Nothing Lasts Forever di Fluxx (/viewuser.php?uid=42169)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back, my friend ***
Capitolo 2: *** A letter for David ***
Capitolo 3: *** Surprise! ***
Capitolo 4: *** Such a Late Goodbye ***
Capitolo 5: *** Little Rays of Sun ***
Capitolo 1 *** Welcome back, my friend ***
Nothing
Lasts Forever
1.
Welcome back, my
friend
Era mattino presto, i
lievi raggi di sole filtravano dalle tende e si andavano a posare sul
volto dello scienziato.
Gli uccellini cinguettavano felici. Ormai
il delirio della guerra era finito da un pezzo e tutto era tornato
alla normalità.
Otacon bofonchiò qualcosa mentre si risvegliava
dal profondo sonno. Allungò una mano da sotto il piumone per
raggiungere il cellulare sul comodino: la testa fece capolino fuori
dalle coperte mentre gli occhi azzurri guizzarono fino all'orologio
digitale sul display, abbastanza vicino per essere visto senza
l'ausilio degli occhiali. Le sette e trenta. Sospirò.
Appoggiò
nuovamente il cellulare sul comodino mentre il capo sprofondo di
nuovo nel cuscino. La mano riprese a testare la superficie di legno
liscio fino ad arrivare ai suoi occhiali.
Si tirò su e si alzò
svogliatamente dal letto, inforcando i suoi soliti occhiali da vista.
Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende di
un lieve arancione
tenue e trasparente, lasciando che i raggi di sole entrassero e
illuminassero completamente la stanza. Aprì la finestra e
poggiò le
mani sul davanzale, inspirando a pieni polmoni: era un'altra
magnifica giornata.
Ormai era passato più di un mese da quando si
era conclusa l'eterna 'guerra' contro Liquid. Più di un mese
che era
solo, se non per qualche sporadica telefonata con Campbell.
Più di
un mese che non aveva notizie di Snake... Questo
pensiero gli
fece subito abbassare lo sguardo, pieno di tristezza e malinconia.
Chissà come stava il suo vecchio amico, chissà se
era ancora vivo.
Gli ci era voluto tanto allo scienziato per somatizzare tutto
ciò
che era accaduto e le due grandi perdite di quella triste avventura:
quella del suo nuovo amore, Naomi, e quella del suo migliore
nonché
unico amico, Snake.
Sospirò, voltandosi e decidendo di andarsi a
preparare un caffé. Si portò le mani alla parte
bassa della
maglietta bianca per sfilarsela e buttarla sul letto. Aprì
l'armadio
e ne tirò fuori una camicia bianca ed un paio di jeans neri.
Scese
al piano di sotto, aveva una villetta non molto grande: al piano di
sotto v'era la cucina, il salone ed il bagno, di sopra c'era la
stanza, un altro bagno ed un'altra stanza da letto.
Entrò in
bagno ed appoggiò i vestiti sul mobiletto,
dopodiché uscì e –
passando per il salone – accese la televisione. C'erano i
cartoni
animati: probabilmente non guardava la tv dall'ultima volta che era
venuta Sunny. Otacon si fermò davanti alla tv, osservando le
immagini scorrere veloci: c'era la sigla del cartone animato
preferito dalla piccolina. Sorrise.
Sunny gli mancava da morire,
aveva deciso di farla adottare da qualche famiglia per bene, in modo
che potesse crescere al meglio e con l'amore sano di una coppia di
genitori. Non poteva desiderare di meglio: la famiglia in cui era
capitata sembrava molto carina e per bene, avevano già avuto
un
figlio ma era morto poco dopo la nascita, ora tutto l'amore che
possedevano quelle due persone era incanalato verso la piccola
biondina dagli occhioni da cerbiatta. Oltretutto si scoprì
che
questa famiglia, i Rayton, abitavano vicino a Raiden e Rose. Inutile
dire che Sunny ed il figlio di Raiden erano diventati ottimi compagni
di giochi.
Finì di bere il suo caffé e decise che era ora di
darsi una mossa se non voleva fare tardi a lavoro: lavorava con i
computer. Non faceva molto... Riparava i computer a chi ne aveva
bisogno, li puliva dai virus, installava programmi e quant'altro.
Aveva uno studio tutto suo e vi lavorava da poco, un paio di
settimane. Gli avevano proposto di lavorare alla creazione di
programmi di un certo livello, ma aveva subito declinato l'offerta:
non aveva più voglia di creare un bel niente per nessuno,
ormai era
ossessionato dalla sua potenziale capacità di mandare il
mondo alla
rovina.
Mise la tazzina nel lavandino, l'avrebbe lavata –
insieme alla pila di piatti – all'ora di pranzo, quando
sarebbe
tornato a casa. Si sbrigò e si fece una doccia al volo, si
asciugò
e si mise i vestiti piegati con cura sul mobiletto bianco del bagno.
Aveva appena finito di
abbottonarsi la
camicia davanti lo specchio del bagno quando sentì suonare
alla
porta: si sistemò i capelli con una mano, velocemente, e
prese gli
occhiali dal bordo del lavandino, infilandoli. Doveva essere il
postino: bollette, sicuramente.
“Arrivo!!” Annunciò dal bagno
ad alta voce, aumentando il passo.
Arrivò alla porta e la aprì,
non appena vide ciò che lo aspettava lì di fronte
gli si
illuminarono gli occhi.
“SNAKE!!!” Gli uscì, quasi in un
grido strozzato. Era lì, proprio di fronte a lui! Non poteva
crederci: aveva passato un mese intero e più a chiedersi
dove si
trovava, se fosse ancora vivo... Ed ora, finalmente, era lì.
Non lo
trovava peggiorato, nemmeno migliorato però, purtroppo.
Indossava un
paio di anfibi, dei pantaloni mimetici ed un maglioncino grigio scuro
a collo alto. Gli occhi spenti, la pelle pallida e rovinata,
soprattutto sulla parte del viso che aveva subito l'ustione. I
capelli erano della solita lunghezza, bianchi, e portava quei soliti
baffetti che, secondo Otacon, non gli donavano affatto, anzi, lo
invecchiavano di più.
Sul volto del 'vecchio', comparve un lieve
sorriso. “Otacon..” Mormorò, con voce
roca e stanca.
Lo
scienziato lasciò la porta spalancata e si
avvicinò di un passo,
quanto bastava per arrivare di fronte l'amico ed abbracciarlo forte,
stringendolo.
“Dio santo Snake... Che bella sorpresa, non posso
crederci!” Disse prima di tirarsi indietro, tenendogli le
mani
appoggiate sulle spalle. “Credevo che... Non ti avrei
più
rivisto!” Continuò entusiasta.
“Credevi fossi morto.. Uh?”
Chiese di tutta risposta, l'altro, guardandolo fisso negli
occhi.
Otacon si sentì spiazzato. Beh... Era ciò che
intendeva,
seppur non l'aveva detto. Tornò serio, stringendogli ancora
le
spalle. “Entri, ti va?” Chiese ritirando le mani ed
abbozzando un
lieve sorriso.
“Non mi sono di certo fatto più di quattromila
chilometri per rimanere sulla porta...” Rispose l'altro con
ironia,
entrando. Notò subito la televisione accesa sui cartoni
animati. Si
guardò intorno mentre Hal chiudeva la porta.
“Sunny?” Chiese,
osservando la casa: non era male, arredata in modo semplice. I colori
erano tenui e tutti molto chiari. Il tutto trasmetteva una sensazione
di rilassatezza.
“Oh.. Ehm.. Sunny. Vuoi una tazza di caffé,
prima?” Chiese l'amico.
Snake volse il capo verso lo scienziato,
notandolo vestito di tutto punto: camicia, pantaloni. “Stavi
andando ad un appuntamento?” Domandò allora.
“C-che..?”
Otacon rise, lievemente nervoso. “Ma quale appuntamento!
Stavo
andando a lavorare.. Vieni, ti offro del caffé.”
Disse prima di
superarlo ed entrando in cucina.
“Oh..”
Otacon servì
all'amico una tazza di caffé ed entrambi si sedettero poi in
salotto. Lo scienziato spense la televisione e si sedette sulla
poltrona accanto al divano dove si trovava Snake.
“Allora?
Sunny?” Domandò ancora quest'ultimo.
“L'ho fatta
adottare.”
“Mh?” Snake rialzò per un istante lo
sguardo,
prima di riabbassarlo sulla tasca nella quale stava frugando per
tirare fuori le sigarette.
“Ohh, Snake, avanti! Ancora
fumi?”
“...” Il Serpente gli rivolse un'occhiata
abbastanza
eloquente, prima di portarsi una sigaretta alle labbra ed accenderla.
Solo il primo tirò gli fece venire un lieve attacco di tosse.
Otacon
scosse il capo, alzandosi e andandogli a procurare un portacenere,
dopodiché tornò a sedere.
“Adottata, hai detto?” Domandò
allora nuovamente Snake, per tornare al discorso della bambina.
“Sì,
già. Io credevo che.. Sarebbe stato meglio farla crescere in
una
famiglia come si deve.”
“E lo sono?”
“Cosa?” Hal
alzò le sospracciglia.
“Sono una famiglia come si deve?”
Chiese ancora, allungando la mano e ciccando nel posacenere.
“Ohhh,
sì!” Rispose Otacon sorridendo. “Lo sono
e come.. Oltretutto la
portano qui il fine settimana, qualche volta la lasciano persino
dormire da me! E abitano vicino a Raiden, lo sai? Hanno molto legato
Sunny e suo figlio!” Sorrise ancora, entusiasta. Snake,
invece,
rimase serio.
“Capisco.” Si inumidì lievemente le
labbra,
prima di fare un altro lungo tiro e lasciandosi scivolare lievemente
sul divano. Otacon stava per aprir bocca per tempestarlo – a
sua
volta – di domande, ma il Serpente lo precedette ancora.
“E tu
non ti ritenevi in grado di gestirla?”
“Chi?”
“Sunny.”
“Oh..”
Lo scienziato abbassò per un istante lo sguardo, cercando le
parole,
la motivazione che lo aveva portato a farla adottare. “Credo
che
avesse bisogno di una vera famiglia.” Disse, prima di tornare
a
guardare l'amico. “Nel senso... Una madre ed un padre. Tanto
amore.
Ne ha passate quella bambina e... Credo che così sia meglio.
Poi, ad
ogni modo, la vedo comunque quasi tutte le settimane!”
Snake lo
osservò per qualche istante, dopodiché si sporse
in avanti per
ciccare nuovamente e lasciare la sigaretta nel posacenere a
conchiglia, sul tavolino. Tornò ad appoggiarsi allo
schienale del
divano ed accavallò le gambe, poi guardò lo
scienziato. “E sei
felice?”
Questa domanda spiazzò Hal. Era tutto fuorché
lontanamente felice. “N.. M-ma sì.. Sto... Sto
bene. Me.. Me la
cavo.. Ci è voluto del tempo ma ora sto iniziando a vivere.
A fare
quello che fanno le persone normali. Pian piano.. Ci vorrà
un po' di
tempo.”
Il 'vecchio' amico sospirò. Mentiva, lo capiva bene. Lo
conosceva come le sue tasche ormai.
Lasciò che quel silenzio si
prolungasse troppo a lungo e – per sua sfortuna –
Otacon ebbe il
tempo, finalmente, di formulargli una sua domanda. “E tu? Che
fine
hai fatto? Dove sei stato? … Come stai?”
Snake rimase ancora
in silenzio, tenendolo sulle spine. Lo sguardo dell'uomo
sembrò
spegnersi ancor più di quanto sembrava non poter fare.
“Ho
incontrato Big Boss... E sono tornato in Alaska.”
“Big..
Cosa?? Big Boss?” Chiese lo scienziato, sgranando gli occhi.
“Ma
che stai dicendo?” Chiese assumendo una posizione meno
comoda,
appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi lievemente in
avanti.
“E' storia passata. Non ha più...
Importanza.” Ebbe
un flashback di quando tentò di afferrare la mano del padre,
ma le
gambe di quest'ultimo cedettero, rendendo impossibile il contatto.
Subito dopo la stessa memoria della stessa identica cosa accaduta con
la madre.
Otacon capì dal suo tono e dal suo sguardo che non
aveva proprio voglia di parlarne. Beh, si sarebbe aperto lui se mai
ne avrebbe avuto voglia. Certo, diamine però... Big Boss. Ma
come
poteva essere possibile?
“Come sta Roy?” Chiese allora Snake,
tornando con lo sguardo sullo scienziato.
“Oh.. Roy.” Annuì,
tornando a sedersi comodo. “Bene, chi lo ammazza.”
Ridacchiò.
“Ha finalmente fatto pace con Meryl.”
“Mi fa piacere.”
Mormorò.
“Non credi che dovresti chiamarli?”
“Non voglio
infondere false speranze in nessuno. Per loro potrei già
essere
morto.. Non ha importanza. Magari già se ne sono fatti una
ragione,
perché ritornare?” Chiese allora il Serpente.
Dio santo, quelle
parole mettevano una tristezza nello scienziato. Si vedeva proprio
che si era rassegnato. “Per lo stesso motivo per il quale sei
tornato da me..” Rispose allora, con quel suo fare quasi
innocente,
ed un lieve sorriso sulle labbra.
“E' differente, Otacon... Tu
sei l'unica persona di cui io mi fidi e su cui so che posso sempre
contare.” Disse sempre con lo stesso tono spento, seppur
quelle
parole fossero cariche d'affetto.
Lo scienziato sorrise più
ampiamente. “Devo andare a lavorare, è
tardissimo!” Si alzò,
guardando l'orologio da polso, poi l'amico. “Tu fai come se
fossi a
casa tua, d'accordo? Queste notti tanto rimani qui, no?”
“..
Se non è un problema.”
“Figurati. E' solo un piacere...”
Sorrise. “Ci vediamo dopo!” Disse Otacon prima di
avviarsi alla
porta ed uscire di corsa.
Snake sospirò, era stanco morto. Anche
le cose più banali sembravano le più faticose
ormai. Si lasciò
scivolare di schiena contro il divano, dopodiché chiuse gli
occhi e
senza neppure accorgersene si addormentò.
_____________________________
Angolo autrice:
Bonsoir a tout le monde!
(Devo essere davvero molto presuntuosa per credere che tutto il mondo
legga una mia fiction! :P)
Bene... Che dirvi? E' da tanto che volevo dedicarmi ad una long su MGS.
Sul dopo Mgs4.
Ebbene sì, mai sono riuscita a farmi una ragione di come
siano finite le cose e della gran sofferenza di Snake, proprio non
riuscivo ad accettarlo >.<
Così ho deciso di mettere su qualche parola, prima, poi
qualche riga ed infine un intero testo per riscattare, almeno in parte,
la vita del nostro eroe preferito.
Ho già parecchi capitoli pronti, proprio perché
volevo fosse una fic 'sicura', che sicuramente avrei finito e non
lasciata a metà. Magari alcuni sono da vedere ma diciamo di
sì, che ci siamo :)
Non ho molto da dire, solo che mi piacerebbe davvero molto se poteste -
e voleste - dirmi cosa ne pensate. Su questa storia soprattutto.
Questo perché amo Metal Gear, che non reputo 'solo un
gioco'. La storia ha qualcosa si spettacolare, altroché...
Ma soprattutto perché questo fandom è abbandonato
a sé stesso e mi piacerebbe tanto ritirarlo su un pochino...
Magari iniziando un po' con un'interazione tra scrittori e lettori e
poi.. Chissà, spronando qualche altro lettore a sfornare
qualcosa di suo!
(Caldo invito che vi mando già da subito! :P Scrivete,
scrivete, scrivete! Anche perché su MGS ce ne sono di cose
da scrivere!)
E qui è tutto, per questo primo capitolo. So che non
è chissà quanto allettante e parla solo di un
ritorno del nostro vecchio, ma pian pianino... :)
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Capitolo 2 *** A letter for David ***
2. A letter for David
Era sera e Meryl era a
casa. Si trovava
in cucina e stava lavando i piatti. Indossava un paio di pantaloni
neri di una tuta e una maglietta color vaniglia.
Johnny era lì,
con lei, le faceva compagnia seduto al tavolo della cucina. Era da un
mese ormai che i due erano sposati e le cose andavano bene, molto
bene, almeno per quanto riguardava Johnny.
Meryl era venuta a
sapere tramite suo padre, Roy Campbell, che Snake era tornato. Suo
padre lo era venuto a sapere tramite Otacon, ovviamente. Lo aveva
saputo il pomeriggio stesso, quindi solo qualche ora prima, eppure...
Era da quando aveva appreso la notizia che la testa stava altrove, la
mente vagava e quell'uomo era il suo chiodo fisso. Si chiedeva il
perché di tante cose, di troppe cose. Si chiedeva
perché lo pensava
e si chiedeva perché alle volte, avendo Johnny vicino, non
si
sentiva così felice come doveva in realtà essere.
“Tesoro,
stai bene?” Chiese il giovane alzandosi dalla sedia e
appoggiandole
le mani sulla vita, da dietro, e schioccandole un fugace bacio sul
collo.
Meryl volse appena il capo e gli sorrise. “Certo, sto
bene. Perché?”
“Non lo so, oggi mi sembri così tra le
nuvole.” Le sorrise a sua volta.
“Ma no... Sono solo stanca.”
Si sciqacquò le mani dal sapone e sgrullandole prima di
voltarsi verso di lui, ritrovandosi tra l'uomo e il bancone della
cucina.
“Sei sicura?” Domandò allora Johnny con
sguardo
inquisitore.
“Sì, sicura Johnny.” Rispose
lei prima di
schioccargli un lieve bacio sulle labbra, socchiudendo gli occhi. Un
flash. Il suo volto.
Maledizione, non era giusto. Deglutì e si tirò
indietro. “Credo
che andrò a farmi una doccia e... Ah. Domani sera a cena non
credo
di esserci.”
“Ah, no?”
“Ehm.. No. Penso che cenerò
con mio padre. Mi ha chiamata oggi.”
“Ah, va bene.” Annuì,
“D'accordo... Penso che per una sera senza di te potrò
sopravvivere. Credo.” Disse prima di ritirare le mani e
ridacchiare.
Meryl sorrise, che sciocco: era così tenero
però...
Lui la inondava di attenzioni. C'era sempre quando ne aveva bisogno e
quando – invece – aveva bisogno del contrario, dei
suoi spazi,
lui era disposto a farsi da parte. Non era come un certo 'Eroe'
leggendario... Il quale la aveva abbandonata così, da un
giorno
all'altro, sparendo nel nulla.
Gli cinse il collo con le braccia e
lo strinse, schioccandogli un dolce bacio sulla guancia.
“Vado a
farmi la doccia allora, eh..” Sussurrò, prima di
baciarlo ancora
una volta e poi uscendo dalla cucina.
Johnny sorrise. La amava.
Non poteva desiderare di meglio.
Otacon fu svegliato da
dei rumori provenienti dal piano di sopra. Scattò in piedi
dal
divano e sentì dalla sua stanza Snake, in preda ad un
violento colpo
di tosse. Salì di fretta aprendo la porta accostata ed
entrando in
camera: l'uomo era seduto sul letto, forse stava per alzarsi, piegato
appena su sé stesso. Non appena sentì lo
scienziato entrare alzò
per un istante lo sguardo, tenendo la mano davanti alla bocca,
continuando a tossire.
Otacon si avvicinò, andandogli accanto e
poggiandogli una mano sulla schiena. “.. Snake??”
Poi si
accovacciò. Solo qualche istante dopo, quel violento colpo
di tosse,
sembrò placarsi.
Snake si schiarì la voce, asciugandosi poi la
fronte lievemente imperlata di sudore. “Se il buongiorno si
vede
dal mattino..” Bofonchiò con voce roca, allungando
una mano per
afferrare il pacchetto di sigarette sul comodino.
“Snake!” Lo
riprese lo scienziato, afferrandogli il polso e deviando la sua
traiettoria. “Saranno nemmeno le otto del mattino e
già fumi, così
come stai poi?” Chiese tirandosi su.
“Hmm..” Il Serpente
sbuffò, portandosi una mano sulla nuca e massaggiandosela.
“Vado a
farmi una doccia..” Disse allora.
“Meglio.” Rispose lo
scienziato incrociando le braccia al petto e alzando le sopracciglia.
“Vado a preparare la colazione.”
Il giorno prima i due avevano
pranzato insieme nella pausa pranzo dello scienziato e lo stesso fu
per la cena. Soltanto la sera, però, i due avevano avuto
modo di
parlare in modo più tranquillo. Snake non aveva fatto molto
in quel
mese, si era limitato a stare lì, in Alaska, tra neve e cani
da
slitta, la sua passione. Otacon, come lui, non aveva concluso molto
oltre alle faccende burocratiche con la piccola Sunny, la ricerca di
una casa e di un lavoro. Gli aveva ceduto la sua stanza ed il letto,
accettando di dormire sul divano.
Snake – dopo essersi fatto una
veloce doccia – scese al piano di sotto e raggiunse Otacon in
cucina. Lo trovò che finiva di preparare la tavola con
latte, caffè
e brioche.
“Sembrerà assurdo ma... E' arrivata posta per
te.”
Annunciò lo scienziato una volta che il Serpente
varcò la soglia
per andarsi a sedere.
“Eh?” Snake aggrottò la fronte,
prendendo posto. Si versò del caffé nella tazzina
e notò una busta
da lettere sul tavolo, di fronte a lui. “Scherzi?”
Chiese, prima
di allungare una mano ed afferrarla. Sulla facciata frontale c'era
scritto 'x Solid Snake'.
L'uomo alzò le sopracciglia.
“Hai detto a qualcuno che mi
trovavo qui?” Domandò mentre apriva la busta con
il solo ausilio
delle dita.
“No, soltanto a Campbell.” Rispose
avvicinandosi.
Snake lesse le poche righe che c'erano scritte sul
foglietto dentro la busta da lettera. 'Ristorante
dell'hotel Vitale. Stasera, alle nove.'
“Wow!”
Esclamò lo scienziato battendo le mani. “Dave ha
un appuntamento!”
Continuò con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che fu
stroncato nel momento in cui Snake accartocciò il foglio con un mano.
“Dave non ha nessun appuntamento.” Lo
contraddì lui
prendendo una zolletta di zucchero e lasciandola cadere nella
tazzina, poi iniziò a girare lentamente il caffé
con il
cucchiaino.
“Che..? Perché no?” Chiese allora
Otacon, deluso,
prendendo posto e osservando l'amico mentre compieva il suo stesso
procedimento con la zolletta di zucchero, senza staccargli gli occhi
di dosso.
“Perché non sono più un ragazzino che
va dietro a
queste cose. Se qualcuno ha qualcosa da dirmi può anche
evitare
questi modi puerili.”
“Che esagerato...” Si lamentò lo
scienziato.
Finalmente Snake alzò lo sguardo negli occhi
dell'amico. “Perché non ci vai tu?”
Domandò.
“Eh?”
“Se
è una donna, magari... Ti accasi.” Rispose con
tranquillità.
“M-ma.. Ma che dici?” Chiese allora lui,
ridacchiando.
“E poi sono sicuro che almeno tu hai argomenti
interessanti di cui parlare.”
“Beh, perché tu no?”
Lo
scienziato non ricevette alcuna risposta. “Snake..”
Mormorò
appena. “Dovresti smetterla. Non sei ancora morto.”
Non sapeva
bene come affrontare l'argomento.
“Non ancora, no. Ma manca
poco.” Rispose osservando il caffè nella tazzina,
poi la prese
portandosela alle labbra e sorseggiandone un po'.
Otacon sospirò.
“Ti comporti come se lo fossi già, morto. E'
sbagliato! Non lo sei
ancora e indipendentemente se ti rimane tanto o poco tempo da vivere
dovresti sfruttarlo al meglio!”
“Ti prego... Non farmi la
ramanzina.” Mormorò lui con un lieve accento
divertito, alzando lo
sguardo sull'amico.
“Guarda che non sto scherzando, Snake.
Dovresti smetterla. Dovresti realmente ascoltare ciò che ti
ha detto
tuo padre prima di morire. Lontano dalla guerra, goditi questi
momenti che ti rimangono.”
Silenzio. Forse non doveva toccare
quel tasto. Notò che lo sguardo di Snake rimase fisso nel
caffè.
Ops... Forse proprio non avrebbe dovuto.
“E... E poi... Non
potrei mai andare a cena con un'altra donna, sempre nel caso che si
trattasse di una donna.” Disse cercando di rimediare e abbassando lo sguardo.
Il
Serpente lo guardò. “Ancora pensi a
Naomi?”
“Sì.. Cioè,
no. Non è questo il fatto.”
“E qual 'è? Hai trovato una
donna?” Alzò le sopracciglia.
Lo scienziato si ritrovò in
difficoltà. “No.. Non è nemmeno quello.
E'... Non lo so, Mei
Ling.”
“.. Mei Ling?” Chiese Snake, ancora più
curioso.
“Sì, diciamo che un paio di settimane fa l'ho
incontrata quando mi ero recato da Campbell per sbrigare alcune
faccende e sistemare delle cose e lei era lì.”
“E allora?”
“E
allora nulla. Abbiamo chiacchierato un po' e mi... Ha chiesto di
uscire, diciamo. Cioè, niente di impegnativo, non
è che penso
chissà che cosa eh!” Chiarì subito lui,
“Però magari andarci a
prendere qualcosa insieme una sera, prima o dopo cena.”
“E'
carina Mei Ling. Portala a cena, no? Secondo me stareste bene
insieme.” Annunciò lui prima di finire il suo
caffè. Quell'ultima
frase fece arrossire Otacon.
“Maddai..” Bofonchiò abbassando
lo sguardo.
Snake si alzò, dandogli una pacca sulla spalla,
“Portala a cena.” Gli disse, uscendo dalla cucina.
“E tu
stasera però va alla cena!” Gli disse lo
scienziato, voltando il
capo verso il salone.
“Esco a fare due passi.” Rispose il
serpente.
“Snake! Promettilo!”
“...” Silenzio. “Ci
penserò.” Rispose dal salone, poi si sentì la porta di casa
chiudersi.
Otacon
sorrise, poi prese il pezzo di carta accartocciato, riaprendolo. Era
davvero curioso di sapere chi si nascondeva dietro a quella bella
calligrafia.
Era tardo pomeriggio, sera ormai. L'orologio
della cucina puntava le sette.
'Ma che diavolo ha deciso quello
sciocco?' Pensò Otacon, tornando in salone. Era dalla
mattina che
era rimasto fuori. Due erano le cose: o si era sentito male, o
pensava di fuggire all'appuntamento stando fuori fino a tardi. Che
maledetto...
Dopo aver passeggiato nervosamente per il salone si
abbandonò sul divano, portandosi una mano alle tempie,
massaggiandosele: ci avrebbe tenuto tanto che Snake fosse andato a
quel bizzarro 'appuntamento', sia perché era curioso lui,
sia perché
pensava che avrebbe potuto fargli bene. Ormai era un morto che
camminava e gli dispiaceva vederlo in quelle condizioni... Insomma,
era il suo migliore amico e di certo era tutt'altro che morto ancora,
perché buttarsi così giù? Certo, non
era la migliore delle cose
aver appena quarantadue anni e sembrare un settantenne.
Lo
scienziato sospirò ed i suoi pensieri furono interrotti poco
dopo
quando suonarono alla porta. Scattò in piedi e velocemente
andò ad
aprire, trovandosi di fronte Snake.
“Ma si può sapere dove sei
stato?! Mi hai fatto preoccupare!!!” Disse lo scienziato
arrabbiato.
“...” Il Serpente alzò le sopracciglia,
poi
assunse un'espressione divertita. “Scusami mamma.”
Commentò
ironico.
“Pfff... Pensavo ti fossi sentito male.”
Bofonchiò
l'altro, lasciando la porta aperta in modo che potesse entrare, poi
la richiuse.
“Ed invece no, son tornato tardi per sfuggire alla
tua folle idea di mandarmi a quell'appuntamento.”
“Beh, se ti
può rincuorare questa era la mia seconda ipotesi... E vuoi
saperla
tutta? Tu a quell'appuntamento ci andrai.”
“Oh, non credo
proprio.” Rispose Snake andando in bagno a lavarsi le mani.
“Ed
io credo proprio di sì...” Disse Otacon
raggiungendolo e
fermandosi sulla porta. “Facciamo così, se tu non
vai
all'appuntamento, io non inviterò mai Mei Ling a cena e
rifiuterò
qualsiasi suo invito, qualora mi invitasse.”
Il Serpente si
sciacquò le mani dal sapone, alzando lo sguardo verso
l'amico.
“E
tu... Non vuoi precludere a me la possibilità di essere
felice,
vero??” Continuò lo scienziato.
“Te la precludi da solo.”
Bofonchiò asciugandosi le mani, osservandole: vecchie,
rugose,
macchiate. Appoggiò nuovamente l'asciugamano e fece per
uscire,
trovandosi però di fronte Otacon, deciso a non farlo
passare.
“Avanti.. Smettila. Mi stai facendo innervosire.”
“E
non la smetterò finché non dirai di
sì.” Rispose l'altro
guardando l'orologio che aveva al polso, “Se ti sbrighi hai
il
tempo di farti una doccia e di prepararti in santa pace,
sennò
dovrai fare tutto di fretta – perché in un modo o
nell'altro ci
andrai – con la probabilità di arrivare in
ritardo.”
Snake
sbuffò, “Sei terribile, lo sai?” Lo
guardò negli occhi.
“Dai,
almeno vedere di chi si tratta?” Sorrise.
“Hm.. E tu chiamerai
Mei Ling. Stasera stessa.”
Otacon sorrise ancora, ma questa
volta lievemente imbarazzato. “D'accordo, affare fatto...
Fatti una
bella doccia, che ho dei vestiti per te, dopo!” Gli fece
l'occhiolino ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Snake
sospirò sonoramente. Quello scienziato quando ci si metteva
era
davvero... Terribile.
Si fece una doccia al volo, si asciugò e
non appena uscì Otacon gli propinò dei vestiti
davvero molto –
troppo – eleganti.
“Non vorrai che vada in giro con questa
roba?” Gli aveva detto Snake, riuscendo poi a trovare un
compromesso: si sarebbe messo i pantaloni, la giacca e la camicia,
senza cravatta né papillon: lo facevano sentire troppo un
damerino e
– oltretutto – gli pareva di essere diventato il
bambolotto dello
scienziato. Otacon gli propose anche di tagliarsi i baffi, ma fu una
guerra persa in partenza.
Lo scienziato fermò l'auto di
fronte all'hotel Vitale. Era un albergo lussuoso, così come
probabilmente lo era anche il ristorante il quale si trovava
sull'attico del palazzo.
“Allora... In bocca al lupo. Fammi
sapere.”
“Saprai tra dieci minuti quando tornerò a casa per
farti mangiare il terriccio del tuo giardino.”
Bofonchiò
scorbutico Snake.
“Esagerato!” Ridacchiò lo
scienziato.
“Chiama Mei Ling.” Disse il Serpente prima di
aprire la portiera.
“E tu sii un po' più simpatico con chi ti
ritroverai di fronte!”
“Hm.”
“Buona serata!” Gli
augurò Otacon, prima che Snake richiudesse la portiera.
Sorrise.
Snake entrò nella hall dell'albergo, guardandosi
intorno: quanto lusso, non ci era proprio abituato. In Alaska, per lo
meno nel villaggio dov'era stato lui per un mese, di certo non c'era
quella roba. Sbuffò, attraversando la grande sala, dai
colori caldi
ed accoglienti, per poi chiamare l'ascensore dal quale, non appena si
aprì, uscirono tre bambini di corsa, seguiti dai loro
genitori.
“Avanti bambini! Fate i bravi!!!” Disse la madre,
lievemente 'disperata'. Ci voleva polso con tre bambini,
indubbiamente.
Snake entrò e schiacciò il tasto per il
quarantesimo piano ma – proprio quando le porte stavano per
chiudersi – una donna con una bambina corsero verso
l'ascensore ed
entrarono per un pelo.
“Ci perdoni.” Mormorò la donna, con un
lieve fiatone. “E' che siamo in ritardissimo per un
appuntamento e
gli ascensori qui sono sempre occupati con tutto il via vai di
gente.” Disse, sorridente.
Snake osservò prima la donna, non
molto alta, bionda e dagli occhi azzurri, poi abbassò lo
sguardo
sulla bambina, con i tratti ed i colori simili a quelli della madre..
Forse aveva tre anni, non di più.
La bimba alzò lo sguardo e
piantò i suoi occhioni azzurri sulla figura del Serpente, il
quale
guardava il tastierino con i vari numeri dei piani illuminarsi uno
per volta.
“Assomigli tanto a mio nonno...!” Disse la bimba,
con tono innocente e sognante. La madre sorrise mentre Snake
abbassò
lo sguardo sulla piccola, alzando le sopracciglia. Che
'complimento'.
L'uomo serrò appena le labbra, nemmeno riuscì a
sorridere di circostanza. Non era bello sentirsi dire parole simili,
anche se – magari – ad un vero nonno avrebbero
fatto
piacere.
“Lui però è andato via qualche mese
fa...” Mormorò
la piccola rattristendosi, “Ed io non ho più un
nonnino.. Posso
adottarti come nonno? Me lo ricordi tanto!” Disse, sfoggiando
nuovamente un gran sorriso.
La madre della bambina le strinse
appena la mano, ridacchiando, “Avanti tesoro, non dare
fastidio al
signore..” Sorrise.
“Non si preoccupi.” Mormorò appena
Snake, tornando con lo sguardo sulla bimba. Certo, non gli sarebbe
convenuto 'adottare' lui come nonno. Anche lui aveva vita
breve.
Qualche istante dopo le porte si aprirono e davano su una
grande sala, oltre la quale v'era il ristorante: le porte erano di
legno pregiato e vetro ed oltre di esse si poteva vedere quello che
era il lusso e lo sfarzo di quel posto: lampadari enormi impreziositi
da gemme di vetro di tutti i tagli, i colori erano caldi e tutti
erano sul rosso, oro e marroncino. Le sedie, così come i tavoli,
dovevano
essere di legno pregiato e le prime erano coperte da un cuscino
rosso.
Quando Snake varcò la soglia si rese conto di quanto
enorme fosse quel ristorante: le tre pareti erano di vetro e fuori di
esse v'era un terrazzo tutt'intorno, oltre il quale si vedevano le
luci notturne di San Francisco.
“Salve, è da solo? Un tavolo
singolo?” Fu distratto da una voce all'entrata, dell'uomo
addetto
all'accoglienza.
Snake osservò l'uomo, tornando con i piedi per
terra da quella 'meraviglia'. Non ci era abituato e non gli piaceva
tutto quel lusso ma doveva riconoscere che l'occhio ne veniva rapito
ben volentieri.
“No, ho un appuntamento.”
“Oh..
D'accordo, prego.” Gli fece cenno di entrare
tranquillamente.
L'uomo mosse qualche passo verso l'interno,
continuò a guardarsi intorno: al centro della sala v'era un
bancone
rotondo ed abbastanza ampio e nel mezzo una grande colonna lunga
dove v'erano tutti i liquori e gli alcolici. Sulla parete
d'entrata, più verso la sinistra, v'era la porta che portava
alla
cucina.
Bene, ora come avrebbe riconosciuto la persona che lo
aveva invitato? Continuò a guardarsi intorno, fin quando il
suo
occhio non venne rapito da una figura fin troppo familiare...
_____________________________
Angolo autrice:
Chi sarà mai questa
misteriosa persona che aspetta Snake? O:
Lo scoprirete nella prossima puntata! LOL.
Ringrazio Aya_Brea
(la Mojuzza!) per aver recensito! E se qualcun altro volesse farsi
sentire e dirmi un po' cosa ne pensa, di certo non mi dispiacerebbe! :)
Oh, ripeto: RIPOPOLIAMOLO QUESTO FANDOM!
Ricordo quando ci pubblicai la prima ff (pena ._.'') ce n'erano solo
altre 2.. Ora a distanza di boh.. 5 anni? Ce ne sono pochissime.
Sussù!
Al prossimo capitolo! :3
|
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Capitolo 3 *** Surprise! ***
3. Surprise!
Meryl
era lì: l'ultima persona che Snake avrebbe voluto vedere in
quel
momento. La donna lo aveva visto e – anzi – si era
alzata e gli
aveva fatto un cenno con la mano.
Il Serpente inspirò, non poteva
mica fare finta di nulla, ma cosa gli avrebbe detto? Che era
lì per
un 'appuntamento al buio'? Niente di più squallido,
soprattutto per
lui... Era di una tristezza assoluta, soprattutto nello stato in cui
si trovava. Un 'finto' vecchietto che se ne andava in cerca di belle
ragazze con appuntamenti al buio, magari era questo ciò che
Meryl
avrebbe pensato.
Dio santo: Otacon era un uomo morto.
Snake
decise – comunque – di avvicinarsi: mentre lo fece
osservava la
ragazza la quale aveva un ampio sorriso sul volto. Santo cielo,
doveva ammetterlo: era bellissima. I capelli erano rossicci, portati
corti come al solito, gli occhi chiari erano poco truccati ma ne
faceva risaltare quell'azzurro così puro. Il corpo era
fasciato da
un vestito rosso, lungo fino alla coscia, da un lato, e dall'altro
arrivava praticamente fino alle caviglie. Era stretto, o almeno
abbastanza per mettere in risalto le sue forme. Il rosso le stava da
Dio.
Ogni passo che l'uomo faceva gli sembrava di divenire sempre
più pesante. Voleva fermarsi, girare i tacchi ed andarsene.
D'altra
parte la ragazza vide il solito uomo, Snake, troppo vecchio per la
sua 'giovane' età. Indossava dei abiti formali e non lo
trovava
troppo male.. Se non per l'invecchiamento precoce.
L'uomo le
arrivo di fronte e decisamente non seppe bene che dire, fu fortunato
che iniziò lei la conversazione.
“Ciao, Dave..” Mormorò con
un lieve sorriso.
“Meryl.” Non sapeva davvero
cosa dirle. “Che.. Sorpresa.” Di certo non era un
piacere. Si
sentiva un'idiota.
La ragazza sorrise.
“Che ci fai qui?”
Chiese allora Snake, notando il tavolo per due, “Sei con
Johnny?
Dov'è?” Si guardò intorno, magari era
andato al
bagno.
“Veramente... Aspettavo una persona.” Rispose lei
con
un lieve sorriso. “Un certo eroe leggendario, sparito nel
nulla non
appena la missione del mese scorso si è conclusa.”
Il Serpente
a quel punto aggrottò la fronte. “Cosa? Non vorrai
mica dire
che..? Starai scherzando..!” Disse lievemente indispettito.
Era lei
che gli aveva mandato quella 'lettera'? No, non ci poteva
credere...
“Sì, Dave. Sono stata io ad invitarti qui..
Perché
non ci sediamo?”
Ma perché diavolo continuava a chiamarlo Dave?
Sospirò rumorosamente, guardandosi intorno con fare
circospetto. “Ma
che cosa ti sei messa in testa Meryl? Tu non dovresti nemmeno sapere
che io sono qui!” Cercò di tenere il tono basso,
seppur c'era una
certa 'enfasi' nella voce.
“Dai, siediti... Ne parliamo con
calma.” Meryl tornò seria. Non pensava che se la
sarebbe presa
così 'male'.
Snake non poteva crederci. Ora se ne voleva
realmente andare via, era sempre più convinto che una volta
tornato
a casa avrebbe disintegrato con le sue stesse mani Otacon. Lo avrebbe
fatto in mille pezzi e ogni pezzo lo avrebbe sotterrato in un posto
diverso del giardino.
Notò la ragazza sedersi e guardarlo con
sguardo abbastanza eloquente così, rassegnato, la
assecondò,
sedendosi.
“Ho parlato con mio padre ieri pomeriggio... E mi ha
detto che eri in città, che eri venuto a trovare Otacon. Era
così
assurdo per me sapere che eri qui...”
“Già, immagino che
aveste tutti messo già una croce sul mio nome.”
Borbottò lui,
guardando fuori dal finestrone che si ritrovava accanto, le luci di
San Francisco.
“Non essere così.. Rude. Mi fa piacere sapere
che tu sia ancora qui tra noi.” Mormorò
continuando a guardarlo,
mentre lui neppure la degnava di uno sguardo.
“Eppure questo
scherzetto mi è costato gli ultimi istanti di vita che mi
sono
rimasti.”
La donna strinse i denti. Che stronzo... Non aveva
tardato a fargli capire quanto non volesse rivederla.
“Che
esagerato.. Mi odi così tanto?” Chiese allora
Meryl. Veramente
doveva essere lei ad 'odiare' lui per averla abbandonata.
A quel
punto Snake portò lo sguardo verso di lei, nei suoi occhi,
forse
aveva esagerato. “Hm. Ma che dici..?”
In quel momento
sopraggiunse il cameriere, vestito di tutto punto con una camicia
bianca e dei pantaloni neri. “Salve, i signori vogliono
qualcosa da
bere?”
Come minimo Snake si sarebbe scolato una bottiglia intera
di Whisky. Beh... Gli mancava solo il vizio dell'alcool oltre quello
del fumo. Guardò Meryl.
“Del vino rosso.. E dell'acqua liscia.”
Disse la ragazza, guardando il cameriere, poi l'uomo di fronte a lei.
“Vuoi.. Qualcosa? Birra?”
“No.. L'acqua va bene.” Mormorò
rassegnato. Sospirò.
“D'accordo.” Disse il cameriere, finendo
di appuntare sul bloc-notes. “Arrivano subito.”
“Johnny?”
Chiese dopodiché Snake a bruciapelo, non appena il cameriere
si fu
allontanato, senza dare modo a Meryl di iniziare una
discussione.
“Johnny... Cosa?”
“Dov'è? Che dice?”
Lei
inspirò, non era propriamente l'argomento di cui voleva
parlare. Si
sentiva una merda per avergli mentito, dicendogli che sarebbe andata
a cena dal padre. “E' a casa. Sta bene.” Fece
spallucce.
“E..
Che dice di questa cena?”
Touché. Lo sguardo della ragazza
tremò appena, indugiando altrove.
“Non..” Sospirò. “Non lo
sa.” Lo guardò nuovamente.
Così arrivò nuovamente il
cameriere, portando a tavola le due bottiglie aprendo quella d'acqua
e stappando quella del vino. Ci fu un silenzio tombale nel
frattempo.
“I signori vogliono ordinare?”
Meryl si
massaggiò nervosamente la nuca, prima di riportare la mano
in
grembo, scorrendo con lo sguardo il menù. “Credo..
Che prenderò
una bistecca e un'insalata.” Guardò il cameriere.
“Cottura
media, al sangue o ben cotta?”
“Ben cotta.”
“Ben
cotta..” Ripeté lui scrivendo. “E per il
signore?” Volse lo
sguardo verso Snake, il quale non ne aveva la benché minima
idea.
“Ahhm.. Anche per me.” Buttò
lì.
“Ben cotta?”
“Al
sangue.”
“Bene..” Il ragazzo prese uno dei due
menù e si
dileguò nuovamente tra i tavoli.
“E cosa gli hai detto?”
Riprese poi Snake.
“Non credo che sia propriamente ciò di cui
ho voglia di parlare adesso.” Rispose Meryl appena
più
freddamente, versandosi del vino rosso.
“Hm.” Il Serpente
inspirò, poi guardò altrove, fuori dal finestrone.
Meryl lo
osservò per qualche istante, in silenzio. “Gli ho
detto che avrei
cenato con mio padre.. Insomma, in un mese ce ne siamo dette di cose
e.. Sa insomma, di noi. Di quello che c'è stato un tempo e
non credo
che ne sarebbe stato molto felice.”
Snake finì di versarsi
l'acqua nel bicchiere. “E chi ne sarebbe?” Chiese,
alzando le
sopracciglia e guardandola, prima di sorseggiare un po'
d'acqua.
Bene... Continuava a farla sentire una merda. Ma perché
diavolo lo aveva fatto?
“E tu Snake? Come stai?” Cercò allora
di cambiare argomento.
“Sto esattamente come mi vedi.”
Rispose, guardandola negli occhi.. Era alle volte umiliante essere
ridotto in quello stato. Una volta era stato il grande amore di
quella donna. Una volta... Ora guardandosi allo specchio non si
riconosceva più. Era cambiato così tanto in
così poco tempo.
“Sono
felice che tu sia tornato.. Quanto rimani?”
“Non lo so, credo
che aspetterò il fine settimana per vedere Sunny Sabato e
poi
riparto.”
“Dopodomani, praticamente. Perché non rimani un
po'
di più? Dove sei stato questo mese?”
“In Alaska.. Rimanere? Perché mai?”
“Oh..” Annuì. “Rimanere per..
Otacon,
magari. Ha sofferto molto la tua mancanza, spesso parlava con mio
padre.”
“Otacon sta imparando a cavarsela da solo. Non ha
più
bisogno di me.”
“E tu? Non hai bisogno di nessuno come al
solito, Snake..?” Chiese allora Meryl, con un lieve sorriso,
triste.
Lui la osservò in silenzio per qualche istante, poi
abbassò lo sguardo con non-chalance.
“Già.”
La ragazza annuì
appena. “Già..” Ripeté.
“Non credo però che bisogna stare
con le persone a cui tieni solo perché ne hai bisogno.. O
perché
loro hanno bisogno di te. Lo si fa perché si sta bene.. Non
credi
Dave?”
“Non rimarrò, Meryl, è
inutile.” Tornò a
guardarla.
“...” A quel punto fu lei ad abbassare lo sguardo,
lievemente.
“Vado a fumarmi una sigaretta sulla terrazza qui
fuori. Ho bisogno di un po' d'aria.” Disse lui prima di
alzarsi.
“Hm-mh..” Annuì lei appena, guardandolo
allontanarsi. Bene, l'aveva piantata lì da sola. La serata
non stava
andando propriamente bene...
____________________________
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Chiedo perdono per il così tardivo aggiornamento ma sono
stata in vacanza un mese in Finlandia :)
Subito dopo aver postato questo capitolo mi metterò
all'opera a scrivere, sperando che tornando in Italia mi sia ricordata
di rimettere l'ispirazione in valigia :)
Ringrazio Aya_Brea,
Sisthra, SimyTheLastSnake per aver recensito i precedenti
capitoli.
Ringrazio anche Ayrton
Senna Forever e approfitto per dirti che tra oggi e
domani tranquillo, leggo la tua storia: ora che sono tornata posso
farlo! :P
Ringrazio chiunque vorrà lasciare un segno del suo
passaggio, chi metterà tra seguite/preferite/ricordate.
Ringrazio anche, infine, i lettori silenziosi.
A presto.
|
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Capitolo 4 *** Such a Late Goodbye ***
4. Such a Late Goodbye
Il
resto della
serata si era svolta 'tranquillamente'. Snake era tornato dopo una
lunga pausa-sigaretta e i due avevano poi cominciato a parlare del
più e del meno.
Meryl cercava in tutti i modi di non toccare
argomenti 'scomodi' o 'sconvenienti', ma non era così
semplice: così
ogni volta, a metà discorso, si ritrovava a saltare subito
ad un
altro.
Quando finirono di cenare Meryl voleva pagare ma Snake non
glielo permise.
Una volta saldato il conto i due si alzarono, alla
ragazza girava un po' la testa in quanto si era bevuta una bottiglia
e mezzo di vino da sola.. E non vi era molto abituata. Era un po'
'brilla'.
“Stai bene?” Chiese il Serpente.
“Eh? Io? Sì,
perché?”
Lui fece spallucce, uscendo dal ristorante ed
avviandosi lungo il corridoio, verso l'ascensore.
“Uhh... Non
sono abituata a portare i tacchi, voglio i miei anfibi!”
Disse
Meryl, ironica, poi ridacchiò.
“Beh potevi metterli..”
Rispose lui, fermandosi di fronte l'ascensore.
“Potevo metterli?
Con questo vestito?”
“Potevi metterti qualcosa di più
comodo.” Sospirò, guardandola.
“Che stronzo.. Una cerca di
conciarsi in modo carino e voi uomini nemmeno lo notate!”
“Abbassa
la voce.” Mormorò Snake, guardando altrove.
“Credo che tu abbia
bevuto troppo.”
“N.. No. Sto bene.” Rispose lei facendo
spallucce, poi le porte dell'ascensore si aprirono ed uscirono un
paio di persone, dopodiché entrarono loro due.
“Sei in
macchina? Non puoi guidare in questo stato.”
“Veramente..”
Meryl si guardò allo specchio, un istante. Ma che stava
facendo? Ma
come si era ridotta? Abbassò lo sguardo.
“Veramente non potrei
nemmeno tornare a casa.. A Johnny non piace quando bevo, soprattutto
quando lui non è presente. Non che succeda spesso
ma..”
Snake
annuì appena, in silenzio. Le porte poco dopo si aprirono al
ventesimo piano ed entrarono altre persone, Meryl uscì.
“Ehi!
Guarda che non siamo arrivati..!” Le disse l'uomo.
Guardò le altre
persone sull'ascensore e sospirò rassegnato.
“Scusate.”
Bofonchiò prima di uscire. “Meryl!” La
raggiunse, camminandole
al fianco lungo il corridoio dell'hotel.
“Prendiamo una stanza?”
Chiese la donna, fermandosi e guardandolo.
“C-cosa?” Snake
sgranò gli occhi. Sperava di aver capito male.
“Prendiamo una
stanza? Mi fa male la testa, non posso guidare e non posso tornare a
casa! Scendi a prendermi una stanza? Ti chiedo solo questo, mi fanno
male i piedi..” Disse prima di appoggiarsi contro il muro e
togliersi i tacchi, dopodiché tirò fuori la carta
di credito e
gliela porse. “Sette-otto-sette-due.”
Gli stava dicendo il pin
segreto della carta di credito? Stava tutta fusa. Snake
sospirò
pesantemente.
“Mi aspetti qui?”
“Sì..” Mormorò lei,
lasciandosi scivolare lungo il muro fino a sedersi per terra, sulla
moquette.
Il Serpente la osservò per qualche istante, rimanendo
in silenzio, dopodiché scosse il capo e si avviò
verso l'ascensore.
Quella serata aveva assunto un tono decisamente bizzarro.
Snake
era arrivato al piano di sotto, aveva preso la camera e –
prima di
risalire – si rivolse alla receptionist. “Potrei
fare una
telefonata?” Domandò.
“Uh..? Certo..” Così, quella, gli
porse il telefono.
“Grazie.” Bofonchiò lui, prima di
comporre
il numero di Otacon ed attendere. Occupato.
Lo scienziato
aveva da poco alzato la cornetta, i patti erano patti: Snake era
andato a quel misterioso appuntamento, dunque lui avrebbe dovuto
chiamare – ed invitare a cena fuori – Mei Ling.
Il telefono
della ragazza squillò alcune volte, prima che Otacon
poté sentire
una voce femminile dall'altro capo.
“Pronto?”
“Mei Ling,
ciao. Sono O.. Hal.”
“Hal?” La ragazza aveva appena finito
di fare la doccia, aveva un asciugamano legato intorno al busto, che
la copriva fino a metà coscia. Si stava osservando di fronte
allo
specchio.
“Otacon.” Sperava di poter evitare quel nome,
insomma. Non erano più in guerra.
“Ohhh! Hal! Sì, ok!
Perdonami... E' che.. Non aspettavo una tua chiamata.”
L'uomo
poté intuire dalla sua voce che stava sorridendo. Sorrise a
sua
volta, “Già... Nemmeno io.” Ammise, gli
sfuggì praticamente
dalle labbra.
“Cosa?”
“N-no... Niente, dicevo.. Come
stai?”
“Bene, bene.” Rispose lei, sedendosi sul bordo del
letto, accendendo poi la televisione. “E tu?”
“Io... Bene.
Non mi lamento.” Anche lui si sedette sul divano, sospirando
silenziosamente. Provava un po' di vergogna a dire il vero. Dannato
Snake...
“Come mai questa chiamata? E a quest'ora di sera?”
Chiese ancora Mei Ling, osservando l'orologio sul comodino. Erano
quasi le dieci. “E' successo qualcosa?”
“No, veramente no..
Ti pensavo e..” Oddio, non voleva proprio dirlo
così, sembrava
troppo 'intimo'. “.. E sì, insomma, mi chiedevo se
avevi ancora
voglia di andarci a prendere qualcosa insieme, magari, uno di questi
giorni.” Silenzio. Inspirò.
“Oh.” Sorrise. “Certo, perché
no?”
“Una cena.. Ti va bene?”
Addirittura una cena? Wow,
non se lo aspettava! “Certo, quando?”
“Non so.. Sabato sera
ti passo a prendere alle otto?” Sentì il cuore
battergli più
forte per l'agitazione. Non era abituato a quel tipo di cose.
“Va
bene, d'accordo!” Rispose lei con tono allegro e squillante.
“Allora ci vediamo Sabato sera..”
“Sì.. A sabato Mei Ling e
buonanotte.”
“Anche a te.” Disse lei, con tono lievemente
più basso, prima di attaccare.
Otacon rimase lì fermo per
qualche istante a guardare un punto indefinito: santo cielo, lo aveva
fatto!
Le porte dell'ascensore si riaprirono, Snake uscì
da esso e proseguì lungo il corridoio: Meryl era
lì dove la aveva
lasciata.
“Ehi, avanti, ti ho preso la stanza.” Disse, prima
di aiutarla a tirarsi su. La ragazza portò un braccio
intorno al
collo di Snake, sorreggendosi a lui, mentre con l'altra mano teneva
le scarpe.
“Grazie..” Mormorò. Era stanca morta e
le girava
la testa. Aveva bevuto troppo.
I due arrivarono fino alla stanza,
la quale si trovava sul piano. Snake aprì la porta ed
entrò,
appoggiando le chiavi sul comodino. Avanzò fino al letto,
lasciando
che Meryl si appoggiasse, dopodiché fece subito per girare i
tacchi
ed andarsene.
“.. Snake..?”
Il Serpente si fermò, sulla
porta. Lo aveva chiamato Snake.. “Cosa?” Chiese,
voltandosi a
guardarla.
La donna stava sdraiata su di un fianco, gli dava le
spalle, volse appena il capo. “Rimani un po'..?
Poco.”
“...”
“Poco.. Non mi sento molto bene.”
“Non
avresti dovuto bere tanto.” La 'rimproverò' lui,
chiudendo la
porta e sospirando rassegnato, avvicinandosi al letto.
“E' colpa
tua...” Rispose lei appoggiando nuovamente il capo sul
cuscino e
chiudendo gli occhi. Girava tutto anche ad occhi chiusi, ma era
piacevole.. Perché sapeva di essere con Snake, sapeva che
lui era lì
e ciò le infondeva un senso di profonda sicurezza.
L'uomo sospirò
nuovamente, guardandosi intorno e puntando la poltrona.
“Vieni
qui?” Lo precedette lei.
“Meryl non... E' tardi. Otacon si
starà preoccupando.” Rispose osservandola dai
piedi del letto.
La
ragazza riaprì gli occhi per un istante. “Che
codardo. Non ti
mordo... E sei grande abbastanza per rimanere fuori casa oltre la
mezzanotte.” Lo rimproverò, quasi.
Snake roteò gli occhi, che
tipa. Scosse il capo e si avvicinò, dall'altro lato,
sedendosi
accanto a lei. Meryl seguì con lo sguardo i suoi movimenti e
– una
volta che lui si fu seduto accanto a lei – si
sentì libera di
richiuderli. “Rimani finché non mi
addormento?” Sussurrò.
Lui
non rispose, si limitò ad osservarla: sembrava
così indifesa: per
nulla un soldato. Un eccellente soldato... Alcuni flashback gli
riaffiorarono alla memoria: il loro primo incontro, Shadow
Moses.
“... Dave..?” Lo richiamò la donna a
bassa voce con
gli occhi ancora chiusi, mentre allungò una mano alla cieca
per
afferrare la sua, piano, con delicatezza.
Snake ebbe un lieve
sussulto, gli si smosse qualcosa dentro e fece per ritirarla... Ma
poi rimase fermo.
“Sì.. Si, d'accordo.”
Mormorò.
Era
passata una buona mezzora, la mano di Meryl era ancora su quella del
serpente: lei si era abbandonata da un pezzo a Morfeo mentre il
soldato teneva la schiena contro la testiera del letto e fissava un
punto indefinito del muro.
Era il momento delle riflessioni, dei
rimpianti e dei rimorsi.
Non aveva avuto una vita affatto facile,
lui, e lo riconosceva. Era sempre stato – e lo era tutt'ora
– un
uomo forte. Ma fin quando sarebbe durata tutta quella forza? Il
destino lo aveva messo costantemente a dura prova, sempre.
Era un
esperimento ed era nato un soldato, aveva dovuto uccidere il suo
stesso fratello, un pazzo schizzato, ed il suo stesso padre, o almeno
così credeva... L'invecchiamento precoce, poi.
Non aveva mai
avuto il calore e l'amore di una vera famiglia, quando aveva avuto
quei pochi istanti per riavvicinarsi ai suoi genitori nemmeno era
riuscito a stringere un vero e proprio contatto fisico con loro
perché la morte era sopraggiunta prima... Ed una famiglia
tutta sua
non se la poteva fare, non se la poteva permettere.
Era quasi
finita quella sofferenza, però. Lo sapeva, era questione di
poco
tempo e sarebbe diventato cibo per vermi e non poteva neppure
approfittare di questi ultimi momenti di vita per dire alle persone
che aveva intorno, le uniche che non lo avevano mai abbandonato e che
contavano qualcosa per lui, quanto valessero: avrebbe fatto solo
peggio.
Ma grazie ad Otacon aveva scoperto la vera amicizia, ed
insieme a lui e Sunny il calore di una famiglia, se così si
poteva
chiamare..
E... Volse appena il capo verso Meryl: grazie a lei,
invece, aveva potuto godere di un breve istante d'amore. Certo, vista
così sembrava come se dalla vita avesse avuto tutto e
– a dirla
tutta – preferiva vederla in quel modo seppure, quella notte,
gli
appariva come una delle più buie. Non era nemmeno facile
trovarsi lì
con la donna una volta amata.
Solo in quel momento, quando scese
con lo sguardo, notò la fede all'anulare della donna.
Sospirò
silenziosamente. Si sarebbe voluto alzare ma sentiva i muscoli
pesanti e il corpo che non rispondeva più ai comandi mentre
gli
occhi si chiusero stancamente.
Era notte fonda, le tre
passate, quando Snake riaprì gli occhi: si trovava sdraiato
di lato,
rivolto verso Meryl, la quale lo stava osservando.
Le mani del
serpente erano tra quelle della donna, lei gli sorrise appena.
L'uomo
sentì un misto tra senso di colpa, disagio ed
inadeguatezza... Ma
non seppe comunque cosa dire.
“Puoi essere sincero per una
volta...? Per l'ultima volta?” Chiese
Meryl, a bassa voce.
Non ricevette risposta, così lo prese come un silenzio
assenso.
“Potremmo esserlo entrambi, magari.” Aggiunse poi.
“Cosa c'è
che ti affligge, Meryl?” Domandò allora lui, con
lo stesso tono di
voce basso, come lei.
“Non... Non ti ho dimenticato Dave..”
Sussurrò la donna, stringendo le mani di Snake. “E
non voglio
farlo... E non voglio che nemmeno tu lo faccia.”
Sinceri...
Un'ultima volta. Tra poco sarebbe stato solo un ricordo,
perché non
poteva dare una soddisfazione a quella donna che un tempo aveva tanto
amato e – oltre ciò – togliersi un peso?
Deglutì, anche se
gli risultò difficile. “Non l'ho fatto.”
Ammise.
Gli occhi di
lei si riempirono di lacrime anche se non seppe con precisione dire
se di amarezza e tristezza o se di felicità. Probabilmente
un
misto.
“Sei... Una gran donna, Meryl. Però devi imparare
a
lasciarti il passato alle spalle e a vivere il presente. A me ormai
restano solo i ricordi, non posso crearmi un futuro su delle basi
così incerte che sarebbero poi il mio presente. Io non ho un
futuro
Meryl. Tu sì. Tu devi vivere... E hai chi ti ama
accanto.” Avrebbe
voluto dirle altro, avrebbe voluto dirle che era stata l'unica per
lui, ma non riuscì a sbilanciarsi così tanto.
“E' così
ingiusto..” Rispose lei, con la voce che le tremava.
“Lo
so...”
Ci furono lunghi secondi di silenzio, forse minuti, nei
quali i due si guardavano negli occhi l'un l'altra.
“E se tu
fossi l'unico uomo capace di rendermi felice?”
“Togliti questa
idea dalla testa, perché se così fosse sarai
destinata ad essere
infelice.. E ciò vorrà dire che sarò
anche l'uomo che ti ci
renderà, togliendoti la felicità, e non
voglio.” Silenzio.
“Meryl... Devi andare avanti. Io sono stato solo una
parentesi
della storia della tua vita. E' ora di chiuderla e metterci un
punto.”
“Ma..” Stavolta fu lei a deglutire a fatica,
sentendo le lacrime nuovamente sul punto di uscire. “Saremmo
stati
felici insieme... Non è vero?”
“Lo saremmo stati, sì... Se
fosse stato possibile.”
La rossa rimase in silenzio, non
aggiunse una parola... C'era poco da aggiungere. Gli avrebbe detto
che lo amava ancora e non gli interessava se era vecchio o se l'aveva
abbandonata. Tuttavia, d'altra parte, si sentiva uno schifo: povero
Johnny...
I due rimasero così, a lungo, per un tempo indefinito.
L'uno con gli occhi in quello dell'altra, i loro corpi vicini e le
loro mani strette.
Nessuno emetteva un suono, nessuno diceva una
parola. Erano lì ed erano insieme, quella era l'unica cosa
che
contava in quel momento... Quel silenzio valeva più di mille
parole,
sarebbero rimasti entrambi così ad ascoltare il respiro
dell'altro
tutta la notte perché erano certi di non aver bisogno di
altro.
Erano certi che quella sarebbe stata l'ultima volta...
“When
I thought that I
fought this war alone,
You were there by my side on the
frontline
And we fought to believe the impossible.
When I
thought that I fought this war alone,
We were one with our
destinies entwined.
When I thought that I fought without a
cause
You gave me the reason why.”
_____________________________________
^-^ Angolo autrice ^-^
Adesso
l'angolo autrice sarà contraddistinto dai due ^-^
Ahahah, ok, sono scema! Lo ammetto :D
Allooooooor! Mooolto sentimentale questo capitolo, perdonatemi.
*Si inchina e chiede venia*
Vabbè, ci stava.
Insomma, dopo che QUALCUNO mi ha chiesto sesso violento tra i due.
Cioè. Spiegatemi come potrebbero.
Snake avrebbe bisogno di una tripla dose di viagra xD
Vi chiedo scusa se c'ho messo così tanto ad aggiornare ma
non mi piaceva l'ultima parte del capitolo prima.. ^^'
Ad ogni modo, la storia sta diventando anche più lunga di
quello che pensavo quindi ho bisogno di idee, quindi perdonatemi se ci
metterò un po' ad aggiornare!
Detto ciò, passiamo ai ringraziamenti,
IMPORTANTISSIMI. Oh.
Ringrazio SimyTheLastSnake,
Sisthra, Ayrton Senna Forever e Aya_Brea per aver
recensito l'ultimo chappy :)
Ringrazio SimyTheLastSnake
per averla messa tra le preferite *_____*
Ringrazio anche Aya_Brea,
Ayrton Senna Forever, Sisthra e Leo per averla messa
tra le seguite! <3
Ed oooora... Ovviamente, ringrazio anche tutti gli altri lettori ^_^
Spero abbiate apprezzato! Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Little Rays of Sun ***
5. Little rays of Sun
Era
mattino presto, una lieve brezza entrava dalla finestra socchiusa che
Snake e Meryl, la notte prima, si erano dimenticati di chiudere.
La
ragazza era sdraiata sul letto, nella medesima posizione in cui si
era addormentata, rivolta verso il suo compagno...
Riaprì gli
occhi un istante dopo, guardando di fronte a sé e
constatando che
Snake non era più lì, nel letto con lei.
“Snake??” Mormorò
lei, d'istinto, tirandosi su seduta. Si guardò intorno,
lievemente
spaesata.
Si alzò piano, girando per la stanza.
“David?” Si
corresse poi.
Raggiunse la porta del bagno, accostata. La spinse
ed entrò. “Dave?” Lo chiamò
ancora, ma vide che non si trovava
neppure lì... Era andato via. Era sparito, di nuovo.
Meryl
sospirò, abbassando lo sguardo ed uscendo dal bagno,
richiudendo la
porta. Raggiunse il letto e vi si sedette, prendendo la borsa, non
appena prese il cellulare vide sul display le trentacinque chiamate
perse divise tra Johnny ed il padre Roy.
'Cazzo..' Pensò. Johnny
doveva essersi preoccupato per non averla vista tornare e doveva aver
chiamato Campbell... Ora si che sarebbe stato un problema. Cosa si
sarebbe inventata? Dannata lei.
Snake
era in strada già da un pezzo. Camminava lentamente tra la
folla di
persone mentre teneva una sigaretta tra le labbra.
Stava tornando
a casa da Otacon, chissà quanto si era preoccupato. Non gli
aveva
nemmeno lasciato un numero di cellulare – che non aveva
– e
quindi poteva benissimo averlo dato per disperso... O morto.
Quando
il campanello a casa Hemmerich suonò, lo scienziato si
fiondò alla
porta e – non appena la aprì – vide
finalmente il suo
amico.
“Snake! Dio santo! Dove sei stato? Mi hai fatto
preoccupare!” Lo rimproverò, con un'espressione
severa sul
volto.
“Beh, hai insistito tu per farmi andare a
quell'appuntamento.” Disse con la sua solita non-chalance,
entrando, non appena mise un piede dentro casa superando lo
scienziato, però, notò il Colonnello Roy Campbell
vicino al divano,
in piedi. Inspirò.
Snake si vergognò, si sentì colpevole e
forse anche la sua espressione, in quel momento, lo tradì.
“Snake.”
Gli fece un cenno con il capo, Campbell. Otacon chiuse la
porta.
“Colonnello, che piacere rivederla.”
“Sono venuto
qui perché Otacon mi aveva detto che eri
sparito...” Gli si
avvicinò. “Anche Johnny mi ha chiamato dicendomi
che Meryl, questa
notte, è sparita.. Dopo avergli detto che veniva a cena da
me.” Lo
informò, con sguardo severo.
Otacon a quel punto ricollegò. Era
stata Meryl a mandargli quell'invito?
Il serpente inspirò,
“Sì?”
“Snake, lo sai... Tu e Meryl avete sempre avuto la
mia benedizione e ho sempre sperato che voi due poteste rimanere
insieme ma...” Esitò.
“Ma? Che cosa Colonnello?” Si
intromise lui, “Sono troppo vecchio per lei, ora?”
Domandò.
Sia
lo scienziato che Campbell poterono notare una punta di rancore in
quelle parole.
“Non era ciò che intendevo, Snake. Intendevo
dire solo che ormai il vostro tempo è passato.. E che Meryl
ha
trovato una persona per bene e che la ama sinceramente.”
Disse
allora Roy.
“Senta, Colonnello... Ho passato la serata con sua
figlia, è vero, ma le assicuro che non è successo
assolutamente
nulla, abbiamo semplicemente parlato.” Lo guardò,
dritto negli
occhi, “E poi se lo pensa un uomo come me, adesso, poter
minimamente pensare di fare altro?” Chiese. “Non si
preoccupi, il
matrimonio di sua figlia è ancora intatto.” Disse,
prima di voltar
le spalle e salire al piano di sopra.
Lo scienziato lo osservò,
pieno di pena... Arrivare addirittura a dire una cosa simile...
Sospirò e scosse il capo, abbassando lo sguardo.
“Hal... Io non
intendevo..” Mormorò Campbell, avvicinandosi.
“Lo so.”
Rispose lui, rialzando lo sguardo sull'uomo. “Lo so. Non
preoccuparti.” Abbozzò un lieve sorriso.
“Non dire nulla a
Johnny, d'accordo? Ci penserò io.”
Otacon annuì. “Buona
giornata Colonnello.”
L'uomo ricambiò il saluto con un cenno,
prima di uscire.
Meryl
era in macchina, stava tornando a casa... In verità se la
stava
prendendo comoda, temeva una reazione da parte di Johnny e non sapeva
come avrebbe sbrogliato la situazione.
All'ennesima chiamata del
padre accostò vicino al marciapiede e si fermò
per rispondere. Cosa
gli avrebbe detto?
Afferrò il cellulare e schiacciò il tastino
verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio ma rimanendo in completo
silenzio.
“Meryl?” Sentì poco dopo, la voce del
padre.
“Hm..?”
“Si può sapere cosa ti è saltato in
testa? Non hai idea di quanto Johnny si sia preoccupato.. Di quanto
IO mi sia preoccupato!”
“Mi dispiace.” Disse lei, con tono
piatto, guardando la strada di fronte a sé.
“Che cosa ti ha
fatto? Potevi dirglielo che ti saresti vista con Snake, invece di
mentire e di farci preoccupare a questo modo.”
“Cosa?” La
ragazza sgranò gli occhi. Come lo sapeva?
“Sono stato da Otacon
per chiedergli se avesse avuto sue notizie... Anche Snake era sparito
nel nulla durante la notte, per uno strano
appuntamento.”
'Maledizione..' Pensò la rossa, sospirando e
appoggiando il capo contro il sedile, socchiudendo gli occhi.
“Che
cos'hai intenzione di dire a Johnny?”
“Non sono cose che ti
riguardano, sei mio padre, non mio marito.. E comunque ho intenzione
di dirgli ciò che è successo: ovvero
assolutamente nulla! Ci siamo
visti, abbiamo cenato e abbiamo fatto due chiacchiere.”
“Due
chiacchiere? Durate tutta la notte?”
Meryl sospirò nuovamente,
questa volta in modo più pesante e scocciato. “Ho
bevuto troppo e
mi sono fermata in albergo, tutto qui.”
“.. A-ha. E Snake con
te.”
Silenzio.
Questa volta fu Campbell a sospirare,
dall'altra parte del telefono.
“Ti assicuro Papà che non è
successo assolutamente nulla.. E ti prego di non dirglielo a
Johnny.”
“Perché no? Se non è successo niente
perché temi
di dirgli che siete rimasti in albergo insieme.”
“Secondo te?!
Perché non sono cose da fare! Sarebbe geloso!”
“E se non sono
cose da fare perché l'hai fatto?!”
“Santo cielo, Papà!
Conosci David! Sai che non ha fatto nulla di qualsiasi cosa Johnny
possa pensare!”
Roy
rimase in silenzio per qualche istante. “E va bene... Non
dirò
nulla a Johnny, ma dimmi una cosa... Non hai dimenticato Snake, vero?
Ami Johnny?”
Quella domanda era una vera e propria crudeltà.
“Papà.. Ti prego. Snake è acqua
passata, è storia vecchia...
Provo affetto per lui e credo sia normale e mi dispiace che debba
passare gli ultimi giorni della sua vita in completa solitudine, non
lo trovo giusto... Non trovo giusto tutto ciò che gli
è capitato,
non trovo giusta la sua vita fin dall'inizio. Sto bene con Johnny, se
così non fosse non lo avrei sposato.” Rispose con
una vena di
tristezza.
“D'accordo.. Va a casa, ok?”
“Sì. Ci
sentiamo.” Disse lei, prima di attaccare.
Meryl
arrivò di fronte la porta di casa, prese un bel respiro e
dopodiché
infilò le chiavi nella serratura, aprendo la porta. Non
appena
entrò, vide Johnny alzarsi dal divano e andarle incontro.
“Meryl!
Dio santo, si può sapere che fine hai fatto?!”
Chiese in un misto
tra l'arrabbiato ed il preoccupato.
La rossa si chiuse la porta
alle spalle. “Credo che.. Dobbiamo parlare,
Johnny.” Disse,
guardandolo.
“Lo credo bene, mi hai detto che saresti andata a
cena da tuo padre e lui non sapeva nulla!”
“Sono andata a cena
con Snake, ieri sera.” Rispose lei, tutto d'un fiato,
guardandolo
negli occhi.
“Co.. Cosa?” Sembrò placarsi. Meryl si
sarebbe
aspettata la reazione opposta. “E' qui?”
“Sì, è qui, per
qualche giorno. Siamo andati a cena, ho bevuto un po' più
del dovuto
e mi sono fermata in albergo.”
“Con Snake?” Chiese a quel
punto Akiba.
“... No.” Mentì. Strinse appena i denti
ed
inspirò.
“E perché diavolo non me l'hai detto?!”
Domandò
allora lui, scaldandosi nuovamente.
“Perché non volevo che
fossi geloso! Non volevo pensassi... Non so..!”
“Beh, di certo
raccontandomi una cazzata del genere ora mi hai riempito di
dubbi.”
“...” Meryl sospirò. “Lo so,
Johnny. Lo so. Sono
stata un'idiota ed ho sbagliato... Ma credimi, ti amo e... Non farei
mai nulla che potesse rovinare il nostro matrimonio.” Disse,
guardandolo dritto negli occhi. Era vero? Non lo era? Non lo sapeva
bene nemmeno lei, alla fine... Si sentiva divisa in due, spezzata, in
bilico, ma d'altro canto sapeva anche di provare un grande, enorme
affetto per Johnny.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante,
dopodiché le si avvicinò e la
abbracciò. “Non ci vedo chiaro...
Ma mi hai fatto preoccupare. Dio solo sa quanto mi hai fatto
preoccupare Meryl. Non farlo mai più.”
Quel
giorno Snake rimase chiuso in camera tutto il giorno.
Era Venerdì
ed era l'ultimo giorno lavorativo della settimana. Quando Otacon
tornò a casa, la sera, sentì un silenzio
surreale, gli sembrava
quasi di essere a casa da solo.
Dopo essersi cambiato e dato una
rinfrescata, salì al piano di sopra. Bussò alla
porta.
“Snake?”
L'amico non rispose.
Hal sospirò,
dopodiché spinse lievemente la maniglia verso il basso ed
aprì la
porta: Snake era lì, seduto sul letto con i gomiti poggiati
sulle
ginocchia e le mani congiunte. Ai piedi del letto v'era un borsone
pieno, lo stesso con il quale Snake era arrivato.
Ad illuminare la
stanza c'era solo la fioca luce della lampadina sul comodino.
Lo
scienziato mosse un timido passo verso l'amico, rimanendo sempre
accanto alla porta. “Te ne vai..?” Chiese.
L'ex soldato a quel
punto alzò lievemente il capo, incrociò lo
sguardo del compagno ed
annuì lievemente.
Otacon sospirò, sconsolato, dopodiché si
avvicinò e si sedette sul letto, accanto a lui. Snake
tornò a
guardare un punto indefinito del pavimento, con le mani che gli
sfioravano appena le labbra.
Hal non sapeva bene come convincere
l'amico a rimanere, così per rompere il ghiaccio decise di
cominciare a parlare di roba decisamente a caso.
“Sento di star
cominciando a trovare un posto nel mondo.. Il lavoro comincia ad
andare a gonfie vele e sempre di più mi ritrovo capace di
rapportarmi con le persone e di aprirmi di nuovo.”
Silenzio.
“Sai...
Ieri sera, come promesso, ho chiamato Mei Ling.” Sorrise e lo
guardò. “Domani sera usciamo, la porto a cena
fuori.” Disse,
quasi entusiasta.
Non appena la sua voce si interruppe, il
silenzio calò nuovamente nella stanza.
“Snake..?”
L'uomo
non fiatò, non rispose. A quel punto Otacon cinse le spalle
dell'amico con entrambe le braccia, stringendolo. “Ti voglio
bene,
Snake.” Mormorò, appoggiando il capo sulla sua
spalla...
Probabilmente non c'era mai stata una vera e propria dimostrazione
d'affetto tra i due come quella, se non in alcuni rari casi.
“Non
te ne andare.” Sussurrò, socchiudendo gli occhi.
“Otacon...”
Il Serpente alzò nuovamente il capo. L'amico si
scostò appena per
poterlo guardare negli occhi, in quanto Snake volse il capo proprio
verso di lui.
“Non lo capisci che io posso trovare pace soltanto
lontano da tutti voi? Lontano da questa vita normale? Sono tornato ed
ho sbagliato.” A quel punto si alzò, avvicinandosi
alla
finestra.
“E allora lascia che io venga con te!”
“No,
Otacon, non se ne parla. Tu hai una vita intera da vivere di fronte a
te, piena di sorprese, di gioie ma anche di dolori.. Non è
giusto
che tu conduca una vita da eremita soltanto per stare accanto ad un
povero vecchio. Domani partirò e tornerò in
Alaska.”
“..
Snake..” Lo scienziato a quel punto lo raggiunse.
“Almeno aspetta
di incontrare Sunny... Mi chiede sempre di te. Facciamo
così: domani
viene Sunny, io la sera esco con Mei Ling e domenica riparti. Non
insisterò più per farti rimanere, lo giuro... Ma
almeno fallo per
Sunny.”
Ci fu ancora qualche istante di silenzio, dopodiché
Snake volse il capo verso Otacon. “D'accordo... Ma solo fino
a
domenica.”
Sul volto dello scienziato si dipinse un gran
sorriso. “Grazie.”
Il resto
della serata passò tranquillamente, Snake scese per cenare e
i due
parlarono del più e del meno. Otacon era curioso di sapere
cosa
fosse successo la notte prima con Meryl, stava morendo dalla
curiosità, ma capiva che tempestarlo di domande non sarebbe
stata la
cosa migliore: glielo avrebbe raccontato lui qual ora ne avesse avuto
voglia.
Dopo cena Snake si ritirò in camera, per dormire, Otacon
invece rimase sveglio a lavare i piatti e dopo si piazzò di
fronte
la tv per guardare un film. Stava aspettando che il sonno si facesse
vivo ma – a dir la verità – era
terribilmente agitato per la
cena con Mei Ling del giorno dopo. Che cosa le avrebbe detto? Di cosa
avrebbero parlato? La vita di Otacon negli ultimi nove anni si era
limitata alla caccia del Metal Gear e allo sventare attacchi
nucleari, nulla di più... Non è che fosse tutto
questo gran
divertimento.
Sospirò, appoggiando il gomito sul bracciolo del
divano ed il capo contro la mano, osservando le immagini che si
susseguivano sullo schermo mentre la sua testa era piena di pensieri.
Era
mattino – per dire – quasi le dodici, quando
suonarono alla
porta.
Snake aprì gli occhi, certo di aver fatto un brutto
incubo. Ormai non era rara come cosa.
Rimase qualche lungo
istante a guardare il soffitto mentre cominciò a sentire
delle voci
al piano di sotto.
Si mise seduto e poco dopo si alzò in piedi.
Raggiunse la sedia dove stava la sua maglietta, la prese e se la
infilò. Si guardò qualche istante allo specchio e
si sistemò i
capelli passandovi una mano.
Il Serpente aprì la porta e percorse
il piccolo corridoio, poi scese le scale in legno che portavano al
piano di sotto.
“Va bene, allora torniamo a prenderla Domenica
sera.” Disse una donna bionda, una signora molto bella e
curata.
“Sì, d'accordo.” Annuì
Otacon, appoggiando una mano
sul capo della piccola Sunny, la quale gli si era attaccato ad una
gamba, per abbracciarlo.
“Allora a domani sera, tesoro.” Disse
l'uomo, colui che era il padre adottivo.
“Sì, ciao!”
I due
signori – proprio quando stavano per lasciare l'abitazione
–
alzarono lo sguardo verso le scale, notando un uomo di una certa
età
scendere.
Sunny, incuriosita dallo sguardo vagante dei genitori,
volse il capo.
“Zio Snake!!!” Esordì la bambina,
ritirando le
braccia da Otacon e correndo verso il Serpente, non appena gli fu
vicino, gli cinse le gambe con entrambe le braccia.
Snake sentì
un certo calore nel petto e non poté trattenere un sorriso.
“...”
Otacon li osservò e sorrise, poi si rivolse ai genitori.
“Vecchio
amico di famiglia, spiegò.”
“Oh..” La madre annuì.
“D'accordo. Allora ci vediamo domani.”
“Certo. A domani!”
Li congedò Otacon, prima di chiudere la porta.
“Come stai?!”
Chiese la biondina a Snake.
“Sto bene, tu?”
“Bene! Che
bello sei tornato!” Esultò lei, prendendolo per
mano e portandolo
verso il divano, dove entrambi si sedettero.
“Snake, verso le
due andiamo a pranzo fuori, vuoi che ti prepari comunque la
colazione?” Chiese lo scienziato, fermandosi si fronte la
porta
della cucina, guardando i due.
“Sì, grazie.. Ho una fame.”
“E tu Sunny? Hai fatto colazione?”
“Sì, stamattina!”
Rispose la piccola.
“Non vuoi niente? Sicura? Ho comprato i
cornetti stamattina proprio per te..”
“Mmh.. Va bene! Allora
mangio anche io!”
Otacon sorrise. La viziava, quella bimba.. Ma
era normale, le voleva un gran bene. Si ritirò in cucina a
preparare
la colazione per Snake e a prendere qualcosa per Sunny, mentre li
sentiva parlare nell'altra stanza.
________________________________
Angolo autrice:
Chiedo venia se ci ho messo così tanto ad
aggiornare!
Purtroppo ho passato un periodaccio nero per quanto riguardava
l'ispirazione ma ora ce la sto mettendo tutta per rimettermi in
carreggiata!
Vi lascio con questo capitolo (che avevo già scritto)
sperando che non ci siano troppi errori, dopo indubbiamente lo
leggerò, prima gli ho dato una veloce letta!
Spero che ci sia ancora qualcuno interessato eeee... Ringrazio tutti
quelli che mi seguivano prima! :))
Al prossimo capitolo!
Evelyn
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