Nothing Lasts Forever

di Fluxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back, my friend ***
Capitolo 2: *** A letter for David ***
Capitolo 3: *** Surprise! ***
Capitolo 4: *** Such a Late Goodbye ***
Capitolo 5: *** Little Rays of Sun ***



Capitolo 1
*** Welcome back, my friend ***


Nothing Lasts Forever


1. Welcome back, my friend


Era mattino presto, i lievi raggi di sole filtravano dalle tende e si andavano a posare sul volto dello scienziato.
Gli uccellini cinguettavano felici. Ormai il delirio della guerra era finito da un pezzo e tutto era tornato alla normalità.
Otacon bofonchiò qualcosa mentre si risvegliava dal profondo sonno. Allungò una mano da sotto il piumone per raggiungere il cellulare sul comodino: la testa fece capolino fuori dalle coperte mentre gli occhi azzurri guizzarono fino all'orologio digitale sul display, abbastanza vicino per essere visto senza l'ausilio degli occhiali. Le sette e trenta. Sospirò. Appoggiò nuovamente il cellulare sul comodino mentre il capo sprofondo di nuovo nel cuscino. La mano riprese a testare la superficie di legno liscio fino ad arrivare ai suoi occhiali.
Si tirò su e si alzò svogliatamente dal letto, inforcando i suoi soliti occhiali da vista. Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende di un lieve arancione tenue e trasparente, lasciando che i raggi di sole entrassero e illuminassero completamente la stanza. Aprì la finestra e poggiò le mani sul davanzale, inspirando a pieni polmoni: era un'altra magnifica giornata.
Ormai era passato più di un mese da quando si era conclusa l'eterna 'guerra' contro Liquid. Più di un mese che era solo, se non per qualche sporadica telefonata con Campbell. Più di un mese che non aveva notizie di Snake... Questo pensiero gli fece subito abbassare lo sguardo, pieno di tristezza e malinconia. Chissà come stava il suo vecchio amico, chissà se era ancora vivo. Gli ci era voluto tanto allo scienziato per somatizzare tutto ciò che era accaduto e le due grandi perdite di quella triste avventura: quella del suo nuovo amore, Naomi, e quella del suo migliore nonché unico amico, Snake.
Sospirò, voltandosi e decidendo di andarsi a preparare un caffé. Si portò le mani alla parte bassa della maglietta bianca per sfilarsela e buttarla sul letto. Aprì l'armadio e ne tirò fuori una camicia bianca ed un paio di jeans neri.
Scese al piano di sotto, aveva una villetta non molto grande: al piano di sotto v'era la cucina, il salone ed il bagno, di sopra c'era la stanza, un altro bagno ed un'altra stanza da letto.
Entrò in bagno ed appoggiò i vestiti sul mobiletto, dopodiché uscì e – passando per il salone – accese la televisione. C'erano i cartoni animati: probabilmente non guardava la tv dall'ultima volta che era venuta Sunny. Otacon si fermò davanti alla tv, osservando le immagini scorrere veloci: c'era la sigla del cartone animato preferito dalla piccolina. Sorrise.
Sunny gli mancava da morire, aveva deciso di farla adottare da qualche famiglia per bene, in modo che potesse crescere al meglio e con l'amore sano di una coppia di genitori. Non poteva desiderare di meglio: la famiglia in cui era capitata sembrava molto carina e per bene, avevano già avuto un figlio ma era morto poco dopo la nascita, ora tutto l'amore che possedevano quelle due persone era incanalato verso la piccola biondina dagli occhioni da cerbiatta. Oltretutto si scoprì che questa famiglia, i Rayton, abitavano vicino a Raiden e Rose. Inutile dire che Sunny ed il figlio di Raiden erano diventati ottimi compagni di giochi.
Finì di bere il suo caffé e decise che era ora di darsi una mossa se non voleva fare tardi a lavoro: lavorava con i computer. Non faceva molto... Riparava i computer a chi ne aveva bisogno, li puliva dai virus, installava programmi e quant'altro. Aveva uno studio tutto suo e vi lavorava da poco, un paio di settimane. Gli avevano proposto di lavorare alla creazione di programmi di un certo livello, ma aveva subito declinato l'offerta: non aveva più voglia di creare un bel niente per nessuno, ormai era ossessionato dalla sua potenziale capacità di mandare il mondo alla rovina.
Mise la tazzina nel lavandino, l'avrebbe lavata – insieme alla pila di piatti – all'ora di pranzo, quando sarebbe tornato a casa. Si sbrigò e si fece una doccia al volo, si asciugò e si mise i vestiti piegati con cura sul mobiletto bianco del bagno.

Aveva appena finito di abbottonarsi la camicia davanti lo specchio del bagno quando sentì suonare alla porta: si sistemò i capelli con una mano, velocemente, e prese gli occhiali dal bordo del lavandino, infilandoli. Doveva essere il postino: bollette, sicuramente.
“Arrivo!!” Annunciò dal bagno ad alta voce, aumentando il passo.
Arrivò alla porta e la aprì, non appena vide ciò che lo aspettava lì di fronte gli si illuminarono gli occhi.
“SNAKE!!!” Gli uscì, quasi in un grido strozzato. Era lì, proprio di fronte a lui! Non poteva crederci: aveva passato un mese intero e più a chiedersi dove si trovava, se fosse ancora vivo... Ed ora, finalmente, era lì. Non lo trovava peggiorato, nemmeno migliorato però, purtroppo. Indossava un paio di anfibi, dei pantaloni mimetici ed un maglioncino grigio scuro a collo alto. Gli occhi spenti, la pelle pallida e rovinata, soprattutto sulla parte del viso che aveva subito l'ustione. I capelli erano della solita lunghezza, bianchi, e portava quei soliti baffetti che, secondo Otacon, non gli donavano affatto, anzi, lo invecchiavano di più.
Sul volto del 'vecchio', comparve un lieve sorriso. “Otacon..” Mormorò, con voce roca e stanca.
Lo scienziato lasciò la porta spalancata e si avvicinò di un passo, quanto bastava per arrivare di fronte l'amico ed abbracciarlo forte, stringendolo.
“Dio santo Snake... Che bella sorpresa, non posso crederci!” Disse prima di tirarsi indietro, tenendogli le mani appoggiate sulle spalle. “Credevo che... Non ti avrei più rivisto!” Continuò entusiasta.
“Credevi fossi morto.. Uh?” Chiese di tutta risposta, l'altro, guardandolo fisso negli occhi.
Otacon si sentì spiazzato. Beh... Era ciò che intendeva, seppur non l'aveva detto. Tornò serio, stringendogli ancora le spalle. “Entri, ti va?” Chiese ritirando le mani ed abbozzando un lieve sorriso.
“Non mi sono di certo fatto più di quattromila chilometri per rimanere sulla porta...” Rispose l'altro con ironia, entrando. Notò subito la televisione accesa sui cartoni animati. Si guardò intorno mentre Hal chiudeva la porta.
“Sunny?” Chiese, osservando la casa: non era male, arredata in modo semplice. I colori erano tenui e tutti molto chiari. Il tutto trasmetteva una sensazione di rilassatezza.
“Oh.. Ehm.. Sunny. Vuoi una tazza di caffé, prima?” Chiese l'amico.
Snake volse il capo verso lo scienziato, notandolo vestito di tutto punto: camicia, pantaloni. “Stavi andando ad un appuntamento?” Domandò allora.
“C-che..?” Otacon rise, lievemente nervoso. “Ma quale appuntamento! Stavo andando a lavorare.. Vieni, ti offro del caffé.” Disse prima di superarlo ed entrando in cucina.
“Oh..”
Otacon servì all'amico una tazza di caffé ed entrambi si sedettero poi in salotto. Lo scienziato spense la televisione e si sedette sulla poltrona accanto al divano dove si trovava Snake.
“Allora? Sunny?” Domandò ancora quest'ultimo.
“L'ho fatta adottare.”
“Mh?” Snake rialzò per un istante lo sguardo, prima di riabbassarlo sulla tasca nella quale stava frugando per tirare fuori le sigarette.
“Ohh, Snake, avanti! Ancora fumi?”
“...” Il Serpente gli rivolse un'occhiata abbastanza eloquente, prima di portarsi una sigaretta alle labbra ed accenderla. Solo il primo tirò gli fece venire un lieve attacco di tosse.
Otacon scosse il capo, alzandosi e andandogli a procurare un portacenere, dopodiché tornò a sedere.
“Adottata, hai detto?” Domandò allora nuovamente Snake, per tornare al discorso della bambina.
“Sì, già. Io credevo che.. Sarebbe stato meglio farla crescere in una famiglia come si deve.”
“E lo sono?”
“Cosa?” Hal alzò le sospracciglia.
“Sono una famiglia come si deve?” Chiese ancora, allungando la mano e ciccando nel posacenere.
“Ohhh, sì!” Rispose Otacon sorridendo. “Lo sono e come.. Oltretutto la portano qui il fine settimana, qualche volta la lasciano persino dormire da me! E abitano vicino a Raiden, lo sai? Hanno molto legato Sunny e suo figlio!” Sorrise ancora, entusiasta. Snake, invece, rimase serio.
“Capisco.” Si inumidì lievemente le labbra, prima di fare un altro lungo tiro e lasciandosi scivolare lievemente sul divano. Otacon stava per aprir bocca per tempestarlo – a sua volta – di domande, ma il Serpente lo precedette ancora. “E tu non ti ritenevi in grado di gestirla?”
“Chi?”
“Sunny.”
“Oh..” Lo scienziato abbassò per un istante lo sguardo, cercando le parole, la motivazione che lo aveva portato a farla adottare. “Credo che avesse bisogno di una vera famiglia.” Disse, prima di tornare a guardare l'amico. “Nel senso... Una madre ed un padre. Tanto amore. Ne ha passate quella bambina e... Credo che così sia meglio. Poi, ad ogni modo, la vedo comunque quasi tutte le settimane!”
Snake lo osservò per qualche istante, dopodiché si sporse in avanti per ciccare nuovamente e lasciare la sigaretta nel posacenere a conchiglia, sul tavolino. Tornò ad appoggiarsi allo schienale del divano ed accavallò le gambe, poi guardò lo scienziato. “E sei felice?”
Questa domanda spiazzò Hal. Era tutto fuorché lontanamente felice. “N.. M-ma sì.. Sto... Sto bene. Me.. Me la cavo.. Ci è voluto del tempo ma ora sto iniziando a vivere. A fare quello che fanno le persone normali. Pian piano.. Ci vorrà un po' di tempo.”
Il 'vecchio' amico sospirò. Mentiva, lo capiva bene. Lo conosceva come le sue tasche ormai.
Lasciò che quel silenzio si prolungasse troppo a lungo e – per sua sfortuna – Otacon ebbe il tempo, finalmente, di formulargli una sua domanda. “E tu? Che fine hai fatto? Dove sei stato? … Come stai?”
Snake rimase ancora in silenzio, tenendolo sulle spine. Lo sguardo dell'uomo sembrò spegnersi ancor più di quanto sembrava non poter fare. “Ho incontrato Big Boss... E sono tornato in Alaska.”
“Big.. Cosa?? Big Boss?” Chiese lo scienziato, sgranando gli occhi. “Ma che stai dicendo?” Chiese assumendo una posizione meno comoda, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi lievemente in avanti.
“E' storia passata. Non ha più... Importanza.” Ebbe un flashback di quando tentò di afferrare la mano del padre, ma le gambe di quest'ultimo cedettero, rendendo impossibile il contatto. Subito dopo la stessa memoria della stessa identica cosa accaduta con la madre.
Otacon capì dal suo tono e dal suo sguardo che non aveva proprio voglia di parlarne. Beh, si sarebbe aperto lui se mai ne avrebbe avuto voglia. Certo, diamine però... Big Boss. Ma come poteva essere possibile?
“Come sta Roy?” Chiese allora Snake, tornando con lo sguardo sullo scienziato.
“Oh.. Roy.” Annuì, tornando a sedersi comodo. “Bene, chi lo ammazza.” Ridacchiò. “Ha finalmente fatto pace con Meryl.”
“Mi fa piacere.” Mormorò.
“Non credi che dovresti chiamarli?”
“Non voglio infondere false speranze in nessuno. Per loro potrei già essere morto.. Non ha importanza. Magari già se ne sono fatti una ragione, perché ritornare?” Chiese allora il Serpente.
Dio santo, quelle parole mettevano una tristezza nello scienziato. Si vedeva proprio che si era rassegnato. “Per lo stesso motivo per il quale sei tornato da me..” Rispose allora, con quel suo fare quasi innocente, ed un lieve sorriso sulle labbra.
“E' differente, Otacon... Tu sei l'unica persona di cui io mi fidi e su cui so che posso sempre contare.” Disse sempre con lo stesso tono spento, seppur quelle parole fossero cariche d'affetto.
Lo scienziato sorrise più ampiamente. “Devo andare a lavorare, è tardissimo!” Si alzò, guardando l'orologio da polso, poi l'amico. “Tu fai come se fossi a casa tua, d'accordo? Queste notti tanto rimani qui, no?”
“.. Se non è un problema.”
“Figurati. E' solo un piacere...” Sorrise. “Ci vediamo dopo!” Disse Otacon prima di avviarsi alla porta ed uscire di corsa.
Snake sospirò, era stanco morto. Anche le cose più banali sembravano le più faticose ormai. Si lasciò scivolare di schiena contro il divano, dopodiché chiuse gli occhi e senza neppure accorgersene si addormentò.

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Angolo autrice:

Bonsoir a tout le monde!
(Devo essere davvero molto presuntuosa per credere che tutto il mondo legga una mia fiction! :P)
Bene... Che dirvi? E' da tanto che volevo dedicarmi ad una long su MGS. Sul dopo Mgs4.
Ebbene sì, mai sono riuscita a farmi una ragione di come siano finite le cose e della gran sofferenza di Snake, proprio non riuscivo ad accettarlo >.<
Così ho deciso di mettere su qualche parola, prima, poi qualche riga ed infine un intero testo per riscattare, almeno in parte, la vita del nostro eroe preferito.
Ho già parecchi capitoli pronti, proprio perché volevo fosse una fic 'sicura', che sicuramente avrei finito e non lasciata a metà. Magari alcuni sono da vedere ma diciamo di sì, che ci siamo :)
Non ho molto da dire, solo che mi piacerebbe davvero molto se poteste - e voleste - dirmi cosa ne pensate. Su questa storia soprattutto.
Questo perché amo Metal Gear, che non reputo 'solo un gioco'. La storia ha qualcosa si spettacolare, altroché...
Ma soprattutto perché questo fandom è abbandonato a sé stesso e mi piacerebbe tanto ritirarlo su un pochino... Magari iniziando un po' con un'interazione tra scrittori e lettori e poi.. Chissà, spronando qualche altro lettore a sfornare qualcosa di suo!
(Caldo invito che vi mando già da subito! :P Scrivete, scrivete, scrivete! Anche perché su MGS ce ne sono di cose da scrivere!)

E qui è tutto, per questo primo capitolo. So che non è chissà quanto allettante e parla solo di un ritorno del nostro vecchio, ma pian pianino... :)

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Capitolo 2
*** A letter for David ***


2. A letter for David

Era sera e Meryl era a casa. Si trovava in cucina e stava lavando i piatti. Indossava un paio di pantaloni neri di una tuta e una maglietta color vaniglia.
Johnny era lì, con lei, le faceva compagnia seduto al tavolo della cucina. Era da un mese ormai che i due erano sposati e le cose andavano bene, molto bene, almeno per quanto riguardava Johnny.
Meryl era venuta a sapere tramite suo padre, Roy Campbell, che Snake era tornato. Suo padre lo era venuto a sapere tramite Otacon, ovviamente. Lo aveva saputo il pomeriggio stesso, quindi solo qualche ora prima, eppure... Era da quando aveva appreso la notizia che la testa stava altrove, la mente vagava e quell'uomo era il suo chiodo fisso. Si chiedeva il perché di tante cose, di troppe cose. Si chiedeva perché lo pensava e si chiedeva perché alle volte, avendo Johnny vicino, non si sentiva così felice come doveva in realtà essere.
“Tesoro, stai bene?” Chiese il giovane alzandosi dalla sedia e appoggiandole le mani sulla vita, da dietro, e schioccandole un fugace bacio sul collo.
Meryl volse appena il capo e gli sorrise. “Certo, sto bene. Perché?”
“Non lo so, oggi mi sembri così tra le nuvole.” Le sorrise a sua volta.
“Ma no... Sono solo stanca.” Si sciqacquò le mani dal sapone e sgrullandole prima di voltarsi verso di lui, ritrovandosi tra l'uomo e il bancone della cucina.
“Sei sicura?” Domandò allora Johnny con sguardo inquisitore.
“Sì, sicura Johnny.” Rispose lei prima di schioccargli un lieve bacio sulle labbra, socchiudendo gli occhi. Un flash. Il suo volto. Maledizione, non era giusto. Deglutì e si tirò indietro. “Credo che andrò a farmi una doccia e... Ah. Domani sera a cena non credo di esserci.”
“Ah, no?”
“Ehm.. No. Penso che cenerò con mio padre. Mi ha chiamata oggi.”
“Ah, va bene.” Annuì, “D'accordo... Penso che per una sera senza di te potrò sopravvivere. Credo.” Disse prima di ritirare le mani e ridacchiare.
Meryl sorrise, che sciocco: era così tenero però... Lui la inondava di attenzioni. C'era sempre quando ne aveva bisogno e quando – invece – aveva bisogno del contrario, dei suoi spazi, lui era disposto a farsi da parte. Non era come un certo 'Eroe' leggendario... Il quale la aveva abbandonata così, da un giorno all'altro, sparendo nel nulla.
Gli cinse il collo con le braccia e lo strinse, schioccandogli un dolce bacio sulla guancia. “Vado a farmi la doccia allora, eh..” Sussurrò, prima di baciarlo ancora una volta e poi uscendo dalla cucina.
Johnny sorrise. La amava. Non poteva desiderare di meglio.


Otacon fu svegliato da dei rumori provenienti dal piano di sopra. Scattò in piedi dal divano e sentì dalla sua stanza Snake, in preda ad un violento colpo di tosse. Salì di fretta aprendo la porta accostata ed entrando in camera: l'uomo era seduto sul letto, forse stava per alzarsi, piegato appena su sé stesso. Non appena sentì lo scienziato entrare alzò per un istante lo sguardo, tenendo la mano davanti alla bocca, continuando a tossire.
Otacon si avvicinò, andandogli accanto e poggiandogli una mano sulla schiena. “.. Snake??” Poi si accovacciò. Solo qualche istante dopo, quel violento colpo di tosse, sembrò placarsi.
Snake si schiarì la voce, asciugandosi poi la fronte lievemente imperlata di sudore. “Se il buongiorno si vede dal mattino..” Bofonchiò con voce roca, allungando una mano per afferrare il pacchetto di sigarette sul comodino.
“Snake!” Lo riprese lo scienziato, afferrandogli il polso e deviando la sua traiettoria. “Saranno nemmeno le otto del mattino e già fumi, così come stai poi?” Chiese tirandosi su.
“Hmm..” Il Serpente sbuffò, portandosi una mano sulla nuca e massaggiandosela. “Vado a farmi una doccia..” Disse allora.
“Meglio.” Rispose lo scienziato incrociando le braccia al petto e alzando le sopracciglia. “Vado a preparare la colazione.”
Il giorno prima i due avevano pranzato insieme nella pausa pranzo dello scienziato e lo stesso fu per la cena. Soltanto la sera, però, i due avevano avuto modo di parlare in modo più tranquillo. Snake non aveva fatto molto in quel mese, si era limitato a stare lì, in Alaska, tra neve e cani da slitta, la sua passione. Otacon, come lui, non aveva concluso molto oltre alle faccende burocratiche con la piccola Sunny, la ricerca di una casa e di un lavoro. Gli aveva ceduto la sua stanza ed il letto, accettando di dormire sul divano.
Snake – dopo essersi fatto una veloce doccia – scese al piano di sotto e raggiunse Otacon in cucina. Lo trovò che finiva di preparare la tavola con latte, caffè e brioche.
“Sembrerà assurdo ma... E' arrivata posta per te.” Annunciò lo scienziato una volta che il Serpente varcò la soglia per andarsi a sedere.
“Eh?” Snake aggrottò la fronte, prendendo posto. Si versò del caffé nella tazzina e notò una busta da lettere sul tavolo, di fronte a lui. “Scherzi?” Chiese, prima di allungare una mano ed afferrarla. Sulla facciata frontale c'era scritto
'x Solid Snake'. L'uomo alzò le sopracciglia.
“Hai detto a qualcuno che mi trovavo qui?” Domandò mentre apriva la busta con il solo ausilio delle dita.
“No, soltanto a Campbell.” Rispose avvicinandosi.
Snake lesse le poche righe che c'erano scritte sul foglietto dentro la busta da lettera.
'Ristorante dell'hotel Vitale. Stasera, alle nove.'
“Wow!” Esclamò lo scienziato battendo le mani. “Dave ha un appuntamento!” Continuò con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che fu stroncato nel momento in cui Snake accartocciò il foglio con un mano.
“Dave non ha nessun appuntamento.” Lo contraddì lui prendendo una zolletta di zucchero e lasciandola cadere nella tazzina, poi iniziò a girare lentamente il caffé con il cucchiaino.
“Che..? Perché no?” Chiese allora Otacon, deluso, prendendo posto e osservando l'amico mentre compieva il suo stesso procedimento con la zolletta di zucchero, senza staccargli gli occhi di dosso.
“Perché non sono più un ragazzino che va dietro a queste cose. Se qualcuno ha qualcosa da dirmi può anche evitare questi modi puerili.”
“Che esagerato...” Si lamentò lo scienziato.
Finalmente Snake alzò lo sguardo negli occhi dell'amico. “Perché non ci vai tu?” Domandò.
“Eh?”
“Se è una donna, magari... Ti accasi.” Rispose con tranquillità.
“M-ma.. Ma che dici?” Chiese allora lui, ridacchiando.
“E poi sono sicuro che almeno tu hai argomenti interessanti di cui parlare.”
“Beh, perché tu no?”
Lo scienziato non ricevette alcuna risposta. “Snake..” Mormorò appena. “Dovresti smetterla. Non sei ancora morto.” Non sapeva bene come affrontare l'argomento.
“Non ancora, no. Ma manca poco.” Rispose osservando il caffè nella tazzina, poi la prese portandosela alle labbra e sorseggiandone un po'.
Otacon sospirò. “Ti comporti come se lo fossi già, morto. E' sbagliato! Non lo sei ancora e indipendentemente se ti rimane tanto o poco tempo da vivere dovresti sfruttarlo al meglio!”
“Ti prego... Non farmi la ramanzina.” Mormorò lui con un lieve accento divertito, alzando lo sguardo sull'amico.
“Guarda che non sto scherzando, Snake. Dovresti smetterla. Dovresti realmente ascoltare ciò che ti ha detto tuo padre prima di morire. Lontano dalla guerra, goditi questi momenti che ti rimangono.”
Silenzio. Forse non doveva toccare quel tasto. Notò che lo sguardo di Snake rimase fisso nel caffè. Ops... Forse proprio non avrebbe dovuto.
“E... E poi... Non potrei mai andare a cena con un'altra donna, sempre nel caso che si trattasse di una donna.” Disse cercando di rimediare e abbassando lo sguardo.
Il Serpente lo guardò. “Ancora pensi a Naomi?”
“Sì.. Cioè, no. Non è questo il fatto.”
“E qual 'è? Hai trovato una donna?” Alzò le sopracciglia.
Lo scienziato si ritrovò in difficoltà. “No.. Non è nemmeno quello. E'... Non lo so, Mei Ling.”
“.. Mei Ling?” Chiese Snake, ancora più curioso.
“Sì, diciamo che un paio di settimane fa l'ho incontrata quando mi ero recato da Campbell per sbrigare alcune faccende e sistemare delle cose e lei era lì.”
“E allora?”
“E allora nulla. Abbiamo chiacchierato un po' e mi... Ha chiesto di uscire, diciamo. Cioè, niente di impegnativo, non è che penso chissà che cosa eh!” Chiarì subito lui, “Però magari andarci a prendere qualcosa insieme una sera, prima o dopo cena.”
“E' carina Mei Ling. Portala a cena, no? Secondo me stareste bene insieme.” Annunciò lui prima di finire il suo caffè. Quell'ultima frase fece arrossire Otacon.
“Maddai..” Bofonchiò abbassando lo sguardo.
Snake si alzò, dandogli una pacca sulla spalla, “Portala a cena.” Gli disse, uscendo dalla cucina.
“E tu stasera però va alla cena!” Gli disse lo scienziato, voltando il capo verso il salone.
“Esco a fare due passi.” Rispose il serpente.
“Snake! Promettilo!”
“...” Silenzio. “Ci penserò.” Rispose dal salone, poi si sentì la porta di casa chiudersi.
Otacon sorrise, poi prese il pezzo di carta accartocciato, riaprendolo. Era davvero curioso di sapere chi si nascondeva dietro a quella bella calligrafia.


Era tardo pomeriggio, sera ormai. L'orologio della cucina puntava le sette.
'Ma che diavolo ha deciso quello sciocco?' Pensò Otacon, tornando in salone. Era dalla mattina che era rimasto fuori. Due erano le cose: o si era sentito male, o pensava di fuggire all'appuntamento stando fuori fino a tardi. Che maledetto...
Dopo aver passeggiato nervosamente per il salone si abbandonò sul divano, portandosi una mano alle tempie, massaggiandosele: ci avrebbe tenuto tanto che Snake fosse andato a quel bizzarro 'appuntamento', sia perché era curioso lui, sia perché pensava che avrebbe potuto fargli bene. Ormai era un morto che camminava e gli dispiaceva vederlo in quelle condizioni... Insomma, era il suo migliore amico e di certo era tutt'altro che morto ancora, perché buttarsi così giù? Certo, non era la migliore delle cose aver appena quarantadue anni e sembrare un settantenne.
Lo scienziato sospirò ed i suoi pensieri furono interrotti poco dopo quando suonarono alla porta. Scattò in piedi e velocemente andò ad aprire, trovandosi di fronte Snake.
“Ma si può sapere dove sei stato?! Mi hai fatto preoccupare!!!” Disse lo scienziato arrabbiato.
“...” Il Serpente alzò le sopracciglia, poi assunse un'espressione divertita. “Scusami mamma.” Commentò ironico.
“Pfff... Pensavo ti fossi sentito male.” Bofonchiò l'altro, lasciando la porta aperta in modo che potesse entrare, poi la richiuse.
“Ed invece no, son tornato tardi per sfuggire alla tua folle idea di mandarmi a quell'appuntamento.”
“Beh, se ti può rincuorare questa era la mia seconda ipotesi... E vuoi saperla tutta? Tu a quell'appuntamento ci andrai.”
“Oh, non credo proprio.” Rispose Snake andando in bagno a lavarsi le mani.
“Ed io credo proprio di sì...” Disse Otacon raggiungendolo e fermandosi sulla porta. “Facciamo così, se tu non vai all'appuntamento, io non inviterò mai Mei Ling a cena e rifiuterò qualsiasi suo invito, qualora mi invitasse.”
Il Serpente si sciacquò le mani dal sapone, alzando lo sguardo verso l'amico.
“E tu... Non vuoi precludere a me la possibilità di essere felice, vero??” Continuò lo scienziato.
“Te la precludi da solo.” Bofonchiò asciugandosi le mani, osservandole: vecchie, rugose, macchiate. Appoggiò nuovamente l'asciugamano e fece per uscire, trovandosi però di fronte Otacon, deciso a non farlo passare.
“Avanti.. Smettila. Mi stai facendo innervosire.”
“E non la smetterò finché non dirai di sì.” Rispose l'altro guardando l'orologio che aveva al polso, “Se ti sbrighi hai il tempo di farti una doccia e di prepararti in santa pace, sennò dovrai fare tutto di fretta – perché in un modo o nell'altro ci andrai – con la probabilità di arrivare in ritardo.”
Snake sbuffò, “Sei terribile, lo sai?” Lo guardò negli occhi.
“Dai, almeno vedere di chi si tratta?” Sorrise.
“Hm.. E tu chiamerai Mei Ling. Stasera stessa.”
Otacon sorrise ancora, ma questa volta lievemente imbarazzato. “D'accordo, affare fatto... Fatti una bella doccia, che ho dei vestiti per te, dopo!” Gli fece l'occhiolino ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Snake sospirò sonoramente. Quello scienziato quando ci si metteva era davvero... Terribile.
Si fece una doccia al volo, si asciugò e non appena uscì Otacon gli propinò dei vestiti davvero molto – troppo – eleganti.
“Non vorrai che vada in giro con questa roba?” Gli aveva detto Snake, riuscendo poi a trovare un compromesso: si sarebbe messo i pantaloni, la giacca e la camicia, senza cravatta né papillon: lo facevano sentire troppo un damerino e – oltretutto – gli pareva di essere diventato il bambolotto dello scienziato. Otacon gli propose anche di tagliarsi i baffi, ma fu una guerra persa in partenza.


Lo scienziato fermò l'auto di fronte all'hotel Vitale. Era un albergo lussuoso, così come probabilmente lo era anche il ristorante il quale si trovava sull'attico del palazzo.
“Allora... In bocca al lupo. Fammi sapere.”
“Saprai tra dieci minuti quando tornerò a casa per farti mangiare il terriccio del tuo giardino.” Bofonchiò scorbutico Snake.
“Esagerato!” Ridacchiò lo scienziato.
“Chiama Mei Ling.” Disse il Serpente prima di aprire la portiera.
“E tu sii un po' più simpatico con chi ti ritroverai di fronte!”
“Hm.”
“Buona serata!” Gli augurò Otacon, prima che Snake richiudesse la portiera. Sorrise.
Snake entrò nella hall dell'albergo, guardandosi intorno: quanto lusso, non ci era proprio abituato. In Alaska, per lo meno nel villaggio dov'era stato lui per un mese, di certo non c'era quella roba. Sbuffò, attraversando la grande sala, dai colori caldi ed accoglienti, per poi chiamare l'ascensore dal quale, non appena si aprì, uscirono tre bambini di corsa, seguiti dai loro genitori.
“Avanti bambini! Fate i bravi!!!” Disse la madre, lievemente 'disperata'. Ci voleva polso con tre bambini, indubbiamente.
Snake entrò e schiacciò il tasto per il quarantesimo piano ma – proprio quando le porte stavano per chiudersi – una donna con una bambina corsero verso l'ascensore ed entrarono per un pelo.
“Ci perdoni.” Mormorò la donna, con un lieve fiatone. “E' che siamo in ritardissimo per un appuntamento e gli ascensori qui sono sempre occupati con tutto il via vai di gente.” Disse, sorridente.
Snake osservò prima la donna, non molto alta, bionda e dagli occhi azzurri, poi abbassò lo sguardo sulla bambina, con i tratti ed i colori simili a quelli della madre.. Forse aveva tre anni, non di più.
La bimba alzò lo sguardo e piantò i suoi occhioni azzurri sulla figura del Serpente, il quale guardava il tastierino con i vari numeri dei piani illuminarsi uno per volta.
“Assomigli tanto a mio nonno...!” Disse la bimba, con tono innocente e sognante. La madre sorrise mentre Snake abbassò lo sguardo sulla piccola, alzando le sopracciglia. Che 'complimento'.
L'uomo serrò appena le labbra, nemmeno riuscì a sorridere di circostanza. Non era bello sentirsi dire parole simili, anche se – magari – ad un vero nonno avrebbero fatto piacere.
“Lui però è andato via qualche mese fa...” Mormorò la piccola rattristendosi, “Ed io non ho più un nonnino.. Posso adottarti come nonno? Me lo ricordi tanto!” Disse, sfoggiando nuovamente un gran sorriso.
La madre della bambina le strinse appena la mano, ridacchiando, “Avanti tesoro, non dare fastidio al signore..” Sorrise.
“Non si preoccupi.” Mormorò appena Snake, tornando con lo sguardo sulla bimba. Certo, non gli sarebbe convenuto 'adottare' lui come nonno. Anche lui aveva vita breve.
Qualche istante dopo le porte si aprirono e davano su una grande sala, oltre la quale v'era il ristorante: le porte erano di legno pregiato e vetro ed oltre di esse si poteva vedere quello che era il lusso e lo sfarzo di quel posto: lampadari enormi impreziositi da gemme di vetro di tutti i tagli, i colori erano caldi e tutti erano sul rosso, oro e marroncino. Le sedie, così come i tavoli, dovevano essere di legno pregiato e le prime erano coperte da un cuscino rosso.
Quando Snake varcò la soglia si rese conto di quanto enorme fosse quel ristorante: le tre pareti erano di vetro e fuori di esse v'era un terrazzo tutt'intorno, oltre il quale si vedevano le luci notturne di San Francisco.
“Salve, è da solo? Un tavolo singolo?” Fu distratto da una voce all'entrata, dell'uomo addetto all'accoglienza.
Snake osservò l'uomo, tornando con i piedi per terra da quella 'meraviglia'. Non ci era abituato e non gli piaceva tutto quel lusso ma doveva riconoscere che l'occhio ne veniva rapito ben volentieri.
“No, ho un appuntamento.”
“Oh.. D'accordo, prego.” Gli fece cenno di entrare tranquillamente.
L'uomo mosse qualche passo verso l'interno, continuò a guardarsi intorno: al centro della sala v'era un bancone rotondo ed abbastanza ampio e nel mezzo una grande colonna lunga dove v'erano tutti i liquori e gli alcolici. Sulla parete d'entrata, più verso la sinistra, v'era la porta che portava alla cucina.
Bene, ora come avrebbe riconosciuto la persona che lo aveva invitato? Continuò a guardarsi intorno, fin quando il suo occhio non venne rapito da una figura fin troppo familiare...



_____________________________
Angolo autrice:

Chi sarà mai questa misteriosa persona che aspetta Snake? O:
Lo scoprirete nella prossima puntata! LOL.
Ringrazio Aya_Brea (la Mojuzza!) per aver recensito! E se qualcun altro volesse farsi sentire e dirmi un po' cosa ne pensa, di certo non mi dispiacerebbe! :)
Oh, ripeto: RIPOPOLIAMOLO QUESTO FANDOM!
Ricordo quando ci pubblicai la prima ff (pena ._.'') ce n'erano solo altre 2.. Ora a distanza di boh.. 5 anni? Ce ne sono pochissime.
Sussù!
Al prossimo capitolo! :3

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Capitolo 3
*** Surprise! ***


3. Surprise!






Meryl era lì: l'ultima persona che Snake avrebbe voluto vedere in quel momento. La donna lo aveva visto e – anzi – si era alzata e gli aveva fatto un cenno con la mano.
Il Serpente inspirò, non poteva mica fare finta di nulla, ma cosa gli avrebbe detto? Che era lì per un 'appuntamento al buio'? Niente di più squallido, soprattutto per lui... Era di una tristezza assoluta, soprattutto nello stato in cui si trovava. Un 'finto' vecchietto che se ne andava in cerca di belle ragazze con appuntamenti al buio, magari era questo ciò che Meryl avrebbe pensato.
Dio santo: Otacon era un uomo morto.
Snake decise – comunque – di avvicinarsi: mentre lo fece osservava la ragazza la quale aveva un ampio sorriso sul volto. Santo cielo, doveva ammetterlo: era bellissima. I capelli erano rossicci, portati corti come al solito, gli occhi chiari erano poco truccati ma ne faceva risaltare quell'azzurro così puro. Il corpo era fasciato da un vestito rosso, lungo fino alla coscia, da un lato, e dall'altro arrivava praticamente fino alle caviglie. Era stretto, o almeno abbastanza per mettere in risalto le sue forme. Il rosso le stava da Dio.
Ogni passo che l'uomo faceva gli sembrava di divenire sempre più pesante. Voleva fermarsi, girare i tacchi ed andarsene.
D'altra parte la ragazza vide il solito uomo, Snake, troppo vecchio per la sua 'giovane' età. Indossava dei abiti formali e non lo trovava troppo male.. Se non per l'invecchiamento precoce.
L'uomo le arrivo di fronte e decisamente non seppe bene che dire, fu fortunato che iniziò lei la conversazione.
“Ciao, Dave..” Mormorò con un lieve sorriso.
“Meryl.” Non sapeva
davvero cosa dirle. “Che.. Sorpresa.” Di certo non era un piacere. Si sentiva un'idiota.
La ragazza sorrise.
“Che ci fai qui?” Chiese allora Snake, notando il tavolo per due, “Sei con Johnny? Dov'è?” Si guardò intorno, magari era andato al bagno.
“Veramente... Aspettavo una persona.” Rispose lei con un lieve sorriso. “Un certo eroe leggendario, sparito nel nulla non appena la missione del mese scorso si è conclusa.”
Il Serpente a quel punto aggrottò la fronte. “Cosa? Non vorrai mica dire che..? Starai scherzando..!” Disse lievemente indispettito. Era lei che gli aveva mandato quella 'lettera'? No, non ci poteva credere...
“Sì, Dave. Sono stata io ad invitarti qui.. Perché non ci sediamo?”
Ma perché diavolo continuava a chiamarlo Dave? Sospirò rumorosamente, guardandosi intorno con fare circospetto. “Ma che cosa ti sei messa in testa Meryl? Tu non dovresti nemmeno sapere che io sono qui!” Cercò di tenere il tono basso, seppur c'era una certa 'enfasi' nella voce.
“Dai, siediti... Ne parliamo con calma.” Meryl tornò seria. Non pensava che se la sarebbe presa così 'male'.
Snake non poteva crederci. Ora se ne voleva realmente andare via, era sempre più convinto che una volta tornato a casa avrebbe disintegrato con le sue stesse mani Otacon. Lo avrebbe fatto in mille pezzi e ogni pezzo lo avrebbe sotterrato in un posto diverso del giardino.
Notò la ragazza sedersi e guardarlo con sguardo abbastanza eloquente così, rassegnato, la assecondò, sedendosi.
“Ho parlato con mio padre ieri pomeriggio... E mi ha detto che eri in città, che eri venuto a trovare Otacon. Era così assurdo per me sapere che eri qui...”
“Già, immagino che aveste tutti messo già una croce sul mio nome.” Borbottò lui, guardando fuori dal finestrone che si ritrovava accanto, le luci di San Francisco.
“Non essere così.. Rude. Mi fa piacere sapere che tu sia ancora qui tra noi.” Mormorò continuando a guardarlo, mentre lui neppure la degnava di uno sguardo.
“Eppure questo scherzetto mi è costato gli ultimi istanti di vita che mi sono rimasti.”
La donna strinse i denti. Che stronzo... Non aveva tardato a fargli capire quanto non volesse rivederla.
“Che esagerato.. Mi odi così tanto?” Chiese allora Meryl. Veramente doveva essere lei ad 'odiare' lui per averla abbandonata.
A quel punto Snake portò lo sguardo verso di lei, nei suoi occhi, forse aveva esagerato. “Hm. Ma che dici..?”
In quel momento sopraggiunse il cameriere, vestito di tutto punto con una camicia bianca e dei pantaloni neri. “Salve, i signori vogliono qualcosa da bere?”
Come minimo Snake si sarebbe scolato una bottiglia intera di Whisky. Beh... Gli mancava solo il vizio dell'alcool oltre quello del fumo. Guardò Meryl.
“Del vino rosso.. E dell'acqua liscia.” Disse la ragazza, guardando il cameriere, poi l'uomo di fronte a lei. “Vuoi.. Qualcosa? Birra?”
“No.. L'acqua va bene.” Mormorò rassegnato. Sospirò.
“D'accordo.” Disse il cameriere, finendo di appuntare sul bloc-notes. “Arrivano subito.”
“Johnny?” Chiese dopodiché Snake a bruciapelo, non appena il cameriere si fu allontanato, senza dare modo a Meryl di iniziare una discussione.
“Johnny... Cosa?”
“Dov'è? Che dice?”
Lei inspirò, non era propriamente l'argomento di cui voleva parlare. Si sentiva una merda per avergli mentito, dicendogli che sarebbe andata a cena dal padre. “E' a casa. Sta bene.” Fece spallucce.
“E.. Che dice di questa cena?”
Touché. Lo sguardo della ragazza tremò appena, indugiando altrove.
“Non..” Sospirò. “Non lo sa.” Lo guardò nuovamente.
Così arrivò nuovamente il cameriere, portando a tavola le due bottiglie aprendo quella d'acqua e stappando quella del vino. Ci fu un silenzio tombale nel frattempo.
“I signori vogliono ordinare?”
Meryl si massaggiò nervosamente la nuca, prima di riportare la mano in grembo, scorrendo con lo sguardo il menù. “Credo.. Che prenderò una bistecca e un'insalata.” Guardò il cameriere.
“Cottura media, al sangue o ben cotta?”
“Ben cotta.”
“Ben cotta..” Ripeté lui scrivendo. “E per il signore?” Volse lo sguardo verso Snake, il quale non ne aveva la benché minima idea.
“Ahhm.. Anche per me.” Buttò lì.
“Ben cotta?”
“Al sangue.”
“Bene..” Il ragazzo prese uno dei due menù e si dileguò nuovamente tra i tavoli.
“E cosa gli hai detto?” Riprese poi Snake.
“Non credo che sia propriamente ciò di cui ho voglia di parlare adesso.” Rispose Meryl appena più freddamente, versandosi del vino rosso.
“Hm.” Il Serpente inspirò, poi guardò altrove, fuori dal finestrone.
Meryl lo osservò per qualche istante, in silenzio. “Gli ho detto che avrei cenato con mio padre.. Insomma, in un mese ce ne siamo dette di cose e.. Sa insomma, di noi. Di quello che c'è stato un tempo e non credo che ne sarebbe stato molto felice.”
Snake finì di versarsi l'acqua nel bicchiere. “E chi ne sarebbe?” Chiese, alzando le sopracciglia e guardandola, prima di sorseggiare un po' d'acqua.
Bene... Continuava a farla sentire una merda. Ma perché diavolo lo aveva fatto?
“E tu Snake? Come stai?” Cercò allora di cambiare argomento.
“Sto esattamente come mi vedi.” Rispose, guardandola negli occhi.. Era alle volte umiliante essere ridotto in quello stato. Una volta era stato il grande amore di quella donna. Una volta... Ora guardandosi allo specchio non si riconosceva più. Era cambiato così tanto in così poco tempo.
“Sono felice che tu sia tornato.. Quanto rimani?”
“Non lo so, credo che aspetterò il fine settimana per vedere Sunny Sabato e poi riparto.”
“Dopodomani, praticamente. Perché non rimani un po' di più? Dove sei stato questo mese?”
“In Alaska.. Rimanere? Perché mai?”
“Oh..” Annuì. “Rimanere per.. Otacon, magari. Ha sofferto molto la tua mancanza, spesso parlava con mio padre.”
“Otacon sta imparando a cavarsela da solo. Non ha più bisogno di me.”
“E tu? Non hai bisogno di nessuno come al solito, Snake..?” Chiese allora Meryl, con un lieve sorriso, triste.
Lui la osservò in silenzio per qualche istante, poi abbassò lo sguardo con non-chalance. “Già.”
La ragazza annuì appena. “Già..” Ripeté. “Non credo però che bisogna stare con le persone a cui tieni solo perché ne hai bisogno.. O perché loro hanno bisogno di te. Lo si fa perché si sta bene.. Non credi Dave?”
“Non rimarrò, Meryl, è inutile.” Tornò a guardarla.
“...” A quel punto fu lei ad abbassare lo sguardo, lievemente.
“Vado a fumarmi una sigaretta sulla terrazza qui fuori. Ho bisogno di un po' d'aria.” Disse lui prima di alzarsi.
“Hm-mh..” Annuì lei appena, guardandolo allontanarsi. Bene, l'aveva piantata lì da sola. La serata non stava andando propriamente bene...


____________________________
Angolo autrice:

Ciao a tutti!
Chiedo perdono per il così tardivo aggiornamento ma sono stata in vacanza un mese in Finlandia :)
Subito dopo aver postato questo capitolo mi metterò all'opera a scrivere, sperando che tornando in Italia mi sia ricordata di rimettere l'ispirazione in valigia :)
Ringrazio Aya_Brea, Sisthra, SimyTheLastSnake per aver recensito i precedenti capitoli.
Ringrazio anche Ayrton Senna Forever e approfitto per dirti che tra oggi e domani tranquillo, leggo la tua storia: ora che sono tornata posso farlo! :P

Ringrazio chiunque vorrà lasciare un segno del suo passaggio, chi metterà tra seguite/preferite/ricordate.
Ringrazio anche, infine, i lettori silenziosi.

A presto.

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Capitolo 4
*** Such a Late Goodbye ***


4. Such a Late Goodbye



Il resto della serata si era svolta 'tranquillamente'. Snake era tornato dopo una lunga pausa-sigaretta e i due avevano poi cominciato a parlare del più e del meno.
Meryl cercava in tutti i modi di non toccare argomenti 'scomodi' o 'sconvenienti', ma non era così semplice: così ogni volta, a metà discorso, si ritrovava a saltare subito ad un altro.
Quando finirono di cenare Meryl voleva pagare ma Snake non glielo permise.
Una volta saldato il conto i due si alzarono, alla ragazza girava un po' la testa in quanto si era bevuta una bottiglia e mezzo di vino da sola.. E non vi era molto abituata. Era un po' 'brilla'.
“Stai bene?” Chiese il Serpente.
“Eh? Io? Sì, perché?”
Lui fece spallucce, uscendo dal ristorante ed avviandosi lungo il corridoio, verso l'ascensore.
“Uhh... Non sono abituata a portare i tacchi, voglio i miei anfibi!” Disse Meryl, ironica, poi ridacchiò.
“Beh potevi metterli..” Rispose lui, fermandosi di fronte l'ascensore.
“Potevo metterli? Con questo vestito?”
“Potevi metterti qualcosa di più comodo.” Sospirò, guardandola.
“Che stronzo.. Una cerca di conciarsi in modo carino e voi uomini nemmeno lo notate!”
“Abbassa la voce.” Mormorò Snake, guardando altrove. “Credo che tu abbia bevuto troppo.”
“N.. No. Sto bene.” Rispose lei facendo spallucce, poi le porte dell'ascensore si aprirono ed uscirono un paio di persone, dopodiché entrarono loro due.
“Sei in macchina? Non puoi guidare in questo stato.”
“Veramente..” Meryl si guardò allo specchio, un istante. Ma che stava facendo? Ma come si era ridotta? Abbassò lo sguardo. “Veramente non potrei nemmeno tornare a casa.. A Johnny non piace quando bevo, soprattutto quando lui non è presente. Non che succeda spesso ma..”
Snake annuì appena, in silenzio. Le porte poco dopo si aprirono al ventesimo piano ed entrarono altre persone, Meryl uscì.
“Ehi! Guarda che non siamo arrivati..!” Le disse l'uomo. Guardò le altre persone sull'ascensore e sospirò rassegnato. “Scusate.” Bofonchiò prima di uscire. “Meryl!” La raggiunse, camminandole al fianco lungo il corridoio dell'hotel.
“Prendiamo una stanza?” Chiese la donna, fermandosi e guardandolo.
“C-cosa?” Snake sgranò gli occhi. Sperava di aver capito male.
“Prendiamo una stanza? Mi fa male la testa, non posso guidare e non posso tornare a casa! Scendi a prendermi una stanza? Ti chiedo solo questo, mi fanno male i piedi..” Disse prima di appoggiarsi contro il muro e togliersi i tacchi, dopodiché tirò fuori la carta di credito e gliela porse. “Sette-otto-sette-due.”
Gli stava dicendo il pin segreto della carta di credito? Stava tutta fusa. Snake sospirò pesantemente.
“Mi aspetti qui?”
“Sì..” Mormorò lei, lasciandosi scivolare lungo il muro fino a sedersi per terra, sulla moquette.
Il Serpente la osservò per qualche istante, rimanendo in silenzio, dopodiché scosse il capo e si avviò verso l'ascensore. Quella serata aveva assunto un tono decisamente bizzarro.


Snake era arrivato al piano di sotto, aveva preso la camera e – prima di risalire – si rivolse alla receptionist. “Potrei fare una telefonata?” Domandò.
“Uh..? Certo..” Così, quella, gli porse il telefono.
“Grazie.” Bofonchiò lui, prima di comporre il numero di Otacon ed attendere. Occupato.


Lo scienziato aveva da poco alzato la cornetta, i patti erano patti: Snake era andato a quel misterioso appuntamento, dunque lui avrebbe dovuto chiamare – ed invitare a cena fuori – Mei Ling.
Il telefono della ragazza squillò alcune volte, prima che Otacon poté sentire una voce femminile dall'altro capo.
“Pronto?”
“Mei Ling, ciao. Sono O.. Hal.”
“Hal?” La ragazza aveva appena finito di fare la doccia, aveva un asciugamano legato intorno al busto, che la copriva fino a metà coscia. Si stava osservando di fronte allo specchio.
“Otacon.” Sperava di poter evitare quel nome, insomma. Non erano più in guerra.
“Ohhh! Hal! Sì, ok! Perdonami... E' che.. Non aspettavo una tua chiamata.”
L'uomo poté intuire dalla sua voce che stava sorridendo. Sorrise a sua volta, “Già... Nemmeno io.” Ammise, gli sfuggì praticamente dalle labbra.
“Cosa?”
“N-no... Niente, dicevo.. Come stai?”
“Bene, bene.” Rispose lei, sedendosi sul bordo del letto, accendendo poi la televisione. “E tu?”
“Io... Bene. Non mi lamento.” Anche lui si sedette sul divano, sospirando silenziosamente. Provava un po' di vergogna a dire il vero. Dannato Snake...
“Come mai questa chiamata? E a quest'ora di sera?” Chiese ancora Mei Ling, osservando l'orologio sul comodino. Erano quasi le dieci. “E' successo qualcosa?”
“No, veramente no.. Ti pensavo e..” Oddio, non voleva proprio dirlo così, sembrava troppo 'intimo'. “.. E sì, insomma, mi chiedevo se avevi ancora voglia di andarci a prendere qualcosa insieme, magari, uno di questi giorni.” Silenzio. Inspirò.
“Oh.” Sorrise. “Certo, perché no?”
“Una cena.. Ti va bene?”
Addirittura una cena? Wow, non se lo aspettava! “Certo, quando?”
“Non so.. Sabato sera ti passo a prendere alle otto?” Sentì il cuore battergli più forte per l'agitazione. Non era abituato a quel tipo di cose.
“Va bene, d'accordo!” Rispose lei con tono allegro e squillante. “Allora ci vediamo Sabato sera..”
“Sì.. A sabato Mei Ling e buonanotte.”
“Anche a te.” Disse lei, con tono lievemente più basso, prima di attaccare.
Otacon rimase lì fermo per qualche istante a guardare un punto indefinito: santo cielo, lo aveva fatto!


Le porte dell'ascensore si riaprirono, Snake uscì da esso e proseguì lungo il corridoio: Meryl era lì dove la aveva lasciata.
“Ehi, avanti, ti ho preso la stanza.” Disse, prima di aiutarla a tirarsi su. La ragazza portò un braccio intorno al collo di Snake, sorreggendosi a lui, mentre con l'altra mano teneva le scarpe.
“Grazie..” Mormorò. Era stanca morta e le girava la testa. Aveva bevuto troppo.
I due arrivarono fino alla stanza, la quale si trovava sul piano. Snake aprì la porta ed entrò, appoggiando le chiavi sul comodino. Avanzò fino al letto, lasciando che Meryl si appoggiasse, dopodiché fece subito per girare i tacchi ed andarsene.
“.. Snake..?”
Il Serpente si fermò, sulla porta. Lo aveva chiamato Snake.. “Cosa?” Chiese, voltandosi a guardarla.
La donna stava sdraiata su di un fianco, gli dava le spalle, volse appena il capo. “Rimani un po'..? Poco.”
“...”
“Poco.. Non mi sento molto bene.”
“Non avresti dovuto bere tanto.” La 'rimproverò' lui, chiudendo la porta e sospirando rassegnato, avvicinandosi al letto.
“E' colpa tua...” Rispose lei appoggiando nuovamente il capo sul cuscino e chiudendo gli occhi. Girava tutto anche ad occhi chiusi, ma era piacevole.. Perché sapeva di essere con Snake, sapeva che lui era lì e ciò le infondeva un senso di profonda sicurezza.
L'uomo sospirò nuovamente, guardandosi intorno e puntando la poltrona.
“Vieni qui?” Lo precedette lei.
“Meryl non... E' tardi. Otacon si starà preoccupando.” Rispose osservandola dai piedi del letto.
La ragazza riaprì gli occhi per un istante. “Che codardo. Non ti mordo... E sei grande abbastanza per rimanere fuori casa oltre la mezzanotte.” Lo rimproverò, quasi.
Snake roteò gli occhi, che tipa. Scosse il capo e si avvicinò, dall'altro lato, sedendosi accanto a lei. Meryl seguì con lo sguardo i suoi movimenti e – una volta che lui si fu seduto accanto a lei – si sentì libera di richiuderli. “Rimani finché non mi addormento?” Sussurrò.
Lui non rispose, si limitò ad osservarla: sembrava così indifesa: per nulla un soldato. Un eccellente soldato... Alcuni flashback gli riaffiorarono alla memoria: il loro primo incontro, Shadow Moses.
“... Dave..?” Lo richiamò la donna a bassa voce con gli occhi ancora chiusi, mentre allungò una mano alla cieca per afferrare la sua, piano, con delicatezza.
Snake ebbe un lieve sussulto, gli si smosse qualcosa dentro e fece per ritirarla... Ma poi rimase fermo.
“Sì.. Si, d'accordo.” Mormorò.


Era passata una buona mezzora, la mano di Meryl era ancora su quella del serpente: lei si era abbandonata da un pezzo a Morfeo mentre il soldato teneva la schiena contro la testiera del letto e fissava un punto indefinito del muro.
Era il momento delle riflessioni, dei rimpianti e dei rimorsi.
Non aveva avuto una vita affatto facile, lui, e lo riconosceva. Era sempre stato – e lo era tutt'ora – un uomo forte. Ma fin quando sarebbe durata tutta quella forza? Il destino lo aveva messo costantemente a dura prova, sempre.
Era un esperimento ed era nato un soldato, aveva dovuto uccidere il suo stesso fratello, un pazzo schizzato, ed il suo stesso padre, o almeno così credeva... L'invecchiamento precoce, poi.
Non aveva mai avuto il calore e l'amore di una vera famiglia, quando aveva avuto quei pochi istanti per riavvicinarsi ai suoi genitori nemmeno era riuscito a stringere un vero e proprio contatto fisico con loro perché la morte era sopraggiunta prima... Ed una famiglia tutta sua non se la poteva fare, non se la poteva permettere.
Era quasi finita quella sofferenza, però. Lo sapeva, era questione di poco tempo e sarebbe diventato cibo per vermi e non poteva neppure approfittare di questi ultimi momenti di vita per dire alle persone che aveva intorno, le uniche che non lo avevano mai abbandonato e che contavano qualcosa per lui, quanto valessero: avrebbe fatto solo peggio.
Ma grazie ad Otacon aveva scoperto la vera amicizia, ed insieme a lui e Sunny il calore di una famiglia, se così si poteva chiamare..
E... Volse appena il capo verso Meryl: grazie a lei, invece, aveva potuto godere di un breve istante d'amore. Certo, vista così sembrava come se dalla vita avesse avuto tutto e – a dirla tutta – preferiva vederla in quel modo seppure, quella notte, gli appariva come una delle più buie. Non era nemmeno facile trovarsi lì con la donna una volta amata.
Solo in quel momento, quando scese con lo sguardo, notò la fede all'anulare della donna.
Sospirò silenziosamente. Si sarebbe voluto alzare ma sentiva i muscoli pesanti e il corpo che non rispondeva più ai comandi mentre gli occhi si chiusero stancamente.


Era notte fonda, le tre passate, quando Snake riaprì gli occhi: si trovava sdraiato di lato, rivolto verso Meryl, la quale lo stava osservando.
Le mani del serpente erano tra quelle della donna, lei gli sorrise appena.
L'uomo sentì un misto tra senso di colpa, disagio ed inadeguatezza... Ma non seppe comunque cosa dire.
“Puoi essere sincero per una volta...? Per l'ultima volta?” Chiese Meryl, a bassa voce.
Non ricevette risposta, così lo prese come un silenzio assenso. “Potremmo esserlo entrambi, magari.” Aggiunse poi.
“Cosa c'è che ti affligge, Meryl?” Domandò allora lui, con lo stesso tono di voce basso, come lei.
“Non... Non ti ho dimenticato Dave..” Sussurrò la donna, stringendo le mani di Snake. “E non voglio farlo... E non voglio che nemmeno tu lo faccia.”
Sinceri... Un'ultima volta. Tra poco sarebbe stato solo un ricordo, perché non poteva dare una soddisfazione a quella donna che un tempo aveva tanto amato e – oltre ciò – togliersi un peso?
Deglutì, anche se gli risultò difficile. “Non l'ho fatto.” Ammise.
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime anche se non seppe con precisione dire se di amarezza e tristezza o se di felicità. Probabilmente un misto.
“Sei... Una gran donna, Meryl. Però devi imparare a lasciarti il passato alle spalle e a vivere il presente. A me ormai restano solo i ricordi, non posso crearmi un futuro su delle basi così incerte che sarebbero poi il mio presente. Io non ho un futuro Meryl. Tu sì. Tu devi vivere... E hai chi ti ama accanto.” Avrebbe voluto dirle altro, avrebbe voluto dirle che era stata l'unica per lui, ma non riuscì a sbilanciarsi così tanto.
“E' così ingiusto..” Rispose lei, con la voce che le tremava.
“Lo so...”
Ci furono lunghi secondi di silenzio, forse minuti, nei quali i due si guardavano negli occhi l'un l'altra.
“E se tu fossi l'unico uomo capace di rendermi felice?”
“Togliti questa idea dalla testa, perché se così fosse sarai destinata ad essere infelice.. E ciò vorrà dire che sarò anche l'uomo che ti ci renderà, togliendoti la felicità, e non voglio.” Silenzio.
“Meryl... Devi andare avanti. Io sono stato solo una parentesi della storia della tua vita. E' ora di chiuderla e metterci un punto.”
“Ma..” Stavolta fu lei a deglutire a fatica, sentendo le lacrime nuovamente sul punto di uscire. “Saremmo stati felici insieme... Non è vero?”
“Lo saremmo stati, sì... Se fosse stato possibile.”
La rossa rimase in silenzio, non aggiunse una parola... C'era poco da aggiungere. Gli avrebbe detto che lo amava ancora e non gli interessava se era vecchio o se l'aveva abbandonata. Tuttavia, d'altra parte, si sentiva uno schifo: povero Johnny...
I due rimasero così, a lungo, per un tempo indefinito. L'uno con gli occhi in quello dell'altra, i loro corpi vicini e le loro mani strette.
Nessuno emetteva un suono, nessuno diceva una parola. Erano lì ed erano insieme, quella era l'unica cosa che contava in quel momento... Quel silenzio valeva più di mille parole, sarebbero rimasti entrambi così ad ascoltare il respiro dell'altro tutta la notte perché erano certi di non aver bisogno di altro.
Erano certi che quella sarebbe stata l'ultima volta...


When I thought that I fought this war alone,
You were there by my side on the frontline
And we fought to believe the impossible.
When I thought that I fought this war alone,
We were one with our destinies entwined.
When I thought that I fought without a cause
You gave me the reason why.”

_____________________________________
^-^ Angolo autrice ^-^

Adesso l'angolo autrice sarà contraddistinto dai due ^-^
Ahahah, ok, sono scema! Lo ammetto :D
Allooooooor! Mooolto sentimentale questo capitolo, perdonatemi.
*Si inchina e chiede venia*
Vabbè, ci stava.
Insomma, dopo che QUALCUNO mi ha chiesto sesso violento tra i due. Cioè. Spiegatemi come potrebbero.
Snake avrebbe bisogno di una tripla dose di viagra xD
Vi chiedo scusa se c'ho messo così tanto ad aggiornare ma non mi piaceva l'ultima parte del capitolo prima.. ^^'
Ad ogni modo, la storia sta diventando anche più lunga di quello che pensavo quindi ho bisogno di idee, quindi perdonatemi se ci metterò un po' ad aggiornare!

Detto ciò, passiamo ai ringraziamenti, IMPORTANTISSIMI. Oh.
Ringrazio SimyTheLastSnake, Sisthra, Ayrton Senna Forever e Aya_Brea per aver recensito l'ultimo chappy :)
Ringrazio SimyTheLastSnake per averla messa tra le preferite *_____*
Ringrazio anche Aya_Brea, Ayrton Senna Forever, Sisthra e Leo per averla messa tra le seguite! <3
Ed oooora... Ovviamente, ringrazio anche tutti gli altri lettori ^_^
Spero abbiate apprezzato! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Little Rays of Sun ***


5. Little rays of Sun



Era mattino presto, una lieve brezza entrava dalla finestra socchiusa che Snake e Meryl, la notte prima, si erano dimenticati di chiudere.
La ragazza era sdraiata sul letto, nella medesima posizione in cui si era addormentata, rivolta verso il suo compagno...
Riaprì gli occhi un istante dopo, guardando di fronte a sé e constatando che Snake non era più lì, nel letto con lei.
“Snake??” Mormorò lei, d'istinto, tirandosi su seduta. Si guardò intorno, lievemente spaesata.
Si alzò piano, girando per la stanza. “David?” Si corresse poi.
Raggiunse la porta del bagno, accostata. La spinse ed entrò. “Dave?” Lo chiamò ancora, ma vide che non si trovava neppure lì... Era andato via. Era sparito, di nuovo.
Meryl sospirò, abbassando lo sguardo ed uscendo dal bagno, richiudendo la porta. Raggiunse il letto e vi si sedette, prendendo la borsa, non appena prese il cellulare vide sul display le trentacinque chiamate perse divise tra Johnny ed il padre Roy.
'Cazzo..' Pensò. Johnny doveva essersi preoccupato per non averla vista tornare e doveva aver chiamato Campbell... Ora si che sarebbe stato un problema. Cosa si sarebbe inventata? Dannata lei.



Snake era in strada già da un pezzo. Camminava lentamente tra la folla di persone mentre teneva una sigaretta tra le labbra.
Stava tornando a casa da Otacon, chissà quanto si era preoccupato. Non gli aveva nemmeno lasciato un numero di cellulare – che non aveva – e quindi poteva benissimo averlo dato per disperso... O morto.
Quando il campanello a casa Hemmerich suonò, lo scienziato si fiondò alla porta e – non appena la aprì – vide finalmente il suo amico.
“Snake! Dio santo! Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare!” Lo rimproverò, con un'espressione severa sul volto.
“Beh, hai insistito tu per farmi andare a quell'appuntamento.” Disse con la sua solita non-chalance, entrando, non appena mise un piede dentro casa superando lo scienziato, però, notò il Colonnello Roy Campbell vicino al divano, in piedi. Inspirò.
Snake si vergognò, si sentì colpevole e forse anche la sua espressione, in quel momento, lo tradì.
“Snake.” Gli fece un cenno con il capo, Campbell. Otacon chiuse la porta.
“Colonnello, che piacere rivederla.”
“Sono venuto qui perché Otacon mi aveva detto che eri sparito...” Gli si avvicinò. “Anche Johnny mi ha chiamato dicendomi che Meryl, questa notte, è sparita.. Dopo avergli detto che veniva a cena da me.” Lo informò, con sguardo severo.
Otacon a quel punto ricollegò. Era stata Meryl a mandargli quell'invito?
Il serpente inspirò, “Sì?”
“Snake, lo sai... Tu e Meryl avete sempre avuto la mia benedizione e ho sempre sperato che voi due poteste rimanere insieme ma...” Esitò.
“Ma? Che cosa Colonnello?” Si intromise lui, “Sono troppo vecchio per lei, ora?” Domandò.
Sia lo scienziato che Campbell poterono notare una punta di rancore in quelle parole.
“Non era ciò che intendevo, Snake. Intendevo dire solo che ormai il vostro tempo è passato.. E che Meryl ha trovato una persona per bene e che la ama sinceramente.” Disse allora Roy.
“Senta, Colonnello... Ho passato la serata con sua figlia, è vero, ma le assicuro che non è successo assolutamente nulla, abbiamo semplicemente parlato.” Lo guardò, dritto negli occhi, “E poi se lo pensa un uomo come me, adesso, poter minimamente pensare di fare altro?” Chiese. “Non si preoccupi, il matrimonio di sua figlia è ancora intatto.” Disse, prima di voltar le spalle e salire al piano di sopra.
Lo scienziato lo osservò, pieno di pena... Arrivare addirittura a dire una cosa simile... Sospirò e scosse il capo, abbassando lo sguardo.
“Hal... Io non intendevo..” Mormorò Campbell, avvicinandosi.
“Lo so.” Rispose lui, rialzando lo sguardo sull'uomo. “Lo so. Non preoccuparti.” Abbozzò un lieve sorriso.
“Non dire nulla a Johnny, d'accordo? Ci penserò io.”
Otacon annuì. “Buona giornata Colonnello.”
L'uomo ricambiò il saluto con un cenno, prima di uscire.



Meryl era in macchina, stava tornando a casa... In verità se la stava prendendo comoda, temeva una reazione da parte di Johnny e non sapeva come avrebbe sbrogliato la situazione.
All'ennesima chiamata del padre accostò vicino al marciapiede e si fermò per rispondere. Cosa gli avrebbe detto?
Afferrò il cellulare e schiacciò il tastino verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio ma rimanendo in completo silenzio.
“Meryl?” Sentì poco dopo, la voce del padre.
“Hm..?”
“Si può sapere cosa ti è saltato in testa? Non hai idea di quanto Johnny si sia preoccupato.. Di quanto IO mi sia preoccupato!”
“Mi dispiace.” Disse lei, con tono piatto, guardando la strada di fronte a sé.
“Che cosa ti ha fatto? Potevi dirglielo che ti saresti vista con Snake, invece di mentire e di farci preoccupare a questo modo.”
“Cosa?” La ragazza sgranò gli occhi. Come lo sapeva?
“Sono stato da Otacon per chiedergli se avesse avuto sue notizie... Anche Snake era sparito nel nulla durante la notte, per uno strano appuntamento.”
'Maledizione..' Pensò la rossa, sospirando e appoggiando il capo contro il sedile, socchiudendo gli occhi.
“Che cos'hai intenzione di dire a Johnny?”
“Non sono cose che ti riguardano, sei mio padre, non mio marito.. E comunque ho intenzione di dirgli ciò che è successo: ovvero assolutamente nulla! Ci siamo visti, abbiamo cenato e abbiamo fatto due chiacchiere.”
“Due chiacchiere? Durate tutta la notte?”
Meryl sospirò nuovamente, questa volta in modo più pesante e scocciato. “Ho bevuto troppo e mi sono fermata in albergo, tutto qui.”
“.. A-ha. E Snake con te.”
Silenzio.
Questa volta fu Campbell a sospirare, dall'altra parte del telefono.
“Ti assicuro Papà che non è successo assolutamente nulla.. E ti prego di non dirglielo a Johnny.”
“Perché no? Se non è successo niente perché temi di dirgli che siete rimasti in albergo insieme.”
“Secondo te?! Perché non sono cose da fare! Sarebbe geloso!”
“E se non sono cose da fare perché l'hai fatto?!”
“Santo cielo, Papà! Conosci David! Sai che non ha fatto nulla di qualsiasi cosa Johnny possa pensare!”

Roy rimase in silenzio per qualche istante. “E va bene... Non dirò nulla a Johnny, ma dimmi una cosa... Non hai dimenticato Snake, vero? Ami Johnny?”
Quella domanda era una vera e propria crudeltà.
“Papà.. Ti prego. Snake è acqua passata, è storia vecchia... Provo affetto per lui e credo sia normale e mi dispiace che debba passare gli ultimi giorni della sua vita in completa solitudine, non lo trovo giusto... Non trovo giusto tutto ciò che gli è capitato, non trovo giusta la sua vita fin dall'inizio. Sto bene con Johnny, se così non fosse non lo avrei sposato.” Rispose con una vena di tristezza.
“D'accordo.. Va a casa, ok?”
“Sì. Ci sentiamo.” Disse lei, prima di attaccare.


Meryl arrivò di fronte la porta di casa, prese un bel respiro e dopodiché infilò le chiavi nella serratura, aprendo la porta. Non appena entrò, vide Johnny alzarsi dal divano e andarle incontro.
“Meryl! Dio santo, si può sapere che fine hai fatto?!” Chiese in un misto tra l'arrabbiato ed il preoccupato.
La rossa si chiuse la porta alle spalle. “Credo che.. Dobbiamo parlare, Johnny.” Disse, guardandolo.
“Lo credo bene, mi hai detto che saresti andata a cena da tuo padre e lui non sapeva nulla!”
“Sono andata a cena con Snake, ieri sera.” Rispose lei, tutto d'un fiato, guardandolo negli occhi.
“Co.. Cosa?” Sembrò placarsi. Meryl si sarebbe aspettata la reazione opposta. “E' qui?”
“Sì, è qui, per qualche giorno. Siamo andati a cena, ho bevuto un po' più del dovuto e mi sono fermata in albergo.”
“Con Snake?” Chiese a quel punto Akiba.
“... No.” Mentì. Strinse appena i denti ed inspirò.
“E perché diavolo non me l'hai detto?!” Domandò allora lui, scaldandosi nuovamente.
“Perché non volevo che fossi geloso! Non volevo pensassi... Non so..!”
“Beh, di certo raccontandomi una cazzata del genere ora mi hai riempito di dubbi.”
“...” Meryl sospirò. “Lo so, Johnny. Lo so. Sono stata un'idiota ed ho sbagliato... Ma credimi, ti amo e... Non farei mai nulla che potesse rovinare il nostro matrimonio.” Disse, guardandolo dritto negli occhi. Era vero? Non lo era? Non lo sapeva bene nemmeno lei, alla fine... Si sentiva divisa in due, spezzata, in bilico, ma d'altro canto sapeva anche di provare un grande, enorme affetto per Johnny.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante, dopodiché le si avvicinò e la abbracciò. “Non ci vedo chiaro... Ma mi hai fatto preoccupare. Dio solo sa quanto mi hai fatto preoccupare Meryl. Non farlo mai più.”



Quel giorno Snake rimase chiuso in camera tutto il giorno.
Era Venerdì ed era l'ultimo giorno lavorativo della settimana. Quando Otacon tornò a casa, la sera, sentì un silenzio surreale, gli sembrava quasi di essere a casa da solo.
Dopo essersi cambiato e dato una rinfrescata, salì al piano di sopra. Bussò alla porta.
“Snake?”
L'amico non rispose.
Hal sospirò, dopodiché spinse lievemente la maniglia verso il basso ed aprì la porta: Snake era lì, seduto sul letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani congiunte. Ai piedi del letto v'era un borsone pieno, lo stesso con il quale Snake era arrivato.
Ad illuminare la stanza c'era solo la fioca luce della lampadina sul comodino.
Lo scienziato mosse un timido passo verso l'amico, rimanendo sempre accanto alla porta. “Te ne vai..?” Chiese.
L'ex soldato a quel punto alzò lievemente il capo, incrociò lo sguardo del compagno ed annuì lievemente.
Otacon sospirò, sconsolato, dopodiché si avvicinò e si sedette sul letto, accanto a lui. Snake tornò a guardare un punto indefinito del pavimento, con le mani che gli sfioravano appena le labbra.
Hal non sapeva bene come convincere l'amico a rimanere, così per rompere il ghiaccio decise di cominciare a parlare di roba decisamente a caso.
“Sento di star cominciando a trovare un posto nel mondo.. Il lavoro comincia ad andare a gonfie vele e sempre di più mi ritrovo capace di rapportarmi con le persone e di aprirmi di nuovo.”
Silenzio.
“Sai... Ieri sera, come promesso, ho chiamato Mei Ling.” Sorrise e lo guardò. “Domani sera usciamo, la porto a cena fuori.” Disse, quasi entusiasta.
Non appena la sua voce si interruppe, il silenzio calò nuovamente nella stanza.
“Snake..?”
L'uomo non fiatò, non rispose. A quel punto Otacon cinse le spalle dell'amico con entrambe le braccia, stringendolo. “Ti voglio bene, Snake.” Mormorò, appoggiando il capo sulla sua spalla... Probabilmente non c'era mai stata una vera e propria dimostrazione d'affetto tra i due come quella, se non in alcuni rari casi. “Non te ne andare.” Sussurrò, socchiudendo gli occhi.
“Otacon...” Il Serpente alzò nuovamente il capo. L'amico si scostò appena per poterlo guardare negli occhi, in quanto Snake volse il capo proprio verso di lui.
“Non lo capisci che io posso trovare pace soltanto lontano da tutti voi? Lontano da questa vita normale? Sono tornato ed ho sbagliato.” A quel punto si alzò, avvicinandosi alla finestra.
“E allora lascia che io venga con te!”
“No, Otacon, non se ne parla. Tu hai una vita intera da vivere di fronte a te, piena di sorprese, di gioie ma anche di dolori.. Non è giusto che tu conduca una vita da eremita soltanto per stare accanto ad un povero vecchio. Domani partirò e tornerò in Alaska.”
“.. Snake..” Lo scienziato a quel punto lo raggiunse. “Almeno aspetta di incontrare Sunny... Mi chiede sempre di te. Facciamo così: domani viene Sunny, io la sera esco con Mei Ling e domenica riparti. Non insisterò più per farti rimanere, lo giuro... Ma almeno fallo per Sunny.”
Ci fu ancora qualche istante di silenzio, dopodiché Snake volse il capo verso Otacon. “D'accordo... Ma solo fino a domenica.”
Sul volto dello scienziato si dipinse un gran sorriso. “Grazie.”



Il resto della serata passò tranquillamente, Snake scese per cenare e i due parlarono del più e del meno. Otacon era curioso di sapere cosa fosse successo la notte prima con Meryl, stava morendo dalla curiosità, ma capiva che tempestarlo di domande non sarebbe stata la cosa migliore: glielo avrebbe raccontato lui qual ora ne avesse avuto voglia.
Dopo cena Snake si ritirò in camera, per dormire, Otacon invece rimase sveglio a lavare i piatti e dopo si piazzò di fronte la tv per guardare un film. Stava aspettando che il sonno si facesse vivo ma – a dir la verità – era terribilmente agitato per la cena con Mei Ling del giorno dopo. Che cosa le avrebbe detto? Di cosa avrebbero parlato? La vita di Otacon negli ultimi nove anni si era limitata alla caccia del Metal Gear e allo sventare attacchi nucleari, nulla di più... Non è che fosse tutto questo gran divertimento.
Sospirò, appoggiando il gomito sul bracciolo del divano ed il capo contro la mano, osservando le immagini che si susseguivano sullo schermo mentre la sua testa era piena di pensieri.



Era mattino – per dire – quasi le dodici, quando suonarono alla porta.
Snake aprì gli occhi, certo di aver fatto un brutto incubo. Ormai non era rara come cosa.
Rimase qualche lungo istante a guardare il soffitto mentre cominciò a sentire delle voci al piano di sotto.
Si mise seduto e poco dopo si alzò in piedi. Raggiunse la sedia dove stava la sua maglietta, la prese e se la infilò. Si guardò qualche istante allo specchio e si sistemò i capelli passandovi una mano.
Il Serpente aprì la porta e percorse il piccolo corridoio, poi scese le scale in legno che portavano al piano di sotto.
“Va bene, allora torniamo a prenderla Domenica sera.” Disse una donna bionda, una signora molto bella e curata.
“Sì, d'accordo.” Annuì Otacon, appoggiando una mano sul capo della piccola Sunny, la quale gli si era attaccato ad una gamba, per abbracciarlo.
“Allora a domani sera, tesoro.” Disse l'uomo, colui che era il padre adottivo.
“Sì, ciao!”
I due signori – proprio quando stavano per lasciare l'abitazione – alzarono lo sguardo verso le scale, notando un uomo di una certa età scendere.
Sunny, incuriosita dallo sguardo vagante dei genitori, volse il capo.
“Zio Snake!!!” Esordì la bambina, ritirando le braccia da Otacon e correndo verso il Serpente, non appena gli fu vicino, gli cinse le gambe con entrambe le braccia.
Snake sentì un certo calore nel petto e non poté trattenere un sorriso.
“...” Otacon li osservò e sorrise, poi si rivolse ai genitori. “Vecchio amico di famiglia, spiegò.”
“Oh..” La madre annuì. “D'accordo. Allora ci vediamo domani.”
“Certo. A domani!” Li congedò Otacon, prima di chiudere la porta.
“Come stai?!” Chiese la biondina a Snake.
“Sto bene, tu?”
“Bene! Che bello sei tornato!” Esultò lei, prendendolo per mano e portandolo verso il divano, dove entrambi si sedettero.
“Snake, verso le due andiamo a pranzo fuori, vuoi che ti prepari comunque la colazione?” Chiese lo scienziato, fermandosi si fronte la porta della cucina, guardando i due.
“Sì, grazie.. Ho una fame.”
“E tu Sunny? Hai fatto colazione?”
“Sì, stamattina!” Rispose la piccola.
“Non vuoi niente? Sicura? Ho comprato i cornetti stamattina proprio per te..”
“Mmh.. Va bene! Allora mangio anche io!”
Otacon sorrise. La viziava, quella bimba.. Ma era normale, le voleva un gran bene. Si ritirò in cucina a preparare la colazione per Snake e a prendere qualcosa per Sunny, mentre li sentiva parlare nell'altra stanza.

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Angolo autrice:

Chiedo venia se ci ho messo così tanto ad aggiornare!
Purtroppo ho passato un periodaccio nero per quanto riguardava l'ispirazione ma ora ce la sto mettendo tutta per rimettermi in carreggiata!
Vi lascio con questo capitolo (che avevo già scritto) sperando che non ci siano troppi errori, dopo indubbiamente lo leggerò, prima gli ho dato una veloce letta!
Spero che ci sia ancora qualcuno interessato eeee... Ringrazio tutti quelli che mi seguivano prima! :))
Al prossimo capitolo!

Evelyn


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