Starlight.

di Sprjng
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «L-Louis.. Armstrong?» ***
Capitolo 2: *** «It's rosa shocking.» ***
Capitolo 3: *** «Boxer, boxer everywhere.» ***
Capitolo 4: *** «You have to forget that boy.» ***
Capitolo 5: *** «Tyler, I have a little problem.» ***
Capitolo 6: *** «Tomlinson, Cooper! In presidency.» ***
Capitolo 7: *** «He looks like an angel.» ***
Capitolo 8: *** «Harry, Harry Styles.» ***
Capitolo 9: *** «He killed his girlfriend?» ***
Capitolo 10: *** «Kiss me like you wanna be loved » ***
Capitolo 11: *** «It's the wrong place at the wrong time.» ***
Capitolo 12: *** «Help! I lost my sister.» ***
Capitolo 13: *** «Do you drink beer?» ***
Capitolo 14: *** «Are you jealous?» ***
Capitolo 15: *** «Lost in confusion, like an illusion.» ***
Capitolo 16: *** «Thank you Faith, for everything.» ***
Capitolo 17: *** «I already have a boyfriend.» ***
Capitolo 18: *** «You're beautiful.» ***
Capitolo 19: *** «I told you the truth.» ***
Capitolo 20: *** «Never leave the group.» ***
Capitolo 21: *** «Do you know Grease?» ***
Capitolo 22: *** «Don't let me go.» ***
Capitolo 23: *** «I thought you loved me.» ***
Capitolo 24: *** «She's mine.» ***
Capitolo 25: *** «I want to be happy.» ***
Capitolo 26: *** «It was an accident.» ***
Capitolo 27: *** «Meet his friends.» ***
Capitolo 28: *** «The forgiveness.» ***
Capitolo 29: *** «There's nothing more devastating to hurt the person you love.» ***
Capitolo 30: *** «I had never met a person more repulsive than he.» ***
Capitolo 31: *** «She's my guardian angel.» ***
Capitolo 32: *** «I always wanted to kiss a girl in the rain.» ***
Capitolo 33: *** «Between you and me, there's something.» ***
Capitolo 34: *** «Who I am to say no to a girl in love?» ***
Capitolo 35: *** «What are your intentions?» ***
Capitolo 36: *** «My Christmas gift, it was you.» ***
Capitolo 37: *** «He can't wait to see you.» ***
Capitolo 38: *** «The defeat.» ***
Capitolo 39: *** «You're the most important thing that I have.» ***
Capitolo 40: *** «Motherfuckers.» ***
Capitolo 41: *** «To make you feel my love.» ***
Capitolo 42: *** «I believe in us.» ***
Capitolo 43: *** «It's too cold outside for angels to fly.» ***
Capitolo 44: *** «She's wonderful.» ***
Capitolo 45: *** «There's something wrong.» ***
Capitolo 46: *** «I'm sorry.» ***
Capitolo 47: *** «Be my nothing.» ***
Capitolo 48: *** «I love you and I've always loved you.» ***
Capitolo 49: *** «I'm here.» ***
Capitolo 50: *** «Don't leave me.» ***
Capitolo 51: *** «I need you.» ***
Capitolo 52: *** «I want you forever.» ***



Capitolo 1
*** «L-Louis.. Armstrong?» ***



«L-Louis.. Armstrong?»

 


"Non capisco perchè dobbiamo andarci una settimana prima."

Mi lamento per l'ennesima volta mentre aiuto mio fratello a mettere le ultime valige nel bagagliaio.

Mia madre alza gli occhi al cielo, scocciata dalla mia continua lagna.

"E' per abituarvi all'ambiente -dice lei- e poi io e tuo padre abbiamo diritto ad un pò di pace!"

"Su, salite ora." disse mio padre salendo dalla parte del guidatore.

Io e mio fratello Nate ci scambiammo un'occhiata e poi, molto svogliatamente, salimmo in macchina.

Dopo una mezz'ora, che sembrava interminabile, arrivammo all'aeroporto di Doncaster.

"Mi mancherà Doncaster." disse malinconico mentre tirava giù la sua enorme valigia dalla macchina.

"Tranquilli, ci vedremo per Natale!" disse mia madre entusiasta del fatto che si sarebbe liberata di noi per un bel pò.

"Tu non vedi l'ora di tornare a casa e goderti un pò di silenzio, di la verità!" le puntai un dito contro.

Fece finta di pensarci, "Si, hai ragione, non vedo l'ora!"

Mi abbracciò scherzosamente.

"Infondo, prima o poi, dovevate andare al college, no?" pure mio padre non vedeva l'ora di buttarci fuori di casa, ecco quel'era la verità.

Aspettavano questo giorno da quando siamo nati, pff.

"FAITH!" sentii qualcuno chiamarmi in lontananza.

Mi voltai più volte a destra e a sinistra per cercare il qualcuno in questione, ma senza nessuno successo.

Poi mi sentii aggredire alle spalle.

"Stupida, perdiamo l'aereo, vuoi muovere quel tuo culo?" disse la bionda.

Amber era entusiasta della partenza, infondo programmavamo di andare tutte e tre al college sin da piccole.

Ma non so perchè, quel giorno non avevo voglia di prendere l'aereo e andare a Manchester.

"Ma Emma dov'è?" chiesi non vedendola da nessuna parte.

"Ci sta aspettando all'imbarco con Rayan e Tom, muoviamoci." disse impaziente mentre si avviava all'imbarco senza di noi.

"No, ma.. vai pure, non ci aspettare!" le urlai dietro, si voltò mostrandomi un sorriso malandrino e poi continuò la sua fuga.

Mi voltai verso i miei genitori, era il momento dei saluti.

"Beh allora, comportatevi bene. Io e vostro padre vi abbiamo educati perfettamente, non deludeteci. E chiamate quando atterrate a Manchester."

"Si mamma." dissi alzandomi sulle punte per riuscire a circondargli il collo con le braccia.

Non ero tutta questa altezza, mio fratello Nate, invece, aveva preso da papà, era decisamente più alto di me.

Poi c'era nostra sorella Carly, che con i suoi 5 anni e mezzo, era la nana della situazione.

Mi chinai a l'abbracciai.

"Mi mancherai nanetta." la strinsi a me.

Le volevo un bene difficile da quantificare, era il mio amore lei, la mia vita.

"Mi mancherai." mi fece il labbrino da panda cuccioloso che mi faceva sempre sciogliere.

"Pure tu scimmietta, non fare danni." le sorrisi.

Diedi un bacio sulla guancia a mamma e papà e cominciai a sventolare la mano in loro direzione mentre ci allontanavamo.

Si, tipo come la regina d'Inghilterra.

Arrivammo all'imbarco del nostro volo.

"Ce l'hai fatta, era l'ora!" disse ironicamente Emma mentre consegnava il suo biglietto aereo.

"Già!" dissi fingendomi almeno un poco entusiasta.


Mi buttai sfinita sul mio sedile, avevo quello vicino all'oblò.

Aspettate.. l'oblò è solo quello delle navi o anche quello degli aerei? Boh, non fa differenza. Avevo il posto vicino al finestrino.

Accanto a me c'era Amber e di seguito Emma. I posti erano scomposti in file da tre.

Dietro c'erano mio fratello Nate, il ragazzo di Emma, cioè Rayan e infine Tom, il fratello di Emma.

"Ragazze, questo è il nostro anno. Sarà fantastico, indimenticabile."

Disse la bionda accanto a me.

"Andiamo Faith, sorridi. So che di prima mattina sei peggio di una donna incinta nel bel mezzo di una crisi mistica, ma stiamo andando al college!"

Urlò euforica.

"Shh, che urli cretina! Vuoi che tutto l'aereo pensi che io sia incinta?" dissi scocciata.

Ci guardammo in silenzio ma poi scoppiammo a ridere.

A pensarci bene, che motivo c'era di fare la guasta feste? Stavo andando a Manchester, nella scuola che sogno da quando sono piccola, la "Manchester Academy of Music".

Si ma, non trattava solo di musica, anche se la maggior parte dei corsi erano destinati ad essa, c'erano materie come l'Inglese, la Storia, la Chimica e come non dimenticare il mio incubo peggiore, la Matematica.

In più ero con le mie migliori amiche, che volevo di più? Un lucano? No, mi fa schifo, perciò problema risolto.

"Avete ragione, sarà fantastico." dico poggiando la testa allo schienale e facendo un gran respiro rilassante.


All'improvviso tra il mio sedile e quello di Amber, spuntò la testa di Nate, per chi non se lo ricordasse, è mio fratello, quello cretino della famiglia.

"Non avete ancora sentito la parte migliore!" disse entusiasta.

Qualcosa mi disse che mi sarei pentita della domanda che stavo per fare, ma ovviamente, la feci lo stesso.

"E quale sarebbe la parte migliore?"

Mi sorrise in modo maniacale.

"Insomma, ti decidi a parlare?" sbottai non riuscendo a sopportare quell'espressione ancora per molto.

"Beh, c'è una persona che ci sta già aspettando al campus." disse mantenendo un tono vago.

"C'è davvero bisogno che ti chieda chi è, o sei capace di finire un discorso entro l'atterraggio?"

Dissi ironica. Stava per riaprire bocca quando lo bloccai. "Sai, il viaggio dura 6 ore, fossi in te mi sbrigherei."

Mi guardò male, "Il mio miglior amico."

"Wow -dissi fingendomi sorpresa- ho sprecato un quarto d'ora della mia vita solo per sapere che al campus c'è anche Alan?"

"Beh, Alen è carino." contestò la bionda, beccandosi automaticamente una mia occhiataccia.

"Ma no, non lui. L'altro mio miglior amico."

Ci pensai.

"Ah, intendi Jaxon?" dissi sicura di aver indovinato.

"Ancora una volta no, sorellina. Sto parlando di Louis."

Oh no, non dirmi.. no.

"L-Louis.. Armstrong?" sapevo che avevo sparato un'enorme cazzata, ma speravo tanto di ottenere un si.

Infondo dividere la stanza con il buon vecchio musicista Louis Armstrong non sarebbe stato male, no? no.

"Aspettate, ma non era quello che suonava la tromba?" intervene Amber.

L'ho sempre detto io che le bionde sono stupide, Amber in particolare.

"Ma non lui, come sei cretina Faith. Sai di chi parlo."

Dio, se esisti veramente, fa si che non parli di quel Louis, giuro che domenica vado in chiesa, giuro!

"Tomlinson?" disse entusiasta Emma.

Pur avendo un fidanzato, non aveva mai negato il debole che aveva per Louis.

"Esatto, tanti auguri sorellina." disse Nate, per poi sparire e tornare al suo posto.

"Scherzavo. Sarà infernale, non fantastico."

Sprofondai nel sedile.






SWAAG.

ecco a voi il primo capitolo della mia nuova FF! *partono i coriandoli*

Dopo aver appena finito la mia seconda ff che però si trova su facebook, ho deciso di buttarmi (?) su EFP, lol.

Per questa Fan Fiction mi sono ispirata ad altre ff che ho letto e sinceramente la storia che ho in mente è figa, spero solo di sapere gestire le idee che mi sono venute.

Sarà una storia abbastanza intrecciata, e particolare, peggio di Beautiful.

Ah una cosa, non continuo se non ricevo un po' di recensioni, non avrebbe senso continuare per un pubblico completamente inesistente, no?

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 2
*** «It's rosa shocking.» ***



«It's rosa shocking.»



"Devi solo ignorarlo." disse all'improvviso Emma.

"Oppure puoi cercare di fartelo stare simpatico, infondo è un ragazzo divertente."

Erano quattro ore che ero su quel fottuto aereo e sinceramente ci sarei rimasta sopra tutta la vita se la seconda opzione era scendere e dover stare con Louis.

"DIVERTENTE? Stiamo parlando del Louis Tomlinson che al tredicesimo compleanno di Nate mi fece lo sgambetto e mi fece finire con la faccia sulla torta?"

Trattennero una risata.

"Ma non si accontentò. Mi fece una foto e la sparse per tutta la scuola. DIVERTENTE ME LO CHIAMI, davvero?"

Era il mio tormento quel ragazzo, l'incubo da cui non riuscivo più a svegliarmi.

Erano parecchi mesi che non lo vedevamo, questo perchè lui era arrivato a Manchester molto prima di noi, e io mi ero goduta questi giorni senza la sua presenza. Ma ora mi toccava vederlo ogni giorno. In più, secondo Nate, lo avremmo avuto in camera, dal momento che i due migliori amici avevano chiesto espressamente di stare insieme.

"Rilassati, siete cresciuti, ora è diverso." cercò di tranquillizzarmi Emma.

Sbuffai.

Decisi di dormire, altrimenti avrei continuato a torturarmi con gli innumerevoli episodi in cui Louis si prendeva gioco di me o mi metteva in imbarazzo davanti a tutti.




"Faith, ma quella non è la tua valigia?"

Disse Emma indicandone una lilla sul nastro scorrevole.

"Tu sei un genio! E' la quarta volta che mi faccio il giro e non la trovo."

Allungai le mani per afferrarla.

Diamine quanto era pesa. Infondo ci avevo messo solo tutto l'armadio.

Ma siate comprensive, devo stare al college per un intero anno! Anzi, a dir la verità.. per cinque.

La tirai con tutta la forza che avevo in corpo. Ero sul punto di staccarla dal nastro quando le rotelline della valigia slittarono sulla parte in ferro di quel macchinario infernale e mi ritrovai tutto il suo peso addosso e il culo a terra.

"Aspetta, ti do una mano!"

Disse una voce.

In pochi secondi la valigia venne solleva, solo con un braccio, da un ragazzo che adesso mi stava davanti.

Sbattei gli occhi per mettere meglio a fuoco la sua figura e non me ne pentii affatto.

Era alto e.. muscoloso. Lo fissai e lui sorrise imbarazzato. Posò la valigia a terra e mi tese la mano.

Non indugiai ad afferrarla e mi alzai.

"Grazie." biascicai ipnotizzata dalla sua bellezza.

"Figurati." mi sorrise. Poi improvvisamente la mia valigia si aprì.

Stile bomba.

Era talmente piena che fu una vera e propria esplosione.

"Oh cazzo!" guardai i miei vestiti sparsi sul pavimento.

Ma porca di quella.. quella, possibile che io sia così sfigata?

Il ragazzo/dio greco, si mise a ridere. Notai che fissava qualcosa in particolare.

Seguii il suo sguardo.

Oh no.

"Beh, che c'è? Mai visto un pigiama di Hello Kitty?"

Mi abbassai a raccogliere i vestiti e alla velocità della luce cominciai a rimetterli tutti nella valigia mentre il ragazzo bello, ma pirla, rideva di me.

Amber me l'avrebbe pagata. Si perchè, di chi poteva essere un pigiama rosa shocking di Hello Kitty se non di una bionda? Maledissi il giorno in cui me lo regalò.

Quel ragazzo mi sembrava una specie di Louis Tomlinson due la vendetta.

"E' così divertente?" mi alzai.

"Scusa ma, quanti anni hai tu? Non mi sembra che tu sia piccola, anzi.."

Ah, mi sta dicendo anche che assomiglio ad una vecchia?

"Senti ma, un anfiteatro di cazzi tuoi?"

Si mise le mani sulla pancia e continuò a ridere.

"Fanculizzati." dissi mentre mi allontanavo.

"Eh?" forse se la smetteva di ridere, capiva quello che dicevo.

"Chupa, Dio greco, chupa." ne rimase confuso, ma poi io girai i tacchi e mi avviai all'uscita dell'aeroporto il più veloce possibile.




"Mi spieghi che cazzo hai fatto fino ad ora?" urlò impaziente mio fratello.

"Whoa calmati, ho avuto un piccolo incidente di percorso con un pirla."

"Bene, possiamo andare?"

Disse esuberante la bionda, la guardai male.

"Questa me la paghi, sappilo." la minacciai puntandole contro l'indice.

"Cosa ho fatto adesso?" si lamentò.

"Tu non lo sia, ma io si, pur troppo."

Mi guardò confusa.

"Andiamo, non mi interessano le vostre cazzate da ragazze, voglio solo mettere il mio culo sul mio letto."

disse finemente Tom.




Arrivammo alla.. come sia chiama? Reception? Boh, quello che è.

"Ben arrivati ragazzi, se mi dite i vostri nomi, vi indico i vostri dormitori." ci disse sorridente la donna dietro il bancone.

Tutti guardarono me. Si, perchè era difficile elencare i nostri nomi. Sbuffai e mi avvicinai al bancone.

"Allora, io sono Faith Allyson Cooper e questo è mio fratello Nate Bryan Cooper -la donna comincio velocemente ad annotarsi tutti i nomi- poi, Amber Emily Scott, Emma Stephany Green e Tom Green, e infine Rayan Smith."

"Aspettate alcuni minuti." mi voltai verso i miei amici in attesa di una risposta.

"Speriamo di essere tutte insieme.." disse Emma incrociando le dita.

"Allora, ogni camera è suddivisa in due stanze, con tre letti ciascuno, un piccolo bagno che accomuna le due camere, e una piccola cucina a sè. -iniziò la donna- voi avete le camere B16 e B20."

Annuimmo cercando di capire tutte le indicazioni.

In pratica, le camere erano da sei. Noi eravamo sei. Ma dato che ci aveva dato due camera, intuii che non saremmo stati tutti insieme.

"Nella camera B16 alloggeranno: Faith, Rayan, Amber, Emma -ci fu un urlo di felicità da parte delle mie esuberanti miglior amiche- in più ci saranno altri due ragazzi. Di cui uno deve ancora arrivare. Nella camera B20, alloggeranno: Nate, Tom e altri due ragazzi, che se non mi sbaglio, sono già arrivati."

Ci sorrise.

"Salite le scale dopo il settore A, c'è il B."

Ma no? Ero convinta che dopo la A ci fosse C di: CI PIGLI PER IL CULO? e lo stava facendo, si intuiva dal sorrisetto che aveva stampato sulla faccia.

"Bene, grazie tante." afferrai la mia valigia e mi voltai cercando l'ascensore.

"Ti muovi Faith? Ma che hai oggi, sei ritardata peggio di un bradipo in meno pausa." richiamò la mia attenzione Nate.

io: "Stavo cercando il.." mi bloccai quando li vidi sollevare le valige e montare il primo scalino.

"Oh no. Le scale no." non mi andava di vedere la mia valigia stracolma esplodere sulle scale.

"Guarda, la c'è l'ascensore." mi disse una ragazza, all'incirca della mia età.

"Quello che hai appena detto fa di te la persona che preferisco sul pianeta Terra." le disse con gli occhi e mi sbrillucicavano, rise divertita e poi si allontanò.


"Come.cazzo.hai.fatto?" disse la bionda esausta che si lasciò cadere a terra sfinita dopo essersi fatta due rampe di scale con una valigia stracolma di vestitini rosa shocking.

"Io può." dissi senza nemmeno una goccia di sudore sulla fonte.

"Allora.. B16, eh?" cominciai a scorrere le targhette sulle porte fino alla nostra stanza.

Vidi Nate e Tom superarci alla ricerca della camera B20.

Infilai la chiave nella porta e dopo aver fatto un paio di giri, abbassai la maniglia.

Era apparentemente vuota. Entrai e mi accaparrai la stanza più grande gettando la valigia sul letto di fianco alla finestra.

Vidi Emma puntare la porta dell'altra stanza.

"Io e Rayan.." la interruppi.

"Si certo, voi andate pure nella stanza da soli a fare i piccioncini."

Sorrisero e si avviarono alla porta.

"Rayan?" lo richiamai facendolo voltare verso di me.

"Non me la mettere incinta, grazie."

"Faith!" mi rimproverò Emma.

"Tranquilla -iniziò Rayan- con noi viene anche Amber."

La bionda sorrise e prese la valigia.

"E io dovrei stare sola?" mi lamentai.

"No," disse Emma, "guarda quel letto, c'è una valigia blu sopra."

La notai soltanto in quel momento.

"Ehm, ok.. ma c'è sempre un letto libero!"

"Sentito che hanno detto alla reception? Deve sempre arrivare un'altra persona." disse Amber.

"Io e Rayan non vogliamo condividere la stanza con uno sconosciuto." si impuntò Emma.

"E io, secondo te, si?"

"Andiamo Faith, per favore!" la bionda mi implorò.

"Belle amiche si, meno male dovevamo stare tutte insieme."

"Siamo nella stanza accanto!" Posò la valigia a terra e si avvicinò a me.

Mi abbracciò. "Noi ti vogliamo bene, lo sai."

"Guardati le spalle, me la devi sempre pagare per il pigiama rosa shocking." rise confusa e poi andarono in camera e chiusero anche la porta.




Aprii la mia valigia e poi l'armadio. Notai con felicità che il proprietario della valigia blu non aveva ancora sfatto i bagagli, così potevo prendermi gli spazi che volevo.

Sentii la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.

"Ti prego Amber, dimmi che hai cambiato idea!" dissi voltandomi speranzosa.

Ma davanti a me non c'era nessuna bionda.

"Amber?" disse quell'ameba di ragazzo che avevo davanti.

"Louis?" dissi cercando di non strapparmi i capelli pensando all'inferno che mi aspettava.

"Faith?" mi fissò scioccato.

Sentimmo la chiave girare nella toppa della porta e ci voltammo entrambi.

Quando si aprì capii che era arrivata la mia ora.

Volevo solo sprofondare nel blu dipinto di blu.

"Payne?" disse Louis in direzione del ragazzo che all'aeroporto aveva riso del mio pigiama color rosa shocking.

"Pniam?" cercai di ripetere senza successo, che cognome buffo.

"Payne, si dice Payne. -puntualizzò lui dopo aver chiuso la porta- e comunque, Hello Kitty?"

Louis mi guardò, "Hello Kitty?" mi chiese confuso.

"Faith."

"Faith?" ripete Painin.

Oh cielo, ne avevo abbastanza di tutte questa domande.

"E' il mio nome cazzo, mi chiamo Faith."





SWAAG.

ciao belle, allora.. al primo capitolo ho ricevuto 5 recensioni, ehm.. si faccio pena.

sono poche, ma voglio mettervi il secondo, magari entrate più nella storia e ve ne affezionate di più, aw affezionatevi su, su.

abbiamo un nuovo tizio(?) nella storia, PAYNE, Payne in persona!

adesso chi sarà la probabile fiammo di Faith? Tomlinson o Payne? si accettano scommesse.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA, ok basta.

come sempre spero che vi sia piaciuto il capitolo e mi raccomando, R-E-C-E-N-S-I-T-E, anche solo una cazzata, ditemi anche che vi fa schifo, ma recensite per favore *occhi da panda cuccioloso*.

adesso basta davvero,.

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 3
*** «Boxer, boxer everywhere.» ***



 

«Boxer, boxer everywhere.»



 

"Non ti scaldare." disse Payan mettendo la sua valigia sopra il letto vicino alla porta.

"Non ti scaldare dici? Devo condividere la stanza con un ragazzo che si prende gioco di me per colpa di uno stupido regalo rosa shocking e con l'incubo della mia infanzia."

Mi buttai sul letto fingendomi morta. I due mi guardarono e poi si sorrisero a vicenda dandosi la mano e facendo quei tipici "saluta da maschi".

"Allora, come ti va la vita?" chiese Louis a.. l'altro.

"Bene, sono felice di essere arrivato, ci sarà da divertirsi." con la coda dell'occhio vidi Paine guardarmi e ridere.

Mi voltai dall'altra parte sbuffando.

"La conosci?" chiese Louis.

"Non proprio. Ci siamo visti all'aeroporto, e voi? Vi sconoscete?"

"Vorrei farvi notare che io sono qui e si, per mia enorme sfortuna conosco questo.. essere."

Louis scoppiò a ridere.

"Viviamo nello stesso paese e quando eravamo più piccoli beh.. diciamo che il mio passatempo preferito era rendergli la vita un inferno, vero Cooper?"

"Non.mi.chiamare.per.cognome. Sai che lo odio, dio mio."

Non era passato neanche un giorno e già volevo sotterrarmi viva e morire.

"Si, infatti lo so.. Coop." scoppiò a ridere.

Mi aveva sempre chiamata "Coop." lasciando in culo la parte finale del mio cognome, cioè la -er.

"Parli da sola?" la porta dell'altra stanza si aprì lasciando spazio alla testa bionda di Amber che si bloccò vedendo quei due pirla vicino a me.

"Ciao Amber!" Louis le sorrise.

"Ehi, ciao Lou." rispose lei.

"Ah, comunque lui è Liam, Liam Payne." indicò il dio greco.

Si, era antipatico come Amber nei suoi giorni mestruali, ma era davvero bello.

Aveva i lineamenti del viso dolcissimi, i capelli corti e castani, sul collo aveva un neo enorme, o forse era una voglia.. CI SONO, è sicuramente un succhiotto! ..sicuramente.

"Emma, Rayan, sono arrivati i nostri compagni di stanza!" li chiamò a gran voce la bionda.

"Ciao Louis!' lo salutarono in coro.

"Ciao, io mi chiamo Liam."

"Piacere, Emma, e lui è il mio ragazzo, Rayan."

"Bene, adesso che so che Faith non è matta e non parla da sola, me ne torno a disfare la valigia." Amber tornò nella sua stanza seguita a ruota da Rayan ed Emma che mi fece l'occhiolino e chiuse la porta alle sue spalle.

Spalancai la valigia e cominciai a tirare fuori i vestiti.



 

"No, togli immediatamente le tue magliette rosa di li." disse minaccioso Liam.

"Per quale assurdo motivo, scusa?"

"Semplice, se non le levi, non c'entrano i miei boxer." a

Alzai le sopracciglia divertita.

"A parte che non è un problema mio, ma hai per caso una quantità industriale di boxer? No perchè sai, hai un cassetto intero per metterceli."

"Lo so, ma io non li metto ammucchiati uno sopra l'altro, li metto tutti uno di fianco a l'altro."

Cercai con tutte le mie forze di non ridere.

"Vorresti dirmi che tu non sovrapponi due paia di mutande?" chiesi scettica.

"Esattamente."

Inclinai il busto fino a riuscire a vedere Louis dall'altra parte sistemare le sue cose.

"Louis, questo è pazzo."

"No Coop, tu non hai idea di come siano fastidiosi da portare i boxer sgualciti."

Li guardai allibita per un attimo.

"No, mi rimangio tutto. Entrambi siete pazzi."

"Non lo metti a posto il pigiamino di Hello Kitty?" continuò Liam.

Ingoiai rumorosamente cercando di non saltargli al collo e strangolarlo.

"Io.. vado da mio fratello, addio."



 

Uscii dalla stanza e quando mi chiusi la porta alle spalle sentii come un senso di libertà e di pace.

Camminai fino alla stanza B20.

Bussai.

Sentii dei passi avvicinarsi e poi la porta si aprì.

Mi aspettavo Tom o Nate, ma no.

"Ciao" mi sorrise il ragazzo davanti a me.

Il sorriso più bello che io avessi mai visto.

Abbassai lo sguardo, indossava solo dei pantaloncini da basket e i suoi addominali abbronzati erano in bella vista. Era abbastanza muscoloso, ma molto magro.

Era alto, ma probabilmente la sua altezza era dovuta al ciuffo che lo alzava come minimo di dodici centimentri.

Alzò la mano.

"Piacere, Zayn."

Faith, calma, è solo una mano.

Una mano attaccata al corpo più bello che tu abbia mai visto, ma pur sempre una semplice mano.

"Ehm.. piacere, Zayn." disse di nuovo il moro, sorridendo imbarazzato.

"Hello Kitty." dissi, porgendogli la mano, in estasi.

Poi mi resi conto delle parole che mi erano uscite dalla mia bocca.

"Ehm, Faith." mi corressi, diventando rossa peggio degli inferi.

"Sei Burundino? Hai un nome strano."

Rise.

"No, sono.." iniziò lui.

Lo bloccai avendo un colpo di genio.

"Katzakistano?" tentai ancora.

"Pakistano." dice in fine.

"Ah, capisco.. c'è Nate?"

"Certo." si spostò di lato per farmi entrare.

"Ragazzi, lei è mia sorella Faith."

"Salve.." dico in direzione dell'unico sconosciuto nella stanza.

Oltre a me, Nate, Tom e il Katzakistano figo, c'era un ragazzo biondo, sapete a chi somigliava.. a Goku, si, decisamente.

Però in versione super sayan, perchè era biondo.

Mi avvicinai a lui e gli tesi la mano.

Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che mi persi nei suoi occhi blu, vi giuro, stavo per affogarci dentro.

"Faith." dissi solamente.

Lui mi sorrise dolcemente e mi strinse le mano con delicatezza.

"Niall."

"E' stato un piacere conoscervi -mi allontanai e mi avviai alla porta- ma adesso devo andare, altrimenti quei pirla mi distruggono camera."

"Aspetta." mi chiamò Niall.

"Stasera c'è la mia festa di compleanno e sono invitati praticamente tutti i ragazzi del campus che sono già arrivati, tu e tutti i tuoi compagni di stanza siete invitati." sorrise.

"Grazie, è oggi il tuo compleanno?"

"Si."

"Auguri allora!"

"Grazie." lo vidi arrossire leggermente, era un ragazzo dolce.

"Ah, Nate?"

"Si?"

"Quell'imbecille di Louis è in camera con me, non avevate scelto di stare insieme?"

"Si, ma quando ho scritto il mio nome ho sbagliato e ho scritto Faith al posto di Nate." sorrise.

"STAI SCHERZANDO?"

"Ciao sorellina!" mi spinse fuori.

Questa me l'ero legata al dito, me l'avrebbe pagata.



 

"Come.hai.osato.spostare.i.miei.vestiti." dissi in preda ad un istinto omicida.

"Non c'era abbastanza spazio per i miei.." lo zittii.

"Liam, lo vuoi capire che dei tuoi fottuti boxer non me ne importa un fico secco?" lo guardai seria.

"Lo so, però.."

"Però nulla -lo bloccai di nuovo- se non vuoi ritrovare i tuoi amati boxer nel cesso, vedi di farli sparire." mi guardò offeso.

"Sei veramente fastidiosa, te l'hanno mai detto?"

"Certo, "fastidiosa" è il mio secondo nome, non lo sapevi?"

Sbuffai buttandomi sul letto.

La porta di aprì.

"Allora, come va la vostra convivenza?"

Emma entrò con la sua solita allegria.

"Uno schifo." dicemmo in coro io e Pniam.

"Benone." sorrise come un ebete Louis.

"Ehm.. perfetto." rise Emma.

"Ah, dimenticavo.. il compagno di stanza di Nate stasera festeggia il compleanno e ha invitato tutto il campus, pure noi."

"Una festa?" la chioma liscia e gli occhi blu di Amber apparirono come per magia dopo che abbi pronunciato la parola "festa", era la ragazza più festaiola che io conoscessi.

"All day, all night!" disse con voce maniacale Louis.

"Dj Payne in the house! O dovrei dire.. in the college?" rimase confuso.

Mi voltai sfinita verso le ragazze.

"Saranno gli anni più lunghi della mia vita."

"Rilassati." disse Liam divertito.

"Spero vivamente che qualcuno di voi bocci." lo fulminai.

"Non credo che Liam possa rientrare nei tuoi "qualcuno", ha la media più alta di tutto l'istituto quasi."

Oh no, era pure secchione.

"Hai bisogno di ripetizioni, baby?" mi fece l'occhiolino.

"Punto primo, non chiamarmi baby. Punto secondo, io sono bravissima a scuola."

Una risata fin troppo rumorosa mi fece voltare verso le ragazze che quasi si ammazzavano per riuscire a ridere senza morire.

"Si, sopratutto in matematica!" riuscì a dire Emma.

"Wow, che sostegno. No ma, non vi scomodate a difendermi, anzi.. influite pure."

Mi corsero entrambe in contro e mi saltarono al collo.

"Aw, ma noi ti amiamo!"

"Su, facci un sorriso. Stasera ci divertiremo come matte, me lo sento!"

Io invece mi sento che dovrò strozzare qualcuno.




 

SWAAG.

Alloora, intanto grazie, grazie alle persone che hanno recensito e grazie alle 10 persone che hanno messo la storia tra in preferiti, alle 2 che l’hanno messa nelle ricordate e alle 3 che l’hanno messa tra le seguite, tanto love per voi

non è molto, ma è un inizio, no?

bene, bene, sono arrivati anche Niall e Zayn, WELCOME GUYSSS, che sia tra loro due la fiamma di Faith? Mah, chi lo sa.. voi no, io si. MUAHAHAHAHA. mh.

che altro posso dire.. ah si, la festa di Niall, che succederà?

lo vedrete, anzi no, lo leggerete, nelle prossime puntate.. capitoli.

Ah, quasi di menticavo il mio momento di suppliche, una recensione anche ina-ina me la lasciate? ❤

Un bacio,

Michi x


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Capitolo 4
*** «You have to forget that boy.» ***


«You have to forget that boy.»



"Possibile che sei sempre l'ultima?" mi rimproverò Emma che non la smetteva di bussare alla porta del bagno.

"Un attimo!" le urlai mentre cercavo di mettere decentemente i miei boccoli castani, non facili da gestire.

Certo, per loro era facile erano lisce.

Amber li aveva biondi e lisci, anche se a volte erano decorati da qualche onda, mentre Emma li aveva tinti di rosso, sempre lisci ma un pò più crespi di Amber. Poi c'ero io con i miei capelli ondulati, se così potevo definirli, di un castano insignificante, così come i miei occhi, anche se alle volte tendevano al verde. Ma mai, neanche lontanamente, belli come i pozzi blu di Amber.




Uscii.

Loro erano davvero bellissime, amavano entrambe indossare vestiti, tacchi, accessori e tutto ciò che il corpo umano potesse indossare.

Io ero più semplice, forse meno femminile e a volte mi scocciava, ma quella era la vera me, e non avevo intenzione di cambiare.

Almeno per il momento.



Emma era stupenda:

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E Amber non era da meno:

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=77527997&.locale=it

Mi guardarono male.

"Certo che un vestito lo potevi mettere!" mi rimproverò Amber.

Io non amavo i vestiti, si, li mettevo, ma non così spesso quanto loro.

Io mi piacevo, http://www.polyvore.com/cgi/set?id=65632261&.locale=it.

"Lasciala in pace, è bellissima." mi sorrise Emma.

"Grazie, pure voi. Siete adorabili!" allungai le mani fino a toccare le loro guance e gliele strizzai.

Ad Amber, essendo molto chiara di carnagione, si formò subito una chiazza rossa.

Risi.

"Noi ce ne andiamo!" sentii urlare da Rayan nell'altra stanza.

"Ragazze, io non so dov'è la festa, meglio uscire con loro." disse Emma aprendo la porta.




"Wow, siete tutte e tr-due bellissime!" disse Louis.

Alzai gli occhi al cielo.

"Oh guarda, ci sei anche tu Coop, non ti avevo vista." sorrise compiaciuto.

"Già, l'altezza non è il mio forte." bofonchiai mentre mi avvicinavo alla porta.

Il braccio di Liam, però, mi bloccò.

"Prima le signorine." sorrise indicando Emma e Amber alle mie spalle.

Un momento, questa sottospecie di pirla patentato ha osato insinuare che assomiglio ad un maschio?

Gli pestai il piede talmente forte che si abbassò per doverlo massaggiare con le mani dal dolore.

"Beh, allora sarà meglio che mi sbrighi."

Lo sorpassai uscendo.




"Ehi." picchiettai sulla schiena di Niall che, in quel momento, mi dava le spalle.

Si voltò.

"Faith! Sono felice che sei venuta, gli altri?" dopo aver ucciso il piede di Liam decisi che avrei trovato la festa da sola, non fu difficile, era bastato seguire la musica.

"Non so, in giro credo." feci spallucce.

Ci trovavamo in una grande sala, le luci erano spente a parte quelle colorate, da discoteca, c'era il dj e un sacco di gente che non avevo mai visto in vita mia.

Vidi una ragazza chiamare Niall impaziente, lui mi guardò, quasi dispiaciuto.

"Va pure, io intanto cerco gli altri." gli sorrisi.

"Ok, scusami." sorrise e seguì la ragazza mora tra la folla.

Odiavo stare da sola, mi sentivo come scoperta, come se non fossi al sicuro.

Mi sentii toccare la spalla. Ero talmente immersa nei miei pensieri che mi spaventai, mi voltai di scatto.

"Nate!" dissi portandomi una mano al cuore dal colpo che mi ero presa.

"Ehi, forse dovresti chiedere scusa a Liam, ha zoppicato tutto il tempo." mi rimproverò severo.

A stento trattenni una risata compiaciuta.

"Certo, -mi sorrise- ..a patto che Papa Francy venga qua e mi faccia una lapdance vestito solo di zucchero filato e praline al cioccolato."

"Sei sempre la solita." scosse la testa.

"Pensa che spettacolo!" risi.

"Eccoti." disse Emma venendomi incontro.

"Eccomi." sorrisi.

"Chi balla con me?" disse Amber dondolandosi sul posto non riuscendo a non cedere al ritmo nella sala.

Guardai da un'altra parte evitando il suo sguardo.

"Io vado a prendermi da bere." dissi sgattaiolando via.

L'ultima cosa che mi andava di fare in quel momento era: ballare.

Con lo sguardo cercai il bar.

Ah eccolo!




"Un succo alla pesca." sorrisi al barista che sembrava avere la mia età, forse quello era il suo lavoro estivo.

"Un succo?" mi chiese confuso.

"Ehm.. s-u-c-c-o, quel liquido che si ricava spappolando la frutta?" cercai di fagli capire cos'era un succo.

Rise.

"Baby, so cos'è un succo. Ma qui stanno bevendo tutti alcolici e tu mi chiedi una pesca spappolata?"

"Punto primo, non chiamarmi baby, -sorrise divertito- e punto secondo io ho sedici anni e non mi piace bere."

"Come vuoi." alzò le braccia in aria come per arrendersi e poi si chinò a prendere il mo succo.

"Temperatura ambiente possibilmente."

"Ecco." posò sul bancone il tipico ed enorme bicchiere rosso e bianco "da feste".

Me lo portai alla bocca e poggiando la schiena al bancone mi misi a guardare la gente in pista.

Sembrava una scuola normale.

C'era il gruppo delle cheerleaders vestite come delle puttanelle precoci che se la spassavano con i tipici giocatori di football.

I nerd che se ne stavano in disparte a fissarsi l'uno con gli altri nelle palle degli occhi.

E poi.. no aspettate, lui non sembrava affatto un ragazzo "normale".

I miei occhi catturarono per un momento la sua figura a qualche metro da me e non riuscii più a distoglierli.

Era alto, molto più della ragazza con cui stava ballando, la cosa più inconfondibile, anche ad una certa distanza, erano i capelli. Una chioma riccioluta scompigliata ma composta da ricci perfetti. Rimasi ipnotizzata dalle sue labbra. Erano piene e rosee.

"Lascialo perdere, fidati. Lo dico per te." mi sussurrò all'orecchio il barista che si era accorto che lo stavo fissando.

"E-ehm?" tornai al piano terra.

"Se non vuoi guai, quel ragazzo, te lo devi dementicare."

Guardai il barista che mi faceva l'occhiolino e poi spariva nella cucina del bar.

Più confusa che mai tornai a guardare il ragazzo riccioluto. All'improvviso lui voltò la testa in mia direzione, accorgendosi che lo fissavo.

I nostri sguardi si incrociarono, fino a quando io non lo distolsi in più fretta possibile e me ne andai verso Emma individuandola tra la folla.




Uscii dal bagno mezza assonnata.

"Niente pigiamino di Hello Kitty?" mi chiese Liam da dietro il libro che stava leggendo.

"Come sta il tuo piede, Liam?" sorrisi compiaciuta mentre mi infilavo sotto le lenzuola.

"Benissimo." rispose secco.

La luce principale era spenta, ma la abat-jour di Liam era accesa, mentre la mia e quella di Louis spente.

Perchè la gente normale alle due di notte spegne la luce e dorme, non legge i libri.

"..5 ..4 ..3 .." Liam mi interruppe.

"Cosa diavolo stai facendo?" mi chiese irritato.

"E' la stessa domanda che stavo per fare a te."

"Beh, ma io non sto contando, chissà cosa, ad alta voce!"

"E io non sto leggendo un libro alle due di notte!"

"Forse dovresti. Ti farebbe bene."

"Sai cosa stavo contando?"

"Che cosa?" chiese scocciato.

"I minuti di vita che ti restano se non spegni immediatamente quella luce!"

"Scordatelo."

"Ah si?" feci per alzarmi ma Louis mi precedette.

Si avvicinò al letto di Liam e spense la luce.

"Ehi!" protestò infuriato lui.

"Scusa amico, ma non puoi leggere un libro alle due di notte."

"E perchè no?" chiese Liam.

"Perchè, diamine! SONO LE DUE DI NOTTE!" sbottò Louis facendomi ridere.

"Ok, allora buonanotte." disse Liam posando finalmente quel fottuto libro.

"Notte." disse in fine Louis.

Si, in fine, perchè col cavolo che io davo la buona notte a quegli animali da circo, anzi, io gli avrei volentieri augurato di fare i peggiori incubi.

Tutto ciò con amore, è ovvio.






SWAAG.

So che è corto, ma se mi promettete di regalarmi tante recensioni e tanti piace/commenti sulla pagina facebook, -qui: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.452106324869880.1073741826.266661460081035&type=3- io domani aggiorno❤

Alloraa, diamo il benvenuto a Styles, che finalemente ha fatto la sua comparsa, e ne farà altre di misteriose, chissà che ruolo ha Harold nella storia.. maah.

vi amo, siete dolcissime, carinissime, mi sostenete sempre e io vi adoro, grazie❤

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 5
*** «Tyler, I have a little problem.» ***


Se leggete il capitolo, per favore, recensite.

Scrivetemi anche una stronzata, ma fatelo. Non vi costa niente.♥

«Tyler, I have a little problem.»

 




Rimasi accecata dal sole.

Chi era l’imbecille che aveva aperto l’avvolgibile?

Ah, Liam.

E chi altro poteva essere così fastidioso di prima mattina?

Maledissi il giorno in cui decisi di prendere il letto vicino la finestra.

Cioè ieri.

Alzai il lenzuolo fino a coprirmi la testa.

UN MOMENTO. Dov’è il mio lenzuolo?

Mi alzai con il busto dal letto e mi guardai intorno, erano tutti in piedi, sembravano svegli da ore.

“Che ore sono?” mi stiracchiai emettendo uno strano suono con la bocca.

“Le 7.30” disse Liam passandomi davanti.

“Ah, ok.”

Spalancai gli occhi.

“LE 7.30? MA COSA VI DICE IL CERVELLO?”

Amber era appena entrata in camera nostra, che essendo la più grande, aveva la cucina.

Aprì il frigo.

“Io ve lo avevo detto che di prima mattina Faith è peggio di una donna incinta nel bel mezzo di una crisi mistica.” sospirò la bionda.

“Perchè tutta questa fretta di svegliarsi?” chiesi scioccata.

Io durante le vacanze non mi staccavo dal letto se non erano almeno le due del pomeriggio.

“Vi odio tutti.” biascicai.

“Eh?”

Perché Liam non capiva mai quello che dicevo? o meglio, perché non capiva che quello che dicevo non doveva essere capito da lui? Se bisbigliavo, un motivo c’era, no?

“Chuppa, Liam, chuppa.”

In un primo momento sembrò offeso, poi ritornò alla normalità avviandosi tranquillamente al suo cassetto porta mutande.

“BUONGIORNO BELLA GENTE, IL SOLE SPLENDE, GLI UCCELLI CANTANO E LA COOP NON SI E’ ALZATA DI UN CENTIMETRO!” urlò Louis saltellando per la stanza con un sorriso da ebete stampato in faccia.

Ah dimenticavo, ha sempre amato sfottermi perchè ero bassa.

“Non rompere le palle, Louis.” dissi arrancando verso il bagno.

“E buongiorno anche a te ottava nana.”

Gli feci una pernacchia prima di rinchiudermi in bagno.

“Metti il costume!” sentii Emma urlare da dietro la porta.


 


Con le cuffie nelle orecchie, passavo molto per asociale.

Ma proprio mentre allungai la mano per togliermele, qualcuno mi precedette. Mi levò le cuffie e mi prese per le braccia, e nello stesso momento qualcuno mi prese per le gambe. Aprii gli occhi per la sorpresa.

Erano Louis e Niall.

“Ehi, mettetemi giù!”

“Cosa? Non ho sentito bene.. -iniziò Niall- tu hai sentito Louis?”

“Ho detto di mettermi giù!” urlai sempre di più cercando di divincolarmi dalla loro presa, senza nessun risultato.

“Credo che abbia detto di lasciarla andare.. -rispose Louis- accontentiamola, no?” ridacchiò rivolgendosi al biondo.

Lui annuì e scambiandosi un occhiata d’intesa, mi buttarono direttamente in acqua, nella corsia in cui stava casualmente nuotando Liam. Feci in tempo a prendere fiato che il piccolo bastardo mi portò sotto con lui.

Iniziai a muovermi e a divincolarmi, finalmente riuscii a liberarmi della sua presa e tornai in superficie.

“MA SEI IMPAZZITO?”

Rise.

“Potevo affogare.” lo incolpai puntandogli l’indice contro.

“Non lo avrei mai permesso!” si giustificò.

“Io invece credo che ti piacerebbe.”

“Non ti odio così tanto.” sorrise.

“Forse no, ma potresti leggere i tuoi stupidi libri alle quattro di notte!”

“In effetti.. pensandoci bene, saresti più utile da morta!” rise per poi posare le sue robuste mani sulla mia testa e spingermi giù.

Cosa feci io? riuscii a morderli il braccio, non chiedetemi come.

“Ah, Liam? volevo avvertirti di una cosa: quando mia sorella a il resto del corpo bloccato è solita dare i morsi.”

Nate rise divertito mentre Liam guardava il segno che gli avevo lasciato.

“Ma sei cannibale o cosa?”

“O cosa.” gli feci l'occhiolino e nuotai fino alla scaletta, uscii dall’acqua.

Avevo imbarazzo a stare in costume di fronte a tutti, perciò mi avvolsi nell’asciugamano.

Non avevo un copro perfetto, anzi.. odiavo i miei fianchi, la mia pancia, le mie cosce.. tutto.

Non come Amber, lei era una vera e propria barbie.

Mentre velocemente localizzavo i miei amici in ogni angolo della piscina del college lo vidi.

Il ragazzo con le labbra più perfette che io avessi mai visto era in piedi, lontano dal bordo piscina, quasi imboscato con un altro ragazzo, che per quanto fosse possibile, era ancora più grosso di lui.

Era anche vero che per una nana come me, anche anche il gatto con gli stivali pareva un gigante.

Il ragazzo era in costume.

Aveva il petto e le braccia, specialmente quello sinistro, ricoperti di tatuaggi.

Era impossibile che non mi saltasse subito all’occhio l’enorme farfalla che aveva sul petto, per non parlare dei due uccelli sopra i pettorali o l’enorme veliero sulla spalla.

Mentre attentamente analizzavo il suo corpo, la suoneria del mio telefono mi fece sobbalzare.

Lo afferrai subito.

“Mamma.”

Ah, era la mamma.

LA MAMMA?

Oh cazzo, ci eravamo dimenticati di chiamarla una volta atterrati.

Presi un grosso respiro e risposi.




«Mamma!» la voce fu troppo acuta per risultare normale.

«Non ci posso credere, ho ancora una figlia!» disse ironica.

«Posso spiegare.»

«Sono tutta orecchi Faith.»

«Beh, non c’era linea.»

«Mi deludi, da te mi sarei aspettata più inventiva nel raccontare bugie.»

«E va bene, scusa se non mi andava di dirti che appena scesi i marziani hanno preso me e Nate e con una macchina a forma di frisbee, detta anche UFO, e cioè “oggetto volante non identificato” siamo andati su Marte. È indovina chi c’era?»

«Chi?» rispose mia madre stando al gioco.

«Papa Francy che ballava la lapdance vestito solamente di zucchero filato e praline al cioccolato. Così poi mi è toccato chiedere scusa a Liam per il piede..»

«Liam? Chi è Liam? E cosa hai fatto al suo piede?» chiese ridendo.

«Mamma c’è Nate, te lo passo!» dissi lanciando il telefono a mio fratello che per poco non cadeva in acqua per cercare di prenderlo.

Risi e poi il mio sguardo, casualmente, ricadde sul corpo del ragazzo riccioluto e tatuato, che nel frattempo era rimasto solo ed ora era al telefono.

Non feci in tempo a notare il tatuaggio di due mani che si stringevano sul suo braccio, quando lui mi diede le spalle, che mi sentii scuotere.

“Faith?”

“Mh?” dissi a Niall ricollegando il cervello.

“Noi andiamo a giocare a calcio, tu..” lo bloccai alzandomi.

“Io gioco!”




“E così tu vorresti giocare?” chiese Zayn alzando le sopracciglia stupito.

“Mai visto una ragazza giocare a calcio?” chiesi innervosita.

Solo perchè ero una ragazza non potevo giocare a calcio?

Intendiamoci, a me non piaceva il calcio, odiavo vedere le partite e consideravo stupido il fatto di dovere rincorrere una palla per 90 minuti.

Ma mi divertivo a giocare, era sempre meglio che stare sdraiata sul lettino a non far nulla.

“Si. Bene, ok. Iniziamo allora.” concluse Zayn.

Io ero in squadra con Nate e Niall.

Contro Liam, Louis e Zayn.

Tre contro tre.


 


Non ebbero pietà per me. Per tutto il tempo ricevetti solo sgambetti e colpi in ogni parte del corpo.

Ma poi la palla capitò tra i miei piedi.

Guardai dritto avanti a me, l’unica cosa che mi divideva dalla porta in cui Liam faceva il portiere, era Zayn.

Io guardai lui.

Lui guardò me.

“Ragazza, stai giocando con forze che non puoi controllare.” mi avvertì serio ma allo stesso tempo divertito.

“Zayn, ti prego. Ho smesso da tempo di giocare con le barbie.” mi guardò sorpreso e io dopo avergli fatto una finta, in cui lui cascò come una pera, corsi verso la porta e non fu difficile fare goal con Liam come portiere.

Niall mi sollevò da terra esultando.

Avevamo vinto.

Sentii dei passi raggiungermi, mi voltai di scatto cercando di camminare ma finii per ritrovarmi con il culo a terra e Louis sopra il mio corpo che rideva.

Mi ero fatta anche male alla caviglia, fanculo Tomlinson.

I giorni precedenti aveva piovuto e adesso stavo sprofondando nel fango.

“Louis? Ti spiacerebbe levarti di qui?” gli chiesi più gentilmente possibile.

“Ciao principessa.” rise.

“Si, come no. La principessa sul fango.” sbuffai cercando si spingerlo via facendo pressione sul suo petto.

“Beh, potremmo sempre fare principessa sul pisello. Se vuoi ci scambiamo e..” gli misi una mano sulla bocca.

“LOUIS!" protestai.

“Scherzavo!” rise.

Poi si alzò e mi tese una mano per aiutare anche me.

“Ahi, mi sono fatta male alla caviglia.” zoppicai più vicino a lui per appoggiarmi.

“Chiederesti dell’acqua solida, per favore?”

“Si, certo.. eh?” rise divertito.

“Acqua solida! Del ghiaccio Louis, ghiaccio!” rise divertito.




“Scusa, non volevo farti male.”

Ci sedemmo nelle sedie del corridoio.

“È uguale, penso di sopravvivere.”

Mi misi il ghiaccio sulla distorsione alla caviglia. Era un pò gonfiata, ma entro un paio di giorni sarebbe tornata alle dimensioni originali.

Mentre parlavamo, passò una ragazza e non potei fare a meno di notare quanto fulminò con lo sguardo Louis.

Mi scappò una risata.

“Che le hai fatto?”

Lui capì subito a cosa mi riferivo.

“Siamo usciti una volta, e poi non l’ho più richiamata, evitando anche di guardarla in corridoio.”

“E perché mai? È pure carina!”

“Certo! Altrimenti non ci sarei uscito.” mamma mia che ragazzo superficiale.

Alzai gli occhi al cielo.

“Ma è antipatica. Non la reggi due secondi. È vanitosa e viziata, insopportabile.”

“Scusa, ma invece di evitarla non potevi dirle la verità?”

“No, in questi casi si dice “oh, mi sono divertito tantissimo, non vedo l’ora di vederti di nuovo!”

“E perchè?” chiesi scettica.

“Beh, perché è quello che si dice quando un amico crede di far bene una cosa invece fa schifo. Lo stesso vale per le ragazze.”

Ci fu un attimo di silenzio che ruppi per prima.

“Ah, Louis?”

“Si?”

“Oggi, quando abbiamo giocato a calcio, sei stato bravissimo, non vedo l’ora di giocare ancora con te.”

Mi guardò serio.

"Ti sto sottovalutando Cooper."

"Era ora che tu e accorgessi! Sono molto più furba di quello che credi, sai?"

"Dovrei preoccuparmi?" rise.

"Io, fossi in te, mi guarderei le spalle." distolsi lo sguardo dal suo viso, ma sentivo i suoi occhi scrutarmi.

"Sei cambiata Faith." disse all'improvviso.

"Wow, sai il mio nome!" mi finsi sorpresa.

"Dai, sono serio."

"In meglio, spero."

"Si, non sei più la ragazzina goffa e impacciata."

"Dovrebbe essere un complimento?" chiesi scettica guardandolo male.

Rise.

"Beh, in un certo senso si. Ti sei fatta grande."

"Sai com'è.. anche i nani crescono." dissi ironica.

"No, aspetta un attimo, di altezza non sei affatto cresciuta!" disse mettendo le mani avanti.

Di conseguenza si prese un colpo sulla spalla.

"Ahia!" disse massaggiandosela.

"Te la sei meritata."

"Dai, andiamo." disse ridendo.

Ci alzammo.




Adesso i ragazzi erano andati a mangiare, li raggiungemmo.

Mi sedetti tra Emma e Nate.

"Mh, ho una fame." dissi afferrando un pezzo di pizza.

"Pizza a pranzo, questa è l'estate gente." disse Niall riempiendosi il piatto.

"Peccato che stia per finire.." disse malinconicamente Amber.

"Già." dissi io tra le nuvole pensando al fatto che tra qualche giorno avrei dovuto affrontare la matematica, scossi la testa al solo pensiero.

Stavo divorando il mio pezzo di pizza, quando mi accorsi che il ragazzo del bar, con cui avevo parlato alla festa di Niall,  mi faceva segno di avvicinarmi a lui.

Lo fissai cercando di capire se stesse proprio gesticolando a me e quando finalmente ne fui convinta, mi alzai.

"Ragazzi, io vado a prendere da bere."

"Ma c'è qui l'acqua, e anche la Coca Cola." disse Zayn indicando le bottiglie sul tavolo.

"E io invece voglio un succo alla pesca." mi allontanai dal tavolo e raggiunsi il bancone.

"Ciao." mi sorrise.

"Ciao, ehm.. volevi parlarmi?" dissi non troppo sicura.

"Si."

Mi sedetti allo sgabello.

"Mi faresti un succo alla pesca mentre parli?" quasi lo pregai, rise.

"Certo, temperatura ambiente?" mi chiese ironico mentre si abbassava a prendere la bottiglietta in vetro verde.

Annuii ridendo.

"Forse lo hai già capito, questo è il mio lavoro estivo. Mio zio lavora in questa scuola e mi ha chiesto di dare una mano e in più mi pagano, perciò.." disse ridendo mentre mi porgeva il bicchiere.

Annuii ascoltando.

"Però sono da solo dietro il bancone, e oggi arrivano un sacco di persone. Di solito i ragazzi del campus, quelli che frequenteranno i corsi qui al college, arrivano oggi e davvero non ce la posso fare da solo."

"Mi stai chiedendo di lavorare con te?" cercai di arrivare al punto.

"Beh, si. Sei l'unica che "conosco", anche se in realtà ci siamo a malapena rivolti parola, ma i miei amici devono ancora arrivare. Solo per oggi, eh!"

"..mi pagherai?" chiesi ironica.

Rise.

"Cinquanta e cinquanta?" disse ironico.

"Facciamo settanta e trenta?" strabuzzò gli occhi.

"Per te idiota! Io non ho mai lavorato qui, non pretendo di avere metà dei soldi che ti daranno!" risi.

"Ah ok, -rise- allora senti, vieni qua intorno alle sei. E' a quell'ora che scoppia il delirio alla reception per richiedere il numero del proprio dormitorio."

"Ok," gli sorrisi "A dopo." mi alzai e tornai al tavolo con il mio succo.

"Quanto ci metti a prendere un dannato succo?" chiese mio fratello.

"Il tempo che mi ci vuole, non rompere."

"Dove flirtare con il barista." disse sorridendomi Liam.

"Io non flirto proprio con nessuno." puntualizzai.

"Certo, certo." disse Louis senza guardarmi.

Sbuffai e tornai al mio pranzo.




"Vi va un altro bagno?" chiese Niall.

Quel ragazzo era iperattivo.

Io dell'acqua ne avevo abbastanza, mi buttai sul primo lettino libero che trovai.

"Come va con Louis e Liam?" chiese Amber sedendosi al mio fianco.

"Sono insopportabili, davvero insopportabili." dissi sospirando.

"Dai, Liam è anche carino.." notò Emma.

"Se devo essere sincera, entrambi sono carini."

"Hai detto che Louis Tomlinson è carino?" disse Amber fingendosi scioccata.

"Si, io sono una persona sincera. E' carino quanto odioso."

Risero.

Guardai l'orologio, mancava un quarto alle sei.

"Io vado in camera." dissi alzandomi.

"Vengo pure io, che fai da sola?" disse Amber, la solita sfracassa maroni.

"No, non importa. Andavo li proprio per stare sola."

"Stai bene?" mi chiese Emma.

"Sisi." le sorrisi e poi rientrai nel college.

Presi il mio amato ascensore e salii fino al secondo piano.

Scorsi le targhette delle stanze fino alla B16 e dopo aver girato la chiave, entrai.

Mi chiusi dentro, non volevo che entrassero quegli spappola cocomeri di Liam e Louis.

Mi spogliai e buttai il costume nel lavandino del bagno cercando di togliere quel nauseante odore di cloro.

Presi i vestiti di ricambio e mi infilai nella doccia.

Lavai anche i capelli.




Mi avvolsi l'asciugamano intorno al corpo e tonai in stanza, aprii il cassetto.

Alzai gli occhi al cielo seccata.

Tutto il mio intimo era spiaccicato al lato del cassetto, mentre i fottuti boxer di Liam erano precisamente adagiati con cura nel restante 99,9% del cassetto rimanente.

Mi venne un lampo di genio, Pniam avrebbe trovato una bella sorpresa, risi diabolicamente mentre afferravo un mio completino e me lo portavo in bagno.

Mi vestii in fretta lasciando i capelli bagnati, tanto era caldo.

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=77722197.


 


Scesi le scale e mi avviai al bar del college.

In pratica quando entravi dalla porta, di fronte, c'era la reception, era una sala enorme, in cui c'erano un sacco di poltrone e divani. Poi accanto c'era una porta enorme, a due ante di vetro.

Entravi e alla tua destra c'era il bancone del bar, di fronte una miriade di tavoli e sedie, eravamo davvero tanti studenti, perciò era enorme. La parete a sinistra era tutta una vetrata che dava sulla piscina del college.

Poi vicino alla piscina c'erano i campi sportivi, football, tennis, pallavolo e la palestra in cui si allenavano le cheerleaders.

Era una bella scuola.

Aveva ragione il ragazzo al bar, la reception era piena di studenti e di valige, riuscivo a vedere la donna che ci aveva accolti ieri mettersi le mani nei capelli e chiedere sfinita un pò di silenzio, mi scappò una risata.

Passai per la porta a vetri ed entrai nel bar.

"Ciao." sorrisi al ragazzo.

"Ehi, eccoti. Sei arrivata in tempo."

Disse facendo un cenno con la testa verso la folla nel salone.

"Già, avevi ragione. E' un delirio, la donna alla reception sta impazzendo."

sorrisi.

"Ah, lei. Si chiama Clare, è una donna adorabile. Se hai bisogno, per qualsiasi cosa, chiedi a lei." sorrise.

Clare aveva all'incirca una quarantina d'anni e andava per i cinquanta secondo me.

Non era molto alta, avevi i capelli castani lunghi fino alle spalle, sapete chi sembrava? Emily Gilmore di una mamma per amica, la nonna di Rory. Però meno vecchia.

Invece il ragazzo davanti a me, di cui non sapevo ancora il nome, era piuttosto alto, non molto muscolo, ma magro.

Aveva i capelli castano scuri, quasi neri. Gli occhi di un verde intenso. Il viso parecchio ovale e i lineamenti poco dolci, ma nell'insieme era carino.

"E tu, invece? Come ti chiami?" mi chiese interrompendo la mia analisi del suo corpo.

"Faith -sorrisi- Faith Copper, tu?"

"Tyler Adams." mi sorrise.

(per chi non lo sapesse, si pronuncia "Tailer" o almeno così lo pronuncio io, lol)

Ci fissammo senza dire niente, stava diventando imbarazzante.

"Bene, ehm.. allora vieni qua."

Feci il giro del bancone fino a ritrovarmi dietro.

Mi tirò una specie di grembiule che riuscii ad afferrare prima che cadesse a terra.

Lo infilai da sopra la testa, era abbastanza corto, bordeaux e sopra c'era scritto "Manchester Academy of Music coffee."

"Ti avverto, non ho mai fatto niente di simile."

"Non ti preoccupare, devi solo dare loro quello che ti chiedono -rise- chiedi a me dove sono le cose che ti servono."

"Ok."


 


La sala cominciò a riempirsi.

"Fammi un favore, va a quel tavolo a prendere le ordinazioni."

"Ok, vado, solo un secondo"

Mi tolsi il gommino dal polso e calandomi a testa in giù, racchiusi i capelli in una crocchia scompigliata.

Avendo i capelli bagnati, faceva abbastanza schifo, ma tralasciamo i dettagli.

Presi il lapis e il blocchetto e mi diressi verso il tavolo che mi aveva indicato poco prima Tyler.

"Salve." sorrisi cordialmente al gruppo di ragazzi di fronte a me.

Erano due ragazze e tre ragazzi.

"Ciao, io prendo un frappè al coccolato." disse il moro.

Scrissi.

"Io una coca alla spina. Media, grazie."

Scrissi.

"Sono rimasti i cupcakes alla banana?"

"Ehm, non lo so. Credo di si." azzardai.

Scrissi.

"Avete qualcosa che non contenga zuccheri, calorie o qualsiasi cosa faccia ingrassare?" fu la bionda a parlare.

L'ho sempre detto che le bionde hanno il quoziente intellettivo dimezzato.

"Certo -sorrise felice lei- acqua."

I ragazzi risero, mentre lei mi fulminò con lo sguardo.

"In un bel bicchiere." disse con tono acido.

"Sarà fatto." dissi ironicamente.

"Altro?"

"Si, per me uno yogurt, con le palline di cioccolato e le scaglie di cocco." mi sorrise il ragazzo vicino alla snob.

"Ok, arrivo subito."




"Com'è andata?" mi chiese divertito Tyler.

"Benone." risi ironicamente.

Allora.. cominciamo dalle cose semplice.

Un bicchier d'acqua per la bionda, in un bel bicchiere.

"Abbiamo dei bei bicchieri?"

Mi guardò confuso.

"Ehm, abbiamo bicchieri.. colorati!"

Sorrisi, sapevo già che colore dare alla bionda, il rosa, mi pare ovvio.

Riempii il bicchiere d'acqua e lo posai sul vassoio.

E uno fatto.

Poi.. un frappè al cioccolato.

No, un momento. Troppo complicato, partiamo dalla Coca.

Presi un bicchiere di dimensioni medie e lo misi sotto la bocchetta, schiacciai il pulsante e la coca cola uscì.

Niente di più semplice.

"Cupcakes alla banana ne abbiamo?"

"Si, li nella vetrina."

Eccellente.

Presi un piattino, un tovagliolino e il cupcake.

Siamo già a meno tre Faith, ce la puoi fare.

"Come si fanno i frappè?"

"Tranquilla, a quello penso io."

"Allora dimmi come si fanno gli yogurt.'"

"Devi andare nel retro, vedi se ci riesci." rise.

Andai nella cucina dietro.

Vidi la macchinetta per gli yogurt e afferrai una coppetta in plastica colorata.

La posizionai sotto e tirai la leva.

Quando fu colma, cercai di rimettere la leva al su posto.

Senza riuscirci, però.

Posai la coppetta sul tavolo. Lo yogurt continuava ad uscire senza sosta, era anche finito a terra.

Afferrai altre coppette e le misi sotto ma non servì a molto.

Ero piena di yogurt.

DANNATO FROZEN YOGURT.

Usciva da tutte le parti e non avevo idea di come fermare quell'aggeggio infernale!

"Tyler?"

"Si?" mi rispose dall'altra parte del bar.

"Io avrei un piccolo problema."

Corse da me.

"Faith! Ma sei impazzita? Devi premere il bottone!"

Si affrettò a premerlo e la macchina si fermò.

"Ah -sorrisi innocentemente- ok."

Presi lo yogurt del ragazzo ci versai una valanga e mezzo di cioccolata e cocco e uscii di corso sotto lo sguardo divertito di Tyler.

Presi il vassoio e sicura di me mi avvicinai al loro tavolo.

Mentre camminavo, un ragazzo seduto sulla sedia attorno ad un tavolino, venne in dietro col sedere spostando la sedia e colpendo il mio fianco.

Cascai a terra e frantumai tutto ciò che si trovava sul vassoio.


 


"Dai, non è andata così male."

Cercò di consolarmi Tyler.

Erano le 8.30 di sera ed erano tutti in camera o al ristorante.

Io e Tyler stavamo ripulendo il bar.

Lui spazzava tra i tavoli e io dandogli le spalle, ero voltata verso l'acquaio e asciugavo i bicchieri che non ero riuscita a rompere.

"Non sapevo lavorassi nel bar del college -fece una pausa- da quando Coop?" appena mi sentii chiamare in quel modo capii che era Louis.

"E infatti non ci lavoro, Tomlinson. Do solo una mano ad un amico."

Mi voltai a guardarlo.

"Che anima caritatevole." mi prese in giro.

"Senti, è stata una giornata abbastanza infernale, perciò non influire."

"Come non detto, ti aspettiamo in camera. Abbiamo preso delle pizze, mangiamo li."

"Ok."

Se ne andò.

"Mi dispiace di averti messo di mal umore." disse Tyler.

"No, ti ho aiutato volentieri. Anche se in realtà ho combinato solo casini."

"Niente che non si possa aggiustare, mi sei stata d'aiuto. Davvero."

"Beh, allora.. meno male."

Mi sorrise a poi andò nel retro.

Forse a ripulire un pò di frozen yogurt.


 


"Siete chiusi?"

Alzai lo sguardo.

Non so il motivo della mia reazione, ma mi venne una fitta alla stomaco quando incontrai lo sguardo di ghiaccio di fronte a me.

Era lui, il ragazzo riccioluto e tatuato, anche inquietante direi.

"N-no." riuscii a balbettare.

"Un caffè, allora." disse tenendo i suoi occhi fissi su di me.

Annuii impercettibilmente.

"Tyler?"

Fece capolino da dietro la porta.

"Dimmi."

Vidi la sua espressione cambiare quando vide il ragazzo alle mie spalle.

Dopo il discorso che mi fece al compleanno di Niall, quella era solo la conferma che non gli stava molto simpatico.

"Come si fanno i caffè?" dissi sotto voce, quasi mimandolo imbarazzata.

I suoi lineamenti si addolcirono e mi sorrise.

"Va pure al tuo dormitorio, Faith. Ci penso io." gli sorrisi grata.

Non sapevo fare un dannato caffè.

Rendiamoci conto della mia utilità.

"Allora ciao."

Dissi togliendomi il grembiule facendolo passare da sopra la testa. Sciolsi i capelli che ormai si erano asciugati attorcigliati nelle crocchia ed erano diventati tutti mossi.

Mi fece un sorriso che ricambiai e poi uscii da dietro il bancone.

Lanciai un occhiata al ragazzo seduto al bar prima di passare per la porta a vetri.

Quegli occhi verdi che scrutavano i miei movimenti mi misero in soggezione, perciò allungai il passo e me ne andai.






SWAAG.

Ciao belle gnocche! (non fateci caso, oggi sono gasata. AHAHAHAHA). Come state? Bene? Si? Right, i’m happy for you.

Allora.. so che è corto, ma giuro, ci ho messo tutto il mio cuoricino♥

Fate ciao a Tyler, un nuovo tizio(?) *alza la manina e la scuote*

..e che altro dire, c’è Styles che continua a fare apparizioni misteriose.. chissà, chissà.

Lasciate una recensione, se sarei strafelice e GRAZIE a chi ha recensito i capitoli precedenti :)

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 6
*** «Tomlinson, Cooper! In presidency.» ***


VI PREGO DI RECENSIRE SE LEGGETE, NON VI COSTA NULLA.  

Mettetevi comode che è lungo ♥


«Tomlinson, Cooper! In presidency.»




L'idea che i ragazzi mi stessero aspettando in camera con la pizza mi tranquillizzò parecchio.

Mentre sognavo la mozzarella filante, le porte dell'ascensore si aprirono e io entrai appoggiandomi poi con la schiena alla parete d'acciaio.

Stava per chiudersi quando una converse bianca si mise nel mezzo.

Le porte automaticamente si riaprirono, alzai gli occhi dalla scarpa e incrociai il suo sguardo gelido.

Aveva finito di bere il caffè a quanto pare.

Sentii di nuovo il cuore sussultare, quel ragazzo mi inquietava parecchio e l'idea di dover stare chiusa con lui nell'ascensore, ancora di più.

Sopratutto dopo che Tyler mi aveva detto che mi avrebbe portato solo guai.

Entrò e si mise nella mia stessa posizione, solo nella parete di fianco.

Le porte si chiusero ed entrambi allungammo la mano per schiacciare il pulsante che ci avrebbe portati al secondo piano.

Di solito, in queste situazioni, si ride imbarazzati per la coincidenza, no? no, entrambi ritirammo la mano e io non osai allungarla di nuovo, perciò lo fece lui e l'ascensore cominciò a salire, così come la mia tensione.

Era una situazione imbarazzante.

E non so perchè, non era la prima volta che mi ritrovavo in ascensore con uno sconosciuto.

Quando vidi le porte aprirsi sgusciai fuori come un fulmine e mi incamminai lungo il corridoio verso la mia stanza, lui mi camminava dietro.

Mi fermai alla mia porta e lui mi sorpassò creando uno spostamento d'aria che mi mosse i capelli.

Aveva le gambe lunghe e in pochi secondi era già parecchio lontano da me che lo guardavo andare via.

Si voltò, non so per quale motivo e mi trovò che lo fissavo, per la seconda volta.

Mi affrettai ad aprire la porta ma mi caddero le chiavi.

Cazzoculo.

Mi abbassai a prenderle e con la coda dell'occhio notai che lui era già sparito.

Tirai un sospiro di sollievo.

La porta avanti a me si aprì, e io, che ero ancora chinata a terra, alzai lo sguardo.

"Che diamine stai facendo?" mi chiese Liam fissandomi stranito.

Afferrai le chiavi e mi alzai sventolandogliele in faccia.

"Erano cadute." lo sorpassai entrando.

Lui fece spallucce e poi chiuse la porta.




"Siete dei figli di.. buona donna." dissi guardandoli male, malissimo.

Poi spostai lo sguardo sulle scatole di cartone di pizza VUOTE.

L'avevano mangiata tutta, egoisti.

"E io che mangio ora?"

"Scusa, avevamo fame e tu non arrivavi più!" disse Louis.

Sbuffai.

"Emma, Amber e Rayan?"

"Allora -iniziò Liam- Amber, Tom, Nate, Zayn e Niall sono a mangiare al ristorante del college. Mentre Emma e Rayan hanno fatto una fuga d'amore.. non so dove."

"E voi perchè non siete andati?"

"Non ne avevamo voglia, abbiamo preferito una serata tranquilla in camera." disse Louis.

"Vado a fare la doccia."

Liam si alzò e andò in bagno.

"Film?" mi guardò Louis.

"Scelgo io però."

"Mh." alzò le sopracciglia.

"Scegli tu?" dissi scocciata.

Sorrise, neanche un bambino di quattro anni con un giocattolo nuovo.

"Possiamo vederne uno di.. " iniziò Louis, ma io non lo feci finire.

"Paura, paura, paura!" continuai io.

"Sei sicura di essere una femmina?" mi chiese Louis, e io lo guardai male.

"No, guarda che dico sul serio." continuò poi.

"Prima giochi a calcio, poi vuoi vedere un film di paura." scosse la testa confuso.

"Da piccola mi piaceva vedere i film di paura e poi correre nel letto di mamma o di Nate, lui mi abbracciava forte e io mi sentivo al sicuro, alla faccia di quei mostri del cazzo."

Rise.

"Ma qui non c'è Nate e neanche la tua mammina." rise divertito.

Feci spallucce.

"Ok, vada per il film di paura."




Louis infilò la chiavetta USB, contenente tutti i film, nel computer e iniziò a cercare.

Nel frattempo uscì Liam dal bagno.

Fu come una visione.

La porta si spalancò e tutto il vapore uscì fuori mentre la figura di Liam a petto nudo con indosso solo un asciugamano stretto sul bacino si faceva più nitida.

Si passò una mano tra i capelli bagnati.

"Che fate?" disse in fine.

Tornai sul piante terra e gli risposi che stavamo per guardare un film.

Si avviò al suo cassetto preferito, quello dei boxer.

La mia vendetta stava per compiersi.

"Faith?"

"Mh?" mi voltai a guardarlo.

"Dove hai messo i miei boxer?" disse esausto di questa guerra che era nata tra noi.

Ormai nel cassetto c'era solo il mio di intimo ed era felicemente sparso e per niente sgualcito.

"Ti avevo avvertito."




*flashback*

 

"Come.hai.osato.spostare.i.miei.vestiti." dissi in preda ad un istinto omicida.

"Non c'era abbastanza spazio per i miei.." lo zittii.

"Liam, lo vuoi capire che dei tuoi fottuti boxer non me ne importa un fico secco?" lo guardai seria.

"Lo so, però.."

"Però nulla -lo bloccai di nuovo- se non vuoi ritrovare i tuoi amati boxer nel cesso, vedi di farli sparire." mi guardò offeso.

 

*fine flashback*


 


Sgranò gli occhi e corse in bagno, sentii il rumore della tavoletta aprirsi.

No, tranquille, non ero così subdola.

"Faith, dove li hai messi?"

"Sai, quando sono salita in camera faceva un pò caldo e allora.." lasciai la frase a mezz'aria perchè Liam era già corso ad aprire la finestra.

Quel pomeriggio mi ero accorda di avere ancora un pò di tempo a disposizione prima di dover andare al bar e così decisi di prendere il filo per stendere i panni e legare, uno ad uno, i boxer di Liam.

La mossa finale fu appendere il filo fuori dalla finestra del secondo piano della nostra stanza.

"FAITH!" urlò cercando di sciogliere il nodo, anzi, il doppio nodo.

"Lo hai davvero fatto?" mi guardò Louis.

Annuii soddisfatta.

Tirò su la mano, feci scioccare il mio palmo contro il suo e ci demmo il cinque.

"Lo ripeto, ti sottovalutavo."

Risi.

Mi voltai e vidi Liam, a sedere sul suo letto, che ad uno ad uno, scioglieva i nodi dei boxer che li tenevano al filo.

"Sei diabolica." bisbigliò.

Risi.

"Trovato!" urlò entusiasta Louis.

Guardai il nome del file su cui aveva appena cliccato, "DARKNESS: il buio non ha mai fatto così paura".

Mi cagai in mano solo per il titolo.




Mi alzai lentamente, cercando di non far rumore e chiusi la finestra, mi voltai verso i letti.

Era totalmente buoi e c'era un silenzio spettrale.

All'improvviso la luce di un iPhone si accese al mio fianco illuminandomi la figura di Louis in piedi vicino a me.

Se non mi avesse tappato la bocca in tempo, avrei urlato.

E non poco.

Che diamine, io pensavo che stesse dormendo e all'improvviso me lo ritrovai accanto.

Un mini-infarto.

"Mini" per modo di dire.

"Sei impazzito?"

"Hai paura, eh?" disse divertito.

"Si, una paura fottuta e tu non aiuti con le tue apparizioni."

"Scusa, ma se sei una fifona non è colpa mia."

"Che cavolo vuoi? Che ci fai sveglio?"

"Mi è venuta un'idea, vieni con me."

Mi afferrò il polso e si avviò alla porta trascinandomi con se.

"No, fermo! È tardissimo."

"Lo so." disse fregandosene.

Aprì lentamente la porta e la chiuse alle nostre spalle.

In corridoio la luce era accesa.

Non dissi niente e lasciai che Louis, una volta che mi ebbe presa per mano, mi trascinasse giù per le scale.

Arrivammo alla sala in cui c'era il bar e davanti all'enorme vetrata si fermò.

Lasciò la mia mano e da dietro la tenda tiro fuori una chiave, probabilmente c'era un contenitore o.. un buco.

"Ma come..?" iniziai io.

"Dolcezza ho passato tutta l'estate qui." mi fece l'occhiolino.

Aprì la porta e uscimmo.

"Bene e adesso?"

Dissi strofinandomi il braccio per scaldarmi.

Il giorno si stava bene perché c'era il sole, ma di sera era piuttosto fresco e in quel momento erano circa le tre di notte.

"Beh, ma è ovvio. Leggiamo un libro."

disse ironico per poi scoppiare a ridere.

"Sono seria. È notte fonda e fa freddo."

Louis, che si era seduto sul muretto della piscina, si alzò e togliendosi la felpa verde pastello con i laccetti bianchi, la posò sulle mie spalle.

"Grazie." sembrai più sorpresa che grata.

Lui sembrò accorgersene.

"Guarda Coop che anche tu mi sottovaluti. Io non ti odio e non mi stai neanche antipatica."

"Ah, da quando si rovina la vita alle persone che non si odiano?"

Rise.

"Come sei melodrammatica! Ti ho fatto solo qualche scherzo, non esagerare!"

Lo guardai male.

"Qualche?" alzai un sopracciglio.

"Ok, forse erano un pò più di qualche." rise.

"Però ti conosco da una vita e sono affezionato a te, non pensare che ti trovo antipatica, non è vero."

"Ah no?" chiesi confusa.

"No Coop."

Sorrisi.

Infondo potevano ricominciare da capo, no? con il piede giusto sta volta.

"Ok. Ciao, io mi chiamo Faith Allyson Cooper e frequento il primo anno di questo college." sorrisi porgendogli la mia mano.

Mi guardo confuso, poi capì quello che stavo facendo e ridendo, come sempre, stette al gioco.

"Ciao Faith, io sono Louis William Tomlinson. Sai, forse siamo in camera insieme. Non è che mi hai notato in questi due giorni?"

Feci finta di pensare.

"Ehm, no. Non credo."

"Certo che sei parecchio sbadata ragazza! Ho dormito al tuo fianco, nel letto vicino al tuo!"

"No, mi dispiace. Non mi ricordo.."

Ridemmo.

Forse troppo forte e fummo costretti a smettere quando la luce della torcia  del sorvegliante notturno ci illuminò i volti.

"Che diamine ci fate qui alle tre di notte?" chiese infuriato.

"Leggiamo un libro." disse sorridente Louis facendomi ridere.

"Ti sembro scemo? Forza, di che stanza siete?"

"B16." dissi senza pensare, beccandomi poi una gomitata da Louis.

"Non dovevi dirgli la verità!"

"Sta zitto Louis!" quel coglione aggravava ancora di più la nostra situazione.

"Adesso voglio sapere i nomi -ci guardò arrabbiato- quelli veri." puntualizzò.

"..Faith Allyson Cooper." mi rassegnai.

Il sorvegliante guardò Louis che non intendeva collaborare quindi posò di nuovo gli occhi su di me.

"Quest'idiota vicino a me è Louis William Tomlinson."

Alzò gli occhi al cielo.

"Andate a dormire, domani mattina alle 9.30 vi voglio nell'ufficio della preside. Vi conviene presentarvi, so dove venirvi a cercare."

"..per quello può ringraziare Faith." disse Louis sottovoce.

Sbuffai.

"Filate adesso."




Entrammo in ascensore.

"Louis è inutile che te la prendi con me, è stata tua l'idea."

"Lo so, ma potevi evitare dire il numero della stanza."

"Me lo ha chiesto!"

"Dovevi mentire Faith, m-e-n-t-i-r-e."

"Scusami se sono una persona onesta." dissi aprendo la porta di camera e buttandomi subito nel letto.


"Ehi Coop alzati, altrimenti quello ci fa il culo." disse Louis scuotendomi.

Lentamente aprii gli occhi.

Mi alzai con il busto dal letto.

"Liam dov'è?" dissi notando che il suo letto era già rifatto e non c'erano sue tracce nella stanza.

"E con gli altri, sono andati in piscina anche stamani, è dalle otto che sono fuori."

"Che ore sono ora?"

"Le 9.15, vestiti, la preside ci aspetta."

Sbuffai e mi avviai in bagno.

"Faith?"

Mi voltai.

"Mi dispiace di averti messo nei casini, hai fatto bene ad essere sincera con Steve, il sorvegliante, e dirò alla preside che tu non c'entri."

Gli sorrisi.

"Grazie." entrai in bagno.




Misi un paio di pantaloncini in jeans, una t-shirt, dei sandali e dopo essermi messa il telefono in tasca uscii in corridoio dove mi aspettava Louis.

"Che tipo è?" gli chiesi, sapendo che avrebbe capito a chi mi riferivo.

"Ma chi?"

No, scherzavo, lo sopravvalutavo.

"La preside."

"E' vecchia, acida -per colpa della menopausa- abbastanza spietata e odia chi non rispetta il coprifuoco."

Lo guardai sorridente.

"Stai scherzando, vero?"

"Per la prima volta in vita mia.. no."

Oh cazzo.




"Bussa tu." dissi nervosa.

Rise divertito e bussò.

"Avanti." una voce malefica arrivò dall'interno della stanza.

Louis aprì la porta ed entrammo.

"Sedetevi."

Aveva i capelli tutti bianchi, ma freschi di parrucchiere.

Era grinzosa , la sua faccia sembrava la cera di una candela sciolta.

Era terrificante.

"Nomi." disse solamente.

Sta volta non ebbi il coraggio di prendere in mano la situazione, lasciai questo amabile compito a Louis.

"Cooper e Tomlinson." ridisse lei dopo Louis.

Prese in mano il foglio in cui stava scritta la nota che ci aveva fatto il sorvegliante la scorsa notte.

"Siete usciti dopo il coprifuoco, siete usciti dalla struttura interna della scuola e vi siete recati in piscina, violando la sicurezza dell'istituto, in più leggo che avete usato la chiave di scorta accessibile solo ai docenti e  agli autorizzati."

"Beh, se fosse stata nascosta un pò megl-" iniziò Louis prima che io riuscissi a bloccarlo con un calcio.

"Vi meritate una punizione, ed è già tanto che non vi sospenda. Incredibile, l'anno scolastico deve sempre iniziare e voi siete già stati richiamati."

"Scusi, vorrei chiederle di punire solo me. Faith non c'entra. Sono io che avuto l'idea e lo trascinata giù io."

Mi sentii in colpa, non volevo che venisse punito solo lui.

Io ho un cervello, potevo benissimo rifiutarmi di andare, ma non l'ho fatto.

"Che cavaliere, apprezziamo tutti il tuo gesto nobile nei confronti della signorina, ma la risposta è.. no. Potete andare. Vi farò sapere la punizione al più presto."




"Mi dispiace Faith, ci ho provato." disse Louis realmente dispiaciuto.

"Tranquillo, anche io c'ero ed è giusto che prenda la tua stessa punizione."

"Vado dai ragazzi in piscina, vieni?"

Ci pensai su.

"..no, vi raggiungo dopo."

Annuì e poi sparì in giardino.

Io invece mi recai alla porta a vetri e dopo averla sorpassata mi trovai al bar.

"Ehi Tyler!" lo salutai sorridente.

Si voltò in mia direzione.

Appena mi vide fece un enorme sorriso.

"Faith, la combina guai."

"Ah ah ah, spiritoso."

"Mi darest.." mi mise a tacere. "Un succo alla pesca?" continuò la mia frase.

"Possibilmente.." mi interruppe ancora, "A temperatura ambiente."

Sorrise compiaciuto e poi scoppiò a ridere vedendo al mia espressione sorpresa.

"Sono appena uscita dalla presidenza." dissi all'improvviso, così, tanto per conversare.

"Che hai combinato?" rise.

"Ieri notte, il mio compagno di stanza ed io, siamo sgattaiolati fuori dopo il coprifuoco e ci hanno beccato."

Rise divertito.

"Che pena dovete scontare?" chiese ironico.

"Ancora non ce l'ha detto."

"Auguri, la preside Morris è spietata."

"Così si chiama?"

"Già, Adelaide Morris."

Nome inquietante.

"Beh? Da quanto commetti fuge d'amore con Tomlinson?"

Chiese Amber che si era appena seduta alla mia sinistra, la guardai..

"Ehm. Più o meno, da ieri sera." dissi ironica.

"Che sia l'ultima volta." disse poi Emma sedendosi alla mia destra, la guardai.

"Si, mamma. Scusa.."

Ridemmo.

"Ah, ragazze. Lui è Tyler. Tyler, loro sono Emma e Amber, le mie migliori amiche e compagne di stanza."

Si sorrisero.

"Come vi siete conosciuti?" mi chiese Emma.

"Beh, la sera della festa di Niall, gli ho chiesto di farmi un succo alla pesca e.. un momento, dov'è il mio succo Tyler?" chiesi ricordandomi che gliene avevo chiesto uno.

"Oh, già. Lo avevo dimenticato." risse abbassandosi a prendere la bottiglietta di vetro verde.

"Che oltraggio. Insomma dicevo.. ah si, abbiamo scambiato un paio di parole e ieri lo ho anche "aiutato" con il bar."

"Si, aiutato si fa per dire. Ha inceppato la macchina dei frozen yogurt, ha frantumato 6 bicchieri della vetrina e non dimentichiamoci che è caduta in mezzo ai tavoli con il vassoio pieno di roba."

Emma ed Amber scoppiarono a ridere MOLTO rumorosamente, mentre io alzavo gli occhi offesa.

"Sono dettagli Tyler, dettagli."

"Ehi Faith." mi voltai e vidi Liam.

"Si?"

"Posso parlarti?"

"Si, certo."

Si guardò intorno e capii che intendeva in privato.

"Ok, abbiamo capito." disse Emma alzandosi e trascinando per un braccio la bionda in piscina.

"Ehi, è il mio bar!" disse Tyler quando spostai il mio sguardo su di lui, essendo l'ultimo di troppo.

Continuai a guardarlo dritto negli occhi

"Ok, ok. -alzò le mani in segno di difesa- sparisco." andò nella cucina sul retro.

Tornai a guardare Liam che adesso era seduto di fronte a me.

"Beh, volevo solo dirti che io non sono antipatico."

Lo guardai stranita, aveva fatto sgomberare mezzo bar solo per mentirmi? certo che era strano.

"Cioè, siamo partiti con il piede sbagliato. Mi diverto a prenderti in giro, ma non mi stai antipatica, ecco tutto."

Ma cos'erano? I giorni delle scuse e dei "non mi stai antipatica"?

Afferrai il bicchiere pieno di succo alla pesca e me lo portai alla bocca con Liam, che probabilmente si aspettava una risposta, mi guardava ansioso.

"Allora?" chiese lui titubante.

"Allora, pensavo no, secondo te in camera c'entrerebbe uno di quei cosi che ci infili i soldi, scegli la canzone e lui la riproduce?"

"Un.. jukebox?"

"Si bravo!"

"Beh, ma noi che ce na facciamo di.. FAITH SONO SERIO. Ascoltami. Non facciamoci più scherzi da oggi, battaglia chiusa."

"Hai paura di perdere?" dissi ridendo.

"Beh, dopo aver trovato i miei boxer spenzolanti dal secondo piano, credo di aver già perso." borbottò.

"Ok, tregua."

Gli tesi la mano destra che lui prontamente strinse.

"Tregua." dissi infine.




"COSA?" chiesi scocciata.

"Probabilmente la prossima volta ci penserete due volte ad uscire dopo il coprifuoco."

Ci liquidò.

Mi ritrovai sbattuta fuori dalla presidenza con in mano la lista dei "lavoretti", così li aveva definiti la Morris, che avrei dovuto fare.

Una settimana intera di compiti extra. E non sto parlando di "compiti" come ad esempio geometria o chimica. No, cose come tipo "Fare la raccatta palle alla partita di baket sabato sera", lessi uno dei punti della lista.

"Credimi, ci è andata bene."

Sbuffai e mi incamminai verso la solita porta a vetri, andai da Tyler.

"Mi dispiace doverti annunciare che i tuoi incubi sono diventati realtà."

Mi guardò non capendo.

Posai la lista sul bancone del bar e con l'indice gli indicai il secondo punto, "Lavorare al bar dalle ore 7.30 alle ore 8.30".

Scoppiò a ridere.

"Dai, ci divertiremo." disse cercando di buttarla sul positivo.

"I tuoi bicchieri sfracellati al suolo non la pensano come te."

Rise.

Io volevo solo piangere.




"Andiamo, ti vuoi muovere?" mi chiese Louis.

"Un attimo, Dio mio."

Dato che tra pochi giorni sarebbero iniziate le lezioni, le aule andavano ripulite.

E chi lo avrebbe fatto? Io e Louis, ovvio.

Sbattei la cimosa sulla lavagna e un polverone bianco si alzò sulle nostre teste.

"Sei un disastro Cooper!" corse lontano Louis.

"Esagerato, è solo.. polvere bianca." tossii.

"Polvere bianca, eh? Vedi un pò di non intossicarti."

Sbuffai e finii di pulire la lavagna.

"Ora?" avevamo finito con le lavagne, grazie a Dio.

"Beh, ora.." presi in mano la lista.

"Ora tocca alla piscina." disse infine.




"Non ci arrivo, cazzo."

Stavo cercando con tutta me stessa a prendere una stramaledetta foglia in mezzo all'acqua con il retino.

"Aspetta ti do una mano." Louis mi si avvicinò.

"Ora dovresti arrivarci." disse lui mentre mi spingeva.

Dopo essere caduta nell'acqua, annaspai per qualche secondo e poi tornai a galla.

"Sei un impostore Tomlinson, dovresti vergognarti."

Rise di gusto e poi si alzò la maglia sfilandola dalla testa, rimanendo in pantaloncini corti.

Poi prese la rincorsa e fece un tuffo a bomba.

Si avvicinò pericolosamente a me e io, vedendo la sua espressione divertita, cominciai a nuotare verso il bordo.

"Dove credi di andare?" disse afferrandomi per una caviglia attirandomi a se.

Il mio naso si scontrò con il suo.

Dopo quel tocco avrei voluto allontanarmi ma io non toccavo il fondo, mentre lui si, e d'istinto misi le mani sulle sue spalle per rimanere a galla.

L'aria si stava facendo imbarazzante, eravamo faccia a faccia, ci divideva solo un millimetro e c'era un silenzio di tomba.

Louis inclinò lentamente la testa.

Ebbi una fitta al cuore.

Stava forse per.. baciarmi?

"Tomlinson, Cooper! Vi piace proprio la piscina, eh? Uscite immediatamente, dovevate pulirla, non farvi un bagno! Cooper, sei di turno al bar. Muovere quei culi, su su." ci urlò Steve, il sorvegliante, a mo di dittatore.

Louis si allontanò subito da me e io mi affrettai a raggiungere il bordo.

Era imbarazzata e avevo paura di essere diventata rossa come un peperone.

Afferrai il primo asciugamano della pila che si trovava a bordo piscina e avvolgendomelo addosso entrai dalla  vetrata.

"Ehi, ma non dovevi solo pulirla la piscina?" rise Tyler quando mi vide molle.

"Piccolo incidente. Mi asciugo e arrivo subito." gli sorrisi.




"Sono stanca, sto per morire, sto crepando." dissi esausta.

"Faith, era solo il primo giorno." mi fece notare gentilmente Emma.

Piagnucolai qualcosa di incomprensibile come una preghiera in aramaico antico mescolato al cinese semplificato.

Io e le ragazze eravamo sedute al bar, il mio turno era finito e avevamo deciso di stare un pò insieme, cosa che non succedeva dal primo giorno che avevamo messo piede al college.

"Vi porto qualcosa dolcezze?" ci chiese Tyler.

"A me un.." iniziai.

"Un succo alla pesca, possibilmente a temperatura ambiente, per Faith. Voi?"

Lo guardai male.

"Veramente volevo un frozen yogurt."

Ci fu un attimo di silenzio ma poi scoppiammo a ridere.

"Per me nulla, grazie." disse la bionda a dieta.

"Io solo una coca cola." fu Emma a parlare.

"Bene, mi ci metti i cereali, il cocco, le palline di cioccolata, possibilmente bianca, gli smarties e quei cosi rossi." dissi tutto d'un fiato.

".. i lamponi?" chiese Tyler, riferendosi a quei cosi rossi di cui parlavo.

"Si, loro."

Si allontanò.

"Tyler, non dimenticare il succo!".

Si voltò e io gli feci l'occhiolino facendolo ridere.

"Tra due giorni si comincia, eh.." disse Emma.

"Già. I nostri primi veri giorni da ragazze che frequentano il college."

"Non vedo l'ora di imparare a suonare qualche nuovo strumento!" disse entusiasta la bionda.

"Amber, l'unica cosa che sei in grado di suonare è il triangolo." le feci notare sorridente.

Scoppiammo a ridere.

"Faith?"

"Si?" risposi ad Emma.

"Senti, ma.. conosci quel ragazzo? Sarà la quinta volta che si volta a guardarti."

Mi voltai e vidi il ragazzo dai ricci perfetti a due o tre tavoli più lontani da noi.

Come sempre ebbi un tuffo al cuore, sopratutto quando lui si voltò di nuovo e incontrò il mio sguardo.

Mi affrettai a guardare Emma.

"No."






SWAAG.

cerco di non dilungarmi troppo, promesso ahahaha :)

allora, spero che non via abbia annoiato questo capitolo è un pò lungo e spero che non sia stato palloso leggerlo.

qui abbiamo Louis e Faith che fanno una marachella e ne pagano le conseguenze, lol.

e poi si crea un contratto di “peace and love” tra Liam e Faith, chissà se riusciranno a mantenere la promessa di finirla con gli scherzi.

come sempre c’è una parte dedicata ad Harry, che ancora non sappiamo che ruolo ha nella storia, ma prossimamente verrà smasherato.. lol

GRAZIE a tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferire, seguite e nelle ricordate e grazie a chi recensisce ❤

un bacio,

Michi x



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Capitolo 7
*** «He looks like an angel.» ***


«He looks like an angel.»




Che poi non capisco cosa ci sia di difficile da capire nella frase "Liam levati dalle palle."

"Ti prego, ti prego, ti prego!" urlò per l'ennesima volta.

"No, Liam. Te lo scordi."

"Ti rifaccio il letto per una settimana."

Distolsi lo sguardo dal telefono e lo guardai.

Ora si cominciava a ragionare.

"Due." replicai.

"Una e ti aiuto in matematica."

"Mi fai copiare."

"Forse."

"Liam?"

"Solo al primo compito."

"Ai primi tre."

"Due."

"Andata." dissi soddisfatta.

Mi alzai svogliatamente.

"Quindi lo farai?"

"Si."

Sorrise come un bambino.




Al campus stava per arrivare la ragazza di Liam e, secondo lui, si sarebbe ingelosita sapendo che divideva la camera con una ragazza, anzi.. tre, ma va beh.

Allora mi chiese di fingermi sua cugina. All'inizio non ne volevo proprio sapere, ma quando mi promise di rifarmi il letto per una settimana e i primi due compiti di matematica, accettai volentieri.

Infondo non sarebbe stato così male, no?


"E così sei la cugina di Liam?" mi chiese la ragazza che in testa aveva un barboncino marrone tosato male.

"Si." risposi svogliatamente.

"Com'è che fai di cognome?" chiese sorridente, credeva di fottermi o cosa?

"Copper." dissi contemporaneamente a Liam, che disse "Payne."

"Ehm..?" ci guardò confusa.

"Cooper. Mia mamma è la sorella di suo padre. Lui ha preso il cognome di famiglia, io no."

Spiegai semplicemente, lei sembrò crederci.

Liam tirò un sospiro di sollievo,.

La copertura da 00cuginaPniam non era salta, fiuu.




Tutti i ragazzi erano presi da Danielle, tutti.

Zayn la guardava come se fosse uno specchio.

Niall sorrideva come un cretino in prognosi riservata ogni volta che lei apriva bocca.

E il bello era che a Liam non sembrava importare.

Forse gli faceva piacere il fatto di avere una ragazza che tutti avrebbero voluto avere.

Me lo immaginai mentre possessivo la stringeva e puntando il dito verso i ragazzi gli gridava "La vorreste, vero? E invece no. Perchè è mia miA mIA MIAA! MUAHAHAHAHA."

Louis interruppe il mio filmino mentale quando aprì brutalmente la porta della nostra stanza.

"Faith, non immagini neanche.. Danielle!"

"Ehi, ciao Tommo!"

Tommo? TOMMO? t-o-m-m-o? tommo.

"Che stavi per dire, Louis?" lo incitai a continuare la frase curiosa.

"Ah, no niente. Allora, come stai Dan?"

Come non detto.

Mi alzai dal letto in cui ero seduta e mi avviai alla porta.

Non voltarono neanche per vedere cosa facevo.

Ok, sono partiti.

Uscii dalla nostra stanza e mi avviai al piano terra.

In lontananza vidi Amber ed Emma avanzare lungo il corridoio con un sacco di cose in mano.

"Ehi, ma he fate?" dissi quando ci avvicinammo.

"Abbiamo preso delle cose al bar. Hai conosciuto Danielle? Dio, è simpaticissima!" disse esaltata Amber.

Oh, no.

Ha contagiato anche loro!

"Vieni con noi?" mi chiese Emma.

"No, grazie. Per fortuna, ho il turno al bar. Addio." le liquidai scappando all'ascensore.




"Faith, perchè lo stai fissando? Ti ho detto di lasciarlo perdere, ma mi ascolti?" Tyler schioccò le dita davanti i miei occhi quando si accorse che ogni tanto buttavo lo sguardo al solito ragazzo da i capelli ricci che sedeva sempre al solito tavolo infondo alla sala a destra.

"Ma perchè?" chiesi frustrata.

Non sapevo perchè lo guardavo, c'era qualcosa in lui che.. non lo so nemmeno io. Era come se il suo corpo e i miei occhi fossero delle calamite.

Non lo guardavo perchè lo trovavo bello o attraente, anche se lo era, c'era qualcosa di più.

Lui mi.. affascinava.

"Perchè no." sembrò innervosirsi.

"Tyler, che c'è? Lui ti ha fatto qualcosa?"

Pensai che fosse successo qualcosa di spiacevole fra i due, dato che Tyler lo odiava tanto.

"E' un pericolo pubblico. Toglitelo dalla testa, Faith. Fidati di me."

"No, Tyler. Se non mi dai un buon motivo per farlo, non lo farò." mi impuntai.

Strinse le mani in dei pugni e li appoggiò con poca delicatezza sul bancone del bar.

"Per favore." lo incoraggiai.

"Lui.. lui frequenta il primo anno, ma dovrebbe essere al terzo, ha diciotto anni, come me. Non ha molti amici qui, e quei pochi che ha, sono degli imbecilli, arroganti e si credono di essere chissà chi. Vanno in giro in gruppo e sputano merda su tutti. Lui non viene da una bella famiglia, ha un sacco di problemi."

"Ah." dissi solamente.

Solo perchè non aveva una bella famiglia, non voleva dire che era un delinquente, comuqnue.

Rimasi spiazzata.

A me lui sembrava.. un angelo. Si, un angelo.

Sapete, l'ho sognato stanotte. Aveva quella bellissima voce roca e mi diceva che lui era li per me, che era venuto per aiutarmi, per starmi vicino, per proteggermi.

Non so cosa potesse significare.

Ma sentire Tyler parlare male di lui mi dava fastidio, lui era il mio angelo, punto.

"Adesso lo lasci perdere e te lo dimentichi." chiese Tyler.

"Si." dissi per finire il discorso, ma col cavolo che lasciavo perdere.




"Che hai?" mi chiese Louis.

Ero entrata in camera da poco e mi ero subito buttata sul letto senza dire niente.

In realtà stavo ancora pensando alle parole di Tyler.

"Niente."

"Faith.."

Si alzò dalla sedia e venne a sedersi sul mio letto.

Eravamo solo noi.

"Mh?"

"Dimmelo." disse dolcemente mentre mi spostava una ciocca di capelli.

Mi tirai su a sedere a guardarlo.

Dio mio, che occhi che aveva.

"Sono solo stanca."

"Almeno tu non hai dovuto pulire tutta la palestra." disse sarcastico.

Accennai appena un sorriso.

"Liam?" chiesi.

"Con Danielle."

Alzai visibilmente gli occhi al cielo seccata.

"Non ti sta simpatica? Qui la adorano tutti."

"Tranquillo, me ne sono accorta."

"Perchè?"

"Appena sei entrato oggi, stavi per dirmi qualcosa ma appena l'hai vista ti sei dimenticato della mia esistenza."

Rise.

"Ahh, ho capito. Tu sei gelosa!"

"Cosa?" dissi con voce troppo acuta per risultare sincera.

"Beccata Coop!"

"Nono, hai capito male."

"Non credo proprio. Ma.. tranquilla. Tu sei l'unica per me." disse ironico.

"Aw, che pensiero dolce." dissi guardandolo male.

"Dillo che mi vuoi bene." disse sicuro di se.

"Con tutto quello che mi hai fatto passare? No di certo."

"Io te ne voglio."

"Pff, hai fatto una battuta?" lo presi in giro.

"Te l'ho detto Faith, sono affezionato a te. Ti conosco da.. sempre."

"Si, hai ragione. Anche io mi amerei." dissi fingendomi seria.

Rise.

"Vieni con me." si alzò.

"L'ultima volta che sono venuta con te da qualche parte, mi hanno spedita in presidenza, Tomlinson."

"Non te ne pentirai, promesso." sorrise.

Sbuffai rumorosamente.

Potevo dire di no a quegli occhi? No, come facevo?

Mi alzai e afferrai la mano che mi aveva teso, seguendolo quando mi trascinò fuori dalla nostra stanza.




"Sai già che io qui ho passato tutta l'estate, vero?"

"Si, lo so."

"Beh, ho avuto modo di conoscere fino in fondo questa scuola."

Disse spostando un'enorme pianta appoggiata al muro di uno dei corridoi.

"Ma che..?" mi bloccai quando da dietro la pianta riconobbi una piccola porta.

Mi fece l'occhiolino e l'aprì continuando a trascinarmi dietro di lui.

"Chiudi gli occhi." mi ordinò.

Lo guardai male.

"Dai Faith, fidati."

Alzai gli occhi al cielo e poi li chiusi.

Non so perchè, ma immaginavo che avremmo salito le scale, ma invece no, le scendemmo.

"Attenta ai piedi."

"Sto attent.. AAAAAHHHH cazzocazzocazzo."

Inciampai sui miei stessi piedi cadendo in avanti, ma le braccia forti di Louis mi afferrarono in tempo e mentre ritrovavamo l'equilibrio mi coprì la mano con gli occhi.

"Non posso neanche vedere dove cado?"

Risi.

"Eh no."

Mi prese la mano e continuammo a scendere.




"Apri ora."

Aprii gli occhi.

Davanti a me si presentò una specie di set per film dell'orrore.

Era poco illuminato, la grande stanza era piena di vari oggetti tutti accumulati e pieni di polvere.

Riconobbi mobili vecchi, libri antichi, scatoloni.. un jukebox.

"OH MIO DIO, UN JUKEBOX! Devo chiedere a Liam di venire a prendermelo!" dissi abbastanza ironica.

Louis mi guardò confuso non sapendo cosa c'entrasse quel coso con Liam, ma io risi al ricordo della mia conversazione con quest'ultimo.

"Ma che posto è? E che facciamo qui?" chiesi a quel punto.

"Molto probabilmente è una specie di cantina o archivio della scuola. Venivo qui, quest'estate, quando ero arrabbiato o semplicemente volevo stare del tempo da solo."

"Perchè mi hai portata qui?"

Alzò le spalle come per dire che non c'era un vero motivo.

Cominciai ad avanzare lungo la stanza, scansando in qua e in la gli oggetti polverosi  sparsi a terra.

Mi misi poi a leggere alcuni titoli dei libri accuratamente riposti nello scaffale di fronte a me.

Non ne conoscevo punti, erano tutti vecchissimi.

Mi voltai per cercare Louis e lo trovai seduto su una vecchia poltrona con lo sguardo perso nel nulla, mi sembrò pensieroso.

"Che hai?" gli chiesi poggiando una mano sulla sua spalla cogliendolo di sorpresa.

Scosse lentamente la testa.

"Dai, dimmelo." mi sedetti sul bracciolo della stessa poltrona.

"No, è che.. mi dispiace di una cosa."

"Di che cosa?"

Ci mise un pò a rispondere, gli lasciai il tempo di cui aveva bisogno per formulare una frase di senso compiuto.

"Mi sono comportato male con te, quando eravamo piccoli. E adesso ne pago le conseguenze."

Rimasi in silenzio cercando di capire quale fosse veramente il problema.

"Non mi prendi più sul serio. Soprattutto quando dico che tengo a te. Mi dispiace, perchè non è una bugia."

Disse tutto ciò continuando a tenere lo sguardo dritto verso di se, senza guardarmi.

Rimasi un pò spiazzata.

Forse avevo sbagliato a non prenderlo sul serio.

"Io.. vedi Louis, è che.." mi bloccò.

"No, hai ragione tu. Se mi fossi comportato diversamente, adesso potremmo essere grandi amici."

"Louis anche io tengo a te." sputai questa frase all'improvviso.

Il suo voltò si voltò e finalmente mi guardò negli occhi.

"Sul serio?" era sorpreso, ma mai quanto me.

Non ebbi il controllo delle parole che uscirono.

Ma forse lo dissi senza pensare perchè era vero e basta.

"Si. Io.. io credo che siamo in tempo per diventare grandi amici."

Mi fece un'enorme sorriso.

Poi allungò le braccia e afferrando delicatamente le mie spalle mi tirò in basso verso il suo corpo e io, che ero seduta sul bracciolo della poltrona, scivolai sulle sue gambe per essere poi avvolta in un suo abbraccio caloroso.

"Scusa per le figure di merda che ti ho fatto fare in passato."

Risi.

"E' tutto dimenticato."

Dissi accoccolando la testa nell'incavo del suo collo.




Rimanemmo in quella posizione a chiacchierare.. forse per ore.

Del più e del meno, niente di eclatante.

Ci raccontammo episodi della nostra vita, fatti buffi o ricordi di infanzia.

Parlammo dei nostri gusti in fatto di musica o di tv.

Scoprii che, stranamente, aveva anche un lato "serio" e non era capace solo di scherzare e di prendersi gioco di me.




"Faith?" mi chiamò dolcemente Louis.

Quel tono così dolce mi fece venire voglia di accoccolarmi ancora di più e di nascondere la testa nell'incavo del suo collo.

Appoggiai la mia mano sul suo petto, si alzava su e giù regolarmente ed era caldo.

Lui appoggio la tempia alla mia fronte.

"Faith ci siamo addormentati mentre parlavamo." disse quasi sussurrando, ma riuscii lo stesso a percepire una nota ironica nel suo tono.

Stavo così bene li al caldo che non pensai a niente. Probabilmente, se fosse capitato in un altro momento, mi sarei subito alzata.

"Ehi, mi sono dimenticato di chiederti una cosa." disse all'improvviso.

"Chiedimela ora." dissi un pò rimbambita dato che mi ero appena svegliata.

"Ma tu stai ancora con Seth?" chiese lui.

Mi irrigidii immediatamente sopra il suo corpo e lui sembrò accorgersene.

Seth.

Era stato il mio primo, e per ora anche ultimo, ragazzo.

Ma lo avevo lasciato.

Non era bastato.

No, perchè lui continuava a perseguitarmi.

Anche dopo.. dopo quello che mi ha fatto.

"No." risposi dopo qualche minuto di silenzio in cui i brutti ricordi si fecero spazio nella mia mente.

"Ah.. perchè?"

"Perchè no." risposi con la voce spezzata dalle immagini che riaffioravano.

"Faith?" abbassò la testa per guardarmi negli occhi.

Lo stesso feci io, ma per il motivo contrario.

Avevo apura che leggesse nei miei occhi ciò che provavo.

Odiavo essere un libro aperto per la gente. Quello che pensavo si vedeva dal mio sguardo, dalla mia espressione.

Non ero mai stata brava a nascondere le emozioni.

Alzò il braccio e lo avvicinò al mio viso per poi allungare un dito sotto il mio mento e tirarlo delicatamente in alto fino a far incrociare i nostri sguardi.

"Ehi.."

"Non mi va di parlarne."

Mi voltai scappando dal tocco di Louis che ripose il braccio lungo il suo fianco.

"Forse dovremmo andare ora." disse poco dopo.

Mi accorsi che c'era rimasto male, ma davvero non avevo voglia di pensare a quel bastardo e a tutte le cattiverie che mi aveva fatto.

Non ero pronta per ricordare.

"Si, dovremmo."

Con la velocità di un bradipo scesi dalla poltrona e quindi dal corpo di Louis, il quale tirò un sospiro di sollievo appena lo feci.

"Scusa. Non sono poi così leggera." dissi pensando al fatto che avevo dormito su di lui ed ero un elefante.

"Figurati, non se neanche così pesante." mi sorrise.

Poi sentimmo la porta in cima alle scale aprirsi e poi richiudersi.

Louis mi tappò la bocca e mi fece segno di star zitta, poi afferrò la mia mano e senza far rumore andammo a nasconderci dietro un vecchio mobile ricoperto di strani oggetti e di chilometri di polvere.

"Niall, smettila. Non posso fare questo a Ryan." disse una voce femminile mentre scendeva le scale.

"Niall? Ma è la voce di Emma, che c'entra Ryan?" dissi confusa.

Louis mi fulminò con lo sguardo e quasi mi buttò per terra cercando di tapparmi la bocca.

"Ma Emma, ascoltami." fu sicuramente la voce di Niall a parlare.

Io e Lou ci scambiammo uno sguardo curioso e confuso.

"Andiamo via, Faith e Louis non sono neanche qua." protestò con tono esaurito la mia amica.

Cercavano noi e chissà da quanto.

"Emma, dammi un minuto." la implorò lui.

Mi affacciai da dietro il mobile e vidi perfettamente la scena.

Lei lo guardava sfinita per la sua insistenza, Niall le aveva appoggiato le mani sulle spalle e la teneva delicatamente davanti a se cercando di non farsela scappare.

"..un minuto." disse Emma.

"Grazie. Emma, io.. quant'è che ci conosciamo? Una settimana? Non lo neanche, ma quando ti ho vista la prima volta

al mio compleanno, eri.. così bella e io sono rimasto incantato, stregato. Non ho fatto altro che pensarti e ripensarti. Non riesco più a togliermi la tua voce e i tuoi occhi dalla testa."

Spalancai la bocca e Louis fece la stessa cosa.

A Niall piaceva Emma? E io non me ne ero mai accorta?

"Niall è solo una stupida cotta, domani ti sarà già passata." disse Emma gesticolando.

"Non è colpa mia, non decido io cosa provare, lo provo e basta, ok? E sai che c'è? C'è che ogni volta che ti vedo ho il cuore che mi esplode dal petto, c'è che ogni volta che mi guardi io.. perdo la capacità di parlare e di muovermi. Sei dolce, intelligente, bella, divertente.. sei tutto ciò di cui ho bisogno. E' vero, non posso dire di conoscerti alla perfezione, ma posso dirti che lo vorrei davvero tanto."

Penso che Ryan non abbia mai detto parole tanto dolci in vita sua.

Emma era paralizzata sotto lo sguardo speranzoso di Niall.

Non credetti ai miei occhi ma Emma si liberò dalla presa di Niall, lui sembrò rimanerci male e fece un passo indietro, ma lei non aspettò un minuto in più e dopo aver messo le sue mani sul viso di Niall si avvicinò posando le sue labbra su quelle del biondo.

Lui ne rimase spiazzato all'inizio, ma subito dopo gli mise le mani attorno ai fianchi e l'attirò più vicino al suo corpo.

Io smisi di spiarli e tornai a guardare Louis a bocca aperta.

Mi stava simpatico Ryan ed erano una bella coppia lui ed Emma, si amavano, a quanto ne sapevo, e da vera miglior amica dovevo riconoscere che quello che stava facendo Emma era assolutamente sbagliato.

Ma lei stava con Ryan da due anni e forse era per questo che era giunto il momento di mettere la parola fine alla loro storia.

Erano una coppia noiosa, lui non le faceva mai sorprese o regali, non c'era passione, non c'era vero amore.

E poi andiamo, chi avrebbe rifiutato Niall dopo quella sviolinata? Gli si leggeva negli occhi che ogni parola che diceva era veramente sentita.

Stavo per cadere e quindi mi appoggiai alla spalla di Louis, ma lui, essendo stato preso alla sprovvista, cascò all'indietro e io, non avendo più nulla su cui appoggiarmi, caddi sopra di lui.

"Che cos'è stato?"

cazzo.






SWAAG!

ciao bellezze mie, come state?

volevo dirvi una cosa: ho notano che le visite e le recensioni sono sempre meno in scala, diciamo, e mi chiedevo.. vale la pena di continuare? a voi piace al storia? c'è qualcosa che non vi piace? ditemelo, per favore :)

anyway, scusate, so che non è molto lungo.. in realtà non succede molto. c'è Faith che deve fingersi la cugina di Liam per non far ingelosire Danielle, Tyler parla male di Harry a Faith e lei se la prende a morte, perchè secondo lei lui è un angelo e non accetta il fatto che qualcuno la contraddica su questa cosa. e poi io ano-ano-ano il momento di "tenerezza" tra Faith e Louis, non sono dolciosi? ho anche aggiunto un "dettaglio" e cioè Seth, vedremo che ruolo ha nella storia. ma poi.. SBAAAAAM, NIALL ED EMMA? EMMA E NIALL? E RYAN? non se lo caga nessuno, ok.

chissà, chissà..

GRAZIE DI TUTTO.

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 8
*** «Harry, Harry Styles.» ***


VI PREGO DI RECENSIRE SE LEGGETE,NON VI COSTA NULLA.❤

GRAZIE MILLE A CHI LO FA SEMPRE :)


«Harry, Harry Styles.»


"Che cos'è stato?" chiese Emma preoccupata.

"N-non lo so." rispose Niall ancora scioccato dal bacio.

Alzai lo sguardo e incontrai quello di Louis.

Mi stava letteralmente fulminando.

Stavo per alzarmi dal suo petto quando dietro di me avvertii una presenza.

"Oh mio Dio, che ci fate voi qui?" disse tappandosi la bocca dalla sorpresa Emma.

"E perchè siete in quella posizione?" chiese Niall.

Già, era un pò equivocabile la nostra posizione, dal momento che ero sopra di lui, sdraiati a terra.

"No, non è come sembra, siamo caduti."

Mentre ci alzavamo sussurrai a Louis di portar via Niall.

"Ok, ora che ci avete trovati.. Niall, ti devo assolutamente raccontare una cosa."

Lo trascinò su per le scale.

Emma stava per seguirli ma io la fermai afferrandola per il polso.

Si voltò preoccupata.

"H-hai visto, vero?" chiese un pò in crisi.

Le sorrisi.

"Si, Emma. E per quanto sia sbagliato ciò che hai fatto, sono felice, perchè il fatto che esista una persona che tiene così tanto a te è bello, e Emma.. Ryan quelle cose non le ha neanche mai pensate."

Si gettò a terra e e si coprì il viso con le mani.

"Faith, l'ho tradito! Come ho potuto? Mi sento un mostro."

Mi abassai pure io e le tolsi le mani dagli occhi pieni di lacrime.

"Ehi, calmati. E' stato solo un bacio. Ma dimmi Emma, tu lo ami Ryan?"

"I-io.. non lo so più. Sono confusa."

"Mi sai dire se invece provi qualcosa per Niall?"

Mi fissò per qualche secondo, forse passò anche qualche minuto e poi annuì lentamente.

Non potevo fare altro che sorridere, anche se non avrei dovuto incoraggiarla a tradire il suo ragazzo.

Comunque, la cosa era facilmente rimediabile, bastava eliminare l'ostacolo.

Chi era l'ostacolo? Indovinate?

Si, brave, so che avete pensato a Ryan.

"Emma, ti consiglio di pensarci su. Sai cosa Niall prova per te e, in teoria, dovresti sapere cosa Ryan prova per te. Chiediti con chi dei due saresti più felice. Perchè è questo che conta. L'unica cosa rilevante in questa storia è la tua felicità. Perciò metti in chiaro le tue idee e decidi se lasciare Ryan per Niall o se dimenticare tutto l'accaduto e continuare la tua storia con Ryan." le disse dolcemente mentre le asciugavo le lacrime.

Odiavo vederla piangere.

"T-ti ho mai detto che.. ti amo tanto?" disse tra i singhiozzi.

"Già, tra Ryan e Niall, dovresti assolutamente scegliere me." dissi ridendo mentre l'abbracciavo.

"No sul serio, i tuoi consigli sono preziosi e cercherò di fare quello che mi hai detto."

Appoggiò la testa sulla mia spalla.

"Ma dì un pò. Che ci facevi a terra con Tomlinson?" disse alzando le sopracciglia.

"Io? Cioè, noi? Si, noi ci stavamo nascondendo da te e Niall. Prima che arrivaste stavamo solo dando un'occhiata in giro."

"Faith? E' dalle tre che siete spariti. Sono quasi le sette di sera." disse incastrandomi.

"Ok, beh.. ci siamo addormentati Emma. Parlavamo e lo sai.. io tendo ad addormentarmi come un sasso nelle situazioni meno adatte."

Scoppiò a ridere.

"Aaah, sei una piccola bugiarda!" disse abbracciandomi di nuovo.

Non la contraddissi e mi godetti il sorriso che adesso aveva stampato in faccia ricambiando l'abbraccio.




"Ragazze? Ma dove diavolo eravate finite?" disse Amber correndoci incontro lungo il corridoio.

"Ehm, io devo andare in stanza, ci vediamo dopo." dissi facendo l'occhiolino ad Emma e andando via.

Sapevo che adesso avrebbe raccontato tutto alla bionda, noi le cose le condividevamo tra noi tre, ogni cosa.

"Ok." dissero in coro.




"All'ultima sera di libertà!"

Brindammo in coro con i bicchieri di coca cola e uno col succo di pesca.

Eravamo giù al bar tutti insieme.

La mattina dopo sarebbero iniziati i corsi.

Che Dio ci aiuti.

"E speriamo di non bocciare." aggiunse Louis per poi scolarsi tutto il bicchiere.

"Ma qualcuno verrà sicuramente rimandato." disse Liam.

"Ad esempio a matematica, ad esempio Faith." aggiunse poi tranquillamente.

"Ad esempio se non mi aiuti a non far succedere questa cosa, dico a Danielle che ad esempio io non sono tua cugina e che ad esempio farebbe meglio ad essere gelosa, perchè dormi con una ragazza che guarda caso, ad esempio, non è lei."

Bevve un sorso di coca.

"Ho afferrato il concetto." disse ironico.

Scoppiammo a ridere.

"Io comincio ad avere sonno, domattina sveglia alle sei.." disse Amber sbadigliando.

"Parla per te, io fino a cinque alle otto non apro gli occhi." disse tutta convinta.

"Guarda Faith che le lezioni iniziano alle otto." disse Zayn capitanovvio Malik.

"Lo so. Vedrete, ce la farò."

"Va beh, non ci interessa, fai come vuoi. Io vado a letto."

Disse Liam alzandosi.

"Vengo con te." si alzò la bionda.

"Amore, vuoi andare pure tu?" fu Ryan a rivolgersi ad Emma.

Alla parola "amore", vidi il corpo di Niall irrigidirsi e chiuse le mani in dei pugni.

Mentre Emma cominciò ad innervosirsi visibilmente.

Non era ma stata in grado di fare qualcosa di "non permesso" senza poi sentirsi estremamente in colpa.

"S-si." si alzò di scattò e raggiunse Amber e Liam seguita da Ryan, che guarda caso, non si era accorto che la mia amica era in preda ad una crisi.

"Sarà meglio che andiamo anche noi." disse il biondo guardando Zayn.

"Si, buonanotte." disse quest'ultimo.

"Notte." li salutai.

"Che facciamo?" chiese Louis.

"Non lo so, non ho sonno.

"Senti ma, con Emma com'è andata?"

"E' disperata, non sa più cosa prova per Rayan, è confusa."

"Niall è.. totalmente cotto, ho paura che si innamori seriamente e che soffra."

"Sono sicura che Emma non lascerà che succeda. E' brava a prendersi cura della persone."

"E si è anche presa cura di te quando Seth ti ha fatta soffrire?"

Lo guardai male  e allo stesso tempo sorpresa.

"Cosa?" riuscii a chiederli con voce strozzata.

"Dato che ti rifiuti di parlarne, ho pensato che fosse dovuto al fatto che lui ti abbia fatta soffrire."

Mi alzai di scatto.

"Forse è meglio che non pensi."

"Faith, dimmi che hai."

"No, non sono affari tuoi. Lasciami in pace."

"Faith.." lo interruppi.

"Faith un corno, hanno ragione i ragazzi, è tardi, buonanotte Louis."




"Mhh, non voglio venire in piscina con voi." mi lamentai quando cercarono di svegliarmi.

"Faith non andiamo in piscina, ma in classe. Muoviti, faremo tardi, su!"

Mi alzai di scatto.

"Oh no, è lunedì." dissi scioccata.

Mi tolsi in fretta il lenzuolo di dosso e saltai giù dal letto.

"Ma dove sono tutti?" chiesi a Liam che era l'unico nella stanza oltre me.

"Sono già andati, siamo riamasti solo noi." disse agitato mentre chiudeva la cerniera dei jeans.

"Uh, ti stanno bene quei pantaloni!" notai che con i jeans stretti era fa-vo-lo-so.

"Grazie, Faith. Sai, me li ha regalati mia.. ANDIAMO FAITH, MUOVITI!"

Spalancai le ante dell'armadio e afferrai le prime cose che trovai per poi correre in bagno a cambiarmi.


"Corri Faith, corri!" mi urlò Liam mentre correva più avanti di me di circa cinque metri.

"Non ce la faccio più" Ho anche la scarpa sciolta!" protestai.

Si voltò e poi si fermò, sbuffando mi raggiunse e dopo avermi afferrato il polso continuò a correre.

Eravamo fuori, ner cortile e stavamo correndo verso l'edificio composto dalle aule.

Entrammo a corsa dentro.

"Ehi, che fate? Le lezioni sono già cominciate!" ci urlò, quella che sembrava la bidella.

Ma Liam non la cagò di striscio e prese a salire la scale.

"Aula C, aula C, aula C." ripeteva mentre correva lungo il corridoio leggendo le targhette delle porte.

Ma leggeva solo le porte di destra, e io mi accorsi che l’aula C si trovava a sinistra.

"Eccola, Liam!"

Lo tirai indietro dalla mia parte, lui inciampò, ma non cadde, però si appoggiò su di me e io di conseguenza mi sbilanciai in avanti e appoggiai la mano sulla maniglia aprendola.

Io e Liam entrammo nella classe quasi cascando a terra e tutti si voltarono a guardarci.

Liam alzò lo sguardo e rimase scioccato quando si accorse che tutti gli occhi erano puntati su di noi, compresi quelli della professoressa che aveva abbassato gli occhiali da vista e ci fissava con disprezzo.

Per l'ansia strinsi forte la mano di Liam che era ancora intrecciata alla mia.

Lui fece una smorfia di dolore.

"Immagino che voi siate Cooper e Payne." disse acidamente la Prof.

Io e Liam annuimmo.

"Siete graziati solo perchè è la prima lezione dell'anno. D'ora in avanti i ritardi saranno puniti. Andatevi a sedere." disse la signorina Rottermaier.

Avete in mente quella di Heidi, no? Ecco, era uguale.

No, aspetatte.

Era più brutta.

Liam fu il primo a muoversi e si avviò tra i banchi.

Questi erano tutti sparsi per la classe, non erano attaccati due a due.

Non mi azzardai a lasciargli la mano, ero intimidita da tutti quegli sguardi.

Si sedette nella fila in cui sedeva Danielle.

A quel punto lo mollai li e andai a sedermi dietro, vicino a Louis.

L'ultima volta che lo avevo visto era stata la sera prima, quando mi chiese di Seth e io gli risposi male.

"..buongiorno." sussurrai.

"Giorno." disse solamente.

Che se la fosse presa? Forse avevo sbagliato a trattarlo così? Lui non poteva sapere quanto facesse male quell'argomento.

Sentii un movimento dietro di me e poco dopo nell'orecchio destro, Zayn, mi sussurrò: "Meno male che avevi detto che ce l'avresti fatta ad arrivare in orario." sghignazzò.

Mi voltai e gli feci la linguaccia.

"Cooper!" mi richiamò urlando la sig. Rottermaier.

Mi fece fare un salto all'aria.

"Sei già arrivata in ritardo, abbi almeno la decenza di stare attenta mentre parlo." mi sgridò.

Sussurrai uno "scusi." mentre mi ricomponevo al mio posto.

"Allora, stavo dicendo.."

La professoressa venne interrotta di nuovo, la porta si spalancò un'altra volta.

Entrò lui.

Il mio angelo.

Avete capito chi, vero?

Il ragazzo di cui non sapevo niente, se non che aveva il viso più bello che io abbia mai visto in vita mia.

"Guarda chi ci ha onorato della sua presenza. Styles? Ci rivediamo per il terzo anno se non sbaglio. Vediamo se questa volta mi toccherà bocciarti di nuovo o no." sorrise compiaciuta.

"Signora Parker, dica la verità, lei mi boccia ogni anno perchè non vuole che lasci il suo corso, non è vero?" disse senza pudore il ragazzo.. Styles.

"Credimi Styles, mi hai talmente stancata che quest'anno ti passo anche se hai l'insufficienza." rise.

"Va a sederti." gli ordinò poi.

Il ragazzo fece lo stesso percorso mio e di Liam. Quando si voltò verso la classe mi vide. Mi guardò per qualche secondo, poi venne a sedersi davanti a me.

Il cuore mi stava esplodendo e ancora una volta, non ne sapevo il motivo.

"Quindi, riprendendo il discorso.." un telefono suonò.

"Oh mio Dio, voglio silenzio ora! Chi è che non ha spento il cellulare durante la mia lezione?" urlò infuriata.

"P-prof?" disse un ragazzo nelle prime file.

"E' il tuo telefono?" chiese quasi urlando.

"No, signora Parker. E'.. il s-suo."

Ci fu silenzio assoluto.

La professoressa si diresse lentamente verso la sua borsa ed estrasse il cellulare suonante.

"Uh, ehm.. fate silenzio, devo rispondere."

Con l'orgoglio sotto ai piedi uscì e chiuse la porta. Mezza aula scoppiò poi a ridere.

"Cosa insegna questa?" chiesi io.

"In teoria, lettere." rispose Liam che si trovava davanti a me, tra Danielle e.. Styles.

"Faith, ti devo parlare.." iniziò Louis.

"..dimmi."

"Scusa per.. per ieri sera."

Ebbi la sensazione che il ragazzo riccioluto, sotto il cognome di Styles, stesse origliando.

Il suo orecchio era leggermente inclinato verso di noi e avrebbe sentito, anche involontariamente.

"E'.. tutto ok."

"Si, ma.." lo interruppi.

"Sta zitto Louis, ho detto che è tutto ok, non parliamone più. Ti prego."

"Spero che quello che sto per dirti non ti faccia arrabbiare, ma sappi che scoprirò cosa ti ha fatto quel bastardo."

Si, il sig. Styles stava origliando. Alzò le sopracciglia dopo la frase di Louis e poi si voltò completamente quando entrò la professoressa.

"Fa come vuoi." risposi a Louis.




La prima settimana passò, fu uno schifo ma passò.

Cos'era successo? In poche parole questo:

- La prof. di canto, visto che stavo chiacchierando durante la sua lezione, mi ha fatta alzare davanti a tutti e mi ha chiesto di cantare.

Io mi vergognavo da morire e mi sono rifiutata.

Ho vinto un'ora di reclusione in punizione.

- Liam mi ha scartavetrato i coglioni tutta la settimana chiamandomi "cuginetta".

- Al bar di Tyler ho rotto:

sette bicchieri di quelli grossi.

tre tazzine.

un piattino.

E mi pare basta.

Ma dai, è andata bene!

Ah no, aspettate.. anche la macchinetta del caffè.

- Louis insistette tutto il tempo con la storia di Seth e l'ultima volta si è beccato una gomitata nelle gengive.

- Emma sta impazzendo.

Non ha lasciato Ryan, ma so benissimo che vuole farlo, lei prova qualcosa per Niall.

Ah.. e il ragazzo, Styles, non era quasi mai venuto alle lezioni e non lo avevo visto pr niente in giro.




"Buongiorno." biascicai appena mi sedetti.

"Ehi."

Zayn fu l'unico a rispondermi, anche lui mezzo addormentato sul banco, come gli altri del resto.

Si intuisce che era lunedì mattina?

La sera prima eravamo rimasti sveglia fino a tardissimo.

Penserete che fossimo andati a ballare, a vedere un film, a bere qualcosa.

No giocammo fino alle tre di notte a monopoli.

Il mio sguardo si svegliò quando vidi in lontananza una testa piena di ricci che sgusciava tra i banchi.

Il ragazzo andò a sedersi due file indietro a me e non potei far a meno di sorridere.

Ammetto di aver avuto paura che avesse cambiato scuola.

La stanchezza si prese possesso di me quando iniziò la lezione di storia.




Sentivo delle leggere pressioni sul fianco.

Solo quando spalancai gli occhi mi accorsi che si trattava di Louis che cercava di avvertirmi, tirandomi delle gomitate, che la professoressa mi stava fissando mentre dormivo beata.

"Oh cazzo." mi alzai in piedi urlando dal mini infarto che mi prese quando vidi il suo brutto muso.

"Cooper, il linguaggio! Dopo scuola.." iniziò lei, ma io la fermai ancora prima che potesse finire la frase.

"Mi faccia indovinare. Detenzione?"

"Brava Cooper, capisci al volo, due ore di detenzione oggi non te le toglie nessuno."

"Due?" strabuzzai gli occhi.

"Così impari a dormire alla mia lezione e a dire certe parole."

Sbuffai risedendomi.

"Ma che cazzo è una galera? Fanculo.. sta scuola di merda." riconobbi la voce roca alle mie spalle.

"Styles, mi sa che oggi pomeriggio andiamo a fare compagnia alla signorina Cooper."

Disse impassibile la professoressa mentre tornava alla sua cattedra.

Mi gelai alle sue parole. Sarei dovuta stare due ore con.. lui?





"Come funziona la.. detenzione?" chiesi a Tyler, mentre lo osservavo preparare un vassoio da portare ai tavoli.

"Beh, in pratica ti vengono a chiamare e poi ti portano in un'aula con un prof e devi stare li due ore a.. non far niente."

"Wow, parecchio emozionante." dissi sbuffando.

"Vero?" mi prese in giro ridendo.

Ovviamente non dissi a Tyler che avrei dovuto passare quelle due ore da nulla-facente con il ragazzo, che a quanto pareva, lui odiava.

"Signorina Cooper, se mi vuole seguire." disse la professoressa di storia spuntando dal nulla.

"Io, ehm.. ciao Tyler." mi alzai lentamente dallo sgabello.

"Ciao Faith, in bocca al lupo." rise.

"Grazie."

Seguii in silenzio la professoressa fino all'entrata di un'aula.

"Entra pure, vado a chiamare Styler." disse mentre si allontanava.

Una strana sensazione di ansia si fece spazio nel mio stomaco.

Aprii la porta, ma non mi aspettavo di trovarci dentro qualcuno. L'uomo seduto alla cattedra mi sorrise.

Era pelaticcio e grasso, aveva gli occhiali e una strana aria.

"Ehm, buongiorno." dissi imbarazzata.

"Le tue prime ore di detenzione, eh? Tranquilla, devi solo sederti e non fare niente per due ore." mi disse divertito.

Annuii e finsi un sorriso mentre mi sedevo al primo banco.

La porta si spalancò violentemente e lui entrò chiudendola poi allo stesso modo alle sue spalle.

"Styles, anche quest'anno hai deciso di passare con me la maggior parte del tuo tempo?" chiese ironico il professore.

Il ragazzo mi superò e dalla sua bocca uscì un suono simile a "tks" quando vide che ero seduta alle prime file.

"Mi creda, l'ultima cosa che voglio è vedere la sua faccia." disse poi senza nessun pudore mentre sedeva all'ultimo banco.

L'uomo si limitò a scuotere la testa.

Passò una mezz'ora buona. Avevo voglia di voltarmi e vedere cosa stesse facendo il ragazzo, ma avevo paura che mi vedesse.

"Ragazzi, state buoni. Io vado a prendermi da mangiare." disse l'uomo alzandosi e uscendo dalla porta.

Appena la chiuse, il ragazzo alle mie spalle si alzò e dopo aver preso lo zaino si avviò alla porta.

Non riuscii a starmene zitta.

"Dove vai? Non possiamo uscire." dissi pentendomene subito.

Lui si voltò lentamente e mi inchiodò con uno sguardo di ghiaccio.

Io sussultai.

Sembrò volesse incenerirmi.

"Non mi sembra siano affari tuoi." disse duramente.

Rimasi a bocca aperta incapace di muovermi o di dire qualcosa.

Lui sembrò accorgersi del modo in cui mi aveva intimidita e rise divertito, quasi in modo sadico.

Poi l'espressione del suo volto di addolcì, ma i suoi lineamenti duri non sparirono del tutto.

"Non vorrai mica dirmi che hai intenzione di sprecare altri minuti della tua vita qui dentro?"

Non so dove trovai il coraggio di rispondergli.

"Io.. non credo di poter decidere."

Infondo mi era stato imposto di stare li, ero in punizione.

"Fa come vuoi, io me ne vado."

Non volevo che andasse via.

Per quanto mi inquietasse la sua presenza, volevo che stesse li.

Cominciavo a credere che Tyler avesse ragione sul suo conto, ma volevo anche smentire questi pensieri.

"Porca puttana!" imprecò quando la porta non si aprì.

"Ci ha chiusi dentro."

Si guardò intorno e poi si avvicinò alla finestra.

Sgranai gli occhi. Eravamo al piano terra, però devo anche dire che dalla finestra alla terra c'era qualche metro.

L'aprì e poi buttò lo zaino fuori.

Fece per scavalcare ma si bloccò alle mie parole. Rimase seduto con una gamba all'interno della classe e l'altra spenzoloni fuori dalla finestra mentre si voltava a guardarmi.

"Aspetta." mi alzai e presi il mio zaino.

Seguii attentamente i miei muovimenti.

"A-anche io v-voglio andarmene."

No, non era vero. Non volevo andarmene, ma volevo andare con lui.

Pura curiosità.

Allungò un braccio e io guardai al sua mano tesa verso di me.

Insicura ci appoggiai sopra la mia. Lui sembrò divertito e mi attirò con poca delicatezza a se.

Poi mise una mano sulla mia spalla e fece scivolare lungo il mio braccio il manico dello zaino.

"In realtà volevo che mi passassi solo lo zaino." disse sempre mantenendo il suo tono duro.

Arrossi immediatamente. Che razza di stupida. Lui voleva che gli passassi lo zaino e io gli avevo dato la mano. Ma sarò cretina?

Non ebbi il coraggio di dire niente, non protestai neanche quando scaraventò il mio zaino giù dalla finestra, ma tirai lo stesso un sospiro di sollievo quando quest'ultimo cadde sull'erba invece che sul marciapiede in pietra.

Lui fece scivolare l'altra gamba fuori e poi si spinse giù.

Mi affacciai in tempo per vedere i suoi piedi toccare terra, si avvicinò al suo zaino e dopo averlo messo in spalla si avviò lungo il marciapiede.

Rimasi un po’ perplessa, era stupido credere che mi avesse aiutata a scendere? Si, vero? Ok.

Rimasi per un po’ a fissare i due metri e mezzo che mi dividevano dal suolo.

Sentii poi un tonfo e voltandomi vidi che il ragazzo aveva gettato a terra lo zaino e stava tornando indietro.

"Sapevo che non ce l'avresti fatta da sola." sbuffò infastidito dal fatto che era dovuto tornare ad aiutarmi.

Io gliene fui infinitamente grata.

"Mettiti a sedere." mi ordinò.

Senza discutere, una gamba e poi l'altra, adesso i miei piedi spenzolavano giù.

Si avvicinò ancora di più.

A quel punto mi resi conto di quanto fosse alto.

Alzando le braccia in mia direzione, non ebbe nessun problema a raggiungermi.

Sussultai quando mi afferrò i fianchi e mi sollevò.

Fui costretta ad appoggiarmi alle sue spalle per rimanere in equilibrio.

Era muscoloso.

I miei piedi arrivarono a terra e il suo tocco mi abbandonò.

"G-grazie." farfugliai sotto voce.

Non rispose, ma dallo sguardo capii che mi aveva sentita.

Ognuno raggiunse il proprio zaino e prendemmo strade diverse.





"Quindi è andato tutto bene?" chiese per la sedicesima volta Emma.

Eravamo seduti al solito bancone del bar di Tyler.

"Si." dissi non guardandola.

Probabilmente se avessi aggiunto altre parole mi sarei tradita da sola.

Ero ancora leggermente persa nei ricordi di quel pomeriggio. Era la prima volta che “parlavo” con il ragazzo che in quella settimana avevo fissato senza pudore.

"Faith, sei strana." disse Niall fissandomi.

"Già, è vero." disse Liam.

"Sto bene." sbuffai nascondendomi dietro il grosso bicchiere di succo alla pesca.

"Hai una brutta cera." disse Tyler esaminandomi.

"Sei.. bianchiccia." concluse la sua analisi Louis.

"Sicura di star bene?" domandò Amber.

"Dio mio, sto benissimo!" dissi con voce troppo acuta per sembrare sincera.

Tutti mi fissarono cercando di scovare la verità.

Sbuffai ancora.

All'improvviso sentimmo un tacchettio veloce di scarpe correre verso di noi.

Mi voltai e la preside si fermò all'entrata della sala.

Si fermò sul posto come un soldato e tendendo il braccio verso la sua porta, urlò: "Cooper! Immediatamente nel mio ufficio."

Sgranai gli occhi.

Lentamente, ma neanche troppo, lasciai il mio posto, sotto lo sguardo sorpreso dei miei amici.

Con la coda fra le gambe superai la preside che mi venne dietro fino a quando non entrammo nell'ufficio e chiuse le sua porta alle nostre spalle.

In una della due sedie di fronte alla scrivania, sedeva lui.





"Ma siete impazziti? Scappare durante le ore di detenzione? Cooper, da te non me lo aspettavo. Dopo la scappatelle con Tomlinson, speravo che ti fosse passata al voglia. Invece ti trovo a fare la complice di Styles?"

"Complice? Ma sta scherzando? Io non so neanche chi è questa!" disse lui nervoso.

"Ehi, questa ha un nome!" mi imposi per la prima volta.

Quel pomeriggio lui mi aveva vista solo imbarazzata e insicura.

Infatti sembrò accorgersene e mi guardò sorpreso.

"Ma cosa vai farneticando? -disse furiosa la preside- lei si chiama Faith Cooper, e a te Faith, ho il dispiacere di presentare Harry Styles, uno dei nostri peggiori allievi."

Harry.

Allora era questo il suo nome.

"Ah, ma tranquilli, avrete modo di conoscervi, in detenzione. Dato che con te Faith i lavori non funzionano, ogni giorno, dopo scuola, due ore in detenzione. Fino a nuovo ordine e ora, fuori di qui!"




Chiusi lentamente la porta alle mie spalle. Harry era già sparito a passo svelto nel corridoio.

Alla velocità di un bradipo malridotto tornai al bar.

Sentii subito gli occhi dei ragazzi piantati su di me.

"Ma che hai combinato?" mi chiese severa Emma.

Era peggio di mia madre.

"I-io.." iniziai.

Dovevo dirglielo? Non potevo mentirgli.

Ma mi avrebbero uccisa.

Non erano da me quei comportamenti da "bulla".

"Andiamo Faith, stiamo aspettando." continuò la bionda.

"Ma cosa siete, i miei genitori?" sbuffai irritata.

"No, ma io sono tuo fratello - iniziò Nate - e se non mi dici immediatamente quello che hai fatto, chiamo la mamma." lo bloccai subito.

"Ok ok."

Mi avvicinai a loro.

"Beh, io.. durante le due ore di detenzione, sono.. s-scappata."

"Scappata? Tu?" chiese incredula Emma.

"Si, io. Mi dispiace, so che non avrei dovuto ma.."

"Eri da sola?" chiese Liam.

"Io.. - guardai Tyler - ..si."

I ragazzi cominciarono ad alzarsi.

"Noi andiamo in camera." annunciò Zayn.

“E noi ne riparliamo più tardi.” mi minaciò Nate prima di andar via.

In quel momento Tyler sbucò da dietro il bancone e mi afferrò il braccio attirandomi, poco delicatamente, a se.

"Non mentirmi Faith, so che eri con lui." mi disse sussurrando.

La sua faccia era arrabbiata.

"Tyler, io.." mi bloccò.

"Ti avevo detto di starci lontana e tu.. tu che fai? Ci scappi insieme? Ma che ti dice il cervello?"

Rimasi in silenzio non riuscendo a spicciare parola mentre i suoi occhi mi inchiodavano al mio posto.

Il braccio mi si stava indolensendo per la stretta di Tyler.

Ingoiai rumorosamente.

"Faith?" mi sentii chiamare alle spalle.

Tyler mi lasciò immediatamente il braccio, dolorante, e fece finta di niente.

Mi voltai lentamente.

Il braccio di Louis era teso verso di me.

"Vieni Faith, andiamo." disse con un tono di voce strano.

Guardai Tyler, i suoi occhi erano pieni di rabbia.

Afferrai la mano di Louis e non dissi niente mentre mi trascinava fuori dalla sala.

Quando passammo la porta, il braccio di Louis si spostò sulle mie spalle e mi strinse a se.

"Che ti ha detto?" mi chiese poi mentre uscivamo fuori dall'edificio.

"Niente."

"Faith, te lo chiederò solo un'altra volta. Dopo di che, dovrò andarlo a chiedere a lui, che me lo dirà, con le buone o con le cattive."

Sospirai mentre ci sedevamo su una panchina.

"Si è arrabbiato per quello che ho fatto. Lui.. non vuole che prenda una cattiva strada." mentii.

"Ti ha fatto male?" mi chiese riferendosi al braccio.

"No, assolutamente. Non ha mica stretto, era.. delicato." mentii un'altra volta.

"Faith, se lui ti da noia.. devi dirmelo, subito. Ok?" si raccomandò.

"Si, va bene."

Mi sorrise e mi strinse in un abbraccio.





"Faith?"

"Si?"

"Dobbiamo parlare."






SBAAM.

scusate il ritardo, ma ce l'ho fatta, yeeeeeeeeeeh *stappa una bottiglia di spumante*

questo è luuuungo eh❤

che dire.. Harry e Faith hanno la loro prima "conversazione" e adesso saranno costretti a condividere i pomeriggi insieme, che succederà? ehehehe

Tyler si dimostra "violento" nei confronti di Faith che lo copre con Louis.

Chissà perchè odia tanto Styles.

Chi è che vuole parlare con Faith? SI ACCETANO SCOMMESSE.

GRAZIE a quelle solite 7/8 persone che recensiscono, anche se sono un pò delusa, mi sarebbe piaciuto avere più successo con questa FF, ma ve beh..

un bacio,

Michi x


 


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Capitolo 9
*** «He killed his girlfriend?» ***


«He killed his girlfriend?»



"Faith?"

"Si?"

"Dobbiamo parlare."

Guardai Louis al mio fianco.

Non sembrò accennare a movimenti.

"Devo lasciarvi soli?" chiese poi seccato.

Annuii.

"Faith, sei sicura?"

"Certo, vai."

Mi guardò per qualche secondo e poi si allontanò lentamente mentre teneva gli occhi fissi sulla figura di Tyler che si sedeva al suo posto, al mio fianco.

Io rimasi in silenzio.

"Faith, io volevo.. chiederti scusa per prima. Non ero in me."

Annuii appena alle sue parole.

"Scusami davvero ma, in un certo senso, ho delle buone scusanti. Nessuna delle persone che ti vuole bene avrebbe piacere a vederti con Harry sapendo quello che ha fatto, credimi. E sapere che ci devi passare tutti i pomeriggi insieme, mi fa.. impazzire." disse stringendo i pugni.

"Tyler, cos'ha fatto?"

Avevo paura di pentirmi della domanda fatta, ma la curiosità mi divorava viva.

Non mi rispose.

Mi alzai velocemente.

Ero arrabbiata con lui, io volevo saperlo e lui doveva dirmelo.

Mi afferrò un per un polso e mi costrinse a risedermi al suo fianco.

"Faith, lui.."

No riusciva a dirlo.

"Andiamo Tyler, trova le parole e falle uscire da quella bocca." dissi esausta dall'attesa.

"Lui ha ucciso una persona. Te l'ho detto, ok?"

Mi si gelò il sangue nelle vene.

Rimasi pietrificata, con la bocca leggermente dischiusa cercando di elaborare l'informazione ricevuta.

Tolse lo sguardo dalle sue converse grigie e mi guardò.

"Ecco, lo sapevo. Non dovevo dirtelo. Adesso rimarrai terrorizzata a vita."

"C-chi?" riuscii a dire.

"Come chi?" chiese non capendo.

"Chi diamine ha ucciso?" dissi alzando il tono della voce in un misto di rabbia e paura.

"La sua ragazza." mi rispose subito.

Ingoiai a fatica il groppo al gola che mi si era formato.




"Vuoi che vada a spaccargli la faccia?" mi chiese Louis sedendosi sul mio letto.

"No, Louis. Ti ho già detto che non sto così per Tyler."

Ero ancora parecchio scossa e solo al pensiero che ci avrei dovuto passare tutto quel tempo.. mi venivano i brividi.

Aveva ucciso una ragazza.

E' vero, ero terrorizzata.

"Ma allora che hai?" si avvicinò ancora di più e appoggiandomi una mano sulla spall,a mi attirò a se.

"Sei bianca come un cencio Faith, stai per morire?" mi chiese Amber mentre attraversava la stanza e si sedeva di fianco al mio lato libero.

"Sto bene."

"E' già la seconda volta che ti becchiamo in questo stato, non è che stai covando un'influenza?" chiese ancora la bionda.

"Amber, non è mica una gallina!" la rimproverò Louis, facendomi ridere.

"Spero di no." dissi infine.

"Se muori ci fai un favore, ricordatelo." disse ironico Liam mentre leggeva un libro sdraiato sul suo letto.

"Liam! Non lo dire neanche per scherzo!" lo rimproverò Emma tirandogli un cuscino.

"Nel parco internazionale del WWF è scappato un ornitorinco in via d'estinzione  ti prego, non farli stare il pensiero. Torna a casa, su." lo incitai seria.

Mi fece la linguaccia.




Avevo un mal di pancia assurdo.

Non capivo più niente.

Perchè l'aveva uccisa? Quando l'aveva uccisa? Come l'aveva uccisa? Ma sopratutto.. l'aveva veramente uccisa?

Non potevo crederci, eppure Tyler sembrava così sicuro.

Mille pensieri mi frugavano nella mente mentre, passeggiando lentamente nel corridoio, cercavo di raggiungere la stanza della detenzione in cui avrei dovuto passare due ore con lui.

"Ehi." mi sentii chiamare da una voce calda e roca.

Mi bloccai, pietrificata.

La figura di Harry mi sorpasso e poi si voltò a guardarmi stranito dal fatto che ero immobile sul mio posto.

"Neanche io ho voglia di entrare, ma credo che dovresti schiodarti di li." disse serio.

Annuii in modo impercettibile e velocemente lo superai recandomi in classe.

Pochi secondi dopo entrò pure lui e ci sedemmo a qualche banco di distanza.

Il professore dell'altra volta non era ancora arrivato.

Ero nervosa, volevo che qualcuno stesse con noi.

Se doveva uccidermi volevo che almeno qualcuno lo vedesse, no?

"Non mi è mai piaciuto il nome Faith." disse all'improviso.

Mi voltai a guardarlo male.

"E io ho sempre pensato che Harry non fosse un nome virile." dissi di tutta risposta.

Mi guardò offeso, poi accenno un sorrisetto.

"Touché." disse ridendo.

Era troppo bello per essere vero.

Aveva quel sorriso splendente e quelle fossette adorabili.

Ti veniva voglia di riempirlo di baci.

Come poteva essere capace di far una cosa del genere?

"Che c'è?" mi chiese tornando serio.

"N-niente."

"Allora perchè mi fissi?" chiese alzando le sopracciglia.

"Io.. mi ero incantata." distolsi lo sguardo.

"Ah." si limitò a dire.

Aveva un sacco di tatuaggi, parecchio visibili in quel momento, indossava solo una canottiera nera.

Cominciai a giocare con il mio lapis picchiettandolo sul banco nervosamente.

"La smetti per favore?" chiese lui infastidito.

Mi bloccai subito e quando il lapis rotolò giù dal banco, lo ignorai.

"Certo che sei strana." disse poi.

Ah, io?

"Non è vero."

"Si, invece. Sei l'unica che si comporta.. così."

"Così? Come?"

"Sei intimidita da me." disse serio.

Mi irrigidii al mio posto e quando se ne accorse fece una risatina e fece un cenno come per indicare che aveva ragione.

"Vorresti dire che non intimidisci le altre ragazze?" chiesi io.

"Diciamo che si fanno intimidire volentieri da me, tu sei diversa." disse serio con la sua voce profonda.

Io tossii per finta.

"Ma quanto ci mette ad arrivare?" chiesi nervosamente.

"Ma chi?" chiese confuso.

Distolsi lo sguardo dalla lavagna vuota e, a fatica, mi voltai verso di lui.

Quando incrociai i suoi occhi verdi mi si accelerò il battito del cuore.

"Come chi? Il professore."

"Guarda che non viene." disse con ovvietà.

"C-come no?"

"No. Stiamo qua da soli. Figurati se esiste una persona che ha voglia di passare due ore qui ogni giorno."

Rimasi scioccata. L'unico mio sollievo era dovuto al fatto che una terza persona non mi avrebbe lasciata sola con lui.

"Ma l'altra volta.." iniziai io, ma lui mi interruppe.

"Perchè era la prima volta, credo."

"Ah." mi limitai a dire.

"Non ti va di rimanere da sola con me, vero?" chiese divertito.

Eppure nel suo tono lessi una nota di tristezza.

Io provavo un mix di sensazioni diverse.

Volevo stare con lui, conoscerlo, capirlo. Ma non potevo farlo con il pensiero fisso che era un assassino.

Sempre che lo fosse stato davvero.

Non risposi.

Non sapevo che dire.

"Come credevo." confermò a se stesso la sua teoria.

Non potevo semplicemente chiederli: "Per caso hai ucciso la tua ragazza?".

Eh no.

Seguirono circa venti minuti di completo silenzio in cui io spippolai con il telefono e lui.. lui non fece niente.

"Di un pò, -ruppe il silenzio- ti hanno per caso detto che ho ucciso la mia ragazza?"

Mi voltai con gli occhi sbarrati verso di lui.

Scosse la testa e sorrise.

"Tipico."

Dio, ma allora era vero.

Lo fissai a bocca aperta.

"Io non ho mai avuto una ragazza." disse seriamente.

Aspettate, allora.. non era vero?

Rimasi bloccata senza parole in bocca.

"Faith, è una stronzata, non ho mai ucciso nessuno. E non so neanche perchè te lo sto dicendo, di solito lascio che le persone lo credano sul serio, almeno mi girano alla larga."

Qui l'unica cosa che girava, era la mia testa.

"Mi fa pena il fatto che io ti intimidisca. E dato che dovremmo passare parecchie ore chiusi qui, insieme, credo sia giusto dirti che non sono un assassino."

"Wow." mi limitai a dire stordita.

"E so anche chi è stato a dirtelo."

"Ah si?" chiesi sorpresa.

"Certo. Ho notato che sei molto amica di Tyler Adams, non è vero?"

"Come fai a sapere che è stato lui?"

"Lui si che mi odia." disse ridendo.

"Perchè?"

"Fai troppe domande ragazza." disse tornando serio.

"Oh, scusa."

Non dovevo farmi gli affari suoi.

"La sua ragazza lo ha lasciato perchè era attratta da me. Ma io e lei non abbiamo mai fatto niente insieme, non ci ho neanche mai parlato."

"Ah, capisco."

"Lui avrà paura di perdere anche te."

"Mai avuto una ragazza?" chiesi senza pensare, me ero troppo sorpresa.

Mi guardò serio.

"Sono un tipo che si diverte, non che si impegna."

"Ah."

Ora si spiega tutto.

"Comuqnue, Tyler sa che non ho ucciso la mia ragazza, sa tutta la verità quello stronzo."

"Mi ha mentito." dissi delusa.

"Certo." disse con ovvietà lui.

"Ma.." non finii neanche la frase lasciandola al vento.

"Te l'ho detto. Mio odia, non vuole che stai con me."

"Ma io sono costretta a stare con te!" dissi arrabbiata.

Come aveva potuto Tyler dirmi una cosa del genere? Nonostante sapesse che avrei dovuto stare tantissimo tempo con lui, mi aveva terrorizzata a morte.

"Sappiamo entrambi che non ti dispiace affatto." disse con nonchalance.

"Cosa?" la mia voce risultò troppo acuta e questo lo fece ridere.

"Prima che iniziasse la scuola, mi fissavi sempre."

"Non è vero." protestai.

"Si che è vero."

"No."

"Si, invece."

"Ti dico di no."

"Si, invece."

Sbuffai irritata.

Rise.

"Ammettilo." rise.

"Beh, ma è stato un caso. Tyler mi aveva avvertita su di te e io ero solo.. curiosa."

"Curiosa?"

"Si, curiosa."

"Di cosa?"

"Di te. Al di fuori appari così.. chiuso e introverso.. non so."

Si irrigidì alle mie parole.

"Scusa." dissi appena me ne accorsi.

"No, è vero. Le due ore sono finite, me ne vado."

Guardai l'orologio e dovetti dargli ragione.

Quando alzai la testa era sparito.




"Dimmi che non ci hai parlato." disse Tyler.

Sbuffai.

Louis mi aveva imposto di aspettarlo li e non potevo muovermi.

Quindi, dovevo sorbirmi Tyler.

In realtà non lo ascoltavo, ero totalmente persa nei miei pensieri.

Non avrei dovuto dire ad Harry che mi sembrava una persona chiusa, lo avevo sicuramente offeso.

Ma ero sollevata che fossimo entrati nel discorso e che fosse stato chiarito il mistero della morte della ragazza non esistente.

"Faith, mi rispondi?"

"Che c'è?" chiesi infastidita.

"Rispondimi."

"Ci sono stata due ore insieme, chiusa in quattro mura, che dovevo fare?" sbottai alzando il tono della voce.

"Ci hai parlato quindi?" chiese arrabbiato.

"No, mi sono girata i pollici tutto il tempo!" io ero ironica, ma dalla sua faccia sollevata sembrò crederci.

Io lo ignorai, anche perchè un Louis sorridente, anche troppo, si stava avvicinando a me.

"Bella signorina, se permette." disse allungandomi una mano.

Io risi e ci posai delicatamente la mia sopra.

Sorrisi prima di scendere dallo sgabello.

"Stavamo parlando noi." disse Tyler a Louis, il quale mi stava rapendo.

"Ce ne stiamo andando noi." disse dandogli poco spago e cominciando a camminare, Louis.

Non mi voltai neanche a guardare la faccia di Tyler.




"Dove andiamo?" gli chiesi una volta usciti dal bar.

"Al nostro posto segreto." disse.

Capii che stava parlando dell'archivio della scuola, il posto in cui Emma aveva baciato Niall.

"Credevo fosse il tuo posto segreto." dissi mentre velocemente raggiungevamo la sua porta.

"Lo vorresti condividere con me?" chiese, guardandomi sorridente.

"Grazie." gli feci un enorme sorriso che lui ricambiò subito.

"Però adesso chiudi gli occhi."

Sbuffai, era già la seconda volta che mi costringeva a farlo.

"Basta che questa volta non cerchi di uccidermi sulle scale."

"Se solo mettessi i piedi al posto giusto!"

"Vorrei ricordarti che se mi bendi, non vedo." dissi ironica mentre lui rideva prendendomi in giro.

Riuscii a fare le scale senza morire e arrivata infondo la benda mi venne slegata.

Aprii gli occhi e la solita stanza dell'ultima volta, piena di cose vecchie ricoperta di polvere, era ora invece più pulita.

I mobili erano spostati, e c'erano delle coperte, a terra, posizionate davanti la televisione.

"Ma che hai fatto?" gli chiesi sorridendo a quella visione.

"Beh, oggi non avevo niente da fare e dato che eri così giù di morale, ho pensato che potevi rilassarti un po'. Guardati un film. La ci sono delle schifezze, patatine, caramelle, pop corn.."

"Lo hai fatto per me?" chiesi sbalordita.

"Ancora non ci sei arrivata? -rise- Ti ho vista parecchio giù di morale e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere."

Mi avvicinai a lui e buttandogli le braccia al collo lo strinsi in un abbraccio.

"Grazie mille, è.. stupendo. Non so come ringraziarti."

Ricambiò l'abbraccio.

"Te lo devo."

"Ma perchè hai detto 'guardati', devo stare da sola?"

"Beh, se vuoi rilassarti, vorrai stare sola. No?"

"No, voglio che tu resti qui con me. E sta volta niente film di paura."

"Cartone Disney?"
Rise.

"Ci sono?" chiesi entusiasta.

"Ehm.. credo di si."

Feci il labbrino e lui mi guardò implorante.

"E dai!" lo tirai per un braccio.

Sospirò.

"Dumbo, ti prego." continuai io saltellando.

Rise.

Non mi rispose, mi sorpassò e dopo aver preso il dvd tra le mani lo inserì per poi sorridermi.

"Vuoi davvero che resti?" mi chiese.

"Certo."

Mi andai a sedere sul "letto" creato sul momento e lui venne vicino a me

"Ti ho già detto grazie?" chiesi sorridendo.

"Si."

Mi diede una leggere spinta per farmi distendere sulla schiena.

Quando pure lui si stese, appoggiai la testa alla sua spalla.

Il film partì.

Anzi, il cartone.




Il dolore alla schiena era troppo forte, dovetti aprire gli occhi.

Appena lo feci, ricordai tutto quello che era successo la sera prima.






SWAAG.

Ommaleo simpalao matelame je sambaa.

I ricevimenti sono andati benee, yeeeeeh! jfuifgiurgui, e per questo stasera posso mettervi il capitolo!

Allora, finalmente Harry e Faith hanno un pò di conversazione, anche se quello stronzo di Tyler si è inventato una bugia, parecchio grossa, per tenerli lontani.

Louis invece è sempre più dolcioso jbnuigbreugb, che sarà successo la sera prima? mmhh..

Ragazze, bisogna dire che non siete tante a recensire, ma quelle di voi che lo fanno sono dolcissime, vi amo tanto.

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 10
*** «Kiss me like you wanna be loved » ***




«Kiss me like you wanna be loved.»



Il dolore alla schiena era troppo forte, dovetti aprire gli occhi.

Appena lo feci, ricordai tutto quello che era successo la sera prima.

Louis era stato così dolce con me.

Mi ero sbagliata sul suo conto. Non so perchè in passato era stato tanto antipatico, ma adesso voleva farsi perdonare.

E sinceramente, ci stava riuscendo.

Le uniche finestre presenti nella stanza erano rettangoli e sottili.

Quindi la luce che filtrava all'interno era veramente poca, ma bastava per illuminare il volto di Louis.

Non ero sveglia da molto, ma quel poco tempo in cui lo ero stata, lo avevo passato ad osservarlo.

Era tremendamente bello.

Ad un certo punto aprì gli occhi.

Si mise a battere le palpebre fino a quando non mi mise completamente a fuoco.

Poi, dopo aver grugnito e dopo essersi stiracchiato, mi sorrise.

"Buongiorno." disse con voce roca e addormentata.

"Ehi."
Gli sorrisi.

Lui era ancora sdraiato mentre io ero seduta al suo fianco che lo osservavo dall'alto.

"Sei sveglia da tanto?"

"No, non molto. Ieri sera ci siamo addormentati, come glielo spieghiamo a quei pettegoli dei nostri compagni di stanza?"

Rise.

Poi la sua faccia si fece preoccupata e si tirò a sedere pure lui.

"Cazzo Faith, ma che ore sono?"

Mi guardai attorno in cerca del telefono e quando lo trovai mi catapultai su esso.

Cliccai sul tastino di accensione e scoprii che eravamo fottuti.

"Louis, sono le dieci e mezza!"

Girai lo schermo del telefono verso di lui, per mostrargli il numero che ci avrebbe rovinati.

Avevamo lezione, ma oramai non potevamo più entrare.

Per quanto riguardava le assenza e i ritardi erano molto rigidi e severi in quella scuola.

"E ora che ci inventiamo?" chiesi preoccupata.

"L'unica cosa è fingersi malati. Diciamo che ci siamo sentiti male."

Disse lui.

"Ma vorranno verificare!" replicai io.

"Beh, ma noi gli diciamo che adesso stiamo bene."

"Ma non ci crederanno!"

Sbuffò.

"E allora Faith ci attacchiamo a sto cazzo." si spazientì.

Dopo alcuni secondi di silenzio, scoppiamo a ridere entrambi.

"Grazie di tutto Louis, ho apprezzato molto quello che hai fatto per me ieri sera."

Mi sorrise.

"Ehi, vieni qui."

Allargò le braccia.

Mi avvicinai e mi strinsi contro il suo petto.

Sentii il suo mento appoggiarsi alla mia testa.




"Ci prendete per il culo?" ci chiese severa Emma.

"No no." risposi io nervosamente.

Io e Louis c'eravamo fatti trovare in camera, sotto le coperte.

Quando i ragazzi rientrarono dalle lezioni, dicemmo loro che ci eravamo sentiti poco bene.

"Faith, adiamo. A parte il fatto che non sai mentire, stamani quando siamo usciti, non c'eravate."

"Eravamo in infermeria." disse subito Louis.

"Alle sei di mattina?" chiese Liam.

"Alle sei?" ridomandai io.

"Si, io alle sei mi sono svegliato e i vostri letti erano perfettamente rifatti."

"Siamo andati in infermeria verso le 5.30, se ci siamo sentiti male a quell'ora non è mica colpa nostra!" dissi io.

"Ma alle cinque l'infermeria è chiusa." disse Amber.

"Amber, ma che blateri? Questi si sono sentiti male alle cinque di mattina e prima di andare in infermeria hanno pure rifatto i letti. Sentite ragazzi, non sta ne in cielo e ne in terra questa stronzata." disse Emma incrociando le braccia al petto.

Cazzo, ci avevano incastrati.

"Eh va bene." disse Louis.

"Abbiamo dormito in un'altra camera." disse poi.

"Perchè?" chiese Emma scioccata.

"Perchè Liam russa." disse Louis con nonchalance.

Scoppiammo tutti a ridere.

Alla fine capirono che non volevamo dirglielo e smisero di fare domande, ma sapevo che io non l'avrei passata liscia con le ragazze.




Stavo scendendo le scale per andare alle mie due ore di detenzione e, come previsto, le mie amiche mi pedinarono.

"Dicci la verità." mi puntò un dito contro Amber.

"Ok, ma prima andiamo in corridoio."

Ci fermammo davanti la porta in cui dopo io sarei dovuta entrare.

"Io e Louis, siamo andati in quel posto, dove tu, Emma, ti sei baciata con Niall. Abbiamo guardato un film, anzi un cartone animato, e poi ci siamo addormentati."

"Neanche un bacio?" chiese Emma.

"Che? No." mi affrettai a dire io.

"Si che lo hai baciato." disse Amber.

"No, ma che idee vi saltano in mente?"

"Secondo me si sono baciati." disse Emma ad Amber.

"Avete fatto sesso!" urlò poi la bionda.

Sgranai gli occhi.

Feci per negare quella stupida affermazione, quando alle spalle delle ragazze sentii una finta tosse.

Guardai e notai dei ricci.

Oh Dio, aveva sentito tutto.

"R-ragazze, io devo entrare." dissi nervosamente.

Harry le superò e passando al mio fianco entrò in classe.

"Non finisce qui." mi minacciarono prima di andarsene.

Dopo aver fatto un grosso respiro, entrai.




"Ehi." dissi mentre mi andavo a sedere.

Lui alzò le testa in mia direzione ma non disse niente.

Forse era seccato per quello che gli avevo detto il giorno prima.

"Volevo, chiederti scusa per.. quello che ho detto ieri. Io non ti conosco, non posso giudicarti." dissi, sperando che bastasse a farmi perdonare.

"E quindi con chi è che avresti dovuto far sesso?" chiese serio.

Lui sorrideva raramente, e se lo faceva, era per sfottere.

Comunque era ovvio che non voleva toccare quell'argomento.

"Ehm, con il mio compagno di stanza. Ma non è successo assolutamente niente."

"Sono le tue amiche quelle?" chiese con il suo tono di voce grave, ma pur sempre freddo e distaccato.

"Si, ci conosciamo fin da piccole."

"Mh, carina la bionda." disse poi.

Vi chiederete per quale motivo mi diede noia il fatto che fece un apprezzamento su Amber, e bene io vi dirò che non ne ho idea.

"Beh, non avrete fatto sesso, ma un succhiotto te lo ha fatto." disse lui, accennando un sorriso.

"Come, scusa?" chiesi parecchio confusa.

Fece un cenno verso il mio collo.

"Oh." mi portai la mano al collo, scostando un po' i capelli.

"Non è un succhiotto, è una voglia."

All'altezza dell'orecchio avevo una macchiolina rosa, era piccola, quasi impercettibile.

"Ah." disse solamente.

Nei seguenti momenti di silenzio, decisi di prendere un quaderno e inizia a scarabocchiare.

Harry stava facendo qualcosa con il telefono.

Dopo un pò lo sentii sbuffare e scivolò con il sedere lungo la sedia buttando indietro la testa.

"Tutto bene?" mi azzardai a chiedere.

"Mi annoio." disse sbuffando ancora.

"Si, pure io."

"Che fai?" ruotò la testa verso di me, continuando a tenerla appoggiata allo schienale della sedia.

"Scrivo il mio nome." dissi.

"In che senso?" chiese confuso.

"Quando sono annoiata mi diverto a scrivere il mio nome da tutte le parti." dissi semplicemente.

"Divertente." disse ironico.

"Senti, non dobbiamo per forza essere amici, non dobbiamo neanche starci simpatici. Ma io davvero non posso passare tutti i miei pomeriggi a girarmi i pollici." disse nervoso.

"Quindi?" chiesi io curiosa.

"Quindi in queste due ore facciamo qualcosa. Poi, fuori da queste quattro mura, facciamo finta di non conoscerci. Ok?"

Ci rimasi male.

Era ovvio che non poteva farsi vedere con una come me.

Lui aveva una certa reputazione da mantenere e io ero decisamente di troppo.

"Oh, ehm. Ok." dissi infine tristemente.

"Facciamo un gioco. Facciamoci delle domande, per passare il tempo." disse lui con fare svogliato e annoiato.

"Ehm, ok. Inizia tu."

"Ok, allora. Il tuo nome per intero." disse lui.

"Faith Allyson Cooper, il tuo?"

Rise.

"Prometti di non prendermi in giro." disse poi seriamente.

"Prometto." misi una mano sul cuore.

"Harold Edward Styles." recitò dopo.

Mi scappò una risata ma la trattenni.

"Un avvertimento, non chiamarmi mai Harold, mai." mi disse severo.

"Ricevuto. Tu.. quanti anni hai?" mi azzardai a chiedere.

Lui sembrò pensarci.

Non perchè non lo sapeva, ovviamente, ma perchè sicuramente si era chiesto se poteva fornirmi questa informazione.

In realtà Tyler me lo aveva già detto, ma dopo tutto, non è che mi fidassi molto di lui.

"Diciotto." disse poi.

"Sei bocciato." non fu una domanda.

Rimase a guardarmi serio, poi si decise a parlare.

"Tu, invece, nei hai sedici. Giusto?"

Annuii.

"Quando è il tuo compleanno?" gli chiesi.

"Il primo Febbraio."

"Io sono nata il sedici Gennaio." dissi senza aspettare che me lo domandasse.

"Hai fratelli o sorelle?" chiesi poi.

Vidi il suo corpo irrigidirsi. Collegai quella reazione al discorso fatto con Tyler. Lui disse che Harry non veniva da una buona famiglia, che con loro aveva un brutto rapporto.

Mi pentii della domanda fatta, ma ormai non potevo tornare indietro.

Distolse lo sguardo e prese a fissarsi le mani che nervosamente giocavano fra loro.

Finsi una tosse.

"Io ne ho due. Nate, che si trova qua con me, lui ha diciassette anni. E poi c'è Carly.. lei ha 5 anni e mezzo. -sorrisi al pensiero delle sue guance sempre rosa- lei.. è la mia principessa. E' la bambina più adorabile del mondo. E' così carina, con quella vocina tenera e qui boccoli biondi. Mi manca tanto." conclusi tristemente.

Il suo umore cambiò, si voltò verso di me e mi sorrise dolcemente.

Aveva davvero un bel sorriso, mi dispiaceva il fatto che lo mostrasse di rado.

"Le vuoi molto bene, vero?"

"Già."

Poi mi misi a ridere da sola, ripensando ad un fatto accaduto tempo prima.

"Che ridi?" chiese divertito.

"No, è che.. quando Carly rovinò per sbaglio il mio vestito preferito, io staccai la testa alla sua bambola dicendo che per caso era finita in strada, per caso un camion ci era passato sopra, e per caso la testa della bambola era saltata in aria."

Rise con me.

"Sei una sorella crudele." mi rimproverò.

"Ehi, quello era il vestito più bello che avessi mai avuto! Era stupendo.. era color pesca, sul rosa. Era stretto al petto e dopo la vita si apriva in delle gale. Sulla schiena aveva un grosso "buco" e poi era ricoperto di pizzo. Non riuscii ad indossarlo neanche una volta.. odiai Carly per molto tempo."

Risi.

"Con Nate vai d'accordo?" chiese poi.

Rimasi stupita dalla conversazione che stavamo avendo. Insomma, credevo che fosse un tipo davvero riservato e pensavo che non avesse la minima intenzione di rivolgermi parola.

Ma sapevo anche, che fuori da quelle mura, dovevamo far finta di non conoscerci.

"Si, abbastanza. Ma quando mi fa arrabbiare -risi- gli prendo il telefono e gli cancello un paio di numeri telefonici delle ragazze che ha rimorchiato. Non ha mai capito che sono io a farlo, ma quando non trova quei numeri, si dispera!"

Ridemmo.

"Ma sei terribile. Non vorrei mai averti come sorella." disse divertito.

"Già, pure Nate non vorrebbe."

Risi.

Mi suonò il telefono.

Non conoscevo quel numero.


 


"Pronto?" chiesi curiosa.

"Faith, sono Louis." rispose.
 

Non avevo il suo numero salvato, non ce lo eravamo mai scambiato.
 

"Ehi, dimmi."

"Volevo chiederti una cosa. Quando finisci le due ore di detenzione, ti va di venire con me in un posto?"

"Ehm.. ok."

"Va bene, allora a dopo."

"Aspetta, ma dove?"

"A dopo, Faith."

Mi attaccò ignorando la mia domanda.




Rimisi in tasca il telefono.

"Scusa." dissi ad Harry.

"E di cosa?" chiese confuso.

"Beh, perchè ho risposto mentre parlavamo."

"Tranquilla."

"Ho parlato solo io però." gli feci notare.

"Non ho molto da raccontare." disse freddamente.

"In diciotto anni di vita, non ti è mai successo niente?" chiesi ironica.

Ma capii che non aveva la minima intenzione di raccontarmi qualcosa.

Infondo, avevo ragione io. Era una persona chiusa.

"Niente che valga la pena di essere raccontato." disse serio.

"Mh, ok."

Non sapevo mai come comportarmi con lui, non sapevo mai che dire o che fare.

Qualcuno bussò alla porta.

Sia io che Harry rimanemmo in silenzio, ma la porta si aprì comunque.

Vidi spuntare la testa di Louis.

"Ah, ma allora ci sei." disse sorridente.

"Che fai qui?" gli chiesi confusa.

"Beh, le due ore sono finite. Ti stavo aspettando fuori ma non uscivi più."

Harry controllò l'ora sul suo telefono.

"Già, sono finite." disse e dopo aver preso le sue cose, si alzò.

Louis aveva la porta accostata e si trovava tra essa e il muro, tenendola per la maniglia.

Harry afferrò la maniglia interna e la tirò via dalle mani di Louis, dopo uscì scontrandosi con la sua spalla.

Louis si voltò per guardarlo mentre spariva in corridoio e poi mi guardò stranito.

"Ma che ha?" chiese poi.

"Io.. non lo so." risposi delusa.




"Non sapevo che potevamo anche uscire dal college." dissiuna volta scesa dall'autobus.

"Abbiamo dei determinati orari in cui possiamo." mi ripose Louis.

"Che facciamo ora?" eravamo arrivati nel centro di Manchester.

"Gelato?" propose lui.

"Andata per il gelato." gli sorrisi.

Dopo esserci presi due coni, andammo a sederci in una panchina del parco.

"Ti ho vista strana con Tyler. Tutto bene?" mi chiese lui, mentre gettava il fazzolettino con cui aveva tenuto il gelato, ormai finito.

"Beh, a dir la verità no.. non è stato molto corretto con me. Ma ora non mi va di parlarne. Piuttosto, ti hanno fatto altre domande Emma, Amber e Liam?"

"Si, ma ho continuato a dire che siamo fuggiti perchè Liam russava troppo forte."

Risi.

Poi ci alzammo dalla panchina e cominciammo a camminare.

"Louis?" lo chiamai.

Si voltò a guardarmi.

"Che c'è?"

Non gli risposi, per un momento mi persi nei sui occhi celesti.

Prima che potessi ritornare alla realtà, sentii il suo respiro sempre più vicino.

La punta del suo naso sfiorò la mia, quando lui si abbassò facendo scontrare le notre fronti.

Lui era decisamente più alto di me.

Il mio respiro si fece irregolare e lui si accorse del movimento accellerato del mio petto.

Per questo, sorrise prima di poggiare delicatamente le sue labbra sulle mie.

Sentii le sue mani spostarsi sui miei fianchi e d'istinto portai le mie fra i suoi capelli.

Il bacio si fece meno delicato e le nostre lingue si intrecciarono presto.

Quando mi allontanai leggermente per riprendere fiato, vidi un sorriso disegnarsi sulle sue labbra, che contagiò anche me.

Lentamente feci scivolare le mie mani dai sui capelli, le portai fino alle sue spalle e mi allontani ancora un po', senza smettere di sorridere.

Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata a baciare Louis William Tomlinson, non ci avrei mai creduto, mai.

Lui finse una tosse imbarazzato e poi abbassò la testa sorridendo.

"Fose dovremmo andare ora." rialzò lo sguardo incrociando il mio.

Riuscii solo ad annuire.


 


Il viaggio in autobus fu un susseguirsi di sorrisi e di sguardi imbarazzati.

Io provavo una strana sensazione di felicità, ero al settimo cielo a dir la verità.

Non avevo mai pensato a Louis in quel senso, come un ipotetico ragazzo che mi potesse piacere.

Per me era sempre stato un guasta feste e lo odiavo.

Poi eravamo diventati amici, buoni amici.

Ma non credevo di potergli piacere.

Però, quando mi ero trovata davanti a quegli occhi, avevo solo voglia di baciarlo.

Arrivati al college, ci separammo.

Lui salì in stanza, io decisi di affrontare Tyler.

Entrai nella sala del bar. Da lontano intravidi la sua figura di spalle che ripuliva dei bicchieri.

Appoggiai fermamente le mani al bancone e finsi una tosse per attirare la sua attenzione.

Lui si voltò.

Quando mi vide, sorrise.

"Faith." posò i bicchieri e si voltò completamente per avvicinarsi a me.

Ci divideva sempre il piano del bar.

"Volevo scusarmi per ieri. Non dovevo chiederti in quel modo se avevi parlato con Harry. Sono fatti tuoi. E' solo che io mi preoccupo per te, ti voglio bene e non voglio che ti accada niente. Harry è un assassino, ok? Scusami, ma non credo che sia un reato non volere che passi del tempo con lui. Cerca di comprendermi."

"Oh, ma io comprendo benissimo."

Sorrise.

"Comprendo che sei una testa di cazzo, Tyler."

Spalancò gli occhi.

"Sai benissimo che Harry non ha ucciso nessuno. Tu volevi solo evitare che ci parlassi ma, hai una fottuta idea di quello che ho passato? Mi hai terrorizzata. Credevo davvero che avrei dovuto passare i pomeriggi in compagnia di uno psicopatico che avrebbe potuto uccidermi da un momento all'altro. Per non parlare delle stronzate che dici sul suo conto. Non puoi comportarti così solo perchè la tua ragazza ha preferito lui a te."

Mi sfogai completamente.

Lui rimase a bocca aperta, sopratutto quando dissi l'ultima frase.

"Cosa? Ti ha detto quello che è successo due anni fa?"

Rimasi basita.

"L'unica cosa che hai sentito è stata quella? Ti importa solo di te stesso, è così."

"No, non è vero. Ma quello è un fatto personale, non aveva il diritto di raccontartelo."

"Ah, perchè tu avevi il diritto di sparare cazzate sul suo conto?"

"L'ho fatto per proteggerti." disse arrampicandosi sugli specchi.

"Ma proteggermi da chi? Harry è un ragazzo innocuo per quanto mi riguarda."

"Ok, Faith. Non avrà ucciso mai nessuno, ma tu non lo consoci, non sai nulla della sua vita."

Si, quello era vero.

"Io lo ammazzo quello stronzo." imprecò poi Tyler.

"Sono qui, fai del tuo meglio." disse una voce roca, troppo famigliare.

Mi voltai e la figura di Harry era posizionata alle mie spalle.



 



SWAAG.

OOOOOOH I’M ALIVE, I’M ALIVE, I’M ALIVE, AND OOOOH I CAN FLY, I CAN FLY, I CAN FLY.

ceh, io amo sta canzone.

devo complimentarmi con Justin e con will.i.am prima di morire.

anyway.

vi è piaciuto il bacio di Louis e Faith? so che molte di voi erano team Fouis/Laith (oh mamma) quindi spero di si.

Faith entra anche più in confidenza con Harry, anche se lui continua a fare il misterioso.

ma poi.. SBAAAM, che succederà tra Harry e Tyler?

il televoto è ufficialmente aperto.

ok, ho finto.

ma prima di scomparire vi devo dare un link.

questo è il capitolo di una ragazza che ha iniziato ora una storia, fateci un salto, op op --> https://www.facebook.com/photo.php?fbid=573237766042421&set=a.573237742709090.1073741827.521018774597654&type=1&theater

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 11
*** «It's the wrong place at the wrong time.» ***


«It's the wrong place at the wrong time.»




"Io lo ammazzo quello stronzo." imprecò poi Tyler.

"Sono qui, fai del tuo meglio." disse una voce roca, troppo famigliare.

Mi voltai e la figura di Harry era posizionata alle mie spalle.

L'espressione dipinta sul suo volto mi intrappolò nella mia posizione.

Aveva i pugni stretti e i lineamenti del viso tirati al massimo, gli occhi più freddi che mai.

Più delle altre volte.

Non vedevo Tyler, dal momento che si trovava alle mie spalle, ma sapevo che anche lui era paralizzato al suo posto.

"Allora? Non volevi ammazzarmi? Sono qui, fatti avanti." lo incitò Harry.

Il suo sguardo tagliente era immobile su Tyler.

Io invece guardavo il suo viso e anche in quella circostanza, non riuscii a non pensare alla sua perfezione.

Riuscii a voltarmi lentamente e vidi Tyler, che come pensavo, era paralizzato.

Ma teneva lo sguardo fisso su Harry, cercando di apparire coraggioso.

Ma credetemi, anche i miei amati succhi alla pesca sotto al bancone si erano accorti che si stava cagando addosso dalla paura.

Harry era più alto di lui, ma sopratutto più muscoloso.

Con i pugni stretti e la canottiera, i suoi bicipiti erano perfettamente visibili.

"Se hai così tanta paura di me, non dovresti insultarmi alle spalle." disse Harry mantenendo un tono freddo, ma quasi divertito.

"Non ho paura." disse a denti stretti, con un certo sforzo, Tyler.

Perchè ne aveva di paura, eccome se ne aveva.

A parer mio, in quel momento si sarebbe volentieri sotterrato mille metri sotto terra, a costo di dover scavare a mani nude.

"Oh, scusami. Dovevo capire che stavi tremando per il freddo e non per la paura. Si gela talmente tanto, che oggi ho messo addirittura la canottiera." disse Harry ironico.

Mi scappò una piccola risata, ma appena Tyler mi guardò, tornai seria.

Nonostante quello che era successo, mi dispiaceva vederlo così. Infondo mi ero affezionata a lui.

Avevamo passato dei momenti divertenti insieme e speravo che saremmo diventati ancora più amici.

Ma in un certo senso, quella era la mia vendetta.

"Tyler, ti do un consiglio. Non metterti contro di me, non ti conviene." disse poi severo.

Mi voltai di nuovo verso di lui.

Fossi stata al posto di Tyler, sarei diventata piccola come una mosca.

Infondo, forse, aveva ragione lui. Io non conoscevo Harry, non sapevo di cosa era capace.

"Senno? Cosa mi fai?" si azzardò a replicare Tyler.

"Dovresti sapere che quando io dico una cosa, la faccio. Non sono come te. Tu sei solo un codardo."

"Non sono affatto un codardo." replicò a denti stretti.

"Dimostramelo. Non volevi uccidermi? Ti sto spettando." lo provocò Harry.

"Io non sono un assassino." iniziò Tyler.

"Non sono come te." continuò poi.

Vidi Harry irrigidirsi ancora di più.

"Non ho mai avuto una ragazza in vita mia." disse poi a denti stretti.

Tyler accennò una risata.

"Sai benissimo che non mi riferisco a quella storia."

Quella frase mi lasciò intendere che c'era qualcosa che ancora non sapevo, un uccisione che non riguardava la ragazza di Harry inesistente? Io non ci capivo più niente.

Ero totalmente confusa, ma non ebbi il tempo di chiarirmi le idee.

Harry si avvicinò pericolosamente al bancone.

Io ero precisamente tra i due ragazzi.

Quindi Harry venne ancora più vicino a me, appoggiò il suo petto al mio e mi costrinse tra il bancone e il suo corpo.

Il braccio destro passò sopra la mia spalla e afferrò il colletto della maglia di Tyler, tirandolo in vanti.

Rimasi scioccata. Successe tutto ad una velocità assurda.

Il corpo di Harry, attaccato al mio, mi metteva parecchio in imbarazzo.

Ma non avevo tempo di pensare a questo, dal momento che il corpo di Tyler era appiccicato al mia schiena, nonostante tra me e lui ci fosse il bancone.

Ero praticamente in mezzo ai loro corpi.

Harry non accennò a muoversi, anzi, strinse ancora di più la maglia di Tyler in un pugno.

"Adesso sono io che ti tolgo dal mondo." ringhiò Harry.

"Ehm.. ragazzi?" ingoiai a fatica e balbettai qualcosa di incomprensibile.

Mi ignorarono completamente.

"Ma che sta succedendo?" riconobbi la voce di Louis e ringraziai Dio.

Entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui.

Ma Harry tornò a guardare Tyler subito dopo.

"Spera che non ti trovi in giro o per te finisce male." sputò con rabbia.

Lo spinse indietro e si voltò andandosene.

Tyler, per la spinta, andò a sbattere contro l'acquaio alle sue spalle, poi cominciò a tossire, per la presa troppo stretta di Harry.

Io scivolai a sedere a terra, cercando di riprendere il respiro regolare che mi era stato tolto quando ero stata schiacciata tra i due corpi.

Louis si abbassò velocemente alla mia altezza, poggiando una mano sulle mie ginocchia, strette al petto.

"Ehi, ma che è successo?" chiese preoccupato.

"Tyler e Harry hanno avuto una piccola discussione." dissi facendo dei grossi respiri.

"E tu che c'entravi?"

"Mi trovavo nel posto sbagliato, al momento sbagliato."

"Stai bene?" mi chiese.

"Io si." mi alzai.

Guardai dietro il bancone.

Tyler respirava velocemente, mi guardò.

"Perchè non sei stato zitto? Ti aveva detto di non metterti contro di lui." lo rimproverai.

"Ha detto che sono un codardo."

"Ed è vero, Tyler. Tu hai paura di lui, non mentirmi, anche io ne avrei."

"Adesso capisci perchè non voglio che tu stia con lui?"

"Io sono obbligata a stare con lui. E comunque lui non si comporta così con me."

"Per lui diventerai solo una puttanella che è riuscito a scoparsi."

Quelle parole mi spiazzarono.

Ci rimasi male, ma non poco. Sentii gli occhi cominciare a pizzicare.

Lui mi guardava impassibile, non disse niente neanche quando una lacrima mi attraversò la guancia.

Quello era il suo piano, farmi odiare Harry, era quello che voleva.

Louis si avvicinò.

"Tyler, chiudi quella cazzo di bocca, per una volta." disse arrabbiato.

Mi prese delicatamente la mano e cominciò a camminare verso l'uscita.

Rimasi un secondo in più a guardare in faccia Tyler, sperando che mi dicesse qualcosa, ma poi seguii Louis.




Dopo aver chiuso la porta di camera, venne a sedersi al mio fianco, sul letto.

"Faith, non conosco Harry, non so come si comporta con le ragazze. Ma sono certo che non sarai mai la puttanella di qualcuno, tanto meno la sua. Non ascoltare Tyler, era solo arrabbiato con lui."

Asciugai l'ultima lacrima e cercai di non pensarci più, cambiando completamente discorso.

"Liam?" dissi notando che non era in stanza.

"Ah già, ero venuto a chiederti se volevi venire a cena con noi. Ti va?"

"Si, certo. E' un pò che non passo del tempo con voi tutti."

Mi sorrise.

"Allora vestiti, ci stanno aspettando nella stanza di tuo fratello."

Annuii e mi alzai per afferrare dei vestiti puliti.




Uscii dal bagno qualche minuto dopo.

Alla fine, mi vestii così:

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=80174802.
Louis mi sorrise.

"Pronta?"

"Andiamo."

Uscimmo dalla stanza.

Con tutto quello che era accaduto, non avevo realizzato che quella era la prima volta che ci rivedevamo dopo il bacio che ci eravamo dati nel pomeriggio.

Al solo pensiero non riuscii a trattenere un sorriso.

"Che c'è?" mi chiese Louis accorgendosene.

Arrossii.

"Niente."

Mi sorrise.

"Amo il tuo sorriso." disse dolcemente mentre raggiungevamo la stanza di Nate.

Sentii le mie guance arrossire ancora di più.

"Grazie." sussurrai imbarazzata.

Lui rise divertito prima di bussare.

"Non ci posso credere, mia sorella è viva." disse Nate ironicamente.

In effetti, sembrava una vita che non ci vedevamo.

"Stavo meglio senza vederti." gli feci la linguaccia ed entrai nella stanza, in cui si trovavano tutti.

"Ciao Faith." mi diede un bacio sulla guancia Niall.

Sinceramente non me lo aspettavo, però gli sorrisi. Avevo apprezzato quel benvenuto.

"Io avrei fame, possiamo andare ora?" chiese Zayn massaggiandosi la pancia.

"Andiamo." disse Liam alzandosi dal letto.

In quel momento notai che c'era anche Danielle, la quale si era appena alzata dalle ginocchia di Liam.

Vidi Emma con lo sguardo assente che fissava il pavimento, e mi accorsi che il braccio di Ryan le circondava le spalle.

Ormai, almeno per me, era chiaro che a lei interessava solo Niall.

Con Ryan era finita da tanto. Non potevano neanche essere considerati una coppia, il loro rapporto era così noioso e sinceramente io, al suo posto, lo avrei già lasciato da molto tempo.

"Ehi piccola, dobbiamo andare." la richiamai schioccandole le dita davanti agli occhi.

Lei tornò al piano terra e mi sorrise.

"Faith!" si alzò e mi abbracciò.

"Non ci vediamo da qualche ora, eh."

"Lo so, ma in questi giorni non siamo state noi. Noi stiamo sempre insieme e ci raccontiamo sempre un sacco di cose. Ma in questa settimana ci siamo trascurate."

Anche Amber si alzò e si unì all'abbraccio.

"E' vero." disse poi tristemente.

"Scusate ragazze, è colpa mia. Sono stata distaccata e me ne sono successe di tutti i colori."

"Possiamo rimediare, tranquilla." mi sorrise Emma.

"Ragazze? Ho fame." ci disse seccato Niall.

Noi ridemmo e finalmente lasciammo quella stanza.




In poco tempo raggiungemmo il ristorante del college.

Non immaginatevi niente di lussuoso, aveva tutte le sembianze di una mensa scolastica.

Con la differenza che, grazie a Dio, si mangiava decentemente.

"Che avete fatto oggi?" chiese Zayn guardando prima Louis e poi me.

"Perchè proprio noi due?" chiesi io.

"Perchè, non siete usciti da scuola oggi? Siete andati in centro, che avete fatto?"

Arrossii.

"Ma che bella giornata che è oggi, il sole splende e gli uccellini cinguettano felici. Per non parlare degli opossum che prendono il sole insieme agli unicorni tricolore." dissi, cercando disperatamente di cambiare discorso.

"Faith, sono le otto di sera." mi guardò scioccata Amber.

"Ed è buio." aggiunse Liam.

"Gli unicorni tricolore non esistono." disse Niall.

"..credo." aggiunse poi confuso.

"Ecco, a questo proposito, vorrei dire che.." mi interruppero.

"Ragazzi, che avete combinato?" ci chiese Emma con fare sospetto.

"Gelato." disse Louis.

"Tutto qui?" chiese Zayn.

"Ci dovrebbe essere altro? Liam, mi passi del cloruro di sodio?" chiesi nervosa.

"Eh?" chiese Liam confuso.

"Sale, Liam, sale." dissi indicandoglielo.

Stavo gettando chili di sale sulle mie patatine, quando passarono due ragazze.

Entrambe guardarono Liam e dopo essersi dette qualcosa sottovoce, si misero a ridere.

Poi sparirono tra i tavoli.

Tutti guardammo Liam, che come noi, ero abbastanza sorpreso.

"Che volte farci? Ragazzi, io ho fascino." disse vantandosi.

"Amico, non diventi attraente neanche se mangi una calamita." dissi ironica, provocando la risata di tutti.

Lui mi fece la linguaccia offeso.

"Amore, sei stupendo. Ma sei anche mio e quelle ragazze farebbero bene a girarti alla larga." disse Danielle.

"Ehi, prova a scrivergli 'Danielle' sulla fronte, almeno sapranno che è proprietà privata, no?" dissi ironica.

"E un'idea." rispose lei, acidamente.

"Carcerata, come va la tua detenzione?" mi chiese Zayn ridendo.

"Ehm.. va." dissi ironica.

"Non ti trovi bene con quel ragazzo, vero?" chiese Emma.

"No, lui è.. ok."
Non sapevo assolutamente cosa dire.

"Ok? Ma se oggi stava per spaccare la faccia a Tyler?" disse Louis.

"Oh Dio, è vero?" disse scioccata Amber.

"Hanno avuto una discussione." fui costretta a spiegare.

"Faith, forse ha ragione Tyler." disse Emma.

"Su cosa?" chiesi, già spendo a cosa si stesse riferendo.

"Beh, Harry è un tantino strano, non trovi?" continuò lei.

"No." risposi secca.

"Come no, Faith? Non siamo tranquillissimi noi quando devi stare con lui quelle due ore." disse Zayn.

"Già, è inquietante." disse Niall.

"Non posso crederci. Vi ci mettete anche voi adesso?" chiesi arrabbiata.

"Mi dispiace Faith, ma Tyler ha ragione." disse Liam.

"Voi non lo conoscete. Non sapete niente di lui." mi innervosii ancora di più.

"..ma neanche tu." disse cautamente Louis, vedendo che mi stavo scaldando.

Non sapevo che dire.

Sbuffai cercando di calmarmi.

"Vedi? Ha ragione Louis." disse Amber.

"Faith?" mi sentii chiamare alle spalle.

Avevo riconosciuto la sua voce, ma le facce dei miei amici confermarono la mia ipotesi.

"Harry." dissi quando mi voltai per guardarlo.

"Posso parlarti?" disse mantenendo il solito tono freddo e distaccato.

"Certo." mi alzai in fretta e lanciai uno sguardo ai miei amici mentre me ne andavano con la persona da cui mi avevano messo in guardia pochi minuti prima.

Uscimmo e ci fermammo in corridoio.

Mi guardò nervosamente, poi prese a parlare.

"Lo so che ti avevo detto che fuori da quelle mura dovevamo fingerci degli sconosicuti e non è neanche da me fare quello che sto per fare. Ma voglio comunque scusarmi con te, per quello che è successo oggi."

Rimasi in silenzio, non sapendo esattamente che dire.

"Non dovevo saltarti addosso in quel modo, non volevo neanche sfiorarti. Ma eri.. nel mezzo. Sei già abbastanza spaventata da me, non volevo terrorizzarti oltre." spiegò.

"Harry, io.. non ho paura di te." dissi tenendo il mio sguardo fisso su i suoi occhi verdi.

Fece un'espressione confusa.

"No?"

"No." risposi con sicurezza.

"Strano, la maggior parte delle persone ne hanno."

"Beh, io no." replicai ancora.

"In ogni caso adesso devo andare."

Rimase a guardarmi per qualche secondo, poi si voltò e andò via.

Perciò, decisi di tornare dai ragazzi.




Mi sedetti al mio posto.

Loro mi guardarono e calò il silenzio.

Continuavano a fissarmi.

"Mi dispiace, oggi non concedo nessuna foto." dissi seccata.

"Sei davvero andata con lui?" mi chiese Emma, apparentemente arrabbiata.

"No, per finta. Era tutto uno scherzo. I'm an actor, these are all actors, and you're on MTV disaster date." dissi ironicamente.

"Cavolo, Faith. Sii seria per un momento. Quello oggi ha quasi ucciso Tyler e tu lo difendi?" disse Liam.

"Harry non ha quasi ucciso nessuno, ok? Non gli fatto niente, e comunque se lo meritava. Per il resto posso solo dirvi che 'quello', è venuto a chiedermi scusa per quello che è successo oggi. Perciò si, io lo difendo e se non vi sta bene.. beh, se non vi sta bene me ne sbatto altamente le gengive." dissi quasi urlando per poi alzarmi.

"Faith?" mi chiamò Louis.

Mi voltai solo perchè era stato lui a chiamarmi.

"Hai ragione tu. Noi non lo conosciamo e io non voglio giudicarlo. Mi fa piacere che sia venuto a scusarsi con te. Ma neanche tu lo conosci veramente e lo sai questo. Noi vogliamo solo che non ti accada niente. Non odiamo Harry, non abbiamo niente contro di lui, cerchiamo solo di proteggerti." mi spiegò dolcemente.

Se le stesse parole fossero state pronunciate da Liam, gli avrei sputato in un occhio.

Ma da Louis, erano tutta un'altra cosa.

Tossii.

"Però adesso io vado a letto." dissi solamente.

"Mi aspetti?" chiese Louis.

Gli sorrisi

"Certo."

"Buonanotte ragazzi." disse Louis, ma nessuno gli rispose dato che erano tutti arrabbiati con me.

Si alzò dalla sedia e mi venne incontro.

Poi, insieme, salimmo le scale.




"Io lo capisco Louis, ma mi infastidisce il modo in cui parlano di lui. Sembra che stiano parlando di un delinquente che ha ucciso dieci persone, due gatti e cinque pesci rossi, che ha passato quaranta anni in galera." dissi mentre prendevo il pigiama.

Lui si era già denudato, ormai rimasto in boxer. E sapevo per certo che non si avrebbe messo altro.

Ma a me non dispiaceva affatto.

Rise.

"Lasciali perdere, prima o poi si renderanno conto che si stanno sbagliando."

Uscii dal bagno.

"Lo spero."

Alzai il lenzuolo e mi infilai nel letto, coprendomi poi fino al petto.

Vidi Louis posare un bicchier d'acqua, ormai vuoto, sul tavolo.

Poi si avvicinò a me e si abbassò.

Pensavo stesse per baciarmi la fronte, o la guancia.. ma le sue labbra puntarono subito le mie.

All'inizio rimasi un pò spiazzata, poi gli sorrisi.

"Buonanotte." disse mentre si dirigeva al suo letto.

"Notte."

Ci misi un pò ad addormentarmi e per tutto il tempo non riuscii a togliermi il sorriso dalla bocca.




"Shh, fa piano. Dormono."

Aprii subito gli occhi.

Vidi la luce del corridoio, fino a che Liam non chiuse la porta.

"Notte Liam." disse Amber mentre andava nella sua stanza.

"Buonanotte ragazze, notte Ryan."

"Buonanotte." risposero prima di chiudere la loro porta.

Liam si spogliò e dopo essere stato in bagno, si infilò nel suo letto, di fianco al mio.

"Pss." lo chiamai io.

"Louis?" chiese lui, sottovoce.

"No, idiota. Sono Faith."

"Ah." disse solamente.

Poi calò il silenzio, anche perchè io non avevo qualcosa di preciso da dirgli.

Ma poi lui mi richiamò.

"Dimmi." bisbigliai.

"Scusami per prima. Spero solo che tu abbia ragione, perchè se quello ti fa qualcosa, io lo uccido."

Rimasi in silenzio, capendo tutto.

Quanto ero stata stupida. Anche Louis me lo aveva detto, lo avevo sentito ma non avevo completamente capito cosa volesse dirmi.

Loro lo facevano perchè mi volevano bene, non perchè odiavano Harry.

Mi alzai e mi buttai sopra Liam.

"Ma che fai?" urlò a bassa voce.

"Shh." gli dissi io.

Mi posizionai meglio sopra di lui e lo abbracciai.

Era il nostro primo abbraccio quello.

"Faith?" mi chiamò ridendo.

"Scusami Liam, sono stata una sciocca. Non dovevo arrabbiarmi con voi, volevate solo proteggermi."

"Ci sei arrivata, eh?"
Ridemmo.

"Adesso sparisci, va a letto." disse severo, ma pur sempre scherzando.

Risi e mi alzai dal suo corpo buttandomi poi sul mio letto.

"Notte." dissi, prima di sprofondare nel cuscino.

"Buonanotte Faith."




Il dolce suono della campanella ci onorò della sua presenza.

Stavo per alzarmi ma la professoressa ci ordinò di rimanere seduti ancora un attimo.

"Per la prossima settimana voglio che facciate una cosa. Questa è una scuola principalmente di musica e io ancora non ho sentito le vostre voci. Perciò, per la prossima lezione, ognuno di voi, dovrà preparare un pezzo che canterà per la classe. Potete andare."

Finalmente ci alzammo ed uscimmo dalla classe.

"Ci sarà da divertirsi." rise Louis.

"Perchè?" chiesi non capendo.

"Perchè parecchi qua sono stonati come delle campane." disse divertito.

"Scusa, ma le persone che vengono qua non dovrebbero sapere che si canta? Gli stonati che vengono a fare?" chiese scettica Amber.

"Beh, ma la musica non è mica solo canto. Insegnano anche a suonare degli strumenti." spiegò Liam.

"In ogni caso, non mi interessa, andiamo a pranzo." disse Niall allungando il passo.




"Ragazzi, arrivo subito."
Mi alzai da tavola e mi avvicinai al bancone del bar.

"Ehi." dissi attirando l'attenzione di Tyler, il quale si voltò verso di me.

Mi guardò in silenzio.

"Come stai?" gli chiesi poi.

"Quel figlio di puttana mi vuole uccidere, come vuoi che stia?" disse nervosamente.

"Tyler, io.. parlerò con lui. Gli chiederò di lasciar perdere, non ti toccherà, tranquillo."

"Pensavo fossi dalla sua parte."

"E' orribile quello che hai fatto, sono molto delusa da te. Ma, sei sempre tu, ok? Sei stato uno dei primi con cui ho legato. Ci siamo divertiti insieme, pensa a quando sono venuta ad aiutarti qui e ti ho distrutto la macchina dei frozen yogurt."

Rise.

"Dovrai farti perdonare per la stronzata che hai fatto, ma non voglio vederti morto, non ti odio."

Mi sorrise.

"Faith?" mi sentii chiamare.

Mi voltai e c'era Louis.

"Mh?"

"I ragazzi sono saliti in camera. Vogliono finire presto i compiti, oggi pomeriggio andranno in centro. Dato che noi ci siamo stati ieri, ti va di rimanere qua? Con me?" chiese speranzoso strappandomi un sorriso.

"Certo. Ma non dimenticare le mie due ore di galera." dissi ironica.

Lui annuì sorridendo e poi andò via.

"Dì un pò Faith. Che c'è tra te e lui?"

"Niente."
Sorrisi.

"Faith?" mi guardò accigliato.

"Ho detto niente." dissi ridendo.

Poi scappai dal suo sguardo interrogatorio.

"Faith Allyson Cooper, vieni immediatamente qui." mi richiamò Tyler.

"Ciao!"
Scappai ridendo.




Rilessi ancora una volta il bigliettino che Louis mi aveva lasciato.

Diceva:

"Sono nell'aula di musica, quella con gli strumenti. "

 

Un bambino di cinque anni avrebbe dato delle indicazioni migliori, ma il suono indistinguibile del piano veniva da una sola porta.

La quale mi affrettai ad aprire.

Ed eccolo li, seduto davanti al piano.

Si fermò appena mi vide.

"Ehi." dissi avvicinandomi.

"Non sapevo suonassi." continuai poi.

Mi sorrise.

"Stavo preparando la canzone da cantare in classe."

"Oh, io ancora non ci ho pensato. Tu cosa canterai?" chiesi curiosa.

"Non te lo dico." disse divertito.

"Ma dai." lo scongiurai mentre mi andavo a sedere al suo fianco, di fronte a quella fila di tasti bianchi e neri.

"Tu sai suonare?" mi chiese.

"Mh, me la cavo." dissi poco convinta.

"Fammi sentire qualcosa." mi incitò.

Guardai per qualche secondo i tasti.

Poi, con riluttanza, alzai entrambe le mani e le adagiai delicatamente sulla testiera.

Non suonavo il piano da anni.

Partii con la prima nota e poi diventò una cosa spontanea, non dovevo neanche pensarci, le mie mani andavano da sole.

La canzone era questa: http://www.youtube.com/watch?v=RmaWRfBZiME.
Mia madre la suonava sempre quando ero piccola, ne ero particolarmente affezionata.

Sentivo lo sguardo di Louis sul mio volto.

Percepivo il suo sorriso, anche se non lo vedevo.

Continuai a suonare senza farci troppa attenzione, altrimenti mi sarei distratta e avrei sbagliato.

Amavo la musica, io vivevo per lei.

E quella musica, quella musica che tanto amavo.. la stavo facendo io.

Quando finii, lasciai delicatamente cadere le mani sopra le mie gambe e lentamente mi voltai verso di lui.

Come avevo intuito, mi stava guardando sorridendomi dolcemente.

"Non direi che te la cavi Coop." sussurrò.

Quasi come non voler rompere l'atmosfera che quelle dolci note avevano creato.

"Sei bravissima." aggiunse poi in un sussurro mentre il suo respiro si schiantava sulla mia pelle, sempre più vicino.

Il mio sguardo si spostò sulle sue labbra, anch'esse sempre più vicine.

Amavo quei secondi che precedevano un bacio.

Per la seconda volta lui iniziò a muovere le sue labbra sulle mie e io ricambiai con tanta dolcezza.

Ma poi quel bacio tanto dolce, divenne più passionale.

Lui si staccò leggermente e si mise a sedere con il busto voltato verso di me.

Ma presto ricollegò le sue labbra alle mie per un altro bacio mozzafiato.

Le mie mani lo tirarono ancora più vicino a me, poggiandosi dietro il suo collo.

Le sue, invece, percorsero la mia schiena da sotto la maglietta.

Un altro bacio del genere e sarei anche potuta morire felice.

Ma poi la porta si aprì e noi ci dividemmo all'istante.

Mi pietrificai quando vidi la faccia sorpresa di Harry, sulla soglia della porta.

Mi sentii avvampare, diventai sicuramente rossa come gli inferi.

Ci furono un paio di minuti di silenzio dove ci scambiammo sguardi imbarazzati, mentre io cercavo di riprendere fiato.

"Scusate l'interruzione. Ma la bidella mi ha detto che ti ha vista entrare qui e che dovevo venirti a chiamare perchè siamo in ritardo."

Bidella impicciona, speriamo che tu caschi e che tu ti rompa il mignolo del piede destro.

Dicono che fa malissimo.

Finsi una tosse mentre mi alzavo.

"Si, grazie. Scusa Louis, ehm, devo andare." dissi nervosamente.

Lui mi sorrise dolcemente.

"Si, certo. Ci vediamo dopo." disse, per poi rimettersi seduto normalmente e prendere in mano lo spartito posizionato sopra il piano.

Io tornai a guardare Harry che stava uscendo e mi affrettai a seguirlo.

Sentì i miei passi e si voltò a guardarmi.

Quando fui vicino a lui, riprendemmo a camminare, diretti alla 'nostra' aula.

"Scusa, non sapevo che fossi in compagnia del tuo amichetto." disse freddamente.

"Non è il mio amichetto." dissi imitando il tono con cui lo aveva detto lui.

"Ah, no?"

"Non chiamarlo così." dissi seria.

"Perchè?"

"Perchè lo fai sembrare squallido, stavamo solo.." non finii la frase.

Alzò le sopracciglia divertito.

"Era solo un bacio. Non stavamo facendo niente di.." e anche questa volta, lasciai la mia frase al vento.

"Niente luci rosse?" chiese divertito.

"Non sono una puttana." dissi duramente.

"Non mi sembra di averti dato della puttana." disse tornando serio.

"Già, chissà quante te ne fai tu." dissi nervosamente.

"Non sai niente di quello che faccio io." mi rispose con acidità.

"E come potrei? Non mi dici assolutamente niente." dissi alzando la voce.

In quel momento non avevo paura di lui, non avevo paura di farlo arrabbiare.

Quella arrabbiata ero io.

Non avevo nessun diritto di sapere cose personali sul suo conto, ma io gli avevo raccontato qualcosa di me.. e accidenti io volevo conoscerlo.

Volevo sapere perchè era così dannatamente freddo e distaccato.

Volevo sapere che ne era della sua famiglia.

Volevo sapere il significato di quei tatuaggi.

Volevo sapere di lui.

Anche se non ne avevo nessun diritto.

"Perchè dovrei? Nessuno mi obbliga a raccontarti la mia vita."

"Lo so, lo so benissimo. Ma io voglio lo stesso che tu lo faccia."

"Non mi interessa." disse senza degnarmi di troppa attenzione.

"Già, con te è così. A te non interessa di nessuno." dissi a denti stretti.

Eravamo ancora lontani dalla nostra aula, questo perchè stavamo camminando parecchio lentamente.

"Non sai niente di me."

Percepii l'irritazione nel suo tono.

"E' colpa tua se non so niente." insistetti io.

"Non sei tenuta a saperlo. Tu non sei nessuno." disse duramente.

Quella frase mi ferì.

Ok, era vero. Non ci conoscevamo da tanto, non avevamo un vero rapporto, non eravamo amici.

Ma non pensavo di essere 'nessuno', non pensavo di valere meno di zero.

"Avevo ragione io. Sei chiuso e introverso. E questa volta non ti chiederò scusa per averlo detto." dissi offesa.

In un secondo sentii le sue mani premere contro il mio copro e mi ritrovai spalle al muro.

La sua fonte era a pochi centimetri dalla mia e il suo corpo mi costringeva contro la parete.

La sua espressione era l'incarnazione della rabbia.

"Senti ragazzina, non pensare neanche per un secondo di conoscermi, non sai un cazzo della mia vita privata. Devi smetterla, ok?" disse a denti stretti.

Per un momento rimasi pietrificata dalla paura.

Ma poi, convinta del fatto che non si sarebbe mai azzardato a sfiorarmi con un dito, presi coraggio.

"Già, dimenticavo. Io non sono nessuno."

Premetti le mani sul suo petto e lo allontanai.

Se avesse fatto resistenza non avrei avuto speranza, ma lui si lasciò spostare senza nessuno sforzo da parte mia.

A quel punto mi incamminai verso la classe, a passo svelto.




Aprii svogliatamente la porta della mia stanza.

Avevo passato le due ore più noiose di tutta la mia vita.

Dopo quella discussione io ero andata in classe, lui non si era più fatto vedere.

Sul letto, comodamente sdraiato intento a studiare storia, c'era Louis.

Appena mi vide, alzò lo sguardo in mia direzione.

Mi sorrise, ma poi notò la mia espressione poco felice.

"Ehi, che succede?" chiese preoccupato.

"Ho litigato con Harry e non è venuto in aula. Sono stata due ore, da sola, a girarmi i pollici."

"Oh, mi dispiace. Non avrete litigato mica per.." non finì la frase, ma capii che si riferiva al fatto che ci aveva interrotto mentre ci stavamo baciando.

"No, è solo che eravamo entrambi nervosi, e quindi.."

"Mh, vuoi venire?" disse, picchiettando sul suo letto.

Annuii e mentre mi avvicinavo, lui mi fece spazio.

Mi distesi al suo fianco e poggiai la testa sul suo petto.

"Che studi?" chiesi sorridente.

"Storia, materia la quale faresti meglio a studiare anche tu."

"No, sono molto meglio le coccole." dissi sistemandomi meglio al suo fianco.

"Aaah, e quindi tu vorresti le coccole, eh?" disse posando il libro di storia sul comodino e mettendosi poi su un fianco, voltandosi dalla mia parte.

"Ma tu non dovevi studiare?" chiesi divertita.

"Studiare? Cos'è studiare?" chiese ironico mentre mi abbracciava.

"Credo sia quella cosa che gli adolescenti sono costretti a fare per evitare di prendere due a scuola e di essere uccisi dai genitori." dissi io mentre mi perdevo nei suoi occhi.

"L'unica cosa che sono costretto a fare adesso è baciarti, sai?"

"Ah, si?"

"Non lascio mai le cose a metà io." disse riferendosi al bacio interrotto di quel pomeriggio.

"Allora che aspetti?" chiesi a fior di labbra.

Lui sorrise e poi un terzo bacio mi mandò direttamente in paradiso.


 





SWAAG.

Sarò breve, sto morendo di sonno.

l'ho riletto con gli occhi che mi si chiudevano, perciò è molto probabile che faccia schifo, mi scuso per eventuali errori e anche per avervi fatto aspettare tanto.

non mi dilungo oltre, solo un enorme GRAZIE a tutte le persone che seguono e recensiscono la storia.

Non avete idea del piacere che mi fanno le vostre recensioni, siete dolcissime hdfgbyuhgvyu

Un bacio,

Michi x
 



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Capitolo 12
*** «Help! I lost my sister.» ***


Non ti voglio implorare, ma se leggi, me la lasci una recensione?

Anche mini, non ti costa niente.

Almeno so che non scrivo per i fantasmi, lol.


«Help! I lost my sister.»



Aprii lentamente gli occhi.

Provavo una sensazione strana.

Cercai di muovermi, ma ero bloccata da qualcosa.

O sarebbe meglio dire: da qualcuno.

Il respiro di Louis soffiava tra i miei capelli.

La sera prima non avevamo neanche cenato, ci eravamo addormentati sul suo letto.

Ci trovavamo sopra le coperte, perciò quando mi accorsi che eravamo coperti da un lenzuolo, mi prese male.

Sicuramente ci avevano coperti i ragazzi.

Quindi ci avevano anche visti.

Non li avevo neanche sentiti rientrare.

La mia testa era poggiata sul suo petto, il quale si alzava e abbassava lentamente.

La luce che filtrava dalla finestra era veramente poca.

Ma riuscii lo stesso a vedere l'ora segnata dal l'orologio sul comodino di Liam, il quale dormiva come un sasso.

Sarei rimasta li a godermi quella pace mattutina, ma essendo l'unica sveglia, ne approfittai per prepararmi.

Almeno non avrei dovuto litigare con Amber per usare per prima il bagno.

Cercai di sollevarmi dal suo corpo, ma l'unica cosa che ottenni fu una sua smorfia e sentii la presa del suo braccio stringersi attorno al mio bacino.

"Andiamo Louis, mollami." sbuffai a bassa voce.

Tentai ancora di alzarmi, questa volta però lo svegliai.

Appena aprì gli occhi, gli feci segno di far silenzio.

"Dove vai?" chiese sussurrando con voce assonnata.

"In bagno."

Mi alzai definitivamente.

"Aspetta." disse, sporgendo il labbro inferiore.

Mi afferrò delicatamente la mano e mi tirò verso il basso, fino a far scontrare le nostre labbra in un bacio veloce, ma pur sempre dolce.

"Buongiorno." disse poi sorridente.

Ricambiai il sorriso, poi presi dei vestiti puliti e andai in bagno.




Chiusi la porta e accesi la luce.

L'avessi mai fatto!

Ero un mostro.

Non mi capacitai del coraggio che aveva avuto Louis a baciarmi in quello stato.

Mi lavai la faccia, i denti, mi pettinai, rubai un paio di trucchi ad Amber e mi vestii.

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=80189180.

Stavo per uscire quando la porta che collegava il bagno con la seconda camera di quella stanza, si aprì.




"Tesoro, calmati. Ok?"

Le sussurrai dolcemente accarezzandogli una guancia bagnata.

Singhiozzava talmente tanto che non riusciva neanche a parlare.

"Emma, ascoltami. Così svegli tutti, respira profondamente."

Si alzò da terra e si trascinò a sedere sul water.

Appoggiò la schiena e alzò in su la testa cercando di riprendersi.

Era arrivata ad un punto in cui non riusciva neanche a guardare Ryan negli occhi.

Era troppo tardi, si era innamorata di Niall.

"I-io non posso l-lasciarlo." singhiozzò.

"Certo, Emma. Si, che puoi."

"No, siamo anche nella stessa stanza. Come faccio?"

"E ti preoccupi di questo? La stanza la può cambiare, Emma. Non voglio che stai così male, se questo rapporto ti sta riducendo a questo, allora.. tanto vale concluderlo ora."

"Ma io.. n-non ce la faccio."

"Ragazza, ascoltami bene. Avevo sei anni quando ho ripetuto questa frase, mi hai frantumato i coglioni fino a che non ho preso coraggio e non sono andata da quella poppante di Lily a riprendermi la bambola che mi aveva rubato. Quella pesta mi odiava, ma io le feci il culo. Grazie a te. Perciò, adesso, tira fuori le palle che non hai e vatti a riprendere la tua felicità. Ok?"

Mi guardò seria per qualche minuto.

"Posso farcela." sussurrò, ma sapevo che era un tentativo di auto convinzione.

"Non ti sento." la spronai.

"Posso farcela." si alzò in piedi.

"Oggi parlerò con Ryan." disse sicura di se.

Poi la vidi avvicinarsi allo specchio.

Puntò l'indice contro di esso.

"Tu, Emma Stephany Green, ti riprenderai la tua felicità." disse piena di grinta.

Mi fece ridere e dopo averla stretta tra le mie braccia, la rimandai in camera colpendola sul sedere, provocando una sua risata.




"Buongiorno a tutti." dissi sedendomi al mio banco.

"Buongiorno ragazzi." disse poi Zayn, sedendosi al mio fianco.

"Faith." disse Liam.

Mi voltai a guardarlo.

"Faceva freddo ieri notte?" continuò poi.

"Ehm.. no."

"Ah. Allora perché eri stretta tra le braccia di Louis?" chiese ironico, imitando un abbraccio.

"Tu, cosa?" chiese scioccato mio fratello.

"Ritiro tutto, faceva un freddo cane. Niente di meglio di un corpo caldo per riscaldarsi, no?" dissi con fare isterico.

"Faith, cosa ci facevi nel letto di Louis ieri notte?" chiese Amber, la quale era appena arrivata e non aveva sentito la precedente conversazione.

"Cane freddo." dissi nervosa.

"Cosa?" chiese confusa.

"Ehm, no. Freddo cane, faceva un freddo cane, brrrifidus."

Dissi fingendomi raffreddata, non sapevo più che inventarmi.

"Faith, è solo Settembre, non fa poi così freddo."

"Buongiorno bella gente." Louis entrò in classe.

"Tomlinson, giù le mani da mia sorella." lo minacciò immediatamente Nate.

Lui rimase un po' perplesso e poi sorridendo si sedette al suo posto.

"Tranquillo, non ho intenzione di stuprarla." disse ironico mentre si sedeva.

"Comunque, buongiorno anche a te, amico." continuò poi ridendo.

"Ti tengo d'occhio." disse Nate.

Ridemmo.




Aspettai per tutta la mattina che Harry varcasse quella porta, ma no, non successe.

Quel pomeriggio, mi stavo dirigendo in aula, era già ora di rinchiudersi tra quelle quattro mura.

Ero speranzosa di trovarlo seduto tra gli ultimi banchi, ma tutto mi crollò addosso quando sentii la sua voce provenire dall'ufficio della preside.

Rimasi bloccata a qualche metro dalla porta.

"Io non voglio stare tutti i giorni con quella." urlò arrabbiato.

Quella.

Mi aveva chiamata 'quella'.

"Harry, calmati. Dovevi pensarci prima, questa è la tua punizione. Quando imparerai a comportarti adeguatamente, non dovrò più ricorrere a queste soluzioni." disse la preside.

"Ma lei è pazza. Per quanto ancora dovrò sopportare quella ragazzina?"

Sentii gli occhi pizzicare e quando sbattei le palpebre, una lacrima uscì inevitabilmente.

"Non azzardarti a rivolgerti in questo modo a me o in detenzione ci rimani per tutta la vita!" urlò arrabbiata la Morrison.

"Al diavolo." disse prima di spalancare la porta.

Io non me lo aspettavo e feci un mini salto all'aria per lo spavento.

Poi non riuscii neanche a muovermi.

Quando mi vide, rimase fermo sulla soglia della presidenza a guardarmi.

Mi asciugai frettolosamente una lacrima e trovai la forza di voltarmi.

Quando fui sfuggita dal suo sguardo, corsi nel posto segreto di Louis.

Corsi giù per le scale, per poco non mi uccidevo, mi buttai sulla poltrona e dopo essermi portata le ginocchia strette al petto, rimasi li a piangere.

Perché doveva essere così? Cosa c'era in lui di sbagliato?

Non ero una ragazzina, accidenti.

Con i miei sedici anni, avevo più cervello di lui.

Ma forse aveva ragione, io non ero nessuno. Dovevo smetterla di farmi i fatti suoi. Forse ero io che stavo esagerando. Forse aveva ragione Tyler, fin dal primo momento, avrei dovuto evitarlo.




Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorsi neanche che qualcuno era entrato, ma poi sentii la sua voce alle mie spalle.

"Faith." disse con voce roca.

Non mi voltai, non gli risposi.

"Faith." provò ancora.

Mi scappò un singhiozzò.

"Perché?" chiese poi, con voce piatta.

Non gli risposi.

"Faith. Guardami."

Lo ignorai.

Poi lo sentii sbuffare e lo sentii camminare fino a quando, anche se avevo lo sguardo basso, non lo vidi di fronte a me.

"Ragazzina.."

Alzai il viso e lo guardai con occhi rossi, gonfi e pieni di rabbia.

Lui non finì neanche la frase.

"Io non sono una ragazzina." gli risposi a denti stretti.

"No?" chiese sarcastico.

"No, qui l'unica ragazzina sei tu." dissi arrabbiata, offendendolo visibilmente.

"Se hai un problema con me, non andare dalla preside a chiedere di toglierti la detenzione. Sono qui, fai del tuo meglio." dissi citandolo nell'ultima frase, imitando il modo in cui lo avevo detto lui stesso a Tyler.

"Vuoi sapere qual'è il mio problema?" mi chiese nervoso.

"No, già lo so. Sono io. Ma non capisco il perché."

"Perché tu vuoi conoscermi."

"È un reato?" chiesi stufa di questa storia.

"Nessuno ha mai voluto conoscermi." iniziò la frase quasi urlando e la finì in un sussurro.

Era questo il punto allora.

"Non ti arrabbiare ma, credo sia colpa tua Harry." dissi cautamente.

"E credi che non lo sappia? So di non essere la persona più socievole del mondo, lo so. E hai ragione, ok? Sono chiuso, sono fatto così e non ho intenzione di cambiare per nessuno."

"Non devi farlo per gli altri. Harry, devi farlo esclusivamente per te stesso. Fino a quando non lo capisci, nessuno vorrà conoscerti."

"Io non voglio degli stupidi amichetti del cuore, Faith. Non mi sento affatto solo."

"Ormai ci sono dentro, Harry. Non lascerò perdere." dissi sicura di me.

"Cos'è che vuoi da me?" chiese esasperato.

"Io.. l'unica cosa che voglio è capirti. Si, Harry, voglio conoscerti." dissi sapendo già che non avrebbe dato importanza alle mie parole.

Si avvicinò a me.

Fui costretta ad alzare lo sguardo, era troppo alto per me, in più in quel momento ero pure seduta.

"Faith, anche io voglio conoscerti, e non so il perché." disse quasi spaesato.

Mi scappò un sorriso.

Sapevo che non si era mai trovato in situazioni simili.

Si passò una mano tra i ricci imbarazzato.

"Domani è domenica, ci vediamo lunedì." disse poi, freddo come sempre, prima di sparire su per le scale.

Ce l'avevo fatta, stavo riuscendo a sciogliere il pezzo di ghiaccio che avvolgeva il suo cuore.

Mi sentivo Dio.

 



"Non ci posso credere!" sentii urlare all'interno della mia stanza.

Stavo per inserire la chiave nella porta ma mi bloccai.

"Scusami, io non pensavo finisse così, ma.."
Emma non riuscì a finire la frase.

"Scusami? Da quando va avanti questa storia, eh? Mi tradisci da più di un anno?" chiese lui urlando.

"Io non ti ho tradito e poi non dire stronzate, conosco Niall da un mese neanche."

"Appunto, rovini tutto solo per il primo che passa."

"Non è il primo che passa, io.. mi sono innamorata di lui." disse Emma.

Calò il silenzio.

A quel punto aprii la porta.

Louis, Amber e Liam erano nella mia stanza.

Mentre, attraverso la porta aperta, si intravedevano Emma e Ryan immobili uno di fronte all'altra e tra loro, una valigia.

"Spero che sarete felici insieme." disse lui, prendendo il bagaglio in mano.

"Grazie." disse lei, con voce piatta.

Lui la guardò scuotendo la testa e poi se ne andò sbattendo la porta.

Mi aspettavo che scoppiasse a piangere, ma invece corse verso me ed Amber e ci abbracciò sorridente.

"C'è l'ho fatta, c'è l'ho fatta, c'è l'ho fatta! Oh mio dio!" disse saltellando euforica.

Scoppiai a ridere.

"Che fai?" chiesi poi mentre la vidi uccidersi per infilarsi un paio di scarpe.

"Vado a riprendermi la mia felicità." urlò mentre si catapultava alla porta.

"È pazza." concluse poi Amber scuotendo la testa e andando in camera sua.

Risi e mi sedetti sul mio letto.

"Faith, ma dov'eri finita?" chiese Louis raggiungendomi.

"Oh, ehm.. io, sono andata in quel posto."

"Ah, volevi stare da sola?"

"Si."

"Tutto bene?"

Annuii.

"Ragazzi, io vado da Danielle. Ci vediamo dopo." disse Liam avviandosi alla porta.

Entrambi lo salutammo con un cenno della mano che lui ricambiò con un sorriso.

"Louis?" lo chiamai.

"Dimmi."

"Mi piacciono le persone che riescono a farmi ridere quando non ho neanche voglia di sorridere."

Calò il silenzio assoluto.

"Ehm, diciamo che tu.. insomma sei.. una di quelle persone, ecco." riuscii a balbettare.

Mi guardò divertito.

"Faith, è un tentativo squallido di dirmi che ti piaccio?"

Sentii le mie guance avvampare.

Rise.

"Lo devo prendere come un si?" continuò a prendersi gioco di me.

"La smetti di mettermi in difficoltà?" gli chiesi scocciata.

Lui rise ancora e in un attimo posò le sue mani sul mio viso avvicinandolo al suo.

I nostri nasi si sfiorarono.

"Pure tu mi piaci."

Sorrisi prima di baciarlo.




Calma Faith, non hai perso tua sorella.

Solo non sai dove si trova, ok?

Vi chiederete che c'entra Carly. Beh, ma io sono qui a posta per spiegarvelo.

Il fatto è che era domenica, e la mia famiglia aveva pensato di venirci a trovare.

E mentre Nate mostrava ai miei genitori la scuola, io avevo il compito di badare a Carly.

Stavo palando con Tyler, mi sono voltata e.. puff, lei non era più li.

"Louis, mi uccidono, mi fanno fuori." imprecai mentre mi voltavo in continuazione sperando di vederla.
 

**Informazione di servizio(?): Carly è tipo così: http://24.media.tumblr.com/44af2baff4c87d31ba9b13ea7338e58f/tumblr_mlz1a9A4To1r9jqbwo1_500.jpg se non l'hai riconosciuta, è una delle gemelle Olsen da piccola, nueguyhbubneiu. passo e chiudo, yo.**

 

"Calmati, dividiamoci. Ok?" disse Louis cercando di tranquillizzarmi.

"Va bene, io vado a vedere fuori." dissi correndo alla porta.




Stavo camminando per il giardino, quando mi sentii chiamare.

Mi voltai.

Porca merda.

"Mamma!" dissi istericamente.

"Faith, dov'è tua sorella?" mi chiese subito preoccupata.

Mai che si facesse scappare un particolare.

Come se il fatto che io avessi perso mia sorella, fosse solo un innocuo dettaglio.

"Chi?"

"Dimentichi che abbiamo una sorella che si chiama Carly?" chiese ironico Nate.

"Cosa? No no. Lei è.. in bagno!"

"Da sola?"
Mi guardò male, mio padre.

Io scoppiai a ridere nervosamente.

"No, sciocchino. Secondo te è in grado di andarci da sola? No no." dissi ridendo.

"E allora, con chi diavolo è?" mia madre perse la pazienza.

"E' con.. Louis."

"Tomlinson?" chiese mio padre.

"Si."

"Ma io credevo che lo odiassi." disse mio padre.

"Oh, credimi papà. Vanno molto d'accordo ora." scherzò Nate.

Lo fulminai con lo sguardo.

"Che intendi dire?" chiese mio padre.

Ma la mamma lo ignorò e prese a parlare ingenuamente.

"Oh, come sono felice. Ti avevo detto che era un ragazzo simpatico!" disse lei.

"Molto simpatico, vero Faith?" continuò Nate.

"Ok, basta. Devo andare da Carly, ciao."

Mi voltai e mi allontanai più in fretta possibile.




"Grazie a Dio!" esultai da sola quando la vidi seduta su un muretto.

Era intenta a guardare qualcosa di non identificato.

Mi avvicinai lentamente senza perderla di vista.

In quel momento notai un ragazzo. Era di fronte a lei.

Le si inginocchiò davanti.

Poi mise le sue grosse mani sui fianchi.

A quel punto mi feci prendere dal panico, non avevo idea di cosa fare.

E se era un maniaco? Un pedofilo?

Mi avvicinai ancora di più e mi sentii quasi svenire dalla felicità quando riconobbi il tatuaggio di un veliero sul braccio sinistro di Harry.

Lui la prese in collo.

Mi avvicinai ancora di più, ora ero alle sue spalle ma lui non riusciva a vedermi.

"Quindi, Carly è il tuo nome, eh?" le chiese lui dolcemente.

"Thi." rispose lei timidamente.

"E dimmi, Carly, hai una sorella che si chiama Faith?"

"Thi." rispose ancora Carly.

"Quella ragazzina sbadata si è dimenticata di te da qualche parte?"

Oh, ma andiamo.

Razza di idiota.

"Thi." disse per terza volta mia sorella.

"Sei bugiarda, Carly. Non ti ho dimenticata da nessuna parte!" dissi nervosamente.

Harry si voltò immediatamente con la bambina in braccio e vedendo la mia faccia infuriata, rise divertito.

"Hai una sorella cattiva, Carly." disse lui ironico.

Lei iniziò a ridere.

"Non dirgli queste cose di me, non sono affatto vere!"

"Ed è molto suscettibile." continuò Harry, parlando con Carly.

"Thi, è vero. Thi arrabba semple." disse Carly, cercando di esprimersi con parole sue.

"Non è vero!" replicai ancora.

"Vedi? Sta negando." continuò Harry.

"Dise semple che non è velo." la piccoletta diede retta a quell'essere.

"Vero Carly, si dice vero. Il velo è quello delle spose.. o delle suore. Ma se è zucchero a velo, beh allora si mette sul pandoro a Natale." la corressi esausta.

"Lascia stare tua sorella, è piccola." mi rimproverò Harry.

Rimasi a bocca a aperta.

"Che vuoi fare Carly?" gli chiese poi dolcemente.

"Volei un gelto."

Harry mi guardò confuso.

"Vuole un gelato." tradussi la sua lingua seccata.

"Un gelato? Ma certo, andiamo a prendere un gelato."

Harry se ne andò con mia sorella in braccio.

"Scusa, non vorrei tapparti le ali. Ma quella con cui stai scappando è mia sorella, perlomeno aspettami." dissi seguendolo.

Lui rise e si fermò.

Riprese a camminare solo quando fui al suo fianco.




"Aspettate, vado io a prenderlo." dissi.

Non volevo che lui e Tyler litigassero.

"No, Faith. Non ti preoccupare, ci penso io." disse Harry.

"Non posso non preoccuparmi se mi dici che ci pensi tu."

Rise e mi ignorò.

Ci avvicinammo al bancone, Carly era ancora in braccio ad Harry e ora stava esaminando la sua collana a forma di croce.

"Tyler?" lo chiamai io.

Lui era di spalle, si voltò sorridente, ma presto quel sorriso sparì.

"Cosa posso fare per te?" disse guardandomi dritto negli occhi, cercando di far capire ai presenti che avrebbe servito solo me.

"Allora.." iniziai io, ma Harry non mi diede la possibilità di finire.

"Per Faith non puoi fare niente, sono io che devo ordinare." disse freddamente.

"Da quando decide per te, Faith?" mi chiese scocciato.

"No, lui.." il ragazzo mi interruppe ancora.

"Ho detto che è a me che devi chiedere." disse Harry duramente.

Con fatica Tyler spostò il suo sguardo su Harry.

"Come lo vuoi il gelato, piccola?" chiese Harry a Carly.

Lei sembrò pensarci e poi decise.

"Flagola." sentenziò alla fine.

Tyler sghignazzò silenziosamente.

"Qual'è il tuo problema?" chiese Harry fulminandolo con lo sguardo.

Io mi ero proposta di prendere il gelato, è stato lui a dirmi che non dovevo preoccuparmi.

Mai fidarsi di Harry Styles.

"Lasci anche che tenga tua sorella in braccio?" chiese stupito.

Non riuscii a dire niente, perchè Harry si era già avvicinato ancora di più al bancone.

Non sapevo cosa stava per fare, ma misi subito una mano sul suo petto.

"Harry, non davanti a Carly." lo rimproverai severamente.

Lui sembrò tornare in se e cercò di tranquillizzare mia sorella accarezzandole i capelli dolcemente.

Ma lei non si era resa conto di niente, era troppo impegnata a giocare con un ricciolo ribelle di Harry.

"Dacci questo dannato gelato alla fragola e smettetela di comportarvi come dei bambini." dissi con tono severo.

Tyler aprì il congelatore e tirò fuori una coppetta.

Io la afferrai insieme alla palettina e poi uscii, seguita da Harry.

Mi sedetti ad un tavolo fuori dal bar.

Lui posizionò Carly sulle sue ginocchia e mi levò il gelato dalle mani.

Fece tutto lui e io lo guardavo con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.

Non conoscevo questo suo lato 'paterno', si vedeva che adorava i bambini.




"Ti è piaciuto?" gli chiese una volta che ebbe finito di mangiarlo tutto.

"Thi, grasie."

Harry rise dolcemente.

Sinceramente mi era mancata mia sorella, lei era mia, io ero gelosa di lei.

Non la vedevo da tanto e avevo voglia di strapazzarla un po'.

Ma non avevo il coraggio di togliergliela dalle sue braccia, volevo solo godermi quel lato di Harry, prima che tornasse il solito ragazzo freddo e distaccato.

"Senti, va bene se quando vediamo i miei amici te li presento?" dissi sovrappensiero.

Lui alzò lo sguardo da Carly e mi guardò serio.

"Faith, ti ho già detto che.." lo interruppi.

"Non voglio che diventino i tuoi amichetti del cuore, voglio solo presentarteli."

"Come vuoi." disse sbuffando e tornando a fare conversazioni insensate con mia sorella.




"Faith?"

Mi voltai e vidi mia mamma, dietro di lei papà e Nate.

"Ehi."

Lei guardò subito storto lo sconosciuto che stava coccolando sua figlia.

"Mamma, papà. Lui è Harry, un mio amico."

Vidi Harry agitarsi alla parola 'amico'.

"Piacere, io sono Clare e questo è mio marito Peter." si presentò mia madre.

"E' un piacere conoscervi, avete delle figlie simpaticissime. Una un pò più del'altra." disse divertito, provocando una risata da parte della mia famiglia.

"Mi stai già simpatico." disse mio padre sedendosi con noi.

"Mi dispiace che tu debba sopportare Faith." aggiunse mia madre.

"Grazie della solidarietà, eh." dissi ironica.

"Già, tanto si vedono in detenzione, tutti i giorni." disse Nate.

Questa non me la doveva fare.

"In detenzione? Che storia è questa?" chiese severamente mio padre.

"Si sono beccati una punizione e adesso devono passare due ore al giorno in detenzione." spiegò con nonchalance quel cornuto di mio fratello.

"Vuoi chiudere quel becco?" dissi seccata.

"Che hai combinato Faith Allyson Cooper?" disse mia madre guardandomi male.

"Non ricordo, che ho fatto Harry?" speravo che lui riuscisse a trovare una scusa più credibile delle mie.

"Hai detto una parolaccia in classe e poi.." lo bloccai.

"Basta così." lo implorai.

"Faith, il linguaggio!" mi rimproverò mia madre.

"Harry, dovevi proprio dirglielo?" chiesi arrabbiata.

"Ehi, io non dico bugie ai tuoi genitori." disse difendendosi.

"Mh, interessante. Faith ha il ragazzo?" chiese mio padre.

"Papà!" lo richiamai scioccata.

"Che c'è? Se mi dice sempre la verità, io ne approfitto."

Lo guardai perplessa.

"Non che io sappia, signore." disse Harry ridendo.

"Oh mamma." volevo sotterrarmi.




"Tornerai a trovarmi, piccola?" chiese Harry, abbassato sulle ginocchia, a Carly.

"Thi."

"Me lo prometti?" gli chiese poi dolcemente.

"Plometto."

Harry rise.

"Va bene, ti credo. Allora ciao." si alzò.

Carly fece una faccia tristissima.

La stessa che fece quando le mostrai la sua bambola decapitata.

"Uh, qui qualcuno si è affezionato." disse mia madre divertita.

"Non sarà un pò troppo grande per te?" chiesi scettica.

Lei fece il labbrino cuccioloso.

"Lasciala in pace." mi rimproverò Harry.

Lo avrei ucciso volentieri il quel momento.

"Ti prometto che ti aspetto qui, ok?" disse poi.

Carly annuì tristemente.

Harry rise e si abbassò nuovamente.

"Me lo dai un bacio?" gli chiese dolcemente.

MIA SORELLA ARROSSI'.

No, non era possibile una cosa simile.

"Andiamo Harry, non puoi rimorchiare mia sorella, hai due anni." tutti i presenti mi guardarono male.

Harry mi lanciò un'occhiata omicida.

Carly si avvicinò lentamente e diede un piccolo bacio alla guancia di Harry per poi scappare in braccio a mia madre.

"Torneremo presto, ciao piccola." mi salutò mio padre.

Quando mia madre si avvicinò a me, le presi Carly dalle braccia e la strinsi forte a me.

"Ti voglio bene anche se instauri relazioni clandestine con i miei amici, ok?" dissi contro la sua guancia.

Lei annuì pur non avendo capito niente.

"Mi vuoi bene tu?"

"Thi."

"Ciao." dissi tristemente mentre la ridavo a mia madre.

"Ciao." disse salutandomi con la sua manina.





SWAAG.

innanzitutto, so che avevo detto che Carly aveva cinque anni e so che a cinque anni i bambini non parlano così.

perciò, Carly ha due anni, right? è più dolce se parla così ok, la smetto.

non è per farmi fare complimenti, ma neanche questo è uno dei miei capitoli preferiti, non mi fa impazzire. però, sono fiera di quelli che ho scritto dopo, non vedo l'ora di farvi leggere il 14 hsgjgbjkbnjk

GRAZIE A TUTTE, DAVVERO GRAZIE MILLE, SIETE STUPENDE, TUTTE.

un bacio,

Michi x


 

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Capitolo 13
*** «Do you drink beer?» ***


VI PREGO DI RECENSIRE SE LEGGETE,NON VI COSTA NULLA.❤

GRAZIE MILLE A CHI LO FA SEMPRE :)

 

«Do you drink beer?»

 

 

Guardai la macchina dei mie genitori uscire dal cancello della scuola e sparire.

"Sei pietosa." disse Harry.

Mi voltai a guardarlo male.

"Sei gelosa di una bambina di due anni." continuò poi.

"Whoo, aspetta. Io non sono gelosa di te." dissi scuotendo la testa.

Lui alzò le sopracciglia ironico.

"E tu? Lo vuoi un bacio?" disse imitando il modo con cui lo aveva detto a Carly.

"E smettila! E comuqnue, ti ho sentito, eh." dissi sorridendo.

Lui mi guardò confuso.

"Hai detto a mia madre che ha delle figlie simpaticissime." dissi vantandomi.

"Intendevo solo Carly, ma mi sembrava maleducazione escluderti." disse serio.

"Certo, certo." dissi, illudendolo di aver ragione.

"Tu sei solo una ragazzina sbadata che dimentica le sorelle nei bar e che sfracassa i coglioni con le sue domande inutili." disse con il suo solito tono freddo e duro.

Lo guardai tristemente, capendo che tanto lui era così.

Io e lui non avremmo mai potuto avere un rapporto normale.

Si era addolcito perchè c'era mia sorella e la mia famiglia, ma con me sarebbe sempre rimasto il solito stronzo.

Mi guardò serio.

Poi, da non credere, scoppiò a ridere.

"Andiamo Faith, stavo solo scherzando!"

Rimasi completamente scioccata, da quando lui scherzava con me?

Ok, dimenticate quello che ho scritto sopra.

Forse una speranza c'era.

"Non è stato divertente." dissi guardandolo male.

"Si, invece. Dovevi vedere la tua faccia." mi prese in giro.

Scossi la testa e cominciai a camminare.

Entrai dentro e lui mi seguì per tutto il corridoio.

"Ci avevi creduto, eh?" disse fiero del suo scherzo ben riuscito.

"Come potevo non crederci? Se me lo avessi detto due giorni fa, saresti stato serio." spiegai io.

"Davvero? Sono stato così odioso con te?" chiese quasi deluso di se stesso.

"Si, lo sei stato."

"Faith." mi prese per le spalle e mi fermò in mezzo al corridoio, facendomi avvicinare al muro.

"Mi dispiace, non sono abituato a.. tutto questo. Solitamente, l'unica cosa che le ragazze vogliono conoscere di me si trova sotto i vestiti." disse con serietà.

Perfetto, adesso dovevo scusarmi perchè non lo volevo solo scopare? Oh ma andiamo.

"Ti ho detto subito che tu eri diversa e sei stata l'unica persona ad interessarsi a me. Voglio davvero provarci, ma.. dammi del tempo."

Sorrisi.

"Ce l'ho fatta." sussurrai.

Lui fece una faccia confusa.

"Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta, ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!" cominciai a esultare da sola.

"Sta zitta Faith, non urlare!" cercò di tenermi ferma.

"Non puoi capire, finalmente ti ho.. sbloccato. Ti darò tutto il tempo che vuoi, ma promettimi che ti fiderai di me."

Rimase in silenzio.

"Dai, Harry. Puoi fidarti di me." lo incitai.

"Non lo so. Ascolta, io non cambio da un giorno all'altro. Non sei la mia miglior amica tu, ok? Non sono dolce e addomesticato ora." disse ritornando al suo tono spiacevole.

"Già, sei sempre tu."

"Tempo Faith, tempo."

"Tempo." sussurrai fra me e me.

"Faith?" mi chiamò la voce di Louis.

Mi sentii subito in imbarazzo, anche se non stavo facendo niente di male, ma comuqnue ero appoggiata con le spalle al muro e Harry si trovava a pochi centimetri da me.

"Louis."

Poggiando le mani sul petto di Harry e lo spostai.

Vidi lo sguardo di Louis farsi più teso.

"Ehm, non.. non vi ho mai presentati ufficialmente."

Sentii Harry sbuffare, ma poi si avvicinò con me a Louis.

"Louis, lui è Harry e Harry, lui è Louis.. il mio compagno di stanza."

"Si, quello con cui pomiciavi l'altro giorno." disse scontrosamente.

"Collabora." dissi a denti stretti, guardandolo male.

"Piacere." disse poi con un certo sforzo.

"Il piacere è tutto mio." disse Louis alzando la mano per poterla stringere con quella di Harry, il quale sussurrò "certo che è tutto tuo."

Io scossi la testa e feci per allontanarmi, ma quando Harry se ne accorse alzò la mano e strinse quella di Louis.

"Ci vediamo domani." disse poi freddamente mentre se ne andava.

Vidi la figura di Harry sparire e concentrai il mio sguardo su Louis.

"Scusa la domanda, ma che ci facevi attaccata al muro con il suo respiro sulla faccia?" chiese nervosamente.

"Stavamo parlando di una cosa importante." dissi tranquillamente.

"Ah, e cioè delle posizioni in cui avreste potuto.." lo interruppi con una pacca sul braccio.

"Che c'è?" disse massaggiandosi la zona colpita.

"C'è che spari stronzate, non c'è niente fra me e lui."

Si avvicinò pericolosamente a me, tanto che mi venne l'istinto di indietreggiare.

"E tra me e te? C'è qualcosa?"

"Tu vuoi che ci sia qualcosa?" gli chiesi sottovoce.

Annuì.

"E tu?" sussurrò.

Non risposi nemmeno, sorrisi solamente, prima di lasciargli un bacio sulle labbra.

 


 

"Oh Dio, guarda!"

Bloccai Louis tirandolo per un braccio.

Stavamo andando in camera quando in corridoio vidi Niall ed Emma.

Non riuscivo a sentire quello che si dicevano, ma Niall cingeva dolcemente la mano della mia amica.

Entrambi sembravano in imbarazzo.

"Oh Dio, finalmente sono insieme." dissi troppo felice per contenere l'emozione.

"Scusa ma, Ryan?" chiese confuso Louis.

"Oh, quello stronzo.. beh, è finita tra loro." spiegai.

"Niall si merita tutto l'amore di questo mondo." disse Louis.

"Si, lo credo anche io. E anche Emma. Sono perfetti insieme."

"Gli lasciamo un pò di privacy?" disse Louis indietreggiando e tirandomi delicatamente per il braccio.

"Certo, torniamo giù." dissi seguendolo.


 

 

 

"Le vostre pizze sono quasi pronte." ci annunciò Tyler.

"No, sul serio ragazzi. Non sono capace di fare il compito di domani." mi lamentai io.

Matematica, brutta storia.

"Io sono un genio della matematica." disse fiero Niall.

"Ah si? E 243+554 alberi quanto fa?" chiese Louis.

"Ma un bosco, no? Dai, fammi una domanda più difficile." disse il biondo, meritandosi uno scappellotto da Emma, la quale poi scoppiò a ridere.

"Prenderò due e mi manderanno a zappare la terra nel Burundi." dissi lagnandomi.

"Guarda che il Burundi.." iniziò Liam.

"Sta zitto, non è il momento delle tue perle di saggezza Pniam." lo bloccai.

"Come non detto." alzò le mani in segno di arresa.

In quel momento mi voltai e vidi Harry, seduto allo stesso tavolo di sempre, da solo.

Avevo una voglia assurda di chiedergli di unirsi a noi, ma sapevo già la risposta, 'tempo'.

Era peggio delle donne.

Poi, però, non resistetti più.

Se lui non veniva da noi, allora, io sarei andata da lui.

"Ragazzi, vi scoccia se io.. vado un attimo.." mi interruppero.

"Faith, vuoi andare da Harry?" mi chiese, quasi tristemente, Louis.

Dal modo in cui mi guardò, mi resi conto che mi stavo comportando come una stronza.

Per me, Harry non era nient'altro che un amico, o un quasi amico.

Ma Louis non lo sapeva questo.

In teoria io e lui non stavamo insieme, ma comunque c'era qualcosa, e io non volevo rovinarlo.

"Io.. -guardai verso Harry- solo un secondo. E' da solo e.. torno subito." lo guardai dispiaciuta.

Lui mi sorrise.

"Ti aspettiamo qua." disse tranquillamente.

Era meraviglioso.

"Grazie mille, scusate."

Mi alzai in fretta e mi avvicinai alla sua sedia, posizionata in modo che io mi trovassi alle sue spalle.

"Disturbo?" chiesi timidamente.

Lui si voltò con il bicchiere di birra ancora alla bocca, che poi posò lentamente sul tavolo.

Rimase in silenzio a guardarmi, poi fece un cenno con la testa alla sedia di fonte e lui.

Così mi mossi e mi andai a sedere.

"Come va?"

Fu l'unica cosa che mi venne in mente di chiedergli.

Lui rise, visibilmente divertito dal fatto che fossi in imbarazzo e che non sapessi cosa dire.

"Bene, tu?" disse per poi prendere un triangolo di pizza e morderne la punta.

"Bene." mi limitai a dire.

"Ne vuoi.. un pezzo?" mi chiese titubante, riferendosi alla pizza.

"Oh no, ho appena mangiato. Grazie."

Poi spostai il mio sguardo sulla birra, guardandola con disprezzo.

Sorrise.

"Ne bevi?" chiese ironico, immaginando già la risposta.

"Mai assaggiata." confessai.

"Ah no? Devi assaggiarla, è buona."

"No." storsi la bocca.

"Hai paura di non reggere l'alcool?" mi chiese divertito.

"No, è solo che.."

Mi interruppe.

"Ti capisco, infondo sei solo una ragazzina di sedici anni." disse stuzzicandomi.

Lo guardai alzando le sopracciglia.

Poi afferrai il grosso bicchiere, ancora praticamente pieno e inizia a bere, senza neanche prendere fiato.

Sentivo il suo sguardo divertito addosso.

Ma poi, con la coda dell'occhio, vidi una cosa che mi fece prendere un accidente e subito sputai tutta la birra in faccia ad Harry.

Il quale fu completamente bagnato.

"Ma sei impazzita? Non fa così schifo!" disse arrabbiato.

Io non gli diedi peso e mi alzai di scatto.

"Niall!" lo chiamai mentre mi avvicinavo.

Era successo tutto in un secondo.

Ryan gli aveva tirato un cazzotto che lo aveva fatto cadere dalla sedia, adesso si era scagliato su di lui, lo aveva preso per il colletto ed era pronto a colpire un'altra volta.

Gli unici ragazzi seduti con noi quelle sera, erano Liam e Louis ed entrambi si erano appena alzati per soccorrere l'amico.

Il primo però era stato colpito nello stomaco quando aveva provato ad avvicinarsi.

Se c'era una cosa in cui era bravo Ryan, era fare a botte.

Era il doppio dei miei amici.

Emma era rimasta immobile, del tutto scioccata.

Adesso Ryan era a cavalcioni sopra il corpo di Niall, il quale era ancora stordito dal colpo precedente.

"Razza di idiota, che stai facendo?" chiesi furiosa.

Poggiai una mano sulla sua spalla per spingerlo all'indietro, lontano da Niall.

Ma lui mi afferrò violentemente il polso e mi tirò giù, facendomi ripiegare su me stessa, fino a che non fui alla sua stessa altezza.

"Lo so che è tutta colpa tua, sei stata tu a convincerla." mi ringhiò quando fummo faccia a faccia.

"Ma che stai facendo? Non risolverai nulla con la violenza." dissi con voce sofferente, per la presa troppo stretta.

"Mi riprendo la mia felicità." disse divertito, sapendo che quella frase era stata detta per prima da me.

"Ti conviene lasciarla." disse la sua voce alle mie spalle.

Ryan alzò la testa per incontrare lo sguardo severo di Harry.

"Andiamo pivello, potrai anche impietosire le ragazze come Faith, ma con me non ci sperare." disse Ryan divertito.

Harry rise.

"Pivello?" disse poi, alzando un sopracciglio divertito.

Ebbi il tempo di cadere all'indietro quando Harry si scagliò contro il corpo di Ryan.

Cominciò una lotta senza fine.

Emma si era finalmente mossa e aveva portato via Niall.

Liam e Louis erano immobili.

Io, ormai con le lacrime agli occhi, per diversi motivi, cercavo di capire quello che stava succedendo.

Un attimo prima Harry stava sopra Ryan, un secondo dopo la situazione era capovolta.

L'unica cosa certa era che si stavano facendo del male, e nessuno stava facendo niente.

Il terrore mi passò davanti gli occhi quando un pugno di Ryan fece uscire uno schizzo di sangue dalla bocca di Harry.

Mi alzai da terra e corsi da loro.

"Smettetela."

Misi le mani sui loro corpi e cercai di richiamare la loro attenzione.

Ma l'unica cosa che ottenni fu una gomitata nella mandibola.



 

 

SWAAG.

ciao bellissime, allora, comincio col dire che.. NOW I'M A WARRIORRR, I'M STRONGER THAN I'VE EVER BEEEEEEN.

ok, ehm. qualcuna di voi l'ha sentita? ceh.. fatelo. -->

http://www.youtube.com/watch?v=0jO4pB7PZDw

Beh, che altro dire.. Louis è geloso e Ryan ha spaccato la faccia a Niall.

Della serie "la chiamavano vendetta."

Faith si improvvisa eroina e uno dei due la colpisce in faccia.

Non dico altro perchè sto morendo di sonno, perciò good night and massive thank you, siete la dolcezza fatta directioners voi, aw ❤ (mi scuso per eventuali errori, ma mi si incrociano gli occhi, lol.)

Un bacio,

Michi x



 

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Capitolo 14
*** «Are you jealous?» ***


me lo fate fare un record di 15 recensioni, per favore? ❤

è lungo, mettetevi comode.

 


«Are you jealous?»




"Faith?"

Sentii una leggera pressione sul viso.

"Faith?"

Quella voce mi rimbombava nella testa come la bollicina dell'acqua Lete.

C'è nessuno? C'è nessuno?

No bollicina, non c'è un cazzo di nessuno, a parte un mal di testa terrificante.

"Faith, stai bene?"

 

Aprii con fatica gli occhi.

Dovetti sbattere più volte le palpebre per riuscire a mettere a fuoco la figura di Louis, china sul mio corpo.

Credevo di essere stesa a terra, ma sotto il mio sedere c'era qualcosa di morbido.

"Dove sono?" chiesi confusa.

Cercai di alzarmi ma una forte fitta alla testa me lo impedì.

"Faith, stai ferma." mi ordinò Louis.

Poi mi spinse giù le spalle, riportandomi completamente sdraiata.

"Che è successo?" chiesi massaggiandomi la tempia.

"Volevi separare Harry e Ryan, ma per sbaglio sei stata colpita qui." disse accarezzandomi la pelle dal mento fino a sotto l'orecchio.

Quando vide che strizzai gli occhi dal dolore, rimosse in fretta la mano.

"Ti è venuto un brutto livido." disse dispiaciuto.

"E poi, per la botta, sei caduta all'indietro e hai picchiato la testa. Per questo ti fa così male." mi spiegò.

"Ma dove siamo?"

Non ero mai stata li.

"E' l'infermeria della scuola, tieni questo fermo qui." disse porgendomi del ghiaccio che poggiò delicatamente sulla botta che avevo preso in testa.

"Vado a dire alla preside che stai bene. Tranquilla, hanno dato la colpa solo a Ryan." mi posò un bacio sulla fronte e si alzò dal mio letto.

Mi sentivo completamente frastornata, ma a parte il dolore alla testa quando tentavo di alzarmi, stavo bene.

Realizzai che in quella posizione stavo scomoda, allora ruotai la testa alla mia sinistra.

Solo in quel momento notai un secondo letto nella stanza.

Harry era li sdraiato.

Aveva il viso completamente voltato verso la finestra al suo fianco.

Tutto ciò che vedevo io, era un ammasso di ricci disordinati.

Mi chiesi perchè non aveva ancora detto niente.

"Harry." dissi con voce debole, ancora un pò stordita.

Non mi rispose.

Sapevo che non stava dormendo, era eretto sul busto, appoggiato allo schienale del letto.

"Harry?" lo chiamai ancora, senza avere nessuna risposta.

Stavo perdendo la pazienza.

"Potresti rispondere?" chiesi seccata.

Ma dato che non ricevetti nessun segno di vita da parte sua, provai ad alzarmi.

Lui si voltò solo quando sentì il mio grugnito di dolore.

"Non muoverti." mi ordinò severo.

Il suo viso era livido, il labbro spaccato, le mani fasciate.

Lo guardai dispiaciuta, lui non c'entrava niente.

Avevo paura che fosse arrabbiato con me e con Niall per averlo messo in mezzo.

Proprio ora che cominciavamo ad andare d'accordo.

Mi stesi nuovamente.

"Mi dispiace, tu non c'entravi niente. Neanche li consoci." dissi, riferendomi a Niall e Ryan.

"Conosco te." disse freddamente.

Mi sentii sollevata, capendo che dopo tutto, non si era pentito di avermi aiutato.

"Grazie per avermi difesa." dissi spostando lo sguardo sulle mie mani, imbarazzata.

"Nessun vero uomo ha il coraggio di essere violento con una ragazza." disse sotto voce.

"Ma Niall?" chiesi all'improvviso.

Fece solo un gesto con la testa verso di me.

Così mi voltai.

A quel punto vidi l'ultimo dei tre letti presenti in quella stanza.

Stava dormendo, aveva il labbro inferiore gonfissimo.

"Come sta?" chiesi allarmata vedendolo privo di sensi.

"Sta solo dormendo, prima stava mangiando, sta bene."

Strano, pensai. Non mangia mai.

La porta si aprì.

"Faith!"

Emma si catapultò su di me e si sedette sul bordo del letto.

"Non sai quanto mi dispiace, è tutta colpa mia! Non so cosa gli è preso, non avrei dovuto lasciarlo. Scusa."

"Ehi ehi, calmati. Non è assolutamente colpa tua se lui è uno svitato da ricovero. Hai fatto bene a prendere le distanza da lui, è un pazzo." la tranquillizzai.

"Faith, ho paura." disse visibilmente spaventata.

"Amore." mi alzai col busto, ignorando il dolore alla testa, e l'abbracciai.

"Ci sono qui io, ok? Se si azzarda a sfiorarti, giuro che.. gli faccio pentire di essere nato." dissi piena di rabbia.

"E se fa del male a Niall?" chiese disperata.

"Emma, ti giuro che si vi tocca lo ammazzo. Fosse l'ultima cosa che faccio prima di finire in galera a vita."

Sentii uno sbuffo divertito arrivare dalla mia sinistra.

Sia io che Emma ci voltammo verso Harry.

"Cosa ci trovi di tanto divertente?" chiesi seccata da quel suo solito comportamento da sbruffone.

"Niente di che. Solo che in uno scontro tra te e Ryan, non è difficile intuire chi ne uscirebbe illeso e chi finirebbe dritto al cimitero." disse pieno di se.

"Forse, Harry, non sai che per le persone che si ama, si è capaci di fare qualunque cosa." dissi seria.

"Non è con gli abbracci e le carezze che batteresti Ryan."

"Sei veramente un cafone." dissi perdendo al pazienza.

"Sarà, ma almeno sono l'unico che ti ha salvato il culo." disse offeso.

"Ti ho già ringraziato mi pare."

"Ok, ehm." disse Emma in imbarazzo.

"Senti Emma, rilassati. Non arriverebbe a tanto. La sua vendetta l'ha già avuta."

"Speriamo. Io adesso vado a vedere se gli altri hanno finito di parlare con la preside." disse poi uscendo.




"Niall." dissi sorridendo a quei due occhi blu che si erano appena aperti.

"Ehi." disse stiracchiandosi.

"Come ti senti?" gli chiesi.

"Bene, grazie. Mi dispiace che tu sia stata coinvolta, è stata solo colpa mia."

Sorrisi, pensando al fatto che lui ed Emma erano così, si prendevano sempre la colpa di tutto.

"Tranquillo, sono sopravvissuta." dissi scherzando.

La porta si aprì ancora una volta.

"Dov'è la mia povera sorellina?" chiese ironico Nate entrando.

Con la coda dell'occhio, vidi Harry alzare gli occhi al cielo.

Era logico che lui non fosse abituato ad avere persone che si preoccupassero per lui.

Alzai la mano e la sventolai giocosamente per farmi notare da mio fratello.

"Come stai, piccola?" chiese baciandomi la guancia.

"Benone."

"Ti giuro che.. se lo trovo in giro, io.." disse pieno di rabbia.

"Ma stai zitto, ti ridurrebbe in cibo per colibrì." dissi prendendolo in giro.

Mi fece la linguaccia.

"Comunque sei una stupida. Che pensavi di fare? Sei talmente muscolosa che ti avrebbe distrutto solo con lo sguardo." disse tornando ad essere il solito fratello rompi balle.

Subito dopo, vidi la stanza riempirsi di gente.

C'erano tutti.

"NIALL, FAITH. HO SAPUTO SOLO ORA!" sentii urlare dal corridoio.

Zayn si catapultò nella stanza.

"Sei tutta intera?" chiese ridendo.

"Mh.. a dir la verità, credo mi manchi un occhio, controlla bene." dissi ironica.

"Aspetta eh." si avvicinò.

Quando la sua faccia fu a pochi centimetri dalla mia, mi schioccò un bacio sulla fronte.

"Sei bellissima." disse poi sorridendomi.

"Aw." lo tirai per la maglietta e lo abbracciai.

Per fortuna non vidi le facce disgustate che fece Harry.

Passavo poco tempo con Zayn, avevo instaurato un rapporto con lui solo perchè era il mio vicino di banco.

Una cosa era certa, speravo davvero che la nostra amicizia si sarebbe intensificata col tempo.

"Passerete la notte qui. Domani mattina credo che possiate uscire." spiegò Liam.

Vidi Harry alzarsi lentamente dal letto e poi dirigersi barcollante verso la porta.

Emma, con mia enorme sorpresa, gli si piazzò davanti.

"Dove credi di andare tu?" gli chiese severa.

Harry ne rimase stupito quanto me.

"In camera mia." disse poi scansandola.

Lei lo fermò saldamente per un braccio.

Harry si voltò a guardare schifato la sua mano stretta attorno al suo polso.

"L'ha detto la preside e dal momento che con lei non hai una bellissima reputazione, tu adesso torni a letto."

Seguirono alcuni secondi di silenzio.

Io credevo che Emma avesse quasi paura di Harry, probabilmente mi sbagliavo.

"Non mi faccio comandare da una ragazzina." si liberò della sua presa.

"Ascoltami bene Harry." dissi alzando la voce quando lui riprese a camminare verso l'uscita.

Si voltò.

"Non me ne frega un cazzo del tuo orgoglio maschile. Sei pieno di lividi. La preside ha detto che qui devi stare e qui starai."

Mi guardò divertito, sapendo che avrebbe fatto esattamente il contrario.

"Se varchi quella porta.. io giuro che non ti parlerò mai più." dissi io arrabbiata, sapendo di risultare ridicola, con le mie minacce da prima elementare.

"Hai due anni?" chiese arrabbiato, ma allo stesso tempo leggermente divertito per il mio squallido tentativo di corromperlo.

"Sentite ragazzi, si sta facendo davvero tardi. Noi andiamo a letto." disse Amber.

Man a mano uscirono tutti.

Rimasero lui e Louis.

Quest'ultimo si avvicinò a me.

"Se hai bisogno chiamami, tengo il telefono acceso." mi disse, prima di lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.

Poi con mio grande disappunto, uscì.

Volevo passare del tempo con lui, ma a differenza mia, il giorno dopo sarebbe andato a scuola e cominciava davvero ad essere tardi.

Harry non si era più mosso, era vicino alla porta che mi fissava serio.

"Per favore, va a sdraiarti." gli chiesi quasi implorante.

"Sto bene." disse a denti stretti.

"Io no. Non voglio rimanere sola. Niall già dorme ed ha un sonno talmente pesante che non lo svegliano neanche le cannonate." dissi seria.

"Hai bisogno di me?"

"Si." mentii.

Non avevo davvero bisogno di lui, stavo bene, non avevo paura di sentirmi male durante la notte, avevo solo un paio di lividi, tutto qui.

Cercavo solo di fargli fare la cosa giusta.

Lo vidi posare la giacca sulla sedia e riavvicinarsi lentamente verso il letto.

Spensi la luce, approfittando della vicinanza dell'interruttore al mio letto.




"Faith, shh. Che urli? Faith."

Mi sentii scuotere.

Spalancai gli occhi, era tutto buio e qualcuno mi stava bloccando le braccia.

Tirai un urlo di paura, ma la mia bocca venne subito tappata da una grossa mano.

"Shh! Sono io, stupida."

Riconobbi la voce roca di Harry e tirai un sospiro di sollievo.

"Ma che è successo?" chiesi con il fiatone, e non sapevo neanche perchè lo avevo.

"Hai fatto un incubo, hai cominciato ad urlare e mi hai svegliato."

"Oh Dio, scusa." dissi strofinando gli occhi.

"Accendi la luce?" chiesi poi.

"Non posso, il tuo amico sta dormendo."

Subito dopo vidi una luce abbagliante provenire dal suo telefono, mi illuminò il viso.

Solo allora vidi che non indossava la maglietta.

Più che per gli addominali, rimasi sorpresa dai tatuaggi che li ricoprivano.

Lui si accorse che stavo fissando il suo petto nudo.

"Dormo male con la maglia." disse.

"Anche con i jeans, ma ho pensato fosse meglio tenerli." continuò poi.

Lo guardai negli occhi.

Quegli occhi verdi che non mi mettevano più paura, anzi, mi trasmettevano quasi sicurezza.

"Ho sognato Ryan." dissi sottovoce, ripensando all'incubo.

Ed era ridicolo.

Ero certa che non avrebbe alzato più un dito.

Si, è vero, la sera prima aveva perso la testa. Ma non era mai stato un tipo violento, era solo sconvolto dalla rottura con Emma.

Infondo stavano insieme da qualche anno.

"Faith, sta tranquilla. Dormi." disse tornando al suo letto.

"Io sto anche tranquilla, ma.. guarda tu che ha combinato al mio viso." dissi ripensando al livido.

Sentii le coperte di Harry muoversi, e dopo poco lo vidi di nuovo in piedi al mio fianco, sempre con la luce del telefono accesa.

"E' per questo che sono arrabbiato." disse freddamente.

Non potei fare a meno di pensare che lui in realtà era arrabbiato la maggior parte del tempo.

"Per cosa?" chiesi io non capendo cosa intendesse.

"Non te lo ha fatto Ryan."

Lo guardai ancora più confusa.

Anche se poi capii che si riferiva al livido.

"Sono stato io." disse.

"Oh."

Ci rimasi davvero male.

Per tutto il tempo avevo maledetto mentalmente Ryan di avermi colpito, anche se per sbaglio, e adesso scoprivo che era stato Harry a farlo.

"E' stata colpa mia, non dovevo avvicinarmi a voi. Non l'hai fatto a posta." dissi con un filo di voce, cercando di rimediare.

"Mi hai appena detto di guadare come aveva combinato il tuo viso, ma sono stato io a combinartelo così e mi sento uno schifo." disse severo.

"Harry non sono arrabbiata con te." dissi sinceramente.

Sapevo benissimo che era stato un incidente.

"Ma io si, io sono arrabbiato con me." disse.

"V-vieni qui?" gli chiesi incerta, toccando le lenzuola al mio fianco.

All'inizio mi guardò sorpreso, poi lentamente si sedette sul mio materasso.

Mi alzai a sedere e poggiai la schiena alla spalliera del letto.

"Tutta questa storia è interamente colpa di Ryan. Io temo solo un po' che lui possa rifare una cosa del genere, ma non ho paura di te." riuscii a dire.

"Dovresti." disse guardandomi dritto negli occhi.

Scossi la testa.

"No. Io mi fido di te."

Vidi i suoi occhi illuminarsi a quelle parole.

Sapeva bene di non essere una persona affidabile.

Nessuno si era mai fidato di lui.

Io si.

Cercò di ricomporsi.

"Ti fa tanto male?" chiese, riferendosi alla botta presa.

Capii che era un tentativo di abbandonare il discorso e lo assecondai.

"No." scossi la testa.

"Buonanotte, Faith." si alzò e tornò nel suo letto.

"Notte."




La luce che filtrava dalla finestra era seriamente insopportabile, fui costretta ad aprire gli occhi.

Ero voltata su un fianco e la prima cosa che vidi fu Niall.

"Ehi dormigliona!" disse sorridente.

"Buongiorno." dissi sbadigliando.

"Sei dolorante?" chiese scherzando.

"No, sto bene. Piuttosto, tu come ti senti?" chiesi preoccupata.

"Mai stato meglio."

Nessuno avrebbe mai potuto togliere il sorriso dalla sua faccia.

Appena mi ricordai, mi voltai verso il letto di Harry.

Lo trovai vuoto.

Stavo per chiedere a Niall dove fosse, ma la porta si aprì e lo vidi entrare.

Si era rivestito, aveva i jeans e la stessa maglietta nera della sera prima.

In mano aveva un vassoio pieno di roba.

"Si mangia!" esultò il biondo al mio fianco.

Harry sorrise.

Io lo fissavo confusa.

Si mise tra il mio letto e quello di Horan e posò il vassoio sul comodino.

"Al distributore c'era solo questo." disse Harry tirando a Niall un Kinder Bueno.

"E' perfetto, grazie mille." rispose il biondo.

"Come stai?" mi chiese poi, sedendosi sul mio letto.

Io continuavo a fissarlo disorientata.

Era appena stato gentile con Niall o avevo avuto un'allucinazione?

"Ehm, bene."

Mi alzai sul busto.

"Se vuoi mangiare qualcosa, li c'è un pò di roba." disse indicando il vassoio.

"Si.. me ne ero accorta."

Presi una barretta al.. non so cosa.

"Harry?" lo chiamai.

"Si?" chiese tranquillamente.

"Ti ha picchiato troppo forte Ryan?" chiesi io, troppo sorpresa dal suo comportamento.

"No, perchè?" chiese confuso.

"Non sei acido." dissi dando un morso a quella.. cosa.

Che poi faceva a dir poco schifo. Sembrava di masticare un pneumatico.

"Scusa?" chiese divertito.

"I tuoi sbalzi d'umore sono peggio di quelli di una donna in menopausa." dissi io confusa.

Rise.

La porta si aprì un'altra volta e adesso entrarono i miei amici.

Emma corse subito da Niall.

Vidi Louis guardare poco convinto Harry, seduto sul mio letto.

"Pensavamo di venirvi a salutare, prima di andare a scuola." disse poi Liam.

"Noi non andiamo, vero?" chiesi speranzosa.

"Certo che no." disse Amber.

"Ehi." mi disse Louis, venendo al mio fianco.

Ma non poteva avvicinarsi, le gambe di Harry glielo impedivano.

Gli lanciai un'occhiata che lui ignorò.

"Come va?" mi chiese poi, leggermente in imbarazzo.

"Bene, grazie." dissi sorridente.

Alla fine, stavo bene davvero.

Non ero la tipica ragazza che, per un livido, si sentiva sul punto di morire.

"Mh, allora.. io vado a scuola." disse, poco convinto.

Harry non dava nessun cenno di volersi alzare, anzi continuava a fissare me e Louis, stranamente sorridente.

"Bene, allora vado." disse sorridendo imbarazzato e allontanandosi.

"Aspetta." riuscii ad afferrargli una mano.

Poi lo tirai verso di me e lui, capendo le mie intenzioni, si abbassò a baciarmi.

"Ci vediamo dopo." gli sorrisi.

"A dopo." disse felice.

Poi uscirono tutti.

"Faith?" mi chiamò Niall.

"Si?"

"Per quanto ancora, tu e Louis, avete intenzione di non dirci che state insieme?" chiese.

"Non stiamo insieme." mi difesi subito.

"Ah no? Guarda che vi ho visti."

"Era solo un bacio, noi non stiamo ufficialmente insieme." dissi amareggiata.

Si, perchè io non avevo idea di quello che stava succedendo.

Sapevo solo che ci scambiavamo baci.

Per me erano importanti, per lui?

"La smetti di guardarmi così?" chiesi poi seccata ad Harry.

Mi guardava stranamente divertito.

"Rilassati." disse lui ridendo.

"Ma che hai oggi? Sei sotto sedativo?"

"Scusa se mi sto sforzando si essere.. normale." disse tornando al suo tono scontroso.

"Non ci sono abituata." dissi solamente.

Niall si alzò.

"Ragazzi, io sto bene. Vado in camera mia. Ciao!" disse poi raggiungendo la porta.

"Oh, ehm, ok. Ciao." lo salutai.




"Non mi serve la babysitter." dissi scocciata.

"Io non la penso così." rise Harry.

Sbuffai.

Infilai la chiave nella toppa della porta ed entrammo.

"Devo cambiarmi immediatamente." dissi io.

Avevo pure dormito con quei vestiti.

Presi un cambio.

Nel frattempo Harry si era seduto sul letto di Liam.

Feci l'errore di sfilare la maglietta mentre camminavo verso la porta del bagno.

"Aspetta." disse lui alzandosi e raggiungendomi velocemente.

Io rimisi subito la maglia, non del tutto sfilata dal collo.

Le sue grosse mani ne afferrarono l'orlo e la tirarono di nuovo su, fino a sotto il seno.

Rimasi sorpresa da quel gesto e feci per tirarmi indietro, ma lui fece ruotare il mio bacino tra le sue mani e mi sfiorò il fianco.

"E così non sono l'unico appassionato di tatuaggi." disse sorridendo, per poi toccare delicatamente la piuma celeste e percorrerla con la punta del dito, provocandomi dei brividi.

(ragazze, la foto del tatuaggio ve la metto alla fine del capitolo. scorrete la pagina per vederla ora.)

"A quanto pare." dissi tirandomi giù la maglia imbarazzata.

"Oh, scusa. Non volevo spogliarti, volevo solo.."

"..vedere il tatuaggio." completai la sua frase.

"E' bellissimo." disse mentre tornava a sedersi.

"Si, è.. molto bello." dissi entrando in bagno e chiudendo la porta più imbarazzata che mai.

Feci quel tatuaggio l'anno prima, mi rappresentava.

Ero una ragazza che sognava molto.

Mi vestii, http://www.polyvore.com/cgi/set?id=80407824&.locale=it e tornai in camera.

Lui era sempre li che guardava le sue mani giocare noiosamente tra di loro.

Alzò lo sguardo a me.

"Che facciamo?" chiesi imbarazzata.

Non eravamo mai stati tanto tempo insieme.

Lui non mi rispose.

"Senti, non mi fissare." dissi seccata.

"Perchè ogni volta che ti guardo mi dici di non farlo?" mi chiese divertito.

"Perchè odio quando le persone mi fissano, mi sento osservata e vado nel pallone, non so neanche più quello che faccio."

Rise.

Io mi voltai verso il frigo e dopo averlo aperto, afferrai la bottiglia di succo alla pesca.

"Ma tu bevi solo quello?" chiese scettico.

"Problemi?" dissi prima di attaccarmi a quella bottiglia.

"Non mi piace." disse storcendo la bocca.

"Questo vuol dire più succo per me." dissi alzando le spalle.

"Bene, allora.." si alzò.

"Forse è meglio che io adesso vada. Tanto stai bene." disse, raggiungendo la porta.

Si voltò verso di me, prima di uscire del tutto.

"Ciao Harry."

Accennai un sorriso.

"Ciao."

Uscì.




All'improvviso mi resi conto che quella mattina ci sarebbe dovuto essere il compito di matematica.

Dovevo assolutamente farlo.

Se non lo avessi fatto, me lo avrebbe sicuramente fatto rifare da sola, e non sarebbe stata una buona idea.

Non avrei potuto copiare.

Guardai l'orario.

Mancavano un paio di minuti all'inizio della lezione.

Mi catapultai giù dal letto su cui mi ero stesa a girarmi i pollici e corsi fuori, sbattendo la porta alle mie spalle.

Mi affrettai a scendere le scale e per poco non cascai, cercando di schivare un nerd che con i suoi occhiali stile Harry Potter, con le lenti spesse cinque centimetri, non mi aveva vista e mi era venuto addosso.

Spalancai la porta.

"Obiezione!" urlai con il fiatone.

Tutti i presenti si voltarono a guardarmi.

"Oh, non è qui il prof basso? Quello con una marea di capelli in testa, che sembra essere inciampato su un mocio vileda?" chiesi accorgendomi di aver sbagliato classe.

Continuarono a guardarmi in silenzio.

"Come non detto, continuate pure a guardarvi nelle palle degli occhi e a non dirvi assolutamente niente."
Chiusi la porta.




"La prego, non lo faccia!" urlai aprendo la porta, questa volta della classe giusta.

Il professore, che stava per posare il compito sul banco di un alunno, ritrasse spaventato la mano.

"Si tranquillizzi, non è una bomba." dissi ridendo ed entrando.

"Signorina Cooper, dovrebbe essere in infermeria." mi disse, ancora spaventato dalla mia violenta entrata in scena, il nano.

"Sto benone, mi faccia fare il compito." dissi, sedendomi accanto a Liam.

"Ne è sicura perchè.."

Non sapevo che i nani fossero anche sordi.

"Si, prof sicurissima. S-I-C-U-R-I-S-S-I-M-A come del fatto che anche se indossasse un paio di tacchi, sarei comuqnue più alta io."

"Come scusi?" chiese il professore, abbassandosi gli occhiali sul naso.

"Professore, caro prof. è colpa della botta alla testa." disse Louis prendendo il compito dalle mani del nanetto da giardino e posandolo sul mio banco.

"Avete un'ora a partire da adesso."

"Solo un ora?" chiesi scioccata.

"No, ora 59 minuti." disse scontrosamente.

Ok, Faith. Sei intelligente, ce la puoi fare.

Prima domanda: nome.

Sorrido tra me e me.

E' più facile di quanto pensassi.

Faith Allyson Cooper.

Seconda domanda: data.

Cazzo.

Mi sporgo verso il foglio di Liam.

Il quale mi guarda male.

"Che giorno è?" gli chiesi sotto voce.

Non mi rispose.

Oh, ma che si fotta, però.

La lascio in bianco e vado al primo vero esercizio.

"Data la seguente equazione:

6xy + 2y² = 5a + 7y².

Trovare la x."

Ma che cazzata.

"E' al centro tra il 6 e la y."

Seconda domanda: "Secondo la teoria di Gigino, il quoziente di.."

Non termino neanche di leggere il testo e scrivo, "Mi fido di Gigino."

Ecco l'esercizio più divertente, i vero o falso.

La prima è sempre vera.

V.

Se la prima è vera, la seconda dovrebbe essere falsa, ma c'è il tranello, quindi: V.

Adesso è per forza falsa.

F.

Finisco di esaminare le dieci affermazioni.

Ci sono troppe F.

Decido di toglierne un paio.

"Pss." cerco di attirare l'attenzione di Liam.

So che mi sente, mi sta ignorando.

"Psss."

"Qualche problema signorina Cooper?"

Alzo lo sguardo per guardare il prof. ma poi mi vedo costretta ad abbassarlo data la sua altezza miniaturizzata.

"Chi, io?" chiesi innocentemente.

"No, la penna." disse volendo apparire ironico.

"Ah, ok." dissi procurando una smorfia al professore.

"Tra poco deve consegnare." mi disse poi.

"Lo so, grazie per avermi ricordato che non ho uno straccio di speranza." dissi acidamente, cercando di concentrarmi sul foglio davanti a me.

"Lei è intelligente signorina, ma non si applica." disse infine sospirando.

In quale lingua potevo mandarlo a farsi fottere?

Forse in aramaico antico?

O magari in magrebino.




"Allora, com'è andato?" mi chiese Liam.

Mi voltai a guardarlo stile Samara di The Ring.

"Mi stai prendendo per il culo?" gli chiesi seria.

"Io?"

"No, la penna!" imitai la squallida battuta del nano.

Mi fissò confuso.

"Questa me la lego al dito, sai che faccio schifo a matematica."

"Non potevo rischiare di farmi ritirare il compito!" si lamentò lui.

"Sei un cugino di merda." dissi alla fine.

Lui sorrise divertito.

"Cosa abbiamo adesso?" chiese Amber.

"Biologia." le rispose Niall.

"Oh no. Ci riporta il test che abbiamo fatto la scorsa settimana?" chiesi nel panico.

"Certamente." rispose Chase, seduto davanti a me.

Era un secchione assurdo.

Passava giorno e notte sui libri.

All'improvviso si sporse verso di me e.. SBAAM.

"Ahhh hai chiuso gli occhi!" disse poi divertito.

"Grazie al cazzo, mi hai sbattuto le mani in faccia.. idiota."

Avrà avuto anche voti alti, ma come dico sempre, loro non sono intelligenti, hanno tanta, tanta memoria.

"Buongiorno." disse la professoressa di biologia entrando e sedendosi alla cattedra.

"Prof. per caso ha.." non mi fece finire.

"Si, Cooper. Per tuo immenso dispiacere ho riportato i test."

Immenso.

Perfetto, se mi è andata bene, ho preso 2.



"Signorina Cooper, apra gli occhi." mi ordinò la prof.

"No." dissi, rifiutandomi di vedere un due scritto rosso su bianco sopra il mio compito.

"Se non guarda, le abbasso il voto."

"Ok ok, non importa essere violenti, li apro." mi arresi.

Fui piacevolmente sorpresa di vedere un tre.

Ma poi notai che non c'erano tante correzioni, era almeno da sei quel compito.

"Ma prof. non ho fatto tanti errori." dissi lagnandomi.

"Non è per questo che ha preso tre, signorina Cooper. Ma per il fatto che nella sua verifica di biologia ha disegnato un gattino che suona la chitarra." disse con nonchalance.

"Ma no! Professoressa, quello è uno scoiattolo che gioca a Just Dance!" la corressi io.

"Benissimo, allora disegna pure male. Si tenga il suo tre, e se si lamenta ancora, diventa magicamente un due."

"Wingardium leviosa." dissi sbuffando e sprofondando nella sedia.

"Hai fallito!" mi disse ridendo a crepapelle Chase, puntandomi un dito contro.

"Si, proprio come il preservativo di tuo padre." dissi fulminandolo con lo sguardo.




"Tu adesso vieni con me, non voglio sentire scuse." disse Louis sorridendomi.

Era appena finita la mattinata scolastica, lui mi aveva preso la mano e mi aveva delicatamente portata via.

Intuii che non avremmo pranzato con gli altri.

"Ma dove andiamo?" chiesi poi curiosa.

"Ti piacciono i picnic?" mi chiese sorridente.

"Adoro i picnic." dissi perdendomi nei suoi occhi.

"Anche se sono a base di pizza?"

"Adoro la pizza."

Rise.

Prendemmo le pizze da Tyler e andammo nello spazio esterno della scuola.

Era un po' che ormai camminavamo tra i prati.

Poi si fermò.

"Che ne dici?" disse guardandosi intorno.

"E' perfetto qui." dissi sedendomi sull'erba verde, sapendo già che la tovaglia a scacchi rossi e bianchi come nei cartoni animati, non era prevista.

Ne tanto meno quei graziosi cestini in vimini contenenti delizie assurde.

Ma io mi accontentavo della pizza e dei suoi occhi.

Addentai il primo morso.

"Posso farti una domanda?" mi chiese all'improvviso.

"Me l'hai già fatta." dissi con nonchalance mentre continuavo a mangiare.

"Allora, posso fartene due?"

"Me ne hai già fatte tre."

"E quel'era la terza?" mi chiese spazientito.

"Questa." risposi sorridente.

"Faith, zitta e ascolta." disse in fine ridendo.

"Ok, la smetto." mi arresi.

"Non sono affari miei, lo so benissimo. Ma.. con Harry?" chiese titubante.

"Cosa?"

"Che tipo di rapporto c'è.. tra voi?"

"Noi siamo.. amici, credo."

In effetti non sapevo definire il nostro rapporto, questo anche perchè odiavo etichettare ogni tipo di cosa.

"Credi?"

"Sei geloso?" gli chiesi alzando un sopracciglio.

"No." negò subito.

"Si."

"Ti dico di no."

"E io di si."

"Dovrei esserlo?"

"Non lo so, dovresti?"

"Tu vorresti che io lo fossi?"

"Si." dissi senza neanche pensarci.

Nessuno disse più nulla, ci fu solo un intenso scambio di sguardi.

Ma subito dopo, Louis posò la pizza sul cartone al suo fianco e si avvicinò pericolosamente a me.

Io, che ero seduta, ero adesso con la schiena distesa sull'erba umida e il corpo di Louis era disteso sul mio.

Lui cominciò a baciarmi, come solo lui sapeva fare.

A quel punto non resistetti alla tentazione di affondare le mani tra i suoi capelli.

Dopo qualche minuto si staccò senza fiato da me, ma senza allontanarsi troppo.

"Dovremmo smetterla di avere questi attacchi improvvisi." disse divertito, con il respiro irregolare.

"Ehi, sei tu che mi sei saltato addosso." dissi ironica.

"Lo rifarei mille volte."

Per l'ennesima volta mi persi nei suoi occhi.

Si riabbassò verso di me, questa volta lentamente, lasciandomi solo un bacio dolce.

"Comunque si, sono geloso." disse poi, provocando un sorriso sul mio viso.

"Tu sei mia." aggiunse seriamente.

Tante ragazze, odiavano quella frase. Si sentivano come degli oggetti di proprietà privata.

Ma non io.

A me faceva piacere e dava un senso di sicurezza.

Se ero sua, si sarebbe preso cura di me, no?






Ecco il tatuaggio di Faith:
 

 


SWAAG.

fatemi un applauso perchè questo è lungo. (che poi magari vi siete anche annoiate a leggerlo, ma dettagli.)

allora, non ho molto da dire al riguardo, voglio solo ringraziarvi e farvi notare una cosa: di media ricevo all'incirca 9 recensioni, mentre di visualizzazioni ne ho di media 200 e passa.

voi, si voi 191 persone, vi fa fatica scrivere? AHAHAHAHA no, dai, non voglio obbligarvi, ma insomma.. fa sempre piacere avere dei giudizi, magari scrivo da schifo, faccio un sacco di errori e nessuno me lo dice.

ce la facciamo ad avere almeno 15 recensioni a questo? per favore.

un bacio,

Michi x



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Capitolo 15
*** «Lost in confusion, like an illusion.» ***


«Lost in confusion, like an illusion.»




"Che poi dico io, si può vedere una che va in giro con quei capelli?" disse Amber, elencando l'ennesimo difetto di Danielle.

"Mettiti l'anima in pace Amber." sbuffai.

"No, è inconcepibile." disse la bionda.

"E' inconcepibile il fatto che tu sia gelosa di Liam." dissi poi divertita.

"Che c'entra Liam?" chiese lei, fingendo di cadere dalle nuvole.

"Tranquilla Amber, qui nessuno si è accorto che sei gelosa marcia." disse Emma, con nonchalance.

"Chi, io?" continuò a fare la finta tonta.

"Parlare con te è come cercare un amo in un pagliaio, inutile e deludente." disse Emma.

"Un ago." la corressi.

"Eh?"

"Un ago in pagliaio."

"Si, quello che è. Ma adesso veniamo a te.." mi guardò subdolamente.

"Che vuoi da me?" chiesi nascondendomi dietro il bicchiere di succo alla pesca.

"Tesoro mio.. nostro." iniziò Amber.

"MA SEI IMPAZZITA? Mentre qui ne succedono di tutti i colori, tu di soppiatto te la fai con Louis? Louis Tomlinson? Il pallone gonfiato che ti ha rovinato tutti i compleanni fin dalla nascita? Colui che hai sempre reputato un moscerino sul parabrezza della tua vita? Andiamo Faith, quando pensavi di dircelo?"

"Io, ehm.." stavo per continuare, ma non ci fu niente da fare.

"Dio, ma state così bene insieme! Siete così carini, Niall mi ha detto che vi ha visti mentre vi baciavate, cioè.. aw." disse Emma, fuori di se.

"Beh, grazie. Ma.."

"Ma niente, quando vi sposate?" chiese Amber.

Spero ironicamente.

"Ragazze, calma. Non stiamo neanche insieme." dissi io, zittendole una volta per tutte.

"Ah, no?" chiese dispiaciuta Emma.

"No, noi.. non ne abbiamo mai parlato."

"Ma tu vorresti?" chiese Amber.

"Oh, ma guarda che ora si è fatta! Devo andare, Harry mi sta aspettando, ciao." dissi alzandomi.

"Ma Faith!" mi richiamarono.

"E' stato bello, finché è durato." dissi scappando dai loro sguardi intimidatori.




"Sono in ritardo?" dissi col fiatone, entrando in classe.

"Si, signorina Cooper." mi rispose la preside, seduta alla cattedra.

"Oh, ehm. Buon giorno e.. mi scusi." dissi andandomi a sedere vicino ad Harry, il quale aveva uno sguardo assente e annoiato.

"Stavo giusto dicendo al suo compagno, che volevo solo vedere come stavate. E voglio informarvi del fatto che prenderò seri provvedimenti per Ryan. Adesso vado, mi raccomando, comportatevi bene."

"Arrivederci." dissi, prima che chiudesse la porta.

Poi mi voltai verso Harry.

"Ehi." dissi solamente, per attirare la sua attenzione.

Lui si voltò a guardarmi e dopo pochi secondi riprese a fissare la lavagna vuota di fronte a se, come se io non avessi detto niente.

Mi schiarii la gola.

"Ho detto, ehi." dissi ancora, nel caso non avesse sentito.

"Ti ho sentita." disse freddamente.

Ci risiamo.

"Fammi capire, a meno che mia sorella non si materializzi in questa stanza o che io sia su un letto in infermeria, non ho nessuna speranza di avere una normale conversazione con te, giusto?"

"Giusto." disse, continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a se.

"Fantastico."

Buttai a terra lo zaino, che prima si trovava sul mio banco.

Il rumore fece voltare Harry, il quale prese a fissarmi curioso, mentre io prendevo il mio telefono dalla tasca dei jeans.

Un messaggio ricevuto da poco, mi fece sorridere.



- Volevamo solo informarla, signorina Faith Allyson Cooper Tomlinson, che saremmo piacevolmente sorprese se dopo le sue due ore di detenzione, si unisse a noi per una fuga in centro a Manchester. Che ne dice? Le sue, poco sane di mente, miglior amiche. Ambs and Emms xx -



Adoravo quando si firmavano con le 's', era il mio modo di chiamarle quando avevamo circa quattordici anni.



-Ne sarei onorata :) x-



"Che cos'è quello?" sentii la voce roca di Harry risuonare alla mia sinistra.

Mi voltai confusa.

"Di che parli?" chiesi poi.

"Di quella schifezza immonda che ti è appena uscita dallo zaino." disse, guardando verso il basso.

Mi voltai verso il punto in cui avevo lasciato cadere lo zaino e solo allora mi resi conto che dalla tasca, sbadatamente lasciata aperta, era uscito il pacchetto di sigarette.

Rimasi spiazzata, nessuno lo sapeva.

Questo perchè non ne fumavo tante ed ero brava a nascondere il puzzo di fumo.

"Non è niente." dissi abbassandomi a rimetterlo all'interno della borsa.

"Faith, tu fumi?" chiese severamente.

"No." tagliai corto io.

"Non mentirmi."

"Non sono affari tuoi."

Nonostante non lo stessi guardando dritto negli occhi, percepii uno sguardo offeso.

Dopo di che, si alzò velocemente dalla sedia, raggiunse il mio zaino e dopo aver recuperato il pacchetto, lo volò fuori dalla finestra.

Tutto questo lo fece ad una velocità assurda, non ebbi neanche il tempo di alzarmi, ma quando lo feci, mi avvicinai a lui.

"Ma sei impazzito?" gli chiesi arrabbiata.

"Non sono io quello di sedici anni che già si droga."

"Io non mi drogo! E comunque non permetterti di dirmi quello che devo fare." urlai furiosa.

Non aveva nessun diritto di mettere le mani tra le mie cose e di buttarle fuori dalla finestra.

"Io mi permetto e come, vuoi rovinarti al vita?" pure lui alzò il tono di voce.

"Non è un problema tuo."

Stavo per voltarmi, volevo andarmene.

Ma lui mi afferrò il polso e con poca delicatezza mi tirò più vicina al suo petto.

"Tu hai voluto che diventassimo amici. Cosa fanno gli amici? Si salvano il culo a vicenda, no? E' quello che sto cercando di fare." disse, con pochi centimetri distanza a dividere i nostri visi, mentre mi teneva saldamente, come se si aspettasse una mia improvvisa fuga.

Ero felice di quello che aveva detto.

Aveva detto che era mio amico e che voleva aiutarmi.

Ma forse era vero, ero come drogata.

Non ne fumavo tante di sigarette, ma ne ero comunque schiava.

Anche se da quando ero arrivata al college, erano successe talmente tante cose, che ci avevo pensato poco o niente.

Lo guardai, scura in volto.

"Grazie, ma non ho bisogno che qualcuno mi salvi il culo." dissi liberandomi dalla sua presa.

"Sai? Sono un vero idiota." disse lui guardandomi ridendo, ma poco divertito.

Più che altro, sarcasticamente arrabbiato.

"Un grandissimo idiota." disse infine serio, prima di lasciare la classe a passi svelti.

Riamasi in piedi in mezzo alla stanza, incapace di capire seriamente quello che era appena successo.




"Faith, sei assente."

Mi fece notare Louis.

Eravamo da poco montati sull'autobus che ci avrebbe portati in centro, eravamo tutti insieme.

"Tutto bene?" chiese poi mio fratello.

"Si." riuscii a rispondere poco convinta.

"Non penserai mica di mentire a noi?" chiese divertita Amber.

"Ok, abbiamo capito che ha qualcosa che non va. Ma se dice che va tutto bene, probabilmente non ha nessuna voglia di darci spiegazioni. Quindi, lasciatela in pace." mi difese Emma.

Le lanciai uno sguardo grato per aver messo fine all'interrogatorio che presto sarebbe cominciato.

"Scendiamo qui." disse Liam, avvicinandosi alle porte.

Mi alzai dal mio posto, ero seduta accanto a Louis, eravamo infondo.

Per questo, se ne approfittò, e mi tirò per un polso, rimettendomi seduta.

"Sei arrabbiata con me?" chiese, seriamente preoccupato.

Gli sorrisi, guardandolo profondamente in quegli occhi celesti.

"Sono solo stanca, non preoccuparti."

Ricambiò il sorriso, anche se la poca convinzione era chiara sul suo volto.

"Volete muovervi?" ci richiamò Niall.

Scendemmo, prima che ci venissero a prendere per le orecchie.




"Faith, ma non hai caldo?" mi chiese Amber notando che avevo la sciarpa, nonostante il sole splendesse alto nel cielo.

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"Ehm, no." mentii.

Stavo morendo soffocata.

"Sei tutta rossa. Se ti fa fatica tenerla in mano, la prendo io." continuò la bionda.

"Ma no, non serve.." stavo continuando il mio discorso, quando di sua iniziativa, Amber, mi tolse la sciarpa, tirandola via.

"Oh mio dio, Faith." disse poi scioccata, coprendosi la bocca con la mano.

"Ecco perchè avevo la sciarpa.." dissi abbassando lo sguardo, cercando di evitare il suo.

"Ragazze, vi muovete?" disse Zayn, voltandosi indietro.

Ci eravamo fermate, mentre gli altri erano già a qualche metro da noi.

"Faith, ma che..?" si avvicinò a me.

"Amber, dammi la sciarpa." dissi seria, mentre Zayn cominciava a guardarmi preoccupato.

"No, cara mia. Tu adesso ti fai vedere dai ragazzi."

"No." ringhiai a denti stretti.

Ma poi mi accorsi che era tardi, che loro erano già tornati indietro.

"Ma come cazzo ti sei ridotta?" chiese mio fratello, strabuzzando gli occhi.

Non avevo la minima idea che sarebbe successo, ma il livido che mi si era formato nella zona mento-orecchio, in seguito alla botta che mi aveva dato, per sbaglio, Harry, si era ingigantito ed era viola.

Quando mi svegliai quella mattina e me ne accorsi, pensai bene di nasconderlo con una sciarpa leggera e far finta di niente.

"Ma com'è possibile?" chiese poi Emma.

"Io lo ammazzo Ryan." ringhiò Nate.

"Ah, ma non è stato Ryan." disse a pugni stretti Louis, mentre mi guardava.

"Louis.." lo incitai a non continuare la frase.

"E' stato Harry."

Come non detto.

"Quel figlio di puttana." imprecò Nate.

"Ehi, non ti permettere. Non lo ha fatto a posta, io non dovevo avvicinarmi a loro."

"Tu sei un'incosciente e lui.." non lo feci finire.

"Nate non continuare a parlare, potresti pentirtene."

"Scusa se mi sono azzardato a parlare male del tuo Harry." disse poi, prendendomi in giro.

"Smettila di comportarti così nei suoi confronti." dissi a mio fratello che continuava a giudicarlo.

"Sai che c'è, Faith?"

Mi voltai verso Louis, il quale aveva appena parlato.

"Se Harry ti piace tanto allora, va da lui. E mi raccomando, torna piena di lividi." disse arrabbiato, per poi voltarsi e cominciare a camminare nella direzione opposta.

Rimasi totalmente spiazzata.

Gli altri non dissero niente e non si mossero.

Io provai a chiamarlo, ma non si voltò neanche una volta.

"Dai Louis, vieni qua." urlai quando fu a qualche metro da me.

"Faith, va da lui." mi incitò Niall.

Sospirai e poi cominciai a correre in sua direzione.

Quando lo ebbi vicino, allungai una mano e afferrai il suo polso, costringendolo a voltarsi verso di me.

Lui non si oppose, si voltò e mi guardò in silenzio.

"Ok, ho sbagliato io. Non dovrei preoccuparmi tanto di lui, lo so. Louis.. tu mi piaci, lo sai. Solo tu. Harry non significa niente per me, è solo un amico. Capisco che tu possa essere geloso, ma che vuoi fare? Vietarmi di vederlo?"

Non mi rispose.

"Non smetterò di difenderlo, ma voglio che tu sappia che non significa assolutamente nulla."

"Scusa." disse abbassandolo sguardo.

"Tu.. non sei veramente mia, non posso decidere per te." disse poi amaramente.

"No, ehi.. ascoltami." mi avvicinai a lui e con due dita, gli alzai il mento, facendo incontrare i nostri sguardi.

"E' vero che non puoi decidere per me, ma se lo vuoi, io sono tua."

Mi guardò senza dire niente.

Poi gli scappò un sorriso e si avvicinò velocemente, chiudendo la distanza che ci divideva in un bacio.

Sentii subito i fischi e le urla dei nostri amici che avevano assistito alla scena.

Noi ci voltammo a guardarli divertiti, mentre loro ci imitavano ironicamente.

Gli feci la linguaccia e strinsi la mano di Louis nella mia.




Stavamo tornando a scuola, avevamo appena varcato i cancelli.

Entrammo e i ragazzi iniziarono a salire le scale.

Io mi fermai.

"Passo un minuto al bar, ci vediamo dopo."

Annunciai prima di cambiare corridoio.

"Guarda chi si vede." disse sorridente Tyler, quando mi vide arrivare.

"Ehilà." dissi sedendomi su uno sgabello.

"Oh, ma che.." disse corrugando la fronte.

"Già.. forse non avrei dovuto dilettarmi nel fare l'eroina." dissi ridendo.

Tyler aveva visto tutta la scena, perciò sapeva come mi ero procurata quel livido.

"Deve farti male." disse sorridendomi.

"E' così, ma cerco di non pensarci. Tu come stai?"

"Bene, ho avuto già la mia dose quotidiana di stronzaggine da parte di Harry oggi."

"Che intendi?"

"Le solite cose, le solite battutine e minacce futili. E' la, guarda." disse indicandomi il solito tavolo a cui sedeva sempre.

Tra le mani stringeva una birra.

"Oh.. forse dovrei andargli a parlare. Abbiamo litigato anche noi oggi, tanto per cambiare." dissi tristemente.

"Buona fortuna." disse divertito.

Risi e poi mi avviai al suo tavolo.




"Possiamo parlare?" chiesi sedendomi sulla sedia vuota, di fronte a lui.

Non mi fece finire neanche la frase, che già si era alzato e si era voltato, pronto ad andarsene.

Sbalordita da quella reazione esagerata, mi alzai in fretta.

Misi la mia mano sul suo braccio e cercai di farlo voltare verso di me.

"Ehi." dissi confusa tirandolo.

"Lasciami." disse muovendo il braccio cercando di liberarsi dalla mia piccola mano.

Allora optai per lasciarlo e dopo averlo superato mi posizionai davanti a lui.

"Apetta, che succede?"

E' vero, avevamo litigato, ma quella reazione era davvero eccessiva.

"Succede che è finita. Mi sono stancato di essere il tuo esperimento, ok? Tutto ciò che fai ha l'unico scopo di cambiarmi. Non voglio cambiare, non voglio amici, non voglio te." disse arrabbiato.

Rimasi talmente ferita da quelle parole che non riuscii a fare altro se non rimanere bloccata.

Allora lui mi sorpassò, lasciandomi li.

Ma non poteva sempre finire così. Io in lacrime e lui che scappava, questa volta no.

"Sei uno stronzo." dissi senza pensarci troppo.

Io mi ero dedicata a lui, nonostante sapessi che era un ragazzo particolare.

Gli avevo dato affetto e avevo cercato di capirlo, e lui mi ripagava così?

Io gli davo le spalle, perchè ormai lui mi aveva superata, ma presto sentii la sua presa stringersi intorno al mio braccio e mi fece voltare, con violenza, verso di se.

Fu un gesto talmente rude che con la coda dell'occhio vidi Tyler irrigidirsi e guardarci preoccupato.

Ma non aveva comunque le palle di venire ad affrontarlo.

"Non sono uno stronzo. Sono un'idiota. Un povero idiota che si è fidato di te. Cominciavo a credere che forse potevo concedermi un'amica, una persona speciale con cui condividere le mie cose. Ma tu non sei disposta Faith." disse con rabbia.

"Io non sono disposta? Se non era per me, questa speranza di avere un'amica, non l'avresti mai avuta. Sono io che ho cercato di acquistare la tua fiducia."

"Io non avrò amici, ma almeno so cos'è l'amicizia. Vuoi fare la croce rossina e aiutarmi in tutto, ma se sono io che cerco di aiutarti allora i tuoi problemi non sono affar mio e devo farmi da parte, e così. Vero?"

Capii che si riferiva al fatto che aveva scoperto che fumavo e non volevo aiuti.

"Io.." non sapevo assolutamente che dire.

"Il gioco è finito Faith, spero che tu ti sia divertita."

Lasciò il mio braccio, ormai intorpidito per la stretta e se ne andò a passi svelti.

Se c'era una cosa che non avevo mai fatto, era giocare con lui.




"C'è nessuno?" dissi chiudendomi la porta alle spalle.

"Faith, sono in bagno!" riconobbi la voce di Louis.

Sorrisi.

La sua voce mi metteva di buon umore.

"Gli altri?"

"In giro."

Decisi si sdraiarmi sul mio letto.

Quella giornata era stata stremante.

Ormai avevo fatto l'abitudine ai litigi con Harry, ma temevo anche quello sarebbe stato l'ultimo.

Mi lasciai uscire uno sbuffo dalla bocca e mi passai le mani sul viso.

Poi decisi di non dar a vedere nessun sentimento, anche perchè Louis era uscito dal bagno e mi guardava sorridente.

"Bellissima." mi chiamò.

Sorrisi, arrossendo leggermente.

"Fammi spazio." disse poi avvicinandosi.

Io mi alzai con il busto, ma lui, invece di stendersi al mio fianco, si sedette dietro di me, facendomi accomodare tra le sue gambe.

Appoggiai la testa al suo petto e lui strinse le sue braccia attorno ai miei fianchi.

Poi mi baciò la fronte.

"Ci hanno scoperti." disse ridendo.

"A proposito.." iniziai io.

"Cos'è che hanno scoperto? Precisamente." continuai incerta.

"Che intendi?"

"Hanno coperto che noi.. cosa?"

"Che noi.. siamo.. che, insomma, che ci piacciamo?"

"Ah, ok." dissi quasi sotto voce.

Cosa mi aspettavo infondo?

"Altrimenti cosa?" chiese.

"No, hai.. ragione tu."

"Dipende da noi." continuò.

"Lo so."

"Tu mi piaci, io ti piaccio. Ci piacciamo." disse divertito.

Già, e cosa fanno due persone che si piacciono?

Louis, sveglia.

Devo mandarti le campane dell'amore?

Un piccione viaggiatore?

Un email?

Forse una colomba della pace, o magari un umpa lumpa.

"Già."

"Mi chiedevo.." iniziò lui, dandomi un lume di speranza.

"Continua." lo incitai.

"Ma secondo te, gli extraterrestri si fanno domande sull'esistenza umana?" disse, con fare di filosofico.

Realizzai che invece di chiedermi se volevo essere la sua ragazza, aveva appena sparato una delle sue solite stronzate.

Mi voltai e lo fissai con compassione, prima di afferrare il cuscino dietro la sua schiena e sbatterglielo in faccia.

"Maledetta!" disse sbattendo le palpebre intontito, mentre io ridevo a crepapelle.

Poi mi spinse indietro, facendomi stendere lungo il letto.

Si abbassò sopra di me, posizionando le gambe aperte, ai lati del mio corpo.

Con una mano, bloccò entrambe le mie, sopra la mia testa.

"Sei in trappola." mi disse divertito.

"Lasciami." dissi ridendo.

Sorrise.

Poi sembrò quasi disorientato.

Perse espressione sul viso.

"Louis?"

"Mh?"

"Che hai?"

"No, stavo solo pensando.." disse scuotendo la testa, cercando di tornare al pianeta Terra.

"A cosa?"

"E' strano.. io.. no, lascia perdere." disse alzandosi dal letto e lasciandomi libera.

Io mi sedetti, incrociando le gambe e lo guardai mentre si avvicinava al frigo.

"Ti va di parlarne?" lo incitai dolcemente.

"Forse è meglio di no." diventò serio.

"Mi preoccupi così." dissi alzandomi e raggiungendolo.

Appoggiai una mano sulla sua schiena china verso il frigo.

"No, niente di grave." disse addolcendo il tono, mentre si voltava con una torta in mano.

"Guarda che ho trovato!" esultò fiero di se, posandola sul tavolo.

"Mh, ma chi l'ha comprata?" chiesi.

"Boh, o Liam o le ragazze."

Si sedette sullo sgabello, attorno alla penisola della cucina.

"Prendo i cucchiaini." dissi io.

"E che te ne fai?" disse, prima di inzuppare il dito nella torta.

Mi avvicina velocemente, e prima che lui riuscisse a portarselo alla bocca, lo feci io.

Presi la sua mano, e mangiai la torta che aveva preso con il dito.

"Ehi, mi hai leccato il dito!" disse ridendo.

"Sono cose che capitano." dissi tranquillamente, sedendomi davanti a lui.

"Ah si?" disse con tono di sfida.

Inzuppò la mano nella torta e me la spiaccicò in faccia, lasciandomi a bocca aperta.

"Sono cose che capitano, Coop." disse poi con nonchalance.

"Brutto.."

Mi alzai e feci la stessa identica cosa, ma mi assicurai di spalmare bene la cioccolata sul suo viso.

"Facciamo schifo." disse poi ridendo.

"Abbastanza.." sorrisi.

Lui, che era ancora seduto, si sporse e dopo aver preso i miei fianchi, mi attirò a se, avvolgendomi le braccia attorno all vita.

Io, essendo in piedi, ero più alta di lui.

Presi il suo viso tra le mani e lo alzai facendo incontrare i nostri occhi.

"Me lo daresti un bacio tortoso?" gli chiesi divertita.

"Tutti quelli che vuoi." mostrò le labbra, piene di cioccolato.

Allora io, dopo aver riso, mi abbassai a baciarle.

Fu divertente, fino a quando i ragazzi non rientrarono.

"Faith, Louis! Era la torta che avevo fatto per Niall!" si lamentò Emma, scatenando una risata generale, mentre lei imprecava arrabbiata.




"Mi dispiace Faith, ma Harry è andato via."

Dovetti chiedere alla preside di ripetermelo, non potevo crederci.

Non si era presentato quel pomeriggio, allora avevo cercato delle spiegazioni.

"Faith?" mi richiamò la preside.

"Non ci credo." dissi scuotendo la testa.

Io dovevo chiarirmi con lui, non poteva finire tutto così.

"No, è impossibile."

"Faith, tornerà." disse la preside sorridente.

"Ma che succede, non capisco." dissi confusa.

"Lui ha solo chiesto qualche giorno. Essendo maggiorenne, può farlo senza il bisogno di chiedere il permesso ai genitori. Ma presto riprenderà gli studi."

Tirai un sospiro di sollievo.

"Capisco, grazie."

Mi voltai e uscii dal suo ufficio.

Non avevo neanche il suo numero, non potevo contattarlo.
 



Non passava giorno in cui non smettessi di fissare quel banco vuoto.

Era passata una settimana, non avevo avuto nessuna notizia di lui.

"Faith?"

Avevo paura che non tornasse più.

"Faith, mi ascolti?"

Louis mi colpì il braccio.

"Mh?" dissi soprappensiero.

"Non mi stavi ascoltando." disse indignato.

"Dov'è lui?" mi chiese Emma.

Eravamo seduti ad un tavolo del bar.

Tornai a fissare il suo solito posto, vuoto da tempo.

"Io non lo so."

"L'hai chiamato?" mi chiese Louis.

"Non ho il suo numero." risposi tristemente.

"Su col morale, domani è Domenica e facciamo tutto quello che vogliamo!" disse entusiasta Amber.

Ma io non l'ascoltai più di tanto.

Se non fosse mai più tornato?

Dal momento che lo avevo conosciuto non avevamo fatto altro che litigare.

Io non lo avevo neanche mai abbracciato.. e forse non lo avrei mai fatto.

"Vuoi andare a dormire?" mi chiese Louis, vedendomi del tutto assente.

"Si, non ce la faccio più." dissi alzandomi.

Se dormivo, non pensavo.

"Ah, ragazzi. Io dormo da Danielle." disse Liam, provocando una smorfia di disapprovazione sul viso di Amber.

La quale, almeno secondo me, era gelosa dei due.

"Buonanotte."

Io e Louis andammo definitivamente in camera.




Uscii dal bagno già col pigiama, Lou era sdraiato a pancia in su, sopra le coperte.

"Faith.. ti va di dormire con me?" disse un pò titubante.

Io lo guardai in silenzio, ferma a metà tra la porta del bagno e i nostri letti.

"S-solo dormire." chiarì subito.

Mi fece sorridere.

"Arrivo."

Mi avvicinai. Louis si alzò e si mise sotto le coperte, lo stesso feci io.

Poi spensi la luce.

Appoggia la testa sulla sua spalla e mi lasciai avvolgere dal suo braccio.

"Mi dispiace che Harry sia sparito, davvero. So che per te è importante, lo capisco."

Apprezzai quelle parole di conforto, sopratutto dette da lui, erano speciali.

"Lui.. è il mio miglior amico." dissi per la prima volta.

E giuro, non era una bugia.

"Lo so Faith, lo so."

Disse accarezzandomi i capelli.

"Non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che fai, Louis." dissi stringendomi a lui.

"Puoi contare su di me, piccola. Per tutto."

Alzai la testa e un pò a tastoni cercai le sue labbra.

Quando le trovai, lasciai su di esse un bacio.

"Buonanotte." mi disse poi.

"Notte." mi sdraiai di nuovo tra le sue braccia.




Era già la seconda volta che bussavano.

Diamine, neanche la domenica potevo dormire.

Louis dormiva, neanche le cannonate lo svegliavano.

Mi alzai e corsi alla porta, aprendola prima che la persona dalla parte opposta, potesse colpirla di nuovo.

Tyler?

"Non ti azzardare a parlare, dimmi solo che ore sono."
Lo fulminai con lo sguardo.

"Ehm, è probabile che siano le sette." disse grattandosi la nuca.

"Tyler, amore mio, lo sai che ti voglio bene, no? Ma spero, sul serio, che tu abbia una buona scusa per avermi svegliata alle sette di domenica mattina, altrimenti giuro che ti rendo sterile a vita."

Sorrisi.

"Beh, non dovrei dirtelo. Ma contro il mio interesse, ti informo che giù alla reception della scuola, è appena entrato Harry con la valigia. Deve firmare dei fogli per rientrare, quindi lo trovi ancora li."

Al nome "Harry" avevo già sgranato gli occhi, quando finì la frase, lasciai la porta aperta e corsi lungo il corridoio.

Era più di una settimana che non vedevo quel ragazzo.

"Faith sei in pigiama!" mi urlò Tyler alle spalle.

Il quale era composto da pantaloncini e canottiera, ma dettagli.

Corsi tutte le scale dei tre piani in calzini.

Andai a sbattere contro tutte le persone che incontrai.

Arrivai al termine delle scale e.. mi bloccai quando lo vidi per mano con una bionda.

Ma lui si voltò.

"Signorina, che fa in pigiama?" mi chiese la custode.

"Io.."

Non riuscii a formulare una frase di senso compiuto.

Harry prese la valigia e trascinandosi dietro la stangona si avvicinò a me, per poter salire le scale.

"Harry.." dissi quando mi superò, ignorandomi totalmente.

"La conosci?" chiese la ragazza, mentre salivano alle mie spalle.

"No." rispose lui serio.

Eh no.

Così no.

Non poteva comportarsi in quel modo.

Mi voltai e presi a salire le scale, dietro di loro.

"Spero che sia una troia e che tu sia un gran cornuto." dissi quando li superai.

Poi a passo svelto me li lasciai alle spalle.

Quando arrivai alla mia camera, la porta era spalancata e Tyler non c'era.

Louis si alzò.

"Ma che succede?" si avvicinò alla porta.

Poi lo vidi fare una faccia strana.

Mi voltai e c'era Harry, al mio fianco la bionda se ne andava con la valigia.

Probabilmente in camera di lui.

"Tu che ci fai qui?" gli chiesi seccata.

"Già, che ci fai qui?" disse Louis, incrociando le braccia.

Harry ci guardò entrambi male.

"Su, sentiamo." dissi impaziente.

"Già, sentiamo." fece eco Louis.

"La domanda vale anche per te Tomlinson." dissi rivolgendomi a Louis.

"La domanda vale anche per...oh." si fermò, accorgendosi che non doveva ripetere.

"Va dentro, per favore."

Louis mi guardò comprensivo, e rientrò accostando la porta alle sue spalle.

"Che vuoi Faith?" mi chiese Harry.

"Che vuoi tu, semmai." dissi.

"Cos'era la scenata che hai fatto di sotto? Cosa vuoi da me?"

"Non è il modo di comportarsi Harry, perchè sei sparito?"

"Affari miei."

"Mi hai trattata.. in un modo pietoso e poi te ne sei andato. Credevo che.. fossimo amici." dissi, impaurita da una sua probabile reazione.

"Amici." disse solamente.

"Sei seria?" mi chiese poi.

"Ti sembra la faccia di una che scherza?" mi indicai.

"Faith, non voglio una cazzo di amica del cuore, capiscilo."

Pugnalate, su pugnalate.

"Il fatto è che io non voglio metterti lo smalto rosa e raccontarti i miei segreti. Voglio solo esserti amica. Ma tu sei troppo ottuso per accettare il fatto che qualcuno che ti voglia bene."

Mi voltai, entrai, afferrai lo zaino e dopo aver preso il pacchetto di sigarette uscii di nuovo.

Lui era ancora li.

"Ma si, va a drogarti." disse furioso.

"Non avrei bisogno di rilassarmi, se tu non mandassi i miei nervi all'inferno." dissi, mentre mi allontanavo a passo svelto.




Scossi la cenere e la guardai mentre il vento se la portava via.

Riportai la sigaretta alle labbra, mentre l'ennesima lacrima scivolava sulla mia guancia, fino a cadere a terra.

Ero seduta sul marciapiede del retro della scuola.

Alzai la testa e presi a fissare il cielo.

Perchè doveva essere così difficile? Non poteva semplicemente comportarsi come una persona normale?

Sentii dei passi, ma non gli diedi peso, fino a quando non si fermarono al mio fianco.

Poi si sedette, scontrandosi appena con il mio corpo.

Strinsi le ginocchia al petto, provocando l'uscita di un'altra lacrima.

"E' bello grosso eh." risuonò la sua voce grave.

Non gli risposi.

"Il livido, intendo."

"..mi dispiace." continuò, sempre riferendosi alla macchia violacea che lui stesso mia aveva procurato.

"Faith."

Mi portai la sigaretta alla bocca, senza ascoltarlo.

Sospirò rumorosamente.

"Non ho mai giocato con te." dissi con voce ferma, lottando per non farla uscire tremolante.

"Io.." iniziò, ma lo interruppi.

"Non sei mai stato un esperimento."

"Lo so."

"Io non volevo cambiarti, volevo solo.. cercare di conoscerti."

"Mi dispiace, per tutto." disse sinceramente.

"Dai, lasciala." disse poi dolcemente, avvicinando la sua mano alla sigaretta.

"No." lo scansai.

"Faith, fallo per me." mi scongiurò.

Potevo ignorarlo? Per lui lo avrei fatto.

Con riluttanza spensi la sigaretta, premendola contro il pavimento.

"Grazie." disse poi.

Il suo braccio si alzò e dopo fu posato attorno alle mie spalle.

Mi strinse a se, costringendo il mio viso ad avvicinarsi al suo petto.

Non avevo mai avuto 'momenti dolci' con lui.

Il suo profumo risalì le mie narici, invadendo il mio cervello.

"Non sei arrabbiato con me?" gli chiesi, riferendomi al fatto che non mi parlava da una settimana.

"Mi hanno insegnato a smettere di litigare ed abbracciare una ragazza, quando si mette a piangere." disse serio.

"Io non voglio niente di eccezionale da te. Solo.. non mi abbandonare." dissi contro la sua maglietta.

Appoggiò il mento sulla mia testa.

"Sono qui." disse accarezzandomi dolcemente la schiena.

Rimanemmo alcuni minuti così.

Cercai di godermi ogni secondo della sua dolcezza, perchè conoscendolo, sarebbe presto tornato ad essere freddo e distaccato.

"Ma chi è quella bionda tinta?" dissi all'improvviso io, facendolo ridere, riferendomi alla ragazza che avevo visto con lui quella mattina.

"E' Jazmin. Ed è bionda naturale." rispose divertito lui.

"Ah.. allora era meglio se si tingeva. Comunque.. è la tua ragazza?"

"Più o meno." disse lui.

Della serie 'ci vado a letto e basta'.

"Con Louis?" mi chiese poi.

Non riuscii a non trattenere un sorriso quando disse il suo nome.

Harry, che ancora mi abbracciava, allentò la stretta per guardarmi in viso, dato che non gli rispondevo.

"Dalla tua faccia direi bene." disse ridendo.

"Si, beh.. sono felice con lui."

"E con me lo sei?" disse serio.

A quel punto fui io a voltarmi per guardarlo in faccia, non capendo cosa intendesse.

"Sei felice quando sei con me?" mi chiese di nuovo.

"Quando non litighiamo si." dissi.

"Quindi mai." disse lui serio.

"Adesso."

Mi sorrise.

"Promettimi.. che cercheremo di non litigare." dissi io.

"Se tu prometti che cercherai di smettere di fumare."

"Promesso." dissi subito.

"Dai, adesso andiamo." si alzò e dopo mi tese la sua mano, che io mi affrettai a stringere.




Aprii la porta di camera.

Louis era seduto sul letto a testa bassa.

"Ehi." mi avvicinai velocemente a lui.

"Tutto bene?" poggiai la mano sulla sua schiena.

Alzò il viso, era troppo serio, non era da lui.

"Dobbiamo parlare."




SWAAG.

davvero non mi voglio dilungare, quindi.. grazie per le non ricevute recensioni sullo scorso capitolo, no, non sono arrivata a 15, ma va beh.

spero che il capitolo vi sia piaciuto, se ci sono errori gravi, sappiate che l'ho scritto nel pieno della notte.

GRAZIE a tutte le persone che seguono questa storia, ❤.

Un bacio,

Michi x



 

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Capitolo 16
*** «Thank you Faith, for everything.» ***


«Thank you Faith, for everything.»




"Dobbiamo parlare." disse Louis, troppo seriamente.

"Dimmi." mi sedetti lentamente di fronte a lui.

"Riguarda noi due." disse.

Mi pietrificai.

Ero riuscita ad essere felice e lui stava per rovinare tutto, me lo sentivo.

"Ricordi che tempo fa stavo per dirti qualcosa.. ma poi non ce l'ho fatta?" mi chiese lui titubante.

"Sinceramente no." dissi io.

"Eravamo sul letto, stavamo giocando e io ad un certo punto mi sono fermato. Il giorno in cui abbiamo distrutto la torta che Emma aveva fatto per Niall." mi spiegò.

"Ah si, ricordo." dissi preoccupata.

"Ecco, volevo dirti una cosa, ma non avevo il coraggio. Probabilmente non lo avrò neanche ora, ma voglio provarci."

"Louis, sto per sentirmi male, se devi darmi una brutta notizia, fallo ora. Velocemente, come la rimozione di un cerotto, non ci girare intorno." lo supplicai.

Prese un grosso respiro.

"Credo di essermi innamorato di te." quelle parole uscirono dalla sua bocca troppo velocemente per permettermi di realizzare quello che aveva realmente detto.

Sgranai gli occhi.

"Ok, forse potevi girarci un pò intorno." dissi scioccata, facendolo ridere.

"Non posso credere di avertelo detto." disse visibilmente sollevato.

"Credimi, neanche io." dissi sempre più sorpresa.

Era davvero successo? Me lo aveva detto? ERA SERIAMENTE INNAMORATO DI UNA COME ME?

"Faith?" mi richiamò.

"Mh?" dissi, in preda ad uno svenimento.

"Non so come sia potuto accadere in così poco tempo, ma è così.. io mi sono innamorato di te."

In quel momento, tutto intorno a me si fermò.

Guardai i suoi occhi celesti e desiderai di potermici tuffare dentro.

Era successo tutto così velocemente. Ma chi ha detto che l'amore ha un tempo prestabilito? Nessuno.

Mi sporsi verso di lui, lo abbracciai, facendolo cadere sul letto di schiena.

"Anche io Louis." dissi poi con gli occhi lucidi dalla felicità.

"Quanta euforia!" disse lui ridendo, e stringendomi a se, avvolgendomi tra le sua braccia.

"Aspetta, devo chiederti l'ultima cosa." disse.

Mi tirai leggermente su, poggiando le mani sul suo petto, per poterlo guardare in viso.

"Vuoi essere la mia ragazza, Coop?" mi chiese sorridente.

I miei occhi si illuminarono e non riuscii a trattenere l'emozione.

Scoppiai a ridere.

Lui ci rimase apparentemente male.

"Non era una battuta." disse serio.

"Si, lo so. E' che.. non riesco davvero a crederci." dissi portandomi una mano alla bocca.

Poi mi sedetti a cavalcioni su di lui, mentre si sollevava appoggiandosi sui gomiti.

"Insomma?" disse ridendo.

"Si."

"Certo."

"Ovvio.

"Ma ti pare che dicevo di no?"

"Certo che si."

"Assolutamente."

"Ma mi pare ovvio."

"Ehi ehi, Faith. Sta un pò zitta." si alzò ridendo e mi diede un bacio, chiudendomi definitivamente la bocca.




"Ricordati che ti odio." dissi a Tyler, prendendo in mano il vassoio.

Quel lunedì fui costretta ad aiutarlo al bar e lui mi mandò a servire il tavolo di Harry e Jazmin, contro la mia volontà.

"Oggi sei troppo felice per odiare qualcuno." disse, prima di farmi l'occhiolino.

Si, lo ero veramente. Ovviamente per Louis.

Sbuffai e poi gli sorrisi.




"Salve, cosa posso fare per lei?" dissi con voce formale, avvicinandomi ad Harry ironicamente.

Lui mi sorrise.

Dio, se amavo il suo sorriso.

"Per voi, vorrai dire." disse la bionda, Jazmin.

"Oh, perdonami cara, non ti avevo notata." dissi senza degnarla di uno sguardo, meritandomi un'occhiataccia da Harry.

"A me porti una birra." disse poi il riccio.

"Strano." dissi, per poi annotarmelo sul blocchetto.

"E poi.." stava per continuare.

"Ahi!" urlò la ragazza.

Entrambi la guardammo.

Si stava massaggiando un dito.

"Mi si è rotta un'unghia." disse poi malinconica.

"Oh, ti si è rotta un'unghia? Ogni giorno, a 46 bambini viene diagnosticato il cancro. Ma mi dispiace per la tua unghia, comunque. Cosa ti posso servire?" dissi con nonchalance.

"Ehm.. dell'acqua, grazie." disse confusa.

"Perfetto." mi voltai e sparii.

"Quanto la odi da uno a dieci?" mi chiese Tyler, mentre passavo.

"Non esiste scala così grande." risi.

"Fammi una birra." gli dissi poi.

"Immediatamente." disse ridendo.

"Io prendo l'acqua per quella."

Entrai dietro nel magazzino e quando uscii, appoggiato allo stipite della porta, c'era Louis che mi guardava con fare attraente.

"Ciao bellissima." disse poi.

"Ehi."

Mi avvicinai e dopo avergli stampato un bacio veloce sulle labbra, uscii, seguita da lui.

"Tieni Faith."

Tyler mi passò il vassoio.

Lo presi e mi avviai al loro tavolo.

"Dopo sei tutta mia?" mi chiese Louis, il quale mi stava pedinando.

"Certamente." risposi sorridendo.

"Ecco qua." posai il vassoio sul tavolo.

"Ciao Louis." disse, STRANAMENTE, Harry.

"Ehm, ciao Harry." disse Louis, sorpreso quanto me.

"Una birra per te e l'acqua per.. lei."

"Jaz, ti piace la birra?" gli chiese Harry.

"Oh si, da impazzire!" rispose lei.

"A me la birra fa schifo." dissi io, che ancora non me ne ero andata.

"L'ultima volta che Harry me l'ha fatta bere, sono finita all'ospedale." continuai.

"In infermeria." mi corresse Harry.

"E non fu colpa della birra." puntualizzò dopo.

"Va beh, dettagli." dissi.

"Puoi andare, Faith." disse poi sorridendomi.

"Ok, ciao Harry e ciao.. Jaz." usai il nomignolo che aveva usato lui, poco prima.




"Vorresti dirmi che.. tu e Louis.." disse Emma sbalordita.

"Si, beh.." dissi finendo la frase in un sorriso che non seppi trattenere.

"Ahh guardala com'è felice!" disse Amber, poi mi abbracciò.

"Si, lo sono davvero." dissi poi.

Qualcuno bussò.

"Si?" disse Emma.

"Amore?" entrò Niall.

"Ciao." disse sorridendo Emma.

"Piccola, verresti con me un secondo?" gli chiese il biondo.

"Certo, scusate ragazze." si alzò.

"Vai pure, piccola." dissi io, ridendo.

Mi fece la linguaccia e uscì.

"Dì un pò, Amber. Ti piace Liam?" gli chiesi sottovoce sghignazzando, quando la porta fu chiusa.

"A me? No, è carino ma.. ok, basta. Non ce la faccio più, MI PIACE LIAM." disse per poi portarsi un cuscino davanti il viso e cercare di soffocarsi.

"Bionda, guarda che Pniam è bello." dissi io.

"Payne, Faith, Payne." mi corresse.

"Si, quello che è. Non ti preoccupare, mi sbarazzo io di Danielle." gli feci l'occhiolino.

Lei rise.

"Secondo me, tu sei un pò gelosa di Harry e Jazmin." dise poi all'improvviso cambiando discorso.

"Amber, vorrei ricordarti che ho un ragazzo."

Faceva un tale effetto dirlo ad alta voce.

Sorrisi da sola.

"No, ma come amico dico." precisò.

"Comunque sia, non mi interessa."

"Si, invece."

"Ok, forse un pò. Ma ho intenzione di comportarmi come se non mi interessasse." dissi infine, sorridendo soddisfatta.

"Come vuoi." Amber decise di darmela vinta, almeno per quella volta.




"Dobbiamo farci togliere questa cazzo di detenzione." disse Harry sbuffando e accasciandosi sul banco per la noia.

"Si, dobbiamo."

Mi venne spontaneo di dirlo, ma in realtà non volevo.

Quelle due ore del pomeriggio, erano nostre. Era il nostro momento.

Potevamo stare insieme senza interruzioni da parte di Jazmin o altre persone.

Potevamo ridere e scherzare senza sosta.

Potevamo litigare, ma eravamo costretti a fare pace perchè nessuno dei due poteva andarsene.

Anche se spesso succedeva che Harry, preso dalla rabbia, se ne andasse via all'improvviso.

Ci saremmo visti lo stesso dopo? Dopo che ci saremmo fatti togliere la punizione, saremmo rimasti amici? o sarebbe sparito?

"Vieni con me." si alzò deciso.

"Dove vai?" gli chiesi senza muovermi dal mio posto.

"Dove andiamo, vorrai dire. Dalla preside, dovrà ascoltarci." disse tutto convinto, recandosi alla porta.

"..ok." mi alzai e lentamente lo seguii.




"Magari non c'è, lascia perdere." dissi, segretamente felice, ad Harry, che continuava a bussare alla porta della presidenza.

"Magari torniamo dopo." si rassegnò.

Trattenni un sorriso, ma la porta si aprì troppo presto.

"Styles, Cooper. Cosa volete di così tanto urgente?" disse, probabilmente infastidita dai frequenti colpi che Harry aveva dato alla sua porta.

"Potremmo parlare, per favore?" chiese Harry, stranamente educato.

La preside sospirò e si fece da parte per farci passare.

Ci sedemmo.

"Ditemi."

"Vede, sono molte settimane che io e Faith ce ne stiamo due ore al giorno in detenzione. Non pensai che sia l'ora di darci un pò di tregua?"

La preside quasi gli rise in faccia.

Questo mi diede la speranza di un secco NO.

"E per quale assurdo motivo, Styles?"

Il volto di Harry si fece serio.

"Per buona condotta." disse poi, fiero di aver trovato una buona motivazione.

"Ma per favore. Vorrei ricordarti che siete scappati dalla finestra."

"E' successo solo una volta, ed era la prima." ci difese.

"E siete stati entrambi coinvolti in una rissa." continuò la preside.

"Non è stata colpa nostra." disse Harry nervoso.

La preside sospirò.

"E va bene.. non dovete più passare i pomeriggi in detenzione, felici?"

Harry scattò in piedi sorridente.

"Certamente, vero Faith?" mi guardarono.

Io rimasi impassibile, seduta e immobile.

Poi riuscii a fingere un sorriso e annuii.

"Grazie, arrivederci." disse Harry, trascinandomi fuori.

"Ce l'abbiamo fatta, adesso vado da Jaz. Ci vediamo." disse felice, allontanandosi da me.

'Ci vediamo' aveva detto.

Tra un'ora? un giorno? una settimana? credetti davvero di averlo perso.

Di aver perso l'unica cosa che ci teneva legati.

Credetti davvero che quello fosse l'inizio della fine.




"Che ci fai tu qui?" disse Louis sorridendomi e venendomi incontro quando mi vide entrare dalla porta della nostra camera.

"Harry ha convinto la preside a toglierci le ore di detenzione, per sempre."

"E non sei felice?" chiese notando la mia espressione poco entusiasta.

"Ma si, certo." mentii.

"Mh, almeno passeremo più tempo insieme." disse sorridendomi.

Possibile che con una frase fosse già riuscito a farmi tornare il sorriso?




Harry's point of view.


Aprii la porta di camera mia.

Jazmin era sdraiata sul letto intenta a leggere una di quelle riviste piene di stronzate riguardanti le persone famose.

"Ehi bellissimo." disse sorridendomi.

"Ciao." dissi, prestandogli poca attenzione.

Sfilai la maglia e raggiunsi il mio armadio, a lato del letto.

"Mh, guarda chi si vede." disse la bionda, senza distogliere lo sguardo dai miei addominali.

Sorrisi, consapevole del fatto che non era in grado di resistermi.

Afferrai dei vestiti puliti e chiusi la porta del bagno alle mie spalle.

Aprii l'acqua e lasciai che i ricci bagnati scivolassero sulla mia fronte, per poi rimandarli indietro con la mano.

Erano passati pochi minuti da quando ero entrato, quando la porta si aprì.

La tenda della doccia venne scostata per mostrarmi il sorriso malizioso sulla faccia di Jaz.

"Hai perso qualcosa?" gli chiesi divertito.

Lei rise, poi si sporse verso di me riuscendo ad intercettare le mie labbra per lasciarci un bacio che di dolce aveva poco.

Fu il suono del mio telefono ad interromperla.

"Va a vedere chi è." le ordinai, cercando di farla allontanare da me.

"Ma come? Adesso?" si lamentò.

"Si, adesso. Magari è importante."

Alzò gli occhi al cielo e uscì dal bagno.

Il telefono smise di suonare e dopo poco spuntò di nuovo la sua chioma bionda.

"Era solo tua madre." disse tornando alla carica verso le mie labbra, ma questa volta la scansai.

"Come solo mia madre?"

Uscii in fretta dalla doccia e afferrando il primo asciugamano, me lo legai in vita.

Non sentivo la mia famiglia da molto tempo, forse troppo.

Mi allontanai da loro quando scoprii che Robin, il mio patrigno, tradiva la mamma.

Cercai in tutti i modi di fargliela pagare, ma lei decise di perdonarlo e io decisi di andarmene, consapevole del fatto che non sarei riuscito a vivere con quel rifiuto umano.

Per i primi tempi mia sorella continuò a chiamarmi, poi ci rinunciò pure lei.

Afferrai il telefono e composi il numero che ormai sapevo a memoria.

"Harry!" la voce disperata che rispose non era quella di mia madre, bensì quella di mia sorella maggiore.

"Gemma." dissi sorpreso di risentire la sua voce dopo tanto tempo.

"Harry, mi dispiace. Avevi ragione tu. Io non volevo che te ne andassi, doveva andarsene lui." stava piangendo.

Era disperata.

"Gemma calmati, non ti capisco se piangi. Che è successo? La mamma sta bene?"

"No, Harry. Sta male. Lui lo ha rifatto, l'ha tradita. E' chiusa in camera, piange e non si è mossa di li per due giorni. Sono preoccupata. Non sapevo chi chiamare, non volevo far agitare i nonni. So che non vieni qua da quasi quattro anni, ma Harry, ho davvero bisogno di te."

Quando finì la frase, infilai la scarpa destra.

Mentre mia sorella mi raccontava, io mi ero già vestivo.

"Sto arrivando."

Attaccai.

"Dove vai?" chiese Jazmin.

"Dalla mia faglia, non so quando torno. Tu fa quello che vuoi." dissi mentre raccoglievo le mie cose.

"Vengo con te." disse lei decisa.

"No, te ne stai qua. Riguarda solo me, vado da solo."

Uscii dalla porta senza lasciarle tempo per rispondere.




Dopo aver informato la preside e firmato i permessi di uscita, mi diressi fuori dall'edificio scolastico.

"Harry!" riconobbi la sua voce, mi voltai.

Faith mi guardò sorridendo e avanzò verso di me.

"Cosa sono quelli? Dove vai?" disse allarmata, appena vide i permessi tra le mie mani.

"Ho avuto un problema devo andare." mi voltai e cominciai a camminare.

"Ehi, ehi. Aspetta." mi bloccò, tirandomi il braccio.

Mi voltai a guardarla scocciato.

Andavo di fretta ed ero pieno di rabbia.

Questa volta nessuno avrebbe parato il culo a quel bastardo, nessuno.

"Tutto bene?"

"No, Faith. E' successo un casino a casa mia, hanno bisogno di me." mi liberai della sua presa e raggiunsi la mia macchina.

Appena misi in moto, si aprì lo sportello al mio fianco.

Faith salì e con fin troppa clama si mise la cintura.

"Che diamine stai facendo?" gli chiesi arrabbiato.

"Vengo con te." disse seria.

Sbuffai e spensi il motore della macchina lasciandomi andare sul sedile.

"Ascoltami Faith, non hai neanche firmato i permessi. Io sono maggiorenne, faccio cioè che voglio. Tu non puoi e in più non ti voglio qua io, torna dentro, dai."

La sua faccia divenne offesa.

"Te lo scordi Harry, sei troppo arrabbiato. Me ne frego della scuola e dei permessi. Io vengo con te. Mi sono rotta di star in pensiero e di non sapere dove sei." disse decisa.

"Al diavolo." dissi riaccendendo la macchina, consapevole del fatto che tanto non l'avrei mai convinta a lasciarmi in pace.

Sorrise soddisfatta.




"Dov'è che andiamo?" chiese dopo circa un quarto d'ora di silenzio.

"Ad Holmes Chapel, è li che sono nato." dissi senza distogliere lo sguardo dalla strada.

"Harry.. ti scoccia dirmi che è successo?" chiese titubante.

Mi voltai a guardarla, ma subito tornai a fissare ciò che avevo davanti.

"Mi passi il telefono, per favore?" gli chiesi cambiando discorso.

Per fortuna, fu comprensiva e non mi chiese altro. Si limitò ad afferrare il telefono sul cruscotto e darmelo.

Composi il numero di Gemma.

"Ehi." rispose, demoralizzata.

"Sto per arrivare, lui dov'è?" gli chiesi.

"Harry, lascia stare. Vieni qui e.." la interruppi.

"Gemma, dimmi subito dov'è." dissi severamente.

Lei sembro pensarci su, poi decise di rispondermi.

"Credo che sia in palestra, ha gli allenamenti a quest'ora."

"Ok, a dopo."

Attaccai.

Faith mi guardava preoccupata, decisi che forse era meglio dargli una spiegazione.

"Il marito di mia madre, il mio patrigno.. l'ha tradita, per la seconda volta. Lei l'ha presa male e mia sorella non sa che fare." gli spiegai velocemente.

"E' per questo che torni a casa? Per aiutare tua madre?" mi chiese.

"Soprattutto per spaccare la faccia a Robin." dissi serio.

Con la coda dell'occhio, vidi i suoi sgranarsi.




Faith's point of view.


Forse non era la cosa giusta da fare. Mollare tutti e tutto per scappare dalla famiglia di Harry.

Non avevo avvertito nessuno, se lo avessero scoperto i miei genitori, sarei stata finita.

Afferrai il telefono e decisi di chiamare Louis.

"Pronto?" mi rispose, con tono allegro, come sempre.

"Ehi, Louis.. è successa una cosa." iniziai.

"Tutto bene? Dove sei?" si allarmò subito.

"Sono in macchina con Harry." dissi.

"Dove andate?"

"Dalla sua famiglia, hanno bisogno di lui e ho deciso di accompagnarlo. E' stata una cosa improvvisa.. scusami se non ti ho avvertito. Nessuno sa niente, potresti coprimi con la scuola?" sapevo di essere sfacciata ed egoista, mi facevo schifo da sola.

"Faith.. ma quanto state via?" mi chiese triste.

"Non so, poco credo."

"..ok, come vuoi." disse avvilito.

"Mi dispiace.. ma era importante." cercai di giustificarmi inutilmente.

"Fa niente." disse.

"Ti amo." dissi, per la prima volta, convinta.

Non potevo vederlo ma un sorriso si creò sicuramente sulle sue labbra.

"Anche io, piccola. Tienimi informato, per favore." disse più allegro di prima.

"Ti chiamo."

"Ciao."

Attaccai.

"Ho sentito bene?" chiese serio Harry.

Pensai che si riferisse al "ti amo" che era uscito dalla mia bocca.

"Io e lui.. stiamo insieme." dissi sorridendo.

"Lo avevo intuito." disse con un sorriso sforzato.

"Tu e Jazmin, invece?"

"Pure." disse fermamente.

"Ok." mi ricomposi e sprofondai la testa nel sedile.




Mi ero addormentata, tipico di me.

Mi svegliai quando Harry prese a parlare da solo.

"Eccolo li quel pezzo di stronzo. Adesso gli faccio vedere cosa succede quando si tradisce la donna più importante della mia vita." urlò, tenendo lo sguardo fisso sull'edificio davanti a noi.

Inchiodò violentemente la macchina e dovette allungare un braccio in mia direzione, per evitare che mi spaccassi la faccia.

"Scusa." disse arrabbiato, per la prima volta non con me.

"Torno subito." disse poi a denti stretti.

Eravamo chiaramente davanti ad una palestra, la lunga vetrata permetteva ai passanti di osservarne l'interno.

Una fila di tapis roulant era in prima vista e Harry ne osservava uno preciso. Doveva essere Robin quello.

"Aspetta, sta calmo." dissi, tirandolo per un braccio.

"Faith, sei qui solo perchè hai insistito. Ma se hai intenzione di ostacolarmi, sappi che ti faccio tornare a casa a piedi."

Era serio e arrabbiato, ma a me fece lo stesso ridere.

"Che vuoi fare? Entrare e riempirlo di botte davanti a tutti?" chiesi ironica.

"Esattamente." disse, quasi divertito.

Poi uscì velocemente e mi chiuse lo sportello in faccia.

Provai a corrergli dietro, ma la cinghia della cintura si era inceppata.

Alzai lo sguardo giusto in tempo per vederlo ridere soddisfatto.

Alzò il braccio e mi fece l'occhiolino, prima di premere il pulsante automatico sulle chiavi della macchina.

Tirai forte la maniglia, ma questa non si aprì.

Mi aveva chiusa dentro.

Alzai di nuovo il viso, decisa a fulminarlo con lo sguardo. Ma la porta della palestra si chiuse presto alle sue spalle.

Entrai nel panico, avevo la sensazione che sarebbe finita male.

Il mio unico vantaggio era quello di riuscire a vedere Harry all'interno, dato che la maggior parte del muro era composto da grosse vetrate.

Lo vidi guardarsi intorno. Un uomo si avvicinò a lui sorridente. Sembravano conoscersi.

Ma Harry aveva furia e non finse neanche di essere felice di rivederlo.

Sapevo che l'ultima volta che lui era stato li, erano stati quattro anni fa. Probabilmente molte persone erano felici di vederlo.

Strinse la mano a quell'uomo e poi si diresse verso i tapis roulant.

Successe tutto più velocemente del previsto.

Harry si posizionò davanti Robin, il quale non sembrava affatto felice di rivederlo.

Poi lo afferrò per il colletto della maglia e lo tirò giù dall'attrezzo.

Le altre persone si fermarono e presero a guardarli.

Notai che però nessuno si mise in mezzo ai due per dividerli.

Harry sferrò quello che sembrava il più pugno più forte che avesse mai dato.

Vedevo le sue labbra muoversi, sicuramente lo stava insultando senza pudore.

Volevo fare qualcosa, volevo assolutamente uscire da quella cazzo di macchina.

Poi mi venne un colpo di genio, premetti il pulsante con su disegnato un lucchetto e un rumore famigliare fece eco nell'automobile.

Pregai in aramaico antico e provai ad aprire la portiera.

"Sono un fottuto genio." mi congratulai con me stessa.

Poi mi alzai in piedi sul sedile e sgusciai fuori dalla presa della cintura ancora inceppata.

Appena fui libera, chiusi lo sportello e corsi verso l'edificio.

Mi feci spazio tra la folla che li circondava e li vidi.

Robin a terra, ridotto veramente male.

Harry gli stava sopra e sembrava non avesse intenzione di fermarsi.

La gente li guardava senza muovere un dito, rimasi stupita.

Mi abbassai verso di loro, consapevole del fatto che l'ultima volta ero finita in infermeria.

Non li toccai.

"Harry, fermati." dissi cercando di calmarlo.

Si fermò, ma rimase fisso con lo sguardo verso l'uomo sotto il suo corpo.

"Torna in macchina, Faith." mi ordinò duramente.

"No, andiamoci insieme."

Harry sembrò rifletterci.

Poi sferrò un altro pugno sul viso di Robin, il quale smise di opporre resistenza e si lasciò cadere all'indietro facendo incontrare la sua schiena con il pavimento.

Io indietreggiai e finii a sedere, essendo prima accucciata sulle mie gambe.

Harry si alzò e lo guardò disprezzante.

"Non avvicinarti mai più a mia madre." disse pieno di rabbia.

Poi mi guardò e mi tese una mano.

"Andiamo." mi disse poi.

Afferrai la sua mano e lasciai che mi tirasse su.

In silenzio uscimmo, sotto lo sguardo accusatorio di tutti.

Durante il viaggio in macchina non spiccicammo parola.




"Dov'è lei?" chiese Harry.

La ragazza di fronte a noi fu sorpresa di vederlo.

"In camera sua." riuscì poi a dire, continuando a squadrarlo dalla testa ai piedi.

Non se lo fece ripetere due volte e salì velocemente le scale.

Io decisi di rimanere li e di lasciargli la sua privacy, ma la situazione si fece imbarazzante.

"Tu.. sei un'amica di Harry?" mi chiese poi titubante, chiudendo la porta alle mie spalle.

"Si. Piacere, Faith." le tesi la mano che lei educatamente strinse sorridendo.

"Io sono Gemma, sua sorella." disse poi.

"Vieni, andiamo a sederci." mi guidò in salotto.

Ci sedemmo e dopo avermi fatto qualche domanda sul fratello che ormai non vedeva da tanto, iniziò a raccontarmi tutto quello che era successo.

Era distrutta e preoccupata per la madre.

"Dimmi la verità Faith, lui è stato da Robin, vero?" mi chiese seria.

Io rimasi in silenzio.

Non volevo mentirle, ma non volevo neanche "tradire" Harry.

"..lo sapevo." trasse da sola le sue conclusioni.

Sentimmo dei passi.

Harry entrò in salotto e rimase, quasi stupito, a fissarci.

"Come sta?" Gemma ruppe il silenzio.

"Potrebbe stare meglio." disse infine arrabbiato, per poi andare in cucina.

"Rimanete qui stanotte?" chiese poi, alzando la voce per farsi sentire dal fratello nell'altra stanza.

"Io si, lei no." rispose.

"Io cosa?" dissi confusa.

Harry tornò da noi in salotto e mi guardò.

"Adesso ti riporto a scuola e poi torno qui."

"No." mi affrettai a dire.

"Si, invece. In questo momento stai violando il regolamento della scuola, ragazzina."

Vidi Gemma guardarlo male.

Solidarietà femminile, mi stava già simpatica.

"Smettila di chiamarmi ragazzina e poi sappi che non m'interessa. Non ti faccio fare duemila viaggi."

"Pensi che io non ce la faccia?" chiese alzando un sopracciglio.

"No, penso che non voglio, punto e basta." dissi stufa.

"Sarà anche una ragazzina ma ci sa fare, fratello." disse Gemma divertita.

Harry sbuffò e io sorrisi compiaciuta.




Mi svegliai nel pieno della notte.

Causa? pipì.

Quella notte dormii nella stanza degli ospiti, era molto accogliente.

Gemma me l'aveva accuratamente ripulita.

Lei non assomigliava ad Harry.

Fisicamente si, ma per il resto, lei era solare, gentile, ospitale, sorridente.. Harry era scontroso, introverso, antipatico e acido.

Aprii la porta di camera e decisi di puntare al piano di sotto, convinta di trovare un bagno.




Sentii dei rumori provenire dalla cucina.

Come primo istinto pensai di correre su e urlare svegliando tutti.

Ma infine optai per affacciarmi silenziosamente nella stanza.

Il frigorifero aperto era l'unica fonte di luce.

Appoggiata ad esso c'era la schiena nuda di Harry.

Tra le gambe aperte teneva una bottiglia di birra e lo sguardo era perso davanti a se.

"Harry." sussurrai.

Alzò di scatto gli occhi incontrando i miei, poi li distolse.

Mi avvicinai lentamente e mi sedetti al suo fianco, sfiorandolo leggermente.

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, poi afferrai la birra dalle sue mani e me la portai alla bocca.

Lui si voltò sorpreso a guardarmi quando senza pudore, la sputai tutta.

"Fa veramente schifo, non ce la posso fare!" dissi schifata, facendolo ridere.

Mi rubò la bottiglia dalle mani e continuò a ridere.

"Ahh.. Faith." disse sospirando.

"Come sta tua madre?" gli chiesi.

"Era più sorpresa di vedermi che del fatto che fosse stata tradita." disse malinconico.

"Dovresti visitarle più volte.. tuo padre?" mi azzardai a chiedere.

"Boh." rispose solamente.



Rimanemmo in silenzio.

Poi lo vidi indicare tutto convinto un'ananas.

"Esci Spongebob, so che sei li dentro." disse serio.

Io lo fissai basita, ma poi non riuscii a trattenere una risata.

Lui subito mi tappò la bocca con la sua mano enorme.

"Shh, dormono." disse bisbigliando.

Ci guardammo negli occhi in silenzio.

"Grazie Faith, per tutto." disse infine.





SWAAG.
Salve, salvino.

Credo di aver fatto più ritardo delle altre volte, ma perdonatemi.

EBBBBBBENE SI, Louis is in love with Faith.

Si sono confessati e fidanzati, yeaaaaaaah *lancia i coriandoli.*

So che molte di voi sono Farry/Haith.. ma devo anche dirvi che la storia non è finita... MUAHAHAHAHAHA.

Chi lo sa.. chi lo sa.

Mi dileguo, adios.

Un bacio,

Michi x

 

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Capitolo 17
*** «I already have a boyfriend.» ***




Buona lettura, fatemi sapere com'è :)

«I already have a boyfriend.»




"Ditemi che state scherzando."

Sentii una voce a pochi passi da me.

"Avete dormito qui?"

Aprii gli occhi e in piedi davanti a me, Gemma mi guardava stupita.

Mi guardai intorno e scoprii di essermi addormentata in cucina.

Precisamente seduta a terra, con le spalle al frigorifero, aperto.

La faccia di Harry era pesantemente poggiata sulla mia spalla e non dava cenni di vita.

"Harry, dai." lo chiamò sua sorella.

Con uno scatto improvviso, alzò il viso.

Io e Gemma ci guardammo e scoppiammo a ridere.

Sulla guancia, precedentemente appoggiata sulla mia spalla, si era formato un cerchio rosso.

Il ragazzo si stiracchiò e poi ci guardò confuso.

"Abbiamo veramente dormito attaccati ad un frigo?" mi chiese.

"A quanto pare." risi.

Gemma mi tese una mano, l'afferrai e mi feci tirare su.

"Vado a vestirmi." annunciai, incamminandomi verso le scale.

"Harry? Harry, sei tu?" sentii una voce provenire dalla stanza di fronte a me.

La porta fu subito aperta, permettendomi di vedere una donna.

Era alta, mora, occhi chiari.. la fotocopia di Harry.

Era sua madre, per forza.

I dubbi sparirono quando mi sorrise, erano identici.

"Tu sei Faith." mi disse sicura di se.

"Eh, si. Piacere, sono un'amica di Harry." le tesi la mano.

Le la guardò, poi ignorandola allungò le braccia per avvolgermele attorno al collo.

"Io sono la mamma di Harry, mi chiamo Anne. Benvenuta in casa nostra. Sei una bellissima ragazza, sai?" disse euforica.

Per essere una donna molto ferita e delusa, era davvero solare.

"Ehi, Faith.. mamma." Harry si fermò in cima alle scale e guardò sorpreso il nostro abbraccio.

"Sei uscita." disse poi.

"Si, ho deciso che non vale la pena stare male. Quello che dovrebbe piangere sarebbe lui, infondo è lui che ci ha perso, no?" fece l'occhiolino al figlio.

In effetti era una bellissima donna, fossi stata in Robin non l'avrei mai tradita, neanche in sogno.

"Beh, ma è fantastico. Mi fa piacere."

Vidi uno dei rari veri sorrisi, sulla faccia di Harry.

"Faith, forse noi dovremmo tornare a scuola." disse poi.

"Oh si, non preoccupatevi per me. Sto bene." disse Anne sinceramente.

"Ok, prendi le tue cose?" mi guardò Harry.

Annuii e entrai in camera.

Rifeci il letto e mi vestii.

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=80401651.




"Ci fermiamo un secondo. Devo fare colazione." disse Harry accostando a macchina.

Poi scendemmo ed entrammo in una caffetteria li vicina.

Ci avvicinammo al bancone.

Harry ordinò un caffè e una pasta, se non ricordo male con la crema.

Poi mi guardò.

"Tu cosa vuoi?" mi chiese.

"Vorrei ricordarti che sono salita in macchina tua ed era già tanto se in tasca avevo il telefono. Non ho soldi con me."

Lui mi sorrise.

"Quanto sei scema Faith, ci sono io."

"Ma no, dai.." mi interruppe.

"Un succo alla pesca." chiese al barista.

Sorrisi.

Si era ricordato.

Lo guardai prendere il suo caffè.

"Ti aspetto al tavolo." disse.

Subito dopo n bicchiere stretto e lungo venne posato sul bancone.

"Grazie." dissi, prima di prenderlo e seguire Harry.

"Sei di buon umore." gli feci notare soddisfatta, era una cosa che ormai succedeva raramente.

"Sono felice che mia madre stia bene e di aver sistemato Robin." diss fiero di se.

Invece la mia espressione si incupì, in seguito al ricordo delle immagini della sera prima.

"Ti avevo detto di stare in macchina, comuqnue." disse poi.

"Comunque non credo che la violenza sia la soluzione."

"Non era una soluzione, era una vendetta."

"Harry, non condivido. Mi dispiace." mi rassegnai.

"Lo so e non mi importa."

"Ok." dissi leggermente offesa.

"Nessuno tocca mia madre senza pagarne le conseguenze."




"Mia madre, cosa?" urlai al telefono.

"E' qui e c'è anche tuo padre!" disse Louis.

"Dimmi che scherzi." cominciai a sentirmi male.

"Assolutamente no, sono venuti a trovarvi. Che mi invento? Non ci sei, come glielo spiego?" entrò nel panico.

"Ma sono venuti poco tempo fa. Che vogliono dalla mia vita quelle persone?" dissi esasperata.

Harry si voltò verso di me, distogliendo lo sguardo dalla strada per un attimo.

"Noi siamo partiti ora. Intrattienili fino a quando non arrivo."

"Faith, se tuo fratello scopre che sei con Harry, ti fa la spia. Sai che non vuole."

"Me ne sbatto di mio fratello, tu non dirgli niente!" mi raccomandai.

"Ok, ma sbrigati." mi attaccò.

"Che succede?" mi chiese preoccupato Harry.

"I miei genitori sono al college.. io no. Ecco cosa succede."

"Manca ancora un pò di strada, Faith." mi avvisò.

"Amen." dissi.

"Ti avevo detto di non venire." si arrabbiò.

"Scusa se volevo aiutarti."

"Aiutarmi? Perchè, cosa hai fatto per aiutarmi?" chiese.

In effetti non avevo fatto niente se non stare li, sorridere ed annuire.

"Sei ingiusto." mi difesi.

"Certo, come no."

Sbuffai.




"Abbassati, cogliona!" mi disse Harry, prima di spingermi a terra.

"Ma sei diventato matto?"

"E tu cieca? Non vedi che la tua famiglia e Louis sono li?" mi indicò il gruppo di persone all'entrata del college.

"Cazzo." dissi molto finemente.

"Non possiamo passare di li, ci chiederebbero dov'eravamo."

"Alternative?

"Dammi la mano." disse sottovoce.

Alzai la mia mano e andai in cerca della sua.

Una vota trovata, la strinsi.

Aveva una mano enorme.

Indietreggiò lentamente e quando fummo fuori dalla loro vista, corse verso il retro della scuola.

"Sei un genio. Ma non vedi che qua il muro è peggio della muraglia cinese?" disse riferendomi alla recinzione del college.

"Sta zitta una volta nella tua vita."

Sbuffai rumorosamente.

"Monta qua." mi ordinò.

In un punto, attaccata al muro, c'era una specie di panchina.

Salimmo entrambi.

Harry mise le mani in stile "vaschetta".

"Metti il piede qui."

Poggiai il piede sulle sue mani e arreggendomi ad una sua spalla, mi feci leva.

Raggiunsi la cima del muro, mi ci aggrappai con le mani e scavalcai.

L'atterraggio fu drastico.

"Credo di essermi rotta qualcosa." dissi trattenendo un urlo di dolore.

Lo sentii ridere e poi, dopo un salto perfetto, lo vidi in piedi al mio fianco.

"Non sei per niente agile, Faith." disse ridendo, mentre si allontanava.

"Ah, te ne sei accorto?" chiesi ironicamente.

Poi riuscii ad alzarmi e lo seguii.




"Mamma, papà, Carly!" urlai, forse troppo entusiasta.

"Harry!" urlò mia sorella, dimenandosi per scendere dalle braccia di mia madre, la quale la fece scendere.

Harry si accucciò e l'accolse in un abbraccio quando gli corse incontro.

"Principessa!" gli disse dopo.

"No, ma.. ciao Carly." dissi ironica.

Non mi aveva miniante calcolato la piccoletta.

Allora abbracciai i miei genitori.

"Dov'eri?" mi chiese Nate.

"A fare un giro."

"Si, ma dove?"

"Qui intorno."

"Con chi?" continuò.

"Mamma, lo fermi tu o ci deve pensare il mio piede?" dissi minacciando di prenderlo a calci.

"Buoni, non litigate." disse sorridente.

"Ehi." mi voltai e Louis mi apparse alle spalle, con un grosso sorriso.

"Louis!" istintivamente lo abbracciai, forse con troppa euforia.

"Ma non siete compagni di stanza?" chiese mio padre.

"Si." dissi staccandomi da lui e voltandomi.

"E da quanto non vi vedevate?" rise poi.

"Già, da quanto non vi vedevate piccioncini?" chiese mio fratello.

Perchè non ho due sorelle?

"Ahia! Ma sei pazza o cosa?" urlò mio fratello, dopo che ebbe ricevuto un calcio nello stinco.

"Faith, chiedigli scusa! Non avete più tre anni." mi rimproverò mamma.

"Si, hai ragione. Scusami fratellino, mi dispiace tanto, tanto."

"Va al diavolo, Faith." sussurrò per non farsi sentire dagli altri.

"Accompagnami, ti prego." dissi in modo teatrale.

"Dov'è sparita Carly?" chiese mio padre.

"L'ha rapita Harry." dissi tranquillamente.

"Faith, dannazione. Non voglio che la mia unica sorella normale, stia con quel tipo." disse arrabbiato Nate.

"Perchè, scusa? Carly adora l'amico di tua sorella." disse mia madre.

"E' mia sorella cazzo." disse infuriato, poi si avviò velocemente verso i due, che stavano giocando a qualche entro da noi.

"Cosa credi di fare?" strinsi la mia mano attorno al suo braccio.

"Mi vado a riprendere Carly."

"Smettila Nate, tu non sei dolce con nostra sorella, neanche la metà di quanto lo è Harry."

Mi guardò male.

"Andiamo ragazzi, non siate gelosi ora. Faith, valla a recuperare. In ogni caso, stavamo andando via." disse la mamma.

Mollai il braccio di Nate e li raggiunsi.

Harry era seduto sul muretto del prato e Carly, seduta in braccio a lui, parlava come una radio, senza sosta.

"Ehi." mi sedetti al suo fianco.

"Faith!" mi fece un grosso sorriso.

"Ti sei ricordata di avere una sorella, fantastico!" dissi ironica.

"Tu le vuoi bene, vero?" chiese Harry alla piccola.

"Thi."

Risi.

"Harry, i miei devono andare."

"Di già?" sembrò sinceramente dispiaciuto.

"Si.

"Capisco, andiamo."

Prese in collo Carly.

"Ecco qua." disse poi passandola a mia madre.

"Harry, l'ha stregata." risse poi lei.

"Speriamo che non abbia stregato anche Faith." disse mio padre ridendo.

Con la coda dell'occhio vidi Louis irrigidirsi e distogliere lo sguardo.

Harry rimase un pò perplesso.

"Papà, io ho già un ragazzo."

Lo dissi davvero?

Mi guardarono tutti sorpresi.

"Si?" chiese mia madre scioccata.

"Si, Louis." sorrisi in sua direzione.

Vidi la felicità dipingersi sul suo viso.

Sapevo che per lui significava molto il fatto che lo avessi detto ai miei genitori, per questo riuscii a trovare il coraggio.

"Lo sapevo! E' da quando che siete piccoli che penso che siate una bellissima coppia. Sono felicissima, Johannah lo sa?" chiese mia madre, riferendosi a quella di Louis.

"Lo saprà presto." disse lui, guardandomi.







SWAAG.

Ma non sono dolciosi? aw.

Ad ogni capitolo devo scusarmi per il ritardo, ma ormai mi conoscete.

Non vedo l'ora che sia estate, vi metto un capitolo ogni giorno! oh.

So che ci sono molte fans di Haith/Farry e beh, chissà... magari vi accontento.

O magari no.

Non vi resta che seguire la storia e magari lasciare una recensione, per favore.

L'ultimo capitolo ne ha avute davvero poche.

Sinceramente ci sono rimasta male, ma va beh.

GRAZIE davvero di cuore a tutte quante. ❤

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 18
*** «You're beautiful.» ***




mi scuso, ma fa decisamente pena.

 


 

«You're beautiful.»



 

"No, dove vai?" si lamentò Louis quando mi alzai.

"A prendere da bere." risi.

Quella sera ci ritrovammo tutti nella nostra stanza per vedere una partita di calcio, che solo i ragazzi volevano realmente vedere.

Afferrai la lattina di coca cola dal frigo.

"Faith, me ne prendi una anche a me?" mi chiese Niall.

Non gli risposi ma riaprii il frigorifero per prendergliela.

Subito dopo gliela tirai e lui la prese al volo.

"Grazie."

Gli sorrisi.

Tornai a sedermi tra le gambe di Louis, il quale, seduto a terra, poggiava la schiena all'estremità del letto.

Zayn invece era direttamente sdraiato sul mio.

Liam e Danielle sedevano sugli sgabelli attorno all'isola della cucina.

Niall invece era con Emma, entrambi poco distanti dalla televisione.

"NIALL!" urlò la bionda.

Ed ecco Amber, la quale, seduta vicino Niall, si era appena fatta il bagno con la coca cola.

"E' colpa di Faith, è lei che l'ha tirata!" si lamentò quest'ultimo.

Appena l'aveva aperta era fuoriuscita tutta stile fontana.

"Non guardate me." dissi nascondendomi nel petto di Louis.

Però all'improvviso lui si alzò esultando, facendomi finire a terra.

Questo perchè la squadra per cui stavano tifando aveva appena fatto goal.

Emma mi guardò ridendo mentre mi massaggiavo il gomito.

Intanto Liam, Louis e Niall stavano esultando peggio di quelli della pubblicità che erano riusciti a portare in salvo il vaso antico.

"Ragazzi.." disse Amber scuotendo la testa.

"Creature stupide ed ignoranti." completai la sua frase, facendola ridere.




"Zayn, toglieresti il tuo ginocchio dal mio fianco?" chiesi cominciando a stare scomoda.

Lo sentii mugolare e poi spostarsi lentamente.

Poi realizzai.

"ZAYN?" urlai quasi.

Spalancai gli occhi e mi alzai con il busto.

Ci eravamo addormentati tutti nella mia stanza.

E io ero attualmente con altre due persone, in un letto singolo.

Niall ed Emma erano a terra, Amber a pochi centimetri da loro.

Sul letto alla mia destra invece c'erano Danielle e Liam.

Sapevo che avevamo fatto tardi a scuola, il sole traspariva già dalle tapparelle chiuse male.

Se Liam si fosse svegliato, ci avrebbe costretti tutti a presentarci alle lezioni.

Per questo, e anche perchè avevo sonno, cercai di stendermi senza fare rumore.

Ma tanto a svegliarlo ci pensò qualcun'altro.

Zayn si rigirò nel letto, cadendo poi come un sacco di patate.

"Zayn!" urlò Louis, sporgendosi per vedere l'amico steso a terra, per poi scoppiare a ridere.

Pure io non riuscii a trattenermi quando vidi il moro massaggiarsi il sedere.

"Ma che..? RAGAZZI CHE ORE SONO?" chiese allarmato Liam.

Alzai gli occhi al cielo.

Eccolo, lo sapevo.

"Torna a letto fanciullo." dissi sorridendogli angelicamente.

"Sei matta? Dobbiamo andare a scuola!" urlò alzandosi.

Poi si accorse che ogni persona presente nella stanza lo stava fulminando con gli occhi.

"Ok ok, non c'è bisogno di essere violenti." disse mettendo le mani avanti e indietreggiando fino a risedersi sul letto.

Sentii una smorfia di dolore da parte di Niall.

"Ho scoperto che il pavimento è scomodo per dormire." si lamentò.

"Non è vero." disse stirandosi Emma.

"Facile, tu hai dormito sopra di me, mica a terra!" disse lui divertito.

"Buon giorno." sentii delle labbra poggiarsi sulla mia guancia.

"Ehi." sorrisi a Louis, per poi appoggiarmi con la schiena al suo petto, poggiando la testa nell'incavo del suo collo.

"Non posso credere di essermi addormentata in camera vostra. Mi avete fatto pure perdere un giorno di scuola. Sarete voi menefreghisti, ma io da grande voglio fare carriera e guadagnare milioni di dollari, ok?" disse furiosa Danielle mentre si avviava alla porta per poi chiudersela alle spalle con violenza, senza neanche farci rispondere.

Tutti fissammo il punto da cui era uscita, impassibili.

Poi Zayn, il quale era sempre col culo a terra, si alzò e ci guardò male.

"Avete capito, mh? Lei vuole fare carriera, vuole guadagnare dei bei dollaroni. E voi le intralciate la strada. Ma non vi vergognate? mh?" disse facendole il verso.

Io, Amber e Emma, in contemporanea, guardammo Liam e "mh?" gli dicemmo fissandolo.

Lui scoppiò a ridere tirandoci un cuscino preso dal letto.

"Ma come fai a sopportarla?" gli chiese Louis.

"L'amore è cieco." disse provocando una smorfia sulla faccia di Amber.

"Beh, con lei, gli conviene di essere anche sordo. Ha una voce talmente insopportabile!" dissi.

"Già, per non parlare dei suoi capelli stile barboncino uscito male." disse Zayn divertito.

"Ok, la finite di sfottere la mia ragazza?" ci chiese Liam.

"Scusa." dissi scambiandomi un'occhiata divertita con Zayn.

"Io propongono di tornare a dormire." disse Louis, gettandosi indietro per poi ritrovarsi sdraiato.

"Che pelandroni." dissi ridendo

Mi alzai e spalancai la finestra, facendo entrare la luce.

La reazione dei miei amici fu come quella di Demon in The Vampires Diaries.

Neanche fossero vampiri.

"Andiamo ragazzi, è solo un pò di sole."

"I MIEI OCCHI. SONO CIECA. BRUCIAA." disse Amber in modo teatrale.

"Ma smettila." dissi passandogli vicina e tirandogli una pacca.

"Au." disse solamente.

Spalancai il frigo e tirai fuori le uova, poi presi la farina, lo zucchero e altre cose che mi sarebbero servite.

"Faith, ci prepari la colazione?" mi chiese angelicamente Niall, sperando che gli avrei concesso una doppia porzione.

"MI preparo la colazione." chiarii.

"E daai." mi sorrise.

Non gli risposi, risi e basta.

Pochi minuti dopo eravamo tutti attorno al tavolo ad abbuffarci come se non ci fosse un domani.

"Mi passi la marmellata?" chiese Zayn.

"Non ci arrivo." dissi senza neanche guardare dove questa fosse realmente.

"Dai. Ce l'hai li vicina, guarda. Basta che allunghi un dito e.."

Lo zittii.

"Tieni, basta che stai zitto." gliela passai e lui sorrise soddisfatto.

"Niall, era mia quella frittella!" si lamento Emma, la quale era appena stata derubata dal biondo.

"Chi va via, perde il posto all'osteria." disse lui strafogandosi di sciroppo d'acero.

"Ma che c'entra? Io non sono mica andata via! Me l'hai rubata da sotto il naso!" si lamentò la mia amica.

"Senti piccola, tutto è lecito in amore e a tavola." disse in fine, lasciando Emma senza parole, la quale mise il muso fino a quando Niall non riempì il suo piatto con un'altra frittella.

"Faith, vibri." mi disse Liam.

"Cosa?" gli chiesi un pò scioccata.

"Il telefono che hai in tasca, ha vibrato." mi spiegò.

"Ah."

Mi pulii le mani e lo presi.

Era un messaggio.




Da: Tyler.

Faith, so che mi ucciderai, ma c'è davvero un sacco di gente al bar.

Una mano me la daresti?

Ti preego!




Sorrisi, che razza di incapace.

"Chi è?" mi chiese Louis.

"E' Tyler, ha bisogno di aiuto al piano di sotto. Vado in bagno a farmi una doccia." annunciai prima di alzarmi.

Dopo essermi lavata, asciugata e truccata, mi vestii.

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=80564653.

"Allora ragazzi io scendo, ci vediamo dopo?" chiesi mentre prendevo le mie cose.

"Certo." mi sorrise Amber.

Mi avvicinai al tavolo e diedi un bacio a Louis, per poi uscire inseguita da un coro di "aw."




"Dimmi che sono la tua ancora di salvezza." dissi alle sue spalle.

Si voltò sorridente.

"Puoi giurarci." rise.

"Come mai tutta questa gente?" chiesi mentre prendevo al volo il grembiule e me lo passavo da sopra le testa.

"Non ne ho idea, so solo che la dobbiamo servire tutta."

"Ok."

Afferrai il blocchetto e mi avventurai tra i tavoli.

"Allora, un milkshake al cioccolato e uno alla banana, un muffin, due ciambelle alla vaniglia, un cappuccino, tre caffè e una coca cola." dissi tutto d'un fiato.

"Calma Faith, la mia memoria non è d'acciaio, fammi leggere gli ordini." disse Tyler ridendo.

Mi avvicinai al bancone e staccando il foglietto dal blocco, glielo passai.

"Non c'eri stamani." sentii la sua voce roca alle mia spalle.

Mi voltai.

"Il mio banco era vuoto?" chiesi ironica.

"Già."

"Come sei perspicace Harry!" dissi sorridendo.

Non mi ero mai sentita libera di scherzare con lui, avevo sempre temuto una sua reazione brusca, ma adesso non mi facevo problemi e il fatto di potermi sentire a mio agio in sua presenza, mi piaceva.

"Perchè?" mi chiese.

"Beh, non ha suonato." dissi.

Sembrò confuso.

"Ricordi quando ho detto che sei perspicace?" gli chiesi.

Lui mi guardò serio, senza dire niente.

"Ecco, lascia perd.." non mi fece neanche finire.

"La sveglia!" esultò con un grande sorriso.

Fui felice quando mi resi conto che era abbastanza ampio da mettere in mostra le fossette.

"Già, ci siamo svegliati tardi."

"Capisco." tornò serio.

"Jazmin?" gli chiesi.

"E' la al tavolo." me la indicò con un cenno della testa.

Era davvero bella.

Magra, alta, bionda, un sorriso stupendo e due occhioni di un celeste/grigio.

"Harry, tu la ami?"

Non so neanche come mi venne in mente di chiedergli una cosa simile, mi pentii subito.

Mi ero messa a fissarla e le parole mi erano uscite senza pensarci.

Ma non erano fatti miei, stavo per dirgli di lasciar perdere, di non rispondermi, ma la sua risata non me lo permise.

"Che c'è da ridere?"

"Non parlare di amore con me." disse quasi divertito.

"Per quale motivo?" gli chiesi stupita.

"Perchè io non ci credo." disse serio, lasciandomi spiazzata.

"Tu.. cosa?"

"Io credo che l’amore sia un'illusione. Sentiamo il bisogno di amare e di essere amati solo per non sentirci soli." mi spiegò.

"Non la penso così." dissi decisa.

"Non è scritto da nessuna parte che la dobbiamo pensarla allo stesso modo." disse semplicemente.

"Harry, ti perdi la cosa più bella del mondo. Senza l'amore, la vita.. non la vivi neanche." dissi seria.

"Ma che sciocchezza è mai questa? Io vivo senza l'amore e sinceramente, non mi lamento."

"Faith, non è così che mi aiuti." disse Tyler.

Quando mi voltai notai che aveva un sacco di cose in mano.

"Oh Dio, scusami." lo aiutai.

"Non so se hai notato, ma  noi stavamo parlando." disse severo Harry.

"Noi abbiamo finito. Mi hai detto tu di non parlare d'amore con te, no?" dissi, per poi dirigermi subito ai tavoli.




Mi buttai sul letto distrutta, avevo servito tavoli tutto il giorno.

In più adesso in camera non c'era nessuno.

Stanca e sola.

Perfetto.

Ma parlai troppo presto, la porta principale, si spalancò.

"Tu.io.stasera.boom.baby." disse Louis indicandomi e lasciandomi completamente a bocca aperta.

"Louis, cosa cazzo ti sei fumato?"

Rise, entrò e si chiuse la porta alle spalle.

"No, è solo che pensavo.. io non ti ho mai chiesto d'uscire e stasera potremmo andare al nostro primo appuntamento. Che ne dici?"

Mi si illuminarono gli occhi.

"Dici sul serio?" gli chiesi eccitata.

"Certo."

"Ma.. non possiamo uscire. Rimaniamo a scuola?"

"Beh si, ma in un posto speciale." disse.

Capii che si riferiva all'archivo della scuola.

"Il tuo posto segreto?" gli chiesi per conferma.

"Il nostro." mi sorrise.

Mi alzai e gettandogli le braccia al collo, mi avvicinai fino a far sfiorare i nostri nasi.

"Dimmi solo a che ora." gli sussurrai.

Lui sorrise prima di darmi un bacio.

"Alle otto?" mi chiese poi.

"Mi trovi li." sorrisi.

"Un altro." disse.

Io non ero come Harry, ero piuttosto perspicace, perciò capii che si riferiva ad un bacio.

Per questo lo accontentai.

"Ti amo Faith." disse poggiando la sua fronte sulla mia.

In quel momento nel mio stomaco cominciarono a circolare gli elefanti, altro che farfalle.

"Ti amo."

Sorrise.

Ma poi venimmo interrotti dalla porta, aperta gentilmente da Liam.

Il quale entrò e dopo averla chiusa, ci guardò.

"Uh, scusate. Non guardo." disse coprendosi gli occhi e camminando alla cieca.

"Per l'amore del cielo Liam, vuoi spaccarti la faccia? Togli la mano, non stiamo facendo niente di vietato ai minori." dissi ridendo.




Louis era sparito da circa due ore ed io stavo ancora pensando a cosa poter mettere per il nostro appuntamento.

Ci siamo fidanzati e non siamo mai usciti insieme.

Noi si che siamo persone normali.

Tornai a fissare l'armadio.

Non volevo essere sportiva, ma neanche troppo elegante.

Magari.. solo carina.

Alla fine mi provai un completo.

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"Così?" chiesi a Liam, mentre uscivo dal bagno.

Lui mi sorrise dolcemente.

"Sei bellissima."

Abbassai il viso.

"Non è affatto vero."

"Si, invece. Fidati di me." disse.

Ma come posso fidarmi di te se stai con Danielle?

No, ok.

Tutto sommato, infondo, ma infondo, infondo, era carina.

Infondo.

"Grazie Liam." gli sorrisi.

"Figurati, ma adesso vai."

Guardai l'orologio.

"Oh cazz.. ciao!"

Afferrai il telefono e il cardigan, che non avevo ancora messo perchè faceva caldo.

Corsi fuori.

Cominciai a scendere le scale, forse troppo velocemente.

Per questo non riuscii a fermarmi quando una ragazza spuntò da dietro l'angolo all'improvviso, facendomi cadere tutto quello che avevo in mano.

Mi abbassai a raccogliere le mie cose.

"Scusa." mi disse.

Potevo non riconoscere la sua voce?

"Ah, sei tu." dissi a Jazmin.

"Jaz, mi aspetti?" ed ecco un'altra voce che avrei riconosciuto anche se fossi stata sorda.

Un chioma di ricci scompigliati si bloccò appena mi vide.

"Faith." disse.

Poi sembrò notare il modo in cui ero vestita e fece un'espressione confusa.

"Ma dove vai?" mi chiese avvicinandosi.

"Ho un appuntamento. Come sto?" chiesi sorridendo e prendendo gli estremi della gonna, alzandoli come per fare un inchino.

"Sei bellissima." disse.

Rimasi scioccata dalle parole che uscirono dalla sua bocca e anche lui sembrò sorpreso.

Per questo poi tossì imbarazzato.

"..grazie." sentii le mie guance avvampare.

"Louis?" disse rompendo il silenzio che si era creato.

"Si, con Louis. Adesso vado, altrimenti faccio tardi. Ciao." gli sorrisi e continuai a scendere le scale.




Quel posto sembrava un altro.. posto.

Tutti i centimetri di polvere che lo caratterizzavano, erano spariti.

Tutti quei mobili ammassati in malo modo, erano adesso disposti secondo un ordine.

Al centro c'era un tavolo apparecchiato, notai immediatamente la candela rossa lunga e stretta, in mezzo ai due piatti.

Mi prese un mezzo infarto quando all'improvviso, da dietro, le sue mani si posarono sui miei fianchi.

"Louis." dissi posandomi una mano sul cuore dallo spavento.

Rise.

"Non volevo spaventarti, scusa." disse baciandomi una guancia.

Sorrisi e poi tornai a guardare la stanza.

"Ma come hai fatto?" gli chiesi curiosa.

"Olio di gomito, piccola." disse ridendo.

Poi si avvicino a una delle due sedia e la spostò.

"Vuoi accomodarti?" mi chiese sorridendo.

"Oh, ma che gentiluomo." dissi avvicinandomi.

Mi sedetti e lui mi sorrise per poi sparire.

"Louis?"

Lo vidi tornare poco dopo con due piatti in mano.

"Non sai che cena raffinata ti ho preparato." disse misterioso senza mostrarmi il contenuto.

Lo guardai curiosa aspettando che me lo dicesse.

"PIZZAA!" urlò felice, per poi mostrarmi due margherite.

Scoppiai a ridere.

"Perdonami, non sono un gran cuoco." disse ridendo, per poi posare le pizze sul tavolo e sedersi di fronte a me.

"Non preoccuparti, è perfetto così." dissi sinceramente.

"Faith, non ti ho detto una cosa importante." disse serio.

"Dimmi."

"Sei bellissima stasera."

Sentii le mie guance avvampare.

"Sul serio, amo il modo in cui sei vestita. Sei adorabile." mi disse poi.

"Louis.." sorrisi.

"Cosa?"

"Grazie."

Mi sorrise.
 



"Shh!" dissi ridendo.

Io e Louis stavamo tornando in camera.

L'appuntamento era stato bellissimo, non mi ero mai divertita tanto.

Dopo cena, parlammo di tutto, per ore.

Infatti adesso erano le due di notte e in corridoio c'eravamo solo noi.

Cercavamo di far silenzio, ma alla fine ci facevamo ridere a vicenda.

"Smettila di solleticarmi, svegliamo tutti." bisbigliai.

"Muoviti." disse tirandomi per la mano.

Gli avevo detto che non era stata una buona idea rubare una bottiglia di vino dal ristorante del college.

"Shhhhh." disse ridendo portandosi l'indice alla bocca.

"Tu sei ubriaco." dissi tirandolo per la mano, cercando di arrivare alla nostra stanza.

"Tu sei bellissima." mi sorrise.

"Grazie, ma tu adesso ti muovi."

Arrivammo davanti alla nostra porta e tirai un sospiro di sollievo.

"Dammi le chiavi." gli dissi aprendo il polpastrello della mano.

"Quali chiavi?"

"Come quali chiavi? Quelle di camera."

"Ma io.. io non le ho prese." disse spaesato.

"COSA?"

Mi tappò la bocca con la mano.

"Shh, se ci sentono siamo morti." mi disse.

Poi sentii dei passi.

Che fosse il controllore notturno?

Pure Louis sgranò gli occhi, segno che non ero stata l'unica a sentirli.

Poi però lui scoppiò a ridere.

"Idiota, fa silenzio!" lo ammonii.

Lo presi per mano e corsi fino infondo al corridoio per poi svoltare a destra, sperando di non essere beccati.

Ma non era facile muoversi con Louis che non camminava e rideva solamente.

"Sei bellissima." disse.

"Lo hai già detto."

Mi appoggiai al muro tirando un sospiro di sollievo.

Lui mi venne di fronte, poggiando le mani sui miei fianchi.

Si avvicinò, per quanto ancora fosse possibile, poi storse la testa e dopo avermi fatto scivolare via i capelli, prese a baciarmi il collo.

"Louis, siamo in un corridoio." dissi facendo pressione sul suo petto.

Lui sghignazzò.

"Sono le due di notte, non c'è nessuno." disse.

"E' uguale."

Lui si staccò, ma poi prese a baciarmi le labbra e io davvero non riuscii a scansarmi.

Amavo troppo i suoi baci.

Cercai di allontanarlo un'altra volta.

"Dobbiamo andare nella nostra stanza." dissi.

Fece una smorfia.

Poi sul suo viso vidi spuntare un sorrisetto, che non mi piacque per niente.

Subito dopo sentii la sua mano premere sul mio sedere.

"LOUIS!" urlai inevitabilmente.

Lui scoppiò a ridere e io gli tirai una botta sulla mano.

"Ehi, è anche mio." disse.

"No Tomlinson." dissi ridendo.

All'improvviso sentii una chiave girare nella serratura di una porta.

Non feci in tempo a muovermi, che questa si aprì.

All'inizio non uscì nessuno, poi dei ricci inconfondibili si affacciarono.

Era completamente assonnato, i capelli arruffati e spiaccicati alla faccia, era solo in boxer e maglietta.

"Faith, hai idea di che ore sono?" disse con voce roca.

"Io, ehm.." non seppi cosa dire.

"Ma chi è?" chiese Louis ridendo.

Harry lo guardò confuso.

"E' ubriaco." gli spiegai.

"Andate a dormire." ci ordinò quasi.

"Vorrei tanto, ma siamo rimasti chiusi fuori e non abbiamo le chiavi. Mi scoccia svegliare Liam a quest'ora e poi non voglio che veda Louis in questo stato."

Lo vidi sospirare.

"Venite." disse spalancando la porta della sua stanza.

"Dormiamo sul pavimento?" chiesi ironica.

"Ho due letti, muoviti prima che cambio idea." disse.

Presi la mano di Louis e cercai di trascinarlo dentro.




Non ero mai stata nella sua stanza.

Era enorme, molto meglio della nostra.

C'erano due stanze con due letti matrimoniali.

Troppo ordinata per essere la sua camera.

"Non puoi dormire con lui." mi disse Harry.

"Per quale motivo?" chiesi confusa.

"Faith, è ubriaco. Se ti mette le mani addosso?"

"Non dire scemenze." dissi nervosa.

"Tu non ci dormi."

"Allora cosa proponi? Lui dorme con Jaz e io con te?" chiesi ironica.

"No, tu con Jaz, io a letto e lui sul divano."

"Te lo scordi."

"Io non dormo con Louis." disse deciso.

"E io non dormo con quella." dissi riferendomi a Jaz.

Sospirò.

"Fa come vuoi." disse.

Nel frattempo Jaz stava dormendo nel letto di Harry e Louis nell'altra camera.

"Buona notte." dissi mentre mi dirigevo in camera.

Lui non mi rispose e io mi chiusi la porta alle spalle.

Ma venne subito riaperta.

"Tieni." disse gettandomi delle cose addosso.

"Non puoi mica dormire con la gonna." aggiunse poi uscendo.

Guardai meglio e riconobbi una sua maglia e un paio di pantaloncini corti, che a me sarebbero rimasti giganti.

Mi cambiai.

"Faith..?" sentii una voce debole chiamarmi.

"Ehi." dissi avvicinandomi al letto e sdraiandomi sotto le coperte.

Le sue braccia mi avvolsero il bacino e la sua testa si appoggiò sulla mia spalla.

Mi strinse a se come se fossi stata un cuscino o un peluche.

"Buona notte." gli susurrai.

"Notte piccola." disse dandomi un bacio sotto l'orecchio.




Riuscii ad aprire gli occhi, anche se con un certo sforzo.

La luce che penetrava dalle tapparelle chiuse male, era davvero poca.

Il corpo di Louis era ancora appoggiato alla mia schiena e solo in quel momento mi accorsi che gli stavo stringendo le mani, incrociate sulla mia pancia.

Il suo respiro mi scompigliava i capelli.

Sorrisi.

Non c'era niente di più bello che svegliarsi con la persona che ami al tuo fianco.

Quella mattina però non potevamo fare tardi a scuola e io non sapevo neanche che ore erano.

Slegai le mani di Louis e scivolai lentamente dalla sua presa, provocando un mugolio di disapprovazione dalla sua bocca.

Raggiunsi la porta di camera e andai nell'altra stanza.

Nel letto di Harry c'era solo Jaz.

Quasi nuda.

In pantaloncini e reggiseno.

Lui invece era seduto sul divano.

"Ehi." dissi stiracchiandomi.

"Che ore sono? E' tardi?" gli chiesi avvicinandomi.

"Non andiamo a lezione oggi." disse.

Mi sedetti al suo fianco.

"Forse tu, ma io sono mancata già ieri."

"No Faith, nessuno. Le lezioni sono sospese per qualche stupido sciopero." disse.

"Ah. Beh, meglio così."

"Grazie per ieri sera." dissi poi.

"Ti devo dire una cosa." disse serio.

In effetti mi era sembrato pensieroso.

Forse più del solito.





SWAAG.

QUESTO CAPITOLO MI FA VERAMENTE, MA VERAMENTE SCHIFO.

L'ho messo solo perchè non posso più farvi aspettare.

Non so che altro dirvi, non mi piace affatto e spero seriamente che il prossimo capitolo sia migliore.

GRAZIE MILLE a tutte quelle persone che hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e a quelle che recensiscono sempre.

SIETE DEGLI AMORI.

un bacio,

Michi x




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Capitolo 19
*** «I told you the truth.» ***



«I told you the truth.»


"Ti devo dire una cosa." disse serio.

"Dimmi." gli dissi nella più totale tranquillità.

La notizia che non avrei dovuto fare lezione neanche quella mattina, mi aveva decisamente rallegrato.

Harry distolse lo sguardo da me e poi cominciò a parlare.

"Ho visto Louis con un'altra ragazza."

Cercai di afferrare il giusto senso della frase.

"Quindi?" lo incitai a specificare.

"Come quindi? Louis si vede con una ragazza alle tua spalle." mi guardò sorpreso della fatto che non fossi scandalizzata quanto lui.

"Stai per caso insinuando che mi tradisce?" mi innervosii, certa del fatto che non era assolutamente vero.

"Non lo sto insinuando, ne sono sicuro. E' una ragazza alta, mora, riccia, occhi chiari.. la conosci?"

"No, io.. aspetta." mi ritornò un immagine alla mente.

Erano i primi giorni di settembre, le lezioni non erano ancora iniziate.

Giocammo a calcio e con la delicatezza dei ragazzi, mi feci male.

Louis mi accompagnò in'infermeria e mentre sedevamo in sala d'aspetto, una ragazza, alta, mora, riccia, occhi chiari, ci passo a fianco.

Lei guardò malissimo Louis, e quando gli chiesi una spiegazione, lui mi disse che era uscito con lei solamente una volta e non l'aveva richiamata perchè era vanitosa, viziata e insopportabile.

Ma sicuramente non c'era nessun nesso.

Quella ragazza odiava Louis.

"La conosci." sembrò più un'affermazione, piuttosto che una domanda.

"No, non so chi sia. E comunque solo perchè parla con una ragazza che non sono io, non significa che mi tradisca."

"Beh, ma si guardavano in un modo.." iniziò lui.

Io non lo lasciai finire e mi alzai nervosa.

"Basta Harry. Forse tu non crederai nell'amore, ma io si. Louis mi ama, non si tradisce una persona che si ama." dissi guardandolo.

Lui sogghignò.

"Sei veramente un'illusa Faith." disse scuotendo la testa.

"E tu sei solamente geloso, io sto bene con Louis e lui ha interesse solo per me."

Riconoscevo un ragazzo quando era innamorato, e lui lo era veramente, di me.

Non potevo minimamente pensare ad un tradimento da parte sua.

Harry si alzò e si avvicinò velocemente a me, quasi con fare arrabbiato.

"Solo perchè cerco di aprirti gli occhi, non significa che io sia geloso. Fa come vuoi Faith, ma sappi che non ti leccherò le ferite quando avrai scoperto la verità."

"Ne ho abbastanza." dissi indignata.

Mi voltai e rientrai in camera chiudendomi la porta alle spalle.




"Louis?" cercai di svegliarlo, soffiandogli delicatamente sul viso.

Fece una smorfia e poi non riuscì a trattenere un sorriso.

"Ma allora sei sveglio." dissi ridendo.

Aprì gli occhi.

"Buongiorno." disse alzandosi sul busto, mettendosi a sedere.

Ma subito il suo volto assunse una smorfia di dolore.

"Tutto bene?" chiesi preoccupata, sedendomi al suo fianco.

"Mi gira la testa." disse massaggiandosi la tempia.

"Dev'essere il famoso post-sbronza." dissi ridendo.

"Sbronza?" chiese sorpreso.

"Ti ricordi del nostro appuntamento?"

"Certo che si, è stato bellissimo." mi sorrise.

"Beh, è stata una tua idea quella di prendere una bottiglia di vino. Diciamo che poi.. hai un pò esagerato." gli spiegai.

Lo vidi guardarsi attorno frastornato.

"Oh mio dio. Ho detto qualcosa di imbarazzante? Dove diavolo siamo?" si allarmò.

"Louis, non hai fatto niente di grave." mi scappò una risata ai ricordi della sera prima.

"E siamo nella camera di Harry, lui e Jaz sono nell'altra stanza."

Sembrò rilassarsi.

"Ma siamo in tempo per andare a lezione?"

"Non andiamo, è stato indetto uno sciopero."

Mi alzai dal letto.

"Adesso però voglio tornare dai ragazzi."

Non volevo passare più neanche un minuto li.

Lui annuì e poi si alzò.

"Ma cosa indossi?" mi chiese indicandomi.

"Delle cose che mi ha prestato ieri Harry. Gliele riporterò più tardi, non mi va di rimettere il top e la gonna." dissi accogliendo i miei vestiti.

Poi ci avviammo alla porta.

Notai con stupore che Jazmin si era rivestita e adesso era seduta al tavolo che faceva colazione.

Harry si era riseduto sul divano, alzò lo sguardo appena ci vide entrare.

"Buon giorno." disse Louis cordialmente, ricevendo un'occhiataccia da Harry e un cenno della mano di Jaz.

Notai che ci rimase male e non potei fare a meno di pensare che erano due maleducati.

"I vestiti te li riporto appena posso." dissi ad Harry avvicinandomi alla porta, seguita da Louis.

Lui rimase impassibile.

Perciò decisi di non aggiungere nient'altro e uscimmo.




Raccontammo le nostre avventure ai ragazzi, i quali cominciarono a prendere in giro Louis per il fatto che non riuscisse a reggere neanche il vino.

Nel tardo pomeriggio successe una cosa insolita.

I professori vennero a bussare alle nostre porte chiedendoci di uscire e di dirigerci in aula magna.

Una specie di sala conferenze.

Ed è quello che facemmo.

La stanza era piena di studenti, notai però che erano presenti solo quelli del primo anno.

"Allora ragazzi, questa mattina non abbiamo svolto regolarmente le lezioni, perchè i docenti e la preside hanno dovuto discutere di un argomento molto importante. In questa scuola si da molta importanza alle vacanza studio e alle gite d'istruzione. Perciò, per la vostra felicità, voglio annunciarvi che presto partiremo e andremo per circa due settimane all'estero." ci comunicò la professoressa.

Lo stupore si dipinse sulla faccia di ognuno di noi.

Ero davvero tanto felice, amavo viaggiare ed ero elettrizzata all'idea di farlo con i miei amici.

"I luoghi proposti, sono stati: la Francia, l'Irlanda, la Spagna e l'America. Adesso voglio lasciarvi alcuni minuti per riflettere e consultarvi. Poi dovete compilare le schede che vi verrano distribuite a breve, in cui dovete indicare il posto da voi preferito. Quello che riceverà più voti, diventerà la nostra meta." disse sorridente.

"Voi dove volete andare?" chiese subito Amber.

"Parigi!" esultò Emma.

"Ma no, è troppo scontata. Ci vanno tutte le scuole." disse Liam.

"In Irlanda, assolutamente." disse, ovviamente, Niall.

"Ma scherzate? Dobbiamo andare in America!" disse Louis.

"Oh, grazie." dissi, quando mi venne consegnata la scheda.

"Dopo averla compilata, la dovete consegnare ai docenti. Domani mattina, durante le lezioni, vi verrà comunicato il risultato." ci spiegò.




Ed eccomi qui, a fare le valige per New York.

Non ero mai stata in America e semplicemente non era mai stato il mio sogno, mentre invece lo era per molti.

Io avevo scelto l'Irlanda, sotto corruzione di Niall, ma sinceramente, l'idea di andare nella grande mela, mi elettrizzava da morire.

"Io mi siedo sopra e tu chiudi la cerniera." ordinai a Liam, il quale annuì.

"Comunque non importava che svuotassi l'armadio. Stiamo via solo due settimane." mi disse scocciato.

"Due settimane e qualche giorno." precisai.

Mi accomodai sulla valigia.

Liam si avvicinò e afferrò la cerniera per poi cominciare a tirarla.

"Si è inceppata!" disse snervato.

"Come si è inceppata?"

"Louis!" lo chiamò.

Quest'ultimo uscì dal bagno.

"Ma che fate?" disse, vedendoci alle prese con la zip.

"Si è inceppata la cerniera." dissi tristemente.

Lui rise.

Si avvicinò e afferrandola, la tirò forte.

Troppo forte.

La lampo si sbloccò e quindi si chiuse definitivamente e io, che ero ancora seduta sopra, per la "violenza" con cui era stata chiusa, persi l'equilibrio.

Louis mi afferrò per un braccio, ma finii lo stesso con il sedere a terra.

Scoppiarono a ridere a mie spese, mentre io li fulminavo con lo sguardo.

"Dai, alzati." disse Louis, tirandomi per il braccio che non mi aveva ancora lasciato.

"L'importante è che si sia chiusa." sospirai.

"E' tardi, domani dobbiamo partire quindi vediamo di dormire." disse Liam sotuttoio Payne.

"Ok mamma." dissi posando a terra la valigia e sedendomi sul letto al suo posto.

"Buona notte amore." disse Louis baciandomi una guancia.

Non era molto che aveva cominciato a chiamarmi in quel modo e ogni volta che lo faceva il mio cuore perdeva un battito.

"Notte." mi infilai sotto le coperte, per poi assistere a la scena in cui Liam fa miracoli per cercare di spegnere la luce senza alzarsi dal letto.

Ero abbastanza stanca, ma ormai prima di dormire, avevo un pensiero fisso.

Harry.

Dopo la discussione avuta in camera sua quella mattina, non ci eravamo rivolti più parola.

Erano passati quatro giorni e cominciavo a stufarmi seriamente.

Ma poi il sonno prese il sopravvento e mi addormentai.




"CONQUISTEREMO L'AMERICA, COME LEONARDO DI CAPRIO NEL TITANIC!" urlò Louis, saltando dal suo letto, al mio, a quello di Liam.

"Quante volte dovrò dirti che Jack è morto prima di scendere dalla nave, mh?" dissi alzandomi, ancora ad occhi chiusi.

"Buon giorno anche a te.. FAITH ATTENTA!" mi urlò.

Non feci in tempo ad aprire gli occhi che già il mio viso era spiaccicato al suolo.

"..alla valigia." aggiunse Liam.

Ok, colpa mia.

Così imparo a lasciare le mie cose in giro per la stanza.

Mi alzai e dopo aver sbuffato, aprii la porta delle ragazze.

"Avanti dormiglione, la.." mi bloccai appena le vidi.

"Ma stai ancora così?" mi chiese Amber.

La quale era in piedi, lavata, vestita, truccata e pronta.

"Ma a che ora vi siete svegliate?" chiesi scioccata.

"Alle sei, per non rischiare di fare tardi." mi spiegò Emma.

Chiusi velocemente la porta.

"Sono matte." dissi ai ragazzi.

Poi afferrai i vestiti e corsi in bagno.

- http://www.polyvore.com/faith/set?id=81082496.

In realtà, il viaggio in aereo lo avremmo fatto di sera, se non mi sbaglio, saremmo partiti verso mezzanotte.

Questo perchè, secondo i professori, avremmo potuto dormire.

E anche perchè ad un'ora decente non c'era posto per quasi una scuola intera.




Riuscimmo ad occupare gli ultimi posti sul pullman che ci avrebbe portati all'aeroporto.

Non ci mettemmo molto ad arrivare, il più fu fare tutti i controlli.

Ma fu bellissimo il momento in cui riuscii a sedermi al mio posto, una volta salita sull'aereo.

I posti erano da tre.

Dalla parte del finestrino, sedeva Amber, la quale stava in fissa con il panorama.

Nel mezzo c'era Louis e poi, esternamente, io.

Davanti avevamo Zayn, Liam, Nate e ancora più avanti Emma, Niall e.. ma non è poi così importante.

Guardai l'ora, erano le undici e mezza.

L'hostess che mi passò di fianco, mi fece voltare verso il corridoino che avevo alla mia sinistra.

Così non potei fare a meno di vederlo seduto sul sedile vicino al mio.

Si, insomma, ci divideva giusto il corridoio.

Neanche troppo largo.

Fece una smorfia quando vide che mi ero accorta della sua presenza.

Forse sperava che in sette ore di volo, non mi voltassi mai.

"Ciao." gli dissi pacatamente.

A quel punto fu costretto a voltarsi.

Ma non disse niente, non accenno un sorriso, non mosse le sopracciglia.

Solo mi guardò in silenzio.

Sospirai e mi voltai, cominciando a guardare il retro del sedile di fronte a me, cioè quello di Zayn.

Continuavo a scervellarmi sul perchè New York, infondo c'erano città molto più adatte ad un viaggio di istruzione.

"500 chilometri di strade, 150 musei e 37 teatri." aveva detto la professoressa, "Cosa volte di più?" aggiunse.

Era moto più eccitata lei, piuttosto che noi.

Segno che nemmeno la professoressa era mai uscita dall'Inghilterra.

Mi scappò una risata quando, voltandomi verso Louis, lo avevo trovato con la mascherina da notte.

Si, tipo quella da zorro, ma senza buchi per gli occhi, altrimenti non avrebbe avuto senso.

Per farla breve, dormiva.

E pure Amber, con la faccia spiaccicata al vetro, sembrava aver fatto al stessa fine.

Questo in cinque minuti da quando ci eravamo seduti.

Percepii l'aereo avanzare, "prendere la rincorsa".

Ecco che alcune ragazze cominciavano a sentirsi male.

Io non avevo mai sofferto di questo tipo di paure e ne ero sollevata.

Mi voltai nuovamente verso Harry, il quale appena mi vide con la cosa dell'occhio, fece lo stesso.

Lo guardai per alcuni secondi, poi aprii la bocca pronta a parlare.

Ma lui mi precedette.

"Cosa vuoi Faith?" mi chiese con il suo solito tono velenoso.

"Sapere perchè adesso sei arrabbiato con me." risposi.

"Perchè io ho cercato di aiutarti e tu, invece di essermi grata, te la sei presa con me."

"Grata? Come posso esserti grata per quello che mi hai detto?" gli chiesi nervosa.

"Semplice, dicendo grazie."

"Harry, non hai tre anni, ok?"

"Io no, ma tu? A me sembra di si. Davvero non posso credere a come hai reagito, non.." venne interrotto dalla professoressa, che passando dal corridoio, si fermò in mezzo a noi.

"Dovreste abbassare la voce, è mezzanotte e i vostri compagni stanno dormendo." ci rimproverò, per poi continuare a camminare.

"Come non puoi crederci?" gli chiesi nervosa.

"Cooper, ho detto abbassa la voce!" la professoressa si voltò a guardarmi male.

"Scusi.." mi ricomposi, distogliendo lo sguardo e tornando a guardare il sedile fi fronte al mio.

Ma dei movimenti che vidi con la coda dell'occhio, mi fecero rivoltare verso Harry.

Quest'ultimo si era slacciato la cintura e adesso era in piedi.

Si chinò verso di me, mi slacciò la cintura e dopo avermi afferrato la mano, mi tirò via dal sedile.

"Vieni con me." disse serio, continuando a trascinarmi.

Mi resi conto di essere nella zona "bagno", quando Harry aprì una porta e vidi un gabinetto.

Entrammo e praticamente ci chiuse dentro.

"Che ci facciamo qui, in un metro cubo di stanza?" gli chiesi nervosa, non avendo neanche lo spazio per muovermi, dal momento che eravamo anche in due.

"Parliamo senza interruzioni." mi spiegò.

Nel cesso di un aereo? Molto comodo, si.

"Non capisco perchè ti sorprenda tanto il fatto che io me la sia presa."

"Perchè io ti ho detto la verità e tu non puoi.." iniziò, ma non riuscendo a trattenermi, dovetti interromperlo.

"Harry non è la verità. Louis non mi tradisce affatto. Andiamo, lo hai davvero visto baciarsi con un'altra?" gli chiesi.

Lui sembrò pensarci.

"No, ma dovevi vedere come la stava guardando." si difese.

"Louis in principio era geloso di me e te. Credeva che io lo potessi tradire con te. Magari anche io non ti guardo come guardo Liam, ma io non lo tradisco con te. Chiaro il paragone?"

Mi guardò senza dire niente.

Poi si avvicinò e inevitabilmente il mio cuore prese a battere più forte del normale.

Era davvero troppo vicino.

"Harry, usciamo." riuscii a dire.

"Faith, sono stanco di litigare con te." sussurrò.

"Ok, basta. Non litighiamo più." tagliai corto, ansiosa di poter tornare a sedere.

Continuò a guardarmi intensamente con quegli occhi pieni di significato, ma per me illeggibili.

Perchè io non sapevo mai cosa gli passasse per la testa, era troppo lunatico a mio parere.

Un giorno era tranquillo, poi nervoso, poi simpatico, poi scorbutico.

Era un vero e proprio rebus.

Io no, ero un libro aperto. Dai miei occhi si poteva benissimo percepire ogni mio singolo sentimento.

Questa cosa non era un mio vantaggio, non mi sentivo al sicuro sapendo che lui poteva sapere tutto di me, mentre io vedevo solo nero.

"Mi abbracci?" mi chiese poi, lasciandomi completamente spiazzata.

Davvero dovevo abituarmi a questi suoi sbalzi di umore.

Ma sopratutto ai suoi attacchi di dolcezza.

Non ne aveva mai avuti, era sempre stato distaccato e scontroso.

Amavo il fatto che cercasse di aprirsi con me.

Quindi non me lo feci ripetere due volte.

Dovetti alzarmi sulle punte per essere alla sua altezza, poi allargai le braccia e le feci ricongiungere dietro il suo collo.

Poggiai il viso sulla sua spalla e lasciai che mi sollevasse stringendomi le mani attorno ai fianchi.

"Io ci tengo a te, Faith." disse contro il mio collo, facendomi rabbrividire.

Lo aveva detto seriamente?

Ancora mi ricordo quando mi diceva che non mi voleva conoscere, che non voleva essermi amico.

E adesso eccoci qua, nel bagno di un aereo, stretti l'uno all'altro a confessarci che, dopo tutto, un pò di bene ce lo vogliamo.

"Anche io Harry, tanto."

Sentii la sua stressa farsi più marcata, poi mi lasciò all'improvviso, allontanandosi.

Era pur sempre lui e sappiamo tutti ormai, che non era abituato alle dimostrazioni d'affetto e forse si era reso conto di essersi lasciato andare troppo.

Ma mi sorrise.

Anche se rimasi delusa non vedendo le fossette comparire sul suo volto.

"Torniamo a sedere." disse poi, aprendo la porta.

Io mi limitai a seguirlo in silenzio.




"Dormi?" riconobbi la voce di Louis, quindi aprii gli occhi e lo guardai.

"Sto troppo scomoda, non ci riesco." mi lamentai.

Allora lui alzò un braccio e lo posizionò dietro le mie spalle attirandomi a se.

"Appoggiati." mi disse poi.

"Grazie." mi accoccolai sulla sua spalla.

Molto meglio.

"Quanto manca?" mi chiese.

"Tre o quattro ore."

Lo sentii sospirare.

"Non vedo l'ora di arrivare e di sistemarmi in albergo." dissi.

"Pure io. Staremo in camera insieme?" mi chiese.

"Certo." sorrisi.




"Cosa?" chiesi sorpresa.

"Cooper, le regole le faccio io. Quindi adesso mettiti comoda e aspetta che il tuo nome venga chiamato."

Ci trovavamo nella hall dell'albergo, tutti quanti, infatti stavamo piuttosto stretti.

La preside ci aveva appena comunicato che le stanze le avrebbe fatte lei o che forse le avrebbero tirate a

sorte.

In poche parole, non avevo nessuna speranza di stare con Louis o con le mie amiche.

Sbuffai e tornai vicino a loro.

"Sta clama Faith, magari avremo un pò di fortuna." disse Amber, sorridendomi speranzosa.

"Si, fortuna.. io." dissi riferendomi al fatto che se la sfiga avesse dovuto investire qualcuno, io sarei stata quella in prima fila.

La professoressa cominciò a chiamare tre nomi alla volta e a distribuire le chiavi delle stanze e la hall, piano piano, cominciò a svuotarsi.

Notai che non divise i maschi dalle femmine e magari cominciai a credere che sarei finita con almeno uno dei miei amici.

"Cooper." iniziò la professoressa, ma poi mi vide avvicinarmi a lei e mi bloccò.

"No, Faith. Voglio Nate Cooper, tuo fratello." disse poi, rimandandomi al mio posto.

Sbuffai impaziente.

"Dicevo, Cooper, Tomlinson e Gray."

Vidi Louis alzare gli occhi al cielo.

"Va beh, tanto ci vediamo per tutto il giorno." provai a sdrammatizzare.

"Non è perchè non siamo insieme Faith. E' per lei." indicò la ragazza che si era avvicinata alla preside per ritirare la chiave.

"Lei è Candice Gray, te la ricordi?" mi chiese.

Mi bloccai sul posto, incapace di dire qualsiasi cosa.

Era lei, alta, mora, riccia, occhi chiari.

La ragazza che mi aveva descritto Harry.

La ragazza che quel giorno, in corridoio, fulminò Louis con lo sguardo.

Eppure adesso non sembrava troppo dispiaciuta di dover condividere la camera con lui, anzi, un sorriso era dipinto sulla sua faccia.

Rimasi immobile anche quando Louis mi baciò velocemente la guancia, prima di prendere la sua valigia e sparire su per le scale con lei e mio fratello.

"Wood, Malik e Green." chiamò poi.

O per meglio dire, Jazmin, Zayn ed Emma.

"Cooper, sta volta tu, Faith." disse ridendo.

Così intanto presi la mia valigia e mi avvicinai a lei.

"Adams."

Conoscevo di vista quella ragazza.

"E Styles."

Il mio sguardo balenò sul suo corpo che si faceva spazio tra la gente per raggiungerci, poi afferrò la chiave e cominciò a salire le scale.

Sospirai e o seguii.

Almeno ero con una persona che conoscevo.




"Piacere, io sono Faith." mi presentai alla ragazza.

"Judy." mi sorrise.

Era davvero una ragazza carina.

Aveva gli occhi color caramello e i capelli leggermente mossi, di una lunghezza che sinceramente invidiavo.

"E lui è Harry." glielo indicai.

Lui si voltò per sorriderle e poi continuò ad aprire la sua valigia.

Nella stanza c'erano esattamente tre letti.

Uno singolo, già occupato da Harry.

E uno a castello.

"Quale preferisci?" gli chiesi educatamente.

"Quello sopra, se a te va bene." mi rispose.

"Certo, è perfetto."

Avevo sempre odiato dormire sopra, forse per paura di cadere.

Perciò posizionai la valigia sul mio letto e mi sedetti a fianco ad essa.

Poi presi il cellulare e scrissi un messaggio ad Amber, l'unica di cui non sapevo ancora i compagni di stanza.




Destinatario: Amber ❤

Con chi sei bionda? x




Non ci volle molto pe ricevere la sua risposta.




Da: Amber ❤

Con Liam e Tom :)

 


Notai che a qualcuno almeno, era andata bene.

Tom era il fratello di Emma e per fortuna, andava d'accordo con Amber.

In più la bionda non voleva nient'altro se non condividere la stanza con il suo amato Liam.

"Ragazzi, vado un secondo in camera di una mia amica." ci annunciò Judy, prima di uscire.

Dopo pochi minuti, Harry si alzò e mi venne di fronte.

"Vedi che non ti mentivo?" disse.

Io lo guardai confusa, anche se sapevo dove voleva andare a parare.

"Candice è la ragazza di cui ti parlavo." disse.

"Harry, piantala. Louis era scocciato di dover stare in stanza con lei, quindi.." dissi cominciando a disfare la valigia.

"Faith, smettila di cercare di convincerti. Era tutta scena quella, scommetto che in realtà ne è particolarmente felice."

"E tu smettila di fantasticare, pensavo che questa discussione fosse chiusa ormai." dissi infastidita.

"Fino a che non mi crederai, non sarà affatto finita."

"Allora non è vero che non esistono le cose infinite." dissi sarcasticamente.

"Apri gli occhi ragazzina." disse mentre mi passava di fianco, per poi chiudersi la porta del bagno alle spalle.
 



Bussai.

Lo so, lo so.

Non avrei dovuto dare retta ad Harry, ma comunque adesso il fatto che lui fosse, da solo, in stanza con lei, mi infastidiva.

Nessuno mi aprì, eppure li sentivo parlare al di là della porta.

Bussai nuovamente.

Questa volta la porta di aprì, ma non del tutto.

La faccia di mio fratello si affacciò nella fessura che aveva creato.

"Oh, sei tu." disse.

"Fammi entrare." dissi seria.

"No."

"Come no? Apri." mi innervosii.

Cosa mi stava nascondendo?

Magari adesso Louis stava.. no Faith, non diventare paranoica, lui ti ama.

"Apri.questa.cazzo.di.porta."

Mi fece la linguaccia e poi scoppiò a ridere.

Ma perchè non sono figlia unica, mh?

Feci pressione sulla porta e riuscii a spalancarla.

Non c'era nessuno.

"Dov'è Louis?"

"In bagno.. con Candice." disse lui tranquillamente, richiudendo la porta.

"Lui è dove, con chi?" chiesi forse un pò troppo istericamente.

"In bagno, stanno sistemando le cose nella doccia e nei mobili." mi spiegò per poi buttarsi sul letto.

A porta chiusa?

Mi avvicinai e senza bussare minimamente, la spalancai.





SWAAG.

Salve, salvino.

Oh-oh, Harry sarà solo geloso, oppure le sue teorie sono reali?

Louis nascone qualcosa a Faith, oppure è fedele come un cane da tartufo?

Boh, non so quali altre domande retoriche mettervi, perciò passo e chiudo.

STRA-GRAZIE alle ragazze che seguono la storia, davvero ❤.

Un bacio,

Michi x





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Capitolo 20
*** «Never leave the group.» ***



«Never leave the group.»

Mi avvicinai e senza bussare minimamente, la spalancai.

Entrambi fecero un salto all'aria.

Lei era abbassata e stava mettendo le sue cose sotto il lavandino.

Lui era praticamente dentro la doccia a sistemare,probabilmente, lo shampoo e quelle cose la.

"Ehi Faith." disse venendomi incontro sorridente.

Io lo ignorai e guardai in basso, verso di lei.

"Già, io sono Faith, la sua ragazza." dissi.

Lei si alzò.

"Io sono Candice, piacere." mi sorrise.

"Che volevi?" mi chiese Louis.

"Perchè? Vi ho disturbati?"

"No, assolutamente." mi sorrise.

Perchè sorrideva così insistentemente? Cosa mi stava nascondendo, mh?

No, basta Faith.

Non mi diventerai mica paranoica adesso, eh no.

"Non stavate facendo niente di importante?" continuai.

"No." disse uscendo dal bagno e prendendomi la mano, trascinandomi fuori.

Stava forse cercando di allontanarmi dalla scena de crimine?

Troppi C.S.I, Faith.

"Stai bene?" mi chiese preoccupato, forse vedendomi tesa.

"Sisi." scossi al testa come per allontanare la voce di Harry che continuava a ripetermi di non fidarmi di lui.

Mi guardò poco convinto.

"Adesso vado.. vado nella mia stanza." dissi indicando indecisa la porta alle mie spalle.

Lui annuì.

"Ci vediamo a cena." dissi per poi uscire.




"Dov'eri?" mi chiese Harry, appena mi vide entrare.

"Io?" chiesi, essendo un tantino disconnessa.

"Vedi qualcun'altro nella stanza?" disse guardandosi intorno ridendo.

"Ero.. da Louis e Nate." dissi andando a sedermi sul mio letto.

"Non ti dimenticare di Candice." disse divertito.

"E chi se la dimentica." dissi sottovoce, ma lui riuscì a sentirmi lo stesso e si mise a sghignazzare.

Lo preferivo scorbutico a questo punto.

"Ragazzi tra poco dobbiamo scendere per la cena." ci informò Judy, quando rientrò in stanza.

Mi alzai dal letto.

"Ok, allora vado in bagno a prepararmi."

Afferrai dei vestiti puliti e feci ciò che avevo appena detto.

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La sala del ristorante dell'albergo, era enorme e piena di tavoli.

Individuai i nostri professori che ci pregavano di non far confusione e di accomodarci a sedere.

Però non trovai i ragazzi e continuai a guardarmi intorno fino a quando due mani non si posarono sui miei fianchi.

Mi voltai.

"Zayn!" gli sorrisi, ero felice di vederlo.

Sembrerà stupido, ma in un certo senso mi mancava.

Durante il viaggio non avevamo mai parlato e solitamente passavamo poco tempo insieme.

"Vieni al nostro tavolo?" mi chiese.

"Certo."

Mi fece guidare da lui.

In realtà i nostri tavoli erano due vicini, eravamo troppi per stare seduti in uno solo.

Anche perchè, senza fare nomi, Louis Tomlinson e Nate Cooper, avevano invitato Candice a sedersi con noi.

Per questo io sgattaiolai tra Liam ed Emma.

"Harry?" mi chiese quest'ultima.

"Non saprei, penso che sia con Jazmin. Perchè?" chiesi curiosa.

Loro non mi domandavano mai di lui.

"Boh, pensavo che sareste scesi insieme, ma ti ho vista da sola." disse facendo spallucce.

La verità era che ci stavo lontana di proposito, per evitare battute irritanti su Candice.

"Faith, la stai guardando male." mi disse Liam all'orecchio.

Io, che mi ero incantata, mi voltai confusa verso di lui.

"Cosa?"

"Perchè stai fulminando Candice?" continuò divertito.

"Io?" sgranai leggermente gli occhi.

"Si, tu." rise.

"Non è vero.."

"Sei gelosa, eh." disse mettendomi un braccio attorno le spalle ridendo.

"Liam, ti devo dire una cosa." disse seria.

Lui assunse un'espressione preoccupata.

"Dimmi."

"Non qui." non volevo che ci sentissero gli altri.

"E dove?"

"Non lo so, ma devo parlarti."

"Faith, tutto bene?" sembrò diventare ancora più preoccupato.

Io rimasi in silenzio senza dire niete.

"Ehi, che confabulate voi due?" ci chiese Louis ridendo.

Liam mi tolse subito il braccio da attorno le spalle.

"Niente." disse poi, fingendo un sorriso.

La professoressa si alzò in piedi attirando la nostra attenzione.

"Allora ragazzi, per prima cosa, benvenuti a New York City." disse felice, provocando un boato stile stadio tra gli studenti.

"Per questa sera rimarremo in hotel, sarete stanchi per il viaggio e domani vi voglio belli freschi. Quindi, a letto presto. Visiteremo il Metropolitan Museum of Art. E' tra i musei più belli e importanti del mondo e visitarlo, ci occuperà quasi tutta la giornata."

Ci alzammo, pronti a salire nelle nostre stanze.

Ma prima che riuscissi a seguire il gruppo dei nostri amici, Liam mi afferrò il polso tirandomi indietro.

"Lasciali salire, vieni con me." disse trascinandomi verso una stanza lontana dall'uscita.

Capii poi che si trattava del bagno.

Abbassai la tavoletta del water e mi ci sedetti sopra.

"Dimmi."

Liam si abbassò sulle ginocchia di fronte a me.

"In pratica.. Harry mi ha detto di aver visto Louis con un'altra ragazza.. ha detto che non facevano niente astruso, però ha detto che si guardavano in modo strano.." iniziai.

"Faith, dove vuoi arrivare?" mi interruppe.

"Fammi parlare. Mi ha descritto la ragazza e mi è sembrata uguale in tutto e per tutto alla ragazza che incontrammo in corridoio tempo fa. Louis mi disse che loro due erano usciti, ma che lui non l'aveva più chiamata.. e stronzate varie. Questa ragazza è Candice e Louis era scocciato oggi, quando ha saputo di dover stare in camera con lei. Ma adesso mi sembra tutto il contrario.."

"Rallenta Faith, mi stai dicendo che pensi che Louis ti tradisca con Candice?" mi chiese sorpreso.

Io annuii impercettibilmente, ma non ai suoi occhi.

"Impossibile." disse alzandosi.

"Andiamo Faith, lui ti ama. Si vede." continuò.

"Lo so, anche io non avevo dubbi. Ma più vado avanti e più mi ingelosisco e divento sospettosa."

"Sei paranoica secondo me. Sta tranquilla, lui.. non lo farebbe mai."

Mi alzai pure io e mi avvicinai all'uscita.

"Torniamo dagli altri." dissi.

Lui mi fermò di nuovo.

"Ti giuro che se ti fa soffrire, lo faccio sparire dalla faccia della Terra." disse serio.

Io non gli risposi, semplicemente lo abbracciai grata, sperando che non ce ne sarebbe mai stato il bisogno.




Stavo tornando alla mia camera, ero sola, Liam era nell'altro corridoio.

Sentii un persona ridere.

Sentii lui ridere.

Quando sentivo la sua risata, il mio mondo si colorava all’istante.

E forse era per questo che lo amavo.

Girai l'angolo e lui era li.

"Louis." dissi avvicinandomi, era al fianco della mia porta.

Mi sorrise.

"Ridi da solo?" gli chiesi divertita.

"Sai che sono un ragazzo allegro." disse venendomi incontro e facendomi ridere.

Mi poggiò le mani sui fianchi e mi lasciò una bacio sulla mandibola, prima di scontrare la sua fronte con la mia.

"Ci siamo visti poco oggi." disse poi.

Io rimasi in silenzio, indecisa se rispondergli in modo sarcastico o indifferente.

"Mi sei mancata." sussurrò.

Oh, ma vaffanculo Harry.

Gli gettai le braccia al collo.

"Pure tu."

Lo sentii ridere contro il mio collo.

"Vieni in camera con me?" mi chiese all'improvviso.

Mi staccai per riuscire a guardarlo negli occhi.

"Ma Louis.. c'è Candice." dissi poco convinta.

"E quindi?"

"E mio fratello." continuai.

"Io da te?" provò a chiedere.

"C'e Harry." dissi.

Sbuffò.

"Poi ci organizziamo, per stanotte ognuno nel proprio letto. E andiamoci ora perchè ho sonno." risi.

Lui mi sorrise e mi baciò una guancia, poi mi seguì mentre mi avvicinavo alla porta.

Convinta che me l'avessero lasciata aperta, portai giù la maniglia accompagnandola con la mano.

Ma era chiusa a chiave.

Guardai Louis sorpresa.

Non potevo bussare, era tardi. In più i professori se ci avessero beccati in corridoio ci avrebbero fatto il mazzo.

"E ora?" gli chiesi.

"Sei costretta a dormire da me." disse felice.

Ma il rumore della chiave che girava nella serratura della porta, lo fece smettere di sorridere.

Un Harry assonnato, in boxer e arrabbiato ci apparse davanti.

"Ehi." dissi con voce da angioletto.

"Hai meno di zero secondi per entrare." disse serio.

"Credo che sia abbastanza grande per decidere da sola." disse Louis nervoso.

Allora Harry uscì sulla soglia e lo guardò dall'alto al basso.

"E' anche camera mia questa e non mi va di alzarmi di notte per aprirle la porta."

Louis fece per aprire la bocca, ma io lo zittii con un bacio e poi mi allontanai.

"Hai ragione Harry, scusami. Buona notte Louis." gli sorrisi.

"Si, notte."

Chiudemmo la porta.

"Scusami." bisbigliai, per non svegliare Judy.

"Non puoi fare come cavolo ti pare." quasi urlò.

"Shh, la svegli."

Accese la luce.

"E' andata a dormire da una sua amica." disse, facendo un cenno verso il suo letto vuoto.

"Ah."

Mi avvicinai all'armadio in cui avevo messo i miei vestiti e presi il pigiama.

"Comunque puoi anche sforzarti di essere più gentile con Louis." dissi nervosa, mentre mi avvicinavo alla porta del bagno.

"Non lo reggo." disse infilandosi sotto le coperte.

Alzai gli occhi al cielo e andai a cambiarmi.

Quando tornai in camera, la luce era spenta, per questo cascai ottantasette volte, prima di raggiungere il mio letto.




Mi rigiravo senza sosta.

Non riuscivo a chiudere occhio.

Ero nervosa per la storia di Candice e in più non avevo mai dormito da sola in camera con Harry.

E l'idea che lui fosse a qualche mentre da me, mi metteva in soggezione.

Mi scoprii, ma mi venne freddo.

Così ripresi la coperta, ma avevo troppo caldo.

Il cuscino era scomodo.

Stavo impazzendo.

"La vuoi smettere di muoverti?" urlò Harry.

Feci un salto all'aria, ero convinta che dormisse.

"Non riesco a dormire." dissi nervosa.

"Neanche io se continui a rigirarti nel letto."

"Ma è scomodo!" mi lamentai.

"Non mi interessa."

"Harry?" lo chiamai.

"Che diavolo vuoi?" rispose, con il suo solito tono burbero.

"Non so fare l'occhiolino."

Capitemi, avevo voglia di parlare e non avevo idea di cosa poter dire.

Ci furono dei secondi di assoluto silenzio.

"Mi prendi per il culo?" disse poi serio.

"No."

La luce venne accesa.

Mi voltai verso il suo letto.

Era seduto che mi guardava scioccato.

Poi scoppiò a ridere, seguito da me.

Quando smise, mi guardò serio.

"Cos'hai Faith?" mi chiese.

Ci pensai.

"Io.. non lo so. So solo che non riesco a prendere sonno."

"Cerca di capirmi, abbiamo deciso di essere amici, non potevo non dirti di Louis." disse sospirando.

Abbassai la testa.

Sentii le sue coperte muoversi e dopo poco lo vidi seduto sul mio letto.

"Ehi.." mi chiamò.

Lo guardai, ma non dissi niente.

Sospirò e poi finse un sorriso.

"Dai, raccontami qualcosa."

Lo guardai confusa.

"Che cosa?"

"Qualsiasi cosa." mi sorrise.

"Ti voglio bene Harry." dissi velocemente.

Fu la prima cosa che mi passò in testa in quel momento.

Lui rimase un pò sorpreso e mi guardò, senza dire niente.

Poi un mezzo sorriso spuntò sulla sua faccia.

"Anche io te ne voglio, Faith."




"Susu, muovere il sedere ragazzina!" mi urlò divertita la professoressa, mentre mi spingeva.

Lei stessa aveva deciso che saremmo andati a piedi al museo.

Gli autobus non le andavano troppo a genio, a quanto pare.

Trascinai il mio zainetto sulla spalla e cercai di aumentare il passo, dato che ero l'ultima della fila.

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Mi voltai a destra, mentre superavo gli altri studenti e vidi Harry e Jaz.

Quella mattina ci svegliammo nello stesso letto, il mio.

La sera prima avevamo parlato per quasi tutta la notte, addormentandoci poi insieme.

Riconobbi il ciuffo di Zayn, feci un ultimo sforzo e poi mi attaccai al suo zaino.

Lo sentii ridere.

"Ormai siamo arrivati, Faith." disse svoltando e sinistra, pronto a salire le scale che ci avrebbero portati all'entrata.




Ero completamente con la faccia spiaccicata sulla spalla di Liam, mentre la nostra guida ci illustrava il significato di un'inquietante statuetta, la quale doveva essere una sottospecie di donna.

"Faith, dov'è Louis?" mi chiese Zayn.

Io alzai le spalle in risposta, dato che non ne avevo idea.

"Lo stavo cercando anche io." disse Nate.

"Cercavo anche Candice, ma non la trovo." continuò poi, facendomi sobbalzare.

Liam mi guardò preoccupato.

"Sono spariti entrambi?" chiesi nervosa.

"Faith, respira." disse Liam a denti stretti per non farsi sentire dagli altri.

"Respira un cazzo, Liam." sbottai.

Mi staccai da lui e mi allontanai dal nostro gruppo, in cerca di quell'ebete del mio ragazzo.

Se li avessi trovati insieme, giuro, che il mondo avrebbe dovuto fare a meno di altre due persone.

Cominciai a girovagare per il museo a passo svelto.

"LOUIS?" lo chiamai, facendo voltare ogni persona.

"TOMLINSON?" continuai ad urlare.

Poi mi sentii strattonare.

Mi voltai e un uomo della sicurezza mi stava stritolando il braccio.

"Signorina, è in un museo, non urli." mi disse arrabbiato.

"Mi scusi tanto se sto cercando il mio ragazzo, che probabilmente è con una ragazza, che evidentemente non sono io." sbuffai.

"E mi lasci." dissi liberandomi dalla sua presa.

"Vuole che l'aiuti a trovarli?" mi chiese.

"No, grazie."

Mi voltai e continuai a camminare.

Mi ero anche persa.

Il mio telefono vibrò nei jeans, un messaggio.




Da: Harry.

I tuoi amici mi hanno detto cos'è successo, dimmi dove sei.




Ma perchè i miei amici non si fanno un anfiteatro di cazzi loro?

Infondo, a loro, Harry, stava anche antipatico.




Destinatario: Harry.

No.




Se c'era una faccia che adesso non volevo proprio vedere, questa era la sua.

Se ero diventata così paranoica lo dovevo solo a lui.

Mi sentii tirare indietro improvvisamente.

Mi voltai e la sua faccia da cazzo era proprio li.

Spiegatemi cosa ho fatto di male.

"Come hai fatto a trovarmi?" gli chiesi nervosa.

"Faith, sei l'unica cretina in tutto il museo che indossa una maglia giallo canarino." disse lui serio.

"Oh, ma vaffanculo Harry." gli dissi, per la prima volta, per poi allontanarmi.

"Non parlarmi così, ragazzina." disse, ritirandomi indietro.

Alzai gli occhi al cielo.

"Adesso tu vieni con me e torniamo al nostro gruppo." si impose.

"Harry, non puoi chiedermi di dar retta a quella guida, che mi spiega cosa facevano i primitivi per sopravvivere, mentre Louis è in giro a divertirsi con Candice. Ok?"

"Non te lo sto chiedendo infatti." mi disse.

Io respirai profondamente e con tutta tranquillità, decisi di proseguire le mie indagini.

"Faith, ascoltami." mi fece girare verso di se.

Sbuffai.

"E' inutile che lo cerchi. Siamo nel museo più grande di New York, cosa ti aspetti? Di trovarlo dietro l'angolo avvinghiato a Candice?" mi chiese.

Lo guardai male, lo fulminai.

"E' tutta colpa tua!" lo colpii sulla spalla.

Lui sobbalzò sorpreso.

"Sei uno stronzo, Styles. Dovevi farti gli affari tuoi!" continuai a colpirlo senza sosta, pur sapendo che lui, grosso com'era, non sentiva niente.

"Perchè me lo hai detto? Sto impazzendo per colpa tua!"

Harry mi afferrò i polsi.

"Calmati Faith!" mi urlò.

"Ormai te l'ho detto e sono ancora convinto di aver fatto la cosa giusta."

Mi divincolai dalla sua presa e riuscii a farmi lasciar andare.

"Faith!"

Non era stato Harry a parlare, era lui, conoscevo bene la sua voce.

Mi voltai ed era li in piedi, in tutta tranquillità, che mi guardava.

Tranquille, non mi dimentico di Candice, esattamente al suo fianco.

"Dove diavolo eri?" gli chiesi nervosa.

"Ehi, sei arrabbiata?" mi chiese con il suo solito tono spensierato e allegro, mentre mi si avvicinava.

"Tu che ne pensi?" alzai il tono della voce.

Rise.

"Beh, mi sembri abbastanza incazzata."

"Louis, sono seria, non sto scherzando."

Respinsi la sua mano, quando cercò di appoggiarla sul mio fianco.

"Dov'eri? Ti ho cercato ovunque."

La sua espressione divenne, finalmente, seria.

"Ero qua in giro. Ma che ti prende?"

"Mi prende che invece di startene in giro con quella, dovevi essere con noi. Sai, quando si va in gita, non si lascia mai il proprio gruppo."

"Ha ragione signorina Cooper, non si lascia mai il gruppo." disse la professoressa, che adesso ci guardava a braccia conserte.




Ed ecco perchè, quel giorno, mentre i nostri compagni se ne andarono in giro per New York, rimanemmo in albergo per punizione.






SWAAG.

non so da dove cominciare.

- dalle scuse per il ritardo.

- dalle scuse per il capitolo di merda che ho scritto.

- dalle scuse per il titolo che ho scelto, fa veramente pena.

partiamo dalle scuse.

SCUSATEMI.

avevo detto che in estate avrei aggiornato più spesso, il problema però è stato proprio nello scriverlo.

mi sono bloccata e non sapevo come continuarlo, ecco perchè fa così schifo.

non venitemi a dire che è bello come sempre, perchè so che ne ho scritti di migliori.

comunque, nello scorso capitolo, ci sono state 15 recensioni, 15.

ceh.. quindici, qui-ndi-ci.

non ne ho mai ricevute così tante qui su EFP, quindi GRAZIE, davvero :')

adesso mi dileguo, spero di aggiornare presto.

un bacio,

Michi x






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Capitolo 21
*** «Do you know Grease?» ***


«Do you know Grease?»




"Dimmi solo una cosa." gli dissi, diventando seria.

Lui mi guardò, senza però varcare la soglia della porta, anche perchè io non glielo avrei permesso.

Era più di un giorno che cercavo di evitarlo, ma dopo la sesta volta che bussò alla porta, decisi di aprirgli.

Annuì.

"Cosa c'è fra te e Candice?" gli chiesi.

Lui sospirò.

Brutto segno.

"Faith.." iniziò.

Sentii gli occhi pizzicarmi.

Ancora non aveva detto niente, ma già immaginavo le parole che presto sarebbero uscite dalla sua bocca.

"Non è vero che mi sta antipatica." disse poi.

Io tirai su con il naso e rimasi a guardarlo senza dire niente.

"Siamo amici." disse poi.

"Amici?" gli chiesi, cercando di trattenere le lacrime.

"Amici."

Amici come? Amici di letto? Amici che non sono poi così tanti amici? Amici che si baciano quando Faith non vede?

Feci un passo indietro, pronta a chiudere la porta.

Ma lui con una mano la fece spalancare di nuovo.

"Faith." disse solamente.

Mi stava nascondendo qualcosa.

La verità è che le bugie non le ha mai sapute dire.

Quando eravamo piccoli, provò a dirmi che non era stato lui a uccidere il mio criceto, ma non ci fu niente da fare.

Era sempre stato un rompi coglioni, mi aveva rovinato l'esistenza, ma non era un bugiardo, non riusciva a mentirmi.

Aspettavo solo, che anche questa volta, dicesse la verità.

"Faith, cosa?" gli chiesi nervosa.

"Mi dispiace." disse abbassando lo sguardo.

Sentii improvvisamente la guancia bagnata.

"Di cosa ti dispiace?" gli chiesi con un filo di voce.

Ti prego, non rispondere 'di averti tradito con Candice'.

Se tieni alla tua vita, Louis Tomlinson, non dirmi ciò.

"Di essere sparito con lei, non dovevo." mi guardò.

Basta Faith, tira fuori quelle cose rotonde che non hai.

Uscii dalla mia stanza e mi avvicinai a lui.

"Adesso mi dici come stanno le cose, perchè io non ne posso più." gli dissi.

Sospirò.

"Io sto con te Faith, amo te." disse.

"Beh, allora comincia a dimostrarmelo, perchè io non ci credo più."

Tornai dentro, sbattendogli la porta in faccia e lasciando andare un grido liberatorio.

"Vestiti." disse Harry alzandosi dal letto.

"Cosa vuoi tu?" gli chiesi frustrata.

"Senti ragazzina, non mi importa se hai litigato con il tuo fidanzatino. Tu adesso ti vesti e poi porti le tue chiappe in corridoio. Muoviti." disse questo mentre si avvicinava alla porta, poi uscì.

Non avevo idea di cosa avesse in mente, ma di certo avevo voglia di uscire da quella stanza, quindi feci quello che mi aveva chiesto.

Ma prima, decisi di chiedergli dove saremmo stati.

Quindi aprii la porta e lo trovai appoggiato con la schiena al muro del corridoio.

"Ma dove andiamo?" gli chiesi.

"Ti porto a far un giro per New York, così magari ti rilassi e la smetti di fare la stinfia." disse divertito.

Gli feci la linguaccia e poi rientrai.

Ma si, potevo permettermelo un giro, non volevo più pensare a Louis.

Aprii il mio armadio.

Una passeggiata per New York, ehm?

Mi vestii, http://www.polyvore.com/cmon_baby/set?id=83652605.




Mi squadrò.

"Sei carina." disse poi, mentre si avviava lungo il corridoio.

"Grazie." dissi, cercando di stare al suo passo.

Scendemmo le scale dell'albergo.

"Harry, noi non possiamo uscire come vogliamo."

Se i professori mi avessero beccata, mi avrebbero impacchetta e rimandata immediatamente a Manchester, in presidenza.

"Ti interessano veramente le regole?" mi guardò stupito.

"Beh, se infrangerle, significa beccarsi due ore in detenzione, si."

Rise.

"Ormai noi ci siamo abituati." disse spalancando le porte dell'albergo.

Mi guardai intorno.

Indecisa sul da farsi.

Dovevo uscire con lui e fregarmene di tutto e di tutti, o dovevo ascoltare la mia coscienza, che con voce irritante, mi consigliava di tornare in camera mia?

Poi alla reception la vidi, era Candice, che rideva e scherzava con mio fratello.

Oh, ma fanculo tutto.

New York, a noi.




"Dov'è la statua della libertà?" chiesi elettrizzata ad Harry.

"Faith, siamo a Manhattan." disse ridendo.

"E quindi?" chiesi, non capendo che nesso ci fosse tra la sua risposta e la mia domanda.

"E quindi, voltati."

Mise le sua grosse mani sulle mie spalle e mi voltò.

Eccola.

Nonostante fosse lontana da noi, sembrava altissima.

"Wow." riuscii solo a dire.

"Non eri mai venuta qui, prima d'ora?" mi chiese.

Scossi la testa.

"Tu si, vero?" gli chiesi.

Lo capivo dal modo sicuro con cui si guardava intorno, dalla certezza che aveva quando imboccava una strada.

"Ci ho vissuto qualche anno, con mio padre." rispose.

Già, suo padre.

Di lui non avevo mai chiesto e dal tono con cui mi aveva risposto, decisi di non farlo neanche in quel momento.

"Pensa a tutti i film famosi che sono stati girai qua!" dissi elettrizzata.

Lo superai, quasi saltellando come Heidi.

Lui mi guardava sorridente, mentre mi camminava dietro con le mani nelle tasche dei jeans.

"Ti rendi conto? Magari il piede di George Clooney è passato su questa mattonella! E, forse, Brad Pitt si è seduto su quella panchina!" la indicai come una bambina.

"E perchè no, Leonardo DiCaprio, ha toccato questo lampione." dissi, abbracciandolo sognante.

"Faith, stai abbracciando un lampione." mi fece notare Harry, avvicinandosi a me.

"No, sto abbracciando l'impronta di Leonardo DiCaprio."

"Stai diventando imbarazzante." disse tirandomi per la giacca, ridendo.

Risi pure io e mi lascia trascinare via dalla strada in cui aveva sicuramente messo piede Johnny Depp.

"Ti sei rilassata?" mi chiese poi, mentre continuavamo a camminare.

"Si, grazie Harry, mi sto divertendo." gli feci un sorriso, che lui si affrettò a ricambiare.

Poi mi venne in mente un particolare.

"Ma Jazmin?" gli chiesi.

"Non lo so." mi rispose, guardandomi.

"Come non lo sai?"

"No, adesso sono qui con te, non mi interessa." disse sinceramente.

Distolse lo sguardo da me e cominciò a guardare lungo la strada di fronte a noi.

Io invece presi a fissare il suo viso.

Era semplicemente perfetto.

Mi sentii in colpa, perchè nonostante mi stessi divertendo, ogni tanto pensavo a Louis.

Invece lui era con me e pensava a me.

Istintivamente poggiai la testa sul suo braccio, perchè la sua spalla era troppo alta per me.

Lo sentii ridere e poi alzò un braccio per circondarmi la schiena.

"Cosa vuoi fare?" mi chiese poi.

"Divertirmi, rilassarmi e non pensare a niente." dissi sospirando.

"Lo sai che ci metto un secondo ad accontentarti, vero?" mi chiese divertito.

Alzai il viso per guardarlo, ma non seppi cosa rispondergli.

Poi si staccò da me e prendendomi la mano, mi trascinò dalla parte opposta di quella in cui stavamo camminando.

E poi aprì subito la porta di quello che sembrava un pub.




Saranno state.. le due di notte?

E sapete dov'eravamo noi? In un pub a Manhattan.

E sapete come mi sentivo io? Benissimo.

Non avevo preoccupazioni, non pensavo alle professoresse, non pensavo a Louis, ne a Candice, ne tanto meno pensavamo a Jazmin.

"Canta da schifo." dissi, riferendomi all'uomo ubriaco che si era offerto di cantare per la serata karaoke.

Harry rise.

"Me la fai assaggiare?" indicai la sua birra.

"Se prometti di non sputarmela addosso." rise.

"Ehi, scusa tanto se l'ultima volta, mentre la bevevo ho visto Ryan che spaccava la faccia a Niall."

Risi, mentre mi portavo la caraffa alla bocca.

La posai poco dopo.

"Allora?" mi chiese divertito.

"Non fa poi così schifo." sentenziai.

"Grazie Earl, qualcun'altro vuole provare?" disse la donna che adesso sventolava il microfono sulla faccia della gente.

"Andiamo." disse Harry, scendendo dalla sedia e tirandomi via con lui.

"No." mi fermai.

"Non sono abbastanza ubriaca." continuai, per poi scoppiare a ridere.

"A me sembra di si." disse lui, riprendendo a camminare.

"Non so cantare." improvvisai.

"Ma chi vuoi prendere in giro? Sei iscritta alla Manchester Academy of Music."

Non avevo speranza.

Mi tirò sopra il palco.

"Scegliate una canzone." ci sorrise la ragazza.

"Conoscete Grease?" chiese poi.

Ad Harry si illuminarono gli occhi.

Io scossi la testa.

"Avete You Are The One That I Want?" gli chiese.

La donna sorrise, quasi alle mie spalle.

La base partì.

All'improvviso mi ritrovai con un microfono in mano.

Ma tutto intorno a me sparì quando lui cominciò a cantare.

La sua voce.

Quella sera, mi innamorai perdutamente della sua voce.

Era roca, come quando parlava, ed era stupenda.

Mi dovette spingere giocosamente per farmi rendere conto che toccasse a me.

Inizia a cantare, ma la mia voce non era paragonabile alla sua, neanche lontanamente.

Però il suo sorriso mi diede la forza di farla uscire senza vergogna.

Mi divertii tantissimo, scoprii che duettare con lui era una delle cose che preferivo fare.




"Shh." mi tappò la bocca.

Stavo ridendo come una cretina.

Eravamo in mezzo la strada, erano tipo le quattro di notte.

"Harry?" lo chiamai.

"Dimmi."

"Sai che sono tanto felice di averti conosciuto?" gli chiesi sorridente.

Lui rise, forse per lo stato in cui ero.

"Davvero?" mi chiese poi, ironico.

"Davvero, davvero."

Se ve lo state chiedendo, si.

Ero ubriaca.

Fradicia.

Che poi, perchè si dice fradicia?

Nell'alcool non ci faccio mica il bagno, lo bevo, no?

Lasciamo stare.

"Pure io." disse trascinandomi lungo la strada buia, illuminata fiocamente da qualche lampione.

"Dormiamo qui? Ho sonno." gli chiesi.

"Qui dove?"

"Qui, sul marciapiede." lo guardai seria.

"Non avrei dovuto lasciarti bere tutta quella birra." disse, quasi arrabbiato con se stesso.

Poi si abbassò e mi prese in braccio, stile principessa.

"Dobbiamo muoverci, altrimenti ci lasciano fuori."




La luce era altamente fastidiosa.

Altamente.

Mi rigirai nelle lenzuola bianche del mio letto.

No, non poteva essere il mio letto quello, non era a castello.

Cercai di alzarmi a sedere, una fitta mi percorse tutta la testa.

Mi guardai intorno, c'ero solo io.

Notai che indossavo il pigiama, questa cosa mi sorprese.

Non credo che la sera prima fossi stata in grado di spogliarmi e vestirmi.

Quindi lo aveva fatto per forza Harry.

Sul comodino, sopra il mio cellulare, c'era un foglietto bianco ripiegato a metà.

Lo aprii.

Dopo venti minuti, riuscii a mettere a fuoco la scrittura di Harry.


 


Buongiorno Faith,

ho detto alla professoressa che stanotte ti sei sentita male e ti ha dato il permesso per rimanere in camera.

Noi siamo andati in qualche noioso museo, torniamo prima di cena mi hanno detto.

Non preoccuparti per il mal di testa, è normale dopo tutte le birre che ti sei scolata :)

A dopo, Harry xx




Simpatico.

Presi il telefono.

Accidenti.




Avevo un po' di chiamate perse.

Dieci da Amber, dodici da Emma, cinque da Zayn, tre da Niall e diciassette da Louis.

Per non parlare dei messaggi.

 


Liam.

Faith, dicci immediatamente dove sei.
 

Amber.

Adesso mi spieghi perchè tu ed Harry siete spariti. Louis è preoccupato.
 

Emma.

Ragazza, appena ti vedo, ti faccio pentire di essere nata.
 

Zayn.

Ti prego, di a quelle pazze dove sei, non le sopporto più.
 

Niall.

Siamo preoccupati per te, per favore, rispondi.
 


Poi lessi il suo.
 


Louis.

So che sei arrabbiata con me.

Scappare con Harry, è la tua vendetta? Siamo tutti preoccupati per te.

Noi non diciamo niente alle professoresse, ma almeno rispondi cazzo.


 


Sospirai e posai il telefono sul comodino.

Con calma mi alzai e andai in bagno a fare una doccia.

Una volta che fui asciutta, mi vestii.

- http://www.polyvore.com/cgi/set?id=85544380&.locale=it.

Decisi di uscire e di fare colazione in giro per New York.
 



Uscii tranquillamente, per fortuna quelli della reception non mi dissero niente.

Mi informai sulla posizione di Starbuck e mentre ci andavo chiamai Zayn.

L'unico, che quando mi avrebbe risposto, non avrebbe iniziato ad urlare o a rimproverarmi.

Dopo due squilli, mi rispose.

Zayn: Dove cazzo sei Faith Allyson Cooper?

Woah non sapevo sapesse anche il mio secondo nome.

Io: Sto bene, sono uscita ora dall'albergo, vado a fare colazione.

Dissi poi, con nonchalance.

Zayn: E ieri? Perchè non ci hai risposto? Avrei voluto uccidere Amber ed Emma, erano preoccupatissime.

Io: Avevo il telefono in silenzioso, mi dispiace. Dì loro che sto bene e che ci vediamo stasera.

Lo sentii sospirare.

Zayn: Ok, a dopo.

Disse, prima di attaccarmi.
 



"Come ti chiami?" mi chiese la ragazza al di la del bancone di Starbucks.

"Faith."

Sorrisi, mentre col pennarello indelebile scriveva il mio nome sul bicchiere contenente il mio cappuccino.

"Arrivederci." salutai, uscendo.

Quella città era magnifica.

Tutti quei palazzi e i taxi gialli, era bello sentirsi come la protagonista di un film americano.

Passeggiai tutto il giorno per le strade di Manhattan.

Poi il telefono mi squillò, era Louis.

Decisi di rispondergli.
 


Io: Pronto?

Quasi sibilai.

Louis: So che sei in giro, se mi dici dove, ti raggiungo. Voglio parlare con te.

Venne subito al dunque.

Io: Come fai con i professori?

Gli chiesi.

Louis: Non ti preoccupare, tu dimmi dove sei.

Sospirai e glielo spiegai, come meglio potevo.
 



Lo vidi in lontananza che si avvicinava a me.

Ok, con Harry mi ero divertita e non avevo affatto pensato a lui.

Ma non ero neanche il tipo di ragazza che si dimentica di tutto in una notte.

Io amavo Louis, lo amavo davvero.

"Ehi." disse, quando lo ebbi vicino.

Si, lo amavo.

Gli andai incontro e senza preavviso gli lanciai le braccia al collo.

All'inizio ne rimase spiazzato, ma poi mi strinse a se, senza dire niente.

Appoggiò il viso nell'incavo del mio collo.

"Mi dispiace." disse solamente.

Lo strinsi ancora di più, senza l'intenzione di lasciarlo andare.

"Ti prego, dimentichiamoci di questi due giorni." disse poi.

Feci fatica ad annuire, ma forse era la cosa migliore.

Dimenticare tutto.

"Però una cosa dimmela." disse scostandosi da me, per potermi guardare negli occhi.

"Cosa?"

"Dove sei stata tutta la notte?" mi chiese serio.

Io mi allontanai sospirando.

Dovevo seriamente dirgli che avevo passato la notte in un pub sconosciuto e che mi ero ubriacata con Harry?

Se lo può scordare.

"Ti abbiamo chiamato per tutto il tempo e ti abbiamo lasciato mille messaggi." continuò poi, anche un po' scocciato.

Sospirai e abbassai gli occhi colpevole.

"E perché sei rimasta in albergo oggi? Non mi sembri malata. Proprio per niente."

Mi sembrava un interrogatorio.

Non avevo mica ucciso nessuno.

A parte il mio buon senso.

"Faith." disse serio, cercando di attirare la mia attenzione.

Lo guardai.

"Dimmelo, ti prego."

Potevo mentirgli?

Potevo mentire ai suoi occhi celesti come il cielo in estate e..?

Si, potevo.

"Mi sono fatta un giro, avevo bisogno di stare da sola." mentii.

"Andiamo, so che eri con Harry. Non dirmi bugie."  

Odio le persone che fanno domande di cui già sanno la risposta.

Perlomeno non sembrava troppo arrabbiato.

"Mi sono fatta un giro. Con Harry."

E in effetti, era vero.

"Basta, non voglio più sapere niente." disse sorridendomi.

Che ragazzo ambiguo e lunatico.

"Adesso io devo tornare dagli altri, tu..?" lasciò in sospeso la domanda.

"Io me ne torno in albergo."

Non avrei visitato un museo neanche se mi avessero pagata.

"Louis, mi faresti un favore?" gli chiesi.

Lui annuì.

"Dì ad Amber ed Emma che le amo." dissi sorridendo, sapendo che in quel momento le mie miglior amiche mi stavano odiando.

Avevo passato poco tempo con loro da quando eravamo arrivate.

Avevano ragione.

"E a me?" chiese.

"A te non devo dire niente. Abbiamo appena parlato e tutto ciò che.."

Mi interruppe.

"No, dico. A me non mi ami?" mi chiese sporgendo il labbro in fuori.

"Si, anche se sei un pirla." dissi ridendo, mentre mi allontanavo, cercando anche di ricordare la strada per tornare a l'albero.

"Ehi!" mi urlò offeso.

Mi voltai, continuando a camminare all'indietro.

"Sai che ti amo." gli urlai.

Lui sorrise.

Era un sorriso vero, di un ragazzo che aveva una ragazza e non aveva intenzione di tradirla.
 



Bussarono alla porta della mia stanza.

"Si?" urlai.

Alzarsi richiedeva troppo energia e in quel momento ero buttata sulla poltroncina all'angolo della camera, mentre messaggiavo con Emma.

"Faith? Sono la professoressa Miller." disse, la sua voce irritante.

"Stai bene?" continuò.

"Oh si, io.. cioè, nono!" finsi una tosse.

Mi alzai di colpo.

Corsi in bagno a lavarmi il viso.

Una persona malata, solitamente, non si trucca appena sveglia.

Solitamente.

Sentii altri colpi sulla porta.

Ma ancora molto leggeri, dato la corporatura minuta della Miller.

"Faith, tutto bene? Mi apri?" mi chiese preoccupata.

"Si, un attimo." spettinai i capelli.

Tornai in camera e disfeci il letto.

Mi spogliai, nascosi i vestiti sotto il letto e infilai il pigiama di Harry.

Cioè, dei pantaloncini, stile basket, ENORMI, e una maglia che ormai poteva benissimo farmi da vestito.

Poi, cercando di sembrare più trasandata possibile, andai ad aprirle.

Mi guardò da capo a piedi.

"Faith, come stai?" mi chiese preoccupata.

Segno che il mio piano stava già funzionando alla perfezione.

Sarei potuta essere anche più credibile, ma non mi sembrava una buona idea quella di scatarrare sulla prof.

"Eh.. male." dissi, fingendo una voce roca, degna di un mal di gola allucinante.

Mi buttai sul letto, tirando su con il naso.

La sua faccia era impagabile, le facevo davvero pena.

"Senti, volevo dirti che siamo tornati e che Judy è stata trasferita. In pratica in camera della sua miglior amica avanzava un posto e lei ci ha implorato di poterlo occupare." disse avvicinandosi al mio letto.

Annuii disinteressata.

Judy non era esattamente la persona più importante della mia vita, potevo fare a meno di lei.

Si, potevo benissimo.

"Ok, beh.. tra poco arriva Harry, tranquilla." disse avvicinandosi alla porta.

"Rimettiti." mi sorrise.

"Lo spero, grazie della visita professoressa." dissi sofferente.

Mi sorrise ancora, prima di uscire definitivamente.

Tirai un sospiro di sollievo.
 



"In che stato sei?" mi chiese Harry, quasi scioccato, quando mi guardò, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.

Lo guardai male.

Che intendeva?

Ok, mi ero dovuta calare nei panni di una ragazza malata, in fin di vita, ma non credevo di essere così orripilante.

"E perché indossi il mio pigiama?" chiese, avvicinandosi.

Incrociai le braccia all'altezza del petto.

"Era il costume perfetto per impersonare una ragazza trasandata, strapazzata e sofferente."

Mi puntò un dito contro.

"Non offendere il mio pigiama."

Sbuffai.

Venne a sedersi sul suo letto, già perché io ero li stesa.

Mi sentivo soffocare sotto quello a castello, il suo era molto più comodo.

E poi le lenzuola erano impregnate del suo profumo.

"Come ti senti?" mi chiese.

"Benissimo." dissi, sincera.

"Ma se sembri uno straccio? Pare che un trattore ti sia passato sopra, avanti e indietro, cinque volte."

"Harry?" lo chiamai seria.

"Dimmi."

"Ma vaffanculo." dissi alzandomi.

Andai in bagno, lasciandolo li con la faccia da ebete.

Scusami Harry, mi hai detto che sembravo un cencio spiaccicato a terra, che ti aspettavi? Un bacino?

Mi ricomposi.

Legai i capelli in una treccia "ordinata" e indossai i miei vestiti.

Quando aprii la porta del bagno, lo trovai in piedi, li di fronte.

"E comunque a fanculo vacci te." disse serio.

Gli sorrisi divertita e lo superai, andando a prendere il mio telefono.

"Hai fatto pace con Louis?" mi chiese poi. Io mi voltai a guardarlo e sospirai.

"Si." gli risposi.

"Sei una cogliona, Faith." disse sorpreso.

Lo guardai male.

"Ti sta prendendo per il culo." disse nervoso.

"Smettila, ti prego." sospirai, non volendo ricominciare quella discussione.

"Tanto con te è una battaglia persa in partenza." sbuffò.

Io sorrisi e mi avvicinai a lui.

"Arrenditi."

Gli stampai un bacio sulla guancia.

Sospirò.




Si, mi hanno costretto a dire che stavo bene.

Ecco perché invece di essere a letto a dormire, sono in fila per entrare ad una barbosa mostra d'arte.

"Non ti lamentare, Faith. Non puoi passare l'intera vacanza a letto." mi disse Amber.

"Siamo a New York, baby." disse Zayn, aprendo le mani in aria, stile talebano che maledice il cielo.

E in effetti la sua pelle olivastra, aiuta a rendere l'idea.

"Chiamami di nuovo baby e ti mostro come finire in galera a sedici anni."

Louis rise e mi attirò a se, abbracciandomi da dietro.

"Tira in dentro gli artigli, tigre." disse ridendo.

"Ragazzi muovetevi." disse la professoressa, spingendo la fila.

"Che modi, si calmi prof. i quadri non scappano mica." dissi sbuffando.

"Cooper, se non porti il tuo sedere dentro la mostra, l'unica cosa che scapperà, sarà la mia pazienza."

Disse, obbligandomi ad avanzare.




"È una donna." disse Liam, per la trentesima volta, mettendo a dura prova i miei nervi.

"Payne, è un uomo. HA I BAFFI." dissi, fermamente convinta.

"No, cazzo. È una donna." disse nervoso.

"Liam, non è da te dire parolacce." disse Niall, passando al nostro fianco.

"È colpa sua." mi indicò come un bambino di tre anni.

"Non è colpa mia se non distingui una donna da un uomo." dissi, alzando gli occhi al cielo.

"A differenza tua, io, ho studiato arte e ti assicuro che la persona raffigurata in questo quadro ha la vagina, Faith!"

Lo guardai piacevolmente stupida.

"Credevo che certe parole facessero parte del tuo vocabolario passivo." dissi con voce altolocata, tirandomela perché ricordavo un paragrafo del libro di italiano riguardante il lessico.

Per la cronaca, del vocabolario passivo fanno parte quelle parole che  conosciamo ma non usiamo quotidianamente.

Impressionante, eh.

Che genia.

"Ed io credevo che non avessi mai aperto un libro di grammatica."

Lo guardai male.

Crede che io sia stupida?

"È un trans, Liam. Come te." dissi, riferendomi al quadro.

Una risata si fece spazio alle mie spalle.

"Ma no, Faith. È una donna." disse la professoressa Robinson.

Fanculo.

Mi mancava giusto lei a rompere le così dette.

Liam mi guardò compiaciuto.

"Beh, che hai da guardare? Ha i baffi, ok? Non è colpa mia se fa invidia ai boscaioli del Tirolo." dissi a braccia conserte.
 



Storsi la testa a destra.

Ma no, neanche così.

Allora provai a sinistra e chiusi gli occhi in due piccole fessure.

"Che fai amore?" mi chiese Louis ridendo, abbracciandomi improvvisamente da dietro.

"Cerco di dare un senso a questo quadro, anche se un senso, questo quadro, non ce l'ha."

Mi sentii un po' Vasco Rossi due la vendetta.

Pure Louis storse la testa.

"Mh, a me sembra solo un collage di forme colorate e irregolari."

Beh, in effetti non potevo dargli torto.

"In ogni caso, mi fa schifo." dissi sinceramente, facendolo ridere.

"Le mostre di quadri non fanno decisamente per te." disse ridendo.

"Si nota tanto?" gli chiesi.

"Se solo non guardassi i quadri come se fossero la regina Betta che balla una lap dance vestita da coniglietta di play boy, magari.." disse divertito.

"Odio i quadri." ammisi.

"Tu odi tutto quello che ha a che fare con la scuola e lo studio." disse Harry.

Harry?

Mi voltai e lo trovai alle mie spalle, per mano con Jazmin.

"Evita di ascoltare le mie conversazioni tu." dissi guardandolo male.

"Se non urli mi rendi il compito più facile." disse ironico.




Uscimmo, finalmente, con l'intenzione di andare a pranzo in qualche ristorante in giro per New York.

"Oh, che bel fiore. E' un Rododendro? Un Oleandro dell'est Cecoslovacchia?”, chiesi a Louis osservando un fiore tutto strano. Dev’essere uno di quei fiori tropicali, del deserto del Sahara, Burundino o Lettone. E’ proprio strano. Ha una forma ambigua e…

“E’ una margherita.”

Sgranai gli occhi e mi avvicinai ancora di più, osservando la presunta margherita con occhio critico.

“Sul serio?” chiesi.

Louis continuò a camminare dietro al gruppo, ignorandomi.

"Una margherita? A mia discolpa posso dire che è una margherita ambigua.”

Louis si voltò.

"Ha i petali lunghi e bianchi, ha il centro arancione. Più margherita di così.” disse divertito.

"Bah."

Entrammo nel ristorante.
 



"Esci da questo fottuto bagno." dissi, in preda ad una crisi di nervi.

Harry era chiuso li dentro da un quarto d'ora.

Dovevamo uscire, i professori ci avevano concesso una serata libera, in discoteca.

"Per farsi belli ci vuole tempo." urlò divertito, al di là della porta.

"Con te è tempo perso." dissi seria, ma in modo ironico.

Io avevo già indossato un vestito.

Ma dovevo ancora truccarmi e sistemarmi i capelli.

La porta si aprì.

"Faccio finta di non aver sentito." disse, riferendosi alla mia squallida battuta.

Mi voltai, pronta ad impossessarmi del bagno.

Quanto era bello.

Aveva tirando indietro i capelli con il gel.

La camicia che indossava era nera, leggermente sbottonata in cima.

Jeans stretti e scarpe.

Era la visione più bella che avessi mai avuto.

Era semplicemente perfetto, non esistevano altri aggettivi degni.

"Ti piace quello che vedi?" disse ridendo, avvicinandosi a me, forse accorgendosi di come lo stavo squadrando.

"Si." risposi sinceramente.

Rise.

"Io invece faccio schifo, questo vestito mi sta male." dissi tristemente, sbuffando.

"Non è vero."

Gli facevo pena, ecco.

Sai che cosa me ne faccio dei suoi complimenti caritatevoli.

"Se vuoi, ho una soluzione." disse, sedendosi sul suo letto.

"Sarebbe?" chiesi speranzosa.

"Toglilo." disse ridendo.

"HARRY!" urlai arrossendo.

"No, sul serio. Toglilo, è troppo corto." disse, questa volta seriamente.

"Che cosa?" incrociai le braccia al petto.

"Non esci di camera con quel pezzo di stoffa trasparente, sappilo." disse.

Lo guardai sconvolta.

Da quando era lui a decidere quello che dovevo mettere?

"Scusami? Io mi vesto come voglio." dissi nervosa, mentre andavo in bagno.

Presi i mie trucchi e cominciai a stendere il fondotinta.

Sentii i suoi passi avvicinarsi e dopo poco lo vidi appoggiato allo stipite della porta.

"Ragazzina, non ci vai in giro per Manhattan conciata così." disse, con un sorriso strafottente sul volto.

"Mi stai dando della poco di buono?" gli chiesi, fulminandolo con lo sguardo.

"Non mi permetterei mai." disse serio.

Sospirai.

"Mi fai un favore?" gli chiesi.

Lui annuì.

"Mi prenderesti il mascara? L'ho lasciato in camera."

Senza dirmi niente, uscì dal bagno.

Sentii i suoi passi fermarsi e poi nessun rumore.

"Faith?" mi chiamò.

"Dimmi."

"Cos'è un mascara?" mi chiese, quasi disperato.

Scoppiai a ridere.

"Lascia stare Harry, lo prendo da sola." dissi, ancora ridendo.
 



"Così ve bene?" chiesi, quasi ironica, mentre mi infilavo i pantaloncini di jeans.

"Perlomeno nessuno metterà le mani sotto il suo vestito." disse serio, ma continuando a guardare male i tacchi che stavo per indossare.

Mi guardai allo specchio.

- http://www.polyvore.com/cgi/set?id=85952431&.locale=it.

"Cristo, neanche Louis mi riguarda su ciò che devo mettere." dissi nervosa.

Lui non aveva nessun diritto di decidere per me, quindi avevo deciso di non dargli retta.

Ma quando provai ad uscire dalla porta, lui mi bloccò.

Per farla breve, o mi cambiavo o rimanevo in albergo.

Ditemi se vi sembra un comportamento normale.

Finalmente ero pronta.

Mi avvicinai alla porta.

"Certo che no, lui deve già pensare a Candice." disse Harry, alle mie spalle.

Mi bloccai e mi voltai.

Stava passando il limite.

"E tu dovresti pensare a Jazmin, invece di rompere le palle a me, Harry." gli dissi arrabbiata.

"Non è colpa mia se.." iniziò, ma io lo fermai.

Ne avevo abbastanza di lui.

"Per favore, evitami per tutta la sera." dissi, prima di aprire la porta e sbatterla alle mia spalle, nonostante dovesse uscire pure lui.




La discoteca a Manhattan era qualcosa di spettacolare.

La musica era assordante e le luci accecanti.

Ok, forse uscita di li, sarei potuta andare direttamente all'obitorio.

Louis mi strinse ancora più forte la mano, mentre cercavamo di farci largo tra la folla.

"Non mi lasciare, se ci perdiamo qui, siamo fottuti." disse poi.

Riuscii a respirare solamente quando arrivammo al bar.

"Ragazze, siete bellissime stasera." ci disse Zayn, guardandoci.

"Aw, grazie." disse Amber, abbracciandolo.

Sorrisi.

"Andiamo a ballare?" chiese Emma, che senza aspettare a mia risposta, mi afferrò per il polso e mi tirò in pista con lei, seguita dagli altri.

Notai che c'era anche Danielle, non la vedevo da quella volta in cui, fece la scenata perchè eravamo in ritardo alle lezioni, in camera nostra.

Liam sembrava felice di averla vicino, Amber un pò meno.

Come io non ero felice di vedere Candice, ridere e scherzare con mio fratello.

Ma perlomeno stava alla larga da Louis, il quale era al mio fianco e ballava, in modo imbarazzante, con Niall.

Il tempo lo passammo così, tra una risata e l'altra.

Poi mi venne sete.

"Ragazzi, vado al bar." annunciai.

"Aspetta, vengo con te." disse Louis.

"No, amore. Divertiti a "ballare" con Niall, torno subito."

Sapevo che non aveva voglia di smettere di fare il coglione con i suoi amici.

Lui annuì poco convinto.

Mi voltai, ma la sua presa mi fece voltare.

Mi attirò attirò a se e mi baciò sulle labbra, per poi sorridermi.

"Torno subito." gli sorrisi.




"Cosa ti servo?" mi chiese il barista.

Io lo guardai perplessa.

Volevo qualcosa di alcolico, ma non essendo abituata a bere alcol, non conoscevo i nomi delle bevute.

Lui sembrò leggermi nel pensiero.

Mi sorrise, era un ragazzo giovane, suoi venti anni.

Era anche carino.

"Faccio io?" mi chiese ridendo.

"Si, non sono brava con gli alcolici." dissi imbarazzata, per poi sedermi sullo sgabello di fronte al bancone del bar.

Quella posizione mi fece venire in mente Tyler, mi mancava.

Lo avrei dovuto chiamare.

Il ragazzo mi sorrise.

"Non sei di queste parti, vero?" mi chiese, mentre si impegnava a prepararmi il drink.

"No infatti, sono Inglese." gli sorrisi.

"Viaggio di istruzione?" chiese.

"Esatto."

"Comunque, io sono Sam." disse posandomi il bicchiere davanti.

"Faith, piacere."

Guardai il contenuto del bicchiere, era celeste.

Voleva per caso drogarmi?

"Non guardarlo così schifata, è buono." rise.

Lo presi e poco convinta lo avvicinai alla bocca.

Prima che riuscissi a poggiarlo sulle labbra, una mano afferrò il bicchiere, riportandolo sul bancone.

Mi voltai sorpresa e alla mia destra vidi Harry guardarmi male.

Alzai gli occhi al cielo e mi maledissi per essere finita in detenzione con lui.

Se non avessi detto una parolaccia in classe, non lo avrei mai conosciuto.

Sospirai.

Ma cosa stavo pensando?

Io voglio bene a questo fracassa maroni.

"Cosa vuoi ora?" gli chiesi, alquanto scocciata.

"E' troppo forte per te." disse, riferendosi al contenuto del bicchiere.

"Harry, dimmi che stai scherzando." dissi esausta.

Non solo voleva decidere come dovevo vestirmi, adesso anche quello che dovevo bere.

Notizia dell'ultimo minuto: non ho scritto in testa "proprietà di Harry".

"Sappiamo entrambi che non reggi l'alcol." disse, sedendosi al mio fianco.

"Ok." alzai le braccia al cielo e scesi dallo sgabello.

"Bevitelo tu."

Feci per allontanarmi, ma mi riprese praticamente subito.

"Aspetta." mi attirò a se.

"No, con te non ci parlo." dissi arrabbiata.

"Te la sei presa per quello che ho detto prima?" mi chiese, ingenuamente.

"Tu dici?" quasi urlai.

Allora lui mi tirò ancora più vicina a se.

"E non urlare."

"Senti, ma tu ci stai mai con Jazmin? Va da lei, per favore." cercai di liquidarlo.

"No." mi avvicinò ancora.

"Harry, cazzo mi fai male." dissi, cercando di dimenarmi dalla sua presa.

"Amico, perchè non la lasci andare?" chiese il ragazzo del bar, Sam.

Entrambi ci voltammo verso di lui.

Poi Harry mi guardò.

"Andiamo Faith, ma tu fai amicizia con tutti i baristi ficcanaso nei paraggi?" chiese stufo.

"Ma cosa dici?"

"Prima Tyler, ora questo."

Scese dallo sgabello.

"Perchè se non ci penso io a lei, non lo fa nessuno." rispose alla domanda di Sam, prima di andarsene.

Ma questa volta non mi trascinò con lui, mi lasciò li.

Cosa intendeva?

Louis si preoccupava per me, era premuroso nei miei confronti.

Decisamente molto più dolce di Harry.

Mi voltai verso la pista, pronta a tornare dai miei amici.

Ma non riuscii a muovermi e mi bloccai sul posto.

Si stavano baciando.





SWAAG.

muahahaha so che mi volete uccidere perchè vi lascio sempre sul più bello, ma io sono cattiva.

non dico niente a riguardo, spero solo che vi piaccia :)

ho cercato di farlo più lungo, spero di non avervi annoiato.

solo una domanda, tanto per sapere cosa ne pensate voi.

Louis o Harry?

via al televoto.

AHAHAHAHAHAHAHAHA

ah si, mi sono sbarazzata di Judy.

perchè? perchè mi andava così, boh.

un bacio,

Michi x




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Capitolo 22
*** «Don't let me go.» ***


IMPORTANTE: leggete tutto lo spazio autore.

Per favore, leggete questa mia OS? ci tengo.

QUI


«Don't let me go.»




"Fammi capire." dissi, cercando di concentrarmi.

"Tu, all'improvviso, gli hai preso il viso tra le mani e lo hai baciato?" gli chiesi, quasi sconvolta.

"Si." piagnucolò Amber.

Si, era andata così.

Quella sera, mi ero voltata e avevo visto Liam ed Amer baciarsi.

Ovviamente era stata lei a saltargli addosso e lui si era arrabbiato, dato che Danielle li aveva visti e aveva dato la colpa a lui.

Abbracciai la mia miglior amica in lacrime.

"Sono una stupida. Non so cosa mi sia preso." singhiozzò.

"Dai Amber, non è tanto grave." la consolò Emma, accarezzandogli la schiena.

"Non mi parlerà mai più!" scoppiò in un pianto incontrollato.

Eravamo nella mia stanza e per sfuggire a quelle urla, Harry si era rinchiuso in bagno.

Ma uscì.

"Sta ancora piangendo?" chiese, quasi scocciato.

Ecco capitan ovvio.

Ne io, ne Emma e ne tanto meno Amber, gli rispondemmo.

Lui alzò gli occhi al cielo e poi si sedette al nostro fianco.

"Amber?" la chiamò.

Forse era la prima volta che le rivolgeva la parola.

Lei si voltò a guardarlo con gli occhi piene di lacrime.

"Non fare così, lui non ti merita." le poggiò una mano sulla spalla.

Io ed Emma ci scambiammo uno sguardo sorpreso.

"Liam sta con quella tipa, ma l'hai vista? Tu sei molto meglio di lei, se lui non se ne è ancora accorto, è stupido. Cercati un altro ragazzo."

Che delicatezza, Harry, ti dice niente il detto "al cuor non si comanda"?

"Ma io sono brutta, non mi vuole nessuno." continuò a singhiozzare la bionda.

"Ehi no." l'abbracciò.

Vidi Amber lasciarsi andare tra le sue braccia e ne rimasi alquanto sorpresa.

Credevo lo odiasse e che lo ritenesse “pericoloso”.

All’inizio non voleva neanche che io ci parlassi.

"Adesso tu vai da lui e gli dici che ti piace. Se lui deciderà di scegliere te bene, altrimenti cercati un ragazzo che ti sappia apprezzare." gli disse convinto.

Lei si staccò da lui.

"Grazie Harry."

Si asciugò le lacrime e si alzò.

"Allora, io.. vado da lui."

Lentamente raggiunse la porta e uscì.

"Aspettami Amber! Ciao Faith, a dopo."

Uscì pure Emma.

Harry si avvicinò a me.

Eravamo entrambi seduti sul suo letto.

"Sei ancora arrabbiata con me?" disse accarezzandomi il braccio.

Io, che ancora fissavo la porta da cui erano uscite le mie amiche, mi voltai a guardarlo, male.

"Prova ad indovinare?" mi alzai.

"Ma perchè?" chiese nervoso.

"Perchè hai deciso di pianificare la mia vita. Vuoi decidere con chi devo stare, cosa devo indossare e pure cosa devo bere. Se vuoi mi compro un collare e mi lego al tuo piede." dissi arrabbiata.

"Senti ragazzina." disse alzandosi e raggiungendomi.

Alzai gli occhi al cielo.

Se non avesse smesso di chiamarmi ragazzina, gli avrei fatto pentire di essere venuto a conoscenza di quella parola.

"Vuoi essere cornuta, stuprata e ubriaca? Fa come vuoi Faith. Scusa se cerco di salvarti il culo. Ti prometto che non mi intrometterò mai più nella tua vita." disse furioso.

"Bene." dissi incrociando le braccia al petto.

"Bene!" mi urlò, per poi sbattere violentemente la porta alle sue spalle, uscendo.

Di tutto quello che aveva detto, mi era rimasta impressa nella mente solo una parola.

Cornuta.




"Non ci posso credere."

Spalancai la bocca davanti alle parole di Emma.

"Te lo giuro, Faith. Ha lasciato Danielle per lei. Quando Amber è entrata per parlargli, lui gli è corso incontro e l'ha baciata!" disse felice.

Sorrisi.

Finalmente Liam si era reso conto che Amber era la ragazza che faceva per lui, dolce, simpatica, allegra.

Non quella acida di Danielle.

"Adesso sono insieme?" gli chiesi.

"Si. Stanno preparando le valigie."

Mi alzai dalla sedia del bar dell'albergo.

Perchè era li che Emma mi aveva pregato di correre perchè doveva parlarmi.

"Io devo sempre rifare la mia!" dissi allarmata, essendomi completamente dimenticata che la mattina dopo saremmo partiti.

"Muoviti Faith." disse lei ridendo.




Aprii la porta della mia stanza.

Harry, il quale stava sistemando la sua valigia, alzò gli occhi.

Mi guardò qualche secondo e poi continuò a ripiegare i suoi vestiti.

Io non dissi niente, mi limitai ad avvicinarmi al mio letto e tirarne fuori la borsa da sotto.

Aprii l'armadio e cominciai a mettere dentro i vestiti, poi misi al loro posto le cose che avevo sistemato in bagno.

Guardai l'orologio, erano le dieci.

Harry aveva già messo il pigiama e stava per andare a letto.

Allora andai in bagno e feci la stessa cosa.

Quando tornai in camera, le luci erano spente.

Non ci eravamo detti mezza parola.

Mi sdraiai sul mio letto, appena lo trovai.

Senza neanche pensarci, sospirai rumorosamente.

Lo sentii rigirarsi nel letto.

Ero una ragazza orgogliosa ed ero convinta di aver ragione, pensavo che la colpa fosse sua, non doveva intromettersi così nella mia vita.

Ma devo anche dire, che senza di lui, non ci sapevo stare.




"Faith?"

Sentii il mio nome chiamato in lontananza.

Era Harry, lo avevo riconosciuto.

Probabilmente era ora di lasciare la camera.

Mi rigirai nel letto, cercando di nascondermi dalla luce che proveniva dalla finestra aperta.

"Faith, alzati."

Il suo tono di voce non era per niente gentile, anzi, era ancora arrabbiato.

Non gli diedi retta, ero troppo stanca.

Lo sentii sbuffare e i suoi passi si fecero vicini.

Con un gesto improvviso mi tolse la coperta di dosso.

"Alzai il culo." disse, per poi dirigersi in bagno.

Sbuffai e poi dovetti alzarmi.




"TYLEEEER!"

Attraversai tutta la sala a corsa, per poi saltargli addosso.

Lui mi prese in braccio e io mi attaccai a lui stile koala.

Strinsi le braccia intorno al suo collo e le gambe attorno al suo bacino.

"Faith!" disse ridendo.

"Mi sei mancato!" lo stritolai tra le mie braccia.

"Tu pure."

Tornai con i piedi a terra.

"Devi raccontami tutto." disse, sorridendomi.

"Certo, tu come stai?"

"Bene, ti sei divertita?" mi chiese.

La mia faccia si trasformò, lasciando intendere che ero stata da schifo.

Dovevo raccontagli tutto.

Pure di Candice.

"Lasciamo perdere, ti racconto dopo. Adesso vado a portare su la valigia."

"Mh, ok."

Mi lasciò un bacio sulla guancia e poi tornò al suo lavoro.




"Louis!" gli urlai ridendo, quando mi buttò sul letto e prese a farmi il solletico.

Però si fermò subito.

"Mi era mancato il mio letto." dissi, rotolandomici sopra.

"Mi era mancato averti in camera con me." disse, prima di chinarsi sopra il mio corpo e baciarmi.

"Sapete cosa ci aspetta ora?" chiese Liam, cominciando a rimettere a posto le sue cose.

"Cosa?"

Lo guardammo.

"La prova di canto, io devo sempre scegliere la canzone." disse scocciato.

"Pure io." ammisi.

"Io l'ho già scelta." disse Louis, alzandosi.

"Si, mi ricordo quando tempo fa la stavi provando." dissi, ricordandomi di averlo trovato alle prese con il piano.




Passò più di una settimana e ritornò tutto alla normalità.

Più o meno.

Le lezioni ripresero.

Liam ed Amber diventarono ufficialmente una coppia.

Da non crederci.

Ogni tanto, Candice e Louis, parlavano.

Ma io cercavo di non farmi troppi filmini mentali.

Ovviamente io ed Harry non ci parlavamo.

Entrambi troppo orgogliosi per chiedere scusa, ma per me stava diventando difficile.

Mi mancava.

Quindi, quel giorno, decisi di cercarlo.

Dovevo parlarci il prima possibile.

Bussai alla sua camera.

Sentii dei passi all'interno della stanza e dopo poco la porta si aprì.

Ma non era esattamente Harry.

"Ciao, c'è Harry?" chiesi a Jazmin.

"No." disse, guardandomi con un'espressione disinteressata.

"Ah ok, ehm.. sai dove posso trovarlo?" mi azzardai a chiedergli.

"Perchè?" mi chiese.

I cazzi tuoi no, eh?

"Perchè devo parlargli."

"Pensavo fosse finita la vostra amicizia." disse, come se la cosa l'avesse resa felice.

"Pensavi male." dissi nervosa.

"Forse tu hai capito male, Harry non è un tipo sentimentale. Non passa ore a pensare a te e a come poter far pace. Evidentemente non gli interessa la vostra amicizia." disse lei.

"Tu non hai idea di che tipo sia Harry. Se non ti va dirmi dov'è, non c’è nessun problema. Vorrà dire che me lo cercherò da sola."

Dissi voltandomi e andando via.

"Chi cerca, trova." disse lei, prima di chiudere la porta.

Mi sarebbe piaciuto sapere quali fossero i problemi che l'affliggevano.




Lo cercai all'interno dell'edificio, ma non lo trovai.

Allora decisi che doveva essere per forza fuori, in giardino.

Lo cercai un pò ovunque, alla fine lo trovai seduto sul prato, appoggiato al tronco in un albero, con un foglio e un lapis in mano.

Mi avvicinai.

Si accorse della mia presenza, solamente quando mi sedetti al suo fianco.

Mi guardò, con quell'espressione seria, indecifrabile.

"Possiamo parlare?" gli chiesi.

Lui poggiò ciò che aveva in mano, sull'erba e dopo aver incrociato le braccia al petto, mi guardò.

Rimasi in silenzio e lo guardai, non sapevo cosa dire esattamente, ma poi le parole mi uscirono senza controllo.

"Ti manco, Harry?" gli chiesi seria.

"Cosa?" mi chiese sorpreso, evidentemente per la domanda che gli avevo appena fatto.

"Tu mi manchi." gli dissi con un filo di voce.

Lui rimase a guardarmi, la sua espressione si addolcì.

Anche se non più di tanto.

"Ormai dovrei essere abituata a queste nostre litigate e invece no. Mi scoccia non parlarti, mi scoccia vederti e non poterti salutare, mi scoccia non averti con me. Basta, ti prego." fu quasi una supplica.

Lui aggrottò le sopracciglia.

"Basta cosa?" mi chiese.

"Basta questo sciopero del silenzio!" dissi stufa.

"Ti avevo promesso che non mi sarei mai più intromesso nella tua vita, Faith." disse serio.

La scelta era fra non averlo o averlo, anche se si intrometteva e mi faceva impazzire?

"E invece intromettiti, decidi come mi devo vestire, cosa devo bere, fammi incazzare perchè pensi che Louis mi tradisca, sgridami perchè sono amica di Tyler e obbligami a bere la birra. Perchè per quanto queste cose siano fastidiose, mi mancano."

Sentii gli occhi inumidirsi, senza neanche una reale ragione.

"Non voglio litigare mai più con te." sussurrai.

A quelle parole, una lacrima mi rigò il viso.

Lentamente alzò la mano e con il pollice me l'asciugò.

La sua espressione era ancora seria ed illeggibile.

La sua mano si spostò dietro la mia nuca.

Tirò, delicatamente, il mio collo verso di se, per poi stringermi in un abbraccio.

Sprofondai con il viso nell'incavo del suo collo.

"Si." disse, con la sua voce roca, che tanto amavo.

"Si, cosa?" gli chiesi, non capendo.

"Si, mi manchi."




"Cooper." chiamò la professoressa.

Aveva appena cantato Nate e in ordine alfabetico, la prossima, ero io.

Mi alzai, fingendo una tosse per l'imbarazzo e raggiunsi il microfono.

Vidi Harry farmi un occhiolino, che lui riteneva di incoraggiamento.

"Che canzone ci hai preparato Faith?" mi chiese la professoressa.

La verità? nessuna canzone.

Avevo sempre rimandato e avevo finito per non preparane nessuna.

Quindi, improvvisai.

"Beh.. 'What to do', di Demi Lovato."

"Ok, vuoi un accompagnamento musicale? Che strumento ti serve, la chitarra?"

Ma io non la sapevo suonare con uno strumento.

Entrai nel panico.

"N-no, io.. la canto senza base."

La professoressa mi guardò sorpresa poi mi fece un cenno, come per incitarmi a cominciare.

Feci un gran respiro.




- http://www.youtube.com/watch?v=1gB1ifc-k7U.

Tell me what to do, about you.

I already know I can see in your eyes.

When you're selling the truth'.

Cause it's been a long time coming.

So where you running to?

Tell me what to do about you.

 


L'imbarazzo mi bloccava, ma alla fine mi resi conto che io amavo cantare e lo facevo fin da quando ero piccola.

Quindi, finii per divertirmi.

Intonai l'ultima nota e poi calò il silenzio.

Sentii il rumore dei tacchi della professoressa avvicinarsi a me e mi voltai verso di lei.

"Complimenti Faith, hai davvero una bella voce." mi sorrise.

"Grazie." le sorrisi.

Poi decisi che volevo sedermi e non alzarmi mai più, perciò mi avviai al mio banco.

La professoressa chiamò il ragazzo che c'era dopo di me.

Poi arrivò il suo turno, il turno di Harry.

Si alzò, per niente imbarazzato.

Afferrò il microfono tra le mani, aspettando che partisse la base e iniziò a cantare.

Non conoscevo quella canzone.

- http://www.youtube.com/watch?v=H10InPfbxB8.

Rimasi sorpresa, quando mi accorsi che quelle parole erano scritte sul foglio che Harry aveva il giorno che andai a parlarci.

Quella volta che se ne stava seduto sul'erba, appoggiato al tronco di un albero, con un lapis e un foglio in mano.

Evidentemente a scrivere una canzone.

Era semplicemente stupenda.

Così come la sua voce.

Non era la prima volta che la sentivo.

Avevo avuto la fortuna di sentirlo a New York, la notte che finimmo in un pub dove facevano dello squallidissimo karaoke.

Ma ero ubriaca e sinceramente, non ricordo molto di quella sera.

Incrociai il suo sguardo, proprio mentre pronunciava quelle parole.

"Don't let me go."

In quel momento, realizzai che non lo avrei mai lasciato andare e che per lui ci sarei sempre stata.

Perchè questo fanno gli amici, ed era stato proprio lui, a modo suo, a farmelo capire.

Arrivò anche il suo turno.

Louis mi guardò quasi per tutto il tempo, mentre cantava "Look after you".

Conoscevo bene la sua voce e anche quella canzone.

Infondo conoscevo Louis fin da piccola e non esisteva che durante una festa, non si mettesse in mostra condividendo le sue doti canore con tutti.

Ma adesso avevo cominciato ad apprezzare la sua voce.

Senza alcun dubbio.

Quel giorno avevo persino scoperto che di grandi voci ne conoscevo tante.

Dovetti persino ammette che Liam nontoccareimieiboxer Payne, aveva una voce potete e piacevole.

Anche se a fine giornata, l'unica che non riuscivo a togliermi dalla testa, era quella di Zayn.




Sapete perchè ho un "17" enorme scritto sulla maglia?

- http://www.polyvore.com/cgi/set?id=80647075&.locale=it.

Perchè è il numero stampato sulla maglia del mio ragazzo.

E per quanto io possa odiare il calcio, sono qui, seduta sulla tribuna del campo da football del mio college ad urlare il suo nome.

Con me ci sono Emma ed Amber.

In campo, oltre a Louis, ci sono Niall e Liam.

Zayn era seduto al mio fianco, disse che era troppo freddo per mettersi in pantaloncini corti e che non aveva la minima intenzione di sudare.

In effetti, non aveva tutti i torti, ormai era dicembre.

Si, sono passati tre mesi e mezzo dall'inizio della scuola e a me, ancora non sembrava vero.

All'improvviso vidi Niall scivolare rovinosamente, dopo essersi scontrato con un giocatore della squadra avversaria.

Non capii davvero quello che stava succedendo, fino a quando non vidi Emma arrabbiata.

"Razza di cretino, ma non hai visto che gli ha fatto lo sgambetto? Ma dove cazzo guardavi? Se vuoi ti regalo un paio di occhiali, dato che non vedi una fottuta minchia!" urlò all'arbitro Emma, per poi sedersi e sbuffare rumorosamente.

Io ed Amber ci guardammo scioccate.

Fu una scena comica.

Emma non diceva parolacce da quella sera in cui scoprì che Breaking Dawn sarebbe stato l'ultimo film della sua saga preferita.

Appena l'arbitro fischiò e si voltò di spalle, Niall gli fece il dito medio.

Espulso.

"Lo faranno goal prima o poi?" chiese Amber annoiata.

"La speranza è l'ultima a morire." disse Emma.

"La mia si è suicidata quando Louis è andato a sbattere contro la porta e Liam è inciampato sul pallone." dissi io.

Il calcio non faceva per me, ma neanche per loro a sto punto.

La palla venne presa da Niall.

Emma si alzò, ma rimase in religioso silenzio.

Il biondo sgattaiolò tra i suoi avversari, che non esagero, erano il doppio di lui.

Fece una finta a destra e tirò a sinistra.

Ebbe fortuna, il portiere era più cretino dell'arbitro.

"ED E' GOAL, MA VIEEENI." esultò Emma.

Si, ma non vinsero lo stesso.




Dopo la tragica partita, andammo tutti a mangiare da Tyler.

"Non avete fatto poi così schifo." mentii, cercando di consolare Louis.

"Davvero?" mi chiese lui.

No amore, ti prendevo per il culo.

"Davvero." gli sorrisi.

Mi baciò una guancia.

"Lo so che mi stai prendendo per il culo." disse poi divertito.

Perspicace il ragazzo.

"Ehi, Faith." mi chiamò Amber.

Mi voltai e rimasi in silenzio, aspettando che parlasse.

"Ci sono Harry e la sua ragazza, perchè non gli chiedi di unirsi a noi?" mi chiese lei, indicandomeli.

Li guardai.

Mi sorpresi di me stessa, quando mi accorsi della reazione che ebbi quando li vidi ridere e scherzare tra di loro.

Di cosa ridevano poi?

Harry non rideva mai, era sempre serio e scontroso.

Almeno con me.

Forse lui l'amava e tutto il discorso sul fatto che lui non credeva all'amore, era un'enorme stronzata.

"Non è il caso." dissi, certa di aver ragione.

"Dai Faith." mi incitò Louis, ignaro del fatto che Harry lo odiasse.

"No, non voglio disturbarlo. E' con Jazmin." dissi scocciata.

"Lei ti sta simpatica?" mi chiese Emma.

Si, come a Liam stanno simpatici i cucchiai.

Uguale.

"Credo di essere io, quella che sta antipatica a lei." dissi.

Dato che continuavano a guardarmi tutti, finii il discorso.

"Secondo me, spera segretamente che Harry mi dia fuoco e che metta fine alla nostra amicizia." sentenziai.

"Che ragazza dolce." disse Niall, ironico.




Bussarono alla porta di camera.

Dovetti posare la rivista che stavo sfogliando e lentamente mi alzai dal letto.

Con mia sorpresa, alla porta trovai Nate.

"Cosa vuoi?" gli chiesi nervosa, dato che per aprirgli avevo dovuto abbandonare un interessantissimo articolo sulla riproduzione degli opossum.

"Devo parlarti." disse agitato, entrando.

"Tutto bene?" gli chiesi preoccupata.

"No, c'è una cosa di cui devo parlarti il prima possibile."

"Dimmela adesso."

Andai a sedermi sul letto.

"Non dovrei dirtela, ma adesso proprio sento che sarebbe meglio se.."

Venne interrotto.

"Nate."

La porta del bagno di aprì e Louis uscì, sorridendo a mio fratello.

"Ciao Louis."

Mi guardò e tutta la preoccupazione sembrò sparire dal suo viso.

"Senti sorellina, ti va se più tardi ci mangiamo qualcosa al bar?"

Sorellina?

Io e lui al bar?

Insieme?

Ridatemi mio fratello.

"Ehm.. ok."

"Ok, a dopo. Adesso torno in camera mia." disse, avviandosi alla porta.

"Nate? Ti dispiace se esco con te? Devo andare da Zayn." disse seguendolo.

Mio fratello fece una faccia strana per poi annuire.

"Ci vediamo dopo, amore." mi mandò un bacio, Louis.

Gli sorrisi e tornai agli opossum.




Guardai l'orologio, le sette e mezza di domenica mattina.

Non so neanche io cosa ci facevo sveglia a quell'ora del mattino.

Ma decisi di alzarmi e vestirmi, tanto non avrei ripreso sonno.

Louis era nel suo letto.

Ma doveva essere tornato tardi la sera prima, perchè quando ero andata a dormire, non c'era ancora.

Chissà cosa doveva fare con Zayn.

E Nate?

Neanche lui si era fatto più vivo.

Evidentemente non era poi così importante la cosa che doveva dirmi.

Decisi di uscire, altrimenti avrei svegliato tutti.

Appena chiusi la porta alle mie spalle, mi stiracchiai, dato che non lo avevo ancora fatto.

"Cosa fai di domenica mattina presto in giro per i corridoi?" mi chiese con tono allegro Harry.

Mi voltai e lo vidi camminare verso di me.

Lo guardai quasi male.

Lui era sempre antipatico e di domenica mattina aveva il coraggio di sorridermi?

Ma perché era così sveglio? No, davvero, la mattina sono tutti zombie degni di ballare con Michael Jackson in Thriller, e poi c’è questo stronzo che sembra in pace completa con il mondo.

Odiavo svegliarmi la domenica, ero di pessimo umore.

Si nota?

"Potrei chiederti la stessa cosa." dissi, mezza addormentata.

"Vado di sotto a prendere la colazione a Jazmin." disse sorridendo.

"Uh, che dolce." dissi, avviandomi alle scale.

"Vanno bene le cose tra voi?" gli chiesi, diventando un pò troppo invadente.

Ma sinceramente, non mi facevo di questi problemi.

"Abbastanza." mi sorrise.

Amavo il suo sorriso.

Ma non quando lo sfoggiava pensando a Jazmin.

Ma dovevo essere felice per lui.

Questo fanno gli amici, no?

Oh Harry, sono felice che tra voi due sia tutto unicorni e cacche rosa.

No.




"Tyler, dammi un caffè e imbottiscilo di caffeina." quasi lo supplicai.

"Alzataccia, eh." disse ridendo.

Harry, che aveva già ordinato la colazione alla sua amata, si sedette al mio fianco.

"Lascia perdere." dissi, sdraiandomi sul bancone.

"Ieri ho visto Louis e tuo fratello, sono rimasti qui al bar fino a tardi." disse.

Ecco dove cazzo erano.

"Hai sonno perchè gli hai aspettati alzata?" mi chiese.

"Veramente no, io sono nata stanca." dissi, facendolo ridere.

"Hanno litigato." mi disse poi, facendosi serio.

"Chi?"

"Louis e Nate, ieri sera. Hanno alzato la voce, ma non ho sentito di cosa stavano discutendo."

Ci rimasi male.

Non volevo che litigassero, dovevo assolutamente chiedergli cos'era successo.

Una tazza di caffè fumante mi venne lasciata, da Tyler, sotto il naso.

“Grazie.” dissi, prima di prenderla e vuotarci dentro una quantità illegale di zucchero.

"Sapevo che ti avrei trovata qui." sentii un bacio schioccarmi sull'orecchio.

Che cosa fastidiosa.

Louis si sedette al mio fianco.

"Buongiorno." gli dissi.

"Non è da te svegliarti presto." rise.

"Non è da te tornare tardi." dissi.

Assunse un'espressione quasi mortificata.

"Scusami, ti avrei avvertita se avessi saputo che sarei rimasto fuori tanto tempo."

Alzai le spalle, come per dirgli che non era poi così importante.

"Louis, perchè hai litigato con Nate, ieri sera?" gli chiesi.

Lo so, magari non ne voleva parlare davanti a tutti, ma io ero curiosa.

Rimase sorpreso dalla mia domanda.

Poi lanciò uno sguardo a Tyler e capì come ero venuta a conoscenza di certe informazioni.

"Niente di importante." cercò di rassicurarmi, sorridendomi.

"Cose da ragazzi, partite di calcio e cose varie." continuò a sorridermi.

Non capiva che continuando a sorridere come un ebete, non faceva altro che farmi insospettire ancora di più?

"Ok." decisi di non insistere.




Louis era strano.

Nella mia mente balenò la faccia di Candice, ma ormai non li vedevo insieme da un pò, quindi pensai che doveva trattarsi di altro.

"Ehi." mi sedetti accanto a lui, era disteso sul suo letto.

Mi sorrise debolmente.

Un sorriso sforzato.

"Andiamo, dimmi di che si tratta." dissi sospirando, per poi stendermi al suo fianco, appoggiando la testa sul suo petto.

"Niente, sono solo stanco."

Non sono stupida fino a questi livelli, Louis.

"E' per la storia di Nate? Sei arrabbiato con lui?" provai ad indovinare.

Non rispose, ma scosse la testa.

"Allora cosa? Sei arrabbiato con me?"

Non mi sembrava di aver combinato niente, per una volta.

"No." rispose serio.

"Ok, ti lascio in pace. Se vuoi sfogarti sono qui." gli sorrisi, senza ottenere risposta.
 


"Cosa ti porto?" chiesi a Jazmin, la quale sedeva al bar della scuola.

Si, perchè pure quel lunedì sera dovetti fare da schiavetta a Tyler.

"Oh, sei tu." disse, alzando lo sguardo.

Ed ecco che nella sua mente si faceva largo la mia immagine infuocata.

"Già, sono io." sforzai un sorriso.

"Per adesso niente, aspetto Harry. Il mio ragazzo." disse, sorridendomi subdolamente.

"So che è il tuo ragazzo." dissi scocciata.

Come se non sapessi che il mio miglior amico era fidanzato con miss adesso prendo la benzina e ti do fuoco.

"Meno male." disse.

"Ehi."

Sentii la sua voce alla mia sinistra.

Per un secondo la sua mano scivolò lungo il mio fianco, mentre mi passava alle spalle, per poi sedersi di fronte a lei.

"Ciao Faith." mi sorrise.

"Cosa vi porto?"

Tirai la penna fuori dalla tasca.

"Per me acqua." disse lei.

"Per te birra?" chiesi ad Harry.

"Si, grazie."

Mi allontanai.

Quando raggiunsi il bancone, mi avvicinai a Tyler.

"Ho bisogno di succo alla pesca, ti prego." dissi, facendolo ridere.

Preparai ciò che mi era stato chiesto e raggiunsi i tavoli con il vassoio.

"Ecco qua, la birra e l'acqua."

Posai le ordinazioni sul loro tavolo.

"Ed ecco il tuo succo alla pesca." disse Tyler, mettendomi improvvisamente il bicchiere davanti al viso.

Sorrisi e lo afferrai.

"Siediti con noi." mi disse Harry.

"Oh no, sto lavorando."

Scusa efficace.

"Fai pure, Faith. Non ci sono molti clienti." mi disse Tyler, mentre se ne andava.

Grazie del supporto, insomma.

Harry spostò la sedia per farmi sedere.

Sospirai.

"Ok."

Mi sedetti, consapevole del fatto che non ero la benvenuta.

Almeno per quanto riguardava Jazmin.

"Quindi, avete fatto pace." disse lei.

Annuii.

"Si." disse Harry.

"E' così il vostro rapporto? Litigate sei giorni su sette e poi fate pace?"

Sia io che Harry la guardammo sorpresi.

"Beh, io e Faith ci vogliamo bene. A volte capita di discutere, credo sia normale." le spiegò.

"Ah, quindi è normale sfogarti con me, dirmi che è una stronza, che è immatura, che non cambierà mai? E potrei continuare a lungo."

Spalancai la bocca.

Lo sguardo di Harry balenò subito su di me.

"Che cosa?" chiesi arrabbiata.

Non potevo crederci.

Davvero si sfogava con la sua ragazza, raccontandogli che ero una stronza?

"No, Faith. Non è vero!" smentì velocemente.

Jazmin rise.

"Non ho mai detto quelle cose. Cioè, le penso, ma.."

Lo bloccai.

"CHE COSA?"

Mi alzai di scatto.

Rise.

"Ma no, Faith. Stavo scherzando." continuò a ridere.

"Jaz, dille che non è vero." gli ordinò divertito.

"Tranquilla Faith, scherzavo. Volevo solo vedere la tua faccia." rise.

Io invece voglio vedere la tua di faccia, quando ti avrò attaccata al muro.

Mi trattenni dal dire qualsiasi cosa, consapevole del fatto che altrimenti Harry se la sarebbe presa con me.

Con la coda dell'occhio vidi Nate entrare nel bar.

"Non era divertente e adesso devo finire di lavorare."

Afferrai il mio bicchiere e quello vuoto di Jazmin, per poi andare al bancone, seguita dalle risate di Harry.

"Ehi, Nate." lo chiamai.

"Che vuoi?" rispose scocciato.

Ormai ci ero abituata.

"Cosa dovevi dirmi l'altro giorno? Mi era sembrato parecchio urgente."

"Niente."

Fece per andarsene, ma io lo fermai.

"So che hai litigato con Louis, che è successo?"

Dato che il mio ragazzo non aveva parlato, provai a chiederlo a mio fratello.

"Fatti gli affari tuoi." disse.

"Nate, che sta succedendo? Dimmelo." mi imposi.

"Faith, lasciami in pace. Ho detto che non è successo niente, sparisci." mi liquidò, rispondendomi male.

Che razza di fratello scorbutico.




Louis era il primo a farmi sorridere e a risollevarmi l'umore quando ero triste, quindi pensai che adesso fosse arrivato il mio turno.

Anche se lui non ne sembrava entusiasta.

Eravamo usciti dal college e lo avevo portato in centro, in quel momento ci trovavamo in un bar e una cameriera si era appena avvicinata per prendere le nostre ordinazioni.

Feci per chiedere a Louis cosa volesse, che la cameriera dai capelli biondi, prese a masticare volgarmente una chewing-gum rosa. Sul fatto che fosse rosa non ne ero pienamente certa, ma le bionde masticano sempre chewing-gum rosa.

"Cosa vi porto?" ci chiese svogliatamente.

Ma da dove è uscita questa?

Ha talmente tanto trucco in faccia, che la potrebbero scambiare per un negozio di make-up.

"A me un frullato alla fragola." dissi, per poi rivolgere lo sguardo a Louis.

"Lo stesso." disse, con la stessa energia della cameriera, che adesso s'era andata.

"Capisco che non ti va di parlarne, ma adesso cominci a preoccuparmi sul serio." dissi scocciata.

Non aveva aperto bocca per tutto il viaggio e adesso ordinava un frullato alla fragola.

Andiamo, persino le mura sanno che lui ordina sempre quello alla cioccolata e che si rifiuta categoricamente di provarne altri.

Ma cosa gli prendeva?

Ero quasi certa che c'entrasse con Nate.

Quasi.

"Te l'ho detto venti volte, Faith. Sono solo stanco, sei tu che hai insistito per farmi uscire." disse scocciato.

"Scusa, cercavo solo di risollevarti il morale." dissi, sentendomi in colpa.

Non ero brava quanto lui a far tornare il sorriso alle persone.

La cameriera di prima ci portò i due frullati.

Più la guardavo, più mi sembrava uscita da un film tipo Grease.

Louis sospirò.

"Non ce l'ho con te.." disse strusciandosi una mano sul viso.

Forse era seriamente stanco.

"Si può sapere almeno perché hai litigato con mio fratello?" gli chiesi curiosa.

"Basta Faith, ti prego. Smettila di riempirmi di domande, non ce la faccio più!" sbottò.

Lo guardai sorpresa.

"Sta calmo Louis, cercavo solo di parlare, dato che non lo facciamo da giorni. E non venirmi a dire che sei stanco, sono tre giorni che mi sembri un morto vivente. Sarei curiosa di sapere cosa cavolo ti passa per la testa, non me lo vuoi dire? ok. Ma non ti incazzare con me solo perché cerco di capirti. Sei il mio ragazzo dannazione, mi piace vederti sorridere." mi alzai stufa.

"Io me ne torno al college, tu fa quello che vuoi. Tanto ultimamente ti riesce solo questo."

Mi voltai e dal momento che non disse niente e non fece niente per fermarmi, a passo svelto raggiunsi la fermata del pullman.




Aprii la porta della nostra stanza.

"Ehi, Faith." mi sorrise Amber, la quale si stava dando lo smalto ai piedi.

"Ehi." ricambiai il sorriso.

"Louis?" mi chiese Liam, il quale stava studiando scienze, seduto a fianco della sua ragazza.

Mi faceva strano vederli insieme, ma erano così felici che non potevo amarli come coppia.

"È rimasto in centro a Manchester, ha bisogno di stare un pò da solo. È troppo nervoso in questi giorni." dissi, buttandomi sul divano.

"Avete litigato?" mi chiese Amber dispiaciuta.

"Si.. ma niente di grave. Chiariremo quando torna.” dissi.

"Faith." disse Emma, uscendo dal bagno.

"Si amore?" le sorrisi.

"Prima è venuto a cercarti Harry." disse, sedendosi al mio fianco.

"Ah, ti ha detto cosa voleva?"

"No, solo che se ti vedevo dovevo dirti di andare in palestra. Penso che sia andato ad allenarsi, aveva la tuta." mi spiegò.

"Capisco, adesso vado."

Mi alzai, decisi di vestirmi sportiva pure io.

Dopo tutto, un po' di movimento non mi avrebbe fatto per niente male.

Anzi, mi avrebbe aiutato anche a scaricare la tensione.

Uscii dal bagno pronta per farmi massacrare da Harry in palestra.

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Aprii la porta a vetri della palestra situata all'interno del nostro college.

Erano le sette di sera, per questo era deserta.

Escluso lui.

Camminai alle sue spalle.

Stava colpendo un sacco attaccato al muro, non si era accorto della mia presenza.

Boxe si chiama, giusto?

Posai la bottiglietta d'acqua sul tavolo vicino al muro e poi mi avvicinai a lui.

Appoggiai entrambe le mani sulle sue spalle sudate.

Lui si voltò di scatto.

"Faith, sei impazzita?” disse spaventato.

“Potevo colpirti." aggiunse, portandosi una mano alla fronte, per asciugarsi il sudore.

In quel momento notai che aveva un laccetto, tipo passata, che gli teneva indietro i capelli.

Notai anche tutto il resto.

Era in pantaloncini corti, neri, lunghi fino al ginocchio.

Una canottiera bianca, aderente al suo petto, per via del sudore.

I guantoni da boxe, che lo facevano molto Rambo.

Si, rimaneva il ragazzo più attraente del mondo anche da sudato.

Gli sorrisi.

"Emma mi ha detto che mi hai cercata oggi."

"Si, infatti. Dov'eri?" mi chiese, tornando a colpire il grosso sacco.

"Ero uscita con Louis, ma mi ha fatto perdere la pazienza e sono tornata. In questi giorni è strano." dissi, camminandogli intorno.

"Comunque te lo devo proprio dire. Sei una stronza, immatura, che non cambierà mai." disse ridendo.

"È inutile che fai lo spiritoso, la tua ragazza mi odia." dissi offesa.

"Stava solo scherzando. Ma in ogni caso, non è importante."

"Si che lo è, lei vorrebbe che noi non fossimo amici. È la solita ragazza gelosa da copione che studia, anche la notte, come sbarazzarsi dell'amica del fidanzato."

"Tu sei la mia miglior amica, Faith. E non sarà lei a cambiare questo dato di fatto."

Fece una pausa, pendendo la sua bottiglietta e bevendone un sorso.

"Davvero sono la tua miglior amica?" gli chiesi come una cretina.

Ma per me significava molto sentirglielo dire.

Anche perché ci avevo messo molto per riuscire ad arrivare fino a questo punto.

Se penso a quando mi odiava, mi ci scappa una risata.

"Non sei solo la mia miglior amica. Stai diventando anche la miglior parte di me." disse serio.

Posò la bottiglietta e mi guardò.

Io rimasi scioccata dalla frase che aveva appena detto.

Scioccata in modo positivo, s'intende.

"Allora, vuoi provare?" mi chiese, mostrandomi due guantoni da boxe.




"No, Faith." rise.

"Non così, in questo modo non colpisci neanche una mosca."

Si mise alle mie spalle e posizionò le sue mani sulle mie, muovendole come se fossi stata un burattino.

"Devi spingere, sfrutta tutta la forza che hai." disse, toccandomi il muscolo del braccio.

"Harry, mi hai vista? Io non ho forza, è per questo che non la sfrutto." dissi stufa.

"Zitta, non lamentarti." mi ordinò.

Alzai gli occhi al cielo.

In quell'istante mi arrivò un "pugno" nello stomaco.

Ovviamente me lo diede con tutta la delicatezza esistente su questo pianeta.

"Prima regola. Mai abbassare la guardia Faith, mai." mi sorrise compiaciuto.

"Sai cosa fa, per vincere sull'avversario, chi è piccolo di statura e non è molto forte?" gli chiesi seria, avvicinandomi a lui, per averlo di fronte a me.

"Che cosa?" mi chiese, curioso di sapere cosa gli avrei risposto.

"Corre!" dissi, un attimo prima di voltarmi e di sgattaiolare via dalla sua presa. Corsi per tutta la palestra e lui non tardò ad inseguirmi.

"Tanto ti prendo, ragazzina." urlò divertito, alle mie spalle.

Ero piccola, quindi scappavo bene.

Alla faccia sua.

Ma il mio momento di gloria ebbe subito fine.

Le sue grosse mani, mi afferrarono per i fianchi e pochi secondi dopo, mi ritrovai caricata sulla sua spalla come un sacco di patate.

"Credevi di vincere contro di me?" chiese divertito.

"Lasciami sognare, Styles." lo feci ridere.

"Mettimi giù ora, abbiamo capito che hai vinto." dissi stufa di stare per aria.

"Dillo." disse serio.

Sbuffai.

"Harry, sei il più forte." dissi annoiata.

"E..?"

Alzai gli occhi al cielo.

"E il più veloce, il più bravo, il più bello."

Rise e poi si abbassò, rimettendomi i piedi a terra.

"Grazie Faith." disse baciandomi dolcemente la guancia.

Non potei fare a meno di farmi scappare un sorriso.

Gli colpii giocosamente un braccio.

"Ruffiano." dissi ridendo.

Poi decisi che se non avessi bevuto, sarei morta all'istante.

Raggiunsi il tavolo su cui avevo lasciato la mia bottiglietta.

La stappai, ne bevvi un sorso, cioè due litri in un secondo e la richiusi, poggiandola sul ripiano bianco.

"Ah, Harry.." iniziai, ma mi bloccai, quando voltandomi, me lo ritrovai talmente vicino che i nostri petti si sfiorarono.

"Ciao." mi disse sorridendo.

"Ehi." ricambiai il sorriso, anche se non era minimamente paragonabile al suo.

Calò il silenzio e stranamente, non era imbarazzante.

I nostri occhi erano fissi gli uni sugli altri.

Quanto amavo i suoi.

Verdi, com'erano sempre piaciuti a me.

La distanza tra i nostri volti diminuì sempre di più, non me ne resi neanche conto.

Poi i nostri nasi si sfiorarono.

Fu in quel momento che Harry inclinò il suo viso e poggiò le sue labbra sulle mie.

Erano morbide, come le avevo sempre immaginate.

Il mio cervello andò come in blackout, scollegato del tutto.

Non aspettai molto a ricambiare il bacio.

L'istinto fu quello di allungare la mano e di intrecciarla nei suoi ricci.

Non sapevo neanche io da quando volevo fare una cosa del genere.

Immaginavo che Harry non fosse un tipo da baci dolci, per questo non mi sorpresi quando mi afferrò le gambe e mi sollevò, facendomi sedere sul tavolo alle mie spalle, rendendo tutto più passionale.

Poggiò le mani sui miei fianchi  e mi strinse a se, per quanto fosse ancora possibile.

Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene mentre con le mani vagavo lungo la sua schiena.

Lui, a quel punto, sollevò leggermente le sue labbra solo per poi rimetterle sulle mie. La sua lingua sfiorò il mio labbro inferiore ed io non potei far a meno di farla entrare.

Sollevai lentamente le labbra dalle sue e respirai. Alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi che mi stavano guardando con una luce strana.

Forse tornai per un attimo in me stessa, ma lui non me lo permise e mi strinse di più al suo corpo, baciandomi ancora e ancora.

Poi iniziò a darmene altri sulla mascella e dietro l'orecchio.

Io feci scivolare le mie mani sul suo petto.

Quando tornò sulle mie labbra, mi resi davvero conto di quello che stavamo facendo.

Nessuno mi aveva mai baciata in quel modo.

Un bacio così mozzafiato non lo avevo mai visto neanche nei film.

E facevo fatica a capire per quale motivo ce lo stavamo dando proprio noi due.

Sapevo solo che non volevo staccarmi dal suo corpo e dalle sue labbra.

Ma il mio pensiero balenò nuovamente su Louis e Jazmin.

Ma che cazzo stavamo facendo?






SWAAG.

Salve, ehm.. cosa posso dire.. SORPRESA?

Probabilmente la prima parte di questo capitolo è pesante.

Succedono un sacco di cose e si passa da una situazione ad un’altra, molto velocemente.

Avevo bisogno di scrivere una cosa del genere, per poter andare parecchio avanti con la storia, i prossimi capitoli saranno più “leggeri”.

Comunque, mi sono fatta perdonare con il finale - almeno dalle ragazze che tifavano per Harry.

Prima che si creino polemiche, voglio dirvi che non sono una bimbaminchia che crede che Harry sia l’unico che fa parte dei One Direction.

NO.

E’ la terza FF che scivo su di lui, lo so bene. infatti le prossime saranno probabilmente su gli altri.

Scelta mia, scrivo io e decido io. ma non vorrei passare per quella che adora solo lui.

Li amo tutti e cinque, se seguite la mia pagina facebook, lo sapete.

Detto ciò, spero che vi sia piaciuto e spero che mi lascerete una recensione.

GRAZIE PER LE 18 RECENSIONI NELLO SCORSO CAPITOLO, VI AMO TROPPO.

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 23
*** «I thought you loved me.» ***


leggereste, per favore, lo SWAAG di questo capitolo?

almeno la parte “IMPORTANTE”.

beh, perchè.. è importante.

AHAHAHAHAHAHAH sul serio, per favore :)



«I thought you loved me.»




Approfittai del fatto che avevo le mani sul suo petto, per spingerlo via da me.

Mi guardò quasi male.

Scossi la testa, ancora scioccata per quello che era appena successo.

Che cosa avevo appena fatto?

Scesi dal tavolo, facendolo allontanare ancora di più dal mio corpo.

Poi presi la mia giacca e lo guardai.

"S-scusami Harry.. devo andare." riuscii a dire, prima di fuggire letteralmente dalla palestra.




Che cazzo era successo?

Incolpavo tanto Louis e Candice e poi.. avevo baciato Harry, lo avevo fatto davvero.

E sapete qual'era la cosa peggiore? Che non riuscivo a pentirmene, perché mi era piaciuto e perché in quel momento, mi vergogno solo a pensarlo, c'eravamo solo io e lui.

Louis e Jazmin non avevano varcato la mia mente neanche per un istante.

E mi sentivo una merda per questo.

Dovevo dirglielo.

Se glielo avessi detto subito, se gli avessi spiegato che era stato uno stupido errore, mi avrebbe perdonata.

Salii di corsa le scale e spalancai la porta della mia stanza.

Liam, Amber ed Emma, si voltarono a guardarmi sorpresi.

"Faith." la bionda si avvicinò a me, guardandomi preoccupata.

"Che hai fatto? Perché stai piangendo?" mi chiese allarmata.

Piangendo?

Stavo piangendo?

Solo in quel momento avvertii una lacrima rigarmi il viso.

Ero in uno stato di shock più totale.

Ero totalmente confusa.

Avevo appena baciato Harry. Com'era potuto succedere?

"Dov'è Louis?" gli chiesi subito.

"È rientrato e quando non ti ha vista in camera è sceso." mi disse Liam.

Mi voltai e uscii di corsa fuori.

"Faith, aspetta!" mi urlò Emma, ma non avevo il tempo di dargli spiegazioni.

Mentre scendevo le scale, sentii dei passi svelti seguirmi.

"Faith, devo parlarti."

Nate.

"Non ora, sono impegnata."

Uscii fuori dal college e lui mi seguì.

Mi guardai intorno.

Erano le nove e mezza di un giorno di dicembre.

Era buio e i lampioni del giardino non illuminavano una mazza.

Decisi di cercarlo alla piscina.

"Faith!"

Mio fratello mi afferrò il polso, bloccandomi.

"Ma che fai?" mi chiese.

"Cerco Louis, devo parlargli." mi liberai della sua presa.

"No, ora no." mi agguantò di nuovo.

"Perché no?" lo guardai male.

Ma cosa gliene fregava a lui?

"Perché non voglio." mi disse.

Lo guardai confusa, poi il mio sguardo diventò minaccioso.

"Nate, non è il momento. Vattene."

Voltai l'angolo e lo vidi.

Finalmente.

Era seduto su una delle sdraio attorno alla piscina.

Feci per avvicinarmi, ma un'altra persona mi precedette.

Una ragazza.

Era Candice.

Ero confusa. Che facevano li?

Lui si alzò, io indietreggiai, cercando di non farmi vedere.

Con la coda dell'occhio vidi mio fratello che osservava la scena immobile.

Prima che succedesse tutto quanto, capii.

Mio fratello sapeva tutto, per questo non voleva che andassi in piscina.

Continuai a guardarli, stavano solo parlando.

Lui sembrava ancora nervoso, ma poi gli posò le mani sui fianchi e la baciò.

Nel momento esatto in cui le loro labbra si toccarono, mi sentii sbiancare.

Mi portai una mano alla bocca.

Aveva sempre avuto ragione Harry.

Mi tradiva con Candice e io lo avevo sempre saputo, solo che non ero mai riuscita ad ammetterlo a me stessa.

Proprio io, che avevo appena baciato un altro, non potevo criticarlo.

Ma lui mi tradiva fin dal viaggio a New York, erano passate settimane e lui non me lo aveva mai detto.

Mi sentivo come se il mio cuore stesse cercando di uscirmi dal petto, era straziante.

Anche il mio stomaco era in subbuglio.

Quella scena mi aveva fatto capire che era tutto finito, lo avevo perso, noi non eravamo più niente.

Le lacrime cominciarono a scendere senza sosta.

Dovetti tornare indietro per non farmi vedere.

Volevo scappare.

Nate mi guardò dispiaciuto.

Lui aveva provato a dirmelo, ecco perché aveva litigato con Louis.

Perché quel bastardo gli aveva chiesto di mentirmi.

"Mi fate schifo." riuscii a dirgli, con un filo di voce.

"Faith." provò a toccarmi, ma lo scansai.

"Faith, una beata minchia."




Louis si sedette sulla sdraio vicino la piscina, era li che si era dato appuntamento con Candice.

Si sentiva in colpa per quello che stava facendo a Faith, ma la verità era che non riusciva a smettere di pensare a Candice.

Andò tutto bene fin quando i due non si ritrovarono in stanza insieme a New York.

Li Louis non poté più resistergli.

Nate, che condivideva la camera con loro, ne era venuto a conoscenza e gli era stato imposto di non dire niente alla sorella.

Voleva essere Louis stesso a dirglielo, anche se non sapeva ancora come.

Alzò lo sguardo e incontrò quello di Candice.

Le andò incontro.

"Ehi." gli sorrise lei.

"Non ce la faccio più." disse lui nervoso.

Era in quello stato da tre giorni.

Il rimorso di tradire Faith, lo stava uccidendo.

"Allora diglielo." lo incitò Candice.

"Non credo di riuscirci, ogni volta che la guardo, mi blocco." abbassò lo sguardo.

"Dai, c'è la farai." gli sorrise lei.

Louis le mise le mani sui fianchi e la baciò.


 


Scappai nell'archivio della scuola.

Almeno sapevo che li non mi avrebbe cercato nessuno.

Ci passai la notte.

La passai tra pianti e lunghi periodi di riflessione.

Esistevano un’infinità di modi per suicidarsi senza morire. Uno era stato vederlo con le labbra su quelle di una ragazza che non ero io.

E questo mi fece sentire ancora più in colpa per aver baciato Harry.

Sentii l'ennesima lacrima attraversarmi il viso.

Mi aveva detto che erano solo amici, che amava solo me.

E invece aveva sempre avuto ragione Harry, mi prendeva solamente in giro.

Non potevo crederci, non ci riuscivo.

Louis, che era così dolce con me.

Sembrava il ragazzo perfetto.

Ma ben presto mi resi conto che la perfezione esisteva solo nei film e che dovevo smettere di sognare come una tredicenne.

La vita reale era questa, non mi potevo fidare di nessuno.

All'improvviso sentii la porta sbattere.

Dei passi veloci percorrere le scale.

"Che cazzo stai facendo?" la voce severa di Harry, mi fece sobbalzare.

Non lo vedevo da quando.. beh, fa strano dirlo, ma da quando ci eravamo baciati.

Si riferiva alla sigaretta che tenevo fra le dita, ma la sua espressione peggiorò ancora di più quando notò che stavo piangendo.

Con passo svelto mi raggiunse.

Ero a sedere per terra, per questo si chinò di fronte a me.

Mi prese la sigaretta di mano e la spense, strofinandola contro il pavimento.

Poi prese il mio viso tra le sue mani e mi guardò preoccupato.

"Che ti è successo?" sussurrò, adesso dolcemente.

La preoccupazione si era impossessata del suo sguardo.

Singhiozzai.

"Avevi ragione tu." riuscii a dire, con un filo di voce.

Lui sembrò non capire e continuò a guardarmi allarmato.

Ma poi fu come se gli si fosse accesa una lampadina.

"Li hai visti insieme?" mi chiese.

Annuii, portandomi una mano alla bocca, cercando di controllare i singhiozzi.

Si sedette al mio fianco e mi attirò a lui, abbracciandomi.

Mi lasciai andare tra le sue braccia come una bambina.

Cercando di dimenticare tutto.

Compreso il nostro bacio.




Mi ero leggermente calmata.

Adesso ero sdraiata, con la testa appoggiata sulle gambe di Harry.

Avevo gli occhi chiusi e lui mi stava accarezzando i capelli da diversi minuti.

"Va bene, capisco. È più magra, è più divertente, è più carina. È normale. Nemmeno io mi sceglierei." dissi all'improvviso.

Era logico che Louis la preferisse a me.

"Io ti sceglierei." disse.

Spalancai gli occhi.

Mi sorrise.

"Faith, non hai niente da invidiare a Candice." disse poi.

A parte Louis.

"Harry.." iniziai.

"Dimmi."

"Avevi detto che non mi avresti leccato le ferite se avessi scoperto la verità." dissi, ricordandomene.

Sospirò.

"Ci sarò sempre per te, Faith." disse, senza smettere di giocare con i miei capelli.

Sorrisi a quella nuova certezza.

"Ti devo delle scuse." dissi poi.

Ma lui scosse la testa sorridendomi.

"Si invece. Ultimamente abbiamo spesso litigato perché tu mi dicevi che Louis mi tradiva con.. Candice ed io lo difendevo. Sono stata una stupida a non crederti fin da subito."

"Non sei stata stupida, eri solo innamorata."

"Non mi andava bene il fatto che tu parlassi male di lui."

"Dicono che pensare male delle persone è peccato, ma quasi sempre ci indovino." disse.

Sospirai.

"Come ti senti ora?" mi chiese.

"Voglio uccidermi."

Rise.

Una parte di me sapeva benissimo cosa era successo. L’altra faceva finta di niente per poter vivere lo stesso.

Poi si fece improvvisamente serio.

"Faith.." distolse lo sguardo.

"Scusami per prima.. per il bacio." continuò.

Sentii le guance colorarsi di bordeaux solo al ricordo.

"Non avrei dovuto, non so cosa mi è preso. Dimenticalo, ok?"

Mi guardò.

Mi sentii improvvisamente triste.

Si, dimenticarlo era già nella mia lista di cose da fare, ma per quanto potesse essere stato un errore, non volevo farlo.

In tutta sincerità, era stato il bacio più bello che mi avessero mai dato.

Come poteva chiedermi di dimenticalo?

"Si, certo." riuscii a dire.

Lui mi sorrise, talmente tanto che vidi addirittura le sue fossette.

"Però baci bene, ragazzina." disse poi, spingendomi giocosamente il braccio.

Il mio imbarazzo arrivò alle stelle.

"Harry!" dissi, alzandomi a sedere.

Lui rise.

"Era un complimento." disse divertito.

Scossi la testa, ridendo imbarazzata.

"Faith, abbiamo passato la notte a parlare, è mattina." disse, guardando fuori dalla finestra, c'era già la luce.

"Dovremmo uscire, iniziano le lezioni."

Annuii e ci alzammo.




Ci rendemmo conto di essere davvero in ritardo.

Erano già tutti in classe, ma ancora non era iniziata la lezione.

Per fortuna.

Alla prima ora avremmo avuto recitazione e l'idea di dovermi sorbire le performance del professor Turner, mi uccideva.

Io ed Harry entrammo in classe insieme.

Il mio sguardo balenò sui nostri soliti posti.

In seconda fila, Amber, Emma, Louis, Liam, Niall, Zayn e Nate mi guardarono.

Erano confusi, probabilmente si chiedevano dove avessi passato la notte.

Ma non Nate.

Lui abbassò lo sguardo, colpevole di aver tradito sua sorella.

Harry si accorse del mio passo riluttante, per questo mi prese la mano e mi trascinò a sedere negli ultimi posti, lasciando i miei amici basiti.

Louis si voltò.

Sinceramente, vedere la sua faccia dopo la sera prima, mi faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.

Aprì la bocca per dirmi qualcosa, ma il professore entrò, attirando l'attenzione di tutti.




Quando l'ultima campanella suonò, io ed Harry ci alzammo, dirigendoci in corridoio.

"Faith! Ehi Faith, aspetta." mi sentii chiamare.

Mi voltai.

Vidi Louis farsi spazio tra la gente.

La sua faccia mi riapriva nella mente il ricordo delle sue labbra su quelle di Candice.

Non ce la potevo fare.

Sentivo gli occhi pizzicarmi.

Non volevo piangere, volevo essere forte.

O perlomeno, sembrarlo.

Harry lo sapeva bene, per questo si posizionò in modo imponente al mio fianco.

"Faith, possiamo parlare?" mi chiese.

Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare l'argomento e forse era meglio farlo il prima possibile.

Annuii impercettibilmente.

"Da soli."

Il suo sguardo volò per un momento sul volto teso di Harry, il quale mi guardò.

"Ci vediamo dopo, Harry." gli dissi, forse sperando nel profondo che non se ne sarebbe andato.

Mi guardò qualche altro secondo, probabilmente aspettandosi un mio ripensamento.

Poi guardò Louis, come per metterlo in guardia.

Sfiorò il suo corpo contro il mio, quando si voltò per andarsene.

Adesso eravamo soli e questo non mi tranquillizzava affatto.

"Hai passato la notte da lui?" mi chiese, quasi scocciato.

Il tono di voce che usò, mi fece imbestialire.

Era l'ultima persona che poteva farmi scenate di gelosia.

"E tu, da Candice?" riuscii a tenergli testa, cercando di sopprimere il mio lato vulnerabile.

Vidi la sua mascella contrarsi e lessi nei suoi occhi il panico.

Forse sperava che fossi così stupida da non scoprirlo mai.

Ingoiò rumorosamente.

"Di cosa parli?" mi chiese, cercando di rimanere il più tranquillo possibile.

Risi amaramente.

"Hai persino avuto il coraggio di chiedere a mio fratello di mentirmi." dissi sprezzante.

Una delle cose che mi aveva più delusa di tutta questa storia, era proprio il colpo basso di Nate.

"Faith."

Si avvicinò, allungando una mano, che scansai, prima che potesse sfiorarmi.

"Io mi fidavo di te." dissi, con un filo di voce.

Avevo provato ad essere forte, ma non era mai stata una mia dote.

Il mio carattere era fragile, vulnerabile.

Per questo non mi sorpresi quando sentii gli occhi pienarsi di lacrime, anche contro la mia volontà.

"Io ti amo, cazzo." sbottai.

Potevo leggere la tristezza nei suoi occhi, ma se non voleva vedermi così, doveva pensarci prima.

"Non volevo, mi dispiace." disse amaramente.

Le due cazzate più grosse che avessi mai sentito.

Se non voleva, non lo doveva fare.

E la sera prima, mentre la baciava sotto i miei occhi, non mi sembrava affatto dispiaciuto.

"Credevo mi amassi, mi hai solamente presa in giro."

Abbassò la testa.

"Mi sono innamorato di lei, non ho potuto evitarlo." sussurrò.

Questa era la pugnalata al cuore più dolorosa.

Trattenni un singhiozzo.

Ma una parte lo capivo.

Sono una fanatica convinta del "al cuor non si comanda".

Ma doveva lasciarmi, se non mi amava più.

Doveva dirmelo, invece di mentirmi.

Poteva evitare di tradirmi.

Asciugai velocemente una lacrima scappata inevitabilmente dal mio occhio.

"Io non voglio più vederti." dissi con voce rotta, scuotendo lentamente la testa.

"Faith."

Nuovamente scansai la mano con cui provò a prendere la mia.

"Mi hai rovinato l'infanzia, ti ho odiato, ti ho dovuto sopportare al college, mi sono innamorata di te, mi hai tradita senza pudore."

Abbasso il viso colpevole.

"Basta, Louis. Voglio che sparisci dalla mia vita, per sempre."

Prima che potesse dire qualcosa, mi voltai e corsi su per le scale, lasciandomelo alle spalle.




Aprii la porta della mia stanza.

La scena che vidi mi fece provare un dolore assurdo.

Mi ero ripresa da poco dalla discussione avuta con Louis e adesso erano li, attorno al nostro tavolo.

Emma, Niall, Amber, Liam, Louis e Candice chiacchieravano e ridevano indisturbati.

Si zittirono quando mi videro sulla porta.

Dalle mie amiche non potevo accettarlo.

Ero sicura che sapessero ciò che era successo e nonostante tutto, invece di stare al mio fianco, socializzavano con Candice.

Rimasi alquanto scioccata, quando nessuna delle due mi disse niente.

Ma poi capii che quando avevo realizzato che non potevo più fidarmi di nessuno, intendevo esattamente nessuno.

Neppure di loro.

Per questo, a passo deciso, mi avvicinai al letto e sotto lo sguardo silenzioso e attento di tutti, ne sfilai la valigia da sotto e la misi sopra, aprendola.

"Che stai facendo?"

Amber si decise a parlare.

Ma la ignorai.

Aprii l'armadio e senza ripiegarli, cominciai a buttare i miei vestiti all'interno della valigia.

"Faith?" mi chiamò Emma.

Aprii i cassetti, dove gli snervanti boxer di Liam avevano per l'ennesima volta preso il predomino sulle mie cose, le quali adesso, erano state buttate in valigia.

Sentii il rumore di una sedia strusciare sul pavimento.

Una mano mi cinse poco dopo la spalla.

Mi voltai, inchiodando con lo sguardo Louis.

"Dove stai andando?" mi chiese.

Dopo quella scena, mi ero resa conto che in quella stanza, non c'era nessuno che tenesse a me.

Per questo, decisi di accettare l'offerta di Harry, trasferirmi nella sua stanza.

Anche se a Jazmin non avrebbe fatto piacere.

"Non sono affari tuoi." dissi duramente.

"E non mi toccare."

Mi divincolai dalla sua presa.

Ritrasse la mano, voltandosi verso gli altri.

"Faith, ragiona." disse Liam.

"Liam, non cominciare." lo zittii nervosamente.

Andai in bagno a prendere le mie cose.

"Non andartene." disse Amber, appena tornai nella stanza.

"Non preoccuparti, il letto non rimarrà vuoto. Ci sarà Candice a tenervi compagnia. Tanto ho visto che vi sta simpatica." ironizzai.

Armeggiai per riuscire a chiudere la valigia.

La ragazza si alzò e venne di fronte a me.

"Faith.. io devo chiederti scusa. Non avremmo dovuto.."

Non la lasciai finire.

La mia mano sembrò avere un cervello distaccato dal resto del mio corpo, quando si alzò per colpirla in pieno viso.

Si portò una mano sulla guancia arrossata, guardandomi sorpresa.

Ma non disse niente, infondo sapeva di meritarselo.

Per quanto quel gesto fu liberatorio, non mi riportò indietro Louis.

E neanche i miei amici.

Nessun altro osò dire mezza parola.

"Faith, rimani." sussurrò Emma, rompendo il silenzio.

"Non rivolgetemi mai più la parola." dissi arrabbiata.

Scesi la valigia dal letto.

Ci misi poco a promettermi di non rientrare mai più in quella stanza, per poi varcarne la porta per l'ultima volta.




Bussai.

Mi aprì Harry, il quale mi sorrise.

Ma presto vide la valigia che tenevo tra le mani e riportò il suo sguardo serio sul mio viso.

"Hai deciso?" mi chiese.

Io annuii debolmente.

Il mio umore era a terra, avevo appena scoperto di aver perso ogni certezza.

Non avevo più un ragazzo, un fratello e degli amici.

Una merda.

Spalancò la porta, permettendomi di entrare.

La richiuse poco dopo alle nostre spalle.

"Dormirai nell'altra stanza, te la ricordi?" mi chiese.

Si che me la ricordavo.

Ci avevo dormito con Louis, la notte del nostro primo appuntamento.

Sospirai e annuii.

"Che ci fai tu qui?" chiese Jazmin, uscendo dal bagno.

La guardai, non sapendo cosa rispondergli.

"E perché hai la valigia?" chiese preoccupata, probabilmente immaginandosi la ovvia risposta.

"Rimarrà da noi per un po'." disse Harry, portando le mie borse nella stanza a fianco alla loro.

"Ah." disse Jaz, ovviamente per niente entusiasta della notizia.

"Non vi darò fastidio, qua dormirò e basta. Cercherò di farmi vedere il meno possibile." dissi, cercando di tranquillizzare la ragazza di Harry, prima che decidesse di saltarmi addosso e di eliminarmi dalla faccia della Terra.

"Non dire scemenze, fa come se fosse la tua stanza." disse Harry, tornando da noi.

"Sono seria, non voglio intromettermi nelle vostre vite." dissi.

"Faith, fai già parte della mia vita, non fare la moralista." disse ridendo, sotto gli occhi fulminei di Jazmin.

"Chi vuole mangiare?" chiese poi.

"A me è passata la fame." disse Jaz, gettandosi a peso morto sul divano.

"Faith?" mi guardò.

Annuii.

"Andiamo allora."




Prendemmo le ordinazioni a Tyler, il quale mi accolse sorridente, nonostante fossi con Harry.

Stavamo mangiando tranquillamente una pizza, quando una sedia del nostro tavolo, venne spostata rumorosamente.

Una ragazza si sedette a cavalcioni su di essa, appoggiando i gomiti sullo schienale.

Non conoscendola, rimasi sorpresa.

Non l'avevo mai vista, neanche per sbaglio, in giro per il college.

Era a dir poco stupenda.

Era mora, aveva i capelli lunghi e lisci.

Portava la frangia.

La pelle abbronzata.

Un corpo tonico e longilineo.

Un viso dolce, due occhi scuri e un sorriso mozzafiato.

Aveva molto trucco in viso.

Ma ero sicura che, anche senza, sarebbe stata ugualmente bella.

"Haz." disse sorridente, lasciandomi intendere che conoscesse Harry.

Il quale diede un morso di pizza, guardandola svogliatamente.

"Che vuoi, Nicole?" gli chiese masticando.

Lei sorrise furbamente.

"Sai che ti voglio bene, no?" disse lei.

Harry sospirò, lasciando il triangolo di pizza cadere nel piatto.

Si pulì la bocca con un tovagliolo e la guardò.

"Di cosa hai bisogno sta volta?" le chiese.

"Sigarette. Dimmi che ne hai." disse disperata.

"Nicole, sai che non fumo." disse lui scocciato.

"Speravo che avessi cominciato, le ho finite e nessuno ne ha una da darmi." disse lei, scocciata.

"Se vuoi, le ho io." mi intromisi.

I suoi occhi si illuminarono, mentre quelli di Harry si voltarono a guardarmi in cagnesco.

"Grazie, saresti gentilissima." disse lei speranzosa.

Gli sorrisi, prima di aprire la borsa e tirarne fuori un pacchetto quasi pieno.

Lei lo aprì, sfilandone una.

"Tienilo tutto." dissi, quando fece per restituirmelo.

Lei mi guardò sorpresa.

"Io sto cercando di smettere." aggiunsi.

Un sorriso soddisfatto si aprì sul viso di Harry, fu talmente grosso che spuntarono anche le fossette.

"Te le ripago." mi disse lei.

"Non preoccuparti, non mi interessa." le sorrisi.

"Beh, allora grazie." ricambiò il sorriso.

"Io sono Nicole." disse poi, allungando una mano in mia direzione.

"Una vecchia amica di Harry." aggiunse poi.

"Io Faith." le strinsi la mano sorridendole.

"Ti prego, dimmi che questo cretino ha lasciato Jazmin per te." mi guardò supplichevole, facendomi ridere.

Mi rincuorai, non ero l'unica amica di Harry a detestare la sua ragazza.

"Nicole, siamo solo amici. Sto ancora con Jaz." disse lui, deludendola.

Sospirò scuotendo la testa.

"Peccato, non la reggo proprio." disse lei, alzandosi.

"Ci vediamo, Haz. Grazie mille, Faith." disse sorridendo a entrambi.

"Al prossimo favore di cui avrai bisogno, Nicky." disse lui, ridendo, provocando un occhiolino divertito da parte della mora.

"Simpatica." affermai, portandomi il bicchiere, contenente il succo alla pesca, alla bocca.




Jazimin aprì violentemente la porta di camera mia, facendomi sobbalzare sul letto.

"C'è una persona per te." mi disse svogliatamente, andandosene senza neanche aspettare una mia risposta.

Mi alzai e uscii, ritrovandomi Zayn fermo sulla porta.

"Ehi." mi sorrise, senza troppo entusiasmo.

"Che fai qui?" gli chiesi, facendogli segno di entrare, ed è quello che fece.

Harry, seduto attorno alla tavola, alzò lo sguardo per un secondo, prima di riportarlo sul suo telefono.

"Devo parlarti." mi disse.

"Va bene, è una cosa che devi dirmi in privato?" gli chiesi.

"Riguarda la storia di Louis." mi disse.

Mi irrigidii al solo ricordo.

"Possiamo parlarne anche qui." dissi, andandomi a sedere al fianco di Harry, invitando Zayn a sedersi con noi.

Lui si avvicinò e si sedette.

"Faith, so che hai litigato con tutti quanti." mi disse cautamente, forse cercando di non farmi innervosire.

"Si, è vero." abbassai lo sguardo.

"Li ho trovati tutti insieme e mi è sembrato che Candice non avesse preso il mio posto solo come ragazza di Louis, ma anche come amica di tutti quanti. Ne Amber e ne Emma si sono preoccupate per me." gli spiegai.

Adesso anche Harry mi ascoltava, anche perché a lui non le avevo raccontate queste cose.

"Per questo ho deciso di venire qui da Harry, non voglio più vederli."

"Io volevo solo dirti che forse hai ragione. Non sarà rincuorante, ma credo che Candice stia simpatica a tutti." mi disse Zayn, demoralizzandomi ancora di più.

"Ma voglio che tu sappia che la detesto e che a me manchi." mi sorrise.

"Zayn." dissi, posando la mia mano sulla sua, ringraziando Dio di avermi dato almeno un amico con un cuore e un cervello.

"Ho litigato con Louis. Gli ho detto che aveva fatto una stronzata e che non ti meritavi un trattamento simile, se l'è presa a male e abbiamo litigato." mi disse.

"Mi dispiace." dissi sinceramente.

"Faith, sono dalla tua parte, ok? Su di me puoi contare." disse serio.

Harry lo guardò, poi sposto lo sguardo su di me.

"Grazie, lo apprezzo." gli sorrisi.




La mattina dopo, appena entrai in classe, sentii lo sguardo dei miei "amici", bruciare sulla mia pelle.

Cercai di ignorarli, ma la verità era che mi faceva male sapere che preferivano Candice a me.

Ero delusa dal comportamento di Amber ed Emma, ma sopratutto da quello di Nate.

Non li guardai, ma mi accorsi lo stesso che accanto a Louis, cioè al mio posto, c'era Candice.

Harry si fermò di colpo e io, distratta dai miei pensieri, gli andai a sbattere contro.

Alzai lo sguardo, incrociando i suoi occhi che scrutavano seri il mio viso.

"Tutto bene?" mi chiese, quasi leggendomi nel pensiero.

Annuii incerta.

Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, una mano si posò sulla mia spalla.

"Buongiorno." ci sorrise Zayn.

Andammo a sedere nelle ultime file.

Harry accanto a Jaz e io accanto a Zayn.

Passai l'ora di arte a farmi spiegare ogni tatuaggio sulla sua pelle.

Amavo le due dita incrociate.

Quando glielo dissi, sorrise.

Quelle cinque ore volarono in sua compagnia.

Sapeva come farmi ridere e mi fece dimenticare il vuoto che avevo sentito quando mi ero lasciata con Louis.

Quando suonò l'ultima campanella, quasi fui triste di dovermi alzare.

Uscimmo tutti e quattro insieme, ignorando gli occhi degli altri che ci scrutavano in modo poco amichevole.

"Nicky."

Sentii dire ad Harry alle mie spalle.

Mi voltai.

"Che vuoi oggi?" disse poi, ridendo.

"Da te assolutamente niente."

Lo sorpassò, sorridendogli divertita.

"Volevo Faith." disse avvicinandosi a me.

La guardai sorpresa.

"Volevo offrirle il pranzo, dato che ieri è stata molto gentile con me." disse lei, guardandomi, ma continuando a parlare con Harry.

Rimasi un po' spiazzata, davvero non me l'aspettavo.

Infondo le avevo solo regalato un pacchetto di sigarette.

Neanche totalmente pieno.

"Grazie, ma non è necessario." le sorrisi.

"Non lo faccio perché mi sento in debito, mi va e basta." mi sorrise.

"Beh, allora ok."

Se proprio insisteva.




Tyler alzò gli occhi al cielo quando ordinai per l'ennesima volta il succo alla pesca e poi se ne andò ridendo.

"Conosci da molto Harry?" le chiesi, tanto per instaurare una conversazione.

"Oh si, siamo cresciuti insieme." mi disse.

"E tu?" chiese poi.

"Da quest'anno. Siamo finiti in detenzione insieme."

Sorrisi al ricordo, che ormai sembrava così lontano.

"Si è comportato bene con te?" disse ridendo.

Capii che la sapeva lunga sul carattere di Harry.

"All'inizio no." ammisi.

"Adesso tiene molto a te, gli si legge negli occhi." mi confidò.

"Davvero?"

Non potei fare a meno di chiederglielo.

Lei rise della mia reazione e io mi sentii in imbarazzo.

"Si, sembra un padre alle prese con il primo figlio. Guarda ogni tua azione, controlla ogni tuo movimento. E sono sicura che non ci penserebbe due volte a difenderti, se ce ne fosse il bisogno." mi spiegò.

Abbassai il viso, cercando di nascondere l'inevitabile sorriso che minacciava di spuntarmi in pieno viso.

"Tu hai il ragazzo?" mi chiese.

Alzai il viso, il quale assunse un'espressione sofferente.

Lei si accorse di aver toccato un tasto dolente.

"Lo avevo fino a pochi giorni fa." ammisi, tristemente.

"Capisco." mi disse comprensiva.

Poi mi sorrise.

Aveva un sorriso talmente bello, che dovetti ricambiarlo.

La sedia vuota, venne spostata rumorosamente e Tyler si sedette con noi.

"Di che si parla ragazze?" ci chiese, facendoci ridere.

"Tyler, voglio presentarti Nicole." dissi.

Loro si strinsero la mano, sorridendosi a vicenda.




"Faith."

Sentii una voce femminile chiamarmi alle spalle.

Mi ero appena salutata con Nicole lasciandola con Tyler, dato che sembravano andare d'accordo.

Stavo tornando in camera, ma appunto mi sentii chiamare, quindi mi voltai, incontrando lo sguardo serio di Amber.

"Che c'è?" le chiesi, in modo poco cortese.

Si avvicinò a me.

"Possiamo parlare?" mi chiese speranzosa.

"Non ho niente da dirti." cercai di liquidarla.

Anche se infondo, dovetti trattenermi dall'abbracciarla.

Mi mancava.

Non ero abituata a litigare con loro, lo facevamo raramente e per delle sciocchezze.

Ma questa volta ero davvero ferita dal loro comportamento.

"Ma io si."

Rimasi in silenzio, aspettando che parlasse.

"Nessuno ti vuole rimpiazzare con Candice." iniziò, provocando in me una risata ironica.

Era quello che avevano fatto.

Come poteva negarlo?

"Ok, Louis lo ha fatto. Ma.."

La interruppi.

"Amber, non ho tempo da perdere. Sei qui solo per dirmi che mi volete ancora bene, che dovrei perdonare Louis e che dovrei tornare in camera con voi?" tagliai corto, sapendo dove voleva andare a parare.

Lei annuì cautamente.

"Credo che tu già conosca la risposta allora." dissi, voltandomi e continuando a camminare.




Mi sedetti a tavola bruscamente, attirando l'attenzione di Jazmin, la quale stava leggendo una rivista di gossip.

"Ti devo dire una cosa" dissi.

Lei alzò svogliatamente lo sguardo che aveva appena riabbassato.

"So di non starti particolarmente simpatica.." iniziai.

Lei annuì energicamente.

Perfetto.

"Si, dicevo.. lo so. Però, dato che resterò qui per un po' e che non ho intenzione di intromettermi nella tua relazione con Harry, che ne dici di fare una specie di tregua?"

Non ce la potevo più fare a sopportare le sue occhiatacce o le sue battutine.

Sospirò e dopo aver alzato gli occhi al cielo, annuì.

Mi alzai sorridente, felice per essere riuscita a sistemare almeno una cosa.

"Ma.." iniziò.

Mi voltai per guardarla.

"Dovrai lasciarci la camera libera, quando te lo chiederò." mi disse.

Rimasi immobile sul mio posto, immaginandomi loro due da soli, magari abbracciati, mentre si baciano o forse in situazioni più intime, che rifiutavo di visualizzare nella mia mente.

Una punta di gelosia si fece spazio nel mio stomaco, ma dovetti annuire per ottenere finalmente una tregua.




Mi scontrai con qualcuno e i libri che la professoressa mi aveva chiesto di portarle in aula, caddero rovinosamente a Terra.

Mi abbassai a raccoglierli, piuttosto scocciata.

Alzai immediatamente lo sguardo, quando riconobbi la sua risata.

"Invece di ridere, potesti aiutarmi." dissi infastidita.

"O magari guardare dove metti i piedi." lo rimproverai.

"Aspetta, te li prendo io." si abbassò, continuando a ridere.

Una cascata di ricci spettinati gli ricoprì la fronte in seguito a quell'azione.

"Dove devi portarli?" mi chiese, alzandosi.

"Nell'aula di scienze." gli dissi.

"Andiamo." mi sorrise.




"Posali li." gli indicai la cattedra.

Poi mi andai a sedere su uno dei banchi in prima fila.

"Com'è andata con Nicole?" mi chiese, avvicinandosi.

"Bene, è una ragazza simpaticissima." dissi sinceramente.

"Ti ha raccontato qualche fatto imbarazzante su di me?" chiese, ridendo.

"No, solo che vi conoscete da tanto."

"Già." sorrise.

"Le vuoi molto bene, vero?" chiesi, nonostante fossi già certa della risposta.

Lui annuì distogliendo lo sguardo.

"È stata l'unica che mi è sempre rimasta accanto."

Gli spostai i riccioli che scivolarono in avanti, quando abbassò il viso.

Lo rialzò poco dopo, facendo incontrare i nostri sguardi.

Si avvicinò ancora di più a me.

Aprii le gambe, lasciando che si posizionasse tra le mie cosce.

Appoggiò le mani ai lati dei miei fianchi, tenendole salde sul banco su cui ero seduta.

Solo quando entrambi alzammo lo sguardo, mi accorsi che la distanza che ci divideva era veramente minima.

"Ti ha detto altro di me?" mi chiese, quasi in un sussurro.

"Secondo lei, tieni molto a me." dissi.

Lui mi spostò una ciocca ribelle e la costrinse dietro il mio orecchio.

Senza una reale ragione, il mio cuore accellerò i battiti.

"Ha detto che se ne avessi bisogno, non ci penseresti due volte a difendermi."

Si avvicinò lentamente.

Quando i nostri nasi si sfiorarono, deviò, lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.

Poi si spostò, baciandomi la mascella.

"Ha ragione." sussurrò, quando arrivò al mio orecchio.

Sentii il suo respiro schiantarsi sul mio collo, seguito da un bacio umido, che provocò dei brividi lungo tutto il mio corpo.

Appoggiai delicatamente le mani sulle sue spalle e lo allontanai.

"Harry." lo richiamai.

I suoi occhi si persero nei miei, quando alzò il viso.

Ci guardammo, per quelli che sembrarono minuti interminabili.

Poi scosse la testa, come per ritornare in se.

"E' meglio se andiamo." disse infine.
 








(so che ho scritto un poema, ma fate un ultimo sforzo e leggete sotto, per favore.)



SWAAG.

Non sono morta, come poteva sembrare, dato che sono tipo “sparita”.

But now I’M HEEEEERE e sono riuscita ad aggiornare (strano ma vero).

Colpo di scena.

Anche se ormai era più scontato di Harry che si intossica con il fumo durante i concerti,

ma va beh.

Ormai è noto, Louis l’ha tradita con Candice, eh già.

Non so perchè ho deciso di farla litigare con praticamente tutti, sono depressa io lo deve essere anche lei.

AHAHAHAHAHAHAHAHA no.

Pure Harry che le chiede di dimenticare il bacio stratosferico che le ha dato.

Comunque, la parte (che io preferisco) della storia, arriverà tra due o tre capitoli.

e non vedo l’ora jbujbuirbnjk.





IMPORTANTE:

(per favore, leggete tutto.)

Voglio rivolgermi alle mie “lettrici silenziose”.

Sono curiosa di sapere quante siete e di cosa pensate della storia.

Quindi, se non è troppo di disturbo, mi scrivereste cosa ne pensate?

Basta una recensione di due righe, davvero. Anche minuscola, misera.

Voglio solo rendermi conto di quante siete e di cosa pensate di Starlight.

Per me è fondamentale ricevere pareri e ne sarei molto felice, sul serio.

Cosa vi costa lasciarmi una recensione? Anche invisibile, mi accontenterei comunque.

 

Ok adesso la smetto, ma spero di avervi convinte.

Infondo io scrivo, oltre che per me stessa, solo per voi.

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 24
*** «She's mine.» ***



«She's mine.»

 




Jaz ed Harry erano usciti.

Lei aveva insistito affinché lui la portasse nel centro di Manchester.

Anche se io ero sicura che Harry non fosse di certo un tipo da shopping.

Mi buttai sul loro divano.

I miei pensiero vagavano ancora in cerca di risposte.

Non avevo ancora capito perché Harry mi avesse baciata in quel modo, giorni prima.

Ma avevo deciso di cercare di non pensarci.

Anche, se come richiesto da lui, avrei dovuto semplicemente dimenticarlo.

Ma adesso, perché si era comportato così poche ore prima?

Perché mi aveva baciato il collo in quel modo?

Scossi la testa, cercando di non pensarci più.

Mi aiutò a distrarmi la persona che bussò alla porta in quel preciso momento.

Mi alzai svogliatamente e andai ad aprire.

Il sorriso di Zayn, fu la prima cosa che colse la mia attenzione.

Mi venne spontaneo di ricambiarlo.

"Ciao."

Aprii di più la porta per farlo entrare.

"Ho visto Jazmin ed Harry che uscivano e ho pensato che ti andasse un po' di compagnia." disse sorridente.

Il fatto che ci fosse ancora una persona che tenesse a me, mi rese felice.

"Hai pensato bene."

Gli sorrisi.

Lo feci sedere sul divano e mi sistemai al suo fianco.

Mi piaceva stare con lui perché il tempo volava, mentre parlavamo di qualsiasi cosa.




"Lo ami ancora?" mi chiese all'improvviso, cambiando completamente argomento.

Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi color caramello.

Annuii tristemente, non c'era bisogno di mentire.

Non con lui.

Non potevo dimenticarlo in due giorni, non potevo dimenticare i suoi baci, i suoi abbracci o la sua risata contagiosa.

"Ma lui è sparito, non mi ha più cercata. Neanche per scusarsi, è normale?" chiesi come una bambina.

"Si Faith, è normale. Un normale coglione." mi disse nervoso, facendomi sorridere debolmente.

"La verità è che, forse noi, eravamo troppo per una semplice amicizia e troppo poco per un amore." dissi tristemente.

Lui sospirò.

"Faith, a volte capita. Non abbatterti. Ti innamorerai di nuovo." cercò di sollevarmi l'umore.

Non gli risposi.

In quel momento mi era difficile solo il pensiero di amare un ragazzo che non fosse Louis.

Poggiò la testa sulla mia spalla.

"Oggi mi sento.." iniziò poi.

Ma io lo interruppi.

"Cannato?" azzardai ironica, cercando di distrarmi da quei pensieri.

"No." protestò lui.

"Allora, più stupido del solito?" riprovai.

"Vuoi piantarla?" mi chiese, fingendosi offeso.

Scoppiai a ridere, colpendolo giocosamente.

La nostra attenzione venne poco dopo colta dalla chiave che girò nella serratura della porta.

Smettemmo di ridere quando lo sguardo serio di Harry ci puntò.

Si chiuse impassibile la porta dietro le spalla, era solo.

Continuò a guardarci senza dire mezza parola, fino a quando Zayn non si alzò.

"Beh, adesso non hai più bisogno di compagnia e io dovrei ritornare in stanza." disse sorridendomi.

"Ci vediamo domani mattina, Faith." aggiunse poi, chinandosi su di me, per lasciarmi un bacio sulla guancia.

"A domani." gli sorrisi.

"Grazie, di tutto." aggiunsi poi, sinceramente.

Zayn provò a sorridere cordialmente ad Harry, prima di uscire, ma non ebbe molto successo.

Odiavo il fatto che fosse così scortese con i miei amici, ma sapevo che non potevo fare niente per cambiarlo.

"Jaz?" gli chiesi, non vedendola.

"È con delle sue amiche." disse, aprendo il frigo.

Afferrò una birra e poi si avvicinò a me.

Dovetti alzare il viso, per riuscire a guardarlo negli occhi, dal momento che io ero seduta e lui in piedi.

"Che ci faceva lui qui?" mi chiese, corrugando le sopracciglia.

Lo guardai mentre si portava la bottiglia di vetro alla bocca.

Ingoiò rumorosamente il liquido appena bevuto.

"È venuto solo a trovarmi." mi sentii sotto pressione, mentre i suoi occhi mi scrutavano, senza distogliersi mai dal mio viso.

Sobbalzai sul mio posto, quando afferrò una sedia dal tavolo, facendola strusciare rumorosamente contro il pavimento.

La lasciò di fronte a me e ci si sedette.

"Ti ha baciata?" mi chiese, prima di bere un altro sorso di birra.

Rimasi spiazzata dalla sua domanda improvvisa.

Che gli prendeva?

"C-cosa? No." negai immediatamente.

"Ti ha toccata?" mi chiese serio.

Lo guardai male.

"Harry, che ti prende?" gli chiesi sorpresa da quell'interrogatorio, decisamente inopportuno.

"Niente."

Si alzò bruscamente, prima di spingere la sedia sotto il tavolo.

"Vado a farmi una doccia." mi informò, prima di sparire dentro il bagno.

Rimasi immobile, seduta sul mio posto, cercando di elaborare quello che era appena successo.

Davvero non lo capivo.

Perché mi aveva fatto quelle domande?

Qualcuno bussò alla porta, riportandomi alla realtà.

Mi alzai dal divano, sicura di trovare Jaz.

Per questo rimasi sorpresa, quando scoprii che non era lei.

L'imponente altezza del ragazzo di fronte a me, mi fece fare un passo indietro.

La pelle chiara dei suoi enormi muscoli era ricoperta di tatuaggi.

Mi sentii indifesa e impotente quando mi sorrise sfacciatamente.

"Bellezza, sei la ragazza di Harry?" mi chiese sghignazzando.

Feci un altro passo indietro, quando mi sfiorò la guancia con le dita ruvide.

Scossi la testa.

"No." riuscii poi a dire.

"Harry." lo chiamai, forse troppo piano perché riuscisse a sentirmi da sotto il getto dell'acqua.

Spalancai gli occhi terrorizzata, quando il ragazzo fece dei passi avanti, entrando completamente dentro la stanza.

"Meglio per me." disse divertito.

Quando provò a toccarmi di nuovo, sentii il cuore salirmi in gola, cosciente del fatto che la sua forza l'avrebbe avuta vinta sul mio fragile corpo.

"Harry!" alzai la voce, sperando che questa volta mi sentisse.

Il ragazzo di fronte a me, sghignazzò, vedendo l'effetto che ebbe su di me.

Harry entrò improvvisamente nella stanza.

I ricci bagnati e gocciolanti gli ricadevano sul viso, prima che se li portasse indietro con la mano.

Solo un asciugamano circondava il suo bacino, lasciando scoperto il petto ricoperto di tatuaggi.

Si avvicinò velocemente a me.

Mi afferrò delicatamente la mano, tirandomi protettivamente dietro di lui.

"Che vuoi?" chiese poi al ragazzo di fronte a noi.

"Possibilmente lei." disse lui sorridendo sfacciatamente.

Appoggiai una mano dietro la schiena ancora umida di Harry, quando il ragazzo si leccò le labbra ammiccando in mia direzione.

Giurerei che fosse stato un ringhio, il suono profondo che uscì dalla gola di Harry.

"Non pensarci nemmeno." gli disse poi, a denti stretti, provocando una sua risata in risposta.

"Volevo solo dirti che è stasera. Quell'affare, ricordi che.." iniziò il ragazzo.

Harry lo interruppe bruscamente.

"Ricordo." disse poi nervoso.

"Perché non porti anche questa piccoletta?" chiese poi, continuando a sghignazzare divertito, allungando una mano in direzione del mio viso.

Il braccio di Harry scattò in avanti, afferrando il suo polso prima che potesse avvicinarsi a me.

Poi lo spinse indietro.

Lui rise.

"Ci vediamo presto." disse uscendo.

Ma non prima di fare un occhiolino che mi fece tremare.

Harry chiuse la porta violentemente e rimase fermo di fronte ad essa, dandomi le spalle.

La sua schiena si alzava e abbassava velocemente, nel tentativo di riprendere un respiro equilibrato.

Volevo calmarlo.

Mi avvicinai a lui.

Poggiai la mia mano sulla sua spalla e il viso sulla sua schiena nuda.

Con la mano libera, avvolsi il suo bacino, ritrovandomi ad accarezzare i suoi addominali.

Sembrò calmarsi quando il suo respiro tornò stabile.

"Ti ha toccata?" mi chiese.

"No." mentii, con il solo scopo di calmarlo.

"Quando ti ho sentita gridare il mio nome.." si interruppe e il suo respiro riprese ad accelerare.

"Ho preso solo paura." dissi contro la sua pelle morbida.

Si voltò e mi strinse tra le sue braccia.

Poggiai il viso sul suo petto e sentii le sue labbra morbide lasciarmi un bacio sulla fronte.

"Mi dispiace." disse.

"Non aprire più la porta quando sei sola." mi ordinò.

Io annuii.

"Chi era, Harry?" gli chiesi.

"Un bastardo, voglio che tu non abbia niente a che fare con quella gente." disse, stringendo la sua presa intorno al mio corpo.

Decisi di non fare più domande, vista la sua reazione.




Quella sera, io, Harry e Jaz cenammo in camera.

Una cosa piuttosto tranquilla.

Ma dopo mangiato lui si alzò da tavola e andò in bagno, lasciando a me e a Jazmin, il compito di sparecchiare e di riordinare la cucina.

Uscì poco dopo.

Si era cambiato.

"Io devo fare una cosa, tornerò tardi probabilmente." ci annunciò.

"Che cosa?" chiese Jaz curiosa.

Lui sembrò scocciato da quella domanda.

"Devo vedermi con delle persone." disse, infilando la giacca.

Poi prese le chiavi della macchina e il cellulare, portandoseli nella tasca posteriore dei jeans.

Non aggiunse altro.

Aprì la porta e se la richiuse alle spalle.

Avevo un brutto presentimento e sospettavo che questo incontro avesse a che fare con il ragazzo che si era presentato oggi alla nostra porta.

Poi ricordai le sue parole 'Volevo solo dirti che è stasera. Quell'affare.'

Un brivido mi percorse la schiena.

Harry si sarebbe incontrato con quel tizio.

Jaz si alzò, distraendomi dai miei pensieri.

"Vado a farmi una doccia." disse, camminando verso il bagno.

Il mio corpo si mosse, istintivamente, in direzione del cappotto.

Lo indossai velocemente.

Subito dopo presi il cellulare e lo misi in tasca.

Aprii la porta e la richiusi lentamente, sperando di non farmi sentire da Jazmin.

Una volta in corridoio raggiunsi velocemente le scale.

Harry era maggiorenne, poteva uscire quando voleva da college, io no.

Per questo sgattaiolai silenziosamente sperando di non essere scoperta.

Fui agevolata dall'orario, non c'era praticamente nessuno in giro.

Una volta fuori, individuai il suo corpo muoversi verso la sua auto.

Mi sentii toccare la spalla e dovetti tapparmi la bocca per non urlare dallo spavento.

Mi voltai e divenni decisamente più rilassata quando riconobbi il volto di Nicole.

"Lo stai spiando?" mi chiese divertita.

In quel momento fui folgorata da un'idea geniale.

"Hai la macchina?" gli chiesi.

"Si, è quella." me ne indicò una parcheggiata.

"Devi farmi un favore." la supplicai.




"Non posso credere che mi hai convinta." disse lei, sbuffando divertita.

Sorrisi soddisfatta mentre cercavo di non perdere di vista la macchina di Harry.

"Sai almeno dove sta andando?" mi chiese.

"No, per questo lo stiamo seguendo." dissi, con ovvietà.

"So solo che deve incontrarsi con della gente." sussurrai, piuttosto preoccupata.

La macchina di Harry svoltò sulla destra, entrando in un vicolo apparentemente abbandonato.

Nicole parcheggiò sul ciglio della strada, evitando di farci scoprire.

Stava per togliersi la cintura quando si bloccò di colpo.

Seguii il suo sguardo, stava fissando un ragazzo che a passo svelto entrava nello stesso vicolo in cui si era infilato Harry poco prima.

Scosse la testa, quasi terrorizzata.

"N-non posso." disse poi con voce rotta.

"Non puoi?" le chiesi, non capendo cosa le fosse successo all'improvviso.

"Non posso venire con te Faith, mi dispiace." disse, ingoiando rumorosamente.

"Ehi." le posai una mano sulla spalla cercando di calmarla.

La sua faccia era sbiancata ed io mi chiedevo se questo avesse a che fare con il ragazzo che era appena passato davanti a noi.

"Chi è?" le chiesi.

Non dovetti specificare il soggetto, lei sapeva bene di chi stavo parlando.

Abbassò lo sguardo e mi chiesi cosa potesse averle fatto, per terrorizzarla in quel modo.

"L-lui mi ha.." la sua voce si spezzò.

Mi portai una mano alla bocca.

Quando i suoi occhi incontrarono di nuovo i miei, ne ebbi la certezza.

Lui l'aveva violentata.

Si asciugò una lacrima che scese sulla sua guancia solitaria.

"Adesso ho capito cos'è venuto a fare Harry." disse.

"Che cosa?" le chiesi preoccupata.

"Quel ragazzo, Sean, è un bastardo. Non lo ha fatto solo con me.. l-lui ci ha provato anche con Gemma." la voce le si bloccò in gola.

Gemma, era sicuramente la sorella di Harry.

Mi vennero i brividi solo al pensiero.

"C-cosa vuole fare Harry?" mi azzardai a chiedere.

"Vendetta, suppongo."

A quelle parole non potei fare a meno di spalancare leggermente gli occhi.

Premetti leggermente il pulsante rosso, liberandomi dalla presa della cintura stretta attorno al mio corpo.

Aprii la portiera, ma la mano di Nicole mi afferrò il braccio, ritirando mi dentro.

"Faith, cerca di capire. Io non posso scendere, non ce la faccio." mi disse terrorizzata.

Misi la mia mano sopra la sua, la quale era ancora stretta attorno al mio braccio.

"Lo capisco, infatti vado da sola. Tu torna al college." le dissi dolcemente.

"Non posso lasciarti qua da sola." disse, scuotendo freneticamente la testa.

"Starò bene, torno con Harry." le dissi, ma la sua presa strinse ancora di più il mio braccio mentre serrava le labbra in segno di disapprovazione.

"Non posso permettere che gli succeda qualcosa." sussurrai.

Non volevo che Harry si facesse del male.

Non potevo immaginarmelo mentre compieva la sua vendetta.

Volevo sapere in cosa consisteva e se ne fosse uscito illeso.

"Nicole, non posso lasciarlo solo." scossi la testa, solo all'idea.

Sapevo che era perfettamente in grado di cavarsela, ma io ero preoccupata per lui e non potevo semplicemente tornare al college senza prima sapere se stesse bene.

"Tienilo al sicuro." mi disse, lasciando il mio braccio libero dalla sua presa.

Le feci in piccolo sorriso, prima di saltare giù dall'auto e chiudermi lo sportello alle spalle.

Nicole non aspettò molto a partire e poco dopo mi ritrovai completamente sola sul ciglio buio della strada.

Guardai il vicolo in cui era sparito Harry.

Adesso era stato inghiottito dall'oscurità e l'idea di doverlo attraversare da sola, mi terrorizzava.

Inghiottii il groppo che mi si era formato in gola e mi obbligai a fare un passo avanti.

Entrai nella strada inquietante e mi accorsi che c'era solo una luce.

Questa proveniva dall'interno di una casa diroccata, completamente abbandonata.

Le voci all'interno erano tante e il fatto di non riconoscere quella di Harry non mi tranquillizzava per niente.

La porta era accostata.

Dovetti raccogliere tutto il mio coraggio per avvicinarmi tanto da permettermi di sbirciare all'interno.

Adesso lo vedevo, era li.

La sua schiena era appoggiata al muro, le sue braccia incrociate al petto, erano tese, lo si poteva intuire dai suoi muscoli tirati.

La testa inclinata in basso.

Per questo una cascata di riccioli spettinati gli ricoprivano la fronte, anche se il cappuccio della felpa che indossava, era tirato su.

Non riuscivo a vedere i suoi occhi, era una frustrazione per me.

Ne avevo bisogno.

C'erano altri ragazzi nella stanza priva di mobili, se non fosse stato per un tavolo scassato lasciato li a marcire.

La faccia di Harry si alzò bruscamente quando un'altro ragazzo entrò.

Era Sean, il ragazzo di cui mi aveva parlato Nicole.

Le braccia di Harry si distesero lungo il suo corpo, le mani chiuse in due pugni.

"Styles." lo chiamò Sean, con tono quasi divertito.

Lui reagì serrando la mascella e staccandosi dal muro.

"Figlio di puttana." grugnì poi.

Il mio cuore batteva forte, non avevo idea di cosa sarebbe successo di li a poco e questo mi spaventava.

La stanza era visibilmente divisa in due gruppi.

Come se quei ragazzi si fossero schierati dalla parte del proprio amico.

Non avevo mai visto i volti che adesso stavano alle spalle di Harry.

Sean rise.

"Sei venuto." disse poi, quasi sorpreso.

"Non perderei mai l'occasione di poterti spaccare la faccia."

Le parole di Harry mi fecero venire una vaga idea di quello in cui consisteva la sua vendetta.

Cosa che non mi rilassò affatto.

"Sei venuto a difendere la tua sorellina?" lo provocò Sean.

Colui che probamente dev'essere stato un amico di Harry, poggiò una mano sulla sua spalla cercando di non farlo reagire.

Il torace di Harry si alzava e si abbassava bruscamente.

"Non dovevi permetterti di toccarla." ringhiò Harry.

"Ha la pelle così morbida.. come quella di Nicole, d'altronde."

A quelle parole mi venne il voltastomaco.

Mi sorpresi della calma che stava riuscendo a mantenere Harry, nonostante la sua fatica fosse più che evidente mentre stringeva in un pugno le mani, quasi a fermare la circolazione del sangue in esse.

"Quale sarà la prossima?" iniziò Sean ridendo.

"Magari Faith." disse sfidando Harry.

Il mio cuore cessò di battere appena sentii il mio nome pronunciato dalle labbra di quel bastardo.

Come faceva a conoscermi?

Harry scattò in avanti, scontrandosi contro il tavolo di legno che li divideva.

Afferrò il colletto di Sean, tirandolo a se bruscamente, mentre quest'ultimo rideva, soddisfatto della reazione che aveva acceso in Harry.

"Non la devi toccare." gli ringhiò.

Mi sorpresi del modo in cui mi difese.

"Mh, cosa gli farei." continuò a provocarlo, mentre io cominciavo a sentirmi in pericolo.

Harry spostò la sua mano, dal colletto della sua maglia, direttamente al suo collo.

Sussultai.

Sentivo il cuore scoppiarmi in petto.

"Lei è mia, non devi toccarla." gli disse Harry a denti stretti, stringendo la presa.

Ero incapace di muovermi, non avevo idea di cosa avrei potuto fare.

Mi sentivo inutile e stupida.

Si, stupida.

Perchè nonostante la situazione, ero sorpresa per le sue parole.

'Lei è mia.' lo aveva detto sul serio?

La mano di Harry circondava ancora il collo di Sean.

I suoi amici lo afferrarono dalle spalle tirandolo indietro, mentre Sean tossiva, adesso libero dalla sua stretta.

"So dove abitate, ci metterei un secondo a trovarla." disse, riferendosi a me.

La paura si impossessò definitivamente del mio corpo tremante.

Lo scatto che fece Harry lasciò tutti a bocca aperta, compresa me.

Afferrò una sedia, precedentemente posizionata sotto il tavolo, e senza sforzo la sollevò per poi scagliarla contro il corpo di Sean.

Quest'ultimo la ricevette sullo stomaco e cadde all'indietro dolorante.

"Va all'inferno." ringhiò Harry.

Sean cercò di alzarsi, pronto a ribattere.

Ma qualcosa attirò l'attenzione di tutti.

Improvvisamente la porta che mi divideva da loro, venne spalancata da una mano poggiata sopra la mia testa.

Mi voltai e il ragazzo che si era presentato quel giorno al college, mi sorrise perfidamente.

"Sono felice che hai deciso di portarla, Harry." disse quest'ultimo.




Mi spinse all'interno della stanza, barcollai perdendo l'equilibrio fino a quando Harry non allungò una mano, attirandomi velocemente a se, prima che qualcun altro potesse toccarmi.

Successe tutto velocemente, non ebbi nemmeno il tempo di realizzare.

Mi strinse a se, poggiando una mano sui miei capelli, premendo protettivamente il mio viso contro il suo petto.

Il calore del suo corpo mi tranquillizzò, mentre stringevo le braccia attorno al suo bacino.

Adesso mi sentivo al sicuro.

Non riuscivo a vedere il suo viso, ma sapevo che era furioso.

"Parlavamo del diavolo.." iniziò Sean, ridendo, lasciando la frase a mezz'aria.

"Ho un'idea." disse poi, alzando la sedia che Harry gli aveva lanciato contro, sedendocisi sopra.

"Tu lasci perdere con la tua stupida performance da eroe, dimenticandoti di quello che ho quasi fatto a tua sorella e io lascio in pace la tua Faith." disse, rivolgendomi un ghigno che mi fece stringere ancora di più al torace di Harry.

"Io ho un'idea migliore." disse lui.

Il suo petto vibrò sotto il mio orecchio.

"Consiste in me che ti uccido, in modo da far si che tu non possa mai più avvicinarti a Faith, a Gemma o a Nicole." disse duramente.

Sapevo che Harry non si sarebbe fatto scrupoli pur di difenderci.

E questo mi spaventava.

Sean rise.

"Non credo sia possibile." disse.

Quello che successe subito dopo non saprei spiegarlo nei dettagli, dato che successe tutto molto velocemente.

Harry mi staccò dal suo corpo.

Venni spinta da lui, indietro.

Mi ritrovai schiantata contro il petto di un ragazzo alto, a me sconosciuto.

"Sei al sicuro." mi disse, prima che potessi spaventarmi ulteriormente.

Mi fidai di quelle parole.

Harry non mi avrebbe mai lasciata con qualcuno di cui non si fidasse.

Ma non gli risposi.

Mi voltai e capii perché Harry si fosse liberato di me.

Il tavolo che li divideva era caduto rovinosamente a terra.

I loro corpi erano distesi.

Harry era a cavalcioni su Sean, mentre sferrava sul suo viso una serie interminabile di colpi.

L'amico di Harry mi trattenne senza sforzo, quando provai ad avvicinarmi.

"Harry!" gridai impotente.

Le lacrime cominciarono a bagnare il mio viso.

Volevo separarli, ma non mi era permesso.

Non riuscivo a stare immobile, a guardare mentre si faceva del male.

Nessuno provò a dividerli, i ragazzi presenti si limitavano a guardarli, urlando i loro nomi, incitandoli a sferrare colpi.

"Ti prego, fa qualcosa!" urlai tra le lacrime.

Il ragazzo che mi teneva stretta a se, avvicinò il viso al mio orecchio.

"Harry sa quello che fa." mi disse.

Il terrore attraversò il mio viso quando Harry cadde indietro, reduce da un gancio destro.

Mi portai le mani alla bocca e l'amico di Harry fece di tutto pur di farmi distogliere lo sguardo dalla scena che mi si stava presentando davanti.

Ne avevo abbastanza, volevo fare qualcosa.

La gomitata che sferrai nello stomaco del ragazzo che mi bloccava, aveva lo scopo di liberarmi dalla sua presa.

Ma non fu così.

"Portala via." urlò Harry, dopo aver spinto Sean al muro.

Spalancai gli occhi quando venni alzata di peso.




"Razza di idiota, fammi entrare!" urlai tra le lacrime, una volta che mi ebbe trascinata fuori.

"Sta calma." rise, ignorando la mia supplica.

"E comunque il mio nome è Conor."

Come poteva sostenere una conversazione mentre a pochi passi da noi stava avvenendo una rissa?

Forse quello era il suo squallido tentativo di distrarmi.

Lo ignorai, cercando di sorpassarlo, ma capii che la sua forza era il triplo della mia quando mi spinse indietro.

"Andrà tutto bene, Faith." mi assicurò.

"Ma come puoi dirlo? Si stanno massacrando!" urlai tra le lacrime.

Lui afferrò la mia mano, attirandomi a se.

Accettai l'abbraccio, nonostante io non lo conoscessi.

Ne avevo bisogno in quel momento.

"Fidati di me, conosco le capacità di Harry. Lo stenderà al tappeto." disse, sicuro di se.

"N-non voglio che lo uccida." piansi contro il suo petto, facendolo ridere.

"Harry può essere violento, ma non è un assassino." disse, rassicurandomi.

"Si fermerà in tempo." aggiunse.

Mi ghiacciai a quelle parole.




Le urla all'interno della casa alle mie spalle erano cessate da un po'.

Conor mi aveva lasciata sola, dicendomi che andava a controllare cosa fosse successo.

Appoggiai la spalla al lampione non funzionante.

L'ansia mi aveva creato un buco all'altezza dello stomaco.

In quei momenti capii veramente cosa significasse per me Harry.

Alla sola idea di poterlo perdere, mi sentivo vuota e spaesata.

Mi asciugai l'ennesima lacrima, sperando invano che fosse l'ultima.

Una mano si poggiò sulla mia spalla.

Mi voltai.

La faccia rilassata di Conor mi diede una speranza a cui potermi aggrappare.

Rimasi in silenzio, aspettando che parlasse.

"Ha detto che devi aspettarlo in macchina." disse, sventolandomi le sue chiavi davanti al viso.

Le afferrai e senza fare domande.

Lui mi rivolse un sorriso cortese prima di voltarsi e di rientrare.

Non potei fare a meno di notare un tatuaggio che dalla parte dietro del collo, scendeva sulla schiena e spariva dentro la maglietta.

Un velo di curiosità si impossessò per un istante di me.

Chissà cos'era.

Ma poi mi ricordai che avevo cose più importanti a cui pensare.

Mi avviai al veicolo nero parcheggiato sulla strada principale.

Già il fatto che Harry potesse parlare, comunque, mi tranquillizzò.

Perlomeno sapevo che era ancora vivo.

Mi sedetti al posto del passeggero.

Forse ero troppo tragica.





SWAAAAAAAAG.

(yess, nuovo banner, e come potete notare, ci sono Faith ed Harry. non fateci troppo l'abitudine, potrebbe cambiare da un momento all'altro muahahah)

Oggi metto più A del solito, perchè sono felice.

Ceh, ragazze.. AND WE DANCED ALL NIGHT TO THE BEST SONG EVEEER, WE KNEW EVERY LINEE, NOW I CAN'T REMEMBEEER!

la.amo.fottutamente.tanto.

E poi, boh, vogliamo parlare di quello spettacolo di bambino che è il nipotino di Niall? sono pazza di lui.

Ma credetemi, la cosa che mi rende più felice, è il fatto che mi abbiate ascoltato.

Nello scorso 'spazio autore' vi avevo chiesto di farvi vive AHAHAHAHAHA e voi lo avete fatto.

TRENTUNO RECENSIONI.

Ragazze, GRAZIE MILLE, a parte le amabili parole che avete usato, il fatto che mi abbiate ascoltata e che avete fatto qualcosa per me, mi rende felicissima.

Infondo, come ho già detto, io scrivo per voi, e vedere che apprezzate quello che faccio.. boh, sono tipo al settimo cielo.

Grazie ancora.

Non commento questo capitolo, mi va così, lascio a voi, sperando di avere lo stesso successo dello scorso capitolo.

Vi voglio tanto bene, grazie infinite.

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 25
*** «I want to be happy.» ***


«I want to be happy.»



Alzai velocemente la testa quando il rumore della portiera che si apriva, fece eco nelle mie orecchie.

Il corpo di Harry fu presto seduto al mio fianco.

Rimasi in silenzio, ringraziando mentalmente Dio, per avermelo riportato tutto intero.

Si lasciò andare all'indietro, poggiando le spalle sul sedile in pelle nera.

Non mi era possibile vedere il suo viso, dato che i suoi ricci, umidi di sudore, scendevano sulla sua fronte oscurandomi la visuale.

Conseguenza della sua testa china.

Lo sentii sospirare.

"Che cazzo ti dice il cervello?" chiese poi, duramente.

L'inaspettata domanda mi fece sussultare, sopratutto per il tono con cui la disse.

"Sei impazzita? Ti avevo detto che non volevo che avessi niente a che fare con questa gente. Perché mi hai seguito?"

Era arrabbiato.

Sollevò il viso.

Mi costrinsi contro la portiera quando il suo sguardo gelido mi inchiodò al mio posto.

Sapevo che aveva appena preso parte ad una rissa, ma non immaginavo che fosse ridotto in quello stato.

Il labbro spaccato era ricoperto dal sangue proveniente dal naso, che evidentemente aveva assorbito dei duri colpi.

Vari lividi contornavano la sua mascella, adesso tesa.

E non immaginavo come fosse ridotta la parte coperta dal tessuto della sua maglietta.

Mi feci coraggio.

"I-io.. ero preoccupata per te." dissi con fatica.

Le sensazioni che attraversavano il mio corpo erano le stesse che avevo provato le prime volte che lo avevo visto.

Principalmente ero impaurita e spaventata, anche se cercavo di ricordare il ragazzo che era realmente.

Quello dolce e sensibile, che a volte perdeva le staffe.

Quando Harry si arrabbiava, diventava un altro.

"So badare perfettamente a me stesso, senza il bisogno del tuo aiuto." disse nervoso.

La sua mascella era tesa, le sue mani erano strette in pugni.

"Chi ti ha portata qui?" mi chiese.

Non ero sicura sul fatto di volergli fornire o meno, certe informazioni.

Non volevo che si arrabbiasse con Nicole.

"Dimmelo."

L'innalzamento inaspettato del suo tono mi fece smuovere.

"Nicole." sussurrai, pentendomene subito.

Le sue mani si strinsero sul volante dopo aver messo in moto l'auto.

Il viaggio fu silenzioso.

Io continuai a guardarlo, mentre il suo sguardo non si muoveva dalla strada che si estendeva di fronte a noi.




La mia portiera venne aperta.

Diedi uno sguardo veloce ad Harry, prima di uscire.

Rimasi immobile mentre lui mi sorpassava, dirigendosi verso i cancelli del college.

All'improvviso si fermò, continuando a darmi le spalle.

Il suo respiro era irregolare dovuto al nervosismo che scorreva nel suo corpo.

Poi sospirò, sembrò un'azione fatta con lo scopo di calmarsi.

Si voltò nella mia direzione.

Io ero ancora al fianco della sua auto mentre stringevo le mani sull'orlo del mio cappotto.

Avevo freddo, era pieno inverno.

Allungò una mano in mia direzione.

La guardai, sperando che quel gesto significasse che non era più arrabbiato con me.

"Faith, andiamo." mi incoraggiò.

Il suo tono era ancora alterato, ma notai lo sforzo di farlo apparire il più dolce possibile.

Mossi velocemente i miei piedi in sua direzione.

Fui attirata al suo corpo, appena le punte delle mie dita sfiorarono il palmo spalancato della sua mano.

Mi abbracciò.

Trovai confortante quell'abbraccio caldo.

Soprattutto dopo aver assistito a quelle scene.

Le sue braccia circondarono la mia schiena protettivamente.

"Non volevo che vedessi." disse, contro i miei capelli.

"C-che è successo dopo?" chiesi, dato che non avevo idea di come fosse terminato lo scontro.

Lui sembrò meditare sulla risposta.

"Quel bastardo non sarà più un problema." disse sprezzante.

Alzai di scatto il viso, percependo un messaggio terrorizzante.

Lui sembrò leggere il panico nei miei occhi quando corrugò la fronte.

Scosse la testa.

"Non l'ho ucciso, Faith." mi assicurò.

Non riuscii a trattenere un sospiro di sollievo a quelle parole.

Mi strinsi a lui.

Più che per affetto, per bisogno.

Faceva freddo e si stava alzando un venticello non molto piacevole.

"Andiamo dentro." disse, sfregando le mani sulle mie braccia, cercando di infondermi calore.




Sentii dei grugniti di dolore e non chiesi il permesso quando spalancai la porta del bagno.

Il suo viso si alzò di scatto.

Chiusi la porta alle mie spalle, sperando di non aver svegliato Jazmin.

"Va a letto, è tardi." mi ordinò duramente.

Lo ignorai, abbassandomi davanti a lui.

Era seduto sulla vasca, intento a ripulirsi dal sangue, ormai secco.

Non ero sicura se fosse suo o di Sean.

In ogni caso, andava tolto.

Mi ritrovai a sfilargli la maglia, per rendermi conto delle ferite che nascondeva.

Un sorriso malizioso spuntò sul suo viso, dopo che la ebbi gettata a terra.

"Vorrei ricordarti che ho una ragazza." disse divertito.

E chi se lo dimenticava.

"Non sto cercando di sedurti, Harry." dissi seria, cominciando a scrutare il suo addome.

Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, ma fui felice di notare solo alcuni lividi sulla sua pelle chiara.

Bagnai un po' di cotone sotto il getto del rubinetto e poi cercai di ripulire il sangue secco dal suo volto.

Ignorai le sue smorfie di dolore e cercai di essere più delicata possibile.

Gettai il pezzo di cotone nel water prima di abbassare la tavoletta e sedermici sopra.

La mia mente ripercorse velocemente i fatti avvenuti qualche ora prima.

Ingoiai rumorosamente ricordando le parole di Sean.

"H-Harry.." lo chiamai in un sussurro.

Lui mi guardò.

Il suo volto assunse un'espressione preoccupata quando lesse la paura nei miei occhi.

"Che ti prende?" chiese confuso.

Posò le sue mani sulle mie, stringendomele appena.

"Ho p-paura, lui ha detto che.." la mia voce si ruppe.

Il dolore si impossessò del suo sguardo quando si rese conto che ero spaventata.

Sean aveva detto che sapeva dove abitavamo, che ci avrebbe messo poco a trovarmi.

Harry si abbassò, inginocchiandosi di fronte a me.

La sua mano mi sfiorò lentamente una guancia.

Chiusi gli occhi, ricordando quella stessa mano sferrare colpi dolorosi sul volto di Sean.

Se lo meritava, ma vedere l'ira di Harry sfogarsi sul suo corpo, mi aveva spaventata.

"Lui non ti farà del male. Non glielo permetterei mai." disse, guardandomi negli occhi.

Sapevo che era la pura verità.

Lo avevo potuto constatare quando Harry mi aveva difesa poche ore prima.

Abbassai lo sguardo, incapace di reggere il suo.

"Sei spaventata?" mi chiese.

C'era tristezza nella sua domanda.

Aveva paura che quella scena mi avesse traumatizzata e in effetti non riuscivo a togliermela dalla mente.

Una lacrima solitaria gocciolò sulla mia mano.

Non avevo paura che Sean mi facesse del male.

Avevo il terrore che facesse del male ad Harry.

Alzai il viso, volevo vedere i suoi occhi verdi.

Lui mi guardava, in attesa della mia risposta.

"Mi proteggerai?" gli chiesi con voce rotta.

Il suo viso si addolcì e quando la sua bocca si curvò in un piccolo sorriso, mi sentii subito meglio.

"Ti proteggerò, Faith."




La luce era davvero una cosa, che di prima mattina, non riuscivo proprio a sopportare.

Ecco perché mi pentii di non aver chiuso la finestra, la sera prima.

Sbattei lei palpebre e non riuscii a fare a meno di ripensare agli eventi accaduti, i quali mi avevano tormentata per tutta la notte.

Mi alzai, stiracchiandomi per darmi la forza di scendere dal letto.

Quando aprii la porta della mia stanza, trovai Jazmin ed Harry a tavola, mentre facevano colazione.

Si voltarono a guardarmi.

Il ragazzo dai capelli ricci mi mostrò le fossette, la sua ragazza fece un cenno con la testa.

"Buongiorno." dissi io in risposta.

La tranquillità di Jaz era sconcertante.

Mi chiedevo quale bugia si fosse inventato Harry, per giustificare i segni che marcavano visibilmente il suo viso.

Sempre se lei se ne fosse resa conto.

A volte mi chiedevo anche sei tra i due ci fosse vero amore.

Forse ne avevo un concetto astruso io, ma non li avevo mai visti guardarsi in quel modo.

Non si erano mai scambiati sorrisi sognanti o dolci baci.

Forse io ero troppo abituata alle attenzioni che Louis mi concedeva, prima che decidesse di concederle a Candice.

Mi sedetti attorno al tavolo, smettendola di farmi gli affari loro.

"Dormito bene?" mi chiese Harry.

Il sorriso sul suo viso mi fece intendere che stava cercando di far finta di niente.

Come se volesse cancellare i fatti accaduti.

Annuii distrattamente mentre nella mia mente riaffioravano gli incubi che mi avevano torturato per tutta la notte.

Poi afferrai un cornetto caldo, domandandomi chi lo avesse preso.

Probabilmente Harry.

"Dove sei sparita ieri sera?" chiese ad un tratto Jazmin.

Harry sollevò velocemente la testa, spalancando distrattamente gli occhi.

Si ricompose appena si rese conto che Jazmin si sarebbe potuta insospettire.

Dato che continuavo a fissarla senza dire niente, parlò di nuovo.

"Quando sono uscita dalla doccia, non c'eri più." disse.

"Si, beh.. io sono scesa giù da Tyler." mentii.

"Ah." disse lei, poco convinta.

"Volevo solo prendermi un succo alla pesca." dissi con disinvoltura, sperando di essere convincente.

Mangiai velocemente e appena finii, mi alzai e andai a vestirmi.

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"Buongiorno." mi salutò Zayn.

"Ehi." gli sorrisi, per poi baciargli una guancia, prima di entrare in classe.

Gli occhi di Liam, al primo banco, si alzarono verso di noi.

Aprì la bocca, per dirci qualcosa, ma la richiuse, guardandoci tristemente.

Abbassai il viso mentre gli passavo davanti, dispiaciuta per quella situazione.

Anche se, a pensarci bene, non ero io quella che gli aveva sostituiti.

Mi sedetti in fondo, a quello che, ormai, era diventato il mio posto.

Al mio fianco, Zayn, come sempre.

Il mio cellulare vibrò nella tasca, fui felice di aver messo il silenzioso, altrimenti me lo avrebbero ritirato.




Da: Nicole.

Pranziamo insieme?

Devo parlarti.

Nicky xx




Sicuramente voleva sapere cos'era successo la sera prima, dopo che lei s'era andata.

Le risposi.




A: Nicole.

Certo, aspettami da Tyler.

A dopo xo




Sgattaiolai tra gli studenti in corridoio, dopo che l'ultima campanella risuonò nelle aule.

Sentii una mano avvolgere il mio polso.

Mi voltai, incontrando l'espressione confusa di Harry.

"Dove vai?" mi chiese.

"Pranzo con Nicole." mi affrettai a rispondergli, credendo di essere già in ritardo.

"Vengo anche io." disse duramente.

Fece un passo in mia direzione, prima che io lo potessi respingere.

Sapevo che voleva rimproverarla per avermi accompagnata la sera prima.

"No, Harry." dissi seria, cercando di farmi valere.

Lui mi guardò alzando le sopracciglia sorpreso per il modo in cui mi ero imposta.

"Faccio quello che voglio, Faith." mise in chiaro.

Lo guardai male.

Non poteva semplicemente ascoltarmi? Almeno per una volta.

Dovetti farmi da parte, quando mi superò ignorandomi.




"Lo abbiamo fatto per te." si difese Nicole.

"Non ho bisogno d'aiuto. Cosa di cui invece avete bisogno voi due." ci disse nervoso.

"Eravamo solo preoccupate." gli dissi.

"Faith, potevano farti del male." inchiodò il suo sguardo gelido sul mio.

"Ma non è successo." la mia voce si affievolì pensando a quell'opzione.

Potevano davvero farmi del male.

"Potevano farti quello che hanno fatto a Nicole e quello che hanno provato a fare a mia sorella." disse, adesso arrabbiato.

Vidi Nicole sussultare, probabilmente al ricordo orribile di quell'esperienza.

Posai la mia mano sulla sua, cercando di tranquillizzarla.

Lei sorrise a quel gesto.

"Cosa avevi intenzione di fare?" gli chiese lei.

"Non potevo fargliela passare liscia, non dopo quello che vi ha fatto." disse Harry, serrando la mascella.

Nicole divenne ad un tratto nervosa.

I suoi occhi si inumidirono e presto delle lacrime silenziose attraversarono le sue guance.

Harry scattò appena se ne accorse.

Le prese la mano e la fece alzare dalla sua sedia, per poi farla risedere sulle proprie gambe.

Le avvolse il bacino con le braccia e lei poggiò la testa nell'incavo del suo collo.

"Grazie Haz." disse lei con voce rotta.

"Sai che nessuno può toccarti senza poi dover fare i conti con me." rispose, facendola ridere.

Harry poteva sembrare un ragazzo freddo, privo di emozioni e spesso scorbutico.

Erano rari i momenti di dolcezza che dedicava alle persone a lui veramente care.

Nicole era una di queste.

Si vedeva lontano un miglio che i due si volevano un bene indescrivibile.

Sono sicura che Harry avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerla.

Sorrisi a quella scena.

Amavo il lato dolce di Harry, anche se avevo il privilegio di vederlo raramente.

"Vi lascio soli." dissi sorridente, mentre mi alzavo dal mio posto.

Entrambi mi guardarono confusi.

"Faith, non ce n'è bisogno. Resta." mi disse Nicole.

"Non posso restare, ho un'interrogazione di geografia." dissi, lasciando intendere che sarei dovuta andare a studiare.




Rilessi lo stesso paragrafo per la quindicesima volta.

Ero distratta, non riuscivo a concentrarmi.

Non mi aiutò il fatto che Jazmin si sedette sul divano su cui ero sdraiata, cominciando a guardarmi in modo inquietante.

"Cosa vuoi?" gli chiesi scocciata, abbassando il libro per poterla guardare negli occhi.

"Devo chiederti una cosa." mi rispose sorridente.

Il fatto che avesse un sorriso mi sorprese, a me solitamente dedicava ghigni poco simpatici.

"Chiedimela." dissi, senza poi tanto entusiasmo.

"Ricordi il patto che abbiamo fatto?" mi chiese.

Annuii annoiata.

"Avrei bisogno di metterlo in atto questa sera." mi disse.

Corrugai le sopracciglia confusa e mi portai a sedere, giusto per prestare più attenzione.

"Che intendi?" gli chiesi.

"Ne avevamo già parlato, Faith. Voglio che questa sera ci lasci da soli, tutta la notte." mi disse seria.

Le sue parole mi lasciarono intendere i suoi piani.

Era vero, questa "clausola" faceva parte del nostro patto.

Quindi dovevo rispettarla.

Sospirai.

Dovevo solo riflettere e trovare un posto in cui poter dormire.




"Tyler!"

Gli sorrisi eccessivamente quando mi sedetti davanti al bancone.

Alzò il viso in mia direzione.

Si, era lui il prescelto.

Non potevo tornare a dormire nella mia vecchia stanza.

I motivi erano tanti, tra i principali c'era che Candice aveva occupato il mio letto.

Non potevo neanche andare da Zayn, dato che condivideva la stanza con mio fratello.

E vedere Nate non faceva parte dei miei piani.

"Ciao bellissima." mi sorrise, facendomi arrossire con quel saluto.

"Ti faccio un succo?" mi chiese divertito, mentre asciugava un bicchiere e lo riponeva in fila con gli altri.

"No, volevo solo chiederti un favore." iniziai.

Lui smise di ripulire l'acquaio, prestandomi la sua totale attenzione.

"Ti ascolto." mi disse sorridente.

"Sai che adesso condivido la camera con Harry e Jazmin, vero?" gli chiesi.

"Si, perché non volevi più vedere Louis e gli altri." disse.

Annuii.

"Il fatto è che, in poche parole, lei mi ha chiesto se stasera li lascio da soli e beh.. non so dove andare a dormire." sintetizzai.

"Che problema c'è? Dormi da me, ho due letti nella mia stanza." disse sorridente.

Fui felice di quell'offerta.

Felice del fatto che me l'avesse fatta prima che glielo dovessi chiedere io.

"Sei un amico." dissi sinceramente.




Mi ritrovai a fare la valigia per la seconda volta nel giro di una settimana.

Solo che adesso si trattava solo di mettere l'occorrente per la notte dentro una borsa.

"Dove vai?" mi chiese Harry, quando vide il mio corpo avvicinarsi silenziosamente alla porta.

Era intento a cucinare qualcosa, quindi speravo che non mi vedesse, dato che era di spalle.

Mi voltai, scocciata del fatto che mi avesse beccata.

"Dormo fuori." gli dissi semplicemente.

Corrugò le sopracciglia confuso.

"Da chi?" mi chiese.

Capii di non essere stata furba, quando vidi la sua espressione dopo che risposi "Da Tyler."

"Tu non vai a dormire da quel coglione." disse, posando il mestolo e spegnendo il gas.

Si pulì le mani con lo straccio e si avvicinò a me.

"Si, invece." dissi scocciata dal modo in cui lo aveva chiamato.

"Per quale motivo?" chiese confuso e nervoso allo stesso tempo.

"Perché.." iniziai, insicura della risposta.

Jaz voleva fargli una "sorpresa", quindi dovevo inventarmi una scusa.

"Mi ha chiesto se.. vado da lui." inventai.

Una volta detta ad alta voce però, non sembrava più una buona idea.

Mi guardò poco convinto.

"Ma che cosa stai dicendo?" mi chiese nervoso.

"Harry, vado a dormire da Tyler." mi imposi, prima di aprire la porta.

Mi bloccai alla sua domanda.

"Stai con lui?"

Mi voltai.

"Siamo solo amici." dissi scocciata.

"Da quando gli amici dormono insieme?"

Si portò le braccia al petto, incrociandole fra loro.

Lo guardai esaurita.

"Oh mio Dio, Harry. La tua ragazza mi ha chiesto di levarmi dai coglioni così che possa saltrati addosso senza doversi preoccupare della mia inappropriata presenza." dissi tutto d'un fiato.

La sua espressione cambiò brutalmente, guardandomi con gli occhi sgranati.

Sospirai.

Avevo appena rivelato ad Harry la "sorpresa" che voleva fargli Jazmin.

Pazienza.

"Quindi vado a dormire da Tyler. Ciao."

Uscii prima che potesse aggiungere altro.




Sgranai gli occhi, piacevolmente sorpresa dalla confessione che mi era stata appena fatta da Tyler.

"Ti piace Nicole!" lo indicai divertita.

"Ho solo detto che è attraente, non che ho intenzione di sposarla." disse ridendo, prendendomi in giro per la mia reazione eccessiva.

"Non posso che darti ragione." dissi, ricomponendomi.

Nicole era una ragazza bellissima ed era un fatto che non si poteva negare.

"Andiamo a letto?" mi chiese, gettando le scatole delle pizze che avevamo divorato un'ora prima.

"Si." mi alzai e dopo aver preso le mie cose, andai in bagno a mettere in pigiama.




"Grazie Tyler, sei stato gentile ad ospitami questa notte." gli dissi grata, poco dopo aver spento la luce.

"Figurati." mi rispose.

Ci fu un istante di silenzio prima che Tyler lo interrompesse.

"Pensavo.. magari, dato che nell'appartamento di Harry sei tipo la terza incomodo e che io sono solo.. potresti venire a stare qui." mi disse.

Ci riflettei.

Non era affatto una cattiva idea.

Ed aveva ragione.

Ero di troppo nella camera di Harry e Jaz.

Mi piaceva passare il tempo con Tyler, forse avrei dovuto accettare la sua offerta.

"Ne parlerò con Harry. Mi piacerebbe molto, comunque." gli risposi sorridente.

Quando ci fu completo silenzio, cercai di addormentarmi.

Volevo davvero dormire, ma non ci riuscivo.

No, perchè il pensiero di Jazmin ed Harry mi tormentava.

Mi chiedevo cosa stessero facendo e la risposta era ovvia.

Non c'era motivo di essere gelosa, ma lo ero.

Poco.

Ma lo ero.




Mi alzai di malavoglia.

Il letto di fianco al mio era vuoto e non fu necessario il biglietto che mi lasciò Tyler, per sapere dove fosse.

Ovviamente al bar.

Andai in bagno, lavai il viso e sistemai decentemente i capelli in una treccia che lasciai cadere sulla mia spalla destra.

Indossai i vestiti che mi ero portata.

Dei jeans stretti, una maglietta e una felpa.

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Misi le converse ed uscii diretta a lezione.



L'atmosfera che trovai in classe mi fece gelare.

Sembravano tutti arrabbiati.

Nelle prima file, gli occhi taglienti dei miei "ex amici" mi scrutarono prima di distogliere lo sguardo.

Harry e Jazmin non sedevano accanto e lo sguardo minaccioso che mi dedicò lei, mi fece intuire che la loro serata non era andata a buon fine.

Harry sembrava essere tornato ai primi tempi.

Il suo sguardo era gelido.

La sua postura tesa, così come i suoi pugni stretti e la sua mascella serrata.

Mi si scaldò il cuore quando fra tutti quei volti inquieti, riconobbi il tenero sorriso di Zayn, il quale mi invitava a sedermi al suo fianco.




"Forse dovresti chiedergli che hanno." mi suggerì Tyler.

Mi voltai ancora una volta.

Harry sedeva nel solito tavolo di sempre.

Jazmin in un altro.

Non si erano mai degnati di uno sguardo e io cominciavo a chiedermi quale fosse il problema.

"Forse dovrei." sussurrai, persa nei miei pensieri.

"E magari potresti parlargli di quella cosa." aggiunse Tyler, mentre posava sul bancone un caffè.

Lo guardai confusa, ma presto capii che si riferiva all'eventuale trasferimento da lui.

"Si." dissi, scendendo dallo sgabello.

Gli sorrisi mentre mi allontanavo, diretta al tavolo di Harry.

Toccai la sedia e la spostai leggermente.

Appena il suo voltò si sollevò, parlai.

"Posso?" gli chiesi.

Tutto ciò che ottenni, fu un cenno della testa.

Mi sedetti e mi sentii veramente come le prime volte in cui trascorrevo il mio tempo con lui.

Odiavo l'espressione che in questi momenti possedeva il suo volto.

Sembrava arrabbiato, teso.

I suoi occhi non brillavano, erano gelidi.

Pensai che fosse arrabbiato per il modo con cui me ne ero andata la sera prima.

O forse semplicemente per il fatto che avessi dormito da Tyler.

"Devo dirti una cosa." iniziai.

La sua espressione impassibile mi fece capire che non avrebbe spiccicato parola, quindi continuai.

"Ieri sera, Tyler, mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere. Sono di troppo nella vostra stanza. Tu è Jaz state insieme e io sono decisamente la terza incomodo. Quindi.. andrò a vivere da lui, ok?"

L'ultima frase la sussurrai, indecisa su come porgli la domanda.

Le sue sopracciglia si corrugarono in un ghigno.

"No." disse duramente, lasciandomi confusa.

"Come no? Si, Harry. Credo che sia la cosa migliore." dissi, cercando di convincerlo usando un tono di voce volutamente dolce.

"Tu non andrai a vivere con quello." quasi ringhiò.

"Ma tu è Jaz.." iniziai, prima di essere interrotta bruscamente.

"Io è Jazmin non stiamo più insieme, non sei di troppo."

Lo guardai confusa.

"Non capisco. Cos'è successo?" gli chiesi.

Si alzò di scatto, spostando rumorosamente la sedia su cui era precedentemente seduto.

"Prendi le tue cose e torna nella mia stanza." mi ordinò, prima di andarsene.




Rimasi a guardarlo, mentre se ne andava, incapace di chiedergli spiegazioni.

Mi lasciò completamente spiazzata e confusa.

Dovevo capirci qualcosa.

Mi alzai e mi avvicinai velocemente al tavolo di Jazmin.

"Cosa diavolo è successo?" gli chiesi confusa.

Alzò il viso, il quale assunse un'espressione quasi disgustata, quando mi vide.

"Sarai felice adesso. So che mi hai sempre odiata." disse, sorridendomi amaramente.

Era vero, non potevo certo dire che mi era simpatica.

Ma io continuavo a non capire.

La sera prima mi aveva cacciata di camera per poter restare da sola con lui e adesso.. cos'era successo?

"Ma non è a data bene ieri sera?" gli chiesi.

Distolse lo sguardo.

Impiegò qualche minuto a rispondermi e stavo per impazzire.

Volevo capirci qualcosa.

"Si, è andato tutto bene." disse.

Poi sospirò.

"Ma poi ha detto il tuo nome." pronunciò l'ultima frase riportando i suoi occhi su i miei.

Mi odiava.

Lo si poteva capire dal modo in cui mi guardava sprezzante.

Non avevo realizzato al cento per cento la sua risposta.

Dovetti chiederle di spiegarsi meglio.

"Che intendi?" corrugai le sopracciglia confuse.

"Andiamo, Faith. Hai capito benissimo." disse, stranamente calma, anche se il suo sorriso era strafottente.

Cercai di elaborare.

Harry aveva detto il mio nome, quin.. oh.

Intendeva dirmi che Harry aveva pronunciato il mio nome.. invece che il suo.

Mi portai una mano alla bocca.

"Non fare l'ingenua. Stava pensando a te ..mentre era con me." disse lei.

La guardai sorpresa.

Com'era potuto succedere?

"Non potevo più fingere di non sapere. Harry non prova più niente per me. Cosa che invece non si può dire per te." disse, amaramente.

Scossi la testa.

"Ti sbagli." dissi, certa di pronunciare parole vere.

Lei rise sarcastica.

"Non sono stupida. Non mi ha mai guardata, come guarda te. È inutile negarlo. Hai vinto." disse alzandosi.

Le circondai il braccio con la mano.

"Aspetta, Jazmin. Sei fuori strada. Io non ho vinto. Io non ho mai iniziato a giocare. Sei tu che mi hai sempre vista come un'avversaria. Ma.. io amo Louis."

Pronunciai l'ultima frase con fatica.

Più cercavo di dimenticarlo, più i nostri ricordi insieme mi inondavano la mente.

Non avevo via d'uscita.

Ero bloccata in un amore che non esisteva.

Volevo odiarlo, per tutto quello che mi aveva fatto.

Ma la verità era che non ci riuscivo.

"Faith, svegliati cazzo. Possibile che tu non ti renda conto dei tuoi stessi sentimenti? So che non hai ancora dimenticato Louis, ma non venirmi a dire che non provi niente per Harry. Non ci credo." disse, innervosendosi.

Cosa stava farneticando?

Ero pienamente cosciente dei miei sentimenti.

Pensavo che Harry fosse un ragazzo, sicuramente, come pochi.

La sua bellezza raggiungeva livelli disumani.

Sembrava un angelo, lo avevo sempre pensato.

Ma tenebroso.

Pieno di scheletri nell'armadio, fatti accaduti in passato di cui non ero a conoscenza.

E tutto questo mi spingeva ancora di più a volerlo conoscere, a scavare in lui, fino ad arrivare al vero Harry.

Quello che in pochi avevano avuto la fortuna di conoscere.

Quello che si nascondeva dietro un ragazzo forte, menefreghista e a volte insensibile.

Ma lui non era così.

Lo era diventato con il tempo, ed io non sapevo il perché.

Amavo stare con Harry, mi sentivo al sicuro.

Mi piaceva scoprire, di tanto in tanto, nuove sfaccettature del suo carattere.

Avevo persino scoperto che aveva un lato dolce.

Con me lo era stato ultimamente.

Ma a volte, diventava improvvisamente il ragazzo oscuro che avevo conosciuto in detenzione.

La sua mascella si tendeva, i suoi occhi si scurivano.

Stringeva le mani in pugni, talmente tanto da far sbiancare le nocche.

La sua voce usciva ancora più roca dalle sue labbra rosee.

Io le avevo baciate quelle labbra.

Avevo scoperto che erano morbide e carnose, ma erano qualità che avevo già immaginato possedesse.

Lo ammetto, era sempre nei miei pensieri.

Mi chiedevo dov'era, se lo perdevo di vista un istante.

Lo volevo con me, sempre.

Perché la sua presenza mi calmava.

Odiavo li sguardi maliziosi che lanciava a Jazmin.

Ero gelosa.

Non avrei voluto essere al suo posto, volevo solamente che lei non esistesse.

Tutto qui.

Il mio rapporto con Harry aveva preso delle pieghe diverse nel corso di questi mesi.

Litigavamo spesso, ma la pace era d'obbligo.

Non sapevamo fare a meno l'uno dell'altra.

Ma adesso la domanda mi sorgeva spontanea.

Cosa provavo realmente per Harry?

Jazmin aveva ragione.

Non mi rendevo conto dei miei stessi sentimenti.

La ragazza sospirò.

Dopo essersi passata una mano tra i capelli, mi guardò.

Il suoi occhi si erano arresi.

"Va da lui, Faith." mi disse.

La guardai confusa.

"Cosa?"

"Smettila di fare l'ingenua. Lui vuole te e credimi, anche tu vuoi lui. Vai adesso. Almeno tu, cerca di essere felice." mi disse.

Non conoscevo questa Jazmin.

L'avevo sempre vista come una ragazza antipatica.

Un po' snob, a volte.

Era chiaro che non fosse perdutamente innamorata di Harry, altrimenti non avrebbe mai pronunciato così facilmente quelle parole.

Quelle parole che in qualche modo fecero scattare qualcosa in me.

Ma cosa diavolo stavo aspettando?

"Grazie." le sussurrai.

Lei mi sorrise.

Non aspettai oltre.

Le mie gambe si mossero velocemente fuori dalla sala.

Mi precipitai all'ascensore.

Premetti il pulsante talmente tante volte che temevo scoppiasse da un momento all'altro.

Cominciai a battere nervosamente il piede a terra nell'attesa, ma non potevo farcela.

"Fottiti." imprecai contro l'ascensore.

Decisi che una corsa su per le scale sarebbe stata la mia seconda scelta.

Corsi, come non ebbi mai fatto in tutta la mia vita.

Percorsi il corridoio che mi divideva da lui.

Stavo per raggiungere la porta.

Ero a qualche metro di distanza, quando una mano mi afferrò il polso, facendomi rimbalzare indietro.

Mi voltai furiosa.

Chi osava intromettersi tra me e la mia felicità?

Mi accorsi di essere davanti la mia vecchia stanza.

La porta era aperta, sulla soglia c'erano Amber, Emma e Liam.

Ma a bloccarmi era stato Louis.

"Che cazzo fai?" dissi passando lo sguardo dalla mano che avvolgeva il mio posto, al suo viso.

"Noi dobbiamo parlarti." disse serio.

La tentazione di mandarli a quel paese era forte.

"Non ora." scossi la testa freneticamente.

"Ma noi.." iniziò.

Si interruppe quando ritirai il mio braccio, liberandomi dalla sua presa.

"Non esistete solo voi. Adesso io devo pensare a me stessa. Voglio trovare qualcuno che mi ami davvero e magari potresti farlo anche tu, Louis." dissi nervosamente, dimenticandomi anche del fatto che Louis avesse già trovato qualcuno che lo amasse.

"La persona che mi ama, ce l'ho di fronte." disse.

Scossi la testa.

Quella risposta mi fece capire quanto io fossi poco importante per lui.

Sapeva che lo amavo, ma in realtà non gli interessava.

Giocava con i miei sentimenti, come se fossero stati delle palline da Ping-Pong.

"Ti sei già dimenticata di me?" chiese, prima di ridere amaramente.

La risposta era ovviamente "no".

Ma ero stanca.

Stanca di lui.

Stanca di amare da sola.

"A volte, devo dimenticare ciò che desidero e ricordare ciò che merito." dissi seria.

Lui mi guardò in silenzio.

Forse per la prima volta si sentì colpevole.

O forse aveva solo finito il suo repertorio e non sapeva cos'altro dire per ferirmi.

"Adesso scusatemi, ma io sto cercando di essere felice." dissi prima di voltarmi e iniziare a camminare.

"Vorresti dirmi che ti meriti un delinquente come Harry?" fu Emma a parlare.

Mi fermai di colpo.

Che cazzo stava dicendo?

Continuai ad ascoltarla, dandole le spalle.

"Tyler ti aveva detto di stargli alla larga e tu adesso pensi che ti possa rendere felice? Quello? Non sa neanche cos'è l'amore." disse sprezzante.

Mi voltai a guardarla.

Era inutile provarci, loro non potevano capire.

"Vaffanculo Emma." dissi semplicemente, accompagnando il tutto con un sorriso.

Le loro facce sorprese mi fecero capire che ero cambiata.

Non mi sarei mai sognata di trattarli così.

Ma adesso era diverso.

Io ero diversa.

Mi voltai e ripresi a camminare.




Svoltai l'angolo del corridoio e ripresi a correre.

Mi accorsi di aver superato la porta mentre correvo senza controllo e ridendo tornai indietro.

Poi la spalancai con violenza.

Harry si voltò appena sentì il rumore.

Stava per andare in bagno, ma adesso era fermo in mezzo alla stanza e mi guardava piuttosto sorpreso.

Mi incamminai velocemente verso di lui.

"Fa.." non gli lasciai pronunciare il mio nome.

Gli saltai incollo, sapendo che mi avrebbe afferrata.

Infatti poggiò le mani sotto le mie cosce, sorreggendo le mie gambe, adesso strette attorno al suo bacino.

Mi mantenne ferma facilmente, premendo con forza le sue labbra contro mie.

Fu un bacio confusionale, un disperato bisogno di sentirci l'un con l'altro.

La sua lingua separò le mie labbra.

Le mie dita strinsero i suoi ricci.

La mia mano si posò sulla sua nuca quando si allontanò, probabilmente per chiedere spiegazioni.

Ma io non volevo lasciarlo andare.

Non avevo idea di dove avevo trovato il coraggio di farlo.

Non sapevo neanche perché lo stavo facendo.

Sapevo solo che lo volevo, volevo baciarlo.

Senza una reale ragione.

Quando finalmente gli concessi di allontanarsi, mi guardò confuso.

Entrambi avevamo il fiato corto.

Io più di lui, merito anche della corsa che mi ero fatta per raggiungerlo.

Non aspettai che mi chiedesse niente, presi coraggio e misi insieme una frase di senso compiuto.

Almeno credo.

"Voglio essere felice." dissi, credendo in ogni singola parola.

Lui non disse niente.

Sembrarono passare minuti.

I nostri occhi non si erano mai lasciati.

Non avevo mai guardato una persona negli occhi così a lungo.

Poi un piccolo sorriso si fece spazio sul suo volto.

"Ti farò dimenticare di lui, piccola." disse, quasi divertito.

Ma sapevo che quella era una promessa e speravo che la mantenesse.

Era quello di cui avevo più bisogno in quel momento.

Dimenticarlo.






SWAAG.

Ceh.. ragazze.

So che vi ho fatto aspettare tanto, ma.. ditemi se non ne valeva la pena.

Il capitolo in se per se, so che non è spettacolare, ma il finale..

Considerando che siete quasi tutte a favore della coppia Farry/Haith, questo capitolo vi dovrebbe essere piaciuto, spero.

Ricapitolando, addio Louis, addio Jazmin, e adesso dovrebbero poter stare insieme.

MA, c'è sempre un ma, credo che adesso succederà qualcosa di non piacevole, ma devo anche dirvi che ho in programma un paio di capitoli "tranquilli".

In cui staranno insieme felicemente e non succederà niente di brutto.

Mi farò perdonare.

GRAZIE per tutto.

Siete veramente dolcissime, amo le recensioni che mi lasciate.

Volevo solo dirvi che se recensite senza che io vi debba pregare, va bene lo stesso, eh.

Ok, scherzo AHAHAHAHAHAHA.

Un bacio,

Michi x
 


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Capitolo 26
*** «It was an accident.» ***


leggete lo spazio autore, almeno la parte IMPORTANTE, per favore.

buona lettura, è un po’ lungo :)


«It was an accident.»

 




Harry's point of view.


Si appoggiò a me e quando chiusi gli occhi, capii che tutto quello che desideravo era tenerla tra le mie braccia per sempre.

Non lo avevo mai capito.

Inizialmente era solo una ragazzina fastidiosa e l'unica cosa che desideravo, era sbarazzarmi di lei il prima possibile.

Ma col tempo mi resi conto che era stata la prima persona che si era realmente interessata a me, dopo Nicole, l'unica che voleva conoscermi.

Col passare dei giorni era diventata la mia miglior amica.

Non era da me.

Non avrei mai voluto avere un'amichetta del cuore.

Non ero il tipo.

Ma non potevo negare l'affetto che iniziavo a provare nei suoi confronti.

Quando mi resi conto di quello che le stava facendo Louis, sono impazzito.

Nessuno poteva permettersi di prendersi gioco di lei.

Ma Faith era così testarda.

Poi l'ho baciata.

In quel momento non ho pensato a niente e nessuno.

L'avevo di fronte e c'era solo lei.

Lei ed io.

Sentii il bisogno di sentirla.

Volevo le sue labbra.

Volevo lei.

Non pensai a Jazmin.

L'unica cosa che provavo per quella ragazza era attrazione fisica, niente più.

O almeno provavo qualcosa per lei all'inizio, ma più andavo avanti e più mi dimenticavo che fosse la mia ragazza.

Dovrei sentirmi in colpa per averla presa in giro.

Ma non è così.

Lo so, sono una persona orribile.

Il peggio è arrivato quando ho detto il nome di Faith, anziché il suo.

Non doveva succedere, lo so.

Ma in quel momento la stavo pensando ed è stato come se la mia voce avesse avuto un cervello proprio.

L'ho detto e non avrei dovuto.

Lo so.

Penso che Jazmin glielo abbia raccontato.

Lei ha spalancato la porta, mi ha spaventato, non me lo aspettavo.

Non ho fatto in tempo a chiedergli spiegazioni, che si è avvicinata a me e mi è saltata addosso.

L'ho afferrata appena in tempo.

È stato un secondo.

Le sue labbra sulle mie.

Potevo finalmente darle il bacio che volevo.

Quello vero, senza preoccupazioni o ripensamenti.

Quello che non le avrei mai chiesto di dimenticare.

Io ormai non stavo più con Jazmin, ne tanto meno lei con Louis.

Si allontanò da me, eravamo senza fiato.

Poi pronunciò delle parole piene di significato.

"Voglio essere felice." mi disse.

Per troppo tempo si era illusa di essere felice.

Aveva un ragazzo che l'amava.

Delle amiche che le volevano bene.

Com'era svegliarsi la mattina e rendersi conto di vivere in una menzogna?

Aveva bisogno di sentirsi amata.

Sembrarono passare minuti.

I nostri occhi non si erano mai lasciati.

Poi sorrisi.

Sapevo che lei era ancora innamorata di Louis.

E adesso voleva essere salvata da quell'amore che portava avanti da sola.

Salvata da me.

"Ti farò dimenticare di lui, piccola." le promisi.


 


Erano passati più di venti minuti.

Era scesa da Tyler, per dirgli che non si sarebbe più trasferita da lui.

Ovviamente.

Decisi di raggiungerla.

Stavo per varcare la porta del bar, quando urtai un corpo.

Mi voltai, per chiedere scusa.

Non era da me, non ero un tipo educato.

So che non è una cosa di cui vantarsi.

Ma quel giorno ero particolarmente felice.

L'altra persona fece lo stesso, ma si bloccò nel momento in cui ci riconoscemmo.

Era Louis.

"Avrei preferito scontrarmi con la morte." disse sprezzante, mentre mi guardava con aria di sufficienza.

Che cazzo vuole questo stronzo?

Mi ero già trattenuto dal non spaccargli la faccia quando scoprii che tradiva Faith.

Era il caso, per lui, che non mi provocasse.

"Credimi, anche io." dissi a denti stretti, sforzandomi di non perdere la calma.

Stavo per voltarmi e andarmene ma lui fece l'errore di parlare di nuovo.

"Devi stargli lontano." disse duramente, ovviamente riferendosi a Faith.

"Scusa?" gli chiesi, tornando a guardarlo, quasi divertito dalla stronzata che aveva appena detto.

"Hai sentito, Harry. Lei è una ragazza dolce, non devi influenzarla con la tua reputazione di merda."

Rilassati, Styles. Non saltargli addosso.

Fallo per Faith.

"Non venirmi a dire cosa fare con Faith, sei l'ultimo che può permettersi di farlo." dissi duramente.

"Non importa che mi ricordi ciò che le ho fatto, lo so perfettamente. Ma non posso negare che le voglio bene e tu devi stargli alla larga, sei solo un pericolo." disse.

Le voleva bene?

Mi avvicinai a lui.

Ero molto più alto e nei suoi occhi potevo leggere chiaramente che, questo fatto, lo metteva in soggezione.

"Dovresti ringraziare Dio se non ti ho spaccato la faccia quando ho scoperto che la tradivi. Quindi non provocarmi. Sappiamo entrambi che sono l'unico, che in questo posto di merda, le vuole bene. Io la renderò felice, cosa di cui non sei stato capace tu." dissi furioso.

Aveva ascoltato ogni parola.

Stava per ribattere, ma la sua voce ci fece entrambi voltare in sua direzione, "Harry" aveva detto.

Ci guardava sorpresa.

Probabilmente perché i nostri petti erano vicini, mentre la mia altezza torreggiava su di lui e il mio sguardo lo inchiodava al suo posto.

Mi allontanai, lanciando a Louis un ultimo sguardo minaccioso.

Le andai incontro e intrecciai la mia mano alla sua.

Il mio sguardo diventò dolce, mentre la guardavo.

Lei guardò le nostre mani incrociate.

Le fissò per qualche secondo e la voglia di sapere cosa le passasse per la testa mi stava divorando.

Poi alzò il viso, facendo incontrare i nostri occhi.

Subito dopo, li spostò in direzione di Louis.

Per tutto il tempo non disse assolutamente niente e questo mi preoccupava.

"Andiamo?" le chiesi, cercando di trascinarla in direzione del bar.

Guardò nuovamente Louis, il quale se ne stava immobile, con un'espressione indecifrabile disegnata sul volto.

Poi mi annuì.

Ci incamminammo, dando le spalle a Louis.

Improvvisamente però lei si voltò di nuovo.

Un fitta mi attraversò lo stomaco.

L'idea che tornasse da lui, mi balenò nella mente.

Per questo, istintivamente strinsi la presa attorno alla sua mano.

"Tutto questo è folle." disse solamente.

Sia io, che Louis, rimanemmo in silenzio non capendo e aspettando che dicesse altro.

"È folle il fatto che l'odio che provavo per te, si sia trasformato in amore." disse a Louis.

Ero consapevole del fatto che lei non lo avesse ancora dimenticato.

E allora perché non volevo accettarlo?

"Lo è il fatto che tu mi abbia presa in giro, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme. Ma il bello degli amori come il nostro è che, non essendo mai iniziati, non avranno una fine, no?" disse.

Poi rise.

Che stava succedendo?

"È folle, quasi divertente, come la vita possa essere ironica, ma la parte più divertente di tutte, è che nulla di tutto questo diverte me." adesso il suo tono era arrabbiato.

Ma poi, rise, ancora.

"E sapete cos'è folle?" chiese divertita.

Notai che Louis, come me, era completamente confuso.

"È folle il fatto che la mia mano sia intrecciata con quella del ragazzo che tre mesi fa mi ha spinta al muro, dicendomi che dovevo smetterla di cercare di conoscerlo." disse, adesso seriamente.

Parlava di me, ma non mi stava guardando.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, nei ricordi.

"Lo stesso ragazzo che ha rifiutato la mia amicizia. Quello che mi ha difesa, quando Ryan mi ha messo le mani addosso. Il ragazzo, che la stessa sera, mi ha tirato una gomitata in pieno viso e si è sentito in colpa per giorni. Quello di cui si è innamorata mia sorella."

Una marea di ricordi si fecero spazio nella mia mente e davvero non riuscivo a credere a come si fosse capovolta la situazione.

Sorrisi al ricordo della sorellina di Faith, Carly.

"Sai Louis, tutti voi lo odiate. Lo odi tu, lo odia Tyler, Emma, Amber, Liam, Niall.. tutti voi." disse.

E aveva ragione.

Non che a me importasse.

"Beh, io voglio dirvi che siete delle emerite teste di cazzo." disse.

Stavo sognando?

Vidi Louis sussultare sul suo posto.

"Perché non avete idea del bene che mi fa. Harry è.. è tutto per me." disse sorridendo.

Si, stavo sognando.

"Adesso è l'unico, io non voglio più avere niente a che fare con nessuno di voi. La verità è che sta per finire tutto, e non c’è niente da fare, doveva succedere evidentemente e adesso sta succedendo.” disse.

Guardò Louis per qualche secondo.

Poi si voltò nuovamente ed io la seguii mentre si incamminava al bar del college.

La seguivo in silenzio.

Facevo fatica a realizzare tutto quello che aveva detto.

Nessuno aveva mai detto che ero "tutto", che ero "l'unico".

Mai nessuno.

Tutte le ragazze con cui ero stato, volavano una cosa sola di me.

E dopo averla ottenuta, se ne andavano.

Non mi ero mai fatto problemi.

A me andava bene così.

Ma adesso c'era lei.

E Faith non se ne sarebbe andata.


 


Faith's point of view.


Ero sorpresa di me stessa.

Sorpresa dell'audacia con cui avevo parlato davanti a due delle persone più importanti della mia vita.

Avevo definitivamente chiuso con Louis.

E anche con gli altri.

Quel discorso era stato fatto con l'unico scopo di mettere la parola "fine" a tutta quella storia.

Questo mi faceva sperare di non dover più sopportare Emma che mi ferma in mezzo al corridoio per farmi una ramanzina sperando di farmi cambiare idea.

Ne avevo abbastanza.

Era tempo di andare avanti, voltare pagina ed essere felice.

Ma era difficile.

Era tremendamente difficile pensare al fatto che se ne avessi avuto bisogno, non avrei più potuto abbracciare le mie migliori amiche.

Le amavo, con tutta me stessa.

Ma la delusione che mi avevano procurato, era troppo grande.

Lasciai andare la mano di Harry quando mi sedetti ad un tavolo del bar.

Lui fece lo stesso.

Adesso lo avevo di fronte e non potevo evitare il suo sguardo.

Aveva uno strano sorriso stampato in volto.

Probabilmente era rimasto piacevolmente sorpreso dalle mie parole.

"Faith.." iniziò, allungando la mano e posandola sulla mia.

Il suo sorriso si aprì ancora di più, dando vita alle due fossette adorabili che tanto amavo.

"Faith Allyson Cooper." qualcuno disse, alle mie spalle.

Il sorriso di Harry sparì, lasciando spazio ad un'espressione scocciata.

Mi voltai, facendo scivolare via la mia mano da quella di Harry.

Era Tyler.

"Si, Tyler Adams?" dissi, divertita.

"Puoi venire un attimo?" mi chiese.

Era piuttosto serio.

Guardai Harry.

Lui era invece, piuttosto incazzato.

"Torno subito." gli dissi.

Potevo ben vedere che cercò in tutti modi di non dire niente e di trattenersi.

Fui felice dello sforzo che fece.

Non avrei sopportato un'altra discussione tra lui e Tyler.

Mi alzai e poi mi avvicinai ad Harry, abbassandomi appena per raggiungere la sua guancia e baciarla.

Gesto che fece addolcire l'espressione sul suo viso.

Poi seguii Tyler.


 


Venni quasi spinta nel retro del bar.

La stanza era quella in cui c'era la macchina dello yogurt.

Quella che ruppi il primo giorno in cui decisi di dare una mano a Tyler.

Era passato molto tempo e le cose erano cambiate.

E non poco.

Nonostante tutto io e Tyler eravamo buoni amici.

Ero felice di averlo conosciuto.

"Dimmi." dissi tranquillamente, poggiando la schiena al muro.

"So che ti arrabbierai, ma devo dirtelo." iniziò.

Lo guardai male.

Adesso, proprio adesso che stavo "bene" e stavo cercando di essere felice?

"Faith, stai facendo una stronzata." disse poi, nervoso.

Lo guardai confusa, aspettando che si spiegasse meglio.

"Mi ricordo ancora quando sei arrivata." disse sorridendo, probabilmente ai bei ricordi.

"Amavi le tue amiche, le adoravi. Eri la dolcezza in persona, mentre guardavi Louis. Volevi bene ai tuoi amici. Liam, Niall, Zayn. Dov'è finita quella Faith?" mi chiese, quasi con amarezza.

Quei ricordi mi uccidevano.

A volte mancava anche a me, quella Faith, ma non era colpa mia se aveva cessato di esistere.

"L'hanno ferita." dissi.

"Cazzo Faith!" adesso era arrabbiato ed io non capivo dove fosse il vero problema.

"Ti sei allontanata da tutti e adesso stai con.. con lui, merda. Con Styles. Si può sapere perché non mi hai dato retta, quando ti ho chiesto di stargli alla larga?" chiese arrabbiato.

Ah, ecco quale era il vero problema.

Ero stanca.

Sfinita.

Sfinita da questa storia, non ce la facevo più.

"Perché mi incuriosiva troppo. Sentivo il bisogno di conoscerlo, Tyler. È poi è stato inevitabile. Siamo finiti entrambi in detenzione. Col tempo siamo diventati amici e adesso.. beh, adesso, se mi vuoi bene, dovresti apprezzare quello che sta facendo per me. Mi sta letteralmente salvando." dissi, credendo in ogni singola parola.

Lui scosse la testa, era furioso.

"Faith, a te sembra di conoscerlo, ma non hai idea di com'è realmente." mi disse duramente.

Lo guardai male.

Non potevo certo vantarmi di conoscere Harry da anni, ma ero sicura che in questi mesi, lui si era mostrato a me per quello che era.

"Smettila, Tyler. Non è vero." dissi nervosa.

"Si che è vero, Faith. Non hai idea di quello che ha fatto in passato." disse.

Voleva solo intimidirmi.

Niente più.

"Non mi importa. Adesso voglio vivere nel presente e voglio che lui ne faccia parte." dissi, imponendomi.

Poi uscii dalla stanza e tornai a sedere.


 


Io ed Harry ci avvicinammo al bancone del bar, appena Nicole ci chiese di raggiungerla.

"È fantastico, Harry. Sai che non mi è mai stata simpatica Jazmin." rispose alla notizia della loro separazione.

"Lo so, Nicky. Lo so." disse Harry, ridendo.

Nicole era diventata molto amica di Tyler.

Spesso li vedevo ridere e scherzare insieme.

E anche se in quel momento lo avrei voluto uccidere, ero felice che si distraesse in compagnia di una bella ragazza come lei.

"Un altro giro, Tyler." disse Nicole, sorridente.

Si era fatta sera.

Era piuttosto tardi.

Eravamo in pochi, rimasti al bar e presi dalla noia, avevamo iniziato a darci dentro con la vodka.

Cose normali, no?

Tyler riempì il bicchiere a tutti e tre, aspettò che lo buttammo giù e poi guardò Harry con aria di sfida.

Sapevo che stava per fargli una delle sue battutine di poco gusto e sapevo anche che Harry, non gliela avrebbe fatta passare liscia.

"Harry, ne vuoi ancora? Tanto non mi risulta che tu sia molto richiesto come autista." disse, finendo con il ridere.

Lo guardai confusa, non capendo la battuta.

Non riuscii a fare niente comunque, non ebbi neanche il tempo di pensare, che Harry già lo teneva per il collo.

Saltai giù dallo sgabello, poi venni spinta indietro da Nicole, la quale cercò di separarli.

"Adams, oggi hai finito di vivere." lo minacciò Harry, sferrandogli un cazzotto in pieno viso.

"Harry!" urlai.

Entrai dietro il bancone, adesso ero dal lato di Tyler.

Strinsi la sua maglia nei miei pugni e mi sforzai di tirarlo indietro.

All'improvviso Nicole, riuscì a separarli.

Prese il viso di Harry tra le mani e cominciò a sussurrargli parole calmanti.

Non ne capii la ragione, ma delle lacrime cominciarono ad uscire lente dagli occhi di Nicole.

Forse si era innervosita per quello che era appena successo.

Io non ebbi modo di far niente.

La mano di Tyler strinse il mio polso e mi tirò, obbligandomi a seguirlo.

Mi trascinò con se.

Aprì la porta finestra del giardino.

Io cercai di voltarmi per vedere Harry e Nicole, ma venni tirata fuori.

"Che cazzo è successo?" gli chiesi, ancora scossa, liberandomi dalla sua presa e allontanandomi leggermente da lui.

"Voglio farti capire chi è, Faith. Devo farti cambiare idea." disse.

Lo guardai arrabbiata.

"Che cosa stai farneticando?" chiesi confusa e arrabbiata.

"Ci sono legami che è meglio spezzare prima che loro spezzino te, Faith." mi disse.

Nel suo sguardo percepii il tentativo di persuadermi.

"Perchè lo hai provocato?" gli chiesi.

"Le parole che ho detto lo hanno fatto arrabbiare parecchio, ti sei chiesta il perchè?"

Sinceramente non avevo compreso quello scatto d'ira da parte di Harry.

Dato che rimasi in silenzio, fu lui a parlare.

"Gli ho detto che non mi risulta che sia molto richiesto come autista, perchè quasi due anni fa, in seguito ad un incidente, lui ha ucciso una ragazza!" mi spiegò arrabbiato.

Alzai gli occhi al cielo scocciata.

Ricordo benissimo i primi tentativi da parte di Tyler, di farmi allontanare da Harry.

Mi disse che aveva ucciso la sua ragazza ed era ovviamente una stronzata.

Come questa, d'altronde.

"Smettila, Tyler. Non attacca più." dissi.

"Non sto scherzando, non è affatto una cazzata. E' successo. Altrimenti per quale motivo si sarebbe dovuto arrabbiare tanto?" disse lui, cercando di convincermi.

"Beh, probabilmente perchè si è stancato di te e delle tue provocazioni." dissi nervosa.

"Faith, ti sto dicendo la verità. Lei è.." venne interrotto.

Entrambi ci voltammo verso la sua figura che lentamente si avvicinava a noi.

"Grazie Tyler, hai già fatto abbastanza. Lascia che sia io a dirglielo." disse Harry, con tono fin troppo pacato, data la situazione.

Un'altra cosa alquanto insolita, fu il comportamento di Tyler.

Il quale, senza ribattere, mi lasciò da sola con Harry e rientrò.

Harry mi guardava, era quasi sofferente e io volevo capirci qualcosa.

Allungai la mano e strinsi delicatamente la sua.

"Che succede, Harry?" gli chiesi.

Lui sospirò e dopo essersi guardato intorno, mi tirò con se e ci sedemmo su una panchina.

"Non ti mentiva, Tyler. Due anni fa.. una ragazza è morta. A-a causa mia." disse.

Sgranai leggermente gli occhi.

Questo non me lo aspettavo.

Potevo leggere il dolore negli occhi di Harry e la sofferenza della sua voce spezzata dai ricordi.

Non avrei fatto quello che Tyler si sarebbe aspettato, non lo avrei lasciato solo.

Strinsi la presa attorno alla sua mano.

"Com'è successo?" dissi, sperando di non chiedergli troppo.

Gli occorsero diversi minuti, poi sospirò.

"Lei si chiamava Liz. Uscivamo insieme. Facevamo un sacco di cazzate, eravamo degli adolescenti ribelli e la prudenza non sapevamo neanche cosa fosse." iniziò.

Si schiarì la gola con un colpo di tosse.

"Una notte uscimmo da un locale alle quattro di notte, eravamo entrambi poco lucidi, avevamo bevuto molto. Ma salimmo lo stesso in macchina."

Fece una pausa.

Pensai che probabilmente non aveva mai raccontato questa storia ad alta voce.

"Stavo guidando e lei mi stava distraendo.. era mezza svestita e continuava e baciarmi e a passarmi le mani su tutto il corpo. Io ridevo, ero ubriaco. Improvvisamente lei perse l'equilibrio, stava facendo la stupida. Scivolò, non so neanche io come e poggiò le mani sul volante per non cadere."

Rimasi in silenzio, ascoltando e cercando di realizzare ogni parola pronunciata.

Sapevo che stava facendo molta fatica.

"La macchina allora sterzò violentemente e finì in mezzo alla strada. Io frenai. Non c'era nessuno, era deserta. Così scoppiammo semplicemente a ridere. Ma eravamo comunque in mezzo alle due corsie e in quel momento.. p-passò un camion." la sua voce si spezzò.

Quando lo guardai più attentamente mi accorsi che i suoi occhi erano arrossati e delle lacrime erano già scese.

Non lo avevo mai visto piangere e avrei scommesso di non vederlo mai.

Era una scena straziante.

Avrei voluto fare qualcosa per riuscire a alleviare il suo dolore, ma nessuno poteva impedirgli di rivivere quei ricordi.

"Ed io avevo i fari spenti.. n-non ci ha visti."

Non riuscì ad evitare un singhiozzo.

Portai la mano libera sulla sua schiena, ma sapevo che qualsiasi gesto era inutile.

"Lei.. era la s-sorella di Nicole." disse tra le lacrime.

Mi gelai a quella rivelazione.

Ecco perché Nicole si era messa a piangere.

Non volevo crederci.

"Io.. ho u-ucciso la sorella sedicenne della mia miglior amica." disse con voce rotta dal pianto.

Adesso non potevo più stare in silenzio a guardarlo mentre si incolpava.

Era terribile.

In realtà era stata Liz a mandarli fuori strada, ma era ubriaca, non si poteva incolpare neanche lei.

"Harry, non hai ucciso nessuno. È stato un incidente." dissi, sperando di calmarlo.

Ma lui scosse la testa.

"Non avrei dovuto guidare e.. i fari spenti, cazzo. In piena notte." disse furioso con se stesso.

"Non eri consapevole delle tue azioni." dissi.

"Faith, smettila!" quasi urlò, facendomi sussultare.

"Non ho scusanti, l'ho uccisa. Dovevo morire io, non lei." disse arrabbiato con se stesso.

"Non dirlo." dissi nervosamente, solo all'idea mi sentivo male.

Lui non rispose e continuò a singhiozzare silenziosamente.

Mi avvicinai ancora di più e presi il suo viso tra le mani, obbligandolo a guardarmi.

Adesso lo capivo.

Capivo il suo carattere e i suoi modi di fare.

Era un ragazzo chiuso perché aveva avuto un passato complicato ed era comprensibile.

Adesso lo sapevo.

"Harry, non devi assumerti la colpa. Non lo dico per consolarti, penso davvero che sia stato solo un terribile incidente." dissi.

Lui mi guardò senza dire niente, ma dopo poco parlò.

"Lei mi piaceva davvero. Non era una delle tante." disse.

Il dolore che provava, bruciava nei suoi occhi.

Era straziante per me, non riuscivo ad immaginare quanto potesse esserlo per lui.

Gli accarezzai una guancia, asciugandola dalle lacrime.

Ero incapace di parlare, nessuna parola di conforto sarebbe stata utile.

Non c'era niente che potevo fare per lui e questo mi innervosiva.

"Nemmeno tu sei una delle tante." disse poco dopo.

Bloccai i miei occhi sui suoi, sorpresa da quelle parole.

"Anche tu mi piaci davvero, Faith. E voglio tenerti al sicuro. Con te non posso fallire. Ti proteggerò sempre, non permetterò a niente e a nessuno di farti del male. Nemmeno a me stesso." disse sinceramente.

Quelle parole erano piene di significato.

Harry non aveva più provato niente nei confronti delle ragazze, dopo la morte di Liz.

Ma adesso io ero riuscita a risvegliare i suoi sentimenti, in qualche modo.

Lui stava salvando me, ma forse pure io lo stavo aiutando.

Sorrisi, per quanto mi fosse possibile dopo aver ascoltato quella storia.

Le mie mani erano appoggiate delicatamente sulle sue guance.

Lo attirai a me, fino a quando i nostri nasi non si sfiorarono.

"Sei una persona bellissima, Harry. Non chiuderti in te stesso, non hai colpe." gli sussurrai.

Le nostre fronti si scontrarono.

Le sue mani si posarono sopra le mie.

"Tu sei bellissima." disse, prima di inclinare il viso e di posare le sue labbra rosee sulle mie.

Fu un bacio dolce.

Glielo diedi con lo scopo di alleviare almeno un po' il suo dolore, per scacciare quei ricordi.

Entrambi volevamo voltare pagina e lo avremmo fatto insieme.

All'improvviso sentii qualcosa di umido cadermi sulla mano.

Sperai che non fosse un'altra lacrima e mi allontanai dal suo viso per accertarmene.

I suoi occhi non erano più arrossati.

Erano luminosi, di un verde chiaro.

Corrugai la fronte confusa, allora cos'era?

Harry alzò il viso e dopo poco strizzò gli occhi.

"Faith, nevica!" disse come un bambino la mattina di Natale.

E in effetti io stavo gelando.

"Rientriamo." dissi io.

Lui mi guardò quasi triste.

"Non ti piace la neve?" chiese.

"Si, quando ho gli scarponi, i guanti e la sciarpa. Sto gelando!" dissi ridendo, contagiando anche lui.

La visione delle sue fossette, mi scaldò il cuore.

"Hai ragione, andiamo a dormire." disse.


 


Uscii dal bagno, indossando il mio pigiama rosso con su disegnati i pinguini che slittano.

Carini e coccolosi, vero?

L'atmosfera natalizia era nell'aria.

Ormai mancavano poche settimane.

Harry era appiccicato alla finestra che osservava i fiocchi di neve adagiarsi al suolo.

Ero sollevata nel vederlo così rilassato e spensierato mentre osservava la neve.

Il ricordo delle sue lacrime mi distruggeva.

"Harry, io vado a dormire. Se.. hai bisogno di me, sai dove trovarmi."

Stavo morendo di sonno e di freddo, non vedevo l'ora di sotterrarmi sotto il piumone.

Ma non ero sicura di volerlo lasciare solo, credevo che avesse bisogno di compagnia.

"Buonanotte." dissi, sorridendogli.

Non feci in tempo a voltarmi, per entrare nella mia stanza, che il suo corpo si mosse velocemente in mia direzione.

"Credevo che avresti dormito con me." disse.

Il suo tono di voce era quasi deluso.

Sgranai leggermente gli occhi a quelle parole.

Rimasi in silenzio a guardarlo.

Cosa avrei dovuto fare?

In quel letto, fino alla sera prima, dormiva Jazmin.

Ma lui mi aveva detto che io non ero una delle tante.

"Ti prego." sussurrò, prendendo la mia mano nella sua.

Alzai lo sguardo dalle nostre mani incrociate, per riuscire a specchiarmi nei suoi occhi verdi.

Non voleva restare solo.

Probabilmente, il fatto di aver rivissuto quei momenti terribili, lo aveva reso più vulnerabile.

Annuii leggermente.

"Metto il pigiama e arrivo." rispose.

Adesso c'era un piccolo sorriso che minacciava di spuntare sul suo viso e fui felice di esserne la causa.

Lui andò in bagno ed io mi avvicinai al letto.

Mi sdraiai sul lato destro, consapevole del fatto che fosse la parte di Harry.

E poi mi lasciai avvolgere dalla morbidezza del piumone.


 


Le coperte si alzarono e il calore di un altro corpo, si stese al mio fianco.

"Sai che quello è il mio posto?" mi chiese, divertito.

"Non ho intenzione di dormire nel posto in cui hanno dormito tutte." dissi.

Lui mi guardò confuso.

"Ci ha dormito solo Jazmin." disse poi.

Lo guardai stupita.

Sinceramente credevo che ci fossero passate più ragazze da quel letto.

"Solo lei?" chiesi.

"Beh, se si parla di 'dormire', solo lei." disse, quasi divertito.

Lo guardai male.

In poche parole, mi aveva lasciato intendere che tutte le altre, dopo aver "giocato" con lui, se ne erano andate, non si erano mai addormentate li.

"In ogni caso, io dormo a destra." mi imposi.

"Capisco." disse lui ironico.

"Possiamo dormire adesso?" chiese sorridendomi.

"Si." dissi, sporgendomi verso l'interruttore della luce.

Ad essere sincera, non mi sentivo molto a mio agio in quel momento.

Harry stava per addormentarsi a pochi centimetri dal mio corpo, sotto la mia stessa coperta.

Se ripensavo al passato, ai primo giorni.. tutto questo mi sembrava totalmente assurdo.

Ma capii che era arrivato il momento di guardare al presente, massimo al futuro.

Mi accomodai meglio sul cuscino morbido.

Fui felice del fatto che fosse impregnato del suo profumo.




Harry si muoveva in continuazione, il suo respiro era pesante e accelerato.

Mi chiedevo se l'incubo che stesse avendo, avesse a che fare con Liz e l'incidente.

Mi scoprì un paio di volte, tirando via la coperta e lasciandomi al freddo.

"Lasciala stare." ringhiò nel sonno.

Non feci niente, sperando che si calmasse da solo.

Non mi andava di svegliarlo.

"Sean, è mia!" urlò.

Mi gelai a quel nome.

Allungai una mano, troppo assonnata per alzarmi.

Trovai il suo braccio e glielo strinsi appena.

"Harry, va tutto bene." mi ritrovai a dire, con voce impastata dal sonno.

"Non portarmela via." quasi piagnucolò.

A malavoglia, mi alzai a sedere e a tastoni cercai il suo corpo.

Quando trovai il suo viso, gli accarezzai una guancia.

"Harry?" lo chiamai dolcemente.

Dovevo svegliarlo.

Non volevo che quel bastardo lo torturasse anche negli incubi.

Lo scatto che fece, mi impaurì.

Afferrò saldamente la mano con cui lo stavo accarezzando e si alzò con il busto, ritrovandosi a sedere.

"Harry, sono Faith." mi affrettai a dirgli.

La sua presa si allentò, ma non mi lasciò andare.

"Sei qui." sussurrò.

"Sono qui." gli dissi, cercando di scacciare il batticuore che mi aveva procurato con quello scatto improvviso.

"Non volevo spaventarti, scusa." disse, dispiaciuto.

"Hai fatto un incubo."

Fu più un affermazione, che una domanda.

Lui non disse niente.

Nella stanza silenziosa, risuonavano solo i nostri respiri.

Poi lui si sdraiò, lasciando andare il mio polso.

Feci lo stesso, tornando ad occupare la mia precedente posizione.




Fatela smettere.

La fracasso, la do in pasto agli orsetti lavatori, la butto in lavatrice, ci passo sopra con un carro armato.

Sveglia di merda.

Sentii Harry muoversi e subito dopo: la pace.

Spense quell'oggetto e tornò a sdraiarsi al mio fianco.

"Faith?" mi chiamò, con voce assonnata.

Io non risposi, sperando che mi lasciasse dormire un altro po'.

Il rumore delle coperte che si muovevano insieme al suo corpo, si fece più vicino.

Un braccio muscoloso apparve all'improvviso dalle mie spalle, posizionandosi attorno al mio bacino.

Il suo petto aderì perfettamente alla mia schiena.

Sussultai a quel contatto.

Non ero abituata a ricevere attenzioni simili.

Beh.. da persone che non fossero Louis, intendo.

"Dobbiamo andare a lezione." farfugliò, forse più addormentato di me.

Non volevo andare a lezione.

Un bacio venne schioccato dietro al mio collo.

Un altro sulla mia spalla.

Poi uno lungo la mandibola.

Scossa dai brividi, dovetti muovermi.

"Ok, sono sveglia!" dissi imbarazzata.

La sua risata profonda risuonò nel mio orecchio.

Feci per alzarmi, ma la sua presa si strinse attorno al mio bacino, attirandomi ancora di più al suo corpo.

"Buongiorno." sussurrò al mio orecchio.

Cercai di rigirarmi tra le sue braccia.

Lui mi lasciò fare e io riuscii a ritrovarmi faccia a faccia con lui.

"Giorno Harry."

Gli sorrisi.

Era la prima volta che mi svegliavo al suo fianco e in tutta sincerità, era stato un risveglio più che piacevole.

Adesso, l'idea di dovermi allontanare dal suo abbraccio caldo, mi infastidiva.

Baciò la mia guancia, per poi ricambiare il sorriso.

"Facciamo tardi." disse poi.

Sospirai, scocciata da quella consapevolezza.

Scivolai dalle sue braccia e subito sentii il desiderio di tornare indietro e stringermi nuovamente a lui.

Ma dovetti scendere dal letto.

Andai nella mia camera e presi dei vestiti puliti, che poi indossai, dopo essere entrata in bagno.

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Entrammo in classe.

Adesso avrei dovuto affrontare il dilemma più traumatizzante.

Jazmin non era al suo solito posto, bensì era seduta al fianco di Chelsie.

Harry mi trattenne per il polso, quando indugiai in direzione di Zayn.

"Non ti siedi con me?" mi chiese, con un misto di disappunto e delusione nella sua voce.

"Io.. beh, dovrei.. Zayn." dissi, sapendo che non aveva alcun senso.

"Vuoi stare con lui?" mi chiese, scocciato.

"Si, ma.. solo qui, cioè.. lui è.."

Mi ritrovai a balbettare sotto lo sguardo minaccioso di Harry.

Era evidente che non voleva vedermi con Zayn, ma quello era il mio posto ed era li che io volevo stare.

"Devi venire con me." si impose, attirandomi a lui.

Riuscii a respingerlo, riuscendo a dividerci, mettendo le mani sul suo petto.

"Il mio posto è accanto a Zayn, Harry." dissi, cercando di essere convincente.

La sua postura si irrigidì, si stava arrabbiando.

Ma non potevo permettere che prendesse il controllo sulle mie azioni, io dovevo, e volevo, essere libera di fare ciò che mi pareva.

"Va da lui, allora." disse, liberandomi della sua presa.

La sua espressione divenne sorpresa, quando feci quello che mi era stato detto.

Probabilmente si aspettava che avrei lasciato perdere e che sarei seduta al suo fianco.

Per questo, si stupì quando raggiunsi il mio solito posto, accanto a Zayn.

Posai la cartella a terra e mi sedetti, dando poi il buongiorno al moro, il quale ricambiò con un sorriso.

Alzai lo sguardo.

Harry era fermo immobile, ancora in piedi, esattamente dove lo avevo lasciato.

Mi guardava.

La professoressa entrò in classe.

Era la solita che spedì entrambi in detenzione, pochi mesi prima.

"Buongiorno ragazzi." disse, accomodandosi dietro la cattedra.

"Styles, puoi raggiungere gentilmente il tuo posto?" gli chiese, vedendolo alzato.

Harry continuò a guardarmi ed io dovetti sforzarmi di mantenere il suo sguardo, senza dare segni di cedimento.

Poi lo distolse e prese a guardare la professoressa.

Mi rilassai, libera di non dover più sostenere il contatto con i suoi occhi.

"No." disse, in risposta alla domanda che gli era stata posta pochi minuti prima.

Lasciò me e il resto dei presenti, compresa la professoressa, sorpresi.

Soprattutto quando si mosse velocemente verso la porta e uscì dandomi le spalle.

La voglia di rincorrerlo era insostenibile, ma non dovevo cedere.

Non potevo permettere ad Harry di trattarmi in quel modo.

Non ero un oggetto, che semplicemente decideva dove mettere, a suoi piacimento.

Dovetti sopportare per dieci minuti buoni le lamentele della professoressa, riguardanti il comportamento di Harry.




Le cinque ore più infernali di tutta la mia vita.

Avevo un groppo sulla bocca dello stomaco e non riuscivo a scacciarlo.

Ero tanto sicura delle mie azioni, ma adesso tutte le certezze sembravano svanite e cominciai a chiedermi se avessi sbagliato.

Magari ero stata troppo dura con lui, infondo voleva stare solo con me.

No, Faith.

Devi fargli capire che non comanda lui, hai fatto la cosa giusta.

Scossi la testa.

Non aiutavano i professori che ad ogni cambio dell'ora, chiedevano dell'assenza di Harry.

Sbuffai.

Una lezione più noiosa di quella di storia non l'hanno ancora inventata.

Le lancette si muovevano troppo lentamente.

Volevo alzarmi e andarmene, volevo andare da lui.

"Faith, smettila." mi ammonì Zayn, riferendosi al ticchettio che stavo creando, sbattendo il lapis contro la superficie del banco.

Mi fermai e cambiai posizione sulla sedia.

"Ma che hai?" mi chiese.

Lo guardai.

"Sono nervosa." dissi.

"Me ne sono accorto." rise.




Appena sentii il suono dell'ultima campanella, scattai in piedi.

Avevo già riposto i libri nella mia borsa, ansiosa di andarmene.

L'afferrai e me la portai in spalle.

Avanzai verso la porta.

Non mi voltai nemmeno quando sentii la voce di Zayn alle mie spalle.

"Faith, ci vediamo oggi." disse.

"Si si." dissi soprappensiero, raggiungendo la porta.

Avrei scommesso che non fosse andato in dormitorio, perciò non andai neanche a controllare.

Provai al bar, ma era improbabile che fosse li.

Sopratutto dopo i fatti accaduti la sera prima.

Mi affacciai velocemente, cercando con lo sguardo il tavolo a cui sedeva sempre.

Non c'era, come previsto.

Feci per tornare indietro, ma non potei ignorare i richiami di Nicole, aggiunti a quelli di Tyler.

Mi avvicinai, innervosita dal fatto che avessero interrotto la mia ricerca.

"Ragazzi." dissi, evidentemente scocciata, obbligandomi a concedergli un sorriso più che falso.

"Faith, dobbiamo parlare." disse Tyler.

"No, Faith. Noi dobbiamo parlare." disse la mora.

Sospirai.

Tempismo perfetto.

"Cosa c'è?" chiesi.

"C'è che dopo ieri sera, spero tu abbia capito che Harry è una minaccia per te." disse lui, soddisfatto.

Cosa si aspettava? Che quella tragica storia mi avrebbe fatto pensare ad Harry come un pericolo?

Non era stata colpa sua, dannazione.

"Non lo ascoltare, Faith. Sai che non è vero. Harry è un bravo ragazzo ed ha bisogno di te."

Gli occhi di Nicole, erano supplichevoli.

Temeva che abbandonassi Harry.

Si preoccupava per lui.

"Stronzate. Non è un bravo ragazzo." disse Tyler, sprezzante.

Mi sentivo un'idiota.

Stavo perdendo tempo con loro, mentre Harry era chissà dove, furioso con me.

"Ne ho abbastanza. Sono libera di stare con chi voglio. Dovete smetterla di pianificare la mia vita, tutti. Voglio stare con Harry e lo voglio adesso. Sapete dirmi dov'è cazzo è andato?" chiesi, perdendo la pazienza.

Nicole sorrise soddisfatta.

"L'ho visto che usciva. Prova a cercarlo in giardino."

Non potei non notare l'espressione avvilita sulla faccia di Tyler.

Sospirai e posai la mia mano sulla sua.

"Tyler, ti giuro che Harry non mi farebbe mai del male. So che ti stai solo preoccupando per me e lo apprezzo. Ma non ce ne è bisogno, davvero." gli sorrisi.

Era più una tattica, piuttosto che un sorriso spontaneo.

"Va da lui." disse sbuffando.

Sorrisi soddisfatta e uscii velocemente dalla porta a vetri che dava sulla piscina.




Feci più volte il giro del giardino.

Ma di lui, nessuna traccia.

Cominciai a preoccuparmi.

Divenni decisamente più rilassata quando riconobbi la sua macchina scura nel parcheggio.

Perlomeno ero certa che si trovasse da qualche parte il giro per il college.

Fu quando notai delle figure in palestra, che pensai potesse trovarsi li.

Era una struttura formata, perlopiù da vetri, per questo mi fu facile intravederne l'interno.

Era ora di pranzo, per cui non mi sorpresi del deserto che trovai.

Davanti a me, un ragazzo, si dilettava con il sacco da boxe.

Ma l'assenza di quei riccioli famigliari mi fece avere la certezza di chi fosse.

O meglio, di chi non fosse.

Non era sicuramente Harry.

Fu quando riconobbi il tatuaggio sulla nuca che capii chi era.

Non avrei mai dimenticato la mia curiosità nel voler scoprire a cosa conducesse quel disegno che si infilava all'interno della maglietta, scendendo giù per la schiena.

"Conor?" chiesi, abbastanza confusa.

Non credevo frequentasse la nostra scuola, non lo avevo mai visto prima.

"Faith!" disse, sorpreso di vedermi.

Si abbassò a prendere l'asciugamano, che in precedenza aveva gettato sul pavimento.

Si asciugò il sudore dalla fronte mentre si avvicinava a me.

Incrociai le braccia al petto.

Un gesto che facevo abitualmente.

"È un piacere rivederti." scherzò.

Serrai le labbra, non essendo molto d'accordo.

Ricordavo ancora molto bene il modo con cui mi aveva trascinata via da Harry.

"Non avrai mica intenzione di tenermi il broncio, vero?" chiese, ironico.

Non risposi.

Diedi un'occhiata in giro.

Sentii le guance arrossarsi mentre riconoscevo il tavolo su cui Harry mi aveva dato il nostro primo bacio.

Ingoiai rumorosamente, sperando di scacciare l'imbarazzo.

Nonostante Conor non avesse idea di quello che era successo in quella palestra.

"Non credevo venissi a scuola qui." dissi, cercando di distrarmi.

Lui rise di gusto e non capii cosa ci potesse essere di tanto divertendo in quello che avevo appena detto.

"Sul serio?" chiese sorpreso.

"Io non ti ho mai visto in giro." dissi, con sincerità.

"È impossibile che non ricordi." disse, continuando a ridere.

"Spiegati, non capisco." dissi, scocciata del fatto che stesse ridendo di me.

"Era probabilmente il primo giorno che lavoravi al bar." iniziò.

"Io non lavoro al bar. A volte do una mano ad un amico." precisai.

"Oh, lo so bene." rise.

Lo guardai confusa.

"Però dimenticavo che sei amica di quello scarto umano. Tyler Adams." disse con disprezzo.

Sentii la rabbia risalirmi lungo il corpo, come una scarica.

Ma decisi di non replicare.

Se era testardo, almeno la metà di quanto lo era Harry, non avrei potuto vincere.

"Insomma. Io e i miei amici eravamo seduti ad un tavolo. Eravamo tre ragazzi e due ragazze." disse.

Nessun ricordo riaffiorò nella mia mente.

Quando Conor lo capì, continuò a raccontarmi.

"Non ricordi di una bionda che ti ha chiesto qualcosa che non contenesse zuccheri, calorie o qualsiasi cosa facesse ingrassare?" chiese.

Si, della bionda con il quoziente intellettivo dimezzato, ricordavo.

Io le avevo dato dell'acqua.

In un bel bicchiere.

"Beh, era Lexi. Una mia amica. Io ordinai uno yogurt. Cioccolato e scaglie di cocco. Non puoi dirmi che non ricordi. Lo stesso giorno hai rotto la macchina del frozen yogurt e sei caduta mentre ci portavi le ordinazioni, rovesciando tutto a terra." disse, divertito.

Adesso ricordavo, perfettamente.

Sospirai.

"Si, ho capito." dissi, arrendendomi alla figuraccia che avevo fatto.

Lui rise ancora.

"La bionda è Lexi e gli altri.. beh, un giorno Harry te li presenterà." disse.

"Harry?"

"Si, sono nostri amici." spiegò.

Strano.

Non lo avevo mai visto con altre persone.

L'unica era stata Nicole.

Quindi io avevo già visto Conor e non mi ricordavo assolutamente niente.

Fantastico.

"L-lui dov'è?" chiesi incerta, sperando che fosse li.

"Nello spogliatoio. È molto.. agitato. Lo hai fatto arrabbiare per caso?" mi chiese, quasi divertito.

Lo guardai male.

Non erano di certo affari suoi.

"Vado da lui." dissi solamente, avvicinandomi alla porta con si scritto "spogliatoio maschile".

Infondo non avrei potuto fare incontri "spiacevoli", non c'era nessuno.

Se non lui.

Entrai.

Il rumore di qualcuno che armeggiava con la chiusura di un armadietto, mi giudò fino a lui.

Mi dava le spalle, stava sistemando le sue cose nel borsone.

Chiuse la cerniera e dopo esserselo messo in spalla, si voltò.

Rimase come impietrito appena mi vide.

Tanto che lasciò cadere il borsone a terra, senza preoccuparsi di afferrarlo in tempo.

Non sapevo cosa dire.

Ero li, forse a chiedergli scusa, con la consapevolezza di aver ragione.

Perché era stato lui a comportarsi in quel modo, non io.

Il suo volto era tremendamente serio e credetti che non avesse intenzione di rivolgermi parola, fino a quando non parlò.

"Credevo che il tuo posto fosse con Zayn." disse duramente.

Avevo voglia di alzare gli occhi al cielo, ma mi trattenni.

Era seriamente geloso di Zayn?

"Si. A scuola, durante le ore di lezione." dissi, cercando di mantenere la calma e di non apparire, come al mio solito, impertinente.

"Beh, potresti stare sempre con lui. Se volete, posso cedervi la stanza." disse ironico, ma in modo scontroso.

"Dimmi che stai scherzando." dissi, cominciando ad innervosirmi.

Non c'era bisogno di fare questa scenata, sapevamo entrambi che tra me e Zayn non c'era assolutamente niente.

"No, Faith. Basta che me lo dici, così evito di andarci a sbattere." disse nervosamente.

In quel momento, dopo quella frase, capii tutto.

Capii perché si stava comportando così.

Capii una parte di lui.

Aveva paura, una tremenda paura che Zayn mi portasse via da lui.

Si era messo in gioco per me e temeva che io lo deludessi.

Non voleva andarci a sbattere, non voleva prendersi una fregatura con me.

Aveva paura di perdermi e io dovevo, in qualche modo, fargli capire che non ce ne era bisogno.

Feci qualche passo, lui mi guardò impassibile.

Dovetti alzare il viso per far incrociare i suoi occhi, con i miei.

Poggiai la mano destra sul suo petto, esattamente dove il suo cuore batteva, ad un ritmo leggermente irregolare.

Abbassò la testa, scrutando con i suoi occhi verdi, i miei movimenti.

Quando la rialzai, i nostri nasi si sfiorarono.

"Non vado da nessuna parte, Harry." gli sussurrai.

Nei suoi occhi lessi che quelle parole, erano esattamente ciò di cui aveva bisogno.

"Il giorno in cui ti ho conosciuto non l'avevo capito." disse lui, senza smuovere dal volto quell'espressione impassibile.

"Non avevo capito che da quel giorno avrei dovuto fare i conti ogni istante con la paura di perderti.” continuò.

Scossi leggermente la testa.

"Non mi perderai." dissi convinta.

"Non puoi realmente saperlo." disse lui.

"Ne ho la certezza." mi imposi, sperando di convincerlo.

"Come fai ad averne la certezza?"

"Perché siamo stati fatti per non essere divisi, Harry." dissi spontaneamente.

Non pesai troppo le parole.

Fu il mio cuore a parlare.

Era troppo doloroso, anche solo il pensiero, di dovermi separare da lui.

Mi sentirei tremendamente vuota e sola.

Un leggero sorriso si accennò sul suo volto.

Quella visione mi scaldò il cuore.

Chiuse quella poca distanza che separava i nostri visi, con un bacio.









SWAAG.

Ok ok, lo so.

Questo capitolo è pesantissimo.

E' lungo e pieno di litigi, una bomba.

Ma dovevo metterlo, è un capitolo di passaggio.

Come avevo detto anche nello scorso spazio autore, i prossimi saranno MOOLTO più "leggeri" e "spensierati".

Li ho già scritti, quindi lo so bene.

Per quanto riguarda questo, la cosa "brutta" che avevo detto che doveva succedere, è appunto la storia di Liz.

Se ne riparlerà ancora, ma non saranno cose troppo tragiche, promesso.

Faith sta lottando contro se stessa.

Vorrebbe chiudere con il passato, ma l'amore che prova per le sue migliori amiche e per i suoi amici, è ancora tanto e non riesce a dirgli addio.

Harry è spaventato.

Adesso che è riuscito ad amare di nuovo, ha il terrore di perderla.

Tyler, si metterà finalmente da parte e non romperà più i maroni.

ALLELUIA.


Poi.. IMPORTANTE.

Ho notato, che molte di voi, non hanno un icon, qui su EFP.

Volevo dirvi, che se vi interessa, ve le posso fare io.

Basta che mi mandiate un messaggio e ne parliamo li :)


Grazie mille, per le recensioni e per le visualizzazioni ai capitoli.

Ho notato che molte di voi, mi dicono spesso che riescono ad impersonarsi in Faith, questa cosa mi rende estremamente felice.

Fatemi sapere che pensate di questo capitolo e alla prossima :)

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 27
*** «Meet his friends.» ***


«Meet his friends.»

 


Misi un filo di burrocacao sulle labbra screpolate e sciolsi i capelli, lasciandoli cadere in soffici onde sulla mia schiena.

Harry aveva insistito per uscire, stavamo per andare nel centro di Manchester.

Quindi io, mi stavo preparando.

Il tentativo di riuscire ad essere carina era abbastanza inutile, dal mio punto di vista.

Avevo l'impressione che Harry fosse abituato a ragazze degne di foto in prima pagina ed io mi sentivo altamente inferiore.

Era pur sempre Dicembre, quindi gonne e vestiti erano decisamente fuori luogo.

E poi, non avevo intenzione di congelare.

La neve che era caduta la sera prima, non aiutava affatto.

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=83637628&.locale=it.

Per un momento mi incantai allo specchio.

Non ero affatto la tipica ragazza da copertina.

Non ero alta.

Non ero magra.

Non ero perfetta.

Non ero bella.

Continuai a fissare i miei fianchi, i miei lineamenti tondeggianti.

Non avevo dubbi sul fatto che appena Harry si fosse reso conto delle imperfezioni del mio corpo, sarebbe tornato da Jazmin.

Lei si, che era un bella ragazza.

Venni riportata alla realtà dalla sua voce.

"Sei pronta? Posso entrare?" chiese, da dietro la porta della mia stanza.

"Si." dissi, ancora con la testa persa tra i miei pensieri.

Aprì la porta e fece giusto un passo in mia direzione, prima di fermarsi.

"Che facevi?" mi chiese confuso.

Probabilmente perchè ero già completamente vestita e non avevo altri motivi per starmene rinchiusa in camera.

Se non quello di deprimermi davanti al mio riflesso.

Harry era così bello.

I suoi cappelli perfettamente spettinati, erano stati tirati indietro con un po' di gel.

Indossava dei pantaloni neri e una maglietta bianca, decorata da una piccola tasca posta alla sinistra del petto.

Sopra, una camicia di jeans sbottonata e infine un cappotto nero.

Rimasi ad analizzare ogni suo particolare, fino a quando non ricordai della domanda che mi era stata fatta.

"Io.. beh, stavo solo.." cominciai a gesticolare nervosamente.

La sua espressione divenne ancora più confusa.

"Io mi guardavo allo, mh.. specchio." dissi infine, imbarazzata.

Non era mia intenzione rivelargli le mie attività in camera da letto.

Avrei preferito rifilargli una scusa, del tipo 'stavo mettendo le scarpe'.

Il suo sguardo si incupì, forse percependo il mio disagio.

"Gli specchi sono solo vetro e tu sei molto più di questo, Faith." disse fermamente.

Trovai quelle parole tremendamente confortanti.

Soprattutto perchè furono pronunciate da lui e per me, era importante avere il suo appoggio.

"Sono pronta." dissi, sorridendogli.




Appena chiusi lo sportello della sua auto, la mia mano venne racchiusa all'interno della sua.

Non avevo ancora capito perchè ogni volta facesse il giro della macchina e venisse ad aprirmi lo sportello, ma lo trovavo un gesto carino nei confronti di una ragazza.

Ci allontanammo di qualche passo, ma poi si fermò.

"Dove vuoi andare?" mi chiese.

"Non fa differenza." dissi, sinceramente.

Lui sembrò pensarci.

"Allora, io conosco un posto dove fanno dei frullati niente male." disse sorridente.

"No!" mi ritrovai quasi ad urlare.

La sua espressione divenne più che sorpresa.

Conoscevo anche io quel posto, ci avevo portato Louis.

Il giorno in cui scoprii che mi tradiva con Candice.

Non avevo intenzione di perdermi nei ricordi mentre ero con Harry.

Non volevo pensarci.

Assolutamente no, niente frullato.

"Il latte mi fa venire il mal di pancia." inventai sul momento.

Corrugò le sopracciglia.

"Ma a colazione.." iniziò a lui.

Beh, in effetti io bevevo latte ogni mattina.

Sei una cretina, Faith.

"Si, ma la mattina è diverso." dissi, arrampicandomi sugli specchi.

Si arrese, decidendo di non influire ulteriormente sul mio patetico tentativo di dire una bugia.

Alla fine optammo per un semplice bar.




"Ho visto Conor in palestra." dissi all'improvviso.

Harry alzò velocemente lo sguardo dal suo caffè.

"Non sapevo frequentasse la nostra scuola, non ti ci avevo mai visto insieme." continuai.

"Conor.. è un buon amico." disse, sinceramente.

"E.. chi è Lexi?" chiesi, curiosa.

"Come fai a sapere che la conosco?" chiese, sorpreso.

"Me ne ha parlato Conor. Ha detto che mi avresti fatto conoscere lei e gli altri.. gli altri chi?" chiesi ancora.

Credetti di star oltrepassando il limite, ma lui mi rispose tranquillamente.

"Sono degli amici miei e di Nicole." mi spiegò.

"Vuoi conoscerli?" mi chiese.

Non ne ero sicura.

Da una parte volevo sapere com'erano i suoi amici, dall'altra avevo paura di pentirmene.

"Non lo so, io.." iniziai, ma il suo sorriso mi interruppe.

Prese in mano il telefono.

"Mi è arrivato un messaggio da Conor." disse sorridente.

Aspettai in silenzio che mi fornisse altre informazioni.

"Mi ha chiesto dove sono. Glielo dico. Così viene qua e ti faccio conoscere i nostri amici." disse.

"Harry, non importa.." iniziai.

"Voglio che tu li conosca. Fanno parte della mia vita." disse seriamente.

"E anche tu ne fai parte." continuò.

Sospirai.

"Se ci tieni." dissi, sorridendogli.




"Faith!" la voce inconfondibile di Nicole, mi fece voltare in sua direzione.

"Ehi." mi alzai, per abbracciarla.

Dietro di lei arrivarono altre persone.

Harry si mise a salutarle amichevolmente, poi mi sorrise.

"Faith, lei è Lexi." mi disse poi.

La riconobbi subito.

Aveva ragione Conor, era la ragazza che avevo servito al bar.

Era bionda, aveva dei capelli lunghi fino alle spalle e leggermente mossi.

Gli occhi celesti e un viso perfetto.

Avevo fatto bene ad immaginare che Harry frequentasse ragazze belle da far paura.

"Lei, invece, è Emily."

Strinsi la mano alla ragazza dai capelli rossi, o meglio dire arancioni, di fronte a me.

Non era molto alta, in ogni caso nessuno ci avrebbe fatto caso, l'attenzione era tutta rivolta al top che indossava.

Decisamente troppo scollato e lasciava veramente poco all'immaginazione.

Anche perchè, la ragazza, era dotata di un seno piuttosto prosperoso.

"Io sono Trevor."

Un ragazzo biondo mi tese a mano.

Gliela strinsi sorridente, mentre mi perdevo nel blu dei suoi occhi.

Era molto più alto di me.

"Lei, è Vanessa." disse Conor.

Quanti cavolo erano?

La ragazza mi mostrò il suo sorriso più falso.

Rimasi sorpresa dal fatto che non si scomodò affatto, non mi strinse neanche la mano.

Era molto slanciata ed era castana, la pelle abbronzata e gli occhi scuri.

"E, infine, lui è Marcus." disse Harry, interrompendo la mia analisi riguardante la mora.

Lui fu molto più cordiale con me.

Mi sorrise e mi tese la mano.

I suoi capelli erano castani e tenuti parecchio corti.

Un ragazzo abbastanza nella norma.

Aveva gli occhi verdi.

Ma per niente paragonabili a quelli di Harry.

Ci sedemmo attorno al tavolo.




"Strano che una ragazza come lei, abbia a che fare con con uno come Harry." disse improvvisamente la mora.

Non capii bene con chi stesse parlando, ma il fatto che avesse pronunciato quella frase come se io non fossi stata li, mi innervosì.

Avevo capito fin dal primo sguardo che non le stavo simpatica, ma l'educazione era una cosa fondamentale.

Almeno a casa mia.

E poi cosa intendeva con 'una ragazza come lei', non mi conosceva affatto, non sapeva che tipo ero.

"Vans, la ragazza ha delle doti nascoste." scherzò Conor.

"A me sembra una santarellina." continuò lei, senza preoccuparsi minimamente di me.

La guardai accigliata.

Che razza di persona sfacciata era?

Se avesse continuato, le avrei fatto vedere io, di che pasta era fatta la santarellina.

"Vanessa." l'ammonì Harry, fulminandola con lo sguardo.

"Non farci caso, Faith. Lei è così." disse Nicole.

La guardai sorpresa.

Davvero si comportava sempre in questo modo?

"E dicci Faith, quanti anni hai?" chiese la rossa, Emily, se non ricordo male.

"Sedici." dissi, pentendomene subito.

Scoppiarono tutti a ridere.

Tutti tranne Harry e Nicole.

Stavano ridendo di me.

In quel momento mi sentii persa, non sapevo se scappare o se sotterrarmi sotto terra.

"Ragazzi." disse Harry, leggermente scocciato.

Ma niente, loro continuavano a ridermi in faccia, come se io non avessi avuto dei sentimenti.

Non capivo neanche cosa ci fosse di tanto divertente.

Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola, cercando di nascondere l'imbarazzo che provavo in quel momento.

"Harry, attento. Ti potrebbero arrestare per pedofilia!" disse Lexi, con le lacrime agli occhi.

"Smettila di fare la cretina." disse Harry, ridendo.

No, anche lui.

Anche Harry adesso si era fatto contagiare da quella risata, scoppiata in mio onore.

"Ragazzina, non hai paura che Harry ti abbia scambiata per una bambolina a cui badare?" mi chiese Emily, trattenendo a stento le risate.

Volevo alzarmi.

Sarei scappata nel giro di tre secondi.

"Harry, le prepari tutte le mattine il biberon?" chiese Vanessa.

"Vans, smettila di ridere." le rispose Harry, ridendo lui stesso sotto i baffi.

Nicole osservava la scena scuotendo la testa.

Adesso era l'unica che non rideva.

L'unica, tranne me.

Io non ridevo affatto, anzi, sentivo che sarei presto scoppiata a piangere.

Non potevo sopportarli più.

Mi alzai di scatto.

"Vai a farti consolare dalla mammina?" chiese Lexi, scoppiando nuovamente a ridere, accompagnata dalle due amiche.

Individuai con lo sguardo la scritta 'toilette' e ci misi un secondo a raggiungerla.

"Faith!" mi richiamò Harry.

Ma non gli diedi retta e mi rinchiusi in bagno.




Sbattei la porta alle mie spalle e poggiai, saldamente, le mani ai lati del lavandino.

Ma che gente frequentava Harry?

Io non c'entravo niente con loro.

Erano ragazze piene di trucco, vestite in modo volgare o comunque poco coperte.

Erano più grandi di me.

Erano state bocciate almeno tre volte a testa e se ne fregavano di tutto e di tutti.

Forse ero davvero una santarellina, ma ne andavo fiera.

Io ero una ragazza nella norma e forse aveva ragione Vanessa, era strano che avessi qualcosa a che fare con Harry.

Non aveva fatto niente per difendermi, anzi, aveva riso di me.

Ero una persona debole, non riuscii a controllare i miei sentimenti e senza neanche rendermene conto, le mie guance si bagnarono di lacrime silenziose.

Avrei preso un autobus e sarei tornata al college.

Ecco cos'avrei fatto.

Aprii la porta e così facendo, colpii qualcuno.


"Oh Dio, scusa!" dissi mortificata.

Il ragazzo, a cui avevo colpito una spalla, si voltò a guardarmi.

"Tranquilla." mi disse.

Sgranai gli occhi.

"Liam." dissi sorpresa.

"Faith." disse lui, altrettanto sorpreso di vedermi.

"Che ti è successo?" mi chiese, portando la sua mano sulla mia guancia bagnata.

Guardai dritto nei suoi occhi e in quel momento, capii quanto mi fosse mancato Liam Payne.

Senza neanche pensarci, mi buttai tra le sue braccia e mi strinsi a lui come non avevo mai fatto prima d'ora.

Lui ricambiò l'abbraccio.

Ricordai improvvisamente tutto.

Ricordai il nostro primo incontro.

Quando la mia valigia esplose all'aeroporto e lui trovò il mio pigiama rosa shocking di Hello Kitty.

Mi prese in giro per giorni interi.

Quando scoprii che avrei dovuto condividere la stanza con lui.

E quando attaccai i suoi boxer fuori dalla finestra? Ne vogliamo parlare?

"Faith, ci manchi." sussurrò.

"Non è vero." dissi, contro la sua maglietta, ormai bagnata dalle mie lacrime.

"Si, invece. A tutti." disse.

"Sai che non è colpa mia." dissi fermamente.

"Ma che ti è successo?" mi chiese, staccandomi appena dal suo corpo, giusto per vedere i miei occhi.

"Ho avuto un piccolo scontro con gli amici di Harry." ammisi.

"Devo spaccare il culo a qualcuno?" chiese serio.

Risi appena.

Si, mi era mancato tremendamente tanto.

"Non importa. E' solo che.. adesso non ho il coraggio di tornare al tavolo." spiegai.

"Senti, io sono venuto in città per prendermi un caffè in santa pace e farmi un giro. Sono da solo. Prendiamo l'autobus insieme e ce ne torniamo al college. Ti va?" mi chiese sorridente.

"Grazie Liam." dissi sinceramente.

"Andiamo a dire a quei coglioni che tu te ne vai." disse seriamente, facendomi sorridere.

Lo guidai fino al tavolo da cui ero scappata poco prima.

Tutti si voltarono a guardarmi, l'espressione sui loro visi era ancora divertita.

Tratte quella di Harry, adesso lui mi sembrava solo sorpreso di vedermi in compagnia di Liam.

"Io torno al college." dissi duramente, riprendendo il mio cappotto, il quale era stato appoggiato, da me, sulla mia sedia.

"Cosa? No." disse Harry, alzandosi.

"Lunedì abbiamo il compito di storia, nel caso tu te lo fossi dimenticato." dissi, usando lo studio, come scusa.

Stavo prendendo la scuola troppo alla leggera, dedicavo poco tempo allo studio e forse era il caso di mettersi sotto.

E adesso mi sembrava una via di fuga perfetta.

"Ti riaccompagno io al college." si impose.

"Hai già fatto abbastanza, Harry." dissi nervosamente.

"Lasciala andare. Se prende due, la sua mammina la sculaccia." rise, Lexi.

Feci ricorso a tutto il mio chakra, per cercare di non voltarmi a guardarla.

Non dovevo darle la soddisfazione di essere riuscita ad innervosirmi, di nuovo.

"Almeno lei ha un cervello su cui poter contare." disse Liam, con disinvoltura.

Soffocai una risata, lanciando a Liam, uno sguardo di intesa.

Chi rideva adesso, mh? Uno a zero per Payne.

Fui felice di notare il sorriso di Nicole.

Lei non era come le altre.

Era una ragazza dolce e mi trattava più che bene.

Era sempre disponibile e carina nei miei confronti.

"Ciao Nicole." la salutai con un sorriso, prima di iniziare a camminare.

"Ciao Faith." disse sorridente.

Io e Liam uscimmo.




"Io ti amo, cazzo." dissi ridendo, una volta che fui seduta sull'autobus.

Lui rise.

"Se lo meritava." disse poi.

"Sono state delle vere stronze con me." dissi offesa.

"Mi dispiace. Ma come va con Harry?" mi chiese.

"Andava bene. Fino a quando non si è messo a ridere di me, con gli altri."

"Non avrebbe dovuto." disse Liam.

"E tu, con.. Amber?" chiesi.

"Ti manca, vero?" mi chiese.

Distolsi lo sguardo.

"Non si risponde ad una domanda, con un'altra domanda." dissi.

"Con Amber va tutto bene." disse.

Dopo qualche secondo, riprese a parlare.

"Adesso me lo puoi dire se ti manca?" chiese divertito.

Sorrisi.

"Si." sussurrai, sperando quasi che non mi sentisse.

Era la verità.

Per quanto io potessi essere delusa dal loro comportamento, non potevo smettere di volergli bene.

C'ero cresciuta con loro.

"Se sapessi quante volte ti pensano." disse lui.

Lo guardai sorpresa.

"Cosa credi, Faith? Che si siano innamorate anche loro di Candice? Ci hanno litigano anche oggi. Quella ragazza è insopportabile. In stanza vuole decidere tutto lei e sai che Emma vuole sempre avere il controllo su tutto." disse scocciato.

Sentire quelle parole mi fece bene.

Pensavo che Candice mi avesse rimpiazzata in tutti i campi, invece mi aveva portato via solo Louis.

Anche se non era affatto poco.

"Sai, Emma si è pentita di averti detto quelle cose su Harry." disse.

Abbassai lo sguardo, a quel ricordo.

Mi aveva davvero fatta arrabbiata, talmente tanto, che la mandai a quel paese.

"Non voleva dirti che Harry è un delinquente, ne tanto meno che lui non sa cos'è l'amore. Si è davvero pentita. Voleva chiederti scusa, ma ovviamente sapeva che non l'avresti ascoltata." disse, tristemente.

Poi fece una piccola risata, una di quelle che si fanno quando si ricorda qualcosa.

"A volte, Emma ed Amber, prendono il telefono, si sdraiano sul letto, compongono il tuo numero e si chiedono se risponderesti ad una loro chiamata." disse.

Non potevo credere a quelle parole.

"Ma poi Niall gli dice di lasciar perdere. Manchi anche a lui, ma non vuole che tratti male Amber." disse, tristemente.

Che cosa avevo fatto?

Com'era potuto succedere?

Per colpa di Louis e Candice avevo perso tutto.

Mi chiesi improvvisamente come sarebbe stare ancora una volta con loro.

Stare sdraiati a terra, guardare un film, con una pizza davanti.

Rubare i trucchi ad Amber.

Sparpagliare i boxer di Liam per la stanza.

Farmi sgridare da Emma, perchè non ho spento la luce in bagno.

Fare uno spuntino di mezzanotte con Niall.

Mi mancavano dannatamente tanto e non potevo più ignorarlo.

"Liam.. mi mancate pure voi." ammisi, con gli occhi lucidi, in seguito ai ricordi.

"Faith, noi siamo qui. Puoi tornare quando vuoi." disse.

Scossi la testa.

"No, c'è Candice e c’è.. Louis." dissi.

"Non pensare a loro. Pensa a me, ad Amber, ad Emma e a Niall, noi ti vogliamo ancora bene." disse, sorridendomi.

"Anche io ve ne voglio." dissi, con voce tremante, cercando di trattenere le lacrime.

Lui mi sorrise e mi attirò a se, abbracciandomi.

"Ma non posso tornare indietro. E' troppo tardi." dissi.

"Cosa dici? Non è vero." disse Liam, guardandomi accigliato.

"..mi sto innamorando di Harry, non posso allontanarmi da lui." ammisi, forse per la prima volta.




Dopo aver posato la tazza di cioccolata calda sul comodino, mi gettai a peso morto sul letto.

Aprii il libro di storia e iniziai a leggere il primo paragrafo.

Ma la mia testa, era assolutamente altrove.

La conversazione che avevo avuto con Liam, era stata inaspettata.

Ma mi aveva aperto gli occhi.

Se immaginavo le loro vite, senza di me, li vedevo tutti felici e contenti che se la spassavano con Candice.

Non avrei mai creduto che le ragazze pensassero sempre a me e che provassero a chiamarmi.

Non ero neanche all'asilo quando conobbi Amber ed Emma.

Erano sempre state con me.

Con loro, avevo condiviso ogni compleanno, ogni natale, ogni banco di scuola, ogni delusione e ogni risata.

Non potevo perderle per colpa di Louis.

Non erano state loro a tradirmi.

Il fatto era che quando entrai in quella stanza, erano tutti seduti attorno al tavolo che ridevano spensierati.

Ero convinta che mi avessero rimpiazzata con lei.

Ed io le avevo rifiutate ogni qualvolta che avevano provato a riavvicinarsi a me.

Mi sentivo un mostro.

Non erano loro ad avermi fatto soffrire, ero io che avevo fatto soffrire loro, alla fine.

Le avevo abbandonate con quella nevrotica di Candice e le avevo trattate male.

Avevo bisogno di loro, lo avevo capito grazie a Liam.

Avevo bisogno di lui, delle ragazze e di Niall, perchè loro erano i miei amici.

Ero cambiata.

Qualche mese fa non mi sarei mai sognata di trattarle così.

Ma io credevo di essere cambiata in meglio però, non in peggio.

Quale razza di stronza, tratta così le proprie miglior amiche?

Anche se, devo dire, in certi casi, se l'erano cercata.

Però Liam aveva detto che Emma si era pentita di avermi detto quelle cose.

Tornai a concentrarmi sul libro di storia, ma le chiavi che girarono nella serratura della porta, mi fecero sobbalzare.

Harry era tornato.

Lo sentii posare le sue cose sul tavolo e appendere il cappotto all'attaccapanni.

I suoi passi si fecero sempre più vicini.

Poi bussò alla mia porta.

"Faith, posso entrare?" chiese, subito dopo.

"No, sto studiando." dissi duramente, sperando che mi avrebbe dato retta.

Ero arrabbiata con lui.

Davvero non potevo credere al modo in cui aveva riso di me, insieme alle sue amiche galline.

La porta si aprì, nonostante le mia parole.

C'era d'aspettarselo.

Alzai gli occhi dal libro, scocciata, parecchio scocciata.

"Stavi davvero studiando." disse sorpreso.

"Credevi che stessi ancora piangendo?" chiesi ironica, ma arrabbiata.

"Faith.." iniziò lui, avvicinandosi.

Ma io scesi dal letto e parlai, prima che lo facesse lui.

"Faith, una beata minchia. Hai visto come mi hanno trattata?" gli chiesi, furiosa.

"Lo so e mi dispiace. Loro sono fatte così. Ma vedrai che diventerete amiche, devi solo.."

Lo interruppi un'altra volta.

Non potevo lasciare che dicesse altre stronzate.

"Diventare amiche? Ascoltami bene, Harry. Non voglio avere niente a che fare con quelle stronze." mi imposi.

La sua espressione divenne quasi offesa.

"Non chiamarle così. Sono pur sempre mie amiche." disse arrabbiato.

Quella frase mi fece desiderare di essere sorda.

"Come puoi difenderle? Mi hanno presa in giro, hanno riso di me ..e tu con loro!" lo accusai.

"Non stavo ridendo di te, ero solo divertito dalla battuta di Lexi." si difese.

"Che si fotta quella bionda tinta!" sbottai.

La sua espressione, diventò improvvisamente arrabbiata.

"Faith, smettila. Non doveva comportarsi così, lo so. Le parlerò e ti chiederà scusa, ma smettila di offenderla." disse.

Sospirai.

"Tu va dai tuoi amici, io torno dai miei." dissi, arrendendomi.

Lo sorpassai ed entrai in cucina.

Sentii i suoi passi seguirmi.

Mi chinai a prendere le scarpe.

"Che cazzo dici?" disse furioso, mentre mi afferrava per la mano e mi tirava alla sua altezza.

Ma questa volta non mi impaurì, questa volta ero furiosa pure io.

Mi liberai della sua presa e lo fulminai con lo sguardo.

"Mentre tornavamo al college ho parlato con Liam e sai, ho scoperto che loro mi vogliono ancora bene e adesso perdonami, ma devo andarmi a scusare con le mie migliori amiche." dissi, riabbassandomi, per infilare la scarpa sinistra.

La sua espressione si era affievolita.

Non era più arrabbiato.

"Ma loro ti hanno tradito." disse, con un tono di voce pacato.

"No, Louis lo ha fatto. E tu lo hai fatto oggi." dissi nervosa.




Harry's point of view.


La stavo per perdere, ecco cosa stava per succedere.

Ed era solo colpa mia.

Che cretino che ero stato.

Come mi era venuto in mente di ridere alle squallide battute di Lexi e delle altre?

Tutti stavano ridendo di lei, era sull'orlo di una crisi di pianto e l'unica cosa che ero stato capace di fare, era stata ridere.

Era scappata in bagno, e l'unica cosa che avevo fatto, era stata chiamarla.

Una sola volta.

Io sapevo com'erano fatte le mie amiche, ero abituato al loro carattere esuberante e sfacciato.

Ma Faith no.

Lei era una ragazza dolce e sensibile e io non l'avevo difesa.

Aveva bisogno di me e io non c'ero.

Avevo persino lasciato che tornasse al college con quello.

Chissà con quante stronzate le aveva riempito la testa.

Talmente tante che adesso era decisa a tornare dai suoi vecchi amici.

Gli stessi di cui aveva detto che non avrebbe più voluto sapere niente.

Ma lui era riuscito a farle cambiare idea.

E quello che ci avrebbe rimesso, sarei stato io.

Non volevo che se ne andasse da loro, la volevo con me, sempre.

"Faith, aspetta." dissi, quando la vidi dirigersi con velocità, verso la porta.

"No, Harry." disse, poggiando la mano sulla maniglia.

Non l'avrei lasciata andare via.

La raggiunsi.

Le mie gambe slanciate, mi diedero un certo vantaggio.

Le presi la mano libera.

Se si fosse incamminata fuori, l'avrei bloccata all'istante.

"Faith, non andare. Loro non tengono a te, quanto lo faccio io." le dissi sinceramente.

Si accese una luce nei suoi occhi, il suo sguardo si addolcì.

Ma era ancora arrabbiata ed aveva ragione.

Non potevo permettermi di perderla.

Avevo promesso che non avrei permesso a nessuno di farle del male, nemmeno a me stesso.

Dovevo mantenere la promessa, a tutti i costi.

"Ti prego." dissi, attirandola al mio corpo.

Lei si fece trascinare, senza fare resistenza.

Riuscii a chiudere la porta alle sue spalle.

"Sono stato imperdonabile oggi, non so cosa mi sia preso. Mi sono dimenticato che tu non sei abituata ai loro modi di fare. Purtroppo loro sono fatte così." le spiegai.

Lei mi ascoltava, guardandomi con un'espressione impassibile e mi chiesi che cosa le stesse passando per la testa.

"Si sta facendo tardi, Faith. Lascia che ti prepari qualcosa da mangiare e poi dormi con me. Per favore."

Non avevo mai supplicato una ragazza.

Ma per lei sarei stato in ginocchio tutta la vita.

Mi guardò poco convinta, ma poi non si oppose, quando la trascinai in cucina.




Rimase in silenzio durante tutta la cena.

Non sapevo cosa dirle, non sapevo a cosa stesse pensando.

Cominciai a chiedermi quando avrebbe ricominciato a parlarmi.

Ma non dovetti aspettare ancora molto.

"Io dormo in camera mia." disse alzandosi.

Prese i nostri piatti e li mise nell'acquaio, poi fece lo stesso con i bicchieri e con le posate.

"Va bene." dissi, quasi sotto voce.

No, che non andava bene, cazzo.

La porta di camera sua si chiuse ed io rimasi a sedere da solo.

Capivo perchè se l'era presa tanto.

Era stata umiliata davanti a tutti e l'unica persona su cui poteva contare, non l'aveva aiutata affatto.

Continuavo a chiedermi cosa le avesse potuto dire Liam, per averle fatto venire in mente di tornare dai suoi vecchi amici.

Ero preoccupato.

Non potevo permettere che tornasse da loro.

Lei era solo mia.

 



Guardai l'orologio.

Un quarto a mezzanotte.

Ero ancora seduto su quella sedia, non avevo neanche cambiato posizione.

Avevo riflettuto, avevo cercato un modo per farmi perdonare, avevo pensato a come poter far funzionare le cose.

E adesso mi ero stancato.

Mi alzai.

Sfilai le scarpe e i calzini.

Dopo di che, tolsi i pantaloni e la camicia di jeans.

Una volta rimasto con la maglietta bianca e i boxer, mi incamminai verso la sua stanza.

Aprii la porta, cercando di essere silenzioso.

Lei era sdraiata su un fianco e mi dava le spalle.

Mi avvicinai al letto e alzai lentamente il piumone.

Quando fui sotto la coperta, mi avvicinai a lei.

La sua schiena aderì perfettamente al mio petto.

Portai il mio braccio sulla sua pancia e la strinsi a me.

Amavo abbracciarla.

Non avevo mai provato il desiderio di coccolare una ragazza.

Ma Faith aveva risvegliato il mio lato affettuoso.

E l'unica cosa che volevo, era stare con lei.




Faith's point of view.


La sveglia non suonò, dato che era domenica, ma essendo abituata a svegliarmi presto, aprii gli occhi ugualmente.

Avevo caldo.

Cosa che non mi succedeva spesso, sopratutto in Dicembre.

Mi scoprii dal piumone e quando abbassai lo sguardo, vidi un braccio stretto attorno al mio bacino.

Adesso che ci facevo caso, c'era qualcosa che mi toccava la schiena.

Harry.

Ecco perché avevo caldo.

Cercai di liberarmi dalla sua presa, la quale si fece ancora più stretta.

Sospirai.

Dopo qualche minuto, ritentai.

Sta volta però, invece di cercare di alzarmi, provai a voltarmi.

E ci riuscii.

Mi ritrovai faccia a faccia con lui, il suo braccio ancora sopra il mio corpo, ma adesso mi stringeva la schiena.

La mia rabbia era svanita.

Davanti a quel suo viso angelico, non poteva essere altrimenti.

Io volevo davvero essere furiosa con lui, ma era così carino.

Non resistendo alla tentazione di toccarlo, portai la mia mano sul suo viso, carezzandolo dolcemente e stando attenta a non svegliarlo.

La sua espressione beata non cambiò, neanche quando cominciai ad accarezzargli i ricci spettinati.

Gli sfiorai la guancia con l'indice della mano, cercando di svegliarlo con delicatezza.

Mormorò qualcosa di incomprensibile appena poggiai le mie labbra sulla sua guancia rosea.

All'improvviso, aprì entrambi gli occhi.

Sembrò sorpreso della mia vicinanza, poi mi sorrise dolcemente.

"Tu non eri arrabbiata con me?" chiese, con la voce impastata dal sonno.

"E tu non dovevi dormire nel tuo letto?" chiesi, col suo stesso tono di voce.

"Volevo dormire con te." disse.

Sospirai.

Poi mi abbassai e posai la testa sul suo petto, esattamente dove batte il cuore.

Le sue braccia si strinsero attorno al mio corpo.

Sarei rimasta in quella posizione per tutta la vita.

"Ero arrabbiata con te, ma non riesco a tenerti il muso." ammisi.

Lo sentii ridere.

Dopo aver lasciato un bacio su i miei capelli, poggiò il mento sulla mia testa.

"Comunque ero seria ieri sera. Ho intenzione di di ricominciare a parlare con gli altri." dissi.

Lui non disse niente, ma sentii il suo corpo irrigidirsi.

"Ma non cambierà niente. Io continuerò a stare qui." lo rassicurai.

"Promettimi che non te ne andrai." disse.

Dal tono che usò, capii che aveva davvero bisogno di sentirselo dire.

"Te lo prometto." dissi.

Lo sentii sospirare sollevato.

"Vieni piccola, ti preparo la colazione." disse poi, con tono decisamente più allegro.

Ci alzammo dal letto.

"Harry!" lo richiamai, appena lo vidi in piedi.

"Che c'è?" chiese preoccupato, voltandosi in mia direzione.

"Non hai i pantaloni." dissi.

Ho dormito con Harry, ed era in boxer.

Bene.

"E adesso non ho neanche la maglia." disse divertito, dopo che se la ebbe sfilata.

Dimenticai come si faceva a respirare.

Lo fissai, rimanendo seduta in mezzo al letto.

Lui scoppiò a ridere e mi tirò in faccia la sua maglietta.

"Ti aspetto in cucina." disse poi, uscendo dalla stanza.

Mi ci volle qualche minuto per riprendermi da quella visione e non scherzo.




Mi sedetti.

"Adesso però va a vestirti." gli ordinai.

Non mi dispiaceva affatto averlo in giro per casa mezzo nudo, ma ogni volta che lo guardavo non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla perfezione del suo corpo e temevo se ne accorgesse.

Lui rise.

"Dopo mangiato." disse, sedendosi di fronte a me e posando in mezzo a noi, un piatto di pancake fumanti.

"Devo chiederti una cosa." disse poi.

Alzai lo sguardo dal mio piatto.

"Dimmi."

"Tra una settimana, ci saranno le vacanze di Natale e il college ha organizzato una festa. E' stasera, tu vorresti andarci?" mi chiese.

"Certo, sarà divertente." risposi, entusiasta.

"Si, però.. Conor mi ha chiesto se andiamo con loro. Anche perchè le ragazze vorrebbero scusarsi con te." disse, titubante.

La mia espressione cambiò drasticamente.

"Non puoi davvero chiedermelo." dissi.

"Andiamo, è solo una festa." disse, cercando di convincermi.

"Si, e l'inferno è solo una sauna." dissi ironica.

"Faith, hanno esagerato ieri e se ne sono rese conto. Dagli una seconda possibilità." disse.

Aveva ragione.

Io ero una ragazza intelligente ed ero capace di concedere altre occasioni alle persone.

Sospirai.

"Va bene." dissi.

Un sorriso enorme si fece spazio sul suo viso.

"Grazie." disse.




Spalancai il mio armadio.

Ma quale seconda possibilità? Le avrei annientate quelle galline.

Volevano la guerra? E io la guerra gli avrei dato.






SWAAG.

Salve c:

Questa volta non potete dirmi che non ho aggiornato in fretta, sono stata brava, ammettetelo.

So che avevo detto che ci sarebbero stati capitoli tranquilli e poi SBAAAM, vi ci metto tre stronze che se la prendono con Faith.

In realtà, volevo dirvi di non prenderle troppo in antiparia, perchè.. beh, perchè lo so io. (muahaha)

Ho già scritto i capitoli seguenti e sono eccitata, non vedo l’ora che mi diciate che ne pensate.

Succederanno un sacco di cose, alcune, inaspettate.

Nel frattempo ditemi che ne pensate di questo.

Lo scorso capitolo ha ricevuto poche recensioni, lo so, non era un gran che.. spero che questo ne otterà di più e che vi sia piaciuto :)


 





Pooi.

Queste sono le amiche di Harry, compresa Nicole.

Adesso vi chiedo di dirmi, chi corrisponde a chi.

Cioè, secondo voi, chi delle quattro è Vanessa? chi Emily, chi Nicole e chi Lexi?

Non voglio mettervi alla prova,

voglio solo vedere se le ho descritte decentemente :)





Un bacio,

Michi x


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Capitolo 28
*** «The forgiveness.» ***


28. «The forgiveness.»


Meditai a lungo.

Seduta sul mio letto, di fronte al mio armadio.

Non volevo presentarmi alla festa con i miei soliti vestiti da "santarellina", come mi aveva definita Vanessa.

Potevo immaginare come si sarebbero presentate loro.

Vestite come delle spogliarelliste, con tutto un negozio di make-up spiaccicato sulla faccia e dei trampoli manco gli acrobati.

Beh, gli avrei dimostrato che la santarellina che era in me, era capace di diventare una tigre.

Ma che stavo farneticando?

Mancava un'ora abbondante alla festa ed io, non avendo niente da fare, perciò, cominciai a prepararmi.

Fui grata ad Amber, quando ritrovai il top che mi aveva obbligato a comprare.

Non era un capo che avrei indossato abitualmente, anzi, mi sentivo del tutto inappropriata.

Ma per quella sera, era perfetto.

E poi amavo le borchie che lo rifinivano.

Lo abbinai ad una gonna e ad un paio di tacchi.

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=91205748&.locale=it.




Ero in camera mia che finivo di truccarmi, quando qualcuno bussò alla porta principale.

"Faith, sono in bagno. Vai tu?" mi urlò Harry.

"Si!" urlai di rimando, sperando che con la porta chiusa, mi avesse sentito.

Sciolsi i capelli, indossai i tacchi e fui fiera di me quando raggiunsi la porta senza rompermi una caviglia.

Anche perché sarebbe stato imbarazzante.

Aprii e gli occhi blu di Trevor, l'amico di Harry, mi squadrarono da capo a piedi.

"Accidenti, Faith. Sei stupenda!" mi disse, prendendomi la mano e facendomi fare un giro su me stessa.

Risi.

La tigre nascosta dietro la santarellina, aveva colpito ed affondato.

"Grazie." gli sorrisi.

Poi mi feci da parte.

"Entrate." dissi, aprendo ancora di più la porta.

"Buonasera, Faith." fu Marcus a parlare.

"E' un piacere rivederti." disse Vanessa, visibilmente ironica.

"Vorrei poter dire lo stesso." dissi, sorridendole.

Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa questa volta.

Le guardai di sfuggita.

Erano carine.

Vanessa indossava un vestito nero, aderente, con la parte superiore trasparente.

Si intravedeva il reggiseno, anch'esso nero.

La bionda, Lexi, indossava dei jeans stretti e un corpetto, talmente stretto, che le arrivavano le tette in gola.

Tutto normale, considerando il tipo di ragazza che era.

Emily, invece, indossava un paio di shorts verdi militari e una canottiera a fiori, con lo scollo a v.

Tutte e tre avevano i tacchi, abbastanza nella norma.

Nicole, era stupenda.

Indossava un vestito viola scuro, con dei dettagli in pizzo nero.

Amavo quel colore abbinato ai suoi capelli mori.

"Faith!" mi richiamò Harry.

Nel suo tono di voce, percepii della rabbia. Per questo, mi voltai immediatamente.

Dovevo forse prepararmi ad una ramanzina?

La faccia di Harry, era indescrivibile.

Gli occhi sgranati e la bocca spalancata, furono i principali elementi che mi colpirono.

"Dove hai lasciato il resto della maglia?" chiese indignato e scioccato, allo stesso tempo.

"E' tutta qui." gli spiegai innocentemente.

"Hai tre minuti per andarti a cambiare." disse serio, indicando con braccio teso, la porta della mia stanza.

Lo guardai con aria di sfida.

Non sarei stata ai suoi ordini.

"Scordatelo." mi imposi.

"Due." disse duramente, riferendosi ai minuti che mi rimanevano per andarmi a cambiare.

Simpatico il ragazzo.

"Harry, lasciala in pace, è bellissima." mi difese Nicole.

"Grazie tesoro, tu lo sei." dissi, con sincerità.

Lei mi sorrise.

Quanto amavo quella ragazza.

"Nicole, da che parte stai?" chiese lui, scocciato.

"Dalla sua." rispose seria.

"Ovviamente." disse poi, ridendo.

Harry ci guardò entrambe, poi mi indicò minaccioso.

"Tu stasera non ti stacchi da me neanche per un secondo." disse minaccioso.

Sorrisi.

Non avrei dovuto fare nessuno sforzo.

"Ok, adesso andiamo." disse Emily, aprendo la porta.

I ragazzi iniziarono ad uscire e Marcus spense la luce, prima che riuscissi a raggiungere la porta.

Ma comunque, la luce del corridoio, mi illuminava la visuale.

Un braccio muscoloso mi circondò la pancia nuda.

Venni schiantata contro il suo petto.

La sua bocca si avvicinò al mio orecchio, facendomi venire i brividi.

"Sei bellissima, comunque." sussurrò.

"Tu lo sei." risposi.

E lo era veramente.

Indossava dei jeans scuri, che si aderivano perfettamente alle sue gambe slanciate, delle scarpe di un marrone scuro e infine una maglietta nera che gli fasciava il torace, decorata da una stampa colorata.

Amavo le collane che penzolavano sul suo petto, non le toglieva mai.

E trovavo davvero attraente il fatto che avesse così tanti tatuaggi sul braccio sinistro.

Fece scivolare le mani sui miei fianchi e mi spinse in avanti, raggiungendo l'uscita.

Dopo aver chiuso la porta, scendemmo tutti le scale.

La festa si sarebbe svolta nella palestra, in cui si tenevano le partite della scuola.




Rimasi sorpresa di come quel posto, con un paio di addobbi, sembrasse completamente un altro.

Era stato montato un palco da un lato e un dj si occupava di mettere la musica.

Le luci erano basse ed erano stati messi faretti colorati sul soffitto.

A terra era pieno di coriandoli e brillantini.

Lungo un muro erano stati messi dei tavoli, con sopra diverse cose da bere e da mangiare.

Il bar 'improvvisato' che era stato messo per il compleanno di Niall, non c'era.

Quindi non c'era neanche Tyler.

O perlomeno non avrebbe lavorato quella sera.

La mia mano era stretta in quella di Harry, quindi quando si mosse, dovetti seguirlo.

Dopo qualche passo, lo bloccai, lasciando che gli altri si allontanassero da noi.

"La prima volta che ti ho visto, eravamo qui." dissi.

Lo ricordavo, come se fosse stato il giorno prima.

Io ero al bar e lo vidi mentre ballava con una ragazza.

In quel momento Tyler, mi disse che dovevo lasciarlo stare.

E adesso? Adesso lo stesso ragazzo, mi stava tenendo per mano.

"Me lo ricordo. Tu mi stavi fissando e quando io ti ho guardata, hai distolto lo sguardo come un dodicenne imbarazzata." disse, prendendomi in giro.

Ignorai la sua sarcastica battuta e continuai a perdermi nei ricordi.

"La prima cosa che ho notato di te, sono state le labbra." ammisi.

"Queste?" chiese divertito, mentre se le indicava con l'indice della mano.

Sorrisi e annuii.

Erano perfette, piene e rosee, sembravano disegnate.

"Pensa un po', adesso puoi baciarle tutte le volte che vuoi." disse a bassa voce, mentre si avvicinava al mio viso.

Si fermò a qualche centimetro e mi guardò con aria di sfida.

E se io le avessi volute in quel momento?

Portai una mano dietro la sua nuca e lo costrinsi a posarle sulle mie.

Lui lasciò la mia mano e adesso, che la sua era libera, andò ad appoggiarsi sulla mia schiena.

Non lo avevo baciato centinai di volte, ma avevo scoperto che, mentre lo facevo, amavo giocare con i suoi ricci.

Dimenticai persino di essere in mezzo ad una folla di persone.

Ci allontanammo di quel poco che ci permise di lasciare che i nostri nasi si sfiorassero.

Sorrise, così tanto che spuntarono le fossette.

Poi riportò la sua mano sopra la mia e riprese a camminare.

Sembrava sapere esattamente dov'erano andati i suoi amici, dato che li raggiunse senza sforzo.




"Ci perdoni, vero?" chiese Lexi, utilizzando il suo tono più falso.

Quelle scuse, le erano state sicuramente imposte da Harry e non mi stupii nel vedere che non si sforzasse di farle sembrare sentite.

Ma a me non faceva differenza.

Neanche io avrei finto di accettarle.

"Oh, ma certo." risposi quindi, altrettanto falsamente.

"Sai, non avremmo voluto offenderti. Il fatto è che noi siamo tutte maggiorenni e tu.." disse Emily, finendo la frase con una risata.

Ed io che credevo che le avessero esaurite tutte il giorno prima.

"Meglio avere sedici anni e dimostrarli, piuttosto che averne diciotto e dimostrarne dodici." dissi con sufficienza.

Eravamo rimaste sole, mentre i ragazzi erano andati a prendere da bere.

Perciò non mi preoccupai di essere sentita da Harry.

"Ti credi superiore?" mi chiese Lexi, avvicinandosi a me e fulminandomi con lo sguardo.

Era molto più alta di me e forse, per qualche secondo pensò di potermi intimorire.

Ma non lasciai che la sua stazza mi spaventasse.

I miei occhi erano molto più intensi e fulminanti dei suoi.

"Lexi, se continui a comportarti così, lei risulta decisamente superiore." disse Nicole.

"Che dovrei fare? Non permetto a nessuna di prendere per il culo Harry." disse nervosa.

"Lei è apposto. Non lo prende in giro." mi difese Nicole.

"Lo vedremo." disse diffidente.

Non mi interessava la sua opinione. Io sapevo cosa provavo per Harry, sapevo che non lo stavo prendendo in giro.

Mi importava solo questo. Le altre potevano pensare quello che volevano.

In quel momento tornarono i ragazzi e qualcuno mi cinse i fianchi.

Ma non era Harry, anche per lui mi era di fronte.

Mi voltai e vidi uno Zayn sorridente.

"Zayn!" dissi.

Non lo vedevo dalla mattina precedente e si, mi era mancato.

Era stato uno dei pochi a starmi vicino durante uno dei periodi più brutti della mia vita ed io mi ero affezionata tanto a lui.

Gettai le braccia al suo collo e lui mi strinse a se.

"C'è una persona che vuole parlarti." mi sussurrò all'orecchio.

Mi staccai, per guardarlo confusa.

"Fidati di me." disse.

Annuii e mi voltai per vedere Harry.

Rimasi agghiacciata da quella scena.

Mi guardavano tutti e otto, in un modo fulminante.

Harry stava disintegrando Zayn con lo sguardo.

E le ragazze si stavano probabilmente chiedendo se quello fosse stato il mio amante segreto.

"Io dovrei.. allontanarmi un minuto." dissi titubante.

La mano di Harry si irrigidì attorno al bicchiere.

"Ti avevo detto che non ti saresti dovuta staccare da me neanche per un secondo, figuriamoci per un minuto." disse duramente.

Sorrisi, sperando di persuaderlo e mi avvicinai a lui, in modo che nessuno potesse sentire la nostra conversazione.

"Faccio veloce. C'è Zayn con me." dissi, con voce volutamente dolce.

"Appunto." sussurrò a denti stretti.

"Non mi toccherebbe neanche con un dito." dissi seriamente.

"Ti ha appena stritolata tra le sue braccia come se fossi sua." disse.

"Harry." lo richiamai seria.

Lui mi guardò dritta negli occhi.

"Sono solo tua." dissi, credendo in ogni singola parola.

Glielo avevo promesso.

Gli avevo promesso che non me ne sarei andata, che sarei stata sua e che non lo avrei mai abbandonato.

E avevo intenzione di mantenere ogni singola promessa.

Si abbassò per darmi un bacio sulla fronte.

"Mi fido di te." disse.

Gli sorrisi, felice di aver sentito quelle parole.




"Ma dove andiamo?" chiesi a Zayn, il quale mi stava portando a sperdere.

"Siamo quasi arrivati." disse.

Cominciammo a salire le scale che portavano ai dormitori, ormai eravamo usciti dalla festa.

"Faith, tu ed Harry fate una bella coppia." mi disse, mentre continuava a guidarmi.

Era la prima persona che me lo diceva.

Sentirselo dire, era strano.

Forse perché in realtà, non eravamo neanche ufficialmente una coppia.

"Grazie." dissi sorridendo e arrossendo.

"Eccoci." disse, fermandosi davanti alla mia vecchia stanza.

Un'idea più che scontata, si fece largo nella mia mente.

"Zayn.." dissi, titubante.

Perché mi aveva portata li?

Sapeva che non ci entravo da quando.. da quando avevo rotto con Louis.

"Ti fidi di me?" mi chiese, interrompendo i miei pensieri.

Lo guardai.

"Si, però.." iniziai.

"Però niente. Dentro questa stanza, c'è una persona che ha bisogno di parlarti e tu devi promettermi che l'ascolterai."

I suoi occhi scuri erano seri.

Per un attimo mi persuase ma poi, a pensarci bene, non mi sembrava la serata adatta per litigare con qualcuno.

Ma io mi fidavo di Zayn.

Glielo dovevo. Era stato l'unico a rimanere al mio fianco.

L'unico che non se ne era andato, quando gli altri mi avevano abbandonata.

Mi fidavo di Zayn.

Annuii.

"Faith. Ascolterai tutto ciò che ha da dirti." disse deciso.

Capii che nessuno stava più scherzando e adesso dovevo essere seria e fare ciò che lui mi aveva detto.

"Te lo prometto." dissi.

Mi sorrise.

"Io torno alla festa. Ci vediamo dopo." disse.

Non feci in tempo a replicare, che già aveva cominciato a scendere le scale.

Guardai quella porta.

La guardai per qualche secondo, forse qualche minuto.

Poi capii che se avessi aspettato oltre, non sarei più entrata.

Perciò abbassai quella maniglia.




Li, di fronte a me, seduto sul suo letto.

Louis.




"Ciao Faith." disse, con voce seria, tormentata, colpevole.

Poggiai le spalle alla porta e lo guardai in silenzio.

Mai fidarsi dei Pakistani, pensai.

Ma infondo, c'era d'aspettarselo che dietro la porta, ci fosse Louis.

"Ho.. davvero bisogno di parlarti, quindi ti prego.. ascoltami." disse, quasi implorante.

Indeciso e indifeso come non lo avevo mai visto prima.

Lo guardai.

Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto.

Ma anche uno dei più stronzi.

"Lo faccio, perchè l'ho promesso a Zayn." dissi duramente.

"Preferirei che lo facessi per me, ma mi basta che lo fai." disse tristemente.

Non poteva aspettarsi molto da me.

Non dopo tutto quello che mi aveva fatto.

"Adesso parla, non ho tutta la sera." dissi cercando di apparire forte, ma la verità era che volevo crollare.

Reggere il confronto con i suoi occhi di ghiaccio, era sempre stata un'impresa per me.

"In realtà non mi sono preparato un discorso, perciò non aspettarti niente di sensato." disse ridendo.

Quando mai le cose che uscivano dalla bocca di Louis Tomlinson, avevano un senso?

"Credo.. - iniziò - che un tradimento sia la cosa più brutta che puoi fare ad una ragazza.. e non mi perdonerò mai per come sono andante le cose. Voglio solo spiegarti.. per quanto sia possibile farlo." disse.

Spiegare.

Cosa c'era da spiegare?

"Io Faith ti ho amata, l'ho fatto davvero, l'ho fatto con tutto me stesso." disse, con il cuore in mano.

E sapevo che non mentiva.

Quando me lo diceva, gli si leggeva negli occhi.

I suoi gesti erano quelli di un ragazzo innamorano, questo non potevo negarlo.

"Poi.. è riapparsa Candice e conoscendola, ho capito che non era la ragazza antipatica che avevo pensato che fosse. Ed è stato come.. un amore improvviso." mi spiegò.

Il mio stomaco stava già cominciando a contorcersi dai ricordi dolorosi.

"Avrei dovuto dirti che mi ero innamorato di un'altra. Ma nonostante non ti amassi più, continuavo a volerti bene e non volevo ferirti. E so, che facendo così, ti ho più che ferita. Mi sono sfuggite le cose di mano." disse, abbassando la testa.

Già, tipica scusa dei ragazzi.

"Io davvero ti voglio bene. Ti conosco da quando sei piccola e sono molto affezionato a te, Faith. Per colpa mia, hai litigato con tutti. Persino con tuo fratello. A proposito, perdonalo." disse.

Il mio respiro si fece pesante.

Mi mancava mio fratello.

Per quanto lo avessi odiato in quelle settimane.

Era l'unico componente della famiglia che avevo al mio fianco.

"Io gli ho chiesto di non dirti niente, per il semplice fatto che volevo essere io a farlo. Lui sarebbe corso a dirtelo, ma era compito mio. Capisci?" mi chiese, sperando che avessi davvero capito.

E capii.

Non era una logica sbagliata.

Non lo sarebbe stata, se lui alla fine me lo avesse detto davvero.

Ma annuii.

Avrei dovuto davvero perdonare Nate.

Voleva fare la cosa giusta, ma era stato coinvolto nelle stronzate di Louis.

"Sai, a volte ti vedo con Harry, in giro per il college." disse, sorridendo.

Lo guardai sopresa, perchè sorrideva?

E soprattutto, perché aveva messo in mezzo Harry?

"Mi sbagliavo, ci siamo sbagliati tutti. Lui tiene davvero a te e sono sicuro che riuscirà a renderti felice, cosa di cui non sono stato capace io." disse, abbassando la testa tristemente.

Mi avvicinai lentamente a lui.

Mi venne una fitta allo stomaco, quando sul mio vecchio letto, vidi una maglietta, probabilmente appartenente a Candice.

"E tu? Stai ancora con Candice?" gli chiesi, anche se conoscevo già la risposta.

Adesso mi trovavo di fronte a lui, anche se Louis era seduto ed io in piedi.

Ma lui picchiettò la mano sul letto, invitandomi a sedermi al suo fianco.

Lo feci, anche se ero molto titubante all'idea di averlo così vicino dopo tutto quel tempo.

"Si, noi.. siamo felici insieme." disse.

"Pure tu lo sei, vero?" mi chiese.

"Si, beh.. lui è decisamente un ragazzo fuori dalla norma, ma sa prendersi cura di me." dissi.

"Questo è l'importante ..e tu te lo meriti, Faith." disse, guardandomi seriamente.

Trovai quella conversazione, imbarazzante.

Ci stavamo davvero confidando riguardo ai nostri 'nuovi amori'?

Ci furono dei minuti di silenzio.

E fu lui ad interromperli.

"Faith.. mi abbracci?" chiese titubante.

Lo guardai.

Avrei dovuto farlo? Dopo tutto?

Fanculo la Faith moralista.

Mi sporsi in sua direzione e appena lui ebbe capito le mie intenzioni, non indugiò oltre.

Mi attirò a se e mi strinse tra le sua braccia come due amici che non si vedono da anni.

Appena il suo profumo invase le mie narici, i miei occhi cominciarono a colmarsi di lacrime.

Lacrime di nostalgia, ma anche un po' di felicità.

Le sue braccia, fino a qualche settimana prima, erano il mio rifugio preferito.

"Mi sei mancata." disse, contro i miei capelli.

"Pure tu." singhiozzai.

Perché per quando lo odiassi, la sua mancanza era viva in un angolino remoto del mio cuore.

"Ma ricordati che sei uno stronzo. Ti sei comportato come un coglione, deficiente e meriteresti di morire da solo." dissi, tra lacrime e risate.

Lui rise.

"Me lo merito." disse.

"Eccome se te lo meriti." dissi.

Lui rise ancora e si staccò da me.

"Apri quella porta." mi disse poi, sorridente.

La guardai.

Era la porta che portava alla stanza di Amber, Emma e Niall.

Immaginavo chi ci fosse, per questo mi alzai senza indugiare e la spalancai.

Le due ragazze più importanti della mia vita mi assalirono.

"Cazzo, Faith. Mi sei mancata fottutamente tanto." pianse Emma, stringendomi a se, come se non ci fosse stato un domani.

Il fatto che avesse usato due parolacce in una frase sola, mi fece capire quanto gli fossi mancata.

Lei odiava imprecare.

"Ti giuro che la prossima volta che stiamo divise per così tanto tempo, ti vengo a prendere per i capelli." disse Amber.

"Ragazze." dissi solamente, abbracciandole.

L'odore familiare dello shampoo per capelli di Amber mi invase la narici, così come il profumo delicato, fiorito di Emma.

Mi erano mancate quanto l'aria e me ne ero resa conto solo adesso.

Adesso che il mio cuore aveva ripreso a respirare e il mattone che lo schiacciava, si era dissolto nel nulla.

"Non ci lasceremo mai più." dissi, credendo in ogni singola parola.

"Promettilo." disse Amber, facendomi sorridere.

"Ve lo prometto."

Si staccarono da me.

"Quanto stracazzo sei bella?" disse Emma ridendo, mentre si asciugava le lacrime.

Io risi.

"Abbracceresti anche me?" chiese Niall, avvicinandosi.

Lo guardai.

Capelli biondi, quasi sbiaditi.

Occhi profondi, blu come il mare.

Viso pallido, pelle candida.

Era esattamente come lo ricordavo.

"Non aspettavo altro." dissi, per poi stritolarlo in un abbraccio.

"Ci sei mancata Coop." disse Louis, osservando la scena.

Sentirmi chiamare in quel modo, mi fece provare un senso di familiarità.

Solo lui mi chiamava così.

E non lo faceva da tempo.

Liam mi sorrise ed io ricambiai.

Era tutto merito suo e di Zayn.

Uno mi aveva aperto gli occhi e l'altro mi aveva portata ai fatti.

Solo in quel momento notai Nate.

Poggiato allo stipite della porta. Braccia conserte, all'altezza del petto.

Era mio fratello, sangue del mio sangue, non potevo più stare senza di lui.

"Vieni qua." dissi.

Lui mi guardò sorpreso, ma non si mosse.

"Devo venirti a prendere?" gli chiesi, minacciosa.

Lui sorrise e a passo svelto mi vene incontro.

Mi sollevò da terra, stringendomi a se.

"Mi dispiace, sorellina." disse.

"Sei assolto dalle tue pene, Nate." dissi ironica.

"Noto con piacere, che sei sempre la solita cretina." disse lui, ridendo.

Tornai con i piedi a terra e li guardai.

Non potevo credere ai miei occhi, avevo di nuovo i miei amici e mio fratello.

Adesso ero completa.

E tutta la rabbia, tutto l'odio, tutto il rancore, tutti quei sentimenti negativi, erano stati scacciati dai loro abbracci e dai loro sorrisi.

Ed erano sinceri.

Erano gli abbracci sinceri che Candice non mi avrebbe mai potuto portare via.

"Certo che sono la solita. Harry non ha il potere di cambiarmi in tutto e per tutto." dissi.

Volevo stuzzicarli. Osservare le loro reazioni.

"Oh, a proposito. Scusami Faith, non avrei mai dovuto dire quelle cose sul suo conto. Non lo conosco abbastanza, per poterlo giudicare. Ero solo arrabbiata, perchè ti aveva portata via da noi." disse Emma.

Era sincera.

Anche Liam mi aveva spiegato che la ragazza si era pentita e adesso, ne avevo la certezza.

In ogni caso, non era stato Harry a portarmi via da loro.

"Per quello, puoi solo ringraziare Candice e Louis." dissi, con un pizzico di rancore. Ma quando Louis abbassò lo sguardo, mi pentii di averlo detto. Infondo lo avevo appena perdonato.

"Ma abbiamo deciso di fare una tregua, per cui.. non parliamone più." dissi.

"In ogni caso, scusaci tutti. Abbiamo capito quanto tu tenga a lui e.. lui a te." disse Nate.

"Lo apprezzo."

Gli sorrisi.

"Adesso, andiamo alla festa?" chiese Amber eccitata.

Scoppiamo a ridere.

"Perlomeno, anche voi non siete cambiati." dissi.




Entrammo in palestra e venimmo avvolti dalla folla e dalla musica assordante.

Strinsi le mani delle mie amiche e le trascinai in un angolo più appartato.

Con noi, vennero anche Liam, Niall, Louis e Nate.

"Faith!" mi sentii chiamare.

Mi voltai e vidi Zayn venirci incontro.

Gli sorrisi.

"Zayn, grazie." dissi, quando fu di fronte a me.

E lui sapeva il perchè.

Infatti mi sorrise.

"Sono felice che abbiate fatto finalmente pace." disse, sinceramente.

Emma poggiò la testa sulla mia spalla, accarezzandomi affettuosamente il braccio.

Le sorrisi.

"Faith, però adesso ascoltami." disse Zayn.

La sua espressione era drasticamente cambiata, adesso era preoccupato.

"Che succede?" chiesi.

"Succede che Harry ti sta cercando ovunque e io davvero non credo che sia il caso di farlo aspettare oltre." disse.

Sgranai gli occhi.

Come minimo, mi avrebbe uccisa.

"Scusatemi, devo andare da lui." dissi a gli altri, scivolando dalla presa delicata di Emma.

"Aspetta, Faith." disse Louis, quando vide che stavo per andarmene.

"Si, un secondo." disse Emma.

"Portalo qua." disse Amber, subito dopo.

"Cosa?" chiesi confusa.

"Si, noi vorremmo.. scusarci con lui." disse Nate.

Li guardai sorpresa.

Poi la mia espressione si addolcì alle loro parole.

Erano davvero pentiti e per dimostrarmelo, avrebbero persino fatto delle scuse ufficiali ad Harry.

Ero sorpresa, davvero colpita.

"Ragazzi, lo apprezzo davvero. Ma non siete obbligati.. non importa." dissi io.

"Vogliamo farlo, Faith." disse Emma.

Sospirai.

"Ok, allora.. vado a chiamarlo." dissi, per poi voltarmi.




Per fortuna, i suoi ricci erano un segno di riconoscimento non indifferente.

Velocizzai il passo in sua direzione.

Mi dava le spalle, quindi non mi vide, fino a quando non fui al suo fianco.

"Eccomi." dissi semplicemente, sapendo che mi avrebbe sbranata con lo sguardo.

Ed è quello che fece.

"Dove cazzo eri? Ti cerco da un'ora!" disse furioso.

Mi aspettavo un frase di questo tipo.

"Lo so, ero di sopra. Zayn mi ha portata da Louis." dissi.

La sua espressione divenne omicida.

Stavo alimentando la sua rabbia, come se lui fosse stato avvolto dalle fiamme e io gli stessi facendo un gavettone con della benzina.

"Abbiamo parlato e poi ho parlato anche con le ragazze e con Nate. Però adesso, loro vorrebbero parlare con te." dissi, cercando di mantenere un tono stabile e rilassato.

I suoi occhi si strinsero in due fessure semichiuse.

"Li hai perdonati." disse.

Non sembrò una domanda, ma più un affermazione.

Annuii, quasi impercettibilmente.

"Come hai potuto?" chiese, corrugando le sopracciglia.

"Io.." iniziai, ma venni interrotta subito dopo.

"Faith, non fare la stupida. Ti hanno fatto del male e tu li perdoni?" chiese arrabbiato.

La mia espressione divenne terribilmente offesa.

"Mi hai dato.. della stupida?" chiesi incredula.

Lui sospirò, scomponendosi appena, per poi apparire più arrabbiato di prima.

"No, ho solo detto che ti comporti da tale. Non meritano il tuo perdono." disse.

Serrai la bocca in una smorfia di disappunto.

"C'è stato un enorme malinteso. Lei ragazze non mi hanno mai lasciata per Candice. Sono stata io a rifiutarle, ogni qualvolta loro provassero a spigarmelo." dissi indignata.

Lui rise ironicamente, come se avessi detto la stronzata più grossa della storia.

"E Louis?" chiese, tornando serio.

"L'ho perdonato. E' difficile, ma lui mi ha chiesto scusa." dissi.

Mi guardò come se fossi stata una sottospecie di forma aliena non ancora identificata.

"Ti ha chiesto scusa." disse poi, facendo nuovamente una risata sprezzante.

"Si." risposi seria, frustrata da quella sua reazione.

"Dopo tutte le carognate che ti ha fatto, gli è bastato chiederti scusa, per meritarsi il tuo perdono?" chiese scettico.

"Sai Harry, le persone sono umane. Capita a tutti di sbagliare, non siamo perfetti. Tutti si meritano una seconda possibilità, soprattutto se sono realmente pentiti." dissi.

Rimase serio e in silenzio per qualche secondo, poi sospirò.

"Ti facevo più sveglia, Faith." disse infine, prima di voltarsi e di lasciarmi li, da sola.






SWAAG.

Ehila! Parto col dirvi che, mi siete mancate tantissimo e che mi dispiace un sacco per queste due settimane di assenza.

Ma adesso riparto in quarta con un capitolo lungo e pieno di eventi.

Lo so, molte di voi non saranno d'accordo con Faith. Nelle vostre recensioni, leggo spesso: "Faith non deve assolutamente perdonare Emma e Amber." "Non ho perdonato Liam." "Louis deve sparire dalla storia.", ecc.

Ok, pure io li ho 'odiati', ma come avete visto, c'è una spiegazione a tutto.

Le ragazze non preferivano affatto Candice e quando provavano a parlarne con Faith, lei le rifiutava.

Per quanto riguarda Louis, lei lo ha perdonato perchè ha creduto che fosse davvero pentito.

E poi diciamocelo, da quando ha Harry, le sue ferite sono state più che ricucite.

A Faith non interessa più se Lou sta con Candice, a lei interessa solo di Harry.

Quindi, tanto valeva perdonarlo.

Harry invece, è totalmente furioso per questa scelta.

In parte, trova che sia da stupidi perdonarli, perchè non vuole che lei soffra ancora.

Ma in parte, è furioso perchè non vuole che Faith si riavvicini agli altri, spaventato dal fatto che lei potrebbe lasciarlo.

Che altro dire.. spero che vi sia piaciuto, spero che non siate arrabbiate con me e con Faith per questa scelta AHAHAHAHA e spero anche che capirete il perchè di questo perdono.

Ho scritto un poema, basta.

Vi voglio bene, grazie mille per le recensioni e per sopportare ogni mio capitolo :)

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 29
*** «There's nothing more devastating to hurt the person you love.» ***


«There's nothing more devastating to hurt the person you love.»


*questo capitolo è un mattone, buona fortuna*




Rimasi immobile, in mezzo alla folla, a guardare Harry, che dandomi le spalle, si allontanava da me.

In quel momento, capii che la mia vita non sarebbe mai stata perfetta.

Capii che non vivevo affatto in un film e che forse.. non c'era spazio per tutti.

Quando litigavo con i miei amici, c'era Harry. M se chiarivo con i miei amici, litigavo con Harry.

Cosa avrei dovuto fare? Scegliere?

Non potevo stare senza nessuno di loro.

Continuai a fissare il punto in cui Harry era sparito, facendosi strada tra le persone.

Mi aveva detto che ero una stupida, un'ingenua.. e forse, aveva ragione. Ma lui magari non sapeva cosa significasse perdere i propri amici.

E invece di essere felice per me, si arrabbiava e mi urlava in faccia.

E' egoismo questo.

Perchè sapevo che lo aveva fatto solo perchè mi voleva tutta per se. Lui non si fidava di me, ma sapeva che se litigavo con gli altri, non avevo altra scelta che stare con lui.

La tristezza si trasformò in rabbia e decisa come non mai, avanzai a passo veloce.

Mi feci spazio tra la gente, beccandomi qualche gomitata e qualche pestata di piedi. Poi lo vidi.

Era tornato dai suoi amici. Se ne stavano in cerchio a parlare con gli altri e scherzava con Lexi, come se non fosse successo niente.

Il coraggio improvviso che sentii, fu sicuramente scatenato dalla rabbia che mi bruciava dentro.

Lo raggiunsi, ritrovandomi alle sue spalle.

Senza pensarci due volte, piazzai saldamente la mano sulla sua spalla e con una forza che non mi apparteneva, lo feci voltare in mia direzione.

Mi guardò confuso, corrugando le sopracciglia e schiudendo la bocca per la sorpresa.

"Ascoltami bene, Harry." dissi, imponendomi duramente.

Ero sicura di non essere io a parlare.

Faith era intimidita da Harry. La sua voce era debole, non superava neanche la musica.

Ma la ragazza che parlò con le mie corde vocali, la superava eccome.

"Non me ne frega un cazzo se pensi che io sia una stupida perchè ho perdonato i miei amici. Tu non puoi capire come mi sono sentita, quando ho perso Emma ed Amber. Senza loro, mi sento persa, vuota." inizia, forse con troppo accanimento.

Lui e i suoi amici, presero a guardarmi sorpresi, qualcuno era divertito da quella scena, non le ragazze però.

"Forse tu non hai persone indispensabili nella tua vita, ma io si e sono loro. Per questo le ho perdonate. Perchè non ce la facevo più. Questa non è la mia vita. Io non posso essere amica dei i tuoi di amici. Non sono il genere di persone che frequenterei, ok? Non puoi costringermi a lasciare il mio mondo, per stare nel tuo." dissi duramente.

Mi accorsi di aver esagerato, quando vidi la sua espressione.

Lo avevo distrutto.

Nei suoi occhi, c'era una tristezza immensa. Barcollò su i suoi piedi, quando cercò di fare un passo indietro.

"Harry." disse Conor, posandogli una mano sulla spalla.

Lui mi guardò dritto negli occhi e bastò quello sguardo, per capire quanto lo avessi ferito.

"Scusate." rispose, per poi voltarsi e allontanarsi definitivamente dalla festa.

Rimasi nuovamente immobile.

Stessa scena di qualche minuto fa.

Ma adesso ero stata io a ferire lui e non l'incontrario.

Schiusi la bocca, quasi scioccata.

Non lo avevo davvero detto.

Dopo tutte le confessioni che mi aveva fatto, non avevo potuto davvero trattarlo così.

Non dopo tutte le promesse fatte.

"Lo sapevo, è una stronza." disse Lexi, guardandomi con sguardo truce.

"Faith.." disse Nicole, guardandomi con delusione.

Anche Conor mi guardava con disprezzo, così come tutti gli altri.

"I-io.. devo andare." dissi, scappando dai loro sguardi.

Mi infilai tra la folla.

La musica a palla mi stava fracassando i timpani. Venni sbattuta tra i corpi sudati degli studenti intossicati.

Raggiunsi la porta a vetri e quasi cascai, quando l'aprii con violenza, per uscire all'aperto.

Era pieno Dicembre ed io ero praticamente nuda. Non nevicava, ma il suolo, era ancora ricoperto di neve.

Il freddo mi pizzicò la pelle, congelandomi. Ma non mi interessava, dovevo trovarlo.

Camminai in direzione dell'uscita che aveva preso Harry.

Non poteva che essere li.

Steso su una panchina, ad occhi chiusi.

Mi avvicinai lentamente.

Mi vergognavo di me stessa, non c'erano parole all'altezza di quella situazione.

Dovevo solo starmene zitta, aveva ragione lui, ero una stupida.

"E' vero. Questa non è la tua vita, non posso costringerti a stare nel mio mondo." disse, senza aprire nemmeno gli occhi.

Era così scontato che fossi io?

Parlò con tono calmo, quasi esasperante.

"H-Harry.." balbettai con voce rotta.

Lui aprì gli occhi.

Una terribile consapevolezza, si infranse su di me, appena vidi i suoi occhi rossi.

Lo avevo visto piangere solo per Liz. Perchè l'aveva persa.

"E' finita Faith?" chiese, adesso la sua voce era flebile, tremante.

Il mio cuore si sbriciolò in mille pezzi. Ero davvero diventata la causa del suo dolore?

"No, Harry.." mi affrettai a dire, guardandolo con apprensione.

"Io.. non volevo dirlo." singhiozzai.

"Sul serio, non lo penso." dissi, avvicinandomi, ma appena feci un passo, serrò gli occhi.

"Harry, io vorrei solo.. potervi avere tutti nella mia vita. Non voglio scegliere, non posso." dissi, asciugandomi una lacrima, che scese dal mio occhio destro.

"Io ti ho promesso che non ti avrei abbandonato ed è quello che ho intenzione di fare." dissi.

"No, hai ragione tu. Io ti ho costretta." disse, continuando a tenere gli occhi ben chiusi.

"Dopo aver perso Liz, ho deciso di non dare più retta alle ragazze. Ma poi sei arrivata tu.." disse, quasi sussurrando.

"Adesso però.. credo di star perdendo pure te. Ed è di nuovo colpa mia." disse.

Mi aveva paragonata a Liz.

Ero stata capace di fargli riprovare tutto il dolore che lui aveva cercato di sotterrare.

Le mie gambe sembrano terribilmente deboli e un secondo dopo, mi ritrovai in ginocchio, davanti alla panchina in cui lui era steso.

Non sentivo affatto la neve che ghiacciava la mia pelle. Sentivo solo un gran dolore al petto.

Mi portai le mani alla bocca, cercando di camuffare i miei singhiozzi. Ma furono così forti, da far aprire gli occhi ad Harry.

Ruotò la testa per osservarmi e non si scompose.

Serrò le labbra. Notai il suo corpo irrigidirsi, ma non si mosse.

"M-mi dispiace." piansi, affondando il viso tra le mie mani, lasciandomi andare in un pianto fuori controllo.

Piangevo, perchè ero la causa del dolore che adesso affliggeva Harry.

Gli avevo fatto riprovare il dolore che aveva dovuto sopportare, quando aveva perso Liz.

E io sapevo quanto aveva sofferto. Lo avevo letto nei suoi occhi, quando mi aveva raccontato dell'incidente.

Adesso aveva stampata in faccia la stessa espressione e questo mi distruggeva.

"Mi dispiace tanto." continuai a dire, senza smettere di singhiozzare.

Lui si sollevò a sedere e ruotò su se stesso, per poi ritrovarsi di fronte a me.

Io però non vidi molto. Avevo gli occhi offuscati dalle lacrime e il viso nascosto tra le mani.

Mi lasciai andare con sedere, posandolo sui miei polpacci e abbassai la testa, poggiandola sulle mie cosce.

Non avevo mai pianto in quel modo. Non avevo mai provato quel dolore lancinante al cuore.

Perchè non c'è niente di più devastante che ferire la persona che si ama.

Perchè per quanto io provassi a negarlo, a rimandarlo o a nasconderlo, ormai era evidente.

Mi ero innamorata di lui.

La sua mano accarezzò, quasi impercettibilmente, i miei capelli.

Non lo vidi, ma capii che si era alzato e adesso se ne stava andando, di nuovo.

Sapevo che se non avessi fatto qualcosa, lo avrei perso per sempre.

Gli avrei dato la conferma, che aveva sbagliato anche con me, che aveva mandato tutto rotoli, come con Liz.

Anche se in modo totalmente differente.

Fu solo il pensiero di perderlo, che mi fece sollevare il volto. Mi voltai e lo vidi, mentre si allontanava.

Camminava lentamente lungo il prato innevato, inghiottito dall'oscurità della notte, illuminato fiocamente da qualche lampioncino.

Mani in tasca, stretto nelle sue spalle, come fossero un riparo dal freddo.

"Harry!" gli urlai, completamente in lacrime.

Lui non si voltò, non accennò a fermarsi.

"Harry, fermati. Ti prego." dissi, guardandolo disperatamente, mentre continuava ad allontanarsi.

Avevo il corpo tremante, scosso dai singhiozzi.

Non sentivo neanche più il freddo. L'unica cosa che percepivo, era la sua distanza. Lo sentivo, mentre mi scivolava via dalle mani ed io, non potevo fare niente per afferrarlo. Stava per essere inghiottito dall'oscurità di quella notte ed era come se io avessi avuto paura del buio e non riuscissi a raggiungerlo, a fermarlo.

"Per favore, Harry." adesso la mia voce, era un lamento quasi impercettibile, un piagnucolio debole e sfinito.

Credetti persino di aver finito le lacrime. Mi facevano male gli occhi.

Il respiro mi si fermò in gola, quando smise di camminare.




Harry's point of view.


Avevo lottato contro me stesso, per riuscire ad aprirmi a lei.

L'avevo lasciata entrare in me. Gli avevo permesso di conoscere il vero Harry.

Confidarmi con la persona sbagliata, era un rischio che non potevo permettermi. Ma io mi ero fidato di lei, sapevo che Faith si sarebbe presa cura di me.

Dopo la morte di Liz, decisi di chiudere con le ragazze. Almeno in parte.

Erano diventate un gioco per me, un divertimento da sabato sera e basta. Non c'era sentimento, solo sesso e attrazione fisica.

Ma Faith, non mi ero mai neanche sognato di trattarla in quel modo. Lei era speciale, si meritava di conoscere il vero Harry. Quello che dopo tutto, forse, era ancora capace di amare.

Era stato un piacere per me, vederla mentre si allontanava dai suoi amici. Mentre, piano piano, iniziava ad odiare Louis Tomlinson.

Sapevo che soffriva, ma era per il suo bene. Era necessario.

Le avevano fatto del male, nessuno di loro si meritava il suo perdono.

Ma lei, troppo ingenua, o semplicemente troppo buona, aveva accettato le loro scuse.

Nel momento in cui vidi il suo sorriso, le sue labbra pronunciare quelle parole, con tono allegro.. capii che l'avevo persa.

Era tornata da loro.

Non c'era posto per tutti. O loro o me.

Ma non potevo costringerla a scegliere, per questo, la decisione, la presi io.

Era decisamente molto più felice con loro. Le sue amiche, erano tutto per lei. Lo ripeteva sempre.

E poi aveva ragione, l'avevo costretta io a vivere nel mio mondo, quando tutto quello che voleva, era tornarsene al suo.

Per questo, in quella fredda notte di Dicembre, decisi di alzarmi e di andarmene.

Di accettare le conseguenze delle mie scelte affrettate.

Non dovevo cedere a Faith. Dovevo rimanere della mia idea. Dovevo ignorarla e continuare a trattarla come un ragazzina fastidiosa. Così nessuno avrebbe sofferto.

Ma adesso, li, mentre percorrevo quel giardino, in piena notte, in pieno inverno, il mio istinto di protezione nei suoi confronti, prese la meglio su di me.

Come potevo lasciare la ragazza che amavo, al freddo, in lacrime, ad urlare il mio nome, senza ottenere risposta?

Mi bloccai di colpo e senza accorgermene, dilatai gli occhi.

Il respiro si fece più affannato e cercai di riprendere lucidità, ma ormai l'avevo pensato.

Quasi inconsciamente, avevo ammesso di amare Faith.

Ed era assurdo, perchè avevo sempre cercato di tenermi alla larga da questi sentimenti.

Mi ero imposto di non cedere, di non ricaderci.

Ma come potevo negarlo? Adesso, che il mio cervello mi urlava di tornare indietro e stringerla a me.

Ma non potevo farlo, non era la cosa giusta.

Se mi fossi voltato, se l'avessi guardata, se fossi tornato da lei, avrei continuato a farla soffrire, a distruggerla, come avevo fatto con Liz.

Il cuore sussultò nel petto. Prese a battere con velocità inammissibile. Dovevo scegliere.

Uscire dalla sua vita per sempre, così che potesse viverla in tranquillità o voltarmi, tornare da lei e continuare e rovinargliela, la vita?

"Harry.." sussurrò.

Serrai gli occhi per il dolore. La sua voce era spezzata dal pianto e continuava a singhiozzare, come presa dalle convulsioni.

Pensai che non avevo mai visto piangere una ragazza con così tanta disperazione.

Se non contiamo Nicole, quando seppe che Liz, sua sorella, era morta.

Ed era colpa mia, in entrambi i casi.

"P-per favore, non lasciarmi." disse, con voce tremante.

Una lacrima mi percorse la guancia, fino ad inumidirmi le labbra serrate.

"Avevi p-promesso che.. che non mi avresti.." iniziò, ma il pianto insistente non le permise di continuare.

Aspettai che si calmasse, che continuasse a parlare, dandogli ancora le spalle.

Un conto era sentirla, se l'avessi vista in quello stato, sarei crollato.

"Che non mi avresti mai.. abbandonata, lo avevi p-promesso." disse.

"Che ti saresti preso cura di me.." continuò a parlare, balbettando o fermandosi, boccheggiando per un po' d'aria.

Che razza di uomo ero? Gli avevo promesso di starle vicino e adesso? Adesso le stavo dando le spalle, mentre lei annegava nelle lacrime che io, le avevo procurato.

Certo che dovevo esserci nella sua vita. Chi l'avrebbe protetta altrimenti? Chi l'avrebbe tenuta al sicuro? Chi, se non io? Non potevo lasciarla nelle mani di quello smidollato di Louis o di quell'idiota di Tyler.

Lei era mia, cazzo.

"Harry." disse, cercando di apparire più decisa, ma la sua voce, era esausta.

"Vieni qui. Torna da me." singhiozzò.

Non aspettai oltre e presi la mia decisione.

Ma tutta la mia sicurezza, barcollò, quando dopo essermi voltato, la vidi.

Era seduta sulla neve, le gambe piegate, sotto il sedere.

Le braccia abbandonate sulle sue cosce. Gli occhi erano gonfi, arrossati, stracolmi di lacrime. Le labbra le tremavano.

La consapevolezza di essere stato io, a ridurla in quello stato, si schiantò su di me, come un macigno.

Mi ero promesso di non sbagliare con lei.

Ma lo avevo rifatto.

Avevo di nuovo ferito un ragazza che per me, era importante.

Ma adesso, somigliava ad un sorriso, il tentativo che fece, di sollevare gli angoli della bocca.

"Vieni qui, Harry." disse ancora, gli occhi colmi di lacrime e di speranza.

Così, con le gambe tremanti e il fiato corto, a passo lento, la raggiunsi.

Quando fui davanti a lei, alzò il volto, per riuscire a guardarmi. E lo abbassò, quando mi chinai, ritrovandomi alla sua altezza. Mi lasciai cadere sulle ginocchia, come aveva fatto lei, poco prima.

Sentii la neve sciogliersi sotto il mio peso e bagnare i miei jeans.

"Mi dispiace così tanto." dissi con voce rotta.

"Va tutto bene." disse lei, allungando la mano. Accarezzò la mia guancia, raccogliendo una lacrima.

Rimasi, per l'ennesima volta, sorpreso dalle sue azioni.

Dopo tutto, mi diceva che andava tutto bene ed era lei a consolare me.

Scossi la testa.

Adesso anche le mie labbra tremavano e sapevo, che mi sarei messo a piangere.

Perchè non c'è niente di più devastante che ferire la persona che si ama.

"Harry, sei tornato da me. Non mi hai lasciata." disse lei, continuando ad accarezzare la mia pelle, adesso umida.

Abbassai la testa.

"Tu meriti molto di più." dissi, sapendo di aver pienamente ragione.

Lei meritava un ragazzo che la rendesse felice, non che le procurasse dolore.

"Ma io voglio te." disse, poggiando la testa sulla mia spalla.

La sua pelle era congelata. Non resistetti all'impulso di abbracciarla, per riuscire a scaldarla.

Lei si strinse a me, affondando le testa nell'incavo del mio collo. Schioccò un bacio su di esso.

"Dobbiamo restare uniti. Senza di te, non ce la posso fare." sussurrò, contro la mia pelle.




Si tolse le scarpe e senza neanche spogliarsi, salì sul letto e si sdraiò sotto le coperte.

Io gettai le chiavi della porta, che avevo appena chiuso, sul tavolo e la guardai.

Era stata un serata a dir poco.. terrificante.

Avevamo litigato, ci eravamo urlati in faccia, eravamo scappati l'uno dall'alta, avevamo sofferto, avevamo pianto, come non avevo mai fatto prima, ci eravamo persi, ci eravamo ritrovati, ci eravamo rassicurati, ci eravamo baciati e adesso, eravamo li.

Nella stessa stanza in cui dormivamo abbracciati, ogni notte.

"Che c'è?" mi chiese con voce flebile.

Era stanca, sfinita da tutte le lacrime che aveva versato.

"Hai gli occhi gonfi." sussurrai con voce tesa, avvicinandomi a passo lento.

Lei alzò le spalle, come se la cosa non le interessasse.

Mi sedetti sul bordo del letto e sospirai, abbassando la testa.

Ero tornato da lei, era quello che voleva, ma non era la scelta giusta. Avrei dovuto continuare a camminare.

Lasciare che fosse felice.

"Harry." disse lei, poggiando la sua mano, sulla mia.

"Va tutto bene. Capita di litigare." disse, cominciando a giocherellare con le mie dita.

Ma come poteva perdonarmi così facilmente? Quella era stata la discussione più grossa della mia vita.

Non avevo mai trattato così una ragazza e non l'avevo mai vista, così ferita.

"Come puoi dire che va tutto bene? Hai pianto più stasera che quando hai scoperto che Louis ti tradiva." dissi, provocandola.

Perchè preferivo che mi urlasse in faccia e che si sfogasse, piuttosto che mi mentisse, dicendomi che andava tutto bene.

Il suo corpo ebbe un sussulto a quelle parole, ma poi non si scompose.

"Tu sei più importante di Louis. Posso accettare di aver perso lui, ma non posso permettermi di perdere te." disse e quando vidi i suoi occhi, inumidirsi un'altra volta, decisi che era abbastanza.

Non c'era motivo di preoccuparsi, lei non sarebbe mai tornata da quel rifiuto umano.

Primo, perchè lui ormai stava con Candice e secondo, lei voleva me, non lui.

"Ti ho perso, Harry? Questa sera, è stata l'inizio della fine?" chiese, con voce tremante.

Mi alzai.

Lei era seduta, con le gambe stese lungo il letto e io, mi sedetti al suo fianco.

La presi delicatamente per le spalle e l'attirai al mio petto, per poi stringerla tra le mie braccia.

La sua pelle era ancora gelida.

"No, Faith. Non mi hai perso." sussurrai, contro i suoi capelli.

"Ho bisogno di te." disse.

Sentii le sue lacrime bagnarmi il collo.

E io che credevo le avesse esaurite tutte.

"Sono qui." dissi, stringendola ancora di più.

Forse mi sbagliavo.

Lei soffriva più senza me, piuttosto che con me.

Stava ad Harry, cambiare. Scappare, non risolveva le cose. Le cose, andavano sistemate. Ed io potevo farlo. Dovevo solo smettere di essere com'ero stato fino a quel momento e concedermi totalmente a lei.

Mostrargli solo il mio lato premuroso, l'Harry dolce, quello di cui lei aveva bisogno.

Rimanemmo per qualche minuto abbracciati.

Il suo respiro si era regolarizzato e sentivo la sua pelle scaldarsi, sotto il mio tocco.

Si era fatto davvero tardi, perciò, dopo aver tolto le scarpe, mi accomodai sotto le coperte.

Poggiai la schiena alla testiera del letto e feci sedere Faith, in mezzo alle mie gambe.




Quando aprii gli occhi, mi sentii strano.

Faith era ancora addormentata. Il viso poggiato sul mio petto, la bocca socchiusa e i capelli arruffati.

Sentivo la testa appesantita, mi bruciavano gli occhi e mi sentivo stanco, ma allo stesso tempo, come se avessi dormito troppo.

Quando provai ad alzare il braccio, mi accorsi che Faith lo stringeva come fosse stato un peluche.

Sorrisi e ringraziai Dio per essermi svegliato abbracciato a lei, nonostante la sera prima avessi rischiato di perderla.

Quando guardai fuori dalla finestra, mi accorsi che il sole era già alto.

Allungai il braccio libero e afferrai il telefono di Faith, che era stato poggiato sul comodino.

Le dieci e mezza. Avevamo perso le lezioni. Non ci eravamo svegliati.

Poco m'importava, era Faith, che ne avrebbe fatto un dramma.

Le accarezzai i capelli e mi beai della sua faccia.

Era buffa, aveva la guancia spiaccicata sul mio petto.

Le accarezzai delicatamente il viso.

Dopo poco aprì gli occhi e dopo averli sbattuti un paio di volte, sbadigliò.

"Buongiorno." le sussurrai, sorridente.

Lei accennò un sorriso e si portò i capelli dietro l'orecchio.

"Quanto abbiamo dormito?" chiese, con la voce impastata dal sonno.

"Tanto quanto basta per perdere le lezioni." dissi.

L'espressione di panico, che mi ero aspettato, non si presentò. Anzi, alzò le spalle, come se la cosa non le importasse.

Meglio così, pensai.

Poggiò di nuovo la testa sul mio petto e io presi ad accarezzarle la schiena, da sotto la maglietta.

"Dormito bene?" le chiesi, ricevendo una smorfia.

Io non avevo affatto dormito bene.

Le immagini della sera prima, si erano ripetute nella mia testa, fino allo sfinimento.

Rivedevo in continuazione il suo fragile corpo, seduto sulla neve, ad urlare in lacrime il mio nome.

E ogni volta, mi si apriva una voragine nel petto.

"Non molto. Mi sento come se avessi un mattone in testa." disse, facendomi ridere.

"Hai bevuto ieri sera?" gli chiesi divertito.

Non avevo intenzione di parlare di ciò che era successo. Volevo dimenticare la nostra discussione e fare finta che non fosse mai successa. Per questo, cercai di portare la nostra conversazione, altrove.

"Non mi sono ubriacata, Harry." rispose lei, offesa.

Risi per la sua reazione e la guardai, mentre richiudeva gli occhi.

"Faith, ho.. preso una decisione." dissi, facendomi serio all'improvviso.

Le aprì immediatamente gli occhi e mi guardò preoccupata.

Ci avevo pensato tutta la notte e adesso sapevo quale era la cosa giusta da fare.

"Di che parli?" chiese accigliata.

Arricciai una sua ciocca di capelli tra le dita, cercando di distrarmi.

Dovevo apparire il più sincero possibile.

"Voglio.. parlare con i tuoi amici." dissi.

Lei dilatò gli occhi.

Il perdono, era una cosa in cui non credevo affatto. Era contro i miei principi.

Non esistevano seconde possibilità.

Per questo, credevo che Faith avesse sbagliato, ad accettare le loro scuse.

Ma avevo deciso di stare al suo fianco e per poterlo fare, mi ero imposto di cambiare.

Cambiare in modo positivo, per poterle dare il meglio e per renderla felice.

Quindi mi chiesi: cosa la rende felice?

Avere i suoi amici al suo fianco. E purtroppo, lo sapevo bene.

Avevo detto che non c'era posto per tutti, ma non era vero. Il cuore di Faith, era abbastanza grande e io mi ero già ritagliato il mio spazio.

Mi aveva dimostrato che non l'avrei mai persa. Quindi io, dovevo mettere da parte la paura e accettare il fatto, che nella sua vita, ci fossero anche loro.

Mi guardò confusa, palesemente sorpresa dalle mie parole.

"Ieri sera.. hai detto che loro volevano parlarmi, no? Va bene, per te sono disposto ad ascoltarli."

Lei mi guardò, per un tempo che a me, sembrò infinito.

"E io voglio parlare con Lexi, Vanessa ed Emily." disse poi, con sicurezza.

La guardai confuso. Che c'entravano loro?

"Abbiamo solo fatto finta di chiarire. Loro mi odiano, credono che io sia una stronza. Però.. forse, se mi conoscessero davvero, potremmo anche diventare amiche." disse.

Le sorrisi.

Era uno sforzo per entrambi. Ma per stare insieme, eravamo disposti a farlo.

"Mi renderesti davvero felice." dissi.

In quel momento capii il desiderio di Faith, di volermi vedere andare d'accordo con i suoi amici.

Perchè io, volevo la stessa cosa.

Vederla litigare con le mie amiche, era uno strazio.

Adesso la capivo.




Raggiunsi il corridoi delle aule, prima che suonasse l'ultima campanella.

Avrei aspettato li, l'uscita di Emma e degli altri.

Gli avrei parlato e li avrei ascoltati, così come avevo promesso a Faith.

Mi sedetti su una sedia.

La testa mi scoppiava e non mi meravigliava il fatto che mi fosse venuta la febbre.

Voglio dire, la sera prima, pascolavo per i prati innevati del college, a mezze maniche. In pieno Dicembre.

Ma non volevo rimandare questo incontro, per qualche linea di febbre.

Anche se, quando suonò la campanella, le urla dei ragazzi in corridoio e il suono stridulo della campanella stessa, mi fecero scoppiare la testa. Che già di per se, era dolorante.

"Ehi, Amber! Amber, fermati." dissi, alzandomi di scatto, appena riconobbi i suoi capelli biondi tra gli studenti.

Si voltò a guardarmi meravigliata.

"Harry." disse poi, sorpresa.

Feci un bel respiro, era ora.

"Ciao. Io.. dovrei parlare con te e con.. gli altri. Faith mi ha detto, che lo volevate anche voi." dissi, passandomi una mano tra i ricci.

Lei sorrise, forse eccessivamente.

"Si, volevamo. Ma ieri sera, quando Faith è venuta a cercarti, non è più tornata e non ha neanche risposto alle nostre chiamate." disse.

Mi irrigidii, ricordando il motivo per non fosse più tornata indietro.

Era troppo occupata a piangere, a causa mia.

"Si, beh.. è una lunga storia. Ma sono qui adesso." dissi, sforzandomi di sorridere.

In corridoio eravamo rimasti solo noi due, mentre gli altri, erano andati tutti a pranzo.

"Va bene. Non voglio parlarti solo io, quindi vieni. Gli altri mi stanno aspettando in stanza." disse sorridendomi.

Non avevo molta voglia di entrare nella vecchia stanza di Faith. Ma una promessa, era una promessa e adesso, avrei dovuto seguire la bionda.




Faith's point of view.


Mi sedetti ad uno dei tavoli del bar e Tyler non tardò a raggiungermi.

"Faith, sei sparita." disse, riferendosi al fatto che non ci vedevamo da qualche giorno.

"Si, scusa.." dissi.

"No, tranquilla.. ma, va tutto bene?" chiese, corrugando la fronte.

Ero molto nervosa e capii che la mia ansia, era ben visibile.

Avevo inviato un messaggio a Nicole, chiedendole se lei e le ragazze, fossero disposte a vedermi, per poter parlare.

Harry invece, aveva raggiunto i miei amici, all'uscita delle lezioni.

Entrambi stavamo facendo qualcosa di consistente, per riuscire ad essere felici, insieme.

Però mi costava un certo sforzo. Dopo la sera prima, anche Nicole era arrabbiata con me.

"Si, io.. sto aspettando delle persone." balbettai, cercando di darmi una calmata.

"Ok, vuoi che ti porti qualcosa? Un succo? Magari alla pesca." disse divertito.

Ma io non avevo affatto voglia di ridere.

"No, niente. Grazie." dissi, per poi abbassare lo sguardo e portarlo sulle mie mani, che giocavano nervosamente tra loro.

Lui mi guardò incerto e poi, senza aggiungere altro, se ne andò.




Harry's point of view.


"Abbiamo ospiti." disse Amber, dopo essere entrata nella stanza.

Aprì completamente la porta, così che gli altri riuscissero a vedermi.

Rimasi sulla soglia, ad osservare le persone che più disprezzavo in quella scuola, dopo la preside.

E Tyler.

Con la consapevolezza che avrei dovuto accettare le loro scuse e fingere, di scusarmi a mia volta.

Sospirai e feci un passo avanti.

Cercai di sorridere, ma il sorriso mi morì sulle labbra, quando vidi Candice, seduta accanto Louis.

Se non fosse stata una ragazza, l'avrei picchiata.

Non era neanche un gran che, non potevo davvero credere al fatto che Louis, l'avesse preferita a Faith.

"Oh, ciao Harry." disse Emma.

"Ciao." risposi, cercando di non farlo sembrare un ringhio.

Stavano pranzando e, attorno al tavolo, c'erano: Emma, Louis, Candice e Liam.

Poi, nonostante quella non fosse la loro stanza, Niall, Nate e Zayn.

"Ti prendo una sedia." disse Amber.

"No." mi affrettai a dire.

Neanche nei miei incubi peggiori mi sarei messo a sedere attorno a quel tavolo, con loro.

"Non importa, grazie." dissi poi, per non sembrare troppo scortese.

"Oh, ok." disse, per poi andarsi a sedere al suo posto.

"Harry, credo che Faith ti abbia detto che volevamo parlarti." disse Emma.

"Si, è così. Ma se non vi dispiace, vorrei prima dirvi io, qualcosa." dissi velocemente, sperando che il tutto finisse in pochi minuti.

"Certo, va bene." disse.

Mi avvicinai al tavolo e dopo aver fatto un bel respiro iniziai.

Il problema, era che non mi ero preparato affatto un discorso.

"Intanto, voglio mettere in chiaro una cosa. - dissi, con decisione. - Io amo Faith." E dirlo a voce alta, mi fece sorridere inconsciamente.

Era la prima volta che lo dicevo ad alta voce? Si, probabilmente lo era. E mi dispiaceva non averlo detto, prima a lei. Ma adesso, davvero non potevo fare a meno di ammetterlo.

Amber mi sorrise.

Gli altri, continuarono a guardarmi, senza dire assolutamente niente. Non mi avevano nemmeno salutato.

Non che a me dispiacesse.

Meno sentivo le loro voci insopportabili e più stavo meglio.

"Ciò significa che, per lei, io voglio solo il meglio. Voglio renderla felice e mi sono accorto che, perchè questo sia possibile, dovete essere nella sua vita." dissi.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, incerto sul da farsi.

"Insomma, siamo sinceri. Noi non ci sopportiamo, ok?" dissi, senza girarci intorno.

"Puoi dirlo forte e chiaro." disse Louis, ridendo.

Resistetti alla tentazione di incenerirlo con lo sguardo.

"Però, per Faith, io sono davvero disposto a provarci. Sono disposto a passare del tempo con voi, se lei lo vuole e sono disposto a provarci sul serio. Non voglio mentirle, non voglio dirle che siamo diventati grandi amici. Però, le ho promesso che ci avrei provato e sono venuto qui, per mantenere la promessa." dissi, tutto d'un fiato.

Emma ed Amber si scambiarono uno sguardo d'intesa.

"Va bene, Harry. Abbiamo già perso Faith una volta e non ho intenzione di permettere che accada di nuovo. Quindi ok, proviamoci sul serio. Facciamolo per lei." disse Emma.

Sorrisi, Faith sarebbe stata fiera di me.

"Però, a una condizione." disse Louis.

"Tu non sei nella posizione giusta per poter dettare delle condizioni." dissi, abbandonando il mio sorriso.

Lui rise, alquanto divertito.

"La condizione è, che tu ti prenda cura di lei, sempre. Promettici che la tratterai bene e che non farai lo stronzo." disse.

Lo guardai male.

"Sul serio, Harry. Faith è una ragazza sensibile, non merita di soffrire." disse Liam.

"Non dite stronzate. Non l'ho mai vista così felice. Harry sa come deve comportarsi con lei." disse Zayn, mettendo a tacere i suoi amici.

"Grazie amico, è bello avere un po' di fiducia." dissi, divertito.

"Hai la nostra totale fiducia." disse Amber.

"Bene, allora la mia missione è compiuta." dissi, voltandomi per raggiungere la porta.

"Oh, Harry?" mi richiamò, Emma.

Mi voltai.

"Scusami per aver dubitato di te." disse.

"Nessun problema." le risposi, prima di farle un occhiolino e di lasciare quella stanza.




Faith's point of view.


"Ciao." disse Nicole con poco entusiasmo, dopo essersi seduta di fronte a me.

"Ciao. Grazie per.. essere venute." dissi.

"Si, tutto quello che vuoi. Ma adesso parla, non ho tutto il pomeriggio." disse Vanessa, scortese come sempre.

Abbassai la testa e sospirai.

Cosa avrei dovuto dirgli esattamente?

"Mi dispiace."

Fu la prima cosa che uscì dalla mia bocca.

Ma loro mi guardarono indisposte.

"Mi dispiace di non essere la ragazza che avreste voluto per Harry. Ed è ridicolo, perchè in realtà, non dovrebbe minimamente interessarmi, la vostra opinione. Non siamo neanche amiche, a malapena vi conosco." iniziai.

"Ma siete amiche sue e so, quanto lui tenga a voi. So quanto lo renderebbe felice, vederci andare d'accordo. E io sono disposta a dimenticarmi il fatto che vi siate prese gioco di me. Sono disposta a dimenticare, il modo in cui mi avete riso in faccia." dissi.

"Ma noi non siamo disposte a sopportare te." disse Vanessa acidamente.

La guardai accigliata.

"Perchè?" chiesi frustrata, davvero non lo capivo.

"Cosa c'è di sbagliato in me? Perchè non volete che io stia con Harry?" chiesi, innervosendomi.

"Il modo in cui lo hai trattato ieri sera, è imperdonabile." disse Emily.

"Si, Faith.. non mi sarei mai aspettata da te, un comportamento simile.." disse Nicole, delusa.

"Ma come potete giudicare, se non ne sapete neanche il motivo? Mi aveva dato della stupida, ok? Aveva detto che ero un'ingenua e poi, se n'era andato, lasciandomi da sola. Ed io ero arrabbiata. Gli ho urlato in faccia, magari non è stato carino, ma sapete che vi dico? Non sono perfetta. E probabilmente, nessuna lo è. Capita di litigare a volte. Io ed Harry abbiamo già chiarito." dissi.

Mi guardarono in silenzio, senza dire niente.

"Stamattina, quando mi sono svegliata, lui mi stava guardando sorridente e mi stava accarezzando. Era felice di essere con me. E io lo amo, cazzo." dissi, forse alzando il tono della voce.

Loro dilatarono gli occhi in un'espressione sorpresa.

"Anche io voglio il meglio per i miei amici e vi capisco. Ma cavolo, se un mio amico, trovasse una ragazza che lo ama, io sarei felice per lui, non gli metterei mai i bastoni tra le ruote. Cosa vi fa pensare che Harry stia meglio senza di me? Noi siamo felici insieme, perchè dovete rompere le palle?" chiesi, infuriata.

Al contrario di tutte le mie aspettative, loro scoppiarono a ridere.

"Ok, calma tigre abbiamo capito." iniziò Lexi.

"Tu lo ami e lui ti ama. Va bene, è chiaro." disse poi.

"Scusa se ti abbiamo presa in giro, ma perlomeno è uscita fuori la Faith aggressiva." disse Emily.

"Puoi dire addio alla santarellina." disse Vanessa, facendo 'ciao' con la mano.

Sorrisi.

Ci ero riuscita davvero?

Sospirai, era stata dura, ma le avevo convinte.

"Direi che adesso, possiamo essere tutte amiche, no? Harry darebbe un occhio per vederci andare d'accordo." disse Nicole, ridendo.

"Ve l'ho detto. Io sono disposta a provarci, voi?" chiesi.

Loro si lanciarono uno sguardo d'intesa.

"Benvenuta tra noi Faith Allyson Cooper." disse Vanessa.

Le sorrisi, ma poi.. "Come conosci il mio nome per esteso?" le chiesi confusa.

Lei rise.

"Beh, diciamo che abbiamo fatto le nostre ricerche." disse vaga, ridendo.

"Oh, ma siete terribili." dissi, assecondandole.

Nonostante l'idea che avessero indagato su di me, mi innervosisse alquanto.

"Peggio dell'FBI." disse Lexi, facendomi l'occhiolino.




"Allora?" chiese Harry, quando dopo qualche passo, arrivò di fronte a me.

"Prima tu." dissi, senza lasciar trasparire emozioni dalla mia espressione.

"No, tu." disse lui, guardandomi male.

Cercai di non ridere. Anche se era dura, la sua espressione era fin troppo comica.

"L'ho detto prima io. Avanti, parla." dissi.

Lui alzò gli occhi al cielo ironicamente, poi mi guardò, facendosi serio.

"Non ci sono state false scuse. Semplicemente, ci siamo promessi, che d'ora in avanti, ci sforzeremo di andare d'accordo e lo faremo solo per te, Faith." mi spiegò.

Sospirai sollevata.

"Ok, è un inizio. Grazie Harry." dissi.

Preferivo che si sforzassero di provarci, piuttosto che mi mentissero, dicendomi che erano diventati grandi amici.

Così era più sincero e spontaneo.

"Tocca a te." disse nervoso.

Ma io sorrisi, rassicurandolo.

"Le tue amiche sono delle veri pesti, ma mi hanno dato il benvenuto tra loro e credo che.. diventeremo amiche." dissi.

Lui mi mostrò il suo sorriso mozzafiato e si avvicinò ancora di più.

Quando poggiò la sua fronte sulla mia, fece per dire qualcosa, ma io mi allontanai, portando immediatamente la mano sulla sua fronte.

"Harry scotti." dissi preoccupata.

"No, è solo qualche linea di febbre." disse lui, con noncuranza.

"Andiamo in camera." dissi, prendendolo per mano e trascinandolo verso le scale che portavano ai dormitori.

"Si prenderà cura di me, infermiera Cooper?" chiese, sorridendomi in modo seducente.

Distolsi lo sguardo per evitare di arrossire e continuai a camminare.

"Solo se farai il bravo bambino." dissi, ridendo.

"Mi regalerai un lecca-lecca alla ciliegia?" chiese divertito.

"Smettila Harry." dissi ridendo.




"Siete veramente due sfigati." disse Emma, ridendo.

"Andiamo Emma, non è divertente." dissi, quasi in un sussurro.

Sia io che Harry, finimmo a letto con la febbre.

Non era stata una buona idea sedersi sulla neve, con solo una gonna e un top dimezzato. No, davvero.

"Harry, ti è salita." disse poi, preoccupata.

"Adesso ce l'hai a trentanove." disse, guardandolo, con apprensione.

A lui sembrò non importare più di tanto.

"Tu Faith, trentotto e mezzo. Ragazzi, forse è meglio se chiamo l'infermeria." disse.

"No, tranquilla Emma. Ho i farmaci che mia madre mi ha obbligato a portare." dissi.

"Faith, credo.." iniziò.

"Sul serio, valli a prendere. Sono nel mobiletto del bagno."

Lei alzò gli occhi al cielo e fece quello che gli chiesi.




Emma se ne andò dopo averci riempito di medicinali e Harry si addormentò poco dopo.

Era davvero stanco.

La sua testa, era poggiata sul mio petto. Era sdraiato su un fianco e le sue braccia, cingevano il mio corpo, come se fossi stata un peluche.

Gli accarezzai i capelli e gli baciai la fronte.

Scottava.

Anche io avevo la febbre, ma non così alta e poi, stavo bene, in confronto a lui.

Non voleva ammetterlo, ma era privo di forze e doveva rassegnarsi al fatto di essersi ammalato.

A me l'idea di dover rimanere nel letto con lui, non dispiaceva affatto.

Soprattutto, se l'alternativa, era andare a scuola.

Sentii Harry mugolare qualcosa di incomprensibile e abbassai lo sguardo per guardarlo.

Dormiva ancora, quindi pensai che stesse sognando.

Continuai ad osservarlo, fino a quando non mi addormentai pure io.







SWAAG. oggi vi sparaflescio.

Mi scuso umilmente, prima che che mi attacchiate per averli fatti litigare.

Intanto, voglio dirvi, che la mia parte preferita, inizia ora.

Entrambi, finalmente, hanno capito che c'è dell'amore tra loro, ma forse, non sono ancora pronti a confessarlo.

La litigata, è stata molto tragica, lo so. Ma mi andava così, boh.

In ogni caso, hanno chiarito, perchè comunque, non riuscirebbero a stare separati.

Spero che si sia capito il motivo del litigio e cioè che Harry, riconosce nella situazione che ha con Faith, un che di Liz.

Il dolore è ancora molto e l'idea di perdere una seconda ragazza, lo terrorizza.

Faith, invece, capisce di aver esagerato e di averlo fatto soffrire, perciò, si sente tremendamente in colpa.

Poi abbiamo una serie di scuse.

Vi avevo detto di non prendere in antipatia le amiche di Harry, perchè in realtà, loro sono ragazze davvero dolci e molto simpatiche, solo che, per non rischiare di vedere Harry soffrire, mettono le mani avanti e si comportano male con Faith.

Bene, che altro dire?

UN GRAZIE: ENORME - STRATOSFERICO - GIGANTESCO - COLOSSALE - IMMENSO - ESORBITANTE - ELEFANTESCO - SPASMODICO, A TUTTE VOI.

Per seguire la storia, per recensirla e per sopportare me :)

Spero che vi sia piaciuto il capitolo.

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 30
*** «I had never met a person more repulsive than he.» ***


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«I had never met a person more repulsive than he.»


 

Passarono un paio di giorni e la febbre, si abbassò ad entrambi.

Emma, ogni giorno, ci portava gli argomenti delle lezioni, che ovviamente, studiai solo io.

E adesso, con la testa sotterrata sotto il cuscino, mi maledicevo per essere guarita.

Quella mattina, saremmo dovuti tornare a scuola e per prima cosa, avrei dovuto fare il test di storia.

Alzai le coperte, cercando di nascondermi dalla luce che era stata accesa nella stanza.

"Alzati!" urlò Harry, dalla cucina.

Lo ignorai, coprendomi, fin sopra la testa.

Ebbi qualche secondo di pace, ma poi sentii i suoi passi.

"Uno, due.." lo sentii dire, sempre più vicino.

Sospirai.

"Due e mezzo.." sussurrò, ormai a pochi passi da me.

"Tre!" disse, strappandomi il piumone di dosso.

Istintivamente mi rannicchiai su me stessa, stringendo forte il cuscino, terrorizzata dal fatto che mi avrebbe potuto togliere anche quello.

"Faith, tra dieci minuti iniziano le lezioni." disse, sedendosi al mio fianco.

Mi accarezzò delicatamente il braccio.

Aprii gli occhi e lui mi sorrise.

Si era vestito e soprattutto, si era pettinato.

Adesso i suoi ricci erano perfettamente tirati indietro.

Alla fine, riuscii ad alzarmi e andai in bagno.

Se non fossi stata così stanca, avrei urlato.

Il mio riflesso allo specchio era rivoltante.

Avevo certe borse sotto gli occhi che facevano invidia a quella di Mary Poppins.

Pettinai i capelli alla meno peggio e spiaccicai chili di correttore sul mio viso.



 

Entrai in cucina, per niente entusiasta di iniziare quella giornata.

Sorressi la testa tra le mie mani, altrimenti sarebbe potuta anche rotolare giù.

"Andiamo Faith, su col morale. Ti ho messo in tavola anche il succo alla pesca!" disse allegramente.

"Neanche il succo alla pesca è in grado di farmi uscire da questo coma." dissi disperatamente.

"E in più, prenderò due al compito di storia." piagnucolai.

"Non dire scemenze, hai studiato tutta la notte." disse, sedendosi di fronte a me.

"Si, ma con gli occhi praticamente chiusi e non ricordo una mazza." dissi, entrando nel panico.

"Non preoccuparti, andrai bene." disse, sorridendomi.



 

"Liam Payne, ti conviene dirmi che alla terza domanda hai risposto B." dissi, minacciandolo, puntandogli contro l'indice.

Tyler, sorrise a quella scena, mentre posava il nostro pranzo sul tavolo, per poi tornare al bar.

Aveva già avuto modo di dirmi quanto fosse sollevato dal fatto, che almeno in parte, la Faith che aveva conosciuto all'inizio dell'anno, era stata salvata e riportata a galla.

Ero tornata la Faith che amava incondizionatamente i suoi amici.

Con la differenza che non c'era più Louis al suo fianco.

Ma Harry.

"Non vorrei infrangere i tuoi sogni, ma io ho messo C." disse Liam, riportandomi alla realtà.

"Visto, Harry? Che ti avevo detto? L'ho sbagliato tutto!" dissi, meledicendomi per non aver studiato adeguatamente.

"Sta calma, ne hai sbagliata solo una per ora." cercò di consolarmi.

"Alla sesta che hai messo?" chiese Emma.

"D." dissi sottovoce, sperando di averla azzeccata.

"Ma no, Faith! Era la A!" disse Liam, arrabbiato.

Spalancai la bocca.

Io mi suicido, pensai.

"Sta scherzando, Faith. Era la D, hai fatto bene." disse Emma, ridendo.

Fulminai con lo sguardo Liam.

"Sei un infame." dissi.

Lui rise.

"Stai tranquilla, ti è andato bene." disse lui.

Sorrisi, sperando che avesse ragione.

"Faith, io devo andare." disse Harry, alzandosi dalla sedia.

Alzai il viso per riuscire a guardarlo.

"Mi ha chiamato Conor, mi aspetta in palestra." mi spiegò.

"Oh, ok. Ci vediamo dopo." dissi.

Indossò la felpa, per poi chinarsi a baciarmi le labbra.

"A dopo." disse poi.

Mi voltai nuovamente verso i miei amici e li trovai che mi sorridevano.

"Che c'è?" gli chiesi.

"State ufficialmente insieme adesso?" chiese Amber, sorridente.

Mi bloccai.

Non sapevo rispondere.

Cos'eravamo io ed Harry? Non avevamo mai definito il nostro rapporto.

Lui non era ufficialmente il mio ragazzo.

Ma non era neanche un semplice amico. Non direi proprio.

"No." risposi.

"Come no?" chiese Emma.

"Lui non mi ha mai chiesto di essere la sua ragazza, quindi.. no." dissi.

"Tu lo vorresti però." disse Liam.

Abbassi lo sguardo, incapace di dire qualsiasi cosa.

Avevo ammesso a me stessa, di essermi innamorata di Harry.

Ma forse, avevo corso troppo. Infondo, non era molto che mi ero lasciata con Louis.

E poi Harry, non si era mai dimostrato un ragazzo da storia seria.

Anche se, con me si era sempre comportato bene.

In ogni caso, mi aveva detto di non credere nell'amore. Quindi i miei sentimenti, non sarebbero stati ricambiati.

"Sarebbe bello se steste insieme, sarei felice per voi."

Fui sorpresa di riconoscere la voce di Louis.

Alzai il viso e lo guardai stupita.

"Tutti noi lo saremmo." disse Niall.

Perché continuavano a ribadire quanto amavano vedermi con Harry, se non ci credevano nemmeno loro?

"Davvero? Io credevo che.. voi odiaste vedermi con lui." dissi.

Ripensai a tutte le volte in cui mi avevano detto di stare alla larga da Harry.

E' vero, si erano scusati, ma credevo che stessero fingendo per il mio bene, non credevo che fossero seri.

"Si, era così." disse Nate.

"Noi vogliamo solo la tua felicità." disse Emma, posando la sua mano sulla mia.

Gli sorrisi, erano meravigliosi.



 

"Sicuri che non torna?" chiesi.

Avevo accettato l'invito di passare un po' di tempo nella mia vecchia stanza, a patto che non ci fosse stata Candice.

"Tranquilla, è uscita con delle sue amiche." mi assicurò Louis.

Annuii soddisfatta di quella risposta e mi sedetti attorno al tavolo.

"Non è cambiato niente." dissi, quasi sotto voce, guardandomi intorno.

"È cambiato tutto, da quando te ne sei andata. Questa stanza non è più la stessa." disse Amber, tristemente.

"Mi manca stare con voi." ammisi, sorridendo amaramente.

"Però adesso che abbiamo fatto pace, passeremo molto più tempo insieme." disse Amber.

Le sorrisi.

"Liam, come stanno i tuoi boxer?" chiesi poi, ridendo.

La sua espressione si fece seria.

"Non toccare questo tasto, Faith." disse Zayn, ridendo.

Li guardai confusa.

"Candice, ha il doppio dei tuoi vestiti e i miei poveri boxer sono costretti a stare in un angolino del cassetto." disse furioso.

"Io ero più tattica, li appesi fuori dalla finestra." dissi ridendo.

"Una volta mi hai anche minacciato di buttarli nel gabinetto. Con la finestra mi è andata bene." disse.

Scoppiamo tutti a ridere per i bei ricordi.

"E quando Ryan ci mandò tutti in infermeria?" chiese Niall.

"Non fatemici pensare." disse Emma, scuotendo la testa.

"Ricordate quando io è Louis finimmo in presidenza per essere andati in piscina di notte?" chiesi ridendo, guardandolo.

"Certo, per poco non gli dicevi anche il codice fiscale!" mi rimproverò lui, divertito.

"E quando beccaste me è Niall a baciarci nell'archivio della scuola?" chiese Emma, arrossendo.

"Me lo ricordo!" dissi ridendo.

"Ne abbiamo passate tante insieme." disse Liam, sorridendo.

Ed era vero.

Con loro avevo condiviso le migliori risate.

Momenti che non avrei mai dimenticato.

"E continueremo a passarne tante altre, perché adesso non ci divideremo più." disse Amber.

"Promesso?" chiese Zayn.

"Io per prima, ve lo prometto." dissi.

"Io pure." disse Emma.

"Promesso." disse Liam.

"Ve lo prometto ragazzi." disse Louis.

"Ehi, ehi. Tutta questa dolcezza mi ha fatto venire voglia di dolci." disse Niall, alzandosi e dirigendosi al frigo.

Noi scoppiammo a ridere.

Dimenticavo l'appetito insaziabile di Niall.

"Ma sono solo le sei Niall, hai già fame?" chiese Amber.

"Lui ha fame a tutte le ore." disse Louis.

"Le sei?" chiesi sorpresa.

Il tempo era passato in un lampo.

"Le sei e un quarto, se vogliamo essere precisi." disse Zayn.

"Ragazzi, io vado a vedere se Harry è tornato." dissi, scendendo dalla sedia.

"A domani." li salutai, sorridendogli.



 

Chiusi la porta alle mie spalle, Harry non era ancora rientrato in stanza.

Allora decisi di andare a cercarlo in palestra.

Quando fui in giardino, i muri a vetri della palestra, mi permisero di vedere delle sagome all'interno.

Erano sicuramente loro.

Dopo poco, arrivai all'entrata ed aprii la porta.

Al centro della stanza, Harry, Conor e Trevor, si allenavano.

Tutti e tre indossavano i guantoni da boxe.

In più, Harry, aveva una fascia che gli teneva indietro i ricci.

Poco dopo, notai Emily, Vanessa, Nicole e Lexi, sedute lungo il lato della stanza, che parlavano tra loro.

Quando feci qualche passo in avanti, si accorsero della mia presenza.

Trevor, approfittò del fatto che Harry mi stesse guardando, per sferrargli un cazzotto e metterlo al tappeto poco dopo.

Risi, consapevole di essere colpevole di quella sconfitta e mi avvicinai alle ragazze.

"Faith." mi sorrise Nicole.

"Ehi, ragazze. Come state?" chiesi.

"Bene, tu?" chiese Vanessa.

Ero davvero sollevata dal fatto che fossero state antipatiche solo per proteggere Harry.

In realtà erano ragazze abbastanza simpatiche, ancora non le conoscevo molto.

"Ehi, dolcezza!" mi urlò Marcus, il quale era appena arrivato, per provocare Harry. Il quale non perse tempo e subito gli tirò una pacca in testa.

L'amico rise e poi ripresero ad allenarsi.

Sorrisi a quella scena.

"Dove passerai le vacanze di Natale?" chiese Nicole.

"A Doncaster, dove sono nata." dissi.

"Ma va? Pure io sono di Doncaster!" disse Lexi.

"Sul serio? Non ti ho mai vista." dissi.

"Nemmeno io ho mai visto te." disse lei.

Alzai le spalle noncurante.

Capita di vivere nello stesso posto, ma di non incontrarsi mai.

"Starai dai tuoi, quindi." continuò Nicole.

"Si, e con i miei fratelli." risposi.

"A me, manca molto la mia famiglia." disse Emily.

"A me, manca molto mia sorella.." disse Nicole, persa tra i suoi pensieri.

Poggiai una mano sulla sua spalla.

"Mi sarebbe piaciuto conoscerla." dissi, sinceramente.

"Ti sarebbe piaciuta." disse, sorridendo amaramente.

"Era una forza della natura." rise Lexi.

"Amava fare casino, andare alle feste, stare in compagnia." disse Vanessa.

"È questo che l'ha uccisa." disse Nicole, a testa bassa.

"Era ubriaca fradicia quella sera." sussurrò Emily.

"Non bevete mai, ragazze. Fate si che Liz non sia morta inutilmente e prendete questa tragedia come un insegnamento." disse Nicole.

Le sorrisi.

Era una ragazza davvero forte e coraggiosa.

Io, dopo un lutto del genere, non mi sarei più ripresa.

Se fosse successo a Nate, sarei morta con lui.

"Ragazze, che ne dite se stasera usciamo?" chiese Marcus, interrompendo i miei pensieri, a dir poco negativi.

E da un lato, ne fui sollevata. Non volevo più pensarci.

"Potremmo andare a mangiare una pizza o al cinema." continuò Conor.

"Per me va bene. Voi che ne dite?" chiese Emily.

Annuii, sarebbe potuto essere divertente.

E poi avrei avuto l'occasione di conoscerli meglio.

"Allora noi andiamo a cambiarci." disse Harry.

"Si, forse è il caso." disse Lexi, sghignazzando.

Loro la guadarono accigliati.

"È inutile che la guardate così. Grondate di sudore." dissi divertita, ma anche un po' schifata.

"Ah si?" chiese Harry, avvicinandosi con fare malizioso.

"Quindi mi negheresti un abbraccio, solo perché sono sudato?" chiese, continuando ad avanzare.

"Harry, non provare nemmeno a.." dissi alzandomi, ma lui chiuse la mano attorno al mio polso e mi attirò al suo petto umidiccio.

"Harry!"

Risi, divincolandomi nella sua presa.

Sentii le risate degli altri in sottofondo, mentre lui mi riempiva di baci.

Lungo la mascella, sulle guance, sul collo.

Poi mi lasciò andare.

"Mi sa che devi fare una doccia pure tu." disse divertito.

I miei occhi si chiusero in piccole fessure.

"Questa me la paghi." dissi, fingendomi minacciosa.

Lui mi fece la linguaccia e raggiunse i suoi amici.

Si voltarono, diretti allo spogliatoio.

Per un attimo, tornai seria e venni incuriosita nuovamente dal tatuaggio di Conor.

Stavo per chiedergli di fermarsi e di farmi vedere cosa fosse, ma Vanessa iniziò a parlare e interruppe i miei pensieri.


 

"Non sai quanto mi renda felice vederti andare d'accordo con le ragazze." disse Harry, uscendo dal bagno.

"Anche io sono felice di averci chiarito." dissi, aprendo l'armadio.

"Ed io sono felice di aver chiarito con i tuoi amici." disse spuntandomi alle spalle.

Posò le mani sui miei fianchi e mi schioccò un bacio sulla spalla sinistra.

"Sta andando tutto bene, a quanto pare." dissi sollevata.

Poggiò il mento sulla spalla su cui aveva appena lasciato un bacio e "Cosa ti metti?", chiese.

Sorrisi a quella domanda insolita.

"Non lo so, forse un paio di jeans e un maglioncino. Fa freddo fuori." dissi, imbronciata.

Amavo l'inverno e amavo stringermi nei maglioni caldi.

Però, amavo un po' meno, le labbra screpolate o le mani congelate.

"Sei bellissima con ogni cosa." disse Harry, facendo spallucce.

"Non è vero." sussurrai.

"Smettila di sminuirti, Faith." disse seriamente.

Sospirai.

"Scusami se sono così insicura." dissi, continuando ad osservare il contenuto del mio armadio, alla ricerca di una maglia decente.

"A me piace ricordarti che sei perfetta." disse, allontanandosi da me.

Rimasi colpita da quelle parole.

Amavo il modo in cui, per ogni occasione, avesse sempre la cosa giusta da dire.

Alla fine, optai per un paio di jeans stretti e per un maglioncino verde.

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Raggiunsi Harry nell'ingresso.

Misi il cappotto e la sciarpa.

"Sei pronta?" mi chiese.

"Si." risposi, seguendolo fuori dalla porta.

"Allora andiamo, ci aspettano nel parcheggio."



 

"Che ne dite di questa?" chiese Trevor, riferendosi alla pizzeria di fronte a noi.

"È perfetta." dissi subito.

"Non statela a sentire. Faith, ha solo freddo. Si infilerebbe anche in una topaia." disse Vanessa, ridendo.

"A patto che ci sia il riscaldamento." dissi, facendoli ridere.

Harry poggiò il braccio intorno alle mie spalle e mi strinse a se.

"Per la gioia di Faith, entriamo." disse Conor.

"Alleluia." dissi, aprendo la porta della pizzeria.

Stavo congelando e non avevo intenzione di ammalarmi nuovamente.



 

"Accomodatevi." disse la cameriera, sorridendoci.

Ci sedemmo e poco dopo ci vennero dati i menù.

Stavo scorrendo con lo sguardo l'elenco dei primi, quando Conor catturò la mia attenzione.

Si era alzato per raggiungere il suo cappotto all'attaccapanni.

Dandomi le spalle, mi aveva nuovamente fornito la visuale del misterioso tatuaggio.

Estrasse il telefono dalla tasca del cappotto e tornò a sedersi.

Questa volta non potei fare a meno di chiederglielo.

"Conor, ho notato che hai un tatuaggio sul collo, che finisce sulla schiena. Cos'è?" chiesi, inevitabilmente.

Ormai la mia curiosità era insostenibile.

Il suo corpo si irrigidì appena finii la domanda.

Rimasi sorpresa, dal modo in cui tutti divennero improvvisamente più tesi.

Emily, cominciò a guardare altrove.

Trevor, finse una tosse.

Pensai che la cameriera li avesse salvati.

"Cosa posso portarvi?" chiese, prima che riuscissi ad ottenere una risposta.

Adesso ero molto più che curiosa.



 

Decisi di non insistere, dato che non mi sembrava un argomento gradito.

Addentai un pezzo di pizza.

Dovetti portarmi una mano alla bocca, quando Marcus mi fece ridere con una delle sue battute.

Ma all'improvviso, una voce, attirò la nostra attenzione.

"Buon appetito." disse.

Alzai lo sguardo e mi sentii morire.

Fu come se tutto il mio buon umore, fosse stato risucchiato dal suo sguardo agghiacciante.

Sussultai, quando sentii la mano di Harry, raggiungere la mia coscia e stringerla appena.

Lo guardai, con il panico negli occhi, ma lui stava fissando Sean.

Trevor posò protettivamente un braccio intorno alle spalle di Nicole, la quale aveva cominciato ad agitarsi sul suo posto.

Avrei giurato di vederla tremare.

Non potevo minimamente immaginare, cosa stesse provando in quel momento.

A quanto ne sapevo, era la prima volta che lo vedeva, dopo.. dopo l'accaduto.

Senza contare la sera, in cui passò di sfuggita, di fronte la sua auto.

Sean rise a quelle reazioni.

"Che cosa vuoi, razza di rifiuto umano?" gli chiese Lexi, a denti stretti.

In quel momento fui felice della sua sfacciataggine. Io non avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi a lui in quel modo.

"Volevo solo salutare i miei amici." disse lui, continuando a ridere.

Si spostò e camminò fino a ritrovarsi alle spalle di Marcus, proprio di fronte a me.

"Non ci siamo ancora presentati ufficialmente, Faith. Io sono Sean." disse, sorridendomi divertito, per poi allungare una mano in mia direzione.

Si aspettava davvero che gliel'avrei stretta?

Harry spostò la sua mano, dalla mia coscia, alla mia mano, forse impaurito che avrei potuto alzarla, per stringerla a quella di Sean.

"Vattene." gli disse poi.

"Come? Di già?" chiese ironico.

"Pensavo che avrei potuto far un po' di conoscenza con Faith." disse.

Odiavo il modo in cui pronunciava il mio nome.

"E poi, magari, potrei condividere un po' di ricordi con Nicole." disse guardandola.

Lei sussultò e la rabbia, crebbe notevolmente in Harry.

"Ti avevo avvertito, Sean. Non avresti dovuto farti più vivo." disse Harry.

"Lo so, ma non ho resistito alla tentazione di vedere questa bella ragazza." disse, senza distogliere lo sguardo da me.

"Io invece non potrei resistere alla tentazione di spaccarti la faccia." disse Harry, a denti stretti.

Cercai conforto negli sguardi degli altri. Ma nessuno mi guardò, troppo occupati ad osservare la scena, mentre io morivo di paura.

Avevo il terrore di Sean, la storia che mi aveva raccontato Nicole, mi aveva scioccata.

Lei aveva avuto il coraggio di dirmi cosa le aveva fatto, per mettermi in guardia da lui.

L'idea che avesse abusato del suo corpo, mi faceva vomitare e la paura che lo avrebbe potuto fare anche con me, mi intimoriva e non poco.

"Potremmo sempre andarne a parlare fuori." disse Sean.

Dilatai gli occhi.

Non volevo.

"Sai che per noi non è un problema." ringhiò Trevor.

Scossi la testa freneticamente.

Stavano accettando?

L'unica che mi guardò fu Emily e l'espressione impaurita disegnata sul suo volto, non mi tranquillizzò per niente.

"Non fare l'idiota Sean. Sparisci." disse Lexi.

Ancora una volta, ammirai il suo coraggio.

Lui rise.

"Mi sono sempre piaciute le bionde aggressive." disse poi, divertito.

Lei lo guardò accigliata, senza dare accenni di paura. Nonostante sapessi di cosa lui fosse capace.

"Non la guardare neanche." disse Harry, a denti stretti.

"Perchè? E' un così bel bocconcino." disse, facendole l'occhiolino.

Fu un secondo ed Harry aveva già raggirato il tavolo, ritrovandosi di fronte a Sean.

Io mi alzai istintivamente e lo guardai scioccata, mentre lo prendeva per il colletto della camicia.

Marcus, al mio fianco, mi afferrò il polso e mi fece risedere poco delicatamente, per poi alzarsi.

"Le vedi queste ragazze?" gli chiese Harry, indicando il tavolo e stringendo la presa.

"Te le devi dimenticare. Tocca solo una di loro e giuro che ti vengo ad ammazzare a mani nude." lo minacciò rabbioso.

Sean sorrise.

Odiavo il modo in cui rideva, nonostante fosse impotente, sotto la presa di Harry.

Era un fatto che dava ai nervi e lui lo sapeva bene. Lo faceva per provocare. Era odioso.

"Harry, siamo in un luogo pubblico." disse Marcus, toccandogli la spalla.

Solo in quel momento distolsi gli occhi da loro e mi guardai intorno.

Il ristorante era diviso in diverse sale e in quella dove ci trovavamo noi, erano apparecchiati solo quattro tavoli.

Una coppia di anziani, guardavano la scena scioccati. La signora, era anche spaventata.

Ma non più di me.

"Me ne mancano solo tre. Con Nicole mi è andata piuttosto bene." disse lui, divertito.

In quel momento, la paura divenne odio.

Non avevo mai conosciuto una persona più ripugnante di lui.

Nessun uomo dovrebbe avere il coraggio di violentare una donna. E' un comportamento inaccettabile e inumano.

Per questo, non obiettai quando il pugno di Harry si infranse sul suo volto.

Anzi, provai un senso di sollievo e di piacere, quando lo vidi accasciarsi in terra.

Era il minimo, in confronto alle pene che avrebbe dovuto, a parer mio, subire.

 

 

SWAAG.

Allora, prima una breve informazione di servizio:

Come avete visto, ho cambiato il banner.

Non solo a questo, ma anche ai primi, ma non è lo stesso.

Nei primi, ce n’è uno simile, ma con Louis.

Mi piacerebbe avere una vostra opinione, anche perchè li ho fatti io e non è stato semplicissimo.

(Perchè sono parecchio imbranata, ma a volte mi vengono dei lampi di genio.)

Insomma, fanno tanto schifo?

Poi, mi sono messa anche a correggere i testi dei primi capitoli.

Mi sono accorta che ci sono un po’ di errori e mi scuso per non essermene accorta prima.

Mi scuso anche perchè i primi capitoli sono un po’ penosi ed infantili, spero di essere migliorata negli ultimi.

Ok basta, doveva essere breve. AHAHAHAHA


Per quanto riguarda il capitolo, è abbastanza tranquillo.

Beh, se non contiamo la visita di Sean.

Ricordo che molte di voi, mi hanno chiesto se sarebbe tornato ed ecco qua, questa è la mia risposta. AHAHAHAHA


Poi, tipo GRAZIE MILLE (e secondo me, non è abbastanza) per le recensioni nello scorso capitolo.

Mi avete detto che è uno dei vostri preferiti, che vi ha emozionato e che vi è piaciuto.

Siete di una dolcezza inumana, non smetterò mai di ringraziarvi per il tempo che mi concedete.

Non credo di meritarvi, siete delle lettrice meravigliose.

Un bacio,

Michi x

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Capitolo 31
*** «She's my guardian angel.» ***



 
«She's my guardian angel.»
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Quel pomeriggio, Harry era intoccabile.

Aveva una tale rabbia accumulata addosso, che se la rifaceva con qualsiasi cosa si muovesse.

Era così dalla sera prima.

La visita di Sean, era stata inaspettata e decisamente non gradita.

Harry era certo di essersene sbarazzato.

Non sapevo cosa si fossero detti, quella notte, ma lui era sicuro del fatto che non si sarebbe fatto più vivo.

Per questo, l'idea che invece Sean fosse ritornato alla carica, lo faceva infuriare.

Dopo il cazzotto della sera prima, era stato buttato fuori dai proprietari del ristorante.

Ai quali noi, spiegammo la situazione.

Ci fu concesso di finire la cena e poi ritornammo immediatamente al college.

Solo una cosa, ancora non mi andava giù.

Il "ci vediamo presto, dolcezza." di Sean.

Me lo aveva sussurrato, prima di andarsene e nessuno, tranne me, lo aveva sentito.

E non mi sognavo minimamente di dirlo ad Harry, sarebbe impazzito.



Imprecai contro il piano forte.

Sbagliai per l'ennesima volta, la stessa fottutissima nota.

"I know, one day eventually. Yeah, I know, one day I have to let it all.. no!"

Perché non mi veniva?

Avevo passato tutto il pomeriggio in quella stanza.

Era la sesta volta che ricominciavo la canzone, ero stufa.

"In case, you don't find what you're looking for. In case you're missing what you had before."

La amavo, ci tenevo che mi venisse bene.

"In case you chance your mind, I'll be waiting. In case.. you just want to come home."

Sospirai, accarezzando i tasti del pianoforte.

Non era male, ma andava decisamente perfezionata.

Feci un bel respiro.

"I know, one day eventually.." iniziai nuovamente, ma il rumore della porta che si apriva, mi fece voltare.

"Conor." dissi, sorpresa di vederlo.

Lui mi sorrise.

"Stavo passando per il corridoio e mi è sembrato di riconoscere la tua voce." disse, avvicinandosi a me.

"Credevo fossi ad allenarti con Harry." dissi.

L'unico modo per far sfogare ad Harry, tutta quella rabbia, era decisamente la boxe.

"Era li che ero diretto." disse, per poi sedersi al mio fianco, sul panchetto del pianoforte.

"Non ti viene male." disse.

"Neanche bene." mi lamentai io.

"Riprova." mi incoraggiò.

Sospirai e riportai le mani sul piano.

"In case you chance your mind, I'll be waiting.  In case.. you just want to come home.." intonai l'ultima parte del ritornello.

"Amo questa canzone." quasi sussurrai.

Ci fu qualche secondo di silenzio e fu lui ad interromperlo.

"È Liz." disse ad un tratto.

Aggrottai la fronte, che c'entrava lei?

"Cosa?" chiesi, guardandolo confusa.

"Il tatuaggio." disse.

"È Liz." ripeté.

Lo guardai accigliata.

In quel momento, si alzò in piedi e si tolse la maglia.

Rimase a petto nudo di fronte a me per qualche secondo, poi si voltò, mostrandomi finalmente la schiena.

Rimasi a bocca aperta.

Dovetti alzarmi per osservare meglio.

Tutta la pelle che faceva parte del collo, fino al fondo schiena, era stata usata come tela di un tatuaggio a dir poco enorme.

Il ritratto di Liz.

La ragazza era di profilo.

Aveva i capelli sciolti e lisci.

Il tatuaggio non era colorato, quindi non seppi di che colore fossero stati quegli occhi dalla forma allungata.

Il suo naso era piccolo e arricciato all'insù.

Le labbra carnose, leggermente dischiuse.

Oltre il viso, erano stati disegnati il collo e una mano.

Con le dita sottili, si sfiorava il mento.

Intorno alla sua figura, c'erano molte decorazioni astratte, una delle quali si allungava sul collo.

Quella che avevo notato io.

"Perché?" gli chiesi.

Era un tatuaggio enorme ed invadente.

Era una pazzia, secondo me, tatuarsi il volto di qualcuno in quelle grandezze.

Ma non sapevo il motivo per cui, lui, lo aveva fatto.

"Era la mia miglior amica. Era come una sorella. Quando è morta, mi sono sentito come se la miglior parte di me, se ne fosse andata con lei. Allora ho cercato un modo per averla sempre vicina." spiegò.

"In questo modo, l'ho sempre alle spalle, è il mio angelo custode." disse.

Poggiai la mano sulla sua spalla.

"Credo che sia un pensiero bellissimo." dissi, sinceramente.

Lui sorrise.

Ero rimasta davvero toccata da quella storia.

"Dai, continua." disse, adesso molto più sollevato.

"Va bene."

Ci sedemmo di nuovo e riportai le mani su i tasti.

"I know, one day eventually. Yeah, I know, one day I have to let it all go.."



"Ehi, Faith." mi sentii chiamare alle spalle.

Avevo da poco finito di suonare e avevo deciso di tornare in stanza.

Ma Louis mi fermò in corridoio.

"Ciao." dissi sorridente, mentre facevo alcuni passi in sua direzione.

Il nostro rapporto, era totalmente mutato.

Adesso sembravamo due vecchi amici che si voglio bene, senza rancori.

Avevo deciso di dimenticare tutto e di voltare completamente pagina.

Mi costava far finta che non fosse mai successo niente, ma da una parte, era la cosa migliore.

"Volevo chiederti se hai intenzione di passare le vacanze di Natale a Doncaster." disse.

"Certo." risposi.

Avevo aspettato con ansia queste vacanze.

Mi mancava casa e mi mancava la mia famiglia.

In più, non vedevo l'ora di festeggiare il Natale, era la mia festa preferita in assoluto.

"Sto andando a prenotare i biglietti aerei, per questo volevo saperlo. Lo prendo anche per te?" mi chiese.

"Si, grazie."

Gli sorrisi.

"Perfetto, allora vado. Ciao!" mi sorrise, esuberante come sempre.

"Ciao Louis." dissi, per poi riprendere a camminare verso la mia stanza.



Aprii la porta e posai la borsa sul tavolo.

Sentii l'acqua della doccia scorrere, segno che Harry era in bagno.

"Faith, sei tu?" urlò, per farsi sentire.

"Si, sono io." urlai a mia volta.

Tolsi le scarpe e andai in camera.

Decisi di mettermi un po' più comoda.

Sfilai i jeans e indossai un paio di leggings elastici.

Poi afferrai i libri di scuola e li portai in cucina.

Mi preparai un tazza fumante di tè e mi sdraiai sul divano in compagnia del libro di scienze.

Riuscii a concentrarmi e ripassai la maggior parte degli argomenti.

L'acqua cessò di scorrere e poco dopo Harry uscì dal bagno.

Indossava solo un asciugamano bianco, il quale era stato avvolto attorno al suo bacino.

I pettorali tatuati erano bagnati dalle goccioline che ricadevano dai suoi ricci, ancora zuppi.

Si avvicinò a me sorridente e si abbassò per baciarmi.

Alzai il viso per andargli incontro e strizzai gli occhi divertita, quando i suoi capelli mi bagnarono la fronte.

"Che studi, piccola?" mi chiese.

Fui sollevata nel vederlo così rilassato e gli sorrisi.

"Scienze. Dovresti studiarla anche tu." dissi.

"Non fa per me." disse, scuotendo la testa.

Ero preoccupata per il suo andamento scolastico.

Non erano affatto affari miei.

Ma sicuramente, avrei preferito che non venisse bocciato, di nuovo.

"Allora perché frequenti il college? Hai diciotto anni, potresti lavorare."

Me lo ero sempre chiesta. E questo sembrava un buon momento per parlarne.

"Mia madre vuole che studi." disse, buttandosi a sedere al mio fianco.

"Ma tu non lo stai facendo." lo provocai.

"Te l'ho detto, non fa per me." disse alzandosi e allontanandosi.

Si avvicinò all'armadio e cominciò a cercare la biancheria pulita.

"Stai perdendo il tuo tempo, allora." dissi.

Non ero mai stata una grande studiosa, ma avevo capito che avere un'istruzione, era importante.

"Dobbiamo parlarne adesso?" chiese divertito.

Ma non era affatto divertito.

Aveva solamente cercato un tono carino con cui mettermi a tacere.

Evidentemente non era uno dei suoi argomenti preferiti.

"Come vuoi." dissi, prendendo un sorso di tè.

Con la coda dell'occhio, lo vidi dirigersi nuovamente in bagno.

Ne uscì poco dopo, completamente vestito.

Si sedette al mio fianco, nel posto che aveva occupato qualche minuto prima.

Mi circondò le spalle con un braccio.

Lasciai che mi attirasse a se e mi appoggiai alla sua spalla.

"Hai finito?" chiese.

"Si." dissi, chiudendo il libro e liberandomi della sua presenza, lanciandolo dall'altra parte del divano.

"Mi chiedevo una cosa." iniziai all'improvviso.

"Tu ti chiedi sempre troppe cose." disse ridendo.

"Dai, sono seria. Volevo solo sapere che programmi hai per le vacanze di Natale. Andrai da tua madre?" chiesi.

Lui non sembrò pensarci molto.

"Si, credo di aver bisogno di lei e di mia sorella." disse.

"Che intendi?" lo guardai accigliata.

"Mi mancano." rispose semplicemente.

Gli sorrisi.

"E tu che mi dici?" chiese.

"Io andrò a Doncaster, dalla mia famiglia." dissi.

"Non ci vedremo." affermò.

"Per due settimane." continuai, abbastanza tristemente.

Ormai ero abituata alla sua presenza, non mi piaceva l'idea di dover stare così tanto tempo senza vederlo.

Sorrise.

"Saranno le settimane più belle della mia vita. Sei insopportabile, ho davvero bisogno di prendere le distanze da te." disse divertito.

Sapevo che stava scherzando, ma lo guardai male lo stesso.

"Almeno io non lascio sempre la tavoletta del water alzata." dissi, con aria di sfida.

"Cosa?" chiese ridendo.

"E non russo mentre dormo." continuai.

"Io non russo." disse offeso.

Lo guardai accigliata.

Lui russava eccome.

"Ho il respiro pesante." disse, imbronciato.

"Vogliamo parlare di quando ti lavi le mani e sembra che in bagno ci sia passato l'uragano Katrina?" chiesi retoricamente.

Mi guardò male.

"Sai che ho le mani grandi." disse in sua discolpa, come se quella scusa penosa bastasse.

Scoppiai a ridere.

"Ma fammi il favore!" dissi divertita.

Lui continuò a guardarmi male, mentre ridevo di lui.

"Vuoi vedere?" chiese, con aria di sfida.

"Cosa?" chiesi divertita, mentre cercavo di non ridere.

"Te la sei cercata, Faith." disse.

Non feci in tempo neanche a sgranare gli occhi, che lui aveva messo entrambe le mani, sui miei fianchi.

Mi alzò appena, giusto per farmi stendere lungo il divano.

Si posizionò sopra di me, poggiando le ginocchia ai lati del mio corpo.

Racchiuse le mie mani nella sua e poi le posizionò sopra la mia testa.

Non potevo muovermi.

Con la mano libera, prese a solleticarmi i fianchi.

Io cominciai a ridere e a dimenarmi sotto il suo tocco.

Lui rideva soddisfatto, mentre senza alcuni sforzo, mi manteneva sotto il suo peso.

"Harry! Ti prego, basta!" urlai, senza fiato.

Lui rise divertito.

"Ti avevo detto che avevo le mani grandi." disse, continuando a solleticarmi.

"Non ce la faccio più, ti prego!" lo implorai, con le lacrime gli occhi, provocate dalle risate incontrollate.

Lui continuò per qualche altro minuto, ignorando completamente le mie suppliche.

All'improvviso mi lasciò andare le mani e poggiò gli avambracci ai lati della mia testa.

Tra i nostri visi c'era una distanza invisibile.

Il mio respiro era irregolare e il petto che alzavo e abbassavo velocemente, entrava in contatto con quello di Harry, steso sopra di me.

"Volevi uccidermi?" chiesi divertita.

"Puoi aggiungere il solletico alla lista delle cose insopportabili che faccio." disse sorridente.

Mi persi nei suoi occhi.

Com'era possibile tanta bellezza in una sola persona?

Le fossette fecero una gradita comparsa sulle sue guance.

Con l'indice della mano sinistra, percorsi i tratti della sua mascella.

Poi portai la mano fin su i suoi capelli e strinsi delicatamente i ricci.

Un'espressione beata, si impossessò del suo viso.

"Mi mancherai." sussurrai sinceramente, guardandolo fisso negli occhi.

Lui mi guardò silenziosamente.

Avevamo messo da parte il divertimento e realizzammo che non ci saremmo davvero visti per due intere settimane.

Sospirò.

"Anche tu mi mancherai." disse.

Lessi nei suoi occhi che era sincero.

A volte si dicono delle frasi solo per accontentare la persona che hai di fronte.

Ma gli sarei mancata sul serio e lui sarebbe mancato a me.

Con la mano intersecata nei suoi capelli, lo attirai verso io basso.

Le nostre fronti si scontrarono e fui io a sollevarmi leggermente, alla ricerca disperata di un contatto con le sue labbra rosee.



"Vi ho riportato i compiti." disse la professoressa, sedendosi alla cattedra.

Sgranai gli occhi.

"Oh no." sussurrai.

"Vi chiamerò in ordine alfabetico e voi dovrete venire a prendere il vostro." ci spiegò, per poi cominciare a chiamare i nostri nomi.

Presi a mangiarmi nervosamente le unghie.

I miei compagni di classe, si alzavano uno dopo l'altro e il tempo, sembrava non passare mai.

C'era che sorrideva soddisfatto, tipo Chase, quel secchione insopportabile e chi, risedeva in silenzio e si malediceva mentalmente.

"Cooper." mi chiamò, quando fu il mio turno.

Mi alzai lentamente e raggiunsi la cattedra con il cuore in gola.

Presi il foglio in mano e lessi.

Sei.

Sospirai, poteva andarmi peggio.

O meglio.

"Cooper, lo guardi dalla parte sbagliata." disse la professoressa, prendendomi il foglio di mano e girandolo, prima di ridarmelo.

"Che cosa?" chiesi, sgranando gli occhi.

"N-nove?" chiesi scioccata.

"Complimenti Faith, devi aver studiato molto per questo compito. Te lo sei meritata." disse sorridendomi.

Se solo sapesse che mi sono ricordata di studiare alle quattro del mattino, pensai.

Tornai al mio posto, decisamente scioccata.

Liam si voltò, essendo seduto di fronte a me.

"Ti avevo detto che ti sarebbe andato bene." disse, sorridente.

Zayn si era offerto di sedersi accanto a Nate, così da poter lasciare il suo posto ad Harry.

Il quale, adesso, mi guardava sorridente.

"Complimenti Cooper, hai studiato molto per questo compito." disse ironico, enfatizzando sulla parola 'molto'.

Sorrisi, incapace di dire niente.

Ero davvero soddisfatta di me stessa, ma faticavo a capire come cavolo ci fossi riuscita.

"Sono fiero di te, piccola." disse, sporgendosi verso di me, per potermi baciare la guancia.

Sorrisi alle sue parole.



"Ehi, ragazze!" ci sorrise Nicole, poggiando le mani sul nostro tavolo.

Io, Amber ed Emma ci eravamo trovate al bar di Tyler per scambiare due chiacchiere.

"Nicky!" le sorrisi, felice di vederla.

"Ancora non credo di avervi presentato ufficialmente." dissi.

"Loro sono Amber ed Emma, due mie amiche di infanzia. E lei è Nicole, la miglior amica di Harry." dissi, presentandole.

Le ragazze si salutarono e si sorrisero educatamente.

"Tra qualche minuto, io, Lexi, Emily e Vanessa, andremo a fare un po' di shopping Natalizio in centro. Vi unite a noi?" ci chiese.

Gli occhi di Amber si accesero non appena sentì la parola 'shopping'.

"Si!" esultò la bionda, facendoci ridere.

"Volentieri." dissi io, sorridendole.



Entrammo in ogni singolo negozio.

Ovviamente, quella con più buste in mano, era Amber.

Stavamo passeggiando per il centro, quando mi venne in mente una cosa.

"Ragazze, dovete aiutarmi." dissi all'improvviso.

Si voltarono tutte verso di me.

"Non so cosa regalare ad Harry, voi lo conoscete bene. Datemi un consiglio." dissi.

Negli ultimi giorni ci avevo pensato, ma mi erano venuti in mente solo regali futili e io volevo qualcosa di speciale.

Tenevo molto ai regali di Natale.

Loro sembrarono pensarci intensamente.

"C'è l'ho!" esultò Lexi all'improvviso.

La guardai speranzosa.

"È un regalo impegnativo però, non è detto che ad Harry faccia piacere." disse.

La guardai accigliata.

"Spiegati meglio." dissi.

"Devi sapere che Harry era un appassionato di musica. Per questo ha deciso di frequentare la Manchester Academy of Music." iniziò a raccontarmi.

"Era appassionato di uno strumento in particolare. La chitarra." disse.

"Ne aveva una.. l'adorava." disse Vanessa.

"La trattava come se fosse stata la cosa più preziosa al mondo." continuò Emily.

"Le aveva anche dato un nome." disse Lexi, ridendo.

"Sul serio?" chiesi.

Ero felice di venire a conoscenza di avvenimenti che avevano fatto parte del passato di Harry.

"Si chiamava Kelly." disse Vanessa.

"E se qualcuno si azzardava a prenderla, diceva subito 'Non toccare la mia Kelly!' e si arrabbiava." disse Emily, ridendo.

Sorrisi, immaginandomi la scena.

"La vendette qualche giorno dopo l'incidente." disse Nicole, rabbuiandosi.

"Spesso la suonava per Liz, quindi gliela ricordava e.. non poteva sopportarlo." disse poi.

"Io so dove si trova. Non l'ha mai comprata nessuno. È vecchia, ma comunque tenuta bene. Se vuoi.. posso procurartela." disse Lexi.

Rimasi spiazzata.

Non sapevo se sarebbe stata una buona idea.

Avevo paura, che quella chitarra, suscitasse in lui, ricordi dolorosi.

"Non lo so.. non vorrei fargli rivivere quell'esperienza." dissi, titubante.

"Non te ne devi preoccupare. Vedo come Harry si infila in ogni negozio di strumenti musicali. Con disinteresse, dice sempre che gli piace dare un'occhiata in giro. La verità è che spera di ritrovarla." disse Vanessa.

"È in un negozio dalle mie parti. Quando l'ho vista, l'ho riconosciuta subito. Harry ci incise sopra la scritta 'Kelly'. Non gliel'ho mai detto perché ero arrabbiata con lui." disse Lexi.

"Ero contraria alla vendita di Kelly. Quella chitarra significava molto per lui, gliela aveva regalata suo nonno e lui l'amava. Quando la dette via, divenni furiosa. Credetti che avesse fatto un grosso sbaglio. Quando capii che se n'era pentito, pensai che gli stesse bene." disse ridendo.

"Sarebbe un regalo perfetto, lo renderesti immensamente felice." disse Nicole.

E se lo diceva lei, potevo fidarmi.

"Vada per Kelly allora." dissi sorridente.

"Ottima scelta, te la farò avere al più presto." mi sorrise Lexi.



Rientrai in stanza e venni avvolta dal calore del riscaldamento.

Tolsi il cappotto e lo appesi.

Lasciai gli scarponcini, leggermente innevati, all'entrata.

Notai delle padelle sui fornelli.

La tavola era perfettamente apparecchiata e un profumo niente male, mi inebriò le narici.

Mi avvicinai incuriosita.

Feci per togliere il coperchio alla pentola, per sbirciarne il contenuto, ma qualcuno colpì la mia mano, costringendomi a ritrarla.

"Non toccare!" mi rimproverò Harry.

Lo guardai imbronciata.

"Ciao anche a te." dissi offesa.

Lui mi sorrise dolcemente.

"Ciao, piccola. Com'è andato lo shopping?" chiese, adesso dolcemente.

"Bene. Sto cominciando ad apprezzare la presenza delle tue amiche. Avevi ragione, sono simpatiche, dopotutto." dissi, sinceramente.

"Ne sono felice, adesso sparisci dalla mia cucina." disse, indicando la mia stanza.

"Come, scusa?" chiesi sorpresa.

"Hai capito, Faith. Ti chiamo quando è pronto." disse, spingendomi leggermente verso la mia stanza.

Lo guardai offesa.

Mi stava buttando fuori dalla cucina.

"Su, piccola, vai." disse, dandomi una pacca sul sedere.

Mi voltai di scatto e lo guardai con la bocca spalancata, sorpresa dal suo gesto.

"Era di incoraggiamento." si difese, alzando le mani per dirsi innocente, per poi farmi la linguaccia.

Scossi la testa ridendo e andai a rinchiudermi in camera.



Indossai nuovamente i leggings neri, che abbinai ad una maglietta e ad una felpa.

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=91627096&.locale=it.

Così stavo decisamente più comoda.

Mi sdraiai sul letto a pancia in su e cominciai a curiosare la timeline di Twitter.

Harry venne a chiamarmi poco dopo.

Aprì la mia porta e mi disse di seguirlo in cucina.

Camminava di fronte a me, quando allungai una mano e approfittai del fatto che mi stesse dando le spalle, per palpargli, spudoratamente, il sedere.

Lui si voltò immediatamente, fissandomi divertito.

"Dovevo vendicarmi." mi giustificai, sorpassandolo.

"A si?" chiese, con fare malizioso.

"Vieni qui, Faith." disse, con aria di sfida.

Capii le sue intenzioni e cominciai a correre.

"Harry! Harry, no!" dissi ridendo.

"Ti prendo ragazzina. Sai che lo faccio." disse, inseguendomi attorno al tavolo.

Per la prima volta, non fui infastidita da quel nomignolo.

Mi buttai sul suo letto, sedendomi in cima e poggiando la schiena al muro.

Lui si fermò davanti ad esso, guardandomi con aria di sfida.

"Sto arrivando, Faith." disse, con voce roca.

"Non avvicinarti, Harry." dissi ridendo, costringendomi contro la parete.

"Sei in trappola, piccola." disse, cominciando a salire sul letto.

Prese a gattonare in mia direzione.

Sembrava una tigre a caccia.

"Fermati, Harry!" dissi ridendo.

Sperando, in realtà, che mi raggiungesse il prima possibile.

Un urletto acuto mi sfuggì dalle labbra quando le sue dita mi afferrarono entrambe le caviglie.

Mi tirò verso se, facendomi stendere.

Subito dopo, mi raggiunse, mantenendosi sul palmo delle mani, poste ai lati del mio viso.

In un secondo si fiondò sul mio collo.

Prese a mordicchiarmi la pelle sensibile e ad emettere ringhi giocosi.

Poggiai le mani sul suo petto, cercando di farlo smettere, mentre ridevo a crepapelle.

Non ricordavo l'ultima volta in cui mi ero sentita così felice.

Poteva sembrare una sciocchezza, ma avevo scoperto che, giocare con lui, era una delle cose che amavo fare di più.

Sentii male, quando prese a succhiare la pelle del mio collo.

Ma subito dopo, mi lasciai andare sotto il suo tocco.

Baciò quel punto, prima di allontanarsi da me.

"E adesso andiamo, altrimenti si fredda la cena." disse, prendendo la mia mano e tirandomi in piedi.





SWAAG.

Inizio con il dire che questo capitolo: non spiega assolutamente niente.

Non succede assolutamente niente di interessante, è corto e probabilmente, noioso.

L’unica cosa, è che si scopre, è il tatuaggio di Conor.

Mi dispiace, davvero tanto.

Ho già scritto il continuo, ma sarebbe venuto un poema greco e ho dovuto accorciarlo e farlo finire qui.

E' un po' un capitolo di passaggio.

E' tranquillo, spero che almeno lo abbiate letto con piacere.

Grazie mille per le recensioni nello scorso capitolo :)

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 32
*** «I always wanted to kiss a girl in the rain.» ***




«I always wanted to kiss a girl in the rain
 
 

"Harry, è.. squisita!" dissi, sorpresa dalle sue doti culinarie.

Mi guardò soddisfatto.

"Speravo ti piacesse la cucina Italiana." disse poi.

"L'adoro." dissi, infilando con la forchetta altri spaghetti.

Aveva cucinato un sacco di cose, ed erano tutte buonissime.

Il fatto che avesse cucinato per me, mi fece sentire altamente lusingata.

Poi ripensai a quel pomeriggio e decisi di raccontargli ciò che era successo.

"Harry, Conor mi ha fatto vedere il tatuaggio." dissi.

Alzò la testa dal piatto, dilatando leggermente gli occhi e  sollevando le sopracciglia in un’espressione sorpresa.

Avevo capito che era una cosa fuori dal normale.

Conor custodiva gelosamente quella parte di se, per questo, apprezzai molto il fatto che si fosse aperto con me.

"È Liz." dissi, pur sapendo che lui ne fosse già a conoscenza.

"Lui ha voluto cercare un modo per sentirla vicina." disse, rispecchiando le parole di Conor.

Aveva detto che lei era il suo angelo custode, per questo, si trovava alle sue spalle.

Per proteggerlo sempre.

"Io, invece, ho cercato di eliminare ogni cosa che mi legasse a lei." disse.

Non gli chiesi niente, ma fu lui a parlarmene.

"Vendetti pure la mia chitarra. Me l'aveva regalata mio nonno. Ci tenevo molto, ma mi ricordava lei." disse e io capii che si stava riferendo a Kelly.

Poi rise.

"Gli avevo dato anche un nome."

Scosse la testa divertito.

Lo ascoltai per tutto il tempo, mentre mi parlava della sua chitarra e della sua storia.

Feci finta di venir a conoscenza di quei racconti, per la prima volta.

Lui era completamente ignaro del fatto che ne avessi già parlato con Lexi.

"E non ti sei pentito, di averla venduta?" gli chiesi, mettendolo alla prova.

La sua espressione si fece più cupa.

Si grattò il naso e sospirò.

"Era necessario, ogni volta che la vedevo, pensavo a lei." disse tristemente.

"Harry, non mi hai risposto." dissi, dolcemente.

Lui mi guardò per qualche secondo.

Poi abbassò lo sguardo e sospirò.

La risposta era ovvia.

"Beh.. a volte mi piacerebbe suonarla un'ultima volta. Ma poi penso che è passato tanto tempo e.. è andata così ormai." disse.

Si, se ne era pentito.

Decisi di cambiare discorso.

"Grazie per la cena, Harry. Ti sei superato." dissi sinceramente, sorridendogli.

Anche il suo viso venne illuminato da un sorriso perfetto.

"Sono felice che ti sia piaciuta." disse.

"Dai, sparecchiamo." dissi alzandomi.

 



Mettemmo tutta la cucina in ordine e io cominciai a sentirmi assonnata.

"Adesso vado a fare una doccia." dissi, avviandomi al bagno, così dopo, sarei potuta andare a dormire.

"Vengo con te." disse, seguendomi.

"No, Harry. La faccio da sola." dissi ridendo e bloccandolo, poggiando le mani sul suo petto.

Lui rise.

"Se insisti." disse.

"Insisto." dissi, per poi andare in bagno e chiudere la porta.

Aprii l'acqua della doccia, sperando che venisse calda.

Nel frattempo, misi gli asciugamani puliti a portata di mano.

Tolsi la felpa celeste e l'appoggiai sul lavandino.

Stavo per sfilare anche la maglietta, quando la porta si spalancò.

"Ti ho mai detto che non mi piacciono le persone insistenti?" chiese divertito, richiudendosi la porta alle spalle.

Tirai velocemente giù la maglietta, ricoprendomi la pancia.

"Harry!" urlai.

"Credevo ti facesse piacere la mia presenza." disse divertito.

"Esci." dissi, indicandogli la porta.

"Oh no, ho in programma una doccia." disse.

Lo guardai male.

"Scordatelo." dissi.

Mi mostrò il suo sorriso malizioso.

Cominciò ad avvicinarsi a me, indietreggiai, andando a sbattere contro la porta a vetri della doccia.

Harry mise una mano dietro le mie spalle, afferrando la maniglia e aprendola.

Fu un secondo.

Rise, mentre mi spingeva indietro.

Entrai nella doccia, il getto che avevo aperto pochi minuti prima, mi bagnò completamente.

Ed io, ero ancora vestita.

"Harry!" imprecai contro di lui.

Il ragazzo mi guardava, ridendo a crepapelle.

Pochi secondi dopo entrò nella doccia, chiudendo la porta alle sue spalle.

Si, io ed Harry eravamo chiusi nella stessa doccia, entrambi completamente vestiti, entrambi completamente molli.

Mise le mani su i miei fianchi e alzò il viso, lasciando che l'acqua glielo liberasse dai ricci.

"Sei un idiota." dissi divertita.

"Fammi uscire." dissi poi, provando a scansarlo.

Ma lui mi fermò, prendendomi per gli avambracci.

"Dove credi di andare?" chiese divertito.

"Esco." dissi nervosamente.

"Faith, giuro che non ti spoglio." disse.

"Harry!" urlai imbarazzata.

"Ho sempre desiderato baciare una ragazza sotto la pioggia." disse divertito.

"L'unica cosa che c'è qui, è la nappa della doccia." dissi seriamente.

"Sta un po' zitta." disse ridendo.

Prese il mio viso tra le mani e mi baciò.

Non avevo mai baciato delle labbra così perfette. Erano diventate come una droga per me.

Non erano neanche lontanamente paragonabili a quelle di Louis.

Le sue erano molto più piene, rosee e carnose.

Appena si staccò, cominciò a guardarmi furbamente.

Lo vidi prendere qualcosa alle mie spalle.

"Voltati." mi ordinò.

Lo guardai accigliata.

"Che hai in mente?" chiesi preoccupata.

"Fidati di me."

Alzai gli occhi al cielo e feci come mi era stato detto.

Ad un certo punto, sentii una sostanza strana su i capelli, subito dopo, Harry cominciò a massaggiarli.

Mi stava facendo lo shampoo.

Risi.

Il suo tocco era rilassante e delicato.

Chiusi gli occhi, godendomi quel massaggio.

Ma fin troppo presto venni spinta sotto il getto dell'acqua.

Alla fine mi arresi e stetti al suo gioco.

Dovetti alzarmi sulle punte per riuscire ad insaponare i suoi ricci.

Non avevo mai fatto la doccia vestita.

Ovviamente.

Ma soprattutto, non avevo mai fatto la doccia con qualcuno.

I miei leggins erano zuppi e appesantiti.

La maglia era diventata leggermente trasparente e si era appiccicata alla mia pelle, così come quella di Harry.

Decisi che la sua era di troppo.

Afferrai i bordi della maglia bianca che indossava e la tirai su, facendogliela uscire dalla testa.

Mi guardò divertito.

"Adesso posso farlo io con la tua?" chiese malizioso.

"No." dissi.

"Non sei corretta." disse imbronciato.

Risi.

Dopo qualche minuto, eravamo pieni di schiuma.

Scoppiai a ridere, quando presi un po' di bollicine con il dito e le spiaccicai sulla punta del  naso di Harry.

Allora lui, dopo aver fatto una faccia buffa, raccolse la schiuma con la mano e me la soffiò sul viso.

"Harry!" dissi, coprendomi gli occhi.

Lui rise.

Quando li riaprii, lo trovai che mi guardava divertito.

Mi misi in punta di piedi e allungai le mani per riuscire a tirare indietro i suoi ricci bagnati.

Subito, dopo, lasciai cadere le mani sulle sue spalle.

Le sue andarono a finire sulla mia schiena e mi attirò a se, facendo entrare in contatto i nostri petti.

Sfiorai il mio naso con il suo, intingendolo di schiuma.

Lui sorrise, mostrandomi le fossette.

"Sei adorabile." disse.

Risi, prima di unire le nostre labbra in un bacio bagnato.

Quando mi staccai da lui, chiusi l'acqua.

"Esci. Ho freddo." dissi.

Harry si voltò e aprì la doccia.

Poi afferrò un asciugamano, lo avvolse attorno al mio corpo e mi abbracciò.

"Io esco. Tu spogliati, ti porto dei vestiti asciutti." disse, per poi baciarmi la fronte e uscire.



 

Lasciai i vestiti molli dentro la doccia e mi asciugai con l'asciugamano.

"Sei presentabile?" chiese Harry, dopo aver bussato.

Aprii la porta.

Lui mi sorrise.

"Non hai niente sotto l'asciugamano?" chiese divertito.

Lo ignorai, togliendogli di mano i miei vestiti.

"Posso controllare?" chiese.

Anche sta volta lo ignorai, l'unica cosa che ottenne, fu una porta in faccia.

Lo sentii ridere dalla cucina e scossi la testa divertita.

Poi misi il pigiama che mi aveva portato.

Legai i capelli in una crocchia alta e mi guardai allo specchio.

"Harry!" urlai istintivamente.

Lui spalancò la porta.

"Che succede?" chiese preoccupato.

Notai che anche lui si era asciugato e adesso indossava solo i boxer.

Ma adesso avevo altro a cui pensare.

Indicai furiosa la macchia violacea sul mio collo.

Non credevo che mi avrebbe lasciato il segno.

"Carino. Te lo ha fatto qualcuno che conosco?" chiese innocentemente.

"È un succhiotto enorme!" dissi, ignorando la sua domanda cretina.

"Ti dona." disse divertito.

Mi guardai nuovamente allo specchio.

Come avrei fatto a nasconderlo?

"Ti aspetto a letto." disse, ancora divertito dalla mia reazione.

"Magari posso fartene un altro a sinistra, più tardi." propose ironico, ancora sulla porta.

"Esci fuori!" dissi, chiudendogliela in faccia, per la seconda volta.

Mi guardai di nuovo allo specchio.

Sospirai e decisi di asciugarmi i capelli.

Non c'era molto altro che avrei potuto fare in proposito.



 

"E così domani è l'ultimo giorno che ci vediamo." disse Emily, per poi prendere un sorso del suo caffè.

"Sono solo due settimane, passeranno veloci." disse Lexi.

"Prima di partire, devo dirvi una cosa." dissi io.

Mi guardarono.

Mi sentii improvvisamente osservata e quindi, parlai.

"Voglio solo dirvi che sono felice che siamo diventate amiche. Tutto qui." dissi imbarazzata.

"Aw, Faith!" disse Vanessa, seduta al mio fianco, per poi abbracciarmi.

"Scusaci se siamo state così antipatiche all'inizio, volevamo solo proteggere Harry." disse Lexi, forse per la sedicesima volta.

"Lo so." dissi io.

"Mi mancherete ragazze." disse Emily.

Le sorridemmo.

Mi sarebbero mancate pure loro, mi sarebbero mancati tutti.

"Io devo andare a fare la valigia." dissi, alzandomi.

"Ci vediamo domani. Vienici a salutare prima di partire." si raccomandò Lexi.

"Certo." le sorrisi.

Mi abbassai per prendere il cappotto, poggiato sulla sedia e i capelli scivolarono in avanti.

Avevo passato un quarto d'ora davanti allo specchio cercando di aggiustarli in modo che non si vedesse, ma risultò tutto inutile.

"Faith, quello è per caso un succhiotto?" chiese Vanessa, ridendo.

Mi alzai di scatto, portando avanti i capelli con le mani.

"Eh? Cosa?" chiesi nervosamente.

"Troppo tardi, lo abbiamo visto." disse Emily, divertita.

Mi morsi il labbro imbarazzata.

"Va a preparare la valigia, su!" disse Lexi, ridendo.

"Grazie." dissi, grata del fatto che non avessero fatto altre domande o battute spiacevoli.



 

Quando rientrai, Harry non era in stanza.

Immaginai che fosse da qualche parte con i suoi amici.

Portai la valigia sul letto e cominciai a riempirla con i miei vestiti.

Poi andai in bagno e riempii i mio beauty.

Tra un cosa e un'altra, si fece sera e di Harry ancora nessuna notizia.

Accettai l'invito a cena dei miei amici e scesi nuovamente da Tyler, sperando di trovarlo li.

"Eccomi." dissi, prendendo posto.

Ero in ritardo.

Già seduti, mi aspettavano Liam, Amber, Niall ed Emma.

"E Harry?" chiese la bionda.

Era stata lei ad organizzare la cena.

L'idea iniziale era una cena con noi tre ragazze e i nostri "ragazzi".

Ma Harry era sparito.

"Gli ho mandato un messaggio, ma non mi ha risposto." dissi ammutolita.

Non lo vedevo dall'ora di pranzo e non aveva risposto a nessuno dei miei messaggi.



 

"Mi raccomando, Faith." disse Liam.

"Domani, alle nove, ti voglio nella nostra stanza." continuò.

Sospirai.

"È la decima volta che me lo dici." dissi scocciata.

"Voglio solo essere sicuro che.." iniziò.

Aveva paura di perdere il volo e per tutta la sera, mi aveva ripetuto di essere puntuale.

"Ho capito, Liam. Ci vediamo domani." dissi bruscamente, per poi incamminarmi verso la mia stanza.

"Ti vogliamo bene!" urlò Emma.

Mi voltai per sorriderle.

"Anche io!" urlai.

 



Aprii la porta della mia stanza.

Era tutto spento, tranne che per una lampada sul comodino di Harry.

Lui era sveglio ed era sotto le coperte.

Ma non era sdraiato. Era seduto, con le spalle poggiate alla spalliera del letto.

"Dove sei sparito per tutto il giorno?" chiesi, tra un misto di rabbia e di sollievo nel vedere che stava bene.

"Ero con i ragazzi." disse, semplicemente.

Tolsi le scarpe, la giacca ed andai a sedermi sul letto.

"Non hai neanche risposto ai miei messaggi." dissi imbronciata.

Lui sorrise dolcemente e si avvicinò con il busto.

"Scusami, non ho avuto tempo." disse, carezzandomi una guancia.

Alzai le spalle, come per fargli capire che non era poi così importante.

Mi alzai e dopo aver preso il pigiama, andai in bagno a cambiarmi.

Quando tornai in camera, non era cambiato niente.

Harry era sempre nella stessa identica posizione.

Entrai sotto le coperte.

Sospirai, appena la mia testa venne a contatto con la morbidezza del cuscino.

Ero davvero stanca.

"Domani mattina alle nove, devo andare in camera dei ragazzi che.. abbiamo l'autobus." dissi.

Dato che non mi rispose, mi voltai per vedere se si fosse addormentato, ma aveva gli occhi aperti.

"Tutto bene?" chiesi.

"Eh?" chiese, non avendo capito la mia domanda.

"Ti ho chiesto se stai bene." dissi.

"Si." rispose.

Era strano.

"E' l'ultima notte che dormiamo insieme." notai tristemente.

Per tutto il tempo, Harry aveva tenuto lo sguardo dritto davanti a se, perso nel vuoto.

Dopo qualche minuto spense la luce sul suo comodino.

Pensai che avesse deciso di dormire, ma all'improvviso, mi ritrovai le spalle circondate dal suo braccio.

Venni attirata verso il suo corpo.

Poggiai la testa sulla sua spalla.

La mia fronte venne poi a contatto con le sue labbra.

Mi addormentai poco dopo, cullata dal rumore del suo respiro e dai movimenti regolari del suo petto.



 

Quella mattina mi svegliai prima io.

Dato che era presto, passai qualche minuto seduta vicino ad Harry, osservando i lineamenti del suo viso.

Mi sarebbero mancati i risvegli al suo fianco.

"Ehi." dissi, accarezzandogli una guancia, cercando di svegliarlo dolcemente.

Aprì quasi subito gli occhi, segno che stava per svegliarsi.

Sbadigliò e si tirò su a sedere.

Dopo essersi passato una mano tra i capelli, mi guardò assonnato.

"Buongiorno." gli sorrisi.

"Mica tanto." sussurrò.

"Come?" chiesi, fingendo di non aver capito.

"Niente. Mi vesto e ti accompagno." disse alzandosi.



"Puntualissima!" urlai, nell'orecchio di Liam, il quale era di spalle.

Sobbalzò, per poi fulminarmi con lo sguardo.

"Mi hai fatto prendere un infarto!" disse, portandosi una mano sul cuore.

Risi.

"Allora siamo tutti, andiamo alla fermata del bus." disse, il gran capo.

"Aspetta, Amber è appena uscita dalla doccia." urlò Emma, da dentro la stanza.

Liam alzò gli occhi al cielo.

"Ti pare che questa si fa la doccia dieci minuti prima di andare via?" chiese scocciato.

"Faith, l'ha fatta ieri sera." disse Harry, alle mie spalle.

Mi voltai a guardarlo e lui mi mostrò un sorriso malizioso.

Sgranai leggermente gli occhi e tornai a guardare Liam, con le guance tinte di rosso per l'imbarazzo.

Non avevamo fatto niente di male, ma non mi piaceva l'idea che sapessero che avevamo fatto la doccia assieme.

Anche se pur sempre vestiti.

"Ragazzi, io vi raggiungo subito. Vado al bar a salutare Tyler e gli altri." dissi, cercando di scacciare l'imbarazzo.

"Faith.." iniziò Liam.

"Tranquillo, farò in tempo." dissi, ignorandolo.



 

"Mi mancherai, Faith. Comportati bene." disse Tyler, stringendomi in un abbraccio caloroso.

"Mi mancherai pure tu." dissi, sinceramente.

"Ciao Nicky." dissi, abbracciandola.

"Ci vediamo presto." disse Trevor, carezzandomi la schiena.

E così via, con Marcus, Conor, Emily e Vanessa.

Quando abbracciai Lexi, mi sussurrò qualcosa nell'orecchio, in modo che nessun altro potesse sentirci.

"Sarò anche io a Doncaster per le vacanze, quando ho Kelly, ti chiamo." mi disse.

Solo in quel momento ricordai, che pure lei, era nata a Doncaster e che, presto, avrei avuto tra le mani Kelly.

"Va bene."

Le sorrisi.



 

Harry prese la mia valigia in mano e io sorrisi l'ultima volta ai miei amici, prima di uscire dal bar.

Insieme, raggiungemmo i cancelli del college.

Facemmo qualche passo e vidi mio fratello e gli altri.

Erano seduti alla fermata che aspettavano l'autobus.

Io mi fermai a qualche metro da loro, dovevo salutare Harry.

Appena i nostri occhi si incontrarono, sospirai.

"Ci siamo." dissi.

Lui annuì.

"Harry, è da ieri che sei strano. Mi dici cos'hai?" chiesi spazientita.

Ci avevo pensato e ripensato.

Temevo che fosse arrabbiato con me e adesso volevo costringerlo a parlare.

Lui abbassò per un momento lo sguardo e poi lo rialzò, schiarendosi la gola con un colpo di tosse.

"E' solo che.. mi ero abituato alla tua presenza e ora.. non ci vedremo per due settimane e io.. poi non sono neanche bravo con i saluti." disse.

Dischiusi la bocca.

E io che credevo fosse arrabbiato.

Gli sorrisi dolcemente.

Mi piaceva l'idea di renderlo imbarazzato, non credevo di poter fare questo effetto su di lui.

"Devi solo dirmi che ci vediamo presto." dissi semplicemente.

Lui mi guardò.

"E che mi penserai." continuai.

"Giorno e notte." disse.

"E che mi aspetterai." dissi.

Corrugò le sopracciglia.

"Certo." disse poi.

"Che mi chiamerai." continuai.

"Ogni volta che vorrai."

Sospirai.

"Neanche io sono brava con i saluti." ammisi poi.

"Devi solo dirmi che ci vediamo presto." disse, citando le mie parole.

"Ci vediamo presto, Harry." dissi.

Si, i miei occhi iniziarono a pizzicare.

Ma no, non avrei pianto.

Non ce ne era motivo.

Lo avrei rivisto.

Mica andavamo in guerra.

No?

"Ci vediamo presto, piccola." disse.

Se mi chiamava così, non migliorava di certo le cose.

"Andiamo Faith, sta arrivando l'autobus!" sentii la voce di Amber chiamarmi.

Feci un passo indietro, continuando a guardarlo negli occhi.

Ma la sua mano scattò in mia direzione e dopo avermi afferrata, mi attirò nuovamente a se, facendo schiantare le sue labbra, sulle mie.

Poggiai le mani sul suo viso, in un bacio decisamente frettoloso.

Parlò appena le nostre labbra si distanziarono.

"Ci vediamo prestissimo, ti penserò ogni secondo, ti aspetterò come se fosse il mio unico scopo nella vita e ti chiamerò ogni volta che ne avrò l'occasione." disse, tutto d'un fiato.

"E adesso vai, è arrivato l'autobus." disse, prendendomi per le spalle e obbligandomi a voltarmi.

Poi sentii la sua mano darmi una pacca sul sedere.

Mi voltai a guardarlo, fingendomi scioccata e offesa.

Lui mi guardò divertito.

"Era di incoraggiamento!" si difese, alzando le mani per dirsi innocente.

Esattamente come qualche sera prima.

"Sei incorreggibile." dissi ridendo, prima di prendere la mia valigia e dirigermi dalla parte opposta in cui si trovava Harry Styles.






 

SWAAG.

E mentre noi, torniamo sui libri di scuola - uccidetemi adesso, vi prego -  Faith e i ragazzi, iniziano le vacanze.

Come ormai avrete capito, lei, Amber, Emma, Nate e Louis, torneranno a casa, a Doncaster.

Harry non è molto felice all’idea di dover star separato da Faith, ma credo che dovrà farsene una ragione. AHAHAHA

Essendo il continuo dello scorso capitolo, ci assomiglia tanto.

Del tipo che fa schifo.

Scusate, ma questi capitoli di merda servono tipo da “collegamento”, non posso farne a meno.

Spero che nonostante tutto, vi sia piaciuto e come sempre, GRAZIE, perchè senza di voi, io e Starlight non saremmo su EFP.

Un bacio,

Michi x


 

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Capitolo 33
*** «Between you and me, there's something.» ***



non so con che coraggio mi faccio viva.

scusatemi infinitamente tanto per il ritardo.

(mi si era rotta la tastiera)

«Between you and me, there's something.»

 



 

Bussai.

Dopo qualche secondo, sentii dei passi raggiungere la porta.

"Faith! Nate!" urlò mia madre, stringendoci forte in un abbraccio.

Risi, quando perdemmo l'equilibrio, ma mio padre ci mantenne, aggiungendosi all'abbraccio.

"Ci siete mancati." disse Nate.

E credetti stesse scherzando. Le manifestazioni d'affetto, non erano mai state il suo forte.

"Oh, i miei bambini." piagnucolò mia madre.

Alzai gli occhi al cielo. Per lei, saremmo rimasti per sempre i suoi bambini. Tipiche frasi da mamma apprensiva.

Sentii Carly piangere, disperata per fatto che fosse stata abbandonata in cucina.

Mi sciolsi dalla presa dei miei genitori e corsi da lei.

"Piccola mia!" esultai, quando la vidi.

Fui felice di vederla sorridere alla mia vista.

La presi in braccio, sollevandola dal seggiolone e la strinsi a me.

"Siete tornati?" chiese, con la sua vocina, estremamente dolce.

"Si amore, siamo tornati." dissi, posandola con i piedi a terra.

Non perse un secondo e corse da Nate.

Mi guardai intorno.

Mi era mancata la mia cucina. Sopratutto il mio frigorifero.

Mia madre era sempre stata una tradizionalista e la sua festa preferita, era in assoluto il Natale.

Durante il mese di Dicembre, casa mia, pareva la dimora di Babbo Natale.

Ogni angolo della casa, era decorato.

Spargeva lustrini rossi e renne colorate, su ogni mobile.

Entrai nel salone.

A fianco del camino, ovviamente accesso, l'albero più alto che avessi mai visto.

Completamente agghindato con ogni tipo decorazione.

Palline di vetro, di plastica, di polistirolo colorato, di stoffa, orsacchiotti, renne, pupazzi di neve, pacchettini regalo e candele.

Ovunque.

Non potevo certo lamentarmi di non sentire l'atmosfera Natalizia.

"Ti piace?" chiese mia madre, poggiando il braccio sulle mie spalle.

"Lo adoro, ti sei superata." dissi, sinceramente.

Si, perchè io, come lei, amavo il Natale.

"Quelli sono tutti per voi." disse, indicando i regali sotto l'enorme albero.

Sorrisi come una bambina di cinque anni.

"Pure noi abbiamo dei regali per voi." dissi.

"Sto preparando il pranzo, vado a controllare il forno." disse, per poi baciarmi la fronte e correre in cucina.

Con la coda dell'occhio vidi Nate salire le scale.

Con una mano, portava la valigia.

Con l'atra, sorreggeva Carly, la quale se ne stava attaccata al suo collo, come un koala.

"Bambina mia." disse mio padre, affacciandosi in salotto.

Ecco invece un esemplare di padre, apprensivo.

"Papà, ormai non sono più una bambina." dissi, scocciata.

Lui alzò gli occhi al cielo divertito.

"Ti porto su la valigia, dopo va a mettere a posto le tue cose." disse.

"Va bene, grazie." gli sorrisi, per poi baciargli una guancia.

Appena lo vidi sparire al piano di sopra, mi sedetti su una delle poltrone e presi il telefono dalla tasca dei jeans.

Dopo qualche secondo, cominciò a suonare.

 

"Faith, sei arrivata?" rispose immediatamente, Harry.

Sorrisi.

Il solo suono della sua voce, mi faceva sentire meglio.

"Si, da neanche dieci minuti." dissi.

"Come stai?" chiese.

"Bene, i miei genitori sono davvero felici di rivederci." dissi, sorridendo.

"Non poteva essere diversamente." disse ridendo.

"E tu dove sei?" chiesi.

"In macchina. Sto andando ad Holmes Chapel." disse.

"Oh, salutami Anne e Gemma quando arrivi." dissi.

"Lo farò." rispose.

Seguirono alcuni secondi di silenzio.

"E' la prima volta che parliamo al telefono." dissi all'improvviso, ridendo.

La sua risata risuonò dall'altra parte.

"E' vero, non ci sono abituato." disse divertito.

 

"Faith, a tavola!" urlò ma madre, dalla cucina.

"Arrivo!" urlai, in risposta.

 

"Va, Faith." disse Harry.

Capii che aveva sentito le urla di mia madre e mi alzai, pronta ad attaccare.

"Si, devo andare. Ma tu mandami un messaggio quando arrivi." dissi.

"Va bene." rispose.

"Ciao Harry." dissi, tristemente.

"Ciao piccola."

 

"Faith!" urlò ancora, mia madre.

"Sto arrivando!" urlai.

Lasciai il telefono sulla poltrona e corsi in cucina.



 

"Con chi eri al telefono?" chiese curiosa.

"Con Harry." risposi, riempiendomi il piatto.

"Siete ancora amici?" chiese lei, sorridente.

Rimasi un attimo impietrita, indecisa sulla risposta. Nate mi guardò curioso, quasi divertito.

"Beh, noi.. si." dissi infine.

"E con Louis, come va?" chiese allegramente.

Rimasi spiazzata da quella domanda, cosa avrei dovuto dirgli?

Iniziare il nostro primo pranzo, raccontandogli del modo in cui Louis mi aveva tradita, non mi sembrava il caso.

"Bene." dissi, senza pensarci.

Ma poi me ne pentii.

Louis infondo, abitava nella casa accanto e loro, si sarebbero presto resi conto che non stavamo più insieme.

"Cioè, noi.. siamo, beh.. ci siamo.." balbettai, con gli occhi dei miei genitori puntati contro, desiderosi di sapere la risposta.

"Loro hanno deciso di rimanere soltanto amici." disse Nate, all'improvviso.

Gli lanciai uno sguardo grato.

"Perchè?" chiese mia madre tristemente, guardandomi con la bocca spalancata.

Così non aiuti mamma.

"Perchè.. abbiamo capito che è meglio così." dissi, per poi bere un sorso d'acqua.

"E tu come stai?" chiese, preoccupata.

"Bene mamma, io.. sto davvero bene." dissi, cercando di essere convincente.

Era la verità, ero felice.

Ma come glielo spiegavo che era merito di Harry?

Finimmo di pranzare intorno alle due, anche perchè i nostri genitori, insistettero per sapere ogni particolare di questi mesi trascorsi.

"Faith, ti suona il cellulare." mi avvertì mio padre.

Mi alzai velocemente e andai a prenderlo.

Appena mi sedetti a tavola, aprii il messaggio che mi era stato inviato da Harry.

 

Da: Harry.

Sono arrivato a casa.

Mia madre e mia sorella ti salutano.

Non so come abbiano fatto, ma hanno capito che fra me e te c'è qualcosa e ne sono entusiaste.

H. x

 

Sorrisi.

Anche se quel 'qualcosa' rimaneva indefinito e questo mi confondeva.

"Chi è, Faith?" chiese mio padre.

"Harry." risposi semplicemente, senza pensare.

"Cosa ti ha detto, per averti fatto sorridere in quel modo?" chiese mia madre.

Alzai lo sguardo dal cellulare, per guardarla.

"Che è arrivato a casa, dalla sua famiglia." dissi.

Mi guardarono confusi.

Ok, Harry era arrivato a casa sua.

E io perché avevo sorriso come se mi avesse appena detto che mi avrebbe portata al concerto di Beyoncé?

"Penso che andrò a sistemare la mia roba." dissi, alzandomi velocemente e correndo al piano di sopra.

Sperando di ritardare l'interrogatorio con cui mia madre avrebbe voluto assillarmi.



 

Passarono cinque giorni.

E al contrario di ogni mia aspettativa, me la stavo cavando.

Passavo il tempo con la mia famiglia e con le mie migliori amiche.

Ero andata a trovare i nonni e qualche parente.

Sentivo Harry ogni giorno.

Ci scambiavamo molti messaggi e parlavamo al telefono la sera, prima di andare a dormire.

Ero felice e mi stavo godendo le vacanze.

Ma quel giorno, mi arrivò un messaggio, che mi fece ricredere sulla mia spensieratezza Natalizia.

 

Da: Sconosciuto.

Faith, abbiamo un grosso problema con Kelly.

 

Lo lessi un'altra volta, desiderando di diventare analfabeta.

Era sicuramente Lexi.

Salvai immediatamente il suo numero e la chiamai.

Mi chiusi in camera, per riuscire a stare tranquilla.

Dopo un paio di squilli, rispose.

 

“Che significa?” le chiesi, senza neanche farla parlare.

“Sono andata al negozio in cui l'avevo vista e il proprietario mi ha detto che è stata venduta.” mi spiegò.

Mi sentii sbiancare.

Dopo aver parlato direttamente con Harry, di quella chitarra, avevo capito che per lui era davvero importante.

Ed io dovevo fargliela riavere.

“Come venduta? A chi?” chiesi, cercando di non andare nel panico.

“Per questioni di privacy, non hanno voluto dirmelo.”

“No, dobbiamo convincerli a dircelo.» dissi, innervosendomi.

“Che hai in mente, Faith?” mi chiese confusa.

“Harry deve riavere quella chitarra. Scoprirò a chi è stata venduta e li supplicherò di rivenderla a me.” dissi decisa.

Dall'altro lato del telefono, ci fu un momento di silenzio.

Lexi stava probabilmente meditando sulle mie parole.

“Ci vediamo alle quattro, al centro commerciale di Doncaster.” disse poi.

Sorrisi.

“A dopo.” dissi poi, attaccando.

 


"Mamma, esco." dissi, infilando il cappotto.

"Dove vai?" disse, raggiungendomi sulla soglia della porta.

"Al centro commerciale." risposi, abbassandomi ad allacciare gli scarponcini.

"Da sola?" chiese.

"No, con le ragazze." mentii.

Le baciai la guancia e uscii, prima che potesse farmi qualche altra domanda.

Il centro commerciale non era vicino casa mia e considerando la neve, non mi sembrava una buona idea andarci a piedi.

Invece, la casa di Louis, era a pochi passi dalla mia.

Suonai il campanello di casa Tomlinson.

Fu Phoebe ad aprirmi.

"Ehi piccola, c'è tuo fratello?" le chiesi, sorridente.

"Ciao Faith! Vado a chiamarlo." disse, per poi sparire su per le scale.

Pregai che si muovesse, non era divertente aspettarlo fuori al gelo.

Pochi minuti dopo, sentii dei passi sulle scale.

"Ehi Faith." mi sorrise, avvicinandosi a me.

"Louis, devo chiederti un favore." dissi, arrivando subito al punto.

Non avrebbe potuto dirmi di no, mi doveva più di un semplice favore.

"Dimmi." rispose.

"Avrei bisogno che tu mi accompagnassi al centro commerciale. Sei l'unica persona che conosco, a parte i miei genitori, ad avere la macchina." dissi.

"Va bene." disse sorridendomi.

"Grazie."

Aspettai che indossasse le scarpe e il cappotto e salimmo in macchina.



 

Durante il tragitto, parlammo del più e del meno.

Mi chiese cosa andavo a fare da sola al centro commerciale e io gli risposi che mi sarei incontrata con Lexi e che avremmo fatto un giro per i negozi.

Era strano ritrovarmi a parlare con lui, in quel modo.

Come due semplici amici che fanno una chiacchierata.

Ma la situazione era quella e io avrei dovuto abituarmici.

Mi feci lasciare all'entrata e lo ringrazia di cuore, prima che rimettesse in moto l'auto e tornasse a casa.

Raggiunsi il negozio davanti al quale mi ero data appuntamento con Lexi e poi salimmo sulla sua macchina, dirette al famoso negozio di strumenti musicali.

"Che cosa gli diremo?" mi chiese.

"Che è questione di vita o di morte." azzardai, facendola ridere.

"Dobbiamo convincerlo." disse decisa.

"Lo dobbiamo fare per Harry." dissi.



 

"Il negozio è questo." disse, parcheggiando di fronte ad esso.

"Che aspettiamo? Entriamo." dissi io, impaziente.

Lei annuii e scendemmo dalla macchina.

Lessi il nome sull'insegna.

“The Charlotte's harmony.”

Carino, pensai.

Entrammo.

Il negozio era enorme.

Una grande passerella centrale, conduceva al bancone del proprietario.

Gli strumenti erano esposti ai lati.

Le chitarre erano appese ai muri, su scaffali appositi.

Sulla mia destra c'erano le batterie, alla mia sinistra, i piano forti.

Avrei voluto dargli un'occhiata, ma dovevo trovare Kelly, ed ero più decisa che mai.

"Buongiorno." dissi sorridente, poggiando le mani sul bancone.

L'uomo distolse lo sguardo dal computer e mi guardò.

"Oh no, ancora tu!" disse, disperatamente.

Mi accorsi che si stava riferendo a Lexi, quando la guardò stufo.

A quanto pare, la bionda, era stata parecchio insistente, il giorno prima.

"Salve." disse lei, muovendo velocemente le dita della mano, in segno di saluto.

Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Ignorai tutto questo e feci finta di non averli sentiti.

"Senta, volevo sapere, se per caso, in questo negozio, avete mai avuto una chitarra.. è una chitarra classica e c'è incisa una scritta.." provai a descriverla, nonostante io non l'avessi mai vista.

Ma lui mi interruppe.

"Ho già detto alla sua amica, che questa benedetta chitarra, è stata venduta. E per questioni di privacy, non posso dirvi a chi." disse l'uomo, nervosamente.

"Ma magari.." provai, ma venni nuovamente interrotta.

"Se volete accomodarvi all'uscita." disse lui, indicandoci la porta.

Assottigliai gli occhi, guardandolo male.

"Senta, è estremamente importante che.."

Ma niente, venni bruscamente interrotta anche questa volta.

"Se insiste ancora, chiamo la polizia." disse lui, arrabbiato.

"E cosa gli dice? Che nel suo negozio c'è una ragazza che sta cercando di far felice una persona?" chiesi furiosa.

La mano di Lexi si intrecciò alla mia.

"Andiamo Faith." mi disse.

La guardai sorpresa.

"No, Lexi. Dobbiamo avere quella chitarra." dissi io.

"Non ce lo dirà, è inutile." disse.

"Ma.." iniziai, ma la mia voce si affievolì.

Aveva ragione.

Lanciai un ultimo sguardo al proprietario del negozio e poi mi lascia trascinare all'uscita da Lexi.



 

Arrivammo a casa mia, ero rimasta in silenzio tutto il tempo.

Lei parcheggiò nel vialetto.

"Faith, troverai un altro regalo.." disse.

"Non voglio. Quello non era un semplice regalo, sai meglio di me che lui ha bisogno di quella chitarra." dissi, arrabbiata.

"Non posso farci niente." disse, dispiaciuta.

Sospirai.

Non potevo prendermela con lei.

"Grazie lo stesso, Lexi." dissi, calmandomi.

"Figurati. Ci sentiamo, ok?" disse, abbracciandomi.

"Ok." dissi io, sforzandomi di sorriderle.

Poi scesi dalla macchina e rientrai.

 


"Faith!" urlò mia madre.

Sentii i suoi passi veloci raggiungermi.

La ignorai, dato che dal tono, mi sembrò piuttosto arrabbiata e salii le scale.

Appena chiusi la porta della mia stanza, la sentii raggiungermi.

Sbuffai e mi sdraiai sul letto.

"Ragazzina, devi rispondermi quando ti chiamo." iniziò, subito dopo aver spalancato la porta.

"Mi hai mentito. Amber ed Emma sono venute a cercarti poco fa, non eri con loro!" disse arrabbiata.

Mi alzai a sedere.

Copertura saltata.

"Chi era quella con cui eri in macchina?" chiese furiosa.

"Un'amica di Harry." risposi.

"Faith, dimmi la verità. Che combini?" chiese, sbraitando come una matta.

Odiavo le sue sfuriate senza senso.

"Niente, mamma." dissi, esasperata.

Sospirò, cercando di calmarsi e poi venne a sedersi al mio fianco.

"Perché sei arrabbiata? Ti ho sentita sbattere la porta." disse, decisamente più tranquilla.

"Non ho niente." dissi.

"Basta rispondermi 'niente'. So che ti è successo qualcosa."

Sospirai.

Tanto avrebbe vinto lei comunque.

"È che.. per Natale volevo fare un regalo ad Harry. Si tratta di una chitarra che gli aveva regalato suo nonno. Circa due anni fa, in seguito ad un brutto incidente, lui smise di suonare e la vendette." iniziai.

Fui felice di vedere che lei mi ascoltava interessata.

"Ma col tempo se n'è pentito, anche se non vuole ammetterlo. Lexi sapeva dove trovarla. Era in un negozio qui a Doncaster, ma il proprietario non vuole dirci a chi è stata venduta." le spiegai.

"Non riuscirò mai a ritrovarla. E per Harry è così importante.." dissi, tristemente.

Mi madre mi posò una mano sulla gamba.

"Faith. Tu ed Harry non siete solo amici, vero?" mi chiese, col tono di una persona che già era a conoscenza della risposta.

La guardai, sgranando leggermente gli occhi.

Era più furba di quanto credessi.

"Capii che c'era qualcosa tra voi, dal modo in cui ti guardava, quando venni a trovarvi. Era ipnotizzato da te, fulminava con lo sguardo chiunque ti guardasse o ti toccasse." disse.

Sgranai gli occhi ancora di più.

Cosa stava farneticando?

Harry in quel periodo non mi sopportava.

"E poi, il modo in cui sorridi, quando ti arrivano i suoi messaggi. Appena ti suona il telefono, corri immediatamente e se è lui, fai i salti di gioia e state al telefono per ore." continuò.

Sorrisi imbarazzata.

Era così evidente?

"Questo te lo ha fatto lui?" chiese divertita, spostandomi i capelli.

Sentii le guance andarmi a fuoco.

Mia madre aveva appena scoperto che Harry mi aveva fatto in succhiotto.

Volevo morire.

La fissai con gli occhi sbarrati, incapace di parlare.

Lei rise.

"Andiamo Faith, esistevano anche quando ero giovane io. Non mi scandalizzo." disse divertita.

Oh mio Dio.

Poi divenne seria.

"Sono contenta di vederti così felice. Harry è un bravo ragazzo, siete una bella coppia." disse sorridente.

L'importanza di quelle parole, potevo capirla solo io.

Era mia madre, il fatto che accettasse Harry, per me era fondamentale.

Un rifiuto da parte sua, sarebbe stato come una pugnalata.

Ma non mi sarei comunque allontanata da lui.

"Grazie mamma." dissi, arrossendo imbarazzata.

Mi guardò per qualche secondo, sorridendo felice.

Poi riprese a parlare.

"E come si chiamava il negozio?" chiese.

Lo ricordavo bene, avevo letto l'insegna prima di entrare.

"Si chiama “The Charlotte's harmony”." dissi.

I suoi occhi si illuminarono.

"Lo conosci?" chiesi.

Lei non mi rispose.

Ebbi l'impressione che non avesse nemmeno sentito la mia domanda.

"Mamma?" la chiamai, tentando di riportarla al piano terra.

Si alzò.

"Tra poco torna tuo padre. Vado a preparare la cena." disse.

La guardai confusa.

Stavamo parlando di tutt'altro, prima che cadesse in trans.

"Tra poco scendi." continuò.

"Ma mamma!" dissi, quando la vidi uscire.

Che donna strana.



 

Lavai i denti e dopo aver legato i capelli in una coda alta, mi rinchiusi in camera.

Mi sdraiai sul letto e sospirai.

Era stata una giornata terribilmente deludente.

Volevo solo dormire e non pensarci per qualche ora.

Ma non appena chiusi gli occhi, la suoneria del mio telefono, me li fece spalancare nuovamente.

Mi alzai di scatto e lo afferrai.

Credevo che ormai non avrebbe più chiamato.



 

“Ehi.” dissi, tornando sul letto.

Mi sedetti, poggiando la schiena alla spalliera.

“Faith, dormivi?” chiese dispiaciuto.

“No, io mi ero appena stesa.” risposi.

“Non mi sono dimenticato di chiamarti, ho solo fatto tardi con degli amici d'infanzia.” disse subito.

Sorrisi. Ero felice che si divertisse.

Almeno lui.

“Tranquillo, mi fa piacere sapere che ti diverti.” dissi sinceramente.

“E tu? Stai bene?” chiese.

Ho scoperto che non riavrai mai più la tua amata Kelly, sto benissimo.

Pensai tristemente.

“Io.. si.” dissi, poco convinta.

“Sicura che vada tutto bene?” chiese nuovamente.

Dovevo aspettarmelo che non gli sarebbe passato inosservato il mio malumore.

“Si, è solo che.. sono stanca. Tutto qui.” mentii.

“Oh, allora va a dormire. Ci sentiamo domani.” disse.

“No! Voglio parlare con te.” piagnucolai, facendolo ridere.

“Dove sei ora?” gli chiesi.

“Sono in camera mia, mi sono appena spogliato e sto per entrare nel letto.” mi spiegò.

Ci fu un momento di silenzio, in cui percepii il rumore della coperta che veniva spostata.

Non potei fare a meno di desiderare di trovarmi con lui sotto quella coperta.

Come eravamo abituati a fare ogni notte.

Adesso il mio letto era vuoto e terribilmente freddo.

“Tocca a te.” disse poi, una volta sistematosi nel letto.

Risi.

Forse senza motivo.

Ero solo sollevata di sentire la sua voce.

“Io sono seduta sul letto.” ammisi.

“Davvero?” chiese, fingendosi sorpreso.

“Oh, si. Non mi credi per caso?” chiesi ironica.

Continuammo così per tutta la notte.

Risi, fino ad aver il dubbio di aver svegliato tutti.

Lo obbligai a cantarmi qualcosa.

Mi cantò la ninna nanna.

Risi per tutto il tempo, prendendomi gioco di lui.

Ma la verità, era che amavo la sua voce e desiderai che quella canzone, non arrivasse mai fine.

Si fece l'una di notte e Harry cominciò a sussurrare, preoccupandosi di non svegliare la madre e la sorella.

La sua voce era così terribilmente rilassante.

Così tanto che mi addormentai al telefono, cullata dalle sue parole.




 

"Faith!" urlò, mia madre, dal corridoio.

"Faith, svegliati." continuò, sta volta, entrando in camera.

Mi nascosi sotto le coperte.

La sentii avvicinarsi al letto, non avevo scampo.

"So che hai fatto le ore piccole al telefono con l'artefice di quel succhiotto che ritrovi suo collo!" urlò mia madre.

Sgranai gli occhi.

"Shh! Se ti sente, papà mi ammazza!" dissi, terrorizzata da una sua ipotetica reazione.

Mia madre sorrise soddisfatta.

Che donna perfida.

"Alzati e vestiti. Andiamo in un posto." disse poi.

Non feci in tempo a chiederle altre spiegazioni, che già era uscita.

Sospirai e feci come mi era stato ordinato.



 

Salii in macchina.

"Dove hai intenzione di portarmi a sperdere?" chiesi ironica.

"Andiamo da “Charlotte's harmony”."

disse.

"Come?" chiesi, a bocca aperta.

"Si da il caso, che la tua mammina, sia un'amica di infanzia di Charlotte, la vera proprietaria del negozio. L'uomo, che hai sicuramente trovato ieri, è suo marito." mi spiegò.

Bene, questo significava che..?

"Interessante.. e con ciò?" chiesi confusa.

"Ieri, dopo aver parlato con te, l'ho chiamata. Ha detto che in effetti non potrebbero divulgare certe informazioni, ma tu sei figlia mia." disse soddisfatta.

"Vuoi dire che mi diranno a chi è stata venduta?" chiesi, sorridendo come un'ebete.

"Puoi giurarci." disse.

"Oh Dio, mamma, grazie!" dissi entusiasta.

Le mi sorrise.

Se non fosse stato che stava guidando, l'avrei certamente riempita di baci.

Presi il telefono e chiamai immediatamente Lexi.




 

"E' questa la casa?" chiesi, scendendo impacciatamente dalla macchina di Lexi.

"Che ne so. Hai tu le indicazioni." disse.

Spiegai il foglio su cui Charlotte mi aveva scritto l'indirizzo e controllai che corrispondesse al via in cui ci trovavamo in quel momento.

Mi aveva dato le informazioni che le avevo chiesto, dicendo che però, a recuperare la chitarra, dovevo pensarci io.

Sospirai e aspettai di essere affiancata dalla bionda, prima di avviarmi all'interno del vialetto.

"Potremmo inventarci una storia melodrammatica. Tipo che il proprietario della chitarra è in fin di vita e vuole darle un ultimo saluto." propose eccitata.

Scossi la testa.

"Dovrà ascoltare la vera storia e se ha un cuore, mi rivenderà la chitarra." dissi.

Si, doveva per forza andare così.

Feci un ultimo passo, prima di ritrovarmi davanti al portone.

Allungai la mano e premetti sul campanello.

'Thomas Carter.' lessi.

Distolsi lo sguardo e tesi l'orecchio.

La casa sembrava vuota.

Sospirai.

Non potevo tornarmene nuovamente a casa, senza quella chitarra.

"Magari è uscito." ipotizzò Lexi.

"No, c'è la macchina." dissi, aggredendo il campanello.

Sapevo che era dentro, doveva aprirmi.

"Ehi, Faith." disse la bionda, afferrando la mano con cui stavo premendo.

"Forse non è la sua." disse.

Mi arresi alle sue ipotesi.

Probabilmente, stavo suonando a vuoto.

Stavo per tornare indietro, quando la scala, all'interno della casa, scricchiolò.

Dei passi veloci si mossero per le stanze.

Non indugiai e premetti nuovamente il campanello.

Questa volta dovetti aspettare solo qualche minuto e poi, finalmente, la porta si aprì.

Un uomo sulla quarantina, mi guardò confuso.

"Salve, posso aiutarvi?" chiese, tranquillamente.

Era un uomo abbastanza alto.

Un viso solare.

Gli occhi piccoli e scuri.

Le labbra fine.

Una barba leggermente incolta a circondargli il mento.

I capelli scuri, brizzolati sui lati.

Un sorriso accogliente.

Ma io ero tentata di fulminarlo con lo sguardo o di chiedergli semplicemente per quale cazzo di motivo non mi avesse aperto prima.

Ma poi realizzai, che forse, dal piano di sopra, non lo aveva sentito.

"Si, potremmo parlarle?" chiesi, cercando di apparire educata.

La sua espressione si fece confusa.

"Chi siete?" chiese accigliato.

"Noi.." iniziai.

Cosa dovevo dirgli?

Lexi prese parola al posto mio.

"Non è importante. Dobbiamo parlarle di una chitarra, in realtà." disse.

I suoi occhi si illuminarono.

"Siete venute dalla persona giusta, allora. Entrate, vi ha mandate Johnny ?" chiese felice, spalancando la porta.

Cosa stava farneticando?

"No, io.. non conosco nessun Johnny." dissi confusa.

Ci fece accomodare sul suo divano, sedendosi poi di fronte a noi, su una grossa poltrona.

"Dovete sapere che io posseggo una grossa collezione di chitarre." disse, visibilmente fiero di se.

"Avete bisogno di qualche consiglio?" chiese poi.

Ok, era arrivato il momento.

"No, a dir la verità no." dissi io.

"Abbiamo saputo che ha fatto un acquisto recente da 'Charlotte's harmony', è così?" chiesi.

Lui sorrise.

"Si, hai ragione. Ho trovato una bellissima chitarra d'epoca." disse sognante.

"D'epoca?" chiesi sottovoce, guardando Lexi.

"Ti avevo detto che era di suo nonno." rispose lei, in un sussurro.

Mi schiarii la gola.

"Ecco, in proposito a quella chitarra.. le dispiacerebbe farcela vedere?" provai a chiedere.

"Assolutamente no, ne vado molto fiero. E' uno dei più bei pezzi della mia collezione. Vado a prenderla." disse allegro, per poi alzarsi e salire al piano di sopra.

La preoccupazione si impossessò di me.

Non ero più tanto convinta del fatto che me l'avrebbe rivenduta.

Se ne era visibilmente innamorato.

"Non ce la darà mai." disse Lexi.

Rimasi in silenzio.

Non volevo neanche pensarci a quell'opzione.

Poco dopo scese, con lo strumento in mano.

"E' lei?" chiesi alla bionda.

"Si." sussurrò decisa.

L'uomo tornò a sedersi di fronte a noi.

"Non è bellissima, la mia bambina?" chiese, adagiandola con cura sul tavolino che ci separava.

La osservai attentamente.

Era sicuramente vecchia, ma senz'altro tenuta bene.

Più o meno verso la fine della chitarra, a fianco delle corde, l'incisione.

'Kelly'.

Ed era la scrittura di Harry.

Sprecisa, ma comuqnue accurata, per essere quella di un ragazzo.

Immaginai Harry, magari seduto sul suo letto.

La sua voce familiare che accompagnava le note da lui strimpellate.

Dopo qualche minuto, in cui entrambe la guardammo nei minimi dettagli, l'uomo sembrò riprendere il lume della ragione.

"Scusate, ma.. perchè volevate vederla?" chiese confuso.

Alzai lo sguardo.

Questa volta lasciai che fosse Lexi a parlare, sperando che riuscisse ad essere molto più persuasiva di me.

"Vede, questa chitarra apparteneva ad un mio amico. Ha deciso, pentendosene in seguito, di venderla." iniziò.

Il tono delicato che usò, mi fece pensare che fosse tutta una tattica per convincerlo.

E io sperai che ci riuscisse.

"Tra poco è Natale e Faith voleva regalargliela. Dopo alcune ricerche, abbiamo scoperto che era stata rivenduta a lei." disse, con tono gentile.

"Chi è Faith?" chiese accigliato.

"Sono io." risposi a bassa voce.

Ormai ne ero convinta, non ce l'avrebbe data.

Ero certa che avesse capito le nostre intenzioni e dalla sua espressione, percepivo la risposta, ovviamente negativa, che ci avrebbe dato tra pochi minuti.

"Per favore." sussurrai.

Lui mi guardò confuso.

"Dove vuole arrivare, signorina?" chiese, preoccupato.

"Significa molto per Harry, gli era stata regalata da suo nonno." dissi, con tono supplichevole.

"Vorresti dirmi che dovrei darla a te?" chiese, sgranando leggermente gli occhi.

"Gliela ripago, anche il doppio di quanto l'ha pagata da Charlotte." dissi, con lo scopo di convincerlo.

Ma lui scosse la testa e poi prese la chitarra in mano, poggiandosela sulle ginocchia in modo protettivo, come se avesse avuto paura che di un eventuale furto.

"Non ha prezzo, mia cara. E' uno strumento da collezione. Mi sono innamorato di lei, appena l'ho vista." ci spiegò.

"Lei non capisce. Questo non è un semplice strumento. C'è una persona la fuori, che ha bisogno della sua chitarra e non potrà averla per colpa di una stupida collezione!" dissi alterata.

Lui mi guardò, sorpreso dal mio cambio improvviso di umore.

Probabilmente teneva più alla sua collezione che alla sua famiglia e io l'avevo appena definita stupida.

"Mi dispiace, ma proprio non posso dartela. Significa molto per me." disse lui, innervosito.

"Andiamo, l'ha comprata solo ieri!" disse Lexi.

Ma lui scosse la testa, non volendole sapere niente.

"Il ragazzo di Faith la possiede da quando è piccolo." disse.

Sussultai a quelle parole.

Harry non era ufficialmente il mio ragazzo, ma quella frase mi fece sentire stranamente felice.

"Capisco, ma adesso la possiedo io." persistette.

"No, lei non capisce." dissi io nervosamente.

Mi sporsi e gli indicai la scritta.

"La vede questa incisione? L'ha fatta Harry. E' il nome della chitarra." dissi.

Lui la guardò come se gli avessi aperto un mondo.

Probabilmente si era già chiesto della sua origine.

"Kelly appartiene ad Harry e io ho promesso che gliela avrei fatta riavere. Per lui farei qualsiasi cosa, lei deve solo dirmi che cosa devo fare per poterla riprendere." dissi io, guardandolo dritto negli occhi.

Lui abbassò di nuovo lo sguardo, scrutando lo strumento sulle sue ginocchia.

"Signor Carter, la prego." sussurrai sfinita.

Volevo solo prenderla e metterla al sicuro.

Aspettare di rivedere Harry e dargliela.

Non volevo altro.

Sospirò.

"Mi dispiace, non posso." disse.

Quelle parole mi frantumarono il cuore.

Avrei voluto scoppiare a piangere, magari, in quel caso, me l'avrebbe data.

Mi alzai, dando un ultimo sguardo a Kelly.

Probabilmente non l'avrei rivista mai più.

"Arrivederci." mi sforzai di dire, prima di raggiungere a passo svelto, la porta.

"Scusa, mi dispiace davvero." disse alle mie spalle.

Al diavolo.




 

SWAAG.

Boh, ho voglia di nascondermi.

Vi ho fatto aspettare tanto e poi vi ho rifilato questa cosa.

E’ un capitolo veramente del cavolo, non mi piace neanche un po’.

Ma sinceramente, non ho il tempo di riscriverlo e non volevo farvi più aspettare.

Pur troppo, in questi giorni, è stato tanto se ho avuto tempo di respirare.

Sono sempre di corsa e devo fare mille cose, davvero mi dispiace tanto, tanto.

Spero comunque che vi siate rilassate o divertite o svagate o quello che volete, a leggerlo e come sempre.. un bacio,

Michi x

 

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Capitolo 34
*** «Who I am to say no to a girl in love?» ***


per i link dei vestiti, invece di fare come sempre, li ho messi nelle parole chiave.
spero che abbiate capito, basta cliccare sulla parola in blu :)

«Who I am to say no to a girl in love?»



 

"Dille che la deve smettere di mangiarsi i miei pastelli!" urlò la biondina.

Sospirai.

"Daisy, smetti di mangiare i pastelli di tua sorella." dissi svogliatamente.

Non capitemi male, avevo a cuore la loro salute, ma era ormai la settima volta che ripetevo quella frase e non avevo ottenuto risultati molto soddisfacenti .

"Volete che vi faccia merenda? Almeno mangiate qualcosa di genuino." provai a chiedere.

"Io non ho fame." disse Daisy.

"Allora smetti di mangiare i miei pastelli!" disse, per l'ennesima volta, Phoebe.

Alzai gli occhi al cielo.

Ero sdraiata sul loro divano, mentre le piccole giocavano sul tappeto del salotto.

Ormai era passata un’ora abbondante e la mia testa, stava per esplodere da un momento all’altro.

"Fizzy, vuoi abbassare quella musica?" urlai frustrata, sperando di riuscire a farmi sentire.

Fare la baby-sitter a casa Tomlinson, era come varcare le porte dell'inferno.

"Faith, devi aiutarmi." la voce di Lottie, mi fece voltare in sua direzione.

"Che succede?" chiesi preoccupata, percependo la tristezza nel suo tono di voce.

"Ho litigato con il mio ragazzo." disse affranta.

"Oh, Lottie. Vieni qui." dissi, facendole spazio sul divano.

Passai l'intera serata a consolarla e a stare attenta a cosa si mettesse in bocca Daisy.

Poi, grazie a Dio, venne l'ora di andare a dormire.

"Buonanotte ragazze." dissi, affacciandomi nella stanza delle più grandi.

"Notte, Faith." rispose Fizzy, ormai più addormentata che sveglia.

"Buonanotte e.. grazie per oggi. Ti voglio bene." disse Lottie.

Le sorrisi.

"Anche io te ne voglio." dissi sinceramente, per poi chiudere la porta.

"Faith!" urlò Phoebe.

Ma quando torna Jay? Mi domandai sfinita.

Entrai nella stanza delle gemelle.

"Ci racconti una favola?" chiese dolcemente Daisy.

Le sorrisi.

Infondo, quando non si tiravano i capelli, quando non correvano per casa e quando non mangiavano pastelli colorati, erano adorabili.

Mi sedetti sulla poltroncina nell'angolo e lessi il libro da loro scelto.




 

"Faith?" una voce delicata entrò nelle mie orecchie, svegliandomi.

Sentii una lieve risata, quando mugolai qualcosa di incomprensibile.

Aprii gli occhi e scoprii che Louis era inginocchiato di fronte a me.

Lo guardai confusa.

Lui mi fece segno di far silenzio e poi con un cenno della testa, mi indicò le gemelle, addormentate nei loro letti.

Mi ero addormentata, aspettando il ritorno di Lou e Jay.

Mi alzai, leggermente indolenzita per la scomoda posizione.

Seguii Louis fuori dalla stanza.

Chiuse la porta e poi scese le scale.

Quando fummo al piano di sotto, parlammo senza disturbare nessuno.

"Mia madre è andata a dormire, ha detto che ti pagherà domani." disse.

"Non è assolutamente necessario, era solo un favore, non voglio dei soldi." risposi, sinceramente.

"Ti hanno fatta impazzire?" chiese divertito.

"Non molto." mentii.

"Però controlla che Daisy stia bene, ha ingurgitato pastelli per tutto il giorno." dissi.

Lui rise.

"Va bene."

Il mio telefono vibrò nella tasca dei jeans.

Quando lessi il suo nome, divenni improvvisamente più cupa.

Non ce la facevo a parlare di nuovo con lui, fingendo che andasse tutto bene.

Quella stessa mattina avevo perso ogni speranza di riprendere Kelly e avrei dovuto fingere di essere felice.

Sospirai.

"Tutto bene?" chiese Louis, riportandomi alla realtà.

"Si, è solo che.. devo rispondere. Ci vediamo domani." dissi, avvicinandomi alla porta.

"Ok, grazie per aver badato alle mie sorelle." disse.

"Figurati." risposi.

Venni stretta in un suo abbraccio, prima che infilassi il cappotto e poi uscii.

Richiamai immediatamente Harry, dato che ormai, il telefono aveva smesso di suonare.




 

Quella mattina mi alzai presto.

Forse troppo irrequieta per starmene a letto a pensare.

Rifeci il letto.

Andai in bagno e mi vestii.

Il Natale si stava avvicinando e faceva sempre più freddo.

Fui felice di potermi stringere nel mio maglione caldo.

Alla fine, la telefonata con Harry, la sera prima, non era andata tanto male.

Mi era bastato sentire la sua voce, per risollevarmi l'umore.

Passai la mattinata ad annoiarmi.

Fuori faceva freddo e dentro non avevo niente di interessante da fare.

Giocai alla play con mio fratello e dato che vinsi io, lui non volle più giocare.

Ego maschile.

Provai a torturare un po' mia sorella, ma non voleva che toccassi le sue barbie, così decisi di lasciarla in pace.

Alla fine, optai per una riunione strategica con le mie amiche.

Ci stravaccammo sul divano.

Le scarpe abbandonate in un qualsiasi angolo del salotto.

La televisione accesa, ovviamente, su MTV, come sempre.

Poggiai la testa sulla pancia di Amber e lei prese a giocare con i miei capelli.

"Capite? E' davvero importante per lui." dissi, dopo avergli spiegato tutta la faccenda di Kelly.

"Capisco, Faith. Ma oltre che fare un attentato al signor Carter e rubargli la chitarra, non c'è molto altro che puoi fare." disse Emma.

"E' per questo che sono depressa." dissi svogliatamente.

"Oh mio Dio!" disse Amber.

"Che succede?" le chiese Emma, preoccupata.

"Succede che Faith ha un'enorme succhiotto sul collo!" urlò divertita.

Sgranai gli occhi.

"Che cosa? Fammi vedere!" disse Emma spostando la mano con cui cercai di ricoprirlo con i capelli che la bionda aveva spostato.

"Dai, ragazze!" dissi ridendo.

Pure loro scoppiarono a ridere.

"Ma dì un po'. Harry ti ha chiesto di essere la sua ragazza?" chiese la bionda, stuzzicandomi la spalla.

Non dovetti pensare molto alla risposta.

"No." dissi.

Prima che uno delle due, potesse aggiungere altro, parlai di nuovo.

"Vedi, Amber.. io ed Harry stiamo bene così. Non credo neanche che sia il caso, voglio dire.. io mi sono da poco lasciata con Louis e lui con Jazmin.." spiegai.

"Andiamo, Faith.. questa scusa non regge. E' più di un mese che non stai più con Lou." disse Emma.

"Va beh." risposi io.

Non perdiamoci nei dettagli.

"Ma almeno tu lo vorresti?" chiese la bionda.

Sospirai.

"Amber, è come se lo fossi." dissi.

Infondo ci comportavamo come due ragazzi che stavano insieme, no?

"Non ti piacerebbe poter dire 'sono la ragazza di Harry'?" continuò.

Sbuffai e mi alzai a sedere, rompendo il contatto con la sua pancia.

"Si, Amber. Lo vorrei, ok? Ma dev'essere lui a chiedermelo, non posso obbligarlo. E adesso basta, per favore." dissi nervosamente, per poi alzarmi.

"Andiamo in cucina, ho fame." dissi, dandogli le spalle e incamminandomi al frigorifero.

Era logico che volessi essere la ragazza di Harry.

Me ne fregavo di Louis e di Jazmin.

Me ne fregavo di tutto e di tutti.

Lo volevo e basta, senza 'ma', e senza 'perché'.




 

Bevvi un sorso d'acqua.

"E così, tua sorella, ti ha battuto alla play?" chiese mia madre divertita.

Avevamo da poco cominciato a cenare e già mia madre cominciava a torturarci.

Ma ne fui felice.

Anche perchè la sua vittima fu Nate. E non io.

"Non è vero, l'ho lasciata vincere perchè mi faceva pena." disse.

"Dicono tutti così." dissi ridendo.

Il suono del campanello, salvò mio fratello da una sfilza di prese per il culo.

"Chi è a quest'ora?" chiese mia madre, guardando l'orologio.

"Se vai ad aprire, lo scoprirai." commentai ironica.

"Sempre io mi devo alzare." disse sbuffando.

"Vado io! Rilassati." disse mio fratello, alzandosi.

"Visto? Lui si che è bravo figlio." disse mia madre.

"Vuole solo vendicarsi perchè l'ho battuto al play." dissi disinteressata.

Sentii il portone di casa aprirsi e tesi l'orecchio, in attesa di scoprire chi fosse.

"Scusi l'orario." sentii dire.

Era una voce maschile.

"Posso aiutarla?" chiese Nate, fingendosi gentile.

Annoiata, ripresi a mangiare e a conversare con mia sorella.

Per quanto fosse possibile con una bambina di appena due anni e mezzo.

"Faith, è per te." disse Nate, attirando la mia attenzione.

Lo guardai confusa, poi svogliatamente feci per alzarmi, ma fu lui a venire da me.

Thomas Carter.

Rimasi immobile, completamente spiazzata dalla quella visione.

Dischiusi la bocca per dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola.

"Scusi, lei è?" chiese mio padre, irritato.

"Thomas Carter." rispose lui, sorridente.

"L'uomo che ha comprato la famosa chitarra." commentò mia madre.

"Cosa fa qui?" chiesi, abbastanza stupita.

"E chi gli ha detto dove abito?" continuai con l'interrogatorio.

"Sono tornato al negozio di Charlotte e gli ho chiesto se sapeva dove potevo trovarti. Lei mi ha detto che conosceva bene tua madre e che sapeva dove abitavi, così.." disse, lasciando la frase al vento.

"E perchè?" chiesi, confusa.

"Perchè le tue parole mi hanno colpito." iniziò.

Nel mio stomaco si fece spazio un'idea positiva.

Che fosse venuto a portarmi la chitarra?

"Hai detto che non si tratta solo di una stupida collezione.. c'è una persona che ha bisogno di questa chitarra. Ho capito quanto sia importante per te e per.. lui." disse.

Cominciai a fremere dalla felicità, ma cercai di non darlo a vedere.

"E poi, chi sono io, per dire di no, ad una ragazza innamorata?" chiese retoricamente, guardandomi sorridente.

Ricambiai il sorriso.

Calai le difese e mi arresi all'evidenza.

Era quello che ero, non potevo negarlo.

Una ragazza innamorata.

"Vuoi dire che.." iniziai, senza finire la frase.

Lui mi sorrise, prima di tornare indietro.

Lo vidi sparire dietro il muro che divideva la cucina dall'entrata principale e riapparse dopo qualche secondo.

"Non ci credo." dissi, portandomi una mano alla bocca, quando lo vidi con la chitarra in mano.

"E' tua, Faith." disse, porgendomela.

"..è di Harry." sussurrai, incredula.

Si, era di nuovo di Harry.




 

Il giorno dopo, cominciai ad aggirarmi per casa, con un sorriso a trentadue denti spiaccicato sulla faccia.

Ce l'avevo fatta.

Avevo ripreso la chitarra di Harry e morivo dalla voglia di ridargliela.

Quella mattina, appena svegliata, avevo chiamato immediatamente Lexi.

Un urlo di felicità, scappò dalle sue labbra, quando le raccontai tutta al storia.

E poi ero felice perchè due giorni dopo, sarebbe stata la vigilia di Natale.

Ma quel giorno, a pranzo, dovetti affrontare mio padre.




 

"Non sapevo che Louis suonasse la chitarra." disse tranquillamente, portandosi poi la forchetta alla bocca.

Sgranai leggermente gli occhi.

"Che cosa?" chiesi scioccata.

Cosa aveva capito?

"L'uomo che è venuto ieri sera, ti ha riportato la chitarra di Louis, no?" chiese confuso.

Mia madre si portò una mano sulla fronte, scuotendo la testa.

"No, papà. Lui non c'entra niente." dissi.

"Come no? Quel Carter, ha detto che non poteva dire di no ad una ragazza innamorata e tu sei innamorata di Louis." disse, guardandomi, in attesa di una qualche spiegazione.

Potevo trovarmi in una situazione peggiore?

Ma gli avrei detto la verità.

Non lo avrei nascosto a nessuno.

"Vedi, papà.." iniziai.

Lanciai un'occhiata a mia madre, in cerca d'aiuto, ma lei se ne lavò le mani.

Che donna adorabile.

Mi schiarii la gola.

"Papà, io e Louis.. non stiamo più insieme." dissi, con cautela.

"Te lo avevo già detto." continuai.

Ma probabilmente, non mi stava neanche ascoltando.

La sua espressione divenne molto più sollevata.

"Oh, già. Mi dispiace." mentì.

Mi aspettavo esattamente quella reazione.

Mio padre non voleva che fossi fidanzata, era geloso e protettivo.

Quindi, nel sapere che mi ero lasciata con Louis, si era rallegrato.

Certo, ma ancora non sapeva di me ed Harry.

Potevo semplicemente mentirgli o finire qui il discorso, ma no, dovevo dirglielo.

Volevo che sapesse.

Mentire ai miei genitori, era una cosa che odiavo fare.

E poi mia madre sapeva e si aspettava che parlassi.

Presi un gran respiro.

"Papà, il signor Carter ha detto così, perchè.. la chitarra che mi ha dato.. è di Harry." dissi, titubante.

Lui mi guardò confuso.

"Quel ragazzo tatuato che sta simpatico a tua sorella?" chiese.

Annuii.

"Dimmi te se a sedici anni, uno deve avere tutti quei tatuaggi. Che cervello." disse, sprezzante.

Mi sentii morire.

E ora che mi sarei inventata?

"Lui ne ha diciotto." precisai.

"Peggio. Dovrebbe essere maturo e capire che i tatuaggi sono da incoscienti." disse.

Aggrottai le sopracciglia.

"Pure io ho un tatuaggio." dissi, guardandolo male.

"Ha firmato tua madre il permesso. Incoscienti, tutte e due." disse, rimproverandoci.

Mia madre lo guardò male e io la imitai.

Sapevo che la storia del tatuaggio non gli era mai andata giù.

"Volevo solo dirti, che il ragazzo tatuato, incosciente e immaturo, è il ragazzo di cui parlava il signor Carter!" dissi, arrabbiandomi.

Lui alzò la testa dal piatto e mi guardò.

"Faith, dimmi che non è come penso." dissi severamente.

"E' come pensi, papà." dissi duramente.

Il suo sguardo si fece tagliente.

"Non ci devi avere niente a che fare, con quello li!" disse, alzando il tono della voce.

Sentii la rabbia bruciarmi dentro al petto.

Perchè dovevano intralciarmi tutti?

Avevo appena superato le lamentele dei miei amici e di mio fratello.

Non potevo sopportare anche lui.

"Peter, è un bravo ragazzo." disse mia madre.

"Clare, ma lo hai visto?" chiese spazientito.

"Si." rispose duramente.

"E trovo, che oltre ad essere un bellissimo ragazzo, è anche dolce. E poi rende felice tua figlia, non dovrebbe importarti di altro." disse mia madre.

La guardai sorpresa e mi resi conto di quanto fossi fortunata ad averla al mio fianco.

Non gli interessava chi fosse realmente Harry, le bastava sapere che non era un pericolo e che mi rendeva felice.

Mio padre meditò sulle sue parole, poi riprese a guardarmi.

"State insieme?" mi chiese.

Ma facevano a gara con chi mi rompeva di più il cazzo con questa domanda?

Ma non lo so, influite pure.

Scossi la testa.

"Non ufficialmente." mi ritrovai a dire, di nuovo.

"E lui.. si comporta bene con te?" chiese, con circospezione.

Non indugiai a rispondere.

"Come se fossi la cosa più preziosa che possiede." dissi, sinceramente.

Mai nessuno era stato così premuroso con me, come Harry.

Per proteggermi, avrebbe fatto qualsiasi cosa, ne ero certa.

Da quando ero partita, mandava messaggi ad ogni minuto, per accertarsi che stessi bene.

Mi chiamava e si preoccupava per me.

Mio padre, sospirò.

"Voglio conoscerlo meglio." disse duramente.

Ma nonostante il suo tono, ancora arrabbiato, sorrisi.

Sorrisi perchè quando mio padre avrebbe conosciuto meglio Harry, lo avrebbe adorato.




 

La mia sveglia suonò e io mi precipitai sul comodino, per zittirla subito.

Erano le nove.

Non mi svegliavo mai presto, neanche per andare a lezione.

Figuriamoci in un giorno di vacanza.

Si, perchè per me, le nove, erano anche troppo presto.

Ma quello non era un giorno qualunque.

Era il 24 Dicembre.

Sgattaiolai, silenziosamente, fuori dalla mia camera.

E con la stessa prudenza, attraversai il corridoio e scesi le scale.

Sapevo fin troppo bene, che mia madre, mio padre e i miei fratelli erano ancora a letto.

Ma quel giorno, non era solo la vigilia di Natale, era anche il compleanno di Louis.

Avevo davvero sotterrato l'ascia di guerra.

Volevo ricominciare da capo con lui, come amici.

Era il primo compleanno che avrei festeggiato con lui.

Anche se lo conoscevo ormai da anni, non avevo mai approvato la sua esistenza.

Avevo sempre creduto che fosse una sottospecie di scarto umano.

Fino a quando non siamo andati al college.

Beh, in un certo senso, li ne avevo avuto al certezza.

Ma dettagli.

Prima di aprire il portone, misi i soliti scarponcini e mi strinsi nel cappotto.

Raggiunsi in breve tempo casa Tomlinson.

Bussai delicatamente.

Le bambine e Louis, erano ancora a letto e non volevo svegliarli.

Ma Jay, mi avrebbe sicuramente sentita.

Infatti, aprì la porta poco dopo.

"Faith." disse, sorridente.

"Ehi Jay." la salutai.

"Vieni, entra." disse, aprendo ancora di più la porta, per permettermi di entrare.

Mi abbassai a togliere gli scarponcini innevati e appesi il cappotto.

"Volevo svegliare tuo figlio." dissi divertita.

"Oh, allora muoviti. Le sue sorelle hanno avuto la tua stessa idea e stanno per buttarlo giù dal letto." disse sorridente.

"Ok, allora vado." le risposi, salendo le scale.

Mi affacciai in camera delle gemelle, ma non c'erano. Allora provai in quella delle più grandi.

Erano tutte e quattro sul letto di Lottie a cospirare contro il fratello maggiore.

"Ragazze." dissi, facendole voltare.

Sui loro visi, si accese un sorriso sincero e mi fecero segno di avvicinarmi a loro.

Mi raccontarono il loro piano, era fin troppo complicato per i miei gusti.

"A mio parere, dobbiamo semplicemente saltargli addosso. Elementare, ma efficace." dissi.

Loro sembrarono pensarci.

"Ma si, va bene." disse Fizzy.

"Sbrighiamoci, prima che si svegli da solo." disse Lottie, alzandosi.




 

"Uno.." sussurrai.

"Due.."

"..Tre!" urlai infine.

Il letto ad una piazza e mezzo di Louis, ci accolse con un tonfo.

Tutte e cinque saltammo sul suo corpo.

Le più piccole presero a fargli il solletico.

Louis sgranò gli occhi e si tirò via dalla presa delle gemelle.

Ci guardò divertito.

"Siete delle pesti." disse ridendo.

"Auguri fratellone." gli cantilenarono in coro, per poi riempirlo di baci.

Lui rise.

"Ok ok, grazie mocciose." disse, con affetto.

Loro gli sorrisero e scesero dal letto.

Si accorse di me, solo in quel momento.

Prima i corpi delle sue sorelle gli oscuravano la visuale, ma adesso ero seduta a cavalcioni sulle sue gambe tese e lo guardavo divertita.

"E tu?" chiese, mentre le ragazze uscivano per annunciare alle madre l'alzataccia che avevano imposto al fratello.

Sorrisi.

"Auguri Louis." dissi semplicemente.

"Vieni qua." disse divertito.

Afferrò le mie mani e mi tirò, facendomi stendere al suo fianco.

Trovai imbarazzante quella situazione.

Ma cercai di vederlo come un amico e non come il mio ex fidanzato.

Lo abbracciai, poggiando la testa sulla sua spalla.

"Grazie Faith." disse.

"Per tutto." continuò.

"Figurati." risposi io.

"Al tuo posto, un'altra, non mi avrebbe perdonato." disse.

Speravo che non se ne uscisse con quei discorsi, ma non ci fu molto da fare al riguardo.

"Forse sono troppo buona." sussurrai.

"E forse ti voglio troppo bene." continuai.

Mi circondò le spalle con un braccio.

"Anche io te ne voglio, te lo giuro." disse.

Pensava di non essere credibile, dopo tutto quello che era successo.

Ma io, forse stupidamente, gli credevo.

Il suo telefono interruppe il nostro discorso, apparentemente finito.

Scivolai dalla sua presa, per permettergli di prenderlo.

"E'.. Candice." disse, titubante.

Gli sorrisi.

"Vorrà farti gli auguri, rispondi." lo incitai.

"Posso sempre richiamarla.." iniziò.

"No Louis, rispondile ora. Io torno a casa." dissi, tranquillamente.

Non ero gelosa, non provavo rancore.

"Ok, allora.. beh, grazie per essere venuta." disse sorridendomi.

Ricambiai il sorriso e uscii.




 

"Dov'eri?" chiese mia madre, appena mi vide entrare in cucina.

Era intenta a preparare la colazione, mentre i miei fratelli sedevano attorno al tavolo, ancora assonnati.

"Sono andata a fare gli auguri a Louis." dissi, sedendomi al fianco di Carly, dopo averle dato un bacio sulla guancia.

Osservai per pochi secondi il suo tenero viso. Poi riempii il mio bicchiere di succo.

"Temevi che mi avessero rapita gli alieni?" chiesi divertita.

"Improbabile." disse mio fratello, senza guardarmi.

"E' risaputo che gli alieni cercano forme di vita intelligenti." continuò, adesso alzando lo sguardo con aria divertita.

Alzai le sopracciglia a quella battuta penosa.

Ma a quanto pare, a lui, divertiva.

Scossi la testa e mi alzai.

"Vado a vestirmi." dissi, dato ero ancora in pigiama.

Si, perchè non valeva la pena vestirsi, per fare due passi e raggiungere la casa di Louis.

Avevo preferito infilare il cappotto sopra il pigiama e far finta che fosse una cosa normale.

"Non fai colazione con noi?" chiese mia madre, con un pizzico di delusione nella voce.

Non avevo molta fame, ma i suoi occhi supplichevoli, mi invogliarono a cedere.

"Scendo tra un secondo." dissi sorridente, per poi salire le scale.




 

Spalancai l'armadio e afferrai un paio di capi, prima di rinchiudermi in bagno.

Feci una doccia veloce, evitando di bagnare i capelli.

Non avevo tempo di asciugarli e faceva troppo freddo per lasciarli bagnati.

Mi avvolsi nell'accappatoio e dopo essermi asciugata, mi vestii.

Incontrai mio padre in corridoio e insieme, scendemmo al piano di sotto.

"Stasera ceniamo tutti insieme, ci saranno anche i nonni e tutti i parenti. Come sempre." disse mia madre.

Sorrisi.

Adoravo i miei nonni.

Fortunatamente, li avevo ancora tutti, sia i materni, che i paterni e anche in buona salute.

Amavo il Natale, perchè era una delle rare occasioni in cui potevamo stare tutti insieme.

La mia famiglia era molto ampia.

Ci sarebbero stati i nonni, i vari fratelli di mio padre, con le mogli e le figlie, la sorella di mia madre, anche lei con il marito e i figli.

Avevo molti zii e molti cugini.

Amavo la mia famiglia, andavo d'accordo quasi con tutti, a parte qualche diverbio con le cugine più grandi.

"A proposito, sarà meglio che mi sbrighi. Devo andare a prenderli in aeroporto." disse mio padre, alzandosi.

I miei nonni paterni e tutti i loro figli, tranne mio padre, vivevano in America.

Perchè è lì che sono nati i Cooper.

A Roseville, in California.

Ma l'amore per mia madre, aveva portato mio padre in Inghilterra.

"Signorina, dovrai vestirti bene stasera." iniziò mia madre.

Ogni anno, pretendeva di vedermi conciata come se dovessi attraversare il Red Carpet.

Non che mi dispiacesse vestirmi in modo elegante, ma le sue raccomandazioni erano petulanti e noiose.

Era l'unica occasione in cui la vedevo truccata e con i tacchi.

Era una donna semplice, acqua e sapone.

Ma per Natale, diventava un'altra.

In realtà, era tutto dovuto al fatto che voleva far colpo sulle sue cognate.

Tre lei e le mie zie, c'era una sorta di guerra fredda, una competizione silenziosa.

A me non era ma interessato apparire superiore alle mie cugine, ma dovevo ammettere che loro istigavano violenza.

Venivano tutte dalla California, erano le tipiche barbie da copertina, viziate e altezzose.

Quando venivano in Inghilterra, non facevano altro che lamentarsi.

Qua non c'era c'erto la ricchezza della California.

Era una piccola cittadina e io amavo Doncaster, nonostante sapessi, che dal loro punto di vista, appariva scadente.

"Questo significa niente teschi." disse, fulminando con lo sguardo la mia maglietta.

Alzai gli occhi al cielo.

"Niente parolacce." continuò.

"Sai che alla nonna non fa piacere sentirti imprecare." disse.

Lei era fermamente convinta, che sua madre, fosse una donna impressionabile, ma la verità, era che la nonna era la più sveglia della famiglia.

"Ti voglio vedere in un vestito, con dei tacchi ai piedi, i capelli sistemati e un sorriso sempre stampato sulla faccia." ordinò.

"Mamma, non sono una bambolina." mi lamentai.

"Beh, stasera lo sarai. Fallo per me, sai quanto ci tengo." disse.

Sospirai.

Perchè con quella frase mi convinceva sempre?

"Ok ok, ma smettila di guardarmi con quegli occhi." dissi scocciata.

Ai suoi occhi da cucciolo, proprio non potevo dire no.

"Grazie piccola." disse, sorridente e soddisfatta.

"E tu, Nate, non provarci con le tue cugine!" disse, puntandogli un dito contro.

"Ehi, non è colpa mia! Sono loro che provocano." disse, in sua difesa.




 

"Nonna Kayla!" dissi, stringendola in un abbraccio caloroso.

Erano mesi che non la vedevo.

Noi non andavamo mai in America a trovarli, dovevamo sempre aspettare che fossero loro a prendere un aereo.

E quel giorno, il loro, arrivò in orario.

La mia casa venne sommersa dai parenti.

Erano solo le cinque.

Avrei dovuto sopportare quella confusione ancora fino a cena, e dopo, e per i prossimi giorni.

Da una parte ero felice di vederli, ma poi..

"Cugina Faith!" urlò Caroline, fingendosi entusiasta di vedermi.

Era un metro e ottanta di ragazza, bionda, occhi chiari e uno spumeggiante rossetto rosso.

Avevo sempre pensato che fosse la reincarnazione della bellezza e adesso, che era cresciuta, ne ero più che convinta.

Così come le sue sorelle, Brianna e Natalie.

Le quali fui costretta a salutare.

Ero felice di rivederle infondo, ma il fatto che mi squadrassero ogni volta da capo a piedi, mi irritava e non poco.

Erano le figlie del fratello di mio padre, quindi mio zio Andrew e di Lauren, mia zia.

Dovetti sforzarmi di ricordare ogni parentela.

Mio padre aveva tre fratelli, oltre ad Arthur, entrarono in casa anche Nicholas e Anthony, con le rispettive mogli, Mary e Christina.

Anch'essi avevano figli.

Ciò vuol dire, altri cugini in giro per casa.

Jenna, figlia di zio Nicholas.

David e Kaitlyn, figli di zio Anthony.

Mi sorpresi della mia memoria.

Avevamo all'incirca tutti la stessa età, un paio di anni in più o uno in meno.

Ma nessuno aveva meno di quindici anni, tranne mia sorella Carly, e nessuno superava i venti.

Stavo per rilassarmi, quando suonò di nuovo il campanello.

Ma fui felice di vedere i nonni materni, accompagnati da mia zia Miranda, con mio zio Ray e i miei cugini Mason e Jacob.

Con loro, avevo passato la mia infanzia, li vedevo ogni giorno, dato che erano di Doncaster come me.

Fui sollevata nel vederli, almeno loro, mi apprezzavano com'ero e non pretendevano che fossi sempre in tiro.

"Ehi Faith, tornata dal college?" chiese Mason.

"Gli mancavamo noi." disse Jacob, colpendomi la spalla giocosamente.

"Siete come ossigeno per me." scherzai.

La casa bacillava di gente.

Erano ovunque, in cucina, in sala da pranzo, in salotto.. volevo uccidermi.

Il fatto che avessimo la casa con più stanze degli ospiti, ci obbligava automaticamente ad ospitare i parenti americani. Sarebbero rimasti a dormire per qualche giorno.

Decisi che era l'ora di fuggire.

"Tra poco dobbiamo andare al ristorante, io vado a prepararmi." annunciai a gran voce.

"Faith, veniamo ad aiutarti." sorrise Natalie.

Forse intendeva dire, che venivano a ricordarmi quanto fossi inferiore, in confronto a loro.

"Faccio da sola, ma grazie.." iniziai, ma mia madre mi interruppe.

"Vai, Faith. Fatti aiutare dalle tue cugine." disse, parlandomi con gli occhi.

Della serie 'o vai, o ti faccio pentire di essere nata'.

"Va bene, andiamo." dissi, cercando di trattenere uno sguardo assassino.




 

Uscii dalla doccia e misi la prima cosa che trovai, giusto per truccarmi e asciugarmi i capelli.

Poi mi sarei cambiata.

Caroline, Brianna e Natalie, mi guardarono, sedute sul mio letto.

"Tesoro, guarda la tua pelle." disse una.

"E guarda i tuoi capelli." disse la sorella.

"Dobbiamo insegnarti tutto?" chiese la terza.

Ecco appunto, io volevo evitare questo.

Grazie mamma.

Mi fecero sedere davanti alla specchiera e cominciarono ad armeggiare con il mio corpo.

Mi fecero di tutto.

Mentre una mi acconciava i capelli, l'altra mi faceva la manicure.

Brianna, cominciò a truccarmi.

Mi chiesi se le avrei dovute pagare alla fine del lavoro.

Ormai si erano fatte le sette e noi, alle otto e mezza saremmo dovuti andare al ristorante.

Ma loro sembravano sicure di quello che facevano e ogni volta che provavo a dire la mia, mi zittivano poco educatamente.

"Sei incantevole, quasi irriconoscibile." squittì soddisfatta Caroline.

Mi guardai allo specchio e non potei fare a meno di chiedermi come cavolo ci fossero riuscite.

Dovetti ammettere, che per quanto riguardava l'estetica, erano imbattibili.

Stentai a credere che quella nel riflesso, fossi davvero io.

Mi avevano truccata talmente bene, che la mia pelle sembrava di porcellana.

Su i miei occhi, avevano disegnato una linea di eyeliner perfetta e avevano sfumato più ombretti.

Sulle labbra, avevano applicato un rossetto nude, di un rosa color pelle, era davvero elegante.

Le punte dei capelli erano state arricciate con il ferro e per il resto, lasciati naturali.

Feci per aprire bocca, ma fu Brianna a zittirmi.

"Non ringraziarci. Prendilo come un regalo di Natale." disse sorridente.

Sorrisi, senza aggiungere altro.

Nonostante tutto, rimanevano insopportabili.

"E adesso il vestito." disse Caroline.

"No." mi affrettai a dire.

"A quello ci penso io." dissi.

Mi guardarono divertite.

"E' la parte più importante, non possiamo lasciare che.." iniziò Natalie.

"Davvero ragazze, lo voglio scegliere da sola." cercai di impormi.

Sospirarono, poco convinte.

"Come vuoi." disse Caroline.

"Possiamo cambiarci nel tuo bagno?" chiese Natalie.

"Certo." risposi.

Presero le borse, contenenti probabilmente il cambio e si chiusero nel mio bagno.

Mi guardai ancora una volta allo specchio.

Ero veramente io?

Scossi la testa incredula e poi andai ad aprire l'armadio.

A dir la verità, avevo già scelto il vestito che avrei indossato.

Dovevo solo trovarlo.

Qualche anno prima, mia nonna Melanie, mi aveva regalato un vestito.

Forse per un compleanno.

Lo adorai dal primo momento in cui lo vidi.

Ma rimasi delusa nel provarlo.

Mi era troppo grande.

Il mio corpo, era ancora quello di una bambina.

Mia nonna disse che era stato comprato, in una delle sue tante vacanze.

Quel vestito, era stato comprato ad Amsterdam e non poteva di certo essere cambiato.

Ma adesso, in teoria, doveva entrarmi a perfezione.

Mentre ancora lo cercavo, le ragazze uscirono dal bagno.

Mi voltai.

Per un attimo, persi l'orientamento.

Ero per caso finita in una puntata di America's Next Top Model?

La loro eccessiva bellezza, era quasi innaturale.

In quel poco tempo, si erano truccate alla perfezione.

Probabilmente, erano talmente abituate a farlo, che ci impiegavano cinque minuti.

Brianna aveva un vestito bellissimo.

Era un monospalla nero, decorato da due fessure, che facevano intravedere la pelle chiara della ragazza.

Aveva i capelli castani, sciolti.

Tranne per i ciuffi sul davanti, questi erano stati acconciati in una treccia laterale.

Mi innamorai delle scarpe.

Nere, chiuse e con delle borchiette sul retro.

Le adoravo.

Caroline invece, aveva puntato su un semplice vestitino rosa cipria, abbinato ai dei tacchi, all'incirca dello stesso colore.

I capelli biondi erano sciolti e il solito rossetto rosso, colorava le sue labbra carnose.

Infine, Natalie, era l'unica a non indossare un vestito.

Il suo top, aveva una fantasia a fiori bianchi e celesti.

La pancia era stata lasciata leggermente scoperta.

La gonna nera, era a vita alta, decorata da una cintura, anch'essa nera.

Ai piedi, delle Jeffrey Campbell nere.

A chiudere il tutto, uno chignon perfetto, racchiudeva i suoi capelli.

Erano incantevoli.

"Siete davvero meravigliose, ragazze." dissi, ancora stordita.

Eravamo parenti, dannazione, perchè non avevo un briciolo della loro bellezza?

"Grazie, Faith." disse la più grande.

Natalie, aveva diciassette anni.

Brianna, ne aveva sedici, come me.

E infine, Caroline, ne aveva diciotto.

Finalmente si decisero ad uscire, lasciandomi il tempo di cercare il vestito.

Il mio sguardo venne catturato dalla chitarra, posta in un angolo della stanza.

Sorrisi, quasi inconsciamente.

Sognavo il momento in cui l'avrei ridata ad Harry.

Già, Harry..

Mi mancava. Volevo abbracciarlo.

Avevo una voglia assurda di intrecciare le mani nei suoi ricci, di baciare le sue labbra rosee e di specchiarmi in quei pozzi verdi.

Scossi la testa, non potevo farmi prendere dalla nostalgia.

Afferrai la chitarra e la riposi nel mio armadio.

Con tutta la confusione che c'era in casa, avevo paura che potesse succedergli qualcosa.

Mi abbassai, per poterla adagiare sul fondo di legno, quando vidi un sacchetto.

La calligrafia familiare, diceva:

 

«Alla mia adorata nipotina, nonna Melanie.»

 

Sorrisi, afferrando il sacchetto.

Avevo trovato il vestito.




 

Le chiacchiere dei parenti, erano udibili anche dal piano di sopra.

Le ignorai e infilai la seconda scarpa.

Non feci in tempo a raggiungere lo specchio, che la porta si aprì.

Mi voltai furiosa.

Mi calmai solo alla vista di Nate.

Se fosse stato uno dei miei zii o chiunque altro, lo avrei minacciato di morte.

Ormai era risaputo, avevo dodici anni, quando avevo appeso la regola alla porta.

 

- Bussare, prima di entrare. -

 

C'era anche disegnato un teschietto che indicava la morte certa, in caso di apertura della porta, senza permesso.

Sorrisi a quei ricordi da bambina.

"Che c'è?" chiesi poi.

"Che ne hai fatto di mia sorella?" chiese scioccato.

Alzai gli occhi al cielo.

"Le nostre cugine hanno insistito per truccarmi, pettinarmi e.. tutte quelle cose li." dissi svogliatamente.

"Sei stupenda." disse, cogliendomi alla sprovvista.

Non mi faceva mai complimenti.

"No, sono serio Faith." disse, avvicinandosi.

"Sei meravigliosa.. questo vestito, ti sta.. da Dio." disse, continuando a squadrarmi da capo a piedi.

Lo guardai colpita.

"Grazie Nate.. davvero." dissi, ancora scioccata dalle sue parole.

Poi sembrò tornare sul pianeta Terra.

"Hanno suonato il campanello e zia Mary mi ha detto di chiamarti. Quindi suppongo sia qualcuno per te." disse.

Lo guardai confusa.

"Ok, scendo."




 

Mi affacciai dalla cima della scala, quando mia madre imprecò in mia direzione.

"Santa madre divina, Faith!" disse, guardandomi sorridente.

"Mamma." dissi, scendendo le scale.

Quando arrivai infondo, la guardai accigliata, lei mi abbracciò.

"Sei stupenda, piccola mia." disse.

Dev'essere opera del vestito, pensai.

"Grazie mamma." dissi, sorridendole.

"Oh, va alla porta. C'è una persona per te." disse, spingendomi leggermente.

"Si, vado."

Nel tragitto, dalle scale, alla porta, incontrai zii, cugini e nonni, sembrava di stare in uno zoo affollato.

Svoltai l'angolo del muro e mi ritrovai davanti, l'ultima persona al mondo, che avrei pensato di vedere quel giorno.






 

SWAAG.

Credo che sia abbastanza scontato. Nel senso, credo che tutte voi sappiate chi c’è alla porta.

Nelle scorse recensioni, mi avete detto quasi tutte, che non volevate leggere capitoli in cui Harry e Faith, sono separati.

Quindi, questo dovrebbe essere il secondo e l’ultimo.

A proposito di recensioni, come io sono impegnata, con la scuola e tutto.. lo sarete anche voi.

Però, ho notato che sono molto diminuite e ammetto, che mi dispiace.

Forse in questo periodo sono troppo assente, sempre in ritardo e magari scrivo peggio. Perdonatemi.

Cerco di farvi i capitoli belli lunghi, almeno, anche se li metto meno frequentemente, li faccio più consistenti :)

Spero di riuscire ad aggiornare presto.

Un bacio,

Michi x


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Capitolo 35
*** «What are your intentions?» ***


«What are your intentions?»


 


 

Harry's point of view.

 

La geniale idea, era venuta a mia madre. E mia sorella, non aveva tardato a spalleggiarla.

Non volevo che passassero il Natale senza di me, sapevo quanto mia madre, tenesse a queste cose.

Ma lei aveva detto che non era un problema, che loro due sarebbero andate a pranzo da qualche parente.

 

"Mamma, sei sicura?" gli avevo chiesto, prima di uscire.

"Ne sono certa." rispose, per poi abbracciarmi.

 

E così, me ne ero andato.

Sapevo che Lexi abitava a Doncaster, così come Faith.

Sapevo anche, che in questa settimana, si erano viste.

E ne ero estremamente felice.

Ero rimasto deluso dal loro primo incontro, ma adesso erano diventate amiche e niente poteva farmi più felice.

Quindi, chiesi a Lexi l'indirizzo di casa Cooper.

Si, perchè era li, che ero diretto.



 

Chiesi indicazioni, almeno dieci volte. Non avevo idea di dove stessi andando.

Volevo solo chiamarla e farmi venire a prendere.

Ma volevo farle una sorpresa.

Non sapevo neanche se mi avrebbe ospitato a casa sua per la notte.

Ma nel peggiore dei casi, sarei andato in un albergo.. o avrei dormito in macchina.

"Numero otto.. numero otto.. numero otto.." continuavo a ripetermi, mentre leggevo il numero civico delle case.

In teoria, mi trovavo nella sua via, il prossimo passo, sarebbe stato trovare la casa.

"Numero otto!" esultai, appena lo vidi.

Accostai la macchina.

Non potei fare a meno, di notarne troppe, parcheggiate lungo il vialetto.

Che stesse dando una festa?

Scesi dall'auto e mi avvicinai al portone.

Fui sollevato, nel leggere i nomi sul campanello.


Clare Wilson e Peter Cooper.


Erano senza dubbio i genitori di Faith.

Non indugiai oltre e suonai. Ero impaziente di vederla.

Non mi era mai successo di sentire il bisogno di avere una persona al mio fianco.

Ma con Faith, stavo avendo molte prime volte.

La ragazza stava riuscendo a cambiarmi.

In modo positivo, comunque.

L'ipotesi di un'eventuale festa, mi sfiorò nuovamente la mente, quando sentii le voci all'interno della casa.

C'era un gran baccano.

Mi domandai se avessi avuto il coraggio di entrare in quella confusione.

Ma se ci fosse stata Faith, lo avrei fatto sicuramente.

Finalmente, qualcuno mi aprì la porta.

I miei occhi si dilatarono a quella visione.

Una ragazza stupenda, stava sulla porta a guardarmi incuriosita.

Non era Faith.

Il vestito che indossava, valorizzava le sue curve perfette e lasciava scoperta, in due punti, la sua pelle candida.

I capelli castani, erano sciolti sulle spalle, talmente lunghi, che le arrivavano sotto il seno.

Notai una treccia sopra la sua fronte, prima che lei sorridesse.

Si era accorta della reazione che aveva scatenato in me.

Scossi la testa, cercando di riprendermi.

Ma la visone perfetta del suo corpo, rimaneva li, a fissarmi divertita.

Se me la fossi trovata davanti, qualche mese prima, non avrei indugiato a provarci spudoratamente. Ma adesso era diverso.

Adesso c'era Faith.

"Ciao, tu sei..?" chiese con un sorriso malizioso disegnato sul volto.

"Ehm, Harry." risposi.

Il suo sorriso si allargò ancora di più.

"Brianna, piacere." disse, porgendomi la mano.

Io gliela strinsi.

Ok, era una bella ragazza, ma adesso volevo che la smettesse di civettare con me e che mi portasse da Faith.

"Posso aiutarti?" chiese, usando un tono di voce, volutamente sensuale.

Cercai di non perdere la concentrazione.

"Abita qui Faith, vero?" chiesi titubante.

La sua espressione divertita e sfrontata, abbandonò il suo viso, per darne vita a una quasi offesa.

Forse si aspettava che l'avrei invitata a cena.

"Faith?" chiese, quasi schifata.

"Faith Cooper." dissi.

Magari avevo davvero sbagliato casa.

"Mia cugina?" chiese, sempre più confusa e scioccata.

"Non so se sei sua cugina." dissi accigliato.

Che diamine ne sapevo io?

"Bri, chi è?" chiese una donna.

Non era la madre di Faith.

Ma chi era tutta questa gente?

Alle loro spalle, potevo vedere il salotto, stracolmo di persone.

Ma dov'ero finito?

Quest'ultima mi guardò sorridente.

"Ciao caro, hai bisogno di qualcosa?" mi chiese, gentilmente.

Mi sentii molto più a mio agio nel parlare con lei, perlomeno non cercava di sedurmi.

"Si, vorrei sapere se è qui che abita Faith. Faith Cooper." dissi, adesso molto più deciso.

Lei annuì sorridente e io non potei fare a meno di assecondarla, mostrandole le fossette che caratterizzavano il mio sorriso.

"Clare?" urlò poi.

Si, Clare, conoscevo Clare.

Clare, era la madre di Faith.

Finalmente qualcuno che conosco, pensai.

La donna dal volto familiare, fece capolino e quando mi vide, un'espressione sorpresa, si impossessò del suo volto.

"Harry! Che fai qua? Sono felice di vederti." disse, sinceramente.

Le sorrisi, prima di essere inglobato in un abbraccio caloroso.

Fui sollevato da quel benvenuto, pensavo che mi avessero buttato fuori a calci.

E non avevo idea del perchè lo avessi pensato.

"Anche io sono felice di vederla." dissi.

In realtà, non me ne importava molto, ma era stata talmente carina con me, che non potevo non dirglielo.

"Io.. sono venuto a trovare Faith. C'è?" chiesi, speranzoso.

Ma poi pensai che doveva esserci per forza, altrimenti, dove sarebbe dovuta essere?

"Ma certo! Te la chiamo subito." disse, allontanandosi.

Poi si voltò di nuovo.

"Scusa la confusione, ma per Natale, ospitiamo tutti i nostri parenti." disse.

Ecco spiegata tutta quella gente.



 

Fui lasciato da solo all'entrata, ad aspettare.

Mi chiesi se stesse arrivando dall'Australia.

Ogni tanto, sua madre passava e mi diceva 'sta scendendo'.

Cinque minuti dopo, mi rifilava la stessa frase.

Fu in quel momento, che mentre aspettavo impaziente Faith, una voce, fin troppo familiare, mi scaldò il cuore.

Mi abbassai sulle ginocchia.

"Principessa!" esultai, quando la vidi correre felice, in mia direzione.

"Harry!" urlò lei, fiondandosi tra le mie braccia.

La piccola Carly mi aveva riconosciuto.

La strinsi delicatamente contro il mio petto, per poi alzarmi, prendendola in braccio.

Lei cominciò a tempestarmi di domande.

Ma la sua tenera voce, la rendeva tutto, meno che irritante.

L'ascoltai attentamente, mentre mi raccontava le imprese delle sue barbie.

Poi, "Faith manchi." disse, imbronciandosi all'improvviso.

Cercai di decifrare quella frase.

"Manco a Faith?" le chiesi.

"Si." disse lei.

Sorrisi.

C'era solo un probabile motivo, che aveva potuto spingere Carly, a ricordare quella frase.

Faith la ripeteva spesso.

E sicuramente non sapeva, di quante altre volte l'avessi ripetuta io, nella mia testa.

Carly si divincolò tra le mie braccia, chiedendo espressamente di essere messa a terra.

L'accontentai e la vidi correre verso sua madre.

"Sta arrivando." disse Clare, forse per la decima volta, per poi sparire in una stanza, a me sconosciuta.



 

Iniziai a battere il piede sul pavimento. Impaziente e annoiato.

Poi, alzando lo sguardo, riconobbi i suoi capelli spuntare da dietro l'angolo del muro.

Fece un altro passo e si trovò di fronte a me.

A quel punto, alzò il viso.

Mi ritrovai a trattenere il fiato.

Sgranò gli occhi appena si rese conto di chi fossi.

Io rimasi senza fiato.

Sentii la bocca spalancarsi a quella visione.

La ragazza che mi aveva aperto la porta, non era niente in confronto alla ragazza, che adesso, mi guardava a dir poco scioccata.

Non l'avevo mai vista truccata in quel modo.

E per quando mi piacesse il suo viso, al naturale, non potei fare a meno di pensare, che era ancora più bella.

Il vestito che indossava, aveva lo scollo a barca.  Per questo motivo, le sue spalle, erano scoperte.

Era a mezze maniche, lungo fino a metà coscia.

I capelli le ricadevano sul petto, in boccoli delicati.

I tacchi neri, l'alzavano di qualche centimetro, ma rimaneva comunque più bassa di me.

Tanta bellezza, dovrebbe essere illegale, pensai.

"Harry!" urlò felice, prima di correre in mia direzione.

Strinsi le mani attorno ai suoi fianchi, attirandola il più possibile vicino a me.

Avevo sognato il momento in cui l'avrei riabbracciata, ma non era così bello neanche nei miei sogni.

Sentii la sua mano farsi strada tra i miei ricci.

Mi era mancato così tanto quel gesto, che era solita fare, ogni volta che ne aveva l'occasione.

"Ma che ci fai qui?" sussurrò al mio orecchio.

"Mi mancavi." le risposi.




 

Faith's point of view.

 

La felicità che provai in quel momento, non la saprei neanche descrivere.

Le sue braccia, le quali mi stringevano al suo corpo, mi erano mancate come l'aria nei polmoni.

Mi addormentavo ogni notte immaginando che mi avvolgessero e adesso lui era li e lo stava facendo.

"Anche tu mi sei mancato." dissi, allentando la presa.

Ormai avevo realizzato che era li, non avevo paura di star sognando.

Lui non se ne sarebbe andato.

Si separò completamente dal mio corpo e mi osservò.

Eccoli li, quegli occhi verdi, che tanto amavo. Lo guardai e mi sentii a casa.

Era qualcosa di meraviglioso.

La maglietta che indossava, era di un grigio scuro.

Aveva un piccolo scollo a V e i bottoncini che la caratterizzavano, erano sbottonati.

Sopra, indossava una camicia nera, a puntini bianchi, con le risvolte alle maniche.

I pantaloni erano blu, ma sembravano neri a dir la verità.

Ai piedi le converse, come sempre.

Ebbi un tuffo al cuore, quando il suo sorriso divenne così ampio, da dare vita alle fossette più adorabili che avessi mai visto.

Non resistetti, e infilai la punta del dito, nella bucchetta della sua guancia destra.

La sua risata riempì l'ingresso.

Poi, un colpo di tosse, mi riportò alla realtà.

Scacciai velocemente le mani di Harry dai miei fianchi e mi voltai imbarazzata.

Sospirai sollevata, quando vidi mia madre.

Se fosse stato un altro membro della famiglia, che mi sarei inventata?

"Non vorrei interrompervi, piccioncini. Ma noi stiamo andando via." disse mia madre.

Harry ci guardò confuso.

"Noi, a Natale, ceniamo tutti insieme." gli spiegai.

"Oh, allora io.. posso andare da Lexi e.." iniziò, ma mia madre lo interruppe bruscamente, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Harry, sei il benvenuto in questa famiglia. Stasera verrai a cena con noi." disse.

Quelle parole mi resero immensamente felice.

Ma avevo paura che Harry, non fosse pronto per conoscere tutta la mia famiglia al completo.

Magari si sarebbe sentito troppo sotto pressione e sarebbe scappato a gambe levate.

"No, sul serio. Io non voglio disturbare." disse Harry.

"Siamo in tanti, uno in più non fa differenza." cercò di convincerlo.

Lui guardò me.

"Harry, come vuoi. Se te la senti, a me non fa che piacere. Ma se pensi che non sia il caso, puoi andare da Lexi." dissi, accarezzandogli una guancia.

Mia madre sorrise a quel mio gesto spontaneo e poi parlò di nuovo.

"Muovetevi, prima che arrivino tutti. Ti presenteremo agli altri, quando arriveremo al ristorante. Voi veniteci dietro con la tua macchina." disse, per poi andare in salotto dagli altri.

Si voltò verso al porta, pronto ad uscire, ma io lo bloccai, prendendolo per mano.

"Harry, sul serio. Se ti sembra troppo, va da Lexi, ci vediamo domani." dissi.

Lui scosse la testa.

"No, io.. voglio conoscere la tua famiglia." disse, abbastanza convinto.

Sorrisi e uscimmo.



 

Davanti a noi, le macchine dei miei parenti ci guidavano al ristorante, mentre Harry li seguiva.

"Quindi, tua madre ha solo una sorella, mentre tuo padre, ha tre fratelli. E vivono in America." disse, ricapitolando.

Durante il tragitto, cercai di spiegargli il più possibile l'albero genealogico, almeno non lo avrebbero colto impreparato.

Annuii, fiera del fatto che avesse capito tutto.

"Non sapevo fossi Americana." disse sorridente.

"Ora lo sai." dissi divertita.

"E che mi dici di Brianna?" chiese, con una strana espressione disegnata sul volto.

Lo guardai confusa.

"Come fai a sapere che ho una cugina che si chiama in quel modo?" chiesi.

Lui sorrise, ma non mi rispose.

"Harry." dissi, innervosendomi.

Non avevo pensato alle mie cugine.

Temevo che quando Harry le avrebbe viste, avrebbe cominciato a sbavare.

"Lei mi ha aperto la porta." disse.

"E..?" chiesi, sapevo che c'era dell'atro, lo leggevo nei suoi occhi divertiti.

"E, beh.. a cercato di sedurmi." disse ridendo.

"Che cosa?" chiesi, infuriata.

Lui scoppiò a ridere.

"Mi ha fatto gli occhi dolci e ha usato una voce sensuale." disse, divertito.

Ecco, lo sapevo.

Mi sedetti più composta e dopo aver incrociato le braccia all'altezza del petto, mi imbronciai.

"Non vorrai mica tenermi il muso?" chiese, pizzicandomi una guancia, per poi riportare l'attenzione sulla strada.

Non gli risposi.

"Faith, è stata lei a stuzzicarmi. Io non l’ho degnata di uno sguardo!" si difese.

"Di che colore aveva il vestito?" chiesi, mettendolo alla prova.

"Nero, perchè?" chiese tranquillamente.

Ecco, lo sapevo

"Meno male non l'avevi degnata di uno sguardo." borbottai.

"Mi è bastato vederti, per dimenticarmi di lei." disse, sta volta serio.

"Che intendi?" chiesi, guardandolo.

La sua espressione divenne sorpresa, ma non guardava me, bensì la strada.

"Faith, ma ti sei vista?" chiese scioccato.

"Quando mi sei apparsa davanti, mi sei sembrata una visione. Devo ancora realizzare il modo in cui ti dona questo vestito." disse.

"Davvero lo pensi?"

Sentirselo dire da Nate o da mia madre, era carino.

Ma detto da lui.. faceva tutto un'altro effetto.

"Se lo penso? Ma non ti accorgi dell'effetto che mi fai?" chiese sorpreso.

lo guardai innocentemente e scossi la testa.

In quel momento, la macchina si fermò.

Alzai lo sguardo.

Eravamo arrivati.

"Che effetto ti faccio?" chiesi.

Lui mi guardò con uno sorriso malizioso stampato sul viso.

Iniziai ad immaginare la risposta.

"Lascia perdere, te lo dico un'altra volta." disse divertito, aprendo lo sportello.

"Aspetta." dissi bloccandolo.

Lui mi guardò.

"Mi scuso in anticipo per le domande imbarazzanti che verranno poste e per le occhiatacce poco carine, che ti manderà mio padre." dissi.

Lui rise.

"Rilassati Faith, so come sono fatte le famiglie." disse.

"Ok, ma ricordati che io ti avevo dato una via di fuga." dissi velocemente, prima di voltarmi ad aprire lo sportello.

"Aspetta." disse, prendendomi per il braccio.

Mi chiesi se saremmo mai usciti da quella macchina.

"Dovresti vergognarti, non mi hai ancora baciato." disse.

Solo in quel momento me ne resi davvero conto.

In casa, mi ero vergognata.

Avevo paura che qualcuno dei miei parenti ci vedesse.

Poi, in macchina, non ne avevo avuto l'occasione.

Richiusi lo sportello e mi sporsi verso di lui.

Circondai il suo viso con le mie mani e lo attirai a me.

In un secondo, le sua labbra furono sulle mie.

Le sue mani, si spostarono su i miei fianchi e mi attirarono a se, impazienti.

Il bacio si fece più complesso e entrambi ci dimenticammo della mia famiglia, che ci aspettava dentro.



 

Harry's point of view.

 

Strinsi la mano di Faith nella mia, mentre mi guidava all'interno del ristorante.

Avevamo tardato di qualche minuto, troppo occupati a colmare la mancanza del contatto delle nostre labbra, durante la settimana precedente.

Una volta, varcata la porta, non impiegammo più di un secondo a trovare la sua famiglia.

Erano già seduti. La tavolata, sembrava infinita.

La mia famiglia non era molto numerosa. Eravamo sempre stati io, mia madre e mia sorella.

Solo in occasioni speciali, andavamo a trovare qualche parente.

Ma loro erano davvero tanti.

Forse troppi.

In quel momento, mi venne spontaneo di desiderare di essere altrove.

Magari da Lexi. Forse sarebbe stato meglio.

Non ero capace di gestire certe situazioni. Non avevo mai conosciuto la famiglia di qualcuno.

Non in questo modo, perlomeno.

Cercai di scacciare quel pensiero. Ero li per Faith.

Quando Clare ci vide in lontananza, si alzò.

La vidi raggiungere la cima della tavola e iniziò a parlare.

"Intanto, benvenuti a casa nostra. Come ogni Natale, è un piacere ospitarvi e poter stare tutti insieme." disse.

Sembrava abbastanza sincera.

Ma le occhiate che aveva riservato alle donne, sedute poco lontane da lei, nascondevano della rivalità.

Almeno così mi era sembrato.

Faith abbassò la testa imbarazzata, mentre passava al fianco del tavolo.

Notai alcuni sguardi focalizzarsi sulle nostre mani intrecciate.

A me non importava più di tanto, non conoscevo quelle persone.

Ma per Faith, doveva costare un certo sforzo.

Ci avvicinammo a sua madre. Faith l'affiancò.

Io decisi di rimanere dietro le sue spalle minute.

Non mi sentivo a mio agio con tutti quegli occhi puntati contro.

"Vorrei presentarvi Harry." disse Clare.

Io sorrisi imbarazzato, mentre lei mi indicava, con la solita espressione gentile stampata sul viso.

Era una donna solare. La sua presenza, in quel momento, mi rassicurava.

"Lui è.." iniziò poi, non sicura di come terminare la frase.

Io ero..? Cos'ero?

Sapevo che Clare la sapeva lunga sul rapporto che avevo con sua figlia.

Faith mi aveva confessato timidamente, che la madre aveva intercettato la macchia violacea che avevo lasciato sul suo collo.

E, probabilmente, sapeva anche che, noi due, non eravamo fidanzati.

Ma il timore che mi presentasse come un suo amico, mi fece parlare.

Alzai il viso con decisione e misi una mano sulla schiena di Faith.

Tra tutta quella gente, decisi di guardare suo padre.

"Il ragazzo di Faith." dissi poi, più deciso che mai.

Sentii il suo corpo irrigidirsi.

Quando mi guardò, lessi il panico nei suoi occhi.

Io le sorrisi, mostrandole le fossette. Sapevo che il mio sorriso l'avrebbe rassicurata.

E in effetti, fu esattamente così.

Tornai a guardare la sua famiglia.

L'espressioni che riuscii ad analizzare, erano di tre tipi.

Alcuni di loro, erano scandalizzati e ci guardavano con occhi sbarrati.

Altri sorridevano, magari felici per Faith.

E infine, su altri volti, regnava l'indifferenza. Come se quella confessione, non fosse stata fatta.

Ah.. e poi c'era suo padre.

Cercava in tutti i modi di non lasciar trasparire nessuna emozione.

Ma i suoi occhi, lo tradivano.

Pensavo che avrebbero potuto infuocarsi da un momento all'altro.

La prima volta che lo avevo conosciuto, era stato gentile con me.

Ma adesso era diverso.

Adesso stavo toccando sua figlia.

Calò un silenzio imbarazzante.

Fu una donna anziana, ma neanche troppo, ad interromperlo. Probabilmente, la nonna.

"Il ragazzo di Faith?" chiese curiosa.

Noi la guardammo.

"Vieni qua giovanotto, fatti vedere." disse felice.

Io sorrisi, apprezzando i suoi occhi elettrizzati, in mezzo a quelle facce intimidatorie.

Presi per mano Faith e la trascinai con me, dirigendomi verso quella donna.

Lei spostò leggermente la sedia e alzò lo sguardo per potermi guardare da capo a piedi.

"Accidenti, Faith. Ti ho insegnato bene, vedo." disse.

Sorrisi, prendendolo come un complimento.

"Nonna." l'ammonì Faith, imbarazzata.

"Che c'è? Ammetti che questo ragazzo è un bel bocconcino." disse, indicandomi.

Questa volta, risi di gusto. Lusingato da quelle parole.

Mentre Faith, scuoteva la testa divertita.

"Harry, ti presento mia nonna Melanie." disse poi, indicandomela.

Io sorrisi, prendendole la mano educatamente.

"E' un vero piacere." dissi, sinceramente.

Credevo di non essere all'altezza di quell'incontro, ma stava andando meglio di quanto credessi.

"Il piacere è tutto mio, caro." disse, sorridente.

"Hai visto com'è bella mia nipote, stasera? Le ho regalato io questo vestito." disse poi, fiera.

Mi voltai verso Faith.

Le sue guance si stavano già colorando di un rosso tenue.

"E' bellissima." dissi, guardandola negli occhi.

Lei mi sorrise timidamente.

Avrei voluto baciarla in quel momento.

Ma poi pensai, che se tenevo alla mia vita, dovevo trattenermi.

"Adesso andate a sedervi, stanno per servire la cena." disse gentilmente, una donna sulla quarantina, seduta accanto alla nonna di Faith.

Lei, riprese la mia mano e mi guidò verso i nostri posti.




 

La parte in cui eravamo seduti noi, sembrava quella dei più giovani.

Faith mi disse, di ogni persona, il nome e il grado di parentela.

Fui sorpreso del fatto, che ne ricordassi più della metà.

Scoprii che Brianna, era sua cugina. La ragazza non mi degnò mai di uno sguardo, forse offesa, per il "rifiuto" che aveva ottenuto da me, qualche ora prima.

"Chi l'avrebbe mai detto. La piccola, timida e impacciata Faith, si è trovata un ragazzo che la sopporti." disse ridendo, una delle cugine.

Era la bionda.

Se non mi sbaglio, Caroline.

Dal suo tono, capii che non era una battuta affettuosa, che si fa abitualmente in famiglia.

C'era un che di offensivo, nelle sue parole.

Faith, non si scomodò più di tanto. Forse abituata al carattere delle cugine americane.

Ma sta volta non sarei stato zitto.

Non avrei lasciato che si prendessero gioco di lei, come avevano fatto Vanessa, Lexi ed Emily, la prima volta che l'avevano vista.

"E tu? L'hai trovato un ragazzo che ti sopporti?" chiesi, cercando di apparire giocoso, piuttosto che offensivo.

Lei non battè ciglio e rispose con tutta la naturalezza del mondo.

Notai comunque, lo sguardo soddisfatto di Faith.

E fui felice di essermi riscattato.

"Dalle nostre parti ci si diverte, non ci si fidanza." spiegò lei, ammiccando alla sorella, la quale le fece un occhiolino.

Faith le guardò disgustata.

Lei era una ragazza seria. L'avevo capito dalla prima volta che l'avevo vista.

All'inizio la trovai noiosa. Poi capii che il fatto che fosse in quel modo, mi assicurava un rapporto sincero.

Lei non si sarebbe mai sognata di tradirmi o di mentirmi.

Ragazze come Caroline, lo facevano abitualmente ogni giorno.

"Io e Faith ci divertiamo." ammisi, con un pizzico di malizia della voce.

Con la coda dell'occhio, la vidi arrossire.

Risi di gusto, mentre le accarezzavo una guancia.


Da: Lexi.

Tutto bene?

Se i parenti di Faith cominciano a torturanti, chiamami.

Ci sentiamo,

-L x


Sorrisi al display del mio cellulare.

Faith, aveva annunciato poco prima che sarebbe andata in bagno e con sua grande felicità - cogliete il sarcasmo - le sue cugine, avevano deciso di seguirla.

Sobbalzai, quando il suo posto, venne preso da Peter.

Suo padre.

Riposi immediatamente il telefono nella tasca dei jeans e lanciai uno sguardo a Clare.

Lei già ci guardava. Mi sorrise incoraggiante.

"Harry." disse lui, poggiandomi una mano sulla spalla, fingendosi disinvolto.

"Salve." dissi, cercando di sorridergli, in modo meno sfacciato possibile.

"Ho pensato che questo sarebbe stato l'unico momento in cui avrei potuto parlarti in privato, così.." disse, lasciando la frase al vento.

Non ero nervoso. Non avevo niente di cui preoccuparmi. Le mie carte, erano in regola.

"Da quant'è che state insieme?" chiese, prendendo un sorso d'acqua dal bicchiere della figlia.

Non contai il fatto che in realtà, io e Faith, non stavamo insieme e risposi.

"Più di un mese." dissi.

Tra noi, era cominciato a nascere qualcosa, da quando si era trasferita nella mia stanza.

Oppure da quando l'avevo baciata in palestra.

Lui annuì e poi riprese a guardarmi.

"Che intenzioni hai?" chiese, poco gentilmente.

Corrugai le sopracciglia in un ghigno offeso.

"Cosa intende, precisamente?" chiesi.

"Andiamo Harry, hai diciotto anni, lei ne ha solo sedici. E' una ragazza innocente, timida.. ti stai approfittando di lei?"

Sgranai gli occhi, adesso più che offeso.

"Non mi permetterei mai di approfittare della sua innocenza. Io Faith, non la tocco neanche con un dito, se lei non vuole." dissi duramente, cercando di difendermi da quell'accusa ingiusta.

"Come faccio ad esserne sicuro? Come posso sapere che non menti?" chiese, scrutandomi, cercando nei mie occhi, una verità che mi avrebbe potuto incastrare.

Ma non avrebbe trovato niente.

"Non può saperlo. Può solo fidarsi di me e delle mie parole." dissi.

La sua espressione, si irrigidì, per quanto fosse stato ancora possibile.

"Io le dico che Faith è diventata la mia priorità. Che sono disposto a prendermi cura di lei e che non le farò mai mancare niente. Sta a lei, decidere se credermi o no." dissi.

Notai i suoi occhi farsi attenti, mi guardò intensamente, meditando sul da farsi.

"Hai una possibilità, Harry. Vedi di non sprecarla." disse, per poi alzarsi e tornare al suo posto.

Sospirai, poteva andarmi peggio.


A: Lexi.

Per ora mi hanno risparmiato.

Ho addirittura superato il colloquio con il padre.

Ci vediamo presto.

H. x




Lo inviai e poi Faith tornò a prendere il suo posto al mio fianco, scusandosi per la sua assenza.








SWAAG.

Ho aggiornato presto, perchè tanto le recensioni non aumentano e poi, perchè sono felice.

Si, andrò al concerto dei miei idoli.

Ma per quanto questo sia il mio argomento preferito, voglio parlarvi di altro.

Ovviamente, alla porta, era Harry. Lo sapevate tutte.

Che dire.. l’unico ostacolo, sembra il padre, per ora.

Non aggiungo altro, perchè, per il resto, è abbastanza tranquillo.

So che sarete molto felici di riavere Harry e Faith insieme, o almeno lo spero :)

Per favore, lasciatemi una recensione, anche minuscola.

Un bacio,

Michi x

 


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Capitolo 36
*** «My Christmas gift, it was you.» ***



«My Christmas gift, it was you.»
 

Harry's point of view.

 

Mi sedetti sul divano di casa loro. Rimasto finalmente solo.

I parenti di sua madre, erano tornati a casa propria.

Ma quelli di suo padre, dato che venivano dall'America, si sarebbero fermati per qualche giorno e avrebbero passato la notte nelle camere degli ospiti, di cui disponeva l'enorme casa a tre piani.

Mi avevano torturato tutto il tempo con domande invadenti e imbarazzanti. Ma io avevo cercato di rispondere a tutte, senza lamentarmi.

Adesso, per fortuna, erano andati tutti a dormire.

Tutti, tranne Faith e i suoi genitori, che discutevano animatamente in cucina.

Dopo poco, Clare mi raggiunse in salotto.

"Ho trovato il vecchio materasso gonfiabile di Faith, che usava per andare a dormire dalle sue amiche." disse.

"So che non è molto comodo, ma tutte le altre stanze sono occupate e il divano ti uccide la schiena." mi spiegò.

Le sorrisi.

"La ringrazio, non doveva disturbarsi. Dov'è che l'ha messo?" chiesi gentilmente.

"Non preoccuparti e per favore, smettila di darmi del lei." disse ridendo.

Io mi alzai dal divano e le andai incontro, sorridendo.

"L'ho messo in camera di Faith." disse.

La guardai accigliato.

"E suo marito non verrà ad uccidermi mentre dormo?" chiesi sorpreso, facendola ridere.

"Puoi stare tranquillo, ci ho parlato io."

"Grazie." dissi, sorridendole.

"Harry, ti ho sentito prima. Mi hai dato di nuovo del lei." mi ammonì offesa.

Risi.

"Scusa Clare." dissi, cercando di rimediare.

Lei mi sorrise soddisfatta.

"Seconda porta sulla destra, appena sali le scale." disse.



 

Non bussai.

Semplicemente aprii lentamente la porta, affacciandomi nella stanza.

Era buia, tranne che per una bajour, accesa sul suo comodino.

Lei era stesa sul suo letto, sopra le coperte.

Indossava il mio pigiama preferito, quello rosso con su disegnati i pinguini che slittano.

Lo trovavo Natalizio e terribilmente adorabile.

Faith mi sta trasformando in un rincoglionito, pensai divertito.

E alla fine, mi andava bene così.

"Vieni?" chiese, sorridendomi.

Entrai, chiudendomi la porta alle spalle e mi avvicinai.

Si era struccata e si era legata i capelli.

Perchè era ancora dannatamente perfetta ai miei occhi?

Notai il materasso di cui mi aveva parlato Clare, al fianco del suo letto.

La mia valigia, situata ai piedi di quest'ultimo.

L'avevo scesa dalla macchina, una volta tornati dalla cena.

Avevano insistito tanto, così avevo accettato di passare qualche giorno in casa loro.

Aprii la valigia e presi il pigiama. Non era il caso di dormire in boxer.

Mi cambiai davanti a lei.

Era una cosa che non disturbava nessuno dei due. Era quasi un'abitudine ormai.

Poi mi sedetti sul suo letto.

Lei si alzò con il busto, ritrovandosi seduta, di fronte a me.

"Ti hanno scandalizzato troppo?" chiese, con fare apprensivo.

Risi.

"No, è andata bene." dissi, sinceramente.

Lei sorrise leggermente.

Poi abbassò lo sguardo, pensierosa.

"Che succede, piccola?" le chiesi, spostando un ciuffo ribelle che le usciva dalla coda e le ricadeva sulla fronte.

Lei sospirò e alzò lo sguardo.

"E' solo che.. tu hai detto alla mia famiglia che.. che sei il m-mio ragazzo." disse, titubante.

La guardai, curioso di sapere il seguito del discorso.

"E noi.. non ne avevamo mai parlato." disse.

L'idea che non avesse voluto che dicessi che stavamo insieme, perchè lei non lo voleva, mi sfiorò la mente e mi atterrì completamente.

Magari lei non voleva essere la mia ragazza.

Magari mi aveva mentito, ed era ancora legata a Louis.

Magari io ero un coglione.

"Scusa, io.. non volevo che tua madre mi presentasse come un amico." dissi.

"E allora cosa sei, Harry? Non mi hai mai chiesto di essere la tua ragazza. Adesso non puoi uscirtene, dicendo a tutti che stiamo insieme." disse, innervosendosi.

Sembrò che quelle parole fossero state nascoste per troppo tempo. Lei voleva parlarmene prima e magari non aveva trovato il coraggio.

Capii che lei voleva essere la mia ragazza.

Non mi ero sbagliato.

Il problema era che io non glielo avevo chiesto. E avrei dovuto immaginare, che una ragazza come lei, se lo sarebbe voluto sentir chiedere.

"Vuoi essere la mia ragazza, Faith?" chiesi all'improvviso, forse senza neanche pensarci.

Lei mi guardò sorpresa.

"Cosa?" chiese.

"Te lo sto chiedendo adesso. Forse è tardi, forse non è romantico. Ma lo vuoi, si o no?" le chiesi, impaziente di sentire la risposta.

La sua espressione si addolcì.

Neanche lei sembrò pensarci più di tanto.

"Certo che lo voglio." rispose, in un sussurro.

Sorrisi.

Lei sciolse le gambe incrociate e si alzò sul letto, per venirmi più vicina.

Si risedette sulle mie gambe, attorcigliando le sue, attorno al mio bacino.

Io la racchiusi in un abbraccio, mentre le sue labbra cercavano le mie.

Appoggiò la testa sul mio petto.

"Sono felice che sei venuto." sussurrò.

Baciai la fronte di quella che era appena diventata ufficialmente, la mia ragazza.



 

Aprii gli occhi.

La stanza era ancora avvolta nell'oscurità.

Non era mattina. Allora perchè mi ero svegliato?

La sera prima, dopo poco, avevo raggiunto il mio letto e Faith si era addormentata nel suo.

Allora perchè adesso sentivo il suo corpo alle mie spalle?

Realizzai che si era rannicchiata alle mie spalle. Io ero su un fianco e probabilmente anche lei.

Il suo esile braccio, circondava il mio bacino. Il suo mento, era appoggiato sulla mia spalla. La mia schiena aderiva al suo petto.

Non potei fare a meno di pensare a quanto fossi stato fortunato a trovare una ragazza come lei.

Dopo Liz, nessuna mi era sembrata giusta.

Ma Faith, lei era stata una specie di cura per me.

Aveva attraversato la barriera che avevo costruito attorno a me e mi aveva aiutato ad uscirne fuori.

Mi ero stancato di nascondermi dietro la figura del ragazzo cattivo.

Avevo dei sentimenti e non avevo più paura di nasconderli.

Cercai la sua mano e l'avvolsi delicatamente nella mia.

Speravo che venisse a dormire nel mio letto.



 

Faith's point of view.

 

Mi stiracchiai assonnata.

La luce che proveniva dalla finestra aperta, era tenue. Quasi rilassante.

Infondo era Dicembre e il sole aveva smesso di torturarmi ogni santa mattina.

Mi guardai intorno, ancora un po' intontita.

Ero nel mio letto, non più in quello di Harry.

Il suo era vuoto. E rifatto.

Lui non c'era.

Pensai che probabilmente, mi avesse messa nel mio, per far credere, a chiunque fosse eventualmente entrato, che avessi dormito li.

Da sola.

Mi alzai. Dovevo lavarmi e vestirmi. E anche velocemente.

L'idea di Harry da solo in mezzo ad una ventina di miei parenti, mi terrorizzava.

Poi, un pensiero mi invase la mente.

Era Natale.

Sorrisi eccitata e corsi in bagno.

Mi guardai allo specchio e un altro pensiero mi fece sorridere come una dodicenne innamorata.

Ero la ragazza di Harry.



 

Al contrario di quello che si aspettava mia madre, non misi un vestitino.

Non misi le ballerine.

Non misi una giacchetta, come avrebbero invece fatto Natalie e le altre.

Avevo fatto anche troppo la brava.

Le mie Dr. Martens, implorarono per essere indossate.

Poi misi una maglia larga, indossando sotto un top verde acqua, per nascondere il reggiseno.

Altrimenti le mie zie altolocate si sarebbero scandalizzate.

E poi il pezzo forte, quello che mia madre mi avrebbe sicuramente strappato di dosso con gli occhi.

I leggins leopardati.

Per completare il tutto, dato che non era di certo Agosto, presi una felpa nera, dalla valigia di Harry.

Io, che ci stessero bene, non ne avevo.

Anche se la sua mi faceva un po' da vestito, amavo indossarla.

Profumava di lui.



 

Scesi le scale, impaziente di rivederlo.

Era ancora presto, saranno state le nove.

E solitamente alle dieci, massimo dieci e mezzo, aprivamo i regali tutti insieme.

Entrai in salotto.

Mio padre, i miei zii, le mie zie, i miei cugini e Jenna (la cugina simpatica), sedevano sui divani, intenti a chiacchierare tra loro e guardare la televisione.

"Buongiorno." sorrisi.

"Giorno Faith." mi risposero, sorridendo.

"Gli altri?" chiesi, riferendomi ad Harry, mia madre e le altre cugine.

"In cucina." disse Mason.

"A preparare la colazione." continuò zio Nicholas.

"Ok."

Uscii dal salotto e mi affacciai in cucina.

Mi davano tutti le spalle.

Attorno all'isola, sedevano Natalie, Caroline e Brianna, intente ad osservare incantate la figura di Harry, il quale, armeggiava con i fornelli.

Al suo fianco, mia madre, lo aiutava.

"Mi aspetto una colazione con i fiocchi, chef Styles." disse Natalie.

Mi ritrovai a guardarla male, anche se non poteva vedermi.

Perchè conosceva il suo cognome?

Probabilmente era stata una delle tante domande con cui lo avevano assillato la sera prima, pensai.

"A Faith piacciono i miei pancakes." disse dolcemente, forse sperando che lo andassi a salvare.

Sorrisi fra me e me.

Ma decisi di spiarli ancora per qualche minuto.

"Le cucini spesso la colazione?" chiese mia madre.

"Quando ha voglia di farla. E' una soddisfazione cucinare per lei, mangia di tutto." disse divertito.

Stavo per ridere, quando Caroline fece un commento inappropriato.

"E si vede." disse ridendo.

Harry si voltò a guardarla.

Me ne accorsi in tempo, così riuscii a nascondermi dietro la porta. Non volevo che mi vedessero, volevo sentire quella conversazione.

"Che intendi?" chiese, leggermente scocciato.

"Andiamo, non ha proprio un fisico da modella. E' una bella ragazza, è mia cugina, le voglio bene. Ma siamo oggettivi, per favore."

Fui tremendamente offesa da quelle parole.

Odiavo il fatto che parlasse dei miei difetti con il mio ragazzo, mentre io non c'ero.

A lei avrei risposto male, non era come con Lexi.

La prima volta che la bionda fece un commento spiacevole, rimasi in silenzio.

Ma a mia cugina, avrei messo un tappo in bocca molto volentieri.

In ogni caso, misi alla prova Harry e rimasi nel mio nascondiglio, pronta ad udire la sua risposta.

Volevo vedere se almeno questa volta, mi avrebbe difeso.

"Non bisogna essere anoressiche, per essere belle." disse, quasi a confermare l'osservazione di Caroline.

In pratica, per lui, ero grassa, ma ugualmente bella?

Confortante.

"E poi Faith è bellissima. Il suo corpo è perfetto." disse, per poi voltarsi nuovamente verso i fornelli.

Calò il silenzio.

Vidi mia madre, guardarlo in un modo strano.

Strano, ma bello.

Forse si era accorta di quanto lui tenesse a me e ne era rimasta colpita.

"In ogni caso. Il tuo giudizio non conta, sei il suo ragazzo." disse Brianna.

Quella frase. Non ero ancora abituata a sentirla. Ma era fottutamente bella.

"Lo pensavo anche prima. L'ho pensato fin da subito. Dalla prima volta che l'ho vista." disse.

A quelle parole, venni scossa dai brividi.

Non ci avrei mai creduto, se non l'avesse detto con quella convinzione.

"Quando è stato?" chiese mia madre.

Lui smise di trafficare con i pancakes e la guardò.

"Era un po' che ero arrivato al college. Ma lei non l'avevo mai vista." iniziò.

"Poi, la sera del giorno in cui arrivò, ci fu una festa.. la vidi lì." disse.

"E cosa pensavi di lei?" chiese Natalie.

"Che era una ragazzina insopportabile." disse ridendo.

Sorrisi a quel nomignolo, che ormai mi apparteneva.

"Ma poi mi sono affezionato a quella ragazzina e.. sono successe un sacco di cose." disse, scuotendo la testa, affollata dai ricordi.

Forse le mie cugine avevano classe.

Avevano un corpo degno di prima pagina.

Avevano vestiti firmati e gioielli costosi.

Ma non avevano Harry.

Irruppi nella stanza.

Le tre ragazze sedute, si voltarono in mia direzione e mi guardarono in silenzio, mentre mi avvicinavo ad Harry.

Pure mia madre si accorse della mia presenza, ma non disse niente.

Mi posizionai alle sue spalle e mi alzai in punta di piedi, per riuscire a coprirgli gli occhi con le mani.

Mia madre mi sorrise.

Lo sentii ridere.

"Buongiorno dormigliona." disse divertito.

Tolsi le mani dal suo viso e le feci scivolare, racchiudendo la sua pancia, con le mie braccia.

Feci aderire il mio petto, con la sua schiena, abbracciandolo da dietro.

Lui continuò a sfornare pancakes.

Infondo eravamo in venti a doverli mangiare.

"Comoda nella mia felpa?" chiese divertito.

Probabilmente, riconobbe le maniche che ricoprivano i miei avambracci, stretti attorno il suo corpo.

"Sa di te." risposi, spiaccicando la guancia contro la sua schiena.

Mi chiesi se le mie cugine ci stessero ancora guardando.

"Potevi anche vestirti meglio, Faith. E' Natale." commentò Caroline.

Ecco, infatti.

Mi sembrava strano che non avessero ancora avuto da ridere su qualcosa che mi riguardasse.

Harry si voltò, liberandosi dalla mia presa.

Mi guardò da capo a piedi.

"I leggins leopardati, potevi evitarli." disse Natalie, ridendo.

"Mi piaci trasgressiva." disse Harry, con un pizzico di malizia nella voce.

Sorrisi divertita.

Poi, inaspettatamente, si abbassò per lasciarmi un bacio sulle labbra, ignorando totalmente la figura di mia madre che ci fissava.

Ma non era arrabbiata o scandalizzata da quella visione.

No, no.

Lei, se avesse avuto una macchina fotografica a portata di mano, avrebbe immortalato quel momento.

"Davvero Faith, adesso va a cambiarti. Tra poco arrivano i nonni e tu sembri una barbona." disse poi.

"Grazie mamma." le sorrisi ironicamente.

"Vai in camera mia. Nel mio armadio, c'è un vestitino color cipria. Dovrebbe starti, mi è grande." disse Caroline, lasciando intendere il fatto che fossi più grassa di lei.

La ignorai.

"Ho i miei vestiti." dissi.

"Vai, Faith." disse severamente, mia madre.

La guardai male.

"Va a mettere quel vestito. Ora."

Decisi di non impuntarmi. Non avevo la minima voglia di litigare con lei.

Sospirai e feci per uscire dalla stanza, ma Harry mi afferrò il polso.

"Clare, ci pensi tu ai pancakes? Posso andare con lei?" chiese Harry, gentilmente.

Lei gli sorrise e annuì.

Così la sua presa, passò dal mio polso alla mia mano e venne con me.



 

"E' orrendo." dissi, uscendo dal bagno.

Harry, che fino a quel momento era rimasto sdraiato sul mio letto, si voltò.

Quando storse la bocca, capii che la pensava come me.

"E'.. da vecchia." decretò.

"Fanculo lei e i suoi vestitini color cipria. Per me può metterseli tutti nel.." iniziai.

"Faith." mi interruppe, prima che potesse finire la frase.

Mi guardò con aria pensierosa.

"A che pensi?" chiesi divertita.

"Niente, solo che.. secondo me dovresti vestirti come vuoi. Se tua madre vuole che indossi un vestito, fallo. Ma almeno sceglilo tu." disse.

"Certo che lo scelgo io." dissi decisa.

Presa dal momento di ribellione, afferrai i lembi del vestito e lo sfilai, facendolo passare dalla mia testa.

Rimasi in intimo davanti ad Harry, il quale rimase leggermente sorpreso da quell'azione.

Arrossii violentemente, quando i suoi occhi provocanti, percorsero la linea del mio corpo.

In quel momento desiderai di essere inghiottita dal pavimento.

Harry, aveva la completa visione dei miei fianchi, della mia pancia, delle mi cosce.. di tutto il mio corpo.

"Lo avevo detto a Caroline.. che hai un corpo perfetto." biascicò.

Vedere la reazione che avevo scatenato in lui, mi diede sicurezza.

Ero imbarazzata si, però lo avevo imbambolato.

Io, che credevo rimanesse a bocca aperta solo vedendo il corpo di Brianna o Vanessa.

In ogni caso, infilai la prima maglietta che trovai.

"Scusa." disse.

Lo guardai confusa.

"Di cosa?" chiesi poi.

"Di averti guardato in quel modo. Per la tua privacy, come minimo, mi sarei dovuto voltare." disse.

Anche se trovai quelle scuse, totalmente assurde, le apprezzai.

Perché un altro ragazzo, non me le avrebbe sicuramente fatte.

"Se avessi voluto della privacy, sarei andata a cambiarmi in bagno." dissi.

"E poi, tu ti spogli sempre di fronte a me." continuai, aprendo l'armadio e cominciando a cercare un vestito adatto.

"Ma io poi non arrossisco imbarazzato." disse divertito.

"Perchè io non ti guardo come una maniaca." dissi.

"Visto? Ti ha dato noia il modo in cui ti ho guardato." disse.

"E comunque non sembravo un maniaco." continuò, storcendo la bocca.

Risi a quella discussione senza senso.

Presi in mano un vestito.

"Vado a cambiarmi in bagno." dissi, avviandomi.

"Questioni di privacy." dissi poi, mentre chiudevo la porta.

Lo sentii ridere.



 

Dopo aver dovuto sopportare i commenti spiacevoli delle mie cugine e di mia madre, riguardo il mio abbigliamento, andammo tutti in salotto.

Ero parecchio soddisfatta.

Alla domanda di mia cugina Caroline, "Perchè non hai messo il mio vestito?", Harry, le aveva risposto, "Perchè sta troppo grande anche a lei".

E questo bastò a farla zittire.



 

La confusione che si creò dopo, non potete neanche immaginarla.

Cominciò il traffico di regali.

C'erano bigliettini, carte strappate e confezioni, ovunque.

Dato che non c'era più posto, io mi ero seduta sulle ginocchia di Harry.

Le sue braccia mi circondavano il bacino e adesso, erano appoggiate svogliatamente sulle mie cosce.

La sua guancia, spiaccicata sul mio braccio.

Rimanemmo li seduti ad osservare gli altri, fino a quando non mi stufai.

Mi alzai, lasciandolo confuso e raggiunsi mia madre.

"Io vorrei dare il mio regalo ad Harry, possiamo andare su?" chiesi.

Lei mi guardò, abbastanza scocciata.

"Mamma, devo dargli la sua chitarra." dissi, sperando che capisse.

E capì.

Quindi tornai indietro, afferrai la mano di Harry e sotto lo sguardo minaccioso di mio padre, salimmo al piano di sopra.



 

"Che combini?" chiese, quando ci chiusi dentro la mia stanza.

"Non lo vuoi il tuo regalo?" sorrisi.



 

Harry's point of view.

 

Mi spinse a sedere sul suo letto e mi ordinò di chiudere gli occhi.

La sentii armeggiare con qualcosa, ma non riuscii a capire cosa stesse facendo.

Dopo poco, il letto cigolò. Si era seduta di fonte a me e, tra noi, mise qualcosa.

"Apri." quasi sussurrò.

Lentamente aprii gli occhi e la custodia di una chitarra catturò la mia attenzione.

Mi aveva regalato una chitarra?

La guardai.

I suoi occhi, erano incoraggianti.

Fece un cenno con la testa verso l'oggetto.

Posai le mani sulle chiusure e le feci scattare. Aspettai qualche secondo e poi alzai la parte superiore della custodia.

Sentii il cuore perdere un battito.

Il mio corpo si irrigidì a quella visione.

La mia Kelly.

La fissai immobile, incredulo.

Lo ammetto, l'avevo cercata.

Mi ero pentito di averla venduta. Ma non pensavo che riaverla tra le mani, mi avrebbe fatto quell'effetto.

All'improvviso, una serie di ricordi, affollarono la mia mente.

Io e Liz.

Io e Liz sulla spiaggia.

Io suonavo e lei mi guardava sognante.

Io e Liz sulla casetta sull'albero.

Io suonavo e lei cantava.

Io e Liz sul divano di casa sua.

Io le insegnavo a strimpellare e lei rideva, rideva spensierata.

Ma Liz non c'era più.

Quella consapevolezza si impossessò di me.

Avevo già realizzato l'accaduto, ma adesso, per un momento, avevo rivissuto tutto.

E il dolore che avevo provato in quel momento, si fece vivo in ogni parte di me.

Ma il buco, all'altezza del petto, che Liz mi aveva lasciato, non era più fastidioso.

Faith lo aveva colmato.

"Come.. h-hai fatto a trovarla?" chiesi, senza staccare gli occhi da quello strumento.

L'incisione che avevo fatto, quasi cinque anni prima, era ancora li al suo posto, immutata.

"Devi ringraziare Lexi, è stata lei a trovarla. Io ho solo convinto un uomo a rivendermela." disse, quasi sotto voce.

Forse aveva capito che, per me, quello era un momento delicato.

Mi decisi a toccarla. L'accarezzai, come fosse stata una bambina.

La mia Kelly.

Il legno che la componeva, era liscio come lo ricordavo.

"Io.. sapevo che per te era importante e ci ho messo tutta l'anima per fartela riavere, ma.. Harry, se ti causa dolore vederla, io.. la posso riportare all'uomo che me l'ha venduta." disse lei, titubante.

Nessuno aveva mai fatto una cosa simile per me.

Alzai lo sguardo.

Lei mi sorrise dolcemente.

"Faith, sei.." le parole mi morirono in gola.

"Non so neanche come ringraziarti.." ammisi.

Non c'era una parola all'altezza di quella situazione.

Aveva fatto troppo, non potevo ringraziarla.

Dire 'grazie', non era abbastanza.

"Non devi ringraziarmi, a me basta solo sapere che.. che questo regalo ti abbia reso felice e non.. triste." disse.

Non le avrei mai detto, che la prima cosa che avevo provato rivedendola, era stata, dolore.

Adesso ero solo felice di riavere la mia Kelly.

"Mi ha reso più che felice." dissi.

Lei sorrise.

Si fece più avanti con il sedere, per riuscire ad accarezzarmi una guancia.

"Se sei veramente felice, mostrami le fossette, Harry." disse.

Sorrisi spontaneamente, dopo aver sentito quella frase e lei non tardò ad infilare la punta del dito, all'interno di una delle bucchette formatasi sulla guancia.

"Vieni qua." dissi, afferrandola per un braccio e tirandola verso il mio corpo.

Lei poggiò la testa sul mio petto, com'era solita fare e io l'abbracciai.

La strinsi, forse più forte delle altre volte.

Conoscere Faith, era stato come trovare un fascio di luce, in mezzo alla nebbia.

Non lo avevo capito. Avevo cercato di allontanarla.

Accoglierla nella mia vita, era stata la decisione migliore che avessi preso.

E adesso, che era stretta tra le mie braccia, non avrei fatto il coglione.

Non avrei fatto niente, che potesse, in qualche modo, allontanarla da me.

Le promesse che le avevo fatto, erano ancora vive nella mia mente.

Non l'avrei mai abbandona. Mi sarei preso cura di lei. L'avrei protetta. Da tutto e da tutti.

Anche da me stesso.

Con lei non potevo sbagliare.



 

"Adesso, il mio regalo, sembrerà insignificante." dissi, sfiorandole i capelli con le labbra.

"Harry, il mio regalo di Natale, sei stato tu." disse, con tono pacato, alzando lo sguardo.

Gli occhi di Faith, erano puri.

Per quanto possa avere un senso, era così. Lei era fragile, era innocente e sensibile.

Ma era anche forte.

Forte abbastanza da fidarsi di me, dopo quello che le era stato fatto da Louis.

Lei si fidava ciecamente di me e io di lei.

"Non mi sarei mai aspettata di trovarti alla porta. E' stato il regalo di Natale più bello di sempre." continuò.

Le baciai i capelli.

A nessuno era mai importato tanto di me.

Lei preferiva avere me, invece che un regalo di Natale.

Il suo regalo ero io e davvero dovetti sforzarmi per riuscire a crederci.

Però la capivo. Anche io la preferivo a qualsiasi altra cosa.

"Però, io ho comunque qualcosa per te." dissi, per poi alzarmi.

Prima di raggiungere la valigia, mi fermai e la guardai.

Non potevo vantarmi di conoscere a fondo i gusti di Faith o di essere un grande esperto di shopping.

Mi rifiutavo di andarmene in giro per negozi e di comprargli un qualsiasi oggetto che probabilmente non le sarebbe stato utile o che non le sarebbe piaciuto.

Quindi avevo optato per qualcos'altro.

"Premetto che non ti ho comprato niente." dissi, mettendo le mani avanti.

"Voglio solo regalarti una cosa, che mi farebbe piacere tenessi tu."

Lei mi guardò curiosa e io raggiunsi la mia valigia, aprendo la tasca frontale.

Ne sfilai un anellino, che poi richiusi nel palmo della mano, prima che Faith riuscisse a vederlo.

Mi sedetti di nuovo di fronte a lei.

La curiosità si era impossessata dei suoi occhi e guardava insistentemente la mia mano, pur sapendo che non l'avrei aperta.

"Questo apparteneva a mia madre." dissi, senza confidarle esattamente l'identità dell'oggetto in questione.

"Me lo regalò, dicendomi che io avrei dovuto regalarlo a mia volta, alla ragazza che avrei considerato giusta." continuai.

Mentirei se non dicessi che avevo pensato più volte di regalarlo a Liz.

Ma ogni volta che mi decidevo, non avevo il coraggio di arrivare fino in fondo.

Avevo paura che si creasse un legame troppo stretto.

E anche se tenevo molto a lei, io volevo solo divertirmi.

Ma con Faith, era diverso. Io il nostro legame, volevo intensificarlo. Volevo che diventassimo così uniti, da non poter tollerare un distacco. E il solo pensiero, mi strabiliava, perchè non ero mai stato capace di provare certi sentimenti, nei confronti di una ragazza.

"E io credo che tu sia più che giusta, tu sei perfetta per me." dissi, per poi aprire il palmo della mano, mostrandole l'anello argentato.

Non avevo mai parlato ad una ragazza in questo modo.

Nessuna aveva mia stravolto il mio mondo, come aveva fatto lei.

Stravolto, in modo positivo, quasi curativo.

Ero rinchiuso in una campana di vetro.

Mi nascondevo, probabilmente da me stesso, spaventato dai miei stessi sentimenti.

Ma lei mi aveva salvato e quindi, meritava quella riconoscenza.

Era la ragazza perfetta per me e doveva saperlo.

Si portò una mano al cuore e l'altra sulla bocca.

Emozionata e sorpresa allo stesso tempo.

Un istante dopo, quella adagiata sul petto, si sollevò e raggiunse velocemente, il palmo della mia mano.

Rigirò il gioiello tra le dita, esaminandone ogni decorazione.

Era un anello argentato, abbastanza largo e ricoperto di ghirigori astratti.

Sapevo bene che non era di diamanti, ma valeva molto, solo per il fatto che me lo avesse regalato mia madre, con la speranza che un giorno, io lo avessi potuto regalare ad una ragazza.

"È bellissimo." sussurrò.

Capii che non mentiva, dal luccichio che aveva negli occhi.

Le piaceva davvero.

"Lascia che te lo metta." dissi, prendendoglielo di mano.

Lei mi tese la mano destra, muovendo le dita elettrizzata.

Sorrisi, per poi far scorrere l'anello lungo il suo anulare.

Non potei fare a meno di notare, che le stava a pennello, come se fosse stato a posta per lei.

Allora capii che non mi ero sbagliato.

Era Faith la ragazza perfetta per me.



 

Faith's point of view.

 

"Te lo giuro!" dissi entusista.

Le telefonate a tre con Emma ed Amber, erano sempre state una tradizione.

Ero stata io a chiamarle, per comunicargli che ero diventata, ufficialmente, la ragazza di Harry.

Un urlo di felicità, da parte della bionda, annientò inevitabilmente il mio timpano, tanto che dovetti allontanare il telefono dall'orecchio.

"E com'è l'anello?" chiese Emma.

Gli avevo raccontato anche del suo regalo di Natale, dovevo dirlo a qualcuno. Ero convinta, che se lo avessi detto ad alta voce, ci avrei finalmente creduto.

Non era l'anello in se per se, che mi rendeva felice. Anche se, lo adoravo.

Ma il significato che custodiva. Anne voleva che il figlio lo regalasse alla ragazza giusta per lui.

Ed ero io.

Ero davvero io?

"E'.. stupendo." dissi, con voce rotta dall'emozione.

"Oh, Faith. Non metterti a pingere!" disse Amber, ridendo.

Contagiata dal suo tono scherzoso, sorrisi. Ma poi, dovetti inevitabilmente asciugarmi una lacrima silenziosa, che era scappata dal mio occhio per la felicità.

Qualcuno bussò alla porta.

Mi ero rinchiusa in bagno, per poter parlare con le ragazze in santa pace.

La casa traboccava di gente e un po' mi era dispiaciuto, lasciare Harry da solo con la mia famiglia.

"Ragazze, devo andare." dissi.

"Ok, salutaci Harry ." sghignazzò Emma.

Bussarono insistentemente alla porta.

"Dagli un bacio da parte nostra!" urlò Amber.

"Lo farò." dissi ridendo, per poi riagganciare.

Girai la chiave nella serratura e aprii.

L'immagine di mia zia Lauren, mi colpì con una violenza tale, che feci un passo indietro.

Se ne stava ritta a fissarmi inferocita, le mani suoi fianchi e gli occhi imbevuti di veleno.

Adesso capivo perchè le sue figlie erano tanto insopportabili.

"Ah, ecco dov'eri." disse.

"Si, io stavo.." iniziai, per poi essere interrotta bruscamente.

"Sai che è maleducazione alzarsi da tavola, se tutti non hanno finito?" chiese, rimproverandomi.

Io avevo finito di mangiare, quindi mi ero alzata. Ormai la cena di Natale, era giunta al termine.

Solo mia nonna Kayla e mio zio Ray, stavano finendo di mangiare il dolce.

"Io dovevo andare in bagno." mentii.

Si, c'ero andata in bagno. Ma non mi ero assolutamente avvicinata al water o al lavandino.

Mi ero limitata a camminare avanti e indietro, fino a consumare il pavimento sotto i piedi. Il cellulare stretto tra l'orecchio e la spalla, il braccio teso, la mano alzata e gli occhi a rimirare il nuovo gioiello.

"Balle! Ti ho sentita ridere, mi credi scema? Sono tutti in salotto, raggiungili e mostra un po' di educazione." disse, per poi superarmi ed entrare il bagno.

"Anche se tua madre te ne ha insegnata poca." disse dopo, richiudendo la porta alle sue spalle.

Respirai profondamente, obbligandomi a rimanere con i piedi saldi a terra.

A mia madre non avrebbe fatto piacere, sapere che ho frantumato lo specchio sulla testa di sua cognata.

O forse si?

Tanto era una sfida persa.

Ecco perchè mia madre non si è voluta trasferire in America, non voleva confondersi con certa gente.

Scesi le scale e raggiunsi gli altri in salotto, pronta a mostrare a tutti la poca educazione che mi aveva dato mia madre.



 

"E' bellissimo, piccola." disse mia madre, accarezzando la mia mano.

Le sorrisi arrossendo.

Finalmente, eravamo rimaste un po' sole. Si era fatto tardi e mentre gli altri si erano ritirati a dormire, io, mia madre e mia nonna Melanie, sistemavamo la cucina.

Avevo già sparecchiato la tavola. Mia madre aveva lavato ogni piatto, ogni forchetta e ogni bicchiere. E poi riposto la maggior parte delle stoviglie nella credenza.

Adesso ce ne stavamo sedute attorno alla penisola della cucina.

Avevo sempre amato quei momenti.

Sorridevo sempre alla visione di noi tre insieme.

La mamma di mia mamma, cioè nonna Melanie, era una tipa sveglia. Nessuno dava consigli più preziosi dei suoi.

"Tienitelo stretto." disse quella volta, lasciandomi un buffetto sulla spalla.

"E' un ragazzo che ha tanto da dare." disse.

"Nonna, non lo conosci." dissi, scuotendo la testa.

Non volevo contraddirla. Sapevo che aveva ragione. Perchè io lo conoscevo. Ma lei no.

"Non importa. Lo leggo nei suoi occhi." disse.

Alzai lo guardo dalle mie mani e la guardai.

"Tu leggi sempre nei suoi occhi. Non ne ho mai visti di tanto sinceri." disse seriamente, quasi a volermi convincere che le sue parole fossero vere, ma io già lo sapevo.

Neanche io ne avevo visti di più sinceri.

Il riflesso dei suoi occhi verdi, era un libro aperto. Era bravo a mentire con le parole, ma il suo sguardo lo tradiva.

Per questo, i primi tempi, difficilmente, mi guarda dritto negli occhi.

La nonna, posò lo sguardo dietro la mia figura, oltre le mie spalle.

"Scusate, non volevo disturbarvi." disse, la sua voce amabilmente roca.

Mi voltai e gli sorrisi dolcemente.

Da quando ci eravamo scambiati i regali, eravamo stati poco o niente insieme.

C'erano troppe persone in giro per casa e quella petulante di mia zia, che continuava a ripetermi che le 'effusioni amorose', come le chiamava lei, non erano educate in pubblico.

"No, ragazzo, vieni." disse mia nonna, invitandolo ad avanzare con un gesto delicato della mano.

Lui fece giusto un passo in avanti, sorridendo a nonna Melanie.

"Faith, vorrei fare la doccia. In che.. bagno devo andare?" chiese titubante, imbarazzato dalla presenza delle altre due donne.

"Va bene in camera mia." risposi, sorridendogli, cercando di incoraggiarlo.

Non lo avevo mai visto imbarazzato o intimidito.

Era divertente.

"Harry, hai gli asciugamani?" chiese mia madre.

Lui scosse la testa.

"No, a dir la verità, temo di averli lasciati al college." disse, portandosi una mano tra i capelli.

"Usa i miei, sono puliti." dissi.

Lui mi sorrise.

Non vedevo l'ora di poter stare un po' sola con lui.

"Allora, io vado. Buonanotte." disse.

"Buonanotte, Harry." risposero le altre due.

Lui si voltò e lasciò la stanza.

Sentii i suoi passi salire le scale e desiderai di poterlo seguire.

"Si, è davvero un bel ragazzo." sentenziò mia nonna, per la millesima volta.

Risi.

Avevo detto che era una tipa sveglia.



 

"Buonanotte mamma." dissi, per poi entrare nella mia stanza.

Notai immediatamente i due letti, ancora perfettamente rifatti.

Allora provai il bagno.

La porta era aperta.

Harry se ne stava davanti allo specchio, accarezzandosi la pelle liscia e candida delle guance.

I capelli ricci lunghi e bagnati, a coprirgli la fronte.

Solo un asciugamano attorno alla vita. Il mio.

Quando lo arrotolavo attorno al mio corpo, mi arrivava quasi al ginocchio, ma adesso, orizzontalmente avvolto attorno al corpo di Harry, lo coprirà solo fino a metà coscia o poco più.

Forse si accorse della mia presenza, perchè si voltò, regalandomi una visione paradisiaca.

Le sue fossette spuntarono, in seguito al suo ampio sorriso. Labbra talmente perfette, da sembrare disegnate.

Dev'essere un sogno, pensai.

Amavo le spalle larghe di Harry. Il suo torace ampio, coperto da qualche tatuaggio e da un paio si collane che non toglieva mai.

Aveva le ossa del bacino sporgenti e una v scolpita, destinata a sparire sotto l'asciugamano bianco.

Boccheggiai per un po' di ossigeno.

Quello, quello li, di fronte a me.. era davvero il mio ragazzo? Mio, mio?

"Ce l'hai fatta finalmente." disse, sorridendomi eccessivamente.

Non poteva farmi questo, sapeva che le sue fossette mi facevano impazzire.

Deglutii, mentre osservavo le sue gambe slanciate, raggiungermi in pochi passi.

"E tutto il giorno che ti aspetto." disse.

Passò le braccia attorno ai miei fianchi, per poi ricongiungerle dietro la mia schiena.

Le goccioline scese dai suoi capelli, andarono bagnare il suo petto.

Il che mi fece sembrare ancora di più di essere in una pubblicità.

Magari di un profumo.

"Lo so, mi dispiace." sussurrai, ad un centimetro dalle sue labbra.

"Ma ora, sei qui." disse.

E io annuii, prima di essere baciata.

"Mi vesto e ti raggiungo." disse poi, allontanandosi.

Peccato che mi addormentai prima che potesse ritornare.




 

SWAAG.

Buonasera belle bimbe :)

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. In tante aspettavate il momento in cui Faith avrebbe dato Kelly ad Harry.

Spero di aver soddisfatto le vostre aspettative :)

Voglio parlarvi solo di un'altra cosa: la lunghezza di questa fan fiction.

Non ho proprio il dono della sintesi e le mie due scorse ff, sono arrivate fino agli 80 capitoli. (allucinante, lo so.)

Allora, voglio chiederlo a voi, è assurdo continuarla per altri tanti capitoli?

Non so quanti, so solo che io mi affeziono alle ff e mi scoccio di finirle presto. AHAHAHAHA

Secondo voi, è troppo pesante continuarla per altri molti capitoli?

Per favore, rispondetemi :)

Grazie a tutte, di tutto.

Un bacio,

Michi x



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Capitolo 37
*** «He can't wait to see you.» ***



«He can’t wait to see you.»
 

"Piccioncini?" ci chiamò una voce femminile.

La ignorai e nascosi il viso sul petto di Harry.

"Urlate. Così si svegliano." disse, una voce maschile.

"Poverini." disse, un'altra.

"Harry, Faith?" ci chiamarono, ancora.

"Potremmo fargli un gavettone!"

"Non è il caso."

"Vuoi che Harry ti uccida?"

"Fagli il solletico."

"No, poi è Faith che ci uccide tutti."

"Allora che proponi?"

"Non hai delle belle idee."

"Ha parlato."

"Sono più intelligente di te."

"Non dire stronzate."

"Quanto hai preso al compito di chimica? Mh?"

"La volete piantare?" urlò all'improvviso Harry, facendomi sobbalzare.

"Oh, è sveglio."

Aprii gli occhi.

Harry guardava male Amber, Emma e Louis, ai piedi del mio letto.

Poi li richiusi, incapace di svegliarmi del tutto.

"Buongiorno." disse Amber.

"Era un buongiorno prima che cominciaste a discutere mentre dormo." dissi.

"E comunque ho preso sette, al compito di chimica." disse Louis.

"Beh, io nove." rispose Amber, sfidandolo.

Harry sospirò e chiuse gli occhi.

Io poggiai il mento sul suo petto e lo guardai.

Cominciai a picchiettare l'indice sulla sua guancia, mentre gli altri continuavano a discutere dei loro voti.

Harry sorrise, senza aprire gli occhi.

"Buongiorno." sussurrai.

Lui sospirò.

"Va bene, mi alzo." disse poi, sollevandosi col busto.

Io rotolai dall'atra parte del letto, sprofondando nel mio cuscino.

Vidi Harry trafficare con i suoi vestiti, mentre Emma si sedeva al suo posto.

"Siamo venuti, per dirvi che oggi andiamo ad una gita." disse.

"Io non vado a nessuna gita." dissi, senza aprire gli occhi.

"Invece ci vai, ci costringe tutti tua madre." disse Louis.

Aprii gli occhi e li guardai scioccata.

"Cosa vuole quella donna?" chiesi poi, confusa.

"Per mostrare le bellezze di Doncaster alle tue amabili cugine, oggi ci trasformeremo tutti in guide turistiche. Contenta?"

Rigettai la testa sul cuscino.

"Voglio morire." dissi disperatamente.



 

"Pensavo che oggi saremmo potuti stare un po' insieme." disse Harry scocciato, mentre camminavamo, diretti a pranzo.

Lo guardai tristemente.

Era venuto fino a Doncaster solo per me ed eravamo stati insieme pochissimo.

Solo la sera, potevamo rinchiuderci in camera mia e stare in santa pace. Ma la maggior parte delle volte, ero stremata e mi addormentavo subito.

"Mi dispiace. E' colpa di mia madre, che si fa venire in mente queste idee terrificanti." dissi.

"Magari domani." disse sorridendomi.

"Faith? Faith, vieni immediatamente qui." urlò Caroline.

Alzai gli occhi al cielo.

"Scusami." dissi ad Harry, per poi raggiungerla. Era a qualche metro avanti a noi.

"Potevi dirmelo che dovevamo camminare chilometri." disse scocciata.

"In ogni caso c'è la neve, i tacchi non dovevi metterli." dissi.

Lei prese a respirare velocemente e credetti che le uscisse il fumo dalle orecchie.

"Odio questo posto." disse a denti stretti.

L'autobus ci aveva lasciati sulla strada principale e per arrivare a destinazione, dovevamo camminare.

La neve era stata spalata e accumulata sui cigli della strada, ma comunque, l'asfalto non era nelle sue migliori condizioni.

Lei mie tre cugine, erano più avanti, ansiose di arrivare a destinazione.

Mi voltai per vedere gli altri e sorrisi quando vidi Harry ridere, voltato verso Amber, la quale rideva, forse più di lui.

Louis ed Emma, dall'altro lato di Harry, anche loro sorridenti.

"Che c'è di tanto divertente?" chiesi loro, quando mi raggiunsero.

"Ridevamo di te." ammise Emma.

Li guardai male, mentre ricominciavamo a camminare.

"Siete davvero simpatici." dissi.

"Sei esilarante quando parli con le tue cugine." disse Amber.

"Sono esilaranti le facce che fai." disse Louis.

"Sono insopportabili." dissi sottovoce, nonostante loro fossero lontane da noi.

"Guardale, mentre cercano di camminare su quei trampoli." le prese in giro Amber.

"Come si fa ad indossare un vestitino, quando fuori c'è la neve?" chiese Emma.

"Non lo so. So solo che spero che congelino." dissi.



 

"Cos'è questo coso?" chiese Brianna, schifata.

"E'.. un fastfood?" chiese Louis, divertito.

"Io non mangio certe schifezze." disse Caroline.

"Noi si e abbiamo fame. Quindi, adesso noi mangeremo. Se volete aspettarci fuori, fate pure." disse Emma, avviandosi all'entrata.

La seguii, così come Harry ed Amber.

Le tre americane, rimasero immobili, a guardarci mentre ci riparavamo dal freddo pungente.

Poi, sbuffando e alzando gli occhi al cielo, ci seguirono.



 

"Allora, io prendo le ordinazioni e voi prendete il posto a sedere." disse Louis, mettendosi in fila.

"Come? Non viene un cameriere?" chiese Natalie.

"No, dolcezza. Non siamo al ristorante." disse Emma, scocciata, mentre con lo sguardo, cercava un tavolo libero.

"Trovato!" esultai, quando vidi un tavolo abbastanza grande, disponibile.

Eravamo in otto e ci saremmo stati un po' stretti. Ma almeno, non saremmo stati in piedi.

Mi sedetti capotavola e me ne pentii, quando vidi Brianna fare le corse, per sedersi a fianco ad Harry.

Possibile che ci provasse con il ragazzo di sua cugina? Non gli toglieva gli occhi di dosso dalla prima volta che lo aveva visto.

"Vado ad aiutare Louis con i vassoi." disse Emma, alzandosi.

"Vi do una mano anche io." dissi, seguendola.

Arrivammo alle spalle di Louis e aspettammo che ci consegnassero le ordinazioni.

"E così sfacciata." dissi, guardando male Brianna.

"Lo mangia con gli occhi." disse Emma.

"Non sei d'aiuto." l'ammonii, guardandola male.

"Ehi, non sono io che cerco di soffiarti il ragazzo!" disse, difendendosi.

"Lei non cerca di soffiarmi il ragazzo." dissi.

"Oh si, invece." disse Louis, piantandomi un vassoio in viso.

Lo afferrai e senza dire niente, lo portai al tavolo.



 

Harry era voltato verso di lei e con tutta la confusione che c'era, non riuscivo neanche a capire cosa si stessero dicendo.

Addentai il mio panino, cercando di ignorarli.

Ok, lei ci stava provando con lui. Ma Harry voleva solo me, giusto?

"Faith, sanguini." disse Louis, all'improvviso, facendomi sgranare gli occhi.

Harry si voltò immediatamente e scoppiò a ridere poco dopo.

Li guardai accigliata, mentre tutti venivano contagiati da quella risata.

"Ma cosa vi dice il cervello? Dove sanguino?" chiesi, entrando nel panico.

"No, Faith.. è solo un po' di ketchup." disse Amber, con le lacrime agli occhi, per le risate.

"Un po'? Sembra che ci abbia fatto il bagno dentro!" disse Louis.

Alzai gli occhi al cielo scocciata.

Harry prese un tovagliolo e sorridendo me lo passò attorno alla bocca.

Risi, contagiando anche lui.

"Grazie." dissi poi, divertita.

"Di niente, piccola." rispose.

Ripresi a mangiare, ma presto venni interrotta.

"Coop!" sentii urlare.

Mi voltai e un gruppo di vecchi amici, ci guardava sorridente.

"Amber, Faith, Tommo, Emma! Ma quando siete tornati?" chiese Sarah, avvicinandosi.

"Ragazzi." dissi sorridente, mente mi alzavo per abbracciarli.

Erano i nostri vecchi compagni di scuola e non li vedevo da un sacco di tempo.

"Quanto sei cambiata Faith!" disse Kim, squadrandomi da capo a piedi.

"Pure tu, sei sempre più bella." dissi, abbracciandola.

Non era affatto un complimento di cortesia, era davvero stupenda.

Le avevo sempre invidiato i capelli lunghi e mori.

"Fatti abbracciare!" disse Logan.

"Logan!" esultai, andandogli in contro.

Era sempre stato un buon amico, uno dei migliori.

"Sei uno splendore." disse, sollevandomi da terra.

"Pure tu." dissi sorridente, mentre mi riposava sul pavimento.

"Non posso crederci, ti sei alzata." disse Luke, divertito.

"Come sei simpatico." dissi ironica, mente lo abbracciavo.

"Whoo, Louis Tomlinson!" esultò Logan, dandogli il cinque.

"Come te la passi amico?" chiese Lou, dandogli una pacca sulla spalla.

"Ragazze, siete un incanto." commentò Zoe.

"Grazie." disse Amber, sorridendole.

Per un minuto, mi voltai verso il tavolo.

Le mie cugine, ci ignoravano, provando a mangiare quelle schifezza piene di calorie, testuali parole.

Harry, ci fissava immobile. Con la mascella tesa e il corpo rigido.

"Ragazzi, dovete assolutamente venire al Mirror stasera." disse Chloe.

Era un locale che frequentavamo da ragazzini, niente di speciale a dir la verità.

"Non lo so.." disse Emma.

"Dovete assolutamente vederlo, è stato ristrutturato." disse Luke.

"Dai ragazze." disse Louis.

"Ok, io ci sto." disse Amber.

"Va bene, andiamo."

"E tu Faith?" chiese Logan, posando un braccio attorno alle mie spalle.

"Si, va bene.. ma, voglio presentarvi una persona prima." dissi, liberandomi dalla sua presa e avvicinandomi al tavolo.

"Ragazzi, lui è Harry." dissi, indicandolo.

Lui, controvoglia, si alzò.

"Il mio ragazzo." dissi, terminando la frase.

Sentii il cuore sussultare a quelle parole. Era la prima volta che lo presentavo come tale.

"Non ci posso credere." disse Luke ridendo.

"Guarda un po’, la piccola Faith." disse Zoe, facendomi l'occhiolino.

"Mh, complimenti ragazza." disse Sarah, scrutando con occhi maliziosi, tutto il corpo del ragazzo che mi affiancava.

Perchè tutte dovevano guardarlo come se fosse stato nudo?

Certo, Harry faceva un certo effetto anche da vestito, ma Dio santo, lui era mio.

"Perfetto, allora ci vediamo li dopo cena?" chiese Logan.

"Porta anche le tue cugine." disse Luke, facendomi l'occhiolino.

Le tre ragazze, avevano sempre passato il Natale da noi e i miei amici, le conoscevano bene.

Passavano le vacanze natalizie a sbavargli dietro.

"E il tuo ragazzo." disse Sarah, guardandolo.

Quando Harry ricambiò il sorriso, avvertii la voglia di staccarglielo dalla faccia.

"A stasera, allora." disse Louis.



 

"Le hai sorriso." dissi per la  centesima volta.

Incrociai le braccia e mi sedetti sul mio letto. Harry sbuffò.

Avevamo da poco finito di cenare e qualche minuto dopo, ci saremmo incontrati con gli altri, nel vialetto di casa.

"Tu hai abbracciato tutti quei ragazzi." disse.

Adesso si metteva a controbattere?

"Ma sono miei amici. E poi non li vedevo da un sacco di tempo!" dissi scocciata.

Lui sorrise. Uno dei suoi sorrisi maliziosi e dannatamente attraenti.

Si avvicinò a me.

Io ero seduta alla fine del letto e lui venne a posizionarsi in mezzo alle mie ginocchia.

Posò entrambe le mani, ai lati del mio viso e lo sollevò, facendo incrociare i nostri sguardi.

"Sei gelosa?" chiese poi, abbassando notevolmente il tono di voce.

Non risposi, ipnotizzata dai suoi occhi.

Si abbassò, poggiando le sue labbra appena sotto il mio occhio sinistro.

Scese, lasciandomi una scia di baci lungo la guancia.

"Mh?" chiese, incitandomi a rispondere.

Dischiusi la bocca, alla ricerca di un po' di ossigeno.

"Sei solo mio." sussurrai.

Sentii le sue labbra, curvarsi in un sorriso, adesso contro il mio collo.

Si allontanò.

"Apri gli occhi." disse.

Non mi ero neanche resa conta di averli chiusi.

Lo trovai ad un centimetro del mio viso, che mi sorrideva soddisfatto.

"E tu sei solo mia." disse, baciandomi dolcemente.




 

Avevo già ricevuto messaggi minacciosi dalle ragazze, in cui dicevano che dovevamo muoverci.

Harry era in bagno e io stavo ritoccando il trucco, allo specchio situato dietro la porta della mia stanza.

Il telefono vibrò nuovamente, alzai gli occhi al cielo e lo sbloccai, pronta a leggere gli insulti di Louis, che aveva fretta di andar via.

Ma il numero era sconosciuto e con curiosità aprii il messaggio e mi sedetti alla mia scrivania.


- Quando pensavi di dirmi che sei tornata? Mi manchi così tanto. Stasera sarai mia, S. xx -


Dilatai gli occhi a quelle parole.

Non volevo crederci. Erano mesi che non ricevevo più suoi messaggi.

L'ultimo, era stato quando ancora, ero fidanzata con Louis.

Lou aveva provato a capire che cosa gli nascondessi. Mi aveva chiesto se stavo ancora con Seth e io avevo detto che non volevo parlarne.

In realtà non ne avevo mai parlato con nessuno.

Ero sola.

Io, lui e i suoi messaggi.

Da quando lo avevo lasciato, non mi aveva dato pace.

Mi diceva che sarei stata sua, che non gli sarei più scappata ed io ero terrorizzata.

Ma poi, mi ero trasferita al college e mi ero sentita al sicuro, perchè lui era lontano.

In seguito i messaggi cessarono e io credetti di essermene liberata una volta per tutte.

Invece no.

"Andiamo?" chiese Harry, uscendo dal bagno.

Era bellissimo, aveva i capelli pettinati all'indietro, i miei jeans preferiti e una camicia nera, con i primi bottoni, aperti.

"No." dissi, senza neanche pensarci.

"Come no?" chiese confuso, avvicinandosi a me.

"Che succede Faith? Sei sbiancata." chiese, toccandomi la fronte.

Potevo fingermi malata e non andare.

Oppure, potevo andare e smettere di farmi i filmini mentali.

Lui in effetti, non poteva sapere dove sarei andata. Magari stava solo bluffando.

"No, niente. Sto bene, andiamo." dissi alzandomi e cancellando il messaggio.

"Tu non vai da nessuna parte." disse, prendendomi il polso.

"Ti gira la testa?" mi chiese.

Gli sorrisi, cercando di tranquillizzarlo.

"Niente affatto. La mia testa sta benissimo e anche tu. Mi piaci vestito così." dissi.

Lui sorrise.

"Sei abile a cambiare discorso." disse poi, divertito.

"La migliore." dissi, schioccandogli un bacio all'angolo della bocca.



 

"Non arrivavate più." disse Logan, sorridendoci.

"Colpa di Faith." disse Louis.

"Non è vero!" dissi, guardandolo male.

"E poi noi siamo venuti con la macchina di Harry, voi potevate avviarvi." dissi, a braccia conserte.

Si misero a ridere, dicendomi che sembravo una bambina di due anni.

Gira e rigira, apparivo sempre infantile agli occhi degli altri.

"Io sono Sarah." disse la mia amica, porgendo la mano ad Harry.

Lui mi guardò per un secondo, poi sorrise divertito e strinse la mano della ragazza.

"Ed io Harry." rispose.

“E’ un vero piacere.” aggiunse divertito, facendo arrossire la ragazza.

Alzai gli occhi al cielo. Harry, a volte, era davvero insopportabile.

"Entriamo. Vi piacerà." disse Luke.



 

Appena varcammo la porta, riconobbi il grande cambiamento del locale.

Erano cambiate le disposizioni e i mobili stessi.

Ma non mi concentrai sui dettagli. Cominciai a guardarmi intorno, sperando di non incontrare il volto di Seth.

Feci un bel respiro. Dovevo solo aggrapparmi al braccio di Harry e limitarmi a non lasciarlo mai, per tutta la sera.

Seth non si sarebbe mai avvicinato.

Il mio ragazzo, era tre volte il suo esile corpo.

Seth non era mai stato troppo atletico.

"Tutto bene?" chiese Harry, vedendomi disorientata.

"Si." risposi, alla ricerca della sua mano.

Lui se ne accorse e l'avvicinò alla mia. La strinse e mi sorrise.

Mi bastava lui, per sentirmi al sicuro.



 

Ballammo davvero tanto, mi stavo divertendo. Avevo bevuto poco, così come Harry.

Ero convinta che dopo l'incidente, lui non si fosse mai più ubriacato.

Soprattutto se dopo avesse dovuto riportare a casa una ragazza.

Stavo ridendo ad una battuta di Luke, quando Logan si appoggiò alla mia schiena e mi sussurrò all'orecchio una frase che mi fece tremare.

"C'è anche Seth. Ha detto che non vede l'ora di vederti." disse sorridente, ignaro dei fatti accaduti in passato.

Mi gelai e smisi immediatamente a ballare.

I miei occhi passarono da una parte all'altra della sala. Guardavo ogni persona a fianco a me e il cuore sussultava ogni volta che mi sembrava di vederlo.

Ma poi mi accorsi che ero io, a vederlo ovunque.

Stavo diventando pazza.

Nessuno si era accorto delle mio volto terrorizzato, ballavano e ridevano.

Harry stava avendo una conversazione con Emma.

Louis, Logan e Luke, ballavano, come se non ci fosse stato un domani, mentre le ragazze, sorseggiavano i loro drink.

La testa iniziò a girarmi freneticamente, le immagini mi apparivano sotto sopra e le luci colorate, erano accecanti.

Lo vedevo ovunque.

Mi mancava il respiro e volevo piangere. Non capivo cosa mi stesse succedendo.

E proprio quando sentii che stavo per svenire, una mano si avvolse attorno al mio polso e mi tirò via.



 

Venni trascinata tra la folla.

I corpi delle altre persone in pista, si scontravano contro il mio. La musica alta, mi impediva di sentire e di essere sentita.

Della persona che mi stava portando via, vedevo solo il braccio.

Il corpo, era nascondo dalle persone che ci ostacolavano il passaggio.

All'improvviso mi sentii libera di respirare a pieni polmoni.

Mi trovavo davanti al bar del locale e il mio polso era stato liberato. Trovai il coraggio e alzai lo sguardo.

Dovetti sospirare di sollievo, quando lo riconobbi.

Non era Seth.

"Scusa Faith, non volevo rapirti." disse ridendo.

"E' solo che quella musica alta, mi impediva di salutarti. E' tanto che non ti vedo, come stai?" chiese.

Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola e cercai di ritrovare un ritmo respiratorio equilibrato.

"Jared." dissi solleva.

"Si, sono io! Mi hai riconosciuto, brava." disse ridendo.

"Sto.. bene, tu?" chiesi.

"Bene, grazie. Non ci hai detto che tornavi." disse.

Si riferiva a lui e a Seth? Erano molto amici.

"Si, beh.. sai, è Natale." dissi, ancora un po' tremante.

"Capisco.. senti, prima una bionda ha chiesto di te al bar." disse.

Lo guardai accigliata.

"Come?" chiesi confusa.

"Si, ero qui al bar e una ragazza ha chiesto al barista se conoscesse una certa Faith Cooper." mi spiegò.

"Allora io mi sono avvicinato e gli ho detto che ti conoscevo." disse.

"Ha detto di chiamarsi Lexi." aggiunse.

Com'era possibile? Come faceva Lexi a sapere che sarei stata li? Forse l'aveva chiamata Harry.

"Lexi?" chiesi, cercando di trovare una spiegazione che avesse senso.

"Si. Adesso è andata in bagno. Mi ha chiesto di mandarti da lei, se ti trovavo e appena ti ho visto, ho pensato di dirtelo." disse sorridente.

"Capisco, ma.." iniziai.

"Guarda, il bagno è la." disse, prendendomi per le spalle e guidandomi verso la porta rossa.

"Si, ma ora.." provai a dire, cercando di liberarmi della sua presa.

"Sembrava veramente ansiosa di vederti." disse, aprendo la porta e spingendomi dentro.

Mi voltai, ma l'aveva richiusa.

Provai ad aprirla, ma non ci riuscii. Entrai nuovamente nel panico.

Che stava succedendo?

Mi voltai e poggiai le spalle alla porta.

Mi guardai intorno. Il corridoio era corto e stretto. Le pareti dipinte di rosso.

La luce soffusa, lasciava intravedere solo le targhette sulle altre due porte, rosse anch'esse.

C'era il bagno dei maschi e quello delle femmine.

La prima porta alla mia destra, aveva il disegno di un uomo in smoking, quindi passai alla seguente.

Bussai.

"Lexi?" chiesi, con voce tremante.

Non mi piaceva quel posto. Avevo una terribile sensazione e volevo Harry.

La mano iniziò a tremarmi, ma provai a bussare di nuovo.

"Lexi?" la voce mi si spezzò e credetti di scoppiare a piangere.

Dovevo uscire di li.

Stavo per tornare indietro, quando la porta del bagno degli uomini, si aprì.





 

SWAAG.

Ma ciao ❤

Allora, la prima parte di questo capitolo, è abbastanza.. schifosa.

Nel senso, non succede niente di che e basta.

La seconda, è confusionaria.

Spero di aver reso l’idea di come si sente Faith. E’ terrorizzata e si guarda intorno, vedendolo ovunque.

Vi ricordate tutte di Seth? Ne avevo parlato in molti capitoli fa, quando Louis chiede a Faith se lei sta ancora con questo tizio e lei ripensa ai messaggi che lui le inviava e al motivo per cui si erano lasciati.

Questo motivo, non vi è ancora noto.

Non sapete cos'è successo tra i due, ma presto lo scoprirete, tranquille :)

Non smetterò mai ringraziarvi per tutto quello che fate.

Un bacio,

Michi x
 



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Capitolo 38
*** «The defeat.» ***



«The defeat.»
 



 

Dischiusi la bocca e cominciai a tremare.

Era li e mi sorrideva subdolamente.

Non lo ricordavo affatto così.

Sbagliavo, quando dicevo che non era un tipo atletico. Oserei dire, che era più grosso di Harry.

I suoi muscoli, erano gonfi e i suoi pettorali si intravedevano da sotto la maglietta.

I capelli erano cresciuti, ma non troppo. Le labbra, sottili come le ricordavo.

Gli occhi grigi e freddi, come il ghiaccio.

"Ciao Faith." disse, con voce pungente.

La mascella iniziò a tremare e non riuscii a spicciare parola.

Mi avrebbe fatta sua, come aveva sempre detto. E nessuno mi avrebbe aiutato.

Fece un passo in avanti e automaticamente, io ne feci uno indietro.

"Dove vai? Non puoi scapparmi." disse divertito.

Era uno psicopatico, lo avevo sempre sospettato.

Indietreggiai ancora, fino a scontrarmi con la parete fredda alle mie spalle.

"E ora dove vai?" chiese ridendo.

Altri due passi lo dividevano dal mio corpo e lui li percorse in pochi secondi.

Posò la mano sotto il mio mento e lo alzò, cercando di incontrare i miei occhi. Ma io li distolsi.

Stavo per mettermi a piangere. Non dovevo farlo.

"Che c'è? Non sei felice di vedermi?" chiese divertito.

Andiamo Faith, di' qualcosa. Mi imposi, senza successo.

Passò le dita lungo la mia guancia e mi guardò attentamente. Scrutando ogni particolare.

"Mi dispiace. Ma Lexi non c'è." disse.

"Lei mi è servita solo come scusa, altrimenti non saresti mai venuta da me." continuò, adesso spostando la mano sui miei capelli.

Cercai di non muovermi, ma ogni centimetro del mio corpo, tremava come una foglia.

"Ho visto che siete passate da Charlotte's Harmony. Avete fatto dei buoni acquisti?" chiese divertito.

Ecco come conosceva Lexi. Mi aveva seguita.

"So cosa stai pensando." disse, carezzandomi la spalla.

"Non ti ho spiata. Ti ho solo osservata." disse.

Il suo tocco scese delicato lungo il braccio.

"Ho aspettato tanto questo momento, Faith." sussurrò, avvicinandosi.

Il suo petto, si appoggiò al mio.

La nuova vicinanza, gli permise di portare la sua bocca al mio orecchio.

"Questa volta non mi rifiuterai." disse.

Il panico mi scorreva nelle vene. Non avevo idea di cosa fare o di come proteggermi.

Se lo avessi respinto, mi avrebbe fatto del male. Era più forte di me e non sarei riuscita a sfuggirgli.

"T-ti prego." trovai il coraggio di dire, con voce tremante.

"Shh." sussurrò lui.

La sua mano raggiunse la mia, ma preso si spostò sul mio fianco.

Sussultai quando afferrò il lembi della mia maglia.

Avevo optato per un abbigliamento normale, non indossavo un vestito, ne tanto meno dei tacchi.

Ma dei semplici jeans stretti e una maglietta, alla quale poi avevo aggiunto un cardigan e il cappotto.

"Non farlo." lo supplicai, cercando di fermare la sua mano.

Ma lui scacciò la mia e mi ignorò.

Non potei oppormi a quel gesto e la maglietta mi venne sfilata.

La portò su, fino a farla passare dalla testa. Poi la lasciò cadere a terra e prese ad osservare il mio petto nudo.

Indossavo ancora il reggiseno, ma mi sentii completamente spoglia e indifesa.

Non riuscii più a trattenere le lacrime. Scesero silenziose lungo le mie guance.

"Lascia che ti guardi." disse, obbligandomi a togliere le braccia, con le quali stavo cercando inutilmente di nascondere il mio corpo.

"E non piangere. Sarà bello." disse, carezzandomi una guancia.

Avrei voluto urlare a squarcia gola, ma sentivo le parole morirmi in gola.

Posò le mani sui miei fianchi e poco dopo, le portò sulla chiusura dei miei jeans.

Cercai di indietreggiare, ma le mie spalle erano già costrette contro la parete.

Dovevo fare qualcosa. Non potevo lasciare che mi facesse questo.

Con le mani, cercai di allontanarlo. Ma lo feci solo arrabbiare.

"Sta ferma. Te lo dico con le buone solo una volta." disse, innervosendosi.

Non potevo arrendermi.

"L-lasciami andare, ti prego." piagnucolai, facendo pressione sul suo petto.

Lui alzò il viso e inchiodò i suoi occhi, sui miei.

Mi sentii morire.

Portò una mano in alto e dopo aver afferrato i miei capelli, fece scontrare la mia testa contro il muro.

Nel punto esatto, in cui si trovava un quadretto, che non avevo avuto il tempo di identificare.

Sentii un dolore lancinante. Mi ero scontrata con lo spigolo della cornice, la quale era caduta. I vetri si sparsero a terra.

"E adesso vedi di non muoverti. Sarai mia stanotte." ringhiò.

In un secondo, mi sbottonò i jeans e tiro giù la zip.

Ripresi a piangere, incapace di realizzare cosa stesse per succedere.

Li abbassò. Portandoli fin sotto il mio sedere.

Riuscii ad avvertire delle urla sovrastare la musica. La porta del bagno venne colpita ripetutamente.

A Seth sembrò non importare e cominciò ad accarezzarmi la schiena, passando poi a stringermi il sedere.

Nessuno mi aveva mai vista in intimo e mai nessuno, mi aveva toccata in quel modo.

Tranne Harry.

Quando provò a baciarmi, mi scansai.

Quel gesto, mi costò uno schiaffo, che mi fece scontrare nuovamente contro il muro.

E nessuno mai, mi aveva picchiata.

Tantomeno in viso.

"Tu sarai mia." continuava a ripetermi.

Si scostò da me e mi guardò in un modo che non riuscii ad interpretare.

Non avevo idea di cosa stesse per fare e grazie al cielo, non dovetti scoprirlo. La porta si spalancò.

Alle spalle di Seth, intravidi Logan, che teneva per il collo Jared.

Poi vidi Louis.

"Porca puttana." imprecò Seth, sbattendo la mano al lato del mio viso, colpendo le mattonelle fredde.

Mi guardò un'ultima volta.

"Sarai mia, Faith. Te lo giuro." disse a denti stretti, per poi voltarsi e allontanarsi a passo svelto.

Corse fuori e la sua presenza, venne sostituita da quella di Louis.

Il quale lo ignorò e si catapultò su di me.

La porta si richiuse e per un momento, realizzai che era tutto finito. Il mio pianto diventò incontrollato e Louis si bloccò a pochi passi da me.

Mi guardò con gli occhi sbarrati e terrorizzati. Poi si riprese e si avvicinò.

Lo vidi indeciso, poi senza pensarci troppo, afferrò i miei jeans e li portò su. Senza imbarazzo, chiuse la zip e il bottone.

Io lo lasciai fare. Non avevo di certo la forza per oppormi.

Si abbassò, recuperò la mia maglietta e facendola passare dalla testa, me la infilò.

Subito dopo, prese il mio viso tra le mani.

"Faith, andrà tutto bene." disse.

Singhiozzai e lui mi abbracciò.

"Shh, ci sono io ora." sussurrò contro i miei capelli.

Le mie ginocchia non resistettero e dovetti accasciarmi a terra.

Louis si sedette con me, senza lasciarmi andare. Mi strinse tra le sue braccia e io mi sentii al sicuro.

Cercai di tranquillizzarmi. Non era riuscito a farmi sua. Ma continuavo a tremare.

"È tutto finito." disse Louis, rassicurandomi.

Singhiozzai ancora una volta e mi rifugiai tra le sue braccia.

"Faith, sanguini." disse all'improvviso.

Alzai il volto e lo guardai.

Gli sembrava il momento di fare battute cretine? Già a cena aveva ripetuto quella frase, riferendosi al bagno di ketchup che mi ero fatta.

"Sul serio sta volta." disse però.

Lo guardai impaurita e lui mi accarezzò i capelli.

Solo in quel momento sentii male e capii di essere stata ferita dalla cornice, adesso in frantumi al mio fianco.

Si alzò e mi sentii immediatamente in pericolo, senza un reale motivo.

Bagnò un pezzo di carta e tornò da me, tamponando delicatamente la ferita.

La porta si aprì e mi ritrovai rannicchiata contro il petto di Louis.

Avevo paura che fosse tornato.

"Piccola, sono io."

Alzai il viso e trovai Logan che mi guardava in modo apprensivo. Si abbassò e mi accarezzò il braccio.

"Va tutto bene." disse.

Volevo disperatamente Harry, ma non potevo permettere che mi vedesse in quello stato.

Sarebbe andato fuori di testa.

"D-dov'è Harry?" chiesi, con voce spezzata.

"Mi ha chiesto di te e gli ho detto che hai trovato una tua vecchia amica. Adesso è con Amber ed Emma. Va bene?" mi chiese dolcemente.

Annuii.

Entrambi i ragazzi sospirarono e Louis mi accarezzò la fronte.

"Come avete fatto a trovarmi?" chiesi.

Non li avrei mai ringraziati abbastanza.

Se non fossero arrivati.. non saprei cosa sarebbe successo.

O forse si.

"Ti cercavamo. Eri sparita." disse Logan.

"Poi ho riconosciuto Jared, fuori dalla porta del bagno." disse Lou.

"Quello stronzo faceva la guardia." disse, stringendo i pugni con rabbia.

Rabbrividii a quelle parole.

"Gli abbiamo chiesto se ti avesse visto e lui si è messo a ridere." continuò Lou.

"Ci ha insospettito e quando mi ha fatto arrabbiare, l'ho preso per il colletto della camicia e lui ha confessato tutto." disse Logan.

"Mi dispiace così tanto, Faith. Adesso ho capito perché non volevi mai parlarmi di lui." disse Louis, riferendosi alle nostre conversazioni al college.

"È già successo? Faith, lui ti ha..?'" iniziò Logan, scioccato.

"No." mi affrettai a dire.

"È stata la prima volta." dissi.

"Stai bene?" chiese Logan.

Scossi la testa e sentii un'altra lacrima percorrermi la guancia.

"Ho paura." dissi poi.

Louis mi strinse ancora di più tra le sue braccia.

"Non ti toccherà mai più." mi promise.



 

Cercai di calmarmi il più possibile. Era ora di tornare dagli altri e non dovevano sospettare niente.

Feci promettere ai ragazzi di stare zitti e loro, dopo qualche lamentela, me lo promisero.

Sciacquai il viso e aspettai che tornasse di un colore decente. Quando i miei occhi sgonfiarono e tornarono bianchi, uscii.

Logan mi aveva assicurato che Seth e Jared, se ne erano andati.

Quindi, misi da parte la paura e decisi di recitare al meglio. Non potevo permettermi di insospettire Harry e gli altri.



 

"Eccoti." disse Harry sorridente, mentre si avvicinava.

All'improvviso, nella mia mente, rividi le scene appena vissute.

Sentii di nuovo le sue mani addosso, il suo respiro sulla mia pelle e la paura, l'impotenza e la vulnerabilità che avevo provato in quel momento.

Come un video in riproduzione e io non avevo il telecomando per metterlo in pausa.

Quelle immagini scorrevano nella mia testa e non potevo fare niente per fermarle.

Sentii gli occhi pizzicarmi e lottai con tutta me stessa, per riuscire a trattenere la lacrime.

Sforzai un sorriso e mi resi conto di non essere convincente.

Poi successe il peggio.

Harry allungò una mano per accarezzarmi la guancia e io, mi scansai.

Non lo feci di proposito.

Avevo appena subito delle violenze e il mio corpo aveva reagito di conseguenza.

"Che succede?" chiese confuso, anche un po' preoccupato.

Cercai di rimediare e gli sorrisi.

"Niente." dissi.

"Scusa, ho incontrato un'amica e ci siamo messe a parlare." aggiunsi velocemente, cercando di apparire disinvolta.

"Lo so. Il tuo amico me lo ha detto." disse, guardandomi con poca convinzione.

"Vorrei andare a casa." dissi poi e sembrò quasi una supplica.

E forse sotto, sotto lo era. Non sarei riuscita a rimanere in quel posto un secondo in più.

Lui annuì.

Salutammo frettolosamente gli altri e uscimmo dal locale.

Quando provò a prendermi per mano, mi sforzai di non oppormi.

E feci bene, perché quel gesto mi fece sentire tremendamente al sicuro.

Mi guidò fino alla sua macchina e dopo avermi accompagnato al mio sportello, salì e mise in moto.



 

I primi cinque minuti, furono silenziosi.

Io me ne stavo rannicchiata contro lo sportello, stringendomi nel mio cappotto.

Il corpo di Harry, era teso.

Aveva una mano sul volante e l'altra appoggiata al finestrino. Non distoglieva mai lo sguardo dalla strada e non si era mai voltato a guardarmi.

"Credi che io sia così stupido?" chiese poi, all'improvviso.

Fino a quel momento, anche io avevo sempre guardato la strada, senza mai concedermi un'occhiata ad Harry.

Ma in quel momento, mi ritrovai costretta a guardarlo.

Capii di non essere stata brava. Di non aver recitato bene la mia parte.

Ma non era facile nascondere una cosa simile. Come potevo far finta che il mio ex ragazzo non mi avesse quasi violentata?

Solo a quel pensiero, sentii gli occhi bruciare.

Non mi ero mai trovata in una situazione simile. Mi ero sentita impotente e umiliata. Non potevo fare niente. Solo aspettare che quell'incubo finisse.

Per fortuna, grazie a Logan e Louis, era finito in tempo. Ma nonostante tutto, decisi di giocarmi la carta dell'ingenuità.

"Di cosa stai parlando?" chiesi quindi, distogliendo lo sguardo.

Lui rise, come se si sentisse preso in giro e mi concesse uno sguardo, prima di tornare ad osservare la strada.

"Mi hai preso per un'idiota? Credi che non mi sia reso conto che c'è qualcosa che non va?" chiese, alzando il tono della voce.

Quando si voltò per guardarmi, aveva gli occhi scuri, pieni di rabbia.

Sussultai, poggiando la spalla allo sportello. Non volevo avere paura di Harry. Ma quando alzava la voce, mi era quasi impossibile. Soprattutto dopo quello che era successo. Ero ancora scossa e questo non migliorava la situazione.

"Non c'è niente che non va." dissi, cercando di controllare la mia voce, che uscì ugualmente tremolante.

Appena finii la frase, Harry sterzò improvvisamente, facendomi prendere uno spavento.

Poggiai saldamente le mani al cruscotto, cercando di non sbattere contro il vetro. Non avevo la cintura.

Accostò al ciglio della strada deserta.

Non c'era un lampione funzionante. L'unica luce, venne accesa subito dopo da Harry. Posizionata sul soffitto dell'auto.

Si voltò su se stesso, guardandomi con rabbia.

"Mi prendi per il culo?" chiese, adesso urlando.

Non riuscii più a trattenermi e gli occhi si riempirono di lacrime, fino a rigarmi le guance.

Ripresi a tremare, ignorando il mio copione, che mi imponeva di non mostrarmi impaurita.

L'espressione di Harry, cambiò drasticamente. Era un misto tra il preoccupato e lo scioccato.

Mi guardava, con gli occhi e la bocca schiusa. Immobile.

"Faith." sussurrò confuso.

Chiedendosi probabilmente il perché di quella reazione eccessiva.

"Scusa, io.. Faith, non volevo spaventarti. Scusa." disse balbettando, credendo di essere la causa della paura che si era impossessata del mio sguardo.

Mi aveva spaventata la manovra improvvisa, ma non stavo piangendo per quello.

Piangevo perché non ero stata in grado di nascondergli l'accaduto.

Glielo avrei dovuto dire e lui sarebbe andato fuori di testa.

"Non è colpa tua." dissi, posando una mano sul suo braccio e una sulla mia bocca, cercando invano di mascherare i singhiozzi.

"Faith, dimmi perché piangi." disse, facendosi serio.

Mi sforzai di sorridere.

"Sono davvero stanca. Ci dormo sopra e domani sarà tutto finito." dissi, cercando di apparire disinvolta.

"Cos'è che deve finire?" chiese.

"Questa giornata." dissi, divagando.

Harry guardò la strada e sospirò.

Poi posò la mano destra sulle chiavi e io credetti che stesse per mettere in moto, invece le sfilò.

"Fino a quando non mi dici cosa diavolo è successo, non ti riporto a casa." disse, con tono tremendamente severo.

Sospirai.

Nei miei piani non doveva andare così.

"Davvero Harry, non è successo.." iniziai a dire, ma la mia voce si incrinò.

Il mio corpo era contrario alla mia bugia. Tanto che le lacrime mi smascherarono.

Capii che Harry iniziò a lottare contro se stesso.

Aveva sicuramente voglia di alzare la voce e di obbligarmi a raccontargli tutto.

Ma si tratteneva, perché si era accorto di quanto già fossi spaventata.

"Piccola.." disse infatti, dolcemente.

Mi accarezzò una guancia.

"Devi dirmi cos'è è successo. È importante." disse, usando volutamente un tono di voce calmo e posato.

Scossi la testa.

Come potevo raccontarglielo? Che parole avrei dovuto usare?

"Faith, hai tre minuti di tempo. Dopo di che, sarò costretto a scoprirlo da solo." disse minaccioso.

E sapevo che ci sarebbe riuscito. Con o senza il mio aiuto.

Presi un grosso respiro e lui mi strinse la mano, sorridendomi dolcemente.

"Circa un anno fa.. mi sono fidanzata con un certo Seth." iniziai.

La storia doveva conoscerla dal principio, altrimenti non avrebbe mai compreso a fondo.

"Il ragazzo al quale si riferiva Louis, quando diceva che sarebbe riuscito a scoprire cosa ti aveva fatto?" chiese, accigliato.

Annuii.

Solo in quel momento ricordai che la conversazione avuta al college con Louis, era stata origliata da lui. Che in quel momento, neanche conoscevo.

"Ero così felice.. i ragazzi della mia età, erano tutti in cerca di ragazze facili, di storie da una notte e via. Ma lui mi aveva fatto sentire così amata, importante e.. rispettata." dissi.

Harry mi ascoltava attentamente, senza lasciar trasparire nessuna emozione dalla sua espressione impassibile, ma concentrata.

"Non aveva mai osato toccarmi o propormi di concedermi a lui. Pensavo che fosse diverso." dissi, ridendo amaramente.

Diverso.

Certo.

Come no.

Sono tutti uguali.

"Una sera, andammo ad una festa paesana.. c'erano le giostre, gli animali, i musicisti.. ma lui insistette per portarmi in un posto. Disse che doveva dirmi una cosa importante. Io mi fidavo ciecamente di lui è lo seguii, fino al bosco." dissi.

Harry tese la mascella, forse intuendo la fine di quel racconto.

La voce iniziò a tremarmi.

Quello era il ricordo peggiore.

L'inizio della fine.

"Al contrario di ogni mia aspettativa.. provò a mettermi le mani addosso." dissi, cercando di non piangere.

Harry si irrigidì immediatamente.

"Lui ti ha..?" iniziò, senza neanche sapere come terminare la frase.

Scossi lentamente la testa.

"No. Appena si accorse che non ero consenziente, si fermò." dissi.

"Ci rimasi davvero male. Da lui non me lo sarei mai aspettata. Voleva.. che la mia prima volta, fosse in un bosco, a tre passi dai miei amici e dalla mia famiglia." continuai amaramente.

"Si arrabbiò. Mi lasciò e prima di andarsene, mi promise che un giorno mi avrebbe fatta sua." dissi, ingoiando a fatica il groppo che mi si era formato in gola.

Sapevo che Harry era impaziente di sapere cosa centrasse tutto questo, con la serata appena conclusa.

Ma non mi chiese niente, invitandomi a continuare.

"Da quel momento, iniziò a tempestarmi di messaggi." dissi.

"Mi scriveva che gli appartenevo. Che non sarei riuscita a scappargli. Mi avrebbe fatta sua un giorno, me lo aveva giurato." continuai, schifata dai quei ricordi che avevo sempre provato a sotterrare.

"Perché non lo hai mai detto a nessuno?" chiese confuso.

"Erano solo messaggi. Non si era più fatto vedere. E poi, smise di inviarmeli dopo poco l'inizio del college." dissi.

Adesso arrivava la parte più faticosa.

I ricordi freschi di quella serata, si impossessarono della mia mente.

Chiusi gli occhi. Con la speranza di fermarli e di calmarmi.

Li riaprii e presi coraggio.

"L'ultimo messaggio, me lo ha inviato questa sera. Prima che uscissimo di casa." dissi.

Harry spalancò gli occhi.

"Perché non me lo hai detto?" chiese, visibilmente arrabbiato.

Una lacrima, scese inevitabilmente, lungo la mia guancia.

"I-io.. credevo volesse solo spaventarmi. Ero convinta che non potesse sapere dove sarei stata." dissi, con voce spezzata.

Harry sospirò.

Ero a conoscenza dell'immenso sforzo che stava facendo.

Tutto ciò che desiderava in quel momento, era andarlo a cercare, senza neanche aver finito di ascoltarmi.

"Ballavamo. Voi ridevate e vi stavate divertendo. Quando.. sono entrata nel panico. Lo vedevo ovunque, mi girava la testa e mi sentivo come se stessi per svenire. In quel momento.. una mano mi ha afferrato il polso." dissi.

Harry mi guardò con apprensione.

"Era Jared." dissi.

Adesso era confuso.

"Un nostro amico." continuai.

Lui lasciò andare il respiro che aveva trattenuto, forse involontariamente.

"Mi sono ripresa dallo spavento e ci ho parlato. Non lo vedevo da molto. Poi, mi ha detto che aveva incontrato una bionda.. che aveva chiesto di me al bar. Una certa Lexi." dissi.

"Lexi?" chiese lui, palesemente confuso.

"Non riuscivo a capire come facesse lei, a sapere dov'ero.. ma lui continuava a ripetermi che Lexi era in bagno e che io dovevo raggiungerla." dissi.

"Faith, tu non gli avrai mica dato retta. Vero?" chiese, con voce tesa.

"Non volevo dargli retta. Avevo capito che c'era qualcosa di strano. Ma in un secondo, mi sono ritrovata chiusa in bagno." dissi.

Harry abbassò lo sguardo.

"Continua." sussurrò poi.

"Allora io.. l'ho cercata nel bagno delle donne.. ma non c'era." dissi con voce tremante.

Iniziai a piangere e Harry chiuse gli occhi, con la testa ancora abbassata.

"Mi sono ritrovata in trappola. C'era Seth." dissi, cercando invano di fermare la lacrime.

"Mi ha detto che Lexi era solo un'esca. Che la conosceva, perché mi aveva seguita. Che questa volta non gli sarei scappata, sarei stata sua." continuai.

"Non potevo muovermi, ero bloccata tra il muro e il suo corpo. Mi toccava e io.. ho provato a dimenarmi, ma.. lui era più forte."

Mi pentii di averlo detto. Avrei dovuto risparmiare i dettagli.

Harry ancora non alzava il viso e neanche apriva gli occhi. Ma sapevo da sola che dovevo continuare a parlare.

"Mi ha.. s-filato la maglietta." dissi piangendo.

"Poi ha cercato di abbassarmi i jeans. Ma.. Logan e Louis sono arrivati in tempo." dissi.

Harry affondò il viso tra le sue mani grandi e rimase in silenzio.

"Loro mi stavano cercando e si sono accorti del comportamento sospetto che aveva Jared. Stava alla porta a fare da guardia.. Louis mi ha aiutata a ricompormi e.. è tutto finito, sto bene." dissi, cercando di alleviare la situazione.

Harry spostò le mani dal viso e mi guardò.

Aveva gli occhi lucidi e le labbra tese.

"Stai bene?" chiese ironicamente.

"Quando ho provato a toccarti, ti sei ritratta. Eri terrorizzata." disse.

"Harry.." provai a parlare, inutilmente.

"Sapevo che ti era successo qualcosa.. ma mai mi sarei aspettato che il tuo ex ragazzo psicopatico ti avesse quasi violentata nel bagno di uno schifoso locale." disse, incredulo.

"Cazzo!" imprecò poi, colpendo il volante dell'auto.

"Lo uccido. Dovessi passare il resto della vita in carcere." disse, alzando la voce.

Asciugai le lacrime e posai la mano sul suo braccio.

"Ecco perché non te l'ho detto. Non ne vale la pena.. è un pazzo. Tanto non lo vedrò più, quando torneremo al college." dissi, come se quello che aveva cercato di farmi non fosse grave.

Sapevo che Harry non poteva sopportare certe cose.

Sean aveva violentato la sua miglior amica e poi, ci aveva provato con sua sorella.

Adesso.. anche la sua ragazza.

"Cazzo, Faith! Ma quando crescerai? Avevi intenzione di non dirmelo? Sei andata fuori di testa per caso?" chiese arrabbiato, alzando il tono della voce.

Non potevo biasimarlo. Aveva ragione lui.

Volevo solo evitare una reazione eccessivamente aggressiva in Harry. Per questo avevo tentato di nasconderglielo.

"M-mi dispiace.." dissi con voce rotta, mentre mi rimettevo a piangere.

Lui si slacciò immediatamente la cintura e si avvicinò.

Mi prese per le spalle e mi attirò a se, abbracciandomi.

Mi accarezzò la schiena e i capelli, mentre io cercavo di sopprimere i singhiozzi, contro il suo petto.

"Non piangere. Pagherà per quello che ti ha fatto." disse.

Scossi la testa.

"Ti prego Harry, non fare pazzie." lo pregai.

"Non la ritengo una pazzia, proteggere la mia ragazza." disse.

"Se per 'proteggere', intendi spaccargli la faccia.. si, è una pazzia."

"Shh." disse, accarezzandomi, con lo scopo di mettermi a tacere.



 

Harry's point of view.

 

Avevo cercato di non reagire in modo eccessivo. L'avevo riportata a casa e non gli avevo fatto più domande.

Dormii nel suo letto e lei si strinse a me, per tutta la notte. Non lo voleva ammettere, ma era terrorizzata.

Volevo davvero stare calmo.

Ma ogni volta che solo immaginavo le mani di quel maniaco su Faith.. avevo voglia di ucciderlo.

Il sentimento peggiore, però, lo provavo quando mi rendevo conto che mentre lei era in pericolo, io ero a pochi passi.

Non ero riuscito ad aiutarla.

Prima Sean con Nicole e Gemma.. adesso lei.

Non potevo sopportarlo.

Nessuno si sarebbe mai più avvicinato alle donne della mia vita, tanto meno a quella che amavo.

La voglia di spaccargli la faccia, era talmente tanta, che quella mattina, mi alzai presto e mi presentai a casa di Louis Tomlinson.



 

"L'ho trovata mezza svestita e.. tremava." disse Louis, raccontandomi l'accaduto.

Serrai i pungi.

Perché io non me ero accorto?

Perché avevo creduto alla stronzata che avesse incontrato una sua vecchia amica?

Per quale cazzo di motivo non ero stato in grado di proteggerla?

Ma soprattutto, proprio Louis doveva prendersi il merito?

"Lei.. sta bene?" chiese preoccupato.

Adesso gli interessava?

Quando le aveva spezzato il cuore però, se non mi sbaglio, se ne era altamente fregato.

Annuii impercettibilmente.

"E la testa.. le fa male?" chiese.

Lo guardai accigliato. Perché avrebbe dovuto farle male la testa?

"Non ti ha detto che si è ferita? Seth l'ha sbattuta contro lo spigolo di una cornice appesa al muro e.." iniziò.

"Aspetta." dissi, innervosendomi.

"Lui l'ha picchiata?" chiesi, terrorizzato dalla risposta.

"Anche in viso." disse.

"Le ha dato uno schiaffo." aggiunse, a denti stretti.

Sgranai gli occhi e decisi di finirla li.

Nessuno poteva fare una cosa simile, senza poi pagarne le conseguenze.

Mi alzai.

"Dimmi dove cazzo lo posso trovare." dissi, esaurendo la pazienza.

"Harry.." iniziò lui.

Pensava di potermi persuadere?

Credeva forse di convincermi a non far niente?

Quel figlio di puttana aveva quasi violentato la mia ragazza e aveva avuto il coraggio di colpirla in viso.

Come potevo far finta di niente?

Avrebbe pagato, eccome se lo avrebbe fatto.

Afferrai Louis per il colletto della maglietta. Avevo imparato che con le maniere buone, non avrei ottenuto niente da lui.

"Dimmelo adesso." gli ringhiai.

Lui sospirò e ingoiò rumorosamente.

"Va bene.. però Harry, voglio venire con te." disse.

Lo lasciai andare.

"No." dissi poi.

Mi avrebbe ostacolato, sicuramente.

"So che sei forte, ma lui è il doppio di te. E poi, anche io muoio dalla voglia di fargli pagare tutto quello che ha fatto a Faith." disse, cercando di convincermi.

Forse, alla fine, mi sarebbe potuto essere d'aiuto.

Annuii svogliatamente e mi voltai, dirigendosi verso la porta.

"Andiamo con la mia." dissi, estraendo dalla tasca dei jeans, le chiavi della mia auto.



 

"Adesso svolta a destra." disse Louis, indicandomi la strada.

"Dov'è che stiamo andando?" gli chiesi, impaziente.

"Al centro commerciale di Doncaster." disse.

Lo guardai accigliato, per poi prestare di nuovo l'attenzione alla strada.

"E' lì che lavora." mi spiegò.

Ancora non sapevo come mi sarei comportato.

O forse, lo sapevo troppo bene.

Sentivo le mani fremere, ansiose di incontrare la faccia di questo Seth.

Non ero mai stato capace di controllare la mia rabbia.

E adesso, ero davvero arrabbiato.

"Ecco, parcheggia qui." disse Louis, interrompendo i miei pensieri.



 

Mi stavo avviando all'entrata del centro commerciale, quando venni richiamato.

"No, dal retro. Lui scarica le merci." disse Louis, facendomi strada.

Ancora meglio.

Se lo avessi picchiato in un negozio, mi sarei messo probabilmente nei guai.

Ma nel retro, nessuno poteva vedere.

La zona era circondata da una rete alta e sopra il cancello, un cartello vietava il passaggio ai non addetti ai lavori.

Ignorai quella scritta e lo aprii, ignorando anche Louis, che mi guardava poco convinto.

Ma che poi, mi seguì, senza dire niente.

Mi trovavo con il ragazzo che aveva tradito Faith e poco dopo, avrei conosciuto il ragazzo che l'aveva perseguitata e.. neanche voglio pensarci a quello che le aveva fatto.

In ogni caso, già che dovevo vedermela con Seth, potevo dare una lezione anche Louis.

Come si dice in questi casi? Due piccioni con una fava.

Ma scacciai quel pensiero.

Faith non mi avrebbe mai perdonato un comportamento simile. Non potevo rischiare di allontanarla.

"Ehi ehi, chi vi ha fatto entrare? Non potete stare qui." ci richiamò un signore, vestito con sua uniforme da lavoro.

I baffi folti e grigi, gli occhi socchiusi e l'indice puntato nella nostra direzione.

"Ci scusi, abbiamo urgente bisogno di parlare con Seth." disse Louis.

L'uomo corrugò la fronte, in un'espressione concentrata.

"Si, dovrebbe essere arrivato." disse.

"So che disturbiamo, ma dovremmo urgentemente parlare con lui." continuò il ragazzo.

Detestavo la sua voce e il tono educato che stava volutamente usando.

Ma perlomeno, convinse l'uomo a rientrare in magazzino, diretto ad informare Seth, che aveva visite.



 

Faith's point of view.

 

Mi stiracchiai nel letto e sbadigliai.

La luce filtrava debole dalla finestra semi chiusa, ma mi bastò per scorgere il letto vuoto.

Harry non era al mio fianco. Come invece speravo.

Improvvisamente, le immagini della sera prima - come se non mi avessero già torturata abbastanza, durante la notte - si infiltrarono nella mia mente, come spilli.

Poggiai le mani sulle tempie, sperando di scacciarle. Alla fine mi alzai dal letto. Se mi fossi tenuta occupata, avrei pensato ad altro.

Indossai la vestaglia. Non avevo la minima voglia di vestirmi.

Aprii la porta e mi fiondai giù per scale. Ma il mio sorriso sparì, quando non trovai Harry in nessuna delle stanze.

Feci irruzione in cucina, con la speranza di trovarlo li.

Ma le uniche persone che incontrai, furono mamma e zia Lauren. Le quali salutai distrattamente, mentre mi domandavo dove fosse finito il mio ragazzo.

"Buongiorno tesoro." disse dolcemente mia madre, versandomi del caffè in una tazza rosa pastello, porgendomela poco dopo.

La poggiai sul tavolo, senza berne neanche un sorso.

"Mamma, hai visto uscire Harry?" chiesi pensierosa.

Che fosse andato da qualche parte? Magari a trovare Lexi. Perché no?

Ma mia madre storse il naso.

"No, mi sono svegliata per prima e non l'ho mai sentito scendere." disse confusa.

"Perchè?" chiese poi.

"Perchè.. non è in casa." dissi.

"Com'è possibile?" chiese.

"Non lo so, non lo trovo." dissi, innervosendomi.

Ne un bigliettino, ne un messaggio sul cellulare.

Semplicemente sparito nel nulla.

"Se la sarà data a gambe." disse Brianna, la quale era appena entrata.

Sfoggiava un sorriso raggiante.

Baciò sua zia e sua madre sulla guancia, per poi prendere la mia tazza di caffè, la quale era stata abbandonata sul tavolo da me poco prima, e berne un sorso.

Perchè così di buon umore?

E se Harry.. no.

Figuriamoci se Harry si era svegliato presto per andare in camera di Brianna.

E se ci avesse passato l'intera notte?

Scossi freneticamente la testa. Stavo dando di matto.

"Tutto bene, piccola?" chiese mia madre.

"Scusate, salgo di sopra." dissi, uscendo dalla stanza e correndo su per le scale.

Afferrai il telefono e provai a chiamarlo.

Iniziò a suonare e non attaccai fino a quando non partì la segreteria telefonica.

Sbuffai.

Sentivo un brutto presentimento.

La sua valigia era ancora poggiata al mio armadio, segno che non se ne era andato.

Mi immobilizzai, seduta sul mio letto a riflettere.

Dove accidenti poteva essere andato?

Ripresi il telefono, adesso componendo il numero di Lexi.

La ragazza, ripose dopo un paio di squilli.

 

"Faith!" disse allegramente, snobbando il formale 'pronto?'.

"Ehi Lex." dissi, cercando di imitare il suo entusiasmo. Con veramente poco successo.

"Dimmi." continuò lei.

"Volevo chiederti.. per caso, Harry è da te?" chiesi, sentendomi un'idiota.

"Come?" chiese lei, confusa.

"Harry è venuto a trovarti?" riprovai.

Al di là della cornetta, calò il silenzio. Che avesse bisogno di riflettere sulla risposta?

"No.. Faith, che succede? Lo hai perso?" chiese, con un pizzico di ironia.

Ma io non avevo voglia di scherzare. Soprattutto dopo aver scoperto che non si trovava da lei.

"No. Cioè.. si, in un certo senso. Scusa, ti richiamo in questi giorni." dissi frettolosamente.

"Uh ok, ciao Faith." disse.

"Ciao Lex." le risposi, prima di attaccare.



 

Mi lasciai andare all'indietro, ritrovando sdraiata e feci un ultimo tentativo.

L'ultima persona che poteva sapere dove fosse Harry, era Louis.

Ma io lo chiamai ugualmente.

Magari da casa sua lo aveva visto uscire. Oppure aveva sentito il motore della sua macchina.

Così inviai la chiamata, senza mai ottenere risposta.



 

Harry's point of view.

 

Uscimmo dal cancello, comunicando all'uomo - incaricato di informare Seth della nostra presenza - che avremmo aspettato li, il suo collega.

"E se ci vede qualcuno?" chiese Louis, iniziando a guardarsi insistentemente attorno.

Alzai gli occhi al cielo e mi chiesi come facesse Faith a stare con una tale femminuccia.

"Vorrei ricordarti che è stato lui a mettere le mani addosso a Faith." ringhiai a denti stretti.

Dirlo ad alta voce, mi faceva corrodere dalla rabbia.

Lui e Sean erano dei rifiuti umani. Nessun uomo ha il coraggio di sfiorare una donna contro la sua volontà.

Sentimmo dei passi scricchiolare sulla ghiaia e entrambi ci voltammo.

Un ragazzo si stava dirigendo in nostra direzione.

Era alto, quanto me o poco più. Le spalle larghe, così come il torace. Era abbastanza muscoloso, ma niente di eclatante.

I capelli scuri, lunghi, ma non quanto i miei. Le labbra serrate e sottili. Gli occhi grigi, spenti. Quasi inumani.

Immaginai Faith, inerme sotto il suo sguardo. A dover reggere il confronto con quell'occhiata gelida.

E tutta la rabbia che avevo in corpo, di concentrò sulle mie mani, strette in due pugni serrati. Pronte a vendicare la mia ragazza.

"Tomlinson." lo salutò, sorridendo.

Un sorriso tirato, sforzato. Uno dei più falsi che avessi mai visto.

Mi schifò il fatto che avesse fatto finta di niente.

Louis lo aveva beccato intento a spogliare Faith e lui aveva il coraggio di sorridergli.

"Da quanto tempo." disse poi, guardandolo da capo a piedi.

Probabilmente aveva notato in Louis un cambiamento fisico. Anche se non avevo idea di quanto tempo fossero stati senza vedersi. E non mi interessava.

Che poi, in realtà, si erano visti la sera prima. Ma lui era troppo occupato a scappare, per fermarsi ad analizzarlo.

"Già, sono successe tante cose. Non è vero?" chiese Louis, avvicinandosi.

Lo seguii in silenzio.

Decisi che li avrei lasciati parlare. Fino a quando uno dei due non avesse detto qualcosa di sbagliato.

A quel punto, sarei passato all'azione.

Ma ripensandoci bene, non me ne sarei andato in ogni caso, se prima non mi fossi assicurato di avergli rotto qualche osso.

Il telefono vibrò nella tasca posteriore dei miei jeans. Lo presi e quando lessi il suo nome, lo rimisi in tasca.

Faith si era svegliata e adesso si stava sicuramente chiedendo dove fossi sparito. Ma non doveva saperlo.

A riportarmi alla realtà, fu la domanda di Seth.

"Lui chi è?" chiese, facendo un cenno con il mento, in mia direzione.

Louis si voltò, schiudendo le labbra, pronto a presentarmi. Ma feci da solo.

"Sono Harry." dissi, con voce piatta.

Lui sorrise appena, quasi divertito.

"Ricorderai a lungo il mio nome." dissi, piantando i miei occhi nei suoi.

Lui si fece serio. Ignaro del motivo che mi aveva spinto a pronunciare quelle parole.

Lanciò un'occhiata confusa a Louis, il quale si affrettò a spiegargli.

"Lui frequenta lo stesso college mio e di Faith." disse.

Seth sembrò ignorare tutte le parole pronunciate fino a quel momento, concentrandosi solo sul suo nome.

Sorrise e poi quasi scoppiò in una risata.

"Quella bambola deve prepararsi per una mia visita." disse.

"Ho un regalo speciale per lei."

E rise.

Mi obbligai a non muovere un muscolo, volevo vedere fin dove si sarebbe spinto.

Ma era dannatamente difficile e se l'avesse chiamata ancora una volta in quel modo, lo avrei picchiato e mi sarei fermato solo nel momento in cui avessi visto rosso.

"Ah si?" chiese Louis, ridendo amaramente.

"In realtà no." rispose Seth, confondendomi.

"E' lei, che ha un regalo speciale per me." disse divertito.

Sapevo esattamente a cosa si stava riferendo.

Lui, dopo tutto quel tempo, era ancora ferito nell'orgoglio per il rifiuto che aveva ricevuto da Faith, quando aveva provato a metterle le mani addosso la prima volta.

E adesso, aveva deciso che l'avrebbe fatta sua. Con o senza il suo consenso.

"Figlio di puttana, stalle lontano." dissi improvvisamente, a denti stretti.

Il ragazzo, a pochi passi da noi, guardò me e poi fece scivolare lo sguardo su Louis.

Confuso e irritato.

Si chiedeva chi cazzo fossi e fu Louis, a chiarirgli le idee.

"Harry, è il ragazzo di Faith." disse.

Seth rimase senza parole per pochi secondi.

La notizia lo aveva sicuramente destabilizzato, ma non voleva darlo a vedere.

Quindi sorrise.

Ma Louis parlò ancora, strappando da quella faccia da culo, l'espressione da strafottente che continuava a comparire.

"E credo che voglia parlare con te." aggiunse.

"Sono tutto orecchie." disse allora, passandosi una mano tra i capelli, con quello sguardo strafottente.

L'espressione di chi sa già di aver vinto. Ma forse non aveva fatto bene i conti.

Un passo, lungo e deciso, mi fece arrivare di fronte a lui.

E parlai, accompagnando le mie parole, con un pugno nello stomaco.

"Ti farò pentire di averla toccata." dissi, guardandolo mentre stringeva le braccia attorno alla pancia, le ginocchia appena abbassate. Stava per cadere, ma si rialzò, sforzandosi di ignorare il dolore che gli avevo procurato.

"Lei appartiene a me e presto si lascerà toccare senza obiettare." disse, divertito.

La rabbia scoppiò in me.

La sentivo bruciare sotto la pelle e sembrò concentrarsi tutta nel pugno che sferrai poco dopo, in pieno viso.

Questa volta si accasciò a terra, per poi ripulirsi con la manica della giacca un rivolo di sangue che gocciolava dalle sue labbra.

Alzò il viso, trafiggendomi con lo sguardo.

"Scommetto che non si è concessa nemmeno a te." disse, tornando a sfoggiare un'espressione divertita.

Mi incupii. Era vero.

Ma non perchè non lo volesse.. o forse si. Ma in ogni caso, noi non ne avevamo mai parlato.

Immaginavo che Faith non lo avesse ancora fatto con nessuno. O almeno, lo speravo.

Ammetto che più volte, avevo sentito il bisogno di avere quel tipo di legame con lei. Ma sapevo anche, che sarei stato pronto, solo quando anche lei lo sarebbe stata.

"Con la differenza che io la rispetto." ringhiai.

"E' una puttana, c'è poco da rispettare." disse, scuro in volto.

Lo stesso volto che presi a pugni poco dopo. Ignorando Louis, che nonostante non avesse fatto neanche un passo in nostra direzione, mi diceva di smetterla.

Ignorando il buon senso. Ignorando il fatto che, forse Seth, era più forte di me.

I suoi muscoli erano molto più sviluppati dei miei, così come la sua corporatura.

Sembrò non fare nessuno sforzo, quando bloccandomi il braccio dietro la schiena, mi piantò un pugno nello stomaco.

Mi ripiegai su me stesso. Ma appena abbassai la testa, un altro colpo venne sferrato sulla mia mandibola e poi mi prese per i capelli.

Mi maledissi per averli fatti crescere così tanto.

"Ascoltami bene, Faith mi appartiene e non ho nessuna intenzione di rinunciare a lei." disse, ringhiandomi all'orecchio.

Chiusi gli occhi in due fessure, digrignando i denti, per il dolore alla cute.

Ma non mi feci intimidire, anzi, le parole che aveva appena pronunciato, risvegliarono i me tutte le forze che avevo.

Così, nessuno gli risparmiò la gomitata che gli sferrai in pieno stomaco.

Indietreggiò, lasciandomi il tempo per voltarmi e vedere quello che sembrava un paletto.

Lo afferrai e lo guardai.

Lui, dilatò gli occhi.

Non avevo intenzione di colpirlo con quello. A meno che, non fosse stato necessario.

Con la mano libera lo spintonai e lui, si lasciò cadere ai miei piedi.

Rassegnato, forse sfinito o impaurito.

Era strano che si fosse sottomesso così facilmente, ma io ne approfittai.

Quello che avevo in mano, era uno di quei paletti che si trovavano sulle strade o ai parchi.

Quelli in ferro, che trovi nel suolo, collegati fra loro da una catena.

Il retro di quel centro commerciale, era una discarica. C'era di tutto. Persino quello.

Lo alzai.

Lui si accartocciò su se stesso. Portandosi le mani davanti al viso.

Mossi l'oggetto in sua direzione, pronto a colpirlo.

Ma mi fermai, a un centimetro dal suo corpo. Non avevo mia avuto l'intenzione di ferirlo così gravemente. Volevo solo spaventarlo.

"Se la tocchi un'altra volta ti denuncio." dissi, lasciando cadere a terra il paletto.

"E quando esci di prigione, ti ammazzo con le mie mani." continuai.

Poi mi voltai.

Un secondo dopo, sentii Louis urlarmi, "Harry, attento!".

E il paletto che avevo deciso di non usare contro Seth, mi colpì con forza, sulla spalla.

E quando caddi a terra, stringendo la mano sul colpo preso, me ne arrivò un altro, sulla schiena.

"Se non ti ammazzo prima io." disse, divertito.



 

Faith's point of view.

 

Infilai il cappotto e rifilando a mia madre una scusa, uscii di casa.

Non avevo intenzione di andarlo a cercare. Non potevo avere la ben che minima idea di dove fosse.

Così mi limitai ad infilarmi in un bar e prendere una cioccolata calda, sperando di calmarmi, sperando di non pensarci.

Mi si era formata una voragine dentro lo stomaco, dettata dall'ansia.

Non avevo mai dato troppa retta ai miei presentimenti. Ma spesso, non si sbagliavano.

Trangugiai la cioccolata, scottandomi la gola.

Pagai e uscii. Ma ancora non ero soddisfatta. Non ero rilassata.

Così, la mia seconda tappa, fu un tabacchino.



 

Mi sedetti sulla panchina del parco, stringendomi nel mio cappotto. Affondando il viso nella sciarpa.

Accesi la prima sigaretta.

Poi la seconda.

E la terza e poi la quarta.

Afferrai il cellulare.

Nessuna chiamata, nessun messaggio.

La quinta.

Cosa si fa in questi casi? Cosa si fa quando il tuo ragazzo sparisce nel nulla?

A parte finire un pacchetto di sigarette in meno di mezz'ora, intendo.

Cominciai a battere freneticamente il piede a terra e poi ad attorcigliare i fili della sciarpa tra le dita e poi a mordermi il labbro inferiore.

Mi alzai di scatto, iniziando a camminare. L'ansia mi stava divorando.

Decisi di tornare a casa, un bagno caldo mi avrebbe distratta per un paio d'ore.



 

Quando voltai l'angolo, entrando nella mia strada, vidi la macchina di Louis parcheggiata.

Non c'era quando ero uscita.

Mi guardai intorno e nel mio vialetto, uno di fronte all'altro, Harry e Louis.

Ignorai il fatto che fosse una cosa altamente strana e sospirai, sollevata nel vederlo sano e salvo.

Poi, presa dalla rabbia, velocizzai il passo, raggiungendoli con ferocia.

Non avevano risposto alle mie chiamate ed erano spariti senza dire dove andavano. Mi ero preoccupata inutilmente.

Harry mi dava le spalle, mentre Louis, essendo di fronte a lui, mi vide arrivare.

Stava parlando, ma si interruppe alla mia vista, incollando i suoi occhi sulla mia figura, che velocemente li raggiungeva.

Harry si voltò confuso, seguendo lo sguardo di Louis e posandolo su di me.

Mi bloccai all'improvviso. Gli occhi sbarrati. La bocca schiusa.

Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. Ero incredula.

Sopra il sopracciglio sinistro, aveva un taglio, lungo tre o quattro centimetri.

Era ancora fresco, mentre il sangue colato, si era seccato attorno a quell'aerea.

Lo zigomo viola, quasi blu. Il labbro gonfio, arrossato.

Il viso sporco, quasi.. terroso.

Feci due più due.

Chi, se non Seth, poteva averlo ridotto in quello stato?

Nessuno, se non Sean. E dubitavo che fosse nei paraggi.

Il primo istinto, fu quello di corrergli incontro e chiedergli come stesse.

Ma mi trattenni e non feci un passo.

Perchè sapevo che era stato lui a cercare la rissa. Era lui che voleva vendicarsi e che voleva punirlo.

Era andato a cercarlo, magari con l'aiuto di Louis. Ecco spiegato il motivo della loro sparizione.

Ma io lo sapevo, Seth era più grosso, più forte e aveva ridotto uno straccio il mio ragazzo, che adesso mi guardava dispiaciuto, notando la mia espressione, completamente delusa.

E così, invece di raggiungerlo, mi voltai e ripresi a camminare.



 

Harry's point of view.

 

"Ci vediamo, Harry." disse Seth ridendo, allontanandosi dal mio corpo, steso a terra.

"E salutami Faith." aggiunse, mentre tornava all'interno del magazzino.

Sentii i passi lontani di Louis, farsi vicini.

Si abbassò.

"Qualcosa di rotto?" chiese, preoccupato.

O forse, finse solo di esserlo.

Poggiai la mano sulla spalla, quella che aveva ricevuto il colpo più forte.

"Non credo." farfugliai poi, rotolando su me stesso, ritrovandomi a pancia in su.

"E' stato così veloce. Scusa, non ho fatto niente per aiutarti." disse, mortificato.

Storsi il naso, mentre cercavo di risollevarmi a sedere.

"Era una questione tre me e lui." dissi.

Ne ero consapevole, avevo perso. E lui avrebbe potuto rimettere le mani addosso a Faith, in qualsiasi momento.

E la consapevolezza che non sarei stato in grado di proteggerla, mi uccideva.

Faith era in pericolo e io, davvero, non potevo fare molto per evitarlo.

Promisi a me stesso che non l'avrei mai lasciata sola, ma in ogni caso, Seth avrebbe impiegato poco tempo a sbarazzarsi di me.

"Andiamocene." disse Louis, tendendomi una mano.

Mai avrei pensato di ritrovarmi in quella situazione, con lui. Non eravamo mai andati d'accordo.

Non lo avevo mai sopportato. Lo avevo odiato per quello che aveva fatto a Faith.

Ma adesso mi stava porgendo la sua mano, il suo aiuto e nei suoi occhi cristallini, lessi che era sincero.

Infondo lo sapevo. Lui, dopo tutto, ci teneva a Faith. E mai avrebbe voluto vederla nelle mani di Seth.

L'afferrai e non mi ribellai, quando la sua mano lasciò una pacca amichevole sulla spalla, quella sana.

"Cosa dirai a Faith?" mi aveva chiesto, una volta in macchina.

Ero dolorante e faticavo a trovare una posizione comoda.

Mai avevo preso delle botte in vita mia. Le avevo sempre date, senza mai essere la vittima.

E mi sentivo tremendamente ferito nell'orgoglio.

Non per interesse personale. Ma semplicemente perchè non ero riuscito a riscattare Faith.

Non ero riuscito a vendicarla e a farla pagare a quel malato di mente.

"E' abbastanza sveglia da capire senza che io debba parlare." risposi.

Ne ero certo.

Le avevo rammentato talmente tante volte il mio desiderio di far fuori Seth, che sicuramente non avrebbe avuto dubbi, una volta che mi avesse visto in quelle condizioni.

Mi aveva detto che lui era più forte, che ne avrei prese. Ma non le avevo creduto. Ero abituato ad essere io il più forte.

Per tutto il viaggio, sperai almeno che non si arrabbiasse.

Ma quando sul vialetto di casa sua, Louis fissò un punto lontano dietro le mie spalle, mi voltai.

Allora, capii che non era arrabbiata.

Era furiosa.





 

SWAAG.

Salve ragazze, scusatemi il ritardo, ho avuto un sacco di cose da fare.

Allora, Faith è costretta a raccontare tutto ad Harry, il quale cerca di non perdere il controllo ( almeno in sua presenza).

La mattina dopo, decide di andare a cercare Seth, con l'aiuto di Louis.

Da una parte, volevo che Harry gli desse una bella lezione e che la finissimo qui.

MA ho pensato che non sarebbe stato per niente originale e rivisto mille volte.

Perciò, è Seth ad avere la meglio e per una volta, Harry le prende.

Faith, già era preoccupata perchè lui era sparito, quando lo vede in quello stato, capisce che è andato da Seth (nonostante lei lo avesse pregato di non farlo) e chiaramente, si arrabbia. E non poco.

La prossima volta cercherò di essere più puntuale.

GRAZIE MILLE A TUTTE, PER TUTTO.

Un bacio,

Michi x


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Capitolo 39
*** «You're the most important thing that I have.» ***



«You're the most important thing that I have.»


 

Corsi.

Forte. Più forte di qualsiasi altra volta.

Immaginavo che Harry non avesse le forze per rincorrermi, dopo lo scontro avuto con Seth. Ma in lontananza, lo sentivo urlare il mio nome. Sempre più vicino.

Ma non mi voltai e continuai a correre sul ciglio della strada. Sperando che si stancasse e che mi lasciasse da sola.

Gli avevo detto di non mettersi nei guai con Seth. E lui, come sempre, non mi aveva dato retta.

Odiavo il suo lato da super uomo. Pareva che fosse invincibile. Il più forte.

Ma non era così. E io lo avevo scoperto quando Seth mi aveva stritolata nella sua presa.

Senza guardare, senza pensare, senza ragionare, mi lanciai nella strada.

Ignorando le macchine, ignorando l'assenza delle strisce, ignorando il buon senso.

"Faith!" urlò Harry.

Fu un urlo di terrore, solo il tono di voce che usò, mi fece venire i brividi.

Subito dopo, udii una frenata e un forte clacson a due passi dal mio corpo.

Adesso ero immobile.

Chiusi gli occhi e vidi la morte. Sentivo che quella macchina non si sarebbe fermata.

Ma non fu così.

Li riaprii e l'autista, che si era fermato in tempo, cominciò ad urlare qualcosa riguardo al fatto che fossi un'incosciente.

Mi voltai indietro e vidi Harry. Fermo immobile sul marciapiede.

La bocca spalancata, così come gli occhi. Giurerei che avesse avuto il cuore in gola.

Anche lui, per un attimo, credette di avermi persa per sempre. Era scioccato. Sembrava avesse visto la morte.

Mi costrinsi a muovermi, lasciando libero il passaggio agli autisti, infuriati.

Raggiunsi il marciapiede opposto e ancora scioccata, poggiai la schiena al muro di un vecchio edificio.

Il cuore mi esplodeva in petto e ancora non avevo smesso di tremare.

La mia mente divenne consapevole di quello che avevo appena rischiato.

Harry aspettò che qualcuno lo lasciasse attraversare e a passo lento, con gli occhi ancora impauriti, ma sollevati. Si avvicinò a me.

Sentii gli occhi bruciare e si riempirono di lacrime. Alzai la testa, cercando di trattenerle al più allungo possibile.

Harry si fermò ad un passo da me. Sentii il suo respiro sulla mia pelle.

Alzò lentamente una mano, e mi accarezzò una guancia.

Lo evitai, voltandomi dall'altro lato.

"Va via." dissi poi, con un filo di voce.

Riuscii a scorgere la sua espressione e lo vidi innervosirsi.

La sua grande mano afferrò il mio mento, cercando di farmi voltare nuovamente, per poterlo guardare in viso.

Ma io feci resistenza. Lo stavo facendo irritare.

Sospirò, cercando di calmarsi.

Il suo naso sfiorò leggermente la mia guancia e il suo respiro mi scaldò la pelle.

"Faith, guardami." sussurrò, quasi implorante.

Lo ignorai. Ma non riuscii a non cedere, quando le sua labbra, sfiorarono l'angolo della mai bocca.

Potevo percepire le sue labbra più gonfie del solito e questo mi fece ricordare per quale motivo fossi scappata lui.

Lasciò un paio di baci sulla mia mandibola, cercando di tranquillizzarmi.

Così mi voltai, incapace di resistergli.

"Ti p-prego." dissi, con voce tremante, rotta dal pianto imminente.

Non mi diede ascolto e continuò a lasciare una scia di baci lungo la mia pelle, eccessivamente pallida.

Allora, la mia mano scivolò tra i suoi capelli.

Una smorfia si dipinse sul suo volto, quando strinsi in un pugno i suoi ricci. Li tirai indietro, sperando che si allontanasse da me.

Ma quando lo fece, fui obbligata a specchiarmi nei suoi occhi.

Così intensi, da togliermi il fiato. Abbassai le difese, ipnotizzata dalle sue iridi verdi.

Allentai la presa, dandogli la possibilità di avvicinarsi di nuovo a me.

"Perchè lo hai fatto?" gli chiesi con un filo di voce, a fior di labbra.

Lui sfiorò il mio naso con il suo.

"Perchè sei la cosa più importante che ho e nessuno può permettersi di toccarti." sussurrò.

Chiusi gli occhi, poggiando la mia fronte sulla sua.

"Guarda come ti ha ridotto." dissi sofferente.

Mi sentivo in colpa.

Scosse lentamente la testa.

"Forse non sono capace di difenderti da lui." sussurrò, con una sfumatura di delusione nel tono di voce che usò.

Tornai a stringere i suoi ricci, ma con amore, non con rabbia.

"Sapevi che sarebbe successo. Ti avevo detto che era ben piazzato." dissi, scocciata.

Mentre lui premeva il naso contro il mio.

Era una cosa che lo divertiva, ma in momenti come questo, lo rilassava.

"Me ne sono accorto." disse, quasi ridacchiando.

"Harry.." sussurrai.

"Mi farei picchiare da lui mille volte, se questo servisse a qualcosa." disse.

"Ma credo di aver peggiorato solo la situazione e mi sento uno stupido. Volevo solo proteggerti.. tenerti al sicuro." continuò.

Era arrabbiato con se stesso.

"Lo so, Harry, lo so." dissi, accarezzandogli il retro del collo.

"Ti prometto che farò il possibile per prendermi cura di te. Tutto quello di cui sono capace." disse velocemente.

Sorrisi.

"Lo stai già facendo."

"Non è vero." disse.

"Mi dispiace." aggiunse, abbassando la testa.

Le mie labbra premettero contro la sua fronte, mentre gli accarezzavo i riccioli.

"Dimmi che stai bene." dissi.

Vederlo in quello stato, mi aveva lasciata senza fiato.

Mi aveva ricordato quella notte. La notte in cui lo avevo seguito e lo avevo visto battersi contro Sean.

Quella volta, lo fece per Nicole. Questa volta, per me.

Non volevo fargli sapere quello che era successo, perchè non volevo che rivivesse la stessa storia.

Ma non ero riuscita a mentirgli.

"Sto bene, Faith." sussurrò, rialzando la testa.

Dei luccicanti occhi verdi mi fissarono sbarrati e io rimasi perplessa da quel suo cambiamento improvviso di espressione.

"Hai fumato?" chiese, terribilmente serio.

Non potei evitare di mostrarmi nervosa, quando feci finta di non aver capito.

"Come?" chiesi.

Se possibile, la sua espressione si fece ancora più dura.

"Faith, puzzi di fumo." disse, allontanandosi da me.

La mano che tenevo tra i suoi capelli, scivolò sulla sua spalla, per poi scendere lungo il mio fianco.

Lo guardai quasi mortificata.

Sapevo quanto odiasse il fatto che fumassi. E ancora di più, il fatto che gli mentissi.

Perciò, non ci provai neanche.

"Ero nervosa." dissi, abbassando lo sguardo.

"Nervosa? Se continui sarai morta, altro che nervosa." disse, alzando il tono di voce.

"E che dovevo fare? Mi sono svegliata da sola, non c'eri. Nessuno ti aveva visto uscire. La sera prima sono stata quasi violentata dal mio ex e tu eri da lui. E io sapevo bene che ti avrebbe fatto del male. E sono furiosa, non nervosa. Perchè non mi hai dato retta. Perchè mi sento in colpa. Perchè sei pieno di lividi e perchè non saranno gli ultimi. Perchè lui tornerà da me e poi anche da te. Doveva essere solo un problema mio e adesso ti ho coinvolto." dissi, alzando la voce, sicuramente più di quanto non avesse fatto lui poco prima.

La sua espressione divenne accigliata. Corrugò la fronte e tese la mascella.

"Ma ti senti? Sembra che io sia un estraneo che si è fatto carico dei tuoi problemi. Cazzo Faith, sei la mia ragazza, sono coinvolto a prescindere. Io sono qui per te e voglio dedicarmi completamente alla tua sicurezza, perchè sei l'unica che conta davvero e se ti perdo.." si fermò.

Non perchè non sapesse come continuare ma perchè non c'era riuscito. La voce gli si era spezzata.

Gli occhi luccicavano più del dovuto. Distolse lo sguardo e sbuffò irritato.

"Non posso permettergli di farti del male." disse, quasi in un sussurro.

Feci un passo avanti, ritrovandomi vicino a lui.

Allacciai le braccia attorno al suo bacino e lo strinsi delicatamente a me.

Strofinai la guancia contro il suo petto.

Aveva ragione. Fossi stata nei suoi panni, non avrei mai permesso a nessuno di fargli del male.

Avrei cercato di proteggerlo in tutti i modi, anche se non fossi stata abbastanza forte.

Sospirò, calmandosi e passò una mano sulla mia schiena.

"Sai che non posso." disse ancora.



 

Quella sera, dovemmo inventarci una scenata.

Entrammo in casa e io sbattei il portone con violenza. Harry salì velocemente le scale, andandosi a chiudere in camera mia.

Mia madre e mio zio, i quali sistemavano la cucina, mi vennero in contro preoccupati.

Mi chiesero cosa fosse successo e io risposi che avevamo litigato.

Tutto questo, con lo scopo di non far vedere alla mia famiglia, i segni che Seth aveva lasciato sul viso di Harry.

Avrebbero cominciato a fare domande e mio padre sarebbe andato su tutte le furie.

Prima o poi, l'avrebbero visto.

Ma magari il labbro sarebbe stato meno gonfio e il livido, meno viola.

Lo raggiunsi e lo trovai in bagno.

Lo aiutai a ripulire il taglio dal sangue, ormai secco.

Soffrendo con lui, ogni volta che se ne usciva con una smorfia di dolore.

Allora gli baciavo la guancia e gli accarezzavo i capelli, sperando di distrarlo, mentre lo disinfettavo.

Quando si levò la maglietta, venni a conoscenza di un'altra violenza subita. A causa mia.

Il pugno ricevuto sullo stomaco, gli aveva lasciato un segno scuro.

Se solo lo sfioravo, storceva il naso sofferente.

Ma le mie preoccupazioni più grandi, erano la spalla e la schiena.

Che come da lui mi era stato detto, erano state colpite da un paletto. E cercai di non mettermi a piangere, mentre mi raccontava, come da me richiesto, tutto quello che si erano detti e tutto quello che si erano fatti.

L'ultima cosa che volevo, era che gli succedesse qualcosa. Soprattutto se la colpa, era mia.



 

Quando uscii dal bagno, lo trovai seduto sul mio letto. In pigiama. La testa bassa. Lo sguardo puntato sulle sue mani, le quali giocavano nervosamente tra loro.

Mi avvicinai lentamente e montai sul letto, gattonando in sua direzione.

Mi fermai al suo fianco e lui sollevò la testa, guardandomi con un'espressione terribilmente seria e avvilita.

Era deluso e arrabbiato.

Non era riuscito a dare una lezione a Seth e si sentiva come se non si fosse preso cura di me.

Ma per quanto mi fossi arrabbiata, per quello che aveva fatto, non potevo negare che da un lato, mi aveva fatto piacere.

Si, perchè mai nessuno aveva fatto una cosa simile per me.

Nessuno si era mai precipitato ad aiutarmi, a costo di prenderle di santa ragione.

Ma lui, per me, aveva rischiato. E questa era l'ennesima prova del fatto che tenesse a me.

Decisi di sorridergli, allargando il mio sorriso, appena vidi il suo. Uscirono fuori anche le fossette e io fui sollevata nel vederle.

Mi avvicinai e gli baciai una guancia.

Lui poggiò la testa sulla mia spalla e si lasciò coccolare tutta la notte.

Non si mosse. Lasciò che le mie mani lo accarezzassero e che le mie labbra percorressero tutto il suo viso.

Per una volta, fui io a prendermi cura di lui.






 

SWAAG.

Lo so, non è lunghissimo. Ma questo è.

Harry e Faith, hanno fatto pace.

Ma comunque, lei è ancora arrabbiata e molto preoccupata.

Mentre lui, è profondamente ferito nell'orgoglio, per non essere riuscito ad averla vinta.

Poi volevo dirvi una cosa.. vi voglio bene.

Ma sul serio. Siete delle ragazze meravigliose, mi lasciate sempre delle recensioni dolcissime, in cui mi fate complimenti che neanche merito e ci tenevo a dirvi che lo apprezzo, davvero tanto.

Sto passando un periodo un po' buio e voi mi fate sempre sorridere.

Grazie a tutte.

Un bacio,

Michi x




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Capitolo 40
*** «Motherfuckers.» ***


«Motherfuckers.»

 
 

Sbattei gli occhi più volte.

La stanza era completamente buia, ma i rumori che provenivano dal piano di sotto, mi fecero intuire che era già mattina.

Mi allungai, cercando di stiracchiarmi e dopo aver sbadigliato, comincia a tastare il letto alla ricerca di un altro corpo.

"Harry?" lo chiamai, con voce impastata dal sonno.

Quando mi accorsi che non c'era assolutamente nessuno, mi precipitai sull'interruttore della luce.

Impiegai qualche secondo a mettere a fuoco la stanza e trovai il letto vuoto. Sbuffai e scesi svogliatamente dal letto.

Odiavo svegliarmi da sola. Soprattutto se il primo pensiero, era quello che Harry fosse da Seth.

Senza neanche togliere il pigiama, uscii dalla mia stanza e mi recai al piano di sotto.

Strofinai gli occhi più volte, mentre entravo in cucina.

"Buongiorno piccola." riconobbi la voce di mia madre e la vidi, intenta a preparare la colazione.

Mia nonna e mia zia, sedute attorno al tavolo.

"Dove sono tutti?" chiesi.

"Le tue cugine e zia Lauren, sono a fare un giro per il paese. Mentre gli zii, papà e i nonni, sono andati a prendere la legna per il camino." mi rispose nonna Melanie.

Appoggiai le mani sulla tavola e la guardai titubante.

"Harry?" chiesi a mia madre, con un filo di voce.

Lei posò il piatto, appena preso, sul ripiano della cucina e si voltò. Mi guardò in modo comprensivo e poi sospirò.

"Questa mattina è sceso presto. Ha insistito per parlare con me e tuo padre." disse.

Mi pietrificai a quella parole.

Cosa aveva combinato?

"Ci ha raccontato che quando siete usciti, Seth ti ha infastidita." disse.

Da come stava parlando, capii che non sapeva esattamente com'era andata. Per fortuna.

Sarebbe stato tutto più facile, se Seth si fosse limitato ad 'infastidirmi'.

"Ti ha difesa e hanno finito per picchiarsi." disse.

La guardai dispiaciuta e preoccupata. Come l'aveva presa mio padre?

"Sono cose che possono succedere. Io e tuo padre abbiamo apprezzato la sua sincerità." disse.

"Però sono preoccupata e non voglio che accada mai più. Altrimenti Harry dovrà tornare al college e vi rivedrete la." aggiunse, con tono più severo.

Annuii. Perchè sotto, sotto, anche io desiderava che Harry tornasse al college. Dove Seth non avrebbe potuto sfiorarlo.

"Mi dispiace che Seth gli abbia segnato quel bel faccino." commentò mia nonna, facendomi ridere.

"Ma adesso dov'è?" chiesi.

"In salotto."



 

"Ehi." dissi, affacciandomi all'interno della stanza.

Lo trovai seduto sul divano, lo sguardo perso nel vuoto e i ricci spettinati. Mi piaceva quando li lasciava giù, senza impiastrarli di gel. Erano più morbidi.

E lui, sembrava più piccolo. Quasi un bambino. Merito anche delle fossette.

"Ehi." disse, sorridendomi appena.

Lo raggiunsi, sedendomi al suo fianco.

Mi sporsi per baciargli una guancia e poi appoggiai la testa sulla sua spalla.

"Ti fa tanto male?" chiesi.

"Cosa?" rispose, come se non fosse stato tutto rotto.

"La spalla, la schiena.. il livido, lo stomaco.." dissi, riferendomi alle parti che erano state colpite.

Lui abbassò gli occhi, cercando di incontrare i miei.

"Sto bene." disse poi.

Sospirai.

Non si stava contorcendo dal dolore, ma non stava bene.

"Mi dispiace." sussurrai, quasi soprappensiero.

"Lo hai già detto." disse.

"Tipo trentacinque volte." aggiunse ridendo, strappando un sorriso anche a me.

Mi sollevai e poggiai la testa sul suo petto, facendomi racchiudere in un abbraccio.

Non ero mai stata una ragazza troppo affettuosa.

Anzi, credevo quasi che gli abbracci fossero soffocanti. Ma non quelli di Harry.

Da quando lo avevo conosciuto, avevo desiderato ogni istante, di sentire il calore del suo corpo sulla mia pelle.

Esigevo il contatto fisico. Non riuscivo a stargli lontana. E mi ritenevo appiccicosa, ma ad Harry non dispiaceva.

Era sempre il primo ad accogliermi tra le sue braccia.

"Faith, mi faresti un favore?" chiese mia madre, la quale era appena entrata nella stanza.

Alzai leggermente il viso. Quanto bastava per riuscire a vederla, sulla soglia del salotto.

"Dimmi." le risposi.

"Più tardi devo preparare il pranzo e mi sono resa conto che mi mancano delle cose. Andresti al supermercato all'angolo?" chiese.

Annuii.

"Dimmi cosa ti serve." dissi poi.

Memorizzai quelle poche cose che mi chiese e andai in camera mia a vestirmi.





 

Quando tornai al piano di sotto, trovai Harry sul portone, stretto nel suo cappotto che osservava il display del cellulare.

Indossava un cappellino blu, il quale tirava indietro i suoi ricci, scoprendo la fronte.

Quando alzò il viso, mi sorrise.

"Non devi accompagnarmi, ci metto cinque minuti." dissi, ricambiando il suo sorriso e prendendo il cappotto dall'attaccapanni.

"Vado a piedi, è proprio dietro l'angolo." continuai.

Lui scosse la testa e aprì il portone.

Uscì e io lo seguii.

Appena uscimmo dal cancellino, mi prese la mano e mi avvicinò a se.

"Non voglio che esci più da sola." disse, con tono terribilmente serio.

"Come?" chiesi confusa.

"Se ti trova quando sei da sola.. voglio che stai sempre con me." disse, guardandosi intorno.

Lo osservai in silenzio e per la prima volta, lo vidi preoccupato, quasi spaventato.

Aveva capito che Seth era un tipo tenace e che non ci avrebbe lasciato in pace così facilmente.

E per la prima volta, anche io fui spaventata.

Non ci avevo pensato. Avevo intenzione di uscire di casa tranquillamente, ignorando il fatto che Seth mi stesse aspettando.

Poggiai la testa sul suo braccio, avvicinandomi ulteriormente al suo corpo.

"Va bene." dissi, tranquillizzandolo.



 

Entrammo nel piccolo supermercato e ci dirigemmo nei vari reparti.

"Il latte." disse Harry, quando mi vide pensierosa.

Si, perchè già avevo dimenticato ciò che mia madre mi aveva chiesto di prenderle.

Gli sorrisi divertita e lo andai a cercare.

"Voglio questi." dissi, indicando un pacchetto di biscotti.

"Se non ricordo male, quelli non erano previsti." disse divertito.

"Ma io li voglio." mi lagnai.

Mi guardò e scosse la testa.

"Harry, sono al cioccolato." dissi, sporgendo il labbro inferiore.

Si voltò verso la scatola di biscotti.

"Davvero?" chiese ironicamente.

Poi li afferrò e si voltò, allontanandosi a passo svelto.

"Allora li prendo io." disse ridendo.

"No, Harry. Sono miei, aspetta!" urlai, correndogli dietro.

Lui si voltò e dopo avermi fatto la linguaccia, corse via, infilandosi nei vari corridoi.

Lo seguii, cercando di non far cadere il latte e lo zucchero.

"Harry!" urlai, ridendo.

Si fermò all'improvviso, facendomi andare a sbattere contro la sua schiena.

"Ma sei impazzito?" chiesi, massaggiandomi la punta del naso.

Lui allungò una mano e mi spinse indietro, continuando a darmi le spalle.

"Che succede?" gli chiesi, quando mi accorsi del suo cambio di espressione.

"C'è Jared." disse con voce tesa, mente mi spingeva lungo il corridoio.

Odiavo quell'espressione. Gli si scurivano gli occhi e tendeva la mascella. Odiavo vederlo arrabbiato o.. insicuro.

Se lui aveva paura, io non mi sentivo più protetta.

Non aveva paura di Jared, neanche di Seth. Ne aveva di non riuscire a difendermi. Come già era successo.

Rimanemmo in silenzio.

Lui, che era più alto di me, guardava attraverso gli scaffali e quando riprese a camminare, capii che Jared era uscito.

Mi prese per mano e si diresse alla cassa.

"Muoviamoci e andiamo a casa." disse poi.



 

"Hai capito?" chiese la bionda.

La ignorai, del tutto persa tra i miei pensieri.

"Faith, non mi stai ascoltando." si lamentò Amber.

"Si, invece. Stavi parlando di Liam." dissi io.

"E cos'ho detto?" chiese lei, a braccia conserte.

Alzai gli occhi al cielo.

"Che ti manca?" tentai.

"E non sai quanto!" disse, sbattendo le mani sulle cosce.

Poggiai il mento sul palmo della mano e ripresi a guardare fuori dalla finestra del salotto di Emma.

"Sei assente." disse, quest'ultima, carezzandomi la schiena.

"No, va tutto bene." dissi.

In realtà, non era del tutto vero.

Quella mattina, avevo dovuto affrontare mio padre, il quale era venuto a farmi la ramanzina.

Non era affatto vero che aveva apprezzato la sincerità di Harry, quando gli aveva raccontato dello scontro avuto con Seth.

La verità, era che era arrabbiato e anche se non lo diceva, non era contento del rapporto che avevo con Harry.

Continuava a ricordarmi che la notte dovevamo dormire separati, anche se non aveva idea degli attorcigliamenti delle nostre gambe sotto le stesse lenzuola.

Era ancora schifato dalla quantità dei tatuaggi che Harry aveva e odiava persino il modo in cui teneva i capelli.

Io ridevo. Mio padre era buffo, riusciva a trovargli qualsiasi difetto. Eppure, ai miei occhi, lui appariva perfetto.

Ma allo stesso tempo, ero dispiaciuta. Speravo che riuscisse ad accettarlo. Che sorridesse vedendoci mano nella mano. Volevo che fosse felice per me. Ma non era così.

"Che c'è, piccola?" chiese Amber, con voce apprensiva.

Sorrisi.

Ero stata una pazza ad aver interrotto la nostra amicizia. Erano fondamentali per me.  L'uniche su cui potevo sempre contare.

"Niente di importante, davvero." dissi, sorridendole.

"Dove hai lasciato il tuo amore?" chiese Emma, facendoci ridere.

"E' andato a trovare Lexi, tra poco lo raggiungo." dissi.

"Oh, ma vai a piedi?" chiese Amber.

"Si, è qui vicino." dissi, alzando le spalle con noncuranza.

"Può accompagnarti mio padre." disse Emma.

Le sorrisi grata, ma scossi la testa.

"Posso sempre chiedere a Louis." dissi per tranquillizzarle. Ma non avevo la minima idea di farmi accompagnare da qualcuno.

Loro annuirono e io scesi dalla poltrona.

"Adesso vado." dissi sorridente.



 

Mi strinsi nel cappotto, affondando il viso nella sciarpa.

Mi guardavo intorno continuamente. Stavo diventando paranoica e cominciavo a credere che non fosse stata una buona idea uscire da sola.

Se Harry lo avesse scoperto, sarei stata sicuramente nei guai.

Tirai un sospiro di sollievo, quando arrivai al portone della mia amica, sana e salva.

Bussai e una Lexi sorridente, venne ad aprirmi.

"Starai congelando, entra!" urlò, afferrandomi per un braccio e tirandomi all'interno del suo delizioso appartamento.

Mi aveva raccontato che, fin da piccola, aveva aspirato all'indipendenza. Per questo, era andata ad abitare da sola, appena compiuti i diciotto anni.

L'appartamento era piccolo quanto accogliente e femminile. Lo adoravo.

"Sei venuta a piedi?" chiese, con tono apprensivo.

Mi fece scivolare il cappotto lungo le spalle e lo appese all'attaccapanni.

"Tu cosa?" chiese Harry, il quale si trovava nella stanza a fianco e aveva sentito la domanda che mi aveva fatto Lexi.

"Mi ha portata Louis." mentii, raggiungendolo.

Lo trovai a sedere sul divano in pelle bianca. Il sedere in avanti, completamente stravaccato sul divano della sua miglior amica.

Sul tavolino in legno, tre tazze fumanti di cioccolata calda.

"Scottano." disse Lexi ridendo, quando mi leccai i baffi ironicamente.

Mi sedetti accanto ad Harry, il quale mi sorrise.

Quando mi sporsi per poggiare il cellulare sul tavolo, premetti una mano sulla sua coscia.

Lui allungò la sua, per posarla sulla mia.

Appena lo fece, mi fulminò con lo sguardo. Non capii cosa fosse successo, ma il suo umore cambiò improvvisamente.

Lo guardai confusa, ma lui mi ignorò, tornando alla sua posizione iniziale.

Fu Lexi ad interrompere i mie pensieri, porgendomi la cioccolata fumante.



 

"Si può sapere che ti prende?" gli chiesi, quando dopo aver chiuso la porta della bionda, uscimmo dal suo giardino.

Lui mi ignorò, velocizzando il passo.

"Harry." lo richiamai innervosendomi.

Non ottenendo ancora nessuna risposta, strinsi in un pugno la manica del suo cappotto, obbligandolo a voltarsi.

"Perchè devi prendermi per il culo?" chiese, avvicinandosi improvvisamente a me.

Mi ritrovai ad indietreggiare, quando il suo volto si abbassò e incrociai il suo sguardo tagliente.

"Mi hai preso per un fottuto idiota?" chiese, alzando la voce.

Poggiai una mano sul suo petto, quando provò ad avvicinarsi ancora di più.

Non dovevo temerlo, ma quello sguardo mi terrorizzava. Odiavo quando alzava la voce con me.

"Avevi la mano congelata. Se ti avesse portata davvero Louis, saresti stata al caldo in macchina." urlò e capii il motivo di quella reazione.

"Tu sei venuta a piedi, da sola." disse.

Abbassai lo sguardo colpevole. Sapevo di meritare quella punizione.

"Avevi detto che non lo avresti fatto. Spiegami che ti passa per la testa." disse, riprendendo a camminare.

Lo seguii in silenzio. Non avevo scusanti. Avevo promesso di non uscire da sola.

"Mi dispiace." sussurrai.

"Vorrei solo che tu tenessi alla tua sicurezza, quanto lo faccio io." disse, con tono più pacato.

Allungai la mano, in cerca della sua.

Sorrisi, quando la strinse, invece di rifiutarla.

Poi sospirò e senza aggiungere altro, ci incamminammo verso casa mia.



 

"Ti ho detto che dobbiamo andare a sinistra." dissi ridendo, mentre Harry mi spingeva verso destra.

Erano almeno dieci minuti che eravamo fermi ad un incrocio, ridendo come dei matti, senza neanche un reale motivo.

Harry si era tranquillizzato ed era passato sopra alla mia disubbidienza.

Per fortuna,

"Sei sicura?" chiese ironicamente.

"E' casa mia, so dove abito." dissi divertita, cercando di farlo muovere.

Ma lui era più forte di me e mi impediva di farlo spostare.

Lui rise e prendendomi il viso tra le mani, mi stampò un bacio a fior di labbra.

"Portami dove vuoi." disse poi, strofinando la punta del suo naso, contro la mia.

Mi fece il solletico e risi, cercando di liberarmi dalla sua presa.

"Ti porterà all'inferno." disse una voce maschile, con voce divertita.

Mi pietrificai. Non ebbi neanche il coraggio di voltarmi.

Harry afferrò saldamente la mia mano e dopo aver serrato la mascella, si voltò.

"Ciao Harry." cantilenò Jared.

Mi voltai anche io, incontrando il sorriso divertito di Seth.

I ricordi di quella sera, si fecero spazio nella mia mente. Ma invece di iniziare a tremare, tutto quell'odio mi diede la forza di reagire.

"Figli di puttana." imprecai, avanzando.

Ma Harry, mi strattonò all'indietro, imprigionandomi tra le sue braccia.

"Voi dovete andare all'inferno!" urlai con rabbia.

Ottenni una risata dai due ragazzi.

"Sta zitta, cazzo." mi ammonì Harry.

Seth rise di gusto e si avvicinò, seguito da quello squallore del suo amico.

Continuava a venire verso di noi e Harry non indietreggiava.

Mi ritrovai a sfiorare il suo petto. Seth guardò Harry negli occhi, ignorando me, in mezzo ai loro corpi.

"Vuoi vendicarti?" chiese.

"Voglio darti la possibilità di farlo. Seguimi Harry." gli disse.

Quando sentii Harry muoversi, lo guardai scioccata.

"Va a casa, Faith." disse, liberandomi dalla sua presa e spingendomi indietro.

"Cosa?" chiesi, sgranando gli occhi.

I tre ragazzi presero a camminare avanti a me, lasciandomi li. Su quel marciapiede a chiedermi che cosa cazzo stava succedendo.

"Harry, no!" urlai, seguendolo e tirandolo indietro.

"Chiama Louis e fatti venire a prendere." disse severamente.

"Ma che cosa.. no Harry, ti faranno del male." piagnucolai, cercando di farlo ragionare.

Alle sue spalle, Seth aveva svoltato a sinistra e si era infilato in un vicolo.

Lo avrebbero massacrato, era quello che sarebbe successo, ne ero sicura.

"Devo farlo." disse, "Non mi accadrà niente, fidati di me." aveva continuato.

Iniziai a piangere. Ero incredula. Non stava succedendo davvero. Harry sapeva quando Seth fosse più forte di lui. Non era neanche solo. C'era Jared ad aiutarlo. Allora perchè voleva seguirli? Perchè voleva fare a tutti i costi l'eroe?

"Ti prego." dissi, tirandolo verso di me.

Ma lui si allontanò.

Quando provai ad avvicinarmi nuovamente, Jared venne verso di me.

"Va via, Faith." disse.

"Non toccarla." ringhiò Harry, afferrando il suo braccio e stringendolo con una forza inumana.

L'espressione di Jared cambiò drasticamente. Gli stava facendo male.

"Va bene." disse, divincolandosi dalla sua presa.

Harry mi guardò un ultima volta e si sforzò di sorridermi. Poi li vidi sparire nello stesso vicolo in cui era entrato Seth.

Il panico si impossessò del mio corpo. No ragionavo più. Non avevo idea di quello che avrei dovuto fare.

Non avrei chiamato Louis, ne per farmi venire a prendere, ne per chiedergli aiuto. Non volevo coinvolgerlo.

Decisi di aspettare qualche minuto, forse qualche secondo e poi di seguirli.

Tremavo e volevo piangere, ma decisi di essere forte, almeno una volta nella mia vita.

Guardai l'orario sul display del mio cellulare e mi accorsi che erano passati quattro minuti.

Ero spaventata e impaziente.

A passo veloce mi avviai verso il vicolo.

Sperai di vederli, almeno in lontananza. Ma niente.

Le pareti erano strette. C'era di tutto. La spazzatura abbandonata, emanava un odore nauseabondo.

Mi costrinsi a camminare in avanti.

Non c'era assolutamente niente. Alla fine, c'era solo un muro, non potevano essere lontani.

Mi fermai e decisi di rimaner ein silenzio.

Sentii esattamente quello che non avrei mai voluto sentire.

Gemiti di dolore.

Non mi feci prendere dal panico e ignorai le lacrime che cominciarono a scivolarmi dagli occhi come un fiume in piena.

Seguii quei rumori, li sentivo sempre più vicini. Mi ritrovai in mezzo a due aperture.

Presi coraggio e mi voltai a destra, niente.

Allora provai a sinistra.

Quel posto, sembrava tutto uguale.

C'erano queste pareti grigie e sporche, che formavano un vicolo chiuso.

Quasi infondo, riconobbi Harry, steso a terra, le spalle al muro.

Jared, che rideva, osservano la scena.

E poi, Seth, che proprio in quel momento, colpì Harry in pino viso.

 



 

SWAAG.

Si, lo so.  So che mi state odiando, lo so.

Vi chiederete il perchè di questi capitoli così tragici e violenti.  Ma io non so rispondervi, mi sono venuti così.

Però, ho una buona notizia. So che amerete il prossimo capitolo.

Sono sicura che vi piacerà.  Ci sarà più di una sorpresa e spero proprio che lo apprezzerete.

Per adesso, un bacione e alla prossima volta :)

Michi x





 

Faith

 

Harry

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Capitolo 41
*** «To make you feel my love.» ***


«To make you feel my love.»



 

"Lasciala." ringhiò Harry, asciugandosi con la manica della felpa del sangue fuoriuscito dalla bocca.

Jared, invece di dargli ascolto, strinse la presa attorno al mio bacino, bloccandomi le braccia. Impedendomi di fare qualsiasi movimento.

Harry era ancora a terra. Non immaginavo neanche le violenze che aveva subito. Lo vedevo a malapena. I miei occhi erano stracolmi di lacrime.

"Volevi assistere alla morte del tuo ragazzo?" chiese Seth, ridendo.

A quella parola, il cuore mi salì in gola e spalancai la bocca per urlare, ma non uscì mezza parola. Ero scioccata.

Non stava davvero succedendo a me. Non poteva averlo detto sul serio. Era tutto un incubo, non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderlo.

O forse si?

Dovetti stare a guardare, mentre Seth tornava a torturare Harry. Lo prese per i capelli, sollevandogli il viso. Lui provò ad afferrargli il braccio, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma era troppo debole per poter sopraffare sulla forza dell'altro.

"Sta ferma." disse Jared, quando iniziai a dimenarmi.

"Per favore Seth, lascialo stare!" piansi.

Lui in risposta, rise. Poi, ignorando totalmente le mie suppliche, gli tirò un pugno in pieno stomaco.

"No! Ti prego Seth! Lascialo, lui non c'entra!" urlai, sperando che qualcuno mi sentisse, che venissero ad aiutarci.

Sapere che facessero del male ad Harry, mi faceva male. Ma vederlo con i miei occhi e non poter far niente, era straziante. Era come se tutti quei pugni, li stessi ricevendo io.

"Per favore." dissi, quasi senza fiato.

I singhiozzi, facevano tremare tutto il mio corpo. Mi mancava il respiro.

"Jared! Jared, lasciami, ti prego!" urlai, quando un altro pugno entrò in contatto con la guancia di Harry.

"Non ci penso proprio." disse al mio orecchio, ridendo.

"Farò quello che volete." dissi, esasperata.

Lui rise di nuovo.

"Tutto quello che volete, ve lo prometto. Ma lasciatelo stare!" piansi.

Lui si fece serio.

"Tutto?" chiese.

"Faith." mi richiamò Harry con un filo di voce, meritandosi un calcio da parte di Seth.

"Tutto." dissi.

Si scambiò uno sguardo di intesa con Seth e mi lasciò andare.

Le braccia si erano indolenzite, ma le ignorai e feci un passo avanti, verso Harry.

Ma Seth, mi precedette, posizionandosi di fronte a me.

"Domani sera vieni qui. Alle undici. Da sola." sussurrò, in modo che potessi sentire solo io.

Annuii.

"Ti giuro, che se non vieni, puoi dire addio ad Harry." disse.

Annuii e poi, "Vattene ora." dissi tremante.

Lui sorrise soddisfatto e si allontanò, seguito da Jared.

Non aspettai un minuto in più e mi catapultai sul corpo di Harry.



 

Harry's point of view.

 

La porta si aprì e Faith entrò, porgendomi il bicchier d'acqua che le avevo chiesto pochi minuti prima.

Mi trovavo nella camera da letto di Lexi. Non avevo la minima intenzione di farmi vedere così dalla sua famiglia.

Per la seconda volta, ero stato letteralmente massacrato da Seth e questo mi faceva imbestialire.

Non per i lividi, non per il dolore in se. Ma per la sconfitta morale. Ancora una volta.

Odiavo il fatto di essere consapevole di non poter proteggere Faith da tutto.

Si sedette al mio fianco, guardandomi con il occhi arrossati e colmi di lacrime. Non aveva smesso di piangere neanche un secondo.

Aveva dovuto assistere a tutto. Jared la teneva ferma, mentre Seth mi riempiva di colpi, davanti ai suoi occhi.

Aveva sofferto più lei, che io. Non avrei dovuto permettere neanche questo.

Le sorrisi dolcemente, alzando il braccio per accarezzarle la guancia.

Lei chiuse gli occhi a quel contatto e l'ennesima lacrima scivolò tra le mie dita.

"Non piangere." sussurrai, sperando che la smettesse davvero.

"Non riesco a smettere." ammise, strofinandosi gli occhi.

Interpretai quell'azione come un disperato tentativo di cancellare tutte le immagini che sicuramente la stavano tormentando.

"Sto bene." dissi sorridendole.

Ed era vero.

Forse un po' dolorante, ma l'importante, era che fosse Faith a stare bene.

"Non è vero." disse, scuotendo la testa.

Mi alzai a sedere e prendendola per le spalle, l'avvicinai a me, facendola poggiare al mio petto. La strinsi tra le mie braccia.

"Tu stai bene?" chiesi.

"Solo se tu stai bene." disse. E io risi, perchè era la stessa cosa per me.

La porta si aprì e Lexi sorrise alla scena che le si presentò davanti.

"E' arrivato Louis." disse poi.

Faith si staccò da me e mi guardò confusa.

"Che ci fa qui?" chiese innervosendosi, probabilmente immaginando già la risposta.

"L'ho chiamato io." dissi.

Mi guardò male.

"Voglio stare con te." piagnucolò poi.

Le sorrisi. Per quanto cercasse di farmi pena, l'unica cosa che riuscivo a pensare, era che fosse tremendamente adorabile.

Le carezzai una guancia.

"Ci vediamo domani." dissi.

Non potevo tornare a casa sua. Non avevo il coraggio di farmi vedere in quello stato da suo padre.

Una volta me l'ero cavata, la seconda, mi avrebbe sbattuto fuori di casa.

Avrei passato la notte a casa Lexi.

Lei mi guardò poco convinta.

Presi il suo viso tra le mani e la baciai, sorridendole a fior di labbra.

"Sono in buone mani." dissi, riferendomi a una delle mie migliori amiche.

Lei sorrise a sua volta.

"Lo so." rispose.

Poi sospirò e si alzò.

"Faith?" la chiamai, mentre si dirigeva verso la porta.

"Non uscire da sola, per favore." dissi, estremamente serio.

Lei annuì, altrettanto seriamente.

Sapevo che questa volta mi avrebbe ascoltato.

Poi mi sorrise e uscì.



 

"Che stai facendo?" chiesi a Lexi, quando la vidi prendere in mano uno dei suoi cuscini.

"Vado a dormire nell'altra stanza." disse.

Risi.

"Non fare la stupida, hai sempre dormito con me." dissi, riferendomi alle volte che si era fermata a dormire nella mia stanza.

"Ma adesso è diverso. Adesso c'è Faith." disse.

"Lei si fida di me. E poi dormiamo, non facciamo niente di sbagliato." dissi.

Allora lei si avvicinò e si sedette al mio fianco.

"Come stai?" chiese.

"Male." dissi divertito.

"Ho dolore qui, qui, qui, qui e.. qui." dissi, indicandomi varie parti del corpo.

Lei rise, ma non era una battuta. Mai, in tutta la mia vita, ne avevo prese così tante.

"Credevo fossi più forte." disse divertita.

"Già, lo credevo anche io." dissi, malinconicamente.

"Perchè l'hai fatto?" chiese, adesso seriamente.

"Cosa?" chiesi, non sapendo a cosa si stesse riferendo precisamente.

"Perchè li hai seguiti, pur sapendo che ti avrebbero fatto del male." chiese, quasi incredula.

"Perchè la amo." risposi, senza neanche doverci pensare per un secondo.

Rimasi sorpreso dalle mie stesse parole. Sorpreso dalla semplicità con cui erano uscite dalla mia bocca. Dalla spontaneità con cui le avevo pronunciate. Come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

E forse lo era.

Un enorme sorriso di fece spazio sul volto di Lexi.

"E' bello, vero Harry?" chiese.

"Cosa?" mi ritrovai a chiedere, per la seconda volta.

"L'amore." disse.

Sorrisi.

"No, lei è bella." risposi.



 

Faith's point of view.

 

Cenai con la mia famiglia.

Dissi loro che Harry era dovuto rimanere da Lexi, perchè i suoi genitori erano andati fuori città per lavoro. Tanto nessuno poteva immaginare che Lexi vivesse da sola.

Poi, con la scusa di andarlo a trovare, uscii.

Decisi che sarei stata da loro e che poi sarei andata in quel vicolo, dove non immaginavo cosa mi aspettasse. O forse si.

Ma non potevo più tirarmi indietro, altrimenti avrebbero fatto del male ad Harry. E davvero non potevo permetterlo.

Cercai di non pensarci, ma la visita delle mie amiche, non fu molto d'aiuto.

Mi dissero che ero strana negli ultimi giorni, che ero pensierosa e io, forse stupidamente, gli raccontai quello che era successo nel pub, qualche sera prima.

Loro non sapevano niente, neanche dei messaggi che Seth mi inviava ormai da un anno.

Non ne avevo mai parlato con nessuno.

Finii anche per raccontagli quello che era successo il giorno prima.

"Con 'tutto', cosa intendeva Seth?" chiese Emma, titubante.

Sospirai, indecisa se parlare o no. Ma ero arrivata ad un punto, che odiavo tenermi le cose dentro.

"Devo vederlo stasera." dissi.

"Ma sei impazzita?" chiese Amber, alzando la voce e sgranando gli occhi.

"Amber, devo per forza! Ha minacciato di far del male ad Harry." dissi.

"Ma così farà del male a te!" disse Emma.

"Non mi importa. Mi basta che non arrivi ad Harry." dissi.

"Faith, ragiona. So che tieni a lui.. ma non credo che tu voglia essere violentata in un vicolo sudicio e abbandonato." disse Emma.

Odiai la crudezza con cui disse quelle parole.

Perchè anche se era riuscita a terrorizzarmi ancora di più, sarei andata lo stesso.

"Andrà tutto bene. Non mi farà del male. Io.. voglio solo parlargli." dissi, pur sapendo che mi avrebbe messo le mani addosso ancor prima che io riuscissi a spicciare parola.

"Faith." disse Amber, poco convinta.

"Per favore, non ditelo a nessuno. Fidatevi di me." conclusi, prima di uscire di casa.



 

"Si sta facendo tardi. Hai chiamato Louis?" chiese Harry.

Lo ignorai e mi stesi su di lui, tenendomi sollevata sui gomiti, poggiati ai lati del suo viso.

Era ancora sul letto di Lexi. Ma stava bene, era solo pigro.

Gli baciai il naso. Poi la guancia. La mascella. Il mento. Le labbra.

"Dovrei farmi picchiare più spesso." disse lui, ridendo.

Ricambiai la risata, anche se la battuta non mi era piaciuta per niente.

Posò le mani sui miei fianchi e mi attirò a se, facendo scontrare i nostri bacini.

In quel momento, mi ritrovai a pensare a cose che non mi erano mai passate di mente.

Harry era più esperto di me, in tutti i campi. Ma soprattutto in uno.

Ci sapeva fare con le ragazze e sarei stata pronta a scommettere che Jazmin, non fosse stata l'unica con cui era stato a letto.

Io, invece, non avevo nessuna esperienza di quel tipo e mi chiedevo quando sarei stata pronta a fare quel passo.

"Che c'è?" chiese, strofinando il naso contro il mio.

Sorrisi.

"Niente." dissi poi.

Mi misi a sedere a cavalcioni sulla sua pancia e presi il telefono.

Lo sbloccai e finsi di aver ricevuto un messaggio.

"E' Louis, devo andare." dissi, rendendomi conto che mancavano pochi minuti alle undici.

"Dammi un bacio." disse, facendomi sorridere.

Mi abbassai e dopo averlo baciato, scesi dal letto.

Mi chiesi se lo avrei rivisto e mi resi conto di essere diventata pazza. Seth non mi avrebbe mica uccisa.

Cosa andavo a pensare?

Per sicurezza, lo baciai un'altra volta. Più a lungo del solito.

"A domani." disse, sorridendomi.



 

Le strade buie, non aiutavano per niente. Avevo paura.

Ricercai la strada del giorno prima e cercai di ricordare il punto in cui li avevo trovati.

Avanzai lentamente, obbligandomi a non scappare.

C'era un motivo se ero li. Dovevo proteggere Harry e non potevo fallire.

Quando mi voltai a sinistra, un ragazzo incappucciato attirò la mia attenzione.

Sotto, sotto, speravo che ci fosse stato anche Jared. Ma no, sarei stata sola con Seth.

Presi coraggio, non so dove e avanzai in sua direzione.

"Ti sottovalutavo, Cooper." disse, quando si voltò.

Rimasi in silenzio.

"Credevo che non saresti venuta." continuò a parlare, adesso avvicinandosi a me.

"E invece sono qui. Che vuoi farmi?" gli chiesi, sperando che il tutto finisse il prima possibile.

Sorrise e questo mi fece capire le sue intenzione.

"Voglio farti mia, no?" chiese divertito.

"Perchè non mi lasci in pace?" chiesi esasperata.

Non ne potevo più. Lo volevo fuori dalla mia vita. Volevo che la smettesse di fare lo psicopatico e che capisse che non potevo essere sua.

"Perchè ti voglio, Faith." disse, avvicinandosi ancora.

Mi ritrovai ad indietreggiare.

Volevo essere coraggiosa e rimanere li, ma forse sarei stata solo stupida.

"Vieni qua, hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa." disse, divertito.

Scossi la testa e non riuscii a fermarmi.

Le mie gambe si mossero da sole e mi ritrovai a correre.

Corsi lungo il muro, ma quando arrivai all'angolo, la sua presa, mi fece rimbalzare indietro.

Mi spinse al muro.

Ignorai il dolore alla testa, sapendo che sarebbe stata l'ultima cosa a farmi male.

"Devi mantenere la tua promessa, Cooper." disse, avvicinandosi a me.

Strinse in un pugno i miei capelli, obbligandomi ad inclinare la testa da un lato.

Trasalii, quando la sua bocca si fiondò nell'incavo del mio collo, succhiando e mordendo.

Cercai di allontanarlo da me. Ma era troppo forte.

Ormai piangevo continuamente, quindi non mi sorpresi, quando iniziai a versare lacrime di disperazione.

"Sta zitta." mi rimproverò.

Posò una mano sul mio sedere e lo strinse con forza, ridendo divertito.

"Non lamentarti." disse poi.

Cercai di pensare al motivo per cui stavo subendo tutto questo. Lo facevo per Harry.

Distolsi lo sguardo, quando sbottonò i miei jeans.

"Brava ragazza." disse soddisfatto.

Chiusi gli occhi.

Ma quando sentii dei passi, li riaprii.

Il suo corpo si allontanò dal mio, giusto quel poco che occorreva per poter incrociare il suo sguardo.

"Lo hai detto a qualcuno?" chiese, evidentemente arrabbiato.

Scossi la testa.

"Non mentirmi, puttana!" disse con rabbia, afferrando le mie spalle e scuotendomi freneticamente.

Non avevo idea di chi fosse. Non avevo detto a nessuno di quell'incontro. Avevo mantenuto la promessa.

Ma poi sentii la sua voce in lontananza, sempre più vicina.

"Chiamala un'altra volta come tua madre e non esci vivo da questo posto di merda." disse.

Era buio e non distinguevo la sua sagoma. Ma quella voce, l'avrei riconosciuta tra mille.

"Louis." sussurrai, in uno stato di incoscienza.

Ero incredula. Com'era possibile che sapesse dov'ero?

"Questa me la paghi, Faith." ringhiò Seth, guardandomi con rabbia.

"Io.. non l'ho chiamato." dissi, sorpresa quanto lui.

Mi lanciò un'occhiata tagliente prima di voltarsi.

"Fatti i cazzi tuoi, Tomlinson." ringhiò.

"Va via." aggiunse.

Louis fece qualche passo avanti. Adesso lo vedevo.

Non sapevo che intenzioni avesse, ma mi sentii improvvisamente al sicuro.

Approfittai di quel momento, per richiudere la cerniera dei jeans.

Non mi avrebbe fatta sua neanche quella sera.

"Forse non hai capito, Seth. Tu Faith non la devi toccare." disse, continuando ad avanzare.

Seth rise di gusto.

"Altrimenti cosa mi fai? Sai che ci metto meno di un minuto a ridurti peggio di Harry." disse.

E sapevo che era la verità. Ma poi fu lui a ridere.

"Non questa volta." disse. Ma non parlò Louis.

Alla nostra sinistra, da dietro l'angolo, avanzò il mio ragazzo.

Non mi guardò. Sapevo che era arrabbiato con me. Avevo disubbidito, di nuovo. Gli avevo detto che non sarei uscita da sola e invece lo avevo fatto, ancora.

Continuavo a domandarmi come facessero ad essere li e semplicemente a ringraziare il cielo che ci fossero.

"Credete di essere più forti perchè siete in due?" chiese Seth, ridendo.

"Tre."

Alle spalle di Louis, Liam.

Spalancai la bocca e lo guardai scioccata. Che diamine ci faceva a Doncaster?

Per la prima volta, vidi Seth in difficoltà.

"Siete così codardi, che non avete il coraggio di affrontarmi singolarmente?" chiese, credendosi superiore.

"Saremo anche codardi, ma stasera non sarò io ad avere dei lividi." disse Harry, sadicamente.

A quelle parole, mi venne quasi da sorridere.

I tre ragazzi, avanzarono verso di noi e Seth strinse le mani in pugni, obbligandosi a non muoversi, a non mostrarsi debole.

Un minuto dopo, Louis gli aveva tirato un pungo nello stomaco e Liam lo aveva spinto a terra.

Ma non potei assistere ad altro, perchè un quinto ragazzo, mi trascinò via. Mi prese per mano e iniziò a correre, uscendo fuori dal vicolo.

Riconobbi la sua pelle olivastra e i capelli scuri.

"Zayn!" urlai, mentre raggiungeva la strada principale.

Si fermò sul marciapiede e subito dopo, mi strinse a se.

Lo abbracciai, circondando il suo busto con le braccia.

Perchè ero spaventata e avevo bisogno di conforto. Perchè non lo vedevo da tanto e mi era mancato terribilmente tanto.

"Zayn." ripetei, adesso con voce estremamente dolce.

"Siamo arrivati in tempo?" chiese, sorridendomi e allontanandosi per poter incontrare il mio sguardo.

"Si. Ma come.. chi vi ha detto dov'ero?" chiesi, confusa.

"Amber ed Emma." disse.

Ma certo. Solo loro ne erano a conoscenza. Come avevo fatto a non pensarci prima?

"Ne hanno parlato con Harry e poi, lui e Louis, ci hanno chiamato." aggiunse.

"Servivano rinforzi." disse ridendo.

"Sono felice di vederti." dissi, abbracciandolo di nuovo.

"Anche io." rispose.

Mi allontanai e il sorriso mi morì sulle labbra.

"Andiamo a vedere cosa succede." dissi, prendendogli la mano.

Ma lui mi attirò a se, impedendomi di rientrare in quel vicolo.

"Non preoccuparti. Gli stanno facendo il culo." disse compiaciuto.

E io mi sforzai di ridere.

Non avevo mai tollerato la violenza, neanche come vendetta.

Sapevo che Seth aveva fatto delle cose orribili e che aveva fatto decisamente arrabbiare Harry.

Ma non volevo che lui si vendicasse usando gli stessi mezzi.

Per di più, tre contro uno.

Sospirai.

Perché stavo difendendo Seth?

"Ok, però adesso basta." dissi nervosamente.

Zayn divenne serio e guardò il vicolo, nel quale io volevo entrare.

"Vuoi davvero andare?" chiese.

"Voglio che tutto questo finisca il prima possibile." dissi.

Mi guardò, comprendendo il mio stato d'animo e senza lasciare la mia mano, entrò nella strada buia.

Mi strinsi al suo braccio e lasciai che mi guidasse verso le imprecazioni di Harry.

"Adesso non ridi più, eh?" lo sentii chiedere, divertito.

E poi dei gemiti di dolore, provenienti da Seth.

Mi bloccai improvvisamente.

"Non voglio vedere. Vai tu." dissi.

"Non ti lascio qui da sola." disse Zayn.

"Non importa. L'unica persona che potrebbe farmi del male, sta ricevendo pugni da Liam." dissi, convincendolo.

"Torno subito. Non muoverti."

Quando sparì, tesi l'orecchio, ma riuscii a sentire ben poco.

Mi strinsi nel leggero cappotto.

Era pieno inverno e solo in quel momento, mi resi conto di aver freddo.

Quando sei concertata sulle tue emozioni, sembra che il mondo esterno, si dissolva.

Poi, una mano si posò sulla mia bocca e delle labbra, sussurrarono al mio orecchio.

"Se vuoi che non accada niente a te e ai tuoi amici, va da loro e fermali." disse Jared.

Quando riconobbi la sua voce, mi resi conto di essere stata una stupida per l'ennesima volta. Era scontato che nei paraggi ci fosse anche lui. Loro non si dividevano mai, si spalleggiavano l'uno con l'atro e io avrei dovuto prevedere quella visita.

Provai a liberarmi dalla sua presa, ma lui, fece ancora più forza.

"Se succede qualcosa a Seth, vi ammazzo tutti." ringhiò.

Ma non mi fece paura la sua minaccia. Non poteva dire sul serio.

Improvvisamente mi lasciò.

"Sei avvertita." disse poi, prima di sparire nel buio.

Il respiro affannato, faceva muovere velocemente il mio petto, alla ricerca di un po' di ossigeno.

"Harry!" urlai, sperando che mi sentisse.

E se avessero esagerato con Seth?

Se Jared avesse davvero l'intenzione di vendicarsi?

"Zayn?" lo chiamai, questa volta piangendo.

"Liam!" urlai, al limite delle mie forze.

"Venite vi prego!" singhiozzai.

Quando sentii i loro passi, fu come entrare in un'atmosfera immune al mondo esterno.

La sicurezza che mi trasmettevano solo con la loro presenza, non l'avevo mai capita.

Poi riuscii anche a vederli, si avvicinavano a me.

Liam mi sorrise. Così come Zayn e Louis.

Ma quando i tre ragazzi si fermarono davanti a me, Harry proseguì a camminare, ignorandomi del tutto.

Mi voltai, guardandolo mentre dandomi le spalle, si allontanava.

Liam posò una mano sulla mia spalla, attirando la mia attenzione.

"Stai bene?" chiese.

"Si, io.. grazie ragazzi." dissi, sinceramente riconoscente.

"Non lo dire neanche." disse Zayn, abbracciandomi.

Tra le sue braccia mi sentivo amata, al caldo, al sicuro.

Non avevo legato fin da subito con lui, ma dopo il litigio con Louis e le mie amiche, ci eravamo avvicinati molto e avevo scoperto la meravigliosa persona che era.

"Devo andare da Harry, lui.. sarà furioso con me." dissi, aspettandomi il peggio.

"Va bene. Noi rimaniamo qualche giorno da Louis." disse Liam.

Iniziammo a camminare, dirigendoci verso l'uscita.

"Allora ci vediamo presto." dissi, quando arrivammo sulla strada principale.

Loro mi sorrisero e svoltarono a sinistra, diretti verso casa.

Sulla destra, Harry era poggiato con la schiena al muro.

Aveva la mascella tesa ed evitava il mio sguardo.

"Dormo da Lexi. Torna a casa con loro." disse, con voce terribilmente tagliente.

Mi avvicinai a lui.

"Per favore, torna con me." lo pregai.

Alzò il viso.

"No." disse, scuotendo la testa.

Serrai le labbra.

"Harry, ho dovuto farlo. Mi ha minacciata!" dissi, esasperata.

Lui mi guardò, la mascella tesa, gli occhi spenti e severi, la bocca serrata.

"Ha detto che.. ti avrebbe fatto del male."

Iniziai a piangere, nonostante credetti di aver terminato tutte le lacrime.

"Cazzo, Faith! Dovevi dirmelo." imprecò, alzando la voce.

"Non potevo." singhiozzai.

"Poteva farti qualsiasi cosa!" urlò con rabbia.

Posai una mano sulle labbra, cercando di limitare i singhiozzi.

"Perché l'hai fatto?" chiese.

Abbandonai le braccia lungo i fianchi e mi arresi all'evidenza.

"Perché ti amo."

Sentii quelle parole, prima ancora che potessi accorgermi che a pronunciarle, ero stata proprio io.



 

Harry's point of view.

 

Rimasi immobile.

Pietrificato dalle sue parole.

E capii tutto.

Era stata la stessa risposta che avevo dato io a Lexi.

Mi ero messo nei guai perché l'amavo e non mi interessava della mia sicurezza, ma solo della sua.

E, forse, era stato così anche per lei. Lo aveva fatto per me, perché mi amava.

Sorrisi incoscientemente, nonostante lei fosse scioccata delle sue stesse parole.

Nessuno aveva mai detto di amarmi.

Neanche Liz, neanche Jazmin.

A Faith, invece, era scappato.

Come se quelle parole se le fosse tenute dentro per troppo tempo.

E ci ritrovammo a ridere, perché lo sapevamo entrambi, ma non ce lo eravamo mai detto.

Rise, anche se aveva gli occhi rossi e lucidi. Ed era bellissima.

Poggiai le mani sulle sue guance arrossate e feci scontrare le nostre fronti.

Smisi di ridere e le sorrisi.

Sentivo la gioia scoppiarmi nel cuore.

Era l'unica con cui volevo stare, l'unica a cui volevo dedicarmi completamente.

Senza limiti, senza riserve.

Le appartenevo. Sarei stato me stesso. Avrei superato le mie paure e l'avrei aiutata a superare le sue.

Avrei abbattuto il muro con cui mi ero circondato. Avrei abbassato le difese e sarei stato completamente suo.

"Ti amo anche io, Faith."




 

SWAAG.

Ma ciao bellissime, come va? Tutto bene? Famiglia, amore, scuola, salute?

Sono elettrizzata, amo questo capitolo. Perchè loro si amano. E io amo voi. E questo è tutto molto hugruhwrgvuy.

Va bene, non so cosa mi sono fumata, ma insomma, ecco.. spero che sia piaciuto anche a voi.

Ci sono anche Zayn e Liam, cosa volete di più dalla vita? Un Lucano? Nessun problema, chiamiamo Tyler e ce lo facciamo fare.

Se vi state chiedendo che fine ha fatto Nialler, vi assicuro che è vivo.

 

Richiesta Importante:

Alcune di voi mi hanno detto (ancora grazie mille), che questa tizia: horanhugg, ha rubato la mia storia.

Sono andata a controllare e in effetti, questa, ha pubblicato alcuni capitoli (senza modificarne neanche una virgola), di Starlight.

Ora, io vi chiederei gentilmente di segnalarla.

E facilissimo. Dovete andare sul suo profilo, entrare nella storia prendere uno dei capitoli a caso che a pubblicato e poi, sulla destra, in alto, c'è scritto: "Violazione?".

Cliccate e poi selezionate la voce "Problemi di plagio o ispirazione presenti nella storia Starlight?".

Infine, scrivete che questa ha rubato la mia storia e ci inserite il link dell'originale.

Può sembrare lungo, ma ci vogliono due minuti contati.

Fatelo per me, per favore.

 

Un bacio,

Michi x
 


 

Faith

Harry




 

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Capitolo 42
*** «I believe in us.» ***



«I believe in us.»


 

Sbattei più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco.

Le tapparelle della mia finestra, erano aperte e una luce debole, filtrava da esse.

Ero sdraiata su un fianco e davanti me, Harry era nella mia stessa posizione.

Si sorreggeva la tempia, con il palmo della mano. Poggiando il gomito sul suo cuscino.

Sorrideva e mi stava guardando.

Per un attimo, mi chiesi se fosse stato tutto un sogno.

Avevo davvero trovato il coraggio di dire ad Harry che lo amavo?

Ma soprattutto, Harry aveva davvero detto di amarmi?

"Buongiorno bellissima." disse, facendomi arrossire di prima mattina.

Sorrisi, affondando il viso nel suo petto. Lo senti sorridere contro i miei capelli.

In realtà, non era cambiato molto tra noi. Ma avevamo fatto sicuramente un passo importante.

Non sapevo a quante ragazze lo avesse detto prima.

Io ero innamorata di Louis, ma non lo avevo mai amato quanto amavo Harry, ne ero sicura.

"Ho una cosa per te." disse divertito.

Si alzò a sedere e si sbilanciò di lato, per afferrare qualcosa dal comodino.

Quando riapparse con il pacchetto dei biscotti che avevamo comprato insieme qualche giorno prima, risi.

Li afferrai poco dopo, guardandolo divertita.

Ne aprii un pacchetto e divorai un biscotto al cioccolato.

Lui mi guardò sorridente.

Non ero imbarazzata, ma era strano.

Ripensavo al fatto che eravamo finiti casualmente in detenzione insieme, che non ci sopportavamo e che adesso, eravamo due ragazzi che stavano insieme e si amavano.

Ero riuscita a voltare pagina, ero riuscita ad innamorarmi di nuovo.

Avevo ripreso le mie migliori amiche nella mia vita. Avevo perdonato Louis.

Avevo degli amici fantastici, che avevano preso un aereo, per venire in mio soccorso.

Sorrisi e un minuto dopo, avevo allacciato le braccia attorno al suo collo e lo avevo stretto a me.

Lui rise e posò le mani sulla mia schiena.

Fui così improvvisa, che lui si lasciò cadere all'indietro.

Mi stesi sopra di lui e gli schioccai un bacio sul collo.

"Dillo ancora." sussurrò, sfiorando la mia guancia con le labbra.

"Che cosa?" chiesi confusa, non sapendo a cosa si stesse riferendo.

Harry continuò il tragitto che stava percorrendo con le labbra fino a posarle sulle mie, senza baciarle, soltanto sfiorandole delicatamente.

"Che mi ami." disse semplicemente, sorridendo sulle mie labbra.

Lo feci anche io sulle sue e improvvisamente ci ritrovammo a ridere, senza neanche un reale motivo.

Smisi di ridere e anche di sorridere. Mi specchiai nei suoi occhi e anche lui fece serio.

Poi, per la seconda volta, quelle parole uscirono dalla mia bocca.

"Ti amo, Harry."

E non erano mai suonate così sincere.

"Ancora." mi supplicò, come se gli stessi cantando le parole della sua canzone preferita.

Risi divertita, per quel momento così importante, ma anche buffo e dolce, allo stesso tempo.

Risi di noi, che non ce lo eravamo mai detto e adesso non ne avevamo mai abbastanza.

Perchè l'amore è bello, è bello amare ed è bello essere amati.

"Ti amo." dissi, strofinando la punta del mio naso, contro il suo.

Poi, sgranò improvvisamente gli occhi.

"Cazzo Faith, è tardi!" urlò, spingendomi di lato, facendomi rotolare sul letto.

"Vestiti, dobbiamo andare da Emma." disse con agitazione, mentre si catapultava sulla sua valigia.

Mi sollevai sui gomiti e lo guardai confusa.

"Perchè?" chiesi.

"Questa mattina ha chiamato e ci ha invitato a pranzo." disse, mentre si sfilava la maglietta.

Mi alzai e velocemente, mi diressi in sua direzione.

Poggiai le mani si suoi pettorali nudi e gli stampai un bacio a fior di labbra.

"Va bene." dissi poi, andando verso il bagno.

Mi chiusi dentro e lavai il viso.

Dall'altra parte della porta, lo sentii urlare.

"Me lo ripeti un'altra volta?" chiese divertito.

Risi e chiusi l'acqua del rubinetto.

"Ti amo!" urlai in risposta, sperando che almeno questa volta, lo dicesse anche lui.

Ma ottenni solo una risata e mi unii a lui, per poi lavare i denti.



 

"Faith!" urlò Niall, abbracciandomi.

Avvolsi le braccia attorno al suo bacino e lo strinsi forte.

Non sapevo che era in città pure lui. Adesso, tutti i miei amici erano in quella stanza e non potevo non essere al settimo cielo.

"Come stai?" mi chiese il biondo.

"Bene e tu?" chiesi, scompigliandoli i capelli.

"Bene." disse ridendo.

Un braccio muscolo mi avvolse le spalle.

"Ciao." disse Zayn, baciandomi la guancia.

Sorrisi.

Ero davvero felice di vederlo.

"Sono il tuo eroe, vero?" chiese divertito, riferendosi al salvataggio della sera prima.

"Non so cos'avrei fatto senza di voi." sussurrai, ripensando a tutti i fatti accaduti.

Sul serio, dove sarei adesso, se loro non fossero venuti ad aiutarmi?

"Grazie." dissi.

"Non devi ringraziarci." disse Zayn.

"Oh si che deve." disse Louis, ridendo, mentre apparecchiava.

"Grazie Louis." dissi con tono ironico, prendendogli di mano un paio di piatti e aiutandolo a distribuirli sulla tavola.

Poi decisi di andare a vedere come procedeva in cucina.

Mi affacciai e trovai Harry ed Emma, intenti a cucinare un banalissimo piatto di pasta.

Harry era in grado di cucinare, me lo aveva dimostrato più volte. Infatti, era Emma il problema.

"Hai messo il sale nell'acqua?" gli chiese lui.

"Cosa? Il sale?" chiese lei, entrando nel panico.

Harry alzò gli occhi al cielo.

"Il sale, Emma, ci va il sale." disse spazientito.

"Il sale. Ok, aspetta." disse la mia miglior amica, muovendosi velocemente.

Aprì uno sportello e ne tirò fuori un barattolo.

"Basta! Ci vuoi avvelenare?" disse Harry, togliendoglielo di mano, appena vide che ne stava versando una quantità illegale.

Cercai di trattenere le risate, era divertente poterli spiare di nascosto. Non potevo farmi beccare.

La ragazza sbuffò, ormai arresa all'evidenza della sua pessima dote culinaria.

"Sono un'incapace." disse, sedendosi su una sedia.

Harry le sorrise divertito.

"Non abbatterti. Un giorno ti faccio un corso accelerato di cucina, ok?" gli chiese.

Quando vidi Emma sorridere, sorrisi anche io. Perchè mai avrei creduto di vedere una scena simile.

"Dai, scola la pasta." disse Harry, incoraggiandola.

Lei si alzò e si avvicinò a lui.

Feci un passo indietro e tornai dagli altri, lasciando a quei due, il compito di servirci un pranzo decente.

"No Emma, ma che fai? Non così!" sentii Harry urlare e scoppiai a ridere, perchè la mia miglior amica, era veramente una frana.



 

"E' così male?" chiese Emma, guardandoci.

"No tesoro, è.. mangiabile." disse Amber, sforzandosi di sorriderle.

"Fa schifo." commentò Niall, senza farsi troppi problemi.

"Grazie amore." disse Emma, offesa.

Niall rise.

"In ogni caso." iniziò Harry, "Ha fatto tutto lei, non date la colpa a me." disse.

"Siete davvero gentili." disse Emma, guardandolo male.

Anche Harry rise e poi gli dedicò un sorriso smagliante, di quelli che ti fanno sciogliere il cuore.

E lei tolse il muso. Perchè nessuno, resisteva alle fossette di Harry.



Non mi ero mai divertita tanto.

Era bello poter stare di nuovo tutti insieme, senza problemi, senza litigi e senza pensieri.

Evitai l'argomento Seth, per tutto il giorno. Ma un dubbio, ancora mi frullava in testa.

Cos'era successo?

Lo scacciai ancora una volta e mi concentrai su Louis, che ci stava accompagnando alla porta.

"Sei davvero divertente." dissi, riferendomi alla squallida battuta che aveva appena fatto.

Harry rise con noi, posando una mano sulla mia schiena.

Aprii il portone e mi fermai sulla soglia. Ero da sola con Harry e Louis, dovevo parlargli.

"Ragazzi." dissi, attirando la loro attenzione.

"Mi spiace rovinare l'atmosfera spensierata che si è creata, ma devo chiedervi una cosa." continuai.

Si guardarono, scambiandosi uno sguardo complice, poi sospirarono.

"Vuoi sapere di Seth, non è vero?" chiese Louis.

Annuii.

Qualche secondo dopo, Harry si decise di degnarmi di una risposta.

"Sappiamo tutti che non la forza, non si ottiene niente. Forse, per una volta, abbiamo vinto noi perchè eravamo in quattro. Ma lui potrebbe sempre trovarci da soli e.. vendicarsi." disse.

L'idea di un altro scontro, mi fece tremare.

Se Seth avesse di nuovo toccato Harry, non lo avrei sopportato.

"Quindi?" chiesi impaziente, sperando che arrivasse presto al punto.

"Quindi lo abbiamo minacciato di denunciarlo per tentato stupro." disse.

Mi pietrificai a quelle parole. A quella parola.

Harry se ne accorse e prese la mia mano nella sua.

"Tranquilla, non ce ne sarà bisogno." disse.

Abbassai il viso. Che probabilità c'era che mi andassi a mettere con un malato di mente che mi avrebbe perseguitata per tutta la vita?

Sospirai.

"Non voglio più parlarne." dissi.

Louis sorrise.

"Mi sembra la cosa migliore." disse poi.

"Bene, allora adesso noi ce ne andiamo." disse Harry, impaziente.

Sorrisi divertita e salutando Louis, mi avviai nel vialetto, diretta all'uscita.



 

"Dove andiamo?" chiesi ad Harry, annoiata.

Eravamo in macchina da qualche minuto e io, mi ero già stancata.

Si voltò per un secondo, sorridendomi.

"A fare un giro." disse poi.

Riportò lo sguardo sulla strada ed io ne approfittai per osservare i lineamenti del suo viso.

Sorrise, sapevo che se ne era accorto.

E mentre ero persa nei miei pensieri, un ricordo, balenò nella mia mente.

"Avevi detto di non credere nell'amore." dissi improvvisamente.

"Cosa?" chiese ridendo.

Mi posizionai meglio sul sedile e lo guardai.

"Quando ti chiesi se amavi Jazmin, tu ridesti e mi rispondesti che all'amore non ci credevi." dissi.

Il sorriso si spense sulle sue labbra.

"Dicesti che l'amore è un illusione. Che sentiamo il bisogno di amare solo per non sentirci soli." dissi, riportando le sue stesse parole.

Ci pensai sul serio. Riflettei sulla conversazione avuta mesi prima che, chissà per quale motivo, mi era tornata in mente.

"Harry." dissi, ma lui non si mosse, ne tanto meno rispose.

"Stai con me per non sentirti solo?" chiesi.

E mi sentii stupida appena pronunciai quelle parole ad alta voce.

Lui si irrigidì e si voltò a guardarmi accigliato, per poi riportare l'attenzione sulla strada.

"Mi prendi per il culo?" chiese, innervosendosi.

Lo guardai male.

Per quanto fosse assurdo, stavo affrontando un discorso serio e volevo una risposta altrettanto seria da parte sua.

"Sei stato tu a dire che non credi nell'amore. Allora non è vero che mi ami." dissi, facendomi prendere dalla situazione.

Appena finii la frase, Harry sterzò improvvisamente.

Poggiai la schiena al sedile, presa alla sprovvista da quell'azione inaspettata.

Frenò bruscamente, accostando al ciglio della strada.

Lo guardai scioccata, quando si voltò verso di me, liberandosi della cintura.

"Non devi provarci, Faith. Non provare neanche a dirlo." disse arrabbiato, alzando il tono della voce.

"Sai cos'è successo. Sai perchè ho smesso di credere nell'amore tanto tempo fa. Ma se non te lo ricordi Faith, te lo dico io."

Sapevo di cosa stava parlando e volevo fermarlo prima che lo dicesse ad alta voce, ma lui iniziò a parlare senza freno.

"L'unica ragazza che ho mai amato, è morta." disse.

Persi un battito di cuore a quelle parole.

L'ultima cosa che volevo fare e era fargli ricordare.

"Harry." iniziai, ma venni interrotta.

"Non esattamente l'unica.. io ti giuro che.. non provavo quello che provo per te, neanche per lei." disse.

Lo guardai impalata, mentre mi diceva quelle parole, che avevano un significato enorme.

"E' vero, ho detto di non credere nell'amore. Ma non mi ero ancora innamorato di te. E poi.. io credo in te, in noi." disse, mentre gli si affievoliva la voce.

Anche io credevo in noi. Con tutta me stessa.

Mi avvicinai e presi il suo volto tra le mani.

"Scusa." sussurrai, poggiando la mia fronte sulla sua.

Come avevo potuto dubitare di lui?

"Ti amo, Faith. Ti prego, credimi." disse, quasi implorandomi.

"Ti credo." dissi.

Sospirò e mi accarezzò una guancia.

"Sono felice di avertelo detto e sono pronto a dimostrartelo." disse.

"Lo fai già." gli sussurrai a fior di labbra, per poi baciarlo.

Lasciai che il suo profumo si impossessasse del mio corpo. Che le sue mani mi percorressero la schiena e che le mie, si infiltrassero tra i suoi capelli.

"Ripetimelo." dissi ridendo, quando mi allontanai di qualche centimetro.

"Ti amo." disse, unendosi alla mia risata.

Per l'ennesima volta, ci ritrovammo a ridere senza un motivo. Forse eravamo solo felici.

Ho sempre pensato che l'amore rendesse le persone migliori.

Ma in quel momento, quando la nostra felicità sembrava indistruttibile, squillò il telefono di Harry.

"Chi è?" osai chiedere, quando lo vidi corrugare la fronte.

"E' un numero privato." disse, rimettendolo in tasca.

"Non rispondi?" chiesi curiosa.

Lui scosse la testa e rimise in moto.

"Ma potrebbe essere importante." dissi.

"Se lo è, richiameranno." disse solamente, prima di cambiare totalmente discorso.

E lo fecero.

Richiamarono almeno dieci volte durante tutta la giornata, ma Harry, per evitare che lo stressassi, mise il silenzioso, di modo che non me ne accorgessi.

Ma il display del cellulare si illuminava e io non ero poi così stupida.

Però lo ignorai, perchè erano affari suoi e perchè non avevo nessuna voglia di litigare.




 

SWAAG.

Eccomi finalmente, con un capitolo tranquillo, tranquillo.

Lo so, sono un po' in ritardo. Ma meglio tardi che mai, no?

Sono felice che lo scorso capitolo vi sia piaciuto e spero che vi piacerà anche questo.

Se fosse così, ci vogliono due secondi a scrivermelo in una recensione :)

Grazie mille per aver segnalato la ragazza che aveva copiato la mia storia, ha funzionato e la storia è stata cancellata.

Mi ha fatto davvero piacere vedere la vostra solidarietà, siete meravigliose.

Mi faccio viva il prima possibile, promesso :)

Un bacio,
Michi x




 




Faith


Harry

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Capitolo 43
*** «It's too cold outside for angels to fly.» ***


«It's too cold outside for angels to fly.»

Sentii una mano carezzarmi il braccio e mi costrinsi ad aprire gli occhi.

Appena alzai lo sguardo, trovai Harry che mi sorrideva dolcemente. Ricambia il sorriso e sbadigliai.

Eravamo in macchina e probabilmente, eravamo arrivati.

Io ed Harry avevamo deciso di passare gli ultimi giorni di vacanza da sua madre.

L'idea era stata mia. Non mi piaceva il fatto che Harry dovesse rinunciare a passare le vacanze di Natale con la sua famiglia, per stare con me.

Così, con mia grande gioia, avevamo salutato tutti e ce ne eravamo andati.

Non fraintendetemi, amavo la mia famiglia. Ma non vedevo l'ora di sbarazzarmi delle mie cugine, di mia zia e soprattutto, di Seth e Jared.

Mi passai le mani sugli occhi e poi mi guardai intorno. Era notte fonda e fuori era completamente buio.

I lampioni illuminavano fiocamente quella strada a me poco familiare.

La mano di Harry raggiunse la mia guancia, carezzandola delicatamente.

"Siamo arrivati?" gli chiesi, con voce ancora addormentata.

Lui annuì. Poi scese.

Lo sentii aprire lo sportello posteriore e quando mi voltai, lo trovai a scaricare le nostre valige. Così scesi ad aiutarlo.

Quando fummo sul vialetto di casa sua, mi prese la mano nella sua, stringendomi a se. Faceva davvero molto freddo ed io non ero poi così vestita.

Entrasse un mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans e aprì la porta, chiedendomi di far silenzio.

Lasciò le valigie all'entrata, evitando di far rumore, trascinandole al piano di sopra.

Ci togliemmo le scarpe e salimmo le scale.

"Vai nella mia stanza." disse, indicandomi una porta.

"Io vado a svegliare mia madre. Devo avvertirla, altrimenti le prende un infarto." disse, dirigendosi verso la camera di Anne.

Aveva preferito non dirglielo prima, per farle una sorpresa. Ma era meglio evitare che sentisse rumori e che pensasse che le fossero entrati i ladri in casa.


Feci come mi era stato chiesto e dopo essermi chiusa la porta alle spalle, accesi la luce.

Non ero mai entrata in quella stanza. E a quanto ne sapevo io, anche Harry non ci entrava da molto. Infatti, aveva tutte le sembianze di una camera di un adolescente.

Il letto era singolo e mi chiesi come avremmo fatto a dormirci in due. Di fronte ad esso, un armadio in legno. Sotto la finestra, una scrivania, perfettamente ordinata.

Mi sedetti sul letto e mi guardai intorno ancora una volta.

Le pareti celesti, avevano qualche poster qua e la. Più che altro, gruppi musicali o giocatori di football.

La porta si aprì ed Harry entrò.

Mi sorrise dolcemente e mi porse dei vestiti.

"E' un pigiama." disse.

Immaginai che fosse di Gemma e non lo chiesi, limitandomi a spogliarmi meccanicamente, per poi indossarlo.

Avrei indossato il mio, ma era in valigia e la mia valigia, era al piano di sotto.

Harry, nel frattempo, disfece il letto, prendendo dall'armadio una coperta più pesante.

"Ci stiamo in due?" chiesi ironica, riferendomi alle diemensioni del suo letto.

Lui mi sorrise, mentre si toglieva le scarpe e si sbottonava i jeans.

"Se ci stringiamo, si." disse, sdraiandosi, per poi farmi cenno di raggiungerlo.

Lo assecondai, montando sul letto.

Si mise su un fianco e io lo imitai. La mia schiena aderì al suo petto e le sue braccia forti mi avvolsero il bacino.

Poi, le luci vennero spente.

Mi strinse ancora di più a se, poggiando il mento sulla mia spalla.

"Buonanotte, piccola." soffiò sui mie capelli.

"Notte, Harry." gli risposi, stringendo la sua mano.



 

Quando mi svegliai, fui felice di non essere caduta dal letto, dato le sue dimensioni ridotte.

Notai con felicità che Harry era sempre dietro di me e mi stava abbracciando, proprio come quando ci eravamo addormentati.

Solitamente, si svegliava sempre prima e si alzava, lasciandomi sola.

Mi piaceva svegliarmi con lui.

Mi rigirai tra le sue braccia, ritrovandomi di fronte al suo petto. Poggiai il viso sul suo cuscino, cercando di risalire alla sua altezza. Quando riuscii ad essergli di fronte, mi accorsi che dormiva ancora.

Gli diedi un leggero bacio sulla guancia e lui non fece una piega. Stava dormendo come un sasso.

Decisi che quella mattina, sarebbe stato lui a svegliarsi da solo. Scivolai dalle sue braccia e dal momento che lui non si oppose, fu piuttosto facile.

Lo guardai, mentre mi sostituiva con la coperta, stringendola tra le braccia.

I suoi capelli, di prima mattina, erano un groviglio di ricci. Amavo guardarlo mentre schiudeva la bocca, in seguito al respiro pesante. A volte, storceva il naso e io dovevo cercare di trattenere le risate, per non svegliarlo.

Sorrisi e non resistetti. Mi avvicinai al letto e gli baciai nuovamente una guancia. Aveva la pelle liscia e morbida, era impossibile resistergli.

Mi decisi ad uscire dalla sua stanza e dopo essere andata in bagno, scesi in cucina.

Quando mi affacciai nella stanza, riconobbi subito i capelli scuri di Anne.

 

Ero imbarazzata. Era solo la seconda volta che la vedevo e non sapevo cosa dirle.

Per fortuna, fu lei a parlare, che in quel momento, si era voltata e mi aveva vista.

"Buongiorno tesoro." disse, con un sorriso a trentacinque denti.

Non potei fare a meno di ricambiarlo e feci qualche passo avanti.

Un minuto dopo, venni inglobata in un caloroso abbraccio.

"Sono felice di rivederti. Harry non mi aveva detto che sareste venuti a trovarci." disse.

Mi allontanai e le sorrisi.

"Ho pensato che volesse trascorrere le vacanze con la sua famiglia." dissi.

"Oh, non preoccuparti. Sono felice che sia venuto da te." disse sorridendomi.

Ricambiai il sorriso, felice per quello che aveva appena detto.

"Mi aiuti a preparare la colazione?" mi chiese poi.

"Certo." le risposi.

Avvicinandomi ai fornelli, vidi il frigorifero e sorrisi tra me e me.

La prima volta che ero stata li, durante la notte mi ero alzata ed ero scesa in cucina. Avevo trovato Harry a petto nudo, seduto davanti al frigo, aperto. Una bottiglia di birra in mano e completamente ubriaco. Scossi la testa, divertita da quel ricordo.

"Sai, sono felice che abbia finalmente messo la testa a posto." disse, iniziando a recuperare qualche ingrediente.

"E' molto cambiato dall'inizio del college." dissi.

Ricordavo ancora il vecchio Harry. Non mi ero affatto dimenticata di quando mi aveva fatto scavalcare dalla finestra, per saltare l'ora di detenzione. O di quando mi diceva che dovevo farmi gli affari miei e che non dovevo cercare di conoscerlo. Mi chiedo dove sarei ora, se gli avessi dato ascolto.

"Credo che sia in parte merito tuo." disse.

Ci pensai su. Forse non aveva tutti i torti. Ma non ero stata esattamente io a cambiarlo. Era stato l'amore.

E potrà sembrare banale, ma io l'ho sempre detto. L'amore migliora le persone, è così.

"Lo spero." dissi, sorridendole.



 

Harry's point of view.


Tastai il letto e mi accorsi di essere solo.

Mi chiesi se Faith fosse caduta, dato le dimensioni ridotte del materasso. Ma dopo aver controllato a terra, decisi che non era un opzione valida.

Mi alzai e dopo essermi stiracchiato, scollegai il cellulare dal carica batterie.

Altre tre chiamate perse.

Sapevo chi era e sapevo anche che non gli avrei risposto.

Lanciai il telefono sul letto e dall'armadio, presi un paio di pantaloni grigi della tuta.

Infilai una maglietta nera e una felpa, dato che la separazione dalle coperte calde, mi aveva fatto venire freddo.

Andai in bagno e dopo essermi lavato il viso, scossi i ricci, per poi mandarli indietro, alla meno peggio.

Passando per il corridoio, vidi la porta di camera di mia sorella aperta.

Mi affacciai e nonostante fosse quasi completamente buio, la intravidi sotto le coperte.

Ancora non sapeva che ero tornato, così decisi di fargli una sorpresa.

Entrai nella stanza e senza tante cerimonie, le salii sulla schiena, sedendomi a cavalcioni.

La prima reazione fu un urlo.

"Shh, sono io cretina." le dissi, ridendo.

"Harry!" urlò felicemente.

Si liberò della mia presa e dopo aver ribaltato la situazione, mi salì addosso, stringendomi in un abbraccio affogante.

Risi, nonostante stessi per morire stritolato.

"Mi sei mancato." sussurrò, contro il mio collo.

Allora le avvolsi la schiena con le braccia e le stampai un bacio sulla guancia.

"Anche tu." dissi.



 

"Ahia!" urlai, quando mia sorella mi colpì in pieno stomaco.

"Questo è per non avermi chiamata a Natale." disse divertita, mentre scendevamo le scale.

Le spettinai i capelli.

"Neanche tu ti sei scomodata." dissi.

"Mi è toccato sorbirmi le lasagne di zia Beth." disse, imbronciandosi.

"Quelle collose?" chiesi ridendo.

Le faceva sempre, ad ogni ricorrenza. L'unica volta in cui le feci notare che facevano schifo, mi obbligò a mangiarne il doppio. Ma ero solo un ragazzino. In realtà, zia Beth, non la vedevo da circa quattro anni.

"C'è poco da ridere. Ho avuto voglia di vomitare per tutto il giorno!" disse.

La spinsi, colpendole la spalla, entrando per primo in cucina.

Ma lei mi raggiunse e mi spinse a sua volta.

"Mamma, Gemma mi fa i dispetti." dissi, dirigendomi verso Faith, la quale mi dava le spalle ed era intenta ad apparecchiare la tavola.

"E' colpa di Harry." disse mia sorella, lagnandosi.

"La volete smettere?" chiese mia madre, ridendo di gusto.

La verità, era che amava vederci giocare e scherzare insieme. Non assisteva a una scena così, da tre anni e mezzo. Forse di più.

Posai le mani sui fianchi della mia ragazza e le diedi un bacio veloce sul collo. Lei si voltò, mostrandomi un ampio sorriso. Fui felice di vederla così di buon umore. L'abbracciai.

"Scusa?" chiese mia sorella, afferrando i lembi della mia felpa e tirandomi indietro.

"Fammi salutare questa bella ragazza." disse, facendola ridere.

Si abbracciarono e a me sembrò di raggiungere il limite della felicità.

Il fatto che Faith piacesse così tanto sia a mia madre, che a mia sorella, la rendeva ancora più giusta per me.

Adesso era persino diventata amica di quelle squinternate delle mie migliori amiche.

"E' bello riaverti a casa." disse Gemma.

Una luce brillò negli occhi di Faith. Quella frase, ci fece sentire strani entrambi.

Adesso quella era anche casa sua. La mia famiglia, era la sua famiglia.

E sorrise, sorrise come se fosse stata la ragazza più felice del mondo.

"Si freddano i toast." disse mia madre, sedendosi attorno al tavolo.

Allora mi sedetti e feci colazione con le tre donne più importanti della mia vita.



 

"Harry, mi hai stancata. Dimmi dove andiamo." disse Faith, sbuffando.

"Ti ha mai detto nessuno che sei una ragazzina insopportabile?" chiesi ironico.

Lei alzò gli occhi al cielo e poi scoppiò a ridere.

"Siamo nel bel mezzo del.. niente." disse, esasperata.

"Non è vero, siamo in un campo." dissi.

"E la c'è un bosco." aggiunsi, indicandoglielo.

"Mi porti a sperdere?" chiese.

"E' così ovvio che io voglia liberarmi di te?" chiesi ridendo.

Lei mi colpì il braccio.

"Ma smettila. Dove vai senza di me?" chiese, facendo la preziosa.

"Da nessuna parte, lo sai." dissi, sorridendole.

Le abbassò lo sguardo.

Mi chiedevo come fosse possibile che, dopo tutto, arrossisse ancora.



 

"Vuoi suonarmi qualcosa?" chiese elettrizzata, quando estrassi Kelly dalla custodia.

Annuii.

Poi la sua mano si posò sul mio braccio e mi guardò titubante.

"L'hai più suonata da quando te l'ho regalata?" chiese.

Scossi la testa. Non ci ero riuscito.

La guardavo e volevo suonarla, davvero. Però non mi sentivo pronto. E soprattutto, non volevo suonarla da solo.

L'ultima volta, l'avevo fatto per Liz. Quel pomeriggio, lo feci per Faith.

Le mani mi tramavano e il cuore mi batteva forte. Ma ero felice. Felice di poterla suonare di nuovo. Quindi presi un bel respiro e accarezzai le corde.

Sia io che Faith, sorridemmo e quasi ridemmo, senza neanche un motivo.

Improvvisamente, ricordai tutto. Tutte le note, tutti gli accordi, tutte le canzoni.

E le suonai una delle mie preferite.

"Perchè non canti?" chiese, quasi delusa.

"Non conosco le parole." mentii.

In realtà, per quanto possa sembrare assurdo, mi vergognavo.

"White lips, pale face. Breathing in snowflakes. Burnt lungs, sour taste."* iniziò lei.

Sorrisi.

Amavo la sua voce. Era delicata, ma anche decisa.

Fui sorpreso dal fatto che conoscesse quella canzone. Era una delle mie preferite.

"Light's gone, day's end. Struggling to pay rent. Long nights, strange men." continuò.

L'ascoltai fino al ritornello, poi mi unii a lei.

"Cos we're just under the upperhand and go mad for a couple of grams. And she don't want to go outside tonight."

"And in a pipe she flies to the Motherland or sells love to another man. It's too cold outside for angels to fly."

Suonai l'ultima nota e le sorrisi.

Rimanemmo in silenzio, per un tempo che sembrò infinito.

Poi mi decisi a parlare.

"Sto per dirti una frase poetica." dissi, facendola ridere.

"Sentiamo." disse sorridendomi.

Tossii e dopo essermi sistemato meglio, assunsi un'espressione concentrata.

"Sei la frase più bella all'interno della mia canzone preferita." le recitai, guardandola intensamente.

Lei mi sorrise, più divertita, piuttosto che lusingata.

"Non fare mai l'attore." disse, ridendo.

"Perchè?" le chiesi divertito.

"Datti all'ippica Harold." disse, alzandosi dal prato.

"Come mi hai chiamato?" le chiesi minaccioso.

Sapeva che mi dava fastidio, per questo iniziò a correre.

Mi alzai e posando la chitarra a terra, la ricorsi.

"Ripetilo se hai il coraggio!" le urlai, mentre lei rideva come una pazza.

"Edward." canticchiò, mentre correva.

"Faith Allyson Cooper, ti pentirai di aver nominato il mio nome invano." le dissi ridendo, mentre l'afferravo per i fianchi e la trascinavo sul prato, facendola stendere sull'erba.



 

"Ben tornati." disse mia madre ridendo e guardando l'orologio.

Eravamo stati fuori tutti il giorno.

L'avevo portata a vedere i posti che frequentavo quando ero un ragazzino. Quando ancora vivevo ad Holmes Chapel.

"Ciao mamma." dissi, baciandole la guancia.

"Tra poco è prona cena." disse, finendo di apparecchiare.

"Vado a fare una doccia e scendo." dissi.

"Sali con me?" chiesi a Faith, la quale annuì.



 

Faith's point of view.
 

Mi sdraiai sul suo letto, aspettando che finisse di fare la doccia.

Quel pomeriggio, Harry era stato capace di ridarmi completamente il sorriso.

Era riuscito a farmi dimenticare tutti gli avvenimenti negativi che erano successi a Doncaster, accogliendomi ad Holmes Chapel.

Sorrisi da sola, ma la vibrazione di un telefono, attirò la mia attenzione. Sul comodino, di fianco al letto, il display del telefono di Harry, era acceso.

La solita scritta, lampeggiava sullo schermo: Numero Privato.

Senza neanche pensarci, lo presi e me lo portai all'orecchio. Harry mi avrebbe sicuramente uccisa, ma quella storia andava avanti da il giorno precedente e lui non si era mai deciso a rispondere.

Stavo per dire "Pronto?", ma le prime parole vennero pronunciate dall'altro capo del telefono.

"Harry, finalmente mi hai risposto." disse.

Era un uomo. Direi adulto. Sicuramente più grande di Harry.

Rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire.

"Grazie di averlo fatto. So che non ci sentiamo da un po'.. ma ho bisogno di parlarti."

Decisi di spiccare parola.

"Scusi, non sono Harry.. lui non poteva rispondere. Chi parla?" chiesi, titubante.

Ci fu un momento di completo silenzio.

"Suo padre." disse, lasciandomi completamente sbigottita.

"Faith, che stai facendo?"

Mi voltai, trovandolo sulla soglia della porta.

Il corpo avvolto in un asciugamano e un'espressione poco felice disegnata sul volto.




*Ed Sheeran - The A Team, Plus.
 

SWAAG.
Salve a tutte 
Lo so, ne sono pienamente cosciente, sono in un ritardo illegale.
In realtà non ho scuse del tipo "Avevo da studiare." o impeggni vari. Semplicemente mancava l'ispirazione.
Ma tranquille, è tornata.
Voglio dire intando una cosa importante. Ho smesso di pubblicare questi capitoli su facebook.
Ho già spiegato sulla mia pagina i perchè, volevo solo dare il benvenuto alle ragazze che prima mi seguivano li, che adesso si sono "traferite" qui.
Mi fa davvero piacere se continuate a leggerla e spero di trovare presto vostre recensioni :)
Per le altre che già mi seguivano qui, solo GRAZIE MILLE.
Un bacio,

Michi x



 

Faith

 

Harry

 

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Capitolo 44
*** «She's wonderful.» ***


«She's wonderful.»

 

"Faith, che stai facendo?"

Mi voltai, trovandolo sulla soglia della porta.

Il corpo avvolto in un asciugamano e un'espressione poco felice disegnata sul volto.

Sapevo che Harry non aveva un buon rapporto con il padre, ma lui non mi aveva detto di aver ricevuto sue telefonate.

Allontanai lentamente il cellulare dall'orecchio, pentendomi amaramente di aver risposto.

Harry stava probabilmente evitando di parlare con suo padre e io, invece di farmi gli affari miei, avevo risposto alle sue chiamate.

Cosa dovevo fare? Attaccare in faccia a quell'uomo? Passare il telefono ad Harry? Tirarlo fuori dalla finestra e dirgli che era la Vodafone con le sue inutili offerte?

Fu lui a decidere per me.

Avanzò in mia direzione e mi tolse il telefono di mano.

"Pronto?" chiese, con voce fredda e distaccata.

Sentii dei rumori provenire dall'altro capo del telefono, ma non riuscii a decifrare le parole dette.

Harry alzò gli occhi al cielo, quasi divertito.

"Cosa vuoi?" chiese poi, sgarbatamente.

Non avevo idea di cosa si stessero dicendo e morivo di ansia, perché adesso Harry, si era di nuovo rabbuiato e aveva dilato gli occhi.

Scosse la testa e si passò una mano tra i capelli.

"Non mi interessa." aveva detto infine, chiudendo la chiamata e lanciando il telefono sul materasso.

Si avvicinò all'armadio, prese un paio di vestiti e uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

L'avevo combinata grossa.



 

Harry's point of view.
 

Lanciai il telefono sul letto e dopo aver preso dei vestiti puliti, me ne andai, sbattendo la porta.

Forse erano tutte stronzate. Probabilmente non ero portato per vivere a stretto contatto con un'altra persona e non ero pronto per condividere apertamente la mia vita privata.

Io non volevo parlare a Faith di mio padre. Non volevo punto e basta.

E lei non doveva permettersi di rispondere al mio telefono, soprattutto dopo aver visto che rifiutavo ogni volta quel numero privato.

Poggiai le mani sul lavandino e cercai di calmarmi.

Non lo aveva certo fatto per ferirti, Harry. Forse sera solo curiosa. Mi ripetevo nella mente.

Ma la verità, era che nonostante i passi avanti che avevo fatto, rimanevo una persona riservata.

Ero stato obbligato a parlare con mio padre. Il quale, dopo più di due anni, si era rifatto vivo, chiedendomi di andarlo a trovare a New York.

Ripensarci, mi fece arrabbiare ancora di più. Così sfogai la mia rabbia, tirando un pugno al mobiletto del bagno.

"Vaffanculo." ringhiai, pensando a quel bastardo.

Ci aveva abbandonati senza rimorsi. Lasciando sua moglie con due figli piccoli.

Ma io lo avevo perdonato lo stesso. E quando mia madre ci portò a casa Robin, me ne andai via io, trasferendomi a New York da lui.

Ma durò poco. Si stancò presto di me e di nuovo, si liberò di suo figlio.

La voce di mia madre mi riportò alla realtà, quando urlò che era pronta la cena.

Gettai l'asciugamano nel cesto dei panni sporchi e mi vestii in fretta, per poi scendere le scale.

Entrai in cucina e le trovai a sedere attorno al tavolo.

"Faith?" chiese Gemma, sorridente.

Pur troppo i miei occhi mi tradivano, non ero mai stato in grado di nascondere i miei sentimenti.

E in quel momento, ero arrabbiato.

"Non ha fame." dissi e lei capì che non era il caso di fare altre domande.


 


"Dove vai?" chiese mia madre, appena mi vide con il cappotto in mano.

"A prendere una boccata d'aria." dissi uscendo.

Mi fermai in veranda e mi sedetti sulla sedia a dondolo.

La strada era fiocamente illuminata da qualche lampione. Gli unici rumori udibili, erano i grilli nel prato e le macchine che sfrecciavano sulla strada principale. Il rumore di quest'ultime, arrivava attutito dalla lontananza.

Le luci, nelle case vicine, erano quasi tutte spente, nonostante non fosse poi così tardi.

Sospirai e mi chiesi cosa stesse facendo Faith.

Non ero arrabbiato con lei o perlomeno, cercavo di non esserlo. Non era colpa sua.

Non poteva sapere del rapporto che avevo con mio padre, non poteva sapere che fosse lui al telefono.

Certo, sarei stato più felice se si fosse limitata a farsi gli affari suoi, ma in ogni caso, non era colpa sua.

Mio padre era uscito completamente dalla mia vita e il fatto che volesse rientrarci, per la seconda volta, mi mandava fuori di testa.

Era stato lui a rifiutarmi per ben due volte, con che coraggio veniva a cercarmi?

La porta alle mie spalle si aprì e io pensai fosse mia madre, probabilmente preoccupata.

Ma voltandomi, sulla soglia vidi Faith, che senza cappotto, si stringeva nel suo maglioncino blu.

La guardai in silenzio. Per quanto volessi convincermi a non prendermela con lei, ero ancora turbato. Perchè sapevo che mi avrebbe tormentato fino a quando non gli avessi raccontato tutto.

E io semplicemente non volevo.

Mi guardò con un'espressione mortificata disegnata sul volto.

"Mi dispiace, Harry." disse, sinceramente pentita.

"Non avrei mai dovuto rispondere." aggiunse.

Scossi la testa e abbassai lo sguardo.

Non è colpa sua, Harry.

"Fa niente." mi obbligai a dire.

Davvero non volevo avercela con lei, ma era più forte di me.

Perchè quello era un retroscena della mia vita che volevo sotterrare e lei lo avrebbe ritirato fuori.

Anche lei abbassò il viso. E prima che lo facesse, dalla sua espressione, capii che non aveva idea di cos'altro dire.

"Davvero, Faith. Non è importante." dissi, cercando di essere convincente.

"Lo è, invece. Non mi sarei mai dovuta permettere di rispondere al tuo telefono." disse.

"Non è quello. Con il mio telefono puoi farci quello che vuoi." dissi.

"E' solo che.. avrei preferito non parlare con lui." aggiunsi.

Faith sapeva che l'uomo con cui aveva parlato, era mio padre. Sapeva anche, che con lui non avevo un bel rapporto.

O perlomeno, lo aveva intuito, dato che non gliene avevo mai parlato.

"Mi dispiace davvero." disse, abbassando di nuovo lo sguardo.

Mi stavo comportando come un bambino.

Non era colpa sua. Non potevo rifarmela con lei, solo perchè mio padre era uno stronzo.

"Vieni qui, piccola. Ti stai congelando." dissi, sorridendole dolcemente.

Mi guardò e un secondo dopo, si era seduta al mio fianco.

Le presi le gambe e le feci stendere sulle mie. Dopo di che, l'abbracciai. Era davvero congelata.

"Un giorno ti racconterò cos'è successo. Ma ora.." iniziai, senza portare a termine la frase.

"Quando sarai pronto, lo sarò anche io." disse, poggiando la testa sul mio petto.

Mi sbagliavo. Lei non mi avrebbe mai forzato a parlare di un argomento che preferivo non affrontare in quel momento.

Era meravigliosa per questo.

E per molto altro.



 

Faith's point of view.

 

La suoneria del cellulare mi fece sobbalzare.

Per lo spavento, scattai in avanti, colpendo Harry, il quale, per colpa del piccolo letto, era appoggiato a me.

Si posò le mani sul naso, imprecando sottovoce.

"Oh Dio, Harry. Scusa!" dissi, carezzandogli la schiena, per poi prendere in mano il mio cellulare.

Lo portai all'orecchio, mentre con le labbra, mimavo altre scuse ad Harry.

"Pronto?" risposi.

Chi diavolo era di prima mattina?

"Cazzo Faith, ma sei impazzita o cosa? Son due giorni che ti cerchiamo. Sono dovuta andare da tuo fratello per avere tue notizie!" urlò Emma.

Diedi un bacio sulla guancia ad Harry, ancora dispiaciuta per quel colpo, mentre lui continuava a tenere le mani sul naso.

Forse lo avevo colpito un tantino forte.

Sospirai.

"Ciao anche a te." dissi ironicamente.

"Ciao un cazzo, Faith. Ma che combini?"

Capii che era veramente infuriata.

"Siamo dalla famiglia di Harry." dissi.

Forse mi ero dimenticata di avvertire i miei amici.

Lo avevamo deciso così all'improvviso, che avevamo avuto solo il tempo di fare le valige e andarcene.

"Ti sembra un buon motivo per andartene senza avvertirci?" chiese seccata.

"Oh, si." dissi ironica.

Harry continuava a tastarsi il naso in modo buffo, assicurandosi che non glielo avessi rotto e mi fece sorridere.

"E come facciamo per Capodanno? Io devo organizzarmi, Faith." disse.

"Ascolta Emma, io stavo dormendo, dobbiamo per forza parlarne ora? Non prendertela, ma non ho voglia di stare ad ascoltare le tue urla, quindi ciao." dissi.

"Ciao Faith." disse lei, prima di attaccare.

Sospirai e posai il telefono sul comodino.

"Faith, mi hai rotto il naso." disse Harry, ironicamente.

"Esagerato." dissi ridendo, poggiando la testa sulla sua spalla.

"Mi hai fatto male." disse, lagnandosi.

"Aw, povero amore." dissi ridendo, baciandogli una guancia.

"Pensi di cavartela con così poco?" chiese, alzando un sopracciglio.

Un minuto dopo, si era sdraiato su di me, sostenendosi con le mani, ai lati del mio viso.

Si abbassò, solleticandomi la guancia con i ricci, mentre iniziava a ringhiare contro il mio collo.

Risi, facendo pressione sul suo petto.

Improvvisamente però, smisi. Perchè le sue labbra premettero prepotenti sulle mie.

Una mano scese lungo il mio corpo, fermandosi sul mio fianco.

Intrecciai le mani nei suoi ricci e mi fermai solo quando il suo bacino si scontrò con il mio, obbligandomi ad allontanarmi, per riprendere fiato.

"Buongiorno piccola." disse, sorridendomi.

Mi concessi un altro bacio a fior di labbra e a mia volta, gli diedi il buongiorno.

"Ma che ore sono?" chiese. E restando sopra di me, allungò una mano, per sbloccare il mio telefono.

"Faith sono le nove. Dì alla tua amica di non rompere le palle a quest'ora." disse scocciato.

Risi.

Lui tornò a guardarmi e mi sorrise dolcemente.

"Che vuoi fare oggi, amore?" mi chiese dolcemente.

Sentii il cuore arrivarmi in gola.

"Come mi hai chiamata?" chiesi incredula.

Lui rise.

"Perchè, non sei il mio amore?" chiese.

lo guardai scioccata.

"Se ti vengono questi attacchi improvvisi di dolcezza, forse dovrei fratturarti il naso più spesso." dissi ironica.

"Ma come sei divertente." disse ridendo, mentre riprendeva a baciarmi.



 

Louis' point of view.

 

"Sono durate troppo poco." disse Amber, riferendosi alle vacanze Natalizie, mentre disfaceva la valigia.

"Troppo." le fece da eco, Emma.

"Su col morale ragazze. Adesso potremmo vederci tutti i giorni e riprendere la nostra vita quotidiana." disse Liam.

"Se potessi, farei a meno di vederti tutti i giorni." dissi ironico.

"Tomlinson, cosa faresti senza di me?" chiese Liam.

"Riuscirei a dormire di più la mattina." dissi.

"Faresti tardi a scuola." controbatté lui.

"Pazienza." dissi alzando le spalle.

"Ehi Louis." disse Amber, avvicinandosi a me.

"Ma Candice non dovrebbe già essere arrivata?" chiese.

Sgranai gli occhi.

"Cazzo, Candice!" esclamai, prima di catapultarmi alla porta.

Mi era davvero mancata. Ma se le vacanze fossero durante di più, non mi sarei di certo lamentato.

 



"Amore mio!" urlò, gettandomi le braccia al collo.

La presi al volo, stringendo le braccia attorno al suo bacino.

"Mi sei mancato." disse poi.

"Anche tu." le risposi, per poi lasciarla andare.

"Devo raccontarti un sacco di cose." disse elettrizzata.

Mi sforzai di sorridere.

Potevo amare tutto di lei. Ma non la radio che aveva ingoiato da piccola.

Quando era di buon umore, iniziava a parlare e nessuno, dico nessuno, riusciva a zittirla più.

"Dammi la valigia. Saliamo in stanza." dissi.

"No, aspetta. Devo prima comunicare alla segreteria che sono arrivata." disse.

Annuii e l'accompagnai alla grossa scrivania che si trovava al centro dell'ingresso del college.

Mentre aspettavo annoiato, attraverso le porte a vetri riconobbi due sagome a me familiari.

I folti capelli di Harry, erano indistinguibili. Così come la figura minuta di Faith.

Si tenevano per mano e stavano ridendo di gusto, chissà poi per cosa.

Entrarono, ma non mi notarono subito.

Si fermarono all'ingresso. Poggiando a terra le due valigie.

"Non è affatto vero." disse lei, ridendo.

"Faith, non puoi negare l'evidenza. Ho ragione." disse lui, divertito.

Lei si finse offesa.

"Niente affatto, ho ragione io." disse.

"Bugiarda." affermò lui.

Faith lo colpì a mano aperta sul braccio.

"Non contraddirmi." disse, scoppiando a ridere appena ebbe incontrato lo sguardo di lui.

"Hai osato toccarmi?" chiese, alzando un sopracciglio.

"Perchè? Non posso?" chiese lei, abbassando la voce e avvicinandosi in modo provocante al corpo di lui.

Non l'avevo mia vista così. O perlomeno, non era mai stata così con me.

Ma già dai primi tempi, mi ero reso conto che tra loro due c'era una sorta di complicità, un affinità quasi surreale.

Lei non era mai stata così con me. Non mi aveva mai guardato in quel modo. Non mi aveva mai desiderato, come desiderava lui.

"Tu puoi fare quello che vuoi." le rispose, avvolgendola in un abbraccio.

E io, non ero mai stato geloso di loro due.

Fino a quel momento.



 

Faith's point of view.

 

"Ehi Louis!" lo chiamai da lontano, pentendomene appena mi accorsi che era in compagnia di Candice.

La quale però, era occupata a discutere con la segretaria.

"Ragazzi." disse lui, sforzando un sorriso.

Ci avvicinammo. Harry rideva ancora per la discussione insensata avuta pochi minuti prima.

"Potevate avvertire che andavate via." disse con tono pungente, riferendosi alla sera che me ne ero andata via di casa, senza avvertire nessuno dei miei amici.

"Si, beh.. è stata una decisione improvvisata." mi giustificai.

"Vado a dire alla segreteria che siamo arrivati." disse Harry, allontanandosi.

Lo seguii con lo sguardo, mentre affiancava Candice. Allora mi soffermai su di lei.

"Ti era mancata?" chiesi, sapendo che il soggetto lo avrebbe intuito da solo.

"Molto." rispose, guardandola assorto.

"Sono felice che tutto si sia chiarito." dissi, riferendomi al fatto che eravamo riusciti a tornare amici, senza alcun tipo di rancore.

"Già." rispose lui.

Notai che non era molto in vena di conversare. Così lo salutai e aspettai Harry.



 

"Il mio letto!" esultai, lasciando cadere a terra le borse e correndo a sdraiarmi sul materasso.

Sentii Harry ridere, mentre richiudeva la porta.

Mi era mancata la nostra stanza. Mi sentivo a casa.

"Il mio letto, vorrai dire." disse lui, divertito.

Mi misi a sedere, guardandolo sorridente.

"Il nostro." dissi poi, provocando un sorriso anche sul suo volto.

Poi improvvisamente dilatai gli occhi.

"Oh Dio, devo andare da Tyler! E devo salutare Nicole, Vanessa, Trevor e.. tutti!" dissi euforica, scendendo dal letto e avvicinandomi alla porta.

Ma Harry chiuse la mano attorno al mio braccio, facendomi rimbalzare all'indietro.

Mi schioccò un bacio sulle labbra e mi lasciò andare.

"Non sparire." disse poi, abbassandosi a prendere la sua valigia.

Gli sorrisi e uscii.



 

La scena che mi si presentò davanti, fu molto simile alla volta in cui ritornammo dal viaggio a New York.

Io che entro nel bar. Tyler che mi guarda e sorride. Io che gli corro in contro e gli salto addosso, avvolgendo le gambe attorno al suo bacino. E di nuovo lui, che scoppia a ridere e che mi afferra agilmente.

"Faith, pesi. Quanto hai mangiato a Natale?" chiese ridendo, meritandosi uno schiaffo sulla schiena.

"Idiota." dissi, fingendomi offesa.

Tornai con i piedi a terra e lo guardai sorridente.

"Come sono andate le vacanze?" gli chiesi.

"Bene e a te?"

Alzai gli occhi al cielo divertita.

"Lasciamo perdere." dissi infine, evitandogli i dettagli.

"Faith!" un urlo composto da più voci femminili, attirò la mia attenzione, facendomi voltare.

Nicole, Emily e Vanessa mi stavano correndo incontro. Venni inglobata in un abbraccio caloroso.

"Ragazze, mi siete mancate!" dissi, stringendole a mia volta.

"Anche tu." disse Emily.

"Devi raccontarci tutto! Devi dirci di Kelly!" disse Vanessa, ricordandosene.

Ci separammo, in modo da poterci guardare.

Le lasciai con il fiato sospeso per qualche secondo, poi sorrisi.

"E' andata alla grande! Harry è felicissimo di averla di nuovo con se. Lexi ha avuto un'idea magnifica."

Le tre ragazze esultarono felici.

"Oh e un'altra cosa." dissi, interrompendole.

Loro mi guardarono curiose e io, sorridendo timidamente, allungai la mano.

Mossi freneticamente le dita, mostrandogli l'anello.

"Sono ufficialmente la ragazza di Harry." dissi soddisfatta, mentre sui loro volti si faceva spazio un grosso sorriso.

"Faith, ma è meraviglioso." disse Emily, sciogliendosi completamente.

"Sono felice per te." disse Vanessa, abbracciandomi.

"E per Harry. E' davvero fortunato." aggiunse Nicole.

"Ragazze." dissi, portandomi le mani al cuore, emozionata.

"Qualcuno a visto Faith Cooper?" chiese un ragazzo alle mie spalle, ironicamente.

Mi voltai e Conor mi sorrideva a braccia aperte.

Così, corsi ad abbracciarlo.



 

Le lezioni non tardarono ad iniziare ed io, mi ritrovai catapultata suoi libri di scuola.

"Sei bella quando ti applichi." disse Harry, baciandomi la spalla.

Ridacchiai e continuai a leggere la definizione di qualche regola matematica.

Harry fece il giro del tavolo e venne a sedersi di fronte a me. Afferrò la caffettiera e si versò del caffè.

"E inutile che lo fai ora." disse poi, divertito.

"Mi sono dimenticata di farlo durante la vacanze." dissi, sospirando.

Non avevo fatto assolutamente niente che riguardasse la scuola nelle ultime due settimane.

Vidi Harry dilatare gli occhi e iniziare a tossire. Probabilmente gli era andato di traverso il caffè.

"Non morire." dissi, mantenendo lo sguardo sulle cifre incomprensibili.

"E' tardi, Faith." disse alzandosi e obbligandomi a seguirlo.



 

"Sbaglio o ci sono facce nuove?" chiese Emma, guardandosi attorno.

"Non lo so." dissi io, rileggendo per la tredicesima volta la stessa formula, sperando di riuscire ad imprimerla nella mente.

Ma improvvisamente, mi venne strappato il libro di mano.

Alzai il viso scocciata.

"La vuoi smettere? Non ti sopporto quando fai la secchiona." disse Zayn, riponendo il libro di matematica sotto il banco.

"Cercavo solo di non prendere un'insufficienza il primo giorno di scuola!" dissi irritata.

Nuovo anno, nuova vita.

Lo dicevo sempre, ma non cambiavo mai.

Ma forse, in quel momento non c'era niente che avrei voluto cambiare della mia vita.

Per capodanno, io ed Harry, rifiutammo ogni tipo di invito e decidemmo di passarlo da soli.

Mi fidai di lui e mi feci portare in un posto in cui non ero mia stata.

Era semplicemente un prato.

Un prato ampio, contornato da alberi. Ci eravamo seduti sull'erba fresca e seduta in mezzo alle sue gambe, avevo aspettato la mezzanotte.

Harry sapeva che quello era il miglior posto per vedere i fuochi d''artificio.

Il mio anno era iniziato alla grande e non avevo la minima intenzione di rovinarlo con un due ad algebra.

"Quella non c'era l'anno scorso." disse Emma, continuando a pensare agli affari suoi.

Ma attirò l'attenzione di tutti, così guardammo in direzione degli ultimi banchi.

Una ragazza, sedeva scomposta, masticando rumorosamente un chewing gum.

Era castana e i suoi cappelli erano molto voluminosi, sembravano quasi cotonati.

Le labbra sporgenti, il naso piccolo, gli occhi chiari e allungati, in contrasto con i suoi capelli scuri.

Indossava un maglione grigio, dei jeans blu e un paio di anfibi neri.

Distolsi lo sguardo annoiata e guardai Harry, il quale la guardava imbambolato.

Corrugai le sopracciglia e incrociai le braccia al petto.

"Ti piace quello che vedi?" gli chiesi irritata.

Lui smise di fissarla e mi guardò confuso.

"Lascialo stare, Faith. Ha solo visto una bella ragazza." disse Louis, ridendo.

Lo fulminai con lo sguardo.

"L'ultima volta che il mio ragazzo ha visto una bella ragazza, sono stata lasciata." dissi con rabbia, guardandolo dritto negli occhi.



 



SWAAG.

Ciao bellissime

Mi scuso in anticipo per la parte in cui Faith va a salutare tutti, magari risulta noiosa, ma mi piaceva farla.

Per il resto, in realtà non succede molto.

All'inizio Harry si arrabbia molto con lei. Per lui è difficile parlare di suo padre e preferiva non affrontare l'argomento.

Ma poi si rende conto che Faith non ha la minima intenzione di obbligarlo a parlare e lui si calma.

Oh già, Louis è geloso.

Per ora non voglio svelarvi niente. Anche se ovviamente, non è detto che succeda qualcosa.

L'ultima frase, pronunciata da Faith, è ovviamente riferita a lui e a Candice.

Ancora GRAZIE MILLE a tutte le ragazze che mi hanno seguita da Facebook, fino qui e anche alle ragazze che mi hanno sempre seguita su Efp.

Un bacio,

Michi x





 

Faith

Harry

 

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Capitolo 45
*** «There's something wrong.» ***


«There's something wrong.»



 

"L'ultima volta che il mio ragazzo ha visto una bella ragazza, sono stata lasciata." dissi con rabbia, guardandolo dritto negli occhi.

Mi resi conto di quello che avevo detto, solo quando calò un silenzio imbarazzante.

Era ovvio che non mi stessi riferendo ad Harry. Bensì a Louis e Candice.

Avevo detto di aver archiviato quella storia. Ma forse non ero stata del tutto sincera. Ne con lui, ne con me stessa.

Entrò la professoressa, la quale mi evitò di continuare a pensarci.

Harry stette per tutta la lezione a sedere immobile. Il corpo rigido, la mascella tesa e lo sguardo disinteressato puntato sulla lavagna.

Non aveva più detto niente e avevo cominciato a pensare che fosse arrabbiato con me.

Dopo un po' la tensione si sciolse e io cercai di dimenticare quell'episodio, facendo finta di non aver mai pronunciato quelle parole.



 

"Harry, aspettami." dissi, posando la mano sulla sua spalla.

Appena suonata la campanella, era uscito di corsa, confondendosi tra la gente.

Sembrò irritato dal mio tocco, così allontanai la mano, abbandonandola lungo il mio fianco.

Rimanemmo soli, dato che la maggior parte degli studenti andarono a pranzo.

"Che c'è?" gli chiesi, notando il suo cambiamento d'umore.

Lui rise sarcasticamente, per poi tornare ad essere serio.

"Mi hai davvero paragonato a quel verme?" chiese accigliato.

Lo guardai, totalmente confusa.

"Hai praticamente detto che potrei fare con quella ragazza quello che Louis ha fatto con Candice." disse.

"Tradirti." aggiunse.

"No." dissi, scuotendo la testa.

"Si, invece." disse irritato.

Ripensai alle parole esatte che avevo detto e si, aveva ragione lui.

"Non era quello che volevo dire." mi affrettai a chiarire.

"Se pensi che io possa farti una cosa simile, c'è qualcosa che non va, Faith." disse.

"Non lo penso." dissi avvilita e sorpresa dalle sue parole.

"L'ho solo guardata." disse.

"Lo so. E puoi farlo, ovviamente. Puoi guardare tutte le ragazze che vuoi." dissi, non condividendo a pieno le mie stesse parole.

"Infondo se vedo un bel ragazzo, mi volto a guardarlo e.." iniziai.

Harry fece un passo avanti, obbligandomi ad alzare il viso, per poterlo guardare negli occhi.

"Che fai tu?" chiese.

E per quanto volesse apparire serio, notai la nota ironica nel suo tono di voce.

Sorrisi.

"Credi di essere l'unico ragazzo sulla faccia della terra?" chiesi ironicamente.

"Sono l'unico che devi guardare." disse.

"Solo se io sono l'unica che devi guardare tu." ribattei.

Allora lui sospirò e si lasciò scappare un sorriso divertito.

"L'ho guardata perchè la conosco." ammise infine.

"Ah.. chi è?" chiesi curiosa.

"Frequentava già questo college. Probabilmente ha solo cambiato corso." disse.

"Ma.. che tipo di rapporto hai con lei?" chiesi, ricordando che non si erano neanche salutati.

"Andiamo Faith." disse ridendo e spingendomi, soffocato dalle mie troppe domande.

"Ok ok, la smetto." dissi divertita, mentre mi lasciavo spingere verso il bar.



 

"Sei sicura?" mi chiese, poco convinto.

"Si, te l'ho detto. Quest'anno, tra i buoni propositi, c'è quello di rimanere in forma." dissi, facendolo ridere.

"Potresti smetterla di prendermi in giro?" chiesi scocciata.

"Come vuoi." disse divertito, aprendo la porta della palestra.

"Ehi Haz." disse Conor, alzando una mano per farsi vedere. Era intento a sollevare un peso con il braccio destro.

Ogni volta che alzava l'avambraccio, il muscolo si gonfiava notevolmente. Sembrava non fare nessuno sforzo.

"Faith." disse sorridendomi, quando lo raggiungemmo.

"Conor." dissi, facendo un cenno con il mento.

"Che fa la coppia più innamorata del college qui in palestra?" chiese divertito.

"La vuoi piantare?" chiese Harry, irritato.

Mentre io sospiravo e mi sedevo sull'imbottitura di qualche attrezzo infernale.

"Perchè? Non la ami la tua ragazza?" chiese, continuando a stuzzicarlo.

"Non sono affari tuoi." disse Harry, innervosendosi.

Il suo amico rise, accorgendosi di essere riuscito nel suo intento.

"E tu non la ami la tua ragazza?" chiesi io, sfidandolo.

Mi guardò confuso.

"Faith, io non ho la ragazza." disse, con ovvietà.

"Oh.. giusto." dissi ironicamente, fingendo di essermene ricordato solo allora.

Corrugò la fronte, mentre Harry iniziò a ridere.

"E' inutile che ridete. Io posso avere tutte le ragazze che voglio." disse, facendomi ridere.

"Certo. Continua a sognare Conor." disse Harry, impossessandosi del suo peso, per poi iniziare a copiare gli stessi movimenti dell'amico.

"Ma voi perchè avete avuto la bella idea di venire qui a torturarmi?" chiese scocciato, ma comunque divertito.

"Faith vuole tenersi in forma." disse ridendo.

Conor si voltò a guardarmi divertito, per poi scoppiarmi a ridere in faccia.

"Andiamo, che c'è di tanto strano? So di essere una ragazza poco sportiva, ma adesso state esagerando." dissi.

"Ok piccoletta, vediamo che sai fare." disse Conor, sorridendomi maliziosamente.



 

Tolsi le scarpe e salii sul tappeto, avvicinandomi al mio avversario.

"Attento a quello che fai, Conor." lo avvertì Harry, sedendosi a pochi metri da noi.

"Tranquillo, Haz. Io le ragazze le lascio sempre vincere." disse divertito.

"Non ce ne sarà bisogno." dissi con aria altezzosa, nonostante conoscessi il mio livello di agilità.

Lui rise di gusto, prendendosi gioco di me.

Poi, improvvisamente, alzò un braccio, tentando di colpirmi in viso. Ovviamente, si fermò in tempo.

Lo schivai, abbassandomi prima che riuscisse ad avvicinarsi e poi guardai Harry, soddisfatta.

Lo vidi fulminare Conor e risi.

Ma nessuno mi avvisò, quando cercò di colpirmi la spalla e anche se fu moderato, questa volta mi prese in pieno.

"Ahio." dissi lagnandomi, per poi iniziare a massaggiarmi la parte colpita.

"Mai abbassare la guardia Coop." disse Conor, divertito.

Nessuno mi aveva mai chiamata così, oltre Louis.

Già Louis. Era sicuramente arrabbiato con me e probabilmente sarei dovuta andare a parlare con lui.

Harry attirò la mia attenzione, riportandomi alla realtà.

"Devo rispondere. Comportatevi bene." disse Harry, indicando il suo cellulare, per poi avviarsi all'uscita della palestra.

Tornai a guardare Conor, il quale mi guardava in modo estremamente serio.

"Adesso Faith facciamo sul serio." disse.

"Conor, non credo che.." iniziai, non del tutto convinta di voler iniziare una lotta con lui.

"Ho paura che Sean possa farsi vivo." disse, prendendomi completamente alla sprovvista.

"Voglio che impari a difenderti. Bastano pochi trucchi per riuscire a prenderti gioco di lui." disse.

"Devi impararli." aggiunse.

Annuii.

Sapevo che fingevano di essere tranquilli.  Anche Harry sotto, sotto, temeva che fossi in pericolo.

Apprezzai il fatto che Conor avesse deciso di darmi delle lezioni di autodifesa, piuttosto che obbligarmi a non mettere più il naso fuori di casa.



 

"Scusa se mi sono dilungato al telefono." disse Harry, mentre mi teneva la porta della palestra aperta.

Uscii e ci avviammo all'entrata del college.

Il fatto che la palestra fosse una struttura a parte, distante dalla scuola, implicava il viaggio da parte a parte.

Breve, certo. Ma a gennaio non fa poi così caldo.

Harry mi avvolse le spalle con un braccio.

"Chi era?" chiesi.

"Mia madre." rispose, senza neanche pensarci.

Mi domandai se semplicemente fosse la verità o se si fosse preparato quella risposta per evitare altre mie domande invadenti.

"Tutto bene?" chiesi, dato che era stato fuori tutto il tempo.

"Si." rispose.

"Da te?" chiese, voltandosi per guardarmi.

"Conor mi ha insegnato delle cose interessati." dissi, rimanendo sul vago.

Avevamo deciso di non dire ad Harry delle lezioni di autodifesa. Avrebbe polemizzato sicuramente.

Entrammo e mi sentii immediatamente avvolta dal calore del riscaldamento.

Mi fermai, quando Harry mi guidò verso le scale.

"Io faccio un salto da Tyler." dissi.

"Devi proprio?" chiese scocciato.

Sorrisi divertita e annuii.

Lo sbuffò, ma poi si fece scappare un sorriso.

Posò una mano sul mio fianco e si abbassò a baciarmi la guancia.

"Non fare tardi." disse, puntandomi l'indice contro.

"Come desidera lei, Harold." dissi ironicamente, mentre mi avviavo verso il bar.

"E non chiamarmi Harold." disse offeso, alle mie spalle, facendomi ridere.



 

Tyler mi sorrise da lontano, mentre lentamente raggiungevo il bancone del ber.

Mi trascinai a sedere sullo sgabello. Ero distrutta.

"Non dirmi che sei stata in palestra. Non ci credo." disse divertito.

Lo guardai esasperata.

"Ma perchè tutti mi credono una pigrona?" chiesi scocciata, dato che era già la terza persona che mi prendeva in giro.

"Perchè lo sei." disse ridendo, mentre iniziava a preparare l'ordinazione di qualche studente.

"Magari un po'.." dissi.

Lui alzò le sopracciglia.

"Ok, tanto. Ma.." iniziai, pronta a difendermi.

"Niente ma. Tu sei una pigrona, ma io no, quindi vado a lavorare." disse velocemente, per poi prendere il vassoio con le ordinazioni e raggiungere i tavoli.

Rimasi da sola. Ma fu per veramente poco.

Un secondo dopo, una ragazza si era seduta al mio fianco.

"Faith." disse.

Mi voltai e rimasi sorpresa nel vedere una Jazmin sorridente.

"Jaz." dissi, sorridendole a mia volta.

"Come stai?" chiese, con tono pacato. Decisamente non da lei.

Ricordavo che l'ultima volta che le avevo parlato, era stata davvero gentile con me. Ma per tutto il resto del tempo, era stata una iena. Mi odiava e voleva a tutti i costi allontanarmi da Harry.

Comprensibile, dato che era il suo ragazzo.

"Bene, tu?" chiesi.

"Me la cavo." disse, sforzando un sorriso.

Mi chiesi cosa le fosse successo. Mi chiesi se la causa della sua infelicità fossi io. Che alla fine, ero riuscita a portarle via Harry. Anche se non intenzionalmente.

"Jazmin io.. devo ringraziarti." dissi, abbassando lo sguardo sulle mie mani.

Non la vidi, ma percepii il suo sguardo confuso.

"Tu mi hai aperto gli occhi e ti sei messa da parte.. permettendomi di stare con Harry." dissi.

Sorrise malinconicamente.

"Si, beh.. lui amava te, era giusto così." disse.

Mi sentii improvvisamente in colpa.

"Mi dispiace tanto, credimi." dissi, chiedendole scusa con gli occhi.

Per quanto fosse stata crudele con me, ero io quella che si era intromessa nella sua storia d'amore.

"Lo so, Faith. Sei una brava ragazza." disse, sorridendomi.

"Ti sono grata per quello che hai fatto, se non ci fossi stata tu a darmi quella spinta, non so cosa sarebbe successo." dissi.

Lei accennò una risata.

"Non dire sciocchezze. Eravate destinati." disse, lasciandomi perplessa.

"Faith, puoi negarlo quanto vuoi. Ma fra voi c'è sempre stato qualcosa. Fin dall'inizio. Fin dalle prime due ore di detenzione." disse.

Rimasi in silenzio. Perchè forse aveva ragione. O forse perchè semplicemente non sapevo come controbattere.

Rimasi a guardarla. Quasi mi imbambolai.

Scossi la testa per tornare al pianeta terra e mi alzai.

"Scusami, devo andare." dissi.

Lei annuì e mi fece un cenno con la testa, come per salutarmi.

"Ciao Jazmin." dissi, prima di lasciare il bar.



 

Bussai un paio di volte e poco dopo, Emma venne ad aprirmi.

"Ehi." mi salutò.

Le sorrisi.

"Devo parlare con Louis." dissi.

Avevo bisogno di parlare con lui. Mi ero resa conto di essere stata esagerata in classe e gli dovevo delle scuse.

Emma assunse un'espressione strana.

"Forse non è il caso." disse, lasciandomi perplessa.

"Dopo la lezione di stamani, non l'ho più visto. E' uscito velocemente e non è ancora tornato." aggiunse.

Erano le sette di sera, lui era sparito ed era colpa mia.



 

"Sicuro?"  gli chiesi, per l'ennesima volta.

"Si, Faith. Louis non è venuto qui oggi." mi rispose Tyler.

Sbuffai.

"Ok." dissi, allontanandomi lentamente.

"Se lo vedo, te lo faccio sapere." dissi.

"Grazie." risposi uscendo dal bar.

Appena lo feci, mi scontrai con un ragazzo.

Alzai lo sguardo.

"Vuoi stare attenta?" mi chiese scocciato.

"Nate, non rompere." dissi seccata, appena lo riconobbi.

Lo sorpassai e solo dopo, ebbi un'idea.

"Hai visto Louis?" gli chiesi, sperando che avessero passato il pomeriggio insieme.

"No." disse.

Persi le speranza e così, decisi di tornare in stanza.

Salii le scale e mi fermai solo quando sentii il telefono vibrarmi in tasca.


Da: Harry.

Dove diavolo sei?


Alzai gli occhi al cielo. Possibile che perdesse la pazienza con così poco?

Si era raccomandato di non fare tardi e invece erano due ore che cercavo Louis per tutto il college.


A: Harry.

Sto arrivando.


Riposi il cellulare in tasca e continuai a salire.

Percorrevo lentamente il corridoio, quando ebbi un'illuminazione.

Una pianta, troppo familiare, attirò la mia attenzione.

Mi avvicinai velocemente e dopo averla spostata, scoprii la piccola porta che nascondeva.

Mi assicurai che non stesse passando nessuno ed entrai.

Louis non poteva essere da altre parti.

E infatti, una volta scese le scale, lo vidi.

Seduto a terra, le gambe piegate e i gomiti poggiati sulle ginocchia.

Tra le mani, un pacchetto di sigarette.

Lo guardai perplessa.

"Da quando fumi?" chiesi, avvicinandomi lentamente.

"Da quando sento il bisogno di reprimere i miei sentimenti con la nicotina." rispose, con voce piatta.

"Non è questo il modo." dissi.

Alzò il viso, guardandomi con aria da strafottente.

"E vieni proprio tu a dirmelo?" chiese, lasciandomi perplessa.

"Non sei poi così brava a camuffare il puzzo di fumo." disse.

Lo aveva scoperto. Perfetto.

Nessuno, a parte Harry, sapeva che fumavo.

Sospirai e mi sedetti ad un paio di metri da lui.

"Mi dispiace per.." iniziai, ma lui scosse la testa.

"Non scusarti per quello che hai detto oggi. Hai ragione." disse.

"So di aver ragione, ma avevamo deciso di lasciarci tutto alle spalle. Il passato è passato." dissi.

Avevo deciso di perdonarlo, quindi rivangare i fatti accaduti era fuori discussione.

Non mi guardò. Si mise a fissare un punto indefinito del pavimento.

"Ti ho chiesto scusa." dissi, sperando che tutto tornasse come prima.

Altri minuti interminabili di silenzio.

"Sono io che devo chiedere scusa a te." disse poi, improvvisamente.

Lo guardai confusa.

"Perchè sono un coglione." disse, innervosendosi.

"Veramente un coglione." aggiunse, portandosi le mani alle tempie.

"Louis, che succede?" gli chiesi preoccupata.

Lo vedevo strano. Era irrequieto, sempre assente.

"Niente." disse, continuando a guardare altrove.

Aspettai qualche secondo, ma quando capii che non avrebbe aggiunto altro, mi avvicinai, sedendomi al suo fianco.

"Puoi dirmi tutto, lo sai." gli dissi, cercando di convincerlo.

"Questo no." disse, scuotendo la testa.

"Allora c'è qualcosa." dissi.

Sospirò.

"Louis.."

"Per favore, Faith." disse.

"Lasciami da solo." aggiunse.

Lo guardai. La sua guancia era a pochi centimetri dal mio viso. Era ricoperta da un po' di barba. Mi chiesi se la sua pelle fosse morbida come la ricordavo.

"No." dissi.

"Perchè?" chiese scocciato.

Appena si voltò, si accorse della vicinanza e si allontanò di qualche centimetro.

"Perchè tu non mi hai mai lasciata sola." dissi.

E' vero, la bravata di tradirmi con Candice l'aveva fatta. Ma chi mi aveva salvato il culo quando mi ero ritrovata da sola con Seth?

Lui, che alla fine, c'era sempre stato.

Mi sorrise debolmente, per poi abbassare di nuovo lo sguardo.



 

"Faith?"

"Mh."

Mi voltai, cercando di ignorare quella voce petulante.

"Faith." mi chiamò ancora, scuotendomi la spalla.

"Shh." lo ammonii, liberandomi della sua presa.

"Dannazione, Faith!" urlò, facendomi fare un salto in aria.

"Ma che cazzo..?" chiesi, strofinando gli occhi.

Mi guardai intorno. Ero ancora nell'archivio della scuola e davanti a me, Louis.

"Ti sei addormentata." disse.

Sgranai gli occhi.

"Louis.. che ore sono?" chiesi, non sicura di voler sentire la risposta.

Estrasse il suo cellulare dai jeans e dopo averlo sbloccato, mi guardò.

"Le tre." disse.

"Di notte, ovviamente." aggiunse.

Chiusi gli occhi e imprecando sottovoce, immaginai la mia morte.

Harry mi avrebbe tolto dalla faccia della Terra.

"Credo che sia meglio andare." dissi, assaporando già la mia fine.

Lui annuì e si voltò, incamminandosi verso le scale.


Non avevo il coraggio di entrare.

Mentre salivo le scale, avevo controllato il telefono. Oltre alle innumerevoli chiamate senza risposta, c'erano una serie di messaggi. Tutti di Harry, ovviamente.

Mi chiedeva dove fossi. Diceva di essere preoccupato. Ma anche arrabbiato.

Inserii la chiave nella serratura e poi, dopo aver preso coraggio, entrai.

Le luci erano tutte spente, tranne che per le piccole bajour che affiancavano il letto.

Harry era seduto attorno al tavolo. I gomiti poggiati sul ripiano e il mento poggiato sulle nocche delle dita.

Chiuse gli occhi, sembrò quasi sollevato nel vedermi. Ma poi, quando li riaprì, desiderai di poter scappare.

Quello sguardo era talmente affilato che mi sentii trafiggere.

Trasalii e rimasi immobile, davanti alla porta, ormai chiusa.

"Harry." iniziai, cercando di formulare un discorso sensato.

"Stai zitta." mi ammonì lui, senza alzare la voce, mantenendo un tono pacato.

Sapevo di aver torto, ma non mi stava bene il modo in cui si era rivolto a me. Mi limitai a guardarlo male.

"Hai una sola possibilità per dirmi dove diavolo sei stata tutta la notte e ti conviene dire la verità." disse, senza batter ciglio.

Non avevo nessun problema a dirgli dov'ero stata. Alla fine, non avevo fatto niente di male, a parte addormentarmi.

Ma se pensava di potermi comandare a bacchetta, si sbagliava di grosso.

Ci sono diversi modi per chiedere le cose e quello, era il modo sbagliato.

Così, senza aggiungere altro, feci un passo in avanti, diretta nella mia vecchia stanza. Quella in cui dormivo quando ancora non condividevamo lo stesso letto.

L'idea era quella di chiudermi la dentro e di restarci più tempo possibile.

Ma lui si alzò e un secondo dopo aveva afferrato il mio braccio, costringendomi a fermarmi.

"Faith, dimmi dove cazzo eri." disse, innervosendosi.

Mi tirò a se. Avvicinò il suo viso al mio e a quella distanza, i suoi occhi facevano ancora più paura.

"Sta calmo, Harry." dissi, scossa dai brividi.

Non capivo come riuscisse a cambiare da un momento all'altro. Poteva essere il ragazzo più dolce del mondo e un secondo dopo mi spaventava, come i primi giorni.

"Non dirmi di stare calmo. L'ultima volta che ci siamo visti erano le sette. Spiegami cosa diamine hai fatto per otto ore!" disse, alzando la voce.

"Lasciami." dissi, cominciando ad avvertire del dolore al braccio.

"Rispondimi." controbatté lui, stringendo quasi la presa.

"Mi fai male." dissi, sentendo gli occhi velarsi di lacrime. Ma lui non mi lasciò.

All'improvviso cambiò espressione.

"Puzzi di fumo." disse a denti stretti.

Com'era possibile? Io non avevo fumato e anche se Louis le aveva, non le aveva mai accese.

A meno che.. non l'avesse fatto mentre dormivo.

"E' stato Louis a fumare, non io." mi giustificai.

E solo dopo, mi resi conto del guaio che avevo combinato, pronunciando quelle parole.

"Che cazzo ci facevi con Louis?" chiese.

Se possibile, ancora più arrabbiato di prima.





 


SWAAG.

Saalve

Non arrabbiatevi con me, so che adesso ce l'avrete con Harry per il modo in cui sta trattando Faith e con Faith per il modo in cui si è comportata.

Ma non rifatevela con me, sono loro che sono stupidi.

Bene, veniamo alle cose serie.

Che ci sia un ritorno di fiamma? Può darsi? Io non lo so.

Posso solo dirvi che cercherò di aggiornare il prima possibile, così lo scoprirete ;)

Grazie a tutte, di tutto.

Un bacio,

Michi x


Faith

Harry

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Capitolo 46
*** «I'm sorry.» ***


«I'm sorry.»



 


"Che cazzo ci facevi con Louis?" chiese. Se possibile, ancora più arrabbiato di prima.

Non risposi. Adesso mi stava spaventando. Non lo riconoscevo più.

Sembrava l'Harry che avevo conosciuto i primi giorni di detenzione, non l'Harry dolce e premuroso che avevo scoperto con il tempo.

Sentii una lacrima rigarmi il viso. Ma lui era impassibile e continuava a stringermi il braccio e continuava a guardarmi con gli occhi infuocati.

"A-abbiamo solo parlato." dissi, con un filo di voce.

"Non mentirmi!" urlò.

Un secondo dopo, mi aveva spinta al muro. La mia schiena e la mia testa si scontrarono contro la parete fredda e io rimasi completamente a bocca aperta.

Anche lui schiuse le labbra, sorpreso dalla sua stessa azione.

Mi lasciò andare immediatamente il braccio, facendo cadere il suo lungo il suo fianco.

"Faith, scusa." si affrettò a dire.

Ma io lo sorpassai e a grandi passi raggiunsi la mia vecchia stanza.

"Faith!" urlò.

Sbattei la porta alle mie spalle e mi chiusi a chiave.



 

Stette tutta la notte e dare colpi alla mia porta.

Mi chiamava e mi faceva le sue scuse. Ma io ero scioccata.

Dopo tutto quello avevo subito, da Sean, da Seth, da Jared.. non mi aspettavo che si sarebbe permesso di alzare la voce e le mani con me.

Non mi aveva picchiata ed ero sicura che mai lo avrebbe fatto. Ma il modo in cui mi aveva strattonata, spinta al muro, mi aveva lasciata a bocca aperta.

Non chiusi occhio. Quella mattina non andai nemmeno a lezione. E dal momento che non sentii nessuna porta aprirsi, probabilmente neanche Harry lo fece.

Non sapevo cosa fare. Sarei dovuta uscire? Fare finta che non fosse successo niente? Non lo sapevo, ma non potevo neanche restare chiusa in quella stanza per sempre.

Afferrai la coperta e la avvolsi attorno al mio corpo. Scesi dal letto e mi avvicinai alla finestra.

L'aprii e dopo essermi seduta sul davanzale, accesi una sigaretta.

Mi strinsi ancora di più nella coperta. Se volevo fumare, ero costretta a farlo alla finestra e quindi dovevo per forza sopportare l'aria gelida che, in pochi secondi, invase la mia stanza.

Sentii dei rumori provenire al di là della porta e il corpo di Harry si scontrò contro di essa.

Sospirò e poi bussò delicatamente.

"Faith?" mi chiamò, in un sussurro.

Io non gli risposi. Come del resto avevo fatto tutta la notte, fino a quando non si era addormentato.

"Apri, per favore. Ho bisogno di parlarti." disse, usando un tono di voce pacato.

Aspirai, ignorando anche questa sua ultima richiesta.

"Mi dispiace." disse, con voce rotta.

Chiusi gli occhi. Imponendomi di non correre ad aprire la porta.

Era colpa sua, non mia.

"Non volevo. E' solo che.. tu non tornavi più, non rispondevi ai miei messaggi e io.. ho finito tutta la birra che avevamo." ammise.

Sgranai gli occhi. Stava forse cercando di dirmi che era ubriaco?

"Poi mi hai detto che eri con Louis e io non ci ho visto più."

Poggiai la testa al muro freddo, alzai gli occhi al cielo e feci fuoriuscire il fumo dalle mie labbra.

"Faith." disse.

"Perchè eri con Louis?" chiese, con tono sfinito e tormentato.

"Puoi smetterla di parlare?" gli chiesi, più acidamente possibile.

"Puoi aprire la porta?" chiese, usando il mio stesso tono di voce.

"E tu puoi fotterti?" gli chiesi, alzando la voce.

Non mi ero mai permessa di rispondergli in quel modo. Ma ero stanca del suo comportamento.

Era comprensibile il fatto che volesse sapere cosa ci facessi con Louis. Ma poteva fidarsi di me e lo sapeva.

"Faith, apri questa cazzo di porta!" disse, dopo aver tirato un pugno contro il legno.

Sobbalzai, presa alla sprovvista.

"Perchè? Vuoi mettermi di nuovo le mani addosso?" gli chiesi, pentendomi immediatamente di averlo fatto.

Ci fu un minuto di silenzio e poi, un colpo secco.

La porta di aprì con violenza, andando a sbattere contro il muro. Sobbalzai nuovamente, quando lo vidi fermo sulla soglia.

Le mani strette in pugni. La mascella serrata. I capelli scompigliati e il corpo rigido.

Schiusi le labbra e mi chiesi cosa avesse intenzione di fare.

"La spegni da sola o devo venire io?" chiese, con fare autoritario.

"Smettila di dirmi cosa devo fare." gli dissi irritata.

Fece un passo avanti. Due, tre, fino ad arrivare di fronte a me.

Mi tolse la sigaretta di mano e senza troppe cerimonie, la buttò fuori dalla finestra.

Chiusi gli occhi e ispirai lentamente.

"Vattene." dissi a denti stretti.

Posai le mani sui suoi pettorali e lo spinsi indietro, usando tutta la forza che avevo in corpo.

Vacillò per un secondo, poi fece un passo in avanti e mi afferrò entrambi i polsi.

"Ti ho detto che mi dispiace, non ero in me. Sai come la penso, non ti sfiorerei nemmeno con un dito." disse, a pochi centimetri dal mio viso.

"Non si direbbe." dissi, spostando lo sguardo sulle sue mani, strette attorno ai miei polsi.

Mi lasciò andare con poca delicatezza, per poi poggiare la schiena al muro e guardarmi con aria sofferente.

"Cos'ho sbagliato con te?" chiese.

"Perchè dobbiamo sempre trovare un motivo per litigare?" chiese ancora.

"Perchè tu ti arrabbi per tutto." dissi.

"Quindi è colpa mia?" chiese irritato.

"Sei tu che ti sei ubriacato, alzando la voce e sbattendomi al muro. Non io." dissi.

"Si, ma sei tu che sei tornata alle tre, passando tutta la notte con il tuo ex ragazzo. Non io." controbatté.

Sospirai e lui si passò una mano tra i capelli.

"Vuoi dirmi cosa cazzo avete fatto?" chiese, sfinito.

"Niente, Harry! Abbiamo parlato dieci minuti e poi mi sono addormentata, va bene? Non l'ho fatto di proposito, scusa! Avevo sonno, mi sono sdraiata per parlare con lui e mi sono addormentata!" dissi, alzando la voce.

Mi guardò dispiaciuto e si passò le mani sul viso. Poi sospirò.

Fece un passo avanti posò le mani sulle mie gambe, ancora avvolte dalla coperta.

"Non volevo aggredirti ieri sera." disse.

"Lo so."

Abbassai lo sguardo.

Sentii la sua mano accarezzarmi delicatamente la guancia.

"Ti prometto che non succederà mai più." disse.

Sospirai e dopo aver alzato il viso, lo appoggiai sul suo petto. Lui non perse neanche un secondo e mi avvolse con entrambe le braccia.

Poco dopo mi lasciò andare, per poi prendermi in braccio.

Allacciai le braccia attorno al suo collo e mi feci portare sul letto. Ci sdraiammo e io mi rannicchiai fra le sue braccia.

La colpa non era tutta sua. Insomma, se lui fosse uscito con Jazmin e fosse tornato alle tre di notte, mi sarei arrabbiata anche io. Però io non mi sarei ubriacata.

Mi baciò la fronte e mi strinse a se.



 

Aprii lentamente gli occhi e sbuffando, iniziai a tastare il comodino, in cerca della sveglia.

La quale, casualmente, cadde a terra e smise di suonare.

"Spero che tu l'abbia rotta." farfugliò Harry. E dal tono di voce che usò, capii che aveva il viso premuto contro il cuscino.

Sbuffai nuovamente e mi stirai, allungando braccia e gambe. Facendolo, sfiorai Harry, al mio fianco.

Il quale, senza muovere il resto del corpo, mosse velocemente il braccio afferrandomi la gamba e facendomi scappare un urletto stridulo dalla bocca.

Rise e mi attirò a se. Solo in quel momento si voltò e io, grazie ai deboli raggi di sole che penetravano dalla finestra semiaperta, riuscii a vedere il suo viso.

Sorrideva divertito ed aveva gli occhi più chiusi che aperti.

Sollevai il busto, ritrovandomi a sedere. Poi mi abbassai e solo dopo avergli baciato una guancia, mi alzai.

"Facciamo tardi a lezione." dissi, mentre entravo nel bagno. E lo sentii sbuffare anche dopo aver chiuso la porta.



 

Prese la mia mano e si fece spazio tra gli studenti.

La campanella stava per suonare e i corridoi erano stracolmi.

Arrivammo davanti alla nostra classe.

"Buongiorno." dissi, salutando i miei amici.

"Ehi Faith." disse Niall, alzando per un attimo il viso dal libro.

"Studi?" chiesi divertita.

"Ieri ho incontrato la professoressa in corridoio e ha detto che oggi mi avrebbe interrogato." disse seccato.

Gli sorrisi divertita e poi mi concentrai su Amber, la quale mi era appena corsa incontro.

"Buongiorno!" aveva urlato entusiasta.

L'unica persona al mondo che riesce a saltare in qua e in la di prima mattina.

Le sorrisi. Perchè infondo trasmetteva positività e allegria.

Poco dopo suonò la campanella, ma noi rimanemmo ancora qualche secondo fuori dalla classe.

Stavo parlando con Zayn, quando Louis ci venne incontro.

"Buongior.." iniziai, ma mi fermai quando mi accorsi che non mi aveva minimamente calcolata. Anzi, era entrato immediatamente, senza degnarci di uno sguardo.

Guardai Zayn, confusa.

"E' arrabbiato con me?" chiesi.

"No, ha litigato con Candice." disse Zayn.

"Oh."

"Allora? Volete che vi porti la colazione o avete intenzione di partecipare alla mia lezione? Non so, fate come volete." disse la professoressa, sulla soglia della porta.

Alzai gli occhi al cielo e seguita dagli altri, entrai.

"E non sbuffi Cooper, deve anche giustificarmi l'assenza di ieri." gracchiò alle mie spalle.

Quello fu solo l'inizio della mia mattinata scolastica.



 

"Dì la verità, te la faresti." disse Zayn a Niall.

"Beh.." iniziò il biondo, ridendo.

Mi voltai indietro, curiosa di sentire la sua risposta.

Eravamo alla lezione di geografia e dato che il professore stava interrogando tre persone alla cattedra, noi stavamo passando l'ora a non far niente.

Zayn e Niall avevano parlato per tutto il tempo della ragazza nuova. Quella che anche Harry conosceva.

Notai che anche Emma si era voltata a fulminare con lo sguardo Niall.

"Che c'è amore?" chiese lui, con tono di voce angelico.

"Avanti Niall, rispondi a Zayn." lo intimò, la sua ragazza.

Lui rise.

"Sai che ho occhi solo per te." disse divertito, meritandosi una botta sul braccio.

"Ehi, ma è vero!" disse, massaggiandosi la parte colpita.

Risi e tornai ad ignorarli. Incrociai le braccia sul banco e ci poggiai la testa sopra.

Ero voltata verso Harry e lo vidi sorridermi dolcemente.

Allungò una mano e la portò dietro il mio collo, iniziando ad accarezzarmi.

"Sei stanca?" chiese.

"No, annoiata." gli risposi.

"Io me la farei." sentii dire a Zayn.

Alzai gli occhi al cielo e risi.

Harry si voltò per un momento e dopo aver dato uno sguardo a Niall e Zayn, dietro di noi, tornò a guardare me.

"Stanno parlando di Madison?" mi chiese.

Lo guardai accigliata.

"Chi è Madison?" chiesi.

Lo vidi guardarmi in modo strano. Si grattò il naso e dopo aver sospirato, mi rispose.

"E' lei." disse, facendo un cenno con la testa.

Mi voltai, dato che stava guardando un punto alle mie spalle e allo stesso banco di qualche giorno prima, nella stessa posizione, c'era lei, Madison.

"Quindi il suo nome è Madison?" chiesi, tornando a guardare Harry. Il quale annuì in risposta.

Lo guardai per qualche secondo, dopo di che riportai la testa sulle braccia e continuai ad annoiarmi per il resto dell'ora.



 

"Ti ho detto che non ne ho voglia." dissi, poggiando il telefono tra l'orecchio e la spalla, cercando di legare i capelli.

Sbuffai.

"Conor, che palle." dissi, riprendendo l'apparecchio in mano.

Mi guardai allo specchio e dopo essermi accorta di aver legato i capelli in maniera assurda, li sciolsi svogliatamente.

"Ok, ho capito." mi arresi.

Mi sedetti sul letto e alzai gli occhi al cielo.

"Va bene, va bene. Sto arrivando." dissi.

Chiusi la chiamata e sbuffando, lanciai il telefono sul letto.

"Chi era?" chiese Harry. Il quale era appena uscito dal bagno.

"Conor." dissi.

"Che voleva?" chiese accigliato.

"Pensavo di non andare in palestra ad allenarmi, dato che sono un po' stanca. Ma lui si è decisamente arrabbiato, quindi devo andare." dissi, prendendo una borsa.

Harry rise.

"Sapevo che non avresti retto." disse, aprendo il frigo e prendendo una birra.

Lo guardai male.

"Dovresti smettere di berne così tante." dissi.

Lui allargò le braccia.

"Ma è solo una!" disse.

"Una ieri, una oggi, una domani.." iniziai.

"Sai Harry, l'alcol fa ingrassare." dissi, passandogli di fianco a dandogli un paio di colpi a mano aperta sullo stomaco.

"Scusa?" chiese divertito, mentre io prendevo una bottiglietta d'acqua da portare in palestra.

"Stai per caso dicendo che sono grasso?" chiese, seguendomi.

Non gli risposi, limitandomi a ridere.

Ovviamente non pensavo che fosse grasso e ne tanto meno pensavo che dovesse smettere di bere birra perchè altrimenti sarebbe ingrassato. Volevo che smettesse perchè faceva male. Perchè volevo evitare di rivederlo ubriaco.

"Non sono io quello che va in palestra per dimagrire." disse, alzando le braccia, in segno di innocenza.

Beh, se vogliamo metterla così, non sono neanche io. Io ci vado per salvarmi il culo, nel caso in cui Sean venga a farmi una sorpresa, Harry.

Sospirai e dopo aver messo tutto l'occorrente nella borsa, mi avvicinai a lui.

"Devo andare. Altrimenti Conor mi uccide." dissi.

"Se ti tratta male, dimmelo. Lo sistemo io." disse.

Annuii divertita e dopo essermi alzata sulle punte dei piedi, lo baciai.

"Vedi di tornare per cena." disse, quando mi allontanai.

Raggiunsi la porta.

"Questa volta davvero." disse, riferendosi alla sera prima, quando invece di tornare all'ora stabilita, avevo sforato alla grande il coprifuoco.

"Ciao Harry." dissi tagliando corto, mentre aprivo la porta.

"Ciao piccola." disse, sorridendomi.



 

"Finalmente mi hai degnato della tua presenza." disse Conor, seccato.

Sospirai e posai le mie cose in un angolo.

Dopo essermi guardata intorno, mi accorsi dell'affollamento. C'erano un sacco di studenti.

Chi faceva i pesi. Chi gli addominali. Chi il tapis roulant.

"Quanta gente." dissi, salendo sul tappeto su cui ci saremmo allenati noi.

"Ecco perchè dovevi arrivare prima." disse sbuffando.

"Andiamo Conor, rilassati." dissi sorridendoli.

"Faith, è una cosa seria. Voglio che ti impegni." disse.

"Sono qui." dissi.

"Perchè ti ho costretta io. Ma deve essere nel tuo interesse. Sean ce l'ha con te, non con me." disse.

"Sean non ce l'ha con me." mi ritrovai a dire.

Forse volevo solo autoconvincermi di non essere nei guai, nonostante avessi ancora quel 'Ci vediamo presto, dolcezza.' stampato nella mente.

"Senti Faith, io te lo devo dire." disse Conor, visibilmente nervoso.

Feci qualche passo avanti, raggiungendolo dall'altra parte del tappeto.

"Cosa devi dirmi, Conor?" chiesi preoccupata. La sua espressione non prometteva bene.

Si grattò il collo e sospirò.

"L'ho incontrato." disse, lasciandomi di stucco.

"Per caso. Durante le vacanze di Natale." aggiunse.

"Cosa ti ha detto?" gli chiesi impaziente.

"Che non vedeva l'ora di rivederti."

Mi portai una mano alla bocca e rimasi impietrita.

Non potevo credere alla quantità di sfiga che mi sovrastava. Adesso che mi ero liberata di Seth, arrivava Sean.

Potevo avere un po' di pace?

"Non devi avere paura, Faith. Io, Harry e tutti gli altri non lasceremo mai che ti faccia del male. Ma credo che sia abbastanza furbo da prenderti quando sei sola." disse.

Cercai di mantenere la calma e di ascoltarlo.

"Non mi sogno affatto di appiccicarti giorno e notte una scorta. Devi imparare a difenderti da sola." disse.

"Lui è forte qui." disse, indicandosi il bicipite.

"Ma tu sei forte qui." disse, sfiorandomi con l'indice la fronte.

"Tu sei furba. Puoi fregarlo."

Annuii decisa. Aveva ragione. Lo avrei fregato.



 

"Adesso, ruota i palmi." disse.

Conor era alle mie spalle e mi avvolgeva, incrociando le braccia sul mio petto.

Pure le mie braccia erano incrociate, ma erano sotto le sue, bloccate.

Le mie mani erano chiuse in pungi e con tutta la forza che avevo in corpo, spingevo in avanti, cercando di liberarmi.

"No, Faith. Non fare forza, non ne hai. Ruota i palmi e dammi una spinta secca." disse.

Ma prima che potessi farlo, mi lasciò andare.

"Ehi!" mi lamentai.

"Madre divina." disse.

Mi voltai a guardarlo e lo trovai imbambolato.

Seguii il suo sguardo e li, a pochi metri da noi, Madison.

Era appena salita sul tapis roulant. Indossava una canottiera bianca, che lasciava decisamente poco all'immaginazione.

E dei leggins grigi. Davvero, ma davvero aderenti.

Era da ammettere. Madison era.. come dire? Perfetta?

Alzai gli occhi al cielo.

"Conor concentrati, ci stavo riuscendo!" mi lamentai, prendendolo per la maglietta e strattonandolo per riportarlo sul pianeta Terra.

"Faith, va a fare gli esercizi con gli attrezzi." disse, continuando a sbavare su Madison.

"E la lezione di autodifesa?" chiesi seccata.

"Gli esercizi sono compresi. Dovrai farti un po' di muscoli, no?" disse.

"Ma non avevi detto che non devo usare la forza?"

"Perchè non ce l'hai. Va a fare esercizio che ti viene." disse, incamminandosi verso di lei.

"Devo ricordarmi di ringraziare Harry per avermela presentata." disse poi, soprappensiero.

Dopo quelle parole, decisi di lasciarlo perdere. Ormai era andato.

Quella Madison riusciva ad imbambolare tutti.

Sbuffai e mi guardai intorno, alla ricerca di qualche esercizio per ragazze scarse come me.



 

Harry's point of view.
 

Guardai l'orologio. Le otto meno dieci.

Sospirai e afferrai il cappotto. Tanto sapevo che avrebbe fatto tardi.

Uscii dalla stanza e camminai lungo il corridoio.

"Ehi Harry!"

Mi sentii chiamare, così mi fermai.

Quando mi voltai, riconobbi la sua chioma rossa corrermi incontro.

Le sorrisi.

"Emily." dissi, prima di stamparle un bacio sulla guancia.

Lei mi sorrise e poi infilò la mano sopra il mio gomito, prendendomi a braccetto.

"Dove vai?" mi chiese.

"In palestra. Faith e Conor devono ancora finire il loro allenamento." dissi.

Lei mi guardò confusa.

"Di quale allenamento stai parlando?" mi chiese.

"Faith si è messa in testa di volersi tenere in forma."

"Capisco." disse ridendo.

Scendemmo le scale.

"Tu che giri a quest'ora?" le chiesi.

"Sto andando al bar. Ceniamo li." disse.

"Perchè non ci raggiungete più tardi?" mi chiese sorridente.

"Va bene." dissi.

Poi le nostre strade si divisero e io uscii dall'edificio.



 

Quando aprii la porta della palestra, rimasi spaesato.

C'era un sacco di gente, nonostante fosse l'ora di cena. Mi guardai intorno e quando individuai il tappeto su cui solitamente si allenavano, lo trovai vuoto.

Forse avevano finito ed erano usciti, o magari erano negli spogliatoi.

Stavo per uscire, quando qualcosa attirò la mia attenzione. O per meglio dire, qualcuno.

C'era Madison.

Non riuscii a distogliere lo sguardo quando si abbassò, lasciandomi la piena visuale del suo lato B.

Non capivo come riuscisse a risultare sempre sensuale, qualsiasi cosa facesse.

Era la cosa che più mi aveva colpito in lei, quando l'anno prima, l'avevo invitata ad uscire.

La cosa che più mi piaceva, era il fatto che fosse imprevedibile. Riusciva sempre a confondermi.

Ero pazzo di lei.

Uscì con me una volta. Si comportò come la più professionista delle provocatrici e dopo essere stata una volta nel mio letto, non la vidi più. Quando capii di non essere il suo tipo, smisi persino di salutarla. Anche se, lei, era decisamente il mio tipo.

Distolsi per un momento lo sguardo e a pochi metri da lei, Faith stava cercando di cambiare l'altezza ad un attrezzo.

Ovviamente, con scarsi risultati. Era la ragazza più impacciata che avessi mai conosciuto.

La osservai da lontano, prendendomi gioco di lei.

Tirava la leva e poi cercava di alzare il sedile, senza però riuscirci.

Si alzò di scatto, sbuffando e finendo contro un ragazzo che le passava alle spalle.

Si voltò, rossa in viso, e si scusò un paio di volte.

Sbuffò nuovamente e si passò una mano sulla fronte.

Sospirò e si rimise a lavoro.

Decisi di andarla ad aiutare quando la vidi in seria difficoltà, ma soprattutto perchè si schiacciò un dito.

Cosa me ne facevo della perfezione di Madison, quando potevo avere i difetti di Faith?

Era così adorabile quando cercava di fare qualcosa ma non ci riusciva. Amavo il modo in cui sbatteva i piedi a terra e sbuffava irritata.

"Hai bisogno d'aiuto?" le soffiai sul collo.

La musica e il baccano le avevano impedito di sentirmi arrivare, così la presi alla sprovvista.

Sobbalzò e si voltò. Mi aspettavo un sorriso o un bacio.

Invece mi guardò male e posò le mani sui fianchi.

"Potresti dirmi come cazzo si alza questa fottutissima tortura cinese?" mi chiese spazientita.

La guardai con un'espressione tra il sorpreso e il divertito. In fine, le scoppiai a ridere in faccia.

Sbuffò. Ma prima che potesse abbassarsi nuovamente, le presi il viso tra le mani e la baciai.

Lei si allontanò e scacciò le mie mani in malo modo.

"Vuoi rispondermi o devo romperlo?"

Ignorai la sua domanda e misi le mani sui suoi fianchi.

"Hai osato rifiutare un mio bacio?" le chiesi, cercando di dargliene un altro.

Ma lei mise le mani sul mio petto, respingendomi nuovamente.

"Smettila, Harry. Mi sto spazientendo." disse, facendomi ridere nuovamente.

"Ti sei impuntata, eh?" le chiesi divertito.

Lei sospirò, tentando di calmarsi.

"E' quasi mezz'ora che cerco di alzarlo. Così non ci arrivo, sono troppo bassa io." si lagnò, incrociando le braccia al petto.

"Ci penso io." le dissi, per poi esaminare l'attrezzo in questione.

Era una specie di sedia con schienale reclinabile e serviva per fare gli addominali.

La sedia però era troppo bassa e Faith non arrivava adeguatamente alle maniglie poste ai lati dello schienale.

Tenni la leva premuta e con la mano libera, sollevai la sedia, fino a farla arrivare all'altezza giusta.

"Ecco fatto, piccola." dissi, guardandola sorridente.

Mi guardò con rabbia. Probabilmente mi stava odiando perchè avevo risolto il suo grande problema in due secondi.

"Ok, adesso possiamo andare." disse, avviandosi allo spogliatoio.

Prima che potesse allontanarsi troppo, le afferrai il braccio.

"Ma come? Non fai gli addominali?" le chiesi confuso.

"Sei matto? E' ora di cena." disse.

Stavo per ucciderla.

"Allora perchè mi hai fatto modificare l'altezza?" gli chiesi perplesso.

"Soddisfazione personale." disse semplicemente.

Stavo per mandarla a quel paese, quando fece la cosa più esilarante di sempre.

Incrociò le braccia al petto, guardò quell'attrezzo infernale e disse, "Ho vinto io." Per poi alzare i tacchi e sparire nello spogliatoio.

Rimasi qualche secondo accigliato, poi mi ritrovai a ridere da solo.

Potevo anche scegliermi una ragazza sana di mente, già che c'ero.

Scossi la testa e andai ad aspettarla fuori.



 

"Ti va di andare a cena con Emily e gli altri?" gli chiesi, una volta rientrati.

Annuì. Così, invece di salire le scale, svoltammo a sinistra, incamminandoci verso il bar.

Appena entrammo, vidi il tavolo dei miei amici.

Faith li salutò con un cenno della mano e poi corse da Tyler.

Mi chiesi per quale motivo la loro amicizia non era ancora cessata. Poi, mi sedetti tra Trevor e Nicole.

"Ehi Haz." disse quest'ultima, baciandomi una guancia.

Le sorrisi e le rubai un pezzo di pizza dal piatto.

"Com'è andata in palestra?" chiesi a Conor.

"Oh, bene. C'era quello schianto di Madison." disse.

Immaginavo che l'avesse notata.

"Stai parlando di Madison.. quella Madison?" chiese Marcus, già con la bava alla bocca.

Conor gli dedicò un sorriso malizioso in segno di risposta.

"Quella che ti sei portato a letto lo scorso anno?" mi chiese Vanessa.

E io le annuii, mentre mi accertavo che Faith fosse a debita distanza. Non volevo che sentisse quei discorsi.

"Quanto ti invidio." disse Conor.

Mi feci scappare un sorriso. Perchè alla fine, quella era una specie conquista per me.

"Beh, io ti invio anche Faith." disse Trevor.

Lo guardai. Non male, ma con comprensione. Sapevo cosa stesse intendendo.

Le ragazze lo guardarono scioccate e lui se ne accorse.

"Mi sono stancato delle ragazze facili, che te la danno una volta e poi spariscono. Penso che Harry abbia fatto bene a mettere la testa a posto per una come Faith."

Gli sorrisi.

"Sei fortunato amico." disse Marcus, lasciandomi una pacca sulla spalla.

Cercai con lo sguardo Faith e la trovai che rideva.

Era così bella quando sorrideva.

"Lo so."



 

Louis' point of view.
 

"Ma cos'è successo?" chiese Amber, uscendo dalla sua stanza.

"Niente." dissi, sedendomi sul letto.

Lei si guardò intorno.

"Perchè l'armadio è vuoto? Dov'è Candice?" chiese ancora.

Dovetti sforzarmi per non zittirla in malo modo.

"Se n'è andata, ok?"

Mi guardò dispiaciuta e si avvicinò.

Erano parecchi giorni che litigavamo e di certo non era passato inosservato ai nostri compagni di stanza.

Distolsi lo sguardo. In quel momento non potevo veramente sopportarla.

"Vi siete lasciati?" chiese.

Sospirai e cercai di calmarmi. Non era colpa sua, non potevo rifarmela con Amber.

"Non è lei la ragazza per me." farfugliai.

Ma lei mi sentì.

"Credi che la ragazza per te sia Faith?" mi chiese dolcemente, incoraggiandomi a guardarla. Lo feci.

La guardai e fui tentato di risponderle seriamente. Perchè si, forse era Faith la ragazza giusta per me.

Ma allora perchè me l'ero fatta scappare? Perchè l'avevo lasciata per Candice?

Candice non era fatta per me. Non era ironica e non rideva mai. Anzi, ogni volta che che facevo qualcosa di divertente, mi guardava male.

"Non ora, Amber." dissi alzandomi.

Lei sospirò e io non aggiunsi altro prima di uscire.



 

Avevo bisogno di una boccata d'aria fresca.

Non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa volevo realmente.

Il fatto che Candice mi avesse lasciato, non mi aveva per niente ferito.

Segno che di lei, alla fine, non mi importava poi così tanto. E pure ero sicuro di amarla.

Per lei, avevo lasciato Faith.

Mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato in me. Perchè non riuscivo a far durare una relazione per più di tre mesi?

Attraversai il corridoio che portava all'uscita, ma mi fermai appena mi sentii chiamare.

Mi voltai e vidi Zayn che, sorridendo, mi veniva incontro.

Non ricambiai il sorriso. Mi limitai a fare qualche passo in sua direzione.

"Ehi, Lou. Tutto bene?" chiese preoccupato, posandomi una mano sulla spalla.

Scossi la testa.

"Hai litigato ancora con Candice?" chiese.

"Per l'ultima volta." dissi.

"Avete deciso di fare un tregua? Un contratto di pace?" chiese divertito.

"Abbiamo deciso di lasciarci." dissi.

Corrugò la fronte.

"Oh, mi dispiace." disse, guardandomi con comprensione.

"A me no." mi ritrovai a dire.

Mi guardò confuso.

Sospirai, passandomi una mano tra i capelli. Che situazione di merda.

La sua mano scivolò via dalla mia spalla e quando lo guardai, lo trovai a fissarmi in modo strano.

"Louis, che succede?" mi chiese, con voce terribilmente tesa.

Lo guardai, cercando di trovare una risposta. Ma poi, mi ritrovai a mormorare un flebile, "Non lo so".

"Sei strano in questi giorni." disse, guardandomi come uno che la sapeva lunga.

"Te l'ho detto. Non so che mi succede." dissi nervosamente.

"C'entra per caso Faith?" mi chiese.

Dilatai gli occhi a quella domanda.

"No." risposi automaticamente.

"Lo sapevo." mormorò, mentre rideva amaramente.

Rimasi in silenzio. A lui non potevo mentire, mi conosceva troppo bene.

"Devi togliertela dalla testa, ok?"

Dal tono di voce che usò, capii che non era un consiglio da amico, ma più un avvertimento o un rimprovero.

"Dopo tutto quello che le hai fatto, non puoi dire di amarla ancora." disse con rabbia.

Le sua parole mi colpirono come una pugnalata.

Forse perchè erano la verità.

"Zayn.." iniziai, cercando qualche appiglio per difendermi.

"Zayn, un corno. Lei adesso è felice, non puoi.." disse agitandosi sul posto.

Mi chiesi per quale motivo gli stava tanto a cuore questa faccenda.

"Non puoi intrometterti nella sua vita." disse, continuando al frase.

Lo guardai accigliato.

"Già, perchè io ormai non ne faccio più parte? Non conto più niente?" gli chiesi arrabbiato.

Io e Faith, fino a prova contraria, eravamo ancora amici.

"Tu l'hai fatta solo soffrire e sappi, che se ti ha permesso di continuare a far parte della sua vita, è solo perchè è troppo buona." disse, sbattendomi in faccia la verità.

Rimasi spiazzato, incapace di controbattere.

"Dì la verità, Louis. L'hai vista piangere per te?" mi chiese.

Si, forse troppe volte.

Annuii.

"Bene. Adesso fatti da parte e guardala mentre sorride per Harry." disse, prima di allontanarsi a passi veloci, lasciandomi da solo in quel corridoio, consapevole di averla davvero persa per sempre.






 

SWAAG.

Va bene, lo ammetto. I miei personaggi sono molto lunatici.

Ho poco tempo, quindi non aggiungo altro e vi ringrazio, tutte, per tutto

Un bacio,

Michi x




 

   Harry              Faith
 


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Capitolo 47
*** «Be my nothing.» ***



«Be my nothing.»


Faith's point of view.

 

Dio benedica la Domenica.

Mi rigirai nel letto, beandomi della morbidezza del piumone.

Stavo talmente bene che non mi alzai neanche quando mi accorsi di essere sola.

Pensai che Harry fosse in bagno o in una qualsiasi parte del mondo. Non mi importava in quel momento.

Stavo bene, davvero bene nel mio letto caldo. Ma l'odore che proveniva dalla cucina, mi faceva stare ancora meglio.

Capii che Harry era ai fornelli.

Aprii gli occhi.

Dalla posizione in cui ero, riuscivo a vederlo.

Avrei giurato che stesse preparando i suoi deliziosi pancake.

"Buongiorno amore." disse, storcendo il viso da un lato, per potermi guardare.

Il modo in cui mi aveva chiamata mi fece contorcere lo stomaco. Non riuscii a non sorridere.

Non era la prima volta, ma faceva sempre uno strano effetto.

Poi, dovetti sbadigliare e allora, già che c'ero, mi stiracchiai.

Lo sentii ridere.

Mi piazzai al centro del letto e mi allargai, impossessandomene totalmente.

"Comoda?" mi chiese Harry, ridendo.

Annuii e poi gli feci un po' spazio. Lui si sedette e mi guardò sorridente, mentre mi porgeva un piatto colmo di pancake ancora caldi.

Come faceva ad essere così bello anche di prima mattina?

Aveva i capelli tirati indietro, ma totalmente spettinati. Indossava un paio di pantaloni grigi della tuta, una maglietta nera e un felpa col cappuccio.

"Fai colazione a letto?" mi chiese.

Mi alzai a sedere e prima di togliergli il piatto di mano, lo baciai.

"Grazie." dissi.

"Grazie, cosa? Non sono mica tutti tuoi." disse, riprendendosi il piatto pieno di pancake.

Risi e mi accontentai di prenderne uno. Ma ovviamente, non fu l'unico che mangiai.



 

Richiusi il tubetto del mascara e passai la lingua sulle labbra prima di mettere un burrocacao.

Erano del tutto screpolate dal freddo.

Spostai i capelli su una spalla e controllai il mio aspetto allo specchio.

Alla fine avevo scoperto che più che una colazione, avevo fatto un pranzo, dato che erano le dodici passate.

Decidemmo di uscire. Era da un po' che non andavamo a Manchester e anche se era freddo, quella era una bella giornata. Mi aggiustai la maglia e uscii dal bagno.

"Alla buon ora." mi prese in giro Harry.

Alzai gli occhi al cielo divertita e uscimmo.



 

"Una cioccolata calda ci voleva proprio." dissi, stringendo le mani attorno al bicchiere, con lo scopo di scaldarle.

Avevo insistito per quasi un'ora e quando Harry si era deciso a comprarmela, avevo sorriso come una bambina.

Mi circondò le spalle con un braccio e riprendemmo a camminare lungo le strade di Manchester.

"Ieri in palestra c'era quella tua amica." dissi, per poi prendere un sorso di cioccolata.

Lui si voltò a guardarmi confuso.

"Madison." dissi.

"Oh si, l'ho vista." disse.

"E' davvero bella." dissi.

E si, lo feci solo per sentire cosa mi avrebbe risposto, ma lo pensavo veramente.

Mi guardò divertito.

"Lo è." disse.

Mi voltai e lo guardai male.

Non ero offesa dalla sua risposta, stavo solo scherzando.

Lui rise.

"Mi fai impazzire quando sei gelosa." disse.

"Io invece ti odio quando me lo fai apposta." dissi.

Sorrise e dopo pochi secondi lo vidi indicare qualcuno.

"Carina quella." disse, prendendosi gioco di me.

"Fanculo." dissi, librandomi dalla sua presa.

"Faith." disse, continuando a ridere.

"Scherzavo." aggiunse, riprendendomi sotto il suo braccio.

"Beh, quando ti stancherai di me, puoi avere lei." dissi con sufficienza, mentre trattenevo un sorriso.

"Io non mi stancherò di te." disse con convinzione.

Sospirai.

"Prima o poi, si. Tutti si lasciano." dissi con tristezza.

Volevo davvero credere nel 'per sempre', ma non era facile.

"Perchè devo dare per scontato che prima o poi, la nostra storia finirà?" chiese accigliato, fermandosi.

Mi voltai, ritrovandomi davanti a lui.

Mi stava guardando confuso, quasi arrabbiato.

"Perchè tutte le storie finiscono.. niente dura per sempre." dissi con malinconia.

"Bene, allora tu sii il mio niente." disse.

Alzai gli occhi al cielo.

"Andiamo Harry. Non è con queste frasi fatte che si raggiunge il per sempre." dissi.

Forse ero troppo realista. Ma forse mi evitavo solo una bella illusione.

"No, sul serio Faith. Tu sei l’unica cosa giusta che ho fatto in tutta la mia vita. Figuriamoci se ti lascio andare." disse, facendomi sorridere.

Forse, dopo tutto, aveva ragione.

Feci un passo e dopo aver poggiato una mano sulla sua guancia, lo baciai.

Quando mi allontanai, ebbi piena visione del suo meraviglioso sorriso.

"Sei così bella, Faith." sussurrò, carezzandomi un guancia, con il naso a poche spanne dal mio.

Sorrisi timidamente.

"Non è vero." dissi, portando una mano dietro il suo collo.

"Invece, si." disse.

"Sei bellissima." soffiò sulle mie labbra.

Alzai gli occhi al cielo diverta.

"Sai, adesso dovresti dirmi che sono bello anche io." disse, con tono divertito.

Sorrisi, alzando solo un angolo della bocca.

"Sto aspettando." disse, alzando un sopracciglio.

Risi e dopo aver premuto le mani sul suo petto, lo spinsi, facendolo scoppiare a ridere.

"Harry." sussurrai, scuotendo la testa, notando che non la finiva di ridere.

"Dimmi."

"Ti amo." dissi, sorridendogli.

"Lo so." disse, dedicandomi un sorriso enorme.

Lo guardai accigliata e quando se ne accorse, rise.

"Tu non mi hai detto che sono bello, e io non ti dico che ti amo." disse.

Aprii la bocca in segno di stupore e lo guardai divertita.

"Guarda che io non ti ho detto che sei bello, per il semplice fatto che non lo sei." dissi con aria altezzosa.

Prima che potesse uccidermi con lo sguardo, finii la frase.

"Non sei bello, sei perfetto." sussurrai, perdendomi nei suoi occhi.

Un secondo dopo, si era fondato sulle mie labbra. Le mie mani sul suo viso. Le sue, sui miei fianchi.

"Ti amo anche io." disse poi.

"Non sai quanto." aggiunse, facendomi inevitabilmente sorridere.

Ma come sempre, venimmo interrotti.

Dal suono del suo telefono.

Sbuffò.

"Non rispondi?" gli chiesi.

"Non ne ho voglia." disse, cercando di rubarmi un altro bacio.

Ma io feci pressione sul suo petto e lo allontanai.

"Guarda chi è." dissi.

Alzò gli occhi al cielo ed estrasse il telefono dalla tasca del cappotto.

Poi rise.

Ma un sorriso amaro. Di quelli per niente divertiti.

"Indovina?" chiese.

Lo guardai confusa, in attesa di una sua risposta.

"Privato." disse seccato, mentre rimetteva il telefono al suo posto.

"Tuo padre?" gli chiesi, immaginando già la risposta.

Tese la mascella e annuì, distogliendo lo sguardo.

Alzai una mano e la posai sulla sua guancia, incoraggiandolo a guardarmi.

Quando lo fece, gli sorrisi dolcemente.

Sorriso che lui ricambiò. Prese la mia mano nella sua e dopo aver lasciato un bacio sul suo dorso, riprese a camminare.



 

Eravamo tornati da poco. Io avevo deciso di andare a salutare gli altri, mentre Harry, aveva optato per rimanere in stanza.

Quando bussai alla porta della loro camera, non mi rispose nessuno.

Così riprovai un paio di volte, ma poi capii che non c'erano.

Non avevo voglia di tornare nella mia stanza, così decisi di scendere al bar. Se non fossero stati neanche li, avrei salutato Tyler e sarei andata dormire.

Stavo scendendo gli ultimi gradini, quando in lontananza riconobbi la voce di Zayn.

Continuai a scendere, decisa a raggiungerlo, ma appena sentii quelle parole, mi fermai.

"Dammi un altro bacio." disse ridendo.

Da dove ero, non potevo vederlo. Ma lo sentivo benissimo e mi chiesi con chi stesse parlando.

La ragazza con cui si trovava, rise.

"Zayn." disse divertita.

No, non poteva essere lei.

Tesi meglio l'orecchio.

"E' tardi, Lexi si chiederà dove sono finita."

Merda, era lei.

"Un ultimo bacio, Nicole." le chiese implorante.

Lei rise e poi lo baciò.

"Adesso devo proprio andare." disse, prima di incamminarsi verso il corridoio opposto.

Non potevo crederci.

Zayn e Nicole.. Nicole e Zayn.

Cosa diamine mi ero persa? Quando era successo? Perchè non me lo avevano detto?

Stavo per tornare indietro, quando un corpo sbucò da dietro l'angolo e salì il primo gradino delle scale, forse non accorgendosi della mia presenza.

Fece un passo indietro e mi guardò col panico negli occhi.

"Faith." disse Zayn, del tutto sorpreso.

"Ehi Zay." dissi, sorridendogli.

"Tu..?" iniziò, forse indeciso su come terminare la domanda.

Gli risparmiai la fatica.

"Si, sono qui da molto. Si, ho sentito tutto. E si, sono scioccata." dissi, tutto d'un fiato.

Zayn si morse un labbro.

Gli sorrisi e poi mi passai due dita sulle labbra, come per indicargli che avrei tenuto la bocca chiusa.

Lui mi sorrise riconoscente e in silenzio, salimmo le scale.

Prima che le nostre strade di dividessero, lo sorpassai e nel momento in cui passai al suo fianco, dissi "Comunque, state benissimo insieme", per poi andarmene, mentre lo sentivo ridere alle mie spalle.



 

"Alzati dormigliona." disse Harry, ridendo di me.

Sbuffai.

Dio maledica il Lunedì.

Harry, il quale era già vestito e pronto per uscire, saltò sul letto, facendomi rimbalzare.

Iniziò a solleticarmi i fianchi e io iniziai a ridere e a dimenarmi.

"Possibile.." iniziò, cercando di tenermi ferma.

"Harry!" urlai, con le lacrime agli occhi.

"Che ogni mattina.."

"Harry, ti prego!"

"Io debba impiegare due ore per svegliarti?" disse, prendendo i miei polsi e chiudendoli nella sua mano.

Li portò sopra la mia testa e poi si posizionò meglio, mettendosi sopra di me, con le gambe divaricate e le ginocchia ai lati del mio bacino.

Cercai di riprendere fiato. Il mio petto si alzava e abbassava velocemente. Harry, dall'alto, mi guardava divertito.

Ad un certo punto iniziò ad avvicinarsi. Lentamente, molto lentamente.

Odiavo non potermi muovere.

"Risparmiami." lo supplicai, mentre lui continuava ad avanzare.

"Neanche per sogno." disse divertito, per poi fiondarsi nell'incavo del mio collo.

Quello era decisamente il mio punto debole. Era una sofferenza psicologica dover sopportare il solletico in quel punto, senza potermi muovere.

Mi cosparse il collo di baci e morsi ed io avevo quasi le lacrime agli occhi.

Quando si alzò, rimasi senza fiato.

"Mi volevi uccidere?" gli chiesi, col fiatone.

Lui rise e si riabbassò, questa volta solo per darmi un bacio veloce.

"E poi come farei senza di te?" mi chiese, a fior di labbra.

"Beh, sfogheresti i tuoi istinti omicidi su qualcun altro, per esempio." dissi ridendo, contagiando anche lui.

"Facciamo tardi." disse alzandosi.

Sbuffai e lo seguii.



 

"Che giornata di merda." dissi, sbattendo il libri sul banco di scuola.

Zayn, il quale dormiva su di esso, fece un salto in aria e la mia risata, attirò anche l'attenzione di Liam, seduto nei posti davanti.

Eravamo al corso di Teatro, lo frequentavamo solo noi tre.

Non perchè ci interessasse. Ma per il semplice fatto che non facevamo niente, e accumulavamo crediti per il diploma.

"Ho sempre pensato che fossi isterica." disse Zayn, alzando il viso dal banco.

"Ma non fino a questo punto." concluse Liam.

Sospirai.

"Almeno io non ho bisogno di qualcuno che completi le mie frasi." dissi, prendendo posto.

"Che c'è? Dovete essere in due per riuscire ad insultarmi?" chiesi divertita, provocandoli.

Loro alzarono gli occhi al cielo e risero.

Mi sistemai meglio, riordinai i libri e mi tolsi il cappotto, mentre anche il professore si accomodava alla cattedra.

Liam si voltò e Zayn si alzò, facendo aderire la schiena alla sedia.

"Zayn.. devo chiederti una cosa. Tu devi saperlo per forza." dissi.

Mi guardò, incitandomi a continuare.

"Ho notato che Louis è parecchio strano in questi giorni.. sono preoccupata. Cos'ha?"

Appena finii di pronunciare la domanda, notai un netto cambiamento nel suo sguardo.

Lo sapevo. Stava succedendo qualcosa. Quella mattina non era neanche venuto a lezione.

Tossì e distolse lo sguardo.

"Dev'essere per Candice. Sai.. si sono lasciati." disse.

Sgranai gli occhi. Non potevo crederci. Perchè nessuno me lo aveva detto?

"Quando?" chiesi.

"Un paio di giorni fa." rispose.

"E perchè?"

"Litigavano."

Dal tono che stava usando, capii che non aveva la minima voglia di affrontare quel discorso.

Così sospirai e cercai di seguire la lezione. Anche se mi era difficile non pensare a quello che Zayn mi aveva appena detto.



 

Fissavo con aria assente la tazza di cioccolata bollente di fronte a me.

Volevo parlare con Tyler, ma al bar c'era un sacco di gente e non aveva molto tempo per me.

Ero ancora turbata dalla scoperta che avevo fatto quella mattina.

Mi dispiaceva per Louis.

Lo so, avrei dovuto solo esserne felice. Insomma, si era lasciato con la ragazza con cui mi aveva tradita.

Ma non ero mai stata così vendicativa e nonostante tutto, mi dispiaceva per lui.

Adesso perlomeno capivo il motivo del suo comportamento.

Alzai il viso appena avvertii un'altra presenza.

Davanti a me, si era appena seduta Nicole e adesso, mi guardava sorridente.

Le sorrisi maliziosamente e le abbassò lo sguardo ridendo.

"Ok ok, sono stata beccata." disse, alzando le mani in segno di resa.

"Quando pensavi di dirmi che stai con il mio miglior amico?" le chiesi, fingendomi offesa.

Arrossì e dal sorriso che fece, capii quanto le piacesse Zayn.

"E' stato così inaspettato.. è successo durante le vacanze di Natale." disse.

"Siete una bella coppia." dissi sinceramente.

"Quindi ho la tua benedizione?" chiese ridendo.

"Eh no, non devi avere la mia. Ma quella di Harry." dissi ridendo.

"Ucciderà Zayn." disse ironica.

"Come minimo." aggiunsi.

In quei mesi, mi ero resa conto di quanto Harry fosse protettivo e geloso nei suoi confronti.

"Sono sicura che appena vedrà il tuo sorriso, sarà felice per te." dissi.

Mi sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata.

Risi per la sua reazione, ma smisi appena vidi passare Louis tra i tavoli affollati del bar.

"Nicole, devo proprio andare. Finisci la mia cioccolata, per favore." dissi alzandomi, senza neanche aspettare una sua risposta.

Mi ritrovai a fare lo slalom tra i tavoli, mentre vedevo Louis sempre più lontano.

Un gruppo di studenti mi tagliò la strada, facendomelo perdere di vista.

Mi trattenni dal mandarli a quel paese e sbuffai irritata.

Ma poi, lo vidi che saliva le scale. Ripresi a camminare velocemente e lo seguii.

"Ehi, Louis!" dissi, salendo velocemente i gradini.

Lui si voltò e appena mi vide, abbassò lo sguardo irritato.

"Faith, non posso adesso." disse, riprendendo a camminare.

"No, ehi, aspetta." dissi, prendendogli la mano.

Alzò gli occhi al cielo.

Salii un gradino e fui alla sua altezza.

"Puoi dirmi che ti prende?" chiesi, pur sapendo già la risposta.

"Mi prende che sto passando un brutto periodo. Puoi rispettarmi e lasciarmi in pace?" chiese, alzando la voce.

Cercai di non farmi scoraggiare da quelle parole.

"Possiamo superarlo insieme." proposi, quasi con un filo di voce.

Lui rise amaramente e scuotendo la testa, abbassò lo sguardo.

Quando riprese a guardarmi, aveva gli occhi privi di emozioni.

"No Faith, noi non possiamo più fare niente insieme." sussurrò, per poi liberarsi della mia presa e salire le scale.

Il male che mi fecero quelle parole, è indescrivibile.



 

Aprii la porta della mia stanza ed entrai, abbastanza svogliatamente.

Era circa un quarto d'ora che vagavo per il college, cercando di riprendermi.

La conversazione avuta con Louis, mi aveva ferita. Sentivo un vuoto dentro. Mi sentivo vuota.

"Ehi, amore, sai dirmi come diavolo funziona questo aggeggio?" chiese Harry.

Alzai lo sguardo e lo trovai che mi si avvicinava. Il suo solito sorriso a trentacinque denti stampato in pieno viso.

Come fai a non amare una persona che riesce a metterti di buon umore anche quando hai appena affrontato una giornata terribile?

Gli sorrisi e quando notai il computer sul tavolo, capii che si riferiva a quello, quando parlava "dell'aggeggio".

"Adesso ti aiuto." dissi, andandogli incontro.

"Ma prima abbracciami." aggiunsi.

Un secondo dopo, venni avvolta in uno dei suoi abbracci più calorosi.

Mi diede un bacio delicato sui capelli e io sorrisi contro il suo petto.

"Tutto bene?" mi chiese preoccupato.

"Ho solo avuto una giornata faticosa." mi limitai a dire.

"Allora dopo che mi hai insegnato ad usare quella tortura cinese, ci piazziamo sul divano e ti riempio di coccole. Ci stai?" chiese, facendomi scoppiare a ridere.

"Per tortura cinese, intendi il computer?" chiesi, avvicinandomi ad esso.

Lui rise e annuì.

Mi sedetti e lo osservai per qualche secondo. Non avevo idea di cosa avesse combinato, ma lo aveva impallato.

"Potrebbe esserci un sovraccarico delle.." iniziai, ma lui chiuse improvvisamente lo schermo del portatile.

Lo guardai confusa.

"Mi sono già stancato, passiamo alle coccole." disse, prendendomi la mano e facendomi alzare dalla sedia.

Risi e mi lasciai trascinare sul divano.

I suoi baci erano sicuramente la soluzione ad ogni mio problema.






 

SWAAG.

Non ho scuse, lo so.

Chiedo umilmente perdono per il mio ritardo.

Capitolo "tranquillo", soprattutto per quanto riguarda Faith ed Harry, i quali avevano bisogno di un po' di pace.

E poi.. si, Zayn e Nicole.. eh già AHAHAHAHA

Sono sicura che alcune di voi apprezzeranno molto questa coppia o almeno lo spero.

Louis, invece, ha deciso di ignorare Faith, sperando di dimenticarla.

Ma la domanda è: ci riuscirà?

Un bacio,

Michi x

 

P.s: Grazie per la vostra pazienza e soprattutto, per la vostra presenza.

Siete incredibili






 

Faith

 

Harry


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Capitolo 48
*** «I love you and I've always loved you.» ***


«I love you and I've always loved you.»



 

La vidi in lontananza.

Nicole era seduta ad un tavolo al bar del college. Si guardava intorno, torturandosi le mani.

Sapevo quanto fosse nervosa, me lo aveva comunicato quando mi aveva chiamata, chiedendomi di incontrarci.

Ma non ero io a preoccuparla, bensì Harry, il quale ancora non l'aveva vista.

"Eccola." dissi, indicandogliela.

La guardò e poco dopo, l'aveva raggiunta, lasciandomi indietro.

"Allora?" lo sentii chiedere, appena fui seduta al suo fianco.

"Ciao Faith." disse Nicole, sorridendomi.

Ricambiai il sorriso e poi guardai Harry. Non aveva idea del motivo per cui la sua migliore amica lo avesse voluto incontrare.

Ma da quando aveva saputo dell'appuntamento, non aveva fatto altro che preoccuparsi inutilmente, pensando alle peggior ipotesi.

"Nicole, cosa dovevi dirmi?" gli chiese, con impazienza.

Lei fece un respiro profondo e poi, dopo avermi guardata, si concentrò su di lui.

"È successa una cosa." disse.

"Bella." aggiunse, appena vide la faccia preoccupata di Harry.

"Non so quanto possa interessarti in realtà.. però avevo voglia di dirtela." disse.

"Ti ascolto." disse Harry, visibilmente più rilassato.

"Sai che da quando Sean.." iniziò, senza poi riuscire a terminare la frase.

Harry la incoraggiò a parlare, carezzandogli una mano e sorridendogli dolcemente.

"Non mi sono più fidata di nessun ragazzo." disse.

La guardai con comprensione. Quell'esperienza l'aveva portata a perdere fiducia nelle persone.

E fui felice del fatto che Zayn fosse riuscito a fargliela ritrovare.

"Fino a quando non ho conosciuto lui." disse.

Appena pronunciò l'ultima parola, Harry si mosse sul posto, ritirando la mano e guardandola con sguardo minaccioso.

"Di cosa stai parlando?" chiese lui, nervosamente.

"C'è questo ragazzo che.. è riuscito a sbloccarmi." disse.

"Che intendi?" le chiese.

"È riuscito a liberarmi dallo scudo di sicurezza che avevo creato intorno a me." disse.

Sorrisi, sapendo che stava parlando di Zayn.

Lo stesso Zayn che mi era rimasto accanto, quando tutti gli altri se ne erano andati.

Di lui poteva fidarsi, ad occhi chiusi.

"E tu.. stai con lui?" chiese Harry.

Lei sorrise, per poi abbassare timidamente lo sguardo.

Quel gesto bastò a far capire ad Harry la situazione.

Capì immediatamente che la sua migliore amica si era innamorata e che, senza ombra di dubbio, era felice.

Harry sospirò e sorridendo, scivolò in avanti sulla sedia, poggiando la schiena alla schienale.

"Ricorda di dire a Zayn che non ho problemi a spaccargli qualche osso." disse ironico.

Nicole sollevò la testa, guardandolo stupita. Poi si voltò verso di me, ma anche io ero confusa.

Non gli avevo detto che stavano insieme. Nicole mi aveva espressamente chiesto di non farlo.

"Andiamo, non sono così stupido." disse lui, ridendo.

"Vedo come lo guardi. Ti conosco abbastanza bene da capire che sei totalmente innamorata di lui." disse, facendola arrossire.

"E io lo so che è un bravo ragazzo. Ma ripeto, non ho problemi a mandarlo al pronto soccorso. Perciò digli di comportarsi bene." disse.

La sua migliore amica gli sorrise. Le si leggeva la felicità negli occhi.

"Te lo meriti, Nicole." disse Harry, seriamente.

Aveva ragione. Dopo tutto quello aveva dovuto subire, il minimo che meritasse era un ragazzo che l'amasse e rispettasse.

"Grazie." disse lei, posando la sua mano su quella di Harry.

Sorrisi.

Perché amicizie così vere erano rare.

Poi mi caddero gli occhi sull'orologio e mi resi conto di essere in ritardo.

Avevo un conto in sospeso con il pianoforte.



 

La mia meta, era l'aula in cui il college metteva a disposizione degli studenti, alcuni strumenti.

Dovevo preparare una canzone e dopo giorni di esercizio, ancora avevo delle difficoltà.

Stavo per salire le scale, quando qualcuno mi chiamò. Mi voltai, notando un ragazzo in lontananza.

"Conor." dissi, appena lo riconobbi.

Si avvicinò a me.

"Ciao Faith." disse sorridente.

"Volevo dirti che oggi salta l'allenamento, ho altri impegni." aggiunse.

"Oh, non fa niente. Tanto io ho le prove." dissi.

"Quella canzone non vuole proprio venirti, eh." mi prese in giro.

"Proverò fino a quando non mi verrà bene. A costo di consumare i tasti del pianoforte." dissi ridendo.

"Fossi in lui avrei paura." disse ironico.

Scossi la testa divertita e dopo averlo salutato, entrai nell'aula. Fortunatamente non c'era nessuno.

Presi gli spartiti dalla borsa e dopo essermi sistemata, tolsi il cellulare dalla tasca dei jeans e lo posai sul pianoforte.



 

Ero concentrata, lo ero davvero. Ma non c'era niente da fare. Sbagliavo, sbagliavo e continuavo a sbagliare.

Il fatto che l'unica persona in grado di aiutarmi fosse Louis, non aiutava.

Quando stavamo insieme, mi aiutava sempre a preparare i brani.

Sospirai e decisi di chiamare Harry.

Il pianoforte non era di certo la sua specialità, se la cavava decisamente meglio con la chitarra, ma sapevo che anche solo la sua presenza, mi avrebbe aiutata.

Appena mi disse che sarebbe arrivato nel giro di pochi minuti, terminai la chiamata e ripresi a provare.



 

Esultai da sola perché, finalmente, dopo due ore, ero riuscita a farla bene.

Harry non era ancora arrivato. Ma c'ero riuscita anche senza di lui e non vedevo l'ora di fargli sentire il risultato.

Così riprovai di nuovo, sperando che venisse bene anche la seconda volta.

Ma fui interrotta dalla porta, la quale si aprì. Mi voltai sorridente, immaginando fosse Harry.

Ma dovetti ricredermi e un secondo dopo, ero paralizzata sul mio posto.

Mi sorrise.

Sean mi sorrise subdolamente.



 

Harry's point of view.

 

Quello non fu per niente un pomeriggio interessante.

Avevo passato le ultime ore ad annoiarmi e adesso, me ne stavo con Conor, aspettando che Faith finisse di provare.

"Ho saputo di Nicole e Zayn." disse il mio amico.

Finsi una tosse, per schiarirmi la gola e poi lo guardai.

"Cosa ne pensi?" chiese divertito.

Nicole era sempre stata sotto la mia ala protettrice. Dopo quel bastardo di Sean, non avevo più permesso a nessun ragazzo di farle del male.

Ma anche se, a parer mio, Zayn era un'idiota, era sicuramente un bravo ragazzo e poi, non ero nessuno per imporre a Nicole di non essere felice.

Sospirai.

"Penso che se fa una mossa falsa, è morto." dissi, facendolo ridere.

"Ma se la renderà felice, non gli sarò altro che riconoscente." aggiunsi.

Conor mi sorrise.

"Lei se lo merita." disse poi.

Eccome se lei se lo meritava.

In quel momento mi suonò il cellulare.

Fui felice di vedere che era Faith e non quel numero privato che da settimane impallava il mio telefono di chiamate.



 

"Conor, devo andare." dissi, riponendo il telefono nel tasca posteriore dei jeans.

"Era Faith?" chiese.

"Si, se non vado in suo soccorso, rischia di spaccare il pianoforte." dissi ridendo.

"Vengo con te. Devo dirle che oggi possiamo allenarci, mi sono liberato." disse, seguendomi.

Eravamo dalla parte opposta dell'aula in cui si trovava Faith e il nostro passo rilassato non ci aiutava di certo a raggiungerla in fretta, ma non andavamo poi così di fretta.



 

Faith's point of view.

 

"Che c'è? Sorpresa di vedermi? chiese divertito.

"Mantengo sempre le mie promesse, Faith." disse, probabilmente riferendosi al fatto che l'ultima volta che ci eravamo visti, aveva detto che sarebbe venuto presto a trovarmi.

"E sai, conoscere molta gente, può essere d'aiuto, quando vuoi ottenere informazioni sulle persone." aggiunse.

Corrugai la fronte, non capendo il significato di quelle parole.

"Ho saputo tutto quello che hai fatto durante la settimana." disse, avvicinandosi lentamente.

"I posti che hai frequentato.. le persone con cui sei stata.." continuò.

E allora capii.

Mi aveva fatta spiare.

Ingoiai a fatica il groppo che mi si era creato in gola e mi alzai.

Era arrivato il momento.

Tu sei furba. Puoi fregarlo. Le parole di Conor mi rimbombarono nella mente.

Così scollegai il cervello.

Se pensavo a quello che stavo per fare, mi facevo prendere dal panico.

Mi alzai e gli sorrisi.

Si, gli sorrisi.

Gli sorrisi e mi avvicinai a lui, lentamente.

"Ti stavo aspettando." gli dissi.

Lo dissi davvero.

Per un momento, lessi la confusione più totale nella suo sguardo, poi ricambiò il mio sorriso.

"Allora vieni qui, piccola." disse divertito.

Non mi fermai, continuai ad avanzare verso di lui.

Portai entrambe le braccia in alto e allacciai le mani dietro la sua nuca.

La mia sicurezza barcollò, nel momento in cui lo ebbi così vicino. E dovetti lottare contro tutto il mio corpo, per non ritrovarmi a tremare come una foglia.

Stavo giocando con il fuoco.

Gli sorrisi un'ultima volta e poi, lo feci.

Piantai il ginocchio in mezzo alle sue gambe e portai la sua testa in basso, facendo scontrare il suo naso contro la mia gamba.

Lo sentii gemere di dolore e poi lo vidi barcollare all'indietro.

Alzò il viso, si portò una mano sulle labbra e percepì su di esse il sangue che gli era colato dal naso.

Mi guardò. Era arrabbiato.

"Brutta puttana." disse a denti stretti.

Ma io ero immobile e lo stavo guardando con gli occhi sgranati.

Scioccata dalle mie stesse azioni.

Sapevo di aver appreso qualcosa, da Conor. Ma non pensavo di poter essere in grado di mettere in pratica le tecniche imparate.

Ce l'avevo fatta invece.

Ma adesso lui era arrabbiato e sapevo che la mia furbizia non avrebbe aiutato più di tanto.

Così mi voltai.

In quella stanza doveva pur esserci uno strumento con cui avrei potuto colpirlo.

Magari qualcosa che non fosse un pianoforte o un triangolo.

Ma feci un grave errore.

Mai abbassare la guardia Coop. Ancora una volta, ricordai le parole di Conor.

Ero stata stupida.

Gli avevo dato le spalle. E lui ne aveva approfittato.

Adesso si trovava dietro di me. Il suo petto aderiva alla mi schiena.  Le mie braccia erano incrociate e strette al mio petto. Provai a fare forza, cercando di spingere in avanti le sue.

No, Faith. Non fare forza, non ne hai. Ruota i palmi e dammi una spinta secca.

Ricordavo di aver provato quel passaggio con Conor. E ricordavo anche di non averlo portato a termine, dato che lui era stato troppo occupato a sbavare dietro a Madison.

Però ci provai e al contrario di ogni mi aspettativa, ci riuscii.

Quando lo spinsi indietro, mi voltai e nel farlo, posizionai il mio piede, dietro il suo.

Così perse l'equilibrio e cadde di schiena. La sua testa colpì il panchetto del piano forte.

E un minuto dopo, era steso a terra, privo di sensi.

In quel momento, entrò Harry.



 

Harry's point of view.

 

"Faith, mi ucciderà." dissi, riferendomi al fatto che per raggiungerla, avevamo impiegato mezz'ora.

"Non preoccuparti amico, è innocua." disse Conor, prendendola in giro.

"Dovrebbe essere quella l'aula." dissi, indicandola.

"Si, ci sono stato una volta. È quella." disse Conor.

Così allungai il passo e dopo aver posato la mano sulla maniglia, la portai in basso, per poi aprire la porta.

Feci un passo in avanti e appena misi a fuoco la situazione, spalancai la bocca.

Faith era in piedi, a pochi metri da me.  Ai suoi piedi, Sean era sdraiato a terra, privo di sensi.

"Harry, ti muovi?" chiese Conor, alle mie spalle.

Vedendo che non mi spostavo, mi sorpassò. Ma dopo un passo, si bloccò anche lui.

Faith ci guardò, forse scioccata quanto noi.

Io ero nella confusione più assoluta.

Perchè Sean era li?  Cos'era successo?

Per quale cazzo di motivo la maglia di Faith era sporca di sangue? E perché lui era svenuto?

Conor tossì.

"Ero venuto a dirti che oggi potevamo allenarci, ma vedo che non ne hai più bisogno." disse.

Non capii il senso di quella frase e la ignorai totalmente, concentrandomi su Faith.

"Stai bene?" le chiesi, facendo un passo avanti, esaminando la figura di Sean.

"Credo di si.." disse, quasi spaesata.

Mi avvicinai a lei e l'abbracciai.

La sentii stringere la mia maglietta. Era spaventata

"È finita." dissi, anche se non sapevo a cosa mi stessi riferendo, dato che non avevo idea di quello che era successo.

"Puoi spiegarmi.." iniziai, non riuscendo a formare una frase di senso compiuto.

Lei sospirò e guardò alle mie spalle.

"Tempo fa ho incontrato Sean." disse, Conor.

Mi voltai a guardarlo.

"Mi ha detto che non vedeva l'ora di venire a trovare Faith." aggiunse.

Se il mio sguardo lo avesse potuto uccidere, sarebbe già morto.

"E cosa cazzo aspettavi a dirmelo?" chiesi, infuriato.

"Proprio niente. Tu non dovevi saperlo." disse.

Da Conor non me lo sarei mai aspettato. Come aveva potuto tenermi all'oscuro di una cosa simile?

"Sei impazzito? Poteva.." dissi, non riuscendo a finire la frase.

Sapevamo bene tutti quell'era il suo unico scopo.

"Ho dato lezioni di autodifesa a Faith." disse.

Ignorò la reazione che stava scatenando in me e continuò a parlare.

"Non potevamo rinchiuderla da qualche parte, con dieci guardie del corpo appresso." disse.

"Certo che no. Bastavo io. L'avrei tenuta al sicuro io." dissi, sempre più arrabbiato.

"Non lo metto in dubbio. Ma lei aveva bisogno di imparare a difendersi da sola." disse Conor.

"Ma non ne è in grado!" sbottai, incapace di pensare al fatto che Conor le avesse permesso di affrontarlo da sola.

"A me non sembra." disse, guardando Sean, steso a terra.

"Tu.. hai fatto tutto questo da sola?" le chiesi, voltandomi a guardarla.

Faith sembrò combattuta.

Probabilmente, non ci credeva neanche lei.

"Credo di averlo ucciso." disse poi, quasi divertita.

"E' solo svenuto, Faith." disse Conor, ridendo.

"Mi spiegate cosa avete da ridere? Poteva.. cazzo, poteva violentarti, Faith!" urlai, perdendo il controllo di me stesso.

Faith non sembrò toccata dalle mie parole.

"Ma non è successo." disse semplicemente.

"Avresti dovuto vedermi, saresti stato fiero di me." aggiunse poi.

"Come hai fatto?" le chiesi scioccato.

"Ho seguito i consigli di Conor." disse.

"Quello è suo?" gli chiesi, riferendomi al sangue sulla sua maglietta.

Abbassò il viso e dopo averlo visto, annuì.

Sospirai. Almeno non era ferita.

"Adesso mi occupo io di lui." disse Conor, prendendo il telefono.

"Che vuoi fare?" gli chiesi.

"Lo denunciamo, Harry. Ho bisogno della testimonianza di tua sorella, di Nicole e di Faith." disse.

Ci pensai e poi annuii.

Non sarebbe stato facile, soprattutto per Nicole.

Adesso che era così felice, mi dispiaceva fargli rivivere certi ricordi. Ma era la cosa giusta da fare.

"Vieni." dissi, tendendo una mano a Faith, lei l'afferrò e si strinse attorno al mio braccio.

"La porto via. Ti mando Marcus e gli altri." dissi a Conor, il quale mi annuì.



 

Le presi la mano e l'avvicinai a me.

Percorremmo qualche metro in silenzio. Poi lei cominciò a guardarmi.

"Sei arrabbiato?" chiese.

La guardai e poi tornai ad osservare il pavimento che scorreva sotto i nostri piedi.

Sospirai.

"Si." dissi, incapace di mentirgli.

Distolse lo sguardo.

"Scusa." disse.

"Da quanto lo sai?" le chiesi.

"Cosa?" chiese confusa.

"Da quanto sai che Sean sarebbe venuto? Da quanto Conor ti da lezioni di autodifesa?" chiesi, cercando di non sembrare troppo arrabbiato.

"Qualche settimana.." ammise, con un filo di voce.

"Pensavo.. che noi ci dicessimo tutto." dissi, deluso.

Mi guardò dispiaciuta.

"Harry.." iniziò.

Ma io la interruppi.

"Sono felice che sia andata bene. Ma.. se fosse andata male?" chiesi.

"Ma è andata bene." disse lei.

"Se fosse andata male, cosa cazzo avrei dovuto fare io? Avrei dovuto uccidere Conor?" chiesi spazientito.

Se fosse successo qualcosa a Faith, non glielo avrei mai perdonato.

"È un rischio che abbiamo corso." disse, fermandosi.

"Ci siamo fidati l'uno con l'altra." disse.

Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei ritrovato ad essere geloso di uno dei miei migliori amici.

Loro si fidavano reciprocamente e io?

Faith sembrò capire il mio stato d'animo e si avvicinò lentamente a me.

"Se te lo avessi detto, saresti andato su tutte le furie." disse.

"Saresti andato a cercarlo e magari ti saresti messo nei guai." aggiunse.

"Io non l'ho fatto perché volevo escluderti. Ma perché volevo dimostrarti di cosa sono capace." disse, sorridendomi dolcemente.

"Devo ammettere che mi hai stupito." dissi ridendo.

La tensione si sciolse e lei mi abbracciò.

La strinsi a me, cercando di non pensare all'eventualità di uno scontro terminato a suo sfavore.

"Avevo qualcosa per cui lottare." disse.



 

Faith's point of view.

 

Mi svegliai stretta tra le braccia di Harry e un secondo dopo, mi resi conto che eravamo già in ritardo.

Quella mattina, saremmo andati a visitare un famoso museo a Manchester ed erano presenti gli studenti del primo, secondo e terzo anno.

Per questo, gli autobus erano stracolmi e per trovare posto a sedere, facemmo le corse.

C'erano anche Nicole, Emily, Lexi, Vanessa, Marcus, Trevor e Conor, il quale era seduto accanto ad Harry.

A quanto pare, con Sean, aveva sistemato tutto. Ma non mi erano state fornite molte informazioni al riguardo.

Amber sedeva vicino a Liam. Emma a Niall. Nicole a Zayn. Emily a Lexi.

Sbuffai e continuai a percorrere il corridoio. Sarei sicuramente finita accanto ad uno sconosciuto.

Poi, infondo, con le cuffie alle orecchie e lo sguardo perso fuori dal finestrino, vidi Louis.

Stavo quasi per raggiungerlo, quando le sue parole mi rimbombarono nella mente.

Non puoi, Faith. Non puoi più fare niente insieme a lui. Neanche un viaggio in autobus. Mi dissi.

Così cercai con lo sguardo un altro posto vuoto.

"Scusi, non è che vorrebbe tenermi compagnia?" chiese un ragazzo.

Mi voltai perplessa e riconobbi Tyler. Un sorriso a trentacinque denti si fece spazio sul mio viso.

"Tyler! Che ci fai qua?" chiesi entusiasta, prendendo posto al suo fianco.

"Non c'erano abbastanza professori e hanno reclutato qualche ragazzo di quinta per la sorveglianza." disse, sorridendomi.

"Sono felice di vederti." dissi, per poi baciargli una guancia.

"Sei di buon umore?" chiese divertito.

"Sto cercando di esserlo." risposi.

Alzò un braccio e lo posò attorno alle mie spalle, attirandomi a se, ridendo.

"Non essere depressa, io ti voglio bene." disse, facendomi ridere.

"Lo so. Te ne voglio anche io." dissi, poggiando la testa sulla sua spalla.



 

Portai una mano davanti alla bocca quando, inevitabilmente, sbadigliai.

Dopo tutto, mi piaceva visitare i musei e imparare cose nuove. Ma il Medioevo e i primitivi, proprio no.

Amber mi guardò annoiata e io sospirai, ormai rassegnata. Saremmo dovuti stare li ancora per molto.

Harry, Conor e gli altri, erano spariti. Probabilmente avevano pensato bene di trovare qualcosa di meglio da fare e evidentemente, ancora nessuno si era accorto della loro assenza.

Notai che nei dintorni non c'era neanche Louis. Erano praticamente settimane che non parlavamo e non avevo più avuto sue notizie.

"Come sta Louis?" chiesi allora, attirando l'attenzione di Emma ed Amber.

Una alzò le spalle, l'altra scosse la testa.

"Non ne abbiamo la minima idea. Non sta più da noi. Non sappiamo dove dorme." disse Emma.

Schiusi la bocca per la sorpresa. Nessuno mi aveva avvertita.

"Come? Da quando?" chiesi, piuttosto scioccata.

"Più di una settimana ormai." rispose Amber.

"Perchè?" chiesi, corrugando la fronte.

"Non ce lo ha detto." disse Emma.

"Ma che gli prende?" chiesi irritata.

"Shh! Cooper, presta attenzione alla guida!" mi richiamò la professoressa.

Oh, ma vaffanculo.

"Faith, dove vai?" mi chiese Emma, senza però ottenere risposta.

Cercai con lo sguardo Zayn e lo trovai vicino alla vetrina espositiva.

"Ehi." sussurrai al suo orecchio, cercando di non disturbare il signore che raccontava la storia di quelle che sembravano delle banalissime e comunissime pietre.

Mi guardò, incitandomi con lo sguardo a continuare a parlare. Aveva già capito che dovevo chiedergli qualcosa.

"Dov'è Louis?" chiesi.

Lui continuò a tenere lo sguardo fisso sulla guida. Assottigliò le labbra e si irrigidì.

"Dimmelo." sibilai, meritandomi un'occhiataccia dal professore.

Sospirò e mi guardò.

"E' al bagno, Faith. Lascialo stare." disse.

Non capii il senso di quella frase, così gli chiesi per quale motivo non avrei dovuto parlargli.

"Credimi, non avete niente da dirvi." rispose.

"E' meglio se lasci le cose come stanno." aggiunse.

Ma io lo ignorai, andando alla ricerca del bagno del museo.



 

La porta con su scritto "toilette", portava ad un piccolo corridoio, fornito di lavandini e specchi, che a sua volta conduceva a due porte. Una per gli uomini e una per le donne.

Poggiai la schiena al muro e aspettai.

Stavo per perdere le speranze, quando sentii dei rumori al di la della porta.

Poco dopo, ne uscì Louis.

Alzò il viso dal display del suo cellulare e quando mi vide, serrò la mascella, distogliendo lo sguardo.

Lo vidi dirigersi verso l'uscita, così decisi di bloccarlo.

"Aspetta, dobbiamo parlare." dissi.

Si liberò dalla mia presa e scosse la testa.

Stava per posare la mano sulla maniglia della porta, quando mi posizionai davanti a lui, poggiando la schiena contro di essa.

"Non esci di qui, fino a quando non mi dici che cosa ti succede." dissi, innervosendomi.

Lui rise amaramente e dopo aver messo il telefono in tasca, mi guardò seriamente.

"Vuoi davvero sapere che succede?" chiese.

Il tono con cui fece la domanda, mi fece ricredere sulla risposta. Ma poi annuii, abbastanza sicura.

"Succede che mi sono reso conto di aver fatto la più grande stronzata della mia vita." disse, alzando la voce.

"Solo un cretino come me, può lasciarsi scappare la ragazza che ama." disse.

Sospirai.

"Louis, sono sicura che qualsiasi sia il problema, tu e Candice riuscirete a risolverlo." dissi, rassicurandolo.

L'espressione che si disegnò sul suo volto, mi lasciò perplessa.

"Candice? Non me ne frega un cazzo di lei. Io amo te, Faith. Ti amavo, ti amo e ti ho sempre amata." disse.

Quelle parole, mi paralizzarono. Non mossi un muscolo, mi limitai a spalancare la bocca, incapace di pronunciare parola.

Poi la rabbia prese la meglio sullo stupore.

"E non potevi rendertene conto prima, Louis? Prima di perdermi, magari prima di tradirmi." dissi, alzando la voce.

"Si, magari prima che tu ti innamorassi di un altro."

Corrugai la fronte.

"Non sono stata io ad innamorarmi di un altro. Sei stato tu a tradirmi con un'altra!" dissi.

Ci mancava solo che la colpa ricadesse su di me.

Da una parte, non avrei cambiato neanche una virgola della nostra storia. Se non fosse successo quello che era successo, non mi sarei mai innamorata di Harry.

O forse si. Infondo, avevo baciato Harry, mentre stavo con Louis. Pur non sapendo che il mio ragazzo mi tradiva ormai da tempo.

"Tranquilla. So che è tutta colpa mia." disse.

"Certo che lo è, idiota. E magari, adesso che ti sei reso conto che mi ami ancora, smetti di parlarmi e ti arrabbi con me!" dissi con rabbia.

"L'ho fatto per te, Faith. Non volevo intromettermi nella tua vita. Tu sei felice adesso. Volevo evitare di venire a fare il guasta feste, ma ovviamente tu non puoi farti i cazzi tuoi." disse.

"Scusa se mi preoccupo per te." dissi.

"Tu dovresti odiarmi, cazzo!" disse, alzando la voce.

Lo sapevo bene. Ma non ci riuscivo.

Perchè in ogni caso, non portavo rancore. Aveva ragione lui, adesso io ero felice. Perchè avrei dovuto sprecare il mio tempo ad odiare qualcuno, quando potevo passarlo ad amare Harry?

"Tu non mi odi, vero?" chiese, quasi speranzoso, cambiando completamente espressione.

"Certo che no." sussurrai.

Abbassò il viso e quando lo risollevò, mi sembrò dannatamente vicino.

"E neanche mi ami, giusto?" chiese, con un filo di voce.

Mi persi nei suoi occhi azzurri e per un momento avrei voluto dirgli che si, l'amavo ancora.

Ma non era così.

"Louis.." dissi, cercando di portare al termine quella conversazione, la quale stava prendendo una brutta piega.

Forse aveva ragione Zayn, era meglio se lasciavo perdere.

Il cuore mi salì in gola, quando non contento, si avvicinò ancora di più a me.

I nostri petti si sfiorarono e io trattenni il respiro, incapace di fare altro.

"Faith." soffiò sulle mie labbra.

Chiusi gli occhi.

Per quanto era doloroso, dovevo rifiutarlo. Non doloroso perchè avrei voluto il contrario. Ma perchè sapevo che ne avrebbe sofferto.

Ma non feci in tempo a riaprirli, che le sue labbra sfiorarono le mie.

All'inizio, delicatamente. Poi premettero con decisone, così come tutto il suo corpo.

Mi ritrovai costretta tra la porta e il suo petto.

E per quanto mi fossero mancate quelle labbra, mi ritrovai a premere con forza contro il suo petto.

Riuscii ad allontanarlo. Lo spinsi lontano da me.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.

Lo guardai con disprezzo. Lo aveva detto lui stesso, adesso ero felice, che motivo c'era di intromettersi?

Mi voltai, aprii la porta e dopo essere uscita, la chiusi con forza alle mie spalle.



 

"Ehi, che ci fai qua? Ti cerco da due ore." mi voltai appena riconobbi la sua voce.

Appena uscita dal bagno, ero corsa fuori dal museo.

Nel parcheggio avevo riconosciuto i due autobus che ci avevano accompagnato. Avevo detto al conducente che stavo poco bene e che la professoressa mi aveva dato il permesso di ritornare sul pullman.

Mi ero seduta tra le ultime file e adesso Harry, mi aveva raggiunta. Così come il resto degli studenti, dato che la gita si era conclusa.

Senza aspettare una mia risposta, si sedette al mio fianco e mi avvolse le spalle con un braccio, stringendomi a se.

Poggiai la testa sul suo petto e mi lasciai scaldare dal suo tocco.

"Piccola, non ti senti bene?" chiese.

Amavo il tono di voce che usava in questi casi. Era così dolce e premuroso.

Non avevo idea di cosa dirgli. La verità mi sembrava l'unica opzione, come sempre.

Ma davvero non ero in grado di distrarlo dall'andare a prendere a cazzotti Louis. Ed ero sicura che lo avrebbe fatto.

"Ho un po' di mal di pancia, sta già passando." mentii.

Sentii la sua grande mano infilarsi sotto il mio cappotto, si posizionò sul mio ventre, massaggiandolo.

"Quando arriviamo, ti preparo qualcosa di caldo." disse, facendomi sorridere.



 

Mi sedetti sul letto.

E adesso come avrei fatto a fingere di stare male?

No, Harry doveva sapere la verità. Non potevo mentirgli. Era contro ogni mio principio.

Volevo che tra me ed Harry ci fosse fiducia reciproca e io non potevo tradirla.

"Allora, cosa vuoi che ti prepari?" chiese sorridente, mentre si dirigeva verso i fornelli.

Sospirai.

"No, Harry, niente." dissi.

Mi guardò confuso e poi si avvicinò a me.

Io ero seduta sul letto e lui si accovacciò su se stesso, per poi posare le mani sulle mie cosce.

Abbassai lo sguardo e lo trovai sorridente.

"Ti è passato?" chiese.

Scossi la testa.

"Guarda che ci metto due minuti a prepararti qualcosa di caldo." disse, mentre stava per alzarsi.

Ma io presi la sua mano e lo obbligai a riposizionarsi davanti a me.

"Non mi ha mai fatto male la pancia." dissi.

La sua espressione divenne confusa.

"Sono tornata sul autobus perchè.." iniziai, per poi abbassare lo sguardo.

Avevo paura della sua reazione, non sapevo come dirglielo.

Mi guardò perplesso.

"Perchè, Faith?" chiese.

"Perchè.."

Sentii la sua mano sulla mia guancia e un secondo dopo, fui obbligata a

specchiarmi nei suoi occhi.

"Che è successo?" chiese.

"Stavo seguendo quello che diceva la guida e.. ho chiesto ad Amber ed Emma come stesse Louis. Sai.. adesso è un po' che non ci parlo."

dissi.

Appena sentì quel nome, la sua espressione cambiò. Divenne più rigido e assottigliò lo sguardo.

"Me lo hai detto. Ma non mi hai spiegato il perchè." disse.

"Non c'è un vero motivo. Ci siamo solo allontanati." dissi.

"Va avanti." mi incitò.

"Le ragazze mi hanno detto che non avevano idea di come stesse, perchè è più di una settimana che ha cambiato stanza e non parla più con nessuno."

Aggrottò la fronte.

"Si è lasciato con Candice." dissi.

"Non sai quanto mi dispiace." disse, con freddezza.

Lo ignorai e continua a raccontare.

"Allora ho chiesto a Zayn dove fosse. E' il suo miglior amico ed è l'unico a cui dice tutto." dissi.

"All'inizio non voleva dirmelo, poi mi ha detto che era in bagno e io.. sono andata a cercarlo." aggiunsi.

"Perchè?" chiese seccato.

"Perchè, Harry, lui sta male. Ha qualcosa che non va e io volevo solo sapere cosa fosse. Tengo a lui, nonostante tutto e lo sai." dissi.

"E tu sai come la penso io. Dovresti smetterla di fare la croce rossina con lui. Sei tu la vittima in questa storia." disse.

Alzai gli occhi al cielo.

"Questa è un'altra storia, Harry. Non si parla più di me, di lui e del tradimento. Adesso lui non è l'ex bastardo che mi ha messo le corna. E' un amico in difficoltà e io voglio aiutarlo." dissi.

Sospirò.

"Quindi?" chiese seccato.

"Quindi l'ho trovato, gli ho chiesto quale fosse il problema e lui mi ha detto che.. mi ama ancora." sussurrai.

"Non ho capito." disse seccato, avendo probabilmente capito che non riuscivo a dirlo ad alta voce.

"Ho detto che mi ama ancora." dissi a testa bassa.

"Faith, cazzo. Non ti sento. Alzai il viso e alza la voce." disse arrabbiato.

Alzai di scatto il viso.

"Mi ama, Harry." dissi, alzando anche la voce.

"Che cazzo hai detto?" chiese immediatamente.

"Hai sentito." dissi irritata.

Mi guardò con la fronte corrugata e la mascella tesa.

"Mi ama ancora e ha cercato di baciarmi." dissi.

Vidi i suoi occhi ingrandirsi.

Presi un bel respiro.

"Anzi.. mi ha baciata." aggiunsi, con un filo di voce.

Le sue mani, poggiate ai lati delle mie gambe, strinsero con forza le coperte del letto.

Si voltò a sinistra e lo sentii respirare rumorosamente.

"Torno subito." disse poi, alzandosi di scatto.

Feci appena in tempo e mi aggrappai ad un suo braccio, cercando di trattenerlo.

"Per favore, Harry." lo supplicai, attirandolo a me.

Chiuse gli occhi, cercando di respirare regolarmente.

"Lasciami andare, Faith." disse, a denti stretti.

Lo lasciai andare, spingendolo lontano da me. Non ero più preoccupata o dispiaciuta, ero solo arrabbiata.

Mi guardò male, poi senza aggiungere niente, si incamminò verso la porta.

"Sei veramente infantile." dissi, con rabbia.

Si fermò.

"Cos'hai intenzione di fare? Vuoi andare a picchiarlo? A ricordargli che sono tua?" gli chiesi.

Lui si voltò, con un'espressione perplessa disegnata sul volto.

"Tu sei mia." disse, scandendo bene le parole.

Sospirai.

"Lo sa bene." dissi.

"A me non sembra." disse, avvicinandosi a me.

"Ma cosa credi? Che sia stata li a farmi baciare o che mi sia allontanata? Credi che non gli abbia detto che adesso sto con te e che sono felice?" gli chiesi, alzando la voce.

"Assolutamente no. Io mi fido di te, Faith. Ci metto la mano sul fuoco che l'hai rifiutato." disse.

Fui felice di sentire quelle parole. Avevo bisogno di sapere che si fidava di me.

"Ma lui deve capire che non può permettersi neanche di pensarti." disse.

Alzai gli occhi al cielo.

"Non puoi impedirglielo." dissi.

"Vuoi vedere?" disse, alzando un sopracciglio.

Mi avvicinai a lui, tanto che quasi i nostri petti si sfiorarono.

"Non puoi accontentarti di sapere che di lui non me ne frega niente e che amo solo te?" gli chiesi.

Sospirò.

"Vorrei. Ma ho un attimo bisogno di spaccargli la faccia. Lascia solo che vada a scambiarci due chiacchiere, solo due." disse, assumendo quasi un tono ironico.

Sorrisi appena notai che si era calmato.

"No." dissi, scuotendo la testa. E nel farlo, sfiorai il suo naso con il mio.

Sorrise.

"Ma lui ha osato toccarti. Deve pagare." sussurrò.

"Sta già pagando." dissi, prima di baciarlo.

Le sue mani si congiunsero dietro alla mia schiena, mentre le mie gli circondarono il collo.

Schiuse le labbra, alla ricerca di un contatto maggiore.

Percepii qualcosa di diverso. Non era uno dei nostri soliti baci. Non stavo per allontanarmi e sorridergli.

Non volevo rompere quel contatto.

Lo baciai con foga, quasi a rimanere senza fiato. Come se la mia vita dipendesse dalle sue labbra.

Quando Harry si allontanò con riluttanza, i nostri respiri erano affaticati. Si prese il labbro inferiore tra i denti, guardando in basso verso di me. E poi, di nuovo, come se neanche lui potesse fare a meno, torno a baciarmi.

Ma più dolcemente. E delicatamente, le sue mani si spostarono. Dai miei fianchi, scesero. E lui si abbassò con loro.

Le sentii sotto le mie cosce e un minuto dopo mi aveva sollevata da terra, senza interrompere il contatto delle nostre labbra.  

Lasciai che mi facesse stendere sul letto e quando si allontanò, sollevandosi sulle mani, alzai il viso e lo vidi.

Era sopra di me. I ricci scompigliati gli scendevano sulle guance e i suoi occhi, mi scrutavano seriamente.

Sapevo che quello sguardo di intesa non era altro che un domanda indiretta.

Alla quale, senza ombra di dubbio, io risposi si.

Perciò sorrisi e lasciai che le sue mani percorressero il mio corpo e che le nostre labbra si rincontrassero.

Poco dopo, incrociai di nuovo i suoi occhi verdi e giurai di non essermi mai sentita così viva.

I suoi ricci scuri mi solleticarono la pelle quando abbassò il viso. Le sue labbra sfiorarono il mio collo, iniziando a lasciare umidi baci lungo di esso. Per poi risalire sulla mascella e ricongiungersi con le mie.

E continuava ad accarezzarmi come se fossi stata di vetro. Come se potessi rompermi. E io quasi non sentii la necessità di quella delicatezza. Perchè li, avvolta tra le sue braccia, la mia pelle si era abituata al suo tocco, tanto da renderlo innocuo e pieno d'amore.

Non voleva farmi del male, lui era l'unico che non lo avrebbe mai fatto.

L'unico a cui potevo mostrare le mie debolezze. Perchè con lui, diventavano punti di forza.

Quasi non ricordo come successe. Fu la cosa più spontanea del mondo. Come se non fosse la prima volta.

Come se il mio corpo fosse già abituato al suo.

Ricordo solamente che mi abbandonai completamente a lui e che lo amai con tutta me stessa.

La mia pelle sapeva di lui. I suoi baci continuavano a cospargere ogni centimetro del mio corpo.

Mi morse delicatamente la mascella mentre io sorridevo.

Quella notte di Dicembre, il suo corpo poggiato sopra il mio, era il miglior modo per riscaldarmi.

La sua guancia aderiva contro il mio petto. La punta delle sue dita stava percorrendo il mio fianco, solleticandolo appena. Mentre la mia mano continuava a giocare con i suoi ricci.

Alzò il mento, rivolgendo il suo sguardo a me. Abbassai gli occhi e lo trovai che mi sorrideva.

"Ti amo." mi disse.

E come se fosse stata la prima volta, sentii il cuore fermarsi per un secondo.

"Anche io." dissi.

Chiusi gli occhi e poggiai la testa sui suoi capelli.

"Da morire." aggiunsi.






 

SWAAG.

Non vi chiedo neanche scusa, tanto ormai lo sapete.

Non so neanche com'è uscito questo capitolo, spero che nell'insieme sia decente.

L'ho scritto praticamente a puntate AHAHAHA

Lascio a voi i commenti, voglio sapere se preferite Faith con Louis o con Harry.

Grande passo in questo capitolo, so che alcune di voi lo apprezzeranno ;)

Ah e poi.. Sean.

Cioè, che figa è Faith? So che è un po' surreale quella scena, ma io dovevo farlo menare da una ragazza.

Se lo meritava.

Grazie mille a tutte, non so come facciate a sopportarmi

Un bacio,

Michi x

P.s: spero che il titolo sia scritto correttamente! AHAHAHAHA


☆  Buone Feste e Buon Natale ☆

 

Faith

 

Harry



 

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Capitolo 49
*** «I'm here.» ***



«I'm here.»
 

Harry's point of view.

 

Aprii lentamente gli occhi, lasciandomi scappare uno sbadiglio.

La luce che filtrava dalla tapparella della finestra semichiusa, mi fece intuire che fosse tardi.

Era un venerdì e probabilmente, avevamo fatto tardi a lezione. O a quel punto, non ci saremmo proprio andati.

Ruotai la testa e la vidi.

Il suo corpo nudo era steso di fianco al mio, avvolto nella coperta. I capelli sparpagliati sul cuscino e le mani sotto una guancia.

Sorrisi.

Non avevo molti dubbi ormai. Ma quella, era l'ennesima prova che Faith, fosse esattamente la ragazza giusta per me.

Mai avevo provato quelle sensazioni con una ragazza. Non mi ero mai sentito così felice, così completo e così suo.

Non era lei che si era concessa a me, ero io, che dopo tanto, mi ero del tutto aperto a lei.

Per la prima volta, dopo quasi diciannove anni, avevo fatto l'amore.

Una smorfia si dipinse sul suo viso e cambiò posizione un paio di volte, prima di fermarsi e di aprire gli occhi.

"Buongiorno." le sussurrai, guardandola e accennando un sorriso.

Mi guardò in silenzio, quasi spaesata e poi arrossì.

Risi. Perchè capii che gli erano appena tornati in mente gli avvenimenti della notte scorsa.

Per Faith, era stata veramente la prima volta. E anche se io avevo più paura di lei, tutto sommato, era andata bene. Temevo di sbagliare qualcosa. Di spaventarla. Di farle del male.  Ma alla fine, non era successo. O almeno lo speravo.

Non disse niente. Si avvicinò lentamente e nascose il viso contro il mio petto.

L'avvolsi con un braccio e le baciai i capelli.

Pochi secondi dopo, alzò il viso e io lo abbassai, così da poterla guardare negli occhi.

"Tutto bene, piccola?" le chiesi, un po' ansioso.

Lei mi sorrise timidamente e poi annuì.

Ci guardammo per un attimo che sembrò infinito. Poi, fu lei ad interrompere il silenzio che si era creato.

"Grazie, Harry." disse.

Lo disse in un modo profondo. Non saprei spiegarlo. Ma non era un ringraziamento superficiale o dovuto. Mi stava ringraziando con il cuore.

La lasciai parlare, perchè sembrava avere altro da dirmi.

"Per.. essere stato così delicato con me." disse, abbassando lo sguardo timidamente.

Le carezzai una guancia.

Sapevo cosa stava intendendo. Ed ero felice di sentirglielo dire, perchè nonostante l'attenzione che ci avevo messo, avevo avuto la paura costante di farle male o di essere troppo aggressivo.

"E per.." iniziò.

Non sembrava aver timore di pronunciare quelle parole, stava solo pensando a quali usare.

Subito dopo alzò il viso e mi guardò con convinzione negli occhi.

"Per tutto." disse, corrugando la fronte, quasi meravigliata.

La guardai, cercando di capire a cosa stesse pensando.

"E' inutile che io stia qua a ringraziarti per ogni minima cosa, tu mi hai dato tutto." disse.

Era estremamente seria. Credeva in tutto quello che stava dicendo. Ma si sbagliava, era stata lei a darmi tutto.

"Hai fatto tutto per me e sei.. l'unica persona al mondo che amo con tutta me stessa e ti giuro Harry, te lo giuro, non posso fare più a meno di te." disse.

Corrugai la fronte, non percependo il motivo di quella confessione.

Poi le carezzai di nuovo una guancia e le sorrisi dolcemente.

"Io sono qui." dissi.

"Lo so. Però.. promettimi solo che ci resterai per sempre." disse.

"Amore, ehi.." dissi, continuando a carezzarle il viso.

"Te lo prometto." dissi.

"Lo sai, senza di te non vado da nessuna parte." aggiunsi.

"Dove la trovo una rompiscatole come te? Non ce ne sono mica tante in giro con la capacità di farmi saltare i nervi come fai tu." dissi.

La sua risata riempì la stanza.

Poi, improvvisamente, si rifece seria.

"Non dirmi che abbiamo perso le lezioni." disse.

"Se vuoi non te lo dico." dissi ridendo.

Chiuse gli occhi, probabilmente maledicendosi mentalmente.

"Sto facendo un sacco di assenze per colpa tua." disse poi, riaprendoli.

"Se continui a stare con me, diventerai una vera bulla." dissi divertito.

Nonostante fosse scocciata, sorrise.

E alla fine si rilassò. Anche perché ormai, c'era poco da fare.

"Harry, ehm.. chiuderesti gli occhi?" chiese, titubante.

Corrugai la fronte.

"Perché?" chiesi confuso.

"Perché dovrei alzarmi e.." disse, abbassando lo sguardo timidamente.

La guardai ancora una volta confuso, poi capii e non potei fare a meno di farmi scappare una risata.

"Faith, ormai ti ho vista nuda. Puoi anche alzarti." dissi divertito.

La mia ragazza avvampò, diventato completamente bordeaux. Cosa che mi fece ancora più ridere.

"Non sei divertente." disse mettendomi il muso.

Sospirai divertito.

"Ok ok, li chiudo." dissi, ubbidendo.

La sentii muoversi sotto le coperte e poi percepii i suoi piedi nudi percorrere il pavimento.

Quasi inevitabilmente, aprii gli occhi.

Stava per entrare in bagno.

"Bel tatuaggio." dissi, riferendomi all'acchiappa sogni celeste che aveva tatuato sul fianco.

Si voltò giusto in tempo per vedere il sorriso malizioso che avevo stampato in volto e poi corse in bagno.

"Sei un traditore!" la sentii urlare, al di la della porta chiusa.

Risi.



 

Faith's point of view.

 

Lo sentii ridere e scossi la testa divertita.

Quando mi guardai allo specchio, mi resi conto di essere del tutto arrossita.

Poi, sorrisi inevitabilmente, incapace di credere a quello che era successo.

Ero felice.

Non avrei cambiato una virgola di quella notte. Avevo scelto la persona giusta, ne ero sicura.

Si era preso cura di me, facendomi sentire amata e protetta.

In bagno non trovai niente di mio da indossare, così, mi accontentai di una sua maglietta, che mi faceva praticamente da vestito.

Uscii e lo trovai ancora a letto che mi guardava sorridente.

"Questa me la paghi." dissi, riferendomi al fatto che avesse aperto gli occhi.

Lui rise e poi guardò fuori dalla finestra.

"Nevica." disse.

Guardai anche io è dovetti dargli ragione.

Era quasi fine gennaio, ma il tempo era ancora molto rigido.

"Che ne dici di farci due cioccolate calde e di rimanere tutto il giorno a letto?" gli chiesi.

"Tu si che sai come rendermi felice, ragazza." disse ridendo, contagiando anche me.



 

Zayn's point of view.

 

Quella mattina non c'era praticamente nessuno in classe.

Non vedevo Faith dal giorno prima, così come Harry. Louis si era dato per malato, ma sapevo che era una banalissima scusa. Niall aveva preso davvero l'influenza ed Emma era rimasta in stanza con lui.

Mi sedetti nel banco vuoto, attirando l'attenzione di Liam ed Amber, seduti di fronte a me.

"Buongiorno." disse la bionda, sorridendomi.

Apprezzavo il fatto che fosse dolce anche di prima mattina, ma purtroppo non condividevo il suo stesso entusiasmo.

Perciò, si dovette accontentare di un mezzo sorriso, molto somigliante ad una smorfia.

"Ma dove sono tutti?" chiese Liam.

"Niall ed Emma.." iniziai, per poi essere interrotto subito dopo.

"Lo so. Sono nella mia stanza." disse.

Alzai gli occhi al cielo e dopo aver incrociato le braccia sopra il banco, ci poggiai la testa.

"Non fare domande di cui conosci già la risposta." dissi, svogliatamente.

Liam sbuffò irritato.

"Intendevo Louis." disse.

"Non lo so." risposi, tagliando corto.

"Faith ed Harry?" chiese ancora.

Stava iniziando a scocciarmi.

"Liam, non sono la loro segretaria." dissi irritato.

"Non so dove siano e non mi interessa." aggiunsi, sperando che la smettesse di fare domande.

Mi osservò per qualche secondo e poi, finalmente, si voltò.

Non volevo essere scortese e ne tanto meno litigare con lui. Ma io l'ho sempre detto, non sono una persona mattiniera.



 

Una volta finite le lezioni, decisi di andare a vedere dove si fosse cacciato Louis. Così raggiunsi la sua stanza.

Da qualche settimana si era trasferito. Adesso era il coinquilino di un certo Greg, un tipo innocuo e piuttosto anonimo.

Bussai un paio di volte prima di ritrovarmi davanti alla sua faccia stravolta.

"Ehi, amico." dissi ridendo.

"Che cera." aggiunsi divertito, mentre lo superavo, facendo irruzione nella stanza.

Il letto di Greg era perfettamente rifatto e di lui, non c'era traccia.

Non si poteva dire lo stesso del lato della stanza che apparteneva a Louis. Era un completo disastro.

Il letto era un groviglio di lenzuoli e vestiti. C'era roba ovunque. A partire dalle bottiglie di birra sparse sul pavimento, ai cartoni vuoti di pizza ammassati sulla scrivania.

"Daresti del filo da torcere ad un barbone." dissi ironico.

"Cosa vuoi, Zay?" chiese, neanche troppo scortesemente.

Sospirai.

Sapevo bene che al museo, dopo che Faith mi aveva chiesto dove fosse Louis, lo aveva trovato senza problemi.

Sapevo anche che si erano parlati e data l'assenza di entrambi, avevo supposto che non era andata poi tanto bene.

"Bello il museo di ieri, mh?" chiesi, con disinvoltura.

Louis alzò gli occhi al cielo.

"Cosa vuoi sapere?" chiese, mentre andava a sedersi sul letto.

Lo guardai, sperando che dopo tutto, non ci fosse molto da raccontare.

Speravo solo che non avesse fatto una delle sue stronzate e speravo che mi avesse ascoltato, che avesse deciso di lasciare Faith in pace.

"Ci hai parlato?" gli chiesi, assumendo un tono di voce serio.

"Con chi?" chiese.

"Non fare l'idiota e dimmelo." dissi, innervosendomi.

Sospirò.

"Si." rispose.

"E..?" chiesi, incitandolo a continuare.

"Cosa vuoi che ti dica, eh?" chiese, alzando il tono di voce.

"Vuoi sapere se le ho confessato tutto? L'ho fatto!" urlò.

"Non volevo. Ma poi lei ha insistito e io le ho detto che mi sono reso conto di amarla ancora." disse.

Sospirai.

Nel profondo sapevo che sarebbe successo. Ma speravo che non fosse idiota fino a questo punto.

"E lei?" chiesi.

"Si è arrabbiata." disse, mentre il suo tono di voce si affievoliva.

"Ha detto che dovevo rendermene conto prima.. prima che.." iniziò, prendendo poi la voglia di finire la frase.

Come se la vittima fosse lui.

"Prima che la tradissi con Candice magari." dissi severamente.

Sospirò.

"È successo altro?" chiesi, desiderando di uscire al più presto da quella stanza. Avrei potuto ucciderlo in quel momento.

Alzò il viso e appena mi guardò negli occhi, capii che c'era altro.

"Cos'è successo?" chiesi.

Il suo sguardo raggiunse di nuovo terra.

"Louis, dimmelo." lo pregai, iniziando a perdere la pazienza.

Sospirò e riprese a guardarmi.

"L'ho baciata." disse, per poi prendersi la testa tra le mani.

Rimassi immobile, cercando di mantenere la calma. Non poteva essere stato così egoista. Il Louis che conoscevo io, non era così.

Mi chiesi immediatamente come aveva potuto reagire Faith. Ma non avevo dubbi sul fatto che lo avesse respinto.

In quel momento mi venne voglia di urlargli contro, ma nonostante tutto, mi fece pena.

Mi avvicinai e mi inginocchiai davanti a lui. Gli posai una mano sulla schiena e lui sollevò il viso. Aveva gli occhi arrossati e lucidi.

Sospirai e lo abbracciai.

Perché avevo il dovere di stare accanto ad un amico in difficoltà, anche se si trattava di un'idiota come lui.



 

Faith's point of view.

 

Mi alzai con il busto, trascinando con me le coperte.

Mi voltai e al mio fianco, Harry dormiva a pancia sotto, con la faccia spiaccicata contro il cuscino.

Sorrisi e mi strofinai gli occhi, cercando di svegliarmi.

Sul comodino, la sveglia indicava le sette del mattino. Avevo la sensazione di aver dormito un' eternità.

Forse l'idea di restare nel letto tutto il giorno, non era stata poi così brillante.

Mi alzai cercando di non svegliarlo e raggiunsi il bagno.

Feci una doccia veloce e dopo aver raccolto i capelli, mi truccai e mi vestii.

Uscita dal bagno, lo trovai ancora a dormire.

Salii sul letto e mi avvicinai al suo viso. Soffiai delicatamente sulla sua guancia e le sue labbra si aprirono in un sorriso.

"Allora se sveglio." dissi ridendo.

Aprì un occhio solo, continuando a guardarmi divertito.

"No." disse poi.

Sorrisi e mi abbassai a stampargli un bacio sulla guancia.

"Alzati, facciamo tardi." dissi, scendendo dal letto.



 

Harry's point of view.

 

La preferivo decisamente il giorno prima, quando mi diceva che potevo restare a letto tutto il giorno.

Sbuffai e dopo essermi alzato, andai a prepararmi per andare a lezione.


La risata di Faith riempì il corridoio, quando le solleticai i fianchi.

"Smettila, ci farai arrivare in ritardo!" mi rimproverò, aumentando il passo.

Le afferrai la mano e l'attirai al mio corpo.

"Harry, smettila!" disse tra lo scocciato e il divertito, mentre premeva contro il mio petto per allontanarmi.

Con una mano la tenni stretta a me, con l'altra le presi il mento e la tenni ferma mentre mi avvicinavo per baciarla.

Raggiunto il mio obbiettivo, la lasciai andare e risi, per la sua faccia scandalizzata.

"Ti stai prendendo troppe confidenze." disse con aria altezzosa, mentre mi superava.

"Che bel lato B, signorina." dissi, per poi fischiarle.

Quando si voltò, era arrossita e mi rimproverava con lo sguardo.

"La vuoi smettere? Potrebbe sentirti chiunque!" disse, continuando a camminare velocemente.

Risi come un bambino. Amavo farla innervosire.

"E muoviti, che mancano cinque minuti al suono della campanella!" disse.

Un secondo dopo, si era scontrata contro una ragazza, facendole cadere tutti libri.

Risi di lei, mentre mi avvicinavo per aiutarle.

"Oh Dio, scusa!" disse Faith mortificata.

Si abbassò per raccogliere i libri caduti, ma quando alzò il viso, si bloccò.

Così mi abbassai io e quando ebbi preso tutti i libri, mi rialzai per darli a.. Madison.

Rimasi un attimo perplesso anche io. Non l'avevo riconosciuta inizialmente.

Le passai i libri, mentre lei iniziava a sorridermi.

Era stata quell'espressione maliziosa a farmi perdere la testa per lei. Era talmente misteriosa e sensuale, che non potevo fare a meno di schiudere la bocca e rimanere imbambolato.

"Grazie Harry." disse, con tono altrettanto sensuale.

Accennai un sorriso, incapace di dire altro. Poi se ne andò, lasciandomi li impietrito.

Mi ripresi solo quando Faith mi passò accanto alla velocità della luce.

Alzai gli occhi al cielo. Ero un'idiota.

"Faith, aspetta!" dissi, correndole dietro.

Appena svoltai l'angolo, la trovai che entrava in classe.

La seguii e la vidi già seduta negli ultimi banchi, accanto a Zayn.

"Alla buon ora, Styles." disse la professoressa, attirando la mia attenzione.

"Si accomodi." disse poi, indicandomi un banco in prima fila.

Mi guardai intorno, era l'unico libero.

Così, dopo essermi preso un'occhiata minacciosa da Faith, mi sedetti.



 

Dopo il suono della campanella, dovetti rincorrerla per riuscire a raggiungerla.

"Rallenta." le dissi, stufo di correrle dietro.

"Smettila di seguirmi." disse lei, mentre entrava nel bar.

"Si può sapere che ti prende?" le chiesi, pur sapendolo già.

Si voltò di scatto, facendomi prendere un accidente. Le andai quasi addosso, quando mi fermai di colpo.

"Potresti evitare di sbavarle davanti." disse.

"Almeno quando ci sono io nei paraggi." aggiunse.

"Ma io.." iniziai, prima che lei mi puntasse un dito contro.

"Non dire che non la guardi come se volessi spogliarla con gli occhi. Perché è vero." disse.

Sospirai.

Potevo negare l'evidenza?

"Faith." dissi ridendo.

Ridevo perché questa storia mi divertiva. Era vero, Madison mi faceva un certo effetto. Ma sono un ragazzo, è normale.

Avrei voluto vedere lei, davanti a Leonardo DiCaprio, come avrebbe reagito.

Corrugò la fronte.

"Cos'hai da ridere?" chiese infuriata.

"Non c'è motivo di arrabbiarsi." dissi sorridendole.

Fece un passo avanti. Era ad un millimetro dal mio viso.

"Ci sei andato a letto." disse, assottigliando gli occhi.

"Cosa?" le chiesi spontaneamente, nonostante avesse ragione.

"Lo vedo da come vi guardate. Ammettilo." disse.

Non avevo intenzione di mentirle, ma non era facile neanche ammetterlo. Così abbassai lo sguardo, portandomi nervosamente una mano ai capelli.

Speravo che non la prendesse troppo sul serio, come del resto facevo io.

Invece la sua espressione mi sembrò del tutto distrutta. La vidi crollare sotto i miei occhi.

Neanche potevo immaginare quanto questo la ferisse.

I suoi occhi iniziarono a luccicare e in quel momento cominciai a sentirmi un mostro.

"Faith." dissi mortificato.

"È stato prima di conoscerti." dissi, sperando che questa informazione servisse a qualcosa.

Abbassò il viso.

"Si, lo so." disse, con un filo di voce.

"È successo solo una volta. Poi.." iniziai.

"N-no, non voglio saperlo." disse, chiudendo gli occhi.

"Ascoltami." dissi, prendendole le mani.

Sospirò e poi aprì gli occhi.

"Poi non ci ho più avuto niente a che fare." le spiegai.

"Sai che tu non sei stata la prima per me." dissi, cercando le parole giuste.

Sapevo che questo la feriva. Se avessi saputo fin dall'inizio che Faith era la ragazza giusta, sarei stato solo con lei.

"Ma aver fatto sesso con loro, non è minimamente paragonabile ad aver fatto l'amore con te." dissi.

Appena finii di pronunciare quelle parole, riportò i suoi occhi su di me.

"Sei stata la prima che ho amato." aggiunsi.

"Ti basta sapere che sarai anche l'unica?" le chiesi.

Mi sentii sollevato quando la vidi sorridere.

"Scusami, sono una stupida." disse.

Portai una mano sulla sua guancia.

"No, hai tutte le ragioni del mondo." dissi, sorridendole.

Ricambiò il mio sorriso e poi fece un passo avanti, per poi poggiare la

guancia sul mio petto.

L'avvolsi con le braccia.

"Ti amo." le sentii sussurrare.

"Anche io, piccola." le risposi.

"Dai, andiamo." dissi poi, allontanandomi e prendendola per mano.



 

L'accompagnai in stanza e rimasi fermo sulla porta, mentre la guardavo dirigersi verso la cucina.

"Sicura che non vuoi che ti prepari qualcosa?" le chiesi.

Lei si voltò a guardarmi.

"No, tranquillo. Vai." rispose, sorridendomi.

Avevo appuntamento in palestra con Marcus e Conor. Ma era ora di pranzo e mi dispiaceva lasciarla da sola.

"Harry, sul serio. Ce la posso fare." disse divertita, vedendo che non me ne andavo.

"Ti chiameranno i pompieri se mando a fuoco la cucina." disse, facendomi ridere.

"Va bene, a dopo." le dissi.

Aspettai che mi salutasse e uscii.



 

"Amico, devi smetterla di guardare così male Zayn." disse Conor.

"Mh?" chiesi soprappensiero.

"Nel caso tu non te ne fossi accorto." disse Marcus, avvicinandosi.

"È appena passato Zayn e lo hai letteralmente fulminato con gli occhi." disse, terminando la frase.

Lo guardai.

"Non è per Nicole." dissi.

Risero, prendendosi gioco di me.

"Sul serio." dissi scocciato.

"Allora per cosa?" chiese Conor.

Sospirai.

"È amico di Faith, questo lo so. Però è anche amico di Louis." dissi.

Mi guardarono confusi.

"Non ti seguo." disse Marcus.

"Louis ha confessato a Faith che la ama ancora." dissi, con un certo sforzo.

"Che cosa?" chiese Conor, incredulo.

"E l'ha baciata." dissi, distogliendo lo sguardo.

Calò il silenzio.

Poi Conor finse una tosse.

"Te lo ha detto lei?" chiese.

"Si, lei è sempre stata sincera con me." dissi.

Era una cosa di cui andavo fiero. C'era piena fiducia tra noi. O almeno lo speravo.

"Dovresti rimetterlo al suo posto." disse Marcus.

"Se vuoi ti aiutiamo a spaccargli la faccia." disse Conor, ridendo.

"No." dissi, anche se tutto quello che volevo dire, era si.

"Come no?" chiese Conor, deluso.

"Faith non vuole." dissi.

"Che ti importa? Amico, voglio bene a Faith, ma Louis merita una bella lezione." disse Conor.

Sospirai.

Era quello che credevo anche io, ma aveva ragione Faith.

"Sta già pagando." dissi.

"Faith l'ha rifiutato. Sta con me, ama me. Non voglio altro." dissi.

Conor mi sorrise. Marcus, invece, mi diede una sberla e mi disse che ero diventato un sentimentalista.

Ridemmo e poi ricominciammo ad allenarci.



 

Guardai l'orologio e mi resi conto che era tardissimo.

Avevamo passato il pomeriggio ad allenarci e il tempo era volato.

"Sono le nove passate." dissi incredulo.

"Come?" chiese Conor, controllando sul suo cellulare.

Io sbloccai il mio, trovando un paio di chiamate perse da Faith e un suo messaggio.

 

- Non so che fine tu abbia fatto, vorrei aspettarti sveglia, ma ho sonno. Buonanotte :) -

 

Sospirai, meledicendomi mentalmente.

A volte mi dimenticavo di non essere più da solo. Non potevo semplicemente fare quello che volevo. Non potevo sparire per tutto il giorno.

Adesso c'era qualcuno che si preoccupava per me. Una persona alla quale dovevo far sapere dov'ero.

Non perché ero obbligato a farlo. Ma per non farla stare in pensiero.

"Devo andare." annunciai ai miei amici, prima di salutarli e di andare nello spogliatoio.



 

Quando uscii dalla palestra, il freddo mi congelò ogni singolo angolo di pelle scoperta.

Attraversai il cortile in fretta e per fare prima, entrai dalla porta che conduceva al bar.

C'erano ancora un sacco di studenti e dietro al bancone, come sempre, Tyler.

Passai tra i tavoli, diretto alle scale che mi avrebbero portato alla mia stanza.

Ma qualcuno, mi ostacolò il passaggio.

"Proprio te cercavo." disse Louis, piazzandosi davanti a me.

Lo guardai come si guarda una persona la quale vuole provocarti e tenta e ritenta, senza alcun risultato.

"Vorrei trattenermi, ma non posso." tagliai corto, superandolo.

"Devo dirti una cosa, Styles." disse.

Ma io lo ignorai.

Un minuto dopo, la sua mano era stretta attorno al mio braccio.

Dovetti chiudere gli occhi e respirare profondamente per riuscire a mantenere la calma.

Mi voltai, liberandomi dalla sua presa.

Sorrise vittorioso e poi si avvicinò.

"Ma forse Faith te l'ha già detta." disse.

Quando buttai a terra il borsone nel quale tenevo l'occorrente per gli allenamenti, lui fece un passo indietro e io uno in avanti.

Puzzava di alcol e non era l'unico motivo per cui avevo subito capito che era ubriaco. Si vedeva dalla sua faccia, dai suoi movimenti e da come parlava.

"Se ti riferisci alla scenata patetica nella quale gli confessi i tuoi sentimenti.. si, me l'ha già detto." dissi, cominciando ad innervosirmi.

Avevo cercato di evitarlo, perché sapevo che se lo avessi visto, mi sarebbe venuta voglia di frantumarlo.

Adesso mi si presentava davanti e mi provocava come se avesse avuto le palle per affrontarmi.

In più, ero stanco e Faith era stata tutto il giorno da sola. Non era la serata giusta per farmi saltare i nervi.

Sorrise.

"Ti ha anche detto.." iniziò con tono divertito, prima che io lo interrompessi.

"Mi ha anche detto che hai avuto la faccia tosta di baciarla." dissi.

Sorrise.

"Sai, è stato bello." disse.

Alzai il braccio per colpirlo, ma mi fermai un secondo prima di farlo. Mi stava solo provocando. Voleva farmi litigare con Faith. Non era vero che quel bacio era stato bello. Era stato forzato e voluto solo da lui. Faith lo aveva rifiutato, io non ne avevo dubbi.

"E lei ci stava." disse sghignazzato.

"So che sei ubriaco e che probabilmente in questo momento non stai capendo un cazzo, ma io te lo dico lo stesso e tu devi mettertelo bene in testa." dissi, avvicinandomi pericolosamente a lui.

Potevo sentire gli occhi di qualche studente su di noi. Ma c'era talmente tanta confusione che pochi si erano accorti di quello che stava succedendo.

"Hai perso Faith per sempre. L'hai ferita e ne stai pagando le conseguenze." dissi.

Un'espressione sofferente apparse sul suo volto.

Alle sue spalle, vidi Zayn. Si avvicinò lentamente e si fermò al suo fianco.

Non aveva un'aria minacciosa. Sapevo che lui era d'accordo con me.

"Non sono qui per dirti che Faith è mia." dissi.

"Ma per dirti che non è più tua." aggiunsi.

Appena terminai la frase, il suo pugno destro si schiantò contro il mio stomaco.

Mi ripiegai su me stesso, mentre con la coda dell'occhio vidi Zayn che cercava di calmarlo.

Feci un paio di respiri profondi e mi ripresi.

Se non fosse stato per Faith, Louis sarebbe finito al pronto soccorso quella sera.

Sentivo ogni mia parte del corpo urlarmi che dovevo colpirlo, ma non lo feci.

Non lo feci nemmeno quando mi disse che non meritavo Faith. Ne quando mi accusò di avergliela portata via.

Semplicemente, mentre lui, stretto nella presa di Zayn, si dimenava e mi urlava contro, io raccolsi il mio borsone da terra e uscii dal bar.



 

Salii le scale e una volta di fronte alla porta della mia stanza, cercai svogliatamente le chiavi.

Non ero arrabbiato, ne tanto meno agitato. Avrei preferito che non fosse successo, ma io non avevo fatto niente.

Avevo promesso a Faith che non lo avrei preso a cazzotti e avevo mantenuto la promessa.

Aprii la porta, cercando di fare il meno rumore possibile. Posai tutto in un angolo, compresi i vestiti che avevo addosso.

Accesi una piccola luce e la vidi, sdraiata nel letto, profondamente addormentata.

Andai in bagno e feci una doccia veloce. Misi il pigiama, spensi la luce e mi sdraiai al suo fianco.

Poco dopo, mi addormentai.



 

Mi costrinsi ad aprire gli occhi quando una mano iniziò a tastarmi la pancia. Non avevo idea di che ora fosse.

"Ehi." disse Faith con voce impastata dal sonno.

La sentii sollevare la testa.

"Sei tornato." disse.

Posò la testa sulla mia spalla e si accoccolò a me.

"Mi sei mancato." disse poi, mentre sbadigliava.

Sorrisi e la strinsi a me.

"Scusa, non mi ero accorto di aver fatto così tardi." dissi.

"Ti sei allenato tutto il giorno?" chiese.

"Si. E tu sei stata da sola tutto il pomeriggio?" chiesi mortificato.

"No, sono stata un po' con le ragazze." disse, riferendosi probabilmente ad Amber ed Emma.

"E' tardi, torna a dormire." dissi, per poi baciarle una guancia.

"Buonanotte." disse.

"Notte." le sussurrai.



 

Faith's point of view.

 

Cercai a lungo il libro che mi era stato indicato dal mio professore di biologia.

Una volta trovato, cercai un computer libero e iniziai a fare la ricerca che mi era stata assegnata.

Ci impiegai un paio di ore, data la mia lentezza e la mia indole da perfezionista.

Quando fui soddisfatta del risultato, la mandai in stampa.

Raggiunsi la postazione della stampante e aspettai che sfornasse la mia ricerca.

Una volta stampata, la presi tra le mani e la riguardai.

La stavo rileggendo, quando sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle. I miei dubbi vennero confermati quando parlò.

"Dev'essere tuo questo." disse.

Riconobbi la voce, così quando mi voltai, assunsi un'espressione distaccata e per niente rilassata.

Guardai Louis, il quale da una mano faceva ciondolare il mio zaino. Lo avevo lasciato di fianco alla sedia sulla quale ero stata seduta. Sarei andata a riprenderlo poco dopo.

Non lo vedevo da un paio di giorni. L'ultima volta, era stata nel bagno del museo. Ero a disagio. Ma presto mi resi conto che non ne avevo motivo. Se c'era qualcuno che doveva vergognarsi, non ero di certo io.

"Grazie." dissi, mentre allungavo la mano per prenderlo.

Ma lui spostò il braccio, impedendomelo.

Alzai il viso e lo guardai seccata.

Cosa cercava di fare? Di trovare una scusa per baciarmi di nuovo?

"Dammi lo zaino." dissi, perdendo subito la pazienza.

Odiavo il fatto che lui fosse divertito. Avrei voluto strappargli via dalla faccia quel sorrisetto vittorioso.

"Te lo ha detto Harry?" chiese poi.

Lo guardai confusa.

"Che cosa?" chiesi.

"Che ieri sera abbiamo parlato." disse.

Mi pietrificai, iniziando a chiedermi cosa cavolo avessero avuto da dirsi.

"Parlato.." iniziò ridendo.

"Diciamo che è stato qualcosa di più fisico." disse.

Chiusi gli occhi, ispirando lentamente.

Harry era andato a cercarlo e lo aveva preso a pugni. Era successo questo?

Eppure Louis non mi sembrava mal concio. E sappiamo tutti che Harry ci va giù pesante.

"Mi ha provocato e.." disse ridendo, senza terminare la frase.

Cosa aveva da ridere? Era irritante.

"Mi hai stancato." dissi.

Mi avvicinai e dopo avergli tolto lo zaino di mano, me lo portai in spalla e me ne andai.



 

Attraversai il corridoio alla velocità della luce. Dovevo chiedere spiegazioni ad Harry.

Mi diressi in palestra, anche se non ero sicura al cento per cento che fosse li.

Quando attraversai il bar, qualcuno mi chiamò. Zayn, Niall ed Amber, sedevano ad uno dei tavoli.

Dovetti avvicinarmi, tanto per non essere scortese.

"Scusate, vado di fretta." dissi mortificata.

Ultimamente avevo passato davvero poco tempo con loro.

Mi guardarono confusi.

"Devo parlare con Harry." gli spiegai.

"Problemi?" chiese Niall.

Scossi la testa.

"Faith." mi richiamò Zayn, chiedendomi di dire la verità.

Sospirai e mi sedetti.

"Credo che Harry.. abbia aggredito Louis ieri sera." dissi.

"Sapete com'è lui, è impulsivo e.. aveva un conto in sospeso con Louis.." dissi, senza scendere troppo nei particolari.

Infondo, se non erano stati informati, Niall ed Amber non avevano idea di quello che era successo al museo.

"No, Faith." disse Zayn.

Lo guardai confusa.

"Io c'ero. È successo qui al bar, ieri sera." disse.

"Harry stava tornando dalla palestra e attraversava il bar. Louis lo ha fermato ed ha cominciato a provocarlo. Era un po' ubriaco.." mi spiegò.

Corrugai la fronte.

"Perché?" chiesi.

"Non lo so. Non c'ero quando ha bevuto." disse.

"Ti assicuro che Harry non l'ha aggredito, non ha nemmeno risposto alle sue provocazioni. Ha mantenuto la calma." disse, rendendomi estremamente fiera del mio ragazzo, che per una volta aveva fatto la scelta giusta.

"Anzi, si è anche preso un cazzotto nello stomaco da Louis." disse.

La rabbia si impossessò di me. Louis stava superando ogni limite.

"Capisco.. beh, grazie di avermelo detto prima che andassi ad accusare Harry." dissi.

Poi abbassai lo sguardo.

Era una situazione insostenibile, stava degenerando. Odiavo il fatto che Louis stesse soffrendo, mi dispiaceva.

Ma più di tutto, odiavo il fatto che si stesse comportando come un'idiota, ubriacandosi e aggredendo Harry.

"Ci parlo io." disse Zayn.

Sollevai il viso.

"Con Louis intendo." aggiunse.

"No.. credo che debba farlo io." dissi.

"Ma non adesso. Se lo vedo rischio di mettergli le mani addosso, è meglio se mi sta alla larga per un po'." dissi, alzandomi.

"Calma tigre." disse Amber, prendendomi in giro.

"Ho solo voglia di poter essere felice, senza interferenze." dissi.

"Lo sarai." disse Zayn, sorridendomi.

Ricambiai il sorriso e uscii dal bar.



 

Andai in cortile, diretta in palestra.

Volevo parlarne con Harry. Volevo ringraziarlo per essersi controllato e volevo dirgli che, visto che Louis lo aveva colpito per primo, adesso aveva il mio permesso per rompergli il culo.

Sorrisi da sola per i miei pensieri.

Stavo per raggiungere la porta, quando a qualche metro, vidi Harry.

Era al telefono. Camminava nervosamente avanti e indietro e parlava a voce alta.

Mi fermai e non potei fare a meno di mettermi a guardarlo.

Sussultai quando diede un pugno al lampione. Quello avrebbe lasciato un brutto livido.

Poi urlò qualcosa, ma io non riuscii a capire. Stava litigando con qualcuno.

Sarei voluta rimanere li, ma quando rischiai di essere vista, decisi di voltarmi e di entrare in palestra.

"Ehi, Cooper." mi chiamò Conor, alzando una mano e invitandomi ad avvicinarmi.

"Ciao." dissi, togliendomi il cappotto e posandolo su un tavolo.

Lo raggiunsi e poi, mi voltai a riguardare il tavolo su cui avevo poggiato le mie cose.

Era li che Harry mi aveva baciata per la prima volta. Sorrisi tra me e me.

"Sai, con Sean è andato tutto liscio." disse.

Lo guardai.

"Davvero?" chiesi.

Alla fine la mia testimonianza non era servita. Le parole di Nicole erano bastate alla polizia per decidere gli anni di

carcere che meritava quel bastardo.

"Hanno buttato via la chiave della sua cella." disse ridendo, mentre solleva un paio di pesi.

"Bene." dissi.

All'improvviso sentii due mani toccarmi i fianchi e avverti immediatamente il suo respiro sulla mia pelle.

"Che bella sorpresa." disse, sorridendo contro il mio collo.

Decisi sul momento che non gli avrei detto niente di Louis. Doveva già essere arrabbiato per la litigata avuta al telefono, anche se non sapevo con chi stava parlando.

Adesso fingeva di essere tranquillo, segno che non aveva intenzione di parlarmene.

Mi voltai e senza dire niente, lo abbracciai. Sapevo che ne aveva bisogno, indipendentemente dal motivo.

Sentii le sue braccia attorno alle mie spalle e venni subito scaldata.

"Che fai qua?" chiese.

"Ti cercavo." dissi.

"Ti fermi a guardare l'allenamento?" chiese.

Annuii, allontanandomi con fatica da lui e andandomi a sedere sul tavolo.

Quando Harry se ne accorse, mi dedicò un sorriso malizioso, per poi finire con un occhiolino.

Era evidente che anche lui ricordava quello che era successo su quel tavolo.

Gli sorrisi e poi distolsi lo sguardo imbarazzata mentre sentivo la sua risata divertita invadere la stanza.



 

Rimasi un paio di ore a guardarli mentre sollevavano pesi, provavano esercizi e si tiravano cazzotti sul tappeto.

Nonostante tutto, ero felice e non potevo fare a meno di sorridere.

Non potevo dire che era un bel periodo, ma fra me ed Harry andava tutto bene.

Eravamo diventati una cosa sola. Il nostro rapporto si era rafforzato e non sarei potuta essere più felice.

"Ehi."

Mi voltai, accorgendomi solo in quel momento di avere lo sguardo perso nel vuoto.

Io ero ancora a sedere sul tavolo, mentre Harry era in piedi al mio fianco e mi sorrideva.

"Finito?" gli chiesi.

"Faccio la doccia e possiamo andare." disse, per poi baciarmi una guancia.

Gli sorrisi mentre si allontanava.

Solo dopo qualche minuto mi accorsi che aveva lasciato il cellulare sul tavolo.

Era di fianco a me.

Lo guardai e pensai immediatamente che non era il caso di andare a controllare le ultime chiamate, così da scoprire con chi avesse litigato qualche ora prima.

Stavo per distogliere lo sguardo, quando il display si illuminò.

Numero Privato, come sempre.

Era suo padre.

L'idea che fosse stato lui anche prima, mi sfiorò per un attimo la mente. Ma poi mi resi conto che era impossibile. Harry non gli rispondeva mai.

Quella doveva essere una delle sue solite chiamate a cui nessuno avrebbe risposto. Tanto meno io.

Così lo lasciai suonare e poco dopo smise.



 

Sorrisi alla figura di Harry che si avvicinava.

Aveva un cappello blu, dato che non era il caso di uscire con i capelli bagnati. Una tuta e una felpa col cappuccio.

L'enorme borsone che portava in spalla, era più grosso di me.

Si fece spazio tra le mie gambe, visto che io ero ancora seduta sul tavolo, e mi baciò.

Poi prese il telefono e lo sbloccò.

Rimase in silenzio a leggere le notifiche e sospirò.

"Grazie per non aver risposto." disse poi, guardandomi.

Gli sorrisi e decisi di cambiare discorso.

"Ti ricorda niente questo tavolo?" chiesi sorridendo.

Lui rise e sollevò il mio mento con una mano.

"Come potrei dimenticare il nostro primo bacio?" chiese sorridente.

Arrossii e scesi dal tavolo prima che se ne accorgesse. Ma ovviamente il mio piano non funzionò e lo sentii soffocare una risata.

Alzai gli occhi al cielo, stufa di essere sempre presa in giro.

"Andiamo." dissi poi ridendo, mentre lo afferravo per un braccio e lo tiravo verso l'uscita.



 

"Sei riuscita a cucinare qualcosa per pranzo?" chiese.

Eravamo ritornati in stanza e mentre io riordinavo la cucina, lui stava in bagno, non so a far cosa, urlando come se fosse a chilometri di distanza.

"Si." mentii.

Perchè la verità era che da quando vivevamo insieme, aveva sempre cucinato lui. E prima che cambiassi stanza, erano Emma e Niall gli addetti ai fornelli.

"Che cosa?" chiese, uscendo dal bagno.

"Pizza." dissi.

Ed era vero.

"L'hai cucinata tu?" chiese, alzando un sopracciglio.

"Si, io.. ho steso la pasta e.." iniziai a gesticolare, tanto per rendere l'idea.

Quando mi accorsi che stava per scoppiarmi a ridere in faccia, ci rinunciai.

"Ok, lo ammetto. L'ho presa da Tyler." dissi sbuffando.

Scosse la testa divertito e si sfilò la maglietta.

"Era buona almeno?" chiese.

Ignorai la sua domanda. Ero rimasta completamente a bocca aperta.

Non per il fisico scolpito di cui Harry poteva vantarsi. Ma per il livido violaceo che lo caratterizzava.

Mi guardò confuso. Probabilmente non capendo il motivo per il quale mi ero pietrificata.

Mi avvicinai velocemente a lui.

"Te lo ha fatto Conor agli allenamenti?" chiesi stupidamente.

Si, stupidamente. Perchè era ovvio che era il risultato del colpo incassato da Louis.

Abbassò il viso e sembrò stupito quanto me.

Probabilmente il livido non era uscito subito e neanche lui lo aveva notato.

"Oh si.. è stato lui. Conor." disse, ovviamente mentendo.

Lo coprì con una mano.

"Harry." sibilai, appena vidi in che stato aveva le nocche della mano.

Quella, invece, sembrava la conseguenza del pugno dato al lampione, durante la litigata al telefono.

"Non preoccuparti, è normale. Quando fai a pugni, anche se per allenamento.. succede, Faith." disse, sorridendomi nervosamente.

Avrei voluto dirgli che non ero un'idiota e che aveva cinque secondi per dirmi la verità, nonostante io la conoscessi già.

Ma rimasi in silenzio. Lo guardai solamente.

Dopo qualche secondo, sospirò.

"Ho colpito.. un lampione." ammise.

"Perchè?" gli chiesi.

"E per quanto riguarda il livido.. è stato Louis." disse, ignorando la mia precedente domanda.

Sospirò.

"Credimi Faith, ho cercato di ignorarlo." disse.

"Io non l'ho fiorato, è stato lui a.." non terminò la frase. Si voltò nervosamente, continuando a sospirare.

"Tanto è inutile, non mi credi." disse poco dopo.

"Ti credo invece."

Appena lo dissi, si voltò.

"E mi dispiace di aver creduto che fossi stato tu ad iniziare." ammisi.

Fece un passo in avanti, avvicinandosi a me.

"Mi sarebbe piaciuto prenderlo a pugni." disse.

"Ma ti avevo promesso che non l'avrei fatto." aggiunse.

Gli sorrisi riconoscente.

Mi avvicinai a lui e allacciai le braccia attorno al suo collo.

"Così hai deciso di prendere a pugni un lampione." dissi ridendo.

Sorrise e abbassò lo sguardo.

Abbassai le braccia, portando le mani sulle sue guance.

"Vuoi dirmi con chi litigavi al telefono?" chiesi.

Portò immediatamente i suoi occhi sui miei.

"Come sai che.." iniziò, prima che lo interrompessi.

"Ti ho visto mentre andavo in palestra." gli risposi.

Mi guardò in silenzio e dopo qualche secondo, decise di rispondermi.

"Ho risposto a mio padre." disse.

La sua espressione cambiò visibilmente. Così come il suo tono di voce.

Lo guardai confusa.

"Volevo solo dirgli che deve smetterla di chiamarmi." disse.

"Che ti ha detto?" chiesi.

Sospirò e distolse lo sguardo.

"Vuole che io vada a New York da lui." disse.

"Sicuro che non vuoi saperne niente?" chiesi.

Alzò il viso, guardandomi accigliato.

"Voglio dire.. è pur sempre tuo padre. Potresti andarlo a trovare." dissi.

Scosse la testa.

"Beh.. sappi che qualsiasi decisione prenderai, avrai il mio appoggio." dissi.

Sorrise prima di baciarmi.

Per lui ci sarei sempre stata. Ero pronta ad accompagnarlo a New York, se me lo avesse chiesto.

Oppure mi sarei limitata ad ignorare le petulanti chiamate di suo padre, destinate a non ricevere mai risposta.

Lo abbracciai.




 

Entrai nel bar e mi diressi subito al bancone, dove ordinai un paio di pizze a Tyler.

Io ed Harry decidemmo che quella sarebbe stata la nostra cena, dato che lui non aveva voglia di cucinare e io non ero proprio capace.

Poggiai i gomiti sul ripiano del bar e mi sostenni il viso con i palmi delle mani.

Avrei voluto scambiare due chiacchiere con Tyler, ma era occupato.

"Ehi."

Ignorai la voce alle mie spalle, sperando che, nonostante fosse così vicina, non fosse rivolta a me.

"Faith?"

Sospirai.

Sta volta ero certa che fosse per me. Ed ero anche certa che fosse Louis.

Mi voltai e lo trovai a pochi centimetri da me. Alle sue spalle, Zayn mi guardava con aria seccata.

"Louis, lasciami stare." dissi.

Quando provai a voltarmi, la sua mano mi afferrò, impedendomelo.

"Ascoltami." disse.

Sbuffai.

"No. Mi hai mentito." dissi, cercando di liberarmi dalla sua presa.

"Sei stato tu a colpire Harry." aggiunsi.

Sospirò.

"Lo so. Infatti volevo scusarmi." disse.

Mi fermai.

"Per questo, per il bacio.. per tutto." aggiunse.

"E adesso me ne vado." disse, voltandosi e iniziando a camminare velocemente verso l'uscita.

"Louis?" lo chiamai, senza ottenere risposta.

Rimase Zayn, il quale sospirò.

"È ubriaco, Faith." disse.

E dovetti dargli ragione, perché si vedeva.

"È tutta la sera che ripete che vuole andarsene." disse.

"Ed io è tutta la sera che lo rincorro." aggiunse sfinito.

Sorrisi divertita e mi avvicinai a lui.

Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia.

"Vado a riprenderlo io." dissi ridendo.



 

Mi strinsi nel leggero cardigan di cotone che indossavo, sperando di riscaldarmi almeno un pochino.

Non era previsto che sarei dovuta uscire, quindi non avevo portato il cappotto.

Vidi Louis in lontananza. Si stava avvicinando alla strada principale.

Era notte e ad illuminare la strada, c'erano solo alcuni lampioni. Anche piuttosto fiochi.

"Louis, fermati." lo pregai.

Ero lontana da lui, perciò alzai la voce.

Non capii se non mi aveva sentita o se semplicemente mi aveva ignorata.

"Faith, fermalo. Ci sono le macchine."

Mi voltai e vidi Zayn che ci guardava, fermo sulla porta.

Quando tornai a guardare Louis, mi prese un accidente.

Una macchina gli era passata vicinissima e lui non si era minimamente spostato. Anzi, continuava ad andare in mezzo alla strada.

"Louis!" urlai, in preda al panico.

Aumentai il passo, ma non fui abbastanza veloce.

La persona che guidava quell'auto nera, doveva essere più ubriaca di Louis.

Non si fermò.

Lui si voltò e appena i fari bianchi illuminarono il suo viso, schiuse la bocca, prima di essere investito.

Vidi il suo corpo rotolare sopra il cofano.

Una frenata improvvisa.

Un mio urlo.

Il corpo di Louis a terra e la macchina che sgomma via, come se non avesse appena investito il mio primo amore.

Le ginocchia non mi sostennero ed io caddi a terra, mentre gli occhi si riempivano di lacrime e Zayn correva in suo soccorso.





 

SWAAG.

Devo andarmi a nascondere per l'enorme ritardo, o mi perdonate?

Diciamo che sono andata in vacanza, ma adesso sono tornata e anche con un capitolo piuttosto lungo e impegnativo.

Finalmente abbiamo delle parti in cui Harry e Faith sono davvero felici e vanno d'accordo, senza troppi problemi.

Ma ovviamente, un mio capitolo, non è mio, se non succede una disgrazia.

Quindi ho deciso di far investire Louis, ahahahaha.

Non aggiungo altro. Vedrete nei prossimi capitoli.

Grazie per le recensioni dello scorso capitolo, siete la dolcezza <3

 

P.s: La storia sta per finire. Non so dirvi quanti capitoli mancano, ma non molti.

Spero che leggerete anche la mia prossima FF, sto già cominciando a lavorarci.

 

Un bacio,

Michi x



 

Faith

Harry

 

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Capitolo 50
*** «Don't leave me.» ***



«Don't leave me.»

Ore 10.15

 

L'ambulanza arrivò dopo cinque minuti.

Ci era stato ordinato di non toccare il corpo di Louis, per evitare di peggiorare le sue condizioni. Ma io volevo svegliarlo, avevo paura che fosse morto, anche se Zayn, con la voce stracciata, continuava a dirmi che non era così.

La preside salì con Louis sull'ambulanza. Io invece raggiunsi l'ospedale con Zayn.

Non spiccicammo parola per tutto il viaggio. L'unica cosa che riuscivo a fare, era guardare di fronte a me. Senza battere ciglio, senza muovere un muscolo. Se non fosse stato vitale, avrei anche dimenticato di respirare.

"Andrà tutto bene." disse un paio di volte Zayn. Più sperando di auto convincersi, piuttosto che rassicurare me.

Salimmo le scale e mi sentii immediatamente soffocare. Quelle pareti bianche mi sembravano l'anticamera della morte.

L'aria odorava di medicine e detersivi per pavimenti. Sapeva di varichina, era nauseante.

Attraversammo i corridoi e desiderai di poter scappare.

Chiunque li dentro stava male. I pazienti stessi, che potevano essere li per una sciocchezza, un controllo di routine, una visita veloce, una slogatura.

Poi c'erano persone malate veramente, li per curarsi o per aspettare di morire.

E le persone sedute su quelle sedie di plastica. Verdi e sbiadite. Avevano tutte lo sguardo perso nel vuoto. Come me.

Chi era li a trovare un genitore, uno zio, un parente lontano. O chi come me, un amico.

La mano di Zayn non mi lasciò neanche un secondo. Se non fosse stato per questo, sarei scappata.



 

Ore 10.45

 

Adesso anche io ero seduta su una di quelle sedie di plastica. Avevo lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi annebbiati.

La preside percorreva avanti e indietro il corridoio. Zayn era al mio fianco e la sua mano era poggiata sulla mia gamba.

Forse si era accorto che desideravo scappare.

I dottori entravano e uscivano da quella stanza. Forse non era morto. Altrimenti c'è lo avrebbero detto, no?



 

Ore 11.00

 

Arrivarono le ragazze, Niall e Liam.

Forse chiamarono anche la sua famiglia. Doveva essere una cosa seria. Ma non credo che ce l'avrebbero fatta a venire da Doncaster. Speravo di no. Altrimenti voleva dire che era davvero grave.

Nessuno diceva niente. Io non ebbi neanche il coraggio di parlare con Amber ed Emma.

Mi mancava il fiato. Non riuscivo a pensare a niente, se non a cosa avrei fatto, quando mi avrebbero detto che Louis non ce l'aveva fatta.

Solo in quel momento capii quanto lui fosse importante per me. Se lui fosse morto, io sarei morta con lui.

"Possiamo.." iniziò la preside, appena un'infermiera uscì dalla stanza di Louis.

"Non so ancora dirvi niente." disse, aumentando il passo e andandosene.

Diceva la stessa cosa da un'ora.

Com'era possibile che non sapessero ancora niente? Almeno era vivo? Aveva la possibilità di farcela?

Abbassai lo sguardo nel momento in cui il display del mio cellulare si illuminò.

"Faith, devi rispondergli. Sarà in pensiero." disse Zayn.

Harry non aveva idea di quello che stava succedendo. Per lui, ero da Tyler a prendere le pizze. Ma forse si era accorto che ero sparita.

Ignorai Zayn e tornai a fissare il vuoto. Non riuscivo a rispondergli. Non sapevo cosa dirgli.

Se avessi detto ad alta voce che Louis era stato investito, mi sarei resa conto che era tutto reale.

Quel momento per me era surreale. Mi sembrava di essere in un incubo.

Forse mi sarei svegliata.



 

Ore 11.30

 

Ancora nessuno aveva osato parlare.

Tranne Niall, che qualche minuto prima, aveva perso la pazienza. Si era alzato e dopo aver preso a pugni il muro, era uscito. Era intollerabile che nessuno sapesse dirci come stava.

Il mio telefono riprese a suonare e Zayn me lo tolse di mano. Si alzò e rispose.

"Pronto, Harry? Sono Zayn." gli sentii dire, mentre si allontanava.

Probabilmente sarebbe venuto anche lui.

Un'altra persona che si sarebbe seduta su una di quelle sedie di plastica, in silenzio, ad aspettare che qualcuno ci dicesse qualcosa.

"Arriva." disse Zayn, ridandomi il telefono e sedendosi al mio fianco.



 

Ore 11.50

 

Successe.

Mi resi conto che mi trovavo in un ospedale e che una delle persone più importanti della mia vita, stava rischiando grosso. O almeno era quello che immaginavo.

Gli occhi incominciarono a riempirsi di lacrime e venni presa dal panico. Non riuscivo a crederci. Non poteva essere vero.

"Ehi, Faith. Calmati." disse Zayn, voltandosi verso di me e iniziando ad accarezzarmi la schiena.

Il mio respiro si fece veloce. Troppo veloce. Cominciai ad inspirare a scatti.  Sentivo il cuore scoppiarmi in petto.

"Shh, sta calma Faith." mi sussurrò Zayn.

Cercai di regolarizzare il mio respiro. Ma non ci riuscii.

"Dategli un bicchiere d'acqua." disse Amber.

"Gli sta venendo un attacco di panico. Che cazzo se ne fa dell'acqua?" chiese Niall, alzando la voce.

Poggiai la testa alla parete e alzai lo sguardo al cielo.

Poi, con la coda dell'occhio, vidi Harry sbucare da dietro l'angolo e il mio cuore sembrò riprendersi a quella visione.

Mi alzai e gli corsi incontro.

Anche lui aumentò il passo e un attimo dopo, ero stretta tra le sue braccia.

Riuscii a riprendere il controllo di me stessa e mi lascia andare in un pianto di liberazione.

Singhiozzai contro il suo petto per qualche minuto, mentre lui cercava di raggiungere, a piccoli passi, gli altri.

Posò la giacca su una sedia e mi avvolse con entrambe le braccia.

"Ci sono io, piccola." disse, sapendo che era l'unica frase in grado di calmarmi.

Ma forse non quella volta. Perché la sua presenza non avrebbe aiutato Louis.

"Andrà tutto bene." disse.

Ma ci aveva già provato Zayn a dirlo e non aveva funzionato.

"Ehi, guardami."

Mi prese il viso tra le mani e con i pollici, mi asciugò le lacrime.

"Amore." disse poi, con tono malinconico.

Harry sapeva che nonostante tutto, Louis per me era davvero importante.

"Vedrai che ce la farà." disse.

Sospirai, cercando di regolarizzare il respiro.

Poi, un dottore uscì dalla sua stanza.

Mi voltai, poggiando la schiena contro il petto di Harry. Le sue braccia mi cinsero le spalle.

"Vorrei parlare con i parenti." disse.

"Non possono essere qui al momento, può dire a me." disse la preside.

Il dottore annuì e le indicò un angolo più appartato.

"Vogliamo saperlo anche noi." disse Niall.

Il dottore ci guardò.

"Non posso. Dovrei.." iniziò, per poi essere interrotto bruscamente.

"Sono il suo migliore amico e voglio sapere immediatamente come sta." disse Zayn, con voce tesa.

"Vedi ragazzo.." iniziò di nuovo.

"Vaffanculo." disse Zayn, alzandosi e uscendo velocemente dalla stanza.

Harry mi diede un bacio sulla guancia e mi strinse ancora di più a se.



 

12.30

 

Riuscimmo a sapere le sue condizioni: instabili.

Parecchie lesioni. Sia interne che esterne. Il dottore parlò di un'ematoma alla testa con sospetta emorragia. Non sapevo cosa significasse. Ma non prometteva niente di buono. Traumi a diverse vertebre e si era rotto qualcosa, forse un arto.

Harry si sedette su una di quelle sedie scomodissime e io mi sedetti sulle sue gambe.

Mi abbracciò e appena poggiai il viso sul suo petto, mi sentii una bambina indifesa.

Il silenzio sembrava più intenso di prima. Allora capii le sue condizioni erano gravi.

Lo portarono in sala operatoria poco dopo. Ma non riuscii a capire il motivo.

Sapevo solo che la sua vita era appesa ad un filo.



 

Ore 2.00

 

Amber ed Emma si addormentarono. E Liam stava per fare la stessa fine. Io invece, non ci riuscivo.

"Smettila di piangere." mi richiamò Niall.

Mi concessi un ultimo singhiozzo e poi gli diedi retta.

Il biondo sospirò e venne di fronte a noi, si abbassò e poggiò le mani sulle mie gambe.

Harry glielo permise solo viste le circostanze, altrimenti sarebbe stato sicuramente contrario.

"Scusa." disse, riferendosi probabilmente al tono di voce che aveva usato poco prima.

"È solo che.." iniziò.

Ma poi abbassò il viso, incapace di continuare a parlare.

Allungai il braccio e gli carezzai una guancia.

"Lo so, Niall." dissi, con voce rotta quanto la sua.

Mi dedicò un flebile sorriso e poi si alzò. Si abbassò a darmi un bacio sulla guancia e tornò a sedere.



 

3.15

 

Pareva che l'operazione avesse avuto qualche complicazione.

Vidi infermieri e dottori correre in qua e in la, facendo dentro e fuori la

sala operatoria.

Questo mi mise ancora più ansia.

Ma poi lo riportarono nella sua stanza.

Almeno questo significava che era ancora vivo.

Nel momento in cui credetti di non potercela fare, Harry mi strinse a se e mi

cosparse il viso di baci.

Lasciai che le sue labbra percorressero lentamente la mia mandibola,

asciugando tutte le lacrime.

Riuscì a calmarmi ed evitai di andare nel panico un'altra volta.


4.30

 

Un'infermiera si fermò davanti a noi e ci sorrise. Il primo sorriso dopo sei lunghe ore di silenzi e lacrime.

"Le condizioni del vostro amico sono stabili." disse.

"Adesso dobbiamo solo aspettare la reazione del suo corpo. Dovrebbe svegliarsi tra non molto." ci spiegò, per poi andarsene.

"È una buona notizia, no?" chiese Liam, vedendo che nessuno di noi aveva mutato l'espressione angosciata che avevamo disegnata sul volto.

Mi sentivo terribilmente strana. Come dopo una sbornia. Sentivo la testa pesante e rimbombava tutto.

Gli occhi gonfi e offuscati. Lo sguardo perso nel vuoto e il completo distacco tra tra la mia mente e il mio corpo.

Sembravo paralizzata. Mi ero mossa solo un paio di volte, quando mi ero accorta di star facendo male ad Harry. Il quale continuava a tenermi in braccio come una bambina.

"Credo di si.." disse Zayn, con voce piatta.

E il silenzio calò nuovamente.



 

Ore 7.45

 

Il panico, di nuovo.

Louis non si svegliava. L'anestesia aveva perso il suo effetto circa tre ore prima. E lui ancora non si era svegliato.

I dottori non capivano il perché e si erano limitati ad attaccarlo ad una macchina che obbligasse il suo cuore a battere.

Ricominciai a piangere.

Amber si sentì male. Fin da piccola gli ospedali l'avevano sempre angosciata. Mi sorpresi di quanto aveva retto. Emma la riaccompagnò al college.

La preside andò al bar a prendere un caffè, Niall e Liam andarono con lei. Zayn uscì a fumarsi un pacchetto intero di sigarette.

Rimasi io, stretta tra le braccia di Harry.

"Non piangere Faith, si sveglierà." mi sussurrò all'orecchio.

"Ma se non succede?" chiesi.

Le prime vere parole che riuscii a pronunciare.

"Se non si sveglia?" chiesi con il cuore in gola.

"Se muore..?" riuscii a chiedere.

"Io muoio con lui." dissi, con voce rotta.

Harry mi guardò solamente. Io abbassai il viso.

"Mi dispiace io.. sai che non provo niente per lui e.." iniziai. Ma lui mi interruppe.

"Che razza di persona sarei se ti lasciassi giustificare per quello che hai detto?" chiese.

Lo guardai, aspettando che si spiegasse meglio.

"Non sono geloso di lui. Non oggi, Faith." disse.

"Lo capisco, è normale che tu abbia paura di perderlo."

Mi carezzò una guancia.

"So cos'hai provato per lui. È stato il tuo primo amore.. come potresti dimenticarlo?" chiese.

"Amo te Harry." dissi, prima che potesse fraintendere.

Sorrise.

"Lo so, piccola. E io amo te." disse.

"Ed è per questo che ti starò accanto e che farò quello che mi è possibile per aiutare Louis." aggiunse.

"Non lo vorrei mai morto, mai." disse.

Harry non lo sopportava e lo odiava per il male che mi aveva fatto ma, ovviamente, non gli avrebbe mai augurato la morte.



 

Ore 9.30

 

Louis non si svegliava e i dottori cominciavano seriamente a preoccuparsi. Dissero che se volevamo, potevamo andare a trovarlo, uno alla volta.

Tutti furono d'accordo a mandare me per prima.

La stanza era lievemente illuminata dalle tapparelle semichiuse. Appena lo vidi, mi portai una mano alla bocca. Era steso sotto un lenzuolo bianco, sul quale era stata poggiata una coperta marrone. Di quelle dure e infeltrire.

Era circondato da tubicini e dal suo polso, uscivano due aghi, collegati ad una flebo.

Il suono della macchina che controllava i battiti del suo cuore, riempiva la stanza.

Mi sedetti sulla sedia al suo fianco e non resistetti più, ripresi a piangere.

Louis era un ragazzo troppo pieno di vita per finire su un letto in ospedale.

Il suo viso era sfregiato. Era pieno di lividi e sgraffi. La testa era fasciata, così come il braccio destro.

Mi morsi il labbro, con la speranza di ridurre i singhiozzi.



 

Ore 10.15

 

Mi strinse la mano.

Ne ero sicura, lo aveva fatto.

Io stavo parlando. Gli stavo dicendo che non poteva lasciarmi e che doveva rimanere con me.

Gli avevo preso la mano. Era così morbida e calda. Non era la mano di un morto. Era la mano di un ragazzo che stava per risvegliarsi, doveva essere così.

Lui la strinse.

Ma i dottori dissero che era stato solo uno spasmo.

Stronzate.

Si stava svegliando.

Nessuno mi credette. Mi fecero uscire dalla stanza.

Ripresi a piangere tra le braccia di Harry.



 

Ore 12.00

 

Ero sfinita.

Non avevo chiuso occhio e non mangiavo dal pranzo del giorno prima.

I dottori continuavano a dire che anche se non era del tutto normale il fatto che non si fosse ancora svegliato, era fuori pericolo.

Ma poi li vedevo guardarsi in modo strano. Come se parlassero una lingua in codice che poteva essere capita solo da chi indossava un camice bianco o poteva vantarsi di avere una laurea in medicina.

Ma io non ero stupida. Vedevo come assottigliavano le labbra. Si lanciavano sguardi preoccupati e scuotevano la testa.

Mi ritrovai con lo sguardo perso nel vuoto un'altra volta. Stetti senza muovermi e senza parlare per un'altra ora.



 

14.00

 

Piansi.

Questa volta però, di felicità.





 

SWAAG.

So che odierete questo capitolo, ma non potevo non metterlo.

Sono di corsa, quindi vi ringrazio per le recensioni e scappo!

Un bacio,

Michi x



 

Faith

 

Harry

 

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Capitolo 51
*** «I need you.» ***



«I need you.»


 

"Louis si è svegliato e fortunatamente il suo corpo ha reagito bene ai farmaci somministrati." disse la Dottoressa con un ampio sorriso.

Mi strinsi ad Harry, trattenendo a malapena le lacrime. Questa volta però, di felicità.

La sua mano mi accarezzava la schiena e con la coda dell'occhio vedevo il suo sguardo sorridente osservarmi.

"Non sappiamo con esattezza quali saranno i tempi di recupero. Dobbiamo tener conto dell'operazione e delle fratture subite." disse, scrutando di tanto in tanto la sua cartella medica.

"Ma posso assicurarvi che si rimetterà e che in futuro non riscontrerà grossi problemi." concluse in fine.

"Grazie mille Dottoressa." disse la preside, stringendole la mano.

Mi guardai intorno.

Non c'era più nessuno a sedere su quelle scomode sedie sbiadite. Erano tutti in piedi e tutti sorridevano.

La mano di Liam aveva appena colpito la schiena di Zayn, il quale si voltò ad abbracciarlo.

Niall aveva già preso il telefono in mano ed era uscito, informandoci che sarebbe andato a chiamare Amber ed Emma.

"Posso..?" iniziai, interrotta da un piccolo singhiozzo.

La Dottoressa mi sorrise.

"Vuoi vederlo?" chiese gentilmente.

Annuii e lei mi indicò la porta.

Guardai Harry e quando lo trovai a sorridermi, ricambiai e poi mi allontanai.



 

Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, alzai lo sguardo.

Aveva già ripreso un po' di colorito e non era più sdraiato. Adesso lo schienale del letto era sollevato e lui era a sedere.

Potei vedere i suoi bellissimi occhi azzurri, perchè grazie a Dio, non erano chiusi.

"Faith." disse, sorridendo debolmente.

La mia espressione si indurì.

"Sta zitto!" urlai.

Percepii gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime e sentii una tale rabbia che non potei fare a meno di alzare la voce.

"Sei un'idiota!" dissi, avvicinandomi al suo letto.

Abbassò lo sguardo, sussurrando un flebile "Lo so".

"Hai idea dello spavento che ci hai fatto prendere?" chiesi, tra i singhiozzi.

"Ero ubriaco, io.. non sapevo cosa stavo facendo." disse.

"Credi che sia una buona scusa?" chiesi.

"So che non avrei dovuto, io.." iniziò, senza poi portare a termine la frase.

"Io pensavo che tu fossi morto." ammisi, con voce rotta.

Il suo sguardo si pietrificò per un secondo.

"Ho visto quella macchina venirti addosso e.." provai a spiegargli, ma scoppiai a piangere troppo presto.

"Vieni qui." disse, facendomi spazio accanto a se.

Non me lo feci ripetere due volte e andai a piangere contro il suo petto.

Il suo braccio mi circondò il corpo e io potei sentire il calore della sua pelle.

Era vivo.

"Ho avuto paura di perderti." dissi.

"Ma non è successo." disse.

"Ma poteva succedere!" dissi, arrabbiandomi.

Sentii la sua presa farsi più stretta, forse con la speranza di calmarmi.

Rimanemmo in silenzio per molto.

Io smisi di piangere e lui carezzò la mia schiena per tutto il tempo.

"Faith, mi dispiace per tutto." disse all'improvviso.

"Per quello che ti ho fatto passare." aggiunse.

"A partire dal tradimento fino al modo in cui mi sono comportato con Harry." disse.

"Se prometti di non farlo più, è tutto dimenticato." sussurrai.

"Lo prometto." disse.

"Però puoi promettermi una cosa anche tu?" chiese.

"Dipende." dissi.

"Stai con me per sempre." disse.

Non fu una domanda, ma un'affermazione.

"Cioè.. stai con Harry, ma restami accanto. Soprattutto adesso." disse.

Sorrisi e annuii.

"Promesso." dissi poi.

La porta si aprì e io istintivamente, alzai il busto, rimanendo seduta al fianco di Louis.

Era Harry.

Scesi immediatamente.

"Ho bussato, ma.." disse, lasciando il resto della frase al vento.

Il suo sguardo era puntato su Louis e lo guardava come se volesse fulminarlo da un momento all'altro.

Finsi una tosse, attirando la sua attenzione.

"E' da un po' che sei dentro. Vorrebbero vederlo anche gli altri." disse, con tono estremamente serio.

"Oh, certo." dissi, avvicinandomi alla porta.

"Ciao Louis." dissi.

"Ciao." rispose, accennando un sorriso.

Uscimmo insieme e lo vidi dirigersi alla sedia su cui aveva poggiato il suo cappotto.

"Harry, non stavamo.. facendo niente." dissi.

Prese il cappotto e se lo mise.

"Lo so, tranquilla." disse.

"Che fai?" chiesi confusa e anche un po' mortificata. Sapevo che fingeva di non essere infastidito. Ma lo era.

"Torno al college. Vieni con me?" chiese.

"No, io.. vorrei restare qui." dissi.

Glielo avevo appena promesso, non potevo andarmene.

"Faith, sei qua da stanotte. Hai bisogno di una doccia, di cambiarti e anche di mangiare qualcosa di commestibile." disse.

"Non ho fame." dissi.

Mi guardò accigliato e poi distolse lo sguardo.

"Ok, fa come vuoi." disse, piuttosto scocciato.

Abbassai lo sguardo.

"So che sei arrabbiato con me, ma.." iniziai, prima di essere interrotta.

"Non sono arrabbiato con te. Ti ho già detto che non me la prendo, infondo ha avuto un brutto incidente e tu a lui ci tieni." disse.

"Si, ma io amo te. Ok?" chiesi.

Si avvicinò e dopo avermi dato un veloce bacio a fior di labbra, si allontanò.

"Ci sentiamo." disse, prima di percorrere velocemente il corridoio.

Lo guardai allontanarsi e avrei voluto seguirlo, davvero. Ma non potevo.

"Faith, c'è Louis che vuole parlarti." disse Zayn, alle mie spalle.

"Si, arrivo."



 

Harry's point of view.

 

Strinsi lo sterzo della mia auto fino a farmi diventare bianche le nocche delle mani.

Il mio cervello stava sfornando idee poco lucide.

Ero arrivato a pensare che Louis lo avesse fatto di proposito. Si, per farsi coccolare da Faith, come poco prima.

Non so perchè, ma non ne sarei stato troppo sorpreso.

Ovviamente lei si sentiva in dovere di prendersi cura di lui. E io non potevo certo mettermi a fare una scenata di gelosia. Infondo quell'idiota era stato messo sotto e io dovevo fingere di comprendere la situazione.

Ma non è divertente stare a guardare la propria ragazza che si dispera e quasi affoga nelle lacrime, mentre non fa altro che ripetere che se il suo ex ci rimane secco, lei muore con lui.

Il mio cellulare squillò e io accettai la chiamata, ignorando totalmente il mittente.

"Pronto?" risposi, senza fare attenzione a moderare il mio tono, decisamente seccato.

"Non posso crederci, mi hai risposto." disse.

Allontanai il cellulare dall'orecchio e vidi quella maledetta scritta: Numero Privato.

Fanculo.

"Siamo già a due chiamate, facciamo progressi." disse.

"Che vuoi?" chiesi, maledicendomi per non aver controllato chi fosse.

"Sempre la stessa cosa, Harry. Ma questa volta ci ho messo più impegno." disse mio padre.

"Di che parli?" chiesi.

"Ti ho comprato due biglietti aerei per venire qui da me." disse.

"Quante volte devo dirti che non voglio venire a New York?" chiesi seccato.

"Mi ricordo che una volta rispose una ragazza ad una mia chiamata." disse, ignorando la mia domanda.

"E' la tua ragazza, Harry?" chiese.

Non risposi.

Non ero certo che fosse degno di sapere come andava la mia vita. Non si era mai interessato a me.

"Immagino di si. Mi piacerebbe conoscerla.." disse.

"Devo andare." dissi, tagliando corto.

"Harry ti ho mandato i biglietti per posta. Sono due, potresti portare anche lei." disse.

E poi non so cosa scattò in me.

Forse la voglia di staccare da tutto. La voglia di portarla via da Louis. La voglia di stare con lei lontano dagli altri, mi fece uscire quelle parole di bocca.

"Va bene, veniamo." dissi.

"E' fantastico, grazie." disse.

Percepii la sua felicità e mi chiesi se la meritasse.



 

Faith's point of view.

 

"Nate!" lo chiamai, appena lo vidi in lontananza.

Era la prima volta che veniva a trovarlo in ospedale. Da quando avevano litigato non si erano più parlati molto.  

Ma ovviamente appena mio fratello aveva saputo dell'incidente, si era dimenticato del litigio e si era lasciato tutto alle spalle.

"Ehi, Faith." disse, mentre mi raggiungeva.

"Come sta?" mi chiese.

"Molto meglio." dissi, parecchio sollevata.

"Posso vederlo?" chiese speranzoso.

"Si, aspetta solo che esca Liam." dissi.

Mi sorrise.

"Vado al bar, vuoi qualcosa?" gli chiesi.

"No, grazie." rispose.



 

Stavo bevendo il mio caffè, quando mi sentii chiamare da qualcuno.

Mi voltai e incontrai lo sguardo della preside Morrison.

"Preside." dissi.

"Ciao Faith." disse sorridente.

"Come sta?" le chiesi, un po' in imbarazzo.

"Io bene. Ma Faith, credo tu dovresti andare a casa." disse, con tono premuroso.

"No, vorrei restare qui ancora qualche giorno." dissi.

"Ma non puoi." disse lei.

"Si, le mie amiche mi hanno portato le cose di cui ho bisogno e.." iniziai, prima di essere interrotta.

"Faith, hai bisogno di riposare." disse.

"Non ne ho bisogno. Io gli ho promesso che sarei restata al suo fianco e non ho intenzione di muovermi di qui." dissi.

Lei sospirò e poi mi sorrise.



 

"Faith, Faith corri!"

Mi voltai e il panico si impossessò del mio sguardo.

Sapete quando il cuore vi sale in gola e non avete idea di quello che stia succedendo?

Le facce delle persone che mi circondavano sbiancarono e tutti iniziarono ad alzare la voce.

Un via vai di infermieri e dottori mi passarono davanti di corsa.

Che stava succedendo?

Il rumore che rimbombava nella camera di Louis non era più regolare, era impazzito.

Il mio cuore si fermò nell'istante in cui ricordai che quel rumore indicava i battiti del suo.

Che gli stava succedendo?

Con gli occhi sbarrati e senza dire una parola, mi avviai verso la porta della sua stanza.

Ma due braccia mi circondarono il bacino e la porta mi venne chiusa in faccia.

Rimasi immobile. Incapace di spiccicare parola. Quasi dimenticai di respirare.



 

Il mio sguardo era di nuovo perso nel vuoto. Mi sembrava di essere tornata al giorno dell'incidente.

Nessuno si degnò di darmi una spiegazione. L'unica cosa che riuscirono a dirmi fu "complicazioni".

Complicazioni di che tipo?

Era passata mezz'ora e l'emergenza sembrava terminata.

Adesso un'infermiera lo andava a controllare ogni cinque minuti e a volte si ricordava dello stato in cui ero e mi diceva di stare tranquilla, che sarei potuta entrare a vederlo dopo poco.

C'eravamo solo io, Zayn, Liam e una professoressa.

La preside non poteva più stare tra quelle mura bianche a perdere tempo e dato che la famiglia di Louis ancora non si era vista, qualcuno doveva pur prendersi l'impegno di stare dietro a tutta quella faccenda.

Pareva che ai suoi genitori avessero detto che non era poi così grave. Sapevo perchè l'avevano fatto. Louis era sotto la loro responsabilità quando aveva avuto l'incidente e tutto quello che interessava a loro, era evitare una denuncia alla scuola.

"C'è stata una complicazione..  il battito del suo cuore è irregolare e per un attimo si è fermato."

Sentii l'infermiera pronunciare queste parole. Ma non mi mossi e il mio sguardo rimase puntato a terra.

"Per fortuna Louis non ne ha risentito, ma potrebbe succedere di nuovo e se l'ossigeno non arriva al cervello per troppo tempo.. potrebbero esserci delle gravi conseguenze." concluse.

Mi alzai e senza guardare in faccia nessuno, raggiunsi la porta della sua stanza e l'aprii.

"Faith." mi sentii richiamare dalla professoressa.

Al diavolo.

Chiusi la porta alle mie spalle. A chiave.

Louis era sempre nella stessa posizione. Aveva gli occhi aperti, ma sembravano assonnati. O magari era solo parecchio indebolito.

"Ehi." sussurrai, avvicinandomi.

"Non fare così, Faith." disse lui, quasi sospirando.

Mi sedetti sulla sedia di fianco a lui e iniziai a muovere nervosamente la gamba.

"Così come?" chiesi, fingendomi indifferente.

"Hai gli occhi lucidi." disse.

Alzai il viso, cercando di trattenere le lacrime.

"Sto bene." dissi.

"Tu piuttosto. Come ti senti?" chiesi.

Mi guardò per qualche minuto. Sembrava che tra i due, quello steso su un letto d'ospedale, fossi io.

"Bene." disse poi.

"Non mentirmi." dissi, con tono autoritario.

"Sono solo stanco." disse.

Alzai una mano e gli carezzai una guancia.

"Allora cerca di riposare." dissi.

Avevo il terrore che quella potesse essere l'ultima carezza. Che ci sarebbero potute essere altre complicazioni e che le conseguenze sarebbero potute essere gravi.

Ma quanto gravi?

Mi sorrise e chiuse gli occhi.

Lasciai che una lacrima mi attraversasse una guancia. Ma l'asciugai subito.

Portai le gambe al petto e mi rannicchiai sulla sedia.



 

"Faith, svegliati."

Obiettai, facendo uscire dalla mia bocca un paio di mugoli.

"Faith."

Quando sentii il mio nome pronunciato da lui, con lo sfondo di una sua risata, aprii gli occhi.

Lo trovai sorridente e questo mi scaldò il cuore.

"Mi sono addormentata?" chiesi sorpresa. Non me ne ero resa conto.

"Solo per cinque minuti. Ma hanno bussato alla porta e io non posso andare ad aprire." disse divertito.

"Cazzo." esclamai, facendolo ridere.

Scesi dalla sedia e corsi ad aprire.

Per fortuna trovai Zayn.

"Non vorrei disturbarvi, ma ho pensato di venire a bussare io, prima che lo facesse l'infermiera." disse.

"Si sta alterando." disse poi, divertito.

"Scusa, mi sono addormentata." dissi.

Sospirò divertito.

"Va al bar, c'è Harry." disse.

Gli sorrisi e feci come mi aveva detto.

Sentivo il bisogno di un suo abbraccio. L'immagine del suo sorriso, mi fece venir voglia di aumentare il passo.

Eccolo, seduto ad un tavolo. Le mani incrociate fra di loro e i capelli legati in un codino. Era adorabile.

Quando mi vide, mi sorrise e poi si alzò.

Una volta stretta tra le sue braccia mi sembrò di rinascere.

Avevo detestato il modo in cui ci eravamo lasciati l'ultima volta. Avevo paura che fosse ancora arrabbiato con me. Ma mi baciò i capelli e disse che gli ero mancata.

Sorrisi.

"Ho saputo che un'oretta fa Louis non si è sentito bene." disse, risedendosi.

Presi posto di fronte a lui.

"Già, ma adesso è tutto ok." dissi, tagliando corto.

Non avevo certo voglia di ripensare a quello che era successo.

"Meno male." disse.

Rimase in silenzio per qualche secondo, poi mi sorrise.

"Che c'è?" chiesi divertita.

Lui non mi rispose, si voltò e dalla tasca del cappotto sfilò un biglietto.

Lo mise sul tavolo.

Lo riconobbi subito, era un biglietto aereo.

Direzione New York.

"Harry.. hai deciso di andare da tuo padre?" chiesi sorpresa.

Nonostante questo comportasse una nostra separazione temporanea, ero felice per lui. Sapevo quanto fosse importante la famiglia e il rapporto con i propri genitori. Desideravo che Harry chiarisse con suo padre.

"Ho risposto alla sua chiamata e.. si, ha detto di avermi inviato questo per posta e io ho deciso di accettare." disse.

Sembrava felice ed era strano, perchè fino a pochi giorni prima ripugnava suo padre e l'idea di andarlo a trovare.

"E quando parti?" chiesi.

Lui guardò l'orologio. Gesto che mi fece preoccupare.

"Tra un'ora e mezzo."

Appunto.

Sbarrai gli occhi. Non poteva andarsene con così poco preavviso. Io dovevo avere il tempo di assimilare la cosa e.. no.. era giusto così e io dovevo essere felice per lui. Lo ero.

"Wow.." dissi, un po' disorientata.

Il suo sorriso si fece ancora più ampio.

"E tu vieni con me." disse.

Posò una mano sul biglietto e spostandolo diede la possibilità ad un altro pezzo di carta di essere visto.

Due biglietti per un aereo diretto a New York che sarebbe partito dopo un'ora e mezzo. Scherziamo?

"Harry.. io non posso." dissi.

"Si che puoi." disse, continuando a sorridere.

"Non ho fatto la valigia.." dissi.

"E' già in macchina."

Così non vale.

"E i documenti? Il passaporto? Io sono minorenne, devo dirlo ai miei genitori." tentai.

"Ho già pensato a tutto io, piccola. Dobbiamo solo salire su quell'aereo." disse.

"Ma io non voglio." dissi istintivamente.

Il suo sorriso si spense.

"Faith, tranquilla. Perchè... aspetta." si fermò, prima di terminare la domanda.

"So perchè non vuoi." disse.

"E' per Louis." aggiunse, piuttosto seccato.

"Che?" chiesi, fingendomi estranea a quell'affermazione, quando invece aveva centrato il punto.

"Non mentirmi, Faith." disse.

Abbassai lo sguardo.

"Ho promesso che gli sarei rimasta accanto. Non posso.." iniziai, prima di essere interrotta bruscamente.

"Nessun problema." disse.

Si alzò e dopo aver recuperato il cappotto e i biglietti, attraversò il bar a grandi passi.

"Harry." lo chiamai, cercando di seguirlo. Ma ovviamente era troppo veloce per me.

Attraversammo il corridoio che portava alla stanza di Louis e mi fermai quando fui tra la sua porta e i ragazzi, seduti su quelle maledette sedie di plastica.

Non per un motivo ben preciso, ma solo perchè non ero più in grado di corrergli dietro.

"Harry aspetta, per favore." dissi.

Non volevo che prendesse quell'aereo da solo e che volasse lontano da me. Ma non volevo neanche salirci con lui.

"Avevi detto che senza di me non saresti andato da nessuna parte." dissi, cercando di impietosirlo.

Speravo che non avesse veramente il coraggio di andarsene.

Ma lui continuava a camminare.

"Avevi promesso che ti saresti preso cura di me." dissi allora.

E lui si fermò.

Poi si voltò. Mi guardò, quasi con aria di sfida e avanzò. Si fermò a qualche metro da me.

"Ma tu hai deciso di prenderti cura di Louis." disse.

Era ingiusto.

"Ha bisogno di me. Ha rischiato la vita." dissi.

"No, Faith. La verità è che sei tu ad avere bisogno di lui." disse.

"La tua presenza non lo aiuta e se per disgrazia gli succede qualcosa, tu non sei in grado di salvarlo." aggiunse.

Mi ferì. Forse perchè aveva ragione.

"Lui non ha bisogno di te, Faith." disse.

Lo guardai mortificata. Sapevo che era tutto vero. Ma io non riuscivo a lasciarlo solo. Forse ero io ad avere bisogno di lui. Forse ero terrorizzata dall'idea di perderlo e volevo stargli vicino il più possibile.

"Io ho bisogno di te." disse.

Le braccia gli caddero lungo i fianchi e sembrò quasi rinunciarci.

"Non vedo mio padre da anni e ho paura di fare la cosa sbagliata. Voglio che tu sia al mio fianco." disse.

Qualcosa mi spinse ad accettare. Forse i sensi di colpa. O forse semplicemente ripresi il controllo di me stessa.

Se mi fossi assentata per qualche giorno, non avrei compromesso la vita di Louis.

Ed era mio compito stare accanto ad Harry. Soprattutto in un momento così importante per lui.

Così schiusi le labbra, pronta a pronunciare quelle parole.

Ma il battito cardiaco di Louis accellerò di nuovo e io chiusi gli occhi.

Chiesi alle gambe di non muoversi e al cuore di seguire Harry.






 

SWAAG.

Buon giorno, buon pomeriggio, buona sera, buona notte, dipende dal momento in cui state leggendo questo :)

Devo dirvelo, altrimenti poi mi uccidete.

La storia è veramente agli sgoccioli, sta per terminare.

Avevo detto che avrei sicuramente iniziato una nuova storia, ma adesso non ne sono più tanto sicura.

Io cercherò di farcela comunque.

Per quanto riguarda questo capitolo, non voglio fare particolari commenti, lascio le recensioni a voi.

Un bacio,

Michi x

 

P.s: Grazie mille, per tutto.




 

Faith Harry

 

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Capitolo 52
*** «I want you forever.» ***


QUESTA.png
«I want you forever.»

Devo dirvi una cosa sconcertante: ho fatto il trailer di Starlight.

E lo so, è ridicolo pubblicarlo ora, che la storia è alla fine, ma ormai l'ho fatto.. non ha senso cancellarlo.

Potete trovarlo QUI.

(Fa schifo, lo so. Ma l'ho fatto da sola.)
IMPORTANTE: LEGGETE TUTTO LO SWAAG.
 

 

La storia si ripeteva.

Il rumore martellante del battito accelerato di Louis riempiva le mie orecchie.

I dottori e le infermiere correvano in qua e la e le poche parole che riuscivo a decifrare non erano rincuoranti.

Sentivo gli occhi riempirsi di lacrime e mi imponevo di trattenerle.

Alzai lo sguardo. Harry era ancora a pochi metri da me.

Mi guardava con aria rassegnata, quasi sconfitta.

"Va da lui." sussurrò poco dopo.

Rimasi in silenzio, immobile.

Una delle persone più importanti della mia vita stava rischiando la vita, l'altra stava per andarsene a New York, senza di me. E forse quello mi sarebbe costato molto. Forse mi avrebbe lasciata.

"Va da lui, ho detto." disse, alzando la voce.

"Mi dispiace." dissi, quasi piagnucolando.

Non potevo andarmene in quel momento. Non era leale da parte sua chiedermelo.

"Anche a me." disse, per poi voltarsi e sparire dietro un angolo.

Rimasi qualche secondo a fissare il corridoio vuoto e poi mi resi conto di averlo perso.

Scacciai quel pensiero, sapendo che mi avrebbe tormentato per il resto della vita e andai da Louis.


 

Dieci minuti dopo, tutto era di nuovo tornato alla normalità. Tranne per il fatto che avevo perso il ragazzo che amavo con tutta me stessa.

Mi ritrovai di nuovo seduta al fianco di Louis. Quando aprì gli occhi, si scusò per avermi messo paura e mi fece sorridere.

Ancora una volta gli era andata bene. Ma sapevo che tutto quello non faceva altro che peggiorare la sua situazione.

"Non stare qui ad annoiarti." disse all'improvviso.

"Prima Zayn ha detto che c'è Harry, va da lui." aggiunse.

Distolsi lo sguardo e trattenni le lacrime.

"No, lui non c'è." dissi.

A questo, seguì un istante di silenzio. A me sembrò infinito. Louis scrutò il mio viso attentamente e poi, con l'aria di uno che la sa lunga, mi chiese cos'era successo. Ovviamente non erano concesse risposte che contenessero la parola "niente".

"E' partito per New York, va a trovare suo padre." dissi.

"Dovresti andare con lui. Ti farebbe bene una vacanza." disse.

Scossi la testa.

"Che c'è? Non te lo ha chiesto?" mi guardò confuso

"No, me lo ha chiesto." dissi.

Abbassai lo sguardo e quando lo rialzai, cercai di sembrare il più disinvolta possibile.

"Sono stata io a dirgli di no." aggiunsi.

Mi guardò come se fossi stata una pazza.

"E perchè?" chiese confuso.

"Non mi è sembrato il caso e lui non ha capito." dissi.

Mi guardò perplesso, a lungo. Cominciai a sentirmi in tensione.

"Fammi capire. Non sei andata a causa mia?" chiese.

"No, ma cosa dici." tagliai corto, per non farlo agitare.

"Faith, non sono scemo." disse.

Distolsi lo sguardo.

"So che ti ho fatto promettere di starmi vicino, ma questo non significa che devi trascurare Harry." disse.

"L'ho capito, Faith. Ami lui e so che ti rende felice, perciò voglio che tu pensi a te stessa. Io sto bene, davvero." aggiunse.

Riuscii ad incurvare di poco gli angoli della labbra, formando una specie di sorriso.

"So che stai bene, ma preferisco stare con te fino a quando non uscirai di qui." dissi.

Mi guardò perplesso.

"E a cosa serve? Io di qui non me ne vado tanto presto, Harry invece se ne sta andando. Che aspetti?" chiese.

Scossi la testa.

"Anche se volessi, è troppo tardi." dissi.

"A che ora decolla l'aereo?" chiese.

Guardai l'orologio.

"Circa mezz'ora." sussurrai.

"Puoi farcela, l'aeroporto non è lontano." disse, cercando disperatamente di convincermi.

"Louis, smettila. Non ce la farò mai." dissi.

"Chiama Zayn." mi ordinò.

Scossi la testa.

"Lui può accompagnarti. E' uno spericolato, ti porta li in dieci minuti." disse.

"Louis.." iniziai.

"Ho detto chiama Zayn. Non farmi incazzare." disse, con tono estremamente serio.

Sorrisi.

"Grazie." dissi poi.

Mi alzai e dopo avergli baciato la guancia, corsi a chiamare Zayn.


 

La pioggia cadeva pesantemente sul vetro della macchina. Il ticchettio delle mie unghie sullo sportello infastidiva Zayn, il quale continuava a sospirare e a spargere cenere per il sedile. Avevo già provato a chiedergli una sigaretta, ma mi era stata negata.

Ci avevo quasi creduto.

Zayn mi aveva presa per mano e mi aveva costretta a correre ad una velocità che non avevo mai raggiunto in vita mia.

Ci eravamo chiusi in macchina ed eravamo sfrecciati sulla strada, rischiando di schiantarci ad ogni curva.

Aveva detto che per vedermi felice, era disposto anche a farsi strappare la patente.

Ci avevo creduto davvero.

Da dove eravamo, riuscivo a vedere quell'enorme struttura grigia. L'aeroporto era ad un passo. Ma noi eravamo fermi, in fila, da dieci minuti.

Gettai indietro la testa e quando chiusi gli occhi, non riuscii a trattenere le lacrime, le quali rigarono lentamente il mio viso.

Uno sbalzo improvviso mi fece aprire immediatamente gli occhi.

"Mi sono stancato." farfugliò Zayn, con la sigaretta tra le labbra.

Fermò la macchina, nonostante stesse andando solamente a dieci all'ora e si inclinò verso di me. Allungò il braccio e aprì la mia portiera.

Il rumore della poggia diventò assordante, stava diluviando.

"Che cerchi di fare?" chiesi a Zayn.

"Vai Faith, corri." mi urlò.

"Che?" chiesi confusa.

Mi voltai a sinistra, dove l'acqua mi stava bagnando le gambe.

"A volte bisogna rimboccarsi le maniche e salvarli, certi amori." disse, quasi in un sussurrò.

Recepii il messaggio e dopo averlo ringraziato, scesi di macchina.

Quasi mi feci ammazzare. La pioggia era talmente fitta, che a malapena riuscivo a vedere dove andavo.

Il rumore dei clacson mi fece capire che mi trovavo proprio in mezzo alla strada. Ringraziai Dio quando riuscii a raggiungere il ciglio, finalmente al sicuro.

Mi voltai e a qualche metro da me, c'era l'aeroporto.

Corsi come mai avevo fatto in vita mia. Sentivo il cuore scoppiarmi in petto e le gambe chiedermi espressamente di piantarla e di fermarmi. Ma io strinsi i denti e ignorai le facce sconcertate della sicurezza, quando entrai dentro, sbattendo contro tutte le persone presenti.

Mi fermai solo un secondo, per capire da quale parte dovevo andare. Lessi velocemente lo schermo.

I controlli avvenivano al piano superiore. Ignorai le scale mobili e iniziai a correre su quei gradini.

Caddi sotto gli occhi di tutti. Sembrai una pazza, ma mi rialzai e con più convinzione di prima, ripresi a correre.

Adesso ci credevo più che mai.


 

Una porta grigia, un nastro celeste e una voce, che mi ripeteva che i passeggeri erano già stati imbarcati.

Così rimasi in mezzo a quell'enorme sala. Con i capelli zuppi, i vestiti fradici e il mascara colato lungo la guancia.

Non ce l'avevo fatta. Era tutto finito. L'avevo perso.

Ero stata capace di lasciarmi scappare la cosa più bella che mi fosse mai capitata.

Rimasi a fissare quella porta chiusa per minuti. Quando sentii che il pianto era imminente, decisi di andarmene, evitando di essere presa nuovamente per una pazza.

Mi voltai e dritto davanti a me, a sedere, c'era Harry. Il suo sguardo era perso, ma puntato su di me.

Mi portai una mano davanti alla bocca e non riuscii a trattenere un singhiozzo. L'enorme macigno che avevo sul cuore, scomparve e avvertii una sensazione di sollievo che quasi mi fece svenire.

Si alzò e con estenuante lentezza, si avvicinò a me.

"Hai ragione." sussurrò, quando fu a pochi centimetri da me.

"Senza di te non vado da nessuna parte." aggiunse.

Sembrava ancora distante e probabilmente era arrabbiato. Ma la felicità di averlo a pochi passi, anziché a mille metri di distanza, mi fece perdere il controllo. Gli gettai le braccia a collo e lo strinsi a me.

"Scusa, Harry. Non avrei mai dovuto mettere Louis al primo posto. Io amo te e scelgo te. Ti sceglierei sempre.

Ti voglio nella mia vita. Voglio svegliarmi con te, litigare con te, fare pace con te. Voglio stare tra le tue braccia mentre fuori piove. Voglio riempirti di coccole quando sei nervoso. Voglio sentire il tuo cuore battere quando ti dico che ti amo. Voglio starti vicino quando vedrai tuo padre. E voglio stare con te per sempre."

Lo dissi velocemente, perchè avevo l'esigenza di fargli sapere cosa provavo, prima che mi allontanasse arrabbiato.

Mi ritrovai con il fiato corto e la punta del naso schiacciata contro il suo collo.

Le sua braccia si congiunsero dietro la mia schiena e mi strinse forte.

"Non voglio passare neanche un secondo della mia vita sapendo che non sarai al mio fianco. Voglio che ci resti per sempre e voglio abbracciarti, voglio farmi coccolare da te, voglio te, Faith. Sempre."

Le sue parole mi scaldarono il cuore e improvvisamente non ero più fradicia, non piangevo più e non eravamo più in un aeroporto. Non aveva importanza il luogo, il contesto, le persone.. c'eravamo solo io e lui.

"Ti amo." sussurrai contro il suo collo.

La sua presa si fece ancora più stretta.

"Ridillo." disse, facendomi ridere.

"Ti amo."

"Anche io, amore."

Mi allontanai e sigillai quella promessa con un bacio. Le sue labbra sapevano di bei sogni. Di sogni realizzati.







 

TRAILER STARLIGHT

Comunicazione importante:
Probabilmente cambierò nome da "FaithAllysonCooper" a "Sprjng",
quindi se non riuscirete a trovarmi, digitate il nome della storia.

 

SWAAG.

Devo dirvelo che è l'ultimo capitolo, o si capisce?

Non uccidetemi per favore, anche se avete dei buoni motivi per farlo ahahaha.

So che ci ho messo un'eternità, ma era l'ultimo capitolo e doveva essere perfetto.. anche se credo di non esserci riuscita.

Amo questa storia con tutta me stessa. Penso di aver dato il massimo in ogni capitolo o perlomeno, lo spero.

Mi costa molto finirla, so che Faith ed Harry mi mancheranno. Anche se, pensavo che un giorno potrei farne il continuo.. voi che dite? Lo leggereste? A me piacerebbe.

 

Spero che vi siate affezionate a me e che desideriate leggere altre mie storie.

A questo proposito, voglio dirvi che non ho perso tempo e che ho già pubblicato il primo capitolo della mia nuova storia.

Si chiama "Just forget the world" ed è un po' diversa.

O perlomeno, la mia intenzione è quella di farla diversa, rispetto alle mie vecchie storie. Ma non so se ci riuscirò ahaha.

Spero che la seguirete, all'inizio vi sembrerà triste.. ma vi assicuro che la storia migliora ad ogni capitolo.


 

Just forget the world.
"Che succede?" 
"Mi hanno visto, Ash." disse, singhiozzando.
"Chi ti ha visto?" chiesi confusa.
[...]
"Tranquilla, sistemerò tutto."
-
"Devo dirti una cosa importante."
"Non mi interessa, devo andare dalla mia famiglia."
"Ashley, quella non è la tua vera famiglia."
-
Alcune esperienze ti portano a chiuderti in te stessa. E innalzi muri insormontabili, obbligando le persone a restarne fuori.
Ma lui voleva entrare. Avrei dovuto permettergli di distruggere la barriera che ci divideva?

 

 

Beeene, ma passiamo ai ringraziamenti.

 

Innanzitutto, ringrazio tutte le mie lettrici.

Ringrazio tutte quelle persone che dopo essersi sorbite un mio capitolo, mi hanno anche lasciato una recensione. Anche piccola. Mi avete strappato una marea di sorrisi.

Grazie anche alle mie lettrici silenziose, che non si sono mai fatte sentire. I love you anyway.

Grazie per aver supportato insieme a me, Harry e Faith. E chi invece sperava in Louis e Faith.

Grazie per aver aspettato con impazienza ogni mio nuovo capitolo e per avermi torturata con messaggi privati o su Twitter.

Vi sembrerà strano, ma l'ho apprezzato.

Grazie a chi ha messo Starlight nelle preferite/seguite/ricordate.

Grazie a Louis, che in questa storia è stato un po' sfigato. Ma noi lo amiamo lo stesso.

E soprattutto, grazie ad Harry. Che è sempre protagonista nelle mie storie, perchè riesce a tirare fuori il meglio di me.


 

Senza di voi questa storia non esisterebbe, vi devo tutto.

 

Un bacio,

Michi x

 

P.s: Mi raccomando, ci vediamo in "Just forget the world".

Numerose eh!

 

Faith
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Harry
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TRAILER STARLIGHT

 
 

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