Una giornata no di Rachi (/viewuser.php?uid=25570)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
capitolo 1
Una giornata no
Capitolo 1
Due passi a piedi per schiarirsi le
idee e soprattutto per cercare disperatamente di riacquistare il suo
solito buon umore, ma ogni tentativo sembrava fallire e l’unico
pensiero che ritornava ricorrente era sempre lo stesso “Oggi è
proprio una giornata no”. Se lo ripeté, per l’ennesima
volta, guardando la sua immagine riflessa sulla vetrina davanti alla
quale si era fermata mentre il suo adorato Levi cercava di attirare
la sua attenzione, strofinando il morbido pelo color miele sulla gamba
della sua padroncina.
Sue aveva passato l’ultima ora a litigare al
telefono con sua mamma a causa del matrimonio di una lontana cugina
a cui non aveva proprio né la voglia né il tempo di
andare.
«Dai cosa ti costa?!» continuava a ripeterle «Stai
uscendo con qualcuno? E se no avrai un caro amico con cui andare. A
Lizze farebbe così piacere rivederti!»
Erano quelle le parole che continuavano a ronzarle
in testa come una mosca fastidiosa; fino a quel giorno non ci aveva
pensato, ma non usciva con nessuno. Si stavano susseguendo le cene
con i suoi amici, Myles, Bobby, Tara, Lucy e… Jack. Demetrius
quando i bambini glielo permettevano veniva con sua moglie, e vederli
insieme… così affiatati e innamorati…“Basta!! Non ci pensare!” si disse,
entrando nell’edificio dell’FBI. Poi, come se un campanellino
risuonasse nella sua testa, si girò verso la fila dei
visitatori e li la vide, Allie…E avvenne l’inevitabile, il suo
umore peggiorò.
Prese l’ascensore ed entrò in ufficio, come
sempre erano tutti indaffarati ma quando Sue varcò la porta le
fecero un inchino e la salutarono allegramente in coro «Buongiorno
signora Hudson!»
Per un attimo rimase a guardare i suoi amici
divertiti dalla situazione che si stava ripetendo, e poi non potè
fare a meno di reggere il gioco «No, ancora!! Ma Tara e Bobby
non si offrono mai volontari per le missioni sotto copertura? Sareste
una bella coppia!!» tentando di sembrare più
allegra di quello che non era.
«No, abbiamo deciso di rimanere solo amici,
vero Tara?» le rispose Bobby sorridendole, e poi avvicinandosi a
Jack continuò «Sue, ma è Jack che insiste! Adora
la vostra vita coniugale!»
«Bobby, Bobby, per questo incarico Jack
dovrebbe essere un autolesionista…» Myles rientrò in
quel momento in ufficio senza degnare di uno sguardo nessuno dei suoi
colleghi e continuando a far finta di leggere il fascicolo del caso che stava per
esporre.
«Non capisco…» Sue non aveva afferrato
completamente quello che aveva detto il collega, così si
rivolse a Lucy con fare interrogativo ricevendo dall’amica solo
un’alzata di spalle e un “lascia stare” segnato rapidamente.
Myles intanto aveva preso posto davanti al
tabellone, sistemandosi la cravatta e apprestandosi ad iniziare il
suo show preferito: rendersi insopportabile ai suoi amici. «Ora
vi aggiorno sul caso. Ma è possibile che senza di me
quest’ufficio non vada avanti?»
Sei paia d’occhi si levarono al cielo, e anche Levi non potè fare a meno di mettersi una zampina sul muso.
«Ok, ok…ma adesso attenzione. Da qualche
mese l’FBI sta tenendo d’occhio questa famiglia»
indicando una foto sul tabellone. «Enry e Carol James. Sono
sospettati di avere dei contatti con una cellula terroristica,
più
propriamente è Enry che viene sospettato, ha una ditta di
import export e alcuni traffici ci risultano un po’ sospetti.
Comunque c’è bisogno di una sorveglianza più
serrata,
dobbiamo piazzargli delle microspie in casa, e la famigliola felice
non ha una vita sociale molto attiva, quindi non si può
pensare di conoscerli al club del golf.»
«E la famiglia Hudson quindi a cosa serve?»
chiese Sue guardando Myles e poi girando gli occhi su tutta la
squadra soffermandosi su Jack, che la guardava in modo strano da
quando era arrivata.
«Come facciamo a farceli amici, se non escono
di casa» rivolta ancora verso di lui mentre nella sua mente continuava a
rimbombare quel monosillabo “no, no, no, no!”
«È qui che entra in scena la triste e
litigiosa famiglia Hudson» continuò Myles «la
signora James è una consulente coniugale, esercita in casa, e
quindi mi dispiace, niente coccole o sguardi troppo complici ragazzi…
litigate e buon divertimento.»
Sue tornò con gli occhi bassi alla sua
scrivania e Jack le si avvicinò: «Sue…»
sfiorandole la spalla per attirare la sua attenzione, «c’è
qualche cosa che non va? Sei di cattivo umore da quando sei
arrivata.» e aggiunse scherzando «Non dirmi che hai anche
il dono della preveggenza, e ti stavi gia calando nella parte?»
«Niente di particolare» gli rispose lei
«solo una giornata storta.»
Stava per andare a sedersi alla scrivania quando si
ricordò di lei, «Ah Jack» lui le accennò un
sorriso «di sotto, nella fila dei visitatori…» continuò
Sue «c’era una persona per te, » e mentre il suo umore
peggiorava terminò la frase «sta salendo Allie.» Gli voltò le spalle, andò alla
scrivania e non rialzò gli occhi per guardare la sua reazione
alla notizia dell’arrivo della ex.
In quel momento vederlo sorridere per Allie le
avrebbe fatto troppo male.
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
Capitolo 2
«Ora capisco perché la tua mogliettina non
è
molto felice del tuo comportamento!» Jack non aveva fatto in
tempo a mettere piede in ufficio dopo aver salutato rapidamente Allie
con un abbraccio, che Bobby aveva immediatamente approfittato della
situazione e lo stava apostrofando mentre cingeva con un braccio la
spalla di Sue.
«Allora signori
Hudson c’è una bella casetta che vi attende. Fate
i bagagli
e buon lavoro.» Myles lasciò cadere le chiavi
della
villetta sulla scrivania di Sue. Jack si avvicinò a lei,
scuotendo la testa e facendo una smorfia a Bobby mentre questo si
allontanava ridendo.
«Ok, pensi di poter
fare le valige in un paio d’ore?»
«Ci trasferiamo
subito?»
«Si, prima ci
trasferiamo prima iniziamo» poi si fermò
guardandola
negli occhi «Sue? Qualche cosa non va?»
Lei cercò di
sorridere per sdrammatizzare «Niente, vedrai
passerà. E
poi è l’umore giusto per la nostra copertura. A
proposito se
vado subito sarò pronta in tempo.»
«Ok, allora ci
vediamo sotto casa tua, ti passo a prendere.»
«Va bene» gli
rispose rapidamente prendendo il cappotto, e si avviò
all’uscita dove venne fermata da Lucy e Tara «Sue,
che c’è?»
«Niente» per
l’ennesima volta mentì sul motivo della sua
inquietudine, ma
non poteva distrarle con un semplice niente «Non ho dormito
bene e poi la telefonata di mia madre mi ha messo di cattivo umore.
Sa che odio andare ai matrimoni di parenti che non vedo da anni, ma
continua a costringermi. Poi dovrei sorbirmi quei bei discorsi su che
bella carriera che sto facendo, tutti gli sforzi che ho
fatto… e
poi cadrebbero tutti sulla stessa domanda, visto che ci andrei da
sola… “come mai sei da sola?”. Poi
arrivo al lavoro e trovo…»
«Allie?»
concluse la frase per lei Lucy «Sue non è
che…»
«No Lucy! Niente
che, se o ma, n i e n t e! Ora devo andare. Jack verrà a
prendermi tra meno di due ore e se non vado subito non sarò
mai pronta» fece un lungo sospiro e poi, prima di andarsene,
rialzò gli occhi sulle due amiche che avevano ascoltato il
suo
sfogo «Scusatemi…»
Tara e Lucy la guardarono
sparire dietro le porte dell’ascensore e sobbalzarono
entrambe
quando Myles, che aveva sentito tutto, si avvicinò alle loro
spalle dicendo «Penso che la terapia di coppia possa davvero
servire a quei due. Troppo ligi al dovere e alle regole…Ma
al cuor
non si comanda!!» e mentre percorreva il corridoio
dirigendosi
all’archivio, gesticolava in quel modo strano come solo lui
sapeva
fare.
Jack arrivò sotto
casa di Sue e le mandò un messaggio per avvertirla di essere
arrivato. Le chiese di aprire il portone così
l’avrebbe
aiutata con le valige, ma appena scese dalla macchina la vide uscire
e le corse incontro «Dai, ti do una mano.»
«Grazie ma ce la
faccio da sola» anche questa volta il suo tono era stato un
po’
troppo duro, “Possibile che non riesco a mantenere
la calma?”
Jack rimase a guardala
mentre metteva le valige in macchina e faceva salire Levi. Non
riusciva a capire che cosa avesse. La Sue che conosceva non si era
mai comportata così. Sentiva che c’era qualche
cosa che non
andava, e di una cosa era sicuro, avrebbe tentato di scoprirlo.
Entrò
in macchina dopo di lei, la trovò che rispondeva ad un
messaggio, quindi la lasciò stare e per gran parte del
tragitto si concentrò sulla strada guardandola ogni tanto
quando, irrequieta, cambiava posizione sul sedile. Rimasero
imbottigliati nel traffico e Jack, non arrendendosi, riprovò
a
capire cosa avesse, ma come risposte non riuscì ad ottenere
altro che dei monosillabi, mentre lei continuava a ripetersi la
stessa frase “Siete solo amici Sue, solo
amici…allora perché
mi ha fatto così male vederli abbracciati?”
Arrivati
nella zona
residenziale persero alcuni istanti per identificare la villetta che
sarebbe servita per la loro copertura poi, parcheggiata
l’auto nel
vialetto davanti al garage, Jack riuscì a convincerla ad
andare con Levi a fare due passi mentre lui portava
all’interno le
valige. Nelle ore precedenti al loro arrivo era stato inscenato un
trasloco in piena regola, e ora mancavano solamente i nuovi
inquilini. Sue cedette presto, pensando che un po’
d’aria e una
passeggiata con il suo fedele amico le avrebbe giovato
all’umore,
così gli tolse il guinzaglio e iniziò ad
incamminarsi
nel viale alberato che costeggiava i giardini curatissimi delle
villette, così simili a quella che avrebbero occupato loro
fino alla risoluzione del caso.
“Sue stai calma, non
lo puoi trattare male per tutto il lavoro di copertura, in fondo non
è colpa sua, sei tu che oggi hai troppi pensieri per la
testa...” continuava a ripetersi.
Intanto Jack si infilò
la tuta da jogging e se ne uscì a correre un po’
cercando
di raggiungere Sue. Quando la vide in lontananza allungò il
passo della corsa per colmare la distanza più rapidamente.
«Sue, Questa
stasera cucino io, dimmi cosa vorresti mangiare e realizzerò
ogni tuo desiderio.»
«Ricordi? Odio
recitare la farsa della famigliola felice, non c’è
bisogno
che cerchi di rabbonirmi per le tue scappatelle, non basta un piatto
di lasagne per ritrovare la fiducia in noi .»
A Jack sembrò di ricevere un
pugno nello stomaco. “Certo che le rimane naturale
questo lavoro
di copertura”, poi vide la signora James in
giardino e capì
«Ok tesoro!» alzando la voce «Se vuoi
digiuna. Io
mi ordino una pizza» e corse via.
“Me lo sono
meritato” pensò Sue quasi dimenticandosi
dei loro ruoli,
“Devo calmarmi un po’, Jack non
c’entra nulla” o
quasi…“In casa devo cambiare atteggiamento”
«Su
Levi, facciamo ancora due passi e arriviamo al supermercato qui
vicino, facciamo la spesa e prepariamo una bella cenetta. Mi devo pur
far perdonare per questa giornata!» Levi le saltò
addosso richiedendo una buona dose di coccole «Si, si, penso
anche a te, comperiamo i bocconcini che ti piacciono tanto!»
Jack intanto, correndo per il quartiere, pensava a quello che gli
aveva detto Allie solo poche ore prima mentre continuava a
perlustrare la zona, poi fece dietro front per dirigersi verso casa
pensando che, anche se con un pessimo umore, lo aspettava Sue, e un
sorriso gli salì alle labbra.
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Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
Capitolo 3
Passare dalla porta secondaria in cucina gli sembrò la
scelta
più adatta, e quando si avvicinò e la vide li,
che
preparava la cena, si fermò ad osservarla quasi senza
battere
ciglio, gli accadeva sempre la stessa cosa, non si rese conto nemmeno
del tempo che passava. Si riscosse solo quando Levi saltò
sulla porta a vetri attirando l’attenzione di Sue. Si
guardarono
attraverso i vetri e Jack entrò sfoderando quel suo sorriso
timido e imbarazzato «Ma come?! Avevo capito che non avevi
fame! Non pensavi al digiuno?»
«Se vuoi puoi sempre
ordinarti una pizza!»
lo disse sorridendo, almeno un tentativo lo stava facendo.
«Mai rinunciare ad una
cenetta fatta in casa!
Passo le mie tristi serate da single solo a casa, davanti ad un
piatto mono-porzione riscaldato al microonde…a volte mi
chiedo se
un giorno non diventerò un surgelato anche io.» Si
guardò in torno alla ricerca di qualche cosa da fare
«Ti
do una mano?»
«Non ti preoccupare, ho quasi
finito. Mi
rilassa cucinare, e per una volta non solo
l’insalata…vai pure a
fare la doccia, quando hai finito puoi sempre preparare la tavola. E
poi preferisco cucinare al riordinare!»
«Vedo che ti ricordi la
regola…»
«Chi cucina non riordina?
Certo che la
ricordo…»
Jack rimase a guardarla ancora un
attimo per capire
se veramente le nubi erano passate, ma Sue stava diventando
bravissima ad evitare il suo sguardo, così si decise e
salì
le scale per andare in bagno a farsi la doccia.
Rimasta in cucina da sola
appoggiò entrambe
le mani sul piano di lavoro davanti a lei, chiuse gli occhi e
tirò
un profondo sospiro mentre continuava a ripetersi “Dai
avanti!
Sii te stessa e parlate durante la cena come fate sempre, e poi ti
chiudi in camera e ti fai una bella dormita”. Ma
era quel fate
sempre che la preoccupava.
In meno di mezz’ora la cena
era quasi pronta e
Jack scese in cucina giusto in tempo «Wow!! Che profumino!
Apparecchio la tavola?»
«Si, grazie le tovaglie
sono…»
«…nel primo
cassetto» finì Jack
«Sono così
prevedibile?» non
riuscì a trattenere un sorriso mentre gli poneva la domanda
portandosi le mani sui fianchi.
«Un po’!»
«Devo cambiare le mie
abitudini, mi conosci
troppo bene…»
«Non c’è
mai limite al troppo
Thomas…» prese la tovaglia e richiuse il cassetto
rivolgendole un sorriso divertito.
La cena era stata tranquilla, non era
una novità
per loro trovarsi da soli intorno ad un tavolo a chiacchierare del
più e del meno, e per la prima volta nella giornata Sue non
sentì quel certo senso di disagio che aveva provato in ogni
momento trascorso al fianco di Jack nelle ultime dodici ore.
«Che
dici avremo attirato l’attenzione della signora
James?»
«Penso di si, ha buttato
l’occhio nella
nostra direzione mentre continuava a curare le sue rose.»
«Forse non è stato
molto elegante
litigare per strada…però di sicuro abbiamo
attirato la sua
attenzione»
«Gia. Sei stata molto
convincente. Decisamente
convincente…» Jack fece una pausa come cercando le
parole
giuste per non interrompere la tranquillità che sembrava
aver
raggiunto la ragazza «Sue… me lo diresti se ci
fosse qualche
cosa che non va, vero? Non stai neanche quasi toccando cibo. Non ti
senti bene?
«Sto benissimo, sono solo
stanca. Non ho
dormito molto e lavorare sotto copertura mi mette un po’ di
agitazione. Metti tutto insieme e ottieni una miscela
esplosiva.»
Parlare di lei non le sembrava una buona idea, rischiava di ricadere
nello stesso malumore che l’aveva tormentata per tutto il
giorno,
così cercò di portare il discorso su di lui.
«Ho
notato che hai corso molto prima. Hai girato tutto il
quartiere?»
«Non tutto. Ma è
una bella zona. Le
strade sono ben illuminate, c’è tanto verde,
scuole vicine.
Insomma si sono scelti un bel quartiere per mettere su
famiglia.»
Alla parola famiglia a Sue venne in mente la scena di quella
mattina, e un’altra nube le passò negli occhi.
Jack se ne
accorse, ma non tentò di chiederle perché, sapeva
quale
sarebbe stata la sua risposta, “niente” come tutte
le volte in
cui glielo aveva chiesto durante la giornata. Si alzò e
prendendo i piatti aggiunse «Qua ci penso io, tu sali in
camera, poi ti porto un the caldo.»
«Grazie…» lo segnò,
mentre lo diceva
sussurrando, sapevano entrambi che non era per il the che lo stava
dicendo «…ma non c’è bisogno
che ti disturbi…»
«Nessun disturbo. Mi fa
piacere…»
La ragazza si alzò e molto lentamente si
avvicinò
alle scale per andare in camera poi si fermò sulla porta
della
cucina «Andiamo a fare spesa domani mattina? È
martedì.
Ho letto sul rapporto che la signora James va a fare la spesa tutti i
martedì e giovedì mattina, possiamo inscenare una
piccola lite.»
Jack annuì e si rimise a
sparecchiare. Sue a
quel punto lo chiamò, si portò la mano al viso e
con i
segni gli disse di nuovo “grazie”, poi si
voltò e salì
in camera.
A Jack sembrò di vederle gli
occhi lucidi, ma
si disse che doveva essere solo a causa della stanchezza. Una
giornata no capitava a tutti, anche se era strano vedere Sue
così…
così… distante. Si, distante era la parola giusta.
Sue salita in camera si butto sul letto
e soffocò
il pianto con il cuscino continuando a ripetersi “No,
Sue! Ci
sei riuscita fino ad ora, lo hai visto questa mattina ancora con lei,
hai visto come si guardano, e come si abbracciano. Possibile che non
ti basti? Non serve dirgli quello che provi, potresti rovinare la
bella amicizia che avete da sempre”. E con questo
pensiero si
addormentò con la luce accesa, Levi accoccolato di fianco, e
la porta socchiusa.
Jack intanto aveva messo in ordine la cucina e, preparato il the,
salì le scale per portarlo a Sue. La luce nella camera era
ancora accesa, “è sveglia”
pensò, così
bussò. Sentì Levi avvicinarsi, ma
dall’interno nessun
altro movimento, quindi mise la testa dentro e la vide li,
addormentata sopra le coperte. Si fermò pensando se entrare
o
meno, poi si disse che non poteva lasciarla così.
Entrò,
appoggiò il the sul comodino, prese un lembo della coperta e
la coprì. Per un interminabile attimo, in cui
continuò
a lottare con se stesso per reprimere il desiderio che provava
dentro, si fermò a guardarla, poi si avviò alla
porta,
spense la luce, chiuse la porta alle sue spalle, e rimase li, al buio
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Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
Capitolo 4
L’indomani mattina Jack
trovò Sue che stava rientrando dalla
passeggiata con Levi. «Sempre così mattinieri voi
due?»
le disse, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Sai com’è,
Levi aveva bisogno di uscire e mi ha svegliata. Cosa che non ha fatto
ieri sera…»
«Veramente lui ci
ha provato, ti è venuto a leccare una mano, ma tu eri
letteralmente crollata sopra le coperte, è per questo che
sono
entrato. Siamo in lite ma non voglio mica che ti ammali…ho
preso la
coperta, e ti ho lasciato il the…» sorrise nel
dirlo
«Grazie… mi
preparo e andiamo ok?»
«Certo, e pensi di
sapere già quale sarà l’argomento della
lite?»
alzando un sopracciglio
«Non lo so, ma
penso che mi verrà in mente qualche cosa…io salgo
a farmi
una doccia. Mezz’ora?»
«Ok, e mi
raccomando…non mi trattare troppo male…»
«Vedremo» e
lo lasciò da solo in cucina
Jack guardandola uscire
pensò che ancora la tempesta non era passata, ma le nubi si
stavano diradando.
Alle 9 erano già
davanti al supermercato, durante il viaggio avevano deciso di non
rivolgersi parola mentre facevano la spesa, e di aspettare che la
signora James fosse alle casse, poi Sue avrebbe preso in mano la
situazione.
E così fecero,
ognuno metteva nel carrello ciò che voleva, poi quando la
videro alle casse, inscenarono una piccola lite dai toni molto bassi.
Lite che terminò con Jack che rimase a fare la spesa e Sue
che
lo fulminava con lo sguardo uscendo dal supermercato.
Fuori cercò la
macchina della signora James ma non la vide, quindi lasciò
un
biglietto sul parabrezza della macchina, avvertendo Jack che sarebbe
tornata a piedi.
Con la coda dell’occhio
notò che il loro obiettivo stava uscendo quindi si
avviò
per il viale cercando di precederla di poco per poi farsi superare,
doveva pensare a come attirare la sua attenzione, così
guardò
Levi e iniziò a parlare con lui, sperando che almeno per
deformazione personale, la signora James la ascoltasse.
«Levi, che ci
facciamo qui? Che dici, avrei dovuto chiudere questa storia ora che
si era presentata l’occasione? Li ho rivisti insieme Levi, si
sono
abbracciati per salutarsi, mi si è fermato il cuore quando
li
ho rivisti così. Poi lui mi guarda e mi dice che non
c’è
niente e io dico di credergli, poi mi rimane questo peso sullo
stomaco. Possibile che nonostante tutto sia ancora innamorata di
lui?.» pronunciando queste parole le venne un tuffo al cuore.
Innamorata di Jack, non ci credeva neanche lei, lo aveva detto, e non
era stato affatto difficile.
Era in un mondo tutto suo
quando la signora James la salutò «Buongiorno! Lei
è
nuova del quartiere vero?»
«Si. Piacere sono
Sue Hudson, e se non sbaglio mi sembra che abbiamo dato spettacolo
l’altro giorno proprio di fronte casa sua. Mi dispiace, non
dobbiamo aver fatto una bella impressione.»
«Non si preoccupi,
non può filare sempre tutto liscio in un matrimonio, ma non
mi
sono presentata sono Carol James. Mi dispiace aver ascoltato il suo
sfogo, ma quando sento le parole amore e problemi nella stessa frase
non resisto. Sono una consulente matrimoniale, mi sono laureata in
psicologia e poi ho iniziato a fare quello che adoravo fare anche al
liceo, far rimettere insieme le coppie che ancora si amavano, ma non
sapevano affrontare i loro problemi.»
«Interessante!»
le disse Sue, era stato fin troppo facile attirare
l’attenzione di
quella donna. «E non si preoccupi, sa, a volte mi dimentico
che
gli altri mi possano sentire quando parlo… vede io sono
sorda.
Leggo le labbra per capire quello che mi sta dicendo. E lui mi da una
mano, o forse sarebbe meglio dire una zampa!»
«Direi che questo è
molto più interessante!» Carol sembrava veramente
affascinata mentre guardava Levi seduto tranquillo vicino a Sue.
In quel momento Jack
passò in macchina e la chiamò, Levi le
saltò
addosso per avvertirla, lei si girò, lo vide e con gli occhi
tristi gli disse con i segni “Ci vediamo a casa” e
Jack continuò
dicendole, “a tra poco”
«Quello è
suo marito?»
«Si, lui è
Jack»
«Siete proprio una
bella coppia. Senta, che ne dice di venire a prendere un the a casa
mia questo pomeriggio, il martedì tengo chiuso lo
studio…»
«Non vorrei
disturbarla.»
«Immagino che se si
è trasferita ora non conoscerà nessuno nel
quartiere, e
io sono un’esperta nei problemi di cuore, quindi
perché non
approfittare, ci potremo conoscere e magari, sempre che ne abbia
voglia, mi può raccontare qualche cosa, e ascoltare quello
che
potrebbe dirle una professionista.»
«Allora, con molto
piacere. Le dispiace se porto Levi? Sa, lui è il mio
orecchio
e…»
«Ma certo! Allora
l’aspetto questo pomeriggio! Verso le 17? Dove abito lo sa
gia
giusto?»
«Sembra proprio di
si, e le 17 vanno benissimo. Grazie!»
Sue entrò in casa
e trovò Jack che la aspettava in salotto, appena la
sentì
chiudere la porta le corse incontro «Sei riuscita a
parlarle?»
«Si, e siamo stati
anche invitati a prendere un the a casa sua questo pomeriggio. Io e
Levi intendo.»
«Sei sicura che
vuoi farlo? Lui potrebbe essere in casa, se venissi anche
io…beh
starei più tranquillo» distogliendo lo sguardo
«Jack, lei mi ha
invitato per parlare dei nostri problemi, non mi posso presentare con
te. Metteremo un microfono a me o a Levi, così tu ascolterai
tutto da qua, poi cercherò di piazzare qualche cimice. Non
possiamo perdere questa occasione, siamo qui per questo.»
Jack continuava a
guardarla con aria preoccupata
«Jack, è
solo un the con Carol, di pomeriggio, non può succedere
nulla!
Poi con me c’è Levi e tu sarai a due passi.
Sbrighiamoci
dobbiamo andare in ufficio.» Nel dirlo a Jack sembrava ancora
più infastidita del giorno prima.
«Cosa ti ho fatto
di così crudele per aver bisogno di una consulente
matrimoniale?» cercando di attenuare la situazione.
«Non ti ho
descritto come il carnefice. Le ho detto che sono io che non mi fido
più di te per una bugia che mi hai detto tempo fa. Colpa
della
mia insicurezza, ma che sono ancora innamorata di te, e non ho mai
avuto il coraggio di lasciarti.» glielo disse mentre gli
voltava le spalle e saliva in camera a cambiarsi per andare in
ufficio.
“Mi ero illuso” pensò
Jack, “la tempesta non è
ancora passata.”
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
E qua vi vorrei ringraziare...
mar e rosy, grazie mille per la rilettura, fa piacere sapere che nonostante l'abbiate gia letta fate ancora questo sforzo ^.^
hikary Grazie mille anche a te! sono lusingata, veramente...spero che andando avanti continui a piacerti...speriamo...
GRAZIE!
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
capitolo 5
Capitolo 5
«Allora ragazzi, come vanno le liti?» Bobby non
riusciva
a non farlo, doveva ammetterlo, quella situazione gli piaceva troppo.
«Benissimo»
rispose Jack guardando Sue «Si sente molto
ispirata!»
«È
tutto
merito suo!» rispose lei scherzando indicando Jack.
Aggiornarono
il gruppo
sul contatto avvenuto quella mattina e misero il collare con il
microfono a Levi, visto che l’avrebbe accompagnata a prendere
il
the, così Jack, da casa, avrebbe potuto tenere sotto
controllo
la situazione.
Qualche
file da
controllare, dei moduli da riempire e l’ora di pranzo era
arrivata
velocemente. Lucy si avvicinò a Sue per proporle un
pranzetto
tra donne, e Sue fu felice di approfittare della compagnia delle sue
amiche «Certo, mi metto d’accordo con Jack e
arrivo»
così prese il cappotto e si avvicinò alla sua
scrivania; lui alzo lo sguardo e, prima che potesse chiederle qualche
cosa, Sue gli disse «Sono stata appena invitata a pranzo da
Lucy e Tara, ci vediamo subito dopo qui in ufficio, va bene?»
«Ok,
appena torni
ce ne andiamo a casa.»
«A
tra poco allora,
vieni Levi» dirigendosi alla porta facendo segno a Levi.
Jack
la seguì con
lo sguardo mentre usciva e si fermò a riflettere
sull’ultima
frase detta “ce ne andiamo a casa. Gia,
insieme”. E non
si accorse che con due sorrisetti in faccia, Myles e Bobby scuotevano
la testa sempre più divertiti da quei due.
Lucy
e Tara intanto
cercavano di far parlare Sue. Avevano scelto un ristorantino lontano
dall’ufficio, per poter parlare tranquillamente senza la
paura di
orecchie indiscrete.
«Insomma
Sue,»
Lucy non aveva aspettato molto per arrivare al punto per il quale
l’aveva portata fino a li «perché vuoi
continuare
così! È vero che c’è un
regolamento, ma
nessuno della squadra farà mai la spia, e poi non ci sono
dei
controlli così serrati, e voi riuscireste tranquillamente a
sostenere la situazione in ufficio.»
Tara
non fu da meno dando
man forte all’amica «Tutti noi facciamo il tifo per
voi, e
abbiamo visto come con il passare del tempo per voi sia sempre
più
difficile stare lontani.»
«Ieri
lo ha detto
anche Myles!» Lucy non aveva ancora smesso di ridere
ricordando
il giorno prima.
«Myles???»
ripetè Sue
«Gia»
continuò Tara, «ieri ci ha lasciato con un suo
“al
cuor non si comanda” sperando che questa copertura vi potesse
servire… i n c r e d i b i l e!» fece una pausa
approfittando per masticare un boccone «Sue si vede come vi
cercate con lo sguardo, e vi fissate a guardarvi negli
occhi… vi
preoccupate costantemente l’uno
dell’altra.»
«Quando
sei stata
rapita Jack era intrattabile, non riuscivamo a farlo uscire
né
per mangiare né per dormire. Non che tutti noi non
lavorassimo
al disopra delle nostre forze, ma lui non riusciva a capacitarsi
della situazione e si addossava tutte le colpe.»
«Lo
so, ma Jack si
comporterebbe così per ognuno di noi, siamo quasi una
famiglia.»
«Certo!!
Ma quando
Jack era in ospedale mi sembra che l’unica ad aver passato la
notte
di fianco a lui sia stata tu! Perché vuoi convincerti a
tutti
i costi che siete solamente amici!»
«Ma
con Allie l’ho
visto solo io ieri? Accidenti questo lavoro di copertura sta
diventando difficilissimo, non riesco a controllare le mie
reazioni.»
«Noi
speriamo che
vi faccia bene passare un po’ di tempo insieme.
Soli!»
«Saremo
anche soli,
ma lo sto trattando malissimo, non capisco come fa a
sopportarmi…»
e questa volta fu Sue a far alzare gli occhi al cielo alle sue
amiche.
Come la vide sulla porta dell’ufficio Jack si
alzò, prese il
cappotto e se lo infilò al volo. Si avvicinò a
lei e
sfiorandole la schiena con una mano le disse «Andiamo a
casa!»
“Devo scoprire cosa la turba così tanto”
fu
l’ultimo pensiero prima di prendere l’ascensore.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Relegarli in fondo non mi piace molto, ma purtroppo non trovo altra soluzione.
Grazie a tutti per i vostri commenti....
e
gia riesco ad aggiornare abbastanza rapidamente...serà
perchè è gia bella e pronta? Comunque i prossimi capitoli
saranno un po' più abbondanti, spero che gradirete.
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
capitolo 6
Capitolo 6
Alle
17 Sue e Levi stavano
puntualmente suonando il campanello di casa James, e sorpresa delle
sorprese,
le venne ad aprire Enry, l’uomo di cui dovevano scoprire i
traffici.
«Buonasera»
«Buonasera, lei deve essere
Sue…Hudson se non sbaglio.»
«Proprio io, e questo è Levi!»
«Piacere io sono Enry, il marito
di Carol, ma prego accomodati. Va bene se ci diamo del tu?»
«Certo con vero piacere» rispose
Sue varcando la soglia della casa.
«Mia moglie mi ha detto di
accompagnarti nel salone, sta finendo di preparare il the, per lei
è un rituale,
abbiamo vissuto molti anni in Inghilterra.»
«Che bello!! L’Inghilterra…Ed
è
li che vi siete conosciuti?»
«Gia. frequentavamo la stessa
scuola di volo.» la fece accomodare sul divano
«scusami per la franchezza, ma
se Carol non me lo avesse detto non mi sarei reso conto che non puoi
sentire.»
«Lo so fa sempre uno strano
effetto… Leggo le labbra, anni e anni di studio e
sacrifici…»
«Amore non la tormentare!!» in
quel momento Carol entrò nel salone «ora lasciaci
sole che dobbiamo parlare tra
donne.»
«Ok ok divertitevi, è stato un
piacere Sue, e anche conoscere te Levi, naturalmente» Enry
accarezzò la testa
di Levi e uscì dalla stanza dopo aver dato un bacio veloce
sulle labbra della
moglie che gli rivolse un sorriso raggiante.
«Penso
che mio marito sia passato
direttamente al tu, vero? Odia i formalismi!»
«Non ha tutti i torti in fin dei
conti siamo vicini, magari diventeremo anche amici, e in più
io ti sto per
svelare i retroscena della mia storia con Jack.»
«Vero, in queste situazioni è
meglio passare direttamente al tu» confermò Carol
con un sorriso
«Allora, inizia quando vuoi,
sfogati, tutto quello che dirai rimarrà tra te e
me»
«È che non so da dove iniziare» Sue
non stava mentendo, non poteva certo iniziare con “Entrai nella stanza 311 pensando che fosse quella
del personale, e
invece trovai lui, Agente Speciale che mi si avvicinò poi
alla mensa curioso
del mio cane con il budge.”
«Dall’inizio» rispose Carol,
«è
l’unico modo per capirci qualche cosa.»
“Beh, se non puoi dire la
verità ci puoi andare sicuramente molto vicina.”«Jack
e io ci siamo conosciuti al lavoro.» “come
inizio non è niente male, è anche la
verità…”«Lui
è avvocato, in un grande
studio legale, ed io ero arrivata per sbaglio nel suo ufficio pensando
fosse
quello del personale, insomma la classica
figuraccia…» “Ok,
la parte della mensa la risparmio anche a me…”
«Tra una cosa e
l’altra abbiamo finito per lavorare insieme, ed è
scoccata la scintilla, ma
abbiamo continuato ad ignorare i nostri sentimenti.
Forse
perché non li
volevamo vedere.» “Riesco
a leggere nei
suoi occhi e lui nei miei, ma continuiamo a non leggere la richiesta
più
importante” «Forse per paura. Forse solo
perché la politica dello studio
vieta severamente i rapporti tra colleghi, e forse perchè
noi non avevamo
intenzione di violarle quelle regole»
girò
il cucchiaino all’interno della tazza per prendere un
po’ di tempo «Forse
perché come amici comunque, entrambi, avevamo
l’altro.» ad ogni forse la sua
voce diventava più profonda
«Poi…» Sue si fermò per bere
un sorso di the.
«Poi?» le chiese Carol.
“Poi? Poi se chiudo gli occhi sento
ancora le sue labbra sulle mie” «Poi
ci fu assegnato un caso particolare. Stavamo seguendo un testimone che
non ci
convinceva, e abbiamo rischiato di essere scoperti. E ancora, non so
come, ci
ritrovammo abbracciati…stretti...troppo vicini in quel
vicolo per evitare di
baciarci.» “Non era un
vicolo buio, ma
quella stanza…”
«Come nei film»
«Gia, proprio come nei film»
sussurrò Sue
«Devo dedurre che da li il vostro
rapporto cambiò?»
“Doveva essere così
vero?” «No. Siamo stati degli
specialisti ad
eludere l’evidenza dei nostri sentimenti.» poi Sue
si interruppe era li per
lavoro non per fare conversazione, doveva trovare l’occasione
di piazzare le
microspie «Carol ti dispiace, avrei bisogno del
bagno?»
«Certo, aspetta che ti accompagno»
Carol si alzò e le voltò le spalle, in
quell’istante Sue mise una microspia
sotto il tavolinetto.
Seguì Carol fino al bagno, e
lasciò Levi fuori dalla porta facendogli segno di
allontanarsi dalla parte
opposta cercando di raggiungere così un’altra
stanza per piazzare la microspia.
Si specchiò e si sistemò i
capelli, mentre osservava l’espressione del suo viso cercando
di rimanere con i
piedi ben piantati per terra, “Stai
solo
raccontando una storia, smettila di pensare…esci di qui e
finisci quello che
hai iniziato.” Tirò l’acqua,
aprì il rubinetto sciacquandosi le mani e poi
uscì. Levi aveva fatto esattamente quello che lei gli aveva
segnato e lo trovò
nello studio con Enry che lo accarezzava.
«Mi dispiace, sono andata in bagno
e lui si è allontanato… Levi, vieni
qui.»
«Non ti preoccupare è un
cucciolone davvero simpatico, vieni ti riaccompagno in
sala…»
Lasciandogli
fare strada ebbe giusto il tempo di piazzare la cimice anche qui.
Carol
la aspettava, «Allora?
eravamo arrivati al vostro primo bacio…»
«Si,» Sue riprese a raccontare
mentre continuava a rigirare il cucchiaino
«l’imbarazzo, la testardaggine…se ti
dovessi dire come abbiamo superato tutto questo non lo so.»
“Infatti non lo abbiamo
superato.” «So
solo che ad un certo punto non abbiamo più potuto farne a
meno, ci siamo dovuti
raccontare i nostri sentimenti, e la storia iniziò. Una
storia segreta a tutti.»
“Sarebbe bello se fossimo riusciti
a…basta
raccontarti frottole Sue…”
«Difficile da gestire»
«Non difficile tra noi quando
eravamo soli, ma nascondere a tutti gli altri si, non ci potevamo
fidare di
nessuno. Fortunatamente il nostro lavoro era a stretto contatto e ci
portava
fuori dall’ufficio spesso, e poi le cene, i viaggi.
Condividevamo tutto. Un
giorno mi proposero una promozione, e alla fine anche se ho dovuto
cambiare
ufficio, abbiamo deciso di comune accordo che avrei
accettato…sognavamo il
momento in cui la nostra storia fosse sotto gli occhi di
tutti.» “E se lo avessi
fatto? Se fossi partita?
Perché per un attimo quella mattina, ho pensato che le cose
potessero
cambiare…”
«Carol, hai mai amato
profondamente qualcuno e non poterlo gridare ai quattro venti? Non
camminare
con lui mano nella mano? Non poter fare progetti per la paura di non
poterli
realizzare?» “Questa cosa
fa veramente
male…”
«No, effettivamente mai» anche se
la donna ci mise qualche momento di troppo per rispondere.
«Insomma abbiamo visto passare un
treno e lo abbiamo preso al volo. Ci sposammo, e passammo il primo anno
a
ritagliare ogni attimo possibile, pur di mangiare insieme lo facevamo
in
tribunale alle ore più impensabili. Ma il lavoro prese il
sopravvento e
passavamo interi periodi quasi senza incontrarci. A volte rincasavamo
così
tardi che l’altro gia dormiva. Ci stavamo
allontanando…non so da quanto tempo
non ci prendiamo più per mano quando usciamo
insieme…eppure era una delle cose
che più ci mancava quando non potevamo farlo in
pubblico» “Quante volte ho
pensato di farlo e poi me ne è mancato il
coraggio?”
«Certo che avete un bel passato
alle spalle? Ma cos’è che ti ha fatto perdere
fiducia in lui?»
“Oh, questo è
semplice…”«LEI si
ripresentò e Jack non mi disse
nulla. Un giorno dovevo passare dal vecchio ufficio e me la ritrovai
davanti:
il suo vecchio amore del liceo che entrava e usciva dalla vita di Jack
ad
intervalli regolari. Gia, gelosa del suo amore del liceo, patetico. Ma
considerando che il primo amore non si scorda mai, non lo è
poi così tanto, e
poi lui non mi aveva detto niente.»
«Non è patetico, ognuno di noi
vede le cose in modo diverso, io no so niente della tua vita, tranne
quello che
mi stai raccontando, le nostre paure nascono da periodi difficili che
non siamo
riusciti a dimenticare e superare, insomma le questioni irrisolte, un
tradimento …»
«Non so se mi abbia tradito,» “mi ha solo lasciata davanti ad un ascensore,
e non gli posso nemmeno recriminare niente, è stato
sincero…” «Ma quando
l’ho vista li, nel NOSTRO ufficio, e lui non me lo aveva
detto, ho rimpianto di
aver accettato quel maledetto avanzamento di carriera, ma, con i
“se avessi”,
non si va avanti…»
«Lui che ti ha detto di questa
“Lei”?»
«Non sa che li ho visti, ma so
cosa mi direbbe…che sono amici, che i loro genitori sono
amici, che a volte era
capitato di sentirsi e che lei era stata trasferita, Jack non me lo
aveva detto
per non preoccuparmi…sa quanto mi dava fastidio quel
particolare periodo della
sua vita…così ci sono passata
sopra…»
«Io
amo Jack» un tuffo al cuore,
le si ruppe la voce pronunciando quelle parole, “Jack sta ascoltando, non posso credere di averlo
detto…” «ma
ieri quando sono passata a prenderlo in
ufficio per trasferirci qua, li ho visti abbracciati e mi sono sentita
crollare
il mondo addosso» “Avrà
capito che in
quello che sto dicendo c’è poca invenzione e molte
verità…forse farà finta di
niente come abbiamo fatto fino ad ora…”
«Mi hai appena detto che lo ami,
nonostante tutto, questo mi sembra gia un buon punto di partenza. Devi
solo
avere meno paura e fidarti di lui…perché in
questi giorni non ve ne state da
soli a sistemare casa e a portare a spasso questo adorabile
amico.» Levi le
appoggiò la testa sulle ginocchia per prendersi la
grattatine tra le orecchie.
«E se fosse lui ad essere stanco
delle mie insicurezze? Se non mi amasse più?»
“Almeno saprei che mi ha
amata…”
«Sue… » Carol si alzò dal
divano
di fronte a lei e le si sedette di fianco «affrontiamo un
problema alla volta.»
Si
era fatto tardi, il racconto
era stato lungo, ed era ora di tornare a casa. Carol la
accompagnò alla porta.
Mentre usciva, ripensò a tutto quello che aveva detto e di
conseguenza a tutto
quello che Jack aveva sentito e nella mente aveva solo una frase
“adesso che faccio?”.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Grazie mille a tutti per i vostri commenti! Ci ho messo un po' ad aggiungere questa parte, ma non ho avuto molto tempo per me...
ANCORA GRAZIE!
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Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
capitolo7
Capitolo 7
Jack intanto a casa aveva seguito
tutto. Quando aveva sentito Sue dire “io amo Jack”
sentì il cuore fermarsi.
Tutto quello che aveva raccontato…erano veramente loro, i
loro sguardi, i loro
silenzi, il loro bacio…
Poi ad un tratto sentì nelle
cuffie la voce di qualcuno. Era Enry James che parlava a Sue!
L’ha seguita
fuori casa, non abbiamo copertura! Non può averci scoperto!!
Terrorizzato
dall’idea corse in direzione della casa dei James
Arrivato
vicinissimo ai due si
accorse che stavano chiacchierando tranquillamente e quando lo videro
arrivare
disse «Ti stavo cercando Sue, sono tornato a casa e non
c’eravate…»
«Jack ti presento Enry James,
è
il marito di Carol, ti ho parlato di Carol, ricordi?»
«Certo si, dovevi venire a
prendere il the, scusa me ne ero dimenticato»
«Mi ha fermato per invitarci a
cena questo we, gli stavo dicendo che avrei sentito te, ma visto che
sei qui…»
«Sarà un piacere, ma non
vorremmo
disturbare…»
«Nessun disturbo, saremo il
comitato di ben venuto nel quartiere!»
«Potrò anche estorcervi i
segreti
di famiglia?» fece una pausa un po’ più
lunga del dovuto per vedere una
reazione che non ci fu «Avete delle rose stupende, vorrei
sapere come fate!»
«Di questo dovrai parlare con mia
moglie. È lei ad avere il pollice verde in
famiglia…comunque se per voi va bene
noi pensavamo a domenica sera…»
Jack e Sue si guardarono e mentre
Sue pensava di cercare di accorciare i tempi Jack disse
«domenica? Perfetto!»
«allora a domenica.»
Rimasero a guardare dal vialetto
i James che si baciavano prima di rientrare in casa. Poi Carol si
girò, e senza
far uscire la voce disse solo per Sue: prendilo per mano!
Jack non riuscì ad afferrare le
parole di Carol così chiese a Sue «Scusa ma cosa
ti ha detto?»
La ragazza lo guardò un attimo
prima di rispondergli con un filo di voce «Di prenderti per
mano»
Jack la guardò sorridendo
«Non
vorrai mica disubbidire alla nostra consulente
matrimoniale?»e le prese la mano
mentre Carol li osservava, e così, si diressero verso casa.
Sue teneva lo sguardo basso
mentre le loro dita continuavano a rimanere intrecciate anche se ormai
Carol
non li poteva più vedere, e Jack la chiamò usando
la mano libera. Non aveva
intenzione di lasciarle l’altra. “Se
mi
chiedo ancora perché non l’ho fatto prima
finirò per capire che sono stato uno
stupido” Sue alzò gli occhi e Jack le
disse «Sai in questi giorni è un po’
difficile riuscire a parlarti, non mi degni di uno sguardo.»
“Perché
deve avere quel sorriso”«Lo so sono un
po’ sfuggente, ma non
so proprio cosa mi passa per la testa…»
Jack riprese a parlarle «Ieri
…
quando Allie è venuta in ufficio, … è
venuta solo a dirmi che si trasferisce…»
«Qui?» “Troppo veloce Sue, troppo veloce…”
«No, in Europa. Si sposa e segue
il suo marito che ha ottenuto un lavoro importante. Volevo dirtelo
ieri, … mai
poi non c’ho più pensato. Non hanno ancora deciso
una data, ma sarà un
matrimonio lampo. Entro il prossimo mese»
Sue lo guardava ma non riusciva a
credere a quello che stava leggendo sulle sue labbra. «Allora
Allie non era li
per…pensavo…mi dispiace…stai
bene?» “Devo
guardarlo per forza mentre mi dice di no?”
«Sono felice per lei, si merita
un uomo che la ami. E non ero io quello giusto, come lei non lo era per
me.» “Devo essere
più chiaro? Dimmi che hai capito
ti prego…” «E’
venuta per invitarmi al matrimonio…»
Sue non sapeva che dire, ma Jack
capì che forse avevano fatto un passo avanti. Vedeva una
schiarita in quelle
nubi nei suoi occhi azzurri.
«Ho piazzato tre
microspie»gli
disse, una sotto il divano in sala, una in corridoio, e una nello
studio, le
uniche stanze in cui sono riuscita ad entrare.
«Perfetto, le aziono subito,
così
Tara si divertirà con le registrazioni ambientali»
le disse «che dici ordiniamo
una pizza?»
«Pizza? Perfetto!» e
sorridendo
gli porse l’elenco del telefono.
Mangiarono seduti a terra in
salotto, davanti alla tv senza audio, mentre Sue si inventava i
dialoghi più
pazzeschi che Jack avesse mai sentito. Una serata molto piacevole, come
tutte
quelle che trascorrevano insieme d’altronde, e ad un tratto
mentre i loro
sguardi si incrociarono Jack le disse quello che aveva pensato
ascoltandola
durante il pomeriggio. Quel discorso era rimasto aperto da fin troppo
tempo, e
forse era ora di portarlo alla conclusione
«Sai mi è piaciuta molto
la
versione della nostra storia» Sue cercò di dire
qualche cosa, ma Jack glielo
impedì.
«Ascolta, per una volta voglio
finire a dirti ciò che penso, e soprattutto dire esattamente
quello che penso»
guardandola negli occhi, poi distogliendo lo sguardo
continuò.
«Mi piacerebbe … avere
quel
coraggio, anzi, …, mi piacerebbe che lo
avessimo,…, entrambi.»
Ci fu un attimo di silenzio
imbarazzante poi Sue disse: «Jack. Potresti ripetere
ciò che hai appena detto
guardandomi negli occhi? Non che non abbia capito, ma vorrei guardarti
anche io
negli occhi. Mentre lo ripeti non ti leggerò le
labbra.»
Jack si voltò, le sorrise e
mentre i loro sguardi si perdevano in quel magico momento le
ripetè «Mi
piacerebbe che entrambi avessimo quel coraggio.» e questa
volta la frase fu più
semplice da pronunciare
Si continuarono a guardare negli
occhi a lungo e Sue disse: «Hai voglia di accompagnarmi ad un
matrimonio?»
«Solo se tu mi accompagni a
quello di Allie!» e scoppiarono a ridere insieme.
«C’è un’altra cosa che vorrei
fare questa sera» la prese per mano, la fece alzare e le
disse «Mi concede
questo ballo?»
«Con piacere mio cavaliere, ma
non c’è la musica!»
«Non serve a te e non
servirà a
me.»
La prese tra le braccia e le
disse «Chiudi gli occhi Sue»
Lei non
chiese perché e mentre ballavano una musica che era solo
loro,
stretti l’uno all’altra,si
baciarono.
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Capitolo 8 *** capitolo 8 ***
capitolo 8
Capitolo 8
«Ciao
Carol!»
«Sue! Vedo che anche tu sei
mattiniera!»
«Più Levi di me veramente. È come
un orologio svizzero, se volessi dormire 10 minuti in più
dovrei corromperlo
con una doppia razione di bocconcini. Tu? Ti alzi sempre alle 7 per
curare le
tue rose?»
«Sai per me sono come delle
figlie, e nei giorni lavorativi l’unico momento in cui me ne
posso prendere cura
è la mattina presto, quindi punto la sveglia e salto
giù dal letto.»
«Ti ringrazio ancora per ieri
Carol, avevi proprio ragione mi ha fatto bene parlare con
te…»
«Siete riusciti a chiarire?»
«Un po’.»
«Ma è stato abbastanza?»
«Diciamo che abbiamo discusso di
alcune cose, e vedremo entrambi di non ricommettere gli stessi
errori»
«Si, ma ti vedo troppo felice,
per aver discusso solo “abbastanza”»
«Allora diciamo che, aver saputo
che lei si trasferisce perché si sposa e segue il marito, ha
aiutato decisamente
la situazione»
«Sono felice per voi!»
«Senti Carol…Lavori fino a tardi
questa sera?»
«Purtroppo si, vedi mi tengo
libera due giorni la settimana…martedì e
giovedì, però lavoro il sabato…e oggi
ho l’agenda piena»
«Allora visto che domani è
giovedì avresti voglia di venire ad assaggiare il mio dolce
speciale?»
«Domani? Perché no!»
Sue
tornò a casa, chiuse piano la
porta e trovò Jack ancora addormentato sul divano, avevano
passato ore a
parlare ed erano crollati abbracciati…Levi era stato bravo,
aveva svegliato
solamente lei, e Sue si era sciolta dall’abbraccio piano,
senza svegliarlo… se
non fosse stato così tardi sarebbe rimasta a guardarlo
dormire…era così
carino…ma il lavoro li aspettava e i ragazzi sopratutto.
Andò in cucina e
iniziò a preparare il caffè…
...
Jack
si svegliò con l’odore di
caffè appena fatto…si stiracchiò sul
divano e un bel sorriso gli si dipinse in
volto quando gli ritornarono alla mente le ore passate
insieme…Sue gli aveva
appoggiato la testa sulla spalla e si era addormentata, e lui era
rimasto a
guardarla dormire fino a che, anche su di lui non era sceso il
sonno… si alzò
dal divano e la vide li, davanti a lui, che preparava la colazione
mentre gli
voltava le spalle. Fece segno a Levi di non fare nulla, le si
avvicinò e le
poggiò le mani sui fianchi…
...
Sue
si voltò di scatto e si
ritrovò il viso di Jack a pochi centimetri…
«Hai intenzione di farmi morire
d’infarto?»
«Assolutamente no…» mettendole
una ciocca di capelli dietro l’orecchio
«Caffè?»
«Bacio»
«Non ho capito, hai detto… ?
…»
con un sorriso furbo dipinto sul volto.
Jack le diede un bacio delicato
sulle labbra «si, caffè grazie»
«Ho invitato Carol qui…
domani…»
«Quando?»
«Domani!»
«No, intendevo quando lo hai
fatto?»
«Questa mattina, quando, mentre
tu te la prendevi comoda, ho portato fuori Levi. Stava facendo
giardinaggio, e
così l’ho ringraziata per
ieri…» guardandolo con sguardo complice
«poi ho
pensato che mentre lei è qua e il maritino è al
lavoro qualcuno potrebbe
entrare in casa per finire a mettere delle cimici…»
«Ok, chiederemo a Bobby… se
riuscissimo anche a tenere sotto controllo i telefoni sarebbe
perfetto.»
«Io tenterò di tenerla il più a
lungo possibile fuori di casa…» poi guardando
l’orologio «forse è meglio che ci
sbrighiamo o faremo veramente tardi al lavoro…chi fa per
primo la doccia?»
«Io avrei una proposta…»
«Anche io…» rispose Sue prendendo
le tazze «Vai
tu… e falla fredda…»
«Ok, ok!» alzando le mani e facendo
qualche passo indietro «Ma per la cronaca tu hai dormito
molto più di me, sei
tu che sei crollata per prima ieri sera.»
Arrivarono
in ufficio con un’ora
di ritardo.
«Buongiorno a tutti, scusate il
ritardo…»
«Gli sposini se la prendono
comoda eh?» Bobby non perdeva occasione
«Veramente questa mattina noi
abbiamo lavorato…voi avete scoperto qualche cosa dalle prime
rilevazioni
ambientali?»
«Uuuh!! Come siamo suscettibili…
bisogna dedurre che la consulente coniugale non sa fare molto bene il
suo
lavoro?» anche per Myles era troppo difficile non
approfittare della
situazione.
«Per essere precisi, IO ho
lavorato, lui dormiva» disse Sue guardando Jack mentre si
avvicinava al
tabellone «Questa mattina ho incontrato Carol e
l’ho invitata da noi…domani
pomeriggio casa vuota, quindi si può entrare per mettere
sotto controllo i
telefoni e le stanze dove non sono potuta entrare»
Jack prese la parola «E’ sembrata
la cosa migliore da fare visto che aspettare fino a domenica sarebbe
stato
troppo, e poi non è detto che avremo l’occasione
di mettere le microspie nelle
stanze che ci mancano…quindi domani pomeriggio Bobby
piazzerà le cimici mentre
tu Myles, terrai d’occhio Enry James al lavoro, informandoci
se dovesse tornare
a casa prima.»
«Tara, ieri
parlando con
Enry» continuò Sue «ho scoperto che lui
e Carol si sono conosciuti in
Inghilterra, in una scuola di volo, e che Carol ha vissuto per molto
tempo li,
forse sarebbe il caso di vedere se risulta qualche cosa.»
«Controllerò i nostri database.»
«Dalle rilevazioni ambientali è
uscito niente?» Jack si rivolse a Myles mentre sfogliava
alcuni rapporti sulla
sua scrivania.
«Non ancora, sembrano una
famigliola felice, amore, tesoro e via dicendo»
«Anche da quella dell’ufficio
niente…abbiamo sentito alcune conversazioni di lavoro, ma
solo trattative di
stipendi, orari di lavoro…sembra che il nostro Enry abbia
problemi con i sindacati.»
Demetrius aveva finito di leggere per l’ennesima volta le
trascrizioni alla
ricerca di qualche cosa su cui incentrare le loro attenzioni, ma non
era
arrivato a niente di concreto.
«Allora forse potremmo
controllare anche le ultime dichiarazioni dei redditi della
società di
import-export» intervenne Tara «magari
esce qualche cosa di strano»
«Ok, allora tutti al lavoro,
abbiamo svariate cose da controllare.»
Pochi
minuti dopo Lucy si
avvicinò a Sue «allora? Come va?»
«Il solito»
«Non so perché ma non me la
racconti giusta! Dai dimmi cosa è
successo…»
«Assolutamente nulla Lucy »
«E come mai non hai più quel
faccino triste?»
Jack intanto ascoltava
facendo finta di niente, curioso di sentire cosa si sarebbe inventata
Sue per
distrarre Lucy dall’argomento, ma l’occasione le fu
data da Tara «Sue scusa, ma
sei sicura che abbia detto Inghilterra?»
«Sicurissima. Perché?»
«Ho sentito anche io Tara»
aggiunse Jack alzandosi dalla sua scrivania e raggiungendo quella di Sue
«Perché non mi risulta nessuna
Carol Striker, nome da nubile di Carol James, o almeno così
risulta dai
documenti . Ho controllato tutti gli elenchi di brevetti ottenuti in
Inghilterra e non c’è nessuno che si chiami
così. Al contrario però ho trovato
il nostro Enry James, ha ottenuto il brevetto di volo nel 1992, anche
se con un
altro nome, ovvero Martin Barrow.»
«Il mistero si infittisce» si
avvicinò anche Miles
«E di Carol? Nessuna traccia?»
Jack
«Assolutamente niente»
«Hai
controllato anche chi
lavorava nella scuola di volo? Forse non era li per imparare a
volare… Enry non
ha specificato che seguivano un corso insieme.»
«E’ la cosa che ho fatto subito
dopo, ma niente»
«Forse è una storia che fa parte
della loro copertura…si sono inventati la storiella e ci
ricamano sopra»
«Certo, però è strano che ti
abbia dato su un piatto d’argento la possibilità
di trovare la sua vera
identità» continuò Jack
«intanto direi di fare delle ricerche sul nostro Martin
Barrow alias Enry James, magari escono delle cose interessanti sul suo
passato»
«E per quanto riguarda Carol? Cosa
sappiamo del suo di passato?»
«Assolutamente nulla, tranne il
fatto che è qui negli Stati Uniti da dieci anni,
è sposata, ma non hanno figli.
Da quando è arrivata fa la consulente matrimoniale, ma non
ci risulta nessuna
laurea in psicologia con quel nome, almeno qui da
noi…»
«Questa è una cosa che potrei
scoprire domani pomeriggio, ovvero dove dice di aver frequentato il
college.»
«Ma come non devi approfittare
della consulente per i tuoi problemi con questo cattivo
marito?» Bobby dando un
pugno sulla spalla a Jack
«Non posso tormentarla con tutti
i difetti di Jack…»
Jack si massaggiò la spalla
mentre rispondeva alle sfrecciatine dei ragazzi scoccando a Sue
un’occhiataccia
«Ehi! Ma non è abbastanza secondo voi avere una
moglie di cattivo umore? Ci si
devono mettere anche gli amici?»
«Colpito e affondato Hudson»
disse Myles «e brava Thomas»
«Se tu ti comportassi bene, tua
moglie non sarebbe di cattivo umore, e cucinerebbe qualche manicaretto
per te
Jack»
«Quello lo fa» gli rispose guardando
Sue
«Certo che lo faccio, vi fidereste
voi a lasciarlo in cucina?»
Myles «Jack mi dispiace per te ma
stai perdendo la partita»
«Ok, ok, me ne vado. Lascio il
campo di battaglia prima che i nemici mi distruggano completamente.
Qualcuno
viene a pranzo?» alzando le mani in senso di resa.
«Io ho da fare, voi andate
pure» disse
Sue, «voglio controllare
alcuni documenti poi prima di ritornare al lavoro di copertura, devo
passare da
casa a prendere alcune cose.»
De fino a quel momento si era
astenuto dal prendere in giro Jack, ma l’aria in ufficio si
era fatta più
leggera e il boccone era troppo saporito per non approfittarne
«Ma non mangi
niente Sue? Ti ci vogliono molte forze per sopportare Jack»
«Ho fatto una colazione
abbondante… Ma se foste così gentili da portarmi
un cappuccino fumante quando
tornate…ve ne sarei davvero grata!»
«Allora ci vediamo qui in ufficio
poi ti porto a casa a prendere quello che ti
serve…» Jack non vedeva l’ora di
rimanere solo con lei
«Rimango
anche io» dissero Lucy e Tara
contemporaneamente…avevano
l’opportunità di
rimanere sole con Sue.
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Mi
spiace...sono diventata lenta nell'aggiornare...ringrazio tutti per la
pazienza e per i commenti fin troppo gentili...prossimo capitolo a
breve! PROMESSO!!!
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