Sensual -Riabilitazione dei Sensi–

di elyxyz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


No, non è un nuovo capitolo di ‘It’s raining’

No, non è un nuovo capitolo di ‘It’s raining’. ^^’’ ma abbiate fede, arriverà presto.
Credo sia doveroso avvertire i miei lettori abituali che una parte di questa fic è strana rispetto ai miei canoni comuni. Ma a tutto c’è un perché…

 

 

 

Sensual

 

- Riabilitazione dei Sensi  

 

 

 

 

Nii-san…” pigolò Alphonse, a disagio. “Non potresti almeno slegarmi le gambe?” chiese, con voce supplichevole.

 

Edward allargò il ghigno assai poco rassicurante che aveva stampato in faccia. “No, Al. Non posso!”

 

“Ma almeno la benda sugli occhi? Mi pizzica le palpebre…”

 

“Nemmeno. So che è più forte di te e scapperesti…”

 

“Ma fratellone, sono ore che mi torturi!!”

 

Ed girò attorno alla sedia su cui era imprigionato il fratello minore. “E’ per il tuo bene, credimi. Un giorno mi ringrazierai…” replicò, con una punta di sadica presunzione.

 

“Nii-san! Ti prego, basta! …questi tuoi giochetti richiedono un sacco di energia, e mi sfiniscono…” fu il lamento implorante.

 

“Ancora solo una volta, allora.” Decise il maggiore, avvicinandosi con passo mellifluo, fin quasi a sfiorare il corpo del fratello col proprio. “Toccalo, sfioralo, stringilo, annusalo… puoi farne ciò che vuoi… puoi divertirti come ti pare… anche metterlo in bocca.” Gli suggerì, accomodante.

 

Prima ancora di capire come, Al se lo ritrovò tra le dita, e iniziò a manipolarlo con cautela, e un minimo di curiosità data da questo gioco che facevano sempre più spesso…

 

“Ha una forma… uhm… cilindrica.” Spiegò, temporeggiando.

 

“Nh.”

 

“Ed è liscio, con delle impercettibili imperfezioni… rugose.”

 

“A-ah!”

 

“La punta… sulla punta…” tentennò.

 

“Annusalo, Al!” lo sollecitò, con improvvisa impazienza.

 

E l’altro eseguì, fiutandolo in tutta la sua lunghezza, allungando la punta della lingua e titillando con indecisione la superficie. Salata. Pelle.

“Sa di… carne?”

 

“Sì, Al, SI’!!” esclamò, più che euforico, il maggiore dei due.

 

“Nii-san... non mi dirai che…?”

 

Edo sfilò quindi la benda sul viso, incontrando gli occhi stupiti del fratellino. “Hai rubato di nuovo una salsiccia dalla macelleria della Sensei?!”

 

Edward arrossì di botto, sentendosi improvvisamente colpevole. “Basta che la rimettiamo a posto, prima che se ne accorga…” suggerì, per pulirsi la coscienza.

 

“Ma che schifo! L’abbiamo toccata noi!” replicò l’altro, contrariato.

 

Ed si strinse nelle spalle. “Beh, vorrà dire che ce la mangeremo per cena…” e gli slegò le caviglie imprigionate.

 

“E non la pagherai?” chiese Alphonse, chinandosi a raccogliere il barattolo di miele e quello della marmellata di albicocche, il sale e la segatura.

 

Acciaio lo imitò con altri oggetti che aveva utilizzato in precedenza. Il magazzino nel retro del negozio sembrava un campo di battaglia.

“Diciamo che è un ammortizzamento per le sue angherie…” decretò, senza sentirsi particolarmente in colpa.

 

“Una specie di ‘scambio equivalente’?”

 

“Uhm… già.”

 

 

Da che Al aveva – quasi miracolosamente – riavuto il proprio corpo, Edo lo trascinava lì dentro, quasi ogni giorno, per delle interminabili ore, e cercava di risvegliare i suoi sensi assopiti.

 

Il Colonnello Mustang aveva dato loro volentieri il permesso e una lunga licenza premio, affinché raggiungessero Dublith e il minore degli Elric potesse passare un periodo di riabilitazione a casa della loro Maestra. Lui stesso li aveva accompagnati per un pezzo del tragitto, perché una missione che gli era stata assegnata richiedeva la sua presenza al Sud, con immenso piacere da parte del Fullmetal Alchemist. E, benché odiasse Roy – neanche tanto cordialmente – e non si curasse di nasconderlo, Ed riconosceva che il suo superiore aveva fatto molto per loro, quindi riteneva che questa sua ultima gentilezza fosse un congruo rimborso per tutte le battutacce e gli sfottimenti che lui aveva dovuto subire in quegli anni, per amore del fratello.

 

Del resto, dopo tanto tempo passato in un’armatura di metallo, solo vedendo e sentendo, senza percepire odori, sapori e consistenze tattili, era naturale che le sue capacità fossero anchilosate.

Ed era quindi necessario ristabilire quello che la Sensei amava definire ‘una sorta di equilibrio sensitivo’, un periodo di rodaggio, di ri-addestrameto per applicare al meglio la nobile arte dell’Alchimia.

 

 

Quindi Edward, con la dovizia che gli era peculiare, - un tantino sadica e rude, e senza mezze misure - lo trascinava lì per delle sessioni estenuanti, ad annusare, gustare e toccare, cose buone e disgustose, come gli escrementi di topo, e i suoi calzini di tre giorni prima... oppure torte di mele, un bocciolo di rosa – spine comprese. Com’era bello sentire il dolore di quella puntura e vedere il suo sangue, - sangue rosso! -, gocciolare dove la spina si era conficcata... In questa sua neonata felicità, persino le mutande puzzolenti di Ed facevano meno schifo!

 

Al sorrise al pensiero. Il suo Nii-san si stava davvero impegnando molto, ingegnandosi per trovargli sempre nuove cose da testare e saggiare, e anche la Maestra Izumi lo stava aiutando in questo.

Era incredibilmente affascinante sentire di nuovo il caldo e il freddo, persino la fame.

I crampi allo stomaco, quel borbottio imbarazzante che gli faceva ricordare le sue necessità.

Addirittura sentire lo stimolo della pipì. Quel bisogno impellente di correre in bagno, all’ultimo minuto, come faceva da bambino, e sua madre lo sgridava, se arrivava tropo tardi, e finiva col bagnarsi.

Alphonse srotolò la lingua, incrociando gli occhi in modo strabico, cercando di fissarsi la punta. Quella bollicina fastidiosa che si era procurato assaggiando la minestra bollente, la sera prima.

Poi si sfiorò il polso, dove una zanzara lo aveva punto. Vedeva il rossore e il gonfiore, sì. Ma ora sentiva anche il leggero pizzicore e il prurito. E ne era assurdamente felice.

Edo si era raccomandato di andarci piano, che non era più indistruttibile. Poteva farsi male, anche in modo serio.

Ne sapeva qualcosa il suo alluce, schiantato contro lo spigolo della credenza.

Quel dolore indescrivibile che era sfociato in grossi lacrimoni e nelle risate degli altri.

Ma gli andava bene tutto. Ogni cosa, ogni sensazione. Anche sopportare le ‘angherie’ che  suo fratello gli propinava. Era come rinascere di nuovo, e imparare tutto daccapo.

Il giovane Elric abbozzò un nuovo sorriso, colmo di gratitudine verso il mondo.

 

“Al! Togliti quell’espressione ebete dalla faccia, e andiamocene a mangiare, Izumi Sensei ci sta chiamando. Lo rimproverò bonariamente Ed, dondolando una mano aperta davanti alla sua espressione assorta.

 

Le sue labbra si stiracchiarono un po’ di più, facendo brillare anche gli occhi chiari.

 

“All’improvviso… Ho una fame, Nii-san…” ammise, stropicciandosi la canotta all’altezza dello stomaco. “E’ come un buco gigante, una voragine!”

 

Edward rise della sua similitudine, e lo spettinò affettuosamente, circondandogli poi le spalle con un braccio. “Basta che non ti ingozzi troppo, altrimenti vomiterai come ieri sera…”

 

“Uhm… non è che invece temi che, mangiando tanto, io cresca più di te?!” insinuò, falsamente gentile.

 

Il maggiore si bloccò all’istante, fulminandolo con un’occhiataccia tremenda. Ma lui era abituato, quindi non si fece intimorire. “Perché, Nii-san, vorrei ricordarti che io sono già più alto di te…” lasciò cadere lì, quasi con noncuranza, con ghigno d’accompagnamento.

 

“Piccolo fratello ingrato! Traditore del tuo sangue!!” abbaiò teatralmente Fullmetal, puntandogli contro l’indice di metallo.

 

Alphonse lo abbracciò di sorpresa, strofinando il viso sulla sua maglietta.

“Cercherò di impegnarmi per non crescere tanto, ok?!” gli promise, quasi fosse un dono di pace.

 

“Certo, sciocchino. Devi applicarti. O te la vedrai con me!” lo ammonì scherzosamente. “Lascia che io raggiunga la tua statura e poi ne riparleremo… ma stasera lascia perdere, c’è il polpettone con cui strafogarsi…” ammiccò complice, e se lo trascinò dietro, verso la cucina.

 

 

 

 

Continua...

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Fra qualche giorno, la seconda e ultima parte. ^____^


Ringraziamenti: ne approfitto qui per ringraziare quanti hanno letto e commentato la mia ultima fic su Inuyasha (non escludo di scriverne altre a breve^^) e quanti hanno recensito finora ‘It’s raining’.
A voi, la mia profonda gratitudine.


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

Grazie (_ _)

elyxyz

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Con vergognoso ritardo, (ecco perché di solito mi astengo dal dare anticipazioni, perché non so mai se rispetterò i tempi

 

 

Con vergognoso ritardo, (ecco perché di solito mi astengo dal dare anticipazioni, perché non so mai se rispetterò i tempi! >.<) a voi la fine della storia. (Ma qualcuno si ricorda ancora l’inizio?! Ç__ç)

So di essere ripetitiva, ma… no, non è un nuovo capitolo di ‘It’s raining’. ^^’’ eppure abbiate fede, arriverà presto.

 

 

Dedicato a chi ha commentato il primo capitolo.

 

A Lithia del sud, Aduah, Be Mine, Grievermon, Yuki, Onda, Nacchan, Desy, Havoc_Fan, Vocedelsilenzio, The_Dark_Side, Arkadio, Lisachan, Melchan, Kayra, Setsuka, Shatzy e Sephi.


Grazie. Di cuore.

 

 

 

Sensual 2

 

- Riabilitazione dei Sensi  

 

 

 

 

Nii-san… adesso è il tuo turno! Lo sai, vero?” sorrise Alphonse, - un sorriso assai poco rassicurante -, sventolandogli a distanza la benda che usavano abitualmente.

 

Edward indietreggiò lievemente, deglutendo a vuoto.

Ok. Era stato lui a proporsi, effettivamente. Ma l’aveva fatto solo per temporeggiare e invogliarlo ad impegnarsi, perché Al si era stancato dell’allenamento troppo in fretta, quella settimana, e poi sperava che l’altro non se lo ricordasse… e che, anzi, non vedesse l’ora di uscire da quel magazzino ammuffito in cui si rinchiudevano. E invece…

 

“Si chiama Scambio Equivalente, fratellone!” e ghignò di nuovo, angelico e diabolico al contempo. “Non serve che te lo spieghi, no?” inclinò un po’ la testa di lato, con uno scintillio divertito negli occhi.

 

Edo avanzò stoicamente verso la sedia e si lasciò cadere di peso. Quindi incrociò le braccia.

Inutile. Doveva dare il buon esempio, sennò…

“Ho una pretesa, però.” Dichiarò, sfoderando la determinazione che gli serviva di solito per tener testa a quell’odioso del Colonnello Mustang.

 

“A me non ne hai concesse…” puntualizzò il più giovane dei due, fingendosi rammaricato. Dolce, affilata rivincita.

 

“Sono… sono tuo fratello maggiore. Ne ho il diritto.” Tentò Ed, giocando la carta dell’anzianità. L’unica concessagli. Altrimenti avrebbe implorato, certo. Poco dignitoso, ma sicuramente efficace.

 

Perso nei suoi pensieri, non s’accorse del sorriso indulgente che sfiorò le labbra del suo interlocutore.

“E sia. Nii-san, cosa desideri?”

 

Era già pronto a supplicare, e invece la fortuna gli arrideva, quel giorno.

 

“Puoi farmi toccare e assaggiare di tutto…” – il sopracciglio destro di Al s’acuì, ironicamente. - “Beh, sì… in fondo, io l’ho fatto con te… e quindi…”

 

“E quindi?” lo incalzò. Dimostrando una certa impazienza che in realtà non provava, solo per metterlo un tantino in difficoltà e fargliela pagare, ma solo un pochino, poco poco.

 

“Puoi farmi mangiare tutte le schifezze che vuoi, ok? Ma non il latte, il latte no!” esclamò, sull’orlo di una crisi di nervi.

 

“Tutto qui?” cinguettò amabile. “E io che pensavo chissà cosa!”

 

Edo ne parve sorpreso.

 

Fratellone… io so che tu odi il latte, e non ti farei mai una cattiveria gratuita, come invece tu hai fatto a me, in molte occasioni…” rimarcò con semplicità, ottenendo l’effetto desiderato.
La faccia da cane bastonato di Ed era impagabile, ma non era neanche giusto godere così alle sue spalle, no?

Con una certa dose di magnanimità, decise quindi di non infierire.

 

“Cominciamo, va bene?” decise, bendando un reticente Fullmetal.

 

L’Alchimista d’Acciaio si concentrò sui passi che percepiva, sullo scomposto rovistare nella stanza.

Aveva imparato, col tempo, ad accettare lo sferragliare dell’armatura al suo fianco. Passo dopo passo. Giorno dopo giorno.

Ed ora, anche se non l’avrebbe mai ammesso - nemmeno sotto tortura -, faticava un po’ a riconoscere nuovamente la presenza di suo fratello.

Il peso del suo corpo era cambiato improvvisamente, e così la sua voce, non più bambina e neppure metallica. E neanche il suo odore, riconosceva più. Perché le corazze non hanno odore. E quello della sua infanzia era scomparso anni addietro.

Eppure era il suo fratellino, e avrebbe imparato anche lui, di nuovo, a distinguerlo come familiare.

 

“Ecco, Nii-san.”

Con le sue mani vive, gli pose sull’auto-mail un piccolo oggetto, così contenuto che stava su un palmo solo.

Edo ci passò sopra le dita di carne, le uniche che possedessero la motricità fine e la sensibilità richiesta per quei ‘giochi’.

 

“E’ freddo, liscio…” tamburellò con due dita “di metallo.

 

“Sì.”

 

“E’ una scatola?”

 

“Esatto.

Aprila! Devi capire cosa c’è dentro.”

 

Edward eseguì, ed affondò le falangi in qualcosa di indefinito.

Un qualcosa che si sgretolava, secco, sotto ai suoi polpastrelli.

 

“Prova a prenderne un po’!” fu il consiglio.

 

“Frantumò quindi una porzione della sostanza misteriosa, studiandone la consistenza tra pollice e indice. “Granulosa, irregolare.”

 

“Giusto!”

 

“Fiori secchi, tritati.” Tirò ad indovinare.

 

Al applaudì gioioso. “Ma quali?”

 

Il giovane alchimista se ne portò un pizzico alle narici. “Camomilla… Melissa… e Biancospino!”

Non vide il fratellino che annuiva felice. “Una tisana rilassante.” Deliberò, volendo strafare.

 

“Bravissimo!” squittì l’altro, piacevolmente impressionato. “Passiamo al prossimo indovinello?” propose, scegliendo già il da farsi. “Ah, no! Aspetta… che sensazione ti dà questa mistura?”

 

Si avvicinò l’intero cofanetto di fronte al viso. “E’ buona. Sa di calma.” Quindi la allungò al vuoto, e il minore la prese, annusando a sua volta. “Concordo perfettamente.”
Richiuse la scatola e la posò in un angolino. “Un altro tentativo?” suggerì, affascinato dalla perspicacia del fratello.

 

Ed s’impettì. “Certo! Io azzecco tutto!!” dichiarò ringalluzzito. “Trovami qualcosa di più difficile! Quella era una bazzecola, per me!” esclamò, smargiasso.

 

“Allora vado a cercare in cucina. Aspettami qui, buono.”

 

Lo sentì allontanarsi e spalancare la porta del magazzino. Distinse chiaramente i cardini cigolare. E non perché avesse improvvisamente un udito sopraffino… facevano un rumore bestiale!

 

Cercò di concentrarsi sui passi che si allontanavano, ma nelle orecchie della sua mente poteva sentire ancora il consueto cozzare metallico, e non quella camminata svelta e agile, che ora lo contraddistingueva.

 

Perso nei suoi pensieri, non s’accorse del suo ritorno.

 

Nii-san…”

 

“Niente aiuti, stavolta, ok?” ordinò, precedendolo, e protendendo alla cieca le mani di fronte a sé.

 

“Ma, Nii-san…”

 

“Niente ma!” tagliò corto. “Ti muovi?”

 

Ricevette immediatamente la cosa da scoprire.

Alphonse la teneva stretta ad un’estremità, sicché non aveva molte possibilità di rigirarsela a piacimento.

Forse era fragile, ponderò. Anzi, di sicuro lo era. Altrimenti suo fratello si sarebbe limitato a consegnargliela.

Invece continuava a tenerla, come se temesse per una sua caduta.

La furia di Izumi Sensei, per uno dei suoi ninnoli frantumati, non era certo una prospettiva allettante… meglio concentrarsi e finire in fretta!

 

La prima nozione che percepì distintamente fu un gradevole tepore.

“E’ calda.” Sussurrò. “Forse è rimasta al sole…” ma, come richiesto, non ricevette conferme né smentite, per questa sua ipotesi.

 

Era morbida, qualsiasi cosa fosse.

Una stoffa liscia in alcuni punti, ma ricca di increspature, irregolari rilievi, conche e cuciture.

Edward ne accarezzò il bordo, tracciando con l’indice la medesima strada.

Aveva una consistenza modellabile, non rigida. Sembrava quasi che si plasmasse leggermente, secondo il suo volere. Eppure con un’impalcatura strutturale al suo interno, perché la coglieva.

Ma più di così non riusciva a capire. Quella piccola peste s’era proprio ingegnata per bene!

Fu per questo che se la tirò contro, annusandola con meticolosità.

 

“Sa uno strano profumo. Un misto di bucato e… non so. L’altro odore non riesco ad identificarlo. Però, nel complesso è gradevole.” Non ci pensò neppure, se la appoggiò alla guancia d’istinto, e la cosa si modellò docilmente. Ed era piacevole. Quella morbidezza e quel calore sulla pelle.
Si concesse qualche istante, per imprimersi quella bella sensazione.

 

Nii-san! Ti sei addormentato?!” gli fu chiesto, con tono tra lo zelo e il preoccupato.

 

Il ragazzo si riscosse.

“Scusa, Al.

A questo punto dovrei dirti come mi fa sentire, giusto?” non attese risposta. “Non so cos’è. Ma mi piace.”

 

Edo-chan, per favore, ti arrendi?” domandò, con la sollecita premura che lo caratterizzava.

 

“No, aspetta. Voglio fare un ultimo tentativo.” E mordicchiò con gli incisivi l’oggetto, che fu prontamente ritratto, ma non separato da lui. Perché Acciaio lo teneva ancora saldamente.

 

“Ed, BASTA!” esclamò il minore degli Elric, armeggiando in fretta, con agitazione, sulla fascia che gli oscurava gli occhi.
E lui ricordò l’ipotesi della fragilità iniziale, e le rappresaglie della Sensei. Ecco perché Al si stava agitando tanto!

 

Eppure… quando la vista sfocata gli permise di vedere, si ritrovò la mano del Colonnello Mustang tra le proprie, in una posa inequivocabilmente imbarazzante…

 

Edward s’incendiò, allontanandolo di scatto, come una molla troppo carica, inveendo nella direzione del suo superiore, mentre il Flame Alchemist sghignazzava di gusto.

 

“Mi lusingano queste dimostrazioni d’affetto, Fullmetal… anche tu mi sei mancato!” ironizzò, guardandolo dall’alto in basso, e non solo perché era ancora seduto.

 

“Dannato Taisa!” ringhiò. “Al! Dovevi avvisarmi! Dovevi…”

 

“Ma io ci ho provato, Nii-san…” si giustificò.

 

“Non prendertela con lui, Acciaio! Sei tu che non sai contenere la tua ammirazione nei miei confronti…”

 

“Maledetto Colonnello!”

 

“Ero in missione da queste parti, e sono passato a vedere come ve la cavavate… mi sembra un po’ infantile, come gioco.

 

Edo arrossì, al pensiero della mano di Roy su di sé.

 

“Ma, del resto, tu sei un piccolo moccioso, no?”

 

LEI OSA CHIAMARE ME MICROSCOPICA PULCE MALCRESCIUTA?!

 

Alphonse scosse la testa, rassegnato. In fondo, anche il Taisa era andato a cercarsela, giusto?

Quindi decise di sgattaiolare via, lasciando che quei due testoni se la sbrigassero da soli.

Raccolse gli arnesi contundenti che vedeva, solo per precauzione, beninteso.

Le urla di suo fratello si sentivano fin da fuori. Quindi nessuno s’accorse della porta che cigolava, e di un Al finalmente libero, per quel giorno.

 

 

 

 

- Fine -

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.


Invoco perdono per il ritardo immenso ç__ç (però ho scritto molto altro, nel frattempo! ^__=)
Sono mesi che questa conclusione, già scritta su carta, aspettava di esser battuta e limata. Ma mi sono ridotta ad oggi… spero che almeno vi piaccia quasi quanto il primo… >.<

Ringraziamenti: ne approfitto qui per ringraziare quanti hanno letto e commentato la mia nuova fic su Inuyasha e quanti hanno recensito la storia su Slam Dunk, che ho postato in questi giorni.


Se siete interessate/i alle mie produzioni nel complesso, tenete d’occhio il mio account. Di questi tempi sto spaziando molto, su vari fandom.
E, visto che molti di voi mi hanno scritto in pvt, per sapere qualcosa su di me… dopo 6 anni, ho messo uno straccio di bio, nella mia personal page.
 

Risposte al primo capitolo: un riassunto globale per chiarire la mia idea originaria.
So che l’inizio era un po’ ^^’’ fuorviante. Ma neanche tanto.
Come dice Setsuka: “Ho visto il rating verde prima di leggere e ho notato che non c’era il tuo solito avviso della presenza yaoi in rosso”.
Ormai lo sapete che sono pignola, non avrei mai postato con tutto quel pressappochismo! In pratica, se avessi voluto fare la bastarda, non vi avrei messo la frasetta introduttiva di avvertimento sulla specificità della prima parte, e avrei potuto alzare il rating con una spruzzata shonen-ai RoyEd, giusto per illudere le Elricest-Fans. Tutto questo enorme discorso per dirvi che no, non sono cattiva. E che qui non c’è nessun pair. E se ci avete fatto sopra i pensierini porci, è colpa della vostra mente perversa, non della mia! XD
Detto questo, chiedo perdono a Shatzy, che mi aveva fatto notare (nel primo cap) l’inutilità di inserire Roy tra i personaggi, perché era proprio un accenno marginale. Ho dovuto manipolare la mia risposta a suo tempo (scusa >.<), altrimenti ti avrei svelato troppo, e rovinato la lettura spoilerandomi completamente.
Bene. Credo sia tutto.


A voi, la mia profonda gratitudine.


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

Grazie (_ _)

elyxyz

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