Oh Mya

di mery_mp8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fama e vizio ***
Capitolo 2: *** Sgomento e consapevolezza ***
Capitolo 3: *** Ispirazione e apatia ***
Capitolo 4: *** Vendetta e rapimento ***
Capitolo 5: *** Magia e attesa ***
Capitolo 6: *** Fretta e soddisfazione ***
Capitolo 7: *** Scoperta e decisione ***
Capitolo 8: *** Parlare e guardare ***
Capitolo 9: *** Lampi e tuoni ***
Capitolo 10: *** Sigaretta e sacchetto marrone ***
Capitolo 11: *** Finzione e realtà ***
Capitolo 12: *** Sognare e svegliarsi ***
Capitolo 13: *** Blu e verde ***
Capitolo 14: *** Rosa e rosso ***
Capitolo 15: *** Rabbia e autocontrollo ***
Capitolo 16: *** Metallo e caffè ***
Capitolo 17: *** Scelte e (ad) alta tensione ***
Capitolo 18: *** Birra e Whisky ***
Capitolo 19: *** Draghi e draghi ***
Capitolo 20: *** Slip e pantaloncini ***
Capitolo 21: *** Centrifuga e buonsenso ***
Capitolo 22: *** Corpo e cuore ***
Capitolo 23: *** Luce e nebbia ***
Capitolo 24: *** Terra e mare ***
Capitolo 25: *** Fine e inizio ***



Capitolo 1
*** Fama e vizio ***


Un’altra serata si avvicinava, dovevano suonare in un locale in centro. Certo non era proprio un locale in vista, era imbucato in uno dei vicoletti vicino la piazza principale, ma geograficamente era senza dubbio in centro. Mya era pronta, quella sera avrebbe suonato la canzone che aveva scritto e composto la settimana prima, ed era sicura che sarebbe stato un successo. Gli spettatori erano per lo più formati dai soliti fans, si aggiungeva poi qualche curioso, qualche pervertito, qualche ragazzino scappato da chissà dove, ma Mya si era abituata a quel genere di spettatori e non ci faceva più caso. Era una ragazza bellissima, con i capelli castani, gli occhi di un verde intenso e le gambe lunghe, che di certo non aveva paura di mostrare. Infatti gli abiti erano come parte delle esibizioni; fra le pause cambiava spesso completo ed era anche questo ad attirare i curiosi. Quella sera avrebbe indossato una cortissima minigonna nera retta e un corpetto nero a strisce trasparenti con sopra una giacca di pelle, il tutto completato da stivali alti e una semplice collana con un ciondolo verde smeraldo, oltre ai soliti numerosissimi anelli. Si trovava in quello che le piaceva definire camerino, ovvero un piccolo stanzino del locale stesso. Aveva le pareti in pietra e la porta di un leggero legno mezzo marcio, al centro della parte di fronte alla porta si trovava un mobile con uno specchio e accanto c’era una piccola brandina con sopra un ammasso di vestiti. Ai piedi del letto c’erano almeno 5 paia di scarpe diverse e vicino al muro Mya aveva riposto la sua valigia. Stava provando mentre controllava che gli abiti fossero a posto, quando entro Sean: “Hey Mya, quella gonna non ti sembra esagerata?”
“Forse alle altre serate eri troppo sbronzo e occupato ad adorare il tuo basso per notare i miei body”
“Ammesso e non concesso che io fossi sbronzo ho comunque guardato le foto sul web, eri indecente”
“Ho la faccia di una a cui importa?”
Sean non rispose neanche, era inutile parlare con lei di certe cose... Lui era in bassista del gruppo, era un ragazzo intelligente, coi capelli mori e la passione per le stelle. Aveva conosciuto Mya 4 anni prima ad un festival alternative metal e tra una birra e l’altra avevano scoperte di avere molte passioni e idee in comune, tanto che si scambiarono il numero di cellulare. L’indomani, ripresasi dalla sbornia, Mya aveva chiamato il numero che si era ritrovata nel push-up, e Sean, che la sera prima era meno sbronzo di lei, le raccontò cosa era successo. Il seguito della storia è facilmente supponibile. Le disse di sbrigarsi perché Joe era già dietro la batteria e Miss stava andando a collegare la chitarra all’amplificatore. Mya diede un ultimo tocco al trucco e, presa una sigaretta, uscì dallo stanzino, con Sean che la seguiva scuotendo la testa in segno di rassegnazione.
Fuori la gente acclamava urlando “Massive Jay! Massive Jay!” ed erano tutti già nella sala sempre più impazienti; poi si spensero le luci.
Una striscia blu passò veloce sul palco, illuminando per un secondo 4 figure. La chitarra partì con un suono strisciante e le ragazze del pubblico urlarono come forsennate, poi le luci sul palco si accesero e Mya brillò come una supernova nera, cominciando a cantare. Si accorse che c’erano molte ragazze e questo le fece piacere, anche se non era sicura che fossero li per lei e per uno dei suoi compagni.
“I dreamed you,
it was horrible,
it was a nightmare!
You wasn’t the girl that I know, so different...”
Posò il microfono sull’asta e mimò le parole della strofa:
“Hands on you,
Your legs so long and slim
Lips on you, your face so satisfied
And I, powerless, distant, upset
And, I admit, so jealous..”
Il pubblico era in delirio, ed era solo la prima canzone. Mya ne approfittò, riprese il microfono in mano, continuando a mimare:
“...cause your hair make me dazed
Your lips make me smelt
Your eyes make me feel so crazy
Cat eyes, talking eyes...”
Con movenze feline si diresse verso Miss accarezzandogli la schiena e durante gli ultimi versi della canzone andò anche da Sean e Joe. Senza ringraziare il pubblico fece cenno a Joe di partire col pezzo dopo, Line, che suonarono con le solite luci gialle per creare la giusta atmosfera. Finita Line fu la volta di Bye bye sun e dopo una breve pausa, in cui Mya aveva tolto la giacca ed era rimasta solo con il suo mini-top, tornarono sul palco con Blue ring. Lei l’aveva scritta da poco e l’avevano suonata solo un paio di volte, infatti il pubblico non la riconobbe subito, fino al primo verso:
“I’m doing some circles on the air
My finger is bleeding
But I must do this draw
No one can see it
But I can...”
La voce straziata e l’aria sconvolta di Mya creò un’atmosfera irreale:
“I’m blind
I scream
No one hears me
This place is sweating, is rotten
Close...”
Era la parte che il pubblico preferiva, i pochi brevi versi che rappresentavano meglio la canzone, forse anche più del ritornello, e Mya li interpretava così bene da far accapponare la pelle:
“...I can’t escape
From this world
Hands are trembling
Light is blue
Like this ring
Like this sea...”
Blue ring e il pezzo successivo scivolarono fuori dagli amplificatori in un attimo e con Miss inspiration ringraziarono il pubblico che acclamava, Mya illuminò tutti col suo sorriso malizioso e lasciarono il palco lasciando il pubblico con ancora il sapore in bocca del loro ritmo. Tornarono dietro le quinte (o quello che doveva rappresentarle) e andarono tutti nei rispettivi stanzini per rinfrescarsi dopo l’esibizione, Mya ne approfittò anche per cambiare abito. Mezz’ora dopo Sean bussò alla porta: “Mya sei pronta? Dobbiamo andare...” Nessuna risposta, bussò più forte. “Mya diamine datti una mossa!”
“Sono alle prese con le scarpe Sean, aspettatemi in macchina!”
In effetti scegliere delle scarpe adatte ad un completino pantaloni-top non era cosa semplice; o almeno era quello che lei credeva. ‘Solo’ 10 minuti dopo uscì dallo stanzino, senza la valigia dato che l’aveva già data a Joe per caricarla in macchina. Si accese un’altra sigaretta e uscì dal locale nella strada deserta illuminata solo dalla luna, la macchina si trovava dietro l’angolo. Poso l’accendino in tasca e quando alzò lo sguardo si trovò davanti una ragazza. Era poco più bassa di lei, coi capelli mossi, lunghi e biondi, gli occhi grandi ma di un colore indistinguibile a causa della scarsa illuminazione. I jeans non aiutavano molto per quanto riguardava la statura, ma la canottiera risaltava le sue forme. Si avvicino timidamente con in mano una foto e un pennarello e disse di chiamarsi Livia:”...posso chiederti un autografo...?” Era incredibilmente tenera... E questo eccitò Mya, che le chiese: “Dimmi Livia, cosa ci fai qui da sola a quest’ora? Non c’era nessun’amica che potesse tenerti compagnia mentre mi aspettavi? Potrebbe essere pericoloso rimanere qui da sola”
Buttò la sigaretta per terra e le si avvicinò “N-no...sono dovute andare via-disse tremando-però io sono voluta rimanere, non potevo perdere questa occasione...La tua performance è stata grandiosa stasera, una delle tue migliori...”
“Sei venuta a vedermi altre volte allora...che carina”. Mya si avvicinava sempre di più, le sorrise e le tolse dalle mani il pennarello e la foto, era una di quelle che avevano scattato nel locale vicino casa sua qualche mese prima e rappresentava lei sul palco mentre cantava rivolta verso l’obbiettivo. “E’ una delle foto più belle che mi abbiano mai scattato...”
“Sono pienamente d’accordo..-disse Livia –l’ho scelta per questo...”
Si accese la lampadina e Mya non ci pensò due volte, si avvicinò alla ragazza, le accarezzo una ciocca di capelli e poi la avvicinò per il mento, baciandola. Il bacio durò pochi istanti ma a Livia sembrò un’eternità. Quando Mya staccò le labbra dalle sue tolse il tappo dal pennarello e fece l’autografo sulla foto, mentre la ragazza la guardava con gli occhi lucidi, che adesso brillavano dorati sotto la luce della luna. La cantante le restituì la foto “Adesso va a casa, è tardi” e se ne andò, lasciando Livia ancora sconvolta. Svoltò l’angolo e montò in macchina. Sean buttò la sigaretta e una volta salito anche lui mi se in moto: “Non credo che tu ci abbia messo così tanto solo per scegliere le scarpe...”
“Le solite cose, Sean.”
 
 
 
 
Eeeeeecco la fine del primo capitolo *O* sono emozionata lo ammetto D: Se questa prima parte vi è piaciuta VI PREGO commentate, recensite, fatemelo sapere in qualche modo >_< altrimenti non credo continuerò a pubblicare e passerò ad un’altra storia...grazieee *A* ah...i testi delle canzoni sono mieimieimiei, non copiati, non rivisitati, li ho scritti io, quindi mi raccomando *ifyouknowwhatImean* Aspetto recensioni *D*

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Capitolo 2
*** Sgomento e consapevolezza ***


Il raggi del sole attraversavano la tenda salmone colpendola direttamente sul volto. Distese le braccia sbadigliando e si girò verso il muro. I capelli biondi brillavano sotto i raggi del sole e l’odore del caffè la fece svegliare definitivamente. Usci dalla camera e scese le scale, ritrovandosi in pigiama di fronte a sua madre.
“Livia, tesoro, fai colazione e preparati. Devo ricordarti io, dopo 3 anni di liceo, a che ora inizia la scuola?”
La ragazza la zittì con un gesto della mano, mentre con la l’altra si stropicciava l’occhio. Anche se cercava di nasconderlo in tutti i modi alla madre, aveva ancora addosso i segni della stanchezza della sera prima. Pensò a come fare attenzione in modo che la madre non vedesse quanto fosse spossata e nello stesso istante le ritornò tutto in mente ed ebbe un sussulto. Si toccò le labbra fissando il vuoto e la madre le chiese cosa fosse successo, senza risposte. Livia era corsa su per le scale, ed entrata in tutta fretta in camera si era fiondata sulla borsa, cercando disperatamente. Eccola, l’aveva trovata. La foto che provava che ciò che ricordava non era un sogno. La foto firmata da Mya, la vocalist dei Massive Jay. Si sedette sul bordo del letto, la sera prima non si era accorta, a causa della forte emozione del momento, di ciò che le aveva scritto Mya nell’autografo: A Livia e alle sue morbide labbra, Mya. Farfalle nello stomaco. Sua madre sbucò da fuori la camera:”Tutto bene tesoro?” Sobbalzò di nuovo, quasi non le cadeva la foto di mano: “S-si mamma, adesso vai, devo vestirmi!”
Si vestì in fretta e furia, mise la foto nello zaino assieme ai libri e uscì di casa, diretta verso scuola. Inutile dire che pensò per tutta la mattina a quello che era successo. Si becco pure un rimprovero da un professore e le sue amiche non fecero altre che chiederle cosa avesse. E lei divagava. Fu felice infatti di sentire il suono della campanella di fine lezioni, raccolse le sue cose e uscì il più velocemente possibile in direzione di casa. Sentì una stretta al braccio e un attimo dopo era bocca contro bocca con un ragazzo, il suo ragazzo, Dave. “Amore- le disse -ti sei divertita ieri sera? Mi spiace di non essere potuto venire...”
Per fortuna pensò Livia, se ci fosse stato lui non avrebbe mai...
“Si ci siamo divertite tutte, così tanto che la serata è volata...”
“Allora vieni, andiamo a mangiare un gelato, non hai da fare vero?”
Andarono in gelateria e poi si incamminarono verso casa della ragazza, chiacchierando del più e del meno. Dave era un ragazzo non troppo alto coi capelli castano chiaro e gli occhi marroni, era molto dolce, ma spesso aveva bisogno delle spiegazioni di Livia per capire quando lei stava male o qualcosa la preoccupava. Stavano insieme da 6 mesi ormai e questo non li stancava, anzi il loro amore era sempre stato forte abbastanza da resistere ai litigi e alle incomprensioni. Insomma la coppia ideale, se considerato che tutto ciò era contornato da rapporti più che soddisfacenti. Dave aveva solo un anno più di Livia e quindi si capivano benissimo in quanto ad esigenze e fantasie. Arrivarono davanti al portone di casa, ma era ormai troppo tardi e quindi il ragazzo la salutò con un dolce bacio. Cosa potrebbe rovinare l’armonia di quella relazione e la magia di quel momento? Niente. Almeno così credeva lei. Nello stesso istante in cui le labbra di Dave si posarono sulle sue, sentì un calore quasi estraneo. Rivisse la scena della sera prima, le labbra di Mya sulle sue... Si staccò improvvisamente dal poveretto che non capiva cosa le fosse preso “Tesoro stai bene??” “S-scusa ma mi sono dimenticata di una cosa, devo entrare subito in casa...t-ti mando un messaggio...” Entrò in casa senza dire una parola di più lasciando Dave sulla soglia a bocca aperta.
“Sono a casa!” Urlò alla madre oltre la porta della cucina buttando la giacca sull’appendi abiti e salì le scale in tutta fretta. Si chiuse la porta alle spalle e dopo aver abbandonato la borsa per terra prese il pigiama e il cambio e si diresse verso il bagno. Una doccia forse l’avrebbe fatta calmare. Evidentemente era successo qualcosa, in 6 mesi non aveva mai provato quella sensazione, anzi in tutta la sua vita. A quella sensazione poi non sapeva neanche dare un nome, era stato tutto troppo improvviso e inaspettato per rendersi conto di cosa fosse, improvviso e inaspettato come un temporale, come l’acqua fredda del mare durante una passeggiata sulla riva, come il bacio di Mya...e improvvisamente capì, mentre sul cellulare compariva l’avviso Nuovo messaggio: Dave.

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Capitolo 3
*** Ispirazione e apatia ***


Sentiva Joe provare, stirata sulla letto nella camera accanto Mya cercava di cacciare quella sensazione di vuoto che la tormentava spesso, troppo spesso. Si sfogava componendo, scrivendo, cantando, ma distrarsi non faceva che nascondere quell’odio verso il mondo con cui non poteva che convivere. Forse era per quel motivo che, senza alcuna preoccupazione, sfruttava le sue povere fans, che inermi di fronte alla sua bellezza le permettevano di sfogare ogni sua voglia, credendolo un privilegio. Solo sul palco Mya si sentiva bene, davanti a quel mare di mani alzate e di occhi puntati verso di lei, come i riflettori sulla sua testa. Era la sua maggiore valvola di sfogo, l’espressione dei suoi bisogni più perversi; perché alla fine non era che questo, una schiava delle sensazioni, quelle forti, che ti uccidono o ti rendono ancora più insensibile. Lei era sicuramente uno dei maggiori esempi di cinismo che si potessero trovare sulla faccia del pianeta, e ne era consapevole. La sua bisessualità non era però conseguenza del suo menefreghismo o della sua perversione, fondamentalmente non si era mai chiesta il perché e anzi quando aveva capito di esserlo si era automaticamente resa conto di essere sempre stata così, i segnali c’erano tutti, ma non era questo a portarla a scrivere certe volte, erano le delusioni e i problemi che viveva ,perché tutti possiamo almeno immaginare quanto possa essere difficile vivere una relazione omosessuale, specialmente in un mondo ancora così pieno di bigotti. Anche in quel momento stava scrivendo a proposito di queste difficoltà, tamburellando con le dita sul ginocchio:
Nobody knows
how hard is when
mind is out
down this lake
heart is divided,
it’s better to close eyes
I can’t watch in my chest,
darkness is invading me...
Improvvisamente Miss bussò alla porta, e Mya lo fece entrare. Appariva come il tipico ragazzaccio da riformatorio. E lo era infatti, a 14 anni aveva quasi ucciso la madre minacciandola con un martello a causa di un pacchetto di droga che teneva nascosto in casa, la poverina per lo shock era svenuta e lui, minorenne e senza padre, era stato accusato di tentato omicidio e chiuso in riformatorio. Una volta uscito aveva impiegato un po’ di tempo per avere una vita vera, ma grazie ai giorni passati a suonare in quella struttura aveva guadagnato un po’ di soldi facendo serate in locali qua e la ed era entrato a far parte dei futuri Massive Jay dopo aver risposto ad un annuncio di Mya su un giornale. Era un bel ragazzo dalla carnagione olivastra, i capelli neri corti, i dilatatori ad entrambi i lobi e una serie di piercing lungo l’orecchio sinistro, nel sopraciglio destro e nel labbro inferiore. Il braccio destro quasi completamente tatuato completavano il quadro del perfetto bad boy. Una volta entrato nella camera si diresse subito verso Mya:
“Dovresti venire a provare, ieri sera hai fatto proprio schifo.” disse sedendosi sul letto.
“Che cazzo dici, il pubblico era in delirio...”
“E cosa mi dici della biondina nel retro a fine serata?”
Mya lo guardò storto:”Dov’eri nascosto? Non ti ho proprio visto...”
“Stavo fumando una sigaretta mentre ti aspettavamo e ti ho vista. Sei sempre la solita.”
“Ma tu non ti fai mai i fatti tuoi?”
“Devo tenerti d’occhio stellina, non possiamo rischiare che ti facciano del male, pensa se si avvicinasse un maniaco e ti rapisse”
“Certe volte dici un mare di stronzate, non sembra neanche che tu abbia 20 anni...”
Miss le diede una leggera spinta facendola cadere con la testa sul cuscino:”Datti una mossa e vieni di là...”
Il chitarrista si alzò dal letto e uscì appena in tempo per schivare un cuscinata della ragazza, che, una volta vista la porta chiudersi, si stirò nuovamente sul letto rileggendo quello che aveva scritto, ma dato che aveva perso il momento d’ispirazione chiuse il quaderno e uscì dalla camera in pantaloncini, canottiera e infradito, pronta per provare le canzoni per la serata. Il pensiero della sconosciuta della sera prima, come con tutte le altre, non la toccava minimamente.




Buooooonsalve a tutti ^w^ In questo capitolo ho preferito soffermarmi sulla caratterizzazione dei personaggi (in questo caso Mya e Miss) e rallentare il ritmo della storia. Comunque il quarto capitolo è quasi pronto, e vedremo delle novità! :3 Ringrazio chi ha recensito, chi ha seguito, chi ha solo letto, GRAZIEGRAZIEGRAZIE *^* Al prossimo... :3

Mery

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Capitolo 4
*** Vendetta e rapimento ***


Il comportamento sempre più distaccato di Livia era evidente pure a Dave, da una settimana la ragazza era fredda, lo sguardo cupo, parlava poco, mangiava poco. Quando era da sola in camera mille domande la assalivano, e la sua reazione non era esagerata. Non era stato solo un bacio per lei. Seguiva i Massive Jay sin dall’inizio della loro, seppur ancora breve, carriera e le loro canzoni l’avevano accompagnata i svariati momenti, questo li aveva resi tremendamente importanti per lei. Chiunque dia alla musica il peso che merita sa che una forte emozione causata da un membro di un gruppo a cui si tiene particolarmente scatena una reazione altrettanto forte. Quello che era successo con Mya era stato l’episodio più strano di tutta la sua vita e proprio per questo negli ultimi giorni non riusciva ad ascoltare neanche una delle sue canzoni. Non aveva mai perso un loro concerto nella sua zona, ma l’ultimo non poté che saltarlo, forse per imbarazzo, forse per paura...paura di cosa poi...
Erano le 3 di notte e lei si era casualmente svegliata. Fuori la luna illuminava le foglie dell’albero fuori dalla finestra che brillavano di un verde intenso, che le ricordò gli occhi della cantante. Si rese però conto del fatto che quell’episodio stava distruggendo la sua vita sociale e così, nel cuore della notte, decise che doveva fare qualcosa.
Si svegliò la mattina seguente e ben decisa a dare una svolta a quella situazione andò a scuola con una grande voglia di fare. Incrociò anche Dave al cambio fra la lezione di chimica e quella di storia e lo salutò con un lungo bacio. Quell’energia stupì il ragazzo:
“Tesoro, sembri di buon umore...”
“Si amore, scusa per come mi sono comportata quest’ultima settimana, adesso è tutto passato” sfoderò un enorme sorriso.
“Ma si può sapere cosa è successo?”
“Se è passato non c’è più motivo di parlarne”sorrise di nuovo e lo salutò con un bacio dolce, poi di diresse verso la classe.
Al contrario di come si possa immaginare, Livia non era solo più rilassata rispetto agli ultimi giorni, ma era trepidante, e non volle dire a nessuno il perché. Anche le sue amiche le chiesero cosa fosse successo, come stesse, riempendola di domande. Livia tranquillizzò tutte come aveva fatto col suo ragazzo e a fine giornata tornò a casa, consapevole della sua prossima mossa. L’imminente concerto dei Massive Jay in programma quella sera l’attendeva e lei non si sarebbe fatta sfuggire una simile occasione. Mise il suo completo migliore, si truccò e acconciò i capelli in una coda di cavallo che lasciava scivolare due ciocche sulla fronte, il che si adattava benissimo alla minigonna in jeans e alla camicetta. Prese la foto con l’autografo di Mya, avvisò la madre che sarebbe andata –come solito- al concerto dei Massive Jay di quella sera e uscì di casa piena di energia e con una gran voglia di farla pagare a quella ragazza. Di solito non era vendicativa, ma quello che Mya aveva combinato le aveva fatto troppo male. Quando arrivò al locale il concerto era già iniziato e cercò invano di reprimere tutti i brividi provocati dalla vista di Mya. La vocalist brillava come sempre, e al solito era sexy e accattivante, ma questo non fece cambiare idea a Livia. Mya stava cantando Corner:
“...no one can understand me when
I cry, I cry for me
yeah..
‘cause I love myself much more than I’ve ever loved...”
In quel momento quella canzone le diede i nervi, ma nel frattempo si avvicinò uno dei tanti spettatori, sembrava mezzo ubriaco:” Guarda quello scemo del batterista, il solito nerd asiatico che con un po’ di culo riesce a farsi una vita...”
Joe non era di certo lo stereotipo di figo, anzi era davvero un nerd patentato, ma era abbastanza bravo con la batteria ed era riuscito ad entrare nei Massive Jay due giorni dopo Miss, dopo un preve provino nel garage di Sean.
“...la cantante invece – continuò lo sconosciuto con voce roca e impastando le parole- lei è bellissima cazzo, quelle gambe...deve piacerle proprio tanto scopare...”
Livia non resistette e gli tirò uno schiaffo tanto forte da farlo cadere, gli spettatori più vicini si voltarono per guardare la scena e Livia si accorse di quello che aveva fatto, con la mano dolorante corse fuori dal locale si rifugiò nel retro. Aspettò lì che il concerto finisse e si nascose dietro un pilastro non appena sentì le voci dei membri del gruppo avvicinarsi alla porta del retro. Da lì poté veder allontanarsi Miss, Sean e Joe, ma chi cercava lei mancava all’appello. Mya come al solito sarebbe uscita da quella porta dopo gli altri. Era una serata piuttosto afosa quindi quelli di Livia non potevano essere di certo brividi di freddo; brividi che si intensificarono quando Mya uscì da quella porta, lei bella come un angelo e spietata come un demone, fece mancare al cuore della ragazza un battito, ma ormai Livia era decisa e così si avvicinò. “De-ja-vù...” disse la cantante scandendo bene le sillabe e guardandola, ma sembrava poco preoccupata della sua presenza lì.
“Devo parlarti...” disse Livia. Mya non mostrava alcuna emozione, sembrava solo un po’ seccata, come se quella scena fosse per lei comune routine. “Io non so se tu fai così con ogni ragazza che ti capita a tiro, ma con me hai sbagliato i tuoi conti!” Strappò la foto, che cadde a terra in quattro pezzi “Non avresti dovuto darmi quello stupido bacio quella sera! Hai fatto p-proprio...” inutile, Mya la fissava con quei suoi occhi verdi profondi come un vulcano che affacciava direttamente al centro della terra, mentre si accendeva una sigaretta. E tutti i discorsi che Livia si era preparata, che aveva provato davanti allo specchio quando era stata male, adesso erano svaniti, c’era solo il vuoto, il vuoto di quegli occhi. Livia deglutì, cercando di continuare, ma sembrava avesse dimenticato anche come dare aria alle corde vocali “Capisco -prese la parola Mya -ti ho ferita, devi perdonarmi...” Livia era impietrita, nonostante dentro urlasse e si dimenasse, dalla sua bocca non usciva un suono. “...credo che tu abbia ragione, Livia giusto? Ho sbagliato i miei conti...”In un batter di ciglia la mano sinistra della cantante era dietro la schiena della povera ragazza, il cui cuore batteva ormai sempre più forte, sembrava l’unica cosa che si muovesse all’interno del suo corpo. Sentiva il respiro di Mya sul suo collo, un forte odore di tabacco. La vocalist buttò la sigaretta e con la mano destra ora libera incrociò le sue dita con quelle di Livia. L’una respirava l’aria dell’altra e in un miscuglio di tabacco e menta le loro labbra si unirono e si schiusero. Livia impallidì e riprese colore in un attimo, e si sciolse. Quello era un bacio vero e, stavolta, Mya non si staccò da lei, mentre la sua mano scendeva dalla sua schiena, sempre più giù.




Uhuhuhuhuh come sono crudele a troncare così *w* Gente vi avviso che oggi parto (mia madre continua ad urlare che devo spegnere e fare la valigia), il quinto capitolo è già pronto (immaginate in che stato l'ho scritto -.-) ma non so quando potrò scrivere il sesto D: Dato che sono computer dipendente *fa le carezze allo schermo* romperò le palle a mio zio finchè non mi procurerà un pc dove comtinuare a scrivere è_é Continuate a recensire, mi basta la connessione al cellulare per controllare 8D Grazie a chi segue, recensisce e legge *^*
Mery

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Capitolo 5
*** Magia e attesa ***


I get up on this train
and I hope to see you smile
I miss you so much
but I’m coming to realize
our dream
my dream
by you
I want anything
This imagination is killing me
but meanwhile I live for these
 
 
 
Era tutto quello che aveva desiderato, qualcosa che non aveva mai sperimentato, qualcosa che era sempre stato dentro di lei e che adesso veniva fuori più impetuoso che mai. Era quella sensazione che aspettava da una vita, un sentimento che non aveva mai provato, qualcosa che andava oltre ciò che aveva sempre considerato amore. Adesso erano li, insieme, come protette da una bolla invisibile. Era tutto immobile, e le sue mani sembravano avere il potere del mare, del vento, del fuoco. Le sembrava la sua prima volta, era tutto perfetto, era con lei.
 
 
Now I’m traveling this line
like it be the darkest ocean
but for you baby, I will fight the full world
I feel an idiot but I
have to write these lines
I need you more than I’ve ever realized
Too many times I imagine us together...
 
 
Da dietro il locale l’aveva trascinata nello stanzino che aveva lasciato poco prima e l’aveva buttata sul letto. Continuavano a baciarsi mentre si toglievano i vestiti a vicenda ed avevano cominciato a fare l’amore, senza fermarsi, assaporando ogni minimo istante. La stanza era sempre più calda e il sudore ricopriva i loro corpi, ormai uniti, come se lo fossero sempre stati. Livia, stirata sulla schiena, non vedeva che la testa di Mya, mentre la vocalist le procurava tutte quella sensazione che non credeva potessero esistere.
“... Mya...”
“...Cosa?”
“N- non è sbagliato quello che stiamo facendo...?”
“Rilassati piccola, non c’è nulla di più sbagliato che negare a se stessi ciò che ci fa stare bene”
Solo lei poteva tirar fuori certe perle di saggezza in un momento simile... La cantante risalì fino alle labbra di Livia e le diede un bacio umido, evidentemente non solo di saliva. La ragazza si rilassò e continuarono a fare l’amore finché raggiunsero l’apice del piacere ed esauste si sistemarono nel letto troppo stretto, ansimanti. Poi Mya si alzò, andò al bagno per rinfrescarsi e cominciò a rivestirsi. Nello stesso istante Livia si sentì come ci si sente quando ci si sveglia da un bellissimo sogno, e si sedette di colpo sul letto:”Ma allora...”
Mya le diede un bacio e le porse gentilmente i vestiti che erano caduti per terra e anche le chiavi dello stanzino:”Io devo andare, ma tu fai con comodo. Rivestiti, chiudi la porta e dai le chiavi al proprietario, la seconda porta a destra del corridoio. Nel caso non te ne fossi accorta, piccola, sono le 3 di notte e come me, devi tornare a casa pure tu, o sbaglio?”
“Accidenti!” Livia si alzò di scatto e scappò in bagno. Quando uscì, però, Mya era andata via. Le aveva lasciato un foglietto sulle sue calze a rete, ormai rotte , ancora arrotolate sul letto:”Ti aspetto al prossimo concerto, buonanotte piccola .” Livia ci rimase un po’ male perché non l’aveva salutata, ma non sarebbe mancata al prossimo concerto per nulla al mondo. Si rivestì, lasciò le chiavi al proprietario del locale e tornò velocemente a casa, pregando il karma che la madre non si svegliasse.
 
 
Seduto nel divano rosso, Sean continuava a cambiare i canali del televisore a 32 pollici, sbuffava. Joe leggeva un libro e Miss era seduto davanti al PC, nella parte opposta della stanza.
"Secondo voi cosa sta facendo Mya adesso?" chiese Sean senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Sarà a bere con qualche ragazzo-disse Joe - o ragazza..."
"Si ma si renderà conto del fatto che sono quasi le 3 di notte caspita!"
"Ma figurati, chissà quanti bicchieri ha già mandato giù..."
"Basta, la chiamo..."
"Fermo dove sei - lo interruppe Miss - lasciala divertire. Sai che ultimamente fa fatica a scrivere"
"Si, ma io sono assolutamente contrario a quello che fa, insomma, non può affondare la sua disperazione nel sesso e nell'alcool! Così non fa che peggiorare la situazione!" rispose preoccupato Joe, che intanto aveva messo un segnalibro nel suo romanzo e lo aveva posato in una mensola all'altezza dei suoi occhi, seppur rimanendo seduto.
Nello stesso momento sentirono un rumore dal giardino, tacchi.
“Eccola” ebbe il tempo di sussurrare Sean che Mya entrò senza preoccuparsi di fare piano,sapeva che i suoi compagni erano svegli. Entrò nella stanza,divisa dalla porta d’ingresso da non più di due metri di corridoio.
“Scusate ragazzi…”
Sean era seccato: “Dove sei st-”
“Si può sapere quando la finirai di tornare a casa tardi dopo i concerti? Qualche volta finirà male!” Joe lo interruppe, era incredibilmente agitato.
“Chi ti credi di essere Joe? Mia madre??”
“Lascialo stare – li interruppe Miss – era preoccupato, come al solito… Allora, dove sei stata?”
“Dove mi avete lasciata.”
“Allora con chi?”
“Vado nella mia camera…”
Senza darle il tempo di chiudere la porta, Miss la seguì:
“Capisco che tu abbia i tuoi problemi, ma siamo una band, siamo legati da qualcosa di indissolubile a parer mio…con me puoi parlare di tutto, e anche con Sean e Joe, loro ti vogliono bene, è per questo che erano così preoccupati. Anche io lo ero, sai? Ma sai come sono fatto, non mostro i miei sentimenti…”
“Ma che cazzate vai dicendo? E’ una ragazza, Miss, chi vuoi che fosse…”
“La bionda dell’altra sera?”
“Ti ricordi di lei dopo quasi dieci giorni??”
“A quanto pare te ne ricordavi anche tu, altrimenti non te la saresti portata a letto.”
“Vuoi farmi la predica? Joe fa la mamma e tu il padre?”
“Assolutamente no, non mi interessa chi ti porti a letto, volevo solo sapere dov’eri finita fino alle 3 di notte”
“Adesso lo sai”
Miss uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle. Mya si strappò i vestiti di dosso e andò a fare una doccia, non che le importasse più di tanto, ma Livia era davvero una ragazza dolce, l’aveva distratta da tutte le preoccupazioni che la assillavano e per un attimo le venne la curiosità di sapere chi era quella ragazza, dato che di lei sapeva solo il nome.
Macciaooooooo scusate SCUSATE per quanto vi ho fatto aspettare,  ma senza nè tempo nè ispirazione mi sentivo persa .-. Bel capitlo eh? Eheheheh... in realtà io non sento di aver espresso al meglio tutto quello che volevo trasmettesse queste capitolo, fatemi sapere se vi è piaciuto comunque T_T


Vorrei ringraziare, oltre tutte le simpatiche ragazze che recensiscono (vi adoro *^* seriamente, vi adoro proprio è_é), la mia Musa, Misguided ghost, la mia meravigliosa ragazza che non vuole capire che deve stare tranquilla perchè la amo e che mi ha dato l'ispirazione per questo capitolo e per il precedente (non pensato male uhuhuh). Ringrazio anche Elli che, anche se non iscritta a EFP, mi segue sempre :3
Ok, mi eclisso °-°
Mery :3

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Capitolo 6
*** Fretta e soddisfazione ***


Anche quella giornata di scuola era finita, e come al solito di quella giornata le rimaneva ben poco. Livia aspettava con trepidazione il concerto dei Massive Jay che si sarebbe tenuto l’indomani in un locale poco lontano da casa sua. Sentì qualcuno chiamarla, riconobbe subito la voce di Dave:

“Amore aspettami!”

Lei sbuffò socchiudendo gli occhi, fortunatamente era di spalle e il ragazzo non la vide, così si voltò prima che potesse raggiungerla e sfoderò un enorme sorriso. Lui la salutò con un bacio e la prese per mano, cominciando a camminare raccontandole della sua mattinata piena di compiti e interrogazioni. Lei era troppo emozionata per l’indomani per fare attenzione a ciò che diceva Dave, ma cercò comunque di fare una faccia interessata, e lui non si accorse della sua disattenzione. “…e così ho saltato l’interrogazione, però ha detto che mi sentirà la prossima volta, quindi dovrò studiare come un matto. Questo vuol dire che domani sera non potrò venire al concerto, mi spiace…”.

Livia provò in ogni modo a non far notare quanto fosse sollevata da quella notizia: “Oh…daccordo…dai non fa nulla…”.

Il ragazzo le diede un bacio e la salutò, dato che erano arrivati alla fermata del suo autobus. Guardandolo andare via Livia sentiva un vuoto nello stomaco e un gran senso di colpa, quello che aveva fatto con Mya era sbagliato. Non perché fossero due ragazze, ma perché lei era fidanzata. Più teneva per mano Dave, però, più si accorgeva che per quel ragazzo non provava più nulla. Il pensiero di quegli occhi verdi la tormentava. Come una maledizione ormai non riusciva a scrollarsi il suo odore di dosso. Troppo a lungo era rimasta in un punto fermo mentre quella città si muoveva, adesso aveva solo un unico, irrefrenabile bisogno, baciarla. Baciarla finché le loro labbra si fossero consumate, voleva accarezzarla e morderla in tutti gli angoli del suo corpo, voleva sentire ancora il suo odore, ne aveva bisogno.

Si sveglio l’indomani con una frase stampata in testa: E’ il gran giorno.

La sera arrivò presto, aveva deciso di indossare una minigonna a campana blu e un top senza maniche bianco con qualche strass, ai piedi delle semplici scarpe col tacco blu legate alla caviglia da un cinturino e al collo un piccolo ciondolo, capelli sciolti, come la prima volta in cui l’aveva vista. S’incamminò verso il locale, dentro il quale c’era già un centinaio di persone. Presto si riempì ancora di più e lei fece di tutto per arrivare alle primissime file, appena in tempo prima che le luci si spegnessero. I Massive Jay erano saliti sul palco, mentre Livia aveva raggiunto la prima fila. Mya era stupenda, con i suoi pantaloni neri attillatissimi, il top estremamente scollato e i tacchi neri. Le ciocche dei capelli castani danzavano con lei mentre prendeva il microfono in mano e cominciava a cantare. Livia la osservava, come tutti,  e pensava: questa ragazza che tanto ho ammirato, che è desiderata da centinaia di persone, adesso è mia.

 

 

I led blu illuminarono ad intermittenza la grande sala per circa cinque secondi mentre le dita di Sean strisciavano sulle corde della chitarra, poi in uno scoppio fragoroso dei tre strumenti le luci si accesero illuminando tutti i membri. Il pubblico andava scaldato, iniziarono con Rage. Mya teneva l’asta del microfono con le mani, rivolta verso il pubblico:

“You ignore me

You hate me

You forgot what you’ve done…”

L’inizio della canzone diede subito una scossa a pubblico che cominciò a saltare e cantare. Livia fece lo stesso. Anche se Mya non si era ancora accorta della sua presenza.

“…you brought me in a world of promises

Then you left me watch it go down

Like a bet

A kiss on your neck

Let impulses be strong

 spit your mistakes, come on!”

“Paint with blood an expression of blame

Wash your sins with the rain

Zombies like never seen before

Don’t miss those words…”

Il ritornello aveva dato il via libera ad alcuni ragazzi di pogare, e continuarono a farlo anche durante Blue ring. Con Bye bye sun regalarono un attimo di relax al pubblico che cantò insieme Mya:

“I’ve got sun in my eyes

Maybe I see a ray too

But there are a lot of shadows that I can’t see”

Tutti alzarono i cellulari e gli accendini in un movimento unico

“I’m suffering

But you won’t see it

You desire me, but you repress you repress your instinct

I ask you why

I ask when

But you don’t answer me, now I beg…”

Di nuovo il pubblico cantò con lei il ritornello e il bridge

“…I nearly think

That the better thing

Is to forget.”

Mya nel frattempo si era seduta nel palco con i piedi penzoloni praticamente di fronte a Livia, e stavolta la vide, cantò guardandola negli occhi:

“Every moment, every smile

Every answer, every why,

Every look that I want to find

Is lost, now is behind…”

Il testo non poteva essere dedicato a Livia, ma lei si sentì come se Mya volesse regalarle quei meravigliosi suoni. Terminarono con un gran finale, Corner, e poi uscirono tutti accompagnati da un fragoroso applauso. Livia era estasiata, la voce di Mya la faceva impazzire, e quella sera si sentiva in paradiso più di quanto non si fosse sentita le altre volte, forse troppo per sentire il cellulare che squillava. Era Dave.







 

 Come si comporterà Mya con Livia? E perchè Dave stava chiamando la sua ragazza?
Chiedo scusa a tutti per questo lieve ritardo, ma sono in sicilia per poco tempo ancora e sto cercando di godermi il mare e i vecchi amici ^^" Credo che oggi stesso scriverò il settimo capitolo è_é Grazie ancora a chi recensisce, segue e legge. Grazie alla mia ragazza che, in un modo o nell'altro, mi spinge a scrivere xD e grazie a Elli che, chissà, scriverà anche lei qualcosa :3 Vado ad ascoltare Living Things, il nuovo album dei Linkin Park, al termine sarò piuttosto sconvolta °-° Voi recensite peròòòòòòò >_<
Mery

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Capitolo 7
*** Scoperta e decisione ***


* si inginocchia per terra inchinandosi *  
Mie care lettrici, vi chiedo umilmente perdono per questa mia LUNGA assenza, sono mortificata, ma ho avuto un periodo piuttosto pesante. Ma ora I’m back e sperò di riuscire a far continuare questa storia come sperate (e spero) e sono sicura che le vostre recensioni non mancheranno, non dimenticatevi di me T_T Buona lettura :3

 
 
 
 
Tuu…tuu…tuu…
Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi…
“Come immaginavo…”                                      
Dave posò il telefono in tasca e uscì di casa. Era riuscito a studiare per l’interrogazione dell’indomani ed aveva deciso di approfittarne per andare al concerto dei Massive Jay e fare felice Livia, anche se in ritardo. Voleva farle una sorpresa, salì sulla moto, svoltò per Gretchson avenue, continuò per qualche minuto lungo la Lipton Street cercando di fare il più velocemente possibile e passò accanto il piccolo Keily Park senza neanche dare un’occhiata al gruppo di ragazzi che ballavano con delle bottiglie in mano un sottofondo musicale che si trovava solo nelle loro teste. Una volta arrivato al locale era troppo tardi, il concerto era già finito e mano a mano la gente usciva. Dall’entrata lui cercò di scorgere la sua ragazza, ma da li riusciva a vedere solo la vocalist, circondata da ragazze e ragazzi… ed ecco Livia! La scena che vide non era però ciò che si aspettava. Il cuore mancò un battito, la presa venne a mancare e lasciò cadere il casco. Mani. Labbra. Occhi. Mya stava baciando ripetutamente Livia, e lei non si tirava certo indietro. Sembravano unite in una sola sensazione, come se fossero state divise da non si sa quale dio e riunite in un bacio così passionale che tutti gli occhi erano puntati su di loro. Livia d’altro canto era incredibilmente coinvolta. Teneva Mya stretta e con gli occhi chiusi lasciava che la vocalist le dimostrasse quello che aveva già fatto intendere con gli occhi quando era sul palco. L’atmosfera era bollente e nulla avrebbe potuto far terminare quel momento se Livia non si fosse accorta di Dave. Sentì gelarsi il sangue nelle vene, lo stesso ghiaccio che copriva gli occhi del suo ragazzo. Si svincolò dalle braccia di Mya e quasi scavalcando la folla confusa dall’improvviso termine del bacio, corse da lui, urlandogli di aspettarla. Nulla da fare, Dave era già vicino all’entrata. Quando lo raggiunse era seduto sulla moto, stava per mettere il casco:
“Dave ti prego lasciami spiegare!”
“Credimi ho capito benissimo, l’ho visto da lontano che sorridevi mentre ti baciava, partecipavi con piacere, tutto il resto è evidente…”
“Ma io…”
“Sai, il problema non è che mi hai tradito con una ragazza, il problema è che mi hai tradito e chissà per quanto tempo hai finto.”
Detto questo partì, lasciandosi dietro una debole scia di fumo e una ragazza in lacrime. Livia cadde per terra, piangendo come una fontana. L’unico ragazzo che avesse mai amato davvero adesso era solo un puntino luminoso in fondo alla strada, sempre più piccolo. Poco importava se adesso non lo amava più, non avrebbe mai voluto che finisse tutto in questo modo… Si sentiva una schifezza, lo aveva tradito, lui non lo meritava di certo, dopo sei mesi con tutti i suoi difetti era stato comunque perfetto, e lei era stata così debole da lasciarsi andare alla passione senza nemmeno averlo lasciato prima…Poi si accorse di tutto. La causa non era lei, ma Mya. Si alzò, aiutandosi con una mano e asciugandosi gli occhi con l’altra, si diresse spedita verso la vocalist che stava chiacchierando con delle fans. Prese un drink e glielo buttò addosso,bagnandole il viso e il top. Mya la guardò sconvolta, senza capire finché non vide che la guardava con le lacrime agli occhi. Cercò di fermarla, ma Livia stava già correndo via. Attraversò sola gli isolati che separavano il locale da casa sua e una volta arrivata, quasi distrusse la camera dalla rabbia, buttando con ira ogni soprammobile o libro che riuscì a trovare, con tutta la forza che le rimaneva in corpo. Si sentiva nuda, vuota, presa in giro, usata...e sola.
 
 
I raggi di sole colpirono Livia sul viso, svegliandola. Aprì gli occhi e vedendo tutto quel casino rivisse in un istante ciò che era successo quella notte. Affondò la testa nel cuscino, se fosse morta in quel momento non le sarebbe importato per nulla. Le toccò però alzarsi, vestirsi, sistemare la camera, con le lacrime agli occhi, e andare a scuola, nascondendo alla meglio gli occhi gonfi dal pianto con un po’ di trucco. Nel cambio d’ora vide anche Dave in fondo ad un corridoio, ma non riuscì a chiamarlo, poiché la voce le morì in gola. Neanche lui aveva una bella cera, anzi, sembrava uno zombie. Non avrebbe mai immaginato di essere capace di tradire ed era ancora convinta che se non avesse incontrato quell’angelo tentatore non sarebbe mai finita tra loro così facilmente. Adesso però aveva solo voglia di scappare, fuggire lontano e nascondersi agli occhi di tutti e del mondo; tornò in classe.
 
 
“Signor Pooler, vuole aiutare i suoi compagni a collegare il fenomeno dell’aumento di contrabbando con la letteratura ottocentesca?”
Dave alzò lo sguardo stanco e tutta la classe si voltò nella sua direzione. Cercò aiuto dai compagni più vicini ma ne sapevano quanto lui, se non meno.
“Allora signor Pooler, se non ricorda bene questo collegamento le do’ un indizio. Troviamo un accenno a questo fenomeno nel romanzo di monsieur Dumas che abbiamo letto lo scorso trimestre, rimembra?”
“Mi spiace professore, ma ho un vuoto di memoria...”
“Bene signori, dopo aver seguito con attenzione la ‘prestazione’ del vostro compagno, vi invito a non imitarla. Signorina Truby, vuole cortesemente rispondere lei?”
Dall’altra parte della classe una voce stridula cominciò a parlare, piena di orgoglio, per 5 minuti buoni, ma Dave non aveva voglia di ascoltare. Guardava fuori dalla finestra i ragazzi che avevano l’ora buca con invidia e sentì poco e niente fino al termine della lezione. Al termine, infatti, accennando appena un saluto uscì dalla classe, posò i libri nell’armadietto e si diresse verso il cortile quando gli passarono accanto due ragazze. Una aveva due bacchette per la batteria in mano e dava colpetti leggeri alle gambe per tenere il ritmo all’altra, che cantava:
“...I feel so heavy your absence so
I try to don’t think about and go...”
Era Bye bye sun, proprio dei Massive Jay. Nello stesso istante gli venne in mente un’idea che forse dopo, ripensandoci, avrebbe ritenuto patetica, ma che in quel momento sembrava geniale. Agganciò il casco, mise in moto e sfrecciò velocissimo fuori dall’area della scuola. Gretchson avenue. Lipton Street. Keily Park. Smontò e mise la catena alla moto. Una vento caldo lo fece rabbrividire. Entrò nel locale, che era aperto per permettere ai ragazzi dentro di portare fuori il resto dell’attrezzatura del concerto della sera prima. Senza un minimo di ripensamento entrò, non era mai stato così sicuro di voler parlare con qualcuno in vita sua.

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Capitolo 8
*** Parlare e guardare ***


“Vuoi un autografo? I ragazzi fuori non ti hanno detto che non poteva entrare nessuno?”
“Non ho chiesto, sono entrato e basta”
“Male, male...non si fa irruzione nel camerino di una donna in questo modo”
“Devo parlarti”
“Cosa sei, un giornalista?”
“Sono Dave, il ragazzo di Livia, o almeno lo ero..”
Mya strabuzzò gli occhi, ma riuscì a non farlo notare, dato che era di spalle. Si voltò per guardarlo: “Oh, eri tu che ha rincorso ieri sera. Poco dopo è tornata dentro, nel locale, e mi ha buttato un drink addosso con le lacrime agli occhi.”
“Sapevi avesse un ragazzo?”
“No, ma si capiva che c’era qualcosa che non andava, sai, mentre eravamo al letto insieme.”
Dave fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e strinse i pugni, mentre Mya con un sorrisetto compiaciuto si accendeva una sigaretta alzandosi dalla sedia davanti lo specchio.
“Anche se lo avessi saputo- continuò Mya –non me ne sarebbe importato molto. Non sono affari miei se le ragazze che mi porto a letto hanno il ragazzo, sono dell’acquario o dello scorpione o preferiscono il dolce al salato, non mi cambia né la giornata né la vita. ”
“Quindi per te Livia è stata questo giusto? Solo una scopata!”
“Sei un ragazzo, dolcezza, certi ragionamenti dovresti capirli, e invece parli come una ragazzina...”
“Per colpa tua abbiamo rotto!”
“Datti una calmata bello! – Mya tornò seria – Almeno una cosa la so: la tua Livia ha capito di provare attrazione per le ragazze e questo, l’esperienza mi insegna, l’ha segnata proprio perché questa attrazione l’ha scoperta con me e tutto ciò la confusa, presa alla sprovvista. Credi sia colpa mia se ti ha tradito?? Sei tu che non te la sei saputa tenere.”
Dave non credeva alle parole della ragazza che aveva davanti, non aveva mai sentito nessuno ragionare così...e se non fosse stata una donna le avrebbe già messo le mani addosso: ”Che intenzione avresti di fare adesso?”
“Adesso, sceglierò un bel paio di scarpe, fumerò un’altra sigaretta e preparerò le valige per il prossimo locale. E ora fuori da questo cazzo di sgabuzzino!!”
Mya si risedette, sentendo la porta sbattere con forza alle sue spalle e i passi di quel ragazzo allontanarsi; sembrava sempre più sconvolto dopo ogni parola che diceva. Posò i gomiti sulla scrivania nascondendo la testa tra le mani. Nessuno doveva vederla in quello stato, neanche i suoi band-mates. Cacciò via il nodo allo stomaco e si diresse verso la valigia. Si tolse il top e i jeans e indossò una t-shirt rossa e dei pantaloncini neri, mise le converse nere e, chiudendo la porta alle sue spalle, uscì; aveva ancora tempo fino alle 5 prima di dover svuotare il camerino e montare in macchina con gli altri per raggiungere il prossimo locale.
Ma per ora, con gli occhiali da sole e i capelli raccolti, nessuno l’avrebbe disturbata per strada. Arrivò davanti una porta bianco panna e suonò il campanello. Da dentro una voce familiare, evidentemente distante dalla porta, urlò, avvicinandosi sempre di più: “Mamma sei tu? Sono solo le 3 del pomeriggio, sei uscita prima dal lav-”
La porta si aprì con uno scatto e Livia guardò Mya con un enorme punto interrogativo stampato in faccia, subito seguito da uno sbuffo incazzato. Fece per chiudere la porta, ma Mya la fermò: “Aspetta Livia..”
“Signorina, sono lusingata di ricevere una celebrità in incognito nella mia umile dimora, ma credo che la sua visita si concluderà prima del previsto..”
“Seriamente, posso entrare?”
Livia sbuffò di nuovo, aprì di poco la porta e fece passare Mya, che si tolse gli occhiali e si guardò attorno. Livia richiuse la porta e si diresse in cucina, seguita dall’inattesa ospite. Tutto in quella cucina era impeccabilmente bianco. Gli sportelli ricoprivano due dei muri, mentre sull’altra metà della stanza si trovavano un tavolino con sopra una televisione e una credenza. Al centro, ed era anche la prima cosa che s’incontrava entrando,  c’era una tavolo rettangolare con quattro sedie, anch’essi rigorosamente di un bianco perlato. Sul tavolo il centrino era per metà piegato su se stesso lasciando spazio ai libri della ragazza, che evidentemente stava studiando prima di essere interrotta. Appena varcata la soglia della cucina però Livia si fermò di colpo e si girò verso Mya, quell’enorme punto interrogativo era di nuovo tornato sul suo volto. Aveva gli occhi semi aperti, la testa leggermente inclinata e aveva alzato un po’ un indice come per avvisare della domanda in arrivo e allo stesso tempo fermare anche Mya prima che le finisse addosso:”Momento, come hai fatto a scoprire dove abito??”
“Ieri sera ti ho seguita, o più che altro rincorsa, mentre correvi qui. Sai, dopo avermi lavata con quel drink...”
“M- mi hai seguita?!?”
“Volevo fermarti e chiederti cosa fosse successo, ma l’unica risposta che ho ricevuto sono state una luce accesa e il rumore di cose che cadevano e si rompevano...”
“...siediti...vuoi qualcosa da bere? Ho del succo se vuoi..”
“Si grazie...la giornata è cominciata in maniera pesante.”
Livia aprì il frigo e prese una bottiglia di succo all’ace. Con l’abilità di una barista prese due bicchieri di vetro dallo sportello sopra il lavandino e verso la stessa quantità di succo in entrambi i bicchieri, posò la bottiglia e ne diede uno a Mya.
“...perché mi guardi in quel modo..?” chiese Livia.
Sembrava che Mya non l’avesse neanche sentita, prese il suo bicchiere e bevve, lentamente, buttando un’occhiata qua e la, ai soprammobili e a Livia. Poi posò il bicchiere, si sedette meglio e la guardò, stavolta fissandola. Livia si preoccupò, stava per chiederle se fosse successo qualcosa, ma la cantante la precedette:
“Dave è venuto a cercarmi, abbiamo parlato.”
 

 
 
 
 

Macciao ** non so, è stato strano scrivere 'sto capitolo stavolta °^° mia impressione ^^” ho deciso di dare una bella svegliata a quelle due e di farle muovere un po’, a loro come alla storia, quindi stay tuned u.ù Intanto, ringrazio chi legge e basta, chi segue e soprattutto chi recensisce :3 In particolare:
Molecola, ho un debole per te, ragazza, lo ammetto u.ù
Monky-Blue, dolcezza grazie per aver messo la storia nelle preferite sono lusingata credimi **
_elli_, te sai che ti adovo quindi ti dico solo che se non ti dai una mossa a tvovave un computev pev collegavti mi incacchio u.ù meow :3
E un ringraziamento anche al mio meravigliosos amore, che anche se non sa neanche dell'esitenza di questo sito merita di essere nominato perchè mi sta dando una forza che non credevo di avere...<3
Mi raccomando tesorini, recensite, ho bisogno di tanto affetto e considerazione *^* A presto :3
Mery

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Capitolo 9
*** Lampi e tuoni ***


“...e lui?”
“Ha sbattuto la porta ed è andato via.”
“Non posso credere che sia venuto a cercarti..”
Neanche io..
“Deve amarti molto...si capiva da ogni sua parola.”
“No, mi amava prima, adesso l’ho deluso...mi sono delusa anche io se è per questo”
“C- che vuoi dire?”
“Non meritava di essere tradito...c’era già qualcosa che non andava, avrei dovuto capirlo subito, e invece l’ho capito troppo tardi, dopo che il casino era già stato fatto...”
“Ti sei pentita di essere stata con me?”
Ti prego dì di no..
“Mi sto rimproverando di non averlo lasciato prima...”
Mya bevve l’ultimo sorso di succo, sembrava piuttosto assente. Livia aveva i capelli raccolti e un ciuffo biondo le era scivolato fuori dal fermaglio e le copriva dolcemente un occhio. Erano praticamente una di fronte all’altra così Mya allungò la mano per spostarle la morbida ciocca dietro l’orecchio, quando entrò la madre di Livia.
“Mamma!”
“Ciao tesoro” la madre di Livia sorrise alla sconosciuta “chi è la tua amica?”
La donna portava in mano due o tre buste colme di spesa che posò sul tavolo, erano evidentemente molto pesanti. Era una bella donna, non più giovanissima ma di grande fascino, coi capelli rossi ricci alle spalle, gli occhi verdi e un tailleur nero addosso. Probabilmente lavorava in un ufficio o in uno studio.
“Lei è Mya...”
La donna guardò Mya con un certo interesse, stringendole la mano, poi spalancò gli occhi:
“Sai cara, somigli moltissimo a una cantante che piace molto a mia figlia. La ho presente perché la sua stanza è tappezzata delle sue foto...”
“Oh ma davvero...” Mya si girò verso Livia con un sorriso compiaciuto.
“O- oh no! Lei è solo un’amica di scuola!” rispose Livia, imbarazzatissima, peccato fosse già rossa come un peperone, faceva contrasto con l’arredamento.
“Beh cara, ti fermi per cena?” la madre di Livia sorrise a Mya, era difficile resistere ad quel sorriso. Magari faceva l’avvocato.. Mya si era inebetita, così Livia, dopo aver guardato prima la madre, poi lei, prese parola e afferrò Mya per i fianchi, spingendola verso la porta:
“N- no mamma, Mya deve proprio andare, ha già un impegno!”
La cantante infatti non fece in tempo a salutare come si deve la donna che era già davanti la porta.
“Mi spiace, ma sono le 5 e io devo ancora studiare.”
“Cos...cazzo le 5??? Devo svuotare il camerino!”
Mya stampò un bacio sulle labbra di Livia, che era diventata un tutt’uno con la porta, e corse via con la stessa velocità di Beep-beep inseguito da Billie il coyote.
 
 
 
“Mya dove era finita??? Stiamo aspettando te!”
“Scusa  Miss, giuro che ho tutto pronto. Prendo la valigia, la borsa e arrivo!”
Miss sbuffò, scuotendo la testa: “E poi perché sei conciata in quel modo?!?”
Saliti in macchina la strada non era molta. Arrivarono al locale e si sistemarono nei rispettivi camerini. Avevano quella sera per provare e regolarsi con lo spazio, mentre la sera dopo avrebbero suonato.
“Ragazzi scusate, ma devo fare una cosa dato che siamo in questa zona...”
Mya uscì senza altre spiegazioni e Miss e Joe si guardarono cercando la risposta a tanta fretta uno nello sguardo dell’altro. Non trovandola, si rivolsero a Sean:
“Dove diamine è andata Mya? Niente tacchi, niente corpetti attillati, e fuori minaccia il temporale!”
“Da sua madre..”
Nel frattempo Mya era arrivata a destinazione. Era tutto semi deserto, ma contrariamente a molti, quell’insieme di lapidi, disposte in file, raggruppate in campi ricoperti di erba e mattonelle le dava un senso di pace. Non ci volle molto per arrivare di fronte a quella foto. Era così bella, coi capelli sciolti, che cadevano sulle spalle. Sorrideva Diana in quella foto, sembrava che nessuno potesse farla smettere di mettere in mostra quella fila di denti perfetti. Alla luce di un lampo Mya depose una rosa bianca sulla fossa, con un ginocchio per terra. Poi, il tuono.
 
 

 

Pioveva, quella notte di marzo del 1999. E neppure i tuoni riuscivano a coprire le urla di quella povera donna. Sebbene provasse a soffocare ogni grido di dolore, faceva troppo male, colpi su lividi vecchi. Chiazze su chiazze in quella pelle candida. Faceva finta di dormire la piccola Mary, serrava la testa nel cuscino, avrebbe tanto voluto essere sorda per non sentire la mamma piangere e il padre urlare tutte quelle brutte parole. “Puttana! Dovresti solo morire! Tu e quello sgorbietto che hai partorito! Mi avete rovinato la vita! Troia!!”
Non voleva più sentire urlare papà in quel modo la povera Mary, non erano cose che una bambina di 5 anni doveva sentire. Poi ogni giorno sorgeva il sole, papà usciva presto, sbattendo la porta; mamma copriva i lividi con chili di trucco e andava a svegliare Mary. Lei sapeva tutto quello che succedeva, i lividi li vedeva, ma non faceva capire niente alla mamma, per non farla preoccupare anche di questo. Lei la svegliava con un bacio, le faceva un sorriso e poi andava a lavoro. E’bella la mamma, pensava Mary, però sono così tante le maglie col collo alto che ha nell’armadio, così grandi gli occhiali da sole, coprivano i suoi occhi grandi, che una volta brillavano, adesso erano opachi... Poi una sera arrivò una telefonata, mamma prese il telefono:
“Pronto?”
La voce dall’altro capo non era chiara a Mary, ma d’un tratto una lacrima rigò il viso di mamma, una sola, come un interruttore fece brillare gli occhi di mamma come due piccole stelle. Ringraziò, mamma, e si sedette, pesante, sul vecchio sgabello di camoscio che avevano comprato insieme ad un mercatino dell’usato. “Cos’è successo, mamma? Perché piangi?”
Aveva sei anni Mary, teneva in mano un lembo della maglietta e asciugava con la sua manina la lacrima della madre.
Papà aveva avuto un incidente in auto mentre tornava dal bar. L’ambulanza non aveva fatto neanche in tempo ad arrivare in ospedale. Piangevano insieme adesso, una tra le braccia dell’altra, ma col passare dei giorni capirono che la scomparsa di quell’uomo era la scomparsa anche di tutti i loro problemi. Era felice adesso Mary, con la sua mamma. Ma la felicità, qualcuno aveva deciso, loro non potevano averla. E il messaggero di un dio tanto crudele, stavolta, fu una lettera. Aveva un tumore la mamma, e Mary sapeva che era una cosa brutta. Quel dio tanto cattivo se la stava portando via, la mamma, se la portò via molto presto, così presto che a soli 9 anni Mary era orfana. Nulla poteva farla sorridere, ormai. La zia si era trasferita in quella casa e adesso le faceva da tutrice, ma Mary non sapeva, non voleva, non parlava. Era come morta anche lei, non più tanto piccola Mary, quando a sedici anni fu abbandonata anche dall’ultima parente rimasta. Non credeva più in quel dio, Mary, era incazzata col mondo, e il mondo la evitava. La notte quel dio però la tormentava, col ricordo della vita passata. Chiuse i contatti coi ricordi, Mary. Cambio città, cambiò nome.
“Ciao sei la nuova inquilina? Qui siamo un po’ tanti, ma siamo come una grande famiglia in fondo! Io sono Juan”
“Piacere, Mya”
Aveva stretto la mano all’inizio di una nuova vita.

 

 

 
 
 
Din don
Il campanello? A quest’ora??
Livia, in pigiama, si avviò verso la porta, e aprendola una folata di vento e pioggia la investirono:
“Mya?!? Ma che cazzo ci fai qui?!? Sai che ore sono?? E perché diamine poi, sotto la pioggia, sei zuppa!”
“E’ ancora valido l’invito a cena..?”
Livia le fece cenno di entrare, col calore di una madre premurosa. Non capiva se il viso di Mya fosse bagnato solo di pioggia o anche di lacrime, aveva gli occhi lucidi. Sarà stato il vento, si disse.
“Togliti le scarpe e seguimi, devi toglierti quei vestiti zuppi, te ne presto di miei...”
Entrarono in bagno, poi Livia uscì e tornò con in mano un pigiama e delle pantofole:
“Questo dovrebbe essere della tua taglia, fai pure una doccia, asciugati e poi scendi in cucina, ti aspetto li...”
Mya annuì, con la testa bassa e la maglietta zuppa stretta in mano. In verità sembrava un cicciolo, ma Livia si limitò a sorridere chiudendo la porta. Poi scese in cucina. Mya, una volta lavata e asciutta,  indossò il pigiama e uscì dal bagno. Stava per scendere le scale, quando si fermò e cambiò direzione, entrando poi in una camera, quella di Livia. Accese la luce, sempre in punta di piedi, poi si chiuse la porta alle spalle. I muri erano rosa scuro e di fronte alla porta c’erano a destra una scrivania e a sinistra, vicino alla finestra con le tende bianche, un letto in ferro battuto con il copriletto panna e due cuscini foderati in organza dello stesso colore. A sinistra della porta, di fronte al letto, c’erano poi un armadio in legno e una televisione su un piccolo comodino. Quello che aveva detto la madre di Livia era vero. I muri erano pieni di foto dei Massive Jay, di loro testi, e di SUE foto. Mya arrossì un po’, poi si ricordò che Livia la stava aspettando, spense la luce, richiuse la porta dopo essere uscita e andò dalla ragazza.
“Oh bene, credevo ti fossi persa” le disse Livia, mentre chiudeva un cassetto in basso, coperto però dal tavolo secondo la posizione di Mya.
“Mi spiace per te, ma non vivi in un castello...”
“Oh, ci sono certi passaggi nascosti che portano in stanze segrete, grandi e colme di tesori...”
Si misero a ridere, poi Mya si sedette.
“La cena è servita”
Livia le sorrise, mettendole davanti un piatto di pasta al pomodoro. Poi si sedette accanto a lei, col gomito su una mano.
“Scusami, non so i tuoi gusti in fatto di cibo, quindi ti ho preparato quello che avevo...”
“E chi ti dice che io non abbia già cenato?”
“Il fatto che ti brontola lo stomaco” rispose, indicando in basso con l’indice. In effetti brontolava.
“Credo che questo – sorrise commossa Mya – vada più che bene” e cominciò a mangiare.
“E i tuoi? Dove sono?” chiese fra una forchettata e l’altra.
“Oh, sono via. Mio padre è assistente di volo, adesso sarà nel cielo di Miami a servire cocktail in prima classe. Mia madre invece doveva finire la progettazione di un’insegna pubblicitaria di non so quale azienda entro domani, e quindi è tornata a lavoro”
“Non fa l’avvocato allora...”
“L’avvocato??”
“Lascia stare...”
Mya finì di mangiare, sparecchiarono e andarono in camera di Livia.
“C’è un problema...non so dove farti dormire...dovremo stare nello stesso letto”
Mya fece una faccia rassegnata, fingendo palesemente. Si misero sotto le coperte, poi Livia le chiese:
“Come mai eri sotto la pioggia a quest’ora?”
“Ero uscita e quando ha iniziato a diluviare casa tua era più vicina del locale, e così...”
“...e così hai pensato di chiedermi ospitalità, giusto?”
“Giusto...”
“Beh non potevo lasciarti lì fuori, sola e tutta bagnata...” anche Livia finse rassegnazione.
“La ringrazio per la sua ospitalità, allora...”
Senza dare tempo a Livia di parlare le diede un lungo bacio, forse di ringraziamento, poi la abbracciò, toccandole il seno e mordendole un lobo. Quella serata, pensò Livia, si stava rivelando più calda del previsto.



 

Sono le 10 di sera, sono sola a casa dalle 7 e mezza e scrivo tra una forchettata di pasta e l'altra. Innanzitutto mi scuso per la lungosità (?) di questo capitolo, ma non potevo tagliare l'ultimo pezzo perchè avrei tagliato anche l'atmosfera che si è creata dopo il flashback. Gente, io non piango mai, ma mentre scrivevo avevo certi groppi alla gola... °° Stasera sono soddisfatta del mio lavoro, ho passato due giorni a pensare a cosa scrivere e devo dire con tutta la modestia di questo mondo che, cazzo, mi piace! Ringrazio chi legge, chi rencensisce abitualmente (Molecola e Monkie) e chi segue, beh, non ci perdete nulla a scrivere qualche parolina, quindi, fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima, davvero! T__T Attendo, mentre finisco la pasta e poi vado a fare la doccia. Bacione :3
Mery

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Capitolo 10
*** Sigaretta e sacchetto marrone ***


Situations vrrr are irrelevant now vrrr she loves the way that I tease vrrr I love the way that she breathes vrrr...

La sveglia suonò le 7.00 del mattino e un una manina uscì da sotto le coperte per allungarsi verso il pulsante di quello strumento del demonio. Dopo essere riuscita a mettere fine a quel rumore assordante, la proprietaria della manina si rigirò nel letto, scoprendo, inaspettatamente, un corpo caldo vicino al suo.
“Buongiorno, splendore”
Livia stese la braccia e sbadigliò, guardando Mya con un sorriso che poteva significare molte cose.
“Dormito bene?” le chiese.
“Sicuramente meglio che negli stanzini dei locali...”
“...e delle camere d’albergo?”
“Nelle camere d’albergo solitamente ci dividiamo. Io e Sean e Miss e Joe...e lasciami dire che preferisco svegliarmi coi tuoi capelli che mi solleticano le guance piuttosto che coi piedi si Sean in faccia!”
“Ahahahahahahah, grazie per il paragone!” Livia fece per alzarsi, quando Mya la prese per un braccio, attirandola a se per un lungo bacio:”Vorrei tutti i giorni un risveglio così...”
“Hey, dove vai?”
“A prepararmi, sai, c’è scuola...”
“Hey sciocchina, oggi è domenica”
Livia strabuzzò gli occhi e si ricordò di non aver spento la sveglia, la sera prima. D’altronde...come poteva ricordarsene se era occupata a fare qualcos’altro, con qualcun’altro...? Mya la invitò a rimettersi a letto e dormire ancora, e così parlarono un po’ del più e del meno. Della scuola, del lavoro di Mya, di come aveva conosciuto i suoi band-mates e di come Livia aveva cominciato ad ascoltarli, sotto consiglio di Dave.
Mya le diede un bacio nella guancia abbracciandola da dietro, poi Livia uscì dalla camera, dicendo che avrebbe preparato la colazione. Una volta fuori dalla camera però, si diresse verso il bagno per lavarsi la faccia e svegliarsi completamente, quando le gambe quasi le cedettero e il battito accelerò. La porta della stanza dei suoi genitori era socchiusa e sua madre dormiva all’interno. Si rise conto di troppe cose tutte in una volta. Non abitava sola. Era domenica. Sua madre era in casa. Si sarebbe potuta svegliare da un momento all’altro. C’era una ragazza nuda nel suo letto. Se le avesse viste insieme...un brivido le attraversò la schiena. Silenziosamente ma più veloce di un fulmine rientrò in camera buttando addosso a Mya un paio di shorts e una t-shirt aprendo poi il cassetto dell’intimo.
“Che succede?” chiese la ragazza sorpresa di quell’improvvisa fretta, con una sigaretta in mano.
“Vestiti, devi andare via!”
“Ho fatto qualcosa di male..?” si sedette sul letto mentre un paio di mutandine le arrivò in faccia.
“Mia madre è in casa! Parla piano, vestiti velocemente e CORRI”
Mya cominciò a vestirsi, ben decisa a non mollare la sigaretta, e corse in bagno:
“Dove diavolo vai?!?” chiese Livia in preda al panico, ma sempre a voce bassissima.
“Io non esco da qui senza almeno un filo di trucco!”
Finito il make-up, Livia la tirò per la mano giù per le scale, chissà come senza inciampare. Mya si fermò davanti alla porta per allacciare le converse ancora umide e fece per uscire dalla porta, seguita da Livia, le due si guardarono e sorrisero, cercando di non scoppiare a ridere. Mya diede un dolce bacio alla ragazza che, a differenza di lei, era in mutande davanti la porta di casa. Insieme splendevano più del sole che timidamente le illuminava e Livia sarebbe rimasta così per ore se non fosse stata praticamente nuda. Mya stava per essere fuori dal giardino, quando Livia la chiamò:
“Mya, aspetta!!”
La vocalist si voltò, dopo aver schiacciato la sigaretta ormai finita nel marciapiede. Livia le lanciò un sacchetto di carta marrone:
“Ti avevo promesso la colazione!” sorrise.
Mya le mandò un bacio con la mano e imboccò la strada della sera prima.
 
 
 
 
 
“Mya! - Sean le andò incontro, proprio mentre lei apriva la porta – sono stato in pensiero!”
“Tranquilla mammina, sono sana e salva” disse Mya mentre si chiudeva la porta alle spalle e buttava il sacchetto, che aveva contenuto fino a poco prima quella dolce colazione.
“Stupida, non mi sarei preoccupato se avessi saputo che andavi in qualche pub.. è che di sicuro non avevi rimorchiato qualcuno al cimitero, e così...”
“Sono stata da Livia, ok?” disse Mya, leggermente irritata, sedendosi in una sedia.
“Livia? Una nuova conquista?”
“Non è una nuova conquista, viene sempre ai nostri concerti...”
“E da quanto tempo ti vedi con questa ragazza?”
“Questa ragazza ha un nome, come ti ho appena detto...”
“Ok, ok, però perché non me ne hai parlato? Sai sei un po’ nervosetta, questo non può che farmi capire che non è stata solo un botta e via.. sbaglio?”
Mya si sistemò meglio, posando i gomiti sul tavolo e sbuffando piano.
“Bene... – disse Sean, con un sorriso che ispirava fiducia – gli altri due dormiglioni sono ancora nel mondo dei sogni. Parlami di lei.”
Mya non poteva tenere il broncio al suo miglior amico, così si rilassò. Raccontò al suo chitarrista del loro incontro, del bacio, di ciò che era successo con Dave, della notte appena trascorsa. Sean vedeva, contrariamente alle altre volte, un certo rossore nelle guance dell’amica, un certo brillare nei suoi occhi. Che fosse arrivato davvero qualcuno capace di aprire il guscio del cuore di quella ragazza?



Dopo essere stata una settimana senza chiavetta e quindi senza internet, pubblico questo capitolo che serve un po' a spezzare dal precedente, dai avete sorriso mentre lo leggevate? :3 Scrivo mentre con la riproduzione casuale è partita Situations (per chi non la conoscesse -no ma seriamente non la conoscete?????- è la canzone che cito nella prima riga di questo cap.). L'11 è a metà, spero di riuscire a finirlo il prima possibile anche se fra una settimana ho un esame di recupero. Posso chiedervi un favore piccolo piccolo?: pregate per me!
Mery

 

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Capitolo 11
*** Finzione e realtà ***


“Tesoro, sei sveglia?”
“Mmh...?” Livia finse di essere ancora un po’ stordita, quando invece aveva appena fatto in tempo a nascondere i vestiti che Mya aveva lasciato in bagno e a infilarsi sotto il lenzuolo, subito prima che la madre si alzasse.
“Eppure ero sicura di aver sentito un certo movimento qui fino a poco fa...” a queste parole Livia fremette.
“...sarà stata un’illusione del sonno. Ti preparo la colazione.” sorrise la donna, con una vestaglia azzurra e i capelli raccolti che lasciavano però un riccio rosso cadere vicino l’orecchio. Appena sua madre fu fuori dalla camera, Livia trasse un respiro di sollievo. Mya era già lontana, le tracce della notte prima nascoste e lei, bene o male che fosse, sapeva nascondere certe situazioni; per quanto riguardasse i rumori che la donna diceva di aver sentito, si era giustificata da sola, e non aveva intenzione di riprendere l’argomento. Scostò il lenzuolo e si sedette, in procinto di alzarsi, quando chiuse gli occhi, come presa alla sprovvista da un giramento di testa...aveva addosso il profumo di Mya, non se lo aspettava. Anche il lenzuolo odorava di lei, di loro, di quella notte. Un sorriso le ricoprì il volto, e dimenticata l’inquietudine di un momento prima, si diresse verso la cucina.
“Livia, tesoro, che ci fanno dei calzini accanto alla porta?”
Evidentemente non era ancora finita.
Cazzo, i calzini di Mya, li ha dimenticati...
“Ehm...” aveva bisogno di una scusa e in fretta. “Sono miei mamma...li ho dimenticati li ieri sera quando sono tornata...cioè...non di sera...tipo...”
“Tornata? Eppure ieri pomeriggio quando ti ho chiamato mi hai detto che eri rimasta a casa tutto il giorno a studiare...” rispose sua madre mentre si versava il caffè.
“Eh...si infatti, li ho lasciati li quando sono tornata, dopo la scuola!” era in evidente panico.
“Dopo la scuola? Strano...ricordo che ieri mi hai detto che avevi bisogno di sandali nuovi perché quelli vecchi ti avevano dato fastidio tutta la mattina...”
Cazzo...e ora che dico??
“Si, ma dopo...”
La donna bevve il caffè tutto d’un fiato.
“Finiscila.”
“E-eh...?”
“Finiscila di cercare scuse, so che non sono tuoi.”
“Nooo mamma è che...”
“Livia smettila di mentirmi, vi ho viste.”
In quell’istante Livia non riuscì bene ad identificare tutti i fenomeni geologici che sentì verificarsi sotto i suoi piedi. Le sembrò che la terra tremasse, spezzandosi poi a meta, sbriciolarsi e cadere come frammenti di una foto. Le pupille le si rimpicciolirono e si inebetì per un istante. Il rumore della tazza di sua madre posata non proprio con delicatezza sul lavabo la risvegliò come da un lungo sonno, che in realtà era durato tanto quanto quella serie di sensazioni: un istante.
“Mamma, ma cosa dici...” Livia continuava a negare, come quando si continua a fare un’azione abituale, anche se inutile. Era inutile, infatti, continuare a mentire. La donna era incredibilmente seria, l’aveva inizialmente messa alla prova, ma d’altronde era normale che la ragazza cercasse di nascondere quello che, invece, era ormai chiaro.
“Ieri notte sono tornata piuttosto tardi, sono entrata nella tua camera per vedere se eri ancora sveglia, dato che oggi sarebbe stata domenica e non ti saresti dovuta svegliare presto. Tu dormivi, si, ma non eri sola. La tua amica era accanto a te, ti abbracciava e tu dormivi come se fossi stata in paradiso...non avevi quell’espressione da così tanto tempo...Eravate nude Livia, non nascondermi nulla, ti prego. Lei è una ragazza, capisci che tutto questo è...è...”
“Innaturale? Strano? Anormale?” completò Livia, ripresasi parzialmente dallo shock iniziale, alzando un po’ il tono della voce.
“E’ sbagliato!” urlò sua madre, quasi nel panico. Credeva che sua figlia fosse fiera di una cosa del genere, e in realtà era, per un certo senso, così.
“Mamma, sono bisex, amo Mya e sono felice con lei.”
La freddezza con cui Livia aveva pronunciato quelle parole sconvolse la madre che spalancò gli occhi.
“Credevo che avrei trovato un rifugio in te – continuò la ragazza, abbassando poi gli occhi – confidandoti questa cosa, credevo che mi saresti stata accanto...e invece mi guardi come se fossi un alieno...”
“Tesoro io...scusa ma non è possibile...sicuramente sei confusa, e poi cos’è successo con Dave?” rispose la donna, avvicinandosi.
“L’ho lasciato, ho capito di non amarlo più.”
“Amare...tesoro sei sicuramente confusa...non la conosci neanche quella ragazza, vorresti forse dire che hai lasciato Dave perché credi di amarla? Non credi, invece, che sia solo lo stress che magari ti sta confondendo? Prendi il telefono, chiama Dave... E’ un ragazzo così dolce e gentile...”
“No, mamma. Qui l’unica confusa sei tu. Tra me e Dave è finita, sarebbe finita comunque anche senza Mya. Mamma ti prego, non considerare la mia una fase e non guardarmi in quel modo...”
La donna si passò una mano sugli occhi, poi uscì con gli occhi bassi e poco dopo Livia sentì il rumore dell’acqua che scorreva. Si preparò il più in fretta possibile e uscì. Fu via tutto il giorno, voleva stare sola, i litigi con la madre la spossavano e la facevano stare male, perché per lei quella donna era davvero importante. Erano le 9 di sera quando si decise di tornare a casa, ma proprio a pochi metri dalla porta sentì urlare. Si affrettò ad aprire e corse in salotto, nel lato opposto alla cucina, cioè da dove provenivano le urla. Livia si arrestò sulla soglia: “Papà...?” L’uomo era in piedi,ancora in uniforme, di fronte a una poltrona e la madre era seduta al centro del divano con la testa fra le mani. Appena Livia pronunciò quella parola la donna alzò la testa ed entrambi la guardarono, poi il padre le disse di avvicinarsi e sedersi:
“Tua madre mi ha detto della tua sfuriata di stamattina”
Livia si voltò verso la madre per chiederle spiegazioni, ma l’uomo continuò, alzando il tono di voce e additandola con uno sguardo difficile a descriversi, misto tra l’odio e la collera:
“...non mi interessa in quale programma televisivo o intervista tu abbia letto storie del genere, ma non osare mai più portare una ragazza in casa mia e fare certe cose con lei, non sotto questo tetto!”
“Mi stai forse sbattendo fuori casa?!”
“No, ti ci sto chiudendo dentro. Tranne che per scuola tu non uscirai di qui e non verrà a trovarti nessuno! E non osare controbattere signorina, hai sbagliato! Potrai fare la ribelle con i tuoi amici, ma non con me!”
Livia si alzò dal divano, con i pugni stretti, guardando fisso negli occhi suo padre mentre la madre fissava quella scena senza osare a dire una sillaba “Credi forse che chiudendomi in casa la mia bisessualità sparirà?? Se una persona è in un modo non la si può cambiare!!”
Entrambi la guardarono con la bocca aperta: “Non  avresti dovuto Livia, quello che hai fatto è sbagliato! Puoi lottare quanto vuoi, ma questo non cambierà le cose!”
“Esatto, le cose non cambiano, io non cambierò!” e detto questo si alzò prese la borsa e corse velocissima fino alla porta, poi lungo la strada, al freddo, al buio.
 
 

Toc toc
Mya aprì la porta dell’appartamento, ritrovandosi davanti una nanetta bionda e sudata con le lacrime agli occhi.
“Hai un posto per una quinta persona qui..?”
La ragazza la abbracciò forte e la fece entrare.



Ed eccoci al decimo ^^ come passa il tempo *^* L'avrei postato anche prima, ma ieri mia madre stava male e non voleva facessi rumore coi tasti quindi ho appena fatto in tempo a pubblicare una shot (se vi va andate a dare un occhiata). Ho deciso di trattare in questo capitolo l'argomento del coming out perchè credo che sia uno dei momenti più importanti nella vita di una persona che si rende conto di far parte della comunità LGBT. Ho letto migliaia di storie di coming out ai miei tempi e sinceramente mi trovo estranea alla reazione dei genitori di Livia perchè quando ho confessato la mia bisessualità, prima a mia madre e poi a mio padre, loro hanno reagito più che bene, anche se sperano sia una fase (e il fatto che adesso io stia con un ragazzo alimenta queste speranze). Vorrei sapere cosa ne pensate perchè è un argomento delicato e mi piacerebbe sentire il vostro parere, quindi recensite numerosi! Ringrazio Monky, Molecola e Elli, scusate per il poema, spero di non aver dimenticato nulla, alla prossima! xD
Mery

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Capitolo 12
*** Sognare e svegliarsi ***


Gli uccellini cinguettavano. Miss odiava svegliarsi con quel genere di sottofondo. Aveva sognato per tutta la notte concerti e interviste degli Slipknot e mentre si ripeteva che non sarebbe mai più andato a letto subito dopo aver visto un live si sedette sul letto, stiracchiandosi. Doveva riprendersi e togliersi dalla testa “People=shit” e quindi decise di farsi una doccia. Si diresse subito in bagno, tolse i boxer ed entro in doccia fischiettando. Uscì pulito e gocciolante, si legò attorno alla vita un’asciugamani e si diresse in cucina per fare colazione, passò davanti la camera di Sean, quella di Joe (che era anche sua) e quella di Mya. Pochi passi e con una leggera pressione sul freddo pomello entrò nella cucina-soggiorno. La scena che seguì era degna di un concerto degli Slipknot. Miss infatti, appena entrato, vedendo una mano pallida pendere dal divano cacciò un urlo che avrebbe fatto Corey Taylor fiero di lui. Contemporaneamente, con uno scatto, la mano si ritirò e una massa di capelli biondi da sotto la coperta diede un grido ben più acuto di quello del chitarrista. Subito si presentarono alla porta Joe e Sean, quest’ ultimo si copriva l’innominabile col copriletto; entrambi ancora un po’ addormentati, ma alla ricerca di spiegazioni. “E tu chi cazzo sei?!” disse Sean sbucando da dietro una spalla di Miss. Livia balbettò qualche sillaba, ma ancora affannata per lo spavento, tecnicamente non rispose. Fu allora che fece la sua entrata Mya, culottes blu, canottiera grigia con bordi in pizzo bianco, i capelli arruffati mentre si strofinava un occhio. Si appoggiò allo stipite della porta con la spalla e con gli occhi aperti per metà, perché ancora abituati al buio, disse: “Assatanato, smutandato, rincoglionito, vi presento Livia”
Le teste dei tre si voltarono prima verso la vocalist, poi verso Livia, che ancora a quattro zampe sul divano e con la coperta sulla testa, fece un sorriso imbarazzato e salutò con la manina.
“Mangiamo?” chiese Mya, come se non fosse successo nulla, e si diresse agli sportelli, prendendo quello che le capitava e mettendolo sulla tavola. Per quanto bella fosse, però, tutti e 6 gli occhi dei suoi coinquilini erano rivolti alla ragazza, che nel frattempo si era seduta nel divano, spostando la coperta accanto a lei, poi si alzò e sempre piuttosto imbarazzata si sedette accanto a Mya. Sean andò a prendere qualunque indumento trovasse per coprirsi e si sedette anche lui, a capotavola. Miss non si era fatto gli stessi problemi del bassista e ancora semi gocciolante e coperto dall’asciugamano si sedette accanto a Joe e di fronte a Livia. Inizialmente ci fu un silenzio imbarazzante, ma Sean non riuscì a sopportarlo molto, così si rivolse a Livia:
“E un piacere conoscerti, Mya mi ha parlato di te” disse col suo sorriso rassicurante. Livia arrossì leggermente e Miss posò la forchetta nella quale era ancora infilzato un pezzo di pancetta e porse la mano a Livia:
“Mi spiace di averti svegliato in quel modo, non sapevo fossi la ragazza di Mya...”
Stavolta fu Mya ad arrossire, mandando giù in una volta una cucchiaiata di cereali. Joe, che era di fronte a lei, notò quella sua leggera reazione e prese la parola:
“E’ un piacere conoscerti – le strinse la mano – posso chiederti però cosa ci facevi nel nostro divano?”
“Tu devi essere Joe.. – rispose spostando un riccio dietro l’orecchio – anche Mya mi ha parlato di voi...” poi si voltò verso la vocalist:
“Mya è stata davvero dolce ieri notte, mi ha ospitata senza chiedermi spiegazioni, in effetti ero parecchio sconvolta, e anche zuppa – sorrise malinconicamente – ma è giusto che sappiate perché stamattina siete cinque e non quattro..” mentre pronunciava queste ultime parole guardò la ragazza accanto a lei negli occhi e cercò la sua mano. Stringendola sotto il tavolo, continuò:
“Ieri mia madre ha scoperto la mia bisessualità a causa di una nost...di una mia svista, sembrava davvero sconvolta, ma la sua reazione non è stata nulla in confronto a quella di mio padre. Gliel’ha raccontato la sera stessa, appena sono tornata a casa lui mi ha rimproverata, voleva rinchiudermi in casa, ma non ho resistito, ho afferrato lo zaino e sono scappata...”
Durante il racconto i tre ragazzi la guardarono con affetto, sembrava una brava ragazza e certi outing tragici colpiscono sempre nel cuore, specialmente per loro che con una bisessuale ci vivevano. Quest’ultima infatti era davvero commossa, anche se cercava di non darlo a vederlo. Mya sentiva una leggera fitta al cuore, guardava con amore Livia che aveva un evidente groppo in gola e gli occhi lucidi. A fine racconto la abbracciò forte:
“Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, ti aiuteremo con questa situazione” poi fulminò i compagni con lo sguardo, cercando il loro assenso. Tutti e tre annuirono, anche perché volevano un po’ aiutare Livia. Tutta la mattina e dopo pranzo sistemarono una brandina accanto al letto di Mya e spiegarono alla nuova inquilina cosa avrebbe dovuto sopportare. “In ogni caso non preoccuparti – disse Miss – cercheremo di far durare questa situazione il meno possibile.”
Il pomeriggio si spostarono nella sala prove attigua all’appartamento, Livia osservò Mya cantare come una bambina osserva una farfalla volare, stavolta cantava solo per lei, non c’era nessun pubblico a spintonare, urlare, cantare, sbagliare le parole, adesso erano solo lei e Massive Jay, le sembrava un sogno. Non sapeva per quanto tempo avrebbe vissuto quel sogno, e da un lato sperava il più possibile, ma il pensiero della sua famiglia la tormentava, avrebbe dovuto sistemare quella faccenda.



*si nasconde riparandosi dai pomodori in arrivo* Chiedo perdono per tutta questa assenza ma con la preoccupazione per l'esame di recupero non mi sono messa a scrivere.. comunque sono stata promossa ^^ *musichetta da trionfo* Allooora.. adesso la nostra Livia vive con i MJ, che sono stati tanto simpatici con lei *^* chissà cosa succederà adesso u.u secondo voi? fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e della situazione che è venuta a crearsi per Livia :3 grazie a chi mi segue, legge e recensisce (sopratutto chi recensisce perchè mi fa sapere in maniera concreta al massimo che apprezza) attendo attendo attendo *^* baciuone <3 (e lode agli Slipknot \m_/)
Mery



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Capitolo 13
*** Blu e verde ***


Ogni rierimento a fatti, cose, persone e sopratutto alla mia ragazza è puramente casuale (lol)



Da un sogno, si sa, non ci si vorrebbe mai svegliare. Sia Livia che i Massive Jay infatti passarono quasi un mese tra un concerto e una festa, dimenticandosi apparentemente del loro impegno principale. Durante quelle settimane Livia era stata tartassata di telefonate dai suoi genitori, sopratutto dalla madre. Lei per tranquillizzarla le aveva detto che era con Mya, che stava bene, ma che non sapeva se e quando sarebbe tornata. Non che lei stessa non fosse preoccupata, la madre le mancava, ma non poteva tornare a casa. Voleva Mya, voleva godersi quel nuovo amore, voleva stare lontana da suo padre, che più di ogni altra cosa materializzava gli ostacoli non solo di quella relazione, ma della sua sessualità in generale. Voleva godersi ogni attimo con quella ragazza che la coinvolgeva così tanto. Non le importava quanto fosse durata, un mese o un anno, adesso voleva stare con lei. Mya dal suo canto cominciava a capire quanto tenesse a quella nanetta. Sentiva come un bisogno di istruirla, di insegnarle a camminare coi panni di una bisessuale in un mondo fatto di persone bigotte e cattive. Non provava amore, il suo cuore non glielo permetteva, ma quando Livia non c’era le mancava, quando la vedeva sentiva una leggera fitta allo stomaco, questo le bastava. Adesso Livia stava camminando verso di lei, con il sole alle spalle i capelli brillavano, sembrava un angelo, o la scena di un film sdolcinato.
“Hey!” la salutò gioiosamente Livia, era appena tornata dal supermercato, Mya la aspettava sul primo gradino delle scale poggiata al passamano. La baciò e prese due delle tre buste per salirle in casa.
“Stasera festa da un amico di Miss, se vuoi andiamo a comprare qualcosa da metterti, ti va?” disse Mya mentre posava la maionese in frigo. Decisione presa, pranzarono lei, Livia e Joe, dato che Miss e Sean erano andati a prendere degli amplificatori, poi guardarono un po’ di tv sul divano e andarono a fare un giro per negozi. Come al solito, gli autografi per strada non mancarono. Mya non era di certo un’artista internazionale, ma due o tre volte la fermavano sempre per strada. Foto, autografi, brevi domande, poi entrarono in un negozio e Livia, come nei precedenti, prese degli abiti e si ritirò nel camerino. La terza volta che uscì dal camerino dopo aver provato abiti che, a detta di Mya, non la valorizzavano, la vocalist rimase a bocca aperta. Indossava un tubino blu elettrico senza spalline.
“Una collana e sarai perfetta” disse Mya alzandosi dallo sgabello in cui era seduta ed avvicinandosi a lei, la prese per i fianchi e le stampò un bacio sulle labbra:
“Prendiamo questo, non si discute”
Le fece l’occhiolino e aspetto che si cambiasse. Le pagò l’abito e uscirono. Livia credeva che sarebbero andate a casa, invece Mya la fece entrare in una gioielleria.
“Mya, io pensavo che stessi scherzando quando hai parlato di una collana...dai posso indossarne una qualsiasi...”
“Beh voglio farti un regalo”
Livia alzò la busta che aveva in mano: “Questo non basta?”
Mya scosse un paio di volte la testa per negare:“Meriti questo e altro” poi si rivolse alla commessa:
“Potrebbe farci vedere delle collane per la mia ragazza?”
A Livia saltò il cuore in gola e arrossì, Mya la prese per mano e si avvicinarono al bancone sul quale la commessa aveva posato tre collane scelte da lei stessa dopo aver osservato Livia. A quest'ultima, infatti, piacevano più o meno tutti i pezzi inizialmente. Il primo era un insieme di perle bianche unite da tre fili di grandezza crescente, forse era troppo, scartata. La seconda era formata da pezzi di varie misure di corallo rosso, quella l’aveva esclusa ancora più velocemente della prima. Il terzo pezzo era un filo d’oro con dei lapislazzuli incastonati, ma non risaltava sull’abito e in ogni caso sarebbe stato difficile da accostare con altri abiti. Stavano per salutare rassegnate quando la commessa le precedette:
“Avrei ancora qualcosa, è piuttosto semplice, ma forse è quello che cercate...”
Aprì una delle tante vetrine chiuse a chiave e prelevò un pendente. Era un piccolo smeraldo tenuto da una sottile catena d’argento. Solo quando Mya guardò Livia vide che i suoi occhi brillavano come lo smeraldo sotto la luce artificiale del negozio. Senza esitare diede l’ok alla commessa che tolse il punto luce dal supposto e si spostò alla cassa. Mya pagò e uscirono. Arrivate a casa Livia brillava ancora, era entusiasta del regalo e non faceva altro che ringraziare Mya riempiendola di abbracci.
 
 
Finito di cenare. O più che altro avevano messo qualcosa sotto i denti. Dopo essersi fatte una doccia, Livia era entrata in camera a vestirsi lasciando l’intero bagno a Mya per truccarsi.
“Mya!-aveva urlato poco dopo- vieni a tirarmi su la lampo...?”
“Piccola, certe richieste...se non avessimo fretta altro che tirartela su...”
Le aveva stampato un bacio sul collo, seguendo contemporaneamente la richiesta della compagna. Poi si rivestì a sua volta con un abitino stretto con scollatura a cuore e unito ai lati solo tramite un nastrino incrociato:
“Aspetta Livia, non dimenticare questa...”
Mya mise le mani in una delle buste posate sul letto e tirò fuori il cofanetto con dentro il nuovo punto luce di Livia. Le si avvicinò mentre Livia era davanti allo specchio affisso all’anta dell’armadio. Livia scostò i capelli dal collo e sentì l’argento freddo contrastare con le mani calde di Mya sulla pelle. Si senti il click del gancetto mentre la cantante guardava gli occhi della sua compagna attraverso lo specchio. Approfittando della posizione dei capelli di Livia, Mya si avvicinò al suo collo ricoprendolo lentamente di baci, mentre con le mani le accarezzava i fianchi. Livia socchiuse gli occhi sospirando; Mya stava per avvicinarsi alle sue labbra, quando Sean bussò molto poco delicatamente alla porta, interrompendole. Mya abbassò la testa:
“Si?”
“Ragazze, sbrigatevi prima che Miss chi uccida tutti...quanto ci mettete ancora??”
“Le scarpe Sean, mancano quelle e siamo da voi...”
“Non starci dieci minuti al solito!”
Si sentì una seconda porta sbattere, le due ragazze si sorrisero e indossarono Mya degli stivaletti opachi e Livia delle decolleté grigie.



Non uccidetemi vi prego, stavolta non è stata colpa mia, ma sono rimasta senza internet 15 giorni D: Ecco insomma un capitolo tutto dolcioso per voi ma stroncato da Sean che, poveretto, aveva paura di Miss u_ù Scriveteeeee è_é Bacio, Mery :3

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Capitolo 14
*** Rosa e rosso ***


“Hey bionda, posso offrirti un drink?”
“Josh sei sempre a provarci con tutte tu eh? Lei sta con me, gira al largo.”
“Oh Mya, non lo sapevo, scusa”
La testa piena di gel del ragazzo sparì tra le altre, la folla si estendeva per la camera più grande della villa in cui era stato montato anche in palco. Livia ringraziò Mya per aver allontanato l’ennesimo scocciatore.
“Scusa piccola, è che stando sul palco non posso aiutarti più di tanto, comunque adesso suoneremo Miss inspiration e Blue ring e poi sarò libera” le sorrise e diede un bacio, poi con abilità saltò sul palco e fece segno a Joe, che batté tre volte le bacchette.
 
“This isn’t the real life
That’s not what you can do forever
One day you’ll understand  how I feel
but the one that understand is me
I don’t know anything about your life but
life contains something that you can’t cut out...”
 
Il forte ritmo del brano investì gli ospiti che, una volta terminata Blue ring, applaudirono fragorosamente e fischiarono. Avrebbero chiesto anche il bis se la maggior parte non avesse saputo che i Massive Jay non ne facevano mai, per una questione di tempo principalmente.
Mya scese dal palco e raggiunse Livia al bancone, che la accolse a braccia aperte complimentandosi.
“Dai ti offro un drink” Mya non lo avrebbe accettato se non fosse stata davvero esausta a causa dell’esibizione.
 
“Senti piccola – disse a Livia dopo aver svuotato metà bicchiere – qui c’è una gran confusione e non vorrei mi venisse mal di testa... ti andrebbe di andare in un posto più tranquillo?”
“Certo! Anzi te l’avrei chiesto io...”
“Bene allora...”
La prese per mano e salirono le scale, entrarono in una camera libera (facile intuire che cosa stesse succedendo nel frattempo nelle camere occupate) e una volta in camera Mya aprì la porta-finestra e si posò con le braccia sulla ringhiera del balcone. Su questa erano posati alcuni vasi con dei fiori rossi e si sentiva provenire dal basso il pezzo dell’altro gruppo che suonava. Livia rimase per qualche momento dove Mya l’aveva lasciata, davanti la porta. Osservava la stanza camminando piano e chiedendosi se potessero davvero stare li. Poi sentì rumori ambigui provenire dalla camera accanto e dopo un attimo d’imbarazzo si rassicurò, se potevano stare delle persone che facevano tutti quei rumori, loro non avrebbero avuto problemi.
Il letto, con la spalliera sul muro a sinistra della porta, era alto e il copriletto,  di un rosa salmone,  aveva quasi causato a Mya un conato di vomito. La struttura era di un legno scuro e ben lavorato, anche se evidentemente vecchio. Ai lati del letto c’erano due comodini con tre cassetti ciascuno, dello stesso legno utilizzato per il letto. Di fronte a questo poi una porta bianca e tarlata doveva condurre – aveva supposto Livia - al bagno. Altri pochi mobili, all’apparenza piuttosto vecchi, arredavano la pallida camera.
Livia la attraversò e abbracciò Mya, che le prese il mento con la mano e le diede un bacio. Trasportate un po’ dai drink e un po’ dall’eccitazione di trovarsi in una stanza, in una casa che non era la loro, schiusero le labbra intrecciando le lingue. Mya prese Livia per i fianchi e la ragazza saltò, aggrappandosi con le gambe ai suoi. La vocalist la posò sul letto salendole su cavalcioni. Si fece abbassare la zip dell’abito e sempre in contemporanea a numerosi baci Livia inarcò la schiena per farsi abbassare la zip a sua volta. Muovendosi come un onda la bionda aiutò Mya a sfilarsi l’abito e a toglierlo a se stessa. Mya guardò per un attimo Livia, il suo corpo la faceva impazzire, era perfetta nella sua imperfezione. Si sganciarono il reggiseno a vicenda e Mya le coccolò il seno e la pancia, scese poi al basso ventre e tolse gli slip a Livia che cominciò ad ansimare di piacere. I mugolii di Livia mandavano Mya in estasi, quasi all’apice del piacere lei si fermò e tornò su lentamente per baciare la ragazza. Livia ne approfittò per invertire la situazione e fu sorpresa dal fatto che Mya non si oppose. Spinta dalla passione cercò di essere brava almeno quasi quanto la compagna e l’espressione di quest’ ultima parlava chiaro. Da quando vivevano insieme non era più sesso e istinto, come durante il loro secondo incontro. Adesso c’era sentimento, c’era l’affetto che una provava per l’altra; Livia lo sentiva e questo le dava la forza di essere un po’ più audace nonostante il suo carattere le desse difficoltà nel farlo. Ansimando sempre di più Mya si bloccò, segno che Livia aveva raggiunto il suo obbiettivo. Continuarono per qualche altro minuto, poi Livia tornò su.
Si stavano coccolando una tra le braccia dell’altra e Mya stava per tornare su Livia per completare il lavoro che aveva lasciato in sospeso, quando sentirono le sirene di un’ambulanza nei paraggi. Inizialmente non gli diedero peso, ma le sirene si avvicinavano sempre di più e non era un effetto sonoro. Poco dopo qualcuno urlò i loro nomi, era Joe. Livia si nascose sotto il lenzuolo lasciando fuori parte della testa per guardare mentre Mya si trascinò la coperta per coprirsi fino alla porta. Aprì e trovò Joe sconvolto e nel panico più totale; ansimava per la corsa fatta su per le scale:
“Mya! Ragazze! Vestitevi presto, dobbiamo correre in ospedale!!”
“Ma cos-... Joe calmati! Dimmi cos’è successo!”
Livia guardò la scena sconvolta e spaventata, Joe aveva sulla guancia un macchia di sangue.



 

Buooonsalve gente :3 Mi scuso per la cortezza di questo cap ma qualcuno -coff coff- mi ha detto "Finche trombano non importa se è corto" quindi vabè :'D Sicuramente la parte più intrigante però è l'ultima: per chi è l'ambulanza? Di chi è il sangue che Joe ha sul viso? Cos'è successo mentre Mya e Livia erano in camera? Tutto al prossimo capitolo u.u fatemi sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre supposizioni :3 Aspetto recensioni u.u Bacini a tutti meow meow <3
Mery

 

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Capitolo 15
*** Rabbia e autocontrollo ***


“Come diamine è potuto succedere?!”
Mya era fuori di se. C’era odore di disinfettante e il muro verde era pallido come il viso di Joe, che aveva i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprire la bocca. Livia cercava di far calmare Mya, ma lei non faceva che camminare avanti e indietro nel corridoio dell’ospedale. Il suono dei tacchi faceva l’eco e scandiva il tempo che passava.
 


“Dai Miss... non scherzare...”
“Non scherzo Sady, stiamo insieme da quattro anni ormai e non potrei amare nessuno quanto amo te. Te lo chiedo sotto questa luna, vuoi sposarmi?”
Miss s’inginocchiò aprendo un cofanetto. Il diamante sull’anello brillava e gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. Era mora con i capelli lisci all’altezza delle spalle e la frangia, gli occhi marroni e il naso piccolo, si erano incontrati una sera in un pub e cupido li aveva colpiti. Miss suonava già da più di un anno nei Massive Jay a quel tempo e lei era stata la sua musa. Sady sibilò un “Si” e abbracciò il futuro marito. Dopo una notte d’amore si addormentarono abbracciati; l’indomani però Miss non trovò Sady accanto a se. Si alzò, cercando in tutta la casa, ma tutto ciò che trovò fu un foglio sul tavolo. Sul foglio, l’anello.
 
Ciao Miss,
scusa se, come una codarda, ti scrivo questa lettera all’alba mentre ancora dormi,
ma non riuscirei a dire nulla se tu fossi davanti a me, guardandoti negli occhi.
Quando ieri ti ho risposto Sì credevo che sarei riuscita a lasciarmi questo segreto
alle spalle, ma sono stata sveglia tutta la notte cercando di placare le lacrime e i
singhiozzi per non svegliarti... mi spiace. Lo scorso ottobre, esattamente nove mesi
fa, ho conosciuto un ragazzo di nome Jack, un dj, ad una festa. E’ stato un momento
di debolezza, tu eri lontano a causa di un paio di concerti e io stavo male.
Senza che me ne accorgessi abbiamo cominciato a sentirci sempre più regolarmente e...
è successo ciò che più di ogni altra cosa non sarebbe dovuto accadere.
Dopo mi sono sentita così sporca, ma ho voluto nasconderti tutto perché ero
certa che lo avrei lasciato. Non riesco, mi sento una merda, mi è crollato il terreno
sotto i piedi quando hai detto che non potresti amare nessuna come me, dato che
io ci sono riuscita. Non mi meriti Miss. Tu sei riuscito a migliorare la tua vita,
io non voglio rovinartela altrettanto... non cercarmi ti prego e non prendertela con
lui perché la colpa di tutto questo è solo mia. Ti prego, prova a capirmi, a metterti
nei miei panni. Addio...

                                                                                                    Sady
 

Dopo quella lettera Miss non si era dato più pace, ma si mise in testa l’idea che se la ragazza che aveva amato aveva ceduto per così poco, non sarebbe potuta diventare sua moglie. Si sfogò con la musica, i Massive Jay lo avevano aiutato a distrarsi, ma il fuoco dentro di lui non si era mai estinto. Era sempre rimasto un piccolo braciere sui rimasugli di tutti i momenti passati con lei, come foto ricoperte da una protezione d’acciaio; continuavano a scaldarsi bruciando sempre di più, ma non diventavano mai cenere. C’era qualcosa nella sua musica, qualcosa che le sue dita, come conduttori, trasmettevano alla chitarra ad ogni prova, ad ogni concerto.
Anche quella sera aveva suonato con la stessa forza, assieme alla voce di Mya e al ritmo che che completavano insieme Sean e Joe. Una volta terminato l’ultimo pezzo era andato a posare la chitarra nel retro quasi scontrandosi con Mya e Livia, che correvano mano nella mano su per le scale. Con Joe poi si era diretto al bar e avevano preso due drink. Erano tutti schiacciati sul bancone in attesa del secondo gruppo, poi Miss, nella mezzo della confusione, sentì una voce:
“Hey Jack! Abbiamo bisogno di un dj, ci puoi aiutare?”
Al chitarrista quasi andò il drink di traverso, si voltò e vide un ragazzo mediamente alto, più o meno della sua età, moro e con il viso arrossato, probabilmente era ubriaco. Anche i ragazzi che lo avevano chiamato, vedendolo in quello stato, avevano lasciato perdere. Miss rimase a fissarlo per un po’, poi si sentì come percorso da un fulmine e sussurrò il suo nome, il nome di lei, quella lei che una volta era stata sua. Sady si era avvicinata al ragazzo e gli stava parlando, ma Miss non lo aveva neanche notato. La rabbia si era impossessata di lui e aveva preso il sopravvento. Sulle note di una canzone dell’altro gruppo si avventò su Jack dandogli un pugno che lo fece cadere nonostante la mole. Sady urlò prima per lo spavento, poi per la sorpresa di trovarsi davanti a Miss.
“Miss, che diamine fai!”
La luce negli occhi del chitarrista si fece rosso fuoco, sembravano due fiammelle vive che, partendo dallo stomaco, dai polmoni, dal cuore, facevano andare in fumo il cervello e con esso ogni segno di autocontrollo.
“E’ lui? – urlò furioso – è lui il bastardo che ti ha portato via da me??” aveva la voce roca. Sady era terrorizzata, ma Jack aveva la testa bruciata dall’alcol. Si alzò e rispose al posto della ragazza:
“Ciao signor chitarrista – sorrideva sadicamente – è un piacere conoscerti. Si, sono il ‘bastardo’ che te l’ha rubata.”
Si scagliò su Miss con la forza di un gigante e gli diede un pugno sul naso, rompendolo. Miss sentì l’osso rompersi e il sangue caldo tappargli le narici. Mentre il sangue gocciolava sulla maglia, Jack continuò:
“Però non potrai credere che mi sia limitato a questo...” un altro pugno colpì allo stomaco Miss che cadde a terra in ginocchio sputando e tossendo.
“...lei ha preferito me a te, e io l’ho messa incinta.”
Un battito mancò al cuore di Miss, poi accelerò in maniera esagerata. La donna che aveva amato e con cui avrebbe voluto invecchiare aveva creato una famiglia con un altro. A peggiorare la situazione c’era il fatto che l’uomo con cui l’aveva sostituito era  Jack. Solo guardandolo aveva capito quanto schifoso fosse e sentendolo parlare ne aveva avuto la conferma. Dopo quella rivelazione però il vecchio Miss era tornato, quello impulsivo e violento, quello che aveva quasi ucciso la madre, quello che era stato sotterrato sotto un cumulo di fango, da un uomo nuovo che aveva cerato di controllarsi durante un lungo processo durato anni. Ma la rabbia lo aveva risvegliato e non si sarebbe riassopito facilmente. La musica era alta, l’alcool scorreva dentro di lui come un fiume in piena e si alzò senza sentire la fatica. Mise la mano dentro la giacca. Joe lo vide, sapeva cosa stava per fare, ma non riuscì a fermarlo. Non arrivò in tempo, Miss aveva già sparato. Un rigolo di sangue scivolò sulla pelle di Jack trasformandosi poi in una macchia sempre più evidente. La provenienza era incerta, ma sicuramente Miss aveva colpito un punto importante perché Jack si accasciò per terra senza riuscire ad aggrapparsi a nulla. Sady svenne e qualcuno urlò “Chiamate un’ambulanza!”, mentre dalle mani di Miss scivolava via la pistola.





Ed ecco svelato l'arcano della macchia di sangue sulla guancia di Joe. Ho voluto trattare il tema della gelosia, so già di non aver reso al meglio il personaggio di Sady e non ne sono soddisfatta, ma spero di aver reso le amozioni forti di Miss al meglio e naturalmente vi invito (lo dico solo per essere gentile, ovviamente siete obbligati è_é) a recensire e a dirmi cosa ne pensate di qualunque cosa riguardi questo capitolo oppure previsioni sul prossimo, che per di più è già più che per metà pronto u.u a proposito del sedicesimo capitolo, spero di no ma è possibile che impiegherò un po' più di tempo a pubblicarlo perchè per finirlo devo documentarmi e lo stesso vale per il capitolo diciassette che verrà u.u *w* ok mi dileguo, grazie sempre a chi recensisce e in particolare dedico questo bel capitoletto a Nawen che ha aggiunto anche il suo parere u.u bacio, alla prossima :3
Mery

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Capitolo 16
*** Metallo e caffè ***


Quando aprì la porta Miss aveva un grosso cerotto sul naso e un colorito decisamente pallido che stonava col suo naturale. Aveva anche due occhiaie cupe causate sia dalla notte insonne che dalla nausea dovuta al pugno nello stomaco. Sean gli corse incontro abbracciandolo il più delicatamente possibile. Era fisicamente debole, ma negli occhi gli brillava ancora la stessa fiamma della sera prima. Joe gli diede una pacca sulla spalla, era scosso dato che l’aveva vissuta più da vicino degli altri. Mya gli buttò le braccia la collo e se l’infermiera non l’avesse guardata male gli avrebbe dato uno schiaffo:
“Che cazzo t’ha preso, idiota?! Sparargli?! Dico, ma potevi darti una calmata. Adesso saranno cazzi amari per tutti, la polizia ti verrà a prendere appena sarai dimesso!”
“Signorina mi scusi, ma il suo amico è ancora debilitato non dovreb-” Miss bloccò l’infermiera e le chiese il permesso per andare con gli altri nella stanza in cui aveva dormito, se non per sonno almeno per stanchezza.
“So già della polizia” disse una volta dentro solo con gli altri. Mya si era seduta in una sedia di metallo accanto alla porta e Joe ai piedi del letto, gli altri erano rimasti in piedi attorno a questo.
“So già che non avrei dovuto avere una pistola, ma voi, a parte  Joe, non avete sentito cosa mi ha detto quel bastardo...” il tono della voce si alterò fino a diventare roco e alto.
“Mi ha portato via Sady, l’ha messa incinta!” tirò un pugno al muro, le nocche diventarono bianche, poi lentamente rosse. Livia gli si avvicinò e gli disse:
“Miss ascoltami e cerca di rimanere in te. Al processo che dovrai affrontare, perché sarà inevitabile, questa motivazione legalmente non potrà aiutarti molto. Tecnicamente lei è andata via di sua volontà. Quello che sto cercando di dirti è che non puoi accusare Jack di nulla se non di averti provocato volutamente. Mentre lui...”
“...lui può farlo”
Miss la guardò storto: “Non sei molto d’aiuto Mya...”
“Tu non hai bisogno d’aiuto, ma di un buon avvocato”
 
A fine giornata erano tutti di un umore pessimo. L’indomani Miss sarebbe stato dimesso e subito prelevato dalla polizia. Il processo, seppero dopo, sarebbe avvenuto entro una settimana dall’arresto. Tutta la band aveva pensato di accontentarsi di un avvocato d’ufficio, ma Livia si era battuta e durante una visita presentò a Miss colei che lo avrebbe difeso:
“Piacere, Megan Drew.” gli porse la mano, che insieme al polso sottile usciva dalla manica della giacca grigia che indossava. Era alta e con i capelli castani raccolti in una coda. I due occhi verdi erano limpidi e grandi e trafiggevano come spade. Non poteva avere più di trenta, massimo trentadue anni; era giovane e a Miss questo non piaceva.
“Miss – prese parola Livia – lei ti difenderà durante l’udienza. Adesso sei in custodia cautelare, ma avrai bisogno di tanta fortuna per cavartela. Megan è un eccellente avvocato difensore, questo te lo assicuro io, ma tu devi collaborare. Adesso vi lascio soli...”
Livia sorrise e si alzò, fece un cenno con la testa alla donna e uscì facendosi aprire la porta dalla guardia. Miss e Megan rimasero soli. Lei lo osservò a lungo prima di parlare:
“Tu la ami?”
Miss la fissò, immagino subito che gli altri le avessero raccontato di cosa fosse successo e della sua storia con Sady, o forse era stata Livia dato che sembravano tanto pappa e ciccia. Mise i gomiti sul freddo tavolo di metallo posando il mento sui pugni serrati. Chiuse gli occhi in due fessure e poi rispose “Non più”
“Vuoi risolvere questa situazione?”
“Certo...”
“E allora dovremo combattere.”
 
 
 
 
 
Quando Livia, stretta nel cappotto, vide Megan in fondo alla strada, si alzò sulle punte e alzò la mano per farsi vedere. Megan accelerò il passo e la raggiunse di fronte alla caffetteria in cui entrarono. L’atmosfera era calda e accogliente, i grandi tavolini di legno erano sparsi in modo apparentemente casuale ed erano circondati da due, tre o quattro sedie dalle gambe alte e lo schienale nero imbottito. Dietro al bancone, a sinistra della porta, si muovevano velocemente due ragazze pronte a soddisfare le ordinazioni dei pochi clienti che mantenevano in vita il locale. Si sedettero in un tavolino di fronte al bancone principale, ma abbastanza distante dagli altri.
“Sta molto male, il fatto che sia tornato dentro lo distrugge anche se non lo da a vedere, il suo orgoglio è quasi palpabile e non vi dirà facilmente quanto male stia. Sai Livia, il problema sono i suoi precedenti. Ha un tentato omicidio alle spalle e sebbene abbia già scontato i suoi anni in riformatorio ha la fedina penale sporca. ”
“Hai già pensato al fattore psicologico?”
“Non posso puntare sull’infermità mentale, è da escludere, ma possiamo dimostrare il suo ‘pentimento’ durante gli anni post-riformatorio.”
Tra una tazza di caffè e l’altra misero su un programma per far scontare a Miss la minor pena possibile, ma avrebbero avuto bisogno dell’aiuto della band e della massima astuzia di Megan.



Ok devo avvisarvi, sto praticamente dormendo davanti allo schermo, credo mi si chiuderanno gli occhi ma non importa! Questo capitolo e il prossimo sono stati un parto, credetemi, ho dovuto scaricare il diritto penale americano per scriverli lol (va bè che alla fine l'ho consultato tipo due o tre volte però non si sa mai). Insomma, Miss è nella merda e i MJ si daranno da fare per salvargli il culo. Ho deciso di tracciare la caratterizzazione psicologica di Megan tramite la narrazione e spero di esserci riuscita ^w^ scusatemi gli eventuali errori Dx Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, cosa credete succederà e se e quanti anni o mesi si beccherà Miss D: vi ricordo che sono sempre ben accette recensioni e/o visite nelle altre mie due shot anche se sono datate C: grazie mille a chi mi ha spronato a continuare e a chi ha continuato a seguirmi (Nawen che mi chiedeva sempre qaundo avrei pubblicato x3). Bene alloraaa...recensite, recensite, RECENSITEEEEEEEEEEEEEE *A* Bacio <3 
Mery

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Capitolo 17
*** Scelte e (ad) alta tensione ***


Prima di iniziare questo capitolo devo scusarmi per la lunga interminabile attesa a cui vi ho sottoposto. Odio quando gli autori abbandonano le proprie storie e spariscono, e averlo fatto mi fa salire i nervi, perdono. Godetevi questo chap, ci si ribecca alla fine ;)



Miss sentì il rumore delle chiavi nella toppa della cella, si voltò verso la guardia e si alzò dalla brandina bianca e fredda in cui si trovava da un paio d’ore. L’uomo lo invitò ad uscire, il suo avvocato lo stava aspettando: il gran giorno era arrivato.
 
 
Megan era seduta nella sedia immediatamente di fronte all’entrata. Aveva le gambe accavallate e la gonna del tailleur indaco valorizzava le sue forme. I capelli mossi erano liberi sulle spalle e teneva in mano delle carte. Il ragazzo entrò accompagnato da un poliziotto che gli tolse le manette subito dopo che si fu seduto. Miss guardò Megan storto, lei posò i vari fascicoli, mise le mani sul tavolo facendo brillare lo smalto ocra sotto la luce alogena dell’unica lampada, poi lo guardò dritto negli occhi, così intensamente che Miss sentì come una scossa ed abbassò lo sguardo.
“C’è una novità...”
dato il silenzio continuò:
“...Jack ieri ha provato a ritirare la sua denuncia per aggressione, senza spiegazione alcuna.”
Miss spalancò gli occhi, non capiva: “Provato??”
“Si, non ha potuto ritirarla in quanto la denuncia non esiste: nel reato di cui sei accusato non serve l’impulso di parte, Jack non può ritirare la denuncia perché la sua volontà non può fermare il processo..”
“Cazzo..non ho neanche più questa speranza...”
“Mi spiace Miss...in ogni caso lui sarà presente in quanto sarete accusati entrambi di rissa.”
“Si Meg-..Avvocato...ma io ho bisogno di sapere quanti anni dovrò passare qui dentro”
Miss non voleva darlo a vedere, ma era visibilmente agitato. Avrebbe dovuto però aspettare la sentenza per scoprire il suo destino.
 
 
 
La grande iscrizione in legno La legge è uguale per tutti dominava nell’aula. Mya la guardava con disprezzo, quasi nauseata, mentre Livia aspettava impaziente passeggiando veloce tra le file di panche del tribunale.
“Piccola puoi calmarti? Miss arriverà presto e finirà tutto prima di quanto credi...su...” la prese per i fianchi e la costrinse a sedersi, nello stesso momento da una porta entro Miss. In tuta arancione e manette fu portato al suo posto, entrò il giudice e tutti si alzarono. Era un uomo sulla cinquantina coi capelli brizzolati e una grande tunica grigio scuro. Si avvicinò al microfono:
“Michael Crell, lei è accusato di omicidio preterintenzionale, come si dichiara?”
“Non colpevole”
Brusio.
“E’ inoltre accusato di possesso illegale d’arma da fuoco, come si dichiara?”
“Colpevole”
“A lei avvocato..”
Megan invitò Miss a spostarsi al banco dei testimoni, per spiegare i  fatti, a partire dalla questione dell’arma:
“La pistola l’ho comprata circa due settimane fa, ovvero una settimana prima della sera del concerto e della rissa... Non ho visto in faccia l’uomo che me l’ha venduta, ma se l’ho presa è stato puramente per difendermi. Faccio un lavoro che mi colloca in un ambiente rischioso e ho sentito l’esigenza di una protezione. Non posso ottenere il porto d’armi in quanto ho un precedente, così ho dovuto ricorrere ad una via illegale.”
Dopo altre dichiarazioni e precisazioni, il giudice si ritirò. Mya si avvicinò a Miss, cercò di rassicurarlo, ma lui era davvero preoccupato e tutto ciò che voleva sentire era solo la condanna. Le lancette si muovevano lentamente nell’orologio appeso al muro, sulla porta in cui il giudice era entrato e dalla quale poi uscì con una cartellina in mano. Tutti ancora una volta si alzarono. I cuori dei Massive Jay battevano forte, più di quando durante un concerto la cassa toracica salta a causa dei bassi. Si sedettero, Mya spinse via le lacrime della tensione, Sean era seduto accanto e lei e, sebbene anche lui fosse agitato, le prese la mano e con uno sguardo cercò di rassicurarla, poi si voltarono verso il giudice.
“Signor Michael Crell – la sua voce risuonava inquietante nell’aula - lei è stato giudicato colpevole di rissa, possesso illegale di arma da fuoco...”
Il panico si leggeva negli occhi del ragazzo, che si vedeva ripassare davanti quelli di Jack al momento dello scontro, infuocati dall’odio e dall’alcool.
“...e legittima difesa aggravata. Dopo aver dimostrato il risarcimento alla persona offesa, è stato deciso che dovrà scontare 28 mesi di affidamento al servizio sociale. L’udienza è tolta.”
Miss non poteva credere alle sue orecchie, era pietrificato, poi si sciolse, quasi ebbe un calo di pressione. Joe, Mya, Sean,Livia, tutti corsero ad abbracciarlo, non sarebbe finito dentro, i Massive Jay erano salvi!
 
 
Era libero. O almeno non era finito in carcere, che rispetto a tutte le paranoie che si era fatto durante le ultime due settimane era comparabile alla libertà. Sapeva di essersi pentito del suo gesto impulsivo e avrebbe scontato i poco più di due anni di servizi sociali con la consapevolezza che era la cosa giusta da fare.
Stava uscendo dal cancello insieme agli altri, quando vide Sady. Anche gli altri la videro e benché Mya non volesse proprio lasciare andare Miss da lei, la convinsero a farlo passare. Lei era stretta nel cappotto, per il freddo, ogni respiro generava una nuvoletta di vapore. Miss teneva uno sguardo misto tra il menefreghismo e la rabbia:
“Vuoi che ti ringrazi?”
“C-come scusa..?”
“Sei tu che hai convinto Jack a ritirare la denuncia no? Peccato che non si potesse fare nulla, non hai potuto rimediare ai tuoi sbagli”
“Io non..Mi sembrava il minimo provare a salvarti...”
“Avresti dovuto pensarci prima, non a salvarmi, ma a lasciarmi. Perché se non avessi voluto lasciarmi non mi avresti tradito”
La ragazza aveva gli occhi lucidi: “Ti sembro capace di tanto..? Miss io so di aver sbagliato, ma..”
“Niente Ma Sady, ormai è andata, giusto? Torna da lui”
“Ma io non voglio lui, io amo te! Amore mio ti prego...”
“Non chiamarmi amore, io non ti amo più, mi hai deluso troppo.”
Sady era senza parole, mentre Miss si allontanava, tornando sui suoi passi per raggiungere gli altri che avevano cominciato a dirigersi verso una caffetteria, in cui entrarono.
I ragazzi chiesero a Miss cosa fosse successo, poi gli dissero che aveva fatto bene a mettere fine alla loro storia.
“Miss – disse Mya, seduta come tutti attorno ad uno dei tavoli di legno – magari nei prossimi giorni farà male, ma vedrai che ti accorgerai che era la cosa giusta, la migliore, per entrambi.”
“Già, speriamo...”. Poi si alzò e andò alla finestra, per fumare una sigaretta. Appena sentì il Click di un altro accendino si voltò, era Megan.
“Sono fiera di te” gli sorrise, mentre espirava una nuvoletta grigia.
“Avvocato, non l’avevo vista..”
“Il processo è finito, Miss. Non sono più il tuo avvocato” gli porse la mano, sorridendo e guardandolo dritto negli occhi:
“Piacere, Megan”
Miss la guardò, stavolta senza abbassare lo sguardo, poi fece un sorriso:
“Miss.. piacere mio.”




Non immaginate che liberazione aver finalmente scritto questo benedettissimo 17 =_= (o più che altro riscritto, l'ho fatto per tre volte .______.). Spero di aver reso al meglio tutto ciò che è accaduto. So di avervi fatto aspettare un secolo almeno, ma vi giuro che tutto è servito. Io sono una gran precisina e per non scrivere stron**te ho rotto le balls a tre avvocati e mi sono drogata di codici civili e penali vari .-. Però adesso so che la pena di Miss è molto simile a quella che sarebbe stata data nella realtà e sono contenta *trallallerotrallallà spargefioriovunque* Non capisco perchè finisco sempre per far succedere nei capitoli ciò che succede a me nella vita reale, beh a chiunque lo noti e si senta preso in causa *ogni riferimento è puramente casuale* sappia che non l'ho fatto apposta. Aspetto tante recensioni in cui mi tirate su ogni insulto possibile e immaginabile, mi siete mancati, TUTTI.
Vostra, nostalgica
Mery

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Capitolo 18
*** Birra e Whisky ***


La risoluzione della causa di Miss era andata per il meglio, erano tutti più sereni. I Massive Jay erano una grande famiglia felice, ora più che mai.
“Amore vuoi le uova?”
“No grazie piccola, preparo una spremuta, andiamo a fare la spesa più tardi?”
“Mya – s’intromise Joe – ricorda che oggi dobbiamo finire la canzone...”
Facevano colazione aspettando Miss, in fondo gli spettava un meritato riposo.. Joe però andò a svegliarlo:
“Hey guitarrist...” lo scosse “...hai un impegno fra un’ora”
Il giovane mugolò, sbuffò e scese dal letto, mise una mano sulla spalla del batterista per ringraziarlo ed andò al bagno. Lo videro prepararsi, fare colazione ed uscire con la più totale serenità: i servizi sociali lo attendevano, ma sembrava di buon umore.
La mattina passò in fretta – in fondo si erano alzati alle undici... – e dopo pranzo si erano messi a chiacchierare. Stavano parlando di come si era stabilizzato Miss dopo tutte le peripezie e poi svettarono sull’argomento case discografiche, nominando un certo Tyler Collins, proprietario della Dragon Records. Poi Sean si accorse di com’era tardi, così si diressero verso il salotto.
 Mya prese il blocco in cui scriveva i versi che le balenavano in testa nei momenti più disparati e si buttò sul divano, sedendosi con le gambe piegate verso destra. Era piuttosto comoda, con dei pantaloni larghi bordeaux, scalza ed una giacchetta in lana nera che nascondeva a malapena una canotta semi-trasparente cortissima, unico elemento sotto di essa.
Cominciò a picchiettare con la penna sulla coscia, poi intervenne:
“Ragazzi, dobbiamo trovare un ritmo per questa canzone..”
Joe prese le bacchette e fece cenno a Mya di abbozzare un ritmo, almeno per i primi due versi, subito dopo cominciò a colpire il tavolino come se fosse stata la sua batteria...
“A few days
to feel so bad
to feel so sad...”
Si bloccò:
“C’è qualcosa che non funziona Mya, perché non esci un po’ fuori dai soliti schemi..?”
Mya lo guardò piuttosto male, ma cerco di controllarsi e non tirargli la penna in testa, così riprovò..
“Lightning shine
and they burn my mind,
My chest is locked
please don’t walk away...”
Cominciavano a trovare un ritmo, erano così presi che Mya salutò Livia, che stava uscendo, di sfuggita.
 
 
 
Triiin
La porta bianca si aprì, la rossa la guardò stupita, poi la fece entrare:
“Per fortuna non c’è tuo padre”
Chiuse la porta e la abbracciò forte, entrambe avevano il groppo in gola, ma nessuna delle due voleva farlo notare..peccato che sua madre avesse gli occhi già lucidi:
“Allora Livia, come stai dalla tua amica, ti trattano bene?” nel frattempo si erano spostate in cucina.
“Mamma, Mya è la mia ragazza...comunque bene, sto bene tranq-” non la fece terminare.
“Perché non torni? Ti scusi con tuo padre e la facciamo finita qui, magari un giorno potrai rivederla, ma adesso torna a casa, sei via da due mesi...”
“Mamma io non tornerò finché lui non mi accetterà! Io non cambierò!”
Era poggiata al ripiano accanto al lavandino, mentre la madre, seduta, aveva il gomito destro sul tavolo e si teneva la fronte, i capelli raccolti.
Scoppiò in lacrime. Livia le si avvicinò, ma non resse alla pressione e finì per piangere anche lei:
“Tu non immagini quanto io stia cambiando, sto cercando di essere più forte – disse tra le lacrime – ma non credi che anche a me dispiaccia non poter stare a casa mia??”
La madre non riusciva a parlare, i singhiozzi la bloccavano.
“Senti, non dire a papà che sono stata qui, non risolverebbe nulla..”
Stava per andare via, ma la madre la bloccò:
“Gli parlerò, gli fare capire che ha sbagliato”
“Tu non farai nulla – rispose allarmata – se la prenderà con te!”
La donna cercò di opporsi, ma Livia era ben decisa. Si salutarono poco dopo:
“Fatti sentire piccola mia...”
“E tu non fare stupidaggini”
Un ultimo abbraccio, poi tornò indietro. Mentre la luce del tramonto lasciava spazio alle tenebre, Livia stava camminando con le mani in tasca, verso ‘casa’. Sentì vibrare la tasca, era Mya:
“Pronto?”
Amore, dove sei?
“Hey tranquilla sono per strada sto tornando..”
“Ma è tutto ok?”
“Si, si..è che sono stata da mia madre, la situazione non è cambiata e lei sta sempre peggio...”
Cazzo...senti, adesso mi preparo e appena arrivi andiamo a bere qualcosa, ti va?
“Si forse è meglio, io ho appena superato il Defrich Bridge”
“Allora faccio veloce, a dopo piccola.”
Chiamata chiusa, voleva proprio distrarsi. Arrivò a casa, cinque minuti dopo lei e Mya si stavano dirigendo in un bar della zona. Al solito Mya destò qualche commento, qualche sguardo, nulla a cui non fosse abituata, l’insieme di abitino corto e stivali alti faceva il suo effetto, specialmente una volta tolto il cappotto.
“Una birra e un bicchiere di whisky.”
Tra un sorso e l’altro, la vocalist cercò di distrarre la povera Livia, che a tutto voleva pensare, tranne che agli ultimi mesi.
La serata passò in fretta tanto quanto la notte, il giorno dopo però Livia rimase più a lungo a dormire, tanto che Mya poco prima di uscire la dovette svegliare per avvisarla.
“Amore, noi andiamo...”
“Uh daccordo, ti chiamo verso l’ora di pranzo” le sorrise e la baciò. Peccato che quel bacio, che sarebbe dovuto essere fulmineo, si prolungò più del previsto, tanto che si ritrovarono Livia sotto Mya. Quest’ultima dovette bloccare la bionda, i ragazzi la aspettavano e suo malgrado doveva lasciarla. La salutò a malincuore e raggiunse il resto della band in macchina.
Arrivati allo studio cominciarono a provare. La musica faceva tremare i vetri e si diffondeva nella sala.
Era una stanza esagonale, divisa irregolarmente, ognuno dei quali era occupato dalle postazioni dei quattro, dal computer per il montaggio e dagli amplificatori. Le mura giallo ocra rendevano l’ambiente luminoso ma rilassante e i tappeti per terra creavano un’atmosfera leggermente indie. Per provare, usavano la stessa disposizione dei concerti: Joe in fondo, Mya in primo piano, Miss e Sean poco più indietro, rispettivamente a sinistra e destra della vocalist.
Stavano eseguendo una breve scaletta composta da Line, Science of missings, Blue ring, in quel momento provavano Rage...
“You ignore me,
you hate me,
you’ve forget what you’ve done...”
Driiin
“...you don’t talk,
you insult,
brown dirty lied eyes...”
Driiin
Joe batté il piede sul pedale del tamburo, generando un suono che fece bloccare tutti:
“Sean ti avevamo già detto di mettere il telefono in vibrazione durante le prove! Per favore, dì alle tue conquiste di chiamarti in un altro orario...”
“Ma il mio telefono E’ in vibrazione!” rispose il ragazzo lievemente in panico, Poi Mya prese parola:
“Ehm scusate...era il mio...”
Attimo di silenzio, mentre Sean e Joe la fissavano m a l i s s i m o – e Miss guardava i tre divertito – lei controllò il numero di chi l’aveva cercata, sconosciuto. Richiamò:
“Pronto, scusi – mentre parlava ciondolava su un piede – ho appena ricevuto una chiamata da questo numero, con chi parlo...?”
...era lievemente sconvolta...
“S-si? ...Si sono io... oh capisco... beh adesso stiamo provando... si, di fronte all’Hoodle Park... daccordo a fra poco...”
Chiuse la chiamata continuando poi a fissare il cellulare impallidita.
“Allora?! Perché hai detto l’indirizzo della sala prove?”  chiese impaziente Sean.
Lei alzò la testa lentamente, dapprima con la stessa espressione, poi con un enorme sorriso:
“Era Tyler Collins, della Dragon Records, sta venendo qui...vuole vederci all’opera!”



Scusate la lungosità di questo chap ma non potevo tagliarlo u.u 
E finalmente, dopo tanta tensione, i MJ avranno l'opportunità di dare il loro meglio davanti a qualcuno che vale davvero: riusciranno a lasciare il famoso produttore senza parole?
Purtroppo è vero, non è mai tutto rose e fiori. Livia sta male e dovrà trovare presto una soluzione. Fatemi sapere le vostre impressioni e opinioni :3 bacino a tutti i lettori e i recensori, i vecchi e i nuovi, cosa farei senza voi??
Meow,
Mery

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Capitolo 19
*** Draghi e draghi ***


La musica era alta, c’era odore di alcol, erba e ormoni. Tanti ormoni. Le luci erano blu e verdi a fasci nella grande sala semi buia. La band si stava scatenando, si scompattavano e ricompattavano, con bibite di ogni colore nei bicchieri, dirigendosi a intermittenza verso altri gruppi di amici. Mya mandava giù la vodka senza sbilanciarsi, Livia stava tranquilla al suo fianco con una birra in mano. Tranquilla per poco, perché Mya la prese per mano costringendola ad abbandonare la bottiglia nelle mani di Joe e la portò a ballare. La cantante si scatenava, era difficile tenerla ferma, quella sera poi, avevano tutti i motivi per festeggiare e anche Livia mise da parte i pensieri e si unì a lei. La mora si voltò dandole le spalle e muovendosi come una di quelle ballerine che si vedono nei video di MTV, tutte sinuose e sexy, allora Livia si avvicinò a lei e ballarono così, in quel modo provocante che la vocalist riusciva a tirare fuori nonostante la timidezza della bionda. Come coppia inoltre, attiravano parecchio l’attenzione. Non ci volle molto che uno sciame di ragazzi le accerchiò provando ad unirsi a quella danza, ma nessuno ci riuscì. Erano una coppia, a entrambe piacevano le ragazze – principalmente – e così non c’era nessuna speranza per loro.
“Hey bad boy!”
Miss stava osservando la scena soddisfatto come se fosse stato lui al centro della scena e trasalì quanto udì una voce che aveva imparato a riconoscere. La collana di metallo che portava al collo emise un tintinnio mentre si voltava e per un attimo ebbe l’impulso di salutare Megan con una stretta di mano, più per abitudine che per imbarazzo, ma lei lo anticipò posandogli la mano sinistra sulla nuca e dandogli due baci sulle guance, facendo attenzione a non sporcarlo di rossetto.
“Megan ciao! Che ci fai qui?” sorrise.
“Non potevo perdermi l’annuncio ufficiale” rise per l’espressione di Miss, era decisamente sorpreso.
“Come fai a...”
“Livia non ha saputo tenere la bocca chiusa” un’altro sorriso, poi con un ultimo sorso finì il drink, e Miss lo notò subito:
“Vieni, prendiamo qualcosa da bere?”
Lui guardò lei che con quel tubino era spettacolare, lei guardò prima i suoi occhi, poi le sue labbra e nella mente comparvero due aggettivi: bello e dannato. Si, si disse, gli si addicevano benissimo.
“Mmm-mmm, ti seguo!”
Quella prima fase di divertimento finì alle 11, quando i Massive Jay furono chiamati per salire sul palco. Un bacio a Livia, poi Mya si fece spazio tra la folla. Quella sera brillava letteralmente, l’abitino nero era completamente pieno di strass, ma tutti erano piuttosto eleganti. Acciuffò l’asta del microfono e caricò il pubblico con un bell’urlo d’incitamento che sicuramente funzionò dato che partì un bell’applauso:
“Stasera gente siamo qui con voi e per voi, per festeggiare la nostra nuova canzone e brindare al nostro contratto discografico, con la Dragon Records!!”
Le urla del pubblico si levarono alte, per essere coperte subito dalle prime note del nuovo brano: (If your) Eyes. Introduzione, poi Mya mise tutto il suo orgoglio in strofe e ritornello, un’esplosione di emozioni:
“Lightning shine
and they burn my mind
My chest is locked
please don’t walk away!”
I suoi, di occhi, erano diventati due stelle sotto i fari. Quel pezzo le toccava il cuore e doveva controllare le corde vocali, non dovevano tremare, Tyler li stava guardando!
In effetti, Tyler era seduto solo ad un tavolino, lontano dalla folla per non essere disturbato ma anche per vedere bene l’esibizione, quei ragazzi avevano una grande carica e un certo charme che lo aveva colpito sin dal primo ascolto. Quando era arrivato in sala prove poi, giorni prima, e Mya gli aveva aperto la porta, era rimasto ammaliato, tanto che per un attimo aveva pensato che una ragazza così bella – e in seguitò scoprì con un gran talento – preferisse le ragazze. In ogni caso vedeva del potenziale in tutti loro, aveva in mente bei progetti per la band, ma per quel momento doveva controllare che si comportassero in modo professionale, avevano delle responsabilità adesso e più la loro fama sarebbe cresciuta, maggiore sarebbe stata la sensazione di potere, che non doveva comunque sfuggirgli di mano.
“So maybe if you go
I’ll feel better...
I’ll go back to my life
but I’ll never forget you
forget your eyes...”
Sean faceva da seconda voce, ripetendo Eyes al termine del ritornello.
“A self-persuasion
with a deep truth inside
a fervid imagination
that I will not hide!”
Batteria, due volte il ritornello, fine. Ripeterono la scaletta delle prove e una volta terminata l’esibizione Mya era soddisfatta, si sentiva nuova, più forte, percepiva dentro un’energia pazzesca.
Scesero dal palco e tra complimenti e autografi, andarono a prendere altro da bere, per riprendere fiato.
 
 
Si notava il solito grumo al bancone, quei poveri baristi avrebbero preferito mettersi a ballare con gli altri piuttosto che shakerare drink tutta la serata. Il dj era nella sua postazione e si dava da fare, la consumava la puntina di quel giradischi. La gente poi era amalgamata nel resto dello spazio, sarebbero saliti pure sul palco se non fosse stato transennato e protetto da due omoni con tanto di ricetrasmittenti.
Musica alta, corpi che si strusciavano, uno contro l’altro. Lei muoveva i fianchi che cercavano spazio nell’abitino troppo stretto per quel corpo che aveva voglia di mostrarsi nella sua quasi perfezione. Sapeva come muoversi. Teneva le braccia alte e ammiccava, piegando leggermente in base al ritmo le gambe e muovendo la testa. Ballava con tutti e con nessuno, aveva bevuto un po’, tanto quanto bastava per liberarle la mente dalla maggior parte dei pensieri rimanendo comunque cosciente. La chioma riccia e rossa arrivava fino alla schiena e un ricciolo in particolare continuava a caderle sulla fronte, più ribelle degli altri. Abito azzurro, tacchi alti, Sean la notò e non poté farne a meno: con lo sguardo di un cacciatore posò la birra e la puntò. I loro sguardi si incrociarono più e più volte, lui sempre più sicuro, lei sempre più maliziosa. Eppure quegli occhi qualcosa gli dicevano, ma era qualcosa nascosto sotto chili e anni di polvere e non era certo il momento di mettersi a spolverare.  Il bassista si decise e andò da lei, come se la sala fosse stata vuota.
Ballarono una danza che poteva voler dire mille cose ma che portò ad una sola, la prese per mano e finirono su uno dei divanetti, uno sulle labbra dell’altra. Sean cominciò a posare le mani prima sulla sua coscia, poi salì forse troppo in fretta alla schiena e la strinse a se forte, sentendo il suo seno premere contro i pettorali. Il ragazzo capì l’antifona e le fece capire che dovevano andare da un’altra parte, uscirono dal locale e a piedi – la macchina servirà a gli altri fu l’unico pensiero che il buon senso gli suggerì – raggiunsero casa. Quello che seguì fu un po’ meccanico ma piacevole ed entrambi lo sapevano fare bene.



Muahahahahahah I'm back con un nuovo capitolo, il primo di quest anno oltretutto :D Colgo l'occasione per ringraziare allora chiunque mi segue, mi ha seguito e mi seguirà e leggerà poi questo commento, chi ha recensito, chi ha messo tra i preferiti o tra le ricordate. Questa storia ha reso l'ultima metà del mio 2012 meravigliosa perchè - tra difficoltà d'ispirazione e rotture varie - mi ha permesso di crescere e migliorare, impegnarmi e lavorare su critiche e consigli. Vi auguro allora un meravigliosissimo nuovo anno pieno di sorrisi e conquiste in ogni campo, un grazie di cuore <3
Mery

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Capitolo 20
*** Slip e pantaloncini ***


Il corpo di Livia era caldo, Mya la strinse forte e tra i primi mugolii del risveglio la baciò. Lei ricambiò sorridendo, mentre Mya le premeva la schiena con la mano sinistra per attirarla a se. Bell’inizio di giornata pensò la bionda, mentre si metteva cavalcioni si di lei e alzandole la maglia cominciava a baciarle la pancia e il petto... Mya le fece capire che c’era tutto il tempo per finire quello che ormai avevano iniziato. Pregando che i ragazzi non entrassero in camera e le cogliessero in flagrante, fecero il più piano possibile, anche se a Mya non poté non scappare un mugolio più forte alla fine e Livia dovette tornare subito alle labbra per tapparle la bocca con un bacio. Rimasero un po’ così, abbracciate e accaldate, poi sentirono l’odore del caffè che sicuramente Miss aveva preparato e decisero di alzarsi. Arrivò anche Joe.
Ognuno si sedette al proprio posto sulle sedie alte al tavolo ovale color vaniglia e parlarono della sera prima, felicissimi del risultato.
“Oggi niente servizi sociali Miss?”
“Si Mya, ma finisco prima perché pranzo con Megan...”
“Megan...? Il tuo avvocato??”
Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla tazza di caffè e il tono: “Non è più il mio avvocato...”
“Amore – la cantante si rivolse a bassa voce alla bionda – ma c’è del tenero tra quei due?”
“Io so solo che si vedono spesso...Molto spesso” sorrise maliziosa.
Continuarono a parlare del più e del meno.
“E Sean? Andato via con una ragazza anche ieri?” chiese Livia.
“Si – rispose Joe addentando un biscotto zuppo prima che crollasse nella tazza– staranno ancora dormendo...”
Pochi secondi dopo però sentirono i passi di Sean, che ormai conoscevano, accompagnati dallo scricchiolare di ossa sconosciute. Il bassista sbucò sulla soglia della porta assieme a due piedini nudi, uno dei quali con un tatuaggio sulla caviglia. Accanto a lui infatti una rossa fuoco coperta solo da slip blu e una camicia del ragazzo guardò Mya e le sorrise, mentre il volto della vocalist si faceva sempre più sconvolto.
 

“Che diamine ci fai tu qui?!?”  chiese Mya lievemente alterata.
“Anche per me è un piacere rivederti Mya” sorrise soddisfatta incrociando le braccia.
Tutti guardavano le due aspettando spiegazioni, specialmente Livia, che non riuscendo ad attendere si rivolse a Mya. La rossa la precedette:
“Sono Dafne, un ex di Mya, tu sei la sua attuale conquista?” rispose acida.
Mya la fulminò “Lei è la mia ragazza e io e te non siamo mai state insieme.”
Proprio mentre parlavano Sean ricordò finalmente. Aveva conosciuto Dafne, ma era così tanto cambiata che non era riuscito a capire.
Livia era rossa in volto, ma cercò di replicare chiedendo cosa volesse.
Dafne, fino a quel momento immobile accanto allo stipite della porta, si mosse in direzione delle due:
“Ieri notte Sean – lo indicò col pollice all’indietro dandogli le spalle – mi ha portata qui e...”
“Momento! – la fermò il ragazzo, ancora in piedi e solo in pantaloncini – Non scaricare la colpa su di me, non sapevo fossi tu”
Mya lo guardò con quegli occhi che avrebbero potuto ammansire un leone e la speranza che ciò che stava dicendo il suo amico fosse la verità.
“Ti giuro, Mya! Lo vedi anche tu quanto è cambiata!” parlavano come se la rossa non fosse presente.
In effetti però lei era molto diversa da un anno prima, quando aveva conosciuto i Massive Jay. I capelli erano più lunghi e la tinta nera era sparita, adesso aveva le forme di una donna e non della ragazzina che ricordavano. Mya era stata l’unica ragazza con cui era andata oltre il bacio; per la vocalist non era nulla di nuovo, ma per Dafne era stato tanto significativo da portarla a seguire la cantante per settimane: era per questo che Mya si ricordava di lei. Al tempo Dafne però era praticamente una ragazzina, in quel momento invece il carattere era maturato o almeno cambiato un po’.
“In ogni caso non importa perché sta per andare via.” disse risoluta Mya.
“Veramente – rispose Sean – Dafne fra quattro giorni ha il treno per tornare a casa e dato che è difficile trovare un posto in albergo in questo periodo, le ho proposto di stare qui da noi...”
Non si sa cose trattenesse la vocalist dal tirargli ciò che rimaneva della tazza di latte ormai freddo. Il bassista aveva la coda tra le gambe e lo sguardo basso di chi si scusa, ma chiede comunque l’assenso della sua cantante.
“Cooosa?!?!”urlò lei, stava per dire di no, ma Sean fece promettere alla ospite di non disturbare le due ragazze e così decisero di farla rimanere.
 
La giornata trascorse in ansia, la ragazza si sistemò su uno dei due divani, che a detta di Mya – ed era stato impossibile opporsi – era abbastanza grande da non costringerla a dividere la camera con nessuno. La vocalist era infatti molto gelosa del suo migliore amico e non avrebbe mai permesso a quell’estranea di corrompere in qualche modo Sean.
Quattro giorni passano presto... si era detta, e la sera stessa erano tutti andati a letto, chi sperando che la settimana finisse presto, chi che non finisse affatto.


Scusatemi la cortosità di questo capitolo ma è venuto fuori così u.u che ne pensate? Vi aspettavate che Dafne fosse una ex di Mya o no? Fatemi sapere cosa pensate su come si stano evolvendo i fatti, vi attendo. Un grazie enorme a chi mi segue e a chi mi recensisce e supporta, e un saluto a Nicola che ci tiene tanto ad essere nominato e a cui scriverò i testi di alcune canzoni spero u.u bacione generale, aspetto numerose recensioni! :3
Mery

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Capitolo 21
*** Centrifuga e buonsenso ***


Erano trascorsi due giorni da quando Dafne si era stabilita a casa dei Massive Jay, ancora uno e poi avrebbe fatto le valigie. Il pensiero di vederla andare via sollevava Livia, che la avvertiva come una minaccia. Era molto più protettiva e gelosa di Mya di quanto non fosse già abitualmente ed era certa che tutti si fossero accorti di questo e del fatto che tutto era a causa di Dafne. Quel suo sguardo ammiccante, le occhiate maliziose, le posizioni provocanti assunte con finta noncuranza, la irritava tutto di quella ragazza.
Mentre pensava a tutto questo fissando un punto indefinito della pagina del romanzo che teneva in mano, la vocalist era proprio lì sul divano bordeaux, stirata con la testa sulle sue gambe. Stava leggendo alcune lettere di fans, ogni tanto sbuffava, ogni tanto sorrideva. Quando succedeva Livia si staccava dai suoi pensieri, un sorriso della sua ragazza equivaleva ad una stretta al cuore. Allora scostava il libro, reggeva gli occhiali che usava per leggere per una delle asticelle nere e la baciava, forse senza perché, forse con tutti i motivi del mondo per non volersi staccare dalle sue soffici labbra. Mya la guardava con gli occhi verdi e un’espressione serena e poi tornava alle sue lettere. Si ritrovavano spesso in quella situazione, specialmente dopo pranzo, prima delle prove, quando la vocalist aveva qualche tempo per rilassarsi prima di dare il meglio di se con Tyler. Il produttore discografico infatti voleva già fissare le date per la registrazione dell’EP, era sicuro che avrebbero avuto un grandissimo successo in poco tempo, con il carisma dei quattro e la presenza scenica mozzafiato della castana.
“Ahahah amore guarda! – disse Mya con una letterina rosa in mano – questa ragazza mi scrive Sei una fonte di ispirazione per me, la tua musica mi rende più forte e mi aiuta a superare i problemi. Io vivo lontano ma spero di riuscire a vederti un giorno. Nel paese in cui vivo purtroppo il tuo stile non è ben accetto, ho sentito miei coetanei giudicarti per come ti muovi o ti vesti, ma io ti trovo bellissima, una stella destinata a brillare.
Guarda, è firmata M. Shirani, è indiana... Diamine è dolcissima! Mi sento Madonna ahahah”
Livia la guardò storto: “Tu sei così. Non proprio Madonna, ma è vero la tua musica è meglio di una terapia...prima di conoscerti di persona, ti ho amata per questo...”
“Mi hai amata...?” chiese Mya sottolineando il verbo al passato, tirandosi su, seduta, e guardando seria la bionda, coi capelli che le avvolgevano le spalle nude. Allora Livia posò il libro, si tolse gli occhiali, piegò una gamba sul divano e le accarezzò una guancia, fissandola negli occhi infiniti:
“Ti ho amata come musicista prima di incontrarti, adesso ti amo perché mi hai reso me stessa.”
Il cuore di entrambe cominciò a battere forte, forse alla stessa velocità, ma entrambe erano troppo preoccupate a pensare a quello di Mya, perché Livia era certa del suo sentimento, ma sapeva quanto Mya facesse fatica a fidarsi di qualcuno dopo tutto quello che in passato aveva dovuto passare...
“Io...”
Livia le bloccò le labbra con l’indice e la baciò, poco dopo senza staccarsi si alzarono e si diressero nella camera da letto. Si gettarono sul letto. Fecero l’amore come fosse stata la prima volta, quella prima volta che troppo in fretta avevano sciupato ritenendola una cosa passeggera. Fecero l’amore col perenne desiderio l’una di sentire il contatto con la pelle dell’altra, col calore dell’altra, mescolando i respiri, gli umori, il sudore, i sorrisi durante i baci. Una volta finito si accasciarono l’una accanto all’altra, Livia avvolgeva le spalle di Mya con un braccio. Quest’ultima una volta ripreso abbastanza fiato alzò la testa ritrovandosi a due centimetri dal volto della bionda. Per un attimo pensò di bloccarsi, ma gli occhi dorati di Livia le fecero sparire ogni dubbio, e nel silenzio della stanza le sue parole echeggiarono:
“Credo...credo di amarti anche io.”
 
 

Mya vedeva che Livia era preoccupata, mentre facendo colazione fissava il piatto con lo sguardo perso nel vuoto.
“Amore – si posò col fianco al tavolo con le braccia incrociate – stasera lei andrà via e tutto tornerà come prima.”
C’erano momenti in cui Mya riusciva a capire subito cos’era a preoccupare la sua ragazza e lei lo apprezzava, così le fece un sorriso e sembrò essere più tranquilla. Poco dopo la bionda iniziò a prepararsi e con un bacio salutò Mya per andare a scuola. Lei allora cominciò a sistemare casa prima che gli altri uscissero. Era nel seminterrato quando Sean le urlò un saluto, lei sentì la porta d’ingresso chiudersi dietro il bassista e pensò di essere finalmente sola. Mentre, chinata, posizionava i capi sporchi dentro la lavatrice però si sentì osservata e voltandosi vide Dafne che, poggiata ad una colonna in legno di quelle che reggevano il soffitto del seminterrato, la guardava. Aveva addosso i pantaloni del pigiama, una canottiera ed era scalza, i capelli lucenti raccolti approssimativamente con ciocche che cadevano qua e la. Era completamente struccata eppure bellissima.
“Ah...sei tu...” Mya la guardò sorpresa e, dati i suoi pantaloncini inguinali, che non si era preoccupata di togliere in quanto non credeva lei fosse in casa – si voltò subito imbarazzata e continuò a fare ciò che aveva interrotto. Solo che, una volta avviata la centrifuga, la cesta ormai vuota che aveva tra le mani le cadde per terra quando si sentì afferrare i fianchi e voltarsi, faccia a faccia con la rossa. Con le spalle al muro - o meglio alla lavatrice - la ragazza sentì presto, impietrita, le mani di Dafne scendere verso le sue natiche e le labbra calde posarsi sulle sue. Pochi secondi dopo riuscì a reagire, staccandosi dalla presa, rossa in volto e sorpresa. Non tolse però le mani della ragazza dal suo corpo, la quale non le diede il tempo di chiedere spiegazioni:
“Avanti Mya...siamo sole e so che lo vuoi, io stasera andrò via e ti garantisco che nessuno saprà nulla...” le occhiate lascive di quell’angelo tentatore così bello trafiggevano il buon senso della povera cantante, che senza di esso non seppe resisterle. Presto fu impossibile fermarsi, Mya alzò Dafne che si aggrappò ai suoi fianchi con le gambe e durante un lungo bacio la scaraventò sul materasso che giaceva li vicino e che veniva utilizzato dai ragazzi per ospitare coloro che dopo le feste erano troppo ubriachi per guidare fin casa. Su quello stesso materasso Dafne sfogò tutto il desiderio che solo verso quella ragazza e quel corpo aveva provato e con lunghi tocchi aveva trovato la soddisfazione di scoprire sul volto di Mya la stessa espressione che, un anno prima e coi ruoli invertiti, aveva avuto lei.
 
 

Dannazione il compito!
Livia frugando nello zaino alla fermata dell’autobus si era accorta della mancanza del quaderno nel quale si trovava il lavoro sul quale aveva lavorato per una settimana e che avrebbe dovuto consegnare il giorno stesso. Rassegnata tolse il cavalletto al motorino e si diresse verso casa, pensando che sarebbe arrivata in ritardo e che, data l’assenza del padre, quel pomeriggio sarebbe potuta andare a trovare la madre. Arrivata a destinazione, velocissima bloccò nuovamente il due ruote blu che tre anni prima le era costato tanto impegno ed entrò in casa. Corse in camera a recuperare il quaderno, poi nuovamente al piano terra notò la porta del seminterrato socchiusa. Immaginò che Mya fosse li e vi si diresse per salutarla, ma la scena che vide non era affatto ciò che si aspettava.
 



TA-DAAAAAN colpo di scena oh yesssss! Ma da quanto diamine non pubblico? D: *si inchina chiedendo perdono*
Ok, mi scuso per i troppi verbi strani, per i troppi periodi, per le virgole sparse come il prezzemolo (dannate virgole, mi abbassano sempre il voto nei compiti Dx), beh fatemi sapere cosa ne pensate, mi aspetto tante belle recensioni per questo capitolo super lungo u.u Nel prossimo ci saranno comunicazioni importanti riguardo la pubblicazione di questa storia quindi stay tuned.. Abbraccio generale, un saluto a qualunque mio compagno di classe leggerà questo capitolo -si mi faccio pubblicità anche a scuola lol- e poi in particolare a Molecola che mannaggiallei mi fa sempre piangere con le sue storie e nonostante i miei ritardi continui nelle pubblicazioni è tra le poche anime che recensiscono sin dall'ainizio questo racconto *porge cioccolatino a forma di cuore*
Vi aspetto.
Mery

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Capitolo 22
*** Corpo e cuore ***


Con gli occhi rossi dal pianto Livia percorreva a piedi la strada che la separava da sua madre. Dietro l’angolo si sedette al bordo del marciapiede, si asciugò le lacrime e dopo lunghi respiri, quando sentì che sarebbe riuscita a controllarsi, svoltò  e premette il dito sul campanello dorato opaco. Non appena la madre la vide le si gettò al collo con gli occhi lucidi:
“Mamma... dai non piangere...”
Si sedettero in salotto, parlando di come stesse andando la situazione. Livia stava aspettando il momento giusto per dire alla madre cos’era successo e chiederle consiglio, ma questa si alzò per prendere il tè che stava preparando da prima che la figlia arrivasse. Quando tornò, teneva in mano un vassoio con due belle tazze di un bianco candido con decorazioni azzurre e dorate, che risplendevano alla luce fioca dell’unica lampada accesa nella stanza. Si risistemò nel divano di fronte alla ragazza ed entrambe bevvero un sorso. Livia sentì il nodo sciogliersi un poco grazie al calore della bevanda e ringraziò col pensiero la madre per averla preparata. Posò la tazza ed alzò lo sguardo verso la donna, prendendo fiato per cominciare a parlarle, per dirle ‘Mamma è successa una cosa ’, ma quando anche lei allungò il braccio per posare ciò che rimaneva del tè a Livia aumentarono improvvisamente i battiti. Cosa erano quei lividi disposti in fila sull’avambraccio?
Balzò in piedi e si sedette accanto alla donna, le afferrò il polso e prima che la madre potesse tirarsi indietro le tirò su la manica del maglione:
“Mamma cosa diamine ti sei fatta?!?”
La donna abbassò lo sguardo e impiegò troppo per rispondere, con un filo di voce: “Sono scivolata ed ho sbattuto...”
Livia le si posizionò davanti, in ginocchio e la guardò dritto negli occhi, la chiamò piano e le prese una mano:
“Mamma dimmi cosa è successo...”
Già alle prime due parole gli occhi le si riempirono di lacrime, di nuovo:
“Abbiamo avuto una discussione io e tuo padre, io non volevo più parlare e mi sono alzata per andare in camera, ma lui mi ha bloccata tenendomi per il braccio, era furioso... ha solo stretto troppo non l’ha fatto apposta...”
“Mamma! – la ragazza urlava – Hai il braccio blu! Di che stavate parlando di così acceso??”
Silenzio.
“Ti prego... non dirmi che parlavate di me...”
La madre iniziò a singhiozzare: “L’argomento è sbucato fuori dal nulla... – raccontava tra le lacrime e con la voce strozzata – io ho cercato di convincerlo che tu sei felice e stai bene, lui ha capito che io so questo perché sei venuta a trovarmi e si è infuriato perché non gli abbiamo detto nulla...”
Livia capì tutto, era evidente che in quel momento quella donna che sembrava così piccola e indifesa si sentiva addosso un peso e un senso di colpa terrificanti. La abbracciò. Si propose per parlare al padre, ma l’altra la pregò di non farlo perché una discussione col padre non avrebbe portato a nulla di buono... Ma era necessario fare qualcosa.
 
 
Con il trolley dietro e la borsa in spalla, Dafne cominciò a salutare tutti, poi con un sorriso pieno pieno di gratitudine salì sul taxi e si allontanò in direzione del tramonto. La sua partenza aveva subito fatto uno strano effetto alla band ed era scesa una strana malinconia sulla casa. Tutti si diressero alle prove e una volta terminato i ragazzi andarono in un locale vicino, mentre Mya tornò a casa.
Le luci della strada si riflettevano e scorrevano veloci sui vetri e sulla carrozzeria dell’auto color argento. La cantante teneva una mano sullo sterzo e l’altra sul cambio, mentre pensava all’errore fatto quella mattina. Era stato uno sbaglio, ma per lei ciò che era successo con Dafne non aveva nessun valore. Rimaneva solo un dubbio: doveva dirlo a Livia o no? In fondo come avrebbe mai potuto scoprirlo? La rossa non avrebbe avuto nessun motivo per spifferare tutto.
Una volta rientrata, Livia era già davanti alla tv con lo sguardo vuoto nella penombra della casa. Mya la salutò calorosamente posando la giacca all’appendi abiti nell’angolo tra la porta d’ingresso e e il muro del soggiorno. Si avvicinò a lei per baciarla e vide i suoi occhi fissi sui propri. Ogni barriera della vocalist cadde e decise di dire a Livia tutto, anche se non sapeva cosa sarebbe successo dopo. In ogni caso si sedette accanto alla ragazza e si avvicinò per abbracciarla, ma non ci riuscì...
“Non mi toccare.”
Livia si alzò dal divano e fece per uscire:
“...cosa?”
“Non dopo aver toccato lei...”
Mya sentì il cuore fermarsi e lo stomaco quasi implodere:
“...e prima che tu me lo chieda, stamattina ero tornata per prendere un quaderno e vi ho viste.”
Indossò scarpe e giacca e uscì, Mya le corse dietro:
“Allora perché sei andata via? Perché non ci hai fermate??” le urlò a ormai metri di distanza. Livia si bloccò dandole le spalle dall’altra parte della strada, stretta nel giubbetto color caramello e con le braccia incrociate.
“Ti giuro che per me non è significato nulla, è stato un fottuto errore! Una costrizione dettata dal mio corpo, il mio cuore ti appartiene!”
Livia sapeva che ciò che diceva Mya era vero, ma era sconvolta, prima sua madre e ora questo...voleva solo stare sola. Scosse la testa, non rispose e continuò a camminare.
Mya non riuscì a correrle dietro, non ne aveva la forza, non ne aveva il coraggio. Allora urlò di rabbia, contro se stessa o contro la rossa. Contro la sua mancanza di autocontrollo e buon senso. Prese a calci un bidone della spazzatura così forte che questo cadde a terra e fece un gran rumore metallico, rotolando di qualche grado e spargendo attorno a se vari piccoli rifiuti. Lei si sedette per terra e cominciò a prendere a pugni le sue stesse gambe e il muro della casa. Mya faceva così, feriva la rabbia ferendo se stessa e i muri, si rovinava le mani fino a vederle sanguinare e quando voleva che nessuno la sentisse si prendeva a pugni le cosce, perché il dolore fisico non la spaventava. Stavolta però aveva esagerato.
Tornò dentro e si fasciò il lato della mano, dal mignolo al polso.
 
 
Passo. Passo. Passo. C’era solo quel rumore di tacchi, mentre seguiva il marciapiede sotto la luce delle stelle. In un altro momento avrebbe avuto il terrore di vedersi sbucare di fronte un malintenzionato ed essere rapita e fatta a pezzettini, ma in quell’istante non le sarebbe importato.
 
 
I know I fucked up this time
Just give me one more try
I know you've made up your mind
So leave me here behind you

And all the things you've said
Made it harder to breathe
When I was lying on the floor
I couldn't believe you wouldn't save me
But you blame me

And you cried, the fire
justdied
It's gone forever
And the chance to live our lives
It's gone forever
And where we stand tonight
It's where we stand tonight
So far from never

I know I messed with your mind
And wasted all your precious time
The more I try, the more I find that

No one will never let you down

You said you'd never let me down




A scanso di equivoci, il testo sopra citato stavolta non è mio ma è quello di Far from never, dei The pretty reckless, queste mi sembravano le frasi più adatte al capitolo. Mi sento molto presa da questo momento della storia, è una fase importante. Anche il titolo che il mio cervellino contorto mi ha suggerito credo trasmetta molti messaggi... 
Per quanto riguarda le informazioni che vi avevo nominato nello scorso capitolo, già da molto tempo ho preso questa decisione: questa storia verrà a far parte al suo termine di una serie incentrata sempre sulla stessa trama e gli stessi protagonisti, quindi non finirà la storia, ma solo parte di essa. Fatemi sapere cosa pensate della mia decisione, se avete dubbi e ovviamente del capitolo, scusate gli eventuali errori, grazie mille a tutti, bacio generale :3
Mery

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Capitolo 23
*** Luce e nebbia ***


Il vento era sempre più forte e la sabbia le colpiva il viso; i piedi nudi le rendevano difficile muoversi su quel mare secco e arido di vita. Non riusciva a vedere nulla oltre pochi metri da se stessa e digrignava i denti a causa della sabbia che le graffiava la pelle nei punti in cui gli abiti erano ormai strappati. Continuò a camminare facendo fatica a respirare, finché non si trovò sulla soglia di un burrone. Lungo tutta la parete opposta a quella sulla quale sommità si trovava lei, dalle rocce trasudava lento sangue denso e scuro, urlò terrorizzata, sentiva viscido sotto i piedi e tra le dita delle mani. Una folata di vento la colpì alle spalle e lei cadde a testa in giù verso quella enorme pozza di sangue viola.
 

Con un balzo Mya si mise a sedere nel letto. Era ancora notte, l’orologio a led sul comodino in rovere segnava le 4.36 a.m.
Aveva il pigiama zuppo e la fronte madida di sudore. Si alzò, aprì un cassetto dell’armadio e cambiò il pigiama. Tornò a letto, ma il sonno era ormai sparito, così accese una piccola luce e prese il quaderno delle canzoni e una penna; cominciò a scrivere.
 
...and I’m crawling
searching for a shine
like a mole without his glasses
but then
if I fall
everything will fall around you...
 
 
Alle sei del mattino la sveglia suono come al solito e Sean entrò per vedere se Livia stesse ancora dormendo, dato che a quell’ora era sempre già in cucina a fare colazione.
Trovò Mya semi distesa tra il mucchio di coperte, col quaderno sulle cosce e la penna abbandonata in mano. Se fosse stato un giorno normale l’avrebbe coperta e fatto dormire un’altro po’, ma stavolta era diverso.
La scosse delicatamente e lei tirò fuori dalla coperta la mano fasciata per stiracchiarsi, vide la benda e in un attimo tutto ciò che era successo le scorse davanti agli occhi, sbuffò scoraggiata mettendosi la mano sulla fronte.
Nello stesso momento anche Sean vide la benda e chiese preoccupato:
“Cosa è successo Mya...?”
Lei spostò le coperte per fargli spazio e raccolse le ginocchia al petto.
“Sean – sospirò – credo che dovresti sederti.”
 
 
 
“Ssshhh! Così ci scoprono!” sussurrò allarmato Joe a Miss. Erano goffamente accovacciati dietro la porta socchiusa della camera di Mya e piuttosto sconvolti stavano ascoltando la voce ovattata di della loro cantante mentre raccontava al bassista dell’avventura con Dafne e le sue conseguenze...
“...l’ultima volta che l’ho vista è stato ieri sera mentre andava via, dopo aver fasciato la mano sono andata a cercarla ma non è servito a nulla e dopo due ore che vagavo sono tornata a casa anche perché era abbastanza tardi pure per me... Oh Sean sono così preoccupata... e se le fosse successo qualcosa?”
Il ragazzo la abbracciò e cercò di rassicurarla. Vedere la propria migliore amica, sua sorella, in quello stato era straziante.
“...quindi ti volevo chiedere di aiutarmi a cercarla, tu e i ragazzi, se si decidono ad entrare invece di stare là dietro...”
Joe e Miss si guardarono, sospirarono e rassegnati uscirono allo scoperto aprendo la porta. Anche loro erano preoccupati per quella biondina che li aveva aiutati in quei mesi coi grandi e i piccoli problemi che si erano presentati. Si sedettero sul letto e tutti e tre abbracciarono Mya, che nonostante tutto era piccolina in mezzo a quei ragazzi. Fu un abbraccio sentito e significativo, perché era nei momenti di difficoltà che tutta la band doveva impegnarsi per rimanere unita e superare gli ostacoli. Stare accanto ad uno dei quattro non era solo parte di accordo taciturno che alla fine accomuna tutti i gruppi, ma era l’atto che dimostrava come i Massive Jay fossero davvero una piccola famiglia.
Tutti si vestirono e una volta saliti in macchina, si divisero per cercare nei luoghi dove più probabilmente Livia poteva essere o essere stata. Ogni ricerca però fu vana, almeno finché tutti non si diressero a scuola. Lì Mya riconobbe Alex, una compagna di classe di Livia e la fermò. La giornata era calda e quindi nel cortile sia lei che le altre ragazze avevano lasciato negli armadietti o negli zaini le giacche.
Alex non era molto bella in viso, ma il fisico asciutto compensava. Il seno prosperoso era sormontato dai lunghi capelli castani e perfettamente lisci, nonché accentuato dalla camicetta bianca e attillata. In qualunque altra occasione Mya avrebbe dato qualche occhiata a quello spettacolo, ma in quel momento non gli dedicò che un semplice sguardo di sfuggita.
“Senti... – le spiegò la ragazza – Livia mi ha pregato di non dirtelo se ti fossi presentata qui, ma sta male ed io non voglio che stia peggio. E’ venuta da me stanotte e ha dormito a casa mia. Dormito si fa per dire...oggi non è neanche voluta venire a scuola...”
Mya la interruppe:
“Scusa, lei ha con sé il cellulare?”
Alex annuì, aveva già capito che più avrebbe parlato, più la castana si sarebbe preoccupata. Questa infatti la ringraziò molto e fece retro front diretta alla macchina, prendendo il cellulare. Raggiunse gli altri e spiegò loro cosa aveva scoperto mentre saliva dietro, accanto a Sean. Joe mise in moto e per tutto il tragitto verso casa Mya non tolse i polpastrelli e gli occhi dal telefono. Miss ad un certo punto non riuscì più a stare zitto, l’aria in quella macchina era densa come nebbia, davvero stressante.
“Cosa le stai scrivendo?”
“Cosa vuoi che le scriva... le chiedo come sta, le chiedo di vederci per parlare, ma risponde in modo freddo, dice che vuole riflettere e stare sola...”
Mentre pronunciava quelle stesse parole però ricordò un particolare e si bloccò:
“So dove trovarla.”




Alzi la mano chi ha pensato che ci fosse stato qualcosa tra Alex e Livia lol No nulla del genere, Alex è etero...credo...
Questo capitolo non mi convince molto lo ammetto, quindi fatemi sapere come sembra a voi .-.
-2
Mery
P.S. Stavo per firmarmi Mya come su tumblr, forza dell'abitudine lol

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Capitolo 24
*** Terra e mare ***


Trr Trr...
Livia era stirata sul materasso che era stato messo la notte prima per terra, accanto al letto di Alex.
I capelli, non di quel riccio allegro che li caratterizzavano, erano raccolti in uno chignon da un elastico fuxia, come i leggins che l’amica le aveva prestato per dormire. Si rigirò mal volentieri e allungò il braccio verso il comodino alla sua sinistra, sul quale il cellulare aveva vibrato per un attimo. Non era la prima volta che succedeva, quella mattina. Tre o quattro suoi compagni le avevano chiesto dove fosse, ma dentro di lei ogni volta aveva sperato che la vibrazione precedesse un messaggio di Mya. Quando infatti comparve Amore sullo schermo, come una tenaglia le serrò lo stomaco. Sbloccò lo schermo e lesse:
 

“Vorrei solo sapere come stai, dirti che mi dispiace e che so di aver sbagliato, ma vorrei farlo di persona, anche se non credo riuscirò a guardarti negli occhi... Ti prego rispondi,se non per me almeno per i ragazzi, siamo tutti in pensiero...”

 
Livia scacciò le lacrime e rispose, poi posò il cellulare e chiuse gli occhi. Erano le tre del pomeriggio e sapeva che non avrebbe dormito nonostante la notte in bianco, ma aveva bisogno di un momento di calma.
 
 
“Ehm...Mya... Perché Livia ha risposto a me?”
Sean si era bloccato nella rampa delle scale verso la porta di casa fissando il cellulare. Dopo di lui tutti si bloccarono, guardando prima il bassista, poi la ragazza. Lei, rassegnata, sospirò e tornò a camminare, superandoli:
“Le ho detto che eravate in pensiero anche voi e per questo l’ho pregata di di farci – o farvi – almeno sapere come sta. Evidentemente mi ha preso alla lettera..”
Mise le chiavi nella toppa ed entrò, seguita dai tre.
Sean, seduto in una delle alte sedie del piano colazione, lesse il messaggio ad alta voce e con tono piatto:
 

“Sto bene, sono da una mia compagna, non sono riuscita ad andare a scuola. Non so adesso cosa farò, ma ho bisogno di stare sola e pensare, forse le stelle e il suono dell’acqua mi aiuteranno. A presto, spero.”

 
Seguì il silenzio più assoluto, che venne poi interrotto da Miss. Il ragazzo aveva avvolto Mya, decisamente più piccina di lui, in un abbraccio alle spalle e scusandosi si congedò, diretto ai servizi sociali.
Non che tra quelle mura non ci fosse mai silenzio, ma l’atmosfera era pesante, tutto era grigio e la stella della casa adesso rimaneva ammutolita sul divano a fissare per terra. Sean e Joe erano preoccupati per lei, non l’avevano mai vista stare così. Nonostante tutto però non potevano saltare la registrazione dell’E.P. ufficiale e quindi si diressero allo studio.
Mya, senza più la stessa energia, cantava con gli occhi vuoti e ogni tanto sbagliava gli attacchi; al termine infatti Tyler la chiamò in disparte e le chiese cosa stesse succedendo, lei col groppo in gola gli spiegò in breve, di lui si fidava:
“...ha detto che l’acqua e le stelle la aiuteranno, ma ho paura per lei...vorrei vederl-” non terminò. Un immagine le aveva occupato la mente, si rese conto del fatto che l’intuizione che aveva avuto in macchina era giusta. Tyler non capiva, la ragazza guardò l’orologio, erano le sette, il tramonto.
Posso ancora farcela.
Prese la giacca in pelle e la borsa e uscì di corsa, balzando in macchina.
 
 

L’auto traballava sullo sterrato e Mya saltellava sul sedile mentre circondata dalla polvere sollevata dalle ruote sussurrava speranze di trovare lì la ragazza che amava.
“Ti prego...devi esserci, ho bisogno di vedere la tua testolina bionda sbucare da dietro le siepi...”
Svoltò e fermò la macchina, scese e si sollevò sulle punte, in fondo neanche lei era una cima, specialmente con gli anfibi.
Osservò tutta la costa.
Poi la vide. Sul molo.
Aveva le gambe scoperte fino ai polpacci e i jeans arrotolati su, si teneva coi palmi delle mani e fissava l’acqua muoversi al dondolare dei suoi piedi.
Mya si avvicinò piano, ma Livia avrebbe riconosciuto quel suo passo felpato ovunque e si voltò. Non era stupita, ma non poteva controllare la stretta allo stomaco. Quell’angelo nero che le andava incontro sembrava un gattino ferito, coi suoi grandi occhi stretti in un espressione preoccupata.
Mya si avvicinò lentamente, si sedette e incrociò le gambe. Il silenzio che seguì non durò molto, ma sembrò un’eternità.
“Sai...” cominciò Livia tenendo gli occhi fissi sulle sue gambe “...in un certo senso speravo venissi”
“Sapevo che eri qui, ricordavo che mi avevi parlato di questo posto...ho preso l’auto ed ho fatto la strada più breve...”
La bionda la guardò. Quegli occhi verdi e magnetici che una volta la guardavano di sfuggita dall’alto del palco, che con curiosità l’avevano fissata quella sera nel retro del locale, erano stati sostituiti da un paio di stelle brillanti, le barriere avevano ceduto e adesso lei era lì accanto indifesa e Livia sapeva che dentro di se Mya sperava si sistemasse tutto e più la guardava più l’amore le riempiva il cuore, ma non poteva, non poteva ignorare il resto...
“Mya... sai che ti amo come mai ho amato nessun altro...ma stanno accadendo troppe cose, mi sta sfuggendo tutto dalle mani...”
Mya chiuse gli occhi e strinse i pugni. Non poteva finire così...:
“Tu lo sai che io non lo farò più...amore guardami...”
Livia sorrise rassegnata: “Io sono certa che tu ti impegnerai per non tradirmi, ma sappiamo entrambe che ci sarà sempre il rischio che succeda ancora; sei tu e ti amo per ogni tuo pregio e difetto, ma...”
La ragazza mise la mano sulla sua e la bloccò:
“Sono fiera di quanto tu sia cresciuta in questi mesi, non posso neanche chiedermi che fine abbia fatto la ragazzina che pendeva dalle mie labbra mesi fa... Sei diventata così forte amore...”
“Si ma non lo sono abbastanza.” Livia la fissò, gli occhi in effetti erano lucidi, ma tempo prima non sarebbe riuscita a fare certi discorsi senza essere bloccata dai singhiozzi del pianto.
“C’è una cosa che non ho potuto dirti... Quando sono sono andata da mia madre ieri ho scoperto dei lividi su suo braccio... Mya mio padre sta perdendo il controllo, non posso permettergli di rovinare la vita di mia madre per colpa mia capisci? Io devo tornare a casa...”
Mya si resse la fronte con una mano, non sapeva se sarebbe stata forte abbastanza da sentire il resto, ma doveva, almeno per Livia. Lei continuò:
“La nostra relazione sta creando problemi a troppe persone... Io...” non riuscì più a parlare, scoppiò in lacrime. Mya la strinse forte, sussurrandole di stare tranquilla, mentre lei scuoteva la testa come per dire che non poteva farcela. Poi però alzò il capo e col volto bagnato dalle lacrime la guardò, vedeva annacquato, come in certi sogni:
“Mya dobbiamo finirla qui, sto crollando e anche tu sei diversa, troppi problemi stanno venendo a crearsi e per quanto io ti ami devo salvare mia madre...scusami...”
Mya mandò giù il groppo, almeno lei doveva essere forte in quel momento. Le sollevò il mento con le dita e la baciò. Il bacio più doloroso che avessero mai dato entrambe. Un baciò dolce e straziante. Quando la vocalist sentì che Livia si era calmata si staccò, le asciugò le lacrime:
“Non devi soffrire perché ci lasciamo, che tu torni a casa è la cosa più giusta. Tu sai che io non ti dimenticherò e io so che tu farai altrettanto. Adesso non pensare a noi, nessuno può dire cosa accadrà in futuro, quando le acque si saranno calmate; per ora devi solo pensare a tornare dalla tua famiglia, sono certa che parlando con tuo padre lui capirà di aver sbagliato e non si ripeterà mai più che lui perda il controllo.”
La bionda annuì, indossò nuovamente i sandali che aveva accanto e si alzò. Mya aveva intenzione di rimanere ancora un po’ lì. Le loro mani si staccarono e Livia la guardò negli occhi, ripromettendosi che quella sarebbe stata l’ultima volta per il momento. Con lo zainetto stretto tra le mani, con quello sguardo disse tutto senza bisogno di aprire bocca. E Mya capì.
La bionda si diresse al motorino, mise la chiave nella toppa e fece un enorme sforzo per non guardare Mya mentre si allontanava.
 La scia rossa la coprì finché non risultò che un puntino in fondo alla via, allora Mya si alzò e una volta in macchina posò le braccia e la fronte sullo sterzo, affogando da sola in un silenzioso mare di lacrime.




Credo sia il capitolo più lungo di tutta la storia, spero non dia fastidio, ma non potevo proprio tagliarlo. 
Quindi eccoci qua...è successo quello che Mya temeva... è stato straziante scrivere questo capitolo e chiedo scusa per l'enormissimo ritardo, ma avevo bisogno di essere psicologicamente pronta per esprimere al meglio ogni cosa, spero possiate capirmi... Credo rimarrò triste per ore per questa cosa ok .-. Aspetto recensioni con ansia, vi voglio bene <3
Mery

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Capitolo 25
*** Fine e inizio ***


0
 

Sean era stirato e teneva tra le mani un plettro mentre guardava un festival alla tv. Anche loro un giorno sarebbero stati tra quelle band, lo sapeva ed era certo del fatto che impegnandosi avrebbero fatto molta strada e sarebbero migliorati.
Mentre pensava questo la porta d’ingresso si aprì alle sue spalle e vide entrare la sua cantante. Aveva gli occhi leggermente arrossati, lui capì subito che aveva pianto. Si catapultò giù lasciando andare il plettro e le posò la borsa mentre lei si andava a chiudere in camera.
La stanza a L che tante volte l’aveva accolta nei momenti difficili adesso sembrava fredda, tanto quanto la metà del suo letto.
Il bassista entrò e si sedette accanto a lei, stringendola forte. Quel ragazzo la faceva sentire protetta e stretta al suo petto scoppiò in singhiozzi. Lui la lasciò fare perché tenere tutto dentro non fa bene. Lei una volta tranquilla gli spiegò cosa era successo:
“E’ finita Sean, era la chiave con cui avevo aperto la mia armatura e adesso che l’ho persa non riuscirò a chiuderla mai più...mi sento così debole...”
“Col tempo costruirai una nuova armatura piccola, e sarai ancora più forte di prima, ne sono certo.”
Mya lo guardò, si tenevano per mano e lei stringeva forte in modo da frenare i singhiozzi.
“E se Livia non tornasse più da me?”
“Non puoi vivere aspettando lei, pian piano tornerai a vivere normalmente e il tuo amore per lei si trasformerà in affetto e in un prezioso ricordo”
“I ricordi fanno male...”
“Ma restano comunque per sempre.”
Lei sospirò, andò a bere un bicchier d’acqua e cercò di distrarsi con un po’ di musica.
 
 

Il campanello suonò e Livia, con un enorme vaschetta di gelato in mano, andò ad aprire. Alex era uscita ma lei avrebbe dovuto sloggiare entro sera. Sulla soglia comparve Megan, con una scatola di cioccolatini e un espressione preoccupata. Abbracciò l’amica e le diede il regalo, che venne subito testato, poi si sedettero sul divano:
“Liv credo dovresti tornare a casa...”
“Lo so Megan, ma ho tutto da Mya, i vestiti, i libri, ogni cosa...”
La ragazza riprese la borsa e si alzò:
“Vado a prendere tutto io, tu vestiti ok?”
Fece per uscire, ma la bionda la bloccò:
“Meg, non voglio che la fine della mia relazione comporti anche il termine della tua...”
L’avvocatessa era stata presa alla sprovvista, disse che lei e Miss non stavano insieme, ma lo sguardo di Livia le fece subito capire che non era esattamente così; ringraziò riconoscente e andò via.
Arrivò all’appartamento e trovando il portone socchiuso salì le scale e bussò direttamente alla porta d’ingresso.
Ad aprire fu proprio il tatuato, che vedendola sentì il cuore accelerare.
Avevano cercato di consolare Mya per tutta la mattina e adesso sbucava lei... Non che gli dispiacesse, anzi, ma cosa poteva volere?
“Hey! Sono qui per prendere le cose di Livia...”
Ah pensò Miss, e la fece entrare. Lei si diresse a raccogliere tutto, aiutata dal ragazzo. Tra i due c’era un certo imbarazzo, Miss sembrava preoccupato, come se volesse dire qualcosa. Così lui ad un certo punto buttò i vestiti che aveva in mano nella busta che stavano riempiendo e prendendo la ragazza per un braccio la fece voltare e le prese il viso tra le mani avvicinandosi molto:
“Nonostante questo – sussurrò indicando la stanza e i vestiti di Livia – io non voglio perderti, mi hai salvato la vita e mi hai rubato il cuore, non ti lascerò andare perché le nostre amiche si sono lasciate”
Era molto deciso e sicuro, Megan lo guardò e sorrise, a vederli così erano una strana coppia, lui pieno di tatuaggi, dilatatori, piercings, lei incredibilmente seria e monocromatica:
“Non ti avrei mai voluto perdere”
il bacio che seguì fu bello come entrambi se l’erano immaginato e se non fossero stati nella camera di Mya si sarebbero volentieri buttati sul letto per approfondire la questione. Con quel poco di buon senso che le rimaneva, Megan si staccò:
“Sei libero stasera?” Miss annuì, sempre tenendola per i fianchi.
“Ricordi dove abito?”
“A che ora...?”
“Alle 8...”
“Come desidera avvocato”
E mentre tornava sulle sue labbra la sentì sorridere.
 
 

Un mese dopo
 
Sono dietro le quinte, l’E.P. è uscito una settimana fa e questo è il primo live che facciamo da quando è stato pubblicato. Sento una miriade di voci urlare il mio nome e quello della mia band.
Massive Jay! Massive Jay! Massive Jay!
Sono emozionata perché stiamo aprendo il concerto di una famosissima band e non ho mai visto una folla così numerosa.
Mya! Mya! Mya!
I ragazzi si avvicinano a me, ci uniamo in cerchio e dopo aver alzato le mani al cielo loro salgono quei pochi gradini che ci separano dal palco e un boato squarcia l’aria. Sento la batteria di Joe partire con l’intro in contemporanea col basso di Sean e poco dopo anche la chitarra di Miss si aggiunge.
Tocca a me.
Salgo, tenendomi con una mano alla transenna e con l’altra stringendo il freddo microfono.
Una luce mi investe e la folla acclama il mio nome come mai prima d’ora, sto tremando.
“Grazie a tutti per essere qui! Diamo inizio alla serata!”
Per tutti questi giorni ho sentito la mancanza di Livia, dopo quella sera al molo non l’ho più vista, ho solo saputo da Megan – che ho visto più volte dato che si è finalmente messa con Miss – che sta bene e che con suo padre la situazione sta lentamente migliorando, senza contare il sollievo di sua madre nel rivederla gironzolare per casa, anche se triste.
Il mio amore non si è affievolito, sono certa che un giorno la rivedrò, ma la vita deve andare avanti, per quanto questa possa essere stata composta dalla donna che si amava.
Adesso sono qui, su questo palco, a rendere il mio sogno realtà, con gli amici che sono la mia famiglia e con l’amore di una madre persa troppo presto nel cuore. Perché per quanto io abbia preso la rischiosa decisione di rendere la mia più grande passione il mio lavoro, non rinnegherò mai ciò che era importante mentre la musica faceva capolino nella mia vita e nella mia anima. Ricorderò il passato perché ha costruito la persona che sono oggi; ricorderò i lividi, i pugni, il sangue, le lacrime. E la mia corazza che l’amore ha consumato la riparerò col tempo. Il tempo mi renderà la persona che sogno di essere, con l’aiuto dei miei amici e dei fans che verranno.
La mia storia non è finita qui.
La storia di Mya e solo cominciata.
 
 
Every day you think about the other ones
you think again and again about your fails
bur remember baby every lie is black
and you keep it all inside because you’re scared
right when the darkness invades your veins
you can feel blood beat in your wrists
alone in a crowded room
But I know
I know
You want
to scream
Sing, sing, for yourself
Sing, sing, for the others
Sing, sing under a shining moonlight
Sing, sing, from the road
Sing, sing, from the jail
Sing, sing to destroy this fucking cage
In this room nobody understands me
In this town nobody wants to hear me
In this world you cannot protect me
but tonight I’ll sing for the ones who hate me!
Sing, sing, for yourself
Sing, sing, for the others
Sing, sing under a shining moonlight
Sing, sing, from the road
Sing, sing, from the jail
Sing, sing to destroy this fucking cage
Sing, sing, repeat the value
of your life today
Sing, sing with me now
you’ll feel ok
Sing, sing for the pours
Sing, sing for the mothers
Sing, sing for your heart
which now stopped bleeding.
 


Ok sarò breve perchè senò finisce che mi commuovo. Grazie a tutti per esserci stati in questi mesi, per aver letto, recensito, seguito. Grazie ad Elli e Ary (Molecola) per esserci state sin dall'inizio, grazie a Monky se mai leggerà queste righe, grazie ai miei amici che non sono iscritti a EFP ma hanno comunque letto e grazie a quelli che non hanno recensito. Grazie alla mia ex, che nel bene o nel male mi ha ispirata, grazie Sofia (Unicorn) che anche se non segue la storia mi ha aiutata ultimamente. Questo non è un addio, Oh Mya tornerà sicuramente in una serie, la storia dei Massive Jay non è finita, spero vorrete contunuare a tenermi d'occhio, ho in mente tante storie ma non abbandonerò questa che è la più importante.
Adesso basta se nò mi commuovo sul serio Dx mega abbraccio a tutti, a presto!
Mery

 

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