Flawless.

di Mabelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bunga Bunga. ***
Capitolo 2: *** A good friend. ***
Capitolo 3: *** Me and you? ***
Capitolo 4: *** Rose. ***
Capitolo 5: *** Is it me? ***
Capitolo 6: *** I'm always there for you. ***
Capitolo 7: *** I don't care. ***
Capitolo 8: *** Tell me what sense does it getting hurt forever. ***
Capitolo 9: *** Now you can leave my hand. ***
Capitolo 10: *** Allison. ***
Capitolo 11: *** I'm not strong anymore. ***
Capitolo 12: *** Shut up. ***
Capitolo 13: *** I freed myself. ***
Capitolo 14: *** Survive. ***
Capitolo 15: *** Lose weight. ***
Capitolo 16: *** Darkness. ***
Capitolo 17: *** Cry. ***
Capitolo 18: *** I could be beautiful. ***



Capitolo 1
*** Bunga Bunga. ***




1. Bunga Bunga.

 

Ho sonno. Io ho sonno. Io ho dannatamente sonno. Io sto morendo di sonno. Io sto sprofondando nel sonno. 

Io sono sveglia, okay. 

Tutte le persone normali alle tre di notte dormono, tranne io, naturalmente. Sono l’unica cretina che è sveglia e sta ascoltando i versi molesti nella camera accanto. 

Oddio, non so se sono più scema io che sono sveglia a quest’ora o Malik che nel bel pezzo della notte scopa. Voglio dire, okay, può permetterselo date le suo doti naturali, ma io vorrei dormire. 

Non contando il fatto che Zayn mi stia sulle ovaie a prescindere, proprio così. Mio fratello Louis è letteralmente rincoglionito, ma dico davvero, che cosa gli è saltato in mente di venire ad abitare con lui e gli altri poveri disgraziati che si devono subire i suoi “oddio, quanto sono figo”, “mamma mia, mi bacerei da solo se potessi”. Naturalmente non trascorre tutto la giornata a ripetere queste inutili frasi, bensì il tempo che gli rimane lo passa o rinchiuso in bagno o nei locali e alla fine se ne porta a casa una. 

Okay, ho sopportato abbastanza.

Mi sfilo dalle coperte e mi alzo in piedi, indosso le pantofole e mi dirigo verso la camera nel diretto interessato.

Minchia, ora mi sente e se prova a chiudermi la porta in faccia giuro che la sua faccia farà una brutta fine.

Busso educatamente alla porta.

«Zayn, scusa, potresti aprire...» sono calma, sto mantenendo il controllo.

Continua così Cher che spacchi il culo a tutti.

No, non ci siamo.

Queste frasi sono assurde. Ecco cosa accade se non dormo, cavolo.

Busso un’altra volta.

Respiro profondamente.

«Zayn Jawaad Malik, apri questa cazzo di porta o giuro che non potrai più scopare a causa della...» la mia mano rimane a mezz’aria, mentre la porta si apre leggermente e spunta una figura a torso nudo.

«Cher, perchè rompi le palle alle tre di notte?»

«Zayn, perchè scopi alle tre di notte?» rispondo a tono. Se proprio deve divertirsi con la sfortunata della serata, potrebbe evitare di fare tutti quei versi, sembra che si stiano soffocando con una polpetta in gola.

«E così controlli quello che faccio, eh?» sul suo viso si fa spazio un sorriso malizioso.

Minchia.

«No, sinceramente di quello che fai me ne frego, ma è inevitabile che io senta le vostre voci dato che sembra che vi stia uscendo l’anima quando fate, sì, be’, hai capito.» trattiene un ghigno.

Cosa ride questo qua? 

Eh, Malik, ti stai proprio rincoglionendo.

«Quindi ti chiedo, per favore, che se volete continuare a divertirvi insieme, abbassate il volume perchè c’è gente che vuole dormire.»

«L’unica che sente sei tu.»

«Non è colpa mia se ho un udito raffinato e ora non togliermi altre ore di sonno.» non aspetto la sua risposta, mi volto e mi dirigo verso la mia stanza, sperando che mi accontenti, ma conoscendo la sua stronzaggine farà ancora più rumore.

Mi infilo fra le coperte, chiudo gli occhi e assaporo il silenzio.

Okay, forse mi sbagliavo, Zayn per questa volta è stato gentile.

Ho sonno. 

Io ho sonno. 

Io ho dannatamente sonno. 

Io sto morendo di sonno. 

Io sto sprofondando nel sonno.

Un rumore. 

Un altro ancora.

Oh, porca merda!

Non ci posso credere, stanno continuando imperterriti.

Oh, santo cielo, qualcuno mi farà santa.

Devo dormire, anche se quei due stanno facendo, ehm, bunga bunga.

Giuro che a colazione gliela farò pagare.

Zayn Jawaad Malik, vuoi la guerra? E che guerra sia.

 

 

 

 


 

«Sorellina, già incazzata di prima mattina?» Louis sta sgranocchiando una fetta biscottata.

«Stai zitto, se no quella fetta biscottata te la ficco su per...» Harry mi tappa la bocca. 

«La bocca.» mi corregge Niall, sorridendo imbarazzato.

«Ma io volevo dire...» il riccio posa ancora la sua mano sulle mie labbra e non posso finire la frase, gli mordo le dita.

«Cazzo!» urla, portandosi la mano lontana da me per paura che lo rifaccia.

«Sei carnivora.» mi fa notare Liam, dopo avermi versato del tè caldo.

Manca qualcuno in cucina, inutile dire chi e si sta molto meglio senza di lui.

«Buongiorno.» una voce pimpante mi urta le orecchie.

Come non detto, eh.

Tutti lo salutano, tranne io, preferisco tacere altrimenti non so cosa direi.

«Dormito bene, Cher?» mi domanda Zayn.

«Da Dio - faccio una smorfia di dissenso - e tu, Malik?»

«Benissimo.» sorride. Afferra una fetta biscottata, gliela vorrei grattugiare sulla testa. Ma si può grattugiare una fetta biscottata? Boh.

«Una domanda: dove è finita la ragazza che fino a quattro ore fa era nel tuo letto?» il moro mi guarda accigliato, mentre gli occhi degli altri ragazzi sono puntati su di lui.

«Su, Zayn, rispondi.» lo incinta Louis, trattenendo una risata.

«Alle sei l’ho accompagnata alla porta ed è andata a casa.» il suo tono è placato, come se si fosse aspettato quella domanda e si fosse già preparato a rispondere con nonchalance.

Ha sempre la risposta pronta e detesto questo suo aspetto. Non posso mai coglierlo di sorpresa e alla fine sono io che ci rimetto.

«La prossima volta fate bunga bunga a casa sua.»

«Bunga bunga?» domande Harry.

«Bunga bunga?» ripete Zayn.

«Bunga bunga?» fa lo stesso Louis.

«Bunga bunga?» lo scimmiotta Niall.

«Bunga bunga?» si aggiunge Liam.

«Minchia, sì, bunga bunga, sesso, scopata, chiamatela come volete e non scartavetratemi i coglioni di prima mattina che a causa di Malik non ho potuto dormire e mi sto accigliando. Buona giornata.» mi alzo dalla sedia, ma a causa della goffaggine cade, provocando un frastuono una volta che ha toccato il pavimento. Non ci faccio caso, lascio che siano loro a rimetterla a posto.

Certo che le figure di merda le faccio sempre io.

Salgo velocemente le scale, cercando di non inciampare. 

Attraverso il corridoio, casualmente i miei occhi si posano sul letto della camera di Zayn, il quale ha lasciato la porta aperta. Le coperte sono per terra, la finestra completamente aperta, i vestiti sparsi sul pavimento. In confronto la mia camera è l’ordine in persona.

«Che cosa sbirci?» sussulto, essendo stata colta impreparata.

«Io? Niente, stavo andando in camera mia.» Zayn mi scruta attentamente, i suoi occhi color nocciola mi fissano insistentemente.

«Dovresti fare un po’ di ordine in quel porcile, eh.»

«Vuoi darmi una mano?»

«No.» rispondo in modo secco, dopo di che vado nella mia stanza, notando che non è messa meglio rispetto a quella del moro, almeno lui ha aperto la finestra, io no. Alzo la tapparella per far entrare un po’ di luce, dopo di che spalanco le ante e vengo colpita dall’aria mattutina e fresca di Londra.

Apro l’armadio e mi volto verso lo specchio fissato all’anta, i miei occhi sono assonnati, infatti si nota un accenno di occhiaie, ho i capelli arruffati. 

Mi sono trasformata in super saiyan, oh, santo cielo.












HEEEEEY, BABY, I'M HERE.
Ciao, ciao, ciao, ciao, ciao.
Basta.
Nuova ff, rtgrtgtkjg, minchia, mi piace. (?) No, non è vero.
Avete notato che nel bg c'è quella figa di Cher Lloyd? PORCA MISERIA, OH. 
Anche la protagonista si chiama come lei. - dettagli -
Vabbè, io spero che già l'inizio vi abbia incuriosite, kjgnrtjg. 
Grazie mille a chi recensirà.
Love you.

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Capitolo 2
*** A good friend. ***




2. A good friend.

 

Continuo a sbadigliare, ma riesco a stare sveglia, più o meno. Non ho voglia di fare nulla, forse sarà per la stanchezza o forse per la pigrizia, fatto sta che passerei l’intera giornata sdraiata sul letto a leggere un bel libro oppure a dormire. 

Rimetto a posto alcuni vestiti, sistemo gli oggetti sulla scrivania e rifaccio il letto, dopo di che esco dalla stanza ma sbatto contro qualcosa, anzi qualcuno.

«Potresti prestare un po’ più di attenzione, Malik.» alzo lo sguardo e solo ora mi accorgo che è a torso nudo, senza maglietta, insomma.

I suoi muscoli non sono niente male, eh.

«Quella addormentata sei tu, non io.» mi ricorda, sorridendo divertito. Scommetto che sta cercando in tutti i modi possibili di farmi accigliare come stamattina a colazione, ma ho esaurito la mia dose di acidità giornaliera e ora sono pacifica, o almeno spero.

«Hai ragione. Vuol dire che stasera andrò a letto presto, ma fallo anche tu, mi raccomando.» lo provoco, sorridendo a mia volta. Noto che non risponde, be’, peccato, pensavo che non si arrendesse così facilmente; mi ricompongo e sto per andarmene, ma il suo corpo mi blocca.

Deglutisco.

«Potresti spostarti, per cortesia?» domando gentilmente, essendo tranquilla.

«No.» risponde, sogghignando.

Tossisco, leggermente irritata.

«Come scusa?» 

«Ho detto di no.» incrocio le braccia al petto, sbuffando. Non so, pensa di tenermi qua per il resto della mia vita oppure ha intenzione di spostare il suo corpo dal mio e lasciami andare?

Abbasso lo sguardo e guardo verso l’orologio e noto che è quasi ora di pranzo. Grazie al cielo si mangia perchè sto morendo di fame dato che stamattina non ho fatto una colazione sostanziosa.

«Non vorrei che prendessi freddo, Zayn. Copriti, su.» lo incito, sperando di convincerlo perchè mi sto veramente stancando di stare qua, ferma, in piedi come un palo.

«Scusa se i miei muscoli ti mettono in imbarazzo - strabuzzo gli occhi, non capendo dove voglia andare a parare - dai, lo sappiamo tutti che non ha mai avuto così tanto vicini a te degli addominali maschili.» corrugo la fronte, essendo sorpresa della sua informazione. 

Diretto il ragazzo, eh.

«Evita questi discorsi senza senso, grazie.» le sue braccia mi bloccano costantemente il passaggio, così rimango nuovamente qua; mi appoggio al muro per essere più comoda, sperando che si decida a togliersi.

«Cher! Zayn! C’è pronto!» la voce di Louis risuona chiara e limpida, abbozzo un sorriso, felice che finalmente si mangi. Non ne potevo più, lo ammetto.

Approfitto del momento di distrazione di Zayn per sgusciare da sotto le sue braccia, gli rifilo una lieve pacca sul braccio e finalmente si accorge di me. «Il tuo tentativo di stuprarmi è rimandato. Mi dispiace.» aggiungo sarcasticamente, dopo di che scendo le scale velocemente, raggiungendo la sala da pranzo il più in fretta possibile.

«Finalmente sei arrivata, Cher.» la voce di Liam mi fa sobbalzare, mi volto e lo ritrovo dietro di me, con in mano un piatto di pasta, dalla porta sbucano Harry e Niall con in mano i bicchieri e l’acqua, Louis, naturalmente, è già seduto e per una volta non posso biasimarlo. Mi accomodo di fianco a lui, dopo pochi minuti ci raggiunge Zayn, questa volta indossando una maglietta.

«Buon appetito!» esclamo, sbattendo le mani sul tavolo e per sbaglio colpisco la forchetta facendola rimbalzare e di conseguenza cadere. 

Okay, sono ancora leggermente addormentata.

Mi volto per raccoglierla e noto lo sguardo preoccupato di Harry, che era dietro di me, molto probabilmente l’ho quasi colpito, anche se involontariamente. Sussurro uno “scusa”, essendo mortificata e anche imbarazzata, ho quasi rischiato di castrarlo, ecco.

Zayn si siede fra Niall e Liam, ogni tanto mi lancia delle occhiate che io non ricambio, sono troppo occupata a mangiare questa deliziosa pasta che suppongo abbia cucinato Harry.

«Dove eravate finiti tu e Zayn?» mi domanda Louis, incuriosito.

«Eravamo di sopra.» risponde il moro con nonchalance.

«Insieme.» aggiunge Niall, sogghignando. Ho capito cosa sta insinuando quel biondo, che bastardo.

«Zayn ha cercato di stuprarmi.» ammetto, continuando a tenere lo sguardo fisso sul mio piatto di pasta.

«Ma che cazzo?!» esclama il moro, mollando la presa della forchetta che aveva in mano.

«Cher, sei sicura di stare bene?» mi domanda Louis, mettendomi una mano sulla fronte.

«Io starei benissimo se questa notte avessi dormito, ma qualcuno me l’ha impedito, purtroppo. Ed io sono stanca di subirmi ogni notte gemiti e urla moleste. Non è colpa mia e Zayn ha astinenza dal sesso così frequentemente.» 

Tutti si voltano verso di me ed io annuisco convinta, mentre Zayn continua ad avere stampata sul suo viso un’espressione sorpresa e stupita.

«Io non ho astinenze di nessun tipo, se proprio ti interessa saperlo.» si giustifica velocemente. 

Certo, dicono tutti così, eh.

«Siete strani. Entrambi.» afferma Harry. Essendo alla sua sinistra, gli rifilo una gomitata e lui sussulta dato che l’ho colto improvvisamente.

Raccolgo i piatti degli altri ragazzi, tranne quello di Zayn, il quale si alza spazientito e mi segue in cucina.

«Questa è discriminazione.» dice rivolto verso di me.

«Io preferisco definirla stronzaggine.» inizio a lavare i piatti, mentre lui rimane lì, di fianco a me, che mi osserva e sinceramente non capisco cosa ci trovi di interessante in un po’ di schiuma.

«Devo ammetterlo.»

«Cosa? - domando - che sei vanitoso, estroverso, ipocrita, egocentrico e tanti altri bellissimi aggettivi? Be’, se fosse così, hai ragione, per la prima volta nella tua vita.» ride lievemente, intanto si appoggia al bancone.

«Non stavo parlando di me, ma di noi.» mi volto verso di lui, non capendo cosa intenda.

A volte è troppo criptico, anzi spesso.

«Abbiamo cominciato con il piede sbagliato, lo so. Io ti sto sulle scatole, ma tu no, in fondo sei simpatica.»

«Oh, grazie.»

«Dico sul serio. Quindi io ti propongo di ricominciare da capo.» sono sorpresa da questa sua proposta, pensavo che non desse importanza al nostro rapporto, forse è stanco di questa situazione e in effetti anche io. 

«Che cosa ci guadagnerei?»

«Un ottimo amico.» sorride, segno che non sta fingendo.

Allettante come proposta, sì.

«Ora ti propongo qualcosa io: ricominciamo da capo, ma tu mi compri dei tappi per le orecchie così posso dormire in pace.»

«Certo, va bene.» sorride leggermente, dopo di che si infila le mani in tasca, rimane in silenzio per un po’. Mi sembra di averlo offeso in qualche modo, anche se non so come, in fondo ho accettato la sua proposta. Sta per uscire dalla cucina, quando lo chiamo.

«Zayn - si volta verso di me - magari sulla parte dell’ottimo amico potremmo lavorarci su.» annuisce, e mi sembra di aver conosciuto una nuova persona. Non pensavo fosse così semplice, devo dire che mi ha sorpresa, non me l’aspettavo, davvero. Ero convinta che questo nostro lanciarci frecciatine lo divertisse, anche se poi non c’era nulla di divertente.

Be’, è un nuovo inizio e, chissà, magari andrà tutto bene.
Sono speranzosa, sì.












THIS GIRL IS ON FIRE. (i riferimenti a Katniss Everdeen non sono puramente casuali.)
Come state? Io beeeene, come no, lol. Questa settimana è da puro suicidio. Ieri avevo l'interrogazione di storia, ma non mi ha chiamata; oggi verifica di narrativa; domani interrogazione di inglese; giovedì verifica di latino; venerdì interrogazione di scienze e storia; sabato verifica di greco. Se ottobre è così, come cazzo sarà maggio? Saaaanto cielo, qualcuno ci salvi.
A voi come va la scuola? Spero che non siate così impegnate come me e che abbiate un po' di tempo libero. Infatti è strano che sia riuscita a scrivere questo capitolo così in poco tempo, ma ne ho approfittato dato che fino a settimana prosima credo che non accenderò più il pc, proprio per la mancanza di tempo.
Be', speriamo che non mi interroghi in inglese perchè mi sono rotta di essere sempre la prima. In matematica chi ha chiamato? ME. Ma vaffanculo.
Vabbè, lasciamo stare questa parte, lol.
Sono tremendamente felice che la storia sia giù piaciuta, pensavo che mi avreste abbandonato, invece siete rimaste, gbrtjkbg. Vi ringrazio davvero per aver recensito, per me è molto importante sapere che ci siete sempre e che mi supportate. Voi siete uno dei principali motivi per cui continuo a scrivere, pur non essendo bravissima.
Spero davvero che continuerete a seguire questa storia perchè parlerà di un argomento che è vicino a tutte voi, e come avete capito dalla desinenza femminie "e" intendo le ragazze, ma magari anche i ragazzi ne soffrono, anche se di meno. Non voglio anticiparvi nulla, sarete voi a scoprirlo, se vorrete.
Be', evaporo che è meglio.
LOVE YOU.

 

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Capitolo 3
*** Me and you? ***




3. Me and you?


Sono distesa sul letto e sto leggendo un libro, o meglio, rileggendo. “Venuto al mondo” della Mazzantini è uno dei più bei libri che io abbia mai letto e non mi stanco mai di rivedere alcune pagine oppure interi capitoli, ma questa volta ho deciso di cominciarlo da capo. Sento bussare alla porta, appoggio il libro sul comodino nonostante avrei prreferito continuare la lettura piuttosto che alzarmi, ma vabbè. Apro la porta della mia stanza e con mia grande sorpresa mi ritrovo davanti Zayn.

«Disturbo?» mi domanda, appoggiandosi allo stipite.

«No, tranquillo, stavo solo leggendo.» sono curiosa di sapere per quale motivo ha interrotto la mia lettura e spero che sia per una buona causa.

«Usciamo?» mi domanda.

«Io e te?» ribatto, sorpresa.

«Sì.» abbozzo un sorriso poco convincente e credo che l’abbia capito. «Facciamo un giro per Londra, tra amici si esce, no?» credo che abbia frainteso la mia affermazione: io avevo detto che sul fatto di essere amici ci avremmo lavorato con il tempo, non che in meno di un’ora fossimo tali.

«Allora, andiamo sì o no?» mi incita, sporgendosi leggermente.

«Va bene.» alla fine accetto, in fondo non c’è nulla di male, no? Afferro la giacca sulla sedia e la sciarpa di lana, dopo di che me la metto al collo, infine ci dirigiamo verso l’ingresso per poi uscire.

Mentre scendo le scale, noto Harry e Louis seduti sul divano che guardano un film, spero che non facciano battutine altrimenti potrei inacidirmi.

«Dove andate?» chiede puntualmente mio fratello, che si è voltato poco dopo.

«Andiamo a fare un giro.» risponde Zayn, tranquillo.

«Divertitevi - si volta nuovamente verso la televisione, ma prima di varcare la soglia, aggiunge qualcos’altro - abbiamo noleggiato un film, stasera vi aspettiamo per vederlo con noi.»

«Ci saremo.» questa volta sono io a rispondere, finalmente usciamo da casa e ci dirigiamo verso il centro di Londra a piedi.

Si sente che si sta avvicinando l’inverno, il cielo è grigio e l’aria è pungente, infatti il naso comincia a farmi male e scommetto che si è arrossato, infilo le mani in tasca e proseguo di fianco a Zayn. Ogni tanto mi volto di lui, ma il suo sguardo è sempre puntato verso ciò che gli sta davanti; è strano come fino a pochi giorni fa io gli lanciasi frecciatine e sicuramente non avrei mai accettato una sua richiesta di uscire, mentre oggi eccomi qua. In fondo non è poi così male, è piacevole passeggiare con lui visto che non dice nulla., spero che non sia così per tutto il pomeriggio.

«Come sei silenzioso, Malik.» affermo, cercando di interrompere questo imbarazzante silenzio che mi sta annoiando.

«Oh, no, sto solo cercando di ricordare dove si trovi la farmacia.» si passa una mano fra i capelli, nervoso.

«Zayn...la farmacia è alla tua sinistra.» gliela indico, dopo di che non posso trattenermi dal ridere, santo cielo.

«Mi stai sfottendo, Tomlinson?»

«No. Come potrei?» mi arruffa i capelli e questo scaturisce in me altre risate. Alla fine mi riprendo e ci dirigiamo verso la farmacia, non so per quale motivo sia venuto qua, non l’ho mai visto prendere dei medicinali, oddio, non è che io mi interessassi molto di quello che faceva e nemmeno ora mi interessa.

Spinge la porta ed entriamo, c’è un sacco di gente, così aspettiamo circa un quarto d’ora prima del nostro turno.

Chissà cosa gli serve.

Bah.

«Scusi, mi potrebbe dare dei tappi per le orecchie?» domanda cordialmente al farmacista, strabuzzo gli occhi.

«Certo, che misura?» Zayn si volta verso di me, mi sposta i capelli e osserva le mie orecchie.

«Direi quelli piccoli.» il farmacista torna con un contenitore trasparente e all’interno si vedono due piccole spugnette gialle che sarebbero i miei tappi per le orecchie. Il moro paga, saluta e usciamo.

«Okay, okay, un attimo. Tu li hai presi veramente?» gli domando, ancora sorpresa dalla situazione in cui mi sono ritrovata.

«Be’, almeno così sono sicuro che dormirai e non sentirai più nulla, ma proprio nulla.»

«Non ci posso credere.» scuoto la testa.

«Mi aspettavo almeno un grazie.»

«Oh, grazie Zayn per avermi regalato questi bellissimi tappi per le orecchie, da ora in poi sono sicura che non sentirò più nessun rumore ed ogni riferimento al bunga bunga non è puramente casuale.» mi sorride divertito ed io faccio lo stesso, nonostante questa situazione sia così ridicola. Insomma, io l’avevo detto per scherzare e lui l’ha presa sul serio. Be’, almeno spero che funzionino.

Infilo nuovamente le mani nelle tasche, fa veramente freddo, credo che la temperatura si sia abbassata ed io sono molto sensibile al passaggio caldo-freddo. Suppongo che Zayn l’abbia notato perchè mi ha proposto di andare in un bar, ed io ho accettato, perciò dopo aver svoltato l’angolo, entriamo.
Rabbrividisco.
Qua si sta bene, fortunatamente.

Ci sediamo ad un tavolo e aspettiamo che arrivi il cameriere, mi sfrego le mani per scaldarle, dato che sono leggermente fredde e mi fanno male i polpastrelli.

Finalmente il cameriere arriva, tuttavia non riesco ad aprir bocca perchè Zayn mi interrompe subito, ordinando per entrambi. «Due cioccolate calde con panna. Grazie.»

Strabuzzo gli occhi, io avrei preferito un semplice tè, qualcosa di più leggero. Non amo particolarmente i dolci, in verità non amo proprio il cibo, diciamo che non andiamo molto d’accordo, ma questo è un problema che ho avuto fin da bambina. Tendo a mangiare meno del dovuto, infatti fino a pochi anni fa soffrivo di giramenti di testa causati appunto dalla mia povera alimentazione; tuttavia ho un complesso, lo ammetto: il mio peso. Tengo particolarmente al mio corpo e cerco di non esagerare con il cibo, pur sapendo che non è un bene, ma lo sto facendo per me. Nell’ultimo periodo il rapporto con il mio peso è migliorato, non mangio certo come Niall, ma quello che basta per far andare avanti il mio fisico.

«Le cioccolate sono sempre più buone se bevute in due.» afferma, gli sorrido, notando come questa affermazione sia vera. In fondo tutto è migliore se fatto insieme a qualcun altro, almeno io la penso così, che gusto c’è vedersi il tramonto da soli? È sicuramente più gratificante avere qualcuno accanto e fargli notare come le sfumature di quel giorno siano più accentuate e tendenti al rosso.

Le cioccolate arrivano, mi ritrovo davanti agli occhi una tazza ricoperta da uno strato soffice di panna montata, sicuramente sarà buonissima, ma non credo che la berrò tutta.

«Qualcosa non va, Cher?» mi domanda il moro, credo che abbia notato il mio imbarazzo.

«No, tranquillo.» mi limito a rispondere pur sapendo che non è così. 

Assaggio la cioccolata.

È buona, sì.

La bevo lentamente, non essendo abituata al suo sapore dolciastro.

«Manca più di un mese a Natale.» è Zayn ad interrompere il silenzio, come sempre.

«Già. Io adoro l’atmosfera natalizia...okay, lo ammetto: io adoro i regali. Tuttavia, amo stare tutti insieme in salotto, di fianco all’albero, è piacevole stare tra di noi, per un giorno, senza pensare a nient’altro.»

«La penso anche io come te, Cher.» mi sorride e faccio lo stesso, lo sguardo mi cade sulla sua cioccolata: è già finita, mentre io sono solo a metà.

Credo che sia meglio lasciarla lì.

Non me la sento più.

«Andiamo?» propongo, afferrando la sciarpa e rimettendomela al collo.

«Non la finisci?» mi domanda riferendosi alla cioccolata, faccio segno di no con la testa, così dopo aver pagato, usciamo dal bar e ci dirigiamo verso casa.

Zayn tira fuori dalla sua tasca il cellulare.
Mi sporgo leggermente, cercando di non perdere l'equilibrio.

Oh, Cher, smettila. Non fare l’impicciona.

«Ti ha scritto qualcuno di speciale?» domando, non riuscendo a controllare la mia curiosità.

«Oh, no, nessuno.» infila nuovamente il telefono nel giubbotto e continuiamo a percorrere silenziosamente il tragitto verso casa.

Guardo che ore sono e noto che sono passate tre ore da quando siamo usciti, perciò sono circa le sei; Louis sarà sicuramente felice di vederci tornare così potremo vedere il film tutti insieme.

Non aspettavo altro, yeah.

A parte il fatto che i film che sceglie mio fratello sono veramente orrendi, io non so davvero con che criterio li noleggi perchè non hanno senso, almeno per me, ma guardando le facce dei ragazzi una volta finito il film, credo che anche loro siano d’accordo con me. Spero che questo sia meglio di quello che parlava degli alieni e della donna che voleva distruggerli attraverso un diserbante.

«Cher, toglimi una curiosità...- Zayn respira profondamente e in quei pochi secondi mi vengono in mente tutte le domande possibili che potrebbe farmi -...ma tu li userai veramente i tappi per le orecchie?»

Scoppio a ridere.

«Sì, Malik, certo che li userò.» lo spingo in casa dopo aver aperto la porta d’ingresso, e la prima persona che vedo è Niall, il quale mi viene incontro e mi abbraccia.

«Va' a farti una doccia che Louis sta già preparando il salotto per il film.» scuoto la testa, dopo di che seguo il consiglio di Niall e mi dirigo verso il bagno, non prima, però, di essere andata in camera e di aver appoggiato i tappi per le orecchie sul mio comodino.

Se non altro serviranno a qualcosa. 

Be’, il primo regalo di Zayn nei miei confronti. Questo si che è un buon inizio per diventare amici.

Sorrido.

Forse lo siamo sempre stati, sotto sotto.











RACCOON.
Ciao, baaaaaabies.
Ci hanno ridato le verifiche di latino e greco. 9 in greco, ci rendiamo conto? Santo cielo, gkkjerekr. E poi, vabbè, 10 in latino ma era comunque semplice, non richiedeva chissà cosa.
Come va a voi la scuola?
Io ho i coglioni girati, anzi, le ovaie girate.
Ho pensanto di smettere di scrivere, non c'entra efp, ma alcune cose successe al di fuori. Mi sto stancando di essere sempre sottovalutata. Ora vedrò cosa fare, non ho deciso nulla, poi mi sta passando anche questa incazzatura quindi non vi libererete di me, molto probabilmente.
Comunque, lasciamo stare questo aspetto. 
Cosa ne pensate del capitolo?
Cher si è rivelata un po' di più e avete anche capito qualcosa di più su quello che ha affrontato nel passato.
Be', spero che continuerete a seguire questa ff e a recensirla.

I LOVE YOU.

Vi consiglio di passare dalla mia nuova OS, l'ho scritta pochi giorni fa: The Elevator (cliccate sul nome)

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Capitolo 4
*** Rose. ***




4. Rose.


Scendo le scale allegramente e non so perchè, sono semplicemente felice di passare una serata tutti insieme e non capita di frequente, in particolare nell’ultimo periodo. Niall è già seduto sul divano così ne approfitto per fargli una sorpresa, camminando sulla punta dei piedi lo raggiungo e poso le mie mani sopra i suoi occhi. Non parlo, altrimenti mi riconoscerebbe immediatamente dato che non sono molto brava a fare voci strane.

«Cher.» si limita a dire. 

Sbuffo.

Non è possibile, cavolo.

«Mi prendi in giro?» domando retorica, non c’è una volta in cui io riesca a fargliela.

«Non prendertela, dai. Non è colpa mia se sono così perspicace.»

«Mi spieghi come fai?»

«Le tue mani profumano sempre di rose. Semplice.» mentre mi siedo di fianco a lui, mi annuso le mani e constato che ha ragione. Vorrà dire che la prossima volta userò un altro sapone, oppure un bagnoschiuma differente.

Harry si siede accanto a Niall, dopo pochi minuti ci raggiungono anche Zayn e Liam, io e il moro ci scambiamo uno sguardo veloce, quel poco che basta per notare che si è fatto la barba. Ottima scelta.

«Dov’è Louis?» domando, non vedendolo.

«Non trova il DVD.» la mia espressione basta per capire quanto la situazione sia raccapricciante, ma perchè i fratelli non si possono scegliere? Io sicuramente avrei optato per Niall oppure Liam, sono le persone più affidabili che conosco, e poi il biondo per me è come un secondo fratello, mi fido davvero di lui e spero che sia lo stesso per lui.

«L’ho trovato!» Louis scende velocemente le scale, si precipita al lettore DVD e infila il disco, purtroppo non ho il tempo di leggere il titolo del film, ma mi tocca aspettare pochi minuti prima di scoprirlo. Sul televisore spuntano due figure: un uomo e un orsacchiotto che stanno, sì insomma, pisciando, urinando o come cavolo si dice; il film si chiama Ted e suppongo sia il nome del peluche.

Louis spegne la luce e si siede di fianco a Liam, mentre io mi ritrovo schiacciata fra Niall e Zayn. Che uomini galanti, non si spostano nemmeno di un centimetro per lasciarmi almeno la possibilità di respirare. No, meglio ancora: rendiamo Cher alle dimensioni di una sardina.

«Malik, ti dispiacerebbe spostarti leggermente?»

«Non è colpa mia se Louis occupa metà divano. Se vuoi puoi sempre sederti sulle mie gambe.» non ne sono sicura, ma credo che abbia ammiccato ed io ho trattenuto una risata, solo ora mi sono accorta di quanto sia sciocca la sua proposta.

«Rifiuto l’offerta e vado avanti.» è l’unica frase che dico, prima di concentrarmi sul film che, a differenza di quelli precedenti, sembra più interessante, ma soprattutto anche comico.

Niall ha afferrato fin dall’inizio del DVD il pacchetto di pop-corn, ce ne sarebbe un altro ma è nelle mani di Louis che si trova dall’altra parte del divano, quindi è un po’ impossibile che io riesca a recuperarli.

«Niall, mi dai un po’ di pop-corn?»

«Dopo ingrassi, Cher.» abbasso lo sguardo. Già, ha ragione, meglio così, in fondo. Tuttavia, io ho voglia di mangiarne almeno un po’, non credo che mi faranno male, no?

Vabbè, meglio concentrarsi sul film.

L’orsetto Ted è un pervertito di prima categoria, ed Harry ride ad ogni sua battuta. Credo che si capiscano, essendo esperti entrambi.

Niall continua a sgranocchiare le sue patatine, ogni tanto vedo una braccio fare capolino davanti a me e raggiungere il sacchetto nelle mani del biondo, ma quest’ultimo lo sposta in modo che sia tutto per sé. 

Devo dire che Louis ha fatto un’ottima scelta per quanto riguarda il film, naturalmente potrei dire qualcosa di più se l’avessi seguito attentamente, ma ogni tanto mi perdo e nella mia mente si fa spazio la frase di Niall. Lo so, è una sciocchezza, l’avrà detto per scherzare, ma io do peso a tutto, purtroppo. Sono paranoica, me lo dicono in tanti, in particolare riguardo al mio aspetto fisico, che è spesso soggetto a frustrazioni a causa della differenza fra ciò che sono e ciò che vorrei essere. Non amo ricordare queste cose, nemmeno accennarle, perciò è meglio che non ci pensi e che la prenda alla leggera, senza darci troppa importanza.

«Sono finiti i pop-corn. Chi va a prenderli in cucina?» domanda Niall, interrompendo le risate di Harry e degli altri.

«Che casualità, Horan, non me l’aspettavo. Vado io, comunque.» mi alzo in piedi e mi sistemo il pigiama, dopo di che mi dirigo verso la cucina.

«Vengo a che io, aspetta.» percepisco la voce di Zayn dal salotto perciò mi affretto ad afferrare il pacchetto. Non capisco questa mia agitazione, dovrei stare tranquilla.

«Potevo benissimo fare da sola.»

«Io non sono venuto per te, ma per prendere le bibite. Il tè al limone è quasi finito.» apre il frigorifero, così sono costretta a spostarmi per non essere colpita dall’anta.

«Ah.» è l’unica cosa che riesco a dire, leggermente delusa e credo che dal tono della mia voce l’abbia capito.

«Pensavi che fossi venuto per te?» si avvicina maliziosamente, con il suo solito sorrisetto che sembra voglia dire tutt’altro, anzi, mi mette in imbarazzo.

«Io? No, no.»

«L’hai detto tu.»

«Io non ho detto nulla, Malik.»

«Perchè mi chiamo Malik e non Zayn?»

«Perchè è bello.»

«Quindi pensi che io sia bello?» 

«Smettila di mettermi in bocca cose che non ho detto.» afferro dei pop-corn e me li metto in bocca, dopo di che inizio a sgranocchiarli.

Non so, io non sono mai stata brava a rispondere alle domande, quindi se smettesse di mettermi in difficoltà io ne sarei immensamente felice.

«Quindi hai detto che sono venuto qua per te e che sono bello. Perfetto.» sorride divertito e mi verrebbe voglia di tirargli un pugno in faccia. Detesto quando fa il vanitoso e mi fa domande trabocchetto.

«Malik...no, Zayn, ascolta, io di là avrei un film e vorrei finire di vederlo, quindi se non ti dispiace...»

«Se non mi dispiace?» si avvicina pericolosamente, così posso notare le sue iridi di un marrone intenso, provocante allo stesso tempo.

«Manteniamo le distanze di sicurezza, oh.» lo allontano bruscamente, dopo di che mi scanso per tornare in salotto.

Niall mi guarda con un’espressione interrogativa, come se non stesse capendo la situazione, anzi, secondo me, non sta capendo nulla e se per questo nemmeno io.

«Cher, ce l’hai fatta a prendere questi pop-corn.» è Louis a parlare con il suo solito sarcasmo. Non ribatto. Non ne ho né la voglia né il tempo. 

Mi siedo nuovamente di fianco a Niall, e mi ritrovo ancora una volta Zayn alla mia sinistra che è appena tornato dalla cucina con la sua bottiglia di tè al limone.

L’orsacchiotto è stato rapito da una famiglia, costituita da un bambino e da suo padre, anche se quest’ultimo sembra più rincoglionito di suo figlio, ma sono dettagli.

Inizio a sbadigliare, segno che ho sonno perciò appoggio la testa sulla parte superiore del divano, Niall mi dà una gomitata, sussulto.

«E’ quasi finito. Resisti.» sussurra al mio orecchio il biondo, perciò sono costretta a rimanere sveglia e vedere il finale. 

Vi prego, fate finire questo film, io sono stanchissima. Mi volto verso destra e noto che Liam sta consolando mio fratello. 

Ma che cazzo? 

Guardo il televisore e allora capisco: Ted è stato distrutto dal padre del bambino e di conseguenza è tornato ad essere un normale orsacchiotto perciò non parla più, non si muove e non fa nulla di umano. Fortunatamente la ragazza del proprietario dell’orsacchiotto esprime il desiderio che la sua vita ritorni quella di prima e quindi che Ted torni in vita. E vissero tutti felici e contenti.

«Bellissimo film. Io me ne vado a letto.» accendo velocemente la luce senza dare il tempo agli altri ragazzi di riprendersi e mi dirigo velocemente verso la mia camera.

Il libro che stavo leggendo oggi pomeriggio è ancora sul comodino, lì, fermo. Ho interrotto la lettura per uscire con Zayn, non riesco ancora a crederci, è successo tutto così velocemente. 

Sento qualcuno bussare alla porta, e ancora una volta il moro è appoggiato allo stipite, incomincia a fare caldo e credo di essere arrossita.

«Buonanotte.» dico, non interessandomi nemmeno al motivo per il quale è venuto.

«Non sono venuto per questo.»

Oh, bene.

Perfetto.

Allora, per quale motivo?

«Volevo... - si avvicina nuovamente, e penso che lui non sappia cosa siano le distanze di sicurezza perchè non le prende mai -...ricordarti una cosa.»

Deglutisco.

«Cosa?»

Respira profondamente.

«Di usare i tappi per le orecchie.» indica la piccola scatoletta sulla scrivania.

«Quanto sei cretino, Malik.» lo spingo fuori dalla mia stanza, ma si ferma di colpo.

«Comunque, buonanotte, Tomlinson.» mi sorride dolcemente, ricambio il saluto, dopo di che chiudo la porta alle mie spalle.

Afferro i tappi e me le infilo nelle orecchie, sono morbidi e spugnosi. Be’, forse per la prima notte, dopo tanto tempo, riuscirò a dormire come si deve e, mi duole dirlo, è tutto merito di Zayn Malik.












Io mi scuso immensamente per il ritardo e per non essere molto presente. Ci tengo davvero a farvi presente che leggo sempre le vostre recensioni e mi fanno sorridere, vi ringrazio per il supporto che mi date e la forza che mi infondente, davvero. Sappiate che siete essenziali e che completate tutto il lavoro che faccio. Vi ringrazio dalla prima all'ultima. Siete meravigliose e non smetterò mai di dirlo.
Passiamo alla ff e al capitolo.
Vedo già che c'è qualcuno - tutti, lol - che tifano per la coppia Cher-Zayn... la Cayn (?) oppure la Zher (?).
Cher, come avete notato, sta mostrando i suoi complessi e le sue problematiche, ma siamo solo all'inizio e dovrà passarne delle belle.
Mi auguro che il capitolo vi piaccia, tgkbrtkg.
Grazie mille per tutto quello che fate per me.
Evapovo. çç
I LOVE YOU SO MUCH.

 

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Capitolo 5
*** Is it me? ***




5. Is it me?


Sbatto velocemente la palpebre per mettere a fuoco meglio ciò che mi circonda.

Occhi marroni.

Riabbasso le palpebre.

Le apro di scatto.

«Zayn?» domando stupita, non capendo cosa ci faccia seduto davanti al mio letto, con il mento appoggiato sulle coperte.

«Buongiorno.» si limita a dire questa semplicissima parola.

Mi alzo, indosso le pantofole e continuo a fissarlo.

«Mi spieghi che ci fai nella mia stanza?»

«Volevo solo essere la prima persone che avresti visto una volta sveglia.» 

«Che pensiero...gentile.» gli sorrido, sto per uscire dalla mia camera quando vengo bloccata da un suo braccio.

Mi scocca un rumoroso bacio sulla guancia, dopo di che lascia libero il passaggio. Sono leggermente scossa, molto probabilmente non me l’aspettavo, ma è successo. Non pensavo che Zayn fosse così diretto, in fondo abbiamo stretto un rapporto di amicizia da poco eppure sembra che siamo amici da chissà quanto tempo. A me fa piacere, certo, è una bella persona e devo dire che mi sono sbagliata a giudicarlo così in fretta, solo che non sono abituata a troppe dimostrazioni di affetto, non mi piacciono particolarmente. Sono strana, lo so. 

«Buongiorno, Niall.» saluto il mio migliore amico, il quale si è appena svegliato proprio come me, mi fa un cenno con il capo accompagnato da un sorriso. Ha i capelli tutti arruffati e scompigliati, gli donano.

Scendo velocemente le scale, dirigendomi in cucina dove trovo gli altri ragazzi fanno colazione, improvvisamente mi si chiude lo stomaco e non ho più fame.

«Sorellina, cosa vuoi da mangiare?» mi chiede Louis. Appoggio le braccia sulla pancia come per coprirla. 

«Niente. Grazie.» abbasso lo sguardo verso il pavimento, non capisco perchè sono scesa in cucina dato che non ho fame. Sono rincoglionita o cosa? Bah.

Ritorno verso le scale come un’automa e incontro Zayn, anche lui nota la mia presenza e ne sono felice, vuol dire che non sono ancora invisibile.

«Non fai colazione?» mi domanda.

«No...io non ho fame, ecco.»

«Vuoi che ti aiuti a fare qualcosa, allora?»

«No, grazie.»

«Cher, tutto okay?»

«Certo. Non ti preoccupare.» mi dirigo verso la mia camera, preferisco cambiarmi e andare a fare una corsa, è un po’ che non mi dedico al jogging e devo dire che ho sbagliato a smettere. E’ rilassante uscire di casa con le cuffie della musica nelle orecchie e correre per circa mezz’ora, oltre a far bene alla salute è molto piacevole, inoltre io adoro il contatto con la natura e le corse nei parchi sono le migliori.

Indosso un paio di leggings neri, una canotta e una felpa, meglio stare comoda. Inizio a cercare le mie scarpe da ginnastica anche se, a causa del mio disordine, mi risulta molto difficile trovarle. Finalmente riesco a recuperarle: erano dietro la scrivania, in fondo è sempre lì che  finiscono i miei oggetti. Afferro l’iPod e la bottiglietta d’acqua sul comodino, ancora una volta scendo le scale, per poi dirigermi verso la porta d’ingresso.

«Cher, dove vai?» questa volta è Niall a pormi una domanda, mi blocco automaticamente e mi volto verso di lui, sulla soglia della cucina è spuntato anche Zayn.

«A correre.»

«Vengo anche io.» mi volto verso il moro con uno sguardo stupito.

«Sicuro?»

«Sì. Dammi cinque minuti che mi cambio e poi ti raggiungo.» annuisco, mentre vedo Niall con un sorriso stampato sul volto come un ebete.

«Sei sicura che una bottiglietta basterà?» mi chiede il biondo.

«Certo.»

«Anche per Zayn, intendevo.» non riesco a cogliere il concetto.

«Potresti essere più esplicito?»

«Stavo semplicemente cercando di dire che tu e Zayn dovrete bere dalla stessa bottiglia.» 

Minchia.

Non ci avevo pensato.

«Giusto - mi correggo - no, che cavolo mi fai dire, non è giusto. Prendimi un’altra bottiglia, per cortesia.» lo vede scomparire oltre la parete per poi ritornare dopo poco con ciò che gli ho chiesto.

«Grazie.» mi limito a dire. Zayn sta scendendo le scale, ha i capelli arruffati, probabilmente non se li sarà pettinati.

«Tieni.» gli porgo la bottiglietta, dopo di che apro la porta ed usciamo, lui dietro di me.

Nonostante sia appena iniziato l’inverno, l’aria è ancora abbastanza calda e si sta bene anche senza felpa, ma preferisco non rischiare di prendermi un raffreddore o un mal di gola.

«Non sapevo che facessi jogging.» 

«Infatti ho smesso per un po’, ma ogni tanto mi capita di fare qualche corsetta. È rilassante, almeno per me, inoltre mi tengo in forma, anche se i risultati non si notano.»

«Scherzi? Hai un fisico bellissimo.»

«Grazie per la tua compassione, Zayn.»

«Io stavo solo dicendo la verità.»

«Be’, non importa, comunque. Siamo usciti per correre, no? Bene, facciamolo, allora.» inizio a correre e il moro fa lo stesso, seguiamo il marciapiede che ci porterà al parco. Devo dire che questa mattina Zayn è davvero bello, non so cosa c’entri, sinceramente. Ho sempre notato questa sua bellezza, nonostante non ci parlassimo molto, questo spiega perchè ha numerose ragazze che puntualmente ogni sabato sera gli chiedono di uscire e lui non le delude mai. L’ho sempre considerato come un Don Giovanni, credo che a volte si approfitti di questa sua bellezza e delle sue qualità, ma in fondo chi non lo farebbe? Non posso biasimarlo. Confesso di essermi completamente sbagliata su di lui, è davvero disponibile con le persone e questo è un lato di lui che sto scoprendo, mi fa molto piacere. Mi ha sorpresa.

«Cher, spostati!» Zayn mi afferra per un braccio, strattonandomi verso di lui, fortunatamente non perdo l’equilibrio.

«Che succede?» domando, cercando di liberare il mio braccio dalla sua mano, ma lui non sembra essere intenzionato a lasciarlo.

«La bici, non l’hai vista?» mi volto indietro e vedo una signora pedalare una bici azzurra.

«No. Stavo pensando ad altro.»

«A me?»

«Non sei sempre nei miei pensieri, Malik.» 

«Sei davvero poco convincente, Cher.»

Le mie doti nel mentire sono veramente pessime.

Scuoto la testa divertita, riprendiamo a correre insieme; attraversiamo il parco, c’è poca gente, d’altronde è mattina e la gente preferisce dormire. Poi ci sono io che mi alzo con l’intento di andare a fare jogging. Bah.

Sento Zayn respirare più velocemente, solo ora mi ricordo che lui non è abituato e, nonostante anche io abbia smesso da alcune settimane, sono ancora un po’ allenata e non sento la stanchezza, almeno non immediatamente.

«Meglio se facciamo una pausa.»

«Perchè?» domanda.

«Stai per schiattare.» rispondo, Zayn corruga la fronte in segno di disappunto ed io scoppio a ridere. Lo trascino ad una panchina, prendendolo a braccetto amichevolmente e poco dopo mi accorgo che questa è la prima volta che sono stata io a prendere l’iniziativa. Proprio per questo motivo, sciolgo l’incastro e mi passo una mano fra i capelli nervosa.

«Perchè l’hai fatto? A me faceva piacere stare a braccetto con te.» afferma.

«Come i vecchietti?» 

«Se mi tocca comportarmi come un vecchietto per stare accanto a te, be’, okay.» questa volta è lui a passare il suo braccio intorno a lui, così ci dirigiamo verso la panchina insieme e ci sediamo. 

Fa caldo. Troppo caldo.

Bevo un po’ d’acqua, quando allontano la bottiglietta dalle mie labbra mi accorgo di averla svuotata per metà, e lo stesso fa Zayn.

«Tu sei matta - mi volto verso di lui con un’espressione interrogativa stampata sul volto - piuttosto di dormire, fai jogging ed io ti ho anche seguito.»

«Allora quello matto sei tu, Malik, per seguire una come me, di mattina, quando potresti, come hai detto tu, dormire.»

«Tuttavia, non me ne pento. È piacevole vederti essere quasi investita da una bicicletta.»

«Sei sempre così simpatico.»

«Modestamente, piccola.» sorrido a sentire quel soprannome.

«Ripartiamo?» scatto in piedi e aspetto che anche lui faccia lo stesso, ma l’unica cosa che ottengo è un mugolio di disapprovazione e un bradipo che si alza dalla panchina.

Notando che è stanco, anzi sfinito, decido che è meglio percorrere il tragitto al contrario, cioè tornare a casa, inoltre è quasi ora di pranzo, almeno avremo il tempo di farci una doccia e sistemarci.

Riprendiamo la corsa e rallento un po’ la mia velocità per non lasciare Zayn troppo indietro, in questo modo possiamo anche chiacchierare. È piacevole parlare con lui.

«Cher, ti va se stasera usciamo?»

«Noi due, da soli?»

«No, pensavo anche con gli altri ragazzi.»

«Oh, certo.» noto nella mia voce un po’ di amarezza. Non so, uscire con Zayn è sempre così divertente, sto bene in sua compagnia e mi avrebbe fatto piacere trascorrere dell’ulteriore tempo insieme a lui, ma non voglio escludere gli altri, sicuramente insieme ci divertiremo ancora di più, o almeno spero.

«Allora appena arriviamo glielo propongo.»

«Perfetto.» 

Una volta avvistata la nostra casa, acceleriamo un po’, in modo da arrivare prima. Una volta suonato il campanello veniamo accolti da Niall e da un profumo delizioso che suppongo provenga dalla cucina.

«Com’è andata?» domanda il biondo.

«Dico solo una cosa: sfinito.» risponde Zayn.

«Non ha il fisico, Malik. Io l’ho sempre detto.»

«Vedremo stasera in discoteca chi non avrà il fisico, Cher.»

«In discoteca?» si intromette Niall.

«Quasi dimenticavo, stasera usciamo tutti insieme?»

«Certo. Per sicurezza dopo lo domando anche gli altri, ma credo non ci siano problemi.» mentre Zayn e Niall continuano a discutere, io entro in casa e mi affaccio alla cucina.

«Louis, stai cucinando?» domando stupita.

«Sì, ma con l’aiuto di Liam.» mi volto verso destra e vedo Payne indaffarato a trovare un tipo di pasta. «Ciao, Cher.» mi saluta ed io ricambio.

Dopo di che mi dirigo verso il bagno in modo da potermi fare una doccia, ma sono costretta ad aspettare alcuni minuti perchè è occupato da Harry, il quale dopo un po’ esce con indosso l’accappatoio.

Sto per entrare nel bagno, quando mi fermo improvvisamente.

Quello è il mio accappatoio.

«Harry, che cazzo stai facendo?» domando, voltandomi verso di lui.

«Nulla.»

«Quello che stai indossando è mio.»

«Lo so, spero non ti dispiaccia. Il mio era da lavare così ho preso il primo che ho trovato.»

«Certo, mi sembra ovvio, tutti fanno così. Solo mi sorge un dubbio, ora io cosa indosserò una volta uscita dalla doccia?»

«Se vuoi te lo do adesso, ma ti avverto: sotto non indosso nulla.»

«Santo cielo, Harry.» sbatto la mano sulla fronte, scaturendo una risata da parte del riccio. 

Molto divertente, Styles. Davvero molto divertente.












No, non sono morta, lol.
Scusate, dico davvero. Sono circa più di due settimane che non aggiorno, ma la scuola mi sta praticamente prosciugando. Non ho tempo libero, se non per fare quell'oretta di danza che mi distrae, che mi ritrovo ad affogare nei compiti e sono solo a novembre. Minchia, aiuto. Domani ho anche la verifica di greco, heeeeelp me. Che Dio ce la mandi buona, pregate per me. (?)
A parte questo, come state? Io abbastanza bene, okay, una merda.
Ho le ovaie girate per il semplice motivo che quel 20 maggio 2013 io non ci sarò, ancora una volta, inoltre non ho vinto nemmeno il contest. Sfigata è dire poco. Dopo tutte queste delusioni - sì, perchè per me sono delusioni - non credo che realizzerò il mio sogno. Sembra che tutto sia contro di me, ci fosse una sola cosa dalla mia parte, minchia. Vabbè, spero che almeno voi riuscirete a realizzare uno dei vostri sogni, che sia vedere i vostri idoli o andare ad un loro concerto, oppure dalle cose più semplici. Vi auguro il meglio.
Sì, lo so, sto parlando a vanvera, ma capitemi, sono le 21.21. 
*esprime un desiderio*
Okaaaaay, sono ritornata fra di voi.
Che ne pensate del capitolo? Fa cagare, trololol. 
Spero che almeno un pochino vi piaccia, nonostante non sia dei migliori, lol.
Grazie mille per il vostro supporto.
LOVE YOU.

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Capitolo 6
*** I'm always there for you. ***




6. I'm always there for you.


Non ho mai amato le feste, figuriamoci le discoteche. Sono quel tipo di persona che rinuncerebbe ad una serata con gli amici per un bel libro e una tazza di tè caldo, tuttavia non mi pento di aver accettato l’invito di Zayn. La discoteca per me è un luogo sconosciuto, so da dove si entra, ma non da dove si esce. Sono abbasstanza scettica riguardo questi luoghi e le cose che si sentono, potrei entrare vestita ed uscire con qualche indumento in meno. Non importa, farò un’eccezione. In verità non mi sono mai fatta tutti questi problemi, o meglio, fino a poche ore fa filava tutto liscio ed io mi stavo preparando per l’uscita di gruppo, ma Harry ha distrutto i miei piani. Stavo uscendo dalla mia stanza, quando me lo sono ritrovata di fronte, non ha spiccicato parola finché non l’ho scosso e l’unica cosa che ho ottenuto è stato un mugolio. Davvero una felpa e un paio di jeans non vanno bene per andare in discoteca? Io pensavo che si potesse indossare tutto ciò che si vuole, ma mi sbagliavo, a quanto pare. Dopo gli innumerevoli aneddoti di Harry, in cui mi raccontava delle ragazze che rimorchia quando va in discoteca, del loro abbigliamento e di quanta pelle sia scoperta, sono stata costretta a tornare in camera mia per indossare un altro tipo di vestito, molto più scomodo. Ora mi ritrovo in un vestito aderente, che mette in risalto ogni centimetro - se non millimetro - del mio corpo e questo mi mette a disagio. Detesto accentuare i miei fianchi, le mie cosce, non mi piace mettermi in mostra, tantomeno essere costretta a farlo, ma oltre ad Harry si è aggiunto anche Niall.

Meglio di così non potrebbe andare.

Sento bussare alla porta.

Mi volto.

È Zayn.

Perfetto. Un altro che riderà della mia goffaggine oppure mi prenderà per cretina. Direi che farà entrambe.

Tuttavia non ride e non dice nulla.

Corrugo la fronte in un’espressione interrogativa.

«Cher.» è l’unica cosa che riesce a dire.

«Sì, ti sei ricordato come mi chiamo. Un grande passo avanti.» rispondo sarcasticamente.

«Sei bellissima.»

«Molto divertente.»

«Dico davvero. Non pensavo indossassi vestiti di questo genere. Non fraintendermi, eh. Voglio solo dire che, essendo abituato a vederti con felpe e jeans, pensavo che saresti venuta ancora così, comoda e sofisticata.»

Fino a poco fa sarei andata in discoteca come mi ha descritto. Quindi mi avrebbe visto come una stupida che non sa differenziare una semplice giornata da una serata con gli amici. Perfetto. 

«Era meglio se fossi stato zitto.»

«Ti ho fatto un complimento.»

«Sì, all’apparenza era così, ma poi hai aggiunto tutte quelle frasi sul fatto che non so vestirmi.»

«Okay, hai ragione: era meglio se stavo zitto.» si avvicina verso di me, abbasso istintivamente lo sguardo e osservo le scarpe che indosso: un paio di tacchi sui quali non so come farò a camminare.

«Cher, dimentica tutto, ho detto una stronzata. Sei bellissima.» percorre il mio braccio destro con le dita, facendomi rabbrividire, arriva fino alla clavicola dopo di che sposta le mie dita sotto il mio mento, alzandolo.

«Le distanze di sicurezza, Malik.»

«Cosa?» 

«Meglio se andiamo, ecco.» distolgo lo sguardo dai suoi occhi, afferro la borsa e mi dirigo velocemente verso le scale, cercando di non pensare al fatto che Zayn fino a pochi minuti fa era davanti a me. Non mi può fare questo. Oddio, fare che cosa? Non mi sta facendo nulla, a parte scombussolare tutto. 

Normale. 

Perfetto. 

Okay. 

Basta.

«Cher, ti sei cambiata, allora.» come potrei non riconoscere la voce di Harry?

«Per la tua gioia, sì.» mi volto verso di lui in modo che possa vedermi completamente e posso notare che sul suo volto si fa spazio un sorriso malizioso.

«Ottima scelta.» non ribatto, percorro il corridoio per raggiungere le scale. Non mi accorgo quasi di nulla, sento solo una mano colpire delicatamente il mio sedere.

«Sodo.» ancora una volta è Harry, il quale dopo la toccatina corre giù per le scale.

«Styles, che cazzo ti viene in mente di fare?» urlo dal piano superiore.

Non ricevo risposta.

Grazie per non cagarmi.

«Harry, cos’hai fatto?» Louis sbuca dalla cucina, indossa un paio di jeans che arrivano fino alla caviglia, una semplice maglietta bianca e le vans. Perchè anche io non ho potuto indossare abiti comodi come lui? Mistero.

«Ho toccato la chiappa destra a tua sorella.» che faccia tosta che a Harry, risponde a mio fratello e non a me. Ora sicuramente Louis dirà qualcosa per metterlo in riga.

«Styles, non hai capito ancora un cazzo della vita. Devi toccare entrambe le chiappe.» 

È cretino o cosa?

L’ha detto seriamente?

Mi vien voglia di lanciargli la borsa in testa, ma non ho una buona mira. Alla faccia del fratello maturo, se fosse per lui potrebbero violentarmi davanti ai suoi occhi che lui assisterebbe allo spettacolo con un pacchetto di pop-corn in mano.

Vabbè, non importa.

Niall è già in macchina con Liam, così li raggiungo, dopo di che salgono anche Louis ed Harry, l’ultimo è Zayn. Fortunatamente non siamo seduti vicini, mi sentirei in imbarazzo.

Mi copro le gambe appoggiando le mani su di esse, grazie alla poca luce all’interno della vettura non posso esaminarle, ma suppongo che non troverei nulla di positivo, anzi, tutto il contrario. Ho sempre detestato le mie gambe, in particolare le cosce e nonostante siano passati diversi anni da quel periodo io non sono ancora riuscita a superare questo complesso. Vedo un sacco di ragazze in estate indossare ciò che vogliono, poi ci sono io che preferisco un paio di leggings e una maglietta lunga.

«È a posto la tua chiappa?» mi domanda Harry, mi limito ad una smorfia ironica.

Finalmente arriviamo, il locale è affollato, si può notare dal fatto che c’è un sacco di gente con bibite in mano che si è stabilita al di fuori dell’edificio, forse perchè volevano prendere un po’ d’aria da tutto quel trambusto; la musica mi giunge ovattata, ma basta per non farmi  sentire a mio agio.

Seguo i ragazzi dato che loro sono esperti, continuo a tenere lo sguardo rivolto verso il basso, spero di non andare a sbattere contro nessuno dato che sarebbe il modo peggiore per cominciare questa serata.

La musica mi assale, non sono abituata a tutto questo chiasso e mi ci vuole un po’ per abituarmi, inoltre la continua alternanza delle luci mi risulta fastidiosa, perciò cerco di non guardarla anche se a volte mi colpisce gli occhi, disorientandomi per pochi secondi.

«Niall...Zayn...Cazzo.» impreco, stringendo i pugni. Sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla, subito mi scosto, pensando che sia uno sconosciuto, ma il ciuffo moro e gli occhi castani rendono quel viso famigliare.

«Pensavo di essermi già persa.» mi fa segno di non capire, afferra la mia mano e mi porta verso il banco del bar dove la musica è meno forte.

«Non ti trovavo più, Cher. I ragazzi sono già andati a ballare, credo che tu li abbia persi di vista a causa delle luci soffuse e della confusione.»

«Almeno ho trovato te.»

«Io ci sono sempre per te.» mi sorride dolcemente.

Che gentile.

«Vuoi qualcosa da bere?»

«Un bicchiere d’acqua, grazie.»

«Non azzardi a prendere qualcosa di alcolico?»

«Preferirei di no, Zayn. Non reggo l’alcol e vorrei evitare inconvenienti.»

«Per inconvenienti intendi ritrovati un pargoletto tra le braccia dopo nove mesi?» lo spintono amichevolmente, ridendo.

Zayn ordina il bicchiere d’acqua per me e un caipiroska alla fragola per lui, la presentazione della sua bevanda è davvero bella se non fosse per l’alcol che contiene al suo interno, altrimenti l’assaggerei.

«Vuoi un sorso?» sembra che mi abbia letto nella mente, sto per rispondere di “no” quando mi ritrovo il bicchiere fra le mani. Ora non posso rifiutare. Assaggio il cocktail, nonostante l’abbia sorseggiato mi gira leggermente la testa, ma mi riprendo subito dopo. 

È buono.

Gli riconsegno il bicchiere e mi dedico alla mia acqua naturale che sicuramente è meglio di quell’intruglio, anche se devo dire che è veramente buono, tuttavia non sarei mai in grado di berlo tutto, l’effetto di un solo sorso mi ha scombussolata, figuriamoci un bicchiere.

«Mi dispiace che tu debba rinunciare alle tue conquiste per badare a me.» mi scuso sarcasticamente, provocandolo.

«Oh, tranquilla, Cher. Preferisco passare la serata con te.»

«Non sarà niente di emozionante, te lo assicuro.»

«Perchè ti devi sempre sottovalutare?»

«Io non mi sto sottovalutando.»

«Invece sì, accidenti. Mi contraddici ogni volta che ti faccio un complimento, sembra che tu preferisca i commenti negativi.»

«Non è assolutamente vero, a tutti fanno piacere i complimenti, quando sono sinceri. Inoltre io non so mai come rispondere, al limite arrossisco.»

«L’importante che tu mi creda.»

«Certo.» mento spudoratamente. Ebbene sì, è proprio così. Non credo a nessun complimento, figuriamoci a quelli di Zayn, so che me li fanno solo per farmi sentire a mio agio, ma di vero non c’è nulla. Non credo nei “sei bellissima”. Non credo in me stessa. Non l’ho mai fatto ed è brutto perchè io non so cosa si prova ad uscire di casa e sorridere, sapendo che sarà tutto più semplice perchè si crede in se stessi e in quello che si fa. Io non ho mai avuto questa consapevolezza, per me è imbarazzante ed estenuante dover fare ogni volta i conti con chi sono e con chi vorrei essere.

«Cher, vado un attimo in bagno. Torno subito.» annuisco, vedendo la sua figura scomparire tra la folla.

Bene, sono sola.

Rigiro il bicchiere fra le mani, aspettando il ritorno di Zayn che non arriva. 

Okay, è andato in bagno, ci metterà un po’.

Non so cosa stiano facendo gli altri ragazzi, molto probabilmente Harry avrà già fatto amicizia con qualche ragazza, Louis starà facendo il cretino insieme a Niall, mentre Liam si starà disperando per essere capitato in una famiglia del genere. Quanto lo capisco quel povero ragazzo.

Guardo il mio orologio: è passato un quarto d’ora.

Minchia, avrà fatto il servizio completo.

Okay, basta. 

Questi non sono discorsi da fare.

Trattengo una risata.

Mi alzo dalla sedia per sgranchirmi le gambe, noto così che il locale si è affollato ancora di più, di conseguenza sarà difficile ritrovare gli altri ragazzi; guardo il cellulare: nessun messaggio. 

Bene, vuol dire che non è ancora ora di andare.

Peccato.

Adesso vorrei tornare a casa, non so perchè, ma stare qua da sola non è molto rassicurante, non sono capace a divertirmi da sola, ho bisogno di qualcuno con cui ridere. Mi basta una sola persona, ma da sola non riesco perchè comincerei a riflettere e quando rifletto, be’, è la fine.

Guardo ancora l’orologio: è passata mezz’ora.

È caduto nel cesso, secondo me.

Prendo il cellulare e faccio uno squillo a Zayn.

Niente.

Segreteria telefonica.

Perfetto.

Mi guardo in giro, ma non c’è traccia dei ragazzi.

E che cazzo, oh.

Ho due alternative: mi metto a cercarli oppure me ne vado a casa.

Proviamo con la prima.

Mi faccio spazio tra le persone, anche se la maggior parte delle volte sono loro a venirmi addosso; non vedo nessuno dei ragazzi. 

Dove cazzo sono finiti?

Continuo a cercare per un quarto d’ora, dopo di che sono costretta a fermarmi per il male ai piedi, questi tacchi me li stanno distruggendo. Maledetto il giorno in cui ho dato retta ad Harry e a Niall. Guardo nuovamente il cellulare, provo a chiamarli uno ad uno. Niente. 

Vaffanculo.

Mi dirigo verso l’uscita, sperando di trovarli, ma non è così. Decido di uscire per prendere una boccata d’aria, non ce la faccio più dentro quel locale, l’aria fredda mi investe e rabbrividisco, mi sfrego le braccia con le mani per scaldarmi, dopo un po’ mi abituo all’atmosfera e non fa più così tanto freddo.

Sono le 23.45, riprovo a chiamare i ragazzi, ma nessuno mi risponde. Bella fregatura. Quando hanno bisogno di me, guai se non rispondo, ma se non rispondo loro, be’, chissene frega, vero? Mi incammino verso casa, mentre dentro di me si fa spazio un senso di impotenza e di delusione per una serata che non si è conclusa nel migliore dei modi. E Zayn? Dov’è finito, eh? Certo, più di tre quarti d’ora in un bagno non mi sembrano coerenti, sicuramente sarà successo qualcosa, ma cosa? Non voglio nemmeno saperlo, sono certa che sarà stato qualcosa di più interessante rispetto a me, a tal punto da non inviarmi nemmeno un messaggio per scusarsi. Certo che no, chi vuoi che si ricordi che io ero seduta al bancone. Nessuno si ricorda mai di nulla, mi sembra che sia tutto dovuto. Sempre.

Dopo essermi sfogata dentro di me, arrivo finalmente a casa, grazie al cielo non ho incontrato nessuno che mi abbia importunato, altrimenti sarebbe stato il colmo; prendo le chiavi all’interno della borsa e le infilo nella serratura, entro in casa. Tutte le luci sono spente, questo vuol dire che i ragazzi sono ancora in discoteca.

Non mi importa.

Salgo velocemente le scale, fino ad arrivare nella mia camera, mi cambio e indosso il pigiama, lancio i tacchi da qualche parte sul pavimento, mentre il vestito lo appoggio sulla scrivania. 

Una serata stupenda.

Controllo ancora una volta il cellulare: niente di niente.

Mi infilo nelle coperte, sperando di riuscire ad addormentarmi, ma credo che non sarà così difficile dato che è come se non fossi neanche uscita. Non mi aspettavo di essere invisibile, ancora una volta. Non capisco nemmeno perchè io ne stia facendo una tragedia, eppure mi dispiace, ma in particolare mi dispiace per una persona, inutile dire che il nome di quella persona inizi per “z” e termini per “ayn”.











AUUUUUUUUUG. (?)
Sono tornata dopo una settimana infernale e ce n'è un'altra ad aspettarmi. Perfetto, meglio di così? Oggi ho fatto la mia prima versione di greco, pregate per me che sia andata bene. çç
Ho trascurato molto efp e le ff, ma non ho potuto fare altrimenti, ho dato precedenza alla scuola e ancora sarò costretta a farlo, tuttavia non mi dimentico mai di voi, quindi tranquille: non vi liberete di me così in fretta.
Questo capivolo mi piace abbastanza. - un passo avanti, lol - 
Voi che ne pensate? 'Sto stronzetto di Malik che non caga Cher, ahò. (?)
Boh, spero che vi abbia divertite e che continuerete a seguire la ff. :'D
Purtroppo sono costretta ad evaporare in breve tempo perchè devo studiare stooooooria, greeeeeeeeco, latinooooo e ingleeeeese. Bella mieeerda, lol.
Grazie mille per il vostro supporto e per i vostri complimenti su Twitter. <3
Vi ricordo che su Twitter sono: @harrysbreath 
Evaporo, trololol.
LOVE YOU.

p.s. vi consiglio la mia one-shot: The Elevator.

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Capitolo 7
*** I don't care. ***




7. I don't care.


Mi rigiro rumorosamente fra le coperte, scalciandole e facendole cadere pesantemente a terra, mi volto verso il comodino e noto che i tappi di Zayn sono lì, ieri sera non li ho messi, sono stati l’ultimo dei miei pensieri e nonostante non li abbia usati ho dormito bene. Tuttavia, una volta sveglia quella sensazione di malinconia mi pervade, ricordandomi che dovrò affrontare quello che è successo la scorsa sera, ma soprattutto mi ricorda quanto io ci sia stata male e mi sorprendo, per il semplice motivo che non è da me. Sì, lo ammetto, sono una persona che tende a tenersi tutto dentro, ma questa volta non ne ho la voglia, sento solo la necessità di sbatterlo in faccia a Zayn, di dirgli che le persone non spariscono da un momento all’altro. Molto probabilmente ne sto facendo una tragedia, ma io ci tenevo e mi dispiace dirlo: non lascerò scorrere la situazione.

Afferro il telefono, schiaccio il tasto “home” dell’iPhone, ma il telefono non si illumina e solo dopo mi ricordo che l’avevo spento, così lo accendo, sperando che faccia in fretta. So già quale sarà il risultato: nessun messaggio, nessuna chiamata. Come se non fosse accaduto nulla, come se io in quella discoteca non ci fossi mai andata, ma soprattutto come se non fossi mai uscita con loro.

Mi alzo dal letto e sistemo le coperte che avevo fatto cadere, il mio sguardo viene catturato dal fatto che il mio cellulare continua ad illuminarsi, così una volta rifatto il letto, lo guardo. Trovo chiamate e messaggi da parte di Louis, un messaggio da parte di Harry, vari squilli fatti da Liam, e altri messaggi di Niall. Scorro freneticamente l’elenco più e più volte. Niente. Non c’è il suo nome. Né una chiamata né un messaggio. Nulla. Mi stupisco anche, eh. 

Respiro profondamente.

Lascio cadere il telefono sul letto, infilo le pantofole e scendo le scale, dirigendomi verso la cucina. Non c’è ancora nessuno alzato, a parte me, naturalmente; posso constatare che si sono divertiti parecchio. Preparo del tè caldo, solo per me, credo che siano capaci a farselo da soli, no? Apro l’anta e prendo i biscotti: le gocciole. Fortunatamente il pacchetto è ancora pieno, credo sia nuovo, be’, meglio così. Intanto che aspetto che l’acqua bolla, guardo fuori dalla finestra: il cielo è chiaro, sarà una mattina fresca, l’inverno sta arrivando e anche il Natale, a quanto pare. Be’, manca ancora diverse settimane quindi ho tutto il tempo per organizzarmi.

Verso l’acqua nella tazza e aggiungo la bustina di tè, mi sposto verso il tavolo e mi siedo. È piacevole rimanere soli, soprattutto di mattina. Credo sia il momento migliore della giornata perchè puoi programmare cosa fare, ma allo stesso tempo non sai cosa accadrà.
Mi sono sempre etichettata come una mattina che assomiglia alla sera, una continuazione, non ho né inizio né fine. Sono imperfetta, burrascosa, grigia, pura, ma dannatamente fredda. Sono sempre stata così: troppo gelida, perfino con me stessa. Sento di non appartenermi, di trovarmi all’interno di un corpo che non è il mio e non sono in grado di liberarmene. Mi sta tutto così stretto, non ho spazio, soffoco. Questa sensazione durerà per sempre, lo so. Quando provi quello che provo io, quando non accetti l’immagine che si riflette allo specchio, quando ti consideri un problema a cui non c’è soluzione, quando ti senti dannatamente sola, allora non puoi fare altro che crollare, ed io lo faccio continuamente, ogni giorno. Forse è questo il punto: per le persone come me non c’è soluzione. Io non sono l’eccezione alla regola. Se il mondo se ne andasse, nessuno rimarrebbe. Allora cominci a non credere più in te stessa, diventi un’automa, svolgi le azioni principali e poi basta, fine, stop. Ti dicono di essere forte e a volte sei costretto ad esserlo. Perchè per le persone come me non c’è né un inizio né una fine, siamo solo una continuazione di qualcosa che dovrebbe migliorare, ma non può. 

Avvolgo la tazza con le mie mani, si è raffreddata. Butto il tè nel lavandino, rimetto i biscotti al loro posto: non ho più fame, non ho mai avuto fame.

Ripulisco ciò che ho sporcato, lavo la tazza e la rimetto nel mobile, dopo di che torno nella mia stanza come se non mi fossi mai alzata. Durante il tragitto non ho sentito nessun rumore, questo significa che tutti stanno ancora dormendo; quando passo davanti alla camera di Zayn mi sento mancare, potrei fare la brava ragazza e ritornare sui miei passi oppure potrei bussare ed entrare. Mi avvicino alla porta, la mano a mezz’aria. No, non posso farlo. Che scusa mi inventerei? Sono le otto di mattina, avrò di modo di chiarire. Abbasso il braccio, lasciandolo cadere lungo il fianco e ritorno nella mia stanza. Dato che non so cosa fare, inizio a leggere i messaggi dei ragazzi.

Mi soffermo a leggere il messaggio di Louis, trattenendo una risata.

 

“Ehi, sorellina, scusaci, anzi scusami. Non mi castrare domani, ti prego. :)”

 

Che fratello coglione, santo cielo.

Certo che non lo castrerò, lo prenderò a picconate incessantemente, mi sembra ovvio.

Dato che anche i messaggi sono finiti, meglio che mi vesta. Indosso dei semplici jeans e una felpa azzurra; proprio quando sto per chiudere l’armadio, sento delle porte aprirsi e dei passi. Si sono svegliati, finalmente.

Finisco di cambiarmi, dopo di che esco dalla mia stanza, mi ritrovo di fronte i ragazzi, tranne Zayn, ovviamente.

«Cher, sei già sveglia?» domanda Harry.

Non rispondo.

«Buongiorno, sorellina.» mi saluta Louis, sorridendo amorevolmente.

«Non hai letto i nostri messaggi e non hai risposto alle nostre chiamate.» mi verrebbe voglia di prendere a picconate Liam, ma mi trattengo. 

Continuo a non rispondere.

Scendo le scale, seguita da loro.

«Cher, di qualcosa, santo cielo.» sbotta Niall.

Persisto.

«Cazzo, è veramente incazzata.» mormora Harry, ma lo sento lo stesso.

Trattengo una risatina.

«Scusaci, davvero. Non volevamo dimenticarci di te, infatti quando ce ne siamo resi conto ti abbiamo contattato.» questa volta è Liam a parlare.

Continuo la mia camminata verso la cucina, nonostante io ci sia già andata.

«Cher, rispondi.»

Nulla.

Sto zitta.

«Cagaci, per favore.» mi implora Louis.

Mi volto di scatto verso di loro, credo di avere sul viso un’espressione incomprensibile perchè i ragazzi cercano di decifrarla scambiandosi occhiate.

«Siete stati degli stronzi, almeno questo me lo concedete? Ero uscita con l’intenzione di passare una bella serata con voi, alla fine mi sono ritrovata seduta ad un bancone a bere acqua naturale. Che lusso, eh. Nessuno di voi si è degnato di chiedersi dove fossi.»

«Mancava Zayn, così abbiamo pensato che fosse con te, ma poi...»

«Ma poi?» domando, volendo sapere il continuo.

«Poi abbiamo visto che non è tornato a casa con noi e che la sua stanza è vuota, quindi abbiamo capito che sei rimasta da sola.» spiega Harry.

Abbasso lo sguardo.

Quindi se avessi bussato alla porta della stanza di Zayn nessuno mi avrebbe aperto. Perfetto. Ora è tutto molto più chiaro: non è nemmeno tornato a casa, quindi sarà in quella di qualcun altro, anzi di qualcun’altra.

«Tutto okay?» mi domanda Niall.

«Sì, questo non toglie che siate degli stronzi, compreso anche tu, Horan.» punto il dito verso il biondo, che alza le mani in segno di difesa.

«Non pensavamo che te la saresti presa così tanto.»

«In fondo cosa volete che sia, eh? Non essere cagata per una sera intera e tornare a casa da sola. Niente di che, tranquilli. Quando lo rifacciamo?»

«Sei sarcastica?» domanda Harry.

«Io sono sempre sarcastica, Styles.»

«Anche quando dici di volermi bene?»

«No, lì è diverso: mento.»

«Sei proprio una stronza, Cher.»

«Lo si diventa con il tempo.»

I ragazzi si stanno godendo la discussione tra me ed Harry. Che cosa emozionante.

«Vi siete divertiti?»

«Sì, tantissimo, devi saper...» Niall rifila una gomitata a Louis, che si corregge immediatamente. «Divertiti? Senza di te? Certo che no.»

«Louis, sei uno stronzo al quadrato.» continuo a trattenere risate, prima o poi scoppierò.

Tuttavia, ho una domanda che mi attanaglia e che vorrei porre, sperando di ricevere risposta.

Respiro profondamente.

«E Zayn?»

«Te l’abbiamo detto: non ha dormito qui.»

«Sì, ho capito, ma dov’è ora?»

«Non lo so. Ieri sera l’abbiamo visto parlare con una ragazza.»

Certo, una ragazza.

Che sciocca.

Doveva essere la prima fra le opzioni, prima ancora del “è caduto nel cesso”. 

Sono sempre l’ultima ad accorgermi di quello che accade.

«Non l’avete chiamato?»

«Cellulare spento.»

Sorrido debolmente.

«Non fate colazione?» domando, cambiando argomento. I ragazzi annuiscono, così mi sposto, in modo che possano andare in cucina. 

Rimango in piedi, di fianco alle scale.

Che cretina, santo cielo.

Sono un’emerita cretina perchè io lo sapevo, ma non volevo ammetterlo. 

Sposto lo sguardo sulla maniglia della porta di ingresso che si sta abbassando, sento un rumore di chiavi.

Mi batte forte il cuore.

Stringo i pugni.

Non ora.

Non è il momento giusto.

Cazzo.

La porta si apre.

Eccolo.

Vorrei abbassare lo sguardo, ma non ci riesco.

Non dico nulla, non lo saluto.

I ragazzi si sono sporti dalla cucina, salutano Zayn amichevolmente e lui si limita ad un cenno con il mento. Appoggia le chiavi sulla mensola, ha i capelli arruffati: non si è pettinato, indossa una maglietta blu e se non ricordo male quella di ieri sera era bianca.

Salgo le scale, non mi va più di stare lì, ferma come un palo.

Sento dei passi dietro di me e prego che non sia lui, piuttosto qualcun altro.

«Cher, aspetta.» la sua voce.

Mi blocco istintivamente.

«Che cosa vuoi?» domando, e mi stupisco di me stessa per essere stata in grado di formulare una richiesta.

«Mi dispiace per ieri sera. Io non mi sono dimenticato di te.»

Ma vai a quel paese, Malik.

«Certo, magari questa frase avresti dovuto dirla con un tono di voce più credibile.»

«Cher, lasciami spiegare, cazzo.»

«Non mi interessa, dico sul serio. Avrai avuto i tuoi motivi per lasciarmi al bancone, e non degnarti nemmeno di scrivermi o chiamarmi. Io ti capisco, io capisco sempre tutti.»

Pensavo che sarei stata più diretta, invece la colpevole sembro io. Non mi va di ascoltarlo, provo una necessità di difesa nei suoi confronti.

«Non c’è motivo che te la prenda.»

«Infatti non me la sono presa.» mi volto, ma mi afferra per un braccio, strattonandomi.

«Possibile che tu non mi creda. Mai.»

«Ti ho detto che non importa. Non mi è mai importato.» mi libero della sua presa. Me l’ero immaginata diversa la scena, inutile dire che, come sempre, ha vinto lui. 

Entro nella mia stanza e chiudo la porta alle mie spalle. 

Adesso so che il problema ancora una volta sono io, che non si esce mai del tutto dal passato, anzi, si ripercuote su di noi.











MABELLE.
Sono più lenta di una lumaca a postare, AHAHAHA. 
Vabbè, volete una ciambella?, trololol.
Io amo le ciambelle, pur non avendole mai assagiate, AHAHAH. Let me die, lol.
Tra un po' le vacanze di Natale... VEDO LA LUCE, SORELLE.
Oggi è il primo dicembre, awww. Non ve ne frega nulla.
Boh, evaporo, dai.
Non ho nulla da dire, accidenti. çç

LOVE YOU.

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Capitolo 8
*** Tell me what sense does it getting hurt forever. ***




8. Tell me what sense does it getting hurt forever.


Sono nervosa.

E, no, non ho il ciclo.

Non ho nemmeno pranzato, nonostante Louis abbia insistito, ma alla fine non ho ceduto. Quando sono agitata, me la prendo sempre con il cibo, ormai ci sono abituata e questa cosa accade da anni. È sbagliato, ne sono cosciente, ma non ho altra valvola di sfogo: io mi tengo tutto dentro. Io mi corrodo, mi logoro, mi dissipo piuttosto di spiegare.

È così difficile parlare di se stessi a qualcuno. Anzi, è difficile rivelarsi.

Sono tremendamente fragile e non voglio che le persone mi conoscano a fondo, che sappiano le mie paure, le mie insicurezze perchè sarebbe troppo complicato. Io ho bisogno di tempo e le persone non ce l’hanno, vogliono tutto subito.

È strano. Chi mi sta intorno sa come farmi crollare eppure non mi dà mai il colpo di grazia, rimango sempre in bilico, vacillo.

Suona il campanello.

Non mi alzo da divano.

Perfetto.

Non c’è mai nessuno che alzi il culo per andare ad aprire.

Chissà a chi toccherà.

Mi alzo imperterrita, mi dirigo verso la porta e la apro. Davanti a me si presenta una ragazza. Mi correggo: davanti a me si presenta una ragazza davvero carina. Sorrido incerta, non capendo cosa voglia, poi mi ricordo che vivo con cinque ragazzi.

«Posso esserti utile?» domando, vedendo che non parla.

«Abita qui Zayn Malik?» strabuzzo gli occhi, sbuffando annoiata.

Un’altra no, cazzo.

Sempre a me capita.

«Forse.» rispondo, e solo dopo mi accorgo di quanto sia assurda la mia risposta. Non ha senso.

«Be’, credo che l’indirizzo sia giusto.» minchia, e chi gliel’ha dato? Ah, giusto: Zayn.

«Sì, abita qua, quel coglione.» le ultime due parole le mormoro appena, ma credo le abbia udite dato che ha riso.

«Comunque - cerca qualcosa nella sua borsa - potresti dargli questa, è sua.» mi porge una maglietta bianca.

«Certo.» l’afferro velocemente e chiudo la porta, lasciando la ragazza alle mie spalle. Annuso la maglietta: è profumata, credo che gliel’abbia lavata. Potrei far finta di nulla, come se niente fosse successo, ma sono curiosa di sentire la sua spiegazione o forse ho solamente voglia di parlarci. 

No, assolutamente la prima opzione. Sì.

Salgo velocemente le scale, raggiungendo la stanza di Zayn, prima di bussare sono costretta a respirare profondamente più e più volte. La porta si apre e dopo pochi secondi me lo ritrovo di fronte.

«Questa credo sia tua.» gli mostro la maglietta, inizialmente mi guarda sconcertato, ma poi sorride.

«Grazie.» l’afferra.

«Te l’ha anche lavata.» sussurro.

«Cosa?»

«Ho detto che ti ha anche lavato la maglietta.»

«Chi?» 

Adesso gli lancio una padella in testa.

«La ragazza, quella che è venuta a portartela e con la quale, suppongo, tu abbia passato la notte.» 

Mi guarda intensamente senza dire nulla e questo silenzio è così straziante.

«Perchè non mi ascolti?»

«Zayn, non mi devi dare spiegazioni. Io sto bene così.»

«Cher, per favore, sembra che io ti stia sul cazzo.»

«Perchè, non è così?» questa volta è lui a strabuzzare gli occhi, credo di averlo colto di sorpresa. Non so nemmeno cosa io stia dicendo, ma di una cosa ne sono certa: non lo penso, santo cielo. Non posso dirgli che è tutto okay, perchè non voglio cedere, non voglio essere sempre io a venire incontro alle persone mentre loro stanno ferme, senza fare nulla, pretendendo che siano gli altri a sistemare tutto.

«Io e te siamo amici, okay? E tra amici, quando le cose non vanno nel verso giusto, si chiarisce, perciò ora mi ascolterai.» la sua mano afferra la mia, trascinandomi nella sua stanza e facendomi sedere sul letto.

«Te l’ho detto un milione di volte: mi dispiace. Non era mia intenzione lasciarti al bancone, sono stato uno stronzo. Sono andato un attimo in bagno, una volta uscitao, a causa delle varie luci e della musica, mi sono scontrato con una ragazza, entrambi ci siamo sporcati dato che lei aveva in mano un cocktail. Naturalmente ci siamo scusati, abbiamo iniziato a parlare e alla fine mi ha proposto che mi avrebbe lavato la maglietta, per lei era il minimo che avrebbe potuto fare. Le ho detto che non importava, ma ha insistito, alla fine ho accettato. Siamo andati a casa sua, ho deciso di aspettare fuori, vedendo che ci metteva parecchio tempo mi ha detto di entrare, così ho aspettato nel suo salotto mentre lei lavava la maglietta. Abbiamo aspettato che si asciugasse, abbiamo chiacchierato e poi mi sono addormentato. Alla mattina, appena sveglio, me ne sono andato, sfortunatamente mi sono scordato della maglietta così molto gentilmente me l’ha portata. Fine.»

«Questa storia l‘hai inventata al momento oppure era premeditata?» domando, sarcastica.

«E’ quello che è accaduto, Cher.»

Sbuffo.

«E l’indirizzo come faceva a saperlo?»

«Durante la conversazione le ho parlato di dove vivo.» 

Abbasso lo sguardo, che viene catturato da qualcosa che spunta dalla maglietta ed è un colore differente dal bianco del tessuto, lo afferro, notando che sotto al nome “Allison” ci sono delle cifre ed inutile dire a cosa corrispondano.

«Carina l’idea di mettere il proprio numero all’interno degli indumenti.» mostro il foglietto a Zayn, il quale lo guarda perplesso.

«Scommetto che avrai una spiegazione anche per questo. Tu sai spiegare tutto.»

«Cher, ora sei tu che non spieghi: sembra che ti dia fastidio il fatto che io incontri delle ragazze.» credo di essere arrossita perchè mi sento le guance bollire.

«Non è vero, l’hai sempre fatto ed io non ho mai avuto problemi. Non inventarti le cose, Malik.» 

«Io non mi invento nulla.» lascio il foglietto sul letto, di fianco alla maglietta, dopo di che mi alzo ed esco dalla sua camera. Mi irrita questo suo comportamento, il fatto che pensi di sapere ogni cosa quando non è così, mi innervosisce quando ritiene di conoscermi, ma non sa nulla di quello che ho passato e che sto passando. 

Lui non capisce.

«Cher, tutto okay?» alzo lo sguardo e incontro quello di Niall.

«Uhm, sì.»

«A me non sembra.»

«Dico davvero, Niall.» sorrido.

«Non sai mentire, Cher. Non ne sei mai stata capace.»

So che mi conosce meglio di chiunque altro, forse perfino meglio di me stessa.

«Dimmi che senso avrebbe farsi del male per sempre.»

Lo guardo perplessa, queste frasi filosofiche mi lasciano sempre spiazzata, dette da lui, poi. Non so dove voglia arrivare, ma in qualche modo ha ragione. Lui ha sempre ragione. Ha ragione quando mi dice di sorridere, quando devo cercare di apprezzarmi, quando devo credergli mentre mi dice che la mia risata è la più limpida che abbia mai sentito, quando mi dice che sono la sua migliore amica e che posso dirgli ogni cosa.

Gli sorrido debolmente, non rispondendo alla sua affermazione, così preferisco scendere le scale e tornare in salotto.

Mi gira leggermente la testa, credo per il fatto che non abbia mangiato nulla, ma non ho fame. Non riesco ad ingoiare nulla, solo la vista del cibo mi fa venire la nausea, ma non posso farci nulla.

Io e il cibo non siamo mai andati d’accordo e credo che sarà sempre così. È una lotta continua e vorrei essere io a vincerla. So per certo che non mi sono mai accettata e mai lo farò, provo ribrezzo nei miei confronti ed è orrendo da dire, ma è la pura verità. Ecco perchè detesto i vestiti attillati, ho sempre paura di non riuscire ad infilarmici; ecco perchè detesto l’estate, tutte quelle gambe scoperte e le mie cosce; ecco perchè detesto farmi scattare foto. La cosa peggiore per una persona è guardarsi allo specchio e non riconoscersi, è rinunciare ad un pomeriggio con gli amici per colpa di se stessi, è uscire di casa e ritrovarsi circondata da persona migliori. 

Fa male essere la seconda scelta. 

Ed io lo sono stata così tante volte.

Ha fatto male sapere che Zayn ha preferito passare la serata con una ragazza che non fossi io, il punto è che non lo saprà mai perchè io non glielo dirò. 










MABELLE.
Ho le ovaie girate, lol. Lasciamo perdere. 
KEEP CALM.
Oggi hanno fregato il portagoglio a mio papà, quindi ora i miei genitori sono andati dai carabinieri a fare la denuncia e robe varie. Che sfiga, oh. Grazie al cielo tra un po' ci sono le vacanze di Natale perchè io non ne posso più. A parte tutto, che stronzata è fare una prova orale di ed- fisica, AHAHAHAHAHAH. ma vafangul.
Voi come state? trololol.
Be', per quanto riguarda il capitolo non c'è da dire nulla. E' un po' un capitolo di passaggio in quanto da ora in avanti le cose cambieranno, forse un po' in modo negativo, ma non posso dirvi nulla. Cher è rimasta delusa da Zayn, e forse anche da stessa per essere ancora una volta così debole. Vedrete poi cosa accadrà, intanto fatevi un po' di film mentali, lololol.
Evaporo, ladies, rtkgnrtg.
I LOVE YOU.

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Capitolo 9
*** Now you can leave my hand. ***




9. Now you can leave my hand.

 

Sono passate due settimane e noto qualcosa di diverso in me.

Quando mi guardo allo specchio, non mi riconosco. Non che prima avvenisse il contrario, ma questa volta sento di non appartenermi, sono le iridi, la pelle, le dita, le labbra a dirmelo. Ho ricominciato a pensarmi abitualmente, una volta al mattino e una alla sera, inoltre ho un quaderno su cui segno ogni peso. Oggi dovrò mangiare di meno, ieri mi sono abbuffata di pasticcini, quelli che ha portato Harry e che Niall mi ha costretto ad assaggiare nonostante gli abbia detto che non volevo, ma non ho avuto scelta in quanto me l’ha conficcato in bocca mentre parlavo. 

Avrei voluto sputarlo, dico davvero.

È orribile da ammettere, ma è stata questa la prima sensazione, alla fine ho dovuto ingoiarlo. Cosa avrei potuto dire? “Oh, scusate, mi rifiuto di mangiarlo perchè potrei ingrassare”. Mi avrebbero preso per sciocca. Non avrebbero capito. Loro non capiscono mai. Non capiscono che quando scherzano sulle ragazze, mi fanno male, che ne sanno loro? Magari quelle non apprezzano il loro corpo, magari non si piacciono e loro fanno battute sarcastiche, in particolare Louis. Mio fratello. Che cosa fantastica, vero? Se venisse a sapere quello che mi è successo, sicuramente si metterebbe a ridere e mi farebbe sentire ancora più male. La sua vista è limitata, non vede oltre il suo naso, non si accorge di quello che accade e mi dispiace, mi dispiace da morire che mio fratello non si accorga di quello che sto provando e che io debba sempre spiegare ogni cosa. Questa volta sarà diverso, non dirò nulla, farò tutto da sola. Come sempre, d’altronde.

Sto trascurando un po’ i ragazzi per dedicarmi al mio corpo, non mangiando. Che modo stupido di prendersi cura di se stessi, lo so; tuttavia io ho bisogno di vedere i miei fianchi più levigati e le mie cosce affusolate. Ho bisogno di guardarmi allo specchio e di vedermi bella. È il mio obiettivo, non riesco ad aspirare ad altro perchè so che se riuscirò a raggiungerlo ogni cosa sarà più semplice, farò scomparire questa insicurezza, sarò maggiormente estroversa, sorriderò di più e riderò. 

Io devo solo dimagrire.

Io devo solo piacere. A me e agli altri.

Voglio smetterla di vergognarmi di me stessa, ma non ci riesco. 

Detesto tutto ciò. 

Detesto questa autostima che non esiste.

Detesto sentirmi sempre un problema.

Detesto esserlo.

E non mi apprezzo, non mi apprezzo né con un po’ di trucco, né con un taglio di capelli differente.

Fa male.

Ogni giorno.

Ogni volta.

Sempre.

Sfoglio il quaderno su cui ho segnato i diversi pesi e cosa ho mangiato, leggo ogni singola parola, ogni singola chilo perso e recuperato, le chilocalorie e penso che non ce la farò, che le persone come me non posso essere perfette, non possono essere impeccabili. 

Sul giorno di oggi ho scritto solo quattro biscotti. Non ho fatto una colazione sostanziosa, Liam mi ha preparato una tazza di latte che ho buttato nel lavandino, quando l’ho incrociato sulle scale mi ha chiesto se avesse fatto un buon cappuccino ed io ho mentito spudoratamente, dicendogli che domani ne avrei voluto un altro. 

Ecco cosa mi tocca fare: mentire. Mentire a colazione, a pranzo, a cena, quando preparano una merenda, quando mi offrono un pacchetto di patatine oppure quando decidono di mangiare fuori ed io rispondo negativamente, scusandomi con un “mi dispiace, ma sono troppo stanza, magari un’altra volta”. E, no, non ci sarà un’altra volta perchè risponderò sempre “no”. 

Sento qualcuno bussare alla mia porta, nascondo velocemente il quaderno sotto il cuscino, mi affretto ad afferrare il libro sul comodino.

«Avanti.» mi limito a dire. La figura di Liam si materializza davanti a me, sorrido debolmente, mentre lui continua ad osservarmi.

«Stavi leggendo?» il suo sguardo si posa sul mio libro, annuisco semplicemente, cercando di essere il più convincente possibile.

«Be’, io e i ragazzi andiamo a fare un giro e pranziamo fuori, vuoi unirti?» il suo tono di voce è così dolce che vorrei rispondergli di sì, ma qualcosa mi trattiene.

«No, grazie. Preferisco rimanere a casa, così finisco di leggere il libro.»

«Ma sei solo all’inizio.» sposto lo sguardo sull’oggetto che tengo tra le  mani e noto, sfortunatamente, che il segnalibro è posto fra le prime pagine, quindi credo sia un po’ improbabile che riesca a finire più di cinquecento pagine in un giorno, in quanto il libro è solo un diversivo.

«Mi porto avanti, poi, lo sai, io amo leggere.» Liam fa spallucce, ma non se ne va. «Devi dirmi altro?» domando.

«Sì, quasi dimenticavo. Sono rimaste un po’ di lasagne, quelle che ieri sera non hai mangiato, se vuoi puoi riscaldarle per pranzo.»

«Certo, ottima idea.» Liam mi sorride, dopo di che chiude la porta. 

Sprofondo sul letto, sbuffando. Mentire a Liam è una delle cose più brutte che io abbia mai fatto, lui è così innocente e disponibile con tutti, ed io sono costretta a proteggere me stessa. So che potrei dirgli ogni cosa, ma non me la sento. Questo problema è fra me, me stessa e il mio corpo.

Qualcun altro bussa.

«Entra pure, chiunque tu sia.» vorrei aggiungere un “qualora tu fossi Zayn, be’, non varcare quella soglia”, ma non mi sembra molto gentile, inoltre non credo che gli venga in mente di bussare alla mia porta dato che non ci parliamo più tanto spesso. Anzi, non ci parliamo proprio. Ogni tanto capita di salutarci alla mattina oppure di scambiare quattro chiacchiere, ma niente di più, inoltre è sempre impegnato a parlare al telefono, esce specialmente di sera. Meglio così, comunque.

«Cher, non so se lo sai...» riconosco la voce di Niall.

«Lo so, Horan. Voi ragazzi uscite, Liam mi ha chiesto se volessi venire, ma preferisco rimanere a casa.» mi guarda dispiaciuto, come se capisse che c’è qualcosa che non va, è da un sacco di tempo che non esco.

«Sei sicura? Sarà divertente, ci saremo tutti: io, te, Harry, Liam, Louis e Zayn...» abbasso lo sguardo. «Se vuoi lasciamo Zayn a casa.» 

Rido.

Mi blocco immediatamente.

«Che cosa staresti insinuando, Niall James Horan?»

«Nulla. Solamente la sua presenza di dà fastidio.» lo sto squadrando.

«Non è assolutamente vero, solo preferisco essere in posti diversi dai suoi.»

«Cher, mi stai prendendo per il culo? È la stessa cosa che ho detto io.»

«Niall, lascia perdere, questo discorso non ha senso.»

«Quando mai i nostri discorsi hanno senso?» in effetti ha ragione. «Comunque, io voglio che tu venga.» 

«Un’altra volta, promesso.» mi alzo, lasciando il libro sul letto, dopo di che spingo Niall fuori dalla mia porta, chiudendomela alle spalle.

Bene.

Forse ora potrò stare in pace.

Aspetto un quarto d’ora circa prima di poter scendere, in questo modo mi assicuro che nessuno sia ancora in casa e, sì, per “nessuno” intendo Zayn.

Le lasagne sono sul bancone della cucina, le scruto attentamente, hanno un aspetto molto invitante e proprio per questo finiranno nel cestino. Afferro la teiera, prendo una forchetta, dopo di che faccio scivolare il rettangolo di lasagne dentro il sacchetto dell’umido.

Il mio pranzo è terminato.

In verità non è mai iniziato.

So, tuttavia, che non posso rimanere a digiuno così opto per un pacchetto di schiacciatine e una bottiglietta d’acqua. Salgo nuovamente in camera mia. Ormai è questo il tragitto che compio ogni giorno: camera-cucina-camera-bagno-camera. È molto elettrizzante. 

Mangio velocemente le schiacciatine, mentre bevo solo metà acqua della bottiglia; ogni volta che passo davanti alla camera di Zayn, sussulto. Non so perchè. Stranamente è aperta, così sbircio e noto con piacere che è in ordine, non so da quante notti non ci dorma più fra quelle coperte. Un particolare che adoro della stanza di Zayn è che, non importa quando, è sempre profumata, una sorta di profumo fresco, qualcosa simile ad una pineta. Le ante sono aperte, ma le finestre chiuse, così ne approfitto per cambiare l’aria, spalancandole. Lo so, non dovrei entrare nella stanza di Zayn a sua insaputa, ma in fondo non sto facendo nulla di male. Mi volto, guardandomi un po’ in giro, sul comodino è appoggiato il foglietto su cui è scritto il numero di cellulare di quella ragazza, che se non erro si chiama Allison, almeno era questo il nome che Zayn continuava a ripetere ad Harry. Suppongo stiano uscendo insieme, e a lui deve piacere molto dato che non si stacca un minuto dal cellulare, ce l’ha sempre attaccato al culo. 

Che finezza.

Vabbè, non importa.

Ritorno nella mia camera.

Afferro il quaderno da sotto il cuscino, cerco disperatamente una penna e, una volta trovata, annoto sulla pagina che indica il giorno di oggi cosa ho mangiato per pranzo. Inutile dire che la pagina sia mezza vuota, i miei pasti sono stati così poveri e questo mi solleva. 

Sento la porta dell’ingresso aprirsi, ripongo velocemente il quaderno al suo posto e cerco di capire cosa stia succedendo.

Sono già tornati? Impossibile. 

Non è nemmeno mezzogiorno, inoltre non si sente nessuna voce.

È entrato un ladro? Spero di no.

Accade tutto molto velocemente, non mi accorgo quasi di nulla.

Una mano afferra la mia, mentre l’altra tiene il mio cappotto blu e la mia sciarpa. Faccio appena in tempo ad indossare le scarpe che mi ritrovo di fronte alla porta d’ingresso, con una mano sempre intrecciata. Qualcuno mi appoggia il cappotto sulle spalle, e mi avvolge il collo con la sciarpa, dopo di che usciamo.

L’aria fredda di Londra mi investe il viso, ferendomi le zone più sensibili come il naso, le labbra e gli occhi.

Abbasso lo sguardo verso la mia mano, noto ancora che qualcuno la stringe, e finalmente posso capire chi è.

Percorro il braccio, le spalle, il collo e arrivo al viso.

Solo in quell’istante vengo scossa da un brivido.

Ho la mente frastornata, non riesco neanche a formulare il suo nome, figuriamoci a pronunciarlo.

Sento il battito accelerare, non essendo abituata ad un contatto così intimo.

«Ora puoi lasciare la mia mano.» è l’unica cosa che riesco a dire, prima che il suo sguardo incontri il mio, facendomi sorridere.











Oggi è stata una giornata molto dura, ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Verifica scritta - e sottolineo scritta per evidenziare l'idiozia di questa cosa - di ed. fisica, test di Cooper - dove sono quasi schiattata, infine listening di inglese - prova abbastanza fattibile.
Devo dire che nemmeno gli ultimi giorni di scuola si possono ritenere tali, in quanto non posso nemmeno respirare che mi ritrovo con i compiti fino al collo, guai se mi prendo un pezzo di tempo libero, potrei affogare nella valanga di verifiche che ho per la settimana prossima. Inoltre, quella stronza, decrepita, vecchia professoressa di greco ha programmato la verifica per giovedì. Ma è cogliona o cosa?
Oggi, una volta tornati dalla palestra dopo il test di Cooper, ci ha detto «Ragazzi, su cosa volete che sia correre per dieci minuti. Ecco.» 
Primo: sono dodici fottuti minuti di rincoglionimento, in cui preghi qualsiasi ente di risparmiarti a questa tortura, dove le tue gambe si staccano dal tuo corpo e ti salutano, dicendo che sei un coglione ad arrivare a fare un test simile. Secondo: la massima distanza che ha percorso nella sua vita sarà stato portare l'immondizia dalla sua porta d'ingresso al cancello. 
Quindi: Bitch, please, shut the fuck up.
Con amore, naturalmente.
Stamattina, bellissima visione, arrivo in stazione e trovo il treno fermo, come un pirla, perchè naturalmente è rotto. Mi sembra ovvio che alla stazione del mio paese mandino treni rotti. Lo so che sono sfigata, ma non c'è bisogno di ricordarmelo ogni santissimo momento.
E' stata una giornata molto emozionante, non è vero?
Io voglio quelle cazzo di vacanze, O-R-A.
Tornando a noi, my little ladies.
La storia si fa sempre più intensa, almeno per me. Cher sta affrontando, nuovamente, un momento molto difficile della sua vita: il fatto che non si accetti. Alla fine credo abbiate capito l'argomento di questa storia: il fatto di non apprezzarsi, il voler essere perfetta, impeccabile. Appunto "Flawless" significa impeccabile. Non voglio anticiparvi nulla, se vorrete scoprirete voi cosa accadrà.

Vorrei parlare con te, poi.
Sì, proprio con te, ragazza che stai leggendo.
Sei meravigliosa.
Spero che questa ff diventi per te un punto di riferimento, un'ancora di salvezza, quando ti sentirai a terra, torna qua e rileggi un qualsiasi capitolo per capire che non sei sola, che la maggior parte delle ragazze prova quello che provi tu. Non ti devi preoccupare, ora come ora non ti accetti, ma io spero con tutto il cuore che una volta finita questa ff tu ti possa guardare allo specchio e dire "io non sono sola", "oggi io proverò ad accettarmi", "io rimarrò forte".
Non crollare. So che sei rimasta forte per troppo tempo, ma devi resistere.
Come resisterai tu, resisteranno le altre ragazze e resisterò io.
Dedico a te questo capitolo e tutti quelli che sono venuti e che verranno.
Ricordati che per me, Mabelle, tu sei stupenda.


Dopo questa breve parentesi vi auguro uno splendito weekend.
Vado a sentire le lamentele di mia madre che mi ricorda di studiare.
Vi amo tutte quante.




 

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Capitolo 10
*** Allison. ***




10. Allison.


Zayn non risponde alla mia provocazione, anzi, stringe la presa intorno alle mie dita come se avesse paura che me ne andassi, anche se la maggior parte delle volte quello ad andarsene è stato lui. Manca circa una settimana a Natale e non ha ancora nevicato, ma nell’aria si sente quell’atmosfera natalizia che tanto amo. Il Natale è la mia festa preferita, mi piace raccoglierci tutti intorno all’albero e scartare i regali, in fin dei conti per me è una scusa tutto ciò, amo questa festa solo per il semplice motivo che stiamo tutti insieme e non capita spesso, dato che ognuno ha i suoi impegni, però per una volta è la famiglia ad avere la priorità. Nonostante tutto io sono messa molto male con i regali, in quanto non ho comprato ancora nulla, e non voglio comprare nulla perchè farò un regalo ancora più originale, solo che devo pensare ancora cosa.

«Zayn, ti ripeto che puoi lasciare la mia mano.» ancora una volta non ricevo risposta, solo un’occhiata di disapprovazione.

«Okay, allora spiegami perchè mi hai afferrata dalla mia stanza e costretta ad uscire.» nulla. Lo strattono insistentemente, fino a fermarlo. Sbuffa spazientito.

«Cheryl, è da due settimane che non porti il tuo bel culo fuori da quella stanza e le uniche parole che scambi con noi ragazzi sono “buongiorno” e “buonanotte”. Ora spiegami tu che succede perchè io davvero non riesco a capirlo.» mi stringo nelle mie spalle, cercando di reprimere i brividi di freddo.

«Non ho voglia di uscire, sto bene in casa. Ti sembra così strano?»

«Mi sembra strano il fatto che tu mi voglia evitare. Sempre.»

Gli lancio un’occhiata veloce e posso notare che si sta mordendo il labbro.

«Sono passate due settimane circa da quell’imprevisto. Sei ancora arrabbiata con me?» scuoto il capo in segno di dissenso. In effetti non ce l’ho più con lui, solo che non riesco a far finta che non sia successo nulla.

Mi stringe a sé, mentre il suo viso si insinua fra i miei capelli e rimane lì, a respirare.

«Profumi di rosa, Cheryl.» me lo sussurra fra le ciocche more, mentre il mio viso è appoggiato al suo petto.

Mi libero da quella stretta, mentre sento dentro di me il cuore martellare e temo possa uscire. Che ipotesi sciocca. Sorrido fra me e me.

Le porte scorrevoli si aprono. Siamo in un centro commerciale.

«Come mai siamo qua?»

«I ragazzi hanno deciso di venire per comprare alcuni regali, così ho pensato che avremmo potuto fare un giro io e te insieme, e dopo ci saremmo uniti agli altri.»

«E’ un’idea fattibile.» affermo, cercando di frenare il mio entusiasmo.

Non mi va di mostrare a Zayn la mia felicità sul fatto che per una volta mi abbia scelto a qualcun altro perchè sarebbe come dargliela vinta e non voglio. 

Camminiamo davanti alle diverse vetrine, ogni tanto mi fermo ad ammirare qualche abito e a pensare a come starei se fossi magra, Zayn credo noti il mio entusiasmo poiché ogni tanto mi domanda se voglio provare qualcosa e che lui sarebbe sincero nel dirmi il suo giudizio, anche se alla fine mi dice sempre “saresti comunque bella”. Puntualmente quando sto per dirgli qualcosa, il suo cellulare emette un suono, avvisandolo che è arrivato un messaggio e, naturalmente, scusandosi, risponde. Spesso ci impiega più del previsto, aspettando un ulteriore messaggio ed io mi ritrovo a bocca aperta con una frase a metà ancora da concludere. Alla fine mi tocca ripetere il discorso, ricevendo come risposta un semplice “capisco” o “hai ragione”.

Mi blocco davanti ad una vetrina: un manichino indossa un tubino nero, stretto a livello della vita con una cintura larga di vernice.

«Vuoi provarlo?» vengo colta di sorpresa dalla sua domanda, pensando che stesse ancora rispondendo al messaggio.

«No, ma è molto bello.»

«Sicura?»

«Sì, e poi non ci starei mai dentro.»

Mi guarda allibito, come se avessi detto chissà cosa e mi ritrovo imbarazzata, avendo ammesso una delle mie debolezze che mi affliggeva dall’inizio di quel pomeriggio di shopping.

«Stai scherzando, vero? Ti starebbe benissimo. Dai, entriamo.» afferra velocemente la mia mano, ma io mi blocco davanti all’ingresso.

«No, Zayn.» affermo prontamente, divincolandomi dalla sua stretta. Abbasso lo sguardo, mentre con un “fa’ come vuoi” ricomincia la nostra camminata tra le varie vetrine.

Mi stringo nuovamente nelle mie spalle, incrociando le braccia in posizione di difesa, per schermarmi dai suoi sguardi allarmati, ma allo stesso tempo gentili.

In un angolo vedo una macchinetta, quelle che si usano per scattare foto ricordo, così ne approfitto per fare qualche scatto con Zayn, sperando che mi caghi, dato che ancora una volta è impegnato con il suo cellulare.

«Facciamo qualche foto?» domando, indicando la macchinetta.

Finalmente rimette in tasca il telefono, e con un sorriso acconsente.

Ci dirigiamo entrambi verso la cabina, il primo ad entrare è lui seguito a ruota da me, lo spazio sullo sgabello è nettamente poco, di conseguenza cono costretta a sedermi sulle sue gambe, dopo svariati tentativi troviamo una posizione comoda per entrambi.

Sto per inserire i soldi, quando la mano di Zayn mi blocca, insisto, ma le sue dita sono più scaltre e si insinuano fra le mie, raggiungendo la fessura delle monete. Sento il loro tintinnio mentre scendono in fondo. 

Respiro profondamente, sperando di uscire bene.

Schiaccio il pulsante per iniziare.

Ne scattiamo diverse: una, due, tre, quattro, ed è divertente. Ogni tanto mi afferra le guance oppure si insinua fra i miei capelli scoccandomi un bacio sulla guancia oppure sorride normalmente oppure mi fa il solletico, facendomi ridere.

La macchinetta ci avvisa che il tempo è terminato, mi alzo in piedi ed esco dalla cabina, afferrando le foto appena sviluppate dall’apposito contenitore. Le mostro anche a Zayn, gli dico che la mia preferita è la seconda, quando mi bacia dolcemente sulla guancia, lui ribatte che la migliore è l’ultima perchè rido, dice che vedermi ridere è un fenomeno raro, che è fortunato, che gli piacciono le fossette ai lati delle mie labbra, due solchi di vita.

Ripongo le foto nella borsa, puntualmente Zayn riprende fra le sue mani il telefono.

«Malik, la smetti con quel cellulare?» domando, leggermente irritata.

Alza lo sguardo.

«Scusami.» risponde velocemente al messaggio e lo ripone nella tasca, dopo poco vibra ed emette un altro suono, mi guarda dispiaciuto, faccio spallucce.

Questa volta non aspetto che finisca di rispondere, inizio a camminare da sola, girovagando tra la folla, il mio cellulare squilla.

È Zayn.

«Dove sei finita, Cher?» mi guardo in giro, il mio sguardo si posa su un ragazzo con in mano un telefono, indossa un giubbotto nero, mi avvicino alla figura.

«Voltati, coglione.» rispondo. Zayn si volta, termina la chiamata dato che sono di fronte a lui.

«Vuoi bere qualcosa?» annuisco prontamente, ho voglia di un tè caldo, questa volta niente cioccolata. 

Avvistiamo un bar di fianco ad un negozio di scarpe, è abbastanza affollato, tuttavia riusciamo a raggiungerlo e a trovare dei posti liberi. Stiamo per sederci quando il cellulare di Zayn squilla, si affanna a cercarlo e lo trova nella tasca destra dei pantaloni. Si sposta in un angolo più tranquillo, in modo che le chiacchiere degli altri clienti non impediscano la discussione, lo vedo annuire e allo stesso tempo sorridere, penso sia una buona notizia. Intanto arriva il barista, ordino due tè caldi, lo congedo con un sorriso, aspettando che Zayn mi renda partecipe della bella notizia. Infila nuovamente il telefono nella tasca, dopo di che mi raggiunge, ma non si siede.

«Cheryl, mi dispiace davvero, ma devo andare.»

Strabuzzo gli occhi.

«Dove? Perchè? Con chi?»

Non risponde.

«Scusami, pensavo che non saremmo usciti, dato che mi aveva detto che non poteva uscire...»

«Zayn.» lo richiamo.

«...poi ha cambiato idea e gliel’avevo promesso...»

«Zayn.» ancora una volta.

«...così ora mi ha richiamato e mi ha dato appuntamento...»

«Zayn.»

«Allison.» faccio scivolare la braccia lungo i fianchi. Mi sembrava ovvio che ci fosse di mezzo lei, solo che non pensavo si tenessero in contatto così quotidianamente. Molto probabilmente era con lei che messaggiava ed era per lei che sorrideva come un ebete.

«Cheryl, scusami davvero.»

«Non importa. Tranquillo.» mi saluta con un debole sorriso, aspetto che esca dal bar prima di andarmene, non attendo nemmeno che arrivi la mia ordinazione.

Ci sono rimasta male una seconda volta.

È un giorno molto divertente, peccato che a perdere sia sempre io.

Ancora una volta sono stata la seconda scelta, la ruota di scorta. 

Ancora una volta Zayn non mi ha scelto.

E non basteranno le parole, le foto, gli abbracci, i baci sulla guancia, le carezze, le scuse per dirmi che non capiterà mai più. Perchè tutto capita, tranne quello che io voglio veramente. È che forse non mi sceglierà mai finché non cambierò. Non sono all’altezza per lui. Non sono all’altezza nemmeno di me stessa, delle mie aspettative. Non sono all’altezza di nessuno. E mi va di smetterla di prendermi in giro, di dire che in fondo le cose miglioreranno perchè non sarà così. Detesto questo corpo, ma detesto ancora di più me, in quanto non sto facendo nulla per migliorare se non scrivere su uno stupido diario cosa mangio e quante kcal accumulo.

Mi appoggio al muro, osservo le persone. Vedo un gruppo di ragazzi, li riconosco subito, solo loro: Liam, Louis, Niall ed Harry, avrei voglia di andargli incontro, ma non me la sento. Non sono nemmeno alla loro altezza.

Niall si volta

Maledizione.

Mi vede, non dice nulla agli altri, mi guarda con quegli occhi che a malapena riesco a distinguere, vuole raggiungermi, lo so. Lo sta per fare, si sta per muovere, ma io sono più veloce di lui, così scendo verso l’uscita usando le scale mobili. So che se mi raggiungerebbe mi farebbe troppe domande ed io non ho voglia di dargli risposte. So che per lui sarei l’eccezione alla regola. So che se il mondo se ne andasse, lui rimarrebbe. Solo che questa volta non voglio rimanere io.

L’aria fredda di Londra mi investe ancora una volta, avvolgo bene la sciarpa intorno al mio collo, mi dirigo verso casa, non ho comprato nulla, nemmeno quel tubino nero. 

Raggiungo la porta, infilo le chiavi nella serratura ed entro. La casa è tutta in ordine, così come l’ho lasciata quando Zayn mi ha costretta ad uscire. 

Vengo colta da un capogiro. 

Bevo un sorso di acqua in cucina.

Avevo tutto quello che volevo e l’ho perso di colpo. Fa un male del cazzo. Ma io me lo riprenderò per intero: pezzo dopo pezzo.











MERRY CHRISTMAS.
Tanti auguri di Buon Natale, bellissime, ktjrnrk.
Sono le 23.09 ed io ce l'ho fatta a postare in tempo per farvi gli auguri. 
Spero che abbiate trascorso uno splendico Natale con la famiglia, i parenti, gli amici e che abbiate ricevuto dei bei regali.
Anche questo Natale è quasi finito. Accidenti. Questi giorni passano così in fretta che non faccio nemmeno in tempo ad assimilare le cose, lol.
Inoltre, come si sta bene in vacanza, ahhhh. Questa sì che è vita.
Ci hanno dato anche la pagella. 9 in greco e 9 in latino, cazzoculo.
Be', che begli auguri che vi ho fatto, AHAHAH.
Apprezzate il pensiero, suvvia. çç
Spero che il capitolo vi piaccia almeno un pochino, visto che l'ho cagato proprio al momento. 
Cher sta crollando. Non si nota, vero? 
Lascio che siate voi a commentare.
Vi auguro ancora un bellissimo Natale.
Un bacio enorme.

Twitter: @xharrysbreath

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Capitolo 11
*** I'm not strong anymore. ***




11. I'm not strong anymore.


Vedo la figura di Liam camminare disegnando un cerchio intorno al tavolo, ogni tanto si blocca improvvisamente, aprendo di scatto l’anta del bancone dove è posto il cestino. Si passa più volte la mano tra i capelli, si sciacqua le mani, fa un profondo respiro, dopo di che ci raggiunge in salotto. Per alcuni minuti non dice nulla, rimane in piedi, sguardo fisso verso il pavimento ad osservarsi le scarpe, Converse rosse.

Louis lo osserva perplesso, alternando smorfie di incomprensione con Harry, che è seduto di fianco a lui. Il riccio fa spallucce, mentre mio fratello insiste.

«Chi ha buttato le lasagne?» domanda Liam. Il sangue mi si gela, scende verso i piedi, sento freddo in tutto il corpo, vengo scossa da un fremito. 

Chiudo rumorosamente il libro, lo stringo fra le mani, serro la mascella. Mi sento colpevole, so che mi scopriranno, che capiranno che c’è qualcosa che non va e mi faranno mille domande oppure rideranno, e sarà peggio.

«Se non sbaglio tutti le abbiamo mangiate.» afferma Harry.

«No, io ricordo che Cher aveva preferito mangiarle oggi a pranzo.» sposto lo sguardo su Louis, che ha parlato.

«Cheryl, le hai buttate tu nel cestino?» lo sguardo pacato di Liam si posa sul mio viso, contratto in una smorfia di preoccupazione, mi sto mordendo il labbro, infatti sento il sapore metallico del sangue in bocca.

«Io...Io...» balbetto, stringendo ancor di più la presa sul mio libro.

«Non ti piacevano?» domanda nuovamente.

Santo cielo, lasciatemi il tempo di assimilare una scusa.

«Liam, credo che avessero assorbito un sapore poco gradevole, stando così tanto tempo nel frigorifero.» questa volta è Niall a parlare, mi si illuminano gli occhi.

«Ma se le ho cucinate ieri!» esclama, portando le mani in avanti come se volesse dimostrare qualcosa.

«Vabbè, sono cose fatte in casa senza conservanti.»

«E’ vero, Liam - finalmente ho avuto il coraggio di parlare - le ho riscaldate un po’, dopo di che le ho assaggiate, ma facevano leggermente schifo, così ho preferito mangiare qualcos’altro.»

«Capisco.» Liam infila le mani in tasca, rammaricato.

«Comunque, Payne, sicuramente erano buonissime. Sarà per la prossima volta, dai.» mi guarda con il suo solito sguardo dolce. «Non ti preoccupare, Cher.» sorride debolmente, so che c’è rimasto male, ci tiene molto a ciò che cucina e spera sempre in un commento positivo. Sicuramente quelle lasagne erano deliziose, ma non ho avuto il coraggio di assaggiarle. Non potevo dire la verità, altrimenti la sua reazione sarebbe stata sicuramente peggiore di questa, ho dovuto mentire, anzi, l’ha fatto Niall per me. Sono abbastanza sorpresa di questo fatto, in fondo lui che cosa ne sapeva? Dovrei ringraziarlo, ma non posso, altrimenti mi farebbe numerose domande, inoltre devo fargli credere che non le abbia mangiate veramente per quel motivo.

Dopo essere tornata dal centro commerciale sono andata in camera mia e, con mia grande felicità, ho notato che la pagine del quaderno di oggi era completamente vuota. Da un lato sono fiera di me, è sempre stato difficile per me non mangiare per un’intera giornata, invece oggi l’ho fatto come se fosse un’abitudine e da una parte spero lo diventi. 

Devo dimagrire.

Mi sono pesata: 51 Kg.

Provo un odio profondo verso quel cinque, ci starebbe bene un bel quattro.

Infatti ho scritto in grande, sull’ultima pagina, il numero 41. È il mio obiettivo. Dieci chili in meno, un gioco da ragazzi no? Vorrei riuscirci entro Natale, è una cosa impossibile, ne sono cosciente, ma voglio provarci. Ho deciso che limiterò i miei pasti ad uno o due pacchetti di cracker e ad una bottiglietta d’acqua. Potrò stare lontana dal cibo, ma non di certo dai liquidi. L’acqua, inoltre, fa bene e per quella non ho un limite; se dovessi avere fame, potrei mangiare una mela, ma solo in casi estremi, qualora non riuscissi proprio a resistere. 

Stasera mangeremo tutti insieme, mi dovrò inventare qualcosa, non posso di certo evitare un’ulteriore volta un pasto tutti insieme, comincerebbero a pensare che sia asociale. Dovrò solamente fingere, ci sono abituata ultimamente, quindi sarà semplice, almeno spero.

Mi alzo dal divano, lasciando il libro, sul tavolo, vengo colta da un altro capogiro, fortunatamente mi aappoggio al bracciolo del divano, nessuno si accorge di nulla. Respiro profondamente più e più volte, per riattivare la circolazione comincio a camminare, andando in cucina e prendendo la tovaglia e le posate, inizio ad apparecchiare. 

 

 

 

 

«Ecco la pasta al ragù.» Louis appoggia la pentola al centro del tavolo, ognuno di noi gli porge i piatti e lui li riempie. Afferra il mio, due mestoli. 

Oh, santo cielo, ma sta scherzando? Non ho mai mangiato tanta pasta in vita mia e di certo non lo farò stasera.

Che il mio piano cominci.

«Harry, cos’hai fatto oggi di bello?» domando, afferrando con la forchetta un tortiglione.

«Siamo andati tutti al centro commerciale e abbiamo preso un po’ di regali.»

«Anche per me?»

«No, stronzetta.» ride divertito, so che sta scherzando, ma vorrei rovesciargli lo stesso il bicchiere di acqua in testa.

«Ritieniti fortunato che sei dall’altra parte del tavolo, stronzetto.» ribatto.

«Tu cos’hai fatto, Cher?» mi domanda Lou.

«Ho letto il mio libro.» rimetto nel piatto il tortiglione, ne prendo un altro, lo avvicino alla bocca, ma non lo ingoio.

«Chi ha cucinato?» domando, Liam alza la mano. «Questa pasta è deliziosa. Ti sei riscattato per le lasagne.» afferro un altro tortiglione, ritrovandomene due infilzati nella forchetta.

«Ti piace veramente?» annuisco convinta. Bevo un sorso d’acqua.

«E’ buonissima, dico davvero.» Liam sorride, finalmente. I ragazzi parlano fra di loro, ne approfitto per alzarmi.

«Porto via i piatti.» mi congedo così, afferrando velocemente la mia porzione e portandola in cucina. Nessuno obietta, nessuno ha visto nulla, sono troppo occupati a ridere e a scherzare. È così che funziona nella vita: elogi, complimenti, commenti positivi, sorrisi e alle persone basta questo.

Rovescio velocemente la pasta nel cestino, dopo di che afferro dello scottex per ricoprire il tutto, in modo che non capiti nuovamente il disastro di oggi, non saprei che scusa inventarmi questa volta.

Metto il piatto nel lavandino, torno nella sala da pranzo e raccolgo le porzioni degli altri ragazzi, i quali continuano a ridere e a scherzare; sto per varcare la soglia della cucina, quando la porta si apre e spunta Zayn. Mi sembra di rivivere la stessa scena tutte le sacrosante volte ed io non ne posso più. Non mi fermo, continuo il mio tragitto imperterrita, poso velocemente i piatti nel lavandino, dopo di che ne prendo un altro e lo riempio di pasta al ragù, torno all’ingresso. Zayn si sta togliendo il cappotto, vedo che sorride leggermente, forse pensa che sia tutto a posto, ma non è così. Con un movimento brusco gli porgo il piatto, lo afferra prontamente.

«Tieni. Mangia pure.» sto per andarmene, ma mi volto ancora una volta. «E ti prego, Zayn, questa volta non venirmi a dire che ti sei sporcato un’altra maglietta. Tutti hanno il diritto di divertirsi, ma nessuno ha il diritto di etichettarmi come la seconda scelta.»

«Sei sempre stata la prima per me, Cher.»

«Hai dimenticato di aggiungere il sostantivo “amica”. Io sono sempre stata la prima amica per te.» non ho voglia di continuare questa discussione.

Salgo le scale, non saluto nemmeno i ragazzi, sono troppo irritata. Dato che non sono dell’umore giusto, penserò al regalo per quei cinque coglioni, che purtroppo comprendono anche Zayn. Apro velocemente il mio cassetto, rovisto tra i vari fogli e, sotto tutte quelle scartoffie, trovo mucchi di fotografie con i diversi ragazzi, rare sono quelle insieme a Zayn, ammesso che non siano scattate in gruppo. La maggior parte sono con Niall e Louis, ma ne trovo diverse anche con Liam ed Harry. Le sfoglio tutte, fino a giungere all’ultima: io e Niall; giro la fotografia e trovo una dedica:

 

“Sei la mia rosa.

Niall”

 

È sempre stato tremendamente dolce con me, ha sempre cercato di farmi sentire bella e non potrò mai ringraziarlo abbastanza. 

Scelgo alcune di quelle foto, quelle più belle, quelle più significative, quelle più divertenti, quelle più ridicole ed è difficile, infatti credo di averci impiegato più di mezz’ora.

Sento bussare.

Nascondo le foto sotto al cuscino.

«Avanti.»dico, con voce flebile.

La figura di Niall attira il mio sguardo, mi circonda con un abbraccio.

«Rosa.» sussurra al mio orecchio.

«Dimmi.»

«Come stai?»

«Bene, Niall, bene.»

«Sei sicura?»

«Sì, Niall.»

«Ti piace così tanto ripetere il mio nome?» ride divertito.

«Un po’.» sorrido, abbassando lo sguardo.

Si siede di fronte a me, mi accarezza delicatamente la guancia destra.

«Lo sai che ci sono sempre.» annuisco debolmente, non riuscendo ad alzare gli occhi. Mi abbraccia nuovamente, le sue labbra baciano delicatamente la mia fronte calda, mentre con le mani mi scosta i capelli dal viso. 

Mi guarda un’ultima volta, prima di voltarsi e di avvicinarsi alla porta.

«Non sono più forte.» lo ammetto a bassa voce, forse più a me stessa che a lui. Gli occhi fissi sul lenzuolo, le mani intrecciate con la coperta. E, posso giurare, di aver bagnato la mia guancia destra con una lacrima.










BUON ANNO. (sì, io sono trasgry e ve lo dico tre giorni prima.)

Sono stata un fulmine ad aggiornare, vero? Ieri sera non sapevo che fare, così mi sono messa a scrivere, ho finito il capitolo verso le 23:00, quindi ho preferito aggiornare oggi perchè ero troppo stanca, AHAHAH.
Be', come avete passato il Natale? Io ho mangiato come un maiale, così diventerò una palla di lardo che rotola, mlmlml. Sarò sicuramente molto secsi. Inoltre passerò l'ultimo a casa di amici dei miei genitori, dove ci sarà anche un mio compagno di classe che mi sta altamente sui coglioni, ma questi sono dettagli insignificanti, lol. A lui augurerò un anno di merda, lalalala.
Sono sommersa di compiti, santo cielo. Infatti non so come io sia riuscita a sfuggire alle grinfie di mia madre che, ogni sacrosanto pomeriggio, mi chiama per quei cazzuti compiti, però ho fatto una versione di greco stamattina, quindi potrò avere un po' di pace?
Queste vacanze sono passate superextramegaultra veloci, AHAHAH. Che mmmmmmerda.
Vabbè, torniamo a noi.
Che ne pensate del capitolo? A me piace un ciccinino (?) la conversazione tra Niall e Cher, sono così dolce, maow.
Non li amate insieme? Io li venero, li idoltro, immolo vittime per quella coppia. 
Maddò, che termini, tutta colpa delle versioni di latino, AHAHAH.
Evaporo che è meglio.
Prima di farlo, però, voglio ringraziarvi una ad una. Mi state dimostrando così tanto affetto e supporto, è davvero magnifico vedere quante persone seguano e recensiscano questa ff, ma soprattutto quante persone ci siano per me. Io mi sento davvero così fortunata.
Vi auguro il miglior capodanno della vostra lunghissima - facciamo le corna - vita. Un buon 2013 a tutte voi, meritate il meglio perchè voi siete il meglio.
Un grosso bacio.

Twitter: xharrysbreath

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Capitolo 12
*** Shut up. ***




12. Shut up.


Niall mi abbraccia, mi sommerge con la sua mole, non lascia spazio ai respiri, mi stringe come se fossi un pacco di roba sua, mi stritola, non mi abbandona.

Ho le mani bloccate lungo i fianchi, il viso infilato nell’incavo del suo collo, mentre le sue braccia circondano il mio corpo senza lasciargli via d’uscita.

Resto ferma, le labbra socchiuse, gli occhi incerti.

«Dio, Niall, fammi respirare.» affermo, ridendo leggermente.

Non molla la presa, mi stringe ancora di più. Ora so che è la mia unica ancora di salvezza, ma forse non voglio salvarmi. 

Ti prego, Niall, lasciami e fammi sprofondare.

Allenta la presa, le sue mani appoggiate sulle mie spalle mentre i suoi grandi occhi azzurri si scontrano con i miei castani.

Guardo il suo viso e sorrido.

Forse ha capito.

Ha capito quanto io stia male, quanto io soffra ogni dannato giorno davanti allo specchio, quanto abbia voglia di strapparmi questa pelle, quanto io abbia voglia di essere impeccabile.

Respira profondamente, faccio lo stesso. So che comincerà a parlare e non smetterà più, ho una dannata voglia di sentire la sua voce e dirmi che andrà tutto bene, anche se so che sarà il contrario, ma lui fa sembrare tutto così vero.

Mi sorride dolcemente.

«Ti sei innamorata.» ora sto davvero sprofondando. Sento le gambe tremare, infilo le mani nelle tasche dei jeans e mi domando se lui abbia mai davvero capito qualcosa di questa storia.

«Di Zayn.» aggiunge, fissandomi negli occhi come se aspettasse un mio cenno con il capo. Distolgo lo sguardo dal suo e riprendo coscienza di ciò che sta accadendo.

«Come ti salta in mente una cosa del genere, Niall?» domando, irritata.

«Cher, lo notano tutti. Non capisco perchè tu ti ostini a negarlo.» mi siedo sul letto, le gambe non mi reggono. È estenuante.

«Tu sei venuto qua solo per questo?»

«Io sono venuto qua per salvarti.» sorrido debolmente.

No, Niall, stai sbagliando.

Non è Zayn il problema, ma io.

«Ti ringrazio, Horan. Ma credo di non averne bisogno.» si siede di fianco a me, afferra la mia mano e la stringe. Temo che da un momento all’altro possa abbracciarmi come poco fa. Rido fra me e me. Era da un sacco di tempo che Niall non mi abbracciava in questo modo, come se davvero lo volesse. Non sono solita dimostrargli affetto e lui lo stesso, solo che ci sono alcuni momenti in cui è indispensabile, è l’unica fuga. Mi piace infilarmi nell’incavo del suo collo ed annusare la sua pelle. Sa di vita. Sa di nascita.

«Cheryl, non voglio che tu menta a te stessa.» corrugo la fronte in un’espressione di disappunto. Che cosa intende?

«Ti sei innamorata di lui e stai facendo tutto questo, tutto questo male a te stessa solo per farti amare.» sento qualcosa a livello della gola, una sorta di morsa che mi attanaglia e mi sembra di non riuscire a respirare. Mi bruciano le vene, non mi sento più il resto del corpo.

«Non dire sciocchezze.» sbotto, mordendomi il labbro nervosamente.

«Non sto dicendo sciocchezze, Cher. Non mangi un cazzo dalla mattina alla sera, scrivi un fottuto quaderno per tenere i conti delle kilocalorie e ti pesi ogni dannatissima mattina e sera.» sento il sangue raggiungere i piedi, stringo le lenzuola, potrei svenire pur essendo svenuta. Mi gira la testa.

«Mi stai prendendo in giro?» cerco di fingere, fingo come so fare, con quel piccolo di pazzia che mi brilla negli occhi.

«Spero che tu stia prendendo in giro me, Cher, perchè non riesco a credere che tu stia facendo tutto questo solo per un ragazzo.» mi alzo di colpo in piedi.

«Non sono innamorata di nessuno. Mangio come ho sempre mangiato. Non scrivo nessun quaderno. Non mi peso costantemente. Non dire stronzate, Niall.»

«Queste sono stronzate?» alza velocemente il cuscino ed afferra il mio quaderno, lo apre davanti ai miei occhi, leggendo alcune pagine e i pesi. Nella mia mente vagano i numeri 51,1 Kg; 51,4 Kg; 50,7 Kg; 50,3 Kg; 49,8 Kg. Questi sono quelli che vedo davanti ai miei occhi, ma le pagine precedenti ne contengono altre decine e così via, tutti quegli etti che si aggiungono e subito dopo spariscono, quelle addizioni e sottrazioni. 

Niall arriva alla pagina di oggi, legge il numero, sento un brivido scorrermi lungo la schiena. 46,3 Kg.

Vorrei non averlo mai fatto entrare. 

Vorrei che non avesse mai scoperto nulla.

Vorrei non aver mai detto quella frase.

Vorrei non averlo mai abbracciato.

Vorrei tante cose in questo momento, ma soprattutto vorrei che se ne andasse, che non dicesse nulla, che mi lasciasse stare perchè io ho bisogno di ritrovare me stessa.

«E’ solo una semplice tabella.» cerco ancora una volta di giustificarmi, di mostrargli che è una cosa ovvia, che tutte le ragazze lo fanno e invece mi guarda con quegli occhi dispiaciuti ma allo stesso tempo allarmati.
«Aspetta un attimo. Come hai trovato quel quaderno?»
«Non è importante.»
«Sì, che lo è, cazzo. Questo significa che sei entrato nella mia stanza.»
«E se anche fosse? Cosa dovevo fare, scusa? Lasciar perdere la mia migliore amica pur vedendola in difficoltà? Forse questo l'avresti fatto tu, ma non io. Il tuo problema più grande è che io sono entrato nella tua camera, per me, invece, è vederti sorridere nuovamente.» penso che il Niall che ho davanti sia diventato maturo, senza di me.

«Cheryl, tu non devi farti del male.» me lo dice così, con quel tono, come se non ci fosse nient’altro da dire. E vorrei abbracciarlo, e piangere, e strappare quelle pagine e finirla. Invece faccio il contrario. Apro la porta della mia stanza e lo spingo fuori, ma prima afferro il mio quaderno.

Si ferma un attimo sulla soglia.

«Non ti lascerò cadere.»

«Stai zitto.» chiudo la porta. Dopotutto questo disastro spero solo una cosa: che non dica nulla ai ragazzi perchè, così come non ha capito lui, non capirebbero gli altri.

 

 

 

 

Quando qualcuno ha bussato alla mia porta, ho sussultato. Ho risposto con un debole “avanti” e ho visto la figura di mio fratello farsi spazio nell’ombra della mia stanza. Ho temuto il peggio. Ho temuto che si accanisse contro di me oppure che urlasse. Ho temuto di piangere davanti a lui ed invece sono rimasta in equilibrio. Mi ha chiesto cosa volessi per cena, mi sono stupita e gli ho risposto sinceramente: niente. Si è grattato la nuca, era abbastanza nervoso, credo abbia pensato che fossi arrabbiata con qualcuno. Non mi ha chiesto più nulla. Stava per chiudere la porta, quando si è fermato di colpo, mi sono irrigidita. Mi ha detto che mi avrebbe portato una fetta di torta al cioccolato fatta da Harry. Ho annuito, sorridendo. Dopo di che se ne è andato e nessuno è più venuto a disturbarmi.

Ora sono qua distesa sul letto e mi sto osservando i piedi. 

Ho le dita lunghe. 

Bello.

Qualcuno bussa e apre immediatamente la porta senza darmi il tempo di rispondere.

È Niall.

«Non essere troppo felice di vedermi.» sorrido per dimostrargli il contrario, ma sa che sto fingendo.

«Ti ho portato la torta.» aggiunge poco dopo. Ha un bell’aspetto, è una fetta di torta al cioccolato ricoperta da zucchero a velo.

«Grazie.» appoggia il piatto sul comodino, ma non se ne va.

«Puoi andare.»

«No, rimarrò finché non mangerai la torta.» sarà da tantissimo tempo che non assaggio più un dolce, a parte i pasticcini che mi hanno costretto ad ingoiare, e non ne ho voglia. Peso quasi 46 Kg e voglio diminuire ancora.

«Ora non ho voglia, magari dopo.»

«Tu non la mangerai, lo so.»

«Niall, te ne vai, per favore?»

«No.» avrei voglia di mandarlo fuori a calci.

«La smetti?»

«Di fare cosa?»

«Di entrare nella mia vita e pensare di sconvolgerla. Niall, non ti puoi permettere di decidere cosa io debba mangiare o meno. Ti ho detto che la torta ora non mi va, ma non ho escluso la possibilità di assaggiarla più tardi.»

«Stai soltanto sviando il discorso. Qui il problema non è la torta, ma tu.»

«Su una cosa siamo sempre d’accordo.»

«Cosa, Cher?»

«Che il problema sono io.»

«Non capisci, io non volevo dire questo.»

«Io non capisco mai? Ed invece io capisco più di tutti voi messi insieme. Ora se non ti dispiace, esci dalla mia cazzo di stanza e lasciami dormire in pace - guardo l’orologio - anche se sono solamente le nove e mezza.»

Prendo il piatto e lo rovescio nel cestino sotto la scrivania, dopo di che lo restituisco a Niall.

«Esci.» fa come gli dico, ma prima mi guarda un’ultima volta.

Mi avvicino a lui aspettando che esca, infine chiudo la porta.

Sento che parla con Louis.

«La torta?» domanda mio fratello.

«L’ha mangiata tutta. Fai i complimenti ad Harry da parte sua.»

«Cosa sta facendo?»

«Vuole dormire.» mi stacco dalla porta e mi infilo sotto le coperte.

Non ho voglia di nessuno, nemmeno di me stessa.

Sorrido lievemente.

So che da una parte Niall mi proteggerà sempre, siamo fatti così. Fatti male.

Mi dispiace che abbia scoperto tutto, non si merita di conoscere a fondo la mia ossessione in quanto non deve spendere la sua vita a cercare di aiutarmi.

Io sto bene così.

Sto bene senza il cibo.

Sto bene con una mela e dell’acqua.

Sto bene con 40 Kg.

Sto bene quando Zayn sceglierà me.

Mi balenano nella mente due idee: la prima è che oggi non mi sono pesata; la seconda è quella più atroce, quella che non voglio ammettere e mai lo farò.

Mi aggroviglia.

Mi stritola.

Mi logora.

Mi consuma.

Mi dissipa.

Mi abbandona.









MABELLE.
Chiedo umilmente perdono in ginocchio.
Cazzo culo.
Saranno circa due settimane che non aggiorno, ma voi non potete capire che ritorno di merda. Praticamente dopo le vacanze di Natale, nella nostra scuola, fanno due settimane in cui si interrompono le attività e non si va avanti con il programma, ma si fanno attività di recupero per alcuni e di approfondimento per altri. Sembra una bella idea, vero? INVECE NO. Ogni giorno una cazzo di verifica. Allora ditemi, che cavolo di stop delle attività è se non si può nemmeno respirare? Inoltre, ho tre giovedì consecutivi in cui avrò tre verifiche di latino: una sulla grammatica e due versioni.
Ussignur.
Perchè non sono andata a fare la parrucchiera, santo cielo?
Perdonate il mio sfogo, AHAHAH.
E' un capitolo di mmmmmerda, lo so. Tuttavia, io adoro Chaill o come volete chiamare Cher e Niall, lol. 
Malik è scomparso, AHAHAH. Certo che nnnno. Naturalmente tornerà anche lui, fra breve, ma come potete ben vedere è sempre nei pensieri di Cheryl.
Io non so davvero come fare. Quando scrivo questa ff mi prende una specie di angoscia, è un po' come tornare indietro nel passato, una lotta continua. E' davvero assurdo, lo so. Ma tutto questo mi è entrato dentro. Pensare che ci siano tante ragazze che hanno bisogno di un'ancora, in qualche modo, e che questa ff potrebbe diventare tale, mi spinge a dare il massimo. Voglio solo ribadirvi che non siete sole.
Scusate per questi piccole dediche, ma io ci tengo davvero a tutto ciò. Questa ff significa tanto per me e spero anche per voi.
Vi auguro uno splendico weekend, che io passerò a studiare.
Love.
Mabelle.

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Capitolo 13
*** I freed myself. ***




13. I freed myself.


Ho i crampi alla pancia. 

Dolore che si ripercuote per tutto l’addome.

Anche questa mattina non ho fatto colazione, mi inventerò una scusa per saltare il pranzo e poi si vedrà. Ho già organizzato la mia giornata, spero solo che non si riveli un inferno.

Stamattina ho bevuto un litro di acqua, non so perchè, ma mi andava. 

Stamattina i ragazzi sono usciti, compreso Niall. Ne sono felice, in quanto non avrei sicuramente retto un’altra discussione con lui e poi dovevo pesarmi, con lui in mezzo ai piede non sarebbe stato fattibile.

Sono circa 45,8 Kg. 

Mi guardo continuamente allo specchio eppure mi sembra di essere uguale. Stesse orrende cosce, stesse braccia, stessa pancia, stesso viso. Mi sembra di non cambiare. Forse è solo una mia impressione, ma io ho bisogno di vedermi diversa, di vedermi migliore.

Segno il peso sul quaderno, intanto osservo le pagine spiegazzate a causa di Niall che ieri le ha voltate con foga, ho perfino temuto che le strappasse. A quel punto mi sarei davvero sentita inutile, tutto il lavoro in queste settimane per poi essere spazzato via dal mio migliore amico. È meglio trovare un nuovo nascondiglio per il quaderno, potrei infilarlo sotto il materasso oppure nell’armadio.

Ritrovo sotto il cuscino le foto che avevo nascosto quando era entrato Niall, le guardo un po’ e alla fine mi decido: questa sarà il mio regalo di Natale per i ragazzi. 

Mi affanno per cercare un cartone tra i cassetti della mia scrivania, sono sicura di averne uno, solo non so dove. Frugo tra le scartoffie e finalmente lo trovo nell’ultimo cassetto, lo afferro e lo appoggio sul tavolo. 

Che il collage abbia inizio.

Rifletto per alcuni minuti sulla composizione, vorrei che il risultato fosse ottimo, perciò dovrò dare il meglio. Aspetto a scrivere il titolo, in quanto non so davvero cosa poter scrivere; attendo anche a scrivere le didascalie sotto le foto, non ho idea.

Mi sento completamente vuota, come se non avessi nulla da raccontare eppure sono diciotto anni di vita.

Potrei raccontare alcuni aneddoti, descriverli brevemente, ma è scontato. Questo collage non rappresenta il ricordo, almeno non per me. Non so perchè ho scelto questo tipo di regalo, sarei potuta andare al centro commerciale, prendere cinque felpe e fine.

Sbuffo.

Guardo l’orologio.

Sono le undici e venti.

Devo darmi una mossa.

Scelgo sei foto.

Una foto mia con Niall, un’altra con Louis, un’altra con Liam, un’altra con Harry, un’altra con Zayn e infine una tutti insieme.

Lascio degli spazi per le didascalie che scriverò, se le scriverò.

I crampi mi colpiscono ancora una volta lo stomaco.

Mi appoggio una mano a livello della pancia, sperando di attenuare il dolore, un gesto stupido che non modifica la situazione. Cerco di non farci caso, rifiuto le attenzioni del mio stomaco, ascolto il mio cervello e vado avanti.

Afferro il cartellone, lo metto nell’armadio.

Fa cagare. 

Ho fatto un lavoro orrendo, ero così motivata e poi mi sono ritrovata senza forze, svogliata, mi sembra di galleggiare nell’ozio.

Be’, mancano ancora alcuni giorni a Natale.

Scendo le scale, aggrappata al corrimano, diversi capogiri mi prendono alla sprovvista.

Il mio corpo si sta ribellando.

Il mio stomaco mi implora.

Le mie gambe tremano ad ogni passo.

Le mie mani non stringono saldamente.

Io, tuttavia, non cederò.

Afferro velocemente il mio cappotto e la sciarpa, scrivo un biglietto ai ragazzi, non voglio che siano in pensiero.

 

“Pranzo fuori. Cher”

 

Controllo che le chiavi siano nella tasca, le trovo. Do un ultimo sguardo alla casa e ripercorro la breve mattinata, sperando che Niall non frughi nella mia stanza come ha fatto in precedenza. 

Esco.

Londra oggi è cupa, ha voglia di dormire. Le vie sono deserte, io mi sento deserta. La mia città dorme ed io con lei. È questo che amo di Londra: questa città mi accompagna nella vita. Anche lei si sta ribellando, anche lei non vuole cedere. Londra è la mia anima ed io sono il suo corpo. Da piccola Louis mi portava sempre in un parchetto, dove c’erano un sacco di bambini ed io mi divertivo un mondo. Io e Lou abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, solo che lui non mi ha mai veramente capita. Se c’era qualcosa che non andava, lui non se ne accorgeva oppure lo capiva, ma in ritardo, quando ormai tutto era risolto oppure era peggiorato. Louis ha sempre saputo come farmi ridere, lui ha questa capacità, ma quando è necessario che lui si prenda le sue responsabilità, non ci riesce. Per questo non posso mai veramente confidarmi con lui, non capirebbe e non ci proverebbe nemmeno. 

Oggi andrò in quel parchetto, almeno avrò qualcosa da fare.

Infilo le mani nelle tasche, cammino velocemente, facendomi spazio tra le vie di questa città che mi appartiene più di ogni altra cosa.

Finalmente arrivo, c’è ancora la fontanella di quando ero piccola. Ricordo che mi divertivo a spruzzare Louis quando meno se lo aspettava, e poi correvo per tutto il parco. È da tanto tempo che non venivo qua e mi manca passare del tempo con Louis, con me stessa.

Mi avvicino alla fontanella, l’acqua è gelida, lo so perchè infilo la mano e rabbrividisco. Rifaccio un gesto che ero solita fare da piccola. Porto le dita alla bocca, sfioro le labbra con questi polpastrelli umidi.

Gocce di un’infanzia mai vissuta veramente.

«Ti è sempre piaciuto assaporare quell’acqua.» la sua voce mi fa accapponare la pelle, mi volto.

«Louis.» non so che espressione abbia il mio viso, i miei occhi sono persi ad osservare la sua figura esile, avvolta in un giubbotto blu, quello che gli ho regalato per il suo ventunesimo compleanno.

«Non pensavo fossi qua.» 

Già, Louis, tu non sai tante cose.

«Avevo voglia di tornarci.»

«Anche io, Cheryl.» si siede di fianco a me come ai vecchi tempi.

«Non azzardarti a spruzzarmi.» rido divertita, non pensavo che fosse a conoscenza delle mie intenzioni.

«Dai, Louis, solo un po’.» gli spruzzo leggermente in viso, chiude gli occhi per difendersi mentre mi maledice a bassa voce.

Che stupido fratello che mi sono ritrovata.

Si alza di scatto, si sfrega le mani e me ne porge una, l’afferro saldamente.

«Sei dimagrita, per caso?»

Cristo santo.

Abbasso lo sguardo.

Non so se mi stia prendendo in giro o dicendo sul serio.

«Non so. Tu che dici?»

«Hai le gambe più affusolate.»

Sorrido.

No, non mi sento bella.

No, non smetterò la mia dieta.

No, non sono del tutto convinta di quello che sta dicendo.

Eppure sento che quello che sto facendo avrà il suo risultato.

«Torniamo a casa?» mi domanda. Aspetto qualche secondo prima di rispondere, poi annuisco.

Lo prendo a braccetto come ai vecchi tempi.

Io sua sorella.

Lui mio fratello.

«Cher, se ci fosse qualcosa che non andasse tu me lo diresti. Vero?»

No, Louis, non te lo direi.

«Certo, Louis. Sei il mio fratellone.» sorrido debolmente.

Mi guarda con quegli occhi azzurri che io gli ho sempre invidiato, avrei fatto di tutto per non averli castani. Ho sempre detestato i miei occhi. Monotoni. Ho sempre cercato di renderli migliori in qualche modo. Uguali. Mi sono vergognata di averli di questo colore. Banali. Mi sono fatta dei veri e propri complessi. Semplici.

È questo il punto: gli occhi castani ce li hanno tutti. È la monotonia che regna, l’uguaglianza che si fa spazio, la banalità che si incrementa e la semplicità che viaggia.

«Cher, tu ti fidi di me?»

Non nel modo in cui tu vorresti.

«Certo, Louis.» sorrido nuovamente.

«Cher, ma io sono un buon fratello?»

Mi fai ridere, ecco qua. Solo che non ci sei stato prima, non ci sei ora e non ci sarai domani.

«Louis, ma che cazzo di domande mi stai facendo?»

«Non lo so. Lascia perdere. Mi sto rincoglionendo.» si strofina il capo nervosamente.

Camminiamo silenziosamente tra le vie di Londra, passiamo di fronte a diverse pasticcerie.

«Cheryl, non ti piacciono più le ciambelle?»

«Oh, certo che sì.»

«Vuoi che te ne compri una?» non faccio nemmeno in tempo a rispondere che mio fratello si fionda nel negozio e ne compra una con la glassa al cioccolato.

Mi sfrego nervosamente le mani.

Maledizione.

Esce dalla pasticceria con un sacchetto in mano, lo sventola davanti ai miei occhi, dopo di che me lo porge.

«Devo mangiarla?» domando, e solo dopo mi accorgo di quanto sia assurda la mia richiesta.

«Se vuoi usarla come spugna per lavarti le ascelle, fai pure.»

Gli lancio un’occhiataccia.

«Fai schifo, Lou.» ridiamo insieme. Apro il sacchetto e afferro la ciambella. Sarà deliziosa, ne sono certa.

Louis mi guarda, nei suoi occhi vedo una sorta di incitamento.

Sono spacciata.

Mordo quel dolce, mastico lentamente.
Vorrei sputare.
Ecco tutto.

«Buonissima.» affermo, dopo aver ingoiato il boccone.

Sento come una sorta di vuoto nel mio corpo, che subito si trasforma in un peso.
Sprofondo.

Continuo a mangiarla.

Sono costretta.

Procediamo nel cammino ed io mi ritrovo con le mani sporche di cioccolato.

Arriviamo a casa, apro io la porta e mi ritrovo i ragazzi seduti in salotto che guardano la televisione. Niall ed Harry si contendono i pop-corn.

«Ciao a tutti.» esordisco, salutando i ragazzi. Ricambiano con un’alzata di mano e un sorriso sul volto.

Ripongo il cappotto sull’attaccapanni, salgo le scale e mi dirigo verso il bagno.

Accendo la luce, chiudo la porta e mi guardo allo specchio.

Le labbra lievemente sporche di cioccolato, le guance arrossate, gli occhi vispi, castani, orrendi. Appoggio le mani sul mio viso, lo copro, non voglio guardarmi. Mi accascio a terra vicino al water. Guardo quel fondo, mi sembra di galleggiare in quell’acqua, potrei essere spazzata via con un colpo di sciacquone.

Non ce la faccio.

Mi sento uno schifo.

Ho mangiato quella ciambella del cazzo.

Avrei dovuta buttarla via davanti a Louis, urlargli contro e dirgli che io non potevo mangiarla.

Non so come accade, so solo che l’ho fatto.

Due dita si infilano nella mia bocca, poi nella gola. 

Travolta dai conati, erutto.

Sprofondo nella mia vita.

Mi abbandono a quel fiume.

Mi libero del peso.

Ritorno ad essere vuota.

Tiro lo sciacquone, mi sento sfinita. Mi ripulisco la bocca bevendo dell’acqua, il sapore amaro non sparisce del tutto, ma almeno si attenua.

Apro la porta ed esco.

«Che facevi?» mi domanda Niall.

«Mi liberavo.»










CIE LA NEVA, CHE BELO.
No, scusatemi, AHAHAHAH.
Sono abbastanza rincoglionita.
Vabbè, ora dovrò affrontare due settimane orrende, quindi, per l'amor di Dio, pregate per me.
Non so voi, ma io sto già immaginando la mia estate. Lo so, lo so, mi sto portando avanti, lol.
Non mi dilungherò parecchio, kjgktrng.
Parlando del capitolo, uhm.
E' stato un calvario scriverlo, soprattutto l'ultima parte. Ho sentito le mie budella contorcersi, woow.
Davvero, è stato particolarmente emozionante e spero che queste emozioni le possiate provare anche voi.
Vi lascio con l'ansia di un nuovo capitolo.
Un bacio enorme per le migliori lettrici e grazie per tutto il supporto che mi state dando su Twitter e su EFP. 
Inoltre pensavo di creare un profilo facebook a mio nome, in questo modo potremmo parlare. (?)
Non so, si vedrà. c:

Twitter: xharrysbreath
Tumblr: xmabelle


Ammirate la mia Cheryl.





 

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Capitolo 14
*** Survive. ***




14. Survive.


Sento bussare alla porta e temo possa essere Niall. 

Che cosa assurda.

Ora ho perfino timore del mio migliore amico, quando dovrebbe essere l’unica persona di cui mi potrei veramente fidare eppure in questo momento non mi fido di nessuno, e mi dispiace ammetterlo. 

Mi sto isolando.

Ho dentro il mondo e non voglio farlo uscire.

Qualcuno bussa nuovamente.

«Avanti.» sbuffo, cercando di non mostrarmi troppo impaziente anche se mi risulta difficile.

È Harry.

Che cazzo ci fa qua?

«Cher, vuoi venire ad aiutarci?»

«A fare cosa?» domando.

«Ad addobbare l’albero di Natale.» Harry rimane sulla soglia, non osa entrare.

«Non mi va.»

«Ultimamente non ti va di fare nulla.»

«Senti chi parla.»

«Vabbè, dettagli. Qualora cambiassi idea, siamo giù.» annuisco debolmente e gli faccio cenno di chiudere la porta una volta usciti.

Respiro profondamente.

Ho ancora quel sapore disgustoso in bocca, ho dovuto cambiarmi la maglietta perchè, nel pulirmi la bocca, l’ho sporcata. Ho perfino smesso di leggere, infatti ho riposto tutti i libri nella mia libreria personale e l’ho chiusa a chiave. Non riesco neanche a sentirmi bene immaginandomi in un altro mondo, con altri personaggi.

Ho smesso di amare.

Ho smesso di guardare.

Ho smesso di sfiorare.
Ho smesso di respirare.

Ho smesso di vivere.

Mi sento totalmente abbandonata ad un destino che non mi appartiene. 

Istintivamente mi mordo il labbro, fino a farmi male, e sanguina. 

L’unica cosa che riesco a fare è procurarmi del male. Mi fa sentire viva, nonostante io non lo sia più da un pezzo.

Provo ribrezzo nei confronti di ogni parte del mio corpo: le cosce non si possono definire tali, sono flaccide, i muscoli non sono tonificati e la pelle non è levigata, anzi, affiorano le vene in superficie; le dita sono troppo lunghe per delle mani così poco delicate; i piedi sono storti e non sono in armonia con il resto del corpo; la mia pancia è un mucchio di frustrazione, dolore, malinconia e si concentra lì, nell’ombelico; poi c’è il viso e, Dio, vorrei poterlo non vedere: gli occhi castani, forse un po’ troppo piccoli tanto da non risaltare minimamente, il naso all’insù, le labbra sottili che si perdono tra la pelle. 

Mi sento un errore che non può essere modificato.

Mi sento tale tutti i giorni.

Si comincia così, no? Piano piano ti accorgi dei tuoi difetti, delle tue imperfezioni che inizialmente non sono così gravi, ci convivi, o almeno ci provi; ti guardi intorno e noti che nessuno ti assomiglia, sembrano tutti migliori, su di loro le imperfezioni diventano perfezioni, li scruti attentamente e poi ti confronti, paragoni ogni centimetro del tuo corpo e, no, non basta. I difetti diventano tanti, troppi, tutto si duplica, fino ad ingrandirsi. Non ti piaci veramente, ora. Provi a cambiare, non ci riesci. Sei frustata. Qualcosa non quadra, tu non quadri. E ti manca il mondo, ti manca la vita, ti manca te stessa. Ti perdi in un labirinto che, molto probabilmente, non ha via d’uscita. Fa tutto così maledettamente male: gli sguardi, le parole, i pensieri, le considerazioni. Forse me lo merito, pensi. Ma chi meriterebbe un dolore tale? Chi meriterebbe di non amarsi, nemmeno per un giorno? 

Si vive. No. Si sopravvive.

Scuoto rapidamente la testa come a scacciare questi pensieri. Vengo investita da un vortice di sensazioni, i crampi persistono, il sapore amaro diventa atroce e penso che non sopravviverò. Che le persone come me non hanno nulla di bello. Che siamo tutti un po’ sbagliati, ma io di più. E mi odio davvero tanto per questo.

Sposto lo sguardo sull’armadio e mi ricordo. 

Lì dentro c’è ancora il cartellone da ultimare per Natale, e mancano due giorni circa.

Mi alzo in piedi, mi gira la testa, sono abituata. Apro l’anta e afferro l’oggetto: le foto sparpagliate, la colla secca, il titolo ancora in matita.

Sono un disastro perfino in questo: nel rendere felici gli altri.

Devo darmi una mossa.

Riguardo velocemente le foto, sono ancora più belle.

Le posiziono momentaneamente sul cartellone: al centro quella tutti insieme, mentre intorno con i singoli ragazzi; decido di iniziare ad incollarle. Avevo pensato di scrivere delle dediche, ma non mi va più. Non saprei che scrivere. Non saprei cosa dire. Io non so mai cosa dire. Riscrivo il titolo, contornandolo e colorandolo.

Non sono mai stata brava a fare queste cose.

Cerco di migliorarlo, anche se mi risulta parecchio difficile. 

So per certo che non è il miglior regalo del mondo, molto probabilmente qualcun altro al posto mio l’avrebbe fatto meglio eppure a me basta, perchè io ci ho provato, io l’ho fatto per loro e so che è sufficiente, che lo apprezzeranno per questo.

Apro i diversi cassetti della mia scrivania, fortunatamente ho della carta da regalo avanzata degli anni passati ma, come sempre, manca lo scotch.

Esco dalla mia camera, attraverso il corridoio e sento delle risate, così mi sporgo a guardare al piano di sotto: sono i ragazzi.

Stanno tentando di addobbare l’albero di Natale, nonostante l’abbiano montato storto e un lato di esso non ha nemmeno una pallina.

Trattengo una risata.

Louis sta scattando un sacco di foto, e mi domando il perchè.

Harry si è infilato due palline sotto il maglione, facendole sembrare delle tette e sta flirtando con Niall.

Liam è l’unico che si sta impegnando veramente, infatti cerca di farsi spazio tra i ragazzi per sistemare le decorazioni.

Zayn, invece... Zayn non c’è.

Mi stupisco del fatto che non sia stato la prima persona a cui ho pensato, anche se questo mi rende felice. Non mi piace il fatto che Zayn sia sempre al centro dei miei pensieri, non è lui su cui mi devo concentrare, bensì me stessa. 

«Che stai facendo?» rabbrividisco. Non ci posso credere che sia dietro di me.

Mi volto lentamente, ha le mani nelle tasche dei jeans, indossa una felpa con il cappuccio, il ciuffo è all’insù, come la maggior parte delle volte.

«Cercavo dello scotch.»

«Vieni.» Zayn si dirige verso una stanza, che dopo poco identifico come la sua camera da letto, aspetto qualche secondo prima di seguirlo. Apre la porta e mi fa cenno di entrare, fruga nell’unico cassetto della sua scrivania, poi si sposta in quello del comodino. Sono appoggiata allo stipite della porta, mentre aspetto che lui si volti. Finalmente mi degna di uno sguardo, nella mano stringe dello scotch.

«Grazie.» afferro l’oggetto, sto per andarmene, ma Zayn non lascia la mia mano, anzi, la stringe.

«Cheryl.» alzo lo sguardo.

«Zayn.»

«Dio, sono un coglione.»

«Lo sappiamo.»

«Dico davvero.»

«Zayn, seriamente, dovresti smetterla di parlare e mostrare più fatti.» mi divincolo dalla stretta ed esco dalla stanza. Torno nella mia camera, così finisco di impacchettare il piccolo regalo per i ragazzi e, stranamente, il risultato non è così pessimo.

Infilo il pacchetto nell’armadio, coprendolo con i vestiti in modo che non si veda, dopo di che mi sdraio sul letto.

Non mi importa se dovessi addormentarmi con i vestiti.

Voglio solo chiudere gli occhi e dormire.

Dormire così tanto da non avere più la distinzione tra sogno e realtà.

Dormire così tanto da sentirmi bene.









PERDONO. PERDONO. PERDONO. PERDONO.
Cazzoculo, chiedo perdono. 
Santo cielo, perdonatemi.
Due settimane, lo so.
Due cazzutissime settimane che non aggiorno.
Due cazzutissime settimane che non scrivo.
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.
Davvero, posso spiegarvi.
E' da gennaio che non ho pace. Ogni giorno una verifica. La mia routine era alzarsi, studiare, mangiare, studiare, dormire, studiare. Il bello è che sarà così appena finiranno le vacanze di Carnevale, cioè dopo domani. La mia vita sociale è andata a farsi benedire, insieme a danza e alla scrittura. AHAHAHAH che cosa orrenda. Quindi, per favore, salvatemi voi. Non mi avete abbandonata, vero?
E' un capitolo di passaggio, come potrete notare. Inoltre tra un po' accadrà una cosa, non so se nel prossimo o in quello dopo ancora di capitolo.
Spero davvero che ci siate ancora. 
Vi amo tanto.
Un bacio immenso.


 

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Capitolo 15
*** Lose weight. ***




15. Lose weight.


Sento una mano sfiorarmi il viso e scostarmi i capelli. Sbatto le palpebre velocemente e mi ritraggo da quel contatto, ma solo dopo aver messo a fuoco la figura di fronte a me, sorrido.

«Buongiorno, sorellina.» sono sorpresa dal fatto che mio fratello si trovi nella mia stanza, alle nove di mattina.

«Buongiorno, Louis.» ricambio, sbadigliando.

«Ti ho portato la colazione.» sorrido debolmente. Volto lo sguardo verso il comodino, sopra il cabaret vi è una scodella di cereali e latte, un bicchiere di spremuta d’arancia e una brioche. 

«Grazie per il pensiero.» lo ringrazio cortesemente, cercando di sembrare il più naturale possibile. Ma come posso esserlo? Non bastava Niall, ora ci si è messo pure mio fratello. Perchè? Perchè non posso fare come ne ho voglia io per una dannatissima volta? Voglio solo perdere peso, non mi sembra di chiedere tanto, ma loro stanno complicando tutto.

«Non mangi? Dai, sono uscito apposta alle sei per prenderti la brioche al cioccolato, la tua preferita.»

«Louis, mi prendi per il culo? Quella brioche l’abbiamo presa al supermercato insieme alle altre e al massimo l’avrai riscaldata.»

«Perchè devi sempre rovinare tutto?« sghignazzo divertita alla sua affermazione. 

Lo sguardo di Louis persiste sul mio viso.

Rabbrividisco.

Perchè continua a fissarmi?

Dio, che la smetta.

Deglutisco rumorosamente, ho la bocca secca.

È meglio che faccia qualcosa, altrimenti comincerà a tempestarmi di domanda ed è l’ultima cosa che voglio. So benissimo che devo mangiare qualcosa, ma Louis mi mette ansia. Sento una sensazione di nausea partire dallo stomaco e risalire fino in bocca, tutto quel cibo mi mette in soggezione e non voglio che finisca dentro di me. Poi si accumulerà lungo i miei fianchi e le mie cosce.
Reprimo un conato di vomito.

Che bel modo di iniziare la giornata.

Afferro la scodella contente i cereali e il latte. Non so da quanto tempo è che non li mangio, probabilmente più di tre settimane; da quando ho iniziato la mia dieta ho praticamente rivoluzionato il mio pasto, riducendolo ad un pacchetto di cracker, una mela e dell’acqua. È stato un passaggio drastico e lo è ogni giorno. Inutile dire che io non sia tentata, devo frenare le mie mani per non afferrare una tavoletta di cioccolato oppure un pacchetto di patatine, non posso nemmeno passare davanti alle pasticcerie, mi sento quasi male. Sto rinunciando a tutto - perfino a me stessa - per diventare impeccabile. Dannazione, io non posso mollare ora. Voglio dire, tutta la mia fatica? Io ho bisogno di perdere peso, di sentirmi bella ogni volta che mi guardo allo specchio. Io ne ho bisogno per accettarmi davvero.

Vorrà dire che oggi mangerò quei cereali, in compenso eviterò il pacchetto di cracker.

Avvicino il cucchiaio alla bocca, mastico ed ingoio.

Bene, il primo è andato.

Rifaccio lo stesso movimento.
Via il secondo.

Ora il terzo.

E poi il quarto.

E il quinto.

Al sesto sento qualcosa a livello dello stomaco, una sorta di morsa che lo chiude, non riesco più ad ingoiare nulla.

Mi viene da vomitare, cazzo.

Appoggio velocemente la scodella, mi alzo ed esco dalla stanza, sento qualcosa cadere, probabilmente l’ho rotta.

Non importa.

Corro in bagno, serro la porta e vomito.

Vomito l’anima.

Vomito tutto quello che ho in corpo.

Mi fa schifo.

Mi faccio schifo.

Sento la voce di Louis fuori dalla porta, bussa insistentemente, la maniglia si abbassa continuamente, ma non può entrare dato che ho chiuso a chiave.

«Cher, cazzo, che succede?!» continua a chiamare il mio nome, ma io non sento nulla. 

Tiro la corda, ho la guancia sporca di latte e un pezzo di cereale sul naso, li tolgo sfregandomi il viso con la manica della maglietta che indossavo ieri, dato che mi sono addormentata con i vestiti.

Alzo lo sguardo, gli occhi sono contornati dalle occhiaie, le guance scavate, le labbra rosee e screpolate, il viso spento, opaco.

Vorrei accasciarmi a terra e piangere, eruttare lacrime.

«Cheryl, apri, per favore.» la voce di Louis si fa spazio tra i miei pensieri. È sempre stato lì fuori ed io cosa gli dirò? Non deve sapere. Mai.

Giro la chiave ed apro. Trovo Louis seduto per terra, mentre i ragazzi sono appoggiati al muro, ci sono tutti: Harry, Niall, Liam e anche Zayn.

«Cheryl, finalmente.» Lou si alza velocemente e mi abbraccia.

«Ehi, calma.» mi allontano bruscamente da quell’abbraccio.

«Stai bene? Hai vomitato? Che succede, Cher?»

«Nulla. Semplicemente non mi sono sentita bene. Capita a volte, sai.»

Liam mi sfiora delicatamente il braccio per paura della mia reazione, mi ritraggo solo un po’. Ho paura di tutti questi contatti così intimi, ho paura di quello che possano scoprire. Niall mi guarda di sottecchi, so che troverà il momento giusto per parlarmi e so anche che non gli sfuggirò perchè lui sa dove mi nascondo. Sempre.

«Vuoi qualcosa di caldo da bere?» mi domanda Harry, facendo un passo avanti.

«No, non voglio assolutamente nulla.» sottolineo con la voce la parola “assolutamente”, mentre lo sguardo di Harry si fa più torvo e cupo. 

«Cheryl, sicura che è tutto okay?» Liam mi guarda dolcemente, con il suo solito sorriso stampato sul volto.

No, non è tutto okay, Liam.

«Sì, non vi preoccupate. Molto probabilmente non avrò digerito qualcosa.»

«Preferisci non mangiare nulla oggi?» la domanda di Louis mi provoca un brivido lungo la schiena.

Trattengo un sorriso.

«Sì, è meglio.» Niall continua a scrutarmi e questo mi dà maledettamente fastidio.

Che la smetta, santo cielo.

Liam, dopo avermi preso un paio di jeans e una felpa, insieme a Louis ha deciso di pulire la mia stanza, dato che quando mi sono alzata ho fatto cadere la scodella e il resto del cabaret che era sul comodino. Il mio pensiero va subito al quaderno, ma mi calmo, in quanto è ben nascosto e non dovrebbero trovarlo. Sono felice che non si sia offerto Niall, altrimenti mi sarei veramente preoccupata. Cio che mi ha lasciata basita è il fatto che Zayn non abbia detto nulla, non mi ha nemmeno chiesto come stessi, in fondo me lo sarei dovuta aspettare, per lui non c’è differenza. Dovrei smetterla anche io di pensarci continuamente, mi fa solamente male insieme al resto del mondo.

Mi rifugio nuovamente in bagno per cambiarmi.

Mi sono guardata allo specchio e, istintivamente, ho chiuso gli occhi.
C’è questa repulsione e questo rifiuto ogni volta che vedo la mia immagine riflessa, una sorta di non accettarsi mai completamente.

E allora mi chiedo: come posso amare qualcun altro, se prima non inizio ad amare me stessa?

Respiro profondamente e, dopo diversi minuti, trovo finalmente il coraggio di guardarmi veramente.

Le cosce sono più piccole rispetto a prima, ma hanno ancora quella forma tozza e rude che tanto odio; affiorano le ossa dei fianchi, le sfioro, è piacevole sapere che non c’è carne lì; appoggio una mano sulla pancia, è inevitabilmente piatta, l’ombelico lì in mezzo, il centro del mondo; salgo alla clavicola, la percorro con le dita e mi accorgo che il seno è quasi inesistente, non ci sono curve; il viso è scavato, magro, quasi trasparente. I capelli lunghi e castani mi ricadono sulle spalle facendomi il solletico; gli occhi castani sembrano più piccoli a causa delle occhiaie.

Rabbrividisco.

Ho freddo.

Guardo un’ultima volta questo nuovo corpo, è ancora da lavorare, da perfezionare, da rendere impeccabile. 

Questa ossa che affiorano - piccole schegge - mi fanno sorridere. Sono spigolose, dure e sono lì, sotto quel sottile strato di pelle. E mi piacciono, dannazione, se mi piacciono.

Indosso velocemente i jeans e la felpa azzurra, pettino i capelli, infine li raccolgo in una semplice coda.

Allora è questa la nuova Cheryl. 

Con circa 7 Kg in meno.

Con la malinconia incastrata negli occhi.

Boccheggio in un mare che mi porta via.

Allora mi chiedo perchè ancora una volta non riesco ad accettarmi.

Cosa c’è di male in me?

Mi sento dannatamente sbagliata. Mi sento un errore.

Il mio obiettivo era 10 Kg in meno, ci sono quasi riuscita eppure non basta.

Le gambe quasi non mi reggono, ogni volta che vedo del cibo vorrei divorarlo ma allo stesso tempo vengo colta da un conato di vomito. 

Come si può andare avanti così?

Per il giorno di Natale - cioè domani - sarei dovuta essere perfetta, impeccabile. Invece non sono nulla di tutto ciò.

Mi sento così stanca.

Vorrei mollare tutto e abbandonarmi a me stessa, al destino che si compie, ad una nuova nascita.

Mi sciacquo velocemente le mani, dopo di che le asciugo ed esco dal bagno. Percorro il corridoio e mentre lo faccio, volto lo sguardo a sinistra e noto l’albero di Natale che hanno addobbato ieri i ragazzi, tranne Zayn. È davvero bello, pieno di luci e di decorazioni. Non mancano i regali, ce ne sono davvero tanti. Tuttavia, per la prima volta nella mia vita, non mi importa che giorno sia domani, non importa del Natale, non mi importa dei bei regali, non mi importa di stare in famiglia, non mi importa del pranzo tutti insieme e delle risate in compagnia. Mi importa di sentirmi impeccabile, di guardarmi allo specchio ed apprezzarmi, di far innamorare. Mi importa di ritrovare me stessa, finalmente.

Arrivo di fronte alla mia stanza, la porta è stranamente chiusa, molto probabilmente saranno stati Liam e Louis dopo averla pulita per bene. Abbasso la maniglia ed entro.

Le tapparelle sono abbassate, i raggi sfiorano delicatamente le pareti, si vede davvero poco. Le finestre spalancate fanno entrare l’aria umida di Londra che persiste perfino di mattina. 

E poi, seduto sul mio letto, c’è Niall.

«Mi cercavi?» domando, dopo aver chiuso la porta alle mie spalle.

«Ti ho trovata.» risponde, alzandosi immediatamente e venendomi incontro.

«Perchè tutto questo dolore, Cheryl?»

«Perchè tutte queste domande, Niall?»

«Hai mai pensato che ci sia qualcuno su questo cazzo di pianeta che tiene a te più di chiunque altro?»

«Niall, io lo so, lo so davvero. Ma non basta.»

«E’ colpa sua, vero? È colpa di Zayn, ammettilo. È lui che ti ha messo in testa queste stronzate del fatto che tu non sia impeccabile.»

Ha letto ancora una volta il mio quaderno.

«Dio, ma la vuoi smettere? È il mio quaderno, io scrivo quello che ne ho voglia e tu non ha alcun diritto di leggerlo.»

Niall mi afferra un braccio, sono costretta a guardarlo negli occhi.

«Quanto male ti vuoi fare, dimmelo.»

«Io non sto facendo proprio nulla.»

«Non mangi un cazzo. Vomiti ogni giorno. Stai rintanata nella tua stanza. Non parli quasi con nessuno e le poche volte che lo fai, ci litighi o rispondi bruscamente.»

Abbasso lo sguardo.

Non riesco a sostenere il suo.

«Dimmi una cosa, Niall. Tu cosa vuoi per Natale?»

«Io vorrei tante cose: una bella macchina, una felpa nuova, dei soldi; ma soprattutto rivorrei indietro la mia migliore amica, che si sta mettendo in testa idee strane.»

Respira profondamente, la sua mano stringe sempre il mio braccio.

«E tu cosa vuoi, Cheryl?»

«Perdere peso.» molla bruscamente la presa, infila la mano nella tasca dei jeans.

Scuote la testa, rassegnato, dopo di che se ne va, chiudendo violentemente la porta.

Mi accascio contro di essa, rannicchiandomi in un angolino, le gambe al petto e le braccia che le circondano. 

Appoggio la testa sulle ginocchia e piango.

Piango tutto questo.

Piango il dolore.

Piango il cibo.

Piango me stessa.







MABELLE.
Vi regalo tante ciambelle se non mi ammazzate, giuro. çç
Lo so, sono in un ritardo super, ma i motivi sono sempre gli stessi: scuola, scuola, scuola, scuola, scuola, scuola.
Poco importa, finalmente ho aggiornato.
Cosa vi posso raccontare? Uhm, che domani e dopodomani io starò a casa, causa elezioni. Che cuuuuuuulo, vero?
Nonostante tutto sono stata riempita dai compiti, quindi è come se andassi a scuola ugualmente.
Poooooi, da me ieri ed oggi ha anche nevicato. Questo pomeriggio sarei dovuta andare da un'amica, ma la neve me lo ha impedito. Dite che sono sfigata? Sì, lo penso anche io.
Tuttavia, la cosa più importante di tutte è che ieri è cominciato uffucialmente il Take Me Home Tour, mentre per me è iniziato lo Stay At Home Tour, posti in prima fila ogni sera e tanti fazzoletti. I posti sono illimitati, perciò se volete partecipate siete le benvenute. ♥
Sono felice per le Directioners Italiane che riusciranno ad andarci, davvero. Ognuno si merita di vedere il proprio idolo.
Altra cosa importante, ieri era esattamente un mese da quando Justin verrà in Italia ed io non ci sarò nemmeno lì. 
Bene, prepariamo tanti bei fazzoletti anche per quella serata perchè ne avrò bisogno.
Dopo questa piccola - anche se grande - parentesi, parliamo un po' del capitolo.
Per me è stato straziante scriverlo. Ho avuto la scena davanti ai miei occhi per giorni e scriverla è stato come darle finalmente vita. Un male terribile. E' da questo capitolo che si smuoverà tutto, e vi assicuro che ci metterò il meglio per entrarvi dentro e scavare.
Vi ringrazio per tutto il vostro affetto.
Siete le migliori lettrici che qualcuno potesse desiderare. ♥

Se non volete liberarvi di me, potete trovarmi su:
Twitter: xharrysbreath
Tumblr: alwaystoomuch








 

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Capitolo 16
*** Darkness. ***




16. Darkness.


Mi rigiro continuamente nel letto, afferro le coperte e mi copro il viso.

Nonostante sia dicembre e faccia freddo, mi sembra quasi di soffocare, perciò con uno strattone mi libero del loro peso.

È notte fonda, la mia stanza è avvolta nel buio, le ante serrate.

Non traspare nulla.

Inutile dire che non abbia sonno e so per certo che non mi addormenterò se continuerò a girarmi nel letto, perciò è meglio alzarsi e bere una tazza di latte caldo.

Afferro le pantofole, infilo i piedi, dopo di che mi dirigo verso la porta e la apro lentamente. Tutti i ragazzi dormono ed io, naturalmente, sono l’unica a girare per la casa.

Scendo velocemente le scale, cercando sempre di non fare rumore.

La cucina è stranamente in ordine, Liam deve aver lavato i piatti come sua abitudine. Da diversi giorni almeno ha una stoviglia in meno da pulire dato che non pranzo e non ceno quasi più con loro. 

Dopo che sono stata male i ragazzi hanno preferito lasciami tranquilla per tutta la giornata, perfino Niall, dopo la nostra discussione, non mi ha più fatto domande e da un lato ne sono felice perchè non saprei davvero come reagire. Ho preferito non mangiare nulla, sia per la paura di vomitare ancora sia per non accumulare chilocalorie.

Apro il frigorifero ed afferro la bottiglia di latte parzialmente scremato, rovisto tra le diverse pentole e trovo finalmente ciò che fa al caso mio. Verso un po’ del liquido, dopo di che accendo il fornello e aspetto che si scaldi.

Quindi oggi dovrebbe essere Natale.

Perfetto.

Pranzo in famiglia.

Tanto cibo.

Troppo cibo.

Un innumerevole quantità di cibo.

Santo cielo, non ce la posso fare.

Quando vedrò tutto quello che hanno cucinato i ragazzi, sicuramente mi verrà la nausea. Ci manca solo che mi chiedano di dare una mano a preparare le diverse pietanze, sono sicura che starei male. Non tollero più la visione del cibo, automaticamente lo rifiuto, come se il mio stomaco non volesse ingerire nulla, solo liquidi. 

È una sensazione orribile.

Il mio corpo reprime tutto e non riesco ad impedirlo.

È come se avesse capito qual è il mio scopo e stesse seguendo la strada giusta, nonostante mi stia facendo del male. 

Lo prometto, quando sarò diventata impeccabile e magra, la smetterò con questa dieta. Solo che questo momento non è ancora arrivato ed io non posso abbandonare tutto, non ora, almeno.

Controllo il latte, credo sia pronto.

Spengo il fornello e prendo una tazza.

Afferro l’oggetto di metallo ed inizio a versare il latte.

«Anche tu non riuscivi a dormire?» la mia mano trema, del liquido bollente mi colpisce l’altra mano e non mi trattengo dall’imprecare «Cazzo!».

Zayn accorre verso di me, sento i passi e la sua figura avvicinarsi, afferra la mia mano destra, dopo di che la mette sotto l’acqua corrente fredda del rubinetto. Una sensazione di sollievo mi pervade.

«Non pensavo di spaventarti.»

«Mi hai fatto prendere un colpo, Malik.» sbuffo spazientita. Chiudo il rubinetto e asciugo la mano con un asciugamano. 

Fortunatamente di latte ne è rimasto ed è ancora caldo.

«Ne vuoi un po’?» domando.

«Sì, grazie.» prendo un’altra tazza e ne verso un po’, poi gliela porgo.

Mi siedo sul tavolo, mentre Zayn è appoggiato con la schiena al bancone e mi osserva.

«Puoi anche smetterla.»

«Hai tutti i capelli arruffati.» abbasso lo sguardo e continuo a bere il latte.

Malik si rigira il bicchiere fra le mani e mi sembra davvero così buffo.

«E’ buono.»

«E’ latte, Zayn.»

«Lo so, ma è buono.»

«Non hai proprio un cazzo da dire.» bevo l’ultimo sorso, dopo di che lavo il bicchiere e lo lascio nel lavandino.

«Io avrei tante cose da dire, ma tu - afferra il mio braccio - non mi vuoi ascoltare, come sempre.»

«Forse perchè le ripeti.»

«Cosa ho fatto di male, Cher?»

«Sei nato.» rotea gli occhi in segno di disapprovazione.

«Sii seria, per favore. Io davvero sto provando a scusarmi, ma tu non me ne dai la possibilità.»

«Scusa se tu ora non sei la mia prima preoccupazione. Ho altro a cui pensare e non sei tu. Devi smetterla di sentirti sempre al centro di tutto, perchè non è così.»

«E allora chi c’è al centro delle tue preoccupazioni?»

«Me stessa.» corruga la fronte.

«Non capisco.»

«Buonanotte, Zayn.» sfilo il mio braccio dalla sua presa, dopo di che salgo le scale e ritorno nella mia stanza. È quasi l’una di mattina e non ho ancora sonno.

Mi infilo tra le coperte, sperando che il latte mi tranquillizzi.

Ho semplicemente voglia di addormentarmi, pur con la consapevolezza che domani sarà Natale e ci sarà così tanto cibo da star male.

Io non voglio star male. 

Io voglio star bene.

 

 

 

 

Qualcuno bussa alla porta.

Sento il rumore rimbombarmi nelle orecchie, apro lentamente gli occhi e inizio a mettere a fuoco la mia stanza. Le ante ancora chiuse, ma si vede che ormai è mattino.

Sento bussare ancora.

Vorrei rispondere, ma ho la gola secca e la voce sembra un gracidio.

Tossisco più e più volte.

Il sapore metallico del sangue rende amaro il mio palato, sul mio viso si fa spazio un’espressione di disgusto.

Mi alzo in piedi e mi gira la testa, sono costretta ad appoggiarmi alla scrivania per non cadere. Le gambe tremano e non per il freddo, le dite delle mani sono gelide, mi sembra di non sentirle nemmeno.

Bussano nuovamente.

Cristo.

Abbasso la maniglia ed apro.

È Niall.

«Che c’è?» domando.

«Buongiorno. È quasi ora di pranzo.» sgrano gli occhi.

Seriamente?

«Dovresti vestirti perchè oggi mangiamo tutti insieme. È Natale.» annuisco debolmente.

Niall sbatte lentamente le palpebre, sto per chiudere la porta, ma il suo piede mi blocca.

«Hai capito?»

«Cosa? Che oggi è Natale?»

«No, che oggi si pranza tutti insieme.» questa volta è lui a chiudere la porta, mentre vengo scossa da un brivido.

Tutti insieme.
Cibo.

No.

Non ce la farò. È la peggior tortura. 

Come farò? Mi sento dannatamente abbandonata, perfino da Niall.

Inutile. Non posso sfuggire a nulla questa volta.

Maledizione.

Mi abbandonerò a me stessa.

Mi gira continuamente la testa. Non mi sento affatto bene.

Forse è per l’ansia, ma non credo che arriverò alla fine della giornata. Vorrei solamente stare a letto, legger il mio libro e non pensare a nulla. Non voglio sentir parlare né di cibo né di che altro. Voglio una giornata tranquilla, rinchiusa nella mia stanza, con il freddo gelido di Londra e il cielo terso.

Mi passo una mano fra i capelli, le dita tremano mentre sfiorano le diverse ciocche. 

Un senso di nausea mi pervade.

Perchè questa giornata non è già terminata?

Apro la porta ed esco dalla stanza, sono ancora in pigiama con i capelli arruffati, mi sfioro la pelle del viso e la sento fredda, trasparente.

Scendo le stesse scale che ho percorso stanotte. Vedo i ragazzi andare avanti e indietro dalla cucina in salotto, hanno già apparecchiato, sento la voce di Liam che suggerisce ad Harry di cambiare la tovaglia perchè non c’entra nulla con il Natale, il riccio ribatte che il viola è un bel colore, ma alla fine vince Liam il quale afferma che è tradizione che la tovaglia di Natale sia rossa. Niall sta sistemando le posate insieme a Louis, mentre Zayn sta contando i regali sotto l’albero.

Mi appoggio al corrimano della scala e continuo ad osservarli.

Solo dopo diversi minuti si accorgono della mia presenza, si fermano di colpo, forse stupiti del fatto che io sia ancora in pigiama.

«Cheryl...» Harry pronuncia il mio nome.

«Cher, finalmente sei arrivata - Liam sta uscendo dalla cucina - ma come, sei ancora in pigiama?» non rispondo, la testa inizia a girarmi vorticosamente.

Non sento più il contatto con il suolo, aumento la presa sul corrimano, ma non sento nulla.

«Stai bene, Cheryl?» Louis sembra piuttosto allarmato, lo capisco dal suo tono di voce.

Anche Zayn ora mi guarda e penso che nella sua mente stia ripercorrendo il discorso di ieri sera.

Sbatto velocemente le palpebre, ma la vista è continuamente offuscata, non vedo quasi nulla e stento a differenziare le diverse figure. Le voci mi giungono ovattate, i battiti sono aumentati, per un attimo mi sembra di cadere.

L’ultima cosa che sento è la voce di Louis che mi chiama insieme a quella dei ragazzi, il tonfo contro gli scalini e il sapore del sangue in bocca.

Poi il buio totale.









MABELLE.
Auguri, belle donne. (anche se in ritardo di un giorno, lol)
Mi scuso nuovamente per aver aggiornato dopo così tanto tempo, ma davvero sono sommesa dai compiti scolastici.
Lunedì ho l'interrogazione di latino e lasciamo perdere, va'.
Fortuna che tra un po' è primavera perchè io non sopporto più questo tempo. Ogni giorno piove ed è abbastanza deprimente, lol.
Non ho nulla da raccontare. çç
Che ne pensate del capitolo? Il finale è molto suspence, AHAH.

Volevo anche informarvi che dopo questa ff ne scriverò un'altra - sì, non vi libererete di me - e avrà come protagonista Harry - sì, il mio adorato Harry. Sarà scritta più o meno con lo stile di We're always been too much, but never enough (cliccate sul nome se volete leggerla), ma non vi voglio anticipare nulla.

Vi auguro un bellissimo weekend.
Un bacio. ♥

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Capitolo 17
*** Cry. ***




17. Cry.


Allora è così che ci si sente quando una persona sviene.

Il buio totale che ti prende all’improvviso, le voci ovattate, nessuna percezione della realtà.

È proprio vero che sembra che tu ti stia staccando dal resto del mondo, una sorta di pausa.

La testa mi duole a tal punto che non riesco nemmeno a muoverla, sento le palpebre pesanti e non riesco a sollevarle.

Tutti i miei muscoli sono bloccati, ho la bocca semichiusa eppure non esce nessuna suono.

«Ragazzi, forse si è ripresa.» riconosco la voce preoccupata di Louis avvicinarsi al mio corpo, si è seduto di fianco a me, probabilmente mi starà osservando in attesa che questi occhi si aprano.

«Louis...» con tutta la buona volontà riesco finalmente a pronunciare il suo nome, sento la mia voce incrinarsi, fino a scomparire nuovamente.

«Cher, sono qui. Stai bene?» percepisco altri movimenti, anche i ragazzi si saranno avvicinati.

Sbatto lentamente le palpebre, sono più pesanti di quanto credessi, per questo le tengo semichiuse, come se fossi persa in una sorta di dormiveglia.

«Ho sete.»

«Harry, vai a prendere un bicchiere d’acqua.» il riccio si sposta in cucina, dopo pochi secondi è già di ritorno, così Louis mi solleva il capo e bevo lentamente.

«Sto bene, non vi preoccupate.» mi siedo sul divano, nonostante continui a sentirmi indolenzita.

«Ti ricordi? Sei svenuta e hai sbattuto la testa. Secondo me è meglio chiamare un medico.» Liam, come sempre, si intromette.

«No - rispondo prontamente - ho avuto solo un giramento di testa e sono svenuta. Non c’è bisogno di farne una tragedia.»

«Io ritengo che sia meglio chiamarlo, almeno una visita di controllo. In fondo sei svenuta e non è cosa da poco.»

«Ora vorrei solo riposare. Grazie.» interrompo immediatamente la breve discussione.

Mi fa ancora male la testa e sentirli parlare mi dà solamente sui nervi.

»L’accompagno io.» Niall si propone e, santo cielo, era meglio se non l’avesse fatto.

Mette il mio braccio sotto le sue spalle, dopo di che mi aiuta ad alzarmi, ho la vista offuscata e ci vogliono diversi secondi prima di riuscire a mettere nuovamente a fuoco le figure. I ragazzi mi guardano, noto Liam e Louis scambiarsi occhiate, mentre Zayn ha lo sguardo basso, fisso sul pavimento.

Scuoto, per quel che posso, la testa, mentre io e Niall iniziamo a salire le scale. Percorriamo il corridoio fino ad arrivare alla mia stanza, sto per aprire la maniglia, ma il biondo mi precede. Finalmente posso sedermi sul mio letto.

«Tu hai bisogno di aiuto.» 

«Io non ho bisogno di nulla, Niall. Ora, se non ti dispiace, esci dalla mia camera.»

«No, non ci esco finché non mi avrai spiegato che cosa ti succede.»

«Non succede un cazzo. Esci. Muoviti.»

«Cheryl, smettila di allontanarmi da te. Pensi davvero che ti salverai da sola?» Niall afferra le mie mani gelide, le accarezza delicatamente per poi intrecciarle.

Niall non distoglie il suo sguardo dal mio viso, mentre io continuo ad abbassare il mio. Non ce la faccio a sostenerlo, ora come ora vorrei che uscisse e mi lasciasse in pace. Come può pretendere che io gli dia spiegazione se non riesco nemmeno a darle a me stessa?

«Niall, te lo chiedo per cortesia, lasciami da sola.»

«No.»

«Perchè?»

«Perchè tu hai bisogno di qualcuno e quel qualcuno vorrei essere io. Pensi che io non me ne sia accorto? Ti vedo ogni mattina: il tuo viso malinconico, le mani tremanti, le gambe magre. Perfino il tuo corpo si sta ribellando e tu non lo ascolti. Ti stai facendo del male, Cheryl. Ti stai uccidendo.»

Scoppio in una risata, forse dal tono isterico.

«Non sparare stronzate, grazie.»

«E’ la verità. Vorrei che ti potessi guardare con i miei occhi per capire fino a che punto ti stai riducendo.»

«Allora, sentiamo, fino a che punto mi sto riducendo?»

«Non mangi più, nemmeno quella mela o quel cracker che ti eri imposta nella dieta. Passi così tanto tempo in camera tua, rinchiusa in te stessa, continuando a scrivere numeri su numeri e controllando i progressi che fai. Il tempo che ti rimane lo passi in bagno davanti allo specchio. Le uniche volte che parli sono per dire che devi riposare oppure che non hai fame. Io mi chiedo se questa sia la vita che vuoi. Davvero vuoi ridurti così? Dipendendo da uno stupido numero che compare su una bilancia, influenzando il tuo futuro? Io ho capito che cosa vuoi essere: tu ti stai imponendo di essere impeccabile. Sempre. Con tutti.» Niall respira profondamente ed io con lui, ho trattenuto il respiro fino ad ora, le sue parole mi hanno mozzato il fiato.

«Eppure non capisci che tu basti così, per tutti. Basti con i tuoi capelli sempre arruffati e disordinati. Basti con gli occhi castani che tanto odi e che cerchi di valorizzare. Basti con le tue felpe larghe e i jeans. Basti con le cuffie nelle orecchie perchè affrontare la realtà sarebbe troppo complicato. Basti con le mani tremanti quando sei agitata per qualcosa. Basti con quel sorriso che mostri davvero poco perchè dici che non ti piace. Basti tu. Basti davvero.»

Una strana sensazione mi prende all’improvviso. Troppe parole stanno uscendo dalla bocca e temo che non le pensi veramente. Probabilmente starà solo cercando di tranquillizzarmi, ma è l’ultima cosa di cui ho bisogno, sinceramente.

«Scommetto che nemmeno la metà delle cose che dici le pensi veramente.»

«Ti sbagli: ogni cosa che ho detto la penso, sei tu che non mi credi.»

«Quando per troppo tempo ti sei sentita dire il contrario, difficilmente puoi fidarti.»

So che sto sbagliando, potrei semplicemente ammettere tutto e togliermi questo peso dalla mente, dal cuore, da tutto. Eppure non riesco.

«Cheryl, parla.» Niall mi incita, mentre stringe le sue dita intorno alle mie.

«Smettila, per favore. Non sono affari che ti riguardano, è la mia vita, è il mio corpo. Decido io cosa è meglio per me.»

«Io davvero non ti capisco. Ti sto offrendo il mio aiuto, anzi, ti sto implorando di accettarlo e tu mi allontani costantemente. Mi spieghi qual è il problema?»

«Sono io il problema.» si alza spazientito, abbandonando le mie mani che ricadono debolmente sul lenzuolo lilla.

Sta perdendo la pazienza eppure non molla.

È più testardo di me, a quanto pare.

«Bene. Vorrà dire che passerai il Natale in camera tua con me e non mi muoverò da qui finché non deciderai di spiegarmi ogni cosa.» strabuzzo gli occhi in un’espressione di sorpresa. «Guarda cosa faccio per te, santo cielo.»

Si siede nuovamente accanto a me.

«Niall, posso abbracciarti?» glielo domando così, chiusa nelle mie spalle e con lo sguardo basso. Nessuna risposta, anzi, la ricevo quando mi ritrovo il viso incastrato nell’incavo del suo collo.

È che io ho maledettamente bisogno degli abbracci e per me sono più difficili da dare rispetto ad un bacio. Quando abbracci, lasci una parte di te fra quelle spalle, raggomitolata fra i toraci, schiacciata. Ed io non ho nulla da dare, se non un ammasso di fallimenti e sconfitte. Il punto è che, nonostante tutto, il peggior fallimento sono sempre e comunque io.

Mi stacco lentamente da questa stretta così intima, da questo corpo che tanto mancava. Mi stacco da lui.

«Cher, ascoltami, per favore.» mi alza delicatamente il viso e vengo investita dai suoi occhi chiari.

«Dimmi.» biascico.

«Tu hai bisogno di aiuto, davvero. Devi rendertene conto che non sei da sola, ci sono io e anche i ragazzi.»

«Smettila, per cortesia. Ti ho chiesto un semplice abbraccio.»

«Mi hai chiesto di salvarti.»

Scuoto la testa in segno di dissenso. 

Che cazzo sta dicendo?

«Cher, sei svenuta, capisci? E sai quante volte accadrà se tu continuerai a non mangiare?»

«Non succederà nulla. Ho solo avuto un calo di zuccheri o magari non è neanche per quello.»

Niall prende nuovamente le mie mani nelle sue e continua ad accarezzarle.

È tutto in contrasto.

I suoi gesti dolci e delicati, queste carezze quasi sussurrate e nascoste, sono schiacciate dalle parole acide che mi rivolge. 

«Allora chiamerò il medico.» lo dice così, come se non fosse nulla di importante ed improvvisamente sento il cuore uscirmi dal petto da quanto batte.

Non può.

Non deve.

«Non ci provare nemmeno, Niall James Horan.»

«E perchè? Anche gli altri ragazzi sono d’accordo, così finalmente scopriranno quello che ti sta accadendo, anzi, quello che ti stai facendo da sola.»

«Visto che ti credi così tanto responsabile, perchè non gliel’hai detto tu quello che sto passando?»

«Perchè avrei semplicemente firmato la tua condanna a morte. Ho aspettato, Cheryl. Ho aspettato che tu capissi che il male che ti stai procurando non te lo meriti minimamente; che quei chili che stai continuamente perdendo ti stanno riducendo al nulla; che io non vedo il tuo sorriso da troppo tempo; che sei impeccabile così, con tutta te stessa. Ho aspettato, Cheryl, che capissi che si può essere migliori anche senza distruggersi. Ed io ti avrei aiutato, dannazione, se l’avrei fatto.» sento quel pizzicore negli occhi che mi indica che le lacrime sono fin troppo vicine.

Piango.

Piango tutto quello che ho tenuto dentro fino ad ora.

Piango una me stessa che ormai non esiste più.

Piango le giornate spese ad odiarmi davanti ad uno specchio.

Piango le dita in gola per vomitare.

Piango gli insultati che mi sono rivolta nella mia mente.

Piango il dolore che ho provato, che provo e sempre proverò.

Piango, perchè quello che ha detto Niall è ciò che avrei voluto sentirmi dire e nessuno l’aveva capito.

Ed io ora non riesco a credergli.

E fa male.

Ti si infila dentro.

Ti disarma.

Niall mi stringe a sé come suo solito fare in questi momenti, una mano infilata tra i capelli castani e un’altra che dolcemente mi accarezza la schiena, mentre il mio corpo è scosso dai singhiozzi per il pianto.

«Ci sono io con te.» piano piano mi calmo, rendendomi conto che non posso continuare a piangere e farlo davanti al mio migliore amico è abbastanza umiliante e imbarazzante.

Mi pervade una sensazione di impotenza, quella che provo ogni giorno appena mi sveglio e non mi abbandona per tutta la giornata. 

«Niall.»

«Dimmi.»

«Penso di aver bisogno di aiuto.» 

Così lo ammetto ad una me stessa che non accetta sconfitte, nonostante sia da troppo tempo che riceve solo quelle.
Lo ammetto al mondo, che ha vinto.

Ho perso.

Ho perso come sempre.

Ho perso tutto.

Ma la cosa più orrenda è che ho perso me stessa e non riuscirò più a trovarmi.








VI AMO. ♡
Ritardo madornale e mi ucciderete, i know.
Che vi posso dire? Buona Pasqua in anticipo, belle donzelle.
Una settimana di vacanza, finalmente. 
Davvero, non ne potevo più di svegliarmi presto alla mattina per prendere un cazzutissimo treno che non va nemmeno a spingerlo. Perchè, poi, si possono spingere i treni? AHAHAH.
Ieri mattina sono andata a pattinare sul ghiaccio con la classe. Premetto che non ero capace, poi ho imparato - più o meno lol - ed è bellissimo, kjjrgjk. 
Provate anche voi.
Ah, un mio compagno è caduto e si è lussato la spalla; mentre un'altra ragazza si è rotta il dente.
Volete ancora provare? ♡
Seriamente, è davvero bello, anche se bisogna stare attenti.
Vi prometto che prima di mercoledì aggiorno e se non fosse così, be', venite sotto casa mia con i forconi per infilzarmi le chiappette. ♡
Riposate, riposate, riposate, riposate, riposate, riposate.
Grazie mille per le vostre bellissime recensioni.
Un bacio enorme. ♡

p.s. sì, sto in fissa con 'sto cuore. ♡

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Capitolo 18
*** I could be beautiful. ***




18. I could be beautiful.


Sfrego nervosamente le mani l'una contro l’altra, mentre torturo il mio labbro, sentendo il sapore metallico del sangue in bocca. Mi fa ribrezzo, ma l’agitazione non mi permette di smettere.

Sono seduta sul divano, le gambe incrociate, coperte dai pantaloni del pigiama che è morbido al tocco eppure, se lo sfiorassi, non troverei nulla: solo stoffa, solo vuoto. 

Niall è di fianco a me, posa delicatamente una sua mano sulle mie per interrompere questo nervosismo, ma senza buon esito.

«Cheryl.» Louis richiama la mia attenzione, i suoi occhi azzurri e grandi mi osservano. È esattamente di fronte a me, le mani strette dietro al collo, mentre i gomiti sono appoggiati sulle ginocchia per non perdere l’equilibrio.

Alla mia sinistra, un po’ più distante, Harry tiene lo sguardo fisso verso il pavimento, come se temesse un possibile confronto pur non essendo lui l’oggetto di principale attenzione.

Liam è seduto esattamente di fianco a lui, continua a spostare gli occhi da una parte all’altra della stanza, cercando qualcosa di interessante. 

Zayn sta tornando dalla cucina con in mano un vassoio contenente le tazzine per il tè e dei biscotti. Lo appoggia sul tavolo, noto le sue mani tremanti e liquido che oscilla per il troppo sballottamento. Fortunatamente non sporca nulla. Torna l’equilibrio.

«Cher.» Louis pronuncia nuovamente il mio nome, ma non rispondo. Osservo quel vassoio, mio fratello mi porge una tazzina, la rifiuto educatamente, mentre automaticamente stringo la mano di Niall, quasi per chiedergli aiuto.

«Stai meglio?» mi domanda Liam, abbozzando un sorriso.

«Sì, ragazzi.» inizio a giocare con i miei braccialetti, tuttavia la mano di Niall è sempre vicina a me.

Ognuno di loro prende una tazzina e sgranocchiano due o tre biscotti. Stanno aspettando che io parli, che dica qualcosa, forse preferirebbero un “scusate, vado in camera mia” piuttosto che una vera confessione. E, sinceramente, lo vorrei anche io. Perchè ho ammesso di aver bisogno di aiuto se alla non è quello che desidero? Dio, che stupida. Ora scopriranno tutto perchè io glielo permetterò. Non avrei dovuto ascoltare le parole di Niall. Semplicemente avrei dovuto continuare la mia dieta, in modo da dimagrire fino a raggiungere il mio peso ideale. Avrei nascosto la mia eccessiva magrezza sotto vestiti larghi. Avrei cucito le ferite delle mie sconfitte. Avrei permesso solo a me stessa di farmi del male. E forse era quello che meritavo. 

Poi, mi sento esplodere.

Vengo pervasa da un vortice di emozioni negative, risalgono la pancia, raggiungono la gola e mi soffocano, lì, da sola. 

Scoppio davanti a loro.

E piango.

Scossa da enormi singhiozzi come poche ore prima nella mia stanza con Niall.

Mi porto le mani sul viso, cerco di trattenermi, ma non ce la faccio.

Sento le figure dei ragazzi irrigidirsi, le braccia di Niall avvolgere il mio esile corpo, mentre la sua testa si appoggia sulle mie spalle. Louis afferra le mie mani, allontanandole dal volto e mi vergogno. Un viso pallido, rigato dai resti del mascara, le labbra rosee per i morsi e le guance arrossate.

«Cheryl, cosa ti sta succedendo?» la voce roca di Harry si fa spazio tra i miei singhiozzi, mi interrompo bruscamente e alzo lo sguardo verso di lui.

«Non ho mangiato per più di tre giorni, ho pensato che sarei potuta diventare bella.»

Allora è così che ci si sente? Una volta spogliati delle proprie insicurezze, delle proprie preoccupazioni, delle proprie ossessioni, siamo nudi. Non abbiano più nulla, nemmeno la paura e il timore. Ed io ora mi sento così, perchè l’ho ammesso. Ho ammesso che non mi piaccio nemmeno un po’, che ho bisogno di dimagrire, che nessuno mi sta aiutando, che mi sento soffocare, che sto perdendo tempo, che non basto mai.

Nessuno dice nulla, così ne approfitto per asciugarmi il viso con i fazzoletti che mi ha porto Liam.

Parlate. 

Parlate, cazzo. 

Avete voluto sapere la verità, bene, ve l’ho sbattuta in faccia, ora dite qualcosa.

Louis respira profondamente, lo vedo chiudere debolmente gli occhi per riaprirli poco dopo.

«Vorrei parlare da solo con te, Cheryl.» ecco qual è la decisione che ha preso mio fratello. Vedo i ragazzi alzarsi, so che vorrebbero dire qualcosa, ma non sanno cosa. Niall tentenna per qualche minuto, non sa se restare oppure lasciarmi qua senza di lui.
Gli sorrido debolmente.
Ha capito.
Sale le scale insieme agli altri.

«Ora non dire nulla, Cher, fammi parlare, per favore.» si siede davanti a me, mentre io mi metto comoda sul divano. 

Sarà una lunga conversazione.

Un estirpare dalle radici.

Uno scavare dalle fondamenta.

Un farsi male indirettamente.

«Sai, io ti vedevo così, persa nel tuo mondo, rinchiusa nella tua stanza. Mi chiedevo cosa ti stesse succedendo eppure non mi immaginavo che ti stessi distruggendo da sola. Ti ho osservata nei tuoi movimenti, ho apprezzato le tue minuzie e ho imparato a conoscere il tuo silenzio. Mi hai allontanato ed io, purtroppo, ti ho permesso di farlo. Mi dispiace, Cheryl. Mi dispiace di non essere rimasto quando tu ne avevi più bisogno. Mi dispiace di averti permesso di farti del male. E non ti meriti tutto questo dolore ed io l’ho capito, davvero. Non so come tu abbia fatto ad arrivare a questo livello e come nessuno di noi se ne sia accorto. Dio, quanto siamo stati stupidi. Ora ti vedo così piccola e vulnerabile, racchiusa nel tuo corpo che tanto dici di odiare ed io vorrei fartelo amare. Non so cosa fare, Cheryl. So che hai bisogno di aiuto, ma io non credo di poterti davvero dare ciò di cui hai bisogno. Questo problema non parte da me, ma da te, da quello che hai dentro.» le sue mani si appoggiano sulle mie ginocchia. «Cosa stai cercando, Cheryl?» mi domanda.

«Louis, per favore...» lo imploro.

«Dimmelo perchè io davvero non capisco.»

«Proprio perchè non capisci, non te lo dirò.»

«Fidati di me.»

«Louis, io mi fido di te, davvero. Solo che ora non puoi pretendere che io stia qua davanti a te e ti racconti di tutto il dolore che ho dentro. Non puoi pretendere di esserci ora - alla fine - quando non ci sei stato all’inizio. Non ti sto chiedendo di capirmi, non l’ho mai fatto con nessuno. Quindi, per favore, non rendere tutto più complicato.»

«Sto solo provando a rimanere.»

«So come andrà a finire ora. Tutti voi mi soffocherete, mi starete addosso per controllarmi, ma non è questo ciò di cui io ho realmente bisogno. Ho bisogno di guardarmi allo specchio e di non sentirmi uno schifo. Ho bisogno di sentirmi a mio agio quando indosso un paio di shorts e una maglietta a maniche corte. Ho bisogno di sorridere agli sconosciuti che incontro per le vie, senza preoccuparmi di ciò che penseranno del mio aspetto fisico. Ho bisogno di me, soprattutto. E quel “me” non comprende né te né gli altri ragazzi.»

Lo sento sbuffare rumorosamente.

È solamente la verità, Louis.

E mi dispiace.

«Ma quel “me” che tanto nomini, ora non esiste perchè sei completamente distrutta.»

«Grazie per avermelo ricordato.»

«Era per dirti che hai bisogno d’aiuto. E la parola aiuto comprende sia me sia gli altri ragazzi.»

Questa volta sono io a sospirare.

«Quanto pesi ora?»

«Non lo so.»

«Cheryl.»

«Dio, Louis, non lo so.»

«50? No. 48? No. 46? No. 43? - abbasso lo sguardo - Cher, pesi 43Kg?»

«Per favore, lasciami stare.»

«Rispondimi.»

«Cazzo, non lo so. Può darsi. Smettila di farmi tutte queste domande.» si passa una mano fra i capelli nervosamente.

Mi alzo dal divano, vengo colta da un giramento di testa, ma non lo do a vedere. Mi sto per voltare, mentre Louis afferra la mia mano.

«Questa volta resto, Cheryl.»

«Vorrà dire che me andrò io.» mi libero dalla sua stretta e salgo velocemente le scale. I piedi nudi a contatto con il pavimento freddo mi fanno venire i brividi. Appoggio la schiena contro il muro del corridoio, anch’esso gelido.

Vengo avvolta dai pensieri.

Freddo.

Tutto mi si sta ritorcendo contro.

Freddo.

Non basto più a nulla.

Freddo.

Che senso ha?

Freddo.

Mi sento inutile.

Freddo.

Sono inutile.

Freddo.

La porta di fianco a me si apre, appare una figura dai lineamenti che conosco fin troppo bene, proprio per questo vorrei andarmene, ma le mie gambe non rispondono ai miei comandi.

«Mi permetti di salvarti?» mi domanda.

«No.»

«Mi permetti di aiutarti?»

«Nemmeno.»

«Perchè?»

«Perchè il male che provo e mi faccio l’hai visto solo ora, quando l’ho mostrato.»

«Cheryl, non puoi andare avanti così.»

«Io posso eccome, anche senza voi.»

«Cambiati.»

«Eh?»

«Hai capito benissimo: mettiti su una felpa e un paio di jeans che usciamo. Io e te.»

«Neanche per sogno.»

Zayn mi afferra la mano, trascinandomi verso la mia stanza.

«Non credo tu voglia che sia io a vestirti.» sorride maliziosamente.

«Aspettami giù tra dieci minuti.» chiudo la porta alle mie spalle.

Che ha in mente? Solo lui lo sa.

Afferro i vestiti che avevo lasciato appoggiati alla sedia e mi cambio. Nel mentre, ho il tempo di guardarmi allo specchio.

Orrenda.

Le cosce sembrano più grandi.

Brutta.

La pancia non è come vorrei.

Pietosa.

Le braccia sembrano cadenti.

Schifo.

Non mi posso vedere.

Indosso velocemente gli abiti per non dover essere sottoposta ancora una volta a quell’orribile tortura: guardarmi allo specchio.

Infilo il telefono in tasca, dopo di che scendo le scale.

Zayn è appoggiato allo stipite della porta, sta parlando con Louis e appena mi vedono, smettono.

La prima ad uscire sono io ed è il moro a chiudere la porta.

«Cheryl.»

«Dimmi.»

«Se non puoi amare te stessa, lascia che lo faccia io per te.» stringe le sue dita intorno alle mie, mentre camminiamo così. 

Io e lui.

L’odio e l’amore.

Il bianco e il nero.

Il niente e il tutto.









MABELLE.
Lo so, non dite nulla.
E' da più di tre settimane che non aggiorno e mi dispiace da morire. 
Davvero non pensate che mi sia dimenticata di voi, giuro.
Vi assicuro che si stanno rivelando i mesi più lunghi e stancanti che io abbia mai trascorso. 
Ansie. Preoccupazioni. Verifiche. Stress.
Trovo pochissimo tempo perfino per danza e quello che rimane, be', dormo, lol.
Seriamente, non vedo l'ora che finisca aprile e anche maggio.
Sta diventando pesante ed io sono veramente stanca.
Spero che per voi la situazione sia migliore. 
Vi siete scordate di me? ♡
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto e cercherò in tutti i modi di aggiornare il più presto possibile. Qualora non riuscissi, be', prendetevela con la mia prof di greco, lol.
Un bacio enorme. ♡

Twitter: @xharrysbreath

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