Smettetela di picchiarvi!

di Tomoko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** È nata una stellina. ***
Capitolo 2: *** Cattivo! ***
Capitolo 3: *** Soffia! ***
Capitolo 4: *** Me lo prometti? ***
Capitolo 5: *** Speciale. ***
Capitolo 6: *** Di tutto, per un amico. ***
Capitolo 7: *** Geloso. ***
Capitolo 8: *** Voglio Papà!! ***
Capitolo 9: *** La mamma è mia! ***
Capitolo 10: *** La mia bambina. ***
Capitolo 11: *** Il mio bambino. ***
Capitolo 12: *** Piccoli momenti (prima del baratro). ***
Capitolo 13: *** Combatti! ***
Capitolo 14: *** Delusione e frustrazione. ***
Capitolo 15: *** I sentimenti che non ti mostro. ***
Capitolo 16: *** Dopo essere stati al buio la luce fa male. ***
Capitolo 17: *** Distrazioni. ***
Capitolo 18: *** La mamma migliore del mondo. ***
Capitolo 19: *** La sua immagine rivela tutt’altro, ma è un santo in terra. ***
Capitolo 20: *** Foto ricordo. ***
Capitolo 21: *** Unico come sei. ***
Capitolo 22: *** Getta la tua maschera. ***
Capitolo 23: *** Amore e odio. ***
Capitolo 24: *** Retromarcia. ***
Capitolo 25: *** Promesse ***
Capitolo 26: *** A big family. ***
Capitolo 27: *** Rivederti, più in alto del mondo. ***
Capitolo 28: *** Sei riuscito dove prima non riuscivi. ***



Capitolo 1
*** È nata una stellina. ***


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 Cap 1 È nata una stellina.

Yoshiko finalmente era entrata nella stanzetta della mamma grazie a Jiraya.
La piccolina aveva cinque anni, ma ancora pretendeva di essere presa in braccio da chiunque.
-Mamma, mamma!
Jiraya posò la bambina a terra e questa corse verso il letto della madre, stendendo le braccia verso di lei.
Non la vedeva bene e voleva starle più vicino, perché il letto sulla quale la rossa era distesa era piuttosto alto. (relativamente si intende, dalla vista di una bimba!)
Due mani forti la afferrarono dalle ascelle e la sollevarono.
-Non vedi che la mamma ha già le braccia occupate?- Minato la prese in braccio e le accarezzò i capelli rossi, guardando la moglie e quel fagottino che stringeva tra le braccia.
-Quello è il mio fratellino?                         
La piccola, mentre chiedeva spiegazioni al padre, indicava lo stesso fagotto dalla quale usciva una testolina con ciuffi di capelli biondi.
-Si, tesoro.- Minato rispose facendola sedere sul letto della madre, che guardava i propri figli sorridente.
-E’ brutto.- Yoshiko mise il muso; già si sentiva gelosa del neonato.
-Oh, anche tu lo eri!- Kushina rise.
-Nooo io no!
-Ma si tesoro, con quei quattro capelli rosso sangue…!
-Forse avremmo dovuto chiamarla Akane (rosso scarlatto) –disse Minato, sogghignando per il labbrino sporgente che metteva su ogni volta Yoshiko quando decideva di fare i capricci.
-Ma per fortuna non siamo stati così cattivi!- disse dolcemente Kushina alla figlia.
La piccola aveva il viso del padre e i capelli di lei. Era così carina quando faceva le faccine, col volto di Minato!
-Io ero più carina, me lo ricordo!
I genitori risero a quella affermazione della figlia.
-Avanti Yoshi, avvicinati e dimmi a chi assomiglia.- la madre le parlava dolcemente, gli occhi luminosi e leggermente stanchi.
La bambina puntò le ginocchia al letto e si avvicinò alla mamma e al piccolo.
Il piccolo, gli occhi ancora chiusi, afferrò un ciuffo dei capelli rossi della sorella, che per sbaglio gli avevano sfiorato il viso.
Yoshiko ci pensò un attimo.
-Con questi cinque ciuffetti biondi che ha in testa, Naruto somiglia a… una stellina!- disse entusiasmata, facendo ridere i presenti.
 
Terza storia da quando sono su EFP, con due ancora in corso di cui una a breve diventerà una serie! Lo so, sono pazza a cominciare tutte queste cose
contemporaneamente, ma mi vengono le ispirazioni!
Qualcuno mi sa dire come inserire delle piccole immagini nelle storie? Please help me! Un bacione! :*
 
 

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Capitolo 2
*** Cattivo! ***


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Cap 2 Cattivo!

Naruto, 1 anno e due mesi circa, era la croce dei propri genitori. Gattonava e non aveva detto ancora nemmeno una parola vera, nonostante gli sforzi di insegnargli.
Yoshiko guardava tutte quelle lamentele di Kushina e Minato da lontano, cercando di essere il più diligente possibile.
Aveva passato con successo gli esami per entrare in Accademia e a casa non si lamentava mai. Però soffriva molto…
Quel giorno Kushina stava cucinando qualcosa di veloce perché il marito doveva scappare velocemente al lavoro, di nuovo.
La donna non smetteva mai di rimproverare il marito, mentre questo, poco lontano, era coricato sul pavimento con il piccolo biondo di sopra, che si divertiva a saltare sul suo stomaco.
Ogni tanto Minato lo prendeva e lo sollevava in alto, con gli occhi illuminati dalle risate del figlioletto.
Yoshiko fece il suo ritorno in casa sbattendo rumorosamente la porta. Il padre, allarmato, si mise a sedere con il figlio che ancora cercava di fargli male saltando su di lui.
-Yoshi, che c’è?- disse chiamandola.
-Te lo dico io che c’è!- rispose Kushina –Tua figlia ha le sue cose!
-Ma ha solo sei anni!- rispose Minato, sorridendo lievemente ed osservando la figlia che tanto gli somigliava mentre si sedeva di fronte a lui.
La bambina si chinò leggermente per dare un bacio sui capelli al fratello, che adorava.
-E allora non trovo altra spiegazione!- disse comparendo sulla porta del salottino con un mestolo lievemente bruciato in mano.
–Tu, signorina! Vuoi distruggere le porte di questa casa?- disse rivolta alla figlia e scomparendo di nuovo in cucina.
-Diamine!- gridò Kushina.
Un odore di bruciato arrivo dalla cucina e Minato sospirò, anche se sorridendo al pensiero di quella buffa e incapace moglie che si era ritrovato.
Poi finalmente si accorse che la figlia, da quando si era seduta, aveva le braccia conserte e uno sguardo tutto torvo su di lui.
-Che c’è, piccolina?- disse lui mettendo una mano fra i capelli rossi e scompigliandoli.
-Niente.- si rifiutava di rispondere.
-Dai piccolina, dimmi!
-Papà, non avete mai tempo per me, soprattutto tu!
-Scusami piccolina, ma tuo fratello e piccolo e ci crea tanti problemi…
-Ho capito ma anche io sono piccola!- lo sguardo imbronciato della bambina non prometteva niente di buono.
-Appena torni a casa ti metti subito a giocare con Naruto o a dormire! Io vorrei anche allenarmi, Itachi è già bravo nell’arrampicata e in tante altre cose! Non hai mai tempo per me, sei cattivo!
“Ah certo, da bravo Uchiha quale è il bambino è già bravo in tutto” pensò Minato, lasciando Naruto libero.
-Tesoro, non puoi decidere che ti devi allenare solo perché qualcun altro è più bravo di te. Ci sarà sempre qualcuno più bravo e questo ci serve a migliorare…
-Papà…- la bambina indicava e cercava di richiamare l’attenzione.
-No, ora ne parliamo, piccolina! Non puoi decidere di allenarti solo per gelosia o invidia. È una cosa dura da fare e ne devi essere consapevole..
-Papà!
-Devi sapere per cosa un giorno combatterai ed imparare a non dimenti…- Minato fu interrotto da Naruto, che quando era stato lasciato dal padre aveva preso a gattonagli intorno ed una volta dietro di lui,
si era alzato in piedi e gli aveva tirato un ciuffo di capelli.
-Cattivo!- disse Naruto, tutto convinto e guardando con curiosità la sorella, che era scoppiata in una grossa e fragorosa risata.

Lo ammetto, mi sto appassionando! Questa l'ho scritta in mezzora.
Vi prego, recensitemi! Voglio qualche critica u.u

 

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Capitolo 3
*** Soffia! ***


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Cap 3 Soffia!
-Guardalo, come sembra felice!- Kushina stava portando la torta di panna e fragola al tavolo, circondato da bambini.
C’erano Itachi, Sasuke, Sakura, Ino, Hinata e Shikamaru tutti intorno al tavolo e Naruto, due anni, li guardava incuriosito.
Era un po’ infastidito, soprattutto dall’erede Uchiha, che non smetteva un attimo di toglierle la sorella per giocare o per litigare.
Faceva il geloso e appena poteva litigava con il fratellino dell’Uchiha, Sasuke. Aveva messo su il muso perché non riceveva le dovute attenzioni da Yoshiko, soprattutto in quel giorno importante.
-A me sembra molto arrabbiato.- rispose Minato sorridendo mentre si gustava il figlio piccolo con una faccia tutta bambinesca e le braccia incrociate.
-Avanti, accendiamo questa candelina.
Kushina aveva posato la torta, con un enorme 2 in cima, sul tavolo e tutti i bambini ne erano rimasti estasiati.
Naruto, in piedi sulla sedia a capo tavola, aveva sbattuto le mani tre volte e aveva esultato.
-Glazie mamma!- disse il piccolo, che ancora non riusciva a pronunciare bene alcune lettere.
Minato accese la candelina e Yoshiko andò a mettersi dietro al fratellino.
-Naruto, esprimi un desiderio e soffia forte sulla candelina.
-Va bene, Yoshiko!
Il biondo ci pensò per un attimo e poi aprì la bocca gonfiando forte il petto, a prendere più aria possibile.
Con le guance rosse rosse per lo sforzo cercò di spegnere la candela soffiando, ma riuscì solo a sputacchiare. Si girò verso la sorella con uno sguardo triste.
-Riprova Naru, non ti arrendere.- disse lei sorridendogli.
Naruto rieseguì la stessa procedura e stavolta anche Yoshiko soffiò.  La candelina si spense.
-Bravo Naruto! Auguri!- tutti presenti cominciarono ad applaudire e a fargli i complimenti.
Lui si girò di nuovo verso la sorella e, mani sui fianchi e petto in fuori, con uno sguardo fiero disse –Visto Yoshi? Sono foltissimooo!!
-Lo so, piccolino mio!- disse la bambina di sette anni abbracciandolo. –Il più forte!

 ♥ 
 
Lo so, lo so, faceva pietà! Ma oggi è il mio compleanno e volevo qualcosa in tema, anche se ho pochissimo tempo! Un bacione :*

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Capitolo 4
*** Me lo prometti? ***


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Cap 4 Lo prometti?
-Mamma!- il biondo Naruto Uzumaki, due anni e mezzo, correva verso la madre con le guance rosse.
-Ah ah, brutta scelta andare dalla mamma!- una rossa furente di quasi otto anni lo inseguiva.
-Che succede, Yoshiko?- la madre di quei due birbanti non era davvero incuriosita, sapeva che avevano le loro “discussioni”.
-Andiamo Naruto, lo sai che la mamma si arrabbierà con te.- disse Yoshiko.
Il bambino la guardava triste.
-Vieni con me e risolviamola da soli, avanti.- disse lei, prendendolo per mano.
Lo guidò nella sua camera e si sedette sul letto, per guardarlo negli occhi.
-Allora, fratellino, dimmi dove hai messo i miei kunai.
-No!
-Naruto, non fare i capricci e dimmi dove li hai messi!
-No!
-Perché no, Naruto? Anzi, perché li hai presi?
-Non te li ridò perché li voglio!
-Perché vuoi i kunai? Lo sai che mamma si arrabbia se lo viene a sapere. Non vuole che giochi con cose taglienti.
-Ma io non ci gioco infatti!- due grandi lacrimoni uscirono dagli occhi azzurri di Naruto.
-No no non piangere!!
-Io… io… io voglio… diventare forte… come te, la mamma… e il papà!- il bambino parlava fra le lacrime e i singhiozzi, il viso rosso per lo sforzo.
Yoshiko aveva la tentazione di abbracciarlo e dirgli che andava bene così, che era perdonato.
Ma se i suoi genitori avessero fatto così con lei, ora a solo otto anni non sarebbe arrivata ad un livello tanto alto, a vicecapo di una squadra di Ambu (il capo era Itachi).
Gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi.
–Fratellino mio, verrà il tempo anche per te. Ora però sei piccolino e non puoi usarli.
-Ma…
-Dimmi dove sono, altrimenti non posso partire per la missione.
-Ma li voglio anche io!
-Dirò a papà di comprarteli allora.
-Me lo prometti?
-Si, piccolo.
Naruto uscì dalla camera e poco dopo tornò con la scatola dei Kunai.
 
Il giorno dopo, prima che Yoshiko partisse, Naruto trovò sul tavolo da pranzo un pacco di Kunai destinati a lui (di plastica, ma lui non se ne accorse). Corse dalla sorella e le saltò addosso.
-Grazie grazie grazie onee-san!
-Di niente fratellino mio!- lo strinse forte a se e poi si alzò.
-Buon viaggio, onee-san!
-A presto otouto. Ti voglio bene!- disse sorridendo e avviandosi verso le porte del paese.

Ok,ok, fa pietà! Ma mi sto concentrando sulla mia storia!
In ogni caso ringrazio 
kekkettathecinu, GejshaNasashi_96 e bobby92che mi hanno recensito e mi sostengono più tutti coloro che mi hanno messo nelle seguite/preferite/ricordate.
Un bacio grande grande :*
ClaudiettaD. 

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Capitolo 5
*** Speciale. ***


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Cap 5 Speciale.
La rossa di poco più di otto anni era stesa su un letto coperta da mille fasce e bende.
Era appena tornata da una lunga e dura missione Ambu con Itachi e gli altri.
Ne era tornata distrutta, con tantissime ferite ovunque. Aveva la testa fasciata e il viso pieno di cerotti. In più si era rotta una gamba.
Ora doveva passare almeno un mese in ospedale.
Minato era seduto sul suo letto e stavano parlando abbastanza animatamente.
-Tesoro, mi devi dire come hai fatto a romperti la gamba.
-Non te lo posso dire, papà.
-Si invece. Sono tuo padre.
-Ma papà! È una missione segreta.
-E allora dimentichi che io, oltre ad essere tuo padre, sono il quarto hokage e quindi pretendo che parli.
-Ecco… io e Itachi stavamo combattendo da soli contro i nemici… per sbaglio sono caduta in una sua illusione ed un grosso masso tirato dai nemici mi è caduto sulla gamba.
-Come hai fatto a rimanere intrappolata nel suo sharingan?
-Ultimamente è diventato più poten…- Yoshiko si interruppe alla vista di un piccolo biondino di tre anni che era fermo sulla porta, mentre la madre entrava per abbracciarla.
-Dio che spavento che mi hai fatto prendere! Sei mancata per più di SEI MESI!
-Scusami mamma…-Yoshiko non smetteva di fissare il fratello, che la guardava a sua volta.
-Naruto, vieni immediatamente qui a salutare tua sorella.- disse Kushina, con una voce un po’ dura.
Il biondo si avvicinò lentamente e poi venne messo sul letto della sorella dalla madre.
-Yoshi…- disse lui, con una voce bassa e tremante.
-Si fratellino mio? – lei gli sorrise.
-Sei davvero tu?
-Ma certo!
-Ma la mia onee-san è speciale, forte, nessuno può ridurla così!
-Oh…-  Yoshiko si stupì e guardò i genitori: come doveva rispondere?
-Ascoltami bene, Naruto.- disse lei cercando di guardarlo dritto negli occhi azzurri- Nessuno è perfetto. Nessuno è invincibile!
Ma se c’è qualcuno che lo può essere, quelli sono mamma e papà.
Ed è da loro che devi prendere ispirazione, non da me. Proprio come faccio io.
Un Naruto dagli occhi luminosi per il discorso da adulti che aveva appena ricevuto fece segno di si col capo.
Poi però fece scorrere lo sguardo sul corpo ferito della sorella.
Due grandi lacrimoni uscirono dai suoi occhi bellissimi, il viso rosso. Tirò su col naso.
-Onee-san! Chi è stato… a farti questo? È un cattivone!
-Oh otouto!- Yoshiko lo abbracciò, anche se quei movimenti le facevano molto male –Otouto, quanto sei dolce!- e cominciò a ridere.
-Disturbo?- disse Itachi, bussando leggermente ed entrando.
-Si!- disse la rossa, guardandolo torvo. Il suo sguardo però si fece più dolce quando incontrò quello altrettanto dolce e preoccupato dell’Uchiha.
Anche lui era ferito, stesse bende sulla testa, stampella e un braccio slogato, che si era fatto tirando via il masso dalla gamba di Yoshiko, che altrimenti sarebbe rimasta stritolata.
In mano reggeva un bellissimo mazzo di orchidee, il fiore che Yoshi adorava.
-Che c’è Itachi, il gatto ti ha preso la lingua o hai paura dei miei genitori?
-Eh… no! E’ che tu sei così ferita… ed è colpa mia!
Naruto lo guardò con rabbia –Sei un brutto cattivone!

Ciao gente, avevo promesso un capitolo un pò speciale per questo pomeriggio ed eccolo qui!
Scusatemi per il ritardo, ma sto avendo il mio primo "blocco dello scrittore" con l'altra storia e di solito aspetto di averle entrambe per 
caricarle sul sito insieme! Scusatemi. Ditemi che ne pensate di questo capitolo, un bacione :*

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Capitolo 6
*** Di tutto, per un amico. ***


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Cap 7 Di tutto, per un amico.
-Il ramen!
Naruto, 5 anni, sbatteva ripetutamente le mani sul tavolo.
-Aspetta Naruto!- disse Kushina –Tuo padre lo sta portando, aspetta!
-E Yoshiko?
-Papà sta andando a prenderla.
-Ma torna davvero?
-Si, Yoshi sta tornando davvero. Ed è pure ora, dopo quasi otto mesi di missione.
-Ma perché fa queste missioni così lunghe?
-Perché la tua sorellina è molto forte e quando lo si è così tanto, va messo a disposizione del Paese.
-Anche io diventerò forte come lei?
-Naruto, alza la maglietta.
Il biondo obbedì. Kushina gli toccò il pancino, proprio dove aveva il sigillo.
-Lo vedi questo, Naruto?
-Si mamma. È il kyubii che mi avete messo l’anno scorso.
-Esatto. Tu eri già forte prima, amore mio, ma il Kyubii rappresenta un’ ulteriore possibilità di migliorare, di fare qualcosa che gli altri non sono in grado di fare.
Gli occhi di Naruto si illuminarono.
-Io diventerò il più forte, mamma. Sarai fiero di me!
Kushina gli sorrise.
-Abbracciami piccolo.
I due si strinsero forte.
-Ehi, sono io che devo essere abbracciata. Torno da una missione di otto mesi!
Il biondo si voltò e vide il padre che reggeva alcune ciotole in mano e, davanti a lui, una splendida ragazza.
Yoshiko aveva compiuto dieci anni, i capelli le erano cresciuti moltissimo, lunghi come quelli della madre, ed anche il suo fisico accennava qualcosa di una vera donna.
Il suo viso, come quello del padre, aveva un gran sorriso felice, ma i suoi occhi erano  visibilmente stanchi.
Corse verso di lei e la rossa lo prese in braccio. Lui le prese un ciuffo di capelli e le accarezzò il viso.
-Onee-san, ben tornata!
Yoshiko sorrise.
-Grazie, otouto.
-Sembri stanca, amore.- disse Kushina –mangia con noi, io ti preparo un bagno caldo.
Kushina le baciò la fronte ed andò via.
-Grazie mamma.
Nel giro di pochi minuti furono tutti e quattro seduti per la cena.
Minato guardava la figlia preoccupato. Di solito amava mangiare il Ramen, ne aveva fatto un culto per tutta la famiglia, ma in quel momento posò le bacchette sulla ciotola.
-Yoshiko, mi sembri molto stanca.
Anche la ragazza non aveva molta fame.
-In effetti, è stata una missione dura. Credo che andrò a fare subito il bagno e poi dormirò. Scusatemi.
Yoshiko si alzò e dopo un bel bagno andò nella sua camera.
Minato mise a dormire il figlio.
-Ma Yoshi sta bene, papà?
-Si tesoro, è normale essere un po’ stanchi. Buonanotte piccolo.
Minato baciò i capelli del figlio ed usci dalla stanza spegnendo la luce.
°°°°
Dopo la mezzanotte, Yoshiko era già pronta per uscire di casa.
Prese le scarpe in mano e si avviò verso la porta di casa.
-Onee-san?- una voce dolce e molto assonnata richiamò la sua attenzione.
Naruto l’aveva sentita e si era alzata.
-Naru, torna a dormire.
-Dove vai, onee-san?
-Devo uscire un attimo- si chinò per baciargli la fronte –Non lo dire alla mamma e al papà. Va bene?
Yoshiko si stava alzando, ma Naruto le afferrò dolcemente un ciuffo di capelli.
-Tornerai presto, vero, onee-san?
Lei gli sorrise.
-Domani faremo colazione insieme, piccolino mio!
Naruto mollò la presa e la ragazza uscì di casa.
Le vie della notte profumavano di fresco. Era la prima volta che usciva per le strade di Konoha a quell’ora e il cuore le batteva forte. Lui le aveva detto di aspettarlo all’entrata del bosco.
Lui. Ormai era diventato una droga. Avevano vissuto otto mesi a stretto contatto ed appena tornati avevano già bisogno l’uno dell’altro.
Il suo migliore amico.
Obbedì ai suoi ordini ed aspettò davanti al bosco.
Ad un tratto fu attirata dentro il bosco da due braccia già forti, che le bloccavano gli arti e le tappavano la bocca.
-Se fossi stato un nemico, a quest’ora saresti già morta.- La voce di Itachi le risuonava direttamente nelle orecchie.
-Liberami, bastardo.
Itachi la liberò e si andò a coricare sull’erba, seguito un attimo dopo da Yoshiko.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-Allora?- Yoshiko sembrava un po’ incazzata.
-E allora niente!
-Che dice tuo padre?
-Come mi aveva detto prima della missione, sto sprecando tempo.
-Ma sei migliorato anche in missione!
-Devo migliorare ancora, Yoshiko. Lui vuole così. Gli servirò molto presto in una battaglia, me lo ha già detto, e vuole che io sia pronto.
-Ma non ti può costringere a scegliere fra il tuo lavoro di Ambu e la sua stima!- la ragazza aveva alzato la voce.
-Può invece, e lo ha fatto.- sospirò –Sei qui per questo no?
Itachi si alzò.
-Lo so che sei stanca, ma avanti, aiutami ad allenarmi!
Yoshiko si alzò e rise.
-Cosa faresti senza di me?- poi si fece seria –Di tutto per un amico.


Che dire? Brutto capitolo? E' decisamente più lungo rispetto agli altri, spero che questo pareggi i conti :D 
Ditemi che ne pensate, un bacione :*

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Capitolo 7
*** Geloso. ***


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 Cap 6 Geloso
-Perché diamine correte così per casa?!?- Kushina Uzumaki aveva gridato e afferrato il figlio di quattro anni e quella di nove, per metterli a sedere sul divano.
-Avete finito di correre?
-Ma mamma lui…
-Niente “Ma mamma!”. Si può sapere che vi prende?
-Avanti, diglielo Naruto. Che hai combinato?- Yoshiko era furente.
-…
-Non vuoi rispondere? Lo dico io alla mamma allora! Mi stavo allenando con Itachi in giardino e Naruto è arrivato e ha cominciato a fare a l’imbronciato.
Ad un certo punto si è arrabbiato e ha corso verso di lui, saltandogli addosso e facendolo cadere nel laghetto!
Kushina guardò male il figlio.
-Non è andata così!
-E come allora, Otouto?
-Lui mi sfidava con gli occhi! Si vedeva che aveva deciso di rubarti a me!- Naruto mise di nuovo il broncio.
Kushina cominciò a ridere, mentre Yoshiko si faceva tutta rossa.
-Ma che figura mi fai fare, Naruto? Quando vado dagli Uchiha mi sembra di entrare in un posto così bello da sembrarmi sacro!
-Oh andiamo- Kushina rideva ancora –Non farne una tragedia! Stasera io e tuo padre faremo un bel discorso a Naruto. Tu ora va da Itachi e aiutalo ad asciugarsi, o prenderà il raffreddore.
Yoshiko andò dall’Uchiha, che si trovava già nel bagno ad asciugarsi.
Fortunatamente era caduto di petto, quindi sola la maglia era da asciugare.
Quando entrò nel bagno però, la ragazza era color peperone.
-Sei diventata un camaleonte?
-Eh?- la rossa parve cadere dalle nuvole.
-Cerchi di mimetizzarti diventando dello stesso colore dei tuoi capelli?
-Ma come ti permetti, Uchiha?
-Oh, sta zitta, impiastro!
Ok, ora Yoshiko era furente. Sembrava che il fumo le uscisse dalle orecchie!
Si calmò però, guardando l’amico impegnato ad asciugarsi petto e braccia.
-Itachi…
-Hmmm?
-Ti chiedo scusa per la mia famiglia assurda e, beh, per mio fratello. È geloso.
Il ragazzo, che fino a quel momento si era fissato nello specchio, voltò lo sguardo sulla ragazza.
-Lo capisco.
Yoshiko per lo stupore non rispose.
-In ogni caso, la tua famiglia è splendida. Si vede che vi volete bene. C’è tantissimo calore nella vostra casa, vi divertite, vi amate.- si fece un po’ cupo.- Amo la mia famiglia, ma l’unico calore che ricevo è quello da parte di mio fratello.
-Anche io ti voglio bene.- gli sorrise.
-Hmmf, lo so.- Itachi sbuffò, ma poi tornò serio.- Se ti dico un segreto, non lo dici a nessuno, vero?
-Certo. Dimmi pure.
-Sono nei guai. Mi devi aiutare in una grossa scelta.

Eccomi qui con un nuovo capitolo! A qualcuno viene in mente quale sia la grossa scelta di Itachi ? :D Ringrazio molto Red Fox per il suo aiuto con l'immagine :) Spero che vi sia piaciuto, a presto :*

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Capitolo 8
*** Voglio Papà!! ***


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Cap 8 Voglio papà!
-Uffa, mamma!
Naruto sbuffava da quando era tornato dall’accademia.
“Sei anni ed è un diavolo, altro che Yoshiko” pensava la madre Kushina, mentre lo guardava.
-Scusa tanto se non sono divertente come tuo padre o tua sorella!
-Tu sei cattiva!
-Ma che diavolo..?
Stavano discutendo da circa un ora, mentre lei cercava -inutilmente- di preparare la cena.
Fumo, fumo e ancora fumo!
-Non posso ne giocare con te, ne allenarti, oggi!
-Certo, quel diamine di pollo è più importante di me!
-Ooooooh Narutoooo! Mi stai facendo arrabiare!
Naruto si strinse ancora di più al cuscino.
-Ti sono dovuta venire a pendere perché hai la febbre, altrimenti non avresti assistito al mio spettacolo in cucina.
-Combattimento, vorrai dire!
-Oh, Naruto!- la rossa gli rivolse uno sguardo tutto triste –Non sono così male ai fornelli.
-In questa casa veramente si tratta di sopravvivere ai “prelibati piatti” che ci sottoponi ogni giorno.- la figlia maggiore fece il suo ingresso nella cucina mentre si legava i capelli.
La madre, stizzita, le mise in bocca un cucchiaio con il famoso pollo.
Yoshiko masticò a lunga assaporando il boccone.
-Hmmm il sughetto è ottimo ma il pollo è ancora crudo, fra dieci minuti aggiungi dell’acqua, lascialo cucinare e sarà ottimo!
-Cos’è, 11 anni di vita e sei già una cuoca?- Kushina sembrava ancora più invidiosa.
-Si, è che quando vado in missione sono io che cucino per tutti.- detto questo, scompigliò i capelli al fratellino e poi uscì dalla camera.
Kushina, mani sui fianchi, disse ad alta voce.
-Dove stai andando, ragazza??
-Dagli Uchiha ad allenarmi!- la sua voce era già lontana.
-E la cena?
-La faccio lì!- e la porta di casa si chiuse dietro alla sua voce.
Kushina riprese a cucinare.
-Tua sorella sta frequentando troppo quell’Uchiha.
-Almeno lei si diverte!- Naruto si era imbronciato –Quando torna papà?
-Fra meno di un ora. Comunque Itachi non mi sembra male, ma la spinge troppo ad allenarsi e a migliorarsi. Lei torna sempre stanchissima e la cosa non mi va molto a genio…
tu che conosci bene la famiglia, e conosci bene anche Sasuke, il minore, che ne pensi?
Kushina non ricevette nessuna risposta, si girò e non trovò Naruto.
 
Naruto era scappato di casa ufficialmente. O meglio, non era scappato di casa, ma dalla noia con la madre.
Perché vabbè, sua madre era molto buffa e divertente, ma quando era occupata a “cucinare” non gli prestava il minimo ascolto e a lui non andava.
Aveva la febbre e non gli era permesso fare nulla a parte starsene a letto. Ma non faceva per lui, voleva fare qualcosa!
E così aveva deciso di andare incontro al padre, il suo adorato padre, che lavorava da mattina a sera.
Era mezzora che camminava, aveva freddo e il naso gli colava. Pioveva.
Camminava e ormai era arrivato in una parte sconosciuta, convinto di essere arrivato nella zona della magione dell’hokage.
Era davvero stanco e stava per fermarsi. Gli occhi si chiudevano da soli…
Due grandi mani forti lo sollevarono in alto.
Mentre chiudeva gli occhi vide dei capelli biondi e due occhi azzurrissimi, come i suoi.
Sentii il profumo del padre e le sue braccia forti abbracciarlo e coprirlo dalla pioggia e dal vento.
Prima di addormentarsi, finalmente al sicuro, vide lo sguardo preoccupato del padre e la sua bocca dagli angoli piegati all’ingiù.
 
Inutile dire che ebbe un febbrone per più di una settimana.

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Capitolo 9
*** La mamma è mia! ***


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Cap 9 La mamma è mia!
Kushina gridava, incitando il figlio di sei anni e mezzo, a correre più veloce e a lanciare più Kunai.
Lo sapeva, che non ci sarebbe riuscito, ma voleva che desse il meglio ancora.
La madre riusciva a bloccarli tutti, quei Kunai.
Ci provava davvero, Naruto, a colpire la madre. Ma era troppo, troppo veloce e troppo forte.
Venne improvvisamente colpito dal manico di un Kunai, che sbattendo su quello della madre, era tornato indietro.
-Ahi!
-Piccolo, scusa!
Kushina si avvicinò velocemente al figlio e si sedette nel giardino per poter guardare meglio la sua ferita.
Sospirò.
-Meno male, non è niente.
-Fa male.
-Ti è uscito un bernoccolo, i bernoccoli fanno male.
-Non intendevo il bernoccolo.
-E cosa allora?
-Che mi batti sempre.
Kushina sorrise.
-Non durerà ancora per molto.
-Perché?
-Perché tu hai un cuore forte, e i cuori forti fanno il corpo forte.
-Che ne sai del mio cuore, mamma?- Naruto non sembrava convinto.
-Ne so perché tu sei il mio bambino, e quando ti ho fatto ti ho dato anche un pezzo del mio cuore, che controlla attentamente il tuo.
-Solo il mio?
-No, anche quello del papà e di Yoshiko.
Naruto prese un ciuffo di capelli rossi tra le mani.
-Tu ami il papà?
-Si tesoro, lo amo.
-Ma a lui non lo dici mai, a noi invece si.
-Vero, ma non c’entra.
-Ami di più me o il papà?
La donna arrossì.
-Ma che domande sono, dattebajo?!?
 
Poco più tardi Minato tornò a casa dopo una lunga missione e per prima cosa abbracciò e baciò la moglie.
-I ragazzi sono in casa?
-Solo Naruto.
-E dov’è?
-Sta facendo i compiti.
-Che dici se noi andiamo di sopra e…- Minato immerse il viso nel suo collo, lei ebbe un gemito e reclinò il capo.
Non poteva essere così cattivo. Non in quel momento! Non poteva farle… quella cosa.
-Cosa fai alla mamma?- Naruto comparve sulla soglia con quaderno e penna in mano.
Minato e Kushina si staccarono immediatamente. Erano rossi di imbarazzo.
-N-niente Naruto! Non vieni a salutare il papà?
-No! – rispose il biondo junior, con gesto di stizza.
-E perché?
-Perché tu mi stai rubando la mamma, e la mamma è mia!

Piaciuto questo scambio di battute madre-figlio? xD 
E' geloso, anche del papà!
Vi ringrazio tutti per il vostro sostegno, continuate a recensire! un bacio :*
With love, Cla 
♥ 

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Capitolo 10
*** La mia bambina. ***


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Cap 10 La mia bambina.
-Non ci posso credere!
-A cosa, papà?
-Che vai di nuovo da quello lì.
Kushina guardava quella scena comica trattenendo a stento le risate. Era seduta sul tavolo a lucidare le sue -bellissime- armi, dato che il giorno dopo sarebbe dovuta partire per una missione importante.
E quei due, oddio, erano troppo impegnati a litigare come bambini per prestarle attenzione.
D’altronde, non che ne avesse bisogno, quella scena era troppo comica per interromperla!
Minato, in pantaloncini da finalmente-posso-riposarmi, era seduto sul divano e guardava la figlia che era in piedi davanti a lui e lo guardava con la stessa espressione.
A parte i capelli, l’unica traccia di lei in Yoshiko, la figlia era la fotocopia di Minato,
sia fisicamente che caratterialmente: entrambi dolci, intellettuali, intelligenti, seri o sorridenti, sempre pacati.
Ed era buffo, estremamente buffo, guardare quell’espressione rarissima dipinta di rosso sui due volti simili: labbra strette in una strana smorfia e guance rosse di imbarazzo e rabbia.
-Io non esco “sempre” con Itachi-kun!
-A ah! Beccata! Tu “esci” con quello lì!
La ragazza di quasi dodici anni era talmente imbarazzata e infuriata che parve che le uscisse fumo dalle orecchie.
-Papà! Io non esco mica, vado ad allenarmi!
-Ma se è da quando hai sei anni che ti alleni con lui!
-Sono un Ambu.
-Sei una bambina.
-Sono il v-i-c-e-c-a-p-o-s-q-u-a-d-r-a degli Ambu.- si soffermò particolarmente sulle nuove parole.
-Sei una ragazzina.
-Sarò presto un chunin.
-Sei INNAMORATA!
Minato sbottò scatenando la grossa risata della moglie. Si pentì subito e si imbronciò, braccia conserte e sguardo sul bracciolo del divano.
La rossa invece, era talmente rossa, che pareva quasi in procinto di strangolare il padre.
-Io non mi innamorerò mai di un UCHIHA!- gridò quel cognome quasi fosse l’offesa più grande del mondo.
Il padre non rispose e non la guardò nemmeno, mantenendo la stessa espressione di bimbo imbronciato.
Allora fu Kushina a prendere la parola, stando attenta a lucidare il kunai che teneva stretto fra le dita.
-Sai Yoshiko, parli ancora, la notte, mentre dormi…- la sua voce era lievemente maliziosa.
La ragazza guardò con imbarazzo la madre
–un imbarazzo diverso di quello precedente, quello incredulo di quando ti trovano con le mani nella ciotola dei biscotti quando ti hanno proibito di mangiarli-
e aprì la bocca, cercando di dire qualcosa.
Poi la richiuse, farfugliò qualche accusa a tutti i Kami che i genitori non colsero, e aprì di nuovo la bocca.
-Stai attenta che ci entrano i moscerini.
-Io non “esco” con l’Uchiha.- disse a denti stretti, quasi l’avessero accusata di omicidio.
-E allora perché non rimani a casa con il tuo papuccio? Oggi non devo lavorare!- lo sguardo di Minato sembrava implorante.
Yoshiko guardò il padre con uno sguardo che diceva “corrompimi”.
-Ti porto al lago a pescare.
-E..?
-E poi a cena da Teuchi.
-E poi…?
Minato sbuffò.
-E poi ti insegnerò qualche tecnica da usare all’esame Chunin.
-SI!
La rossa saltellò sul posto, poi si chinò per schioccare un grande bacio sulla guancia del padre e gridò andando in camera sua a cambiarsi e, probabilmente,
per chiamare Itachi e vantarsi del padre e delle sue tecniche potenti.
Kushina andò a sedersi accanto al marito e gli baciò dolcemente il collo, mentre questo poggiava la testa sulla mano e chiudeva gli occhi.
-Era così dolce e tanto meno furba, quando da bambina veniva con me nel mio ufficio, poi passavamo a prendere il ramen e poi stringeva dolcemente la veste di hokage,
dicendo quanto le piaceva il mio lavoro…-
Sospirò, e con tono affranto disse –Poi però è cresciuta e  ha cominciato a dire che voleva diventare un ninjia leggendario come il nonno Jiraya.
I due risero e si baciarono.

Capitolo un pò di m**** diciamocelo! Dopo una giornata di lavoro ora si è messo pure a piovere -.-
Questo è il risultato, spero piaccia! Ho pensato di non inserire Naruto, una volta ogni tanto u.u
Un ringraziamento particolare ad 
Hikari93 che ha recensito tutti i capitoli fin ora e a Nasashi_96kekkettaFly89Rosy99Gejsha. Un bacione, vi adoro *W*
With love, Cla.

heart heart





 

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Capitolo 11
*** Il mio bambino. ***


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Cap 11 Il mio bambino.
Stava letteralmente impazzendo. Erano tre giorni –tre, assurdissimi, orribili giorni- che non vedeva i suoi figli, o almeno da svegli.
La moglie era andata in missione, Yoshiko stava in accademia metà giornata, giusto le lezioni e gli allenamenti con il team e poi tornava a casa, la sistemava,
andava a prendere Naruto all’accademia, si occupava di lui e poi arrivava Jiraya che le dava il cambio mentre lei si allenava con Itachi.
Quando tornava, il caro “nonno” metteva a dormire sia lei che il biondo, così da potersi dedicare alle sue pazze scritture.
E Minato tornava proprio in quel momento, oppresso dal lavoro, si affacciava sulla porta delle stanze dei propri figli e li guardava dormire, da padre apprensivo.
Un hokage non si può dare malato.
Non ha mai –mai- un giorno vero di riposo. Al massimo mezze giornate libere, quando proprio non ce la faceva più e dava tutte le sue grandi decisioni importanti al buon vecchio Shikaku Nara.
Amava il suo lavoro, amava il villaggio, davvero.
Ma no, non riusciva proprio a stare senza i suoi figli.
In quel periodo c’era molto lavoro da fare, con la preparazione degli esami chuunin soprattutto.
Esami a cui avrebbe partecipato la sua primogenita, che aveva bisogno di lui per allenarsi.
Ma lui non c’era. No, non c’era.
E non c’era nemmeno Kushina a rassicurarlo, a dirgli che era un buon padre, a non fargli pensare più a niente.
Aprì piano la porta della camera della ragazza rossa.
La trovò distesa sul letto così com’era stata tutta la giornata, con un libro di ninjustu aperto sul suo naso.
Sorrise a vederla, quella bambina tanto simile a lui, e si avvicinò. Le tolse il libro di dosso e lo sistemò sul comodino, le tolse le scarpe e le sistemò una coperta quasi fino alle orecchie.
Pochi, semplici gesti della sua presenza.
Si allontanò e si chiuse la porta dietro. Sospirò, fece qualche passo incerto ed infine si avviò verso la stanza del figlio minore.
Il bambino, 6 anni, era disteso nel suo letto –fin troppo grande per lui- con le manine strette al cuscino.
Minato si fece spazio e si coricò al suo fianco. Lo guardò per un po’ dormire, poi gli risistemò la coperta e gli accarezzò il viso.
Si alzò ed andò in cucina, a prepararsi del thè.
Era davvero stanchissimo, troppo,doveva prendersi davvero una pausa e occuparsi dei suoi figli.
Troppo piccoli per stare da soli e…
Fu interrotto dalla mano piccola del figlio che gli strattonava i pantaloni, l’altra manina stretta a stropicciarsi un occhio.
-Papà…- la voce di Naruto era assonnata e impastata –Ho sete..
Minato sollevo il figlio e lo mise seduto sul tavolo, poi gli porse una tazza di the.
E gli sorrise. Come un ebete, giuro! Uno sguardo davvero strano e divertito, misto a soddisfazione e orgoglio. Un ebete.
Il bambino, ancora assonnato, bevve l’infuso d’un sorso, anche se bollente, e lo guardo socchiudendo gli occhi.
-Papà, perché ridi come un pazzo?
Minato sorrise ancora di più.
-Niente, sei tutto tua madre.
Naruto la prese un po’ male.
-Ma io voglio essere come te!
Il biondo senior lo guardo, parve quasi stralunato da quell’affermazione.
-Ma, Naruto, io vi lascio sempre soli!
-Non mi risulta mica!- disse il biondo junior. Sorridendo. Che sorriso da angelo, che aveva!
-Babbo, tu sei il più mitico,il più forte e dolce babbo di tutti i tempi!- disse entusiasmato.
Tu ci sei sempre quando serve, ci dai il meglio e lavori sempre perché ami il tuo lavoro. E anche se Yoshi sbuffa sempre, anche lei lo pensa!
Minato prese tra le braccia il figlio e strinse la sua testolina contro la sua spalla forte, ridendo.
-Piccolo mio, ti adoro.
-Anche io papy! È un giorno sarai fiero di me, te lo prometto. Anche io diventerò un grande Hokage.
-Ti voglio bene, bambino mio.
E l’uomo sorrise, sentendo che il figlio si era già addormentato tra le sue braccia.

Ecco qui un nuovo capitolo, ispirato dalla bellissima immagine trovata su tumblr :D
Fatemi sapere che ne pensate, un bacione grande grande :*
With love, Cla.

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Capitolo 12
*** Piccoli momenti (prima del baratro). ***


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Cap 12 Piccoli momenti (prima del baratro).
Minato aveva trovato finalmente il tempo (grazie a Shikaku) da passare allenando la figlia, in vista degli imminenti esami chuunin.
Erano quindi praticamente andati in ritiro, andavano in corsa fino fuori Konoha per allenarsi e tornavano solo durante la notte.
Il biondo l’aveva allenata in velocità (quindi doveva avere un livello eccellente se si allenava con il lampo giallo) e negli attacchi di tipo vento.
Il punto debole di Yoshiko era la propria difesa: era in grado di schivare, ma quando prendeva prendeva e il padre aveva cercato di abituarla ad incassare.
Il risultato era una ragazzina di tredici anni piena di lividi e ferite.
A lei però non importava, anzi, voleva sempre di più, voleva allenarsi sempre.
L’unica cosa che non le piaceva era la lontananza dalla madre e dal fratellino, che aveva davvero bisogno di lei.
Naruto ormai aveva sette anni, quasi otto, si allenava spesso ma certe cose proprio non gli entravano nel cervello ed era sempre puntualmente sconfitto da Sasuke,
provocando in lui tanta rabbia, dato che il bambino veniva sempre preso in giro.
Di solito, quando Yoshiko ci si metteva e gli spiegava per bene tutto, Naruto capiva e riusciva bene.
Il fatto è che il biondo proprio non ce la faceva ad ascoltare gli insegnanti dell’Accademia, mentre per l’adorata sorella aveva una particolare attenzione.
Purtroppo Yoshiko non passava più molto tempo in casa, tra allenamenti con il padre o con Itachi e tante piccole missioni con il team, costituito da lei,
l’Uchiha e –quel rompiballe- Shisui (l’anno di Yoshiko era stato poco proficuo di bambini, sapete?).
In ogni caso, alla ragazza mancava tantissimo il suo fratellino, tornava troppo tardi e usciva troppo presto per vederlo.
Ma quella sera non riusciva proprio a resistere, doveva vederlo e stargli vicino, a costo di non dormire.
Dopo essersi fatta una bella doccia, andò silenziosamente nella camera del fratello con un libro dell’accademia.
Lo guardo per un po’ dormire –il suo respiro lento, il petto che si gonfiava e si sgonfiava, il viso dolce, i capelli arruffati e quel bellissimo sorriso da ebete che aveva-
poi si sedette sulla scrivania e cominciò a ripetere lentamente alcuni ninjustu e genjustu.
Minato invece doveva assolutamente andare nel suo ufficio a sistemare alcune pratiche che richiedevano la sua presenza e tornò a casa solo verso le undici.
Andò immediatamente dalla moglie –diamine quanto gli mancava- si allungò sul letto accanto a lei e le baciò dolcemente il collo.
Lei dormiva profondamente e decise di non svegliarla.
Si alzò e si andò a sedere sul divano, accendendosi una sigaretta. Appena vide la figlia sulla porta la spense e cercò di nasconderla.
-Non dovresti fumare, fa male alla salute.- disse avvicinandosi e coricandosi accanto a lui sul divano.
Minato  le cinse le spalle con un braccio e le accarezzò il viso.
-Fumo solo quando sono nervoso.
-Che hai, pà?- disse chiudendo gli occhi lasciandosi cullare da quell’abbraccio.
-Sei cresciuta, piccola mia.
-Questo ti innervosisce?
-No è che… sento qualcosa nell’aria… i problemi stanno per arrivare.
-Hmf…- Yoshiko fissò gli occhioni blu nel vuoto con uno sguardo stranamente triste e malinconico.
Il padre interpretò male quello sguardo.
-Sei preoccupata per gli esami chuunin?
-Non esattamente..
-E’ successo qualcosa, tesoro?
-No papà…- sospirò –è che in ogni caso non te lo posso dire…
-Perché?
Lei non rispose. Lui la accarezzò dolcemente.
-In ogni caso io sono qui, se ne vuoi parlare…
Yoshiko annuì piano, chiudendo gli occhi per la stanchezza. In breve si addormentò e Minato, per non svegliarla,
prese la cosa più vicina a lui –la sua veste di Hokage- e la posò su di lei a mo di  coperta.
Rimase li a guardarla per ore, poi finalmente, si addormentò.
 

Ragazzuoli belli, ecco qui un nuovo capitolo!
Un pò triste e schifoso, lo so, ma preannuncia i grandi avvenimenti del prossimo capitolo.
Cosa succederà? Le scommesse sono aperte! :D
Ho aggiunto nuove immagini ai capitoli precendenti. Come sono? :D
Quella di Itachi non è meravigliosa? E l'immagine di oggi?
Insomma, recensite, recensite, recensite! :DD 
Un bacione.
With love, Cla.

 

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Capitolo 13
*** Combatti! ***


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Cap 13 Combatti.
-Evviva!
Naruto gioiva, perché quello era un giorno molto importante: il giorno dell’esame chunin finale di Yoshiko.
Aveva passato con facilità la prova a squadre e quella singola e ora toccava all’ultimo combattimento.
Ai combattimenti sarebbero presenziati il villaggio e l’hokage, che ospitava il raikage e alcuni esponenti del suo popolo.
La famiglia di Naruto sarebbe stata proprio accanto alla postazione di Minato ed ora lui, Kushina e il figlio di otto anni erano pronti per andare.
La maggiore si trovava già al luogo degli esami per riscaldarsi.
Erano davvero tutti molto contenti, anche se il padre aveva in viso una nota di preoccupazione.
Lui stesso aveva sorteggiato le coppie per quei combattimenti e sfortuna vuole che Yoshiko si sarebbe scontrata con Itachi.
“Itachi… quel ragazzino è imprevedibile.” Pensò Minato.
Non che avesse paura che sua figlia si fosse fatta male, diamine, si era allenata con lui!
Ma in quel preciso momento vedeva l’Uchiha sotto un altro punto di vista.
In ogni caso cercò di nascondere questa sua ansia, mentre con il figlio sulle spalle e la moglie al fianco si avviava verso il luogo degli esami chunin.
Lì era un trionfo di persone che gridavano e attendevano con ansia i combattimenti, non vedevano l’ora che gli scontri cominciassero.
Minato cominciò subito a confabulare con il raikage mentre Naruto notò alcuni bambini che andavano con lui in accademia seduti con le loro famiglie poco distanti da lui e la madre.
Fra tanti notò quell’antipatico di Sasuke e una bambina dai capelli scuri come la notte e gli occhi chiari. La sua pelle bianco latte divenne misteriosamente rossa, quando i loro sguardi si incrociarono.
Naruto fece per salutarla con la manina ma la sua attenzione venne richiamata dall’arrivo in campo di Yoshiko e Itachi, entrambi con uno sguardo alquanto amareggiato.
-Vinci onee-san!- la sua voce si distinse tra tutte le altre ed arrivò chiara alle orecchie della ragazza, che si girò e gli sorrise.
Poi Yoshiko tornò a concentrare lo sguardo sul suo amico, che in quel momento era molto cupo.
-Avanti Itachi! Senza esclusione di colpi.
-Meno chiacchiere e più azione.
Fecero il simbolo di inizio combattimento e poi la ragazza cominciò a corrergli intorno e ad attaccarlo da tutte le parti.
Lui evitava i colpi con molta noia, quasi svogliatamente.
Piano piano si lasciava andare, abbassava la guardia e veniva colpito ripetutamente dai calci e dagli shuriken di lei.
Sembrava quasi non volesse più rispondere, non volesse difendersi.
La ragazza se ne accorse e anche Minato dagli spalti.
Si fermò ad un metro da lui.
-Che ti prende?
-Ti lascio vincere, non sei contenta?
Lei sgranò gli occhi su Itachi.
-Sei diventato matto? Lo sai che non mi piace prendere la via più facile.
L’Uchiha la guardò molto duramente, con una nota triste.
-Tanto non ha più importanza, per me, Yoshi.
-Non dire così, Itachi!
-Presto me ne andrò, Yoshiko. Non importa che io diventi chunin.
Yoshiko alzò la voce di un tono, consapevole che tanto nessuno del pubblico l’avrebbe sentita perché questo gridava a sua volta.
-Non ti puoi arrendere così, Itachi! Combatti! Puoi ancora rifiutare!
-No, Yoshiko, non posso.
-Perché?
-E’ un ordine che viene dall’alto,Yoshiko! Sono un ambu io! Dovresti saperlo che si ubbidisce sempre all’hokage!
-L’hokage?- no, non aveva proprio osato pensare che il padre centrasse qualcosa.
Guardò di sfuggita l’uomo biondo, con odio.
-Ti aiuterò a fuggire.
-No, Yoshiko. Tu non devi entrare in questa storia!
-Ma perché non mi permetti di aiutarti, Itachi?!?
-Zitta e colpiscimi!
La rossa si avventò su di lui, le lacrime a rigarle il viso e il suo pugno nello stomaco che lo fa sbattere contro il muro.
-Ne riparleremo, piccola Yoshiko. Non piangere.- disse accasciandosi a terra.

Salve gente, eccomi qui, con un mostruoso ritardo!
Vi avverto che comincierò a pubblicare più di rado (troppi impegni troppi impegni troppi impegni >.<).
Questo è stato un capitolo molto duro da scrivere, anche se avevo tutto in mente.
E' esageratamente triste e melodrammatico, qui il fluff manca quasi del tutto (non fosse per l'immagine!).
Saranno capitoli molto tristi i prossimi due o tre.
D'altronde, si sa cosa fa Itachi a 13 anni, no?
Ditemi che ne pensate, ne ho davvero bisogno. A presto!
With love, Cla.

 

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Capitolo 14
*** Delusione e frustrazione. ***


Cap 14 Delusione e frustrazione.
Kushina era seduta al buio nella camera del figlio, con quest’ultimo stretto tra le braccia, poiché la camera era la più lontana da quella del salotto.
Mai era stata così sconvolta e preoccupata.
Cercava di coprire le orecchie del figlio, stretto a lei, perché non sentisse tutto quel dolore.
Purtroppo le grida erano troppo forti.
-Sei un mostro!- gridava Yoshiko, tra le lacrime, colpendo ripetutamente il padre con i cuscini.
-Non è stata una mia decisione, Yoshiko!
-Sei l’Hokage cazzo, come fai a non avere tu delle fottute decisioni??- disse continuando a colpirlo.
-Non voglio sentire certe parole uscire dalla tua bocca.- disse lui mentre rimaneva impassibile sotto gli attacchi ripetuti della figlia, che si sfogava su di lui.
-Non mi interessa più delle tue fottutissime regole!
-Yoshiko Namikaze, smettila subito e ascoltami!
-No!
La tenne ferma per le spalle mentre questa continuava a tirargli cuscini e pugni sul petto.
-E’ stata una decisione presa dagli anziani della foglia, contro il mio volere.
-No, no, no!
-Ho cercato di distoglierli da questa decisione, ho anche parlato in segreto con Mikoto, ma nemmeno lei ha potuto nulla contro gli Uchiha.
-No, NO!! Mostro!- continuava a gridare lei, piangendo.
-Bisogna difendere il villaggio e Itachi lo sa!
-MOSTRO!
-Non è stato costretto, Yoshiko!
Lei indietreggiò di qualche passo, poi afferrò la sua giacca scura e corse via da casa sua, chiudendosi la porta alle spalle.
Camminò a lungo, nel buio di Konoha.
Non si era accorta che durante il litigio col padre fosse passato così tanto tempo, ormai era buio e le strade deserte.
Inconsciamente, si avviò verso il solito boschetto dove c’era un punto preciso in cui gli alberi si diradavano ed era possibile ammirare il cielo stellato.
Quello era il loro posto, la culla di tanti discorsi profondi tra di loro.
Sentì che l’erba era fresca sotto il suo tocco, quando si coricò.
-Alla fine non mi dispiace nemmeno, lasciare questo posto.- la voce di Itachi arrivò dagli alberi, facendosi sempre più vicina.
La rossa si alzò e guardò nel buio, dove scorse due occhi rossi.
Venne catapultata in una sua illusione, di quelle che ti fanno rizzare i capelli.
Yoshiko vide tutti i momenti della sua vita, quelli in cui Fugaku Uchiha gli riservava uno sguardo deluso,
quando lo spingeva ad allenarsi fino al limite in tenera età, quando lo criticava.
Rivide tutti gli assassinii cruenti compiuti da lui, quando ancora aveva nove, dieci anni.
Era sempre stato considerato come un arma segreta.
Per lei fu facile liberarsi da quell’illusione, Itachi non voleva farle del male.
Una strana sensazione di dolore le inondò il cuore, lasciando anche uno strano calore nello stomaco.
Poi però, vide gli occhi scuri di lui, immerso nella notte, solo.
Gli occhi del cielo si immergevano in quelli della notte e viceversa.
-Mi fa quasi piacere allontanarmi da te, Yoshiko. Dovresti odiarmi. –disse lui, con voce roca e decisa.
Lei si avvicinò piano e lo abbracciò, cingendogli le spalle con le sua braccia esili.
-Non sono tuo fratello, Itachi. Non devi convincermi che non ti mancherò, non devi convincermi ad odiarti. Io non posso farlo… io… ti…
Si interruppe quando senti le braccia forti di Itachi stringerle la vita, con forza, e quando senti una specie di gemito, un singhiozzo forse.
Rimasero abbracciati così per ore, stretti l’uno all’altro, con le stesse emozioni, gli stessi sentimenti, lo stesso dolore.
-Dovesti odiarmi, davvero…- disse lui addolorato, sussurrando al suo orecchio.
 
 
-Un giorno capirà.
Kushina cercava di consolare il marito, che era rimasto davvero distrutto da quello scontro con la figlia.
-Un giorno capirà- ripeteva lei, sussurrando al suo orecchio, una mano stretta alla sua e l’altra sulla sua schiena.
-Mi sento davvero un mostro.
-Non lo sei, Minato. Hai fatto il possibile, alla fine, non puoi metterti contro tutto il consiglio.
-Ma forse…
-Capirà.- disse dura lei, zittendo un'altra frase umiliante piena di dubbi.
-Mi chiedo solo se sarà capace di superarla.- disse con una smorfia di dolore.
-Alla fine ce la farà.
Sospirarono, all’unisono.
-Saranno tempi duri.

Image and video hosting by TinyPic Salve gente! Piaciuto il capitolo? Estemamente depresso, lo so.
Wow, 55 recensioni, per me è un record!
Vi ringrazio tutti per il vostro sostegno :)
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. A presto.
With love, Cla.

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Capitolo 15
*** I sentimenti che non ti mostro. ***


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Cap 15 I sentimenti che non ti mostro.
Era successo.
Itachi si era sacrificato,  aveva ucciso la propria famiglia ed era scappato, marchiato come nunkenin.
Il popolo ora lo odiava e malediva il suo nome.
Solo un ristretto numero di persone lo ricordava come bravo ragazzo.
Yoshiko, da esattamente una settimana, cioè da quando aveva salutato Itachi e lo aveva lasciato solo al suo destino,
non mangiava più e la notte aveva gli incubi, cominciando a gridare nel sonno.
Non usciva più di casa, non parlava con nessuno.
Si lasciava spesso coccolare dalla madre, che non proferiva parola, la abbracciava e la accarezzava, le era vicina col cuore.
Ascoltava in silenzio le infinite scuse del padre, che si sentiva in colpa, e che non riusciva proprio a risollevare il morale della figlia.
Naruto guardava in silenzio, non diceva nulla, non riusciva a capire il dolore della sorella, ma si dispiaceva per lei.
Fu proprio quel giorno, ad una settimana dal disastro, che Naruto fu talmente preoccupato da adoperarsi per la sorella.
Le lasciò un biglietto sul cuscino del suo letto con scritto “Sei cordialmente invitata nella reggia di Naruto kun, questa sera alle 21”.
E quella sera Yoshiko si presentò con l’invito tra le mani e con uno sguardo incredulo.
-Vieni qui, Yoshi.- disse sorridendo lui, indicandole il posto accanto a lui nel letto.
Lei non proferì parola e si coricò accanto al fratello.
Stettero qualche minuto a guardarsi, coricati su un fianco, mani nelle mani e stesso pigiama azzurro, anche se di diverse misure.
-Dormi con me, Yoshiko?- chiese lui speranzoso.
Lei negò lievemente.
-No, parla con me.
Lei distolse lo sguardo, mentre lui le accarezzava piano la mano.
-Onee-san, non lo dirò a mamma e papà. Ma parla con me, ti prego!
-Non posso dormire con te, Naruto.
-Perché, nee-san?
-Io la notte ho gl’incubi e grido, otouto… ti sveglierò…
-E allora io sveglierò te e staremo svegli finchè non ti calmerai, Onee-san.
Lei gli accarezzò dolcemente i capelli biondi.
-Ti ringrazio, otouto.
Si misero sotto le coperte e si strinsero in un abbraccio.
-In che rapporti sei con Sasuke Uchiha?- chiese lei sussurrando.
-Non dei migliori.- disse sbuffando –Perché?
-Perché domani verrà qui e voglio che tu sia gentile con lui.
-Ma per…
-Ha bisogno di cure, otouto.- disse dura lei, intterrompendolo.
Lui si fece triste.
-Come ne hai bisogno tu, onee-san?
Lo strinse ancora di più nell’abbracciò.
-Si, Naruto. Come ne ho bisogno io…
Lui si aggrappò al pigiama di lei, stringendosi contro il suo petto.
-Ti sarò sempre vicino, Yoshi. Ti voglio bene.
Lei sorrise, dopo tanto tempo, col mento appoggiato sui capelli biondi.
-Ti voglio bene anche io, Naruto. Buonanotte, piccolo.
Si addormentarono insieme stretti l’uno all’altro e quella sera, Yoshiko, non ebbe gli incubi.


 Ecco qui un bel capitolo gente, giusto perchè è possibile che io non aggiorni più per qualche giorno
quindi dovrete farvi bastare questi momenti di dolcezza.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a me molto.
:D
With love, Cla.

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Capitolo 16
*** Dopo essere stati al buio la luce fa male. ***


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Cap 16 Dopo essere stati al buio la luce fa male.
Non ci poteva credere.
Sasuke si era fatto trascinare via di casa da una donnaccia petulante, l’amica del suo “caro e amato” fratello, e non ci poteva credere.
Yoshiko si era presentata sulla porta di casa sua quel pomeriggio presto, gli aveva rivolto uno sguardo preoccupato dicendo “puzzi”
e poi lo aveva trascinato via per casa sua.
Va bene che in quel momento non voleva proprio stare a casa sua, dove c’erano troppi ricordi belli e altrettanti dolorosi, quelli di quella dannata notte,
ed in più c’era quel bastardo del suo nuovo tutore appiopatogli dall’Hokage che non parlava ne si preoccupava, diceva solo “mangia” o “lavati” o “cambiati”,
non era davvero lì per preoccuparsi per lui quello shinobi da strapazzo –era uno di quegli uomini che al defunto Fugaku Uchiha non piacevano per niente-,
ma vogliamo mettere quell’oscurità di casa sua con la grande casa Namikaze, dove –fra le altre tante altre cose insopportabili- c’era quel deficiente di Naruto Uzumaki?
Invece era lì, in quella casa fin troppo luminosa, coricato sull’erbetta del loro giardino, accanto a Yoshiko.
Naruto andava e veniva, chiedeva qualche cosa alla sorella o lanciava uno sguardo storto all’Uchiha e poi tornava in casa, a rodere.
-Il tuo fratellino è geloso di me.
-Gli ho detto che può rimanere anche con noi.
-Io non ci voglio nemmeno stare qua.- sbuffò lui.
Lei lo guardò storto.
-Sei solo un moccioso, cosa ne sai di cosa vuoi o non vuoi?
-Mi conosco bene.- disse ricambiando lo sguardo.
Lei rise. –Ma smettila, che ho cinque anni più di te e mi sono fatta l’esperienza, moccioso!
Il bambino di otto anni perse la calma, si mise seduto e digrignò i denti, gli occhi neri a trafiggerlo.
-Tu ne hai viste tante? Hai idea di cosa mi è successo in quest’ultimo mese? Il mio adorato fratello ha ucciso la mia famiglia!
Appena la ragazza gli accarezzò la mano capì di essere caduto in trappola, sotto il gioco benevolo di Yoshiko.
-Mi dispiace per i tuoi parenti, ti sono vicina. Se vuoi parlare con qualcuno, io ci sono, va bene? Anche se tu volessi parlare… di lui.
Lui deglutì e non rispose, gli facevano male come frecce quelle parole dolci. Osservò il bambino biondo uscire dal retro della casa con un libro dell’accademia in mano,
sedersi con le ginocchia al petto sulla panca del giardino e nascondere mezzo viso nel libro, cercando di non farsi vedere mentre li osservava.
Si alzò in piedi e si avvicinò al bambino, che intanto poggiò il petto lungo il tavolo e scostò il libro, con fare annoiato.
Lo guardava e Naruto si infastidiva, la vena sulla sua fronte pulsava leggermente.
Poi pensò a quello che gli aveva detto la sorella la notte prima, di essere gentile con lui, perché aveva sofferto e soffriva ancora.
Si tolse quella faccia irritata dal viso e lo guardò, senza però scostarsi dal tavolo.
-Cosa?- disse lui, dato che quello non rispondeva, socchiudendo solo un occhio.
-Tua sorella è una rottura.- rispose dopo un’interminabile minuto.
-Mia sorella è super, non dire cazzate.- richiuse piano gli occhi e poi li riaprì, sentendosi osservato.
-Cosa?- chiese di nuovo con sguardo interrogativo.
-Non voglio stare con tua sorella.
-Quindi?
-Quindi vieni.
Sorrise strafottente nascondendosi dietro il braccio.
-Non ne capisco il motivo…-  lo sfidò.
-Vieni.
-Hmf.
-Senti!- Sasuke si infastidì, non voleva tornare a casa ma non voleva nemmeno stare a casa, era troppo che stava solo, moriva dalla voglia di giocare.
-Vieni.
-Come si dice?- disse alzando un sopracciglio.
-Vieni… perfavore.
Naruto sorrise e si alzò, si portò le mani dietro la nuca e cominciò a ridere e a seguire Sasuke nel giardino.
-Che facciamo?
-Ci alleniamo? Giochiamo?
-Un po’ tutt’e due!


Sono tornata dopo qualche giorno con un nuovo capitolo :D
Com'è? Io stessa non saprei come definirlo, ma mi piaceva molto inserire qualche momento tra Sasuke e Naruto... e Yoshiko.
La storia di oggi non ha un finale preciso, chissà forse finisco alla prossima, non lo so!
Ringrazio tutti per il vostro adorabile sostegno! :D Siete adorabili!
Forse più dell'immagine di oggi *-* Grazie ancora eh!
With love, Cla.

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Capitolo 17
*** Distrazioni. ***


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Cap 17 Distrazioni.
Naruto correva verso casa sporco di pittura e contento per la marachella che aveva appena compiuto.
Aveva nove anni e le sue abili erano molto più agili di quelle del “vecchiaccio” che lo seguiva sbraitando.
Il giorno prima aveva sentito per l’ennesima volta alcune donne del villaggio, tra cui la moglie dell’uomo, criticarlo perché portatore del Kyubii.
All’inizio, per quelle pettegole, lui piangeva tantissimo. La volpe era da sempre parte di se, una cosa che aveva ereditato dalla madre e,
per quanto l’animale fosse fastidioso, ci teneva troppo e cercava di difenderlo.
La mamma aveva sempre cercato di rassicurarlo, lo stringeva a se e gli diceva di ignorare quelle cattive personcine perché non valeva la pena di provare qualcosa nei loro confronti.
Lui però, certe volte proprio non resisteva al gusto di fare qualche piccolo dispetto, come quello appena commesso.
Aveva rubato la pittura dalla cantina di casa sua e aveva imbrattato i muri di quella perfida signora e poi era scappato via.
Era matematicamente sicuro che il padre o la madre si sarebbero arrabbiati molto con lui e che lo avrebbero sgridato, ma non se ne preoccupava, ormai ci aveva fatto il callo.
Tornato a casa si mise immediatamente a pranzare con la sorella, che era tornata apposta dall’allenamento per mangiare con lui.
Quel giorno la mamma era in missione e Minato invece era al lavoro, come sempre.
-Naruto!
-Umh?
Il biondo venne accecato dal flash di una macchina fotografica, che, con uno strano rumore, fece uscire l’immagine dalla sua “bocca” (la chiamava sempre così,
da piccolo, quando il padre gli scattava le foto).
Yoshiko la prese velocemente e la sventolò per farla asciugare, poi la guardò e rise.
-Che diamine ti prende Yoshiko?
-Niente, mi stavo solo divertendo!
-Fai sempre così da un po’ di tempo a questa parte!
-Ognuno ha i suoi modi per divertirsi.- rispose scocciata lei, riprendendo a mangiare.
Naruto non rispose. Sapeva bene che quello era uno dei tanti modi di Yoshi per distrarsi, per non pensare a quella tremenda perdita subita l’anno prima.
Inconsciamente, fece un rapido confronto fra la sorella e Sasuke.
Lei faceva di tutto per non pensarci, si impegnava in mille cose diverse, tra allenamenti, studio, missioni, Ambu (di cui ora era il capo squadra) e vari piccoli hobby.
Lui invece ci pensava continuamente e questo era il motivo per cui si allenava assiduamente, oltre al fatto che aveva sempre un triste sguardo amareggiato.

Finirono di mangiare ridendo e scherzando, poi sparecchiarono e lavarono i  piatti. Infine, Yoshiko, annunciò che si sarebbe andata ad allenare.
Lei uscì e il fratello, per divertimento, prese a pedinarla di nascosto.
Notò immediatamente che la rossa aveva preso una strada diversa per arrivare al campo d’allenamento e, incuriosito, la seguì con molta più attenzione,
cercando di non destare sospetti.
All’improvviso, la ragazza si inoltrò in un cunicolo buio.
Lui si avvicinò e aderì il petto contro l’angolo del muro e sporse la testa, cercando di non farsi scoprire.
Vide Yoshiko parlare sommessamente con una bambina della sua stessa età, dai capelli blu notte e gli occhi lillà.
La pelle diafana si colorò di una nota dolcemente rossa sulle guanciotte, quando la ragazza più grande porse la foto –quella foto appena scattata,
dove Naruto era sporco di pittura e aveva in bocca le bacchette col riso, quella ASSURDA foto- di Naruto.
Capì che la bambina stava ringraziando la sorella e, quando vide che quest’ultima stava facendo retromarcia per andare seriamente ad allenarsi,
il biondo si allontanò di corsa.
No no, avrebbe dovuto fare un luuuungo discorso alla carissima sorella…


Non posso negare di essermi divertita un casino a scrivere questo capitolo :D
Morivo dalla voglia di scrivere qualcosa su questa Yoshiko aiutante dell'innamorata Hinata :DD
Era una cosa che avevo in mente da tipo due settimane e solo oggi ho avuto il tempo di realizzarmi.
A proposito, chiedo profondamente scusa per il mio enooorme ritardo! Troppi compiti, già dal primo giorno!
Beh, spero che questo capitolo vi piaccia e, in ogni caso, fatemi sapere che pensate! Un bacione.
With love, Cla.
heart heart

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Capitolo 18
*** La mamma migliore del mondo. ***


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Cap 18 La mamma migliore del mondo.
-Ah, ci rinuncio!
Naruto, al quanto scocciato, era entrato nel giardino dove la madre stava impiegando il suo poco tempo libero dedicandosi ai fiori che tanto amava.
Lei gli rivolse uno sguardo alquanto truce, mentre lo osservava buttarsi di peso sull’erbetta.
-Cos’è successo?
-Ora sono grande mamma, non ho bisogno che risolvi i miei problemi.
Lei posò le mani in grembo e guardò dritto il figlio nell’occhio che lui teneva semi chiuso, a scrutarla.
-Quanti anni hai, Naruto-chan?
-Nove anni e 5 mesi.
-E saresti grande?
Lui non rispose, fece per pensarci e poi si coricò sulla pancia, la faccia posata sulla mano con fare stanco, a guardare Kushina.
-Mi puoi aiutare?
-Per quel che posso si, amore mio.
Il biondo chiuse gli occhi per pensare a come formulare la domanda.
Si alzò in piedi, camminò avanti e indietro e poi si sedette sull’altalena.
Quando il bambino cominciò a parlare, la madre si alzò e gli andò dietro, cominciando a spingerlo lievemente.
-Mi sono stufato.
-Di cosa Naru?
-Non riesco a capirli.
-Chi?
-Yoshi e Sasuke. Sono sempre così tristi! Uno lo dimostra apertamente e l’altra cerca di nasconderlo… Ma si vede che non riescono ad andare avanti. Cioè…. È strano!
-Tempo al tempo, Naruto. Ognuno ha i suoi tempi per superare le perdite. Non giudicare mai, Naruto.
Il piccolo sentì la voce della madre preoccupata ed alzò il viso in sua direzione.
Gli occhi di quel blu intenso si incrociarono con quelli celesti, entrambi con una strana nota di malinconia.
-Va bene mamma, ma io e Yoshi siamo fratelli no? Tu e papà ci avete insegnato le stesse cose, prime fra tutte non arrendersi e non abbattersi mai.
Io, al posto di onee-san, avrei reagito in modo diverso. Lei… -
lo sguardo divenne talmente triste e malinconico che Kushina smise di spingere l’altalena e lo abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla
–Lei è sempre in missione e quando non lo è si chiude in camera…
Kushina strinse più forte i piccolo e sorrise contro la sua guancia.
-Come sei dolce, Naruto! Non ti devi preoccupare di questo, comunque. Parlerò con Yoshiko, promesso. Ma tu devi starle vicino.
-Le parlerai?- il bimbo parve riprendere vita, sorridendo entusiasmato.
-Si, promesso!
 
La ragazza era accovacciata nell’angolo più in fondo del letto, le ginocchia contro il petto e il viso appoggiatoci contro.
Non le serviva una foto per ricordare ogni piccolo dettaglio del viso di lui, così angolato e virile,
le grandi fosse simile ad occhiaie che se non fossero per il sorriso dolce sarebbero sembrate così severe, gli occhi neri e profondi, intrisi di mille significati,
i capelli un po’ lunghi e raccolti.
Ricordava perfettamente le sue mani, grandi e affusolate, che tante volte l’avevano sfiorata in una carezza o colpita durante un allenamento.
-Itachi…- Kushina non riuscì a continuare, vedendo la figura tetra della figlia tremare come una foglia nel buio di quella camera.
“Itachi non tornerà più!” le voleva dire lei “Devi fartene una ragione!”.
E come poteva dirle quelle parole così cattive, vedendola tremare al pronunciare il nome del suo amore?
Si fiondò su di lei e la strinse forte fra le braccia, mentre lei cedeva al pianto.
-Itachi non tornerà.
E il corpo della ragazza si scosse, dandola vinta alle lacrime. Parlò piano, contro il suo orecchio.
-Non tornerà, ma questo non significa che tu non lo riveda mai più. E dimmi piccola mia, ti farai vedere debole e triste come sei ora
o vorresti mostrarti forte e migliore, quando lui ti guarderà negli occhi?



Ma buona sera! Innazitutto chiedo perdono, ho mancato la scadenza di un giorno!
Volevo qualche momento madre-figlio/a, spero che il risultato sia stato buono.
Voi che ne pensate? E l'immagine non è caruccia? *.*
Ora devo fare qualche ringraziamento. Ovviamente ringrazio tutti coloro che mi hanno messo nei preferiti/seguiti/ricordate! Ooooh come crescete *-*
Poi devo ringraziare  
Leanan   e  Hikari93 che mi recensiscono sempre! Dolci voi <3 Tutti i miei nuovi recensori (sopratutto _violettegirl_ e goringo ) e infine  Kushina Namikaze che mi ha inserito nella sua pagina facebook, questa.
 
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=446252772082702&set=a.446252745416038.94335.312684845439496&type=1&theater

Magari passateci eh! E grazie ancora, a presto!
With love, Cla.

 

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Capitolo 19
*** La sua immagine rivela tutt’altro, ma è un santo in terra. ***


Cap 19 La sua immagine rivela tutt’altro, ma è un santo in terra.


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Naruto e Sasuke erano coricati insieme, stesi lungo il fouton del biondo, che era riuscito a convincere (o era stata Yoshiko?) l’amico ad allenarsi e a giocare insieme.
Ora erano stanchissimi ed erano distesi in pigiama, poiché Kushina aveva permesso a Sasuke di dormire a casa Uzumaki.
Non che fosse la prima volta che i due dormissero insieme.
Da quando c’era stato lo sterminio del Clan, circa un anno prima, solo Naruto e Yoshiko erano riusciti ad avvicinare il bambino davvero, ad estrapolare qualche parola sincera.
Solitamente rispondeva a tutti con mugugni, battutine fredde e frecciatine, ma nulla che venisse dal cuore.
La ragazza, quasi quindicenne, guardava i due bambini coricati che guardavano il soffitto.
Si sedette accanto alla porta ed ascoltò i loro discorsi.
-Sei odioso quando fai così.
-Così come?
-Quando fai il bastardo e dici che tuo fratello è uno stronzo.
-Lo è.
-Ha fatto quello che ha fatto, ma non ne conosci i motivi.
-Ha fatto quello che ha fatto e se ne pentirà.
-Se ti sentisse Yoshi…
Un mugolio fuori dalla stanza e il biondo balzò in piedi, aprendo la porta di scatto.
-Yoshi!
La ragazza era in ginocchio e teneva le mani davanti alla bocca, respirando a fatica.
Piangeva Yoshiko, dopo che aveva finto tanti sorrisi piangeva e Naruto non sapeva che fare.
-Itachi ha sbagliato… nel cercare di farsi odiare da te!- mugolò cercando di respirare.
-Stai sclerando?- il volto di Sasuke era visibilmente annoiato.
Impassibile. “Che cosa hai combinato, Itachi-san?”
Il volto di lei si fece paonazzo.
-Purtroppo, lo conoscevo meglio di te.
-E ne vai fiera?
-Itachi era un grand’uomo!- gridò e si alzò in piedi, si avvicinò a passi svelti a lui.
-Un grande assassino.
-Smettila di parlare così di lui!
Il suono di uno schiaffo risuonò nella casa, con l’eco, come se stessero sbattendo cento porte una dietro all’altra.
Gli occhi sgranati dell’Uchiha covavano odio, con grandi falcate oltrepassò la porta e fuggì da quella casa, il pigiama di Naruto ancora indosso.
Yoshiko gli corse dietro.
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La pioggia batteva fredda e veloce suonando la propria presenza sul suolo. Nel buio della notte nulla si riusciva a scorgere e nessuno osava affrontare la potenza della natura.
L’acqua si fondeva con le loro lacrime, i volti paonazzi per la corsa e il petto che si gonfiava e sgonfiava velocemente.
Gli occhi tristi, malinconici, rabbiosi ma stavolta non vacui, non più persi nel vuoto ma fissi negli occhi dell’altro.
-Hai osato alzarmi le mani. Nemmeno mio fratello…
-Se ci fosse stato lo avrebbe fatto anche lui.
I pugni si chiusero in una morsa di dolore e le unghie penetrate nella pelle a ferirle.
- Ho promesso a Itachi di proteggerti e di aiutarti, manterrò la promessa. E purtroppo io ti voglio bene come se fossi mio fratello, se questa è presunzione, allora colpiscimi.
Chinò la testa ed aspettò mentre lui muoveva qualche passo avvicinandosi.
La mano si alzò a mezz’aria a mo di schiaffo, ma non si mosse. L’incertezza faceva tremare Sasuke.
-Colpiscimi!- gridò lei, con disappunto.
E stavolta uno schiaffo la fece cadere ma non disse nulla. Altri schiaffi, pugni, grida, ma non quelle di Yoshiko.
Lei era un ninjia, uno dei migliori. I ninjia mantengono le promesse, sono saggi e volenterosi, non si arrendono mai e non si ritraggono per nessun motivo al mondo.
I ninjia non dicono di soffrire. I ninjia sono forti. E lei era una Kunoichi e un ANBU, e gli ANBU non mostrano mai nessuna emozione, come la maschera che portano.
Ma il cuore, il cuore quello c’era e batteva sempre, perché te ne freghi dell’essere obbiettivo e combatti per ciò che vale.
E lei quella sera combatteva, o meglio non reagiva, perché Sasuke valeva, perché quella sera tanto odio stava fuoriuscendo e
finalmente lui mostrava qualche emozione vera, il rancore e la rabbia.
Se lo lasciò sfuggire. “Scaricami tutto il tuo odio addosso” aveva detto.
E lui si era bloccato di colpo e aveva osservato incredulo il volto ferito della rossa.
Si alzò, si voltò e cammino con passi incerti nel vuoto della sera.
-Sasuke-kun.
Lo chiamò e quando si voltò lei si inchinò con fare di scuse.
-Non ci avrai capito molto stasera. Per tutto, perdonami.
Lui riprese la strada per casa.
Un'altra notte in solitudine.
 
Buon pomeriggio fans, scusate il ritardo ma avevo un piccolo blocco dello scrittore.
Sono stata molto indecisa se mettere o meno questo capitolo online poichè la storia sta diventando piuttosto drammatica e con pochi momenti fluff.
Mi farò perdonare! Intanto ringrazio di cuore tutti coloro che mi sostengono.
Che dite, prima dei 25 capitoli arriveremo a 100 recensioni? *///////*
Ora vi lascio i tag delle mie altre due storie (di cui una OS NaruHina, sul compleanno di Naruto-chan) e vi informo dell'inizio di una mia nuova storia, dedicata alla mia migliore amica */////*

Il 10 ottobre non è il mio compleanno (chiunque ha i suoi giorni no).  
 Alla ricerca della felicità. 
With love, Cla.

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Capitolo 20
*** Foto ricordo. ***


Cap 20 Foto ricordo.
-Mamma! Ma dove diamine è finito?
-Non lo so, Yoshiko, non lo so.
La sedicenne e la madre erano impegnate in quel momento in una –pericolosa, per la casa- caccia a tesoro.
La ragazza doveva partire in missione ANBU, piuttosto importante e lunga, ricoprendo il ruolo di capo squadra.
-Ma proprio stavolta ti doveva venire la voglia di portarti il termos?
-Ne ho bisogno per tenermi sveglia, mamma!
-Manco fosse caffè.
Al duetto da manicomio si aggiunse una terza voce piuttosto assonnata. Naruto era entrato nella stanza con la mani dietro la chioma bionda, gli occhi gonfi e assonati e un gran sbadiglio ed ora fissava interdetto madre e sorella mentre cercavano il sopracitato termos nel guardaroba (che poi perché diamine cercare lì!).
La ragazza lanciò uno sguardo assassino in direzione del fratello.
-Anche a te piace la cioccolata.
-Si, ma a casa. Tu stai andando in missione con un termos di cioccolata calda che non fa altro che appesantirti e indebolirti. Sei forse diventata scema?
-Ah, Sasuke ti insegna troppe cose.- disse negando debolmente col capo e tornando a cercare il termos.
-Non potresti pensare magari che è roba che viene dal mio cervello?
La voce si alzò e una vena sulla sua fronte dell’undicenne si gonfiò pericolosamente.
-No, perché tu…-  la sorella non fece in tempo a finire la frase che un cuscino la colpì di striscio per poi finire contro l’anta aperta dell’armadio a cui era appesa la giacca di shinobi di Minato.
Da quest’ultima cadde una foto, che Kushina raccolse per poi sorridere.
Interruppe i due che ancora stavano litigando e li fece avvicinare a se.
Ritraeva un Naruto piccolissimo che giocava col cappello di Hokage del padre accanto a quest’ultimo che si era addormentato ed infine Kushina che copriva divertita Minato con una coperta.
Yoshiko ricordava perfettamente quella foto, era lei che l’aveva scattata con la macchina istantanea.
Naruto invece era troppo piccolo per ricordare e appena vide la foto fece un lungo “oooooh” sgranando gli occhi e sorridendo come un matto.
-Aaaaah, dovevi sempre dare fastidio a tuo padre.- disse Kushina, scherzosa.
-Non lo facevo apposta!- Naruto le rivolse una faccia da cucciolo.
-Io sono scioccata da un’altra cosa.- intervenne Yoshiko, truce.
-Cosa?- chiese il biondo.
Lei rivolse lo sguardo verso di lui e parve squadrarlo, poi guardò nuovamente la foto.
-Mio caro Naruto-chan….
-Si?- fece lui ansioso.
-…In questi anni…- lo fece penare.
-Cosa, cosa??- disse incitandola a continuare.
-Ti sei imbruttito di brutto!
-Ma che bastarda…- disse dandole un buffetto sulla schiena.
Le risa affollarono nella camera, facendola rimbombare di felicità.
“Era tanto che non ridevano così” pensò felice la madre, cominciando a ridere a sua volta.

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E rieccomi qui a tempo record! Che dite, mi sono fatta perdonare questi momenti un pò troppo tristi? 
Fluff puro gente u.u
Spero che mi lascerete tante belle recensioncine <3
A, quasi dimenticavo! qui di seguito vi lascio il link/titolo della mia nuova long
When life turns its back. With love, Cla
.

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Capitolo 21
*** Unico come sei. ***


Cap  21 Unico come sei.

Naruto, dodici anni, sentiva tante pressioni su di se.
“In generale, il figlio di un Hokage, deve essere rispettoso e gentile come l’Hokage, crescere a sua immagine e somiglianza” o almeno così gli diceva Yoshiko.
Quand’era piccolo, questo concetto, gli era sempre stato difficile da capire.
Non capiva perché non potesse essere un bambino esuberante e giocoso, come era fino al midollo, e non capiva perché non potesse “affrescare” il muro di qualche vecchietta cattiva o rubare qualche mela quando aveva fame.
Proprio non capiva perché non potesse esprimersi come meglio poteva.
Ma ora, che stava per farsi uomo e aveva dodici anni, riusciva a capire il perché delle parole della sorella.
Innanzitutto, l’Hokage è un uomo che esige rispetto e va rispettata perché è arrivata al vertice più alto a cui si potesse arrivare. Era segno di gran forza e intelligenza, di genialità tattica, di carisma, di benevolenza e di determinazione.
Suo padre in particolare, era poi rinomato con tantissimi titoli oltre ad Hokage, uno ad esempio, “lampo giallo”.
Era stato allievo di uno dei tre ninjia leggendari, ma ancor più leggendario era stato quando aveva avuto a che fare con la moglie…
Kakashi-sensei, memore degli allenamenti e delle missioni col suo maestro Minato, lo rimbeccava sempre sulla sua pigrizia.
E allora lui si allenava, si allenava e si allenava ancora, in silenzio, di nascosto, o con l’aiuto della sua amiche più fidate: Kushina e Yoshiko.
Aveva capito che, suo padre in particolare, era una persona che andava rispettata a priori, fuori dal suo incarico di Hokage.
Perché lui, e sua madre glielo diceva sempre, era un uomo di parola, determinato, intelligente, simpatico ed amorevole.
E poi, Naruto ricordava bene il padre in atti di grande gentilezza e amore, fin da quando lui era piccolo: il modo in cui sacrificava ore di sonno solo per stare con la propria famiglia e contemporaneamente lavorare per Konoha, le giornate che dedicava per cercare che fosse un mondo migliore, le volte che aveva difeso il villaggio fino ad arrivare a dare una carezza ad un bambino triste.
Ricordava perfettamente quella sera in cui aveva quattro anni e stava tornando dalla magione insieme al suo papà, quella sera in cui per la prima volta incontrò Sasuke.
Piangeva quel bambino, in mezzo ad una strada, dicendo che aveva perso la strada di casa da cui era scappato perché… perché nessuno, soprattutto il fratello, non voleva giocare con lui.
Minato gli accarezzò dolcemente i capelli e gli disse che lo avrebbe riportato a casa, rassicurandolo, ma con un ghignetto soddisfatto nel vedere la gelosia di Naruto.

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Da quella sera, Naruto non vide mai più piangere l’amico Sasuke, cosa che stimava.
Eppure insieme ne avevano passate tante: in dolore per la perdita della famiglia, tutte le missioni insieme, quella volta in cui lui lo difese da Haku ecc.
Sapeva che avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altro ma sentiva che qualcosa di strano e pericoloso si stava avvicinando.
Dalla missione contro Orochimaru e company, Sasuke era cambiato gradualmente, stava diventando tutto diverso e più freddo.
Aveva provato a capire cosa fosse successo da Sakura, ma lei aveva la bocca cucita ed ogni volta che ne parlavano diventava terribilmente triste, spezzandogli il cuore.
Inutile dire che Sasuke negava o evitava il discorso.
E così Naruto sentiva che qualcosa di brutto si stava avvicinando e molto in fretta, così, quella sera, si stava allenando nel giardino di casa. Pensava che l’unico modo per poter superare ogni cosa, era trarre ispirazioni dal padre.
Yoshiko non c’era e nemmeno Kushina, entrambe in missione, mentre il padre sarebbe tornato a momenti.
Il biondo tirava calci, pugni, saliva sugli alberi, lanciava kunai, ogni tanto eseguiva qualche rasengan, da poco imparato, cercando di perfezionarlo.
-Naruto-chan.
E per poco non cadde col rasengan in mano, che si sciolse quasi subito.
Minato lo guardava d’altro canto divertito e Naruto, quando lo vide, sbuffò di rimando.
-Ti spaventi per niente.
-Sei tu che sei spaventoso- rispose alzando il sopracciglio.
-Sei sempre il solito- rise Minato.
Poi però vide il figlio preoccupato e si avvicinò per sedersi vicino a lui.
-Tutto bene, figliolo?
Naruto lo guardò negli occhi, i suoi stessi occhi blu, e parve indagare all’interno di lui.  
-Come faccio a diventare come te, papà?
Lui lo guardò interdetto.
-Qualunque sia il motivo per cui tu voglia diventare come me, sappi che ti sbagli.
Stavolta era Naruto quello contrariato.
-Ma.. come..?
-Naruto, tu non devi diventare come nessuno, ne trarre ispirazione. Piuttosto devi imparare ad essere te stesso e…- gli sorrise e gli cinse le spalle con un braccio –e diventare la persona unica che sei!
Come al solito, Naruto, dopo lunghi ragionamenti, non aveva capito nulla!

785 parole solo per voi! Chiedo scusa per la mia lunga assenza, ma sfortuna vuole che i pc si rompano
e i soldi non arrivino. Sono stata molto incerta su questo capitolo, poichè estremamente ricco di riflessioni
(che forse solo io capisco?).
Boh, spero che mi perdoniate! Ditemi che ne pensate, un bacione.
With love, Cla.

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Capitolo 22
*** Getta la tua maschera. ***


Cap 22 Getta la tua maschera.


-Yoshiko-chan!
Naruto si bloccò sulla porta della camera della sorella quando una sua maglietta gli arrivò in faccia.
-Bakaiko, quante volte ti ho detto di entrare solo dopo aver bussato?
Il biondo sbuffò, entrò nella camera e si chiuse la porta alle spalle.
Prese uno dei fumetti preferiti della sorella, si distese sul suo letto e lo lesse distrattamente, mentre in realtà guardava oltre, fino alla ragazza che con gesti precisi ma lenti si cambiava per uscire.
-Come mai?
-Cosa come mai, otouto?
-Come mai rompi i voti alla madonna ed esci di casa di sera?
-Io non ho mai dato i voti alla madonna!- e con gesti ripetuti del capo, diete segno di sbigottimento –Non è nemmeno la nostra religione.
-Hai capito che voglio dire, Yoshi.
Ricominciò a negare col capo –Sto solo uscendo con…
-Con chi? Non esci a svagarti da quando Shisui è morto e Itachi è partito.
-Non…- e strinse forte fra le nocche la giacca –Esco con Hana.- e mandò un grosso sorriso, finto, in direzione del fratello. –Non ti preoccupare per me, Naru-chan! Io.. io l’ho superato.
Naruto la vide voltarsi e sedersi davanti allo specchio, per poi cominciare a pettinarsi i capelli.
Si alzò e le andò dietro, abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia.
-Scusa se sono così… così…
-Apprensivo?- Yoshiko rise di gusto -Tranquillo! Non c’è bisogno di preoccuparsi. Va bene?
-Va bene ’tebayo!
Naruto prese a tirare le guance alla sorella, sotto i lamenti di lei e, proprio in quel momento, Minato e Kushina apparvero sulla porta.
-Hai visto che carini?- i due parlottavano fra di loro, commentando soddisfatti i loro figli.
-Ma è un vizio per questa famiglia entrare senza bussare?- sbuffò la diciassettenne, mentre Naruto continuava a pizzicargli le guance.
-Abbiamo gli stessi geni, non credere di essere l’unica normale- sentenziò Minato, sbuffando a sua volta. -Mi lascio trascinare così spesso da mia moglie che ho cominciato a prendere i suoi stessi vizi.
Ed alzò gli occhi al cielo, come stesse parlando con i Kami.
-Cosa?!?- Kushina alzò la voce e lo trascinò in camera da letto –Vediamo un po’, elencami i miei vizi!
-Ah, Naruto-chan! Lasciami stare!- Yoshiko urlò dando dei piccoli schiaffi sulle mani che insistevano a tirargli le guance.
Si alzò, lo prese da un braccio e da una gamba e lo sollevò lanciandolo sul letto, per poi infiocchettarlo per bene con le lenzuola.
Nonostante fosse una ragazza, lei era una kunoichi della foglia ed era per giunta più grande di cinque anni: lo sovrastava in agilità, esperienza e furbizia.
-Bastarda! Mi ricordi Sas’kè-kun quando fai così!
Lei fece svolazzare i capelli, dandosi qualche aria –Piuttosto è lui che ne ha preso da me.
-A volte mi sembrate più fratelli voi che noi.
Lei rise ed uscì dalla stanza, annunciando che non sarebbe tornata per cena.
 
Sarebbe dovuta andare dall’Inuzuka dopo tre quarti d’ora.
Era uscita appositamente prima: in quei giorni, qualcosa di più forte le attanaglia la mente in una morsa letale.
Sentiva come il bisogno di tornare in quel bosco, sedersi un attimo e pensare.
E così fece, in breve arrivò e in quel bosco che aveva fatto da ambientazione a tante conversazioni ed allenamenti, tutti con lui.
Erano quasi cinque anni che lui se ne era andato, cinque anni con smetteva di pensarci e di struggersi per quella mancanza.
Avrebbe voluto rivederlo, anche solo cinque minuti: sarebbero di certo bastati per sputargli tutto il dolore che aveva provocato e la devastazione che la sua assenza aveva comportato.
A causa sua Sasuke era rimasto senza famiglia, senza amore ne lode, ed era diventato una persona rancorosa e arrabbiata.
Lo aveva distrutto. E aveva distrutto lei.
-Yoshiko.
No.
Non poteva essere.
Proprio mentre pensava “Te ne sei andato nonostante tu sapessi che ti amo”, in un turbinio di nebbia e corvi, un uomo alto e robusto, coperto fino al naso da una grossa mantella scusa, con alcune nuvole rosse disegnate.
Andò con gli occhi a cercare una conferma nella parte superio del volto: gli occhi scuri e quelle tipiche fossette che gli avevano sempre dato un’aria seria e pacata ora lo rendevano minaccioso.
Era la sua voce. Era lui.
Era li, aveva desiderato di rivederlo ed ora lo aveva davanti agli occhi. In un attimo tutte quelle cose che avrebbe tanto voluto dirgli andarono a quel paese, si alzò e corse verso di lui, avvinghiandosi al suo petto.
Notò in quel momento quanto fosse cresciuto, d’altronde cinque anni erano passati anche per lui: era diventato più alto di come se lo ricordava, i capelli erano cresciuti e il viso si era indurito facendosi più quadrato e virile, gli occhi sembravano consumati da un errore mai ammesso.
Lui parve freddo ed indurito anche nelle azioni: a stento riuscì ad accogliere l’irruenta ragazza fra le sue braccia e a stringerla.
Alzò gli occhi su di lui e lo scoprì interdetto sul da farsi. Si staccò e si mise ad osservarlo meglio.
-Perché sei qui, Itachi?
Lui non rispose, troppo preso ad osservarla: anche lui scopriva di avere una persona diversa davanti.
-Mi hai lasciato in mezzo alla merda, Itachi!- urlò spingendolo prepotente dal petto, costringendolo a fare un passo indietro per rimanere in equilibrio.
Non riusciva a capirlo. Continuava a stare zitto e a guardarla truce, aveva detto solo “Yoshiko” e si era ripresentato dopo 5 anni chissà per quale motivo. Non lo sopportava.
Con una falcata si avvicinò di nuovo a lui, si costrinse a stare sulle punte per arrivare più vicino alla sua altezza, cercando di fronteggiarlo e di cogliere la sua attenzione al volo.
Prese il suo viso tra le mani e lo tenne fermo, occhi negli occhi.
-Itachi.- finalmente la guardò davvero –Ascoltami bene, Itachi. Capisco che tu sia stato così per cinque anni, freddo, serio, disinteressato e profondamente stronzo ma ora…- lui abbassò lo sguardo e lei lo percosse, per riguardarlo negli occhi.
–Ehi, ehi ascoltami. Ora puoi gettare la tua maschera, perché io so tutto Itachi- e scandì bene le parole. –So tutto. E puoi tornare ad essere il vero Itachi, almeno finchè non riprenderai i tuoi piani. Perché l’ho capito, Itachi, non sei qui per me.
Lui la prese per le spalle e la strinse a sé. Soffocò le sue parole e i suoi pensieri con un bacio, dicendole tutte le parole attraverso quel tocco passionale.

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Okok, chiedo scusa per l'enorme ritardo! Non ho nulla da commentare, apparte...
Sbaglio ho c'è stato un calo di interesse?
Recensire non vi fa morire di crepacuore! 
With love, Cla.

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Capitolo 23
*** Amore e odio. ***


Cap 23 Amore e odio.

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Naruto aprì piano gli occhi blu nel buio. Non dormiva, non ci riusciva, si svegliava continuamente. E come poteva ronfare beatamente quando quel giorno aveva rischiato di essere rapito, ma soprattutto dopo aver visto il suo migliore amico in quello stato?
Strofinò le mani sugli occhi, li sentiva impastati, pesanti.
Riuscì finalmente a vedere qualcosa e, anche se nel buio della notte, scorse una figura familiare.
 -Kaachan- chiamò, con voce flebile.
-Naru-chan, dormi.
Kushina, appoggiata alla finestra, guardava preoccupata il figlio.
-Kaachan… perché sei qui alle.. che ore sono?
-Le due e mezza di notte.
-Kaachan, perché sei qui alle due e mezza di notte?
-Sono qui da molto più tempo.
-Kaachan..- sospirò lui, tirandosi a sedere.
Venne immediatamente raggiunto dalla madre, che si sedette davanti a lui e lo guardò triste, prendendo ad accarezzargli i capelli biondi.
-Non riuscivo a dormire, Naruto. Come potevo, sapendo che il mio bambino, il mio amato Naruchan, quest’oggi ha rischiato di essere rapito da Itachi?
-Ma non è successo, nonno Jiraja è arrivato in tempo ed ora sono ancora qui, kaachan.
-Oh Naruto.- lo strinse forte a sé –Devi perdonarmi. Quei brutti ceffi volevano il Kyuubi ed è colpa mia se lo hai tu.
Il ragazzo non disse niente e, quando la madre lo scostò da sé, abbassò lo sguardo.
-Non stai bene, Naruto?
-Sto bene- disse alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi d’un blu un poco diverso dal suo –Kaachan, è possibile odiare una persona pur volendogli bene?
-L’amore e l’odio non sono ciechi, bensì abbagliati dal fuoco che essi stessi portano1. A volte, tesoro mio, una persona che amiamo ci fa un torto, un duro colpo che ci porta ad odiarlo, dimenticando di averlo amato. Può succedere anche il contrario sai? Una persona che abbiamo sempre odiato finiamo per amarla incondizionatamente, dimenticandoci di quello che è stato il passato.
-Esiste un rimedio?
-Secondo me, amore mio, esistono persone talmente pure da essere in un certo qual modo incomplete: riescono solo ad amare incondizionatamente. Quelle persone, a parer mio, riusciranno a riportare chi odia chi ha amato sulla giusta via, facendogli riaprire gli occhi, caricandosi tutto l’odio del mondo.
Naruto le fece posto nel letto e lei si coricò accanto a lui, cingendogli con un braccio la vita.
-Spero con tutto il cuore, Naruto, che tu sia uno dei fortunati. Spero che non proverai mai tutto questo odio, che non detesterai mai nessuno fino a soffrirne. Ti auguro invece di amare incondizionatamente, così che anche i piccoli dolori dell’amore non ti ostacolino.
Il ragazzino poggiò la mano su quella della madre, che poggiava sulla sua pancia, e la strinse forte.
-Lo sai, Kaachan, ho tredici anni, sono uno shinobi ed ho rischiato spesso di morire ma… ma dormo ancora con la mia mamma!
 
Note1: Friedrich Nietzsche
Un parto veloce e naturale, queste 458 parole! Che ne pensate? Aggiornamento super veloce!
So che l'immagine non è adatta, ma purtroppo non ho trovato altro!

Fatemi qualche recensionuccia, dai :3

Vi voglio un bene dell'anima!
 

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Capitolo 24
*** Retromarcia. ***


Cap 24 Retromarcia.
-Questa storia è un po’ triste, papà.                                                                                                            
La bambina di quattro anni lo interruppe sul più bello. Ogni volta, quando la guardava, gli sembrava di guardarsi allo specchio. Quegli occhi splendidi, d’un blu innocente e marino e quei capelli aggraziati presi dalla madre. Un incrocio perfetto di due anime, pensava, ogni volta che si perdeva nel suo sguardo.
Sospirò rassegnato e le scompigliò i capelli con una mano.
-Vuoi sempre che tutto vada per il meglio, giusto?
-Mamma dice che l’ho preso da te.
-Ah si? E che altro dice?
-Che una cosa che si chiama…- assottigliò gli occhi perplessa, cercando di ricordare la parola -“otismo”.
Naruto rise di gusto, la sua bambina era buffissima –Ottimismo, tesoro mio.
La bambina si imbronciò, ancora più ridicola e Naruto sfoggiò uno dei suoi splendidi sorrisi.
La sollevò da terra e se la sistemò sulle ginocchia, mentre la bambina cercava di mettergli le manine al collo. Alla fine si ribellò al padre e, mettendosi in piedi sulle sue gambe, prese a tirargli un ciuffo di capelli.
-Perché non ho i tuoi capelli, papà?
-Li hai presi da tua madre, tesoro, non ti piacciono?
-A te piacciono i capelli della mamma, papà?
L’uomo arrossì e sorrise imbarazzato.
-A me piace ogni cosa di tua madre. E’ uno dei tanti motivi per cui l’amo , piccina.
La bambina sorrise, di quegli sguardi felici e bambineschi.
-Allora mi piacciono i miei capelli, papà.
Il biondo sorrise contento –Di un po’, saresti contenta se ti raccontassi come io e la mamma ci siamo innamorati?
La bambina annuì, meravigliata.
-Allora devi stare buona buona ad ascoltare il tuo papà, va bene?
Sorrise e acconsentì nuovamente. Sentendo il rumore della porta aprirsi e chiudersi accompagnato da un “sono a casa” stanco ma felice, la bambina si arrampicò giù dalle gambe del padre e corse verso la porta, seguita da Naruto.
La piccola Haru stese le braccia verso la madre, in cerca di un contatto che subito arrivò.
La ragazza la prese velocemente e la sollevò, poggiando la fronte contro la sua e sorridendo felice.
Le vedeva insieme, lei così bella ed eterea, la sua stanchezza svanita di colpo alla vista della bambina, e la piccola, quell’incrocio perfetto ed armonioso di entrambi, con i capelli e la dolcezza di lei, gli occhi e l’esuberanza di lui.
Sorrideva felice, Naruto, felice per avere tutto quello che una volta i suoi amati genitori avevano vissuto. Si rivedeva, in quelle figure, il ricordo di lui e della madre era inevitabile.
Anche lui, come la piccola Haru, correva verso la madre, con le braccia stese, desideroso di riabbracciarla, di sentire il suo dolce profumo e di sfiorare col naso i capelli rossi e lisci.
Anche lui era, se possibile, un unione perfetta dei suoi genitori. I capelli e gli occhi di Minato Namikaze, il temperamento, l’ironia, la vitalità di Kushina.
Amava i suoi genitori, amava il ricordo di quei momenti meravigliosi ed amava immergervisi. Sperava di essere un buon padre come Minato, un bravo insegnate, un bravo amico come i propri genitori. Sperava di riuscire a farsi amare come loro erano riusciti a farsi amare da lui e dalla sorella. Sperava di essere come loro, sperava di rivivere quelle esperienze ma da un altro punto di vista. La gioia di quei momenti, il calore che sentiva invaderlo dalla pancia, la naturalezza con cui tutto aveva preso il posto giusto, perfettamente, come un puzzle assemblato: avrebbe fatto di tutto pur di non perdere niente di tutto ciò che aveva guadagnato.

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585 parole tutte per voi, fans <3 Già, perchè è per voi tutto questo capitolone.
Ho deciso di festeggiare le mie 101 recensioni (mai ottenuto questo record!) dando una svolta epica al nostro contenuto!
Già, perchè fino ad ora si è trattato di un lungo flashback. Che ne dite? Sorpresi?
Ci saranno capitoli del genere ogni tot, quindi, fatemi sapere se l'idea vi piace!
Un ringraziamente sentito va a ai miei recensori fedeli e a tutti coloro che hanno contributo al successo di questa storia, come Leanan e Hikari93
Grazie di cuore!


Sempre vostra, Cla.

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Capitolo 25
*** Promesse ***


Cap 25 Promesse
Sarebbe stato il loro ultimo Natale insieme e solo dopo molto tempo ne avrebbero avuto un altro.
Kushina aveva addobbato la casa con calma e scrupolosità. Voleva che tutto fosse perfetto, per i suoi figli, per suo marito, per lei. Per loro come famiglia.
Era come se le cose accadute ai figli si ripercuotessero su tutta la famiglia.
Avevano mangiato insieme allegramente e Jiraya si era intrufolato all’ultimo minuto, come al solito, distribuendo regali a grandi e piccini. L’albero precedentemente addobbato dai suoi figli con cura e premura splendeva in un angolo del salotto, illuminato dalle piccole luci e dal colore caldo del fuoco, di qualche metro distante.
Mentre cenavano, Naruto aveva annunciato di voler seguire lo zio Jiraya in un lungo viaggio, lungo qualche anno. Voleva cambiare aria e concentrarsi, mettersi alla prova, diventare più forte.
A Kushina era caduto il mondo.
Si sentiva fallita. Quando Naruto era piccolo, lei e Minato gli avevano promesso che si sarebbero presi cura di lui, che lo avrebbero protetto. Così come lo avevano promesso a Yoshiko. Ad entrambi erano accadute brutte cose, avevano visto troppo presto la morte in faccia e avevano perso, perso qualcuno di estremamente importante. Lei non era riusciti a proteggerli.
Aveva fissato perennemente l’albero addobbato, con i doni posti al di sotto. Minato se n’era accorto, le aveva stretto la mano. Sapeva bene cosa sua moglie provava, si sentiva nello stesso identico modo.
In un certo senso però, si sentiva fiero.
Aveva due figli che combattevano, con le unghie e con i denti, anche se forse troppo presto per dei ragazzi come loro.
Sua figlia, Yoshiko Namikaze, camminava ogni giorno negli stessi luoghi intrisi di ricordi così forti da farla sentire come sotto le macerie. Faceva lo stesso lavoro  -quello che faceva un tempo anche lui-, parlava con le stesse persone, osservava lo stesso cielo. Sua figlia aveva avuto il coraggio di non scappare, di affrontare il suo dolore e di guardarlo bene in viso a testa alta. Era consapevole che, al suo posto, sarebbe stato decisamente più vigliacco.
Suo figlio invece, Naruto Uzumaki, aveva vissuto sempre con grandi esempi a cui aspirare. Avevano parlato spesso e, seguendo un suo consiglio, era riuscito a prendere il buono da ognuno e a diventare qualcuno di importante davvero, unico. Aveva solo dodici anni. Aveva visto la gente criticarlo, guardarlo con gli occhi storti e disgustati. “E’ un Jinkurikii, è qui solo perché è il figlio del Yondaime!” dicevano. Aveva visto la sorella perdersi in mezzo alla gente, con gli occhi vacui, soffrire come un cane ferendosi ad ogni sorriso falso. Come se non bastasse, il suo migliore amico lo aveva abbandonato, guardandolo con odio e astio.
Ma Naruto non aveva perso tempo: “come posso diventare Hokage se non riesco a salvare nemmeno il mio migliore amico?”. Aveva deciso di affrontarlo così, il suo dolore, preparandosi a farlo scomparire. Combattendo.
Ora Kushina lo guardava negli occhi. Erano seduti sul divano mentre osservavano i due figli litigare, rincorrersi, scaraventarsi su Jiraya lanciandogli contro i loro doni –assurdi, regali fatti per scherzo-.
Lui le stringeva ancora la mano. Con gli occhi le comunicava tutto ciò che pensava, di quanto nonostante tutto, si sentisse fiero. E lei aveva assunto un’espressione più serena, più pacata. Comunicavano perfettamente con uno sguardo.

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Anche Yoshiko e Naruto comunicavano con un solo sguardo. Fra loro c’era più di un legame di sangue. Erano il migliore amico l’uno dell’altra, accomunati da dolori simili se non uguali.
Con un cenno del capo, la ragazza gli fece capire di seguirla nel giardino.
Naruto arraffò un paio di cuscini e qualche plaid, infine la raggiunse. Ormai era diventato un rituale: coricarsi sull’erba fresca e guardare le stelle, coi corpi vicini, avvolti dalle stesse coperte, senza dire nulla.
Il biondo però avvertii immediatamente qualcosa di diverso dal solito. L’aria si era fatta pesante. Come se entrambi volessero dire qualcosa, ma incapaci di muovere il primo passo.
Rimasero un po’ in silenzio, in compagnia del freddo pungente e dei grilli canterini.
-Otouto..- la diciottenne lo chiamò, con voce flebile. Poi sospirò –Lo so.
-Cosa onee-san?
Yoshiko gli si avvicinò di poco, ma le loro spalle si sfiorarono –Lo so che lo fai anche per me.
-Cosa?
-Partire… allenarti.. diventare più forte.
Naruto sorrise, ma non disse niente.
-Naruto… perché?
-Perché riporterò a casa Sasuke. Perché riporterò a casa Itachi.
La ragazza si alzò su un gomito e si mise a guardarlo stupita –Ma Itachi ha…
-Guarda che ho capito che credi che Itachi sia innocente. E se ci credi tu, ci credo anche io.
Il silenzio cadde di nuovo. La ragazza tornò a stendersi accanto al fratello.
-Naruto, sta attento.
-Certo. Prenditi cura della mamma e del papà, Yoshi-chan.
-Certo. E tu… tu ricordati di noi… di me, di papà, di mamma.
Il biondo raggiunse la sua mano e la strinse. –Non mi dimenticherò mai di voi.
Mai.
-Nessuno si salva da solo, Yoshiko.
-Hai ragione.
E rimasero in silenzio, a comunicarsi con gli occhi quante volte si erano salvati a vicenda.
-Buon Natale, Otouto.
-Buon Natale, Onee-san.



Doveva essere una cosa tutta fluffosa e invece.. e invece è diventata angst ç.ç
Amo il Natale, lol.
Che ne dite? L'immagine non c'entra niente, ma non ne ho trovate e questa mi piaceva... Gente, mi chiedevo, avete voglia di darmi qualche prompt? Di qualsiasi genere u.u
Vi faccio i miei migliori auguri di Natale, un bacione <3

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Capitolo 26
*** A big family. ***


Cap 26 A big family
Naruto era felicissimo.
Era riuscito a convincere i propri genitori, la sorella e il cognato ad andare tutti a festeggiare il capodanno a casa sua, anche perché sua moglie era l’unica che sapesse cucinare bene in quella famiglia.
Ora quindi si gustava suo padre Minato, 42 anni, mentre si trasformava in un bambino di cinque anni, mettendosi a gattonare davanti alla nipotina Haru, appunto di quell’età, facendole il verso del gatto.
Kushina sedeva accanto al figlio, ridendo gioiosamente di quella scenetta buffa.
-Ma Yoshiko quando arriva?
-Lo so che non è nei nostri geni, ma devi avere pazienza, Naruto!
-Voglio rivedere la mia nipotina! Quella bimba impazzisce per me!
-Questo è solo perché ha poco più di quattro anni e la tua stessa intelligenza.
Naruto sbuffò –Kaa-chan, perché devi essere così cattiva?
La donna rise –Mi diverte!
-Al dire il vero, è anche un bel po’ che non vedo Yoshi, mi manca.
-Chiama un bel po’ una settimana… Comunque sarà meglio che vada ad aiutare la mia povera nuora…- fece la donna, alzandosi.
Naruto la fermò per un polso, sembrava impaurito –No kaa-chan, non lo fare, ti prego!
-Come sarebbe a dire…?
-Ne vale della salute di tutti, ‘ttebayò!
-Figlio degenere!- ecco che Kushina del Vortice si infervorava e ora faceva davvero paura.
Naruto fu salvato dal campanello che suonò, indicando ospiti. Naruto fuggì dal divano, incespico sul tappeto, inciampò nei propri piedi nel correre, ma alla fine arrivò alla porta, che aprì di fretta. 
-Onee-san! Salvami dalla furia di nostra madre, ti prego!- disse nascondendosi con fare giocoso alle spalle di Yoshiko. Suo cognato li guardava, segretamente divertito.
-Lo fai a Capodanno e lo fai tutto l’anno, giusto?- rispose lei, seccata.
La bambina dai caschetto rosso che Yoshiko reggeva tra e braccia, quasi si arrampicava sulla spalla della madre, osservando incuriosita con i suoi occhioni neri lo zio così buffo.
-Ciao Toshiko!- Naruto le sorrise porgendogli il dito, che la bambina strinse forte.
La donna si incamminò, posando la propria figlia tra le braccia del nonno, che era più che felice.
Poi Yoshiko si alzò le maniche in un gesto sbrigativo –Bene, andiamo ad aiutare la mia cognatina a cucinare!
Naruto si parò davanti alla porta della cucina, aprendo braccia e gambe –E no eh, nessuno attenterà la mia cena!
Le due donne, la madre e la sorella del biondo, si stavano per scagliare contro quel povero uomo troppo sincero, quando sua moglie, non che sopracitata nuora e cognata, uscì dalla cucina.
Indossava un abitino blu notte sbarazzino ed elegante e sopra un grembiulino azzurro.
-La cena è quasi pronta, se volete potete andare a sistemare la sala da pranzo!- ecco che come sempre, il suo angelo caduto dal cielo gli veniva in soccorso. Naruto gli sorrise dolcemente.
Poi Naruto si voltò verso il cognato –Ma Sakura e…
-Arriveranno a breve- interruppe lui –Passavano prima a fare gli auguri ai genitori di lei.
Naruto rise divertito e tornò ad osservare il padre che giocava ancora con la nuova generazione. Si andò a sedere accanto a lui, prese la figlia tra le braccia e le posò un bacio leggero sui capelli.
-Ci racconti una storia, papà?

Questa cosa, non so nemmeno come definirla. Doveva essere fluff, ma non lo è! 
Niente immagine, non ne ho trovate, se ne avete di adatte, mandatemi il link.
Io le feste le odio e non le so raccontare, penso si sia capito. Ma mi sono divertita a scrivere questo capitolo! Vi ho presentato nuovi personaggi e, anche se cerco di non far capire le nuove coppie, si intravedono ugualmente :D Le scommesse sono aperte!
Buon Capodanno gente, a presto!

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Capitolo 27
*** Rivederti, più in alto del mondo. ***


Cap 27 Rivederti, più in alto del mondo.

[Yoshiko pov]

La tua assenza, Naruto, mi ha frustrato. Non pensavo che la lontananza del mio piccolo fratellino potesse demoralizzarmi così tanto. Ti avevo promesso di proteggere i nostri genitori, ma come proteggerli dalla tua devastante assenza, se anche io ne soffrivo tantissimo?
Papà si è buttato a capofitto nel lavoro. Dice che, per il tuo ritorno, vuole che il mondo ninjia sia un po’ migliore grazie a lui, così che tu possa esserne fiero. Ogni volta che vado a trovarlo, lo trovo affacciato alla finestra, non più con sguardo felice ad osservare la sua Konoha, ma perso a guardare le porte del paese aspettando il tuo rientro.
Quando sono a casa, magari appena tornata da una missione, mi alleno con la mamma. Non lo avevamo mai fatto prima. Mi sta insegnando molte tecniche, molti sigilli del Clan Uzumaki, che un giorno imparerai anche tu. Spesso però, i suoi occhioni verde acqua, come i miei, si perdono ad ammirare il cielo. Pensa ai tuoi occhi.
Siamo tutti straziati dalla tua assenza, non solo in famiglia. Ho avuto modo di parlare con i tuoi compagni. La tua compagna di team, Sakura, non mi ha dato una bella sensazione. Si sente in colpa. Sente che sei andato via per poter migliorare e per poter riacciuffare quell’idiota di Sasuke. Si sente male come me, che ti ho affidato silenziosamente un incarico troppo grande.
Ti ricordi invece, quella bambina a cui davo le tue foto?
Siamo diventate amiche ed è ancora innamorata di te, ma, soprattutto, nutre per te una profonda stima. Mi ha detto delle cose, nonostante la sua giovane età, che mi hanno riempito il cuore di gioia. Lei è cambiata, grazie a te. È più combattiva, più caparbia. Dice che se per il tuo ritorno sarà forte almeno la metà di te, sarà contenta. Ti crede un eroe.
Tu sei il mio eroe, Naruto. Ed oggi, quando ho visto la gente accalcarsi,in unico punto e Hinata, rossa in viso, quasi svenire a quella visione, ho avuto la netta sensazione che qualcosa fosse cambiato.
Naruto. Uragano. Vortice. Come un uragano ti sei preso i nostri cuori e te li sei portati via.
Ma oggi, quando ti ho visto lassù, le braccia aperte a salutare la tua Konoha, ci hai tornato i nostri cuori, arricchiti e pieni d’amore. Stavo per scoppiare, oggi.
Vedere mamma piangere, papà commosso, Hinata non credere ai suoi occhi, ha provocato in me un profondo senso di appagamento. Sono fiera di te, Naruto.
E l’abbraccio interminabile che oggi mi hai regalato, è stato indescrivibile.
Ti sei fatto più alto. Sei cresciuto. Tre anni sono bastati a renderti mio pari ed, anzi, a permettermi di nascondere il viso nell’incavo del tuo collo, concedendomi di ridere e piangere come una pazza. Anche il tuo profumo è cambiato, è più virile. Non sai più di abiti appena lavati dalla mamma, ma profumi di vita.
Mi porterò per sempre questo ricordo nel cuore, Naruto. Recupereremo gli anni persi, è una promessa.
Però, non ti dirò mai tutto questo, fino a tempo debito. Rimarrà così, una pagina del mio diario.
Magari te la farò leggere, questa pagina, con la speranza che tu sia cambiato anche in questo e che ti sia venuta almeno un po’ la voglia di sfogliare un libro.
Ma forse, almeno in queste piccole cose, non cambierai mai.
Grazie di tutto, otouto.










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Sì gente, sono ancora viva e sono tornata! E' un pò che non aggiorno, nè? 
Come va? Vi sono mancata? Purtroppo ero così presa dalla mia nuova storia, 
Filosofia di vita.,
che a momenti mi dimenticavo di questa long. 

Inoltre l'ispirazione mancava e non sapevo bene da dove riprendere la storia, ma sono qui con questo capitolo,
di cui la narratrice è Yoshiko, che spero vi piaccia molto.
Spero mi lascerete qualche commento, a presto, Cla

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Capitolo 28
*** Sei riuscito dove prima non riuscivi. ***


Cap 28 Sei riuscito dove prima non riuscivi.
 
Naruto entrò nell’ufficio del padre, per la prima volta dopo almeno tre anni.
Una volta, quando era bambino, amava stare con il padre nella sede dell’Hokage, osservare il padre mentre lavorava e ogni tanto, alzando lo sguardo, gli regalava un sorriso. Stavano in quel modo per ore, finchè non era ora di andare a prendere Yoshiko all’Accademia e andare a mangiare tutti il buon pasto della mamma.
Era per quelle ore passate insieme in quel modo, che Naruto aveva cominciato a desiderare di essere un Hokage, migliore, forte. Era uno dei tanti motivi che lo spingevano a lottare, sempre di più, a diventare più forte.
E quella mattina, mentre entrava nell’ufficio del padre, rimembrava ancora una volta il suo più grande sogno.
Spinse in giù la maniglia ed aprì la porta, chiudendola alle sue spalle. Suo padre, il viso tuffato nella solita grande pila di libri, non si era accorto della sua presenza.
-Tou-chan.- lo chiamò, gioioso.
Minato sollevò lo sguardo e gli sorrise tranquillo –Vieni Naruto, avvicinati.
Il biondo fece come ordinato e si avvicinò, poggiando i palmi delle mani sulla scrivania di legno scuro.
Minato si alzò, andando ad osservare come di consueto la sua Konoha, fuori dalla finestra. Poi si girò, poggiandosi alla finestra ed incrociando le braccia.
-Cosa c’è, tou-chan?- chiese Naruto perplesso.
-Presto arriverà il tuo team, vi devo assegnare una missione importante. Ma, innanzi tutto, vorrei farti i miei complimenti. Kakashi mi ha detto dei campanelli.
-Il sensei era distratto dal suo libro delle pomiciate.
Perché, nonostante fino ad allora si fosse vantato della sua prodezza, Naruto non riusciva a non sminuirsi d’innanzi al padre. Sapeva di non essere arrivato ancora al suo livello e non riusciva ad accettare i suoi complimenti.
-Sei migliorato molto assieme a Jiraya-sensei.
-Sono ancora un genin!
-Avrai tempo per avanzare di grado, alla fin fine non è così necessario. Ma ci tengo a farti notare quanto tu sia migliorato. Kakashi ha detto che sei più lesto, più scaltro, più forte. Complimenti, Naruto.
-Basta, Tou-chan.
-Basta tu, Naruto!- gli sorrise lui –Sei riuscito dove prima non riuscivi, sono fiero di te. 
-Posso migliorare ancora, te lo dimostrerò.- disse il ragazzo, stringendo i pugni.
Un leggero bussare interruppe la loro conversazione e Minato disse velocemente “Avanti”. Una testa bianca ed una rosa spuntarono dalla porta.
-E’ giunto di dimostrarmi quanto sei migliorato, Naruto.- disse Minato, per poi rivolgersi a tre, che si erano allineati in attesa della missione. –Dovete partire oggi stesso. Per Suna.



Okok, questo capitolo è quello che è, diciamocelo, niente di importante.
Spero solo che vi piaccia!
 

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