini e una canottiera bianca. Come sempre sono l’ultima ad uscire dallo spogliatoio femminile all’ora di educazione fisica.
Lego i capelli in una coda e mi metto a correre con gli altri.
È faticoso, almeno per me che non pratico mai sport.
Mi giro indietro giusto in tempo per vedere Luke raggiungermi.
-Ehi Liz.- esclama tra un respiro e l’altro.
-Luke.- io sono stremata e il suo nome esce più come un sussurro.
-Sediamoci.- mi propone, avvicinandosi alla panchina del campo da football.
Il coach fa finta di non vederlo e io seguo Luke. Credo che altrimenti crollerei.
Luke prende un sorso d’acqua e poi la sputa per terra.
“Blah!”
Il coach fa ancora finta di non averci visto, perché Luke è il capitano della squadra di football della scuola e in più suo padre è molto ricco per cui fa generose donazioni. Immagino che se il coach dovesse rimproverarmi dovrebbe rimproverare anche Luke e perciò ci ignora.
-Perché mi hai detto che Justin aveva detto che usciamo assieme quando mi risulta che lui ti abbia detto che gli do solo ripetizioni di francese?- chiedo tutto ad un fiato e per un attimo mi sento come se stessi ancora correndo.
Soffoco il fiatone e attendo.
-Perché lui mi ha detto che uscivate assieme.- mi risponde prima di prendere un altro sorso.
-Ma lui mi ha detto che ti ha detto che gli davo solo ripetizioni di francese. Perché avrebbe dovuto dire che usciamo assieme quando non è vero?-
-Forse perché gli piaci.-
Arrossisco all’istante -Impossibile. Devi aver capito male.- faccio per alzarmi.
-Liz- Luke mi prende per un braccio e mi riporta seduta sulla panchina -Ti ho mai mentito?-
Ci penso su. Mi ha spezzato il cuore, ma non mi ha mai mentito.
-No.-
-Mi ha detto esplicitamente che avevate un appuntamento assieme e che vi eravate baciati. Io ti ho riportato quello che ho sentito.-
-Lo ammazzo!-
-No, Liz, lascia stare. Vedrai che l’ha detto solo perché è attratto da te.-
Scoppio a ridere -Lui. Attratto. Da me?-
-Sei bellissima, e lui se n’è accorto. Se ne sono accorti tutti tranne te.-
Arrossisco e mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Smith! Laurent! Tornate a correre!- urla il coach. Ci alziamo in piedi e ci avviciniamo.
-Me lo diresti se voi usciste insieme?- mi chiede Luke mentre camminiamo -Insomma, non ci sono segreti, giusto?-
-Sì, te lo direi.- gli sorrido, davvero felice. Vuol dire che a me ci tiene davvero.
Rimaniamo in attimo in silenzio.
-Ti va di andare al cinema giovedì?- propone Luke.
Lo guardo imbarazzata.
-Naturalmente non saremo soli, ci sono anche i miei amici.- faccio un sospiro di sollievo.
-Sì, certo.-
-Ti passo a prendere alle otto.- mi dice -Cioè ti passiamo a prendere alle otto.- si corregge. Tiro un altro sospiro di sollievo.
-Certo, l’avevo capito- gli sorrido.
-Smith, Laurent! Vi devo prendere in braccio?- grida il coach e noi iniziamo a correre.
 
-Ehi Liz- mi chiama Mike mentre esce dall’aula di chimica.
-Ehi grande emme.- gli do un bacio sulla guancia. È da sabato mattina che non lo vedo, è dovuto andare in campeggio con i suoi.
Lui odia il campeggio.
-Sei sopravvissuta ad un giorno senza il sottoscritto, ti meriti un gelato.- dice Mike, ridendo.
-Non sono un cagnolino.- lo fulmino con lo sguardo.
-Hai ragione, Fuffi.- ribatte Mike, e a questo punto, anche io rido.
Apre la porta della mensa e facciamo la fila per mangiare. Prendo un cheeseburger e una Diet Coke e ci sediamo all’ultimo tavolo.
 
Dopo pranzo usciamo dalla mensa per aspettare il suono della campanella. Camminiamo nei corridoi semi vuoti.
-Ti sei divertito?- gli chiedo, guardandomi le unghie colorate di nero.
-Stranamente sì, Debora ha rischiato di essere divorata da un grizzly.-
Debora è sua sorella maggiore. Inutile dire che non la sopporta, è troppo perfettina.
-Però mi sei mancata, Fuffi.- mi scompiglia i capelli mentre resto immobile, indecisa se rompergli il collo o staccargli le palle.
-Non la smetterai mai con questa storia, vero?- gli chiedo, sistemandomi la chioma.
-Già. Mai.- risponde e schiocca un sorriso maligno.
Continuiamo a camminare verso l’aula di matematica quando Luke sbuca dall’angolo.
-Liz- mi saluta, sfiorandomi un braccio.
Divento rossa.
-Perché Luke ti ha salutata?- mi chiede Mike mentre io divento viola.
Mi osservo le unghie, grattando per levare lo smalto nero.
-Perché Liz?- insiste Mike. Dai suoi occhi capisco che è arrabbiato.
-Perché siamo tornati amici.- borbotto sottovoce.
-Cosa?- sembra allarmato.
-Sì, mi ha chiesto di essere amici e ho detto di sì.-
-Da quando?- mi chiede, ignorando il cellulare che gli squilla dalla tasca posteriore.
-Da giovedì.- sussurro guardandomi i capelli.
-Giovedì!- ripete, con un filo di esasperazione.
Si passa una mano fra i capelli e finalmente risponde al cellulare.
Mi giro e inizio a correre per raggiungere Luke. Arrivo da lui col fiatone.
-Ciao Liz-
-Ehi Luke.-
-Tutto okay?- mi chiede lui.
Mi faccio un po’ di coraggio.
-A dir la verità no. Non capisco perché ti comporti così.- rispondo guardandolo negli occhi.
-Così come?- mi domanda. Ci fermiamo davanti al suo armadietto.
-Prima fai lo sdolcinato, poi mi molli e ad un certo punto vuoi essere mio amico. Ecco cosa non capisco.- esclamo con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso.
Mi faccio piccola piccola e lo guardo negli occhi, aspettando una risposa.
-Perché sei importante.- mi sussurra, e tutte le ragazze nel corridoio si sciolgono.
Io invece resisto, anche se dentro sono fusa.
-E allora perché mi hai lasciato?- ribatto.
“Ahi…Voglio davvero saperlo?” E’ dall’anno scorso che mi faccio questa domanda. Me la sono ripetuta troppe volte nella testa durante le vacanze estive.
E’ strano esporla ma soprattutto sentire quelle parole.
-Davvero non ci arrivi?- mi chiede, gli occhi gelidi.
Chiude l’armadietto con un rumore secco e si allontana, lasciandomi delusa e pensierosa.



Ciaoo stronzette, come va?
Allora, facciamo una bella cosa.
Vi faccio delle domande, così tanto per farvi parlare.
anche se lo scorso capitolo è arrivato a tre recensioni, un record per questa fan fiction, ma ne vorrei altre. 
Quindi, ora rispondete queste domande.
1)Di dove siete?
2)Quali sono i vostri idoli?
3)la vostra canzone preferita.
 
Io sono di Roma, i miei idoli sono Justin e Miley. sono anche una directioner, ma non considero i oned idoli.
Non ho una canzone specifica preferita c:
beene, rispondete e recensite. arrivate in fretta al capitolo sette, succede una cosa ashfdhbgrj! 
adioss!

ps: se il capitolo arriva a più di tre recensioni posto il seguito domani. altrimenti dovrete aspettare e.e

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Capitolo 6
*** -tunonmelaraccontigiusta ***


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-tunonmelaraccontigiusta

Mi trascino sul letto di Mike, mentre lui finisce i biscotti alle gocce di cioccolato.
Quando litighiamo, ed è colpa mia, gliene compro sempre una confezione.
-Quindi ha sbattuto l’anta e se n’è andato, senza salutarti?- mi chiede, dopo che io gli ho raccontato di Luke e della sua improvvisa sfuriata.
-Sì. Non vedo perché dovrebbe arrabbiarsi. E’ stato lui a lasciarmi, e per di più dopo che abbiamo…ecco…fatto sesso.- divento rossa a quei ricordi e scaccio subito il pensiero.
-Ecco il centunesimo motivo per cui dovresti allontanarti da lui.- mi suggerisce e si sdraia accanto a me.
-Non mi risulta di aver fatto una lista.- rispondo guardando il soffitto.
La sua stanza è molto infantile, anche se in sua presenza non la definirei così.
Ha una trapunta di Spiderman, poster di Diabolik, modellini in scala di Lanterna Verde e, per il tocco finale, un manichino dimensione uomo dei cattivi di Guerre Stellari.
Ama quel film, ma io non l’ho mai visto.
Le uniche cose normali sono la sedia e la scrivania, sulla quale passa la sua maggior parte del tempo, disegnando fumetti.
È bravo ed è una delle sue più grandi passioni.
Il mio iPhone squilla, facendo vibrare il letto e distraendomi dal soffitto, ma soprattutto da Luke.
-Pronto.- borbotto mettendomi seduta.
-Ehi Liz.- E’ Luke.
Mike mi guarda con un’espressione interrogativa.
Copro la il microfono con una mano -Parlando del diavolo…-
-Ciao Luke.- gli rispondo, con una voce meno fredda di ciò che avrei voluto.
-Liz… Senti mi dispiace. Non avrei dovuto farti una sfuriata in quella maniera…-
Rimango in silenzio e lui continua.
-Solo che…è difficile.-
“Ah sì!?”  la mia vocina interiore disapprova.
-Ci sei Liz?-
-Sì. Accetto le tue scuse.- rispondo, ricevendo un’occhiataccia da Mike.
-Be’...Bene. A domani allora.- dice prima che io metta giù.
Affondo di nuovo la testa nel materasso.
-Non imparerai mai, vero?- Mike sospira, ma mi stringe la mano comunque.
 
Busso ansiosa alla porta di casa Bieber, sperando di vedere di nuovo Justin a torso nudo.
Invece mi viene ad aprire una donna, capelli scuri e occhi gentili.
-Ciao, devi essere Elizabeth.- mi sorride facendo cenno di entrare.
Chiude la porta dietro di me -Sì sono io.- rispondo torturando lo smalto nero.
-Io sono Pattie, la mamma di Justin. Lui sta sistemando la sua stanza. Nel frattempo vuoi qualcosa da bere?- mi chiede facendomi strada fino in cucina.
-Ehm…Gradirei del succo.-
-Certo. Che gusto?- domanda, aprendo il frigorifero e facendomi segno di accomodarmi.
-Ananas…se c’è.- ribatto in fretta sedendomi su uno degli sgabelli del bancone.
-Ecco a te.- mi porge un bicchiere di vetro verde. Ringrazio e inizio a bere.
-La stanza di Justin era un casino, come sempre. L’ho obbligato a mettere a posto, non potevo farti vedere quel macello.- aggiunge, versando dell’acqua in un altro bicchiere per poi prenderne un sorso.
-Oh, anche la mia è in disordine.- dico e intanto lancio occhiate nervose alla porta.
Finalmente Justin scende le scale e percorre il corridoio fino alla cucina. Appena mi vede la sua bocca si inclina in un sorriso.
-Ma i maschi sono molto più disordinati. C’era il cestino pieno e biancheria sporca ovunque!- risponde Pattie.
A quelle parole Justin spalanca gli occhi incredulo e aumenta il passo verso di noi.
-Ehm…Mamma…Non dovresti andare a lavoro?- chiede nervoso a Pattie, lanciandomi occhiate di scuse.
-Sì ora vado…Ehi, mi stai cacciando per caso?- gli domanda Pattie, fermandosi a metà corridoio.
Io li seguo imbarazzata.
-No ma’, è solo che non voglio che arrivi in ritardo.- Justin raccoglie la borsa e la passa in fretta alla madre.
-E’ stato un piacere conoscerla.- dico educatamente.
-Piacere mio, Elizabeth. Dammi del tu.- ribatte lei aprendo la porta.
Le sorrido.
-Non studiate troppo ragazzi.- ci dice, prima di uscire.
-Certo ma’.- risponde Justin e chiude la porta. Si gira verso di me.
-Scusa.- mi sussurra dispiaciuto.
-Oh no, tua madre è simpatica.- gli dico. -E poi se non ci fosse stata lei sarei dovuta entrare in un porcaio invece della tua stanza- ridacchio.
Lui alza un sopracciglio -Mi sta prendendo in giro, Miss Smith?-
-Forse.- rispondo sorridendogli -Dai. Andiamo, ho una lingua da farti imparare.- aggiungo, salendo le scale.
 
Dopo circa un’ora Justin posa la penna e si sgranchisce la schiena.
Lo guardo infastidita. Gli stavo leggendo un dialogo.
-Ti stai annoiando?- gli chiedo con quella punta di sarcasmo che si concedono i professori.
-Oh, no di certo. Mi piace sentirti parlare in francese. Hai una voce sexy.- A quelle parole arrossisco -Solo che mi stavo chiedendo…Ti andrebbe di prendere una boccata d’aria?-
-Ma dovresti studiare…devi recuperare...- rispondo.
-Avrò tempo di studiare un altro giorno, ora voglio godermi di più il prezioso tempo in tua compagnia..- mi interrompe lui, chiedendo il libro che tenevo fra le mani.
-Che ne dici?- aggiunge. Ma non mi lascia tempo per pensare, ne’ tanto meno per rispondere, perché circa due secondi dopo mi sta trascinando fuori di casa.
Usciamo dal cancello e le mie gambe hanno dei brividi. Devo ricordarmi di non indossare più gonne, o almeno di mettermi delle calze. Le giornate si fanno sempre più fredde.
Mi stringo nel cardigan blu che indosso e mi rendo conto solo ora che Justin mi tiene per mano.
Mi fa salire sulla sua auto e presto sfrecciamo verso il centro di Stratford.
Ferma la macchina nel parcheggio del Jazz e mi viene ad aprire la portiera.
Lo guardo confusa e scendo dalla macchina, cercando in tutti i modi di non cadere. Justin riprende la mia mano.
Il cielo si è fatto più scuro, ma il crepuscolo tarda ancora ad arrivare.
Entriamo nel bar e Carla, una cameriera di circa cinquant’anni, ci sorride dolcemente mentre ci porge i menù.
-Ciao Carla.- la saluto. Vengo spesso qui con Meredith, quindi ho stretto un buon rapporto con parte del personale.
-Ciao Liz.- risponde lei. Il suo sguardo si posa su Justin. -Questo bel giovanotto è il tuo fidanzatino?-
Arrossisco e lascio la mano di Justin -No.- farfuglio.
-Sono Justin, un amico.- sorride lui e ma i suoi occhi non si staccano da me e mi guardano maliziosi.
-Sono da voi tra cinque minuti.- ci dice Carla, prima di allontanarsi dietro il bancone e sussurrare qualcosa all’orecchio di Caroline, un’altra cameriera.
La seconda mi guarda e mi sorride.
Potrebbe essere più imbarazzante?!
-Vieni.- mi invita Justin, prendendomi la mano e distraendomi dai miei pensieri.
Ci sediamo al tavolo vicino alla finestra. Apro il menù, chiedendomi oziosamente cosa prendere.
Alla fine opto per un gelato doppia panna e cioccolato, con wafer. Chiudo soddisfatta il libretto e lo poggio sul tavolo.
-Vieni spesso qui?- mi chiede Justin, mentre osserva l’ambiente.
-Sì, ogni giovedì, dopo scuola.- rispondo lanciando occhiate cosa-state-combinando a Carla e le altre, che si sono radunate in cerchio e ci osservano, sussurrando e ridacchiando.
-E’ carino.- aggiunge Justin, per poi sfiorare la mia mano, che era poggiata sul tavolo.
La ritraggo imbarazzata. “L’ha fatto apposta!”.
-Sì, è bello.- barbotto io.
-Bene ragazzi, cosa ordinate?- ci chiede Carla, comparendo al nostro fianco con penna e taccuino.
-Gelato doppia panna e cioccolato, con wafer.- le rispondo, restituendole il menù.
Justin abbassa la testa per leggere l’elenco dei panini.
-State insieme?- mima Carla con la bocca, cercando di tenere a bada l’eccitazione per l’improbabile notizia.
-No!- rispondo senza emettere alcun suono.
Lei alza un sopracciglio in risposta.
-No, ti giuro!- mimo con le labbra, alzando una mano e poggiando l’altra sul cuore.
Justin alza la testa, dopo aver scelto e io gli faccio un sorriso innocente. Fortunatamente non si è accorto della discussione avvenuta pochi istanti fa.
-Un hamburger e patatine e da bere una Coca Cola grande.- esclama lui, restituendo a sua volta il menù a Carla.
Lei si allontana ma prima mi manda di nascosto un’occhiata da tu-non-me-la-racconti-giusta. Mi stringo nelle spalle e ritorno con l’attenzione a Justin.
Lui mi sta guardando. Osserva attentamente le mie labbra.
Tiro un sospiro di sollievo, almeno non mi guarda le tette.
C’è un imbarazzante silenzio mentre ci guardiamo.
-Come conosci Luke?- le parole mi escono da sole e per poco non riconosco nemmeno la mia voce.
-Amici di amici.- risponde lui -E tu?- mi chiede, avvicinandosi pericolosamente.
-È il mio ex.- lo osservo dritto negli occhi, reggendo il suo sguardo.
-Perché vi siete lasciati?- domanda, poggiando le braccia sul tavolo.
“Non sono affari tuoi!” vorrei gridare, ma saggiamente decido di mentire.
-Eravamo troppo diversi.-
Mi guarda per un po’ prima di appoggiarsi nuovamente allo schienale.
Caroline arriva sui suoi pattini e appoggia le nostre ordinazioni sul tavolo. Prima di andarsene mi fa l’occhiolino.
Afferro velocemente la coppa di gelato e prendo il primo cucchiaino mentre Justin addenta il suo cheeseburger. Gli occhi ancora fissi sulle mie labbra.
Le sue pupille si dilatano appena infilo il cucchiaino in bocca e lecco via il gelato.
“Cazzo, questo si sta facendo un film porno!” deglutisco e sono sicura di essere diventata rossa.
Guardo l’orologio. Sono quasi le otto e mezza.
-Hai fretta?- chiede Justin, mangiando una patatina.
-No.- rispondo riportando l’attenzione a lui.
Finisco il gelato e lo osservo mentre prende un sorso di coca cola.
“Oh, la sua bocca.” Mi guarda anche lui e i suoi occhi ardono mentre mi accarezza con lo sguardo.
Mi mordo il labbro e mi accorgo che il mio respiro si è fatto più pesante.
“Oh, cazzo!” mi agito sulla panca e distolgo lo sguardo da lui. E proprio in questo momento sento il campanello alla porta tintinnare e Luke entra, i suoi amici lo seguono.
Si guarda attorno e quando mi vede il suo sguardo diventa più cupo.
È arrabbiato? Perché?
Si fa strada verso di noi mentre la sua compagnia si siede dall’altra parte del locale.
Justin deve aver visto il mio sguardo perché si gira per vede cosa mi preoccupa tanto.
-Ehi Luke!- urla appena lo vede arrivare e si alza per salutarlo.
“Cazzo, qui si mette male!” Vorrei scomparire dalla faccia della terra, prendere un’astronave e andare a vivere sulla Luna, o forse sul Sole.
Luke mi lancia un’occhiataccia appena si rende conto che il ragazzo con cui sono uscita è Justin.
-Ciao, Justin.- gli stringe la mano, come fanno i ragazzi e poi si gira verso di me, rivolgendomi un’occhiata glaciale.
-Ciao, Liz.- al suono del mio nome mi viene la pelle d’oca.
-Luke.-
-Possiamo parlare?-mi chiede, gli occhi stretti a fessura.
-Ce..certo.- mi alzo e alzo le spalle davanti alla faccia confusa di Justin.
Usciamo fuori e un brivido mi percorre la schiena.
-Me lo potresti spiegare?- mi chiede improvvisamente quando ci fermiamo, sotto la luce al neon posizionata accanto alla finestra.
-Cosa?-
-Mi avevi detto che non uscivate insieme.- mi dice lui, passandosi una mano nei capelli e guardandomi dritto negli occhi.
Mi mordo il labbro e guardo altrove.
-Non usciamo insieme.- borbotto, osservando i capelli e passandomeli fra le dita.
-Vorresti farmi credere che gli stavi insegnando come si dice gelato in francese?- domanda furioso, prima di scoppiare in una risata tesa e decisamente innaturale.
-Ti sto dicendo la verità. Non usciamo insieme, non è un appuntamento!-
-Magari per te no,  ma per lui sì!- ora sta urlando -Hai visto come ti guarda? Ti mangia con gli occhi e lui non ha una bona reputazione.- continua.
Alzo gli occhi verso Justin e vedo che anche lui è furioso. Il suo sguardo mi è puntato addosso e mi brucia la pelle.
-Cazzo, Liz, ti devo dire tutto?- Luke si passa entrambe le mani nei capelli.
-Non sono la sua puttana, non scopiamo e anche se fosse, a te cosa importerebbe?!- grido, liberandomi del peso che avevo in gola.
Lui mi guarda spaesato, ora è più calmo ma anche più confuso.
Gli rivolgo un’occhiataccia prima di girare i tacchi e rientrare nel locale.
 
Mi faccio subito riaccompagnare a casa da Justin.
Che gli prende a tutti?
Ho bisogno di parlare con Meredith, assolutamente. In un certo senso, i consigli migliori me li da lei.
Invio un messaggio a Meredith e intanto guardo fuori dal finestrino le case dei vicini mentre ci avviciniamo alla mia casa dolce casa.
Tra cinque minuti a casa mia. Porta il gelato.
Sprofondo nel sedile e osservo il vialetto farsi sempre più vicino.
Mi giro verso Justin. È ancora teso per Dio sa quale motivo.
Sbruffo e sprofondo ancora di più.
Dopo poco la macchina si ferma e scendo, anche se avevo visto che stava facendo il giro per aprirmi la portiera.
Sono seccata. I ragazzi.
Mi fermo davanti alla porta di casa e tiro fuori le chiavi. Lui mi guarda attentamente mentre apro il portone. Mi giro verso di lui e lo ghiaccio con gli occhi.
Ora sono furiosa anche io.
-Buonanotte.- mi saluta, il suo sguardo si è addolcito e mi da un bacio sulla guancia.
Lo osservo mentre sale sulla Range Rover e mette in moto. In una manciata di secondi sparisce dal mio campo visivo.
Entro in casa e chiudo la porta per poi appoggiarmici e scivolare fino a terra.
Fottute lacrime.


                                                                   Ciao stronzette,                                    
       come procede la vostra vita!? 
       
                                                                                Auguri di Buon Natale bfyhvbyvfh.                                                                                      
lo scorso capitolo ha raggiunto le tre recensioni ma non le ha superate.

ma visto che anche oggi non ho niente da fare e che a Natale siamo(dovremmo essere, mia madre è un eccezione!!) tutti più buoni      
                                 ecco a voi il capitolo bello, pronto e postato c:                      

                                                    Recensite, suggerite e mettete nelle preferite. Inoltre fatemi sapere se la storia delle tre domande
                                                                                   vi è piaciuta o meno, casomani continuo c:                                                        
 

            Ciaoo bellezze 

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Capitolo 7
*** -mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigar ***


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-mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigar

Sbatto l’anta dell’armadietto prima di raggiungere Mike. Questo ragazzo è più veloce di uno struzzo!
-Quando lo vedi, ignoralo. Devi fargli capire che ha torto e che deve chiedere scusa.-
-Quindi secondo te ho ragione io!- esclamo, sorridendogli.
-No, anche io disapprovo Bieber, ma sei la mia migliore amica e quel Luke non ha il diritto di urlarti in faccia quando gli pare!-
Lo fulmino con lo sguardo ma non posso fare a meno di ringraziarlo nella mia mente.
Passiamo vicino all’aula di chimica e io ci entro prima del suono della campanella. Infilo il camice e siedo al mio posto. Alla mia destra c’è un posto libero e mi chiedo di chi sia, visto che Alice si è fatta cambiare orario. Le ho bruciato i capelli, per sbaglio naturalmente (più o meno).
Sbruffo e appoggio le braccia incrociate al tavolo per poi sprofondarci la faccia dentro.
Meredith mi ha detto che Luke era solo ferito, e che mi ha fatto quella scenata perché ci tiene a me. Ha anche aggiunto qualcosa riguardo Justin. Dice che è cotto di me e che è geloso quando parlo con altri ragazzi.
Meredith tende ad esagerare ed io sono così confusa.
-Bene ragazzi. Oggi studiamo le cellule…-
Alzo su le testa e cerco di concentrarmi sulla lezione.
Dopo non molto noto che un tizio ha preso il posto di Alice. Sarei felice se il tizio non fosse Justin.
Fantastico. Credevo che durante quest’ora avrei potuto riflettere ma a quanto pare mi sbagliavo. Devo avere un Karma negativo.
Justin mi sorride –Mi sono divertito ieri, al nostro appuntamento.- sussurra senza nemmeno guardarmi negli occhi. Ha lo sguardo puntato alla lavagna e fa finta di seguire i discorsi insensati del prof.
-Non era un appuntamento.- rispondo ma non riesco a non pensare al fatto che Luke aveva ragione.
-Abbiamo mangiato in un locale, ti ho riaccompagnata a casa in macchina. C’è tutto per un appuntamento. Forse manca solo il bacio- fa una pausa e mi sorride, malizioso -ma quello possiamo recuperarlo anche subito.- arrossisco e lo guardo sconcertata. Mi osserva divertito.
-Voi due! Fate silenzio e seguite la lezione.- ci sgrida il prof e io borbotto una scusa prima di affondare nella sedia.
“Mike, dove sei?”
 
Vago nei corridoi alla ricerca di Luke. Devo assolutamente chiedergli scusa e farmi dare un consiglio. Sarà strano e molto imbarazzante, ma è inevitabile.
Questa volta ha ragione lui.
Lo vedo con i suoi amici al solito tavolo della mensa.
Li raggiungo –Luke, possiamo parlare?- chiedo e lancio occhiate nervose al resto dei suoi compagni che mi guardano come un camionista guarda una prostituta.
Rabbrividisco e sento appena la risposta di Luke –Sì, ma non qui.- appoggia la mano sulla mia spalla e mi accompagna in un posto più riservato.
Appena ci fermiamo fuori dalla mensa inizio a parlare.
-Avevi ragione. Scusa.- borbotto e abbasso lo sguardo.
-Su cosa?- mi chiede.
Me la vuole far pagare! Lo detesto.
-Su Bieber. Per lui era un appuntamento.- mi faccio tutta rossa e osservo i miei anfibi neri.
-Scusa anche a te. Non avrei dovuto impicciarmi dei tuoi affari. È solo che ci tengo ancora molto a te.-
-E’ questo che non capisco. Se ci tieni a me perché mi hai lasciato dopo…Ehm..- mi interrompo perché non trovo le parole.
Abbiamo scopato? Non so, io ero innamorata di lui. Per me era amore, ma non voglio far la figura dell’illusa dicendo qualcosa un cui lui non si riconosce.
-Con te ho passato il periodo più bello della mia vita. Che ora è finito, ma mi piace ricordarlo.- mi sussurra e sono sicura di vederlo arrossire.
Gli sorrido timida e lui ricambia.
-Per domani tutto a posto allora?- mi chiede. Il cinema!
-Sì, certo. Ma non è un appuntamento! Sia chiaro.- ridiamo entrambi.
 
Sorrido radiosa mentre ballo. Sono sicura di sembrare un tacchino con il mal di pancia, ma la musica in sottofondo è alta e non posso star ferma.
Sono sola in casa quindi posso permettermi una danza della felicità.
Meredith sarà qui a momenti con patatine, pop corn e schifezze varie.
Il mio cellulare vibra sul letto quindi mi vedo costretta ad abbassare il volume e a rispondere.
E’ Justin.
-Ehi Justin.-
-Liz-
-Qualcosa non va?- chiedo con un tono di voce troppo allegro.
-A dir la verità si. Venerdì ho un impegno imprevisto e non posso fare ripetizioni. Potremmo anticipare per domani sera?- mi chiede.
Assolutamente no! Domani devo andare al cinema con Luke! “E i suoi amici”
-Mi spiace Justin, per domani ho già impegni.-
-Ti prego Liz. Se non fosse così importante non te lo chiederei! Andiamo!- ribatte lui.
Ci penso su. E se fosse davvero importante come dice?
-Okay. Mi hai convinta. A domani.-
-Grazie Liz, sei un angelo!- esclama prima di mettere giù.
Non ho più voglia di ballare.
 
Mi trascino per i corridoi come uno zombie. Non ho dormito tutta stanotte e la Connor ci sottopone ad un test a sorpresa proprio oggi.
Mi metterei ad urlare ma sono troppo stanca.
Subito dopo la chiamata di Justin ho inviato un messaggio di scuse a Luke e gli ho spiegato. Poi lui mi ha chiamata ed è sembrato dispiaciuto ma non arrabbiato.
Tiro un sospiro di sollievo e metto crocine a caso sul foglio che ci consegna la prof.
 
Luke mi raggiunge al tavolo della mensa in cui siedo da sola. Nemmeno oggi Mike sarà a scuola. È andato ad una visita o che so io.
-Che brutta cera. Hai visto un fantasma?- mi chiede Luke accomodandosi sulla sedia difronte a me.
-Sì. Allo specchio e quel fantasma ero io.- non ho nemmeno la forza di alzare la forchetta e la pasta al sugo rimane intatta nel piatto.
-Precisamente, quando ti ha chiamata Justin?- mi chiede puntandomi addosso gli occhi grigi.
-Verso le otto di sera, perché?-
-Ieri, dopo che abbiamo fatto pace, lui si è seduto al tavolo con me e gli altri della squadra. Ha chiesto cosa facevamo oggi e quando ho detto che venivi al cinema con me si è fatto più freddo e mi ha fulminato con lo sguardo.- risponde afferrando una patatina e mettendosela in bocca.
Sono talmente sfinita che rielaboro la sua rivelazione cinque secondi dopo che ha parlato.
-Credi sia geloso o cavolate simili?- chiedo mostrando poco interesse, ma dentro mi sono sciolta.
Lui fa cenno di sì e io cerco Justin nella sala. Ci vuole poco ad individuare la sua testa bionda. Il suoi occhi ci sono puntati addosso. Arrossisco. Ha un’espressione che mette paura.
Credo dovrei parlargliene. Mi vergogno al solo pensiero.
-Diventa imbarazzante.- rispondo toccandomi le sopracciglia, segno che sto mentendo.
A dir la verità non so come mi sento a riguardo. Una parte di me è lusingata, l’altra è completamente fusa.
Abbasso lo sguardo sul mio piatto e decido che non ho fame. Mi alzo ed esco dalla mensa. Sono preoccupata. Tutta questa faccenda potrebbe piacermi.
Potrebbe piacermi Justin..
 
Sediamo al solito tavolo del Jazz. Meredith sfoglia il suo giornale mentre io sono abbandonata sulla panca. Mi si chiudono gli occhi da soli.
-Ehi dormigliona!- urla Meredith mentre io mi sveglio da mio corto sonno. Le lancio un’occhiataccia ma non posso fare a meno d’esserle grata. Sarebbe stato imbarazzante se avessi iniziato a russare. Anche se normalmente non russo.
-Ti prego non urlare!- la supplico coprendomi le orecchie.
-Che succede?- domanda lei e io mi lancio in una lunga e dettagliata descrizione di ciò che mi ha fatto Justin.
Lei sta zitta e mi ascolta durante tutta la durata ma quando chiudo bocca l’apre lei.
-Intendevo che è successo a te. Sembri uno zombie!- mi sgrida e io divento rossa.
-Grazie per avermelo fatto notare. Fra tre ore devo dare lezione a Justin e io sono ridotta così!-
-Da quand’è che ti preoccupi del modo in cui appari alla gente?- mi chiede, staccando gli occhi dalla rivista e puntandomeli addosso, con un sopracciglio alzato.
-Non so..Da sempre?-
-Ma se l’anno scorso andavi in giro col rossetto nero!-
-Ehi, era figo!- rispondo offesa, ma dentro so che faceva schifo. È finito nella pattumiera come tutte le lettere di Luke.
-Non è che forse…Ti piace?- domanda, lasciando scivolare via la rivista e poggiando i gomiti sul tavolo. Ha le guance rosse e un sorrisetto malizioso.
Non rispondo. Davvero non ne ho la più pallida idea. –Potrebbe..-
-Hai detto la stessa cosa di Luke e alla fine siete stati insieme per quasi un anno.-
-Sì, e guarda com’è andata a finire.
-E secondo me anche tu gli piaci. E tanto.-
Arrossisco. –Non so, non credo. Perché dovrebbe?-
-Perché sei bella dentro e bella fuori. Perché non dovrebbe?- faccio una smorfia. La mia autostima si alza lentamente.
 
Busso alla porta e Justin mi apre subito. Mi chiedo se mi abbia vista arrivare. “Forse era impaziente di vederti!” il mio cuore fa una capriola.
-Mi spiace. C’è mia madre.- mi dice mentre si scansa per farmi entrare. Mi leva il cardigan e la sciarpa di dosso e li appende.
-Ora va decisamente meglio.- mi sussurra e io arrossisco prima guardarmi la scollatura. Anastasia ed Eleonora, nomi dati alle mie tette da Mike, sporgono un po’ troppo. Tiro su il vestito.
Justin mi prende il braccio e mi trascina in sala da pranzo. Il grande tavolo è apparecchiato per tre. Mi viene l’acquolina in bocca a vedere tutto quel cibo. Bistecche, insalata, addirittura budino.
Meno male, dopo il Jazz sono passata a casa e mi sono addormentata. Non ho mangiato niente e il mio stomaco brontola.
Pattie emerge dalla cucina e sorride radiosa mentre porta a tavola della coca cola.
-Ciao Elizabeth. Ho preparato qualcosa da mangiare.- mi saluta e con la mano mostra il buffet.
-La prego, mi chiami Liz.- rispondo educatamente e Justin mi lascia il braccio, imbarazzato.
-Accomodatevi, vado a prendere le lasagne.-
Justin si avvicina ad una sedia e la sposta leggermente facendomi segno di mettermi seduta.
Obbedisco silenziosa mentre lui si siede accanto a me.
-Spero di non aver dato fastidio chiedendoti di venire oggi.-
“No, ma come ti viene in mente?”
-Tranquillo.- gli faccio un sorriso timido e penso che l’ha fatto apposta a chiedermi di spostare la lezione. Ma ignoro la sensazione di importanza.
-Purtroppo non le ho potute preparare io, ma ho comprato le migliori scatole di lasagne surgelate. Spero sia lo stesso.- dice Pattie portando a tavola due piatti e li poggia davanti a noi. –Buon appetito.-
Sorrido e con la forchetta mi tuffo nel cibo. Sono bollenti, ma la mozzarella è filante e lo finisco in poco tempo. Justin mi guarda divertito mentre prede il penultimo boccone.
-Vuoi della carne, Liz?- chiede Pattie da capotavola e mi passa il vassoio delle bistecche. Ne metto una nel mio piatto.
-Allora, cosa hai intenzione di fare dopo la scuola?- domanda più tardi la madre di Justin, portando una forchettata di insalata alle labbra.
-Mamma, manca ancora un anno!- dice Justin, alzando gli occhi al cielo.
-E allora? Non è una cosa che va presa alla leggera.- lo sgrida lei, prima di prendere un sorso di acqua.
-Credo di voler seguire un corso di psicologia. Mi piacerebbe essere una strizzacervelli, ma non credo di averci pensato abbastanza.- rispondo.
Qual è il colmo per un matto? Essere curato da una più matta di lui!
-Interessante.- ribatte Pattie sorridendo.
Il suo sguardo si posa sull’orologio da polso che porta e si fa allarmante.
-Sono in ritardo.- dice mentre si alza –Temo di dover scappare. Fate i bravi.-
E un attimo dopo è fuori dalla porta.
Justin mi sorride maliziosamente e si alza. Lo imito mentre afferro il mio piatto e le posate e vado in cucina.
-Tranquilla.- mi dice quando poso il piatto nel lavandino –ci penserà dopo Judith.-
Mi afferra un braccio –Vieni-
Vengo trascinata fuori dalla cucina, sulle scale, e quando percorriamo lo stretto e buio corridoio che porta alla sua camera mi ritrovo intrappolata fra lui e il muro.
Anche se non c’è molta luce, riesco a vedere che i suoi occhi brillano e che la sua bocca è piegata in un sorriso.
Una sua mano è poggiata alla parete, vicino alla mia testa, mentre l’altra è sul mio fianco e mi tiene ferma.
Se ora poggiassi la mano sul mio petto, sentirei il cuore battere. Ma non ce n’è bisogno, perché lo sento anche così.
-Ho una teoria.- mi dice e per un attimo vedo che i suoi occhi slittano sulle mie labbra. Ma dato il buio credo di averlo solo immaginato.
Deglutisco a fatica –Cioè?-
Lui si avvicina impercettibilmente, e la sua mano si stringe di più il mio fianco.
-Credo di piacerti.- sussurra e sorride maliziosamente.
-E cosa te lo fa credere?- chiedo. La mia voce è debole e a malapena sento ciò che ho detto, perché è coperto dai battiti del mio cuore.
-Non lo so.- mi dice, e un angolo della sua bocca si piega in un sorriso mentre si fa più vicino. Ora respiriamo la stessa aria. –è più una speranza.-
“Cioè!?!?!?” Non rispondo, ancora in estasi per ciò che ha detto, quindi è lui parlare. -Perché sono piuttosto sicuro che tu faccia lo stesso effetto su di me.-
L’ha detto! L’ha detto!
Non ho tempo di elaborare una risposta spiritosa e intelligente, perché le sue labbra sono sulle mie. Poggio delicatamente le mani sul suo petto.
Non riesco più a pensare a nulla, se non a lui e a me.
Un suo braccio è dietro la mia schiena e mi spinge verso di lui. Ora ho praticamente il corpo attaccato al suo.
Una sua mano è sulla mia schiena mentre l’altra dietro la nuca.
Il mio cuore batte come impazzito mentre mi accorgo di ciò che succede. E lo so che non dovrei, e un po’mi sento in colpa, ma forse tutto questo mi piace. Forse tutto questo non è sbagliato.



Ciao splendori c:
Cioè, ve l'ho mai detto che siete bellissime?
l'altro capitolo ha raggiunto le 5 recensioni, e lo so che per alcune possono sembrare poche ma a me fanno commuovere!

Alloraa è arrivato il bacio eh!? Che ne pensate?
Alcune mi hanno detto che Luke sembra cotto di Liz, che Mike sembra innamorato della sua migliore amica...
Insomma calma ragazze! Ahahaha Liz, non è una rubacuori, anzi.
La storia è incentrata su un altro problema, che deve ancora venire a galla, quindi Keep Calm finchè potete!

Bene mi raccomando, recensite perché se questo arriva a più di sei recensioni domani metto il seguito...ed è un seguito mooolto hot !!  
Ciao bellezze c: 

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Capitolo 8
*** -il mio pigiama con le pecorelle ***


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-il mio pigiama con le pecorelle

-Quindi ha detto che gli piaci.- urla Meredith mentre mastica una gomma.
La fulmino con lo sguardo. Se non mi avesse interrotta sette volte a questo punto il racconto sarebbe già finito.
-Più o meno.- arrossisco.
-Mi nascondi qualcosa.- mi dice, con lo sguardo tu-non-mi-inganni. –Spara.-
-Ci siamo baciati.- sputo tutto fuori  faccio un respiro con gli occhi chiusi.
Quando li riapro vedo che ha la bocca aperta e quasi si strozza mentre ingoia per sbaglio la gomma.
-Cioè…Tu….Lui….TI HA BACIATA?- grida come una bimba di sette anni a cui hanno appena proposto di andare a Disneyland. Fa quasi paura, sotto un certo punto di vista.
Alzo le spalle.
-E poi?- domanda, gli occhi le luccicano.
-E poi…Niente.- rispondo. A dir la verità non è che fossi del tutto consapevole di ciò che è successo dopo. Ero piuttosto confusa…e arrabbiata…e felice.
Sì, penso che lui potrebbe piacermi.
 
Nell’istante stesso in cui varco la soglia della scuola la campanella suona. Il viavai delle matricole è meno confusionario rispetto a quando abbiamo iniziato l’anno.
-Ciao bambola.- mi sussurra qualcuno all’orecchio e per poco i libri non cascano dalle mie mani.
Mi giro di scatto per vedere quegli splendidi occhi color nocciola scorrermi sul corpo.
Sorrido e aspetto un suo bacio, ma invece di riceverlo sulle labbra (come speravo), sfiora le mie guance mooolto vicino alla bocca. Nascondo la delusione.
-Ciao.- sussurro mentre lui scompare fra la folla.
 
-MIIIKE!- urlo buttando la borsa a tracolla per terra e le braccia al collo del mio migliore amico. Non ricordo da quando tempo non lo vedo, ma ora che lui è qui mi sento completa.
-Ehi, qualcuno ha ingerito troppa allegria oggi.- ribatte ridendo e intanto mi accarezza i capelli.
-Grande orso, mi sei mancato!- rispondo e lui sorride mentre sciogliamo l’abbraccio. Mi tiene le mani. Sorrido anche io, ma il mio di sorriso si spegne fino a quando non rimane solo un ricordo.
-Che hai Generale Elle?- mi chiede appena nota la mia espressione. Ci sediamo sulla panchina del cortile sotto lo sguardo interessato delle matricole.
Mi accarezza la mano aspettando che io apra bocca. Non so se parlerò, mi sentirei ancora più sfigata e cotta di quanto io non sia realmente.
Faccio un lungo respiro e butto fuori l’aria dai polmoni. Dopotutto è Mike, il mio migliore amico.
Allora gli racconto dell’avvertimento di Luke, e lui annuisce pensieroso, poi passo all’appuntamento di ieri sera, e al bacio. E per ultimo tratto il saluto di Justin di stamattina.
Quando ho finito di parlare lui mi fa un sorriso –Qualcuno ha una cotta..-
Non lo nego, anzi –E quel qualcuno vorrebbe morire!-
-Magari non ti ha baciata stamattina perché voleva sapere cosa fare di voi…Insomma, voleva sapere se ieri ti era piaciuto..-
-Lui lo sa, sono sicura che lui abbia notato la mia faccia da ebete dopo il bacio!- lo interrompo e non so se mettermi a piangere o a ridere.
Lui stringe le labbra ma non risponde. Intanto la campanella suona riportandomi all’inferno chiamato scuola.
 
Dopo le lezioni aspetto Meredith. Se c’è una persona con cui dovrei parlare di ragazzi è lei. Ha esperienza.
Cioè, non che fosse una troia o qualcosa di simile, ma di certo li capisce più di quanto non li capisca io.
Facciamo la strada a piedi.
-Allora, notizie dal paradiso?- mi chiede quando ci incontriamo.
-Dal paradiso non so, dall’inferno sì!- rispondo alitando nelle mie mani chiuse a coppetta attorno alla bocca. Fa sempre più freddo.
-Che succede?- Meredith non perde un colpo.
-Non mi ha baciata. Stamattina, non mi ha baciata!- lei alza le sopracciglia e mi guarda, sul punto di mettersi a ridere.
-Che c’è!?- domando scocciata. Mi piace far ridere la gente, ma ora e qui non sono il momento e il luogo adatto.
-Ci sono due conclusioni. Uno. Non è più interessato.- mi dice. Un coltello da cucina grosso quanto una spada mi ferisce nell’orgoglio.
Mi faccio coraggio. L’opzione più sconfortante sarebbe una sua intenzione si uccidermi. –Oppure..!?-
-Oppure..- continua lei piazzando una pausa davvero poco adeguata (pronto..!? sono una ragazza sul punto di una crisi isterica!) –..Vuole farti credere di essere meno interessato a te di quanto sia realmente.-
-E..?-
-E…credo che sia la seconda.- dice annuendo –Sì, la seconda, senz’alcuna ombra di dubbio.-
Una risata amara mi si soffoca in gola –E cosa te lo fa credere?-
-Un ragazzo non interessato a te non ti bacia sulla guancia mooolto vicino alle labbra e tantomeno ti chiama bambola!- ribatte, e annuisce di nuovo. Poi sorride.
-Tranquilla Smith, lui è davvero interessato!- mi rassicura e tiro un sospiro di sollievo.
 
Ho fatto una testa così a Mike per convincerlo a ignorare i suoi compiti di biologia e fiondarsi a casa mia, ma lui ha rifiutato perché dice ‘-Fuffi, devi diventare adulta!-‘
Meredith aveva un appuntamento col suo ragazzo e non poteva venire.
Allora ho cercato la mamma, così per non rimanere da sola ma lei credeva che avessi chissà quale piano malefico in testa e ha detto così, testuali parole ‘-Trovati un ragazzo figlia mia!’
E io le ho detto che a questi tempi è difficile trovarne uno serio e lei ‘-Mica te lo devi sposare! Apri le gambe e vedi come resta!-‘
No, non stava scherzando e…no, non era ubriaca. Inutile dire che le ho attaccato il telefono in faccia.
Tutto questo per giustificare la mia solitudine. Sono stesa sul letto matrimoniale di mia madre, circondata da caramelle, patatine e popcorn. Si può morire di overdose da schifezze!?
Qualcuno suona il campanello. Dev’essere la Morte, che mi è venuta a prendere.
Scendo al piano terreno e quasi cado dalla scale per la velocità con cui corro.
Allora, due cose non dovete fare quando vi trovate a casa da soli.
Punto uno: mai aprire la porta senza guardare dallo spioncino o, in mancanza di quest’ultimo, senza chiedere ‘Chi è?’
Punto due: mai, e dico mai aprire la porta al ragazzo che vi piace se indossate il pigiama con le pecorelle rosa.
Justin sorride guardando il mio abbigliamento –Posso?- chiede indicando l’ingresso.
“Cosa? Vuoi spolverare il mobile?” penso inarcando le sopracciglia. Ahh, vuole entrare!
Senza aprir bocca, perché era già spalancata dalla sorpresa, mi faccio da parte e lascio che entri.
-E’..Carino.- esclama battendo le mani una contro l’altra e girandosi verso di me. intanto chiudo la porta all’ingresso.
Non sbircia la cucina o il salotto, invece mi guarda aspettandosi qualcosa. Incrocio le braccia e aspetto che parli. Invece lui inclina la testa di lato e stringe gli occhi a fessura.
Cosa vuole? Pasticcini?
-Posso offrirti qualcosa?- chiedo dopo un’interminabile silenzio. Lui scuote la testa e io insisto –Hai fame?-
Fa un sorriso malizioso e si avvicina –Non quel tipo di fame.-
Osserva le scale che portano al piano di sopra e poi il suo sguardo si posa di nuovo su di me.
-Bene. Visto che non mi ci porti tu..- all’improvviso mi carica sulla sua spalla.
-Justin! NOO! Cosa stai facendo?- urlo a pieni polmoni. Siamo a metà scale. –Justin mettimi giù! Subito! Ti prego Justin! Per favore!- grido disperata.
-Shh!- mi sgrida, dandomi una sculacciata –Così disturberai i vicini!- mi avvisa lui, poi sussurra, convinto che io non lo senta –Potrai urlare più tardi.- e ridacchia.
Nel frattempo si dirige verso l’unica camera con la porta aperta, la mia. Mi lascia andare sul letto e io non ho nemmeno il tempo di alzarmi perché si sdraia su di me.
-Justiin! Cosa fai?- gli chiedo, spaventata.
Lui sorride malizioso e inizia a baciarmi. Parte dalla mascella e si avvicina alle labbra, e ci posa un delicato bacio. Poi torna indietro e mi bacia il collo.
-Justiiin!- lo richiamo io. Lui sorride sulla mia pelle.
-Bel pigiama..- commenta. Arrossisco –chissà come stai senza- e a questo punto divento viola.
Inizia ad alzarmi la maglia. “Ho capito dove vuoi arrivare.” penso “no, non te la do.”
-Justin, fermati.- gli dico mentre riporto giù l’orlo del pigiama. Lui ricomincia a baciarmi il collo e io lo scanso. Chiudo gli occhi mentre atterra di fianco a me.
Mi aggiusto i capelli e giro la testa verso di lui. Mi sta guardando, confuso.
-Non sono la tua troia.- mi giustifico mentre mi alzo a sedere.
-L’avevo notato.- sussurra e io lo fulmino con lo sguardo.
Esco dalla stanza. Ho bisogno di un bicchier d’acqua, potrei morire di sete. E ho bisogno di Meredith. Ora però, Meredith mi sembra più urgente.
Lui mi segue mentre scendo giù. Sono sicura di avere le guance arrossate, i capelli scompigliati e la maglia storta, ma evito lo specchio dell’ingresso mentre mi dirigo in cucina.
Lo sento che si appoggia allo stipite della porta e mi osserva. Ma ci faccio poco caso mentre mi alzo in punta di piedi per prendere un bicchiere dal ripiano in alto. Quando ne afferro uno apro il rubinetto e lo riempio. 
Lo porto alle labbra e prendo un sorso d’acqua.
Due mani mi afferrano i fianchi e mi spingono contro il lavello. Sento i baci caldi di Justin dietro l’orecchio e sento la sua eccitazione premermi sul fianco.
-Justin, vai via!- urlo esasperata. Lui invece aumenta la stretta sui miei fianchi e ricomincia la sua tortura, tanto è vero che devo iniziare a soffocare i gemiti.
Con una mossa veloce mi fa girare su me stessa e ora ci troviamo uno di fronte all’altro. Le sue mani rimangono nello stesso punto mentre le sue labbra si spostano sulle mie.
Sono sul punto di arrendermi quando sento una chiave nella serratura e la porta all’ingresso si apre.
-Elizabeth, sono a casa!- urla mia madre. Non pensa che potrei già dormire, in fondo sono solo le undici di notte!
Justin si ferma subito e mi guarda allarmato. “Si tesoro, oggi vai in bianco.” Penso quasi soddisfatta della mia resistenza.
Lo fisso anche io mentre grido –Ciao mamma!-
Il suo sguardo si fa più tranquillo e un secondo dopo mi sta trascinando all’ingresso.
-Buonasera signora.- Justin saluta mia madre con un cenno della testa –Io sono Justin, un amico di sua figlia.-
Mia madre fa scorrere il suo sguardo sorpreso fra me e lui e poi lo posa su di me. Mi aspetto di vederla sputare fuoco e fiamme, invece sorride. Cioè, tua figlia è a casa da sola con un ragazzo alle undici di notte e tu sorridi!?
-Bene, io tolgo il disturbo.- annuncia Justin, lasciandomi la mano. –Arrivederci signora.-
Mia madre gli fa un cenno e si allontana, ma resta in allerta, nascosta dietro l’angolo per spiarci.
Apro la porta e lo accompagno fuori. Il freddo si insinua nelle mie ossa ma non tremo.
-Allora ciao.- gli dico, e faccio per girarmi, rientrare dentro, chiudermi la porta alle spalle e seppellirmi (non necessariamente in questo ordine) quando lui mi trattiene per un polso. In una attimo le sue labbra sono sulle mie e si incastrano alla perfezione in un bacio.
-A domani, straniera.- sussurra e si allontana lentamente, senza però girarsi di spalle.
Ridacchio –Domani è sabato, straniero!- dev’esserselo dimenticato.
-Appunto.- invece mi schiocca uno dei suoi più bei sorrisi e scompare nella notte.
Rientro dentro che ho perso la voglia di ridere. Vorrei aver fotografato il suo sorriso.
-Visto?- chiede mia madre spuntando da dietro l’angolo. Salto in aria alla sua vista –te l’avevo detto che se le aprivi si risolveva tutto!- mi dice. Poi, come se fosse normale un consiglio del genere da parte di una madre, mi da una pacca sulla spalla e mi augura –Buonanotte!-
Rientro in camera mia mi preparo ad una notte insonne.





Here I am!!
Ciaao bellezze, come va!?
Lo so che il capitolo è arrivato in ritardo, colpa di mia sorella e dei miei cugini, quindi seguiteli con i tridenti in mano!
No, scherzi a parte, che ne pensate? seriamente, cioè alla fine non hanno fatto niente peròòò...avendo letto la saga di cinquanta sfumature di grigio ecc, sono molto...ecco..come dire...
Non sarò mai più una bimba innocente....e se state dicendo 'E allora?' vuol dire che non avete presente cinquanta sfumature...eheh. la parte interessante arriverà...

bbene. lo scorso capitolo ha ricevuto la bellezza di SETTE e dico SETTE recensioni!! Vi si ama!!
Anyway, mi auguro di riceverne altrettanto con questo, se non di più, pleasee!

Io vi lascio alle vostre vite. adios belle ragazzuole(?)

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Capitolo 9
*** -p come Parcheggio ***


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-p come parcheggio
Anche se non ho dormito tutta la notte, mi sento riposata e mi costringo ad alzarmi alle dieci di mattina. Ed è un gran bel traguardo per me. Anche mia madre, quando mi vede, ne è sorpresa ed esclama –Perché così presto!?-
Nonostante tutto ci vorrà ben altro per farmi cambiare espressione, che fino ad ora è stata caratterizzata da un sorriso ebete. Eppure devo nasconderlo. Mia madre non deve notarlo.
Lavo i capelli e li piastro. Ha detto che oggi ci saremmo visti. Perdo un battito a quel pensiero e mi guardo allo specchio. “Ancora quel sorriso!?”
Quando mi tolgo il pigiama per mettere la gonna e la camicetta, penso a stanotte e arrossisco.
Tuttavia passo l’intera giornata in attesa. Non un messaggio, ne’ una chiamata, ne’ tantomeno una sua visita. Sono completamente sola in casa.
Faccio zapping, e non so se fermarmi a vedere un film comico che non farebbe ridere nemmeno un pagliaccio, oppure optare per un programma in cui un tizio mangia cammelli morti e scarafaggi nel deserto. Alla fine scelgo il film, perché onestamente mi viene da vomitare!
Quando anche il film è finito, con il classico finale felice a cui non crederebbe nemmeno Babbo Natale(e lui ne ha di fantasia) mi rifugio in cucina e rompo il patto che avevo fatto con me stessa stamattina, secondo il quale non avrei mangiato niente per tutto il giorno. E, quasi per dispetto a quella ragazza sognatrice che ero appena sveglia, mangio un panino intero. Compresa la crosta!
Il cellulare inizia a squillare. Potrebbe essere lui! Controllo. La scritta Meredith compare sullo schermo.
-Liz, ti vengo prendere. Andiamo al centro commerciale.- mi ordina. Farfuglio  un –Sì signora- e mettiamo giù insieme.
Preparo la borsa, ci ficco dentro il portafoglio, il cellulare, occhiali da sole, chiavi di casa e lucidalabbra. Appena chiudo la lampo il campanello suona e mi precipito di sotto.
Meredith aspetta sorridente sul portico mentre io chiudo a chiave la porta. Saliamo a bordo della sua Mini e in poco tempo stiamo sfrecciando sulla strada.
-Allora..Tu e Justin? Ci sono novità?- mi chiede sovrastando la musica che avevo scelto io stessa per soffocare i miei pensieri.
Scuto la testa e abbasso –sì e no.-
Lei mi manda un’occhiata che sta a dire ‘Cioè?’
-Avevi ragione, gli interesso.- borbotto e incrocio le braccia.
-E allora? Che c’è di male?-
-C’è cha ieri ha detto che ci saremmo visti ma non è venuto a casa mia, ne’ mi ha chiamata…-
-Frena.- mi interrompe –Ieri? Che è successo ieri? Cosa non mi hai raccontato?- mi chiede.
Mi mordo il labbro –E’ venuto a casa e…voleva farlo.-
-Cioè tu gliel’hai data? Liz, ma cosa ti è saltato in mente? Vi siete baciati solo l’altro ieri, non siete nemmeno fidanzati! Liz, caspiterina! Cosa combini!- mi sgrida mentre si da uno schiaffo sulla fronte.
-Alt! Stop! Non l’ho data proprio a nessuno. Le mie mutandine sono rimaste a posto.- la tranquillizzo e lei fa un sospiro di sollievo. La capisco, c’è una linea sottile tra l’essere la ragazza perfetta e la troia di turno.
-Non l’abbiamo fatto perché l’ho fermato. Poi dopo è arrivata mia mamma e lui se n’è andato. Però mi ha detto ‘A domani’.-
-Forse aveva impegni.- dice Meredith, facendo retromarcia.
-Sì, tipo dormire?-
-Forse aveva altri piani…per la giornata…per stare con te.- ipotizza di nuovo mentre scendiamo dall’auto. Fa scattare la sicura ed entriamo.
Certo. Infatti è Justin il ragazzo che mi sorride mentre ci viene in contro.
 
Prima che lui ci raggiunga ho il tempo di fare una domanda a Meredith –Tu lo sapevi?-
Lei annuisce –però non ti lascio sola con lui. Non dopo ciò che mi hai raccontato..-  sussurra e ci mettiamo a braccetto.
-Liz.- mi saluta Justin. –Che ci fai qui?-
Be’, questa non era la domanda che mi sarei aspettata. Mi ero preparata ad un bacio appassionato allo stile anni 50, con tanto di cappelli e impermeabili, e il classico filtro bianco e nero.
-Volevo fare quattro passi.- mi giustifico. Il suo sorriso è strano…Come se fosse imbarazzato. Ignoro la sensazione.
-Bene, ci si vede.- dice infine e torna dai suoi amici.
-L’hai chiamato tu?- chiedo a Meredith.
-No.- risponde lei e la fulmino con gli occhi –Te lo giuro!-
-E allora perché siamo qui?- insisto e lei scioglie la presa sul mio braccio.
-Perché Will mi ha detto che aveva incontrato Justin qui mezz’ora fa. Appena l’ho saputo ti ho chiamata. Non sapevo che avevate già parlato.- confessa e so che non sta mentendo.
Mi giro per un attimo verso di lui. È imbarazzato dalla mia presenza? Non voglio parlarne, e so cosa mi aiuterà a non pensarci. Shopping.
 
Entriamo in tutti i negozi da donna presenti nel centro commerciale, tranne quello da figli dei fiori perché mi ricordano troppo la zia Molly.
Compro una nuova gonna e un maglione bianco.
Durante tutto il pomeriggio non penso a niente. La mia mente è vuota ed è bello sentirsi così.
Entriamo in un negozio d’intimo e prendo mutande e reggiseni a caso. Poi ci fiondiamo nei camerini e proviamo tutto. Fa ridere la ragazza che mi guarda dallo specchio, perché tutto quel pizzo non si addice a lei.
Usciamo dal negozio ridendo e nemmeno mi accorgo di Justin fino a quando lo supero. Non mi volto indietro ma vedo dal riflesso delle vetrine che lui l’ha fatto.
Ci fermiamo da Claude’s e di nuovo proviamo abiti a casaccio. Il primo è rosso, stretto e lungo fino ai piedi. Riesco a malapena a camminare.
Lo levo subito e ne provo un altro. Questo è grigio e blu. È più corto ed è troppo elegante per una sedicenne.
Mi sfilo anche questo e provo l’ultimo vestito, un tubino nero. Arriva fin sopra al ginocchio. Davanti ha una scollatura a cuore mentre dietro lascia poco spazio alla fantasia. Mi guardo alla specchio e scosto la tenda per uscire.
Justin è seduto sulla poltrona beige davanti al mio camerino. Mi guarda attentamente da capo a piedi e improvvisamente si alza. Cerco Meredith con la coda dell’occhio. Starà ancora provando il suo vestito.
Justin ora è più vicino e mi guarda negli occhi, non sorride e non parla. Io ho un sacco di cose da dire ma ora, qui, a questa distanza non mi vengono le parole e forse mi manca il coraggio.
Alza una mano che resta in aria per una frazione di secondo prima di posarsi sulla mia guancia. Mi accarezza il viso con i polpastrelli e poi si sposta giù verso la mia mascella e verso il collo.
Mi scosta i capelli e accarezza anche il lobo dell’orecchio. Poi qualcosa nel suo sguardo cambia. La sua mano si sposta dietro la mia schiena e resta lì, pelle contro pelle.
Un brivido si diffonde nella colonna vertebrale e mi rendo conto che lui è più vicino. Con una mano, quella sulla mia schiena, mi spinge verso di lui e l’altra mi accarezza di nuovo la guancia.
Il respiro si fa più corto, la distanza più piccola. Chiudo gli occhi e aspetto un bacio, invece ricevo una mano sul naso. Meredith ci allontana e mi fulmina con lo sguardo prima di tornare a fissare in cagnesco Justin. Torno a respirare ed è strano perché non mi ero accorta di star trattenendo il respiro.
-Niente baci.- esclama Meredith, poi si rivolge a Justin –Ti tengo d’occhio.-
Rientro in camerino rossa come il primo vestito che ho provato. Sfilo il tubino nero e guardo il prezzo. Non è troppo ma non mi bastano i soldi. Lo appendo alla stampella ed esco fuori.
Justin guarda me, poi l’abito e me lo strappa di mano. Si dirige verso la cassa, lo paga e torna porgendomi una busta nera con scritto Claude’s. lo fisso sbigottita.
Meredith mi raggiunge, sembra più rilassata. Forse perché l’ultimo abito che ha provato aveva un corpetto che non la lasciava respirare.
-Non ti spiace se te la rubo, vero?- è una domanda retorica quella che Justin porge a Meredith, perché mi sta già trascinando fuori dal negozio.
Mi volto e mi scuso con lo sguardo. Meredith fa spallucce e va a pagare il secondo vestito che ha provato.
Fatico a tenere il passo e Justin si guarda attorno ogni tre secondi. Forse perché mi sta tendendo per mano. “O forse perché si vergogna di te!” mi suggerisce la vocina, che oggi è stata zitta, in attesa. Scuto la testa e mi lascio trascinare via.
Quando arriviamo davanti ad un bar mi trascina dentro. Fa caldo qui e c’è poca gente. Ci mettiamo seduti al tavolino più appartato del locale.
Appoggio la borsa sul tavolino e le buste per terra. Poi alzo lo sguardo e noto che Justin mi sta osservando. Fisso i miei occhi nei suoi. Lo voglio sfidare.
-Che c’è?- chiede brusco mentre si appoggia allo schienale della sedia.
-Niente.- farfuglio e incrocio le braccia.
Fa per aprire bocca ma lo interrompo –Non mi va di parlare.-
-Bene, allora mi starai a sentire senza fiatare.- ribatte lui. E’ teso, e non capisco ancora il perché. –Ho tante cose da dirti.-
-Anche io, e non sono carine.- faccio dondolare la gamba e lo fisso. In un certo senso è vero. Vorrei dargli dello stronzo perché sono sicura che mi sentirei meglio. –perché ti comporti così?-
Lui è sorpreso dalla domanda –Così come?-
-Così!- rispondo esasperata e affondo nella sedia.
Mi guarda confuso. Devo spiegare meglio la situazione, ma non me la sento di affrontare l’argomento ieri-eri-su-di-giri.
-Perché ieri hai detto che ci saremmo visti?- questa è una domanda più facile da esporre.
-Siamo qui insieme.- dice è fa una risata che però non raggiunge gli occhi.
Lascio stare l’argomento. Non capisce che se sono qui non è per lui ma è perché me l’ha chiesto Meredith? Pensavo volesse invitarmi ad uscire, ma non si è fatto sentire!
Mi prende la mano sopra il tavolo e mi sorride. Stringo gli occhi a fessura e inclino la testa. Sto cercando di leggere qualcosa in lui.
Guardo le nostre mani intrecciate e non so perché, levo la mia. Improvvisamente vorrei essere in qualunque altro posto tranne che qui.
Mi alzo di scatto, afferro la borsa e le buste e scappo via. Mi accorgo di aver lasciato lì quella di Claude’s ma non torno indietro.
Esco dal locale e mi dirigo a grandi passi all’ascensore. Devo andare via di qui. Premo il bottone dieci volte prima di vedere la porta aprirsi e mi precipito dentro.
Schiaccio la P che indica Parcheggio. Non posso tornare a casa senza Meredith. Merda!
Justin si infila fra le due porte che si chiudono una frazione di secondo dopo. Mi guarda e posa la busta di Claude’s accanto alle altre.
Ho ancora le braccia incrociate e mi costringo a non urlare per la frustrazione.
-Non vuoi parlarmi?- mi chiede. Io rimango impassibile. Quanto ci vuole?
-Sei proprio una ragazzina!- esclama ma io non apro bocca.
Siamo quasi arrivati al parcheggio quando lui preme il bottone STOP e l’ascensore si ferma.
-Che cazzo fai!?- urlo lanciandomi verso i bottoni. Lui però si para davanti.
-Ora mi dici che c’è che non va!- Justin mi afferra per i polsi. Fa quasi male.
Do uno strattone e mi libero. Lui non dice niente e mi guarda mentre mi appoggio alla parete di acciaio dell’ascensore.
-Perché sei scappata?- insiste mentre si avvicina. Mi scanso un po’ e guardo altrove.
-Perché?- grida mentre mi afferra il mento per potermi guardare negli occhi.
-Ti vergogni di me?- sussurro e lui mi lascia andare.
Si allontana un po’ –No.-
Mordo l’interno della guancia e abbasso lo sguardo. Non gli credo molto.
-Ehi.- sussurra mentre si fa più vicino –come potrei vergognarmi di te!? Sei la ragazza più bella della scuola.- mi carezza il viso con una mano, mentre l’altra preme sul mio fianco.
Arrossisco e scuoto debolmente la testa. Non sono la ragazza più bella, lo sa bene. Però…è carino.
-Perché dici così?- chiede mentre mi osserva. Da qui vicino è bellissimo.
-Non lo so. Sembravi imbarazzato quando mi hai salutata. Pensavo fosse per i tuoi amici..-
-Non te li ho presentati non perché mi vergogno di te, ma perché mi vergogno di loro. Sono simpatici, ma a volte si fanno prendere troppo la mano e non sanno fare i seri.-
Che stupida che sono stata. Scuoto la testa di nuovo.
–Sei più calma ora?- domanda. Le sua dita mi sfiorano le guance.
Annuisco e abbasso la testa. Che stupida che sono.
Lui mette mi mette una mano sotto il mento e mi costringe ad alzare il volto. Poi si abbassa lentamente su di me e mi bacia. Chiudo gli occhi.
Sono premuta contro la parete fredda d’acciaio e il corpo caldo di Justin. Siamo praticamente attaccati l’uno all’altra.
Quando si stacca, mi prende la mano e sorride. Preme di nuovo il pulsante Stop e l’ascensore ricomincia a scendere. Si china per prendere le buste e me le passa.
-Perché mi hai comprato quel vestito?- gli chiedo osservando la busta di Claude’s.
-Eri stupenda con quello addosso.- risponde lui mentre mi trascina fuori dall’ascensore. Apre la portiera della macchina e mi fa salire.
Accende la radio e sento le note di How To Save A Life dei The Fray. Mi scopro a canticchiare la canzone mentre guardo fuori dal finestrino.
Arriviamo a casa che si è fatto buio. È ottobre e le giornate si sono fatte più corte.
Justin accosta davanti al vialetto. Le luci sono tutte spente, oggi mamma lavorava fino a tardi. Vorrei sapere cosa fa in biblioteca fino alla mezzanotte di sabato, ma ricordo un discorso su un certo Ron. Ora capisco. La mamma è fidanzata e io non me lo ricordavo!
Justin sorride e mi sfiora la mano. Ha spento il motore.
Di nuovo le sue labbra trovano le mie, nel buio della macchina.
Ripenso a stamattina, quando pensavo che lui era perfetto per me e quando mi sono convinta che mi aveva presa in giro. Mi fa male stare da sola.
 Sorrido sulle sue labbra.-Vuoi entrare?- gli chiedo. Lui lancia un’occhiata alla casa e di nuovo il suo sguardo è su di me.
-Okay.-
Frugo nella borsa e trovo le chiavi, quindi le inserisco nella serratura e apro la porta. Accendo una luce e appendo il cardigan e la sciarpa all’appendiabiti. Justin chiude la porta dietro di se’.
Saliamo al piano di sopra e lui mi abbraccia da dietro. Mi spinge contro il letto e quando mi sdraio, lui si stende su di me. Mi bacia. So che si aspetta qualcosa.
Tira l’orlo del maglione ma lo fermo subito.
-Justin, io non me la sento. È troppo presto.- sussurro.
Lui si ferma subito e mi guarda, pensieroso. –Va bene. Vorrà dire che aspetteremo.- risponde e accenna un sorriso.
Si stende accanto a me e io mi giro su un fianco, gli do le spalle. Lui mi stringe a se’ con un braccio e spegne l’abat-jour sul comodino.
-Ora dormi, straniera.- sussurra sul mio orecchio e mi da un bacio sulla guancia. Scivolo nel sonno poco dopo, col sorriso sulle labbra.



Here I am
Ora direte, come mai non hanno fatto cose zozze? Be' io può(?)
No seri, se ci siete rimaste male siete delle pervertite...I LIKE YOU! haha tranquille, avrete quello che volete più avanti, Keep Calm ;)
Ora godiamoci questi momenti che fanno vomitare arcobaleno...eheh
In ogni caso siete bellissime. anche lo scorso capitolo ha ricevuto Sette recensioni...
Soooo cercate di fare lo stesso con questo e magari anche di più....Infondo ieri non sono rimasta sveglia fino a mezzanotte per finirlo, NUOOO!
Vabbè, io vado. Recensite, preferite, suggerite e mangiate le lenticchie che portano guadagno(?)
Adios c:

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Capitolo 10
*** -vestiamoci da zucche ***


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-vestiamoci da zucche
Apro gli occhi di scatto. Ho sentito la porta dell’ingresso sbattere. Un rumore di tacchi sul parquet. Cazzo la mamma!
Mi agito e Justin mi attira a se’ ancora di più. Sta dormendo.
-Justin!- lo scuoto dolcemente. Sono le nove di mattina.
Lui borbotta qualcosa e mi stringe tra le braccia.
-Justin, porca puttana! Svegliati!- lui si copre gli occhi dai raggi del sole che entrano attraverso le tende.
-Ancora un minuto!- farfuglia mentre mette la testa sotto il cuscino.
-Justin è arrivata mia madre!- esclamo.
Lui si scosta e mi guarda con gli occhi ancora assonnati –E allora?-
-E allora se ti vede qui mi uccide!- ribatto mentre mi alzo. Sento i passi sulle scale.
Non ce la faremo mai!
Spingo Justin giù dal letto e lo aiuto a rimettersi in piedi. Apro la porta appena in tempo per vedere mia madre entrare in camera sua. Esco sul corridoio e mi fermo davanti alla sua porta. Sta dormendo. E russa. Dev’essere molto stanca.
Ritorno da Justin e lo prendo per mano. Gli dico di fare attenzione sulle scale perché alcuni gradini scricchiolano.
Lo trascino all’ingresso ed esco fuori con lui. Ha ancora i capelli scombinati per il sonno e riesce a malapena a tenere gli occhi aperti. Ma anche così è sexy da far paura.
Mi stringo nella camicetta di ieri sera. Ho dormito vestita. Lui mi è stato affianco. Ha dormito con me!
-E’ la prima volta che dormo con una ragazza..- mormora mentre si gratta la nuca.
Sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio –E’ stato bello.-
Lui sorride –Più di quanto mi aspettassi.-
-Vai a dormire, sembri uno zombie!-  ridacchio dopo poco.
Lui scuote leggermente la testa e mi stringe a se’. Non mi bacia, e sono felice perché ho sicuramente l’alito pesante.
-A presto, straniera.-
Sorrido e lo guardo mentre sale sulla sua macchina e va via.
 
-Ripetimi perché lo sto facendo!- mi lamento. Sono passati quattro giorni dall’ultima volta che ho visto Justin.
-Perché sei una brava amica e io ho bisogno di aiuto.- risponde Meredith, gonfiando un palloncino nero.
-Puoi fare di meglio.-
-Perché sei brava a organizzare eventi.- ribatte lei mentre fa un nodo.
-Accetto il complimento, ma non basta.- mi siedo per terra e metto le mani in testa.
-Perché a quest’ora potresti stare a casa, ma da sola pensi a tu-sai-chi.-
-Va già meglio.- borbotto e mi alzo. Qualcuno mi passa un blocco di fogli. Ci sono un mucchio di cose da fare. Devono darsi una mossa.
-Che poi scusa.- farfuglia Meredith accanto a me –Perché lo chiamiamo così? Insomma, non è mica Voldemort.-
-Non lo so, mi sembrava figo ieri quel nome. E poi così gli do meno importanza- mormoro.
Guardo la palestra. Dal soffitto pendono fili che serviranno ad attaccare i pupazzi. Ci sono alcune tavole di legno impilate una sopra l’altra e un’infinità di pacchi contenenti maschere e sangue finto. Questo è Halloween.
-Tu, tu e tu.- grido indicando tre ragazzi a caso. Loro si guardano e poi vengono verso di me –Disponete la finta moquette per terra.-
Rimangono fermi –Veloci!- urlo battendo le mani.
Passo le seguenti tre ore a dare ordini a destra e a sinistra. Alla fine le tavole di legno sono state montate e disposte in modo da creare corridoi a stanze. Dall’alto pendono fantasmi e altri mostri che abbiamo ben nascosto, per farli spuntare fuori al momento giusto. Hanno anche portato una fontana di plastica e funziona che è una meraviglia.
Mi guardo attorno orgogliosa del mio operato. Credo che alla fine la festa non sarà poi tanto male.
Torno a casa a piedi perché Meredith non mi può accompagnare perché ha un appuntamento col suo ragazzo.
Mike mi aspetta davanti casa. Entriamo e ci precipitiamo davanti all’armadio. Non so che mettere. Da qualche parte devo avere una scatola di vecchi costumi di Halloween, ma ora non ricordo dove l’ho messo.
-Questi vestiti sono troppo normali.- commenta Mike mentre analizza ogni singolo indumento e lo scarta.
-Non sono costumi infatti.- mi butto sul letto e Mike si stende accanto a me.
-Potremmo sempre vestirci da zucche!- propone lui.
Ci penso su, ma scarto anche questa opzione –L’arancione non mi dona.-
Chiamo la mamma per chiederle che fine ha fatto quello scatolone. Lei borbotta qualcosa a proposito della soffitta. Allora prendiamo un paio di torce e abbassiamo la scaletta.
La soffitta è polverosa e non so quante ragnatele ci sono. In fondo vedo la scatola.
-Da quanto tempo non venite quassù?- chiede Mike, levandosi la polvere dalla spalla.
-Io non ci sono mai salita. Dicevano che era troppo polveroso.- mormoro.
Portiamo giù la scatola e l’apriamo.
Dentro ci sono maschere, costumi e un set di trucco. Mike prende delle cose a caso e me le passa.
-Prova- mi ordina.
Alla fine opto per un vestito da bambola. Mike invece si veste da vampiro.
Mi chiudo in bagno e mi spoglio. Infilo il reggicalze e le calze a rete, poi metto la gonna e il corpetto, entrambi neri. Le scarpe del costume e infine faccio una treccia che riporto da una parte.
Per il trucco metto le ciglia finte e fondotinta chiarissimo. Colore le guance di rosa e metto un lucidalabbra. Sono pronta.
Mike esce dal bagno del piano di sotto con addosso il suo vestito da vampiro.
-Guarda.- urla appena mi vede. Fa una giravolta su se stesso mostrandomi il completo e poi sorride scoprendo i canini. Faccio un applauso.
-Tocca a te.- giro su me stessa e infine faccio un inchino.
-Sembri una spogliarellista.- commenta. Lo fisso sbigottita e lui ride –Scherzo!-
Usciamo di casa per le nove di sera e saltiamo sul suo pick-up. La scuola brulica di gente. Si sente già la musica e si vedono le luci. Ho fatto un lavoro eccezionale.
Entriamo in palestra e siamo circondati da zombie, fantasmi e pirati. La fontana di plastica, situata nel giardino, è riempita da sangue finto. Devo trovare Meredith.
Nella prima stanza c’è una bara finta e dita, piedi e braccia anche queste made in china. Torniamo nel corridoio che è già pieno di mostri ubriachi e streghe ballanti.
In giro ho visto gente non mascherata ma siamo ad Halloween e la maggior parte è venuta con un costume.
-Bambola..- mi sussurra qualcuno all’orecchio, con voce sensuale.
-Esattamente.- ribatto, continuando a camminare consapevole del fatto che lui non intendeva il mio costume.
La seconda stanza è una specie di laboratorio segreto. Al centro c’è una barella e di fianco un tavolo su cui sono disposte pinze e bisturi. Il pavimento è sporco di sangue finto.
Mi guardo in giro ma non c’è traccia di Meredith nemmeno qui.
Usciamo da qui e procediamo verso la stanza numero tre. Questa sembra l’interno di una caverna. Sulle rocce finte ci sono graffi e catene a cui sono attaccate manette. Anche qui è sporco di sangue e c’è una striscia rossa che un’ipotetica vittima è stata trascinata fin qui dentro. L’illuminazione non è delle migliori, una lampadine dev’essere fulminata, ma riesco a scorgere la figura di Justin.
“Merda!” sono sicura che mi ha vista. Esco di fretta in corridoio, seguita da Mike. Voltiamo l’angolo e mi guardo indietro per vedere se Meredith è dietro di noi. Justin spunta adesso dalla stanza tre. Guarda a destra e poi a sinistra. Mi sta cercando. Perché proprio ora?
Trascino Mike via da qui, verso la stanza quattro. Questa ha un enorme calderone in mezzo in cui si proietta un’inquietante luce verde. Da qui esce del finto fumo. Alle pareti sono attaccati degli scaffali. Su questi sono disposti barattoli pieni una sostanza trasparente che somiglia al muco in cui sono immersi cervelli finti e altre parti del corpo made in china. Non vedo Meredith nemmeno qui.
Faccio per voltarmi e uscire sul corridoio ma qualcuno me lo impedisce. Alzo la testa. Justin.
-Ehi, Liz, posso parlarti?- mi chiede. Sembra nervoso.
-Ora non posso, magari più tardi.- borbotto e fuggo via verso l’ultima stanza.
Al centro è disposta una sedia fissata al pavimento. C’è una specie di casco di alluminio posto su di essa a cui sono collegati filo metallici. Una luce verde lampeggia e alla parete è attaccato un cartello che dice ‘Attenzione! Sedia elettrificata’. Naturalmente è tutto finto.
Mi guardo attorno ma non riesco a scorgere la figura alta e slanciata di Meredith.
-Scusa, hai visto Meredith Okains?- chiedo a un passante. Lui scuote la testa e fa spallucce.
Provo a chiamarla. ‘Non raggiungibile’ dice la segreteria telefonica.
Esco di nuovo in corridoio e corro verso l’uscita della palestra. Il giardino è pieno di finte tombe e fumo. Non la vedo nemmeno qui.
Chiedo ad un altro passante, ma è ubriaco e farfuglia qualcosa prima di cadermi addosso. Mi scosto e ricomincio a correre.
-Luke hai visto Meredith?- chiedo con voce tremolante a causa della corsa.
Lui si gratta la testa e storce il naso, cercando di ricordare –Sì, ha detto che andava al laboratorio di fisica a prendere una lampadina per la Caverna.-
-Quando?- chiedo tremando. Siamo arrivati qui circa due ore fa ma di Meredith non c’era traccia e la lampadina nella caverna era ancora quella fulminata.
-Non so…Tre ore fa?!- borbotta lui. Ma io sto già correndo. Tre ore fa e la lampadina non è stata cambiata. “Che è successo?”
Attraverso velocemente il cortile.
-Liz.- mi chiama Justin. Mi volto e lo vedo che mi raggiunge.
Batto il piede per terra. Che vorrà adesso?
-Possiamo parlare?- chiede.
-No, senti, ho da fare ora.- dico brusca, e me ne pento. –Scusa, è che sono agitata.-
Continuo a camminare verso l’ingresso e scopro che Justin mi segue. Arriviamo davanti alla porta. E’ aperta ma non c’è nessuno. Entro.
Justin è dietro di me -Liz, che stiamo..-
 -Fa silenzio.- lo interrompo e continuo senza far rumore.
Voltiamo l’angolo e vedo la luce del laboratorio di fisica accesa.
-Comunque così sei molto sexy.- mi sussurra all’orecchio. Mi volto e lo scopro vicino al mio viso. Mi si ferma il respiro.
“no, cazzo!” mi giro di scatto e ricomincio a camminare, mettendo distanza tra di noi. Mi affaccio alla porta ma la stanza è normale. Non c’è nessuno. Però qualcuno c’è stato.
Mi allontano e controllo ogni aula, ma sono tutte deserte. Non c’è la minima traccia di Meredith.
-Liz, stai tremando…- mormora Justin.
Non fa particolarmente freddo stanotte. Tremo per la paura. “dove sei Meredith?”
-C’è qualcuno?!- urla la voce roca del custode. –Chi c’è lì?-
Guardo allarmata Justin. Se ci scoprono qui sono cazzi.
Dal corridoio ovest vedo la luce della torcia. Si sta avvicinando. Prendo la mano di Justin e iniziamo a correre, senza meta. Devo cercare un nascondiglio.
Il bagno delle ragazze è dall’altra parte della scuola, quello dei ragazzi è a pochi passi. Ma lo supero. Chissà che puzza lì dentro.
Attraversiamo la mensa verso le porte che danno sul cortile. Quando abbasso la maniglia non succede nulla. Sono chiuse.
Vedo la proiezione della luce sul corridoio di destra, quindi ricominciamo a correre verso le altre porte, quelle a sinistra. Possiamo andare alle scale, senza essere visti, attraverso la piscina.
Apro la porta col fiato corto ormai. Faccio attenzione a non scivolare sul pavimento bagnato e arriviamo all’altra uscita. Le scale sono libere. Sotto lo striscione dei Bears, la squadra di Hockey della scuola, c’è lo sgabuzzino dei bidelli. Perfetto!
C’è poco spazio, e una volta che entriamo e siamo praticamente appiccicati è facile dimenticarsi di Meredith e del custode. Indietreggio per mettere distanza, ma una scopa mi colpisce la schiena e faccio un passo avanti.
-Abbiamo fatto tutta questa strada perché volevi stare sola con me?- chiede Justin, con lo sguardo malizioso.
-No, l’abbiamo fatta perché Meredith è dispersa da tre ore e non riesco a trovarla.- borbotto acida.
-Però.- continua Justin ammiccando –ti piace questa situazione.-
Indica con un cenno della testa la nostra vicinanza. Poi una mano è sulla mia schiena e mi spinge verso di lui. Come se non fossimo già vicini!
Trattengo il respiro mentre si abbassa su di me e posa le sue labbra sulle mie. Metto le braccia sul suo collo e lui mi attira a se’ con una mano e con l’altra mi accarezza la coscia. Siamo talmente vicini che sento la sua eccitazione.
Ci giriamo e mi intrappola contro la porta. Mi ci appoggio. La mano sulla schiena si sposta sul mio sedere e lo palpa. “Merda!” Poi torna su e comincia a slacciare il nastro del corpetto e io gli sbottono la camicia.
All’improvviso la porta si apre e cado all’indietro. Justin cade su di me e guardiamo il custode di sottinsù che ci osserva con un misto di sorpresa e divertimento.
“Merda!”
 
-Quindi mi state dicendo che una vostra amica si è persa a scuola e la stavate cercando?- chiede il custode. Si chiama Buddy.
-Esattamente, Buddy.- rispondo. Ci ha portati nell’ufficio della vicepreside. Lui siede dietro la scrivania.
-E per caso era nascosta nella sua camicia?- domanda Buddy, indicando Justin.
Arrossisco e inizio a balbettare –Sì…cioe’…ci-ci stavamo nas..-
-Forse era nei pantaloni.- dice Justin. Divento verde e lo fisso sbigottita. Lui osserva la mia reazione e ride. “Cazzo ridi!?”
-Be’, se la vostra amica si perde di nuovo e volete cercarla lì…usate precauzioni.- borbotta Buddy. Poi si alza in piedi. –Dai, troviamola prima che succeda qualcosa.-
Ci passa una torcia ed esce dall’ufficio. Lo seguiamo.
-Avete già visto al piano di sotto?- chiede Buddy mentre andiamo verso le scale.
-Sì, ma non c’è.- ribatto. Saliamo di sopra e controlliamo in ogni stanza, ma non c’è traccia di lei.
L’unico luogo in cui non siamo stati è il bagno delle ragazze, ma quando entriamo non c’è nessuno.
-Forse è tornata a casa.- ipotizza Justin. So che sta cercando di tirarmi su il morale, ma tremo mentre varchiamo di nuovo la soglia del bagno.
Sento un rumore e mi giro. Noto solo ora che una porta del gabinetto è chiusa. Mi avvicino lentamente ma Buddy mi supera e mi fa segno di far silenzio. Meredith potrebbe non essere l’unica intrusa.
Conta fino a tre e poi apre di scatto. Meredith dorme appoggiata alla parete con un bicchiere rosso in mano. Ricomincio a respirare.
-E’ la vostra amica?- chiede il custode, osservandola. È vestita da Bella Swan.
-Sì, è lei.- mi faccio avanti e la scuoto. Lei si sveglia e mi guarda. Continua a fissarmi poi di colpo scoppia a ridere. È ubriaca marcia.
-Forza Swan, torniamo a casa.- le dico mentre le prendo un braccio e me lo faccio passare sulle spalle.
Justin prende l’altro e mi aiuta. La carichiamo nella Range Rover di Justin e lei si addormenta subito.
-Be’, alla fine l’abbiamo trovata.- mormora lui mentre mette in moto. Solo ora noto il messaggio di Mike che dice che tornava a casa. Gli scrivo che poi gli avrei spiegato.
-Sì.- rispondo mentre sistemo il corpetto.
Lui mi osserva. –Mi sfuggi sempre.-
Lo guardo di traverso.
-Cosa dovevi dirmi?- gli chiedo, cercando di cambiare discorso.
Lui si fa nervoso ma risponde subito –Che domani usciamo.-
-Oh, ma domani non..-
-Non era una domanda.- ribatte Justin brusco. Sembra arrabbiato ma poi mi sorride e capisco che non lo è.
-Ah, okay.- mormoro.
Lui leva una mano dal volante e la posa sulla mia coscia, ma il suo sguardo rimane puntato sulla strada.
-Dove la porto?- chiede dopo un minuto di silenzio, indicando Meredith con un cenno della testa
Lei dorme ancora beatamente sui sedili posteriori.
-A casa mia.- borbotto sporgendomi verso di lei. Prendo il suo cellulare dalla tasca e cerco il numero di sua madre.
-Che stai facendo?- domanda Justin.
Resto a dormire da Liz. Ci vediamo domani. Ti voglio bene.
Lo leggo ad alta voce e poi spiego –Il ‘Ti voglio bene’ serve a non farla arrabbiare.-
Justin parcheggia davanti a casa mia e mi aiuta a portare dentro Meredith. La mettiamo sul letto e usciamo dalla stanza per non farla svegliare. Accompagno Justin fuori e accosto la porta.
-Quindi lei oggi dorme con te.- mormora fissandomi negli occhi –Sono un po’ invidioso.-
Gli sorrido –Anche noi abbiamo dormito insieme una volta.-
Si avvicina –E lo rifaremo.- mi sussurra all’orecchio.
Si allontana sempre con gli occhi fissi nei miei. Poi sorride e va via a bordo della sua auto.
Mi devo ricordare di respirare.


Here I am!!
dopo un po' ecco il capitolo nuovo. dovete perdonarmi ma proprio non trovavo il tempo e.e
BUON ANNO A TUTTE!
che avete fatto ieri eh!?! eheh io niente. mi sono annoiata a morte. inoltre durante il conto alla rovescia stavo a telefono con la mia migliore amica e non davo segno di entusiasmo. secondo me in questo anno piangerò come una fontana per il concerto di bologna a cui non potrò assistere. inoltre non posso andare nemmeno dai oned, quindi sì, piangerò e rotolerò nel dolore. vabbè, l'unica cosa buona è che oggi ho sognato che a scuola mia c'era Miley Cyrus, mio idolo, e il suo ragazzo Liam. Lui mi sporcava le scarpe nuove con l'inchiostro e.e però poi ho detto a Miley che è il mio idolo, ci siamo abbracciate e sono scoppiata a piangere sulla sua spalla per la felicità. quanto vorrei abbracciarla davvero cc
vabbeeene, io vado.
recensite in tante vi preeego. s che siete più di cento a visitare, ma perché recensite solo in sette!? vabbeeene, vi amo comunque.
IO mi impegnerò a scrivere più velocemente e a pensare più velocemente e a postare più velocemente....ecc e voi recensite e pubblicizzate la ff OVUNQUE vi prego.
ci sentiamo bellezze c: 

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Capitolo 11
*** -i sintomi delle brutte notizie ***


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-i sintomi delle brutte notizie

-Dobbiamo andare a scuola dormigliona!- urlo entrando nella mia stanza e posando il vassoio della colazione sulla scrivania.
Ma Meredith non ha l’aria di una ragazza pronta ad andare a scuola, considerando il fatto che sta ancora dormendo.
-Meer! Alzati, faremo tardi!- la scuoto un po’. Lei si rigira nel letto e borbotta –cinque minuti!-
Vado verso la finestra e apro le tende. La luce del mattino invade la stanza e Meredith mette la testa sotto le coperte –Ti prego noo!-
-Se non ti alzi subito mi metto anche a cantare!- la minaccio. Insomma, nessuno vorrebbe sentirmi cantare, soprattutto con i sintomi della sbronza del giorno prima.
-Ti do dieci minuti per prepararti, altrimenti andiamo a scuola così.-
-In pigiama?- chiede con la voce assonnata.
-Mer, sei vestita da Bella Swan!-
 
Quando entriamo a scuola, miracolosamente in orario, posso sospirare. La campanella suona e vedo Meredith fare una smorfia di dolore per l’intenso mal di testa. Ha preso qualche indumento dallo sgabuzzino dei miei abiti che non uso più.
A pranzo Mike ci raggiunge. Meredith, che di solito non mangia a mensa, oggi ha deciso di sedersi con me e mettere qualcosa sotto i denti.
-Sergente.- mi saluta Mike accomodandosi accanto e me –Barbie mora.- aggiunge poi, sorridendo a Meredith.
Lei gli fa un cenno con la testa e continua a mangiare le sue patatine.
-Ieri non ti ho più vista. Prima c’eri e un attimo dopo..Poof!- mima una piccola esplosione con la mano –Non c’eri più.-
-Stavo cercando Meredith a scuola.- mi scuso io, mandando occhiatacce a Meredith. Ancora non l’ho sgridata.
-Dov’era?- chiede Mike, osservando divertito la mia espressione.
-Dormiva nel bagno delle ragazze.-
-Perché?-
-Ero ubriaca e avevo sonno. Sono capitata per caso lì e mi sono addormentata.- risponde Meredith, col boccone.
-Poteva andarti peggio.- dice Mike rubandole una patatina. Lo guardiamo curiose.
-Potevi capitare per caso nel bagno dei ragazzi.- spiega Mike e noi ridiamo.
 
Dopo scuola torno subito a casa. Durante la lezione di lettere (o era inglese? Non ci ho fatto molto caso..) ho ricevuto un messaggio da Justin.
A dopo, straniera ;)
Inutile dire che sono quasi caduta dalla sedia.
Comunque, ora mi sto cambiando. Prima indossavo i leggins stile indiano che tanto amo invece ora indosso la gonna nera, una camicia di jeans e un cardigan di uno strano celeste. Mi pizzico le guance per prendere un po’ di colore e sistemo i capelli.
Prendo cellulare, portafoglio e chiavi di casa e li metto nella borsetta di pelle. infilo i piedi negli anfibi e sono pronta.
Mi affaccio alla finestra e vedo Justin che parcheggia davanti casa. Mi guardo allo specchio dell’ingresso prima di uscire di casa.
-Ehi piccola.- dice Justin mentre mi stringe fra le braccia. Sto per ricordargli che ho la sua stessa età quando preme le sue labbra sulle mie.
-Dove andiamo?- chiedo infine quando si stacca da me.
Lui sorride e sale e bordo. Non me lo vuole dire.
Durante il tragitto da casa mia alla meta, non parliamo per niente. Si potrebbe sentir cadere uno spillo, ma poi mi chiedo a cosa serva uno spillo in un’auto.
Guardo fuori dal finestrino. Il cielo si è fatto blu e un cartello indica di girare qui per il ‘CinemaCar’. Justin svolta a destra ed entriamo in quello che è un cinema. Un grande schermo è disposto davanti a centinaia di auto. Il film è già iniziato, un classico degli anni settanta credo.
Ho visto un posto simile in Grease. È molto strano.
-Ti piace?- chiede Justin mentre ferma l’auto. Annuisco e gli sorrido.
-Non sono mai stata qui.- osservo sovrappensiero.
Non vado spesso al cinema, soprattutto perché quello più vicino è off limits. Nel senso che per Mike e me è vietato entrare. L’ultima volta ci hanno beccati mentre tiravamo pop corn a quelli davanti.
-Passiamo dietro?- chiede Justin indicando i sedili posteriori. Annuisco e, con un po’ di difficoltà, riesco a passare e a sedermi. Justin mi segue.
Si avvicina a me e le sue labbra trovano le mie. Gli butto le braccia al collo mentre mi siedo sulle sue gambe. Lui mi tiene per i fianchi.
Gioco con i suoi capelli e in qualche modo mi trovo sdraiata sui sedili. Justin è su di me. Con una mano percorre il mio corpo e carezza le mie gambe. Il mondo esterno è chiuso fuori, perché qui dentro ci siamo solo noi due.
Mi bacia il collo e scosta il cardigan per sbottonarmi la camicia. I primi quattro bottoni sono fuori dall’asola e si intravede il reggiseno. Le sue labbra scorrono veloci e si posano nuovamente sulle mie.
Mi sto lasciando andare, mi sto perdendo. Ma il mio corpo dice di non fare resistenza e quindi rimango così, come un giocattolo nelle mani di un bambino. Mi lascerò trasportare via.
-L’hai già fatto?- chiede Justin sul mio collo. Annuisco e lo sento irrigidirsi un po’. Gli da fastidio?
Ci baciamo di nuovo e lui continua a sbottonare la mia camicia. Siamo solo noi due…o forse no!?
Qualcuno bussa ai finestrini. Justin alza lo la testa. Il suo sguardo si fa più cupo e la sua faccia ha un’espressione infastidita. Inclino la testa e guardo la scena di sottinsù, di nuovo. Mi sembra di tornare alla festa di ieri, quando Buddy ci ha sorpresi.
Ma il tizio fuori è troppo giovane per essere Buddy  dopo un po’ vedo che non è solo. C’è un altro ragazzo. Devono essere amici di Justin perché lo salutano con la mano e gli mostrano il pollice.
Justin sbruffa e si alza a sedere, io lo imito e mi riabbottono la camicia. Si sporge sui sedili anteriori e leva il blocco alla macchina. I due tizi fuori aprono la portiera e sento l’aria che mi scompiglia un po’ i capelli mentre scendiamo dall’auto.
-Ehi amico!- urlano salutando Justin –Che ci fai qui?-
“Come se non fosse chiaro!”
-Secondo te cosa ci faccio al cinema?- risponde scocciato.
Gli altri due ridono e i loro occhi si puntano su di me. Mi scorrono velocemente sul corpo.
-Lei chi è?- chiede il più basso, indicandomi con un cenno.
Alzo gli occhi al cielo -Sono Liz…-
-Un’amica.- mi interrompe Justin.
-Ah, ora è cosi che le chiami?- ridacchia uno.
Justin scuote la testa. –Buonanotte ragazzi!- li riprende. Mi apre la portiera e mi fa salire. È teso.
-Justin ma dove vai?- urla uno –dai Justin, non fare il permaloso!-
Ma non li sta a sentire. Mette in moto e ci allontaniamo.
 
Parcheggia la macchina davanti ad una caffetteria di zona. Appena entriamo mi rendo conto che il posto è intimo. Quindi vuole parlare.
Ci sediamo ad uno dei pochi tavolini non occupati. Il locale è tranquillo.
-Così hai conosciuto Chaz e Ryan.- commenta Justin e mi sorride –Come ti sono sembrati?-
Mi mordo il labbro. La mia opinione? –Sembrano dei deficienti!- concludo infine.
Justin ride e annuisce –Sì, lo sono.-
Poi si fa più serio e si sporge sul piccolo tavolino. Se mi staccassi anche io dallo schienale della sedia i nostri nasi si sfiorerebbero.
-Non sei più vergine.- dice e il suo sguardo divaga per il locale.
-No. Tu?-
Lui ride ma poi torna serio –No. Con chi?-
All’inizio non capisco, ma poi sussurro –Luke.-
Justin annuisce e passiamo del tempo in silenzio.
-Mi sei sfuggita di nuovo.- commenta aspro. Deglutisco.
-La prossima volta sarà diverso.- mormora e sorride malizioso.
Mi alzo e vado verso di lui. Stavolta prendo io l’iniziativa e mi abbasso per baciarlo. Quando le nostre labbra si toccano si fa tutto più intenso. Mi prende per i fianchi e mi tira a se’ facendomi cadere sulle sue gambe.
Mi accarezza il volto. Sento la sua eccitazione sulla coscia. Mi stacco da lui e mi guardo in giro. Nessuno fa caso a noi.
Torno con lo sguardo su Justin e gli indico…ehm...le parti basse con gli occhi. Arrossisco e lui ride.
-Mi fai quest’effetto.- sussurra più serio.
-Cerca di tenerlo a bada…almeno nei luoghi pubblici.- lo sgrido ma poi scoppio a ridere anche io.
Mi stringe a se’ e passiamo del tempo così, a parlare e a sorriderci.
 
Di notte non riesco a dormire. Mi ha accompagnata a casa a mezzanotte, quasi due ore fa però lo sento ancora qui. Lo sento ancora sulla mia pelle e mi ricordo dei baci sul mio collo, di quello che stavamo per fare. Sento una strana sensazione nel basso ventre quando ci penso.
Alla fine mi addormento ma lui non mi lascia nemmeno nei sogni.
Mi sveglio la mattina, sazia di sonno ma non di lui. Prendo l’iPhone e controllo l’ora. Sono le undici di sabato e l’icona di un nuovo messaggio lampeggia sullo schermo. Mike.
Ti devo parlare..
Lo chiamo –Mike, vieni a casa mia.- attacco appena sento che lui sta arrivando.
Pochi minuti dopo il campanello suona. Mike sorride, ma è un sorriso che non coinvolge gli occhi.
Saliamo al piano di sopra e ci mettiamo sul mio letto a gambe incrociate.
-Hai i sintomi di una brutta notizia.- noto. Lui annuisce e sospira.
-Spara.-
-Prima la bella o la brutta?-
-Brutta.- almeno la bella mi sarà di consolazione.
-Ma poi non so collegare la brutta..-
-Fai tu!-
-Okay…Allora. C’era un concorso di fumetti. In pratica dovevamo inviare un mini-fumetto di qualche vignetta. Ho vinto io…-
-Mike, ma è grandioso!- urlo e gli salto al collo. Però lui resta teso e deglutisce.
-Il problema è che il premio messo in palio era un corso di fumettistica e l’opportunità di pubblicare un lavoro.- continua lui. Lo guardo confusa, ancora non capisco la frgatura.
-Liz, il corso è a New York!-
-New York…Stati uniti!?- “No Liz, New York a Narnia!” la mia vocina è sarcastica. Ride per non piangere.
-Ma..ma…è lontanissimo!- esclamo –Quando dovresti partire?-
-Questa domenica.- sussurra Mike. Anche lui ha uno sguardo triste.
-Domani.- realizzo. Vorrei svegliarmi dalla quest’incubo, ma è impossibile –E quanto dovresti stare via?-
-Sei mesi.-
Mi crolla un peso enorme sul cuore. Posso svegliarmi dalla realtà?
 
Più tardi Mike va via. Non ho parlato per niente, avevo troppe voci in testa. Ho avvisato Meredith e anche Luke. Non sapevo a chi altri dirlo, visto che Justin lo conosce solo di vista.
Meredith è in giro col ragazzo e quindi non verrà a consolarmi. Luke mi da appuntamento davanti a scuola. Mi presento in anticipo. Non voglio stare a casa da sola.
-Liz.- mi saluta appena mi vede.
Gli faccio un cenno e iniziamo a camminare verso il parco.
-Così Mike va via..- dice lui. Sento una punta di amarezza nella sua voce, come se Mike gli avesse fatto un torto.
-Perché questo tono? Ti sta sulle palle?- chiedo. Non deve toccare il mio migliore amico.
-No, no.-
-E allora?-
-Niente, lascia stare.- mormora.
Camminiamo in silenzio.
-Luke.- lo chiamo io. Oggi mi sento uno straccio. Posso affrontare questo argomento –Perché mi hai lasciato?-
-Non ricordi?-
-Si, ricordo di aver fatto sesso con te- ribatto acida –ricordo che tu il giorno dopo mi hai lasciato, senza spiegazione.-
-Ma noi non abbiamo fatto sesso..- mi interrompe lui confuso.
-Sì invece, ero sbronza ma ricordo di aver…-continuo io, ma lui m’interrompe di nuovo
-Sì, hai fatto sesso, ma non con me.-
“Cosa??”
-Ti ho lasciata perché tu hai fatto sesso con Mike.-
“COSA??”
Scoppio a ridere. Sta cercando di farmi passare la tristezza, ne sono certa. Ma quando alzo la testa lo vedo serio e stranamente nervoso.
Quindi dice la verità.
-Ma non è possibile, io..-
-Liz, eri ubriaca marcia. Riuscivi a malapena a stare in piedi.-
-Luke, io…Non ne avevo la più pallida idea. Credevo fossi tu!- metto le mani nei capelli.
-Ora lo so.- mi rassicura lui.
-Mike lo sa?- gli domando.
Luke scuote la testa –Non credo. Lui non era messo meglio di te.-
-Io..io devo andare.- sbotto all’improvviso e corro via.
Arrivo a casa di Mike col fiatone. Suono al campanello e sua madre mi viene ad aprire pochi istanti dopo. Ci sono alcuni scatoloni ammassati all’ingresso.
La saluto e corro al piano di sopra. Mike sta ammirando quella che era la sua stanza. Ora non ci sono più modellini ne’ poster. L’unica cosa che resta è il piumone dell’uomo ragno.
-Mike, ti devo parlare.-
-Hai i sintomi di una brutta notizia.- mi dice lui quando si volta. Mi fa cenno di sdraiarmi sul letto e si stende accanto a me.
-Dipende dai punti di vista.- mormoro mordendomi l’interno delle guance.
Sarà imbarazzante, ma devo farlo.
-Ho parlato con Luke.- inizio e ci vuole tanto coraggio per continuare –Mi ha detto perché mi ha lasciata.-
-E..?-
Così non va –Hai presente quella ragazza con cui dici di aver perso la verginità?-
Lui annuisce fiero –Alla stessa festa dove l’hai persa tu.-
-Mike, il ragazzo con cui ho fatto sesso non era Luke. Eri tu.- dico tutto ad un fiato e chiudo gli occhi. –E quella ragazza ero io.-
-Ma...ma…-
-Mike, eravamo ubriachi ricordi? Era la sera delle scommesse e abbiamo bevuto troppo.-
Apro un occhio e lo osservo. Sembra confuso e spaesato.
-Ecco spiegato il perché.-
Rimaniamo un attimo in silenzio –Mike ricordi quando dicevi che ci saremmo sposati?- gli chiedo.
-Sì, alle elementari. Lì si che eravamo messi male.- e ride.
-E quando siamo andati al ballo insieme al primo anno?- domando.
-Oh sì, chi se la scorda la McHyde vestita da canarino?- ridacchia.
-E quando abbiamo mangiato tutta la torta che aveva fatto tua madre e le abbiamo fatto credere che era stato il cane?-
-Zitta, non lo dire ad alta voce!-
-E io senza di te come faccio?- non voglio piangere, ma sento già le lacrime.
-Se lo scopri dillo anche a me, perché nemmeno io so come farò!- sussurra e ci abbracciamo.
Rimaniamo così per un po’ e alla fine trovo il coraggio di dire –Ehi Mike, sono felice di aver perso la verginità col mio migliore amico.-
E ci abbracciamo più forte.


here I am
sooo....Anche Liz voleva farlo... (una di noi! Unaa di noooooi!)
dovete sapere che non sogno di baciare\sposare\scopare Justin. più che altro è una storia che scrivo per fare pratica, visto che sto scrivendo un libro. una distopia klshdbdjnf tipo alla Divergent(mio libro preferito in assoluto) o Hunger Games..
se volete quando è pronto potete leggerlo, oppure vedrete direttamente il film(?) u.u
VOII recensite per favore. vi ringrazio perché lo scorso capitolo ha raggiunto le 8 recensioni, ma potete fare di meglio. su più di 100 persone che leggono solo otto recensiscono..!?
vabbene, io vi lascio alle vostre vite, anche perché mia sorella non finirà di cantare fino a quando non le darò il pc... :|
Adioos!

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Capitolo 12
*** -credito esaurito ***


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-credito esaurito

Mike deve finire di fare le valigie, e io non posso restare senza scoppiare a piangere. Quindi gli do la buonanotte e torno a casa mia.
Imbocco il vialetto e rimango a bocca aperta quando vedo che Justin mi aspetta davanti all’uscio. Lui si gira e leggo sul suo volto la rabbia.
-Che ci fai qui?-
-Ti devo parlare.- dice brusco mentre si avvicina a passo deciso. Mi afferra il polso e mi trascina via, verso la sua auto.
Mi fa salire e mette in moto. È decisamente arrabbiato, per cosa non si sa.
-Allora?- sbotto esasperata.
-Che ci facevi con Luke?- mi chiede lui. Non è arrabbiato, è furioso.
-Stavamo parlando.- mormoro levandomi lo smalto dalle unghie.
-Non mi piace condividere.-
“Uh, è geloso.”
-Sei geloso per caso?- domando, trattenendo una risatina.
-Delle mie cose? Sì, tanto!-
Siamo arrivati a casa sua e mi trascina dentro.
-Non sono una cosa.- borbotto mentre varco la soglia.
-Ma sei mia.-
Mi mordo il labbro e arrossisco.
-Non potevamo parlare a casa mia?- cambio discorso.
-C’era tua madre.- si giustifica lui mentre saliamo al piano di sopra.
-Ah.- che ci fa mia madre a casa il sabato sera!?
Mi mordo il labbro con più forza e mi fermo in mezzo al corridoio –Sei arrabbiato?-
Justin si blocca e mi viene vicino –Un po’.-
Annuisco –Fai un po’ paura.- dico infine, avvicinando il pollice all’indice.
Justin ride e sembra più calmo ora. Sorrido anch’io mentre mette una mano sotto il mio mento e si avvicina. Ci baciamo. Le sue mani percorrono il mio corpo e le mie gli accarezzano i capelli. Mi preme contro il muro e le sue labbra ora sono sul mio collo.
Non so come ci ritroviamo nella sua camera e ci fermiamo ai piedi del letto. Mi sbottona la camicetta e io tiro l’orlo della sua t-shirt. I due indumenti cadono a terra. Si sfila le scarpe e io faccio lo stesso con i miei anfibi neri. Di nuovo le nostre labbra si incontrano e lui mi tiene per i fianchi. Con le mani accarezzo il suo petto e scendo giù. Sbottono i jeans mentre lui fa scivolare la gonna a terra. Rimaniamo in intimo.
Mette le mani sulla mia schiena e mi stringe a se. Mi sdraio sul letto e lui si stende su di me. Le sue labbra percorrono il mio corpo, dal collo all’ombelico. Con una mano mi slaccia il reggiseno e me lo sfila. Mi bacia il collo e io gemo sotto il suo tocco.
Poi si stacca da me, si mette in ginocchio e mi guarda con un sorriso malizioso. Lentamente mi sfila gli slip e rimango nuda. Si china su di me e mi posa un bacio delicato prima di levarsi i boxer e mettere il preservativo. Dopo di che, con una spinta delicata, mi entra dentro. Gemo di nuovo. Mi bacia il collo e stringe le mani sui miei seni. Ansimo. Credo che non ce la farò ancora a lungo.
Inizia a muoversi, indietreggia e rientra. Il ritmo e sfiancate. Gemo.
-Oh piccola.- sussurra sulla mia pelle. ansimo di piacere ed esplodo. Lui viene dopo di me, gridando il mio nome.
Si sdraia accanto a me mentre riprendo fiato. Mi addormento sfinita.
 
Al mio risveglio Justin non è qui, ma so che ha dormito con me perché sento ancora il suo odore. Sono tutta indolenzita e mi stiracchio.
Mi alzo in piedi e infilo gli slip. Mi guardo attorno ma non vedo il reggiseno, così infilo una sua t-shirt e scendo a fare colazione. Fortunatamente, Pattie non è in casa.
Entro in cucina silenziosamente, con i piedi scalzi che sfiorano il pavimento freddo. Justin non c’è. Mi metto a rovistare in giro e trovo latte e cereali. Il latte è deliziosamente freddo, perché altrimenti non lo bevo.
Mi siedo sullo sgabello e sbadiglio. Ho ancora sonno.
Due braccia si stringono attorno a me e sento il respiro caldo di Justin dietro l’orecchio.
-Buongiorno.- sussurra e sento il suo sorriso. Mi bacia il collo.
-Ehi.- mormoro mentre si posiziona davanti a me.
-Stai bene?- mi chiede spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Un po’ indolenzita.- farfuglio e arrossisco. Lui non riesco a nascondere un sorriso malizioso.
Infilo un cucchiaio di cereali in bocca. Non mi ero accorta di aver tanta fame.
-Non porti il reggiseno.- nota Justin e sorride –Mi piace.-
“Merda” arrossisco e mi mordo il labbro.
Finisco di mangiare e vado a fare una doccia. L’acqua calda è mi scorre sul corpo. Mi asciugo in fretta e torno in camera per vestirmi. Infilo la gonna e il reggiseno, che si nascondeva sotto le lenzuola. Metto la camicetta e do una sistemata ai capelli ingarbugliati.
Prendo il cellulare e scendo le scale. Passo vicino ad un quadro con lo skyline di New York…Mike!
“Merda”
-Justin!-
Lo trovo in sala che guarda la tv –Justin, accompagnami a casa!- gli ordino ed usciamo. Mette in moto e controllo l’ora sul cellulare. Dieci e un quarto, posso farcela.
Stampo un bacio sulle labbra di Justin e scendo dall’auto di corsa. Mike è seduto sui gradini del portico e si guada attorno.
-Grande Emme!- lo saluto, sedendomi accanto a lui. Il padre sta caricando le valigie in macchina.
-Cosii….Vai via.- dico infine, vedendo che lui non parla.
-Già, chi se lo immaginava.- ride, ma la gioia non raggiunge gli occhi –Io a New York.-
Resto in silenzio e lo ascolto parlare. Mi mancherà la sua voce.
-Avevamo sempre detto che ci saremmo andati insieme..- continua lui, guardandosi le mani. Poi alza lo sguardo –E invece..-
-Solo una cosa.- mormoro io e lui si volta. -fatti valere.-
Lui sorride e mi abbraccia. Rimaniamo così per molto tempo. Suo padre lo chiama.
-Sicuro di non volermi all’aeroporto?- gli chiedo mollando la presa.
-No, farebbe troppo film. E poi non voglio piangere davanti a troppa gente.-
Rido e lui mi guarda.
–Promettimi che faremo il credito esaurito al telefono.- gli dico, con la voce incrinata a causa delle lacrime. “Non ora, Liz. Non ora”
Mike annuisce e mi sorride timido. Anche lui è sul punto di piangere.
-Quindi…Arrivederci, Grande Capo.-
Lui fa il broncio e mi riabbraccia.
Lo guardo salire sulla macchina, lo saluto quando lui fa Ciao Ciao con la mano, e tengo d’occhio l’auto fino a quando svolta a destra e scompare dal mio campo visivo. Dopo, quando sono sicura che se n’è andato realmente, scoppio a piangere.

Ciao gente. 
è arrivato il fatidico momento...come vi è sembrato?? ahah
apparte il fatto che mi stavo mettendo a piangere per Mike e stavo anche sclerando perché su twitter dicono che Miley è a Roma..e capitemi, la mia città..il mio idolo. vabbueh, tanto alla fine non è vero cc
anyway, da oggi in poi aggiornerò moolto meno spesso, per la scuola ecc.
e insomma ho anche iniziato la dieta, dopo aver visto il film Burlesque. cioè, ma come fanno quelle!?!
vabbè, lasciatemi stare. 
vi ringrazio un casino perchè anche l'altro capitolo ha raggiunto le otto recensioni...ma l'avete letto in duecento e passa, perché non vi sforzate e lasciate qualche recensione in più??
vabbè, io vado. alla prossima gente. un graande bacio a tutte.


seguitemi su twitter, sono @seguaquellauto e @cyrusupra

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Capitolo 13
*** -la sua ragazza ***


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-la sua ragazza
Quando torno a casa sono distrutta. Non riesco ne’ a mangiare ne’ a dormire. Sto praticamente diventando un vegetale.
Cavoli se Mike mi mancherà! Sono stata abituata ad averlo vicino ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni alla settimana. E pensare che lui non sarà più con me per sei mesi mi spezza il cuore!
Piango per quasi tre ore di fila e anche così non riesco a far uscire tutto. Allora esco di casa sotto la pioggia e mi metto ad urlare, e quando la vicina si affaccia mi nascondo. ‘sta vecchia battona!
Alla fine riesco ad addormentarmi nel mio letto.
Al mio risveglio sono in ritardo. Ma che importa? Ho trentanove di febbre e sono costretta a rimanere a casa. Di andare a scuola proprio non me la sento, non tanto perché sono malata, più che altro per il mio morale. Ad incupire il tutto ci si mette anche il fatto che c’è un temporale. Non è una buona giornata per essere me.
Mi rinfilo nel letto con la mia tazza di cioccolata calda e controllo i messaggi. Appena vedo il nome di Mike mi prende un colpo. Dice che arrivato e che il viaggio è andato abbastanza bene, se contiamo il fatto il tizio vicino a lui gli ha dormito sulla spalla e ha anche sbavato un po’, e che la ragazzina dall’altra parte gli ha raccontato la storia della sua vita. Provo a chiamarlo ma ha il cellulare spento e mi risponde la segreteria.
Allora gli rispondo con un messaggio com’è ny? Io sono segregata in casa, con trentanove di febbre :( chiamami appena puoi!!
Poso la tazza sul comodino e mi giro su un fianco. Poi, non so come, mi riaddormento.
Vengo svegliata dal suono del mio cellulare. Mike!
Ah no, è Justin.
-Ciao.- rispondo in fretta e controllo l’orologio. Ho dormito per quattro ore di fila!
-Liz. Tutto okay?- mi chiede sottovoce. In sottofondo sento la Connor che spiega qualcosa. –Ho visto che non sei a scuola. Stai bene?-
-Ho un po’ di febbre. Niente di che.-
-ah.-
-Sei a scuola?- domando, dopo un silenzio molto imbarazzante, anche se so dov’è.
-Sì. Ora devo andare però. Ciao.- riattacca.
Mi riaddormento. La mamma arriva per l’ora di pranzo e si arrabbia perché non sono andata a scuola. No mamma, tranquilla, la prossima volta ci vado anche con la broncopolmonite!
Guardo un po’ di telefilm spazzatura e poi vengo distratta dal suono del mio iPhone. Mike.
-Ehi Grande Emme!- cerco di avere un tono allegro, per quanto è possibile.
-Liz!-
-Che mi dici?- spengo la tv ed esco dalle lenzuola. Sono tutta intorpidita, sono stata a letto per mezza giornata!
-New York è fantastica! Ho già conosciuto alcuni compagni di corso, sembrano simpatici. Poi sotto il dormitorio c’è una grande sala svago! È stupendo qui, c’è solo una pecca.-
-Quale?-
-Non ci sei tu..- sussurra e credo che potrei vomitare arcobaleni e mettermi a piangere.
-Mike!- lo rimprovero. Non voglio piangere.  
-Tu invece?-
-Tutto regolare. La febbre mi è scesa, ora ho trentasei. Credo che domani dovrò andare a scuola.-
-Saluta la Connor da parte mia.- ridacchia.
Sorrido alla sua battuta –Lo farò.-
Rimaniamo un po’ in silenzio.
-Ti manco?- mi chiede mentre mi giro a pancia in giù. Dondolo i piedi avanti e indietro.
-Troppo. Io?-
-No.-
-EEHII!- urlo offesa.
-Ho stampato una tua immagine e grandezza naturale e l’ho attaccata dietro la porta del dormitorio, così mi sento un po’ a casa.- confessa.
-Quindi uno stupido pezzo di carta prenderà il mio posto?- domando.
-No, non è la stessa cosa.-
Ancora silenzio.
-I miei coinquilini hanno fatto un verso d’apprezzamento.- sussurra. Sento delle risate in sottofondo, devono essere loro.
-Non si faranno le seghe davanti alla mia foto, vero?- l’idea di un qualche nerd come Mike che si masturba davanti alla mia immagine è patetica.
-Non credo, altrimenti se la vedranno con me.- dice in tono autoritario.
-Allora possono stare tranquilli, picchi come una ragazza!- ridacchio e sento che anche lui ride.
Però fa finta di essere offeso.-EEHII!-
Parliamo del più e del meno, del fatto che perderà quasi un anno di studio e della Connor, che a breve andrà in pensione.
Alla fine dobbiamo riattaccare, perché lui deve andare a cena, e io mi devo fare un bella doccia. Solo che opto per un bel bagno e mi rilasso nella vasca. Saranno dei mesi difficili i prossimi.
 
Arrivo a scuola in ritardo e sono costretta ad entrare in seconda. Ho un certo languorino e decido di mangiare una ciambella al bar e bere del succo.
Mi siedo al tavolino e ripasso storia, per la verifica. Prendo un sorso di succo e alzo gli occhi dal libro. Mi viene un crampo al cuore e mi strozzo.
Justin è qui.
Justin è qui.
Justin viene verso di me.
Muoio.
È dalla settimana scorsa che non lo sento e che non lo vedo. L’ultima volta che ho potuto parlarci è stata nove giorni fa, e non abbiamo avuto una grande discussione.
Riporto la mia attenzione sul libro e sento la sedia difronte a me spostarsi.
Justin mi guarda.
-Ciao.- mormoro alzando gli occhi su di lui. Chiudo il libro.
-Ciao, Liz.- risponde mentre mi osserva.
Il suo sguardo mi studia e si sofferma su ogni parte del mio corpo, sul mio seno in special modo.
Alzo la canottiera e incrocio le braccia.
-Cosa vuoi, Justin?- chiedo, e sembro meno fredda di quel che avrei voluto.
-Te.-
Deglutisco. “cosa?”
Lui si guarda in giro e poi si sporge sul tavolino.
-Volevo chiederti se ti va d’uscire, più tardi.-
“Oh”
-Okay.- farfuglio. Lui fa un sorriso che illumina la stanza intera, credo. Forse è solo un’impressione mia…Merda. Sono innamorata!?
-Allora a dopo.- dice e mi stampa un bacio. Sulla guancia.
La campanella della seconda ora suona e io mi precipito nella classe di inglese. Mi siedo al posto accanto a quello di Meredith, in fondo all’aula.
-Mer! ti devo dire una cosa!- urlo mentre il prof entra. Comunque nessuno fa caso a me.
-Spara.- mi incita Meredith mentre chatta col suo cellulare.
-Justin mi ha chiesto di uscire.- sussurro sporgendomi verso di lei. Meredith non alza gli occhi dallo schermo.
-bene.-
-Ho detto sì.-
-Bene.-
-Abbiamo fatto sesso.-
-Ben…COSA?- urla e tutta la classe si gira verso di lei. Farfuglia uno ‘scusi' al prof e la lezione torna alla regolare noia.
-Cosa??- sussurra. È arrabbiata. Non ho mai visto Meredith arrabbiata!
-Non è questo…Il punto!- cerco di cambiare argomento –Non si è fatto sentire per una settimana!-
Lei non mi risponde, sembra offesa. –Mer, che hai?-
-Perché non me l’hai detto subito? È passata una settimana, Santi Numi!-
-Me ne sono scordata! Mi sono svegliata a casa sua e sono dovuta correre da Mike per fare in tempo a salutarlo!- mormoro sporgendomi ancora di più. La ragazza davanti a me ha un cespuglio rosso al posto dei capelli, mi servirà da riparo.
-Be’ un giorno diventerò presidente e mi dimenticherò di avvertirti!-
-Dai Mer, non fare così! Per me sei una sorella, ero distrutta a causa della partenza di Mike!-
Lei sembra essersi ammorbidita –Be’, ti perdono stavolta. Ma la prossima volta che apri quelle gambe mi avverti, chiaro?!-
-Sì, padrona.-
Lei ridacchia –Bene.-
Durante la pausa mensa resto in bagno con Meredith a farmi dare consigli. Devo definire la mia relazione con Justin, perché così non ci sto capendo nulla. Meredith è d’accordo con me e annuisce.
Quindi, quando lui mi viene a prendere a casa, dopo scuola, so cosa devo dire ma non so come dirlo. Ci sono delle farfalle nel mio stomaco e non riesco a parlare.
-Vuoi sapere dove andiamo?- mi chiede mentre guida. Durante gran parte del tragitto c’è stato un silenzio assordante.
Annuisco.
-Non te lo dico.-
“Bene”. Dopo qualche minuto rallenta vicino ad un motel. ‘Motel Grandi Amori’ si chiama, ma sembra uno di quei posti dovei camionisti portano le prostitute.
Parcheggia e mi viene ad aprire la portiera. Non ho spiccicato parola per tutto il viaggio, e ora resto a bocca aperta. Questo posto mi fa innervosire.
Mi prende per mano e saliamo le scale. Tira fuori una chiave e apre la camera 21. C’è un letto matrimoniale, due comodini, una tv, una poltrona e qualche quadro. Ma sembra vuota e inospitale.
Chiude la porta dietro di me e le sue mani sono subito sui miei fianchi mentre le sue labbra mi lasciano baci sul collo. Ora o mai più.
-Justin, no!- gemo staccandomi da lui. Mi guarda confuso. –Io non la capisco questa cosa!- dico incapace di trovare altre parole.
Aggrotta le sopracciglia ma non ribatte.
-Cosa cerchi in questa relazione…Solo…Sesso?- farfuglio e poi sposto il mio sguardo sulla moquette scandente.
Mi stringe a se’ e mi lascia un bacio sulla fronte –No, no. Ma cosa dici?- mi tranquillizza.
-E allora cosa siamo? Così mi confondi. Mi saluti solo con dei baci sulle guance, e non ti fai mai sentire.-
-Non voglio correre troppo, non voglio far sapere a tutti di noi. Rovinerebbe la nostra storia.- dice e mi stringe di più. –E poi una relazione segreta è più eccitante.-
Sono d’accordo, più o meno. Però mi ritorna in mente la domanda che gli feci al centro commerciale. ‘Ti vergogni di me?’
Rimaniamo così per un po’. Sono incapace di parlare.
-E comunque credevo fosse chiaro ormai.- continua lasciandomi andare. Mi prende le mani –Sei la mia ragazza. Sei mia.-
Be’, è chiaro ora. Sono la sua ragazza.


Giaaao(?)
ecco il capitolo dopo tanto, tanto tempo...una settimana credo. Be', inutile dire che ho avuto una sacco da fare e poca ispirazione. infatti ho iniziato a scriverlo circa cinque giorni fa e l'ho finito solo ieri sera...D:
anyway, sono abbastanza delusa. insomma, mi recensite quasi sempre in otto e lo scorso capitolo (il più hot mlmlml) ne ha ricevute solo sette....
se recensite non vi cadono le manine, sa? comunque, potreste farmi un favore magari... linkate questa storia ad una vostra amica, oppure sulla vostra pagina fb o sul vostro profilo twitter ecc...
se lo fate vi sposo *o*
io vado, recensite, SUGGERITE, e magarari menzionatemi anche su twitter (@seguaquellauto) ;)
ciaoo bellezze 

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Capitolo 14
*** -un sorso ti calma...solo un sorso però!! ***


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-un sorso ti calma…solo un sorso però!!
Venerdì sera, sono libera! Dai compiti, dallo studio e soprattutto da mia madre che oggi esce con quel Robert dei miei stivali.
Prendo il borsone e m’incammino a piedi verso casa di Meredith. Ha organizzato un pigiama party, con ‘alcune intime amiche’, ha detto. Ma non credo che dormirò qui, dato che i pigiama party non mi sono mai piaciuti. Tuttavia ho portato il pigiama. Suono il campanello e una Meredith raggiante in pigiama celeste mi viene ad aprire. C’è della musica in sottofondo e si sentono le urla provenire dal piano di sopra.
-Wooohoo!- urla Mer, ballando via. La seguo dentro casa e chiudo la porta.
La casa di Meredith è enorme, persino l’ingresso è più grande della mia camera. A destra c’è una porta che collega alla sala da pranzo e quindi alla cucina, alla sinistra c’è il salotto. All’atrio c’è un tavolino al centro della stanza, con un vaso sopra. Davanti a me c’è un’enorme scalinata, la principale, e due secondarie. Al piano di sopra ci sono dieci stanze, troppe dato che solo in tre sono realmente occupate e che non conto i bagni e gli armadi.
Naturalmente Meredith è una ricca sfondata, suo padre è un noto imprenditore di biscotti mentre sua madre è esperta in cosmetici. Quindi, anche se si strafogasse di biscotti e schifezze varie, il fondotinta speciale di sua madre risolverebbe la presenza di eventuali brufoli.
Mi cambio al piano di sopra e scendo con addosso il mio pigiama con le pecorelle. Quando arrivo nel salotto vedo il caos: ci sono una dozzina di ragazze.
-Liiiiz!!- urla Meredith mentre mi raggiunge. Le altre si voltano verso di me e mi guardano come se fossi vestita di bistecche.
-Non avevi detto che venivano solo intime amiche?- le sussurro.
-Sono tutte cheerleaders. Noi siamo una famiglia.-
-Pronto!? Ricordi che mi odiano??-
Lei fa spallucce –Almeno prova a conoscerle, alcune sono dolcissime.-
Detto questo se ne va con il suo bicchiere rosso in mano. La seguo e cerco con lo sguardo una via di fuga, nel caso decidano di immobilizzarmi e bere il mio sangue.
Quando rientro in salotto non fanno più caso a me.
Alcune di loro ballano sul tavolino, altre sul divano. Mi siedo sulla poltrona nell’angolo della stanza e aspetto la fine del mondo. Ormai sono qui, e ho lasciato le chiavi di casa nella borsa, che ho lasciato a casa, e la mamma non tornerà prima di mezzanotte, perciò non posso andarmene ora.
-Ehi ciao, Elizabeth giusto?- vengo distratta dei miei pensieri da una voce.
Mi giro. Una ragazza con gli capelli lunghi e biondi e occhi verdi e dolci si avvicina.
-Io sono Riley, la capo-cheerleader.- dice sorridendo.
-Ciao Riley.-
-Non ti unisci a noi? Tra poco giochiamo a obbligo, verità o salvataggio.- continua indicando le altre che si stanno sedendo a cerchio.
-Uhm…Okay.-
Mi alzo dalla poltrona e la seguo.
-Ragazze, lei è Elizabeth.- annuncia Riley accomodandosi a terra.
Un coro di –Ciao Elizabeth.- si diffonde nella stanza.
-Liz.- borbotto sedendomi a gambe incrociate.
-Loro sono Madison, Grace, Kristen, Christina, Alex, Jennifer, Sophie, Paige, Phoebie, Ashley, Dakota e Vanessa.- continua Meredith mettendosi accanto a me.
Sorrido imbarazzata per l’attenzione ricevuta. Quella che credo sia Vanessa mi guarda con gli occhi gelidi.
-Allora chi inizia?-
 
Scarto subito la carta del salvataggio, quella più semplice. La domanda è chi salveresti tra la Connor e la Suarez?
E contando che la Suarez mi ha messo una A in pagella lo scorso anno, salvo lei.
Meredith invece sceglie verità e confessa di aver baciato Zach, un tizio dell’ultimo anno, quando lei era ancora una matricola.
Prima che me ne accorga ritorniamo a me. Scelgo anche io verità a aspetto la domanda.
Meredith fa uno dei suoi sorrisi alla ora-ti-frego e chiede –Hai mai fatto sesso con Justin Bieber?-
Alla domanda Vanessa si strozza con la coca cola, Sophie si sporge verso di me e Paige mi guarda con gli occhi che brillano.
-Ehm…- ‘relazione segreta…più eccitante..’ –No.-
-Bugia!- urla Meredith trascinandomi in cucina. Le altre ci seguono a ruota.
Mi tocca la penitenza.
Riley versa la vodka in un bicchiere e me lo passa.
-Bevi tutto in un fiato.- mi dice sorridendo.
-Bevi, bevi, bevi, bevi, bevi, bevi..- mi incitano le altre.
Guardo il bicchiere, diffidente. Okay. Mando giù tutto senza prendere respiro e quando la vodka finisce iniziano ad urlare e a battere le mani. Mi sento un po’ stordita, ma qualcuno che non riconosco mi trascina di nuovo in salotto e il gioco ricomincia.
Il mio obbligo è a lunga scadenza. Devo baciare Zach, il tipo dell’ultimo anno. Però qui non c’è nessun maschio, tantomeno uno che fa di nome Zach, perciò le altre mi controlleranno lunedì per vedere se compio il mio lavoro.
Devo dire che è un obbligo mooolto piacevole.
Saliamo tutte in camera di Meredith e solo ora mi accorgo che quella Vanessa no ha partecipato all’ultimo giro. Mi guardo attorno e non la vedo.
In camera di Mer ci trucchiamo, ci pettiniamo e facciamo le sfilate nei nostri pigiamoni.  Devo dire che è abbastanza divertente.
Balliamo con la musica a palla e inizia una lotta di cuscini. Delle piume volano per la stanza e io colpisco e rido, colpisco e rido.
Il gioco potrebbe continuare all’infinito se non sentissi il campanello suonare.
I genitori di Meredith?
No, peggio. Una ventina di ragazzi, con patatine, birre e altri alcolici. Siamo tutte affacciate alla finestra e vediamo chiaramente Vanessa, con addosso un vestito tirato fuori non so quando e non so da dove. Li fa entrare e scoppia il panico.
Le altre iniziano a cercare abiti da mettersi. Io non mi sono portata ne’ tacchi ne’ abiti da zoccola, quindi sono un po’ fottuta.
-Vieni.- mi dice Meredith trascinandomi nel suo armadio. Chiude la porta e mi passa uno dei suoi abiti nero aderentissimo, maniche lunghe e schiena scoperta.
-Mer, io non posso..-
-Shh. Quella stronza di Vanessa ha di sicuro invitato anche Bieber. Ti vuoi far vedere così da lui?- mi chiede passandomi delle scarpe tacco 17.
Scuoto la testa e infilo l’abito e le scarpe. Mi aggiusto un po’ i capelli e aspetto che anche lei sia pronta, nel suo tubino rosso e scarpe coordinate. Mi sorride e abbassa la maniglia –Si va in scena.-
 
Mentre noi ci cambiavamo, le altre hanno trovato dei vestiti decenti e si sono cambiate, è arrivata altra gente e Justin è tra di loro. La cosa buffa è che anche Zach è qui. Cavoli se è bello, occhi azzurri e capelli neri. Alto, muscoloso e un culo…
Il problema è che le altre vogliono che io lo baci qui e subito. Justin andrà su tutte le furie!
Mi faccio spazio tra la folla ed evito le mani che cercano di palparmi. I maschi sono dei pervertiti e questo vestito lascia poco all’immaginazione.
Lo sguardo di Justin si punta su di me e mi osserva. Tuttavia lo supero dritta verso Zach. Sta parlando con un suo amico.
‘Scusa Justin’ penso mentre mi avvicino a Zach e lo bacio. Lui ha appena il tempo di capire quel che sta succedendo, perché io mi stacco subito e prego che Justin non mi abbia vista. Ma i suoi occhi sono fuoco mentre si allontana a grandi passi in cortile. Vuole parlare, e cerca un luogo riservato. Deglutisco e lo seguo, scappando da Zach che rimane immobile come una statua.
Ci fermiamo dietro un albero, dove la luce dei lampioni non ci illumina.
-Stai cercando di farmi ingelosire forse?- urla all’improvviso e io indietreggio spaventata fino a quando la mia schiena nuda incontra la corteccia ruvida dell’albero.
-Justin non è come..-
-Liz, sei mia, okay? Non c’è bisogno di fare queste cazzate da ragazzina!- grida passandosi una mano nei capelli.
-Era un obbligo!-
-Ma che cazz..-
-Stavamo giocando a obbligo verità o salvataggio e mi è capitato quell’obbligo.- gli dico cercando di calmarlo, ma lui si agita ancora di più.
-Non me ne frega niente di quei giochetti!-
-Se non avessi ubbidito avrebbero detto a tutti che abbiamo fatto sesso.- sussurro. Ho paura.
-E quando gliel’hai detta questa cosa?- mi chiede. Cazzo, ora è furioso.
-Era la domanda per la Verità. Io ho mentito e hanno riconosciuto la bugia.- continuo –E poi conta realmente? Ti vergogni di me, ti importa solo che nessuno scopra la nostra relazione.-
Mi allontano, ricacciando indietro le lacrime che non ho prima non percepivo. Merda.
Ritorno nella folla, che potrà sembrare una cosa stupida considerando il fatto che sto quasi per piangere, ma è l’unico nascondiglio in cui Justin non mi verrebbe mai a parlare.
Sto tremando, e Riley se ne accorge. Da un’occhiata dietro di me e vede Justin, che mi viene incontro. Allora mi prende una mano e mi trascina in cucina.
Mi passa un bicchiere di vodka –Bevi.-
Io scuoto la testa. Lei mi avvicina il bicchiere e ripete –Bevi, un sorso ti calma. Solo un sorso però!-
Guardo diffidente il bicchiere mentre lei mi sorride e va via.
Bevo un bicchiere di vodka, e un altro, e un altro ancora, fino a quando la stanza non inizia a girare.  Torno fra la folla e cerco Justin. Ma non lo vedo. La musica è a palla e due mani mi afferrano per i polsi costringendomi a ballare. Mi dimeno, cercando di liberarmi, ma poi ci prendo gusto e inizio a muovermi per conto mio.
Sono accerchiata da ragazzi e mio struscio là e qua. Sono ubriaca fradicia.
Esco dalla folla e torno in cucina, a prendere un altro bicchiere.
-Liz, giusto?- mi chiede un tipo avvicinandosi. Zach.
Ho il singhiozzo e inizio a ridere –Forse.-
Lui si acciglia per un attimo –Ehm…io sono Zach. Sai baci da Dio..!-
-Lo ssso!- rispondo e scoppio di nuovo a ridere.
-Mi stavo chiedendo se…-
-Shhh!- esclamo mettendo un dito sulle sue labbra. Rimane zitto e fermo.
-Balliamooo!- urlo trascinandolo in sala. Salgo sul tavolino e ballo. I suoi occhi sono su di me, e non solo i suoi. Rido e faccio una piroetta, stando a attenta a non scivolare. Calcio alcuni bicchieri rossi con un piede facendoli cadere e scompiglio i capelli a Zach. Lui mi guarda divertito e ride.
Con una mano cerco la lampo del mio vestito e inizio ad abbassarla. Ma poi il mio mondo va sottosopra mentre mi ritrovo fra le braccia di Justin.
-Lasciamii!- urlo dimenandomi.
-Shh, sta zitta.-
Metto il broncio e incrocio le braccia.
Quando finalmente poggio i piedi per terra, il mondo torna al suo posto.
Siamo in cucina.
-Sei ubriaca.- commenta Justin guardandomi.
-Lo sssoo!- singhiozzo e barcollo verso di lui. Gli poggio la punta dell’indice sul petto –Anche tu.- un altro singhiozzo.
Lui ride e mi afferra per i polsi, attraendomi a se’.
-Lasciami!- urlo e le sue mani mollano la presa. Barcollo all’indietro e quasi inciampo.
-Stai bene?- mi chiede lui, mentre mi sorregge. Una sua mano è sulla mia schiena nuda. Non rispondo e ci guardiamo molto a lungo. Lentamente avvicina l’altra mano alla mia guancia e l’accarezza con le nocche. I nostri volti si fanno più vicini…e io scoppio a ridere di nuovo. Mi accascio a terra a gattono via.
-Ehi, dove vai?- mi chiede lui afferrandomi per le caviglie e tirandomi indietro. Rido di nuovo mentre mi giro a pancia in su. Lui si china su di me e mi si sdraia sopra. Le mattonelle sono fredde sulla mia schiena, ma non me ne preoccupo troppo.
-Non mi approfitterò di te in questo stato, ma non posso resistere alle tue labbra…-
Si appoggia sulle braccia, ai lati delle mie spalle, e mi da un bacio delicato.
-Levati!- grido spostandolo da sopra di me e mi rialzo in fretta. Barcollo via dalla cucina ed esco in cortile. Mi siedo sulla panchina e mi addormento.
 
Mi aspetto di vedere le rose del cortile, i gelsomini, invece la prima cosa che vedo al mio risveglio è una trapunta azzurra e una chitarra. Le mie scarpe –ovvero quelle di Meredith- sono buttate per terra. Guardo la sveglia. Mezzogiorno.
Esco dalla trapunta, rendendomi conto che ho le mutande addosso. Quindi non ho fatto niente. Appena mi metto in piedi sento una fitta mostruosa alla testa.
Merda, i postumi della sbronza!
Afferro le scarpe, mi trascino al piano di sotto e mi fermo a guardarmi allo specchio. Il trucco è solo un po’ sbavato e sento il peso del mascara sulle ciglia. Non sono abituata ad usarlo. I capelli sono un caos, quindi mi faccio uno chignon basso e cerco Justin.
Lui è in sala, al computer.
-Ciao.- sussurro.
-Ciao.- non alza gli occhi dallo schermo e sembra così freddo…
-Posso tornare a casa mia?- gli chiedo incrociando le braccia.
-Lì è la porta, hai le tue scarpe, quindi ciao.- solleva lo sguardo su di me solo per un attimo. Perché fa così?
Sbruffo e vado verso la porta. Abbasso la maniglia ed esco sbattendo. I miei piedi nudi si abituano dopo poco all’asfalto. Ragionando, ho solo qualche isolato da percorrere, avrò tutto il tempo per pensare. E se non dovesse bastarmi, mi farò una bella doccia.
Un’auto mi passa accanto suonando il clacson.
-Pervertito!- urlo continuando a camminare. Un’altra rallenta affianco a me e mi rendo conto dopo un po’ che è la Range Rover di Bieber.
-Cosa vuoi?- chiedo acida, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
-Scusa.- mi dice mentre mi segue. Continuo a camminare e non alzo lo sguardo su di lui per un po’.
-Scusa, non ce l’ho con te.-
Faccio spallucce e scanso una pozzanghera.
-A dire la verità sono un po’ arrabbiato per quello che hai fatto ieri sera…-
-Non iniziare Justin!-
Rimaniamo un po’ in silenzio mentre io continuo a camminare e lui mi segue al ciglio della strada, con la sua Range Rover.
-Puoi salire in macchina??- chiede esasperato e capisco che, almeno su questo, non devo discutere.
Mi apre la portiera e mi accomodo accanto  a lui.
-Sai quel collo è una tentazione…- mormora staccando per un attimo lo sguardo dalla strada e puntandolo sul mio collo scoperto.
-Guarda avanti, Bieber.-
I minuti passano così, fino a quando non arriviamo a casa mia.
-Tua madre pensa che hai dormito da Meredith, il tuo borsone è dietro.-
-Che hai fatto?- gli chiedo sporgendomi dietro e tirando fuori il cellulare dalla borsa.
Mamma, dormo da Meredith stanotte. Non preoccuparti per me, ti voglio bene, Liz.
Lo guardo allibita. Lui alza le mani in segno di difesa –Me l’hai insegnato tu!-
Scuto la testa a scendo senza nemmeno salutarlo.
Pensavo che la storia della relazione segreta mi andasse bene, ma è chiaro che non è così. Non so che fare. Da una parte credo che potrei superare questa cosa, insomma...lui è…lui! Però non voglio essere uno stupido segreto, una cosa che bisogna nascondere, non credo di meritarlo e soprattutto so di non poterlo sopportare a lungo. E poi, se hai una cosa bella nella tua vita, perché nasconderla??
Intanto tra una settimana è Natale, ciò significa che lui andrà a sciare e che io avrò tutto il tempo che voglio per pensare.
Per ora posso solo chiudermi la porta dietro le spalle, salire si sopra, mettermi sotto le coperte e piangere abbracciata al cuscino.


Holaa chicass
Vedete, sono una tipa internazionale io eheh
alloraa che ne pensate?? so che il fatto che litigano proprio ora può dar fastidio ma...Keep Calm, girls! ci sono ancora tanti capitoli e una lunga storia da raccontare.
tempo fa vi ho detto che il problema della loro relazione sarebbe venuto a galla...be' eccolo qua. fate le Capitan Ovvio e scrivete quel'è il nocciolo della situazione secondo voi.
beene. l'altro capitolo ha raggiunto le 7 recensioni e vi ringrazio davvero, anche se potreste recensire un po' di più.
scrivere una recesione(di più di 10 parole) vi prende a malapena venti secondi. e se proprio ci tenete alla storia, fate il passaparola e consigliatela a vostre amiche o sulle vostre pagine o su twitter (io sono @seguaquellauto sjdfbhf)

okay, per chi legge anche l'altra mia storia (vedi mio profilo: I'll remember you. Please, stay.), sta per volgere al termine, nei prossimi giorni aggiornerò anche quella. magari passate e leggete se vi va c;

bye bye, polpette(?)

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Capitolo 15
*** -Il patto dei quaranta e Willy Wonka. ***


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-il patto dei quaranta

-Quindi avete rotto…definitivamente?- chiede Mike per la centesima volta in una conversazione durata appena cinque minuti.
-Sì. Ma sai che c’è? Sto bene, insomma, non sono uno stupido passatempo. Non voglio essere un segreto quindi credo che starò bene.-
-Certo che starai bene, ci sono io.- sento il suo sorriso attraverso la cornetta.
-Ehi, facciamo un patto. Se per i quaranta non siamo sposati, diventiamo marito e moglie!- propongo tirandomi su a sedere.
-Certo che sì! A te andrebbe bene se mi vestissi da Willy Wonka?-
-Solo se mi fai vestire da Alice nel paese delle meraviglie!-
-Affare fatto, allora.-
Ho un contratto matrimoniale, mi viene da ridere.
-Farai in tempo per il ballo di fine anno?- gli chiedo, sperando in una risposta vagamente affermativa.
-Sì, e so già con chi intendo andarci…Le va di venire al ballo con me?- propone, con un tono aristocratico.
-Ne sarei onorata.-
 
Quando varco la soglia di scuola ho un cattivo presentimento. Vado a prendere i libri al mio armadietto e vengo accerchiata dalla cheerleaders, nelle loro uniformi rosse.
-Liz!- grida Riley abbracciandomi. Da quando siamo così amiche??
-Ehi, ragazze..- sussurro, mentre vengo passata da una cheerleader ad un’altra.
-Come sono state le tue vacanze? Io ho passato il capodanno con i miei in montagna. È stata una noia assurda, ma a mezzanotte sono riuscita a scappare e sono uscita con un ragazzo del posto. Ci siamo baciati e poi non l’ho più rivisto..-
-Ottimo, Riley..- dico, dandole una pacca sulla spalla.
Muovo un paso fuori dalla folla e m’incammino verso il cortile. Loro mi stanno addosso.
-Hanno detto che Vanessa è andata a Madrid. Io non la sento più dalla sera della festa...è stato un atto meschino da parte sua. Le è sempre piaciuto Justin, credo fosse solo gelosa..- continua Riley mentre le altre annuiscono.
-Oh, non ne ha motivo, non stiamo insieme…- mi guardo attorno, in cerca dello sguardo di Meredith, ma non la vedo. –Dov’è Mer??-
-Oh, non te l’ha detto? Rimane in Svizzera una settimana in più. I suoi hanno deciso così.-
-Capisco.- be’ in realtà non capisco questa mania per l’abbandono…
 
Corro da una parte all’altra della scuola per cercare di arrivare in orario a tutte le lezioni e quando mi ricordo che a chimica il mio compagno è...Justin…è troppo tardi per fare marcia indietro.
Mi siedo silenziosa al mio banco, sperando che non mi abbia vista, ma è chiaro che invece l’ha fatto. Sento il cigolio dello sgabello mentre lui cambia posizione e cerco di concentrarmi sulle parole strane e scoordinate del prof.
-Ciao, Liz.-
La sua voce -suono che non sentivo da tanto, tanto tempo- sembra strana mentre pronuncia quelle parole e accarezza il mio nome. Mi giro per un attimo, facendogli un cenno di saluto, e rivolgo di nuovo il mio sguardo alla lavagna.
-Tutto okay?-
Mi mordo il labbro e annuisco. Solo un’ora, devo resistere solo un’ora.
-Sembri tesa.- mi sussurra all’orecchio. Sento il mio fiato sul collo.
Mi faccio coraggio –Potresti far silenzio? Mi stai infastidendo.-
Lui sembra sorpreso e alza le mani in segno di resa con un sorriso malizioso.
Trascorro il resto del tempo ad ignorarlo, a almeno a provarci, e sento il suo sguardo su di me tutta l’ora. Appena suona la campanella corro via.
Mi siedo sulla panchina in cortile e metto le mani nei capelli.
“Respira Liz, respira..”
-Ciao Liz.- mi saluta una voce sconosciuta. Alzo gli occhi sul ragazzo che ho di fronte. Zach. “merda”
-Ehm...Zach.- sorrido. È imbarazzante. L’ultima volta che l’ho visto mi stavo per spogliare, perciò cedo di avere tutto il diritto di arrossire.
-Come va?- mi chiede. Che domanda stupida. Vuoi davvero sapere come va?
Va male, va malissimo. Ho appena rivisto il mio ex del quale credo d’essere ancora innamorata. Non va bene, non va affatto bene…
-Tutto okay.-
-Bene.-
Rimaniamo in silenzio per un lungo attimo e lui si siede accanto a me. E’ incredibilmente bello, quasi più bello di J…Jim!
-Sei molto bella sai? Il blu ti dona.- mormora sorridendo. Arrossisco e sto per ringraziare quando un’altra persona si siede accanto a me. ho appena il tempo di voltarmi che Justin mi poggia un braccio sulla spalla e mi attrae a sé. Mi da un bacio sulla guancia e sorride.
Poi lancia un’occhiata a Zach –Ehi amico.-
-Ciao.-
-Conosci Liz?-
-Sì Justin, la conosco.- gli risponde gelido –Ehi Liz, che ne dici se un giorno usciamo io e te…-
-Amico, lei è già impegnata.- lo interrompe Justin stringendomi ancora di più.
Io assisto alla scena, immobile. Cosa diavolo stanno facendo questi due idioti?
-Bene, ciao Liz.- mi saluta Zach alzandosi-Justin.-
Resto ferma come una statua qualche secondo prima di rendermi conto che il braccio di Justin è ancora sulle mie spalle. Mi allontano e lo fisso torva.
-Che c’è?- mi chiede.
-Cos’era quello? Che ti importa a te se esco con lui?? È finita tra di noi.-
-Mi hai lasciato tu.- dice aspro, ignorandomi –E questo non mi piace affatto.-
Alzo gli occhi al cielo –E quindi?-
-E quindi- continua avvicinandosi impercettibilmente –Non è finita, non è finita affatto!-
Mi da un bacio lampo sulle labbra e va via. Mi ha baciata in un luogo pubblico…quindi è cambiato qualcosa!
Mi guardo attorno. In cortile non c’è nessuno. In inverno questo posto è deserto. Quindi, alla fine, non è cambiato assolutamente niente.
 
Riley mi chiama appena usciamo da scuola. Ma come ha fatto ad avere il mio numero?
Comunque resto ad ascoltarla tutto il tempo mentre torno a casa.
-Oggi hai impegni? Io e le ragazze vogliamo andare al centro commerciale o forse al Bowling. Ci sono certi ragazzi lì!-
-Ehm..Okay! Non sono mai stata al Bowling, penso sia divertente.- mormoro cercando le chiavi nella borsa. Ad un certo punto la porta di casa mia si apre e compare Justin. Ma che cazz..
-Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?- chiedo mentre mi faccio spazio.
Lui non dice una parola e mi strappa il cellulare dalle mani –Riley, guarda, oggi Liz esce con me. Temo dovrete rinviare il Bowling.- dice e mette giù.
Lo fisso torva e lui mi fa salire in macchina.
-Come hai fatto ad entrare?-
-Sai, la gente sopravaluta gli zerbini.- ribatte mettendo in moto.
Resto zitta per gran parte del viaggio.
-Tutto okay?-
Non rispondo. Sono furiosa, perché non ha chiesto nemmeno il mio parere a mi ha trascinata via.
-Hai intenzione di rispondere?-
Guardo fuori dal finestrino chiedendomi cosa voglia da me.
-Okay.-
Accosta allo Jazz e mi viene ad aprire. Mi prende la mano e io la scuoto per lasciarmi andare, invece lui stringe a presa. Metto il broncio.
Invece di entrare nel locale ci sediamo su una panchina del parco vicino. Mi allontano un po’ da lui, penso che se mi toccasse di nuovo potrei cedere.
-Se non vuoi parlare, parlerò io.- sussurra sospirando. –Mi sono comportato da coglione l’ultima volta, e mi dispiace..-
-Quale ultima volta? Stamattina o tutto il semestre scorso?- lo interrompo guardandolo male e abbasso lo sguardo.
Lui continua alzando un po’ la voce –Ma se vorrai tornare con me mi impegnerò. Voglio che tutto vada bene d’ora in poi.-
-Ti stai dimenticando il fatto che ti vergogni di me. Non vedo come possa migliorare.- commento aspra.
-Questa storia mi fa sentire un debole, perché sento che a te ci tengo davvero. Non posso rinunciare a te. Non sono abituato alle relazioni pubbliche e non devo di certo dimostrare il mio affetto per te a una stupida scuola. Però se è questo che vuoi posso provare a dartelo, ma non prometto niente.-
Rimango impassibile. Non so cosa fare. Ho pianto troppo negli ultimi giorni e ora lui mi sta dicendo che ci vuole provare. Cosa faccio ora??
Asciugo una stupida lacrima con la manica del cappotto e porto le gambe al petto.
-No, ti prego non piangere. Mi spiace.- sussurra stringendomi.
-Sono stata così….Male. Credevo fosse finita realmente.-
-No, non dire così. Mi spiace se ti ho fatto del male, non era mia intenzione. Ora non piangere però, fa male a me vederti così.- dice, lasciandomi un bacio sulla fronte.
-Oh piccola, mi sei mancata così tanto.- mi carezza i capelli e finalmente mi sento bene.
Asciugo un'altra lacrima e chiudo gli occhi.



Hi there!
How are you today?
What do you think about this chapter? Do you like it?


Okkkayy! Dopo un po' di animo internazionale (Francesca, fai il linguistico, perché non fai la trasgry e ti metti a parlare in russo?) (perché non studio russo) (Mi accontento dell'inglese) e un monologo interiore(?) ecco a voi il capitolo.
cosa ne pensate?? 
sono allegra perchè ho appena postato l'ultimo capitolo dell'altra mia storia, fan fiction che mi portavo appresso da mesi!!
anyway, vi ringrazio per le otto recensioni ricevute allo scorso capitolo siete belliffime(?)!!
lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate, perché per me la vostra opinione conta eheh
Alla prossima bellissime c;

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Capitolo 16
*** -la freccia di Katniss Everdeen ***


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-la freccia di Katniss Everdeen
Mi metto seduta sul muretto con le gambe a penzoloni mentre aspetto il suono della campanella. Oggi c’è una strana aria in giro, sarà l’amore?
San Valentino è sempre stata un festa sopravalutata per me. Perché mai, una coppia felice e innamorata, dovrebbe mostrare tutto l’amore in un giorno normale e banalmente romantico?
Ma accetto le rose che trovo nell’armadietto e accetto soprattutto i messaggini non firmati e recapitati da una misteriosa freccia alla Katniss Everdeen. Anche se i bigliettini sono anonimi, so chi li manda.
Quindi, appena torno a casa, faccio del mio meglio per sembrare più carina e disinvolta possibile. Mi faccio le sopracciglia e metto del mascara rubato dalla trousse della mamma. Infilo una gonna a vita alta e una camicetta rosa. Indosso il cappotto e sono pronta per le sette, l’ora in cui Justin si presenta con la sua Range Rover.
Mi chiudo la porta dietro le spalle e salgo in macchina. Ho un sorriso ebete stampato in faccia, ma ogni volta che cerco di sopprimerlo quello rispunta. Quindi alla fine mi volto verso il finestrino e penso a qualcosa di intelligente da dire. Il silenzio in macchina è abbastanza imbarazzante.
-Ciao.- dico dopo un tempo che sembra un eternità. “Ma sì Liz, qualcosa di intelligente.”
Justin sorride –Ciao, Liz.- mi cerca con la coda dell’occhio –Sei piuttosto allegra, a quanto vedo.-
-Uhm..- faccio spallucce –Dove andiamo?-
-In un posto molto carino. Sono sicuro che ti piacerà.- mormora, voltandosi verso di me. Arrossisco sotto il suo sguardo malizioso e mordo il labbro.
Dopo una buona mezz’ora siamo arrivati. Justin consegna le chiavi della macchina a un ragazzo e mi viene ad aprire lo sportello. Appena metto giù i piedi, che calzano delle meravigliose scarpe tacco 17 (segretamente rubate a mamma) rimango stupefatta da ciò che ho difronte.
Sono abbagliata da tutte le piccole luci che ornano l’enorme edificio che somiglia ad una villa del Rinascimento. C’è un balcone al primo piano e numerose finestre. C’è un ampia scalinata e un tappeto rosso che fa contrasto con il bianco sporco delle pareti. Ai lati della villa ci sono enormi giardini verdi e arcobaleno, colorati da mille fiori.
Justin mi prende la mano e mi trascina dentro. All’ingresso c’è un cartello su cui è riportato il nome del ristorante. E be’, se sono rimasta meravigliata dall’esterno, l’interno mi lascia letteralmente senza parole. I pavimenti sono di parquet, coperti ogni tanto da lunghi tappeti rossi. Sulle pareti ci sono arazzi di ogni genere e davanti a me sia apre una scalinata che sembra degna di una principessa. E poi boh, io odio le cose troppo sdolcinate, ma possi dire che questa villa è meravigliosa in tutto il suo romanticismo.
-Bello, vero?-
Annuisco mentre un cameriere ci accoglie –Benvenuti e Villa Elena. Posso fare qualcosa per voi?-
-Ehm sì, ho prenotato un tavolo per due persone.-
-Nome prego.-
-Bieber.-
-Oh, sì. Mi segua prego.-
Justin mi prende per mano e più andiamo avanti più mi rendo conto che ciò che ho visto fino ad ora non è niente.
-Justin è…- gli sussurro guardandomi intorno.-
-Bello vero?-
Annuisco sorridendo. Il cameriere si ferma. Ci indica un tavolino nella grande stanza in cui ci troviamo –E’ il numero 14, il tavolo che aveva richiesto. Tra poco verrà qualcuno a prendere le vostre ordinazioni. Buona serata.-
La stanza è abbastanza affollata, ma il posto è molto riservato. Justin tira indietro la sedia e mi fa accomodare.
-Oh. Non sapevo che tu fossi così gentiluomo.- mormoro accavallando le gambe.
-Ci sono parecchie cose che non sai su di me.- Justin sorride e quindi ricambio arrossendo.
-Devo ringraziarti per le rose e tutto il resto.- ribatto e con una mano prendo il menù.
-Qualcuno ti ha inviato delle rose?- mi chiede incredibilmente serio.
Poso il menù su tavolo e lo guardo –Non sei stato tu?-
-No.-
Aggrotto le sopracciglia. So che non sta mentendo, lo percepisco.
-Se prendo quel figlio di put..- esclama, battendo il pugno sul tavolo.
-Justin, calmati. Dev’essere un malinteso.- cerco di calmarlo.
Lui sbruffa. È infastidito. Si sa, è un tipo geloso.
-I signori ordinano?- chiede un cameriere apparso dal nulla. Scoppio quasi a ridere. Non mi hanno mai chiamata signora, ho solo 17 anni. Ora che ci penso ho 17 anni. Non mi sono neppure accorta di averli compiuti, troppo distratta dalla rottura con Justin per rendermi conto che diventavo un anno più vecchia. Ecco perché il 23 dicembre, giorno del mio compleanno, la mamma si è presentata con un enorme pacco incartato. Mi pare di averlo messo nell’armadio, senza neppure aprirlo.
Ordino un piatto di ravioli ai funghi ed un’insalata. Mi guardo meravigliata attorno, per l’ennesima volta.
-Non c’era scritto il nome del tuo ammiratore?- mi chiede Justin, quando il cameriere va via.
Scuoto la testa –No. E comunque non fa niente. Cioè, le rose non sono nemmeno i miei fiori preferiti. E poi aveva una pessima grafia. Sembrava scritto in turco.-
-Apprezzo il fatto che tu stia cercando di cambiare argomento, ma non funziona.- si sporge sul tavolo –E penso proprio che ora potrei andare a cercare quel coglione e…-
-Justin!-
-Che c’è? Vuole qualcosa di mio ma l’unica cosa che riceverà sarà un bell’occhio nero e un naso sanguinante!-
Lo guardo storto e incrocio le braccia.
-Okay, scusa. Sto esagerando, scusa.- sussurra con un sorriso e prende la mia mano –Allora quali sono i tuoi fiori preferiti?-
-Le gardenie.-
I piatti arrivano e io finisco i ravioli in un batter d’occhio. Mentre aspetto l’insalata mangio anche un po’ di pane. Questo posto non solo è bello, ma si mangia anche bene!
Quando finiamo di mangiare e Justin paga il conto (anche se gli avevo detto che potevo pensare benissimo a me stessa) usciamo fuori. Passiamo vicino ad un cartello con scritto ‘Vietato cogliere i fiori’.
-Perché hai richiesto il tavolo 14?- gli chiedo mentre mi stringe la mano.
-Be’, è il giorno in cui ci siamo incontrati. O meglio, scontrati.- mormora, dandomi un bacio sulle guancia.
Non credevo che si ricordasse la data precisa, a dire il vero io nemmeno la sapevo.
-Sono rimasto subito attratto da te. Non riuscivo a smettere di pensare ai tuoi occhi e avrei fatto qualsiasi cosa per passare del tempo con te.- continua stringendo la mia mano e io mi sciolgo. È la cosa più bella che mi abbia mai detto un ragazzo.
-Quindi non avevi bisogno di ripetizioni di francese..!-
-No. Certo, non che io sia un genio in materia, ma non te l’ho chiesto per migliorare i miei voti. Volevo conoscerti.- ci sediamo su una panchina e io rabbrividisco. Fa abbastanza freddo stanotte e io indosso solo una camicetta di seta e una gonna striminzita.
Justin lo vede, quindi si sfila la felpa e me l’appoggia sulle spalle. Quest’indumento profuma di lui e io mi ci stringo dentro assaporando quel momento.
Fuori è buio, ma ci sono alcuni fari a illuminare il giardino. Ci sono fiori di ogni specie. Rose, tulipani, orchidee ed oltre a questi ci sono anche cespugli tagliati a forma di cuori e angioletti.
Lentamente Justin si avvicina e posa le sue labbra sulle mie. Okay, devo dire che nonostante i cuori e i fiori, nonostante il freddo e il mio naso rosso, non riesco a non pensare a nient’altro che a lui. Quando ci stacchiamo lui si appoggia allo schienale e io poso la mia testa sui suo petto, dove c’è il cuore. Lo sento battere fortissimo.
Mi carezza i capelli e io mi godo quella pausa dal mondo. Mi sento lontana anni luce da Stratford ora.
Justin allunga una mano verso un fiore. È una gardenia.
-Justin, è vietato!- esclamo guardandomi attorno.
Lui sorride e lo stacca lo stesso. Me lo porge e io guardo i petali senza fiato. Metto il fiore nella tasca della camicetta e lo copro con la felpa.
-Mi sa che si sta facendo tardi. Meglio tornare.- posa un bacio sulla mia fronte e mi guida verso il parcheggio. Mentre aspettiamo che il ragazzo arrivi con la Range Rover, Justin mi stringe per farmi sentire meno freddo. Sto tremando, ma non so se questo è dovuto al freddo o alla sua vicinanza.
Il viaggio in auto dura poco. La mia mente è un tornado di pensieri, tutti riguardanti me e lui. Sono frastornata e ho sonno.
-Siamo arrivati.- mormora Justin con voce dolce. L’orologio dell’auto segna la mezzanotte e io mi trascino fuori dall’abitacolo, dopo aver dato un bacio a Justin.
Cerco le chiavi nella borsa con gli occhi chiusi e le inserisco nel foro. Faccio scattare la serratura e la porta si apre. Cerco l’interruttore tastando il muro, ma la luce si accende in sala. La mamma è seduta su una poltrona, con i suoi occhiali poggiati sul naso e un’espressione severa.
-Ti sembra questa l’ora di tornare a casa?-
-Sì?-
Lei si alza scuotendo la testa –Dove sei stata?-
-A cena con…Justin.-
-E…?-
-E poi mi ha riaccompagnata a qui.-
Lei alza un sopracciglio.
-Non abbiamo fatto niente.-
-Non m’importa, non è questa l’ora signorina.-
-Scusa.-
-E quelle sono le mie scarpe?-
-No?-
-Quante volte ti devo dire che non devi rubare la roba dal mio armadio?-
-Non potevo mettere gli anfibi!-
-Non m’interessa! Potevi almeno chiedere!-
-Okay, posso prendere le tue scarpe? Grazie!-
Lei mi fulmina con gli occhi –Fila a letto, signorina!-
Mi sfilo le scarpe e inizio a salire le scale.
-Liz, ti sei divertita?- chiede lei dall’ingresso.
Annuisco sorridente.
-Ti ha trattata bene?-
Annuisco di nuovo.
-Ti piace?-
Scuoto la testa –Mamma, penso di amarlo..-
Lei mi sorride e io sono libera di andare in camera mia, mettere la testa sul cuscino e sospirare. L’ultima cosa che vedo prima di addormentarmi è un fiore posato sul comodino, una gardenia.




Okkay girlss.
dopo aver passato una sera a vomitare arcobaleno e cagare pony rosa(?) il capitolo è pronto e postato
lo soo che le cose troppo sdolcinate non mi si addicono lol
comunque, per chi se lo sta chiedendo(perché ve lo state chiedendo vero?...Veroo OuO?) sì, sono una tribute e sono anche una potterhead. sto leggendo proprio adesso Harry Potter e la pietra ffilosofale per la seconda volta. però il mio libro preferito è Divergent, una distopia e ve lo consiglio vivacemente. devo ammettere che sono innamorata di Quattro/Tobias ed è meglio che chiuda prima che mi metta a raccontarvi tutta la trama lol
anyway recensite pleaseeeee
oggi sarò mooolto sola dato che ci sono gli amici di papà a cena e manca mia sorella quindi non ho niente da fare stasera. se volete parlare con me menzionatemi su Twittaaah 
io sono @seguaquellauto 
adioss amigass 

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Capitolo 17
*** -asciugamano biricchino ***


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-asciugamano biricchino
Chiudo la chiamata con Mike e sospiro. Ha detto che la prossima settimana torna per il weekend. Sono talmente felice che mi metto a saltellare per tutta casa e quasi cado dalle scale.
Per stasera posso rilassarmi con un bel barattolo di gelato e posso anche andare a letto tardi, dato che domani è sabato. Ma le mie aspettative sono troppo alte, infatti mi addormento appena inizia il film.
La mattina mi sveglio di soprassalto. Il gelato sciolto giace nella coppetta e mi limito a rimetterlo a posto nel freezer.
Faccio una colazione veloce, con un po’ di yogurt e dei toast, quindi vado di sopra a farmi una doccia. Quando entro l’acqua è calda e mi perdo in quella sensazione. Mi ricordo solo alcuni minuti dopo che devo lavarmi i capelli. Quindi allungo una mano per prendere il flacone di shampoo ma lo scopro troppo leggero. In effetti è vuoto. Impreco sotto voce e mi metto ad urlare –Mamma!-
Ma non risponde nessuno. Quindi mi avvolgo in un asciugamano minuscolo ed esco fuori dal bagno. Okay, dove teniamo lo shampoo?! Nel bagno al piano di sotto. Mi affretto a scendere le scale e, ad ogni passo che faccio, lascio un’orma bagnata.
Quando arrivo al corridoio del piano inferiore mi blocco. C’è Justin. Mi guarda. Sorride.
-Che diavolo ci fai tu qui!?!?!?- grido e ne ho tutto il diritto dato che sono quasi nuda, spaventata e perdutamente innamorata.
-Mi ha fatto entrare tua madre.- mormora venendomi incontro.
-E dov’è lei?-
-Ed io che ne so!?-
Deglutisco. Lo spazio di è fatto minuscolo.
Justin infila una mano in tasca e con l’altra afferra l’orlo dell’asciugamano e lo tira, avvicinandomi a se’.
-Stavo facendo una doccia.- dico con la voce più seccata che mi viene. Anche se in questo momento non sono affatto seccata.
-Lo vedo.- sussurra sorridendo –Posso entrare anche io?-
-No!- urlo scioccata. Cioè..lui…io…No! anche se l’idea un po’ mi stuzzica.
Lui ride e scuote la testa –Questo asciugamano è un po’ troppo pesante.-
Non capisco cosa intende fino a quando non abbasso gli occhi sulla sua mano, che è l’unica cosa che impedisce di farmelo scivolare giù. Deglutisco e divento tutta rossa.
Justin ride di nuovo, guardando la mia reazione e si abbassa per darmi un bacio.
-Scherzavo.- duce sulle mie labbra –Ma sbrigati a fare quella doccia, perché poi dobbiamo uscire.-
Annuisco  e mi allontano, tendendomi saldamente l’asciugamano addosso. Salgo di sopra e solo quando arrivo in bagno mi ricordo che lo shampoo è finito. Cavoli, che effetto che fa Justin! Scendo di nuovo e passo davanti alla sala, dove lui è seduto a fare qualcosa sul suo iPhone.
Alza lo sguardo su di me ed io mi affretto a dire –E’ finito lo shampoo...-
Quindi afferro velocemente un flacone pieno dal mobiletto del bagno al piano inferiore e torno indietro, passando di nuovo davanti alla sala mentre Justin mi guarda e sorride malizioso. Tuttavia non mi giro verso di lui, se no mi scordo di respirare.
Mi lavo velocemente i capelli e li asciugo sotto il getto d’aria calda che emana il phon. Quando riesco a renderli abbastanza mossi mi precipito davanti all’armadio per decidere che mettere. Alla fine opto per dei semplici jeans blu ed una maglia bianca di seta. Metto la sciarpa beige e una giacchetta dello stesso colore. Infilo il cellulare nella tasca dei jeans. Poi indosso delle scarpe abbinate e credo di essere pronta.
Scendo le scale velocemente e  mi fermo in sala. Justin si alza e mi viene incontro. -Ti preferivo prima.-
Gli do una sberla sul braccio e lui ride. Di fuori piove e quindi siamo costretti e cambiare programmi e a fermarci a casa sua. Siamo da soli, o almeno per poco.
Perché dopo un’oretta arrivano i suoi amici.
-Ehi fratello!-urla uno entrando. L’altro lo segue a ruota. Justin sembra un po’ infastidito dato che stavamo per…Ehm…
-Che si dice?- esclama l’ultimo quando si viene a sedere sul divano, accanto a me.
Mi guarda per un po’.
-Chi è questa?- chiede indicandomi.
-Sono Liz.-
-Ah! Quella Liz!- dice l’altro mentre si accomoda sula poltrona.
-Io sono Ryan e lui è Chaz.- quello accanto a me sorride mentre mi guarda da capo a piedi.
-Allora, che ci fate qui?- chiede Justin e incrocia le braccia.
-Lo sai che non dovresti farlo…- lo interrompe Ryan staccando la schiena dal divano.
Justin alza gli occhi al cielo poi si volta verso di me e sorride –ehi Liz, potresti prenderci un po’ di birra? È nel frigo.-
Annuisco. Vado in cucina e guardo prendo tre lattine di birra. Chiudo l’anta del frigorifero con un piede e torno dagli altri. Appena entro in sala i ragazzi smettono subito di bisbigliare. Justin mi sorride, ma sembra abbastanza infastidito. Anche Chaz e Ryan hanno un’espressione irritata.
Poso le lattine sul tavolino e vado verso il mio posto passando davanti a Justin. Lui mi afferra il polso e mi tira indietro, facendomi sedere sulle sue ginocchia. Ride e mi stringe a se’ mentre apre la lattina.
Ryan scuote la testa ed è il primo ad alzarsi. Dopo di che sentiamo la porta che sbatte. Anche Chaz va via, lanciando un’occhiataccia a Justin. Però vedo che mi accenna un sorriso quasi malinconico prima di scomparire dalla nostra vista.
Mi agito sulle sue ginocchia e non riesco a tenere la bocca chiusa –Tutto a posto? Mi sembrano arrabbiati.-
-Tutto okay.- posa la lattina sul tavolino e mi stringe, mettendo la testa nell’incavo del mio collo.
Sento i suoi baci delicati e soffoco un gemito.
–Dov’eravamo rimasti?-
 
La mattina dopo rientro a casa facendo attenzione a non far rumore. Quando mi butto sul letto controllo il cellulare.
Una chiamata persa da Mike.
Faccio subito il suo numero.
-Ehi.-
-Grande emme!-
-Tutto okay?-
Annuisco ma poi ricordo che lui è dall’altra parte della cornetta –Sì. Tu?-
-Abbastanza. Ma andrà molto meglio quando tornerò lì.-
Sorrido –Lo stesso vale per me.-
-Hai più scoperto chi ti ha mandato i fiori?-
-Nah.-
-Ti devo fare una confessione- mi dice serio –Te li ho mandati io i fiori?-
-Cosa? E perché?-
-Non posso mandare i fiori alla mia migliore amica?-
-Ma quella non era la tua scrittura..-
-Lo so. Bè, ho parlato con il tizio delle rose di San Valentino a scuola e lui ha detto che te l’avrebbe ricapitate.-
-Ah.- mi mordo il labbro –E questo non c’entra niente con…bè…la nostra prima volta?-
-No Liz.- lui ride –Non sono innamorato di te. L’ho fatto solo perché abbiamo sempre trascorso San Valentino insieme, guardando film drammatici e ora che sono lontano volevo fare qualcosa di speciale.-
-Oh Mike. Mi manchi tanto.-
-Anche tu, Elizabeth.-
-Sei consapevole del fatto che ti ucciderò per questo?-



CCIAO!
Allora ragazze. il capitolo è abbastanza corto, ma dovevo introdurre una questione importante che non ha niente a che fare con Mike!(ci tengo a precisarlo perché alcune di voi pensano che sia innamorato di Liz, cosa non vera)
oggi è stata una giornata impegnativa.verifica di spagnolo e quella di conversazione mi ha interrogata. per mia sfortuna mi hanno interrogata anche a storia. quando sono tornata a casa avevo un amal di testa assurdo e ho dovuto fare subito i compiti di matematica, francese, inglese e pure antologia cc
e non so come ho fatto a postare il capitolo prima di cena!
anyway, ho una notizia importante: sto pensando ad una nuova, fighissima fan fiction su Justin. quindi la scrivo e quando posto il primo capitolo vi informerò subito. magari passate e recensite....plss

mi lasciate qualche recensione in più? ci vogliono solo cinque secondi e più ne ricevo (quelle lunghe due kilometri sono le più belle ahdvbhdfkj) più sono invogliata a continuare!! lol
buona fortuna per tutte le interrogazioni/verifiche che avrete! Io ho inglese giovedì e venerdì latino D: pregate per me
vi voglio bene xx

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Capitolo 18
*** -la mia ohana ***


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-la mia ohana
Domani. Domani. Domani.
Domani torna Mike. Certo, solo per un paio di giorni, ma sempre meglio di niente. Sono elettrizzata e nervosa per questo. Tra noi non è cambiato niente. Lui non prova assolutamente niente per me a parte l’affetto. Insomma…ci conosciamo da più di quattordici anni! Non potrebbe mai essere innamorato di me, specialmente dopo avermi vista in un periodo in cui ero piuttosto brufolosa e irascibile(prime mestruazioni). Vorrei fosse già atterrato.
In ogni caso stasera trascorrerò tutto il mio tempo con Justin. È da un po’ che non ci vediamo, dato che ha dovuto passare alcuni giorni lontano da Stratford.
Mi faccio bella, per quanto sia possibile.
Alla fine, quando sento il campanello e vado ad aprire alla porta, gli salto al collo. E lui sembra altrettanto contento di vedermi, perché si attacca subito alle mie labbra.
Poi, quando rientriamo dentro e riesco a prendere un respiro, mi chiede subito perché sono così allegra.
-Perché sei qui.- rispondo con la voce più dolce che mi viene.
Lui sorride ma non ci casca -E..?-
-Domani torna Mike.- questa volta sprizzo entusiasmo da tutti i pori.
-E chi sarebbe?-
Lo guardo confusa –Ehm…il mio migliore amico…-
Lui ha uno sguardo più confuso del mio.
-Capelli neri e ricci, indossa sempre le cuffie e degli occhiali neri…è un nerd..-
-Ah. Ho capito. Quel tipo che ti gira sempre intorno.-
-Esattamente.-
-Non mi piace.-
È come se mi avessero investita con un camion –Come?-
-Mi sembra…innamorato di te…-
Rido, ma non sono affatto divertita. Dove vuole andare a parare? –Lui è solo il mio migliore amico. Anche se…- mi fermo. Non credo sia una buona idea parlare delle rose.
Ma Justin non molla –Anche se?-
Mi mordo il labbro e decido di non mentire –Anche se me le ha mandate lui le rose.-
Lui soffoca una parolaccia e si copre il viso col braccio –Vuoi dirmi che il tuo migliore amico ti ha inviato delle rose e dei bigliettini a San Valentino?-
-Sì, che c’è?-
-C’è che è palesemente innamorato di te! Cazzo Liz!-
-Ma non è possibile! Me l’ha detto chiaro e tondo quando gli ho chiesto se era dovuto al…- mi fermo nuovamente. Merda, oggi sono troppo sbadata.
-Al..?-
Mi mordo il labbro.
-Liz..Termina la frase. Al..?-
Lascio andare il labbro –Sesso.- sussurro.
Lui sbarra gli occhi e si stacca dallo schienale del divano, poggiando i gomiti sulle cosce. Le mani sul viso. È furioso.
-Sesso? Hai fatto sesso col tuo migliore amico?- chiede con un tono che, malgrado i suoi sforzi, tradisce la frustrazione.
-Eravamo ubriachi…l’avevo scambiato per Luke.- mormoro, levando lo smalto dalle unghie.
-E poi hai fatto sesso anche con Luke?-
-Oh, no no. L’ho fatto una sola volta con Mike credendo fosse Luke.-
Lui ride, con un’allegria falsa che non raggiunge gli occhi.
-Non devi più vederlo, ne’ sentirlo. Devi tagliare tutti i tuoi rapporti con lui.-
Cosa? COSA?
Mi alzo dal divano, con una rabbia e un’adrenalina che non conoscevo.
-IO NON TAGLIERO’ I MIEI RAPPORTI CON IL MIO MIGLIORE AMICO!-
-MERDA LIZ, LUI E’ INNAMORATO DI TE!- urla, alzandosi a sua volta –E ABBASSA QUESTA CAZZO DI VOCE!-
Faccio un sospiro, cercando la calma. Inspira, espira.
-Ho tagliato i rapporti con Luke.-
-Ora non è Luke il problema.-
-Nemmeno Mike è un problema.-
-Sì, se è innamorato di te!-
-MA LUI NON E’ INNAMORATO DI ME!-
-Cazzo Liz, perché sei così cieca?-
-Perché tu fai castelli in aria?-
-E come giustifichi le rose e i bigliettini?-
-E’ il mio migliore amico ed è il primo San Valentino che non passiamo insieme! Ha voluto farmi un pensiero carino, non è un reato!-
-Sì, come no!-
Prendo una pausa. Inspira, espira.
-Mike domani mattina torna. Lo aspetterò a casa sua. Non puoi dirmi di non vedere il mio migliore amico.-
-Non te lo sto dicendo, te lo sto ordinando.-
Lo guardo torva.
-Io continuerò a vedere Mike, che ti piaccia o no.- dico calma. Espira. –E ora fuori da casa mia!-
Lui mi manda un’occhiataccia prima di uscire, sbattendosi la porta dietro.
Ora, più che mai, vorrei che Mike fosse già arrivato.
 
La mattina mi sveglio ancora assonnata. Non ho chiuso occhio tutta la notte. L’ultima volta che ho controllato l’orario sulla sveglia erano le tre.
E non so quanto ho pianto. So solo che ad un certo punto ho esaurito le lacrime. Il cuscino, in effetti, è ancora fradicio. Non ricordo di aver mai avuto un litigio peggiore di questo. Ma devo resistere, perché io ho ragione e perché, be’, oggi arriva Mike.
A questo pensiero mi sveglio improvvisamente. Mi faccio una doccia, per lavar via tutto lo stress e tutte le lacrime che non sono riuscita a piangere.
 
Mi metto seduta sui gradini del portico di casa di Mike, aspettando l’auto verde della madre. Stampo un grande sorriso sulle labbra, ma ogni volta quello si spegne. Okay. Mike sta arrivando. Lui sarà qui a momenti. Quindi tranquilla Liz, respira.
E se fosse vero? E se Justin avesse ragione?
L’idea è banale, ma non riesco a levarmi quella strana sensazione da ieri sera. Insomma.
Mike mi regala dei fiori. Mike non sopporta Justin, e non sopportava nemmeno Luke. Il mio poster gigante appeso nel dormitorio a New York…
Scuoto la testa. Non può essere innamorato di me.
O forse sì?
Dopo una decina di minuti vedo il veicolo verde alla fine della strada.
Cento metri.
Cinquanta metri.
Dieci metri.
L’auto parcheggia, ma prima che si possa effettivamente fermare, la portiera del passeggero si apre e scende Mike. Istintivamente sorrido mentre mi abbraccia.
Non diciamo un parola e Carol, la madre di Mike, ci supera saggiamente, lasciandoci da soli. Quando molliamo la presa, continuo a sorridere.
-Ciao.-
-Ciao grande emme.-
Lui mi guarda da capo a piedi, facendomi fare una piroetta –Niente coda. Non ti hanno rapito gli alieni.- afferma annuendo. Cerco di sorridere anche io.
-Che hai?-
Il labbro inferiore mi trema ma continuo a sorridere.
-Liz, non sorridere. Hai gli occhi colmi di tristezza.-
Ecco perché è il mio migliore amico. Mi conosce meglio di chiunque altro, persino di me stessa. Riesce sempre a capirmi.
-Che hai?-
Abbasso lo sguardo.
-Okay, penso che serva una cioccolata calda fumante e le M&M’s.-
Ecco perché è il mio migliore amico. Sa sempre di cosa ho bisogno.
 
-E quindi è quello che pensa?- chiede Mike mentre finisco la mia cioccolata e prendo una manciata di M&M’s dal pacchetto marrone.
Annuisco.
-E tu cosa ne pensi?-
-Io penso che non sono affari suoi. non avrebbe dovuto impicciarsi. Ne’ con Luke ne’ con te.- dico con la voce rotta –E poi come poteva pensare che avrei tagliato i miei rapporti con te??-
-No Liz, pensi che io sia innamorato di te?-
Ehm…
-Non lo so. Lo sei?-
-Non lo so. Non ho mai pensato a te in quel modo.-
-Nemmeno io.- dico poggiando la tazza sul tavolo.
-Quindi che si fa?- chiede poco dopo.
-Ci baciamo?- propongo. È l’unico modo per levarci questo peso dal cuore.
-Non lo so. E se io fossi innamorato e tu no? E se tu lo fossi e io no?-
Non ha bisogno di porgere l’ultima domanda.
E se fossimo entrambi innamorati?
Potremmo rinunciare alla nostra amicizia?
-Be’, non lo sapremo mai. In ogni caso.-
Lui scuote la testa –Okay. Liz, vieni qui.-
Mi siedo sulla sedia accanto alla sua. I nostri visi sono a dieci centimetri.
Cinque.
Tre.
Le nostre labbra si toccano. Ma siamo entrambi impacciati e finiamo col ridere. È così imbarazzante e strano.
-No, credo di non essere innamorato di te.-
-Idem.-
-Non so, io ti vedo più come una moglie-sorella.-
-Sposeresti tua sorella?-
-Dai! Sai che non è quello che intendo!- dice ridendo e scuote la testa.
-E’ come se fossimo sposati da anni. Siamo come una coppia solo che non siamo un  a coppia.- sintetizzo io. -Quindi caso chiuso?-
-Caso chiuso.-
-Ti voglio bene, Mike.-
-Io ti amo, Liz.-
COSA?
Attendo in silenzio.
-Sei come la luce del mattino. Come un canto delicato che mi sveglia dalla tenebre. Sei sempre così giusta, anche nelle tue imperfezioni…- e scoppia a ridere.
-HA! HA! Simpaticone!-
-Liz, certo che ti voglio bene anche io. Non potrei vederti in altro modo.-
Sorrido. Caso chiuso.
-E comunque eri inquietante prima!-
-Prima quando?-
-Quando stavi sorridendo sul portico. Era come se avessero attaccato un sorriso sulle tue labbra…- dice rabbrividendo.
-Oh be’, potrebbero avermelo attaccato gli alieni.-
-Oh. Interessante.-
Mi mancava tutto questo.
Capisco perché è il mio migliore amico.
Perché nonostante tutto ciò che potrebbe accadere, tutto ciò che è già accaduto in passato, io ci sarò sempre per lui e lui ci sarà sempre per me.
Come in una famiglia.
Lui è la mia famiglia.




Okaaay. 
sono ancora qui! sono sopravvissuta alla verifica di Latino, svolta con mal di testa, mal di schiena e mal di pancia! aaawww sono queste le mestruazioni, maledette!
anyway, credo di aver fatto tutto bene, spero. lol.
ho apprezzato moooltissimo il fatto che alcune di voi(come al solito, sempre le stesse!) mi abbiano scritto recensioni lunghissime! aaawww vi amo.
naturalmente avreste potuto recensire un po' di più.

ora vi chiedo un grandissimo favore: se avete amiche beliebers o pagine, o account twitter molto seguiti, potreste suggerire questa fan fiction? vi supplico cc
aaaahh, quasi dimenticavo. questa fan fiction è arrivata a 100 RECENSIONI! tutti a casa mia, festeggiamo con champagne e baccalà(?)
comunque, tornando a noi, che ne pensate del capitolo di oggi? io un po' lo amo, anche se hanno fatto una litigata assurda, però l'idea mi è venuta mentre scrivevo e mi è sembrata bella hfsdniluk
se non siete dello stesso parere non inseguitemi con i forconi e.e

aaah, riguardo alla mia nuova fan fiction inedita, ho scritto i primi due capitoli, ma non so se postarli oppure no. non sono convinta anche se l'idea mi elettrizza. se ne volete sapere di più scrivetemi c:

vi lascio il mio account twitter (@seguaquellauto )
e vi faccio i miei migliori auguri, per quelle che parteciperanno al concorso. io devo ancora comprare il cd, perché purtroppo non ci sono Mediaworld in zona e devo aspettare la prossima settimana per poter andare al centro commerciale. spero di vincere, perché significherebbe molto. se non vincessi, sicuramente trascorrerei la giornata come un vegetale. cc ogni volta che ci penso mi viene da piangere. meglio che vado, altrimenti scoppio di nuovo in lacrime.

buonanotte e sogni d'oro

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Capitolo 19
*** -'fermo cowboy' ***


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-‘fermo cowboy’
Oggi non voglio andare a scuola. Scuola implica lezioni, lezioni implica chimica e chimica implica il mio compagno di banco. Justin. E se c’è una persona che non vorrei vedere in questo momento, be’ è Justin.
Dalla grande litigata non si è più fatto vivo. Io qualche volta mi ritrovavo col cellulare in mano, pronta a comporre il suo numero. Ma poi mi ricordavo che ho ragione e che è lui a doversi scusare.
Ma non l’ha fatto. Per una settimana.
Anzi! Tutte le volte che ci incontravamo per i corridoi si faceva vedere allegro, come se non fossi mai esistita. Quindi credo di aver ragione affermando che tra di noi è finita. Per la seconda volta.
Gli ho dato un'altra opportunità, ma è stato peggio. Chiedermi di tagliare i rapporti col mio migliore amico…Ma siamo impazziti!?
In nessun caso potrei rinunciare a Mike. E questo Justin lo sa bene, gliel’ho detto in faccia.
Però, anche contando la mia poca voglia di scuola, sono costretta ad andarci. Arrivo i anticipo e mi ritrovo a vagare per i corridoi vuoti, quando una mano mi trascina via. La porta degli spogliatoi maschili si chiude dietro di me e anche al buio riesco a sentire il respiro lento di Justin. Incrocio le braccia, con un sopracciglio alzato mentre accendo la luce.
Lo guardo, lui mi guarda e rimaniamo in silenzio per molto tempo fino a quando apre bocca.
-Perché non mi hai chiamato?- chiede improvvisamente.
-Avrei dovuto?- rispondo, rigirando una ciocca di capelli fra le dita. “Grande Smith, fatti valere!”
Lui fa per ribattere, ma lo interrompo –Non credevo fosse il caso, non avevo niente da dirti. La tua banale richiesta…-
-Non era affatto banale! Mike è innamorato di te.-
-Mike non è innamorato di me.- ribatto, con i pugni serrati.
-E come fai a saperlo?-
“Oh merda”
-Io...lui…- “ci siamo baciati” –abbiamo parlato.-
Justin ride e io alzo gli occhi al cielo.
-E tu gli hai creduto?-
Perché deve insistere? -E’ il mio migliore amico, certo che gli ho creduto…-
-Potrebbe aver mentito.-
-Lui non ha mentito, Mike non è un bugiardo..-
-E tu che ne sai?-
-Perché ci siamo baciati!- urlo esasperata.
Lui si stoppa improvvisamente e sembra ferito -Cosa?- Poi la sua espressione cambia, da tristezza a rabbia. –COSA? LIZ, CHE CAZZO HAI FATTO! PORCA PUTTANA, PERCHE’ DEVI COMPORTARTI DA TROIA…!-
È come se mi avesse dato uno schiaffo. Fuori sento la gente ridere, parlare e i passi veloci.
Le lacrime mi salgono veloci agli occhi. “Non ora Liz, non ora..”
- D-devo andare..-
-No, Liz…Non volevo…- dice Justin, cercando di afferrare il mio polso.
Ma io sto già aprendo la porta e in un attimo sono persa fra la folla, e cammino controcorrente. Alzo il cappuccio della felpa e cammino a testa bassa cercando di nascondere le grandi lacrime che scorrono copiose sulle guance.
La campanella suona, ma non mi dirigo all’aula di letteratura. Continuo a camminare, e so che Justin mi sta seguendo, ma giro a destra e lo semino.
Con le mani tremanti, abbasso la maniglia del bagno delle ragazze e mi chiudo nell’ultima cabina. E continuo a piangere.
 
Quando credo di aver finito le lacrime esco dal gabinetto e mi concedo un’occhiata allo specchio. Ma guardando il mio riflesso, con le guance bagnate, gli occhi rossi e gonfi, mi ritornano in mente le sue parole.
‘Perché devi comportarti da troia?’
Che enorme casino. Vorrei non averlo conosciuto. Nessuna ripetizione, nessun film al Cinemacar, nessuna gardenia. Ma la cosa che più mi fa rabbia è che ci sono dentro fino alle punte dei capelli.
Sono sicura che se lui mi chiamasse e mi chiedesse un’altra occasione, accetterei senza pensarci. Perché mi voglio male. E perché, nonostante tutto, sono sicura di amarlo.
Mi lavo la faccia con l’acqua gelida, ma questa non cancella i segni del pianto. Alla fine rinuncio e decido di tornare a casa. Mi farò fare una giustifica dall’infermiera per uscire di qui.
Mi appoggio al lavandino e prendo un respiro. Poi, con le mani tremanti, abbasso la maniglia.
Justin è fuori, con le mani poggiate ai lati della porta. Appena mi vede mi stringe. Da quanto tempo è qui? Mi ha sentita piangere?
Mi ritrovo fra le sue braccia mentre le sue labbra cercano le mie. La porta si chiude con uno scatto secco e indietreggiamo. Mi ritrovo con le spalle al muro, compressa fra le mattonelle e Justin.
-Mi spiace Liz, mi spiace tanto…Non volevo ferirti, ne’ farti piangere.- mormora, quando allontana il viso dal mio –ero così, arrabbiato. Non sapevo che dire.-
La sua espressione si fa cupa e triste mentre mi stringe fra le braccia. Poi torna a guardarmi negli occhi.
Sono senza parole.
-Ti amo.- sussurro prima di rendermene conto.
Lui sorride e mi riabbraccia.
Non dice niente.
 
Stupida. Stupida. Stupida.
Perché? Perché l’ho detto?
Ti amo.
Ma ti amo cosa?? Mi sono sentita malissimo dopo.
Non ha detto ‘Anche io.’ O ‘Fantastico.’
Persino un suo rifiuto sarebbe stato più bello del silenzio.
È rimasto zitto. E basta.
Mi rigiro nel letto. Stanotte non dormirò. L’ho capito circa un’ora fa, quando ho iniziato a pensare.
Non che non mi fossi torturata tutto il giorno con queste domande. Però ora è più facile rimanere vittima dei miei stessi pensieri.
Mi alzo, mentre la sveglia luminosa indica le due di notte. Scendo in cucina e verso del latte nel bicchiere. Dopo di che, bevo tutto, lasciando solo lo zucchero in fondo.
Mi sistemo sul divano e, prima che me ne accorga, sto dormendo.
Al mio risveglio sono ancora stanca, ma ho smesso di pensare. Più o meno. Mi faccio la doccia con calma, bevo del succo per colazione e mi rimetto sul divano.
Faccio zapping, cercando un programma decente. Ma alla fine sono costretta a spegnere la televisione. Ci sono solo telenovelas argentine e serie tv molto simili a Beautiful.
Il telefono di casa squilla e rispondo in tutta fretta.
-Liz..Liz, sei tu?-
-Zia Molly?-
-Ciao Liz!-urla Molly. Sono costretta ad allontanare la cornetta dall’orecchio.
-C’è tua madre?-
-E’ a lavoro.- dico, sperando che in questo caso non mi racconti la sua entusiasmante giornata, per quanto possa essere entusiasmante la giornata di una figlia dei fiori.
-Oh, bè. Posso parlarne anche con te!-
“Fantastico!”
-Allora, hai presente il poliziotto del mio…-
Smetto di ascoltarla e giro per la casa, cercando una scusa per attaccare.
Il campanello suona.
-Scusa zia, devo..-
-Oh no! Devi sentire la parte più bella..-
Apro la porta e guardo Justin.
-Mmh…- dico distrattamente a Molly, mentre vado in sala e Justin chiude la porta.
Mi accomodo sul divano, e lui mi imita, sedendosi accanto. Rimaniamo in silenzio, a parte la cantilena di mia zia. Qualche volta dico un ‘Fantastico’.
Justin mi sorride malizioso. Il suo sguardo è puntato sul mio seno e mi accorgo di non avere il reggiseno. Mi copro imbarazzata e rido, perché credo che la zia Molly abbia fatto una battuta.
Justin si fa più vicino e in qualche secondo mi sta baciando il collo.
“Oh merda.”
-Fermo!- gli ordino, coprendo la cornetta con una mano.
Ma lui continua con la sua tortura e sono costretta e spingerlo via. Lo tengo a distanza con un piede con un piede e mi faccio i complimenti per non aver indossato i calzini di Hello Kitty. Non che ce l’abbia…ma ecco…lasciamo stare.
-E allora gli ho detto ‘Fermo cowboy, sono già impegnata’ e lui ha fatto una faccia..- la zia Molly scoppia a ridere e io la seguo a ruota, anche se non ne conosco il motivo.
Vengo subito distratta da Justin, che ha afferrato la mia gamba. Sta depositando una scia di baci e quasi cado dal divano quando mi dimeno per fargli mollare la presa.
-..Poi mi ha portata in un magnifico ristorante…-
Mi alzo e inizio a vagare per la casa cercando un posto in cui Justin non mi possa trovare. Mi distrae troppo averlo intorno e sono ancora arrabbiata per quelle due parole che non mi ha detto.
-E quindi ci sposiamo!- dice allegra zia e mi riscuoto dai miei pensieri.
-Oh zia, ma è fantastico! Auguri!-
-Lo so, lo so.- ribatte ridendo –Ora devo andare però. Ci possiamo sentire un altro giorno…Saluta tua madre..-
E mette giù.
Sento i passi di Justin per il corridoio e mi chiudo in bagno.
Okay, so che non dovrei evitarlo. Ma non riesco a non pensare a ciò che è accaduto ieri. E mi sento una merda. E so che sto per scoppiare a piangere.
Mi do dei pizzicotti sul braccio e sbatto le palpebre, perché sento gli occhi lucidi per le lacrime. Esco dal bagno e mi dirigo verso il salotto. Qui non c’è. Via libera.
Faccio uno scatto per prendere il mio cellulare, posato sul tavolino, ma Justin spunta fuori dal nulla e soffoco un urlo.
-Mi stai evitando?-
-No!- mi affretto a dire.
Lui stringe gli occhi a fessura e inclina la testa.
-La zia Molly!- faccio un gesto teatrale –E’ sempre così chiacchierona! Dice che si sposa.-
Lui sorride e si avvicina. Faccio fatica a non indietreggiare, ma le gambe rimangono ferme.
Mi stringe fra le braccia e mi bacia le guance.
-Sono venuto solo a salutarti, perché tra qualche minuto parto. Devo andare a Toronto e torno domani pomeriggio.-
-Ah..-
-Fai la brava.- mi dice mentre posa un bacio sulle sue labbra.
Incrocio le braccia e lo guardo andar via. Già lo sento più lontano.



Hi there! 
Lo so che è passato tanto tempo, ma stavo aspettando(e sperando) qualche recensione in più.
sinceramente son delusa. Sono sei recensioni, quando di solito ne ricevo otto. 
guardate che faccio un sacco di fatica a scrivere questa storia! mica è facile! ho anche avuto un blocco e non sapevo che scrivere.
alla fine non sono nemmeno soddisfatta di questo capitolo. ma vabbè.
in ogni caso, il prossimo sarà moolto hot ;)
mi lasciate qualche recensione in più? pls, darling
vi voglio bene eheh

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Capitolo 20
*** -stai attenta ***


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-stai attenta
-Non so cosa mi è preso.- borbotto, buttandomi sul letto.
Mike sbruffa al telefono –Se fossi lì avresti un mega abbraccio di conforto.-
-A proposito, ma tu quando torni? Definitivamente intendo..-
-Il mese prossimo!-
-Aw, davvero??-
-Yep!-
Almeno questo…
-Ora devo andare, ci sentiamo più tardi.-
Mike attacca.
Controllo il calendario accanto alla porta, e solo ora mi rendo conto che domani è il compleanno di Justin. La data è segnata con tanti cuoricini.
E ora che gli regalo? Merda!
Mi preparo per uscire e nel giro di qualche minuto sono alla fermata ad aspettare l’autobus. Il cielo è nuvoloso e fortunatamente, quando inizia a piovere, sono già a bordo. Scendo in centro e mi metto a girare i negozi maschili, sperando di trovare un regalo decente.
Non so cosa gli possa piacere. Un portachiavi? Una cravatta? Non credo.
Sbruffo uscendo dall’ennesimo negozio.
-Ehi Liz!- urla una voce dietro di me. Mi giro e vedo che un ragazzo mi viene incontro.
-Ryan, giusto?- chiedo indicandolo –Scusa, sono un disastro con i nomi.-
Ryan sorride –Che ci fai qui?-
-Cerco un regalo per Justin.-
-Capisco.-
Si accende una lampadina. –Potresti aiutarmi? Ti prego.-
Lui sembra mortificato, però annuisce.
Entriamo negli altri negozi e ci fermiamo in gelateria, per prendere un frappè da portare via.
-Da quanto tempo è che vi conoscete?- chiedo, sorseggiando il frappè a cioccolato.
-Da quando eravamo bambini.-
-Oh…-
-E voi, come vi siete conosciuti?-
-In pratica ci siamo scontrati a scuola. Poi lui mi ha chiesto di dargli ripetizioni di francese.- ribatto mentre camminiamo.
Entriamo nell’ultimo negozio e alla fine esco con un orologio, impacchettato e pronto ad essere consegnato.
Ryan mi riaccompagna a casa in auto. Durante il viaggio non spiccichiamo parola, fino a quando accosta.
-Grazie mille, Ryan.- mormoro, aprendo la portiera.
Lui si morde il labbro. –Ehi Liz, senti..- si blocca –Stai attenta.- dice infine, rinunciando a ciò che voleva dirmi prima e guardandomi con la stessa espressione di qualche giorno fa.
Gli sorrido e scendo dall’auto, chiedendomi cosa nasconda.
Alla fine devo rinunciare, perché la mia mente fantastica troppo.
 
Aspetto Justin seduta sul muretto. L’orologio è nella mia borsetta di pelle. Dondolo i piedi e alla fine vedo la sua Range Rover che accosta davanti al cortile. Salgo in macchina.
-Ehi..-
Lo interrompo con un bacio.
-Sei felice, oggi..-
-Buon compleanno.- gli dico infine, sorridendo.
Scuote la testa, anche lui sorridendo, e mette in moto.
In poco tempo siamo a casa sua. Pattie non c’è.
Mangiamo una pizza in sala, guardando dei film spazzatura in tv.
-Ho una cosa per te.- mormoro, pulendomi le mani con un tovagliolo.
Allungo una mano verso la borsa e turo fuori il pacchetto. Lui sorride, scarta il regalo e poi lo indossa.
-Grazie.- Justin si avvicina e mi bacia.
Di colpo, la natura del bacio cambia. Gli metto le braccia dietro la nuca e lo attiro a me. Lui invece mi stringe per i fianchi e il mondo si ribalta. Mi ritrovo sdraiata sotto di lui mentre le sue labbra percorrono il mio collo.
La sua eccitazione preme sulla mia coscia. Ad un certo punto si mette in piedi, mi guarda per una frazione di secondi e poi mi prende in braccio.
-Ma cos...-
-Tranquilla.- borbotta lui, sorridendo.
Arriviamo in camera sua e lui chiude la porta con un piede. Mi fa scivolare sul letto e si sdraia di nuovo su di me. Mi bacia.
Tira l’orlo della mia camicetta e, senza sbottonarla, me la sfila da sopra la testa. Disegna una scia di baci dal mio collo all’ombelico mentre avverto una sensazione strana nel basso ventre.
Si mette seduto e si leva la maglia, poi torna su di me e ricomincia la sua lenta tortura. Armeggia coi laccetti del mio reggiseno fino a quando non riesce a scioglierli. Sorride malizioso, ma non me lo sfila. Riprende a baciarmi lentamente il collo e a percorrermi il corpo con una mano.
Io cerco i bottoni dei suoi jeans e li slaccio.
-Sei impaziente…- sussurra sulle mie labbra, e si alza per levarsi i jeans e le scarpe. Rimane in boxer e la sua eccitazione è molto visibile. Fa scivolare la mia gonna verso i piedi e mi sfila gli anfibi. Mi guarda malizioso e si stende lentamente su di me. Mi bacia il collo e mi morde il lobo. Poi ricomincia a scendere verso l’ombelico e sempre più in giù. Le sue labbra premono nella zona interna della mia coscia. Morde e mi accarezza mentre io soffoco urla e gemo.
Si rialza e mi sfila il reggiseno. Gioca con i miei seni, stringendoli tra le mani e mordendo forte i capezzoli. Una mano scivola sul mio corpo e si insinua nei miei slip. Mi infila due dita dentro e mi bacia. Gemo sulle sue labbra.
-Justin..- ansimo, inclinando il bacino. Sorride e si mette seduto. Fa scivolare giù i boxer e si infila il preservativo.
Mi lancia un’occhiata di intesa prima di entrare in me con una spinta dolce e delicata. Gemo di piacere e gli graffio la schiena. Rimane fermo per qualche istante, per farmi abituare alla sua presenza, e poi inizia a muoversi. Dentro e fuori, a ritmo sfiancante.
-Justin..- gemo, andandogli incontro. Esplodo in mille pezzi, e vengo. Scossa dall’orgasmo, sento a malapena che urla il mio nome mentre mi segue.
Riprendiamo fiato e gira su se stesso, facendomi sussultare mentre mi ritrovo su di lui. Intreccia le dita alle mie. Appoggio la fronte alla sua e sorrido. Poi, ancora stordita, mi addormento.
Al mio risveglio la stanza è illuminata solo dalla debole luce dei lampioni che filtra attraverso le finestre. La sveglia segna le quattro del mattino.
La mia testa è appoggiata al suo petto, che fa su e giù, e mi rendo conto che sono a gambe aperte su di lui. Le nostre dita sono ancora intrecciate e sento il suo respiro regolare che mi carezza i capelli e che mi fa capire che sta dormendo. Mi alzo lentamente e mi sdraio accanto a lui, cercando di far piano.
Lui borbotta qualcosa nel sonno, ma non si sveglia. Si gira su un fianco e cerca qualcosa a tentoni, con un’espressione che sembra confusa. Si rilassa quando mi trova e mi attrae a se’. Respira i miei capelli e sussurra qualcosa nel sonno.
-…mia..- borbotta, stringendomi più forte.
Mi riaddormento in qualche secondo.


Ciaoo ragassuole °-°
dopo un'eternità spesa in studio, spese e scuola, sono tornata con un nuovo capitolo.
praticamente è da quando sono uscita da scuola che volevo postarlo, ma prima ho dovuto fare gli esercizi di matematica(che mi sono pure venuti giusti *balla la samba*), mangiare dei kiwi(sì, perché anche io devo nutrirmi 0u0) e indossare il mio pigiama rosa con le pecorelle(perché ce l'ho realmente asdfghjk è stupendo**)
anyway. domani è san valentino, la festa degli innamorati e dei depressi forever alone..voi in che gruppo state? che farete domani? io vado a casa di una mia amica. siamo tutte quelle di classe(single) e mangiamo al mc, prepariamo crepes e ci ubriachiamo con la vodka alla pesca. lol.
 vi volevo ringraziare moltissimissimo per le 12 recensioni che ha ricevuto l'altro capitolo. mi avete sorpresa e resa felice. naturalmente, mi aspetto la stessa cosa per questo, se non di più dato che è hot mlmlmlml

Buon san valentino a tutte quelle fidanzate, e buon giorno della nutella(?) e tutte quelle disperate single come me. lol

ps:ho iniziato una nuova ff, si chiama psyco. se volete leggere il primo capitolo cliccate qui.
Vi allego anche l'introduzione, così siete più curiose. 


 
 

-Allora Justin, tu sai perché sei qui?- chiese l’uomo dai capelli brizzolati.
L’ufficio in cui si trovavano era semplice ma elegante. Una grande scrivania di mogano, una lampada verde. La poltrona su cui era accomodato il Dr. Hutton era di un marrone scuro, in tinta con la vecchia ed enorme libreria che aveva alle spalle.
Il ragazzo, seduto sul grande divano di pelle nera, abbassò il cappuccio, rivelando i capelli di un biondo cenere. –Certo che lo so.-
Il dottore alzò un sopracciglio e con un gesto della mano lo incoraggiò a continuare.
-Perché sono ossessionato dal sesso.- mormorò Justin e sfoderò un grande sorriso.

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Capitolo 21
*** -ROB!? ***


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-ROB!?

Mi siedo in cucina, davanti alla mamma.
-Cosa volevi dirmi?- le chiedo, sorseggiando il mio tè.
-Bene, Elizabeth. Tu sai che da qualche tempo frequento un uomo…-
-E allora..?-
-Be’, tu non lo conosci, e credo sia una cosa seria tra di noi.- dice lentamente, intrecciando le dita –Quindi l’ho invitato a cena, qui. Questa sera.-
-Oh, be’, tanto io dovevo uscire con Justin quindi credo che tu abbia tutta casa libera.- bevo un sorso di tè e mi alzo, per poi andare verso il lavandino.
Lei però ride –Ma non dire stupidaggini, Liz. Dovrai esserci anche tu.-
Sputo il te’ nel lavello. –Ma io..insomma….devo uscire con Justin…Non posso.-
-Puoi rinviare.- borbotta mentre mi levo la tazza di mano e la posa nel sul lavandino.
Faccio per parlare ma lei m’interrompe –Niente discussioni.-
-Okay, almeno fammi avvertire Justin.-
-No, signorina. Mi devi aiutare con le faccende domestiche.-
-Ma..-
-Liz, non fare storie. Dammi il cellulare.-
Resto impassibile sotto il suo sguardo severo.
-Liz..-
Anche volendo non potrei darglielo. Non ora. L’ho lasciato sul comodino in camera mia.
In un attimo scompare e la seguo mentre sale le scale di corsa. L’afferro per la vestaglia, che le fa un po’ da mantello, ma lei se la sfila e mi ritrovo con quell’indumento in mano.
 Lo lascio cadere e faccio uno scatto verso la mia camera. Ma lei è già arrivata al comodino e s’infila il cellulare nella tasca dei pantaloni, con un’espressione soddisfatta.
-A lavoro, ragazza.-
 
Per le nove di sera la cena, la casa ed io siamo pronte. Anche la mamma, nonostante il grembiule da vecchia casalinga, sembra felice d’accogliere l’ospite.
Il campanello suona  lei si precipita ad aprire, quasi inciampando nei suoi stessi piedi.
-Solo una cosa.- le dico, prima che abbassi la maniglia –Niente effusioni amorose, ora.-
Lei annuisce, e mi chiedo se mi abbia sentito realmente dato che è troppo su di giri per Robert.
Lui è alto, muscoloso, capelli castani e occhi marroni.
-Ciao Elizabeth, ho sentito tanto parlare di te.- mormora, porgendo un pacchetto a mia madre.
-LIz.- lo correggo tempestivamente.
-Allora ragazzi, andiamo in sala pranzo.- ci invita mia madre, con un grande sorriso mentre si chiude la porta alle spalle.
Facciamo per andare, ma il campanello suona nuovamente.
Apro la porta, chiedendomi chi sia. Justin.
Oh cazzo! Mi sono dimenticata di avvisarlo!
-Ciao Liz.- mi saluta e si avvicina per baciarmi.
-Ciao Justin.- mia madre è alle mie spalle.
-Buonasera signora.- dice lui educatamente.
-Non posso venire, e mi sono dimenticata di dirtelo. Mi spiace.- gli sussurro, sperando che mia madre ci lasci un attimo da soli.
-Justin, vuoi unirti a noi per la cena?- chiede invece lei.
Dì no, dì no, dì no…
-Sarebbe grandioso.- risponde invece lui, ed entra in casa.
-Justin, lui è Robert, il compagno di mia madre e Robert, Justin è..-
-Il suo fidanzato.- mi interrompe Justin. Mi sciolgo. Ma perché non dice queste cose anche a scuola?
-Bene, accomodiamoci in sala da pranzo.- ripete mia madre, e non sembra particolarmente arrabbiata per la presenza di Justin.
Mi rendo conto solo adesso di aver apparecchiato la tavola per quattro persone, sotto gli ordini della mamma. Ma certo! È stato tutto un suo diabolico piano! Aveva previsto l’arrivo di Justin e non ha lasciato che lo chiamassi per disdire l’appuntamento.
Questa cosa è inquietante.
Ci accomodiamo a tavola, con un gran buffet pronto e fumante davanti agli occhi. Justin non sembra troppo nervoso e mi chiedo perché lo debba essere io. Ma non riesco a smettere di torturarmi le unghie.
Mi madre rompe il silenzio glaciale -Allora, Justin. Tu frequenti l’ultimo anno..-
-Penultimo, a dire il vero.-
-Ah. E che campo di lavoro vorresti scegliere?- la conversazione, tenuta solo da Justin e mia madre, sembra piuttosto forzata.
-Per ora non ne sono sicuro, sto tendendo aperte più porte possibili. Ma mi piacerebbe molto dedicarmi alla musica.-
-Oh, che cosa affascinante. Rob è un gran musicista. Suona la tromba, il pianoforte e il violino.-
Rob? ROB? Potrebbe essere più imbarazzante?
Robert sembra pensarla come me, e mi lancia occhiate dall’altra parte del tavolo.
-Mamma, ho preso C+ al compito di matematica!- cerco di sviare il discorso, sembrando più disinvolta possibile, ma tutto ciò che ottengo è un tono da papera.
-C+? Perché C+ quando di solito prendevi una A?-
“Perché manca Mike.” –Era piuttosto difficile..-
La cena procede silenziosa e ringrazio chiunque vegli su di me da lassù, perché è molto meno imbarazzante delle domande che potrebbe volgere mia madre a Justin.
Già me la immagino mentre gli chiede che tipo di allenamento fa per mantenere quei muscoli, o che anticalcare usa Pattie.
Superato il dessert, un ottimo tiramisù del supermercato, mascherato come prodotto fatto in casa da una coppetta a fiori, io e Justin saliamo al piano di sopra. Perché mia madre stava iniziando a dare di matto e preferisco non vederla mentre praticamente divora Robert con lo sguardo.
Mi siedo sul letto e incrocio le gambe mentre faccio dei movimenti rotatori con le dita, sulle tempie per calmarmi.
-Ehi Liz, ti va di..-
-Mia madre è di sotto, Justin.-
-Giusto.-
Justin tace e continuo a massaggiarmi le tempie.
-La tua camera è strana.- dice, passeggiando per la stanza. si ferma davanti al cassettone, osservando le diverse foto che sono disposte su di esso.
-Zia Molly?- chiede, indicando una donna di circa venti anni, vestita con un maglione fucsia ricamato e pantaloni a tema floreale. In braccio ha una mini me, all’età di tre anni.
-Sì.-
-Tuo padre?- mi domanda nuovamente mentre mostra un’altra cornice.
-No, è mio nonno.-
-Non mi hai mai raccontato di tuo padre.- mormora solamente, posando la foto sul cassettone e raggiungendomi sul letto.
-Oh, non c’è nulla da raccontare.-
-I tuoi sono tipo separati o tuo padre…-
-No, non è morto e no, non mi ha abbandonata.-
Lui inclina le sopracciglia, visibilmente confuso.
-Be’, non l’ho mai conosciuto.- dico levando delle briciole immaginarie dai miei leggins indiani.
-Come mai?-
-Mia madre…Lei era una gran troia da giovane. Un giorno, a venti anni, va a Las Vegas, prende una di quelle sbronze micidiali e non ricorda più niente. Poi si sveglia il giorno dopo in un letto, nuda, sola e incinta.-
-Quindi nemmeno lei non sa chi sia?-
Scuoto la testa.
-Mi spiace.-
-Oh, non dispiacerti. Sono venuta bene lo stesso.- porto le gambe alla pancia.
Seriamente, il fatto di non avere un padre non cambia niente per me. Sono cresciuta con una donna forte e ho imparato anche io ad essere come lei. Con qualche crepa, ma pur sempre una donna forte e indipendente. A otto anni cucinavo già per me stessa.
Justin mi sorride e si avvicina sempre di più. Quando le nostre labbra arrivano talmente vicine da sfiorarsi però, mia madre apre la porta e io butto il cuscino in faccia a Justin. Sento un debole –Ahia!- e credo di avergli schiacciato il naso.
-Liz, Rob se ne sta andando. Vieni a salutare. E Justin, credo si sia fatto tardi.-
Scendiamo al piano di sotto. Robert ha già indossato la sua giacca ed è pronto ad andarsene.
Lo saluto con un cenno della testa, sotto lo sguardo furioso di mia madre che mi rimprovera per averlo trattato così freddamente. Lei invece, gli concede un saluto molto più caldo. Ne approfitto della loro distrazione per dare la buonanotte a Justin.
-Ciao, straniera.- dice Justin mentre poggia la sua fronte sulla mia. Mi scosta una ciocca di capelli da viso e il suo tocco, che mi sfiora la guancia, mi provoca i brividi ed un grande sorriso.
Lo guardo andare via e poi scappo di sopra, perché ho sonno e di sentirmi la ramanzina di mia madre proprio non me la sento.



ciao ragassuole(?)
ecco finalmente il 21esimo capitolo. anche se sono abbastanza delusa dalle 6 recensioni ricevute al 20 )la meta dl 19esimo) vi hi ho fatto attendere piu di una settimana lol
è stata una settimana un po' dura, ho scoperto che un' "Amica" mi parla male alle spalle(anche se poi lei è odiata da metà classe lol), soprattutto ieri visto che ho parlato per la prima volta degli atti di bullismo delle medie a mia madre. ho pianto tantissimo, ma poi ho bevuto una tazza di te e mi sono calmata un po'. poi la mamma mi ha fatto provare un suo vecchio vestito ed io ero una favola lol
comunque, ecco la frase che mi ha fatta ragionare 'le persone ti criticano perché tu hai qualcosa che loro non hanno' -la mia mamma
anyway, ora vado. vi dico già che il prossimo capitolo sarà dedicato al seimesianniversario del loro incontro lol
tanti baci c:

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Capitolo 22
*** -seimesianniversario ***


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-seimesianniversario
Quattordici marzo. Sei mesi dal nostro incontro.
Io e Justin ce ne andiamo al mare. Anche se fa freddo e anche se oggi è un giorno di scuola. Lascio gli anfibi in macchina e arrotolo i jeans. La sabbia è fredda sotto i miei piedi.
Stendiamo un telo e ci sdraiamo guardando le onde. È così strano e allo stesso tempo così bello.
-Hai fame?- mi chiede lui, carezzandomi i capelli.
Annuisco sovrappensiero mentre mi stringo nel cardigan.
Justin torna a prendere qualcosa nell’auto e poi ricompare, con un cestino da picnic.
-Non sapevo cosa volevi mangiare, e ho preso un po’ di tutto.- dice mettendosi seduto difronte a me.
Nel cesto c’è la frutta, pane, donut e cioccolata.
Mangiamo in silenzio. È strano non avere niente da dire.
-Tutto okay?- domanda Justin, risvegliandomi dalla trance in cui ero caduta.
-Sì, è solo che… è strano pensare che siano passati già sei mesi.-
-Già. Settembre sembra molto più vicino.-
Il silenzio cade nuovamente su di noi, come un grande velo ingombrante.
-Sei sicura che sia solo questo? Ti vedo troppo silenziosa.-
Annuisco, mettendo in bocca un chicco d’uva.
Non mi accorgo neppure che Justin si è alzato, fino a quando mi prende in braccio.
-Ma che…-
-Senti, ho capito che c’è qualcosa che non va. Quindi ti conviene dirmelo prima che ti lasci cadere nell’acqua gelata..- dice, mentre si dirige a grandi passi verso la riva del mare.
-Cadresti anche tu!-
-Vederti così mi fa molto più male.- mi liquida.
Incrocio le braccia. Siamo arrivati.
-Allora?-
-Allora niente!-
-Liz..- mi rimprovera, facendo una finta. Mi sento cadere ma le braccia di Justin mi sostengono.
-E va bene, stavo pensando a te!- esclamo mentre incrocio le braccia.
Lui alza un sopracciglio –a me?-
Annuisco.
-E a cosa di me?- sorride
-Alla dolcezza che mi dimostri quando siamo da soli.- faccio una pausa –Perché non ti comporti così anche quando siamo a scuola?-
Justin smette di sorridere e mi posa sulla sabbia. Sento l’onda carezzarmi le caviglie e rabbrividisco, presa alla sprovvista dall’acqua fredda.
-Ne abbiamo già parlato.- mi dice solamente, e fa per andarsene.
-Lo so, ma mi tratti come se non ci conoscessimo.-
-Ne abbiamo già parlato.- ripete a voce più alta e secca.
Sbruffo e alzo gli occhi al cielo –E allora ne riparleremo!-
-Perché devi sempre trovare un modo per litigare!?-
-Perché tu non puoi parlare civilmente!?-
Lui scuote la testa e si allontana velocemente. Torno al telo e mi sdraio chiudendo gli occhi.
Lo so che ne abbiamo già parlato, ma prima che lui si presentasse come il mio fidanzato a Robert. Perché si vergogna di me? Sono così sfigata? Faccio così schifo?
Mi fa dubitare di me stessa. Voglio dire, se hai una cosa bella nella vita perché non vuoi mostrarla?
Un oggetto mi colpisce il piede facendomi tirare su all’istante.
-Credevo stessimo litigando.- dico in tono brusco mentre mi copro dal sole per vedere meglio Justin.
La palla con cui mi ha colpito rotola fino a che non arriva alle onde.
-Per quanto tu possa essere attraente da arrabbiata, odio litigare con te.-
-E allora perché non la smetti di fare il coglione a affronti l’argomento seriamente?-
-Perché dobbiamo litigare oggi e qui?- mi chiede invece, prendendomi alla sprovvista.
-Dai, vieni qui.- sussurra mentre mi stringe. Mi ci vuole un po’ a lasciarmi andare, ma alla fine ricambio l’abbraccio.
Justin allenta la presa e io mi scosto, per guardarlo meglio negli occhi. Poi lui si abbassa lentamente su di me e posa le sue labbra sulle mie.
Alla fine restiamo a guardare le onde abbracciati.
-Chi l’avrebbe detto?-
-Uhm?-
-Chi l’avrebbe detto che ci saremmo ritrovati così, sei mesi fa.- sussurra, lasciandomi un bacio dietro l’orecchio.
-Be’, non era tutto un tuo crudele piano?- gli chiedo ironicamente.
-Hai ragione.- ridacchia stringendomi più forte –Sono felice che alla fine tu abbia accettato la mia richiesta di ripetizioni.-
-Sono felice che tu abbia deciso di rincorrermi, quella volta al centro commerciale.-
-Si, ma non mi piace il fatto che tu sia scappata.-
-Ero furiosa.-
-Lo so. Eri anche attraente.-
Arrossisco.
-Hai voglia di una passeggiata?- mi chiede infine.
-Okay.-
Prende il cesto ed il telo e li carica in macchina. Poi torna e mi stringe la mano.
Camminiamo alla riva. Il sole è nascosto sotto qualche nuvola e soffia un leggero venticello. Rabbrividisco nel mio cardigan. Justin lo nota e posa un braccio sulle mie spalle, avvicinandomi a se’.
Posa le sue labbra sulle mie e mi stringe. Gli metto le mani dietro la nuca e lui mi afferra i fianchi, spingendomi ancora di più contro di se’.
Le prima gocce ci cadono addosso, ma noi resistiamo ancora stretti l’uno all’altra. In qualche minuto inizia a piovere a dirotto e noi corriamo nella macchina, ridendo.
Ho gli abiti e i capelli inzuppati e tremo mentre mi siedo sul sedile.
Da fuori si vedono i lampi e si sentono i tuoni. Noi riprendiamo il nostro bacio.
Mi avvicino a lui e gli mordo il labbro inferiore.
Lui geme e mi prende i fianchi, facendomi avvicinare ancora di più.
Gli metto le mani nei capelli, scompigliandoli e tirandoli un po’ mentre mi tiro un po’ su e mi siedo sulle ginocchia.
Fa scendere le sue mani dai fianchi e mi stringe il sedere. Gemo e lui sorride sulle mia labbra.
Il mio cellulare inizia a squillare dalla borsa e interrompiamo il bacio, prendendo un po’ di fiato.
Tiro fuori l’iPhone e guardo la scritta comparsa sullo schermo. Mike.
Anche Justin la vede e s’irrigidisce, stringendo i pugni. Decido di non rispondere e attacco, per non far innervosire Justin ancora di più.
-Dov’eravamo rimasti?- gli chiedo, sorridendo maliziosamente.
Si avvicina di più a me e le nostre labbra si sfiorano. Ma l’iPhone inizia a squillare nuovamente. Mike.
Faccio per premere di nuovo l’icona rossa ma Justin dice –Rispondi.-
Mi mordo il labbro e faccio scorrere il dito sullo schermo -Ehi Grande Emme!-
-Liz, finalmente!-
Justin mette in moto.
-Che è successo?- chiedo allarmata.
-Hanno scelto il mio!-
-Mike, parla in modo che anche io possa capirti.-
-Hanno scelto il mio fumetto! Pubblicheranno la mia storia, ti rendi conto!?-
-Mike è..Grandioso!-
-Solo una cosa..-
-Spara.-
-Dovrò restare a New York un altro po’.-
-Tipo due giorni?-
-Fino a giugno.-
-Ma dovevi tornare il prossimo mese..-
-Lo so, ma devo restare qui. Devo tenere d’occhio il progetto.-
-E per il ballo?-
-Farò in tempo...sempre che tu lo voglia ancora.-
-Ma certo…non dovrei?-
-No, è che pensavo che volessi andarci con Justin ora che avete risolto tutto.-
Lancio un’occhiata a Justin senza farmi vedere e sospiro –Non credo che vorrà andarci, e poi tu hai la priorità.-
-Ah...Okay. allora ci vediamo a giugno.-
-Ci sarò.-
-Anche io.-
Attacchiamo insieme.
-Cosa voleva?-
-Voleva dirmi che ha vinto il concorso e che resterà a New York fino a giugno.-
Justin si rilassa e mantiene lo sguardo sulla strada –Che peccato.- dice ironicamente.
-Non è così male..-
-Non riesco a capire cosa ci trovi in lui, davvero.-
-E’ un ottimo amico e siamo come fratelli. Non ricominciare con questa storia.-
Lui fa segno di cucirsi la bocca.
-Ti piacerebbe, se lo incontrassi.-
-Ne dubito.-
Sospiro e mi lascio scivolare sul sedile. Certe cose non cambieranno mai.



Ciaoo ragassuole
Ho messo il capitolo (non ricordo che numero è però ahaha), anche se ero rimasta delusa dalle poche recensioni di quello precendente.
insomma...avete fatto di meglio...
anyway, come va? Io domani ho la verifica di matematica  dopodomani quela di latino, quindi fatemi gli auguri lol
ciao bellesse

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Capitolo 23
*** -incontri clandestini ***


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-incontri clandestini

È una di quelle magiche mattine in cui il sole è alto, la sveglia è spenta e il letto caldo. Un perfetto sabato, in cui potrei dormire e sognare qualcosa di strano, come capita sempre.
Ma naturalmente mia madre non è della stessa opinione.
-Alzati!- mi urla all’orecchio per l’ennesima volta. Ma non voglio mettere nemmeno un dito fuori dalle coperte.
-Sbrigati, Elizabeth!- mi grida dal corridoio, mentre passa con la sua vestaglia rosa confetto.
Mi rigiro nel letto e mi copro fino alle orecchie.
E quando penso che finalmente mi abbia lasciato a poltrire sul letto, il fato mi fa u dispetto.
-Elizabeth Anne Smith, se non muovi le chiappe di faccio scendere di sotto con la forza!-
E ora capisco che mi devo alzare, perché quando mia madre dice ‘forza’ intende ‘ciabatte volanti’.
Apro lentamente gli occhi e mi preparo alla vista della luce. Strizzo le palpebre, cercando di mettere a fuoco un’ombra nera vicina al mio letto.
Mi metto a sedere.
L’ombra è troppo alta per essere mia madre.
Capelli neri e ricci, postura da bradipo e occhialoni neri.
Mike mi sorride.
-Tua madre mi ha fatto entrare visto che…-
Quasi cadiamo mentre gli salto addosso.
-Mike che ci fai qui?- urlo saltellando. Lui se la ride. Devo essere ridotta davvero male per far ridere un tizio che mi ha vista anche in costume da clown.
-Pausa dalla Grande Mela. È una città bellissima, ma a lungo andare iniziava a mancarmi l’atmosfera di casa.- mormora mentre si gratta la nuca con aria sognante. Poi il suo sguardo si posa su di me, Mike mi afferra un braccio e mi fa fare una piroetta. –Vedo che sei…-
-Ingrassata? Ho il mascara sbavato? Mi spunta una coda?-
-..radiosa.-
Arrossisco e accetto il complimento.
-Andiamo a fare colazione, tenente?-
-Ne sarei onorata.-
 
Circa un’ora dopo siamo al Jazz. Ho infilato un paio di vecchi jeans e una felpa nera con scritto ODIO TUTTI. Sono sicura che i miei capelli sono un disastro e che ho messo un calzino fucsia e l’altro verde, ma non me ne preoccupo più di tanto.
-Allora me lo farai leggere un giorno il tuo fumetto?- chiedo entusiasta mentre Carla mi porta un frappè al cioccolato.
Mike ha ordinato un hamburger vegetariano e delle patatine per colazione e quando gli ho chiesto il perché lui ha scrollato le spalle e ha risposto –A New York sono tutti in fissa con il caffè, e mi st abituando troppo.-
Mike da un morso al panino e sorride –Assolutamente sì, anzi, sei obbligata!-
Rido e gli faccio notare che è sporco di ketchup sul mento. E naturalmente lui mi spuzza la salsa rossa sulla guancia. Ma quando Carla inizia a lanciarci occhiatacce finiamo la guerra e soffochiamo le risate.
-Mi sono mancate queste cose.- dice, infialandosi una patatina in bocca.
-Come mai? Lì a New York sono tutti troppo seri? Troppo smoking e caffè?-
-No, no. Anzi, ci sono un sacco di hipster, ti troveresti bene…Ma ecco, diciamo che i tizi con cui condivido la stanza sono troppo maturi per la loro età. Uno ha quindici anni e si stira camicie e cravatte da solo!-
-Oh, povero Mike!-
-Non fraintendermi, non sono tutti così. Ben è simpaticissimo, ma è di Nashville e non mi ricorda troppo casa.- scuote la testa e dà l’ultimo morso al panino –E tu? Come va con il tuo tipo…-
-E’ sempre convinto che tu sia innamorato di me…Non credo che sappia nemmeno che io sono qui.-
-Quindi questo è il nostro piccolo incontro clandestino?!-
Annuisco –Oh Romeo, Romeo…Perché sei tu Romeo!?- recito guardando Mike.
-Essere o non essere, questo è il..-
-Quello è l’Amleto, idiota!-
-Lo so, è che non ricordavo troppo bene la battuta di Romeo..-
Scuoto la testa ridendo.
-Dici che prima o poi la finirà di credere che ho una cotta per te?- Mike si pulisce la bocca con un fazzoletto.
-Probabilmente no. È andato in fissa, mi sembra un disco rotto…-
-Se lo incontrassi per strada gli farei un discorsetto…-
-MIKE!- urlo e quasi mi va di traverso il frappè.
-Che ho detto? Mica lo voglio picchiare!!-
-No, è che hai avuto una splendida idea!-
-Cioè? Lo devo seguire e poi devo fermarlo, fingendo sia un caso e poi chiamo i miei amici e gli facciamo un chiusino..??-
-No, dovreste incontrarvi! Se parlaste lui capirebbe che il tuo unico amore sono i fumetti…-
-E i Fun.-
-..e i Fun, così la smetterebbe di pensarci!- bevo il frappè fino a quando sento il risucchio provocato dalla cannuccia. –Lo chiamo.-
Afferro il cellulare e lo tiro fuori dalla borsa. Compongo il numero sotto lo sguardo attento di Mike e aspetto che risponda.
Al primo squillo, sento la sua voce –Bellissima.-
-Ho poco tempo. Mike è in città e quindi faremo un’uscita a tre.-
-Ma che..-
-Lo devi conoscere. Ti prego, ti prego..-
Sento che sbruffa, poi dopo alcuni attimi di silenzio mormora –E va bene, ma poi non dire che non ci ho provato…-
-E’ grandioso! Vedrai che ti piacerà…-
-Lo spero.- dice secco, ma non aspetto che attacchi. Chiudo io la telefonata e mi alzo.
-Sei un genio.- prendo velocemente la mano di Mike, saluto Carla con un cenno e lo trascino fuori dal Jazz.
 
A pranzo non ho fame. Forse sono davvero agitata per il loro incontro, o forse è dovuto al fatto che ho bevuto un frappè a mezzogiorno, per colazione, e quindi non mangio nulla.
Però passo il tempo a decidere cosa indossare. Niente gonne, né vestiti. Opto per un paio di leggins neri, una camicia di jeans e le Vans. Per le sette sono pronta. Infilo le chiavi, il portafoglio ed il cellulare nella borsa, mi guardo un secondo allo specchio dell’ingresso cercando di sistemarmi i capelli in una treccia che riporto a sinistra e poi esco.
Quando arrivo a casa di Mike lui sta giocando alla Play Station. Non nota neppure la mia presenza, anche se mi metto accanto al televisore con le braccia incrociate e il broncio. Alla fine spengo, mandando al diavolo tutti i suoi progressi, e lo guardo imprecare.
Lo costringo a cambiarsi, e al posto della maglia nera con il simbolo dell’Apple(avuta da un suo compagno di stanza a New York, che un tempo faceva il commesso) si mette una camicia a quadri un po’ spiegazzata, che lo rende ancora più nerd, ma lui non se ne preoccupa più di tanto.
Afferra le chiavi del suo pick-up e apre quel veicolo infernale. Dopo circa dieci minuti(il tempo che ci mette a scaldarsi il motore) partiamo da casa, diretti ad un ristorante italiano al centro.
È piccolo, e in mezzo a tutti gli altri negozi quasi non si nota. Ci si mette una vita a trovare il parcheggio lì, ma oggi sembra che la fortuna ci sorrida e riusciamo ad evitare di sostare in doppia fila.
Mike esce dal pick-up e si sgranchisce le braccia, una tipica mossa di quando fa qualcosa che in realtà vorrebbe evitare.
-Fa il bravo.-
-Sì signora.-
Gli lancio un’occhiataccia e spingo la porta. Nel locale fa più caldo che fuori. Tre lunga fila di tavoli, coperti da tovaglie a quadri rossi, si affiancano nella stanza. il pavimento è di parquet e le scarpe ticchettano poggiandocisi sopra. Aguzzo la vista e cerco di individuare la chioma biondo cenere. Oggi il ristorante è abbastanza affollato. Molti dei tavoli accanto alle finestre sono occupati e sento i pianti dei bambini. È stata una fortuna riuscire a trovare un tavolo libero all’ultimo momento.
Faccio per girarmi e salire le scale, per cercare Justin al piano superiore, quando Mike mi afferra un gomito e indica un tavolo infondo alla stanza. Justin è seduto ed armeggia con il suo iPhone. Sembra arrabbiato da qui. Indossa una semplice t-shirt nera con un berretto grigio chiaro. Quindi Mike si avvia, esitante. Gli afferro la mano e lui si gira. Non sembra troppo ansioso, più che altro scocciato.
-Qualunque cosa accada, tu sei e sarai sempre la persona migliore che possa avere nella mia vita.-
Mike sembra felice di ciò che gli ho detto, ma ribatte –Non mi è mai andato a genio. Ma se ritieni che io debba incontrarlo allora lo farò, ma ricorda che lo faccio solo per te, perché se fosse per me voi due non stareste più insieme.-
All’inizio mi sembra un pensiero egoista, ma poi ci rifletto. Lui c’era tutte le volte che avevo il cuore a pezzi, quindi sorrido e penso che sono davvero fortunata ad avere una persona come Mike nella vita, che vuole il mio bene nonostante tutto –Lo so. Ma promettimi che sarai sincero, dopo.-
-Non ti preoccupare, se mi sembrerà un totale idiota te lo farò sapere.- scuote la testa ridendo.
Ci avviciniamo a Justin e sento Mike sussurrarmi –Si va in scena.-
Una frazione di secondi dopo, Justin alza lo sguardo dal cellulare. Anche lui sembra scocciato, ma non lo da troppo a vedere nei movimenti. Sembra che si stia autocontrollando. Mi saluta con un bacio sulla guancia(e per la prima volta mi fa piacere, visto che Mike potrebbe non apprezzare una pomiciata) e fa un cenno a Mike.
Il tavolo 49 è tondo ed apparecchiato per tre.
-E’ carino qui.- commento, cercando di iniziare una sana conversazione.
Justin annuisce e Mike scrolla le spalle. Nessuno dei due, però, sembra intenzionato ad aprir bocca.
-Mike, com’è New York?-
Il mio secondo tentativo fa acqua da tutte le parti, perché Mike dice solo –Caotica.-
Sbruffo rumorosamente –Potreste impegnarvi un po’ di più? Mi sembrate due manichini.-
Loro scrollano le spalle contemporaneamente e si salvano dal mio sguardo assassino solo grazie all’arrivo della cameriera.
-Volete ordinare?-
-Io prendo le farfalle al sugo.-
-Idem.- dicono in coro, ma continuano ad ignorarsi completamente.
-E da bere?-
-Acqua -
La tizia scompare.
Metto il broncio e aspetto in silenzio. Le urla e i gridolini gioiosi dei bambini mi danno ai nervi. Mi sono illusa troppo con la storia dell’uscita a tre. Sono troppo testardi per ascoltarmi.
La cameriera torna con i tre piatti e poco dopo con una brocca di coca cola. La guardo andare via mentre mi precipito sul cibo. Anche se non è una buona serata, perché sprecare un piatto di pasta!?
Justin e Mike si scambiano occhiatacce nervose e assassine. Sollevo gli occhi al cielo –Potreste comportarvi da persone mature? Sembrate dei bambini..-
-Non so nemmeno perché sono qui…-
Scuoto la testa, rassegnata. Mi sono illusa e ora cado dal settimo cielo. La discesa mi sembra dolorosa.
Allungo una mano verso la brocca, ma Justin e Mike mi procedono. L’afferrano entrambi e cercano di versarmi l’acqua nel bicchiere che però va a finire solo sulla mia camicia.
“Fantastico.”
Mi alzo e la sedia stride sul parquet. Prendo un tovagliolo cercando di asciugare il casino, ma le mani mi tremano dalla rabbia e il tovagliolo finisce per terra. Stringo le mani sull’orlo della camicia.
-Vi avevo solo chiesto di cercare di non comportarvi da ragazzini. Per una sera, una sola sera! Siete entrambe delle persone fantastiche ma troppo orgogliose per cercare di accontentarmi. Vi avevo chiesto solo una cosa. Ma va bene, odiatevi pure, io però voglio andarmene ora. Quindi ora mi dirigerò verso il bagno per sistemare la camicia e voi chiederete il conto e poi sarete liberi di dimenticare questa sera.- mi allontano e stringo le mani a pugno, cercando di smettere di tremare.
Apro la porta del bagno e mi guardo allo specchio. C’è una macchia più scura sulla camicia di jeans azzurra ma sono troppo furiosa per preoccuparmi realmente di questo. Mi lavo il viso, benedicendomi per non aver applicato il mascara, e mi rifaccio la treccia. Alla fine esco dal bagno, convinta che loro mi stiano aspettando pronti per andarcene. Ma Mike e Justin sono ancora al tavolo. E, con mio grande stupore( e ammirazione) stanno ridendo.
Mi avvicino abbastanza da sentire il loro discorso -…E quando si sveglia si guarda attorno, come se non si ricordasse dov’è.-
-Quando è sorpresa invece ha il tic di arrotolarsi i capelli attorno all’indice…-
Mi accorgo che è vero, quindi stacco le mani dalla treccia e mi schiarisco la gola. Loro si girano. Le espressioni nervose e seccate sono scomparse. Al loro posto ci sono dei sinceri sorrisi.
-Cosa succede?-
-Quando seri furiosa hai il vizio di abbassarti l’orlo della maglia, quindi abbiamo capito di aver sbagliato.- dice Mike, storcendo il naso.
-E ci dispiace.- continua Justin e mentre si gratta la nuca.
-Quindi niente più scrollate di spalle a sguardi assassini?-
-Spero di no.-
-Bene.- dico chiaramente sollevata.
Il resto della serata trascorre in modo stupefacente. Anche se mi ritrovo sempre al centro dell’attenzione(e le mie guance assumono un colore rosso pomodoro) è piacevole vederli andare d’accordo.
Mike offre per tutti ed usciamo dal ristorante con dei grandi sorrisi in faccia.
Justin mi afferra la mano, trascinandomi indietro. Mike se ne accorge, scrolla le spalle e dice solamente –Vi lascio da soli.-
Justin sembra apprezzarlo. Mike si allontana un po’.
-Allora?- chiedo a Justin con un sussurro a malapena udibile.
-E’ simpatico.-
-Come ti avevo detto.-
-E non è innamorato di te.-
Gli sorrido –L’hai capito. Alleluia.-
Lui ride e scuote la testa –Dovrei starti a sentire. A volte sottovaluto le persone.-
-Basta che alla fine ci sei arrivato.-
Posa un piccolo bacio sulle mie labbra e poi sorride.
Raggiungiamo Mike al pick-up e Justin mi augura la buonanotte.
Salgo a bordo ma mi accorgo che Mike è ancora fuori a parlare con Justin. lo sento dire -…solo…trattala bene.-
-E’ il mio primo pensiero.-
Poi Mike mi raggiunge e vedo Justin salire sulla Range Rover e mettere in moto.
-Sembra un tipo apposto.- dice guardando l’auto scomparire nella notte.
-Grazie Mike.-
Mike sorride –Ogni tuo desiderio è un ordine, fiore di loto.-
Rido –E’ da una vita che non mi chiami più così!-
-Lo so. Ma se prima eri un solo bocciolo, ora sei un bellissimo fiore.-
-Mike…Guardi troppi film.-
-Può essere.- 


Ciao bellissime. 
Ho pochissimo tempo. Sono le nove e io deov ancora farmi la doccia e lavarmi i capelli.
Ho finito solo ora di scrivere il capitolo, ed è venuto bello lungo. Spero vi piaccia. Recensite in tante.
Nel prossimo ci saranno novità, quindi vedete di non recensire in fretta così aggiorno prima.
Buonanotte belle c:

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Capitolo 24
*** -camp myway ***


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-camp myway
Quando arrivo a scuola, dopo la campanella, la scuola è completamente vuota. C’è solo qualche matricola nel pieno di una crisi isterica e qualche coppia che dovrebbe cercarsi una stanza. Mi infilo nell’aula di inglese, sperando che l’insegnante non mi senta, ma…
-Smith, le lezioni iniziano alle..- gracchia, ma l’interrompo subito.
-Scusi prof.-
La classe oggi è strana, insolita.
L’insegnante scuote la testa e riprende il volantino che aveva in mano. Solo ora capisco perché era tutto così anomalo…sono tutti stranamente attenti alla lezione.
-Come stavo spiegando ai suoi compagni, signorina Smith, la scuola vi offre l’opportunità di passare tre giorni in campeggio. Naturalmente, solo gli studenti di questo corso e di quello del Professore Fibbins. Ma è un’occasione davvero unica…-
-Ma che dovremmo fare noi in campeggio?- chiede una voce dal fondo dell’aula.
-Le normali attività che si svolgono in campeggio. Potrete imparare a pescare, a fabbricare trappole per piccoli animali e a riconoscere le piante velenose da quelle innocue..-
-E non potremmo andare tipo Madrid, invece?-
-I viaggi internazionali sono riservati agli studenti dell’ultimo anno, signorina Jordin, e a voi manca ancora un anno.-
Lynn fa il broncio e incrocia le braccia, e posso capirla, dato che non ho mai amato particolarmente i campeggi.
-Colgo l’occasione per leggervi l’opuscolo, prestate molta attenzione.
‘Camp Myway è sempre stata la meta degli appassionati escursionisti. Con 200 posti per tende e piccoli boschi, offre un’esperienza ai limiti dell’immaginazione. Situato vicino ad un ruscello, Camp Myway dà anche la possibilità di pescare ed inoltre, con piccole tasse extra, offriamo la guida della nostra mascotte Ghiotto lo Scoiattolo. Per maggiori informazioni, chiamare il numero verde…’ comunque, spero che tutti voi veniate perché un’opportunità come questa capita solo una volta nella vita.-
L’insegnante riprende la lezione e la classe torna alla normale disattenzione. L’idea del campeggio non mi affascina particolarmente, e preferirei passare tre giorni a casa piuttosto che andare a pescare o diavolate simili.
Dopo la fine delle lezioni della mattina, vago nei corridoi, cercando un qualcosa da fare per occupare la pausa pranzo. Di mangiare non mi va. Ho lo stomaco chiuso.
-Liz!-
Justin mi saluta da lontano e poi si avvicina correndo il corridoio è vuoto a parte noi due.
-Ciao.-
-Hai saputo del campeggio!?- mi interrompe, con un tono di voce urgente.
-ehm si ma…-
-Verrai vero!? Perché se tu non ci vai non ci vado nemmeno io. Però mi sembra divertente.-
Okay, sbaglio o mi sta chiedendo di andare con lui? –Non lo so, devo chiedere a mamma..-
-Grandioso! Fammi sapere allora.- detto questo mi stampa un bacio e va via.
 
Scendo le scale di casa con la delicatezza e la grazia di un tricheco in un negozio di porcellane e metto sulle labbra uno dei miei sorrisi alla sto-facendo-finta-di-essere-un-angioletto-perché-ti-devo-chiedere-una-cosa. La mamma è in cucina, a guardare distrattamente la tv mentre si mette lo smalto.
-Ciao mami!- urlo quando l’abbraccio. Lei sembra notarlo a malapena. Posa il pennellino nella bottiglietta, si soffia sulle unghie e senza distogliere lo sguardo mi chiede –Cosa vuoi!?-
-Cosa ti fa pensare che io debba chiederti..-
-Liz!-mi riprende interrompendomi.
-Okay, la scuola organizza un campeggio di tre giorni.-
-Non ti sono mai piaciuti i campeggi, ne’ tantomeno i boschi, o l’aria aperta in generale.-
-Lo so, ma ecco, sarebbe un’esperienza davvero bellissima e poi..-
-C’è anche Justin, giusto!?- chiede e distoglie per la prima volta lo sguardo dalle sua unghie rosso acceso.
-Esattamente.-
-Ci devo pensare..-
-Sono crediti extra!-
-Okay, ci andrai!-
-Grandioso, ma’!- le do un bacio sulla guancia e corro fuori dalla cucina, sentendole borbottare qualcosa sui ‘ragazzini’. Salgo di sopra, inciampando nei miei stessi passi, e afferro il cellulare.
Ha detto sì!
Invio il messaggi e mi siedo sul letto, aspettando la risposta che arriva poco dopo.
Fantastico x
Sorrido e mi lascio andare sui cuscini. Poi mi appisolo, immaginando il Prof Fibbins che pesca o che, dopo una seduta di tintarella in riva al ruscello, torna al campo rosso come un peperone con l’abbronzatura da muratore.
Il pensiero mi fa ridere e inorridire allo stesso tempo.

Ciao ragazze!
Scusate, scusate tantissimo per il ritardo!! mentirei dicendo che avevo troppo da fare per scrivere. a dir la verità è stata una settimana bruttissima, soprattutto questi ultimi due giorni. 
Ho passato la mattina a piangere ieri, e mia madre che rideva di me e mia sorella che diceva che a diciotto anni mi avrebbe accompagnata al concerto. Poi il pomeriggio siamo andati al centro commerciale, perchè mi servivano alcune cose, e poco ci mancava che mi mettessi a piangere anche lì!
Poi la sera la mia migliore amica mi aveva promesso che mi avrebbe chiamata quando c'era Fall (la mia canzone preferita) ma l'ha fatto solo dopo che il concerto fosse finito. Mi ha spiegato che lì non c'era campo e che poi era svenuta. è stato orribile! Mi sono preoccupata tantissimo per lei!
Poi stamattina c'avevo un peso al cuore a leggere tutti i tweet, e i racconti, e a vedere le foto. Ho passato Mercoledì e Venerdì notte a piangere e stamattina mi sentivo come se stessi per ricominciare. 
é stato orribile. e per di più mi sento anche in colpa, perché non credo più che un giorno riuscirò ad abbracciarlo o a sentire la sua voce dal vivo. 
Ora mi dileguo. 
Buonanotte e buon Lunedì.

ps: scusate se il capitolo è corto. Ho fatto del mio meglio e oggi proprio non me la sento di scrivere.

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Capitolo 25
*** -tutti in tenda(parte uno) ***


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-tutti in tenda(parte uno)
Poggio il borsone per terra e mi guardo attorno. Non vedo Justin da nessuna parte, che sia già sul pullmino!?
Ci sono molti ragazzi con valigie, con mio stupore. Credevo fossimo pochi a partire per il campeggio, ma a quanto pare ho sottovalutato Camp Myway.
Il professor Fibbins è vicino al pullman giallo, con un fischietto attorno al collo e una divisa da boy scout un po’ cresciuto. Le medaglie brillano al sole sulla camicia beige, e lui sorride radioso.
Mi faccio strada in mezzo alla folla e carico il borsone con gli altri nel portabagagli. Poi torno indietro dalla mamma.
-Ciao tesoro.- lei si stacca dall’auto a cui si appoggiava e mi abbraccia –stai attenta ai grizzly e non far entrare nessuno nella tua tenda-
Alzo gli occhi al cielo. È la dodicesima volta che me lo ripete, stamattina –Certo, mami. Ci vediamo venerdì.-
Lei sorride, mi carezza la guancia e poi torno al pullman. Salgo le scalette e cerco due posti liberi. Poi, infondo al corridoio, vedo Justin che ride con due suoi amici. Quando mi avvicino realizzo che nono sono ne’ Ryan ne’ Chaz.
Uno dei due gli sussurra qualcosa all’orecchio e lui si gira. Mi sorride e si alza –Ciao bellezza.-
Mi afferra un braccio, mi da un bacio sulla guancia e poi mi fa sedere accanto a lui, vicino al finestrino. Il pullmino si mette in moto e le porte si chiudono. Guardo il parcheggio della scuola allontanarsi  poco dopo non sono più a Stratford.
 
In diciassette anni non sono mai stata in campeggio. La mamma non è proprio un’appassionata di aria aperta, ne’ d’avventura, e io ho sempre preferito rimanere a casa e guardare un film piuttosto che andare al parco.
Nonostante la mia poca esperienza in fatto di campeggi, ci metto poco a realizzare che questo è uno dei peggiori. È situato in una radura e ci sono varie casette di legno poste ai quattro punti cardinali. In mezzo a queste ci sono tende e al centro esatto della legna per il falò e alcune pietre.
Il campo è disseminato di immondizia. Lattine, buste di plastica e carte di caramelle. Non faccio la raccolta differenziata, ma a vedere tutto questo schifo mi viene da vomitare a mettermi a urlare per la salvaguardia del mondo. Però sembro l’unica a vedere che questo posto cade a pezzi, e letteralmente. Le case sono coperte quai interamente di muffa e i cassonetti accanto sono pieni. Strano, dato che mi sembrava di aver capito che qui buttassero tutto per terra.
-Buongiorno, miei giovani esploratori!- urla la mascotte alle mie spalle.
Mi giro. C’è un uomo mascherato da scoiattolo circondato dai ragazzi della classe del Prof Fibbins.
Mi avvicino a loro e solo ora noto la ragazza accanto allo scoiattolo. È bassina e vestita da girl scout. I capelli nero corvino sono tagliati a caschetto. Ma anche con la divisa e l’aria da ragazza scout, sembra a disagio.
-Vi lascio con la signorina Molly, che vi spiegherà brevemente, le attività di Camp Myway. Viva l’avventura!-
Lo scoiattolo va via correndo, e mi chiedo se sia per accogliere altri ospiti o per la vergogna di essere vestito da scoiattolo.
-Ciao ragazzi, io sono Molly e sarò la vostra guida. Ora, ascoltate molto bene il regolamento di Myway e poi vi assegnerò le tende.-
Mi guardo attorno. Solo ora mi sono resa conto di aver perso di vista Justin. Non lo vedo da nessuna parte.
Ce l’ho un po’ con lui. Il viaggio è durato un’ora e mezzo e in quel tempo non mi ha rivolto parola. Era troppo impegnato a ridere con quei due idioti dei suoi amici.
-…è vietato entrare nelle tende altrui, e per ultimo, è severamente vietato addentrarsi nel bosco da soli. Ora, le ragazze si dispongano alla mia destra, i ragazzi alla sinistra.-
Mi sposto di qualche passo. Noi ragazze siamo poche, quasi la metà dei maschi. Individuo i capelli biondo cenere di Justin nella fila dei ragazzi, ma mi giro dall’altra parte.
Dopo averci assegnato le tende, Molly ci mostra la mensa e il ruscello. È poco distante dal campo e l’acqua è fresca, quasi fredda.
-Oggi andremo in esplorazione. I boschi qui attorno sono piccoli, ma ci si può perdere e ci vivono molti animali pericolosi. Quindi state in gruppo e non urlate.-
Afferro il cellulare dalla tasca. Un nuovo messaggio.
Da: Mike
Attenta ai troll xx
A: Mike
Non esistono i troll.
Da: Mike
C’è gente disposta a giurare il contrario.
Com’è il posto!?
A: Mike
Fa vomitare. Ti ho mai detto che odio i campeggi!?
Da: Mike
Wow. Ieri non eri più nella pelle e oggi invece ti trovo di cattivo umore, che cosa succede?!
Non posso dirgli di Justin. Ci ho messo tanto a fargli cambiare opinione sulla nostra relazione e di certo non voglio tornare indietro.
A: Mike
Le zanzare mi stanno succhiando il cervello.
Da: Mike
Ma quale cervello!? Ahah J
Scuoto la testa e rimetto il cellulare in tasca. Mike e le sue battute…pff!
Una mano mi stringe il polso mentre il gruppo s’incammina verso il bosco. Mi giro per vedere Justin sorridermi.
-Tutto okay, piccola!?-
Annuisco e lui mi stringe a sé. Durante la camminata noi restiamo vicini, in fondo al gruppo.
-Ti piace qui?- chiede sottovoce, per non essere ripreso da Molly che sembra detestare i chiacchieroni.
-Sì.- mento.
Lui sorride e un po’ mi sento in colpa per la bugia. Ma è solo un attimo, perché il suo sguardo si posa sul fondoschiena della ragazza che cammina davanti a noi. Sciolgo subito la stretta della sua mano e mi allontano dal gruppo, anche se Molly ci ha detto di rimanere uniti.
“stronzo!” urlo nella mia mente mentre incrocio le braccia e vado più lontano. Dopo un po’ sento che lo sguardo confuso di Justin non è più su di me. Mi sono allontanata troppo, non ricordo neppure da dove sono venuta.
Mi accascio all’ombra di un albero e sento le lacrime salirmi agli occhi. Merda, oggi che ho messo il mascara!
Che abbia esagerato? Probabile. Forse avevo solo fermato lo sguardo per poco più di un frazione di secondo, o forse è stata un’illusione ottica..
O forse lo stava davvero guardando!? Che abbia davvero esagerato, andandomene senza dire nulla!? E ora? Resterò qui da sola per il resto della mia vita, mangiando scoiattoli e facendo pipì sugli alberi per marcare il territorio…
Perché tutte a me!? non avrei potuto fargli una scenata e sembrare pazza piuttosto che diventarlo realmente vivendo in un bosco!?
Sento dei rumori. Un grizzly!?
Sono stata troppo melodrammatica. Magari ora è davvero un orso e mi ucciderà e non dovrò diventare pazza!
Prendo un ramo spezzato coperto di muschio e mi alzo lentamente. Il rumore si fa più forte e più vicino…
Ma è solo un coniglio bianco. Magari ora mi porta nel Paese delle Meraviglie.
Okay, sto delirando. Il panico mi mette strane idee in mente.
Mi trascino fino a dove credo di essere venuta, senza smettere di guardare il coniglio.
Sono bastati trenta minuti. Trenta minuti per capire che questi tre giorni non saranno facili affatto.


ciaao bellezzee
allora, prima di raccontarvi la mia giornata(?) vi do una notizia: come potete vedere, questo capitolo si chiama -tutti in tenda(parte uno). ci saranno ben tre capitoli su questo campeggio.

ora, veniamo alla parte più divertente: tutti volete sapere di me vero(?)!?
okay, ieri in pratica ho finito di leggere Clockwork Princess, in inglese. sono distrutta, non mi aspettavo quella fine e chi l'ha letto o chi ha letto solo i primi due di The infernal devices, mi capirà. oggi ho iniziato Percy Jackson, e per ora mi piace tanto. 

le mie vacanze hanno fatto abbastanza pena, anche se non a tutti capita di vedere mio nonno ballare Down to Earth :')
Anyway, alcune di voi mi hanno contattata via Twitter incitandomi a mettere questo capitolo il prima possibile. Eccolo qui, quindi recensitelo in tante, suggerite questa storia ad amiche. 
Ora devo andare, sto praticamente tremando. La collaborazione di Miley con Snoop Dogg esce oggi, alle 21 e manca solo un ora asdfghj

Mi capirete spero.
Ciao bellesse.

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Capitolo 26
*** -tutti in tenda(parte due) ***


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-tutti in tenda(parte due)
È il caldo a svegliarmi. Qui dentro si muore. Forse perché i raggi del sole colpiscono la tenda e la riscaldano, come se fosse un enorme forno. In ogni caso, caldo o no, il tessuto è di plastica e lascia passare la luce. E inoltre Molly ci sta chiamando da quasi mezz’ora, quindi credo che dormire non sia più un’opzione.
Esco dalla tenda tutta dolorante, e mi rendo conto di essere l’ultima. Il gruppo è bell’e pronto mentre io sto ancora in pigiama. Sono solo le sette, santi Numi.
Raccolgo alcuni indumenti a casaccio e faccio la fila per il bagno.
Di fare colazione stamattina non se ne parla. Sono già in ritardo e inoltre nel mio stomaco c’è ancora il polpettone di ieri sera.
Faccio una veloce doccia, per levarmi il sudore sulla pelle, poi mi vesto. Pantaloncini di jeans, una canotta bianca e le mie Converse. Faccio una treccia a destra e sono finalmente pronta.
Molly è vicino alla casetta di legno. Batte il piede per terra, impaziente. Il gruppo si avvicina lentamente, ridendo e facendo altro rumore.
-Molto bene. Ora che siamo tutti qui vi assegnerò le attività di oggi. Il gruppo A andrà assieme a Patrick a costruire le casette per uccelli. Il gruppo B invece verrà con me, al ruscello, a pescare.-
Molly suona il suo fischietto e io mi avvicino a lei, facendo parte del gruppo B.
Fortunatamente, Justin va con Patrick. Non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Tanto meglio. Lo sto evitando anche io. Crede che mi strapperò i capelli in sua assenza!? Nossignore.
Il gruppo B s’incammina verso il ruscello. Io sono una delle prime, perché non vedo l’ora di rinfrescarmi con l’acqua gelata.
Arriviamo in qualche minuto. Alcune ragazze si levano le scarpe e mettono i piedi nudi nell’acqua, mentre i ragazzi armeggiano con le canne da pesca e alcuni vermi che fanno da esca. La vista mi fa venire su il polpettone, e mi giro velocemente dall’altra parte.
Mi sfilo anche io le scarpe e vado assieme alle altre. Non conosco nessuna di loro e all’inizio regna un silenzio tombale. Si sente solo l’acqua che scorre attorno alle nostre gambe e più tardi anche l’imprecazione di un ragazzo che si è ficcato la lenza nella coscia. Fortunatamente è solo un graffio.
Il tempo scorre tranquillamente e me ne accorgo appena quando Molly dice che il pranzo è pronto. Mi trascino fino alla mensa e guardo ciò che ha preparato il cuoco.
Polpettone.
Prendo una mela dal cesto evitando il polpettone e mi vado a sedere con il gruppo B.
A quanto dicono, hanno pescato due grandi pesci che mangeremo per cena stasera, davanti al falò. Anche se non apprezzo molto il pescato in generale, l’idea di saltare un altro pasto a base di polpettone mi elettrizza.
Do un morso alla mela.
Il gruppo parla del più e del meno, a cominciare dalla camicia giallo canarino del professor Fibbins al gruppo A che è appena tornato. L’abitudine mi costringe a cercare Justin con gli occhi, ma appena mi accorgo di ciò che sto facendo abbasso lo sguardo e butto la mela. Non ho fame ora.
Più tardi, dopo che gli altri sono tornati, il gruppo A e il B si scambiano i compiti. Quindi io vado a fare casette per uccelli, mentre Justin va a pescare.
Non sono mai stata brava nel fai-da-te, quindi anche stavolta mi metto in un angolo e guardo gli altri svolgere il compito al posto mio.
Quando fa buio, i due gruppi si rincontrano. Cerco di evitare Justin, per quanto mi è possibile, ma in qualche modo me lo ritrovo sempre davanti. E quando sembra che mi stia per dire qualcosa, Molly ci grida di sederci attorno al falò.
Lì vicino si sta bene, anche perché iniziavo e gelare. Di giorno si morirà anche di caldo, ma ora che è praticamente notte fa più freddo.
Justin si siede accanto a me.
Avviciniamo i marsh-mellows al fuoco e li mangiamo quando questi diventano più morbidi e più scuri. All’inizio nemmeno mi accorgo che Justin mi stringe la mano, e quando lo faccio lui si avvicina.
-Scusa.- sussurra.
Un semplice scusa. Ma mi va più che bene. E’ una un giorno intero che volevo tenere la sua mano e ora non voglio che niente rovini l’atmosfera. Nemmeno Molly che si mette a cantare e stona tutte le parole. Nemmeno la mascotte che si avvicina troppo e la coda prende fuoco(riescono a spegnerlo subito, fortunatamente).
Forse solo la pioggia.
Corriamo tutti nelle tende e ci chiudiamo dentro. Mi rannicchio e chiudo gli occhi, cercando di prendere sonno.
Fuori non c’è vento, piove e basta. Sento i gridolini delle ragazze più vanitose colte alla sprovvista dall’acqua e dall’umidità(i loro capelli diventano come dei nidi d’uccello, crespi e arricciati).
Quando finalmente mi sto per addormentare, un’ombra si staglia sulla tenda.
Un orso!?
Il mio cuore inizia a battere. Potrei fingermi morta.
-Liz!-  mi chiama una voce da fuori. Justin.
Abbasso la zip della tenda e lui entra, chiudendo di nuovo la zip dietro di se’.
Nonostante il cappuccio della felpa alzato sulla testa, è bagnato fradicio.
-Che ci fai qui!?- gli chiedo quasi urlando. Se dovessero scoprirci…
-Volevo stare con te.-
Gli sorrido timida.
Mi da un bacio sulla guancia e ci sdraiamo nel poco spazio della tenda. Gli do la schiena e il suo braccio è attorno al mio fianco mentre mi attrae a se’. Sento il suo respiro caldo sulla nuca e il mio cuore batte più forte.
-Buonanotte, piccola.- sussurra e mi da un bacio delicato sulla spalla.
Mi lascio avvolgere lentamente dal buio dei miei sogni.


Ciaoo bellissime
allora. manca una sola parte, chissà cosa succede...mhaa.
so che questi mi stanno venendo una schifezza, ma tenete duro, ho una sorpresa che potreste gradire(o anche no)
Ho aggiunto il banner, fa un po' pena ma è il massimo che posso fare lol. che ne pensate voi?
chi ha visto il video!? asdfg è stupendo.
venendo alla mia vita. dovete perdonarmi, in questo perido sto avendo il blocco della scrittrice e non riesco ad andare avanti con questa ff.
vi prego di continuare a seguirla, perché ci manca poco alla scoperta del grande mistero e ne varrà la pena.
l'altro ieri ho finito di leggere L'ospite. chi non lo ha letto non sa che si perde. amo quel libro, e ieri ho visto anche il film al cinema e ho amato pure quello. ve lo consiglio.

ho fatto una One-shot su Harry dei One Direction, se ci sono directioners potreste passare qui
sarebbe grandioso se lasciaste una piccola recensione.
ah, sto scrivendo una ff su Shadowhunters, se ci sono Shadowhunters che seguono questa ff...be', io vi ho avvisati :)

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Capitolo 27
*** -tutti in tenda(parte tre) ***


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-tutti in tenda(parte tre)
Quando mi sveglio sono sola. Fuori il sole è alto e il campo è a macchie a causa delle pozze di fango, ma a parte questo oggi sembra una splendida giornata.
Mi alzo in orario e faccio la fila per la doccia. Quando arriva il mio turno faccio in fretta e in una decina di minuti sono davanti alle pietre per il falò, vestita(con tanto di bikini sotto i pantaloncini e la canotta, come aveva chiesto Molly ieri), profumata e sazia. Fortunatamente la mattina non c’è polpettone per colazione, e quindi mi sono abbuffata di latte e biscotti (e ho infilato qualche brioche nello zaino) dato che a pranzo c’è polpettone.
Il gruppo A e il gruppo B arrivano poco dopo. Molly è l’ultima e sembra esausta, ma è ostinata a nasconderlo.
-Molto bene, ragazzi. Oggi il gruppo A andrà in esplorazione, il B verrà con me al fiume per la canoa. Vi ricordo che il pullmino per Stratford parte alle tre, dopo pranzo, e he quindi vi dovrete sbrigare per i bagagli e tutto il resto.-
Oggi si torna a casa. Pregusto già il momento in cui metterò piede nella mia camera. Mi manca la mamma, mi manca Meredith e, credevo che non l’avrei mai detto, mi manca anche la scuola, inclusa la Connor.
-Forza, a lavoro!-
Lago i capelli in una coda alta e mi metto infondo alla fila. Anche oggi fa caldo, ed è anche peggio di ieri dato che ora l’aria è umida per la pioggia di ieri.
Ben presto mi trovo molto lontana dal gruppo, ma fortunatamente conosco la strada e quindi continuo a camminare.
-Ehi.- qualcosa mi afferra il polso.
Mi giro tempestivamente, pronta a dare un pugno(o a urlare) ma mi accorgo con sollievo che si tratta di Justin.
-Dovresti essere nel gruppo A, tu..-
-Chi se ne frega, io voglio stare con te!- mi prende la mano e le sue dita si intrecciano alle mie.
-O-okay.- borbotto.
Lui sorride e mi trascina via di lì, verso il gruppo. Faccio fatica a tenere il passo, ma arriviamo in poco tempo.
Molly si è sdraiata all’ombra di un albero e sonnecchia con il volto coperto dal cappello. I remi sono abbandonati ai lati del fiume, come le canoe. Gli altri si stanno dando battaglia nel fiume e si spuzzano l’acqua, cercano di annegarsi a vicenda e giocano con una palla. I ragazzi sono senza maglietta.
Justin si sfila la sua(facendo voltare tutte le ragazze) e mi trascina in acqua. Mi immergo fino al collo. Il caldo, l’umidità e il sudore svaniscono subito. Sono bagnata fradicia e la canotta bianca aderisce al mio corpo facendomi sembrare una di quelle barbie miss-maglietta-bagnata ma nella confusione della “battaglia” nessuno ci fa caso.
L’acqua mi arriva ai fianchi. Justin mi attrae a sé e in un attimo le sua braccia mi stringono e le sue labbra sono sulle mie. Metto le mani dietro alla sua nuca e lo avvicino a me.
Ci isoliamo. Un passo alla volta e ci ritroviamo lontani dagli altri, nascosti dietro ad un piccolo masso che si affaccia sul fiume.
Justin mi solleva la maglia, disegnando strisce invisibili sulla mia schiena dove le sua dita mi accarezzano, e la lancia all’indietro. Non so dove va a finire, ma spero che sia atterrata sull’erba.
Mi stringe ancora più forte e le sue labbra trovano di nuovo le mie. E il contatto della sua pelle sulla mia mi manda fuori di testa.
-…Fuori dall’acqua, piccole canaglie!- urla Molly dall’altra parte del masso.
Justin allontana le sue labbra dalle mie, anche se l’ordine non era diretto a noi in particolare. Poggia la sua fronte sulla mia e chiudiamo gli occhi. Riprendiamo fiato lentamente.
Poi mi prende le mani e mi giuda fuori dall’acqua. La canotta bianca è sull’erba e me la infilo in fretta, giusto in tempo. Molly sta rimproverando gli altri.
-..sono molto arrabbiata. Ora filate al campo.-
Anche se mi sono rinfilata la maglia non è cambiato nulla. È ancora bagnata e quasi trasparente. Mi vede il costume rosso che indosso e la cosa mi mette in imbarazzo.
Durante il percorso verso il campo, Justin e io restiamo vicini, mano nella mano. Passeggiamo davanti a tutti e quando arriviamo alle tende mi accorgo che è ora di pranzo. Come passa veloce il tempo, qui.
Andiamo in mensa e io mangio le brioche di stamattina mentre il resto del gruppo osserva il polpettone con aria di disgusto. Li capisco.
-Sei triste?- mi chiede Justin mentre mi accompagna a fare i bagagli.
-Perché?-
-Perché ora ce ne andiamo..- osserva mettendo le mani nelle tasche. Si è cambiato e ora indossa dei vestiti asciutti.
-A dir la verità no..- confesso e lui alza un sopracciglio –odio questo posto. Non mi piace il campeggio.-
-Ma avevi detto..-
-Scusa.- ammetto e abbasso gli occhi.
Lui scuote la testa –No, scusa tu. Scommetto che nemmeno volevi venire e io to ho chiesto di farlo lo stesso. Credevo che sarebbe stato divertente, ma a quanto pare sbagliavo..-
-Be’, non è colpa tua. Avrei dovuto dirti fin dall’inizio che non sopporto la lontananza dalla città.-
Lui sorride e mi stampa un bacio sulla guancia.
 
Metto le cuffiette nelle orecchie e chiudo gli occhi. Lascio che l’iPhone decida da solo che musica farmi ascoltare, mettendo l’ordine casuale. Le note di A thousand years di Christina Perri mi invadono le orecchie. Sento a malapena il pullmino che mette in moto e poco dopo ci siamo allontanati da Camp Myway.
Mi giro verso il finestrino e appoggio la testa al vetro. Guardo la strada sfreacciarmi davanti agli occhi.
Tra poco sarò a casa. Mi addormento.
-Liz..Liz, siamo arrivati.- sussurra una voce alle mie orecchie. Sento dei faci sulle mia guance e apro gli occhi. Justin mi sorride.
-Ehi Liz, bentornata.- mormora ridacchiando.
-Ho dormito tutto il tempo?- chiedo e arrossisco. Non riesco però a soffocare uno sbadiglio.
Lui continua a ridacchiare –Già.-
Mi mordo il labbro –Scusa.- dico, anche se non do bene perché.
-No, mi piace guardarti dormire.- sorride. Mi aiuta a rialzarmi e mi stiracchio. Voglio tornare a casa e crollare a letto.
-Però ora sbrighiamoci, Bella Addormentata.- mi trascina giù dal pullmino e mi aiuta a prendere la mia valigia.
Vedo mia madre in lontananza. È con Rob. La saluto con la mano e lei si avvicina.
-Oh, ciao tesoro.- dice abbracciandomi. Il suo sguardo si ferma un secondo su Justin, diffidente, ma poi torna a sorridermi.
–Ciao Liz.- borbotta Rob.
-Ciao Rob.-
-Forza, aiutami a mettere questa in macchina.- la mamma raccoglie la valigia ma Rob gliela leva di mano e le mette un braccio attorno alle spalle. Li guardo allontanarsi.
Justin ridacchia.
-Che c’è!?- gli chiedo, mandandogli occhiatacce.
-Non ti abituerai mai a Robert vero?- chiede. Passeggiamo attorno al pullmino.
-Così come la mamma non si abituerà mai a te.- incrocio le braccia e mi fermo –Siamo state sole tanto tempo.-
-Ma non siete più sole. Tu non sei sola.-
Sorride e io faccio lo stesso. Piano piano si avvicina e le sue labbra trovano le mie. indietreggio e sento il pullmino alle mie spalle. Lui mi attrae a se’ e mi prende il volto fra le mani. Mi carezza le guance.
Metto le mie mani sui suoi fianchi e mi avvicino ancora di più, così ora sono compressa fra il pullmino e il suo corpo. Gli mordo il labbro inferiore, per liberarmi e lui ride.
Torniamo alle auto mano nella mano, e mi sento così felice in questo momento.


Holaa chicass
come va? la mia è stata una giornata lungaaa...oggi era il compleanni della mia migliore amica e precisamente 4 anni fa siamo diventate migliori amiche aww
anywayy. ho visto che non recensite più in tante...ma potreste fare uno sforzo! nei prossimi capitoli ci saranno sorprese, anzi, già il prossimo ci sarà una bomba di notizia(?)
mi dileguo, buonanotte castore(?) lol

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Capitolo 28
*** -la sua ragazza ***


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La parola 'lento' in grasseto contiene il link per la canzone.

-la sua ragazza

Il cellulare squilla da dieci minuti, ma me ne accorgo solo ora. Metto un braccio fuori dalle coperte e lo afferro. Lo porto all’orecchio senza neppure aprire gli occhi.
-Pronto?-
-Liz, è da mezz’ora che cerco di chiamarti!-
-Ehi Mike...Ma che ore sono?-
-Mezzogiorno.-
-E tu mi chiami a mezzogiorno credendo che io sia sveglia?!-
-No, ti chiamo perché c’è un problema.-
-Ma tu non dovresti essere su un aereo? Il ballo è stasera!-
-Appunto! Hanno annullato il volo!-
Merda. Mi tiro su così velocemente che sento il cervello rimbalzare nel cranio.
-Che vuol dire che hanno annullato il volo?-
-Quello che ho appena detto! Ci sono stati dei guasti all’aereo.-
Guardo l’orologio. Mezzogiorno e mezza.
-Ma non farai in tempo…Mike!- sento che mi sto per mettere a piangere. Il ballo è stasera e lui deve ancora prendere l’aereo.
-Parto col prossimo volo, ma mi ci vorrà tanto.-
-Farai in tempo per il ballo?-
-Probabilmente no. Anzi, sicuramente no. Ma credo di fare in tempo per l’after-party. Potresti andarci con Justin..-
-NO! Non gli piacciono i balli, non mi inviterà mai!-
-Mi spiace Liz, se solo..-
Mi calmo. Non mi ero nemmeno resa conto di stare urlando –No, Mike, non è colpa tua. Scusa se me la sto prendendo con te. Mi manchi tanto. L’importante è che torni, il resto non conta.-
-Anche tu mi manchi, Liz. Quando sarò a Stratford tornerà tutto come prima. Promesso.-
Sorrido –Buon viaggio, grande capo. Porta il tuo culo qui sano e salvo.-
-Agli ordini!-
 
Apro l’armadio e guardo il vestito che avrei dovuto indossare stasera. È verde acqua, stretto da sotto il seno in giù, con uno spacco sulla schiena che funge da scollatura. È a maniche corte, ma sopra il seno è morbido e largo. La gonna arriva fino a sopra il ginocchio.
È bellissimo, senza essere nemmeno troppo volgare. È elegante e la mamma ha delle scarpe tacco 17 che si abbinano alla perfezione.
Ma niente ballo, niente vestito. Lo conservo per l’anno prossimo, anche se di solito all’ultimo anno di superiori le ragazze mettono abiti lunghi ed aderenti.
Sospiro e scendo di sotto. La mamma è a lavoro, ma dice che gli dispiace per il ballo.
Prendo un giornale dalla pila all’ingresso e lo sfoglio sul divano.
Non dice niente di interessante. Robert Pattinson che porta fuori il cane, Brad Pitt che porta i figli al parco. I soliti giornali di gossip che legge mia madre. Tanto per farsi gli affari degli altri, visto che non le basta spiare la vicina per sapere dove compra le scarpe.
Il campanello suona. Probabilmente è lei.
Non mi precipito per andare ad aprire. Me la prendo comoda e deve suonare due volte per assicurarsi che apra la porta.
Abbasso la maniglia. È Justin.
-Che ci fai qui?- chiedo. Oddio, chissà come sono i miei capelli…
-Sì, anche tu mi sei mancata, Liz.- dice ironicamente mentre entra. Si chiude la porta alle spalle. –Non dovresti essere da un parrucchiere o cose del genere? Il ballo è fra due ore.-
-Niente ballo. Hanno annullato il volo di Mike e lui non farà in tempo.- mormoro, lasciandomi cadere sul divano.
Justin si siede accanto a me -Oh, mi dispiace..-
-Già, anche a me..-
-Che ne diresti di venire al ballo con me, allora?-
La sua proposta mi lascia così scioccata che mi dimentico di respirare. –Cosa?-
-Sei senza cavaliere e si da il caso che io abbia un’auto.-
-Tu verresti davvero al ballo con me?-
Si acciglia –Non è per questo che ti sto invitando?-
Gli salto addosso e per la sorpresa si lascia cadere all’indietro così che ora siamo praticamente sdraiati –E’ un sì, allora?- mi chiede ridendo.
Mi tiro su, sorridendo -Assolutamente.-
Sorride.
 
Mi guardo attorno, stretta nel vestito verde acqua, nelle mia scarpe abbinate e mano nella mano con Justin.
C’è voluto un bel po’ per arrivare qui. Dopo aver speso quasi un ora a far prendere la giusta piega ai miei capelli, cercare di non cadere per questi tacchi e aver fatto un servizio fotografico pre-ballo con Justin, per mia madre, siamo finalmente qui.
Ho già i calli ai piedi e il vestito mi prude sotto al seno, ma nonostante tutto sorrido.
La sala è piena di luci. Ai lati ci sono dei lunghi tavoli, coperti da tovaglie azzurre, attorno ai quali c’è una folla che fa la fila per il buffet. Dai soffitti della palestra pendono degli enormi lampadari di plastica e in fondo alla sala è stato montato un palco su cui una band  sta già suonando.
Meredith ha fatto un gran lavoro.
A differenza degli ultimi balli di fine anno(organizzati dalla vecchia presidentessa del corpo studentesco) questo è molto bello, e inoltre c’è un sacco di gente. Sembra un di quei balli da telefilm americano.
-Vuoi ballare?- mi chiede una voce da dietro. Mi giro. Luke è in smoking. La cravatta è grigia e fa risaltare i suoi occhi. Mi sorride.
-Non credo che sia il caso.- borbotta Justin, accanto a me, e mi mette un braccio attorno alla vita, stringendomi a se’. Anche lui è in smoking, ma la cravatta è nera e sottile.
-Questo è il mio ultimo ballo qui, Liz.- insiste Luke, guardando Justin con diffidenza.
Mi mordo il labbro. Non voglio offendere Luke, ma il mio primo ballo dev’essere con Justin.
-Magari il prossimo.- mormora Justin e mi porta in mezzo alla folla. La musica è veloce e ritmica. Non la riconosco la canzone, ma sembra ballabile.
-Sei stato acido con Luke.- gli dico, mentre mi fa fare una piroetta.
-Mi conosci.- risponde brusco, avvicinandosi.
Oh-oh… è un po’ arrabbiato –Non rovinarmi il ballo con il tuo muso lungo.-
Lui sorride, mi fa fare un’altra piroetta e mi stringe da dietro –Scusa.- mormora e mi lascia un bacio sulla guancia.
 
Più tardi è il tempo di Luke. Non so perché ci tenga tanto a questo ballo, ma sembra importante per lui e quindi mi ritrovo abbracciata a lui, mentre balliamo un lento.
-Sei bellissima, stasera.-
Gli sorrido –Perché di solito sembro un mutante.-
Lui ride –No…Sai cosa intendo.-
Annuisco –Sì, grazie.-
Ho riconosciuto questa canzone. È Requiem On Water. Mi piace.
-L’anno prossimo sarà tutto diverso. Mi ci vedi al college?- mi chiede, a metà fra una risata e un pianto isterico.
-Sì. Hai quell’aria da giocatore di football che fa impazzire le ragazze.-
Ride e mi stringe di più. Non mi piace la sua vicinanza, ma non voglio offenderlo allontanandomi. Sono troppo buona, lo so.
-Mi mancherai, Liz.-
-Luke, non credo che..-
-No, Liz, ascoltami. Sei stata la prima ragazza che abbia mai amato e ora sei una delle mie più care amiche. Non sarai solo tu a mancarmi, ma anche Meredith, questa palestra, questa scuola, forse anche la Connor. Sarà tutto diverso.-
-Lo so Luke, ti ci abituerai. Lo so che ti spaventa, ma quella sarà la tua realtà e questo ballo diventerà un vago ricordo.-
Sorride e mi fa fare una piroetta. –Grazie Liz, sei un’amica fantastica.-
Qualcuno accanto  noi si schiarisce la gola. Justin guarda Luke come se gli stesse per dare un cazzotto, ma Luke sorride e se nota lo sguardo assassino di Justin non lo da a vedere.
Mi lascia la mano –E’ tutta tua. Buona serata.-
Luke sparisce nella folla mentre Justin si mette difronte a me. Mi prende la mano e si avvicina.
-Geloso?- gli chiedo, con un sorriso malizioso.
-Da morire.- sussurra. Mi fa fare una piroetta e finiamo in un casquè. Mi stampa un bacio sulle labbra e si rialza sorridendo.
La sua mano entra nello spacco della mia scollatura e la sento fredda sulla schiena. Mi avvicina ancora di più, così che se ora ci fosse un foglio fra noi due non cadrebbe.
Lascia che gli metta le braccia attorno al collo e le sue mani scendono sui fianchi. Appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi. Sembra tutto così irreale.
Un altro mondo, oserei dire.
Il lento finisce e la folla applaude. Era l’ultimo ballo della serata.
 
L’after-party si tiene a casa di Meredith. Le scale sono piene di coppie che flirtano e che sembrano sul punto di andare oltre al bacio. Attraversiamo l’ingresso con difficoltà e trovo Meredith in cucina. Justin borbotta qualcosa a proposito di Ryan e lo raggiunge in salotto.
-Meeer!!- urlo andando ad abbracciarla. Lei sorride ed apre le braccia.
-Sei uno schianto, Smith.-
-Anche tu, Okains.- molliamo la presa e ridiamo. È da un sacco di tempo che non la vedo. È stata impegnata tra vari test e lo studio. Questo è stato il suo ultimo anno. Mi viene da piangere solo al pensiero.
-Com’è stato il ballo?- chiede, passandomi un bicchiere di Vodka.-
-Splendido. Hai fatto un lavoro meraviglioso.-
Sorride e prende un sorso -Lo so.-
Dal salotto parte Decisions, ma io e Meredith balliamo in cucina, in mezzo ai bicchieri di vodka vuoti.
-Mi mancherai da morire Mer. Sei la mia migliore amica in assoluto!- urlo per farmi sentire. Sono un po’ brilla.
-Anche tu Liz!- grida abbracciandomi. Ridiamo insieme, per non so cosa, e dobbiamo appoggiarci al ripiano della cucina per non cadere.
-Hai visto anche tu, Liz?- chiede, guardando un punto imprecisato del muro.
-Cosa?-
-L’arcobaleno.-
Ridiamo insieme.
Mi sento toccare alla spalla e mi giro, credendo che sia Riley. Ma la ragazza che mi sta guardando non è Riley.
È bionda, alta e con i capelli lunghi. Ha gli occhi neri e il rossetto rosso. Non sembra venire dal ballo, perché indossa jeans scuri e un top nero, collane voluminose e un paio di zeppe nere. Non so se è l’alcol che me lo fa dire, ma è davvero bella.
-Sei Elizabeth, giusto?- mi chiede, aggrottando le sopracciglia.
Annuisco –Tu chi sei?- mi scappa un singhiozzo.
-Mi chiamo Charlotte. Sono la ragazza di Justin.-
Sento le gambe cedere e mi ritrovo a terra. L’arcobaleno di fa nero.
 
-..Liz…Liz, devi bere questo.- mi dice Meredith, avvicinandomi una tazzina alle labbra.
Apro gli occhi. Sento il freddo della notte, ma è estate, non dovrebbe fare caldo?
Mi giro. Charlotte mi guarda con aria preoccupata. Ho afferrato. Non è la notte fredda, è il mio cuore.
L’odore di caffè mi invade le narici e mi ritrovo a bere dalla tazza di Meredith. Ma fa schifo e mi costringo ad ingoiarlo per non macchiarmi il vestito.
-Cos’è questa roba?-
-Caffè e limone. Dovevo farti passare la sbronza, Liz.- mi dice Meredith. Mi aiuta a tirarmi su. Siamo sedute sui gradini della porta sul retro. Dentro c’è la festa, la musica, quello che era il mio sogno. Fuori c’è il silenzio, la realtà.
-Ricordi chi sono, Liz?- mi chiede Charlotte, avvicinandomi.
No, non era l’alcol. Lei è bellissima.
Annuisco. –Non sapevo che fosse fidanzato.- mormoro, cercando di giustificarmi. Ma non è il male che potrebbe inferirmi lei a spaventarmi. È quello che sento il questo momento, il dolore che mi preoccupa di più. Avevo sentito il cuore spezzato solo ai tempi di Luke, ma questa volta fa più male.
-Ne ero sicura.- dice –Meredith, potresti lasciarci sole un attimo?-
Meredith sembra pensarci. Non vuole lasciarmi sola, sa cosa sto provando.
-Vado a spaccargli il culo..-
-No, Mer. Ce ne occupiamo noi. Torna alla festa e ignoralo. Tu non sai nulla di quello che sta succedendo ora.-
Annuisce, ma non si allontana.
-Starà bene.- la rassicura Charlotte. Detto questo, Mer rientra in casa.
-Facciamo quattro passi.- Mormora Charlotte.
Restiamo in silenzio per un minuto che dura una vita, ma alla fine sono io la prima a parlare.
-Come hai fatto a sapere di me?- chiedo, con voce tremante.
-Ho molti amici in questa scuola.-
Questo spiega perché mi teneva nascosta. Non perché si vergognasse di me. Tutte quelle preoccupazioni e alla fine non ero il problema.
-Non sapevo fosse fidanzato..- ripeto, levando lo smalto dalle unghie. L’estetista ha passato mezz’ora ad assicurarsi che non si levasse facilmente, ma nulla può contro un cuore spezzato.
-Lo so. Prima che ci mettessimo insieme lui aveva più di una ragazza.-
-Charlotte…-
-Charlie.-
-Charlie,come vi siete conosciuti?-
-Lui è il migliore amico del mio migliore amico, Ryan.-
-Ryan ha sempre cercato di dirmelo..-
-Ha sempre cercato di dirlo anche a me, ma non poteva tradire Justin. cercava di farmelo capire, ma ero troppo cieca e Justin è troppo sveglio.-
-Non ti ho mai vista a scuola..-
-Frequentavo la scuola pubblica prima che i miei mi trasferissero in quella privata. Ma mi ricordo di te. Eri nella mia classe di Inglese e di solito passavi il tempo insieme a quel giocatore di Football…-
-Luke.-
-Sì, lui. Cos’è successo?-
-Una lunga storia.- rispondo. Ho un groppo in gola e vorrei mettermi ad urlare, invece chiedo –Sei arrabbiata con me, Charlie?-
-Ti sembrerà strano, Elizabeth..-
-Liz.-
Ride –Liz- si corregge –No. Non sono arrabbiata con te. Anzi, credo che potremmo diventare amiche, un giorno. Lo spero, sembri una ragazza simpatica.-
-Anche tu.- mi mordo il labbro -Quindi ora che si fa?-
-Ora niente. Devi dormire, devi ragionare su quanto appreso oggi. Stanotte non sarà dura, non quanto lo sarà domani.-
-Lo affronterai?-
-Lo affronteremo. Insieme.-
Annuisco –Scusa.-
-Non hai niente si cui scusarti, Liz. Anzi. Voglio scusarmi io, per averti rovinato il ballo.-
-Era già rovinato.-
 
Invio un messaggio a Meredith, dicendole che vado a casa e nel frattempo Mike mi chiama.
-Ehi Liz, sono arrivato. Il tempo di mettere in moto e sono da Meredith..-
-No, Mike. Aspettami a casa.- dico con voce tremante. Gli occhi di Charlie si soffermano su me. Mi ha offerto un passaggio.
Sa che sto per piangere. Ma trattengo le lacrime.
-Che hai Liz?-
-Sto arrivando. Aspettami a casa.- metto giù.
Charlie si ferma davanti al mio vialetto –Buonanotte Liz.-
-Buonanotte Charlie.-
Scendo dalla macchina.
Mike è seduto sugli scalini del portico. È in smoking.
Appena mi vede si alza in piedi e apre le braccia. Gli corro incontro e mi nascondo nel suo abbraccio.
-Va tutto bene, Liz, va tutto bene..-
-No, Mike. Non c’è niente che va bene, niente!-
-Shh.- mi culla nel suo abbraccio e inizio a piangere.
La prima lacrima sa di dolore, la seconda di tradimento, la terza di cuore spezzato.
Il cellulare avverte l’arrivo di un nuovo messaggio. Justin.
Liz, dove sei?!
Lo butto per terra e sento lo schermo dell’iPhone rompersi. Un rumore simile l’ho già sentito dentro di me.
Mike guarda i cocci e sa che dovrà mettere tutto a posto. L’iPhone si può cambiare, è il cuore che non ha la garanzia.


Ciaao bellissime.
questa non ve l'aspettavate, vero!? tadataataa
quindi si è scoperto il motivo del nascondino a cui stava giocando.

lasciatemi recensioni, pls, ho bisogno di sapere cosa ne pensate lol

e siccome abbiamo fatto 30, facciamo 31(?)
eccovi un'altra notizia: il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
eh già, la storia di conclude a 29.

ciaao bellezze.

ps: c'è qualcuno di voi che sa fare bei banner per efp? devo darvi una commissione top secret.

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Capitolo 29
*** -vita nuova ***


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comunicazione importante nello spazio autrice

-vita nuova
Qualcuno bussa forte alla porta. Apro gli occhi. Io e Mike siamo sul divano, lui dorme ancora. Ho ricordi vaghi di questa notte. Indosso ancora il mio vestito, ma ora è sgualcito, ho i capelli in disordine e le scarpe sono vicino alla finestra. Ho passato tutto il tempo a piangere, quindi non mi meraviglio di aver le guance incrostate.
Mi alzo dolorante, sperando di non svegliare Mike. Ma lui apre gli occhi e mi guarda.
-Dove vai?- mi chiede, sbattendo le palpebre.
-Qualcuno ha bussato alla porta. Vado a vedere chi è.-
Lui annuisce.
Il pavimento è freddo sotto i miei piedi nudi. Arrivo all’ingresso e guardo dallo spioncino. Justin.
Mi sale un groppo in gola. Ho già gli occhi lucidi e mi devo trattenere dall’aprire la porta e urlargli contro.
Torno in salotto e scuoto leggermente Mike, che aveva richiuso gli occhi.
-Mike..Mike è Justin! Apri tu, digli che sono andata da mia nonna o cose del genere..-
-Justin è qui?-
Annuisco con le lacrime agli occhi –Non se ne andrà facilmente. Ha chiamato tutta la notte e non gli ho risposto. Ho la segreteria piena di messaggi…non voglio ascoltarlo.-
-Non so come farò a non picchiarlo..- borbotta alzandosi in piedi. Mi lancia un’occhiata, come per assicurarsi che io stia bene. Ma io non sto bene, e lui lo sa.
Scompare dalla mia visuale e sento la porta aprirsi. Mi sposto accanto all’arco che collega l’ingresso al salotto e resto in ascolto.
-Ehi Mike.- mormora Justin. La sua voce è una pugnalata. Non so come, ma sono sicura che mi sta cercando con lo sguardo. Porto le mani chiuse a pugno al cuore e soffoco un singhiozzo.
-Lei non è qui.- dice Mike brusco. Sento tutta la freddezza, la sua rabbia nella sua voce.
-Ehm…Dov’è allora?-
-Non sono affari tuoi, Bieber.- Mike fa per chiudere la porta, ma qualcosa lo blocca.
-Sta bene?- chiede Justin. Sembra seriamente preoccupato per me, e questo mi sembra sale sulla ferita.
-Starà meglio quando questo sarà finito e quando tu uscirai dalla sua vita.- sento la porta sbattere e nel giro di un secondo mi ritrovo fra le braccia di Mike, che mi culla e mi sussurra che andrà tutto bene, che presto finirà tutto.
Mi lascio andare e piango sulla sua spalla.
 
Più tardi Charlotte mi viene a prendere. Metto solo le mie converse, un paio di pantaloncini a vita alta e ci infilo una camicetta di lino dentro.
Porto il mio vecchio cellulare all’orecchio. È uno stupido nokia ma ora lo uso al posto dell’iPhone perché ha fatto una brutta fine. È tutta la notte che squilla. Ho cercato di ignorarlo, ma è difficile ignorare una delusione.
Ora ascolto i suoi messaggi in segreteria. Mi viene da piangere, ma non voglio farlo davanti a Charlotte. Non perché mi considererebbe una ragazzina, ma perché mi capirebbe.
-Ehi Liz, che fine hai fatto? Non ti trovo più. Ti prego, rispondimi.-
-Liz, dove sei? Mi stai facendo prendere un colpo, ti prego, richiamami.-
-Liz, ti prego, richiamami. Non riesco a dormire…Stavo andando dalla polizia! Liz, mi stai uccidendo così. Ti prego, fa che stia bene..-
Le i messaggi sono tanti, ma questo è quello che fa più male.
-Meredith mi ha detto che sei tornata a casa. Stavo impazzendo. Avresti dovuto avvertirmi. Mi stavi facendo morire, pensavo che ti fosse successo qualcosa… L’importante però è che stai bene. Buonanotte, amore mio, fai sogni d’oro.-
Amore mio. Amore mio. Amore mio.
È come un coltello nella carne che non smette di girare. Quelle due parole mi vorticano nel cervello.
Chissà se avrà mai chiamato anche Charlotte ‘amore mio’. Chissà quante volte l’avrà fatta sentire speciale, l’avrà fatta sentire felice.
-Ehi Liz, stai bene?- mi chiede Charlie.
Non mi ero accorta di essere caduta in trance. Il nokia è sul tappetino dell’auto.
Siamo arrivate a casa di Justin e c’è la sua macchina parcheggiata.
Mi giro verso Charlie, asciugando una lacrima –Sì, è solo che ho qualcosa nell’occhio…-
Lei annuisce e sa che so mentendo, ma non mi dice nulla. Sfila le chiavi dalla fessura e scende dall’auto. Io la seguo a ruota.
Mi ritrovo accanto a lei, davanti alla porta mentre Charlie suona al campanello. Attendiamo in silenzio.
Justin viene ad aprire. Sembra sollevato nel vedermi e quasi mi abbraccia, ma poi il suo sguardo si posa su Charlie ed esita. È scioccato.
Mi mordo il labbro e mi allontano lentamente. Devono chiarire. Prima Charlie, poi è il mio turno.
Sento mentre parlano, mentre litigano. Lei gli urla contro e lui cerca di farle abbassare il tono di voce, riuscendo solo a farla arrabbiare di più.
Io me ne sto in disparte, seduta sul marciapiede a guardare le macchine cha passano. Questa era la mia estate ma ora sembra solo un gelido inverno.
Mi rigiro il cellulare tra le mani cercando di chiudermi in una bolla. Justin non è qui. Charlie non è qui. Ci sono solo io.
Ma nonostante tutto il mio sforzo, non riesco a fermare le loro parole.
-Addio Justin, spero di non vederti mai più.- dice fredda Charlie. Sento che si avvicina al marciapiede e quando passa mi sfiora la spalla, dandomi conforto e coraggio.
-Ti aspetto in macchina. Sei sicura di farcela?- mi chiede, inginocchiandosi accanto a me.
-Sì. Questa storia deve finire oggi.-
Mi alzo in piedi e mi giro. Justin mi osserva, cerca di capirmi, di leggere dentro di me.
Mi avvicino tenendo lo sguardo basso.
-Ciao Liz.-
-Ciao Justin.-
-Charlie ti ha raccontato tutto?- mi chiede, cercando di catturare il mio sguardo.
Ma so che se alzo gli occhi potrei perdermi. Mi conosco, so cosa provavo, cosa provo.
-Sì, Justin, so tutto.-
-Bene.-
Resto in silenzio e piano piano alzo la testa. Lui ha lo sguardo basso.
-Non mi stai urlando contro.- nota, con una punta di ironia o forse stupore.
-No, Justin, non ti sto urlando contro perché so che poi mi sentirei in colpa. So che poi mi scuserei e questa storia non finirebbe più. Ti ho dato tante seconde opportunità, ma ora basta. Invece voglio parlare, dirti tutto quello che penso.
-Sai, io mi sono sempre chiesta perché tu avessi scelto me. Perché non avessi deciso di uscire con un’altra- mi metto a ridere, isterica –ironia della sorte. Mi sono sempre sentita speciale accanto a te, quando eravamo da soli mi sentivo bene. Perché mi facevi sentire così, credevo di essere l’unica per te. Ma non ero l’unica.
Ora ripenso a tutte le volte che mi tenevi nascosta, tutte le volte che dicevi che ero un amica o che incontrandomi nei corridoi mi ignoravi. Mi sentivo così piccola. Mi chiedevo cosa fosse sbagliato in me. Mi facevi dubitare mi me stessa e mi chiedevo perché tu ti vergognassi di me. Credevo di essere sbagliata, ma ora mi accorgo che eri tu quello sbagliato.-
Asciugo una lacrima e tiro su col naso, cercando di fermare le prossime. Lui mi osserva e so che vorrebbe abbracciarmi, cercare di farmi smettere di piangere. Ma si trattiene, e mentre una parte di me è felice che non mi stia toccando, l’altra prova un dolore immenso alla sua lontananza.
-Tutte le volte che mi dicevi che ero tua e ora mi accorgo che su quello non hai mai mentito, perché io ero davvero tua, ma tu non sei mai stato mio. E la tua gelosia…era una cosa così stupida…-
-Ieri sera…al ballo…ero con te perché volevo mostrare a tutti che mi appartenevi e che io ti appartenevo. Volevo uscire allo scoperto…-
-Troppo tardi, Justin.- prendo fiato. Mi sta guardando. -Credevo che fossi una persona migliore, che rendessi me migliore in qualche modo, ma quello non eri tu. Se qualcuno mi chiedesse chi è veramente Justin Bieber, direi che non l’ho mai realmente conosciuto.-
Mi asciugo le altre lacrime e alzo lo sguardo su di lui. Sta soffrendo, glielo si legge negli occhi.
-Addio, Justin.-
-Addio, Liz.-
Mi mordo il labbro. Lui sembra sul punto di aggiungere qualcosa, ma scuote la testa e resta zitto. 
Mi giro e mi allontano. Sento il suo sguardo addosso fino a quando non sono in macchina, fino a quando non è realmente finita.
 
Rientro in casa piangendo. Charlotte mi ha salutata. Ha detto che sono stata brava, che sono una ragazza forte e che un giorno mi passerà. Dovrei sentirmi meglio, ma ho una voragine nel petto che non riesco a riempire.
Mi manca. Ed è difficile da ammettere, ma è così.
-Tesoro, sei tu?- la mamma esce dalla cucina. Non so da cosa me ne accorgo, ma riesco a capire che sa tutto.
Scappo di sopra. Non voglio parlare con nessuno.
Mi chiudo la porta della camera alle spalle e mi butto sul letto. Inizio a piangere, col volto sepolto nel cuscino.
Sento la porta aprirsi e poi le carezze di mamma sulla schiena.
-Mike mi ha raccontato tutto- sussurra. Mi irrigidisco –Non avercela con lui, l’ho obbligato a parlare. Sembrava scosso.-
-Non sono in vena di discorsi ora mamma…-
-Ma è compito mio aiutarti, ora. Ti prego tesoro, ascoltami. Passerà tutto. Le ferite si rimarginano, ci vuole tempo, ma alla fine si rimarginano. So che ti sembra difficile da capire. Anche io ero come te a diciassette anni. Anche a me hanno spezzato il cuore, tante volte. Te lo dico da donna, ma soprattutto da madre. Tutto passa.
E poi verrà uno meglio di lui, una persona che ti farà felice, più felice di quanto tu sia mai stata. E non ricorderai nemmeno il suo nome. Tutto passa, tesoro, tutto andrà bene.-
-E se non dovesse mai passare?—mi ritrovo a chiedere. Mi giro sulla pancia e guardo la mia mamma. Sembra più vecchia ora, più saggia.
-Passerà. Dimenticherai.-
-Non so se ne sono capace..-
-Sarà difficile, è vero, ma ne vale la pena. Tesoro, andrà tutto bene.-
Mi alzo a sedere e l’abbraccio. Non ricordo da quanto tempo non l’abbraccio senza doppi fini o senza interpretarlo come un semplice saluto. Non so da quanto tempo non l’abbraccio solo perché le voglio bene. Ma mi sento meglio.
Mi prende il volto fra le mani e asciuga le lacrime –Stai sicura che andrà meglio. Non può che andare meglio in Francia.-
Credo di aver sentito male –Francia?-
-Esatto, tesoro.- tira fuori una busta da sotto alla maglia(non chiedetemi perché la tenesse lì) e l’apre. Dentro ci sono due biglietti aerei –Ce ne andiamo in Francia quest’estate. Costa Azzurra, Parigi, i francesi…-
-Mi prendi in giro?- osservo i biglietti. No, non sono falsi.
-No, tesoro. Rob ha una villetta al mare, in Costa Azzurra, e conosce un tipo che affitta appartamenti a Parigi. Ce ne stiamo un paio di mesi al mare e poi le ultime due settimane si va a Parigi..-
-Con Rob?-
La mamma ride –Certo che no, tesoro. Io e te. Una gita madre e figlia.-
-Ricordami di ringraziare Rob.-
Dopo un po’ passa tutto. Le ferite guariscono. Forse guariscono anche più velocemente sotto il sole della Francia.



Alloraa prima di tutto i ringraziamenti:
grazie a chi ha letto,
grazie a chi ha seguito/preferito/ricordato
ma soprattutto a chi ha recensito

ora passiamo alla bella notizia
non so se ricordate che nel capitolo precedente ho chiesto qualcuno capace a fare banner
bene,
la buona(o almeno per me) notizia è che la storia non è finita
ho in mente una seconda stagione, che dovrei iniziare a postare il 30 maggio(il giorno in cui esce Insurgent asxdfghjk)

secondo voi che succederà?
scrivetelo in una recensione

scrivetemi tante recensioni(piccole, ma più di 10 perole pls) perché questo è l'ultimo capitolo
e poi perché voglio sapere cosa ne pensate :)

bene, io vi saluto e vi ringrazio ancora
e vi ricordo che il profilo di Twitter è:
@milshug per le storie
@seguaquellauto personale

vi voglio bene dolcezze adfghjkl

 

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