69 days.

di Dreammy
(/viewuser.php?uid=242780)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Day 1. ***
Capitolo 3: *** Day 2. ***
Capitolo 4: *** Day 3. ***
Capitolo 5: *** Day 4. ***
Capitolo 6: *** Day 5. ***
Capitolo 7: *** Day 6 - part one. ***
Capitolo 8: *** Day 6 - part two. ***
Capitolo 9: *** Day 7. ***
Capitolo 10: *** Day 8. ***
Capitolo 11: *** Day 9. ***
Capitolo 12: *** Day 10. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


 

69 days.

Image and video hosting by TinyPic 

Banner creato da beastlytomlinson

 

 


Prologue.

Dedicato a Chiara, una delle persone più importanti della mia vita.
Ti voglio bene, nonostante tutto.

Rose gli corse incontro e lo abbracciò.
Lui, freddamente, si scostò, facendola restare dapprima un po’ male, ma poi la ragazza si rincuorò, sicura che suo fratello stesse scherzando.
- Rose... - esordì Harry schiarendosi la voce e sedendosi su una panchina di pietra. - dobbiamo parlare.
Lo scaldacollo nero gli copriva buona parte del collo, solleticandogli il mento, sul quale spiccava chiaramente un graffio. Gli occhi verdi trafiggevano quelli neri di Rose che, facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi, gli si sedette accanto.
Era un inverno triste, quasi quanto il diciassettenne, che sospirò e si mise la testa fra le mani.
La neve copriva i rami, la brina era poggiata delicatamente sull’erba del parco deserto. Deserto, eccezion fatta per due cuori pulsanti che battevano all’unisono uno accanto all’altro. Uno dei due era totalmente arido, bisognoso di cure, ma l’altro ne era completamente ignaro.
‘Dobbiamo parlare’, quella frase in grado di farti pensare a tutto quanto di sbagliato tu abbia fatto nel corso della tua vita, in questo caso 19 anni. - Cos’è successo? - domandò la rossa, prendendo fra le mani quelle del fratello, che, tremante, le scostò immediatamente.
- Ho deciso di smetterla con le cure. - affermò, con voce fioca. - Non c’è più nulla da fare.
- Quanto?
- Settanta.
La bocca accuratamente truccata si spalancò di colpo e una, piccola, salata lacrima si fece largo sulla pelle chiara di Rose. - Solo...?
Lui si passò una mano sulla testa. Era pelata, lucida, come una palla da biliardo. Era fredda, ma solitamente coperta da una parrucca che, però, quel giorno aveva deciso di non portare. Non ce ne sarebbe stato il bisogno.
- Solo settanta giorni. - mormorò, poi sorrise. Ma era un sorriso amaro, privo di felicità, colmo solo di rabbia, dolore e frustrazione. - Tutti quei progetti andati in fumo... - il suo sguardo vagò lontano, oltre la collina, oltre gli spogli alberi innevati, oltre i camini che disperdevano fumo, oltre i bambini che si prendevano a palle di neve, in lontananza, con tutta una vita davanti.
Dopo un attimo di silenzio carico di parole, Rose buttò le braccia al collo del fratello, piangendogli calde lacrime addosso. - Non ci voglio credere, Harry.
- E’ così. - tagliò corto lui, seppur con voce incrinata. - Devi crederci. Suvvia, abbiamo ancora più di due mesi da passare insieme.
- Sì. - annuì lei, staccandosi e guardandolo negli occhi. - Sicuro che non ci sia più nessuna...?
Lui la interruppe prima che andasse avanti. - Sicuro. Per lo meno, così è secondo il dottore.
- Beh, c’è sempre la possibilità che si sia sbagliato! - la giovane si aggrappò all’ultimo brandello di speranza che le restava.
- No, non ci pensare nemmeno. Sa quello che dice, Rosie, è il suo lavoro.
Si ritrovò costretta ad annuire, mentre coglieva da terra un solitario fiore rosa per staccarne uno ad uno i petali e gettarli per terra, calpestandoli con uno dei suoi anfibi neri.


 



L'angolo di Dreammy

Buonciao a tutti, amici telespettatori (?)
Rieccomi con una nuova longfic, che stavolta ho però deciso di portare a termine LOL
Una triste long, c'è da ammetterlo.
So che questo capitolo è molto corto, ma è il Prologo.
Prometto che gli altri saranno più lunghi!
Spero che vi abbia incuriosito e che mi lasciate qualche commentino (e di non sembrare troppo squallida u.u)!
Al prossimo capitolo!


~ Dreammy

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Day 1. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic 

Banner creato dalla mia migliore amica beastlytomlinson

 

 


Day 1.


Giorno 1.
- E quindi... sono sessantanove?
- Già. - se fosse stata un’altra situazione, avrebbe riso per il numero che si era formato. Peccato solo che fosse una casualità e che ogni secondo che passava lo portasse alla morte certa.
- C’è solo una cosa che puoi fare, amico.
- E cioè?
- Farla innamorare.
- E come faccio? Non mi cagherà mai.
- E tutte quelle ore in cui mi hai parlato di lei? Te le ricordi? Non ti sopportavo, ti avevo promesso che te l’avrei fatta conoscere ed ora che ci siamo arrivati non fai nulla?
- Sarebbe tutto troppo complicato. E’ un casino.
- No. Hai esattamente sessantanove giorni per farla innamorare.
- Ti voglio bene sul serio.
- Non c’è bisogno che lo dica.
 
Anche quel giorno, a mensa, Lauren si era seduta al tavolo 13 di fronte alla sua amica Charlotte che, anche quel giorno, si era portata dietro quello che era il suo ragazzo da ormai quattro mesi.
Lauren Smith, sedici anni, pelle olivastra, capelli ricci e castani ed occhi scuri, contrastava totalmente con Charlotte Peaky, diciassettenne, capelli lunghi, scuri e scombinati e grandi occhi azzurri.
- Programmi per domani sera, ragazzi? - stava domandando quest’ultima, mescolando con fare annoiato il suo frappé.
- Negativo. - rispose cupamente la riccia, guardando lontano. - Devo studiare per il compito di Storia.
Louis sbuffò. - Sempre a studiare? Comunque... - rivolse alla sua ragazza un sorriso malandrino. - io non avrei molti programmi. Sai... casa libera, niente genitori... - non fece in tempo a finire la frase che una cannuccia sporca di frappé al cioccolato gli arrivò dritta sulla fronte.
- Grazie per la proposta, Tomlinson. - rise Charly. - Purtroppo, però, non mi sembra il caso.
Il ragazzo si finse offeso e si voltò dall’altra parte, incontrando però un paio di occhi di un particolare verde spento. - Harry! - esclamò, vedendo l’amico con un vassoio in mano. - Siediti qui. - solo dopo averlo invitato, si girò verso le altre. - Per voi va bene?
- Nessun problema. - rispose Charly, agitando la mano, mentre il ragazzo si sedeva accanto a Lauren.
- Amico, hai proprio una brutta cera. - constatò Louis osservandolo.
Effettivamente, il diciassettenne era pallido e delle brutte occhiaie cerchiavano i suoi occhi spenti, come se avesse un estremo bisogno di dormire. Anche i capelli gli ricadevano flosci sulla fronte, ma lui non sembrava preoccuparsene più di tanto. Sorrise. - Grazie, fratello, è bello sapere che mi trovi affascinante come al solito.
Charly soffocò una risatina, mentre Lauren lo squadrò, con aria preoccupata. Da quando si era messa in testa che voleva fare il medico, trovava malanni in chiunque, compresi i più strani e rari. - Sei sicuro di sentirti bene? Louis ha ragione.
Lui annuì, ma quel gesto sembrò procurargli un’enorme fatica. - Sì, non c’è bisogno che ti preoccupi... ehm... qual è il tuo nome?
La ragazza gli porse una mano. - Lauren Smith.
- Harry Styles. - i due si scambiarono un sorrisetto.
- Rimandando i convenevoli... - li interruppe Charly. - guarda chi c’è, Lau! - indicò col mento un punto indefinito in mezzo alla sala, in direzione del tavolo dei giocatori di pallanuoto.
La riccia seguì il punto indicatole, arrossendo di colpo ed abbassando lo sguardo.
- Chi è? - domandò curioso Louis, cercando di capire di chi stessero parlando le due ragazze.
La ragazza dagli occhi azzurri rivolse uno sguardo malizioso all’amica prima di ridere sommessamente. - Il grande amore di Lau. Vuoi dirci tu di chi si tratta?
Lei arrossì ancora di più. - Sta’ zitta, non mi piace. È solo... tremendamente figo. Ma è ovvio che non mi piace, a me non piace nessuno.
- Non a giudicare da come sei arrossita. - commentò Harry divertito, chinandosi su di lei cercando di vederle la faccia. - Effettivamente Niall miete molte vittime, ultimamente, vero Lou?
Lui sorrise, capendo finalmente di chi si stesse discutendo. - Horan? Sì, è uscito con due ragazze della mia classe di recente. Allison ed Ellen, se non sbaglio. Ed anche Liam, il suo migliore amico, non se la cava male. Non sarebbe male se mi spiegassero come fanno... - gli arrivò una gomitata nello sterno dalla sua ragazza, che lo osservò trucemente. - Se io non fossi già fidanzato, ovvio. - si affrettò a spiegarsi, provocando l’ilarità generale.
- Dimmi che non ti piace davvero Horan. - fece il riccio rivolto a Lauren.
- Non mi piace, ok? Ci ho parlato... due volte. È solo alquanto figo e... no, non mi piace. - concluse, seriamente.
- Ovvio, Lau, ovvio. - Charly le fece un occhiolino, mentre si alzava dalla panca tirando il suo ragazzo per un polso.
- E voi dove state andando? - chiese la ragazza guardando gli amici alzarsi.
- A fare cose che tu neanche immagini. - sorrise Louis. - A dopo, ragazzi.
 
Quel pomeriggio, sdraiato sul letto della sua villa lì a Holmes Chapel, Harry  si mise le mani fra i capelli della sua parrucca per poi sfilarsela bruscamente e gettarla a terra.
Non riusciva a pensare a null’altro.
Il suo viso ovale.
Gli occhi profondi.
I ricci perfetti.
Il sorriso che le illuminava il volto.
Solo a ricordarlo, sorrise a sua volta. Non riusciva a credere di essere riuscito a parlarle, visto come lo desiderava.
Avrebbe voluto farlo molto prima, quando aveva ancora una possibilità, anche se minima.
Alzò le maniche della felpa blu che indossava, scoprendosi le braccia.
Erano piene di lividi e graffi, tagli, anche profondi, lo ricoprivano completamente: la terapia gli aveva provocato tutto ciò e la pelle secca formava molte pieghette fastidiose.
Sospirò e prese il cellulare poggiato sul suo comodino, componendo un numero che ormai conosceva a memoria.
Squillava. Fortunatamente era libero.
Quel suono intermittente era fastidioso.
- Pronto? - una voce calda e suadente lo riscosse dalle sue elucubrazioni sul suono. - Chi parla?
Harry si schiarì la voce. - Sono Harry.
- Harry! Cosa...? Perché mi hai chiamato? Come va la terapia? Come ti senti? Che cosa...?
- Zayn. - lo interruppe bruscamente prima che potesse ferirlo ulteriormente. - Te lo spiego quando ci vediamo, ok?
Ci fu un attimo di pausa in cui il riccio si morse nervosamente un labbro, poi il ragazzo di origini pakistane parlò. - Facciamo domani pomeriggio nel parco di fronte casa tua?
- Ce la faresti a venire?
- Sì, certo. In più ho una certa voglia di rivedere Rose.
Harry si sforzò di ridere. - Ok, allora ci vediamo. E... porta la scorta.
Improvvisamente sembrò calare sui due il gelo. - Sai che ho smesso da un bel po’. Non uso più quella robaccia e in più ti fa solo male.
- Tu portala lo stesso. Non è... per me. - azzardò, anche se non amava mentire, soprattutto a Zayn. - Un amico. Ne ha bisogno. Per favore.
Sospirò. - Dovrei trovare qualcosina da qualche parte.
- Ok, ci sentiamo allora, ciao... - tentò di riattaccare in fretta, ma venne bloccato dalla voce dall’altro lato della cornetta.
- Harold Edward Styles, non fare cazzate, chiaro?
- Non le farò, sta’ tranquillo. - premette il tasto rosso sul suo cellulare, poi affondò la testa dentro il cuscino, tentando disperatamente  di non inzupparlo di lacrime.




L'angolo di Dreammy
Ed entrano in scena i nostri eroi!
Ho aggiornato molto presto, spero che leggerete con piacere ciò che ho scritto e... vi lascio con una domanda:
Chi saranno i due che parlano all'inizio?
Lo scopriremo... forse alla fine, ma lo scopriremo ;)
Grazie per aver letto.

~ Dreammy.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Day 2. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic 

Banner creato da beastlytomlinson.

 

 


Day 2.


Giorno 2.

Niall passò accanto a Lauren, impegnata a riporre i libri di storia dell’arte dentro il suo armadietto.
Il biondo le fece un cenno di saluto, diventando la causa del rossore violento sulle sue guance. - Ehi!
- Ciao.
Una testa scura comparve alle sue spalle.
- Ciao anche a te, Liam. Ah, a proposito, - si ricordò improvvisamente la riccia, rivolgendosi al ragazzo dagli occhi scuri. - la Mullet mi ha detto di darti questo. - gli porse un foglio protocollo pieno di righe e segnacci rossi che la professoressa di Letteratura Inglese le aveva consegnato quella mattina.
Lui si grattò la testa, confuso. - Oh. Grazie.
- Piuttosto - esordì il biondo, poggiandosi con la schiena all’armadietto accanto a quello di Lauren. - hai saputo la novità?
La riccia, che era solita perdersi i mille gossip della scuola, scosse la testa, facendo muovere i suoi boccoli. - Credo di no.
- Sabato abbiamo una partita contro i campioni regionali. Ti andrebbe di venire? Ci farebbe piacere se venissi a fare il tifo. - le fece un occhiolino, mandandola in estasi.
La ragazza, che dentro la sua testa stava cercando di comporre una frase di senso compiuto, arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo. - Sì, cioè... sì. Mi piacerebbe venire a...
Liam la interruppe, sorridendo a trentadue denti. - Perfetto, mi raccomando, fa’ girare la notizia, ok? Grazie, gentilissima, ciao. - con un balzo felino iniziò a camminare, senza essere però seguito da Niall che si unì a lui solo dopo aver rivolto un sospiro e un riconoscente ‘Grazie’ alla ragazza.
Lei poggiò le spalle sull’anta dietro di lei, seguendo i due con lo sguardo.
- Ehi! - una voce squillante la fece sobbalzare.
- Cosa...? - scosse la testa vedendo due testoline sorridenti davanti a lei. - Charly! Louis! Che ci fate qui?
Il ragazzo rise, cingendo i fianchi della sua ragazza con un braccio. - Sai, ci studiamo qui.
- Oh. Sì, giusto.
Charly fece una faccia sospettosa e si avvicinò meglio alla sua migliore amica. - Che cos’è quest’espressione? Espressione... oserei dire felice. C’è qualcosa che mi nascondi?
Lei non riuscì a trattenere un enorme sorriso. - Niall. Mi ha parlato. Mi ha fottutamente parlato. Capisci? - iniziò a saltellarle attorno.
Louis inarcò un sopracciglio. - Fa sempre così?
- Oh, no! - rispose la ragazza dagli occhi azzurri. - A volte è anche peggio. L’ultima volta ha dato una culata all’armadietto. - si sentì uno strano rumore metallico, poi tutti i saltelli terminarono di colpo. La riccia si stava massaggiando il didietro in maniera poco delicata. - Come non detto.
Il ragazzo rise ancora. - Ehm... Lau? Dovremmo andare in Aula Magna.
Lei si riscosse, riassumendo una posizione eretta. - Ok. Sì... andiamo. Voi non avete visto nulla, chiaro?
- Certo, capa!
Fortunatamente, le due ore da passare in Aula Magna significavano saltare alcune lezioni, il che non guastava mai.
- Ciao Harry. - sorrise Charly in direzione del riccio, per il quale Louis, che si era scoperto essere il suo migliore amico, aveva riservato un posto.
- Ciao, ragazzi!
- Ciao. - lo salutò Lauren timidamente, mentre lui le si sedeva accanto.
- Qualcuno sa cos’ha di tanto importante la White da scomodarsi le prime due ore? - domandò Harry, sorridente, mentre si stiracchiava sulla sedia. - Senza contare che è in ritardo, sarà passata già come minimo mezz’ora.
- Sarà la solita cagata, del tipo che il club di Letteratura organizza - Charly si schiarì rumorosamente la voce, mentre il suo ragazzo continuava. - una presentazione in cui “esplica” - Louis mimò le virgolette con le dita. - l’inferiorità di noi poveri mortali, - Charly si schiarì nuovamente la voce. - dal momento che non siamo in grado di capire quanto uno stupido “M’illumino d’Immenso” sia importante per la storia dell’umanità e bla, bla, bla...
Lauren si sporse sulla sedia e gli diede uno schiaffetto sul braccio. - Louis, nel caso in cui tu non te ne fossi accorto, io faccio parte del club di Letteratura e noi non organizziamo niente di tutto ciò. Inoltre il componimento da te citato...
- Stop, per favore! - la interruppe lui.
- Louis! Quante volte ti ho detto che Lau fa parte di quei tipi? - lo rimproverò dolcemente Charly, lasciandogli un bacio all’angolo della bocca.
- No! - esclamò Harry e guardando la riccia con espressione meravigliata. - Ne fai parte davvero? Wow.
Lei gli sorrise amichevolmente: le stava già simpatico. - Sì, amo la letteratura!
- Ma anch’io!
- Potresti iscrivertici! È davvero meraviglioso, ogni sabato. - le brillarono gli occhi. Aveva accanto a sé un ragazzo alquanto figo, per non dire molto, e gli piaceva pure la Letteratura!
La sua migliore amica le tirò una gomitata nello sterno. - Sssh, sta entrando.
La White fece la sua entrata trionfale, nel suo metro e settanta e i meravigliosi centodue chili, con una pancia enorme che strabordava dalla gonna stretta e gialla, in tinta con la camicetta a maniche che indossava. Gli occhiali spessi e neri erano un pugno nell’occhio poggiati sul naso adunco. I capelli corti e castani le contornavano il viso chiaro, coprendo gli occhi scuri. Senza considerare che le numerose pause che faceva mentre parlava in modo da schiarirsi la voce la facevano sembrare molto più vecchia dei suoi 47 anni. - Buongiorno, ragazzi.
Molti alunni si alzarono. - Buongiorno, signora White. - tra di essi spiccava anche Lauren che, in ultima fila, era l’unica che si era presa la briga di smuovere il sedere dalla sedia. Dieci paia di occhi (effettivamente l’ultima fila accoglieva dodici persone) si voltarono a guardarla con espressione stranita, ma poi, notando che Horan l’aveva imitata, gli altri lo seguirono. Solo Louis, Charly ed Harry avevano deciso di non unirsi alla combriccola.
Niall si voltò verso la riccia alzando il pollice verso l’alto e lei sentì il suo cuore iniziare a battere, a pompare fin troppo sangue. Non credeva di possederne ancora.
Appena si fu rimessa al suo posto, con gli occhi sgranati, sospirò rumorosamente. - Non lo trovate bellissimo?
Il ragazzo dagli occhi verdi la fissò, con un sopracciglio inarcato. - Dovremmo?
- Silenzio! - sbraitò una voce tonante, facendo tornare serio chiunque avesse ricominciato a chiacchierare. - Benissimo. - sorrise mielosamente la White. - Allora, vi starete certamente chiedendo perché ho deciso di riunirvi qui le prime due ore. - fece una pausa ad effetto ma, notando che nessuno pendeva dalle sue labbra, continuò, un po’ delusa. - Il punto è che ho dei nuovi, interessantissimi progetti da proporvi.
Sul volto di ogni studente in quella sala, da Adam McKinnon, il più secchione della scuola, a Allison Thompson, la capa cheerleader, si dipinse un’espressione interrogativa. Progetti?
- Oh, sono lieta di avere un po’ di attenzione da parte vostra. Allora, il progetto è una sorta di scambio interclasse, capite?
La maggior parte delle persone scosse confusamente la testa, mentre i più sfacciati si limitarono ad urlare un ‘No’, accompagnato da qualche risatina.
La White sospirò. - Molto bene. Devo dire che mi piace spiegarvi certe cose, non lo trovate interessante? - il suo entusiasmo metteva a dir poco il voltastomaco. - Detto questo, si tratta di un progetto che vi terrà impegnati fino alla fine dell’anno scolastico. In buona sostanza, delle classi dello stesso anno si uniranno durante alcune materie per poter studiare meglio e scambiarsi i propri metodi di studio. È quindi un’occasione per poter apprendere meglio e scambiarsi i propri metodi di studio.
- Ma questo non l’ha già detto? - gridò Louis in direzione della White, le cui guance si imporporarono.
- Tomlinson, non mi stupisce che tu sia stato bocciato l’anno scorso. - rispose, mentre alcune risate si diffondevano lungo la sala.
Lauren scosse la testa, disapprovante. - Sai, sono d’accordo con lei. - gli sussurrò, facendogli alzare gli occhi.
Nel frattempo, la preside stava continuando e con le parole che pronunciò si guadagnò definitivamente l’attenzione dei ragazzi. - Ora annuncerò le coppie di classi che lavoreranno insieme. - scorse una lunga lista e, quando arrivò alle quarte, sia Harry sia la ragazza seduta accanto a lui aguzzarono l’udito. - Quarta A e Quarta C per le ore di Letteratura Inglese della prima classe nominata. Sono spiacente di dover comunicare che i professori delle classi B e D non hanno aderito all’iniziativa. - un brusio seccato o eccitato si diffuse per la sala.
- In che classe sei? - domandò Harry a Lauren.
- Quarta A, tu?
- Quarta... aspetta... Quarta C! Lavoreremo insieme, a quanto pare! - sorrise, mettendo in mostra un bel paio di fossette. La sua allegria era in gran contrasto con ciò che sembrava avere dentro.
- E durante Letteratura, per di più. Sarà... fantastico. - anche le labbra della ragazza si distesero e i due si batterono un cinque.
- Sssh! - li ammonì Louis. - Sto cercando di ascoltare.
La riccia alzò un sopracciglio, poi cercò di carpire quanto stesse dicendo la preside. - E per concludere la Quinta C e la Quinta D si uniranno durante le lezioni di Storia dell’Arte.
I due piccioncini si fissarono come se fosse stato l’ultimo giorno della loro vita. Charly sorrise maliziosa. - Ehi, potremo passare più tempo insieme di quanto non facciamo già.
Lui la attirò a sé per schioccarle un bel bacio sulle labbra. - Questo progetto si fa sempre più interessante. - sembrò quasi lanciare un’occhiatina ad Harry, ma in fondo erano solo supposizioni.
- Il progetto - stava ancora blaterando la donna, nonostante nessuno la stesse ascoltando. - inizierà oggi, anzi, fra mezz’ora precisamente.
- A che ora avete Letteratura? - chiese il riccio a Lauren.
Lei scorse mentalmente l’orario scolastico che aveva stampato nella mente. - Circa... subito dopo l’intervallo!
- Quarta ora? Perfetto. - sorrise.
 
Nonostante fosse stato un successo, quella giornata era uno schifo. Ripensò alla reazione della madre, ripensò al tragitto scuola-casa e ripensò a quell’idiota. Non ce la faceva più. Ripensò a quando lui gli aveva sfilato la parrucca e aveva riso. Ripensò a quanto si fosse sentito violato. Ripensò a tutto.
Gettò uno sguardo al suo orologio da polso, quello col quadrante a righe che Louis gli aveva regalato per il suo diciassettesimo compleanno. Era l’ora.
Scese dal letto dirigendosi verso il piccolo parco di fronte a casa sua, in punta di piedi per non svegliare i genitori che stavano facendo il loro solito sonnellino pomeridiano.
Respirò lo smog della città: sapeva che non avrebbe fatto bene ai suoi polmoni, ma che ci poteva fare?
Camminò. La sua figura slanciata, il profilo del ciuffo alto era riconoscibile da metri e metri di distanza.
Gli corse incontro, ma si dovette piegare sulle ginocchia per lo sforzo. - Zayn... - sussurrò, affannosamente.
Il ragazzo, con una sigaretta fra le mani, si girò verso l’amico. - Harry! Amico, quanto tempo che non ci vediamo. - lo abbracciò, pestando il mozzicone di sigaretta sotto i piedi.
Lui abbozzò un sorrisetto. - L’hai portata? - non aveva tempo da perdere.
- Sì. Come mai così tanta fretta?
- Oh... nulla. - si giustificò. - E’ solo... nulla di importante.
Il ragazzo dai capelli neri come la pece, al contrario dell’anima, gli passò un braccio attorno alle spalle. - Allora te la darò dopo. Dov’è Rose? - gli fece un occhiolino.
Harry, stanco, gli indicò la casa. - Dentro... non sa del tuo arrivo.
- Molto bene. - si inumidì le labbra. - Una visitina a sorpresa. Le farà piacere, secondo te?
- Sì, credo.
- Allora andiamo.
 
Lauren, sdraiata sul suo letto, stava riguardando la foto incorniciata accanto al suo comodino.
Ne accarezzò il vetro e la cornice, poi si sdraiò, affondando la testa sul cuscino e ripensando alla lezione di Letteratura.
Sorrise ancora imbarazzata, al ricordo del suo professore che annunciava di ritenerli tutti abbastanza maturi da poter studiare ‘Lolita’ di Vladimir Nabokov, opera nota per i suoi espliciti riferimenti all’incesto e alla pedofilia. Emise una leggera risata pensando ad Harry, che giustificava la scelta del professor Brooklyn con la sua ‘mancanza di sesso’. Effettivamente, l’argomento era delicato e studiarlo in presenza di diciotto ragazzi pronti a tutto in qualsiasi momento non era il massimo. Ma se quello era nel programma del progetto, non si poteva obiettare.
Dal piano di sotto avvertì alcune urla, urla atroci. Si mise una mano sulla fronte, come se fosse stata pronta a scoppiare da un momento all’altro. Si sollevò lentamente, si affacciò dalla porta della sua stanza e la scena che le si parò davanti era a dir poco orripilante.
Si portò le mani alla bocca prima di scendere freneticamente le scale per fermarlo.
 

L'angolo di Dreammy
Buonsalve!
Allora... ehm... sinceramente non so cosa dire su questo capitolo!
Si accettano scommesse (?) sul destino dei nostri ragazzi!
Adesso voglio porvi qualche domanda:
cosa pensate che stia affrontando la nostra Lauren?
Ed Harry?
Spero che mi lasciate qualche commentino/critica/botte in testa.
Alla prossima, ragazzi, e grazie per aver letto. :3

~ Dreammy.



Spazio pubblicità.



Vi consiglio caldamente questa storia: l'ha scritta una mia amica e so che le farebbe molto piacere che qualcuno ci passasse :)
Personalmente, io la adoro e so che diventerà un'ottima long!
Vi basterà cliccare sul banner e vi arriverete direttamente ;)
Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Day 3. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson.

 

 


Day 3.


Giorno 3.
Harry, a lezione di Biologia, stava disperatamente cercando di prestare attenzione.
Cosa che, ovviamente, non gli riusciva per nulla bene.
- E allora, Styles, lei sa la risposta? - la voce acuta del prof Gai (oltre che, secondo gli alunni, assolutamente gay) lo disturbò.
- No, signor Gai. - rispose tranquillamente.
- E allora mi spiega perché la sua mano destra è alzata? - replicò questo seccato, sistemandosi il maglioncino a quadri blu e rosa.
Con sua grande sorpresa, il riccio si accorse che, effettivamente, aveva il braccio alzato. - Mi stavo... stiracchiando? - tentò lui.
- Non dovrebbe stiracchiarsi, Styles. - lo ammonì.
Il giovane pareva non rispondere di sé stesso. - Ormai l’ho fatto, che problema c’è?
L’altro sembrò surriscaldarsi. - Il problema è che non voglio alunni stiracchianti nella mia classe, è chiaro?
- Limpido. Potrebbe solo abbassare un po’ la voce? Mi disturba. - quasi non riusciva a credere a quanto stesse facendo. Era come se un altro Harry Styles avesse preso il suo posto, un Harry totalmente diverso, il suo esatto contrario. Dubitava persino di avere i soliti occhi verdi.
Il volto dell’insegnante, munito di occhialetti dalla montatura leggera, assunse tutte le tonalità di rosso presente, fino ad arrivare al color melanzana. Indicò col dito la porta. - Fuori!
- Era ora.
Gli alunni, abituati ad un Harry calmo e diligente, spalancarono la bocca nel vedere la sua reazione totalmente assurda. Non sembrava lui, strafottente e con un ghigno sghembo stampato in volto.
Persino il professore non riusciva a crederci. Un attimo prima che il riccio si fosse chiuso la porta alle spalle, aggrottò le sopracciglia e parlò con tono pacato. - E’ sicuro di sentirsi bene, Styles?
- Mai stato meglio in vita mia. - rispose con un sorrisetto. Uscì.
 
A mensa, quando il ragazzo si sedette al tavolo 13, trovò i suoi amici che lo guardavano perplessi.
- Ehm... Harry? - lo chiamò Lauren.
Lui, che sembrava essere tornato in sé, accennò un sorrisetto. - Dimmi.
- Cos’è successo esattamente oggi?
Lui aggrottò la fonte. - Cosa? Come fate a saperlo?
- Le voci corrono in fretta, sai, Hazza! - ridacchiò Charly, battendogli furtivamente un cinque sotto al tavolo.
- Sì, beh... è stata una svista. - si giustificò lui.
La riccia scosse la testa, disapprovante, mentre Louis rideva. - Amico, sei il primo alunno che Gai ha buttato fuori. Passerai alla storia.
- Louis! - Lauren gli diede una gomitata nello sterno. - Ti sembrano cose da...? Come puoi ritenere...? - scosse nuovamente la testa, indignata. - Beh, comunque mi auguro che non ricapiti più.
All’udire quelle parole, le labbra carnose di Harry si aprirono in un enorme sorriso. - Chi può dirlo?
Charly, che stava legando i suoi capelli in una coda alta, aggrottò le sopracciglia. - Mi spiegate cosa ci fanno qui Payne, Horan e Belli? - si voltò verso il suo ragazzo, che aveva assunto la sua stessa espressione. - Non avevi litigato con Toni, Lou?
- Sì. - confermò lui, mentre anche gli altri due si voltavano a guardare i tre ragazzi che si stavano avvicinando al tavolo blu e bianco.
Toni Belli, origini italiane, 20 anni, bocciato due volte al quinto anno; capelli corti e corvini, occhi azzurri e labbra meravigliosamente carnose, tutto muscoli e niente cervello: era in classe con Niall e Liam, nonché loro grande amico, tanto che passavano spesso del tempo insieme. Qualche mese prima, il ventenne aveva cercato di abbordare Charly, nonostante sapesse del suo fidanzamento, e aveva litigato brutalmente con Louis dicendogli cose del tipo ‘Non meriti una ragazza così, Tomlinson!’ e... sì, cose del genere.
Liam si passò una mano fra i capelli, mentre si poggiava coi gomiti sul tavolo n°13, con stupore di quelli che stavano mangiando. - E bravo Harry. - approvò.
- Concordo! - esclamò Toni, rifilando un’occhiata gelida a Louis.
Harry si schiarì la voce. - A cosa devo tutta questa devozione?
- Ma come ‘A cosa’?! - Niall assunse un’aria complice. - Sai, il professor Gai... tu... ciò che gli hai detto... fantastico!
- Ah! - il riccio si batté una mano sulla fronte. - Capisco. Beh... è stata una svista, nulla di così eccezionale.
- Sei un mito! - lo ammirò Liam.
Lauren gli lanciò un’occhiataccia e il biondo si morse un labbro. - Beh, sì, forse... forse un po’ immaturo da parte tua, non trovi? - quel commento fece aprire un sorriso smagliante sulla bocca della diciassettenne.
- Forse.
- Ok, noi adesso dobbiamo proprio andare. - fece Toni. - Ci si vede. - si rigirò versò Louis. - Ovviamente non con te.
Non appena voltarono le spalle, Charly fissò preoccupata il suo ragazzo, che aveva sbattuto una mano sul tavolo. - Ehm... Lou? Che succede?
- Non lo sopporto, ok? Guardatelo, con quel suo sorrisetto idiota, quelle gambe idiote, quelle mani idiote, quegli occhi idioti, quelle orecchie idiote e... - non fece in tempo a finire di parlare che un paio di labbra a forma di cuore si poggiarono sulle sue, facendolo sembrare una triglia innamorata.
- Almeno così stai zitto. - si giustificò la sua ragazza, facendogli un occhiolino.
- Comunque... - li interruppe Harry. - esattamente perché sono venuti qui a “complimentarsi” con me? Li avrò visti sì e no due volte, a parte Horan... - nel pronunciare quel nome, la sua mascella si contrasse pericolosamente.
Lauren, che fino a quel momento era rimasta in uno stato di trance, nel sentir nominare il grande amore della sua vita si riscosse. - Cos’hai contro Niall? - chiese.
- Io? - il riccio diventò improvvisamente rosso in volto. - No, niente, è che ci conosciamo da tanto tempo. Sai, l’asilo insieme, tutte queste cose qui. - lanciò un’occhiata preoccupata a Louis, che però scosse la testa.
 
All’uscita da scuola, Lauren notò Harry che, dopo aver chiuso il suo armadietto (che guarda caso si trovava a soli due armadietti di distanza dal suo), si dirigeva nella sua stessa direzione, così lo affiancò. - Ehi. - gli sorrise.
- Ciao. - sorrise di rimando. Sembrava sempre più stanco.
Uscendo nel parco alberato che affiancava la scuola, la riccia si poggiò al muro. - Devo aspettare Charly. - spiegò dopo l’occhiata interrogativa dell’amico.
- Hai una vaga idea di dove possa essere?
- Presumo... presumo stia pomiciando col suo ragazzo da qualche parte tipo il bagno del terzo piano. - un fremito la scosse, sembrò disgustata.
Il ragazzo rise. - Ti fa così tanto schifo? - domandò, avvicinandosi a lei.
- Non lo so, in realtà. Forse... - sembrò scacciare i suoi pensieri con una violenta mossa della testa. - no, non mi fa schifo. Solo... nulla.
- Solo che vorresti essere al loro posto?
Lei arrossì, nonostante la pelle olivastra. - No, cosa vai a pensare?! Non è questo. E’ solo... - lo sguardo del riccio su di lei si fece più insistente. - sì, forse è così.
Il sorriso del giovane, se possibile, si allargò ancora di più. - E allora perché lo nascondi? È normale.
Lei lo fissò interrogativa. - Normale?
- Sì, è capitato anche a me. - spiegò. - L’anno scorso. Mi piaceva tantissimo una ragazza... beh, per la verità mi piace ancora adesso. - abbassò lo sguardo, poi sembrò riprendersi. - Comunque, in pratica tutta la mia cerchia di amici era fidanzata, mentre io non ho mai avuto il coraggio di confessarle quanto mi piacesse e ci stavo male.
La ragazza gli poggiò una mano sulla spalla. - Mi dispiace. Come mai non le hai mai detto nulla? - si morse la lingua, temendo di sembrare troppo curiosa.
Lui sorrise amaramente. - Se mi avesse conosciuto a fondo, non avrebbe mai voluto stare con me.
- Come mai? - quelle due parole. Le utilizzava spesso.
- Beh... - stava per prendere coraggio e raccontarglielo, spiegarglielo una volta e per tutte, ma il suono di un clacson li interruppe.
Si voltarono entrambi verso il parcheggio e notarono un solitario motorino nero sul quale montava un ragazzo dalla pelle ambrata.
Gli occhi di Lauren diventarono enormi e per un istante parvero luccicare, estremamente in contrasto con l’aria allegra del riccio, che salutò il ragazzo con un cenno della mano.
- E’ successo qualcosa? - domandò Harry alla giovane che stava accanto a lui.
Lei si portò le mani alla bocca, mentre le sue pupille si dilatavano e sembrava perdere il respiro.
- Ehi?
La voce di Harry sembrò riscuoterla. - Sì. Ok. Ciao, ciao.
- Sei sicura di sentirti bene? - le chiese.
La ragazza tirò su col naso. - Sì, certo. Lui è un tuo amico? - alludeva chiaramente a Zayn, che sembrava iniziare a spazientirsi, sulla sua moto.
- Sì, il più grande dopo Louis. Perché me lo chiedi?
- No, nulla... ciao Harry, a domani.
- Ciao! - con un’espressione ancora sospettosa corse via, fino ad arrivare al ragazzo col ciuffo alto e sedersi dietro di lui.
Lauren non ci credeva, o meglio, non voleva crederci. Era lì.
Charlotte la riscosse dai suoi pensieri toccandole la spalla con un braccio. - Andiamo? - le chiese, alludendo al pomeriggio che avrebbero trascorso a casa della diciottenne.
- Sì, sì.
- Ti senti bene?
- Sì, ora però andiamo.
 

_Twitter_
 
Harry controllò velocemente il suo account Twitter, quella sera.
@SnowingGioy ti sta seguendo.
Si domandò chi mai potesse essere questa ‘SnowingGioy’ e andò nel suo profilo per cercare di capirlo.
 
22 gennaio 2013: Di nuovo qui. Non è possibile.
20 gennaio 2013: Sarò al concerto dei 30stm! Non ci posso credere! @SkunksSlippers ti torturerò a vita con le loro canzoni MUAHAHAHAH. #Echelon
19 gennaio 2013: Nessuno che mi caghi una #FanFiction çwç Che tristezza D:

 
Il ragazzo sorrise nel leggere quei tweet e, subito dopo aver letto il post del 20 gennaio, capì di chi si parlava.
Cliccò sul tasto ‘Segui’ e si mise a spulciare le foto che la ragazza aveva pubblicato.
 

 
Lauren, connessa a Twitter col portatile della sua migliore amica, vide che i suoi followers erano aumentati.
 
@Harry_Styles ti sta seguendo.
 
Sorrise prima di spegnere il computer e sdraiarsi sul letto della casa di Charly, dove avrebbe dormito quella sera.
Era meglio cambiare aria per un po’.




 

L'angolo di Dreammy
Ehilà!
Allora, innanzitutto mi scuso per il mio orrendo ritardo.
No, dico, una settimana.
Faccio così schifo?
Allora, passiamo a cose un po' più allegre: cosa ne pensate?
Personalmente, cercherò di postarvi una foto di Toni quanto prima, perché io sono innamorata di lui, davvero.
Che dire?
Spero che mi lasciate qualche critica, penso di averne fin troppo bisogno.
Perfetto, ora torno a deprimermi LOL
Ciao, bella gente. :3

 

~ Dreammy

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Day 4. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 


Day 4.
 
Louis cinse con un braccio la vita di Charly, mentre lei gli sorrideva con sguardo innamorato per poi posargli un bacio sulle morbide labbra.
Lauren, che dopo aver dormito a casa della sua migliore amica era arrivata a scuola insieme a lei, li guardò, disgustata, causando le loro risate.
- Ragazzi, per favore! - esclamò. - Potete andare da qualche altra parte a fare le vostre schifonaggini?
Lui sorrise. - No, ci piace farle davanti a te, ok? - fu così che le si piazzò davanti, occupandole la visuale mentre prendeva il viso della sua ragazza tra le mani.
 - Non cambierete mai. - sospirò, aprendo l’anta del suo armadietto metallizzato e prendendo i libri che occorrevano per Letteratura, che la sua classe avrebbe affrontato insieme alla Quarta C. Ciò significava lavorare in gruppo con Harry, il che non guastava mai.
- Lau, mi stai ascoltando? - la sua migliore amica le tirò un pugno sulla spalla.
La ragazza, che effettivamente non aveva sentito una parola, si limitò a scuotere la testa.
- Stavo dicendo che dopodomani alla ‘Stella Rossa’ c’è una festa mega! La organizza Ashley.
- Motivo in più per non andarci. - la giovane strinse i denti, ripensando alla capo cheerleader dai lunghi capelli biondi che non faceva altro che tirarsela perché era stata a letto con tutti i ragazzi della squadra di pallanuoto. Niall e Liam compresi.
- Eh dai! - la pregò Charly. - Sai cosa vuol dire che l’ha organizzata Ashley?
- No. - scosse la testa. - Credo che mi sfugga.
- Vuol dire - disse, come se fosse ovvio. - che il tuo bel biondino palestrato sarà lì. Al 99.9 per cento.
- E se non venisse? C’è sempre quello 0.1 per cento che mi preoccupa.
Louis sbuffò. - Questi sono dettagli. Dai, ti riportiamo a casa noi!
Lauren lanciò un’occhiata d’intesa a Charly, facendole ben intendere che non sarebbe tornata a casa per nulla al mondo, poi sorrise, annuendo. - D’accordo allora. Ma solo se domani venite con me alla partita di pallanuoto.
Il giovane roteò gli occhi mentre la sua ragazza lanciò un gridolino eccitato. - Scherzi? Non mi perderei dei bellimbusti in costume per nulla al mondo! - Louis tossicchiò e lei si affrettò a correggersi. - Ovviamente ci sarà anche Louis, in modo che nessuno possa tentare di stuprarmi o violentarmi, ok?
La riccia rise. - D’accordo. Vado in classe, a dopo!
- Ammettilo che non vedi l’ora di rivedere Harry. - la stuzzicò il ragazzo dagli occhi azzurri.
Gli tirò un pugno sul bicipite. - E smettila! Lo conosco da... - fece un breve calcolo mentale. - ...quattro giorni. Caspita, sembravano di più. - si schiarì la voce. - Comunque... a dopo, ragazzi!
- Ciao! - la salutarono, lasciando che si dirigesse verso la sua amata aula.
Facendo svolazzare i ricci scuri da tutte le parti, Lauren entrò in classe e notò subito che i riscaldamenti erano spenti.
- Smith! - esclamò cordialmente il professor Setter, dall’alto dei suoi sessantadue anni compiuti da poco, insegnava per passione. - Si sieda pure. - si strinse nel suo cappotto verdognolo. - Sono spiacente, ma a quanto pare questa scuola ha deciso di tagliare anche i riscaldamenti, oltre che i nostri stipendi. - si lasciò sfuggire un’imprecazione che non passò inosservata alla decina di studenti presenti nella sala. Essendo in pieno gennaio, l’influenza non risparmiava nessuno, se non i professori più noiosi che, guardacaso, non si assentavano mai.
- Molto bene. - riprese il professore dopo che la campanella suonò. - Dal momento che il mio collega (alludeva chiaramente al professore di Letteratura della Quarta C) ha contratto un brutto malanno, quale sia non mi è concesso saperlo, oggi devo farvi lezione da solo, il che mi pone davanti ad un’importante bivio. Continuare col programma o cercare di affinare le vostre abilità nel parafrasare e commentare alcuni testi poetici? - non aspettò nemmeno una risposta, ma ciò che disse subito dopo fu molto apprezzato dagli studenti. - Ovviamente vada per la seconda opzione. In questi anni in cui sono stato un membro della commissione che vi giudicherà alla maturità, mi sono reso conto che gli alunni non sono nemmeno in grado di parafrasare un testo in modo quantomeno accettabile. È per questo che vi metterete a coppie, ovviamente i componenti delle coppie dovranno appartenere a classi differenti, e parafraserete un testo che io vi proporrò. Chiaro?
Tutti annuirono contemporaneamente, pendendo dalle labbra del professore.
- Allora iniziamo.
Lauren stava appunto cercando un compagno di studi quando sentì lo stridere di una sedia proprio accanto a lei.
- Ti dà fastidio? - domandò un ragazzo dalla voce profonda e roca ed un sorriso circondato da deliziose fossette.
- Assolutamente no! - esclamò lei, sorridendo a sua volta.
Diede un rapido sguardo alla classe: c’erano cinque coppie ed ognuna di esse era composta da ragazzi di classi differenti. Persino Mark, il più nullafacente dell’istituto preceduto, forse, solo da Toni, aveva deciso di mettersi a studiare, probabilmente tenendo a mente le minacce del padre, che lo aveva costretto a mettersi in riga.
Il professore iniziò a passare per la classe, distribuendo un foglio di carta scritto fitto fitto per ciascun duo.
- Luzi, Mario - Nell'imminenza dei quarant'anni. - lesse Harry. - Mai sentito.
- Fin troppo facile. - constatò invece la sua compagna, mentre si chinava su un foglio a righe per iniziare a scrivere.
- Ehi, è un lavoro a coppie o sbaglio? - la rimproverò un ridente Harry.
- Oh, giusto.
Mentre la penna rilasciava gocce d’inchiostro sul foglio dapprima bianco, era fin troppa la consapevolezza delle loro ginocchia che si toccavano sotto il banco, mentre i loro corpi rilasciavano calore nonostante il freddo opprimente.
 
- E quindi - stava spiegando Louis. - la Jorkins mi fa: ‘Sei altamente scopabile, comunque e sappi che non mi arrenderò facilmente, Micimao’ e poi se ne va.
I suoi compagni al tavolo stavano ridendo, piegati in due a causa della scenetta esilarante che il ragazzo stava raccontando. 
- Micimao? - ripeté Charly facendo finta di dover vomitare. - Cosa s’è fumata questa? Solo io posso chiamarti Micimao.
- No, nemmeno tu. - le sorrise Lou. - Altrimenti ti toglierei dal mio testamento.
- Sono nel tuo testamento?
- Lo scoprirai solo quando morirò.
Lauren emise un’altra risata mentre masticava il suo pranzo.
- Fatemi assaggiare un po’ questo... - iniziò Harry, conficcando una forchetta nel pollo, bel sapendo che non avrebbe dovuto mangiarne. - Mh... - masticò un po’, poi assunse un colorito verdastro e fu costretto a sputare tutto nel piatto. - Ma che schifo! - esclamò indignato.
- Te l’avevo detto mentre eravamo in fila che non dovresti mangiare questa robaccia. - lo rimbeccò la riccia mentre gli passava un fazzolettino.
- Ma io pensavo che stessi scherzando!
- Harry, - disse serio Louis. - devi sapere che Lau non scherza mai. Mai.
- Già. - confermò Charly. - L’ultima volta che l’ho vista fare una battuta è stato... aspetta... - ci pensò un attimo, grattandosi il mento con un dito, poi parve illuminarsi. - Ehi! Giusto! Lei non ha mai fatto una battuta.
- Sì, divertente. Ultraspassoso, come no. - la ragazza presa in questione incrociò le braccia al petto e si corrucciò leggermente. - Ditelo che mi volete far impazzire prima della fine della scuola.
- No, a quello ci pensa già Horan. - la sua migliore amica le fece un occhiolino mentre si alzava dalla sedia, strisciandone le gambe sul pavimento. - Bene, io direi che ho finito. Vieni, Louis?
- Subito. - rispose lui intrecciando le proprie dita a quelle della ragazza per poi allontanarsi velocemente.
Ci fu qualche attimo di silenzio, che Harry ruppe. - Quel pollo era davvero disgustoso.
- Stai tentando di darmi la colpa per qualcosa che io ti avevo avvertito di non fare?
- Forse. - sorrise lui, prima di ricordarsi di un problema che lo aveva fatto rimuginare tutta la notte. - Lau... cosa ti ha fatto Zayn?
Lei si irrigidì di colpo. - Non conosco nessun Zayn. Scusami, devo andare. - recuperò in fretta il suo vassoio, gettando gli avanzi nella spazzatura e dileguandosi.
Harry sospirò. Forse non l’avrebbe mai capito.


L'angolo di Dreammy

Perfetto, a quanto pare aggiorno sempre meno spesso.
#amatemi lol
No, ok, seriamente, vorrei ringraziare con tutto il cuore (leggere: 'a massive thank you' LOL) tutte voi:
- le lettrici silenziose
- chi recensisce
- chi inserisce la storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Non avete idea di quanto mi faccia piacere, davvero, io vi...
Io vi amo.
Detto questo, spero che il capitolo non vi abbia troppo deluse perché... beh...
Sì, sono alquanto consapevole che questa cosetta qui sopra è una cagata!
Eh vabbé, che ci vogliamo fare, a parte picchiare l'autrice?
*si indica con dei cartelli luminosi*
Alla prossima, e grazie per aver letto!

 

~ Dreammy

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Day 5. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 




Day 5.

Giorno 5.

- Charly! Lou! Sono qui! - una ragazza dai folti capelli ricci e un cappello di lana bianco ben calcato sulla testa si sbracciò per farsi vedere mentre gli amici, che si erano attardati poco prima, cercavano di trovarla in mezzo alla folla strepitante.
Quella sembrava essere una partita molto importante e la nostra Lauren sapeva perfettamente per chi tifare.
- Ora e sempre forza Chesire. - affermò Harry che affiancava la riccia, sfregandosi le mani tra loro per riscaldarsi.
Lei gli rivolse uno sguardo minaccioso e gli sventolò un dito sotto il naso. - Sta’ attento! Non sai quanto in alto possa arrivare il mio grado di voglia di omicidio. Ti avverto: sono peggio di Mercoledì Addams.
Lui le sorrise, facendosi più vicino. - Dovrei preoccuparmi?
- Sì, dovresti. - intervenne pimpante Charly, sedendosi accanto a loro.
- Si può sapere perché hai preso i posti qui davanti? - sbuffò Louis mentre osservava i giocatori allenarsi nella piscina.
La sua ragazza gli diede una gomitata nello sterno. - Sta’ zitto, Louis. Da qui si ha una visuale... perfetta.
- E da quando te ne importa qualcosa della pallanuoto?
- Sssh. Stanno per cominciare. E giusto per inciso, io sono una grande sportiva e amo questo sport, ok? Si dà il caso che i ragazzi in costume mi piacciano particolarmente, ok?
Lui roteò gli occhi. - Donne. Non cambieranno mai.
 
Ormai tutta la folla si riversava fuori dalla piscina, chi sconfitto, chi vittorioso.
- E forza Liam! - esultò Charly, esaltandosi come una matta per la loro vincita. Non aveva fatto altro che saltellare in giro per tutto il tempo.
- Liam? Tutta la squadra ha collaborato. - precisò Louis.
- Sì, ma Liam è stato... lui è stato il migliore.
- O forse lo è stata la sua tartaruga? - lui, visibilmente piccato, la prese per un polso facendola uscire.
- Come osi...?
Lauren scrollò le spalle lasciandoli ai loro battibecchi mentre, seguita a ruota da Harry, si appostava fuori dagli spogliatoi per fare i complimenti alla squadra. Non si può certo dire che fosse particolarmente ferrata in campo sportivo, ma quella era stata una vittoria schiacciante.
Il primo a varcare la soglia fu, per causa fortuita, un biondo platinato con un paio di meravigliosi occhi color del cielo. Aveva i capelli ancora leggermente umidi probabilmente a causa della doccia e, non appena vide Lauren, un sorriso gli dipinse il volto. - Ehi! Allora sei venuta! - esclamò, entusiasta.
- A quanto pare. - mormorò lei, diventando subito rossa in viso e abbassando lo sguardo.
Lui la sovrastò, di qualche spanna più alto, poi si rivolse ad Harry. - Styles, grazie per... essere qui.
- Figurati.
Si rigirò verso la riccia, che lo osservava dal basso, cercando di cogliere ogni più piccola sfumatura nel suo sguardo. Le prese il mento con il pollice e l’indice della mano destra, costringendola ad alzare lo sguardo.
Lei gli sorrise timidamente, mentre lo vedeva avvicinarsi sempre di più. Il suo cuore perse non uno, ma moltissimi battiti, poi Niall poggiò le sue labbra sulla guancia della ragazza. Erano morbide, il tocco era delicato.
Le rivolse un occhiolino prima di voltarsi ed abbottonarsi il giubbotto.
Non appena se ne fu andato, Lauren sospirò rumorosamente, rivolta verso Harry. - Non è bellissimo?
- No.
Gli tirò una gomitata.- Dovresti dire di sì.
Lui rise divertito, provocando un sorrisetto anche in lei. - Allora... sì, Lauren. È un bellissimo ragazzo. Quasi lo invidio... - fece una pausa. - Quasi.
- Divertente, Styles. - rise a sua volta. - No, stavolta è divertente davvero.
Uscendo, trovarono i loro amici che, incuranti del freddo bestiale, sembravano sul punto di picchiarsi.
- Te l’ho già detto, Louis. Non mi importa nulla.
Lui sospirò. - Ok, ok. Possiamo smettere di parlarne, allora?
- Sei stato tu a cominciare!
Lui sorrise dolcemente, facendola davvero sciogliere. - Ok, ammetto le mie colpe. - intrecciò la sua mano a quella della ragazza. - Sono perdonato?
- Quando mai non lo sei?
 
Quella sera, sdraiata sul letto della sua migliore amica, Lauren si posò le mani sulle tempie.
- Cosa c’è, Lau? - chiese Charly, impegnata ad inviare messaggi al suo ragazzo.
- No, nulla. Stavo pensando.
Rise. - Ma non mi dire?
L’amica le tirò una cuscinata. - Sta’ zitta. È che mi sta succedendo qualcosa di strano.
- Non ti preoccupare. - la ragazza dagli occhi azzurri assunse un’aria da intellettuale. - Tu sei strana, solo che finalmente te ne stai accorgendo.
- Sì, Peaky. Mi dicono che sei molto simpatica.
- Quale Peaky? - si guardò attorno. - Qui ci sono solo Lauren Ellen Smith e Charlotte Tomlinson, non vedi?
Le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso mentre si sollevava sui gomiti per sedersi a gambe incrociate sul materasso. - L’importante è che mi inviti al matrimonio. Allora, come sta andando col tuo bel ragazzo?
Le sue guance si imporporarono leggermente. - Sempre meglio. Lau, devo confessarti una cosa.
- Dimmi tutto. - iniziava ad intuire qualcosa.
- In pratica ieri mi ha detto... - iniziò ad attorcigliarsi una ciocca attorno all’indice della mano destra mentre si mordeva il labbro inferiore.
- Sì? - la incoraggiò con un cenno del capo mentre vedeva la sua amica contorcersi, prima di sdraiarsi.
- Oddio.
- Vuoi vedere che ho indovinato? - la riccia le fece un occhiolino. Sapeva che di quel passo non avrebbero mai mosso un passo in avanti.
- Dillo tu.
- Il nostro Louis - disegnò un cuoricino nell’aria con le dita. - vuole farlo con la nostra Charly. - disegnò un altro cuoricino in corrispondenza del naso della giovane, che se lo grattò.
Il suo sorriso divenne smagliante mentre s’imporporava ancora di più e si mordicchiava un’unghia. - Potrebbe essere... circa... forse.
- Charly. - la rimproverò amichevolmente.
- Ok. Sì. - ammise lei, sbiancando di colpo. - Non lo trovi fantastico?!
L’amica emise un gridolino eccitato. - E’ meraviglioso. Scherzi? Sono così contenta per te! - le prese le mano e la strinse in un abbraccio.
- Anch’io lo sono.
- Non avevo dubbi.


L'angolo di Dreammy
Ciao ragazzi!
Beh... voglio scusarmi.
Voglio scusarmi davvero.
Questo ritardo abnorme è dovuto a milioni di impegni che proprio non riesco a gestire, del tipo quattro compiti in classe in un giorno solo.
Vabbé.
FESTA IN ARRIVOOOO!
Ragazzi, spero di non avervi deluso ^^
Se vi va di lasciarmi un commento/insulto, fate pure.
My body is ready.
Ok, no... ehm...
Sciaoooo :33

~ Dreammy

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Day 6 - part one. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 




Day 6 - part one.


Giorno 6.
 
20.47
 
- Lau, ti vuoi muovere ad uscire?
Le arrivò in risposta un mugolio disperato.
- Dai! - la incoraggiò Charly. - Sarai sicuramente bellissima. Vedrai che... - la sua amica uscì dal bagno, sporse fuori un riccio castano e vi si richiuse.
- Charly! Sai che odio le feste.
- Non se c’è Niall. - con un po’ di forza riuscì ad aprire la porta e prese la sua migliore amica per un braccio, costringendola a scendere le scale, mentre lei continuava a lamentarsi. - Andiamo, pigliati una maledetta giacca e andiamo. Harry e Louis ci aspettano sotto.
- Harry e Louis? - quasi gridò l’altra prima di prendere un cappotto dall’appendiabiti. - Come? Io non voglio che mi vedano, mi vergogno. Tu sei bella, io no, ok?
Le guance della ragazze si colorarono di un rosa forte. Neanche lei era troppo sicura di sé, ma cercava di non darlo a vedere. Le mise una mano sulla bocca, facendola star zitta.
Lauren indossava un vestito corto, stretto e rosso ed era riuscita a domare i suoi ricci ribelli con un bel cerchietto in tinta. Anche le scarpe alte, fin troppo, erano rosse. Charly aveva sempre un vestito molto aderente nei toni del blu elettrico che si intonava a meraviglia coi suoi occhi. Un filo di make-up dalle tinte forti la rendeva ancora più carina del solito e la dimostrazione fu il suo ragazzo che, non appena la vide, spalancò la bocca formando una grossa ‘O’.
Giunte alla macchina parcheggiata nel vialetto, infatti, le ragazze si avvicinarono ai due amici poggiati su una fiancata, sembranti totalmente insensibili al freddo. Louis mise un braccio attorno alla vita di Charly, stringendola a sé mentre le posava un lungo bacio sulle labbra. Lei rimase piacevolmente sorpresa.
- Te l’avevo detto che il lucidalabbra non sarebbe durato a lungo. - le soffiò sulle labbra, facendola sorridere. - Sei bellissima.
Gli altri due si guardarono, leggermente in imbarazzo, ma Lauren non poteva negare a sé stessa che Harry stesse davvero benissimo nella sua camicia chiara e i jeans.
Le invitarono a salire in macchina, mentre Louis si metteva alla guida ed Harry si piazzava al suo fianco.
Durante il tragitto, chiacchierarono del più e del meno fino a che la macchina non si fermò davanti ad una casa molto grande.
- Zayn ci aspetta dentro, Harry? - domandò Louis all’amico.
Lauren si irrigidì di colpo.
- Sì, Louis.
Quello non era possibile. Non poteva essere anche lì. - Cos’avete detto, scusatemi? - chiese per accertarsi di aver capito bene.
Fu il riccio a risponderle, sorridente come non mai. - Che dentro ci sarà anche uno dei miei più grandi amici, Zayn.
La ragazza, che stava camminando affiancata dagli altri, si bloccò immediatamente, costringendo Charly a rimanere un po’ indietro.
- Tutto bene, Lau?
- Sì. Va’ da Louis, ci vediamo dopo, ok? - si sforzò di farle un occhiolino, ma pareva non esserne in grado.
Il suo sorriso andava ormai da un orecchio all’altro. Abbracciò velocemente l’amica poi corse in avanti. - Grazie! - esclamò.
 
Lauren era arrivata al secondo bicchiere e già sentiva che al terzo non avrebbe più retto. Si trovava nel grande giardino di casa Logan. I genitori di Ashley avevano installato fuori un particolare impianto che permetteva agli ospiti di potersi divertire senza congelare troppo. E, in ogni caso, c’era l’alcool a riscaldare gli animi di tutti.
- Ehi. Cosa ci fai qui tutta sola soletta? - un ragazzo si sedette sulla sedia girevole accanto alla sua. Pur non vedendolo, troppo impegnata a vedere gli altri scatenarsi, lo riconobbe subito.
- Ciao Harry. Mi stavo un po’ annoiando.
- Non vieni dentro? - chiese.
Lei scosse la testa, poi si ricordò di ciò che la sua migliore amica le aveva detto  il giorno prima. - Sai dove sono Louis e Charly? - si voltò finalmente verso di lui.
Una luce chiara lo illuminava, facendolo sembrare un angelo sceso dal cielo, nel vero senso della parola.
Sorrise, con le labbra piene incorniciate da un paio di fossette. - Puoi immaginare. - rispose, allusivo.
- Capisco. - sorrise a sua volta, puntando i suoi occhi in quelli del ragazzo. Aguzzò la vista tentando di scorgere qualcosa nel gruppo di ballerini. Qualcosa di fin troppo familiare.
- Sicura di non voler entrare? C’è Niall dentro. - tentò di convincerla.
La ragazza ebbe un attimo di esitazione, ma poi rifiutò. - No, grazie. Non penso che in questo momento gli farebbe tanto piacere vedermi.  - si portò le mani alla bocca.
I capelli neri perfettamente pettinati ed un ghigno stampato sulle labbra. Ballava accanto ad una rossa che non faceva altro che strusciarglisi addosso.
Qualcosa dentro di lei sembrò rompersi. - Ripensandoci - riprese. - forse star dentro non potrebbe che farmi bene.
- Lo penso anch’io. - le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e, non appena furono vicini, la notevole differenza di altezza fu chiara ad entrambi.
Lei, che gli arrivava al mento, si resse a lui. Prima di entrare, gettò un altro sguardo alla folla danzante, ma lui era scomparso. Sentì qualcosa chinarsi sul suo orecchio.
- Se fossi Niall mi farebbe molto piacere vederti. - Harry le cinse la vita con un braccio, causandole un colorito rosso che le ricopriva tutte le guance.
L’interno della casa era accogliente, nei toni del rosso e dell’arancione. Dalla porta d’ingresso si accedeva al grande salone, dove troneggiava un grande tavolo da buffet pieno di stuzzichini e drink. Ashley era ricca e non aveva paura di dimostrarlo. Sul grande televisore al plasma spiccava il logo del videogame ‘Just Dance 4’, mentre alcuni ragazzi facevano a gara per accaparrarsi i quattro telecomandi.
Su un divanetto in un angolo abbastanza appartato spiccava una coppia che sembrava sul punto di accoppiarsi, davanti a tutti.
Lauren li fissò inorridendo per la loro mancanza di pudore, poi andò a sedersi su una poltrona color panna, accanto alla quale ce n’era un’altra, dove si accomodò Harry.
Non riuscirono neanche ad instaurare un discorso che un ragazzo si avvicinò a loro.
Il riccio tirò una gomitata alla giovane mentre un meraviglioso biondo si dirigeva verso di loro, con un sorriso stampato in volto.
- Come sto? - sussurrò velocemente Lauren, che ricevette in risposta un segno di ‘ok’ dal vicino.
Niall sfoggiò un sorriso smagliante: aveva l’aria di uno che si era divertito parecchio. - Che ci fate qui? Siete gli unici seduti in tutta la sala!
- Abbiamo ballato fino ad ora. - rispose Harry, fingendosi accaldato. - Eravamo un po’ stanchi.
- Ah beh, allora siete perdonati. - fece un veloce occhiolino alla riccia. - Voi due siete una sorta di coppia?
Inconsapevolmente, lei si allontanò leggermente dal ragazzo con gli occhi verdi. - Assolutamente no!
- Allora amico ti dispiace se te la rubo un attimo? - chiese ad Harry prendendo Lauren per una mano e facendola alzare.
Lui abbassò lo sguardo. - Sì, effettivamente mi dispiace molto. - mormorò, prima di alzare lo sguardo e sorridere in direzione della ragazza. - No, dai, fa’ pure. Basta che me la riporti sana e salva.
- Certo! volevo solo farle conoscere una persona.
- Allora ancora meglio. - li guardò allontanarsi, mano nella mano.
Non poteva fare a meno di sentirsi come se gli avessero tolto qualcosa di prezioso che finalmente era riuscito ad ottenere.
Si abbandonò sullo schienale con le mani sulla testa.
Aveva bisogno di fumare.

Non appena sentì le grandi dita di Niall carezzarle il dorso della mano, ebbe la sensazione di andare a fuoco. Aveva paura di sembrare troppo goffa, di non essere all’altezza di un ragazzo del genere, ma evidentemente lui non la pensava allo stesso modo.
- Senti, Lau - il suo soprannome pronunciato da lui sembrò meravigliosamente bello. - c’è un ragazzo che voleva vederti e siccome siamo molto amici... ho pensato di fartelo vedere.
Lei sorrise, non capendo a chi si stesse riferendo. - Ok. Si può sapere di chi stai parlando?
Anche lui sorrise, avvicinandosi pericolosamente a lei. - Vedrai.
Curiosa, strinse la sua mano ancora di più. Nemmeno nei suoi sogni più rosei gli teneva la mano così.
La stava portando fuori, sotto una luce che emanava luce quasi bianca. Una figura scura si stagliava contro di essa, apparendo minacciosa. Minacciosa come la persona cui la sagoma apparteneva.
- Lau, lui lo conosci già. È Zayn. Zayn Malik.
Boccheggiò in cerca di un po’ d’aria, che sembrava essere sparita dallo spazio che la circondava. - Questo non è possibile... lui non... - mormorò, con la poca forza che le rimaneva.
Si fece avanti. Aveva un sorriso felicissimo, come di chi non vede un vecchio amico da molto tempo. - Ehi, L! - esclamò, allegro.
Ma lei era tutt’altro che allegra.
Lei aveva le mani che le tremavano dalla rabbia.
Lei aveva lo stomaco che si contorceva.
Lei voleva farlo morire.
Niall lanciò un’occhiata preoccupata all’amica, che si morse un labbro.
- Cosa succede, L? - il moro fece per abbracciarla ma lei, freddamente, lo respinse.
- Cosa credevi di fare?
Sembrò confuso. - Pensavo ti avrebbe fatto piacere rivedermi. Pensavo che...
- Pensavi che cosa? - iniziò a gridare, ma a causa della musica alta erano in pochi a sentirli. In ogni caso, gridò con quanto più fiato aveva nei polmoni. - Pensavi che ritornando ti avrei perdonato? Pensavi che ti avrei accolto con amore? Pensavi che avrei cancellato tutto?
Non potendo fare nulla per calmarla, indietreggiò. - Sta’ calma, L, sono cambiato, sono qui per te.
Strinse i denti, abbassando un po’ il tono. - Non osare chiamarmi L. Solo Mike poteva.
- Credevo che fossimo amici.
- Credevi troppe cose, Malik. - ricominciò ad urlare. - Che vuoi? È tutta colpa tua, cazzo. E non guardarmi: quella faccia di minchia che ti ritrovi serve solo a peggiorare la situazione.



N.B. Ho dovuto dividere la nostra amata festa in due parti.
Le note dell'autrice (e tutte le dovute spiegazioni) nel prossimo capitolo! ^^
Cosa c'entrerà mai il caro Malik in tutto ciò?



Perdonami, Zayn, so che non hai una faccia di minchia, è solo colpa di Lauren :c

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Day 6 - part two. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 




Day 6 - part two.


Niall alzò le spalle come a dire ‘Te l’avevo detto’, poi mise una mano sulla spalla nuda di Lauren, carezzandogliela, cercando di calmarla.
- Te lo giuro, non sono più come una volta. Ho lasciato tutti, sono uscito qualche anno fa ed ora sto benissimo. - tentò di giustificarsi lui.
La ragazza, molto più bassa, gli puntò un dito sul petto costringendolo al muro chiaro. - Dovevano darti l’ergastolo, deficiente. L’ergastolo. È tutta colpa tua. - si voltò verso il biondo, che gli mimò con le labbra un ‘mi dispiace’, poi si rivoltò verso Zayn. Accennò quasi un sorriso che lui, con un filo di barbetta sulle guance, ricambiò, ma poi si avvicinò al suo viso sollevandosi sulle punte e...
Shaff.
Un rumore sordo echeggiò nelle orecchie del pakistano.
Gli aveva tirato uno schiaffo prima di girare sui tacchi e andare via.
Il biondo tentò di seguirla, ma lei lo respinse. Dapprima con una falcata tranquilla e dopo correndo, la riccia si ritrovò in lacrime in men che non si dica.
Non appena arrivò dentro casa di Ashley vide che l’atmosfera si era surriscaldata.
Ballerini e cheerleader, chi cantava ubriaco e chi ballava una danza più simile ad un film porno che ad altro.
A Lauren non importava, la musica le dava fastidio.
Voleva silenzio.
Poteva urlare, ma nessuno l’avrebbe sentita. E poi sarebbe passata per una completamente fuori di testa... il che non era totalmente distante dalla realtà.
Si sedette sulla stessa poltrona su cui stava poco prima e vi ci affondò.
Qualcuno le toccò una coscia e un rumore accanto a sé le fece intendere che questo qualcuno le si era seduto accanto.
Ma in fondo, chi se ne importava?
In quel momento decise che non gliene fregava più nulla, dal momento che quella serata era stata un totale disastro, quindi si accovacciò, sollevò le gambe e poggiò la sua testa fra le ginocchia, incurante di essere una facile preda per gli ubriachi che, intravedendo le sue mutande rosse, avrebbero potuto credere che fosse una facile. Cosa che non corrispondeva assolutamente a verità.
Qualcuno le picchiettò sulla spalla. Fece finta di non sentire nulla, ma, al quarto colpetto, non poté fare a meno di girarsi bruscamente verso il disturbatore, trovandosi di fronte un riccio dall’aria preoccupata.
Si ricompose immediatamente, cercando di asciugare alcune piccole lacrime e sfoggiando uno dei suoi sorrisi fintissimi.
- Tutto a posto? - chiese Harry, con un sopracciglio alzato.
Lei si limitò a scuotere la testa e ad abbassare lo sguardo.
Con la punta delle dita le sfiorò una spalla scoperta, facendola sussultare. - Ti va di parlarne?
No. non poteva parlarne, avrebbe solo ridestato il suo ricordo. E le avrebbe fatto male. Però, alzando lo sguardo, incontrò gli occhi di Harry, verdi e tristi, come se anche lui nascondesse qualcosa. Che cosa fosse, non era lecito saperlo. Nonostante le sue silenziose promesse, si ritrovò ad annuire, costretta ad alzarsi e a seguire l’amico in un posto più tranquillo.
Non appena oltrepassarono il cancello, arrivando in un posto in cui la musica arrivava ovattata, la ragazza si sentì rilassata e scivolò lungo un muretto di pietra, sedendosi a terra e provando quasi sollievo sentendo la ghiaia della terra premere contro la sua pelle.
L’amico la imitò e le si posizionò davanti. - Allora? - domandò.
Lei guardò in basso per un tempo che ai due parve interminabile. - Perché sei amico di Zayn? - chiese dopo un momento di profonda lotta interiore. Non era certo lei a imporre agli altri chi frequentare. Voleva solo capire il perché. Cosa ci trovassero gli altri in un ragazzo totalmente privo di cervello.
- E’ un ragazzo d’oro. È stato in riformatorio per un’ingiustizia, a quanto mi ha detto, e l’ho conosciuto non appena è uscito. È davvero dolce. Mi ha aiutato in tutto.
La ragazza iniziò a scaldarsi. - Un’ingiustizia? - ripeté, scettica. - E’ questo che ti ha raccontato?
- Sì. - rispose, confuso. - Ma mi sembra che stessimo parlando di te.
- Zayn ormai è una parte di me. - spiegò. - Lo è visto che mi ha praticamente rovinato. E no, non è un’esagerazione.
- Non ne avevo idea. - si fece un po’ più vicino alla ragazza, tanto che ormai le loro braccia si toccavano. - Cos’ha fatto? - non voleva costringerla a spiegare, voleva solo capire cosa c’entrasse uno dei suoi migliori amici in tutto quello.
E dire che credeva di sapere tutto di Lauren.
Questa sorrise amaramente. - Tu lo sai, vero, che Zayn spacciava droga?
- Lo so. - rispose, meccanicamente. In fondo, lo sapeva fin troppo bene.
Il cielo cupo prometteva pioggia. I due udirono un rumore forte, poi una folata di vento li investì. Solo allora si resero conto di quanto freddo facesse. Ma c’era la rabbia a riscaldare il cuore della riccia.
- Io non lo sapevo, ma fino a qualche anno fa mio fratello si riforniva da lui. Non so se per fare il figo o chissà cos’altro, sta di fatto che Zayn continuava a dargli droghe sempre più pesanti. È per colpa sua che si è rovinato. Però Zayn veniva sempre a casa nostra, era diventato il suo migliore amico... e anche il mio. Sapeva tutto di me. - deglutì rumorosamente e si fermò un attimo, le labbra strette.
Harry non aveva idea che l’altra avesse un fratello, nonostante potesse vantarsi di conoscerla quasi meglio della sua migliore amica, per quanto l’avesse incontrata di persona solo qualche giorno prima. Le prese una mano per infonderle coraggio e per riscaldarla, dal momento che sembrava gelata.
Lei, sentendo quel tocco protettivo, si lasciò andare e ricominciò a spiegare. - Ha iniziato con la cocaina. Solo che non aveva più abbastanza soldi per pagare il tuo “amichetto”. - pronunciò quella parola con disprezzo, poi strinse la mano del ragazzo. - Una sera Mike tornò a casa pestato a sangue. Sai per colpa di chi? Per colpa di Zayn e dei suoi amici incazzati perché lui non gli aveva pagato l’ultima scorta. L’hanno dovuto mandare in ospedale. - i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Harry si portò una mano alla bocca. Non riusciva a credere che quel ragazzo tanto dolce e quasi timido che era Zayn avesse potuto essere in passato così violento. Iniziò a carezzare la mano della ragazza e quando, inavvertitamente, le toccò la coscia con la propria, sentì un calore espandersi per tutto il suo corpo. Erano più vicini di quanto non fosse mai successo.
- Quando è uscito - terminò lei. - è tornato alla sua vita normale: mi aveva raccontato tutto e Zayn ha smesso di farsi vedere in casa nostra. Però non sapevo che avesse una scorta nascosta. - una lacrima solitaria le solcò il viso. -  E’ morto pochi giorni dopo di overdose. E se non fosse stato per quel bastardo - si premurò di sottolineare molto bene la parola. - tutto questo non sarebbe mai successo.
Il ragazzo spalancò gli occhi verdi mentre la vedeva contorcersi nel tentativo di non piangere.
Era per questo, dunque, che non voleva più vederlo.
Era per questo che lo aveva evitato.
Lui aveva ucciso suo fratello.
E se fosse stato in lei, avrebbe cercato di rendergli la vita un inferno.
Doveva essere stato orrendo subire questo dal proprio migliore amico.
Improvvisamente provò una rabbia inaudita verso Zayn, ma poi si ricordò che era una persona cambiata, che era diverso. Completamente diverso.
Allora si occupò della ragazza al suo fianco, che aveva ceduto il posto alle lacrime.
Con un braccio la avvicinò ulteriormente a sé, poi la strinse in un abbraccio in cui cercò di metterci tutto ciò che provava per lei e quanto la capisse.
Lei, dapprima un po’ stupita, ricambiò e, poco a poco, le lacrime si arrestarono, lasciando spazio ad un respiro meno affannoso e ad un cuore più sereno. In fondo in quel momento c’era qualcuno accanto a lei, qualcuno che, nonostante non conoscesse da troppo tempo, le sembrava disponibile ad ascoltarla.
Le ispirava fiducia.
Mentre lui le carezzava la schiena con la mano, sussurrò un fioco ‘Mi dispiace’.
Lei sorrise, con la testa poggiata nell’incavo del suo collo e dentro la sua testa risuonava la parola ‘Grazie’. Aveva come la sensazione che gliel’avrebbe ripetuto molte volte.
Rimasero in quella posizione per molto tempo, spettatrice solo la silenziosa luna talvolta offuscata da qualche nuvola nera.


L'angolo di Dreammy.
E' così, ragazzi.
Il passato della nostra co-protagonista inizia a saltare fuori, insieme ai motivi per cui odia Zayn.
E voi, cosa ne pensate?
Personalmente, penso che avrei reagito allo stesso modo.
Ok che Mike continuava ad andare da Zayn, ma era comunque colpa di quest'ultimo se è morto di overdose, alla fine.
Non voglio mettere in cattiva luce il caro bel pakistano, eh, sia chiaro u.u
E abbiamo anche un Harry dolcioso asdfghjkl. <3
Dove saranno finiti Charly e Louis?
Lo scoprirete nella prossima puntata, ragazzi ;)
*rotola balla di fieno*.
Perfetto, adesso vi saluto.
Grazie mille per aver letto, e ne approfitto per ringraziare in particolar modo chi aggiunge la storia fra le seguite/preferite/ricordate.
Non avete idea di quanto questi significhi per me.
Grazie a tutte, comunque, lettrici silenziose comprese. ^^
Un abbraccio.

~ Dreammy.
 

Angolo pubblicità.

 

Image and video hosting by TinyPic

Questa FanFiction è stata scritta da Nemyra_ , ragazza che adoro e stimo molto. ^^
Devo dire che ho iniziato a leggerla per caso, ma mi ha davvero preso molto, quindi ve la consiglio caldamente! :3
Vi basterà cliccare sul banner per visualizzare il primo capitolo! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Day 7. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 




Day 7.


Giorno 7-
Seduta sul solito letto di casa Peaky, quello che durante quei giorni aveva condiviso con la sua migliore amica, Lauren si mordicchiava nervosamente le unghie.
La sera precedente, quando erano tornate dalla festa, non si erano raccontate nulla, troppo esauste per poter parlare, ma adesso aveva il bisogno di dirle cosa fosse successo.
Il ritorno di Zayn la sconvolgeva ancora, ma la sconvolgeva ancora di più il fatto che Harry si fosse interessata a lei in una maniera quasi fraterna. Sembrava ci tenesse davvero.
Charly era scesa al piano inferiore a prendere un pacco di patatine da sgranocchiare mentre si aggiornavano sulle ultime novità e, non appena salì, lanciò quelle ‘rustiche’ alla sua migliore amica, che ne andava matta.
Con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, strinse in un abbraccio stritolatore Lauren, poi si mise le mani tra i capelli mentre le sue guance si tingevano di un vivace rosso.
- Devi... devi dirmi qualcosa? - chiese la riccia, incuriosita da quel comportamento.
- Sì. - quello che pronunciò somigliò più che altro ad un verso animalesco, tanto fu acuto il suo gridolino di eccitazione.
- Non dirmelo! - Lauren mise le sue mani sulla fronte, fingendo di essere concentrata. - Oh, aspetta, ci sono!
- Voglio dirlo io! - la interruppe Charly, imbronciata.
- Tu e Louis vi siete dati da fare, eh? - senza badare alle proteste dell’amica, le lanciò un’occhiata maliziosa.
Le tirò un pugno sul braccio prima di stendersi a pancia in su sulle lenzuola. - Proprio così. - sospirò, con aria sognante.
La ragazza le schioccò le dita davanti agli occhi azzurri. - Sveglia, Bella Innamorata nel Letto. Raccontami tutto. - le porse una mano facendola rialzare.
- E’ stato... - fece una pausa ad effetto durante la quale controllò che la porta fosse accuratamente chiusa. - l’esperienza più bella della mia vita. Giuro. - lo disse a voce talmente acuta che l’altra fu costretta a tapparsi le orecchie per poi mettersi a ridere.
- I dettagli, Charly. Voglio i dettagli salienti.
- Consigli per il futuro? - domandò lei, ammiccando vistosamente.
- Assolutamente. - il suo sorriso si allargò. Lauren era una di quelle ragazze che non si metteva con qualcuno molto spesso ma, quando succedeva, generalmente le relazioni erano durature. Fino a quel momento ne aveva avute solo due, ma non si era mai spinta così oltre. Non che le sarebbe dispiaciuto, eh.
- Beh, lui è... - Charly si mise le mani davanti agli occhi, ripensando al corpo scolpito, alla voce eccitata che risuonava rassicurante anche in quella situazione, ai morbidi capelli impregnati di sudore e alle sue mani che l’avevano fatta sua. Era stato un passo importante per la nostra bella dagli occhi azzurri. - non ci credo che lo sto per dire davvero, ma lui mi ha fatta star bene. Benissimo. Era perfetto, bellissimo. E... dolce.
L’altra sgranò gli occhi. L’aggettivo ‘dolce’ non rientrava nel vocabolario della sua migliore amica. - E...? Cioè... in che senso, dolce? - era curiosa di saperne di più. Dopotutto le era concesso, era la sua migliore amica o no? - Ti ha fatto male?
- No, è stato questo il bello. È stato... dolce. Lento. Mi è piaciuto, e tanto anche.
Lauren le poggiò una mano sulla spalla, seriamente felice nel vederla così contenta di essersi unita carnalmente al ragazzo che amava. Perché lei lo amava, giusto? - Charly, sei innamorata.
Lei, che solitamente tentava di non pronunciare quella parola in pubblico, si lasciò andare. - Innamorata, fatta e finita. Non me lo scorderò così facilmente, questo ragazzo.
Un improvviso pensiero passò, preoccupante, nella mente della riccia. - Avete usato... il preservativo, dico, lo avete usato, vero?
Scoppiò a ridere, una risata sincera e cristallina. - Pensi che mi voglia far mettere incinta a quest’età? Ehi, non ho intenzione di partorire giovane. E lui non è abbastanza maturo da diventare padre.
Anche l’altra rise, tenendosi una mano sulla pancia. - Sì, hai pienamente ragione. Senti e... - alzò e abbassò le sopracciglia, in modo da assumere un’aria ‘accattivante’. - dove l’avete fatto, esattamente?
Charlotte ripensò alla sera precedente.
 

Il ragazzo, nonostante le proteste della sua amata, non si preoccupò di rimettere a posto le lenzuola della camera da letto al terzo piano, la camera destinata agli ospiti.
Le lenzuola sapevano di umori, di sudore e di piacere.
I proprietari avrebbero saputo che lì, quella sera, si era amato qualcuno.
Due anime si erano mischiate, si erano intrecciate l’una all’altra fino a diventare un tutt’uno. E dividerle, era chiaro, era impossibile.

 
- Ecco... - balbettò, imbarazzata. - hai presente la stanza degli ospiti del terzo piano?
L’altra sgranò gli occhi. - No! - esclamò, incredula. - L’avete...?
- Sì. - affermò quella, più sorridente che mai. E ti dirò, è stato bellissimo.
- Questo l’avevo capito.
Sembrò ricordarsi qualcosa all’improvviso. - Lau... tu dovevi dirmi qualcosa?
Lauren si disse che era meglio non fare nulla. La sua migliore amica era così contenta, così entusiasta, così seriamente felice che non era l’ora di turbarla coi suoi problemucci da nulla.
In fondo, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
O almeno, così credeva.
- No. Io... nulla di importante. - replicò.
- Ne sei sicura?
- Assolutamente. - prese un borsone di jeans che aveva a portata di mano. - Senti, mi accompagni a casa? Oggi papà torna dalla Ferrovia e se trova mamma da sola... - un brivido le corse lungo la spina dorsale, facendola rabbrividire violentemente.
Dispiaciuta, Charly le mise una mano sulla spalla. - Certo. Hai preso tutto?
- Sì, sì. Quando posso tornare?
Sorrise. - Quando vuoi. Lo sai, casa mia è anche la tua.
L’altra annuì e la abbracciò.
Ormai lei non era più la sua migliore amica.
Era sua sorella.
 
- Mamma, sono tornata! - Lauren entrò in casa, sbattendo la porta e recandosi al piano superiore.
Non vi fu alcuna risposta.
- Mamma! - esclamò, preoccupata.
Dov’era?
- Mamma, dove sei? Dove sei finita? - la ragazza iniziò a correre su e giù per i piani della casa.
La sua voce rimbombava.
Un senso di paura era sbocciato nel suo petto e si stava lentamente espandendo per tutto il corpo, facendole contorcere il cuore e tremare le gambe. Gli occhi fuori dalle orbite, il respiro affannoso.
Dov’era sua madre?
- Mamma! - urlò per l’ultima volta.
C’entrava qualcosa suo padre?
Cosa le aveva fatto?
Inspirò ed espirò più volte, senza tuttavia riuscire a bloccare l’ansia.
Tornò al piano di sotto e prese il cellulare in mano, osservando con timore le pareti.
Quella casa era il luogo in cui era cresciuto. Doveva sembrarle familiare, accogliente.
Adesso era una stupida trappola per topi.
Compose velocemente un numero di telefono sul cellulare.
- Cazzo! - imprecò, quando né Charly né Louis le risposero.
Provò a chiamare sua madre, suo padre, ma entrambi avevano il cellulare spento.
Ma lei non poteva più restare lì.
Scorse la sua rubrica, su e giù, ma non trovò alcun numero che potesse risultarle utile.
Fu tentata, per un attimo, di chiamare Harry o Zayn, ma si rese conto che quell’idea era totalmente priva di senso logico.
Gettando un ultimo sguardo preoccupato alla casa, ancora col cappotto addosso, fece dei passi indietro, arrivando fino slls porta d’ingresso.
Doveva a tutti i costi trovare un posto dove stare.
Fu così che iniziò a correre per le vie di Holmes Chapel, col gelo che le penetrava fin dentro le ossa, senza una meta precisa.
Non avrebbe mai avuto pace.
Mentre galoppava, col cuore in gola, incapace di fermarsi, scovò un volto familiare tra i pochi passanti che camminavano avanti ed indietro lungo i marciapiedi.
- Harry! - lo fermò, ansimando per la corsa.
Avvolto nel suo cappotto lungo, passeggiava, col vento fra i capelli ricci e disordinati. Si fermò, guardando il viso dell’amica, che prometteva una marea di lacrime.
- Lauren! - la prese per un braccio, fermandola ed osservandola.
I capelli le erano finiti davanti alla faccia, era coperta solo da una felpa, neanche così pesante a dirla tutta, e sembrava sconvolta.
- Ehi... - mormorò, mentre i battiti del cuore dell’altra non accennavano a voler rallentare. - Ti va di sederti?
Lei annuì e ringraziò mentalmente il cielo per averle fatto incontrare qualcuno di conosciuto.
Era una panchina di fredda pietra grigia, sotto un cielo del medesimo colore, un cielo che minacciava tuoni e fulmini.
- Harry... - esordì lei. - avrei bisogno di aiuto. Posso chiederti un favore?
Lui lo diede per scontato, ma poi si ricordò che erano in tre a sapere tutto ciò che avrebbe fatto, se avesse potuto. Tutto ciò che lei rappresentava. - Certo. Dimmi tutto. - le passò un braccio attorno alle spalle, provando a riscaldarla.
Ma lei tremava.
- Senti, ho provato a chiamare Charly e Lou e non rispondono, tu hai una vaga idea del perché?
Lui sembrò pensarci su, ma la risposta non era esattamente quella che la ragazza si aspettava. - No. Non mi sembra che avessero programmi per oggi...
L’altra si limitò ad annuire. - Accidenti. - borbottò.
- Perché? Cosa succede? - si rese conto di sembrare forse troppo invadente, ma sembrava stare davvero male.
- No, nulla. Mia madre... nulla di importante. - provò a rassicurarlo, ma oramai Harry era un esperto di sorrisi finti e sapeva più che mai che, dietro quelle iridi castane, si nascondeva la frustrazione più assoluta.
E lui non voleva che lei soffrisse.
Non così tanto.
Però, non volendo forzarla a parlare di qualcosa che probabilmente  le avrebbe fatto solo male, provò semplicemente ad aiutarla. - Vuoi che ti accompagni a casa di Charly?
Lei scosse vigorosamente la testa. - No, no, grazie. Non mi piace autoinvitarmi a casa degli altri. - sorrise a testa bassa.
La strinse ancora di più. - Andiamo, è la tua migliore amica! E tu hai estremamente bisogno di lei.
- Sì, ma non voglio disturbarla. - disse, più rivolta a sé stessa che non all’amico.
- Non la disturberai sicuramente. - la rassicurò.
- Ne sei proprio convinto? E se poi si incavola?
- Perché ti crei così tanti problemi? Se hai bisogno di una cosa, falla e basta. - le consigliò, seguendo quella che, fino a prima che si ammalasse, era la sua filosofia di vita.
 

Cogli ogni attimo della tua vita, figliolo. Coglilo come se fosse l’ultimo. Coglilo come se domani non potessi più fare nulla. Perché, se ci pensi, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo.

 
Quelle erano sempre state le parole di sua madre.
E l’ultimo giorno di Harry era stato il 7 luglio del 2010.
Troppo perso nei suoi pensieri per accorgersene, Harry era già salito in macchina, Lauren al posto del passeggero, ancora un po’ incerta sul piombare a casa della propria migliore amica senza preavviso.
- Harry?
Sentì la sua voce chiamarlo.
- Sì? - era alquanto curioso di sapere cosa potesse volerle ancora chiedere.
- Senti... scusami per il disturbo. E grazie. - si stava torturando le dita delle mani, evidentemente in imbarazzo.
Un imbarazzo che faceva sorridere il nostro riccio, un imbarazzo che la faceva sembrare piuttosto una bambina cresciuta troppo in fretta.
- Figurati. - sorrise, le mani ben salde sul volante. - A me fa solo piacere.
- Ti fa davvero piacere scarrozzare una ragazza in giro per la città solo perché lei non sa contenersi dal parlare troppo? - era profondamente convinta di arrecargli del disturbo.
Non sapeva che non era così.
- Mi fa davvero piacere aiutare una mia amica che non riesce a nascondere che è tremendamente impaurita.
Quelle parole la colpirono. Doveva essere davvero attento per aver capito quanto lei avesse ancora paura, paura per sua madre, paura per tutto.
In quel momento sembravano quasi ritornati alla sera della festa, sembravano conoscersi da fin troppo tempo.
E poi c’era quella parola, amica.
- Tu mi consideri davvero una tua amica? - si morse il labbro dopo aver pronunciato quelle parole, perché non glielo voleva chiedere. Non era opportuno.
Rise. - Credi che non dovrei?
- Credo che sia strano. - concluse lei, alla fine, proprio mentre la macchina si fermava.
Il ragazzo si grattò la nuca, fissando l’edificio che si stagliava di fronte a lui. - Eccoci qui.
- Già. - la giovane ebbe un attimo di esitazione e il momento di silenzio fu alquanto imbarazzante.
Fece per aprire la portiera dell’auto grigia, ma si bloccò per voltarsi verso il riccio.
Si avvicinò a lui, sempre di più, fino a stringerlo in un abbraccio. Perché lui non era consapevole, o così sembrava, dell’enormità di cose che stava facendo per la ragazza.
E ne avrebbe fatte tante.
- Grazie... - mormorò lei prima di lasciare definitivamente la vettura e dirigersi verso la soglia di Casa Peaky.
Harry rimase lì, senza far nulla, guardando la ragazza che usciva dalla macchina, con quel passo che avrebbe riconosciuto tra mille.
Avrebbe riconosciuto fra mille qualsiasi cosa di lei.



L'angolo di Dreammy.
Un buon asdfghjkl a tutti, amici lettori (probabilmente più amiche che amici)!
Vorrei scusarmi per l'immenso ritardo nell'aggiornare, ma sono stata in gita scolastica.
Quattro giorni sparati a Trieste, bagni a meno quaranta gradi e tanto, tanto divertimento.
Quattro dei giorni più belli della mia vita, sul serio!
Wo, sappiate che sto aggiornando di nascosto dal cellulare, quindi perdonatemi i probabili errori madornali.
Spero che il capitolo vi piaccia...
Insomma...
Mi farebbe piacere qualche commentino, ecco tutto.
Ora più che mai sento che devo migliorare.
E per finireeeee...
un applauso ai nostri meravigliosi Charly e Louis.
*esulta*
No, okay.
A presto, meVaviglie tesoVine pucciose(?)

~ Dreammy.
 

Angolo pubblicità.

Si, sono talmente squallida che mi tocca farmi pubblicità da sola LOL
Seriamente, volevo chiedervi se, per favore, potreste passare qui: Angel.
Significherebbe tantissimo, ci ho messo l'anima in quella Shot.
Ora chiudo sul serio, grazie mille a chi passerà! :3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Day 8. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 



Day 8.


Giorno 8.
A scuola, Harry si stava nervosamente mordicchiando un’unghia, tanto che pareva voler a tutti i costi far sgorgare il sangue.
Sentì qualcuno che tossicchiava nervosamente accanto a lui e fu costretto ad alzare lo sguardo dal tavolino del bar in cui stava facendo colazione.
- Ehm... - mormorò una vocina. - penso che se continui così, quell’unghia finirà male.
La voce apparteneva ad una riccia coperta da un maglione blu a collo alto e con un paio di libri fra le braccia.
- Penso che sia maleducato intromettersi. - rispose lui, freddamente e causandole un lieve rossore sulle guance. Sorrise. - Stavo scherzando, dai. Siediti.
Lauren poggiò i libri sul tavolino e gli si sedette di fronte. - Harry, grazie ancora per ieri.
Lui inarcò un sopracciglio. - Ti sembra il caso di ringraziare? Mi ha fatto piacere.
Lei gli sorrise, finalmente. - No, tu non hai idea... mi hai salvato la vita, dico sul serio!
- Non esageriamo. - fece un gesto d’indifferenza con la mano. - Ero solo nel posto giusto al momento giusto.
Gli attimi di silenzio che si susseguirono erano a dir poco imbarazzanti.
- Harry? - chiese Lauren dopo un momento di profonda lotta interiore. - Posso farti una domanda imbarazzante?
- Del tipo quante volte al giorno mi cambio le mutande?
Lei rise di gusto. - No... un’altra. Ehi, non mi interessano certe cose!
Lui assunse un’aria di sufficienza. - Interessano a tutte. Dai, chiedi pure.
- Cosa ti succede? Nel senso... io lo so che tu non sei veramente come vuoi farci credere.
Lui rimase impietrito e sembrò voler emettere un verso stupito, ma non lo fece. - Io non so di cosa tu stia parlando.
Si morse a sangue il labbro inferiore prima di continuare. - Lo sai, ne sono certa. Non puoi negarlo: tu non sei felice come sembri sempre, l’ho capito, cosa credi? Lo so che sei triste, che daresti di tutto pur di essere in un altro posto in questo momento. E so anche che fingi ogni giorno di star bene quando invece ti senti scoppiare.
Era sorpreso.
Sorpreso che qualcuno potesse capire come si sentisse in realtà, che qualcuno riuscisse a leggere nel fondo dei suoi occhi quanto gli avvenimenti di quei giorni gli suscitassero terrore.
Era vero, lui aveva una paura fottuta perché sapeva che, di lì a poco tempo, tutto sarebbe finito.
Tutto.
Nonostante la ragazza ci avesse azzeccato, però, rispose in maniera alquanto enigmatica. - Ci sono fin troppe cose che non sai di me, Lauren.
Lei strinse gli occhi fino a formare delle fessure. - E perché mai non le fai sapere? Sicuramente non sono l’unica a non conoscerle.
- Perché non voglio allontanare gli altri da me. Nessuno vorrebbe.
Lauren sospirò. Era una causa persa.
Harry cercò subito di cambiare discorso. - Cosa ci fai qui?
Le sue guance si imporporarono. - Stavo cercando un bar in cui fare colazione, stamattina non ho preso nulla e avevo fame.
- Però mi sembra che tu non abbia ancora mangiato nulla.
- Sì. - esitò. - Ti volevo chiedere se potevo assaggiare quella cosa lì... ti sei preso l’ultima. - indicò col dito una ciambella chiara spolverata di zucchero a velo.
L’altro rise. - Prendila pure, tanto non la mangio!
- Sicuro?
- Certo, se te lo dico. - le fece un occhiolino prima di cominciare a curiosare fra i suoi libri. - Orgoglio e Pregiudizio... - borbottò, in modo che lei non lo sentisse. - ottima scelta.
Lei, notando quanto fosse interessato al libro, inarcò un sopracciglio, sorridendo. - Amo Jane Austen. - disse.
- Chi non la ama? - sorrise lui, di rimando.
 
Mentre tornava a casa, lungo la via che portava in Destiny Street, Lauren fece uno strano incontro.
Il fatto era che aveva detto a Charly che non voleva tenerle occupata la casa ancora per molto, quindi stava tornando nella propria abitazione, nella speranza di trovare i suoi genitori al sicuro.
Mentre camminava lungo la via alberata, quella proprio sotto casa sua, aveva incontrato però un biondo dall’aria estremamente familiare, con in mano un paio di sigarette.
Non una.
Un paio.
- Ehi, Lauren! - l’aveva salutata vivacemente.
Il suo nome non era mai stato pronunciato in maniera così perfetta.
- Ehm... ne vuoi una? - indicò col mento una delle sigarette che aveva in mano.
- Niall! - lo riprese lei, con espressione basita. - Tu... fumi?
Lui abbassò lo sguardo. - A quanto pare... dove vai così di corsa?
La riccia gli rivolse un sorrisetto veloce, per passargli accanto e continuare a dirigersi verso la sua abitazione. - A casa...  ho delle faccende da sbrigare! - spiegò.
Quando lei era già lontana, il biondo proferì parola, parlando apparentemente con un cane randagio che si stava strusciando contro la sua gamba. - Ci si becca in giro. - si rigirò le sigarette fra le mani, prima di gettarle con noncuranza nel cassonetto della spazzatura accanto a lui.
Lauren spalancò la porta di casa propria, immersa nel buio che la popolava generalmente quando tutti dormivano e la maledetta realtà delle cose sembrava premere contro le finestre chiuse per entrare a disturbare chi voleva solo un po’ di pace.
Dentro, c’era un uomo.
Quell’uomo.
- Papà! - esclamò lei, avvicinandosi a lui con cautela: non sembrava aver bevuto, anzi, era piuttosto lucido. Triste, ma lucido. - Dov’è la mamma?
- E’ su a dormire. - le rispose, con una punta di malinconia nella voce, prima di avvicinarsi alla figlia, scrutandola da capo a piedi. - Quand’è, Lau, che sei cresciuta così tanto, eh? Ti sei fatta più grande... - le rigirò attorno, spostandole delle ciocche di capelli e spaventandola a morte. - più bella. Potresti quasi iniziare a somigliare alla mamma, se ti impegni. Sai cosa intendo, no?
- Papà... - cercò di mantenere la calma, di non parlare con voce rotta, perché qualsiasi mossa sbagliata le sarebbe costata cara e lei lo sapeva benissimo. - Cos’hai? Che succede? Hai... - si soffermò un attimo a decidere le parole da usare. - preso qualcosa?
- No, Lau. Solo, sto notando quanto mia figlia sia bella. - così parlando, la ragazza sentì il suo fiato pesante penetrarle le narici e la cosa più preoccupante era che sapeva tremendamente di fumo. - Desiderabile. Dimmi, ce l’hai il fidanzato?
Che fare?
Se gli avesse detto di no, le avrebbe fatto ciò che le era successo qualche anno prima.
Se gli avesse detto di sì, lui sarebbe stato estremamente geloso.
Forse, però, era meglio la seconda opzione.
- Sì, papà. - rispose cautamente.
Le strinse il polso. - Ah davvero? E come si chiama? Sicuramente, sarai lieta di portarlo a cena qui da noi, un giorno, no?
Si fece allarmata. Chi avrebbe mai potuto accettare di accompagnarla a cena?
Avrebbe volentieri interpretato la parte della ragazza di Niall, ma lui non avrebbe mai accettato.
- Si chiama... - dentro la sua testa vorticavano nomi di persone, e si mescolavano in un turbinio violento che le provocava solo tanta confusione. Charly non avrebbe mai potuto vestirsi da maschio, i suoi se ne sarebbero accorti. - Harry. Sì, il suo nome è Harry.
Si rese solo un attimo dopo quello che aveva appena fatto.
Harry.
Se l’avesse invitato a casa, avrebbe costituito solo un enorme pericolo per lui.
Non le avrebbe mai retto il gioco, credeva lei.
- E allora? - suo padre strinse gli occhi a due fessure. - Lo porterai qui o no?
Lei si morse un labbro. - Sì, papà. Te lo farò conoscere e... vedrai che ti piacerà.
- Ne dubito. - rispose in un sussurro, prima di lasciarla andare.
La riccia aveva un enorme bisogno di parlare con Charly: solo lei avrebbe potuto consigliarla al meglio.
Compose il famoso numero e, sullo schermo lampeggiante, comparve l’immagine chiamante della sua migliore amica.



L'angolo di Dreammy.
No, non vi preoccupate, non vi romperò per sempre descrivendovi ogni singolo giorno.
Fino al n° 69.
Altrimenti non la seguirebbe più nessuno e mi ritroverei poverella, abbandonata per strada çwç
No, okay.
Ehm... cosa devo dirvi ancora?
Spero davvero di non deludervi, sono molto affezionata a questa long e spero di riuscire a trasmettervi ciò che provo io.
Non è facile.
Io ci provo.
A presto, gente!
Fatemi sapere se faccio tanto tanto tanto ccchifo. :3
Un bacione.

~ Dreammy.
 

Angolo pubblicità.

Paraparà eccomi qua(?)
Volevo consigliarvi questa meravigliosa long scritta da una delle mie migliori amiche.
Mi ha preso fin dall'inizio e spero che anche per voi sarà lo stesso.
Ecco qui:
It makes your lips so kissable.
Buona lettura.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Day 9. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 



Day 9


Giorno 9.

Era tutta una mattina che Lauren si preparava il discorso da fare ad Harry a pranzo e adesso, dopo che ci aveva tanto meditato su, non se lo ricordava più.
- Non ce la faccio, ragazzi. Mi renderò così... ridicola. - sbottò lei parlando con Louis e Charly, già seduti con lei al tavolo 13, che era tutta una mattina che la ascoltavano pazientemente, nonostante ritenessero più interessante rubarsi qualche bacio fra una lezione e l’altra.
- Oh, tranquilla. - borbottò Louis masticando vigorosamente un pezzo di pane abbrustolito. - La tua reputazione è già andata a farsi fottere quando gli hai pianto fra le braccia alla festa. - fece una finta espressione angelica e sbatté le ciglia in una ridicola imitazione dell’amica. - Oh, Harry! - esclamò con una voce assurdamente acuta. - Il mio cuore appartiene a te.
- Smettila Louis! - lo riprese Charly, masticando vigorosamente un chewing-gum alla fragola, prima di girarsi verso la sua migliore amica. - Lo hai detto davvero?
- No, Charly, no. - sbottò questa schiaffandosi una mano sulla fronte. - Il punto è che se gli chiedessi di fingere di essere il mio ragazzo, sembrerebbe che io gli vada dietro... o, ancora peggio, che voglio stare davvero con lui. E io non voglio, no?
- Non lo so. - Charly alzò gli occhi al cielo. - Lo vuoi?
- Cos’è che vuoi? - intervenne Louis, guadagnandosi un’occhiataccia dalle ragazze. - Ok, scusate. Ehi, magari gli piaci, che ne sai?
- No che non gli piaccio, Louis. Io non piaccio alle persone. - gli spiegò Lauren, pazientemente.
- Forse studi troppo.
- Forse non voglio farmi bocciare come te.
Lui rise. - Sapevo che l’avresti detto. - si voltò, incontrando una testa riccia che si dirigeva verso di loro. - Sta arrivando. Charly, piano “Unicorni Arcobaleno” attivato. - sussurrò alla sua ragazza, con tono complice.
Questa annuì vigorosamente, lo prese a braccetto e, insieme, scapparono via, sotto lo sguardo sorpreso di Lauren, che si limitò ad attendere a testa bassa che Harry arrivasse.
- Ehilà! - la salutò il ragazzo, col vassoio in mano. - Che ci fai qui tutta sola soletta?
Lei sospirò. - Charly e Louis blateravano di unicorni, o qualcosa di simile. Detto questo, ti devo parlare urgentemente.
Si allarmò. - E’ successo qualcosa di grave? È morto qualcuno?
- Sì, la mia dignità fra poco. - lei alzò gli occhi al cielo, pregando tutti i santi che Harry non le scoppiasse a ridere in faccia e giunse le mani, come in segno di preghiera. - Tu devi fingere di... ehm... è una cosa complicata.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. - Ti serve l’aiuto da casa? Prova a dirlo con parole tue. - la prese scherzosamente in giro.
- Da casa non voglio proprio nulla. - replicò l’altra e si costrinse, con sguardo contrito, a domandarglielo. - Senti, prometti che non ti farai idee strane e che non mi prenderai in giro, ti prego.
- Sai che non lo farò. Fidati di me. - le rivolse un occhiolino e poggiò il mento sulle sue mani intrecciate, osservandola, attento.
- Beh... - continuò lei. - allora, ieri a casa mia è successo un casino che ti risparmio e ho detto di avere un ragazzo. Ora i miei vogliono invitarlo a cena. E il fatto che tu sia il primo ragazzo che mi sia venuto in mente come Niall non ha aiutato molto la situazione... - iniziò a parlare a raffica, come sempre quando era nervosa. - e di punto in bianco mio padre mi è sembrato geloso, ma forse aveva solo preso qualcosa, ma poi qualcosa non è la roba tipo i maccheroni al sugo che mia nonna mi fa sempre quando vado da lei. Sai che mia nonna ha iniziato ad essere vegana? Sai che i vegani... - venne interrotta da una risata. - Harry, mi spieghi perché cavolo stai ridendo?
- Sei buffa. - rispose. - Allora, se ho capito bene, dovrei farti un favore e venire a casa tua a conoscere i tuoi genitori. Dovrei sacrificarmi. Dovrei perdere il mio tempo.
Quello che diceva non era un buon segno. - Ti prego, Harry. Ti giuro che farò tutto quello che vorrai. Tutto.
Lui sgranò gli occhi verdi, belli, meno spenti del solito, e le prese la mano. - Ti sembra il caso? Ehi, è pur sempre una cena a scrocco! E non si dice mai di no ad una cena a scrocco.
Lei si alzò di scatto dalla sedia. - Questo vuol dire che stai accettando la mia ridicola proposta anche se sono una riccia con una bocca che non sta mai chiusa?
Lui si alzò a sua volta, prendendola a braccetto e ridendo. - Soprattutto perché sei una riccia con una bocca che non sta mai chiusa. - precisò. - In effetti, ci sarebbe un piccolo favore che potresti farmi. - disse.
- Certo, dimmi.
Lui si morse un labbro. - Non è che potresti evitare di cucinare cose troppo salate? O troppo dolci? Non mi fanno bene... - ammise.
- Non è un problema! - esclamò l’altra, decisamente sollevata.
- Allora, quando ci vediamo? - chiese allegramente, mentre si dirigevano fuori.
- Ehm... penso che dopodomani possa andare bene. - mormorò l’altra. - O domani, se per te è più comodo.
- Sì, domani è meglio. Che tipi sono i tuoi?
Lauren pensò che, se gliel’avesse rivelato, lui non avrebbe mai voluto mettere piede in casa sua, ma nemmeno le andava di mentire, quindi decise di fare delle piccole omissioni. - Beh... diciamo che non devi mai contraddire mio padre. Ti prego, non farlo mai. Mia madre è dolce, molto, con lei non devi farti problemi.
- Da quanto io e te stiamo... - deglutì a vuoto. - stiamo insieme?
Lei fece un breve calcolo mentale. - Facciamo un mese e mezzo?
- Perfetto! - esclamò, rinfrancato. Quella situazione pareva incredibile. - E quindi mi dovresti dare il tuo indirizzo.
Glielo scrisse su un fogliettino prima di posargli velocemente le labbra sulla guancia, che parve voler andare a fuoco da un momento all’altro. - Grazie Harry. Mi stai salvando la vita fin troppo spesso in quest’ultimo periodo. - disse, riconoscente.
Lui sorrise, trattenendosi dal toccare il punto in cui erano appena venuti a contatto. - Non devi ringraziarmi.

 
Quando Harry tornò a casa Styles, contento per la proposta che gli era stata data, aveva in mente di raccontare tutto a Zayn e chiedergli un consiglio, ma, varcando la soglia di casa, fu costretto a ricredersi.
Dal piano superiore arrivavano dei suoni ovattati, come gemiti trattenuti, e Harry sapeva che Zayn e Rose stavano approfittando di quell’occasione per poter stare insieme, trastullandosi nella camera della ragazza a fare cose decisamente poco caste.
Il riccio sospirò e si disse che, lui, quell’ebbrezza di farlo con la persona che amava non l’avrebbe mai provata.
Sì, Zayn e Rose, nonostante non sembrasse vero, si amavano profondamente ed erano state tante le notti in cui Harry aveva dovuto sostare in camera della rossa per asciugare tutte le lacrime dovute ai casini che il moro aveva passato. Ma adesso che non era più nei guai con la legge, le lacrime erano diminuite molto.
Sì, anche Harry era innamorato, e lo era da anni. Innamorato di un paio di occhi che non lo conoscevano, fino a pochi giorni prima.
Proprio così, esattamente nove giorni.
Gliene mancavano sessanta.
 

L'angolo di Dreammy.

Ok, ci ho messo dei secoli.
Chiedo umilmente venia, ma EFP ha fatto le bizze.
In poche parole, non mi funzionava. :/
Scusatemi ma devo assolutamente scappare, mi dispiace che quest'angolo sia così spoglio D:
VI RINGRAZIO IMMENSAMENTE PER TUTTI I MERAVIGLIOSI COMMENTI.
Un bacione.

~ Dreammy.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Day 10. ***


 

69 days.


Image and video hosting by TinyPic

Banner creato da beastlytomlinson

 

 



Day 10.


Giorno 10.

Harry si era presentato, puntualissimo, a casa Smith, suonando il campanello come un vero gentiluomo. Alla fine, aveva deciso di non mettersi troppo in ghingheri, optando per un paio di jeans scuri ed una polo bianca.
Si sentì un rumore provenire dall’altro lato della porta, qualcosa come un urlo e un “Vai tu!” imperioso, fino a che non sentì il chiavistello ruotare e lo sbarramento che lo separava dall’interno della casa scomparve.
Davanti a lui, si era materializzata una Lauren vestita di un paio di pantaloni blu scuro e un maglione un po’ più chiaro. - Ciao, entra. - lo invitò, con un sorriso che andava da parte a parte, prima di lasciarlo passare.
- Buonasera. - disse lui, cortesemente, prima di avvicinarsi a Mortimer, il padre di Lauren.
Un omaccione più largo che lungo, con un viso rubicondo e un ammasso di capelli sporchi, possedeva una morsa ferrea che aveva quasi rischiato di lasciare che la mano del ragazzo cadesse stecchita.
- E questo qui sarebbe il tuo fidanzatino? - rise Mortimer. - Bel tipetto, Lauren cara.
- Grazie papà. - sussurrò lei, cortese, mentre si sforzava di prendere la mano di Harry.
Intanto, l’omone si era disteso sul divano ed aveva cominciato a sbraitare: - Emma, donna disgraziata! Dov’è la cena? Sono affamato, potrei usare persino le materie forti! - esclamò.
Il riccio si voltò, con un’espressione basita dipinta in volto, verso la sua “ragazza”, che scosse la testa.
- Non dice sul serio. - mormorò, per tranquillizzarlo, poi indicò le scale. - Andiamo in camera mia finché non è pronto.
Lui annuì e, insieme, salirono al piano superiore.
La camera di Lauren aveva i muri di azzurro molto chiaro e, a ridosso di una parete, c’era un letto col piumone del medesimo colore. Le pareti erano tappezzate di poster dei 30 seconds to mars, Emma Watson e altri cantanti e attori non ben identificati. C’era una scrivania in legno con sopra poggiato un computer e una moltitudine di libri, penne e matite. Sopra il letto, notò Harry, era stato appeso con cura un pannello di legno, che recava la scritta “Non seguire un sentiero, createne uno tuo”; accanto ad esso c’era un acchiappasogni. La stanza sembrava contrastare parecchio col resto della casa, che pareva emanare muffa da tutte le parti.
Harry si sforzò di dire qualcosa, mentre la ragazza si appoggiava al davanzale della finestra e guardava fuori. - Tuo padre è sembrato un po’... severo. - osservò.
- Già. - borbottò l’altra in risposta, voltandosi verso di lui. - Lo è. Ma aspetta di conoscere mia madre, - le si illuminarono gli occhi. - sono sicura che ti piacerà.
- Se ti assomiglia, sicuramente sì. - le fece un occhiolino. - In ogni caso, devo dire che sono alquanto affamato.
- Calma i tuoi istinti, questo non è un albergo. - rise Lauren.
- Lo dice sempre anche mia madre. - si fece pensieroso per un attimo. - Mi chiedo cosa stiano facendo Charly e Louis in questo momento.
L’altra fece fatica a trattenere una seconda risata. - Presto detto, loro...
 
Charly, sul divano di casa Tomlinson, sbuffò. - Louis! - esclamò. - Non potremmo vedere un film un po’ più intelligente?
- Stai per caso insultando i miei amici puffi? - domandò lui, esterrefatto, spalancando la bocca. - Non puoi farmi questo, Charly. Sai che io li adoro. Ma non li hai visti? Sono così... blu. - fece gli occhi dolci.
Charly rise. - Anche gli Avatar lo sono e io vorrei tanto vedere quelli.
Lui assunse un’aria da maestrina. - Ah, ah, signorina! Nulla da fare. Dai, lasciati trasportare dalla magia. In fondo, Puffetta è carina, no?
- Sì, Louis. - sospirò lei. - Sì.
 
Harry rise. - Confinata in casa a guardare i Puffi, eh? Louis è sempre il solito, costringeva anche me. - ricordò con un sorriso.
- Oh, sì, ti immagino molto bene davanti al televisore che saltelli insieme a quegli ometti blu. - rise a sua volta lei.
- Ehi! - la rimbeccò. - Io sono un ragazzo molto maturo, è Louis che... - venne interrotto da una voce armoniosa che fece capolino nella stanza.
- Ragazzi, è pronto in tavola!
Emma Wright, la madre di Lauren, somigliava parecchio alla figlia e pareva emanare dolcezza da tutte le parti, a partire dai lunghi capelli castani e ricci, fino ai grandi occhi dello stesso colore. Aveva un bel sorriso stampato in faccia, nonostante sapesse che sua figlia fosse molto contraria a questa cena e si sentisse parecchio in imbarazzo.
- Scendiamo subito, signora Smith! - il riccio sorrise. - Io sono Harry.
- Emma. - si presentò lei prima di chiudere velocemente la porta, correndo al piano di sotto, dove Mortimer stava sbraitando qualcosa di incomprensibile.
 
- E se non stesse andando tutto bene? - chiese Charly.
- Al massimo Harry la stupra. - Louis masticò rumorosamente un popcorn e Charly, a sentire quella parola, si raggelò.
- Non dirlo mai più. - ordinò, a denti stretti, mentre il suo ragazzo alzava le spalle.
- Okay. Come mai te la prendi tanto? Sai che sto scherzando! - disse lui, sospettoso.
- E’ che non mi piace che si scherzi su questo. - si giustificò lei.
 
Seduti attorno al tavolo, la famiglia Smith ed Harry stavano cenando da un po’ e mai come quel giorno Lauren avrebbe voluto sprofondare, nella speranza di non tornare mai più a galla.
- E così, figliolo, che carriera vorresti intraprendere? - domandò Mortimer, masticando rumorosamente una coscia di pollo.
Lauren guardò schifata i pezzettini che si erano posati sotto al naso del padre, e pregò perché quella serata finisse presto. E sapeva che Harry non le avrebbe mai più rivolto la parola andando avanti in quel modo, perché era tutta colpa sua se erano finiti in quel pasticcio e se il disagio stava per prendere una brutta piega. Una piega dolorosa.
- Io... mi piacerebbe diventare un fotografo. - sorrise il riccio, sfiorando la gamba di Lauren con la propria. - Ma non ne avrò il tempo. - concluse nella sua testa, così che gli altri non lo sentissero.
- Cazzate! - tuonò l’uomo pestando un pugno sul tavolo e facendo trasalire il ragazzo: ormai le due donne di casa ci erano abituate. - Con quel fisichetto magrolino che ti ritrovi, è già tanto se lo troverai, un lavoro! Sembri perennemente malato, e non ho intenzione di dare la mano di mia figlia ad un povero senza-soldi che non è neanche in grado di mantenerla!
Lauren strabuzzò gli occhi e diventò viola in faccia: come si permetteva a dire quelle cose del suo finto ragazzo? Era giunta al limite. Non sopportava che si offendesse un ragazzo così, buono e che non aveva fatto nulla, se non aver raccolto tutta la gentilezza di cui disponeva per aiutare una persona che a malapena conosceva. - Papà! - sbottò, prima di rendersi conto di ciò che aveva fatto. Abbassò il tono della voce. - Noi non... abbiamo intenzione di sposarci. - concluse in un sussurro.
- Sta’ zitta, tu. - si rivolse ad Harry. - E anche tu, non dire una parola che sai che tutto quello che dico è vero, compresa la tua malattia. Di’ un po’, sei venuto qui per appestarci tutti con quella tua faccetta da angioletto mancato?
L’altro chinò il capo.
- Andate via, tutti e due! Fuori di qui. Potrei non rispondere delle mie azioni.
Ma Lauren sapeva cosa la aspettava quella sera, cosa sarebbe stata costretta a sopportare per aver fatto conoscere a suo padre un ragazzo che lui reputava “mancato”. Mentre lì, l’unico uomo mancato era proprio lui. Si alzò dalla sedia e, con sguardo supplicante, senza nemmeno parlare, implorò Harry di seguirla. E fu così che, dopo aver gettato un’occhiata più che sprezzante a colui che, purtroppo, era suo padre, si avviò verso la porta d’ingresso, con una gran voglia di piangere che albergava dentro di sé.
 
- E dopo I Puffi, cosa guarderemo? Dimmi che posso scegliere io! - Charly, abbracciata a Louis, mise in mostra i suoi occhi da cucciolo, un’arma infallibile.
- Eh no, stavolta non mi freghi... - il ragazzo fece una pausa. - ok, ho capito, scegli tu.
Lei sorrise. - Sì! Allora... mmh... che ne dici di un bell’horror?
- No! Io poi non dormo la notte.
- Oh, ok. Allora direi che... - gettò uno sguardo agli scaffali fornitissimi di DVD del suo ragazzo. - questo può andare, sì. - Che L’esorcismo di Emily Rose abbia inizio. - sussurrò in modo da non essere sentita e mettendosi comoda fra le braccia del suo ragazzo.
- Cos’è?
- Oh... vedrai.
 
- Non so cosa dire, sul serio Harry, scusami. - erano almeno cinque minuti che Lauren ripeteva la stessa solfa, ma sapeva che nulla le avrebbe mai scollato di dosso quei sensi di colpa che le opprimevano il petto, facendo in modo che lei faticasse persino a respirare.
Harry si decise a farla smettere, prendendole i polsi con vigore. - Lau, smettila, mi hai già chiesto scusa. Non è nulla, non ce l’ho con te. Affatto. Ok?
Lei abbassò lo sguardo. - Sì, ma ti ha detto delle cose assurde. Tu... malato? Non è così. Ti ha offeso...
La interruppe ancora. - Tuo padre non ha tutti i torti. - prima che si rendesse conto di cosa stava facendo, abbassò lo sguardo e iniziò a mormorare, con un filo di voce. - Cioè... lui ci ha visto giusto, perlomeno per quanto riguarda il mio “fisichetto magrolino”. - mimò le virgolette con le dita.
- Cosa? - fece lei, ad occhi aperti.
Quella era la serata delle rivelazioni.
L’avrebbero mai, i due giovani, dimenticata?
Oh, no.
Ci sono quelle serate che meriterebbero una colonna sonora tutta per sé, per quanto incredibili e tese sono, e forse l’avrebbe meritata anche quella, di serata. Serata che li avrebbe segnati.
Serata che segnava l’inizio di tutto.
- Hai mai sentito parlare di chemioterapia, Lauren? - chiese alla ragazza.
- Sì... - rispose lei, con la voce rotta. - ma questo cosa c’entra con te?
- C’entra, Lau. Ascolta, queste cose non le sanno in molti, ok? Devi promettermi che tutto quello che uscirà dalla mia bocca questa sera, tu non lo dirai ad anima viva. Ne andremmo di mezzo entrambi, altrimenti.
- Te lo prometto.
- Io ho scoperto a luglio di essere ammalato. Una malattia molto... terribile, ecco. Il cancro. Mi ha attaccato il fegato, e adesso mi restano sessanta giorni. - concluse, forse più velocemente di quanto una spiegazione del genere avrebbe meritato, ma non poteva fare troppi giri di parole. Non avrebbe avuto alcun senso.
Lei non sapeva cosa fare? Abbracciarlo? Dirgli qualcosa? Come si consola chi ha la certezza di morire in due mesi? - E allora... - si costrinse a dire. - dovrai goderteli, questi due mesi, Harry. Dovremo... renderli i migliori che tu abbia mai passato. Non puoi avere un brutto ricordo, ti pare?
Le fu grato. Grato per non avergli fatto pesare quella rivelazione cominciando a frignare come una bambina, lo avrebbe solo fatto sentire peggio, grato per avere avuto quest’idea che, per quanto difficile sarebbe stata da realizzare, ci si poteva provare, grato per essere lì, come lui aveva sempre desiderato.
E non avrebbe chiesto di meglio.

 

L'angolo di Dreammy.

*Tadadadaaaaaan*
Faccio schifo.
Ebbene sì, giunta a questa splendida conclusione chiedo scusa per non aver aggiornato prima.
Fra esami, rientri pomeridiani e febbre non ho avuto un istante.
Per cui sì, riempitemi di parolacce.
MA TORNANDO ALLA STORIA.
Allora si è scoperto.
Quante di voi sono felici che finalmente si siano parlati chiaro?
Quante di voi odiano il papà di Lauren?
Quanti di voi pensano che Puffetta sia dannatamente sechisy?
Quante di voi vogliono picchiarmi?
Perfetto, l'ultimo numero è incoraggiante. c:
Farò di tutto per aggiornare al più presto, ve lo giuro. :3
Grazie a tutte. Grazie per tutto quello che scrivete. E' splendido, per me.
Un bacione.

~ Dreammy.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1599911