His eyes are my ocean

di Castleofsand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Uno specchio senza riflesso ***
Capitolo 2: *** Una nuova luce ***
Capitolo 3: *** Impertinente ***
Capitolo 4: *** Visita inaspettata ***
Capitolo 5: *** Assalto ***
Capitolo 6: *** Cos'hai da fare nei prossimi 50 anni? ***
Capitolo 7: *** Essere o non essere felice? ***
Capitolo 8: *** Ostacoli ***
Capitolo 9: *** Dear John ***
Capitolo 10: *** Pizza, Zayn e pettegolezzi ***
Capitolo 11: *** Rocky Balboa ***
Capitolo 12: *** Il mio oceano privato ***
Capitolo 13: *** Niall e Quenn- Enchanted ***
Capitolo 14: *** I won't give up on us ***
Capitolo 15: *** Nuvola nera ***
Capitolo 16: *** Angolo di cielo ***
Capitolo 17: *** Il dipinto di Picasso ***
Capitolo 18: *** Insieme, l'uno affianco all'altro ***
Capitolo 19: *** Credo di essermi innamorata ***
Capitolo 20: *** We're just best friends ***
Capitolo 21: *** Chiaro di luna ***
Capitolo 22: *** Vigilia di Natale ***
Capitolo 23: *** It's happened ***
Capitolo 24: *** Il fattaccio ***
Capitolo 25: *** Bugiardo ***
Capitolo 26: *** Dobbiamo parlare ***
Capitolo 27: *** Let me love you ***
Capitolo 28: *** 5 am ***
Capitolo 29: *** Karl who? ***
Capitolo 30: *** Prova ***
Capitolo 31: *** I was here ***
Capitolo 32: *** Epilogo- Happy birthday ***



Capitolo 1
*** Prologo - Uno specchio senza riflesso ***


                                                                        


Mi guardò con aria furiosa. Non lo avevo mai visto così..avevo paura, il suo sguardo gelido mi terrorizzava, la sua mano mi stringeva il polso fino a conficcarmi le unghie nella pelle. Sanguinavo e mi sentivo morta e volevo davvero esserlo. Mi tirò poi uno schiaffo. Caddi. Il vestito era ormai sporco, i tacchi a spillo mi facevano male ai piedi, le calze erano rotte, i capelli mi coprivano gli occhi. Percepivo ancora le sue dita, rozze e violente sul mio volto che qualche mese prima riempiva di baci. Le labbra mi facevano male, gonfie e sanguinanti. Tremavo e non avevo più voce. Scostai i capelli dagli occhi con la mano meno dolorante quando vidi dei fari di una macchina raggiungermi. Non lo avevo neanche visto allontanarsi dopo avermi schiaffeggiata. Era in macchina e a tutta velocità puntava verso di me. Voleva uccidermi. Alzai gli occhi e rivolsi una preghiera a Dio.

 

Un mese dopo

 

-“Allora dottore? La prego, sia sincero sin da subito.. cosa possiamo fare?

Avevo sentito la mamma parlare con il gentile dottor Stewart, che dal giorno dell’ incidente si era occupato di me e ,non vorrei sbagliarmi, stava cercando di trattenere le lacrime.

-“ Non posso assicurarle nulla. Il trauma è stato davvero forte e sua figlia ha rischiato di morire signora. Dovremmo già ritenerci fortunati a sentire il suono della sua voce. Adesso andiamo nella sua stanza, vediamo la reazione che avrà quando le toglieremo le bende e poi decideremo sul da farsi.

Oh.. stanno venendo qui. Strinsi forte la mano di mia sorella. Avevo paura e lo aveva percepito. Mio fratello doveva essersi seduto sul letto perché posò una mano sulle mie gambe.

“-Ragazzi aiutate vostra sorella ad alzarvi.

“-Mamma posso farcela” provai a dire ma Joseph e Kaily mi avevano già afferrata per le braccia aiutandomi a sedere.

“-Sarò chiaro con te Roxanne” iniziò il dottore. “-Non voglio precluderti una guarigione ma neanche illuderti a riguardo. La situazione è alquanto complessa e delicata ma solo togliendoti le bende potremmo verificare il tono dei danni.

-“Si, ehm sono pronta dottor Stewart. Solo una cosa.” Barcollando, timidamente mi alzai -” Portatemi davanti uno specchio”.

-“Ma tesoro ne sei sicura?” sussultando mi chiese mamma.

-“Ti aiuto io” si offrì Joseph. 

Lo sapevo che quel momento sarebbe arrivato. Non riuscivo a capacitarmi che in quei pochi secondi la mia vita sarebbe cambiata radicalmente oppure sarebbe ritornata più o meno la stessa. L’intervento che subii, i lividi che mi pulsavano, il sangue che avevo perso, le lacrime che aveva versato la mia famiglia erano solo una parte degli effetti dell’incidente. Decisa, iniziai a staccare prima la benda dell’occhio sinistro, poi quella del destro. Gli occhi erano ancora chiusi. Ormai non li aprivo da un mese e quasi faticavo a ricordare come si facesse. Poi lo feci.

Buio.

Il buio più totale davanti a me. Non vedevo né lo specchio, né la mia immagine riflessa, mi girai e non potei apprezzare la bellezza dei boccoli rossi di mia sorella, non potei ammirare il sorriso di mio fratello e tanto meno il volto amorevole di mia madre. Il dottor Stewart non lo avevo mai visto fisicamente, ma dalla voce mi era apparso alquanto giovane e carismatico. Le gambe mi cedettero e non ricordo nient’altro se non un grido di disperazione uscito dalla mia bocca. 

 

*Il mio angolo scrittrice*

 

Salve a tutte ragazze :) Questa è la mia prima FF.. inizialmente avevo postato la storia con un altro contatto solo che ho avuto dei problemi allora ne ho dovuto creare un altro (questo) e postare la storia di nuovo.. Ho perso tutte le vecchie recensioni :(

Comunque se vi va recensite e fatemi sapere se la storia vi piace :D Ringrazio la mia cara amica Deborah per lo splendido banner :) Davvero sei un angelo asdfghjkl

Un bacio

Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 2
*** Una nuova luce ***


                                                                


“-Ehi bambolina. Come ti senti?
“-Pa..papà sei tu?” Cercavo disperatamente di distaccarmi dalle tenebre, agitavo le mani cose se volessi dissipare quella nube densa che non mi permetteva di vedere il mio amato papà.
“-Certo tesoro, stai calma tutto si sistemerà.”
-“ Ti prego papà almeno tu non illudermi riempiendomi di buoni propositi. La situazione è grave, l’ho sentito dire al dottore. Ma io non voglio rimanere…rimanere…
Se solo avessi pronunciato quella parola significava che mi fossi arresa e io non volevo. Il mondo non poteva essere così crudele. Mi aveva regalato genitori amorevoli, due fratelli rompiballe che, nonostante i nostri litigi, mi amavano alla follia, due migliori amiche da cui non mi sarei mai potuta separare e poi?! Mi fai questo?!
-“Papà, ho paura” dissi con voce spezzata.
-“Io e tua mamma abbiamo qualcosa da dirti tesoro. Abigayle!
Sentii mia mamma avvicinarsi e subito mi prese la mano. La strinsi forte cercando di farmi forza. Quelle parole mi avrebbero frantumato il cuore e l’anima in mille pezzi ma dovevo ascoltare. Avevo bisogno di aggrapparmi anche ad una minima possibilità di ritornare a vedere.
-“Parlo io caro. Allora Roxanne, sai che a me piace essere diretta e realista e, visto che abbiamo lo stesso carattere, lo sarò il più possibile. La tua cecità non è data da una lesione degli organi ma da un trauma psicologico che non riesci a superare. Il dottor Stewart mi ha spiegato che questo tipo di fenomeno si chiama cecità isterica ma, ringraziando il cielo, non ti preclude la possibilità di ritornare a vedere. È necessario però che ti sottoponga a degli accertamenti e,inoltre, dovrai lavorare tanto psicologicamente. Per questo mi sono rivolta ad una mia cara amica di Doncaster, Rosalie, che si occupa di riabilitazione.
“-Se per te va bene ti sottoporrai tre giorni a settimana a degli esercizi riabilitativi ” aveva preso la parola papà, e la sua voce era così colma di speranza che mi si dipinse un sorriso sulle labbra “e seguirai tutte le istruzioni che ti darà Rosaline. Ho sentito parlare molto bene di lei e del suo centro “benessere”, oserei dire.
-“C..certo che voglio sottopormi a questa specie di strizzacervelli!  Vi prego andiamoci subito!
Li sentii tutti ridere di gusto. Avrebbero fatto di tutto per farmi tornare la solita birbante e solare Roxy. No, non li avrei delusi. Un giorno sarei ritornata a guardarmi allo specchio alla ricerca dei tanti piccoli difetti che già mi mancavano.
                                                                                                                                                                               
Louis

-“Louis William Tomlinson, questa volta l’hai fatta davvero grossa!
Cazzo. Lo sapevo. Harry mi aveva cacciato nei guai, di nuovo!
-“Ti rendi conto di che ora è? Sono le quattro e mezza di mattina!!
-“Mamma lo so, ma non è stata colpa mia..
-“ Non mi interessa di chi è la colpa! A me interessa che nel tuo cervello ci siano altre cose a parte ragazze, feste, discoteche, alcolici e quant’altro!
-“ Io non bevo tanto!” Ma perché non può sgridarmi domani?! Ho sonno! Dio se ho sonno.
-“ E non pensare che sia finita qui. Domani mattina, verso le otto e mezza per darti un’idea visto che è già mattina, ne parleremo meglio e prenderai atto della tua punizione. Buonanotte caro”.
-“Buonanotte cara mamma”. Dissi prendendola in giro. Sicuramente un'altra settimana senza xbox. Domani, quando becco Harry lo uccido come minimo.
Un messaggio. Liam. "Tua mamma come l’ha presa? Io sono confinato di nuovo in casa per una settimana loool"
"Ti prego lasciamo perdere.. vado a dormire. Ne parliamo domani"
“-Loui, perché mamma stava gridando?” la piccola Daisy si era alzata.
-“Già…e perché sei ancora vestito a quest’ora? “ Ti pareva?! Anche Phoebe.
-“ Piccole mie a letto avanti” dissi prendendole in braccio. Erano così tenere. Rimboccai le coperte a tutte e due; poi diedi un bacio a Lottie e Felicite che invece dormivano come dei ghiri.
Andai nella mia stanza e mi cambiai. Mandai poi un messaggio intimidatorio ad Harry: "Inizia a correre perché alle nove verrò a cercarti Carotone". Mi misi sotto le coperte e mi addormentai in un sonno molto profondo.
-“ Louis, la mamma ha detto di svegliarti!” Qualcuno mi stava scuotendo e ciò mi dava davvero molto fastidio.
-“Mmm…
-“Avanti Louiii..
-“Ti prego Lottie, lasciami dormire”. Qualcuno in questa casa può lasciarmi in santa pace?!
-“William devo parlarti, non sono stata chiara qualche ora fa?
Odiavo quando mi chiamava William. Voleva fare la DURA eh? Al diavolo.
-“Arrivo signora Tomlinson. Mi dia solo il tempo di vestirmi”.
Odiosa.
Mandai fuori Lottie e iniziai a vestirmi pigramente. Mi diressi poi in cucina ancora assonnato quando notai che Phoebe e Daisy mi guardavano sorridendosi. Mi accasciai stanco sulla sedia e mi versai del latte nella mia tazza preferita: quella con Micheal Jackson.
-“ Louis io, compreso te, ho cinque figli, come avrai notato. Hai diciannove anni compiuti quattro mesi fa”, odiavo quando divagava, “ ma sembra che tu ne abbia sei come le tue sorelle, anzi forse Phoebe e Daisy sono più mature di te!
Mi girai verso le gemelle facendogli l’occhilino. Mi sorrisero e andarono sul divano a vedere i cartoni animati.
-“Ultimamente hai un atteggiamento davvero deplorevole. L’altra sera sei tornato a casa mezzo ubriaco, l’altra ancora hai portato i tuoi amici qui e avete iniziato a fare chiasso svegliando tutto il vicinato, per non parlare di quando ha portato a casa l’auto mezzo distrutta. Due settimane fa hai dimenticato di andare a prendere Felicite dopo la lezione di danza, e il giorno dopo hai lasciato Lottie a scuola fino le sei di pomeriggio. Tutte queste faccende le farei io se solo non fossi impegnata nello studio. Ho chiamato anche tuo padre e insieme abbiamo preso una decisione.
Aveva chiamato davvero papà? Dopo il divorzio si sentivano raramente a meno che non ci fosse di mezzo qualche faccenda delicata. Merda.
“- Ricordi quella mia amica, Rosalie? A dieci minuti da qui ha uno centro di riabilitazione per tutte quelle persone che hanno subito traumi a seguito di incidenti o quant’altro. Le ho già parlato e sarà felicissima di accoglierti come…
-“ Cioè scusami?” esclamai alzandomi da tavola. “-Ho capito di essere una persona sbadata e irresponsabile ma da qui a considerarmi un esaurito!!” dissi agitandomi. Credeva davvero che fossi pazzo?!
-“ Loui mamma non sta dicendo che sei un esaurito!” si intromise Felicite.
-“Lei vuole che tu vada ad aiutare i malati a guarire! Non è vero mamma?”chiese la piccola Daisy.
-“Certo tesoro”. Affermò lei con un sorriso che preannunciava il lato amaro della situazione.
-“ Ragazze, voi state scherzando non è vero?!
Non ci fu niente da fare. Fui praticamente obbligato da mia madre a fare del volontariato nel centro riabilitativo di questa sua amica Rosalie. L’idea non mi allettava per niente. Di contro, mamma mi diede la possibilità di uscire per annunciare la “disgrazia” ai miei quattro migliori amici.
Inviai loro un sms "Tra dieci minuti tutti a casa di Liam, visto che è confinato di  nuovo =P"
“-Tu cosa?! Volontariato?” Zayn mi prese in giro mentre si prendeva a pugni con Niall sul divano.
“-Tua madre deve essere davvero furiosa, quasi peggio della mia” disse Harry mentre si aggiustava i capelli in modo teatrale.
“-Styles evita di fare commenti. Se solo non avessi litigato per la millesima volta con quella stronza di Rebecka non ti saresti neanche imbottito di alcol e di conseguenza non saresti stato tutta la serata nel bagno di una disco a vomitare e contorcerti dal dolore” aggiunsi fingendo di essere arrabbiato.
-“Per non parlare di come farneticavi. Dicevi cavolate del tipo: Rebecka mi hai spezzato il cuore” disse Niall imitando Harry.
-“Ti amo ma tu non mi capisci”, aggiunse Liam fingendo di voler baciare il “riccio” che si spostò ridendo di gusto.
“-Okay, okay risparmiatemi i dettagli vi prego. Lo so, è stata tutta colpa mia se Liam non potrà andare agli allenamenti per due settimane, se a Niall hanno sequestrato la chitarra,  e se hanno tolto in casa Malik tutti gli specchi”, aggiunse Harry sorridendo per l’ultima punizione inventata.
-“Non mi avranno punito come voi, ma mi hanno proibito di tornare a casa più tardi delle undici e mezza di sera”, precisò Zayn.
-“Hai dimenticato la mia di punizione Styles”, dissi.
-“Oh, Carotone..perdonami” Harry iniziò ad avvicinarsi e capii subito le sue intenzioni. “Non ci provare Harry”, dissi allontanandomi lentamente. Dovevo darmi alla fuga e il più presto possibile!
-“Ragazzi prendetelo”, esclamò complice Niall. Ad un tratto me li ritrovati tutti addosso mentre cercavano di “stuprarmi”. Ah, i miei migliori amici. Ero cresciuto con loro, condividemmo pannolini, macchinine, pistole, punizioni e, sembra strano, ma anche ragazze. Erano così belli quei pomeriggi passati tutti insieme e non riuscii a smettere di ridere fin quando poi mi ricordai della fatidica punizione.

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Capitolo 3
*** Impertinente ***


                                                                                          

Roxanne                         

“Fatidico giorno” pensai tra me e me. Avevo salutato il dottore risparmiandomi l’”arrivederci” (non mi sembrava il caso di ribadire il mio problema). Era simpatico, davvero, ma in quell’ospedale avevo trascorso i momenti più brutti della mia vita e non avevo certo intenzione di rientrarci. Mamma aveva preparato  i bagagli per ritornare a casa. Ci saremmo stati per poco, perché poi mi sarei dovuta dirigere nel tanto rinomato “Centro riabilitativo” della dottoressa Rosalie.
-“Roxy sono qui!! Avanti muoviti Quenn..”
Sentii la voce di Adrianne e, a quanto pare non era da sola.
-“Oh Roxanne ci sei mancata davvero tantissimo”- dissero all’unisono abbracciandomi.
Le mie migliori amiche erano state così dolci per telefono offrendosi di accompagnarmi a Doncaster. Dissi loro che non ce n’era bisogno ma Adrianne disse-“ Quanto vuoi che ce ne importi?! Noi veniamo e basta.”
-“Anche voi mi siete mancate..ma allora raccontatemi! Ci sono novità in vista?
Complimenti Roxanne. Pensai all’ultima parola che avevo  usato. Non era certo delle più azzeccate. Avevo chiesto a Kaily affinché ci parlasse lei con le ragazze e di spiegargli tutta la situazione. Sapevo come sarebbe andata a finire,altrimenti: io, che avevo il problema, avrei dovuto rincuorare loro.
-“ Ehm beh non tante novità. A parte una, ma davvero ora non mi va di parlarne..” disse Quenn in un tono che non mi piaceva. Cercai di prenderle la mano e subito me la porse. Percepivo il suo nervosismo e sapevo che si trattasse di Daniel. Stavano insieme da circa un anno, non mi era mai piaciuto. Taciturno e scontroso, quel ragazzo dai capelli corvini non mi aveva, fin da subito, fatto una buona impressione.
-“Ragazze salite in auto, altrimenti faremo tardi! L’appuntamento con la dottoressa è alle 12:30.
-“Arriviamo papà”. Ragazze, mmm, mi portereste fino all’auto? Non so dov’è…
Andammo a casa e dopo avermi fatto riposare un po’ sul letto, Adrianne e Quenn mi dissero che era ora di andare. Mi aiutarono a lavarmi e vestirmi. Gli indicavo i colori degli indumenti che volevo indossare. Optai per una camicetta rossa e un pinocchietto di jeans. Poi chiesi ad Adrianne di farmi una treccia, sapevo che adorava maneggiare i miei lunghi capelli rossi. Mi feci prendere da Quenn il braccialetto che mi aveva regalato Joseph per il mio diciottesimo compleanno e mi sentii un po’ più pronta. Il viaggio in macchina non durò molto. Infondo Doncaster non era poi così distante dalla mia città, Rotherham. Scesi dalla macchina, Adrianne e Quenn subito mi affiancarono prendendomi per mano e, man mano che procedevamo per i corridoi dell’edificio, mi descrivevano i luoghi e le persone che potevano osservare.
-“Roxy c’è una signora che sembra Christina Aguilera che mi sta facendo segno di seguirla. È alta e, cavolo, ha davvero un bel fisico!
-“Oh, Adrianne quella è la dottoressa. Mamma mi aveva accennato i suoi tratti fisici. Portatemi da lei.
La dottoressa fu davvero gentile. Era una persona davvero squisita e a modo. Non mi fece sentire a disagio e tantomeno accennò al mio “problema” in maniera indelicata.
-“Bene ragazze. Adesso lasciatemi sola con Roxanne in modo che possa farle conoscere i ragazzi che si occuperanno di lei.
Dopo aver salutato velocemente Quenn e Roxanne e mi sentii un po’ a disagio. La dottoressa aveva detto che mi avrebbe presentato dei ragazzi e,non che fossi timida, ma di certo mi sarei trovata più a mio agio tra una compagnia femminile. Rosalie, mi aveva pregata di chiamarla per nome, mi condusse nella stanza dei giocattoli. Mi spiegò che in quel luogo c’erano anche molti bambini con problemi simili al mio e che per spronarli al lavoro durante le terapie utilizzava molto i giochi di abilità.
-“Louis e Zayn venite un attimo qui per favore. Devo presentarvi una persona.
Merda. Uno di loro aveva sbuffato e subito mi sentii terribilmente di troppo. Le mani iniziarono a tremarmi e di riflesso indietreggiai.
-“Avanti Roxanne, andrà tutto bene”, cercò di rassicurarmi la dottoressa.
-“Ehm ciao!” uno di loro mi strinse molto delicatamente la mano e percepii la sua molto fredda ma liscia. Sembrava molto timido. “-Io sono Zayn.
-“Ed io sono Louis, ma puoi chiamarmi Loui”. La sua stretta di mano fu molto diversa da quella di Zayn. Era sicuro di sé, lo avevo capito da come si presentò. Rimasi imbambolata per un po’, quando poi sentii la mano di Rosalie toccarmi la schiena.
-“Oh giusto. Ehm io sono…
-“Roxanne giusto?” era Louis. Dopo l’incidente imparai a ricordare le voci molto velocemente.
-“Ma puoi chiamarmi Roxy” aggiunsi imitandolo. Si misero a ridere e mi sentii subito più sciolta e confidente.
-“Bene, io ora devo andare. Ti lascio nelle mani di questi due combina guai. Louis mi raccomando. Tua madre mi ha ordinato di tenerti d’occhio e sarà quello che farò.
-“Tranquilla Ros, nelle nostre mani Roxy è al sicuro!
Sentii i tacchi della dottoressa allontanarsi e tutto ad un tratto qualcuno mi prese per mano.
-“Allora ehm, oggi cosa vuoi fare? Era Zayn.
-“Non saprei, non dovrei iniziare con la terapia?
-“Oh no cara mia. La terapia inizierà domani. Oggi devi prendere confidenza con il posto e noi ti aiuteremo”. Louis mi aveva fatto sussultare. Non lo avevo sentito avvicinarsi così tanto.
-“Beh allora, magari potreste farmi fare un giro “panoramico” dell’edificio.. e dopo vi farò conoscere le mie migliori amiche Adrianne e Quenn.
-“Sono carine?” chiese Louis.
-“Certo che lo sono!!” sentii Zayn ridere alla mia destra.
-“ No, io intendevo lo sono quanto te?” . la domanda di Louis mi lasciò imbambolata. Oh, ma andiamo. Ci siamo conosciuti da cinque minuti e già ci provi?
-“Anche più belle” risposi appoggiandomi interamente su Zayn che, tra i due, era il più docile.
-“Avanti Loui lasciala perdere”, mi difese.
Uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra mi condussero per i corridoi del centro di riabilitazione, mi fecero conoscere la signora Emma che stava in segreteria, il signor Filippo, il cuoco che aveva origini italiane (che sollievo averlo ai fornelli) e poi mi accompagnarono dai bambini che si divertivano fuori in giardino. Chiesi a Zayn di descrivermelo un po’.. “Ci sono alberi di pesco che stanno per fiorire ed enormi querce che si stagliano verso il cielo azzurro ricoperto di qualche nuvola” mi disse.  “Inoltre è  stracolmo di giostrine per i bambini che possono utilizzarle dopo aver fatto ognuno la propria seduta di riabilitazione” aggiunse Louis. Sentivo i loro schiamazzi e le loro risate. Erano così adorabili. Mentre stavamo camminando sentii qualcuno venirmi addosso. Era un bambino di nome Michael. Louis mi spiegò che era malato di bipolarismo. Mi sorprendeva l’organizzazione di quel luogo. Più che un centro di riabilitazione mi sembrava un centro benessere. In realtà coloro che vi lavoravano cercavano in tutti i modi di renderlo un luogo il più possibile accogliente e familiare.
-“Ragazzi ma voi come ci siete finiti qui?” chiesi loro.
-“Oh… ti interessa davvero? È una storia alquanto inutile”, disse Louis in tono scherzoso.
-“Zayn me lo dici tu?”
-“Ehi bionda se qui c’è qualcuno che ha il permesso di raccontare questa fantastica storia sono io” disse Louis che aveva letteralmente interrotto Zayn.
-“Io non sono bionda Louis!!”
-“Ne sei sicura?” disse prendendomi in giro.
-“Louis avanti non…”iniziò Zayn, quando lo bloccai.
-“Senti Louis io sono qui per questo mio problema del cavolo e non sono di certo disposta a  farmi prendere in giro da un cretino come te. Avrei preferito mille volte di più stare a casa mia, avrei preferito poter guardare dei film senza doverne sentire solo i suoni, avrei preferito potermi guardarmi allo specchio anziché farmi fare una mia descrizione dalle mie amiche, avrei preferito poter visitare questo posto senza il vostro aiuto (forse tirare in mezzo Zayn non era giusto) ma purtroppo non posso okay? Se non hai voglia di aiutarmi bene. Farò da sola o grazie all’aiuto di qualcun altro.
Mi girai come per andarmene ma quel buio che mi circondava mi faceva paura. Non avevo la minima idea di come potessi ritornare dentro l’edificio tantomeno di come sarei riuscita a ritrovare Adrianne e Quenn. Sentii qualcuno prendermi per il braccio.
-“Ti prego di non dargli retta Roxy. Louis è fatto così. Ama scherzare e a volte non sa trovare il giusto equilibrio, non sa porsi dei limiti”. Zayn era così dolce quando mi parlava che avrei voluto abbracciarlo, ma mi contenni.
-“Potresti solo accompagnarmi dalle mie amiche?”gli chiesi in tono supplichevole.                             
-“Ma certo, andiamo”. Mi prese per mano e ci dirigemmo verso l’edificio lasciandoci Louis alle spalle. Non avevo idea di dove fosse e non mi importava. Lo conoscevo da troppo poco per permettersi di farmi sentire una…una… non vedente che non si ricorda nemmeno il proprio colore di capelli. I ricordi erano proprio l’unica cosa che mi permettevano di vivere. Dovevo ricordare tutto: i capelli corvini di Adrianne, quelli biondi di Quenn, i boccoli rossi che avevo in comune con mia sorella Kaily.. dovevo ricordare le pareti gialle della mia cameretta, dovevo ricordare gli occhi azzurri di Joseph e il tatuaggio che mia madre aveva alla caviglia (JKR che rappresentano i due gemelli Joseph e Kaily e me), dovevo ricordare la sottile ruga che usciva a mio padre ogni qualvolta era confuso o mi sorrideva.
-“Roxy! Ehi va tutto bene?”, Adrianne urlò e capii che si trovasse un po’ più lontana da me. Le sentii correre entrambe e quando erano vicine si fermarono.
-“Abbiamo una notizia negat..positiv… cioè non lo so come la definiresti ma secondo me non è poi così brutta”, questa incertezza di Quenn mi stava facendo preoccupare.
-“Vuota il sacco ragazza!” dissi irritata.
-“Beh ma non vuoi presentarci il tuo amico?” disse Adrianne in un tono che conoscevo fin troppo bene, tanto che riuscii ad immaginare la sua faccia.
-“Ops scusate, Zayn loro sono Quenn e Adrianne.
-“Tanto piacere ragazze!” gli sentii dire. –“Ora però andrei alla ricerca di Louis.. ci vediamo più tardi Roxy”. Prima di andarsene mi schioccò un bacio sulla guancia. Aveva un profumo davvero buono, sembrava Gucci by Gucci. Davvero molto molto buono. Sorrisi e mi sentii un po’ una sciocca. lo sentii allontanarsi e poco dopo Quenn esordì dicendo:
-“Ma chi era quello strafigo?! Dico ma è un modello o cosa? Dio, quanto è sexy Roxy.
-“Ti va di descrivermelo?” dissi scocciata.
-“Oh niente di che” iniziò Adrianne. –“Ha soltanto un fisico da schianto, il viso di un angelo, ma non è biondo anzi, tutt’altro. Ha i capelli, gli occhi  e la carnagione scura.
-“Veramente gli occhi sono tendenti al verde”, precisò Quenn.
-“Dettagli, dettagli”, rise Adrianne.
-“Allora cosa mi dovevate dire di così tremendo? Anzi non ho ben capito se devo essere felice o meno, visto che Quenn non sa parlare”, scherzai.
-“Mmm, diglielo tu Quenn..
-“No, avevi detto che io avrei solo dovuto accennarle il tutto. Ora devi dirglielo tu…
-“Adrianne sto per impazzire, ti prego cosa succede?
-“Okay okay parlo io. La dottoressa Rosalie ha proposto ai tuoi di farti rimanere qui per qualche mese. Visto che a scuola non puoi più, si insomma, non puoi più venirci allora tanto vale che tu rimanga qui il più possibile per le terapie. Ogni mattina, eccetto il sabato e la domenica che sarai libera, dovrai per due ore incontrare la psicologa che cercherà di capire l’origine di questa cecità isterica e farà di tutto per aiutarti.
Scoppia in una risata forte e fragorosa. Non potevo credere alle mie orecchie.
-“Cioè mi state prendendo in giro?

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Capitolo 4
*** Visita inaspettata ***


                                                                      
 

Mi portarono in quella che da lì a qualche mese sarebbe diventata la mia mini-casa. Adrianne e Quenn si offrirono prontamente di aiutarmi a prendere confidenza con le stanze. Sapevano che ero tutt’altro che entusiasta per il fatto che sarei stata nel “Centro” ventiquattrore su ventiquattro e, da buone amiche, decisero che ogni giorno sarebbero venute a farmi visita. Mi sentivo un po’ in colpa a riguardo, perché non volevo distrarle dai loro impegni scolastici, che io non avrei avuto, ma mi zittirono non appena cercai di proferire obiezioni a riguardo. L’entrata prevedeva un piccolo corridoio per poi lasciare spazio ad una stanza molto accogliente, almeno  secondo Quenn. Facendomi una breve descrizione mi dissero che i muri erano delicatamente pitturati di giallo, il mio colore preferito e, andando a destra, potevo trovare una sorta di sala da pranzo con tavolo, sedie, un divano e una televisione al plasma. Mi sarebbe servita a ben poco ma almeno avrebbe potuto farmi compagnia nei pomeriggi solitari.
-“Non pensare di cavartela così Quenn”, dissi all’improvviso. “-Dobbiamo ancora parlare di te e di quello che è successo con Daniel”, dissi mentre con una mano cercavo il divano per poi sdraiarmi un po’.
-“Adrianne perché gliene hai parlato?”, aggiunse con un tono di rimprovero. Davvero pensava che non me ne sarei accorta? La mattina che mi vennero a prendere all’uscita dall’ospedale avevo notato una nota negativa nel suo tono di voce quando le chiesi se ci fossero state delle novità.
-“Non ce ne sarebbe stato bisogno cara.. Ti ricordo che Roxy si accorge di tutto anche senza i miei interventi e, se ancora non ti fosse chiaro, non le ho detto nulla”, disse Adrianne prendendo in giro la bionda.
 Mi sedetti sul divano in modo da poter affrontare l’argomento in modo serioso. Feci spazio ad entrambe incitandole con la mano a sedersi accanto a me. Appena sedute Quenn scoppiò in uno dei suoi sfoghi infiniti.
-“Cioè ti sembra normale il fatto che mi abbia mollata? Fino al giorno prima mi amava, ero la sua piccolina-farfallina-stellina e poi?! Mi scarica senza nemmeno darmi una spiegazione ragionevole. Ma quello che mi ha fatto uscire fuori di testa-sentii la sua respirazione farsi sempre più affannata-  è stato quando mi ha detto: Quenn è colpa mia, non tua. Cioè vi rendete conto? Avrei sopportato qualsiasi tipo di frase ma non quella. Non quella cazzo. Dimmi “mi piace un’altra”, “mi hai rotto le palle”, “non sopporto più la tua voce”, “ho bisogno di fare nuove esperienze”, ma non quella!”, concluse essendo con il fiato ormai corto.
Allungai una mano verso di lei e me la strinse così forte che capii quanto fosse fragile e stanca in quel momento. Ma nonostante ciò aveva trascorso tutta la giornata con me, perché Quenn era così. Spesso superficiale, certo, ma se poteva essere altruista e aiutare le sue migliore amiche non ci pensava due volte. Daniel. Vorrei strozzarlo. Sapevo non fosse il ragazzo giusto per lei. Era molto carino, purtroppo devo ammetterlo, aveva quell’aria tenebrosa che a Quenn piaceva tanto, ma ciò non toglie che fosse oscuro anche dentro.  Si erano conosciuti un’estate e lui subito si era fatto avanti. Come biasimarlo. Quenn era, ed è tutt’ora, bellissima. Si misero insieme dopo un mese, lei cercò di tirarla per le lunghe ma poi una sera lui la baciò e da allora era stato un tira e molla continuo. Era stato anche il suo primo ragazzo (si, in quel senso) anche se io e Adrianne mostrammo fin da subito la nostra disapprovazione a riguardo.
-“ Quenn, sarò sincera con te. Mi dispiace che tu soffra, solo Dio sa quanto rancore e odio provo per quella specie di verme,  ma sai come la penso. Tu meriti di meglio e devo dire che Daniel ha ragione quando dice che “non è colpa tua” perché se è talmente stupido, ingenuo e senza cervello da perderti la colpa è soltanto sua”, conclusi aggiungendo un tocco di ironia.
-“E poi una scimmia con il pelo la puoi trovare in qualsiasi altro zoo del mondo Quenn”, disse Adrianne con il suo solito cinismo sarcastico.
-“Sapete cosa vi dico? Non mi innamorerò più, almeno per beh...un anno”.
Io e Adrianne scoppiamo in una risata fragorosa che quasi nascose il suono di una voce che avevo conosciuto da poco. Mi bloccai all’improvviso. Cosa diamine voleva? Rovinarmi la serata con le mie amiche?!
-“Roxanne posso entrare?”, chiese.
Adrianne smise di ridere e sentii Quenn irrigidirsi.
Decisi di essere gentile anche se le mie vere intenzioni erano tutt’altre. Avrei voluto letteralmente saltargli addosso per dargli una capocciata e fu una fortuna non riuscire a vederlo, altrimenti avrei potuto farlo nell’istante in cui proferì parola. Lo sentii entrare e chiudersi la porta alle spalle.
-“Carino”, sussurrò Adrianne. Non aveva potuto dirlo davvero. Adrianne non dice mai che qualcuno è carino, a meno che non si tratti di Joe Jonas (di cui mi obbligò ad ascoltare tutto l’album- che strazio!).
-“Ragazze lui è Louis”, dissi acidamente.
-“Piacere ehmm…”
-“Io sono Quenn”, trillò la bionda.
-“Ehm, si Quenn ora lasciagli la mano..Io sono Adrianne, piacere”.
-“Dovrei parlarti Roxanne”.
-“Sono TUTTA ORECCHI”, dissi mettendo una certa enfasi sulle ultime due parole, sicura che potesse percepire una cerca frecciatina.
-“Questo lo so”-disse ridendo(?)- solo vorrei parlarti in privato.
-“Loro sono come sorelle, puoi benissimo parlar…
-“Noi ce ne andiamo. Verremo a salutarti prima di ritornare a casa Roxy”, mi interruppe Adrianne stringendomi la mano. Sapevo volesse che parlassi con lui. Mi ero dimenticata di non aver detto loro di  come, quel pomeriggio, Louis fosse stato davvero uno stronzo. Intuì che eravamo rimasti soli quando sentii la porta chiudersi e Louis farsi spazio vicino a me sul divano.
-“Avanti parla”, dissi scocciata. Non amavo essere così scontrosa, non lo ero quasi mai, ma in quel caso mi sembrava giusto esserlo.
-“So che sei arrabbiata per quello che ti ho detto oggi, ma le mie intenzioni non erano quelle di ferirti. Pensavo di farti ridere un po’ anche perché hai dei denti davvero bellissimi”, il tono leggero della sua voce mi stava alquanto infastidendo.
-“Oh andiamo Louis… Era probabile che a quella battuta mi sarei arrabbiata! Possibile che non ci arrivi proprio? E smettila di cercare di abbagliarmi perché, sai la novità? Non ci vedo. E sai perché?
Mi bloccai all’improvviso. Parlarne mi aveva sempre fatto stare male. Io mi fidavo di lui e non pensavo potesse arrivare a tanto. E poi perché avrei dovuto parlarne con Louis? Cosa ne sapeva lui della mia vita?
 
-“Roxanne stai bene?”, mi chiese.
Mi ero quasi dimenticata che fosse accanto a me.
-“Non sto bene e non ci sarà nulla che potrà cambiare le cose. Quindi non cercare, con le tue scuse, di migliorare la situazione perché non puoi”, mi sentivo distrutta e frustrata. Stavo forse esagerando?
-“Io invece voglio scusarmi- disse prendendomi le mani- non avrei dovuto essere così impertinente e mi dispiace tanto”.
Lo sentii abbassare lo sguardo. Avrei tanto voluto vederlo in quel momento. Capire dall’espressione del suo volto se fosse davvero pentito e non dovermi solo accontentare del suono, così bello tra l’altro, della sua voce.
-“Louis posso chiederti una cosa?”, dissi un po’ a disagio.
-“Questo significa che mi perdoni?” disse con la voce di un bambino piccolo che chiede alla mamma di portarlo alle giostre.
-“Dipende”, dissi sorridendo. Ma si, infondo non volevo precludermi una sua amicizia. Sembrava simpatico e comunque sarebbe stato con me ogni pomeriggio e non potevo partire con il piede di guerra.
-“Farò tutto ciò che occorre per farmi perdonare. Sarei disposto anche a baciare Zayn, con tanto di lingua”, esclamò facendomi ridere.
-“Cosa ci fate tu e Zayn in un posto come questo? Cioè siete dei ragazzi giusto…? Non dovreste girare per i locali, flirtare con qualche ragazza e fare tardi la sera?”
Lo sentii ridere di gusto e, seppure in imbarazzo, risi anch’io.
-“Sono proprio tutte queste cose che hai appena elencato che mi hanno portato qui. Mia madre si era arrabbiata parecchio. In quest’ultimo periodo insieme ai miei quattro migliori amici pazzoidi, sono stato un po’ troppo irresponsabile”. Zayn è uno di questi e, dal momento che è stato l’unico a non essere stato messo in punizione, si è gentilmente offerto di prendersi una fetta della mia “tortura”. Ma penso che ora le cose siano alquanto cambiate”, aggiunse ridendo.
“-In che senso?”, non riuscivo a capire.
-“Lo capirai Roxy… e comunque domani te li farò conoscere tutti, eccetto Liam che ancora non può uscire di casa”.
Gli chiesi di non andarsene subito e quindi iniziammo a  chiacchierare un po’. Mi parlò di sé e dei suoi genitori divorziati, dei suoi quattro migliori amici, della scuola che aveva frequentato, e infine delle sue quattro sorelline che adorava . Quando fu l’ora di andarsene mi accarezzò e mi diede un lieve bacio sulla guancia. Avvampai e non capivo il perchè. Lo sentii aprire la porta ma prima di uscire mi disse:
-“Sogni d’oro Roxanne. Non vedo l’ora che sia domani per farmi perdonare ben benino”.
-“A domani Loui”, dissi con un sorriso d’ebete stampato sul volto.

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Capitolo 5
*** Assalto ***


                                                                     


Dopo solo dieci minuti si infiltrarono nella mia stanza, nuovamente, Adrianne e Quenn, curiose di sapere cosa fosse successo tra me e Louis. Raccontai loro delle sue scuse e del modo (dolce?) in cui mi salutò. Naturalmente ciò non fece altro che aumentare le loro fantasie riguardo un’eventuale “love story”, nonostante ripetutamente avessi ribadito che non sarebbe accaduto niente del genere. A volte, era davvero difficile frenare la galoppante propensione delle mie amiche agli innamoramenti. Mi promisero che sarebbero ritornate l’indomani pomeriggio. La notizia mi rallegrò, perché così non avrei dovuto affrontare tanto “testosterone” da sola. Grazie a loro sarei stata di sicuro meno impacciata e più disinvolta. Mi abbracciarono augurandomi la buonanotte e prima di lasciarmi sola, gli chiesi di chiudere la luce, anche se sapevo che non avrebbe fatto alcuna differenza. A questo pensiero seguì un po’ di tristezza che, pian piano, mi abbandonò facendomi cullare dalle tenebre finché non mi addormentai. -“Buongiorno dormigliona”, qualcuno si era seduto accanto a me sul letto.
-“Buongiorno Rosalie…scusi ma non ho sentito la sveglia. Che ore sono?”, chiesi mettendomi seduta sul letto. Oggi avrei dovuto iniziare la terapia con la psicologa.
-“Non preoccuparti cara. Ieri è stata una giornata un po’ difficile e sono sicura che Jenna non ti rimprovererà per il ritardo. Sono le nove e mezza comunque”.
-“Il tempo di lavarmi, vestirmi e sarò pronta”, promisi. Non avevo intenzione di fare troppo tardi al mio primo appuntamento “strizza-cervellotico”.
-“Hai bisogno di aiuto Roxanne?”, mi chiese gentilmente.
-“ Non ce n’è bisogno grazie. Ho più o meno capito come muovermi in questa stanza”, dissi abbozzando un sorriso.
-“Bene, allora ti aspetterò fuori per accompagnarti dalla dottoressa appena sarai pronta”.
Appena Rosalie mi lasciò sola mi diedi subito da fare, e penso di avere impiegato, si e no, venti minuti per essere presentabile. La mamma mi aveva sistemato i vestiti in modo che, tastandoli un po’, avrei subito capito di quali si trattasse. Avvolsi i miei ricci capelli rossi in una coda di cavallo, indossai il braccialetto di Joseph e mi sentii abbastanza pronta. Quando arrivai nella stanza della dottoressa Jenna percepii un profumo di gelsomino, lillà e… che strano odore. Non riuscii ad identificare l’ultimo. Finite le presentazioni, mi invitò a sdraiarmi su quella che immaginavo una poltroncina nera. L’avevo vista centinai di volte in quei film dove c’è sempre qualcuno che ha un problema e quindi si rivolge ad uno psicologo, spesso non molto attento.
-“Di che colore è la poltroncina sulla quale sono seduta dottoressa?”, chiesi senza volerlo. A volte pensavo di non avere il totale controllo comunicativo cervello-bocca. L’aprivo senza rendermene nemmeno conto.
-“Rosso cara… è un colore che ti piace?”, mi chiese.
-“Beh non mi ha mai fatto impazzire. Il rosso è un colore molto passionale, troppo forse. È uno dei colori primari, quindi nasce così com’è, non è fatto che da se stesso.
-“Qual è il tuo colore preferito Roxanne?” Perché mi stava facendo quelle domande? Non avremmo dovuto parlare del mio “problema”? Non volevo avere solo il ricordo dei colori… volevo ritornare a vederli diamine!
-“Beh ehm.. il mio colore preferito sin da bambina è stato il giallo ma.. scusi se glielo chiedo dottoressa…
-“Chiamami pure Jenna”.
-“Okay.. ehm, Jenna perché mi sta facendo queste domande?
-“So già cosa stai pensando. Vedi ogni volta che mi si presenta un non vedente è sempre la stessa storia. Tutti si aspettano che li psicanalizzi, che dica frasi del tipo: Parliamo di te, dei tuoi problemi, perché non sei felice bla bla bla… Un mucchio di stronzate”…
Oddio..aveva davvero detto stronzate?! Soffocai una risata.
-“Ridi pure cara… Io la penso così: per ritornare a vedere devi essere motivata alla vita e a viverla soprattutto. Solo attraverso il pensare i colori, il sentire gli odori sarai spronata a ritornare a vedere. Il tuo problema è puramente mentale e quindi dobbiamo lavorare, intelligentemente, con la testa. Nessuno, prima di te, mi aveva chiesto il colore della poltrona sul quale si era seduto e nessuno prima di te si era accorto degli odori che permeano la stanza. Pensi che non mi sia accorta di come ti sia quasi trasformata in un cane da tartufo appena entrata? Questi sono tutti segnali positivi, te lo posso assicurare. La tranquillità, lo stare bene, il sentirsi amata e spronata, attraverso gli altri quattro sensi a te momentaneamente disponibili, ti aiuteranno a riacquistare la vista in men che non si dica”. Ero rimasta scioccata. Non riuscii a proferire parola per qualche minuto. Credeva davvero così tanto in me? Sarebbe stato davvero così facile ritornare a vedere? Dovevo solo circondarmi di sensazioni positive, praticamente. Riprendemmo a parlare e le seguenti due ore passarono così velocemente che nemmeno me ne accorsi. Ritornata in camera mi sentivo così stanca che quando venne il signor Filippo a portarmi il pranzo gli dissi di non avere fame. Non glielo avessi mai detto! Iniziò a dirmi che fin quando ci fosse stato lui in quel posto nessuno dei pazienti avrebbe perso un chilogrammo. Aveva un accento così buffamente italiano che mi fece ridere tutto il tempo. Alla fine mi costrinse a mangiare e non andò via dalla stanza finché non vide il piatto vuoto. Dopo che mi salutò con un “Arrivederci signorì” mi sdraiai subito sul letto e, senza accorgermene, caddi in un sonno profondo.
-“Roxy…Oh Roxy.. svegliatiiii!! È ora di alzaaaaarsiiiii…”
Oddio!!! Una banda si era catapultata praticamente nella mia stanza iniziando a cantare così forte da farmi sobbalzare e, per poco, non caddi a terra.
-“Oh, si è svegliata finalmente… e cavolo.. si stava rompendo la faccia”. Sentii tante voci iniziare a ridere e riuscii a distinguerne due. Quella di Zayn, nitida e profonda e quella di Louis squillante e impertinente, come al solito.
-“Roxy stai tranquilla, non siamo venuti per ucciderti.. Te lo avevo detto ieri che ti avrei portato i ragazzi e tadàà c’è anche il sognor Liam, che se l’è letteralmente svignata per venire a conoscerti”, disse Louis con tono trionfante.
-“Potevi anche farmi avvertirmi da Rosalie che stavi per venire”, esclamai alzando la voce. Ero terribilmente in imbarazzo. Non sapevo in che condizioni mi trovassi e avrei preferito che fossero arrivate prima le ragazze, che questi tizi scalmanati guidati da quel pazzo di Louis.
-“Tranquilla, è tutto sottocontrollo Rossa”, disse qualcuno.
-“Okay, Louis direi che è tempo di presentazioni”, dissi acidamente.
-“Oh, giusto. Allora, Roxy ti presento Harry detto il “Carotone o anche il “riccio”. Mi strinse la mano molto delicatamente e devo dire che la sua era davvero “avvolgente”. -“Piacere Harry”, disse ridendo.
-“Lui invece è Niall, detto anche Nando’s”.
-“Piacere”, disse. Riconobbi la voce. Era stato lui a chiamarmi Rossa! Imbarazzo totale. -“Questo invece è Liam, ma puoi chiamarlo “il gay”. A volte ne ha gli atteggiamenti”, disse facendoli ridere tutti.
-“Ah ah ah..molto divertente Loui, davvero molto divertente. Piacere di conoscerti Roxanne”.
-“Oh piacere mio Liam”, dissi in un soffio.
-“Roxy!!”, Zayn era entusiasta di rivedermi. Mi diede un abbraccio stritolante che ricambiai con molto affetto. Era davvero dolcissimo.
-“Zayn!!” dissi canzonandolo.
–“Allora cosa mi racconti?” -“Bah niente di chè.. e tu? Come te la passi? Hai conosciuto Jenna stamattina?”
-“Oh si, ed è stata un’esperienza interessante”, dissi ridendo di gusto.
Improvvisamente sentii qualcuno bussare alla porta. Oh, le ragazze! Dio ti ringrazio, mi avrebbero aiutata a sopprimere quelle cinque bestioline che mi stavano letteralmente assalendo.
-“Vado io”, disse Liam(?) sentendolo precipitarsi verso la porta.
-“No vado io, fermo Liam”, esclamò Louis.
-“Tra i due litiganti il terzo gode”, esclamò Niall rincorrendo gli altri due.
-“Non distruggetemi la stanza ragazzi!”, esclamai presa dal panico.
-“Ti ci abituerai Roxy”, mi disse Zayn sedendosi accanto a me sul letto. Abituarsi? Perché sarebbero venuti a trovarmi spesso?!


*Il mio angolo scrittrice* 

Salve a tutte bellezze :)
Siamo giunti ormai al quinto capitolo e mi sembra giusto presentarmi. Mi chiamo Lavinia, ho 17 anni e frequento il liceo classico. Mi auguro che la storia vi stia piacendo anche perchè, a volte, penso di essere un po' pesante riguardo il problema di Roxanne. (opssss) Questa è la mia prima FF e non pensavo che mi sarei affezionata così tanto ai personaggi... Ben presto parlerò di tutti quelli che finora hanno solo fatto parte delle comparse, come ad esempio Joseph e Kaily (i fratelli gemelli di Roxanne), le sorelline di Louis e inoltre ce ne sono ancora molti altri da inserire... non voglio anticiparvi nulla però... Per me è molto importante il vostro supporto attraverso le recensioni perchè è proprio quello a spingermi a scrivere... voglio delle critiche costruttive e oggettive per potermi migliorare... Okaaaay ora basta LOL sono una chiacchierona.. Un infinito grazie a tutti quanti..

*STAY STRONG*

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Capitolo 6
*** Cos'hai da fare nei prossimi 50 anni? ***


                                                                         


Quenn e Adrianne entrarono nella stanza. Dopo essere rimaste un po’ sconvolte dalla presenza di tutti quei ragazzi nella mia camera si sentirono subito più a loro agio quando Louis fece le presentazioni. Potevo sentire Quenn parlare con Niall e Liam e, non potevo crederci, sentivo una certa timidezza nel suo tono di voce. Invece Adrianne stava letteralmente prendendo a pugni Harry perché, secondo lei, ci stava provando un po’ troppo.

-“Tranquilla “John Cena”- cercava di dire, nonostante non riuscisse a smetterla di ridere- sono già impegnato”.
-“Pensi che questo mi importi Styles?”, sbottò lei. –“Sei davvero troppo irritante per i miei gusti”.
-“Vedo, per così dire, che avete fatto amicizia Adrianne”, esclamai divertita.
-“Io dico che lei, in due minuti di boxe, lo sarebbe capace di atterrarlo”, esclamò divertito Zayn mentre si sedeva accanto a me sul letto.
-“Oh, se per questo, lo penso anche io”, si intromise Louis.
-“Sei ancora qua Tomlinson?, dissi acida.
-“Ovviamente “Ariel”, e non ho alcuna intenzione di andarmene sai… Del resto sono io che ho creato questo “global-meeting”, disse ridendo.
-“Dovevano chiamarti “modestino”, altro che Louis!”, esclamai cercando di scendere dal letto.
Sentii subito due mani afferrarmi per le braccia. Ebbi una leggera scossa al loro tocco e ricordai di aver già provato quella sensazione il giorno in cui strinsi per la prima volta la mano di Louis. Sapevo dove il mio “cervello-fantasioso” andasse a parare ma, con tutta la forza della ragione, cercai di scacciare quei pensieri. “Mi ha solo presa alla sprovvista e mi sono spaventata” continuavo a ripetermi, ma non so perché, il mio cuore accelerò quando mi disse, con quel tono così odiosamente divertito:
-“Ehm, dove credi di andare sirenetta?”
-“Voglio solo uscire un po’ a prendere aria sul balcone”, dissi cercando di divincolarmi dalla sua presa.
-“Allora ti accompagno, potresti, si insomma, farti male”, disse in un soffio.
-“So perfettamente dove mettere i piedi”, ma non feci quasi in tempo a finire la frase che mi tirò per la mano per seguirlo fuori.
-“Ehi “maglia a righe con bretelle” dove porti Roxy?”, chiese preoccupata Adrianne.
.”Vuole solo prendere un po’ d’aria tesorino”, sentii Harry risponderle in tono ironico.
“-Portatelo via vi prego, prima che prenda una forbice e gli tagli tutti questi ricci”, ribatté irritata.
-“NO I RICCI NO!!”, esclamarono tutti i ragazzi  con un falso tono d’allarme, e poi fu un susseguirsi di risate e battute che non potei afferrare perché ormai ero su balcone con Louis.
“Allora?”, mi chiese.
“Allora cosa?”, ero confusa.
“Come ti sono sembrati quei pazzi scatenati dei miei amici?”
-“Beh pazzi e mmm…scatenati?!”, risi.
-“Oh, divertente Roxanne. Quasi quasi inizi a farmi concorrenza “giullaresca”. Ma ti avverto, ho il primato come miglior intrattenitore”.
Lentamente appoggiai le braccia alla ringhiera e appoggiai la testa sul palmo delle mani. Davanti a me c’era il sole. Lo sentivo caldo e accogliente sul mio volto. Solitamente, alla sua luce, i miei boccoli rossi diventavano ancora più luminosi e chiari di quanto in realtà fossero.
-“Cosa c’è?”, chiese curiosamente, mentre si avvicinò a me.
-“Mi sento un po’ a disagio. Mi sentirei meglio se mi dicessi cosa stanno scrutando i tuoi occhi ora. Cosa vedi?”. Mi accorsi del mio tono implorante e avevo paura di averlo intimorito.
-“Oh, beh davanti a noi c’è il sole che, con gli ultimi raggi, sembra quasi salutarci prima del tramonto. Proprio qui giù c’è il giardino con tutte le giostrine dei bambini. È davvero curato e il prato è davvero molto verde. Sembra quasi una radura incantata. Gli ultimi bambini sono presi dalle loro madri preoccupate che i piccoli prendano freddo e si ammalino. Qualcuno cerca di opporre resistenza, qualcun altro invece si accoccola in braccio alla propria mamma e si lascia accarezzare la nuca.
-“Ti invidio sai. Tu puoi vedere tutte queste cose e io posso solo immaginarle attraverso le tue parole”, dissi abbassando il volto.
-“Si, è davvero tutto così bello…ma dovresti vederti. Ti sto osservando da quando siamo fuori. I tuoi ricci oggi sono così pronunciati e luminosi, il rosso dei tuoi capelli sembra essere uscito da una fiaba. È così autentico. La tua pelle al sole diventa un po’ più colorata, quasi dorata, e il tuo viso brilla di una luce propria che mi lascia sopraffatto”, disse alzandomi il volto con un dito.
-“Non farlo”.
-“Cosa?”
-“Questo. Io voglio esserti amica Louis. Ancora non riesco a superare quello che mi è successo qualche tempo fa.. lo senti? Ancora mi si spezza la voce quando ne parlo”.
-“Non so cosa ti sia accaduto ma, non ho niente da fare nei prossimi cinquant’anni della mia vita… Non voglio programmare nulla. Non avevo programmato di provare una simpatia (una dolce simpatia) nei tuoi confronti, non avevo programmato di uscire qui fuori e di dirti ciò che ti ho detto. La vita va vissuta così come viene Roxanne, con le sue esperienze belle e con le sue esperienze brutte. Spero solo di non fare parte delle seconde”, concluse sorridendo.
-“Ora mi sento così serena che non riuscirei ad essere triste. Per colpa tua, e sottolineo per colpa tua- sorrise- siamo partiti con il piede sbagliato, ma penso che se ti comporterai così bene fin quando rimarrò, potremmo diventare amici”, aggiunsi abbozzando un sorriso.
-“La finite di confabulare voi due?”. All’improvviso sopraggiunse la voce di Quenn che ci invitava calorosamente ad entrare. I ragazzi stavano per tornare a casa ma avevano promesso che ci saremmo rivisti di nuovo in quella settimana. Harry mi salutò chiamandomi “carota”, ma non ne capii il perché. Niall, invece, mi promise di portarmi un giorno di questi da Nando’s, ma non capii se si trattasse di una persona o di un locale. Liam mi salutò sussurrandomi all’orecchio “Lo hai capito, vero, che non sono gay? Voglio dire, Loui scherzava ovviamente”. Non riuscii a fare a meno di ridere di gusto e di salutarlo con un abbraccio che ricambiò calorosamente. Zayn mi abbracciò davvero forte e mi promise che domani avrebbe organizzato qualcosa di divertente da fare dopo la seduta con Jenna. Ero così felice che si prendesse cura di me come di una bambina. Non mi faceva sentire “malata”, ma soltanto un’amica cui vuole offrire tutto il suo aiuto. Quando Louis mi salutò fece la stessa cosa della sera prima. Mi accarezzò delicatamente e mi stampò un sonoro bacio sulla guancia. Nella stanza eravamo rimaste solo io e le ragazze. Tutte e due dissero all’unisono entusiaste: DOBBIAMO RACCONTARTI UN SACCO DI COSE!! I RAGAZZI CI PIACCIONO UN MONDO!!! Ci mettemmo a ridere e decidemmo che, a turno, ognuna avrebbe esposto le sue impressioni e i suoi pensieri. Iniziò Quenn.

*Il mio angolo scrittrice*

Abbiamo conosciuto una parte di Louis che non mi aspettavo emergesse così spontaneamente, ma scriverla è stato davvero entusiasmante muaahahahah
Quenn e Adrianne avranno delle cose importanti da dire nel prossimo capitolo. Potete intuire già delle “simpatie tra qualcuno”? beh io non rivelerò nulla u.u
Vi prego continuate a recensire.. Ringrazio tutte quelle che hanno messo questa storia tra preferite/ricordate/seguite. Siete fantasticheeeee *---*
Per alcuni problemi ho dovuto cambiare contatto e ho dovuto spostare la storia qui perdendo tutte le recensioni vecchie.. è stato un trauma :(
Ringrazio infinitamente quelle persone che si erano ingegnate a scrivere almeno una recensione. Grazie davvero.. siete nel mio cuore <3
Un saluto speciale alla mia amica (SEMPRE TANTO CARA) Gingerspice… Io ti adoro ragazza, davvero. Grazie per le tue recensioni così rincuoranti e sincere <3
Ultima ma non meno importante è il saluto speciale che devo fare a LilySmiles… Grazie per il tuo supporto silenzioso e la tua presenza immancabile.. Dovete leggere la sua storia.. vi trasporterà tra case sugli alberi, avventure, misteri e un amore davvero dolce tra Harry e Layla… qui è il link della storia---à http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=835186
 
 
Grazie ancora a tutte <3

*STAY STRONG*

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Capitolo 7
*** Essere o non essere felice? ***


                                                                    


Io e Adrianne eravamo sconvolte fisicamente e psicologicamente. Quenn aveva iniziato a parlare e sarebbe stato alquanto più facile fermare un branco di cavalli impazziti ma non lei. Era decisamente impossibile frenare il suo entusiasmo. Dalle sue parole capii subito cosa fosse successo. Aveva preso una cotta. Il carattere di Quenn dal primo giorno che la conobbi mi affascinò molto. è davvero passionale, sincera, altruista ma non riesce mai ad arrivare al succo delle questioni. Può parlare per ore ed ore cercando di farti comprendere l’affetto che prova nei tuoi confronti ma non è mai riuscita a dire né a me né ad Adrianne “ti voglio bene”. Non ha mai detto nemmeno a Daniel “ti amo”. Ma non è questa la stranezza che più mi fa specie. Quello che mi sorprende davvero, e che non capisco, è come faccia, nonostante questo suo “blocco”, ad affezionarsi così rapidamente ad una persona. Non che fossi mai stata timida, ma per avere un rapporto che potessi definire “amichevole” con una persona, impiego un tempo che definirei “normale”. Adrianne invece è sempre stata molto scettica, e da sempre fatica ad avere approcci “tranquilli” con gli sconosciuti. Risi pensando al modo, quasi molesto, con cui conversò quel pomeriggio con Harry. Quenn, invece, è molto disinvolta sotto questo punto di vista. Ho sempre pensato che questo suo modo di fare sia riconducibile ad una forte insicurezza che, la ragazza, sa celare molto bene. Sta di fatto che diventammo amiche, in cinque minuti forse? Sicuramente per lei è stato così. Non dico che da quel giorno fummo inseparabili, perché le vere amicizie hanno bisogno di tanta cura e tanta dedizione per diventare indelebili, ma scattò qualcosa in me che mi fece capire che avrei visto quel faccino circondato da lunghi capelli biondi per un bel po’.
-“E quindi domani usciamo”.
-“COSA? Frena frena Quenn. Cosa hai detto?”, dissi nel panico.
-“Avanti Rox, non dirmi che non hai sentito niente di quello che ho detto!!” si lamentò.
-“Il biondo ha chiesto alla bionda di uscire. Faranno tanti figli biondi e l’arredo della loro casa si dividerà tra il giallo e il biondo(?)!” esclamò Adrianne in tono, come dire, scettico (ovviamente).
-“Il biondo?! Non capisco ragazze. Quenn, diamine, vuoi spiegarmi?!”, ero davvero frustrata. Mi sentivo esclusa e io odio sentirmi esclusa.
-“Allooooora… Da dove ripartire? Stavamo parlando di cibo, ma non chiedermi come ci siamo arrivati, e io e Niall abbiamo scoperto di avere la stessa passione! Non è grandioso?!”, disse su di giri.
-“Certo Quenn, è davvero grandioso! Tra qualche anno quando peserete duecento chili poi mi dirai com’è grandioso non potersi tagliare le unghie dei piedi” disse Adrianne.
-“Mi stai dicendo che ti ha invitata ad uscire?”
-“Domani pomeriggio. Ore 17:30. Bar a due chilometri da qui. Mangiare un panino. Io e lui. È un appuntamento secondo te?”, chiese innocentemente.
-“OVVIAMENTE!!!”, esclamammo io e Adrianne all’unisono.
-“Okay, beh allora si. Mi ha invitata ad uscire”.
-“Sei la stessa bionda-senza-cervello, che pochi giorni fa a citato questa frase: sapete cosa vi dico? Non mi innamorerò più, almeno per beh.. un anno”, le fece il verso Adrianne. Non potei fare a meno di ridere ma poi mi ricordai di un argomento altrettanto delicato.
-“Adrianne quando sarà l’incontro di boxe tra te e Harry?”, chiesi ironicamente.
-“Non ti ci mettere anche tu. Visto che Quenn non ha fatto altro che parlare parlare e ancora parlare solo del biondino io ti parlerò di tutte le altre cose che sono successe. Mentre lei e Niall flirtavano, Liam visibilmente a disagio, venne accanto a me e iniziò a prendere le difese del “riccio”, cioè Harry.  Mi disse “Tranquilla Adrianne, ad Harry non piacciono le more.  “Decisamente non mi piacciono”, aggiunse quella sorta di “essere umano con un quoziente intellettivo decisamente sotto la media”. Sta di fatto che dopo essermi davvero innervosita, Zayn propose un incontro di boxe e puntò dieci biscotti sulla mia vincita. Liam si è giocato la macchina, che non ha, riguardo quella di Harry. Inoltre il riccio, dopo aver accusato Zayn di tradimento, mi guarda dritta negli occhi e mi dice “Se riuscirai a battermi farò tutto ciò che vuoi ma, se vinco io.. beh ci devo pensare, ma sarà una vendetta molto succulenta.
-“Scommetto cinque biscotti che hai accettato!” la interruppi prendendola in contropiede.
-“Ti pare che io mi sarei mai tirata indietro? Avrà una brutta delusione quando, dopo averlo atterrato, poggerò il mio piede sul suo petto gridando: Il riccio è stato battutooooo!!!!”
-“Quindi ti piace”, conclusi ammiccando.
-“Fly down, Roxanne. Non iniziare a viaggiare con quella tua mente diabolica. Io odio quel ragazzo, davvero.
-“L’odio è un sentimento tanto passionale quanto l’amore Adrianne”, squittì Quenn.
-“La bionda che dice una frase così sensata?! Non può essere…”dissi ridendo.
-“Quenn sei sicura di sentirti bene? Fammi toccare un po’ la fronte. Roxy hai un termometro?”
-“Smettetela voi due. Dico solo che secondo me ti piace Adrianne”.
La conversazione andò più o meno verso questa direzione per tutto il tempo. Adrianne imperterrita sosteneva di “odiare” Harry. Quenn continuava a dire il contrario. Io cercavo di metterle in conflitto con battutine sadiche a volte a favore di una, altre a favore dell’altra. Ben presto si fecero le 19:30 e le ragazze a malincuore dovettero salutarmi. Quenn mi stampò un sonoro bacio sulla guancia mentre Adrianne mi diede la buonanotte dandomi una pacca sul braccio (maschiaccia). Mi promisero che sarebbero ritornate l’indomani, ed egoisticamente non vedevo l’ora di rivederle. Iniziai a cambiarmi per indossare il pigiama di Victoria’s secret che avevo comprato un’estate fa nella “Grande Mela” quando improvvisamente sentii bussare alla porta.
-“Signorina Roxanne la cena”, sentii gridare a qualcuno aldilà della porta.
-“Arrivo signor Filippo”.
Indossai le ciabatte e cercai di non sbattere nel tragitto camera da letto- porta d’ingresso. Quando aprii il signor Filippo iniziò a farmi uno dei suoi soliti interrogatori. Mi chiese come mi trovassi nel centro di riabilitazione e non potei fare altro che dire la verità.
-“Tutti mi hanno accolta davvero bene. Sono felice di aver trovato delle persone così gentili e disponibili come lei signor Filippo.”.
-“Ma non dirlo nemmeno per scherzo ragazzina. Qui siamo tutti amici e cerchiamo di aiutarci l’un l’altro. Come si dice al paese mio: Tutto il mondo è paese dove c’è un calabrese!”.
Avrò fatto una faccia davvero allibita e sconvolta perché lo sentii ridere per almeno cinque minuti. Non ero riuscita a capire nemmeno una delle parole che avesse detto. Era davvero un signore troppo simpatico… ma anche molto strano. Dico ti sembra il caso di parlarmi in italiano?! Mi feci promettere di insegnarmi qualche parola e subito si offrì con l’euforia di sempre, dopodiché mi lasciò dicendo di dover sfamare gli altri “amici” (ci chiama tutti così). Lo salutai dicendogli in un italiano stentato “Arrivederci Filippo” e sono sicura che cercò di soffocare una forte risata.  
Che giornata bizzarra era stata. Davvero bizzarra. Rimuginavo e rimuginavo sulle parole di Louis ma ero talmente stanca che non riuscii a concentrarmi abbastanza per formulare pensieri concreti. Decisi quindi di cercare il telecomando per addormentarmi in compagnia della televisione quando sentii qualcuno bussare alla porta. “E adesso chi è?” pensai. “Non dirmi che è…”
-“Aprimi tesoro”.
Quella voce. Quanto mi mancava. Era passato poco da quando l’avevo sentita ma mi era davvero mancata. Mi precipitai alla porta e quando l’aprii un paio di braccia mi abbracciarono così forte da farmi quasi soffocare.
-“Mi sei mancata Roxy!!!!!”.
-“Anche tu Kaily” dissi commossa.
Mia sorella era lì con me. Non la sentivo da quasi due giorni e la sua assenza iniziava a farsi insopportabile. L’amavo con tutta me stessa e, da sempre, avevamo avuto un rapporto così intenso che ogni sera ci stendevamo sul letto e ci ripromettevamo di “sfogarci” a turno di dieci minuti ma poi, quando una delle due “sforava”, iniziavamo ad accavallarci l’un l’altra e finivamo sempre per litigare. Come mi mancavano quelle serate.
-“Devo parlarti Roxanne. E sappi che sei la prima persona alla quale confido questo peso che da giorni ormai mi logora”.
-“Avanti entra. Siediti e raccontami tutto dal principio”.
Ci accomodammo entrambe sul divano e, come ero solita fare in queste situazioni “delicate”, mi sdraiai in modo da mettere la mia testa sulle sue gambe e lei iniziò a giocherellare con i miei capelli che da sempre amava e invidiava. Era inutile ripeterle che i suoi corti e lisci capelli neri fossero davvero bellissimi. Quando aveva un’idea nessuno poteva dissuaderla.
-“Allora… ne parliamo?” iniziai.
-“Non è facile per me Roxanne. Questi giorni mi sono sembrati anni. Tu che non sei a casa, Joseph che è sempre fuori e non mi dice cosa sta combinando ultimamente, mamma e papà che sono impegnati con il lavoro e che cercano di non pensare alla tua lontananza.. è tutto così difficile.
-“Sei sempre stata così forte tu, Kaily. Non posso credere che sia abbattuta per questo!
-“Lo so. Se mi fai finire!” disse scherzando.
-“Il vero problema è un altro vero?”, cercai di indovinare. -“Avanti dimmi!!” chiesi ormai impaziente.
-“Lo sai che odio i giri di parole. Quindi cercherò di essere il più possibile diretta”.
-“Stai facendo un giro di parole! Lo sai che non ti giudicherei mai. Sei mia sorella, la mia sorella preferita tra l’altro” scherzai.
-“Beh hai solo me come sorella, quindi non vale”.
-“Non è questo il punto e tu lo sai! Quindi muoviti prima che ti prenda a schiaffi”.
Iniziò ad arricciarmi i capelli con le dita sempre più freneticamente. Era davvero nervosa. Ma cosa poteva renderla così vulnerabile?
-“Mi sono fidanzata Roxanne”, disse tutto ad un fiato.
-“Ohhhh, Kaily sono così felice per te! Com’è lui? È bello,alto, muscoloso? Dove l’hai conosciuto? Voglio i dettagliiii!!!
Presa dall’euforia mi alzai e le presi le mani. Avrei voluto davvero guardarla negli occhi in quel momento. Avrei voluto vedere le sue guancie arrossire e il suo sorriso farsi imbarazzato ma fui costretta ad immaginare tutto. Mi sorella che si era fidanzata! Che cosa dolce… immaginavo di avere gli occhi,come minimo, a cuoricino. Naturalmente prima di darle la mia “benedizione” avrei dovuto conoscerlo, studiarlo e testarlo. Non se la sarebbe cavata facilmente.
-“è questo il problema Roxanne” disse in panico.
Non riuscivo a capirla.
-“Mi sono fidanzata, si. Ma non si tratta di un LUI. Si chiama Willow ed è una ragazza davvero fantastica. Ti prego almeno tu non giudicarmi”, chiese implorante.
Pian piano il mio sorriso iniziò a scomparire. Le strinsi le mani. Essere felice o non essere felice? Questo è il problema.


*Il mio angolo scrittrice*

Salve a tutte. Eccomi nuovamente qui a scrivere.. Beh che dire. Questo capitolo mi è particolarmente piaciuto e mi sta davvero a cuore. Abbiamo conosciuto meglio Kaily e vorrei davvero sapere cosa ne pensate della sua storia. Secondo voi come reagirà Roxanne nel prossimo capitolo? Se avete proposte sono più che ben accette.
Ringrazio infinitamente tutte le persone avevano recensito e che lo faranno ora **
Saluto speciale a gingerspice… Che dire? Sei sempre tanto cara <3

Grazie a coloro che hanno messo questa storia tra seguite/ricordate/preferite
Infinitamente vostra
Lavinia

*STAY STRONG*
 

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Capitolo 8
*** Ostacoli ***


                                                                 


Restammo zitte per forse venti minuti. Sapevo che se avessi parlato non avrei utilizzato parole giuste e appropriate. “Quando non sai cosa dire è meglio che non dici nulla” pensai ricordando la frase di un cartone animato che vedevo sempre da bambina.
-“Ro-Roxanne io d-devo andare ora”, disse nervosamente liberando la sua mano dalla mia stretta.
-“Domani verrai vero?” chiesi. Non mi stavo comportando affatto come conviene ad una sorella. Avrei dovuto subito rincuorarla e offrirle il mio aiuto ma proprio non ci riuscii. -“Beh non so lo. Le avevo promesso di andare a fare shopping…”, disse alludendo a quella ragazza. -
“Ti prego Kaily, non fraintendermi. Io non sono nessuno per dirti che qualcosa è “giusto” o “sbagliato”, anche perché non si tratta di questo. Mi hai soltanto spiazzata ecco tutto…”
-“Si giusto. Ha detto così anche Joseph quando gliel’ho detto”. Mi diede un bacio e quando tentai di abbracciarla si scostò. La sentii correre verso la porta per poi sbatterla. Mi sentivo letteralmente una merda. Mi accoccolai sotto le coperte e abbracciando il cuscino tante piccole lacrime iniziarono a bagnarlo. La mattina dopo ero davvero uno straccio. Mi sentivo gli occhi gonfi e non avevo la benché minima voglia di andare da Jenna. Si sarebbe accorta della mia “depressione” e avrebbe iniziato a farmi il lavaggio del cervello su questioni che, con il mio “problema”, non avevano nulla a che fare. Decisi quindi di chiamare Rosalie e le dissi che quella mattina avrei preferito stare in camera.
-“Va tutto bene Roxanne? Hai bisogno di qualcosa?”
-“No Rosalie davvero.. è solo che oggi mi sento particolarmente stanca e, se non è un problema, vorrei restare in camera”, mentii. Odiavo farlo, ma Jenna e i suoi interrogatori quella mattina sarebbero stati troppo per i miei nervi. Andai a farmi quindi una bella doccia calda per cercare di dissipare il nervosismo e proprio mentre iniziavo a sentirmi meglio sentii un vociare provenire dalla camera.
-“Adrianne, Quenn siete voi?”, gridai. Nessuna risposta.
-“Ragazze andiamo non mi va di scherzare stamattina!!!” Urlai più forte. Iniziavo davvero a preoccuparmi. Chi aveva la chiave per entrare a parte loro? Nessuno, credo. Uscii immediatamente dalla doccia e mi allacciai bene l’accappatoio attorno alla vita. Con passo “felpato” e silenzioso andai in camera da letto e sentii, con mio grande stupore, che la televisione fosse accesa.
-“Oh eccola!! Tu devi essere Roxy vero?”, sentii chiedere ad una bambina (?)
-“Ma certo che è lei. Lo aveva detto che aveva dei bellissimi capelli rossi!” esclamò un’altra. “Oh sembra proprio Ariel!!”, ma quante erano??!!
-“A me sembra un tantino preoccupata della nostra presenza ragazze” disse un’altra che sembrava essere un po’ più grandicella.
-“Ehm ragazze scusate ma voi chi siete? E come siete entrate? Ma soprattutto che ci fate nella mia stanza?!”, chiesi agitando in modo troppo teatrale le braccia.
-“Non ti scaldare Ariel!”. Quella voce. Quella maledettissima voce si diffuse nella camera non appena entrò alle mie spalle.
-“Louiiii siamo entrate nella camera giusta vero?”
-“Giusto tesoro..ma vi siete presentate?”
-“A dire il vero…”
-“Mi spiegate cosa sta succedendo qui? E tu, Louis, che ci fai qui di prima mattina?! Già è un trauma sopportarti il pomeriggio..”
-“Lo so Ariel, mi sei mancata tanto anche tu”, disse odiosamente.
–“Comunque loro sono le mie quattro sorelline. Lei è Lottie- qualcuno mi baciò timidamente- lei invece è Felicite- mi strinse la mano con foga- e loro due sono le gemelline Daisy e Phoebe- che mi saltarono letteralmente addosso.
-“Come sei profumata Roxanne”, mi disse una delle gemelle mentre le rimettevo giù.
-“Oh grazie piccola”, dissi accarezzandole il capo.
-“Dovresti prepararti però, o faremo tardi!” esclamò quella che pensavo fosse Felicite.
-“Per andare dove scusate??”. Ero allarmata. Non solo avevano fatto irruzione nella mia camera mentre ero sotto la doccia, ma adesso volevano anche portarmi chissà dove. -“Loui avevi detto che non avrebbe fatto storie…”
“Lottie, cara Lottie, non farà alcuna storia. Verrà con noi e basta…”
-“Io non ci giurerei!, precisai subito. –“E sentiamo dove dovremmo andare?”
-“Al parco!! A te piacciono i cavalli?” disse una delle più piccole.
-“Si ma…”
-“Io Felicite e Lottie ti aspettiamo giù.. Le gemelle ti aiuteranno a prepararti.. Hai venti minuti pensi di farcela?”. Quella prospettiva non mi dispiaceva affatto. Anzi, avrei avuto del tempo per non pensare a Kaily e a tutto il resto. Louis guidò la macchina per circa venti minuti, tempo durante il quale fui tartassata di domande dalle sorelline. Erano adorabili, questo si, ma a volte troppo invadenti.
-“Hai mai avuto un ragazzo Roxanne?”, mi chiese Lottie (forse).
-“Ehm si ma niente di serio.. cioè, voglio dire, non è che stessi con uno che non mi piacesse però…
-“E quanti bambini vuoi?”, mi chiese la piccola Daisy, la cui voce dolce era inconfondibile.
-“Non lo so ancora, però di sicuro una bimba adorabile come te” le dissi mentre aprendo le braccia la feci accoccolare su di me. Le domande continuarono e me ne fecero alcune molto bizzarre, del tipo: hai mai ucciso qualcuno? Credi ancora in Babbo Natale? Quante volte vuoi divorziare? Erano davvero delle ragazzine inquietanti, a volte, ma almeno mi tennero talmente occupata con il “test” che mi fecero quasi dimenticare la presenza irritante del loro fratello. Mi ricordai di lui solo quando disse: -“Eccoci, siamo arrivati!” Scendemmo dall’auto e le gemelle mi presero per mano guidandomi attraverso il parco. Potevo percepire l’aria fresca accarezzarmi il volto e l’odore dell’erba tagliata da poco. Ogni tanto, percepivo il ronzio di un calabrone e iniziavo a correre e urlare come una matta. Ben presto scoprirono, quindi, la mia fobia per questo animale raccapricciante. Mentre ero seduta con Lottie e Felicite appoggiata con la schiena ad un grande albero, sentii all’improvviso un cavallo nitrire. Saltai improvvisamente in piedi perché lo sentii molto vicino e mi ero spaventata.
-“Tranquilla, lo sto tenendo io”, disse Louis. “Questo è Bucefalo, un bellissimo cavallo color latte e caffè. Lo cavalcherai tu Roxanne!”
-“No no no.. io non voglio cavalcare proprio niente!! Io starò qui all’ombra a immaginarvi mentre vi divertite…” -“Oh avanti Roxy, sarà divertente! Louis è davvero un abile cavallerizzo.. ti aiuterà”
-“Questo è ciò che mi terrorizza di più Lottie…”
-“Fai meno storie Ariel. Sali, avanti! Non schivare gli ostacoli ma affrontali”, disse seriamente lui. Ma vedi tu se dovevo permettergli di fare il “responsabile”, cosa che non era capace di fare. Proprio per non dargliela vinta cercai la criniera del cavallo. Era davvero liscia e morbida al tocco della mia pelle. Chiusi gli occhi, anche se non faceva alcuna differenza dal tenerli aperti, ma volevo assaporare quella fantastica sensazione. Non ero mai andata a cavallo, sebbene avessi sempre desiderato farlo. Il mantello era soffice e decisi di appoggiarvi il naso. Aveva odore di fieno e anche un po’ di sterco mio malgrado, nonostante il pelo lo percepissi molto pulito. Mi sentivo così tranquilla e serena in quel momento che non volevo più muovermi da lì. Era come se fossi in un rifugio segreto che mi nascondesse dal mondo e da tutte le cose brutte che avevo passato. Un mondo fatto di silenzio e di pace. Ero del tutto concentrata su di me. Percepivo i battiti del mio cuore e il respiro pesante del cavallo che muoveva la coda. Attorno a me percepivo dei suoni. Per un attimo allargai il mio orizzonte percettivo e sentii Felicite (?) che si stava allontanando a cavallo e Louis, che era ancora accanto a me, raccomandarle di non allontanarsi e di stare attenta. Lottie, probabilemente era lei, la seguiva a ruota, perché le gridò di aspettarla, mentre le gemelline si contendevano un pony.
-“Aspettami qui” mi disse e lo sentii allontanarsi per mettere fine al litigio di quelle due piccole pesti. Era il momento giusto per salire da sola su quel cavallo e dimostrare a me stessa che volendo avrei potuto fare qualsiasi cosa. Staccai il naso dal mantello di Bucefalo e aprii gli occhi. Mi specchiai nell’iride color cioccolato del cavallo. Avevo il viso contratto in un’espressione stordita e mi vidi sbattere più volte gli occhi ma quell’immagine non cessava di andar via. Mi girai verso la voce di Louis che sentivo avvicinarsi e vidi solo una maglia a righe. Mentre cercavo il suo volto la vista tornò a diventare sfuocata e poi di nuovo andò via. Mi tenni stretta al cavallo per non cadere a terra. Ero sconvolta. Com’era possibile che fossi ritornata, seppur per qualche secondo, a vedere? Mi ero sentita così viva ed ora ero sprofondata di nuovo nell’ombra, che mi avvolgeva e non mi lasciava andar via. Quando perdi qualcosa e pensi che non possa più tornare indietro ti senti senza via d’uscita, chiusa in un maledetto vicolo cieco. Ma adesso potevo tornare a sperare? Non avevo mai creduto seriamente che potessi ritornare a vedere ma adesso il mio cuore non cessava di battere freneticamente, quasi come volesse scoppiarmi nel petto. Tremavo, e ad un certo punto, mi sentii mancare…
-“Roxanne!!!!” sentii gridare qualcuno mentre sprofondavo in un buio senza fine… cadevo giù, sempre più giù, spalancavo gli occhi ma ogni cosa rimaneva priva di colore… la gravità convergeva su di me. Mi spingeva giù, con prepotenza, e sebbene cercassi un qualsiasi tipo di appiglio non ne trovavo alcuno. Improvvisamente qualcosa mutò. Sentii una spinta contro corrente. Il buio non mi stava più divorando anzi, sentivo una forza spingermi verso l’alto, verso la vita. Due mani mi stavano aiutando a vivere.
-“Che succede? Ti senti male?” Le sue mani tremavano sotto la mia schiena, la sua voce era allarmata. Non mi ricordavo cosa fosse successo. Mi sentivo terribilmente stanca ma non volevo rinunciare a cavalcare. Qualcosa mi diceva che avrei dovuto farlo…Nella testa una frase faceva eco: “Non schivare gli ostacoli ma affrontali”.
-“Sto bene Louis, davvero. Solo un mancamento”.
-“Dammi il tempo di richiamare le ragazze e ritorniamo da Rosalie. È stata una stupida idea la mia. Mi dispiace…”
-“NO!!!” dissi troppo ad alta voce. Presi il suo viso tra le mie mani:
-”Non portarmi via. Voglio cavalcare!”. Era in lotta con se stesso e cercai di fare un’espressione il più possibile convinta e sicura.
-“Io verrò con te sul cavallo lo sai vero?”.
“Che palle”, pensai. Almeno non mi avrebbe portata via.
-“Okay”, dissi soltanto.

*Il mio angolo scrittrice*

Grazie a tutte coloro che mi sostengono, che recensiscono, che mettono la storia tra le seguite/preferite/ricordate… Che dire.. non vi voglio annoiare ulteriormente.. L’importante per me sono le vostre recensioni che mi spronano a dare sempre il mio meglio… Quindi RECENSITE RECENSITE!!!!!!.. Non devono essere solo commenti positivi ma anche critiche costruttive naturalmente.. =)
Un bacio
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 9
*** Dear John ***


                                                                 


*Il mio angolo scrittrice*

Allora, care mie lettrici.. cosa dire?! Questo capitolo ha un titolo speciale: Dear John. è la canzone, di Taylor Swift, che ho ascoltato per tutto il tempo che ho scritto il capitolo ed è la canzone che spesso, quando le idee venivano meno, mi ispirava. Quindi, se posso darvi un consiglio, leggete il capitolo ascoltandola..Ringrazio chi ha messo, e aveva messo, questa storia tra le seguite/preferite/ricordate...  Un bacione a tutte quante e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo... Se avete consigli, idee o critiche dite pure =D quindi RECENSITE RECENSITE
Un bacio
Lavinia

*STAY STRONG*

Salì prima lui sul cavallo e poi, prendendomi per mano, mi fece salire alle sue spalle.
-“Ariel tieniti forte.. non combinare altri disastri”, disse con quel tono fastidiosamente ironico, quasi sottolineasse una mia certa “sbadataggine” nel combinare guai.
-“Vai piano e vedi che non ci sarà alcun motivo per cui dovrò tenermi forte”. Non feci quasi neanche tempo a finire la frase che, con un colpo secco delle redini, fece partire Bucefalo come un razzo. Mi sentii spostare indietro con il corpo e, se non mi fossi agganciata al suo torace, sarei quasi caduta.
-“Idiota!!!” gridai.
-“Sirenetta avvisata mezza salvata” disse ridendo e continuando a mantenere un passo veloce.
-“Dove stiamo andando?” chiesi dopo un po’ di silenzio.
-"Qui vicino c’è una piccola radura e accanto c’è un laghetto nel quale, volendo, possiamo fare un bagno..tanto sei una sirenetta vero? Potresti insegnarmi a respirare sott’acqua”, disse e lo sentii ammiccare, o forse fui io ad immaginarlo. Da quando lo avevo conosciuto avevo iniziato ad immaginare il viso di Louis ma ogni giorno la sua immagine cambiava forma. Non avevo ancora una “versione” definitiva, forse perché ogni giorno scoprivo una sfaccettatura diversa del suo carattere e non riuscivo a captarne tutte le sfumature.
-“Non farò il bagno con te Louis, per diversi motivi. Numero uno: non ho il costume. Numero due: L’acqua sarà gelata. Numero tre: Fare il bagno con te mi mette i brividi al solo pensiero. Devo andare avanti??”, dissi sbuffando.
-“Oh Roxy, come sei dolce! Potevi fermarti al “Fare il bagno con te mi mette i brividi”, disse accarezzandomi la mano destra attaccata ancora al suo torace.
-“Ma daiiiii, sai cosa intendevo”, dissi in imbarazzo, cercando di sottrarre la mia mano dalla sua presa senza alcun risultato. La teneva stretta e con il pollice mi accarezzava le dita. Improvvisamente il cavallo si fermò e quasi ci fece cadere se, prontamente, non avesse ripreso il controllo delle redini con tutte e due le mani. Mi agganciai forte a lui appoggiando una guancia sulle sue forti spalle. Potevo sentire il suo cuore battere velocemente.
-“Perché si è fermato?”, chiesi, ancora agganciata a lui come un polipo.
-“Non ne ho idea.. Comunque siamo quasi arrivati. Avevo detto alle ragazze di farsi trovare qui, ma, ovviamente non ci sono”.
Ci sistemammo all’ombra di una grande quercia, a quanto mi disse Louis, quando poi mi chiese:
-“Vieni con me a cercarle o rimani qui?”.
-“Rimango qui, grazie”.
-“Mi sentirei più al sicuro se tu venissi con me, in modo che per te sia più difficile ficcarti nei guai” disse serio.
-“Rimango qui grazieeee”, dissi incrociando le braccia al petto.
-“Spero almeno di ritrovarti tutta intera quando tornerò. Stai attenta”, aggiunse infine con un tono di voce da adulto, da responsabile.
-“Non mi muovo di qui Louis, avanti vai!” esclamai cercando di alleggerire l’atmosfera. Lo sentii allontanarsi. Mi appoggiai con la schiena alla quercia e chiusi gli occhi concentrandomi sui suoni che mi circondavano. Louis che incitava Bucefalo a galoppare, il cavallo che partiva come un razzo alla ricerca delle piccole che chissà dove si erano cacciate. Sentivo il dolce canto di qualche pettirosso e alcuni animaletti spostarsi attraverso le ultime foglie ormai cadute. Iniziai a sentire freddo e cercai la sciarpa nella borsa che avevo portato a tracolla. Iniziai piano piano a perdere i sensi senza che me ne accorgessi. Ben presto mi addormentai.
-“Lottie attenta o lo brucerai”.
-“So quello che faccio Loui, non devi dirmi sempre tutto”.
-“La mamma ha detto che devi ascoltare Loui quando lei non c’è!!”
-“Grazie Phoebe, tesoro. Ci penso io”.
-“Andiamo a giocare Daisy? Loui possiamo?”
-“Non allontanatevi però. Felicite vai anche tu con le gemelle, mi sentirò più sicuro. Al tuo marshmallow ci penso io”. Mi svegliai al suono di quelle voci, ma decisi di rimanere con gli occhi ancora un po’ chiusi. Non volevo origliare ma solo conoscere quel lato di Louis che poche volte avevo avuto l’occasione di percepire. Sentivo il fuoco scoppiettare vicino a me, ed ora con la sciarpa ancora al collo iniziavo a sentire caldo.
-“Oh no!!! L’ho bruciato Loui.”
-“Dallo a me, lo mangerò io. Prendi il mio”. Squillò un telefono e per fortuna non era il mio, anzi non sapevo nemmeno dove l’avessi lasciato.
-“Harry, amico come va?”, rispose Louis quando lo sentii allontanarsi da me e da Lottie.
-“Sono in gita con le ragazze, tu? Con Rebeckah come va?” Un attimo di pausa. Harry probabilmente aveva tanto da dire.
-“Capisco. Sai cosa devi fare Harry, te l’ho sempre detto io. Quella è l’unica soluzione”. Di nuovo silenzio, sentivo solo Lottie soffiare sul suo marshmallow forse troppo caldo e, in lontananza, le risate e gli striduli delle gemelle e di Felicite mentre giocavano.
-“Bisogna staccare ogni tanto dalla vita “tecnologica” e godersi la natura” disse ridendo.
-“Si, c’è anche lei”, disse dopo un po’.
-“Dorme”, disse abbassando la voce così tanto che riuscii a sentirlo a malapena. Stavano parlando di me?!
-“Smettila Harry!! Tu piuttosto che mi dici di…?”, merda mi era sfuggito il nome. Louis si era allontanato ancora un po’.
-“Davvero?? L’hai sfidata?! Tu sei un pazzo!”, e lo sentii ridere per un bel po’. Non riuscivo proprio capire di chi stessero parlando.
-“Ohh, ti sei svegliata finalmente!!”, esclamò Lottie. Senza rendermene conto, avevo aperto gli occhi.
-“Ehi tesoro. C’è da mangiare anche per me?”, dissi velocemente per non tradire il mio imbarazzo.
-“Certo, ce n’è per tutti!” disse avvicinandosi e passandomene uno.
-“Grazie”, dissi sorridendole.
-“Si è svegliata devo andare. Si, domani pomeriggio alle cinque. Ci saremo tranquillo. Stasera da Liam vero?”
-“Hai dormito per quasi due ore!” disse Lottie distraendomi dalla conversazione.
-“Davvero?! Non me ne sono resa conto”, ero davvero stupita. Pensavo di aver riposato per pochi minuti.
-“Salutami tutti..a stasera Carotone!”, attaccò il cellulare ridendo. Cercai di essere il più possibile disinvolta mentre lo sentii avvicinarsi.
-“Allora non devo chiamarti Ariel, ma Bella addormentata eh?”, iniziò prendendomi in giro.
-“E già..E io dovrei chiamarti Carotone?!”, merda mi ero tradita da sola.
-“Hai per caso origliato Roxanne?” disse in tono accusatorio.
-“Solo il tuo saluto affettuoso, giuro”, dissi mostrandomi divertita per non destare sospetti.
-“Si è appena svegliata Loui.. davvero”, intervenne Lottie in mio aiuto”. Brava ragazza, brava, pensai.
-“Vai a chiamare le tue sorelle per il pranzo, altrimenti tutto si farà freddo”. Sentii Lottie alzarsi e iniziare a chiamare ad alta voce le gemelle e Felicite.
-“Allora- disse sedendosi accanto a me, potevo sentire il suo respiro farsi vicino al mio- lo facciamo o no questo bagno più tardi?? Stavo per rispondere quando mi si avvicinò, mettendomi una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio… Continuava ad avvicinarsi e sapevo cosa di li a poco sarebbe successo…

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Capitolo 10
*** Pizza, Zayn e pettegolezzi ***


                                                                                         

Questo capitolo l’ho scritto ascoltando 
Haunted e Love story di Taylor Swift :D Spero vi piaccia!!

Si faceva sempre più vicino e sentivo il suo fiato sulla mia pelle..odorava di..mm..buono con un retro gusto di marshmallow (?). Mi accarezzò il viso e improvvisamente:
-“Hai un ragno sulla testa Roxanne!”- gridò. Iniziai ad urlare con una matta e scuotermi i capelli con le mani fin quando li sentii farsi gonfissimi. Mi alzai in piedi e mi misi testa in giù continuando a scuoterli chiedendo ansiosa
-“Dov’è? Ti prego dimmi che è caduto!!” Quando mi disse che era solo uno stupido scherzo lo picchiai con la borsa mentre ridendo a crepapelle cercava faticosamente di dirmi di smetterla.
-“Sei un idiota Louis Tomlinson!”. Col cavolo che farò mai un bagno con te!!!” gridai in preda all’ira.
-“Avanti, era solo una scherzo Ariel..non pensavo potessi prendertela tanto”, disse cercando di trattenere altre risate. Gli tenni il broncio per tutto il tempo che mangiammo e anche più tardi, quando le ragazze decisero di fare tutte una cavalcata. Chiesi a Lottie, la più grande delle sorelle, di poter andare con lei sul suo cavallo. Acconsentì felice, quasi come la stessi rendendo, con la mia richiesta, una in gamba, che sapeva cavarsela. Louis aveva protestato, diceva che saremmo cadute dopo solo qualche metro, ma nessuno di noi lo ascoltò. Mano a mano che attraversavamo la radura, le ragazze cavalcando accanto a noi, mi descrivevano la natura.
-“Sulla tua destra c’è un esile pino invece, più avanti, c’è una grande quercia, più grande di quella su cui eri appoggiata. È abitata da scoiattoli e merli..”
-“Oh Roxanne, abbiamo appena passato una famiglia di ricci...penso ci stiano seguendo”,esclamò la piccola Daisy.
-“Ne prendiamo uno?”, chiese Felicite.
-“Assolutamente no!”,esclamò il guasta feste.
-“Ti faresti male con le sue spine tesoro. E poi, lui qui è felice..questa è la sua casa e soffrirebbe molto se lo portassimo con noi”, le spiegai.
-“Ha ragione Roxy”, aggiunse convinta Phoebe. “Non possiamo portarli con noi.. Ognuno ha un posto al mondo. Sarebbe..mmm.. come un rapimento, vero Loui?”
-“Certo carotina. E poi verrebbero ad arrestarci!” Sentii Phoebe spaventarsi a quell’affermazione e trasse un profondo respiro quando le dissi che l’avrei protetta io. Louis sbuffò. Il pomeriggio trascorse tranquillamente. Le bambine, delle quali ora era più che facile distinguere le voci, continuavano imperterrite a descrivermi la natura che ci passava accanto e ciò mi rendeva estasiata. Mi piaceva immaginare, attraverso i loro racconti e le loro descrizioni, ciò che potevano vedere con i loro piccoli occhietti. Verso le quattro e mezza il sole iniziò a calare e il freddo si fece sempre più pungente. Louis suggerì di ritornare alla base. I cavalli avrebbero dovuto mangiare e riposare e noi saremmo dovuti ritornare chi a casa e chi, come me, al centro di riabilitazione. Accompagnammo prima le bambine. Quando furono i momenti dei saluti sentii le piccole promettermi che sarebbero ritornate presto a farmi compagnia. Phoebe mi diede un bacio così forte che quasi mi mancò il fiato. Il viaggio in auto sola con Louis non durò molto; prima di ritornare al centro di riabilitazione andammo a prendere Zayn.
-“Roxanne da quanto tempo!!” esclamò schioccandomi un bacio sulla guancia.
-“Ehi Zayn, come te la passi?”, mi interruppe Louis.
-“Hai ragione.. ma sono stata rapita oggi da questo tizio ambiguo”, dissi acidamente.
-“Capisco. Louis dovresti lasciarla un po’ in pace.. vai a ritmi troppo frenetici!! Non riusciamo nemmeno noi a tenerti il passo..”, scherzò.
-“Stasera che fate?”, chiesi con genuina curiosità.
-“Non sono affari tuoi Ariel”, disse Louis-la-scimmia-scorbutica.
-“Io ho promesso a Rosalie che ti avrei tenuto compagnia stasera”,disse entusiasta Zayn.
-“Fanstico”, sussurrò Louis. Fui l’unica a sentirlo. Arrivammo verso le 18:00 e ad attendermi ci fu la dottoressa Rosalie. Mi disse che Jenna voleva parlarmi.
-“La strizzacervelli non ti lascia in pace un attimo eh?”, mi fece notare Louis.
-“Magari vuole solo sapere come sto”, dissi facendo spallucce. Fu Zayn ad accompagnarmi da lei lasciandomi sulla porta. Jenna mi fece accomodare. Mi chiese come mai quella mattina non fossi andata e, quando risposi, sembrò assorta in un qualche pensiero, infatti mi rispose dopo un po’. Mi fece alcuni test di orientamento e mi controllò la vista con alcuni apparecchi speciali. Mi fece alcune domande riguardo gli occhi. Se sentivo bruciarli, pizzicarli o se per caso fossi riuscita a vedere seppure per qualche secondo. Dissi no a tutte e tre le domande. Mi trattenne circa mezz’ora e a fine seduta sembrò soddisfatta.
-“Va bene Roxy, per oggi puoi andare. Ti aspetto domani mattina”.
Prima di chiudermi la porta alle spalle le chiesi-“Jenna, per caso Louis indossa spesso maglie a righe?”
-“Non saprei. Perché me lo chiedi Roxanne?”
-“Non lo so. Ho un vago ricordo..forse mi sbaglio. A domani Jenna”.
-“A domani cara”. Zayn, che dolce, era rimasto fuori ad aspettarmi per tutto il tempo. Mi disse che Louis era dovuto scappare di corsa. Era di nuovo nei guai con la madre, mi spiegò ridendo.
-“Zayn, mm puzzo di cavallo”, dissi imbarazzata.
–“Ho un bisogno urgente di una doccia”.
-“Bene, così nel frattempo andrò a prendere una pizza”.
-“Okay, grazie Zayn”.
-"Figurati, tornerò tra mezz’oretta”.
Mi lasciò alla porta quando poi mi ricordai una cosa importante.
-“Zayn-gridai- puoi avvertire tu il signor Filippo che per stasera ci pensi tu al cibo?”
Lo sentii ridere e esclamare un “Ci penso io”.
Entrai in camera e mi precipitai immediatamente sotto la doccia. L’acqua calda non fece altro che farmi ricordare i momenti belli di quella giornata: l’intrusione delle sorelline di Louis, la cavalcata stretta al suo petto, il sonnellino appoggiata alla quercia, la mia “origliata” della telefonata,le immagini della radura che nacquero nella mia mentre grazie alle descrizioni delle mie piccole quattro nuove amiche. Mi resi conto, stupendomi non poco che, tutto ciò che mi aveva resa felice oggi, aveva a che fare con quell’insopportabile di Louis Tomlinson. Dopo che ebbi asciugato i capelli mi vestii e decisi che, mentre avrei aspettato Zayn e la pizza calda, avrei potuto fare un colpo di telefono alla mia famiglia. Parlai con la mamma e con il “papo”. Erano contenti di sentirmi e mi ripeterono infinite volte che gli mancavo e che non vedevano l’ora di potermi riabbracciare.
-“Ho imparato una nuova ricetta per fare la torta al cioccolato Roxy”, mi annunciò la mamma entusiasta.
–“L’ho trovata in un vecchio libro di cucina trovato in soffitta. Quando verrai te ne farò una tesoro”. Poi fu il turno di mio fratello. Iniziò a parlarmi dei nuovi corsi che stava seguendo all’università e che era pieno di esami quel mese.
-“Ma presto verrò a trovarti. Ho un sacco di cosa da dirti Roxanne”, mi disse in tono di promessa. Sapevo bene che, quando diceva qualcosa con quel tono, Joseph la faceva. -“Mi passi Kaily?”, chiesi ansiosa e un po’ timorosa.
-“Non vuole parlare ha detto. Avete litigato Rox??” -“Ti prego, ti prego, ti prego passamela!!”. Dopo un po’ di suppliche da parte di tutti, la sentii prendere il telefono in mano.
-“Ehi Rox, come va?” disse poco interessata.
-“Voglio conoscerla”, dissi soltanto.
-“Ti voglio bene”, mi rispose. Il mio cuore e la mia mente erano in lotta e disaccordo. Ma, avevo deciso, di affidarmi all’istinto. “Sto facendo la cosa giusta” mi ripetevo. “Si, decisamente sto facendo la cosa giusta”. Dopo poco arrivò Zayn con le pizze calde. Patatine e wurstel per entrambi. Scherzammo e ridemmo per tutto il tempo. Gli raccontai della mia giornata trascorsa con i Tomlinson e in cambio lui mi raccontò di come si fossero conosciuti.
-“Io e Louis, si può dire ci scambiassimo i pannolini”. Erano da sempre stati vicini di casa, separati solo da un isolato. Zayn non aveva fratelli o sorelle e Louis aveva riempito da sempre quel vuoto. -“Alle elementari arrivammo a scambiarci le cotte per le insegnanti”, continuò facendomi ridere di gusto.
-“Interessante Zayn, davvero”, lo presi in giro.
-“Alle medie,invece, ci scambiavamo le ragazze. Io le conquistavo e poi il resto lo faceva lui”, scherzò.
-“Ti perdevi la parte migliore, quindi”, conclusi mordendo un altro pezzo di pizza.
-“Naaa..era divertente dopotutto vederlo in crisi. Quelle ragazze erano davvero spregiudicate. Infondo, ne sapevamo meno di loro”, rise imbarazzato.
-“E tu, Zayn sei mai stato fidanzato?”, chiesi curiosa.
-“Oh si, ma mai niente di serio”. Quel “niente di serio” era un vero e proprio “niente di serio”. La sua sincerità spesso mi lasciava a bocca aperta. Di solito i ragazzi tendono a ingigantire le proprie avventure amorose, si dipingono come playboy spezza cuori, o come duri che non si scalfiscono con “robe” come l’amore. Zayn no. Aveva risposto sinceramente, il suo tono di voce era limpido come quello di un bambino che ancora non ha imparato a dire le bugie. Era indifeso e schietto. Lo trovavo molto dolce.
-“Sei un ragazzo d’oro Zayn, davvero”, conclusi sincera.
-“Anche tu Roxanne”. Dopo aver mangiato la pizza giocammo un po’ a prenderci in giro sul divano, a raccontarci aneddoti della nostra vita, i nostri giochi segreti di bambini..
-“Oh, sono le undici e mezza Roxanne!”, esclamò con una nota delusa.
-“Zayn verrai domani vero?”, chiesi speranzosa.
-“Puoi contarci! Domani ci saranno delle sorprese ma non posso rivelarti nulla..”
Non feci in tempo a corromperlo, riempiendolo di domande, che lo sentii prendere la giacca e, prima di andare via, mi inumidì la fronte con un bacio.

La mattina successiva mi sentivo ansiosa. Poi capii.
Non sentivo Adrianne e Quenn da una vita. Cioè, in realtà, era solo trascorso un giorno ma la necessità di parlargli era così forte che mi misi immediatamente alla ricerca del cellulare. Dopo aver messo la stanza sottosopra, riuscii a trovarlo sul mio comodino. Tipico di me. Lasciavo gli oggetti in modo tale da “trovarli subito”, ma finivo sempre per cercarli in tutt’altra parte.
-“Io non ti parlo!”, mi rimproverò Adrianne.
-“Lo so, lo so ma non è colpa mia. Ieri sono stata rapita!!”.
-“So già tutto..”, fu la sua risposta provocante.
-“Come fai a..?” -“Il biondino. Niall. Ricordi? Ieri sono usciti con Quenn e le ha detto che Louis ti avrebbe portata un po’ in giro”.
-“Oh giusto. L’appuntamento!!! Sei con Quenn?”
-“Te la passo, “ha tante cose da dirti”, disse come stesse canzonando una frase detta dalla bionda.
-“Roxanneeee!!! Non sai!!!”, gridò rompendomi quasi un timpano.
-“Quenn, fai un bel respiro e racconta!”, dissi in preda all’eccitazione.
-“No no, non saprai nulla ora..oggi pomeriggio verremo e, solo allora, ti dirò tutto”.
-“Okay okay”, mi arresi. –“Comunque, bando alle ciance, voi come state?”, chiesi.
-“Insomma..Adrianne sta benone direi-“stai benone vero Adrianne?” le sentii chiedere.
-“Smettila Quenn”, esclamò lei dall’altro capo del telefono.
-“E tu biondina?”, chiesi.
-“Ieri sono stata male un’altra volta. Il mal di pancia non cessava proprio. Verso le dieci di sera mi hanno accompagnata in ospedale. Avevano paura avessi l’appendicite”.
-“Mi dispiace tesoro. Ora stai meglio?”
-“Molto meglio..sono come nuova! E non vediamo l’ora di venire.. Oggi pomeriggio ci saranno delle sorprese!”, esclamò divertita.
-“Non devi dirle niente Quenn”, sentii sussurrare Adrianne.
-“Zayn ha detto la stessa cosa. Cosa mi state nascondendo?”, chiesi sentendomi esclusa da quel gioco segreto di pettegolezzi.
-“Niente..solo una domanda Rox. Ti piacciono gli incontri di boxe?” Forse non avevo capito bene.
-“Come?” Questa volta a rispondermi fu Adrianne, dopo aver letteralmente strappato il cellulare dalle mani di Quenn.
-“Lascia perdere la bionda. Ci vediamo pomeriggio Roxanne”. Prima di attaccare sentii Adrianne rimproverare Quenn per aver “già fatto abbastanza guai”.


*Il mio angolo scrittrice* 

Ragazze, eccomi di nuovo qui a rompervi >.<  In questo capitolo ero particolarmente ispirata..  Uno dei prossimi capitoli è dedicato a Niall e Quenn**  Ditemi cosa ne pensate.. Volete davvero conoscere il primo appuntamento tra i due biondini?? Ringrazio chiunque si sia mai soffermato a leggere questa storia o a recensirla.. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo.. Per me è davvero importante
Un bacio
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 11
*** Rocky Balboa ***


                                                                       


La mattina seguente mi alzai alquanto ansiosa. Sapevo che quella giornata sarebbe stata diversa dalle altre; a confermare i miei dubbi fu la chiamata mattutina di Quenn. 
-“Ti ho svegliata??? Oh vabbè non importa-rise- oggi pomeriggio pronta per le cinque”. 
-“Che ore sono?”, chiesi con la voce ancora impastata di sonno. 
-“Mmm..le sette”.
-“Quenn preparati ad un massacro!”, dissi duramente.
-“Oh, per quello ci penserà qualcun altro. A dopo babe”, e attaccò. Inutili furono i miei tentativi di riaddormentarmi, quindi optai per una bella doccia calda. Più tardi Rosalie mi condusse da Jenna e mi disse i risultati di quella visita del giorno prima. 
-“Molto bene Roxanne. Vedo dei lievi, ma non sottovalutati, miglioramenti. Hai la retina molto… mmm “rilassata” oserei dire”. Tirai un respiro di sollievo. 
-“Cosa posso fare per velocizzare la cosa? Cioè, vorrei aiutare i miei occhi in un qualche modo”, dissi decisa. 
-“Devi cercare di incanalare la negatività e scacciarla da te. Cerca di superare il trauma e,sicuramente, il consiglio più spassionato che io possa darti è quello di fare tutto ciò che pensi ti possa fare del male”. Ero confusa e lo capì. Poco dopo aggiunse: 
-“Vedi Roxanne, conosco bene la tua storia. Il problema, più che provenire dai tuoi occhi, è radicato nella tua mente, nella tua psiche. È come se si fosse barricato dietro mura di cemento armato. Devi uscirne, armarti e combattere. Affronta le paure, le incertezze, i timori e non evitarli. Un esempio.. Hai paura degli squali? Nuota nell’oceano!”, concluse fiera del suo discorso ad effetto. 
-“Capito”, dissi soltanto e poi mi rintanai nella mia camera. Nessuno venne a farmi compagnia per il resto della giornata e quindi ne approfittai per rimanere sola con me stessa. Pensai a ciò che in quel momento mi faceva più paura. Pensai a colui che mi aveva fatto così tanto del male, colui che considerai fratello, confidente, amico, amante.. iniziai a rattristarmi e decisi di scacciare quei brutti pensieri. Accesi la tv e il canale era sintonizzato su mtv..Rihanna intonava “Stupid in love”. 

-“Sta dormendo?” -
“Chiudi il becco..dici che dovremmo svegliarla?” -“Oh avanti ragazze! Faremo tardi e non mi sembra il caso. Il “riccio” è pronto”. 
-“Lo sono anche io se per questo stupido idiota!” Stavo sognando o cosa? Aprii gli occhi ma, ovviamente, ciò non fece alcuna differenza. 
-“Buon pomeriggio a lei, Ariel”, rise. Odiavo quando mi chiamava in quel modo.
-“Esci da questa stanza, devo cambiarmi! A quanto ho capito siamo in ritardo…”, sbottai. 
-“Sei brava ad origliare eh”, disse serio. Percepii una certa nota di consapevolezza nella sua voce che cercai di evitare. Adrianne e Quenn mi aiutarono a vestirmi ma non mi dissero nulla riguardo ciò che, di lì a poco, sarebbe successo.
-“Non essere impaziente”, aveva detto la bionda. Louis ci diede un passaggio in auto e probabilmente, trascorse mezz’oretta prima che arrivassimo. Sentivo odore di plastica, puzza di sudore e..blaaaaa che odore era quello?! -“Schizzinosa?”, chiese Louis con un tono divertito. 
-“Bah..come dovrei sentirmi secondo te al fatto che mi avete portata in un luogo che non conosco a fare chissà cosa di illegale?!”.
-“Oh avanti Rox, non c’è niente di illegale in ciò che farò”, disse Adrianne. 
-“Bene, ciò quindi riguarda te Adrianne?”, chiesi acida. -“Forse”, affermò colpevole. C’erano tutti gli amici di Louis che avevo conosciuto pochi giorni prima. Liam (detto il gay), Niall il biondino maritino di Quenn, Zayn il mio amico di pizza e.. mancava qualcuno.
-“Sei pronta ad essere battuta?” 
-“Sei pronto ad essere schiacciato come un verme Styles?”, esclamò stizzita Adrianne.
-“Ahahhahh sei divertente ragazza”, rise di gusto Harry.
-“Zayn mi spieghi per favore?”, chiesi impaziente. 
-”Non le avete detto ancora niente?”, esclamò incredulo. 
-“No, ovvio”, era la voce odiosa di Louis. 
-“Zitto per favore, ho chiesto a Zayn di spiegarmi”, dissi acidamente. 
-“Okay Ariel”, e si ammutolì. Zayn cercò di fare il punto della situazione.
-“Ricordi il primo giorno che hai conosciuto il resto della “banda”?”, rise a quell’ultima parola. 
-“Ci fu una scommessa riguardo una sfida di boxe tra Harry e Adrianne. Ognuno di noi ha puntato una cifra sulla vincita di uno e la perdita dell’altro”. 
-“Ovviamente sono rimasta all’oscuro di tutto perché…?” 
-“…perché sapevamo ti saresti opposta”, concluse Louis. Oddio una sfida di boxe. Ricordavo che Adrianne avesse seguito dei corsi tanto tempo fa.. di quelli che servono per difendersi dalle aggressioni di maniaci sessuali ma ora si trattava di qualcosa di più e lo percepivo. 
-“Si inizia ragazzi! Brevemente le regole..”, disse Quenn che, a quanto capii, era la telecronista.
-“No sangue, no sputi, no tirate di capelli, no toccatine, no parolacce, non denudatevi e boh insomma questo…”, concluse allo stile “Quenn la bionda”. Sentii una campanella, di quelle che si sentono ai veri incontri sul Ring e mi prese un colpo. Accanto a me qualcuno mi prese per mano. Faceva dei cerchi con il pollice sulla mia mano. Era Louis. Lo lasciai fare e strinsi un po’ la presa. Non so neanche io perché, ma mi sentivo più al sicuro con lui accanto in quel momento. I ragazzi iniziarono ad incitare i due sfidanti. 
-“Andiamo Harry non ti farai mica battere da una ragazza!!”, era Niall (?)
-“Forza Adrianneee, il suo punto debole sono i capelli!!”, suggeriva Zayn. 
-“Ho detto niente tirate di capelli”, disse Quenn bocciando il suggerimento del ragazzo.
-“Non preoccuparti, non le farà del male”, mi rassicurò Louis. 
-“Oh, questo lo so. Ho paura che lei ne faccia a lui”, scherzai.
-“Oh, siamo di buon umore eh”, disse in tono allegro. 
-“Già”. 
-“Ed ecco che Adrianne sferra un gancio colpendo in faccia il signor Styles che barcolla ma non molla”, era la voce da telecronista principiante di Quenn. 
-“Ottimo lavoro biondina”, esclamò Liam (?). 
-“Oh grazie Niall”. Okay, le voci non mi erano ancora tanto chiare.
-“Adrianne riceve un calcio proprio sopra il ginocchio, si accascia ma ecco che con un balzo è di nuovo in piedi e mira di dritto. Il signor riccio Styles cerca di schivare i colpi della signorina Rockyna Bolboa.. -“Non lo hai detto davvero!!!!”, era la voce incredula e rassegnata di Adrianne. 
-“Prendi questo!!”, era la voce di Harry. 
-“Rockyna Balboa si distrae, per cause ignote, e viene colpita in un gluteo”.
-“Ahiaaaaaaa…avevamo detto niente toccatine idiota!!!”, urlava infastidita Adrianne. 
-“Digli di smetterla”, mi rivolsi a Louis implorante. Avevo brutti presentimenti. 
-“Harry non le farà del male Rox..anche perché lei è più forte”, sghignazzò divertito Zayn che capii fosse vicino a Louis. 
-“Sta tranquilla sirenetta”, tentò di tranquillizzarmi Louis.
-“Ecco che Adrianne riesce a mettere al tappeto Harry riccio-maniaco Styles… lo ha afferrato per i capelli e lui tenta di ribellarsi ma la ragazza non ha alcuna intenzione di cedere amici..” continuava imperterrita Quenn, esaltata ed entusiasta del suo nuovo ruolo. 
-“Ti spezzerò Adrianne!!!”, era sicuramente la voce di Harry perché improvvisamente sentii un tonfo pesante e un urlo di Adrianne. Un urlo che improvvisamente venne soffocato. 
-“Oh mio dio”, esclamarono tutti. 
-“Che succede?”, esclamai andando in panico. Aleggiava un’aria carica di tensione attorno a me e nessuno osava parlare. Strinsi la mano a Louis e, anche se non sarebbe servito a niente, cercai di fissare i miei occhi dove pensavo fossero i suoi. 
-“Sei un cretino Harry! Come ti sei permesso a baciarmi?? Che schifo”. 
Allora capii. Harry aveva baciato Adrianne e quella voce carica di tante sfumature, non tutte negative, non mi sfuggì.
-“Oh andiamo Adrianne, non sono poi così male come baciatore…almeno così mi hanno detto”, e sentii i ragazzi ridere sotto i baffi. -
“Io vado via”, sbottò Adrianne. 
-“E io con te”, esclamò improvvisamente Quenn. 
-“Ma biondina io e te non dovevamo…” 
-“Non ora Niall, ti prego. Ti chiamo io”. Dio, le cose tra i biondini erano serie. Cercai di divincolarmi dalla stretta di Louis ma continuava a stringermi. 
-“Dove credi di andare?”, chiese divertito.
-“D-devo andare..hanno bisogno di me. Aspettatemi ragazze!”, gridai.
-“NOO, RIMANI QUI!!”, gridarono entrambe. 
-“Ci sentiamo stasera Roxanne..”, dissero e entrambe mi diedero un bacio sulla guancia prima di sparire. Il resto dei ragazzi iniziarono a prendere in giro Harry per il suo gesto che fu definito da qualcuno sfrontato, da qualcun altro da vero macho e da un altro ancora da imprudente. 
-“E adesso come facciamo per le scommesse?”, chiedeva Liam.
-“Adrianne ha abbandonato il campo… è come se avessi vinto”, diceva sicuro Harry ridendo. 
-“Hai vinto barando Styles..l’incontro non è valido”, diceva Zayn. 
-“Andiamo a mangiare? Questo incontro mi ha fatto venire fame…”, piagnucolava Niall. Louis, che ancora mi teneva per mano, mi portò in disparte mentre i ragazzi continuavano a valutare la situazione a modo loro… 
-“Vorrei rapirti per un po’”, mi sussurrò facendomi sussultare alla sua improvvisa vicinanza. 
-“Mmm, io non lo so..dovrei tornare”.. 
"Affronta le paure, le incertezze, i timori e non evitarli. Un esempio.. Hai paura degli squali? Nuota nell’oceano". 
Le parole di Jenna iniziarono ad echeggiare prepotenti nella mia mente. Non riuscivo a scacciare quella voce ovattata dai miei pensieri. Presi allora una decisione che sapevo fosse irresponsabilmente folle ma poi mi sentii dire: 
-“Voglio nuotare nell’oceano, Louis”.
-“Come??”
-“Portami dove vuoi”, e fu allora che il cuore quasi mi scoppiò al tocco delle sue labbra sulla mia fronte.


*Il mio angolo scrittrice*

Salveeeeee ragazzuole (?) Avevo un po’ paura di questo capitolo perché sapevo sarebbe stato importante sotto molti aspetti… Nei prossimi mi concentrerò sull’incontro tra i due biondini, però ora ho delle idee su Louis e Roxanne e penso che loro abbiano la precedenza :) Grazie a tutte per il vostro infinito supporto…le vostre recensioni mi hanno fatto sentire così orgogliosa ** Vi adorooooo
Ringraziamento speciale a Swaggie__ che attraverso il suo messaggio privato mi aveva fatto quasi commuovere :’) Mi avevi dato la carica giusta per scrivere questo capitolo e anche molta ispirazione.. Quindi grazie ragazza ** Suggerimenti, critiche, consigli??? Ditemi tutto ciò che vi salta per la testa =)
Un bacione Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 12
*** Il mio oceano privato ***


                                                                       


I primi dieci minuti che trascorremmo in auto, mentre Louis mi portava chissà dove, si consumarono nel silenzio. -“Puoi accendere la radio?”, chiesi. Non mi rispose nemmeno e lo fece. La voce inconfondibile di Demi Lovato riempì l’aria circostante… “Fix a heart”. In quel momento nessun’altra canzone sarebbe stata più giusta, più sincera e più mia. -“Cause you can’t bandage the damage…You never really can fix my heart”, mi ritrovai a canticchiare.
-“Perchè?”, mi chiese. All’inizio non capii.
-“Perché non potrei?”, insistette. Poi tutto si fece chiaro.
-“Anche io ho finito i cerotti..ne fui ricoperta il giorno che persi la vista. Ginocchio, spalla, braccio, viso. Ma nessuno riesce a guarire il mio cuore e la mia mente, Loui”.
-“Spiegami com’è accaduto per favore”, chiese con aria supplicante. Non ne avevo mai parlato prima ad alta voce. Ormai tutti “sapevano”, era un fatto conosciuto che non andava spiegato; prima che le parole di Jenna iniziassero a irrompere nella mia mente parlai.
-“John. Era il mio ragazzo. C’eravamo conosciuti a scuola ed era solo due anni più grande di me.. ci frequentammo per circa sei mesi durante i quali sembrò un ragazzo abbastanza normale. Litigavamo, facevamo pace, parlavamo del più e del meno, uscivamo..cose da fidanzati”, aggiunsi, irritata per quell’ultimo sostantivo che fui costretta ad utilizzare.
-“Va avanti”, mi esortò serio.
-“Il giorno del nostro sesto mesiversario facemmo un giro in macchina. Non voleva dirmi dove stessimo andando ma ero piuttosto ansiosa quella sera;era troppo eccitato e avevo paura di capire il perché. Mi portò in una sorta di magazzino pieno di auto nelle quali altre persone stavano facendo…si insomma quello”, aggiunsi impacciata e imbarazzata.
-“Continua”.
-“Voglio andare a casa” dissi a John, ma appena trovò un parcheggio mi saltò addosso. Non ero pronta a ciò e inizialmente rimasi quasi immobile, gesto che interpretò come se fossi consenziente. Quando riuscii a ribellarmi, aprii lo sportello e gridai che non avrei mai più voluto vederlo. Poteva andarsene al diavolo, in altre parole. Iniziai a correre, incapace di girarmi indietro, incapace di prendere il telefono e chiamare i miei genitori o Joseph che sarebbero sicuramente corsi a prendermi. Il mio più grande errore fu quello di fermarmi per prendere fiato. Dalle mie spalle provenne una luce accecante accompagnata dal ruggito di pneumatici. Mi girai e lo vidi scendere. Iniziò a picchiarmi. Poi non lo sentii più. Ebbi solo il tempo di scostarmi dal volto i capelli che mi coprivano la visuale. L’ultima cosa che vidi furono dei fari venirmi addosso”. La macchina frenò di botto. Mi spaventai.
-“Louis che succede?”, ero impaurita.
-“S-scusa…siamo arrivati”, disse triste? Nervoso? Agitato? Non riuscii a capirlo.
-“Sta di fatto che da quel giorno persi la vista…”, conclusi stanca di quel racconto, stanca di essere picchiata, e quasi uccisa per una seconda volta.
-“Vieni..andiamo”, disse prendendomi la mano. Avevo perso la cognizione del tempo. Per quanto avevamo viaggiato?
-“Louis dove siamo?”, chiesi curiosa. Mi trascinò qualche metro più avanti e poi mi disse
-“Ascolta”.
Percepivo il suono di alcuni gabbiani, la salsedine inumidirmi il volto e…mi tolsi le scarpe e i calzini. Sabbia. -“Dio!! Siamo al mare??”, chiesi incredula. –“Da quanto siamo in viaggio? Guidi come un pazzooo!!!”, esclamai allarmata.
-“Calmati Ariel, goditi il momento”, mi rassicurò con la sua solita allegria. Mi lasciai trasportare sulla spiaggia e, dopo aver messo delle tovaglie da mare per terra, mi fece sedere. -“Allora cosa vuoi da mangiare?? Ci sono lasagne, polpette al sugo, patatine fritte, uova strapazzate, caviale…”
-“Caviale????”
-“Scherzo.. però posso pescarlo se vuoi”.
-“Dove hai preso questa roba? Non l’avrai mica cucinata tu?! Non voglio morire per un’intossicazione acuta!”, esclamai divertita.
-“Veramente,tutto questo cibo buono, te lo manda il signor Filippo..non vuole che tu muoia di fame..”, sghignazzò.
-“Il signor Filippo..sempre pronto a nutrirmi”, pensai.
-“Mangiamo più tardi? Non ho molta fame ora..”, spiegai.
-“Okay come vuoi..Cosa vuoi fare allora?”
-“Facciamo un bagno?” proposi. -“Infondo sono una sirenetta giusto?”, lo presi in giro usando le sue stesse parole.
-“A chi arriva primo?”, mi sfidò. -
“Ci sto”.
Mi prese per mano e mi fece alzare. Iniziammo a correre mano per mano e i miei battiti accelerarono..forse per la corsa o forse no. Poi quando mi indirizzò dalla parte giusta mi lasciò la mano. Percorsi altri quattro-cinque metri, l’acqua mi inzuppò i jeans.
-“Non posso fare il bagno vestita!!”, gridai sperando che mi avesse sentita.
-“Beh allora spogliati!!”. La mia reazione non fu quella di una ragazza normale. Non dissi frasi del tipo “ma sei pazzo!!”, oppure “mi vergogno se ci sei tu”, o ancora “non se ne parla proprio”.
-“Okay”, dissi soltanto.
Iniziai a togliermi i jeans, poi la maglia e la leggera canottiera che Quenn mi aveva costretto a mettere quel pomeriggio. Ero rimasta in intimo. Reggiseno rosa e slip cordinato di Victoria’s secret. Pian piano iniziai ad immergermi nell’acqua sempre più gelida.
-“Che freddoooo”, dissi trattenendo la pancia come se in questo modo l’acqua non l’avrebbe bagnata comunque.
-“Dai vieni qui..ti riscaldo io”, disse con il suo solito tono divertito.
-“Preferisco di no”, risi. Come se non avessi parlato mi prese per mano e lentamente si avvicinò a me. “Al mio tre ci caliamo”.
-“Non se ne parla, fa troppo fr…”
-“Uno..”
-“No aspetta…”
-“Due…”
-“Louis no..
- “Tre!!”
Ci immergemmo entrambi sott’acqua. Era gelida. Davvero. Ma sentirla avvolgermi, senza lasciare una parte del mio corpo scoperta, mi faceva sentire al sicuro. Sentivo il suono del mare…il suono del mondo. Ero felice. Quando risalii sentii la sua risata cristallina che mi fece impazzire.
-“Per la prima volta mi hai ascoltato”, disse soddisfatto.
-“Terribile errore”, dissi scossa da brividi di freddo. Senza dire altro chiusi gli occhi e mi immersi di nuovo nell’acqua. Questa volta da sola, ma Louis continuava a tenermi per mano come se avesse paura che da un momento all’altro potesse perdermi. Decisi di aprire gli occhi e…vidi tutto blu. Li chiusi immediatamente. Risalii.
-“Che succede?, chiese. -“Aspetta solo un secondo”, lo zittii. Lentamente iniziai ad aprirli e lo vidi. Prima l’immagine era sfocata ma poi, lentamente, i contorni iniziarono a diventare sempre più definiti. Aveva il torso nudo e la sua carnagione chiara era inebriante. Risalii il profilo dei suoi pettorali, del suo collo…vidi il suo mento delineato e pieno di goccioline d’acqua. Le sue labbra. Non troppo piene ma di un rosa che rasentava il viola. “Il freddo”, pensai. Il suo naso era piccolino ma ben proporzionato… Ciò che mi distrasse, ciò che mi lasciò quasi senza fiato furono i suoi occhi. Erano il mio oceano privato, di un azzurro così intenso che quasi pensai di essermi persa. Li fissai per una eternità.
-“I tuoi occhi Louis…”
-“Cosa? Che significa Roxanne??”, e sul suo volto si formò un’espressione corrucciata e allarmata.
-“Sono il mio oceano. L’oceano nel quale vorrò nuotare..nel quale vorrò perdermi e nel quale vorrò vivere.. io ti vedo”, gli dissi accarezzandogli una guancia.
-“Non è vero.. non può esserlo…” e i suoi occhi diventarono limpidi e bagnati di lacrime.
-“Non farlo…”, dissi avvicinandomi e lo abbracciai. Rimanemmo uno stretto all’altro per un’infinità di tempo..ero stordita dalle sue braccia solide che mi circondavano e dal calore che emanava il suo petto contro il mio e l’odore così dolce che percepivo dal suo collo.. Improvvisamente si voltò e mi guardò dritta negli occhi.
-“Che dici..usciamo?”
-“Si…ora ho una leggera fame”, dissi scompigliandogli i capelli con una mano.
-“Andiamo allora Ariel”, disse e mi prese per mano. Quando mi girai mi ritrovai in un paradiso privato. Mi ero talmente concentrata su di lui che mi ero dimenticata di guardarmi attorno. La sabbia era pallida e sottilissima, alcuni gabbiani si erano fermati lungo la riva e battibeccavano tra loro. Il cielo era limpido, solcato qua e là da batuffoli di nuvole bianche.. arrivati alle tovaglie notai che fossero due. Una azzurra con un surfista che affrontava delle onde e l’altra era gialla con un grande sole sorridente. Mi sedetti sulla seconda e notai un cesto enorme da picnic nel quale doveva trovarsi, di sicuro il cibo…
-“Lasagne?”
-“Senza ombra di dubbio”, dissi.


*Il mio angolo scrittrice*

Ciaoo bellezze ** Cosa dire?!  Ho scritto questo capitolo di getto.. è stato così travolgente scriverlo che sono rimasta stupita… spero vi sia piaciuto :D e per farmelo sapere non dovete fare altro che recensire.. per me è importante sentire il vostro supporto!! Ringrazio coloro che hanno, e avevano messo, messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite… Ringrazio chi è sempre disponibile a recensire :) Ringraziamento speciale a Lucia Jaymes Tomlison e Zayn Tomlison che mi avevano fatto delle recensioni stupende <3
Un bacione
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 13
*** Niall e Quenn- Enchanted ***


                                                                                             


Mi guardai un’ultima volta allo specchio. Ero un disastro!! I capelli biondi erano un po’ troppo gonfi e le punte non si riempivano di boccoli come avrei voluto; il mascara non faceva sembrare le mie ciglia abbastanza lunghe per evidenziare i miei occhi cerulei; il vestitino rosso a pois bianchi mi evidenziava troppo i fianchi.. “Dio che nervi”, pensai. Decisi di non pensarci e di mettere le scarpe. Tacco dodici o ballerine? Niall era alto..forse avrei dovuto mettere i tacchi...però l’appuntamento era alle 17:30..mettere i tacchi mi sembrò esagerato..”che decisione difficile”, mi dissi. “Esagerazione proprio alla Quenn”, avrebbe detto Adrianne.
-“Io esco!!”, gridai prendendo le chiavi di casa e guardando di sfuggita l’orologio. Le 18:00???!!!! Ero in ritardo..come al solito. Il taxi era già sotto. Entrai e diedi l’indirizzo.
-“Può andare piano? Devo mettere il lucidalabbra”, dissi al conducente.
-“Come vuole”. Presi, dalla pochette, il lucido e uno specchietto con Marylin Monroe e, cercando di non combinare disastri, cercai di tracciare il contorno delle mie labbra piene.
-“Fatto!”, dissi soddisfatta. Ero nervosa. Cavolo se lo ero. Continuavo a picchiettare le ballerine nel taxi senza sosta. Niall mi piaceva, eccome se mi piaceva. “Innanzitutto perché è biondo, e si sa, i biondi hanno un quoziente intellettivo sopra la media; poi è simpatico, affascinante, ha un buon profumo e ha una voce così attraente..”, continuavo a pensare senza sosta.
-“Arrivati..” Pagai e scesi. Mi aggiustai un’ultima e definitiva volta i capelli e il vestito. Feci un respiro profondo, davvero profondo, ed entrai. Il locale era molto carino..infondo eravamo lì solo per un panino, no? Lo cercai, ma poi venni disturbata da un cameriere..
-“Cerca qualcuno signorina?”, chiese mangiandomi con gli occhi.
-“Si, un ragazzo alto, biondo..si chiama Niall”, dissi ancora cercandolo per il locale.
-“Oh, certo. Mi segua”. Mi fece salire delle scale e compresi che quindi il locale aveva anche un piano superiore. Mi guardai attorno e sembrava di essere da tutt’altra parte, rispetto al luogo che avevo potuto scorgere al piano inferiore. In realtà era una piccola sala..le pareti erano arancioni ed erano decorate con bellissimi quadri stilizzati. C’era un profumo di fresia e rosa (?)..e poi improvvisamente realizzai che ci fosse un unico tavolo, grande e rotondo, al centro della sala..era stracolmo di cibo!!! Panini, pizzette, mozzarelline fritte, chele di granchio, insalata russa, ricottine, crocchette di patate, coca cola, aranciata, birra.. sembrava fossi ad un compleanno! E poi due sedie.
-“Ce l’hai fatta allora!!!”, esclamò alle mie spalle facendomi sobbalzare. Rimanendo dietro di me, mi cinse per i fianchi e mi diede un bacio sulla guancia. Mi sentii immediatamente avvampare. -“Ehm, infondo ho fatto solo mezz’ora di ritardo..poteva andarti molto peggio!!”, scherzai.
-“Oh..ehm vogliamo accomodarci? A proposito sei stupenda…”, disse abbassando lo sguardo e abbozzando un sorriso sghembo che mi fece tenerezza.
-“Oh grazie..anche tu stai molto bene”, dissi indicandolo. Ma che dicevo….era uno schianto!!! Converse rosse, pantalone bianco e polo rossa con il colletto blu.. portava anche un capellino con la scritta 1D e una freccia.. “Carino”, pensai. Ci sedemmo uno di fronte all’altro.. inizialmente ci fu un po’ di imbarazzo, ma per fortuna ci pensò lui dicendo:
-“Ehm, so che non c’è molto da mangiare ma..spero ci sia qualcosa di tuo gradimento”, si scusò.
-“Niall… c’è troppo cibo!! Potremmo sfamare un esercito..”, risi.
-“Non devi dire così per compiacermi.. comunque, non so tu, ma io sto morendo di fame..che dici, ci diamo dentro??”, ammiccò.
-“Diamoci dentro!!”. Per mezz’ora fummo impegnati a mangiare e bere..parlammo del più e del meno, della scuola, delle nostre famiglie, degli amici, della musica e scoprii che era molto bravo a suonare la chitarra.
-“Un giorno ti insegnerò”, promise. Continuammo a parlare, parlare e ridere e poi guardai l’ora. Il tempo insieme a Niall sembrò davvero volare.
-“Oddio!!”
-“Cosa c’è?!”, chiese allarmato. Fece tre gesti contemporaneamente: sobbalzò, spalancò gli occhioni azzurri e poggiò le mani sul tavolo.
-“Sono le nove!!!”, quasi gridai. -“Davvero abbiamo mangiato per tutto il tempo?!”, chiesi portandomi le mani al ventre visibilmente gonfio.
-“Dio, non me ne sono per niente accorto”, rise.
–“Sei hai finito scendiamo…”. Mi disse di aspettarlo fuori perché doveva pagare il conto. “Un vero cavaliere”, pensai. Mi sentivo talmente piena che sarei quasi potuta scoppiare da un momento all’altro. -“Ora andiamo in un posto”. -“Dovrei tornare veramente…”
-“Oh avanti Quenn..”, disse con un tono talmente dolce che inviai un messaggino alla mamma.. “Torno un po’ più tardi…tranquilla sono con Adrianne”.
-“Ferma li!”, esclamò. Mi bloccai e sentii le sue mani cingermi il volto.
-“Devo fare una cosa disse”. Chiusi gli occhi e aspettai il suo bacio. Ero pronta. Sentii qualcosa bloccarmi gli occhi..cercai di aprirli ma non ci riuscii. Mi aveva bendata?!
-“Ti prego non fare domande okay? Sarà una sorpresa..” Rimasi impietrita e il mio cuore prese ad accelerare. Salimmo in macchina e accese la radio. La colonna sonora di quel piccolo viaggio fu Forever Young. Cantammo tutto il tempo rimettendola ogni volta d’accapo. Quando arrivammo mi aiutò a scendere e mi prese per mano. Era così morbida, e si univa così perfettamente alla mia, che non avrei mai voluto lasciarla.
-“Siediti qui”. Piano piano, per paura di cadere, mi sedetti cautamente.
-“Posso aprirli ora?”, chiesi eccitata.
-“Prima dovrei toglierti la benda, non ti pare biondina?”, domandò divertito.
-“Oh, giusto”, sorrisi imbarazzata per la mia sbadataggine. Mi liberò delicatamente gli occhi da quella prigione delicata.
-“Ora aprili e guarda in alto”, sussurrò al mio orecchio. Li aprii di colpo e fui annientata dalla bellezza di ciò che mi ritrovai ad ammirare. Tantissime sfolgoranti stelle mi salutavano dal cielo e, non riuscii a staccare gli occhi da quel sogno vivente. Individuai il grande ed il piccolo carro, grazie agli insegnamenti del corso estivo sull’astronomia; mi sentii molto soddisfatta. Improvvisamente mi ritrovai Niall molto vicino. Mi stava fissando (?).
-“Cosa c’è?” chiesi in imbarazzo.
-“Guardo le stelle attraverso i tuoi occhi”, disse facendo spallucce. Quel suo modo di guardarmi mi fece quasi piangere. Come avevo potuto pensare di essere innamorata di Daniel? Potevo essere infatuata ma, non di certo innamorata. In quel momento mi sentii davvero completa, come se avessi potuto stare lì per sempre. Io, Niall e ciò che provavo per lui. La parte razionale della mia mente, seppur poco presente in me, continuava a ripetermi che stavo correndo troppo, che di certo non potevo ancora provare un sentimento importante per quella testina bionda; ma allora cos’era ciò che provavo? Ogni volta che mi guardava con quello sguardo assorto mi sentivo avvampare, quando mi aveva presa per mano avrei voluto saltare per la felicità e quando,a l locale, lo sentii cingermi i fianchi sarei potuta saltargli addosso… poi ricordai la frase di un libro..un libro di un’autrice italiana..Oriana Fall..Fell…insomma quella. E diceva più o meno così: è accaduto troppo in fretta? Può darsi. Ma le cose importanti come nascere, amare e morire non guardano il tempo dell’orologio”.
-“Niall io..”, iniziai ma… non era più accanto a me.


“This night is sparkling
Don’t you let it go
I’m wonderstruck
Blushing all the way home
I’ll spend forever
wondering if you knew
I was enchanted to meet you”



Con la chitarra in mano intonava la canzone di Taylor Swift..Enchanted. Una delle mie canzoni preferite..

"One game question kept me up 2 AM,
who do you love?
I wonder till I’m wide awake
I know I’m pacing back and forth
Wishing you were at my door"



Non riuscii a parlare, ad emettere suono. Il cuore era come impazzito, Niall era così bello mentre aveva il volto assorto nel prendere la nota giusta..sembrava un vero professionista… stava suonando per me, stava cantando per dirmi che provava ciò che io provavo per lui, ogni tanto mi guardava e il suo sorriso mi diceva che quella notte era stata anche per lui indimenticabilmente perfetta e speciale. Ero completamente incantata… rivolsi gli occhi al cielo e non potei fare altro che chiudere gli occhi e iniziare a cantare insieme a quel biondino che mi aveva rubato il cuore…

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Capitolo 14
*** I won't give up on us ***


                                                                                      

*La prima parte del capitolo l'ho scritta ascoltando "I won't give up di Jason Mraz". La seconda parte ascoltando il cd "Unbroken" di Demi*.

Per tutto il tempo che mangiammo non gli staccai gli occhi di dosso. Lo osservai attentamente, a partire dal suo modo di masticare, al suo modo di muovere le mani mentre parlava, al suo modo di alzare gli occhi al cielo..e poi il suo sorriso; mi perdevo nel bianco dei suoi denti, nelle pieghe ai lati degli occhi, nei capelli arruffati al vento.
-“Allora?”, mi chiese.
-“Mmm?”, non avevo sentito la domanda.
-“Io vado a fare un bagno..vieni?” Non volevo tornare in acqua. Era troppo fredda e avevo appena mangiato..sentivo ancora le patatine fritte rigirarsi nello stomaco.
-“Sono un po’ stanca..penso che mi riposerò un po’”, lo informai.
-“Allora farò subito”, promise ammiccando. Lo guardai andare via e, fui costretta ad ammettere, che aveva un fisico ..seducente. le spalle abbastanza larghe, la vita stretta al punto giusto e, dio, un lato B che avrebbe fatto invidia a Cristiano Ronaldo. Mi distesi e rimasi a fissarlo mentre, lentamente, si calava nel gelido blu di quell’immenso tappeto d’acqua. Non avevo intenzione di chiudere gli occhi;mi ero persa fin troppe immagini dal giorno dell’incidente. Ma ben presto le palpebre si fecero pesanti e, tenerle aperte, si rivelò un’impresa troppo grande. E ben presto mi addormentai.

"When I look into your eyes
It’s like watching the night sky
Or a beautiful sunrise
There’s so much they hold
And just like them old stars
I see that you’ve come so far"


Fu il suono di una voce a svegliarmi. Era così melodiosa che, ero convinta, a cantare fosse un angelo. Riconobbi quella canzone: I won’t give up di Jason Mraz. Ma quella melodia proveniva sotto di me, scandita dal ritmo di un respiro regolare. Poi realizzai. Avevo dormito sul petto di Louis..anche se ricordavo che, prima che mi addormentassi, fosse in acqua. Poggiai una mano sul suo torace e lo sentii gonfiarsi e poi, poco dopo, sgonfiarsi. Riuscivo a sentire il suo cuore. Un suono molto importante per me. -“Hai una voce stupenda Loui”, dissi con la voce ancora impastata di sonno mentre, mantenendo gli occhi chiusi, mi stiracchiavo.
-“Ti sei svegliata Ariel?? O dovrei chiamarti Bella Addormentata?”, disse con il suo solito tono divertito.
-“Battuta già fatta. Chiudi il becco”, dissi continuando a mantenere gli occhi chiusi. Poi successe una cosa sconvolgente. Sentii qualcosa inumidirmi le labbra. Mi aveva baciata.
-“Perché?”, chiesi.
-“Cosa?”. Era imbarazzato.
-“Perché hai smesso?” Non mi rispose neanche, com’era solito fare quando preferiva agire. Mi baciò ancora e questa volta gli cinsi il capo con una mano dietro la nuca. Sentivo la sua lingua calda accarezzarmi il palato. Era così..così dolce. Tutto ciò che desideravo era qui..alla distanza di un bacio. Non avrei mai voluto staccarmi, ma iniziavo ad andare in iperventilazione. Il suo profumo mi offuscava i sensi e non mi sentivo più molto lucida. Quando il bacio finì, come finisce una leggera pioggia in estate, mi leccai le labbra e sentii la sua presenza su di me. Dopo che sciolsi la presa, appoggiò il mento sul mio capo. Tante sensazioni attorno a noi. Elettricità,serenità,emozione, incredulità, leggerezza.. nessuno dei due parlò… decisi allora di riaprire lentamente gli occhi. Avevo paura. Mantenendoli chiusi mi sedetti di fronte a lui. Evidentemente capì, perché mi strinse una mano.
-“Avanti, so che puoi farcela”. Quella improvvisa sicurezza che trapelava dalla sua voce mi intimorì. Non poteva riporre in me così tanta fiducia..infondo non dipendeva da me. Io non potevo nulla sulla mia capacità visiva. Ero solo la pedina di un giocatore. Non ero di certo io a scegliere le mosse. Il cuore accelerò e sembrò quasi fuoriuscirmi dal petto. Mi sentii accaldata e la mano iniziò a tremarmi. Temevo che non sarei riuscita ad aprirli più.
-“Ci sono io con te..Avanti Roxanne”, tentò di rassicurarmi. Continuavo a sentirmi agitata e nervosa. E se non fossi riuscita a vedere? Prima o poi Louis si sarebbe stancato di me, del mio problema, del mio essere così lunatica, delle mie paure, delle mie debolezze.. Cercai di aprirli ma, improvvisamente, mi accorsi di averli già aperti.. il buio continuava a divorarmi e, di quegli occhi azzurri cristallini, di quell’oceano nel quale mi ero immersa quel giorno, rimaneva solo il ricordo. Iniziai a piangere, a singhiozzare e a ripetermi che ero stata un’illusa a credere di poter ritornare a vedere.. Louis non spiaccicò parola. Si limitò a tenermi stretta tra le sue braccia..non avrebbe potuto fare gesto più bello e più adatto in quel momento. Poi mi fece alzare e disse in un tono serio: -“Torniamo al centro”.


Per ben un mese mi rifiutai di vedere chiunque. Mia madre e mio padre più volte, preoccupati, si precipitavano al centro ma, ogni volta, non mi facevo trovare in camera. Quenn e Adrianne mi riempivano di messaggi in segreteria e mi sentivo terribilmente in colpa. Sapevo che, quando mi fossi decisa a chiamarle, sarebbero state furiose e mi avrebbero rimproverata.
-“Sei una stupida”, mi avrebbero sicuramente detto. Me lo sarei meritata. Avevo promesso a Kaily che avrei voluto conoscere la sua “fidanzata”, ma evitavo anche lei. Joseph, caparbio e deciso, ogni giorno mi riempiva di chiamate. Non capiva proprio che volevo essere lasciata sola?! Era preoccupato. Quante volte dovetti mettermi le cuffie alle orecchie per non sentire il telefono squillare.. Altre, invece, decidevo di chiuderlo semplicemente. Il signor Filippo, ormai, sapeva del mio umore così debole e fragile, perciò si limitava solo a lasciarmi il cibo davanti la porta che, qualche minuto dopo, avrei preso e accantonato sul tavolo. Lo stomaco era chiuso e il buio mi avvolgeva. Mi sentivo come una formica schiacciata per sbaglio, una macchinina senza ruote, un uccello senza ali…una persona completamente inutile. Per non parlare di Louis. Ogni maledetta sera era sotto la mia finestra. Mi ero rifiutata per giorni di “vedere” lui e Zayn. Mentre il secondo ha saputo accettare la mia scelta, Louis no. Era testardo, odiosamente insistente..come poteva farmi questo?! Lanciava sassi al vetro finché non lo aprivo.
-“Vattene!, gli urlavo ogni volta, ma non mi rispondeva mai. Bensì iniziava a cantare. Sempre la stessa canzone. Sempre gli stessi versi…

"When I look into your eyes
It’s like watching the night sky
Or a beautiful sunrise
There’s so much they hold
And just like them old stars
I see that you’ve come so far"


Sentire la sua voce mi faceva piangere ogni volta.

I won’t give up on us
Even if the skies get rough
I’m giving you all my love
I’m still looking up


Così pura, senza tentennamenti e sicura..tutto ciò che non ero io. Ero cieca, disorientata e maledettamente insicura. Cantava, cantava e cantava senza stancarsi mai…e io piangevo. Abbracciavo il cuscino e vi soffocavo il volto. Le lacrime scorrevano pizzicandomi gli occhi, facendomi respirare a fatica, il petto mi si ingrossava per lo sforzo e non pensavo a nulla se non al mio dolore nauseante. Ogni mattina Rosalie, che mi controllava ad intervalli di due-tre ore, mi accarezzava gli occhi gonfi.
Mi prendeva per mano e mi ripeteva sempre:
-“Non posso costringerti a vedere i tuoi genitori, i tuoi amici..non sono “abilitata” a farlo. Ma posso costringerti ad ascoltarmi perciò ti dico: Non mollare Roxanne. Non farlo”.
Ogni mattina, ogni dannata mattina sempre la stessa frase, sempre la stessa agonia, sempre il solito silenzio da Jenna.
-“Avanti parlami Roxanne. Non farlo per me ma..per te”. E il mio volto iniziava a bagnarsi, la mia bocca inumidirsi.
-“Non mangi? Sei uno scheletro!”

Sempre la stessa frase.

E piangevo.

-“Andrai via da qui se non collabori”.
Non era una frase sentita questa. Per un momento cessai di disperarmi e rimasi zitta. Inghiottii un nodo in gola, cercai di asciugarmi il volto con le mani e mi spostai i capelli indietro che ormai mi si erano appiccicati attorno le guance.
-“No per favore”, dissi soltanto. Da quanti giorni non parlavo?! Ormai non lo ricordavo più. Poi realizzai. In realtà parlavo ogni sera e solo con una persona.
Lui.
-“Vattene ti prego”, ogni sera era ciò che gli ripetevo.
Ogni sera era a lui che rivolgevo la mia disperata richiesta d’aiuto.
Quella frase era così sbagliata. In realtà era tutt’altro che volevo dirgli, gridargli, spiegargli, sussurrargli.. Io e Jenna, dopo settimane di monologhi da parte sua e di silenzi da parte mia, iniziammo a comunicare. Fu molto dura e severa con me. Non era più gentile e disponibile. Sembrava che parlassi con un automa. Mi fece fare diversi test per calcolare il mio stato d’animo, la mia percezione delle cose e delle persone, il mio modo di approcciarmi alle diverse situazioni. Rifacemmo il test alla vista e, per mia fortuna, niente peggioramenti.
-“Non ci sono neanche miglioramenti, ovviamente”, disse con una voce che tradì disapprovazione.
-“Posso andare?”, chiesi esausta.
-“Per oggi abbiamo finito. Domani spero collaborerai ancora. Sai Roxanne, forse per te è stato facile entrare in questo centro di riabilitazione, grazie all’amicizia tra tua madre e Rosalie. Di sicuro non saprai della lunghissima lista d’attesa che riempie i nostri archivi. Di sicuro non sai che c’è gente in attesa da un anno. Tu quanto hai dovuto aspettare? Una settimana?! Beh forse è tanto. Un giorno?! Probabile. non tollero più questo atteggiamento insofferente..ho atteso un mese per vederti reagire ma, la vita, cara Roxanne, non ha tempo da perdere. Nutriti della vita e consumala, altrimenti sarà lei a farlo con te. Ti lascerà senza amici, senza sostegni, senza aiuti, senza ardore, energie…sarai una persona spenta”. Ero nel panico. Non volevo essere una persona spenta. Lo erano già i miei occhi.
-“Cosa posso fare?”, chiesi implorante. Era come se, in una volta, avessi aperto gli occhi e avessi visto i danni del mio comportamento infantile.
-“Sai già la risposta. Questa volta devi cercarla da sola…a domani”. Camminai tutto il tempo nel corridoio affiancata al muro. Trascinavo la mano destra sulla parete e andavo avanti, indietro, avanti e indietro..senza sosta. Sentivo pezzetti dei discorsi dei dottori con i pazienti. Belle notizie allietavano la vita di qualcuno, cattive notizie distruggevano quella di qualcun altro..uno sciame di voci mi riempiva le orecchie. Medici, infermieri, inservienti, pazienti..tutti sotto lo stesso tetto. Tutti rincorrevano la stessa difficile speranza di vita. La speranza di una vita migliore, una vita piena di salute..ed io mi sentivo un’intrusa. Arrivata di nuovo alla fine della parete, feci per girarmi quando sbattei contro qualcosa..o meglio contro qualcuno.
-“Ahi..possibile che devi venirmi sempre addosso Rossa?”, esclamò.
-“Ehm scusa non ti avevo…visto”, dissi confusa.
-“Non ti ricordi di me vero?”, chiese. Quella vocina..scavai nei miei ricordi, spolverai nei cassetti della memoria ma..scarsi risultati.
-“Allora?!”, chiese impaziente.
-“No..mi dispiace”.
-“Sono Michael!!!”, gridò. Michael. Quel nome.
-“Quel bambino è Michael. È malato di bipolarismo”.
La voce di Louis. Ora ricordavo. Il primo giorno nel centro di riabilitazione. Eravamo nel giardino dei giochi per i bambini e, come in quel momento, gli ero andata addosso.
-“Ora ricordo!!!”, gli sorrisi. –“Come te la passi?”, gli chiesi.
-“Perché cammini tutta sola appoggiata al muro? Sembri una strana”, mi disse.
-“Ehm cosa dovrei fare?!”, chiesi poggiando entrambi le mani sui fianchi come indispettita.
-“Uscire e divertirti magari?!”, chiese in tono ironico iniziando a tirarmi per la maglia.
-“Aspetta, non tirarmi!!”.
-“Andiamo fuori avanti..ti farò conoscere la mia fidanzata!”, disse sicuro.
-“Ah..sei un ruba cuori. Ma quanti anni hai?”.
-“Sei e li dimostro tutti! Povero me”, esclamò facendomi ridere.
Quando arrivammo fuori sentii il sole infrangersi contro la mia pelle. Faceva caldo quel giorno nonostante fosse Dicembre.
-“Un dicembre un po’ strano eh?!”, notai.
-“Colette!!!!”, gridò. Mi presentò la sua “fidanzata”. Era una bambina adorabile anche se non spiaccicò parola per tutto il tempo. Aveva delle manine davvero piccole.
-“Colette, Roxanne non può vederti.. Parla”.
-“Non vuole farlo?”, chiesi un po’ delusa.
-“Lei non parla mai. Solo ogni tanto quando è sola con me sul nostro albero”, mi spiegò Michael.
-“Oh..”. mi chiesi quale potesse essere il suo problema. Improvvisamente la bimba mi prese le mani. Le posò sul suo volto.
-“Vuole che tu la tocchi in modo che possa farti un’idea di com’è bella”, mi spiegò lui.
-“ è davvero un gesto carino tesoro”. Aveva gli occhietti piccoli e lunghe ciglia folte. Il visino era rotondo e il nasino era all’insù. La bocca era sottile e la sua pelle era così liscia da sembrare seta. Il suo corpo era minuto..era molto molto piccola.
-“Quanti anni ha?” Nessuna risposta.
-“Michael?!”
-“Oh si..ha sei anni come me”.
-“Ti eri incantato?”, scherzai.
-“è solo che…siete così uguali!”, esclamò. La bambina iniziò a muoversi. Stava..gesticolando?!
-“Chiede se può venirti a trovare ogni tanto”. Decisi di rivolgermi direttamente a lei. Mi abbassai sulle ginocchia per trovarmi, più o meno, alla sua altezza.
-“Tutte le volte che vuoi tesoro”, dissi dandole un buffetto sul capo.

Quel giorno trascorse molto velocemente. Stetti tutto il giorno in giardino con Michael e Colette. Mi fecero scoprire la natura e potei quasi scoprirla attraverso i loro piccoli occhietti. La sera iniziai a mangiare qualcosa in più del solito. Aspettai il signor Filippo davanti la porta per poterlo salutare. Sembrava..timoroso?!
-“Buonasera signorina”, mi disse soltanto per poi andar via. Mi sentii di nuovo vuota. Avevo allontanato un sacco di persone dalla mia vita. Poi, improvvisamente, realizzai tante cose contemporaneamente. I miei genitori non chiamavano da due giorni, Kaily non si faceva sentire da almeno una settimana, e quel giorno non avevo sentito la voce di Joseph. Adrianne e Quenn erano sparite da un po’ ormai.. un forte dolore al petto prese ad affligermi. Ormai anche Zayn non veniva a bussare alla porta.. Una nuova paura si fece viva. E se Louis non fosse venuto quella sera? Se non avessi sentito quella meravigliosa melodia crearsi attraverso la sua voce per poi diffondersi nella mia stanza, nella mia mente, nel mio cuore? La sera prima aveva smesso di cantare molto prima del solito.. la sua voce era più rotta, più spenta..perchè solo adesso me ne rendevo conto? Mi stavo svegliando da un lungo letargo. Avevo davvero atteso troppo? Non me lo sarei mai perdonata. Spalancai la finestra e mi misi ad attenderlo. Non veniva. L’angoscia mi avrebbe distrutta. Uscii fuori dalla camera. Chiesi alla segretaria l’ora.
-“Sono le undici e mezza signorina..dovresti essere al letto a quest’ora!”, mi rimproverò.
-“Si si, ora vado. Potrei avere un orologio che suoni ogni mezz’ora?”.
-“Aspetta”, disse sbuffando. “Muoviti, muoviti, muoviti”, continuavo a ripetere tra me e me.
-“Ecco a te”.
Corsi in camera cercando di non sbattere da qualche parte. Mi precipitai alla finestra.
Niente.
Tin tin tin.
L’orologio. Era passata una mezz’ora. Era mezzanotte. Aspettai, aspettai, aspettai. “Arriverà, arriverà” cercavo di convincermi.
Tin tin tin.
“Deve arrivare”.
Tin tin tin. Mezzanotte e mezza.
Tin tin tin. L’una.
“Arriverà”.
Tin tin tin.
Mi odiavo.
“Louis dove sei?”.
Alzai gli occhi al cielo per scacciare le lacrime ma, una, dispettosa e prepotente, mi solcò il volto. La lasciai viaggiare sulle mie guance, vicino l’angolo della mia bocca e poi già, lungo il collo.
-“MI DISPIACE LOUIS” urlai presa dal panico fuori dalla finestra.
–“NON LASCIARMI ANCHE TU”, gridai più forte piangendo, gemendo, ormai in preda al panico.
“Dio ti prego, portalo da me”,continuavo a ripetermi. Piansi, gemetti, mi disperai. Tutto ciò che mi stava accadendo me lo meritavo. Ero stata egoista a rifiutare l’aiuto delle persone a me care. Egoista, stupida, orgogliosa..
Tin tin tin…
Dovevano essere le due. Richiusi la finestra. “Dove potrebbe mai essere?”. Cercai in ogni angolo delle stanze. Nella piccola cucina, in bagno, nel cassetti. Infine la trovai. D’acciaio, dura, prepotente, proprio come me. Come ero stata in questi giorni. Presi una ciocca di capelli e aprii la forbice. Lentamente, mentre le lacrime presero a scendermi a fiotti, iniziai a tagliarla. Sentivo i miei capelli rossicci cadere per terra, come le foglie di un albero in autunno. Poi presi un’altra ciocca, un’altra ancora. Tagliare la prima fu un orrore..ma poi diventò un’azione meccanica. Ben presto, al posto dei fluttuanti capelli di Ariel, come mi chiamava lui, rimase una terribile pettinatura scompigliata molto corta. Quando ebbi finito e immersi entrambe le mani nei capelli, dopo aver posato la forbice, mi accorsi di avere un taglio quasi da folletto.
Mi sentivo soddisfatta? No per niente.
Ciò avrebbe risolto le cose? No per niente.
Ciò mi avrebbe riportata Louis? No per niente.
”Allora perché?”, mi chiesi.

*Il mio angolo scrittrice* 

Eccomi di nuovo qui :) Questo capitolo è... sta a voi dire come perchè mi è venuto così di getto. "Le cose devono andare così" continuavo a ripetermi..non odiatemi >.<  Recensite mi raccomando perchè ho davvero bisogno di sapere il vostro parere :) Ringrazio coloro che mi sostengono e leggono sempre con passione i miei capitoli ** Vi adoro
Baci baci
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 15
*** Nuvola nera ***


                                                                                       

Trascorse un’altra settimana senza sentire Louis, senza riassaporare le sue labbra, senza essere presa per mano e sentire i brividi, senza essere presa in giro, senza sentire la sua risata..ero uno straccio. Avevo iniziato a riprendere i contatti con i miei genitori.
Mia mamma iniziò con “Sei un’immatura”, proseguì con “Non farlo mai più o ti riporteremo a casa” e finì dicendo “Ci manchi tanto. Ti vogliamo bene”. Mio padre ripetè più o meno le stesse cose, ma aggiunse “Presto verremo a trovarti”. Avevo bisogno dei miei genitori ma, avevo paura della loro reazione alla vista dei miei capelli. Quando, il giorno dopo l’”accaduto”,in mattinata, Rosalie venne a chiamarmi per andare dalla psicologa, la sentii trattenere il fiato. Era impietrita mentre prendendomi per mano, mi portava da Jenna. Quest’ultima, invece, ebbe una reazione totalmente diversa.
-“Mi piace questo nuovo taglio.. cambiamenti eh?”
-“Non so..”, dissi sincera, facendo spallucce. Iniziò il solito interrogatorio fin quando trovò una ferita aperta. Una ferita che ancora pulsava, sanguinava, prudeva..
-“Louis non sta venendo a trovarti più..come mai?”
-“Anche Zayn, i miei genitori, mia sorella, mio fratello e le mie migliori amiche se per questo… ho saltato qualcuno?!”, chiesi acida.
-“Devo ripetere la domanda? Ho studiato per più di cinque anni all’università, senza contare specializzazione e robe varie..dovrei accorgermi quando una mia paziente si..come lo definite voi? Si prende una cotta?! No..nel tuo caso userei l’espressione “si innamora”.
-“Fa male parlarne”, dissi iniziando ad agitarmi sulla sedia e a punzecchiarmi il braccio.
-“Lo so.. abbiamo tutto il tempo che vuoi”. Iniziai dal principio. Dalla prima volta che si presentò stringendomi la mano, dalla prima volta che mi chiamò Ariel; continuai raccontando del giorno che incontrai le sue sorelline, della bellissima esperienza sui cavalli, di quella magica mattina al mare..le raccontai, imbarazzata, anche del bacio. Fu come se avessi strappato, in un colpo solo, la crosta che avevo creato su quel ricordo. Un dolore secco, pungente, insistente.
-“TU ERI RITORNATA A VEDERE E NON ME LO HAI DETTO?!” Sembrava irritata ma non arrabbiata.
-“Mi dispiace Jenna.Te lo avrei anche detto se non fosse che, subito dopo il bacio, ritornai a queste condizioni”, spiegai sull’orlo delle lacrime. “Non piangere”, continuavo a ripetermi alzando gli occhi al soffitto per evitare che le lacrime scendessero sole.
-“Subito dopo il bacio?”
-“Si..quasi subito dopo”.
-“Sii più precisa Roxanne..è importante”.
Ma non riusciva proprio a capire che ne avevo abbastanza? Avrei voluto scappare via, rinchiudermi nella mia camera e non uscire più. Ma non potevo. Non dopo aver promesso ai miei genitori che mi sarei ripresa. Non potevo farli preoccupare ancora. Mi costrinsi a rivivere la scena. Chiusi gli occhi, nonostante non facesse differenza, solo per concentrarmi meglio. Le sensazioni di quel giorno, che avevo soffocato negli angoli più remoti della mia mente, mi si riversarono tutti addosso prepotentemente.
-“ Mi ero addormentata e mi accorsi di trovarmi sul suo petto caldo, accogliente. Parlammo per un po’ quando improvvisamente mi baciò. Fu tremendamente dolce e breve. Avevo ancora sete di lui. Gliene chiesi un altro. Fu più lungo, più passionale, più consapevole.. Avevo mantenuto gli occhi chiusi..poi decisi di aprirli. Fremevo dalla voglia di vederlo”.
-“Fai un bel respiro e continua”. Mi leccai una gocciolina sulle labbra. Era salata. Una lacrima.
-“Mi misi seduta e mi prese una mano. Ero agitata, nervosa ed eccitata all’idea di ritornare a tuffarmi nell’azzurro dei suoi occhi.
Poi mi disse “Avanti, so che puoi farcela”.
Fu li che cedetti.
Le mie sicurezze furono abbattute come lo furono le torri gemelle. Senza preavviso, in modo rozzo e irreparabile..”
-“Perché?”, insistette.
-“Perché? Me lo sono chiesta anche io. Dimmelo tu”, proposi.
-“Devi arrivarci sola. Ti aiuterò. In quel momento era come se Louis fosse stato la tua droga. Eri ubriaca della sua presenza. Ti sentivi libera, al sicuro, amata..ti sei lasciata alle spalle le mille preoccupazioni che solitamente ti annebbiano la mente e il cuore. Ti sei lasciata amare, hai lasciato che il tuo cuore amasse ancora, di nuovo. Ancora più forte di prima”.
-“Ma poi,quando ha riposto così tanta fiducia in me, quando pensava che sarei potuta davvero guarire, ho pensato di non essere all’altezza. Avevo paura di deluderlo, di non ritornare a vedere più.. è questo ciò che mi ha spaventata”.
-“Ottimo lavoro. Rifletti su ciò che,oggi, abbiamo imparato entrambe. Puoi andare”.
Prima di uscire mi diede un bacio e mi sussurrò “sono fiera di te”. Arrivai in camera distrutta anima e corpo. Avevo solo una tremenda voglia di dormire. Improvvisamente mi sentii tirare per la maglia. Urlai spaventata ma poi sentii una vocina sussurrarmi:”Shhhhhh”. Era una delle sorelle di Louis?
-“Chi sei?”, chiesi. Nessuna risposta. Mi abbassai e cercai il viso della piccola personcina che era di fronte a me. Due lunghe trecce, occhietti piccoli e lunghe ciglia folte. Visino rotondo e il nasino era all’insù. -“Coletteee!!!”, esclamai felice. Soddisfatta la piccola mi abbracciò.
-“Ti va di fare un pisolino con me?”, le chiesi. Si limitò a prendermi per mano e mi portò accanto il letto.
Ci togliemmo le scarpe e dormimmo abbracciate strette strette. Dai suoi capelli percepivo un dolce profumo di mandorla che mi ricordò il giardino di casa.
Sognai.
Fu un incubo.
Quenn era in una pozza di sangue, urlava e implorava il mio aiuto. Non riuscivo a raggiungerla. Correvo, sempre più veloce, sempre più stanca, inciampando, sbucciandomi le ginocchia. Correvo e Quenn si allontanava da me. La vista mi si annebbiava. Un ultimo grido. Mi svegliai. Sudata, agitata, con il cuore in gola.
-“Colette tesoro mi aiuti a cercare il telefono?”. Che stupida. La bambina dormiva. Scesi dal letto cercando di non svegliarla. Iniziai a camminare toccando i comodini, le sedie, il tavolo. Poi finalmente lo trovai accanto la finestra. Che ci faceva li? Composi il numero sperando di non sbagliarlo.
-“Pronto?”, era Adrianne. Che bello sentire la sua voce. Ma perché rispondeva al cellulare di Quenn?
-“Adrianne sono io. Quenn dov’è? Come sta?”.
-“Oh, sei tu”. Era arrabbiata.
-“Ti prego Adrianne. Avremo tempo per parlare. Ho fatto un brutto sogno. Quenn come sta?”, chiesi in preda all’agitazione.
-“Pensavo che ormai non ti importasse più di noi.. Quenn è in ospedale. Ha avuto un altro dei suoi attacchi. Mal di pancia, dice lei ma... le stanno facendo le analisi”.
-“A quale ospedale siete? Vengo subito”.
Lasciai Colette nelle mani di Michael e presi un taxi di corsa. Chiesi ad Adrianne di venirmi a prendere fuori, in modo che avrebbe potuto portarmi nella stanza della biondina. 
-“Ti avverto. Ci sono tutti i ragazzi nella stanza. Compreso Louis”.
-“Sai già tutto vero?”.
-“Secondo te chi ha dovuto consolare quel povero ragazzo per colpa dei tuoi sbalzi d’umore?!”. Mi sentivo tremendamente in colpa. E sapere che presto ci saremmo ritrovati nella stessa stanza mi metteva una certa ansia. Poi presi coraggio ed entrai.
-“Roxanneeee!!! Oddio ma cosa hai fatto ai capelli??”, fu la voce squillante di Quenn a darmi il benvenuto.
-“Quenn che succede? Come stai?”, le chiesi preoccupata, precipitandomi sul suo letto per abbracciarla.
-“Ahia, attenta ho la flebo”.
-“Scusami, scusami.. allora come stai?”.
-“Benone.. ho avuto solo un mal di pancia tremendo. Ormai vengono sempre più spesso. I medici non riescono a capire cosa sia..”,spiegò.
-“A breve lo sapremo tesoro”, era la voce di Niall.
–“Ciao Roxanne”, mi venne a salutare cordialmente. Era un ragazzo d’oro. Ero felice che si stesse prendendo cura della biondina. Vennero poi a salutarmi Liam, dolce e imbarazzato come sempre, Zayn, che sentii un po’ più distante del solito, Harry, con il suo umorismo sempre presente e..con mia sorpresa anche Louis.
-“Ciao”, disse. Avrei voluto saltargli addosso.
-“Ciao Louis”.
Silenzio agghiacciante. Nella stanza il respiro di otto persone faticava a sentirsi. Poi Liam si offrì per rompere il ghiaccio.
-“Zayn vieni con me al bar?”.
Niall decise di parlare con il dottore. Quenn tentò di dissuaderlo. -“Ci hai parlato due minuti fa!!!”.
-“Vado a chiedere se i risultati delle analisi sono pronti biondina”.
-“Adrianne andiamo a fare una passeggiata?”, era Harry.
Anche lei mi lasciò. Eravamo rimasti io, Quenn e Louis.
Parlai un po’ con la mia migliore amica.
-“è da un po’ che non ci sentiamo”, dissi.
-“Non è colpa mia”, disse seria. Quando lo era, bisognava preoccuparsi. Sorrisi.
-“Lo so”.
-“Mi piace il tuo nuovo look”, disse. La vecchia Quenn.
-“Vi lascio un po’ sole”, disse Louis dileguandosi.
-“Raccontami di te e Niall. Il vostro primo appuntamento. Ancora non so nulla”, mi lamentai.
-“Anche quella sera, tornata a casa, mi sentii male. È colpa del biondo”, spiegò. –“Mi ha fatto mangiare troppo quella sera!”, rise. Fermarla era impossibile. Iniziò a descrivermi il locale, ogni minimo movimento di Niall, ogni minima frase che si erano detti.. mi disse anche che era un ottimo baciatore. -“E non sa solo baciare”, disse ammiccando.
-“Quenn!!! Non mi dire che già…”
-“E perché non avrei dovuto?! Ho solo colto l’attimo. E poi.. lo amo Roxanne. E lui ama me”.
Ero felice. Felice che lei fosse felice. Iniziò poi a riempirmi di domande. Per questo decisi di spiegarle il mio “primo appuntamento”.
-“L’HAI VISTO??? QUINDI ORA MI VEDI?? DIO ROXANNEEEE!!!”.
Dovetti spiegarle che non era poi tutto così semplice. Che ci sarebbe voluto tempo e pazienza per ritornare come prima. Ero felice di aver potuto parlare con Quenn come facevamo una volta. Quanti pomeriggi a casa mia, mentre mangiavamo la crostata della mamma, raccontandoci le cose più stupide che ci venivano in mente..guardando un film..giocando a battaglia navale.. mi mancavano quei momenti di normalità. Mi mancava vedere la sua espressione assorta mentre cercava di posizionare le navi in modo “strategico”; Il brillare dei suoi occhi quando mi mostrava il suo ultimo acquisto; l’arricciarsi del suo naso quando vedeva Victoria Beckam. -“è sempre così musona”, mi diceva. Ad interrompere i miei pensieri fu la voce di Niall mentre con voga apriva la porta.
-“Come hai potuto non dirmelo Quenn!!!”, iniziò a gridare.
-“Cosa? Perché urli?”. Sentii i ragazzi rientrare nella stanza.
-“Niall, fratello che succede?”.
Adrianne si precipitò al mio fianco. Mi chiese spiegazioni ma poi le dissi che ne sapevo quanto lei. -“Cosa succede, chiedi?”, Niall continuava ad agitarsi. Presi le difese di Quenn. -“Qualunque cosa sia successa non c’è bisogno di agitarsi così tanto Niall”.
-“Spiegaci”, intervenne Louis cercando di calmare le acque.
-“Quenn sei incinta!!”, disse rivolgendosi direttamente a lei.
-“M..ma che d..dici?”, Quenn non riusciva a parlare.
-“Sei incinta di sette mesi. Gravidanza extrauterina”.
Otto ragazzi in panico.
Una nuvola nera si abbattè in quella piccola stanza di ospedale.

*Il mio angolo scrittrice* 

Beh che dire.. Spero che questo capitolo, seppure per certi versi non molto bello, possa comunque emozionarvi.. Vorrei sapere come avete preso la notizia della gravidanza extrauterina di Quenn... cosa avete provato magari.. :) Vi mando un grande bacio e aspetto le vostre recensioni ** Con infinito affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

 

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Capitolo 16
*** Angolo di cielo ***


                                                                                       

Sapevo bene cosa significava “gravidanza extrauterina”.
“Colei che è in stato interessante non sa di essere in attesa a causa del ciclo mestruale che si presenta puntualmente”.
Ricordai le parole di una rivista scientifica che lessi qualche anno addietro mentre, con mia madre, aspettavamo di essere ricevute dal medico.
“Si dice extrauterina perché il feto, invece di situarsi all’interno dell’utero, è posizionato all’esterno”.
La notizia più sconvolgente era un’altra:
“poche speranze di portare a termine la gravidanza”.
Quenn avrebbe perso il bambino. Qualcosa non quadrava. Era già di sette mesi..si poteva operare anche in quei casi? Iniziai a temere il peggio. Mentre continuavo a formulare tristi pensieri mi resi conto di tre cose: Niall, furibondo, era uscito dalla stanza piangendo. Anche Quenn piangeva e si disperava mentre Adrianne cercava di consolarla e rassicurarla. Gli altri ragazzi erano muti come tombe. Mi chiesi se non fossero usciti con Niall. Poi sentii Liam e Zayn uscire e richiamare con loro anche Harry e Louis per andare a parlare con il loro amico. Mi sedetti sul letto accanto a Quenn. Piangeva e i forti singhiozzi facevano muovere il lettino.
-“Adesso calmati, fai un bel respiro..”, diceva poco convinta Adrianne.
-“Ma cosa significa gravidanza extrauterina? Qualcuno mi può spiegare cosa mi succede? Ho paura!!!”, gridava.
-“Ti spiego io..”, mi offrii.
–“Sei minorenne e, i medici, vorranno di sicuro il consenso dei tuoi genitori. Avrai le mani legate a riguardo. Il tuo bambino non è posizionato nel posto giusto per crescere sano e dovranno spostarlo..o meglio toglierlo. Questa tipologia di gravidanza non va quasi mai avanti. È quasi impossibile partorire in modo sicuro. Se dovessi decidere di non interromperla, potreste entrambi farvi del male Quenn”, conclusi con la voce rotta.
-“M..ma se dovesse dipendere da te cosa decideresti di fare? Di chi è il bambino?”, chiese Adrianne.
-“Io..io non lo so”, rispose Quenn confusa, inpaurita, piangendo e singhiozzando. Tremava. Le presi una mano.
-“è importante rimanere lucidi tesoro. Io e Adrianne non ti lasceremo sola un attimo”.
-“Dov’è Niall? Perché mi ha lasciata sola? Perché mi odia? Io, io non lo sapevo..io non sapevo di aspettare un..un..”, scoppiò di nuovo in lacrime. Io e Adrianne non potemmo fare altro che abbracciarla. -“Voglio stare sola..voglio riflettere. Andate via”.
-“Quenn non possiamo lasciarti pr..”
-“Andate via, via via via via!!!!!”, gridò. Era fuori di sé. Adrianne mi prese per mano e l’assecondammo. Ci sedemmo fuori ad aspettare che ci chiamasse. Ben presto arrivarono anche i suoi genitori. Ci dissero di tornare a casa. Avevo perso la cognizione del tempo.
-“Dovresti tornare al centro o ti sgrideranno”, suggerì Adrianne.
-“Dove saranno i ragazzi? E Niall? Perché ha reagito in quel modo?”
-“E te lo chiedi? Quenn e Niall sono stati insieme solo una volta. Poche settimane fa. Lei è in attesa di sette mesi. Il bambino è di Daniel, Roxanne!”
Non so perché mi stupii tanto di una notizia così scontata. Ovvio che sapevo fosse così..ma sentire Adrianne dirlo ad alta voce rese tutto troppo vero, troppo disperato, troppo chiaro.
-“Lo terrà? Gli permetteranno di tenerlo? E se dovesse andare male?”, ero in panico.
Mille domande e altrettante incertezze mi riempivano i pensieri.
-“Non lo so. Spero solo che venga presa la giusta decisione”.
Rimanemmo per un po’ in silenzio. Uscimmo dall’ospedale e Adrianne venne fermata da..Harry. Mi scostai per lasciargli un po’ di privacy ma “purtroppo” il mio udito era davvero molto migliorato dall’incidente, per compensare la mancanza della vista.
-“I ragazzi sono andati a casa di Niall. È disperato. Perché Quenn non gli ha detto niente? Di chi è il bambino?”
-“Disperato? Non è mica lui tra la vita e la morte, non è lui che aspetta un bambino senza saperlo, non è mica lui a dover decidere se tenerlo rischiando la propria vita o se abortire sperando che tutto vada per il meglio, non è mica lui..”
-“Okay basta, non voglio litigare con te. Abbiamo fatto un accordo no?”
-“Harry io non so se sono pronta..”
-“Te l’ho detto. Neanche io lo so ma voglio provarci..”
-“Ora devo andare…” Cercai di fare l’indifferente quando Adrianne mi si avvicinò sbuffando.
-“Tutto bene?”
-“Si, certo come no. Poi ne parliamo. La priorità è Quenn ora. Per me ci sarà tempo. Ti accompagno al centro e torno a casa. Ho mal di testa”.
-“Okay andiamo".
Prendemmo un taxi e in pochi minuti arrivammo nella mia “casa”. Salutai Adrianne facendo finta di entrare nella struttura. Quando sentii l’auto allontanarsi sempre più mi diressi fuori. Iniziai a camminare senza sapere dove stessi andando. Non m’importava. Camminavo, ogni tanto sbattevo contro uno scivolo, poi contro un’altalena. Mi resi conto di trovarmi nel giardino-parco giochi dei bambini. Iniziai a toccare gli alberi. Cercai di immaginare come fossero carini Michael e Colette abbracciati sul loro albero mentre si parlavano. Erano così dolci. E la loro storia era terribilmente romantica. Poteva tranquillamente essere scambiata per un romanzo. Lei non parla con nessuno se non con lui, il bambino della sua vita. Abbozzai un sorriso. Stanno lassù per ore e ore e parlano, ridono, si fanno il solletico. L’albero è il loro angolo di cielo. Il loro posto segreto. Il loro ritaglio privato. Lei non parla con nessuno, solo con lui. Si dona solo a lui, in un certo senso. Mi accovacciai per terra e iniziai a cantare. Era la canzone che Louis mi aveva dedicato. Era la nostra canzone. Ben presto iniziai a sentire freddo. Cercai di trovare sola l’entrata. Dopo circa un quarto d’ora andai in panico. Non la trovavo. Ritentai altre due volte e avvenne il miracolo. Ero dentro. Corsi in camera spaventata, stanca, con il cuore spezzato da quegli occhi azzurri che quella sera mi ero sforzata di ricordare..mi addormentai subito, con la speranza di un giorno migliore. Il mattino seguente chiamai Quenn. Sembrava un po’ più tranquilla.
-“I miei mi lasciano libera di decidere, tanto rischio sia se lo tengo e sia se decido di abortire”, mi spiegò.
-“Come l’hanno presa?”.
-“Così così. Non per il fatto di aver scoperto che non sono più vergine ma..sono spaventati a morte. Temono il peggio. Non vogliono perdermi. Ho paura Rox. Ho paura che tutto andrà male, ho paura di soffrire, ho paura di rimanere senza Niall”, disse cercando di non piangere, trattenendo le lacrime.
-“Oggi posso venire a trovarti?”
-“E me lo chiedi?!”.
Un piccolo barlume della vecchia Quenn. Per pochi secondi riemerse quella allegra e spensierata, quella che doveva solo preoccuparsi dello smalto andato un po’ via, del trucco sbavato e degli sconti persi da Dolce & Gabbana. Mi preparai per andare da Jenna. Quella mattina ero in anticipo e quindi decisi di fare una chiamata ai gemelli. Rispose Kaily. Finalmente riuscimmo a parlare un po’. Non era più arrabbiata anzi.. mi promise che presto sarebbe venuta a trovarmi con Willow, la fidanzata. L’idea di una sorella omosessuale non mi creava più alcun fastidio. Kaily era la mia amata sorella e nella vita c’erano già troppe preoccupazioni per crearne di false, come quella di preoccuparsi per l’omosessualità. Non era un problema..era solo uno stato, un modo di essere. Che stupida ero stata un tempo, quando la notizia mi lasciò basita. Ero davvero maturata da allora, e ne andavo fiera. Parlai anche con Joseph. Ovviamente mi rimproverò per non avergli risposto e, invece di promettermi che sarebbe venuto a trovarmi, mi minacciò. Fu molto divertente.
-“Ti avverto. Verrò a trovarti e se non apri butto giù la porta”, disse.
Lo adoravo. Morale della favola finii per arrivare tardi. Quando spiegai a Jenna il motivo la prese bene.
-“Se succede perchè sei al telefono con i tuoi non può farmi altro che piacere cara.. Ti trovo sempre un po’ più attiva ogni volta che vieni. Ottimo. Oggi però controlliamo un attimo la vista”, mi annunciò. Iniziai ad agitarmi un po’. Avevo paura di essere peggiorata.
-“So che sei ansiosa..incanala questa energia negativa e lasciala in disparte. È proprio questa che non ti permette di vedere. Se ci pensi, è la stessa ansia che hai avuto quel giorno, in spiaggia con Louis. Fai un bel respiro ed espella tutto ciò che ti preoccupa”, suggerì. Cercai di ascoltare il suo consiglio. Inspirai ed espirai. Inspirai ed espirai..iI battiti del mio cuore iniziarono a diminuire, la mani non tremavano più e non sudavo più freddo.
-“Molto bene. Ricorda di farlo ogni volta che ti agiti”. Feci la visita in modo abbastanza tranquillo. Sembrava fossi una partoriente con tutta quella respirazione. Quando glielo dissi Jenna rise di gusto. Ciò, però, mi fece pensare a Quenn e dovetti ricominciare a respirare per non agitarmi.
-“Ottimo senso dell’umorismo”, disse compiaciuta.
-“Una volta ero sempre così..devo ricominciare a ritrovarmi”.
-“Perché ti sei persa?”, non era una battuta.
-“Diciamo che ho perduto la parte adolescente di me; non riesco a ritrovarla da un po’”.
-“è dentro il tuo cuore..basta cercarla e lasciarla emergere nel bene e nel male”.
-“Ci proverò Jenna”, promisi.
-“Lascia che ti chieda una cosa.. parli mai ad alta voce con te stessa?”
-“No, non mi è mai capitato”, ammisi. Dove voleva arrivare?
-“Bene. Compito a casa. Ogni giorno devi prenderti almeno un’oretta per te stessa. Vai in un posto, non lontano da qui si intende; pensa ciò che ti ha fatto male, che ti fa male e che sai te ne farà ancora. Inizia a respirare come ti ho insegnato oggi. Ora dobbiamo solo lavorare molto con la tua psiche…”
-“In che senso “ora dobbiamo solo”?, chiesi confusa.
-“La tua vista è quasi ritornata come prima..il vero problema ora è nella tua testa e dobbiamo mirare sulla tua capacità di incanalare i pensieri, soprattutto quelli negativi”, mi spiegò.
-“Sono pronta a lavorare duro”, dissi decisa.
-“Lo so. A domani Roxanne”. Sapevo già dove andare, cosa fare, cosa dire..dovevo solo aspettare il momento giusto. Ritornai in camera. Poco dopo sentii bussare alla porta. -“Qualcuno è affamato per caso????”, chiese qualcuno dallo strano accento.
-“Signor Filippooo!!!”, urlai su di giri.–“Come sta?”, chiesi.
-“Oh io benone. E lei signorina Roxanne?”
-“Sempre meglio.. grazie per la pazienza che ha dimostrato di avere con me”.
-“Si figuri. Qui siamo tutti una grande famiglia..a proposito c’è qualcuno che è venuto a farle visita”. Questo qualcuno mi si aggrappò alla gamba.
Capii subito chi fosse.
La piccola Colette.
-“Oh, ciao tesoro. Mi sei mancata sai?”, le dissi dandole un bacio e un buffetto sulla testa.
-“Ora vado a sfamare gli altri pazienti. A stasera signorina”.
-“Grazie signor Filippo. A stasera”.
-“Allora piccola.. tu mangi con me?”

Dopo aver pranzato insieme, io e Colette ci addormentammo come al solito sul mio letto abbracciate. Potevo sentire il suo cuore battere. Era piccolo e leggero come le ali di un colibrì. Il pomeriggio andai a trovare Quenn e Colette volle venire. Non riuscii a dirle di no. Rosalie mi diede il consenso a patto che non tornassimo molto tardi. Quando il taxi ci portò all’ospedale fu la piccola a guidarmi per i reparti. Io le davo le indicazioni e lei mi conduceva. Eravamo una strana coppia. Quando arrivammo, Quenn era talmente felice che quasi mi fece commuovere.
-“Oh finalmente Roxanne..non vedevo l’ora che arrivassi!! E questa bambolina chi è?”
-“Lei è Colette e non ama molto parlare”, dissi sperando che Quenn capisse il doppio senso.
-“Oh capito.. beh accomodatevi”.
Parlammo del più e del meno senza che mai nessuna delle due accennasse alla gravidanza. Volevo farla distrarre. Fu lei ad aprire il discorso.
-“Credo di aver preso una decisione Roxanne. Ho paura, ma penso di averla presa. Spero sia la giusta”.
-“Qualunque sia i tuoi genitori, io e Adrianne l’approveremo”, dissi sincera.
-“E Niall? Non voglio perderlo…”
-“Se ti ama davvero non si lascerà perdere la meravigliosa ragazza che sei solo per…”, non seppi concludere la frase.
-“Posso chiederti un favore?”, chiese.
-“Certo che puoi”.
Ero pronta a fare di tutto se ciò avesse contribuito al ripristino della sua felicità.
-“Puoi dirgli che vorrei parlargli? Lo aspetto ad ogni ora, ogni giorno”. Era davvero innamorata persa.
“Dio fa che Niall sia davvero il ragazzo giusto per lei”, pregai.
-“Certo”.
Poco più tardi io e Colette andammo via. Quenn diede ad entrambe un grande bacio e potei giurare di averla sentita sospirare. Poco più tardi fummo di nuovo al centro. La piccola mi lasciò davanti la porta della mia camera e le diedi la buonanotte.
-“Torna quando vuoi tesoro”, e le diedi un bacio. Ovviamente non parlò. Nel frattempo che arrivasse la cena optai per una bella doccia calda. Mentre mi asciugavo i capelli sentii qualcuno bussare. Il signor Filippo mi salutò e mi disse che andava di fretta.
-“Domani le racconterò tutto signorina”, promise.
-“Tutto cosa?”, chiesi stranita.
-“Ora sono in ritardo. Domani, domani. Buonanotte”, disse lasciandomi sulla porta.
-“Buonanotte”, sussurrai ridendo. Chissà che stava combinando. Mangiai in fretta. Ero un po’ ansiosa. Mi venne in mente il suggerimento di Jenna. Avrei iniziato da quella sera ad applicarlo. Dovevo andare nel mio luogo preferito. Scesi in giardino. La sera prima avevo memorizzato dove fossero le giostrine e sbattei poche volte. Iniziai a respirare per scacciare la paura, l’ansia e il nervosismo. Mi accovacciai ad un albero e guardai in alto. Probabilmente da li si vedeva la mia finestra. Chissà se mi trovavo proprio nel punto in cui, ogni sera, Louis si metteva per cantarmi quella splendida canzone. Senza rendermene conto mi ritrovai ad intonarla. Non avevo la voce bella come la sua. Avevo un disperato bisogno di sentirla.

I won’t give up on us
Even if the skies get rough
I’m giving you all my love
I’m still looking up


Cantai quella strofa ed era così sbagliata. Iniziai a parlare.
-“Sei stato un bugiardo. Avevi detto che non avresti rinunciato a noi. Dov’è tutto il tuo amore? Avresti dovuto darmelo..ne ho bisogno Louis. Grazie a te quel giorno sono riuscita a vedere, grazie a te avevo ricominciato a vivere, a sorridere, a prendere la vita poco sul serio..avevo ricominciato ad affezionarmi alle persone, avevo imparato ad amare..amare davvero. Non con gli occhi..non con la mente..con il cuore. E mi sono innamorata, diamine” Qualche lacrima prese a scendermi e la ricacciai. “e non vorrei che fosse troppo tardi, non vorrei averti perso…”

I don’t wanna be someone
who walks away so easily
I’m here to stay
and make the difference
that I can make


Non voglio essere fifona, non voglio dover scappare da ciò che provo per te. Voglio stare qui, vivere ciò che mi fai provare e fare le differenze che sono in grado di fare… Louis..io..” Era difficile dirlo ma era necessario.
-“Louis ti amo”. Ancora accovacciata a terra appoggiai i gomiti sulle ginocchia, mi presi il volto tra le mani e chiusi gli occhi. Le ciglia erano bagnate, gli occhi bruciavano ancora ma, almeno, non ero andata in frantumi. Ero ancora intatta. Il mio cuore era felice, ero serena. Mi ero tolta un grosso peso dallo stomaco. Qualunque cosa fosse successa, da li in poi, l’avrei accettata. Quell’esperienza mi aveva insegnato che dai nostri comportamenti discendevano delle conseguenze e qualunque fosse stata l’avrei accettata. Infondo Louis non si era allontanato; ero stata io a cacciarlo via. Non mi ero lasciata amare. Pian piano mi rialzai aggrappandomi all’albero. Feci un bel respiro. Ero pronta a tornare in camera.
-“Ti amo anche io, così tanto che potrei morire”.
Il cuore mi si fermò. Ogni muscolo mi si fermò. Rimasi incerta, pietrificata, ammutolita.
Lo sentii correre verso di me e le mie gambe imitarono le sue. Correvo senza sapere dove stessi andando. Sapevo solo che tra un po’ il mio petto avrebbe trovato posto sul suo, sapevo solo che le mie labbra si sarebbero saziate delle sue, sapevo solo che i miei fianchi sarebbero stati schiavi delle sue mani. Ci abbracciammo per un momento che sembrò infinito.
Poi un bacio.
Dolce.
Un altro.
Disperato.
Un altro.
Timido.
Un altro.
Passionale.
Un altro.
Felice.
Un ultimo.
Nostro.


*Il mio angolo scrittrice* 

Questo capitolo è per le persone che credono nell'amicizia, è per coloro che non perdono mai la speranza, è per le persone disposte a cambiare idea, a ricredersi, ad ammettere di aver sbagliato.. Questo capitolo è per chi crede nell'amore anche se l'ha perso o non l'ha ancora incontrato.. questo capitolo è per tutti voi che mi sostenete e mi fate sentire apprezzata grazie alle recensioni.. Semplicemente vi ringrazio e se sono minimamente riuscita ad emozionarvi fatemelo sapere così mi sentirò appagata e soddisfatta ancora di più.. Infinitamente vostra
Lavinia

*STAY STRONG*

 

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Capitolo 17
*** Il dipinto di Picasso ***


                                                                                       


Mano nella mano ci dirigemmo ridendo fino in camera. Ero impacciata quando ci abbandonammo sul letto. Louis era un po’ agitato, ma non sapevo cosa avesse in mente.
-“Mmm vediamo..come potrei chiamarti ora… Ursula?”, chiese.
-“Come?!”, ero più che confusa.
-“Andiamo..oramai non posso chiamarti più Ariel..”, disse con una punta di nostalgia. Iniziò a toccarmi i capelli, a passare le mani tra i miei ciuffi ribelli e poggiò il naso sulla mia fronte.
-“Odio questo nuovo taglio di capelli”, ammise.
-“Mi dispiace, ma in quel momento sentivo fosse la cosa giusta”, spiegai.
-“Non era tagliandoti i capelli che avresti risolto le cose, lo sai vero?”
-“Lo so idiota..” Non sapevo bene dove volessi arrivare perciò iniziai a respirare come mi aveva insegnato Jenna. Ripresi il discorso.
-“Lo so ma, a volte, bisogna fare qualcosa di davvero drastico e insensato per poter riprendere a star bene..era come se, tagliandoli, iniziassi a lasciarmi alle spalle tante brutte sensazioni, cattivi pensieri …”
-“è stata dura quella sera non entrare nella tua stanza e prenderti nelle mie braccia”.
-“In che senso?”, chiesi respirando sempre più lentamente, come se volessi concentrarmi su nient’altro che su lui.
-“Devo dirti una cosa e non so se ti piacerà. Tutte le sere, come hai potuto notare, cantavo sotto la tua finestra. E tutte le sere mi cacciavi via. Pian piano capii che nonostante cercassi di farmi ascoltare continuavi a non sentirmi. Per questo decisi di rimanere giù e stare zitto. All’improvviso fu come se il mio silenzio ti colpisse più di mille parole.. quando ti sei affacciata la prima sera che misi in atto il “piano”-rise- rimasi ipnotizzato. Avevi lo sguardo più vivo che mai e non riuscivo a capire se vedessi o meno. Eri triste però..”
-“Ero triste perché non potevo sentirti..non potevo vederti! Quindi eri in giardino anche quando, ieri sera, mi sono messa a cantare?”, chiesi sentendo le mie guance avvampare.
“CHE FIGURA DIO MIO”,pensai.
-“Si- iniziò a ridere- e devo ammettere che non sei male come credevo. Potremmo fare un duetto. Ursula e signor Bretelle”, scherzò. In quel momento eravamo proprio come i primi giorni. Spensierati e allegri.
-“Signor Bretelle mi è nuova!”, confessai.
-“Oh, è il soprannome che mi hanno appioppato i ragazzi. È così strano se mi piace indossarle? Sono comode per appoggiarci le mani”, spiegò.
-“Sicuramente sarai un gran figo signor Bretelle”, dissi facendo gli occhi dolci.
-“Mi prendi in giro eh?!”, disse iniziando a farmi il solletico. Iniziai a gridare e a muovermi a spasmi. Avevo le lacrime agli occhi tanto dal ridere e la mascella iniziava a farmi male…
-“Ti prego..basta”, lo implorai.
-“Ti arrendi? Eh ti arrendi? Rispondi o continuo?”
Ridevo, gridavo e ridevo ancora e non riuscivo a parlare.
-“Mi..mi arrendo..basta ti prego..mi arrendo ho detto..sei sordo????”
Mi lasciò andare e piano piano l’affanno si placò. Ci stendemmo sul letto e appoggiai la testa sul suo petto mentre, con una mano, Louis mi accarezzava un braccio. Ero così serena, felice e tranquilla che sarebbe potuto arrivare un terremoto e non me ne sarei accorta. Se solo avessi potuto vederlo. Sospirai.
-“A cosa pensi?”, chiese curioso.
-“Niente..è solo che è tutto così perfetto se non fosse per il mio problema..vorrei tornare a vederti, anche solo per un secondo”, ammisi triste.
-“Ma tu mi vedi Roxanne”.
-“No, non è vero!!”, quasi urlai.
-“I tuoi occhi sono speciali. Hanno capito cosa provo per te. Perché il nostro amore va oltre ciò che vede”.
Iniziai a riprendere la respirazione, rilassai i muscoli, scacciai dalla mente le preoccupazioni e chiusi gli occhi.
-“Dammi un minuto”.
“è tutta questione di mente. Volere è potere, giusto?! Io voglio vedere. Voglio vederlo”, continuavo a ripetermi. Come quel giorno al mare mi sedetti e Louis mi prese una mano.
-“So che puoi farcela”, ripetè come quel giorno. Respiravo.
“Il mio oceano”.
“Il mio mare blu”.
“Affronta gli ostacoli”.
“Tutto dipende dalla tua psiche”.
“Non rinuncerò a noi”. Respiravo.
“Uno”.
“Due”.
“Tre”.
Aprii gli occhi. Bianco.
Tutto bianco. Tutto azzurro. Tutto rosso. Una macchia marrone. Una sfumatura verde. Dei contorni rosa. Delle ciglia non molto folte. Un nasino alla francese. Un’espressione concentrata e corrucciata. Un paio di occhi, color del cielo e del mare, mi fissavano come se per loro fossi tutto. I miei, di sicuro, rispondevano con la stessa intensità. Il cuore stava per scoppiarmi. C’ero riuscita. Ero riuscita a vederlo e non potevo crederci. Stavo per piangere ma volevo godermi il momento.
“E se non ci riuscirò più?”.
NO.
Non potevo lasciarmi opprimere dalla paura. Respirai e la scacciai come si fa con le mosche fastidiose. Senza dire nulla iniziai a toccargli il volto. Iniziai dal profilo dell’occhio destro. Scesi fino al naso e seguii quella linea dritta, perfetta. Scesi alle labbra e le sfiorai, quasi avessi paura di comprometterle. Arrivai al mento e poi risalii verso sinistra e arrivai ai suoi occhi. Così blu, intensi come l’oceano e limpidi..mi scrutavano. Erano occhi vispi e attenti. Mi pietrificava guardarli. Mi ero persa. Avrei potuto annegare in quel mare e non me ne sarei resa conto. Mi avvicinai e lo baciai. Fu una scarica d’adrenalina pura. Non mi sarei mai abituata a quel contatto. Come avrei potuto?! A quel pensiero sorrisi. -
“Ti vedo Loui. Io ti vedo”, dissi.
-“Lo so..”, bisbigliò complice.
I suoi occhi, imitando la bocca, disegnarono un sorriso e improvvisamente mi intrappolò tra le sue braccia. Lo lasciai fare perché, infondo, il mio posto era li.

La mattina seguente mi svegliai alquanto intorpidita. Era come se avessi dormito per tutto il tempo nella stessa posizione. Cercai di fare mente locale della sera prima e ricordai fosse successo qualcosa di indimenticabile, di speciale, di unico. Ma non ricordavo cosa. Nel silenzio il mio respiro e qualcos’altro. Trattenni il fiato. Un altro respiro. Louis. Oh..avevamo dormito insieme. Aprii gli occhi.
Una visione.
Con il torso nudo a pancia in giù, un braccio sotto il cuscino, dormiva..russava un pochino. Risi. Gli accarezzai i capelli e pensai di averlo svegliato perché si girò. Falso allarme. Gli stampai un bacio sulle labbra. Dolci. Poi alzai una mano e me la osservai. Non ricordavo di avere delle unghie così non curate. In piedi andai decisa verso “lui”. Colui che è nemico-amico di ciascuna donna. Lo specchio. Da quanto tempo era che non mi specchiavo? Da quanto tempo, quello, era rimasto uno specchio senza riflesso? Vedermi fu uno shock. I miei boccoli rossi ridotti a ciuffi corti sbarazzini. I miei fianchi erano diminuiti un po’, le gambe erano lunghe come le ricordavo. Mi avvicinai. Gli occhi erano lucidi, il piccolo neo tra le sopracciglia non era sparito, qualche brufolino sulla fronte e qualche puntino nero sul naso.. “L’adolescenza”, pensai. Nonostante sembrava che non fossi cambiata, se non minimamente, lo ero e come. Non ero più la ragazzina spensierata ed innocente di un tempo, ma non ero neanche più la ragazza che aveva paura di amare, di ridere ed essere felice. La vecchia Roxanne mi aveva ormai salutato e voltato le spalle. La nuova Roxanne era una piccola donna che sapeva prendere la vita per quella che era, che sapeva volersi bene, ma che soprattutto sapeva vivere. Sorrisi. I denti erano dritti e bianchi come li ricordavo. Mi avvicinai ancora di più allo specchio e baciai il mio riflesso. Amarsi è amare. Io volevo fare entrambe le cose. Continuavo a fissarmi allo specchio e presi a scuotermi i ciuffi rossi ribelli e, all’improvviso, qualcuno mi afferrò da dietro e poggiò il suo mento sulla mia spalla. Il nostro riflesso sembrava quasi un dipinto di Picasso. Astratto, stilizzato e infinitamente surreale.
-“Siamo una bellissima coppia, non credi?”, rise.
-“Un signor Bretelle e una signora Ursula..una coppia strana direi”, scherzai.
-“Penso che potremmo fare anche cabaret insieme”, disse guardandomi negli occhi.
-“Oh, non ci giurerei”, lo sfidai.
-“Mmm..penso che potremmo fare anche qualcos’altro insieme, tesoro”, disse ammiccando mentre mi mangiava con gli occhi.
-“Pervertito”, risposi con una linguaccia.
-“Bambina cattiva..ora te le insegno io le buone maniere!!”, disse afferrandomi e tirandomi finchè mi buttò sul letto. Iniziammo a prenderci a cuscinate per poi passare ad una fase un po’ più hot. Mi afferrò da dietro e iniziò a baciarmi il collo. Mi tolse la maglietta con cui mi ero addormentata la sera prima. Lo lasciai fare, ma potevo giurare di essere diventata rossissima. Non mi ero mai spinta fino a quel punto con un ragazzo. Tra un bacio e l’altro me lo ritrovai sopra. Le sue labbra mi inumidirono il collo e poi scesero giù, tanto da sfiorare il reggiseno. Avvampavo e il cuore avrebbe potuto, tranquillamente, uscirmi dal petto. Avevo paura ma, averlo vicino, mi faceva sentire al sicuro. Non bisogna avere paura di ciò che si ama. Per questo mi feci coraggio. Proprio quando mi decisi a togliergli la maglia qualcuno bussò alla porta e il telefonino prese a squillarmi. Ci guardammo per un istante che sembrò infinito.
Eravamo assetati e affamati l’uno dell’altra ma capimmo di dover “rimandare”.
Ci scambiammo un ultimo casto bacio.
-“Apri tu per favore ma dammi il tempo di rimettermi la maglia”, dissi imbarazzata.
Nel frattempo acciuffai il telefono sul comodino. Era Quenn.
-“Ehi..ti ho disturbata?”, chiese. Domanda più azzeccata non poteva farla.
-“Certo che no,biondina. Dimmi tutto”.
-“Oggi pomeriggio alle 18.00 puoi venire all’ospedale? Voglio comunicare a tutti la mia decisione riguardo..si insomma il bamb…il bambi..il bambino”.
L’argomento la metteva visibilmente a disagio.
-“Certo, per quell’ora ci sarò”.
-“Oh perfetto. Puoi avvertire anche Louis? È l’unico che non mi risponde!!”, si lamentò.
Ci saremmo stati tutti?
-“Nessun problema, ci vediamo più tardi”.
-“Ciao Rox”. Attaccò.
“La mia decisione”.
Quella frase.
Così sbagliata.
La vita di un bambino non doveva essere una decisione ma solamente un dato di fatto. Una bella notizia, una benedizione..ma non una decisione. Una manina che mi tirava per il braccio mi riportò alla realtà. Colette.
-“Si può sapere chi è questa carotina?”, chiese Louis totalmente rapito dalla piccola.
-“Oh, lei è la mia amica Colette”, lo informai sorridente. Era davvero una bambina bellissima. Occhioni verde smeraldo e viso tondo tondo. Era talmente piccola che a guardarla mi veniva voglia di mangiarla.
-“Piacere, io sono Louis”, si presentò.
-“Vuoi passare tutta la giornata con noi?”, le proposi.
-“Spalancò gli occhi e mostrò un sorriso incantevole.
Accettava.


*Il mio angolo scrittrice* 

Salve mie bellezze :) Naturamente voglio sapere cosa ne pensate di questo :D quindi leggete e, se vi va, recensite :3 Grazie davvero per il vostro sostegno e ringrazio anche coloro che hanno, avevano, messo la mia storia tra le preferite/seguite/ da ricordare :):)
Infinitamente vostra
Lavinia

*STAY STRONG*
 

 

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Capitolo 18
*** Insieme, l'uno affianco all'altro ***


                                                                                       


Verso mezzogiorno Louis decise di portarci a mangiare fuori. Andare in macchina e poter vedere persone aggirarsi indaffarate, automobili sfrecciarci accanto, bambini giocare nei parchi mi rese entusiasta..stavo quasi per piangere dalla gioia e Louis lo notò perché mi prese per mano e mi sorrise.
Arrivammo poco dopo in un piccolo corso e vidi una grande insegna rossa con la scritta Nando’s. Fu proprio in quel locale che entrammo e ci accomodammo. Io e Louis ordinammo ravioli ai funghi mentre Colette indicò sopra il menù le penne al pomodoro.
-“Ottima scelta”, le dissi sorridendole. Ero un po’ imbarazzata. Louis continuava a fissarmi senza dire una parola.
-“Vado in bagno a lavarmi le mani”, dissi.
La piccola Colette mi seguì. L’insegna indicava che il bagno era da qualche parte a destra. All’improvviso mi scontrai contro qualcosa di duro. O meglio, mi scontrai contro qualcuno. “Sbadata come al solito” pensai. Davanti a me un ragazzo moro, terribilmente sexy, un demone.
Mi chiese scusa e poi, all’improvviso, strabuzzò gli occhi.
-“Roxanne che ci fai qui??”, disse mostrando un sorriso mozzafiato con la lingua tra i denti. Quella voce l’avevo già sentita.
-“Zayn?!”, dissi incredula.
Gli sorrisi e gli buttai le braccia al collo.
Il mio Zayn, la persona che mi aveva aiutata in tanti momenti, che mi aveva tenuto compagnia.
-“Sei tremendamente bello sai?”, dissi senza inibizioni.
Ma con lui ero così..terribilmente sincera e a mio agio.
-“Cosa? Tu..tu puoi vedermi?”, disse mostrando un’espressione imbambolata.
-“Oh…”. Giusto..l’unico che lo sapeva era Louis. Avrei dovuto spiegargli un bel po’ di cose.
-“Ti spiegherò tutto più tardi…vuoi unirti a pranzo con me e Louis?” gli chiesi. Sentii a malapena la risposta a causa di alcuni ragazzi che stavano facendo un bel po’ di baccano.
-“Quando ci vuole per il cibo?? Ho fameeeeee”, gridava un biondino. Era irritante.
-“Ma possibile che pensi solo al mangiare? Dai il tempo al cuoco di cucinare..non è carino da parte tua fare tutto questo chiasso”, lo ammonì l’altro. La sua faccia da orsacchiotto si contrapponeva alla voce profonda.
-“Ma voi dite che i gatti possono entrare nel locale?”, chiese l’altro ragazzo riccio con due profonde fossette ai lati della bocca. Poi scorsi Louis. Era seduto con loro?! Senza dire niente Zayn mi prese per mano e mi portò da Louis e gli altri ragazzi. Colette mi seguì intimidita con un espressione interrogativa sul visino tondo. Ma neanche io sapevo chi fossero. Quando arrivammo al tavolo fui informata che avevo davanti a me Liam, Harry e Niall.
-“Volete unirvi a noi?” chiese Liam sorridendomi.
-“Per me va bene”, dissi rivolgendomi a Louis che sembrava su di giri.
-“Beh..abbiamo un sacco di cose di cui parlare”, disse Zayn. E fu così che iniziò l’interrogatorio. Fui riempita di domande riguardo al fatto di aver ripreso la vista, mi chiesero anche di Quenn e, potei giurare, che Niall si rabbuiò molto durante quel discorso. Arrivammo poi all’imbarazzante momento in cui Louis disse che ormai eravamo..si insomma..una coppia. Ero arrossita. Altrimenti perché Harry aveva riso così tanto?!
-“Trattami bene la mia carotona”, disse il riccio.
-“Vedremo…”, dissi facendo la sostenuta. Improvvisamente notai, con un nota di compiacimento, che Colette si era “ambientata”. Era sulle gambe di Harry e stavano giocando a non so cosa..
-“Non è un po’ troppo piccola per te,fratello?”, chiese Niall facendoci ridere.
-“Naaaaah… lei è una mia amica”.
-“Io sono fidanzata”, disse con mia grande sorpresa la piccola.
Io e Louis ci guardammo.
Scorgevo nel suo sguardo il riflesso del mio, in un misto di sorpresa, incredulità e commozione.
-“Ohhh..deve essere un ometto molto fortunato il tuo fidanzatino”, disse Liam facendole l’occhiolino. Mangiare con loro fu molto piacevole ma poi mi ritornarono in mente le parole di Quenn. Niall fu quello che finì per ultimo. Ma che razza di stomaco aveva?! Quando, toccandosi la pancia, ci annunciò di essere sazio, presi la palla al balzo.
-“Posso parlarti in privato un secondo?”, chiesi.
-“Dammi solo il tempo di alzarmi”, disse come se stesse per rigurgitare tutto. Andammo fuori e iniziare il discorso sulla gravidanza fu difficile. Capì fossi in difficoltà e prese lui la parola.
-“Senti Roxanne..io voglio bene a Quenn. Ma questa cosa del bambino mi mette una forte agitazione. Sono giovane e non so se sono pronto ad accollarmi un errore che non è il mio”.
-“Un errore?! Stiamo parlando di un bambino non di un esame Niall. Se tieni davvero a Quenn dovresti sostenerla a prescindere dalla decisione che prenderà. È facile amare qualcuno nei momenti belli e spensierati ma, la vita, quella vera, non è tutta rose e fiori.. Pensi che per lei sia facile affrontare tutto questo? E per di più mentre sa di non avere il tuo appoggio? Soffre per il bambino, soffre per te, soffre per la sua famiglia.. ma tu? Hai scelto da quale parte stare?”
-“Non so se te ne sei resa conto..stiamo parlando di un’altra vita da crescere. Avrà bisogno di una persona che sappia fargli capire cos’è il bene e cosa non lo è..cos’è giusto e cos’è sbagliato…credi che io sia pronto a tutto questo?” -“è davvero questo il punto? Non ti senti all’altezza?? Pensi che lei si senta pronta invece?” -“Non lo so..”
-“Sinceramente Niall..pensi sia pronta? Io penso proprio di no..magari con te al suo fianco si sentirebbe più al sicuro, magari sentirsi amata, in questo momento, le farebbe solo del bene.. Io nutro molto rispetto per te, ho capito che sei fatto apposta per lei dal primo momento che sentii come mi parlava di te.. lei ti adora. Non voglio costringerti a prenderti la responsabilità di Quenn e del bambino e tanto meno voglio influenzarti .. voglio solo farti vedere le cose dalla sua prospettiva...voglio solo che tu prenda la decisione più giusta per te..per lei..per il piccolo…”, conclusi esausta.
“Ma quanto cavolo parlo?!”mi chiesi.
-“Ci penserò, davvero Roxanne. Anche io ho capito quanto tu tenga a lei e voglio prendere la decisione giusta, come hai detto tu”.
-“Lei ha già preso la sua, a quanto pare… e l’annuncerà oggi pomeriggio alle sei. Mi ha chiesto di dirtelo dato che non le rispondi al cellulare..”
-“Oh, si giusto. Grazie”, disse abbassando lo sguardo imbarazzato.
-“Niente rancore con me okay?”, dissi tirandogli un piccolo cazzotto sulla spalla come avevo visto fare in qualche buffa commedia.
-“Okay”, disse sorridendomi.
-“Avanti, rientriamo”. Dopo il gelato ci separammo. I ragazzi andarono a giocare alla play a casa di Liam mentre Louis, io e Colette decidemmo di ritornare al centro per far riposare la piccola. Fu Michael ad accoglierla con un abbraccio e sparirono nel parco giochi. Io e Louis salimmo in camera mia e riposammo un po’ sul letto.
-“Battaglia con i cuscini?”
-“Nah, non mi va”, dissi.
-“Che hai?”, disse mettendosi di lato e scrutandomi in un modo che mi imbarazzava.
-“Sono un po’ agitata per oggi. Ho paura che Quenn prenda la decisione sbagliata”.
-“Che sarebbe?”, chiese.
-“Non lo so. Ammesso che scelga di non portare avanti la gravidanza non saprei se ritenerla una decisione giusta o sbagliata. Infondo cosa posso saperne io?”, dissi frustrata.
-“Qualunque decisione sia noi la sosterremo, giusto?”
-“Giusto”, dissi lasciandomi baciare.
-“Mmmm..che ne dici di riprendere il discorso di stamattina?”, disse languidamente.
-“No no no, non se ne parla proprio..tu, bello mio, devi andartene. Ora.”
-“Andiamo Rox!!!”, disse facendomi gli occhi dolci.
-“Non ci provare. Devo andare da Jenna”.
-“Ursolina??”
-“Vaiiiii”
-“Carotina?”
-“Ho detto vai Lou!!”
-“Okay okay..andrò a consolarmi con qualcun’altra”, disse voltandosi.
-“Cosa hai detto?!”, chiesi con aria furiosa.
-“Hai sentito bene”
-“Rimangiatelo”.
-“No”
-“RIMANGIATELO!!”.
-“Come siamo focose. Mi piace”, disse facendomi l’occhiolino.
-“Okay basta. Io vado, tu fai che vuoi…”, dissi uscendo e dirigendomi da Jenna. Appena entrai la trovai di spalle. Non l’avevo mai vista prima. Aveva capelli neri lunghi e lisci e indossava una camicetta verde smeraldo e una gonna nera. Mi sembrava a tubino, ma non ne ero sicura.
-“Ehi Roxanne”, mi salutò appena si accorse della mia presenza.
-“Buon pomeriggio Jenna”.
-“Da quanto hai recuperato la vista?”, mi chiese a bruciapelo.
-“C..cosa?”
-“Secondo te non me ne sarei accorta? Mi stai squadrando da capo a piede. E la cosa non mi dispiace, se mi trovi carina”, scherzò.
-“Jenna sono guarita!!”, esclamai.
-“Alt alt..tesoro non è così facile. Odio doverti, come dire, smontare ma.. scommetto che sei riuscita a vedere dopo i miei consigli riguardo la respirazione, lo scacciare i pensieri negativi bla bla bla giusto?”
-“Okay…ho paura. Oltre ad essere una psicologa sei anche una veggente?”, chiesi.
-“Oh no..sono soltanto un’ottima osservatrice con un’abile capacità di ricostruire i fatti. Bene le cose stanno così. La vista potresti ancora perderla, di tanto in tanto..specialmente se dovessi subire dei traumi.. ma potresti risolvere tutto con le tecniche che ti ho insegnato. Adesso la difficoltà sta nell’affrontare i problemi e non scacciarli più”.
-“Cioè prima dovevo rimuoverli ora invece devo ripristinarli?”, chiesi incredula.
-“Esatto! Pensaci bene. Prima di diventare cieca se avevi qualche ansia, se eri nervosa, timorosa, quello che vuoi insomma, non ti limitavi a rimuovere tutto ma ti facevi forza e cercavi di risolvere i problemi. Noi dobbiamo riattivare questo meccanismo in modo che, anche se dovessero capitarti delle brutte esperienze, non ci sarà più la possibilità di riperdere la vista. Non so se sono stata abbastanza chiara tesoro…”
-“Okay allora..Devo cercare di riprendere la percezione della realtà in un qualche modo. La valvola di sfogo delle mie ansie non deve essere la perdita della vista”. -“Esattamente. Le persone “normali”, lasciami passare l’aggettivo, non perdono la vista quando hanno delle preoccupazioni. Il tuo sistema nervoso deve ristabilirsi e riprendere a funzionare come una volta”.
-“Eh come procederemo?”, chiesi.
-“Beh…per prima cosa faremo una cura di medicinali. Lavoreremo ancora attraverso le nostre sedute e poi ci sarà solo un’ultima grande e difficile cosa da fare. Una prova del nove la chiamerei. Ma per adesso non ci pensiamo. Concentriamoci sulle cose più importanti.” Mi diede delle medicine da prendere la mattina e la sera.
-“Ti dirò io quando smettere con questa cura”, mi spiegò. Prima di uscire mi fermò un’ultima volta.
-“Roxanne.. vorrei che la tua famiglia non sapesse che riesci a vedere. Per te potrebbe essere solo causa di ansia, fidati”.
-“Io mi sono sempre fidata di te Jenna..no?”
-“Oh lo so tesoro..”, disse abbracciandomi.
–“A domani..eh…salutami Louis”, disse facendomi un occhiolino. Arrivata in camera trovai Michael e Colette mentre giocavano con Mr. Bretelle a scarabeo. Guardarli mi fece felice.
“Louis sarebbe un padre meraviglioso” pensai.
Guardai l’orologio.
MERDA!
Erano le cinque e quarantacinque.
-“Loui presto, dobbiamo andare in ospedale. Piccoli volete venire?”gli chiesi.
-“Non posso..Rosalie mi aspetta per la visita”, disse triste Michael.
-“Colette?”, gli chiese Louis.
Quello che fece la bambina mi lasciò impietrita. Si girò verso Michael e gli fece una carezza. Gli disse qualcosa nell’orecchio. Ricordavo ancora quando Michael, il primo giorno che lo incontrai, mi disse che la bambina parlava solo con lui. Piano piano, però, si sarebbe sbloccata secondo me. E ad aumentare la mia fiducia c’era l’avvenimento di oggi, nel locale, durante il pranzo con i ragazzi.
-“Tu vai..sull’albero andremo stasera”, le disse Michael. Lei acconsentì. Matura come non l’avevo mai vista. Quando c’era Michael con lei, cambiava. Non sembrava una piccola, minuscola bimba..sembrava quasi una ragazza, che capiva come andava il mondo. La maturità, spesso, è precoce nelle persone che hanno sofferto molto. Mi ripromisi di chiedere a Rosalie la storia di Colette.
Mentre eravamo in macchina, chiamai Quenn e Adrianne. Facemmo una chiamata a tre, come eravamo solite fare ai “vecchi” tempi.
Volevo che sapessero che ero ritornata a vedere prima di incontrarci, in modo che, una volta tutti insieme, ci saremmo concentrati solo sulla biondina. Arrivammo in ospedale un po’ in ritardo ma, nonostante tutto, fummo i primi. Io a destra, Louis a sinistra tenevamo Colette per mano. Quando entrammo nella stanza Quenn si mise a piangere.
Più tardi arrivarono tutti.
Adrianne, con mia grande sorpresa, arrivò con Liam.
Poco dopo arrivarono Harry e Zayn. Il riccio era nervoso e notai lo stesso nervosismo anche in Adrianne. Con venti minuti di ritardo arrivò anche Niall.
Lui e Quenn non si guardarono neanche ma notai come entrambi si irrigidirono.
Poi Quenn parlò.
-“Grazie per essere venuti. Ormai, il gruppo composto da me, Adrianne e Roxanne si è ampliato. Tutti voi-disse rivolgendosi ai ragazzi- oramai ne fate parte ed è per questo che ho voluto che foste tutti qui. Sapete tutti della mia gravidanza quindi inutile parlarne. Sapete anche i rischi che corriamo entrambi-disse poggiando le mani sulla pancia leggermente gonfia- quindi inutile parlare anche di questo. Ho preso una decisione. O meglio..avevo preso una decisione. Una decisione che mi sembrava giusta, adatta a me e alla mia situazione. Se avessi annunciato la mia decisione prima di vedere Louis e Roxanne sarebbe stata diversa rispetto quella che sentirete ora”. Eravamo tutti confusi e anche un po’ spaventati. Io e Louis ci guardammo e ci prendemmo per mano. Perché Quenn ci aveva messi in mezzo?
-“Non porterò avanti la gravidanza” Un brivido di freddo mi corse lungo la schiena.
-“Quenn…”, iniziò Niall ma lei lo bloccò.
-“Lasciatemi finire, vi prego.
-“Non porterò avanti la gravidanza” era la frase che per tutto il giorno mi ero ripetuta sino alla nausea. Era la frase che avrei dovuto dire a voi, al dottore, alla mia famiglia. Avevo deciso così quando, l’altro giorno, Roxanne venne a farmi visita sola con Colette. Vederle mano per mano mi fece capire che, se avessi tenuto il bambino, quello sarebbe stato il mio futuro. Una ragazza madre. Un bambino senza un padre. “è questo ciò che voglio?”, mi chiesi quel giorno. La riposta fu “no”. Non ero pronta a diventare madre e non lo sono tutt’ora”. Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare.
-“Poco fa, quando Louis e Roxanne sono arrivati tenendo entrambi per mano la piccola Colette ho pianto. Quello è il futuro che vorrei, che voglio. Un bimbo felice, con due genitori che, seppure troppo giovani e sbadati, lo amano e si amano a loro volta. Per questo la decisione non dipende più solo da me. Dipende anche da colui che amo. È una scelta egoistica, lo so. Ma, sola, non riuscirei ad affrontare tutto. Niall- disse rivolgendosi solo a lui- terrò questo bambino e rischierò la mia vita e la sua solo se avrò la certezza che tu starai con me e mi amerai…e ci amerai. Altrimenti, non so se riuscirei a rischiare la nostra vita per vedermi sola un giorno, con il piccolo senza una figura paterna e una madre triste per aver perso colui che ama”.
Niall aveva gli occhi lucidi.
Avevo capito il discorso di Quenn.
Lei pensava alla felicità del bambino. Quenn non sarebbe stata serena senza Niall e di sicuro anche il bambino avrebbe risentito dell’infelicità della madre. Inoltre non voleva che crescesse senza una figura paterna. Il suo discorso non faceva una piega in termini di felicità. Ma era giusto dare così tanto peso alla decisione di Niall? Era giusto metterlo così tanto sottopressione? Poi il biondino parlò.
-“Quenn..non riesco bene a trovare le parole in questo momento perciò la farò breve”.
Prese un bel respiro, scacciò le lacrime e cercò di parlare.
-“Siamo giovani e innamorati. Non è detto che rimarremo insieme per tutta la vita, ma neanche dobbiamo precluderci questa possibilità. Ho fatto tante cavolate nella mia vita ma adesso è il momento di fare i seri. Io sono innamorato pazzo di te e muoio dalla paura di perderti, di non essere la persona adatta per te, di non essere all’altezza. Ma se tu vuoi che sia io a prendermi cura di te e del bambino..io non penso di farcela”.
Prese un altro bel respiro. Eravamo tutti sulle spine.
-“Io non penso di farcela ma..se insieme a me anche tu terrai la mano al bambino, se lo cresceremo insieme e lo ameremo beh..penso proprio che potrei farcela”, concluse esausto.
Quenn si alzò in piedi e andò lentamente verso di lui.
Prese le mani di Niall e le poggiò sul suo ventre leggermente gonfio.
-“Insieme, l’uno affianco all’altro”.


*Il mio angolo scrittrice*

Salveeee mie bellezze :) Beh cosa dire... : HO BISOGNO DI SAPERE COSA NE PENSATE!!!! Davvero non risparmiatevi... qualunque sensazione o emozione vi abbia susciatato questo capitolo mi piacerebbe davvero che voi la scriviate :)
Con infinito affetto
baci baci :*
Lavinia

*STAY STRONG*
 

 

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Capitolo 19
*** Credo di essermi innamorata ***


                                                                                       


Un mese dopo.

Adrianne, stravaccata sulla poltroncina all’entrata, sbuffava e alzava gli occhi al cielo mentre Quenn, con le mani giunte sulla pancia, sempre non molto gonfia, applaudiva entusiasta mentre continuavo a provare diversi vestitini. Eravamo in una boutique di Londra e l’obiettivo era trovare qualcosa di carino da mettere la vigilia di Natale, giorno del compleanno di Louis. Ero nel panico.
-“Roxanne questo è davvero stupendo!! Guarda come cade lungo i fianchi..è..”
-“è perfetto”, la canzonò Adrianne.
–“L’hai già detto per gli ultimi diecimila vestiti”.
-“Dettagli”, l’apostrofò la bionda.
–“E tu cosa ne pensi Roxanne? Dovresti sceglierne uno”, mi incitò.
-“E alla svelta”,aggiunse l’altra.
-“Mmm..non lo so”. Continuavo a specchiarmi ma non riuscivo a prendere una decisione. Avevo provato circa venti vestiti, ognuno diverso dall’altro. Passavo dal vintage, al moderno, all’alternativo ma non riuscivo a scegliere. Forse non mi importava poi così tanto di cosa avessi indossato… volevo solo divertirmi e stare insieme ai miei amici come ai vecchi tempi.
-“Avanti Rox, tra un po’ Liam verrà a prenderci”, mi incitò Adrianne.
Ultimamente era molto attaccata al ragazzo. Dovevo parlarle e capire cosa fosse accaduto tra lei ed Harry. Ogni volta che si trovavano nella stessa stanza erano intrattabili.
-“Okay..prendo quello rosso”. Entrambe mi guardarono esterrefatte. La vecchia Roxanne non avrebbe mai indossato quel rosso valentino così sensuale bensì si sarebbe nascosta dietro un enorme pullover.
-“Ne sei sicura?”, chiese Quenn quasi in procinto di piangere dalla gioia.
-“Assolutamente”. -“Bene, paghiamo e usciamo da questo luogo infernale”, sbuffò, nuovamente Adrianne.
-“Quando deciderai di superare la tua avversione nei confronti della moda?”, le chiese Quenn scocciata.
-“Quando tu deciderai di mettere in azione un po’ del cervello che ti ritrovi”, la prese in giro. Poco dopo Liam venne a prenderci insieme a Niall, il quale si sedette accanto alla bionda facendole appoggiare la testa sul suo petto. Erano così dolci che mi facevano venire nostalgia di Louis; quello stupido era infatti andato in giro con Harry con la scusa di dover risolvere alcune “faccende”. Mah.
-“Oh merda!!!!!”, sbottai.
-“Che succede?, chiese allarmato Liam mentre gli altri presero a fissarmi.
-“Non ho ancora comprato il regalo di Natale a Louis!!!”.
-“Oh, ma non ce n’è bisogno cara”, mi rassicurò Liam.
-“Non mi girerò altri negozi!! Il ragazzo è il tuo”, mi avvertì Adrianne.
“Sempre la solita”, pensai sorridendo.
-“Ti aiuterò io”, squillò Quenn.
-“Non dovresti camminare troppo..poi ti si gonfiano i piedi lo sai”, sentii dirle a Niall.
-“Okay, okay ho capito. Andrò domani. Sola!”.
Liam accompagnò i biondini a casa di lei, e poi me al Centro. Andò, poi, via con Adrianne e, di sicuro, sarebbero andati in qualche pub. Troppe cose mi erano poco chiare.
“Dio che freddo”, pensai. Iniziai a correre verso la mia camera sicuro di trovare i riscaldamenti accesi al massimo e quando la spalancai rimasi senza fiato. -“Bentornata carota”, mi disse con la sua solita vena ironica. Sembrava una adone. Sdraiato sul letto, con le braccia aperte pronte ad accogliermi, gli occhi azzurri che mi scrutavano, il sorriso che mi faceva sciogliere… Non ci pensai due volte a buttarmi sul letto accanto a lui. Le nostre labbra si incontrarono in un caldo e dolcissimo bacio. Le nostre mani si incrociarono e mi strinse forte a sé. Quello era il mio rifugio segreto..il rifugio che mi trasportava in un altro mondo.
-“Mi sei mancato”, ammisi appoggiando la guancia sul suo petto duro.
-“Cosa hai fatto di bello?”, disse ammiccando.
-“Shopping natalizio e tu??”
-“Segreti di stato che non posso rivelarti”, rispose facendo il sostenuto.
Non insistetti. Tanto avevo già capito; di sicuro era andato a comprare i regali di Natale e, per scegliere il mio, aveva bisogno dell’aiuto di Harry. E ciò mi faceva sentire in colpa. Ancora non avevo la benché minima idea di cosa regalargli. Improvvisamente iniziò a distaccarsi.
-“Dove vai??”, chiesi triste.
-“Scusami ma non posso proprio rimanere stasera.. ordini dall’alto”, mi spiegò riferendosi alla madre.
-“Cos’hai fatto questa volta?”, chiesi.
-“Mah niente.. mia madre ultimamente è fuori di testa. Ci vediamo domani?”
-“è una domanda?”
-“Non del tutto”, sorrise baciandomi lievemente. Ma non avevo intenzione di lasciarlo andare così facilmente. Lo afferrai per la nuca e resi più intenso quel casto bacio. Sembrò reagire all’istante. Si sdraiò su di me iniziando ad esplorare il mio corpo..il suo tocco mi faceva rabbrividire. Dovevo rimanere lucida.. non doveva succedere nulla..infondo volevo solo stuzzicarlo. Tentai di staccarmi ma ora era lui che non mi mollava.
-“Vacci piano signor Bretella!!”, lo avvertii.
-“Tu mi vuoi morto”, disse con l’affanno. -“Come faccio a staccarmi da te quando sei così….. appetitosa?”, scherzò.

Poco più tardi, quando ormai Louis era andato via da un pezzo, decisi di avvertire i miei che avrei trascorso la vigilia di Natale insieme ai ragazzi.

-“Verrò a Natale”, promisi a mia madre non proprio entusiasta della mia decisione.
-“Ad una condizione”, disse. Sarei stata disposta a tutto.
-“A Natale ce lo presenti”. Non avevo ben capito.
-“Chi mamma?”, chiesi stranita.
-“Credi davvero che non abbia capito che hai un ragazzo?”
Merda.
Louis. Io. Mamma. Papà. Joseph. Kaily.
Seduti allo stesso tavolo.
Imbarazzante.
Provai a dissuadere mia madre ma tutto fu vano.
E se Louis non sarebbe potuto venire? E se,peggio, non avesse voluto? E poi lui non avrebbe dovuto festeggiare con i suoi genitori? No. Avrei detto a mia madre che saremmo andati un altro giorno insieme; magari il 26 Dicembre.
La vista iniziò a tremolarmi un po’. Ricordai le indicazioni di Jenna. Inspira ed espira. Dovevo stare sempre attenta agli sbalzi d’umore e soprattutto dovevo evitare ogni tipo di ansia. C’era ancora molto lavoro da fare prima di poter tornare come prima. Ma subito, a scacciarmi la malinconia di quei pensieri, ci pensò il signor Filippo che mi portò la cena. Lo trovavo diverso dal solito. Era un misto tra nervosismo ed eccitazione.
-“Tutto bene?”, chiesi gentilmente.
-“S…si signorina. È solo che..beh insomma. Ho una certa età. E forse questo passo andava fatto prima.”
Aggrottai le sopracciglia. Non capivo il senso di quelle parole e probabilmente se ne accorse perché riprese a parlare.
-“Ha presente la signora Emma, della segreteria?”.
-“Ma certo”. Mi fu presentata da Zayn e Louis il primo giorno che arrivai al centro.
-“Ebbene..ci sposiamo”, disse imbarazzato.
“Ohh”, dissi soltanto.
Rimasi imbambolata. In effetti non conoscevo la vita del signor Filippo e non avevo idea se avesse una moglie, dei figli, degli amici..o che ne so, un gatto ciccione o un coniglio bianco.. la notizia mi lasciò spiazzata ma ero, davvero, felice per lui.
-“C’è..c’è una cosa che vorrei chiederle.. le piacerebbe essere la nostra damigella?” Spalancai gli occhi.
-“Io?” Non potevo credere alle mie orecchie. Sarebbe stata una cosa tremendamente carina! E poi Quenn mi avrebbe di sicuro aiutata con il trucco, il parrucco e robe varie.
-“Non si senta obbligata”, quasi si scusò.
-“Ne sarei felicissima signor Filippo”. Mi sorrise sincero e senza dire altro uscì.

Dopo aver cenato mi accoccolai nel letto proprio dove si era sdraiato Louis molto prima. Potevo ancora sentire il suo profumo. Mi addormentai così, con i pensieri che convergevano verso di lui. 22 Dicembre Quella mattina mi alzai, parlai un po’ al telefono con i miei fratelli e i miei genitori, feci colazione e scesi a fare “terapia” da Jenna.
-“Oggi faremo un gioco di immagini”, disse sorridendo.
Mi mostrò tre diverse figure astratte.
“Sembrano fatte da un gatto”, pensai.
Jenna mi spiegò che in realtà, quelle immagini, rappresentavano qualcosa di diverso per ogni persona.
-“Cosa vedi raffigurato nella prima?”, mi chiese.
-“Mmmm.. non saprei”.
-“Non trattenerti. Dì la prima cosa che ti viene in mente”, mi incitò.
La scrutai bene. Su uno sfondo nero delle linee bianche, prima distaccate , andavano poi ad unirsi e fondersi come fossero…
-“Sembrano due mani unite”, dissi.
Senza dire nulla mi posa davanti la seconda immagine. A differenza della prima era molto più colorata. Lo sfondo era di un rosa antico, ai lati erano presenti macchie azzurre, gialle e arancioni. Al centro, due macchie verticali di un rosa molto acceso, convergevano in un punto in alto che diventava marroncino. Sembrava una struttura molto alta.. mi ricordava..
-“La Tour Eiffel!”
-“Molto bene..ora l’ultima”.
Lo sfondo era bianco e su di esso si facevano spazio delle macchie nere e rosse posizionate in modo tale che potessi subito individuare..
-“Una donna. Una donna che parla.. ma..nella bocca è come se si aprisse una strada lunga e profonda.. senza fine”, aggiunsi.
Jenna mi guardò per un lungo istante e poi mi disse che avremmo ripreso le sedute dopo Natale...
-“Ti trovo in forma”, disse all’improvviso Jenna riportandomi alla realtà.
-“Sono un po’ in crisi in realtà..non ho idea di cosa regalare a Louis per Natale..”, ammisi.
Sembrò concentrarsi e pensare a qualcosa.
-“Mmm… Il regalo è qualcosa che deve provenire da dentro- disse congiungendo le mani sul petto- deve essere unico e speciale fatto apposta per la persona cui lo stiamo donando. Non pensarci troppo..verrà da solo”, concluse.
-“è facile a dirsi…”
-“Anche a farsi!, disse sicura.
Ritornai in camera, misi a tutto volume“Skyfall” di Adele per poi immergermi nell’acqua calda della vasca da bagno. Chiusi gli occhi e ripensai a tutte le volte che temevo non avrebbe fatto differenza se li avessi tenuti aperti o chiusi..ripensai a quella maledetta notte..a quelle mani che mi ferirono, a quelli occhi che mi guardavano furiosi.. spalancai gli occhi all’improvviso, quasi con la paura di ritrovarmelo davanti.
Li richiusi e questa volta ero felice e serena..sulla spiaggia..con Louis..il nostro primo bacio..i suoi occhi…la prima volta che ci presentammo..le mie labbra si piegarono in un sorriso.
Poi, uscii dalla doccia e mi cambiai.
Indossai un cappellino bianco, un pantalone nero, un maglione arancione e il cappotto. Infilai anche i guanti e presi la borsa, pronta per uscire alla ricerca del regalo perfetto per Louis. Aprii la porta e sobbalzai. La piccola Colette sembrava una piccola puffa con il cappellino e la sciarpetta bianchi e il cappotto blu addosso.
-“Che ci fai qui tesoro?”, le chiesi. Mi fece cenno di avvicinarmi e, quando i nostri visi erano così vicini sfiorarsi, disse:
-“Jenna mi ha detto di venire ad aiutarti”.
-“Okay..allora andiamo piccola pulce”, le dissi prendendola per mano.
Prendemmo un taxi e iniziammo a girare per i negozi.
-“Un orologio? Un portachiavi?”, chiedevo alla piccola che con un inconfondibile cenno del capo bocciava le mie proposte scadenti.
-“Uff…un profumo?”
Bocciato.
-“Non puoi limitarti a smontare le mie idee! Datti da fare anche tu!!”, le dissi.
Mi guardò e scoppiò in una risata simile al suono di una campanella portandosi le manine alla bocca. Era adorabile. I boccoli le incorniciavano il visino tondo e avrei voluto sbaciucchiarmela.
-“Una camicia? Un ventaglio?”, stavo per uscire fuori di testa! Poi, quando meno me lo sarei aspettata, ebbi un colpo di genio.
-“Come ho fatto a non pensarci prima?!”, esclamai.
-“Andiamo Colette, il regalo di Louis ci aspetta!!!”, le dissi prendendola per mano e iniziando a correre presa dall’entusiasmo. Tornai al Centro talmente felice e soddisfatta che mi buttai sul letto continuando a girare e rigirare il regalo tra le mani. Proprio mentre stavo per metterlo in un luogo sicuro squillò il cellulare. Adrianne.
-“Non puoi capire cosa sono riuscita a comprare…”
-“Roxanne devo parlarti.. urgentemente.”
-“Oh certo dimmi…”
-“Credo di essermi innamorata..”
Era la prima volta che Adrianne aveva detto una simile frase; il tono con cui lo disse non prospettava una bella situazione.
-“Di chi si tratta?”, chiesi sulle spine.
Cadde la linea.


*Il mio angolo scrittrice* 

Salve a tutteee bellezze :) Questo capitolo proprio non voleva uscire :/ Spero comunque che vi sia piaciuto.. diciamo che è un capitolo transitorio..ma che presto si tramuterà in qualcosa di speciale (almeno questa sarebbe la mia intenzione ahahah) Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate perchè il vostro parere per me conta davvero tanto!!
Mando a tutte un bacio
Con affetto
Lavinia

*STAY STRONG*
 

 

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Capitolo 20
*** We're just best friends ***


                                                                                       


-“Ho baciato Liam”, mi confessò abbassando lo sguardo.
Adrianne, che si era precipitata al centro dopo l’interruzione della telefonata, aveva pronunciato quelle parole con sofferenza e risentimento.
-“Perché??”, chiesi confusa.
Andiamo, lo avevamo capito tutti che aveva una cotta per Harry. Perché però baciare Liam? Perché dirlo con quel tono di voce da automa? Lo amava ma non voleva ammetterlo? O forse amava Harry?
-“Non lo so..non lo so..non lo so!!!!”, gridò mettendosi le mani nei capelli. –“Ho fatto una cazzata…”
-“Adrianne non…”
-“Okay, ti spiego!”, disse sistemando due ciocche dietro l’orecchio e mettendosi seduta composta, quasi a voler dare solennità alle sue parole.
-“Liam..ohhh è dolcissimo! Mi è stato vicino durante i mesi in cui ti sei allontanata da tutti, e non ti ho ancora perdonata comunque.” aggiunse spostando il discorso su di me.
-“Continua”.
-“Dopo che Harry mi ha baciata, quello stupido giorno dell’incontro di boxe, sono andata su tutte le furie. Avevo pensato a quegli occhi e a quelle labbra per tutta la sera. E per l’intero giorno dopo. E per l’intera settimana seguente. Quel bacio è stata la cosa più bella che potessi ricevere da lui..e questo mi ha dato un tremendo fastidio. Come si era permesso a rubarmi il cuore? E in quel modo poi..mentre cercavo di rinnegare quello che provavo”.
-“Ma…Adrianne, se ti piace perché non dovresti accettare questo sentimento? Perché la vedi come una negatività?”, chiesi ancora confusa.
-“Harry mi rende vulnerabile e terribilmente debole Roxanne!! Non posso permettermelo! Amo avere le faccende sotto controllo..amo la libertà e i vantaggi di essere single....perchè nel momento in cui senti la necessità di un ragazzo significa che non basti più a te stessa e che hai bisogno di qualcun altro per essere felice.. e questo qualcun altro non puoi controllarlo. Potrebbe farmi soffrire”.
-“Potrebbe farti soffrire anche Liam”, precisai.
-“No”.
-“Perché no? Lo hai detto ora che…”
-“Liam non mi rende vulnerabile”.
-“Harry si però”. Dovevo insistere. Solo così avrebbe ceduto e avrebbe ammesso tutto.
-“Ma è diverso…”, disse alzandosi di scatto.
-“PERCHE’????”, quasi urlai alzandomi anch’io.
-“PERCHE’ LO AMO!!!!”, confessò improvvisamente.
-“Chi??”
-“Mi prendi in giro?? HARRY!! AMO HARRY..HARRY IL RAGAZZO DAGLI OCCHI VERDI, IL RAGAZZO DAI BOCCOLI CASTANI, HARRY IL RAGAZZO CHE PER FORMULARE UNA FRASE DI SENZO COMPIUTO IMPIEGA MEZZ’ORA, HARRY IL RAGAZZO CHE HA UN SORRISO SGHEMBO CHE MI FA IMPAZZIRE, IL RAGAZZO CHE MI FERMA IL CUORE CON LE SUE FOSSETTE!!!!!”
Sorrisi.
Ce l’avevo fatta.
Aveva pronunciato il verbo “amare” ed “Harry” nella stessa frase.
Ma non era a me che doveva dirlo. Doveva più che altro confessarlo a se stessa e accettarlo. Adrianne era sempre stata la ragazza dalle mille insicurezze celate nella mania del controllo. Harry le metteva paura. Ciò che provava per lui la paralizzava. Un po’ quello che era successo con me e Louis. Fidarsi di lui era stata la mia più grande sfida. Ma non lo sarebbe stato se non avessi vissuto la terribile esperienza di John.
-“Soddisfatta ora?”, chiese offesa.
-“Adrianne l’amore non puoi controllarlo, ma non dovresti temerlo. Fa parte della vita..come l’odio, come l’amicizia, come la tristezza, la felicità.. se ci pensi anche queste cose non possiamo controllarle”.
-“E Liam? L’ho baciato per avere un termine di paragone. Baciare Liam è stato come poggiare le labbra su un marmo freddo”.
-“E quando hai baciato Harry?”.
-“Vorrai dire: E quando Harry ti ha baciata?”, puntualizzò.
-“Si, quello Adrianne…”, dissi alzando gli occhi al cielo. Ci pensò un po’ su..
-“Quando ho baciato Harry è stato come..come se avessi trovato il mio posto nel mondo. Come se avessi trovato il cielo in cui brillare, l’oceano in cui perdermi, le stelle tra cui confondermi.. non saprei descriverlo meglio”. -“Riuscirai a mettere da parte le tue incertezze per vivere questa storia?”
-“Potrei anche ma…c’è un piccolo..piccolissimo problema”.
-“Cioè??”
-“Rebecka. Harry non si decide a chiudere la storia con quella tizia.. abbiamo litigato anche per questo motivo”.
-“Permetti un suggerimento?”
-“Prego..”
-“Sai già che ricambia i tuoi sentimenti.. quindi confessagli i tuoi. Dagli qualcosa cui aggrapparsi per lasciare la tizia, come l’hai definita tu”, scherzai.
-“Non puoi darmi questo consiglio!! Che razza di amica seiiii?!”, rise.
–“Dovresti dirmi: Adrianne salvati, tu che ancora puoi!!!!
-“è l’amore che ti salva, non la fuga”.
-“Okay..ora mi fai paura. Le troppe sedute da Jenna ti hanno fatta diventare una “filosofa” per caso?”
-“Mmm..non proprio”.
-“Ehm..comunque grazie Rox..”, disse abbassando lo sguardo.
I ringraziamenti non erano proprio nel suo stile. Rimanemmo per un po’ sedute a chiacchierare sul divano e poco più tardi, verso le 18:30, andò via.
Chiamai Quenn, che già era al corrente di tutta la storia, e parlammo un po’ di Adrianne.
-“é proprio innamorata! Non l’ho mai vista così Roxanne…”, disse la bionda.
-“Già..non puoi capire quanto hai ragione”.

Dopo cena, qualcuno bussò alla porta.
-“Zayn!!!”.
-“Ciaooo Roxaaaannee” Era ubriaco?
-“Cos’hai fatto? Non ti reggi in piedi!!”, scherzai.
Mi sentii morire quando lo vidi cadere a terra.
-“Cazzo Zayn!!! Che succede???”
Tentai di aiutarlo a reggersi in piedi. Ero nel panico. Riuscii a stento a farlo sedere sul letto.
-“Stoo bene dolcezza”, disse gettandomi addosso la puzza nauseante di sigarette e alcool.
-“Dio Zayn ma come ti sei ridotto?!”, iniziai a singhiozzare.
-“No, no, no… Non piangere.. shhh”, disse guardandomi intensamente e posandomi un dito sulle labbra.
-“Okay..però spiegami”, dissi singhiozzando.
-“Ora no..ho altro in mente”, disse.
Mentre cercavo di capire a cosa si stesse riferendo mi baciò. Era prepotente..sapeva di sigaretta, alcool..sapeva di violenza..
Quel bacio mi ferì più dei calci di John, più dei suoi schiaffi… quel bacio era sbagliato. Improvvisamente vidi gli occhi di Louis. Mi guardavano nauseati, delusi, lucidi. Mi guardavano tristi, arrabbiati, furiosi. Mi guardavano lontani, come se non mi appartenessero più. Lo spinsi via, con tutta la cattiveria che avevo in corpo. Lo guardai in faccia mi stupì vedere il suo volto triste, quasi si sentisse in colpa. Il cuore mi faceva male, lo sentivo nelle orecchie. Scappai. Correvo per i corridoi.. sbattevo contro le persone..correvo giù per le scale..correvo via dalle voci che mi chiamavano.. piangevo e correvo..più veloce. Correvo in giardino..mi accasciai a terra. Appoggiai la schiena ad un albero. La testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia. Non riuscivo a fermarmi. Mi sentivo in colpa per aver permesso al mio migliore amico di baciarmi. Ma perché lo aveva fatto? Solo perché era ubriaco? Aveva, per caso, confuso il mio modo di volergli bene? Pensava, forse, che lo amassi? No. Zayn non poteva amarmi come si ama una ragazza.. me ne sarei accorta. Non ha mai mostrato un interesse da quel punto di vista. Oppure ero stata davvero così “cieca” da non accorgermi di ciò che provava per me? Dovevo capire.. ma se fossi ritornata dentro non avrei potuto avere delle spiegazioni..Zayn non era in sé. Avrebbe balbettato qualcosa di incomprensibile, non sarebbe stato lucido e la questione si sarebbe complicata più del solito. Nel frattempo cercai di calmarmi. Presi a respirare più profondamente, poi sempre più lentamente. Fu solo allora che mi accorsi del telefono che squillava nella tasca del jeans.
Louis.
Mi asciugai le lacrime sulle guance, quasi temessi che avrebbe potuto vederle.
-“Ehi..”, risposi cercando di essere il più naturale possibile.
-“Cos’hai?”, chiese. Come attrice non avrei mai fatto carriera dissi.
-“Ni..niente perché??”, chiesi fingendo.
-“Boh..non lo so. Sembri strana”.
-“Sono solo un po’ stanca…”
-“Okay allora verrò io a darti una svegliata. Stasera ce la squagliamo”, disse su di giri. Non poteva venire!! Avrebbe trovato Zayn ubriaco nella mia camera; avrebbe potuto spifferare il “fattaccio” del bacio a Louis.
-“No..stasera proprio non mi va.. anzi sono già in pigiama e stavo per dormire”, dissi simulando uno sbadiglio.
-“Non ci casco. Sono già in macchina. Preparati perché tra cinque minuti sarò sotto e se non ti prepari ti porto in giro in pigiama”, disse attaccando senza lasciarmi possibilità di replica.
“CAZZO”, pensai.
Soppesai bene la situazione. Louis sarebbe arrivato nel giro di dieci minuti e in quell’arco di tempo dovevo trovare un modo per riportare Zayn a casa. Oppure avrei potuto lasciarlo nella mia camera e mi sarei fatta trovare già fuori da Louis. E se, per una minima cavolata, saremmo dovuti tornare dentro? No. Non dovevo lasciare nulla al caso. Decisi di tornare dentro, per vedere se Zayn si trovasse ancora dove lo avevo lasciato.
“Perfetto”.
Era completamente spaparanzato sul letto e dormiva come un ghiro. Cosa potevo fare? Iniziai a camminare per la stanza, e il ticchettio insistente dell’orologio non faceva altro che peggiorare la situazione. Poi, d’improvviso, si accese la lampadina. Presi il cellulare dalla tasca e sbagliai due volte il numero presa dall’ansia. -“Proooonto?”, rispose moooolto lentamente.
-“Harry sono nei guai. Devi aiutarmi!”.


*Il mio angolo scrittrice*

Saaaalve :) vi prego non uccidetemi per la storia di Zayn >.< Questo capitolo è nato non so perchè e non so come.. ero lì, che scrivevo tranquillamente, quando poi "Ciuffetto biondo" si è intrufolato combinando un pasticcio!!!  Come al solito spero che, sommato tutto, il capitolo vi sia piaciuto e, se vi va, lasciate una recensione :3 Mi farebbe davvero piacere** Ringrazio tutte coloro che dedicano il loro tempo alla lettura dei miei capitoli e che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate :) beh ora vi lascio... Con infinito affetto
Lavinia

*STAY STRONG*
 

 

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Capitolo 21
*** Chiaro di luna ***


                                                                          

Dire che il riccio mi aveva praticamente salvata da un eventuale interrogatorio di Louis era un eufemismo.
Riuscì, non so come, ad arrivare qualche minuto prima di lui e a caricarsi Zayn, sbronzo e incosciente, sulle spalle per portarselo via.
-“Mi devi delle spiegazioni Roxanne”, disse ammiccando e mostrando le tanto adorate fossette mentre andava via.
-“Te ne sarò grata a vita!”, dissi sorridendogli.
“Porcaccia la miseria”, pensai.
Non ero più sconvolta per il fatto che Zayn mi avesse baciata, anzi a ripensarci, mi veniva da ridere. In quel bacio non sentii niente e Zayn sembrava quasi costretto a farlo; il suo sguardo, seppure fosse ubriaco perso, sapeva di scuse miste ad un consapevole dissenso per ciò che aveva fatto. Dovevo indagare e capire le ragioni di quel gesto. Proprio mentre i fari della macchina di Harry si allontanavano, dall’altro lato comparse quella di Louis con la radio a tutto volume. Stava cantando a squarcia gola “Marry the night” di Lady Gaga; la scena non fece altro che aumentare la mia ilarità.
-“Signorina?! Si proprio lei con l’aria di un folletto!!”, mi chiamò indicandomi.
-“Mi dica!”, gridai per rispondergli mentre si accostava davanti a me abbassando il finestrino.
-“Le andrebbe di fare un giro?”, chiese ammiccando e folgorandomi con l’azzurro penetrante dei suoi occhi.
-“Mmm..in realtà non potrei accettare un passaggio da uno sconosciuto!”, ammisi stando al gioco.
-“Andiamo!!! Non ho alcuna intenzione di carpire la sua virtù o infilarle un coltello nel cuore, giuro!”, sentenziò ridendo.
Oh, Dio. Ma a chi volevo prendere in giro?! Anche se fosse stato davvero uno sconosciuto, un killer o un assassino assetato di sangue, non avrei mai rifiutato un suo invito mentre mi fissava con uno sguardo così languidamente innocente.
-“Mmm…prova a prendermi!!”, urlai iniziando a scappare più veloce possibile. Stentavo a riconoscermi; ero completamente su di giri…
-“Oh cazzo…” sentii esclamargli. –“vieni qui!!!”, sbiascicò scendendo dalla macchina. Correvo sempre più veloce, anche perché sapevo che presto sarebbe iniziato il fiatone e mi sarei lasciata raggiungere. Quando lo sentii quasi dietro di me, iniziai a ridere e questo non mi aiutava affatto nella mia fuga.
-“Tanto ti prendo Rossa!!”, disse sicuro di sé. E lo sentii molto vicino..
“Quanto cavolo è veloce?!”, mi chiesi.
Senza che me ne fossi accorta arrivai alle giostrine dei bambini e salii sopra uno scivolo verde sporco di terra.
-“Okay Ariel..ora sei in trappola”, annunciò vittorioso.
Se fossi scesa dalle scalette mi avrebbe presa; se fossi andata giù per lo scivolo ancora peggio.. ero fregata. A meno che.. era una pazzia ma, quella sera, niente poteva frenare la mia euforia.
-“Avanti tesoro.. lasciati prendere”, disse fingendo di essere minaccioso e continuando a girare attorno alla giostrina su cui mi ero abbarbicata. Ma seppi prenderlo in contropiede saltando giù, cercando di arrivare a terra con le gambe aperte e semi piegate in modo da attutire l’atterraggio. Allora ricominciai a correre e lui mi perse di vista. Non riuscivo a ricordare l’ultima volta che fossi stata così di buon umore..Louis riusciva sempre a tirare fuori la vecchia parte allegra di Roxanne..quella bambina un po’ maschiaccio che pensava sempre a scherzare e a fare battutacce.. Mi sentivo terribilmente viva. Poi mi nascosi dietro una grande quercia aspettando di vederlo arrivare; cercai di respirare più lentamente per non fare rumore. Mi sentivo una preda e, il mio cacciatore, sarebbe arrivato da un momento all’altro. C’era silenzio. “E se Louis, stanco di questo gioco, fosse andato via?”, mi chiesi.
“No, è solo un trucco Roxanne”, mi ripetei.
Mi guardai intorno e, del cacciatore, nessuna traccia. Sporsi il viso distaccandomi dalla quercia, non vidi niente.
Feci un passo avanti e “TAC”.
Il mio piede aveva spezzato un ramoscello.
-“Cazzo!”, esclamai bisbigliando.
Con circospezione mi guardai attorno. Potevo sentire l’aria intrisa di erba quasi selvatica, una leggera e innocua arietta scompigliarmi i capelli, e il canto dei grilli farmi da sottofondo.
-“PRESA!!!!”, gridò afferrandomi i fianchi da dietro e facendomi sobbalzare e gridare allo stesso tempo.
–“Pensavi davvero che non ti avrei trovata???”, chiese girandomi e avvinghiandomi a lui.
-“No, ma lo speravo” ammisi facendogli la linguaccia.
-“Ricorda Roxanne.. io ti troverò sempre”, disse guardandomi con un sorprendente sguardo ipnotico che mi faceva andare in iperventilazione.
Sembrava quasi una promessa. E poi iniziò ad avvicinare il suo volto al mio. Sentire il suo respiro caldo sulla pelle mi fece rabbrividire. Le nostre fronti si toccarono, i nostri nasi si scontrarono.. ci guardammo intensamente. Avrei voluto bloccare il tempo, persi nell’istante prima di quel bacio che sarebbe arrivato. Perché l’attesa è la cosa più dolce. Mi ero, di nuovo, persa nei suoi occhi..ci stavo nuotando. Perché, infondo, quegli occhi erano il mio oceano privato. Gli sorrisi e lui mi imitò, e potei scorgere le piccole rughe d’espressione attorno gli angoli della bocca. Avrei quasi potuto specchiarmi nei suoi denti bianchi, visibili alla luce della luna. Poi, come un’ondata di calore , quel bacio tanto atteso arrivò dolcemente, mentre la mia mano trovò spazio nei suoi capelli scompigliati; le sue labbra aderivano perfettamente alle mie e le nostre lingue si cercavano come i poli opposti di due calamite.
Quando ci staccammo sentivo il mio cuore martellarmi imperioso nel petto; era questo l’effetto che Louis Tommo Tomlinson aveva su di me.
-“Dai Folletta, ora andiamo”, disse prendendomi per mano.

-“Rox…Roxanne”, qualcuno mi scuoteva insistentemente. Se avessi avuto la forza di Edward Cullen, gli avrei staccato la testa.
-“Oh..andiamo.. sono solo le undici di sera!!”, brontolò.
Aprii gli occhi.
Louis sfoderò uno dei sui sorrisi mozzafiato. Mi ero addormentata in macchina.
“Tipico di me”, pensai.
-“Finalmente!! Dai, siamo arrivati…”, disse facendomi scendere dalla macchina e prendendomi per mano. Potevo sentire..il mare. E la salsedine..e..
Capii dove fossimo.
-“Il nostro posto!”, dissi entusiasta cercando il suo sguardo. Il posto del nostro primo bacio; il posto dove lo vidi per la prima volta..
Mi sorrise e ci mettemmo a correre, ancora. Insomma, se avessimo proceduto così tutte le volte, sarei stata pronta per la maratona di New York. Ma, poco prima di arrivare sulla sabbia, si fermò.
-“Sto per chiederti qualcosa che non ti piacerà affatto”, disse serio.
-“Oh avanti Loui..non fare il solito cagasotto”.
Si mise le mani in tasca e iniziai a pensare il peggio. Cioè siamo ancora troppo giovani per il matrimonio diamine!! Ma poi, mi tranquillizzai, vedendo solo una benda nera. Una benda nera?
NO.
-“Non dovresti neanche chiedermi di farlo…”, dissi arrabbiata.
-“Andiamo Roxanne.. è solo per scherzare un po’; non te lo avrei mai chiesto se non fosse stato “necessario”?
“Necessario a cosa?” pensai confusa.
-“Non possiamo evitarlo?!”, chiesi implorante.
-“No..è di necessaria importanza”, disse con il suo solito sguardo ironico di eterno Peter Pan.
Non sarei mai riuscita a dire di no a Peter; era la mia più grande debolezza.
Sbuffai girandomi. Chiusi gli occhi e lasciai che me li. Mi sentivo tremendamente a disagio.. e se questo stupido gioco si sarebbe trasformato nella mia rovina? Non volevo neanche pensarci… dovevo fidarmi di Louis.
-“Ora vieni con me”, mi sussurrò all’orecchio facendomi rabbrividire.
Camminammo per un tempo che non avrei saputo quantificare. Parlottavamo del più e del meno e, invano, cercavo di estorcergli qualche informazione riguardo la nostra meta.
-“Quanto ci vuole ancora?!”, mi lamentai.
-“Sei la solita irrequieta senza pazienza..”, mi rimproverò.
-“Sei il solito uomo dai mille segreti”, replicai.
-“Mmm…mi piace. Sa di misterioso”, rise.
Rimanemmo per un po’ in silenzio continuando quel viaggio. Non vedevo l’ora di togliere quella maledetta benda. All’improvviso deviammo verso destra.. verso il mare. Ci saremmo bagnati!!!
-“Loui ma…”
-“Attenta a dove metti i piedi..”, mi ammonì.
-“Ti ricordo che sono bendata”, mi lamentai dandogli uno schiaffo forse sulla spalla. Sotto di me non c’era più la sabbia. Eravamo su qualcosa di duro.. ma, prima che potessi azzardare delle supposizioni, si fermò all’improvviso facendomi sobbalzare.
-“Ci siamo…”, annunciò con un tono di voce che tradì la sua eccitazione. Si mise dietro di me, e iniziò a slacciarmi la benda.
-“Tieni gli occhi chiusi e aprili solo quando te lo dirò io”, aggiunse.
-“Okay”, dissi sbuffando. Ero ansiosa di capire dove fossimo. Rimase alle mie spalle e mi abbracciò appoggiando le mani sulla mia pancia e il mento sulla mia spalla destra.
-“Aprili”, mi sussurrò dandomi i brividi. Rimasi sbalordita, senza parole..come se fossi stata catapultata in un sogno, in un mondo delle favole. Eravamo su un molo in legno dalle tonalità scure, o almeno così sembrava. Davanti a noi, la luna era grande il doppio di quella che ero da sempre stata abituata a vedere sin da piccola. Brillava di luce fioca in un cielo pullulo di stelle, ed era la cosa più bella che avessi mai potuto vedere.
Ne ero ipnotizzata, attratta..tesi una mano, quasi come se volessi toccarla, farla mia.. sembrava così vicina…
-“Ti ho portata qui perché questa luna ti somiglia molto Roxanne..”, disse serio.
-“Sembra molto vicina e.. quante volte avrei voluto afferrarla da piccolo”, rise riportando alla mente i suoi ricordi d’infanzia.
-“Così è stato per te.. potevo esserti vicino ma, ogni volta che cercavo di prenderti, ti allontanavi da me..spaventata come questa luna. Perderti e starti lontano è stato difficile- disse irrigidendosi un po’ – ma, quando ti ho ritrovata, allora non ho più tentato di prenderti.. perché non ce n’era bisogno; ora mi basta osservarti per essere felice, non voglio averti, possederti.. perché allora non brilleresti più. Prenderti sarebbe come perderti ed è l’ultima cosa che voglio”, disse sospirando.
Una piccola lacrima scese silenziosa lungo il mio volto mentre sorrisi. Solo ora, potevo davvero rendermi conto di quanto lo avessi fatto soffrire.. infondo aveva centrato il punto. Avevo paura di essere posseduta, di nuovo, come prima dell’incidente. Ma lui aveva saputo catturarmi il cuore senza violenza. Mi girai e lo guardai negli occhi; erano così belli che avrebbero potuto sostituire le stelle.
-“Ma Loui.. io sono tua”, ammisi abbracciandolo forte, stringendomi contro il suo petto.
-“Ti amo”, sussurrò cingendomi con le braccia.
-“Ti amo”, dissi alzando il capo per immergermi nei suoi occhi cristallini.
Fu così che nacque un bacio al chiaro di luna.


*Il mio angolo scrittrice* 

7 pagine!!! Cioè non so quando ricapiterà ahahhaha Comunque, come avrete notato, questo capitolo è tutto dedicato ai nostri piccioncini ** ma i prossimi capitoli saranno moooolto diversi da questo.. :) Ringrazio la mia cara amica Deborah per le sue splendide recensioni :') ogni volta non riesco a non ridere <3 ringrazio tutte coloro che leggono questa storia.. so di non essere poi così brava ma...abbiate pietà.. è la mia prima FF e giuro ci sto mettendo l'anima! Spero di non avervi annoiate e, se vi va, esprimere il vostro parere e lasciate una recensione :) mi farebbe davvero piacere! un bacio a tutte quante :*
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 22
*** Vigilia di Natale ***


                                                                          

Quella notte impiegai molto tempo ad addormentarmi..continuavo a ripensare a Louis e a tutto quello che mi faceva provare il suo sguardo..non avrei mai dimenticato le sue dita intrecciate alle mie, il sapore delle sue labbra, il suo sguardo innocente quando riusciva, senza imbarazzo,  ad esprimere l’amore che provava per me. Il pensiero corse subito a Zayn. Non ero arrabbiata, né turbata dal suo bacio; ero solo confusa. Perché lo avrebbe fatto? Gli ho forse lanciato qualche “messaggio subliminare”?  Risi a quel pensiero. Io, che non ero mai riuscita ad essere sensuale in alcun modo, ora riuscivo anche a far si che un ragazzo fraintendesse il mio comportamento. “è assurdo”, pensai. Quando, riluttante, mi alzai dal letto realizzai qualcosa di davvero davvero importante.
-“è la vigilia di Natale!!!”, esclamai, come se qualcuno potesse sentirmi, sorridendo. Presi il telefono componendo il numero il più velocemente possibile. Rispose dopo un po’ e la sua voce mi fece sussultare per un attimo.
-Tanti auguriiiiii”,  gli canticchiai euforica.  -“Qualcuno oggi non dovrebbe compiere ventuno anni? “, chiesi.
-“mmm..non ne sono sicuro. Peter Pan non cresce mai…dovresti saperlo ormai”.
-“Beh ma tu non sei Peter Pan…”
-“Questo lo dici tu Ariel”.
Ovviamente la sua vena ironica di mattina era più scarsa che mai.
-“Okay..ho capito. Torna a dormire bel vecchietto. Ci vediamo stasera”.
-“Okay, passo a prenderti per le otto e mezza Rossa”.
Il mio sguardo si spostò sull’orologio:  9.33. Mi precipitai sotto la doccia e, come al solito, persi la cognizione del tempo sotto il getto caldo dell’acqua. Mi avvolsi nell’accappatoio , raccolsi i capelli  (che ormai arrivavano alle spalle da quando li avevo tagliati) nell’asciugamano ed uscii. Stavo per attaccare il phon quando qualcuno bussò. Aprii la porta e , subito, la voce squillante di Quenn proruppe prepotente nei miei timpani.
-“Non sei ancora pronta????!!”, esclamò scocciata.
-“Ciao bionda”, la salutai cercando di non urlare troppo. Il suo tacco dodici era “delicatamente” piombato sul mio mignolo.
Poi mi soffermai a guardarla; era uno schianto. I capelli raccolti in uno chignon ben fissato, il trucco leggero le evidenziavano gli occhi a cerbiatta, il lucidalabbra metteva in evidenza le sue labbra alla Angelina Jolie. Il cappotto rosso givenchy, tenuto aperto, le incorniciava quel primo accenno di maternità sul ventre. Quenn non aveva rinunciato ad indossare un vestitino provocante  per la vigilia di Natale. Niall sarebbe impazzito.
-“Quenn non ti sembra di esagerare?”, le chiesi.
-“Lo sapevo non ti sarebbe piaciuto il mio abbigliamento…”, iniziò alzando gli occhi al soffitto.
-“Non intendevo quello.. è presto per prepararsi. Si festeggia stasera non  lo sai?”
-“Certo che lo so, Rox. Ma non vedevo l’ora di prepararmi!!!”, canticchiò strizzando gli occhi a cuoricino.
“Sempre la solita”, pensai ridendo.
Mentre Quenn mi aiutava con i capelli, mi informò che Adrianne era con Harry.
-“Ha sputato il rospo”.
-“Eh?”, chiesi.
-“Si..insomma gli ha detto che.. oddio Rox guarda com’è venuto bene questo boccolino? È un amoooooore!!”
-“Quenn attenta con il ferro!!! È già la seconda volta che mi bruci!!”, mi lamentai. –“Dicevi di Adrianne?”
-“Adrianne?? Ah si.. non niente..che praticamente… si allora.. ha detto ad Harry che gli piace…che si insomma… vorrebbe che stessero… cavolo che male queste scarpe però!!!”
-“Che stessero???”
Mi ero dimenticata di quanto fosse frustrante il momento in cui Quenn doveva raccontami qualcosa.
-“Che stessero insieme no?! Mi fai ripetere sempre le stesse cose..”, esclamò sbuffando e lasciando cadere lungo la mia guancia un altro boccolo molleggiante.
-“Sei davvero un personaggio bizzarro Quenn”, risi.
Ma non rispose. E non mi toccava neanche più i capelli. Mi girai pronta a lanciarle una battutaccia ma quando la trovai accasciata sul letto mi sentii morire.
-“Il bambino..”, si lamentava stringendo le mani al ventre.
Mi precipitai da lei.
-“Che succede?”, chiesi nel panico.
-“L’ho sentito muoversi.. come se si fosse girato”.
-“Vuoi che chiami qualcuno?”
-“No..no. è passato”, disse sorridendomi.
-“Dio Quenn.. mi hai fatto perdere dieci anni di vita!!”, cercai di sdrammatizzare.
-“Calmati Roxanne..sei sbiancata”, mi prese in giro.
-“Se fosse una bambina come la chiameresti?”, chiesi improvvisamente curiosa.
-“Mmm.. ci abbiamo pensato bene io e Niall. E poi abbiamo optato per Celine”.
-“Bel nome!”
Rise.
-“è venuto spontaneo. Stavamo ascoltando un cd di Natale di Celine Dion e quindi…”
-“Bell’idea davvero”, dissi entusiasta. –“Quindi se fosse un maschio…direi che Michael andrebbe benissimo!!”, scherzai.
-“Come Michael Bublè?”, chiese spalancando gli occhi.
-“Ehmm.. si in effetti era questa l’idea”.
-“Ci penserò su”.
Sistemati i capelli, Quenn tornò a casa a riposare; ci saremmo riviste direttamente stasera al locale. E ciò mi fece venire in mente che non avevo la benché minima idea di dove andassimo a cenare e chi ci sarebbe stato. Verso mezzogiorno arrivò il pranzo e mi sorpresi che a portarlo non fu il signor Filippo ma un vecchietto piuttosto grassottello.
-“Non si preoccupi signorina. Filippo è andato in Italia con la signora Emma per festeggiare il Natale. Ma sarà qui prima di Capodanno”.
Quel pomeriggio fu piuttosto noioso. Mi persi a fare zapping in tv ma ben presto mi stancai e decisi di andare a trovare la piccola Colette e Michael. Non li trovai né nelle loro rispettive camere e né nel loro rifugio segreto in giardino. Mentre stavo per rientrare in camera, scorsi Jenna e fu proprio lei ad informarmi che le due pesti erano ritornate a casa per le vacanze.
-“Sembra che sia rimasta solo io”.
-“Beh mi sembra che sia stata tu a voler rimanere qui invece di tornare a casa”, replicò Jenna.
-“Ed entrambe sappiamo il perché”, risi.
-“Oh..-esclamò alzando gli occhi al cielo- l’amore adolescenziale è senz’altro il più romantico”, disse facendomi l’occhiolino.
-“E tu, invece? Dove festeggerai queste vacanze?”
-“Oh beh.. dai miei genitori il Natale e poi un bel viaggetto nella grande mela con il mio uomo”, annunciò soddisfatta.
-“Ohhh…l’amore adulto è senz’altro il più costoso”, la canzonai facendola ridere.
-“Ci vediamo Roxanne..”, mi salutò con un bacio che mi lasciò una scia di quello che sembrava “Dolce e Gabbana Light Blue”.
 
Alla fine, invece di tornare subito in camera rimasi un po’ fuori in giardino; era una giornata davvero luminosa. Mi appoggiai al solito albero abbandonandomi totalmente e chiusi gli occhi. Mi piaceva sentire il calore del sole sulla mia pelle. C’era uno strano odore di muschio e di caprifoglio.. era piacevole sommato tutto. Ricordai che, ancora, dovevo recapitare l’invito da parte di mia madre a Louis per il giorno dopo. Ero sicura che non avrebbe mai accettato; il giorno di Natale, come tutte le persone normali, avrebbe dovuto trascorrerlo con i suoi genitori e non con la famiglia delle sua fidanzata. “Fidanzata”.
“Che parola imbarazzante”, pensai arrossendo.
Poi sentii dei passi molto lenti avvicinarsi sempre più.
-“Harry!!”, urlai quasi spalancando gli occhi.
E mi venne un colpo quando scorsi qualcuno dietro di lui.
-“Adrianne?!”, domandai incredula.
Si stavano davvero tenendo per mano?
-“Ciao Rox”, mi salutò lui.
-“Ehii”, mi sorrise lei imbarazzata. Conoscevo quel sorriso…
-“Beh si..ormai è ufficiale direi”, sorrise lui mostrando le dolci fossette e puntando le sue iridi verdi su Adrianne che gli sorrise totalmente invasa dal suo sguardo.
-“Beh ma che ci fate qui?”.
-“Devi salvarmi Rox..quella pazza di Quenn vuole truccarmi e vestirmi”, sbiascicò lei.
Adrianne era terrorizzata al pensiero di essere nelle  grinfie della bionda. Fard, mascara, cipria, lipstick.. Avrebbe potuto scambiare questi nomi in parolacce molto tranquillamente.
-“Posso lasciarla nelle tue mani?”, mi chiese il riccio.
-“Direi proprio di si..e poi ancora ti devo un favore”, gli ricordai richiamandolo alla sera del bacio di Zayn.
-“Oh..quello”, mi sorrise schioccandomi un occhiolino.
-“Ehi voi due.. smettetela di escludermi..!!”, ci rimproverò Adrianne visibilmente irritata mentre incrociava le braccia al petto e storceva le labbra.
-“Ci vediamo stasera..e non truccarti troppo”, scherzò Harry avvicinandosi al suo volto.
Distolsi lo sguardo perdendomi quello che, sicuramente, era stato un bacio dolcissimo.
Una volta che fummo arrivate in camera pregai Adrianne di raccontarmi di Harry, di come fosse riuscita a rivelarsi.. insomma volevo i dettagli!! E, ben presto fui accontentata…

 

ADRIANNE

Roxanne continuava a chiedermi di me ed Harry. Era davvero insistente. Che palle!! Ma le avrei raccontato tutto..anche perché doveva sapere quello che era successo. Ricordavo perfettamente quella sera…troppo…davvero troppo nitidamente…

FLASHBACK

L’auto, arrivati in procinto di una radura, si bloccò di colpo.
-“Si può sapere cosa ti prende? Volevi vedermi..eccomi. Ora stai zitta.. e con la testa bassa. Adrianne?  Adrianne vuoi guardarmi???!!!”, quasi gridò alzandomi il mento con un dito.  Mi stava mettendo in imbarazzo..stava rompendo  le mie barriere.  Puntai i miei occhi nei suoi..erano di un verde cristallino quel giorno.
-“Mi piaci Harry”, dissi veloce abbassando lo sguardo sicura che non mi avrebbe ricambiata, aspettando la sua risata, il suo scherno, le sue prese in giro.. ma Harry non era così. Anche se avesse potuto non lo avrebbe mai fatto ed era per questo che mi ero totalmente innamorata di lui.
-“Oh..Adrianne..io…”, iniziò. E quelle parole di incertezza furono come tante lame conficcate nel mio cuore; quasi lo ruppero.
-“No..scusa. Non avrei dovuto…”, dissi sull’orlo della lacrime cercando di divincolarmi ma mi teneva così stretta che..quasi mi faceva piacere. Forse non voleva che me ne andassi.
-“Stà ferma. Lasciami parlare”, aggiunse costringendomi a guardarlo di nuovo negli occhi. E quella volta, anche se le sue parole mi avrebbero ferita, non avrei più abbassato la testa.
-“Io..beh tu mi vedi così sicuro ma in realtà..in realtà lo sono davvero”, rise prendendomi in giro.
Risi anche io scacciando subito una lacrima che era sfuggita al mio controllo.
-“Sto per dire una frase mooolto cinematografica. Tu non mi piaci..io penso proprio di essere innamorato di te! E mi dispiace per te..ma farò di tutto affinché tu possa ricambiarmi”, disse sicuro.
-“In che senso?”, chiesi confusa.
-“Hai detto che ti piaccio… non che sei innamorata”, mi fece notare puntualizzando.
-“E la tua fidanzata?”, chiesi arrabbiata.
-“Intendi la mia ex ragazza? Beh.. Rebecka non penso avrà problemi a riguardo..tutto ciò che ha a che fare con il mio cuore non le riguarda più”.
-“Ma che pensi di ottenere così? Mi piaci ma..io..non so se…
E poi furono le sue labbra a zittirmi. Inizialmente non ricambiai ma poi iniziai ad assaporarle. Erano dolci, morbide.. mi lasciai completamente coinvolgere dall’atmosfera. Ormai tutte le mie precauzioni erano andate in fumo; la mia insicurezza era andata a farsi fottere.. tutto quello di cui mi importava era Harry..le sue labbra..il suo respiro sul collo..le sue mani sotto la mia maglietta. Stava accadendo. Ed ero felice. Mi alzò la maglia e io feci lo stesso con lui. La sua pelle candida era così liscia e fredda da farmi rabbrividire.
-“Fermami prima che perda del tutto il controllo”, mi disse.
-“Ho già perso il mio”, confessai ansimando.
Il dolore che provai quella sera fu il più significativo di tutta la mia vita.
Era mio.
Ero sua.
Mi ero donata per la prima volta.
Mi ero completamente donata a colui che amavo.
Quando, sazi l’uno dell’altra, ci abbracciammo stanchi, una lacrima mi rigò il viso. Era una lacrima dolce che sapeva di consapevolezza, che sapeva d’amore.. ero una donna.
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-“Allora Adrianne?! Vuoi raccontarmi com’è successo??”.
Allora mi preparai a rispondere a quell’interrogatorio  ma la curiosità di Roxanne doveva appagarsi con ben pochi particolari; alcuni ricordi dovevano appartenere solo ad Harry e me.

ROXANNE

Ascoltai Adrianne attentamente, in silenzio. Soppesavo ogni sua parola, ogni suo gesto.. la stavo completamente analizzando e ciò che riuscii a capire mi rendeva felice: era davvero innamorata. E mi stupii; Adrianne non era la ragazza dolce e tutta zucchero e miele; al contrario era testarda, cocciuta, un maschiaccio. Ma conoscevo bene le sue incertezze e le sue debolezze: Harry era una di queste e per questo lo respingeva.
“Un po’ quello che accadde con me e Louis”, pensai.
Quando finì il racconto senza troppi giri di parole mi sorrise aspettandosi una mia reazione e non potei fare altro che abbracciarla; seppur riluttante a quella manifestazione d’affetto ricambiò la mia stretta.
Tra un racconto e un altro, tra pettegolezzi e scoop di adolescenti venne fuori il “fattaccio”.
-“Zayn cosa?!”, esclamò spalancando gli occhi.
-“Hai capito bene… sono rimasta scioccata!”, dissi ridendo.
-“Louis lo sa?”, chiese quasi impaurita.
-“NO! E non deve saperlo… giusto?”, chiesi per un momento confusa.
-“Non saprei..e se lo verrà a sapere? Ma come ha potuto fare questo a Louis? Ma cosa gli è saltato in mente?”
Non riuscivo più a fermarla. L’aveva presa davvero male. Dopotutto non aveva significato nulla per me..e sicuramente lo stesso era per lui. Certo..dovevo parlarne con Zayn giusto per chiarire. Sarebbe stato davvero imbarazzante. Una volta tranquillizzata Adrianne decidemmo di prepararci; o meglio prepararmi dato che la mora trovava già troppo elegante il suo pantalone nero e il suo maglione di lana arancione. Si sistemò solo meglio i capelli mentre io mi preparai all’arduo lavoro. Alzai i capelli con una molletta per iniziare con il trucco. Optai per dei colori caldi e non troppo marcati. Indossai, non senza l’aiuto di Adrianne, il “rosso Valentino” che avevo comprato qualche giorno prima con il visibile accordo ed entusiasmo della biondina. Sistemai poi i capelli in uno chignon ben tirato e indossai le perle come orecchini (sotto consiglio di Adrianne).  Non appena indossai le scarpe qualcuno bussò alla porta.
-“Siete pronte?”, chiese Harry.
-“Arriviamo.. e che la Rossa qui vuole far morire qualcuno stasera”, scherzò lei.
-“Louis è sotto che ti aspetta Roxanne! Noi vogliamo andare?”, chiese ad Adrianne.
-“Ci vediamo al locale ragazzi”, dissi salutandoli.
Prima di scendere presi il cappotto nero, mi spruzzai sul collo un po’ di “Coco Mademoiselle by Chanel” e mi diedi una controllata allo specchio.
“E pensare che qualche mese prima non potevo vedere neanche il mio riflesso” mi venne da dirmi.
Poi presi dalla mia borsetta il rossetto rosso che mia sorella Kaily mi aveva prestato per le occasioni importanti e lo spalmai attentamente sulle labbra percorrendo lentamente il contorno. Mimai un bacio e mi sentii pronta.
Pronta per scendere le scale..pronta per buttarmi nelle braccia di Louis..pronta per amarlo…pronta ad essere sua.
-“Stasera non si va da nessuna parte”, disse qualcuno.
Mi girai con aria di sfida. Era più bello che mai. Appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, un sopracciglio alzato e il suo solito sguardo di Peter Pan. I capelli scompigliati, un maglioncino blu a righe e un pantalone verde..i suoi occhi più chiari del solito..
-“Eh come mai??”, ribattei.
-“Perché ti voglio”.
Si avvicinò lentamente  e mi prese la mano.
-“Solo se anche tu lo vuoi”, aggiunse poi sorridendo.
Lo baciai come non avevo mai fatto. Appassionata, piena di amore, piena di desiderio. Ricambiò iniziando ad esplorare il mio corpo. Mi staccai.
-“Non ora Peter. Gli altri ci aspettano”, dissi sorridendo.
Mi guardò accigliato.
-“Sei crudele!!”.
 
 “Carry on” dei fun. ci accompagnò per tutto il tempo fino al locale mentre io e Louis cantavamo a squarciagola. Non potevo fare a meno di adorare la sua voce. Quando entrammo fui felice di vedere tutti. Liam rideva per una qualche battuta di Harry che teneva per mano Adrianne. I biondini erano seduti e fui colpita nel vedere la mano di Niall poggiata sul ventre di Quenn. Stavano parlando con Zayn che quando vide me e Louis ci venne incontro.
-“Ben arrivati”, disse.
-“Ehi bro”, lo salutò Louis mentre andava a salutare gli altri lasciandoci soli.
-“Come va Zayn?”, chiesi mostrando la mia solita naturalezza.
-“Tutto bene grazie”
Dopo una breve pausa di imbarazzo decisi di intervenire.
-“Zayn..non so cosa ti sia passato per la mente la scorsa sera ma..io amo Louis. Ma non nego di non volerti molto bene; ma come si vuole bene ad un fratello niente di più.. e non mi piace questo imbarazzo tra di noi…rivoglio il nostro rapporto di prima”, confessai.
-“Roxanne mi dispiace davvero tanto per la scorsa notte.. è complicato..ma puoi star sicura che io non provo…
-“Cosa?”, chiese Louis spuntando all’improvviso dietro il moro.
-“Non provo…non provo compassione per i cuccioli”, sparò Zayn.
Che senso aveva quella frase? Volevo strangolarlo.
-“Mmm..certo Zayn interessante”, rise Louis. –“Ariel vieni a salutare gli altri”, disse Loui prendendomi per mano.
La serata trascorse tranquilla e serena; Niall e Quenn mi illustrarono tutti i pro e i contro delle nuove culle italiane in arrivo; Harry e Adrianne progettavano una gita al mare; Liam e Zayn mostravano opinioni diverse riguardo il taglio di capelli più cool.
-“I capelli corti sono da sfigati Liam”, presenziò il moro.
-“Zayn non è carino il modo in cui ti esprimi. Ognuno ha le sue opinioni.. io preferisco il taglio molto corto ultimamente..”
-“Oh ma andiamo”, esclamò l’altro.
Niall fece portare ben tre primi e due secondi; Liam lottò per avere anche la frutta mentre Quenn propose i dolci con la scusa di avere una “irrompente voglia di cioccolato”.
Ma il momento più bello fu quello dei regali.
-“Questo è da parte mia, di Harry, Zayn e Niall”, mi disse Liam porgendomi una scatolina rossa con un fiocco pieno di brillantini argentati.
“Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen.
-“Adrianne ci ha detto che ami laggere e visto che ora puoi riprendere a farlo…”, spiegò sorridendo.
-“Oh grazie ragazzi!!”, dissi abbracciandoli uno per uno.
Avevo quasi dimenticato di aver avuto quella passione.
Presi il mio regalo per loro dalla borsetta.
-“Questo è per tutti voi”, annunciai felice.
Quando lo scartarono e videro l’ultimo gioco FIFA per l’x-box quasi impazzirono.
-“Beh anche io ho i miei informatori”, dissi facendogli un occhiolino.
Louis tossì attirando la mia attenzione.
-“Questo è il mio regalo”, disse porgendomi una scatolina lunga e molto sottile.
-“Due biglietti per Verona?????!!!!”, urlai entusiasta e su di giri.
-“Uno per me…e uno per te”, mi sorrise emozionato.
Non potevo crederci. Io e lui. Soli. In Italia. A Verona!!
-“Come mai proprio Verona?”, chiesi stupita.
-“Beh lo sai perché..”
-“Certo che lo so..ma voglio sentirtelo dire!!”.
-“Sei crudele.. beh è la città di Romeo e Giulietta..e con questo voglio dire di essere molto più bello di quel Montecchi!!”
Non lo feci quasi finire che gli parai davanti il mio regalo. Era una scatolina piccola, quasi come la sua.
-“Biglietti per il concerto di Jason Mraz?!”, chiese.
Temetti quasi per un attimo che non gli fosse piaciuto.
-“Come mai proprio lui?”, chiese con uno sguardo vispo, da furbo.
-“Lo sai perché”, dissi seria.
-“ Certo che lo so..ma voglio sentirtelo dire!!”, mi imitò.
-“La canzone che cantavi sotto la mia finestra.. la nostra canzone.. è sua”.
Gli occhi gli brillarono come due diamanti. Forse il mio vero regalo era poterli vedere.
-“Dai Louis lasciaci un po’ la Rossa!!!!”, esclamò Quenn trascinandomi da lei e Adrianne.
Niall aveva regalato a Quenn un anello di fidanzamento. La biondina era quasi svenuta. Ero così felice per loro. Harry e Adrianne non si scambiarono i regali. Erano fatti così. Ma questo non sminuiva di certo il loro rapporto.
Le ragazze mi regalarono un libro ciascuna.
-“è ora che tu legga Harry Potter”, mi disse la mora porgendomi il primo volume di JKR.
-“è ora che tu legga Colazione da Tiffany”, disse la biondina.
Io, invece, regalai loro rispettivamente un cappellino Barbery e una trousse.
Quella sera fu davvero speciale. Aspettammo tutti quanti insieme la mezzanotte per poi scambiarci gli auguri. Poi facemmo un salto in discoteca e Louis non si staccò un attimo. Poi verso le tre mi trascinò via.
-“Dobbiamo andare”, disse ridendo tirandomi via dalla folla. Lo sentivo a malapena.
-“Ma dove?”, urlai per farmi sentire. La musica era davvero troppo alta.
-“Dobbiamo riprendere un discorso io e te!!!”, disse facendomi l’occhiolino.
I suoi occhi non mentivano. E ne ero felice.


*Il mio angolo scrittrice*

Ehilàààààà :) Scusate il ritardo ma un po' per pigrizia un po' per mancanza di tempo questo capitolo non ne voleva sapere di veni fuori.. spero non sia un disastro :/ ci ho messo tutto lo spirito di natale che avevo!!! ahahahah Vorrei ringraziare tutte voi per il sostegno, per non aver abbandonato la mia storia, per il fatto che continuate a sostenermi!! Grazie davvero tanto <3 vi amo **
Un saluto speciale alle mie migliori amiche Adriana e Cicci.. senza di voi questo capitolo non sarebbe mai nato.. grazie <3 
Un saluto altrettanto speciale va alla mia migliore amica del nord Deborah..ragazza lo sai che ti adoro!!!! <3 
beh che altro dire.. Spero che il capitolo vi piaccia e..se vi va lasciate una recensione. Per me il vostro parere è la cosa principale..
Non mi resta che farvi gli auguri di Natale <3<3 
Spero di postare prima del nuovo anno...il 2013 O.o
AUGURI BELLEZZEEEEEEEEEEEE
E ancora grazie di tutto
Con infinito affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 23
*** It's happened ***


                                                                          

Quel luogo aveva un non so che di familiare eppure non lo avevo mai visto.
-“Siamo già stati qui?”, chiesi confusa.
-“Avanti non fare quella faccia Roxanne!! Un po’ di fiducia!!”, disse prendendomi per mano.
C’erano degli odori molto forti.. di fieno? Di.. sterco?
-“La gita con i cavalli!! È avvenuta qui vero?”, chiesi sorridendo. Non avrei mai potuto dimenticarmi quella giornata. Era avvenuto il mio primo quasi bacio con Louis.
Ci incamminammo verso il maneggio ma..deviammo verso una parte rimasta per me inesplorata. Louis invece sembrava tranquillo e sicuro; aveva di sicuro architettato qualcosa.  Eravamo in una radura e faceva più freddo del solito. Louis mi passò la sua sciarpa.
-“Non manca molto”, disse sorridendo.
Poi, con mia sorpresa, scorsi una piccola casetta di legno molto simile ad una baita. Era illuminata da due lampioni ed era costruita interamente di un legno molto chiaro. Poi Louis estrasse delle chiavi dalla tasca e aprì; l’odore che mi avvolse era molto simile al muschio..si avvicinava a quello del giardino al Centro. L’interno era arredato molto semplicemente; un tavolo al centro con quattro sedie, un grande tappeto al centro, una porticina in fondo a destra che doveva portare, probabilmente, al bagno. A sinistra invece scoppiettava allegro il fuoco di un grande camino. Mi precipitai a riscaldarmi e mi sedetti sul tappeto per terra; tolsi i tacchi che iniziavano a darmi fastidio. Louis mi imitò sedendomi accanto a me e cercò di attizzare il fuoco. L’atmosfera era molto intima e quasi tesa. Eravamo entrambi presi dall’agitazione. Poi mi girai a guardarlo e lo osservai; la pelle, illuminata dal fuoco, era di un colorito dorato e i capelli sembravano quasi biondi.
-“Che c’è?”, chiese ancora concentrato sulle fiamme.
-“Niente..”, dissi sospirando.
-“Non avresti dovuto vestirti così”, se ne uscì ad un certo punto.
Mi alzai decisa a provocarlo.
-“Così come?”chiesi togliendomi il cappotto di dosso e rimanendo soltanto con il vestito. Ero consapevole di aver esagerato; era davvero aderente e provocante. Ma non era quello il mio scopo? Provocarlo?  Allora si alzò e venne direttamente alle mie labbra. Potevo sentire il suo desiderio, eco del mio. Gli tolsi il maglioncino e rimase a torso nudo. Mi girò e abbassò la cerniera del vestito respirandomi sulla nuca. I suoi baci sul collo mi solleticavano. Ero rimasta in intimo. Riprese possesso delle mie labbra e ci ritrovammo a terra; riuscii imbarazzata a slacciargli i pantaloni.
-“Se…se ti faccio male..”
-“Shhh”, cercai di zittirlo. Sembrava più ansioso di me. Se avesse perso il controllo della situazione io non avrei mai saputo cosa fare. Ero inesperta, non avevo mai fatto nulla del genere e sapere che sarei stata di Louis era la mia unica certezza, la mia unica forza; perché non sarei mai riuscita a fare con nessun altro quello che avevo intenzione di fare con lui: l’amore. Mi sfilò le mutandine, delicatamente, con le mani fredde un po’ tremolanti, senza staccare le sue labbra dalle mie. Si tolse le sue risparmiandomi la goffaggine. Poi mi guardò negli occhi; e allora mi persi. Mi persi in quelle onde, in quella marea che si infrangeva contro di me; un piccolo dolore nel basso ventre mi fece sussultare ma io non ero lì.. ero ancora immersa in quel blu senza fine. Eravamo una cosa sola. Non avrei potuto dire dove finisse il mio corpo e dove iniziasse il suo. Il mio cuore batteva come impazzito, tamburellava pieno d’amore per quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-“Ti amo”, sussurrai gettando la testa indietro presa da un’ondata di piacere.
-“Ti amo”, ripeté baciandomi il collo, il mento e ritrovando il suo posto sulle mie labbra.
Rimanemmo su quel tappeto, pieni e sazi l’uno dell’altro abbracciati e accaldati; Galeotto fu per noi il fuoco.
-“Devo dirti una cosa Lou”.
-“Si?”, disse mettendosi di lato.
-“Mia madre vuole che tu venga a pranzare da noi il giorno di Natale..ma sicuramente dovrai stare con la tua famiglia, lo capisco. Quindi magari potresti venire il 26?”, chiesi speranzosa.
-“Nessun problema, amore”, disse sorridendomi.
Amore? Non mi aveva mai chiamata così. Sorrisi anche io rannicchiandomi nel suo petto. Ero così felice in quel momento. Non avrei mai potuto dimenticare quella sera; il fuoco del camino, le sue labbra, le sue mani..era tutto così nitido…
-“Grazie”, sussurrai. Poco più tardi le palpebre mi si chiusero pesanti e mi addormentai.
La mattina seguente mi svegliai elettrizzata. Sarei ritornata a casa e avrei finalmente rivisto i miei genitori; Jenna aveva detto di non rivelargli il mio recupero della vista ma, quando iniziò a vedere la mia stabilità visiva, mi permise di parlargliene. Erano così felici e increduli che si misero a piangere; avrei finalmente rivisto i gemelli Kaily e Joseph. Joseph. Da quanto tempo era che non lo abbracciavo? Kaily. La questione della sua fidanzata era rimasta in sospeso. Com’è che si chiamava? Wolly? Willy? No.. Willow? Mi accorsi, poi, che qualcuno stava arricciando i miei capelli.
-“Buongiorno principessa”, disse lasciandomi un caldo bacio sulle labbra.
-“Smettila di fare lo smielato”, dissi imbronciata e con la voce ancora impastata di sonno. Era uno schianto in prima mattina; fui felice di ritrovarlo come lo avevo lasciato: a torso nudo.
-“Cazzo!!”, esclamai quando mi accorsi di essere ancora nuda. Fortuna che un plaid copriva gran parte di ciò che andava “coperto”. –“Girati Lou, devo vestirmi”, gli dissi iniziando a recuperare i miei indumenti.
-“Avanti Rox.. ti ho già vista nuda.. e devo dire che..”, iniziò con uno sguardo da furbetto.
-“Non ci provare!”, lo fulminai.
-“Eh comunque buon Natale anche a te”
-“Buon Natale”, dissi sorridendo. E poi, quando mi ricordai che i miei genitori sarebbero venuti a prendermi verso le 10 sentii il mondo cadermi addosso. Sperai di tutto cuore che fosse ancora presto.
-“Che ore sono?”, chiesi infilandomi il vestito.
-“Le nove e mezza”, disse iniziandosi a vestire capendo subito dove volessi andare a parare. –“Che c’è? Sono in ritardo anche io cavolo”, disse quando si accorse del mio sguardo.
Guidava più veloce del solito; stavo per farmela sotto e, per non pensarci, decisi di chiamare le ragazze per fargli gli auguri.
-“Bionda auguri di buon Natale!!!”, gridai al cellulare.
-“Ehi Roxanne auguri anche a te”, rispose. –“Anche da parte di Niall”, aggiunse.
-“Beh ma dove sei?” chiesi sentendo degli strani rumori.
-“Sono all’ospedale. Devo fare un’ecografia”, spiegò.
Il giorno di Natale? Doveva essere una emergenza.
-“è per il fatto che la tua pancia è ancora quasi invisibile?”, chiesi ingenua. In effetti rispetto a tutte le donne nell’ottavo mese di gravidanza Quenn non sembrava aspettare un bambino”.
-“Ma certo che no Rox!! È normale per chi ha una gravidanza extrauterina non avere il pancione. Anzi, è già tanto quello che ho”, rise.
-“Ma allora qual è il problema?”, chiesi seriamente preoccupata.
-“Ultimamente si muove tanto.. il dottore pensa che potrei partorire tra non molto”.
-“E tu come stai??”. Aveva paura e non mi era di certo sfuggito.
-“Sono terrorizzata”, disse con la voce spezzata ma cercando di sdrammatizzare. –“Roxanne ora devo andare, ci sentiamo più tardi”.
-“Ti voglio bene Quenn”.
-“Anche io”, disse e attaccò.
-“Tutto bene?”, chiese Louis.
-“Insomma.. Quenn ha dei problemi con il bambino. Sono preoccupata. Non ho mica dimenticato quello che il dottore le ha detto. “Questo parto è rischioso per entrambi, per lei e per il bambino”.
-“Ehi ehi, guardami”, disse distogliendomi per un attimo dalla tristezza. Mi guardò serio come poche volte faceva.
-“Niall non la lascerà mai sola, le vuole bene davvero”.
Gli sorrisi, grata di averlo accanto ma, quella volta, nemmeno le sue parole riuscirono a calmarmi. Decisi allora di chiamare Adrianne. Dopo averle fatto gli auguri anche lei manifestò la sua preoccupazione riguardo la bionda. I genitori di Quenn le avevano lasciato libero arbitrio riguardo la volontà di tenere o meno il bambino ma, adesso, iniziavano davvero ad avere seri dubbi riguardo la decisione della figlia. Portai poi il discorso su Harry e Louis, accanto a me, si mise a ridere. Lo zittii con una mano mentre Adrianne, su di giri, mi raccontava che a pranzo Harry sarebbe andato da lei e poi sarebbero stati tutti il giorno insieme. Poco dopo che salutai la mora scorsi il Centro.
-“Arrivati”, disse spegnendo l’auto.
-“Beh sembra sia giunta l’ora dei saluti”, dissi.
Ma lui fu più veloce e mi baciò come solo lui sapeva fare.
-“Mi mancherai Ariel”, disse imbronciato.
-“Oh avanti Loui..ci vedremo domani!! Quindi non fare tardi okay?”, dissi scendendo.
-“Okay”.
-“E non divertirti troppo”, aggiunsi chiudendo lo sportello.
-“Va bene”, disse accendendo il motore.
-“E non innamorarti di nessun’altra”
-“Okay”.
Feci per andarmene quando mi girai e bussai al finestrino.
-“Cosa c’è?”, chiese in un misto tra la scocciatura e il divertito.
-“Volevo solo dirti che ti amo”, dissi arricciando le labbra a mo’ di bacio.  Subito mi accontentò appoggiando le sue labbra sulle mie. Fu molto tenero. E quanto era vero che lo amassi lo sapevo solo io; perché alcuni sentimenti così forti non si riesce a spiegarli bene, ti mancano le parole e spesso i gesti sembrano scontati. Ma per me Louis era tutto e, a volte, avevo paura di quello che provavo. Era giusto dipendere così tanto da un’altra persona? Ma non mi preoccupai a dare una risposta alla mia domanda. Perché nella vita le certezze sono poche e lui, in quel momento, era una delle poche che avessi. Mi ero donata a lui anima e corpo e non mi importava delle conseguenze. Salii in camera velocemente giusto per togliermi quel vestito di dosso e indossare un jeans e un maglioncino.
-“Roxanne!!!”, qualcuno mi chiamò bussando alla porta.
Mio fratello. Joseph. Aprii la porta, mi gettai fra le sue braccia e subito sembrò che il cuore potesse scoppiarmi.
-“Come stai piccola???”, mi chiese stringendomi forte.
-“Bene, bene”, sbiascicai ancora aggrappata al suo petto. Dio, non lo ricordavo così alto.
Mi portò sotto e vidi accanto all’auto di papà anche mia sorella.
-“Kaily!!!”, gridai correndo ad abbracciarla.
-“Oh Rossa sei un incanto. Mi sei mancata troppo!! Non sapevo più con chi prendermela sai?!”, disse spostandomi i capelli indietro e bloccandomi la faccia con le mani.
-“Te l’ho detto che mi sei mancata?”, disse di nuovo ridendo e schioccandomi un bacio sulla guancia.
Anche loro mi erano mancati e me ne stavo accorgendo solo in quel momento.
-“Avanti ragazze..dobbiamo andare o faremo tardi”, ci sollecitò Joseph.
-“Sei rimasto sempre il solito perfezionista eh?”, chiesi ridendo e prendendo posto sul sedile anteriore.
Il viaggio verso non durò molto, grazie anche alla velocità supersonica con cui guidava Joseph; tutto il tempo fu un “ti ricordi quando”, “parlaci di”, “cosa hai fatto durante questi mesi?”, “com’è il tuo ragazzo?”… e non mi dispiaceva sapere che fossero interessati davvero; certo a volte erano invadenti ma, in fondo, erano i miei fratelli e meritavano delle risposte dato che non ci vedevamo da un po’. Allora iniziai a raccontare di come all’inizio fu difficile capire il metodo di Jenna, di come faticai a sopportare la cecità; poi gli dissi di come Adrianne e Quenn mi fossero sempre state vicino e, aimè, presto arrivò il momento di raccontargli di Louis.
-“Eh si..è il mio ragazzo”, dissi abbassando lo sguardo e arrossendo un po’.
-“Com’è? E carino?”, chiese subito Kaily girandosi verso di me e spalancando gli occhi eccitati.
-“Non mi piace questo Louis”, disse Joseph.
-“Andiamo!! Ma se neanche lo conosci!! È un bravo ragazzo!!”, sostenne lei.
Tosii. –“Ehm scusate!!!  Nessuno dei due lo conosce quindi..permettete che vi dica io com’è??”
Chiusi gli occhi focalizzando la sua immagine. E poi sarebbe stato più facile non imbarazzarmi.
-“Louis è Louis..alto, magro con i capelli di un castano molto molto chiaro e gli occhi..oh sono azzurri come il cielo più sereno. Ma a volte, dipende dalla giornata, possono essere scuri come quelli dell’oceano. I suoi denti sono dritti e bianchi.. il suo sorriso è bellissimo”,  stavo iniziando ad avere un tono da bambina, tipico di quando fossi imbarazzata o di quando volessi sminuire quello che stavo dicendo -“ ama molto le bretelle e le magliette a righe ed è stata la persona, in un momento molto brutto, a starmi vicino nonostante, ripetutamente lo avessi scacciato.
Aprii gli occhi e dissi decisa come non mai
-“Eh poi lo amo”.
E non mi ero vergognata o  sentita stupida nel dirlo. E poi avevo soltanto detto la verità. Li vidi molto colpiti.
-“Potevi fermarti a “è alto e magro”, disse Joseph sdrammatizzando e facendoci ridere.
L’atmosfera era davvero familiare. Quando arrivai a casa mia madre mi stritolò non poco e mio padre, invece, aveva gli occhi visibilmente lucidi.
-“Bentornata tesoro”, disse abbracciandomi forte.
La mia casa. Non era poi così diversa da come l’avessi lasciata.
La cucina era grande e un arco la univa alla sala da pranzo che era quasi il suo doppio. La televisione a schermo piatto era sintonizzata su un canale culinario, sicura opera di mia madre. Il grande divano beige era al solito posto. Corsi subito nella mia camera. Le pareti piene di fotografie delle nostra famiglia. Io e i gemelli al mare, papà e me sulle giostre, io e la mamma davanti una torta di compleanno..  
-“Il mio scaffale”, esclamai precipitandomi ad aprirlo.
Twilight, Amleto, Cime tempestose, Romeo e Giulietta, Fairy Oak, Lo strano caso del Dr, Jekyll e Mr. Hyde.. erano soltanto pochi dei libri contenuti in quel piccolo angolo di biblioteca. Guardarli mi fece fare un tuffo nel passato e un po’ di nostalgia mi pervase.
-“Ciao”, mi salutò qualcuno alle mie spalle.
Quando mi girai scorsi una ragazza di colore, con dei lunghi capelli neri e degli occhi altrettanto scuri. Era molto alta e, quando mi sorrise, potei accorgermi dei suoi denti bianchi.
-“Piace Willow”, disse allungandomi una mano.
Era la fidanzata di Kaily. Non pensavo davvero che ci sarebbe stata anche lei.
-“Piacere Roxanne”, dissi sorridendole e stringendole la mano che scoprii essere fredda e un po’ tremolante.
-“Kaily mi ha parlato molto di te”.
Notai il tono con cui pronunciò il nome di mia sorella. Sembrava lo stesso tono con il quale Louis pronunciava il mio. Scorsi nel suo sguardo la stessa dedizione che doveva avere il mio quando parlavo di lui a qualcuno. Quella ragazza aveva già tanti punti in suo favore.
-“Mi ha parlato molto anche di te”, le dissi.
Quasi spalancò gli occhi. Era sorpresa ma cercò di non farlo intuire. Beh, se non altro, avevo scoperto qualche altra cosa di lei: era una pessima attrice. Altro punto in suo favore.
-“Ragazze a tavola!!!”, gridò la mamma.
-“Arriviamo!!”
Mamma aveva davvero intenzione di farmi ingrassare di almeno dieci chili. Antipasto, due primi, un secondo, la frutta e un grande vassoio di dolci italiani. Papà invece mi fece provare un vino, proveniente direttamente dai vigneti veneti, che mi stordì non poco. Si chiacchierò molto allegramente per tutto il tempo che impiegammo per consumare qui cibi non senza l’incitamento di mia madre. Diceva di vedermi “sciupata”. Durante il pranzo venni a conoscenza che Joseph si sarebbe laureato in anticipo. Quel ragazzo era un genio. Kaily aveva trovato lavoro a Londra e, quindi si sarebbe trasferita lì in estate con Willow.
-“Almeno non starai sola”, disse mamma compiaciuta.
A quanto pareva, mamma aveva preso la notizia abbastanza bene. Papà non sembrava particolarmente entusiasta; sapevo come fosse fatto. Aveva solo bisogno di tempo ma, alla fine, anche lui avrebbe accettato, senza riserve, il nuovo arrivo in famiglia.
-“Invece tu?”, mi chiese Joseph all’improvviso.
-“Cosa?”, chiesi imboccando un altro pasticcino. Erano davvero buoni.
-“Sicuramente a breve potrai ritornare a casa. Che intenzioni hai per l’università?”, chiese.
L’università?  Ritornare a casa? E chi ci aveva pensato.
-“Boh..non lo so”, ammisi sinceramente disinteressata.
-“Andiamo Roxanne..dovrai pur far qualcosa!!”, esclamò papà.
“Sicuramente a breve potrai ritornare a casa”. Non avevo preso in considerazione il fatto di dover ritornare a casa. Ero guarita quasi del tutto, certo. Ma Louis? Non avremmo certo potuto vederci ogni giorno essendo maggiormente controllata dai miei. Inoltre se avessi dovuto riprendere gli studi il tempo sarebbe stato sempre meno per stare insieme.
-“Ma si caro.. ancora c’è tempo..deciderà quando avrà un’idea”, cercò di aiutarmi mamma. la ringraziai con lo sguardo. Poi, mi squillò il cellulare. Un sms.
“Mi manchi Ariel :(”
“Anche tu :(“, risposi.
Volevo parlare con Louis. In effetti non gli avevo mai chiesto se frequentasse l’università tanto ero presa dal mio vecchio problema.
-“Comunque quando tornerò, dovrò prima sostenere una prova dato che, praticamente, ho saltato un anno. Altrimenti non mi ammetteranno mai agli esami finali”, dissi.
Ritornare a scuola sarebbe stato un vero trauma. Per fortuna che avrei potuto studiare a casa. Avrei dovuto soltanto sostenere questa benedetta prova, poi gli esami. E poi? Cosa avrei fatto?
NO. Non volevo pensarci.
“Vuoi che ti venga a prendere??”.
Un altro sms di Louis.
“Mia madre mi ucciderebbe..e anche a te la tua”
-“Bene..noi abbiamo finito. Ora, io Roxanne e Willow andiamo un po’ in cameretta”, disse Kaily.
E le fui grata.
-“La smetti di messaggiare con il tizio?”, mi rimproverò mia sorella.
-“Hai ragione scusa”. Aveva ragione. Non ci vedevamo da una vita e la stavo trascurando.
-“Ti va di vedere il nostro cartone animato preferito?”, propose.
-“Quale sarebbe?”, chiese Willow complice, spostandosi di lato.
Sentii i miei occhi illuminarsi.
-“Spirit, cavallo selvaggio”, le dissi alzandomi per prendere il dvd dove lo avevo lasciato l’ultima volta.
E, tutte e tre, coricate sul letto, tra una risata e l’altra, seguimmo quel cavallo nelle sue avventure alla ricerca della libertà. 

*Il mio angolo scrittrice*

Eccomi di nuovo qui :3 Ho postato prima di capodanno yeahh :D Beh cosa dirvi.. it's happened ** Spero davvero che leggere questo capitolo vi sia piaciuto quasi quanto a me è piaciuto scriverlo :) 
Non vi resta che recensire se vi va :) 
Ringrazio tutte coloro che mi sostengono e mi spronano a scrivere :) E ringrazio anche colore che hanno messo questa storia tra le seguite, ricordate, preferite <3 vi adoro **
BUON ANNO NUOVO A TUTTE!!!!!
Con infinito affetto
Lavinia <3

*STAY STRONG*

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Capitolo 24
*** Il fattaccio ***


                                                                          

Mi svegliai di soprassalto la mattina seguente. Con gli occhi chiusi ricordai come trascorsi la serata del giorno prima. La mia unica nonna in lacrime, felice di aver potuto riabbracciarmi dopo così tanto tempo lontane; il bacio tra Willow e Kaily che fece quasi prendere un infarto a mio padre; le partite interminabili a scacchi contro mio padre e la torta preparata con la mamma. Era stato un Natale strano e speciale allo stesso tempo. Erano cambiate così tante cose dall’ultimo che trascorremmo in Irlanda dalla zia.
“Ho riacquistato la vista, ho un ragazzo che amo alla follia e ho fatto l’amore con lui, Quenn è incinta del suo ex e sta per sposare Niall, Zayn mi ha baciata e non l’ho ancora detto a Louis, Kaily ha dichiarato la sua omosessualità, Joseph è sempre un po’ anonimo  ed ermetico.. si direbbe che la mia vita sia una soap opera”, pensai tra me e me con un sorriso da ebete stampato in faccia.
-“Buongiorno dormigliona”, mi salutò la mamma.
-“Buongiorno”, dissi stiracchiandomi e strizzando gli occhi.
-“Dovresti alzarti tesoro..sono le 11:30 e forse…”, ma non fece in tempo a terminare a frase che balzai giù dal letto e imprecando, per aver sbattuto ad comodino, mi precipitai in bagno. Poi realizzai che non ricordavo se Louis mi avesse detto a che ora sarebbe venuto. Cercai il telefono e vidi 23 chiamate perse e due sms, tutti suoi! Quasi impallidii. Molto probabilmente era incazzato nero. Lo chiamai e mi rispose neanche al primo squillo.
-“No, dico.. cazzo Roxanne quando avevi intenzione di dirmi che sei viva?”, quasi urlò.
-“Non è colpa mia!”, cercai di difendermi. –“Ho perso la cognizione del tempo e, comunque, buongiorno anche a te!”, sbuffai.
-“E comunque.. aprimi sono sotto casa da un’oretta”, disse stizzito.
“Merda! Avrebbe potuto anche bussare però”.
“Certo!!! Bussava per essere ospitato dai genitori sconosciuti della sua fidanzata”, mi ammonì una vocina interiore.
Stavo per precipitarmi giù quando mi resi conto di avere un aspetto orribile. Pantofole, pigiama con gli orsesetti, capelli alla Zayn tutti scompigliati, gli occhi ancora impastati di sonno.
“è Louis diamine! Ha voluto la bicicletta? Ora la pedala!”, mi dissi. Non curandomi affatto del mio aspetto, speranzosa  che mi trovasse almeno decente, attraversai la cucina salutando tutti molto distrattamente e poi scesi le scale di scorsa rischiando una delle mie cadute plateali. Molto plateali. Aprii il portone e subito i suoi occhi incontrarono i miei. O meglio..le mie pantofole.
-“Carine!”, disse indicandole. Era decisamente divertito. Forse la mia inconscia idea di risollevargli il morale con il mio abbigliamento decisamente “da barbona” non era così male.
-“Dai sali!”, gli dissi notando che avesse una teglia di pasticcini nelle mani accuratamente incartata.
Mi seguì in silenzio e capii che era alquanto nervoso ma che cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.
Le presentazioni avvennero molto velocemente ed io ero quasi in trance. Louis era impeccabile come al solito. La sua finta sicurezza convinse molto mia madre e molto meno mio padre che non smetteva di fissarlo e osservarlo. Dopo aver stretto la mano di Kaily si presentò a Joseph che, con l’aiuto di mio padre, lo intrappolarono in una fitta rete di domande.  Louis sorrideva, annuiva, rispondeva facendo ridere Joseph e irrigidire papà. Andava alla grande! Solo più tardi mi accorsi di Kaily che mi fissava. Tirandomi poi vicino a lei mi sussurrò
-“Dio Roxanne! Per lui potrei diventare etero!”. Scoppiammo entrambe a ridere incessantemente facendo concentrare l’attenzione su di noi. Ma poi, abilmente, mio padre formulò un’altra domanda a Louis e la catena di montaggio riprese a funzionare.  –“Dovresti andare a cambiarti sorellina..a meno che tu non voglia farlo scappare!”, mi suggerì poi Joseph apparso da dietro. Louis ora parlava con entrambi i miei genitori. Optai per un look molto informale; felpa, jeans e un paio di stivali. Kaily mi aiutò a ravvivare i capelli e poi mi andai a sedere sul divano accanto a Louis. Mio padre non lo mollava un secondo. Stavo per compiere un gesto molto audace ossia accoccolarmi al suo petto quando fu lui, invece, a prendermi per mano continuando con nonchalance a conversare.
-“Papà dagli respiro!”, dissi cercando di far riprendere fiato a Louis. Entrambi risero ma mio padre sembrò non voler cedere.
Qualcuno bussò alla porta. Notando che nessuno se ne fosse accorto andai ad aprire e mi ritrovai Willow davanti con una bimba in braccio. Le somigliava molto, erano quasi delle gocce d’acqua.
-“Oh..Ciao Willow. Prego accomodati”, le dissi. Quella ragazza mi piaceva. –“Tua sorella?”, chiesi indicando la piccola che si dimenava tra le sue braccia. Aveva i capelli neri come il carbone e gli occhi molto scuri. I tratti decisamente afroamericani erano adorabili.
-“Ehm no.. lei è mia figlia”, disse quasi scusandosi con gli occhi.
Rimasi per un attimo impietrita. Qualcosa non quadrava, ma cercai di sorridere e non mostrare sbalordimento. Ma non era lesbica? Con chi ha avuto questa bambina? È davvero sua figlia?
Pensai che tutti, a parte me e Louis, conoscevano quella peste. Si chiamava Violet e, appena entrata, si precipitò tra le braccia di mio padre e di mia madre che la accolsero con tanto affetto. Non calcolò per niente Joseph anzi, sembrava avesse paura di lui, ma in compenso si lanciò in braccio a mia sorella. Notai che Louis andò a salutarla e decisi di imitarlo, per non sembrare scortese, lanciando un’occhiata truce a Kaily. Cosa non mi stava dicendo? Le due ospiti si fermarono a pranzo con noi. La mamma apprezzò molto il vassoio di dolci che Louis aveva portato e così anche mio padre che ne ingurgitò cinque o sei in pochi minuti. Mi chiedevo come facesse a rimanere sempre in forma nonostante mangiasse così tanto. “Un vero pozzo senza fondo”, pensai.
 
-“Ti va una passeggiata?” chiesi a Louis. Volevo parlargli di Zayn.
-“Certo!”, mi disse sorridendomi. Sarei potuta morire felice; aveva il sorriso più bello del mondo.
Ci congedammo e, ben imbacuccati, camminavamo mano per mano lungo i viali e ci avviammo verso un parco non troppo lontano da casa. L’aria gelida ci sferzava in viso e, per riscaldarci, optavamo per alcuni baci non poi così casti.
Arrivati nel parco decisi di affrontare l’argomento. Mentre parlavo, spiegandogli che per me non aveva significato nulla, che Zayn era ubriaco fradicio e che non gliene avessi parlato prima solo per mancanza di tempo, sembrava molto irrigidito e infastidito. Non aveva mai distolto lo sguardo dai miei occhi, aveva stretto sempre più la presa della mia mano, era leggermente arrossato e il viso era contratto in una smorfia di fastidio e furia.
-“Ti prego Lou..parlami. dimmi qualcosa!”.
Ero spaventata. Non avevo la benché minima idea di come avrebbe pututo reagire.
-“Vieni!”
Si alzò di scatto e mi portò sotto casa.
-“Sono furioso!”, disse a denti stretti. –“Zayn non avrebbe dovuto farlo! Non con te! Non per una stupida ripicca! Ma l’accetto..si. In fondo me lo sono meritato. Ma come ha potuto cazzo?!”, parlava tra sé e sé e non potevo fare altro che ascoltare confusa.
-“Cos’è che non so?”, gli chiesi anche un po’ infastidita.
Allora si girò verso di me e mi baciò in modo con impudico, passionale.. poi si staccò da me e mi guardò con dolcezza e mi accarezzò una guancia. Il suo tocco era afrodisiaco e stimolava i miei istinti più intimi.
-“Sono tua”, dissi rassicurandolo leggendogli il tormento negli occhi.
-“Non posso perderti”, sussurrò.
-“Neanche io”
-“Non voglio perderti”, sussurrò di nuovo con più decisione.
-“Cosa devi dirmi?”, chiesi.
-“No. Questa è una faccenda che bisogna affrontare in quattro”, disse infastidito.
Sapevo che se gli avessi fatto altre domande sarebbe uscito fuori di testa. Il “fattaccio” del bacio lo aveva scosso troppo.
-“Andiamocene!”, proposi.
-“Eh?”, chiese con il suo sguardo da Peter Pan, il mio preferito; quello sguardo confuso, perso, di eterno bambino.
-“Facciamo l’amore”, dissi abbassando gli occhi imbarazzata dalla mia richiesta. Lo volevo così tanto.
Mi sorrise sorpreso e anche con una nota di orgoglio.
Salimmo in macchina e mi suggerì di chiamare i miei genitori e avvertirli che saremmo ritornati pomeriggio sul tardi.
Mi riportò lì dove facemmo l’amore la prima volta. E, la seconda, fu anche migliore. Ero più padrona del mio corpo,ero consapevole dell’effetto che facevo a Louis..mi abbandonai a tutte le sensazioni senza vergogna. Ci appartenevamo e basta senza giri o giochi di parole, senza convenienze o convenevoli.. eravamo nella nostra bolla d’amore privata e non sarei voluta mai uscire.
-“è una cosa brutta quella che mi dovete dire?”, chiesi accoccolata al suo petto. Mi baciò la testa.
-“Dipende..”, disse facendomi un sorriso sghembo.
-“Chi è questa quarta persona?”, continua.
Non rispose ma si limitò a sospirare profondamente.
-“è necessario tutto ciò??”, chiese in agonia.
Ero così tremendamente curiosa!!! Ma non volevo rattristarlo o innervosirlo.
-“Compromesso okay?”, chiesi poggiando il mento sul suo petto per poterlo guardare negli occhi.
Annuì serio.
-“Per oggi non se ne parla più però promettimi che entro questa settimana mi spiegherete tutto”.
-“è una promessa e non un compromesso”, puntualizzò.
-“Lou!!!”, lo rimproverai.
-“Okay okay Ariel!!!”, disse alzando le mani e gli occhi al soffitto. Poi sfoggiò il suo sguardo da pervertito.
-“Sei una vera distrazione tutta nuda appoggiata al mio petto”, disse prendendomi le labbra.
E così mi abbandonai a quella dolcezza per la seconda volta.
 
Tornammo a casa per cena. Louis mi promise che sarebbe ritornato l’indomani e congedandosi dai miei genitori ma lasciò con un ultimo bacio della buonanotte. Prima di andare a dormire decisi di affrontare l’argomento “Willow ha una figlia?!”  con mia sorella.
-“Aveva un ragazzo tempo cinque anni fa. I suoi genitori l’avevano quasi obbligata a stare con quel tizio perché non potevano accettare che fosse omosessuale”, disse facendo una smorfia quando pronunciò le ultime parole.  –“Ma poi lei rimase incinta e quel verme non si è fatto mai più sentire”.
-“Quella bambina è adorabile!”, dissi cercando di mostrare la mia solidarietà.
-“Sai è stata lei il motivo per cui papà è riuscito ad accettare il “noi” che è nato tra me e Willow. Non ha potuto fare a meno di innamorarsi di quella bambina!”, disse con gli occhi lucidi gonfi d’amore.
-“Sappi che io ti appoggio in tutto e per tutto”, le promisi prendendole la mano.
Mi sorrise amorevolmente e poi aggiunse:
-“Sai.. dovremmo fare un lungo viaggio questa estate ma penso che ne valga la pena.. in fondo la Spagna non è così lontana”, disse cauta come se avesse appena gettato una bomba e spera che venga subito disinnescata.
Allora capisco.
-“Volete sposarvi?”, chiesi spalancando gli occhi.
“Ma che cavolo? TUTTI CHE SI SPOSANO E FANNO FIGLI IN QUESTA FAMIGLIA?????”
-“Beh..se le cose rimangono così..”
Ci guardammo per un po’ in silenzio.
-“Ci amiamo”, aggiunse.
Allora fiume di lacrime ci invase i visi e abbracciate potevo sentire il battito fragoroso del suo cuore,
-“Ho la tua benedizione?”, mi chiese.
-“Ma certo”, dissi asciugandomi le lacrime con la manica della felpa.
-“No sai com’è.. ho avuto quella di papà e sarebbe stato il colmo se non avessi avuto la tua!”, disse facendomi ridere.
Quella sera mi ci volle un po’ per addormentarmi.
“Che giornata ragazzi!!”, pensai. Ma ero felice;  con un timido sorriso rievocai come ninna nanna le immagini di me e Louis abbracciati sul tappeto mentre facevamo l’amore. 

*Il mio angolo scrittrice*

Eccomi di nuovo qui bellezze mie!!! Lo so..scusate il ritardo imperdonabile  >.< Beh spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto e come sempre vi ringrazio per aver sopportato l'attesa e spero che qualcuna di voi lasci una recensione :) Non vi annoio ulteriormente quindi vi lascio dicendovi che il prossimo capitolo cercherò di postarlo sabato prossimo.
Un bacio :*
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 25
*** Bugiardo ***


                                                                          

31 Dicembre

Cantavo a squarcia gola, con qualche lacrima che mi cadeva sulle guance. Alcuni ricordi affioravano: una finestra, un giardino, una fuga, pianti soffocati, la mia cecità, la voce di Louis, i sassolini lanciati.. strinse di più la presa della mia mano per farmi capire che, anche lui, provava quello che stavo provando io. Quando mi girai a guardarlo mi trovai persa nei suoi occhi, come mi succedeva spesso; ma c’era qualcosa di strano.. nell’oceano pioveva. Anche i suoi occhi erano umidi e, mentre continuavamo a cantare insieme a tutte quelle altre persone all’unisono, tolsi via una lacrima dalla sua guancia con un bacio.
-“Grazie. Mi hai fatto il regalo più bello che avessi potuto ricevere”, mi disse sorridendomi.
-“Grazie a te per avermi dedicato questa canzone”.
Ritornammo allora a cantare con Jason Mraz che, seduto su uno sgabello, intonava l’ultima strofa di quella poesia che era la nostra canzone.

I won't give up on us 
Even if the skies get rough 
I'm giving you all my love 
I'm still looking up 
I'm still looking up 


Il concerto finì poco prima della mezzanotte; avevamo giusto il tempo per raggiungere gli altri per il countdown al nuovo anno. Lungo tutto il tragitto non fiatammo, limitandoci a camminare mano nella mano e, ogni tanto, a sospirare. Quel silenzio era così pieno di parole, quei sospiri così pieni di speranza che non avevamo il coraggio di rompere quella magia.
-“Eccoli lì”, vidi Quenn indicarci agli altri. Adrianne ed Harry si precipitarono a salutarci e mentre Adrianne mi portava da Quenn che aveva mal di piedi (aveva esagerato con i tacchi 12), Harry prese in disparte Louis che, a malincuore, mi lasciò la mano. Salutai i due biondini-piccioncini (anche chiamati Barbie e Ken da Adrianne), Liam e quando baciai la guancia di Zayn mi accorsi che teneva qualcuno per mano. Era una ragazza. Alta più o meno come me, fisico invidiabile, lunghi capelli castani lisci,con qualche onda alla Julia Roberts. Mi osservava attenta.
-“Zayn non mi presenti la tua amica?”, chiesi sorridendole.
Lei si limitò a guardarmi impassibile mentre lui si girò nervoso verso di lei.
-“Mi chiamo Gwen”, disse lei porgendomi la mano che strinsi. Aveva dita lunghe e affusolate, smaltate accuratamente. Mi metteva leggermente a disagio.
-“Piacere, sono Roxanne”, dissi cortesemente e sembrò divertita quando glielo dissi. Sembrava volesse dire “so chi sei, tesoro”. Inquietante.
-“Ciao Gwen”, sentii Louis dire, poco gentilmente, alle mie spalle mentre mi cingeva un fianco.
“Davvero pensano che sia così stupida?!”, pensai. Già molte tessere del puzzle iniziavano ad intersecarsi e combaciare. “Deve essere lei la quarta persona”, pensai guardandola ancora più duramente di quanto mi sforzassi di non fare fino a poco prima.
-“Ciao Lou”, disse lei sorridendogli. La situazione era sempre più ambigua.
Nonostante l’atmosfera calda di prima, ora era tutto un cubetto di ghiaccio.
-“Avanti ragazzi..manca poco alla mezzanotte!!”, trillò Liam che non aveva perso il suo entusiasmo. Sembrava un bambino in un negozio di giocattoli. Il suo ottimismo mi coinvolse.
-“Avanti Lou tra un po’ faranno i fuochi d’artificio”, dissi prendendolo per mano e sciogliendomi dalla sua presa. Lui mi guardò confuso mentre lo trascinavo vicino a Liam e rivolgevo lo guardo verso il cielo buio in attesa dei giochi pirotecnici. La piazza, nella quale ci trovavamo, iniziò a riempirsi, i locali a svuotarsi. Nessuno voleva perdersi lo spettacolo.
“10..9…8…” gridavano tutti.
-“è quasi l’anno nuovo..”, gridai a Louis, sapendo che solo lui potesse davvero sentirmi in quel trambusto di voci, non distogliendo lo sguardo dalle poche stelle scrutabili.
“7..6..5..”
-“e volevo dirti che non importa cosa sia successo in passato…” continuai velocemente.
“4..3..2..”
-“con Zayn e quella ragazza perché io..”
“1…BUON ANNOOOOO”,  gridarono tutti all’apice dell’entusiasmo mentre i fuochi d’artificio iniziavano a dipingere il cielo dei colori più belli che avessi mai visto.
-“Ti amo”, conclusi. E quelle due parole sussurrate, gridate, tremate, dichiarate, colorate, citate, lette, scritte da molte altre persone prima di me erano le prime due parole che avevo pronunciato nel 2013..era quasi una preghiera, un buon augurio per continuare ad amarci anche durante tutto l’anno che avremmo dovuto affrontare insieme, o meglio, che speravo di trascorrere con Louis.
Mi prese la testa con una mano, accarezzandomi la guancia con il pollice, sfiorandomi le labbra e fissandomi negli occhi.
-“Ti amo. Come prima, più di prima” e mi lasciò un bacio tenero, fragile e delicato sulle labbra che assaporai intensamente e mi fece rabbrividire.
-“Sono l’unico qui che non ha nessuno da baciare”, ci interruppe Liam con il broncio. Quando mi girai notai l’ironia di quelle parole. Niall e Quenn erano molto passionali, Adrianne ed Harry molto dolci e lenti.. cercai con lo sguardo Zayn e “belle unghie”. Ci stavano decisamente dando dentro. Provai un certo fastidio; era lei quella che portava i pantaloni, questo era poco ma sicuro. Zayn, d’altro canto, non era certo una vittima.
 
Louis era un bugiardo. Erano passati ormai dieci giorni da capodanno e ancora non si era deciso ad affrontare l’argomento “Zayn”.
-“Devi darmi più tempo Roxanne!”, aveva urlato al cellulare quasi esasperato.
Non capiva che l’unica che poteva davvero essere esasperata ero io? Avevo fatto di tutto per fargli capire che non mi importava davvero quello che fosse successo tra lui, Zayn e miss “Gwen- sto sulle mie” e nonostante tutto non aveva ancora il coraggio di dirmi la verità.  Non avevo voglia di sentirlo; mi stava trattando come una bambina che aveva bisogno di prendere lo sciroppo con il miele per non farle sentire il cattivo sapore.
“Beh ti do una notizia Louis.. la medicina più amara di tutte l’ho già assaggiata senza dolcificanti..ormai posso sopportare tutto”, dissi davanti allo specchio della mia camera al “Centro di riabilitazione”. Ebbene si. Ero ritornata per l’ultimo periodo di ricovero. Ormai la vista non mi dava quasi mai seri problemi e, quindi, sarei potuta ritornare a casa, definitivamente, a breve. Ero quasi sollevata di essere al Centro, perché così non potevo prendermela con nessuno; Louis mi aveva davvero fatta innervosire e, il ciclo mestruale, non era d’aiuto. Salutai un po’ tutti quella mattina; Jenna e Rosalie, il signor Filippo e la signora Emma che mi descrissero gli ultimi dettagli del matrimonio. Annuivo e sorridevo cercando di nascondere che mi fossi completamente dimenticata del fatto che avrei dovuto fare loro da damigella.
-“E devi dirmi quando sei libera per andare a scegliere il tuo vestito tesoro”, mi disse lei.
-“Oh certo.. mi farò dire da Jenna i giorni in cui sarò impegnata con lei nelle sedute e appena sarò libera potremo andare”, le dissi sorridendo. Era una signora paffutella, con i capelli a caschetto ramati. Aveva delle labbra davvero pronunciate e sempre colorate di rosso.
Optai poi per una camminata in giardino e, con mia gioia, vidi Michael e Colette giocare insieme agli altri bambini. Quando mi videro mi corsero incontro.
-“Come avete trascorso le vacanze?”, gli chiesi curiosa.
Micheal fece una smorfia e scappò via per unirsi ai suoi amichetti.
-“Maschi”, sussurrò Colette facendo spallucce e alzando gli occhi al cielo.
La piccola, invece,  fu molto più loquace.
-“Ti va di mangiare la pizza con me, stasera?”, le chiesi.
Non mi andava di rimanere sola in camera perché ero sicura che avrei pensato a Louis e al fatto che non ci parlassimo da un po’. Sarebbe stato davvero triste ridursi a piangere con del gelato in mano guardando un qualche stupido film strappalacrime. Fui, quindi, felice del fatto che la piccola Colette accettò di distrarmi, inconsapevolmente, certo.
Mentre cercavo di mandar giù anche l’ultimo pezzo di pizza fui distratta dalla vibrazione del cellulare.
Louis.
Rifiutai la chiamata. Ero stufa di tutto. Quanto avrei voluto rispondergli e chiedergli scusa. Quanto avrei voluto passare sopra a tutta quella faccenda, non mi importava quasi più. E fu per quei miei istinti deboli che decisi di chiudere il cellulare; ma prima gli scrissi un sms.
“Non chiamarmi se devi inventare una qualche altra scusa. Sono davvero arrabbiata e senza parole. Ti ho dato tutta la mia fiducia ma tu non riesci a fare lo stesso. Mi avevi dato la tua parola..avevi detto che avremmo parlato di tutta questa storia. Il tuo migliore amico mi ha baciata e non so neanche il perché. O almeno..so che è stata una ripicca. E ti sembra giusto che io sia l’unica all’oscuro di tutto? Non sono una bambina cazzo. Non ho altro da aggiungere a parte che è arrivata, forse, l’ora di prendere una decisione, non ti pare?”
Rilessi e rilessi quelle parole che uscirono con rabbia, che mi fecero premere i tasti del cellulare così velocemente che avevo le dita arrossate. Staccai poi la batteria e la gettai sul comodino accanto al letto.
La piccola Colette aveva capito che qualcosa non andava ma non disse nulla. Si limitò a chiedermi se mi andava di guardare la tv con lei. Ci sintonizzammo su “X factor UK” e, con un magone allo stomaco e un groppo in gola, mi addormentai in un sonno tormentato.

*Il mio angolo scrittrice*

Lo so..iniziate già ad odiarmi perchè posto ogni mille anni! Come darvi torto?! Sono davvero una cattiva persona (?) Beh spero che comunque questo capitolo vi piaccia ** 
Mi farebbe davvero piacere se lasciaste una recensione, giusto per farmi sapere la vostra opinione che per me è tutto :) Ringrazio coloro che recensiscono, che seguono la mia storia ma anche quelle che leggono silenziosamente. Davvero vi adoro **
Prometto solennemente che per il prossimo capitolo non dovrete aspettare molto *croce sul cuore* ahhahaha
Con affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 26
*** Dobbiamo parlare ***


                                                                          

-“Il blu ti dona!”, apprezzò la signora Emma.
Continuavo a girare e rigirare sulla pedana tentando di specchiarmi da ogni angolazione. Quenn era quasi impallidita vedendomi con quel vestito; Adrianne si era limitata ad un conato di vomito soppresso e ad una espressione truce.
“è davvero orrendo”, pensai tra me e me. Per fortuna che la signora Emma non aveva avuto niente in contrario al fatto che venissero anche loro per la prova “abito da damigella”.
-“Vuole davvero optare per un vestito lungo?”, le chiese Quenn tentando di mantenere la calma.
-“Direi di si”, affermò lei continuando entusiasta. Amava quel vestito.
“Oh povera me”, sussurrai.
Con passo deciso, Adrianne si alzò dal divanetto sul quale era seduta insieme alla biondina e alla futura sposa e controllò l’etichetta del vestito.
-“Duemila bigliettoni per questa stoffa di così poca qualità?”, disse spalancando gli occhi. La signora Emma cambiò immediatamente espressione. Si fece aiutare da Quenn per alzarsi (si era praticamente infossata nei cuscini del divano) e venne verso di me iniziando a tastare la stoffa del vestito che, in realtà, non era un vero e proprio disastro; ma avevo capito le intenzioni della mora perciò rimasi in silenzio.
-“Forse è il caso che io e Adrianne cerchiamo qualche altro modello di migliore qualità”, propose la bionda che, ricevuto un cenno d’assenso dalla signora Emma, subito si avviò nella sala vestiti dell’atelier.
-“Non si preoccupi signora Emma..”, iniziai. –“Quenn e Adrianne troveranno di sicuro un abito migliore”.
La sua espressione era come rassegnata, ma voleva davvero credere alle mie parole.
-“Peccato..secondo me è davvero chic questo vestito..”, disse continuando a toccare lo scollo a V che era forse la parte meno orrenda. Cosa poteva mai piacerle? Era così lungo che i miei piedi erano completamente scomparsi, le maniche erano a tre quarti e molto larghe, il corpetto era rigido e a forma romboidale. Il colore? Blu notte. Gli mancavano solo le stelline. Per non parlare di come era fatto dietro. Il mio sedere sembrava una frittata afflosciata.
-“Eccoci qui”, trillò Quenn arrivando con un vestito fucsia elettrico.
-“Oh ragazze..ma non sarà troppo appariscente?”, chiese la signora Emma visibilmente preoccupata.
-“Io ho portato questo..”, disse Adrianne tenendo in mano un vestito color limone.
Provai la scelta di Quenn. Ovviamente sembravo un misto tra un confetto ed Hello Kitty nella sua fase emo. E poi era troppo corto per un matrimonio..
-“Sembri una prostituta”, affermò Adrianne mettendosi a ridere. Beh almeno qualcuno si divertiva.
-“Non metterai questo vestito tesoro..”, disse la signora Emma che stava per perdere le staffe.
Prima di vedere il “crollo della sposa” afferrai il vestito scelto da Adrianne. Corsi in camerino e quando ne uscii la signora Emma fece un lungo sospiro di sollievo.
-“Molto meglio!! Davvero molto molto meglio!!”, disse su di giri rimettendosi a sedere.
Quando salii di nuovo sulla pedana e vidi il mio riflesso rimasi anche io sorpresa. Il vestito nel suo complesso era molto semplice, con il taglio orizzontale della scollatura all’altezza delle clavicole, cadeva stretto lungo i fianchi e aveva il taglio in vita evidenziato da un nastro, di un tonalità di limone un po’ più scura rispetto al vestito, che dava un tocco più frivolo. Cadeva poi un po’ più largo per terminare in alcune balze che mi arrivavano all’altezza del ginocchio. Era sicuramente il vestito migliore che, finora, avessi provato. Poi mi ricordai un dettaglio, che mi aveva fatto perire nel camerino. Quando mi girai vidi la mia schiena nuda, coperta solo da altri nastri intrecciati tra loro. Per fortuna che la scollatura si fermava prima delle fossette di Venere, altrimenti per entrare in chiesa avrei dovuto coprirmi con una stola (come minimo).
-“Quanto viene questo?”, chiese poi.
-“Tremila”, dissi titubante. Non lo avrebbe mai comprato e sarei stata costretta ad indossare quella schifezza di vestito blu.
-“Però la qualità è senz’altro migliore del precedente”, aggiunse subito Adrianne.
-“E io conosco la proprietaria del negozio. Penso che riuscirò a farmi fare un prezzo migliore”, intervenne Quenn.
-“Oh..beh allora..in questo caso…”, la signora Emma era ancora incerta.
-“Andiamo!! È un Marc Jacobs..dove lo troviamo un Marc Jacobs a questo prezzo?”, esclamò irritata e sfinita Quenn che si portava le mani sul ventre sempre un po’ più gonfio.
-“Okay okay, andiamo a negoziare il prezzo”, disse lei alzando le mani al cielo mentre Quenn andava ad accompagnarla. Nessuno, neanche la signora Emma aveva il coraggio di mettersi contro Barbie durante la fase shopping.
Riuscimmo a cavarcela con duemilaseicento dollari. Da quell’atelier uscirono una sposa rasserenata, una biondina con gli occhi a cuoricino, una mora dall’aria soddisfatta e una rossa con un vestito color limone ma con il cuore ancora dolorante.
Tornata nella mia camera al Centro, misi subito l’abito nell’armadio iniziando a fantasticare sul matrimonio che si sarebbe tenuto a maggio, in una reggia rinascimentale. Più tardi ripristinai i pezzi del mio cellulare e notai, con tristezza, che Louis non mi aveva cercata nemmeno una volta. Chiamai allora i miei genitori, mia sorella Kaily e mio fratello Joseph. Ognuno aveva il suo sacchetto di notizie da svuotare ed ero felice di poter parlare con loro. Verso le sette e mezzo qualcuno bussò alla porta. Il signor Filippo irruppe e sembrava avesse la testa fra le nuvole.
-“Questo matrimonio mi sta facendo impazzire!!”, si lamentò.
 
Più tardi mi ritrovai a pensare:

Louis.
Mi affliggeva il solo pensiero. Notai che gli occhi mi bruciavano e mi dava fastidio la luce. Stavo per scoppiare in un mare di lacrime ma non volevo piangere sola, perciò optai per una doccia calda e misi la musica a tutto volume. Possibile che non riuscisse a capire il mio punto di vista? Possibile che fosse così testardo? Mi avvolsi i capelli in un asciugamano e mentre indossavo l’accappatoio presi una storta e caddi col il sedere a terra.
-“Cazzo!!”, sbraitai. –“Può andarmi peggio di così??”
La voglia di mangiare era andata a farsi fottere.
Invano aspettai sul divano di sentire qualcuno bussare, sperando che fosse lui. E pian piano scivolai in un sonno tormentato.
 
La mattina dopo scesi da Jenna per la terapia. Mi fece il controllo della vista, mi chiese se riscontrassi problemi e volle sapere in quali occasioni.
-“Soprattutto quando sono nervosa o, comunque, preoccupata per qualcosa. Inizio a confondere i colori e ad avere difficoltà nel mettere a fuoco le immagini”, ammisi.
Si limitò ad appuntare quelle informazioni; aveva capito che c’era qualcosa che non andava ma, per mia fortuna, evitò di indagare. Nel pomeriggio vennero a trovarmi Adrianne ed Harry che mi portarono a prendere un gelato.
-“Dio Roxanne..hai la stessa faccia che aveva Louis poco fa”, disse il riccio subito dopo che Adrianne si era allontanata per andare in bagno.
Non risposi. Non ne avevo la forza. Quindi anche lui era una mummia vivente in quei giorni? Bene. Saperlo triste come me, non so perché, mi dava un certo sollievo. Mi sentivo meno sola.
-“ Mi manca..”, dissi troppo ad alta voce tanto che Harry mi sentì e mi abbracciò.
Quando mi riportarono al Centro chiamai Quenn.
-“Roxanne ho parlato con il ginecologo…”, disse.
-“E quindi?”, chiesi un po’ preoccupata.
-“Ci siamo quasi.. mancano meno di due settimane. Me la sto facendo sotto”, rise nervosamente. Avrebbe avuto di sicuro un crollo e io e Adrianne dovevamo starle vicino ora più che mai.
 
Anche quella sera non toccai cibo. Vederlo mi faceva venir voglia di vomitare. Erano a malapena le otto quando mi accoccolai tra le coperte e mi addormentai.
All’inizio pensai che fosse un sogno, ma poi realizzai che in realtà quella fuori dalla porta era la voce di Zayn.
-“Roxanne ci sei?”, chiese bussando.
-“Un attimo”, urlai per farmi sentire. Guardai l’orologio: le nove e mezza. Scesi dal letto e, non trovando le ciabatte, andai ad aprirlo scalza.
BOOM.
Fu davvero un colpo ritrovarmi davanti non solo Zayn ma anche Gwen e Louis. Il cuore mi balzò in gola, la mani mi tremavano e le gambe erano incapaci di reggermi. La vista tremolava.
-“Solo un secondo…”, dissi accasciandomi a terra. Scoppiai in un pianto straziante. Non capivo la mia reazione; forse era la troppa tensione accumulata, forse il ciclo, forse la vista di Louis che mi era mancato così tanto.
-“Vieni qui”, disse sollevandomi da terra e, non me lo feci ripetere due volte che subito mi accoccolai al suo petto inzuppandogli tutta la maglia. Gwen era nel panico. Era visibilmente a disagio. Non aveva mai visto nessuno piangere? Zayn invece si limitò a chiudere la porta e ad entrare nella stanza. Louis mi adagiò sul letto e si sedette accanto a me. Quando anche gli ultimi singhiozzi cessarono e ripresi il controllo di me stessa, feci loro cenno di parlare prendendo Louis per mano. Mi sentii subito meglio quando le mie dita si intrecciarono alle sue, così calde e accoglienti rispetto alle mie, fredde e tremolanti.
-“Se non vi dispiace parlo io”, iniziò Gwen.
“Fantastico”, pensai. Rimase al centro della stanza, in piedi; Zayn si sedette sul divano. Su di lei erano puntati tre paia di occhi.
-“Quello che devi sapere Roxanne è che io conosco Zayn e Louis da sempre. Tre anni fa io e Zayn ci mettemmo insieme e la nostra storia durò un anno.. finì perché una sera, in discoteca, io e Louis avevamo perso il controllo, eravamo ubriachi.. e abbiamo passato una notte insieme. La mattina seguente..”
-“Mi sentii così in colpa- la interruppe Louis- che confessai tutto a Zayn”.
-“Andai su tutte le furie”, intervenne il moro. –“Pensai che non avrei mai potuto perdonare nessuno dei due”.
-“Ma l’amicizia con Louis si dimostrò più forte dell’amore che provava per me”, riprese lei. –“Così dopo qualche mese ripresero i loro rapporti. Io provai a scusarmi più di una volta ma Zayn mi rifiutò sempre, dicendo che ormai io ero una storia passata, chiusa. Allora cercai di dimenticarlo. Ma fu lui a cercarmi qualche mese fa”, disse rivolgendo uno sguardo a Zayn.
-“Mi rifiutò- disse quindi lui. –“iniziai così ad uscire fuori di testa. Non riuscivo ad accettare il suo rifiuto. In fondo dovevo essere io quello arrabbiato”, disse.
-“Questo è un tuo punto di vista”, puntualizzò lei.
-“Comunque- riprese Zayn- ricevuto l’ennesimo rifiuto mi rifugiai in un locale ed esagerai con gli alcolici. Ero ubriaco perso”, disse abbassando gli occhi. -“Fu in quel momento di debolezza che iniziai a dare tutta la colpa a Louis. Se non fosse stato per lui io e Gwen non ci saremmo mai lasciati.. fu con quest’ottica che venni qui da te; per vendicarmi”.
Ci fu una lunga pausa di silenzio.
-“Mi hai usata?!”, sputai con rabbia e delusione.
-“No Roxanne, ti prego non vederla così. Ero solo sconvolto, non ero capace di ragionare.. volevo solo far capire a Louis come ci si sente in queste occasioni. Se avessi voluto davvero usarti avrei fatto di peggio, fidati”.
Aveva ragione; avrebbe potuto fare di peggio. Dopotutto Louis era andato a letto con Gwen mentre lui si era limitato ad un bacio. Era davvero utile arrabbiarsi? Perdere quel rapporto di amicizia solo per una stupida ripicca? Non mi sarei abbassata ai suoi livelli?
-“Roxanne, Zayn è logorato dai sensi di colpa..”, mi sussurrò Louis.
Decisi di rivolgermi a Gwen.
-“Ora siete tornati insieme o sbaglio?”, chiesi un po’ acida. Mi stupii di me stessa.
-“Si”, rispose guardandomi come se fosse pronta ad attaccarmi se fosse stato necessario.
-“Quindi questa cavolo di faida è finita?”, chiesi rivolta a Zayn.
-“Assolutamente!”, esclamò con una faccia da cucciolo bastonato.
-“Okay..bene..allora… vieni qui e abbracciami stupido idiota”, gli ordinai. Fu abbraccio lungo, pieno di affetto e anche imbarazzante. Quell’abbraccio era solo un piccolo passo avanti; mi occorreva più tempo per ritornare ad avere un rapporto disinvolto con Zayn. Avevo ritrovato il mio migliore amico, finalmente Louis aveva avuto il coraggio di affrontare l’argomento, avevo avuto modo di confrontarmi con miss-sto-sulle-mie.
-“Riuscirete a mettere da parte tutto per conoscervi un po’ meglio voi due?” , chiese Zayn rivolte a me e a Gwen.
-“Vedremo”, rispose lei facendo un mezzo sorriso.
-“Già”, dissi io. Conoscerla non mi costava nulla..ero davvero curiosa di capire come ragionasse quella testa.
-“Bene ragazzi..ora potete lasciarci un po’ soli?”, gli chiese Louis.
Oh.. quindi la nostra questione doveva ancora risolversi. Giusto. Ero ancora un po’ arrabbiata con lui. Anzi..fingevo di esserlo dato che, l’incazzatura, mi era passata già da un pezzo. Ma non volevo che la mia debolezza gli desse modo di sminuire il suo comportamento scorretto. Mi doveva comunque delle spiegazioni. Quando la porta si chiuse alle spalle di Zayn, Louis si voltò verso di me e mi fissò con quegli occhi che mi facevano impazzire. Notai che, quella sera, erano più scuri del solito.
-“Dobbiamo parlare”, disse serio.
-“Si”, dissi in un sussurro.

*Il mio angolo scrittrice*

E come promesso eccomi di nuovo qui :) Beh cosa ve ne pare di questo capitolo? Stiamo imparando a conoscere Gwen, che mi dite di lei? Finalmente si è scoperto il motivo del bacio di Zayn asdfghjkl Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!!! 
Beh come sempre ringrazio tutte coloro che hanno letto finora la storia e che si prodigano a scrivere le recensioni :) vi adoro **
Spero di scrivere presto il nuovo capitolo..ormai la storia è agli sgoccioli (non voglio pensarci..proprio no u.u)
Okay ora la smetto aahaahahah un bacio a tutte :*
Lavinia

*STAY STRONG*

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Capitolo 27
*** Let me love you ***


                                                                          

*Ho scritto questo capitolo ascoltando Let me love you nella versione di Glee*

“Dobbiamo parlare” aveva detto. Non staccava gli occhi dai miei ed era difficile sostenere il suo sguardo. Si passò una mano tra i capelli, la lingua sulle labbra e chiuse gli occhi; non sapeva come aprire il discorso. Poi, dopo aver fatto un respiro profondo, mi permise di immergermi di nuovo nei suoi occhi. Istintivamente mi avvicinai per guardarli più da vicino.
-“Come sono belli”, dissi sorridendo. Mi guardò preoccupato; certo, non aveva la minima idea di cosa stessi dicendo. Com’era ingenuamente innocente alcune volte. Il mio Louis. Il mio Peter Pan.
-“Sono più belli i tuoi”, disse poi all’improvviso.
-“Co..cosa?”

Louis


“Com’era ingenuamente innocente alcune volte. La mia Roxanne. La mia Ariel.”
Ero nervoso; non riuscivo a capire quanto l’avessi ferita, quanto l’avessi fatta arrabbiare. Ero stato un codardo. Quello che più mi spaventava era perderla, era non sentire più la sua risata trillare accanto al mio orecchio, era non avere più il contatto con il suo corpo, era non poter prenderle la mano e far sapere al mondo che era mia. Solo mia.
-“Oh Roxanne..a volte è così difficile ammettere i propri errori”, le confessai.
Il suo sguardo si addolcì.
-“Non ti fidavi di me?”, chiese poi. Ma cosa le passava per la testa? Certo che mi fidavo di lei, altrimenti non le avrei dato il mio cuore.
-“Come puoi dire questo?”, chiesi sconcertato.
Corrucciò la fronte.
-“Non lo so… non volevi parlarmi della storia di Gwen, eppure me lo avevi promesso. Mi hai riempita di scuse per tutta la settimana, nonostante, pochi giorni prima, ti avessi detto che non mi importava seriamente di ciò che fosse accaduto; solo non volevo essere l’unica all’oscuro di tutto, dato che il bacio mi ha riguardata in prima persona”, concluse poi sull’orlo dello sfinimento. Ed ero io a procurarle tutto ciò. Perché, involontariamente, non mi ero davvero fidato di lei, ma soltanto perché non pensavo che mi avrebbe visto con gli stessi occhi dopo aver saputo ciò che avevo fatto: tradire la fiducia del mio migliore amico. Io e Zayn sapevamo che era tutto acqua passata, ma lei? Roxanne avrebbe capito? Era questa la domanda che mi affliggeva. Semplicemente non mi sentivo pronto. Ringraziai il cielo che, la sera del suo sms, mi ritrovavo insieme ad Harry.
“ Non chiamarmi se devi inventare una qualche altra scusa. Sono davvero arrabbiata e senza parole. Ti ho dato tutta la mia fiducia ma tu non riesci a fare lo stesso” aveva scritto. Ero sbiancato e fui scosso da un tremito.
-“Non ti riconosco più”, mi disse Harry.
-“Neanche io”, gli risposi. “Roxanne mi rende così vulnerabile, così inerme. Se mi chiedesse di darle il mio cuore me lo strapperei dal petto io stesso. Se è questo l’amore, mi fa quasi paura”, continuai mentre lui mi guardava serio come non lo avevo visto mai.
-“Proietta la tua esistenza sulla vita di un’altra persona, ti fa perdere la cognizione dello spazio. È come se il cuore ti scoppiasse e avessi bisogno di un altro corpo in cui versare tutto quell’amore che ti invade, ti riempie”, aggiunse perso nei suoi pensieri,  come se in realtà parlasse a se stesso e non a me che gli stavo di fronte.
Chiamai allora Zayn e Gwen e li pregai di risolvere la questione il prima possibile.
Allora le risposi.
-“Anche Peter Pan può sbagliare a volte sai? Perché lui è un bambino che, in fondo, non cresce mai..forse neanche matura”,  dissi e la feci ridere. “Perché, amore, devi sapere che Peter Pan in realtà è sull’isola che non c’è perché ha paura. Ha paura del mondo, ha paura di prendersi sul serio e di maturare, tanto che cerca di affrontare tutto in modo giocoso e infantile..”. presi un gran bel respiro e rimasi stupito quando lei mi prese per mano.

Roxanne

Gli presi la mano per calmarlo e fargli capire che non sarei scappata. Sarei rimasta li, accanto a lui, e se fosse stato necessario non sarei cresciuta neanche io. Saremmo rimasti due adolescenti per sempre, bloccati nella loro bolla di sapone alla vaniglia.
-“Ma questa volta ho sbagliato. Mi dispiace davvero tanto”, concluse rimanendo con lo sguardo fisso sulle nostre mani incrociate.
Quanto si sbagliava in realtà!
Se fosse stato davvero immaturo non avrebbe cercato di guarire l’inguaribile e di aggiustare l’irreparabile. Inguaribile e irreparabile: ecco come arrivai in quel centro di riabilitazione. Ferita e fatta a pezzi. E Louis, testardo e caparbio, riuscì pian piano a guarirmi e a ritrovare i pezzi del mio cuore andati dispersi.
Se fosse stato davvero infantile non avrebbe combattuto questa guerra insieme a me. Cosa potevo offrirgli? Ero cieca, depressa e rassegnata; ero un vegetale. Ma lui è andato oltre, ha saputo guardarmi dentro e, soprattutto, mi ha rispettata.. è stato contemporaneamente i miei occhi e la mia guida. Qualunque cosa sarebbe successa  avrebbe sempre avuto un posto speciale nel mio cuore.
-“Dispiace anche a me di essermela presa così tanto”, dissi arrossendo. –“Sai come sono fatta, tendo ad ingigantire sempre le cose. Va tutto bene Lou”, gli dissi poggiandomi  suo petto. Mi accolse lentamente e ritrovarsi l’uno nelle braccia dell’altro fu un sollievo. Mi sentivo tanto un naufrago che ritrovava la sua terra perduta. E mi baciò, andando oltre la carne, dritto nella parte più profonda e nascosta della mia anima.
 
Mi sentivo accaldata quella mattina e pesante. Davvero pesante. Louis mi aveva praticamente imprigionata sul suo petto. Aveva un buon odore. Aprii gli occhi e fui costretta a socchiuderli perché la luce mi arrivava dritta in faccia. Lentamente misi a fuoco Louis e la sua mascella perfetta, il suo naso dalla curva liscia, i suoi zigomi, la sua barbetta che spuntava leggermente. Gli accarezzai le palpebre, le sopracciglia, assaporandomi quel tocco, quella pace che sentivo dentro. Proseguii poi lungo le orecchie, poi gli lasciai un bacio sul collo e scesi fino al petto. Era mio. Davvero tutto mio. Ed ero egoista a pensarlo, forse ma.. volevo che fosse mio, perché non avrei davvero potuto trovare di meglio e, per qualche strano caso, anche lui pensava lo stesso di me, a quanto pareva. Richiusi gli occhi e mi riaddormentai.
 
*Il mio angolo scrittrice*

Questo capitolo è molto statico ma, scriverlo, è stato come prendere un calmante. Mi ha davvero emozionata e spero riuscirà a farvi provare quello che ho sentito io. è corto, lo so, ma spero che sia lo stesso di impatto.. Volevo un capitolo concentrato solo su di loro, in cui ci facessero capire che il loro amore è più che una cotta adolescenziale.. 
Ringrazio come sempre coloro che recensiscono, che mi fanno sentire apprezzata e che mi apprezzano. Il vostro supporto è l'energia che mi porta a scrivere. Grazie davvero di cuore. Ringrazio anche coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite :)
Come sempre vi invito a recensire perchè la vostra opinione è importante per me :)
Con affetto,
Lavinia  

*STAY STRONG*

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Capitolo 28
*** 5 am ***




                                                                        
 

La mattina dopo fui svegliata da quello che credevo fosse il canto di un usignolo. Mi accoccolai ancora di più alle coperte del mio letto iniziando a sentire un caldo odore di uova strapazzate. Quando aprii gli occhi rimasi un po’ delusa nel non vedere Louis. Riprendendo pian piano padronanza del mio corpo, mi stiracchiai e pesantemente uscii dal letto. Infilai un maglioncino e un pantalone di tuta per poi dirigermi nel piccolo salotto. Trovai sul tavolo un vassoio con una tazza di latte, una caffettiera fumante, vari tipi di biscotti e marmellate, una rosa. Me la portai vicino al volto per sentirne il dolce profumo inconfondibile. Andai poi verso il bagno, sicura che il canto provenisse da lì. Fui avvolta da una nube di vapore; me ne dimenticai quasi subito quando notai delle spalle scolpite ad opera d’arte. Louis stava attorcigliando attorno alla sua vita un asciugamano lasciandosi a torso nudo. Fui completamente persa a quella vista mordendomi il labbro inferiore. Quando si girò e mi vide impalata alla porta, mi fissò divertito e alzò un sopracciglio.
-“Gradisci la vista?”, chiese sorridendomi.
-“Mmm…”, dissi soltanto. Feci per andarmene quando mi afferrò da dietro bloccandomi per i fianchi. Iniziò a lasciarmi una scia di baci lungo il collo e le sue mani spaziavano lungo il mio corpo. Avevo capito che piega stava prendendo la situazione e Louis si bloccò quando mi sentì diventare rigida.
-“Cosa c’è?”, chiese riluttante.
-“Ho il ciclo..”, dissi spassandomela. Lo stavo facendo impazzire.
-“Che giorno?”, disse avvicinando le sue labbra al mio orecchio. Sentii i brividi.
-“Ho il ciclo. Non ti è dato sapere altro”, dissi girandomi all’improvviso e lasciandogli un lieve bacio sulle labbra. –“Vado a fare colazione”, dissi chiudendomi la porta alle spalle.
 
Dopo pranzo Louis tornò a casa, mentre io andai da Jenna. La donna fu molto felice di notare i miei ulteriori miglioramenti.
-“Roxanne prima di andare…”, iniziò. Quella frase non prometteva niente di buono.
-“Sei davvero molto migliorata ma, come ti accennai già tempo fa, manca la prova del nove. C’è solo un unico vero modo per capire se sei pronta a riprendere in mano la tua vita”, disse fissandomi sicura negli occhi.
Annuì cercando di ostentare sicurezza.
Iniziò a spiegarmi che cosa avrei dovuto fare parlando molto lentamente, osservando ogni mio movimento, ogni mio sguardo. Mi tremavano le gambe man mano che la situazione diventava sempre più chiara.
-“No..non..non ce la..posso fare”, dissi con il fiato corto. Non poteva pretendere quel gesto.
-“Sei più forte di quanto pensi..e se non ce la fai significa che dovrai ancora passare del tempo qui, e di conseguenza..”
-“Lo faccio”, sussurrai. Mi era salita dentro una rabbia che raramente avevo provato. Non volevo più rimanere nel centro..avevo dovuto sopportare già per troppo tempo la lontananza dai miei genitori, della mia famiglia. Inoltre volevo ritornare a scuola, perche in fondo, mi sentivo un’esclusa. Volevo riprendere i contatti con i miei compagni, volevo riaprire il mio armadietto che avevo conquistato dopo molti baratti clandestini..volevo essere di nuovo un’adolescente a tutti gli effetti.
-“Bene”, annunciò lei fiera.
-“Quando?”, chiesi soltanto sempre più sicura.
-“Lo capirai sola”.
 
 
Non ricordavo l’ultima volta che fossi stata in una discoteca.
“Ho perso la mano con queste cose”, pensai tenendomi saldamente aggrappata a Louis mentre ci dirigevamo tra la folla alla ricerca degli altri.
-“Eccoli”, mi gridò Louis indicandomi la nostra combriccola al centro della pista.
Quenn e Niall erano avvinghiati in un ballo troppo lento per il ritmo della musica, Zayn e Gwen erano sicuramente i più focosi, che si strusciavano in modo davvero indecente. Harry e Adrianne,accanto alle altre due coppie, se la spassavano e lei mi sorrise quando mi vide. Liam, con mio grande stupore, ballava con una mora tutta curve.  Salutai tutti, uno per uno. Persino Gwen mi sorrise.
-“Fa caldissimo qua dentro”, mi urlò tentando di sovrastare la musica.
-“è l’effetto Zayn Malik”, le dissi ammiccando mentre lei mi sorrideva complice.
Quando Louis richiamò la mia attenzione mi precipitai insieme a lui in un ballo sfrenato.
-“Sei autorizzata a mettere questo vestito solo in mia presenza”, disse mentre mi aggrappavo con le braccia al suo collo puntando il mio sguardo nei suoi occhi meravigliosamente azzurri.
-“Non fare il geloso Tomlinson”, gli dissi baciandolo.
Gettai un urlo di approvazione quando il dj scelse un brano di Chris Brown: Turn up the music.  Ballai per quella che mi sembrò un’eternità. Le luci, la musica assordante, le persone che si muovevano attorno a me spingendosi e  dimenandosi mi fecero quasi dimenticare la prova che avrei dovuto affrontare.
“Non parlarne con nessuno”, mi aveva detto Jenna.
 Improvvisamente Quenn e Adrianne si avvicinarono facendomi separare, con riluttanza, da Louis che non mi aveva mollata un attimo.
-“Mi fanno male i tacchi!”, gridò Quenn per farsi sentire.
-“Sei una cogliona!”, la rimproverò Adrianne.
Ovviamente si riferiva al fatto che la bionda, nonostante fosse incinta, avesse messo dei tacchi impressionanti. Mi chiedevo come avesse fatto a reggere così tanto.
-“Andiamo a sederci”, le dissi tirandola con me.
Vidi Louis guardami con uno strano sguardo, quasi di rimprovero. Non voleva che mi allontanassi. Gli sorrisi cercando di farlo calmare.
“Dove vai?”, mimò con le labbra.
“Bagno”, risposi con la sua stessa tecnica.
Quando finalmente io e Quenn ci trascinammo fuori da quella massa indistinta di persone che ballavano come presi da spasmi acuti, lei si tolse le scarpe.
-“Jimmy Choo”, disse ridendo.
-“Un po’ esagerate non credi?”, le dissi mentre lei alzava gli occhi al cielo. All’improvviso si portò una mano al ventre corrucciando il volto.
-“Che c’è?”, chiesi.
-“Una fitta”, disse piegandosi. Mi accompagnami in bagno?”, chiese stralunata.
Aprire la porta fu..complicato. Era bloccata dallo slinguazzamento di due ragazzi. Lei era praticamente avvinghiata con le gambe al bacino di lui. Era davvero una scena raccapricciante.  Aspettai un commento sarcastico di Quenn che però non arrivò. Quando il neon del bagno mise la bionda più a fuoco ai miei occhi, mi sentii morire.
-“Queen quello è sangue???”, chiesi allarmata spalancando gli occhi. Le bagnava tutto il vestito, cadeva in pesanti gocce sulle mattonelle bianche.
Quenn andò in panico iniziando a farfugliare in modo incomprensibile. Stavo per perdere la testa quando mi costrinsi a rimanere lucida. Mi sentivo accaldata e riuscivo a respirare a fatica.
“Cazzo Roxanne..”, mi dissi.
-“Vado a chiamare gli altri. Aspettami qui”, le urlai mettendomi le mani tra i capelli mentre Quenn si accasciava a terra piangendo.
 
L’autoambulanza impiegò dieci minuti buoni per arrivare, dieci minuti nei quali io e le ragazze cercavamo di calmare Quenn, Niall era praticamente sbiancato e non proferiva parola, Louis e gli altri avevano dipinta in faccia una espressione di sconcerto. Arrivati in ospedale Quenn fu portata d’urgenza dal primario.
-“Dovremmo chiamare i suoi genitori”, suggerii ad Adrianne che, annuendo, compose subito il numero.
-“Lei non può entrare, la prego non intralci il nostro lavoro”, gridava un medico contro Niall visibilmente irritato.
-“Ho il diritto di entrare! Solo il padre del bambino!”, gridava lui mentre Harry e Liam cercavano di calmarlo tirandolo a sedere su alcune sedie blu del corridoio.
Quando, dall’altra stanza sentimmo un grido straziante di Quenn, il mondo mi si precipitò addosso. Poi successe tutto così in fretta.
Vidi Quenn su una barella, mentre veniva trasportata velocemente da un paio di infermieri. Dietro di loro tre medici correvano discutendo tra di loro.
Mi precipitai da lei afferrandole una mano mentre delle mani cercavano di spingermi via.
-“Ho paura!”, urlò con il viso quasi livido, tenendomi stretta la mano.
-“Va operata d’urgenza”, disse un’infermiere. –“Sta rischiando di perdere il bambino”.
-“Roxanne!”, disse lasciandomi la mano e puntando gli occhi nei miei.
Era un grido di aiuto.

Quenn

Lasciai andare la mano di Roxanne. Mi stavano portando in sala parto. In quel momento il mio unico desiderio era scomparire, era chiudere gli occhi e ritrovarmi a casa mia. In quel momento desiderai di aver abortito. Non ero pronta. Mi portarono in una grande sala bianca, con strani macchinari e un bianco lettino sul quale mi adagiarono. Mi sentivo sanguinare e il dolore nel basso ventre era sempre più acuto. Non riuscivo a smettere di contorcermi e piangere.
-“La morfina”.
-“Ora ti addormenteremo”, mi disse uno di loro cercando di capire se avessi preso coscienza di quello che sarebbe successo di li a poco.
Un pizzico sul braccio sinistro mi fece sussultare. Un altro dei mille dolori che in quel momento mi affliggevano. Iniziarono a spogliarmi e chiusi gli occhi appena vidi scure chiazze di sangue lungo il mio vestito e le mie mutandine. Poi, dopo poco, non ebbi più la forza di riaprirli.
Mi addormentai.

Roxanne

Quando i genitori di Quenn arrivarono non saprei dirlo. Mi feci portare via da Louis perché non avevo il coraggio di affrontare il loro sguardo disperato. In ballo non c’era solo la vita del bambino ma anche quella di Quenn. Fui contenta di avere lui al mio fianco. Rimase tutto il tempo in silenzio affianco a me. In quel momento, l’ultima cosa di cui avevo bisogno, era sentire qualcuno che mi dicesse: andrà tutto bene. Quella frase non avrebbe significato nulla.
Improvvisamente mi alzai, presa da un intenso bisogno di parlare con Dio. Chiesi a Louis di aspettarmi ed entrai nella cappella che accanto alla sala di rianimazione. Un intenso profumo di incenso mi invase i sensi. Mi inginocchiai di fronte al crocifisso e fui sopraffatta da pesanti singhiozzi.
 
-“Roxanne”, sentii bisbigliare qualcuno alle mie spalle. Era Adrianne. -“Sta per uscire”, disse rimanendo sulla soglia della porta. Sapevo che non sarebbe entrata.
Feci il segno della croce e uscii chiudendomi la porta alle spalle. Louis mi prese per mano e ritornammo dagli altri.
 
Erano le cinque della mattina.

Erano le cinque della mattina quando scoprimmo che Quenn ce l’aveva fatta.

Erano le cinque di mattina quando vidi i genitori di Quenn piangere.

Erano le cinque di mattina quando un medico si avvicinò a tutti noi.

Erano le cinque di mattina quando ci fu comunicato che era un maschietto.

*Il mio angolo scrittrice*

Salveee a tutte bellezze :) Beh questo capitolo è stato uno di quelli che mi ha fatto disperare di più. Non sapevo davvero come impostarlo quindi spero che non sia così orrendo
>.<
Ringrazio tutte coloro che continuano a leggere la storia, che recensiscono, che mi sopportano ahahah
Mi piacerebbe davvero tanto sapere la vostra opinione! Quindi recensite e fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo c: c:
Siete contente che sia un maschietto?? awww ** 
Beh spero di non metterci molto a scrivere il prossimo anche perchè ormai siamo agli sgoccioli..non manca molto alla fine della storia! *piange*
Al prossimo capitolo
Un bacio
Lavinia

*STAY STRONG*

 

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Capitolo 29
*** Karl who? ***


                                                                        
 

I medici non ci avevano permesso di entrare; Queen era ancora sotto sedativi, il bambino aveva bisogno di alcuni accertamenti e gli unici che ebbero la possibilità di vederli furono i genitori di lei.
-“Verremo nel pomeriggio, non preoccuparti”, mi sussurrò Louis. –“Inoltre dovremmo cambiarci”, aggiunse alludendo al nostro abbigliamento da discoteca.
Quando arrivammo al centro di riabilitazione erano le 6:30 am. Mentre salivamo le scale iniziai a sentire la stanchezza essere sempre più opprimente.
-“Aspetta”, lo pregai sedendomi a terra.
Quando mi prese in braccio non mi divincolai come avrei fatto in un’altra occasione. Avevo così bisogno di lui in quel momento che lo lasciai fare e strinsi le mie braccia attorno al suo collo, poggiando la testa sul suo petto. Una volta entrata in camera mi adagiò sul letto e, a quel punto, mi addormentai in un sonno tormentato.
Mi trovavo in una stanza completamente bianca. Il silenzio era rotto solo dai miei passi incerti che si avvicinavano ad una piccola sagoma. Era un bambino. Aveva corti capelli neri, piangeva in modo disumano avvolto in una copertina nera. Provai un conato di vomito quando notai che si stesse rimpicciolendo sempre di più mentre le sue mani si allungavano verso di me come se volesse essere salvato.
-“è morto!”, gridò qualcuno.
Un urlo straziante mi fece sobbalzare.
Mi svegliai di soprassalto, bagnata da pesanti gocce di sudore. I capelli li sentivo pesanti e appiccicati lungo il viso.
-“Shhh”, disse Louis prendendomi tra le sue braccia iniziando a darmi dei piccoli baci sul viso. Stava asciugando le mie lacrime.
-“Ho..ho fatto un incubo..”, spiegai con la voce rotta. Una fitta allo stomaco non mi faceva respirare.
-“Non hai trovato pace nemmeno un attimo”, mi spiegò lui.
Mi ero agitata tutta la notte. Avrei giurato di non aver fatto chiudere occhio a Louis per tutto il tempo, troppo preoccupato per me.
-“Va’ a dormire Lou”, gli dissi guardandolo negli occhi. Non volevo andasse via ma non potevo essere così egoista. Potevo vedere le sue profonde occhiaie incorniciare il mio oceano.
Non rispose.
-“Lou..”, iniziai.
-“Ti prego Roxanne, non respingermi. È già frustrante averti così vicina ma non poter fare nulla per farti sentire meglio..”, disse tutto ad un fiato.
Mi sentivo così tremendamente in colpa.
-“Scusa..”, sussurrai avvicinando le nostre fronti. Sentire il suo odore, l’odore della sua pelle mi fece sentire al sicuro. Avrebbe davvero voluto portare via il mio dolore.
-“Vado a fare una doccia”, gli dissi lasciandogli un bacio sulle labbra.
-“Io rimango qui, ad aspettarti”. E, capii, era una promessa.
Sentire l’acqua calda sulla mia pelle fece pian piano rilassare i miei nervi. Dovevo convincermi che Quenn e il bambino stessero bene e non dar retta all’incubo che mi aveva afflitta quella mattina. Incominciai a divagare nei miei film mentali. Poi sentii bussare alla porta del bagno.
-“Posso?”, mi chiese.
-“Si”. Ero preoccupata e imbarazzata.
Quando entrò notai la sua espressione tormentata e bisognosa.
-“Vuoi venire?”, gli dissi arrossendo violentemente e abbassando lo sguardo. Notai i suoi occhi squadrarmi bramosi. Iniziò a spogliarsi ed entrò anche lui sotto la doccia insieme a me.
-“Devo confessarti una cosa”, sorrisi alleggerendo l’atmosfera e gettando le mie braccia al suo collo.
-“Sarebbe?”, chiese curioso stringendo gli occhi.
-“Il ciclo è finito”.
Sfoderò uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Era tornato il mio Peter Pan. Negli suoi occhi vidi un lampo di malizia.
-“Beh allora..in questo caso..”, disse ammiccando ma fui io a prendere l’iniziativa. Lo baciai profondamente, la mia lingua entrò subito in contatto con la sua; le sue mani esploravano il mio corpo e le mie si agganciarono saldamente alle sue spalle. I nostri respiri diventarono sempre più affannati, sempre più bramosi. Mi lasciò una scia di morbidi baci sul collo mentre lanciavo la testa all’indietro abbandonandomi al suo tocco. Ero così vulnerabile.
-“Ti voglio”, mi sussurrò con il fiato corto.
Mi spinse con le spalle alla fredda parete del box doccia, facendomi agganciare le gambe attorno alla sua vita.
-“Sono tua”, dissi perdendomi nei suoi occhi di un azzurro scuro e profondo.
Quando lo sentii dentro di me non riuscii a fare a meno di ansimare. Andò più a fondo rispetto alle altre volte. Non era dolce. Non era rude. Mi sentivo desiderata; l’amore che provavo per quel ragazzo che mi teneva avvinghiata a sé, mi faceva impazzire. Quella volta fu diversa dalle precedenti. Sapevo che stavamo facendo l’amore ma c’era anche del puro sesso, voglia e desiderio lussurioso. Arrivammo presto al culmine tutti e due e fu l’esperienza più passionale che avessi mai provato. Rimanemmo abbracciati, stanchi e appagati mentre l’acqua continuava a riscaldarci. Quando uscì dal mio corpo mi sentii ancora più intorpidita e fiacca.
-“è stato troppo?”, chiese cauto.
-“Non rovinare il momento”, lo rimproverai accarezzandogli una guancia.
Mi sorrise divertito prendendo un bagnoschiuma e iniziando a strofinarlo tra le mani.
-“Avanti girati”, disse iniziando ad insaponarmi la schiena. Aveva un tocco così delicato..
-“Eh comunque è stato fantastico”, dissi rispondendo alla sua domanda di prima.
Sentii trillare vicino al mio orecchio la sua risata prima che lasciasse una scia di baci lungo il mio collo.


Louis mi teneva per mano mentre camminavamo lungo il corridoio bianco dell’ospedale. L’odore di disinfettante e minestrina mi faceva venire la nausea. Mi ricordava quella sera in cui, piena di lividi e sanguinante, fui portata in pronto soccorso. Mi ricordò il momento in cui per la prima volta aprii gli occhi senza vedere nulla.. Louis mi strinse la mano con una espressione confusa.
-“Brutti ricordi”, dissi avvinghiandomi a lui che mi cinse il fianco con il suo braccio. Annuì serrando la mascella; quell’argomento lo innervosiva. Gli sorrisi cercando di fargli ritornare il buon umore. In fondo eravamo lì per vedere Quenn.
Quando entrammo  nella stanza 19 non potei fare a meno di commuovermi: la bionda stava allattando il piccolo, tenendolo delicatamente premuto al suo seno, mentre i suoi occhi non avevano altro orizzonte se non suo figlio. Niall era seduto insieme alla bionda sul letto mentre guardava quella scena completamente rapito. Ero così felice che Quenn avesse trovato lui; sapevo che si sarebbe preso cura di loro e, mi ripromisi, avrei dovuto ringraziarlo.
-“Quenn!”, le dissi salutandola felice e avvicinandomi.
-“Oh Roxanne”, sussurrò lei. Aveva addosso una vestaglia, i capelli raccolti in una coda disordinata e dal viso completamente struccato faceva capolino un’espressione che mai avevo visto. Era stanca ma allo stesso tempo così pacata, serena e rilassata. I miei occhi caddero sulla creatura che aveva tra le braccia. Era esattamente l’opposto del bambino che sognai. Sembrava un angioletto con i suoi boccoli biondi, lo stesso biondo della madre. Aveva gli occhi chiusi e, notai, la pelle era candida. Era una scena da quadro rinascimentale.
-“oh mio Dio Quenn..è così piccino! è la tua fotocopia!”, dissi emozionata. Sentii Louis avvicinarsi a me e fare le congratulazioni ai due neogenitori.
-“Ti ringrazio Lou”, gli disse la bionda riportando poi subito l’attenzione sul suo bambino.
-“Non posso credere che sia stata io l’artefice di tutto questo”, disse Quenn lanciandomi uno sguardo stralunato. –“è la cosa migliore che io abbia fatto finora”, disse seria come poche volte mi capitava di vederla.
Ero così fiera di lei. Era stata davvero coraggiosa e non so quante al suo posto avrebbero fatto lo stesso.
-“Io e Louis abbiamo un regalo per il piccolo… a proposito avete scelto il nome?”, chiesi.
Quenn si voltò verso Niall. Si scambiarono uno sguardo di intesa che mi fece sentire in imbarazzo. Fui costretta ad abbassare lo sguardo soffermandomi sulle mani così piccole e fragili di quella creatura.
-“Karl,”, mi disse ritornando con lo sguardo su di me.
-“Benvenuto in famiglia Karl”, dissi accarezzando delicatamente la sua manina.
Finita la poppata, Quenn mi incoraggiò a prenderlo in braccio. Mi sentivo a disagio. -“Avanti Rox, non fare la melodrammatica”, disse alzando gli occhi al cielo e sorridendomi.
Quando scartò il regalo mio e di Louis rimase incantata. Era un completino Burberry blu e bianco. Sapevo che lo avrebbe adorato.
-“Roxanne sei impazzita?!”, trillò. –“Quanto lo hai pagato??”, chiese con uno sguardo di rimprovero.
-“Non si fanno certe domande, bionda. Dobbiamo insegnare a mammina a fare meno la melodrammatica vero tesoro?”, risi rivolgendomi al piccolo che cullavo tra le mie braccia, suscitando le risate di tutti.
-“Gli hai fatto fare il ruttino?”, chiese poi Louis.
Vidi Quenn corrucciare la fronte e assumere un’espressione colpevole.
-“Dai qua”, mi disse Louis prendendosi il bambino e iniziando a dargli dei colpetti sulla schiena.
-“Essere il fratello maggiore di quattro pesti ha i suoi vantaggi”, annunciò divertito.
 
Più tardi si unirono a noi anche i genitori di Quenn, quelli di Niall e alcuni zii e parenti alla lontana che si facevano vedere solo nelle occasioni come quelle, per raccattare qualche chicca o pettegolezzo. Quando arrivarono anche Zayn e Gwen, ormai inseparabili, Liam con Harry e Adrienne la stanza era davvero troppo piena. Dopo poco, infatti, fummo richiamati dal personale medico e, essendo stati i primi ad arrivare, io e Louis decidemmo di andar via; non prima di aver ringraziato a dovere Niall.
-“Sei davvero un ragazzo d’oro”, gli dissi abbracciandolo.
-“Pomeriggio andrò in comune per riconoscere il bambino. Poi li porterò a casa appena i medici mi rilasceranno il certificato”, mi disse emozionato.
Mentre eravamo in auto decisi di chiamare i miei genitori per renderli partecipi dell’accaduto. Dopo un “Oh mio Dio” generale, la mia famiglia decise far visita al più presto ai biondini.
-“Tu come stai tesoro?”.
-“Bene mamma..non vedo l’ora di poter ritornare a casa”, le dissi attirando su di me lo sguardo di Louis che, per un attimo, perse di vista la strada. Quando chiusi la chiamata un altro pensiero si fece spazio tra la mia mente.
La prova.
Louis non doveva sapere ma, era scontato che avremmo litigato, dopo che avrebbe scoperto ciò che gli avevo tenuto nascosto. Soli pochi giorni prima gli avevo rimproverato il fatto che non aveva avuto il coraggio di spiegarmi il motivo del bacio di Zayn; volevo fare le cose per bene.
-“Lou..”, richiamai la sua attenzione. Mi sorrise poggiando la sua mano destra sulla mia coscia. Il tuo tocco mi distraeva.
-“Sei bellissima amore mio”, disse fissandomi con i suoi occhioni azzurri.
-“Non distrarmi”, scherzai. –“Devo dirti una cosa..”
Quando notò la mia espressione risoluta cercò di fare il serio. Ci riuscì solo in parte.
Parlai tutto d’un fiato scrutando attentamente la sua espressione. Serena. Seria. Corrucciata. Sbalordita. Furiosa. Contrariata.
-“Cazzo Roxanne.. non te lo lascerò fare. La questione è chiusa”. Era fuori di sé. Mi stava facendo innervosire.
-“Come se io volessi farlo! È una fase che devo attraversare per capire se sono abbastanza forte da poter riprendere la mia vita normale.”
Aspettai una risposta che non arrivò.
-“ Voglio tornare a casa Lou e, se non supero questa dannata prova, Jenna non me lo permetterà mai”, dissi alzando la voce di un’ottava.
-“Sei davvero così sicura di potercela fare? Ti senti davvero così forte?”, continuò a gridare.
-“Si e dovresti fidarti di me!”, dissi cercando di riprendere il controllo. Sapevo che sarebbe successo. Sapevo che avrebbe reagito così e mi faceva male.
Il suo sguardo non si schiodò dalla strada nemmeno per un attimo. Stavamo andando a cento all’ora e non accennava a rallentare.
Potevo sentire i suoi pensieri ruggire nella sua mente. Sapevo che si stesse disperando, stesse valutando i pro e i contro..e soprattutto sapevo che stesse cercando un escamotage. Quando arrivammo al Centro si fermò di botto. Sebbene fossimo fermi nel parcheggio, continuava a guardare un punto non ben definito davanti a sé.
-“Allora?”, chiesi.
-“Cosa?”, ringhiò.
-“Niente..”, dissi scendendo e chiudendomi la portiera alle spalle.
Mi ripromisi di non piangere. Capivo il suo nervosismo. Avevo paura anche io ma non era stata una mia scelta. Lo sentii furioso sbattere la sua portiera e scendere dalla macchina. Mi superò a grandi passi, camminando furioso verso l’entrata. Sapevo stesse andando da Jenna.  Lo seguii. Mi fulminò con lo sguardo prima che si fece ricevere dalla psicologa e mi lasciò fuori. Mi sedetti imbronciata su una sedia in corridoio, aspettando che Louis uscisse per poter parlare anche io con Jenna. Anche da fuori, potei sentire le sue accuse lanciate contro la donna, le sue imprecazioni e la sedia sbattuta per terra. Poi ci fu un momento di calma. Mi alzai per porgere l’orecchio sulla porta, cercando di non farmi vedere da nessuno. Quando Louis aprì la porta di scatto gli caddi praticamente addosso. Mi guardò meno severamente rispetto a prima, mi accarezzò una guancia e lo lasciai fare.
-“Sappi che verrò con te e questo punto è fuori da qualsiasi discussione, modifica o negoziamento”.
Lanciai uno sguardo alle mie spalle vedendo Jenna, con un’espressione di rassegnazione, fare spallucce.
-“Sei impossibile”, lo accusai.
-“No. Sono solo innamorato”.

*Il mio angolo scrittrice* 

Salve a tutte bellezzeeee :) Allora questo capitolo è uno dei miei freferiti..non so perchè ma è così lol
Abbiamo conosciuto il piccolo Karl (nome scelto dal mio BETA)** Finalmente è arrivato ahahaha
Passiamo ai ringraziamenti c:
In primis ringrazio il mio Beta, che mi sopporta e mi aiuta sempre. She's gingerspice <3 Anche lei si è cimentata in una one-shot. Non potete non leggerla, perchè è davvero fantastico il modo in cui scrive. 
Vi lascio il link e mi farebbe piacere se passaste e, magari, lasciaste una recensione **  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1681570
Inoltre vi lascio il mio contatto twitter così, se vi va, potete seguirmi e chiedermi il follow back :) contattatemi per qualsiasi cosa ** Sono castle_of_sand_
Ringrazio anche la mia cara amica Deborah che legge sempre i miei capitoli e recensisce :) ti adoroooo <3 Lei è anche quella fantastica ragazza che mi ha fatto il banner awwwwww ** I love it**
Un mega grazie anche a kissmenow19, martina95,  sayyestomebabe, ser154, LadyHazza_ ** Le vostre recensioni mi fanno sempre trovare la voglia di scrivere!
Vi adoro davvero <3 

Naturalmente sono grata a tutte quelle lettrici silenziose e a coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate :D 
Beh non saprei cos'altro aggiungere.. se vi va, naturalmente, recensite così mi fate sapere cosa ve ne pare del capitolo ** 
Vi lascio con gli auguri di Pasquaaaaaaaaaa e, mi raccomando, non bevete troppo (cosa che invece farò io) ahahahahah
Spero di postare presto il prossimo capitolo :)
Con affetto
Lavinia

*STAY STRONG*


 

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Capitolo 30
*** Prova ***



                                                                        

 

                                                                        *Grazie ancora Debb per lo splendido banner*



Ho scritto il capitolo ascoltando "In case" e "Two pieces" di Demi estratti dal suo nuovo album Demi 

 

 

 


Un conato di vomito.   



“Cazzo devo restare calma. Cazzo devo restare calma. Cazzo cazzo cazzo..” continuavo a ripetermi senza successo.

 

Mentre mi avvicinavo a quella sagoma sbiadita, notai di non riuscire a metterla bene a fuoco. I miei occhi si rifiutavano di vederlo. Cercai di riportare alla mente gli insegnamenti di Jenna, ma nulla era più chiaro. L’oscurità sembrava avvolgermi.

 

“Dov’è finito il sole? E dov’è il mio oceano? Dove sono i colori? Cosa pensi di fare Roxanne eh?”, domandai a me stessa.  “Ha ragione Louis..non sono ancora pronta, non ce la faccio”, mi ripetei massacrandomi le mani e fermandomi a qualche metro di distanza da quegli occhi neri che osservavano ogni mio minimo movimento. Respiravo a fatica, il petto si alzava e abbassava convulsamente senza riuscire a prendere abbastanza ossigeno; gli occhi opportunamente puntati a terra.
Strinsi i pugni lungo i miei fianchi.
“Questa volta no. Sono forte abbastanza per affrontarlo e per riprendermi la mia vita. Devo essere forte abbastanza”.
Alzai il mio sguardo per incontrare il suo. Non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinato. Era cambiato..e tanto: lo trovai molto più alto di come ricordassi, ingrossato dai muscoli;  i capelli neri andavano a coprire i suoi occhi color del carbone e il suo odore, deciso e pungente, non aveva niente a che vedere con quello di Louis, dolce e confortante.
-“Ti trovo bene”, disse squadrandomi con quell’aria strafottente che conoscevo abbastanza bene. Pensavo davvero sarebbe cambiato?
-“Facciamo un giro?”, mi chiese indicandomi la macchina alle sue spalle.
Quella macchina.
In quello stesso parcheggio.
Sentivo lo sguardo di Louis, nascosto chissà dove, trapassarmi anima e corpo; se avessi accettato quell’invito provocatorio sarebbe di sicuro uscito fuori di testa.

“Roxanne non ti perderò d’occhio neanche un secondo. Se ho solo il minimo sentore che stia succedendo qualcosa che non mi piace, gli spacco la faccia e ti porto via”, mi aveva detto guardandomi serio, con gli occhi che erano diventati gelidi.  Mi avrebbe quasi spaventata se non fosse stato chiaro che era solo preoccupato per me.

-“Non salirò su quella macchina John, volevo solo vederti..”, gli spiegai cercando di riprendere il controllo del mio corpo che sembrava essere una valvola impazzita.
-“Non sei cambiata per niente..sempre la solita puttana testarda”, disse parlando più con se stesso che con me.
Due fottuti secondi.
Due fottuti secondi in cui persi la vista.
Chiusi gli occhi mentre mi sentivo afferrare per un braccio.
“Respira Roxanne.. respira e riprenditi la tua vita. Respira”.
-“Ora andiamo a farci questo cazzo di giro”, disse strattonandomi.
“Respira Roxanne”, mi ripetei trattenendo quelle lacrime che avrebbero mostrato tutta la mia debolezza e vulnerabilità.
-“Certo che il tuo buon gusto è andato a farsi fottere. Con che razza di figlio di puttana sei andata a metterti?”, biascicò ridendo di gusto.
Uno schiaffo.
Forte, deciso e doloroso.
Forte come la forza che ero riuscita a trovare nella parte più remota del mio animo.
Deciso come la mia volontà di dimostrargli che invece ero cambiata eccome.
Doloroso come quel dolore che mi aveva fatto provare investendomi quella maledetta sera.
La sua mano lasciò la presa dal mio polso, aprii gli occhi sorridendo.
Lo vedevo.
Chiaro, nitido, in tutta la sua pochezza..mi faceva ribrezzo e, quasi pena, vederlo massaggiarsi la guancia. La stampa delle mie dita era chiara sui suoi zigomi.
-“Non.Devi.Mai.Più.Parlare.Di.Louis” dissi a denti stretti mentre avrei voluto riempirlo degli insulti più pesanti, avrei voluto prenderlo a calci fino a farlo sanguinare dalla bocca, dal naso, dalle orecchie.. avrei voluto fargli provare i dolori che avevo patito io quella sera di quasi un anno prima. Perché era un verme e mi faceva schifo: aveva alzato le mani su una ragazza, la SUA ragazza, l’aveva resa cieca senza prendersi il disturbo di implorare il suo perdono o chiederle semplicemente come stesse. Non poteva permettersi di parlare male di lui, la mia ancora di salvezza, la mia luce nel buio, la mia guida, la mia stella in un caldo cielo d’estate.
Mi guardò per un tempo che sembrò interminabile e potevo quasi captare le sue emozioni. Era furioso e, se avesse potuto, mi avrebbe uccisa in quello stesso istante ma, capii, qualcosa lo fermava. Sembrava anche divertito; certo, sapevo che era probabile che si fosse lasciato schiaffeggiare, visto il suo corpo insormontabile rispetto al mio.
-“Brava”, mi disse sorridendomi e accarezzandomi una guancia mentre mi scostai dal suo tocco che non mi suscitava nient’altro che ribrezzo. -“Salutami Jenna”, mi disse per poi voltarsi. Camminava lento, strascicando i piedi sull’asfalto e provocando un rumore fastidioso. Tirò fuori le chiavi dell’auto dalla tasca, aprì lo sportello e, senza mai voltarsi, l’accese andando via.

 “Salutami Jenna” aveva detto. Trassi una sola assurda conclusione: era stato tutto programmato.
Ripercorsi mentalmente quel giorno in cui la mia cara psicologa mi aveva parlato di una prova da dover affrontare:

-“Devi incontrare John, il ragazzo che ha cercato di ucciderti”.

Cruda, diretta ed essenziale, lo aveva detto come se fosse stata la cosa da fare più semplice al mondo: come scendere le scale, aprire una porta o grattarsi la testa.
Come potevo dimenticare quelle sere insonni passate solo al pensiero di doverlo rivedere nello stesso parcheggio in cui, quella fatidica sera, mi aveva investita... non avrei mai pensato che sarebbe stato tutto progettato; magari i miei stessi genitori ne erano al corrente.
“è una fase che dovevi superare Roxanne”, mi dissi.

E se non ce l’avessi fatta?
E se mi fossi lasciata prendere dal panico e fossi scappata via?

“La storia non si fa con i “se” e con i “ma” Roxanne”, mi ripetei ancora.

Avessi avuto io, in me stessa, un quarto della fiducia che Jenna aveva in me! Era questo il mio più grande problema: non mi fidavo di me stessa e delle mie capacità.

“Ci lavoreremo”, dissi sorridendo tra me e me.

Non avevo superato solo una “prova” ma ero riuscita ad affrontare il mio peggior nemico: il ricordo. Oltre a John, ciò che più mi spaventava era rivivere quella scena. cercai con lo sguardo il punto in cui la sua macchina era parcheggiata quella sera; poi mi incamminai verso il punto in cui mi aveva sbattuta per terra per ritrovarmi poi nella posizione in cui mi venne addosso con la sua auto. Quello che più mi riempì di orgoglio fu il modo in cui riuscii a riprendere il controllo della situazione senza lasciarmi sopraffare dalla paura e dall’ansia.
Ero senza dubbio cresciuta. Mi sentivo più forte. Potevo riprendere a disegnare la mia vita senza aver bisogno dell’aiuto di nessuno.
 
-“Roxanne?! Sei maledettamente impazzita!!!”, sentii la voce di Louis allarmata raggiungermi alle mie spalle.
-“Ce l’ho fatta Lou”, gli sorrisi girandomi per poi correre verso di lui , saltargli addosso per farci cadere entrambi a terra.
-“Ce l’ho fatta…ce l’ho fatta!!”, urlai elettrizzata lasciandogli tanti baci sul collo, sul viso, sulle labbra.
-“Stavo per perdere il controllo giusto un paio di volte, sto ancora male Rox..dammi tregua!!”, rise accarezzandomi e portando indietro i miei capelli per guardarmi meglio.
-“Non posso ancora crederci..” dissi parlando tra me e me.
-“Chi ti ha dato il coraggio di tirargli quello schiaffo? Avrebbe potuto..”
Lasciò incompleta quella frase, troppo spaventato per poter solo immaginare le eventuali conseguenze di quel mio gesto.
-“Aveva tirato in ballo te!”, spiegai semplicemente.
Capii di averlo fatto innervosire dalla sua espressione contrariata.
-“Fin quando si fosse trattato di me lo avrei lasciato sfuriare.. ma non può permettersi di parlare di te capisci?! Non può”.
Mi persi nei suoi occhi, che si addolcirono sempre di più, iniziando a diventare chiari come se facessero parte di un angolo di cielo. Una nuova consapevolezza si fece spazio nella mia mente. L’amore che provavo per Louis era più forte di tutto e la forza che ero riuscita a tirar fuori era frutto di quel sentimento che mi legava a lui; neanche l’amore che avevo imparato a provare per me stessa mi avrebbe permesso di ribellarmi e di trovare il coraggio di esorcizzare i miei fantasmi del passato. Gli dovevo ogni cosa. Gli dovevo la mia vita.
-“Andiamo da Quenn”, chi dissi lasciandogli un soffice bacio che ricambiò con delicatezza.
-“Agli ordini Ariel”, mi sorrise, prendendomi per mano, mentre ci incamminavamo verso la sua macchina.
Ovviamente mentre ci dirigevamo in ospedale Louis mi assalì con le sue domande di routine e mi costrinse a rispondere in modo dettagliato a tutte.
-“Ti ha chiesto di andare con lui?!”, quasi urlò innervosito stringendo convulsamente il volante tra le mani.
-“Hai intenzione di romperlo?”, gli chiesi cercando di smorzare la tensione.
-“Che idiota!! Se non fosse stato per Jenna non ti avrei mai lasciata lì sola..con quella bestia!!”, disse scuotendo la testa perdendo per un attimo l’attenzione dalla strada.
-“Ora è tutto finito, posso ritornare a casa, riprendere gli studi e vivere come un’adolescente dovrebbe fare..”, gli spiegai ancora troppo felice per lasciarmi sopraffare dalla sua nuvola di risentimento.
-“Appunto..”, sussurrò.
-“Come?”, chiesi.
-“Ti amo”, disse sorridendomi e facendomi sciogliere mentre poggiava la sua mano libera sulla mia coscia.
 
 
Rimasi sorpresa, una volta varcata la soglia della porta della stanza 19,  nel trovarla vuota. Chiesi spiegazione ad un infermiere brizzolato e panciuto che, con tono alquanto annoiato, mi informò che Quenn era stata rilasciata poche ore fa. Louis chiamò Niall per avere conferma: si trovavano a casa di lei. Non mi sorpresi molto a quella notizia: i genitori di Quenn possedevano una casa molto grande, con tanto di sala ospiti e ben cinque bagni.  Davo io le indicazioni a Louis per raggiungere la villetta e, nel frattempo, sgranocchiavamo delle noccioline; mentre lo imboccavo, per non farlo distrarre troppo dalla guida, mi lasciava dei morsi sulle dita.
-“Finirai per staccarmele Tomlinson!”, lo ammonii.
-“Mmm…sei buona”, disse ammiccando.
-“Pervertito!”, lo accusai portandomi alla bocca l’ultima nocciolina.
-“Naturalmente..”, disse sorridendomi.
Ad accoglierci all’entrata fu la madre di Quenn; con il suo solito fare sbadatamente dolce ci invitò dentro e, non me lo feci ripetere due volte, mi precipitai nella camera dove sapevo avrei trovato tutta l’allegra famigliola. E fu proprio così.
-“Roxy!! Mi chiedevo quanto ci avessi impiegato a raggiungerci..”mi accolse Quenn sdraiata sul letto mentre si sistemava meglio la coda di cavallo con la sua solita nonchalance.  
-“Dov’è il mio nipotino?”, chiesi euforica mentre abbracciavo la mia cara amica.
-“Con Niall, sta cercando di farlo addormentare”, mi informò con una nota di ringraziamento per quel gesto così apprezzato. Passarono solo pochi minuti che quella stanza si ritrovò piena: arrivarono prima Gwen e Zayn seguiti da Liam, poco più tardi Harry e Adrianne.
-“Dov’è la peste?”, chiese Zayn passandosi una mano tra i capelli. Prima che Quenn potesse dargli la stessa spiegazione che mi rifilò poco prima, vedemmo Niall spuntare all’improvviso con un’espressione quasi d’estasi. –“Non ne vuole sapere di addormentarsi tesoro..”, informò Quenn.
-“Ohhh ma è adorabile! Dallo a me”, disse Adrianne prendendo il piccolo tra le sue braccia iniziando a dondolarlo. Si formò una sorta di cerchia attorno a loro: Liam gli accarezzava una manina, mentre Harry, dopo un po’, lo reclamò tra le sue braccia muscolose e Zayn, di tanto in tanto, gli passava una mano sul nasino seguendo la forma dolcemente all’insù.
-“Roxanne?”, mi chiese Harry offrendomi il piccolo Karl. Lo presi lentamente, quasi avessi paura di spezzarlo, e me lo portai vicino il viso. Mi piaceva sentire la sua pelle così morbida a contatto con la mia e mi perdevo nel suo odore di neonato. Louis mi si avvicinò e prese a cantargli una dolce ninna nanna. In momenti come quello non potevo fare altro che immaginarmi io e Louis con dei bambini tutti nostri: sarebbe stato un padre meraviglioso, non c’era alcun dubbio.
-“Sta per addormentarsi”, sussurrai sorridendo di quella piccola magia. Avevo tra le mani un piccolo angioletto, una piccola vita.
-“Amore quando avremo anche noi un bambino?”, chiese Zayn a Gwen che di rimando gli lanciò uno sguardo truce.
-“Non ci pensare proprio Malik” iniziò spostandosi indietro una ciocca di capelli con le unghie smaltate d’azzurro. –“Per ora accontentati di coccolare quelli degli altri”, gli disse scocciata facendo cadere il discorso.
-“Io e Adrianne invece ne avremo almeno cinque!”, esclamò entusiasta Harry facendo impallidire la mia amica.
-“Harry… tesoro, sta attento a ciò che dici! Tu e il tuo “giocattolino” pensate di farcela?”, chiese lei alludendo alle prestazioni sessuali del riccio, suscitando l’ilarità di tutti. Lui mise un broncio, tra l’altro davvero adorabile notai, mentre Adrianne si faceva perdonare lasciandogli un bacio all’angolo della bocca.
-“Secondo me i prossimi sono Louis e Roxanne!!”, irruppe Liam facendo convergere sei paia di occhi su di me e il loro amico. Mi ero sentita avvampare, ero di sicura diventata più rossa della polo che indossava Niall.
-“Fatevi i fattacci vostri!”, li ammonì Louis avvicinandosi e i suoi occhi incontrarono prima i miei per poi spostarsi sulla creatura che tenevo stretta tra le braccia.
-“Chi ha fame?” chiese Quenn spostando l’attenzione da noi. Gliene fui immensamente grata.
-“Mmm..in effetti ho un certo languorino”, fece presente Liam massaggiandosi la pancia. A volte sapeva essere davvero comico.
-“Ehi amico, andiamo a vedere cosa dispensa la dispensa”, scherzò Zayn dandogli una pacca sulla spalla e conducendolo fuori.
-“Posso?”, mi chiese Gwen e fui felice di quella richiesta. Le lasciai il piccolo Karl e dalla sua espressione trapelò immensa dolcezza. Quella ragazza era schietta, sincera e iniziava a piacermi sempre più. A primo acchito poteva risultare acida, superba o addirittura apatica ma, in realtà, sotto quella facciata apparentemente distaccata, dietro quell’aria di sufficienza, si nascondeva una ragazza molto attenta e umana. Non voleva di certo dare false speranze a Zayn e, pur di sembrare brusca, preferì mettere subito le cose in chiaro: non potevo biasimarla.
“Zayn ci avrà fatto il callo”, pensai ridendo tra me e me ricordando la sua espressione per niente scalfita dalle parole di Gwen.
-“Tutto bene?”, mi chiese Adrianne. Aveva preso il posto di Louis al mio fianco mentre lui si era spostato a chiacchierare con Harry e Niall non poco distanti da noi. Le feci un segno di assenso e ci avvicinammo a Quenn.
-“Mi chiedo se questo bambino diventerà stupido come te o prenderà da Niall”, la schernì Adrianne facendo alterare la bionda.
-“Possibile che tu non riesca mai a dire qualcosa di carino?”, le disse spalancando gli occhi e prendendo a gesticolare come solo lei sapeva fare.
-“Invece ho detto qualcosa di carino!”, le sorrise furba Adrianne.
-“Sarebbe?”, chiesi divertita.
-“Ho addirittura considerato la possibilità che possa sviluppare un quoziente intellettivo normale, pari a quello di Niall! Non mi sembra poco date le premesse..”, disse indicando cironicamente Quenn che, nel frattempo, osservava Adrienne con finta insofferenza.
-“Roxanne!!”, esclamò la bionda cercando un mio appoggio, ormai troppo confusa per potersi difendere dalle offese della mora al mio fianco.
-“Avanti ragazze, possibile che dovete sempre battibeccare?”, chiesi loro spostando la mia attenzione su Gwen che notai osservare la scena tra l’allibito e il divertito.
-“Adrianne, penso proprio che più tempo Karl passerà con noi meglio sarà per la sua salute mentale”, propose inserendosi nel discorso. Mise poi il piccolo, ormai profondamente addormentato, nella culla accanto alla madre che prese ad osservarlo con un’espressione di completa dedizione.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto quasi come se temessimo di rompere quell’atmosfera così serena che si era creata nella stanza. Perfino i ragazzi abbassarono la voce continuando a discutere su qualche argomento troppo “virile” per suscitare in me qualche interesse.
-“Chi ha fame??”, gridò Zayn spalancando all’improvviso la porta facendoci sobbalzare tutti. Quasi come fosse un trofeo mostrò un enorme pacco di patatine mentre, nell’altra mano, manteneva qualche altra schifezza non ancora identificata dalla CIA.
Soltanto tre secondi.
Karl iniziò a strillare e a contorcersi tra le coperte.
-“Complimenti Malik”, lo fulminò Gwen fingendo un applauso.
-“Ci penso io”, intervenne Harry che, pensai, non vedeva l’ora di mostrare le sue doti di super papà.
-“Ma..io..”, provò a giustificarsi mister Ciuffo.
-“Zitto idiota”, lo ammonì Louis .
-“Okay okay..vado a fumare una sigaretta”, annunciò portando le mani in avanti in segno di resa. Mi lanciò poi uno sguardo e ammiccò. –“Rox vieni?”, mi chiese.
Non decifrai bene l’occhiata Louis mentre Gwen era la tranquillità fatta persona; sta di fatto che non me lo feci ripetere due volte e andai con lui.
 
-“Allora devi aspirare bene e sentire il fumo arrivarti nei polmoni”, mi spiegò porgendomi la sigaretta.
-“Mmm..”
Non ero sicura di aver ben capito come si facesse e soprattutto temevo una sfuriata di Louis; forse per quel giorno avevo tirato la corda già abbastanza e non volevo di certo farlo uscire fuori di testa.
-“Avanti non fare la bigotta..”, disse sorridendomi di nuovo in quel modo provocatorio.
-“Zayn non tentarmi..”, gli dissi ridendo e portandomi quella sigaretta alla bocca  cercando di seguire le sue istruzioni.
-“Beh tutto qui?”, chiesi delusa mentre lasciavo uscire il fumo dalle narici.
-“Non hai aspirato bene..”, mi spiegò alzando gli occhi al cielo riprendendosi la sigaretta.
-“Quindi..tra un po’ lascerai il Centro?”, mi chiese osservandomi di sottecchi.
-“Già..”, dissi dondolandomi sui talloni e assumendo sicuramente una delle mie espressioni più buffe. Ancora l’idea di poter ritornare a casa mi faceva un certo effetto.
-“Louis è già in paranoia..”, disse lasciandomi confusa.
-“In paranoia per cosa?”, chiesi avvicinandomi con fare cospiratorio.
-“Minchiate..ha paura che quando tornerai a casa e riprenderai a studiare non troverai più tempo per stare con lui..”, mi rispose facendo spallucce e ridendo di gusto come se avesse fatto la battuta dell’anno.
-“Ma che razza di..”, iniziai ma Zayn mi lanciò uno sguardo di ammonimento gettando la sigaretta, ormai finita, per mettendo le mani nelle tasche del jeans. Louis stava arrivando alle mie spalle.
-“Ariel dovremmo tornare..”, mi disse, infatti, poco dopo prendendomi per i fianchi e poggiando il mento sulla mia spalla.
-“Saluto e andiamo via”, gli dissi staccandomi da lui.
-“mmm vieni qui”, disse riavvicinandomi e facendo sfiorare i nostri nasi. Ero imbarazzata. Come poteva comportarsi in quel modo con Zayn davanti?   Mi fissò con uno sguardo duro.
-“L’hai fatta fumare eh? L’hai fatta fumare?!”, esclamò prendendosela con il suo amico e saltandogli addosso mentre mi lasciava tornare dentro. Vederli litigare in quel modo mi faceva sorridere: erano così comici anche quando si arrabbiavano. Mi piaceva quella complicità che avevano..era simile a quella che io avevo con le mie ragazze.
Quando entrai dentro, io invece dovetti sorbirmi la ramanzina di Adrianne e Quenn.
-“Possibile che dobbiamo saperlo dal tuo ragazzo che, finalmente, potrai tornare a casa?”, mi chiesero fingendo di essere offese.
Dopo essermi scusata e discolpata potei finalmente salutare tutti: abbracciai Liam, Gwen e Niall, lasciai un bacio ad Harry e al piccolo Karl e strizzai l’occhio alle mie amiche.
-“Ci vediamo Zayn”, dissi una volta uscita fuori, lasciandogli un’occhiata complice.
-“Ciao Rox”, mi disse sorridendomi e poi rientrò.
Finalmente potevo dire di aver ritrovato il mio migliore amico, quello che mi era mancato.
In auto, io e Louis, rimanemmo pressoché in silenzio e fui io a romperlo chiedendogli se, quella sera, sarebbe rimasto a dormire con me.
-“Tu lo vuoi?”, mi chiese. Era Peter Pan. Quello sguardo sperduto, innocente..
Allora gli accarezzai una guancia facendolo sorridere.
-“Voglio solo te, sempre..non ne avrò mai abbastanza, sappilo”, gli dissi quasi come se lo stessi avvertendo: tutto a suo rischio e pericolo.
-“Ho un’idea!”, esclamò poi all’improvviso con una nuova luce negli occhi, che gli brillavano intensi.
-“Sarebbe?”
-“Vedrai…”

*Il mio angolo scrittrice*

Holaaaaa donzelle (?) Lo so..uccidetemi, sono pronta a qualsiasi tipo di insulto visto che non posto un capitolo da Aprile!!! Spero comunque che non abbiate abbandonato la mia insulsa storia anche perchè siamo alla fine gente :(
Il prossimo sarà infatti l'ultimo e poi ci sarà l'epilogo :) Insieme all'epilogo posterò anche il prologo della nuova storia (su cui ancora sto rimurginando muahaha) 
Beh ora passiamo ai dovuti ringraziamenti..
In primis ringrazio il mio Beta che mi sostiene sempre e che mi fa notare minuziosamente ogni errore e ogni sbavatura del testo **
Poi ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito tra cui: la mia amica Deborah che amo tanto <3, LadyHazza_, kissmenow19,  e ser154 che con la sua ultima recensione era quasi riuscita a farmi scoppiare in lacrime :') davvero adoro ciascuna di voi **
Grazie anche a quelle lettrici silenziose e tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite!
Spero di postare al più presto il nuovo capitolo :* prometto che avverrà presto!
Con affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

Ps: vi va di leggere la mia one-shot? Non ha niente a che vedere con questa FF ma ci terrei tanto a sapere un vostro parere :) Okay ora non vi annoio più davvero ahahaha
ecco il link : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1740532&i=1


 


 

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Capitolo 31
*** I was here ***


                                                         
                                                       

                                                                                                                                                                
      
                                                                                                                                                                          A te, che mi manchi tanto e che mi hai fatto visita in un sogno
                                                                                                                                                                                                                                                               ti voglio bene
 
                     

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

 

-“Sei un romanticone Tomlinson”, gli dissi girandomi verso di lui. Sdraiati a terra, mi misi ad osservare la sua mascella, seguii la linea perfetta del suo naso e cercai il mio riflesso nei suoi occhi che, attenti, mi osservavano. Amavo vedere quella sua espressione di totale dedizione nei miei confronti; mi ricordava molto quella che assumevo io quando mi perdevo nel suo sguardo.
 

 -“Tu dici?!”, disse scherzando e facendomi accoccolare sul suo petto.

 
“Certo che lo dico” pensai.

Guidò come un pazzo quella sera, alzando il volume della radio al massimo, mentre ascoltavamo una vecchia canzone dei Green Day. Il cuore prese a battermi all’impazzata quando realizzai che mi avesse riportata proprio lì, dove la luna sembrava avere una grandezza sproporzionata. Incorniciata dalle stelle, imperiosa e orgogliosa si stagliava nitida in quel cielo nero. 
“Bella e dannata” sorrisi completamente presa da quella sfera color del latte.
-“Ricordi?”, chiese prendendomi per mano.
-“Mmm..”, dissi soltanto, spostando gli occhi sul mare e fissando un punto non ben definito all’orizzonte.

Tra una parola e un’altra, una carezza, un bacio..ci ritrovammo a fare l’amore sotto le romantiche note di Ed Sheeran.
-“Secondo te come sarà ritornare alla mia vita?”, gli chiesi eccitata solo all’idea.
Sembrò pensarci su perchè non rispose subito.
-“Strano credo. Ma sicuramente ti piacerà poter ritornare a scuola, rivedere i tuoi compagni, poter passare più tempo con la tua famiglia..”
Non potei non notare una nota di malinconia e rassegnazione nel suo tono di voce. Poggiai il mento sul suo petto e lo scrutai.
-“Cosa?!”, chiese ironico cercando di alleggerire l’atmosfera.
-“Lo sai che puoi dirmi tutto vero?”, chiesi alzando maldestramente un sopracciglio. Quella mia espressione lo fece divertire.
-“Lo so che hai capito perfettamente cosa c’è che non va, quindi è inutile che mi obblighi con questi giochetti mentali a confessare tutto”, sbiascicò alzando gli occhi al cielo.
“Almeno non ha perso il buonumore”, pensai sollevata. Sapeva perfettamente che tra noi non sarebbe cambiato niente dopo il mio ritorno a casa; il mio Peter voleva solo essere rassicurato.
-“Stare con Jenna mi è servito a qualcosa evidentemente”, dissi lasciandogli un piccolo bacio all’angolo della bocca.
-“Mmm”, mugugnò scettico.
-“Non ti dirò che non ci saranno cambiamenti; sarò più impegnata a causa della scuola, ci potrà essere quella settimana in cui non riusciremo a vederci o magari anche più di una.. –iniziai a gesticolare e mi misi seduta continuando imperterrita il mio discorso- “ci saranno sabato sera in cui uscirò con le mie compagne di classe, pomeriggi che trascorrerò con Adrianne e Quenn, altri in cui farò la baby sitter del piccolo Karl –continuai e vidi l’espressione divertita di Louis distruggersi poco a poco.
“Fammi arrivare al punto Tommo. Un po’ di fiducia”, dissi tra me e me.
-“Ma cosa pensi, che non ci saranno volte in cui, anche tu, non mi darai buca per stare con i ragazzi? E va bene così..non voglio che il nostro rapporto diventi una prigione: ognuno deve avere i suoi spazi”.
-“Rox cosa stai cercando di dirmi?”
Presi un bel respiro. Possibile che fosse così difficile spiegargli una cosa così semplice?!
-“Sto cercando di dirti che il nostro rapporto non sarà influenzato dal fatto che io ritornerò a casa, ma rimarrà esattamente così perfetto e imperfetto come lo è ora, con i nostri litigi, le nostre uscite improvvisate, le serate romantiche come questa e il nostro amore”.
Gli presi il viso nelle mani, come se, in quel modo, le mie parole non avrebbe potuto dimenticarle mai.
-“Io ti amo Louis William Tomlinson”, affermai decisa.
E lo amavo davvero, con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima.
Inutile dire che quella sera rifacemmo l’amore e, troppo innamorati, non ci rendemmo neanche conto di esserci addormentati sulla spiaggia.
La mattina successiva Louis mi riaccompagnò al centro e fui sorpresa nel ritrovare in camera i miei genitori, mia sorella Kaily e mio fratello Joseph.  Dopo i calorosi saluti, qualche lacrima di gioia, e sincere risate fummo raggiunti da Rosalie e Jenna.
-“è ora di ritornare a casa”, mi annunciarono.
“Di già?” pensai stranita. Pensavo che ci sarebbe voluta, almeno un’altra settimana. Invece eccoli lì: la bionda dottoressa Rosalie mi salutava con un bacio caloroso, il signor Filippo e la signora Emma si congratularono con me e i miei genitori “per aver tirato su una ragazza così deliziosa”, mia madre e Kaily che trotterellavano per la stanza alla ricerca dei miei abiti per infilarli nelle valigie, mio padre e Joseph che invece stavano sbrigando tutte le faccende burocratiche in segreteria.
-“Hai un’ottimo team!”, scherzò Jenna abbracciandomi.
-“Già..non posso crederci. È accaduto tutto così in fretta..”, spiegai quasi più a me stessa che alla mia cara psicologa.
-“Tutte le cose avvengono di fretta Roxanne.. solo che alcune siamo più pronti ad affrontarle, altre meno”, spiegò risoluta.
-“So tutto di John”, le sussurrai all’orecchio.
-“Immaginavo”, disse trillando una risata che cercò, invano, di contenere. –“Quel John è un osso duro. Sapevo che non avrebbe rispettato il patto”, disse alludendo sicuramente a qualche accordo di segretezza che, ovviamente, il mio carnefice non aveva rispettato.
-“Jenna io..devo ringraziarti per..” iniziai ma mi interruppe abbracciandomi con foga.
-“Sai.. per una correttezza professionale non dovrei avere simili slanci d’affetto con i pazienti ma –aggiunse puntando dritta nei miei occhi – ho preso troppo a cuore il tuo caso Roxanne. Non sei per niente una ragazza facile, per questo mi piaci”, disse sorridendomi e cercando di ricacciare indietro una lacrima.
-“Tesoro le valigie sono pronte”, ci interruppe mia madre.
Le fui grata. Non ero pronta ad un saluto ufficiale e definitivo e, ne ero certa, Jenna lo sapeva. Capire le persone, in fondo, non era altro che il suo lavoro. Ci salutammo quindi in modo abbastanza informale e, non so perché, avevo la sensazione che, prima o poi, avrei rivisto quella donna.
Una volta in macchina finsi di aver dimenticato il cellulare in quella che, oramai, non era più la mia stanza.
Corsi velocemente lungo il corridoio e rientrai in quella camera che stentavo a riconoscere senza tutti i miei vestiti e i miei oggetti sparsi in ogni angolo. Così ordinata, pulita.. volevo che avesse qualcosa di me, volevo lasciare un segno del mio passaggio; presi la penna e lasciai una piccola scritta in corsivo, piccola ma dal grande significato: “I was here”.  Soddisfatta uscii e mi diressi in giardino, lì dove speravo avrei trovato i miei piccoli amici. Avevo deciso di andar via senza salutarli perché sapevo che sia io, che loro, avremmo sofferto molto a quel saluto; la consapevolezza di non rivederli più, però, prese il sopravvento e non ci pensai due volte.
Quando li vidi abbracciati su quello che mi presentarono come “il nostro albero”, mi si strinse il cuore. Mi commossi quando ebbi la consapevolezza che somigliassero molto a me e Louis, in versione ridotta.  Non sapevo come attirare la loro attenzione, non sapevo cosa gli avrei detto..potevo garantirgli di ritornare di tanto in tanto? Avevo paura di non riuscire a mantenere la mia promessa e non volevo passare per una bugiarda insensibile che si sarebbe presto dimenticata di loro.
-“Roxanne!!!”, gridò la piccola Colette indicandomi con il dito. Scese di fretta e furia dall’albero e mi avvicinai accogliendola tra le mie braccia. Indossava un vestitino bianco con alcune ciliegie disegnate sopra; i boccoli le incorniciavano il viso e profumava di rosa.
-“Ehy Roxy stai uscendo?”, chiese Michael che, una volta sceso, si avvicinò aspettando, da bravo ometto, di abbracciarmi appena Colette si fosse fatta da parte.
“Non devi piangere Roxanne”, mi ripromisi.
Feci capire loro che oramai non avevo più bisogno di cure, che potevo finalmente ritornare a casa dalla mia famiglia e che quindi sarebbe stato difficile poterli rivedere spesso.
-“Verrai a trovarci almeno durante le vacanze?”, chiese Colette sedendosi a terra con le gambe incrociate.
-“Ma certo tesoro”, dissi avvicinandomi e avvolgendola tra le braccia. 
Lasciarli fu difficile ma necessario. Inoltre ogni volta mi sarebbe stato possibile sarei andata a fargli visita.
Ritornai in macchina e il buonumore mi riavvolse.
-“Pronta?”, mi chiese mio padre.

-“Certo”, risposi convinta e più che mai felice.

La mia vita riprese.

Trascorsi l’estate andando al mare con i miei amici, districandomi con i libri e lo studio che mi sarebbero serviti per superare gli esami di ammissione, necessari dal momento che avevo saltato un anno a causa dell’incidente. Ogni tanto io e Louis trascorrevamo i fine settimana fuori casa. Spesso andavamo a Londra, alcune volte arrivammo anche in Irlanda e poi trascorremmo ben due settimane in Italia, a Verona: era il regalo di Natale di Louis. Eravamo sempre più affiatati, più complici e innamorati. Ricordo ancora quel venerdì quando gli annunciai un ritardo del ciclo mestruale. Mi guardò impaurito e sconvolto: un bambino era una grossa responsabilità, lo avevamo capito da come fosse cambiata la vita di Quenn e Niall.
-“Mi prenderò le mie responsabilità Roxanne, qualunque cosa tu decida”, mi disse serio circondandomi con le sue braccia.
Fummo entrambi sollevati quando, invece, le fatidiche macchie rosse arrivarono, pochi giorni dopo, a sporcare i miei slip. Quella paura però servì al nostro rapporto: ancora una volta Louis non mi avrebbe lasciata sola, ancora una volta si sarebbe preso cura di me e mi avrebbe amata incondizionatamente, proprio come io amavo lui.
Arrivò poi il matrimonio del signor Filippo e della signora Emma; sfarzoso, confusionario ed esagerato: un tipico matrimonio italiano, pensai.
La cerimonia in chiesa fu molto intima ma il ricevimento fu tutta un’altra storia. Ricordo bene quando Louis mi vide scendere con l’abito da damigella.
-“Se il signor Filippo non mi avesse invitato mi sarei imbucato comunque”, disse mangiandomi con gli occhi.
-“Sei bellissima amore mio”, mi sussurrò lasciandomi una scia di baci lungo il collo. Sapeva come farmi sentire una principessa, sapeva come farmi sentire lusingata e amata.  Per colpa di Louis, del suo smoking elegante, delle sue mani dolci sul mio corpo e delle sue labbra sulle mie, arrivai leggermente in ritardo.
-“Roxanne grazie al cielo!”, esclamò la signora Emma una volta che la raggiunsi all’entrata della chiesa.
-“Scusami Emma..problemi con la chiusura lampo”, mentii arrossendo.
Un’ultima aggiustata al vestito della sposa e partì la marcia nuziale.
Dopo un pasto di ben otto portate, iniziò la serata danzante. Louis mi stette addosso tutta la sera, con quella sua adorabile gelosia mai troppo ossessiva o pesante.
 
Finisce qui il racconto di una parte importante della mia vita: quella parte che mi ha segnata per sempre, che mi ha resa più forte, che mi ha cambiata, per certi versi migliorata..

-“Roxanne sei pronta?”, mi chiede mia sorella.
Mi osservo allo specchio. Questa volta, al contrario di quasi un anno prima,  posso vedere il mio riflesso: i miei ricci, rossi più che mai, raccolti in un’acconciatura complessa, il viso coperto da un leggero strato di fondotinta e le palpebre coperte da un ombretto dorato. Il vestito che indosso è un Vera Weng, scelto accuratamente grazie all’aiuto di Quenn; Adrianne, da sempre avversa a queste sedute “femminili”,  fu invece più che felice di occuparsi del piccolo Karl che, oramai, inizia ad impiastricciare le prime paroline.
-“Quasi!”, esclamo alzando la voce per farmi sentire da Kaily che si trova nell’altra stanza.
L’abito è color champagne, con alcuni ricami nella parte superiore; cade, invece, liscio fino ai piedi lasciando a malapena intravedere le punte delle mie scarpe a spillo fucsia. Un altro riflesso si aggiunge al mio. Dietro di me, mia sorella indossa il suo abito da sposa Elie Saab. Pieno di ricami, pizzi, così ampio e principesco..
-“Sei una favola Kaily”, dico avvicinandomi e abbracciandola delicatamente per non rovinarle il trucco, i capelli e tutto quel grande lavoro..
-“Non posso crederci..mi sto sposando Roxanne!! Capisci?!”, esclama sull’orlo di una crisi.
Si siede sul divanetto della suite nella quale alloggiamo.
-“Kaily tu ami Willow no?”, chiedo con un pizzico di ironia. Cerco in tutti in modi di sdrammatizzare per evitare un collasso definitivo di mia sorella.
-“Ma certo Roxanne che razza di domande…?”, mi chiede alzando gli occhi al cielo perdendosi in una risata genuina.
-“Allora smettila di piagnucolare!”, esclamo alzandomi. –“Piuttosto dovremmo andare..”, dico guardando l’orario e noto, con stupore, che io e mia sorella, siamo in un leggero ritardo di un quarto d’ora.
-“Hai ragione..”, dice alzandosi e dandosi un’ultima occhiata di routine allo specchio.
-“Sei bellissima”, le dico.
-“Un giorno sarai tu qui, al mio posto Roxanne..”, mi dice.
-“Già..”, dico cercando di evitare il discorso. Non voglio ancora pensare ad un mio eventuale matrimonio.
-“Chiamo papà”, le dico e mentre mi dirigo fuori decido di fare un salto dall’altra sposa, anche lei mozzafiato. La sua pelle nera crea un contrasto con l’abito simile a quello che la cioccolata crea con il fiordilatte.
-“Willow sei uno spettacolo!!”, esclamo abbracciando anche lei.
-“Sono tesissima Rox”, mi confessa martoriandosi le mani.
-“Ciao Roxy”, mi sorride la piccola Violet svolazzando per la stanza con il suo adorabile vestito da damigella. È impressionante quanto somigli alla madre: lei e Willow hanno la stessa carnagione, gli stessi capelli scuri tipicamente afro e gli stessi occhi da gatta.
-“Sei pronta per portare le fedi?”, le chiedo una volta che mi si avvicina.
-“Mm mm..” mi conferma abbassando e alzando la testa come conferma.
-“Vado a chiamare papà”, dico loro dirigendomi fuori.
Cerco di tranquillizzare anche lui, leggermente fuori di testa per questo matrimonio. Lo conduco da mia sorella e li lascio parlare. Inizio a camminare verso il giardino dove si trovano tutti gli invitati già seduti davanti al gazebo allestito come “altare”. Naturalmente la cerimonia è solo civile quindi a presiederla sarà il sindaco, una signora sulla cinquantina, con un caschetto biondo da far invidia a quello della Wintour e con un interessante accento spagnolo. Mi avvicino ai miei amici: Quenn continua a sventolarsi e lamenta con Niall il caldo afoso e il sole che le fa sciogliere il trucco, Adrianne è seduta insieme ad Harry che sta cercando maldestramente di tenere a bada il piccolo Karl che nel suo smoking in miniatura è adorabile. Liam parlotta con mia madre poco più avanti mentre Zayn e Gwen sono ancora in piedi, in disparte, che fumano una sigaretta. Una rapida occhiata la rivolgo anche ai parenti afro americani di Willow.
“Mi intratterrò con loro dopo”, mi dico accomodandomi accanto ad un ragazzo alto, affascinante e dannatamente bello.
-“Ti stavo aspettando”, dice poggiandomi una mano sulla coscia sorridendomi sfacciatamente.
-“Sta’ buono Tommo”, lo ammonisco.
-“Devo confessarti una cosa..”, inizia mentre prende a suonare la marcia nuziale e tutti ci alziamo e giriamo in direzione delle due spose accompagnate entrambe dai rispettivi padri.
-“Non trovi che mio padre sia terribilmente sexy in giacca e cravatta?”, gli chiedo ironica.
-“Roxanne ascoltami un attimo..”, dice reclamando la mia attenzione.
Ma cosa avrà di così importante da dire proprio ora?!
-“Che c’è Lou?”, chiedo distratta sorridendo a mia sorella e a mio padre.
-“Non vedo l’ora di portarti anche io all’altare”, dice attirando completamente tutta la mia attenzione.
-“Come hai detto?!”, gli chiedo spalancando gli occhi. –“Non mi stai chiedendo di sposarti vero? No perché sappi che se senza anello non otterrai nulla”, lo prendo  in giro.
-“Tranquilla..non avrei mai fatto un simile errore” mi spiega alzando gli occhi al cielo. -“Non vedo l’ora di vedere come starai in bianco”, confessa facendomi l’occhiolino.
-“Ancora è presto Lou..non pensiamo a queste cose ora!”, lo ammonisco riprendendo il filo della cerimonia.
-“In amore non è mai presto o tardi”, mi sussurra lasciandomi un bacio dietro l’orecchio.
-“Sta’ buono..”, gli ripeto.
Mi sta distraendo. Il suo profumo, le sue labbra sulla mia pelle.. Ti prego Lou dammi tregua almeno ora.
-“Ti amo Roxanne”, mi sussurra ancora.
-“Ti amo Lou”, gli dico girandomi verso di lui lasciandogli un bacio, delicato come il tocco di una piuma, sulle labbra.

 


*Il mio angolo scrittrice*

 


Mie care eccoci alla fine.. ebbene questo è l'ultimo capitolo ma vi ricordo che manca ancora l'epilogo e, per quello, ho un'idea che mi piaciucchia davvero tanto** Quindi vi aspetto al prossimo, definitivo, capitolo di chiusura :(
Non posso ancora crederci di essere riuscita a terminarla e il merito è vostro: di chi ha solo letto, di chi si è prodigato nelle recensioni, di chi solamente ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate..
Aspetto con ansia le vostre recensioni che siano negative, positive o neutre perchè è l'unico modo che ho per capire se questa storia è stata un completo disastro o è, comunque, accettabile..  :)
Ora passiamo ai dovuti ringraziamenti.. c:

Grazie al mio Beta per avermi sempre spronata, incoraggiata e sostenuta; grazie per aver letto i miei capitoli e per avermi fatto notare le incongruenze, gli errori..grazie per essere semplicemente te stessa <3 

Grazie ad Adriana che mi ha ispirato il personaggio di Adrianne e che, nel suo modo così sottile ma che io capisco bene oramai, mi ha sempre sostenuta <3 

Grazie a Martina per aver letto la mia storia (davvero Matti da te non me lo aspettavo) e per avermi ispirato il personaggio di Quenn <3

Grazie a Deborah, per lo splendido banner, per le sue recensioni così dolci e che mi fanno morire dal ridere :D Grazie per essermi stata sempre vicina  e per avermi sempre sostenuta e incoraggiata! ti voglio bene <3

Grazie a ser154 che con le sue recensioni spesso mi ha fatta commuovere, che ha sempre letto e sostenuto la mia storia :') davvero sei la dolcezza <3 E, ormai lo sai, il fatto che io sia riuscita a farti emozionare mi fa sentire terribilmente realizzata **  :) 

Grazie a kissmenow19 che ha sclerato solo perchè, nello scorso capitolo, l'ho menzionata ahahahah Sono ancora sconvolta per il fatto che avete parlato della mia storia in TRAM!!!! Mi date troppa importanza tu e ser154 >.< Tesoro sono felice che la storia ti sia piaciuta e ti sono grata per il sostegno, davvero <3

Grazie a seyyestomebabe per aver recensito lo scorso capitolo e per i complimenti :) Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un baciooo :*

Grazie a chi_nu8 per aver recensito lo scorso capitolo e per i complimenti troppo buoni :) un bacio :*

Okay giuro che l'ho quasi finita ahahha
La prossima volta posterò sia l'epilogo che il primo capitolo della mia nuova storia :) Come vi avrò sicuramente accennato è molto diversa da questa anche se i protagonisti sono sempre i nostri ragazzi :') 
SOOO.. Aspetto numerose vostre recensioni (commentate sopratutto gli eventi e se vi è piaciuto il modo in cui li ho trattati) e, mi raccomando, non abbandonatemi :') 
Con tanto tanto affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

 

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Capitolo 32
*** Epilogo- Happy birthday ***


                                                                        

A me 
che ho imparato a credere in me stessa 



Cinque anni dopo

Ripercorro mentalmente tutto ciò che ho infilato nel borsone, accompagnando tutto con un gesto delle dita per tenerlo a mente: pannolini puliti ci sono, il ricambio (nel caso quella peste dovesse sporcarsi) c’è pure , il ciuccio è al sicuro nella piccola custodia blu a prova di germi e batteri. Sorrido soddisfatta chiudendo la zip e inizio a cercare i miei tacchi, sparsi chissà dove. Dall’altra stanza sento delle risate familiari e, incuriosita, accantono per un attimo la mia ricerca. Ed eccoli lì, gli uomini della mia vita, seduti insieme sul divano mentre, divertiti, guardano un cartone animato.
-“Mamma guadda guadda!”, urla mio figlio appena mi scorge osservarli appoggiata allo stipite della porta.
-“Cosa c’è amore?”, dico avvicinandomi a Jason e Louis con un’espressione incuriosita.
-“Caduto!”, mi suggerisce indicandomi con il ditino lo schermo della televisione per trillare poi in un’altra risata e portarsi le manine sul viso.
Guardo mio marito sorridermi e scompigliare i capelli rossicci di nostro figlio.
-“Ma guarda com’è tardi Jason!!”, esclama all’improvviso Louis facendolo sobbalzare.
-“Già..zia Adrianne e zio Harry ci staranno aspettando su!”, aggiungo alzandomi e riprendendo la mia ricerca della scarpe perdute.
-“Tesoro hai visto i miei sandali?”, urlo a Louis mentre mi dirigo in bagno e poi passo in rassegna la camera dei giochi di Jason.
-“Hai provato nella scarpiera?”, urla di rimando.
Ovviamente no.
Alzo gli occhi al cielo quando le trovo esattamente dove dovrebbero essere, ma non dico niente a Louis per non dargli questa soddisfazione.
-“Sei bellissima”, lo sento all’improvviso affermare alle mie spalle, con un tono di voce che conoscevo ormai.
Mi giro e mi sorprendo nel vederlo con il piccolo in braccio; sono due gocce d’acqua. Mi avvicino e lascio un tenero bacio sulla labbra di Louis.
-“Sempre il solito bugiardo”, dico soprattutto alludendo ai chili che ho preso durante la gravidanza e che ancora fatico a perdere.
-“Mamma bellittima”, conferma il mio piccolo Peter Pan, assumendo la stessa espressione del padre. Gli lascio un bacio sulla guancia e lui si abbandona totalmente tra le mie braccia allacciando le mani dietro al mio collo. Louis me lo lascia e lo vedo, con la coda dell’occhio, scattarci una fotografia mentre mi perdo ad annusare il collo del mio bambino.
-“Questa la incorniciamo”, dice sorridendoci.
-“Nah..metti l’autoscatto e facciamone una tutti insieme”, gli suggerisco contrariata.
Naturalmente non riusciamo a tener fermo Jason che inizia a dimenarsi tra le mie braccia. Ha un’avversione per la macchina fotografica che non riusciamo a fargli passare.
-“Lou hai una faccia buffissima!”, lo prendo in giro indicandogli lo schermo della macchina fotografica mentre lui cerca di tener fermo nostro figlio.
-“Almeno siamo venuti con gli occhi aperti”, mi dice caricandosi sulle spalle Jason.     -“Meglio portare la pesta in macchina! Al borsone ci penso io, tu prendi i regali”, aggiunge poi.
Lo vedo scomparire con il piccolo ancora sulle spalle mentre finge di essere un cavallo al trotto per placare i suoi capricci. Osservo un ultima volta quella foto e applico lo zoom sul volto di mio figlio e mi perdo, come facevo oramai ogni volta, nei suoi occhioni azzurri, così simili a quelli di Louis, ma che avevano una sfumatura decisamente più chiara. Sorrido e infilo la fotocamera nella mia borsa.
 
Suono  il campanello di casa Styles e ad accoglierci c’è Harry che cogliamo nel tentativo di gonfiare un palloncino azzurro.
-“Dove sono i miei tre nipotini preferiti?!”, chiedo entusiasta entrando in casa.
-“Adrianne è in cucina”, mi suggerisce il riccio gettando il palloncino in aria con una finta schiacciata. –“Ehy campione!”, dice poi rivolgendosi a mio figlio.
Jason è completamente rapito da Harry tanto che si lascia prendere in braccio e inizia a giocare con i suoi ricci.
-“Zio dove sono i bimbi?”, chiede alludendo ai suoi cuginetti.
-“Vieni con la mamma”, suggerisco mentre Harry lo poggia per terra.
Prendo per mano mio figlio e mentre andiamo verso la cucina vedo Niall uscire dal bagno con Karl.
-“Ma allora ci siete anche voi!”, esclamo salutando i due biondi.
Sbaciucchio il piccolo che, contrariato, si dimena e poi lo lascio giocare con Jason mentre inizio a chiacchierare del più e del meno con Niall.
-“Karl ha fatto i bisognini”, mi spiega sorridendo.
-“Che fine ha fatto tua moglie?!”, chiedo riferendomi a Quenn.
-“è nella camera da letto di Adrianne ed Harry; questa è l’ora della poppata di Celine”, mi ricorda.
Celine, al contrario di Karl che è tutto sua madre, è identica a Niall. Gli stessi occhietti azzurri, la stessa carnagione pallida e la stessa forma del viso. È una vera e propria bambolina..e poi il modo in cui Quenn la veste! I fiocchetti attaccati ai capelli che evidenziano ancora di più le sue guance piene, i vestitini con i personaggi Disney, le converse per bambini ai piedi. Verrà una piccola viziata, penso sorridendo.
-“Le salsicce sono quasi pronte!”, sento urlare qualcuno dal giardino.
-“Zio Limmi, zio Limmi”, esclama Jason entusiasta di aver sentito la voce di Liam.
Prendo Jason e Karl per mano e ci dirigiamo in giardino dal quale proviene un odore di arrosto alquanto invitante.
-“Ottimo lavoro chef”, esclamo sinceramente compiaciuta mentre lo vedo armeggiare alla griglia ben concentrato.
-“Oh grazie Rossa!”, dice sorridendo mentre chiude il fuoco. –“Ehy miei piccoli ometti, date un abbraccio allo zio!”, esclama abbassandosi all’altezza dei bambini mentre Jason e Karl gli saltano praticamente addosso, facendolo cadere.
-“Qualcuno è ingrassato qui, vero Karl?!”, chiede iniziando a mordicchiargli la pancia mentre mio figlio cerca di difendere il cugino.
-“Posso lasciarteli giusto il tempo di salutare Adrianne?”, gli chiedo mentre osservo rapita la scena che decido di immortalare con una fotografia.
-“Certo, fai pure! A questi marmocchi ci penso io.. chi vuole giocare a guardia ladri??!!”, esclama poi suscitando l’ilarità dei due maschietti.
Mentre vado in cucina, non posso fare altro che sorridere della pazienza che Liam ha con i bambini. Sarà un papà favoloso, penso; deve solo incontrare quella giusta. Varcata la porta , quasi scoppio a ridere quando mi ritrovo Adrianne in preda al panico. La piccola Sam grida nel seggiolone lanciando quello che penso sia la sua pappetta , Alex gattona per terra facendo roteare il suo biberon e sporcando il pavimento di latte che viene, ovviamente,  leccato da terra dal piccolo Justin che segue a ruota suo fratello.
-“Una mano Roxanne! Non startene lì impalata!!”, mi grida allargando le braccia e dando maggior enfasi alle sue parole.
-“Piacere di rivedere anche te!”, esclamo fiondandomi nella cucina per prendere in braccio Sam che inizia a giocare con la mia collana completamente rapita dal suo luccichio. Adrianne si occupa degli altri due gemelli, afferrando prima Alex e poi Justin.
-“Harry!!!!”, urla richiamando suo marito.
Vedo il riccio entrare con un’espressione di chi ha appena ricevuto una scossa elettrica.
-“Prendi i tuoi figli e falli calmare!!”, urla ancora Adrianne mentre Harry sembra essere entrato nel panico. Ecco chi è che porta i pantaloni in questa casa, penso e rido tra me e me. Quando segue le istruzioni della moglie, mi accorgo di quanto quelle pesti somiglino al padre. Justin e Sam, in particolare, hanno gli stessi ricci ribelli castani, gli stessi occhi così tremendamente verdi e limpidi mentre la carnagione è molto simile a quella più scura della madre. Alex è un misto più equo: i capelli e gli occhi della madre, la forma del viso e la carnagione di Harry. È uno spettacolo solo vederli.
-“Avete fatto arrabbiare la mamma?!”, chiede rivolgendosi a tutti e tre i gemelli.
Come risposta riceve solo alcuni schiamazzi e qualche risata.
-“Bravi ragazzi!”, sorride poi prendendo in giro Adrianne che, nel frattempo, si finge offesa.
-“La prossima volta io addobbo casa e tu ti occupi di questi tre!”, esclama lei, dando una ripulita alla cucina mentre io cerco di darle una mano dopo aver ceduto, tra le braccia di Harry, la piccola Sam.
-“Ti amo anche io tesoro”, dice lui lasciandole un bacio sul collo e uscendo dalla cucina con tutti e tre i gemelli.
-“Harry voleva cinque figli no?!”, mi chiede furiosa Adrianne mentre pulisce convulsamente il seggiolone della figlia.
-“Mi sembra di si..”, confermo confusa finendo di asciugare il latte da terra.
-“Beh ne ho sfornati tre in una volta, quindi bastano e avanzano!”, esclama scoppiando a ridere.
-“Hai dei figli stupendi!”, le dico sincera.
Io e Adrianne, mentre diamo una sistemata alla cucina, intavoliamo una conversazione vecchio stile: iniziamo speculazioni e progetti per le vacanze, prendiamo in giro le manie di Quenn, ci complimentiamo a vicenda per i nostri figli, commentiamo l’assurdità del fatto che Harry le fece la proposta di matrimonio inginocchiato a terra il giorno del suo compleanno, ricordiamo il matrimonio mio e di Louis e di come scoprii casualmente di essere in stato interessante.

-“E se fossi incinta?”, aveva chiesto terrorizzata Gwen con uno sguardo perso nel vuoto, seduta sul letto della camera da letto sua e di Zayn (convivevano ormai da qualche mese). Sapevamo tutte quanto profonda fosse la sua avversione nei confronti della gravidanza. Le parole tabù erano: sala parto, smagliature e pancione. Non che non amasse i bambini, sia chiaro, dal momento che riempiva Karl di regali; ma lei voleva prima pensare alla sua carriera, al lavoro e voleva convincere subdolamente Zayn a inginocchiarsi e farle la proposta di matrimonio. Aveva in testa tutto un suo progetto e non avrebbe permesso a niente e nessuno di sconvolgerlo.
-“Abbiamo comprato una diecina di tester”, le disse Adrianne porgendole la busta piena di quelle scatole “infernali”, per utilizzare l’aggettivo adottato da Gwen.
-“Avanti vai in bagno”, la spronò Quenn.
Aspettammo tutte e tre per un tempo che ci sembrò interminabile. Quando la vedemmo uscire con una espressione trionfante sul volto capimmo che il test era negativo.
-“Magari fanne un altro per sicurezza”, le suggerii.
Mi fulminò e quasi mi sentii incenerita. Era ovvio che si stesse aggrappando con tutte le sue forze a quel test negativo e che temeva che, se ne avesse fatto un altro, l’esito sarebbe cambiato. Ahimè, anche quello fu negativo e tutte ci tranquillizzammo, soprattutto Gwen.
-“Cosa ci facciamo con questi?!”, chiese poi Adrianne indicando gli altri tester inutilizzati.
-“Li conserviamo?!”, proposi.
-“Usiamoli noi, ora!”, propose Quenn con la sua solita aria da cospiratrice. Quando notò le nostre facce contrariate aggiunse –“Ma divertiamoci un po’! tanto si sa che non siamo incinte!”, esclamò afferrando un tester.
Naturalmente Adrianne si rifiutò, non dando peso alla “sfida” lanciata da Quenn. Mi chiedo ancora oggi per quale motivo io invece mi fiondai in bagno con in mano quel tester.
-“Positivo”, annunciai entrando nella stanza con le gambe che a malapena mi reggevano.
-“Cosaa?!”, urlò Adrianne fiondandosi al mio fianco e strappandomi il tester dalle mani.
-“Ma com’è possibile?”, chiese Gwen portandomi a sedere sul bordo del letto.
-“Roxanne io..non..pensavo che..si..insomma..”, balbettò Quenn sentendosi quasi in colpa.
-“Fanne un altro per sicurezza!”, suggerì risoluta Gwen.
-“Già..magari questo esito  è sbagliato”, aggiunse poco convinta Adrianne.
Tutti gli altri tester furono utilizzati da me e tutti furono positivi. Bel modo di scoprire di essere incinta! Certo, ormai ero sposata con Louis da quasi tre anni, ma ancora non ne avevamo mai parlato..

Perdo il filo del discorso con Adrianne e continuo a viaggiare tra i ricordi.

Quella sera io e Louis dovevamo uscire per cena ma non volevo dargli la notizia fuori casa. Era a torso nudo e pantaloncini mentre preparava gli spaghetti e tagliuzzava i pomodorini freschi. Evitai di toccare coltelli quella sera, dal momento che le mani mi tremavano convulsamente e, perciò, persi tempo ad apparecchiare. Volevo fare le cose per bene, volevo dirglielo dopo mangiato, magari dopo aver bevuto prima qualche bicchiere di vino che, di sicuro, mi avrebbe infuso più coraggio ma, ovviamente, i miei piani andarono in fumo per colpa della mia sbadataggine. Ruppi un bicchiere, che mi sfuggì dalle mani, e andai in panico.
-“Roxanne ma che hai stasera? Tutto bene?”, chiese Louis fissandomi con i suoi occhi azzurri, quella sera più profondi del solito.
-“Veramente no..”, dissi sedendomi su una sedia mentre lui raccoglieva i pezzi di vetro da terra.
-“Che succede?”, chiese poco dopo preoccupato, inginocchiandosi e aggrappandosi ai miei fianchi.
-“Devo..devo dirti una cosa”, dissi facendomi sfuggire un sorriso nervoso. Louis avrà pensato che fossi una pazza nevrotica. Aspettò che andassi avanti  incoraggiandomi con un suo dolcissimo sguardo apprensivo. Allora gli presi le mani e le appoggiai sulla mia pancia,ancora troppo piatta.
-“Tra nove mesi non saremo più solo noi due”, sussurrai mentre una lacrima mi scorreva lungo la guancia.
Louis guardò prima le sue mani, poi osservò attentamente il mio ventre con un’espressione corrucciata e poi scrutò attento il mio volto, mentre i suoi occhi iniziavano ad inumidirsi.
-“Davvero?”, chiese con voce rotta dalla commozione. Feci solo cenno con il volto mentre lui si alzava e mi asciugava con dei baci le lacrime che, ormai, scendevano senza sosta.
-“Sono..sono..”, cercava di parlare e alzava gli occhi al cielo come per trattenere le lacrime e sbuffò cercando di riprendere il controllo della sua voce.
-“Felice?”, suggerii speranzosa.
-“No!” esclamò. –“è troppo poco felice..io..sono l’uomo più fortunato di questo mondo.. di.. di questo universo..io davvero non posso crederci Roxanne! Mi sento così appagato e innamorato e, perché no, felice”, conclude sorridendo di quell’ultima parola ,che poco prima gli avevo proposto,  lasciando un bacio sulla mia pancia e poi sulle mie labbra.
Quando scoprimmo che si trattasse di un maschietto decidemmo entrambi, emozionati e di comune accordo, di chiamare nostro figlio come il cantante di quella canzone che fece da colonna sonora al nostro amore.
-“Jason, come Jason Mraz”, annunciammo ai nostri amici e parenti che si congratularono entusiasti.

-“Tra l’altro sono arrivate anche le pizzette e i rustici quindi noi iniziamo a mangiare, Zayn e Gwen sono sempre i soliti..che fastidio!”, si lamenta Adrianne riportandomi al presente.
-“Se la staranno spassando”, le dico alludendo ironicamente al fatto che quei due ci danno dentro alla grande.
-“Sono una coppia davvero “affiatata”, aggiunge lei mimando delle virgolette sull’ultima parola facendoci scoppiare in una risata fragorosa.
-“Cosa ridete voi due?!”, chiede Quenn irrompendo nella stanza con la piccola Celine che, non me lo feci ripetere due volte, presi a cullare tra le mie braccia. La bionda ci aggiorna brevemente sugli ultimi eventi della sua vita, ci espone il programma della palestra che sta seguendo per perdere i chili che, anche lei, ha preso a causa della gravidanza e, quasi quasi, io e Adrianne ci lasciamo convincere a prendere parte a quegli allenamenti. Quando dopo ben un’ora e mezza di ritardo arrivano anche i due piccioncini, Zayn e Gwen, che si scusano per il ritardo, ci riuniamo tutti in cucina.
-“Colpa di mister Ciuffo!”, si giustifica Gwen. –“Quando deve prepararsi è peggio di una donna!”, lo prende in giro.
-“Intanto mister Ciuffo ti piace”, l’ammonisce lui facendole l’occhiolino.
-“Tu credi?”, chiede lei con aria di sfida alzando lo sguardo fiera.
Zayn sbuffa contrariato e, in segno di resa, inizia a conversare con Louis e Liam mentre io e Gwen ci congratuliamo con Harry di quanto sia stato bravo ad addobbare la stanza; palloncini blu e rosa, meticolosamente disposti, formano una sorta di arco sul tavolo dove Adrianne inizia a sistemare gli stuzzichini, le pizze e i rustici, seguita a ruota da Liam che porta il vassoio con le salsicce ed Harry con una cesta colma di panini. Un grande striscione di “tanti auguri” incornicia il tutto e le colonne sonore dei cartoni animati Disney, provenienti dallo stereo, creano un’atmosfera serena e tranquilla. Tutti e cinque i bambini stanno giocando per terra con pupazzi, costruzioni di ogni tipo, camion e macchinine di diversi modellini mentre la piccola Celine, beata, dorme nella culla poco più distante.
-“Non fate troppo chiasso o la piccola si sveglierà”, li ammonisce amabilmente Liam che non riscuote molto successo.
Ci accomodiamo tutti a tavola e io e Louis facciamo a turno per cercare di far mangiare qualcosa a nostro figlio che, talmente preso nel gioco, disdegna perfino le crocchette di patate, per le quali a casa esce pazzo. Ritrovarsi tutti insieme per il primo compleanno dei tre gemelli è davvero un evento speciale, mi ritrovo a pensare. In cinque anni ne erano cambiate di cose: il matrimonio di Quenn e Niall sulla nave da crociera, quello mio e di Louis nella chiesa barocca di San Paolo a Londra, e poi quello di Adrianne ed Harry in Italia, nello stadio di San Siro. Quello si che era stato un matrimonio davvero originale! Liam che non riesce ad avere una relazione stabile con nessuna ragazza, Gwen che si ostina a presentargli alcune sue conoscenti mentre lei, per ora, preferisce convivere con Zayn che sta letteralmente uscendo fuori di testa; il moro ha un istinto paterno davvero spiccato, noto osservandolo di tanto in tanto alzarsi da tavola per distribuire le pizzette ai bambini pulendo loro il musino sporco di sugo. Poi arrivò la mia gravidanza, del tutto inaspettata e poi, un anno fa proprio questo giorno, toccò diventare madre anche ad Adrianne e di ben tre gemelli. Fu di nuovo la volta di Quenn che incoronò il suo matrimonio con Niall: la piccola Celine arrivò solo tre mesi fa.
-“Jason ha mangiato pochissimo stasera.. magari gli faremo una tazza di latte prima di portarlo a letto”, mi suggerisce Louis alle mie spalle mentre si risiede al mio fianco. Gli faccio un segno di assenso e lui mi prende una mano portandosela al viso; la annusa e la bacia dolcemente mentre gli sorrido. Mai avrei pensato che il matrimonio avrebbe reso il nostro rapporto così speciale e solido; durante la gravidanza Louis era sempre stato molto apprensivo, prendendo spesso dei giorni di malattia per starmi vicino. Quando poi è nato nostro figlio eravamo entrambi disorientati e impreparati ma, la nostra complicità, ci sta permettendo di cavarcela discretamente bene .
-“è ora di tagliare le torte!!”, esclama poi Harry mentre chiama con sé Liam e Louis in cucina per farsi aiutare a portarle; così io, Zayn e Niall iniziamo a sparecchiare aiutando Adrianne mentre Quenn e Gwen, ovviamente, continuavano tranquillamente a chiacchierare sui benefici dello sport acquatico.
-“Le solite sfaticate!”, le schernisce Adrianne. –“La prossima volta chi non lavora non mangia!”.
-“Avanti Adrianne dacci tregua”, si lamenta Quenn prendendo a sventolarsi con un fazzoletto fingendo un’aria stanca.
-“Eh comunque io non ho fatto tardi per niente.. ho faticato molto con Zayn”, dice Gwen catturando su di sé molte occhiate allusive; Zayn, non me lo sarei mai aspettata, arrossisce fulminando la sua fidanzata con lo sguardo.
-“Perché sei stanca zia?”, chiede all’improvviso Karl alle nostre spalle.
-“No..niente tesoro”, gli risponde Gwen scompigliando i capelli del biondino, iniziando a massacrargli le guance piene.
Richiamo i bambini tutti attorno alle tre torte che sono state posizionate sulla tavola: al centro quella a forma di margherita per la piccola Sam, ai lati quelle a forma di palloncini- uno rosso e uno blu- per Justin e Alex.
-“Lou spegni la luce per favore”, dice Harry mentre con Adrianne sistema i figli in piedi sulle sedie, ognuno in corrispondenza della propria torta di compleanno. Gwen posiziona su ogni torta una candelina mentre Zayn le accende e tutti ci posizioniamo di fronte ai gemelli; Louis, accanto a me, tiene in braccio Jason che osserva attentissimo le candeline, l’unica fonte di luce della stanza, Niall accanto a mio marito ha in braccio suo figlio mentre Quenn, poco distante, culla Celine svegliatasi poco prima; aspettiamo tutti che Liam abbassi il volume dello stereo e, appena Adrianne ed Harry si sono sistemati in modo da poter sorreggere i loro figli da dietro, iniziamo a cantare la sempre attesa canzone di buon compleanno.
-“Soffiate soffiate”, incitiamo i gemelli che tentano, senza poche difficoltà, di spegnere le candeline mentre diversi flash delle fotocamere, compresa la mia, generano alcuni sprazzi di luce. Prontamente Harry e Adrianne aiutando i piccoli in quella piccola difficoltà generando il nostro applauso e gli schiamazzi di Karl e Jason che battono le manine con grande e arguta partecipazione.
Rimasti al buio, accendo prontamente la luce con l’interruttore che avevo accanto e immortalo con la macchina fotografica il taglio delle torte. A turno ogni coppia fa la propria foto con i gemellini che più volte, attirati dalla torta, tentano di mangiarla direttamente con le mani.
-“Non si fa!”, li ammonisce Quenn mentre Adrianne la fulmina.
-“Sono bambini Quenn!!”, esclama alzando gli occhi al cielo.
-“Possibile che dovete sempre battibeccare?!”, chiedo a mia volta.
Non cambierà mai niente, penso compiaciuta e con un pizzico di nostalgia, ricordando quando ancora adolescenti le dinamiche erano identiche: Adrianne e Quenn che non potevano fare a meno di discutere su tutto e, io, sempre pronta a calmare le acque.
Harry prende a distribuire le fette di torta, tre per ogni persona, essendo ognuna di un gusto diverso.
-“Avete complottato contro di me vero?!”, chiedo suscitando un’ilarità generale alludendo al fatto di non riuscire a stare a dieta per più di una settimana.
-“Smettila con questi complessi”, mi sussurra Louis da dietro ammonendomi.
Alzo gli occhi al cielo e prendo in braccio mio figlio facendogli mangiare il pezzo di torta al cioccolato mentre io mi “sacrifico” a gustare gli altri due, rispettivamente alla frutta e alla crema chantilly.
 
-“Muoviti Roxanne, mi sta venendo un crampo al piede!”, mi incita Zayn mentre cerco di mettere l’autoscatto alla macchina fotografica.
-“Fatto!!”, dico sorridendo e scappando lì dove sapevo che Louis mi aveva conservato il posto accanto a lui; lo faceva ora e, sapevo, lo avrebbe fatto per sempre.
 
 

Ci siamo tutti in questa foto: grandi e piccoli tutti uniti da affetto e ricordi, da lacrime e sorrisi, da paure e gioie. Ci siamo tutti in questa foto: grandi e piccoli uniti dalla stessa voglia di lottare sempre nella vita e di superare quelle difficoltà che ci avrebbero fortificato.
In questa foto ci Adrianne e Quenn, le mie migliori amiche, che mi erano sempre state accanto anche quando non mi era possibile osservare i loro volti per cercare di capire se la loro vita stesse almeno procedendo meglio della mia. Con loro avevo condiviso l’infanzia, l’adolescenza e, ora, sono fiera di poter condividere con loro il resto della mia vita.
In questa foto c’è Zayn, il mio migliore amico e confidente, che mi ha aiutata a crescere e a capire meglio la contorta psicologia maschile. Apparentemente sicuro di sé ma che, in fondo, cela un animo che oserei definire fragile.
In questa foto c’è Niall, un ragazzo d’oro che si è preso delle responsabilità più grandi di lui che non gli competevano; ama sua moglie e i suoi figli incondizionatamente.
In questa foto c’è Gwen, testarda e caparbia, dalla personalità difficile, è l’unica che può davvero tener testa a Zayn. Una ragazza che ha paura di tutto ciò che può derivare da una gravidanza ma che questa sera, inconsciamente , ha già in grembo una piccola vita. Il suo volto, così addolcito, e i suoi occhi, così luminosi, non mi hanno tratta in inganno.
In questa foto c’è Harry, il mio caro amico sempre pronto a coprirmi e a giustificare i miei errori, sempre disponibile e cordiale che è perdutamente innamorato della mia amica e dei loro tre pestiferi gemelli.
In questa foto c’è  Liam, la dolcezza fatta persona; un ragazzo responsabile, che vede sempre il lato positivo, che vive per i nostri bambini e ama la vita anche se non riesce a trovare nessuno cui donare il suo cuore.
In questa foto ci sono le due persone per le quali ogni mattina mi alzo dal letto con il sorriso, per le quali sono felice e soddisfatta della mia vita, per le quali ringrazio sempre di esser diventata cieca quella terribile sera, di essere stata mandata in quel centro di riabilitazione. Louis è l’amore della mia vita, l’uomo con il quale voglio fare l’amore ogni giorno e voglio ridere di ogni minima sciocchezza, con il quale voglio litigare e urlare solo per poi fare la pace nel modo più dolce che c’è; con Louis voglio avere altri bambini e trascorrere il resto dei miei giorni.

-“Ti amo Lou, nel modo più sincero che c’è”, gli sussurro mentre lascio un bacio sulla piccola testa rossiccia di nostro figlio, addormentatosi sul mio petto appena ritornati a casa.
Mi guarda: è il mio Peter Pan. Sembra sperduto, come se sentisse quelle parole per la prima volta. Prende Jason dalle mie braccia delicatamente, cercando di non svegliarlo, e inizia velocemente a spogliarlo per infilargli il pigiamino; lo mette nella culla e gli lascia anche lui un tenero bacio. Si gira verso di me e, prendendomi per mano, mi guida nella nostra camera da letto.
-“Ti amo”, mi dice accarezzandomi una guancia facendomi arrossire.
Due parole, così piccole e timide ma che, per me, significano il mondo.
La sua carezza lentamente scende fino ad accarezzarmi tutto il corpo e un brivido mi attraversa. Ci abbandoniamo al nostro amore, così affamati e mai pienamente sazi, così grati per poter contare sempre l’uno sull’altra, così innamorati come se ogni giorno fosse il primo. Mi immergo nei suoi occhi, il mio oceano, e non ne esco più.
 

 

*Il mio angolo scrittrice*

Ecco qui l'epilogo *si dispera*
Sarò di poche parole perchè sennò mi verrà l'angoscia ahahha
Ringrazio tutte coloro che hanno sostenuto me e questa storia, che l'hanno inserita tra le preferite/seguite/ricordate, che hanno recensito o semplicemente letto.. Grazie davvero, vi adoro tutte <3
Naturalmente fatemi sapere cosa ve ne pare di questa conclusione che, a mio parere, era la più giusta..ognuno ha trovato la sua sistemazione, i nostri ragazzi sono cresciuti ma sono ancora uniti **
Girovagando su internet mi sono imbattuta in Celine e Niall ahahah io li immagino proprio così 
http://www.bambini.eu/2013/06/17/one-direction-harry-styles-scrive-una-canzone-ma-non-lascia-la-band/945908_511726812215863_2113896671_n

 Non sono l'amooooooreeee?? ** awwwww
Okay fine dello sclero lol

Come promesso ecco il link della mia nuova FF dal titolo "Meet me in the sunshine".. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1928012&i=1
Fate un salto se vi va e, magari, lasciate una recensione **
Ancora grazie di tutto **
Con infinito affetto
Lavinia

*STAY STRONG*

 

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