Una giornata no

di Rachi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


capitolo 1

Una giornata no

Capitolo 1

Due passi a piedi per schiarirsi le idee e soprattutto per cercare disperatamente di riacquistare il suo solito buon umore, ma ogni tentativo sembrava fallire e l’unico pensiero che ritornava ricorrente era sempre lo stesso “Oggi è proprio una giornata no”. Se lo ripeté, per l’ennesima volta, guardando la sua immagine riflessa sulla vetrina davanti alla quale si era fermata mentre il suo adorato Levi cercava di attirare la sua attenzione, strofinando il morbido pelo color miele sulla gamba della sua padroncina.
Sue aveva passato l’ultima ora a litigare al telefono con sua mamma a causa del matrimonio di una lontana cugina a cui non aveva proprio né la voglia né il tempo di andare.
«Dai cosa ti costa?!» continuava a ripeterle «Stai uscendo con qualcuno? E se no avrai un caro amico con cui andare. A Lizze farebbe così piacere rivederti!»
Erano quelle le parole che continuavano a ronzarle in testa come una mosca fastidiosa; fino a quel giorno non ci aveva pensato, ma non usciva con nessuno. Si stavano susseguendo le cene con i suoi amici, Myles, Bobby, Tara, Lucy e… Jack. Demetrius quando i bambini glielo permettevano veniva con sua moglie, e vederli insieme… così affiatati e innamorati…“Basta!! Non ci pensare!” si disse, entrando nell’edificio dell’FBI. Poi, come se un campanellino risuonasse nella sua testa, si girò verso la fila dei visitatori e li la vide, Allie…E avvenne l’inevitabile, il suo umore peggiorò.
Prese l’ascensore ed entrò in ufficio, come sempre erano tutti indaffarati ma quando Sue varcò la porta le fecero un inchino e la salutarono allegramente in coro «Buongiorno signora Hudson!»
Per un attimo rimase a guardare i suoi amici divertiti dalla situazione che si stava ripetendo, e poi non potè fare a meno di reggere il gioco «No, ancora!! Ma Tara e Bobby non si offrono mai volontari per le missioni sotto copertura? Sareste una bella coppia!!» tentando di sembrare più allegra di quello che non era.
«No, abbiamo deciso di rimanere solo amici, vero Tara?» le rispose Bobby sorridendole, e poi avvicinandosi a Jack continuò «Sue, ma è Jack che insiste! Adora la vostra vita coniugale!»
«Bobby, Bobby, per questo incarico Jack dovrebbe essere un autolesionista…» Myles rientrò in quel momento in ufficio senza degnare di uno sguardo nessuno dei suoi colleghi e continuando a far finta di leggere il fascicolo del caso che stava per esporre.
«Non capisco…» Sue non aveva afferrato completamente quello che aveva detto il collega, così si rivolse a Lucy con fare interrogativo ricevendo dall’amica solo un’alzata di spalle e un “lascia stare” segnato rapidamente.
Myles intanto aveva preso posto davanti al tabellone, sistemandosi la cravatta e apprestandosi ad iniziare il suo show preferito: rendersi insopportabile ai suoi amici. «Ora vi aggiorno sul caso. Ma è possibile che senza di me quest’ufficio non vada avanti?»
Sei paia d’occhi si levarono al cielo, e anche Levi non potè fare a meno di mettersi una zampina sul muso.
«Ok, ok…ma adesso attenzione. Da qualche mese l’FBI sta tenendo d’occhio questa famiglia» indicando una foto sul tabellone. «Enry e Carol James. Sono sospettati di avere dei contatti con una cellula terroristica, più propriamente è Enry che viene sospettato, ha una ditta di import export e alcuni traffici ci risultano un po’ sospetti. Comunque c’è bisogno di una sorveglianza più serrata, dobbiamo piazzargli delle microspie in casa, e la famigliola felice non ha una vita sociale molto attiva, quindi non si può pensare di conoscerli al club del golf.»
«E la famiglia Hudson quindi a cosa serve?» chiese Sue guardando Myles e poi girando gli occhi su tutta la squadra soffermandosi su Jack, che la guardava in modo strano da quando era arrivata.
«Come facciamo a farceli amici, se non escono di casa» rivolta ancora verso di lui mentre nella sua mente continuava a rimbombare quel monosillabo “no, no, no, no!
«È qui che entra in scena la triste e litigiosa famiglia Hudson» continuò Myles «la signora James è una consulente coniugale, esercita in casa, e quindi mi dispiace, niente coccole o sguardi troppo complici ragazzi… litigate e buon divertimento.»
Sue tornò con gli occhi bassi alla sua scrivania e Jack le si avvicinò: «Sue…» sfiorandole la spalla per attirare la sua attenzione, «c’è qualche cosa che non va? Sei di cattivo umore da quando sei arrivata.» e aggiunse scherzando «Non dirmi che hai anche il dono della preveggenza, e ti stavi gia calando nella parte?»
«Niente di particolare» gli rispose lei «solo una giornata storta.»
Stava per andare a sedersi alla scrivania quando si ricordò di lei, «Ah Jack» lui le accennò un sorriso «di sotto, nella fila dei visitatori…» continuò Sue «c’era una persona per te, » e mentre il suo umore peggiorava terminò la frase «sta salendo Allie.» Gli voltò le spalle, andò alla scrivania e non rialzò gli occhi per guardare la sua reazione alla notizia dell’arrivo della ex.
In quel momento vederlo sorridere per Allie le avrebbe fatto troppo male.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

«Ora capisco perché la tua mogliettina non è molto felice del tuo comportamento!» Jack non aveva fatto in tempo a mettere piede in ufficio dopo aver salutato rapidamente Allie con un abbraccio, che Bobby aveva immediatamente approfittato della situazione e lo stava apostrofando mentre cingeva con un braccio la spalla di Sue.
«Allora signori Hudson c’è una bella casetta che vi attende. Fate i bagagli e buon lavoro.» Myles lasciò cadere le chiavi della villetta sulla scrivania di Sue. Jack si avvicinò a lei, scuotendo la testa e facendo una smorfia a Bobby mentre questo si allontanava ridendo.
«Ok, pensi di poter fare le valige in un paio d’ore?»
«Ci trasferiamo subito?»
«Si, prima ci trasferiamo prima iniziamo» poi si fermò guardandola negli occhi «Sue? Qualche cosa non va?»
Lei cercò di sorridere per sdrammatizzare «Niente, vedrai passerà. E poi è l’umore giusto per la nostra copertura. A proposito se vado subito sarò pronta in tempo.»
«Ok, allora ci vediamo sotto casa tua, ti passo a prendere.»
«Va bene» gli rispose rapidamente prendendo il cappotto, e si avviò all’uscita dove venne fermata da Lucy e Tara «Sue, che c’è?»
«Niente» per l’ennesima volta mentì sul motivo della sua inquietudine, ma non poteva distrarle con un semplice niente «Non ho dormito bene e poi la telefonata di mia madre mi ha messo di cattivo umore. Sa che odio andare ai matrimoni di parenti che non vedo da anni, ma continua a costringermi. Poi dovrei sorbirmi quei bei discorsi su che bella carriera che sto facendo, tutti gli sforzi che ho fatto… e poi cadrebbero tutti sulla stessa domanda, visto che ci andrei da sola… “come mai sei da sola?”. Poi arrivo al lavoro e trovo…»
«Allie?» concluse la frase per lei Lucy «Sue non è che…»
«No Lucy! Niente che, se o ma, n i e n t e! Ora devo andare. Jack verrà a prendermi tra meno di due ore e se non vado subito non sarò mai pronta» fece un lungo sospiro e poi, prima di andarsene, rialzò gli occhi sulle due amiche che avevano ascoltato il suo sfogo «Scusatemi…»
Tara e Lucy la guardarono sparire dietro le porte dell’ascensore e sobbalzarono entrambe quando Myles, che aveva sentito tutto, si avvicinò alle loro spalle dicendo «Penso che la terapia di coppia possa davvero servire a quei due. Troppo ligi al dovere e alle regole…Ma al cuor non si comanda!!» e mentre percorreva il corridoio dirigendosi all’archivio, gesticolava in quel modo strano come solo lui sapeva fare.

Jack arrivò sotto casa di Sue e le mandò un messaggio per avvertirla di essere arrivato. Le chiese di aprire il portone così l’avrebbe aiutata con le valige, ma appena scese dalla macchina la vide uscire e le corse incontro «Dai, ti do una mano.»
«Grazie ma ce la faccio da sola» anche questa volta il suo tono era stato un po’ troppo duro, “Possibile che non riesco a mantenere la calma?
Jack rimase a guardala mentre metteva le valige in macchina e faceva salire Levi. Non riusciva a capire che cosa avesse. La Sue che conosceva non si era mai comportata così. Sentiva che c’era qualche cosa che non andava, e di una cosa era sicuro, avrebbe tentato di scoprirlo. Entrò in macchina dopo di lei, la trovò che rispondeva ad un messaggio, quindi la lasciò stare e per gran parte del tragitto si concentrò sulla strada guardandola ogni tanto quando, irrequieta, cambiava posizione sul sedile. Rimasero imbottigliati nel traffico e Jack, non arrendendosi, riprovò a capire cosa avesse, ma come risposte non riuscì ad ottenere altro che dei monosillabi, mentre lei continuava a ripetersi la stessa frase “Siete solo amici Sue, solo amici…allora perché mi ha fatto così male vederli abbracciati?

Arrivati nella zona residenziale persero alcuni istanti per identificare la villetta che sarebbe servita per la loro copertura poi, parcheggiata l’auto nel vialetto davanti al garage, Jack riuscì a convincerla ad andare con Levi a fare due passi mentre lui portava all’interno le valige. Nelle ore precedenti al loro arrivo era stato inscenato un trasloco in piena regola, e ora mancavano solamente i nuovi inquilini. Sue cedette presto, pensando che un po’ d’aria e una passeggiata con il suo fedele amico le avrebbe giovato all’umore, così gli tolse il guinzaglio e iniziò ad incamminarsi nel viale alberato che costeggiava i giardini curatissimi delle villette, così simili a quella che avrebbero occupato loro fino alla risoluzione del caso.
Sue stai calma, non lo puoi trattare male per tutto il lavoro di copertura, in fondo non è colpa sua, sei tu che oggi hai troppi pensieri per la testa...” continuava a ripetersi.

Intanto Jack si infilò la tuta da jogging e se ne uscì a correre un po’ cercando di raggiungere Sue. Quando la vide in lontananza allungò il passo della corsa per colmare la distanza più rapidamente.
«Sue, Questa stasera cucino io, dimmi cosa vorresti mangiare e realizzerò ogni tuo desiderio.»
«Ricordi? Odio recitare la farsa della famigliola felice, non c’è bisogno che cerchi di rabbonirmi per le tue scappatelle, non basta un piatto di lasagne per ritrovare la fiducia in noi .»
A Jack sembrò di ricevere un pugno nello stomaco. “Certo che le rimane naturale questo lavoro di copertura”, poi vide la signora James in giardino e capì «Ok tesoro!» alzando la voce «Se vuoi digiuna. Io mi ordino una pizza» e corse via.

Me lo sono meritato” pensò Sue quasi dimenticandosi dei loro ruoli, “Devo calmarmi un po’, Jack non c’entra nulla” o quasi…“In casa devo cambiare atteggiamento” «Su Levi, facciamo ancora due passi e arriviamo al supermercato qui vicino, facciamo la spesa e prepariamo una bella cenetta. Mi devo pur far perdonare per questa giornata!» Levi le saltò addosso richiedendo una buona dose di coccole «Si, si, penso anche a te, comperiamo i bocconcini che ti piacciono tanto!»
Jack intanto, correndo per il quartiere, pensava a quello che gli aveva detto Allie solo poche ore prima mentre continuava a perlustrare la zona, poi fece dietro front per dirigersi verso casa pensando che, anche se con un pessimo umore, lo aspettava Sue, e un sorriso gli salì alle labbra.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

Passare dalla porta secondaria in cucina gli sembrò la scelta più adatta, e quando si avvicinò e la vide li, che preparava la cena, si fermò ad osservarla quasi senza battere ciglio, gli accadeva sempre la stessa cosa, non si rese conto nemmeno del tempo che passava. Si riscosse solo quando Levi saltò sulla porta a vetri attirando l’attenzione di Sue. Si guardarono attraverso i vetri e Jack entrò sfoderando quel suo sorriso timido e imbarazzato «Ma come?! Avevo capito che non avevi fame! Non pensavi al digiuno?»
«Se vuoi puoi sempre ordinarti una pizza!» lo disse sorridendo, almeno un tentativo lo stava facendo.
«Mai rinunciare ad una cenetta fatta in casa! Passo le mie tristi serate da single solo a casa, davanti ad un piatto mono-porzione riscaldato al microonde…a volte mi chiedo se un giorno non diventerò un surgelato anche io.» Si guardò in torno alla ricerca di qualche cosa da fare «Ti do una mano?»
«Non ti preoccupare, ho quasi finito. Mi rilassa cucinare, e per una volta non solo l’insalata…vai pure a fare la doccia, quando hai finito puoi sempre preparare la tavola. E poi preferisco cucinare al riordinare!»
«Vedo che ti ricordi la regola…»
«Chi cucina non riordina? Certo che la ricordo…»
Jack rimase a guardarla ancora un attimo per capire se veramente le nubi erano passate, ma Sue stava diventando bravissima ad evitare il suo sguardo, così si decise e salì le scale per andare in bagno a farsi la doccia.
Rimasta in cucina da sola appoggiò entrambe le mani sul piano di lavoro davanti a lei, chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro mentre continuava a ripetersi “Dai avanti! Sii te stessa e parlate durante la cena come fate sempre, e poi ti chiudi in camera e ti fai una bella dormita”. Ma era quel fate sempre che la preoccupava.

In meno di mezz’ora la cena era quasi pronta e Jack scese in cucina giusto in tempo «Wow!! Che profumino! Apparecchio la tavola?»
«Si, grazie le tovaglie sono…»
«…nel primo cassetto» finì Jack
«Sono così prevedibile?» non riuscì a trattenere un sorriso mentre gli poneva la domanda portandosi le mani sui fianchi.
«Un po’!»
«Devo cambiare le mie abitudini, mi conosci troppo bene…»
«Non c’è mai limite al troppo Thomas…» prese la tovaglia e richiuse il cassetto rivolgendole un sorriso divertito.

La cena era stata tranquilla, non era una novità per loro trovarsi da soli intorno ad un tavolo a chiacchierare del più e del meno, e per la prima volta nella giornata Sue non sentì quel certo senso di disagio che aveva provato in ogni momento trascorso al fianco di Jack nelle ultime dodici ore. «Che dici avremo attirato l’attenzione della signora James?»
«Penso di si, ha buttato l’occhio nella nostra direzione mentre continuava a curare le sue rose.»
«Forse non è stato molto elegante litigare per strada…però di sicuro abbiamo attirato la sua attenzione»
«Gia. Sei stata molto convincente. Decisamente convincente…» Jack fece una pausa come cercando le parole giuste per non interrompere la tranquillità che sembrava aver raggiunto la ragazza «Sue… me lo diresti se ci fosse qualche cosa che non va, vero? Non stai neanche quasi toccando cibo. Non ti senti bene?
«Sto benissimo, sono solo stanca. Non ho dormito molto e lavorare sotto copertura mi mette un po’ di agitazione. Metti tutto insieme e ottieni una miscela esplosiva.» Parlare di lei non le sembrava una buona idea, rischiava di ricadere nello stesso malumore che l’aveva tormentata per tutto il giorno, così cercò di portare il discorso su di lui. «Ho notato che hai corso molto prima. Hai girato tutto il quartiere?»
«Non tutto. Ma è una bella zona. Le strade sono ben illuminate, c’è tanto verde, scuole vicine. Insomma si sono scelti un bel quartiere per mettere su famiglia.»
Alla parola famiglia a Sue venne in mente la scena di quella mattina, e un’altra nube le passò negli occhi. Jack se ne accorse, ma non tentò di chiederle perché, sapeva quale sarebbe stata la sua risposta, “niente” come tutte le volte in cui glielo aveva chiesto durante la giornata. Si alzò e prendendo i piatti aggiunse «Qua ci penso io, tu sali in camera, poi ti porto un the caldo.»
«Grazie…» lo segnò, mentre lo diceva sussurrando, sapevano entrambi che non era per il the che lo stava dicendo «…ma non c’è bisogno che ti disturbi…»
«Nessun disturbo. Mi fa piacere…»
La ragazza si alzò e molto lentamente si avvicinò alle scale per andare in camera poi si fermò sulla porta della cucina «Andiamo a fare spesa domani mattina? È martedì. Ho letto sul rapporto che la signora James va a fare la spesa tutti i martedì e giovedì mattina, possiamo inscenare una piccola lite.»
Jack annuì e si rimise a sparecchiare. Sue a quel punto lo chiamò, si portò la mano al viso e con i segni gli disse di nuovo “grazie”, poi si voltò e salì in camera.
A Jack sembrò di vederle gli occhi lucidi, ma si disse che doveva essere solo a causa della stanchezza. Una giornata no capitava a tutti, anche se era strano vedere Sue così… così… distante. Si, distante era la parola giusta.

Sue salita in camera si butto sul letto e soffocò il pianto con il cuscino continuando a ripetersi “No, Sue! Ci sei riuscita fino ad ora, lo hai visto questa mattina ancora con lei, hai visto come si guardano, e come si abbracciano. Possibile che non ti basti? Non serve dirgli quello che provi, potresti rovinare la bella amicizia che avete da sempre”. E con questo pensiero si addormentò con la luce accesa, Levi accoccolato di fianco, e la porta socchiusa.

Jack intanto aveva messo in ordine la cucina e, preparato il the, salì le scale per portarlo a Sue. La luce nella camera era ancora accesa, “è sveglia” pensò, così bussò. Sentì Levi avvicinarsi, ma dall’interno nessun altro movimento, quindi mise la testa dentro e la vide li, addormentata sopra le coperte. Si fermò pensando se entrare o meno, poi si disse che non poteva lasciarla così. Entrò, appoggiò il the sul comodino, prese un lembo della coperta e la coprì. Per un interminabile attimo, in cui continuò a lottare con se stesso per reprimere il desiderio che provava dentro, si fermò a guardarla, poi si avviò alla porta, spense la luce, chiuse la porta alle sue spalle, e rimase li, al buio

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4

L’indomani mattina Jack trovò Sue che stava rientrando dalla passeggiata con Levi. «Sempre così mattinieri voi due?» le disse, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Sai com’è, Levi aveva bisogno di uscire e mi ha svegliata. Cosa che non ha fatto ieri sera…»
«Veramente lui ci ha provato, ti è venuto a leccare una mano, ma tu eri letteralmente crollata sopra le coperte, è per questo che sono entrato. Siamo in lite ma non voglio mica che ti ammali…ho preso la coperta, e ti ho lasciato il the…» sorrise nel dirlo
«Grazie… mi preparo e andiamo ok?»
«Certo, e pensi di sapere già quale sarà l’argomento della lite?» alzando un sopracciglio
«Non lo so, ma penso che mi verrà in mente qualche cosa…io salgo a farmi una doccia. Mezz’ora?»
«Ok, e mi raccomando…non mi trattare troppo male…»
«Vedremo» e lo lasciò da solo in cucina
Jack guardandola uscire pensò che ancora la tempesta non era passata, ma le nubi si stavano diradando.

Alle 9 erano già davanti al supermercato, durante il viaggio avevano deciso di non rivolgersi parola mentre facevano la spesa, e di aspettare che la signora James fosse alle casse, poi Sue avrebbe preso in mano la situazione.
E così fecero, ognuno metteva nel carrello ciò che voleva, poi quando la videro alle casse, inscenarono una piccola lite dai toni molto bassi. Lite che terminò con Jack che rimase a fare la spesa e Sue che lo fulminava con lo sguardo uscendo dal supermercato.
Fuori cercò la macchina della signora James ma non la vide, quindi lasciò un biglietto sul parabrezza della macchina, avvertendo Jack che sarebbe tornata a piedi.
Con la coda dell’occhio notò che il loro obiettivo stava uscendo quindi si avviò per il viale cercando di precederla di poco per poi farsi superare, doveva pensare a come attirare la sua attenzione, così guardò Levi e iniziò a parlare con lui, sperando che almeno per deformazione personale, la signora James la ascoltasse.
«Levi, che ci facciamo qui? Che dici, avrei dovuto chiudere questa storia ora che si era presentata l’occasione? Li ho rivisti insieme Levi, si sono abbracciati per salutarsi, mi si è fermato il cuore quando li ho rivisti così. Poi lui mi guarda e mi dice che non c’è niente e io dico di credergli, poi mi rimane questo peso sullo stomaco. Possibile che nonostante tutto sia ancora innamorata di lui?.» pronunciando queste parole le venne un tuffo al cuore. Innamorata di Jack, non ci credeva neanche lei, lo aveva detto, e non era stato affatto difficile.
Era in un mondo tutto suo quando la signora James la salutò «Buongiorno! Lei è nuova del quartiere vero?»
«Si. Piacere sono Sue Hudson, e se non sbaglio mi sembra che abbiamo dato spettacolo l’altro giorno proprio di fronte casa sua. Mi dispiace, non dobbiamo aver fatto una bella impressione.»
«Non si preoccupi, non può filare sempre tutto liscio in un matrimonio, ma non mi sono presentata sono Carol James. Mi dispiace aver ascoltato il suo sfogo, ma quando sento le parole amore e problemi nella stessa frase non resisto. Sono una consulente matrimoniale, mi sono laureata in psicologia e poi ho iniziato a fare quello che adoravo fare anche al liceo, far rimettere insieme le coppie che ancora si amavano, ma non sapevano affrontare i loro problemi.»
«Interessante!» le disse Sue, era stato fin troppo facile attirare l’attenzione di quella donna. «E non si preoccupi, sa, a volte mi dimentico che gli altri mi possano sentire quando parlo… vede io sono sorda. Leggo le labbra per capire quello che mi sta dicendo. E lui mi da una mano, o forse sarebbe meglio dire una zampa!»
«Direi che questo è molto più interessante!» Carol sembrava veramente affascinata mentre guardava Levi seduto tranquillo vicino a Sue.
In quel momento Jack passò in macchina e la chiamò, Levi le saltò addosso per avvertirla, lei si girò, lo vide e con gli occhi tristi gli disse con i segni “Ci vediamo a casa” e Jack continuò dicendole, “a tra poco”
«Quello è suo marito?»
«Si, lui è Jack»
«Siete proprio una bella coppia. Senta, che ne dice di venire a prendere un the a casa mia questo pomeriggio, il martedì tengo chiuso lo studio…»
«Non vorrei disturbarla.»
«Immagino che se si è trasferita ora non conoscerà nessuno nel quartiere, e io sono un’esperta nei problemi di cuore, quindi perché non approfittare, ci potremo conoscere e magari, sempre che ne abbia voglia, mi può raccontare qualche cosa, e ascoltare quello che potrebbe dirle una professionista.»
«Allora, con molto piacere. Le dispiace se porto Levi? Sa, lui è il mio orecchio e…»
«Ma certo! Allora l’aspetto questo pomeriggio! Verso le 17? Dove abito lo sa gia giusto?»
«Sembra proprio di si, e le 17 vanno benissimo. Grazie!»

Sue entrò in casa e trovò Jack che la aspettava in salotto, appena la sentì chiudere la porta le corse incontro «Sei riuscita a parlarle?»
«Si, e siamo stati anche invitati a prendere un the a casa sua questo pomeriggio. Io e Levi intendo.»
«Sei sicura che vuoi farlo? Lui potrebbe essere in casa, se venissi anche io…beh starei più tranquillo» distogliendo lo sguardo
«Jack, lei mi ha invitato per parlare dei nostri problemi, non mi posso presentare con te. Metteremo un microfono a me o a Levi, così tu ascolterai tutto da qua, poi cercherò di piazzare qualche cimice. Non possiamo perdere questa occasione, siamo qui per questo.»
Jack continuava a guardarla con aria preoccupata
«Jack, è solo un the con Carol, di pomeriggio, non può succedere nulla! Poi con me c’è Levi e tu sarai a due passi. Sbrighiamoci dobbiamo andare in ufficio.» Nel dirlo a Jack sembrava ancora più infastidita del giorno prima.
«Cosa ti ho fatto di così crudele per aver bisogno di una consulente matrimoniale?» cercando di attenuare la situazione.
«Non ti ho descritto come il carnefice. Le ho detto che sono io che non mi fido più di te per una bugia che mi hai detto tempo fa. Colpa della mia insicurezza, ma che sono ancora innamorata di te, e non ho mai avuto il coraggio di lasciarti.» glielo disse mentre gli voltava le spalle e saliva in camera a cambiarsi per andare in ufficio.
Mi ero illuso” pensò Jack, “la tempesta non è ancora passata.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX E qua vi vorrei ringraziare... mar e rosy, grazie mille per la rilettura, fa piacere sapere che nonostante l'abbiate gia letta fate ancora questo sforzo ^.^ hikary Grazie mille anche a te! sono lusingata, veramente...spero che andando avanti continui a piacerti...speriamo... GRAZIE!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


capitolo 5

Capitolo 5

«Allora ragazzi, come vanno le liti?» Bobby non riusciva a non farlo, doveva ammetterlo, quella situazione gli piaceva troppo.
«Benissimo» rispose Jack guardando Sue «Si sente molto ispirata!»
«È tutto merito suo!» rispose lei scherzando indicando Jack.
Aggiornarono il gruppo sul contatto avvenuto quella mattina e misero il collare con il microfono a Levi, visto che l’avrebbe accompagnata a prendere il the, così Jack, da casa, avrebbe potuto tenere sotto controllo la situazione.

Qualche file da controllare, dei moduli da riempire e l’ora di pranzo era arrivata velocemente. Lucy si avvicinò a Sue per proporle un pranzetto tra donne, e Sue fu felice di approfittare della compagnia delle sue amiche «Certo, mi metto d’accordo con Jack e arrivo» così prese il cappotto e si avvicinò alla sua scrivania; lui alzo lo sguardo e, prima che potesse chiederle qualche cosa, Sue gli disse «Sono stata appena invitata a pranzo da Lucy e Tara, ci vediamo subito dopo qui in ufficio, va bene?»
«Ok, appena torni ce ne andiamo a casa.»
«A tra poco allora, vieni Levi» dirigendosi alla porta facendo segno a Levi.
Jack la seguì con lo sguardo mentre usciva e si fermò a riflettere sull’ultima frase detta “ce ne andiamo a casa. Gia, insieme”. E non si accorse che con due sorrisetti in faccia, Myles e Bobby scuotevano la testa sempre più divertiti da quei due.

Lucy e Tara intanto cercavano di far parlare Sue. Avevano scelto un ristorantino lontano dall’ufficio, per poter parlare tranquillamente senza la paura di orecchie indiscrete.
«Insomma Sue,» Lucy non aveva aspettato molto per arrivare al punto per il quale l’aveva portata fino a li «perché vuoi continuare così! È vero che c’è un regolamento, ma nessuno della squadra farà mai la spia, e poi non ci sono dei controlli così serrati, e voi riuscireste tranquillamente a sostenere la situazione in ufficio.»
Tara non fu da meno dando man forte all’amica «Tutti noi facciamo il tifo per voi, e abbiamo visto come con il passare del tempo per voi sia sempre più difficile stare lontani.»
«Ieri lo ha detto anche Myles!» Lucy non aveva ancora smesso di ridere ricordando il giorno prima.
«Myles???» ripetè Sue
«Gia» continuò Tara, «ieri ci ha lasciato con un suo “al cuor non si comanda” sperando che questa copertura vi potesse servire… i n c r e d i b i l e!» fece una pausa approfittando per masticare un boccone «Sue si vede come vi cercate con lo sguardo, e vi fissate a guardarvi negli occhi… vi preoccupate costantemente l’uno dell’altra.»
«Quando sei stata rapita Jack era intrattabile, non riuscivamo a farlo uscire né per mangiare né per dormire. Non che tutti noi non lavorassimo al disopra delle nostre forze, ma lui non riusciva a capacitarsi della situazione e si addossava tutte le colpe.»
«Lo so, ma Jack si comporterebbe così per ognuno di noi, siamo quasi una famiglia.»
«Certo!! Ma quando Jack era in ospedale mi sembra che l’unica ad aver passato la notte di fianco a lui sia stata tu! Perché vuoi convincerti a tutti i costi che siete solamente amici!»
«Ma con Allie l’ho visto solo io ieri? Accidenti questo lavoro di copertura sta diventando difficilissimo, non riesco a controllare le mie reazioni.»
«Noi speriamo che vi faccia bene passare un po’ di tempo insieme. Soli!»
«Saremo anche soli, ma lo sto trattando malissimo, non capisco come fa a sopportarmi…» e questa volta fu Sue a far alzare gli occhi al cielo alle sue amiche.

Come la vide sulla porta dell’ufficio Jack si alzò, prese il cappotto e se lo infilò al volo. Si avvicinò a lei e sfiorandole la schiena con una mano le disse «Andiamo a casa!»
Devo scoprire cosa la turba così tanto” fu l’ultimo pensiero prima di prendere l’ascensore.


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Relegarli in fondo non mi piace molto, ma purtroppo non trovo altra soluzione.

Grazie a tutti per i vostri commenti....

e gia riesco ad aggiornare abbastanza rapidamente...serà perchè è gia bella e pronta? Comunque i prossimi capitoli saranno un po' più abbondanti, spero che gradirete.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


capitolo 6

Capitolo 6

Alle 17 Sue e Levi stavano puntualmente suonando il campanello di casa James, e sorpresa delle sorprese, le venne ad aprire Enry, l’uomo di cui dovevano scoprire i traffici.
«Buonasera»
«Buonasera, lei deve essere Sue…Hudson se non sbaglio.»
«Proprio io, e questo è Levi!»
«Piacere io sono Enry, il marito di Carol, ma prego accomodati. Va bene se ci diamo del tu?»
«Certo con vero piacere» rispose Sue varcando la soglia della casa.
«Mia moglie mi ha detto di accompagnarti nel salone, sta finendo di preparare il the, per lei è un rituale, abbiamo vissuto molti anni in Inghilterra.»
«Che bello!! L’Inghilterra…Ed è li che vi siete conosciuti?»
«Gia. frequentavamo la stessa scuola di volo.» la fece accomodare sul divano «scusami per la franchezza, ma se Carol non me lo avesse detto non mi sarei reso conto che non puoi sentire.»
«Lo so fa sempre uno strano effetto… Leggo le labbra, anni e anni di studio e sacrifici…»
«Amore non la tormentare!!» in quel momento Carol entrò nel salone «ora lasciaci sole che dobbiamo parlare tra donne.»
«Ok ok divertitevi, è stato un piacere Sue, e anche conoscere te Levi, naturalmente» Enry accarezzò la testa di Levi e uscì dalla stanza dopo aver dato un bacio veloce sulle labbra della moglie che gli rivolse un sorriso raggiante.

«Penso che mio marito sia passato direttamente al tu, vero? Odia i formalismi!»
«Non ha tutti i torti in fin dei conti siamo vicini, magari diventeremo anche amici, e in più io ti sto per svelare i retroscena della mia storia con Jack.»
«Vero, in queste situazioni è meglio passare direttamente al tu» confermò Carol con un sorriso
«Allora, inizia quando vuoi, sfogati, tutto quello che dirai rimarrà tra te e me»
«È che non so da dove iniziare» Sue non stava mentendo, non poteva certo iniziare con “Entrai nella stanza 311 pensando che fosse quella del personale, e invece trovai lui, Agente Speciale che mi si avvicinò poi alla mensa curioso del mio cane con il budge.”
«Dall’inizio» rispose Carol, «è l’unico modo per capirci qualche cosa.»
Beh, se non puoi dire la verità ci puoi andare sicuramente molto vicina.”«Jack e io ci siamo conosciuti al lavoro.» “come inizio non è niente male, è anche la verità…”«Lui è avvocato, in un grande studio legale, ed io ero arrivata per sbaglio nel suo ufficio pensando fosse quello del personale, insomma la classica figuraccia…» “Ok, la parte della mensa la risparmio anche a me…” «Tra una cosa e l’altra abbiamo finito per lavorare insieme, ed è scoccata la scintilla, ma abbiamo continuato ad ignorare i nostri sentimenti. Forse perché non li volevamo vedere.» “Riesco a leggere nei suoi occhi e lui nei miei, ma continuiamo a non leggere la richiesta più importante” «Forse per paura. Forse solo perché la politica dello studio vieta severamente i rapporti tra colleghi, e forse perchè noi non avevamo intenzione di violarle quelle regole» girò il cucchiaino all’interno della tazza per prendere un po’ di tempo «Forse perché come amici comunque, entrambi, avevamo l’altro.» ad ogni forse la sua voce diventava più profonda «Poi…» Sue si fermò per bere un sorso di the.
«Poi?» le chiese Carol.
Poi? Poi se chiudo gli occhi sento ancora le sue labbra sulle mie” «Poi ci fu assegnato un caso particolare. Stavamo seguendo un testimone che non ci convinceva, e abbiamo rischiato di essere scoperti. E ancora, non so come, ci ritrovammo abbracciati…stretti...troppo vicini in quel vicolo per evitare di baciarci.» “Non era un vicolo buio, ma quella stanza…”
«Come nei film»
«Gia, proprio come nei film» sussurrò Sue
«Devo dedurre che da li il vostro rapporto cambiò?»
Doveva essere così vero?” «No. Siamo stati degli specialisti ad eludere l’evidenza dei nostri sentimenti.» poi Sue si interruppe era li per lavoro non per fare conversazione, doveva trovare l’occasione di piazzare le microspie «Carol ti dispiace, avrei bisogno del bagno?»
«Certo, aspetta che ti accompagno» Carol si alzò e le voltò le spalle, in quell’istante Sue mise una microspia sotto il tavolinetto.
Seguì Carol fino al bagno, e lasciò Levi fuori dalla porta facendogli segno di allontanarsi dalla parte opposta cercando di raggiungere così un’altra stanza per piazzare la microspia.
Si specchiò e si sistemò i capelli, mentre osservava l’espressione del suo viso cercando di rimanere con i piedi ben piantati per terra, “Stai solo raccontando una storia, smettila di pensare…esci di qui e finisci quello che hai iniziato.” Tirò l’acqua, aprì il rubinetto sciacquandosi le mani e poi uscì. Levi aveva fatto esattamente quello che lei gli aveva segnato e lo trovò nello studio con Enry che lo accarezzava.
«Mi dispiace, sono andata in bagno e lui si è allontanato… Levi, vieni qui.»
«Non ti preoccupare è un cucciolone davvero simpatico, vieni ti riaccompagno in sala…»
Lasciandogli fare strada ebbe giusto il tempo di piazzare la cimice anche qui.

Carol la aspettava, «Allora? eravamo arrivati al vostro primo bacio…»
«Si,» Sue riprese a raccontare mentre continuava a rigirare il cucchiaino «l’imbarazzo, la testardaggine…se ti dovessi dire come abbiamo superato tutto questo non lo so.» “Infatti non lo abbiamo superato.” «So solo che ad un certo punto non abbiamo più potuto farne a meno, ci siamo dovuti raccontare i nostri sentimenti, e la storia iniziò. Una storia segreta a tutti.» “Sarebbe bello se fossimo riusciti a…basta raccontarti frottole Sue…”
«Difficile da gestire»
«Non difficile tra noi quando eravamo soli, ma nascondere a tutti gli altri si, non ci potevamo fidare di nessuno. Fortunatamente il nostro lavoro era a stretto contatto e ci portava fuori dall’ufficio spesso, e poi le cene, i viaggi. Condividevamo tutto. Un giorno mi proposero una promozione, e alla fine anche se ho dovuto cambiare ufficio, abbiamo deciso di comune accordo che avrei accettato…sognavamo il momento in cui la nostra storia fosse sotto gli occhi di tutti.» “E se lo avessi fatto? Se fossi partita? Perché per un attimo quella mattina, ho pensato che le cose potessero cambiare…”
«Carol, hai mai amato profondamente qualcuno e non poterlo gridare ai quattro venti? Non camminare con lui mano nella mano? Non poter fare progetti per la paura di non poterli realizzare?» “Questa cosa fa veramente male…”
«No, effettivamente mai» anche se la donna ci mise qualche momento di troppo per rispondere.
«Insomma abbiamo visto passare un treno e lo abbiamo preso al volo. Ci sposammo, e passammo il primo anno a ritagliare ogni attimo possibile, pur di mangiare insieme lo facevamo in tribunale alle ore più impensabili. Ma il lavoro prese il sopravvento e passavamo interi periodi quasi senza incontrarci. A volte rincasavamo così tardi che l’altro gia dormiva. Ci stavamo allontanando…non so da quanto tempo non ci prendiamo più per mano quando usciamo insieme…eppure era una delle cose che più ci mancava quando non potevamo farlo in pubblico» “Quante volte ho pensato di farlo e poi me ne è mancato il coraggio?”
«Certo che avete un bel passato alle spalle? Ma cos’è che ti ha fatto perdere fiducia in lui?»
Oh, questo è semplice…”«LEI si ripresentò e Jack non mi disse nulla. Un giorno dovevo passare dal vecchio ufficio e me la ritrovai davanti: il suo vecchio amore del liceo che entrava e usciva dalla vita di Jack ad intervalli regolari. Gia, gelosa del suo amore del liceo, patetico. Ma considerando che il primo amore non si scorda mai, non lo è poi così tanto, e poi lui non mi aveva detto niente.»
«Non è patetico, ognuno di noi vede le cose in modo diverso, io no so niente della tua vita, tranne quello che mi stai raccontando, le nostre paure nascono da periodi difficili che non siamo riusciti a dimenticare e superare, insomma le questioni irrisolte, un tradimento …»
«Non so se mi abbia tradito,» “mi ha solo lasciata davanti ad un ascensore, e non gli posso nemmeno recriminare niente, è stato sincero…” «Ma quando l’ho vista li, nel NOSTRO ufficio, e lui non me lo aveva detto, ho rimpianto di aver accettato quel maledetto avanzamento di carriera, ma, con i “se avessi”, non si va avanti…»
«Lui che ti ha detto di questa “Lei”?»
«Non sa che li ho visti, ma so cosa mi direbbe…che sono amici, che i loro genitori sono amici, che a volte era capitato di sentirsi e che lei era stata trasferita, Jack non me lo aveva detto per non preoccuparmi…sa quanto mi dava fastidio quel particolare periodo della sua vita…così ci sono passata sopra…»

«Io amo Jack» un tuffo al cuore, le si ruppe la voce pronunciando quelle parole, “Jack sta ascoltando, non posso credere di averlo detto…” «ma ieri quando sono passata a prenderlo in ufficio per trasferirci qua, li ho visti abbracciati e mi sono sentita crollare il mondo addosso» “Avrà capito che in quello che sto dicendo c’è poca invenzione e molte verità…forse farà finta di niente come abbiamo fatto fino ad ora…
«Mi hai appena detto che lo ami, nonostante tutto, questo mi sembra gia un buon punto di partenza. Devi solo avere meno paura e fidarti di lui…perché in questi giorni non ve ne state da soli a sistemare casa e a portare a spasso questo adorabile amico.» Levi le appoggiò la testa sulle ginocchia per prendersi la grattatine tra le orecchie.
«E se fosse lui ad essere stanco delle mie insicurezze? Se non mi amasse più?» “Almeno saprei che mi ha amata…
«Sue… » Carol si alzò dal divano di fronte a lei e le si sedette di fianco «affrontiamo un problema alla volta.»

Si era fatto tardi, il racconto era stato lungo, ed era ora di tornare a casa. Carol la accompagnò alla porta. Mentre usciva, ripensò a tutto quello che aveva detto e di conseguenza a tutto quello che Jack aveva sentito e nella mente aveva solo una frase “adesso che faccio?”.

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Grazie mille a tutti per i vostri commenti! Ci ho messo un po' ad aggiungere questa parte, ma non ho avuto molto tempo per me...

ANCORA GRAZIE!

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


capitolo7


Capitolo 7


Jack intanto a casa aveva seguito tutto. Quando aveva sentito Sue dire “io amo Jack” sentì il cuore fermarsi. Tutto quello che aveva raccontato…erano veramente loro, i loro sguardi, i loro silenzi, il loro bacio…

Poi ad un tratto sentì nelle cuffie la voce di qualcuno. Era Enry James che parlava a Sue! L’ha seguita fuori casa, non abbiamo copertura! Non può averci scoperto!! Terrorizzato dall’idea corse in direzione della casa dei James
Arrivato vicinissimo ai due si accorse che stavano chiacchierando tranquillamente e quando lo videro arrivare disse «Ti stavo cercando Sue, sono tornato a casa e non c’eravate…»
«Jack ti presento Enry James, è il marito di Carol, ti ho parlato di Carol, ricordi?»
«Certo si, dovevi venire a prendere il the, scusa me ne ero dimenticato»
«Mi ha fermato per invitarci a cena questo we, gli stavo dicendo che avrei sentito te, ma visto che sei qui…»
«Sarà un piacere, ma non vorremmo disturbare…»
«Nessun disturbo, saremo il comitato di ben venuto nel quartiere!»
«Potrò anche estorcervi i segreti di famiglia?» fece una pausa un po’ più lunga del dovuto per vedere una reazione che non ci fu «Avete delle rose stupende, vorrei sapere come fate!»
«Di questo dovrai parlare con mia moglie. È lei ad avere il pollice verde in famiglia…comunque se per voi va bene noi pensavamo a domenica sera…»
Jack e Sue si guardarono e mentre Sue pensava di cercare di accorciare i tempi Jack disse «domenica? Perfetto!»
«allora a domenica.»
Rimasero a guardare dal vialetto i James che si baciavano prima di rientrare in casa. Poi Carol si girò, e senza far uscire la voce disse solo per Sue: prendilo per mano!
Jack non riuscì ad afferrare le parole di Carol così chiese a Sue «Scusa ma cosa ti ha detto?»
La ragazza lo guardò un attimo prima di rispondergli con un filo di voce «Di prenderti per mano»
Jack la guardò sorridendo «Non vorrai mica disubbidire alla nostra consulente matrimoniale?»e le prese la mano mentre Carol li osservava, e così, si diressero verso casa.

Sue teneva lo sguardo basso mentre le loro dita continuavano a rimanere intrecciate anche se ormai Carol non li poteva più vedere, e Jack la chiamò usando la mano libera. Non aveva intenzione di lasciarle l’altra. “Se mi chiedo ancora perché non l’ho fatto prima finirò per capire che sono stato uno stupido” Sue alzò gli occhi e Jack le disse «Sai in questi giorni è un po’ difficile riuscire a parlarti, non mi degni di uno sguardo.»
Perché deve avere quel sorriso”«Lo so sono un po’ sfuggente, ma non so proprio cosa mi passa per la testa…»
Jack riprese a parlarle «Ieri … quando Allie è venuta in ufficio, … è venuta solo a dirmi che si trasferisce…»
«Qui?» “Troppo veloce Sue, troppo veloce…
«No, in Europa. Si sposa e segue il suo marito che ha ottenuto un lavoro importante. Volevo dirtelo ieri, … mai poi non c’ho più pensato. Non hanno ancora deciso una data, ma sarà un matrimonio lampo. Entro il prossimo mese»
Sue lo guardava ma non riusciva a credere a quello che stava leggendo sulle sue labbra. «Allora Allie non era li per…pensavo…mi dispiace…stai bene?» “Devo guardarlo per forza mentre mi dice di no?”
«Sono felice per lei, si merita un uomo che la ami. E non ero io quello giusto, come lei non lo era per me.» “Devo essere più chiaro? Dimmi che hai capito ti prego…” «E’ venuta per invitarmi al matrimonio…»
Sue non sapeva che dire, ma Jack capì che forse avevano fatto un passo avanti. Vedeva una schiarita in quelle nubi nei suoi occhi azzurri.

«Ho piazzato tre microspie»gli disse, una sotto il divano in sala, una in corridoio, e una nello studio, le uniche stanze in cui sono riuscita ad entrare.
«Perfetto, le aziono subito, così Tara si divertirà con le registrazioni ambientali» le disse «che dici ordiniamo una pizza?»
«Pizza? Perfetto!» e sorridendo gli porse l’elenco del telefono.

Mangiarono seduti a terra in salotto, davanti alla tv senza audio, mentre Sue si inventava i dialoghi più pazzeschi che Jack avesse mai sentito. Una serata molto piacevole, come tutte quelle che trascorrevano insieme d’altronde, e ad un tratto mentre i loro sguardi si incrociarono Jack le disse quello che aveva pensato ascoltandola durante il pomeriggio. Quel discorso era rimasto aperto da fin troppo tempo, e forse era ora di portarlo alla conclusione
«Sai mi è piaciuta molto la versione della nostra storia» Sue cercò di dire qualche cosa, ma Jack glielo impedì.
«Ascolta, per una volta voglio finire a dirti ciò che penso, e soprattutto dire esattamente quello che penso» guardandola negli occhi, poi distogliendo lo sguardo continuò.
«Mi piacerebbe … avere quel coraggio, anzi, …, mi piacerebbe che lo avessimo,…, entrambi.»
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante poi Sue disse: «Jack. Potresti ripetere ciò che hai appena detto guardandomi negli occhi? Non che non abbia capito, ma vorrei guardarti anche io negli occhi. Mentre lo ripeti non ti leggerò le labbra.»
Jack si voltò, le sorrise e mentre i loro sguardi si perdevano in quel magico momento le ripetè «Mi piacerebbe che entrambi avessimo quel coraggio.» e questa volta la frase fu più semplice da pronunciare
Si continuarono a guardare negli occhi a lungo e Sue disse: «Hai voglia di accompagnarmi ad un matrimonio?»
«Solo se tu mi accompagni a quello di Allie!» e scoppiarono a ridere insieme. «C’è un’altra cosa che vorrei fare questa sera» la prese per mano, la fece alzare e le disse «Mi concede questo ballo?»
«Con piacere mio cavaliere, ma non c’è la musica!»
«Non serve a te e non servirà a me.»
La prese tra le braccia e le disse «Chiudi gli occhi Sue»
Lei non chiese perché e mentre ballavano una musica che era solo loro, stretti l’uno all’altra,si baciarono.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


capitolo 8

Capitolo 8

«Ciao Carol!»
«Sue! Vedo che anche tu sei mattiniera!»
«Più Levi di me veramente. È come un orologio svizzero, se volessi dormire 10 minuti in più dovrei corromperlo con una doppia razione di bocconcini. Tu? Ti alzi sempre alle 7 per curare le tue rose?»
«Sai per me sono come delle figlie, e nei giorni lavorativi l’unico momento in cui me ne posso prendere cura è la mattina presto, quindi punto la sveglia e salto giù dal letto.»
«Ti ringrazio ancora per ieri Carol, avevi proprio ragione mi ha fatto bene parlare con te…»
«Siete riusciti a chiarire?»
«Un po’.»
«Ma è stato abbastanza?»
«Diciamo che abbiamo discusso di alcune cose, e vedremo entrambi di non ricommettere gli stessi errori»
«Si, ma ti vedo troppo felice, per aver discusso solo “abbastanza”»
«Allora diciamo che, aver saputo che lei si trasferisce perché si sposa e segue il marito, ha aiutato decisamente la situazione»
«Sono felice per voi!»
«Senti Carol…Lavori fino a tardi questa sera?»
«Purtroppo si, vedi mi tengo libera due giorni la settimana…martedì e giovedì, però lavoro il sabato…e oggi ho l’agenda piena»
«Allora visto che domani è giovedì avresti voglia di venire ad assaggiare il mio dolce speciale?»
«Domani? Perché no!»

Sue tornò a casa, chiuse piano la porta e trovò Jack ancora addormentato sul divano, avevano passato ore a parlare ed erano crollati abbracciati…Levi era stato bravo, aveva svegliato solamente lei, e Sue si era sciolta dall’abbraccio piano, senza svegliarlo… se non fosse stato così tardi sarebbe rimasta a guardarlo dormire…era così carino…ma il lavoro li aspettava e i ragazzi sopratutto. Andò in cucina e iniziò a preparare il caffè…

...

Jack si svegliò con l’odore di caffè appena fatto…si stiracchiò sul divano e un bel sorriso gli si dipinse in volto quando gli ritornarono alla mente le ore passate insieme…Sue gli aveva appoggiato la testa sulla spalla e si era addormentata, e lui era rimasto a guardarla dormire fino a che, anche su di lui non era sceso il sonno… si alzò dal divano e la vide li, davanti a lui, che preparava la colazione mentre gli voltava le spalle. Fece segno a Levi di non fare nulla, le si avvicinò e le poggiò le mani sui fianchi…

...

Sue si voltò di scatto e si ritrovò il viso di Jack a pochi centimetri…
«Hai intenzione di farmi morire d’infarto?»
«Assolutamente no…» mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio
«Caffè?»
«Bacio»
«Non ho capito, hai detto… ? …» con un sorriso furbo dipinto sul volto.
Jack le diede un bacio delicato sulle labbra «si, caffè grazie»
«Ho invitato Carol qui… domani…»
«Quando?»
«Domani!»
«No, intendevo quando lo hai fatto?»
«Questa mattina, quando, mentre tu te la prendevi comoda, ho portato fuori Levi. Stava facendo giardinaggio, e così l’ho ringraziata per ieri…» guardandolo con sguardo complice «poi ho pensato che mentre lei è qua e il maritino è al lavoro qualcuno potrebbe entrare in casa per finire a mettere delle cimici…»
«Ok, chiederemo a Bobby… se riuscissimo anche a tenere sotto controllo i telefoni sarebbe perfetto.»
«Io tenterò di tenerla il più a lungo possibile fuori di casa…» poi guardando l’orologio «forse è meglio che ci sbrighiamo o faremo veramente tardi al lavoro…chi fa per primo la doccia?»
«Io avrei una proposta…»
«Anche io…» rispose Sue prendendo le tazze «Vai tu… e falla fredda…»
«Ok, ok!» alzando le mani e facendo qualche passo indietro «Ma per la cronaca tu hai dormito molto più di me, sei tu che sei crollata per prima ieri sera.»

Arrivarono in ufficio con un’ora di ritardo.
«Buongiorno a tutti, scusate il ritardo…»
«Gli sposini se la prendono comoda eh?» Bobby non perdeva occasione
«Veramente questa mattina noi abbiamo lavorato…voi avete scoperto qualche cosa dalle prime rilevazioni ambientali?»
«Uuuh!! Come siamo suscettibili… bisogna dedurre che la consulente coniugale non sa fare molto bene il suo lavoro?» anche per Myles era troppo difficile non approfittare della situazione.
«Per essere precisi, IO ho lavorato, lui dormiva» disse Sue guardando Jack mentre si avvicinava al tabellone «Questa mattina ho incontrato Carol e l’ho invitata da noi…domani pomeriggio casa vuota, quindi si può entrare per mettere sotto controllo i telefoni e le stanze dove non sono potuta entrare»
Jack prese la parola «E’ sembrata la cosa migliore da fare visto che aspettare fino a domenica sarebbe stato troppo, e poi non è detto che avremo l’occasione di mettere le microspie nelle stanze che ci mancano…quindi domani pomeriggio Bobby piazzerà le cimici mentre tu Myles, terrai d’occhio Enry James al lavoro, informandoci se dovesse tornare a casa prima.»
«Tara, ieri parlando con Enry» continuò Sue «ho scoperto che lui e Carol si sono conosciuti in Inghilterra, in una scuola di volo, e che Carol ha vissuto per molto tempo li, forse sarebbe il caso di vedere se risulta qualche cosa.»
«Controllerò i nostri database.»
«Dalle rilevazioni ambientali è uscito niente?» Jack si rivolse a Myles mentre sfogliava alcuni rapporti sulla sua scrivania.
«Non ancora, sembrano una famigliola felice, amore, tesoro e via dicendo»
«Anche da quella dell’ufficio niente…abbiamo sentito alcune conversazioni di lavoro, ma solo trattative di stipendi, orari di lavoro…sembra che il nostro Enry abbia problemi con i sindacati.» Demetrius aveva finito di leggere per l’ennesima volta le trascrizioni alla ricerca di qualche cosa su cui incentrare le loro attenzioni, ma non era arrivato a niente di concreto.
«Allora forse potremmo controllare anche le ultime dichiarazioni dei redditi della società di import-export» intervenne Tara «magari esce qualche cosa di strano»
«Ok, allora tutti al lavoro, abbiamo svariate cose da controllare.»

Pochi minuti dopo Lucy si avvicinò a Sue «allora? Come va?»
«Il solito»
«Non so perché ma non me la racconti giusta! Dai dimmi cosa è successo…»
«Assolutamente nulla Lucy »
«E come mai non hai più quel faccino triste?»
Jack intanto ascoltava facendo finta di niente, curioso di sentire cosa si sarebbe inventata Sue per distrarre Lucy dall’argomento, ma l’occasione le fu data da Tara «Sue scusa, ma sei sicura che abbia detto Inghilterra?»
«Sicurissima. Perché?»
«Ho sentito anche io Tara» aggiunse Jack alzandosi dalla sua scrivania e raggiungendo quella di Sue
«Perché non mi risulta nessuna Carol Striker, nome da nubile di Carol James, o almeno così risulta dai documenti . Ho controllato tutti gli elenchi di brevetti ottenuti in Inghilterra e non c’è nessuno che si chiami così. Al contrario però ho trovato il nostro Enry James, ha ottenuto il brevetto di volo nel 1992, anche se con un altro nome, ovvero Martin Barrow.»
«Il mistero si infittisce» si avvicinò anche Miles
«E di Carol? Nessuna traccia?» Jack
«Assolutamente niente»
«Hai controllato anche chi lavorava nella scuola di volo? Forse non era li per imparare a volare… Enry non ha specificato che seguivano un corso insieme.»
«E’ la cosa che ho fatto subito dopo, ma niente»
«Forse è una storia che fa parte della loro copertura…si sono inventati la storiella e ci ricamano sopra»
«Certo, però è strano che ti abbia dato su un piatto d’argento la possibilità di trovare la sua vera identità» continuò Jack «intanto direi di fare delle ricerche sul nostro Martin Barrow alias Enry James, magari escono delle cose interessanti sul suo passato»
«E per quanto riguarda Carol? Cosa sappiamo del suo di passato?»
«Assolutamente nulla, tranne il fatto che è qui negli Stati Uniti da dieci anni, è sposata, ma non hanno figli. Da quando è arrivata fa la consulente matrimoniale, ma non ci risulta nessuna laurea in psicologia con quel nome, almeno qui da noi…»
«Questa è una cosa che potrei scoprire domani pomeriggio, ovvero dove dice di aver frequentato il college.»
«Ma come non devi approfittare della consulente per i tuoi problemi con questo cattivo marito?» Bobby dando un pugno sulla spalla a Jack
«Non posso tormentarla con tutti i difetti di Jack…»
Jack si massaggiò la spalla mentre rispondeva alle sfrecciatine dei ragazzi scoccando a Sue un’occhiataccia «Ehi! Ma non è abbastanza secondo voi avere una moglie di cattivo umore? Ci si devono mettere anche gli amici?»
«Colpito e affondato Hudson» disse Myles «e brava Thomas»
«Se tu ti comportassi bene, tua moglie non sarebbe di cattivo umore, e cucinerebbe qualche manicaretto per te Jack»
«Quello lo fa» gli rispose guardando Sue
«Certo che lo faccio, vi fidereste voi a lasciarlo in cucina?»
Myles «Jack mi dispiace per te ma stai perdendo la partita»
«Ok, ok, me ne vado. Lascio il campo di battaglia prima che i nemici mi distruggano completamente. Qualcuno viene a pranzo?» alzando le mani in senso di resa.
«Io ho da fare, voi andate pure» disse Sue, «voglio controllare alcuni documenti poi prima di ritornare al lavoro di copertura, devo passare da casa a prendere alcune cose.»
De fino a quel momento si era astenuto dal prendere in giro Jack, ma l’aria in ufficio si era fatta più leggera e il boccone era troppo saporito per non approfittarne «Ma non mangi niente Sue? Ti ci vogliono molte forze per sopportare Jack»
«Ho fatto una colazione abbondante… Ma se foste così gentili da portarmi un cappuccino fumante quando tornate…ve ne sarei davvero grata!»
«Allora ci vediamo qui in ufficio poi ti porto a casa a prendere quello che ti serve…» Jack non vedeva l’ora di rimanere solo con lei
«Rimango anche io» dissero Lucy e Tara contemporaneamente…avevano l’opportunità di rimanere sole con Sue.

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Mi spiace...sono diventata lenta nell'aggiornare...ringrazio tutti per la pazienza e per i commenti fin troppo gentili...prossimo capitolo a breve! PROMESSO!!!

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