Aquila decaduta

di AgelessIce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corpo senz'anima. ***
Capitolo 2: *** Avanti ***
Capitolo 3: *** Vuoto ***
Capitolo 4: *** Debole ***
Capitolo 5: *** Perché nulla è più importante ***
Capitolo 6: *** Nemesis ***
Capitolo 7: *** Giustizia ***
Capitolo 8: *** Illusione ***
Capitolo 9: *** Instabile ***
Capitolo 10: *** Freddo. ***
Capitolo 11: *** La scacchiera ***
Capitolo 12: *** Supplica ***



Capitolo 1
*** Corpo senz'anima. ***


Aquila decaduta

Corpo senz'anima

-Marin POV-

Che il tempio sia in movimento è un dato di fatto.
Semplicemente, sto ignorando la situazione.

Non ho la forza, né la volontà, per indagare.

L’ultima battaglia mi  ha portato via più di quanto il mio spirito riesca a sopportare.

Se Saori non vuole informarci sugli eventi, ci sarà un motivo.

“Possibile che ti interessi così poco della tua dea, Marin? Potrebbe essere in pericolo, accidenti.”

Shaina, invece, è più forte e decisa di prima.
Lei aveva quasi perso Seiya.

È quel quasi la differenza fra noi due.

Quando l’uomo che amava si è svegliato, lei si è sentita in dovere di proteggerlo.
Non permetterà a nessuno di ferirlo nuovamente.
E le sono grata, per questo.

Finché c’è lei, il mio discepolo non corre alcun pericolo.
Io non ho più la forza per proteggerlo.

Ho perso la volontà di combattere nel momento stesso in cui ho sentito il suo cosmo, così caldo e rassicurante, così familiare, sparire.

Continuo a svolgere tutte le vecchie mansioni più per abitudine, che per altro.

Non mi lascio scivolare nell’oblio della dimenticanza solo per fedeltà ad Atena.

E poi, se dovesse succederle qualcosa il sacrificio dei cavalieri d’oro sarebbe stato vano.
E io non posso permettere una cosa del genere.
Darei volentieri la vita, per difenderla.
E poi, adesso, non ho alcun motivo per combattere per la mia, di vita.
Morire per difendere la mia dea mi sembra un buon modo per andarmene.

Ma, ancora, non ho la forza di indagare.
Se lei ritiene di non aver bisogno del nostro aiuto,  non la forzerò per  essere messa al corrente della situazione.

“Se avesse bisogno di aiuto ci informerebbe, Shaina.”

“Sai che non lo farebbe, non rischierà anche le nostre vite.”

Probabilmente è così, lo so, ma, davvero, non ho la volontà necessaria per affrontare il problema ed indagare.

Non sono più la guerriera di un tempo.
Sono un semplice fantoccio, un’ombra.
Ma, infondo, Atena è nelle sue stanze.
Al grande tempio.

Se ci fosse un reale segno di pericolo, se il suo cosmo dovesse vacillare, tutti i suoi cavalieri si precipiterebbero al suo fianco.
E il fatto che lei sia chiusa in quella stanza in compagnia di quella donna da giorni, per quanto strano, non è una minaccia, finché il suo cosmo risplende così.

“Shaina, sai che se il suo cosmo dovesse perdere intensità i cavalieri la raggiungerebbero nel giro di un secondo. Anche meno, probabilmente.”

“Ed è questo il problema. Seiya non si è ancora ripreso del tutto, non è in condizioni di affrontare quella donna. Lo hai sentito, il suo cosmo. “

“Non sarebbe da solo. Ora, con il tuo permesso, ho delle sacerdotesse da allenare.”

Ignoro il suo richiamo, mentre comincio a camminare, diretta ai campi di addestramento femminili.

***

-Shaina POV-

Io e Marin non siamo mai state grandi amiche.
Sono state le ultime guerre ad unirci, ma ancora non capisco molte cose di lei.
Però… Questo atteggiamento lo riconosco facilmente.
Assomiglia dannatamente tanto a quello che avevo io quando credevo che Seiya fosse perduto.
Ma io avevo la speranza che lui si risvegliasse a sorreggermi.

 “È per Aiolia, vero?”

È al tramonto che le pongo questa domanda.
Sapevo di trovarla qui.

Le sue spalle sussultano, quando pronuncio quel nome.

Sorrido, senza allegria, nascosta dalla mia maschera.
A lei anche la possibilità di aggrapparsi alla speranza è stata negata.
Non le è concesso trovare conforto nel sentire il suo cuore battere, debolmente, certo, ma pur sempre un segno di vita.

E sento uno strano moto di empatia, verso di lei.
Perché se Seiya fosse morto, probabilmente io mi sarei lasciata andare. Sarei  caduta nel baratro della disperazione.

Mi siedo al suo fianco, sulle rovine di un vecchio tempio.
Vorrei poterle dire qualcosa, portarle conforto, ma non sono mai stata brava in questo genere di cose.
E poi, qualsiasi cosa sul non lasciarsi abbattere mi suonerebbe dannatamente ipocrita.

“Non gliel’ho mai detto.”

La sua voce è appena un sussurro, ma riesco a percepirla ugualmente.
E mi meraviglio.
Non pensavo che lei potesse confidarsi con me apertamente.

Gira il viso verso di me, e mi sento rabbrividire.
La sua maschera, che dovrebbe essere inespressiva, lascia inspiegabilmente trasparire un dolore che non pensavo che un essere umano potesse sopportare.
E mi sento schiacciata dalla portata dei suoi sentimenti.

Mi meraviglio che lei riesca a reggersi in piedi ed allenare quelle ragazze ogni giorno, in queste condizioni.

Lo amava con tutta se stessa, questo è certo.

“L’ho lasciato andare senza averglielo mai detto.”

E quello che mi spaventa di più, è il suo tono di voce.

Non  è incrinato, rotto dal pianto, come ci si aspetta da una donna che ha perso l’uomo che amava.
È decisamente atono.
Vuoto.
È come se la sua voce nemmeno le appartenesse.
È come se stesse parlando di cose che non la riguardano.
E mi rendo conto che non è con Marin, che sto parlando.
È con un corpo vuoto, privo dell’anima, con le sue sembianze.
Come ha fatto a ridursi così?

***

-Seiya POV-

Ultimamente sono tutti decisamente strani.
Saori ci ha ordinato di non avvicinarci al grande tempio, Marin sembra l’ombra di se stessa  e Shaina ultimamente è sempre pensierosa. Preoccupata, probabilmente.

“Cosa succede, Shaina?”

Mi viene spontaneo, domandarlo.
È che voglio davvero saperlo.

“Che intendi?”

“Lo sai benissimo. Siete tutti così strani, ultimamente. Cos’è che vi turba?”
La sento sospirare, nascosta dalla maschera.

“Nulla, Seiya.”

E poi quand’è che è diventata così gentile?

“Oh, andiamo, non pensare che io sia così stupido. Qual è il problema?”

“Non è nulla che ti riguardi, Seiya.”

Si corregge.
E questa risposta è decisamente più da lei.
Ed è una cosa positiva.

“Ora ti riconosco!”

Sorrido,  mentre lei si porta via la maschera.
È stato strano, all’inizio, che lei si levasse sempre la maschera quando eravamo soli.

Ma è una cosa che mi piace davvero molto.
Esse l’unico a poterla vedere in volto.
Eppure, questa volta, avrei preferito non farlo.
Perché il suo viso, così stanco e visibilmente preoccupato, mi è insopportabile.

Sento il sorriso spegnersi, mentre la guardo andarsi a sedere  al tavolo, esausta.
È davvero un problema così grosso, ad impensierirla così?

“Avanti, Shaina, parlamene.”

Si passa una mano sul volto pallido, prima di farla ricadere pesantemente in grembo.

“Questa volta sono davvero preoccupata, cavaliere.”

Questo lo avevo capito. Ma evito di dirlo ad alta voce.
Ci tengo a tenermi la testa attaccata al collo.
Le faccio cenno di continuare a parlare, in attesa.

“Marin.”

“Cos’ha Marin?”

Non mi rendo conto di essermi alzato in piedi, allarmato, per almeno un paio di secondi.

“Non l’hai notato, allievo provetto?”
Sorride, senza allegria.

“Non è più la stessa. Dalla scomparsa dei cavalieri d’oro.”
Annuisce, alzandosi ed andando alla finestra.

“Non reggerà a lungo, Seiya. Non può continuare così. Sta lasciando che il dolore per la loro scomparsa la corroda dall’interno.”

Abbasso la testa, incapace di reggere il suo sguardo.
È come se mi stesse implorando di fare qualcosa.
Ma, semplicemente, non so cosa fare.

Tutti noi siamo rimasti sconvolti, dalla morte dei cavalieri.


E sono davvero sconvolta. Cioè, i Saint Seiya sono il mio anime/manga preferito in assoluto, ma è la prima volta che scrivo su di loro.
Perché non l'ho fatto prima? D:
Comunque, il punto non è questo xD
Spero che la storia non vi dispiaccia, e sappiate che cercherò di aggiornare velocemente ma non assicuro nulla xD
Probabilmente infilzerò diversi POV di Hyoga nel corso della storia, perché lo amo troppo per non dargli un po' di spazio x°D
Comunque, fondamentalmente, è una Marin X Aiolia, e resteranno i personaggi principali.
Quanto sono carini <3
Detto questo, vi saluto, e spero che la storia non faccia così schifo come sembra a me D:
A presto!

 


 

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Capitolo 2
*** Avanti ***


Aquila decaduta

Avanti

-Marin POV-

Non so per quale motivo io abbia scelto di confidarmi con Shaina.

Certo, le ultime battaglie ci hanno unite e possiamo definirci amiche, ma…
Io non sono il tipo che condivide i propri pensieri con qualcuno così facilmente.

Preferisco tenerli per me, al sicuro dentro il mio corpo, come il mio viso è protetto dalla maschera.

Maschera che, per altro, considero una benedizione.
Per molte sacerdotesse è una condanna, un’ingiustizia, io invece credo che sia davvero utile.

Non devi preoccuparti delle tue espressioni.
Il nemico non può riuscire a capire le tue intenzioni.
Gli amici non possono carpirti dagli occhi informazioni che vuoi tenere per te.

È uno scudo che ci protegge dal mondo esterno.

Posso lasciare le mie emozioni libere di trasparire attraverso il mio viso.
Non devo sforzarmi di tener su un’espressione falsa.
E così posso concentrarmi di più su ciò che c’è attorno a me.

Perché un nemico può intuire molto, dal tuo volto, quindi è bene mantenere un’espressione indifferente.
Noi sacerdotesse, però, non dobbiamo preoccuparcene.

Non abbiamo bisogno di mascherare espressioni di dolore per tener saldo l’orgoglio, ad esempio.
Perché tanto nessuno può vedere il nostro volto.

---


“Non c’è più tempo, Marin. La grande guerra è iniziata.”

Ascolto in silenzio, le sue parole.
Sono perfettamente cosciente di ciò che sta accadendo.


“Non tornerò. Ma è inutile dirlo. Tanto lo sai anche tu”

Sorride, voltandosi verso di me.
Per nulla preoccupato.

Sa benissimo di andare incontro alla morte, ma non c’è traccia di paura o tristezza sul suo volto.


Mi limito ad annuire, incapace di tener nascosta la preoccupazione, la velata preghiera di non andare, dalla mia voce.

Però non abbasso il volto. Non ce n’è alcun bisogno.
Perché lui non può vedere il mi viso comunque.

“A volte odio davvero quella maschera, lo sai? Sarebbe carino poter capire a cosa pensi.”

Sorrido, divertita.
Io invece le sono grata.
Spiegare il rossore sulla guance, o gli occhi lucidi, sarebbe estremamente complicato.


“Mi dispiace deluderti, cavaliere, ma non ho alcuna intenzione di mostrarti il mi viso.”

Ride, lui.

“Nemmeno adesso? Infondo questa è l’ultima volta che ci vedremo.”

Il suo tono è allegro, nonostante il peso di quelle parole.

“Nemmeno adesso.”


E non so nemmeno perché gli ho risposto.
Di solito cerco di evitare di sprecare parole.
Di tenere anche quelle dietro la mia maschera.


“E posso sapere il perché?”

“Perché poi dovrei ucciderti.”

Non c’è ironia, nella mia voce. Vi è una velata malinconia, in realtà.

Ma lui ride ugualmente.

Non si rende conto di quanto sforzo mi sia costato, mentire così spudoratamente.

Perché non sarei mai in grado di privare il leone della vita.

E non solo perché è un cavaliere a me decisamente superiore.

***

 -Ikki POV-

A volte non riesco davvero a capire la nostra dea.
Abbiamo appena affrontato una durissima battaglia, subendo non poche perdite, e lei si espone al pericolo incontrando una sconosciuta e vietandoci di avvicinarci a lei.

“Sono sicuro che sappia cosa sta facendo.”

Shun è fiducioso, come al solito, ma ancora non capisco.

Che bisogno c’è di correre rischi inutili?
Basterebbe permetterci di essere al suo fianco.

Se quella donna non ha intenzioni ostili, bene, altrimenti…  Saremmo pronti ad intervenire immediatamente.
Perché tenerci a distanza?

“Non sospettare sempre di tutti, fratello.”

Sorride, rassicurante.
Mio fratello è sempre stato ingenuo.
Si fida ciecamente di tutte le persone.

È per questo che io devo essere diffidente.

Devo essere pronto a reagire se qualcuno si mostrasse indegno della sua fiducia.
Perché infondo è un mio dovere, proteggere Shun.
Così come lo è proteggere la mia dea.

“È il complesso del fratello maggiore pensare che il più piccolo non sappia cavarsela”


Furono queste le parole del cigno, tempo fa. Prima addirittura della battaglia del grande tempio.
Sembra passata un’era.

All’epoca non pensavo che queste parole fossero valide anche per le divinità.
O per gli amici.
Perché mi ritrovo ad essere decisamente preoccupato anche per loro, mio malgrado.

Sia chiaro, so benissimo che sono tutti dei validi guerrieri, perfettamente capaci di difendersi da soli, eppure…

Seiya è in pessime condizioni.
Per quanto lui si ostini a negarlo, non si è ancora ripreso completamente.

Shiryu e Hyoga, invece, sono profondamente provati dalla perdita dei rispettivi maestri.
Uno scontro improvviso in queste condizioni non è di certo l’ideale.

***

-Hyoga POV-

La potenza del cosmo della donna ospite di Saori di certo non è rassicurante.
Perché accidenti ci ha vietato di essere al suo fianco?

Da sempre il nostro dovere è quello di proteggerla.

Se dovesse perdere la vita – e, dio, è decisamente spaventoso anche solo pensarlo- il sacrificio dei cavalieri d’ora sarebbe stato vano.

Camus avrebbe perso la vita senza motivo.

Certo, so benissimo che lui fosse già morto, quando si è sacrificato nuovamente per permettere a noi di salvare Atena, ma la sua perdita mi è comunque insopportabile.
L’ho visto morire due volte.
Entrambe per permettere a noi, a me, di proteggere Atena.

È come se lo avessi ucciso io per la seconda volta.

Quante altre morti dovrà sopportare la mia coscienza?
Sospiro, appoggiandomi alla calda parete dell’abitazione concessa a noi cavalieri per essere  più vicini possibile alla dea.
Per poter accorrere in caso di necessità.

È una sensazione che trovo in qualche modo sgradevole, il calore che si diffonde velocemente lungo la mia schiena.
Trovo che la Grecia sia decisamente troppo calda.

Mi stacco dalla parete velocemente, aprendo la porta della mia stanza con un gesto esasperato e dirigendomi nella stanza accanto, la cucina, per prendere qualcosa di freddo da bere.

Non mi meraviglio di trovarci Shun ed Ikki.

Il primo comodamente seduto al tavolo intento a sorseggiare una bevanda.
Immagino sia thè.

Il secondo poggiato al ripiano in marmo della cucina, un’espressione che definirei preoccupata in volto.

Preoccupato.
Chi non lo è in questo periodo?
Dannazione, Saori, perché ci tieni a distanza?

Sa benissimo che non esiteremmo a dare la vita, pur di tenerla al sicuro.

E probabilmente è proprio per questo che si comporta in questo modo.

Ma, infondo, io sono già morto.
E mi sono privato della vita io stesso, lentamente, combattendo in nome di Atena.

La prima ferita me la sono procurata al grande tempio.
Uccidendo il mio maestro.
L’uomo a cui dovevo tutto.

La seconda ai piedi della colonna di nettuno.
Privando della vita un mio compagno. Un amico.

E poi, ancora, nell’ade.
Ho assistito impotente alla morte dei cavalieri d’oro.
Incapace di fare qualcosa per salvarli.

Quante altre volte dovrò ferirmi, prima della fine, prima dell’ultimo canto?

Afferro una bottiglia d’acqua dal frigo, facendo un cenno col capo ai due cavalieri nella stanza, prima di uscire.
Una passeggiata non mi farà di certo male.
E magari riuscirà a distrarmi da questi pensieri.

Mi addentro in una delle poche zone alberate di Atene, per trovare conforto nell’ombra delle alte fronde.

Di certo non mi sarei mai aspetto di trovarci Marin.
Lei, di solito così pacata ed orgogliosa, ora è accasciata al suolo, che prende a pugni ripetutamente.
Non lo fa con forza, ma immagino stia lì da molto tempo.

Le mani hanno cominciato a sanguinare.

“Marin.”

Pronuncio il suo nome senza alcuna particolare inflessione.
Solo per richiamare la sua attenzione.

Alza la testa, i capelli che ricadono disordinati sulla maschera inespressiva.
Stringe i pugni con forza, restando in quella posizione, quando mi avvicino.

Le porgo la mano restando in piedi, guardando un punto indefinito davanti a me.
Capisco il suo dolore.
Perdere una persona cara, una persona amata, non è qualcosa dalla quale ci si riprende facilmente.

È una sensazione che ho provato fin troppe volte.

Prima tra tutte per la perdita di mia madre.

“Avanti.”

È l’unica parola che lascia le mie labbra.
Trovo che sia stupido cercare di consolarla con lunghi discorsi.
Sarebbe del tutto inutile.

Prende la mia mano, e lascia che io la aiuti ad alzarsi.
Non si preoccupa di togliere la terra dai suoi indumenti,  come non si cura minimamente delle ferite sulle nocche.

Mi sorpassa semplicemente, sussurrando un grazie a mezza voce.

Non mi volto per osservarla andare via.
Riprendo a camminare a mia volta,  senza una meta ben precisa.
Andando semplicemente avanti.
 


Salve a tutti!
Lo so, ho aggiornato velocemente. Si, è un miracolo. Non abituatevi x°D
Spero non sia un completo disastro e soprattutto spero che i personaggi non risultino eccessivamente OC >.<
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la fic nelle seguite e nelle ricordate e/o hanno recensito <3
A presto -si spera- <3 
 

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Capitolo 3
*** Vuoto ***


Aquila decaduta

Vuoto

-Marin POV-

Non saprei dire perché mi sono addentrata in questo bosco.
Ho sentito semplicemente la necessità di farlo.

---

“Seiya, quante altre volte devo ripeterti che non devi addentrarti in questi boschi?”

Osservo le spalle del mio allievo irrigidirsi, mentre si volta  lentamente.

“M-marin!”
Non si aspettava il mio arrivo, probabilmente.

“Al di là di questi alberi c’è il campo di addestramento femminile. Non ti è concesso andarci.”

Porto una mano al fianco, guardandolo attraverso la maschera.

“Ma avevo visto una lepre…”

Sospiro,mentre ricomincio a parlare.
“Avanti, andiamo. Non hai ancora finito gli allenamenti di oggi.”


Una risata familiare alle mie spalle interrompe il tentativo di protesta del mio allievo.
Non ho bisogno di girarmi, per riconoscerne il padrone.


“Non essere così severa, Marin.”

Mi volto verso di lui, restando un passo avanti al giovane e disobbediente Seiya.


“Qualche piccola distrazione non gli impedirà di diventare cavaliere, se lo vuole davvero.”

Avanza e porta una mano sulla mia spalla, prima di proseguire verso il mio studente e scompigliargli i capelli.

Un contatto breve, che però brucia la pelle.

“Però tu non farla impazzire, eh, cavaliere.”

Sento il sorriso nella sua voce, e sorrido a mia volta.
Senza motivo apparente.

E per la stessa inesistente ragione, sento le guance riscaldarsi.

Ma lui non può vederlo.
Per lui, come per chiunque altro, io non ho un volto.

E comincio a pensare che portare la maschera non sia poi così male.

---
 

Sento le ginocchia cedere, incapaci di sorreggere il mio corpo diventato improvvisamente troppo pesante.
Non faccio nulla per restare in piedi.
Non avrebbe senso.

Mi lascio cadere al suolo, sedendomi scompostamente .

Come quella volta.
Come quando ho smesso di percepire il suo cosmo.
Come quando ho capito che era finita. Che non sarebbe tornato davvero.

Perché sebbene sapessi che erano poche le speranze di sopravvivenza, per i cavalieri che si erano portati nell’ade, una parte di me, quella che mi sorreggeva, non ha mai assimilato appieno il senso di quella  verità.

Perché, semplicemente, mi era impossibile immaginare il suo corpo privo di vita.
Perché, semplicemente, mi era impossibile pensare che non sarebbe più stato al mio fianco.

Perché lui c’era sempre stato.
Ho sempre potuto sentirlo accanto a me, anche quando in realtà non c’era.

Una presenza che non era tangibile,ma c’era. Silenziosa e costante.

Avevo pensato, ingenuamente, nemmeno fossi una ragazzina alle prese con la sua prima cotta, che ci sarebbe stato sempre.

E, invece,  come a volermi smentire, come se il destino volesse pormi davanti alla mia debolezza, alla mia stoltezza, lui è morto.

Semplicemente morto.
Perduto per sempre.

E, sebbene lo sapessi fin dall’inizio, è una consapevolezza che fa inspiegabilmente male.

E nonostante sia passato ormai più di un anno, da quell’evento, continuo a sentire il vuoto al mio fianco.

Colpisco il terreno, un colpo stanco e decisamente debole.
E non me ne spiego il motivo, ma continuo a scagliare i miei pugni contro l’innocente strato di foglie secche e scricchiolanti.
Come se bastasse a lenire il dolore che orami sento da troppo tempo.
Come una costante che ha sostituito il leone.

Il leone a cui non ho mai detto quelle parole che ora mi sembrerebbe sacrilego anche solo pensare.
Il leone del quale non riesco più nemmeno a pronunciare il nome.

“Marin.”
La voce del cigno è come una ventata d’aria gelida in pieno viso.

I miei occhi, che prima pur restando aperti erano incapaci di vedere, notano che le mani hanno cominciato a sanguinare.
Alzo il viso, fissando gli occhi in quelli di Hyoga.

Tanto lui non può vederli.

Non avevo nemmeno notato la sua presenza.
Non lo avevo sentito avvicinarsi.

Stringo i pugni.

Lo vedo tendere una mano, un gesto che avrei rifiutato da chiunque altro.
Perché sarebbe stato un disonore anche solo lasciarsi vedere in questo stato da chiunque altro.
E ringrazio gli dei che sia lui.

Perché il cigno è improvvisamente diventata la persona più simile a me.

“Avanti.”

Accetto quindi la sua mano, perché è Hyoga.
Perché può capire.

“Grazie.”
E non mi preoccupo di privare di qualsiasi inflessione la mia voce, che lascia le mie labbra come un suono strascicato.
E non c’è bisogno di dire altro.

***

-Shun POV-

“Come fai ad essere così tranquillo, Shun?”

La voce di Seiya suona esasperata.

È comprensibile, visto che lady Saori è da sola con quella dona da non so più nemmeno quanto.
Tutti i cavalieri sono preoccupati, tesi come corde di violino.
Pronti a scattare al minimo segnale di pericolo.

Eppure non riesco a condividere i loro timori.

Quando quella donna è giunta in Grecia, io ero con Atena.
Prima che lei mi allontanasse, gentilmente, sono riuscito ad osservare quella fanciulla.
Sembrava una bambola di porcellana.
Di una bellezza travolgente.

I lunghi capelli biondi le ricadevano orinati sulle spalle sottili e le incorniciavano il volto chiaro.
Era una figura alta, slanciata. Simile alla nostra Dea.
E non solo per il portamento.

Aveva in comune con lei anche lo sguardo.
Gli occhi di un verde cristallino sembravano essere trasparenti.  
Il suo animo è gentile, lo so.

Ulteriore prova è il suo cosmo.
Potente, si, ma anche estremamente dolce.
Mi ci ha avvolto completamente, quando ha notato il sospetto nei miei occhi.

Voglio dire, dopo gli ultimi eventi è normale avere essere cauti e diffidenti.
Però non ho avvertito alcuna forma di ostilità.
Al contrario.

Il senso di pace che mi ha provocato era davvero come quello di Saori.
Una persona così non può essere un nemico.
In nessun modo.

***

- Shiryu POV-

Non posso fare a meno di sentirmi perduto, spaesato.

Come un bambino che viene lasciato solo in una città sconosciuta.

Strano come sia bastato essere privato del mio punto di riferimento, per far crollare tutte le mie certezze.

Perché non basta più recarsi ai cinque picchi, per avere delle risposte.
Perché non c’è più il mio nobile maestro a correggere i miei errori.

Ed è una perdita che fa male.
Un sentimento paragonabile solo a quello che ho provato nella quarta casa, quando credevo che Shunrei fosse perduta.
Ma quella volta c’è stato il maestro, a salvarla.

Nessuno ha salvato lui, invece.

E io non ho idea di cosa fare.
Saori è in quella dannatissima stanza con quella donna da tantissimo tempo, ormai.
Se avesse voluto ferirla l’avrebbe già fatto.

Eppure non riesco a quietare il mio animo.
Sento che qualcosa non va.

E il fatto che ci sia vietato vedere la dea non aiuta.

Cosa dovrei fare, accidenti, maestro?
Porto lo sguardo fuori dalla finestra dell’umile stanza che mi è stata concessa, alla costellazione di libra.

Costellazione che, per altro, sembra brillare meno di prima.
Come se si fosse spenta anch’essa, con il suo cavaliere.

Ed è strano, perché invece, nelle leggende, in questo caso le stelle cominciano a risplendere con più vigore.
 



Salve a tutti!
Scusate, ma non ho proprio il tempo di fermarmi a scrivere i miei soliti deliri >.<
Spero che il capitolo non sia un disastro e i personaggi siano più o meno IC, come al solito.
Detto questo, vado!
Ciao a tutti! 
 

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Capitolo 4
*** Debole ***


Aquila decaduta

Debole


-Shaina POV-

Tutti loro sapevano che non sarebbero tornati, eppure sono andati lo stesso.

Perché avevano un compito, perché dovevano salvare la loro dea.
Perché è così che si comportano i cavalieri, da sempre.
Perché nulla è più importante della vita di Atena.

E mi ritrovo a fissare Marin, che continua ad allenare le future sacerdotesse.
A guardarla così sembra quasi che gli ultimi eventi non l’abbiano minimamente sfiorata.

È il cosmo a tradirla, però.
Ha perso molto del suo antico splendore, della sua trasparenza.
Come se fosse un vetro appannato.

Ed è strano pensare che vorrei davvero poterla aiutare.
Siamo state tutto fuorché amiche per anni.

“Marin.”

Non so neanche perché io l’abbia chiamata.
Non è come se io abbia effettivamente qualcosa da dirle.

Però lei si gira, fissandomi attraverso quella maschera  inespressiva.

Alza poi lo sguardo al cielo, che ha cominciato a tingersi dei caldi colori del tramonto, e decide che l’allenamento è durato abbastanza.
Congeda le allieve e torna a fissarmi, in attesa.

E io mi ritrovo a caricarle un pugno in pieno stomaco, perché davvero non ne posso più.
Lei, che è stata la mia rivale per anni, si lascia cadere nel baratro senza far nulla.

“Reagisci, accidenti.”
Le mie parole sono appena sibilate, mentre lei si piega in due, senza un lamento.

E, ancora, alza la testa e mi fissa, in silenzio.
E io non riesco a reggere la vista di quel volto fasullo.

Perché quella maschera inespressiva è dannatamente irritante.
Perché quei lineamenti metallici riescono a mostrarmi tutto il suo dolore, anche privi di espressione.

Mi volto, dandole le spalle, scandendo ancora una volta le parole di poco prima.
E comincio a camminare, senza aspettare una risposta che so non arriverà.

E ignoro il senso di inquietudine che mi ha attanagliato lo stomaco appena l’ho colpita.
Perché sono sicura di aver notato un familiare scintillio dorato, nascosto tra gli alti busti degli alberi dietro l’aquila.
È stato per un secondo, uno soltanto, ma so cosa ho visto.
Solo che, semplicemente, non è possibile.

***

-Marin POV-

Aspetto che Shaina sia lontana, prima di voltarmi e guardare alle mie spalle.

Per un secondo, nulla di più, ho avvertito l’assenza al mio fianco essere colmata.

E so che non è possibile, i morti non tornano alla vita con tanta facilità, ma mi ritrovo a scrutare tra le ombre di quel bosco familiare, alla ricerca di non so nemmeno cosa.

E per qualche secondo resto così, immobile, in attesa di un qualsiasi rumore, un qualsiasi movimento.
Non mi stupisco, nel notare che quegli alberi non nascondono proprio nulla.

Eppure il vuoto al mio fianco adesso appare ancora più profondo.

Sospiro, voltandomi.
È alla mia abitazione, che mi dirigo.
Quella che un tempo condividevo con il mio allievo.

E continuo a sentire questa strana sensazione alla bocca dello stomaco, perché non è possibile, ma continuo ad essere convinta di quello che ho sentito.
Sono stata meno sola, per un secondo.

È per questo che faccio attenzione nel chiudere bene la porta alle mie spalle, al mio arrivo a casa.
E chiudo anche tutte le finestre, qualsiasi spiraglio di luce.
Tutto ciò che affaccia al mondo esterno.

Solo allora mi dirigo al lavabo, portandomi via la maschera e appoggiandola al marmo freddo.
Lavo con attenzione il viso, lasciando che acqua, sangue e sudore si mischino.

È per caso, che mi ritrovo a fissare il volto metallico che copre il mio volto ogni giorno.
È ancora incrinato, quasi fosse un viso vero, quasi quelle fossero cicatrici.

Cicatrici che sono orgogliosa di portare.
Perché è per salvare Seika, che me le sono procurate.
È per dare speranza al mio discepolo.

A quel bambino cresciuto troppo in fretta. Come ogni cavaliere, del resto.
Come me.
 

---

 
“E non hai proprio idea di dove possa essere tuo fratello?”

Scuoto la testa, osservando l’unico bambino che gradisce la mia compagnia.

Perché io non sono Greca, perché io non ho il diritto di indossare l’armatura.
Non sono ben vista, da queste parti, lo so benissimo.


“E come intendi fare a trovarlo?”

Alzo il braccio, lasciando che il tintinnio del campanello che porto al polso si diffonda nell’aria.

“Non lo so, ma finché ho questo so di poterlo fare.”
Perché è il nostro legame.
E non so nemmeno perché glielo stia dicendo.


Lui mette su un’espressione pensierosa dannatamente buffa, e faccio fatica a reprimere la risata.
Ma io non posso ridere, devo imparare a controllarmi.
Una sacerdotessa non lascia trapelare le sue emozioni. È questo che mi hanno insegnato.


“Mio fratello era un traditore.”

E quelle parole sono stranamente piene di rancore.

E  davvero non capisco come si faccia ad odiare il proprio fratello.

Inclino la testa, consapevole che lui non può cogliere la mia espressione… perplessa.
Perché io indosso la maschera. Perché io devo nascondere la mia femminilità.


Però lui non parla, non si spiega.
Si limita a rabbuiarsi e stringere i pugni.


E per un secondo fa quasi paura.

“È per questo che devo diventare forte. Tutti mi considerano solo come il fratello del traditore. Devo riscattarmi.”

E credo che questo ragazzino sia davvero strano.
Strano nel senso buono, ammesso che  esista.


Perché io non sarei mai capace di odiare mio fratello.
Però non glielo dico, questo.
Non voglio infrangere la determinazione nel suo sguardo.

---


Afferro la maschera, riportandola al volto, con un gesto quasi rabbioso.

Anche se, probabilmente, il termine adatto sarebbe disperato.
Ma non si addice ad una sacerdotessa.
Rabbioso è più adatto.

Perché so che è inutile.
Perché so che concentrarsi sul nulla che mi circonda non aiuta.
Non cambia la situazione. Non aiuta a riempirlo.

Ma non riesco a fare altrimenti.

E mi sento dannatamente debole.

***

-Saori POV-

La consapevolezza di essere la causa di tanta tristezza, di tanti lutti, non è qualcosa che io possa sopportare facilmente.
Perché poco importa, che fosse indispensabile.

È per salvare me che i cavalieri d’oro hanno dato la vita. È per salvare me che Seiya e gli altri hanno rischiato di seguire il loro esempio.
Se solo fossi stata più forte…
“Atena?”

Scuoto la testa, come per mandar via i pensieri.

“Certo. Scusami stavo –“
“Non dovresti distrarti, sai? Sei stata tu a chiedermi di venire fin qui.”

Annuisco, prestando piena attenzione alle sue parole.
Perché ha ragione.
Perché è fondamentale che lei accolga la mia richiesta.
E lo so, che i miei cavalieri sono in pena. Spero solo che riescano a fidarsi di me.
Nulla di più.
Perché andrà tutto bene. 
 
 

Salve a tutti!
Probabilmente avrete già capito dove sto andando a parare, ma vabbé.
Devo dire che questo capitolo non mi convince, ma abbiate pietà di me. L'ho scritto mentre la prof spiegava latino. Le mie facoltà mentali non potevano essere intatte.
Comunque, oltre a questo, spero di non aver deluso le vostre aspettative, e che i personaggi non siano terribilmente OC.
Cercherò di farmi perdonare con il prossimo capitolo >.<
Grazie infinite a chi continua a seguirmi <3
A presto!


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Capitolo 5
*** Perché nulla è più importante ***


Aquila decaduta

Perché nulla è più importante

 

-Camus POV-

E non so nemmeno come io abbia fatto, a tornare alla vita per aiutare gli altri cavalieri a distruggere quel dannatissimo muro.
È semplicemente successo.

Ma sono felice di poter dire addio al mio allevo come si deve.
Sono felice di sparire in questo modo.

“Felice di aver creato l’uomo che ha raggiunto lo zero assoluto.”
E lo sono davvero.

Perché è riuscito a superarmi, è riuscito a ricavare forza dalla sua debolezza, nonostante io ne dubitassi.
E sono davvero orgoglioso.

E infondo le mie tre morti non sono poi così male.
Per quanto ridicolo possa suonare tre morti.

Andarmene per mano del mio allievo è la dimostrazione che sono riuscito a renderlo un vero cavaliere.
Ho rispettato il mio ruolo di maestro.
È degno di prendere il mio posto.
 
La mia seconda vita, quella provvisoria, è stata molto più travagliata.

Perché per difendere la mia dea dovevo andare contro di lei.
Passare alla storia come un traditore.

Macchiare la mia stessa memoria.

E gli sguardi accusatori dei miei compagni erano come lame affilate.
Però non ho vacillato, per quanto facesse male, perché era in gioco la vita della mia dea.
Perché nulla è più importante.

Eppure i cavalieri di bronzo hanno capito, alla fine, preservando il mio ricordo ed il mio orgoglio.
E sono felice di averli rivisti prima di spegnermi di nuovo.

Morire tra le braccia del proprio allievo è decisamente più dignitoso del morire sotto i calci di quel rospo.
Hyoga mi ha salvato.

E poi avevo la certezza che avrebbe vendicato il mio onore, che quell’essere aveva letteralmente calpestato.
Non gli ho rimproverato le lacrime, quella volta, come non lo farò ora-

Perché ho capito, alla fine.
A volte è inevitabile versare lacrime.
Non è necessariamente un segno di debolezza.

E ora, infine, darò volentieri la mia vita per permettergli di proseguire.

Perché lui e gli altri cavalieri riusciranno a salvare Atena.
Perché il cigno è il vero dominatore dei ghiacci eterni.
Perché è un vero cavaliere.

E i cavalieri non lasciano morire la propria dea.

***

-Milo POV-

Ed è stato un sollievo scoprire che i cavalieri d’oro defunti non avevano tradito.

È stato un sollievo scoprire che quello che ho ritenuto per anni il mio più grande amico sia fedele ad Atena anche dopo la morte.
E mi sento così stupido per aver dubitato.

Ed è un vero onore, per me, morire al fianco degli altri cavalieri per salvare la nostra dea.
Perché nulla è più importante.

E poi andarsene al fianco dei propri fratelli non è così male.
Continueranno Hyoga e gli altri la nostra opera.
E so che ne saranno più che degni.
Conosco la loro forza.

E mi ritrovo a sorridere al cavaliere dell’Acquario, prima della fine.
Perché mi sembra giusto, morire con l’amico che è stato al mio fianco in vita.
E poi so che il nostro sacrificio non sarà vano.

Il cigno è il degno discepolo di Camus.
È come se fosse lui stesso a combattere per la dea, nelle vesti del cigno.
E io mi fido di Camus.
E poi, anche gli altri cavalieri sono forti quanto noi. Se non di più.

Ognuno di loro è indispensabile per questa battaglia.
Ognuno di loro ha caratteristiche differenti ma fondamentali.
Punti di forza diversi che combaciano e si completano alla perfezione.

***

 

-Aiolia POV-

Trovo sia strano, morire per distruggere un muro.
Per quanto forte e divino sia il suddetto.
Però è un onore, per me, morire con i nobili cavalieri d’oro.
Dare la vita per Atena.

E sono felice di aver rivisto mio fratello un’ultima volta, prima della fine.
Ho passato quasi tutta la mia vita a convincermi di odiarlo, che ho finito col dimenticare quanto affetto io provi in realtà nei suoi confronti.
Perché non si può odiare il proprio fratello.
Ed è rassicurante andarsene al suo fianco.

Eppure, c’è qualcosa che ancora mi lega alla vita.
E non è la paura per la mia dea.
So che Seiya e gli altri saranno all’altezza del loro compito.
È qualcosa di completamente diverso.

Ed è strano quanto improvvisamente la mia esistenza mi sembri frivola.
Ho passato la vita in nome dell’orgoglio.
Ho combattuto per diventare un cavaliere pari ad Aiolos, ho dato tutto me stesso nelle missioni che mi venivano affidate, solo per riscattare il mio orgoglio.
Perché non potevo sopportare di essere visto solo come il fratello del traditore.

Ed è sempre per orgoglio che non ho mai detto la verità all’aquila d’argento.
Avrei davvero voluto vedere il suo viso, per una volta.

Però infondo va bene così.
Perché altrimenti avrebbe dovuto uccidermi.

Sorrido, pronto a bruciare il mio cosmo fino ai limiti estremi.
Pronto a morire per la mia dea. Per la giustizia.
Pronto a morire per permettere agli altri di avere una vita serena.

Ed è divertente, che io, il leone, animale rinomato per il suo coraggio ed il suo orgoglio, non riesca ad essere sincero con Marin nemmeno prima della fine.
E credo proprio che mi porterò il mio segreto nella tomba, come un codardo.

Però va bene. 
Perché ho il timore che se le avessi detto qualcosa, avrebbe finito col seguirmi.

O con il lasciarsi corrodere dalla disperazione.

E io voglio vedere l’aquila volare alta nei cieli, quando raggiungerò la mia costellazione.
Perché nulla è più importante. 
 
 
 
 
 

Ok, e anche questa è andata.
Premetto che questo è un capitolo che nei miei piani (piani? Quali piani?) non doveva esistere, ma mi è venuto così, e l'ho scritto.
Spero, come sempre, che i personaggi non siano OC.
Scrivere dei gold mi è risultato particolarmente difficile >.<
Perdonate lo sbalzo temporale, ma non lo so, le mie mani hanno deciso di scrivere i loro POV x°D
Spero di riuscire ad aggiornare presto!
-Non chiedetemi perché ci sono volte che aggiorno 2 capitoli al giorno, solo non abituatevi. Potrebbero passare mesi da un'aggiornamento all'altro, come potrebbero passare poche ore x°D
Dipende dal momento u.u
A presto! <3


 


 
 
 

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Capitolo 6
*** Nemesis ***


Aquila decaduta

Nemesis


-Marin POV-

Ed è quando avverto un’anomalia nel cosmo della mia dea, che mi rendo conto di quanto io sia diventata dannatamente inutile.

Mi sono lasciata sopraffare dai sentimenti.
Non sono stata vicino ad Atena.
Sono così debole, dannazione.

Riesco a percepire il cosmo di Saori aumentare a dismisura, arrivando a superare i confini stessi dell’universo.
E quello di quella donna è di pari intensità.
Chi diamine è?

Però… ancora no avverto lo scontro.
Che si stiano preparando?

Mi lancio fuori dalla porta, indossando l’armatura, diretta alle stanze della dea.

Non lascerò che il sacrificio dei cavalieri d’oro sia inutile.
Non permetterò che la morte di Aiolia sia vana.

Ed ignoro il dolore al petto che avverto quando penso il suo nome.
Accidenti, da quando il semplice pensare può ferire in questo modo?
 
Non mi meraviglio di trovare Seiya e tutti gli altri alla prima casa.
Quella che mi sorprende è un’altra presenza, chiaramente ostile, che non avevo percepito.

“La vostra corsa è giunta al capolinea, cavalieri.”

La sua voce è pervasa dal divertimento.
È sicura di sé.

Noto Seiya ampliare gli occhi, quando si accorge del nemico che ha di fronte.
A lui  non piace combattere contro le donne.

Mi avvicino a lui, che stringe i pugni.

“Sei una sacerdotessa di quella donna?”
Anche la voce di Shun è incerta.

Questa loro nobiltà d’animo, questa cavalleria, li porterà alla rovina, prima o poi.

“Quella donna?”
E non vi è alcuna maschera a coprire il suo viso, chiaramente sorpreso.

“Oh no. Io sono un cavaliere di Nemesis.”
E mi sento rabbrividire.

Nemesis è una dea della giustizia completamente differente dalla nostra Atena.
Lei ama punire con una crudeltà inaudita chiunque trasgredisca anche alla più piccola postilla della sua legge.
Legge crudele ed insensata.

Cosa ci fa qui un suo cavaliere?

“Lasciaci il passo, cavaliere.”

“Io non ci andrò piano con te solo perché sei una donna.”
E mi sento in un certo senso rincuorata.
Le voci di Hyoga ed Ikki sono decise, privi dell’incertezza che sento invece in Seiya e Shun.

Però so che neanche loro amano levare il pugno contro una donna, anche se guerriera.

È per questo che mi porto davanti a loro, anticipando Shaina.

“Andate avanti. Sarò io la sua avversaria.”

“Ma-“

“Non c’è tempo, Seiya. Dovete raggiungere Atena.”

“Ha ragione. Andate. Resterò io con lei.”
E la voce dell’ofiuco è tagliente, come sempre.

Non si fida di lasciarmi sola a fronteggiare un nemico. Non in questo stato.

“E sia. Ci penseranno altri a punirvi.”
E osservo le spalle del mio allievo e degli altri cavalieri di bronzo allontanarsi, superando questo nemico.

E so che salveranno la nostra dea.
Qualsiasi cosa accada.

“E per cosa vorreste punirci, esattamente?”
Il tono chiaramente ironico ed affilato.

“Per il crimine più grave, sacerdotessa. Avete osato recare oltraggio agli dei stessi. Ripetutamente. Avete ignorato la legge.”

***

-Hyoga POV-

“Siamo sicuri che sia una buona idea lasciarle a combattere da sole?”
Non mi volto indietro come Seiya, una volta superata la prima casa.

Porto lo sguardo ala meridiana.
Chi ha acceso quei fuochi?

“Dobbiamo fidarci di loro. Come sempre. È in gioco la vita di Atena.”
E bastano le parole del dragone ad infondergli fiducia.

“Hai ragione, eppure…”
Scuote la testa, volgendosi finalmente alla casa del toro.

“…Non possiamo esitare.”
E ricomincia la corsa.

Quante altre volte dovremo combattere in questo luogo, per la vita della dea?
E mi sento rabbrividire.

Due volte ho combattuto in questi templi.
Ed entrambe le volte vi era anche il mio maestro.

Però ho compreso il suo insegnamento, alla fine.
La battaglia non è luogo per sentimentalismi.

È per questo che non mi soffermo su questa strana sensazione che mi ha attanagliato lo stomaco.
Ho altro a cui pensare, adesso.

E porto lo sguardo, solo per un secondo, sul fuoco dell’undicesima casa, prima di seguire i miei compagni ed entrare nella seconda.
Ed è strano attraversare le dodici case senza i loro giusti custodi.

Per un attimo la casa sembra vuota.
Ma la catena di Andromeda è irrequieta.

E, infatti, un manipolo di uomini capeggiati da un cavaliere non si attarda a fare la sua comparsa, uscendo dall’ombra delle colonne.
Sono troppi per un cavaliere solo.

Istintivamente incrocio lo sguardo di Shiryu.
Non sarebbe la prima volta che combattiamo fianco a fianco.

“Non mi dite, anche voi siete cavalieri di Nemesis che vogliono impedirci di proseguire.”
La voce di Seiya è ironica, si prende gioco di loro.

Mi porto avanti a lui, affiancato dal dragone, prima che si lanci all’attacco.

“Andate avanti. Ci pensiamo noi qui.”
Ed è dopo solo un secondo di esitazione che ci superano.

“Raggiungeteci alla svelta!”
E sorrido, sinceramente divertito.

Questi uomini non costituiscono un problema.
È al cavaliere che dobbiamo prestare attenzione.

***

-Shun POV-

Non mi è mai piaciuto separarmi dai miei amici, come non mi è mai piaciuto ferire qualcuno.
Però ho capito che delle volte è necessario.
Per un bene superiore.
Per la mia dea.

È per questo che non esito a fermare la mia corsa, fronteggiando il nemico.
E non mi meraviglio di vedere Ikki fermo al mio fianco.

Questa volta a custodire la casa dei gemelli ci sono due cavalieri.
Probabilmente fratelli.
Ironico.

“Vai avanti, Seiya.”
E lui non esita, non più.
Perché sa che lo raggiungeremo.

Porto la mia attenzione ad uno dei due avversari, mentre Seiya varca la soglia senza difficoltà.
La casa dei gemelli non è poi un gran problema, privata del suo legittimo padrone.

E mando giù il senso di malinconica angoscia che mi ha afferrato.
Devo combattere per proteggere Atena, adesso.

“Toglietemi una curiosità, cavalieri. Se la vostra dea non è la donna che è nelle stanze di Saori, dov’è?”
E mentre parla, mio fratello, si mette in posizione di attacco.

“Nemesis non ha bisogno di mischiarsi ai mortali, per far rispettare la giustizia. Ha affidato a noi questo compito.”
E so che Ikki sta sorridendo, anche senza voltarmi a guardarlo.

“Quale razza di divinità lascia a morire i suoi cavalieri senza nemmeno degnarsi di essere al loro fianco?”

“Non sottovalutare i tuoi avversari. Sarete voi a morire in questo luogo.”



Salve a tutti!
Se vi state chiedendo perché ho separato i personaggi a due a due... boh.
E lo so, la legge vuole che sia Seiya ad affrontare il primo avversario (?), ma mi perdonerete, spero D:
Ho lasciato a combattere assieme Hyoga e Shiryu perché, oltre la serie del grande tempio, sono quelli che passano più tempo assieme.
Voglio dire, per tutto l'inferno se ne sono stati a fare 4 passi allegramente (?)
Ma comunque, non è questo il punto.
Spero i personaggi non siano risultati OC, come ogni volta >.<
Nemesis, comunque, è una divinità realmente esistente -nell'antica grecia-, non me la sono inventata io di sana pianta, tranquilli.
Lei è la divinita votata a punire i trasgressori della giustizia.
Grazie a tutti per continuare a seguirmi! 
A presto <3

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Capitolo 7
*** Giustizia ***


Aquila decaduta

Giustizia

-Seiya POV-

La quarta casa, la casa del cancro, è custodita da una moltitudine di soldati.
Nessun cavaliere.

E spererebbero di fermare la mia corsa?

“Fatevi da parte, ho una certa fretta.”

Saori, Atena, ha bisogno di me.
Anche se il suo cosmo ora è stabile.

Devo capire cosa diamine sta succedendo.

“E perché dovremmo, scusa?”

“Peggio per voi.”
Non sono un problema.
Un solo colpo  è sufficiente a mandarne al tappeto diversi.

Il problema è il numero. Mi porteranno via del tempo prezioso.
Accidenti.

***

-Marin POV-

“Quasi mi dimenticavo anche le più elementari norme di educazione. Perdonatemi.”

Fa qualche passo avanti, scostando con una mano i capelli scuri che le erano ricaduti sul volto scoperto.
A lei non è imposto di nascondere la propria femminilità.

“No, infatti. La mia dea non fa distinzioni tra uomini e donne. Com’è giusto che sia.”
E mi ritrovo ad ampliare gli occhi.
Ho parlato ad alta voce?

La sento ridere, una risata cristallina, che non si addice ad un guerriero.

“No, Marin. È una delle mie capacità, scrutare nella mente e nel cuore dei miei avversari. “
Fa un leggere inchino, come a prendersi gioco di noi.

“Il mio nome è Alphekka, della Corona Boreale.”
Shaina, invece, non perde tempo in inutili convenevoli.
Si lancia all’attacco, pretendendo l’attenzione della nemica.
E, com’era prevedibile, questa evita il colpo.

Può capire le nostre intenzioni nel momento stesso in cui le pensiamo.

Ma quello che mi spaventa, è il suo aver precisato che può scrutare nel cuore delle persone, oltre che nella mente.
Può essere un  nemico dannatamente pericoloso, ora come ora, lo so bene.

Ed è perché devo impedirle di usare le mie debolezze, di macchiare i miei ricordi, è per impedirle anche solo di guardare dentro di me, che smetto di pensare, smetto di sentire.
Costruisco una barriera tra me e lei.

Perché a nessuno è concesso di scrutare dietro la maschera dell’aquila.

***

 

-Shiryu POV-

Non  ci vuole molto per liberarsi dei soldati.
È quel cavaliere a preoccuparmi.

È rimasto immobile ad osservarci per tutto il tempo.
Solo quando ormai tutti i suoi uomini solo al suolo, privi di sensi, si stacca dalla colonna, avvicinandosi a noi.

Sorride, un sorriso storto ed inquietante, quando comincia a parlare.

“Sono Achernar, di Eridano. Di Nemesis cavaliere. E così i famigerati cavalieri di Atena, coloro che hanno osato sfidare gli dei, sareste voi.”
Vedo il cigno fremere, al mio fianco, innervosito dal tono cantilenante del nostro avversario.

“Mi aspettavo di più.”
Conclude, ridendo.

“Ti dichiari cavaliere di Nemesis, ma levi il tuo pugno contro di noi, cavalieri di Atena. Entrambi siamo dalla parte di quel concetto astratto che porta il nome di giustizia, anche se fedeli a divinità differenti. È davvero indispensabile questo scontro?”
E la sua risata si spegne, lascando il posto ad un ghigno sadico ed infastidito allo stesso tempo.

“Voi cavalieri della giustizia? Non dire idiozie, dragone. Chi reca oltraggio agli dei non può che essere punito. Preparatevi, cavalieri!”
E non esita nello scagliare contro di noi il suo colpo.
Travolgente come un fiume in piena.

E non posso che meravigliarmi, nel notare che, effettivamente, dal suo palmo aperto scaturisce un forte getto d’acqua -dannatamente fredda-.
Anche se era prevedibile, che fosse quello il suo elemento.
Eridano è una costellazione che raffigura un fiume, dopo tutto.

E mi ritrovo a sorridere, inconsapevolmente.
Io sono abituato a ben altra potenza.
Nessun cavaliere saprà mai eguagliare la forza impetuosa della cascata dei cinque picchi.

Eppure mi ritrovo a rabbrividire, vittima della gelida temperatura alla quale sono sottoposto.
Pianto bene i piedi al suolo, portando lo scudo a pararmi il volto, e controllo al mio fianco.

Hyoga è pochi passi dietro di me, in posizione di difesa.
Non ci mette molto a passare all’attacco, però.
Nel giro di pochi secondi il veemente getto d’acqua del nemico arresta il suo corso, tramutandosi in ghiaccio.

E quando quel freddo materiale ricopre anche il braccio di Achernar questi non maschera la sorpresa, mista al timore, nei suoi occhi.

“Sei sorpreso, Achernar? Pensavi davvero che quel getto d’acqua tiepida potesse qualcosa contro il cavaliere del cigno?”
Sorride, divertito.

“Sono abituato a ben più estreme temperature, cavaliere.”
E non mi sfugge la nota di malinconia nei suoi occhi, mentre pronuncia quella frase.


Salve a tutti!
Consideratelo un capitolo di passaggio, giusto per presentarvi un paio di nemici :)
Spero non sia uscito troppo malvagio (?) - è la prima volta che mi ritrovo a parlare di battaglie, siate comprensivi D: -
A presto! <3

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Capitolo 8
*** Illusione ***


Aquila decaduta

Illusione

-Ikki POV-

Ho combattuto più volte al fianco di mio fratello.
Conosco la sua forza, sebbene lui continui a tenerla celata per amore del prossimo.

E se anche questi fossero nemici temibili, so che non avremo grosse difficoltà.
Abbiamo affrontato avversari più forti.
Abbiamo affrontato gli stessi dei.

“Qual è il vostro nome, cavalieri?”
E lo chiedo perché mi piace conoscere il nome dei miei avversari.

“Ha davvero importanza? Siamo guerrieri della giustizia, conta solo questo.”
Ed è dannatamente divertente, sentirli parlare di giustizia.

Nemesis non è una dea giusta.
È sadica e crudele.

Non ha alcun interesse nel benessere degli uomini, tutto ciò che le importa è avere dei burattini con cui giocare.
Un modo assurdo per passare il tempo.

Sorrido, sbuffando appena.

“È ad Atena che dovete fiducia, se vi proclamate uomini di giustizia. Non a Nemesis, che è una dea malvagia!”
E le parole di Shun sono sufficienti a spronarli a combattere.

Perché sanno che ha ragione.
Ma  a loro non importa, perché quella della giustizia è una scusa come un’altra.
E non si degnano nemmeno di urlare un avvertimento, quando si lanciano all’attacco.

Guardo con la coda dell’occhio mio fratello, che ha già disposto a difesa la catena.
E so che non devo nemmeno preoccuparmi di parare il colpo.

***

-Seiya POV-

E mi sento rabbrividire, quando avverto l’esplosione di un potentissimo cosmo dorato, durato un istante appena,  e proveniente dalla 13° casa.
Le stanze di Saori.

E sebbene non sembrasse un cosmo ostile, anzi, aveva qualcosa di stranamente familiare, non posso che temere per la mia dea.
Era come se il sole stesso avesse brillato in quel luogo.
Ed il sole è un nemico pericoloso.

Lancio un ultimo fulmine, eliminando i soldati rimasti a frapporsi tra me e l’uscita, e mi volto a guardare l’ingresso per un secondo.

Quello che ho avvertito, nella prima casa, era sicuramente il cosmo della mia maestra.
Eppure non l’ho mai sentito brillare in questo modo.

***

-Shaina POV-

E sono felice di sapere che la mia presenza non è necessaria, che Marin sa cavarsela benissimo da sola.

E sono terribilmente preoccupata, perché so che quella che ho di fronte non è l’aquila d’argento.

Marin non si comporta in questo modo.
E mi spaventa, perché nonostante il suo cosmo sia colmo di brillante disperazione, il suo volto metallico è inespressivo.

Le sue intenzioni, le sue emozioni più nascoste, sono al sicuro dietro quella maschera.
E tremo, al pensiero dei suoi occhi colmi d’odio.
Perché solo l’odio può muovere qualcuno in questo modo.

Attacca senza una strategia, senza pietà alcuna, e non si ferma neanche quando nota che quella donna è ormai inerme.
Che ha da tempo smesso di reagire ai suoi colpi.
Che i suoi occhi sono spenti.

Ed è terribilmente strano.
Perché sono sempre stata io, quella iraconda.
Marin è sempre stata controllata.
Ogni sua mossa sempre calcolata.
E ha sempre cercato di risparmiare il suo nemico.

“Marin, smettila, è morta.”
Ed è come se non mi avesse nemmeno sentita.

Mi avvicino, decisa, portando una mano sulla sua spalla.
E lei si volta, sussultando al contatto, guardandomi con quegli occhi di metallo.
E finalmente il corpo di Alphekka è libero di cadere al suolo, non più sottoposto ai colpi dell’aquila.

E lei porta il suo sguardo a quel cadavere, e il suo cosmo si quieta.
E le sue gambe cedono.
E poi mi guarda, come per scusarsi, come per trovare un senso alla brutalità dei suoi attacchi.
All’inumanità del suo comportamento.

“Aveva macchiato la sua memoria, Shaina”
Sussurra, sconvolta.

“Aveva macchiato la sua memoria ed io ho perso me stessa.”
E, ancora, non piange.

La sua voce trema, è incerta, come se stesse ancora assimilando l’accaduto.
Ma ancora non piange.

“Alzati. Dobbiamo proseguire.”
Ed il mio è un ordine.
Perché non importa quanto sia male.
Dobbiamo raggiungere Atena.

***

-Marin POV-

       

E so che Shaina ha ragione.

Ma come posso combattere nel nome della giustizia, quando ho appena privato della vita una donna a sangue freddo?

Perché non l’ho uccisa per Atena       .

---

Mi tengo pronta al suo attacco, in posizione di difesa.
E lei, invece, scoppia a ridere.

“Credi davvero di poterti difendere da me?”
Aspetto in silenzio, assestandomi meglio.

“Non puoi nascondermi il tuo cuore, sacerdotessa.”
E sorride, diabolica, mentre traccia con le mani la sua costellazione.

“Incoronazione dell’anima: Corona Boreale!”
E la sua voce suona lontana, soffocata dalle immagini che -inspiegabilmente- mi ritrovo ad osservare.

È questo il suo attacco?

Mi concentro sull’ambiente nel quale mi ritrovo catapultata, e rabbrividisco.
L’uomo davanti a me, di spalle, il proprietario del caldo cosmo che mi avvolge… Non può essere.

“Aiolia…”
E non mi rendo nemmeno conto di aver pronunciato il suo nome ad alta voce.
Lui si volta verso di me, e mi ritrovo ad indietreggiare.
Il suo volto, pur mantenendo i familiari lineamenti del cavaliere del leone, è deturpato da un’espressione che non gli appartiene.

Maliziosa e malvagia allo stesso tempo.
E fa un passo verso di me, tendendo la mano.

“Mostrami il tuo volto, Marin.”
E la sua voce è malata.
Continuo ad indietreggiare, fino a ritrovarmi con le spalle contro la ruvida corteccia di un albero.
Ridicolo.

“Perché scappi da me? So che anche tu vuoi che io ti veda.”
E sorride di sbieco.
Malato.
Stringo la presa sul suo braccio, che era teso a privarmi della maschera.

“Non osare oppormi resistenza.”
E il suo tono è dannatamente crudele, privo del suo solito calore.

E colpisce la mia mente come una lama affilata.
E per un secondo, uno soltanto, ho paura.

Ma lui non è Aiolia.

E mando già il senso di nausea, ed ignoro il dolore al petto.
E scaglio contro di lui il mio colpo più forte.
E l’illusione scompare.

Ed io ho perso me stessa.

***

 

-Hyoga POV-

A questo cavaliere è andata davvero male.
Un getto d’acqua, per quanto violento, non è sufficiente a stendere il dragone.
E la sua temperatura, per quanto bassa, non è nulla paragonata alle acque della Siberia, al mare dove riposa mia madre.
 
“Arrenditi,  cavaliere. La tua non è una dea giusta.”
E come sempre Shiryu cerca di convincere il nemico a redimersi, a comprendere che non siamo noi a dover essere puniti.
 
“Se credi che mi arrenderò solo perché uno dei miei colpi non ha avuto effetto ti sbagli di grosso, dragone.”

E sorride, rompendo il ghiaccio che bloccava il suo braccio e tracciando in aria le stelle della sua costellazione.

“Preparatevi alla difesa! Prigione d’acqua: Eridano!”
E mi ritrovo rinchiuso in una sfera d’acqua.

Trattengo svelto il respiro, abituato a restare in apnea.
Provo a muovere le braccia, senza grossi risultati.
È decisamente insolita, come prigione.

Ma non è sufficiente ad incatenare il cigno.
Sono sopravvissuto alla teca di cristallo del mio maestro.
Sarebbe come disonorarlo, se mi facessi sopraffare in questo modo.

***

-Shiryu POV-

Il suo attacco mi ha preso alla sprovvista.
E per un  secondo sento l’acqua che lenta pretende di invadere i miei polmoni.

Mi affretto a trattenere il respiro, ma è la temperatura il problema.
Avverto il freddo penetrarmi nella pelle, congelarmi le ossa.
Devo uscire da questa… bolla, il prima possibile.

Porto lo sguardo a Hyoga, che è nella mia stessa situazione.
Ha chiuso gli occhi , e l’acqua che lo circonda comincia a ghiacciarsi.
Non ci mette molto ad infrangerla e liberarsi.

“Non avrai pensato davvero di potermi eliminare con un attacco così debole?”
E per un secondo il cigno sembra il ragazzo spavaldo della guerra galattica.

“Adesso spetta a te difenderti, preparati!”

Espando il mio cosmo, concentrando la mia energia, e riesco a dissipare il liquido che mi imprigionava.
Mi ritrovo a cadere pesantemente al suolo, tossendo, la mia mobilità limitata dal freddo pungente che mi avvolge.
Alzo il volto appena in tempo per notare la posizione di Hyoga.
L’Aurora Execution.

“Fai ancora in tempo ad arrenderti, cavaliere di Nemesis. Ma se ti ostini ad ostacolare la nostra avanzata per la salvezza di Atena, il mio colpo non ti lascerà scampo.”
E nei suoi occhi si legge tutta la glacialità del suo elemento, forse per la prima volta.
E vedo Achernar tremare per un secondo, spalancando gli occhi, per poi assumere assumere una posizione di difesa.

“Aurora execution!”
E quando la cascata di ghiaccio sta per colpirlo sorride –inspiegabilmente-.

E sebbene il suo corpo ghiacciato s’infranga al suolo, ho un pessimo presentimento.
Dobbiamo sbrigarci a proseguire.
Questo cavaliere era troppo debole, per essere stato mandato davvero per eliminarci.

***

-Shun POV-

Il loro attacco, un’ondata di pura energia, si ferma di fronte alla mia catena.
Perché è stata temprata da numerose battaglie, dallo stesso sangue di Atena.
Non si spezzerà, non importa quanto duramente colpiranno.

“Arrendetevi, cavalieri!”
E mi rendo conto che il mio tono è più simile ad una supplica, che ad un consiglio.
Ma non faccio nulla per correggerlo, perché infondo sono davvero stanco di combattere.
Perché non voglio più privare qualcuno della vita.

“Arrenderci? E perché dovremmo? Non sarà certo una banale catenella, ad intimorirci.”
Ed ignoro il tono ironico con il quale hanno parlato –in coro, neanche si fossero messi d’accordo-

E quando le ali della fenice colpiscono uno dei due fratelli, facendolo cadere al suolo, l’altro sembra non preoccuparsi per nulla.
Guarda il corpo del compagno per un secondo appena,  per poi voltarsi verso di noi.

E quel cavaliere senza nome sorride, quasi serenamente.
E qualcuno di malvagio non può sorridere in questo modo.

“Non importa se ci sconfiggiate, guerrieri di Atena. Altri verranno, ben più forti di noi, e sarà quella la vostra vera prova”

Ed è con lo stesso sorriso, che si scaglia contro Ikki, senza alcuna logica.

Ed è per difendersi, che lui utilizza lo stesso colpo riservato al compagno.

Ed è ancora con il sorriso che quell’uomo si accascia al suolo, sfiorando con la mano il corpo del fratello, sanguinante, vittima della tecnica di mio fratello.
 
E non mi spiego perché abbia parlato di una prova.
Che il loro intento non sia semplicemente quello di privarci della vita?
 
 

Salve a tutti!
L'idea originale era quella di aggioranre la settimana prossima, ma non ho resistito.
Perché?
Perché questo capitolo mi piace particolarmente. 
Cioè, tralasciando il fatto che io sia pessima a narrare dei combattimenti -Ma tranquilli, non ho deciso di punto in bianco che i nostri eroi siano degli esseri imbattibili, un po' di sangue lo verseranno anche loro. Tutto a suo tempo (?)-, sono soddisfatta di come sia uscito il POV di Marin.
Si, è miracoloso, io  non sono mai soddisfatta di niente, quindi siate gentili e non ditemi che fa schifo, altrimenti cado in depressione (?)
Spero vi sia piaciuto, e che sia risultato IC ^^
-Lo so, Marin non è il tipo che mostra le proprio debolezze ai primi che passano, ma spiegherò tutto. Abbiate pazienza (?)-
A presto!

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Capitolo 9
*** Instabile ***


Aquila decaduta

Instabile


-Marin POV-

E non posso fare altro che vergognarmi di me stessa.
Non solo mi sono lasciata trasportare dalle emozioni come una ragazzina –comportamento che non si addice ad una sacerdotessa-, ma ho anche permesso a Shaina di vedere le  mie debolezze.

Ho privato della vita un nemico nonostante non fosse indispensabile.
Non sono stata capace di ragionare a mente fredda.

Ed è davvero ridicolo.
Sono riuscita per anni a mantenere un comportamento distaccato, a non farmi coinvolgere dalle cose più del dovuto, a non mostrare nulla all’infuori del volto impassibile.
Ed è bastata una misera illusione, un nonnulla, a far crollare tutto.

Perché il mio spirito non poteva sopportare che il ricordo di Aiolia fosse macchiato.
Perché, sebbene molti cavalieri non capiscano l’importanza delle maschere, lui non ha mai osato cercare di portarmela via con la forza.
Perché lui lo sapeva, che questo volto è di vitale importanza per me.
Perché senza questo pezzo di metallo sarei vulnerabile.

---

“Ma non ti annoia dover portare quella cosa tutto il tempo? Voglio dire, non vorresti lasciare il vento libero di sfiorarti il viso, ogni tanto?”
E sorrido, protetta da quella cosa
, come l’ha definita lui.
Perché è vero, ogni tanto vorrei poterla levare, liberarmene, vorrei poter puntare lo sguardo su qualcuno e lasciare che questi interpreti il mio sguardo.
Però poi ci ripenso sempre.
Perché questa maschera cela la mia femminilità, mi protegge dai pregiudizi.

Perché quando sono arrivata in Grecia  tutti mi hanno guardata  dall’alto in basso.
Perché io sono Giapponese, non merito l’armatura.
Perché io sono una femmina, sono fragile, non sono adatta ad affrontare un combattimento.


“E poi io sono curioso! Davvero non posso vedere la tua faccia?”

E fa di nuovo la sua solita faccia buffa, come un bambino dispettoso che vuole ottenere qualcosa.
E mi ritrovo a ridere, ridere davvero, mentre lo spingo appena con una mano, facendogli quasi perdere l’equilibrio.


“Si, sono sicura, non puoi vedere la mia faccia.”
Perché non voglio vedere anche i tuoi occhi che si oscurano con la diffidenza, che mi guardano con superiorità.
Perché non lo sopporterei.

“Mi dici almeno di che colore sono i tuoi occhi?”

E adesso sorride, con quel suo sorriso caldo.
E mi chiedo come possa un bambino sorride in questo modo, un sorriso che non ha nulla di spensierato, ma che riesce a scaldare l’anima delle persone.
E sono quasi tentata di rispondergli, ma poi riporto lo sguardo all’orizzonte, ed evito la domanda.


“Guarda, sta cominciando!”
Ed anche lui porta via lo sguardo da me, e lo posa sul sole che lentamente sparisce all’orizzonte.
Non saprei neanche dire perché abbiamo cominciato a venire qui, lo facciamo da settimane, ormai, però è divenuto il momento che preferisco della giornata.

E per qualche secondo restiamo in silenzio, concentrati sul paesaggio.
Poi però lui parla di nuovo, e non lo fa con quella sua voce allegra, usa un tono serio che non gli appartiene.
E sembra quasi un adulto, sembra quasi un vero cavaliere.


“Non vuoi farmi vedere il tuo viso per le leggi del santuario? “
E scuoto leggermente la testa, dondolando i piedi.
 
“ Prometti di non ridere, se te lo dico?”
Annuisce, serio, mordendosi appena il labbro inferiore.

“Perché ho paura.”
Non specifico di cosa, perché un lato di me pensa che lui possa capire da solo.
Perché, infondo, questo bambino strano è l’unico che riesce a leggere oltre il mio volto.

---

E mi ritrovo a sorridere debolmente, perché lui ha capito davvero, quella volta.
Perché non me lo ha più chiesto, fino all’inizio della guerra sacra.

E, forse, avrei dovuto permettergli di vedere i miei occhi.
E percepisco lo sguardo di Shaina sulla pelle, e so che sta cercando di studiarmi.
Cerca di capirmi.
E mi ritrovo a tremare impercettibilmente, perché fino ad ora l’unico che si è curato di provare a comprendermi è stato quel bambino strano.

Superata la casa dell’ariete mi affretto, però, a riacquistare il mio temperamento naturale.
Non posso permettere che altri ancora vedano la mia debolezza.

E mi fermo per un secondo, all’entrata della casa del toro.
Ed ignoro l’ofiuco, che  continua a  guardarmi, in attesa.
Non avverto alcun cosmo, all’interno della struttura, segno che i cavalieri sono già andati avanti.
Ed è una cosa davvero positiva.
Perché il primo fuoco della meridiana –che, accidenti, chi ha acceso?- è già spento.
Non possiamo permetterci di perdere tempo.

***

-Hyoga POV-

Il sorriso di uno dei due cavalieri che giacciono all’interno della casa di gemini, è davvero raggelante.
Non perché sia crudele, o triste.

È perché è dannatamente sereno.
Quasi contento.
Come quello del nemico che abbiamo affrontato io e Shiryu.
Ed un uomo che combatte per cause ignobili  non può sorridere in questo modo, di fronte alla morte.

Sembra quasi che sapessero che sarebbe andata così.
E questo implicherebbe che il loro intento non fosse quello di fermarci.
E mi sento stranamente inquietato.
Perché se non volevano ucciderci, qual’era il loro scopo?

Eppure mi ritrovo a dover ignorare l’inquietudine, relegarla all’interno del muro di cristallo che mi sono costruito attorno.
Perché alla fine l’ho imparata, la lezione, maestro.

Anche se nello sguardo del dragone noto la stessa inquietudine, la stessa incertezza.
Però non c’è tempo per fermarsi a riflettere, adesso.
Dobbiamo semplicemente proseguire.
Scopriremo cosa c’è che non va a tempo debito.

E riprendo a camminare, seguito da Shiryu, senza soffermarmi oltre sul volto di quegli uomini.
Perché, infondo, al momento non serve a nulla.
E siamo quasi usciti dalla terza casa, quando percepisco il familiare cosmo delle due sacerdotesse che avevamo lasciato ai piedi della prima.
Sono contento che se la siano cavata.
Non ci mettono molto a raggiungerci, e proseguiamo assieme.

Non faccio domande, però.
Anche se il cosmo dell’aquila è stranamente inquieto, quasi tormentato.

Lo scontro con quella donna l’ha evidentemente turbata.
E posso capirla, perché conosco la sua debolezza.
Perché è anche la mia.

Perché basta poco per rievocare ricordi dolorosi, quando si è appena subita una grave perdita.
Una lieve ferita, una parola, una piccola azione delle volte sono più che sufficienti a distruggere completamente l’animo di una persona.
È per questo che non bisogna cedere ai sentimentalismi.
Non bisogna permettere al nemico di ferirci usando i nostri ricordi più cari.
E Camus questo me l’ha insegnato a caro prezzo.
 
“Trasformala nella tua forza, Marin.”
Ed il mio è un sussurro appena percettibile.
E lei volta appena il viso, osservandomi attraverso quegli occhi inespressivi.
Ed annuisce leggermente, prima di guardare nuovamente davanti a sé.
 

***

-Shun POV-

E sono felice di vedere gli amici che avevamo lasciato indietro raggiungerci, all’ingresso della quinta casa.
Perché mi sento più sicuro, quando siamo tutti assieme.
Perché so che stanno tutti bene.

E sorrido a Seiya, notando la sua aria tesa, cercando di incoraggiarlo.
Perché so che Aiolia era un suo amico, e che entrare nella sua casa privata del suo cosmo può essere dannatamente doloroso.

Ma, ormai, ben due fuochi si sono spenti.
E non possiamo permetterci di perdere tempo.
Perché qualcosa non va.
E so che questa battaglia non è come le altre.
Perché qualcosa dentro di me mi dice che Atena è al sicuro, che non stiamo combattendo per la sua vita, ma che questa lotta è altrettanto importante, per un motivo che non riesco a comprendere.
E dobbiamo sbrigarci a raggiungere Saori, perché vorrei davvero capire cosa stia succedendo.
 

***

-Shaina POV-

“Allora, cavalieri, volete restar qui a prendere un thè o avete deciso che è il caso di entrare?”
E faccio di tutto per usare il mio solito tono tagliente, per impedire alla mia voce di vacillare.
Perché siamo qui da qualche minuto, ormai, e non ha senso continuare ad aspettare.
L’attesa non porta a nulla.

E guardo preoccupata Seiya, perché so che anche lui era molto legato al leone.
Perché non so cosa ci attende, e lui è ancora debole, e vorrei evitare di dover sopportare la sua morte.
E lui scuote la testa, come a riprendersi da chissà quali pensieri, o ricordi, e fa un passo in avanti.

“Hai ragione, Shaina. Atena ci sta aspettando.”
E sono felice di scorgere nel suo tono la sua naturale spavalderia, la sua sicurezza.
Mi sento in un certo senso rincuorata.

E lo seguo, assieme a tutti gli altri, all’interno della quinta casa.
E mi ritrovo spiacevolmente sorpresa, nel notare che vi alberga un cosmo ostile dannatamente potente.
Mi porto al fianco di Seiya con un movimento naturale.
Perché voglio davvero poterlo proteggere, questa volta.

E mi do’ della sciocca cento volte, e cento volte ancora, quando sento l’urlo soffocato alle mie spalle.
Perché, al momento, non è il cavaliere di Pegasus a necessitare di protezione.
È la sua maestra, ad essere instabile.

Ed, infatti, è lei ad essere riversa al suolo, un rivolo di sangue che sgorga al di sotto della maschera.
E sopra di lei, come a prendersi gioco di noi, un cavaliere dall’armatura talmente scura da ricordare una Surplice.
E mi meraviglio,  nel notare che anche il volto di quell'uomo è coporto da una maschera.

Faccio un passo in avanti, decisa ad attaccarlo, ma la voce sicura e forte dell’aquila me lo impedisce.
Ed è con sorpresa, che la guardo rialzarsi lentamente ed asciugarsi il sangue con il dorso della mano.

“Preparati alla difesa, cavaliere!”
E Seiya sembra come essersi appena reso conto dell’accaduto, e nei suoi occhi si legge chiaramente la preoccupazione per la sua adorata maestra.

“Fermati, Seiya.”
E la sua voce è tornata quella di un tempo.
La voce calma e piatta, che riusciva in un certo senso ad infondere coraggio.
E quel cavaliere ride, divertito da non so nemmeno cosa.

“Dovresti ascoltare questa donna, ragazzino. Potresti farti male, a giocare con me.”
E lui freme, visibilmente irritato.
E sta per parlare, per scagliarsi contro di lui, quanto Marin si para davanti a lui, dandogli le spalle.

“Andate avanti.”
E quel cavaliere irritante ride di nuovo.

“Non vorrai affrontarmi da sola, bambolina? Mi è bastato un soffio, per scaraventarti a terra.”

Ed il tentativo di protesta del cavaliere di Pegaso viene bloccato sul nascere, da uno Hyoga decisamente freddo.
Sembra quasi che basti la sua sola voce, a congelare fin dentro le ossa.

“Andiamo, Seiya.”

“Ma-“

“Questa è la sua battaglia.”
E su guardano negli occhi solo per un secondo, prima che anche Seiya si convinca a proseguire.
E mi sembra quasi di sentire l’aquila sorridere.

“Non ti azzardare a farti ammazzare, sacerdotessa.”
E la mia voce è appena un sibilo, una preghiera mascherata da minaccia.
E non mi volto più indietro, quando supero con gli altri cavalieri la quinta casa.
 
 

Salve a tutti!
Ci metto troppe E, nel discorso, e questo non è buono O.o Cercherò di sistemarla xD
Comunque, spero che i personaggi non risultino OC.
E che non vi siate stancati del mio delirio sulla maschera, chè è praticamente un tema ricorrente, ma è più forte di me. Mi piace un sacco pensare al reale significato del volto di metallo.
Cercherò di smettere di metterci sopra deliri in ogni capitolo >__<
A presto!  <3 
 

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Capitolo 10
*** Freddo. ***


Aquila decaduta

Freddo

-Marin POV-

Sorrido, flebilmente, quando il mio allievo si decide ad abbandonare la quinta casa assieme agli altri cavalieri.
Perché non c’è tempo da perdere.
E questo cavaliere ha qualcosa di decisamente strano.

“La tua armatura è diversa, da quelle dei cavalieri che ti hanno preceduto.”
Lo dico ad alta voce, mantenendo un tono piatto e metallico, nella speranza che lui mi spieghi qualcosa.
E lo sento ridere, con una risata quasi innaturale. Eppure familiare, in un certo senso.

“Sono contento che tu l’abbia notato, sacerdotessa. Effettivamente, questa è una Surplice. Non una banale armatura.”
Si batte un pugno sul petto, con orgoglio, e mi scruta attraverso quella maschera.

 È una strana sensazione, sentirsi osservare da quel volto freddo.
Perché posso sentire il suo sguardo bruciare sulla pelle.
Perché quest’uomo mi è dannatamente familiare. In un modo quasi doloroso.

“Uno Specter, dunque? Non sapevo che Nemesis si avvalesse di tali guerrieri.”

E sono grata alla mia maschera ancora una volta. Perché nasconde la mia espressione di curiosità, che di certo non si addice al momento. Perché rende la mia voce più apatica.

“C’è molto più in gioco, della semplice Nemesis. Divinità molto più… influenti, sono state coinvolte.”
Mi meraviglia, più del significato delle sue parole, il tono con il quale ha parlato.
Quasi rassegnato. Come se stesse soffrendo.
Come se volesse essere ovunque tranne che in questo luogo.

“Tuttavia mi sento di escludere che tu sia al servizio di Hades. Per chi stai lavorando, cavaliere senza dio?”
Trema quasi, la mia voce, nel pronunciare quelle parole.
Perché so che Hades è sconfitto, e non può aver mandato i suoi scagnozzi.

Eppure, l’idea di affrontare uno degli uomini contro i quali hanno lottato i cavalieri scesi all’inferno, mi infastidisce. Perché dovrebbero essere già stati tutti sconfitti.
E spero che sia per questo, che avverto questa strana sensazione.

“Che importanza ha, questo? Morirai in questo luogo ugualmente. Non ha alcun senso perdere tempo in chiacchiere.”

E sembra che stia combattendo contro se stesso. Come se pronunciare quelle frasi gli sia costata una certa fatica.
E non ha alcun senso.
Mi preparo alla difesa, però, soffocando dentro me stessa, dietro la maschera che nasconde il mio stesso cuore, la strana sensazione che mi ha attanagliato l’anima.

***

-Ikki POV-

Fisso Seiya con la coda dell’occhio, cercando di capirne lo stato.
È quello che ne è uscito peggio, dallo scontro contro il dio degli inferi, e non si è ancora ripreso.

E sembra si sia stancato, lottando contro i soldati di Nemesis.
Non vorrei che cedesse in uno scontro.
Sarebbe problematico.

Incrocio lo sguardo di Shun, quindi.  È stato sempre più bravo di me, nel comprendere le persone.
Ed il suo sorriso mi rincuora, perché so che ha compreso la mia muta domanda.
Mi rilasso leggermente, sperando che questa battaglia non si riveli essere troppo, per l’animo dei miei compagni.

“Sicuro che sia stata una buona idea, lasciarla da sola?”
Trema, la voce dell’allievo di quella sacerdotessa.
Ed è forse la prima volta che percepisco la paura, semplice e pura paura, di quella che ti scuote l’anima, che ti impedisce di restare lucido, provenire da lui.

“Quel cavaliere… aveva qualcosa di strano.”

“Non dire sciocchezze, Seiya. Marin non è un’avversaria facile.”
Nonostante la domanda fosse rivolta evidentemente al cigno, è Shaina a rispondergli.
Con voce tagliente e decisa, che non ammette repliche.
E mi sembra strano trovarmi d’accordo con il cavaliere di Pegasus, per una volta.
Perché quell’uomo aveva davvero qualcosa di strano.
Perché non sono sicuro che quella donna sia in grado di affrontarlo, al suo stato attuale.

“Hai ragione. Quel cavaliere è diverso dagli altri. Diverso da tutti quelli che abbiamo affrontato fino ad ora, in realtà.”

Mi meraviglia, la freddezza con la quale parla Hyoga.
Di solito traspariva sempre un certo calore, dalla sua voce, nonostante lui cercasse di essere distaccato.
Una sorta d’affetto malcelato. Una disperazione straziante, radicata nel profondo.

E la stessa cosa vale per i suoi occhi, che non hanno più nulla della trasparenza di una volta.
Sembrano essere protetti da una lastra di spesso ghiaccio, offuscati.

Ed è strano, semplicemente strano.

“Allora perché mi hai impedito di restare ad aiutarla?”
Urla arrabbiato, frustrato, Seiya, ma il cigno non si scompone. Continua a guardare dritto di fronte a sé.
E mi sento in un certo senso fiero di lui, perché si sta comportando da vero cavaliere.
Da vero dominatore dei ghiacci.
E lo sento simile a me, in questo momento, pur essendo diametralmente opposti.

“Hyoga!”
Arresta il suo corso, afferrandolo per la collottola, guardandolo con la disperazione negli occhi.
Quasi desse per scontata la morte della sua maestra.

Eppure non traspare nulla dallo sguardo del biondo. Continua ad essere impenetrabile, gelido.
Ed è quasi inquietante, la sua voce, quando gli risponde.

“Te l’ho detto. È la sua battaglia.”
Si addolciscono solo per un secondo, i suoi occhi, quando Seiya abbassa lo sguardo, mollando la presa.

Però non c’è più tempo.
Un altro fuoco si è spento.
Dobbiamo continuare.

***

-Shun POV-

La voce di Seiya è dolorosa, in un certo senso.
Quasi qualcuno mi stesse dilaniando le carni.

Perché mi è insopportabile, la sofferenza che trapela dal suo tono.
Eppure… una cosa del genere non è da lui. Si è sempre fidato dei suoi compagni, in fondo.

E trovo che anche Hyoga sia cambiato. È… cresciuto.
Assomiglia molto di più al suo maestro, adesso. Ha lo stesso sguardo freddo, che diventa in un certo senso paterno, quando non deve mostrarsi intransigente.
Sorrido, quindi, portando una mano sulla spalla di Seiya.

“Devi fidarti di lei. Devi fidarti dei tuoi compagni come sempre.”
E faccio di tutto per infondere calore, in quella parole. Per rassicurarlo.

E lui alza appena il viso, guardandomi per un secondo, immobile, prima di annuire.
E sorridere, con il suo sorriso caldo.
E sento come la certezza che andrà tutto bene anche questa volta.



Oook! Perdonate il terribile ritardo >.<
Lo so, questo capitolo è cortissimo. E probabilmente è quello che mi è uscito peggio di tuttti, ma avevo il blocco della scrittrice (??) T.T
Comunque, è solo di passaggio, quindi non ha una grande importanza. Quindi è ancora tutto ok. Posso farcela, si.
Spero non sia proprio un completo disastro, e di non averli resi tutti OC.
Vorrei specificare una cosa, prima di lasciarvi liberi (?), riguardo Ikki.
Cioè, lo so che per qualcuno potrebbe essere un mostro insensibile (?) che si preoccupa solo del fratellino, ma io lo vedo come una sorta di fratello maggiore per tutti loro.
Per questo ho detto che si sente fiero di Hyoga. Perché, nella mia testa, è come se uno dei suoi piccoli bambini (nonhaalcunsensoloso) fosse cresciuto u.u
Ok, si, la smetto.
Mi rifarò con il prossimo capitolo.
O almeno ci proverò.
Abbiate pietà xD
A presto <3

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Capitolo 11
*** La scacchiera ***


Aquila decaduta

La scacchiera


-Marin POV-

Ero pronta a difendermi contro qualsiasi attacco, in allerta, attenta a qualunque movimento.

Ma la mia guardia crolla miseramente, come fossi una ragazzina alle prime armi, quando quell’uomo si porta una mano al volto, liberandosi della maschera e gettandola poco lontano.
Sorride, sereno,osservandomi con quei suoi occhi verde prato, e muove qualche passo in avanti.

“Perdonami, Marin. Ho fretta.”

Parla così, come se mi stesse dicendo che ha fame e va a prepararsi il pranzo.
La sua espressione è la stessa di quando se n’è andato l’ultima volta, mentre tende un braccio, pronto a scagliare il suo colpo.
Ed io resto lì, completamente paralizzata.

Aiolia è morto. Non può essere lui.

“Lightning Bolt!”

Un grido soffocato, il suo. Privo del suo orgoglio, della sua energia.
Però è suo.
Quello è il suo aspetto. Il suo cosmo. Quella è la sua voce. La sua tecnica.

Mi porto una mano al fianco, leggermente sanguinante, ringraziando gli anni di allenamento che ho alle spalle per la mia prontezza di riflessi.
Meno di un secondo, e non l’avrei evitato.

Sarebbe bastato pochissimo. Era un colpo che mirava chiaramente ad uccidermi.
Eppure… Se fosse stato portato alla velocità della luce, adesso non sarei qui.
Gli era vicino, certo, ma non abbastanza.

“Tu non sei lui. Non trovi sia una mossa meschina, quella di prendere il suo aspetto?”

Sebbene la mia voce volesse essere distaccata come sempre, priva di qualsiasi inflessione, a lasciare le mie labbra è un suono strascicato. Di difficile comprensione. Tremante.
Dèi, cosa sono diventata?
Questa non sono io.
Non sono così marcia.
Non sono così vuota, così miseramente debole.

Eppure mi ritrovo a sfiorare la mia cicatrice di metallo, con le punte delle dita, come per cercare di far cessare un dolore che non dovrei nemmeno provare.
Non è come una ferita sulla carne, dolorosa è pulsante.
È metallo, un materiale inanimato, che non prova sofferenza.
Eppure fa male, straordinariamente male.
Perché, mentre io me la procuravo, lui moriva.
E credevo che non lo avrei più rivisto.

“Cosa ti fa pensare che non sia io, Marin? Solo perché ti sto attaccando?”

Ride, con una risata gelida e graffiante, chiudendo gli occhi per un secondo appena.
Poi li riapre, puntandoli su di me, sugli occhi inanimati del mio volto, e mi ritrovo a tremare nuovamente.
Mi osserva, con un lampo di follia negli occhi, come se potesse vedere il mio viso, quello vero. E sebbene qualcosa del genere non sia possibile, mi ritrovo ad essere dannatamente spaventata.
Perché lui è bravo, nel leggere nel cuore delle persone.
Non posso permettere che veda i miei occhi.

“L’inferno ti cambia. Il ghiaccio del cogito ti entra nelle ossa, ti priva di qualsiasi volontà. È un freddo che non lascia scampo, che porta alla pazzia. Non è difficile, plagiare delle menti, in quel luogo. Tutto perde importanza, tutto perde significato. L'inferno, Marin, non ti lascia nulla per cui combattere.”

Nonostante le sue parole, la sua voce suona calda, quasi di scuse, ed il suo sguardo vacilla. È un secondo appena, ma lo noto.
Riprende il tono spavaldo e strafottente, che aveva usato fino a quel momento, mostruosamente velocemente.

Però quell’attimo d’incertezza è sufficiente ad aprirmi gli occhi.
Non è come alla prima casa, non è una mera illusione.
Quello che ho davanti è lui, semplicemente lui.

Ed è come vivere qualcosa che si è già vissuto, infondo non è la prima volta che un cavaliere d’oro deceduto si ripresenta al santuario, mostrando con finto orgoglio una putrida armatura dai colori oscuri.
Nessuno di loro ha mai tradito davvero, però. Sono sempre stati straordinariamente fedele alla loro dea.

Adesso però non vi è alcuna divinità a volere la testa di Atena, all’inferno. Hades è perduto, sconfitto.
Non c’è motivo di combattere per un dio che non esiste nemmeno più.

“Non intendi attaccarmi, sacerdotessa?”

E sebbene il mio compito sia quello di difendere la mia dea, limitarmi ad eliminare i suoi nemici, non riesco a fare alcunché.
Abbasso il volto, chiudendo gli occhi, stringendo i pugni. Sconfitta.
Perché non posso nemmeno pensare di colpirlo, non lui.
Perché è il mio stesso corpo a rifiutarsi di fare una cosa del genere.

E poi… lo sapevo, no?
Non sono più l’aquila d’argento. Non sono più una vera sacerdotessa.
Non sono più nulla.
Solo un misero guscio vuoto.
Ed infondo non posso nemmeno credere di poter competere con lui. Non ne sarei stata capace prima, non ho alcuna possibilità ora.

“Cosa intendi fare, Aiolia?”

E nel momento in cui pronuncio il suo nome, tutto questo diventa reale.
E sento come se la mia gabbia toracica si fosse stretta attorno all’organo vitale, e mi sento soffocare.

“Ucciderti.”

Sorride, mentre lo dice, con un sorriso dannatamente amaro. Con occhi dannatamente vuoti.
E lo vedo di nuovo, il suo spirito, mentre piange lacrime dal colore scarlatto.
Fa un passo in avanti, portandosi a meno di un passo da me, e parla con voce bassa, sfiorando il bordo della mia maschera con le dita.

“Cerca almeno di difenderti, eh?”

Con un gesto rapido, un balzo più che degno della sua costellazione, si allontana. E questo mi meraviglia.
Se avesse lanciato il suo colpo da così vicino, non avrei avuto possibilità di movimento. Avrebbe vinto con estrema facilità.

“Lightning Plasma !”

Ed ancora il suo colpo non è portato alla velocità della luce.
Ancora riesco a distinguerlo, ad evitarlo.
Quasi lui non volesse uccidermi. Quasi tutto quello che voglia sia farmi perdere tempo.

“Tu non vuoi uccidermi, vero? Conosco la tua forza. Non stai combattendo a piena potenza.”

La mia voce suona nuovamente metallica, distaccata, decisa. Eppure non è difficile captare una flebile speranza,tra le mie parole.
Lui non risponde, si limita ad assumere nuovamente la posizione d’attacco.
E per me è più che sufficiente.

“Perché?”

***

-POV ???? –

“Una cosa bizzarra, l’amore, non credi?”

Freme, Saori, sotto il mio sguardo.
In una maniera quasi divertente.
Il suo cosmo divino si espande in tutta la stanza, raggiunge livelli di potenza mostruosi, eppure il suo corpo umano reagisce come una ragazzina.
Vittima di emozioni umane che gli dèi non dovrebbero provare.

“Cosa stai cercando di dire?”

“Beh, dovresti saperlo. Sei tu che elogi questo misero sentimento.”

Ignoro il suo sguardo di confusione, quando pronuncio quelle parole.
Effettivamente, potrà suonare… strano, sentirle dalla mia voce.

“Coglie così, all’improvviso. Li prende alla sprovvista e non gli lascia scelta. Non hanno voce, in capitolo.
È quasi una dittatura. Una volta che si innamorano, è finita.  Game Over.
E poi agisce senza un perché, senza alcuna logica, senza alcuna moralità.
E  loro sono  lì, succubi, impossibilitati a fare qualsiasi cosa.
Non possono decidere di amare qualcuno, non possono smettere di farlo.
Non possono costringere qualcuno ad amarli, non possono convincerlo a non farlo.
Un po’ come una partita a scacchi.
Loro sono solo delle pedine, capitate lì per sbaglio, per un mero scherzo del destino, ma ormai hanno cominciato a giocare, e non sanno nemmeno come o quando, se ne accorgono sempre troppo tardi, e non gli resta che aspettare lo scacco matto.
Non sanno nemmeno se saranno loro, a farlo, o gli toccherà subirlo.
Non sanno nulla finché non accade.
Non lo sanno, loro, di essere sotto scacco fin dall’inizio.
Dal momento stesso in cui, inconsapevolmente, cominciano a giocare.
Non c’è scampo.
Ed è triste, non trovi?
Infondo, quando perdono, quando vengono “mangiati”, quasi smettono di esistere.
Diventano un guscio vuoto, marcio, e non riescono a reagire.
Continuano a non avere scelta.
Non possono nemmeno venir trascinati in una nuova partita, spesso.”

Sorrido, alla sua espressione, mentre mi ravvivo i capelli con un cenno della mano.

“Ti sorprende, sentirmi parlare così, sorella?”

Ha ragione, infondo, ad essere così… allibita.

Infondo sono io, a muovere le pedine.
Sono io, a decidere l’esito della partita.
La scacchiera mi appartiene.


Salve a tutti <3 Scusate per l'immane ritardo, sono pessima T.T
Non spaventatevi per l'OC di Aiolia, giuro di non essere impazzita. Era voluto (?) xD 
Mi scuso per la misera lunghezza del capitolo, ma immagino che ormai sarete abituati, scrivo sempre pochissimo >.< 
Spero non faccia troppo schifo, e che non vi abbia delusi T.T
In ogni caso, come avrete capito, è solo un capitolo di passaggio :3 E lo so che lo sto dicendo da un paio di capitoli, ma giuro che il prossimo è importante u.u Ho cominciato a presentare una delle divinità in ballo, l'avete riconosciuta, vero?
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi!
Un bacio, alla prossima :*

AgelessIce

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Capitolo 12
*** Supplica ***


Aquila decaduta

Supplica

-Aiolia POV-

Osservo quel volto metallico, dannatamente familiare, dannatamente freddo, mentre lei mi pone quella domanda.

È sempre stata una donna intelligente, Marin. Sapevo benissimo, fin dall’inizio, che non avrei potuto prendermi gioco di lei.

Non importa quanto sia sconvolta, indignata magari, o delusa. È sempre riuscita ad analizzare ogni situazione in tempi mostruosamente brevi.
Anche questa volta. Le è bastato poco per capire che non voglio ucciderla davvero.
Come potrei, infondo?

Mentirle, a questo punto, non serve. Lo capirebbe.
Non combatterebbe più contro di me, non seriamente.
Ed a me serve che lei mi attacchi.
Non mi resta che dirle parte della verità.

“Per un assurdo gioco degli dèi. A loro non interessa degli umani, li reputano solo un simpatico passatempo. Qualcosa con cui giocare, intrattenersi. Ma lo sai, no? L’unica ad aver avuto sempre a cuore la sorte dell’umanità è la dea Atena.”

Cerco di mantenere il mio tono spavaldo, cantilenante. Cerco di irritarla.
Spronarla a colpirmi.
Perché non ho altra scelta se non quella di assecondare il volere degli dèi.

Quindi per favore, Marin, combatti contro di me. Combatti con tutte le tue forze.
Non costringermi a rischiare di ucciderti.
Ti prego.

“Quindi per chi è che stai combattendo? Cosa state cercando di ottenere?”

La sua voce è confusa, ferita, tremante.
E mi rendo conto solo ora delle condizioni in cui verte.

È dimagrita terribilmente, dall’ultima volta. Il corpo è ricoperto da diverse ferite, cicatrici che sono sicuro prima non portasse.
Le sue mani sono più rovinate, le nocche sono ricoperte di ferite ancora aperte e sanguinanti. Una cosa del genere non capitava da quando eravamo bambini.
 
Non lo avevo notato, quando Shaina l’ha colpita al campo d’addestramento, giorni fa.
Strano.
Ho dovuto combattere contro me stesso, per convincermi a non andare da lei, quella volta, ho rischiato di farmi scoprire e mandare tutto all’aria, ma non ho notato quanto fosse distrutta.
Non avrei mai dovuto accettare quella proposta. Nonostante fosse stata la stessa Atena a chiederlo.

Non sono più così sicuro che possa farcela senza correre rischi.
Ed io non posso rischiare di privarla della vita.
Non lei.
 
“Difficile, a dirsi. Sono molti gli dèi ad essersi interessati a questa storia, per qualche ragione che nemmeno a noi è data conoscere. Immagino che la tua affermazione precedente sia corretta. Sono un cavaliere senza dio, al momento.”

Però, ormai, sono in gioco. Non posso più tirarmi indietro.
Non mi resta che avere fiducia in lei.
Persefone non perdona i ripensamenti.

***

-Saori POV-

“Strano che sia proprio tu a parlare in questo modo, Afrodite.”

Sorride, lei, portando una mano a giocare con una ciocca dei suoi capelli dorati, guardandomi con lo sguardo di una bambina furbastra.

“Credevo che tu potessi capire. Che apprezzassi il potere dell’amore.”

I suoi occhi brillano in maniera innaturale, e per un secondo appena mi ritrovo ad aver paura di lei.
È sempre stata difficile, da comprendere. Non c’è mai modo di sapere a cosa pensi.
Può tramare piani vili e crudeli, firmando la tua condanna, o tenderti una mano e segnare la tua salvezza, senza che tu nemmeno te ne renda conto.

“Hai detto bene, sorella mia. Potere. L’amore è qualcosa che può mettere sotto sopra la tua amata umanità. Basta un mio cenno, e gli uomini sono pronti a scannarsi tra di loro, a portare distruzione ovunque. O, ancora, è sufficiente un mio gesto per placare i loro animi, per riportarli alla pace. Posso donargli la felicità assoluta, o gettarli nella disperazione più crudele. È un gioco divertente, il mio. Ho pieno potere sulle sorti dell’umanità, senza che nessuno, nemmeno voi, miei fratelli, ve ne rendiate conto. Ed inoltre riesco ad essere molto influente anche sugli stessi dèi, se lo voglio. Anche se questa volta non ho nemmeno dovuto impegnarmi, per convincere gli altri a venirmi in aiuto. La tua offerta interessa tutti noi. Solo Persefone era scettica, stranamente. Ma per Dèmetra non è stato un problema ottenere la sua approvazione.”

Sorrido, con una nota d’amarezza, portandomi una mano al petto e stringendo leggermente la stoffa tra le dita.

***

-Ikki POV-

La sesta casa è ancora mal ridotta, le riparazioni devono ancora essere ultimate.
È ancora più cenere, che mura.
E la cosa mi infastidisce, terribilmente.

Perché mi obbliga a ripensare alla guerra sacra.  Ai cavalieri d’oro.
Quasi ringrazio il cosmo estraneo, eppure dannatamente familiare, che ho cominciato a percepire poco distante, per avermi costretto a distrarmi da tali pensieri.
Non sono bei ricordi, quelli.

Seiya riprende a camminare, guardandosi attorno con aria sospetta, evitando le macerie, per poi fermarsi di scatto.
Se ne resta così, completamente immobile, praticamente al centro della stanza.

“Seiya, qual è il problema adesso, perché ti sei imbambolato come un’idiota?”

La voce affilata dell’ofiuco mi avrebbe divertito, se non fosse che io l’ho capito, il perché si è fermato.
L’uomo seduto a pochi passi da lui, la fonte del cosmo che avevo percepito, non può che essere lui.
E l’armatura dai riflessi lividi e malsani che indossa non lascia dubbi. Non è per Atena, che è tornato.

“S-Shaka!”

***

-Marin POV-

Cavaliere senza dio, eh?

“Combatti contro di me, Marin.”

Non capisce che è qualcosa che non può chiedermi. Che non posso fare.
L’ho visto morire una volta, non posso permettere che accada una seconda.

“Per cosa, per permettere a questi dèi di continuare a divertirsi con le loro pedine?”

La mia voce suona affilata, tagliente, forse per la prima volta.

“No. Per salvare te stessa e la tua dea.”

E la sua sembra quasi una supplica.
Un tono che non usava ormai da tantissimo tempo.

*

“Andiamo, Marin, per favore!”

Aggrotto le sopracciglia, osservando la sua espressione.
Non è da lui, parlare con una voce come questa.

Non è allegra e cantilenante, come quella degli altri bambini. Quando loro chiedono qualcosa, cercano solo di risultare adorabili, per ottenerla.
Lui invece no.
Parla con un tono di supplica diverso, dal loro.

È un tono quasi disperato, ferito.
Ed è straziante.


E sono davvero tentata di cedere. Di accontentarlo.
Ma non è qualcosa che io possa fare.

“No, Aiolia, non intendo scappare per andare a cercare lo scrigno del sagittario. Siamo ancora dei bambini, dobbiamo ancora concludere l’addestramento. Rifletti. Non abbiamo possibilità.”

Abbassa lo sguardo, con rassegnazione mista a frustrazione, e calcia un ciottolo.

“Potrai cercare di recuperarlo quando avrai ottenuto la tua armatura. Solo allora potrai riscattare il tuo onore.”

Mi guarda sorridendo appena, per un attimo, prima di riacquistare la sua aria furbastra e mettermi una mano in testa, scompigliandomi i capelli come un ragazzino dispettoso.

*

 “E va bene. Combatterò con te.”

Ignoro la morsa al petto e la sensazione di soffocamento, quando pronuncio quella frase.
Infondo non ho altra scelta.
Ho promesso a Seiya ed agli altri che avrei combattuto contro lui, prima di scoprire chi fosse.


Sorrido, poi, con amarezza, portandomi una mano al volto.

“Combatteremo ad armi pari, però.”

È appena un sussurro, quello che abbandona le mie labbra, mentre lentamente mi porto via la maschera.
Deve poter vedere il mio volto, questa volta. Non voglio avere più rimpianti.
E poi, se deve uccidermi –perché so benissimo di non avere speranze. Perché infondo non riuscirei ad ucciderlo davvero neanche se lo volessi.- voglio che lo faccia guardandomi negli occhi.
Voglio dirgli addio, questa volta.

Infondo, che senso ha continuare ad ostentare un orgoglio che ho da tempo messo da parte?

Perché, tanto, non sono più l’aquila d’argento da tempo.

È da oltre un anno, ormai, che l’aquila è decaduta.
 

...Non chiedetemi cosa io stia facendo. 
Si, ok, sono l'autrice e dovrei esordire con un bel: "Non preoccupatevi, so benissimo quello che faccio e vi spiegherò tutto!"
La verità è che io conosco solo la trama di fondo, moooolto di fondo, ed i capitoli si scrivono praticamente da soli volta per volta, mandando all'aria tutti i miei piani.
Quindi non prendetevela con me.
Prendetevela con Marin, è colpa sua!
Comunque, ora devo staccare, quindi mi tocca lasciarvi <3
A presto (si spera)

AgelessIce

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