Nothing Lasts Forever
1. Welcome back, my friend
Era mattino presto, i
lievi raggi di sole filtravano dalle tende e si andavano a posare sul
volto dello scienziato.
Gli uccellini cinguettavano felici. Ormai
il delirio della guerra era finito da un pezzo e tutto era tornato
alla normalità.
Otacon bofonchiò qualcosa mentre si risvegliava
dal profondo sonno. Allungò una mano da sotto il piumone per
raggiungere il cellulare sul comodino: la testa fece capolino fuori
dalle coperte mentre gli occhi azzurri guizzarono fino all'orologio
digitale sul display, abbastanza vicino per essere visto senza
l'ausilio degli occhiali. Le sette e trenta. Sospirò.
Appoggiò
nuovamente il cellulare sul comodino mentre il capo sprofondo di
nuovo nel cuscino. La mano riprese a testare la superficie di legno
liscio fino ad arrivare ai suoi occhiali.
Si tirò su e si alzò
svogliatamente dal letto, inforcando i suoi soliti occhiali da vista.
Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende di
un lieve arancione
tenue e trasparente, lasciando che i raggi di sole entrassero e
illuminassero completamente la stanza. Aprì la finestra e
poggiò le
mani sul davanzale, inspirando a pieni polmoni: era un'altra
magnifica giornata.
Ormai era passato più di un mese da quando si
era conclusa l'eterna 'guerra' contro Liquid. Più di un mese
che era
solo, se non per qualche sporadica telefonata con Campbell.
Più di
un mese che non aveva notizie di Snake... Questo
pensiero gli
fece subito abbassare lo sguardo, pieno di tristezza e malinconia.
Chissà come stava il suo vecchio amico, chissà se
era ancora vivo.
Gli ci era voluto tanto allo scienziato per somatizzare tutto
ciò
che era accaduto e le due grandi perdite di quella triste avventura:
quella del suo nuovo amore, Naomi, e quella del suo migliore
nonché
unico amico, Snake.
Sospirò, voltandosi e decidendo di andarsi a
preparare un caffé. Si portò le mani alla parte
bassa della
maglietta bianca per sfilarsela e buttarla sul letto. Aprì
l'armadio
e ne tirò fuori una camicia bianca ed un paio di jeans neri.
Scese
al piano di sotto, aveva una villetta non molto grande: al piano di
sotto v'era la cucina, il salone ed il bagno, di sopra c'era la
stanza, un altro bagno ed un'altra stanza da letto.
Entrò in
bagno ed appoggiò i vestiti sul mobiletto,
dopodiché uscì e –
passando per il salone – accese la televisione. C'erano i
cartoni
animati: probabilmente non guardava la tv dall'ultima volta che era
venuta Sunny. Otacon si fermò davanti alla tv, osservando le
immagini scorrere veloci: c'era la sigla del cartone animato
preferito dalla piccolina. Sorrise.
Sunny gli mancava da morire,
aveva deciso di farla adottare da qualche famiglia per bene, in modo
che potesse crescere al meglio e con l'amore sano di una coppia di
genitori. Non poteva desiderare di meglio: la famiglia in cui era
capitata sembrava molto carina e per bene, avevano già avuto
un
figlio ma era morto poco dopo la nascita, ora tutto l'amore che
possedevano quelle due persone era incanalato verso la piccola
biondina dagli occhioni da cerbiatta. Oltretutto si scoprì
che
questa famiglia, i Rayton, abitavano vicino a Raiden e Rose. Inutile
dire che Sunny ed il figlio di Raiden erano diventati ottimi compagni
di giochi.
Finì di bere il suo caffé e decise che era ora di
darsi una mossa se non voleva fare tardi a lavoro: lavorava con i
computer. Non faceva molto... Riparava i computer a chi ne aveva
bisogno, li puliva dai virus, installava programmi e quant'altro.
Aveva uno studio tutto suo e vi lavorava da poco, un paio di
settimane. Gli avevano proposto di lavorare alla creazione di
programmi di un certo livello, ma aveva subito declinato l'offerta:
non aveva più voglia di creare un bel niente per nessuno,
ormai era
ossessionato dalla sua potenziale capacità di mandare il
mondo alla
rovina.
Mise la tazzina nel lavandino, l'avrebbe lavata –
insieme alla pila di piatti – all'ora di pranzo, quando
sarebbe
tornato a casa. Si sbrigò e si fece una doccia al volo, si
asciugò
e si mise i vestiti piegati con cura sul mobiletto bianco del bagno.
Aveva appena finito di
abbottonarsi la
camicia davanti lo specchio del bagno quando sentì suonare
alla
porta: si sistemò i capelli con una mano, velocemente, e
prese gli
occhiali dal bordo del lavandino, infilandoli. Doveva essere il
postino: bollette, sicuramente.
“Arrivo!!” Annunciò dal bagno
ad alta voce, aumentando il passo.
Arrivò alla porta e la aprì,
non appena vide ciò che lo aspettava lì di fronte
gli si
illuminarono gli occhi.
“SNAKE!!!” Gli uscì, quasi in un
grido strozzato. Era lì, proprio di fronte a lui! Non poteva
crederci: aveva passato un mese intero e più a chiedersi
dove si
trovava, se fosse ancora vivo... Ed ora, finalmente, era lì.
Non lo
trovava peggiorato, nemmeno migliorato però, purtroppo.
Indossava un
paio di anfibi, dei pantaloni mimetici ed un maglioncino grigio scuro
a collo alto. Gli occhi spenti, la pelle pallida e rovinata,
soprattutto sulla parte del viso che aveva subito l'ustione. I
capelli erano della solita lunghezza, bianchi, e portava quei soliti
baffetti che, secondo Otacon, non gli donavano affatto, anzi, lo
invecchiavano di più.
Sul volto del 'vecchio', comparve un lieve
sorriso. “Otacon..” Mormorò, con voce
roca e stanca.
Lo
scienziato lasciò la porta spalancata e si
avvicinò di un passo,
quanto bastava per arrivare di fronte l'amico ed abbracciarlo forte,
stringendolo.
“Dio santo Snake... Che bella sorpresa, non posso
crederci!” Disse prima di tirarsi indietro, tenendogli le
mani
appoggiate sulle spalle. “Credevo che... Non ti avrei
più
rivisto!” Continuò entusiasta.
“Credevi fossi morto.. Uh?”
Chiese di tutta risposta, l'altro, guardandolo fisso negli
occhi.
Otacon si sentì spiazzato. Beh... Era ciò che
intendeva,
seppur non l'aveva detto. Tornò serio, stringendogli ancora
le
spalle. “Entri, ti va?” Chiese ritirando le mani ed
abbozzando un
lieve sorriso.
“Non mi sono di certo fatto più di quattromila
chilometri per rimanere sulla porta...” Rispose l'altro con
ironia,
entrando. Notò subito la televisione accesa sui cartoni
animati. Si
guardò intorno mentre Hal chiudeva la porta.
“Sunny?” Chiese,
osservando la casa: non era male, arredata in modo semplice. I colori
erano tenui e tutti molto chiari. Il tutto trasmetteva una sensazione
di rilassatezza.
“Oh.. Ehm.. Sunny. Vuoi una tazza di caffé,
prima?” Chiese l'amico.
Snake volse il capo verso lo scienziato,
notandolo vestito di tutto punto: camicia, pantaloni. “Stavi
andando ad un appuntamento?” Domandò allora.
“C-che..?”
Otacon rise, lievemente nervoso. “Ma quale appuntamento!
Stavo
andando a lavorare.. Vieni, ti offro del caffé.”
Disse prima di
superarlo ed entrando in cucina.
“Oh..”
Otacon servì
all'amico una tazza di caffé ed entrambi si sedettero poi in
salotto. Lo scienziato spense la televisione e si sedette sulla
poltrona accanto al divano dove si trovava Snake.
“Allora?
Sunny?” Domandò ancora quest'ultimo.
“L'ho fatta
adottare.”
“Mh?” Snake rialzò per un istante lo
sguardo,
prima di riabbassarlo sulla tasca nella quale stava frugando per
tirare fuori le sigarette.
“Ohh, Snake, avanti! Ancora
fumi?”
“...” Il Serpente gli rivolse un'occhiata
abbastanza
eloquente, prima di portarsi una sigaretta alle labbra ed accenderla.
Solo il primo tirò gli fece venire un lieve attacco di tosse.
Otacon
scosse il capo, alzandosi e andandogli a procurare un portacenere,
dopodiché tornò a sedere.
“Adottata, hai detto?” Domandò
allora nuovamente Snake, per tornare al discorso della bambina.
“Sì,
già. Io credevo che.. Sarebbe stato meglio farla crescere in
una
famiglia come si deve.”
“E lo sono?”
“Cosa?” Hal
alzò le sospracciglia.
“Sono una famiglia come si deve?”
Chiese ancora, allungando la mano e ciccando nel posacenere.
“Ohhh,
sì!” Rispose Otacon sorridendo. “Lo sono
e come.. Oltretutto la
portano qui il fine settimana, qualche volta la lasciano persino
dormire da me! E abitano vicino a Raiden, lo sai? Hanno molto legato
Sunny e suo figlio!” Sorrise ancora, entusiasta. Snake,
invece,
rimase serio.
“Capisco.” Si inumidì lievemente le
labbra,
prima di fare un altro lungo tiro e lasciandosi scivolare lievemente
sul divano. Otacon stava per aprir bocca per tempestarlo – a
sua
volta – di domande, ma il Serpente lo precedette ancora.
“E tu
non ti ritenevi in grado di gestirla?”
“Chi?”
“Sunny.”
“Oh..”
Lo scienziato abbassò per un istante lo sguardo, cercando le
parole,
la motivazione che lo aveva portato a farla adottare. “Credo
che
avesse bisogno di una vera famiglia.” Disse, prima di tornare
a
guardare l'amico. “Nel senso... Una madre ed un padre. Tanto
amore.
Ne ha passate quella bambina e... Credo che così sia meglio.
Poi, ad
ogni modo, la vedo comunque quasi tutte le settimane!”
Snake lo
osservò per qualche istante, dopodiché si sporse
in avanti per
ciccare nuovamente e lasciare la sigaretta nel posacenere a
conchiglia, sul tavolino. Tornò ad appoggiarsi allo
schienale del
divano ed accavallò le gambe, poi guardò lo
scienziato. “E sei
felice?”
Questa domanda spiazzò Hal. Era tutto fuorché
lontanamente felice. “N.. M-ma sì.. Sto... Sto
bene. Me.. Me la
cavo.. Ci è voluto del tempo ma ora sto iniziando a vivere.
A fare
quello che fanno le persone normali. Pian piano.. Ci vorrà
un po' di
tempo.”
Il 'vecchio' amico sospirò. Mentiva, lo capiva bene. Lo
conosceva come le sue tasche ormai.
Lasciò che quel silenzio si
prolungasse troppo a lungo e – per sua sfortuna –
Otacon ebbe il
tempo, finalmente, di formulargli una sua domanda. “E tu? Che
fine
hai fatto? Dove sei stato? … Come stai?”
Snake rimase ancora
in silenzio, tenendolo sulle spine. Lo sguardo dell'uomo
sembrò
spegnersi ancor più di quanto sembrava non poter fare.
“Ho
incontrato Big Boss... E sono tornato in Alaska.”
“Big..
Cosa?? Big Boss?” Chiese lo scienziato, sgranando gli occhi.
“Ma
che stai dicendo?” Chiese assumendo una posizione meno
comoda,
appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi lievemente in
avanti.
“E' storia passata. Non ha più...
Importanza.” Ebbe
un flashback di quando tentò di afferrare la mano del padre,
ma le
gambe di quest'ultimo cedettero, rendendo impossibile il contatto.
Subito dopo la stessa memoria della stessa identica cosa accaduta con
la madre.
Otacon capì dal suo tono e dal suo sguardo che non
aveva proprio voglia di parlarne. Beh, si sarebbe aperto lui se mai
ne avrebbe avuto voglia. Certo, diamine però... Big Boss. Ma
come
poteva essere possibile?
“Come sta Roy?” Chiese allora Snake,
tornando con lo sguardo sullo scienziato.
“Oh.. Roy.” Annuì,
tornando a sedersi comodo. “Bene, chi lo ammazza.”
Ridacchiò.
“Ha finalmente fatto pace con Meryl.”
“Mi fa piacere.”
Mormorò.
“Non credi che dovresti chiamarli?”
“Non voglio
infondere false speranze in nessuno. Per loro potrei già
essere
morto.. Non ha importanza. Magari già se ne sono fatti una
ragione,
perché ritornare?” Chiese allora il Serpente.
Dio santo, quelle
parole mettevano una tristezza nello scienziato. Si vedeva proprio
che si era rassegnato. “Per lo stesso motivo per il quale sei
tornato da me..” Rispose allora, con quel suo fare quasi
innocente,
ed un lieve sorriso sulle labbra.
“E' differente, Otacon... Tu
sei l'unica persona di cui io mi fidi e su cui so che posso sempre
contare.” Disse sempre con lo stesso tono spento, seppur
quelle
parole fossero cariche d'affetto.
Lo scienziato sorrise più
ampiamente. “Devo andare a lavorare, è
tardissimo!” Si alzò,
guardando l'orologio da polso, poi l'amico. “Tu fai come se
fossi a
casa tua, d'accordo? Queste notti tanto rimani qui, no?”
“..
Se non è un problema.”
“Figurati. E' solo un piacere...”
Sorrise. “Ci vediamo dopo!” Disse Otacon prima di
avviarsi alla
porta ed uscire di corsa.
Snake sospirò, era stanco morto. Anche
le cose più banali sembravano le più faticose
ormai. Si lasciò
scivolare di schiena contro il divano, dopodiché chiuse gli
occhi e
senza neppure accorgersene si addormentò.
_____________________________
Angolo autrice:
Bonsoir a tout le monde!
(Devo essere davvero molto presuntuosa per credere che tutto il mondo
legga una mia fiction! :P)
Bene... Che dirvi? E' da tanto che volevo dedicarmi ad una long su MGS.
Sul dopo Mgs4.
Ebbene sì, mai sono riuscita a farmi una ragione di come
siano finite le cose e della gran sofferenza di Snake, proprio non
riuscivo ad accettarlo >.<
Così ho deciso di mettere su qualche parola, prima, poi
qualche riga ed infine un intero testo per riscattare, almeno in parte,
la vita del nostro eroe preferito.
Ho già parecchi capitoli pronti, proprio perché
volevo fosse una fic 'sicura', che sicuramente avrei finito e non
lasciata a metà. Magari alcuni sono da vedere ma diciamo di
sì, che ci siamo :)
Non ho molto da dire, solo che mi piacerebbe davvero molto se poteste -
e voleste - dirmi cosa ne pensate. Su questa storia soprattutto.
Questo perché amo Metal Gear, che non reputo 'solo un
gioco'. La storia ha qualcosa si spettacolare, altroché...
Ma soprattutto perché questo fandom è abbandonato
a sé stesso e mi piacerebbe tanto ritirarlo su un pochino...
Magari iniziando un po' con un'interazione tra scrittori e lettori e
poi.. Chissà, spronando qualche altro lettore a sfornare
qualcosa di suo!
(Caldo invito che vi mando già da subito! :P Scrivete,
scrivete, scrivete! Anche perché su MGS ce ne sono di cose
da scrivere!)
E qui è tutto, per questo primo capitolo. So che non
è chissà quanto allettante e parla solo di un
ritorno del nostro vecchio, ma pian pianino... :)