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di Rowan936
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Lui sa tutto ***
Capitolo 2: *** Perfetti Sconosciuti ***
Capitolo 3: *** Vieni, Granger ***
Capitolo 4: *** Dovrò conquistare la sua fiducia ***
Capitolo 5: *** Lezioni di bugie ***
Capitolo 6: *** Di nuove scoperte e problemi da risolvere ***
Capitolo 7: *** Un quadro della situazione piuttosto preoccupante ***
Capitolo 8: *** Di incontri inaspettati e scomode rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Di orgoglio, amicizia, scuse e false promesse ***



Capitolo 1
*** Prologo: Lui sa tutto ***


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Prologo: Lui sa tutto

 
«Lui sa tutto.» disse Draco in sussurro.
Non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole e non credeva che avrebbe mai dovuto farlo. Erano stati attenti: si erano incontrati solo in segreto, avevano cancellato la memoria a tutti coloro che li avevano scoperti, si erano sempre guardati da lontano e in presenza dei rispettivi amici si erano insultati, avevano litigato.
Era stato tutto inutile.
 
«Mi dispiace.» aggiunse il biondo passando una mano tra i capelli di Hermione, la sua ragazza, la sua Mezzosangue.
«Come l’ha scoperto?» chiese lei.
Le labbra le tremavano visibilmente, anche se cercava di nasconderlo. Tutti sapevano che Lucius Malfoy era ben poco incline al perdono, non avrebbe mai accantonato i pregiudizi per lasciarli liberi di stare insieme, mai. Era per questo che nonostante Draco si fosse subito innamorato di Hermione si era limitato ad osservarla da lontano per poi iniziare ad insultarla e a trattarla male solo per poter far parte della sua vita, in qualche modo. Finché al loro sesto anno anche lei non si era innamorata e per metà anno erano riusciti a sostenere il peso di una relazione clandestina. Poi Lucius aveva scoperto tutto.
 
«Non lo so. Mi ha detto solo che sono stato uno sciocco a credere di poterglielo nascondere e che mi punirà.» disse lui e Hermione notò che evitava di guardarla negli occhi. Gli prese il mento tra le mani e chiese, fissando le proprie iridi nocciola in quelle di ghiaccio di lui: «Cosa ti ha fatto?»
Lui esitò, tentò di spostare lo sguardo da un’altra parte ma quello di lei lo attraeva come una calamita, non riusciva a resistere.
 
«Non ha importanza.»
Menzogne. Forse tra loro non poteva esserci altro, un mucchio di menzogne. La loro stessa storia era costruita su un cumulo di bugie, dovevano mentire per vedersi e forse si stavano solo illudendo di poter cambiare una realtà di divisioni sociali che era nata molto prima di loro, che esisteva già ai tempi dei quattro fondatori.
 
«Non mentirmi. Ti ha cruciato, vero?»
Lui tentò di scuotere la testa, ma suo malgrado annuì.
«Non devi preoccuparti per me…»
«Io mi preoccupo invece, tuo padre è un mangiamorte, Draco. È pericoloso.»
«Mi crucia da quando avevo undici anni, ci sono abituato.»
Quelle parole intrise di una triste verità caddero nel più completo silenzio.
Come poteva un padre essere così crudele con suo figlio?
«Quando… quando vi siete visti?»
«Ieri è venuto in Sala Comune e mi ha portato nella Stanza delle Necessità, all’inizio ha provato a estorcermi la verità “con le buone”, poi ha iniziato a urlare e alla fine ha messo mano alla bacchetta.»
«Eravate soli?»
«All’inizio sì, poi Silente ha sentito le mie urla ed è intervenuto.»
«E ora?»
«È tornato al Manor, ma ha detto che non è finita e che non posso batterlo.»
«Non potrà mai dividerci.»
 

۩

 
«Non potrà mai battermi.» borbottò Lucius Malfoy, chiuso nel suo laboratorio al Manor.
Mentre armeggiava con una sostanza bianca e fosforescente, Narcissa dormiva sotto effetto di un potente sonnifero, somministratale dal marito.
Lucius non si capacitava ancora che suo figlio, Draco Malfoy, avesse avuto una relazione segreta con una Mezzosangue. Quello non era suo figlio, non era un Malfoy, non più almeno. Ma non si poteva rinunciare al proprio nome volontariamente senza andare incontro a conseguenze, soprattutto se quel nome era prestigioso come “Malfoy”.
 
«Questo non è il comportamento che ci si aspetta da un Malfoy, Draco.» aveva detto Lucius.
«Allora non voglio più essere un Malfoy.» aveva replicato Draco.
 
Era un affronto che Malfoy Senior non poteva e non voleva subire. Non senza punire quel figlio in cui aveva riposto tante speranze e aspettative.
 
Lucius osservò il liquido biancastro vorticare nel piccolo calderone.
Il suo biglietto da visita per la vendetta.
Infilò una mano nella tasca ed estrasse due vetrini contenenti due capelli: uno di Draco, l’altro della Mezzosangue.
Aggiunse quello biondo alla pozione, che assunse subito una sfumatura blu intenso, poi quello scuro e ne comparve un’altra rossa. Filamenti rossi e blu presero a intrecciarsi lentamente in una danza che a Lucius sapeva di vendetta, quella vendetta non ancora compiuta ma che sarebbe stata crudele. La più crudele di tutte. I filamenti vorticavano sempre più velocemente finché non si unirono in uno solo, un grande e serpentino filamento viola. 
Lucius ghignò.
Non voleva essere Purosangue? Be’, non sarebbe stato neanche mago.
Era praticamente impossibile che riuscisse a ritrovare la Mezzosangue dopo quello che stava per fare.
Si rammaricava solo di non poter assistere alla propria opera compiuta.
Estrasse la bacchetta e la puntò contro la miscela.
«Ipsi oblivisci potest.» sussurrò e una potente luce bianca invase la stanza.
Si sentì un boato che risuonò fino ad Hogwarts.
Poi fu il buio.





Angolo autrice:

Innanzitutto, grazie a tutti i pazzi che sono arrivati infondo a questo breve prologo xD. Vi assicuro che i capitoli successivi saranno più lunghi: nelle mie storie capita molto spesso che il prologo sia cortino.
Questa storia si ispira alla saga "Fallen" di Lauren Kate, anche se è molto diversa.
Il maleficio che lancia Lucius Malfoy al figlio e alla sua ragazza fa in modo che i due diventino babbani e che non abbiano alcun ricordo del loro vero passato, inoltre costruisce loro un passato nel mondo babbano che li rende come tutti gli altri. Il maleficio si spezzerà solo quando entrambi riusciranno a recuperare i loro ricordi, ma è un'ipotesi che Malfoy Senior non prende neanche in considerazione, in quanto convinto che per suo figlio sia impossibile ritrovare proprio quella ragazza su tutte quelle che vivono a Londra.
Una fanfiction che racconta come due persone unite da un passato comune ma dimenticato possano riavvicinarsi e ricomporre i pezzi della loro esistenza innamorandosi una seconda volta.

Ho già una storia in corso, (Il Riflesso della Luna) ma in questo periodo mi manca l'ispirazione, ho scritto e riscritto il nuovo capitolo mille volte, ma non mi soddisfa mai, quindi aggiungerò un capitolo con le mie scuse, che porgo a tutti coloro che seguivano quella ff e che ora sono così coraggiosi da leggere questo sclero. Scusate, davvero.

 

Rowan

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Capitolo 2
*** Perfetti Sconosciuti ***




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Capitolo 1: Perfetti sconosciuti
 

Draco Malfoy si sedette sulla sedia della sala d’attesa dell’ospedale.
Non gli piacevano le sale bianche, sembravano risucchiare il tempo e impedirgli di pensare lucidamente.
Estrasse il cellulare e inserì la modalità silenzioso, per poi prepararsi ad ore ed ore di coda. Era sempre così quando doveva fare qualche visita: passava almeno un paio d’ore in sala d’attesa con gli altri presenti come unica distrazione.
A Draco era sempre piaciuto osservare chi gli stava attorno, guardare degli sconosciuti affrontare la sua stessa attesa, ognuno a modo suo.
Un’anziana signora con una stretta crocchia a legare i capelli candidi leggeva un romanzo dalla copertina consunta, un uomo con la barba incolta stava seduto scomposto e si passava continuamente la mano tra i capelli, una ragazza con una gomma da masticare in bocca si truccava con l’aiuto di uno specchietto, un’altra ragazza sui vent’anni cercava di ravvivare i capelli biondi schiacciati dal casco del motorino, una mamma faceva il solletico al figlio che giocava con una macchinina…
 
E lui li osservava.
Ognuno aveva la sua maniera di ingannare il tempo, lui osservava i presenti e a volte riusciva a ricostruire un po’ il loro carattere se li trovava interessanti e li osservava per un bel po’ di tempo.
 
In quel momento fece capolino una donna in camice bianco che lanciò un’occhiata alla lista che teneva in mano, per poi chiamare a gran voce: «Hermione Granger!»
 
Draco avvertì una forte fitta alla testa e per un attimo vide tutto nero.
In quell’attimo sentì la voce di una bambina dire: «Io sono Hermione Granger. E… tu sei?» con il sottofondo dello sferragliare di un treno, vide una chioma cespugliosa, vide due occhi castani fissarlo con… amore?
Poi tornò alla realtà.
 
Con un sottile mal di testa e una strana sensazione addosso, alzò lo sguardo per vedere la donna in questione. Era una ragazza dai capelli castani e cespugliosi legati in una coda di cavallo, sembrava avere all’incirca diciassette anni, come lui, vestiva in modo piuttosto semplice ed era accompagnata da una ragazza bionda sui diciassette anni anche lei, ma molto più modaiola.
Prese a fissare le due chiedendosi il perché di quella strana sensazione.
 

۩

 
«Hermione Granger!» disse una donna in camice bianco e Ally le colpì gentilmente il braccio. «Ehi, tocca a te!»
Ally era la sua migliore amica da praticamente un secolo, si erano conosciute in prima media quando la bionda si era traferita da Boston a Londra. Ciononostante era sicuramente più espansiva di Hermione, che in quegli anni si era fatta guidare dall’amica, dedicandosi principalmente allo studio. La appassionava conoscere cose nuove, scoprire ciò che le era estraneo, le sembrava che così la vita avesse tutto un altro sapore. Non era mai stata interessata ai ragazzi o alle uscite con le amiche, il cinema o le pizzerie l’annoiavano e per questo era un po’ “emarginata” da tutti. Tranne che da Ally.
 
Le due si alzarono incamminandosi verso l’entrata dal dottore quando ad un certo punto Ally la fermò.
«Ehi, chi è quel biondino che ti fissa? È carino!» esclamò la bionda e Hermione si voltò verso il ragazzo a cui l’amica alludeva, con scarso interesse.
 
Quando incrociò lo sguardo di lui ebbe una fitta alla testa e per un attimo vide tutto nero.
In quell’attimo sentì la voce di un bambino dire: «Io sono Malfoy. Draco Malfoy.» con il sottofondo dello sferragliare di un treno, vide una chioma bionda bagnata dalla neve e due occhi color del ghiaccio fissarla con… amore?
Poi tornò alla realtà.
 
Si impose di distogliere lo sguardo dal biondo e si portò una mano alla testa con evidente disagio.
«Ehi, tutto bene?» le chiese Ally accorgendosene. Hermione annuì lentamente, ancora scossa.
«Allora lo conosci?» chiese ancora la bionda e la ragazza fece per scuotere la testa, ma si fece forza per dare una risposta più consistente che non preoccupasse l’amica come invece avrebbe fatto un altro cenno silenzioso.
«No… mai visto prima, direi.» rispose accennando ad un lieve sorriso.
Eppure quella sensazione di conoscerlo non voleva abbandonarla.
 

۩

 
«Draco Malfoy!» disse la donna, venti minuti dopo.
Draco si alzò continuando a pensare alla ragazza di prima, mentre la sensazione di conoscerla persisteva. Eppure era quasi certo di non averla mai vista prima di quel giorno.
Imboccò un lungo corridoio e la vide: stava venendo nella sua direzione, ridendo assieme all’amica. Non aveva mai visto una ragazza più bella. Non perché fosse truccata o si atteggiasse da diva, era una bellezza naturale che probabilmente lei non credeva nemmeno di possedere.
Quando la ragazza si voltò verso di lui, si bloccò e spalancò gli occhi che, ora ne era certo, erano gli stessi che gli erano apparsi nella sala d’attesa.
 

۩

 
Hermione si bloccò non appena si accorse del ragazzo biondo della sala d’attesa.
La stava fissando e lei prese a fissarlo di rimando, persa in una moltitudine di sensazioni che non riusciva a spiegarsi.
Vide come in un flash-back un paesaggio innevato, sentì una risata cristallina, il sapore della neve sulle labbra, sentì una voce sibilare: «Sporca Mezzosangue.»
Batté le palpebre e il biondino era di nuovo lì, davanti a lei.
 
Lo vide avvicinarsi lentamente, quasi ogni passo gli costasse fatica e tenderle la mano.
«Ciao.» le disse.
Lei lo fissò come imbambolata, poi riuscì a sorridere.
«Ciao. Io sono Hermione Granger. E… tu sei?» disse stringendogli la mano e lo vide ammutolire, senza capire il perché.
Il ragazzo la fissò stupito per qualche istante, mentre negli occhi color del ghiaccio uguali a quelli che le erano apparsi in sala d’attesa si mescolavano in egual quantità la sorpresa e l’inquietudine. Poi si riprese e su quelle magnifiche iridi calò un velo che schermò i sentimenti del biondo.
 
«Io sono Malfoy. Draco Malfoy.» disse allora e questa volta fu Hermione ad ammutolire. Le stesse parole che le erano risuonate in testa prima. Solo con una voce un po’ più matura.
«P-piacere…» riuscì a borbottare.
Sentiva che gli occhi di Draco cercavano i suoi, infatti, quando finalmente alzò finalmente lo sguardo il castano si mescolò al grigio in una danza invisibile che la lasciò senza fiato.
Un lieve tepore si propagò nel suo petto e sentì di nuovo il sapore della neve sulle labbra.
 
«Ehm, io sono Ally.»
Si era quasi dimenticata della presenza dell’amica.
«Piacere, Draco.» disse il biondo senza smettere di fissare Hermione negli occhi.
Ally parve capire di essere di troppo, così disse: «Sono in ritardo, devo andare, ci sentiamo sta sera, Herm.» E se andò con grande disappunto di Hermione. Non voleva stare da sola con lui, avrebbe fatto un disastro! Era Ally quella socievole non lei!
 
«Ti… va di fare una passeggiata?» chiese lui.
«Ma tu non hai appuntamento qui?»
Lui si strinse nelle spalle. «Non ne ho voglia.»
Lei sorrise. «Vai, ti aspetto in sala d’attesa.»
«Ma…» fece per protestare lui, quando furono interrotti dall’infermiera.
 
«Signor Malfoy…?» disse interrogativa ma con una nota di rimprovero.
Hermione gli fece un cenno con la mano per invitarlo ad andare e si diresse verso la sala d’attesa.
Draco sorrise.
 

۩

 
Hermione si sedette nuovamente in sala d’attesa.
Che stava facendo?
Stava aspettando un perfetto sconosciuto in una sala d’attesa, pronta a fare una passeggiata con lui… perché poi? Da quando si interessava ai ragazzi? E perché aveva la netta sensazione di conoscerlo?
Avvertì una fitta alla testa.
 
«Che cosa stiamo facendo?» disse una voce divertita terribilmente simile a quella di Draco «Se mio padre lo scoprisse…»
Hermione si sentì avvolgere da uno strano tepore e sentì profumo di pioggia.
 
Batté due volte le palpebre e respirò profondamente. Stavano succedendo un po’ troppe cose strane.
 
Dopo all’incirca mezz’ora, Draco tornò.
Si guardò intorno come per assicurarsi che Hermione fosse ancora lì ad aspettarlo poi si avvicinò alla ragazza con passo sicuro. Lei sorrise.
«Andiamo?» chiese il biondo e lei si alzò. Si passò una mano sulla felpa come per aggiustarla e Draco ghignò.
«Fai sempre così quando sei in imbarazzo.» disse divertito, senza pensarci. Lei strabuzzò gli occhi: non era una domanda, ma un’affermazione, come se l’avesse vista altre volte compiere quel gesto.
«Come hai detto?»
«Cosa ho detto di male?»
«Niente, niente… andiamo?»
«Ok.»
 
Quell’osservazione l’aveva lasciata parecchio stupita: già aveva la sensazione di conoscere quel ragazzo, se poi si metteva a fare osservazioni del genere…
 
«Dove andiamo?» chiese Draco ad un tratto. Hermione ci pensò un po’ su.
«Al parco?» propose infine e lo vide annuire.
Erano i primi giorni di Gennaio, ma nonostante il freddo e la neve c’erano molte mamme che accompagnavano i loro bambini a giocare.
La ragazza sbirciò il suo accompagnatore: camminava con le mani in tasca, le iridi di ghiaccio che fissavano la neve, il volto contratto in una specie di sorrisetto molto simile ad un ghigno. Notando lo sguardo di Hermione, Draco si voltò verso quest’ultima e le disse, a mo’ di spiegazione: «Mi piace la neve.»
«Perché?»
«Non lo so… è come se coprisse tutto quello che conosco e lo cambiasse, lo rendesse nuovo. Nonostante sia qualcosa di freddo mi scalda, mi fa venire voglia di scaldare le persone a cui voglio bene con un abbraccio.»
«Non sapevo che fossi un poeta.»
«Non lo sono.»
 
Cadde il silenzio e Hermione ebbe uno strano senso di déjà-vu, come se avessero già affrontato quel discorso, sensazione che scacciò subito per osservare dei bambini che facevano un pupazzo.
Aveva una voglia matta di mettersi a giocare con la neve come loro, come faceva quando era bambina, ma era sicura che Draco, con quel portamento così fiero, non si sarebbe mai abbassato ad un gioco così infantile. Abbassò lo sguardo e affondò la punta della scarpa nel terreno candido. Quando rialzò lo sguardo, il ragazzo era sparito.
 
«Draco?» chiamò.
Silenzio, solo le risate dei bambini e i richiami delle madri apprensive, uniti ai soliti rumori di Londra.
«Draco…?» ritentò.
Si voltò a destra, a sinistra, poi guardò dietro di sé e quando si rigirò una palla di neve la colpì in faccia.
Sentì il freddo pungerle il viso, scostò la neve con rabbia e quello che vide la stupì all’inverosimile: Draco le veniva incontro con le mani bagnate di neve. Come faceva a sapere che voleva giocare?
«Giochiamo, Granger?»
 
Una fitta alla testa.
«Giochiamo Granger?»Malfoy si avvicinava lentamente, quasi con aria minacciosa, una palla di neve in mano, grande quanto quella che le aveva lanciato poco prima. «Non credevo che un Malfoy si abbassasse a giocare con una Mezzosangue.» Lui non le rispose, ma lanciò la palla di neve, prontamente schivata dalla ragazza. Iniziarono una battaglia senza esclusione di colpi, finché Hermione non cadde a faccia in giù nella coltre bianca. Vide il biondo correrle incontro per tenderle la mano, che lei afferrò trascinandolo a terra.
Hermione batté le palpebre tornando alla realtà appena in tempo per evitare la seconda palla di neve.
 
La ragazza si chinò a raccogliere a sua volta un po’ di neve, mentre i primi fiocchi ricominciavano a cadere, caricò e lanciò la sua arma con tutta la forza che aveva. Preso in pieno. Vide l’espressione contrariata ma divertita del biondo, che si nascose dietro ad un albero.
«Draco!» lo chiamò lei «Facciamo un pupazzo?» la domanda le era uscita spontanea, non solo perché stavano già giocando con la neve quindi c’era una buona probabilità che lui accettasse, ma perché sentiva una strana intimità con lui, come se non fosse un completo sconosciuto.
Lo vide uscire dal suo nascondiglio e accucciarsi nella neve, invitandola con un cenno a fare lo stesso.
Hermione si avvicinò e si inginocchiò accanto a lui.
I due ragazzi presero ad ammucchiare la neve per formare quello che sarebbe stato il corpo del pupazzo, in silenzio. Non era un silenzio pesante, era uno di quei silenzi che non si vogliono spezzare perché contribuiscono a creare un’atmosfera di gioia e intimità.
 
Hermione osservò le mani mezze congelate di lui accarezzare quella che stava diventando una sfera per renderla perfetta, lo faceva quasi con amore e la ragazza non poté trattenersi dal sorridere.
 
Draco si sentiva lo sguardo di Hermione addosso, era come se quella ragazza riuscisse a leggergli dentro. Come aveva fatto a convincerlo a giocare con la neve? Glielo aveva semplicemente chiesto. No, non è vero, non glielo aveva chiesto, lui aveva visto il desiderio di divertirsi come una bambina nei suoi occhi e aveva voluto accontentarla. Tutto pur di vedere quel sorriso che ora era certo le increspasse le labbra.
Alzò lentamente lo sguardo e incrociò gli occhi nocciola di lei, continuando a plasmare il corpo del pupazzo così come lei continuava a dar forma alla testa. Draco sorrideva poco. Non sapeva perché, era nella sua personalità, al limite ghignava ma si concedeva pochi veri sorrisi. Pochissimi. Eppure in quel momento sentiva la felicità guidare gli angoli della bocca, sentiva la voglia di sorridere bruciare sulla pelle.
Autocontrollo, Draco.
Questo era l’insegnamento impartitogli sin da bambino e che lui, volente o nolente, aveva sempre rispettato. Autocontrollo. Si appellò ad esso anche in quel momento, impedendosi di sorridere.
 
«A cosa stai pensando?» chiese Hermione sempre sorridendo, anche se un po’ delusa dalla mancanza di risposa espressiva da parte di lui. Neanche un sorrisetto.
«Vuoi farti gli affari miei, Granger?» Rispose lui ghignando. Strano che la chiamasse per cognome, neanche andassero a scuola insieme.
«Perché no, Malfoy?»
Silenzio. Hermione decise di lasciarlo stare e prese tra le mani la testa del pupazzo, posizionandolo sopra al lavoro di Draco. Osservò il loro lavoro e ripensò a quando da piccola si divertiva a costruire pupazzi con suo cugino Ted e involontariamente sorrise.
 
«Sembri immersa nei tuoi pensieri, a cosa pensi?» chiese Draco, notando la mente assente della ragazza.
Lei si voltò verso il biondo e gli regalò un’imitazione piuttosto convincente del suo ghigno abituale.
«Vuoi farti gli affari miei, Malfoy?»
Lui si strinse nelle spalle.
«Sì.»
Pausa.
«Dove li troviamo degli occhi per il pupazzo?» chiese ancora lui.
Hermione staccò un paio di bottoni alla camicia che portava sotto la giaccia.
«Questi dovrebbero andare bene.» e li posizionò sulla testa.
Draco si tolse la sciarpa e la legò al collo della loro creazione.
«Dove troviamo una carota per il naso?» chiese Hermione e Draco le fece cenno di aspettare, avviandosi verso un fruttivendolo lì vicino.
La ragazza li vide confabulare e infine il biondo ottenne una carota gratis.
Tornò indietro e la posizionò.
«Che facciamo per la bocca?» chiese il biondo, osservando il pupazzo incompleto.
«Boh, deve essere qualcosa di sorridente.»
Pausa. Cosa potevano usare?
Hermione si guardò intorno e vide una mamma distribuire bucce d’arancia ai figli che le aggiungevano ai loro pupazzi. Si alzò e si vi avviò dalla donna, sfoderando il migliore dei sorrisi.
 
Draco la vide alzarsi, non capiva dove volesse andare. Come poteva una ragazza essere tanto perfetta in ogni suo più piccolo movimento?
La vide avviarsi verso una mamma che distribuiva bucce di arancia ai figli e ai loro amici. Gli venne quasi da ridere: chissà come avrebbe reagito la donna vedendo arrivare una diciassettenne che aveva bisogno di una bocca per il suo pupazzo.
 
«Scusi…» disse timidamente Hermione per attirare l’attenzione della donna, che si voltò sorridendo.
«Sì?» chiese cordiale.
«Potrebbe darne una anche a me?» chiese la ragazza sentendosi avvampare nonostante il freddo pungente.
Al contrario di quanto si aspettava, la donna non rise.
«Certo. Sei molto fortunata a trovare un ragazzo disposto a fare certe cose per amore.» disse porgendole una delle bucce.
A quell’affermazione, Hermione avvampò ancora di più e prese a balbettare: «No, no, si sbaglia, lui… cioè… non è… ecco…»
«Non importa, non volevo metterti in imbarazzo o essere indiscreta. Ma è palese quello che provate.»
Poi si diresse verso i bambini che si erano allontanati, lasciando la ragazza attonita a fissarla.
 
Quando finalmente ebbero completato il pupazzo, i due ragazzi si alzarono per ammirare la loro opera.
«Adesso che si fa?» chiese Hermione e Draco si strinse nelle spalle.
«Potremmo dargli un nome! Come chiameresti tuo figlio?»
«Mmh… Scorpius!»
Hermione lo fissò per capire se fosse serio e scoppiò a ridere.
«Ahahahah, povero bambino! Scorpione Malafede! Ahahah, credo che si suiciderà!»
«Scorpius è un nome bellissimo!» replicò Draco risentito «E tu come lo chiameresti, sentiamo?»
«Mmh… Harry! Mi piace molto il nome Harry!»
«Mi sa di capelli neri, occhi verdi e occhialetti da nerd…»
 
Hermione sentì una fitta alla testa.
«Bravissimo Harry!»esultò la ragazza guardando l’amico smontare da una strana creatura alata. Harry le sorrise. «Grazie, Herm.» Si scambiarono uno sguardo colmo di affetto e poco dopo un ragazzo biondo si avvicinò con aria di superiorità alla creatura. «Ma per favore!» diceva «Tu non sei pericoloso, vero? Brutta bestiaccia…!» Era sempre più vicino e la bestia era sempre più agitata. «Malfoy!» lo chiamò Hermione, ma era troppo tardi.
Batté le palpebre e rivide Malfoy in piedi di fianco a lei, tutto intero, senza ferite.
Senza neanche accorgersene, sospirò di sollievo.
 
«Dai…» disse poi «Chiamiamolo Harry…»
Draco la guardò e non poté fare a meno di leggere la speranza in quegli occhi nocciola, a cui non sapeva dire di no.
«Va bene…» sospirò infine «Harry.»
Hermione sorrise e lo abbracciò.
Quando si accorse di ciò che aveva fatto si allontanò di colpo, rosa in viso.
 
«E ora?» chiese.
«Lo distruggiamo?»
«Ma che dici?! È bellissimo, non voglio distruggerlo!»
«O lo facciamo noi o lo farà qualcun altro.»
«Almeno fotografiamolo prima!»
«Ok…»
Hermione estrasse il cellulare e fermò un signore dalla lunga barba argentea che passava di lì.
«Scusi, potrebbe farci un paio di foto?»
Lui sorrise bonariamente attraverso gli occhiali a mezzaluna.
«Certo.»
 
Hermione prese Draco per un braccio e lo portò dietro al pupazzo, con lei. Lo sbirciò per un istante e lo rimproverò: «Sorridi, dai!» Lui si limitò ad una specie di ghigno. L’uomo scattò un paio di volte, ma non se ne andò, sapendo che non era finita.
«Dai, Malfoy, sorridi!»
«Questo è il mio sorriso, Granger!»
«Ma è un ghigno!»
«Ottimo spirito di osservazione.»
Hermione lo guardò, poi un’idea assurda le balenò in testa.
Allungò le braccia e iniziò a fargli il solletico.
Draco non riuscì a trattenere le risate e la ragazza, soddisfatta, continuò a torturarlo finché il biondo non allungò a sua volta le braccia per restituirgli il favore. Stavano ridendo come pazzi e non si sarebbero bloccati se non avessero sentito il rumore del flash.
I due ragazzi guardarono l’uomo dagli occhiali a mezzaluna, il quale sorrise. «Stavate ridendo tutti e due.» disse e si avvicinò porgendo il cellulare a Hermione, che aveva ancora le braccia intrecciate con quelle di Draco.
I due si staccarono e la ragazza recuperò il telefono.
«Grazie.» disse e l’uomo sorrise nuovamente, mentre gli occhi azzurri la scrutavano con una scintilla di intelligenza e furbizia. «Non esiste forza più potente dell’amore.» disse e se ne andò silenziosamente.
 

۩

 
Albus Silente si smaterializzò nel suo ufficio, dove lo attendeva Severus Piton.
«Severus!» lo salutò «A cosa devo la tua visita?»
«Ho saputo di Draco e della Granger.»
«Sì, il vecchio Lucius è agli arresti domiciliari. Perché sei venuto qui?»
«Volevo saperne di più.»
«Non c’è molto da dire, Severus. I ragazzi ora sono babbani e potranno tornare ad essere maghi solo se riusciranno a recuperare i loro ricordi. Da soli.»
«Ma come faranno a trovarsi in tutta Londra?!»
«Oh, tu sottovaluti il potere dell’amore, Severus. Si sono già incontrati.»
Severus cercò di nascondere lo stupore, con poco successo.
«Come… come sarebbe? Sono passati pochi giorni!»
«Io so solo che li ho trovati in un parco a giocare con la neve.»
«Con la neve? Draco Malfoy che gioca con la neve? Sicuro?»
«Sicurissimo. L’amore cambia le persone, Severus, lo sai benissimo.»
Il professore di pozioni si bloccò, ripensando a Lily e a come l’amore l’avesse cambiato. Quei due ragazzi avevano una possibilità per stare insieme, loro avevano lottato per il loro amore, Draco aveva lottato per tenersi la Granger, al contrario di lui che aveva scelto le promesse di potere del Signore Oscuro, lasciandosi sfuggire Lily. Forse perché pensava che ottenendo la gloria promessa dal suo Signore Lily l’avrebbe considerato superiore a Potter e avrebbe scelto lui. Invece le aveva solo fatto del male.
 
«Come possiamo aiutarli?» chiese Severus riscuotendosi dai suoi pensieri.
«Non possiamo aiutarli a ricordare o la maledizione non si spezzerà mai, ma possiamo vegliare su di loro. Io lo sto già facendo, ti va di aiutarmi?»




 

Angolo autrice:
 

Allora, ecco a voi il primo capitolo dove troviamo Draco e Hermione babbani!
Innanzitutto, preciso che ho mantenuto i loro cognomi -per favorire il ritorno dei ricordi- ma le famiglie sono diverse: c'è una famiglia Malfoy babbana -molto agiata- e una famiglia Granger che non è la stessa della storia della Rowling, i veri genitori di Hermione hanno la memoria modificata come tutti i babbani che avevano a che fare con la ragazza.
Nel mondo magico, invece, non è stata modificata la memoria di nessuno, quindi tutti si chiedono che fine abbiano fatto i due maghi e nel prossimo capitolo vedremo le reazioni di Harry, Blaise e degli altri amici dei due.
A proposito del secondo capitolo, credo che arriverà un po' più tardi rispetto a questo, perché mi trovo un po' dubbiosa sulla vita famigliare dei due protagonisti... vedremo, farò del mio meglio!
Ho cercato di non modificare troppo il carattere dei personaggi, ma un po' di OOC è inevitabile.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto -ho aggiornato questa mattina perché non sono andata a scuola a causa della neve xD- e che mi facciate sapere cosa ne pensiate, accetto volentieri anche critiche costruttive :)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Vieni, Granger ***


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Capitolo 2: Vieni, Granger
 
«Allora, che cosa avete fatto tu e il biondino?» chiese la voce squillante di Ally attraverso il telefono.
Hermione era sdraiata sul letto, al contrario, e mentre ammirava il soffitto vedendoci riprodotte come in un film le immagini dell’uscita con Draco, ascoltava le parole dell’amica che chiedeva insistentemente un rapporto dettagliato degli eventi.
 
«Te l’ho detto, niente di ché. Abbiamo giocato con la neve.»
«Cosa?! Avete giocato con la neve? Ma Herm, non puoi fare una cosa tanto infantile al tuo primo appuntamento!»
«Non era un appuntamento, non lo conosco nemmeno!»
Anche se ho la sensazione opposta.
«Comunque sia, un ragazzo così freddo e rigido non avrà avuto piacere a fare una cosa del genere.»
Anche Hermione ci aveva pensato, ma era stato il biondo a cominciare, probabilmente aveva letto il suo desiderio di divertirsi e aveva cercato di accontentarla, anche se non si spiegava come uno sconosciuto potesse conoscerla così bene.
Prese in mano il cellulare e cercò le foto scattate dall’uomo al parco.
Nelle prime due lei sorrideva, il tipico sorriso che sfoggiava per le fotografie, con i denti leggermente scoperti, Draco invece ghignava. Aveva detto che quello era il suo sorriso.
Eppure nelle due foto successive si vedevano i due intenti a farsi il solletico, mentre ridevano come pazzi. Non era vero che il ghigno era il suo sorriso.
 
«Herm, ci sei?» chiese Ally, che nel frattempo era rimasta in linea in attesa di una risposta.
«Sì, sì… stavo solo pensando.»
«Immagino che i tuoi pensieri si focalizzino su un certo biondino, giusto?»
«Potrei anche non rivederlo mai più, sai?»
«Chi lo sa, Londra è piccola a volte.»
 

۩

 
Draco si sdraiò sul letto, mentre la madre continuava a gridare parole poco adatte ad una signora come lei.
I signori Malfoy litigavano sempre più spesso, suo padre avrebbe voluto mandarlo ad un college prestigioso, “Adatto ad un Malfoy che non può abbassarsi a frequentare persone inferiori.” Come diceva lui, ma la madre voleva che Draco iniziasse degli studi privati che gli permettessero di entrare in politica. Entrambi fermi sulle loro idee, finivano sempre per litigare e rompere qualcosa, spesso il signor Malfoy finiva a dormire sul divano e la mattina dopo facevano pace.
Il problema era che nessuno dei due si preoccupava dell’opinione del diretto interessato.
In effetti, non avevano mai fatto troppo caso alle sue idee o preferenze, tutto nella sua vita era stato imposto e lui non aveva mai protestato. Forse perché nonostante quell’aspetto della sua famiglia non gli piacesse, non gli dispiaceva il non dover prendere decisioni da sé a volte. In quel caso però ne andava del suo futuro e nonostante non avesse le idee chiare sapeva che non voleva né andare all’università né diventare un politico.
 
Afferrò l’i-pod e prese ad ascoltare una canzone rock che con il rumore delle chitarre elettriche copriva le grida dei suoi genitori.
Senza che Draco se ne accorgesse, i suoi pensieri si diressero verso Hermione, quella ragazza che conosceva appena e dalla quale non solo si sentiva incredibilmente attratto, ma che voleva a tutti i costi rendere felice.
 

۩

 
Hermione chiuse la telefonata e sospirò.
Ally era la sua migliore amica, ma non poteva capire quello che provava quando stava con Draco, non lo capiva nemmeno lei. Si sentiva stupida a pensare certe cose dopo solo un’uscita con quello che era in effetti uno sconosciuto, ma non poteva impedirselo.
Sospirò nuovamente e prese in mano la foto di sua madre che teneva sul comodino. Era morta l’anno prima all’età di quarantasette anni, aveva i capelli identici a quelli di Hermione ma gli occhi celesti. Aveva la carnagione rosea ed era la mamma più affettuosa che potesse esistere. Era.
Quell’era pesava nella mente di Hermione come un macigno.
Da quando la madre se n’era andata, il padre aveva preso l’abitudine di ubriacarsi in continuazione, divenendo così violento, spesso anche verso la figlia stessa.
Lei non perdeva il suo animo allegro, nascondeva quello che subiva a casa, ma avrebbe tanto voluto qualcuno con cui parlare…
Prima suo padre non era così.
Era sempre stato un po’ rigido, è vero, ma mai violento. A volte aveva qualche scatto di rabbia puntualmente placato dalla moglie che gli sussurrava parole dolci all’orecchio cullandolo nel suo abbraccio. Non si era mai nemmeno ubriacato.
Hermione cercava di essere in qualche modo solidale con lui, la morte di sua madre li aveva distrutti entrambi, lo sapeva, anche se non poteva impedirsi di odiarlo mentre la picchiava. Perché capitava spesso, anche a distanza di un anno dalla morte della moglie.
 
La ragazza decise di alzarsi per andare a prendere un bicchiere d’acqua o qualunque cosa da bere, aveva una sete tremenda.
Arrivata davanti alla porta della cucina, sentì l’ormai familiare odore di alcol e si rimproverò mentalmente per non essere rimasta in camera. Doveva solo sperare che non notasse la sua presenza.
Cominciò ad indietreggiare lentamente, spaventata, lo sguardo fisso sulla soglia della cucina. Continuò ad indietreggiare, finché non urtò un tavolino.
Imprecò mentalmente, poi sentì il rumore di una sedia che si sposta strisciando sul pavimento e poco dopo suo padre è in piedi di fronte a lei, una bottiglia mezza vuota di Whisky in mano e un ghigno sadico sul volto.
 

۩

Draco si infilò in fretta la giacca e uscì di casa.
Aveva voglia di camminare fino a consumarsi i piedi, solo per non pensare, voleva andare dove lo portavano le gambe, voleva perdersi in se stesso.
Camminò fissandosi la punta dei piedi, finché non arrivò in una via un po’ desolata, costituita da villette ognuna con il suo giardino privato.
Continuò a camminare guardandosi intorno, finché non sentì il rumore di una porta che sbatte e un pianto disperato. Guardò davanti a sé e vide una ragazza dai capelli castani cespugliosi correre via in lacrime.
 
Ebbe una fitta alla testa.
Hermione stava litigando con Lenticchia, uno dei suoi amici storici.
«Hai rovinato tutto!»gli urlò contro, sull’orlo delle lacrime, prima di scappare con il viso tra le mani. Draco non aveva esitato a seguirla.
«Granger!»aveva iniziato ad urlare ma lei, per nulla impedita dall’elegante abito, aveva continuato a correre fingendo di non sentirlo. Lui non se ne curò: era certo che l’avrebbe seguita anche in capo al mondo.
Batté le palpebre e riprese coscienza di sé.
 
Ancora una volta, Draco Malfoy si gettò all’inseguimento di una Hermione Granger in lacrime.
 
«Granger!» urlò ancora una volta e come allora lei fece finta di non sentire.
Draco detestava correre, ma avrebbe fatto uno sforzo per lei. Solo per lei. La ragazza svoltò a destra, poi a sinistra, di nuovo a destra, ancora a destra, infine si infilò in uno dei tanti parchi sparsi per la città. Il biondo si fermò un attimo a prendere fiato, piegandosi sulle ginocchia con il respiro affannoso. Poi riprese la ricerca, questa volta a passo normale.
«Granger!» chiamò nel parco stranamente deserto. «Granger, dove ti sei cacciata?!»
Dannata ragazza, perché non gli rispondeva?
Dopo un quarto d’ora buono di vagabondaggio che lo fece sentire un perfetto idiota, Draco trovò la ragazza rannicchiata tra dei cespugli, ancora in lacrime.
Rimase a fissarla senza sapere cosa dire, tanto più che lei non aveva dato cenno di aver notato la sua presenza.
«Ehm…» si schiarì la voce, ma lei non alzò il capo «Granger, che succede?»
Quella continuò a singhiozzare e il ragazzo si trovò in difficoltà.
Le tese la mano. «Vieni, Granger.» le disse. Lei finalmente alzò lo sguardo colmo di lacrime e Draco rabbrividì. Hermione aveva il labbro inferiore spaccato e la guancia destra arrossata, come se avesse ricevuto uno schiaffo. Stabilì che avrebbe chiesto spiegazioni dopo.
 
Hermione tenne lo sguardo fisso sulla mano che il ragazzo le porgeva e la strinse senza pensarci. Quello la tirò su di peso e quando lei barcollò instabile la sorresse passandole un braccio attorno alla vita.
La accompagnò in silenzio fino alla panchina, la fece sedere e si posizionò accanto a lei, aspettando che parlasse.
Ma la ragazza non lo fece, continuò a singhiozzare cercando di fare meno rumore possibile. Draco iniziava a perdere la pazienza. Il problema era che lui di pazienza non ne aveva mai avuta, neanche un goccio.
 
«Allora, Granger, dimmi cosa è successo!» sbottò ad un certo punto, facendo sussultare la povera Hermione, che non rispose, guardandolo con gli occhi castani stracolmi di lacrime. Draco si accorse di essere stato troppo aggressivo, si passò una mano sul viso nel tentativo di calmarsi e ritentò: «Granger… ascolta… scusa, non volvevo essere aggressivo, ma vorrei capire cosa ti è successo. E sapere chi ti ha ridotto così.»
A quelle parole, Hermione si asciugò in fretta le lacrime e assunse una posizione più eretta, per recuperare il suo solito temperamento. Era troppo orgogliosa per farsi vedere distrutta, quel ragazzo aveva già scavato troppo a fondo nella sua debolezza.
 
«Sto benissimo.» esordì evitando lo sguardo di Draco «Non devi preoccuparti, non è successo niente di grave, sto bene.»
Il biondo ghignò.
Era orgogliosa ma non sapeva mentire. La perfetta Grifondoro, si ritrovò a pensare.
Un momento, ma cos’è un Grifondoro? Si chiese perplesso, un istante dopo. Decise di lasciar perdere per tornare al suo “interrogatorio”.
«Lo sai che non sai mentire, Granger?» disse divertito, mentre con una mano la costringeva a voltarsi verso di lui «E guardami negli occhi quando ti parlo.»
«Non ho mentito.» mentì ancora lei e Draco sospirò drammaticamente.
«Oddio, dovrò proprio darti lezioni per insegnarti a dire una bugia decente!»
«Ehi, è ovvio che non ne sia capace, la bugia è Serpeverde!»
«Cosa?»
I due si guardarono perplessi.
Nessuno dei due sapeva cosa fosse un Serpeverde, eppure Hermione lo aveva nominato, secondo la logica avrebbe dovuto conoscerlo, così come Draco avrebbe dovuto conoscere il significato del termine “Grifondoro”.
Si andò a formare un silenzio imbarazzato, interrotto poi da Draco.
«Non mi hai ancora spiegato cosa ti è successo.» affermò.
La ragazza si alzò stizzita.
«Non credo di doverti alcuna spiegazione.»
E fece per andarsene, quando Draco l’afferrò per il polso, attirandola a sé.
 
«Primo,» sibilò «non è educato andarsene senza salutare. Secondo, ti ho vista scappare di casa piangendo, mi è toccato rincorrerti per mezza città con questa freddo e cercare di consolarti. Credo di avere diritto a qualche spiegazione.»
Hermione non sapeva cosa rispondere né come liberarsi dalla presa ferrea del biondo, così rimase ferma lì, a riflettere.
Non sapeva dire bugie e non poteva andarsene senza dire nulla. L’unica possibilità era raccontare una mezza verità.
 
«Ti spiegherò cos’è successo, ma lasciami.»
Il ragazzo la lasciò subito andare e si risedette sulla panchina, subito imitato da Hermione.
«Ecco…» esordì lei «Io… sono stata picchiata.» disse.
Vide un lampo di stupore attraversare gli occhi grigi del biondo, che poi si infiammarono di collera per qualche istante e infine tornarono nuovamente impassibili. Gelidi. Distanti. Due porte chiuse.
«Chi è stato?» chiese con calma forzata.
«Non credo di dovertelo dire.»
«Credo di volerlo sapere.»
«Perché?»
«Perché sì, Granger!»
«Ti renderai conto che “perché sì” non è una risposta accettabile.»
«Perché chiunque sia stato non arriverà a domani. Contenta?»
Hermione si bloccò un istante, stupita, poi trovò la voce per rispondergli.
«A maggior ragione non posso dirtelo.» affermò.
Draco si avvicinò pericolosamente a lei e poggiando le mani sulle sue spalle la attirò a sé, così che le proprie labbra sfiorassero l’orecchio di lei.
«Prima o poi dovrai dirmelo Granger. Un Malfoy ottiene sempre quello che vuole. Ricordatelo.»
Si alzò bruscamente e si allontanò senza neanche un cenno di saluto.
 
Hermione, rimasta sola, ripensò alla voce fredda che aveva usato Draco. Era qualcosa di inquietante. Infilò le mani prive di guanti e quindi mezze congelate in tasca, pensierosa.
Iniziò a giocare con un pezzetto di carta che aveva messo nella tasca sinistra e… un momento, lei non aveva messo nessun pezzetto di carta nella tasca della giacca. Lo estrasse e lo srotolò aspettandosi chissà che cosa, invece trovò solo un numero di telefono. Nessuna firma, anche se non era difficile immaginare a chi appartenesse. Controllò anche il retro e trovò un breve messaggio:
Ci vediamo, Granger.
 
Ora non aveva più nessun dubbio.
Sorrise, incamminandosi verso casa.
 

۩

 
Draco vide Hermione passare sorridendo e la seguì silenziosamente.
Lei non voleva raccontargli niente? Bene, l’avrebbe scoperto da solo. Gli era sempre piaciuto osservare la gente ed era molto bravo a non farsi scoprire. Da piccolo utilizzava questa abilità per spiare i litigi dei genitori, vederli gli faceva male ma non sapere era anche peggio.
 
Vide Hermione aprire il cancello della casa da cui prima l’aveva vista uscire in lacrime e non appena fu certo che lei non potesse vederlo uscì dal suo nascondiglio per accostarvisi e sbirciare.
Arrivò lì quando il cancello stava per chiudersi, così lo bloccò con un piede, sicuro che nessuno lo avrebbe notato.
Hermione, intanto, aveva suonato il campanello e attendeva che qualcuno venisse ad aprire la porta. Quando un uomo sulla cinquantina le aprì con aria furente, la ragazza fece un passo indietro, quasi involontariamente, e Draco tese i muscoli, pronto ad intervenire.
Cos’era tutto quel coraggio? Lui non era mai stato così, si era sempre limitato ad assistere passivamente agli eventi. Se avesse visto qualcuno che stava per essere picchiato non sarebbe intervenuto, avrebbe tirato dritto per la sua strada e continuato con la sua vita perché lui preferiva evitare i guai. Ma se ad essere picchiata era Hermione, cambiava tutto e neppure lui riusciva a capire il perché.
«Dove sei stata?!» sbottò l’uomo, con un tono di voce che fece sussultare anche il ragazzo.
«Scusa, papà… io…» provò a dire Hermione, ma lui la zittì con uno schiaffo che le fece ruotare la testa di novanta gradi.
Draco tentò di imporsi la calma, ma quando la ragazza tentò nuovamente di scusarsi e il padre iniziò a scuoterla violentemente urlandole in faccia, non resistette più e spalancò il cancello con un calcio.
Corse ad affiancare Hermione e la allontanò dall’uomo che, a quanto pareva, non aveva registrato ancora quello che era successo.
«Tutto bene, Granger?» chiese il biondo, lo sguardo che andava da lei al padre.
«Draco…? Ma che fai?» chiese lei invece di rispondere.
Il biondo ignorò la domanda e nascose la ragazza dietro di sé, aspettando una qualche reazione da parte dell’uomo che lo fissava sempre  più arrabbiato.
 
«E tu chi saresti?!» sbottò infine quello.
Draco non rispose, si limitò a guardarlo con disgusto.
«Allora?! Che cosa vuoi?!»
«Impedirle di fare ancora del male a Hermione.» Ora che la ragazza era al sicuro, mantenere la calma era tornato facile come un tempo.
«Non hai alcun diritto di farmi la predica!»
«Invece ne ho diritto eccome, questa è violenza sulle donne!»
«No, sono affari miei.»
«Sono affari anche di Hermione e lei non mi sembra molto contenta.»
«Non impicciarti di cose più grandi di te, ragazzo.» disse il padre della ragazza avanzando con fare minaccioso.
«Altrimenti?» ribatté Draco senza retrocedere di un passo, ma continuando a tenere Hermione ben stretta dietro di lui.
 
«Papà, lascialo stare, lui non c’entra…» provò a dire la ragazza, ma il padre la zittì.
«Chiudi quella bocca tu! Fila in casa, subito!»
«Papà…» tentò di protestare lei, ma questa volta fu Draco a fermarla.
«Vai, qui ci penso io.»
«Ti farà del male…»
«Credi che non mi sappia difendere?» disse con un sorrisetto, che Hermione ricambiò a stento.
«Vai!» sbottò l’uomo pendendola per le spalle e sbattendola dentro a forza, per poi chiudere la porta a chiave.
 
Hermione corse su di sopra, dove sapeva esserci una finestra che dava sul giardino.
Come aveva potuto permettere che si esponesse così per lei? É vero, suo padre la picchiava, ma lui non avrebbe dovuto impicciarsi, non era necessario!
Giunse finalmente alla finestra, tentò di aprirla, ma la trovò bloccata.
Senza poter udire la conversazione, vide Draco urlare indicando la casa, suo padre tentare di assestargli un pugno prontamente evitato, vide il biondo continuare a parlare. Non era mai stata brava con il labiale, ma riuscì a cogliere qualcosa tipo: “Non se lo merita” o simili.
Infine vide il padre indicare il cancello, probabilmente urlandogli di andarsene. Draco disse qualcosa e ubbidì, non senza aver lanciato un ultimo sguardo all’uomo e alla casa.
 
Hermione si affrettò a correre in camera, chiuse la porta e si rifugiò nel suo letto, il volto premuto sui cuscini.
Poco dopo sentì bussare.
«Ehm… Hermione? Posso… posso entrare?»
Cos’era quel tono gentile?
«No.» rispose, non volendo rischiare.
«Allora parleremo da qui.» constatò suo padre.
Silenzio.
«Ascolta… io… ecco… intanto, chi era quel ragazzo?»
Hermione si ritrovò indecisa. Rispondergli o no? Più che altro aveva paura che lo andasse a cercare, ma nemmeno lei sapeva dove abitasse, quindi…
«Un amico.» disse infine, mantenendosi sul vago.
«Da quanto lo conosci?»
«Poco.»
«Ed è già così protettivo? Ma cosa farà tra un paio di anni?»
Hermione non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, pentendosene subito.
Suo padre si stava comportando come quando c’era la mamma, ma non poteva impedirsi di pensare che non appena avesse bevuto di nuovo avrebbe ricominciato a picchiarla.
«Cosa ridi? Mi sembra un po’ troppo protettivo… però mi ha fatto capire un po’ di cose…» Disse l’ultima frase abbassando il tono di voce, era orgoglioso come la figlia e non gli piaceva ammettere di sbagliare.
«Senti… Herm… io… ecco… mi dispiace. Non mi ubriacherò più, cercherò di superare la cosa e non ti picchierò più. Mi perdoni?»
Ok, Hermione non avrebbe mai creduto che suo padre si sarebbe scusato. Tuttavia non bastava un mi dispiace a superare un anno di violenza.
«Non credo che un semplice “mi dispiace” rimedi ad un anno di violenza. Ma credo tra un po’ di tempo potrei perdonarti.»
«Certo, hai perfettamente ragione. Vado a preparare la cena, se vuoi puoi chiamare quel tuo amico e ringraziarlo da parte mia.»
«Ok.»
 

۩

 
Draco si diresse a casa, furioso con il padre di Hermione ma soprattutto con se stesso, che non era stato in grado di convincerlo a smetterla.
Arrivato a casa, si fiondò direttamente in camera ignorando la voce di sua madre che lo chiamava o le urla di suo padre che gli ordinavano di andare a parlare con loro. Non aveva voglia di litigare anche con loro, non era proprio dell’umore.
Voleva solo stare solo, senza nessuno che lo disturbasse…
 
Proprio in quel momento il telefono iniziò a squillare e la stanza si riempì delle note di Back in Black degli AC/DC.
Draco, scocciato, afferrò il telefono e notò il numero sconosciuto ma rispose lo stesso.
 
«Pronto?» disse, un po’ scocciato.
«Malfoy? Ciao, sono Hermione.» rispose la voce dall’altra parte.
«Granger!» scattò subito lui «Che succede? Ti ha picchiata di nuovo? Devo tornare indietro? Se vuoi prendo il motorino e…»
«Calmati, tranquillo! Non mi ha fatto niente, anzi! Ti sto chiamando per ringraziarti anche da parte sua: papà si è scusato!»
«Davvero?» Draco era decisamente sbalordito.
«Sì! Senti, vorrei ringraziarti di persona... ci possiamo vedere domani dopo scuola?»
Draco si concesse un piccolo ghigno.
«Certo, a che ora esci?»
«Alle 12.45»
«Ok, ci vediamo al parco dopo scuola.»
«Va bene, ciao.»
«Ciao.»
 
Draco chiuse la comunicazione, felice.
Quella ragazza lo faceva sentire incredibilmente bene, anche se non lo avrebbe ammesso mai e poi mai. Era pur sempre un Malfoy, infondo.
 

۩

 
Harry, Ron e Blaise entrarono nell’ufficio del preside e si stupirono di trovarvi anche Piton.
Harry, che era quello in rapporti più stretti con Silente, non si trattenne oltre e chiese: «Dov’è finita Hermione?!»
«Educato come sempre, Potter.» sibilò Piton.
«Suvvia, Severus, è normale che i ragazzi siano preoccupati per la scomparsa improvvisa dei loro amici. Sedetevi, discutiamone con calma.
I tre obbedirono, fissando Silente in attesa di spiegazioni.
Il preside raccontò loro della relazione segreta tra Hermione e Draco, impedendo i commenti con un cenno della mano, per poi raccontare della maledizione.
Quando ebbe finito, calò il silenzio.
Harry non poteva credere che Hermione avesse messo a repentaglio la propria vita nel mondo della magia, la sua incolumità per Malfoy.
Ron non poteva credere che Hermione, che aveva sempre considerato sua, lo avesse rifiutato per uno come Malfoy.
Blaise non poteva credere che Draco avesse abbandonato tutti i principi impartitigli sin da bambino, che fosse andato contro la sua famiglia e le sue origini per una Mezzosangue Grifondoro.
 
Quest’ultimo fu il primo a riprendersi.
«È sicuro che sia andata così?»
Silenteannuì con aria grave.
«Ma Hermione non può amare Malfoy… quei due si odiano!» intervenne Ron, mentre Harry si fissava la punta delle scarpe in silenzio.
«Il confine tra amore e odio è molto sottile, signor Weasley. Ma non vi ho raccontato la verità solo per mettervi al corrente della situazione dei vostri amici. Vorrei chiedervi qualcosa.» rispose Silente.
I tre si fecero tutti orecchi.
 
«Vorrei che aiutaste me e Severus a far tornare la memoria alla signorina Granger e al signor Malfoy.» spiegò.
«Ma ha appena detto che non possono ricevere aiuti o la maledizione non potrà più essere spezzata.» osservò intelligentemente Blaise.
Silente sorrise bonariamente.
«Giusta osservazione, signor Zabini, il fatto è che per aiutare la memoria di quei due ragazzi, il solo vedervi può essere utile. Ho già trovato una sistemazione a Severus nella vita babbana della signorina Granger, volevo sapere se vorreste dare una mano.»
 
Silenzio.
Silente attese.
 
Blaise fu il primo ad acconsentire.
«Ok.» disse «Io ci sto.»
Silente sorrise.
Harry ci pensò, ma poi acconsentì a sua volta.
Mancava solo Ron.
Quest’ultimo si scambiò un’occhiata con l’amico, poi scosse la testa e si alzò.
«Non aiuterò la mia Herm a vivere felice e contenta con Malfoy, non ci penso nemmeno! Aiutateli nella loro storia d’amore senza di me.»
E se ne andò sbattendo la porta.
Silente sospirò: se l’aspettava.
«Signor Potter, signor Zabini.» disse «Veniamo a noi.»



Angolo Scrittrice:

Mi ritaglio un piccolo spazio qui infondo per ringraziare tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (grazie mille, vi adoro), tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite ma anche chi ha semplicemente letto. 
Vorrei informarvi che non potrò aggiornare durante le vacanze di Natale perché andrò in vacanza, ma cercherò di trovare il tempo per scrivere qualche cosa così da essere preparata la mio ritorno :D
Un abbraccio a tutti!

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Capitolo 4
*** Dovrò conquistare la sua fiducia ***


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Capitolo 3: Dovrò conquistare la sua fiducia
 
Quando Harry arrivò davanti all’entrata dell’ufficio di Silente, Blaise era già lì.
«’Giorno…» lo salutò la serpe con un mezzo sbadiglio.
Piuttosto improbabile come alleanza, Blaise Zabini e Harry Potter… se poi si pensava al motivo che aveva reso necessaria la loro collaborazione, la cosa diventava incredibilmente folle.
«’Giorno.»
Erano le sei del mattino, dovevano recarsi nell’ufficio di Silente – dove vi era un incantesimo che permetteva la materializzazione − e da lì Piton li avrebbe materializzati nella scuola babbana di Hermione.
«Caramelle zuccherate» disse Blaise, rivolto ai Gargoyle. Perché Silente si impegnava a cercare parole d’ordine ridicole?
I due ragazzi salirono le scale a chiocciola e quando varcarono la soglia della stanza trovarono Silente comodamente seduto su una sedia, le punte delle dita unite e un sorriso bonario sul volto, mentre Piton era in piedi davanti alla cattedra con aria accigliata.
 
«Oh, benvenuti ragazzi!» li accolse il preside, gli occhi azzurri che brillavano dietro le lenti degli occhiali a mezzaluna «Siete pronti?»
I due annuirono.
In realtà Harry era terrorizzato. Aveva paura di vedere Hermione babbana e di constatare che effettivamente la sua amica di sempre non ricordava nulla della loro meravigliosa amicizia. Aveva paura che Zabini potesse approfittarsi della sua perdita di memoria per farle del male, perché infondo era una serpe e poteva non gradire la storia della Grifondoro con il suo migliore amico. Aveva paura di se stesso e di come avrebbe potuto reagire alla vista di Hermione.
Ma lui era Harry Potter e nascondeva la paura quando doveva agire, per trasformarla in forza.
 
«Vedi di non spaccarti, Potter.» disse Piton prendendo lui e Blaise a braccetto.
Pochi istanti dopo, si ritrovarono all’interno di un’aula rettangolare vuota, con i banchi schiacciati contro le pareti bianche sporche e il pavimento a mattonelle scure, oltre che due lavagne nere piene di polvere.
«Staccatevi, abbiamo molte cose da progettare e faccende da sbrigare.» disse Piton e i due ragazzi condivisero un’occhiata disperata.
 

۩

Hermione si infilò con calma la divisa scolastica.
Dopo quel fine settimana così ricco di sorprese e stranezze, era giunto il momento di ricominciare la scuola, di tornare alla solita vita monotona.
«Hermione, la colazione è pronta!» tuonò suo padre.
La ragazza si avviò in cucina, ancora piuttosto assonnata.
«’Giorno…» disse entrando.
Le piaceva molto il cambiamento di suo padre, non era uno di quei genitori zuccherosi e coccoloni, non lo era mai stato, ma era diventato gentile e disponibile, inoltre non aveva più visto una sola bottiglia di Whisky in casa.
«Vado a scuola.» annunciò venti minuti dopo infilandosi la giacca. Suo padre le schioccò un bacio sulla fronte – si appuntò mentalmente di costruire un monumento in onore di Draco – e lei si avviò verso il punto dove si incontrava sempre con Ally.
L’amica l’aspettava lì, era arrivata in anticipo a quanto pareva, e pensare che Hermione era uscita cinque minuti prima del solito…
«Già qui?» chiese raggiungendola. La bionda si strinse nelle spalle.
«Mio fratello oggi aveva una verifica e si è alzato alle cinque, gli è caduto un dizionario e mi ha svegliata.»
«È in questi momenti che ringrazio di essere figlia unica.» scherzò la riccia lungo il tragitto che portava al liceo.
«Dimmi un po’…» iniziò Ally con fare ammiccante e Hermione capì subito che il discorso riguardava qualche ragazzo, altrimenti non si spiegava la luce malevola negli occhi azzurri. «Cosa è successo con il biondino dell’ospedale? Per telefono non mi hai detto niente e tu non sei capace di mentirmi guardandomi in faccia!»
La riccia alzò gli occhi al cielo: doveva aspettarselo.
«Ally, non è successo niente!»
«Non ci provare: voglio la relazione dettagliata!»
«Ok, ok…»
Raccontò per filo e per segno il loro primo “appuntamento” – come si ostinava a definirlo Ally – ma evitò completamente di raccontarle del loro secondo incontro, eccetto per il particolare del biglietto con il numero di cellulare e la telefonata, che integrò nel discorso.
Alla fine del racconto, l’amica aveva gli occhi a cuoricino.
«Ma che dolce, che dolce! Certo, la parte del pupazzo e del solletico è un po’ infantile, ma lui è stato così dolce!»
Chissà cosa avrebbe detto se le avesse raccontato di quello che era successo con suo padre…
 
I loro discorsi furono interrotti dall’arrivo di Cameron, un ragazzo della loro classe che aveva subito fatto amicizia con Ally e alla fine anche con Hermione.
«Ciao ragazze!» le salutò sorridendo.
Cameron aveva i capelli castani ricci, gli occhi verdi lucenti come quelli di un bambino e sempre ridenti, oltre che l’innata capacità di illuminare anche le giornate più buie con la sua allegria.
«Ti è piaciuto il film, Ally?» chiese il ragazzo, alludendo ad un film d’azione che aveva prestato alla ragazza qualche giorno prima.
Hermione sapeva che Cam era innamorato di Ally praticamente dal primo momento che l’aveva vista e da quando gliel’aveva confessato la riccia era diventata la sua confidente abituale.
«Sì, ho mangiato una quantità industriale di popcorn.» rispose lei, guardandosi intorno. Lo sguardo indagatore faceva intuire alla ragazza che cercasse Tod.
Tod era il classico figo che piace a tutte le ragazze della scuola – meno Hermione, ovvio −, uno di quelli che cambiano le ragazze come i calzini, alto, muscoloso, occhi azzurri, presuntuoso, stronzo. Il classico figo. Ed Ally era caduta nella sua trappola, nonostante avesse a disposizione un ragazzo d’oro innamorato di lei.
Quando la bionda si congedò dagli amici per dirigersi verso la squadra di football, Hermione capì che aveva visto Tod e mise il braccio attorno alle spalle di Cam.
«Prima o poi si accorgerà di te, vedrai.» gli disse.
Cam sorrise amaramente.
«Non credo proprio… è testarda, la nostra Ally…»
«Io credo che sia solo abbagliata dalla bellezza di Tod… e credo anche che un tipo come te, Cam, non possa rimanere nell’ombra per troppo tempo.»
Si staccò dall’amico per avviarsi verso la classe, seguita a ruota dal moretto.
 

۩

 
«Ricapitoliamo:» disse Piton rivolto a Harry e Blaise «io entro, mi presento, vi faccio entrare e voi vi sedete il più vicino possibile alla Granger. Dopo dovete presentarvi in qualche modo e diventare amici.»
Stavano per iniziare le lezione e i tre maghi si trovavano in un’aula vuota della scuola.
Era strano sentire il professore rivolgersi ai due in modo così confidenziale, sembrava quasi gentile.
«Per te, Potter, non sarà difficile rientrare nelle sue simpatie, è in qualche modo influenzata dai legami della vita da maga. Tu, Zabini, dovrai lavorare un po’ di più, probabilmente le ispirerai un’istintiva antipatia.» continuò il professore.
«Non si preoccupi, so essere amabile quando voglio.» ghignò Blaise.
«In effetti, ultimamente mi stai quasi simpatico.» intervenne Harry. Altro ghigno da parte del Serpeverde.
«Mi dispiace dover dire che la cosa è reciproca, Pot-Harry.»
Avevano stabilito di chiamarsi per nome, perché il piano di Silente prevedeva di mostrarsi amici agli occhi di Hermione, così da permettere alla ragazza di apprezzare Blaise e successivamente a Draco di apprezzare Harry, anche se la seconda impresa sarebbe stata pressappoco impossibile.
«Quale materia insegna, professore?» chiese Harry.
«Chimica. E gli alunni babbani, vi avverto, non si rivolgono agli insegnanti chiamandoli “professore” o “signore” come ad Hogwarts, ma dicono…» ebbe un moto di disgusto « “prof”»
Harry e Blaise scoppiarono a ridere.
«Ok, prof!» ghignò Blaise calcando l’ultima parola.
Piton storse il naso.
 

۩

 
Hermione si sedette accanto a Cam, in un banco della terza fila, aspettando l’arrivo di Ally che si sarebbe seduta nel singolo di fianco a loro.
«Secondo te come sarà il nuovo professore?» chiese Cam e Hermione si strinse nelle spalle.
«Basta che non sia come quella che avevamo prima. Come hai detto che si chiama?»
«Aspetta… era qualcosa tipo Sa… Se… Severus Piton!»
 
Hermione ebbe una fitta alla testa.
«Ma signore, abbiamo già fatto i Berretti Rossi e i Marciotti, ci vorranno settimane prima delle bestie notturne.» osservò Hermione rivolta a Severus Piton, insegnante di pozioni che stava facendo da supplente in Difesa Contro Le Arti Oscure.
«Silenzio!» la sgridò guardandola glaciale e la ragazza si sentì rimpicciolire. Odiava essere sgridata da un professore, le sembrava di averlo deluso e non voleva.
«Veramente, signore, la Granger ha ragione.» intervenne una voce fretta dal fondo dell’aula guadagnandosi un’occhiataccia da Piton.
Hermione sorrise.
La ragazza batté le palpebre e tornò alla realtà, in quell’aula soffocante.
 
Iniziava ad essere tremendamente stufa di tutti quei flash privi di ogni logica.
«Ehi, che hai?» chiese Cam, notando il suo viso scocciato.
«Niente, niente…» accennò un sorriso stanco «Ho solo caldo.»
Bugie, bugie e bugie.
Nonostante Draco sostenesse che non sapeva mentire, continuava a farlo.
Cam era ingenuo, non sapeva riconoscere le bugie, infatti le credette.
I sensi di colpa le stringevano lo stomaco in una morsa d’acciaio. Non era abituata a mentire, lei, il massimo che aveva fatto in passato era stato omettere quello che subiva da suo padre. In quei pochi giorni in cui Draco era entrato nella sua vita accompagnato da quelle visioni, aveva detto una quantità orrenda di bugie.
E lei non era fatta per mentire.
 
«Buongiorno, ragazzi.» disse una voce lenta e fredda interrompendo il brusio delle chiacchiere dei ragazzi, che si alzarono in piedi in segno di rispetto.
L’uomo, che Hermione riconobbe come il professore della visione di poco prima, li invitò a risedersi con un cenno della mano e si presentò, per poi spiegare che avrebbe insegnato chimica per tutto l’anno e che c’erano due nuovi studenti.
La classe si stupì: di solito venivano avvertiti prima dell’arrivo dei nuovi compagni.
 
«Potter, Zabini, prego.» disse Piton e due ragazzi entrarono.
 
Hermione sentì la testa pulsare e per la seconda volta in quella mattinata vide tutto nero.
Hermione correva lungo il corridoio, aveva una paura matta di non arrivare in orario a lezione, quella cosa della giratempo era una vera fregatura. Teneva in mano una quantità assurda di libri perché la borsa si era rotta per il troppo peso.
Nella sua corsa sfrenata, andò a sbattere contro qualcuno, un ritardatario come lei, forse.
«E sta un po’ attenta!» sbottò il qualcuno in questione.
«Scusa, mi…» fece per scusarsi Hermione, ma si interruppe quando notò chi aveva davanti. Blaise Zabini, il migliore amico che di Draco.
Anche lui la scrutò un attimo, poi, senza una parola, si alzò e iniziò a raccoglierle i libri. Hermione rimase a terra a fissarlo incredula. Una serpe gentile? Certo, conosceva il lato gentile di Draco, ma lui… era Draco.
«Dove hai lezione?» chiese Zabini tenendo i libri in mano e aspettando che la ragazza si alzasse. Hermione si rimise in piedi afferrando gli unici due libri rimasti e tentò di protestare: «Devo andare a Erbologia, ma non è necessario che…»
Zabini non la lasciò finire e si avviò verso la serra, con una decina di libri in mano.
Immaginò che fosse il suo modo di scusarsi.
Buio.
«Harry James Potter, sei un gran cretino!» sbottò Hermione, rivolta al suo amico di sempre. «Dai, Herm, non è così grave!» tentò di difendersi lui, mentre l’amica lo colpiva con un libro.
«Non è così grave? Non è così grave?! Ti. Rendi. Conto. Dello. Spavento. Che. Mi. Hai. Fatto. Prendere?!» concluse sottolineando ogni parola con una librata.
Harry la guardò con quegli occhi verdi pieni di senso di colpa e dolore, poi l’abbracciò.
«Mi dispiace di averti fatto preoccupare, Herm. Non lo farò più.»
La ragazza sorrise, rispondendo alla stretta.
«Sei uno stupido! Il mio stupido preferito
Fu il rumore di una sedia che si sposta a farla tornare alla realtà.
 
«Questo banco è libero?» chiese il ragazzo con gli occhi verdi che, stando alla sua visione, doveva essere Harry Potter.
Avrebbe dovuto dire che no, era occupato dalla sua amica Ally, ma non le riuscì di negare nulla a quello che sentiva come un fratello. Eppure non ci aveva mai parlato.
Scosse la testa quasi involontariamente e lui sorrise, mentre le parole pronunciate dal ragazzo nella visione le rimbombavano nel cervello:
 
Mi dispiace di averti fatto preoccupare, Herm. Non lo farò più.
 
Poco dopo Ally entrò in aula con i capelli scompigliati e l’aria di chi ha corso una maratona.
«S-s-scusi, p-prof…» ansimò.
Piton si prodigò in quello che risultò la pessima imitazione di un sorriso.
«Non si preoccupi, signorina…»
«Ha-Handoson…»
Il professore segnò la R di ritardo affianco al suo cognome e la invitò a sedersi, ricordandole che il giorno dopo avrebbe dovuto portare la giustificazione.
Ally annuì e guardò il banco dove si era seduto Harry, come per chiedere ad Hermione: «Ma non dovrei sedermi io lì?»
L’amica le lanciò uno sguardo sconsolato con l’intento di spiegarle dopo e la bionda si sedette nell’unico banco libero, due file più indietro.
 
«Ehi!» Hermione si sentì chiamare da destra e un bigliettino si posò sul suo banco. Si voltò verso il vicino e vide Harry sorriderle. Non rispose al sorriso, troppo sorpresa, ma si limitò ad aprire il biglietto.
 
Sai che materia insegna questo qui? H. P.
 
La ragazza non poté impedirsi di sorridere, senza sapere perché.
 
Chimica. H. G.Scrisse e glielo rilanciò. La ragazza aveva l’impressione che il professore se ne fosse accorto, ma dato che quello che non diceva niente…
 
Io ce lo vedrei di più ad insegnare teatro: sai che Uomo Nero perfetto? H. P.
 
Scrisse il moro alludendo agli abiti neri del professore, più adatti ad una cerimonia che ad una mattina a scuola, e Hermione trattenne a stento una risata.
 
Forse con quel naso sarebbe più adatto a fare il rapace… H. G.
 
Fu il turno di Harry di accasciarsi sul banco per evitare di ridere.
Andarono avanti così per tutte le due ore di chimica e, per la prima volta, Hermione non seguì una parola della lezione.
 

۩

 
Al suono della campanella che segnalava l’inizio dei venticinque minuti di ricreazione, Ally si avvicinò di corsa a Hermione.
«Herm, chi è quello? Vi siete scambiati bigliettini durante tutte le due ore!» le bisbigliò lanciando occhiate fugaci a Harry. «Lo conosci?» aggiunse.
Hermione scosse la testa, ma Harry e Blaise scelsero proprio quel momento per avvicinarsi.
«Ciao, Hermione, lui è Blaise, il mio…» ebbe un attimo di esitazione che solo la ragazza notò «migliore amico.» concluse.
Lei sorrise stringendo la mano del moro.
Nutriva una certa antipatia istintiva nei confronti di quel ragazzo, ma per qualche ragione si fidava delle proprie visioni e tentò di farsi una buona opinione di lui.
«Lei invece è Ally, la mia migliore amica, e lui è Cam, il mio migliore amico.»
 
Harry sentì un nodo alla gola quando Hermione pronunciò le ultime parole.
Nella sua nuova vita, lui non esisteva ed era un altro il suo migliore amico. Lui non era mai esistito, non l’aveva mai aiutata o confortata, lei non gli aveva mai dato il suo supporto quando aveva litigato con Ron o in mille altre occasioni.
Peccato che quei ricordi fossero vivi nella sua mente e non potesse liberarsene.
Sentì qualche lacrima pungergli gli occhi ma cercò di trattenersi. Si ritrovò a pensare che avrebbe avuto bisogno del tocco confortante di Hermione, ma lei era lontana. Così vicina da sfiorare ma lontana dall’essere ancora la sorella che era stata per lui ad Hogwarts.
Inaspettatamente, avvertì una mano sulla spalla, si voltò e trovò Blaise che gli sorrideva. Non il solito ghigno da serpe, ma un sorriso vero che sussurrava timidamente: Ce la puoi fare, tu sei forte.  
Harry accolse quel muto incoraggiamento con un sorriso di silenzioso ringraziamento, pensando che forse stava nascendo l’amicizia più improbabile del mondo a causa dell’amore più incredibile di tutti.
 
«Visto che siete nuovi, potremmo farvi fare un giretto per la scuola. Ma passiamo in cortile che ho fame.» propose Cam ad un certo punto e i due nuovi arrivati annuirono.
 
I quattro camminavano come un gruppo di amici di vecchia data per i corridoi della scuola.
Hermione iniziava a ricredersi su Blaise, era molto allegro e simpatico, inoltre sembrava avere una certa intesa con Harry che le ispirava più simpatia di chiunque altro.
«Herm, devo andare in bagno, mi accompagni?» chiese Ally quando passarono vicino a i bagni femminili. Neanche il tempo di annuire che la ragazza si ritrovò in uno dei tre bagni non guasti.
«Adesso mi spieghi che tipo di rapporto hai con questo Harry.» disse tranquillamente la bionda. Chiuse nello stanzino angusto, era impossibile evitare di guardarsi negli occhi.
«Non lo conosco, ti ho detto.»
«Mi sembrate molto amici…»
«Non lo siamo, mi sta simpatico, ma non lo conosco.»
Ally ghignò.
«Due ragazzi in tre giorni, non conosci nessuno dei due ma stravedono per te. L’ho sempre detto che sei una bellissima ragazza!»
«Piantala, a me piace solo Draco!» si accorse troppo tardi di quello che aveva appena detto.
«AH-AH! Lo hai ammesso, Herm!» trillò Ally euforica.
«Ecco… io… non intendevo dire questo… nel senso…» tentò di recuperare Hermione diventando tutta rossa.
«Eddai, siamo amiche, puoi dirmi queste cose. E poi non c’è niente di male ad innamorarsi di un ragazzo così… insomma, non sarà Tod, ma è davvero bellissimo, lo ammetto.» sentenziò la bionda.
«A proposito di Tod,» disse allora la riccia stabilendo che l’attacco è la miglior difesa «Dove sei stata sta mattina? Ti ho vista andare da lui!»
Ally arrossì lievemente e Hermione si congratulò con se stessa: era praticamente impossibile metterla in imbarazzo.
«Fuori i dettagli, voglio sapere tutto!» trillò in una fedele imitazione dell’amica.
Lei rise e spiegò: «Tod è ufficialmente il mio ragazzo, ci siamo chiusi nello stanzino della Pina e ci siamo baciati tutto il tempo.»
Hermione inclinò le sopracciglia, scettica. Dubitava seriamente che quella relazione sarebbe durata, perché, come già detto, Tod cambiava più spesso le ragazze dei calzini, ma non lo fece presente a Ally.
«Sono felice per te!»
Risultò credibile perché effettivamente, oltre che preoccupata, era felice.
«Ora sarà meglio andare dai ragazzi, a meno che Cam non sia andato a comprare un pezzo di focaccia si staranno mangiando le dita dalla fame.»
 

۩

 
Dopo cinque minuti che aspettavano le ragazze, Cam annunciò che avrebbe comprato un pezzo di focaccia e chiese se ne volessero anche loro.
Blaise acconsentì e gli diede un euro, mentre Harry rifiutò con un’occhiata gelida. Odiava quel ragazzo. Era il migliore amico di Hermione, aveva preso il suo posto. Cam sembrava percepire l’astio di Harry, infatti si affrettò ad allontanarsi.
Non appena se ne fu andato, Blaise prese il Prescelto per le spalle.
«Senti, devi smetterla di fare così.» disse.
Harry si divincolò dalla stretta.
«Cosa vuoi saperne tu?! Non sai com’è vedere la tua migliore amica, quella con cui hai condiviso tutto, sostituirti anche se inconsapevolmente.»
«Credi forse che per me sarà diverso? Pensi forse che Draco non abbia un nuovo migliore amico? A meno che non gli sia stato creato un passato da detenuto in prigione, avrà degli altri amici e io dovrò conquistare la sua fiducia proprio come tu farai con Hermione.»
Non ci aveva pensato…
«Hai ragione. La sfida è ancora aperta, posso riprendermela.»
Blaise ghignò.
«Sono sicuro che vincerai, Harry.»
Harry sorrise.
«Grazie, Blaise.»
 
In quel momento Ally e Hermione tornarono dal bagno.
«Cam?» chiese la prima e Blaise le spiegò che era andato a prendere un po’ di focaccia per poi trascinarla in una conversazione sull’unico argomento babbano che conosceva: la musica.
Rise e scherzò con la bionda, ma quando incrociò lo sguardo di Harry gli fece l’occhiolino e il Grifondoro capì che stava cercando di dargli campo libero con Hermione. Gli fu molto grato per quel gesto.
I due rimasero a fissarsi per un po’, finché il ragazzo non interruppe il silenzio creatosi tra loro.
«Mi mostreresti la scuola?» chiese «Abbiamo ancora un quarto d’ora.»
Hermione lanciò un’occhiata ad Ally, impegnata con Blaise.
«E loro?»
Harry lo guardò a sua volta.
«Mi sembra che se la cavino benissimo anche senza di noi.» constatò e Hermione annuì.
 
Harry era certo che il primo posto che gli avrebbe fatto vedere sarebbe stata la biblioteca, infatti così fu.
«Questa è la biblioteca a disposizione degli studenti, dove si può andare nelle ore buca o durante religione chi è esonerato.»
Spiegò aprendo una porta in legno e mostrandogli un ambiente pieno di tavoli scuri e scaffali impolverati.
«E tu sei esonerata?» chiese Harry nel tentativo di fare conversazione.
Hermione annuì. «Sì, sono atea. Mia madre lo era, mio padre è laico, quindi in casa mia non si è mai respirata un’aria religiosa. Sono battezzata e ho fatto catechismo perché i miei non trovavano giusto che non credessi in qualcosa che non conosco, ma alla fine non credo lo stesso.»
Harry annuì. Aveva notato l’ombra di tristezza negli occhi della ragazza quando aveva nominato la madre, la conosceva meglio di chiunque altro.
 
Successivamente, la ragazza gli mostrò le palestre, l’aula DVD, il teatro, finché non suonò la campana e i due ragazzi furono costretti a tornare in classe.
 

۩

 
Harry si sedette di fianco a Blaise con un sospiro.
«Com’è andata?» gli chiese quello.
«Così e così. Abbiamo parlato un po’, ho scoperto che è atea, che la madre è morta…»
Blaise annuì, come se ci fosse qualcosa da capire e a lui fosse chiaro.
«Ma alla fin fine non ho fatto grandi passi avanti con lei.» concluse.
«Be’, è solo il primo giorno, un po’ di pazienza.» disse la serpe dandogli una pacca sulla spalla.
 

۩

 
«Cosa hai fatto tutta la ricreazione con Potter?» chiese Cam a Hermione non appena la ragazza si sedette accanto a lui.
«Gli ho mostrato la scuola…» rispose tranquillamente.
«Quel tipo ti sta un po’ troppo appiccicato…» osservò il moro senza astio.
«L’ho notato anch’io… ma non credo ci sia da preoccuparsi, è solo un compagno di scuola.»
Cam annuì ma non rispose perché in quel momento la professoressa di francese entrò in classe.
 

۩

 
A fine lezione, Hermione capì di essere nervosa. Doveva incontrarsi con Draco al parco dopo scuola, non vedeva l’ora eppure aveva paura di fare qualche disastro. Lui era così freddo e perfetto, sembrava una statua di marmo, lei invece era come… non avrebbe saputo definirsi, ma pur vantandosi tanto del suo cervello e della sua capacità di ragionare spesso si lasciava trascinare dal cuore e dai sentimenti. Sospirò.
«Ehi, sei pronta per uscire di qui?» le chiese Cam sorridendo. Lei annuì.
Quando uscirono dalla scuola, Harry sospirò dicendo: «Che bello prendere un po’ d’aria, vero Hermione?»
La ragazza annuì, la testa già al parco.
«Ehi, sei con noi?» le chiese allora il moro.
«Più o meno…» sorrise debolmente lei.
Blaise e Ally, intanto, stavano di nuovo chiacchierando di musica, questa volta coinvolgendo anche Cam.
Hermione guardava il cancello: voleva oltrepassarlo al più presto e correre al parco, da Draco. Dato che stava pensando a lui, quando vide una figura slanciata stagliarsi sull’uscita pensò di immaginarlo, ma Ally le diede un colpetto al braccio sorridendo ammiccante e allora corse verso l’uscita.
Sentiva sulla nuca lo sguardo basito di Harry, ma non le importava: voleva solo Draco.
Corse dal ragazzo e quando gli arrivò davanti sorrise.
«Draco…»
«Granger.»
Perché continuava a chiamarla per cognome? Le dava fastidio.
«Smettila di chiamarmi per cognome, Malfoy.»  
«Ehi, non ti scaldare, Hermione.» ghignò lui.
«Che ci fai qui? Non avevamo appuntamento al parco?»
«Non posso starti troppo lontano…»
Lo disse senza l’ombra d’imbarazzo, ma Hermione arrossì furiosamente.
«Anche io sono felice di vederti prima del previsto.» farfugliò.
 
Fortunatamente, i suoi amici la salvarono da quel momento di imbarazzo.
Ally salutò Draco con un sorriso e un cenno della mano, a stento ricambiato, per poi invitarla con un’occhiata a fare le presentazioni.
«Draco, lui è Cam, il mio migliore amico, Cam, lui è Draco.» disse, evitando di catalogare il giovane Malfoy da qualche parte nella sua vita, non poteva perché lui era la sua vita ormai.
«Draco, lui è Harry, un amico, l’ho conosciuto oggi. Harry, lui è Draco.»
Harry lo guardò con disprezzo, sguardo ampiamente ricambiato dal biondo.
Hermione si affrettò a tentare di recuperare, sperando che Blaise gli andasse più a genio.
«Draco, lui è Blaise, anche lui un nuovo amico. Blaise, lui è Draco.»
Il biondo abbandonò immediatamente l’espressione di disgusto per sostituirla con la cosa più vicina ad un sorriso che la ragazza gli avesse mai visto in faccia, mentre Blaise sembrava l’incarnazione della felicità.
«Non ci siamo già visti da qualche parte?» chiese Draco, fissando le iridi di quello che in un’altra vita era stato il suo migliore amico.



Angolo Autrice:

Eccomi qui con un altro capitolo!
Qui Draco e' comparso solo alla fine, ma nel prossimo capitolo sara' molto piu' presente, questo era dedicato per la maggior parte a Harry e Blaise, oltre che a Hermione ovviamente.
Vi avviso che in questa storia non e' presente il paring Harry/Blaise, sta nascendo un bel rapporto di amicizia, ma si fermeranno li'. 
Che altro dire? 
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite, ma ancora di piu' chi continua a recensire perche' vedo che le recensioni diminuiscono di capitolo in capitolo, ma loro continuano a farmi sentire la loro presenza aiutandomi ad andare avanti.
Sto parlando di Ladyathena e mattacchiona99, grazie mille! ^^
Grazie per aver letto il capitolo, alla prossima! 

Rowan

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Capitolo 5
*** Lezioni di bugie ***


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Capitolo 4: Lezioni di bugie
 

«Non ci siamo già visti da qualche parte?» chiese Draco e Blaise sfoderò un perfetto ghigno Serpeverde.
«Non credo.»
Il biondo lo squadrò con sospetto e per un attimo Blaise temette che l’amico riuscisse a capire tutto semplicemente guardandolo. Infondo, era sempre stato così tra loro.
«Tu non me la racconti giusta…» mormorò infatti il giovane Malfoy, ma fu interrotto da Harry.
«Scusate ma io e Blaise dobbiamo assolutamente andare!» disse prendendo per un braccio il suo finto migliore amico.
«E cosa dovete fare di così importante?» chiese Ally, piuttosto dispiaciuta di non poter chiacchierare ancora con il moro Serpeverde.
«Dobbiamo finire di svuotare gli scatoloni del trasloco.» buttò lì Harry, ma la perfetta bugia non arrivò alle orecchie della ragazza, che aveva adocchiato Tod poco più in là ed era corsa verso di lui senza nemmeno salutare.
Hermione sospirò drammaticamente e passò un braccio attorno alle spalle di Cam, provocando una scintilla di odio negli occhi verdi di Harry.
«Noi dobbiamo andare.» disse Blaise cogliendo lo stato d’animo del suo compagno e trascinandolo via quasi di peso.
 
«Vado anch’io, non voglio certo essere il terzo in comodo.» sorrise Cam, scoccando un bacio sulla guancia a Hermione per poi allontanarsi.
I due ragazzi, rimasti soli, presero a guardare ovunque tranne che verso l’altro, Hermione imbarazzata, Draco indeciso sul da farsi.
«Ehm… andiamo?» chiese alla fine il biondo, porgendole il braccio. La ragazza annuì e strinse l’arto [che brutto dirlo così, non mi piace per niente, ma vallo a trovare un sinonimo di braccio… xD] che lui le porgeva.
«Mangiamo qualcosa? Ho una certa fame…» propose levandosi dalla faccia i capelli arruffati.
«Ok. Panino?»
«Panino.»
Si ritrovarono così a camminare vicini ma senza rivolgersi la parola, ognuno perso nei propri pensieri.
Hermione non si era mai sentita così a suo agio con un ragazzo, normalmente non appena vi era una pausa iniziava a straparlare di libri e altro, detestava i silenzi imbarazzanti. Il fatto è che quel silenzio non era imbarazzante, non lo era stato alla loro prima uscita e non lo era nemmeno ora. Forse era qualcosa nella sicurezza del biondo a renderla così sicura, ma non riusciva ad sentirsi fuori posto come accadeva con la maggior parte delle persone.
 
Giunsero in un bar e si sedettero al banco.
«Per me una Coca e un panino prosciutto cotto e formaggio.» ordinò Draco.
«Una Coca anche per me e un panino pomodoro e mozzarella, per favore.»
Il biondo si girò verso Hermione e incrociò gli occhi castani della ragazza.
«Chi era il tipo occhialuto di prima?» chiese in tono neutro.
«Harry… un mio nuovo compagno di scuola.»
«Harry come il pupazzo?» ghignò lui.
Hermione si ricordò la risposta di Draco alla sua proposta di chiamare il pupazzo con quel nome: «Mi sa di capelli neri, occhi verdi e occhialetti da nerd…»
Ridacchiò.
«Cos’hai da ridere?» chiese il biondo, perplesso.
«Be’, quando ti ho proposto il nome Harry… hai descritto il vero Harry!» spiegò lei, continuando a ridacchiare.
«Hai appena ammesso che porta degli occhiali da nerd!» constatò Draco, ghignando.
«Ma no, non lo penso! Però gli occhiali ce li ha…»
«Te l’ho già detto mille volte: sei una pessima bugiarda! Mi sa tanto che dovrò darti un paio di lezioni di bugie… magari dopo, al parco!» propose il biondo, ghignando senza malizia.
«Io non voglio imparare a mentire!» borbottò la Grifondoro, pur sapendo che le sarebbe tornato molto utile.
«Oddio, un paio non bastano! Dovremmo vederci almeno mille volte!»
Per tutta risposta Hermione gli fece una linguaccia e lui non ebbe il tempo di dire o fare nulla perché arrivarono le loro ordinazioni.
 

۩

 
Harry e Blaise erano nascosti poco distante dalla scuola, nel luogo dell’appuntamento con Piton.
Il Prescelto camminava avanti e indietro, furioso, e la serpe cercava invano di calmarlo.
«Dai, Harry, non ha fatto niente di ché!» disse esasperato.
«Ma se le sta appiccicato peggio di una piattola! Sono anche seduti vicini a scuola!»
«E cosa pretendevi, che si sedesse vicino a te?»
Essendo il migliore amico di Draco, Blaise aveva imparato a gestire situazioni come quella, ma non per questo il suo quantitativo di pazienza aumentava.
«No, ma mi scoccia vederli così… così…»
«Affiatati? Felici? In confidenza?»
«Volevo dire amici!»
«Un termine che ne comprende tre.»
Harry stava per avere una crisi isterica e la calma di Zabini non faceva altro che irritarlo di più. Tirò un calcio a un sasso che trovò a terra, il quale finì in mezzo alla strada, ma non trasse alcuna soddisfazione. Se avesse avuto tra le mani quel Cam lo avrebbe sicuramente strozzato.
Blaise lo osservò e decise di intervenire con il metodo più estremo che conoscesse, con Draco l’aveva usato solo un paio di volte.
Si avvicinò e prese Harry per spalle, sbattendolo contro il muro.
«Adesso ascoltami bene, Harry James Potter!» gli ordinò, fissando le iridi verdi ancora accese di collera del Grifondoro. «Abbiamo già affrontato il discorso “Non sono più il suo migliore amico” e tu avevi detto che avresti lottato. Sei un Grifondoro, porca Morgana, credevo che avessi le palle per riprenderti la tua amica! E tu saresti finito nella “culla dei coraggiosi di cuore”? Ma fammi il piacere, io vedo solo un codardo, un ragazzino incazzato con se stesso perché ha paura di non farcela.»
Il Grifondoro lo guardava stupito, ansimando ancora per la rabbia, che tuttavia iniziava a sfumare.
«Tira fuori le palle, Harry, so che puoi farcela. Non sarà certo un babbano qualunque a fermare Harry Potter, no?» concluse lasciandolo andare.
Harry lo fissò, stupito per quel discorso: non si sarebbe mai aspettato un attacco all’orgoglio, ma aveva funzionato alla grande.
«Sarà meglio che quello lì si prepari: Hermione non sarà sua ancora per molto!» constatò.
Blaise ghignò.
 
«Cosa state combinando?» domandò la voce fredda di Piton che li stava raggiungendo.
«Niente, stavamo solo chiacchierando.» rispose il giovane Serpeverde, pronto.
Piton lo guardò con sospetto, poi il suo sguardo si soffermò su Harry, sugli occhi di Lily.
«Non credo che il signor Potter sia in grado di sostenere una conversazione civile con un Serpeverde, signor Zabini.» sibilò freddo.
«Be’, si sbaglia.» replicò Blaise senza ombra di paura «E comunque dovremmo parlare di Draco e della Granger, non di Harry.»
Piton annuì e il Prescelto gli lanciò uno sguardo di puro odio, ampiamente ricambiato.
«Avete fatto progressi con la signorina Granger?» chiese il professore.
«Sono riuscito ad avvicinarmi un po’ a lei, ma mi considera solo come un compagno di classe.» rispose Harry passandosi distrattamente una mano tra i capelli.
«Io non le sto troppo simpatico, ma ho fatto amicizia con la sua migliore amica, dovrebbe aiutare.» aggiunse Blaise.
«Bene. E con Draco?»
«L’abbiamo incontrato e siamo rimasti insieme giusto il tempo delle presentazioni. Mi odia già.» rispose il Grifondoro senza ombra di dispiacere nella voce.
«Lo immaginavo.» annuì Piton.
«Io sembro stargli simpatico, mi addirittura chiesto se ci conoscevamo.» disse Blaise con una punta di entusiasmo.
«Direi che come primo giorno può andare.» sentenziò il professore «Siete liberi di girare un po’ per Londra questo pomeriggio, ci vediamo qui alle otto di sera.»
 

۩

 
Hermione prese a cercare il portamonete nello zaino, ma Draco la precedette.
«Non se ne parla, pago io.» disse.
«Stai scherzando? Perché dovresti pagare tu?»
«Sono un Malfoy.»
«E con questo?»
«I soldi non sono un problema.»
«Mi credi tanto pezzente da non potermi permettere un panino?»
«Volevo solo essere gentile, non discutere.» concluse il biondo pagando per poi avviarsi verso l’uscita del bar.
Hermione sospirò per calmarsi, poi lo seguì, ancora piuttosto arrabbiata.
«Adesso non mi aspetti nemmeno?» chiese quando lo ebbe raggiunto.
«Mi sembravi piuttosto arrabbiata, volevo farti sbollire.»
E come accidenti faceva a sapere che aveva bisogno di un minuto di solitudine quando era arrabbiata?
«Ok, va bene. Il fatto è che quest’uscita doveva essere per ringraziarti, al limite dovevo essere io a pagare.»
Draco ghignò.
«Non è da gentiluomo far pagare il conto ad una signora.»
«E dov’è questo gentiluomo?» ironizzò Hermione con un sorrisetto.
Draco non rispose, ma si sedette su una delle panchine del parco e le fece segno di sedersi accanto a lui.
 
«La prima regola quando dici una bugia, è non allontanarsi troppo dalla realtà.» cominciò, cambiando intenzionalmente discorso «Ricorda sempre che le bugie devono essere credibili, ma soprattutto difficili da smentire.»
Hermione annuì. Avrebbe voluto rifiutare di nuovo la proposta del ragazzo – anche perché aveva notato il tempestivo cambio di argomento –, ma capiva di aver troppo bisogno di quelle lezioni.
«Se non ti allontani troppo dalla realtà dei fatti, magari modificando, togliendo e aggiungendo, per chi ti ascolta sarà facile crederti e difficile smentirti. Domande?»
«No.»
«Bene. Facciamo una prova allora.»
Una prova? Ma come avrebbe fatto, aveva appena spiegato, non aveva avuto il tempo di studiare o di raccogliere le informazioni…
Hermione stava andando nel panico e Draco se ne accorse.
«Cosa c’è, studentessa?» chiese nel tono più ironico che gli uscì.
«Non-non sono ancora preparata…» mormorò la ragazza mordicchiandosi il labbro inferiore.
Draco non si trattenne e scoppiò a ridere.
«Tu sei fuori!» disse tra una risata e l’altra «Pensi forse che ti farò fare un compito in classe?»
«No?» chiese lei, stupita. Era proprio quello che aveva pensato.
«Ma certo che no! Dovrai solo inventare una bugia che rispecchi quello che ti ho spiegato.»
«Oh. Allora ok.» disse lei, imbarazzata.
Draco assunse un’espressione pensosa.
«Vediamo… mmh…» borbottò, sotto lo sguardo allibito di Hermione.
«Trovato!» scattò infine.
 
«Allora,» spiegò alla ragazza «fai finta che io il tuo ragazzo – a quelle parole Hermione arrossì violentemente – a cui hai dato buca per vederti con un altro.»
«Non farei mai una cosa del genere!» protestò la riccia e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Per l’amor del cielo, Granger, devi solo fare finta!»
La ragazza sbuffò e Draco lo prese come un invito a continuare.
«Dovevamo vederci al cinema ma tu e il tuo amante siete andati a… mmh… a casa sua. Cosa mi racconti?»
Hermione ragionò.
«Ecco… allora… non sono venuta al cinema perché…»
 
Non allontanarti troppo dalla realtà.
 
«Sono andata a casa di un mio amico a…»
 
Le bugie devono essere credibili.
 
«Cioè… sua mamma stava male quindi sono andata… ehm… ad aiutare.»
La ragazza attese il responso del suo insegnante.
 
«Sì… allora, la bugia è abbastanza credibile, ma sei un po’ troppo balbuziente e dai dei segnali che gridano “STO MENTENDOOOO!”… ma su questo lavoreremo la prossima volta. Brava.»
Hermione sorrise.
 

۩

 
Severus Piton alzò gli occhi al cielo.
Possibile che Draco si mettesse a dare lezioni di bugie alla Granger? Bella coppia di innamorati!
Ma, infondo, quei due erano tutto fuorché una coppia tradizionale.
Vide Draco e Hermione alzarsi dalla panchina, camminavano affiancati e se Piton conosceva il giovane Malfoy, tra poco avrebbe cercato un contatto fisico di qualche genere.
Poco dopo, infatti, il ragazzo prese la mano della Granger, che la strinse sorridendo.
Piton li seguì fino alla casa di Hermione, dove lei rimase impalata con le spalle contro il cancello mentre lui la guardava in piedi di fronte a lei.
 
«Ehm… io… sono arrivata.» disse lei.
Draco annuì.
Ci sarebbe stato benissimo un bacio, ma i due non sembravano proprio intenzionati, continuavano a fissarsi negli occhi sorridendo. O meglio, Hermione sorrideva e Draco accennava un ghigno felice.
 
Piton sospirò, preparandosi a seguire il giovane Malfoy.
Ma non sarebbe andata così.
 
Draco si passò una mano tra i capelli biondi.
Si sentiva stranamente osservato e non erano gli occhi di Hermione fissi su di lui, no, era come se qualche sconosciuto poco desiderato lo stesse osservando, aspettando il momento giusto per attaccare.
Hermione si lisciò il cappotto.
Non sapeva cosa dire o fare, inoltre aveva la strana sensazione di essere osservata e non era a causa degli occhi di ghiaccio di Draco puntati su di lei.
Senza un’apparente ragione, il suo sguardo si posò sul giardino alle spalle del biondo.
Un’ombra.
Veloce e precisa, passò e svanì.
Un’altra.
Un’altra ancora.
 
Piton seguì lo sguardo della Granger e vide delle ombre muoversi alle spalle di Draco. Sfoderò la bacchetta, preparandosi allo scontro.
 
Hermione vide un’altra di quelle ombre.
«Credo che ci sia qualcuno…» sussurrò la ragazza.
Draco annuì.
«Sì, lo sento anch’io…»
Rimasero immobili, Hermione che spiava le ombre, Draco che fissava il vuoto davanti a sé, in attesa.
Passarono interminabili minuti di silenzio assoluto, quando un urlo squarciò la quiete della via deserta.
 
«STUPEFICIUM!»
 
Hermione vide il getto di luce rossa e prese Draco per la maglietta, trascinandolo con sé a terra.
 

۩

 
Blaise camminava con lo sguardo basso in una via deserta di Londra, mentre Harry lo seguiva silenziosamente.
Il Serpeverde si sentiva tremendamente solo, lontano dalla scuola e sperduto nella Londra babbana che tanto poco conosceva. Se avesse avuto Draco la suo fianco sarebbe stato tutto diverso. Forse tra i due quello più incline a donare conforto e appoggio era sempre stato lui, ma la presenza costante del giovane Malfoy, che lo ascoltava in silenzio quando aveva bisogno di sfogarsi e gli mostrava il suo affetto con piccoli gesti, lo aveva sempre rassicurato e fatto sentire a casa. Lui c’era quando aveva litigato con sua madre a causa dell’ennesimo amante che portava in casa. Lui c’era quando si era preso quella cotta mostruosa per Ginny Weasley al quinto anno. Anche se lui – ora lo sapeva – aveva sempre avuto la testa con la Granger si era sforzato di esserci come amico.
E ora non poteva abbandonarlo.
 
«Blaise.» chiamò Harry.
Il ragazzo si voltò.
«Sì?»
«Grazie.» soffiò il Grifondoro «Per tutto. È la seconda volta che mi tiri fuori da una crisi di nervi, di solito era Hermione a calmarmi. Grazie.»
Blaise sorrise e ad Harry sembrò un ragazzo come tanti, non un bastardo Serpeverde come aveva sempre pensato.
«Figurati… Sfregiato
Harry incrociò le braccia, fingendosi offeso.
«“Come rovinare un bel momento”, guida dettagliata di Blaise Zabini il donnaiolo Serpeverde!» esclamò in tono ironico.
Blaise fece per ribattere, quando intravide un bagliore argento alle spalle del Grifondoro.
Glielo indicò con un cenno del capo e quello si voltò.
Un istante dopo, una cerva argentata li raggiunse, il Patronus di Piton.
«I Mangiamorte stanno attaccando.» disse la voce del professore, piuttosto bassa, quasi un sussurro, ma amplificata dalla magia «Siamo davanti alla casa della Granger, sapete dov’è, raggiungeteci.»
I due si scambiarono un’occhiata e si smaterializzarono.
 

۩

 
Ron si sedette accanto a Seamus su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, sospirando.
Senza Harry e Hermione le giornate erano molto più lunghe e vuote.
«Continuano le indagini sulla scomparsa di Malfoy e Hermione… sembra che il colpevole sia Lucius Malfoy.» lo informò il compagno, leggendo la Gazzetta del Profeta.
Sulla prima pagina spiccava il titolo: Granger e Malfoy, rapimento o fuga amorosa?
Fino a qualche giorno prima, leggendo quel titolo avrebbe riso di gusto: Hermione e Malfoy fidanzati? Impossibile!
Ora, invece, grugniva con disapprovazione perché sapeva che quelle parole assurde corrispondevano a verità, anche se non si trattava di una fuga volontaria.
 
A volte si pentiva di non aver accettato di aiutare Silente, di non aver accettato di aiutare Hermione, ma quando giungeva davanti all’ufficio del preside con l’intento di dirgli che aveva cambiato idea, si bloccava e la rabbia contro Malfoy che gli aveva sottratto la sua Herm riaffiorava più potente di prima, spingendolo a tornare in Sala Comune a grandi passi.
In quel momento si sentiva solo, ma la rabbia persisteva, non gli dava tregua, non gli lasciava il tempo di pensare lucidamente.
Solo una constatazione riusciva a prendere forma nella sua mente:
Lei è mia.
 
Quando tutti i Grifondoro se ne andarono a letto, Ron non si mosse, rimase seduto a fissare il fuoco che danzava nel camino.
Le fiamme si intrecciavano in una danza infinita, magnifica e pericolosa, e davanti ai suoi occhi le lingue di fuoco prendevano la forma dei suoi amici che, lontani e in compagnia di due serpi, cercavano di salvare un amore che non aveva mai avuto alcuna possibilità di sopravvivere – per come la pensava lui.
 
Si passò una mano sul volto, rassegnandosi finalmente ad andarsene, quando una voce melodiosa lo raggiunse.
«Aspetta, voglio parlarti…»
Ron si voltò e tra le fiamme vide il volto di una ragazza, mai vista prima, incorniciato da boccoli ordinati e perfetti.
«Chi sei?» chiese il ragazzo.
Lei sorrise.
«Sono Astoria Greengrass e ho una proposta da farti.»




Angolo Autrice

Ciao a tutti!
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! ^^
Di solito scrivo almeno nove pagine di Word, ma qui mi sono fermata a otto (giuste giuste XD) per non farvi attendere oltre! Spero che sia valsa l'attesa e che mi facciate sapere la vostra opinione! 
Sto iniziando a scrivere dei missing moments su questa ff, per ora ne ho pubblicato solo uno,
Tra loro non c'erano mai stati segreti , ma conto di aggiungerne altri al più presto! ^_____^
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia nelle preferite/ricordate/seguite e un grazie speciale a chi ha recensito:

ladyathena
Paola22
evechisaro
SOLO Erica
Michelle_31


Wow, ben cinque recensioni! o.o Grazie!

 

 

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Capitolo 6
*** Di nuove scoperte e problemi da risolvere ***


REMEMBER US

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Capitolo 5: Di nuove scoperte e problemi da risolvere

 
Harry e Blaise si ritrovarono nei pressi della casa di Hermione con un sonoro crack.
Si guardarono un istante intorno e videro i loro amici a terra, mentre Piton cercava di tenere testa a cinque Mangiamorte.
«Io prendo Draco e la Granger, tu aiuta Piton.» comandò Blaise e il Grifondoro annuì, correndo ad affiancarsi all’insegnante di pozioni.
Il moro Serpeverde corse verso il suo amico e lo prese per un braccio, spingendolo ad alzarsi.
«Muoviti, dobbiamo andarcene!»
Draco lo trapassò con i suoi occhi grigi e impenetrabili, mentre la Granger era palesemente confusa.
«Impedimenta!» urlò un Mangiamorte.
«Protego!» rispose Blaise, pronto, mentre Draco aiutava Hermione ad alzarsi e le passava un braccio intorno alla vita.
Quando Harry ebbe disarmato l’avversario del Serpeverde, Zabini si voltò verso la Granger.
«Tuo padre è in casa?» chiese.
«No, torna alle otto.» rispose lei, nascondendo la paura.
«Bene, allora....»
Ma non fece in tempo a finire la frase perché uno Schiantesimo lo colpì scaraventandolo diversi metri più in là, la bacchetta che rotolava ai piedi di Draco.
Il ragazzo la guardò, mentre la testa iniziava a pulsargli come spesso era accaduto in quegli ultimi giorni, solo che questa volta non arrivò nessuna visione.
Senza pensarci, il giovane Malfoy raccolse quello che sentiva non essere solo un bastoncino e, mentre le dita si stringevano attorno al legno, sentì uno strano formicolio attraversargli il braccio.
E ora?
«Usa Confringo.»
Draco si voltò verso Hermione, chiedendosi cosa volesse dire.
«Come?»
«Non chiedermi nulla, non so cosa sia, ma usalo. È la cosa giusta.»
Draco aveva sempre avuto difficoltà a fidarsi degli altri. Era cresciuto con la consapevolezza che nessuno fosse degno della sua completa fiducia, pensava che tutti potessero essere abili a mentire, come lui. Ma Hermione non era così e lo sapeva.
Così decise di fidarsi.
Sollevò la bacchetta e la puntò contro gli uomini incappucciati che Potter e Piton stavano affrontando poco più in là, facendo attenzione a non mirare ai due.
«Confringo.» disse con voce più sicura di quanto si aspettasse.
Vi fu una violenta esplosione e tutti i presenti furono avvolti da una nube di denso fumo. Draco tossì e sentì Hermione fare lo stesso, mentre Piton e Harry cercavano di ripulire l’aria con deli incantesimi.
«Ma… come… cosa… come ho fatto?» mormorò il biondo, tirandosi indietro i capelli, confuso. Lasciò cadere a terra la bacchetta, mentre la visibilità tornava ad essere normale.
«Signorina Granger, quanti babbani ci sono in giro a quest’ora?»
La voce fredda e sibilante di Piton graffiò le orecchie di Hermione, ancora impegnata a cercare di capire cosa significasse il consiglio che aveva dato a Draco poco prima.
«Nelle vicinanze?» chiese, sorvolando sull’appellativo sconosciuto usato dal professore.
«Esatto.»
«La nostra vicina, ma è sorda, mentre gli altri sono al lavoro, penso…»
«Bene.»
Piton fece cenno ad Harry di andare a svegliare Blaise, mentre lui Disilludeva i corpi svenuti dei Mangiamorte.
Hermione e Draco osservavano, la prima cercando di capire da dove provenisse l’informazione data a Draco, il secondo osservandosi le mani come se fosse riuscito a compiere l’incantesimo grazie a loro.
«Signorina Granger, sarebbe così gentile da farci entrare in casa sua? Dobbiamo spiegarvi un po’ di cose.» disse Piton, con il suo tono di sufficienza.
Hermione annuì e aprì il cancello con mani tremanti.
Poco dopo, si trovarono tutti e cinque seduti in salotto, Draco e Hermione su un divano, gli altri su quello di fronte.
«Avete intenzione di spiegarci cosa sta succedendo?» chiese il biondo, impaziente.
«Si calmi, signor Malfoy.» lo liquidò Piton «Non possiamo spiegarvi più di tanto, dovete essere voi a ricordare.»
Lo sguardo interrogativo dei due ragazzi parlava da sé, tuttavia Hermione si sentì in dovere di dar voce ai propri pensieri.
«Temo di non capire.» disse.
Harry avrebbe voluto abbracciarla e rassicurarla che sarebbe andato tutto bene, ma capì che avrebbe dovuto trovare un altro modo per aiutarla.
«Non posso spiegarvi praticamente nulla, ma attenti agli uomini che avete visto prima. Vi danno la caccia.» rispose Piton.
«E perché?!»
Draco iniziava ad arrabbiarsi.
«Non lo sappiamo. Cercate di ricordare al più presto e passate più tempo possibile con Zabini e Potter.»
Hermione cercò di assimilare quanto successo, ma la sua mente razionale prese a respingere tutte le informazioni che sembravano voler affiorare da ricordi che non sapeva di possedere e, senza rendersene conto, scattò in piedi.
«Tutto questo è assurdo!» disse «Non è possibile che tornando a casa mi imbatta in un gruppo di… di…»
«Maghi.» le venne in aiuto Harry, beccandosi un’occhiataccia da Blaise.
Non sapevano quanto potessero spingersi in là nelle rivelazioni senza ostacolare il corso delle maledizioni.
«Capisco che sia difficile convivere con tutto questo, ma avete tutto il tempo per ragionarci. Noi ce ne andiamo.» annunciò Piton e, prima che Draco e Hermione se ne rendessero conto, si ritrovarono da soli.
«Vado anch’io…» disse Draco «Mi scoppia la testa.»
Hermione annuì e lo salutò con un cenno della mano, per poi sdraiarsi sul divano.
Prese ad analizzare uno ad uno gli avvenimenti che avevano sconvolto la sua vita in quei pochi giorni, riuscendo a risalire come prima stranezza alla comparsa di Draco, accompagnato dalle visione.
Dovete essere voi a ricordare…
Forse quelle visioni erano proprio ricordi, immagini di un qualcosa che la riguardava… ma lei non ricordava di aver mai incontrato Draco o di essere mai stata con Blaise in un corridoio di pietra… Tuttavia, la sensazione di conoscerli persisteva. Poi c’era Harry. Quella che provava per lui non era semplice simpatia, se ne rendeva conto, era come un legame più profondo ma che non riusciva a comprendere.
Si massaggiò le tempie, confusa, e le note della sua suoneria la riportarono alla realtà.
«Pronto?» disse, dopo aver letto il nome di Cam sul display.
«Herm, a che ora vengo questa sera?»
«Come?»
Di cosa stava parlando?
«È la serata-cinema, te ne sei dimenticata? È da te oggi.»
Giusto. Una volta a settimana lei, Cam e Ally si vedevano a casa di uno dei tre per vedere un film. Uno dei due ospiti portava il film, l’altro gli snack.
«Ah, è vero… Ehm…»
Per un attimo pensò di annullare tutto, ma poi stabilì che le avrebbe fatto bene distrarsi un po’.
«Facciamo per le sette e mezza?» propose infine.
«Perfetto.» acconsentì Cam «Notizie da Ally? Deve portare lei gli snack.»
«No, la chiamo e ti faccio sapere.»
«Ok, ciao.»
«Ciao.»
 
Chiuse la chiamata, leggermente più allegra, e compose il numero di Ally.
Il telefono squillò un po’ di volte, poi partì la segreteria.
Hermione corrugò le sopracciglia.
Ally non metteva mai la segreteria, né spegneva il cellulare. Era sempre raggiungibile, per tenersi in contatto con tutti. Se ci fossero stati problemi con il telefono l’avrebbe sicuramente avvertita con quello di sua madre o suo fratello.
Strano. Ritentò più volte, ma Ally non rispose.
 

۩

 
Draco accelerò, desideroso di raggiungere al più presto il ritrovo.
Entrò in garage e prese le chiavi della moto, guardandosi intorno per assicurarsi che Blaise non lo stesse seguendo. Quel ragazzo gli stava molto simpatico, ma non doveva assolutamente scoprire delle corse clandestine.
Quasi tutte le sere, Draco andava ai ritrovi dove si svolgevano delle corse illegali con le macchine. Si vincevano soldi, ma non era questo che gli importava, l’unica cosa che voleva era scaricare tutte le frustrazioni della sua vita nel rischio, cercando di superare i suoi limiti.
Assicuratosi di essere solo, montò in sella e si avviò per le strade non asfaltate che portavano al ritrovo.
 

۩

 
«Cam? Ally non mi risponde, hai idea di dove sia?»
Hermione era preoccupata e sconcertata: possibile che non fosse rintracciabile in alcun modo? Per un attimo aveva pensato agli uomini vestiti di nero che li avevano aggrediti oggi, ma a quanto pare stavano dando la caccia a lei e Draco, Ally non c’entrava.
«Aveva un appuntamento con Tod, ma sono le sette, penso che abbiano finito…»
«Va bene. Tu vieni comunque, vedrò di ritracciarla.»
«Ok, a dopo.»
Giuro che se si trova con Tod li strozzo tutti e due!
 
Hermione tentò di telefonarle per l’ennesima volta e, finalmente, dopo qualche squillò, la voce di Ally rispose.
«Pronto?»
«FINALMENTE!» sbottò Hermione, fuori di sé. «Dove sei stata? Dove sei? È un’ora buona che io e Cam tentiamo di rintracciarti, cosa stavi facendo di così importante da non poter nemmeno rispondere?!»
«Calmati, Herm. Ero con Tod.»
Hermione sentì il fumo uscirle dalle orecchie e una voglia irrefrenabile di spaccare la faccia alla sua amica farle prudere le mani.
«Eri. Con. Tod.?!»
«Esatto.»
Il tono sognante di Ally la fece imbestialire ancora di più.
«Be’, lo sai che oggi è lunedì?!»
«Certo, quindi?»
«Lunedì sera, film… non ti dice niente?!»
«Cosa dovrebbe…? Oh.»
Hermione rimase in attesa, la mascella contratta.
«Scusa, Herm, ero così presa da Tod e… mi dispiace, io…»
«Non m’importa. Non è per la serata in sé, è il fatto che tu ormai metta Tod prima di tutto: scuola, lezioni, sport, io, Cam.»
«Mi dispiace, adesso mi sbrigo e-»
«No!» la interruppe Hermione «Non disturbarti a venire.»
E chiuse la telefonata.
 
Forse la sua reazione era stata un tantino eccessiva, ma lei e Cam mettevano sempre l’amicizia prima di tutto il resto, quindi anche Ally avrebbe dovuto fare lo stesso.
Sospirò e telefonò a Cam per informarlo dell’accaduto.
 

۩

 
Cam uscì di casa alle sette e venti.
Non era arrabbiato con Ally, si sentiva semplicemente deluso. Gli faceva male vederla con un altro e il non essere considerato come un vero e proprio ragazzo ma solo come un amico, ma quando anche l’amicizia che li legava passava in secondo piano… be’, si sentiva ancora peggio.
S’incamminò nella penombra della sera illuminata dai lampioni, con la sensazione di essere osservato. Prese a guardarsi intorno con la coda dell’occhio, ma non riuscì a scorgere nulla a parte oggetti inanimati e le macchine che sfrecciavano sulla strada.
Si strinse nelle spalle e infilò le mani in tasca nel tentativo di scaldarsi un po’, quando sentì una mano sulla spalla.
Sussultò, spaventato, e si ritrovò davanti Potter, il loro nuovo compagno di classe.
«Oh, Potter… mi hai spaventato.» gli disse con un piccolo sorriso.
Gli stava abbastanza simpatico, ma lui sembrava aver tagliato tutti i ponti ancora prima di cominciare a conoscerlo.
«Devo parlarti.»
Lo guardo del ragazzo era duro, serio.
«Dimmi.»
«Hai notato niente di strano in Hermione di recente?»
Cam cercò di fare mente locale, non riuscendo però a comprendere l’interessamento del ragazzo.
«Non so… mi sembra un po’ assente, questo sì, ma niente di speciale.» disse, infine.
Potter sembrava inquieto e si guardava continuamente attorno, come se avesse paura di poter essere assalito da un momento all’altro o come se stesse facendo qualcosa di sbagliato.
«Va bene. E… che rapporto c’è tra di voi?»
Cam era ingenuo, certo, ma capiva che c’era una motivazione per tutte quelle domande.
«Siamo migliori amici. Perché ti interessa?»
L’altro parve capire di aver chiesto troppo e si strinse nella spalle.
«Così…» disse, per poi rivolgergli un cenno di saluto e allontanarsi.
 

۩

 
Blaise si materializzò nel luogo dell’appuntamento con Harry, sconvolto.
Il Grifondoro gli aveva prestato il suo Mantello dell’Invisibilità e lui l’aveva usato per seguire Draco, scoprendo quindi delle corse clandestine.
Come poteva il suo migliore amico frequentare certi criminali? Ok, anche nel mondo magico non era certo un bravo ragazzo e suo padre era un Mangiamorte, ma aveva sempre tenuto alla pelle, non avrebbe mai rischiato così tanto.
Prese a camminare avanti e indietro, nervoso.
In passato, Draco si era sempre dimostrato razionale, ma soprattutto con uno spirito di conservazione che rasentava l’egoismo, non avrebbe mai partecipato ad una gara come quella a cui lo aveva visto prendere parte. Inoltre, era sempre stato piuttosto codardo. Certo, magari nella sua vita babbana aveva vissuto esperienze che avevano modificato questo aspetto del suo carattere, oppure che lo avevano esasperato a tal punto da fargli amare i rischi che aveva sempre evitato… Le ipotesi erano molteplici, ma sconvolto com’era non sarebbe comunque riuscito a venirne a capo.
«Dov’è Harry?!» borbottò, certo che la presenza di qualcuno a cui non importava più di tanto della sorte di Draco lo avrebbe aiutato a ragionare meglio.
Vederlo salire su quell’auto con sicurezza, come se non desiderasse altro dalla vita, lo aveva lasciato interdetto. La cosa era peggiorata constatando la velocità dei veicoli e vedendo che la maggior parte dei partecipanti erano ubriachi fradici. Sperava che la cosa non valesse anche per il suo amico.
 
«Eccomi!» annunciò Harry, materializzandosi a pochi metri da lui.
Notò subito che qualcosa non andava.
«Blaise, che accidenti ti è successo?» chiese, avvicinandosi.
Il Serpeverde si passò una mano sul viso e raccontò tutto d’un fiato quello che aveva visto.
Harry non sembrava troppo preoccupato, ma rimase interdetto.
«Malfoy? Fammi capire, Malfoy partecipa a delle corse clandestine e rischia la vita per divertimento
Blaise annuì con un nodo allo stomaco e la voglia di urlare alla notte tutta la sua frustrazione.
«Ma… dobbiamo fermarlo! Potrebbe rimanerci secco! Hai idea del perché lo faccia?»
Blaise scosse la testa per poi esporgli tutte le teorie che aveva macchinato durante la sua assenza.
Harry lo ascoltò con la fronte corrugata, poi annuì.
«Dobbiamo parlarne con Piton e scoprirne di più.»
 

۩

 
«E se ci scoprissero?»
Hermione si guardava ossessivamente intorno, mentre la mano calda di Draco nella sua le donava un po’ di conforto.
«Non preoccuparti, Granger, non succederà niente
Si fidava, ma non poteva impedirsi di essere preoccupata.
«Sei sicuro che non possano scoprirci?» chiese ancora.
«Eddai, Granger, devo farti vedere una cosa!»
Hermione sorrise, mentre il Serpeverde la trascinava lungo i corridoi deserti del settimo piano.
Si fermò davanti ad un arazzo e le lasciò la mano per poi camminare tre volte davanti alla parete, sotto lo sguardo attonito della sua ragazza.
«Malfoy, che stai…» iniziò a dire, ma si interruppe quando la parete assunse la forma di una porta.
Draco ghignò, compiaciuto dalla sua sorpresa.
«Vieni…» le disse, prendendola per mano.
Aprì la porta e lei sorrise, mentre la sua mente veniva invasa da un fastidioso squillo…
 
Hermione aprì gli occhi, svegliata dal campanello.
Quel sogno le aveva lasciato una strana sensazione addosso, sembrava così reale…
Si affrettò a ravvivarsi i capelli cespugliosi – constatando di non poter cambiare la propria acconciatura stile nido-di-uccellini – e andò ad aprire, trovandosi davanti ad un sorridente Cam.
«Ho suonato per un’ora, cosa stavi facendo?» le chiese, entrando.
Hermione sorrise a sua volta, andando a prendere dei popcorn.
«Mi sono addormentata sul divano… che film hai scelto?»
«The Amazing Spiderman
«Avevi voglia di azione?» sorrise Hermione.
Non amava particolarmente quel genere, ma con Cam si sarebbe divertita lo stesso.
Tornò in salotto con una ciotola piena di popcorn, una piena di patatine e dei salatini.
«Buon appetito!» esclamò, quando Cam si sedette accanto a lei dopo aver fatto partire il CD.
Pensò ad Ally e capì che Cam stava facendo lo stesso. Non era la stessa cosa senza di lei, mancava quell’allegria e vitalità che solo lei sapeva portare. Ma non l’avrebbe perdonata senza che facesse nulla per scusarsi, neanche per sogno.
 

۩

 
«Professor Piton!»
Harry e Blaise entrarono con impeto nella casa che avevano affittato.
Piton alzò lo sguardo dal tomo di pozioni che stava leggendo, scocciato dall’interruzione.
«Signor Potter, dovrebbe sapere che non è educazione entrare così nelle stanze altrui.» lo rimbeccò glaciale.
Blaise perse la pazienza.
«La pianti di prendersela con Harry, abbiamo un problema urgente!» sbottò.
Piton evitò di sottolineare la sua mancanza di rispetto e si preparò ad ascoltare.
«Di che si tratta?»
«Riguarda Draco.»
 

۩

 
«Avanti, Severus.»
Silente lo aspettava con il solito sorriso bonario dipinto sul volto, ignorando l’aria preoccupata del professore di pozioni.
«Abbiamo un problema, Albus. Un enorme problema.»
Silente lo invitò a sedersi, per niente turbato da quelle parole.
«Caramella, Severus?» disse gentilmente.
Piton quasi urlò per la frustrazione.
«No che non voglio una caramella!» sbottò «Ti sto dicendo che abbiamo un problema! Draco partecipa a delle corse clandestine, non so bene cosa siano ma sembrano essere molto pericolose!»
«Oh, il signor Malfoy è perfettamente in grado di badare a se stesso. E, in ogni caso, non spetta a te farlo ragionare, Severus.»
«Come sarebbe?»
«Penso che ci sia una sola persona in grado che riportare il giovane Malfoy sulla buona strada. D’altronde, l’ha fatto anche quando Lucius ha cercato di farlo diventare un Mangiamorte.»
«Parli della Granger?»
«Esatto.»
 
 
 
Angolo Autrice
 
Lo so, lo so, mi odiate.
Perdonate quest’immenso ritardo, ma vi assicuro che ho un’ottima ragione: non mi funzionava internet. Davvero, non riuscivo a connettermi se non con il cellulare, quindi aggiornare mi riusciva sostanzialmente impossibile. Non sono nemmeno andata troppo avanti con i capitoli perché ho scritto un sacco di storie per dei concorsi, che pubblicherò a breve, quindi gli aggiornamenti non aumenteranno di ritmo, penso. Ma vi assicuro che non ci saranno più ritardi così mostruosi, anche perché la connessione ora dovrebbe essere a posto.
 
Detto questo, passiamo al capitolo.
Non so bene cosa dire, se non che Draco mi sembrava un po’ troppo bravo ragazzo, quindi ho voluto fargli fare qualche scemata u.u Povero Dracuccio, gli faccio rischiare la pelle…
Il motivo per cui i Mangiamorte si trovavano nella Londra babbana verrà spiegato nel prossimo capitolo, quando fornirò il retroscena dei “cattivi” della storia.
Che altro dire?
Ah sì, il sogno di Hermione è, ovviamente, un ricordo, risalente al sesto anno, in cui Draco scopre la Stanza delle Necessità e la mostra alla sua ragazza segreta.
 
Ok, passiamo ai ringraziamenti!
Grazie a tutti coloro che leggono o inseriscono la storia tra le ricordate/seguite/preferite, ma un grazie particolare a chi recensisce, ovvero:
 
Justsay
HPobsession
Ladyathena
Stefy89d
SOLO erica
Streghetta_31

 
Grazie a tutte e scusatemi ancora per l’immenso ritardo!

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Capitolo 7
*** Un quadro della situazione piuttosto preoccupante ***


Importante: leggete il “Nota Bene” a fine capitolo
 

 

 

Capitolo 6: Un quadro della situazione piuttosto preoccupante

 

Quando quella mattina Hermione aprì gli occhi, si ritrovò sdraiata sul letto, vestita. Dopo che Cam se n’era andato, era talmente stanca che non si era tolta nemmeno i vestiti ed era andata direttamente a dormire, con l’unico risultato di svegliarsi indolenzita e ancora più stanca la mattina dopo.
Lanciò un’occhiata alla sveglia: le 5.30. Decise di alzarsi: di solito la sveglia suonava alle sei, non sarebbe riuscita a recuperare il sonno in mezz’ora.
Lanciò un’occhiata disinteressata allo specchio, ormai abituata a vedere i propri capelli crespi e indomabili. Il suo sguardo si posò sui trucchi mai utilizzati che le aveva regalato Ally. A dire il vero, una volta l’aveva truccata¹, in occasione del ballo di fine anno, ma non aveva voluto ripetere l’esperienza. Ally.
Scacciò il pensiero dell’amica, non potendo però impedirsi di prendere il cellulare e controllare se ci fosse nuovi messaggi in segreteria. Niente.
Mise via il telefono, preparandosi a una nuova, pesante, giornata di scuola.
 
Alle sei e un quarto era pronta per uscire, nettamente in anticipo rispetto al solito, perciò decise di sedersi sul divano a guardare la televisione. Infilò le mani nella tasca dei pantaloni – che erano gli stessi che aveva indossato il giorno prima – e sentì una superficie liscia tra le dita, sembrava una fotografia. Estrasse l’oggetto e constatò che si trattasse proprio di una fotografia: la ritraeva all’età di quattordici anni circa, con un vestito blu pervinca indosso, i capelli lisci come non lo erano mai stati e un ragazzo dai lineamenti duri a braccetto. La foto si muoveva, lei e il ragazzo sorridevano e si guardavano complici in continuazione.
«Ma cosa…?» mormorò, ma la vista le si oscurò e la sua mente fu invasa da antichi ricordi.
 
Camminava con un pesante tomo in mano per i corridoi di un castello.
Era buio e avvertiva la paura di essere scoperta come un’emozione quasi esterna, ma che sapeva appartenere alla sé del ricordo.
«Granger, cosa fai in giro a quest’ora?»
Si girò di scatto, spaventata da quel suono, ritrovandosi davanti Draco, un’espressione strafottente in viso.
«Non pensavo che una secchiona come te infrangesse il coprifuoco
Hermione assunse un’aria fiera e strinse il tomo al petto, cercando di nascondere la copertina.
«Mi serviva un libro, Malfoy. Tu cosa fai in giro a quest’ora?» ribatté.
«Non devo certo rendere conto a te di quello che faccio. Che libro, comunque?»
«Non devo certo rendere conto a te di quello che faccio.» lo scimmiottò lei, facendo per allontanarsi.
Ma Draco aveva scorto il titolo.
«Aspetta un secondo, ma quello è un libro sulla cura del viso e dei capelli, Granger?»
Hermione arrossì furiosamente.
«Ma guarda un po’, infrangi il coprifuoco per farti bella… Non vorrei dire, Granger, ma sei un caso disperato, non vale neanche la pena di farti punire
Hermione fece per andarsene, ma Draco la prese per un braccio e la trascinò in un’aula vuota che si trovava lì di fianco.
«Che stai…?» provò a chiedere la ragazza, ma lui la zittì con cenno.
Poco dopo, si sentirono dei passi e dei miagolii provenire dal corridoio. I ragazzi rimasero in silenzio, i respiri impercettibili, finché i rumori non si furono estinti.
«Grazie…» mormorò Hermione.
Draco assunse un’espressione indecifrabile.
«L’ho fatto per me, non certo per te
Hermione si sentì ferita e lo spintonò leggermente per andarsene al più presto dall’aula.
«Granger!» la richiamò lui.
«Che c’è?» chiese lei, voltandosi.
«I capelli.» disse lui «Falli lisci
 
Hermione batté le palpebre.
A cosa si riferiva la visione? Perché si trovava in un castello con Draco? Era sempre lo stesso castello delle altre visioni?
Dovete essere voi a ricordare.
Ma perché era così importante che ricordassero? Che cosa dovevano ricordare?
Si sentiva una tremenda confusione in testa, aveva l’impressione che il cervello potesse esploderle da un momento all’altro.
Osservò la fotografia, non riuscendo a capacitarsi che si muovesse.
Come c’era finita nei suoi pantaloni?
 
Sentì il campanello suonare e infilò la fotografia animata in tasca per andare ad aprire.
«Arrivo!» disse.
Poi si ricordò degli uomini vestiti di nero. E se fosse stato uno di loro? Come fare a capirlo?
Lo spioncino. Si disse.
Ma ormai aveva fatto capire di essere in casa, se fossero stati loro come avrebbe fatto a evitare scontri?
Si sentiva strana a tentare di proteggersi da qualcuno che le dava la caccia ma che non conosceva e le cui intenzioni o motivazioni le erano sconosciute.
Si accostò alla porta e sbirciò fuori, per poi tirare un sospiro di sollievo.
Era Harry.
Aprì la porta con un sorriso spontaneo.
«Harry, che ci fai qui?» lo accolse.
«’Giorno…» rispose lui «Volevo accompagnarti a scuola, posso?»
 

۩

 
«Volevo accompagnarti a scuola, posso?»
Blaise cercò di non lasciar trapelare la propria preoccupazione nei confronti dell’amico, mascherandola dietro ad un sorriso.
Draco lo squadrava con le sopracciglia inarcate, l’aria scettica.
«Mmh, certo, perché da oggi io frequento la tua stessa scuola, vero?» replicò con un ghigno sarcastico.
Il moro si diede mentalmente dello stupido idiota.
«Ehm… no. Che scuola frequenti?» tentò di conversare, alla disperata ricerca di un’idea per portare Draco a fare un giro e cercare di instaurare un rapporto.
«Studio da privatista.»
Questo complicava le cose.
«Potresti accompagnarmi tu allora… ti va?» propose Blaise, sperando che l’altro accettasse.
Draco lo guardò scettico, poi si strinse nelle spalle.
«Va bene, dammi due minuti.»
 

۩

 
«Quindi lo conosci da tanto tempo?» chiese Hermione «Blaise.»
Harry sorrise.
«Abbastanza, ma non andavamo molto d’accordo all’inizio.»
La ragazza si stupì: le sembravano molto affiatati, com’era possibile che non andassero d’accordo?
«Gira al largo, Zabini.» risuonò la voce di Harry nella sua mente, quasi in risposta ai suoi pensieri.
«Questo è un corridoio, Potter, è mio diritto passarci. Oppure tu e la tua famosa cicatrice lo avete comprato?»
Da quando Blaise era così acido con Harry?
 
«Hermione, mi stai ascoltando?»
La voce del ragazzo la riscosse.
«Sì, ecco…» si affrettò a rispondere, non trovando però niente da dire, visto che non aveva sentito una parola.
«No, non mi stavi ascoltando.» sorrise Harry, per nulla arrabbiato.
«No.» ammise Hermione «Cosa dicevi?»
«Ti ho chiesto che fine abbia fatto la tua amica… Ally, giusto?»
Hermione s’irrigidì e il suo sguardo si fece sfuggente.
«Abbiamo litigato.» tagliò corto, cercando un altro argomento di cui parlare.
Non aveva voglia di parlare di lei, non prima che facessero pace, cosa che sperava sarebbe avvenuta presto. Litigavano a volte, ma erano sempre scemate e comunque non passava neanche mezza giornata prima che facessero pace. Aveva la sensazione che quellaa volta non sarebbe stato così semplice.
 

۩

 
Astoria Greengrass era una ragazza tremendamente ambiziosa.
Non solo, era anche piuttosto abile nell’ottenere quello che voleva e nel raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, oltre a possedere un’innata abilità nel manipolare le persone funzionali al raggiungimento del suo scopo.
Fu così che si ritrovò a incontrarsi segretamente con Ronald, l’amico della Granger e di Potter. Lui le sarebbe tornato utile per allontanare la Grifondoro da Draco, sul quale aveva messo gli occhi già al secondo anno.
Quel giorno si erano dati appuntamento nell’aula vuota di Trasfigurazione, dove Astoria lo stava già aspettando, le braccia conserte e l’aria altezzosa.
«Eccomi.» annunciò Ron, chiudendosi la porta alle spalle. Sembrava leggermente a disagio, come ogni volta, ma la ragazza non aveva ancora capito se fosse per i sensi di colpa dovuti all’agire alle spalle dei suoi migliori amici o all’essere da solo con una ragazza in un’aula vuota. E, forse, nemmeno le interessava scoprirlo.
«Tra qualche giorno c’è la gita a Hogsmead.» annunciò Astoria, mentre si sedevano su dei banchi.
Ron annuì.
«Quindi?» chiese poi.
«Agiremo quel giorno. Saremo comunque fuori dalla scuola e potremo passare tutta la giornata a cercare di avvicinarci a Draco e la Granger.»
«Ma» obiettò il Grifondoro «dimentichi che Harry, Piton e Zabini li seguono in continuazione. Come facciamo a non farci vedere?»
«Qualche incantesimo e dei vestiti babbani. Chi ci riconoscerebbe? Inoltre, se Draco mi vedesse potrebbe ricordare qualcosa e la cosa non ci donerebbe un vantaggio, anzi. Noi dobbiamo avvicinarli di più alla vita babbana, ma separarli. Solo quando saranno definitivamente lontani potremo fare in modo che ricordino.»
 

۩

 
«Vieni, Severus.» lo invitò Silente.
Piton si sedette, pronto a riferire tutte le novità che si respiravano tra le fila dei Mangiamorte.
«Il Signore Oscuro vuole Draco, vuole che diventi un Mangiamorte.» disse.
«E perché mai?»
«Lucius è finito ad Azkaban per via dell’incantesimo illegale usato su lui e la Granger, quindi gli manca un seguace. Inoltre, Bellatrix è ansiosa di “mettere la testa a posto” al nipote e di punire la Granger, che lo ha corrotto, a suo dire, portandolo a rinnegare il nome dei Malfoy. Insomma, il quadro è il seguente: danno la caccia a Draco per marchiarlo e alla Granger per punirla e farla prigioniera rendendola così un’esca per Potter.» spiegò il professore.
«Molto bene, Severus.» si complimentò Silente, la fronte corrugata a tradire la propria preoccupazione. «A questo punto, penso sia necessario tenere sotto stretta sorveglianza il signor Malfoy e la signorina Granger. Ma prima, ho bisogno di parlare con Harry. È ora di iniziare a coinvolgerlo nelle mie… ricerche.»
Piton, cogliendo l’allusione agli Horcrux, strabuzzò gli occhi.
«Vuole coinvolgere Potter – Potter! – in una missione così delicata?»
«Severus, sappiamo entrambi cosa accadrà entro la fine dell’anno, non posso permettermi di morire senza che Harry sappia cosa debba fare.»
«Va bene.» rispose Piton tra i denti, comunque contrario al coinvolgimento del ragazzo in una missione così importante.
 

۩

 
Quando Hermione e Harry giunsero a scuola, Cam corse loro incontro con un enorme sorriso.
«Ehi, Hermione! Dormito bene? Mi sembravi distrutta ieri. Ehi, Potter!»
Harry accennò un mezzo sorriso poco convinto.
Aveva il sospetto che non sarebbe mai riuscito a farsi andare a genio quel ragazzo, nemmeno con tutta la buona volontà del mondo.  
Il momento di imbarazzo fu interrotto dalla voce allegra di Blaise che si stava avvicinando accompagnato, come notò – con un certo disappunto – Harry, da Draco.
Quando lo vide, Hermione sentì un lieve rossore salire alle guance, mentre un sorriso spontaneo le illuminava il viso.
Draco manteneva la sua solita espressione impassibile, mentre i capelli biondi sempre in ordine gli donavano un’aria quasi angelica, in contrasto con l’aria seria e aristocratica conferitagli dai lineamenti e dell’atteggiamento che lo caratterizzava.
«Granger.» la salutò, con un piccolo ghigno che somigliava quasi a un sorriso.
«Draco.» rispose lei.
«Malfoy.»
«Potter.»
Cam si passò una mano tra i capelli, imbarazzato a causa degli ultimi due nomi sputati con palese disprezzo, ma Blaise ancora una volta intervenne.
«Cos’abbiamo alla prima ora?»
Nessuno si degnò di rispondergli perché l’attenzione di tutti era stata attratta dalla voce di Ally.
«Che cosa vuoi da me?!» chiedeva.
Una ragazza alta e magra, quasi anoressica, pesantemente truccata e vestita in modo piuttosto provocante, torreggiava su di lei, affiancata da un altro gruppo di ragazze.
Hermione s’irrigidì nell’identificare il capo del gruppo come l’ex di Tod.
Non prometteva niente di buono.
«Che cosa voglio da te?» ripeté quella, avvicinandosi di un passo, una furia cieca negli occhi lucidi «Che cosa voglio da te? Voglio che tu mi ridia Tod. Non hai diritto a frequentarlo. Per nulla.»
«Tod non è di nessuno, è liberissimo di scegliere.»
«Non è in grado! Tu, tu l’hai obbligato, l’hai sedotto!»
«Se anche fosse? Sta con me ora.»
Ally stava osando, sia Cam che Hermione se ne rendevano conto, così come tutti gli altri. Hermione stava per convincersi ad intervenire, quando qualcuno la precedette.
Blaise si avviò a passo deciso verso il gruppo che minacciava la ragazza e sia lei che Cam si affrettarono a seguirlo.
Il Serpeverde non disse nulla, limitandosi ad affiancarsi alla ragazza con un ghigno strafottente stampato in faccia.
«C’è qualche problema?» chiese con calma, quasi stesse sostenendo una normale conversazione con delle compagne di scuola.
«Chi sei?» chiese l’ex di Tod, una punta di curiosità nello sguardo.
«Blaise Zabini. Un amico di Ally.» si presentò quello.
La ragazza lo squadrò con interesse, accennando un sorriso compiaciuto.
«Bene.» disse «Abbiamo finito, ragazze. Andiamo.»
E se ne andarono, lasciando un soddisfatto Blaise e un’interdetta Ally.
Il Serpeverde si avviò verso il punto dove aveva lasciato Draco e Harry – che non si erano rivolti la parola per tutto il tempo, preferendo darsi la schiena – mentre Cam e Hermione si avvicinavano all’amica, dimentichi del litigio.
«Cosa ti salta in mente?!» sbottò la ragazza in tono polemico «Non puoi metterti contro quelle arpie, fronteggiarle così!»
«Sono d’accordo con Hermione.» intervenne Cam, più rilassato «Insomma, è ammirevole, ma stupido. Quelle sono perfide.»
Ally li guardava allucinata, incredula che tutto si fosse risolto così, in un istante. Insomma, pensava che non le avrebbero rivolto la parola.
Mentre cercava le parole giuste per scusarsi, lo sguardo cadde su Blaise, intento a cercare di parlare con Harry e Draco insieme, provando inoltre a farli conversare tra di loro, senza successo, ovviamente. Parve accorgersi del suo sguardo, perché gli occhi scuri saettarono verso di lei e le labbra si incurvarono in un piccolo sorriso.
Ally si riscosse, per poi rivolgersi ai suoi amici, che attendevano ancora che lei rispondesse.
«Mi dispiace tanto.» disse infine.
Certo, tre ore a pensare per poi uscirsene con le scuse più semplici e insignificanti mai viste sulla faccia della Terra. Sperò che riuscissero a capire quanto fosse sincera.
«È tutto a posto.» la rassicurò Cam con un sorriso.
Lo sguardo di Ally si spostò su Hermione, che si sforzava di mantenere un’espressione neutra.
«Sei stata imperdonabile, Ally.» le disse in tono serio «Quindi mi sento una grandissima stupida a perdonarti così presto.»
Sorrise.
 

۩

 
Voldemort accarezzò delicatamente la testa di Nagini, mentre un sorriso viscido gli incurvava le labbra.
«Codaliscia!» urlò e un ometto tremante fece capolino dalla porta.
«M-mio Signore?» chiese, titubante.
«Chiamami Severus. Devo parlargli.»
 
Poco dopo, una figura coperta da un mantello fece capolino nella stanza e s’inchinò rispettosamente.
«Mi avete fatto chiamare?» domandò, con il suo solito tono lento e strascicato.
Voldemort annuì.
«Ho bisogno di alcune informazioni, Severus.»
«Sono qui per servirla.»
«Bene. Cosa mi sai di Blaise Zabini?»
Piton s’irrigidì impercettibilmente.
«Serpeverde, sedici anni. Ottimo studente, molto amico di Draco, molto popolare…»
«Ma ultimamente non passa il suo tempo a Hogwarts, vero?»
«No, mio Signore.»
«Esattamente. Tu stesso mi hai riferito che sia in “missione” con Harry Potter. Voglio sapere, sono amici
Sputò l’ultima parola quasi con disgusto, come se potesse contagiarlo.
«Non saprei, mio Signore.»
«Harry Potter si fida di lui?»
«Immagino di sì.»
Non sapeva dove volesse andare a parare, di conseguenza non poteva nemmeno regolarsi per non fornirgli spunti per attuare quello che aveva in mente.
«Bene.» Voldemort parve riflettere «Voglio che Blaise Zabini venga marchiato. Al più presto.»
 
 
 
 
Note:
 
¹ Ho intenzione di scrivere un missing moment su quest’episodio, ma non garantisco nulla.
 
 

NOTA BENE:
 

 
Il ricordo ambientato prima del Ballo del Ceppo non è del tutto farina del mio sacco. Mi spiego meglio: sono quasi sicura di aver letto una storia dove appariva un episodio simile, solo che non mi ricordo il titolo, l’autrice o altro. Ergo, non ho potuto avvisare chi ha scritto la fanfic e non posso scrivere chi mi ha ispirata.
Mi raccomando, chi si riconoscesse autore della sopracitata fanfic (o chi avesse un’idea di chi potrebbe essere) mi avvisi tramite messaggio privato o recensione e provvederò a discutere con l’interessato sul da farsi.
Grazie.
 
 
 
 

AngoloAutrice
 

Ciao a tutti!
Che dire di questo capitolo?
Be’, mi sono accorta di essermi allontanata troppo dalla trama originale, nel senso che non stavo rispettando nemmeno i fatti basilari al fine di sconfiggere Voldemort *ehm-Horcrux-ehm-ehm*, quindi ho deciso di crearmi una mia versione del tutto da incastrare nella mia storia u.u
Oggi, anziché studiare storia (se domani mi interroga vi ritengo responsabili u.u) mi sono messa d’impegno per scrivere a grandi linee come avrei delineato la trama della fanfic in rapporto a quella originale. In poche parole, ho cercato di incastrare “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” nella long, oltre ad essermi scritta come rispondere ad alcuni interrogativi (es: “Che diamine ci facevano i nostri cari Mangiamorte nella Londra Babbana?).
Spero che il risultato non faccia troppo schifo,anche perché potrebbe peggiorare con l’avanzare dei capitoli, ovviamente, le critiche costruttive sono sempre accette :)
Mi sono concentrata sui personaggi secondari tralasciando un po’ Draco e Hermione, ma i due piccioncini torneranno alla carica al più presto, infondo i protagonisti sono loro XD
Che ve ne pare del piano (zoppicante, a mio parere) di Astoria?
E dell’idea di Voldemort di marchiare Blaise?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
 
Ora, i ringraziamenti!!
Allora, ringrazio chi ha letto in silenzio, chi ha preferito/ricordato/seguito la storia, ma soprattutto chi la recensisce!
Ovvero:
Erica25
Streghetta_31
barbarak
justSay
BluSelene
MrsPaynelsHereBitches(oddio, spero di averlo scritto giusto XD)
 
Addirittura sei! o.o Grazie mille, scrivete sempre cose bellissime :D
Al prossimo capitolo!
 
PS: Potrebbero esserci degli errori, l’ho riletto solo un paio di volte ^^”

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Capitolo 8
*** Di incontri inaspettati e scomode rivelazioni ***


 

 
Capitolo 7: Di incontri inaspettati e scomode rivelazioni
 
Piton entrò nella stanza di Harry e Blaise con aria contrariata, trovandoli seduti a mangiare Gelatine Tutti i Gusti +1 e commentandone il sapore.
«Questa sa di… ascelle!» stava dicendo il Serpeverde, con aria contrariata.
«Che sapore ha un’ascella?» chiese Harry, senza accorgersi dell’arrivo del professore.
«Boh, tipo cipolla.» rispose l’altro.
«Piantatela di fare i bambini!» proruppe allora Piton, facendo sussultare i due dalla sorpresa.
Li guardò con aria di superiorità.
«Potter,» disse poi «vieni con me.»
Harry non si mosse, limitandosi a guardarlo con sospetto e diffidenza.
«Dove andiamo?» chiese, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
«A Hogwarts.» fu la pigra risposta.
Il ragazzo scattò come una molla.
«Da Silente?» chiese.
Piton annuì e Blaise intervenne: «E io che faccio?»
«Aspettami qui. Devo parlarti di alcune cose.»
 

۩

 
Harry e Piton si materializzarono a qualche metro di distanza dal cancello della scuola, probabilmente grazie a qualche incantesimo di Silente.
I due presero a camminare, immersi in un silenzio carico di ostilità che non faceva che crescere l’eccitazione mista ad ansia e curiosità di Harry.
«Perché Silente vuole vedermi?» chiese il ragazzo, giusto per dire qualcosa.
«Te lo dirà lui. Sappi solo che io non sono d’accordo, Potter.» fu la poco chiara quanto lapidaria risposta.
Attraversarono il parco che, nella luce del primo pomeriggio, risultava pieno di vita e allegro, quasi in contrasto con l’aria antica del castello. In lontananza vide Hagrid spiegare qualcosa a un gruppo di studenti. Gli si strinse lo stomaco al pensiero dell’anno che stava perdendo, mentre subentrava la nostalgia per quella che, in effetti, era casa sua, molto più di quella dei Dursley.
La voce di Piton lo riportò alla realtà.
«Quando hai finito, vieni al cancello, ti aspetto lì.»
Non si era nemmeno accorto di essere arrivato davanti ai Gargoyle che custodivano l’entrata dell’ufficio di Silente.
Annuì.
«Pallini Acidi.¹» disse Piton, per poi voltarsi e allontanarsi, accompagnato dal fruscio del mantello nero che strisciava sul pavimento.
Harry respirò profondamente e avanzò attraverso la scala a chiocciola, una strana eccitazione che gli solleticava la pelle.
Cosa voleva Silente?
Aveva intenzione d’insegnargli qualche incantesimo particolare?
O magari gli avrebbe rivelato qualche altro segreto sul suo passato…
Al solo ricordare come si era sentito l’anno prima ad apprendere di essere davvero il “Prescelto”, la voglia di entrare nell’ufficio vacillò, ma ormai aveva bussato.
«Oh, Harry, entra.» lo accolse Silente con un sorriso bonario, indicandogli una sedia.
Harry si sedette.
«Perché mi ha fatto chiamare, professore?» domandò.
Silente unì le punte delle dita come in preghiera e cominciò a raccontargli del passato di Tom Riddle.²
 

۩

 
Piton fece ritorno nella stanza dove Blaise lo aveva aspettato per tutto il tempo in cui era stato via.
Il Serpeverde lo guardò mentre si sedeva di fronte a lui e si passava una mano sulla fronte solcata da rughe di preoccupazione.
«Di cosa voleva parlami, professore? Riguarda Draco?» chiese Blaise, deciso ad interrompere il silenzio andatosi a creare.
«In parte.» rispose Piton «Sai più niente di quelle corse?»
Il ragazzo scosse la testa.
«Immaginavo. Comunque Albus è convinto che non sia compito nostro far ragionare Draco. Pensa che sia più adatta-»
«La Granger?» intuì Blaise, interrompendolo, e il professore annuì.
«Esatto. Quindi dovrebbe farglielo sapere perché possa risolvere la situazione, per quanto non concordi pienamente con l’idea di Albus.»
«Va bene. C’è altro?»
Lo sguardo del giovane Serpeverde si era fatto attento: intuiva che non potesse essere finita lì e che qualcosa si celasse dietro agli occhi scuri del professore.
Piton, infatti, annuì.
«Il Signore Oscuro ha perso un seguace. Lucius è stato rinchiuso ad Azkaban.» spiegò, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
«Non lo sapevo, ma mi sembra giusto. È grave quello che ha fatto.» commentò Blaise.
«Peccato che questo comporti il desiderio di avere Draco tra le sue fila da parte del Signore Oscuro.» replicò Piton, tagliente.
Silenzio.
Il professore attese, mentre il viso di Blaise si storceva per la preoccupazione.
«È per questo che i Mangiamorte lo cercano?» chiese, lentamente.
Il professore annuì.
«Ma Draco ora non può entrare nella sua cerchia, proprio a causa di Lucius, che, sicuramente, sarà presto liberato e punito. Quindi il Signore Oscuro vuole un altro ragazzo in attesa di Draco, qualcuno… legato a Harry Potter, che ultimamente passa del tempo con lui.» continuò, lanciandogli un’occhiata eloquente.
Il viso di Blaise divenne inespressivo.
«Lei-Sa-Chi vuole che diventi un Mangiamorte?» domandò.
«Esatto. E al più presto, anche. Perciò stai attento: posso proteggerti, ma se ti catturassero saresti spacciato.»
Blaise annuì.
 

۩

 
Harry uscì dall’ufficio di Silente, le informazioni ricevute che gli ronzavano fastidiosamente in testa.
Avrebbe voluto poter smettere di pensare, almeno per un istante, addormentarsi e non svegliarsi più.
«Cosa ci fai qui?!» esclamò una voce e Harry alzò gli occhi ritrovandosi davanti il suo migliore amico: Ron.
Lo guardava a metà tra il confuso e l’infastidito. Alle sue spalle, si trovava una ragazza Serpeverde, che li sorpassò in fretta facendo finta di nulla, ma Harry non se ne preoccupò più di tanto e sorrise all’amico.
«Ehi.» lo salutò, ma l’espressione gioiosa gli si gelò in volto alla vista di quella gelida dell’amico.
«Perché sei qui?» gli domandò quello.
Harry si strinse nelle spalle.
«Mi ha chiamato Silente.»
«Quindi non sei più impegnato a fare il traditore?» ribatté quello con aria sarcastica.
Harry assottigliò gli occhi.
«Come sarebbe?»
«Diciamo che non ho apprezzato il fatto che tu abbia deciso di aiutare Hermione a stare con Malfoy. State entrambi fraternizzando col nemico.»
«Hermione ti sembra il nemico? Io sto aiutando lei, non Malfoy!»
«Li stai aiutando entrambi. Mi hai tradito!»
«Ron, io ho sempre sperato che voi due finiste insieme, ma a quanto pare non deve andare così! Se Hermione è innamorata di Malfoy io posso solo cercare di aiutarla.»
Ron lo guardò rabbioso.
«Traditore. Sei un traditore.» sputò tra i denti, andandosene.
Harry rimase a fissare il punto in cui Ron si stava allontanando, incredulo.
Come aveva potuto? Come poteva considerarlo un traditore solo perché cercava di aiutare Hermione, la loro migliore amica, ad essere felice? Non era lui in torto?
Pensava che l’arrabbiatura del momento gli fosse passata: Ron era un tipo impulsivo, aveva pensato che, sul momento, si fosse lasciato trascinare dalla delusione nell’apprendere la notizia, ma che dopo si sarebbe ricreduto. In ogni caso, non immaginava che potesse avercela anche con lui, tanto da considerarlo un “traditore”.
Continuò ad avanzare, sperando di non incontrare nessun altro, le mani nelle tasche della felpa babbana che indossava e lo sguardo a terra. Parte della mente continuava a rielaborare quanto appena successo, a cercare di capire cosa passasse per la testa dell’amico, l’altra metà, invece, pensava alle scoperte fatte con Silente, a Tom Riddle, ai Gaunt…
«Finalmente. Perché ci hai messo così tanto, Potter?»
La voce lenta e strascicata di Piton lo riscosse.
Alzò lo sguardo sulla sua figura scura e scosse la testa, in un gesto che avrebbe voluto significare “Niente.”.
Non riuscì a capire se Piton avesse colto il messaggio, lo prese semplicemente per un braccio e si smaterializzarono.
 

۩

 
Hermione aprì la porta di casa, il telefono all’orecchio, e si ritrovò davanti Blaise.
«Blaise! Che ci fai qui? Entra, entra.» lo accolse, sorridendo.
Il ragazzo ricambiò il sorriso e obbedì, ma la Grifondoro notò un’ombra sul suo volto.
«Ally, ti richiamo dopo.» disse all’amica.
«Va bene, a dopo, Herm.»
E chiuse la telefonata, per poi sedersi su uno dei divanetti e invitare Blaise a fare lo stesso.
«Devo parlarti, Hermione.» annunciò quest’ultimo, con aria seria.
Lei annuì, invitandolo a proseguire con un cenno della mano.
«Si tratta di Draco.»
La ragazza si fece più attenta, ma arrossì.
«E… cioè… io… cosa c’entro?»
Blaise alzò gli occhi al cielo.
«Si vede lontano un miglio quello che c’è tra voi e poi… oh, non importa.» si fermò, rendendosi conto di stare per nominare la loro vita passata.
Cercò le parole giuste per chiederle un aiuto in una situazione così delicata, ma non era solito a prepararsi discorsi, preferiva improvvisare.
«Senti,» continuò, deciso a spiegare tutto per filo e per segno alla ragazza «Draco ha un problema. Un grosso problema.»
Lo sguardo accigliato e lievemente preoccupato di Hermione lo invitò tacitamente a continuare.
«Lui ha dei problemi in famiglia, penso, ho problemi di altro genere, non lo so. Sta di fatto che, per scaricare tutta la tensione che accumula lui… partecipa a delle corse clandestine con le macchine.»
Aspettò una reazione, che non arrivò.
Hermione lo fissava, immobile, il viso pietrificato in un’espressione pensierosa.
«C-corse c-clandestine?» mormorò, infine.
Blaise annuì.
«Di quelle in cui si vincono soldi e… si rischia la vita per… divertimento.» aggiunse.
Hermione si passò una mano tra i capelli cespugliosi, disordinandoli ancora di più.
«Non capisco.» disse, infine «Perché lo dici a me?»
«Perché penso che tu sia l’unica in grado di aiutarlo, l’unica che ascolterà.» rispose, stando bene attento a non nominare Silente.
Hermione lo guardò, pensierosa, e Blaise non le mise fretta.
«Va bene.» acconsentì infine Hermione, alzandosi e prendendo la giacca. «Ma dubito che mi darà ascolto.»
Blaise sorrise.
Io penso proprio di sì, invece.
 

۩

 
Harry era sdraiato a pancia in su, il viso rivolto al soffitto, le braccia in croce sul letto.
Gli occhi verdi si soffermavano su ogni piccola imperfezione dell’intonaco, alla ricerca di un modo per distrarsi dai pensieri che gli vorticavano furiosamente in testa. Ovviamente, qualche graffietto sul bianco del soffitto non era sufficiente per distoglierlo dalla fitta rete di ragionamenti in cui era avvolto.
I suoi pensieri spaziavano dall’incontro con Ron al discorso di Silente su Tom Riddle, mentre parte di lui si chiedeva come mai si rendessero necessari degli incontri sul passato di Voldemort, quando avrebbe ritenuto più utile imparare qualche incantesimo difensivo o cose simili. Pensava anche a Hermione e a come avrebbe voluto poterle chiedere un parere su tutta quella faccenda, perché sicuramente confidarsi con lei l’avrebbe aiutato a schiarirsi le idee. Così i pensieri viravano nuovamente verso Ron e quanto fosse bello confidarsi con lui dopo aver discusso su qualcosa con Hermione, perché, mentre lei era sempre tremendamente seria, il suo migliore amico riusciva ad alleggerire anche l’argomento più delicato del mondo, anche perché non era una persona che potesse essere definita “sensibile”.
Stava per urlare dalla frustrazione, quando la voce allegra di Blaise interruppe il flusso dei suoi pensieri.
«Sono tornato!» annunciò il Serpeverde.
Harry grugnì in risposta.
Blaise lo guardò, corrugando le sopracciglia, e si sedette sul suo letto, senza smettere di fissarlo.
«Posso sapere che è successo?»
Harry rifletté un secondo, tanto non faceva altro ultimamente.
Silente gli aveva detto che si trattava di una faccenda delicata e segreta, ma prima che uscisse aveva aggiunto: “Se dovessi sentire il bisogno di parlarne con qualcuno, non ho nulla in contrario, ma che sia qualcuno di cui poterti fidare. L’amicizia è fiducia, dopotutto.”
Sospirò.
«Ok.» disse, mettendosi a sedere. «Ma devi promettermi di non parlarne con nessuno.»
Il Serpeverde annuì, con aria seria.
«Silente mi dà “lezioni” private, durante le quali studiamo il passato di Voldemort, – Blaise sussultò leggermente nell’udire quel nome – sostiene che sia di vitale importanza per riuscire a sconfiggerlo. Oggi abbiamo visto i suoi antenati, i Gaunt, in un ricordo nel pensatoio…»
«Pensatoio?» lo interruppe Blaise, inarcando le sopracciglia.
«Un contenitore dove si riversano i pensieri e ricordi, propri o altrui, per guardarli dall’esterno.» spiegò Harry, spazientito. Aveva un dannatissimo bisogno di sfogarsi.
L’altro annuì, per fargli capire di aver afferrato il concetto.
«Erano dei pazzi, discendenti di Salazar Serpeverde, il padre era… boh, fuori di testa, fissato con il sangue puro tanto da permettere al figlio di fare del male ai babbani… Il figlio era dello stesso stampo. La figlia era una Maganò, maltrattata in famiglia e nel ricordo il padre l’ha quasi uccisa perché innamorata di un babbano… Tom Riddle.»
«Tom Riddle?»
Harry annuì.
«Il padre di Voldemort – per l’amor del cielo, controllati!»
«Be’, Tu-Sai-Chi dovrà pur essere uscito da qualche parte, comunque…» commentò Blaise, riferendosi all’avversità dei Gaunt nei confronti dei babbani. «Non ce li vedo i suoi antenati a distribuire caramelle e spargere fiori in giro, tu?»
Harry ebbe l’inquietante visione di Orfin Gaunt con un grembiulino rosa che distribuiva dolci a Private Drive e ridacchiò.
 

۩

 
Hermione respirò profondamente.
Blaise le aveva dato l’indirizzo di Draco e ora si trovava davanti alla porta di casa sua. Fissava il legno scuro, indecisa sul da farsi. Cosa gli avrebbe detto?
Forse avrebbe dovuto fare un po’ di giri di parole, per poi arrivare al punto… Ma non era mai stata brava a nascondere quello che le passava per la testa: se aveva un problema lo diceva apertamente, aveva sempre reso pubblica la sua opinione e non mancava mai di dire la sua, anzi, le piaceva.
Ora o mai più!Si disse e la sua mano scattò da sola, in un moto di irrazionalità.
Non appena sentì il campanello suonare, ritrasse il braccio, spaventata da se stessa.
Attese un istante e la figura slanciata di Draco fece capolino dalla porta.
«Granger…?» chiese, stupito.
Hermione annuì, un groppo in gola.
«Cosa sei venuta a fare qui?»
Il suo sguardo era tagliente e gli occhi saettavano da lei all’interno della casa.
«I-io…» mormorò lei, non trovando parole per strutturare una frase di senso compiuto.
Draco era sempre più attonito e un po’ scocciato da quella visita inaspettata.
«So delle corse clandestine!» sputò la ragazza, tutto d’un fiato, per poi abbassare lo sguardo e attendere la reazione del ragazzo.
Silenzio.
Attese.
Nulla.
Alzò nuovamente gli occhi, puntandoli su di lui, e vide distintamente l’indignazione deformargli i tratti.
«Non so di cosa tu stia parlando.» mentì Draco, facendo per chiudere la porta.
Hermione, cocciuta, la bloccò con un piede.
«Ascoltami.» ordinò «Non ha senso rischiare di morire così. Non ha alcun senso. Che problema hai? Vuoi davvero continuare a rischiare di schiantarti quando migliaia di persone muoiono per colpa di pazzi ubriachi che non sanno guidare?»
«Non ho bisogno che tu mi faccia la paternale, grazie.» rispose lui, tagliente.
«Ce n’è bisogno eccome! Per favore, non ha senso morire così!»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere. Sporca Mezzosangue
Hermione strabuzzò gli occhi e la famigliare fitta alla testa le fece perdere la percezione di quello che le accadeva intorno.
 
«Per lo meno, nessuno nella squadra di Grifondoro si è dovuto comprare l'ammissione. Loro sono stati scelti per il talento
Sentì la sua voce di bambina saccente, mentre l’immagine di alcuni ragazzi in divisa rossa e oro e altri verde e argento con delle scope in mano si concretizzava nella sua mente.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca Mezzosangue
Lo sguardo di Draco era duro, tagliente e Hermione si sentì ferita da quelle parole e dal tono con cui furono pronunciate. Di disgusto.
Buio.
«Come osi parlare con me? Piccola, sudicia Mezzosangue
I capelli biondi risaltavano sotto il cappello che li proteggeva dalla neve e dal freddo.
I suoi occhi erano freddi, impenetrabili, taglienti, la bocca storta per lo sforzo di imprimere in quelle parole quanta più cattiveria possibile.
 
«Cos’è un Mezzosangue?»
La voce di Harry irruppe nella scena.
«È un insulto spregevole per quelli che sono Nati Babbani. Una come me
 
Occhi grigi e arroganti.
Gomitate in corridoio, mentre lei correva per non arrivare in ritardo. Lo faceva apposta per farle cadere i libri, si divertiva così. Lei lo lasciava perdere.
Una mano le stringeva il braccio in una presa furtiva quanto confortante.
Un indice asciugava alcune delle lacrime che le colavano sulle guance.
Poi vennero le urla.
Pianti, litigi.
«Sei solo una Mezzosangue!»
«Pensavo fossi cambiato
«Non lo sono
Una porta che sbatteva, lacrime che le rigavano le guance, mentre un dolore sordo al petto le mozzava il respiro e i battiti del proprio cuore le rimbombavano nelle orecchie.
«Mezzosangue
Tum. Tum. Tum. Tum.
«Una come me
Tum. Tum. Tum.
«Piccola, sudicia Mezzosangue
Tum. Tum.
«Non voglio vederti mai più, Draco!»
Tum.
 
Hermione aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Draco, semisdraiata davanti alla porta della casa del ragazzo.
Gli occhi indagatori di lui erano venati di preoccupazione.
«Stai bene?»
La domanda arrivò ovattata alle orecchie di Hermione, ancora persa in quella miriade di voci e ricordi così nitidi eppure così confusi.
«Granger? Perché piangi? Parla!»
Solo allora si accorse di avere le guance rigate di lacrime.
Si affrettò ad alzarsi, asciugandole con un gesto rabbioso.
«Non chiamarmi mai più così.» intimò con sguardo risoluto e ferito al tempo stesso.
Ricordava di aver già impartito quell’ordine, ma non sapeva quando, dove o perché e si trattava solo di una sensazione. Forse, sarebbe stato meglio non approfondire.
Draco non le rispose, si limitò a fissarla con arroganza, come a sfidarla.
Altrimenti?Sembravano dire i suoi occhi.
Hermione fronteggiò quello sguardo arrogante celando i propri sentimenti dentro l’orgoglio, che le gridava di reagire.
Si voltò e lo lasciò da solo, fermo sulla porta di casa, a fissare i capelli crespi della Grifondoro ondeggiare al ritmo dei suoi passi.
 
 
 
 
Note:
 
¹Non sono sicura che sia questa la parola d’ordine giusta… Dovrebbe coincidere con quella della prima “lezione” nel libro, se avessi sbagliato, ditemelo :)
 
²Non racconto nel dettaglio quello che spiega Silente perché dovrei ricopiare per filo e per segno quanto scritto dalla Rowling e comunque chi legge fanfic su Harry Potter dovrebbe aver letto i libri o almeno visto i film, quindi risulterebbe noioso a mio parere. Comunque Harry riassumerà quanto appreso dalla sua prima lezione quando si confiderà con non-vi-dico-chi-ma-è-facilmente-intuibile-e-comunque-lo-trovate-scritto-in-questo-capitolo.
 
 
 
 
Angolo Autrice


Ciao a tutti! ^^
Ecco a voi un nuovo capitolo, completato ieri sera ma che non ho potuto pubblicare per mancanza di
 connessione.

Oggi non sono in vena di chiacchiere perché sono appena sopravvissuta a una verifica di geometria e una d’inglese (ergo: devo leccarmi le ferite), ma ci tengo a ringraziare tutti coloro che preferiscono/ricordano/seguono la storia e, in particolare, chi recensisce:

justsay
Erica25
ladyathena
barbarak
ludohutcherson
 
Grazie mille, le vostre recensioni mi motivano moltissimo!
A presto! 

PS: Come al solito, non fatevi problemi a segnalarmi eventuali errori :)

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Capitolo 9
*** Di orgoglio, amicizia, scuse e false promesse ***


 
 
Capitolo 8: Di orgoglio, amicizia, scuse e false promesse
 


Draco si chiuse la porta alle spalle, sospirando.
Sporca Mezzosangue.
Perché l’aveva chiamata così?
Non aveva idea di cosa significasse quell’appellativo, sapeva solo di aver sentito la rabbia e l’umiliazione montare, portandogli alla bocca parole senza senso ma dal sapore aspro.
Dopo averle pronunciate, si era fermato a cercare di capire cosa significassero, ma era stato distratto dalla reazione di Hermione: il suo sguardo si era fatto vitreo, poi era scivolata a terra, mormorando frasi incomprensibili e iniziando a singhiozzare, dapprima piano, poi sempre più forte. Alla fine, si era ritrovato a reggerle la testa mentre lei fissava immagini che lui non poteva vedere.
L’aveva fatto tremendamente preoccupare.
Quando poi aveva ripreso conoscenza, sembrava quasi disgustata da lui.
« Non chiamarmi mai più così. »
Gli aveva già impartito quell’ordine.
Non ricordava esattamente quando, tuttavia era sicuro di averla già chiamata così e che lei gli avesse intimato di non farlo più. A quanto pare, non l’aveva ascoltata. Tipico. Non sia mai che Draco dia retta a qualcuno. Sembrava conoscerlo tanto bene, eppure a quanto pare non era a conoscenza di quel piccolo particolare. Che cosa pensava di ottenere presentandosi davanti a casa sua per ordinargli cosa fare? Certo non l’avrebbe ascoltata.
« Non ha senso rischiare di morire così. »
Allora perché continuava a sentire la sua voce rimbombargli nella mente, accusandolo di essere uno stupido, di non saper apprezzare nulla, né godersi la vita?
No, non l’avrebbe ascoltata.
Non poteva ascoltarla.
Se aveva deciso di sfogare tutto quello che non gli piaceva della sua vita in quelle corse aveva i suoi motivi, non poteva essere una ragazza qualunque a farlo vacillare. Anche perché “un Malfoy non vacilla mai”.
Quella ragazza aveva la dannatissima capacità di farlo sentire scoperto, indifeso. Penetrava la sua corazza senza difficoltà, con parole semplici e qualche sorriso.
« So delle corse clandestine! » aveva detto, anzi, quasi urlato. Con poche parole, era riuscita a farlo sentire vulnerabile, una foglia secca in balia del vento autunnale.
All’inizio, aveva mentito, cercando di fuggire. In fondo, era sempre stato piuttosto codardo. Le uniche occasioni in cui riusciva a sfoderare un po’ di coraggio era quando qualcuno faceva del male alle persone a cui voleva bene. Ma, a volte, anche in quelle occasioni la paura prendeva il sopravvento.
Perché cos’era, Draco, se non un ragazzo impaurito? Cos’era, se non un sedicenne in balia della corrente impetuosa che era la sua vita? Rischiava continuamente di affogare nei suoi problemi, gli sembrava che le urla dei suoi genitori gli perforassero il cervello, mentre un grande senso di vuoto gli opprimeva il petto. L’unico metodo che aveva trovato per alleviare, almeno per qualche minuto, quelle sofferenze, erano le corse clandestine.
Quando saliva in macchina o in moto e iniziava una gara che poteva rivelarsi mortale, non aveva paura. Mentre quando i suoi genitori litigavano si rintanava in camera come il peggiore dei codardi e si metteva le cuffie alle orecchie per non sentire, lì c’erano solo lui e il suo mezzo, gli avversari erano meno importanti. Perché quella era una gara che combatteva contro se stesso. Perché rischiare di perdere qualcosa a cui non era affatto affezionato, la vita, mentre per la prima volta si sentiva protagonista assoluto non gli sembrava male.
E ora, lei voleva rovinare questo già di per sé precario equilibrio.
Perché doveva preoccuparsi per lui?
Era palese che Draco provasse qualcosa di profondo per lei, ma non poteva permettersi di perdere la sua unica valvola di sfogo. Sarebbe scoppiato, se non avesse più potuto gareggiare.
E non avrebbe più gareggiato se si fosse affezionato davvero a qualcuno, se avesse avuto la certezza di far soffrire qualcuno con la sua morte.
Gli venne in mente Blaise, quel ragazzo che gli aveva subito ispirato simpatia e che aveva la sensazione di conoscere piuttosto bene, nonostante lo avesse appena conosciuto. Com’era accaduto con Hermione, in un certo senso.
Si ritrovò a riflettere sul perché gli succedessero tante cose strane ultimamente. Prima l’arrivo di Hermione, accompagnata dalle strane visioni che lo assalivano a sorpresa, poi Blaise, Potter, infine, quegli uomini vestiti di nero.
Riaprì furiosamente la porta di casa, precipitandosi a prendere il casco della moto.
La sua vita stava andando a rotoli e tutto per colpa di una stupida ragazza con i capelli ricci.
 

۩

 
Ron si guardava intorno, a disagio.
Quella cosa con Astoria stava tirando un po’ troppo per le lunghe.
Nonostante avessero già provato a cercare Hermione e Malfoy nella Londra babbana, non erano riusciti a concludere nulla, com’era prevedibile, d’altronde. Come accidenti potevano sperare di trovare due ragazzi in una grande città come quella?
Non voleva arrendersi, rivoleva Hermione con sé, ma iniziava a pensare che quel piano non avesse alcuna possibilità di riuscire. Astoria, purtroppo, non era dello stesso avviso.
Quella ragazza era testarda, accidenti, forse anche più della stessa Hermione. Entrambe, quando si mettevano in testa una cosa, diventavano cieche e sorde.
La Serpeverde era però subdola, calcolatrice, riusciva a trarre a proprio vantaggio ogni situazione. Non sembrava mai a disagio, era sempre così fiera e altera mentre guardava il mondo dall’alto in basso, neanche fosse stata un gradino più su degli altri. E, forse, lo era davvero. Gli sembrava il tipo di ragazza che, se avesse voluto, avrebbe potuto avere il mondo ai propri piedi. Ma non lo voleva, al momento voleva solo Malfoy. Era la sua ossessione, lo considerava il ragazzo perfetto per lei, a quanto aveva capito.
« È un Purosangue proveniente da una delle famiglie più influenti di tutto il Mondo Magico, è ricco sfondato – non che io sia da meno – e molto, molto bello. Ha tutto. È perfetto. E sarà mio. » gli aveva detto una volta, durante uno dei loro incontri. Astoria non si faceva problemi a raccontargli quello che provava per Draco, forse perché non vi era nulla di romantico. Ron, che aveva sempre vissuto l’amore come una versione più evoluta dell’amicizia, non riusciva a scorgere sentimento nelle parole o negli occhi della Serpeverde. Non era un ragazzo sensibile, ma nemmeno stupido. Quello che animava quella ragazza, era solo desiderio.
Quanto si poteva imparare a conoscere una persona attraverso qualche chiacchierata? Molto, a quanto sembrava. Forse, rifletté Ron, iniziava a conoscere meglio Astoria di quanto non conoscesse la stessa Hermione. Avevano passato tanti anni insieme, all’inizio ciò che li univa era un profondo affetto per Harry, ma col tempo tra loro era nata una solida amicizia. Be’, solida per modo di dire, visto che erano un continuo litigare e allontanarsi. Forse, era stato proprio uno dei loro litigi a far sì che Hermione e Malfoy si avvicinassero.
« Come mai così puntuale? »
La voce di Astoria lo riscosse dai suoi pensieri.
In tutta risposta, si strinse nelle spalle, arrossendo leggermente. Non gli sembrava il caso di spiegarle come, vagando per i corridoi mentre rifletteva su come scusarsi con Harry, le gambe lo avessero portato lì e il suo profumo l’avesse tranquillizzato all’istante. Era un aroma familiare, ormai, quasi quanto il suo stesso odore.
 

۩

 
Blaise era uscito non appena Harry si era calmato.
Le mura dell’albergo lo opprimevano: non aveva a disposizione tutto lo spazio che invece c’era a Hogwarts, quindi era come se gli fosse mancato l’ossigeno.
Per fortuna, poteva sempre uscire per una passeggiata.
Si diresse in uno dei tanti parchi, le mani in tasca e gli occhi indagatori che scrutavano la folla alla ricerca di qualche individuo che somigliasse a un Mangiamorte. Dopo quello che gli aveva rivelato Piton, non riusciva a stare tranquillo.
Tempo qualche minuto e incrociò uno sguardo familiare in mezzo alla folla anonima. Ally. Era avvinghiata a un ragazzo, che sospettava essere il famoso Tod.
Fece per tirare dritto, quando notò il ragazzo staccarsi bruscamente dalla bionda, per poi dire qualcosa e lasciarla lì, da sola, con un’espressione delusa e ferita in viso.
Sospirò, indeciso sul da farsi, per poi avvicinarsi con un sorriso incoraggiante stampato sulle labbra.
« Ehi, Ally. » la salutò.
La ragazza si voltò, gli occhi lucidi, per poi sorridergli. Sembrava felice di vederlo.
« Blaise. » disse « Come mai qui? »
« Passavo per caso… Facciamo un giro? » propose, tendendole il braccio con fare giocosamente galante.
Ally lanciò uno sguardo al punto in cui Tod si era allontanato, per poi accettare, sinceramente contenta di avere un amico pronto a distrarla.
 

۩

 
Harry si mise a sedere di scatto quando udì dei passi nella stanza di fianco.
Doveva essere Piton. Oppure qualcun altro.
Rimase immobile, quasi timoroso che un semplice respiro potesse far scoppiare la bolla di silenzio in cui era momentaneamente rinchiuso, quando sentì un rumore strano provenire dalla stanza accanto. Sembrava… un singhiozzo trattenuto? No, doveva essersi sbagliato. Ma Piton sapeva che lui era in casa?
Rimase immobile per un po’, ma, non udendo più nulla, decise di andare a controllare. Si alzò e, camminando in punta di piedi, si avviò verso la porta che separava la stanza del professore dal corridoio.
Si sentiva come quando da bambino fingeva di essere qualcun altro per sfuggire alla tristezza della vita con i suoi zii. Una volta aveva finto di essere un investigatore, si era messo a cercare degli indizi per svelare un mistero immaginario tra i giocattoli di Dudley. Quando lo aveva scoperto se l’era vista brutta, ma quei momenti di divertimento valevano quelle sottospecie di punizioni che il cugino gli avrebbe inflitto comunque.
Avvicinò l’occhio alla fessura da cui poteva spiare la stanza. Piton aveva ingenuamente lasciato la porta socchiusa.
Il professore sembrava irrequieto, camminava avanti e indietro con le braccia dietro la schiena. Harry sussultò nel notare una lacrima rigargli il volto.
« L’ha chiamata Mezzosangue… anche lui… » lo sentì sussurrare.
A chi si riferiva?
Se Harry avesse avuto un minimo di buon senso, si sarebbe voltato e sarebbe tornato di corsa in camera, fingendo di non aver visto niente. Ma è del Bambino Sopravvissuto che stiamo parlando, quello che non riusciva a stare lontano dai guai nemmeno volendo, quindi rimase lì, attonito, ad osservare il suo professore di Pozioni borbottare frasi senza senso mentre tentava di trasformare la disperazione in rabbia.
Passò qualche minuto, poi Harry decise di fare qualcosa. Si allontanò dalla fessura e, prima di avere il tempo di cambiare idea, bussò.
Aspettò un invito ad entrare, che non arrivò.
« Professore, lo so che è lì dentro. Posso entrare? » disse allora.
La replica acida di Piton non tardò ad arrivare.
« Se non ti rispondo, Potter, evidentemente non gradisco la tua presenza. Vattene. »
« Temo di dover insistere. » rispose il ragazzo, deciso a non mollare. Odiava Piton e proprio per questo voleva saperne di più su di lui. Aveva la sensazione che gli nascondesse qualcosa, che ci fosse qualcos’altro dietro all’odio e al disprezzo che gli dimostrava quotidianamente. E poi, pensò, se piangere di per sé è brutto, piangere in solitudine è anche peggio.
« Ripeto: vattene, Potter. »
Harry non lo ascoltò e aprì la porta.
Si fissò i piedi, per dare il tempo all’uomo di ricomporsi nel caso avesse avuto ancora qualche traccia di pianto sul volto, e si sedette sul letto.
« Si può sapere cosa vuoi, Potter? » domandò il professore, in tono evidentemente scocciato.
« Volevo compagnia… » mormorò Harry, accampando la prima scusa che gli venisse in mente, per quanto banale.
« Trovo difficile pensare che tu voglia proprio la mia compagnia, quando potresti essere da Weasley o dalla Granger. O, al limite, da Blaise. »
Harry si strinse nelle spalle.
« Blaise è uscito, Hermione… Non so, non ho voglia di fingere che tutto quello che abbiamo condiviso non sia mai avvenuto. E Ron… Lasciamo perdere. Mi odia. »
« Non è l’unico, Potter. »
A quel punto il ragazzo si decise ad alzare lo sguardo, constatando che il volto di Piton fosse impenetrabile come al solito, la bocca leggermente piegata in una smorfia di disprezzo.
« Professore… Che rapporto aveva con mia madre? » azzardò, rammentando il ricordo che aveva trovato nel Pensatoio l’anno prima, durante le lezioni di Occlumanzia.
« Non ho intenzione di stare qui a parlare con te, Potter. Esci dalla mia stanza. »
Per un istante, Harry fu tentato di lasciar perdere e andarsene, ma la curiosità ebbe il sopravvento, così ignorò deliberatamente la scintilla poco rassicurante nello sguardo del professore e non si mosse.
« Per favore. Non pensa che abbia diritto di saperlo? » domandò, cercando di far leva sull’improbabile buon cuore del mago. Non che pensasse che battesse seriamente un cuore nel suo petto.
« Eravamo amici. Ora sparisci, Potter. » rispose Piton, sedendosi su una poltroncina vicino alla finestra.
« Com’era? Mia madre. »
Harry non aveva intenzione di demordere. Non poteva, aveva bisogno di sapere.
« Sicuramente più educata di te, Potter. Sei tutto tuo padre. » ringhiò il professore, pur sapendo di mentire a se stesso.
In tutti quegli anni, il ragazzo aveva dimostrato di somigliare molto più alla madre, eccezion fatta per l’aspetto fisico. Silente aveva ragione: la sua natura profonda era molto simile a quella di Lily. Anche se la sua maleducazione era certamente tipica dei Potter. Si ritrovò a fissare quegli occhi verdi in cui da ragazzo si era specchiato tante volte, cercando di impedirsi di associare il giovane mago che aveva di fronte alla sua Lily, anziché a James come aveva sempre voluto fare.
« Non posso saperlo. Sirius mi parlava di papà, così come Remus, ma nessuno ha mai speso più di due parole per la mamma. Vorrei tanto sapere qualcosa di più su di lei. »
Piton si sentì toccato da quelle parole, ma non voleva cedere, non poteva.
Il suo passato con Lily era quanto di più caro avesse, nonostante gli provocasse sempre spiacevoli fitte al petto, non era disposto a condividerlo con qualcuno. Era un dolore soltanto suo.
« Fuori di qui, Potter. » ripeté per l’ennesima volta.
Harry sospirò, sembrava rassegnato.
« Va bene. Ma prima o poi me ne parlerà? »
No. Certo che no. Perché si sarebbe dovuto mettere a conversare amabilmente con il figlio di James Potter, perché avrebbe dovuto condividere il ricordo di Lily con lui? Non voleva farlo, non ne aveva nessuna intenzione.
« Vedremo. » si ritrovò tuttavia a rispondere.
Vide il ragazzo sorridere, prima di uscire, mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Fu quasi tentato di ricambiare.
 

۩

 
Hermione si chiuse la porta di casa alle spalle, arrabbiata con se stessa e con Draco. Non era riuscita a convincerlo a smetterla con quelle assurde corse e lui l’aveva chiamata “Mezzosangue”.
« È un insulto spregevole per quelli che sono Nati Babbani. Una come me. »
Allora, gli uomini che qualche giorno prima li avevano attaccati erano maghi. Non sapeva in che senso con esattezza, ma usavano quei bastoncini strani, da cui scaturivano raggi luminosi, grazie a delle strane parole. Come quel “Confringo” che aveva suggerito a Draco.
Impedì alla sua mente di focalizzarsi nuovamente sul ragazzo, cercando di continuare ad analizzare la situazione.
Il prof si era riferito ai suoi vicini come “Babbani”. E quegli uomini erano maghi. Il prof era un mago, a quanto aveva visto. E anche Blaise e Harry. Draco invece sapeva usare quegli strani bastoncini, mentre lei ricordava le formule. Erano forse maghi anche loro? Magari, loro erano maghi a metà, dovevano mettere insieme le loro forze per formarne uno completo, che sapesse sia usare i bastoncini che le formule. Ma non aveva troppo senso, le formule bastava studiarle… Forse era lei la mezza maga, mentre Draco no. Non l’aveva forse chiamata “Mezzosangue”? Forse era questo che significava.
« È un insulto spregevole per quelli che sono Nati Babbani. »
Nati Babbani.
Nata tra i Babbani.
Babbani, come i suoi vicini. Quindi, che non usavano le bacchette e non conoscevano le formule. Quindi non-maghi.
Ma se lei era nata tra i Babbani – quindi dai suoi genitori – ed era quindi una “mezza-maga” o Mezzosangue per questo motivo, allora perché Draco, che aveva genitori normali come lei, non lo era? Non poteva esserlo, altrimenti non l’avrebbe chiamata così in senso dispregiativo. Non avrebbe avuto senso.
Ma allora cosa la rendeva diversa da lui?
Anche se, a pensarci bene, non aveva mai visto i genitori di Draco, non poteva sapere se fossero maghi anche loro. Ma il ragazzo sembrava confuso quanto lei dopo aver visto cos’erano in grado di fare due bastoncini, quindi era improbabile che avesse sempre vissuto a contatto con dei “maghi”.
In ogni caso, Harry, Blaise, il prof e Draco erano maghi, mentre lei una specie di meticcia, probabilmente. E Cam? E Ally?
No, loro non ne sapevano nulla, non avevano niente a che fare con tutta quella storia. Almeno, così sperava.
 
Emise un gemito di frustrazione e si alzò dal divano per recuperare il telefono e comporre velocemente il numero del suo migliore amico.
Mentre sentiva gli squilli, si lanciò a peso morto sul bracciolo, con il risultato di trovarsi a testa in giù e con la schiena arcuata, in una posizione piuttosto scomoda, ma che le permetteva di vedere la casa da una diversa prospettiva. Forse era proprio quello che doveva fare: vedere tutto da una diversa prospettiva. Ma non trovava altro modo per dare un minimo di senso a tutta quella storia con maghi, bastoncini strani e parole dal suono latino… Certo, non le quadrava troppo la questione della mezza-maga. Come poteva essere a metà? Cosa c’entrava il fatto di essere nata in mezzo ai cosiddetti “Babbani”? Una maga è una maga… No? Ma cos’era esattamente una maga? E poi…
« Pronto? » la voce di Cam interruppe il flusso dei suoi pensieri e Hermione gliene fu molto grata.
« Cam? Sono Hermione. Puoi venire a casa mia? Ho bisogno di rilassarmi. »
« Va bene, arrivo subito. »
Hermione sorrise, chiudendo la telefonata.
Adorava il suo migliore amico: non chiedeva mai spiegazioni, si limitava a starle vicino quando più ne aveva bisogno.
Tempo qualche minuto, e Cam suonò al campanello, presentandosi con una vaschetta di gelato in mano e un sorriso smagliante in volto.
« Servizio relax a domicilio. Buongiorno, signorina Granger, mi fa accomodare? »
Hermione si fece da parte e gli indicò il divano.
« Prendo due cucchiai e arrivo. Cerca qualcosa da guardare in tv, intanto. »
Tornata dalla cucina, si sedette accanto a Cam. Iniziarono a mangiare il gelato alla nocciola che aveva portato il ragazzo – era il loro preferito – guardando quei cartoni animati stupidi per bambini, ma utilissimi per farsi due risate con un amico e scordare problemi inerenti a maghi, babbani e altre diavolerie.
Ingurgitando gelato da una vaschetta insieme al suo migliore amico, Hermione smise finalmente di pensare a tutto quello che le era successo.
 

۩

 
Draco camminava avanti e indietro in un quartiere deserto della città di Londra, la moto parcheggiata poco più in là e il casco buttato a terra.
Aveva preso la moto per andare a farsi un giro e cancellare quella fastidiosa sensazione facilmente classificabile come “senso di colpa” con la velocità che gli inebriava i sensi. Se avesse incrociato qualche poliziotto si sarebbe sicuramente beccato una multa, ma ormai sapeva quali strade prendere per non incontrare nessuno di poco opportuno.
A un certo punto, però, quella morsa allo stomaco si era fatta più insistente e il viso ferito di Hermione aveva iniziato a materializzarsi tra i suoi pensieri in continuazione. A volte era come l’aveva vista davanti a casa sua, altre però era una bambina di circa dodici anni, con lo stesso sguardo ferito che aveva scorto sul suo volto di sedicenne. E anche la fitta al petto che quella visione gli provocava era la medesima.
Quando aveva rischiato di andare fuori strada, aveva deciso di fermarsi in un vicolo, a sfogare la sua frustrazione tirando calci a tutto ciò che gli capitava a tiro, come dei vecchi scatoloni contenenti dei vestiti che qualcuno aveva abbandonato accanto ai bidoni dell’immondizia.
Si sentiva solo, in balia di se stesso, preda a sensazioni contrastanti che rischiavano di soffocarlo con la loro irruenza.
Una parte di lui voleva salire sulla moto e correre da Hermione per scusarsi, anche in ginocchio se necessario, così da poter nuovamente vedere il sorriso che le illuminava così spesso il volto.
Tuttavia, la parte più orgogliosa del suo essere gli impediva di umiliarsi a quel modo e gli ripeteva che sarebbe stata lei a tornare, a scusarsi, a spingerlo a fare la pace.
Solo che non ne era così sicuro e non poteva sopportare l’idea di allontanarla ancora di più. Purtroppo, un’umiliazione del genere gli sarebbe risultata altrettanto insopportabile.
 

۩

 
Hermione accompagnò Cam alla porta.
« Grazie della compagnia e grazie anche per non aver fatto domande. » disse.
Lui si passò una mano tra i capelli castani, gli occhi verdi che sorridevano insieme alle labbra.
« Figurati. Ci vediamo domani a scuola, ok? »
La ragazza annuì.
Rimase sulla porta a fissare la schiena del ragazzo allontanarsi e quando quello si voltò per chiudere il cancello lo salutò con la mano. Continuò a fissarlo finché non ebbe svoltato l’angolo e a quel punto fece per tornare dentro, cercando di prepararsi ad affrontare una lunga serata di riflessioni che non sarebbe riuscita in alcun modo a frenare, quando vide la sagoma di un ragazzo in moto avvicinarsi al suo cancello. Non sarebbe riuscita a confonderlo nemmeno volendo, così rimase ad osservalo mentre si sfilava il casco, scuotendo la testa per ravvivare i capelli biondi e infilava in tasca le chiavi del motorino, avvicinandosi al cancello, in attesa che la ragazza gli aprisse.
Hermione si avvicinò a passi lenti, trovandosi ben presto di fronte a Draco, con solo un cancello a separarli. Delle sbarre che simboleggiavano la prigione in cui il loro orgoglio li rinchiudeva.  
« Che cosa vuoi? » domandò, sforzandosi di mantenere un tono neutro e il volto impassibile.
Draco abbassò lo sguardo.
« Chiederti scusa. » mormorò.
« Come? »
Hermione era sinceramente stupita: non credeva che l’avrebbe fatto: non sembrava affatto pentito quando lei gli aveva intimato di non farlo più, anzi, sembrava volerla sfidare a troncare definitivamente con lui.
« Voglio chiederti scusa. » ripeté il ragazzo, in tono più sicuro « Non avrei dovuto chiamarti così. Non so bene cosa significhi, ma so per certo che si tratta di un insulto. Mi dispiace. Perdonami. »
La ragazza cercò di fare la preziosa, iniziò a frugare nel suo cervello alla ricerca di una frase subdola per tenerlo un po’ sulla corda, ma non era da lei un comportamento del genere, non ci sarebbe riuscita, così aprì il cancello e lo abbracciò.
Le sue scuse erano sincere, lo sapeva. Se lo sentiva nel petto ed era certa che non fosse solo una di quelle menzogne che rifilano i cuori innamorati per non causare sofferenze.
« Ti perdono… Però promettimi una cosa. » aggiunse, staccandosi leggermente da lui, che la guardava con sguardo rassegnato, come se avesse già capito cosa stesse per chiedergli.
« Dimmi. » la invitò, in tono incolore.
« Promettimi che non parteciperai più a quelle corse. Promettilo. »
Draco abbassò lo sguardo e annuì.
« Promesso. » mormorò, pur sapendo di mentire.
Solitamente era molto bravo a dire bugie, ma in quel momento non gli riusciva per niente, complice la sensazione che lei lo capisse talmente bene da riuscire a scoprirlo con un semplice sguardo.
Hermione, infatti, aveva capito benissimo che stesse mentendo, ma aveva comunque ripreso ad abbracciarlo. Sapeva che non avrebbe ceduto così facilmente, ma un tentativo non costava nulla.
« Draco, entra. Forse inizio a capirci qualcosa di tutta la storia dei maghi di cui parlavano il prof, Harry e Blaise. » disse a un certo punto.
Lo sguardo di Draco si fece serio e annuì, facendosi accompagnare in casa. Sarebbe stata una lunga serata, gli argomenti che dovevano affrontare non erano certo leggeri. Ma Hermione era sicura che parlarne con qualcuno l’avrebbe aiutata di più che arrovellarsi il cervello fino al punto di dover chiamare urgentemente Cam per farsi distrarre. Magari sarebbero anche riusciti a venirne a capo, chissà.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Perdonatemi questo ennesimo ritardo ç_ç
Non so più come scusarmi con voi, davvero.
Questa storia mi sta molto a cuore, avevo delineato la trama qualche tempo fa e ancora mi ronza in testa, ma si tratta di pensieri sconclusionati, non so se mi spiego. Sono tanti tasselli che dovrei collegare con l’ispirazione, che non vuole saperne di farmi visita ç_ç Ultimamente mi sento molto ispirata dal fandom di Dragon Ball e quello di Harry Potter mi ispira molto meno. Con la mia raccolta di drabble sulla famiglia Malfoy faccio molta meno fatica perché si tratta di storie cortissime, ma con “Remember Us” ho parecchie difficoltà a riuscire a scrivere dei capitoli decenti. Se poi al calo d’ispirazione aggiungiamo mia mamma che ha deciso di farmi stare al computer per al massimo un’ora al giorno, siamo a posto. Non posso nemmeno chiudermi in camera per un paio d’ore e arrovellarmi il cervello per far uscire qualcosa di decente ç_ç
Insomma, perdonatemi, non è un periodo facile, ma mi metterò d’impegno per non abbandonare la storia, per rispetto nei confronti di chi l’ha seguita, chi continuerà a farlo, ma anche di me stessa.
Mi sto impegnando per ritrovare l’ispirazione, sto anche provando a partecipare a dei contest nella speranza che mi si accenda qualche lampadina, speriamo bene.
 
Ora, dopo questo sproloquio orrendo, non ho molto da dire su questo nuovo capitolo, se non che ho intenzione di donare un po’ più d’introspezione agli OC, che sono più piatti di un foglio di carta. A fine capitolo doveva esserci – secondo lo schema che mi ero preparata – un piccolo paragrafo introspettivo su Bellatrix e il suo desiderio di vendetta, ma non mi usciva niente di decente, quindi ho lasciato perdere.  
Spero di non avervi deluso con questo aggiornamento e scusate ancora il ritardo.
Concludo questo orrendo angolo autrice – mi sto rendendo conto che nella maggior parte di questi spazi a fine capitolo mi scuso con voi lettori per il ritardo nell’aggiornare ._. – ringraziando tutti coloro che ricordano/seguono/preferiscono questa long e in particolare chi ha recensito lo scorso capitolo: justSay, Erica25, Streghetta_31,mrs_Malfoy_
 
A presto, spero di riuscire ad aggiornare tra un paio di settimane questa volta.
 

Rowan 

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