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Premesse:
questa è in assoluto la prima fanfic che scrivo e
quindi considerate che non sono molto esperta in materia, ma mi sarebbe
piaciuto, per una volta, pubblicare qualcosa di mio. La coppia protagonista è
la Draco/Hermione, quindi, se non vi piacciono
assieme potete anche evitare di leggere. Terza cosuccia, io cercherò di
aggiornare più o meno una volta alla settimana, una ogni 15 gg, spero
che quando ricomincerò la scuola i tempi non si debbano dilatare. A questo
punto spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un commentino… Grazie e buona lettura!
Nyssa
Le Relazioni Pericolose
Per
Draco Malfoy quell’anno si prospettava decisamente
orribile e tutto perché era cominciato in maniera ancora peggiore, ovvero: PansyParkinson si era
innamorata.
La
cosa aveva dell’incredibile, visto e considerato che difficilmente le Serpi
s’innamorano e lei che era la più… diciamo, convinta sostenitrice dello scambio
di compagnie, era proprio l’ultima persona che credeva potesse fare una cosa
del genere. Ovviamente all’inizio nessuno aveva preso la cosa sul serio, ma
quando lei aveva cominciato a disdegnare le “buone abitudini”, beh, la
situazione era diventata preoccupante.
Anno
di schifo, dunque, perché l’abilità di Pansy sotto
certi aspetti, soprattutto le lenzuola, era innegabile e lui adesso si
ritrovava senza la sua compagna di letto preferita. Non che la cosa si notasse in giro, un Malfoy non deve mai comportarsi come se
gli avessero tolto qualcosa che gli spettava per diritto, ma doveva
semplicemente lasciar cadere la cosa come se gli avessero fatto il più grande
favore del mondo a liberargliene. E non si poteva certo dire che, sotto un
piccolo punto di vista, la cosa non fosse anche vera… negli ultimi anni Pansy era diventata veramente ossessiva nei suoi confronti,
soprattutto per quanto riguardava l’inesistente rapporto che li legava, ma che
lei considerava lampante, gli stava attaccata come una scimmia ammaestrata e
allontanava tutte le altre come ipotetiche rivali. A Draco
questo, ovviamente, non piaceva, ma adesso, con tutto il bel lavoro di Pansy, si ritrovava con la guarnigione sguarnita.
Trovarsi
una nuova e assidua compagna di letto era, per quell’anno, la priorità assoluta
perché se fosse rimasto senza una donna compiacente troppo a lungo, le cose
sarebbero peggiorate notevolmente, soprattutto a cominciare da quel suo
carattere che si portava dietro.
Blaise era l’unico che gli leggeva la frustrazione nello sguardo e
quel mattino, quando l’altero Principe di Serpeverde
scese nella sala comune, si guardò attorno con occhio clinico alla ricerca
della sua futura prescelta.
Decisamente
no, pensò la mente del biondo erede Malfoy osservando la fauna femminile che si
aggirava tra i divanetti di velluto e i tavolini di mogano, le nuove Serpi non
si potevano definire all’altezza, anche se, bene o male, tutte avevano passato
almeno una notte con lui. L’unica che si salava era Daphne Greengrass,
ma la splendida bionda aveva una pessima filosofia di vita ed era più che mai
convinta di voler arrivare vergine al matrimonio; la cosa, come tutte le serpi
pensavano, era strana, ma trattando se stessa al pari di una merce di scambio,
esattamente come facevano i suoi genitori con lei, pensava di poter valere
qualcosa di più con la sua virtù intatta; dopotutto, la famiglia di purosangue
che senz’altro l’avrebbe accolta, sarebbe rimasta colpita dal fatto di avere
una ragazza Slytherin, carina e per di più vergine
come sposa per il loro rampollo, quelle tre caratteristiche
infatti, erano le più rare da trovare tutte assieme in un Serpeverde.
Comunque
Daphne se ne stava tranquilla a leggere una rivista su un divanetto senza
considerare minimamente il problema che la sua idea folle stava creando a
Malfoy. Le matricole non andavano assolutamente bene, oltre ad essere bruttine
ed inesperte, dopo un po’ diventavano delle vere rompiballe e Draco Malfoy non poteva certo perdere la sua sanità mentale
dietro ad una ragazzetta immatura che credeva che stare nel suo letto
equivalesse ad essere la sua ragazza… decisamente NO.
Si
massaggiò con forza le tempie, era dalle nove di quella domenica mattina che cercava
un modo per risolvere quel problema e la sua Sala Comune sembrava in
preda alla follia collettiva mentre la maggior parte
delle ragazze presenti cercava di estorcere a Pansy
il nome del ragazzo di cui si era innamorata. A vederla come la vedeva Draco,
branchi di oche giulive starnazzavano come se dovessero essere spennate da un
momento all’altro, una metafora decisamente di basso livello, si segnò
mentalmente il biondo Slytherin.
Balise lo guardò altrettanto preoccupato mentre
scendeva i gradini ed entrava nella stanza più incasinata di Hogwarts.
-Dove cazzo sono Tiger e Goyle? – domandò quasi gridando il Caposcuola delle serpi,
aveva proprio voglia di sfogarsi e magari avrebbero potuto fare una retata ai Grifondoro…
Tiger sbucò da una porta con in mano panini
e dolcetti, masticando a bocca aperta e accorrendo al richiamo del suo
“signore”.
Un
sopracciglio biondo si alzò interrogativamente mentre
solo una delle due grasse figure entrava nel suo campo visivo
-E
l’altro? – chiese la sua voce altera
Tiger mugugnò qualcosa a bocca piena mentre
tutta la Casa verde-argento si schifava di vedere il cibo che roteava nella sua
bocca mentre parlava
-Con
calma, Tiger, una cosa per volta – lo canzonò il
Caposcuola – prima mangia e poi parla
Il
Serpeverde masticò più in fretta che poté e quasi si strozzo con il pane che stava mangiando, quel tono, lui lo
sapeva, non prometteva niente di buono e Draco stava
davvero per perdere la poca pazienza di cui disponeva ad aspettare che
quell’imbecille finisse il suo spuntino.
-Goyle è
stato pescato dalla McGranitt mentre metteva dei petardi incendiari nella borsa di un Corvonero – si giustificò come un
bambino il grasso Tiger badando bene a tenere lo
sguardo basso; sì certo, a quel punto la pazienza di Draco
Malfoy era andava a farsi benedire come quella giornata di merda.
-E si
può sapere cosa ci faceva Goyle a mettere petardi tra
i corvi? – domandò Malfoy cercando di apparire il più tranquillo possibile,
cosa che non gli riuscì
Tiger non rispose e il biondo stava per inveire per l’ennesima volta
contro la stupidità dei suoi compagni di casa quandoGoyle fece il suo ingresso nella sala comune, le labbra si
Malfoy si distesero fino ad assumere un sorrisetto sadico e Blaise,
che gli era affianco, dovette voltarsi dall’altra parte a sghignazzare, non
vedeva Draco così inferocito dai tempi della
punizione del primo anno assieme al trio di Grifondoro.
-Ma
bene, Goyle – iniziò il Principe Slytherin
– ho saputo che sei andato a fare una visitina alla McGranitt – Goyle abbassò
rispettoso lo sguardo e si tormentò le mani, ben sapendo che Draco non era di buon umore e che, probabilmente, per quel
giorno si sarebbe sfogato su di lui per qualcosa che nessuno sapeva
-Ho
pensato che sarebbe potuta essere una cosa divertente – si giustificò l’altro
cercando con lo sguardo Tiger che si affretto a
lasciare la stanza
-E da
quando in qua i mammut come te “pensano”? – dichiarò alzando il tono il biondo;
doveva essere una cosa veramente grossa quella che lo rodeva, rifletté lo
studente incriminato, era assai raro vedere Malfoy così agitato e in genere era
a causa di Potter e compagnia, solo che questa volta non aveva avuto notizie di
pestaggi e retate varie da parte dei grifoni – no! – lo prevenne ancora la
serpe – non dire una parola e, soprattutto, NON PENSARE MAI PIU’! – gli gridò in faccia facendo sobbalzare perfino la Greengrass che, in genere, correva sopra quel genere di
schermaglie.
Goyle annuì sottomesso mentre una vena
pulsava sulla tempia del Caposcuola e Blaise cercava di
calmarlo senza evidenti risultati, poi il grasso Serpeverde
si ricordò improvvisamente e tornò di fronte a Malfoy che lo guardò, più che
mai certo che lo avrebbe ammazzato a suon si schiantesimi
-La McGranitt ha detto che voleva parlarti – sussurrò appena
cercando di scappare il più veloce possibile, non era certo il genere di
notizia che Malfoy avrebbe approvato per farsi perdonare di essere stato
beccato.
Draco strinse i pugni mentreBlaise si allontanava di qualche passo da lui, chiuse gli
occhi e in quel momento tutti gli oggetti di vetro della stanza andarono in
frantumi, compresi i tre calici di vino rosso posati sul tavolino vicino al
divano, quando la rabbia sbollì un poco, la stanza era silenziosa e neppure le
mosche volavano, troppo impaurite, mentre tutti gli studenti se ne stavano
immobili ad osservarlo, più che mai convinti che, al minimo movimento, il loro
Caposcuola li avrebbe schiantati con una maledizione senza perdono.
Malfoy
si diresse in tre falcate all’uscita seguito dal
fedele Blaise e sbattè la
porta dietro di sé, beccandosi poi gli insulti di metà dei dipinti alle pareti
che stavano chiacchierando in santa pace.
Decisamente
quella non era la sua giornata, riflettè, prima Pansy e le sue cretinate da ragazza innamorata, poi Tiger e Goyle che si mettevano
perfino a “pensare” e, come se non bastasse, anche una
convocazione della McGranitt che di sicuro gli
avrebbe fatto una di quelle paternali da spedirlo in infermeria con un mal di
testa allucinante. Goyle difficilmente sarebbe
arrivato integro al termine della giornata.
Con
un incedere tutt’altro che aggraziato, il Principe
delle Serpi percorse i corridoi fino allo studio della prof, gli altri studenti
che si trovavano sulla sua strada al momento si scansarono velocemente,
schiacciandosi verso le pareti, vedendo la pessima aria che tirava, esplicitata
da una nuvoletta nera con fulmini che accompagnava l’erede dei Malfoy.
Quando
arrivò alla porta prese un grosso respiro, più che
altro per non insultare la McGranitt al primo mese di
scuola, Blaise gli prese compassionevole la mano e ci
fece pat-pat sopra come ad un cucciolo, gesto che gli
procurò un’occhiataccia dal suo migliore amico, dopodiché si allontanò di un
paio di passi e lasciò che entrasse nello studio.
Stava
giusto per girare il pomello della porta quando questa
si aprì all’improvviso, andando a sbattergli direttamente sul naso e facendolo
barcollare all’indietro, la testa bruna e accigliata della Granger spuntò
dall’interno e osservò Malfoy tenersi il volto dolorante dopo la botta presa,
consolata del fatto che non era nessuno di cui preoccuparsi, la ragazza uscì e
si richiuse la porta alle spalle, la prof non avrebbe certo approvato il “fine
linguaggio” con cui certo lui l’avrebbe esortata a fare più attenzione e
infatti la melodica voce del biondo riempì le sue orecchie e fece ballare le
suppellettili del corridoio per circa cento metri
-Che cazzo credevi di fare, idiota? – la investì lui, lei se ne
rimase calma
-Aprire
la porta, magari… - lo aiutò lei con aria innocente
-E
dovevi proprio spaccarmi il naso? – domandò ancora lui, ovviamente non era una domanda
-Speravo
di spaccarti la testa, ma evidentemente non ci sono riuscita – ribattè angelicamente lei
Malfoy
la guardò truce
-Beh,
che fai, scusati! – le disse poco cavallerescamente il biondo
mentre lei se ne stava lì accanto alla porta ad aspettare
-Non
sono io che mi devo scusare – chiarì la mora alterandosi un poco – sei tu che
non devi stare dietro una porta quando c’è qualcuno
dentro!
-E come cazzo faccio a sapere che c’è qualcuno dentro? – disse
Malfoy che in quel momento l’avrebbe ammazzata
-Problemi
tuoi Malferret – se ne disinteressò lei
-Scusati!
– la investì lui, una giornata decisamente pessima continuava a dire il suo cervello
-NO!
-Una
mezzosangue come te deve sempre scusarsi! – continuò
lui – anche solo per stare al mondo!
Hermione
non si fece colpire troppo da quell’insulto, dopo sei anni che li sentiva ormai
ci era abituata…
-Sai
maledetto furetto, anche un purosangue come te
dovrebbe scusarsi con il mondo per il semplice fatto che la tua presenza crea
più danni di un’invasione di cavallette!
E
così dicendo la
Caposcuola Grifondoro gli voltò le
spalle e, sbattendo furiosamente le scarpe sul pavimento di pietra, si
allontanò lungo il corridoio lasciandolo nero di rabbia, con il naso dolorante,
un mal di testa da paura, la voglia irresistibile di uccidere qualcuno e un
imminente colloquio con la prof più rompiballe della scuola.
Blaise se la rideva sotto i baffi poco distante,
ma grazie al cielo Draco non lo notò mentre
stoicamente apriva la porta.
-Prego
signor Malfoy, si accomodi – esordì la responsabile dei grifoni indicandogli
una sedia dall’aria molto scomoda quale effettivamente era.
Draco si sedette e attese che il sedile duro gli provocasse
i consueti dolori alla schiena, detestava proprio quel genere d’incontri.
-Dunque,
l’ho chiamata qui oggi per discutere del suo andamento scolastico
Perfetto,
si disse il biondo che in quel momento voleva solo andare a fumarsi qualcosa di
forte e poi uccidere Tiger, Goyle,
Nott, quella svitata della Parkinson
e tutti i suoi compagni bastardi, tutti tranne Blaise,
di lui aveva bisogno, soprattutto per avere qualcosa che lo tirasse un po’ su
dopo una giornata come quella.
-Stando a
quello che mi riferiscono gli altri professori, il suo andamento è sempre stato
molto buono – decretò la vicepreside cercando di non mettere troppo acido nella
voce – tuttavia, ultimamente in diverse materie è stato riscontrato un calo
improvviso, Trasfigurazione compresa.
Mordersi
la lingua non era sufficiente per impedirgli di pronunciare una parolaccia a
fior di labbra mentre quella continuava a dirgli di
quanto era importante quell’ultimo anno a Hogwarts,
di quanto Trasfigurazione e Incantesimi fossero materie essenziali e di quanto
suo padre ci tenesse che lui uscisse con un buon voto.
Ecco,
quella era la goccia che faceva traboccare il vaso e anche l’unico motivo per cui non aveva voglia di impegnarsi nello studio, suo
padre era fissato con questa storia, ma a lui non gliene fregava niente, né di
uscire con un voto accettabile, né di abbracciare la sua stupidissima causa del
male supremo e tutte le altre idiozie, soprattutto adesso che il suo amato Voldemort aveva malamente tirato le cuoia, ma quelli non si
arrendevano, oh no! E certo il caro Lucius non gli
avrebbe reso la vita facile se a Natale, quando sarebbe tornato a casa, la sua
media non fosse di un Oltre Ogni Previsione in tutte
le materie.
La
McGranitt continuava a parlare come se si fosse incantata
e Dracotrovò che gli
conciliasse il sonno, esattamente come durante le sue ore di lezioni
-… per
questo, - terminò alla professoressa – il collego
docenti ha pensato di affiancarle la signorina Granger
quale compagna di lavoro, in modo che possa aiutarla nelle materie dove ha più
difficoltà, come Babbanologia, Trasfigurazione e
Incantesimi.
All’udire
quelle parole, tutto il sonno che aveva perso quella notte a riflettere sulla
stupidità di Pansy e sulla possibile prescelta quale
sua sostituta si dissipò, no, doveva essere un incubo, un incubo terribile,
quella giornata doveva essere stata maledetta, qualcuno gli aveva fatto il
malocchio! Non bastavano tutto il nervoso e il sangue marcio che si era fatto
quella mattina e che sarebbe efficacemente bastato per tutto il resto
dell’anno, ci mancava anche gli mettessero la
mezzosangue alle calcagna a fargli da balia! Questo era troppo!
-Mi
rifiuto! – disse improvvisamente il biondo cercando di frenare l’emergente tsunami di panico che l’aveva travolto. – la prof
tossicchiò teatralmente
-Forse
lei non ha capito la situazione – ripeté fermamente la McGranitt
sfoderando tutto il suo cipiglio incazzoso, - questa
non è una proposta né un’iniziativa, è un ordine che il collegio le dà, signor
Malfoy e pretendiamo che venga eseguito, la
possibilità di rifiuto non spetta a lei, né alla signorina Granger.
Decisamente
una giornata di merda. Gli negavano perfino il diritto di fare quello che
voleva del suo futuro, cioè, se uno decideva di mandare a puttane la scuola non
poteva neppure! Ma era assurdo! Peggio di così cosa poteva succede?
-Adesso
devo pregarla di andare a chiamare la Caposcuola dei Grifondoro,
in modo che venga a sua volta informata della cosa. – ecco, appunto: il peggio
che non aveva preso in considerazione.
Quando
si alzò dalla poltroncina rigida, Draco sentì le
gambe tremargli, non aveva il coraggio di pensare ancora cosa potesse essere
peggiore, non riusciva ad immaginare niente che potesse superare quella
schifosissima giornata e non se lo domandò per scaramanzia.
Oltre
la porta Blaise era sparito, probabilmente a farsi
una canna, e non un cane girava per il corridoio di fronte a quello studio.
Dietro l’angolo più vicino stavano due Corvonero che
discutevano di stupidaggini da femmine, come le definiva lui, e che si presero
un grosso spavento vedendolo girare l’angolo con quella faccia scura.
Gli
ci volle quasi un quarto d’ora prima di arrivare al dormitorio dei grifoni e ci
si doveva arrampicare su per un milione di scale che giravano continuamente e
lo depistavano. Quando finalmente giunse di fronte al ritratto della Signora
Grassa, la donna gli domandò la parola d’ordine che lui ovviamente non sapeva e
così si mise a bussare rudemente alla porta.
Un
accigliato Potter con alle spalle Weasel
appena sceso dal letto, fece la comparsa nel vano della porta
-Che cazzo hai da fare casino, Malfoy? – domandò la finezza in
persona
-La
vecchia bisbetica vuole la
vostra Granger – rispose l’altro più che mai deciso a non
fermarsi un istante di più in quel luogo
Ginny, ancora un po’ spettinata, si avvicinò per sbirciare e Harry
la mandò a chiamare Hermione che scese con mille punti interrogativi che le
ronzavano nella testa
-Malfoy…
- disse con un sorrisetto, come se vederlo lì fosse una grande conquista
-Levati
quel sorriso dalla faccia Granger, la McGranitt ti
vuole nel suo ufficio e ti assicuro che dopo riderai
ancora meno.
Se
non altro aveva la possibilità di tenerla sulle spine
-Perché
Hermione deve andare dalla prof? – domandò Harry che gli pareva già di sentire
puzza di scherzo
-Non
sono cazzi tuoi, Potty – lo
zittì il biondo – e adesso vediamo di muoverci, non vedo l’ora che questa
giornata di merda sia finita.
Alzando
le spalle, la Caposcuola sorpassò i suoi compagni con noncuranza, seguendo
l’altezzoso Malfoy giù dalla prima rampa di scale, il sorriso si era un po’
diluito, ma a vederlo spaesato in mezzo a tutto quelle scale
che si facevano i fatti loro quasi si sentì di sganasciarsi dal ridere, era
davvero buffo… ovviamente la faccia arrabbiata della serpe la dissuase subito
da quell’intento, così lo sorpassò mentre quello si teneva al corrimano e la
quarta scala si faceva un altro giretto
-Seguimi,
per di qua si fa prima – indicò la grifoncina
imboccando una porta nella parete e poi un corridoio
-Mezzosangue,
dove stiamo passando? Questo posto è disgustoso
In
realtà, pensò Hermione, era solo un corridoio un po’ umido, ma a giudicare
dalla faccia circospetta con cui lui si guardava attorno non doveva pensarla
come lei
-Stiamo
passando sotto la Torre di Corvonero – specificò lei
– e adesso cammina, non ho voglia di farti da guida turistica
Malfoy
trattenne a stento un insulto e la seguì, al termine del corridoio si sbucava
direttamente di fronte all’ufficio della McGranitt,
Hermione guardò preoccupata la porta, aspettandosi qualche lamentela, il
rimprovero per un festino organizzato il sabato prima
dai suoi compagni, il casino che era stato fatto nel corridoio del secondo
piano quando Finnigan e Nott
erano arrivati alle mani e un’imminente comunicazione da portare al consiglio
studentesco. E allora, cosa ci faceva Malfoy con lei? Si voltò a scrutarlo in
viso e nei cinque minuti che avevano camminato sotto Corvonero
lo Slytherin parve aver riacquistato tutta la sua
compostezza, mentre la guardava con aria di sfida, aspettando che entrasse.
Oh
cielo, cosa non aveva preso in considerazione nella sua lista delle
possibilità? Perché doveva essere sicuramente qualcos’altro, sennò Malfoy non
avrebbe mai ghignato come stava facendo.
A
dire la verità, Draco si stava riprendendo dallo shock
personale che aveva ricevuto e, mentre camminava con lei, aveva pensato ai
mille modi con cui avrebbe potuto farla uscire di testa in tutte le occasioni
che avrebbero dovuto studiare: se la sua mentore stava
impazzendo i prof certo non potevano aspettarsi che gli desse ripetizioni,
eppoi provava un gusto perverso a farla incavolare e ad azzuffarsi con lei, non
arrivare alle mani come faceva con Potter e la Donnola, semplicemente una bella
litigata verbale. E adesso, mentre aspettava di fronte all’ufficio della McGranitt, era decisamente meno sicura ed orgogliosa,
probabilmente, pensò lui, si stava domandando cosa ci fosse di così urgente o
preoccupante da farle chiamare, visto e considerato che aveva lasciato
l’ufficio della sua prof di Trasfigurazione da non più di mezz’ora.
-Che fai
Granger, ti muovi o facciamo notte? – domandò il biondo provocandola
Hermione
prese un respiro ed entrò. Minerva McGranitt
l’accolse con un sorriso a metà tra il rassegnato e l’orgoglioso del tutto
diverso da quello che invece aveva rivolto a Malfoy quando
aveva varcato quella soglia, la pregò di accomodarsi e Draco
studiò come la mezzosangue si fosse seduta sul bordo della seggiola, pronta a
scattare a molla al primo segnale di pericolo.
-Signorina
Granger – esordì l’insegnante – mi rendo conto di averla lasciata andare da non
molto tempo, ma la questione necessitava di essere discussa prima con il signor
Malfoy.
Draco la guardò, se di discutere si poteva
parlare, rifletté, quelle poche cose che aveva cercato di dire erano al limite
della dittatura, tra un po’ Silente sarebbe diventato peggio di Voldemort.
-La
questione – continuò l’insegnante – riguarda l’andamento scolastico del
Caposcuola di Serpeverde.
Hermione
sollevò le sopracciglia brune e scrutò il compagno seduto poco compostamente
sulla sedia, per una volta Draco Malfoy non stava
ghignando.
-Visto
il recente calo scolastico, il consiglio ha deciso di affiancare un tutor al signor Malfoy e lei è stata scelta per questo
ruolo visto il suo brillante risultato scolastico.
La
giovane Grifondoro sgranò gli occhi
-Ma,
professoressa – cercò di intervenire – non sono sicura di essere la persona
adatta… - si giustificò – come lei sa, io seguo due corsi in più rispetto agli
altri studenti – era così, al quarto anno, anche senza utilizzare la Giratempo che le era stata data,
aveva seguito due corsi in più, lasciando le lezioni della Cooman,
ma ritrovandosi comunque con più lavoro del normale.
-Siamo
coscienti di questo – scandì la professoressa – per questo abbiamo deciso che,
quale ricompensa per il lavoro che svolgerà, lei verrà
esentata dal consegnare i compiti delle materie per le quali darà ripetizioni
al signor Malfoy
A
questo punto anche il ragazzo allibì, quella era una vera ingiustizia!
-Questo
perché – continuò ancora la vecchia strega – aiutando il signor Malfoy lei
svolgerà comunque i compiti assegnati
-Ma… io…
- Hermione Granger, per una volta, non sapeva che cosa dire e quella era una
vera rarità
-Falla
breve Granger – l’apostrofò Draco – vorrei tornarmene
al dormitorio e terminare questa mattinata
-Ma non
si potrebbe… - cercò ancora lei che di dare ripetizioni a quel bastardo non ne
aveva proprio voglia
-No, non
si può – scattò lui – credi forse che me ne starei qua a sentire tutte queste
stupidate se potessi scegliere?
Hermione
lo guardò, Draco Malfoy doveva avere tanta voglia
quanta lei di passare il suo tempo a studiare materie a suo dire inutili come Babbanologia e Trasfigurazione, per non parlare di Rune
Antiche!
La
gifoncina chinò il capo e annuì alla professoressa e
le rivolse un sorriso conciliante
-Le
materie di cui dovrà occuparsi sono Babbanologia,
Rune Antiche, Trasfigurazione e Incantesimi, anche se tra queste è sicuramente
quella in cui il signor Malfoy ha i risultati migliori. Dato che questo
scombinerebbe i gruppi di lavoro, abbiamo deciso che voi due farete coppia
anche per le altre materie, in modo da non creare confusione né a voi né agli
altri professori.
E
detto questo consegnò il foglio con materie e programmi alla Caposcuola che lo
scorse brevemente con l’occhio, non c’era traccia di Pozioni, il biondastro era
sempre andato bene in quella materia, anche se non sapeva dire se era perché Piton gli regalava i voti o perché era davvero bravo.
Sospirò
tristemente, era davvero una favola trascorrere il tempo libero dell’ultimo
anno adHogwarts a dare
ripetizioni a Malfoy anziché ripassare e studiare per i M.A.G.O.
di fine anno.
Mentre
pensava questo si diresse verso la porta e uscì con il Serpeverde
sempre alle costole, usciti, però, si fermò a chiarire qualche punto.
-Sappi
che la cosa non mi piace per niente, Malfoy – disse candidamente lei, lui alzò
le spalle e si accese una sigaretta, incurante del fatto che non si potesse
fumare, lei tossicchiò e si sventolò una mano davanti alla faccia per
allontanare il fumo pestilenziale
-Non
dirlo a me, mezzosangue, non aspettavo altro…
Ovviamente
la situazione era una palla al piede per entrambi.
-Molto
bene, nonostante questo gradirei avere la tua collaborazione in questo, sì,
chiamiamolo “progetto”
Malfoy
ghignò
-Puoi scordartela,
non ho voglia di studiare e non intendo cominciare solo perché ai prof non va
bene come rendo
-Ma così
se la prenderanno con me! – s’infuriò lei
-Problemi
tuoi – si disinteressò lui soffiandole altro fumo in faccia e facendole quasi
venire un eccesso di tosse
-Saranno
problemi anche tuoi! – continuò lei per niente amichevole – vedi di non farmi
abbassare la media o giuro che diventerò il tuo peggiore incubo – e si mise le
mani sui fianchi sporgendosi in avanti con le sopracciglia corrugate e gli occhi
cupi
-Senti,
ne riparliamo un’altra volta – non che lei lo spaventasse, sia chiaro, ma
mentre si sporgeva con le mani sui fianchi aveva intravisto sotto la camicia il
pizzo del reggiseno e… la mezzosangue avrebbe anche potuto…
Assolutamente
no! Si ribellò la sua testa a quel pensiero, le chiacchiere della McGranitt dovevano averlo stordito più del previsto per
andare a formulare certi pensieri proprio sulla verginella Granger. Però,
magari…
Ovviamente
Hermione non aveva smesso un attimo di dire che la cosa era meglio risolverla
tutta adesso e che…
Ma
sì, si disse Malfoy, che gli desse pure quelle stupide ripetizioni, se poi era
desiderabile o meno, quello l’avrebbe scoperto quando
fossero rimasti soli a studiare… tantopiù che, se si
fosse sbattuto la Granger, avrebbe avuto un’altra arma per ridicolizzarla e far
infuriare Potter e Lenticchia.
-Voglio
il tuo orario delle lezioni – specificò lei mentre lui
stava ancora riflettendo per i fatti suoi
Prontamente
la ragazza tirò fuori un quadratino di carta con sopra segnato l’orario delle
lezioni che seguiva, Malfoy la guardò come se fosse scesa da Marte.
-Non ti
aspetterai che io giri con l’orario! – sbraitò lui che, dopo aver visto quell’ultima
cosa si diede dieci volte dello stupido
Tra
un battibecco e l’altro si decise di incontrarsi tre pomeriggi a settimana
terminate Astronomia per lei e due ore della Cooman
per lui, in modo che fossero entrambi rilassati e riposati (Draco
si domandò come lei potesse essere rilassata dopo due ore di Astronomia, ma si
guardò bene dal fare commenti), avrebbero fatto i compiti per altre due ore e
poi lui sarebbe andato agli allenamenti di quidditch.
Soddisfatta
di se stessa per aver pianificato alla perfezione la cosa, Hermione Jane Granger salutò il suo nuovo allievo e se ne tornò al
dormitorio.
DracoLucius Malfoy le rivolse uno
svogliato, dopotutto lei gli avrebbe salvato il culo
con quella storia perché a quel punto non avrebbe mai permesso di fargli
prendere un’insufficienza, ne sarebbe andato del suo orgoglio Gryffindor.
Sì,
la giornata prendeva leggermente una piega migliore.
Ok, non era decisamente giornata, su questo lei e Malfoy erano d’accordo
Premessa: questo è il secondo cap e mi sono un po’ lasciata prendere la mano, ho cercato
di essere puntuale con la consegna (almeno per adesso, tra una settimana inizio
la scuola e allora saranno dolori… soprattutto per me).
Spero che vi piaccia e che
anche questa volta mi lascerete un commentino… Ciao!
Ok, non era decisamente
giornata, su questo lei e Malfoy erano d’accordo.
Non poteva essere successo a lei, proprio a lei!
Era una stupida, una stupida e nient’altro; se lo ripeté cento volte mentre tornava al suo dormitorio, avrebbe dovuto dire
chiaramente alla McGranitt cosa pensava della
questione e, soprattutto, del biondastro che le avevano appiccicato per il
resto dell’anno. Ma si rendevano conto di quello che le avevano fatto? Draco
Malfoy la detestava e lei… lei doveva fargli ripetizioni! Dovevano essere tutti
impazziti, Piton per primo che avrebbe dovuto
appoggiare un po’ di più la causa del suo pupillo, insomma, dopo sette anni ad
aiutarlo aveva permesso che una So-Tutto-Io-Granger
fosse autorizzata ad insegnare qualcosa a Malfoy… avrebbe dovuto impedire che
si partorisse quella colossale stupidaggine.
Quando non si
ha scelta almeno si abbia coraggio ripeté la sua mente richiamando la frase di una
delle sue autrici preferite… parlava bene quella, ma la protagonista del libro
non si era mai trovata a dover fare ripetizioni al biondastro… aveva solo un problemino con il complesso jazz e maschilista della
scuola.
Ok, niente panico. Che doveva
dire ai suoi amici? Harry e Ron avrebbero fatto a
gara per venire con lei per poi prendersi a pugni con Malfoy, doveva far
sembrare la cosa assolutamente normale, ma il problema era che normale non lo
era affatto!
Sospirò, le bugie non erano mai state il suo forte,
ma almeno per preservare il suo ruolo di Caposcuola doveva fare in modo che ci
fossero meno risse possibili e questo implicava soprattutto Harry, Ron, Draco e il suo seguito perché alla fine il branco di
teste calde di Hogwarts si esauriva a quelli. Beh,
c’erano anche Finnigan e Thomas
se ci si mettevano, Ginny se fatta ubriacare, PansyParkinson se pensava che
qualcuno potesse provarci con Malfoy sotto il suo naso e pure Lavanda e Calì diventavano violente se qualcuno cominciava a fare
commenti su di loro, ma questi ultimi erano tutti casi particolari e poi ormai
lo sapevano tutti che Pansy era innamorata e,
stranamente, non di Malfoy! Hermione si chiese chi potesse
essere lo sfortunato essere su cui la Slytherin aveva
messo gli occhi .
-Allora
Herm, che voleva la McGranitt?
– chiese Harry, evidentemente in ansia – se è per il festino di sabato puoi
pure dare tutta la colpa a me…
-Non
era per il festino – chiarì la Caposcuola
-Se
si tratta di quella provetta di Piton è colpa mia –
intervenne Ron – lo so che avrei dovuto dirlo, ma Piton è terribile quando c’è da
assegnare qualche punizione e io ne ho già collezionate tre in quindici giorni,
vorrei evitare che ne arrivino altre o mia mamma non esiterà a spedirmi
un’altra strillettera…
Hermione lo guardò torvo, così era stato lui a far
incavolare Piton come un aspide quel giorno… beata
pazienza, ma che doveva fare con quei due?
-Se
invece è per le risse con Malfoy allora noi non c’entriamo – chiarirono i due Grifondoro in coro – è colpa sua! E anche per quella storia
di Neville
-Quale
storia di Neville? – domandò circospetta lei
Il rosso si mise una mano sulla bocca
quando capì di aver parlato troppo e Harry lo guardò veramente male
-Ehm…
- e adesso come le spiegava la storia di Neville?
-Parla
Ronald – intimò lei, quando lo chiamava Ronald erano sempre brutti momenti
-Dunque…
- era difficile dire una cosa simile a Hermione, soprattutto sapendo che lei
non avrebbe approvato, però se lo guardava così tra un po’ se la faceva sotto,
si vedeva lontano un chilometro che era nera di rabbia e il peggio era che non
sapevano perché!
-Nott ha appeso Neville al tetto della Torre di Astronomia
– spiegò infine Potter decidendo di darsi spacciato, prima o poi tanto lo
avrebbe scoperto – così noi abbiamo preso il fratello di Nott
e abbiamo fatto altrettanto
Le sopracciglia di Hermione si alzarono
mentre le pupille si dilatavano
-VOI
COSA AVETE FATTO? – disse urlando e richiamando l’attenzione degli altri
grifoni che se ne stavano beati per i fatti loro
-Ci
sembrava una buona vendetta – chiarì Ronald che non
si era ancora pentito per quel gesto
-Ma
voi due siete matti come dei cavalli! Dico, appendere BabyNottfuori dalla Torre di Astronomia?! – e si mise le mani nei capelli disperata, poi ci si domandava perché Grifondoro e Serpeverde
continuassero a litigare…
La Grifondoro attaccò una
bella paternale su diritti, doveri, divertimento, libertà fino a divagare alla
guerra nucleare.
RonaldWeasley
arrossì colpevole, a lui non era sembrata un’idea così pessima… ma adesso che
la sentiva sbraitare isterica a quel modo si pentì in fretta di ogni peccato
commesso, un vero peccato che non ci fosse un cappellano nei
dintorni prima che Hermione lanciasse un’AvadaKedavra su di lui e il bambino sopravvissuto che
ormai poteva anche essere chiamato “bambino spacciato”.
Ok, niente panico, niente
panico!
Si ripetè Hermione dieci
volte salendo qualche gradino verso il dormitorio femminile.
Ma diavolo era dannatamente difficile mantenere la
calma se quei due le venivano a dire certe cose!
Se non fosse che erano i
suoi migliori amici li avrebbe schiantati. Sì, decise, prima li avrebbe
schiantati e poi trascinati entrambi per le orecchie davanti a Piton perché mettesse in pratica la sua vendetta,
che di sicuro avrebbe considerato pulire cantine e provette vita natural durante.
-Ma
che ti ha detto la McGranitt? – domandò Ron, mossa sbagliata, decise quando
vide fuoco e fiamme uscirle dagli occhi, evidentemente non doveva essere una
bella cosa, che la prof avesse scoperto di BabyNott? Naaaaa
-Vuole
che dia ripetizioni a Malfoy – sputò infine la grifoncina mentreGinny, che passava di lì con alcuni libri, tirò un urlo e lasciò
cadere sul pavimento i tomi per la sorpresa.
-Cos’è
che dovresti fare? – domandò Harry credendo di aver capito male… dopotutto
c’era un margine di possibilità che Hermione li stesse
prendendo in giro per la storia della Torre di Astronomia, forse avevano un po’
esagerato.
-Devo
fare ripetizioni a Malfoy di qualche materia, sei sordo o cosa?
-Ma
quella è tutta suonata! – disse poco galantemente Ron
– e tu che hai fatto, hai rifiutato?
-Non
posso rifiutare – chiarì la Grifondoro mentre i suoi capelli si conformavano al suo umore – lo ha
deciso il consiglio
-Ma…
ma… - Harry, che in genere parlava sempre, e novantanove su cento diceva anche
la cosa sbagliata, rimase a fissarla balbettando quelle due sillabe, se fosse
ammutolito forse le sarebbe passato il mal di testa per quel giorno, decise lei
-Herm, ma non puoi dire sul serio! – questa invece era Ginny
-Sono
serissima e anche molto arrabbiata,
quindi, dopo quello che mi avete detto, lasciatemi in pace con il mio mal di
testa e i compiti di Rune!
E così dicendo li piantò nel corridoio chiudendo la
porta della sua camera privata (i Caposcuola avevano
qualche optional utile, riflettè lei, oltre ad una
marea di inconvenienti).
Diversi piani più in basso Malfoy se ne stava sul
suo letto a fumare come un camino, la camicia spiegazzata sullo schienale della
sedia di fianco al letto e una sigaretta tra le labbra.
Blaise entrò senza bussare,
chiuse la porta e la sigillò con un incantesimo, Draco non alzò neppure la
testa, ben sapendo che il suo migliore amico, quel giorno, era l’unico che
avrebbe avuto il coraggio di stargli a meno di 100 metri di distanza.
-Che
succede? – chiese allungandosi sulla poltrona a fianco dell’armadio e
cominciando a rollarsi una canna
-Niente
– ovviamente “niente” significava “tutto”, a Blaise
quasi venne da ridere
-Davvero?
– chiese il moro – e allora perché te ne stai qui da
solo? E perché Nott si sta curando le ferite nel
salottino? Ho sentito che non sei stato troppo clemente con lui…
-Che
cosa sei? – chiese Malfoy adirato – il mio migliore amico
o il grillo parlante? – Blaise sorrise serafico
sbattendo le ciglia
-Tutti
e due – e si accese la canna – allora, vuoi dirmi che è
successo o devo andare a chiedere in giro?
Al solo pensiero che qualcuno potesse
venire a sapere di quella situazione paradossale, il biondo rabbrividì, poi
tornò a rilassarsi, tanto era lei a perderci.
Lo sguardo insistente di Blaise
gli fece capire che il bel moro non si sarebbe schiodato dalla sua camera finché
non gli avesse raccontato tutti i misteri di quella giornata.
-La
McGranitt mi ha fatto una paternale di un’ora sul
calo che ho avuto a Trasfigurazione e in quelle altre stupide materie
-E…
- lo incalzò Zabini
-…e
mi ha appiccicato la Granger ai calcagni perché mi faccia studiare
-E…?
– a volte Zabini si stupiva di se stesso, anche il
quel momento lo fece, e si domandò come la sua testa potesse sapere che Malfoy
non gli aveva detto tutto, beh, in realtà gli parve quasi di leggerglielo in
faccia che c’era dell’altro e anche “cosa” altro, ma farselo dire da Draco era
maledettamente più divertente
-E
la Granger dovrebbe mettersi un abito da suora! – sbraitò il Principe delle
Serpi mettendosi a sedere sul materasso
Le sopracciglia dell’altro ospite della stanza si arcuarono
-Perché
la Granger dovrebbe mettere un abito da monaca? – domandò Blaise
fingendo di non capire
-Perché
la mezzosangue è una dannata monaca e non dovrebbe vestire come veste!
Accidenti, questa volta Draco era davvero
sconvolto, che aveva fatto Hermione per farlo incavolare così?
-Stai
pensando di rimpiazzare Pansy? – domandò Zabini soffiando sinuose volute di fumo che si alzarono
verso il soffitto scuro
-Con
quella? Neanche morto – altro sguardo indagatore da parte di Zabini che sapeva benissimo che stava mentendo, Draco non
era bravo a mentire con gli amici, il suo unico problema era che Blaise era il suo unico amico, se si escludeva Potter, ma
con Potter si trattava di un’amicizia un po’ differente…
-D’accordo,
ci ho fatto un pensierino – ammise infine il biondo dagli occhi di ghiaccio
accendendosi una nuova sigaretta
-E
ti farai dare ripetizioni da lei? – chiese incuriosito l’altro Serpeverdefissandolo
-Lei
mi farà i compiti e tutto il resto, non dovrei
prendere l’occasione al volo?
Per poco il moro non si mise a ridere
-Non
credo che ti lascerà fare questa vita – commentò sarcasticamente – Hermione
crede molto nello studio – questa volta toccò al biondo stupirsi
-Da
quando chiami la mezzosangue per nome?
-Dal
quarto anno – specificò l’altro
Effettivamente BlaiseZabini era sempre stato un Serpeverde
un po’ sopra le righe: nonostante tutte le beghe che c’erano con il sangue e
tutto il resto, lui non aveva mai espresso un’opinione a proposito e tra tutti
era uno dei pochi Slytherin i cui genitori non
fossero dei mangiamorte incalliti. Come pecora nera
delle serpi, il bruno si era permesso qualche comportamento stravagante, aveva
così fatto amicizia con la Granger, con cui si fermava anche a chiacchierare,
soprattutto di Erbologia, e non si faceva coinvolgere
in quel genere di divertimenti che le due case riassumevano in insulti, retate,
spedizioni punitive ecc.
A questo punto Malfoy si domandò come potesse
essere amico di un tipo simile che, al momento, fraternizzava anche con il suo “problema
con le gambe”, tuttavia era l’unica persona al mondo per cui
lui contasse qualcosa.
Zabini osservò il suo migliore amico mentre incupiva lo sguardo, ci avrebbe scommesso tre
giornate senza fumare che stava pensando alla mezzosangue in maniera differente
dal solito, lei l’aveva scioccato con qualcosa che non riusciva ancora a capire
-Non
ti riuscirà di istupidire Hermione fino al quel punto –
sputò l’altro mentre gli fregava una sigaretta – è una brava ragazza
-Sarà
anche brava, ma è anche una ragazza – celiò il biondo – e comunque a me
interessa solo che mi faccia i compiti
Blaise rise. Era come credere
alla fata Turchina
-D’accordo,
se la metti così faccio finta di crederti, anche se mi riesce
davvero molto difficile – e si alzò in piedi affiancando il letto e chinandosi
un poco
-Lo
sai Draco – disse cercando di trattenere un sorriso – dovresti fumare di meno o
presto libererai la Granger del suo problema più grande
Malfoy sbuffò mentre
l’altro usciva tranquillamente dalla camera richiudendo la porta, come se Zabini non facesse altrettanto…
Hermione Granger era ossessionata dai suoi due migliori
amici e da Ginny. I tre malati di mente stavano
organizzando piani e complotti per fare in modo che lei non dovesse adempiere all’obbligo impostole, la mezzosangue pensò che
fossero davvero da ricovero urgente, soprattutto dopo che avevano proposto di
travestire Ron da donna e spacciarlo per una Serpeverde in modo che gettasse il biondo giù da una
finestra. Ron non aveva approvato, lei neppure, anche
se l’immagine del rosso vestito con la casacca verde-argento,
la gonna corta, la ceretta fatta e il trucco in faccia fece sogghignare il
gruppetto, ovviamente Weasley aveva piantato un mezzo
casino contro i suoi compagni beccandosi pure un insulto dalla bibliotecaria
dato che non avevano trovato posto migliore per andare a macchinare qualcosa.
Alla fine, esasperata, aveva lasciato la stanza,
riportato i libri in camera e si era messa a camminare per i corridoi senza una
meta precisa, aveva deciso che, se qualcuno l’avesse
fermata per chiederle cosa stava facendo, avrebbe risposto che stava controllando
i corridoi per la ronda notturna.
-Se
bevessivorrei ubriacarmi –
disse a Grattastinchi che l’aveva, gli grattò
l’orecchio sinistro fermandosi in mezzo al passaggio vuoto, poi proseguì mentre
le fiaccole si accendevano automaticamente alle pareti rivestite di quadri e
arazzi, ormai era quasi il tramonto.
-Penso
che comincerò a fumare – dichiarò
-Pessima
idea, mezzosangue – disse una voce proveniente dalle sue spalle e qualche
attimo dopo si ritrovò sorpassata da Draco Malfoy che si dirigeva agli
allenamenti di quidditch – staresti solo male – e il
biondo proseguì per il corridoio senza degnarla di altri sguardi, ma facendole
comunque un segno di saluto con la mano
-Nessuno
te l’ha chiesto! – gridò all’indirizzo dello Slytherin
che stava per girare l’angolo e, poco prima che scomparisse oltre il muro, lo
vide ghignare.
-Che
cosa devo fare, Grattastinchi, amico mio… - mormorò
prendendo il gattone tra le braccia e portandolo nel
bagno di Mirtilla Malcontenta, lì almeno sarebbe stata al sicuro, Ron e Ginny non ci avrebbero mai
più messo i piedi in vita loro dopo l’esperienza della Camera e Harry non
passava mai lì davanti altrimenti Mirtilla non l’avrebbe mai più lasciato
andare, quello era il suo rifugio segreto
Come la vide arrivare mogia mogia, Mirtilla si stampò un bel sorriso sulla
bocca, stare a sentire le infinite piste mentali che Hermione si faceva in quel
bagno era decisamente divertente
-Che
succede? – domandò il fantasma andando a sedersi su un lavandino di fronte a
lei e guardando storto il gatto che cominciò a soffiare, la Caposcuola dei
grifoni lo rabbonì con qualche grattino
-Mi
hanno messa a fare ripetizioni a Malfoy – spiegò sospirando mesta
-Malfoy
quello per cui tutte le ragazze vengono qui a
piangere? Quello a cui nessuna può resistere e che si
è sbattuta mezza Hogwarts?
Hermione constatò che, dopo il breve periodo al
secondo anno in cui Harry aveva conosciuto Mirtilla, il linguaggio della
ragazza era notevolmente peggiorato, si accigliò seccata,
-Esattamente
quello – disse seccata dei tanti appellativi da uomo del destino che gli venivano affibbiati dalle studentesse, mettendola a quel
modo sembrava quasi che fosse un onore fare un po’ di sano ripasso al Principe
delle Serpi
-E
tu sei segretamente innamorata di lui, per questo sei triste, hai paura che lui
se ne accorga e ti molli come ha fatto con le altre! – scandì esultante
l’occhialuto fantasma credendo di essere arrivato alla soluzione dei problemi
del mondo
-Assolutamente
no! – chiarì la ragazza dagli occhi ambrati
-Oh
– Mirtilla parve delusa – e come mai sei qui, allora?
-Beh,
sai, non aspiro certo a passare il mio tempo assieme ad uno che mi insulta ogni
cinque minuti, mi chiama “mezzosangue” e mi tratta alla stregua di un elfo domestico
-Anche
un mio compagno mi chiamava “mezzosangue” – riflettèMirtilla
-Davvero?
– domandò Hermione stupendosi, era raro che lo spettro rinvangasse ricordi
della sua esistenza umana
-Sì
– continuò – era un vero villano, però tremendamente affascinante… - ricordò
quasi con occhi sognanti – scommetto che anche Malfoy
è terribilmente affascinante, sennò non avrebbe mai potuto fare questo scempio
di cuori infranti
La Grifondoro annuì,
obiettivamente il biondastro era carino, ma niente di più!
-Ecco
come si chiamava! – ricordò improvvisamente – Tom, si
chiamava Tom! TomRiddle!
Hermione sgranò gli occhi e per poco non si strozzò,
cioè, Mirtilla aveva avuto una cotta per TomRiddle, Voldemort?!
… questa avrebbe dovuto scriverla a Rita Skeeter, chissà che ne avrebbe tirato fuori quella svitata
di una giornalista, già s’immaginava il titolone di prima pagina “L’amore da adolescente di Tu-Sai-Chi, Mirtilla si confessa:
era affascinante e mi chiamava Principessa”, sì, avrebbe scritto proprio
così…
-Non
dovresti prendertela tanto – proseguì il fantasma – dopotutto devi solo dargli
qualche ripetizione, mica andarci a letto…
Decisamente avrebbe dovuto fare qualcosa per quel
suo modo di parlare, era imbarazzante e, soprattutto, Harry ne avrebbe pagato
le conseguenze. Quella sera. Era tutta colpa sua!
-Vedrò
di non pensarci troppo – promise la riccia alzandosi e tirando su Grattastinchi per la collottola, ovviamente qualunque
persona che la conoscesse sapeva che non avrebbe fatto
altro che torturarsi finché non fosse arrivato il momento fatidico, in quell’istante
il suo status sarebbe passato in “Berserk Mode” e
avrebbe gestito la situazione come il capo di un’accademia militare pronto alla
battaglia.
Il giorno seguente era lunedì: quel pomeriggio
avrebbe cominciato a dare ripetizioni alla serpe malefica.
Quando Hermione e Draco si ritrovarono nella serra n° 5 della Sprite per la lezione
mattutina di Erbologia, seppero che il mondo sarebbe
presto terminato.
La professoressa si affrettò a scombinare tutti i
gruppi di lavoro spedendo Blaise a lavorare assieme a
Harry e la Parkinson con Ron
che non faceva altro che lamentarsi.
-Come
mai tutti questi cambiamenti? – cinguettò la mora tutta giuliva e Draco la
trovò più simile ad una Hufflepuff
che alla consueta Serpe che conosceva
La risposta fu un coro di “Taci”, “Stai zitta” e
“Fatti i cazzi tuoi”, ma quella non si scompose
troppo e cominciò a chiacchierare con Lavanda.
A quel punto i quattro si guardarono preoccupati
attorno: Lavanda e la Parkinson si erano sempre
cordialmente detestate dal primo anno e non facevano altro che graffiarsi la
faccia e incendiarsi i capelli ogni volta che s’incontravano; che Pansy fosse diventata lesbica? Pensò Draco osservandola un poco mentre si uniformava allo stile Brown-Patil
che sembravano averla stranamente e pacificamente accolta nel loro club del
pettegolezzo.
Doveva esserci qualcosa che non andava, si dissero
anche Ron e Harry mentre assistevano a quella scena
inaudita, probabilmente si stava avvicinando la fine del mondo. Malfoy guardò
preoccupato Zabini che si limitò ad alzare le spalle mentre, con facilità, trapiantava una orrida piantina
canterina di un orribile color melanzana, come però il vegetale si fu
ambientato nel terriccio, cominciò a cantare a squarciagola, spaccando i
timpani a metà degli abitanti della serra.
-Mezzosangue,
che dobbiamo farci con questa cosa? – domandò Malfoy, sempre gentile
-Metterla
in un vaso – specificò lei
-E
non può andarci da sola? – grugnì il biondo guardando storto la pianta che gli
fece una linguaccia; d’accordo, quella pianta avrebbe presto imparato a volare fuori dalla finestra
-Certo
che non può andarci da sola – disse la Grifondoro strappandogli la pianta dalle mani e cominciando
a sotterrarla, sotto un po’ di terra l’arbusto assunse un aria più rilassata
-Perché
diavolo dobbiamo fare da servi a questa specie di carota? – chiese ancora il
Principe delle Serpi che per quella lezione non si era neppure degnato di
mettere i guanti da lavoro
-Perché
bisogna raccogliere le bacche per la pozione di Piton – sibilò lei innaffiando il vaso
-E
perché cazzoPiton ha
bisogno di una pianta simile per le sue pozioni
La mezzosangue prese un grosso respiro, poi si
voltò verso di lui con aria bellicosa
-Credevo
che almeno di Pozioni fossi una cima – commentò acida – ma
evidentemente vai bene solo perché il tuo caro professore ti alza il voto.
Draco s’incupì, nessuno aveva mai messo in
discussione la sua abilità in Pozioni, anche perché era l’unica cosa che gli
riuscisse davvero bene, oltre a far uscire di testa le persone, era chiaro.
-Su,
prova a riflettere – lo incitò lei sarcastica – a cosa potrebbe
servire una pianta come questa se dobbiamo preparare la pozione CambiaUmore?
Il biondo s’indispettì, che aveva da scaldarsi
tanto, si era solo dimenticato cosa stavano facendo di Pozioni, e allora?
-Draco,
devi essere più gentile con le piante – disse Blaise
accarezzando la sua – fai finta che sia una donna da coccolare…
Malfoy guardò alternativamente male Zabini e la pianta
-Punto
uno, Blaise: io non coccolo
le donne, sono loro che coccolano me. – e Harry alzò gli occhi al cielo, la
modestia di Malfoy sotto certi punti di vista era indiscussa – e punto numero
due: ma l’hai vista? È bruttissima, pensi che potrei mai andare a letto con una
donna così brutta? – Hermione lo guardò malissimo mentre
la serpe dagli occhi blu scoppiava in una fragorosa risata e perfino lo
Sfregiato tratteneva un sorrisetto; Draco guardò interrogativamente la pianta
senza capire il motivo di tanta ilarità e si beccò un’altra occhiataccia dalla
Granger
-Consolati
Granger – la blandì lui – perfino tu sei meglio di questa scorfana
Probabilmente Hermione in quel momento stava
pensando al modo migliore di spaccargli il vaso di cui si stava occupando sulla
testa, con vegetale e tutto
-Se
la piantassi nella tua testa sicuramente crescerebbe meglio – rispose acida
continuando a rimestare il terriccio – avrebbe tutto il posto per allargarsi
perché nel tuo cranio non c’è assolutamente niente! – e conficcò un paio di
cesoie a pochi centimetri dalle dita affusolate della serpe
-Che
cazzo volevi fare, tagliarmi un dito? – domandò il
Principe delle Serpi aggrottando le sopracciglia bionde e affrettandosi a
spostare il suo prezioso arto nel caso lei avesse un altro schizzo simile – guarda
che quella mano mi serve! – Harry tra un po’ si sbellicava dalle risate
-Oh,
scusa, ho mancato il bersaglio… - gli sorrise lei con
tono mieloso – non preoccuparti caro, la prossima volta farò più attenzione e
ti colpirò per bene… - e sbatté le ciglia scure con aria civettuola.
-Ho
idea che come coppia non farete molta strada – commentò Zabini
ridendo e continuando a curare il suo arbusto canterino, e si ritrovò con le
facce scure sia di Draco che di Hermione piantate addosso, la sua osservazione
non era stata gradita.
-Pensa
per te – grugnì Malfoy – con Potter ti si abbasserà perfino Pozioni
-Beh,
almeno a me non hanno attaccato la Parkinson alle
calcagna perché studi – si vendicò il bambino sopravvissuto
-Solo
perché avevi la Granger che ti passava i compiti – rispose Draco
I due rivali di sempre si guardarono
storto dai due lati del tavolo e stavano giusto per cominciare a lanciarsi
qualcosa di acuminato quando la pianta che Hermione aveva sotterrato iniziò a
strillare stonata
-Che
ha adesso da fare tutto ‘sto casino? – chiese ancora il Caposcuola verde-argento
tappandosi le orecchie per il baccano
-Va
bene così, significa che ha messo le radici – spiegò la Granger
-E
deve proprio stordirci tutti?
-Beh,
più ti stordisce e più sale il voto di Erbologia
Draco s’infuriò, stava dicendo che non sapeva fare
niente di Erbologia? No perché quella era una cosa
che non tollerava, anche se era la pura e semplice verità.
-Hermione
ha ragione – disse Blaise cercando di calmare la sua
furia perfettamente riconoscibile – se grida e urla significa che è stato fatto
un buon lavoro, quindi prenderete un bel voto…
Il suo sorriso era un po’ tirato, soprattutto
perché la Caposcuola non sembrava approvare quell’ipotetica collaborazione tra
lei e il biondo che avrebbe dovuto portare al benessere della piantina e ad un
bel voto per entrambi, in realtà aveva fatto tutto da sola…
Malfoy parve comunque calmarsi un po’.
-Spero
che alla prossima lezione tu mi dia anche una mano – berciò la Grifondoro guardandolo storto – non intendo farti tutto il
lavoro solo perché tu te ne stia comodo a limarti le unghie – l’altro la guardò
di nuovo male, il loro rapporto di cooperazione non era iniziato precisamente
nel migliore dei modi.
Qualche minuto dopo la Sprite
passò tra i banchi a controllare il lavoro e si ritrasse spaventata dalla
tensione che c’era nell’aria mentre sguardi omicidi
venivano scambiati tra Draco ed Hermione, tra Harry e Draco e tra Draco e Blaise. Casualmente Malfoy deteneva il primato.
Ron non era più di questo
pianeta, dopo dieci minuti di chiacchiere tra la NeoParkinson
e le sue compagne di Casa sulla tonalità di biondo più in voga quell’inverno e
sulla migliore lana di tweed per cappotti, oltre ad una abbondante
digressione su una certa EmilyMoffatt
che aveva avuto una storia straziante con un certo Samuel Covent
finita malamente in una scenata “memorabile” – come l’aveva definita la stessa Calì
- era stramazzato al suolo sventolando bandiera bianca.
-Secondo
me la Sprite avrebbe bisogno di un restauro –
commentò Sfregiato mentre la prof si allontanava e non
poteva più sentirli tra il baccano di piante da cabaret, Blaise
rise
-Dovrebbe
sicuramente ridimensionare il suo vestiario – scandì Lavanda agitando una mano mentre parlava – lo sanno tutti che il color amaranto
non è più di moda da almeno cinque anni – commentò ancora additando la prof con
uno scialle a maglia larga che si drappeggiava sulle spalle tonde
-Per
non parlare di quel cappello! – disse Calì
scandalizzata – è decisamente un pezzo da museo – e scosse la testa rassegnata
-E
della ricrescita, accidenti, ha i capelli di sette tonalità di grigio – terminò
in ultimo NeoParkinson dando il colpo finale a Ron che si era appena ripreso e in quel modo tornò
direttamente sotto il tavolo
-Ma
perché non la lasciate vestire come le pare – disse
Hermione senza distrarsi dal suo lavoro – se vuole andare in giro vestita di
viola e amaranto che faccia pure…
-Ma
cara, tu non capisci… - spiegò Calì
-Cosa,
che uno vuole essere se stesso senza doversi agghindare come un albero di
Natale?
-Tu
dici così – intervenne Lavanda – ma se per una volta provassi a metterti
davvero in tiro scopriresti che è tutto migliore – la Granger alzò un sopracciglio poco convinta mentre Malfoy si faceva una
risatina sotto i baffi
-Guardati
per esempio – continuò ancora una delle tre – guarda la tua gonna – tutto il
banco: Harry, Ron, Blaise e
perfino Draco si sporsero a guardare la gonna a pieghe della Caposcuola – ecco,
se la portassi tre centimetri più corta faresti subito
tutta un’altra figura… - la blandirono
-Ma
mi spiegate cosa mi cambia la gonna tre centimetri più lunga
o più corta?
-La
lunghezza della gonna è uno status – spiegò la Parkinson
– tu portandola così non appartieni a nessuno…
-…
tranne al mio – continuò la mezzosangue – io sono io e non appartengo ad uno
status, ognuno è sé stesso, perché deve uniformarsi agli altri?
Malfoy pensò che quella era
esattamente la filosofia che lui metteva in pratica: era lui a fare la moda,
era lui a decidere e certo un Malfoy non si sarebbe mai uniformato alla massa;
evidentemente lui e la mezzosangue avevano qualcosa in comune perché era
innegabile che lei avesse uno stile tutto suo.
-Non
si tratta di fare quello che fanno tutti – continuò il Trio Fashion
-Ah
no? – domandò sarcastica Hermione, che invece la pensava credeva proprio
quello, la gente era codarda e pur di non farsi notare ed essere presa di mira
si uniformava agli altri, vestiva come loro e si comportava come tutti,
rendendosi così invisibile, creando così una massa di gente che si imitava
cercando un modello da seguire, abilmente gestito da quelli che facevano la moda
e vendevano abiti ed accessori. Lei non era vigliacca fino a quel punto, aveva
il coraggio di dire e fare ciò in cui credeva, al di là che lo facessero tutti
gli altri oppure nessuno, lei era solo se stessa, mezzosangue, con i capelli
non sufficientemente lisci e la gonna non sufficientemente corta.
Draco Malfoy decise che quella conversazione era
andata avanti a sufficienza, un po’ perché al tavolo sembravano tutti storditi
dalle chiacchiere del neonato Trio Frashion, e un po’
perché, a furia di parlare della lunghezza delle gonne, lui aveva già
occhieggiato a sufficienza quella della Granger con la trama rossa e oro e le
calze bianche che ci portava sotto, aveva avuto anche tutto il tempo di
studiare che erano calze pesanti, non i classici collant di nylon che indossavano
quasi tutte le altre ragazze, ma candide calze di
cotone, decisamente un segno distintivo; forse la Granger non era una bellezza,
ma sicuramente aveva stile, dovette riconoscerglielo, e il suo era decisamente
personale ed esulava dalla maggior parte dei canoni di bellezza femminile
vigenti in quella scuola, era anche per quello che era speciale, diversa da
tutte, l’unica in grado di tenergli testa. Provò ad immaginarsela vestita come
voleva la moda, con i collant, la gonna corta, il reggiseno nero sotto la
camicia bianca e senza personalità. La visione che si creò, decise, era
decisamente passabile. Ma non era lei. Eppoi la Granger aveva il reggiseno
bianco, lui l’aveva visto.
D’accordo, la conversazione doveva terminare per la
sua pace psicologica e la sanità mentale degli altri membri del bancone che
davano già qualche segno di squilibrio, Harry per esempio si stava guardando
preoccupato la cravatta un po’ allentata chiamandola Mindy.
-Per
me, se la Sprite la smettesse di scassare con questa
roba spaccatimpani sarebbe già qualcosa, poi come
vuole vestirsi sono un po’ cazzi suoi.
Il Principe delle Serpi aveva parlato. La
discussione era chiusa.
Le tre si premurarono di cambiare argomento e
continuare a ciarlare tra loro.
Hermione guardò il biondo, avrebbe voluto
sorridergli perché alla fine aveva detto quasi esattamente quello che pensava
lei. Quasi. Beh, aveva usato altre parole e un tono decisamente più
autoritario. Ma da quando lei e Malfoy formulavano gi stessi pensieri sulle
persone? Era preoccupante, vero (sarebbe finita anche lei con quelle sue
stupide credenze su purosangue e mezzosangue?), ma pur sempre una conquista visto quello che dovevano affrontare insieme.
Decidendo che la pianta poteva anche sopravvivere
alle parolacce di Malfoy, che nel frattempo aveva ripreso il suo consueto
lamento, si allontanò dal tavolo per raggiungere un banchetto pulito dove poter
prendere i suoi appunti, si sedette ed estrasse dalla sua pila di libri un
quaderno, iniziando ad annotare informazioni e dettagli.
Qualche minuto dopo Malfoy si voltò verso di lei,
la loro pianta aveva iniziato a canticchiare in falsetto qualcosa tipo “Romagna
Mia” e la cosa sembrava davvero preoccupante, magari aveva tendenze gay… ma lo spettacolo che gli si presentò lo lasciò
decisamente sbalordito e, solo con un grande sforzo, riuscì a non lasciar
partire la mascella alla volta del pavimento: sotto la gonna su cui era
malamente seduta sopra, si intravedeva il punto dove terminavano le parigine
bianche e cominciava la pelle della gambe.
Stop! Da quando la mezzosangue indossava le
parigine? Ora qualcuno doveva spiegargli perché dovesse indossare
quell’indumento e, soprattutto, perché le trovava maledettamente sexy!
Cazzocazzocazzo,
BlaiseBlaiseBlaise, perché non capisci mai niente quando serve? Perché
al posto di startene lì a gongolare e guardarmi non fai qualcosa, io ci sto
rimettendo quei pochi neuroni rimasti! Presto diventerò peggio di Paciock se continuo a farmi di questi pensieri!
No, doveva essere un’allucinazione, si disse
cercando di convincersi, qualcuno doveva avergli messo dei funghi allucinogeni nel
succo di zucca quella mattina, sbatté gli occhi qualche volta: il mondo non gli
stava roteando davanti agli occhi, la divisa dei Grifondoro
non era ancora diventata verde, la McGranitt non si
era presentata a far lezione vestita di pelle nera e i suoi compagni sembravano
tutti gli stessi, escludendo la Parkinson che ormai
era partita per la
tangente. Evidentemente il problema non era nella sua vista
distorta. La guardò di nuovo.
Hermione si voltò verso di lui sentendosi
osservata, si stupì dell’espressione sorpresa (o forse sarebbe meglio dire
esterrefatta) che gli lesse sul volto e seguì la direzione dei suoi occhi
-Non
guardare, PORCO!
Gli gridò coprendosi con la gonna, grazie al cielo
i suoni erano appena udibili nel frastuono e anche se a lei sembrava
un’umiliazione totale.
La serpe le rise in faccia, quella era davvero una
cosa inaspettata! Era abituato a ragazze che non vedevano l’ora di alzarsi le
gonne, la Granger invece… doveva avere qualche tara per essere sempre così
strana…
Hermione si sedette composta sulla seggiola
controllando che nessun pezzo della sua biancheria fosse esposto a sguardi
indiscreti, e scrutò ai suoi lati per accertare che nessun’altro a parte Malfoy
avesse catturato quell’immagine, poi si tirò malamente il gilet fino a metà
della coscia e riprese arrabbiata a prendere appunti.
Doveva essere caduto davvero in basso… rifletté il
cercatore verde-argento tornando al lavoro mentre il suo
migliore amico, che non si era accorto di niente, gli lanciava occhiate
incuriosite, dopo due giorni che andava in bianco era addirittura arrivato a
sbirciare sotto la gonna dell’unica ragazza che non aveva mai, neppure
lontanamente, manifestato il desiderio di venire a letto con lui, in verità la Grifondoro evitava perfino di stargli accanto, come se
avesse avuto la peste, ma quella era una situazione a cui avrebbe posto presto
rimedio. O almeno sperava…
Spazio
Autrice:
Lo confesso, lo spazio autrice è una di quelle cose
che alla fine mi hanno convinta a pubblicare la mia prima fic…
mi piace un sacco ringraziare e parlare della mia storia, quindi provvedo.
Selene87: Ciao! Non preoccuparti per
le recensioni chilometriche, mi fa molto piacere che tu abbia
così tanto da dire in proposito, quindi continua pure a riempire lo spazio e a
intasare il server! PS: Ilaria è un bellissimo nome, anche la mia migliore
amica si chiama così^^
8marta8: Ciao! Sono contenta che l’inizio
ti sia piaciuto, incominciare una storia per me è sempre la parte più
difficile, soprattutto perché l’idea centrale la si
scoprirà un po’ più avanti… ihihih, ovviamente sono
anche contenta che Draco ti sia sembrato ben fatto, ho cercato di non farlo
troppo sdolcinato perché per il momento deve mantenere il suo bel carattere di m****,
spero che continuerai a leggere e che ti piacciano anche i cap
seguenti!
Shavanna: già… e fossero
solo sfighe… già, credo proprio che gliene capiteranno parecchie al povero
Draco (se di povero si può parlare ^^), spero che non se la prenda troppo e non
decida di farmela pagare…
Potterina_88:
se lo dici
tu che non si vede che è la prima fic… ovviamente la
cosa non può che farmi piacere! Sì sì, il finale ci
sarà e sarà… naaa, troppo presto per le
anticipazioni, ma ho paura che dovrete soffrire un po’ prima di vederlo…
Hermione si guardò attorno preoccupata consultando l’orologio che
portava al polso
Premessa: rileggendo quello che ho scritto, trovo
giusto fare qualche precisazione, sennò sono la prima a non capirci più niente.
La storia è ambientata al settimo anno di Hogwarts,
bene, fate come se il sesto libro non fosse mai esistito oppure pensatela come
un AU, boh. Voldemort è
morto, come specifica Draco nei precedenti capitoli, ha malamente tirato le
cuoia in circostanze assai misteriose e tuttavia i mangiamorte
sono ancora a spasso per il regno magico. Ecco, a questo punto credo che la
cosa risulti più comprensibile, scusatemi tanto per essermi dimenticata prima
questi dettagli abbastanza importanti. Chiedo umilmente venia.
Chiedo
scusa anche per il fatto che gli scritti sono pieni zeppi di errori ortografici
e di ripetizioni, scusate…
Ciao!
Nyssa
Hermione
si guardò attorno preoccupata consultando l’orologio che portava al polso.
Mancavano dieci minuti all’appuntamento con Malfoy in biblioteca e lei non
voleva assolutamente arrivare in ritardo, era una persona puntuale di natura,
eppoi la McGranitt sapeva della loro prima lezione e
sarebbe di sicuro venuta a controllare, quindi doveva fare bella figura.
Con
i libri di Erbologia, Trasfigurazione e Incantesimi
sotto il braccio, la ragazza si diresse verso la biblioteca dove stavano alcune
matricole alle prese con i problemi di Aritmanzia e
un Tasso occhialuto del secondo anno che si stava facendo venire
un’intossicazione da caffè a furia di berne per poter leggerne i fondi e
superare il compito di Divinazione di quel mercoledì; quell’ultimo anno, infatti,
la Cooman si era messa a fare verifiche scritte su
quanto vedevano nelle tazze, Harry e Ron non
l’avevano presa bene, in ogni caso il voto saliva con l’indice di catastrofi
che si riuscivano a prevedere: maggiore era il numero di persone in pericolo di
vita, epidemie di aviaria e incidenti, più il voto si avvicinava al fatidico 9,
eh sì, 9 perché lei più di 9 non dava, 9 era il suo numero preferito e, guarda
caso, indicava proprio la morte.
Il
suo tavolo sotto la finestra era vuoto. In realtà quel tavolo era sempre vuoto,
tutti sapevano che era “riservato”, proprietà privata di Hermione Granger fin
dal primo anno. Appoggiò il carico di tomi sulla ruvida superficie di legno e
si rilassò su una delle sedie a disposizione. Controllò le incisioni fatte con
strumenti di fortuna come temperini e oggetti appuntiti, qualcuno aveva scavato
un fiore proprio accanto al suo posto e sapeva anche chi, era stato Victor Krum al quarto anno, dato che lei gli aveva fatto un
regalino per la partenza, lui si era sentito in dovere di fare qualcosa in
cambio e così aveva preso qualcosa dalla tasca e, coperto da una pila di libri,
le aveva inciso quel fiore iscritto in un cuore; quando lei era distratta e
pensava a qualcosa guardando la finestra, aveva il tic di toccare quel piccolo
ricordo della persona che le aveva detto che era bella e che avrebbe voluto
uscire con lei.
Era
stata una stupida a rifiutarlo in nome di chissà cosa… di Ron?
Probabile, ma il rosso era già qualcosa se la considerava una ragazza e non un
automa… le era dispiaciuto rifiutare Victor perché, nonostante fosse grande e
grosso e rozzo e violento, con lei era sempre stato gentile e premuroso, dolce
e timido.
Già,
era stata una stupida, esattamente come era una stupida adesso a farsi venire le
palpitazioni per la prima lezione con la serpe, perché adesso il battito le
stava aumentando? E perché non riusciva a stare ferma sulla sedia? I compiti
che aveva in mente di fare prima di incontrare Malfoy dovevano essere rimandati,
se continuava a quel modo avrebbe fatto un pasticcio con la relazione per Piton, avrebbe sbavato tutto l’inchiostro, le sarebbe
toccato riscriverla da capo (ed era già alla settima pagina!) e non avrebbe
dormito la notte per terminarla, per arrivare al giorno dopo con due occhi da
rospo e la faccia di uno zombie.
La
bibliotecaria le si avvicinò sorridente, era una donna alta e allampanata, che
aveva preso in simpatia Hermione quando aveva cominciato a notare il
quantitativo di volumi che leggeva o prendeva in prestito. La salutò con la
mano rivolgendole un sorriso, poi si diresse verso due studenti di Corvonero che stavano sghignazzando dietro un tomo
voluminoso che probabilmente non era quello che appariva.
Ok, ancora 5 minuti e poi tutta quell’agitazione sarebbe
terminata.
Eppoi
un pensiero la colse.
Perché
doveva essere lei ad aspettare lui?
Perché
doveva farsi venire quell’agitazione incredibile? Che se la facesse venire lui!
Risoluta
per qualcosa che nella sua testa non era ancora ben definito, riprese la sua
roba e si diresse verso il banco della bibliotecaria
-Potrebbe
tenermi qualche minuto i libri, non mi fido a lasciare tutto sul tavolo e ho
scordato delle cose in camera
La
donna annuì e prese in consegna la borsa, dopodiché la Caposcuola del Grifondoro scomparve oltre il portone.
Quando
ebbe oltrepassato la soglia prese un respiro e si incamminò per il corridoio
nella direzione opposta a quella da dove lui sarebbe arrivato.
Si
diresse in Sala Grande, dove sicuramente c’erano ancora quei deliziosi
biscottini della mattina se qualcuno dei suoi compagni ingordi non li aveva già
finiti prima…
Tiger e Goyle stavano casualmente
abbuffandosi di muffin al tavolo delle serpi,
Hermione rise e si sedette alla sua tavolata dando loro le spalle, ripensò a
quando aveva preparato la
pozione Polisucco al secondo anno,
quel maledetto intruglio era stato maledettamente complicato da dosare a
dovere, incastrare i due tirapiedi di Malfoy, invece, era stato uno scherzo:
due pasticcini volanti. Andiamo, ma chi sarebbe stato così stupido da
raccogliere due dolcetti che se la volavano in mezzo al corridoio? Solo quei
due gorilla ne erano capaci e per il loro trio era stato un bene, ma più
pensava al secondo anno e più trovava indizi della stupidità dei compagni del
biondastro.
Salutò
ColinCanon che stava trafficando
con la sua fedele macchina fotografica e che ricambiò il saluto con il consueto
entusiasmo
-Che fai
Colin? – domandò al biondo senza fretta vedendo che
avvitava qualche bullone con un cacciavite
-La mia
macchina ha qualche problema – sentenziò aggrottando la fronte – ho pescato ChoChang assieme ad un nuovo
ragazzo e volevo scattare qualche foto per metterla sulla Gazzetta di Hogwarts, solo che lei mi ha visto e ha buttato a terra la
mia preziosa macchina – la grifoncina avrebbe giurato
che Canon aveva pianto per la sua macchina, le voleva
bene più che ad una persona in carne ed ossa, sicuramente più che al fratellino
– così adesso fa degli orribili baffi di luce sulle fotografie – continuò il
ragazzino soffiando sugli ingranaggi – e ho dovuto rimetterla a posto…
Terminando
di parlare sorrise alla compagna e scattò una foto di prova alla tavola dove
c’erano altri grifoni intenti a ripassare e studiare
-Perfetto,
adesso funziona! – dichiarò esultante – adesso posso andare a sviluppare le
foto della Corvonero, spero che il suo ragazzo la
molli… - Hermione si domandò come mai
Colin avesse così in antipatia la
ex di Harry, poveretta, dopotutto l’anno prima era stata anche bocciata perché
aveva frequentato troppe poche ore…
-Mi
dispiace un po’ per Fletcher – disse la ragazza
sgranocchiando un biscotto
-Fletcher?
– chiese stupito Canon osservandola
-Sì, Fletcher, il suo ragazzo…
-Ma non
lo sai che si sono mollati tre giorni fa? – chiese ancora più scandalizzato il
biondo – adesso sta con Everett, quello di Serpeverde
Per
poco Hermione non si lasciò cadere la mascella, non riusciva proprio a stare
dietro a tutte le storie di quella ragazza, già ai tempi del quarto anno se li
girava un po’ tutti, stava con Diggory, che era pure
un bel figliolo, e se la faceva anche con Harry, che a quel tempo era ancora
alto un metro e sessanta e le arrivava più o meno alle spalle, eppoi avevano
saputo durante l’estate che aveva smesso il lutto per la morte di Cedric e si era dedicata ad un altro tipo, da allora la
sfilza di ragazzi che si passava non aveva avuto termine e Colin
sembrava provare un piacere perverso a mandare sulla prima pagina tutte le foto
che la riguardavano, Harry commentava disgustato, non avrebbe mai creduto che Cho fosse una ragazza così facile, ma col senno di poi…
Controllò
l’orologio, un minuto e sarebbe stata l’ora fatidica di incontrarsi con Malfoy.
Che
aspetti pure, si disse continuando a mangiare, per una volta sarà lui a dover
cedere!
Lavanda,
dall’altra parte del tavolo la guardò storto
-Non
mangiare così tanto – la ammonì la moretta rifacendosi il trucco con attenzione
– non sei proprio in linea e se continui a fare pasticci fuori pasto poi…
L’altra
si alzò sbuffando, avrebbe preferito fare lezione con Piton
che ascoltare le prediche di Lavanda che le diceva di dover perdere 5 chili. Ma
erano proprio fissate…! Si guardò sconsolata la pancia, non era propriamente in
forma, ma non era neppure ai livelli della Bones, non
si vergognava così tanto di se stessa, anche se, potendo, si sarebbe fatta più
alta di una decina di centimetri e un po’ più magra, avrebbe cambiato i capelli
e anche la misura di reggiseno. Sospirò tornando nei corridoi, girovagando
ancora tra le pareti di pietra.
All’improvviso
svoltò l’angolo e si ritrovò faccia a faccia con Malfoy che per poco non le corse
sopra, la faccia del biondo, deformata in un moto di rabbia, la diceva lunga
sulle conseguenze che avrebbe potuto subire a causa della sua scappatella.
Decisamente stare assieme a Ron e Harry non faceva
bene al suo senso del dovere.
-Mezzosangue
dove cazzo eri finita? – esordì con la solita finezza
la serpe, mentre il volume della sua voce superava di un bel po’ la soglia del
dolore
-Avevo
da prendere delle cose – rispose lei restando sul vago, Draco sembrava davvero
infuriato nero, e solo perché l’aveva fatto aspettare un paio di minuti…
-Cosa?
-Il
manuale sui 100 modi per ammazzare Draco Malfoy
-Spiritosa
– sibilò cattivo stringendo gli occhi fino a farli diventare due fessure
-E
comunque non sono affari tuoi! – ribatté piccata lei cercando di liberare il
polso dove lui la stava tenendo facendole quasi male
-Sono sì
affari miei se quando dobbiamo vederci tu te ne stai a passeggiare per questo
ammasso di pietre cadenti
Hermione
si tappò un orecchio con la mano libera mentre lui continuava a gridare come un
forsennato sulla cosa di non dover fare aspettare Draco Malfoy eccetera eccetera, sul fatto che doveva arrivare puntuale e…
Continuando
a parlare cominciò a trascinarla per i corridoi mentre lei tentava di tenere il
passo della camminata di lui, più spedita del solito a causa della rabbia,
sogghignò maligna, il suo piano era stato perfetto, l’aveva davvero mandato in
bestia, anche se, nell’idea originale aveva progettato di lasciarlo lì ad
aspettare per circa mezz’ora, non si era certo immaginata che lui partisse e la
andasse a cercare, reclamandola come oggetto di proprietà
-Smettila
di sghignazzare e cammina
Quando
oltrepassarono il portone di accesso alla biblioteca gli altri studenti si
fermarono di colpo e li guardarono sbalorditi, alcuni sbarrarono gli occhi
mentre altri bisbigliavano alle orecchie dei compagni, la signora Pince
rivolse ad Hermione un sorriso compassionevole mentre lui la trascinava tra i
tavoloni e si avvicinava a quello sulla libreria
-Non qui
– scandì lei tirando dall’altra parte e beccandosi un’altra occhiata
incollerita, poi gli occhi argentati di Malfoy si alzarono al cielo e lei ne
approfittò per avvicinarsi al suo tavolo e sistemarsi di fianco al fiorellino
inciso, gli altri li stavano ancora osservando inebetiti
-Fatevi
i cazzi vostri! – gridò il caposcuola di Serpeverde all’indirizzo degli altri occupanti della
stanza, ritrovandosi lo sguardo severo della bibliotecaria piantato in fronte,
gli altri si affrettarono a fare qualcosa e parvero stranamente occupati ad
appuntire le penne e a grattare la carta, la sua tutor
sospirò sconsolata, poi andò a ritirare il suo materiale al banco del
supervisore
-Hai
cercato di darti alla fuga? – le sussurrò all’orecchio la vecchia addetta ai
libri calando un poco gli occhiali che portava sul naso e sorridendole
La
ragazza ricambiò il sorrisetto e fece un gesto che poteva significare sia sì
che no. Dopodiché si risedette e aprì il tomo di Trasfigurazione.
-La prof
mi ha detto che le peggiori lacune sono sul trasformare un essere vivente in un
altro essere vivente – scandì – apri il libro a pagina 473
-Non
trattarmi come uno scolaretto – grugnì lui aprendo il tomo a caso
-In
questo caso è quello che sei – gli sorrise lei
-È roba
che non servirà mai!
-Beh,
puoi sempre trasformare Nott, Tiger
e Goyle in qualcosa di più utile di quello che sono
adesso – celiò lei, lui ghignò – oppure i tuoi due Weasley
in affascinanti donnole, - lei sbuffò facendo volare un ricciolo che le
sfuggiva al fermaglio e alle forcine che si era piantata in testa dopo pranzo, nella
speranza di avere un aspetto presentabile
-Non
siamo qui per discutere sul cosa farne, vedi di applicarti e studia, qualcosa
dovremo pur fare!
-Io
qualche idea in proposito ce l’avrei – rise maliziosamente lui passandosi la
punta arrotondata della penna stilografica sulle labbra
Hermione
s’impose di non arrossire, perché quella di Malfoy era una vera e propria
provocazione
-Credevo
che una mezzosangue come me ti facesse schifo – rispose cauta fingendo di
interessarsi ad una figura animata del libro, per quel che ne sapeva potevano
anche esserci i puffi che ballavano, lei stava aspettando la risposta
-Non
capisci mai niente – fu quel che giunse alle sue orecchie
-Allora
vedi di provare a trasformare il tuo anello in qualcosa così fai un po’ di
pratica – disse cercando di non sembrare troppo arrabbiata per la risposta
inconcludente
Malfoy
ghignò ancora, malignamente, poi posò il cerchietto d’argento, lucido e
perfettamente levigato sulle pagine ingiallite dei libri, estrasse la
bacchetta, la puntò sull’oggetto e sibilò qualcosa, in un istante l’anello si
trasformò in un serpentello bruno a strisce gialle che
si muoveva rapido e ondeggiante verso l’altro capo del tavolo dove era seduta
la grifondoro.
Hermione
balzò in piedi gridando a squarciagola, poi si appiattì contro la parete che le
impediva la fuga mentre l’animale si avvicinava sempre più
-Petrificus! –
scandì una voce arrabbiata
e il rettile si bloccò con la lingua fuori, Hermione dilatò le pupille per la
paura senza il coraggio di voltarsi a vedere chi aveva fermato il suo incubo.
La
professoressa McGranitt si girò verso il biondo studente della casa
di Salazar e lo guardò nel modo peggiore che
riuscisse
-Signor
Malfoy! – strillò – non lo sa che è pericoloso evocare certi animali?
-Ma è
stata la Granger a dirmi di trasformare l’anello – si difese il biondo che già
sentiva pulsare le tempie per la ramanzina in arrivo
-Di
sicuro, vista la sua reazione, la signorina Granger non le avrà espressamente
chiesto di trasformare l’anello in un serpente – sottolineò ancora l’insegnante
-Sull’anello
c’è una serpe – giustificò l’erede del casato Malfoy – ed è stata la prima cosa
che mi è venuta in mente…
-E
doveva proprio essere velenoso questo serpente? – sospirò ancora Minerva McGranitt puntandosi le mani sui fianchi, il biondo si
limitò ad alzare le spalle con noncuranza mentre Hermione, ancora sotto shock,
si accasciava sulle ginocchia dopo aver visto il serpente tornare alla forma
dell’anello al comando della prof
-Si
sente bene, signorina? – chiese la McGranitt mentre
anche la bibliotecaria, prima distratta a riprendere qualche studente,
accorreva agitata, la grifondoro annuì
automaticamente con la testa mantenendo lo sguardo fisso e perso
-Signor
Malfoy, la aiuti almeno a sedersi su una seggiola! La sua mancanza di buone maniere
è grave…
Malfoy
sbuffò e si avvicinò alla mezzosangue prendendola sotto le braccia e cercando
di tirarla su come un sacco di patate, ovviamente tirare su un peso morto era
piuttosto problematico, soprattutto visto che Hermione sembrava inebetita e non
collaborava e la prof era occupata a ragguagliare Madama Pince sull’accaduto.
Sospirando
tristemente Malfoy si posizionò meglio e strinse Hermione sull’addome in modo
da tirarla su con un po’ più di facilità.
Ovviamente,
mentre faceva questo, cercò anche di convincere se stesso che l’occhiata alla
biancheria di pizzo che s’intravedeva sotto lo scollo a V della camicetta era
stata puramente casuale, alzò lo sguardo al cielo dopo aver adocchiato la trama
del reggiseno e decise che doveva concentrarsi per riportare la Granger al
tavolo; impresa difficile, i suoi sforzi sembravano vani ed Hermione scelse
proprio quel momento per ridestarsi dalla sua trance e gridare un “Ahia!!”
quando il biondastro le premette il polso sullo sterno, azione che la fece
finire nuovamente distesa per terra colpendo il ginocchio sul freddo pavimento
-Signor
Malfoy… - lo riprese la McGranitt battendo il tacco
della scarpa sul pavimento, - con delicatezza!
Parla
bene questa! Si disse tra sé il cercatore verde-argento, tanto la devo sollevare
io!
-Pesa! –
disse con poca galanteria Malfoy facendo arrossire Hermione
La
prof congiunse le mani con aria teatrale facendole schioccare e osservando
intensamente il soffitto
-Veda di
sbrigarsi – lo ammonì ancora
Alla
fine, in preda alla disperazione, strinse Hermione con entrambe le braccia
sulla vita e la rimise in piedi cercando a quel punto di non cadere a sua
volta, dubitava fortemente che la Granger sarebbe riuscita a sollevarlo visto
lo sforzo che aveva fatto lui per tirare su lei. Sbuffò cercando di non pensare
che per rimetterla in piedi l’aveva praticamente abbracciata e questo avrebbe
inevitabilmente condotto ad altre riflessioni decisamente più “intime”: aveva
urgente bisogno di Blaise!
Hermione
sembrava imbarazzata quanto lui e si stava sistemando la camicia e la cravatta,
aggiustava la gonna e sistemava i capelli
-Sono
tremendamente spiacente – si scusò con la prof facendo anche un inchino
-Non si
preoccupi – chiarì la vice preside – farò in modo che incidenti del genere non
si verifichino più. Signor Malfoy, la bacchetta – disse perentoria e Draco
estrasse il legno sottile e lo porse alla sua prof, sapendo perfettamente cosa
ne avrebbe fatto.
E
così la McGranitt lanciò un incantesimo all’oggetto
in modo che non potesse più richiamare serpenti ed altra roba pericolosa, poi
lasciò la stanza.
Draco
si appoggiò svogliatamente la testa ad una mano stravaccandosi sul tavolo
mentre lei raccattava le cose che aveva fatto cadere nel tentativo di scappare
-E così Miss-So-Tutto-Io ha paura dei serpenti… - ironizzò
tormentandosi le labbra con la piuma del suo pennino, Hermione arrossì e lo
guardò male – anzi, potrei dire un autentico terrore… - e le sopracciglia si
curvarono verso l’alto
-La cosa
non ti riguarda – rispose lapidaria lei e lui sogghignò
-Chissà
cosa succederebbe se una mattina ti svegliassi a letto con un serpente –
ovviamente non era il caso di dire che il doppiosenso
era quasi lampante, ma Hermione in quel momento non lo colse neppure tanto era
distratta dall’idea della scena appena descritta.
Draco
la vide irrigidirsi e notò come le pupille le si dilatassero dal terrore,
evidentemente non aveva colto il sottinteso della frase, doveva avere davvero
paura dei rettili
-Sarebbe
impossibile – dichiarò infine la ragazza sollevando il mento in segno di sfida
– c’è l’incantesimo di protezione al Grifondoro, in
modo che la gente non faccia malefici agli studenti che dormono
No,
decisamente non aveva capito, Draco sopirò tristemente, sarebbe stato più
difficile del previsto
-Dovresti
dimagrire, sai, mezzosangue? – disse lui cambiando completamente discorso
-E a te
cosa importa? – chiese a sua volta
-Pesi
una tonnellata, ci ho messo mezz’ora a tirarti su!
-E
suppongo che i palpeggiamenti non fossero compresi nel prezzo – brecciò lei, lui finse di non interessarsi alla cosa visto
e considerato che stava cercando di convincersi che non l’aveva volutamente
sfiorata, ma solo toccata per sbaglio mentre le faceva il favore di rimetterla
in piedi. Avrebbe passato un’altra notte in bianco, se lo sentiva.
-Non
sarà che non riuscivi a sollevarmi perché sei fuori allenamento? – chiese lei
cattiva
-Cosa
staresti insinuando? – questo era lui, che il doppiosenso
l’aveva capito benissimo
-Che
come giocatore di quidditch non vali niente, non
riesci neppure a sollevare ME!
Il
nervoso di Malfoy, sommato al mal di testa, gli stavano lanciando dei messaggi
e lui sapeva che, se non avesse assimilato al più presto della nicotina,
avrebbe avuto una crisi isterica.
La
Granger era TROPPO innocente, non si era neppure accorta di quello che si
poteva pensare della frase che aveva pronunciato…
-… eppoi
sei fuori allenamento anche in “altre materie” – si beffò lei – soprattutto da
quando la Parkinson ti manda in bianco
Ecco,
appunto, colpito e affondato. Lei sapeva quel che aveva detto. Alt! Ma lei come
l’aveva scoperto di Pansy?
-Cosa vorresti
dire? – domandò sporgendosi sui libri aperti e assottigliando gli occhi
-Che Pansy ti manda in bianco – rispose candidamente lei facendo
gli occhi dolci
Malfoy
ingoiò un insulto piuttosto pesante e tornò a sedersi
-Chi ti
ha detto che Pansy mi da picche? – chiese come se non
fosse vero
-Pansy –
Merda.
-E da
quando fai amicizia con PansyParkinson
di Serpeverde – d’accordo, stava ripiegando e non era
da lui, ma su quell’argomento aveva bisogno di rifletterci ancora un po’, la
mezzosangue era scorretta.
-Da
quando mi ha chiesto di prestarle le mie forcine per capelli
Dracò sgranò gli occhi e la guardò, non riusciva a immaginarsi la
sua ex compagna di letto che chiedeva alla mezzosangue, per cui provava
un’avversione tutta speciale, di prestarle fermagli e fiocchetti.
Chiuse
gli occhi e massaggiò le tempie dolenti. Di questo passo sarebbe finito in
infermeria entro dieci minuti! Urgeva una soluzione drastica.
-Sta a
sentire mezzosangue – il tono era cambiato – ti propongo un patto – Hermione lo
guardò fingendo disinteresse mentre lui continuava serio – tu mi fai i compiti
di Babbanologia e Trasfigurazione e io ti faccio le
pozioni di Piton, così prendi Eccellente anche nella
sua materia e non ci scassiamo le balle con questa storia delle ripetizioni
Lo
sguardo dubbioso della Granger non lo aiutò
-Così
non impariamo niente né io né te – specificò – tu non farai Babbanologia
e Trasfigurazione e io non imparerò come fare Pozioni
-Ma
avremo un bel voto tutti e due
Proposta
interessante, disse il cervello di Hermione alla ricerca della riuscita totale
-Facciamo
così: io ti faccio Babbanologia e studiamo assieme le
altre e in cambio mi aiuti di Pozioni, senza farmi i compiti
-E che
dovrei fare?
-Mi
aiuti con la pozione e mi spieghi come farla – dopotutto era risaputo che
Malfoy aveva E in Pozioni
-Però tu
mi fai i compiti di Babbanologia e Trasfigurazione
-Sveglia
Malfoy, sarebbe ingiusto, io ti faccio due materie e tu mi aiuti solo di una
-Ma
Pozioni è più difficile
-Ma Babbanologia e Trasfigurazione sono comunque due – Malfoy
sospirò con il mal di testa allucinante in aumento
-D’accordo,
cosa vuoi in cambio
A
quel punto Hermione fermò con la bocca aperta. Non aveva pensato a cosa
chiedergli, aveva litigato solo per questione di principio. E adesso?
-Ci devo
pensare – rifletté – te lo dirò mercoledì quando faremo pozioni
-Vedi di
non chiedere roba assurda tipo il rispetto degli elfi domestici
-Ho
detto che ci penserò, nel frattempo per oggi terminiamo qui
-Ecco,
la prima cosa furba che dici oggi… finiamola, ho mal di testa e tra un’ora mia
spettano agli spogliatoi
-Se vuoi
ti do qualcosa per farlo passare – replicò lei cominciando davvero a
preoccuparsi del viso tirato dell’altro e dandosi ancora della stupida per fare
la crocerossina
-Cosa
sarebbe?
-Una
medicina babbana molto efficace – spiegò tirando
fuori un bottiglino di vetro dalla borsa
-Scordatelo
Granger, io non bevo roba babbana
-Beh,
allora puoi tenerti il mal di testa, nel mondo dei maghi non avete niente per
farlo passare – lui parve riflettere
-Va
bene, d’accordo – decise, forse era meglio ingurgitare quella schifezza e
arrivare alla sera che rintanarsi dalla Chips e
rompersi le palle per il resto del pomeriggio
Hermione
sorrise e fece comparire un bicchiere e dell’acqua
-Quanto
pesi? – domandò svitando il tappo
-E a te
che ti frega? – gentile come sempre, pensò
-La
medicina si calcola in base al peso, idiota – rispose seccata – non fa niente,
andrò a occhio, è probabile che ti sentirai un po’ debole tra un’oretta, gli
antidolorifici abbassano la pressione – lui la guardò male – ed è anche un po’
amara
Gli
porse il bicchiere con acqua e una ventina di gocce.
Malfoy
guardò in controluce l’oggetto e storse la bocca, poi appoggiò le labbra al
bordo e bevve tutto d’un fiato pulendosi poi le labbra in un fazzoletto bianco
e verde che aveva estratto dalla tasca
-Che
schifo – grugnì, lei sorrise
-Quante
storie, mercoledì mi dirai se ha funzionato – e senza dargli il tempo di
replicare raccattò borsa e libri, salutò Madama Pince e si allontanò.
Draco
la guardò allontanarsi sotto il peso dei tomi di Trasfigurazione: erano giunti
ad un accordo civile o quasi, in questo modo lui non le doveva niente. L’aveva
fatto solo per quello, perché non voleva avere debiti nei confronti di una come
la Granger, anche se era sicuro che gli avrebbe fatto perdere la pazienza con
quell’ultima cosa in cambio di Trasfigurazione. Scosse la testa e rimise
insieme i suoi libri, prima di qualunque cosa doveva andare fuori a fumare o
sarebbe impazzito.
Sulla
porta di Hogwarts c’era Blaise
che si faceva una canna in beata tranquillità.
-Ciao Dra
-Ciao Blaise
Si
salutarono mentre il biondo accendeva una sigaretta.
-Già
finito di sedurre la mezzosangue? – chiese il moro osservando una classe di Hagrid inseguita da alcuni animaletti pelosi simili a Mokona e con una doppia fila di denti acuminati da far
vergognare uno squalo
-Cosa ti
fa credere che voglia andare a letto con lei?
-Oltre
al fatto che me l’hai detto? Beh, vediamo… dovrei pensarci… - lo canzonò il
ragazzo dai capelli scuri passando pensierosamente una mano sul mento
-Blaise,
ma sei sicuro che io e te siamo amici? – domandò il biondo sbuffando una
nuvoletta di fumo, Zabini si stampò un sorriso sulla
faccia
-Ma
certo
-Beh, mi
sembra che tu stia dalla parte sbagliata, allora – commentò ancora Malfoy e
l’altro rise
-Sono
passato davanti alla biblioteca e vi ho visti a terra e la McGranitt
per niente contenta
-È stato
solo un banale incidente
-Banale
incidente? – chiese Zabini – la McGranitt
non sembrava d’accordo, parlava come di “cataclisma” e di “pericoloso”
-Ma sì,
uno scherzetto innocente…
-Serpenti?
– chiese l’altro
-Già
-Fanno
sempre colpo – commentò
-Adesso
non più, mi ha fatto un incantesimo alla bacchetta
-Cazzo,
devi averla fatta grossa allora – borbottò il moro sparpagliando la ghiaia del
viale
-Però
sono arrivato ad un accordo civile con la Granger
-E
sarebbe? Ti fa tutti i compiti senza fiatare perché è innamorata di te?
-No
-E
allora?
-Mi fa i
compiti se le insegno a fare le Pozioni di Piton, è
ambiziosa e vuole Eccellente a fine anno
-E
dell’altra faccenda non ne avete parlato? – chiese ancora il bel moro
-Ci
vorrà più tempo del previsto, se glielo dicessi chiaro e tondo in faccia non lo
capirebbe
-Questa
volta te la sei andata a cercare – commentò Blaise
rientrando un poco per non bagnarsi nel diluvio – hai scelto l’unica ragazza
che non aspira a venire a letto con te
-E’ solo
una sfida, ovviamente ne avrò altre nel frattempo
-Se se –
ironizzò il suo migliore amico – ho come l’impressione che non lo farai…
-E già
che sai tutto perché non me ne dici anche il motivo? – Zabini
rise
-Guarda
che ci tengo alla vita – e si allontanò
Esattamente
come aveva immaginato, rifletté il Caposcuola, Blaise
sapeva troppo. E il problema era che lui non sapeva!
Spense
la sigaretta e rientrò.
Erano
le tre del mattino. Lo sapeva perché la pendola nella Sala Comune aveva battuto
tre rintocchi quasi un quarto d’ora prima. Hermione Granger se ne stava
rannicchiata a letto accarezzando il suo gattone
rosso e ascoltando il ticchettio della pioggia sui vetri della sua camera.
La
porta che comunicava con il dormitorio femminile era aperta e si sentivano
persone che russavano e altre che parlavano nel sonno. Qualcuno stava dicendo
che aveva voglia di anguria e che se ne sarebbe mangiata un grappolo intero. Di
angurie? Sollevò gli occhi al cielo. Non riusciva a prendere sonno ed era così
disperata da ascoltare persino i vaneggiamenti di qualche addormentata.
Non
dormiva perché pensava a Malfoy e questo non andava bene, anzi, era malissimo!
Era
stato un bastardo facendola spaventare con quella storia del serpente e adesso
era terrorizzata. Odiava i serpenti fin da quando era bambina e non aveva mai
saputo dire perché; su una rivista scientifica aveva letto che il terrore per
serpenti era una paura ancestrale risalente ancora ai tempi che gli uomini non
erano altro che scimmie e si passavano le giornate a dondolarsi sugli alberi e
a mangiare frutta tropicale, un po’ come facevano ancora oggi certi Serpeverde. Ovviamente questa perfettamente motivata
spiegazione non era stata sufficiente a scacciare il panico che la prendeva
ogni volta che vedeva un serpente, sia che fosse alla tv, su una rivista o dal
vero, beh, ovviamente dal vero la reazione era amplificata e quello che era
successo quel pomeriggio ne era una prova.
Eppoi
c’era l’altra questione: quella dei compiti. Lei e Malfoy avevano fatto quel
patto e non poteva certo dire che fosse svantaggioso, cosa le sarebbe costato
scrivere qualche riga anche per lui? Certo, questo andava contro tutti i suoi
principi per i quali si era sempre rifiutata di passare integralmente i compiti
a Harry e Ron, tuttavia il biondo aveva fatto unos cambio equo, le avrebbe permesso di avere una
scintillante E in Pozioni. Pozioni era l’unica materia in cui non riusciva a
prendere il massimo dei voti e, anche se la maggior parte delle volte questo
era dovuto al terribile astio che il prof provava nei confronti dei Grifondoro, sapeva perfettamente che quella materia, oltre
a Volo, era il suo tallone d’achille.
Grattastinchi stiracchiò i muscoli e fece le fusa, grato
alla sua padrona di quella razione extra di coccole.
Hermione
prese un foglio e vis scarabocchiò sopra qualcosa per Harry, dopodiché piegò la
carta a forma di aeroplanino e con un incantesimo lo
spedì sul comodino del suo migliore amico, quando quella mattina Harry avrebbe
preso gli occhiali, avrebbe trovato anche il suo messaggio che lo pregava di
dire a Raimond che non stava bene.
Ok, era una bugia e lo sapeva, però dopo essere stata sveglia
fino alle tre di mattina aveva voglia di farsi una sana dormita fino alle dieci
del mattino senza rompiscatole, eppoi in Babbanologia
non aveva problemi, poteva perfettamente superare i M.A.G.O.
senza partecipare ad una lezione.
Sospirò
tornando a coccolare il gatto.
Cosa
doveva chiedere in cambio a Malfoy per i compiti di Trasfigurazione? Gli aveva
detto che mercoledì gli avrebbe dato risposta, ma non aveva la più pallida idea
di cosa domandargli, ovviamente erano da escludere concetti prettamente
astratti come il rispetto e la giustizia ed erano da evitare cose come “basta
retate” oppure “smettetela di tormentare Neville” perché senza dubbio i subdoli
allievi della casa Slytherin avrebbero trovato un
altro modo per tormentarli. Avrebbe potuto chiedergli di smetterla di chiamarla
mezzosangue, ma ci avrebbe scommesso che Malfoy avrebbe preferito farsi da solo
tutti i compiti piuttosto che cedere quel privilegio, provava un gusto perverso
a ricordarle sempre e comunque le sue origini, ma dopo così tanti anni di
molestie, l’aveva preso come un nomignolo dispregiativo, tipo quelli che li
chiamano “pel di carota” perché hanno i capelli rossi.
Quando
l’orologio del salottino battè la mezza i suoi
pensieri erano ancora tutti per Draco Malfoy e questo era decisamente male.
Avrebbe dovuto pensare a Ron, che le conciliava
sempre il sonno, oppure mettersi a contare gli unicorni o le pecore, bersi del
latte caldo e tranquillizzarsi, sì, avrebbe fatto così: si sarebbe rintanata
sotto le coperte e avrebbe cercato di prendere sonno.
Così,
facendo esattamente l’opposto, infilò le pantofole imbottite, prese un palid di pile dalla seggiola, se lo avvolse sulle spalle e
scese nelle cucine dove, a quell’ora, non c’era mai nessuno, e si sarebbe
potuta preparare una bella cioccolata o un tè per conciliare il sonno. Seguita
dal gatto s’incamminò giù per la Torre di Grifondoro
e scese al pianterreno, dove era il regno degli elfi domestici.
Draco
Malfoy non riusciva a prendere sonno. Ricordava che, quando era tornato alla
Sala Comune Serpeverde dopo gli allenamenti, aveva
creduto che il mondo fosse sul punto di finire, quello che si era presentato ai
suoi occhi era addirittura difficile da credere.
Tiger e Nott se ne stavano placidamente e
pacificamente seduti davanti ad una scacchiera e giocavano agli scacchi dei
maghi e qui c’era già materiale sufficiente per far credere a qualcuno di avere
le allucinazioni
-Da
quando in qua sai giocare a scacchi? – chiese perplesso a Tiger
che spostava il suo alfiere con aria pensierosa e subito dopo addentava una
merendina
-Nott mi
stava insegnando – spiegò con la bocca piena, lui aveva alzato gli occhi al
cielo
-E dov’è
Goyle? – aveva domandato ancora alla ricerca
dell’idiota numero 2
-Dovrebbe
essere in camera… - disse la Greengrass perché Tiger era troppo impegnato a studiare la mossa migliore per
mandare al massacro la sua regina
Quando
aveva varcato la soglia aveva trovato Goyle steso sul
letto che leggeva, no, dico, LEGGEVA!
-Che
stai facendo? – domandò anche a lui adocchiando il titolo del volume “Guerra e
Pace”
-Stavo
leggendo questo bellissimo libro! – esclamò esultante e mostrandogli la
copertina con un uomo e una donna che si abbracciavano – è una storia
bellissima – continuò il ragazzo con occhi sognanti – ci sono lei che è…
-Ma che
ti sei fumato? – chiese Draco osservando il suo amico in quello stato pietoso –
da quando sai leggere? Credevo che avessi smesso al secondo anno…
Tornando
in sala comune, poi, aveva visto un primino mentre
leggeva nientemeno che Topolino sdraiato sul tappeto e Milicent
che preparava un analcolico alla frutta.
Ma
in che razza di mondo era finito? Serpeverde era la
Casa dei vizi, gola, lussuria, accidia… che fine avevano fatto? Rimpiazzati da
analcolici alla frutta e libri per donnicciole, per
non parlare di Topolino poi!
Poi
si era accorto che era tutto un sogno.
Meno
male, non credeva che avrebbe retto i suoi compagni trasformati in statuine del
buon gusto. La Parkinson faceva brutti effetti con i
suoi repentini cambiamenti, Draco pregava che la sua pessima influenza non
venisse trasmessa al resto delle serpi. Un momento, non è che quello che aveva
fatto era un sogno premonitore come quelli di cui fantasticava la Cooman? Di disgrazia si trattava, magari…
Si
rifiutò di credere che i suoi compagni, incarnazione vivente di tutti i vizi
capitali, potessero ridursi a quel modo…
Eppoi
c’era la Granger. Se
adesso se ne stava sul letto a fumare, anziché essere a dormire era tutta colpa
sua.
Già,
era lei che gli faceva perdere il sonno con quelle fugaci visioni del pizzo
della biancheria e delle parigine, per non parlare dei capelli! Quelli non
erano intimi, ma provocavano cose devastanti. Come far perdere il sonno al
povero Draco Malfoy che, comunque, l’avrebbe recuperato la mattina seguente
durante quella stupidissima lezione di Babbanologia.
A quel punto, col patto che aveva fatto con la Granger, poteva anche
permettersi di sonnecchiare per tutta l’ora, tanto ci avrebbe pensato lei a
fargli i compiti, peccato che non potesse anche fargli le verifiche e sostenere
le interrogazioni…
Basta,
aveva provato di tutto per riaddormentarsi: aveva fumato come un camino, aveva
contato pecore, agnelli, capre e ogni altro animale da fattoria che riuscisse a
ricordare ed era ancora sveglio. Aveva provato a scacciare quella giornata e i
conseguenti pensieri che ne derivavano dalla mente, ma la Granger tornava
imperterrita nelle sue riflessioni, prima con quel ricciolo ribelle che le
sfuggiva sempre dal fermaglio, poi con tutta la testa, seguita a ruota dalla
camicetta. E qui le cose andavano sul difficile…
Deciso
a prendersi una boccata d’aria fresca, scese dal letto, si legò in vita la
vestaglia verde e argento di seta e uscì dal dormitorio, più che mai deciso a
farsi un giretto al fresco dei corridoi, di ronda c’erano Finnigan
e un tipo di Corvonero che di sicuro non si sarebbero
sognati di disturbarlo nelle sue passeggiatine notturne.
Svoltò
un angolo, salì una rampa di scale, camminò un po’ e notò una figura che si
spostava furtivamente nell’ombra. Probabilmente qualche visitina notturna ad
una ragazza. Decise di scoprire chi era il povero sfigato che si stava
nascondendo dietro una delle colonne; si mosse piano e seguì la figura che
procedeva veloce verso il passaggio principale e fu allora che scorse alla luce
della luna la chioma a boccoli della mezzosangue che ondeggiava seguendo i suoi
movimenti.
Cosa
ci faceva la Granger in giro per la scuola a metà della notte? Bella domanda…
Spazio autrice: e così finalmente succede davvero qualcosa
di un po’ più movimentato… spero che anche questo cappy
vi sia piaciuto, aspetto qualche commento ^^, nel frattempo cominciamo a
ringraziare…
frafavre: addirittura stupenda? Aiuto, così mi
commuovo… e sono oltremodo contenta che ti sia divertita a leggerla, non sono
molto brava a fare dell’umorismo, mi fa piacere sapere di esserci riuscita… ^^
Shavanna: povero Draco lo dico anche io… gliene farò
passare delle belle! Mi fa molto piacere che ti sia divertita a leggere, spero
solo di non cominciare a montarmi troppo la testa…!
Ciobar: (il tuo nick è
fantastico) Come hai visto ho aggiornato un po’ in anticipo, soprattutto perché
sono di qualche cap avanti e vorrei vedere se vi
piace come prosegue la storia, sono curiosa come una scimmia *__* spero che
anche questo cap ti piaccia e continui a seguirla! Ciao!
PS:
viva le parigine!
8marta8: altro che ormoni che fanno la ola…! Poveretto,
è sotto pressione e lo mandano pure in bianco… spero che anche il 3° cap ti piaccia, grazie per i complimenti!
Hermione Granger si guardò sospettosa attorno, aveva udito dei passi
leggeri poco distanti e temeva che qualcuno la potesse vedere
Premessa: eccomi ancora qua e anche questa volta con
un giorno di anticipo… non voglio rovinarvi la sorpresa di quel che accade in
questo cap, ihihihih, anche
perché è qualcosa che… non immaginereste mai!
Spero
che questo cap vi piaccia e che continuiate a seguire
la storia,
ciao! Nyssa
Hermione
Granger si guardò sospettosa attorno, aveva udito dei passi leggeri poco
distanti e temeva che qualcuno la potesse vedere.
Finnigan era di ronda quella notte e non avrebbe
fatto problemi a trovarla in giro alle tre di mattina, avrebbe potuto fargli
credere qualsiasi cosa, anche che erano le tre di pomeriggio, però non riusciva
a ricordare chi fosse con lui e se era qualcuno che aveva voglia di rompere le
scatole l’avrebbe sicuramente fatto.
In
realtà i passi li aveva appena sentiti e, per quel che ne sapeva, poteva anche
trattarsi di Mrs. Purr che faceva la sua
passeggiatina notturna, ma era così a disagio a infrangere le regole e uscire
dal dormitorio in piena notte che vedeva pericoli da tutte le parti.
Sempre
tenendo d’occhio il corridoio principale, svoltò in uno laterale e poi ancora
una volta, finché non si ritrovò faccia a faccia con la porta d’ingresso delle
cucine di Hogwarts.
Un
ultimo sguardo dietro le spalle e poi spinse il portone.
Il
cigolio che produsse avrebbe ridestato perfino i morti, maHogwarts era piena di rumori sinistri e gente mezza
matta, non ci avrebbero dato molto peso.
Il
vano d’ingresso della cucina era deserto, non un elfo che girava tra i tavoloni
e i fornelli.
Più
che decisa, si diresse alla credenza dove sapeva che tenevano la cioccolata in
polvere e poi cercò il latte in una delle ante sopra la testa, per il pentolino
poteva accontentarsi di quello che stava nel gigantesco scolapiatti ad
asciugare.
Versò
il latte e la polvere amara nel recipiente, prese un cucchiaio e rimescolò
velocemente in modo che si amalgamassero perbene, poi decise che era pronto per
essere messo sul fuoco.
-Mezzosangue,
che cazzo stai facendo qui alle quattro di mattina?
Hermione
sobbalzò al sentire quella voce alle sue spalle, il liquido nel tegamino
ondeggiò pericolosamente, rischiando di strabordare,
si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con un accigliato Draco Malfoy versione
Ken delle Barbie, con tanto
di vestaglia da notte e pantofole di seta.
D’accordo,
non era il momento di mettersi a contare quanti soldi potesse
avere addosso e, soprattutto, non era il momento di indugiare su quella piccola
porzione di pelle che spuntava dal colletto della vestaglia. Certo che come
primo impatto era scioccante!
-Mi stavo
preparando una cioccolata – rispose la Grifondoro
spostandosi verso uno dei fornelli e posando latte e cacao sul fuoco, le
tremavano ancora le mani per lo spavento e se non avesse appoggiato subito il
pentolino, probabilmente quello sarebbe finito in terra.
-Non lo sai che
agli studenti è vietato girovagare per i corridoi la notte? – lei sospirò
-Punto numero
uno, Malfoy – disse seccata – sono una Caposcuola, non
una qualunque – e punto secondo – e una punta di cattiveria s’insinuò nella sua
voce – sei in giro anche tu, quindi non sei nella posizione di poter fare
accuse
Malfoy
sogghignò appoggiandosi ad uno dei tavoli
-Chi ti dice
che non sia di ronda stanotte?
-Dunque,
vediamo… - disse la ragazza studiandolo qualche istante e continuando a
rimescolare – trascurando il fatto che non hai mai fatto una ronda in vita tua
e che hai sempre costretto qualcun altro dei tuoi compagni a farla al posto
tuo, direi che la tua tenuta notturna non è precisamente la più adeguata per
passare la notte di veglia, soprattutto visto e considerato che sembri pronto
per andare a nanna… eppoi stasera tocca a Corvonero
D’accordo,
non ricordava chi doveva essere di ronda, ma era sicuramente Corvonero. Sì perché i tassi potevano anche essere
soprannominati “ghiri” per la ronda che facevano, e poi trovavano sempre scuse
per non farle e le Serpi, capitanate dal qui presente Draco Malfoy, scassavano
sempre le scatole per tutto il pomeriggio per convincerla a cambiargli gli
orari, mentre quel giorno non c’era stato un solo sibilo.
Draco
Malfoy sollevò le sopracciglia sorpreso.
Touché.
Alla
fine, la mezzosangue le aveva tutte vinte. Se voleva avere ragione non c’era
verso di uscirne, poteva dimostrare che il giorno era notte e anche che la McGranitt aveva una relazione con Gazza, se avesse voluto.
-Come mai
prepari della cioccolata a quest’ora del mattino? – chiese curioso adocchiando
il liquido che si stava addensando dentro la casseruola ed aspirando l’odorino invitante
-È un’usanza babbana – spiegò lei assaggiando la crema di cioccolato –
serve a prendere sonno
-Credevo che si
usasse il latte, o così aveva detto Raimond… - lei sorrise
-E da quando
segui le lezioni di Babbanologia? – Malfoy si limitò
ad un’alzata di spalle – comunque non mi piace il latte
da solo – confessò infine la riccia Caposcuola rosso-oro
-Vuoi
assaggiare? – domandò infine dopo aver controllato che la cioccolata avesse la densità giusta e fosse sufficientemente zuccherata
Merda,
fu il galante pensiero del Principe delle Serpi mentre
continuava ad annusare l’aria. Accidenti a lei e a quella sua innata
gentilezza. Perché diamine non può essere acida e antipatica come la McGranitt?
Hermione
Granger era infatti sempre gentile e litigava solo di
rado. Ovviamente con lui era un’eccezione. Tutti i Grifoni litigano con Draco
Malfoy, peccato che pochi ne escano vivi…
Il
grugnito che emise come risposta era di dubbia interpretazione, lei rise sotto
la cascata di capelli che le copriva parte del viso e cercò nella credenza due tazze
-Le razioni
saranno un po’ scarse – di scusò travasando parte del
liquido scuro nella prima tazza – ma sai, non avevo previsto di avere ospiti… -
stoccata
Mentre
riempiva la seconda tazza le parve di udire qualcosa come “ragazza poco
previdente”.
Sollevò
gli occhi al cielo.
Se
c’era una persona che cercava di mettere in conto anche l’imprevedibile, quella
era lei, e questo era anche uno dei motivi per cui
aveva sempre due penne, due matite, doppi rotoli di pergamena, doppia scorta
d’inchiostro e doppioni di ogni cosa utilizzata quotidianamente, viveva
nell’eventualità che la sua penna si rompesse qualche attimo prima dell’inizio
del compito di Trasfigurazione, che qualcuno rovesciasse accidentalmente
l’inchiostro e che, quindi, lei rimanesse senza, che Harry o Ron, a furia di fari prestare matite, si dimenticassero di
restituirgliele ecc. Meglio prevenire che curare, diceva sua madre, peccato che
lo ripetesse per quanto riguardava la salute.
Ovviamente,
nella marea di ipotesi che aveva fatto quel giorno non aveva messo in conto lo
spuntino delle tre assieme a Draco Malfoy.
Giusto,
cosa ci faceva Malferret in cucina a quell’ora? E
come mai adesso c’era tutta quest’atmosfera tranquilla e pacifica al posto
della solita baraonda di insulti e provocazioni?
Osservando
il biondo da oltre il bordo della tazza, lo vide che annusava scettico il
contenuto e poi ne beveva una goccia, la sua faccia divenne pensierosa
mentre cercava di decifrare che gusto avesse quella cioccolata, diversa
da come l’aveva sempre mangiata.
Il
primo impatto per chi non era abituato doveva essere devastante, decise
Hermione sorseggiando ancora un po’ della sua; la cioccolata in polvere che
avevano a scuola non era precisamente della marca migliore, soprattutto perché
la tenevano lì solo per lei, che aveva pregato e supplicato Dobby
per averne una confezione per le sue esigenze notturne.
Ovviamente
il buffo elfo domestico era stato gentile e le aveva permesso di lasciarla
nella credenza.
Vide
Malfoy fare una faccia strana e far spuntare la lingua, sporca di cacao, dalle
labbra sottili, sorrise
-Brucia? –
chiese osservandolo mentre le lanciava un’occhiataccia, lei gli
sorrise e bevve ancora un po’ della sua
-Cosa te ne
pare delle abitudini babbane? – domandò infine mentre lui sembrava rilassarsi un poco
-Sono strane…
Gli
occhi le volarono al soffitto, strano era il migliore complimento che Draco
Malfoy riuscisse a formulare riguardo la cultura e le
abitudini babbane e, bisognava ammetterlo, glielo
sentivano dire di rado. Se aveva usato quell’aggettivo per la cioccolata,
doveva davvero piacergli…
Malfoy
la osservò a sua volta oltre il bordo della tazza. Se il suo abbigliamento
diurno lo metteva in difficoltà, grazie al cielo quello notturno non lo
induceva eccessivamente in pensieri poco adatti alla persona che aveva di
fronte.
Il
pigiama color cartazucchero a pecorelle era
decisamente discutibile e anche il plaid che lei aveva accuratamente
drappeggiato sullo schienale della seggiola, gli sembrava che ci fosse sopra un
koala o qualcosa del genere. Sicuramente una di quelle cose babbane
di pessimo gusto.
Aveva
i calzini ai piedi, segno che, evidentemente soffriva di piedi freddi. Gli
venne da sorridere, conosceva tanti bei modi per riscaldarle i piedi e… no!
Catalogò quel pensiero come “Decisamente inadatto alle circostanze”, per non
dire “Non pensare a lei a quel modo, sennò sei fritto”
e passò oltre. Le babbucce di peluche erano anche peggio del pigiama a pecore.
Conciata
così sembrava una dodicenne. Anche se forse il terzo bottone del pigiama tirava
un po’ troppo per essere una dodicenne.
E
se ne stava lì dondolando le gambe dalla sedia e sorseggiando quella strana
bevanda che preparavano nel mondo babbano e che non
faceva neppure così schifo… anzi, era buona e rilassante e… la Granger aveva i
capelli dello stesso colore. No, constatazione sbagliata, stava pensando alla
cioccolata!
-E tu cosa ci
fai in giro a quest’ora del mattino? – s’informò lei accantonando la tazza
vuota e guardandolo direttamente in faccia. Se non fosse stato Draco Malfoy
sarebbe arrossito.
-La maratona –
frecciò lui terminando la bevanda e osservandola, aveva le labbra sporche di
cioccolato scuro che la facevano sembrare buffa e quando sorrideva lo era
ancora di più. Se non fosse stato Draco Malfoy, si disse ancora una volta,
avrebbe riso. In quel preciso momento non voleva essere Draco Malfoy.
D’accordo, era in un momento di crisi di personalità…
-Spiritoso –
disse lei senza arrabbiarsi e appoggiando la mano alla testa nella massa di
boccoli scuri
E
adesso perché aveva una gran voglia di alzarsi e andare a leccarle via quel
cacao che aveva sopra le labbra? Perché voleva baciarla? Perché? Perché proprio
lei, maledetta mezzosangue! Perché era così dannatamente seducente anche con
quell’orrendo pigiama a pecore e i calzini ai piedi? Perché accidenti non
poteva trovarsi una nuova amante e finirla con questa storia della Granger? E
perché adesso lei lo stava guardando con quell’aria interrogativa? Se non la smetteva subito, nei casini ci sarebbe finita lei, per
quanto lo riguardava… merda, con tutte le regole di questa scuola, perché non
vietano alle studentesse di essere seducenti senza la consapevolezza di
esserlo? Era una cosa grave e poteva causare guai seri, soprattutto in quel
momento…
Hermione
si alzò in piedi e il turbine di pensieri di Malfoy s’interruppe
mentre seguiva i suoi movimenti che le facevano impilare le due tazze e
poi sciacquarle sotto il getto dell’acqua
-E adesso cosa
staresti facendo? – domandò esasperato lui che forse non voleva proprio essere
salvato dal turbinio della sua mente
-Lavo le tazze
– spiegò pratica lei passando la mano sui residui di cioccolata dei fondi e
aspettando qualche secondo quando si ritrovò fra le mani la tazza dove il
biondo aveva bevuto
-E non possono
farlo gli elfi? – sbuffò lui che proprio non capiva questa sua mania del C.R.E.P.A.
-Meno persone
sanno che siamo stati qui e meglio è… - disse con un sorriso lei voltandosi a
fissarlo e trovandolo decisamente troppo simile a Ken.
A quel punto gli mancavano la casa delle Barbie con i
balconcini fioriti e la cucina superacessoriata e una affascinante Barbie al fianco.
Daphne Greengrass poteva decisamente impersonare la Barbie, ma tutti sapevano che non avrebbe mai fatto niente
per compromettere la sua futura situazione familiare e matrimoniale. Voleva un
buon matrimonio con un purosangue di stirpe. E correva voce che i suoi la volessero fidanzare con Flitt.
Pazzi, una ragazza simile poteva avere chi voleva, dal Ministro della Magia a Piton, beh, si sperava sempre che aspirassero a qualcosa di
meglio di Piton…
-Soprattutto se
qualcuno dovesse scoprire che eravamo io e te… - continuò lei deviando improvvisamente la direzione dei suoi pensieri, non era
saggio lasciarsi trasportare troppo dalle sue divagazioni
-Cos’è,
Sfregiato e Lenticchia potrebbero pensare che ti ho violentata sui tavoli della
cucina? – chiese sarcasticamente lui
-Oppure te
potresti rovinarti la reputazione, se si sapesse che hai passato la notte con
una ragazza, me, una schifosa grifonforo mezzosangue,
a chiacchierare e a bere cioccolata calda babbana…
Il
silenziò calò nella stanza mentre entrambi si
fissavano
-Pulisciti la
bocca – prima che lo faccia io nel mio delirio di personalità, avrebbe voluto
aggiungere, ma per fortuna il suo cervello funzionava ancora (in parte).
-Meglio? –
domandò lei piazzandosi praticamente di fronte, lui deglutì.
Trattieniti
Draco.
Trattieniti.
È
solo una sporca mezzosangue, disse la sua mente.
Ma
se fa così me ne infischio che sia mezzosangue,
ribatté la parte meno frenata.
Conta
fino a duemila e torna indietro.
Merda,
non ce la faccio, che numero c’è dopo il 4?
-Malfoy, sei
strano stasera – disse candidamente lei, trattenendosi a stento dal posargli
una mano sulla fronte per sentirgli la temperatura.
E
che cazzo, ma se si avvicina ancora un po’…
Respira,
Draco, respira. Si disse.
Su,
è facile, inspira, espira…
Merda,
però…
Si
sporse di un centimetro, forse due, la guardò fissa negli occhi e, per una
volta, quelli di lui non trasmettevano scherno e derisione e… le baciò la punta
del naso.
Hermione
si ritrasse qualche metro portandosi le mani a coppa intorno al viso e
osservandolo con occhi sgranati.
Per
un istante Draco riuscì a scorgere delle minuscole pagliuzze dorate brillare
nei suoi occhi ambrati.
-Consideralo un
ringraziamento per la cioccolata – disse alzandosi in piedi – era davvero buona
– e si allontanò.
Se
non fosse stato Draco Malfoy sarebbe corso via.
E
perché era arrossito?
Draco
Malfoy non arrossisce.
Nessun
Malfoy arrossisce.
Non
era da lui.
Lui
non baciava le mezzosangue.
Lui
non baciava le ragazze sul naso.
Lui
le baciava e basta, senza tante fisime mentali come si era fatto quella sera.
Aveva
baciato sul naso una mezzosangue che indossava un pigiama a pecore!
Quale
strana creatura si era impossessata del suo corpo quella sera, facendogli
compiere quelle azioni assurde, facendolo sentire così strano. Facendogli fare
certi pensieri.
Grazie
al cielo la parte pensante del suo cervello aveva ripreso a funzionare appena
in tempo per formulare una motivazione plausibile, anche se decisamente fuori dalle sue normali spiegazioni.
No,
decisamente quella sera non era in lui. Draco Malfoy non deve spiegazioni a
nessuno.
Draco
Malfoy non si giustifica con nessuno.
Non
si giustificava davanti ai suoi genitori, perché avrebbe dovuto farlo davanti
ad una babbanofila del cazzo
come la Granger?
Blaise.
Dov’era
Blaise?
Doveva
IMMEDIATAMENTE parlare con lui.
E
non importa se sono le quattro del mattino. Gli amici si vedono nel momento del
bisogno. Uno con una crisi d’identità ha proprio bisogno del suo migliore
amico, in modo da tornare in sé al più presto e riprendere l’uso delle facoltà
mentali in maniera corretta.
Hermione
lo guardò allontanarsi a passo spedito e oltrepassare l’arco della porta.
Sembrava
confuso. Si disse.
Sembrava
strano.
L’aveva
baciata.
No,
errato.
Le
aveva baciato il naso.
Perché?
Per
ringraziarti della cioccolata. Disse una parte di lei.
Draco
Malfoy non ringrazia. Rispose l’altra.
Magari
gli era piaciuta molto.
Non
è da lui. Continuò una delle due.
Era
strano quella notte.
Sembrava
un altro.
Draco
Malfoy è Draco Malfoy. Puntualizzò la sua mente analitica.
Draco
Malfoy è tante persone. Ribatté.
Draco
Malfoy, non bacia le mezzosangue. Constatazione inoppugnabile.
Però
non l’aveva baciata, le aveva appena sfiorato il naso con le labbra.
Profumava
di tempesta.
Che
odore ha la tempesta?
Di
Natura, di elettricità, di pioggia, di violenza.
Ha
gli occhi color della tempesta.
Odora
di tempesta.
Draco
Malfoy le ha baciato il naso per ringraziarla e poi è andato via.
Si
sarà vergognato.
Un
Malfoy non si vergogna di niente. Continuarono a battibeccare
le due parti del suo cervello.
Forse
non voleva farlo.
Però
l’ha fatto.
È
stato tenero.
È
stato dolce.
È
stato strano.
Perché
mi ha parlato?
Per
ringraziarti.
Lui
non mi deve spiegazioni. Lui non ne deve a nessuno.
Però
te le ha date.
È
stato un bel gesto.
Draco
Malfoy è tante persone.
Non
m’importa quale di queste era stasera, Draco Malfoy è anche una persona capace
di gesti molto semplici e molto dolci.
Riavendosi
dai suoi pensieri, che le ricordavano anche troppo l’ultima puntata di
Evangelion, Hermione raccattò il pile dalla seggiola,
vi si avvolse e tornò in fretta in camera. Aveva sonno. E sperava che i suoi
sogni fossero tranquilli, l’indomani, tanto, poteva dormire fino a tardi.
-Malfoy, cosa
ci fai in giro per i corridoi?!
Non
era la voce della mezzosangue, decise il biondo voltandosi.
Era
quell’idiota di Finnigan che lo stava raggiungendo
quasi correndo.
Fai
un bel respiro, Draco, e torna te stesso.
-Finnigan, alla buon’ora… -
lo canzonò sprezzante la serpe – se fosse per te potrebbe andare a fuoco la scuola
Il
grifondoro lo guardò perplesso
-No, dico, cosa
stavi facendo, dormivi? – lo incalzò – non hai sentito tutti quei rumori
provenire dal pianterreno? Sei un emerito imbecille!
-Rumori? –
chiese Seamus osservandolo perplesso
-Già, rumori, e
adesso sturati le orecchie e torna di ronda, mi sono dovuto alzare perfino io!
– il che, ipoteticamente, implicava che si erano alzati tutti, anche se non
c’era traccia di altre persone in giro, a parte la mezzosangue che, di sicuro,
era tornata in camera controllando tutti gli angoli nel giro di un chilometro.
-Ah – disse il
compagno di Harry – beh, vado a controllare. – e si allontanò, mentre l’altro
ospite del corridoio lo guardava sparire nei meandri della scuola.
Sei
di nuovo in te? Chiese a se stesso il biondo, ma non seppe darsi una risposta e
tornò in camera alla ricerca di Blaise.
***
-Cazzo, svegliati! – gridò il Principe delle serpi
all’indirizzo del Prefetto, altrimenti detto suo migliore amico
Zabini aprì lentamente prima un occhio e poi l’altro, trovandosi un
agitato Draco Malfoy piazzato nella sua stanza che stava facendo casino quanto i
diavoli dell’inferno.
L’orologio
d’argento della sua famiglia stava posato sul comodino e segnava le quatto e dieci del mattino.
Che
ci faceva Malfoy in piedi alle quattro del mattino?
-Dobbiamo
parlare – scandì il Caposcuola all’indirizzo dell’altro che si alzò a sedere e
scostò le lenzuola
-Proprio
adesso? – chiese, speranzoso di tornarsene sotto le
coperte
-Immediatamente
– Blaise sospirò e si strofinò gli occhi cercando di
racimolare un minimo di cervello che non fosse addormentato. Invidiò Aurora
della Bella Addormentata che aveva potuto dormire tranquilla e indisturbata per
cento anni finché il principe non l’aveva svegliata.
-Che cosa succede
Dra? – domandò calandosi nella parte dello psicologo,
se l’aveva svegliato a quell’ora doveva essere qualcosa di grave.
-Ho una crisi
di personalità
Zabini lo guardò perplesso, inarcando le sopracciglia e sbattendo più
volte gli occhi.
-Che cosa
significa? – chiese, non capendo cosa intendesse
-Non mi
comporto da Draco Malfoy – tombola, aveva fatto qualche follia, si disse il moro
-Non ricordavo
che ci fosse un codice di comportamento per Draco
Malfoy
-Non scherzare,
è una cosa seria – disse lapidario l’altro e il moro accese tutte le abat-jour
della stanza
-Va bene. Hai
fatto una follia. Che è successo? – Malfoy rimase spiazzato. Merda. Dirglielo
era peggio di quanto credesse.
-Giurami che
quel che ti dico rimarrà tra te e me.
-Non giuro Dra, lo sai che non lo faccio.
-Allora
promettilo, è maledettamente importante. – Zabini
annuì
-Prometto –
disse solenne facendo un segno con la mano
-Ho baciato la
mezzosangue. – ecco. Aveva sputato il rospo. Non era stato TANTO difficile…
-Tu cosa?
Perché non me l’hai detto questo pomeriggio?
-Perché non è
successo questo pomeriggio. È successo poco fa
-Non ci sarai
andato a letto, spero… - nell’indice di problematica che poteva rappresentare,
un bacio, per Draco Malfoy, era molto peggio di andare a letto con una ragazza.
Sbattute se le era sbattute quasi tutte… baciate ben
poche, lo considerava un gesto troppo intimo da dividere con gente di cui non
gliene fregava davvero un cazzo. Probabilmente se gli
avessero imposto di sposare una che non gli andava avrebbe passato la vita
senza baciarla. E non se ne sarebbe fatto problema. Doveva essere davvero molto
COINVOLTO con la mezzosangue se l’aveva baciata. E lei che aveva fatto?
-No! Solo un
bacio… - Blaise sospirò, quasi certamente Hermione
Granger non aveva tutte quelle ossessioni di Draco sui baci e sull’andare a
letto con le persone. Nella sua mente probabilmente la scaletta era nell’ordine
corretto.
-Che ci facevi
poco fa in giro? – domandò perplesso il Prefetto controllando ancora l’orologio
e scuotendo la testa, soffocando uno sbadiglio
-Non riuscivo a
dormire e così sono andato a farmi un giro per i corridoi…
-Certo, lo
fanno tutti… - il tono era leggermente ironico
-E lei stava
andando in cucina e quando l’ho vista aggirarsi furtiva per la scuola l’ho
seguita.
-Considerati
fortunato che non ti abbia lanciato uno schiantesimo
prendendoti per un maniaco o qualcosa del genere
-Ma va! Non si
è accorta di me finché non è entrata e non ha cominciato a trafficare.
-Hermione
spaccia droga? – chiese esterrefatto Zabini sgranando
gli occhi e scrutando il suo migliore amico
-Ma che hai
capito, trafficare con quella roba che c’è in cucina…
-Ah… - da una
parte era sollevato, non ce la vedeva la Granger a fare la
pusher, dall’altra però era intrigante l’idea di mettere su un commercio
assieme alla miglior studentessa della scuola.
-Mi ha offerto
la cioccolata calda… - continuò Draco con il tono da Piccole Donne alla festa
di Natale
-Quella roba babbana buonissima? – progressista come sempre…
-Già…
-Ma lei che ci
faceva in giro per i corridoi?
-Non dormiva ed
è andata a farsi una cioccolata, dice che lo fa al posto del latte…
-Ma se la
cioccolata è un eccitante… - rifletté perplesso il moro dagli occhi blu
-Tu non sai
quanto – sospirò Draco
-E poi che è
successo? Quando vi siete baciati? – Malfoy lo guardò male
-Le ho detto
che aveva i baffi e lei si è pulita, poi però si è
piazzata davanti a me e mentre mi guardava negli occhi mi ha chiesto se era
ancora sporca… … e le ho dato un bacio sul naso
-Tu COSA?!?! No, aspetta, probabilmente dormivo
quando hanno suonato le trombe del Giudizio
-È quello che
penso anche io… - a sentire Malfoy così fuori di sé per una sciocchezzuola del
genere c’era davvero da preoccuparsi…
-E poi l’hai
baciata?
-Ti ho detto
che l’ho baciata sul naso! – ok, eravamo sull’orlo
del precipizio e abbiamo fatto un passo avanti.
-E poi che hai
fatto?
-Ho detto
qualcosa e me ne sono andato
-Se non altro
hai salvato le apparenze…
-Blaise, perché l’ho fatto? – Zabini
lo fissò
-Scusa, ma io
che ne so?
-Giusto… però
potresti aiutarmi…
-Senti Dra, datti una calmata, non è successo niente…
-E tu me lo
chiami niente? – sbraitò il biondo – lascia che ti faccia presente
tre semplici cose: io non bacio le mezzosangue.Io non bacio Hermione Granger e, soprattutto,
io non bacio la gente sul naso! – ecco, quello era il carattere originale di
Draco Malfoy.
-Adesso ti
riconosco… - disse sereno Zabini – beh, Hermione tira
fuori il lato migliore della gente…
L’altro
lo guardò malissimo
-Io non ho un
“lato migliore” del carattere
-Però riesce
comunque a mandarti il cervello a fare una passeggiata…
-Questa cosa
non mi piace…
-Non piace a nessuno però… - l’altro lo guardò malissimo. D’accordo,
ancora una parola e sarebbe finito a far compagnia al Barone Sanguinario e a Nick-quasi-senza-tesa, oppure a quel fantasma del bagno
delle ragazze di cui si palava tanto… se almeno fosse stata
carina… - senti Dra, non darci peso, non hai fatto
qualcosa di così terribile, cosa penserebbe lei se l’avessi baciata davvero? –
il biondo sbiancò
-E adesso cosa
penserà? – reazione strana da parte di Draco Malfoy. Un Malfoy non si
preoccupava mai di quello che potevano pensare gli altri di lui.
-Boh, le donne sono strane, forse penserà che eri strano, ma che l’hai fatto davvero per
ringraziarla… non così è stupida da partire per Saturno per una cosa del genere
Malfoy
annuì, accettando finalmente le spiegazioni dell’amico e decidendo che era
giunta l’ora di tornarsene a dormire.
-Senti Dra – lo fermò l’altro mentre
stava per aprire la porta – ma io non ho capito se ci vuoi andare a letto o no
con Hermione… - e si mise a ridere, ecco il modo per far far
arrabbiare il Principe delle Serpi. Il biondo, scazzato,
gli lanciò un cuscino che stava sulla poltrona.
Prima
di girare la maniglia ghignò all’indirizzo del moro che stava ancora
combattendo contro l’ilarità.
-Io sono Draco
Malfoy – disse semplicemente e uscì.
-Peccato che
adesso io abbia perso tutto il sonno – disse Zabini a se stesso quando la porta fu richiusa.
-
***
Inutile
dire che la mattina seguente alla lezione di Raimond
c’erano metà degli studenti.
Spazio Autrice: e beh, spero che, giunti a questo punto, non
vogliate ammazzarmi… io avevo avvertito che sarebbe successo qualcosa che non
avreste immaginato… Va bene, va bene, forse mi sto lasciando un po’
trasportare, ma non vedo l’ora che la storia entri sul serio nel vivo!
Scusatemi,
mi rendo conto che Draco mi sta finendo un po’ OC, spero che vi piaccia
comunque…
Ringrazio
tutti quelli che mi hanno aggiunta alla loro lista dei preferiti, grazie mille,
è una cosa a cui tengo molto, se non avessero inventato
la lista dei preferiti, dovrebbero farlo e già così ogni tanto mi perdo
qualcosa… :-P
Adesso
passiamo anche a ringraziare quelli che mi hanno lasciato una recensione
Shavanna: già, è vero, o si tratta di portarsele a
letto, o Malfoy è un orso bruno, ma metti che volesse
anche un po’ vendicarsi della mezzosangue dicendole quelle cose… eppoi rispetto
a quel che le grida di solito, sono quasi delle finezze! Ovviamente però in
questo capitolo si può dire che abbia rimediato… ciao!
Giorgia_Malfoy: sono contenta che ti sia piaciuta, ecco qui
il nuovo capitolo, mi auguro che ti piaccia anche questo, ciao!
8marta8: confesso che la paura di Herm
è anche la mia e i miei amici sono terribili, fosse per loro dovrei vivere in
mezzo ai serpenti solo per farmela passare (se se,
aspettate e continuate a sperare), ma ammetto che anche i ragni non mi fanno un
bell’effetto… ^^ Lo sgattaiolamento
notturno, come vedi, ha prodotto i suoi frutti, ihihih,
spero che ti sia piaciuto anche questo cap, ciao!
ImAya: sono molto felice che la storia ti piaccia
e mi auguro che anche questo cappy sia di tuo
gradimento… grazie mille per i compliment ^//^
Premessa: allora… finalmente la storia comincia a smuoversi un po’
Premessa:
allora… finalmente la
storia comincia a smuoversi un po’. Nel cap precedente ho fatto succedere
qualcosa, anche se so che la metà della gente che ha letto mi vuole trucidare perché
avrei dovuto far accadere qualcosa di un po’ più significativo, ma il mio
povero Draco era già finito sufficientemente OC e non volevo aggravare la
situazione sennò poi non avrei saputo come ripescarlo dal vortice della
disperazione dove si sarebbe cacciato…
Questo
capitolo è un po’ un cap di passaggio, non voglio svelarvi niente, spero che vi
piaccia come i precedenti.
Ciao!
Nyssa
***
-Mezzosangue, che cazzo stai facendo con
quella maledetta foglia di plutonia?
Hermione
si destò dal suo lavoro
-Perché? La stavo aggiungendo alla pozione… -
si giustificò lei osservando prima il biondo che fumava come un camino nel
bagno di Mirtilla e poi la foglia che teneva in mano
-Se continui ad essere così imprecisa nelle
dosi, Piton non ti darà mai E!
– lei sbuffò
-Credevo che ce ne andassero messi 5 mg
-Infatti, 5, non 5.10
-La mia bilancia segnava 5 preciso
-Bene, quelli lo vedo a occhio che sono 5.10
-E tu aggiungi sempre gli ingredienti a
occhio? – domandò sarcastica lei
-Evidentemente vale più della
tua cazzo di bilancia… - ghignò lui portandosi la sigaretta alle labbra
e inspirando tranquillo
Hermione
allontanò il foglietto dove aveva macinato i 5 (o 5.10) grammi di plutonia, una
foglia che serviva per preparare una pozione che Piton aveva assegnato come
compito per quel venerdì e veniva utilizzata nelle
pozioni acide.
-Forza, prof, fammi vedere quanto sono 5
milligrammi precisi di plutonia
Draco
la guardò male, soprattutto perché quella richiesta implicava che si spostasse
di qualche metro dalla sua attuale sistemazione, comodamente appoggiato al muro
e alle borse.
Erano
nel bagno di Mirtilla e la proprietaria se ne stava beata seduta sopra un
lavandino ad osservare i due occupanti, sorridendo.
Tutto
da quando Malfoy e la Granger avevano cominciato a frequentare quel luogo per
preparare le loro pozioni perché avevano bisogno di un posto dove dare libero
sfogo alla loro frustrazione, ovvero, tradotto in linguaggio comune, di
insultarsi a piacimento senza doversi curare di gente che stava lavorando,
orecchie troppo sensibili e sguardi seccati.
Per
non parlare del loro accordo, che prevedeva che lui l’aiutasse con le pozioni e
lei con Trasfigurazione. Anche se Hermione trovava di essere decisamente meno
rompiscatole di quanto era Malfoy con le sue piccolezze di Pozioni, come, ad
esempio, quei 5 (o 5.10) mg.
Il
patto che avevano stipulato procedeva bene.
Il
lunedì e il mercoledì si vedevano per studiare Trasfigurazione e Babbanologia,
mentre il venerdì avevano Pozioni.
Grazie
al cielo Piton, nella sua infinita magnanimità, assegnava tonnellate di compiti
da consegnare da una lezione all’altra, ma le pozioni erano rigorosamente da
preparare nel week-end.
Qualcuno
sospettava che lo facesse appositamente per
costringere i suoi studenti a lavorare anche quando avrebbero voluto riposare
perché la domenica mattina alle otto c’erano occasioni in cui si vedevano
studenti di grifonoro (e, anche se più raramente) di serpeverde, che si
aggiravano per i sotterranei o nelle sale comuni alla ricerca di un posto dove
riuscire a preparare la loro detestata pozione.
Mirtilla
era molto contenta che i due studenti venissero nel suo rifugio privato, più
che altro perché, con Malfoy tra i piedi poteva ampliare costantemente il suo
repertorio di pettegolezzi e, cosa ancora più grave, peggiorare il suo
linguaggio, per il quale Harry aveva già dato il suo valido contributo.
Ogni
volta che Hermione la incontrava pensava che fosse il
caso che si facesse dare qualche lezione da un buon insegnante di dizione,
c’erano parole che non sarebbero dovute appartenere al linguaggio di una
signorina, soprattutto se la signorina veniva dagli anni ’40.
-Mezzosangue, stammi a sentire! – sbraitò
Malfoy prendendole di mano il foglietto e poi anche un pennellino, spolverò
parte della plutonia nella pozione, lasciandone indietro un piccolo
quantitativo – questi sono 5 mg precisi – spiegò perentorio – tutto il resto è merda
Hermione
sollevò gli occhi al cielo, non ce la faceva proprio a formulare una frase
senza infilarci dentro almeno una o due parolacce. Grazie al cielo non
bestemmiava…
-Va bene Malfoy, farò finta che fossero 5 mg
-Fai finta un cazzo – disse lui agitando le
braccia – vedi un po’ di fare quello che ti dico così non ci scassiamo le balle
né io né tu.
-Ma tesoro, cosa dici… - disse cattiva – io
mi diverto un mondo a passare i miei pomeriggi assieme a te al posto che
ripassare Rune Antiche per i M.A.G.O.
-Spiritosa, non è il caso che tu me la faccia cadere da così in alto – s’indispettì lui – guarda
che ottieni qualcosa anche tu!
-Sì, i tuoi insulti e un bel mal di testa –
berciò lei rischiando di mandare a gambe all’aria il piccolo paiolo dove
stavano facendo bollire il loro compito
-E vedi anche di fare attenzione con quella
pozione, non ho voglia di passare un altro pomeriggio assieme a te in questo scantinato
-Saranno belli quelli di serpeverde di scantinati
-Ehi, sotterranei – disse lui arrabbiato –
sotterranei, non scantinati
-Oh scusa… - fece tutta gentile lei provando
la forte tentazione di fracassagli la testa con la sua amata pozione. E pensare
che doveva anche sopportarlo perché era l’unica strada che aveva per prendere E
di Pozioni… se almeno Harry, al posto di essere bravo a quidditch lo fosse
stato in Pozioni non sarebbe stata una cattiva idea. Ron invece non aveva
assolutamente nessuna abilità, né a quidditch (sempre sarà ricordata la storia di quando è entrato in squadra e la gente gridava che era il
loro re) né in Pozioni, e per di più sembrava negato per ogni materia
scolastica che era studiata a Hogwarts, da Storia della Magia a Cura delle
creature magiche (e dire che Hagrid lo aiutava pure), per non parlare di
Incantesimi, dove faceva un disastro dietro l’altro e ovviamente anche
Trasfigurazione era nella lista, anche bella in alto, la McGranitt era disperata.
Grazie al cielo, con tutti i casini che Harry e Ron facevano e poi risolvevano
facendoli passare per grandi salvataggi, i prof erano costretti ad assegnare
loro qualche punto extra. Insomma: erano delle amebe inutili. Senza contare il brillante Neville, l’eccelso Finnigan e l’immenso Thomas,
una sfilza di Desolante e Troll dietro l’altra.
Mirtilla,
dall’alto della sua postazione, se la rideva della scena, aveva una vera
venerazione per Malfoy, ma parteggiava inevitabilmente per Hermione
-Tu stai zitta, befana! – l’aggredì Malfoy
che si accese un’altra sigaretta in attesa che fosse
il momento di aggiungere un altro ingrediente.
All’inizio
se la prendeva per quegli insulti, ma dopo aver scoperto che quello era il modo
comune con cui Malfoy si rivolgeva al resto del Creato, per quanto avesse
voglia di andarsene, rimaneva, il dopo era sempre divertente, anche perché la
serpe bionda e l’orgogliosa grifondoro non facevano altro che litigare.
E
ovviamente tutti e due non avevano più fatto accenni a quanto accaduto quella
notte nelle cucine.
Draco
Malfoy, per esempio, non aveva alcuna intenzione di rinvangare per primo quella storia e stava cercando di seppellirla
sotto montagne di formule magiche e altre cose un po’ meno importanti, anche se
il costante sorrisetto di Blaise quando lo vedeva insultarsi con la Granger gli
ricordava sempre che cosa era successo e quel ricordo quasi umiliante, per uno
come lui, tornava prepotente alla superficie come una talpa.
Hermione,
dal canto suo, non sapeva assolutamente che pensare della cosa, che Malfoy
fosse strano, quella non era una novità, ma strano
fino a quel punto era davvero STRANO. Nonostante questo, aveva un bel ricordo
di quello che era successo, di una nottata trascorsa in tranquillità al biondo
Principe Slytherin senza tirare fuori i peggiori insulti che conoscessero e le
cattiverie peggiori da dirsi, tranquilli e rilassati a bere cioccolata calda e
a far finta di chiacchierare. E non voleva rovinarlo
parlandone perché, ne era sicura, Malfoy avrebbe sicuramente detto qualcosa che
avrebbe distrutto quel piccolo attimo di pace tra loro, ad esempio avrebbe
detto che aveva finto, che era stata tutta una stupidaggine, per passare poi a
cose peggiori, così, finché lui non ne avesse parlato, lei non vi avrebbe fatto
cenno.
E
così avevano ripreso la solita routine, tra compiti e lezioni, mezzi insulti e
mezzi sguardi.
*
* *
Erano
le tre e mezza del pomeriggio.
Il
tempo era stato assai strano, fino a mezz’ora prima splendeva un bel sole,
mentre ora il cielo era grigio e coperto di nuvoloni che scaricavano altra
pioggia sulla scuola di magia di Hogwarts.
Il
campionato era stato rimandato svariate volte, un po’ perché c’erano giorni in
cui il vento soffiava a 100
km/h e la cosa non aiutava certo a volare, un po’ perché
per due domeniche aveva diluviato, un po’ che per una domenica Grifondoro e
Serpeverde erano stati costretti ad una punizione di classe dopo che Madama
Bumb aveva trovato le palle truccate.
Insomma,
mancava poco a novembre e le uniche partite giocate erano state una
Corvonero-Tassorosso amichevole terminata con un 200 a 0 per i Corvi.
Draco
Malfoy se ne stava seduto nel bagno di Mirtilla mentre
l’occhialuto fantasma lo fissava curiosa mentre fumava.
Hermione
era in ritardo.
Era
strano.
La
Granger non era mai in ritardo.
Nessuno
dei due occupanti della stanza, comunque, sembrava eccessivamente preoccupato
della cosa.
Ora
che ci pensava, si disse il biondo allungando le gambe di fronte a sé, non
aveva mai visto la mezzosangue su una scopa. Vagò nella sua mente alla ricerca
di qualche episodio, ma non ne trovò.
Hermione
entrò trafelata dalla porta e si diresse rapidamente verso uno dei bagni con
separé di fronte al lavandino dove stava Mirtilla senza guardarsi attorno.
-Granger – desse con
tono un po’ arrabbiato Malfoy alzandosi in piedi – ti sembra questa l’ora di
arrivare? – da quando Hermione gli aveva fatto quello scherzetto alla prima
lezione era diventato molto fiscale sugli orari.
Hermione
non lo degnò di uno sguardo e fece per chiudere la porta alle sue spalle, a
Malfoy parve che tremasse.
Però
essere ignorato a quel modo era frustrante, così fermò la porta appena in tempo
prima che lei la sigillasse con un incantesimo.
La
Granger dava la schiena alla porta e aveva le spalle leggermente scosse da un
tremito.
Che
le era successo? Hermione Granger non piange mai! E lei stava sicuramente
piangendo, non si era sbagliato…
Era
riuscito a farla piangere solo al secondo anno, quando l’aveva chiamata
“mezzosangue” per la prima volta.
E
la seconda che aveva provato a dirle qualcosa di altrettanto cattivo si era
beccato un pugno sul naso.
Non
aveva più mostrato segni di debolezza, quantomeno, non davanti a lui e
sicuramente neppure di fronte alla Donnola e a Potter, altrimenti quei due
sarebbero corsi a chiedere vendetta lancia in resta.
-Che cazzo succede? – disse poco gentilmente
aspettando che lei si girasse e lo insultasse come faceva di solito, oppure
cominciasse a giustificarsi.
Lei
rimase voltata singhiozzando.
Afferrandola
di malagrazia per un polso la voltò a forza verso di sé.
L’immagine
che si presentò ai suoi occhi lo atterrì.
Non
aveva mai visto piangere una ragazza a quel modo, così triste e sola…
…
e veder piangere proprio LEI a quel modo era una cosa che lasciava senza
parole.
Che
le era successo per conciarla in quello stato?
I
capelli erano tutti arruffati e aggrovigliati, gli occhi rossi, le guance
accaldate e rigate di lacrime che correvano veloci andando ad infrangersi sul
nero della divisa e chiazzandola di piccole macchie più scure.
Lei
singhiozzò, e, sebbene non fosse da Malfoy, Draco si sentì stringere il cuore
per lei, domandandosi se fosse il caso di dire qualcosa.
Ma
dalla sua bocca non uscì parola, mentre la sua mente continuava a pensare chi
poteva essere quello stronzo che aveva osato farla piangere a quel modo.
Un
barlume di quello che aveva sentito una sera lontana
di quasi un mese prima e che aveva continuato a voler cancellare, tornò a farsi
vivo nella sua mente mentre si voltava sconcertato.
Si
era sempre vantato del suo coraggio, ma in una situazione come quella non
riusciva neppure a trovare quello necessario a guardarla in faccia; una faccia così
diversa da quella con cui di solito gli si presentava, con cui litigava e con
cui si accapigliava.
Che
fosse maledetto chiunque gli aveva provocato quello.
A
lei.
E
a lui. Che non riusciva neppure ad avvicinare tanto la mano da stringerle le
spalle, che non riusciva a proferir verbo per placare quella tristezza che dal
cuore arrivava agli occhi, occhi lucidi e lontani, diversi da quelli vivi e
fiammeggianti che lo fronteggiavano senza codardia nei loro innumerevoli
diverbi.
Maledetto.
Hermione
si premette le mani sugli occhi, senza riuscire ad arrestare il fiume di
lacrime che minacciava di sgorgare, si bagnò i polsi e la camicia bianca,
mentre il pianto andava a frantumarsi persino sul suo prezioso volume di
Incantesimi.
Che
stava succedendo?
Lui
non capiva. Non la capiva e non capiva se stesso.
-Ti prego – disse lei cercando di non
singhiozzare – ti prego, se arrivano Harry o Ron dì loro che non sono qui.
Sorpreso
da quella richiesta, Malfoy mollò un secondo la porta, lei ne approfittò subito
e la chiuse con uno scatto, pronunciando un incantesimo al di là del legno.
E
mentre lui guardava interrogativamente la lastra scura ferma davanti ai suoi
occhi, sentì dei passi avvicinarsi quasi correndo.
Pensa,
Draco, pensa. Questi sono sicuramente Sfregiato e la Donnola.
Ormai,
con l’esperienza di anni, avrebbe saputo riconoscere i loro passi per tutta la
scuola.
Si
sedette sul pavimento e accese un’altra sigaretta (se continuava così sarebbe
morto di cancro ai polmoni prima dei trent’anni, ma la Granger sembrava
talmente scioccata… che cosa poteva essere il sacrificio della sua giovane vita
in confronto?).
Harry
Potter in persona si affacciò alla porta osservando dentro.
Un
paiolo bolliva su un bunsen mentre il Principe delle
Serpi se ne stava stravaccato a terra a gambe larghe fumando beatamente.
Era
difficile credere che Hermione fosse entrata proprio lì, ma, anche se portava gli occhiali, avrebbe potuto giurare che aveva
voltato quell’angolo poco prima.
Ronald
Weasley si affacciò a sua volta alla porta. Indossava solo i
jeans e niente maglietta, i capelli spettinati e gli occhi colmi di panico.
-Malfoy – disse Harry acquisendo
istantaneamente la sua aria da scazzato con la quale
in genere si rivolgeva al biondo
-Sfregiato… - disse il Caposcuola di
Serpeverde chinando leggermente il capo in segno di saluto e continuando a
fumare ghignando sadicamente – Weasley – disse inarcando le sopracciglia e
facendo atto di aver preso nota della sua tenuta – ma che bel completino –
frecciò sarcastico
Ron
arrossì tanto da confondere il colorito della faccia con quello dei capelli.
-Cos’è, ti hanno trovato con una puttana alle
tre del pomeriggio?
Harry
fece segno di trattenere l’amico mentre avanzava di
qualche passo e si avvicinava alla serpe bionda che sembrava completamente
rilassata.
-Hermione è qui? – chiese il grifondoro
perentorio sollevando il mento, Malfoy sorrise, dopodiché si alzò in piedi a
sua volta e gli soffiò il fumo in faccia, il bambino sopravvissuto sventolò la
mano davanti agli occhi e attese che il biondo rispondesse
mentre il rosso lo raggiungeva.
-No – disse con noncuranza Malfoy e si
domandò perché stesse coprendo la mezzosangue. Che cazzo aveva combinato per avere
alle costole Potty e Weasel in quello stato? Che cazzo stava facendo lui? Che
cazzo volevano quei due?
-Non contare balle – rispose arrabbiato
Potter facendosi più vicino e fronteggiando il suo avversario di sempre – l’ho
vista entrare qui dentro pochi minuti fa
-Beh, non a caso porti gli occhiali – sibilò
Draco Malfoy sempre sorridendo con il suo ghigno made-in-malfoy
– anche se temo che i tuoi problemi più grandi stiano nella testa… -
concluse arricciando il naso aristocratico
-Malfoy, non so perché la copri, ma l’ho
sentita singhiozzare poco fa, DEVE per forza essere qui. – questo era il rosso
che si faceva largo nel bagno e guardava attorno alla ricerca di un indizio
della presenza della sua compagna
-Bella gente avete al grinfondoro, un cieco,
un sordo, che menomazione può avere a questo punto la mezzosangue?
-Non chiamarla mezzosangue! – scandì Ron
digrignando i denti
Hermione
trattenne il respiro, se l’avessero trovata solo
perché stava piangendo come una bambina non se lo sarebbe mai perdonato. MAI.
Soprattutto dato che Draco Malfoy in persona la stava aiutando.
Il
Principe delle Serpi rimase un instante in silenzio, poi riprese la sua
consueta aria strafottente e parlò
-E ovviamente voi due messi assieme siete
troppo intelligenti per pensare che a piangere fosse
Mirtilla Malcontenta
I
due ragazzi si guardarono spaesati attorno, riconoscendo da muri e piastrelle
il bagno di Mirtilla.
Come
a dare credito alla cosa, il fantasma sbucò da uno dei lavandini, mostrando una
perfetta imitazione della faccia sconsolata che aveva ai tempi che Harry, Ron
ed Hermione l’avevano conosciuta.
Era
un vero peccato che lo Sfregiato e Pel di Carota non l’avessero frequentata in
quegli ultimi tempi, perché, da quando Hermione aveva cominciato a farle
visita, e da quando aveva cominciato a portare con sé anche il biondo principe
degli Slytherin, l’umore della vittima della Camera era decisamente migliorato.
-Harry! – disse Mirtilla sembrando quasi
offesa – è una vita che non vieni più a trovarmi,
perché ti sei più fatto vedere?
E
gli si lanciò contro passandolo da parte a parte e facendo quasi gridare il
rosso per lo spavento. Ragni e fantasmi non erano mai stati il suo forte.
-Mi… mi dispiace – balbettò il bambino
sopravvissuto sistemandosi nervosamente gli occhiali – dimmi, Mirtilla, eri tu
prima a piangere?
Mirtilla
sorrise.
-Ma certo! Chi vuoi che venga a trovare la
povera Mirtilla Malcontenta? – domandò lei mentendo
spudoratamente visto che ogni studentessa con crisi depressiva aveva fatto
almeno una visitina al bagno maledetto – una volta venivi spesso… - continuò
lei facendo segno di tormentargli un inesistente bottone della casacca scura –
ma da quando avete aperto quella stupida Camera non viene più nessuno… ogni
tanto viene questa serpe… ma nessuno è come te, Harry!
– annuì con enfasi trapassandolo ancora una volta.
-Gra… grazie – disse il moro arrossendo –
vedrai che da adesso ti farò visita più spesso… -
Malfoy rise del suo imbarazzo
-Guarda che ci conto – disse lei
Ron,
nel frattempo, sembrava piuttosto a disagio dal fatto di trovarsi nella stanza
di accesso alla fantomatica Camera dei Segreti. A ricordare quell’esperienza
non stava per niente bene, senza contare che avevano quasi ammazzato Ginny in
quell’occasione.
-Harry andiamo, tanto qui Hermione non c’è… -
spiegò all’altro allontanandosi verso la porta.
Harry
Potter si avvicinò ancora a Malfoy fino a mettergli una mano sulla spalla e
guardandolo fisso negli occhi. Ron gli faceva segno di andare.
Il
biondo osservò interrogativamente la mano posata sulla sua spalla e fece un
altro tiro alla sigaretta.
-So che Hermione è qui – sussurrò al biondo –
forse sarò cieco, ma non del tutto stupido, tuttavia per il momento è meglio
che io, e soprattutto Ron, non la troviamo, farò in modo di non averla vista.
Ti ringrazio per quello che stai facendo per lei, anche se non ne comprendo le
motivazioni – aggiunse il ragazzo dagli occhi verdi scrutando in quelli color
del cielo della serpe – ma ricorda, se le farai del
male ti ucciderò!
-Che paura, Potty – lo canzonò Malfoy, Harry
rise e strinse gli occhi, poi si allontanò all’inseguimento di Ron.
Al
grifondoro erano tutti pazzi, decise guardando Mirtilla e facendole un cenno
che, nel linguaggio di Malfoy poteva essere inteso come “ben fatto”.
Il
fantasma volò via e ridiscese all’interno del lavandino.
E
adesso veniva la terza matta di quella combriccola.
Weasley
e Potter erano fuori come dei poggioli, ma anche la Granger che, in generale,
sembrava abbastanza sana di mente, se si escludeva il suo incondizionato amore
per lo studio, era il colmo…!
-Alohomora! – pronunciò all’indirizzo del pomello della porta e quella si
aprì all’istante. Era curioso che la mezzosangue non avesse utilizzato un
incantesimo più potente.
Lei
se ne stava lì, rannicchiata sul gabinetto, con le ginocchia strette al mento e
le guance ancora bagnate di lacrime, la sua roba abbandonata per terra in un
disordine che non era da lei.
Prese
i suoi libri e li impilò ordinatamente, poi, prendendola di peso, la portò di
fronte al paiolo dove prima stava seduto lui, la depose sul pavimento e si
sedette accanto a lei. Trasportarla da sveglia era stato decisamente meno
faticoso di quando la McGranitt l’aveva costretto a
metterla seduta. Almeno questa volta un po’ aveva collaborato.
Accendendo
quella che, decise, doveva essere l’ultima sigaretta per quella giornata, si
mise a fumare senza fare domande.
Voleva
una spiegazione, ma non se la sentiva di forzarla in quel momento.
Un
conto era essere la causa del suo pianto e averlo cercato deliberatamente,
un’altra era proteggerla e nasconderla quando l’aveva vista in quello stato.
Sembrava davvero piccola e fragile, mentre sapeva bene che non lo era.
Se
ne stava con le braccia appoggiate sulle ginocchia e la testa nascosta sotto di
esse, coperta da una cascata di capelli bruni con
riflessi ambrati.
Chi
l’avrebbe mai detto, sospirò Malfoy, che dopo aver desiderato di vederla
piangere così tante volte durante i loro scontri, adesso sentisse
il bisogno di confortarla.
No.
Non
doveva succedere di nuovo come quella notte, quando lui aveva avuto quella
gigantesca crisi di personalità.
Però,
allo stesso tempo, avrebbe voluto essere un altro per rincuorarla senza farsi
tanti problemi.
Si
domandò se anche quella volta, al secondo anno, avesse pianto come adesso e un
po’ si pentì, le ragazze non si fermavano mai davanti a lui
quando erano in quello stato, fuggivano via, capelli al vento e mai agli
occhi, decise a non farsi vedere in quella che consideravano la loro
espressione peggiore, ma soprattutto, fuggivano da lui perché era la causa del
loro dolore.
Anche
la mezzosangue era fuggita da qualcuno, decisa a non mostrare quanto l’aveva
ferita qualcosa, fino a poco tempo prima ne avrebbe riso, adesso
però la conosceva meglio e se conoscerla meglio significava stare male
per lei, allora non avrebbe voluto conoscerla così tanto, eppure non poteva
evitarlo. E neppure di stare male per lei e di rimanere lì a domandarsi cosa le
fosse successo.
Voleva
vederla di nuovo sorridere orgogliosa.
Da
fiera grifondoro.
Da
Hermione Granger.
Ma
Hermione Granger non era solo un sorriso e un’espressione fiera e cocciuta, era
molto di più.
Passò
qualche istante mentre lui continuava a fumare e a
guardare il vano della porta.
Alla
loro destra si apriva una grande finestra a sesto acuto formata da tanti
riquadri di vetro, la pioggia scendeva in piccoli rivoli sulla superficie
trasparente producendo un insistente ticchettio. Sembrava che il cielo fosse
dello stesso umore di Hermione e piangesse insieme a
lei.
Alla
fine la ragazza sollevò la testa dalla posizione in cui era rimasta da quando lui l’aveva posata a terra, tirando la manica
scura del maglioncino, se lo passò sugli occhi per asciugare le lacrime,
bagnandolo tutto.
Malfoy
scosse la testa, un po’ seccato, e mormorò qualcosa che poteva essere uno “stupida”,
poi infilò la mano nella tasca dei pantaloni e le porse un fazzoletto facendo
attenzione a mantenere lo sguardo dritto davanti a se e a non incrociare quello
della ragazza, se l’avesse fatto probabilmente le avrebbe letto nelle iridi
dorate una domanda silenziosa che gli chiedeva il motivo di una tale gentilezza
così rara da parte sua e lui non avrebbe saputo dirle il perché e non avrebbe
avuto neppure il coraggio di dire qualcosa come “fatti i cazzi tuoi”.
Hermione
si sorprese di veder comparire davanti a lei quell’oggetto e ancora di più la
meravigliò il fatto che glielo stesse porgendo lui.
Non
ebbe la forza per fargli un sorriso, ma sperò che lui riuscisse a percepire la sua
gratitudine, così afferrò il pezzo di stoffa e ci si asciugò le ultime lacrime
decidendo di non fare domande.
Rimase
qualche istante a fissare il bianco della tela, tessuta finemente e bordata di
verde e di argento, simboli della casa di Salazar e anche emblema dell’antica
famiglia Malfoy. Su un angolo c’era un ricamo con un serpente, sempre degli
stessi colori che ornavano il fazzoletto, che si arrotolava a formare una artistica D.
Strinse
il fazzoletto, grata che qualcuno avesse deciso di
aiutarla in quel momento. E tuttavia, il bisogno di parlarne con qualcuno era
impellente e Malfoy se ne stava lì vicino a lei senza fare niente, osservando
distratto nel corridoio solitario…
Sapeva
che lui voleva una spiegazione e sapeva di dovergliela per quello che aveva
fatto, ormai si conoscevano a sufficienza per dirlo con sicurezza, ma come
spiegarli tutto?
Prese
un bel respiro profondo, raccontare di sè non era facile ed era una cosa che
lei faceva raramente, molto più abituata a tenersi tutto dentro e a struggersi
in solitudine senza dover rovinare la vita agli altri, diceva a se stessa,
oppure semplicemente per non mostrarsi vulnerabile, come invece rispondeva la
sua coscienza.
Quel
giorno si era mostrata vulnerabile all’unica persona a cui
non avrebbe dovuto, raccontargli tutta la storia non poteva aggravare la cosa.
-Ero andata alla Torre a prendere i libri per
oggi pomeriggio – esordì senza guardarlo negli occhi, lui si voltò stupito
verso di lei a udire quelle parole, chissà perché ma non si sarebbe aspettato
che si esponesse così tanto… era una ragazza chiusa e riservata che
difficilmente mostrava quel che provava davvero e quel giorno aveva commesso un
errore tattico andando a rifugiarsi nel bagno dove c’era anche lui. Ma non se
la sentiva di biasimarla, né di deriderla per quello sfogo. Avrebbe tenuto il
segreto, se questo fosse stato ciò che lei desiderava.
-Era pomeriggio e di solito non c’è nessuno
nelle stanze a quell’ora… Harry era in Sala Grande con Ginny e Thomas e poi era
arrivata anche Luna, Ron non c’era – tombola. Era stata colpa della donnola,
non c’erano dubbi. Il suo tono non lasciava pensare a niente di diverso.
Sarebbe morto per quello che le aveva fatto passare. – ho lasciato giù gli
altri e sono salita in camera, ho preso i libri e sono uscita, se non che la
porta della stanza di Ron era aperta…
Draco
non seppe dire perché, ma mentre lei raccontava trattenne il respiro.
-Sentii delle risate dall’interno e pensai
che fosse entrato qualcuno per fargli uno scherzo, ne fanno spesso a Ron… -
Malfoy ghignò nella sua mente, come si poteva non sfruttare la stupidità
congenita di quell’essere?
-Mi sono avvicinata alla porta e ho
riconosciuto la voce di Ron, così ho guardato dalla porta senza farmi vedere… -
il biondo smise momentaneamente di fumare, lasciando che la sigaretta si
consumasse lentamente tra le sue dita
Hermione
tirò su col naso e si asciugò un’altra lacrima che le stava scendendo lungo il
viso, tenendo Draco decisamente sulle spine
-Ron era seduto sul letto senza la maglietta
– arrossì – e assieme a lui c’era una ragazza: Lavanda.
Draco,
che nel frattempo aveva ripreso a fumare, agitato com’era, si bloccò di scatto
e la guardò sorpreso
-Ron… Ron la stava toccando e lei anche e
poi… - era arrossita ancora e adesso aveva un colorito molto
più che imbarazzato, torceva tra le mani la stoffa del fazzoletto e
guardava da una parte all’altra a disagio.
-Ero così in imbarazzo… - mormorò a testa
china formando qualche piega alla stoffa bianca della camicetta – che sono
scappata via correndo e, non so perché, mi sono messa a piangere…
Se
fosse stata un’altra occasione, probabilmente Draco avrebbe riso di lei fino a
sganasciarsi, ma in quel momento si sentì terribilmente protettivo, ecco perché
Weasel aveva avuto quella reazione quando gli aveva
chiesto se era stato a letto con una puttana, era la pura e semplice verità. E
Lavanda era una puttana.
La
Granger si rimise a piangere e si tamponò gli occhi con il fazzoletto che Draco
le aveva prestato e lui si sentì veramente un verme per aver desiderato
veramente vederla soffrire negli anni passati.
Non
aveva idea di quanto fosse piccola e indifesa
l’orgogliosa grifondoro quando era sola con se stessa e si lasciava veramente
andare. Sembrava fragile e triste, in preda a cose più grandi di lei che non
sapeva e non poteva gestire con la stessa facilità con cui gestiva la scuola,
gli amici e anche lui.
No,
i sentimenti sono qualcosa che va oltre il proprio volere, la propria volontà, perché
è il cuore a governarli e non il cervello, perché vanno e vengono senza che tu
possa fare niente.
E
quelli di Hermione, come grifondoro, erano5 grandi sentimenti, intrisi di
lealtà e affidabilità, improvvisamente crollati come un castello di sabbia lambito
da un’onda, distrutti miseramente in pochi attimi in cui aveva visto il suo
amato Ron a letto con un’altra.
Lui
lo sapeva che era così e lo sapeva anche lei, ma se avesse detto anche quello,
probabilmente gli orologi avrebbero cominciato a girare a rovescio…
Maledetto Ronald
Weasley, maledetta Brown. Loro
non avevano il diritto di far soffrire a quel modo la mezzosangue, solo lui
aveva quella suprema concessione.
In
realtà… ormai neppure più lui…
La
vide ancora scossa dai singhiozzi mentre cercava di
trattenere quello che il suo cuore cercava di buttare fuori.
Lui
allungò un braccio nella sua direzione, un silenzioso comando o forse un
invito, qualcosa a cui non si poteva non cedere,
qualcosa che non era dettato solo dalla mente, anche se Draco Malfoy non aveva
cuore.
Hermione
non ci pensò più di qualche istante, la sua bocca si storse in qualcosa che
poteva essere un sorriso o una smorfia, poi spostò tutto il peso da una parte e
si rannicchiò accanto a Draco, che le cinse delicatamente le spalle, cercando
di ignorare il leggero incresparsi della camicia, le pieghe della gonna e
l’ondeggiare dei suoi capelli.
Ecco.
Era arrossito. E non avrebbe voluto.
Grazie
al cielo la mezzosangue non l’aveva visto e se ne stava rincantucciata vicino a
lui, piangendo silenziosamente sul fazzoletto che le aveva dato.
Se
avesse continuato così probabilmente quello da deridere sarebbe stato lui, non
lei…
-Probabilmente non dovrei essere io… - disse
serio lui, come a giustificarsi della sua mancanza di esperienza a curare cuori
infranti e pene d’amore. Lui era stato quello che non si era mai curato dei
sentimenti che aveva frantumato e malamente calpestato
e adesso era lì, a cercare di far smettere di piangere la mezzosangue per un
bastardo con la testa piena di pinoli che si era comportato esattamente come
lui.
-Mi accontenterò – disse lei accoccolandosi
sotto la sua spalla e rischiando di dare al biondo Principe delle Serpi il
colpo di grazia.
-Eri innamorata della donnola? – chiese lui
dopo qualche minuto mentre lei non dava segni di vita,
Hermione scosse il capo
-Una volta credevo di esserlo, adesso non so
più cosa credere…
-E allora perché te ne sei andata fuggendo? –
era lecito chiederlo, la mezzosangue non fuggiva mai, dopotutto faceva parte
del Trio e nel trio l’unico che se la dava a gambe era sempre Weasel
-Forse credevo di contare qualcosa di più per
Ron – si giustificò, - oppure sono solo una ragazzina ottusa che non capisce quando una cosa è fuori dalla propria portata. –
ecco cosa c’era di diverso tra lei e un’altra: chiunque avrebbe dato la colpa
semplicemente all’altro, lei lo giustificava, sobbarcandosi di una negligenza
non sua.
-Ragazzina… - mormorò Draco, per niente
d’accordo con quel nome con cui si era etichettata, lei aveva detto che Ron era
fuori della sua portata, doveva essere del tutto suonata, lei poteva avere il
mondo ai suoi piedi se avesse voluto… beh, più o meno, ma ovviamente questo
evitò accuratamente di dirglielo
-Eppoi mi ha fatto senso vedere Ron e Lavanda
in atteggiamento così intimo…
Hermione
lo sentì ridere sommessamente e si accigliò qualche istante, osservandolo stupita
-Non è il caso che tu te la rida a quel modo… - berciò ritrovando un poco del suo
spirito – non tutti sono come te che vai a letto con una ragazza tre volte al
giorno!
Vedendola
gradatamente ritornare se stessa, Draco si sentì sollevato, a consolare una
ragazza col cuore spezzato era davvero scarso, doveva farsi dare qualche
suggerimento da Blaise, era lui quello dolce e sensibile, magari sarebbe
tornato utile, eppoi non era il caso di fare sul serio… semplicemente quella
era stata la prima volta e quindi si era trovato fuori posto.
-Così mi offendi, mezzosangue – disse
guardandola dritto negli occhi – sminuisci le mie statistiche!
Se
non si fosse arrabbiata probabilmente avrebbe riso, decise Hermione
-Non indagherò oltre Malfoy – disse disinteressandosi
alla cosa e tornando a guardare il pavimento, lui alzò le spalle e tornò a
rilassarsi con la schiena poggiata alla parete.
Dal
suo nascondiglio sotto il suo braccio, lei lo guardò, il torace, le gambe
lunghe fasciate dai pantaloni scuri della divisa, le scarpe lucide, rise, Harry
e Ron non si erano mai sognati di lucidarsi le scarpe in sette anni, anche se,
probabilmente, non era lo stesso Malfoy a passare il lucido, ma uno dei poveri
elfi domestici che lei cercava invano di proteggere.
Sospirò
soddisfatta della sua sistemazione, chi avrebbe detto, fino a
due mesi prima, che avrebbe visto Ron mentre si dava da fare con la
Brown e poi sarebbe corsa a piangere da Malfoy, arrivando perfino a dirgli
certe cose…
-Sinceramente, mezzosangue, mi sembri
decisamente un po’ troppo ingenua per impressionarti a vedere Weasel a letto
con una donna…
Lei
lo guardò stralunata domandandosi cosa stesse dicendo,
visto che non riusciva a cogliere il senso della frase, era stata troppo
distratta da un tic che il biondo aveva alla mano.
-Non capisco – disse candidamente e lui alzò
le sopracciglia mentre lei giocherellava con un filo
che si stava scucendo dal maglione
-Ok la parte emotiva, ma vedi uno in mutande
e scappi – brutalmente sincero e diretto, come sempre.
-Ma mi fa senso! – si difese lei decidendo
che quella discussione non l’avrebbe fatta neanche con
Harry, figuriamoci con Draco Malfoy!
-Oddio, non credo che la donnola sia un bello
spettacolo, però esageri sempre in tutto…
-Ma mi fa senso, mi fa senso! – gridò lei
strattonando il filo che sfilacciò un pezzo di manica
-Ah sì? – domandò lui con aria beffarda, già
che lei aveva ritrovato la sua pace, perché non prendersi una piccola vendetta
per avergli fatto tornare quell’orribile crisi di personalità e tutti quei
pensieri malsani per niente da “Draco Malfoy”, Blaise aveva ragione, quando era
sano di mente doveva scrivere un libro sul modo corretto di comportamento da
Draco Malfoy, così avrebbe potuto consultarlo in quei momenti di sbando.
Lentamente
si alzò in piedi, ghignò e sfilò il primo bottone dall’asola, lei lo guardò in
faccia e non capì, anche il secondo bottone venne
slacciato e quando finalmente le dita affusolate di Malfoy giunsero al terzo,
la terribile verità colpì il cervello di Hermione che, sconvolta, cacciò un
grido e si piantò i palmi delle mani in faccia.
Maledetto,
maledetto Malfoy!!!!
Gli
aveva detto che le faceva senso, che le dava fastidio e quello
cosa faceva? Si levava la camicia!
Beh,
avrebbe dovuto aspettarselo…
-Mezzosangue, che stai facendo? Guarda che è
un onore!
-Rimettiti subito la camicia! – sbraitò lei
arrossendo sotto le mani e serrando gli occhi ermeticamente fino a farsi male
-Sennò che fai?
-Rimettitela e basta! – maledetto…
-Guarda che non mi sono
ancora levato i pantaloni – la schernì lui avvicinandosi e chinandosi di
fronte a lei
-Non ci provare, Malferret! – lui rise e le
prese i polsi, tirando le mani lontane dal volto arrossato della grifondoro
che, comunque, aveva gli occhi chiusi e la testa girata dall’altra parte, tanto
per precauzione.
Se
gliel’avessero detto, probabilmente Malfoy non avrebbe
mai creduto che ci fosse qualcuno pudico fino a quel punto, sbuffò e prese a
giocherellare con le dita della ragazza, se nel suo piano originale formulato
con Blaise doveva portarsela a letto, adesso l’obiettivo era tirarla fuori dal
monastero di clausura…
-Sei un po’ rigida… - commentò ghignando lui
e guidando la sua mano fece scorrere un dito lungo il torace bianco e levigato,
lei strinse maggiormente gli occhi
-Lasciami stare – mugugnò, no, decisamente la
Granger aveva qualche rotella fuori posto
-Apri gli occhi e ti lascerò in pace – la
ricattò lui, lei sospirò mesta, am che le era successo quel pomeriggio? Era
stata vittima di una delle catastrofi a lungo preannunciate dalla Cooman?
Oppure non aveva letto con sufficiente attenzione l’oroscopo di quella giornata
che di sicuro avrebbe detto “State lontani da volgari animali da pollaio
(donnole e furetti), perché la tormentava così?
Alla
fine, disperata, decise che lui non l’avrebbe mai smessa di tormentarla se non
avesse mostrato quanto valeva, aprì cauta un occhio, controllando l’indice di
pericolo.
Malfoy
se ne stava in piedi in mezzo al bagno, le mani appoggiate dietro di lui, la
carnagione pallida che faceva uno strano contrasto con il nero della divisa
della scuola
-Perché non ti sei rimesso la camicia? –
chiese circospetta vedendolo appoggiata ad uno dei lavandini e arrossendo ancora
-Non ho mai detto che l’avrei fatto
-Ma hai detto che mi avresti lasciata in
pace… - le parole le morirono sulle labbra capendo esattamente che lui non le
aveva promesso di rimettersi la camicia. Male, molto male.
-Non ti sembra di essere un tantino troppo
“trattenuta”? - disse il biondo appoggiandosi alla ceramica bianca, lei si
premurò di tenere gli occhi bassi e di non incrociare il suo sguardo, né di
posarsi sulla sua pelle. Se non altro non le faceva così senso come quando
aveva visto Ron. Doveva essere che si stava abitando a
gente che girava senza maglia, ma non doveva prenderci troppo la mano
-Per piacere – chiese quasi implorando –
rimettiti la camicia
-No – secco e deciso, si stava divertendo
troppo a vederla così in difficoltà, era una cosa che accadeva di rado
-E quando intendi finirla con questa
pagliacciata? – chiese lei, seccata dal suo rifiuto
-Guardare in faccia una persona senza camicia
non mi sembra un ostacolo insormontabile – disse lui sogghignando – fa parte
della buona educazione, devi guardarlo negli occhi non più in basso
-Fa parte della buona educazione anche
presentarsi decorosamente! – chiarì lei e lui rise di nuovo
D’accordo,
si disse Hermione, ce la poteva fare, doveva solo alzare gli occhi, non soffermarsi
su quel che separava le scarpe dai capelli e piantarglieli in faccia annullando
il mondo intero, compreso quel ghignò soddisfatto che lui aveva stampato sulle
labbra.
Ad essere onesti, disse a se stessa, si stava imbarazzando
da morire in quella situazione e probabilmente il suo colorito sarebbe passato
dal rosso pomodoro al vermiglio puro se si fosse decisa a fare quel che le
aveva chiesto, ma se non l’avesse fatto lui l’avrebbe tormentata ancora e non
ne aveva proprio voglia, perché non poteva restare tutto come quando stava
piangendo e lui la consolava? Chi gliel’aveva fatto fare di riprendersi così
rapidamente?
Girando
la testa lentamente lei gli posò gli occhi ambrati in faccia, prendendo
comunque nota di tutto l’insieme che non faceva per niente schifo!
Beh, dopotutto era Draco Malfoy, si era sbattuto mezza Hogwarts, non ci sarebbe
riuscito se Madre Natura non l’avesse aiutato un pochino…
D’accordo,
ammise a se stessa continuando quell’immaginario discorso con l’altra metà che,
probabilmente, non aveva per niente voglia di stare a sentire i problemi
esistenziali che le causava Malfoy, era un bel ragazzo, ma doveva concentrarsi
sui suoi occhi, più che su quella sottile linea di peli chiari che scendeva
oltre la cintura di pelle scura e il bordo dei pantaloni.
Come
era possibile che avesse guardato una cosa simile? Gli aveva tenuto gli occhi
fissi in faccia! Beh, non proprio, però…
-Levati pure quell’aria da suora di clausura
che hai sulla faccia – le disse ridacchiando Malfoy accennando a prendere in
mano l’indumento candido – ma ce n’è di strada da
fare…
-Cosa stai dicendo?!
– chiese lei preoccupata mentre i suoi sensi captavano
segnali di pericolo
-Che ho trovato il modo per ripagarti di quei
maledetti compiti di Trasfigurazione… ti leverò quell’aria da santarellina
dalla faccia
-Non stabilire tutto da solo – berciò lei –
dopotutto sono io che decido!
-Se non altro mi guarderai in faccia e non
dentro i pantaloni come se fosse la prima volta in vita tua…
Lei
avvampò. Maledetto, l’avrebbe ammazzato, ammazzato violentemente. Sì, l’avrebbe
schiantato. E poi un bel Crucio non ci sarebbe stato niente male…
bastardo…
-Non è vero! – gridò indignata
-Ah no? – chiese lui avvicinandosi con la
camicia ancora sbottonata, e questo non la aiutava di certo
-Avevi promesso di lasciarmi in pace! – gli
sputò in faccia lei e lui rise, sapendo di aver ottenuto una vittoria, sapendo
di avere ragione, anche se lei non l’avrebbe mai ammesso.
-D’accordo – continuò il biondo cominciando
ad abbottonarsi di nuovo la camicia – comincia pure con la pozione di Piton
Ingoiando
un insulto lei continuò a fissarlo, poi si mise a trafficare arrabbiata con
provette e calderoni, rischiando di rompere a metà quella che teneva in mano, e
di combinare un pasticcio con i 13 ingredienti che avrebbe dovuto mescolare con
“estrema cautela”, come riportava la sua scrittura affrettata a fondo pagina del libro di Pozioni.
Spazio
Autrice: bene, ho fatto
succedere qualcosa, magari non propriamente quello che tutti aspettano (e in
genere che anche io aspetto quando leggo le fanfic),
però ho dato una mossa alla storia nella speranza che vi sia piaciuta (speriamo
speriamo speriamo speriamo).
Grazie
mille a tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite, sono
davvero lusingata che in così tanti la considerino bella, davvero!
E
grazie anche a quelli che hanno recensito e mi hanno lasciato qualche commento,
siete meravigliosi!
Adesso
passo a ringraziarvi uno per uno, dopotutto lo
meritate appieno per la grande gioia che mi avete dato!
Un
bacio
Nyssa
Shavanna: Zabini è un personaggio che è sempre
piaciuto moltissimo anche a me, quindi sono molto contenta che la versione che
ne ho dato ti piaccia, ho cercato di renderlo un po’
svagato, dopotutto, con uno serio come Draco mica posso appioppargli uno
psicologo stile Freud, lo ammazzerebbe! Sì sì, Draco comincia a soffrire (non
voglio sapere quel che mi farebbe dopo questo cap) e Herm a perdere un po’ di
lucidità (finalmente!). Spero che anche il nuovo cappy ti piaccia, ciao!
Giorgia_Malfoy: Sono molto contenta che la fanfic ti sia
piaciuta e anche le battute che ci ho messo (rischio sempre di cadere in
qualche modo di dire decisamente troppo babbano e ogni tanto mi succede anche
di mettercelo…), spero che il nuovo cap ti piaccia, a presto!
8x4:
sono andata a leggere la storia
del tuo nick, davvero curiosa e molto originale ^^ Mi fa immensamente piacere
che la mia fanfic ti piaccia al punto da includerla
nell’elite che segui, spero che continuerai a leggerla! Ciao!
Luana1985:
a quanto
pare Draco dà il meglio
di se quando litiga con se stesso (e finora non è ancora successo niente…),
spero che la fanfic ti piaccia e che continuerai a seguirla! Grazie del
commento!
8marta8:
io avevo avvertito che
sarebbe successo qualcosa… di inimmaginabile ! Mi fa
piacere che abbia apprezzato il riferimento a Eva,
effettivamente se c’è un anime che segue questa minestra di pensieri che faccio
fare ai miei personaggi, quello è sicuramente Evangelion. Grazie mille
dell’encomio e anche del commento! Spero che il nuovo cap ti piaccia!
marygenoana: ti
ringrazio moltissimo del commento e del complimento! Ho visto che sei di
Genova… anche io ^^ spero che anche il nuovo cap ti piaccia, ciao!
potterina88: figurati,
anche a me capita spesso di perdere qualche aggiornamento di fanfic, però mi fa
molto piacere che la storia continui a piacerti ^_^ e anche che il capitolo ti
sia sembrato tenero (sigh, non sono un’esperta con le scene romantiche) Come
vedi ho aggiornato in fretta! Spero che continuerai a seguirla la storia, ciao!
Lisanna
Baston: premetto che il tuo
nick mi piace moltissimo (adoro il nome Lisanna e anche il personaggio di
Baston *_*) Sono estremamente lusingata di tutti i complimenti che mi hai fatto
e non so da dove iniziare per ringraziarti… oddio, addirittura scrittrice? Mi
mandi dritta al settimo cielo! Sono anche molto contenta che i personaggi ti siano piaciuti, non sono mai convinta del carattere che gli
metto ad ogni cap… e mi fa molto piacere che tu abbia trovato la fanfic
divertente, come ho già detto, fare dell’ironia non è proprio il mio cavallo di
battaglia :P Spero che continuerai a seguire e che mi lascerai qualche altro
commento, ciao!
piccola_lenne: lo
confesso, all’inizio volevo farli baciare per davvero, ma poi mi sono detta che
era decisamente troppo presto per entrambi, così li farò penare per
qualche altro cap ancora… spero che anche questo cappy ti piaccia, baciotti!
MartyViper:
o Cielo, come hai fatto a
leggerli tutti assieme senza addormentarti? Beh, grazie mille di tutti i
complimenti, sono molto felice che la storia ti piaccia (pensa che la mia prof
delle medie diceva sempre che i dialoghi non erano il mio forte… :P, sono contenta di poterla smentire!), mi auguro che
anche il 5° cappy ti piaccia, ciao e a presto!
LaTerrestreCrazyForVegeta:
anche io finisco per fare tardi quando mi fermo a leggere qualche fanfic che mi
interessa particolarmente, quindi sono molto lusingata del fatto che tu abbia
fatto questo per la mia! Mi fa piacere che la sit ti piaccia
e anche l’ambientazione, spero che continuerai a recensire, ciao!
Capitolo 6 *** ...e il naufragar m'è dolce in questo mare ***
Hermione si mise a sedere sul letto agitata
Premessa:
bene bene, siamo quasi alla
fine della prima parte della storia, quella introduttiva, presto cominceranno
le “cose serie”, ovvero, per dirla alla Potter, i “casini”.
Vorrei fare una dedica per questo capito,
per una persona specialissima, per la mia migliore amica
Lilli, tesoro, questo cappy è tutto per te, ti
voglio un mondo di bene, sei la mia migliore amica!
Lilly & Mony The Best!
* * *
Harry
e Ron aprirono preoccupati la porta della Sala Comune del grifondoro guardando
chi era che faceva quel casino proprio prima di mangiare.
L’alta
figura di Malfoy comparve sulla soglia reggendo in braccio una Hermione Granger
addormentata e felicemente accoccolata tra le sue braccia, cosa che non stava
certo facendo bene ai suoi nervi né al suo autocontrollo, soprattutto dopo quel
che era accaduto nel pomeriggio.
-Ti ho ritrovato la
mezzosangue, Potter, non la stavate cercando? – chiese guardando fisso in
faccia Ron e facendogli venire i brividi per la paura tanto era incazzoso e
minaccioso lo sguardo
-Che le hai fatto? –
dissero i due grifoni e l’altro rise
-È solo addormentata… -
spiegò cercando di passarla nelle braccia di Potty, ma senza successo, la Granger
non accennava a voler levare le braccia dal suo collo
-E come mai era con te? –
chiese Weasel ritrovando un po’ di coraggio
-L’ho trovata alla torre
dei gufi – spiegò la serpe – ed è un miracolo che al posto di riportarvela non
l’abbia buttata di sotto…
Ovviamente
erano tutte balle.
La
grifondoro si era addormentata mentre aspettava che bollisse la pozione, così
lui aveva aspettato finché non era andata in ebollizione, l’aveva messa nelle
fiale e poi si era preso in braccio la Granger e l’aveva riportata al suo amato
dormitorio, anche se era stato molto tentato di portarla nel SUO.
Ormai
ci stava facendo l’abitudine a prenderla in braccio, sembrava quasi una cosa
usuale…
-Sentite, dato che questa
non si stacca e pesa, ritrovate la parola e ditemi dove la metto così me ne
posso andare da questa topaia – Harry lo guardò storto
-Seguimi – disse
sbrigativamente mentre Ron li scortava su per le scale lanciando occhiate
torve.
Attraversarono
il corridoio e arrivarono al dormitorio della ragazze, dove c’era Ginny che
terminava una relazione; come vide entrare la sua amica in braccio a Malfoy si
preoccupò parecchio
-Che le è successo? –
chiese in ansia mentre il biondo la deponeva con cura sul letto e le tirava le
coperte sulla testa
-Si è solo addormentata –
spiegò Harry cercando di rassicurarla, stranamente tra tutti sembrava l’unico
ancora dotato di una certa calma visto che Ron fumava dalle orecchie e Ginny
era pronta per la neuro.
Malfoy
si affrettò a togliere le tende senza nemmeno salutare la rossa. Ron rimase con lei, mentre il moro seguiva l’altero principe degli Slytherin fin sulla
soglia.
Draco
posò la mano destra sulla spalla del bambino sopravvissuto, in un gesto simile
a quello che gli aveva fatto a sua volta quel pomeriggio
-Ha gli occhi rossi,
sembra che abbia pianto – disse cercando di mettere una punta di scherno nella
voce, senza successo, Harry annuì serio
-Grazie – disse
semplicemente e chiuse la porta.
L’educazione
di Potter lasciava molto a desiderare, decise il biondo allontanandosi alla
ricerca di Blaise.
* * *
Hermione
si mise a sedere sul letto agitata.
Aveva
avuto un incubo terribile e si era svegliata di soprassalto.
Era
in camera.
Come
ci era finita era una domanda interessante, soprattutto visto che era notte
fonda, che si era addormentata in bagno e che stava di nuovo piovendo, ma non
aveva smesso quel pomeriggio?
Si
guardò attorno alla ricerca di quello che le rendeva familiare quella stanza:
la pila di libri sul comodino, la bacchetta appoggiata lì accanto, le ciabatte
di pelouche ai piedi del letto, la fotografia dell’ultima estate trascorsa
assieme ad Harry e Ron alla Tana con sullo sfondo la casa sbilenca e la famiglia Weasley al completo intenta a rincorrersi, gridare, fare le facce e tutto il resto.
Se si notava con attenzione si poteva scorgere un George Weasley intento a
infilare una Sgocciosangue nella tasca di Percy, le Sgocciosangue erano una
alternativa alle merendine marinare che i fratelli Weasley avevano progettato
per la loro nuova linea di scherzi ed erano fatte come dei bottoni che
cominciavano a spandere sangue indelebile ovunque, Percy non ne era stato
contento, se lo ricordava. Fred Weasley si stava praticamente rotolando sul
prato dal ridere mentre Bill e Fleur si abbracciavano sorridenti per la foto. Molly e Arthur Weasley stavano entrambi uscendo dalla casa e in lontananza,
all’orizzonte, c’era un puntino scuro che sembrava si stesse avvicinando, era
Charlie Weasley che arrivava con il suo drago.
In
primo piano c’erano loro tre, con Ron che sorrideva e Harry che gli faceva le
corna. Ron non aveva mai apprezzato quella foto, ma a Hermione piaceva
moltissimo, soprattutto perché c’era la famiglia Weasley al completo sullo sfondo.
Ron…
già… con impellente velocità le memorie di quel pomeriggio tornarono a farsi
prepotentemente largo tra i suoi pensieri, ma non solo quelle. Un Malfoy
seccato che diceva a Harry e al rosso che lei non era con lui, uno sguardo
imbarazzato come non gliene aveva mai visti mentre le porgeva il fazzoletto
che, tra parentesi, doveva anche restituirgli alla prima occasione e per finire
la sua aria impotente mentre lei piangeva e quella trionfante quando l’aveva
costretta col ricatto a guardarlo a torso nudo.
Forse
aveva esagerato un po’ le cose con Ron, si era lasciata trasportare dalle
emozioni e aveva reagito in maniera eccessiva.
Ma
era riuscita a mettere in difficoltà Draco Malfoy con quella sua parte nascosta
che lui aveva involontariamente scoperto e non si poteva dire che la cosa non
le procurasse una piccola soddisfazione… anche se le conseguenze potevano
essere terribili, ma credeva, ed era la prima a darsi della stupida, che Malfoy
non sarebbe andato a raccontare quella vicenda. Pazza. O forse, sognatrice.
Guardò
ancora attorno a sé e notò due cose fuori posto: la divisa scolastica appesa ad
un attaccapanni agganciato ad una delle ante dell’armadio, una cosa che lei non
faceva mai perché si rovinava l’armadio e non lo si poteva chiudere, la camicia
era un po’ stropicciata e la gonna anche, lei l’avrebbe messa a lavare, oppure
avrebbe usato l’incantesimo per stirarla, non l’avrebbe mai appesa in quello
stato; si guardò preoccupata sotto le coperte decidendo come aveva fatto a
volare fuori dei suoi abiti e… a indossare il pigiama, uno di quelli della sua
collezione, questa volta rosa con una serie di mici bianchi e grigi che
giocavano con dei gomitoli di lana, terribilmente infantile.
E
gli sguardi scioccati che Malfoy le aveva rivolto qualche tempo prima, una
notte che si erano incontrati, non avevano fatto altro che confermarle la cosa.
La
seconda cosa che non andava era Harry Potter seduto malamente su una delle
poltroncine e addormentato con la testa gettata all’indietro, la bocca aperta e
gli occhiali storti. Aveva tolto la divisa e si era messo uno di quei maglioni
pungenti che l’affettuosa mamma di Ron affibbiava a ciascuno per Natale, con
tanto di iniziale ricamata sul petto e colore terribile che variava
dall’amaranto al melanzana e dal giallo canarino al rosa polvere.
Che
ci faceva Harry in camera sua alle… controllò l’orologio che chi l’aveva
cambiata non si era preoccupato di toglierle, erano le 2 di notte e le lancette
d’argento con i pianeti scorrevano veloci nel quadrante dorato; doveva essere
rimasto aspettando che si svegliasse per parlare con lei dell’accaduto e poi
doveva essersi addormentato.
Harry
probabilmente aveva saputo la storia da Ron, perché lei l’aveva raccontata solo
a Malfoy, era scesa dalla Torre Grifondoro in lacrime proprio mentre lui stava
entrando e doveva aver scorto la sua tristezza mentre gli sfrecciava accanto mesta,
così doveva essersi fiondato di sopra e aver trovato Ron sconvolto per averla
vista fuggire via… e poi si erano lanciati al suo inseguimento.
Il
resto della storia lo sapeva: si era rifugiata in bagno e aveva trascorso il
pomeriggio a farsi consolare da Malfoy in maniera più o meno imbarazzante, già,
perché non credeva affatto che il biondo Principe delle Serpi facesse davvero
sul serio… e alla fine doveva essersi addormentata.
Chi
l’aveva riportata in camera? Probabilmente Harry e Ron l’avevano trovata
addormentata, anche se loro non si sarebbero preoccupati di non svegliarla,
l’avrebbero fatto eccome, però era più che certa che i suoi due compagni non
avrebbero rimesso piede nella stanza di Mirtilla, che fosse stato Malfoy?
Naaaa, praticamente impossibile.
Decidendo
di aver dormito a sufficienza, scostò le coperte e buttò le gambe giù dalla
sponda del letto, si fermò un istante e controllò che la destra posasse a terra
prima dell’altra, nel mondo babbano c’era il detto che la giornata cominciava
male se a scendere era prima la sinistra, tutte storie, ma sempre meglio fare
attenzione, non voleva attirarsi sulla testa più sfighe di quelle che Harry e
il suo collegio docenti le procuravano.
Guardò
sul comodino e trovò un biglietto di Ginny, doveva essere stata lei a cambiarla
quella sera
Ciao, Harry e Ron volevano parlarti, ma tu stavi dormendo
beatamente, così gli ho proibito di svegliarti, ti ho levato la divisa e messo
il primo pigiama che ho trovato. Quando ti svegli ricordati di cercarli,
sembravano piuttosto preoccupati e lo sono anche io dato che ti ha riportata
qui nientemeno che Malfoy! Ma che è successo? Spero niente di grave, comunque
ne riparliamo domani mattina, buona dormita
Ginny
Ps: Malfoy ha detto di lasciarti questa fiala, dicendo che
l’avevi persa nel corridoio, io penso che sia veleno, quindi
non berlo, sai com’è…
Come
se lei andasse in giro a bersi normalmente quel che le dicevano di non bere… ma
per chi l’avevano presa? Per uno del seguito del biondo? (vedi Tiger e Goyle).
Guardò
accanto ai libri e vide un’ampolla di vetro con dentro un liquido verde,
sorrise al pensiero che Ginny l’avesse scambiato per del veleno… era solo la
pozione di Piton… e tuttavia, non ricordava di averla ultimata, che le avesse
fatto il biondastro questa cortesia?
Quante
cose strane erano successe e ancora non riusciva a capacitarsene del tutto.
C’era
stata la delusione, grande, grandissima di aver visto Ron in “atteggiamenti
intimi” con Lavanda, le aveva fatto male perché a lei Ron piaceva e anche
molto, lo consideravano una persona fondamentalmente incapace, stupida e non si
poteva negare che, certamente, un maggior quantitativo di acume e di coraggio
gli avrebbe giovato, ma non si diceva forse che amare significa perdonare i
difetti? Lei l’aveva fatto e forse ne era stata innamorata.
Sicuramente
lo era stata e anche per diversi anni.
All’inizio
Ronald era solo una persona che continuava a deriderla per quella sua cosa del
sapere sempre tutto, poi, dopo quella volta che l’avevano salvata dal troll di
montagna al primo anno, ci aveva dato un taglio e avevano stretto amicizia:
lei, Ron e Harry.
Era
cominciato tutto da lì.
Piano
piano, stando sempre assieme, condividendo avventure e disavventure, aveva
cominciato ad apprezzare Ron per quello che era davvero, non per quel che
sarebbe potuto essere se…
Aveva
creduto che fosse una persona speciale e aveva desiderato condividere assieme a
lui le esperienze più belle della vita.
Poi
era successo qualcosa che aveva cambiato le carte in tavola, mescolandole e
costringendo il destino a bluffare; al quarto anno, per la prima volta,
qualcuno aveva dichiarato ad Hermione i suoi sentimenti: Victor.
Si
era sentita molto lusingata da quella rivelazione e, per un certo periodo, era
stata anche tentata di accettare le sue attenzioni un po’ goffe, ma sempre
gentili, sempre premurose e, tuttavia, il desiderio o l’ideale che si era fatta
del rosso non aveva permesso che alla fine accettasse la cosa: aveva cercato di
dirlo allo studente di Drumstrang nel modo più gentile che conoscesse, gli
aveva spiegato tante cose, probabilmente aveva fatto confusione e difficilmente
lui aveva capito metà di quel che lei aveva raccontato.
-Spero che il tuo amore
sia più fortunato del mio – aveva detto infine il prescelto del Calice quando
si erano accomiatati
Non
era andata così.
Ron
aveva cominciato ad essere strano con lei fin dall’inizio di quella storia.
Aveva
creduto che lei avesse accettato Vicotr, glielo rinfacciava ogni volta che
poteva, quell’anno, quasi con crudeltà, come se l’avesse ferito, come se
gliel’avesse davvero fatto apposta, ma non era tutto come lui credeva visto e
considerato che lei aveva perfino rifiutato qualcosa di certo e sicuro,
qualcuno che le volesse bene per come era davvero per rimanergli accanto, per
poter almeno dire di essere stata al suo fianco.
Ron
non aveva capito e da lì erano cominciate le incomprensioni.
Al
ballo era stato umiliante mentre, davanti a tutti, le diceva quelle cose,
parlava come se lei gli appartenesse come ragazza, ma dall’altra parte, non si
era mai curato di lei né di quel che pensava e non si era neppure dato la briga
di dirle quel che pensava lui che, alla fine, era l’incognita più grande.
Un
anno dopo l’altro, qualcosa aveva cominciato a cambiare: Ron aveva cominciato
ad interessarsi ad altre ragazze, facendo soffrire i suoi segreti sentimenti,
mentre lei, lentamente e dolorosamente, aveva cominciato a far sparire quella
sensazione di dipendenza che provava verso di lui, si erano un po’ allontanati,
anche se erano rimasti amici.
Anche
il fatto che Harry fosse sempre stato al centro dell’attenzione e lui brillasse
di luce riflessa al rosso non era mai piaciuto e neppure il fatto che lei si
astenesse sempre dal prendere posizioni riguardo le controversie che spesso
animavano i due membri maschili del Trio.
Grazie
al cielo tutti i problemi tra i due ragazzi si erano rimarginati al termine
degli anni, con la nuova ascesa di Voldemort sarebbe stato meglio essere uniti
combattere insieme perché alla fine, questo lo sapeva anche Ron, formavano
davvero un’ottima squadra d’azione.
…
e poi si era giunti a quell’ultimo anno. Se avesse dovuto essere sincera,
probabilmente avrebbe detto che di Ron non gliene importava poi più di tanto
come ragazzo, anche se gli era affezionatissima come amico, tuttavia, il ricordo
e le speranze di sei anni trascorsi a sognare di un ipotetico avvenire insieme
erano difficili da scacciare… forse era per questo che era rimasta così tanto
scossa quando l’aveva trovato con un'altra.
Un
po’ si era sentita tradita dal fatto che lui, almeno, alla Brown avesse detto
qualcosa sui sentimenti che provava, mentre tra loro c’era sempre stato
silenzio a proposito.
Un
po’ perché, nonostante fosse una persona che non si cullava nell’idea di essere
migliore degli altri, vedere LavLav e Ron tanto in intimità l’aveva scioccata.
Dopotutto
Ron era uno dei suoi migliori amici!
Ma
era stato proprio in quel momento che, finalmente, aveva preso coscienza del
fatto che tutto quel che aveva immaginato sui loro due, tutti i sogni, tutte le
speranze, tutte le aspettative, erano finite.
Beh,
per essere finite, lo erano già da un pezzo, ammetterlo, però era dura, anche
se sarebbe stata una soluzione vantaggiosa, ma da quando Hermione Granger
sceglieva la strada più semplice per uscire dai problemi? Decisamente mai… e
così aveva mentito a se stessa, alle apparenze, come se nulla fosse cambiato,
quando tutto era cambiato e quell’ultimo anno era diverso da tutti gli altri
trascorsi.
In
quell’istante, mentre le braccia di Ron circondavano la schiena minuta della
sua compagna di Casa, mentre lei li spiava dalla fessura della porta, un po’
curiosa, un po’ imbarazzata, un po’ scioccata, tutto quel che aveva costruito
era caduto e aveva ammesso che era finito.
Non
aveva pianto quando effettivamente si era diluito il sentimento che provava per
lui, aveva pianto ora, quando, finalmente, dopo un anno, ne aveva preso
coscienza…
Che
persona patetica era mai… mentire a se stessi era davvero deludente perfino per
il proprio cervello, perfetto per una persona codarda e paurosa che teme per le
conseguenze e l’incertezza.
Hermione
Granger, la studentessa migliore di Hogwarts, come persona, non era poi così in
gamba…
E
questo la intimoriva.
Era
facile capire come mai il molliccio portato dal professor Lupin si fosse
trasformato in una copia speculare di lei, era lei la causa delle sue paure,
venivano tutte dalla sua mente che lavorava troppo, che non si concedeva paure,
macchinando, prevedendo, sognando, ipotizzando.
E
se quelle ipotesi, se quelle macchinazioni, se i suoi sogni non fossero andati
a buon fine, sarebbe stato terribile.
Umiliante
dire di aver sbagliato.
Doloroso
ammettere che il futuro poteva essere vago e insicuro, avvolto nella nebbia e
nell’ombra.
Adesso
lo sapeva, quell’esperienza, anche se distruttiva, l’aveva fatta crescere.
E
Draco Malfoy, nella sua personalissima interpretazione della parte di cavaliere
che viene in suo soccorso, l’aveva salvata, l’aveva aiutata a crescere.
Però
le aveva detto che era troppo pudica e questo non è che la disponesse di
buon animo verso di lui… ma come si permetteva? Proprio lui abituato a calarsi
le brache senza neppure sapere il nome di chi gli stava davanti? Già, perché era
decisamente difficile che qualcuno NON conoscesse il nome del biondastro.
Forse
aveva esagerato dicendogli che le faceva senso vedere qualcuno senza camicia, ma
ci era così poco abituata… e poi tutt’altra cosa era vedere Malfoy senza
camicia!
D’accordo,
aveva avuto paura che la scoprisse (e anche così lui aveva visto benissimo),
però era quasi un pezzo sa esposizione!
Perfino
lei, che di anatomia maschile ne sapeva tanto quanto di moda avrebbe potuto
affermare con convinzione che aveva un fisico bellissimo.
Ma
non si cede ai propri principi per così poco e, soprattutto, non con Malfoy
che, sicuramente, gliel’avrebbe fatto pesare all’infinito…
Eppure
non riusciva a levarsi quella immagine dalla testa: il fisico asciutto, il
torace muscoloso, la pelle chiara e levigata, come marmo rosa, eppoi quella
sottile linea che scompariva oltre la cintura, probabilmente oltre i pantaloni…
La
sua testa gridò BASTA! Prima che accadesse qualcosa di irreversibile.
Terminando
quelle riflessioni e rabbrividendo per il freddo che s’infiltrava tra le pieghe
delle coperte, Hermione posò il foglietto che ancora aveva in mano e si infilò
ai piedi le babbucce, controllò che Harry non si svegliasse e prese la prima
coperta dallo schienale della seggiola sotto la finestra, dopodiché scostò la
porta socchiusa, attraversò il dormitorio femminile e scese lungo la scala di
pietra.
* * *
Draco
Malfoy rientrò dalla finestra dell’atrio dove si era fermato a prendere una
boccata d’aria fresca, era stanco morto, ma non riusciva a dormire, troppi
pensieri per la testa, e i capelli biondi scompigliati ne erano la prova.
Avanzò
di qualche passo lungo il corridoio e poi, sulla sinistra, notò una luce
accesa, sorrise tra sé sapendo perfettamente chi era
-Mezzosangue – disse
entrando in cucina e trovandola intenta nella sua solita occupazione notturna
-Malfoy – rispose lei
senza distrarsi dal misurino col latte, riconoscendo subito chi aveva varcato
la soglia alle sue spalle
Posò
la brocca graduata sul banco e lo guardò nella sua consueta tenuta notturna
costosissima, aveva la cintura legata stretta in vita, le mani nelle tasche
della vestaglia, i capelli sparati in ogni direzione e gli occhi stanchi, gli
sorrise
-Raddoppio le dosi? –
chiese
Malfoy
grugnì e si sedette al tavolo che, traducendo, poteva essere preso per un
assenso.
Hermione
trafficò ancora un poco col latte e poi mise sul fuoco il pentolino colmo, cominciando
a rimescolare con perizia
-Fai le ore piccole? –
chiese lui con una punta di malizia nella voce e scrutandola, lei fece
spallucce e assaggiò la bevanda
-Sta diventando
un’abitudine – disse semplicemente la mora, lui non rispose e rimase seduto, il
silenzio era alquanto imbarazzato dopo quello che era successo quel giorno e le
libertà che entrambi si erano presi…
Trovando
che dover rimescolare latte e cioccolato fosse una occupazione sufficiente,
Hermione decise che non sarebbe spettato a lei incominciare una conversazione
per cancellare la tensione che aleggiava nell’aria e che si poteva quasi
tagliare a fette con un coltello, così continuò qualche istante nella sua opera,
finché la mistura non divenne abbastanza densa, a quel punto la scusa veniva
meno.
Prese
le tazze, vi versò un po’ di cioccolata ciascuna e ne allungò una al biondo
assieme ad un cucchiaino, poi si sedette di fronte a lui come aveva fatto la
prima volta che si erano incontrati.
Una
falena, attirata dalla luce della cucina, era entrata e si era posata poco
lontano dalla cioccolata del Serpeverde e Draco parve particolarmente
interessato ad osservarla mentre la mano sottile di lei gli passava davanti lasciando
la tazza con l’orsetto e il cucchiaino che sporgeva dal bordo (patetica, si
disse fingendo di non notare il gesto, doveva ricordarle di procurargliene
un’altra… no! Quella non doveva diventare DAVVERO un’abitudine…!).
-Ho saputo che mi hai
riportato in camera – disse lei mantenendo lo sguardo basso sulla tazza
-Stavi dormendo in bagno
e Mirtilla continuava a scassare dicendo che dovevo essere cavaliere e
riportarti in camera, - ovviamente non era vero, ma mica poteva dirle di
essersi preso la briga di riportarla al grifondoro di sua spontanea volontà –
ti avrei chiamato Potty o Lenticchia, ma non credevo che fosse saggio farti
trovare lì…
-Già… - commentò lei
sorseggiando la bevanda bollente
-I tuoi cari compagni si
sono spaventati parecchio quando ti hanno vista arrivare con me e soprattutto
quando non volevi lasciarmi andare… - piccola stoccata, questa era per la tazza
con l’orsetto, Hermione se ne accorse, ovviamente era fuori discussione
confessargli di avergliela rifilata apposta per vedere che reazione avrebbe
avuto
-Mi-mi… dispiace –
balbettò lei confusa arrossendo un poco e nascondendo il naso nella tazza, lui
portò la sua alle labbra e bevve, facendo fuggire la farfalla
-Come mai non dormi? –
chiese a lei cercando di tirare entrambi fuori da quel discorso
-Mi sono appisolata
presto e adesso non sono stanca – lui annuì
-Dovresti studiare meno
al posto che stare alzata fino a tardi e stancarti tanto da addormentarti così…
cosa succederebbe se fosse ora di lezione? – lei alzò lo sguardo
-Non mi succede mentre
studio – chiarì
Trascorse
qualche attimo ancora nel silenzio totale della notte, mentre i due
continuavano a consumare la loro cioccolata fumante e a guardarsi di sottecchi.
Alla
fine Hermione prese coraggio, posò la tazza sul tavolo, sollevò lo sguardo e
fissò gli occhi dorati in quelli d’argento di lui
-Malfoy, pensi che come
donna io sia così scarsa? – domandò di punto in bianco aspettandosi una
risposta immediata che, non aveva dubbi, sarebbe stata un sì.
Draco
per poco non si bruciò ingurgitando d’un colpo la cioccolata calda, si batté
qualche colpetto sul petto mentre gli occhi gli si velavano leggermente di
lacrime, la mezzosangue lo fissava decisa, da vera Grifondoro e lui… lui che
diamine doveva dire? Che le era preso adesso?
-Che razza di domanda
sarebbe? – chiese a sua volta cercando di eludere l’argomento e guardandola dalla
testa ai piedi, come a volerle assegnare un punteggio, Hermione arrossì e si
affrettò a cambiare posizione, un po’ a disagio
-Mi stavo domandando se
per Ron facessi davvero così schifo… - mormorò sommessamente passando il dito
indice sul manico della tazza in un movimento circolare e riportando alla
memoria alcuni pensieri fatti appena dopo essersi svegliata…
-Quel pezzente di Weasel
dovrebbe baciare il terreno dove cammini visto di quanto gli sei superiore,
almeno nella testa… - era il commento aspro di Malfoy e sembrava anche un
complimento, ma moooolto nascosto…
D’accordo,
l’astio del biondo Principe delle Serpi verso Ron, aggravato dal fatto che il
pezzente dai capelli rossi fosse pure un purosangue come lui, lo faceva
sragionare fino a fargli dire che perfino LEI, una sudicia mezzosangue, valeva
di più, decisamente Malfoy aveva bisogno di una buona dormita e di rimettere in
piedi i suoi pensieri razzisti, stabilì Hermione, spiazzata da quella
osservazione.
Draco
si accorse di aver commesso un piccolo errore tattico, visto che da quelle
parole si poteva dire tutto e il contrario di tutto, sperò che la mezzosangue
non avesse così tanta voglia di parlare e, già che la guardava, le diede
un’altra piccola occhiata.
Non
la si poteva definire una bellezza come Daphne, non aveva il tipo della
mangiatrice di uomini come Pansy e tantomeno quello della bambolina che la Brown
di sforzava tanto di mostrare, non era una bellezza esotica quanto Cho Chang,
ma era comunque carina.
Di
media statura, era forse un po’ rotondetta, ma niente ogni tanto un po’ di
carne stava bene, sicuramente aveva un bel seno, o, quantomeno, dei bei eggiseno,
quelli li aveva già notati, la sua navigata esperienza gli disse che doveva
portare almeno una terza, ma più probabilmente una quarta, anche se era
difficile stabilirlo, visto che indossava sempre quei dannati maglioncini grigi
della divisa, quasi si vergognasse di sé stessa, beh, dopotutto era una mezzosangue,
però…
La
testa era incorniciata da una cascata di capelli di un profondo castano scuro
con riflessi rossi e dorati, mossi e voluminosi, un po’ troppo selvaggi forse,
e per finire, due occhi che avrebbero reso speciale anche la più insignificante
delle persone: due occhi color dell’oro, accesi di una luce fiera e orgogliosa
che le bruciava dentro come lo spirito Gryffindor e che le permetteva di alzare
lo sguardo e non distoglierlo, anche se, in quel momento, aveva un’aria
dubbiosa
-Allora? – domandò la
proprietaria degli occhi che avevano momentaneamente fatto partire la mente di
Draco alla volta di Urano – mi vuoi rispondere?
-Hai detto qualcosa? –
chiese la serpe tornando con i piedi per terra, Hermione credette che non
l’avesse considerata di proposito, come era da lui, sbuffò e gli disse che non
importava, tornando ad occuparsi del cioccolato.
Affogò
i suoi pensieri e le sue domande senza risposta dentro la larga tazza bianca e
quando finalmente rialzò la testa aveva tutta la bocca impiastricciata di
cioccolato, Draco, momentaneamente ancora distratto nelle sue navigazioni
mentali, la guardò sorpreso vedendola in quello stato e gli scappò una
risatina, era davvero buffa, così conciata, come una bambina golosa… Hermione
lo guardò a sua volta domandandosi il motivo di quel sorriso che era comunque
scomparso subito dietro la sua aria imperturbabile, e quella sua espressione sospettosa,
mista a quella bocca sporca scatenarono la risata di Draco che, posando la
tazza sul tavolo, si mise a ridere liberamente, lasciandosi andare contro lo
schienale della seggiola.
Rideva
davvero, Draco Malfoy, di una risata sincera e anche un poco contagiosa, anche
se Hermione continuava a domandarsene la ragione, sembrava completamente
un’altra persona adesso che si era lasciato andare con le braccia intorno allo
stomaco e gli occhi chiusi, ne aprì uno cercando di calmare il riso, ma come la
rivide, con quell’espressione confusa, lo richiuse e continuò a ridere.
Quando
alla fine si riprese, ritrovando una parvenza di normalità, la guardò serio,
lei se ne stava lì, non capendo, a studiarlo perplessa mentre cominciava a ridere
come poche volte gli era successo.
Pensò
a quante volte si era sentito libero come quella notte e non riuscì a
ricordarsi dell’ultima, se fosse stato davvero Draco Malfoy, in quel momento si
sarebbe già messo a insultarla per quel che gli aveva fatto, ma, soprattutto,
per mettere le mani avanti nel caso lei avesse deciso di dire qualcosa a
proposito.
Ma
come spesso gli capitava quando erano assieme, lui era un Draco Malfoy diverso
e non l’altero figlio di Lucius, non l’altezzoso Principe delle Serpi, non il
regale purosangue, solo uno come… già, come?
Non
lo sapeva e in quel momento non gli importava, che fosse quel che fosse, per
quella sera poteva essere quel che si sentiva.
-Hai della cioccolata sul
naso – disse il biondo poggiando l’indice sul suo e sfoggiando il ghigno di
famiglia
Hermione
allargò gli occhi, incapace di credere che lui si fosse lasciato così tanto
andare solo per qualche segno scuro…
Dubbiosa,
si toccò la punta e, abbassando lo sguardo, la trovò effettivamente, sporca,
Draco rise della sua incredulità, poi, seguendo un pensiero improvviso, si alzò
e in due passi le fu vicino, le strinse le spalle rapidamente per impedirle
qualche movimento, mentre il susseguirsi repentino delle cose era ancora in
fase di elaborazione nel suo cervello, dopodiché, sempre rispondendo a qualcosa
che non apparteneva alla sua personalità, abbassò le labbra e gliele posò sul
naso, lei s’immobilizzò all’istante in un misto di costernazione e incredulità,
eppoi lui le leccò via lo sporco.
Quando
allontanò il viso dal suo, lei era tutta rossa, imbarazzata da quel gesto e da
quella familiarità con la persona con la quale, in genere, non faceva altro che
schifarsi della sua sola presenza, lui rise di questo, anche se il suo sorriso
parve più disteso del suo solito ghigno
-Granger – mormorò
guardandola negli occhi, lei cercò di fare altrettanto, ma come ci provò
arrossì di nuovo, povera piccola innocente Granger, doveva averla sconvolta
parecchio quel giorno…! No, non era dispiaciuto, era solo divertito dalla cosa,
il che era strano, beh, neppure troppo, solo che, più che pensare a quanto era
strana la cosa o a quanto fosse divertente, avrebbe dovuto pensare a quanto era
assurda! A quanto era fuori del mondo! Avrebbe dovuto pensare quando avesse del
tutto perso il lume della ragione, oltre alla propria, personalissima,
personalità. Eppure non ci pensava. – se fossi veramente me stesso in questo
momento ti starei ammazzando per quello che mi hai indotto a fare – la
mezzosangue si accigliò all’udire quelle parole, come se la colpa fosse stata
sua! Ah, aveva un bel dire quella serpe…! Mica era una femme fatale che
induceva chiunque in tentazione… lui poi…! Non riusciva neppure a conquistare
Ron, figurarsi mandare fuori di testa l’essere che più di tutti la detestava… -
ma non so perché, ogni tanto quando siamo assieme faccio qualche follia…
E
come a confermare quelle parole, la bocca si posò appena sulle sue labbra.
Un
bacio leggero come le ali di una farfalla.
Un
bacio casto senza malizia e senza il furore che contraddistingueva le loro due
fiere, diverse, orgogliose personalità.
Un
bacio che durò un istante e quello seguente era già svanito, lasciando due
increduli ragazzi a fissarsi, domandandosi se era successo davvero o se era
stato solo il prodotto della loro mente a creare quell’immagine leggera quanto
un acquerello, fugace come un fulmine a ciel sereno.
A
dispetto di quanto avrebbe fatto normalmente, Hermione non scappò, non si
scostò brutalmente da lui e non pianse per aver donato il suo sognato primo
bacio proprio a Draco Malfoy.
Aveva
tutto il tempo per pentirsene in seguito, quando lui se ne fosse andato e lei
fosse nuovamente rimasta sola con se stessa e le sua metà a discutere degli
accadimenti come aveva fatto l’ultima volta che si erano trovati insieme in
cucina e come era successo anche mezz’ora prima quando aveva cominciando a
ripassare tutta la storia sua e di Ron.
Evidentemente,
rifletté non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli di lui, Malfoy non era
il solo che, quando erano insieme, compiva qualche follia.
Perché
era da folli dare il proprio primo bacio a LUI e poi rimanersene lì a
guardarlo, senza dire o fare niente.
Quando
i pensieri di entrambi tornarono sulla terra, si fissarono negli occhi,
leggendovi quello che avevano condiviso; non c’era rabbia, vergogna, rimorso né
rammarico.
Era
successo ed entrambi non riuscivano a dispiacersene.
Quello
era stato il primo bacio della Granger, Draco non aveva dubbi.
A
diciassette anni o quanti erano, aveva conservato quel piccolo tesoro che, in
genere, le ragazze di Hogwarts perdono assai presto.
Eppure,
dopo tanto tempo che l’aveva tenuto nascosto, l’aveva donato a lui.
E
non sembrava pentita.
E
questo era quello che lo turbava.
In
verità, se doveva essere onesto almeno con se stesso, la cosa non lo turbava,
era semplicemente incredulo che lei avesse deciso di darlo proprio a lui. E che
non se ne pentisse.
E
a dispetto di quel che cercava di reprimere, si sentiva anche un poco lusingato
da quella conquista, da quel dono.
Era
lontano anni luce da quel che di solito faceva o pensava. Lui, abituato ad
avere il mondo ai suoi piedi. Draco Malfoy, il dio della lussuria, simbolo per
eccellenza del peccato carnale, stava scoprendo che c’era dell’altro oltre ad
avere una donna compiacente che lo soddisfacesse.
C’era
dell’altro oltre a portarsela a letto e poi cacciarla via senza pensarci un
mezzo secondo.
C’era
dell’altro tra lui e la Granger.
C’era
un abisso tra lei e le altre.
Ma
non sapeva dire cosa, né perché.
Lo
sapeva anche lei.
E
forse se ne preoccupava quanto lui.
Ma,
glielo leggeva in faccia, non avrebbe voluto che le cose andassero
diversamente.
E
neppure lui.
Il
rapporto che aveva con la Granger era unico.
Con
nessun altro era così aggressivo e sprezzante in pubblico, per poi ritrovarsi a
voler condividere gesti piccoli e teneri, come con nessuno aveva avuto il
desiderio di scambiarsi.
Era
una cosa che sapevano entrambi.
E
che capivano.
Si
capivano.
Ma
nessun altro li avrebbe compresi.
Nessun
altro sapeva e nessun altro avrebbe saputo.
In
tanti anni di battibecchi, litigate e insulti, si erano conosciuti in un modo
in cui nessun altro li conosceva.
E
poi si erano ritrovati loro due… e il resto del mondo, fuori, altrove, lontano,
distante dalla realtà che era solamente loro.
Che
cos’era che li univa?
Hermione
Granger non lo avrebbe saputo dire, lei che in genere conosceva la risposta per
ogni domanda.
Neppure
Draco Malfoy avrebbe saputo spiegare perché, lui che invece, di risposte non ne
aveva bisogno.
Ma
non importava.
In
quel momento, non importava.
La
strinse a sé, abbracciandola in modo da far aderire il corpo al suo, come se
temesse che potesse scappare e fuggire per sempre, rovinando quell’attimo di
pace con la propria coscienza e che con il mondo.
-Se la regina dei
Gryffindor – le disse piano in un orecchio, tentato come non mai di aggiungere
un MIA a quella frase, la SUA regina dei Gryffindor
-Draco… - mormorò la ragazza,
chiamandolo per la prima volta con il suo nome di battesimo
Malfoy
si scostò un poco fino a guardarla nuovamente negli occhi, come uno che ascolta
per la prima volta il proprio nome, sembrava diverso pronunciato da lei,
spogliato del rivestimento nero che lo aveva ricoperto, un nome qualsiasi che
non conteneva la tradizione della casata dei Malfoy, che non identificava
l’ultimo erede di una delle più importanti famiglie di purosangue del mondo
magico, che non trasmetteva il disprezzo e l’odio che per anni lui aveva
riversato sugli altri, un nome per una persona, e basta.
-Hermione… - rispose
titubante, lei sorrise a sentire il proprio nome pronunciato da quella persona
e il cuore di ghiaccio di Draco Malfoy si sgelò al calore di quel sorriso dolce
e sincero che lei gli aveva regalato, una volta, una sola. Un sorriso speciale
che si vedeva di rado, che lui era riuscito a strapparle.
-Forse questa sera non
siamo noi stessi – disse seria lei e per un momento, quando il sorriso
scomparve dal suo viso, Draco temette che lei stesse rimpiangendo quel che
c’era stato, era vulnerabile adesso, avrebbe potuto ridicolizzarlo, se avesse
voluto, pentirsene, addossargli tutta la colpa, infuriarsi, piangere e
disperarsi. E farlo stare male. Nessuno aveva l’autorità per farlo star male,
ma, se avesse voluto, lei avrebbe potuto averla. Ma non lo fece. Forse, c’era
ancora un po’ di speranza… anche per lui – ma non m’importa – continuò lei
tornando a sorridere – ogni persona è tante persone, ma alla fine siamo sempre
noi stessi.
Malfoy
la guardò e, nella sua testa, annuì.
Poche
parole, qualche sillaba e i suoi timori, le sue preoccupazioni, scomparse.
Era
bastato poco, da parte di lei, per cancellare il suo senso di “Non sono Draco
Malfoy” e “Non va bene”, puff, dissolti.
Forse
sarebbero tornati, probabilmente presto.
Ma
non quando erano insieme.
Non
ci sarebbero più stati dubbi se quando erano solo loro, Draco ed Hermione,
avessero fatto qualcosa di strano, di diverso dal loro “solito”, qualcosa che
non era da “Hermione Granger” o da “Draco Malfoy”.
-Abbiamo tutti un lato
nascosto – disse lei – tu mi hai vista come non avrei dovuto, io ho visto
qualcosa di te che pochi vedono – dì pure nessuno, si appuntò mentalmente il
biondo – …e nessun altro lo saprà.
-Mezzosangue, la vita tra
noi due sembra regolata dagli accordi – sorrise lui allontanandosi
delicatamente, lei annuì – adesso però sarà il caso che ti pulisci la bocca,
prima che mi occupi seriamente di quella… potrei essere tentato di
cominciare già da adesso con quel che ti ho promesso questo pomeriggio…
Hermione
si affrettò a fregare la manica del pigiama sul viso, terrorizzata dal fatto
che lui potesse anche solo pensare di farlo.
E
lui se la rise della rapidità con cui si affrettò ad eliminare la possibilità
che lo facesse.
Ecco,
l’incanto era svanito, battute e modi di dire e di apostrofarsi erano tornati
al loro posto, eppure, qualcosa era mutato e, ormai, non si poteva più tornare
indietro.
Una
Hermione Granger diversa e un Draco Malfoy con le crisi di personalità che si
ritrovavano assieme per bere cioccolata alle tre di mattina, decisamente
ridicolo, pensò lei, eppure, piacevole.
-Malfoy! – disse la mora
mentre lui si allontanava verso l’uscita della cucina – va bene la tazza con
gli orsetti per la settimana prossima? – chiese rivolgendogli un sorriso
strafottente
-Non provare a
rifilarmela un’altra volta – s’inviperì lui voltandosi a guardarla, ma con un
accenno di sorriso sulle labbra sottili. Ma sì, che diventasse pure
un’abitudine. Rischiava di nuocergli più di quanto riuscisse a immaginare,
eppure, ciò che è bello in genere fa male e stare con la mezzosangue alle tre
di mattina in cucina, era bello, forse faceva anche male, anzi, di sicuro,
soprattutto al suo animo di serpe, ma non gli importava.
Hermione
rise e lo guardò allontanarsi per il corridoio nuovamente buio del pianterreno,
scomparendo oltre un alto colonnato gotico e accennando ad un saluto distratto
con la mano.
Gli
sorrise, dopodiché si avvolse nel plaid e, con calma, tornò in camera.
* * *
Harry
Potter li vide nella luce fioca delle torce dell’ingresso, lui che si
allontanava salutandola e lei che gli sorrideva contenta, poi si metteva la sua
amata coperta di pile con il panda made by WWF sulle spalle e se ne tornava
alla Torre.
Se
la vista non lo ingannava, quello che aveva lasciato la cucina assieme alla sua
migliore amica era proprio Draco Malfoy, no, le lenti non gli facevano difetto
e, grazie al cielo, non era ancora diventato daltonico (i capelli di Malfoy
erano proprio biondi e la vestaglia verde, nessun altro girava conciato così).
Sorrise
tra sé, la cosa aveva dell’incredibile, anzi, dell’assurdo!
Eppure
non se la sentiva di rimproverare Hermione perché l’espressione che Malferret
aveva quando era uscito dalla cucina non gliel’aveva mai vista.
Stentava
a credere che la riflessiva Hermione Granger si fosse volutamente buttata tra
le spire della serpe nella speranza di dimenticare Ron. C’era dell’altro.
Come
quel pomeriggio: Malfoy l’aveva aiutata, lui lo sapeva, non era stupido, Ron
era stato un idiota a non accorgersi per sette anni di quello che la grifondoro
provava per lui, l’aveva ferita profondamente e nel peggiore dei modi, lui
stesso non avrebbe saputo cosa fare per lei, eppure, evidentemente, Malfoy ci
era riuscito, almeno un’abilità doveva riconoscergliela.
Non
sapeva da dove fosse nata tutta questa storia, non sapeva perché, ma finché
Hermione fosse stata contenta non c’erano problemi, che così fosse e si vivesse
sereni, di sfiga lui ne aveva già a sufficienza per tutto il trio senza andare
a cercarsela di proposito.
Beh,
ammetteva che, magari, la sua migliore amica avrebbe potuto fare una scelta
differente, un po’ meno rischiosa e azzardata, ma se aveva scelto Malfoy a lui
stava bene, purché non le facesse del male.
Dopotutto,
il biondo si prendeva sempre a cuore (gli sarebbe caduta la lingua per quel che
stava farfugliando!) le cose che gli interessavano… bisognava solo capire se
Hermione gli interessava…
…
il mondo doveva proprio essersi messo a girare a rovescio, ma, se anche così
fosse stato, il sole avrebbe continuato a sorgere e a tramontare, semplicemente
da un’altra parte.
Affrettandosi
lungo i passaggi segreti e le scale girevoli, Harry tornò al dormitorio e si
infilò nel suo letto.
Adesso
sapeva che lei era serena, perché quando l’aveva scorta quel pomeriggio era il
ritratto del dolore.
Malfoy
era finalmente riuscito a fare qualcosa di utile, perciò non avrebbe detto
niente di quel che aveva visto quella notte.
* * *
Spazio
Autrice: ebbene sì, è
successo di nuovo… in tutti i sensi che potete pensare… ^^ Draco si è lasciato
di nuovo trasportare e questa volta non c’erano troppi freni inibitori a
sdrammatizzare la cosa… spero che la scena sia risultata romantica al punto
giusto e non troppo seria…
In
realtà, mi sento di dover fare una piccola precisazione rispetto al cappy
precedente: qualcuno mi ha detto che, effettivamente, Ron non ci fa una bella
figura… lo ammetto, nell’idea originale Ron aveva tutt’altro ruolo.
Va
bene, lo confesso, qui lo dico e qui lo nego, ma quando ho cominciato a leggere
fanfic ero una accanitissima Ron/Hermione, salvo che, dopo aver letto il terzo libro,
il rosso ha cominciato a starmi un po’ sullo stomaco per quel che faceva
passare alla povera Herm e piano piano sono diventata una Draco/Herm additive,
totalmente dipendente, fino al punto che la mia passione mi ha portata perfino
a scrivere questa storia (praticamente incredibile).
Per
tutti quelli che sono preoccupati di Ron, posso dire che, state tranquilli, il
rossino deve solo trovare la sua strada e cominciare a farsi un po’ le ossa, ma
rilassatevi che non gli farò particolarmente male… lui è l’unico, al momento,
che avrà il suo happy ending ehehehe, mentre per Harry ho in mente uno special
project, cmq il trio deve fare la sua strada, eppoi non potete mica aspettarvi
che Malfoy in persona cominci a pensare bene di loro… (quasi che potrei
aggiungere questa alle assurdità che scrivo :P).
Beh,
mi sono lasciata trasportare e ho messo qualche spoiler, adesso passò a
ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, siete
fantastici, sono così contenta che non potete immaginarlo, GRAZIE MILLE, anzi,
GRAZIE MILLE MILLE VOLTE per tutte le recensioni e i commenti, per aver letto
la mia fanfic e per averla aggiunta ai preferiti.
Thx
Nyssa
Lisanna
Baston: mi sembra di aver
dato tutte le spiegazioni necessarie sua su Ron che su Harry nella postfazione,
stai pure tranquilla, fiera Weasley, Ron se la caverà, però dovevo un po’ fargliela
pagare per quel che ha fatto a Herm al ballo del ceppo, ci sono rimasta davvero
male…
Per
quanto riguarda LavLav, la detesto pure io (non l’aveva notato nessuno ndTutti >_>’),
invece su Draco sono felice che ti piaccia, meno male, è un personaggio che mi
finisce inavvertitamente OC e devo starci attenta, meno male che la cosa non dà
così tanto fastidio… fiuuu… questo è il seguito, spero che ti piaccia come i
precedenti! Un bacio, Nyssa
sweet_puffola_pigmea:
più in fretta di così… ecco
qui il cap n°6, nella speranza che ti piaccia ^^. Grazie mille per aver
aggiunto la ff ai preferito e ti ringrazio anche per i tanti complimenti che mi
hai fatto, sono davvero molto contenta, spero che anche il 6 e i seguenti cappy
ti piaceranno, ciao! Nyssa
laretta:
sono contenta che il 5 sia
stato divertente, in realtà non so mai che impostazione dare ai vari cappy perché
è rischiano di finirmi un po’ da una parte o un po’ dall’altra… meno male che
vi è piaciuto ^^ spero che sia lo stesso anche per questo, ciao! Nyssa
potterina88: mi fa piacere che Draco ti piaccia,
bastardo, lo sappiamo tutti, lo è, però mi sembrava che l’essere troppo da una
parte o dall’altra nasconda qualcosa e infatti… il mio Draco, da bravo nato nel
segno dei Gemelli (come me) ha molte personalità… mi auguro che questo cappy ti
piaccia, anche se assomiglia molto al 4, ma ho pensato che fosse carino
riportare un po’ dell’atmosfera… dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa
Guenny:
ciao! Sono contenta che la
mia fanfic ti piaccia, davvero! E ovviamente anche il mio Draco… anche io stavo
partendo per la tangente quando scrivevo di lui che si levava la camicia e mi
venivano quasi gli occhi languidi… Per quanto riguarda Blaise, per il momento
fa qualche porticina qua e là a far uscire di testa il biondastro, poi… poi si
vedrà, anche per lui ho un’ideuzza in mente… se però dovessi portarle avanti
tutte verrebbe una fic da 100 cap e, onestamente, forse dopo un po’ vi
stufereste anche di stare a leggere questa cosa… spero che anche il cap 6 ti
piaccia, anche se ricorda il 4, ciao! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: come puoi leggere dalle ultime righe a piè
della storia, neppure io provo questo viscerale amore per LavLav, non si notava
già dal cap2? Ovviamente ci saranno personaggi che cambieranno, in bene e in male,
vedrò che farne anche della Brown, anche se ogni tanto riesce a tornare utile
pure lei… dimmi cosa ne pensi di questo cappy, ciao! Nyssa
luana1985:
Dra senza camicia crea una
tempesta ormonale perfino a me che me ne sto placida a scrivere i capitoli
della ff al posto di studiare mate ecc, quindi… per quanto riguarda sboccato
(perdona l’ignoranza, non so cosa vuol dire ^^’’’) se intendi che parla come
uno scaricatore di porto, ti devo dare ragione, nell’ultimo cap,
effettivamente, si è lasciato un po’ andare (dovrò fare attenzione), ma
dopotutto, anche lui era sconvolto, controllerò che le prossime volte che lo
farò finire nei guai ci sia qualcuno a lavargli la bocca col sapone *_* Spero
che anche il cap 6 ti piaccia, ciao! Nyssa
Giorgia_Malfoy: beh, a quanto pare l’effetto confusione ha
funzionato, volevo davvero far cominciare la storia con un bel caos generale e
poi mettere i tasselli a posto, spero solo di non essermene dimenticata
qualcuno per la strada e aver lasciato pensieri e vicende a metà. Spero che
anche questo cappy ti picaccia, grazie mille del commento! Nyssa
JosephineAntoinette: Malfoy mezzo nudo in un bagno deserto non
dovrebbe starci per principio, durerebbe poco perché non sei la sola che
comincerebbe a pensare (e qui non dico altro, sennò mi dovrei autocensurare che
non è bello), per quanto riguarda approfondire i pensieri, ho cercato di farlo
con questo capitolo, che, in origine, doveva stare un po’ più avanti… il
problema è che se comincio poi non mi fermo più e i miei poveri lettori
comincerebbero a sonnecchiare davanti al monitor, se aprissi mai la testa di
Malfoy, cosa ci troverei dentro (io comincerei ad aver paura :P), vabbè, spero
che, nonostante questa mia pecca, anche questo cappy ti piaccia e che
continuerai a seguire la mia storia, ciao! Nyssa
8marta8:
effettivamente forse non
doveva essere uno spettacolo così bello, ma se non ci fosse stato Draco non
avrebbe mai potuto consolare Herm e allora ci sarebbero voluti anni ad
avvicinarli, quando vogliono quei due sanno essere due pezzi di ghiaccio! Vabbè,
così non è andata… sono contenta che anche la scena del bagno ti sia piaciuta,
spero che sia lo stesso anche con questo capitolo e anche che mi lascerai un
commentino ^^ ciao! Nyssa
Il luogo dove si trovava assomigliava molto al mondo dei My little Pony
che trasmettevano in tv qualche estate fa
Premessa: questo capitolo è un cappy
un po’ strano che ho scritto durante un momento di
pura follia, quindi vi prego di prenderlo con le dovute pinze, non è essenziale
ai fini della storia, anche se c’è un avvenimento che dà il via a qualcosa di
molto particolare che si protrarrà poi per i prossimi cap.
Spero
che nonostante la pazzia intrinseca, vi piaccia e mi auguro che mi lascerete un
commentino… ^^
Aspetto
fiduciosa
Nyssa
Il
luogo dove si trovava assomigliava molto al mondo dei My
little Pony che trasmettevano in tv qualche estate fa.
C’era
un grande prato verde, costellato di fiorellini multicolori che brillavano di
rugiada, lei stava distesa sotto un’imponente albero
con delicati boccioli bianchi e rosa pastello osservando l’orizzonte, limpido e
azzurro come nel cartone di Lady Oscar. Alle sue spalle svettava un gigantesco
castello bianco che risplendeva della luce del sole, con il tetto azzurro e
alte torri che si slanciavano longilinee come a voler toccare il cielo:
insomma, il Castello della Bella Addormentata della Disney, spiccicato.
Animali
dall’aria serena passeggiavano lì attorno, unicorni e cavalli alati, creature
su cui aveva fantasticato fin dall’infanzia, saltellavano sul prato e volavano
sull’arcobaleno che faceva da cornice al castello.
Una
leggera brezza faceva sventolare stendardi e gonfaloni fissati alle estremità
delle torri, tutti con colori caldi e intensi.
Stava
coccolando un draghetto viola che poco aveva di
simile al gigantesco ungaro spinato che Harry aveva
dovuto combattere al quarto anno, decisamente un sogno poco realistico.
In
lontananza, come a comparire direttamente dall’orizzonte, un cavaliere in
armatura dorata si sta avvicinando su un baldo destriero candido e possente,
dritto verso di lei, mentre la corazza baluginava sotto il sole.
Sorrise,
contenta che, finalmente, anche per lei, il cavaliere dall’armatura
scintillante fosse giunto. Un cavaliere tutto per lei, che la volesse per
quella che era davvero e non per quello che appariva.
Un
bussare violento ad una porta la distrasse momentaneamente dalla contemplazione
del fusto a cavallo, il suono, inconsueto per un sogno all’aria aperta, fu
seguito da una frase gridata
-Herm!
Che cazzo stai facendo ancora! Alzati immediatamente
c’è un casino allucinante!!!
Innegabile.
Quella era la voce da “Siamo nei casini più neri e non sappiamo cosa fare” di
Harry Potter.
Il
Bambino Sopravvissuto stava infatti dall’altro capo
della porta di quercia della sua stanza a bussare con insistenza perché
scendesse, altro che “casini neri”…
Il
sognò svanì velocemente, addio cavaliere dall’armatura
scintillate e addio mondo e futuro roseo, Hermione si domandò cosa avesse da
rompere Harry la mattina della domenica alle… 8.30! No, ma dico, erano tutti
pazzi in quella scuola! Svegliare una persona addormentata alle otto e mezza
della domenica mattina era un reato che sarebbe dovuto essere punito con
l’ergastolo ad Azkaban!
Come
si permetteva Harry si farle questo, oltre, vabbè, a
far fuggire il bellissimo a cavallo e rovinando il suo sogno d’amore.
Buttando
le gambe giù dal letto, calzò le pantofole di peluche, notando solo in quel
momento che il primo piede che aveva toccato terra era stato il sinistro.
Malissimo.
Si preannunciava una domenica con i controfiocchi.
-Arrivo!
Arrivo! – gridò all’indirizzo della porta dove Harry stava continuando a
battere il pugno.
Prima
di girare la chiave nella serratura, prese un bel respiro.
Poi,
lentamente, fece scattare gli ingranaggi e aprì l’uscio.
Cappuccetto Rosso le attraversò la strada con tanto di
mantellina scarlatta, cestino di vimini al braccio e grembiulino a quadretti
bianchi, i boccoli biondi che ondeggiavano e i fiorellini che crescevano sulla
fredda pietra della loro Torre dormitorio al suo passaggio.
Un
momento, ma il suo sogno non era già terminato?
Sollevò
gli occhi assai preoccupata, trovando Harry dall’altra
parte del corridoio che guardava la bambina con altrettanto sconcerto.
-Harry?
– chiese cauta, temendo che, a quel punto, il suo migliore amico le rispondesse
con la voce di Titti.
-Herm,
siamo nella merda – allelujah, strano ma vero!
-Harry,
dimmi che sto sognando – implorò cauta la riccia
-Vorrei
dirlo anche io… - rispose mesto il moro – adesso vieni, abbiamo grossissimi
problemi e non solo noi…
Conducendola
come una malata di mente fino all’imboccatura delle scale, lasciò che la
ragazza scendesse da sola fino alla Sala Comune.
A
metà della rampa Hermione si fermò ancora più sconvolta
-Harry!
– disse costernata voltandosi verso di lui – che cosa ci faBambi che pascola nella nostra Sala Comune?
Harry
Potter scosse la testa, ignaro della risposta e raggiungendola, mentre la
Caposcuola avanzava di qualche gradino con estrema cautela, cosa mai era
successo alla rinomata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?
Con
circospezione fece girare lo sguardo: il camino scoppiettava come ogni
domenica, riscaldando la stanza in pietra, peccato che sul resto del pavimento
fosse spuntato caprifoglio ed erbetta fresca che Bambi,
che sembrava uscito da un film, brucava amabilmente, attirando gli sguardi costernati, ma carichi di “very
cute” di Calì.
L’appendiabiti
dalla porta era diventato un albero e Tamburello con Fiore facevano la loro
parte nella stanza, rincorrendosi sotto i divani.
Proprio
su uno dei due divani posti davanti al fuoco, stava seduto il Principe delle
Serpi in persona.
Al
ricordo di quel che la sera precedente era successo, Hermione arrossì,
affrettandosi subito a mascherare la cosa con uno starnuto, allorché Harry
prese a guardarla strano.
Decisa
a rispettare il patto che si erano fatti, la ragazza si voltò svelta verso il
suo migliore amico
-Harry –
chiese dubbiosa – che ci fa Malfoy nella nostra Sala Comune alle otto del
mattino? Fa anche lui parte della follia generale? – Harry sospirò
-Più o
meno – rispose evasivamente
Hermione
scese gli ultimi scalini e si ritrovò in quella che, fino a poche ore prima,
era stata il luogo di ritrovo dei Grifoni.
-Granger
– disse il biondo accennando un saluto col capo e rivolgendole un sorriso divertito
Però,
che cambiamento! Rifletté la mora guardandolo, cambiava da così a così da quando era solo con lei nelle cucine a quando si trovava
fuori da esse.
-Qualcuno
mi spiega che sta succedendo? – chiese infine la ragazza osservando le facce
dei compagni di Casa, forse più a disagio di avere Malfoy nel
loro dormitori che Bambi che pascolava quieto
accanto al camino. – e lui cosa ci fa qui? – disse additando l’altezzoso Slytherin con le lunghe gambe allungate sul tavolino
-Sempre
di buonumore al risveglio – celiò il diretto interessato portandosi le mani
dietro la testa
-Non cominciare,
Malfoy – chiarì lei, per niente in vena di fare del sarcasmo
-Era una
semplice constatazione – disse la serpe con finta noncuranza – come quella sul
tuo bel pigiamino
Impossibile!
Inconcepibile! Ma come faceva Malfoy a farla uscire così tanto di testa? Eppure
la sera prima era sì fuori di testa, ma non come adesso, non allo stesso
modo…
Quando
si comportava “da Draco Malfoy” era decisamente odioso…
Arricciando
la bocca su un lato e incrociando le braccia al petto, si preparò per il primo
scontro verbale della domenica mattina.
-Primo, Malferret, io non ti ho chiesto qualcosa sul mio pigiama e,
secondo, cosa importante, non mi interessa cosa pensi a riguardo!
La
sua faccia divertita la mandò ancora più in bestia
-Adesso
basta, Herm – disse Harry facendola sedere – stavamo
discutendo del casino di questa roba che gironzola per la scuola, a quanto pare tutte le Case ne sono state contagiate…
Hermione
sollevò le sopracciglia stupita, facendo scemare parte
della collera
-Anche
da voi? – chiese all’indirizzo della Serpe, Malfoy annuì
-Abbiamo
avuto qualche problema con una certa strega cattiva di Biancaneve che si è
piazzata davanti allo specchio di Pansy cominciando a
chiedergli chi fosse la più bella… anche se, in tutta
sincerità, quella non mi sembrava molto una strega… - lo scetticismo di Malfoy
era più che comprensibile, quelle erano favole babbane,
che ci facevano i personaggi delle favole babbane a Hogwarts?
-Dove
sono i Caposcuola di Corvonero
e Tassorosso? – domandò guardando intorno alla
ricerca degli altri due
-A Corvonero hanno avuto qualche problema perché si sono
ritrovati la sirenetta che sguazzava nella vasca da bagno del dormitorio
maschile e poi c’era una pazza che rincorreva Oscar, il ranocchio di Neville,
farfugliando che doveva trasformarsi in principe… quindi hanno problemi ancor
più gravi dei nostri
-La
favola del principe ranocchio, - disse quasi soprappensiero – e i Tassi?
-A loro
è toccata Cenerentola – spiegò ancora il moro – e adesso sta rassettando tutta la loro Sala Comune
-Sempre
la solita fortuna – sentì borbottare Malfoy
-E io
che dovrei farci, scusa? – domandò infine lei, rivolgendosi al suo compagno di
Casa
-Non
conosci qualche controincantesimo per mandarli via? –
rispose Harry, lei scosse la testa
-Come
faccio, non so neppure da dove vengono!
Harry
si lasciò andare sul divano e guardò pensieroso il soffitto
-Senti –
disse infine la grifoncina – dammi il tempo di
vestirmi e vado dalla McGranitt, vediamo che si può
fare… - Harry annuì, consapevole che quella era l’unica strada – Malfoy! –
disse imperiosa all’indirizzo del biondastro – tu verrai con me – scandì
-Ehi! –
gridò l’altro – non pensare neppure di darmi ordini in questo modo!
-Senti Malferret – disse perentoria lei avvicinandosi
pericolosamente – TU VERRAI CON ME
-Non
pensare di trattarmi in questo modo! – protestò il Caposcuola verde-argento
Vedendoli
litigare così furiosamente al centro della saletta, Harry si domandò se quella
che aveva avuto quella notte non era stata una visione.
Sembravano
due persone diverse, non quiete, calme e rilassate, due galletti bizzosi che si
beccavano malamente, mentre il loro spirito li
bruciava impedendo loro di cedere terreno.
Sospirò
sconsolato.
-Ve
bene, - disse chiudendo la discussione – finirete di ammazzarvi più tardi, per
il momento Herm, vai a cambiarti, Malfoy, ti do da
bere qualcosa
La
Caposcuola dei grifoni si allontanò di corsa su per le scale con il dente
avvelenato verso la serpe malefica, ma, soprattutto, verso il suo migliore
amico.
Giusto,
e l’altro migliore amico che fine aveva fatto?
Sbirciò
nella sua stanza mentre saliva alla camera del
Caposcuola, Ron non si stava nuovamente dando da fare
con la Brown, peccato, dopo tutto quel che era
successo il giorno prima, probabilmente se l’avesse trovato di nuovo in analoga
situazione avrebbe spalancato la porta cominciando ad elencare le norme che
avevano contravvenuto.
Un
vero peccato…
***
Un
quarto d’ora dopo, lei e Malfoy stavano nuovamente percorrendo le scale per
raggiungere il primo piano dove erano gli uffici dei prof.
Avevano
deciso di non passare per la scorciatoia per vedere un po’ in che stato era la
scuola e, dopo averla vista, decisero che era molto
peggio di quel che immaginava. O meglio, LEI decise che era molto peggio di
quel che si era figurata perché lui aveva già visto quello spettacolo e in
quell’ammasso di persone provenienti dalle favole babbane
e non ci stava capendo niente di niente.
-Granger
– disse rivolgendole la parola e guardando di sotto da una balaustra, il suo
tono, decise la mora, era lo stesso di tutti i giorni, lo sguardo con cui la
studiò no: erano dei grandi attori. No, correzione, lui era un grande attore
perché quando l’aveva provocata al Grifondoro, lei
aveva davvero creduto che fosse tornato il Draco Malfoy di tutti i giorni e
avesse cancellato quanto accaduto. Beh, dopotutto gliel’aveva detto, lui erano
strano solo quando erano solo loro due e neppure
sempre, su questo doveva convenirne
-Chi è quel tipo in mezzo al corridoio – domandò la serpe
indicando un vecchietto con la barba lunga, gli occhiali a mezzaluna e una
lunga tunica blu a stelle gialle fluorescenti;
Hermione
guardò oltre il corrimano e scorse la figura
-Quello
è Mago Merlino – spiegò senza degnarlo di troppa attenzione, sembrava uscito
dalla Spada nella Roccia
Per
un attimo vide affiorare un sorriso divertito alle labbra, ovviamente l’idea di
magia dei babbani era molto diversa da quella dei
veri maghi…
-Granger
– disse trattenendo a stento il sorriso – se quello è Merlino io sono la Fata Turchina…
Hermione
lo guardò sorpresa, per la prima volta in vita sua lo sentiva fare del sarcasmo
su se stesso
-Mi
spiace dirtelo, ma quello è proprio Merlino… - chiarì
immaginandolo vestito con la tunica turchese e la bacchetta magica a forma di
stella in mano, sicuramente avrebbe avuto un’espressione molto meno amabile
dell’originale – ovviamente è un Mago Merlino immaginato dai babbani… quindi forse farai meglio a prepararti il
vestitino azzurro… - disse con una punta di cattiveria
L’espressione
che Malfoy le rivolse avrebbe sintetizzato quella che avrebbe mostrato al mondo
se davvero si fosse dovuto vestire da Fata Turchina. Blaise
sicuramente non avrebbe perso tempo a vendersi lo scoop.
Stava
ancora scendendo, ridacchiando della cosa, con l’espressione per niente
conciliante di Malfoy che l’accompagnava, quando venne
praticamente investita da Ginny che correva come una
forsennata su per le scale
-Oddio Herm, è terribile – disse quasi travolgendola, sia correndo
che con le parole – c’è una mezza matta vestita da odalisca che ha improvvisato
una lap-dance nella Sala Grande e alcuni studenti che
le lanciano soldi! L’hanno presa per una pornodiva!
Le
sopracciglia di Malfoy volarono in alto con aria felicemente sorpresa
-Questa
non me la voglio perdere – disse all’indirizzo delle due grifondoro
Il
pizzicotto che la Granger gli diete sul braccio
esprimeva perfettamente i suoi pensieri in proposito
-Ginny –
disse la mora passando in Berserk Mode – voglio Luna
e la Bones sobrie, dille di intervenire e di
sospendere immediatamente questo schifo mentre tu…
-Draco!
– ecco, questo era Blaise, anche lui di corsa su per
le scale di Grifondoro alla ricerca del suo migliore
amico, tra un po’ avrebbero potuto allestire un’assemblea
-È
terribile – disse il moro dagli occhi blu coinvolgendo anche Hermione nella
cosa – la Strega di Biancaneve è venuta alle mani con Pansy
e c’è Daphne che sta per avere una crisi isterica! Eppoi abbiamo sette nani
bruttissimi che se la girano per la Sala Comune facendo strage del tuo firewiskey – la Granger rivolse ad entrambi un’occhiata
accigliata e sufficientemente eloquente
-Ginny,
puoi occupartene tu? – chiese la more alla rossa
-Scherzi?
– disse l’altra – io a Serpeverde non ci metto i
piedi! – si schifò la sorellina di Ron, Hermione sospirò
-D’accordo,
prendi Luna e dille di mettere a posto questo casino e tu vai a fermare la
spogliarellista della Sala Grande – Blaise drizzò
istantaneamente le orecchie a sentire la parola “spogliarellista”.
Ginny annuì e corse via da dove era venuta in un modo che a Hermione
ricordava parecchio “Mamma ho perso l’aereo”.
-Blaise –
disse rivolgendosi all’altro Serpeverde – per favore,
cerca Harry e digli di venire davanti all’ufficio della McGrannit,
gli parlerò quando avrò finito con la prof
-Detta
così sembra una minaccia – constatò la serpe
-Harry
dovrebbe essere al gazebo o da qualche parte al pianterreno – specificò ancora
senza degnare di attenzione le parole prima pronunciate da Zabini
-E tu e
Draco? – chiese rivolgendo un’occhiata interrogativa al suo compagno
-Parliamo
con la McGrannit – rispose per entrambi lei
Blaise non si preoccupò di mascherare la sua scrosciante risata quando sentì quelle parole
-Ci
vediamo dopo – articolò allontanandosi senza riuscire a smettere di ridere, i
due rimasti si guardarono perplessi
Davanti
all’ufficio della prof stavano due studenti di Tassorosso,
McMillan e la Habbott, lui sembrava piuttosto malconcio.
-Che
succede – chiese Hermione ai due Prefetti dei Tassi con il tono della crocerossina
-Degli esserini piccolissimi ci hanno teso un’imboscata – si
giustificò Ernie
-Dicono
di appartenere all’Esercito di Liberazione di Lilliput
Hermione
sospirò ancora più sconsolata, perfino i lillipuziani…
-Porta
Ernie dalla Chips – si affrettò a dire – parlo io con
la McGrannit, anche se, ormai, aveva perso il conto
di quante favole si era vista passare davanti agli occhi in versione Disney
-Ah, Finnigan mi aveva detto di riferirle anche che c’era una
ragazza piccolissima che aveva allestito un discorso nell’aula conferenze sulle
differenze razziali tra chi ha le ali e chi no… solo che poi è caduta dentro un
calamaio d’inchiostro e credo si sia intossicata…
Ci
mancava solo Pollicina, rifletté la riccia annuendo
alla Habbott
-Dirò
anche questo – confermò, poi i due Tassi se ne andarono
-Dì un
po’, mezzosangue – chiese Malfoy – ma tu conosci
davvero tutti questi cerebrolesi che girano per la
scuola?
Hermione
annuì tristemente, quello non era certo uno spettacolo in grado di assegnare
qualche punto al mondo babbano…
-Sono
favole del mio mondo – spiegò con calma – tra i babbani
le conoscono quasi tutti, solo che normalmente non sono vive…
Senza
dargli il tempo di replicare, e quindi insultare il mondo dal quale lei
proveniva, girò la maniglia della porta ed entrò nell’ufficio della sua
Responsabile.
-Signorina
Granger, signor Malfoy, prego, sedete – disse la prof indicando le due
poltroncine che avevano segnato l’inizio dell’incubo delle ripetizioni
-Professoressa…
- iniziò la Caposcuola
-Lo so –
annuì la donna – la scuola è invasa da favole distorte – Hermione annuì
-Strada
facendo ho sentito di tutto – chiarì – Cenerentola, Biancaneve, streghe
cattive, i nani e i lillipuziani, perfino Pollicina!
– s’infervorò
-Per non
parlare di Merlino – aggiunse Malfoy che aveva indelebilmente impressa la scena
del vecchio mago allucinato che scambiava un primino
per un certo “Semola”.
-Lo so,
lo so – fu la risposta della prof – è successo un disastro e a qualche modo
dobbiamo rimetterlo a posto.
Disastro,
decisero i due studenti, era un volgare eufemismo per definire la CATASTROFE
che si era abbattuta su di loro.
-Inoltre
– continuò la Granger – gli studenti sono nel panico e non sanno come gestire
la situazione – la vicepreside annuì
-È nato
tutto questa notte – disse – qualcuno ha versato inavvertitamente una pozione PrendiVita su un libro delle favole che stava nell’aula di Raimond e adesso ci sono tutti questi personaggi che girano
a piede libero – la grifoncinaannuì
-Si sa
chi è stato? – domandò Malfoy, la prof scosse la testa e lui imprecò
silenziosamente, quando gli avesse mezzo le mani addosso, questo personaggio
avrebbe fatto una brutta fine
-Si sa
almeno cosa ci faceva nell’aula di Raimond? – chiese
a sua volta la mora, ma la risposta fu la stessa
-Ho
chiesto al professor Piton di preparare una pozione
per distruggere i famigli – spiegò la Responsabile dei Grifoni – ve ne fornirò
un po’, il vostro compito sarà quello di recuperare tutti i personaggi e
toccarli con questa, in modo che scompaiano
Le
due facce allibite degli studenti erano lo specchio dei loro pensieri: i
professori si erano ammattiti tutti in una notte, probabilmente per colpa di
qualche favola, magari era stato il perfido mago Rotbart
del Lago dei Cigni…
Come
era già successo la volta precedente, alla punizione non c’era scampo, non ci
si poteva rifiutare. E la prof, forte di questa convinzione, si affrettò a far
uscire i due ragazzi dall’ufficio.
Come
richiesto, davanti alla porta stavano, seduti sul divanetto e infischiandosene
del cartello “Vietato Fumare” stavano Harry e Blaise,
con al seguito ColinCanon e fratellino.
Studiò
le quattro persone che sembravano uscite da una maratona, stanche e stremate
-Che vi
è successo? – chiese a Harry
-Ho
visto una marionetta che camminava senza fili – specificò il bambino
sopravvissuto – e mi sembrava di essere in uno di quei film dell’orrore, così
mi sono lasciato prendere dal panico e sono corso via, Blaise
e gli altri mi hanno seguito… - chiarì
-Ma
Harry, era solo Pinocchio – sottolineò la sua migliore amica facendo 2+2, Draco
ghignò sadicamente all’indirizzo suo e del suo migliore amico
-Beh, ho
avuto meno paura quando mi sono trovato faccia a
faccia con Voldemort! – scandì il ragazzo con gli
occhiali
-Tu e Ron la dovete smettere di guardare tutti quegli horror
d’estate – lo ammonì – basta The Ring e basta Esorcista, solo
commedie brillanti!
Harry
fece finta di annuire, per niente allettato dall’idea di vedere quei film
smielati.
-Colin –
disse poi al biondino con fedele macchina fotografica e fratello cozza al
seguito – ho un lavoretto per te
Fiutando
odore di scoop, il responsabile della Gazzetta di Hogwarts
si affrettò a ritrovare la sua serenità e si avvicinò alla mezzosangue che lo
prese leggermente in disparte
-Ascolta
– disse al compagno di Casa – ti propongo un patto, - l’altro la guardò
interessato – lascia perdere questa storia delle favole che camminano e vai
nell’aula 2 di Raimond, a quanto
pare è nato tutto da lì, hanno messo una pozione PrendiVita
su un libro babbano – l’espressione del ragazzino
sembrava sempre più interessata – come Caposcuola ti lascerò pubblicare tutto
quel che vorrai sulla storia se tu mi troverai chi è stato
Gli
occhi di Colin brillarono sadicamente
-Consideralo
fatto, Herm – disse allungando la mano – ti porterò
quell’imbecille su un piatto d’argento se mi lascerai dire chi è stato –
Hermione gli strinse la mano convinta con una luce strana negli occhi
-Siate
discreti, non voglio voci di corridoio né prof che si lamentano
-Lascia
fare a noi – annuì il biondino – mio fratello è appassionato di gialli magici,
sappiamo come procedere
-Mi
raccomando, voglio il colpevole sulla prima pagina della Gazzetta di domani
-Contaci
– rispose l’altro facendo il gesto della vittoria, raccattando il fratellino e
scomparendo al di là del colonnato.
Harry,
Draco e Blaise la guardarono perplessi.
-Su,
mettiamoci al lavoro – decretò la ragazza con rinnovata energia – dobbiamo
catturare tutte le favole sparpagliate per la scuola
-Ehi,
mezzosangue, frena – disse Draco – puoi pure scordartelo che io muova un dito per darti una mano.
Hermione
si avvicinò al suo interlocutore fino a piantargli un dito esattamente a metà
del petto e premendo un poco
-Ascoltami
bene, dannato furetto – scandì con voce pericolosa – tu mi darai una mano con
questa faccenda o, come è vero che mi chiamo Hermione Granger, quel che resta
del tuo anno scolastico sarà un tale inferno che rimpiangerai di non trovarti
ad Azkaban! – Malfoy strinse gli occhi fino a due
fessure, per niente intimorito dall’aria minacciosa e dallo sguardo e la fissò
con altrettanta sfrontatezza
-È una
minaccia, Granger? – chiese
-Precisamente
– sibilò lei mordendosi il labbro inferiore, vide i suoi occhi d’argento brillare
-D’accordo
– annuì la serpe
Hermione
alzò fieramente il mento come segno di vittoria e lo
squadrò.
Blaise cominciò a ridere di nuovo, beccandosi, questa volta,
l’occhiataccia di Draco.
Che
fosse.
FIAT!
-Harry –
e si rivolse all’amico – ho Ginny, Luna e la Bones impegnate, portami giù Neville, Padma,
Thomas e Calì, mi servono
rinforzi… anche Ron se lo trovi, stamattina non l’ho
visto in giro, ti aspetto qui tra cinque minuti
Harry
annuì, perfettamente conscio che se la situazione la gestiva Hermione, allora
si sarebbe sistemato tutto.
-Blaise –
Zabini scattò sull’attenti – portami Daphne, credo
che sia la più sana della vostra casa e potrà dare una
mano… niente Parkinson e niente di niente – Zabini annuì – ci ritroviamo qui tra cinque minuti
-Malfoy
– disse poi all’indirizzo del biondo – tu andrai da Piton
a farti dare la pozione
-Perché,
tu che devi fare?
-Cominciare
a mettere a posto qualche casino, voglio le porte della scuola sigillate e
soprattutto, - disse assottigliando gli occhi, vado a salvare Tiger e Goyle dalla casa di
marzapane della strega di Hansel e Gretel
Senza
dire nulla lui annuì e percorse il corridoio avviandosi verso l’ufficio di Piton, scorrendo prima quelli degli altri prof, segnati con
la targhetta della materia che insegnavano e il loro nome.
***
Cinque
minuti dopo una discreta folla chiacchierava davanti all’ufficio della
vicepreside aspettando che Hermione Granger decidesse il da farsi.
Quando
la riccia Caposcuola
tornò, si compiacque del lavoro che Blaise e Harry
avevano fatto.
-Benissimo
– disse all’indirizzo dei presenti – non sto a spiegarvi la nemesi di questa
giornata che stiamo vivendo, i professori vogliono che recuperiamo tutte le
favole che vede camminare; vi dico che rientrerà nella valutazione di Difesa
contro le Arti Oscure e Incantesimi, il vostro obiettivo sarà fondamentalmente
quello di portare tutti i famigli in Sala Grande, a mezzogiorno arriveremo con
la pozione e li faremo scomparire. Sia chiaro – aggiunse – non voglio disastri
Assoggettati
alla dittatura Granger, il gruppo annuì compatto come uno squadrone
dell’esercito: pronti per la missione.
-Mi
raccomando – aggiunse la mora – setacciate la scuola, frugate ogni angolo, ogni
Casa, ogni ripostiglio, ogni aula: li voglio tutti in Sala Grande.
Ripetendo
il gesto, tutti la guardarono.
-Harry, Zabini e Malfoy con me – decretò all’ultimo – gli altri si
dividano in gruppetti e comincino la ricerca.
Sparpagliandosi,
gli studenti si affrettarono a cercare qualche compagno e, con la grinta di chi
si sente il salvatore del mondo, si diressero verso
gli altri piani, decisi alla vittoria.
I
rimanenti guardarono Hermione, un po’ sconvolti da quella presa di posizione
-Noi ci
occupiamo della Torre di Astronomia – disse lei
-Perché,
che succede alla Torre? – chiese Blaise mentre s’incamminavano
-C’è
Raperonzolo che vuole impiccare Nott
-E
perché non possiamo lasciarglielo fare? – domandò Harry, beccandosi un’occhiata
truce da Malfoy e una accigliata dalla sua migliore
amica.
***
Era
mezzogiorno suonato e la
Sala Grande sembrava una scolaresca alla mensa.
Definire
rumore il livello di suono che si percepiva era scorretto, ma al momento Hermione
non riusciva a ricordare un termine che potesse
definirlo con maggiore precisione.
Dopo
aver salvato Nott dall’impiccagione, il lupo di
cenerentola dalla brama della Brown che voleva farne
una pelliccia e Geppetto che tentava di affondare nel
lago della scuola su una zattera, avevano deciso di cominciare a far scomparire
le favole fino ad allora raccolte e la cosa non era stata propriamente facile.
In
fila indiana davanti a lei, trattenuti da vari studenti, i famigli aspettavano
la loro condanna a tornare alla carta stampata della Bloomsbury.
La
Bella Addormentata
era stata portata in Sala Grande servendosi di un tavolo come di una barella,
dato che quella, anche con la sveglia di Neville, non si era ridestata dal suo
sonno secolare; qualche problema era nato quando la
Bestia aveva dato spettacolo ballando il tip-tap in
mezzo alla cucina, grazie al cielo Vitius e la Sprite erano riusciti a sedarla e a portarla agli studenti
per farla sparire, Belle, che lo accompagnava, non ne era stata contenta e
aveva piantato una crisi isterica davanti al bagno di Mirtilla che,
improvvisamente, aveva ritrovato il buonumore e si era messa a psicanalizzare
la tormentata anima della ragazza.
Era
nato qualche problema anche con Hansel e Gretel, che si erano persi al terzo piano ed erano incorsi
nell’ira di Gazza, ovviamente dopo aver disseminato i corridoi con briciole di
pane.
Dal
Libro della Giungla avevano fatto la loro comparsa Mowgli,
che si stava ancora dondolando sul lampadario dell’ingresso, Baghera e Biss che, grazie
all’aiuto di Harry, era stato fatto scomparire con una certa facilità.
Al
momento si contavano i danni tra le fila dei lillipuziani, il loro Esercito di
liberazione aveva invaso il quartier generale del
Comitato Studentesco, provocando il panico tra la presidentessa e le altre sue
associate, che si erano affrettate, con modi poco adatti a delle signorine, a
mettere k.o. gli aggressori.
Ariel
era stata portata in Sala Grande a bordo di una vasca da bagno volante, peccato
solo che la povera sirena soffrisse di vertigini e
quindi aveva avuto il mal d’aria nel tragitto da Corvonero
ai piani inferiori, anche se i problemi più grandi li avevano riscontrati con i
membri maschili della Casa, che la contemplavano incantati mentre cantava e
sguazzava nel loro bagno, coperta dolo dai lunghi capelli rossi.
La
piccola fiammiferaia aveva dato fuoco alla Sala Comune di Serpeverde,
finalmente felice di poter avere un po’ di calduccio e lanciando accidenti
assai imbarazzanti al suo creatore Andersen.
Blaise, seduto ad uno dei tavoli, teneva il conto dei personaggi che
avevano fatto sparire e la lista era piuttosto lunga: la prof aveva fornito
loro una copia del libro incriminato, in modo che potessero controllare a che
punto del lavoro fossero, peccato che la grande stanza fosse ancora piena di
personaggi in tenuta medievale e altri squinternati.
Scassinare
la bara d’oro e cristallo che i nani avevano costruito per Biancaneve (la
ragazza era arrivata con il necessaire) era stato tutt’altro
che facile e diversi studenti avevano dovuto
collaborare con piedi di porco e altri strumenti poco adatti ad una futura
professione regolarmente retribuita.
Silente
in persona era sceso a parlare con Mago Merlino e i due erano ancora chiusi
nell’ufficio del preside a discutere di magia.
Insomma,
era un delirio, sia tra i famigli che tra gli studenti.
Malfoy
se ne stava svaccato su una seggiola accanto
all’amico, mentre Potty e la mezzosangue lavoravano a
far scomparire i tormentatori della quiete pubblica.
Le
due gemelle Patil avevano fatto un ottimo lavoro
psicologico con il Principe e il Povero che giocavano a nascondino nell’aula di
Aritmanzia, minando nel profondo le loro radicate
credenze sociali.
A
quel punto la lista si allungava e piano piano i
personaggi scomparivano.
Pollicina era tornata al suo mondo dopo che la Chips l’aveva disintossicata dall’inchiostro, Piton aveva stretto amicizia con Rotbart
e la Sprite con Maga Magò
che, pressappoco, seguiva i suoi stessi criteri di moda.
Alle
cinque del pomeriggio e senza pranzo, mancavano gli ultimi famigli: Rosarossa voleva ricongiungersi al suo amato nanetto ricco, quindi non faceva storie, Barbablù, dopo
aver decretato che le ragazze della scuola erano tutte racchie e non facevano
per lui, si era dato una calmata, contento di poter tornare dalle sue mogli più
o meno cadaveriche, la
Fata Smemorina, invece, continuava
a saltellare per la stanza trasformando in zucca ogni oggetto che trovava e
facendo diventare Grattastinchi, giunto alla ricerca
della padrona, un servile cameriere.
Quando
anche l’ultimo nome fu scritto sulla pergamena,
trecento figure di carta erano tornate al loro mondo.
Le
facce sconvolte dei presenti, comunque lieti di essersene liberati, indicavano
lo stato di precario equilibrio mentale degli stessi.
Controllando
l’orologio da polso, Hermione dichiarò chiusa quella giornata e decretò la fine
dell’operazione.
Fu
a quel punto che, oltrepassando velocemente la porta, ColinCanon, per una volta senza fratello, andò a
comunicare l’esito delle indagini alla sua Caposcuola.
-Herm –
disse all’orecchio della ragazza con tono assai serio – ci sarebbero un paio di
cose da discutere perché Dennis ed io abbiamo
scoperto qualcosa circa il colpevole…
Sembrava
molto preoccupato, rifletté la Caposcuola, ma al momento voleva solo sedersi su
una poltrona e rimanere tranquilla fino all’ora di
cena.
-Non
potete aspettare fino a dopo la cena? – chiese speranzosa al ragazzino che, a
malincuore, annuì
-Ti
aspettiamo su all’aula di Raimond appena terminato,
io e mio fratelli non lasceremo la classe
Annuendo,
la mora si domandò il motivo di tanta preoccupazione, ma conoscendo le strane
fissazioni dei fratelli Canon, decise di soprassedere
momentaneamente sulla cosa.
-Harry,
qui abbiamo finito – disse al suo migliore amico che aveva un’aria
terribilmente sbattuta, - se ne hai voglia possiamo tornare al Grifondoro e riposarci fino alla cena, poi dobbiamo terminare
ancora una cosa…
-Sono
così contento che tutto sia finito che credo offrirò da bere a Blaise e, ma sì, perché no, mi sento buono, Malfoy, vuoi
unirti?
Il
biondo fu enormemente tentato di rifiutare la cortesia di Potter, ma
analizzando lo sguardo serio che la mezzosangue gli lanciava, traducibile come
“per una volta vedi di non fare il solito cafone” era sufficientemente
convincente.
La
Sala Comune
di Grifondoro era stranamente tranquilla rispetto al
solito fermento che regnava tra i discendenti della casa rosso-oro; molti
studenti che quel pomeriggio avevano partecipato alle ricerche erano ora
appisolati nelle loro stanze, sfiniti da tanto lavoro extra, come avevano messo
piede dietro al ritratto, Neville si era volatilizzato su per le scale, mentre
Draco e Blaise avevano preso placidamente posto sul
divanetto di velluto scarlatto, in attesa del tanto
sospirato whiskey incendiario che Harry aveva
promesso loro.
Aspettando
che Hermione fosse distratta, il ragazzo dagli occhi
verdi ne approfittò per battere tre volte con la bacchetta su alcune pietre del
muro, accanto al camino, aprendo quindi uno scomparto segreto della parete che
si rivelò vuoto.
Il
bambino sopravvissuto studiò perplesso lo spazio dove normalmente nascondeva il
suo prezioso corroborante.
-Andiamo,
Harry – disse Hermione trafficando con alcune cose su un tavolino e senza
neppure guardarlo in faccia – non ti sarai davvero creduto che ti lasciassi
tenere del firewhiskey nella nostra sala comune?
Harry
la guardò senza capire, ancora preoccupato per le sorti della bevanda, Malfoy e
Zabini, dall’altra parte, stavano invece ghignando
malignamente.
Ora
che ci pensava, rifletté il moro grifonodoro, aveva
ancora qualche bottiglia di riserva in camera e una nascosta nell’armadio.
-E a
proposito – continuò la ragazza – non pensare neppure di fare uso di quelle che
mi hai così meschinamente nascosto nella tua stanza – precisò – sono scomparse
anche quelle
La
tentazione di ammazzarla era forte, decisamente.
E
se in quel momento non fosse entrata Daphne Greengrass
in persona dalla porta, probabilmente avrebbe ceduto alla malsana tentazione di
uccidere la sua migliore amica e far passare la cosa per un incidente.
La
bionda Serpeverde fece il suo ingresso in un turbinio
di boccoli color miele trattenuti da un cerchietto di velluto marrone,
indossava un maglioncino di lana bianca a collo alto
che la fasciava perfettamente e una gonna a scacchi marrone con calze
coordinate e scarpe basse e sembrava appena uscita da una di quelle riviste per
ragazze perbene tipo Seventeen.
Sbattè qualche volta le lunghe ciglia scure per scrutare la stanza,
metà dei presenti la guardarono allarmati, c’erano decisamente troppe serpi al grifondoro, l’altra stava già perdendo bava dalla bocca
-Daphne
– chiese Malfoy, ormai rassegnato a bere una volgare burrobirra
– che ci fai in questa topaia? – l’occhiataccia di Potty non riuscì a cancellare il perenne ghigno brevettato
-Stavo
cercando il mio fidanzato – cinguettò la ragazza mandando in visibilio alcuni
del secondo anno
-Il tuo
ragazzo? – domandò circospetto Zabini che già sentiva
odore di notiziona
-Sì –
disse candidamente lei
-E chi
sarebbe? – chiese a sua volta Harry, domandandosi quale altra serpe si fosse
intrufolata nel loro dormitorio
-Neville
Paciock – fu la serena risposta della bionda che si
premurò di aggiungere una buona dose si miele al nome
Quel
che si udì dopo fu un coro poco intonato di “Paciock?”
e “Neville?” da parte dei presenti che assalirono le povere e delicate orecchie
della giovane serpeverde
-Sì –
disse offesa da tanta mancanza di buone maniere – l’avete visto?
Hermione,
che romantica lo era di natura, decise che la ragazza
non sembrava avere cattive intenzioni
-Perdona
questo branco di barbari – disse all’indirizzo di Harry, Blaise
e Malfoy – ma noi non sapevamo niente – si giustificò sorridendole
-Già –
confermò l’altra sorridendo a sua volta – infatti
siamo fidanzati solo da questa mattina
-Congratulazioni!
– fu l’esultante, anche se un po’ scettica, risposta della Granger che si
affrettò a baciarla sulle guance in segno di felicitazione
-Sono
molto felice – disse la nuova fidanzata di Neville ricambiando – pensi che il
mio completo potrebbe piacergli?
Hermione
annuì sfoderando il più convincente dei sorrisi da repertorio, anche se la sua
testa stava riflettendo che Daphne Greengrass sarebbe
sembrata una principessa anche vestita con un sacco da patate.
-Ci
tenevo molto a fare bella figura – specificò ancora la principessa in questione
– so che è stato tutto così improvviso, ma spero che Neville mi accetterà con
gioia…
A
parte il fatto che qualunque ragazzo sano di mente non avrebbe desiderato altro
che di avere Daphne Greengrass come ragazza, la mora
si domandò se Neville non fosse, invece, oltre che bacato nella mente, anche un
tantino a disagio dalla cosa.
Nonostante
gli fosse capitata la più grande fortuna sul piano amoroso, si sentiva di
compatirlo un poco, ma la bionda non le diede tregua
-Spero
che diventeremo amiche! – esclamò con enfasi stringendole la mano – tu sei
l’unica che capisce… che ha accettato volentieri la cosa… - fece una pausa
triste – gli altri invece mi additano e mi guardano male, come se ci fosse
qualcosa di strano in me… - e fece un gesto in direzione del gruppetto del divano
Probabilmente
stava fingendo, analizzò la grifondoro, ma sembrava
davvero dispiaciuta per quel comportamento che le riservavano e lei non
riusciva mai ad abbandonare qualcuno in difficoltà… la sua anima da
crocerossina, come la
definiva Harry, prendeva sempre il sopravvento, anche se si
trattava di una viscida e subdola serpe salita dagli inferi (o meglio, dai
sotterranei) alla ricerca della sua nuova preda.
Scacciando
quei pensieri, si impose di tentare di stringere amicizia con la bellissima
ragazza che stava mandando a farsi una passeggiata il cervello di metà degli
abitanti della saletta
-Sarà un
onore essere tua amica – disse stringendo la mano che l’altra ancora le teneva,
la bionda sorrise, forse sinceramente – e se cerchi
Neville, credo che sia in camera sua…
Regalandole
un sorriso riconoscente, la ragazza volò su per le scale con le sue scarpe di
camoscio, interrompendo la pace dei sensi dei presenti.
-Herm, ma
che ti è saltato in mente?! – fu l’elegante commento
di Harry
-Hermione
Granger che stringe amicizia con Daphne Greengrass – sibilò sarcastico Malfoy sorseggiando quella
disgustosa burrobirra… il suo fisico ormai rifiutava
le bevande analcoliche
-Potreste
fare un calendario insieme! – celiò invece Zabini – immagina quante copie potrei vendere come vostro manager!
Harry,
Malfoy e la Granger lo guardarono storto
-Non fate
quella faccia – disse alzando le spalle il moro – scommetto che almeno metà
scuola sogna di vedere Hermione in costume sadomaso!
La
Caposcuola ebbe il buongusto di arrossire mentre
Malfoy, tremendamente tentato di lanciare il suo migliore amico dalla finestra,
si limitò a fulminarlo con lo sguardo, senza tuttavia sortire alcun effetto.
-Credo
che per l’occasione ti lascerò bere un firewhiskey –
intervenne la riccia cercando di cambiare argomento e correndo a prendere
quelli che aveva trovato da Harry e nascosto nel baule di Ginny.
Più
che desideroso di sciacquarsi la bocca, il biondo fu il primo ad avventarsi
sulla bottiglia con il bicchiere in mano, inveendo contro il dilagante
perbenismo dei grifoni.
A
quel punto, mentre la parte maschile del gruppo si fingeva oltremodo felice
della notizia appena ricevuta, sentirono passi e una specie di grido sulle
scale.
Hermionesi alzò in piedi preoccupata
mentre le due serpi si fermavano con il bicchiere a mezz’aria e…
***
Spazio Autrice: Eh già, eccomi nuovamente qui a scrivere.
Come
vi sarete accorti (e io vi avevo avvisati) il capitolo potrebbe essere
sintetizzato come pura follia, spero comunque che l’abbiate apprezzato e che
continuerete a seguire la storia adesso che si sta avviando ad entrare nel vivo
della vicenda.
Novità
a go go, quindi, una Daphne Greengrass fidanzata con Paciock
e qualche bel pasticcio in arrivo, come ha sottolineato Canon,
come avevo preannunciato, tra poco cominciano i casini seri, ihihihi; vabbè, per questo
aggiornamento è tutto (sigh, sembro una presentatrice
del tg), spero che ci rivedremo al prossimo post!
Ciao!
Summers84: ciao! Grazie mille del complimento, sono
contenta che la fanfic ti piaccia… eh già, Harry
forse è meno tardo di quel che si crede… che l’abbia fatto troppo saggio? Io
comunque sostengo che non l’abbia fatto solo per Herm,
ma anche per nona vere alle calcagna altre rogne oltre
a quelle che già lo rincorrono ^_^. Grazie mille del commento, un bacio! Nyssa
MartyViper: aspettati tranquillamente di tutto, ho un
paio di programmini per il prossimo futuro che
metteranno ben bene in subbuglio gli abitanti della fic.
Beh, io l’aggiornamento l’ho fatto, me la merito la statua? Scherzo, non ho la
supervelocità, anche se mi tornerebbe utile, è solo che quando le fanfic sono sempre in attesa di
quel che succederà e gli autori non aggiornano mai *ç* così cerco di non fare
lo stesso… spero che mi lascerai un commento anche al cap
7, soprannominato FOLLIA PURA, ciao! Un kiss, Nyssa
Selene87: premetto che recensire la tua Fatal Sin
è stato un mio dovere morale come grande fan delle Draco/Herm
e TUA grande fan (scrivi meravigliosamente *_*). Sono felice che ti piaccia
come prosegue la storia e anche che la scena del bacio sia sembrata romantica,
mi auguro che ti piaccia lo stesso anche per questo cappy
un po’ fuori di testa… aspetto un tuo commento!
PS:
no, non ho ricevuto una tua mail, ma ti mando un mess privato con la mia, così ci possiamo sentire un po’
più semplicemente… ciao! Nyssa
Shavanna: “e poi una specie di spogliarello da parte di Malfoy chi nn lo vorrebbe” appunto, sono perfettamente d’accordo! Sono
felice che i problemi di personalità di Draco ti piacciano, anche io mi diverto
a scriverli perché lui è proprio fissato su certe cose (se mi trovasse sono
sicura che mi ucciderebbe ghghghg). Spero che anche
il 7 cap ti piaccia, kissNyssa
Lisanna Baston: addirittura spettacolare? Io mi commuovo davvero con tutti i tuoi
complimenti, sul serio, finirà che mi monterò la testa! Sono contenta che il
trio sia stato rivalutato, Harry sta facendo la sua parte, Ron
la farà, tutto da vero Weasley, tranqui!
Beh, spero che mi lascerai un commentino anche al mio folle cappy 7, un bacio! Nyssa
potterina88: effettivamente nel progetto
originale della storia, questo cappy doveva stare un
pochino più avanti, magari verso le vacanze di Natale, ma poi ho avuto qualche
altra idea e allora ho dovuto modificare un po’ la cronologia, dopotutto i
tempi erano maturi… Sono molto felice che il mio Harry abbia riscosso tutto
questo successo, ma per me l’amicizia tra Harry ed Herm
è impareggiabile e quindi cerco sempre di esaltarla in tutti i modi.
Per quanto riguarda gli spoiler, invece, non posso ancora farne,
ho tutto in testa e sto scrivendo come una matta mentre
i compiti di mate mi chiamano e io continuo a ignorarli. Spero che anche questo
cap ti piaccia, ci sentiamo,
ciao! Nyssa
laretta: mi
fa piacere che la fanfic migliori, effettivamente
all’inizio ero così paurosa… adesso mi sono lasciata più andare e sono contenta
di essere migliorata perché scrivere di più e ancora peggio sarebbe stato
veramente un supplizio… grazie del complimenti, spero che mi commenterai anche
questo cap di passaggio! KissNyssa
Guenny: eh, queste fanfic
piene di uomini… per quanto riguarda i pigiami di Herm,
mi ci sono messa d’impegno, volevo proprio vederlo contrariato Draco quando cominciano a comparire mici, scoiattoli e roba
varia, eppoi sono cose che mi serviranno più avanti nella storia (Se non
deciderò di cambiare per l’ennesima volta il prosieguo). Sono contenta che,
anche se scrivessi 100 cap, tu continueresti a
seguire la mia storia, mi sento molto orgogliosa… grazie!
Spero che anche questo capitolo un po’ anomalo ti piaccia
e che mi lascerai un commentino… ciao!
Luana1985: ho avuto un consulto con due
miei amici per decidere cosa significava quella parola (alla fine avevo ragione
io) e non ce n’era uno che dicesse qualcosa di normale, sigh,
beata pazienza… comunque cercherò di fare più attenzione, effettivamente mi
sono lasciata molto trasportare l’ultima volta… vabbè,
sono sicura che Draco apprezzerà senz’altro la cioccolata, se lo incontri però fammi vedere una bella fotina,
così tutti sapremo che bel figliolo è davvero Draco! Ciao! Nyssa
mars: dato che hai cominciato da poco
ti accolgo con gioia! E grazie per tutti i complimenti, voi mi viziate troppo…
spero che anche questo cappy 7 ti piaccia
anche se è un po’ un’anomalia rispetto agli altri… lasciami un commento,
un bacio! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che Malfoy non
sembri troppo OC, un po’ ok, ma se poi esagero non
sembra neppure più il maledetto bastardo che è davvero… per quanto riguarda LavLav, non ho ancora deciso la sua sorte, vedrò come si
evolve la storia, magari ce la infilo di nuovo, però premetto che nei prossimi
capitoli comparirà, anche se solo come comparsa, per Ron,
invece, ho l’happy ending assicurato perché in realtà
questa fic nasce al contrario, io l’epilogo lo
conosco quasi, è il resto che sto ancora scrivendo, ihihihi.
Spero che ti piaccia anche questo cappy e che me lo commenterai,
ciao! Nyssa
Giorgia_Malfoy: già, finalmente è successo,
pensa che sono contenta pure io (mi sono levata un bel peso…), mi fa piacere
che anche l’atmosfera ti sia piaciuta e mi auguro che ti piaccia anche questo,
anche se è completamente diverso. Un bacio! Nyssa
8x4: beh, ecco qui anche il 7° cap, mi fa piacere che tu continui a seguire la mia storia,
spero che continuerai anche dopo aver letto questo… e anche che mi lascerai un
commentino… ciao! Nyssa
Innanzi tutto vorrei ringraziare tutti quelli che leggono questa fanfic,
ormai siamo a quota più di 50 recensioni, più di 60
Innanzi tutto vorrei
ringraziare tutti quelli che leggono questa fanfic,
ormai siamo a quota più di 50
recensioni, più di 60!!!!!!!!!
Praticamente mi state mandando
in paradiso!
Sono davvero troppo contenta di
questo e non so davvero in che modo ringraziarvi tutti e sdebitarmi, quasi mi
venivano le lacrimucce agli occhi quando ho letto
l’ammontare delle recensioni!!!!!!
Vi ringrazio davvero
tantissimo.
Tutti, nessuno
escluso.
Grazie
Nyssa
***
Era
successo tutto in un battibaleno.
Un
grido, un oggetto infranto… l’apoteosi della disperazione di qualcuno.
Neville
comparve in cima alle scale del dormitorio con la faccia rossa, i capelli in
ogni direzione, le mani che sanguinavano.
Daphne
Greengrass lo raggiunse qualche attimo dopo, l’aria
non più allegra e serena di quando aveva lasciato la Sala Comune: occhi
arrossati, capelli in disordine, pugni serrati e l’espressione di chi cerca di
non piangere.
-Come
puoi presentarti così, come se niente fosse, dicendomi questo? Ma di cosa sei
fatta? Ghiaccio o veleno? - la serpe sussultò a quelle parole crude, Neville,
che sembrava un pupazzetto, che era sempre sbadato e indifeso, sapeva essere
tagliente, le sue parole sapevano far male, il suo sguardo ferire, o forse, era
il suo sguardo ferito a parlare per lui, a ferire, a far male…
-Credevo
che almeno tu avresti capito! – gridò la ragazza facendo ondeggiare i boccoli
color del miele, mentre gli occhi scintillavano pericolosamente – credevo che
avremmo potuto fare qualcosa!
-Hanno
deciso tutto i nostri parenti! – urlò il grifondoro
mentre il sangue gli colava dalla mano destra
-Appunto,
noi cosa ne possiamo?!
-Ti sta
bene una cosa simile?
Silenzio.
Nessuno
fiatava, neppure Malfoy che, in genere, aveva una parola acida per ciascuno, in
quel momento se la sentiva di pronunciare anche un solo monosillabo.
-Voglio
vivere la mia vita! – gridò ancora Paciock – voglio
scegliere da solo del mio futuro! Come puoi accettare che i tuoi genitori
scelgano per te un marito, un avvenire?! Perché proprio io…! – eccolo, era
quello il motivo ultimo, il più fastidioso, perché proprio lui, un grifondoro che tutti definivano codardo, insignificante,
completamente stupido. Che cosa aveva più di tutti gli altri candidati alla
mano della bella Daphne, perché tra tutti, i genitori della Greengrass
avevano scelto proprio Neville Paciock? E sua nonna
come aveva potuto accettare?
-È stato
mio nonno a volere questo! – disse ancora strillando la ragazza – è stato mio
nonno che era amico di tuo nonno! Non vuoi rispettare il desiderio di due
persone care e defunte?
-È una
cosa che non va giù a nessuno – protestò l’altro – né a te, né ai tuoi
genitori… perché devi accettarla, perché devo farlo io? Perché me lo hai detto
così?!
Solo
in quel momento i presenti si accorsero che Neville doveva aver saputo la cosa
direttamente da Daphne qualche minuto prima.
E
tutti, purosangue presenti compresi, che di quelle cose ne sapevano assai più
degli altri, si dissero che era stata una vera cattiveria.
Nessuno
si era preoccupato di avvisarlo, nessuno si era mosso per curarsi di quel che
pensava lui, di quel che pensavano LORO: i diretti interessati.
Ovviamente
NESSUNO aveva avuto motivo di dubitare dell’assenso, nessuno si sarebbe
aspettato dal mite Paciock una resistenza così accanita
contro quella cosa…
Ma
dopotutto, per quanto fosse sfortunato, un po’ sulle nuvole e completamente
sbadato, era il discendente di grandi famiglie purosangue, doveva adempiere ai
propri obblighi.
La
famiglia Paciock, tuttavia, non era mai stata così rigida su
queste cose, anche se nel suo albero genealogico si contavano molti nomi
altisonanti. Tutti Grifondoro speciali, Auror valorosi, persone stupende.
Come
era mai possibile, allora, che una famiglia di Grifondoro
da generazioni acconsentisse ad un matrimonio con un’infida serpe.
E
non per un membro qualsiasi della loro famiglia, ma l’ultimo rimasto.
Già,
perché, se i Weasley erano famosi per i loto numerosi
figli, i Paciock non lo erano altrettanto. Raramente
si trovavano due fratelli, ancor più radi erano le proli numerose.
Neville
era l’ultimo ed era Grifondoro, convinto. E lo
avevano fidanzato con una serpe. Una viscida e strisciante Serpeverde.
Poco
contava che fosse ricca e purosangue, poco importava che fosse bella, gentile e
vergine.
Cosa
gliene fregava a lui, Neville Paciock di tutto
quello?
Hermione
era atterrita sul divanetto, con la tazza di tè in mano che traballava,
rischiando di rovesciare il liquido caldo sui vestiti, macchiando il divano e
il tappeto.
Aveva
creduto, vedendo Daphne tanto allegra, lei che di solito era sempre apatica,
che la bionda e Neville si fossero fidanzati normalmente, come accade per tutte
le persone, per amore, perché si piacevano… improbabile, molto, ma pur sempre
possibile…
Perché,
in un indefinito sogno, Neville non poteva trovare il coraggio necessario per
confessare alla bella Daphne, la più corteggiata ragazza della scuola, i suoi
sentimenti nascosti? E perché Daphne, che era Serpeverde,
ma comunque una brava persona (decisamente da sfatare il mito dei Serpeverde tutti bastardi, anche se Malfoy da solo
contribuiva ad alzare notevolmente la media) non poteva aver accettato quella
cosa? Perché?
Perché
era tutto dannatamente complicato?
Perché
c’era qualcuno che decideva “il meglio” per gli altri?
Perché
la gente non poteva semplicemente seguire i propri sentimenti e c’erano sempre
gabbie, costrizioni, regole, tradizioni da rispettare e a cui attenersi, da non
infrangere e a cui non ci si poteva rifiutare di obbedire?
Strano
che proprio lei, ligia al dovere, perfetta Caposcuola, irreprensibile
studentessa (se si escludevano le scappatelle in cucina) pensasse proprio
questo… che Malferret le avesse attaccato la sua
crisi di personalità?
-Tornatene
a Serpeverde, Daphne – disse cupamente Neville mentre
il polsino della camicia bianca, abbottonato storto, si macchiava di rosso
-No! –
una risposta secca, decisa, lo sguardo non più deluso, frustrato, ma severo e
altezzoso, da vera serpe, il suo orgoglio bruciava e il suo cuore batteva,
senza tempo, senza ordine, come i suoi pensieri
-Mi hai
detto che devo decidere da sola, bene, lo faccio! – disse la ragazza alzando il
mento, non si sarebbe arresa, c’era dell’altro in quella lettera, c’era
dell’altro dentro di lei. – Non me ne andrò, voglio parlare con te.
Neville
la guardò un po’ stralunato, mantenendo la sua espressione drammatica
-Lo
esigo, lo pretendo – continuò l’altra – è mio diritto e tuo dovere.
-Di cosa
vorresti parlare? – chiese il moro – del nostro fidanzamento? Ancora? Non
abbiamo già detto abbastanza? Non ci siamo già fatti sufficientemente del male?
– sembrava davvero un’altra persona, non il Neville a volte balbettante, non
Neville, terrorizzato da Piton
-Innanzi
tutto, non qui sulle scale e davanti a questo pubblico – replicò la fidanzata
lanciando un breve sguardo alla saletta ammutolita dove si avvertiva solo il
crepitare del fuoco
-E sia!
– decise infine Paciock
-Prima
però, lascia che ti medichi quella ferita – affermò la ragazza e solo allora
parve che il grifone si rendesse conto del sangue che colava dalla mano
-Non
occorre – protestò lui ritraendosi di qualche passo
-Sì –
irremovibile. Cosa aveva fatto di Daphne Greengrass,
la dolce principessa che ogni ragazzo a Hogwarts
bramava, quell’essere determinato e cocciuto che stava dando battaglia ad un altrettanto
strano Paciock più che mai deciso a respingerla come
ragazza?
-Volevi
parlare – chiarì l’altro – andiamo a parlare e dimenticati del sangue – Harry
sgranò gli occhi, quello NON POTEVA essere Neville Paciock,
il suo compagno di stanza! Neville era terrorizzato dal sangue, sveniva solo a
sentirne parlare…!
-Te la
medicherò fuori – fu l’imperterrita risposta di lei – vorrei che non svenissi
mentre parliamo – chiarì
-Andiamo.
Prima
di uscire la bionda si voltò a guardare i presenti e fermò qualche istante lo
sguardo su Hermione.
La
mezzosangue, in preda ad una catalessi totale, si ridestò scavalcando il
tavolino e arrivandole appena affianco, fingendo di controllare le tasche di
una giacca appesa all’appendiabiti
-Volevi
che ti fossi amica e come tale mi comporterò – bisbigliò alla serpe mentre Paciock, tornato momentaneamente quello di sempre, aveva
qualche problema con i lacci delle scarpe.
Lo
sguardo di Daphne era un miscuglio di terrore, ansia, preoccupazione, voglia di
piangere e… determinazione e fu quello che spinse la Caposcuola ad aggiungere
qualcosa alla frase appena pronunciata
-Non so
perché tu lo faccia, forse un giorno me lo dirai – specificò – ma se i tuoi
motivi sono seri, se credi davvero in quello che fai, se per te c’è qualcosa
che conta… allora combatti per quel qualcosa…
La
bionda Slytherin le rivolse un timido sorriso, poi seguì il
ragazzo fuori dalla Sala e chiuse la porta alle sue spalle.
Un
istante di silenzio totale e poi un brusio dapprima sottovoce e poi sempre più
forte, si sparse per la stanza mentre i presenti commentavano l’accaduto.
Harry
era allibito, Blaise sconcertato, Draco presentava
un’espressione vagamente stupita.
Il
resto era il delirio.
Un
club di pettegolezzi.
E
ancora grazie che la Brown, Calì
e NeoParkinson non erano presenti!
Ma
cosa mai era successo quel giorno alla scuola?
…
e mancavano ancora le sensazionali rivelazioni di Colin!
Perfetto… appunto mentale per Hermione: la prossima volta che scendi col piede
sinistro ricordati di suicidarti prima di mezzogiorno.
Tornò
al divano ancora scioccata, dalla scena e da se stessa che si era schierata con
la Greengrass… non doveva essere normale, stava dando
troppa confidenza alle serpi, prima il bacio con Malfoy, che il biondo sembrava
essersi completamente dimenticato, poi l’amicizia con la ragazza più carina di Hogwarts che, guarda caso, apparteneva a Serpeverde (chissà perché tutti i belli sono serpi) e
adesso, a dispetto della casa e di Neville, del quale era amica fin dal primo
anno, si era schierata dall’altra parte, beh, più o meno, senza sapere né
perché né percome la bionda facesse tutte quelle storie.
-Non può
essere successo davvero! – fu quel che disse Blaise
per rompere il silenzio tra il gruppo
-Quello
non è Neville, è solo un pazzo che deve essere rinchiuso! – Harry non capiva –
insomma, capisco che quando i tuoi ti organizzano la vita non deve essere una
bella esperienza, però arrivare addirittura a fare una scenata simile alla Greengrass… proprio non me ne capacito, nessuno sano di
mente può rifiutare Daphne Greengrass con tanta
facilità…
-Tu non
sai proprio niente – fu il regale commento del Caposcuola di Serpeverde – non ti credere mica che sia così facile
accettare una moglie come si accetta una qualsiasi altra cosa imposta, tipo un
compito a sorpresa… quando appartieni ad una famiglia con dei doveri non ti è
concesso sbagliare e i genitori credono che, decidendo per te, si porterà
lustro e onore al nome, non conta chi sei, come ti chiami e cosa fai, conta
solo il tuo cognome, la tua casata, le tue tradizioni. – terminò
sorseggiando il firewhiskey come se fosse acqua e
aspettando che il liquido alcolico gli bruciasse la gola… si era lasciato
andare, aveva parlato, troppo, c’era del personale in quel che aveva detto,
anche se Potter forse non se ne sarebbe accorto… ma quando aveva detto con
tanta noncuranza come era possibile rifiutare la Greengrass,
beh, non era riuscito a trattenersi, come non riusciva a trattenersi
dall’insultarlo quando erano in corridoio e si fermavano entrambi per decidere
chi dovesse passare per primo…
Guardò
Blaise, Blaise sapeva, Blaise capiva, toccava con mano cosa accadeva all’interno
di certe famiglie, conosceva il dolore e la disperazione di qualcuno costretto
ad accantonare sogni e illusioni, le persone che amava, gli amici, le speranze,
per dovere verso il nome che portava, verso il nome che non aveva scelto di
avere.
Hermione
sembrava piuttosto pensierosa, chissà se anche nel mondo dei babbani accadeva qualcosa di analogo…
Harry
guardava pensoso il soffitto con il bicchiere in mano
-Se tra
voi purosangue la vita fa così schifo – disse infine – sono contento di non
appartenere al vostro mondo
Un
suono sprezzante uscì dalle labbra del biondo mentre beveva l’ultimo sorso dal
bicchiere e lo posava sul tavolino lì affianco.
Se
qualcuno lo conosceva bene poteva leggere in quel gesto un assenso.
Forse
Harry Potter aveva ragione.
Anche
lui, ultimamente, aveva desiderato di non portarsi la storia millenaria,
antichissima, pesante, della famiglia Malfoy sulle spalle…
Forse
Harry Potter era stato davvero fortunato a nascere con una madre mezzosangue.
Beh,
ovviamente sempre meglio se non fosse nato per niente…
L’orologio
della sala batté le sette, ora in cui veniva servita la cena.
Il
gruppo di grifoni e anche i due serpeverde si
diressero alla porta per andare alla tanto agognata abbuffata serale.
Stavano
giusto tutti seduti in attesa che il banchetto comparisse sulle quattro lunghe
tavole, quando la McGranitt, battendo delicatamente
una posata sul calice di cristallo, richiamò l’attenzione generale degli
studenti al tavolo prof, pretendendo il silenzio.
Silente
si alzò in piedi e scrutò i suoi amati allievi che trepidavano in attesa del
pasto serale
-Cari
studenti – esordì mentre più di un paio d’occhi si alzava al cielo (o al
soffitto, tanto è uguale) – so che oggi siete stati vittime di una giornata
movimentata a causa del discreto numero di favole e famigli che sono stati
inavvertitamente liberati: alcuni di voi sono rimasti confinati nei loro
dormitori tutta la giornata di domenica – continuò e qualcuno annuì convinto,
per niente felice di aver trascorso mattina e pomeriggio rintanato nella Sala
Comune a fare grandi partite di ramino e di bridge – altri invece – proseguì il
vecchio preside – hanno collaborato alla cattura delle suddette figure,
dispongo pertanto che vengano attribuiti cinque punti alla Casa di appartenenza
per ogni studente che si è prodigato per la quiete e la sicurezza della scuola.
– il tabellone appeso al muro d’ingresso si aggiornò automaticamente aumentando
i punti delle varie Case. Inoltre, visto il disagio di oggi, dispongo che tutte
le lezioni di domani siano annullate e – concluse – al termine della serata
avrei un altro annuncio da fare, vi prego pertanto di non uscire dalla stanza e
di aspettare che venga comunicata la notizia. Buon appetito.
E,
aprendo le braccia, i tavoli furono coperti di delizie e piatti ipercalorici.
Gli
studenti si pronunciarono con un boato di gioia sia per l’arrivo delle vivande,
sia per la sospensione delle lezioni.
-Ehi,
avete sentito? – chiese Calì ai compagni sporgendosi
sopra il piatto con una generosa dose di arrosto di manzo.
-Che
cosa? – chiese Thomas trangugiando un cosciotto
-Pare
che il giorno di Capodanno ci sarà un’eclissi di luna! – disse la ragazza
squittendo felice
-E’ una
cosa molto romantica… - le fece eco Lavanda contemplando una foglia di lattuga
-Pensate,
baciare la persona di cui si è innamorati durante un’eclissi… potrebbe essere
un elemento fortunato… - dissero in coro sognanti due dei tre membri del Trio Frashion
Tutti
gli studenti immaginarono la scena di sé stessi abbracciati alla ragazza dei
loro sogni, possibilmente molto simile all’ultima modella di Playwizard, intenti a iniziare un lungo e accalorato bacio
romantico senza il chiaro di luna… ovviamente a seguire ci sarebbe stata
una nottata altrettanto passionale…
-E non
avete ancora sentito il bello! – esclamò Lavanda infervorandosi – una delle
ragazze del Comitato Studentesco mi ha detto che Silente organizzerà un ballo
proprio per il giorno di Capodanno! Non è magnifico?! – disse tutta eccitata
-Perché
mai dovrebbe organizzare una festa per il giorno di Capodanno? – chiese Harry
addentando una fetta di prosciutto affumicato
-Harry,
perché non studi mai Storia
della Magia? – chiese Hermione sospirando – qui a Hogwarts
è tradizione organizzare un ballo ogni volta che si ha un’eclisse lunare…
-Davvero?
– domandò stupito il bambino sopravvissuto – wow, questa sì che è una notizia!
-Infatti!
– incalzò ancora la Brown – e sabato prossimo hanno
programmato una visita a Hogsmead in modo che si
possa cominciare ad andare dalle sarte per gli abiti e gli accessori –
cinguettò giuliva mentre un carosello di boa di struzzo, vestiti di pailette,
nastri, ricami, pelliccia e quant’altro la circondava
-Io
avevo intenzione di farmi cucire un abito rosa – annunciò al mondo la Patil – ho già scelto il modello, un abito lungo e con la
gonna ampia come ho visto su una rivista
Hermione,
che stava mangiando, si domandò se il senso estetico della maggiore delle
sorelle Patil fosse stato rinchiuso nel libro di
favole assieme ai famigli… no, dai, Calì aveva sempre
dimostrato un discreto gusto in fatto di abiti, anche se era decisamente troppo
fissata con la moda e, in generale, “quello che fa tendenza”, sì, insomma, il
rosa non è propriamente il colore più adatto da abbinare su una persona di
carnagione piuttosto scura o olivastra…
-Io
invece voglio un abito bianco con fiori rossi sulla gonna e sulla scollatura –
commentò la Brown
Una
torta nuziale! Identico, come mai poteva venire un abito bianco con fiori
rossi? Una perfetta torta per un matrimonio…
-E tu Herm? – chiese Ginny con occhi
scintillanti – come hai intenzione di agghindarti?
-Non lo
so… - rifletté la mora attaccando un arancio
-Devi
assolutamente fare bella figura – scandì Lavanda – sono sicura che con l’abito
adatto faresti un figurone e lasceresti tutti a bocca
aperta
-Beh,
non vorrei qualcosa di troppo elaborato – pensò a voce alta la Caposcuola
-Cosa ne
pensi di questo modello? – domandò ancora Ginny
raccogliendo una delle riviste di abiti da sera con cui le altre due compagne
erano arrivate a cena
L’immagine
in questione presentava una ventenne strega dalle misure perfette e senza un
etto di grasso che sfoggiava un elegante abito lungo di lamé scivolando
elegantemente sulla passerella della rivista mentre la luce dei riflettori
faceva risplendere il tessuto
-Non ci
sarebbe qualcosa di un po’ meno vistoso? – chiese speranzosa alla rossa mentre
sfogliava il catalogo, decisamente quell’abito l’avrebbe fatta assomigliare più
ad un vaso che alla longilinea indossatrice del settimanale
-Potresti
provare con questo – tentò ancora la sorella di Ron
(che tra parentesi non si era ancora fatto vedere) addentando una mela e porse
ancora il giornale su un’altra pagina dove una modella altrettanto snella
indossava una ampia veste stile Maria Antonietta
-Così
sono pronta per la rivoluzione francese – disse restituendoglielo
-La che?
– chiese Finnigan
-Niente niente…
-Beh,
ovviamente poi bisognerà vedere anche il tuo cavaliere come si accosterà –
specificò una delle compagne – bisogna che siate in sintonia… ma neppure avere
quell’orribile effetto fidanzatini che si vede fin troppo spesso…
Hermione
immaginò come potesse essere vestito l’ipotetico cavaliere di Calì versione pasticcere e si affrettò a scacciare
l’immagine che andò a formarsi nella sua mente
-Senti Herm, sabato prossimo andiamo insieme a Hogsmead
e vediamo di sceglierti un bell’abito da indossare
per l’occasione – disse Ginevra sfoderando il suo illimitato istinto sadico che
si manifestava solo in certe occasioni
-Ma non
potrei indossare di nuovo quello che avevo al Ballo del Ceppo? – chiese
ottimista l’altra cercando di frenare la mentre della giovane Weasley che già veleggiava verso una delle sartorie
-Non
credo che tu riuscirai ancora ad entrarci – disse la rossa scuotendo la testa –
sei un po’ ingrassata e magari anche cresciuta di qualche centimetro –
specificò nel tentativo di attutire il colpo delle parole “sei grassa”.
La
mora sospirò rassegnata, sembrava che in quel periodo ogni persona che
incontrava le dicesse che era sovrappeso e doveva
mettersi a dieta
-Puoi
sempre iniziare una dieta di carote fino a Capodanno –propose la ragazza dai
capelli scuri
-No,
preferisco andare a farmi un abito nuovo – annuì la Granger, Ginny fece altrettanto compiaciuta
-Dovrà
essere qualcosa di speciale – fantasticò – lascerai tutti di sasso, ne sono
certa!
Hermione
arrossì e fece per replicare, ma le sue parole vennero interrotte dal rinnovato
suono dell’argento sul cristallo
-Un po’
di silenzio, per favore – urlò la prof di Trasfigurazione agli studenti,
Silente si alzò di nuovo in piedi e parlò
-Come
probabilmente molti di voi sanno già – incominciò – la scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts ha l’onore di avere la grande
tradizione di organizzare un ballo per ogni eclissi di luna che si ha.
Quest’anno la potremo vedere la sera di Capodanno e, per celebrare
quest’occasione, il collegio insegnanti ha deciso di allestire una festa alla
quale tutti gli studenti sono invitati a prendere parte. Per l’occasione anche,
abbiamo predisposto una gita a Hogsmead nel giorno di
sabato prossimo per le classi dal terzo anno in su e per la domenica nel caso
dei primi corsi
I
primini esultarono felici, visto che le visite alla
cittadina erano loro spesso precluse
-A
questo punto – continuò il preside – spero che ciascuno collaborerà alla
riuscita dei festeggiamenti. Ora potete tornare ai vostri dormitori.
Delegando
il compito di scortare gli indisciplinati grifoni alla loro Torre, Hermione
prese con sé Harry e Ginny e si diresse al secondo
piano, dove stavano le aule di Babbanologia; fuori
dal portone della Sala Grande incontrarono Malfoy
-Cosa ci
fa in giro? – chiese la mora al serpeverde che se ne
stava beato in solitudine accanto alla pendola
-Pansy e Milicent mi hanno fatto una testa così del ballo, così sono
uscito o le avrei strangolate entrambe
Harry
gli sorrise con aria solidale, perfettamente conscio di quello che
probabilmente il biondo aveva dovuto subire durante la cena da parte delle sue
compagne.
-Già che
non hai niente da fare che passeggiare – intervenne Hermione – accompagnaci da Canon, così vediamo di risolvere il mistero di queste
figure delle favole
-Ecco,
bene – scandì Malfoy, per una volta senza protestare – non vedo l’ora di sapere
chi è quel maledetto idiota che ha avuto la pensata di liberare quella ridda di
psicopatici in modo da buttarlo dalla Torre di Astronomia
-Mi
duole ammetterlo – confermò Harry – ma ti do ragione, chiunque l’abbia fatto
merita una morte lenta e dolorosa…
-Preferirei
che trovaste punti di intesa su argomenti un po’ meno truci – disse la
Caposcuola imboccando le scale, Malfoy sbuffò sonoramente mentre Potter rimase
in silenzio seguendo Ginny e la sua migliore amica
Arrivati
al pianerottolo, si accostarono alla porta socchiusa dell’aula notando la luce
accesa dall’altra parte.
Hermione
bussò leggermente e aprì sul corridoio illuminato dalle torce.
L’aula
di Babbanologia sembrava la scena del crimine dei un
qualunque poliziesco babbano stile l’Ispettore Derrik e i suoi simili; Colin e DennisCanon se ne stavano seduti
sulla cattedra controllando una piantina della scuola, per terra erano sparsi
oggetti vari come alcuni libri di Raimond, il
flaconcino della pozione PrendiVita che era stata
utilizzata per animare le illustrazioni, un po’ di disordine, banchi storti e
qualche seggiola fuori posto.
Come
la vide entrare, il maggiore dei due fratelli si affrettò a scendere dal
ripiano facendosi incontro ai nuovi venuti e guardando storto Malfoy che era
l’unica serpe tra un trio gryffindor.
-Herm,
finalmente – disse il biondino facendole segno di portarsi al centro della
stanza – ci sono un po’ di cose che abbiamo da discutere e sono tutte stranamente
gravi
La
faccia della riccia mutò preoccupata e guardò attorno a sé perplessa
-Comincia
pure - autorizzò il compagno
-In
realtà la vicenda è un po’ complessa, però spero di riuscire a riassumerla e,
visto quel che abbiamo trovato, forse sarebbe il caso che non venisse
pubblicata sulla Gazzetta di Hogwarts prima di
qualche giorno e aver informato i prof.
-È
davvero così grave? – domandò preoccupata Ginny
osservando cupa intorno a sé i segni fatti col gesso
-Sì – fu
la lapidaria risposta del giovane SherlockHolmes
-Va bene
– acconsentì la Caposcuola, - vedrò di valutare quel che mi dirai e poi andrò a
parlare con la McGrannit, l’altro annuì
-Quando
io e Dennis siamo entrati, la stanza era stata
sigillata a chiave dalla vicepreside quando, quella mattina, aveva scoperto che
tutti i personaggi erano usciti da quel libro – e indicò un volume
intitolate “FairyTales”
aperto ad una pagina sul pavimento
-Di
notte però le aule rimangono aperte quasi tutte – specificò Harry controllando
attorno a sé
-Già, ho
controllato il piano delle classi e le uniche che vengono sigillate sono quelle
dove è contenuto qualcosa di potenzialmente pericoloso, quindi le classi di
Pozioni, nei sotterranei, il gazebo della Sprite e
alcune altre…
-Ma non
questa – intervenne la mora seria, Canon annuì
-Infatti,
quindi, ipoteticamente, chiunque sarebbe potuto entrare qui dentro e versare la
pozione sul libro – i quattro ragazzi rimasero in silenzio
-Utilizzando
qualche conoscenza di base di analisi delle scene del crimine, abbiamo trovato
delle impronte sulla boccetta che conteneva la pozione e anche qualche goccia
della stessa
-Dove
l’avete messa? – chiese Malfoy facendosi largo tra gli altri e scrutando il
pavimento
-Abbiamo
tutto con noi, dopo la andremo ad analizzare – intervenne Canon
junior al posto del fratello maggiore
-Comunque,
se le nostre ricerche non sono errate, le impronte dovrebbero appartenere a RonaldWeasley – affermò con voce
seria Colin verificando le reazioni dei presenti
-Ron?! – fu
l’unanime commento di Harry ed Hermione, mentre un soffocato “Ommioddio” usciva dalla costernata bocca della sorella
dell’accusato
-Già –
annuì uno dei due fratelli – ma…
-Ma
come, c’è dell’altro? – domandò ancora più esterrefatta Ginevra sbarrando gli
occhi
-Sì,
perché quando abbiamo ispezionato la stanza abbiamo controllato ogni angolo e
ripostiglio e… - tutti trattennero il respiro – abbiamo trovato proprio Ronald narcotizzato e chiuso a chiave in uno di essi
-Ahhh! –
fu il grido di Ginny e svenne sul pavimento, mentre
Harry le si faceva accanto sorreggendola
-Ma come
è possibile? – domandò confusa la mezzosangue rimuginando sulle parole
pronunciate – se Ron è il colpevole allora come può
essere finito stordito in uno sgabuzzino?
-Magari
qualcuno l’ha visto e voleva punirlo – azzardò Harry facendo vento a Ginny che non dava segni di ripresa, Canon
senior scosse la testa
-Se
avessero voluto punirlo allora sarebbero corsi da qualche prof a rovinarlo –
intervenne il più piccolo
-Comunque
– continuò il maggiore – Dennis ed io l’abbiamo
portato dalla Chips di corsa come meglio potevamo –
precisò il biondo – e quel che ci ha detto è stato terribile, o meglio, non è
che ce l’ha proprio detto, ma…
-Evita i
particolari e arriva al sodo – tagliò corto Hermione, interessata più che mai
alla cosa
-Beh,
praticamente prima del narcotizzante gli hanno dato una pozione marionetta
-Una
che? – domandò Harry
-È una
pozione che permette di controllare il corpo degli altri, si usa la pozione e
una specie di feticcio per farlo muovere, alcuni usano la bacchetta – spiegò
Malfoy di malagrazia
-Una
specie di rito wodoo, insomma
-Più o
meno
-Quindi
è stato Ron a mettere la pozione sul libro? – domandò
la riccia e i due compagni annuirono
-Ma non
era cosciente e, soprattutto, non poteva opporsi
-E non
potrebbe aver preso la pozione marionetta dopo aver combinato questo
casino, per far sembrare lui la vittima? – fu l’intelligente domanda del serpeverde uno dei due fratelli scosse la testa
-Il
residuo di pozione era appena rintracciabile, quindi deve per forza averla
presa diverso tempo prima del sonnifero, altrimenti quest’ultimo si dovrebbe
trovare in quantità minore – la serpe sbuffò
-Eppoi Ron non riesce a preparare neppure una pozione semplice,
come potrebbe aver anche solo potuto mescolare i 15 ingredienti della pozione
marionetta?
-Tra
l’altro, si tratta di ingredienti difficili da reperire – si affrettarono ad
aggiungere i fratelli – Herm, mi sono permesso di
consultare il tuo tomo di pozioni perché so che viene menzionata verso fine
libro –si scusò Dennis ed Hermione lo perdonò
-Comunque
abbiamo trovato la lista completa degli ingredienti e almeno la metà vengono
tenuti sotto chiave da Piton, mentre gli altri sono
praticamente impossibili da rintracciare qui a scuola
-Quindi,
chi sarebbe stato a mettere su tutto questo circo? – chiese Malfoy
appoggiandosi ad una libreria
-Non
possiamo dirlo – affermò Colin – ma sospettiamo che
si tratti di qualcuno esterno a Hogwarts, per questo
sarebbe meglio non divulgare ancora la cosa – Hermione annuì
-Non c’è
neppure un indizio? – chiese speranzosa la Granger
-Praticamente
niente, ma se dovessi azzardare un’ipotesi – spiegò con aria competente DennisCanon – potrei dire che
chi ha creato questa cosa voleva che si spargesse il caos a scuola, anche se
non sappiamo perché, e voleva anche fare in modo che la colpa ricadesse su Weasley dato che, probabilmente, sarebbe stato trovato
addormentato nella stanza al termine dell’effetto della pozione sonnifero
-Ma voi
l’avete trovato prima – intervenne Hermione sempre più tesa
-Sì, per
questo facciamo tutte queste congetture
-Andremo
subito a parlare con Silente – fu la dura risposta di Hermione – bene o male ho
in mente la storia e so come spiegarla, però vorrei che vi teneste a
disposizione nel caso ci fosse da chiarire qualche particolare – disse
all’indirizzo dei due fratelli Grifondoro che
annuirono in sincrono – e per il momento, credo che non sia il caso di
pubblicare la storia, credo che, questo punto, occorrerà anche il nullaosta del
preside, è una cosa piuttosto grossa
-Spero
che si arrivi alla conclusione di tutto questo mistero – proferì ancora il
maggiore dei due biondi – così da fare uno scoop sensazionale… tra l’altro ho
anche scattato qualche foto alla stanza
-Hai
fatto bene – fu la lode della Caposcuola – Harry, riporta Ginny
al dormitorio, la metterò a letto quando tornerò, io nel frattempo vado a
parlare con Silente, Malfoy, te che fai? – domandò infine, all’indirizzo della
serpe bionda
-Ormai
mi ci avete tirato dentro – disse sbuffando – ti accompagno, ma prima voglio
andare a fumarmi una sigaretta – Hermione lo guardò storto, ma annuì
-Allora
nel frattempo vado a trovare Ron e a vedere come sta,
per le specifiche di quel che gli hanno trovato chiederemo alla McGrannit o al preside stesso.
-Ci
rivediamo davanti all’ufficio di Silente tra un quarto d’ora – programmò il
biondo – e vedi di essere puntuale – sottolineò
Lei
annuì e si separarono scendendo per le scale.
Canon&Canon seguirono Harry, sigillando la porta.
***
Quindici
minuti più tardi, Malfoy se ne stava solitario nel corridoio del primo piano in
attesa della mezzosangue, ma chi gliel’aveva fatto fare di offrirsi, per così
dire, di accompagnarla da Silente?
Stava
appoggiato all’incorniciatura della finestra, le tende di velluto erano tirate
dai lati, fermate da un elaborato nastro chiuso con una fibbia che riproduceva
lo stemma della scuola.
Oltre
il vetro, la notte era buia; il vento soffiava forte intorno alle antiche mura
di pietra, producendo sibili e spifferi che si infiltravano da piccoli
spiragli. La luna in cielo era l’unica fonte di luce: piena, occupava quasi
tutto l’orizzonte e si stendeva dal contorno delle colline della brughiera fino
al limitare del cielo.
Non
aveva mai visto una luna così…
E
tra un mese esatto, quella meraviglia sarebbe stata coperta, si sarebbe formata
la tanto chiacchierata eclissi. Pochi lo sapevano, ma quell’eclissi, in realtà,
era un po’ in anticipo rispetto ai programmi fatti dagli astronomi e la Cooman, ovviamente, aveva fatto un bel ciclo di studi sulle
possibili conseguenze catastrofiche del fatto: in due settimane aveva predetto
tanti maremoti da fare del Diluvio Universale una bazzecola, terremoti a non
finire che, probabilmente, avrebbero reso la Terra più desolata di Marte e, ovviamente,
cataclismi a non finire che spaziavano dai tornado e le trombe marine, a vere e
proprie calamità quali l’imminente impatto di una cometa, sulla quale gli
studiosi erano ancora incerti se attribuirle valore positivo o negativo, con il
pianeta. Ovviamente tutto questo avrebbe avuto ripercussioni pari
all’estinzione dei dinosauri.
Gli
atterriti studenti di Divinazione erano basiti di fronte a tanta distruzione,
così c’era chi la prendeva con filosofia e sonnecchiava nell’aula piena di
cuscini, spiegando la cosa come “mi esercito nei sogni premonitori” e chi,
invece, cominciava già a preoccuparsi.
I
passi cadenzati della mezzosangue si avvicinarono dal corridoio che si snodava
oltre un angolo e qualche colonnato e la sua faccia seria comparve poco dopo nel
suo campo visivo quando voltò gli occhi, distraendosi dalla contemplazione del
paesaggio notturno.
-Eccomi
– annunciò la ragazza, tesa come un elastico
-Weasel?
– chiese Malfoy
-Non se
la passa tanto bene – specificò Hermione – ma dovrebbe riprendersi entro una
settimana
-Brutte
bestie le pozioni marionetta – lei annuì e insieme si diressero verso
l’ingresso dell’ufficio del Preside.
-Signor
Malfoy! Signorina Granger! – disse l’anziano stregone quando varcarono la
soglia – la
professoressa McGrannit mi ha detto
che volevate parlarmi con una certa urgenza…
Hermione
annuì per entrambi mentre si accomodavano sulle poltroncine di fronte alla
scrivania.
Fanny,
dietro di loro, stava appollaiata al suo trespolo scrutando con occhio critico
i due visitatori che raramente facevano il loro ingresso nel sanctasactorum di Albus Silente.
-Siamo
qui per la questione dei famigli – incominciò la mora mentre il preside si
rilassava sulla poltrona dall’alto schienale
-Mi è stato
accennato – confermò l’anziano studiando le due figure oltre gli occhiali a
mezzaluna
-Abbiamo
condotto qualche indagine – specificò la studentessa della Casa rosso-oro
tormentando nervosamente le mani
Il
vecchio preside annuì e lei raccontò all’incirca quel che aveva appreso dai due
fratelli Canon dopo cena.
-Una
situazione oltremodo incresciosa – fu il blando commento del loro rettore
mentre si tormentava la barba – ma siete comunque giunti a delle ottime
conclusioni – annuì – per quanto riguarda il vostro amico Weasley
– e Malfoy quasi dovette trattenersi dal dare di stomaco a quell’affermazione –
ho parlato prima di cena con Madama Chips
Lo
sguardo basso di Hermione si alzò a controllare le parole
-Le sue
condizioni, anche se non propriamente ottime, miglioreranno in pochi giorni, il
maleficio che gli hanno fatto non è nulla di terribile, anche se una buona dose
di inesperienza ha causato risultati inattesi come una certa instabilità fisica
e altre cose
-Guarirà
presto? – chiese la riccia speranzosa
-Una
settimana e potrà tornare a frequentare regolarmente i corsi e partecipare al
ballo che si terrà il 31 dicembre. – lei sospirò sollevata
-Meno
male – fu il suo commento rilassato
-A
questo punto, però, chiedo a voi che siete a conoscenza della storia e ai due
intraprendenti fratelli Canon di prestare la massima
attenzione a tutto quel che fate – Malfoy lo guardò sorpreso da quella
richiesta
-Fate
attenzione, cari ragazzi – disse ancora con una certa serietà nella voce e i
due studenti annuirono leggermente preoccupati, scambiandosi sguardi spaesati
-Adesso
tornate ai vostri dormitori, so che questa mattina vi siete dovuti alzare
presto e avete dovuto rinunciare alla vostra meritata domenica – sorrise loro –
dormite sereni, Hogwarts è un posto sicuro
I
due annuirono.
Usciti
dall’ufficio erano più spaesati di quando ci erano entrati.
Salutandosi
con un “fai sogni d’oro Malfoy” e “Non dovresti sempre dormire tutta sola,
Granger”, si separarono raggiungendo rispettivamente i sotterranei di Serpeverde e la Torre di Grifondoro.
Quando
la pesante porta dell’ufficio si fu richiusa, Minerva McGrannit
comparve da un passaggio segreto dell’ufficio nascosto dietro ad un grosso
quadro cinquecentesco raffigurante una scena idilliaca.
-Se ne
sono accorti anche loro, Albus – fu il suo commento
mentre si avvicinava alla scrivania
-Penso
che ci attenderanno tempi difficili, Minerva – rispose il preside rilassandosi
sulla poltrona e guardando i ritratti degli altri presidi che stavano,
casualmente, litigando.
-C’è
davvero così tanto da preoccuparsi? – domandò ancora l’insegnante di
Trasfigurazione abbassando un poco gli occhiali rettangolari che portava sul
naso.
-Non lo
so, Minerva, ma spero che quel che temo non si debba verificare. – poi fece una
pausa – Tu sai chi è entrato a scuola, l’altra notte? – chiese voltando la
testa verso quella dell’altra professoressa che annuì
-Sei
sempre stata un’ottima studentessa e una grande osservatrice, Minerva – annuì
sorridendole
Forse
qualcuno la chiamava la professoressa di pietra, ma se si prestava particolare
attenzione, si poteva notare un filo di rossore sulle guance un po’ rugose
dell’insegnante.
Grandi
segreti stavano per essere svelati.
***
Spazio Autrice: so che molti di voi alla fine del precedente
cap avrebbero voluto ammazzarmi per come l’avevo
concluso lasciando tutti sulle spine.
Mi
dispiace tantissimo, ma effettivamente sarebbe venuto davvero troppo lungo per
essere pubblicato tutto in una volta, eppoi io tendo a dividere i cappy a seconda dell’argomento che trattano, quindi questo
ci sarebbe entrato assai poco con il precedente che era un dilagante delirio
collettivo mio e dei miei personaggi… XD
Eppoi,
lo devo confessare, mettere i titoli è una cosa che adoro…
Ecco,
ho fatto succedere qualcosa anche ad altri personaggi, adesso la vicenda
comincia a girare, presto ne entreranno altri nella storia e dovrò trattare la
storia di ciascuno (ç_ç), spero almeno che i miei
sforzi non saranno vani… (scherzo, scrivere è una delle cose che mi piacciono
di più).
Vabbè, mi auguro che anche questo cappy vi
piaccia e che mi lascerete un commento… Adesso passo a ringraziare tutti quelli
che hanno contribuito a far sì che si arrivasse ad oltre 50 recensioni… e
pensare che quando ho cominciato avrei considerato gran successo superare le 20
con tutta la storia…
Grazie
di cuore, ancora…
Summers84: il cappy delle
favole, altrimenti detto, è nato per la mia grande passione per queste ultime.
Sono contenta che ti sia piaciuto e ci abbia visto molti sottintesi, io ne ho
messo qualcuno, ma l’importante è quel che ci vediamo, ognuno ha una
sensibilità diversa, mi fa piacere che la tua sia così spiccata…
Come
hai visto l’ho continuata, spero che anche questo cappy
ti piaccia, ciao! Nyssa
Ninny: scusami davvero tanto, non pensavo di fare
così male, ma come ho detto se avessi messo assieme i due cap
sarebbe venuto troppo lungo, eppoi dare i titoli è una delle cose che mi piace
fare di più XD.
Come
hai visto ho aggiornato ragionevolmente presto… spero che anche questo cap ti piaccia e che mi lascerai un commento, ciao! Nyssa
PS:
mi piace molto il mio nick, anche io chiamo così mia
cugina…
mars: sono contenta che tu ti sia divertita
leggendolo, come dico spesso, è una cosa che riempie di orgoglio… sono felice
anche del fatto che tu l’abbia trovato originale, anche se assomiglia un po’ ad
una minestra di idee… Sì, Herm è proprio così come la
immagini a impartire ordini a destra e a manca… ecco qui l’aggiornamento, spero
apprezzerai, kiss! Nyssa
laretta: in realtà non lo so neppure io da dove
spuntano fuori, ma almeno posso affermare che le mie terribili ore di
matematica (con le quali stresso sempre qualcuno ad ogni cap)
servono a qualcuno, o almeno a proseguire la fic,
anche se non sarebbe il tempo più consono… vabbè,
sono felice che il chappy ti sia piaciuto, ci vediamo
al prossimo,ciao! Nyssa
Shavanna: oh cielo, non volevo arrivare addirittura
ad dover ripescare i miei lettori dall’oltretomba, sarà meglio che mi dia una regolatina… però sono contenta che ti abbia fatto ridere.
Qui hai tutte le risposte all’urlo udito nel precedente cappy,
ciao e al prossimo! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: beh, sono molto felice che il cap ti sia piaciuto e figurati per il breve commento,
capita a tutti di essere di corsa (io potrei dire di esserlo in continuazione
^^). Spero che anche il cappy 8 ti piaccia, aspetto
un commento, ciao! Nyssa
selene87: finalmente siamo riuscite a sentirci, meno
male, stavo per cominciare ad inveire contro la posta elettronica… addirittura
vuoi aprire il mio FanClub? Beh, ne sono lusingata,
ma forse mi sembra un tantino eccessivo… >_>
Beh,
sono felice che il cappy ti sia piaciuto e che ti
abbia fatto ridere (e anche che tu veda Neville e Daphne assieme), ecco qui il
seguito, spero che ti piaccia come i precedenti, ciao! Nyssa
MartyViper: già, lo so che è un po’ distaccato dalla
storia, ma mi serviva un diversivo per introdurre quello che succede in questo cap, anche se forse mi è uscito qualcosa di completamente
fuori di testa…
Spero
che il cap 8 sia all’altezza delle aspettative,
aspetto di saperlo, nel frattempo ciao! Nyssa
luana1985: sono
contenta che il cap ti sia piaciuto, mi auguro che
sia lo stesso anche per questo e che mi lascerai un commentino ^^ un bacio, Nyssa
8x4: sono molto orgogliosa del fatto che continuerai
a seguire la ff, però avvisami se comincio a dare
seriamente di matto, almeno potrò continuarla in maniera decente…
Vabbè, spero che anche questo cap ti
piaccia, al prossimo! Nyssa
Lisanna Baston:
come vedi l’ho fatto
proseguire in fretta, niente danni irreparabili, solo che la vicenda cambia un
po’ in questo cap 8, non potevo metterlo assieme al
precedente, oltre al fatto che sarebbe stato lunghissimo…
Ehehe, Ron è tornato, anche se non è
proprio vivissimo, sono felice che il cap 7 ti sia
piaciuto con tutti i suoi personaggi un po’ matti (come me XD), spero che sia
lo stesso anche per questo (però la dose di follia è molto inferiore), aspetto
di sapere, un kiss, Nyssa
Premessa: allora, innanzi tutto vi informo che la storia sta cominciando
a muoversi e presto succederà qualcosa, siamo quasi al punto clou della storia,
anche se, tristemente, devo informarvi che NON siamo alla fine, infatti la mia
malata mente sta parto
Premessa: allora, innanzi tutto vi informo che la
storia sta cominciando a muoversi e presto succederà qualcosa, siamo quasi al
punto clou della storia, anche se, tristemente, devo informarvi che NON siamo
alla fine, infatti la mia malata mente sta partorendo
nuovi capitoli nei limiti che la sadicità dei miei
prof mi pone.
Spero
che questo cap vi piaccia e
che mi lascerete un commentino.
Grazie
a tutti
Un
bacio!
Nyssa
***
Ancora
pensierosa per quel che aveva appreso dal preside, Hermione si allontanò per i
corridoi della scuola.
Arrivò
alla base della prima delle cinque rampe di scale che conducevano all’ingresso
della Torre di Grifondoro, guardò sopra di lei e le vide mentre stavano spostandosi da una parte all’altra dei
pianerottoli
-Alle
scale piace cambiare – mormorò tra sé, ricordando che la prima cosa che veniva detta agli studenti rosso-oro era proprio quella:
fare attenzione alle scale.
Guardò
di lato, verso il corridoio fiocamente illuminato, fece dietro front e vi si
incamminò.
Quando
finalmente si fermò, di fronte a lei stava una porta di legno con sopra appeso
il cartello universale del pronto soccorso: l’infermeria.
Spinse
lentamente la porta, trovandola stranamente aperta, e si guardò con sospetto
attorno, molte volte, durante quei sette anni, lei era andata all’infermeria a
trovare i suoi amici casualmente sfasciati nei letti, Harry e Ron avrebbero potuto aprire un circolo in quella stanza e
anche fare amicizia con la Chips.
Questa
volta toccava a Ron. Quando era andato a trovarlo,
poco prima di incontrarsi con il preside, aveva trovato la porta sigillata e la
Chips, a cui aveva chiesto
informazioni, le aveva detto che il paziente necessitava di riposo e quindi
aveva chiuso a chiave l’infermeria.
Adesso
però la porta era aperta e senza incantesimo di protezione, chi si era
infiltrato tra i malati della scuola?
Più
che mai timorosa che chi aveva fatto bere al rosso la pozione fosse lo stesso che ora cercava di assassinarlo di nuovo (sigh, guardava troppo la Signora in Giallo!), aprì cauta
cercando di non far cigolare i cardini non proprio nuovi, mise guardinga la
testa oltre la soglia e spiò l’oscurità trafitta dalla luce della grande luna
che filtrava attraverso le finestre.
Con
la bacchetta in mano, avanzò di qualche passo in direzione della branda dove
era stato sistemato il suo compagno.
Ron era nel terzo letto dall’ingresso, riconosceva la sua felpa
consunta ai polsi, un separé di stoffa copriva parte del suo campo visivo e la
testa con i capelli ribelli del diretto interessato.
Avanzò
ancora trovando strana quella sensazione e, poco dopo, quando fu
sufficientemente vicina, notò che il suo compagno di stanza non era solo.
Una
ragazza stava seduta sul letto di fianco dando le spalle alla porta e reggendo
la mano debole del ragazzo, indossava una comunissima gonna blu di velluto e
una camicia e stava sussurrando qualcosa di incomprensibile al malato.
Chi
era mai costei?
Il
separé continuava a coprire una parte della figura e la testa era nascosta
dietro una serie di pieghe bianche, neppure la voce sembrava appartenere a
qualcuno di sua conoscenza e la cosa la insospettì, dunque, cosa ci faceva e,
domanda ancor più importante, CHI era questa ragazza dalla gonna di velluto che
era venuta a tener compagni a Ron a dispetto della
porta chiusa e del supremo divieto dell’infermiera?
Si
fermò a guardare la scena, indecisa se proseguire e dare delle risposte a
quelle domande, oppure se andarsene, visto che Ron
stava abbastanza bene e c’era comunque qualcuno a tenergli compagnia.
Osservò
le mani minute della sconosciuta che stringevano quella più grande e callosa
del suo migliore amico e, con dolcezza, se la portava al viso, sentì un suono
che poteva essere un singhiozzo e decise che, forse, era meglio non disturbare:
chiunque piangeva sul letto di un ammalato dormiente non poteva avere
intenzioni terribili, a parte, forse, quella di ucciderlo nel sonno, ma un
sesto senso tutto suo le disse di togliere il disturbo senza che l’altra
ragazza se ne accorgesse, pareva davvero troppo afflitta
per poter anche solo pensare che avrebbe procurato dell’altro dolore al rosso
portiere dei grifoni.
Quando
chiuse la porta dietro di sé, si diede della stupida, se l’indomani Ronald fosse stato trovato senza vita, non se lo sarebbe
perdonato, da quando Hermione si fidava più dell’istinto
che della ragione?
Assurdo,
la cosa giusta da fare sarebbe stata fare un po’ di rumore per attirare
l’attenzione della ragazza senza volto e guardarla in faccia quando si fosse
accorta di non essere sola, dopodiché, valutare la pericolosità della
sconosciuta e decidere se andarsene o se fosse doveroso incominciare un bel
duello magico per difendere la vita di uno dei suoi migliori amici.
Già,
Ron ormai era solo uno dei suoi migliori
amici.
Ma
forse “solo” non era la parola adatta da usare…
Camminò
per i corridoi, salì le scale ed entrò al Grifondoro.
La
Sala Comune,
all’alba delle undici di sera, era quasi deserta: qualche studente che giocava
a scacchi davanti al camino e un terzo che ultimava una ricerca.
Degnandoli
appena di attenzione, salì le scale, attraversò il dormitorio femminile e si
chiuse la porta della sua stanza dietro.
Fu
in quel momento, mentre sospirava sconsolata, ancora preoccupata per la sorte
del rosso, che notò qualcosa che non andava nella sua camera.
La
temperatura artica non era un elemento comune da trovarvi visto e considerato
il fatto che soffriva di pressione bassa e, quindi, aveva sempre freddo, la
finestra spalancata, con le tende che ondeggiavano per il vento gelido era un
altro indizio di allarme: ricordava perfettamente di aver chiuso la finestra
prima di cena; per finire, una figura rannicchiata sul davanzale con la testa
china sulle ginocchia e l’aria afflitta era il terzo punto di attenzione.
Estraendo
prontamente la bacchetta, si diresse verso il balcone.
La
figura alzò la testa e la luce lunare illuminò una cascata di biondissimi
capelli color del miele che le ricadevano morbidamente sulle spalle, scomposti
dalla brezza
-Hermione
– sussurrò tra i singhiozzi la ragazza sollevando lo sguardo sulla proprietaria
della camera
-Daphne…?
– chiese circospetta la grifondoro scrutando
l’oscurità e trattenendosi dall’aggiungere anche il cognome
-Santo
Cielo, cosa ci fai qui così a quest’ora? – esclamò stupita la riccia
affrettandosi a richiudere le imposte e a dedicare tutta la sua attenzione
all’inaspettato ospite – ti prenderai un malanno… - continuò cominciando a
cadere nella sindrome da crocerossina, come la chiamava Harry, e
dandosi mille volte della stupida
-Non
m’importa - fu la tiepida risposta della serpe mentre
alcune lacrime sgorgavano dai bellissimi occhi blu cobalto
Hermione
la guardò seria, notando le guance arrossate dal freddo e rigate di lacrime e
poi, accanto, la scopa.
-Non mi
dirai che sei salita fin quassù volando?! – domandò
colpita da una folgorazione, l’altra si limitò ad annuire –
ma fuori è freddissimo, siamo a dicembre! – nessuna risposta, Hermione
sospirò scrollando le spalle e guardando fuori – da quanto sei qui?
-Saranno
un paio d’ore – si degnò di rispondere la bionda
-Sarai
tutta congelata… - continuò imperterrita la Caposcuola
-Non
m’importa…
-Beh, a
me sì! – scattò la mora – non ho intenzione di parlare con una che sta per
morire per ipotermia!
La
tirò in piedi a fatica e rabbrividì al solo contatto con la stoffa quasi gelata
del mantello scuro dell’altra ragazza
-So che
ti faranno un po’ schifo, ma ti pregherei di mettere questi… - aggiunse
rovistando nella cassettiera alla ricerca di uno dei suoi pigiami strani e di
un paio di calzettoni pesanti
Porse
all’altra una serie di abiti, i primi due erano il completo di un pigiama
verdino con fiorellini rosa, foderato di pile caldo e
confortevole, il terzo era un paio di pesanti calzini invernali di lana
spessa e un po’ pungente, la Serpeverde guardò
scettica il tutto
-Forse
il pigiama ti andrà un po’ largo – aggiunse ancora la mezzosangue studiando
l’altra figura della bionda e i suoi fianchi snelli
-Non
occorre – si giustificò l’altra – adesso posso anche tornarmene al dormitorio
-Non
comportati da stupida! – fu il rimprovero che arrivò alle sue orecchie – se sei
venuta qui significa che avevi bisogno di parlare con
qualcuno! – Daphne arretrò di fronte a quell’invettiva
-Volevo
solo stare da sola… - disse timidamente stringendo al seno i vestiti, il suo
istinto difensivo aveva avuto la meglio
-Storie!
– fu il poco fiducioso commento della Granger – se volevi stare sola dovevi
andare alla Torre dei gufi o alla stanza delle necessità. Se sei venuta qui significa che volevi qualcuno con cui parlare. – si
zittì un attimo prendendo fiato – mi hai chiesto di essere tua amica e come
tale io mi comporto – proseguì – se vuoi davvero essere mia amica, beh,
sarà meglio che tu sia sincera
Daphne
Greengrass abbassò sconfitta la testa
-Mi
dispiace – fu quel che uscì dalle labbra color ciliegia – non volevo farti
dubitare della richiesta che ti ho fatto questo pomeriggio…
-L’amicizia
non è una richiesta – spiegò Hermione avvicinandosi – è una proposta
La
bionda annuì
-Ti
prego di credermi – aggiunse preoccupata – io voglio davvero essere tua amica!
-Ti
credo – annuì la mezzosangue – ma adesso sarà meglio
che ti cambi prima di morire assiderata…
La
serpeverde le rivolse un sorriso
mentre scompariva dietro paravento di legno che Hermione utilizzava come
separé per cambiarsi.
Quando
ne riemerse senza tutti i fronzoli della divisa scolastica e il mantello scuro,
sembrava una vera dodicenne, esattamente come lei.
-Mi
cambio anche io e poi possiamo parlare – disse pratica la grifondoro
scomparendo a sua volta.
Il
pigiamino con i gattini fece mostra di sé sul corpo
della ragazza mentre si sbrigava ad appendere la
stoffa scura della Greengrass ad una seggiola, poi,
avvicinandosi all’armadio, ne tirò fuori una stufettababbana.
-Che
cos’è? – domandò la bionda scordandosi per un istante dei suoi problemi,
interessata a quell’oggetto
-Un’invenzione
babbana – spiegò la mora – serve a trasformare l’aria
fredda in aria calda
-E quel
filo?
-Quella
è la presa
-La
“presa”? – domandò incerta
-Sì, con
quella si può attaccare l’elettrodomestico alla corrente e quello funziona…
-Ma qui
a Hogwarts non abbiamo “corrente”, a parte la
corrente d’aria…
-No, non
quella corrente – disse ridendo Hermione – la corrente è un flusso continuo di
elettroni che fa in modo di far funzionare i circuiti della stufetta
-Non
credo di aver capito – fu la candida risposta dell’altra – ma
non abbiamo neppure quella
-Lo so –
sospirò la Granger – per questo ho dovuto incantare questo elettrodomestico, va
a magia…
E
con un colpo di bacchetta la ventola della stufetta
cominciò a girare mentre la spia rossa dell’accensione
si illuminava
-Guarda
– mostrò la riccia alla nuova amica – se metti una mano qui davanti sentirai
che esce aria calda…
L’altra
spostò titubante le dita affusolate di fronte alla griglia di plastica, un po’
impaurita che l’oggetto, che produceva un suono terribile, le triturasse le
mani.
Effettivamente,
quando il getto d’aria investì gli arti rattrappiti della Serpeverde,
sentì il calduccio spandersi sul corpo gelido
-Rimaniamo
qui davanti alla stufa? – chiese Hermione sedendosi a sua volta sul tappeto, la
Greengrass annuì senza scostarsi dal miracolo babbano.
-Noi serpeverde disprezziamo i babbani
– disse con calma – ma non credo che riuscirò ad
odiarli più di tanto dopo che hanno creato qualcosa di così bello… è molto più
pratico e maneggevole di un camino - la mezzosangue rise
-I babbani inventano queste cose per sopperire alla mancanza
della magia – raccontò – noi per rammendare gli abiti utilizziamo la bacchetta,
loro hanno un elettrodomestico che ti aiuta a farlo a mano…
-Come si
chiama?
-Macchina
da cucire – Daphne ridacchiò
-Però danno
dei nomi strani alle loro creazioni
-Si fa
quel che si può – disse alzando le spalle la mora
Trascorse qualche attimo mentre le due ragazze se ne stavano
tranquille sul tappeto a bearsi di quel calore che riscaldava la stanza
-Probabilmente
anche tu stai pensando che questa storia è più strana di quel che sia l’umana
concezione – decretò mesta la Greengrass senza
guardarla in faccia
-Non
nego di essere curiosa e che tutto quanto possa
sembrare fuori dal mondo, ma ce ne sono tante cose strane…
Ad
esempio lei e Malfoy che si ritrovavano la notte in cucina a bere cioccolata…
quella era forse una cosa più normale?
-Perché
mi aiuti? – chiese dura Daphne senza guardarla negli occhi, - cosa te lo fa
fare?
-Mi hai
chiesto tu di essere tua amica – rispose dura Hermione che considerava
l’amicizia un sentimento sacro e inviolabile
-E solo
perché uno ti chiede di essere amico tu lo sei?
-Se una
persona mi chiede di essere suo amico io provo ad esserlo, perché non dovrei?
-Beh,
perché sono una sporca serpeverde dall’anima dannata
e senza cuore – rispose rapidamente la bionda
-I serpeverde sono esseri umani come gli altri, solo con una ambizione smisurata e delle idee tarate sulla
superiorità del sangue – sbuffò Hermione, dando la sua personalissima
interpretazione alla faida tra purosangue e mezzosangue che non approvava,
l’altra sorrise
-Un po’
t’invidio perché non devi pensare ad una famiglia che ti giudica, ad un futuro
che non puoi scegliere a delle decisioni che ti vengono
imposte
-Mi hai
chiesto di essere tua amica – disse seria la grifondoro
– forse non posso capire, ma se tu me lo spieghi magari ci posso provare… - un
sopracciglio biondo si sollevò a quella risposta inaspettata
-Perché
vuoi cercare di capirmi?
-Perché
se ci provo poi posso aiutarti – fu il semplice commento della proprietaria
della camera e della stufa
-Ci
tieni davvero così tanto?
-Tengo
agli amici – specificò la riccia, l’altra annuì
-Non
avevo mai conosciuto qualcuno come te, credevo che di quel che ti avevo detto
te ne saresti fregata come fanno tutti gli altri
-Nessuno
è “tutti gli altri”, ciascuno è se stesso
-D’accordo,
ti dirò come stanno le cose. – sospirò la Slytherin -
Nella mia famiglia è usanza che le figlie femmine siano
accasate prima dei vent’anni con un purosangue di alto lignaggio, possibilmente
proveniente da una famiglia ricca e ben posizionata in società. Per quanto
riguarda le ragazze purosangue che sono costrette ad una tale cosa, sia nella
mia famiglia che non, ci sono quelle che partecipano alla cosa, si comportano
proprio come se l’amore non esistesse e sposare un essere titolato possa essere
la più grande aspirazione. Poi ci sono quelle che non se ne preoccupano,
pensano che sia ingiusto, ma non hanno il coraggio, la forza, i mezzi e la
determinazione per ribellarsi a secoli di tradizione; per finire, ci sono
quelle che proprio non lo accettano, che lottano fino alla fine finchè è la famiglia stessa a ripudiarle, credo che tu
conosca la storia di Andromeda Black – la mezzosangue
annuì – io appartengo alla seconda categoria. Ho sognato l’amore, ho sperato di
trovarlo nel marito che la famiglia avrebbe scelto per me. Sono illusa e
sognatrice, volevo una vita felice assieme a qualcuno che mi volesse bene
davvero, credo sul serio che sia sbagliato imporre a qualcuno di accettare di
passare l’intera sua esistenza insieme ad una persona
che non riesce a sopportare… ma come molte altre prima di me, non ho avuto
coraggio e ho continuato a vivere nell’illusione e nella speranza, come un vero
serpeverde, forse, non dovrebbe fare.
-Essere serpeverde non significa essere tutti uguali – constatò
Hermione, Daphne non rispose, apparentemente senza degnare le parole uscite
dalla bocca della sua compagna
-Quando
è iniziato il settimo anno di scuola ero ormai rassegnata a vivere il resto
della mia vita con qualcuno di molto simile ad un orango, i miei volevano
fidanzarmi con Flitt, forse l’hai sentito in giro… -
l’altra annuì – avevo perso totalmente quel lume che un po’ mi tirava su… poi è
accaduto che il nonno abbia voluto prendere lui la decisione
-Il
nonno? – chiese dubbiosa la Granger
-Mio
nonno, UrielGreengrass è
ancora il patriarca della famiglia e alla fine tutte le decisioni sono sotto il
suo veto. Quando i miei avevano ormai deciso di sposarmi a Flitt,
lui si è opposto e ha preteso di scegliere personalmente il mio futuro marito;
c’è da dire che mio nonno non è stato un Serpeverde,
lui era nella Casa di Corvonero ed era amico del
nonno di Neville, Terence, che invece è sempre stato
al Grifondoro, come tutti i Paciock,
beh, non conosco i dettagli, ma a quanto pare ha
voluto a tutti i costi che io mi sposassi con Neville. I miei, ovviamente, non
ne erano contenti, ma si sono attenuti al suo volere. Mi hanno scritto,
informandomi della cosa.
-Te
l’hanno detto per lettera? – domandò incredula Hermione, Daphne annuì col capo
-Nessuno
però si è preoccupato di dirlo a Neville.
-E lui
l’ha presa molto male – rammentò la mora
-Già,
soprattutto perché, anche se viene da una famiglia di antichissimo lignaggio, da
loro non c’è mai stata tutta questa paranoia del matrimonio tra purosangue e
quindi lui è cresciuto credendo di poter effettivamente scegliere da solo e
prendere le sue decisioni
-Anche
la storia dei suoi genitori lo ha molto influenzato – intervenne l’altra –
vuole diventare come loro
-Neville
sogna un futuro come lo sogno io, solo che lui ha il coraggio di dire che la
cosa che hanno scelto per lui non gli piace, mentre io so solo tacere e
preoccuparmi per quel che succederebbe.
-C’è
sempre un’altra strada
-Sì,
essere cacciata dalla famiglia e rimanere definitivamente sola
-Se
disprezzi così tanto questa cosa devi disprezzare anche coloro che la pensano,
al di là che siano tuoi parenti oppure no – la bionda scosse il capo
-Non
sarei capace di dire di no a loro, so che è sbagliato, ma non ce la faccio
-E
quindi?
-Neville
dice bene quando afferma che questa storia non sta
bene né a me né a lui né ai miei genitori
-Ma…?
-Ma non
possiamo farci niente – sputò infine la serpe – né io né lui
-Quando
mi è giunta la lettera, anche se non vedevo Neville
come la risposta ai miei sogni, ho creduto che ci fosse ancora qualcosa di
buono, un pizzico di fortuna, qualcosa anche per me… e vedere che lui mi
rifiutava, mi disprezzava per qualcosa che anche io disprezzo, ma che non sono
capace di combattere, beh, non posso certo dire che mi abbia fatto piacere… mi
sono sentita stupida per non aver fatto altrettanto
-Ti ha
ferita – tradusse la grifoncina mentre l’altra assentiva
-Molto,
speravo di poter cominciare una nuova vita, allontanandomi progressivamente
dalla mia famiglia, ma, evidentemente, questo non è possibile…
-Io non
credo che Neville ti disprezzi così tanto – dichiarò la mezzosangue
– ma il fatto di vedersi imporre qualcosa così dall’alto, senza poter
dire la sua, senza poter ribellarsi, rende tutto peggiore, per di più tutti
l’hanno trattato come un oggetto, come se non avesse volontà, hanno dato per
scontato che lui accettasse e Neville soffre molto per queste cose perché non
passa giorno senza che qualcuno gli dica che è un bamboccio stupido e senza
abilità, probabilmente ha fatto tutta questa piazzata solo per questo, non
perché ti odia veramente…
-Già,
anche lui ha la sua storia… - fu il commentò della Slyhtherin
-E per
di più, dolorosa quanto la tua…
-Il
fatto è che speravo davvero in Neville e in un futuro insieme e veder così
maltrattate le mie speranze è stato orribile
-Lo so –
annuì la Granger – te lo si leggeva in faccia che eri
contenta quando questo pomeriggio sei andata a parlagli, - Daphne arrossì
-Che
cosa farete adesso te e Neville? – domandò ancora la Grifondoro
preoccupata per entrambi
-Non lo
sappiamo – mormorò la sua nuova amica – Neville non l’ha presa
bene, scriverà a sua nonna, anche se dubito che otterrà qualcosa, ma non
mi stupirei se smettesse di parlarmi per il resto dell’anno…
-Sono
sicura che non sarà così – disse convinta la Caposcuola – dagli
il tempo di abituarsi e di digerire questa mancanza di riguardo,
chiunque avrebbe avuto la sua reazione…
-Mi
sento in colpa per lui – ammise la bionda – anche se
non è un sentimento che noi Slytherin dovremmo
provare, Hermione sbuffò sonoramente
-Se voi
serpi lo provaste un po’ più spesso, forse il mondo sarebbe migliore - Daphne rise
-Spero
che tu non ti riferisca a qualcuno in particolare –
disse scrutandola
-Alla
Casa in generale – fu il commento della Gryffindor –
e a Malfoy in particolare – la Slytherin rise ancora
di più, mentre il suo bel sorriso si stendeva dolcemente, era davvero una
ragazza splendida, rifletté Hermione guardandola accoccolarsi accanto alla
stufa; un po’ la invidiava, doveva ammetterlo, e, tuttavia, vivere in quella
prigione dorata non doveva essere né bello né facile sopravvivere senza poter
scegliere, senza poter sognare un futuro. Lei per esempio aveva sognato, aveva
sognato un futuro assieme a Ron e aveva perduto quel
sogno, tuttavia, avendo sognato e provato, avendo deliberatamente visto e sentito,
scelto e preso le sue decisioni, adesso riusciva ancora a sognare e sperare nel
futuro. Daphne Greengrass, al di là della sua eterea
bellezza, doveva essere davvero una ragazza molto forte se riusciva ancora ad
aver voglia di vivere con tutto quello che aveva passato e per riuscire anche a
desiderare di avere Neville accanto come marito: se il giovane Paciock era la scelta migliore che potesse capitarle, le
altre dovevano essere davvero terribili.
E
Malfoy? Si domandò subito dopo, anche lui aveva di quei problemi? Non gliene
sentiva mai menzionare, anche se circolavano voci di corridoio secondo cui
aveva una storia seria con la Parkinson, ma senz’altro,
dopo quanto accaduto, non l’aveva certo portata avanti
-Avete
molti pregiudizi sulla nostra bella Casa – rise ancora Daphne
– ma sono contenta di avere una amica come te perché sai cambiare le tue
idee quando ti accorgi di sbagliare – Hermione sorrise
-Ricordami
che ti devo un favore – aggiunse mentre gli occhi blu
brillavano
-Perfetto,
avrei giusto un piacere da chiederti – intervenne la mora, l’altra, che stava
per alzarsi, si rimise seduta aspettando che parlasse – sabato devo andare con Ginny a scegliere un abito per la festa di Capodanno –
incominciò – sicuramente tu avrai già in mente qualcosa e probabilmente non
avrai i miei problemi, ma mi farebbe molto piacere se venissi con noi
-Perché
vuoi che una serpe come me ti aiuti a scegliere un vestito per il ballo? –
domandò confusa la Greengrass
-Credevo
che l’appartenenza ad una Casa non c’entrasse niente con il senso estetico – la punzecchiò Hermione,
cercando di far cadere quel muro che lei definiva come “sono una serpe” e che
doveva quindi precluderle la maggior parte delle attività normali, soprattutto
se si svolgevano assieme a dei grifondoro.
-Se vuoi
che io venga, verrò
-Ovviamente
sempre che tu non abbia altri impegni – la bionda posò
un dito sulle labbra pensierosa – in genere accompagno Pansy,
ma da quando si è aggregata alla Brown e alla Patil sono rimasta sola – rifletté – quindi ti posso
accompagnare
-Eppoi –
continuò Hermione romantica – posso sempre darti una mano a scegliere un abito
per fare colpo su Neville! – Daphne arrossì ancora
-Non
credo sia il caso… beh, magari… però…
-Allora
è deciso – confermò la riccia – sabato andiamo noi tre
a comprarci un bel vestito per fare un figurone alla
festa, anche se credo che tra tutte tu sia l’unica che non ne ha bisogno –
aggiunse mettendola un poco in imbarazzo – ne riparliamo comunque a fine
settimana, così ci mettiamo a posto con gli orari
-D’accordo,
adesso sarà meglio che faccia ritorno al dormitorio…
Hermione
annuì, prese gli abiti ormai riscaldati dallo schienale della seggiola e glieli
porse
-Credi
che potrei tenere fino a domattina il tuo pigiama? – domandò guardandosi la Greengrass – non credevo che ci fosse qualcosa di così
caldo e comodo…
Hermione
annuì
-Sabato
te ne compreremo uno come si deve, alla Paciock
La
ragazza rise e scomparve oltre la porta del dormitorio mentre
la Caposcuola si infilava stanca a letto dopo aver spento la stufa.
***
Dopo
un’ora passata a parlare con la Granger, perfino lei si sentiva stanca, pensò
Daphne facendo ritorno al sotterraneo.
La
Sala Comune
era deserta, anche se un bel fuoco crepitava nel caminetto acceso mandando
bagliori gialli e rossi sulle pareti ricoperte di legno pregiato.
A
mezzanotte sembrava che ogni serpe strisciante si fosse rintanata sotto le
coperte, più o meno in compagnia, per combattere il freddo invernale che si
abbatteva sulla scuola.
Attraversò
in punta di piedi la stanzetta quando una voce
distaccata la sorprese
-Dove
sei stata? – fu la perentoria domanda di qualcuno nascosto dallo schienale
verde del divano
Daphne
si fermò in mezzo al vano e guardò attorno a sé finché non scorse la figura di
Malfoy seduto con le gambe allungate sul tavolino a fumarsi beato una
sigaretta.
Eccola
l’unica serpe che non stava a sonnecchiare in letto.
Una
serpe dal sangue caldo, molto caldo.
La
testa bionda si voltò indietro e scorse la figura della Greengrass
che si avvicinava al camino; come entrò nel suo campo visivo, Draco riconobbe
subito il pigiama da dodicenne made-by-Granger
che la sua compagna di classe stava indossando e ne rimase stupito, sbuffò e
mandò gli occhi al soffitto quasi per prassi.
-Da una
mia amica – rispose la Slytherin sedendosi accanto a
lui sul divano
-Credevo
che le serpi non avessero amici al di fuori della Casa – ghignò sadico Malfoy
facendo un tiro
-Non
siamo mica fatti con lo stampino! – si ribellò la bionda guardandolo male e il
ragazzo rimase quasi stupito da quella presa di posizione visto che Daphne, a
parte la sua bellezza che non passava mai inosservata, era sempre stata un
personaggio piuttosto passivo. Comunque si limitò ad alzare le sopracciglia
continuando a fissare i fiorellini rosa del pigiama
-Non ti
sembra di essere caduta un po’ in basso? – domandò riferendosi al suo nuovo look
-È
comodo e caldo – rispose asciutta
-Anche
il letto di un uomo è comodo e caldo – sottolienò il
biondo, aspettandosi, a quel punto, quasi una reazione come quella della mezzosangue
-Il mio
pigiama non attenta alla mia verginità – che infatti
non tardò ad arrivare, anche se la parola “verginità” che stava così bene sulle
labbra di una come Daphne, probabilmente non era mai stata pronunciata da
quelle ancor più pudiche di una come la Granger
-Credevo
che la Casa di Salazar fosse l’incarnazione dei vizi
capitali – fece notare ancora l’erede Malfoy
-Allora
forse sono una Hufflepuff –
fu la terribile risposta della Greengrass
-Ti,
prego, non me lo dire… - la prese in giro il biondo avendo la visione della sua
amica vestita coi colori dei Tassi
-Anzi
no, sono una Gryffindor – specificò ancora
-Così
però mi uccidi – la rimproverò – passare direttamente alla parte del nemico
poi… - la ragazza si limitò ad una alzata di spalle
-Neville
è un Grifondoro e anche la mia amica
-Che per
inciso, sarebbe la Granger – disse Malfoy, la bionda annuì
-Come
mai sei diventata amica di una mezzosangue? – le chiese, più che altro per
vedere come avrebbe risposto lei agli interrogativi che invece attanagliavano
LUI da un bel po’
-Avevo
un problema e mi è stata a sentire e ho come la sensazione che se avrò bisogno
di aiuto lei ci sarà – spiegò Daphne – mi ha detto esattamente quel che volevo
sentirmi dire senza che io vi facessi alcun accenno. Sembrava che leggesse nella mia mente le
parole per tirarmi un po’ su. Non so se ha mentito oppure se ciò che è uscito dalle sue labbra sia davvero quel che pensa, ma non
m’importa, adesso sto meglio e nessun altro era mai riuscito a rendermi così
serena quando stavo così male. Adesso vado a dormire. – tagliò corto
E
così dicendo si alzò e fece qualche passo.
Con
un gesto fulmineo Malfoy si alzò in piedi e la fermò per un braccio
-La
Granger non mente mai – le disse guardandola fisso negli occhi, Daphne rimase
un po’ spiazzata dal modo busco in cui l’aveva strattonata, ma poi sorrise a
sentire quelle parole
C’era
qualcosa che non aveva detto a Hermione, ma aveva come l’impressione che, se i
ruoli si fossero scambiati, probabilmente anche la Granger avrebbe tenuto per
sé: un piccolo, piccolissimo segreto.
Da
brava Slytherin, decise di prendersi una piccola
rivincita sul Principe dei Serpeverde
-Tutti
abbiamo un segreto, Malfoy – disse arcuando le sopracciglia e fissandolo dritto
negli occhi – il tuo qual è?
Draco
la lasciò andare istantaneamente mentre lei rideva e
si avviava per il corridoio senza salutarlo.
Merda.
Che
cosa sapeva Daphne?
Di
sicuro la Granger non aveva fatto accenni a quel che succedeva nelle cucine quando si incontravano, su quello avrebbe potuto
metterci le mani sul fuoco, eppure la sua compagna sapeva qualcosa del rapporto
che c’era tra lui e la mezzosangue.
Cosa?
Come
l’aveva saputo?
Chi
glielo aveva detto?
***
Molti
chilometri più a sud, nell’ospedale Hope and Faith di Londra, una donna aprì gli occhi dopo quasi un
mese di coma.
Guardò
frastornata il soffitto bianco della stanzetta asettica dove l’avevano
ricoverata, non riconoscendovi un luogo familiare.
Alcune
infermiere del turno di notte, dopo aver sentito qualche
movimento dalla camera 412, si affrettarono intorno alla ritrovata
paziente che molti medici avevano dato per persa.
Non
sapevano chi fosse né quanti anni avesse o da dove
provenisse; un uomo l’aveva trovata una mattina di novembre svenuta nel parco
di BuckinghamPalace e dal
pronto soccorso si erano affrettati a mandare un’ambulanza a prelevarla, la
diagnosi era stata che la sconosciuta era entrata in coma in circostanze
misteriose.
La
cosa più strana era che negli annunci di persone scomparse non figurava nessuno
vagamente riconducibile a quella donna e, per di più, la paziente non portava
con sé né documenti né effetti personali a parte gli abiti che indossava e un
medaglione dorato di grande valore con sopra smaltato un simbolo apparentemente
medievale a quattro colori raffigurante uno stemma e quattro animali: un leone,
un corvo, un tasso e una serpe.
Le
circostanze particolari del ritrovamento della donna, soprannominata Mary Smith, avevano portato i medici a compiere qualche indagine
circa l’oggetto che le apparteneva, un loro collega andato in pensione da
qualche anno ed esperto di araldica si era offerto di svolgere delle ricerche,
ma non era riuscito a risalire a nessuna famiglia o organizzazione che portasse il nome di “Hogwarts” o
avesse quel simbolo.
L’unico
indizio reperito era stato un libro di favole molto antico, dove si narrava di
quattro personaggi, ciascuno con le sue caratteristiche speciali e dotati di
grandissimi poteri magici, che si erano alleati per costruire una scuola di
magia con, per l’appunto, il nome di Hogwarts.
Dopo
tre settimane di studi approfonditi, aveva riconsegnato l’oggetto al reparto
medico dicendo che, probabilmente, si trattava di un dono fatto nell’Ottocento
da un padre particolarmente facoltoso alla figlia, presumibilmente amante di
quell’antico libro di fiabe.
Adesso
le infermiere se ne stavano tutte intorno al letto nel loro camice azzurro e
bianco con la croce rossa e la caposala, una donna corpulenta sulla
cinquantina, faceva il suo ingresso nella stanza puntando gli occhi
sull’ignota. Un varco si aprì automaticamente tra la piccola folla appassionata
alla storia di Mary Smith e della bambina che amava
le favole.
La
donna distesa sul letto non doveva avere più di una trentina d’anni, aveva
occhi scuri e capelli neri come la pece tenuti lunghi sulla schiena e, quando
l’avevano trovata, erano raccolti in una elaborata
acconciatura fermata sulla sommità del capo da un fermaglio prezioso.
-Come si
sente? – chiese JodieLatton,
la caporeparto
La
donna mormorò qualcosa di inintelligibile e studiò i nuovi arrivati, quella che
aveva parlato annotò qualcosa su una cartella celeste
-Adesso
la lasceremo riposare – continuò – ma prima la
pregherei di dirci il suo nome e la sua data di nascita e, eventualmente,
qualcosa che ci faccia risalire alla sua famiglia
-Black –
rispose la donna con voce stanca – mi chiamo Temperance
Black.
Jodie annuì continuando a segnare, poi fece un cenno alle altre che
si affrettarono a uscire in silenzio mentre veniva
iniettata nella flebo della signora Black un modico quantitativo di sonnifero
per farla riposare.
***
Spazio autrice: allora alloraallora, questo è
un cappy un po’ lentuccio,
spero che non vi siate annoiati troppo a leggerlo, ma mi serviva il personaggio
di Daphne lucido per i prossimi cappy e non potevo
mettere tutta la vicenda in incisi giganteschi, mi avreste ammazzata così come
tirereste i Promessi Sposi dalla finestra quando cercate di capire quando
inizia un periodo, in genere 17 pagine prima… ^^’ (o almeno, io lo avrei fatto
XD).
Il
prossimo eheheh, sorpresa!
Volevo
svelarvi qualcosina, ma mi trattengo, non voglio
rovinare il tutto con i miei spoiler inutili,
a presto!
Particular_Girl: sono felice che tu mi abbia lasciato un
commento e mi fa molto piacere che la storia ti stia piacendo, spero che sarà
così anche per i cappy seguenti… Già, la Rivincita di
Biancaneve è stata un po’ una follia, spero che non vi abbia fatti scappare
tutti… spero che questo capitolo 9 ti piaccia, un
bacio! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: e non hai ancora visto niente! Il vero
intrico comincia solo adesso! Perfino io che gli intrighi li creo ogni tanto ho
qualche problemino a raccapezzarmiciXD
E
ti dirò, mi sono stupita perfino io quando ho scritto
di Neville, ma infondo ce lo vedo con un bel carattere severo ogni tanto…
Spero
che anche il cappy 9 ti piaccia
e che mi lascerai un commentino… ciao e a presto! Nyssa
8x4: che bello, sono felice che i miei capitoli
ti piacciano, in verità le sto provando un po’ tutte, quelli mezzi fuori di
testa, quelli riflessivi, quelli dolci, quelli violenti… mi auguro che ti
piaccia anche questo, ciao! Nyssa
mars: ciao carissima! Eh già, povero Ron… io però vi avevo avvertiti che sarebbe successo
qualcosa anche a lui, prima o poi dovrà fare la sua parte, devo solo decidere
quando perché è un personaggio ingombrante da gestire, ha una personalità
complessa e un sacco di paranoie mentali, anche se Draco non lo batte nessuno ^^
Sono
contenta che ti piaccia il mio stile e spero che continuerai a seguire la fanfic, un bacio! Nyssa
luana1985: anche io sono una Dramioneaddicted (non l’avrebbe detto nessuno ndTutti <_<’) e sono felice che la mia fanfic ti piaccia, spero che continuerai a seguirla, ciao! Nyssa
potterina88: mi sa che per la risoluzione dei misteri di
Hogwarts dovrai aspettare ancora qualche bel capitolo
perché al momento i protagonisti saranno un bel po’ distratti da “altro” (e qui
non aggiungo niente). Sono felice che il cap 8 ti sia
piaciuto, spero che sia lo stesso anche per il 9, kiss!
Nyssa
ninny: purtroppo prima di cominciare a risolvere i
misteri devo infittirli ancora un po’, sennò viene una storiella piatta e
banale e io non voglio… spero però che continuerai a seguirla! Ciao! Nyssa
Muny_4Ever: ecco qui il nuovo aggiornamento, sono
contenta che la storia ti piaccia e che mi abbia lasciato un commento, thx! Spero che farai lo stesso anche per questo cappy, ciao! Nyssa
Lisanna Baston:
sì, pensavo proprio che un
ballo ci sarebbe stato benissimo, ihihih, mi auguro
che quando arriverà approverai, nel frattempo spero che ti piacciano anche i cap intermedi! Kiss, Nyssa
PS:
come hai visto ho lasciato un comment anche io, devo
dire a mia discolpa (visto che era molto stringato) che non ho mai letto una
Draco/Ginny, quindi al momento ero piuttosto
spiazzata da questa coppia… cmq mi piace la tua fanfic, ha una bella atmosfera tesa ^^
Shavanna: tranquilla, prima o poi farò passare loro
le pene dell’inferno per quel che stanno dicendo alla mia povera Herm, pagheranno! Per quanto riguarda Neville/Daphne,
valuta pure con calma, tanto sarà una coppia bella problematica e non ho ancora
deciso per il loro futuro… Vedi giusto, i casini sono cominciati, anche se in
questo cappy si vedono pochino… vabbè,
spero che ti piaccia lo stesso, al prossimo post, un bacio! Nyssa
MartyViper: ehehe, il nuovo cappy è
già qui, peccato che le informazioni che trapelano siano assai poche… ci vorrà
ancora un po’ per Neville e Daphne, per la pozione marionetta invece (il nome
mi è uscito sul momento e poi non ho più pensato a cambiarlo) c’è tutta
un’altra storia dietro che si spiegherà nel corso della fanfic;
spero che continuerai a seguirla e grazie mille per i complimenti, mi auguro
che la mia fic continui a piacerti, ciao e un bacio! Nyssa
Premessa: eccomi di nuovo qui ad aggiornare, vi chiedo scusa se per
questa volta ho impiegato più tempo del solito, in realtà avevo bisogno di fare
le ultime correzioni al capitolo, solo che tutto il mio tempo l’ho dedicato ad
una terribile interrogazion
Premessa: eccomi di nuovo qui ad aggiornare, vi
chiedo scusa se per questa volta ho impiegato più tempo del solito, in realtà
avevo bisogno di fare le ultime correzioni al capitolo, solo che tutto il mio
tempo l’ho dedicato ad una terribile interrogazione di matematica che c’è stata
oggi e che, grazie al cielo, si è conclusa bene. Fiuuuu.
Beh,
questo cappy è un po’ così, spero che vi piaccia…
Ciao!
Nyssa
* * *
Era
sabato.
Quel
giorno l’ultimo triennio di Hogwarts sarebbe andato a Hogsmead per compere.
Quell’anno
i professori erano stati stranamente magnanimi con i loro studenti e avevano
concesso un giorno da dedicare agli acquisti, soprattutto in vista della festa
che si sarebbe organizzata per Capodanno proprio a scuola in occasione
dell’eclissi di luna.
Ovviamente,
dato che si trattava di un avvenimento inaspettato, nessuno si era curato di
portare con sé abiti da cerimonia ecc.
Da
quasi una settimana le ragazze della scuola, di ogni Casa, erano in
fibrillazione e giravano per i corridoi con pile di riviste e giornali di moda
per decidere quale vestito avrebbero indossato per l’occasione; la paranoia
incombeva sulle studentesse che trovavano problemi perfino nell’accostamento
dello smalto dei piedi con il fiocco dei capelli e le scenate isteriche in mezzo
alle Sale Comuni si sprecavano.
Poche
si astenevano da questa prassi particolare, Hermione Granger era tra queste,
visto che il compito di Rune la preoccupava sicuramente più del colore da
abbinare alla stoffa del vestito che non aveva ancora scelto.
Per
sua sfortuna, Ginny non era della sua stessa filosofia e si impegnava con
solerzia per far venire anche alla riccia Caposcuola un bell’esaurimento
nervoso, fortunatamente l’impresa non era ancora riuscita e gli unici risultati
ottenuti erano stati un bel mal di testa per Hermione e, di conseguenza, uno
altrettanto martellante anche per Draco che era stato sfruttato come sfogo
visto che, quel pomeriggio, non c’era ancora stata una, e dico una, cosa che
andasse benne alla sua strampalata tutor; risultato? Erano tutti e due
vegetanti nelle rispettive Sale Comuni con una buona dose di medicina babbana a
testa per contrastare l’opera della Weasley femmina.
Ovviamente
la povera sorellina di Ron non era rimasta incolume visto che il giorno
seguente il biondo Principe degli Slytherin aveva fatto “casualmente” in modo
di incontrarla in un corridoio e riversarle sopra una tale quantità di
frustrazione repressa da farla scappare con tutti i capelli rossi dritti in
testa per la paura; la Granger non aveva approvato e si era preoccupata di
informarlo della cosa facendogli una bella paternale durante il loro incontro
del venerdì, anche se non poteva negare che un po’ Ginny se la fosse andata a
cercare, se non l’avesse già fatto Malfoy a sufficienza, probabilmente quella sera
si sarebbe dovuta sopportare anche la sua parte di lamentele.
Comunque
era sabato, l’apoteosi del panico femminile.
L’atrio
della scuola brulicava di studenti appartenenti agli ultimi corsi che
chiacchieravano l’un l’altro guardandosi sospettosi.
Malfoy
se ne stava in un angolo assieme a Tiger e Goyle, suoi fedeli tirapiedi, e
Blaise, fumando tranquillamente e attirando gli sguardi vacui e sognanti delle
studentesse che gli passavano di fronte lanciandogli occhiate significative che
lui ignorava oppure si divertiva a frustrare.
Harry
e il biondo avevano già provveduto a mandarsi a quel paese in maniera
decisamente meno raffinata almeno una decina di volte e non erano ancora
partiti… la giornata cominciava bene…
Sotto
incarico di Ron, il bambino sopravvissuto era stato delegato di acquistare un
adeguato abito da sera che sostituisse l’obbrobrio color prugna che Molly
Weasley aveva rifilato al figlio in occasione del Ballo del Ceppo e di cui il
rosso non era ancora riuscito a disfarsi, nonostante i pantaloni gli
arrivassero ormai praticamente al ginocchio e la giacca sarebbe stata
difficilmente abbottonabile (sulla camicia era meglio tacere).
Già,
Ron si era ripreso dallo shock che l’aveva visto quale colpevole della
liberazione delle favole della domenica precedente e adesso trascorreva le sue
giornate in infermeria sotto osservazione, mentre, a turno, i suoi amici lo
andavano a trovare.
Inizialmente
tra lui e Hermione c’era stato un bel po’ di imbarazzo, soprattutto da parte
del rosso, ma fortunatamente, dopo aver capito che la sua amica aveva superato
la cosa con facilità, si era lasciato andare e tutto era tornato come era
prima… più o meno…
Sfortunatamente,
però, la Chips aveva deciso che il ragazzo non avrebbe dovuto esporsi al clima
freddo che circondava la scuola ed era stata irremovibile circa a decisione di
tenerlo segregato in infermeria ancora una settimana, non è quindi il caso di
riportare gli epiteti che comparvero sulle labbra dei due grifondoro che già
pregustavano una bella gitarella a Hogsmead.
A
quel punto tutti stavano controllando chi la pendola chi il proprio orologio in
attesa della partenza, mancava ancora qualche studente e i professori che
avrebbero dovuto accompagnarli alla cittadina.
Daphne
Greengrass scese la scalinata dell’ingresso con il suo passo felino catturando
l’attenzione maschile in toto.
La bella Serpeverde indossava una gonna di lana bianca e nera e calze candide ed
era coperta da un pesante cappotto nero con grossi bottoni, un cerchietto di
velluto scuro, mentre gli stivali di pelle ticchettavano con i tacchi sul
pavimento di pietra.
Si
guardò perplessa attorno dopo aver constatato che tutte le conversazioni si
erano improvvisamente interrotte al suo arrivo: i ragazzi la guardavano con le
bocche spalancate, Malfoy ghignava in un angolo e la mezzosangue stava accanto
alla porta sorridendole.
Cercò
tra la piccola folla Neville e lo individuò in un gruppetto assieme ad Harry
Potter poco distante dalla sua nuova amica.
Si
avvicinò alle due ragazze vicino al portone, rivolse un sorriso a Paciock, che
arrossì e si affrettò a voltarsi dall’altra parte, fingendo un particolare
interesse per il discorso di Harry su… giusto, di che cosa stava parlando
Harry?
La
Slytherin e la Gryffindor si fissarono qualche attimo e si sorrisero mentre
lasciavano basito tutto il gruppo, ignaro della nuova amicizia che era nata tra
la bellissima verde-argento e la diligente rosso-oro.
Ginny
le guardava scettica.
Hermione
le aveva accennato alla sua nuova amicizia con la Greengrass e le aveva anche
spiegato qualcosa su di lei, ma nonostante questo e nonostante in genere si
fidasse del giudizio della sua Caposcuola sulle persone, proprio non riusciva a
capire ed era assai poco convinta di quella storia, per questo era partita
pronta a fronteggiare qualsiasi cosa, dagli scherzi stupidi ad una vera e
propria invettiva.
Anche
Harry rimase pietrificato dal sorriso che le due ragazze si scambiarono e
cominciò a rivalutare l’idea di Zabini di far fare loro un calendario assieme,
spostò interrogativamente lo sguardo sul biondastro che si limitò a lanciargli
un bel ghigno made-in-malfoy sollevando le sopracciglia come se fosse la cosa
più normale del mondo, maledetto furetto…
-Siamo pronti per partire
– annunciò il guardiacaccia della scuola facendo capolino dalla porta e
accennando alle carrozze incantate che stavano aspettando lungo il viale, la
McGranitt, d’in cima alle scale annuì e fece un cenno agli studenti che
sciamarono verso l’uscita in direzione libertà.
Le
tre ragazze salirono su uno dei landò e si accomodarono contro i sedili caldi e
imbottiti guardando gli altri che davano l’assalto alle vetture nere.
-Allora Herm – cominciò
Ginny sporgendosi verso l’amica quando la carrozza si mosse – hai già qualche
idea a proposito del vestito?
-Nessuna – sospirò malinconicamente
la mora scuotendo la testa
-E tu… Daphne? – domandò
alla bionda facendosi forza per includerla nella conversazione
-Ho in mente qualcosa –
annuì la serpe – ma nulla di particolare, probabilmente deciderò dopo aver
visto qualche modello
-Tre disperate alla
ricerca di un vestito – convenne Ginevra scuotendo la testa, la Greengrass rise
della battuta e la rossa se ne stupì
-Detto così sembra il
titolo di un libro dell’orrore – scherzò la compagna di Casa di Malfoy e Zabini
-Avevo letto qualcosa di
simile – annuì la sorella di Ron annuendo – anche se non ricordo dove, ho
qualche vuoto di memoria…
-Allora scommetto che hai
letto anche “I diecimila trucchi della strega perfetta” citò la ragazza
-L’hai letto anche tu? –
domandò incredula la rossa mentre gli occhi le facevano blink blink - credevo
di essere l’unica che conosceva quel libro
-Io l’ho letto – disse
Hermione offesa che Ginny si fosse definita l’unica
-Tu sei un caso a parte,
hai letto tutti i libri del Creato – specificò – eppoi non l’hai apprezzato…
-A me è piaciuto –
intervenne la bionda
-Infatti è un libro
stupendo
-Dovrebbero
ripubblicarlo, l’edizione cartonata è terribilmente scomoda…
-Hai davvero l’edizione
cartonata? – domandò ancora la grifondoro – ma è rarissima, si dice che ci sia
pure una prefazione dell’autrice!
-Infatti c’è – confermò
la serpe – ti spiega un sacco di cose divertenti
-Ti prego, una volta
fammela leggere, è tutta la vita che sogno di sapere che cosa ha scritto
Melanìa McKenzie
-Certo, se vuoi te lo
presto anche – acconsentì la Slytherin felice che l’atmosfera un po’ tesa
dell’inizio si fosse sciolta.
-Davvero lo faresti? – fu
l’incredula domanda di Ginny – tu sei un angelo! – Hermione la guardò, illipu
della frase quando poco prima di lasciare il dormitorio aveva etichettato il
nuovo membro del loro gruppo come “viziata e altezzosa serpe strisciante” per
passare poi ad “angelo”… non era comunque il caso di farle notare la cosa
Il
tragitto fu abbastanza breve e quando finalmente tutti gli studenti smontarono,
erano nel pieno centro della cittadina.
Le
tre ragazze si guardarono attorno per decidere il da farsi
-Le sartorie saranno
prese d’assalto – si lamentò la rossa adocchiando Lavanda, Calì e Pansy che si
accalcavano all’entrata di un negozio con l’insegna “Boutique della moda”,
Daphne storse il naso e mormorò un “provinciali”mentre studiava le altre
strade
-Se non avete nulla in
contrario – cominciò vedendo altre tre ragazze scomparire dietro l’angolo – io
conosco una sartina molto brava e abbastanza onesta qualche isolato più a sud –
specificò – è una vera maga con ago e filo e ha delle creazioni splendide
Il
gusto di Daphne in fatto di vestiti era indiscusso, più per la loro
raffinatezza che per assomigliare a quelli dell’ultimo grido: la ricercatezza
di stoffe e ricami era sempre stata oggetto di ammirazione da parte di molte
ragazze e l’occasione ghiottissima per Ginny di andare a rifornirsi dal suo
stesso sarto la esaltava oltre ogni misura, fu così che esclamò un “Andiamo!”
entusiasta chiedendo alla bionda di fare strada lungo le stradine secondarie di
Hogsmead
-Se terminiamo in
anticipo – aggiunse la bionda – possiamo fermarci in un pub a bere qualcosa
oppure in libreria – disse all’indirizzo della mora
-Mi sembra un’ottima idea
– fu a risposta della Granger
Il
negozietto di cui aveva parlato Daphne era una piccola bottega un po’ nascosta
dietro alcune case di pietra in stile irlandese con colorati fiori ai balconi,
l’insegna di legno recitava “Il ricamo incantato” ed Hermione decise che quel
negozio aveva davvero qualcosa di suggestivo.
La
vetrina principale, e anche l’unica, esponeva un manichino imbottito che
indossava un elegante abito scuro da giorno con un delizioso cappellino ornato
di fiori di stoffa gialli, perline e qualche piuma scura
-Non lasciatevi incantare
dalla vetrina – si premurò di dire la Slytherin – le meraviglie le si vedono
solo dentro.
La
porta di vetro fece tintinnare un campanello quando le tre aspiranti clienti
misero piede oltre la soglia.
La
bottega aveva un ingresso abbastanza ampio e ricordava molto le sartorie
ottocentesche di cui si racconta in molti romanzi ambientati durante il periodo
della Reggenza; il pavimento era coperto da un parquet piuttosto consumato e
proprio di fronte alla porta stava un bancone di noce con sopra fili colorati,
scampoli di stoffa, qualche catalogo e moltissimi schizzi tracciati con mano
leggera da qualche modista. Lo scaffale dietro sosteneva innumerevoli rotoli di
stoffe pregiate, riconoscibili al primo sguardo: velluti elaborati, damaschi
madreperlati, stoffe dorate e di colori splendidi come raramente se ne vedono.
In
un angolo stava una macchina da cucire magica che stava ultimando una veste
color caramello mentre del filo incantato ultimava il colletto con qualche
punto a foglia di mela.
-Venite sul retro! –
disse una voce rotonda proveniente da oltre una porta incorniciata da quadri
raffiguranti bellissimi abiti d’epoca
-Venite – spiegò ancora
la Greengrass – e lasciate decidere a lei, sceglie sempre il modello più adatto
per i suoi clienti – specificò all’indirizzo delle altre due ragazze che si
guardavano spaesate attorno
Facendo
strada sul retrobottega, la bionda condusse le due amiche oltre un piccolo arco
e si ritrovarono in una stanzetta di prova coperta di scaffali carichi di
stoffa in bilico sui ripiani, un tavolo dall’aria massiccia era addossato
all’unica parete libera ed era ingombro di materiale vario sparso in pittoresco
disordine.
Hermione,
che era stata distratta dalla marea di modelli alle pareti, si ridestò
immediatamente quando una chioma chiara e due occhi color dell’argento su
posarono su di lei allorché oltrepassò la porta: era inutile cercare di far
finta di non aver notato la cosa perché quello che se ne stava in piedi al
centro del vano era proprio Draco Malfoy e la stava scrutando con aria beffarda
dall’alto.
Il
Principe delle Serpi se ne stava tranquillamente in piedi sopra un panchetto di
legno con le gambe unite, la schiena dritta e le braccia aperte con i palmi
rivolti all’ingiù guardando la piccola processione di studentesse che aveva
fatto irruzione nel fino a poco prima tranquillo negozio della sua
sarta.
-Granger… - si limitò a
dire all’indirizzo della Caposcuola che sgranò gli occhi
-Tu cosa ci fai qui? –
domandò la mora all’indirizzo della serpe
-È stato lui a farmi
conoscere questo negozio – cinguettò Daphne annusando già puzza di fuoco che
divampa, nel vano tentativo di placare gli animi dei due
-E così le hai portate a
conoscere la mia bravissima sarta – celiò il biondastro senza degnare di
attenzione Ginny.
Una
figura paffuta fece capolino da dietro la camicia candida di Malfoy con lo
sguardo rosso mentre dava gli ultimi tocchi alla camicia di preziosa batista
che stava ultimando per il suo esigente cliente
-Signor Malfoy – disse
con finto rimprovero – non dovreste adularmi così…
Draco
rise della cosa mentre anche Blaise dall’altro capo della stanza faceva un
sorrisetto
-Draco è un essere
tremendamente vanitoso – spiegò all’indirizzo delle due Grifondoro – già che
aveva l’occasione di venire dalla sarta a farsi cucire una camicia nuova per il
ballo, come se il suo guardaroba non straripasse già di abiti, se ne è fatto
mettere in lista altre due…
-Solo perché tu non hai
occasione di fare vita mondana – sibilò l’altra serpe – non significa che anche
io debba condurre una vita ritirata come la tua…
-Ho idea che quella di
Blaise non sia proprio una vita ritirata – ridacchiò la Slytherin all’indirizzo
del moro, ben sapendo le innumerevoli voci che correvano sul conto della bella
serpe dagli occhi blu
-Ecco fatto, signor
Malfoy! – ridacchiò la sarta ultimando il suo lavoro – con questa ho tutte le
stoffe imbastite, entro una settimana saranno pronte le sue belle camicie
-Dai pure la precedenza
agli abiti delle signore – ghignò indicando le tre ragazze sulla soglia che osservavano
rapite il lavoro dell’artigiana
-D’accordo – fu il
commentò della donna mentre scompariva oltre una porta con sulle braccia stese
le batiste e le camicie
-Ehi Dra, perché non i
fermiamo a vedere le prove delle signore! – disse Zabini avvicinandosi al
biondo e poi facendo un bel sorriso a Daphne, Ginny ed Hermione; Malfoy le
guardò alternativamente e poi ghignò
-Ma sì, perché no? –
disse all’amico – potrebbe essere divertente…
-Vedete di non mettere in
imbarazzo me e le mie amiche – sottolineò Daphne storcendo le labbra
indispettita
Senza
dire un’altra parola, di due ragazzi si sedettero sul divanetto bordeaux
accavallando le gambe e studiando divertiti le tre e le loro reazioni: Daphne
sospirava melodrammaticamente roteando i bellissimi occhi color zaffiro, la
Weasley femmina, come se qualcuno potesse considerarla in mezzo alla bionda e
alla Granger, aveva abbassato minacciosamente le sopracciglia, per niente
contenta di quella risoluzione, e per finire la Granger era pudicamente
arrossita mentre si contorceva nelle mani un lembo della giacca color cammello,
oh sì, si disse Malfoy, poteva davvero essere un’esperienza moooolto
divertente.
La
sartina tornò nella stanza carica di cataloghi di moda non proprio conosciuti,
ma che riportavano in copertina illustrazioni pastello e colori dolci, il che,
decise la riccia, deponeva a suo favore
-Vedete di non far
scappare le mie nuove e belle clienti – disse all’indirizzo dei due svaccati
sul divano
-E adesso veniamo a noi –
e si rivolse alle tre fanciulle – sedetevi sulla panca e decidiamo quale bel
vestito prepararvi, immagino che sia un’occasione speciale!
-Già – s’inorgoglirono
Daphne e Ginevra
-Ho già un paio di idee
carine per ciascuna – aggiunse studiandole una per volta negli occhi e
sorridendo ogni volta, era davvero una persona buona e calorosa, riflettè
Hermione notando l’espressione sognante che si dipingeva sul viso paffuto della
sarta ogni volta che voltava la pagina di un catalogo alla ricerca di qualcosa
di speciale per l’occasione
-Sono sicura che saranno
idee superbe come sempre – la adulò un poco la bionda sorridendole
-Il signor Malfoy e il
signor Zabini – disse all’indirizzo delle altre due serpi – mi hanno accennato
ad un ballo per l’eclissi di luna – continuò cambiando rivista – quindi i
completi autunnali non vanno bene… - disse di di un catalogo che volò sotto il
tavolo – ah, ecco qui! – e aprì ad una pagina scura costellata di stelle – da
chi volete cominciare? – domandò alle tre
-Comincia tu, Daphne –
disse Ginny rivolta alla Slytherin – Herm ed io staremo a vedere quali magie può
compiere questa sarta
La sarta ridacchiò mentre la bionda annuiva
e si sporgeva per guardare l’illustrazione su cui si era soffermata
-Beh, per l’occasione
sono sicura che staresti molto bene con un abito tipo cielo notturno tempestato
di stelle – s’infervorò la donna mostrandole l’immagine, Daphne annuì d’accordo
– direi che starebbe bene un bel tubino lungo con lo spacco, sempre che tu
riesca a trovarci delle scarpe adatte…
La
bionda parve pensarci un istante mentre Zabini ridacchiava nel rammentare le
dimensioni dell’armadio della ragazza
-Dovrei avere qualcosa –
mormorò sempre soprappensiero facendo definitivamente partire l’autocontrollo
del moro – ad ogni modo posso sempre ordinarne un paio per posta…
-Sennò un abito stile
Madre Natura – continuò ancora la proprietaria del negozio sfogliando altre due
o tre pagine e mostrando alla Slytherin un modello lungo con gonna svasata
ornato da rampicanti e fatto di un tessuto verde pistacchio
-Mi piace! – disse con
calore – ma forse è un tantino pretenzioso
-Già… magari per un ballo
di primavera suggerirei… sennò direi che questa creazione lilla non starebbe
male su di te…
Daphne
prese la rivista e studiò attentamente la figura di una giovane modella
ritratta di schiena che indossava un abito violetto con la gonna molla che si
fermava sulla schiena con una piccola composizione di fiori che richiamavano la
tonalità dell’abito
-E’ carino, niente da
dire… ma continuo a preferire il tubino blu…
-Sei sempre stata per il
classico – le sorrise la sarta – due minuti che prendo la stoffa e segno le
misure
Cinque
minuti dopo era Dpahne a stare in piedi sul panchetto mentre la donna segnava
su un foglietto tutto quello che le era necessario per creare quell’opera
d’arte che sarebbe dovuto essere l’abito della Greengrass; Hermione e Ginny
sospiravano con aria sognante, veder creare un abito era una cosa spettacolare
e molto raffinata e ora stavano guardando con quanta perizia la signora Langdon preparava la stoffa e gli attrezzi.
-Sarà meglio che quel
foglietto tu non lo faccia girare troppo – gridò Zabini
-Birbante! – fu lo
scherzoso commento della donna – non dovresti dire certe cattiverie…
-Ma io mi riferivo al
fatto che Daphne potrebbe avere più corteggiatori del normale – si difese
Blaise
Tutti
risero.
Terminate
le prove, la sarta diede il lavoro da incominciare alla macchina da cucire
fatata e passò alla seconda ragazza.
Ginny
era una giovane donna che risaltava per la bellezza lucente dei capelli ramati,
quindi bisognava fare un buon abbinamento sia per non metterli troppo in
risalto che per nasconderli
-Sono sicura che su di
lei il vestito stile Madre Natura sarebbe una favola! – cinguettò contenta la
bionda continuando a sfogliare i vari cataloghi, la donna guardò la rossa, la
immaginò con l’abito citato dalla serpe e annuì
-Sì, sono sicura anche io
che staresti bene… - annuì con vigore – ma vediamo se posso proporti anche
qualcosa di alternativo…
Dall’ammasso
di schizzi emerse anche un abito bianco con ricami di velluto scuro, blu o nero
e tutti annuirono trovando che sarebbe stato d’incanto sopra la sorellina di
Ron che aveva una costituzione minuta e fragile.
Ginny
arrossì al sentire tutti quei complimenti, specie sui suoi capelli che in
genere era abituata a disprezzare ed erano, come diceva Malfoy “il segno
distintivo di tutti i pezzenti Weasley”, anche se Malferret, in quel frangente,
non aveva ancora detto una parola a riguardo, evidentemente troppo preso dai
suoi pensieri.
-Vada per il bianco! –
decretò infine la rossa indecisa tra l’abito verde e quello con i ricami scuri,
la sarta e Daphne applaudirono mentre Hermione annuì compiaciuta della scelta
Quando
finalmente giunse il turno della Caposcuola di decidere quale abito indossare,
Daphne parve particolarmente nervosa e continuava a lanciare occhiate
significative a Zabini che se ne stava placidamente accomodato sul divano
studiando tutte le prove, come un gatto al calduccio
-Ginny! – disse infine la
bionda alzandosi repentinamente in piedi – devi assolutamente venire con me,
conosco un negozio dove potrebbero avere delle scarpe da abbinare all’abito che
abbiamo scelto!
La
rossa guardò interrogativamente Hermione, un po’ a disagio da una sarta, e la
sua nuova amica
-Ma sì, dai! – cedette
alla fine – tanto Herm ci metterà una vita a decidersi…
Le
due ragazze scomparve oltre l’arco facendo nuovamente tintinnare il campanello
d’argento della porta
-Vado anche io prima che
tu decida di tornare a scuola – aggiunse Blaise fingendo di guardare il cielo
del pomeriggio che si scuriva – vorrei vedere se da Zonco hanno qualcosa…
Malfoy
lo guardò malissimo e, prima che il moro si infilasse la giacca, lo fermò per
una mano, strattonandolo verso il basso alla sua altezza
-Se lo stai facendo
apposta giuro che ti ammazzo – sibilò la serpe condendo il tutto con uno
sguardo minaccioso alla “cattivo”, l’altro alzò le spalle e sorrise
-Via Dra, così diventerai
paranoico! – lo canzonò e fece per andarsene con un sorrisetto stampato sulle
labbra che la diceva lunga sul motivo per cui aveva abbandonato il suo migliore
amico nella sala prove mentre tutti si defilavano.
-Oh beh, siamo rimasti
solo noi – fu lo svagato commento della sarta che non aveva colto tutta
quell’agitazione – pazienza, sono sicura che potrai scegliere da sola, hai lo
sguardo deciso…
Hermione
arrossì chinando lo sguardo mentre il furetto seduto sul divano faceva un
respiro significativo.
Ponendole
davanti alcune immagini, la sartina cominciò a parlare di ciascuna con grande
enfasi
-Non ci sarebbe qualcosa
di un po’ meno attillato? – domandò infine un’imbarazzata Hermione cercando di
non guardare la faccia del biondo, la sarta la fissò qualche istante
-Perché? – domandò
-Beh, non sono molto il
linea e in generale gli abiti a tubino non mi stanno molto bene – specificò la
Grifondoro che più che da una sarta si sentiva da un analista
-Se ti definisci fuori
linea tu, dovresti venire a sentire alcune delle mie clienti – sorrise la donna
– comunque, se preferisci un abito meno attillato provvederemo – e fece posto
per altri schizzi – hai un’aria molto candida – sottolineò – sono sicura che un
abito più semplice di quelli che ho proposto alle tue amiche farà comunque
un’ottima figura su di te, sarei quasi tentata di travestirti da angelo! – e
sorrise ancora mentre sfogliava l’ennesimo periodico di moda.
Come
Malfoy captò la parola “angelo” cominciò ad agitarsi sui cuscini di merletto
del divano.
Granger
= Angelo
Angelo
= coperto da un candido lenzuolo
Lenzuolo
= letto
Letto
= pensieri per niente adatti ad una come la Granger
Era
quindi comprensibile che cominciasse a sentirsi sulle spine…
Accidenti
a quel maledetto di Blaise che, quando aveva bisogno di lui, se la filava con
una scusa banale come quella di bambino colto con le mani nella marmellata.
E
accidenti anche alla sua sarta che faceva certi apprezzamenti sulla Granger!
Non
andava mica bene che, dopo quel che era accaduto una settimana prima nelle
cucine, lui si lasciasse andare così tanto!
No,
no e ancora NO!
Quello
che era successo la domenica precedente era stata una follia: pura e semplice
follia determinata da una carenza di sonno e riposo, da una “inadeguata”
attività fisica e da una concentrazione di stress psicologico che non giovava
per niente all’insieme, di conseguenza, pura e semplice follia.
Però…
quando uno ha tutti quei sintomi la conseguenza, in genere, è una bella dormita
fuori posto, tipo durante le ore di Vitius o di Ruf… doveva avere qualche
patologia strana che trasformava una bella dormita in uno stato precario di
equilibrio mentale che andava giustamente a farsi benedire nei momenti meni
opportuni.
Comunque
certe osservazioni della signora Langdon non andavano per niente bene.
E
la Granger non assomigliava ad un angelo.
Era
come farglielo apposta, dirgli sotto il naso che la Granger era un angelo
quando a scuola tutti lo chiamavano “demone” e tutti sapevano che gli
opposti si attraggono, quindi, stando a quelle strane filosofie delle riviste
da donnicciole di Pansy, lui e la Granger erano due perfetti complementari…
Ridicolo!
-Sali sul panchetto che
ti prendo le misure – disse dolcemente la cucitrice accennando allo sgabello
Ehi,
si era perso qualcosa!
Che
abito aveva scelto la mezzosangue?
Non
l’aveva proprio sentito, ma se la stilista si era messa a prendere le misure,
la decisione doveva già essere stata presa.
Già,
ma quale?
Era
rimasto praticamente solo per lei, per sapere in anticipo cosa si sarebbe messa
la Granger per il ballo, in modo che non gli giocasse un altro brutto tiro come
al Ballo del Ceppo quando si era presentata
1)Con Victor Krum
2)Bellissima e seducente
Questa
volta non doveva succedere che lui, Draco Malfoy, rimanesse sorpreso, eppure
stava succedendo.
Giusto,
a proposito del ballo, chi la accompagnava?
Guardare
la sartina che prendeva le misure non era un’occupazione consigliabile per la
sua mente che, ultimamente, si stava lasciando decisamente andare, quindi
poteva dedicarsi a fare una bella lista degli aspiranti cavalieri della
Gryffindor, giusto per passare il tempo, che altro…
Allora…
Weasel era senza dubbio da escludere a priori, soprattutto dopo quanto era
successo, eppoi ci avrebbe scommesso una delle sue cravatte preferite che
quella sanguisuga della Brown avrebbe preteso che accompagnasse lei, quindi uno
in meno; Potter? Conoscendo Lenticchia2, alias la sorella di Lenticchia1, senza
dubbio avrebbe scassato tanto le palle a quel poveraccio che ce l’avrebbe
portata dalla disperazione.
Chi
rimaneva?
Paciock?
Naaa,
era fidanzato con la Greengrass e i loro genitori volevano che accompagnasse
LEI.
Beh,
non era un gran sacrificio dopotutto accompagnare una bellissima Daphne al
ballo vestita tipo Dea della Notte…
Poi
c’erano Thomas e Finnigan, era già qualcosa se non ci andavano assieme… e se
proprio avessero dovuto scegliere, si sarebbero sicuramente presi due
Hufflepuff che non facevano problemi ed erano belle tonde.
McMillan?
Effettivamente quando l’avevano incontrato dalla McGrannit aveva una faccia
strana, ma forse era solo perché era stato vittima di un’imboscata dei… com’è
che si chiamavano? illipuziani? Beh, quel che erano comunque… però doveva
tenerlo a mente; la mezzosangue probabilmente non si sarebbe sognata di venire
al ballo accompagnata da un ragazzo più piccolo, era una di quelle cose su cui
le donne erano tremendamente fissate, anche se magari con Canon… erano molto
amici e si conoscevano da tanti anni, forse avrebbe fatto uno strappo alla
regola, decisamente da escludere, invece, il fratellino cozza di Canon.
Altri?
Beh,
tutto il resto della scuola…
-Ehi Malfoy, ci sei? –
chiamò una voce, chi era? Qualche possibile cavaliere che non aveva preso in
considerazione?
La
mezzosangue se ne stava posizionata di fronte a lui sventolandogli una mano
aperta davanti agli occhi e studiandolo con espressione perplessa
-Che cazzo staresti
facendo? – domandò poco cortesemente lui ritrovando la lucidità, lei rise
-Sembravi essere su un
altro pianeta – disse sorridendo
Qualcosa
come uno “sgrunt” uscì dalle belle labbra del biondo mentre si affrettava a
cambiare posizione, alla fine dei suoi pensieri aveva candidato tutta la scuola
ad uscire con la mezzosangue… non andava per niente bene, dove restringere il numero
di persone, non allargarlo. Eppoi, perché diamine gli importava così tanto di
chi accompagnasse la Granger alla festa?
-Malfoy, guarda che
Daphne, Ginny e Blaise ci aspettano da Zonco, se stiamo ancora un po’ qui
dovremo tornarci a piedi a scuola
La
mente della serpe ricominciò a funzionare istantaneamente, iniziando ad
arrovellarsi su un pensiero: forse per lei non significava niente che fossero
tutti insieme, ma lui leggeva benissimo tra le righe e quella era la palese
dichiarazione che se ne erano andati tutti volutamente, deliberatamente.
Cioè,
l’avevano fatto apposta a lasciarli lì così!
Maledetti…
Maledetto
Blaise e maledetta Daphne dall’animo da nobile Grifondoro… era una subdola
serpe come tutte le altre…
-Allora, ti muovi? –
gridò ancora la Granger dall’ingresso del negozio mentre fuori cominciava a
nevicare – ho freddo e voglio tornarmene a scuola!
Sospirando
tristemente, il ragazzo salutò la couturière
e raggiunse la grifoncina che ormai era già sull’acciottolato intenta a fargli
segno di sbrigarsi.
Annodando
la sciarpa con i colori della sua Casa attorno al collo, la raggiunse e si
diressero assieme dagli altri.
Quando
entrambi varcarono insieme la porta della bottega di magia, le conversazioni
all’interno si bloccarono qualche istante mentre i due fissavano gli altri
avventori un po’ sbalorditi.
Uno
sguardo impermalito del biondo fu sufficiente a far tornare il brusio generale.
Ginny
sventolò una mano all’indirizzo dei nuovi arrivati (soprattutto di Herm, di
Draco non gliene importava nulla) e fece segno di andare a vedere l’ultima
uscita di Natale.
Di
fronte ad uno scaffale stavano le novità editoriali dell’ultimo mese,
incredibilmente scontate per le festività di fine anno.
Hermione
scomparve subito tra i volumi mentre le altre due ragazze sospiravano complici
a vedere la loro amica con il naso casualmente sprofondato dentro le pagine di
qualche tomo.
-Allora Dra, ti sei
divertito alle prove della Granger? – domandò Zabini al suo migliore amico che
controllava qualche tipo di penna d’oca particolarmente costosa
-Quanto sei spiritoso
Blaise – fu il velenoso commento del biondo che non sollevò gli occhi dalla sua
occupazione – lo sai vero che ti avrei ammazzato? Mi hai costretto a
trascorrere un pomeriggio noiosissimo assieme a quelle tre mentre continuavano
a scegliere vestiti
-Eddai, dillo che ti è
piaciuto quando la sarta ha preso le misure alla Granger – sussurrò il moro
punzecchiandolo
-Prima o poi ti
ritroverai senza quella tua maledetta lingua biforcuta – minacciò ancora
Malfoy, per niente contento di quelle insinuazioni.
Il
problema di fondo era che Blaise lo conosceva troppo bene.
E
sapeva perfettamente cosa fare per fargli perdere le staffe.
E
il problema numero due era che a Blaise piaceva moltissimo fargli perdere le
staffe.
Quando
l’orologio del campanile batté l’ora del rientro, il gruppetto si avviò verso
le carrozze che li avrebbero riaccompagnati a scuola, per strada si vedeva di
tutto: due ragazze di Corvonero se ne stavano andando con una miriade di borse
e pacchi ciascuna e un poveretto faceva da facchino dietro di loro reggendo
tutto quello che le due non riuscivano a portare, lo sguardo del ragazzo la
diceva lunga su quel che pensava in quel momento delle donne; poco più avanti,
altre due ragazzine stavano sbirciando da una vetrina un paio di scarpette
rosse con fiocchetto scontate che erano esposte con relativo cartellino prezzo
e abito coordinato.
Draco
e Blaise camminavano fianco a fianco mentre un vento gelido si era alzato da
poco e ostacolava parecchio il cammino dei cinque ragazzi che procedevano verso
il luogo di ritrovo; la mezzosangue e le altre procedevano a testa bassa contro
la tormenta, più che mai desiderose di mettere piede al calduccio e cambiarsi
gli abiti un po’ bagnati dalla neve e tremendamente freddi.
I
due serpeverde sembravano invece quasi non fare caso alla cosa, Blaise reggeva
tra le dita una immancabile sigaretta da cui attingeva la forza per proseguire,
Draco camminava invece con le mani affondate nelle tasche e aria annoiata, le
ragazze erano qualche metro più avanti.
-Dì un po’, Blaise –
disse infine rivolgendosi all’amico con molta nonchalance – chi è che porta al ballo la Granger? – domandò cercando di
sembrare il più disinteressato possibile. Un largo sorriso si dipinse sul volto
di Zabini mentre scrutava il biondo, alla fine ci era arrivato…
-Io – fu la semplice
risposta che gli diede fingendo altrettanto disinteresse
-CHE COSA?!?! – fortunatamente
una raffica particolarmente forte stemperò in parte il ringhio feroce che gli
uscì tra i denti all’udire quel semplice monosillabo
-Certo che no! – rispose
poco gentilmente il biondastro accelerando, accidenti a Blaise per l’ennesima
volta di quella giornata, ma che gli era saltato in mente? Mentre lei provava
il vestito aveva messo in rassegna tutti i possibili candidati, ma di certo
Blaise non era mai stato tra questi… maledetto, maledettissimo Zabini!
-Sai Dra, dovresti darti
una calmata ogni tanto – lo punzecchiò ancora il bel moro – se continui così ti
scoppierà una vena…
Alla
faccia della vena! Lo uccido!
Fu
il poco dignitoso commento del Caposcuola delle serpi mentre cercava di contare
fino a cento e tornare indietro prima di trucidare il suo quasi ex migliore
amico.
-Il mio sistema cardiaco
gode di ottima salute – si premurò di specificare con freddezza mentre il suo
compagno continuava a sogghignare, si stava proprio divertendo, il bastardo!
-Allora forse hai bisogno
di uno psicologo… ne conosco qualcuno, se vuoi ti mando i loro indirizzi!! –
continuò imperterrita la serpe dagli occhi blu
-Ma cosa dici – disse
smielatamene cattivo Draco – con uno come te, cosa me ne faccio di un analista?
Blaise
rise e per poco non scivolò su una lastra di ghiaccio che copriva parte della
strada
-Vi sbrigate? – urlò
Daphne dall’interno della carrozza facendo segno agli altri due – se non vi
muovete vi lasciamo qui!
Lo
sguardo imbronciato che Malfoy sfoderò quando si fu seduto sui sedili recitava
pressappoco il seguente messaggio “Lasciatemi stare o giuro che vi sbrano!” il
che era un deterrente sufficiente per non rivolgergli la parola.
Hermione
lo guardò storto tutto il tempo, fedele alla filosofia che, quando si è in
compagnia, bisogna essere un po’ socievoli, Blaise in compenso continuava a
chiacchierare a macchinetta senza un attimo di pausa, descrivendo il nuovo
modello di scopa da quidditch che la nazionale irlandese aveva adottato per
migliorare le prestazioni.
-Blaise, sta’ un po’
zitto! – gridò a metà del tragitto la voce da oltretomba di Malfoy che lo
guardò con scazzo totale e gli occhi ridotti a due fessure, Blaise gli sorrise
e tacque, scivolando più giù sul sedile e chiudendo definitivamente la bocca
mentre la Granger osservava alternativamente il suo cavaliere e Malferret,
ancora di pessimo umore.
Decisamente,
dire pessimo era un volgare eufemismo.
* * *
Spazio
autrice: allora… mi rendo
conto che questo cappy è prettamente inutile, ma mi serve da collegamento con
quello precedente e quello successivo, eheheh, spero che non vi siate annoiati
troppo, ma ogni tanto devo diluire un po’ la vicenda sennò diventa un bel
mattone che non regge nessuno, me per prima… ^^
Innanzi
tutto vi ringrazio moltissimo da parte di Temperance Black, non credevo che un
personaggio appena accennato riscuotesse così tanto successo, ma ne sono
comunque orgogliosa. Purtroppo però, per il momento non posso lasciarmi andare
a spoiler di alcun genere, continuate pure a fantasticare, presto tornerà in
scena!
Adesso
mi dedico ai ringraziamenti per i commenti che sono comunque molti più di
quanto meriterei, grazie a tutti, anche quelli che seguono semplicemente la
fanfic senza dirmi quel che ne pensano.
Thx!
Nyssa
AuraD:
effettivamente i negozi
dove si rifornisce la Granger stanno diventando il mistero più fitto di tutta
la storia… non credevo di scatenare così tanti entusiasmi con i suoi pigiamini,
ma sono contenta che servano a strappare una risatina ogni tanto…
Già,
i misteri s’infittiscono sempre di più (e dire che ne mancano ancora…),
cercherò di risolverli in maniera adeguata…
Sono
molto felice anche che tu approvi la coppia Neville/Daphne, personalmente io l’ho sempre sostenuta e mi fa piacere quindi che riscuota successo.
Grazie
mille del commento, spero che continuerai a seguire e che mi lascerai un
commentino anche a questo cappy (anche se non è niente di speciale) a presto!
Nyssa
8x4: sono contenta che la storia continui a
piacerti, chissà se sperimenterò ancora qualche tipo di cappy, in realtà ne ho
in mente un paio, ma non vorrei far diventare la fanfic chilometrica… vabbè,
spero che ti piaccia anche questo capitolo 10, un bacio! Nyssa
luana1985: già, i misteri saltano su come funghi, mi
auguro solo di non farvi fare troppa confusione… per quanto riguarda Draco, io
credo che lasci col fiato sospeso qualunque cosa faccia, è un personaggio
davvero speciale! Mi auguro che ti piaccia anche in questo capitolo, anche se
non è incentrato proprio su di lui (solo in parte), dimmi cosa ne pensi! Kiss,
Nyssa
mars:
già, Daphne ha un carattere
un po’ nascosto, anche se nell’animo, e lo dimostrerà, è anche una serpe… chi è
la ragazza che si è svegliata? Vorrei dirlo e urlare ai quattro venti, ma
rischio di rovinare l’atmosfera, allora è meglio di no… una Black, ihihih,
anche lei ha una bella storia… per quanto riguarda la ragazza che stava con
Ron… neppure su quella posso parlare… però spero che la storia continui a
piacerti e che mi lascerai un commento anche a questo capitolo, ciao! Nyssa
Muny_4ever: sono felice che ti piaccia l’amicizia tra
Herm e Daph, mi sembrava giusto fare qualcosa di un po’ diverso… io penso che
assieme siano molto dolci perché tutte e due non hanno mai il coraggio di dire
tutto quello che pensano però si capiscono ugualmente e credo che sia un’ottima
cosa in amicizia…
Mi
auguro che questo sequel della loro amicizia ti piaccia, un bacio! Nyssa
Particular_Girl: sono felice che ti piaccia il nome del mio
nuovo personaggio, effettivamente ci ho riflettuto molto sopra. Purtroppo però
non posso cancellare i tuoi dubbi, quindi non si sa se è o no la figlia di
Bellatrix, però spero che la storia ti piaccia ugualmente e anche questo
strampalato cappy 10… aspetto di sapere cosa ne pensi! Ciao! Nyssa
Shavanna:
già, mi sto lasciando quasi
prendere la mano dai misteri, ma state tranquille che intanto prima o poi li
risolverò tutti in un modo o nell’altro… spero che ti sia piaciuto anche questo
cappy, ciao! Nyssa
Lisanna
Baston: sono d’accordo con
te sul fatto che l’amicizia è un sentimento sacro e inviolabile e nonostante
Herm abbia degli ottimi amici, io non ce li vedo proprio tanto ad aiutarla a
scegliere l’abito per il ballo, quindi mi sembrava carino che comparisse anche
un’altra amica un pochino più competente in materia (immaginati Harry che
l’aiuta a scegliere il vestito… >_>).
Mi
fa piacere che l’atmosfera sia risultata dolce, effettivamente credo che Daphne
ci stia davvero male per questa situazione anche se, come dice alla fine, c’è
qualcosa in proposito che non ha detto, eheheh, quindi altro piccolo mistero,
questa volta racchiuso a Hogwarts, mentre per quello di Temperance, come ho
specificato, non mi posso concedere parole di troppo, state comunque
tranquilli, presto si saprà qualcosa anche di lei… aspetto di sapere cosa ne
pensi di questo capito! A presto! Nyssa
piperina:
premetto qualsiasi cosa
dicendoti benvenuta! Sono molto felice del tuo commento e lusingata di tutti i
complimenti di cui mi hai ricoperta, grazie, grazie mille!
Mi
fa molto piacere che la storia ti piaccia anche con l’andare avanti dei
capitoli e mi domando come tu abbia potuto leggerli tutto uno dietro l’altra
(non so rispondermi, ma ti ringrazio anche per questo ^^), spero che sarà lo
stesso anche per i prossimi e anche con questo appena pubblicato…
Aspetto
di sapere la tua opinione, un bacio! Nyssa
PS:
non mi dispiace affatto se tu scrivi un intero papiro! XD (anche dalle mie
parti si usa dire così ^^).
Premessa: credo che sia doveroso informarvi che questo capitolo che
state per leggere trova la sua naturale conclusione in quello successivo, per
questo ho deciso di dare ad entrambi un nome che ispira alla musica, anzi, al
tipo di musica, mi auguro che
Premessa:
credo che sia doveroso
informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale
conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome
che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che vi piaccia
questo come il prossimo e che mi direte cosa ne pensate, aspetterò di sapere…
grazie a tutti, ciao!
Nyssa
*
* *
Mancava
una settimana e mezza a Natale.
Il
cielo era grigio e morbidi fiocchi di neve si posavano dolcemente sul paesaggio
già imbiancato intorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Nelle
Sale Comuni scoppiettavano dei bei fuocherelli che
riscaldavano i freddolosi studenti rintanati a studiare per qualche compito o
verifica dell’ultimo minuto da parte di sadici e imprevedibili professori.
Piton, che brillava per la sua gentilezza, aveva messo compiti a
raffica per tutte le sue classi appena qualche giorno prima
delle vacanze natalizie, il che aveva provocato, oltre ad una buona dose di
improperi verso il prof e altre forme di turpiloquio, un malumore generale da
parte dei molti alunni che si ritrovavano chini sui tavoli della Sala Grande a
ripassare questa o quella pozione nella speranza di riuscire a strappare
all’austero professore un voto sufficiente.
La
Cooman, che aveva visto nella prossima eclissi lunare
qualcosa come la fine del mondo, aveva inaspettatamente assegnato ai suoi
sbalorditi studenti una ricerca sulla simbologia delle eclissi nella storia e
tutte le catastrofi ad essa collegate, inutile dire
che, dopo un pomeriggio rintanati in biblioteca a leggere di terremoti,
inondazioni, eruzioni vulcaniche ecc, i suoi allievi erano pronti per gettarsi
direttamente dalla finestra della sua classe nella torre.
Ruf aveva programmato un bel compitino di Storia della Magia e
così si vedevano altri studenti chini su altri libri che cercavano di
memorizzare le date della prima rivolta dei goblin,
l’anno di nascita di qualche grande mago e le inaspettate ripercussioni della
magia nella storia babbana.
Per
finire, la Sprite aveva decretato che per le
festività i suoi cari studenti si dedicassero alla
coltivazione di rarissime e assai viziate piante natalizie che potessero
addobbare la Sala Grande
per la festa e per il Ballo di Capodanno.
Per
finire, la McGrannit aveva riservato al suo quarto e
settimo anno una prova a sorpresa della sua materia per vedere un pochino i
progressi fatti.
Hermione
Granger e Draco Malfoy se ne stavano in biblioteca proprio un
pomeriggio prima dell’inizio delle festività.
La
stanza era praticamente deserta, salvo per Madama Pince che ogni tanto li
studiava da sopra gli occhiali.
Il
motivo per cui si erano rintanati lì era che stavano
preparando la relazione da consegnare alla prof di Trasfigurazione che,
magnanima, aveva assegnato una bella ricerca per l’indomani nonostante non ci
fosse lezione.
La
mora Caposcuola
dei grifoni se ne stava china sui suoi amati libri e sulla settima pergamena
che aveva riempito con la sua calligrafia, consultando di tanto in tanto i vari
volumi che se ne stavano sparpagliati in disordine sul bancone; le penne erano
seminate lì attorno e il calamaio era in bilico sull’angolo di un manuale. Gli
occhi dorati non si fermavano mai un secondo di seguire la linea che stava
tracciando con le volute della sua scrittura, mentre l’indice della mano
sinistra percorreva metodicamente la pagina del manuale della materia. I
capelli color del cioccolato facevano finta di essere acconciati in una specie
di coda sulla nuca, ma la metà dei bei boccoli scuri era ormai sfuggita alla
presa dell’elastico e delle forcine che si era messa nella speranza di non
impiastrare la sua chioma ribelle con il nero dell’inchiostro per la relazione.
Draco
Malfoy era seduto davanti a lei e scriveva distrattamente sulla pergamena.
Per
quanto lo riguardava, cinque pagine di relazione erano più che sufficienti, visto e considerato che la prof aveva messo
come limite almeno due fogli.
La
penna scorreva veloce tracciando le asole delle varie lettere che si
imprimevano sulla carta ruvida, mentre la testa annoiata era appoggiata alla
mano sinistra e le lunghe dita affusolate tormentavano un anello che stava
appeso alla catenina che portava al collo.
I
capelli biondi erano ordinatamente sistemati, la divisa immacolata, lo sguardo
seccato di sempre.
Più
che guardare a quel che scriveva si stava dando ad una bella osservazione della
Granger dall’altra parte del tavolo, troppo presa dai suoi compiti per potersi
curare di quello sguardo persistente.
Ovviamente
non la stava guardando perché era bella e neppure perché i bagliori degli occhi
dorati stavano calamitando sempre più la sua attenzione, no, certo che no.
Perché
la stava guardando?
Domanda
intelligente, chissà se tra quelle che bisognava portare a Piton
sulla sua pozione si poteva inserire anche quella…
Sospirando
per l’ennesima volta e sbadigliando, il biondo guardò l’orologio sopra la porta
d’ingresso, erano due ore e mezza che se ne stavano seduti nella stessa
posizione a riempire di formule e riassunti quelle maledette pergamene della McGrannit, non sarebbe stato il caso di fare un break?
-Mezzosangue, la finiamo con questa rottura
di palle? – domandò Malferret sfoderando il massimo
della cortesia, Hermione si degnò solo di alzare la testa
mentre la mano continuava a scorrere sul foglio e a scrivere,
indipendentemente da dove fossero puntati i suoi occhi.
-Dobbiamo terminare la relazione – sottolineò
lei indicando i soli cinque fogli che giacevano dall’altro lato del bancone
-E non ti pare che tutto quello che abbiamo
già scritto sia sufficiente?
-Ma dobbiamo ancora consultare il terzo tomo
di Trasfigurazione dei non maghi e…
-E mi sembra che tu stia casualmente esagerando
-Ti ricordo che è grazie alla mia
“esagerazione” se adesso hai una O di Trasfigurazione… - puntualizzò lei per
niente contenta che lui la distraesse dai suoi preziosi compiti
-E la relazione me la sto facendo da solo –
frecciò velenoso lui – solo perché tu vuoi E e non
puoi accontentarti di una banale O
-Stammi un po’ a sentire, serpe – berciò lei
– se io voglio prendere E sono affari miei e tu non ti devi immischiare in
questa storia, se tu vuoi una O, bene, ce l’hai, ma mi
sembra che sia giunto il momento che faccia qualcosa, no? A gennaio quando
torneremo la McGrannit interrogherà, non voglio che
pensi che ti ho fatto tutti i compiti… eppoi, sai che difficoltà a ricopiare
tutto quello che io ti avevo già scritto
-Non farmela cadere da così in alto – sibilò
lui – avevamo fatto un patto
-Molto bene – rispose fredda Hermione
tornando a sedersi e standosene zitta a continuare il suo lavoro – il patto,
per inciso, prevedeva che io ti facessi i compiti, quindi aspetti qui finché io
non ho finito.
Zittito.
Ma
che aveva oggi la Granger?
Era
lunatica e isterica e non sapeva perché.
Si
era rivoltata come un aspide ad un Corvonero che
stava attraversando la strada e per poco non le aveva fatto cadere tutte le sue
cose e, fin lì, ancora capiva, anche se non era proprio da lei, però tutto
quell’atteggiamento gli dava sui nervi, cavoli se gli dava sui nervi… sembrava
la vecchia e acida Hermione Granger di settembre…
E
se conosceva le donne, e le conosceva, sapeva anche perché era così irritabile…
Qualche
istante dopo la mora posò la penna sospirando
-Mi dispiace - si scusò – sono un po’
nervosa…
Decidendo
che non fare domande era la strada migliore, il Serpeverde
si limitò ad annuire
-Aspetti le vacanze quanto tutti gli altri –
disse quasi soprappensiero, lei annuì un po’ triste – prenditi una piccola
pausa, cinque minuti – cercò di convincerla lui, lei sospirò e poi, stranamente,
annuì
-Forse hai ragione tu…
-Certo che ho ragione IO – si premurò di
precisare lui e lei sollevò gli occhi al cielo mentre posava la lunga penna
d’oca che aveva visto tempi migliori e, con la mano libera, si metteva a
tormentare una strana incisione sul tavolo che, se ricordava bene, era una
specie di fiore o qualcosa del genere
-Come mai sei così agitata? – domandò con
noncuranza fingendo di osservare due ragazzi che facevano una gara giù al campo
da quidditch
-Non lo so… - evviva, una risposta prima di
tutto! – forse dovrei davvero tranquillizzarmi un po’, ma tra il pasticcio che
è successo a scuola, il ballo, la festa, i compiti, Ron
in infermeria e i problemi di Daphne con Neville! – si portò una mano alla bocca
velocemente, accorgendosi che aveva parlato troppo di qualcosa su cui, invece,
avrebbe dovuto tenere la bocca non sigillata, di più!
-È inutile che fai quella faccia – ghignò lui
– tanto lo sapevo già…
-Vabbè, comunque è tutto un problema e sembra che
non possa avere mai un secondo per preparare le relazioni in pace e
concentrarmi…
-Tanto per inciso – la incalzò lui – la gente
normale quel tempo lo impiega per distrarsi, andare a fare shopping, dedicarsi
a qualche hobby e roba del genere…
-Beh, forse non sono una persona normale –
ribatté la ragazza un po’ seccata dal chiaro riferimento, lui rise ancora
-Blaise mi ha detto che ti accompagnerà alla festa…
- domandò con aria assente lui cercando di cambiare argomento e non finire
nell’ennesima baruffa di quella giornata, lei si limitò ad annuire – com’è che
ti fai portare al ballo da una subdola serpe?
-Io veramente non volevo andarci – disse
timidamente lei arrossendo un poco – ma poi Zabini ha insistitito tanto…
eppoi non è una cattiva persona…
Draco
annuì meccanicamente mentre passava ritmicamente la
lunga piuma con il pennino dorato sulle labbra
-Dai Malfoy! – incalzò poi lei ritrovando un
po’ della consueta energia – facciamo un po’ di conversazione!
L’espressione
del biondo poteva essere paragonata a quella di un maiale pochi minuti prima
che lo trasformassero in un prosciutto.
Problema
numero uno: quando era con la Granger finiva sempre per parlare troppo.
Problema
numero due: la Granger, per quanto strano potesse essere, era una donna e
quindi era curiosa come una scimmia. Beh, veramente le donne sono curiose come
scimmie su certi argomenti e invece la Gryffindor era
curiosa nel senso più proprio del termine, comunque era curiosa.
E
problema numero tre, ma non meno pericoloso: doveva assolutamente smetterla di
cominciare a farsi quelle maledette fisime ogni volta che lei diceva qualcosa
che lui immancabilmente interpretava scorrettamente. Succedeva troppo spesso e
non gli faceva certo bene.
Per
esempio, quale altro membro della famiglia Malfoy si sarebbe preoccupato di
quello che avrebbero potuto pensare gli altri mentre
camminava accanto alla mezzosangue per i corridoi della scuola durante tutto
quel pandemonio che c’era stato una settimana e mezza prima e durante le loro
migrazioni dal bagno di Mirtilla, che d’inverno era freddo come una ghiacciaia,
fino alla calda biblioteca dove studiavano Trasfigurazione, Babbanologia
e qualche volta Incantesimi?
Bene,
o meglio, MALE, lui aveva cominciato a farsele e questo non andata per niente,
stava inconsciamente cominciando a rinnegare l’illustre cognome che portava!
Era come un peccato mortale!
C’era
solo da sperare che suo padre non venisse a sapere che la Granger gli aveva
dato ripetizioni per il primo quadrimestre… Grazie al cielo, Lucius Malfoy aveva faccende più losche e importanti di cui
occuparsi che l’istruzione di suo figlio, a cui si
dedicava solo il 3 di marzo, quando veniva a fare una bella chiacchierata con
Silente sulla scuola.
Ma
a parte questo, non andava bene che cominciasse a
stare sulle spine non appena lei proponeva qualcosa di diverso.
E
lei non era ancora arrivata a suggerirgli di passare un passionale pomeriggio
tra le calde coperte di un letto, quindi di che si preoccupava?
-Cosa farai a Natale? – domandò infine la
riccia strappandolo a tutte quelle congetture
-Che domanda idiota – si preoccupò di
aggiungere prima di rispondere, come era sua solito – andrò a Malfoy Manor!
-Passerai il Natale con la famiglia? – chiese
candidamente lei e il biondo pensò che definire famiglia lui e i suoi due
genitori era una cosa decisamente inappropriata, erano
più tre esseri che convivevano per certi periodi dell’anno e si assomigliavano
caratterialmente e fisicamente, ma finiva tutto lì. Nelle famiglie, in genere,
c’era un qualche tipo di rapporto tra i due genitori e tra i genitori e i loro
figli: amore, tenerezza, cura, senso di protezione. Non ricordava che da loro
si fosse mai manifestato qualcosa del genere… Sua
madre, bene o male, alla fine la sua parte l’aveva fatta, anche se per quanto
lo riguardava, era terminata quando aveva lasciato il suo ventre e aveva
cominciato a strillare, da quel momento era stato solo un problema degli elfi domestici
e delle bambinaie.
-Se vuoi metterla così… - si limitò a dire
per paura che se avesse cominciato ad aggiungere qualcosa si sarebbe lasciato
scappare informazioni che non dovevano certo lasciare i chilometri di mura
domestiche di Malfoy Manor, come ad esempio tutti
quei bei pensieri sull’unità familiare.
E
la cosa strana era che in sedici anni non si era mai preoccupato di come
potesse essere la sua famiglia, se ci fosse affetto tra loro o cos’altro, no, aveva semplicemente accettato la cosa strafregandosene di tutto.
E
adesso, improvvisamente, si metteva a fantasticare di una bella famiglia felice
riunita il giorno di Natale.
Ma
la Granger come poteva sapere tutto questo?
Come
poteva sapere che gli dava un fastidio terribile pensare a casa sua, agli alti
muri di pietra che contornavano la residenza millenaria dei Malfoy, come poteva
sapere che il ricordare il salone da ballo e le buie camere degli ospiti non
era un’esperienza meravigliosa per lui?
Dopotutto,
nessuno sapeva, a parte Blaise, non era colpa della
mezzosangue…
Eh
no, da quando aveva cominciato a non dare più la colpa a lei? Era colpa sua sì!
No, non lo era… o forse solo in parte…
-Che cosa fate di bello la mattina di Natale?
– chiese ancora curiosa la grifoncina; ingenua,
pensò, il Natale che si viveva da loro non era certo paragonabile alla festa
colorata di cui raccontava Raimond. Il Natale al
castello non era altro che un gigantesco ricevimento con tutte le più
importanti personalità del mondo magico a cui ogni
persona che contava qualcosa sperava di poter partecipare una volta nella vita
e i preparativi per l’anno seguente cominciavano appena ultimata la festa.
-Mia madre organizza un ricevimento di Natale
– specificò senza entrare troppo nei dettagli – ci partecipano un sacco di
persone altolocate
-Insomma, una festa da snob – disse lei
sorridendo, senza quella solita aria schifata quando
parlava delle incombenze che Draco le raccontava come “strettamente legate al
nome dei Malfoy”; lui la guardò comunque male
-E fate anche il tacchino arrosto e il
pudding di Natale? Il panettone e i ravioli? – lui la fissò allibito perché
stava parlando come una bambina in attesa della grande
festa
-Da noi non si cucinano piatti così rustici –
tagliò corto, lei parve un poco delusa
-Un po’ mi dispiace perché sono buonissimi,
sono sicura che tutta la vostra aragosta non vale un singolo raviolo al ragù!
-Non si mangia aragosta a Natale – disse
acido, seccato con se stesso perché si stava immaginando di mangiare ravioli a
Natale – il pesce è per altre circostanze, a Natale si hanno piatti di pasta,
carne e verdure
-E i regali? – domandò ancora
mentre gli occhi le scintillavano – quando scartate i regali?
-Gli ospiti portano un dono ai padroni i casa per ringraziarli dell’invito e in genere è qualcosa
di particolarmente costoso – lei lo guardò scettica
-Neppure un maglione? Un paio di scarpe
nuove? Un carillon?
-Non è una festa così pacchiana e regalare
vestiti è una cosa di pessimo gusto, solo da voi babbani
si usa, eppoi se abbiamo bisogno di un abito ce lo
andiamo a comprare come piace a noi… tutt’al più si
può regalare un rotolo di stoffa pregiata
Lei
annuì immusonita
-Deve essere proprio brutto vivere da voi –
si lasciò sfuggire – mai un regalo simpatico o qualcuno con cui scherzare il
giorno di Natale – lui alzò le spalle con finta noncuranza. Il Natale era una
festa che detestava perché bisognava essere più falsi di uno spergiuro
mentre si accoglievano gli ospiti e per tutto il resto della giornata…
-E tu? – domandò poi per deviare un po’ il
discorso – che farai a Natale? – lei parve
rattristarsi un po’
-Sarei voluta tornare a casa per le feste, ma
i miei genitori partiranno per una crociera il 23 dicembre e quindi dovrò
rimanere a scuola…
Sembrava
dispiaciuta della cosa e, dal tono con cui aveva parlato poco prima doveva
davvero essere giù per non poter passare le festività assieme ai suoi cari.
Ma
dopotutto, a lui cosa gliene importava?
Che
gli fregava cosa faceva la Granger a Natale o cosa decidessero i suoi
stupidissimi genitori sanguesporco?
-Quando partirai per tornare a casa? – chiese
ancora la ragazza nel tentativo di non pensare alle sue vacanze, probabilmente
credendo che anche a lui piacessero le feste di Natale
-Domani mattina
-Un po’ mi mancherai – disse ridendo con aria
serena – senza di te non avrò più nessuno con cui litigarmi e da poter
insultare liberamente – lui rise
-Ti do il permesso di farlo con Blaise – lei sorrise – e comunque non disperarti troppo –
aggiunse - tornerò il 27 per il ballo e per vedere un po’ come ti concerai –
lei rise ancora…
-Vorrà dire che il tuo pacchianissimo e babbano regalo di Natale aspetterà fino al 27, non credo
che riuscirò a finirli tutti entro domani…
Un
regalo di Natale?
La
Granger gli aveva fatto un regalo di Natale?
Perché?
Perché
gli usava tutta questa gentilezza.
Immeritata.
Gentilezza immeritata.
Ognuno
doveva pensare a sé stesso e a sopravvivere nel migliore dei modi.
Perché
c’erano persone che non seguivano questa filosofia e mandavano a rotoli tutte le sue belle e radicate credenze come un
foglietto di carta sollevato da una folata di vento?
Perché
la vita diventa strana all’improvviso e tutto sembra confuso?
Tutto
non è più come credevi che fosse.
Qualcosa
cambia e tu lo sai.
Qualcosa
cambia e non vorresti, ma non vuoi neppure che torni come prima.
Non
voleva che la Granger tornasse quella strega saccente di settembre.
E
lui, voleva tornare a prima di incontrare la Granger nelle cucine, prima di
cominciare a fare follie, a baciarla sul naso, a baciarla sulle labbra, a
stringerla nell’umido del bagno delle ragazze, a pensare a lei e a dirsi che
non voleva, ad andare a svegliare Blaise nella notte?
Voleva?
Non
lo sapeva.
No,
lo sapeva.
Non
voleva.
Era
illogico ed era stupido.
Però
non voleva.
Perché
la prima volta che si erano incontrati era stato qualcosa voluto dal destino.
Perché
quando l’aveva baciata sul naso, l’aveva trovata dolce.
Perché
quando l’aveva consolata dopo che aveva sorpreso Weasley
e la Brown assieme si era sentito al posto giusto a
fare la cosa giusta, a stringere la ragazza giusta. Perché avrebbe
voluto rimanere lì con lei per sempre.
Perché
quando l’aveva baciata era stato un bacio strano.
Perché
era stato delicato come le ali di un angelo.
Perché
in quel momento le aveva voluto bene quando un
rinnegato come lui non avrebbe mai dovuto avvicinarsi ad una come lei.
Perché
aveva voluto essere un’altra persona per rimanere lì.
Perché
quando era andato da Blaise aveva saputo cosa
provavano la Granger, Potty e la Donnola a stare
tutti insieme e a cercare di risolvere i propri problemi, perché aveva capito
come un’altra persona potesse aiutarti per qualcosa di
un po’ meno importanti del terzo conflitto mondiale o dell’imminente compito.
E
perché, quando aveva visto le lacrime di Daphne, quella sera, aveva ringraziato
che a lui non fosse toccata quella sorte.
Perché
il mondo senza lei sembrava non poter esistere.
Questo
era male.
Il
tempo che trascorrevano lo poteva passare anche da solo o con qualcun altro.
Ma
non sarebbe stata la stessa cosa.
Sarebbe
sopravvissuto senza di lei.
Ma
gli sarebbe mancata.
Oh
sì, anche lei gli sarebbe mancata.
E
questo non era male.
Era
strano.
Perché
è male solo quello che noi consideriamo male.
E
lui non pensava che questo fosse male.
Pensava
solo che, probabilmente, almeno un pensiero nella giornata sarebbe stato per
lei.
-Non avresti dovuto farmi un regalo – rispose
con una punta di imbarazzo nella voce: nessuno gliene aveva mai fatti in quel
modo, senza aspettarsi niente, senza un motivo…
-Mi piacere fare un regalo a Natale, a Natale
si fanno stupidaggini, si è sciocchi e felici…
-Io non ti ho fatto niente – disse ancora per
cortesia
-Non m’importa se tu mi fai un regalo –
sorrise – non faccio i regali alle persone solo perché loro me ne facciano
altri in cambio… lo faccio solo perché mi piace fargliene
-Non è una filosofia molto produttiva – constatò
-Invece lo è, solo che tu non sai ancora cosa
ci si guadagna
La
fissò qualche istante, sorrideva e sembrava tremendamente convinta di quello
che aveva appena detto.
Che
cosa si guadagnava a fare un regalo ad una persona?
Perché
si facevano dei regali alle persone, senza motivo?
L’orologio
rintoccò le cinque del pomeriggio.
La
Granger, distraendosi dai suoi pensieri natalizi, controllò l’orologio da polso
con i pianeti
-Forse è il caso che tu vada
agli allenamenti prima che i tuoi compagni vengano a cercarti… - decise
armeggiando con una rotellina sul bordo del quadrante
dorato, lui annuì
-So che non è da me, - si limitò a dire
raccogliendo la sua roba – ma comunque ti ringrazio.
E
scomparve oltre la porta mentre lei guardava fuori
della finestra il cielo grigio invernale.
Madama
Pince la scrutò da oltre le lenti e le sorrise quando andò a ritirare il tomo
di Trasfigurazione.
Un’ora
dopo depositava i libri e se ne tornava al dormitorio.
*
* *
Erano
le dieci di sera, aveva appena chiuso una bella chiacchierata assieme a Daphne
e Ginny nella sua camera, dove la stufetta
era ancora funzionante e una coperta era malamente
appoggiata allo schienale di una poltroncina.
Il
cielo era blu intenso, illuminato da una falce di luna che occupava tutto
l’orizzonte.
Probabilmente,
quando i greci avevano inventato il mito di Selene, avevano avuto una visione
simile a quella.
Ripensava
a quel pomeriggio.
Aveva
detto a Malfoy di avergli fatto un regalo e, in effetti, era così, ma non aveva
mai pensato di darglielo per davvero.
Si
era un po’ esposta, aveva rischiato e non era da lei.
Ma
dopo tutto quello che le aveva detto sulla sua
famiglia, le era quasi parso di sentire una nota di amarezza nella sua voce
mentre descriveva lo sfarzoso ballo che probabilmente i coniugi Malfoy avrebbero
organizzato per il 25 di dicembre.
C’era
qualcosa che non tornava e sapeva cosa.
Normalmente
le persone erano felici di rivedere i propri parenti e di ritornare a casa.
Lui
non lo sembrava.
Beh,
avere due genitori come Lucius e Narcissa
Malfoy, paragonabili a due ghiaccioli, certo non aiutava la socializzazione,
eppoi, col bel carattere che aveva il capofamiglia e tutte le sue balzane idee
sulla purezza del sangue e la sua presunta fedeltà al Lord Oscuro, di sicuro
Draco non sarebbe stato contento di farvi ritorno.
Ovviamente,
presupponendo che lui non le condividesse.
Cosa
ne pensava lui di tutto quello?
Che
detestava i mezzosangue, quello era certo, ma che lo facesse con lo stesso odio
e accanimento del suo augusto genitore?
Forse
per i mezzosangue ci poteva anche stare.
Ma
era quasi sicura che lui non volesse avere niente a che fare con quella storia
di Voldemort & co.
Dopotutto,
Malfoy era uno che non voleva rotture, quindi, perché andarsele deliberatamente
a cercare?
Era
contrario alla sua naturale filosofia di vita.
E
di filosofie di vita di Malfoy, lei ne sapeva qualcosa…
Sospirò
ancora e appoggiò la schiena ai due spessi guanciali del letto nel tentativo di
rilassarsi un po’.
Era
strano, ma non riusciva a pensare ad altro, né alle vacanze, né ai regali da
fare… a quel che avrebbe detto Daphne del suo regalo (i suoi genitori avevano
deciso che rimanesse a scuola), né alla classica frase di Ginny
quando, la mattina di Natale, avrebbe spacchettato il solito maglione color
melanzana mandatole da sua mamma; il peggio si era
avuto quando la buona signora Weasley ne aveva
rifilato uno a Ron dello stesso colore dei suoi
capelli…
Dalla
parte alta della finestra, rimasta casualmente aperta, entrò uno spiffero
gelido che la fece rabbrividire perfino nella sua felpa di pile. Si alzò per
andare a chiudere con un colpo di bacchetta l’imposta, quando qualcosa di
chiaro volò dentro, andando a posarsi sopra il suo comodino.
Incuriosita
da quel piccolo oggetto, Hermione si avvicinò cauta al mobile per andare a
raccoglierlo.
Un
piccolo origami a forma di uccellino era atterrato a qualche centimetro dalla
candela accesa vicino al letto.
La
mora Caposcuolalo prese in mano con delicatezza per non rovinare la
creazione e la studiò curiosa finché il suo occhio non colse l’accenno di
scrittura su una delle ali, comprendendo che il foglio doveva essere tutto
scritto.
Un
po’ dispiaciuta di dover rovinare quella cosina così deliziosa, aprì lentamente
le pieghe che tenevano assieme la gru e stese il foglietto sulle ginocchia.
Le
parole erano poche, scritte distintamente con una calligrafia senza sbavature,
dalle asole lunghe e affusolate
Vieni alla Torre di Astronomia
D.
Sorrise
solo un istante riconoscendo quella calligrafia.
Prese
la coperta e scivolò fuori del dormitorio.
Perché
non rimaneva nella sua stanza?
Perché
stava andando?
Perché
voleva così tanto andare?
Disse
a Harry, che leggeva qualcosa in Sala Comune, che andava a fare un po’ di ronda
per i corridoi.
Il
moro alzò le sopracciglia e la scrutò oltre le lenti degli occhiali rotondi,
dopodiché chinò la testa e tornò al suo libro.
Chiuse
la porta dietro di sé, guardando sospettosa i corridoi quasi bui della scuola
che sembrava proprio una casa dei fantasmi con tutti i suoi cigolii e gli
spifferi.
Dopo
sette anni che ci viveva, era riuscita ad amare quel posto anche per quello.
Scosse
la testa e scomparve oltre un colonnato e una serie di armature che la
fissavano minacciosamente.
Quando
arrivò al secondo piano, svoltò in un corridoio laterale, riconoscendo alle
pareti le stampe magiche dei pianeti che compievano il loro moto millenario poi
aprì la porticina della Torre e cominciò lentamente a salire la scala che
portava all’aula di Astronomia, proprio in cima.
Quando
arrivò alla porta, la trovò chiusa a chiave e si domandò se quello che aveva
ricevuto non era stato tutto uno scherzo, qualche bravata di pessimo gusto.
Si
guardò spaesata attorno alla ricerca di un indizio e vide una fievole luce e
uno spiffero provenire da sotto la porta affianco a quella dell’aula, era la
vecchia stanza che era utilizzata per le osservazioni notturne, ma era chiusa
da almeno una cinquantina d’anni…
Spinse
cauta la porta con la bacchetta in pugno, pronta al peggio.
…
e vide Malfoy, sdraiato su una serie di cuscini sul pavimento che osservava
rapito la luna proprio di fronte a lui.
Aveva
i capelli dello stesso colore di quell’astro magico e si confondevano l’un l’altro: la luce bianca che emanava e la sua pelle
candida.
Un
passo sul pavimento e lui si accorse di lei.
La
guardò qualche istante mentre e lei faceva altrettanto
-Non credevo che saresti venuta – disse
piano, appena sussurrando e tornando a guardare la falce dorata in cielo
-Lo sai che questa stanza è chiusa da cinquant’anni? – chiese lei, lui scosse la testa
-Solo 43
-Come hai fatto a entrare?
Il
biondo prese dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi magiche e le fece
vedere quella che aveva operato il prodigio
-Chi te le ha date? – domandò cupa
-La Umbridge al tempo che è stata preside – specificò
lui – nessuno si è mai preoccupato di chiedermele indietro
-Che cosa ci fai qui? – chiese ancora lei con
tono meno duro
-Vengo qui tutte le
volte che voglio starmene per i fatti miei
-E perché hai voluto che venissi anche io se
volevi stare per conto tuo?
Trattenne
il fiato.
Quale
poteva essere la risposta?
Non
riusciva a immaginarla, perché? Come mai? Perché lei?
-Forse questa volta è diverso – si limitò a
dire lui e lei si sentì sollevata – forse anche tu mi mancherai
quando non sarò qui
La
bocca della mezzosangue si aprì un poco all’udire quelle parole.
Perché
si sentiva così felice?
Perché
aveva la maledettissima voglia di abbracciarlo?
Eppure
non poteva.
Perché
lui era Draco Malfoy e lei Hermione Granger.
E
perché l’espressione triste sul viso di lui, come di uno
prossimo alla morte, era qualcosa che feriva nel profondo chi era abituato a
conoscerlo.
-Malfoy – disse così sedendosi a sua volta
per terra – io e te alla fine siamo sempre stati franchi l’un
l’altra, tu mi hai chiamato sporca mezzosangue, io ti ho tirato un pugno
– lui sorrise sollevando le sopracciglia senza guardarla – io sarò strana, ma
che ti sta succedendo?
Se
n’era accorta anche lei allora…
Era
dunque così scarso come attore?
Già,
perché l’aveva chiamata lì?
Sapeva
che sarebbe successo, sapeva che lei avrebbe voluto sapere e sapeva anche che
non avrebbe potuto tacerle tutto, non ne era capace.
Non
lo era più.
Voleva
salutarla.
Forse
per sempre.
Perchè
quando fosse tornato dalle vacanze, lui sarebbe stato un’altra persona e lei
non avrebbe potuto farci nulla.
-Vuoi la verità? – domandò prima di
risponderle, lei annuì – sicura? Guarda che la verità fa male
-Non sapere e vivere con quel peso credo che
sia peggio…
Trascorse qualche attimo nel quale si poteva udire il ritmico suono
dei loro respiri discordanti
-Quando tornerò a scuola sarò un Mangiamorte.
Un’esclamazione
di stupore sfuggì alle belle labbra della Gryffindor mentre si portava le mani al volto a soffocare le seguenti.
Aveva
sgranato gli occhi la Granger, l’aveva sorpresa, ci era riuscito, aveva sorpreso
Hermione Granger, l’aveva lasciata senza parole.
Voltò
la testa di lato e la guardò mentre una lacrima faceva
capolino dalle fitte ciglia scure di lei.
Che
cos’era quella goccia di rugiada?
Pietà?
Dolore?
Orrore?
-Non compatirmi – le disse duro quasi
gridando – non ho bisogno della tua pietà… - voltò la
testa di lato e finse di distrarsi
Nonostante
tutto, lei piangeva per lui.
Lei
inclinò un poco la testa e lo scrutò un secondo dopo l’altro
-Tu non vuoi diventare un Mangiamorte…
- disse infine studiando la sua reazione
Che
cos’era?
Una
constatazione?
Una
domanda?
Una
speranza?
Ma
come negarlo?
Come
poter desiderare di diventare l’unica cosa che aborriva?
No,
non voleva e lei se n’era accorta.
C’era
voluto poco.
Com’erano
buffe le cose a volte.
Forse
l’aveva chiamata lì proprio nella speranza che
capisse.
E
adesso?
Che
doveva fare?
Un
Malfoy sa sempre cosa fare…
Lui
no.
Sentì
un piccolo calore avvolgergli la mano destra che teneva appoggiata con noncuranza
ad un cuscino
-Lo sapevo che non eri un Mangiamorte
– disse lei e quando si voltò a guardarla stava sorridendo stringendo la sua
mano, mentre piccole lacrime le rotolavano lungo le guance.
Beh,
c’era riuscito di nuovo, l’aveva fatta piangere ancora e ci aveva messo cinque
lunghi anni.
Proprio
adesso che non avrebbe voluto vederla piangere di nuovo.
-Che cosa cambia se voglio o non voglio
esserlo? – chiese lui con una punta di cattiveria nella voce, lei strinse di
più la sua mano
-Una persona è qualcosa solo se lo è fino in
fondo al cuore – rispose lei sorridendo ancora – tu non vuoi diventarlo… no…
-Io non ho un cuore – sottolineò Draco
cercando di sottrarre le sue dita a quelle di lei, senza risultato, anche se
non seppe dire se era perché era lei a trattenerlo o la sua stessa anima a costringerlo
-Ad ogni modo, non sei un vero mangiamorte.
-Avrò il Marchio Nero, sarò segnato.
-Non sarai un mangiamorte
finché non vorrai esserlo.
-Sei un’illusa.
-Forse
Come
mai non stavano dicendo più niente? Perchè non parlavano? Perchè lei non era
terrorizzata da uno che sarebbe diventato presto un seguace del Lord Oscuro?
Perché
il mondo era strano e niente era come doveva essere?
Perché
desiderava avere accanto una sporca mezzosangue?
Un
fruscio, qualcosa, il venticello proveniente dalla finestra spalancata sul
bellissimo panorama dei campi innevati, della luna lontano, del cielo terso.
Lei
si spostò, poco, si avvicinò facendo leva sulla palmo
con cui non stava stringendo quella di lui e gli si accostò fino ad
appoggiargli la testa sul petto e a mettersi il braccio di lui intorno alle
spalle, poi prese la coperta e la stese sulle spalle di entrambi.
-Ti prenderai un malanno se te ne stai qui
con questo freddo – disse sempre sorridendogli.
Lui
non parlò, non disse niente mentre lei si spostava e
neppure quando ebbe terminato le sue manovre.
Non
c’era una sola buona ragione per rimanere in quella posizione, ma era come se
non riuscisse a muoversi. Non voleva muoversi.
Perché?
Perché
si sentiva al sicuro, perché anche se era sbagliato, voleva vivere quel
momento.
Aveva
troppi dubbi che non avrebbe voluto, ma che cosa gli importava dei dubbi?
Strinse
la presa intorno alle spalle minute di lei e rimase lì abbracciato a lei senza
fare niente.
Da
quando Draco Malfoy abbraccia una donna senza portarsela a letto?
Da
mai.
Ma
c’è sempre una prima volta.
E
che quella fosse la sua andava bene.
La
prossima volta sarebbe toccato a lei…
La
brezza scompigliò i capelli ad entrambi mentre, in
silenzio, guardavano la falce di luna persi nei loro pensieri
-Siamo due persone strane – disse dolcemente Hermione
-Forse più simili di quel che crediamo – aggiunse lui poco prima di appoggiare la testa su
quella di lei.
*
* *
Oltre
la porta, Daphne sorrise vittoriosamente, portandosi un dito alla bocca in
segno di silenzio.
Blaise rise e Harry lanciò un’ultima occhiata attraverso la fessura
della porta alla strana coppia che se ne stava tranquilla nel freddo della
notte, poi Zabini lo prese per le spalle e lo
condusse giù per le scale.
*
* *
-Granger – disse Draco più tardi
mentre erano ancora lì, forse con lo scopo di prendersi entrambi una
broncopolmonite fulminante
Lei
sollevò la testa e lo fissò negli occhi, per un istante, l’oro e l’argento che
li contraddistinguevano si fusero e il silenzio accompagnò quell’unica parola,
lui si ridestò, sorrise.
Beh,
che il suo ego cominciasse a chiamarlo sentimentale, ma aveva bisogno di
portare qualcosa di lei via con sé.
Chinò
la testa e la baciò.
Com’era
dolce la sua Regina
dei Gryffindor, com’era timida e candida…
Perché
proprio a lui era concesso di sentire quel Paradiso, a lui, rinnegato
dall’Inferno.
Ebbe
un moto spontaneo e la strinse possessivamente a sé mentre
lei gli regalava il suo bacio inesperto.
Eppure,
nella sua inesperienza, lui aveva sentito tutte quelle parole che non gli aveva
detto, tutto quello che lei avrebbe voluto spiegarli quando
gli aveva preso la mano, quando gli aveva detto che una persona è qualcosa solo
se lo crede fino in fondo al cuore.
Adesso
sapeva cosa voleva dire.
Adesso
riusciva a crederle.
E
lei gli regalò anche il suo sorriso sapendo che lui aveva capito.
*
* *
Hello
Let me know if you hear me
Hello
If you want to be near
Let me know
And I'll never let you go
Hey love
When you ask what I feel
I say love
When you ask how I know I say trust
And if that's not enough
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
Don't ask why
Let's just feel what we feel coz sometimes
It's the secret that keeps it alive
But if you need a reason why
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
Is it your smile
All your laughs
All your heart
Does it really matter why I love you?
Anywhere there's a crowd You stand out
Can't you see why they can't ignore you?
If you wanna know
Why I can't let go
Let me explain to you
That every little dream comes true
With every little thing you do
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I can show you
Ever since I've come to know you
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There isn't a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
It's every thing every thing you do
Makes me fall in love with you
It's every thing every thing you say
Makes me feel this way
Westlife, “Every
Little Thing You Do”
dall’album “CoasttoCoast”
*
* *
Innanzitutto
devo dire che il numero in cui è capitato il cap, 11,
non è casuale perché nella numerologia, l’1 è la rappresentazione dell’uomo e quindi “11” sarebbe la totalità dell’essere
umano, quindi credo che sia calzante con quello che ho detto e sono felice che
sia capitato proprio a questo punto.
Mi
auguro che vi sia piaciuto, qui ho cercato di riportare la parte più fragile di
Draco che, come tutti i personaggi, nonostante tutto, alla fine è un essere
umano. Spero di esserci riuscita e che il cappy non
risulti eccessivamente serio o malinconico…
La
canzone, invece, è stata quella che me lo ha ricordato molto
mentre la ascoltavo, mi rendo conto di essere di gusti musicali assai
strambi, ma mi sembrava carino aggiungerla, vabbè,
ciao a tutti!
Nyssa
luana1985: sono
molto orgogliosa del fatto che tu ti sia fiondata a controllare i miei
aggiornamenti, è una cosa che io faccio solo con le fic
a cui sono molto legata, quindi lo interpreto come un grande gesto, ti
ringrazio… mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia e che ti “fionderai” nuovamente ad aggiornare i commenti! A presto
quindi! Ciao! Nyssa
Particular_Girl:
anche io adoro quei negozietti tutti disordinati e colorati con la gente
simpatica e pieni di splendide creazioni… in realtà ho pensato che una fine
come Daphne non poteva certo mischiarsi alla marmaglia
perché lei è una vera serpe e anche se ogni tanto non lo si nota, ci tiene
parecchie all’apparenza ed è anche altezzosa… ^^
Per
il vestito, tranquilla, è tutto già programmato, solo che mi sarebbe spiaciuto
rovinare l’attesa dell’ingresso al ballo,q uindi ho preferito spostare quel momento, ehehehe. Mi auguro che anche questo cappy
ti piaccia! Aspetto ancora un tuo commento, ciao e un bacio! Nyssa
crici_82: sono felice che il capito ti sia piaciuto e fosse divertente,
grazie mille del commento! Kiss! Nyssa
piperina:
datti pure alla pazza gioia, ne sarò felice anche io e certo non diventerò
miope a leggere i tuoi commenti, credo che nuoceranno
di più le mie verifiche di informatica&co… bene,
sono felice che il capito abbia riscontrato la tua approvazione, effettivamente
l’entrata in scena della Greengrass è sempre un po’
speciale perché lei non dobbiamo dimenticare che è mooooolto
bella… lo dice perfino Draco che è assai parco di complimenti… per quanto
riguarda Draco, come pensieri l’ho fatto uguale a me, anche io vado per
analogie che non esistono, solo che lui se lo può permettere e io un po’ meno…
XD
Come
hai visto sono stata puntuale all’appuntamento e ho scritto anche io un mezzo
papiro. Aspetto di sapere cosa pensi di questo cap 11 e quindi ti rimando l’appuntamento al
prossimo post. Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti di cui mi
ricopri ogni volta, ciao e un bacio! Nyssa
AuraD:
sono contenta che, anche se è stato un cappy dove
alla fine l’unica rivelazione è quella del fatto che Blaise
porterà Herm al ballo, ti sia comunque piaciuto.
Tranquilla,
Draco avrà ancora qualche bella crisi di personalità, anche se forse in questo cappy sono piuttosto nascoste e riguardanti di più Hermione
che anche lei mica scherza, si tira delle paranoie che
fanno paura a volte °_°
Beh,
aspetto di sapere cosa ne pensi, spero che ti piaccia anche l’11, ciao! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta:
già, ha proprio osato, ehehe, chissà le conseguenze…
comunque adesso che l’interrogazione è andata, come vedi, ho aggiornato con anticipo
e presto, entro la settimana, almeno, pubblicherò il cappy
12, quindi puoi aspettarti di tutto.
Dimmi
cosa pensidi questocap 11, un bacio! Nyssa
Lisanna
Baston:
già, Draco parla troppo, ma, soprattutto, parla male di tutti, mi auguro solo
di non aver offeso nessuno… Ginny non è fashion, ma è
una tipa a cui piace essere a posto, quindi per queste
cose ogni tanto si lascia un po’ andare, dopotutto, con tutta la storia dei
suoi ragazzi che ha avuto dal terzo anno in poi, mi sembrava un po’ strano farla
più seria, anche se, tranqui, non la metterò mai nel
trio fashion della Patil_Brown_NeoParkinson, quelle eccedono sempre e presto te
ne accorgerai… io credo che Ginny sia una ragazza
molto carina, quindi ci tenevo a farla sembrare bella… spero di non aver
rovinato il personaggio… ç_ç
Comunque
sono contenta che, a parte Malfoy che dovrebbe lavarsi la bocca col sapone e
questa Ginny alternativa, il resto ti sia piaciuto…per il ballo… sarebbe un altro punto su cui non
dovrei spoilerare, ma il fatto è che devo ancora
decidere come gestirlo, quindi anche volendo ho la bocca chiusa…
A
proposito dell’11, invece, spero che ti sia piaciuto, ciao e a presto! Nyssa
potterina_88:
no no, Blaise è ufficiale
che accompagnerà Herm al ballo, anche se non
garantisco per la serata, quella la sto ancora elaborando e la mia testolina è
qui che fuma come la mia tastiera…
Ecco
qui l’aggiornamento, spero che sia stato abbastanza presto, comunque prima di
venerdì pubblicherò sicuramente il cappy successivo
perché è collegato a questo e l’ho già scritto, quindi…
Dimmi
cosa ne pensi, a presto, kiss! Nyssa
Shavanna:
effettivamente non l’ho detto… :P per il vestito di Herm c’è da aspettare fino al ballo… Draco invece si vede
benissimo che ribolle come teiera, Blaise lo sta facendo davvero uscire di testa e non è che
la mezzosangue aiuti…
Sono
molto felice che il cappy precedente ti sia piaciuto
e mi auguro che sia stato lo stesso anche per questo… aspetto di sapere cosa e
pensi, ciao! Nyssa
Premessa: ehehe, eccomi qui, come promesso, ad aggiornare in fretta con
il seguito del capitolo 11, ovvero quello che potrebbe anche essere chiamato
11b, ma se lo facessi incasinerei tutta la numerazione e poi mi sentirei troppo
simile ai miei prof di in
Premessa:ehehe, eccomi
qui, come promesso, ad aggiornare in fretta con il seguito del capitolo 11,
ovvero quello che potrebbe anche essere chiamato 11b,
ma se lo facessi incasinerei tutta la numerazione e poi mi sentirei troppo
simile ai miei prof di info, e la cosa non mi garba,
quindi lasciamo il 12 che ci sta.
Capitolo
strano, lo confesso, sono fortemente indecisa su
quello che ho fatto succedere perché inizialmente il plot prevedeva uno
svolgimento completamente diverso e invece io che sono io…
Vabbè, non rovino la sorpresa, ditemi cosa ne pensate!
E
a proposito…
Grazie Mille per tutte le recensioni!
Siamo arrivati a quota 100!!!
Un sogno che si avvera…
Grazie a tutti
Nyssa
***
Era
notte, forse notte fonda.
Non
sapeva dire per quanto tempo era rimasto lì a guardare il cielo dai riquadri
della finestra.
Aveva
sentito battere le dieci di sera, poi più nulla.
Non
ricordava niente di quello che c’era stato attorno a lui dopo i rintocchi
cadenzati della grande pendola che stava nel maestoso ingresso gotico di Malfoy
Manor.
La
sua stanza era all’ultimo piano del palazzo, con pesanti mobili di ciliegio
rossiccio e copriletto scuri.
Le
tende della portafinestra che conduceva su un piccolo balcone erano verdi,
elegantemente tirate ai lati da cordoni di filo d’argento.
Se
ci fosse stata la mezzosangue, rifletté, probabilmente avrebbe domandato come
mai tutto quello che lo riguardava era verde o argentato.
Lo
sapeva, ne era certo, ormai la conosceva a sufficienza per poter prevedere una
simile scena con la certezza totale.
Erano
passati due giorni da quando aveva fatto ritorno alla
dimora di famiglia, la prima sera era arrivato tardi, erano quasi le undici
quando aveva oltrepassato il cancello di ferro scuro che delimitava i confini
della tenuta; non aveva visto suo padre, sua madre, invece, era in salotto a
leggere un libro, non aveva fatto scene di bentornato e non gli era corsa
incontro abbracciandolo come aveva visto fare a MollyWeasley al termine dell’anno scolastico con i suoi
figli lenticchia. Si era limitata ad alzarsi e chiudere la sua lettura
-Sarai
stanco – aveva detto – ti faccio portare qualcosa di caldo
Lui
aveva annuito mentre lei richiamava uno degli elfi
domestici e, qualche minuto dopo, un fumante brodo era stato depositato al
centro di uno dei lati lunghi del tavolo della sala da pranzo.
Sua
madre si era seduta al suo posto, all’estremo riservato alla castellana e
l’aveva guardato mangiare con lentezza il liquido bollente, aveva impartito
qualche altro ordine e aveva fatto qualche domanda di circostanza circa
l’andamento a scuola e la sua vita in generale, dicendogli che poi avrebbero
chiarito tutto il giorno seguente con la luce del sole.
Aveva
augurato al figlio la buona notte depositandogli un bacio quantomai
freddo sulla fronte e l’aveva mandato nella sua stanza
accompagnato da due elfi con il suo bagaglio. Non si poteva certo dire
che l’affetto familiare avesse brillato…
L’indomani
aveva dormito fino a metà mattina per poi scendere a fare colazione dove sua
madre lo stava aspettando.
Avevano
mangiato insieme e lei gli aveva fatto qualche altra domanda su com’era Hogwarts, su quello che era successo in quei quattro mesi,
i professori, il preside terminando chiedendogli se aveva sentito del recente
fidanzamento della figlia dei Greengrass con il rampollo
dei Paciock; Draco aveva annuito e avevano passato il
resto della mattina in rigoroso silenzio a leggere.
A
mezzogiorno aveva visto suo padre, sempre perfettamente vestito con qualcosa di
ricercato; non avevano parlato e il pranzo si era risolto in silenzio.
Quel
pomeriggio, deciso a sfogare un po’ di tensione che aveva accumulato in quelle
poche ore, era uscito a fare un giro con la sua scopa.
Che
differenza tra la vecchia e allegra Hogwarts e
l’austera Malfoy Manor…
Lì
da loro era tutto finto, tutto irreale, silenzio e pensieri, di niente altro si
nutrivano i suoi altolocati genitori.
Era
andato fino ad un laghetto distante dal palazzo lasciando la testa dentro
l’acqua fredda dell’inverno, quasi a volersi prendere di proposito una
broncopolmonite, e con la testa sott’acqua, aveva gridato e gridato, senza che
nessuno lo sentisse.
Aveva
gridato di poter dire sempre quello che pensava, aveva gridato contro tutti
quei fronzoli che il nome dei Malfoy si portava dietro e contro
tutta quella falsità di cui erano ricoperti.
A
cena era stato altro silenzio e solo alla fine del pasto Lucius
aveva detto
-Il
momento è giunto, figliolo, devi assumerti le tue responsabilità. Questa sera.
Dopodiché
tutti si erano alzati.
Era
entrato nella sua camera e ci era rimasto per non sapeva quanto tempo.
Sarebbe
successo: quella sera.
Da
quel momento in poi, ogni suo pensiero era stato per lei.
E
non gli importava che fosse così, voleva che i suoi ultimi pensieri da non mangiamorte fossero per LEI.
Perché
lei aveva cercato di capirlo.
Se
LEI l’avesse saputo, probabilmente avrebbe capito anche quello.
L’aveva
sempre fatto.
Era
stata l’unica che si era dispiaciuta di questo, anche se era l’unica a saperlo
per davvero, a Blaise non l’aveva detto, non voleva
farlo soffrire, Blaise si sobbarcava a sufficienza i
suoi problemi.
A
lei l’aveva detto nonostante non avesse voluto farlo.
E
lei aveva capito.
Era
strano da dire, ma era come se l’avesse consolato.
Riflettere
sul diventare un mangiamorte, dopo tutto quel che lei
gli aveva esposto, era diverso.
Un mangiamorte
lo è fino nel cuore.
Se tu non vuoi diventare un mangiamorte, allora non lo sarai mai.
Dipende tutto da te.
Qualcuno
bussò alla porta e quando questa si aprì, seppe perfettamente di chi si
trattava.
-Draco?
– domandò una voce e la testa bionda di sua madre fece capolino
-Madre –
rispose guardandola
-Vieni
caro, è ora – annunciò la donna e a lui parve quasi che perfino nella sua voce
ci fosse qualcosa di diverso, una nota di tristezza. Impossibile, Narcissa Malfoy era una mangiamorte
convinta, sicuramente i suoi eccessivi vagheggiamenti gli facevano percepire le
cose alterate.
Prese
il mantello nero col cappuccio dall’appendiabiti vicino all’uscio e se lo
infilò, poi uscì nel corridoio, suo padre lo stava aspettando incappucciato,
mentre sua madre si calò la stoffa nera fin sugli occhi.
Draco
seguì Lucius e Narcissa
seguì Draco in una processione che scese fin nel sotterraneo del castello.
Una
piccola folla era radunata: riconobbe sua zia Bellatrix
e Rodolphus, Fenrir e altri
seguaci del Lord Oscuro che invocavano una litania mentre,
disposti a cerchio, preparavano la bacchetta che avrebbe trasformato il giovane
figli di Lucius in un convinto servitore di Tu-Sai-Chi.
Quando
il rito cominciò, il dolore fu terribile.
La
punta della bacchetta gli stava bruciando la pelle centimetro dopo centimetro,
tracciando prima la figura che era l’emblema degli schiavi di Voldemort, dopo avrebbero lanciato su di essa
l’incantesimo che l’avrebbe reso il marchio oscuro.
Faceva
male e avrebbe voluto sgolarsi dalle imprecazioni fino
a rimanere senza voce.
Ma
non gridò.
E
lo fece per lei.
Perché
lui non voleva essere un mangiamorte.
Perché,
nonostante tutto, credeva a quello che lei aveva detto.
Perché
anche in quel momento stava pensando a cosa faceva probabilmente la mora Caposcuola dei
Grifoni alla Scuola di Magia e non pensava alla magia che suo padre gli stava
riversando sopra come una colata di pece incandescente che bruciava, bruciava
senza smettere.
Vide
che i segni scuri prima indistinti cominciarono a
prendere vagamente una forma sul suo braccio e la figura di un serpente, che
gli ricordava tremendamente un drago (suo padre non era molto bravo nei disegni
a mano libera, rifletté in quel momento poco indicato) appariva sulla sua pelle
bianca.
Lucius Malfoy era particolarmente compiaciuto che il suo unico figlio
non strillasse come una donnetta, neppure sua moglie
l’aveva fatto quando perfino Bellatrix
aveva gridato al primo contatto della bacchetta con la pelle sensibile del
braccio.
***
Hermione
scese nella Sala Comune del Grifondoro che era
mezzanotte passata.
Aveva
detto a Harry di dovergli parlare di una cosa molto importante e l’aveva
pregato di attenderla fino al dodicesimo rintocco, in modo che fossero soli e
orecchie indiscrete non girassero per il dormitorio.
Harry
Potter era seduto davanti al camino con un avvincente libro tra le mani che
narrava le gesta di un Auror molto importante, in
realtà, però, si stava quasi addormentando.
Stropicciò
gli occhi sollevando un poco gli occhiali e sbadigliò spalancando la bocca
senza preoccuparsi di mettere una mano davanti.
Hermione
ci stava mettendo più del previsto e lui stava morendo di sonno, beato Ron che non faceva altro che sonnecchiare in infermeria con
i suoi libri di grandi eroi magici e si faceva coccolare dalle studentesse di Tassorosso che facevano un po’ di volontariato dalla Chips, sicuramente in quella settimana aveva preso almeno
due chili da quanto lo rimpinzavano di ciambelle e krapfen…
Dei
passi lenti attirarono la sua attenzione verso la scala di pietra che portava
al dormitorio femminile, guardò in quella direzione e vide scendere la grifondoro con la sua amata coperta.
-Che
volevi dirmi, Herm? – domandò chiudendo il libro – se
si tratta di una dichiarazione d’amore, ti dico che sono troppo stanco per
trovare la cosa romantica
-Vedi di
fare un po’ meno il galletto e seguimi – fu il perentorio commento della
ragazza al tentativo di ironia di lui
Harry
posò il volume e la seguì per i corridoi della scuola: attraversarono il passaggio
sotto Corvonero udendo
distintamente il suono della musica e delle grida degli studenti che stavano,
evidentemente, facendo una “festicciola” per l’inizio delle meritate vacanze
natalizie; passarono tutto il secondo piano e imboccarono il corridoio laterale
che portava alla Torre di Astronomia.
Senza
dire una parola e tirandolo per una manica, la mora la condusse fino all’ultimo
piano, dopodiché sbloccò con una magia la serratura chiusa a doppia mandata e
aprì la porta che introduceva alla vecchia aula.
Harry
si guardò attorno analizzando la cosa
-E’ dal
quinto anno che non veniamo più qui io, te e Ron –
constatò riconoscendo il posto alla perfezione, lei annuì e lui la guardò
scacciando il sonno che lo stava vincendo fino a cinque
minuti prima
-Credo
che tu debba dirmi qualcosa – disse semplicemente sedendosi sui cuscini e
fissandola dal basso verso l’alto, lei cadde in ginocchio sul morbido
coprendosi la faccia
-Tu lo
sai, non è vero? – chiese dolcemente scrutando l’espressione seria di lui e
comprese all’istante, annuì
-Oh
Harry – disse quasi singhiozzando – ho fatto una cosa
terribile…
***
Il
dolore si stava facendo insopportabile mentre la punta
scura della bacchetta di suo padre continuava il suo pregevole capolavoro
artistico, non a caso la bacchetta di Lucius era di
cipresso e scaglie di Nero delle Ebridi, un drago assai conosciuto per la sua
irascibilità, il pessimo carattere e la violenza dei suoi attacchi.
Ancora
qualche attimo e l’immagine della mezzosangue che gli sorrideva
piangendo la sera prima di partire non sarebbe servita ad annientare il dolore
al cuore che gli provocava quella stregoneria che gli stavano facendo.
Già,
perché il dolore al braccio era niente se paragonato a quello che provava nel
petto, come se qualcuno gli stesse squarciando quel
muscolo che così spesso aveva detto di non avere, era un dolore lancinante,
sembrava che glielo stessero facendo a pezzi e carbonizzando, forse non sarebbe
riuscito ad arrivare fino alla fine, aveva sentito di diversi seguaci di Voldemort che erano morti per quella magia…
PeterMinus fece irruzione della stanza
sbattendo la porta con tutta la forza che il suo corpo tozzo e cicciotello gli
consentiva, dirigendosi direttamente verso Bellatrix
e Lucius al centro.
La
percezione della voce e il momentaneo allontanamento della bacchetta aiutarono
un poco Draco a riprendersi dalla distruzione che quell’incantesimo stava
operando sul suo corpo.
Udì
la voce un po’ confusa e balbettante di Minus che
diceva che c’era una frotta di Auror in arrivo a
Malfoy Manor e che, probabilmente, avevano avuto una
soffiata.
Il
biondo capofamiglia dei Malfoy scrutò tutti i presenti alla ricerca del
traditore, analizzando le menti di ciascuno e dimenticandosi momentaneamente di
suo figlio, quasi agonizzate sul pavimento di pietra
ruvida.
Non
c’era tempo di leggere nella mente di ciascuno, dovevano sbrigarsi a sparire,
si sarebbe occupato della cosa più tardi.
-C’è un
incantesimo di protezione intorno alla casa – specificò all’indirizzo degli
altri seguaci, uscite dal retro e smaterializzatevi alla svelta, non voglio
casini, poi si rivolse a suo figlio
-Continueremo
alla prossima riunione
Detto
questo, girò sui tacchi e oltrepassò la porta mentre Narcissa,
dopo che tutti furono usciti, si sedette sul pavimento cercando di far riprendere
conoscenza a suo figlio.
Con
una magia e chiamando alcuni elfi domestici, lo riportò nella sua stanza
sorreggendolo per una spalla mentre lui barcollava da
una parte all’altra mettendo in pericolo l’equilibrio di entrambi.
***
-Che
cos’hai fatto?! – fu la violenta risposta di Harry mentre si alzava in piedi e guardava allibito la sua
compagna di Casa che piangeva sul pavimento – come ti è saltato in mente di
avvertire gli Auror che ci sarebbe stato un ritrovo
di mangiamorte a Malfoy Manor?
Hermione
non rispose e si affrettò ad asciugare le lacrime che minacciavano di sgorgarle
dagli occhi ambrati
-Lo so
che è stata una follia – mormorò quasi inintelligibilmente
-E come
diavolo sapevi che sarebbe successo in questi giorni? – chiese lui ancora alterato
-Me lo
ha detto Malfoy
-E da
quando fai questo genere di pazzie? Da quando ti mischi negli affari di Malfoy?
Devi starne alla larga! – berciò – otterrai solo guai se ti mischi con gente
simile!
-Ma lui
non voleva diventare un mangiamorte! – gridò contro lei
-Pensa
per te stessa, Malfoy ha la faccia abbastanza di bronzo da pensare al suo
regale fondoschiena da solo!
-Oh
Harry, non essere proprio tu a farmi la paternale quando al primo anno ti sei
messo in testa di recuperare la Pietra Filosofale a dispetto di tutto, quando
Silente per primo e anche Hagrid ti avevano detto di
pensare ai casi tuoi! – ribattè la mora con un
briciolo del suo coraggio rimasto
-Ma se
il Ministero scoprisse che sei stata tu? – domandò apprensivo Harry – ti
farebbero un sacco di domande e poi quel posto è come un colabrodo, escono
informazioni dappertutto, cosa accadrebbe se Lucius o
Bellatrix lo venisse a sapere? Ti uccidere di sicuro!
-Tanto
vogliono già ucciderci tutti e tre, senza che io mi metta a sabotare i loro
piani – rispose imbronciata lei
-Tu devi
essere impazzita… - continuò il bambino sopravvissuto portandosi le mani nei
capelli – potevo tollerare che tu e Malfoy foste amici, che vi aiutaste, ma non
fino a questo punto! Non posso permettere che lui metta in pericolo la tua vita!
-Alla
mia vita bado IO da SOLA! Non ho bisogno di una bambinaia che mi dica quel che è giusto e quel che devo fare, posso benissimo
decidere da sola
-Le tue
azioni dimostrano il contrario
-Beh,
anche le tue! – Harry si bloccò – cosa credi, che non mi stia
dando a sufficienza della stupida per quello che ho fatto? So quel che ho fatto
e so che rischi corro, io volevo solo che qualcuno mi stesse vicino
quando ho bisogno!
E
finalmente le lacrime cristalline a lungo trattenute cominciarono a rotolare
sulle sue belle guance arrossate dal freddo e dall’agitazione.
-Mi
dispiace – rispose Harry imbarazzato e più che mai amareggiato di averla fatta
piangere – lo so che sei intelligente e che puoi badare a te stessa, ma devi
capire che io ne ho viste di sfighe e ho sempre paura per la vita tua e di Ron, non vorrei mettervi nei guai, se fosse per me,
cancellerei quel che c’è stato perché nessuno debba prendersela con voi due…
Herm arrossì e si asciugò malamente il
pianto con la manica del maglioncino
-Non
importa, siamo amici, è giusto che tu mi dica quello che pensi…
Harry
si sedette accanto a lei e rimasero in silenzio qualche istante.
***
Quando
Draco si svegliò, era ancora notte, il cielo era scuro e la luna prossima al
tramonto oltre la catena montuosa che si vedeva in lontananza, sembrava più
panciuta rispetto a quando l’aveva ammirata insieme
alla mezzosangue.
Sentì
una sensazione strana mettendosi a sedere e avvertendo su di sé il profumo di
sua madre.
Doveva
averlo riportato lei in camera perché suo padre aveva lasciato il seminterrato
poco dopo che Peter aveva annunciato l’arrivo degli
emissari del Ministero.
Beh,
se si escludeva quando era ancora in fasce, quella era
stata la prima volta che sua madre l’aveva abbracciato.
Con
cautela, ripiegò lentamente la manica bianca della camicia per vedere il
simbolo che spiccava sotto di essa, scuro, bruciante e
ancora doloroso.
La
figura di un serpente piuttosto approssimativo era impressa sulla sua pelle
indelebilmente, ma non era completa.
Mancavano
ancora due cose: il teschio e la maledizione.
Guardò
con odio quell’immagine e fu allora che prese la sua decisione.
Scrutò
attorno a sé, prese dal fondo del comò la chiave che dava accesso alla sua
stanza alla Gringott, si avvolse nel mantello nero e
scese per le scale senza far rumore, suo padre di sicuro stava ancora
conversando con gli Auror e sua madre o era a letto o
era con lui.
Si
nascose dietro una tenda quando vide passare un elfo
per i corridoi percorsi dalla passiera verde e giunse
finalmente al lungo ingresso al termine del quale c’era la porta di uscita da
Malfoy Manor.
Sua
madre sbucò da una delle porte laterali e si piazzo di fronte a lui, la
bacchetta in pungo e l’espressione seria sul viso,
anche lei avvolta in un mantello nero.
-Draco –
disse semplicemente
-Madre,
vi prego, spostatevi – rispose lui serio e determinato – non voglio ferirvi
-Te ne
stavi andando? – chiese la bionda figlia minore dei Black indagando il suo
pupillo, lui non rispose – sapevo che l’avresti fatto – continuò
-Volete
impedirmelo? – domandò, lei scosse la testa
-Non
avrei voluto che tu diventassi un mangiamorte, avrei
voluto che neppure Lucius lo fosse, sono felice che
le cose siano andate così.
Sua
madre parlava, ma lui non riusciva a capire se volesse fermarlo o se lo volesse
lasciar andare
-Io non
posso lasciare questo mondo – continuò la signora Malfoy – ma tu scappa fin che sei in tempo…
-Sono un
Malfoy e i Malfoy non scappano – rispose lui
-Sei
anche un Black e i Black sono affaristi e truffatori, sanno come uscire dalle
situazioni spinose – disse lei con un mezzo sorriso sulle labbra. Ricorda
sempre che NON sei solo un Malfoy, ma che SEI anche un Black.
Draco
annuì e si toccò la catenina al collo dove era appeso l’anello con lo stemma
della famiglia di sua madre che lei aveva insistito tanto perché portasse.
La
donna aprì il mantello e fu solo in quell’istante che il biondo Slytherin si accorse che c’era qualcuno con lei.
Un
bambino sui cinque anni se ne stava aggrappato alla gonna di sua madre con le
lacrime agli occhi e un’espressione spaesata sul visetto paffuto
-Portalo
con te e tienilo lontano dai mangiamorte – fu l’unica
cosa che Narcissa disse spingendo il bimbo verso suo figlio
-Chi è?
– domandò Draco nascondendo il bambino, un po’ intimorito da lui, sotto il nero
della cappa
-Si chiama
Seraphin – rispose sua madre – Seraphin
Black. E adesso muoviti, ci sono dei mostri che ti attaccheranno lì fuori, fa’
attenzione.
-E se
mio padre dovesse usare la legilimanzia? – domandò
preoccupato, per una volta sentendosi molto legato a sua madre, una madre
diversa da quella che aveva conosciuto per tutti quegli anni.
-I Black
sono sempre stati degli ottimi occlumanti – fu la
risposta che la donna gli rivolse assieme ad un ghigno made-in-malfoy, dopodiché invocò una formula e lo
sospinse verso la porta.
-Accio
scopa! – disse sottovoce Draco richiamando la sua Nimbus 2001
che si avvicinò velocemente, la cavalcò e partì senza guardarsi indietro.
***
Quello
che Draco e Narcissa Malfoy non sapevano era che una
donna li stava spiando da dietro una delle colonne
d’ingresso, accuratamente nascosta nell’ombra della notte che fissava i due
personaggi nell’atrio: lo sguardo serio e i pugni stretti.
***
Non
ebbe neppure il tempo di innalzarsi oltre le cime degli alberi della tenuta che
qualcuno lo notò e una forma indistinta dal basso si avvicinò volando verso di
lui, quasi raggiungendolo
-Merda,
un phantom – sibilò il Serpeverde quando riconobbe
la figura inconsistente dei mostri che avevano venduto la loro anima, con una
mano guidò la scopa verso Hogwarts, l’unico posto
dove aveva pensato di rifugiarsi e dove, di sicuro Silente l’avrebbe accolto,
mentre tratteneva accanto a sé anche la sagoma minuta del bambino che sua madre
gli aveva affidato, con la desta, invece, sfoderò la bacchetta e cominciò a
lanciare incantesimi a casaccio verso il mostro, momentaneamente dimentico
della formula speciale che gli avevano insegnato a Difesa Contro le Arti Oscure
e che aveva casualmente rimosso.
-Se mai
ne esco vivo – disse più a se stesso che al bimbo – devo
chiedere altre ripetizioni alla Granger - e ringraziò che i duri allenamenti di
quidditch lo avessero allenato a guidare la scopa
anche con la mano sinistra, visto che con la destra doveva recuperare il
boccino.
Il
mostro si avvicinò sempre di più e a pochi metri dietro di lui scagliò un
incantesimo che ridusse in sottili brandelli il mantello scuro e che gli
graffiò profondamente la schiena, lacerando anche la camicia bianca.
-Accidenti
al dannato orgoglio dei Malfoy! – imprecò lanciando la scopa di lato in modo
che il mostro fosse costretto ad una manovra estrema e lui potesse guadagnare
tempo; se fosse fuggito e avesse lasciato il phantom
vivo, allora chiunque avrebbe saputo dove era diretto, doveva ammazzarlo –
accidenti, perché diamine non riesco a ricordare quelle maledette formule
magiche!
Una immagine gli tornò alla memoria proprio in quel momento: un
pomeriggio piovoso assieme alla mezzosangue che, un po’ seccata gli diceva
-No
Malfoy! Lo spelldelay è
l’incantesimo di ritardo, non serve a niente! Fai uno sforzo e ricordati qual è
quello per i phantom!
Avevano
cominciato a insultarsi come loro solito e mentre il vento gelido gli sferzava
la faccia, rivide quella scena e abbozzò un sorrisetto
-Merda,
perché non me lo ricordo? Evocatiosimulacrum!
E
fece comparire altre nove figure formate d’aria per distrarre il nemico, nella
speranza che questi non riuscisse a riconoscere i veri fuggitivi e Draco avesse il tempo di rimembrare la formula per distruggere
quel dannatissimo mezzo zombie, di certo, il lancinante dolore al braccio e
quello più recente alla schiena non aiutavano…
L’incantesimo
ebbe effetto solo in parte visto che un mostro fatto d’aria non può distinguere la consistenza delle cose.
-Finalmente!
– gridò il biondo ricordando le parole per evocare la stregoneria, ci era
voluto qualche minuto per rivedersi tutta la scena della loro litigata e alla
fine lei aveva ceduto gridando la formula
-Veniantspiritus glaciales obscurantes, cum obscurationem
flet tempestasnivalis. NivistempestasObscurans
Una tempesta di neve e oscurità avvolse
dentro di sé il corpo del mostro distruggendolo in pochi attimi.
Meno male.
Ormai libero, anche se ancora dolorante
e piuttosto malconcio, riprese il totale controllo del manico di scopa e la
lanciò a tutta velocità verso la scuola di magia.
E quando le luci dei torrioni apparvero
in lontananza, ringraziò, per una volta, la sua buona stella che l’aveva
protetto. Il bambino che aveva con sé si era addormentato durante il tragitto
che era durato quasi un’ora ed era accoccolato dentro quel che restava del suo
bel mantello invernale.
Guardò distrattamente la parte centrale
della scuola fino a dirigersi ad una delle torri laterali, la più alta che
svettava perfino su quelle di Grifondoro e Corvonero.
Svegliò il ragazzino e atterrò su un
balcone, poi scese e con un incantesimo sbloccò il gancetto che teneva chiusa
la porta finestra.
Quando questa si aprì e la stanza fu
invasa dal gelo dell’inverno, di fronte a lui stavano un allarmato Harry Potter
con la bacchetta in mano e, accanto a lui, Hermione Granger con un’espressione
molto preoccupata.
-Malfoy! – furono le sbalordite parole di
Potty
quando il biondo oltrepassò l’intelaiatura della finestra
-Oh mio Dio! – fu invece il commento
della Granger che si alzò in piedi e gli si avvicinò con le mani premute sulla bocca
Che ci facevano la Granger e Sfregiato
alla Torre di Astronomia?
Nessuno poteva entrare dalla porta se
non aveva le chiavi e le chiavi le aveva solo lui.
-Che ci fate qui?
I due tacquero mentre
la mezzosangue sembrava davvero sul punto di scoppiare a piangere in maniera
teatrale
-Non dovreste essere qui e non dovrei
esserci neppure io… - commentò amaro scostandosi perché lei non si accorgesse
del sangue che gli colava dalla ferita sulla schiena e che lo bruciava quanto
un bicchiere di firewhiskey, anche se era niente al
dolore che invece percepiva provenire dal braccio.
-Credevo che fossi a Malfoy Manor – mormorò la Caposcuola riuscendo finalmente a
proferir verbo
-Non sono affari vostri - grugnì il
biondo, sentendosi però felice di essere tornato a scuola – prendetelo con voi
e portatelo a dormire da qualche parte, io resto qui
E così facendo aprì di scatto il
mantello e mostrò la figuretta impaurita di Seraphin
Black che guardava con profondi occhi blu le altre due nuove persone.
-Per Giove! È tuo figlio? – chiese Harry tanto per sdrammatizzare
-Spiritoso Potty,
sempre spiritoso – sibilò Malfoy con aria schifata
Il bambino guardò Harry ed Hermione e si
diresse istintivamente da quest’ultima, attaccandosi alla sua maglia
-Si chiama… - merda, e adesso perché
tutto cominciava a girare? Perché scomparivano i colori e le gambe non lo
reggevano più? Perché…
Udì un grido della mezzosangue
mentre si lasciava andare sui cuscini della stanza, grazie al cielo era
stato un atterraggio morbido…
***
Aprì lentamente gli occhi provando la
sensazione di qualcosa di caldo che gli percorreva il braccio.
Quando la vista non fu più sfuocata,
mise in evidenza la Granger seduta accanto a lui mentre
richiudeva una cassetta bianca con la croce rossa dove sopra era scritto
“Pronto soccorso”.
Non indossava la camicia e sentiva del
cotone al contatto con la pelle, qualcuno doveva avergli fasciato la schiena.
Tentò di mettersi a sedere, ma un dolore
terribile lo colse, costringendolo a tornare sdraiato
-Non dovresti sforzarti – disse la Grifondoro dedicandogli tutta la sua attenzione – hai dei
tagli orribili sulla schiena, li ho medicati come ho potuto, ma domani voglio
che tu vada dalla Chips – Draco scosse la testa senza
la forza di ribattere più energicamente
-Ma tu devi! – continuò lei – rischi un’infezione!
-Andrò a parlare con Silente, ma non
uscirò di qui per altre stupidaggini
-Ma sii serio – protestò lei – se ti si
infettasse la ferita io non potrei curarti! – lui non rispose
-Dov’è il bambino? – chiese invece
Hermione gli indicò una tenda tirata
-Sta dormendo con Harry – spiegò –
sembrava molto spaventato – Draco annuì – chi è? – chiese la mezzosangue
-So solo che si chiama Seraphin Black, me l’ha affidato mia madre
quando stavo scappando, non mi ha detto altro…
-E così sei fuggito – ripeté lei
In un secondo il ricordo del Marchio
Nero tornò velocemente davanti a lui e si tastò le braccia alla ricerca della
camicia che lo copriva fino a poco tempo prima
-Non preoccuparti – disse ancora lei
tranquilla – l’ho già visto… - e come a sottolineare la cosa lanciò uno sguardo
all’avambraccio e lo sfiorò appena con la punta dell’indice
E infatti
riconobbe l’indumento bianco e sporco di sangue su una seggiola poco distante
-Sei stato fortunato a farti fare qualche
camicia prima di Natale – disse ancora la mora cercando di sorridere – ti
serviranno visto che ne hai appena distrutta una… - silenzio - Chi ti ha fatto
questo? – domandò ancora toccando appena una delle bende
-C’era un phantom
di guardia al portone d’ingresso – disse acido lo Slytherin
e gli occhi di lei si colmarono di orrore
-Vuoi che ti chiami Blaise
o qualcun altro? – domandò ancora, premurosa, sapendo che scendere nel covo
delle serpi sarebbe stata una bella impresa, lui scosse la testa
-Non dovreste sapere neppure voi che sono
qui, doveva saperlo solo Silente
-Ma perché?
-Perché domani mattina mio padre piomberà
qui a scuola come un falco alla mia ricerca, cosa credi, che non si sia già
accorto che sono scappato?
-Ma perché qui?
-Perché questo è l’unico posto dove posso
nascondermi, dove altro potrei andare IO?
Lei annuì
-Che ci facevate te e Potty
qui? – domandò
-Al quinto anno io e gli altri venivamo
spesso qui prima che la Umbridge
cominciasse con le sue stupide regole, forzare la serratura è uno scherzo
-Per te…
-È solo un incantesimo un po’ più
complesso dell’Alohomora…
-Se lo dici tu
Altro silenzio, sembrava che la
conversazione stentasse più del normale e lei sapeva
che il biondo aveva bisogno di una bella notte di riposo se la mattina dopo
voleva andare a parlare con il preside prima di suo padre.
In realtà, Silente non riceveva mai
nessuno prima delle undici di mattina, tranne in casi eccezionali, ma
ovviamente Lucius non avrebbe fatto sembrare questo
un fatto eccezionale, quindi avrebbe rispettato l’orario facendo come se nulla
fosse.
-Hai bisogno di riposo – decide infine la
riccia sistemandogli qualche cuscino dietro la testa
-Smettila di fare l’infermiera e
tornatene a letto assieme a Potty
-E invece io rimango qui e anche Harry! –
protestò vigorosamente la ragazza continuando a predisporre teli e la sua
coperta col koala.
-Vattene immediatamente a letto! – berciò
la serpe facendo appello a quel poco di forze che aveva ritrovato
-Neppure per sogno! Sei ferito e serve
qualcuno che ti tenga d’occhio
-Ti ho detto di andartene, non ho bisogno
di una balia!
-Decido io cosa fare di me stessa! –
s’infervorò ancora la ragazza alzando un poco il tono di voce
-Qui non ti ci voglio!
-La scuola è un luogo pubblico, sto dove
mi pare!
-Vattene, meno hai a che fare con me,
adesso, meglio è
-Pff,
stupidaggini – sibilò lei scocciata
-Hai la stessa mania di Sfregiato di
farti ammazzare prima dei vent’anni!
-Sia quel che sia,
io rimango qui!
-Beh, se vuoi farti ammazzare sono fatti
tuoi, non aspettarti che ti ringrazi per questo, però…!
-Non mi aspetto niente da te, Malfoy! –
continuò imperterrita lei – e comunque so badare a me stessa molto più di te
Il principe delle serpi aprì la bocca
per dire qualcosa e la richiuse borbottando della
testardaggine dei mezzosangue e delle loro pessime manie di autodistruzione.
-Adesso stenditi e pensa a dormire – lo
incalzò lei perentoria dopo aver ottenuto la sua vittoria
-Smettila di trattarmi come un moccioso!
-Dormi!
-No!
-Sentite un po’ voi due, ma la finite di fare questo baccano infermale? C’è gente qui
che vorrebbe riposare! – questo era Harry, svegliato da tutto quel rumore
-E anche tu, Potty,
tornatene al tuo Grifondoro!
-Non prendo certo ordini da una serpe
come te… - ripose il moro con un accenno di sorriso, Draco sbuffò: aveva
progettato di passare in quella Torre solo una notte e la mattina seguente
sarebbe andato da Silente, nessuno si sarebbe accorto di niente e non avrebbe
coinvolto nessuno e adesso si ritrovava lì con una specie di ipotetico Black
che sonnecchiava, Potter che si lamentava del casino e la mezzosangue in rotta
per diventare la copia speculare della McGrannit.
Perché accidenti tutto non poteva andare liscio?
Anche se contro la sua volontà, si
sdraiò sul pavimento mentre la Granger continuava a
fargli segno di riposarsi, si accoccolò sulle coperte, spostò il braccio e un
dolore terribile lo colse nuovamente, maledetto phantom!
Si sistemò un po’ meglio e chiuse gli
occhi tentando di annullare tutto quello che lo circondava e di poter
finalmente riposare in pace.
Beh, sembrava davvero che tutti ce l’avessero con lui, bello, si era messo a dormire e
adesso aveva le narici piene del delicato profumo di borotalco della
mezzosangue. Non andava mica bene! Come si fa ad
addormentarsi in quel modo?
Storse la bocca sottile imprecando
silenziosamente contro i casi avversi della vita e fu allora che sentì una mano
calda e tranquilla scorrergli tra i capelli cercando di farlo rilassare.
Domandare chi fosse era prettamente
inutile.
Anche perché lo stava facendo.
Eppure era come se riuscisse a leggere
della tenerezza in quel gesto che non vedeva, come se avesse il potere di
placare i suoi dubbi, di quietare le sue paure e donargli un sonno tranquillo.
Non parlò.
Aveva paura che quell’attimo di
tranquillità cessasse, che lei se ne andasse, anche se era il primo a pensare
che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.
Era egoista. Egoista e confuso perché
voleva mandarla via perché non fosse coinvolta e allo stesso tempo desiderava
che rimanesse lì con lui a coccolarlo.
Quando mai un’altra ragazza l’aveva
fatto?
Non lo rammentava: Pansy
di sicuro no perché se ne andava dalla sua camera non appena aveva terminato la
loro dose giornaliera di attività fisica. Tutte le altre neppure perché in
genere non dava loro il tempo di perdersi in certe fantasie e in certe
gentilezze. E anche quando avevano terminato, il più delle volte le metteva
alla porta che si stavano ancora rivestendo, singhiozzanti, inconsolabili.
Le loro lacrime non erano come quelle
che la Granger aveva versato per Weasley.
E neppure come quelle che le erano rotolate
a tradimento sulle guance la sera prima di partire.
C’era qualcosa di diverso e
indecifrabile nel rapporto speciale che lui e la mezzosangue avevano
instaurato.
Lui e la Regina dei Gryffindor
che era anche un po’ sua.
Cinque minuti dopo, il biondastro stava
dormendo tranquillamente tra i cuscini della ex aula di Astronomia, la bocca
leggermente aperta, il respiro regolare, i capelli sparpagliati e il braccio
ripiegato sul petto che seguiva all’alzarsi e l’abbassarsi del torace.
Hermione gli sorrise
dolcemente, continuando ad accarezzargli la fronte come ad un bambino.
Povero Malfoy, per una volta era davvero
una vittima… vittima della smania altrui e delle idee sbagliate, delle
convenzioni e delle tradizioni: quanto marciume doveva esserci nel mondo dei
Purosangue, i loro sangue millenario che scorreva
nelle loro vene doveva ormai essere putrefatto…
Alla fine, lui aveva dimostrato di
essere diverso ed era fuggito da tutto quello.
Non avrebbe mai creduto di vedere il
giorno in cui un Malfoy (e Draco Malfoy in particolare) sarebbe fuggito da
qualcosa, ma si era sbagliata.
E quella fuga non era un sintomo di
debolezza, quelle ferite che portava che molti avrebbero etichettato come
“spregevole” era invece un simbolo di coraggio, un segno che faceva onore
perché lui non aveva ceduto, aveva lottato per quello in cui credeva ed era
stato coerente con ciò che pensava, anche se non lo ammetteva.
C’era davvero da aver paura nei tempi
che correvano.
Ma come si diceva nel film babbano di Mary Poppins, “con un poco
di zucchero la pillola va giù!” e la vita era proprio uguale, era amara e
terribile, ma bastava poco per riuscire a superare tutto questo, bastava poco
per avere finalmente qualcosa di bello.
Sospirò sconsolata, ma chi glielo faceva
fare di preoccuparsi così tanto per uno come Malfoy?
Beh, la risposta non la conosceva… e
allora che continuasse.
***
Molti metri più in basso, precisamente
all’ingresso principale della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una donna guardò il pesante portone chiuso che
indicava l’accesso.
Qualche torre mostrava riflessi di luce
delle fiaccole e delle candele, mentre il vento piegava le cime degli alberi
millenari che circondavano la scuola e delimitavano la Foresta Proibita.
Il lago era increspato e in parte ghiacciato, mentre la neve copriva la maggior parte
del paesaggio.
Che strano posto.
Fece qualche passo e si avvicinò al
batacchio della porta per batterlo tre volte contro il legno. Quella era la
meta che aveva bramato di raggiungere: finalmente era arrivata.
***
Every night in my dreams
I see you, I feel you,
That is how I know you go on
Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on
Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on
Love can touch us one time
And last for a lifetime
And never let go till we're one
Love was when I loved you
One true time I hold to
In my life we'll always go on
Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on
There is some love that will not go away
You're here, there's nothing I fear,
And I know that my heart will go on
We'll stay forever this way
You are safe in my heart
And my heart will go on and on
***
Spazio
Autrice: eccomi!
Finalmente ho aggiornato per questo capito che, tra
tutti, è senza dubbio uno di quelli che preferisco, anche se, come ho detto
all’inizio, ero molto combattuta, il progetto originario, infatti, prevedeva
che Draco diventasse un vero mangiamorte, solo che
poi ho avuto pietà di lui (e di voi) e non l’ho fatto, sennò sapete che piste
si faceva quello con la storia dei mangiamorte? Mica
voglio trasformare la mia
Hermione in una specie di Fromm… !
Confessor di
essere molto curiosa delle varie opinioni che avete su questo
dodicesimo capitolo.
Se dovessi seguire la numerologia, come ho fatto per il precedente (e sto
cominciando seriamente a credere che i numeri di questa storia non siamo un
caso), il 12 rappresenta l’Uomo + l’Amore, quindi la persona innamorata o
qualcosa di analogo e mi sembra che come numero ci stia benino…
Vabbè, le mie
divagazioni sono coerenti quanto le risposte che posso dare ad una eventuale interrogazione di mate, quindi perdonerete la
mia mente che vive su un altro pianeta immaginario dove passerei il mio tempo a
scrivere, piuttosto che in questo mondo dove, sigh,
devo studiare (me tapina).
Al prossimo post allora!
Un bacio a tutti quelli che stanno leggendo e
seguendo questa fic, grazie mille per tutte le visite
che mi avete fatto e per le recensioni che mi avete lasciato, siete fantastici!
luana1985: sono felice che
la scelta del titolo (che occupa quasi più tempo dell’intera scrittura del cap perché secondo me il titolo è molto significativo) ti
sia sembrata azzeccata, è bello sapere che non ho perso un pomeriggio invano… ç_ç
ehehe, anche io a
volte quando studio mi faccio un giretto, così posso controllare tutto quello
che m’interessa… ovviamente sono anche oltremodo felice che sia riuscita ad
emozionarti, tra un po’ sono qui che mi emoziono pure io con il tuo comment… vabbè, spero che questo cappy un po’ più rude del precedente ti sia piaciuto
ugualmente, aspetto di sapere che cosa ti è sembrato, ciao e un bacio! Nyssa
Particular_Girl: già, evidentemente ho sfatato il mito della Umbridge-buona-a-nulla-tranne-che-a-rompere-le-scatole,
un po’ quasi me ne dispiace perché in verità è il luogo comune che ho io di lei
(la sua immagine invece richiama inevitabilmente la mia maestra delle
elementari… >_>).
Sono molto felice che il passaggio lento del capito
da svagato a un po’ più impegnato, anche se non troppo, ti sia piaciuto e anche
la scena sulla Torre che è forse quella che fin’ora
piace di più anche a me…
Spero
che anche questo capito ti sia piaciuto nonostante sia
un po’ anomalo rispetto ai precedenti e spero che mi dirai cosa te ne è
sembrato… aspetto quindi, ciao! Nyssa
potterina88: me quasi in lacrime per quello che mi hai
detto, sono commossa, non sai quanto mi ha fatto piacere leggere la tua frase “sei riuscita a far trasparire i sentimenti purissimi di
entrambi”, mi emoziono! Grazie, grazie mille davvero!
Spero invece che in questo tormentato capitolo legato principalmente
a Draco si veda tutta la sua battaglia interiore, per una volta non disputata
per decidere cosa fare con la Granger…
Ciao e ancora grazie mille! Kiss, Nyssa
AuraD: “Propongo la fondazione del club
"Aboliamo Lucius Malfoy dalla vita del figlio!"
sono la prima iscritta! Lucius Malfoy è in assoluto
il personaggio che detesto più di tutti, non mi va proprio giù, maledetto lui,
è un padre degenere, un marito smidollato e fondamentalmente un idiota, oltre
ad una serie di epiteti che forse è meglio non riportare per via della censura…
Sono contenta che il cappy ti sia
piaciuto e che abbia lasciato uno strascico di malinconia, effettivamente voleva proprio essere così… mi auguro che ti piaccia anche
questo, ciao e un bacio! Nyssa
Shavanna: sono contenta che il cappy ti sia piaciuto e grazie per tutte le belle parole
che mi ha scritto, grazie mille davvero… sono felice che tu mi dica di essere
in grado di riportare la loro confusione, essendo io piuttosto confusionaria (e
confusa, soprattutto) ho sempre paura di gettare in questo baratro anche chi
legge…
Spero che il capitolo 12 ti piaccia e che mi lascerai un commento,
ciao! Nyssa
piperina: effettivamente penso che Draco sia dal punto
di vista affettivo un personaggio molto solo e credo che sia questo che
acutizza il suo brutto carattere, forse un po’ per difendersi…
Per quanto riguarda Lucius, lo detesto
cordialmente, fosse per me sarebbe già giù da una rupe, sfortunatamente non
posso distruggerlo così facilmente, ma di sicuro gli farò passare qualche bel
momentino perché mi sta troppo qui…
Effettivamente per la scena della torre mi sono ispirata un po’ ai
miei sogni romantici, ma sfortunatamente nel mondo umano non abbiamo torri di
astronomia e gente simile a Malfoy, quindi devo accontentarmi di qualcos’altro…
Vabbò, spero che commenterai anche il mio cap 12 e mi auguro che ti
piaccia quanto il precedente, aspetto di sapere cosa ne pensi! Un bacio Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la scelta
della canzone sia stata azzeccata, personalmente quando
l’ho sentita per la prima volta ho subito pensato che fosse l’ideale per questo
capitolo, così ho fatto la mia follia quotidiana e ce l’ho messa… sono anche
felice che questo sia il tuo cappy preferito,
personalmente per il momento è lo stesso anche per me. La tua curiosità su
Draco e i mangiamorte, invece, credo che sia stata
sufficientemente esaurita in questo capitolo, anche se, come ho detto alla fine
della storia, originariamente lui doveva diventarlo per davvero, vabbè, sono confusa ma non ancora pentita.
Spero che ti piaccia anche il mio nuovo capito e che mi lascerai
un commento! Ciao e a presto! Nyssa
ninny: mi
fa piacere che il capito ti sia piaciuto, spero che continuerai a leggere la
mia fanfic e che ti piacciano anche questo e i prossimi!
Dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa
MartyViper: eccomi, effettivamente capita
anche a me ogni tanto di non poter andare su internet o di non avere tempo, so
perfettamente… per i cappy, invece, devo ringraziarti
di tutte le belle cose che hai detto e sono felice che tu sia curiosa per
quello che accadrà. I misteri s’infittiscono eccome, forse un tantino e Draco mangiamorte devo ancora decidere se vederlo oppure no,
chissà… per Blaise, invece, ehehe,
vedremo cosa ne farò di lui, ma sono sicuro che farà la sua parte perché per me
è un personaggio molto importante, anche se il suo contributo lo dà sempre in
maniera del tutto personale, ma forse è questo che lo rende speciale ^^
Spero che i nuovi sviluppi di questo capitolo di piacciano e mi
auguro che recensirai ancora la mia storia! Aspetto di sapere cosa ne pensi,
ciao e un bacio! Nyssa
Premessa: allora, devo cominciare mettendo di credits della canzone che
ho pubblicato nel precedente post, anche se non credo che ce ne sia troppo
bisogno visto che in pochi non conoscono la colonna sonora di Titanic… allora,
diciamo anche che non sono p
Premessa: allora, devo cominciare mettendo di credits della canzone che ho pubblicato nel precedente
post, anche se non credo che ce ne sia troppo bisogno visto che in pochi non
conoscono la colonna sonora di Titanic… allora,
diciamo anche che non sono proprio una fan sfegatata di questo film visto che
ho passato dalla metà in poi a piangere come una fontana, quindi ho un rapporto
strano, ma ammetto che la canzone è veramente splendida.
Il
titolo è “Myheartwill go on” ed è cantata dalla mitica CelineDion (*_*).
Bene,
a questo punto vi lascio alla lettura del capitolo sperando che vi piaccia,
ciao e un bacio a tutti,
Nyssa
***
Un
raggio di luce insistente attraversò le pesanti tende blu di velluto che
coprivano la finestra.
Draco
Malfoy aprì lentamente un occhio per controllare la provenienza di quella luce fastidiosa quando voleva solo continuare a dormire fino alla
mattina dopo.
Storse
seccato la bocca e richiuse gli occhi cercando di ignorare il fascio luminoso
che lo colpiva, impedendogli di riprendere sonno.
Ancora
più disturbato, alzò definitivamente le palpebre scrutando la stanza accanto a
sé.
Che
tranquillità che c’era in quel luogo perfino alle prime luci di un’alba rosata
che tingeva di un colore quasi magico le cime dei monti e le valli sulle quali
si affacciava la finestra della vecchia aula di Astronomia.
Non
senza uno sforzo che gli strappò un gemito di dolore, il biondo si alzò un
poco, appoggiandosi ai cuscini malamente scomposti
dietro la sua schiena per godersi lo spettacolo dell’aurora.
Solo
allora si accorse che nella stanza non era solo.
Addormentata
sul suo stomaco stava una mezzosangue diversa da come l’aveva sempre vista:
delicata e fragile… e anche seducente.
La
bella Caposcuola sospirava nel sonno con un braccio sotto la testa e i capelli
ondulati rovesciati sulla coperta che lo copriva e su una porzione di pelle
candida che sfuggiva alla protezione della ruvida stoffa; gli occhi erano
chiusi e nascondevano quelle iridi dorate che troppo spesso, ormai, sapevano
catturare il suo sguardo, la bocca socchiusa e il petto che si alzava
ritmicamente col suo respiro caldo che sentiva poco distante.
Già
che dormiva, decise di prendersi qualche libertà e osservarla in tutta calma
senza che quella saltasse su come se avesse visto una tarantola con la frase di
“Perché mi guardi? Mi sono venuti i capelli verdi?” proprio non riusciva a
comprendere perché la gente desiderasse così tanto fissarla… una volta
gliel’aveva davvero detto, che le erano venuti i capelli verdi, s’intende, e
quella era scattata dalla panca andando a specchiarsi in una finestra e,
ritrovandoli del suo solito colore, si era avventata sul responsabile di quella
battuta, che nel frattempo rideva sopra i compiti di Incantesimi, con una serie
di invettive che minacciavano vite terribili e vendette inesorabili.
Era
comprensibile, quindi, che desiderasse darle un’occhiata con tutta calma.
“Come
se non lo facessi tutte le volte che lei non se ne accorge”, sussurrò una voce
dentro di lui punzecchiandolo, ma la mise subito a tacere in base a… già, a
quale legge doveva fare riferimento? A quale regola?
Giusto!
Era
bene conoscere il proprio nemico!
“…se
tu lo chiami nemico uno che ti ha quasi salvato la pelle ieri sera e fasciato
le ferite”, continuò il diavoletto saccente dentro di lui e Malfoy mandò
allegramente a quel paese già di prima mattina quella poca coscienza che lo
stare insieme a Blaise e alla mezzosangue gli aveva
fatto nascere.
“Io
ci sono già da prima!” protestò la vocina per niente contenta di essere messa
da parte così facilmente.
Decidendo
di ignorarla, lo Slytherin si lanciò nella
contemplazione nella ragazza e a quel punto, perfino la seccante presenza
dentro di lui se ne rimase zitta a seguire l’immagine di lei addormentata.
Decise
che partire dai piedi era una cosa intelligente e analizzò i mocassini della
divisa che la riccia portava anche quando non c’era lezione: un paio di scarpe
basse di cuoio lavorato e finemente rifinito con la suola liscia, un po’
consumata dal suo passo svelto che percorreva i corridoi della scuola
speditamente.
Indossava
la divisa, decise quando una porzione della gonna a
quadri entrò nel campo visivo assieme alle collant di lana nera, possibile che
ci fosse qualcuno che ancora portava l’uniforme terminate le lezioni?
Beh,
dopotutto doveva pur esserci un motivo se l’avevano chiamata la più brillante
studentessa di tutta Hogwarts…
“Anche
se non è solo perché porta la gonna a scacchi e il maglioncinofuori dall’orario di scuola…” si premurò di precisare
la coscienza.
Il
pesante maglione grigio con la bordatura rossa e oro copriva il torace della
ragazza nascondendo il seno e l’attaccatura della gonna, mentre la camicia
bianca spuntava per il colletto dallo scollo a V e i polsini slacciati
comparivano appena oltre il bordo del pullover.
Seguì
ancora la linea del collo per ritrovarsi a contemplare il suo viso addormentato
e i capelli color del cioccolato che mandavano bagliori caldi illuminati dalla
luce mattutina.
Percorse
ancora le spalle minute e poi lungo il braccio ripiegato sotto la testa.
C’era
solo un problema.
L’altro
braccio.
Pericolosamente
vicino ad un punto dove di sicuro non sarebbe dovuto essere.
O
almeno finché lei non avesse deciso di dare una piega più “intima” alla loro
relazione: cosa del tutto improbabile.
Il
codice rosso d’allarme si azionò automaticamente mentre
nella sua mente si susseguivano le possibili soluzioni del problema, fino ad
ora a quota 0.
E
il problema più grave era che più fissava quella mano e meno riusciva a
concentrarsi su come scongiurare l’inevitabile.
Poteva
perfino contare lo spazio: erano 7
cm e 8
mm e sarebbe successo l’irreparabile.
Irreparabile
per lei e per lui.
Perché
lasciarsi andare in una cucina alle tre di mattina senza pubblico era un conto.
Ma
adesso si parlava di un lasciarsi andare completamente diverso e, soprattutto,
non sarebbe dovuto essere solo lui a lasciarsi
andare… per di più lasciarsi andare a quel modo con Harry Potter,
notoriamente migliore amico della Granger, che dormiva a due metri di distanza
era tutto un altro paio di maniche!
E
certo non perché si preoccupasse di quel che potesse fargli Pottyse se ne fosse accorto!
No…
i problemi erano ben altri… anche se non era
consigliabile fare qualcosa del genere con Sfregiato ad almeno 100 metri di distanza,
beh, meglio abbondare,Quattrocchi ci
andava sempre pesante con le vendette, facciamo 200.
Con
calma Draco, rifletti e pensa a cosa fare, disse a se stesso
mentre la coscienza annuiva convinta.
Allora…
se ti alzi ancora un po’… no, da evitare assolutamente.
Se
la svegli malamente, spostare il braccio mentre è
ancora nel dormiveglia sarebbe un gesto automatico e accadrebbe comunque.
Che
si poteva fare?
Da
quando i problemi della vita erano come evitare l’inevitabile tragica fine che Potty gli avrebbe fatto fare quando
lei si fosse svegliata e avesse preso coscienza di… e allora avrebbe urlato, se
lo sentiva, faceva una scenata solo a vederlo senza camicia, figuriamoci in
quello stato…
E
allora San Potter sarebbe giunto in suo soccorso, avrebbe capito cazzi per cozze (e il riferimento era totalmente casuale) e
sarebbe finito in infermeria con un bel mal di testa allucinante da parte di
entrambi gli esponenti del Grifondoro.
E
non si prendeva certo tutte queste brighe solo perché era lei!
No,
era solo per risparmiarsi un altro bell’incontro con
la Chips prima che Silente ce lo
spedisse di corsa dopo aver appreso della sua particolarissima fuga da Malfoy Manor e della nuova moda di farsi sfasciare la schiena da
un phantom volante solo perché non si era ricordato
in tempo della formula che gli avevano insegnato!
“Beh,
vedi di fare qualcosa!” s’impermalì la coscienza che se ne stava lì ad
aspettare.
La
Granger atteggiò la bocca mentre lui continuava a
litigarsi con se stesso sul da farsi senza giungere ad una qualsiasi
conclusione possibile.
Alla fine, ancora combattuto, decise che quella era la cosa giusta da
fare.
Sì,
anche perché che alternative aveva?
E
se fosse successo qualcosa sarebbe stata tutta colpa della mezzosangue che gli
si era addormentata sopra senza riguardi per la sua schiena dolorante che per
prima aveva detto di voler proteggere costringendolo poco dignitosamente ad
andare a letto di filata e poi sistemandogli le coperte come ad un bambino in
culla.
E
allora, fatti suoi.
Beh,
in parte anche suoi.
Ma
la percentuale era decisamente impari.
Prese
un bel respiro e, allungando un braccio, pungolò appena il grigio scuro del
golf della ragazza.
Hermione
sbatté qualche volta le ciglia riprendendosi dal sogno che stava facendo prima
di essere svegliata.
Aprì
definitivamente gli occhi cercando di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé,
così diverso dalla sua amata camera da Caposcuola…
Girò
un poco la testa intorno finché gli occhi dorati si posarono su quelli ben poco
amichevoli del biondo Principe delle Serpi che la fissavano, le sopracciglia
arcuate e un’espressione per niente vicina al “buon giorno”.
-Ti
sembra questo il posto dove addormentarti? – berciò lui ringraziando che, in
tutte quelle manovre, lei non avesse considerato
indispensabile spostare la mano sinistra in una posizione ben più pericolosa di
quella dove già stava, anche perché rimanere tranquilli guardandola in faccia
era tutto un altro conto che congetturare con lei addormentata.
Sulle
prime la mora parve non recepire il vero significato di quelle parole e lo guardò
ancora in faccia alla ricerca della risposta senza trovarla
-Perché?
– mormorò assonnata e, così facendo, puntellò la mano sinistra per
stropicciarsi gli occhi con l’altra.
A
quel punto i suoi neuroni ricominciarono a funzionare tutti d’un colpo, generando
un sovraccarico nel cervello, già perché quella dove stava facendo forza per
mettersi a sedere era una coperta, o meglio, la coperta era solo lo strato
superiore perché sentiva perfettamente sotto il palmo della mano le ossa del
bacino del biondo leggermente sporgenti
-Sei in
una situazione pericolosa, mezzosangue – ghignò la serpe: il “pericolo mal di
testa” addormentato dietro la tenda era niente in confronto all’espressione
spaesata della Granger quando, messa a fuoco la
situazione, aveva abbassato sconcertata gli occhi continuando a tenere la mano
esattamente dove stava.
Un
Malfoy poteva gongolare?
Era
un interrogativo che avrebbe potuto sottoporre a suo padre se Lucius non fosse stato completamente privo di senso
dell’umorismo…
Il
colorito della ragazza, comunque, era un pegno sufficiente per i dieci minuti
buoni di panico in cui l’aveva precipitato appena sveglio.
La
bella bocca sottile si deformò in un ghigno madre-in-malfoy quando lei
ritrasse rapidamente la mano e se la nascose in grembo.
-Cos’è,
non riesci a starmi lontana? – sibilò e lei avvampò ancora di più
-Non
scelgo ho chiesto io di addormentarmi così – precisò senza convincere tanto
neppure se stessa
Lui
si limitò ad alzare le spalle senza tuttavia cancellare l’espressione
trionfante dal viso.
Lei
invece non seppe fare altro che continuare a guardare il parquet della stanza
con aria imbarazzata senza l’ulteriore coraggio di guardarlo nuovamente in
faccia.
Ma
perché certe cose dovevano succedere proprio a lei?
-Perché
non mi hai svegliata prima? – borbottò contrariata che lui riuscisse
a metterla così a disagio
-Stavo
cercando anche io di evitarti una situazione decisamente più imbarazzante –
rispose candido – ma se ci tenevi così tanto ad andare avanti basta dirlo,
posso sempre rimediare…
La
parola “stupido” raggiunse attutita le orecchie del biondastro
mentre lei si morsicava le labbra prima di ricoprirlo definitivamente di
insulti un po’ ingiusti visto che lui aveva cercato di non metterla in
imbarazzo.
Cos’era
peggio?
Insultare
uno che non se lo meritava o sorvolare sulle sottintese provocazioni che
normalmente sarebbero state la causa di una bella paternale?
Due
minuti di silenzio imbarazzato.
Le
parole erano volate via assieme al sonno di entrambi.
-E’
bella l’aurora – disse la ragazza guardando fuori della finestra lo splendido spettacolo
-Sai
mezzosangue, per una volta siamo d’accordo – annuì il biondo
-Come va
la schiena? – domandò alzandosi in piedi e voltandosi verso di lui che non
rispose, mica poteva confessarle che gli bruciava quanto il sale sulle ferite!
-Capisco
– continuò lei inginocchiandosi accanto mentre lui si
metteva faticosamente a sedere – dovresti smetterla col tuo stupido orgoglio,
guarda che puoi anche dirlo che ti fa male – sbottò guardandolo male
Merda.
Ma
perché vedeva sempre quel che non doveva?
Non
andava mica bene quella posizione di svantaggio, e poi, perché doveva essere
lui la vittima?
Fu
un secondo: l’attimo prima stava rimuginando qualcosa guardando da una parte e
quello seguente sentì le dita calde di lei che gli accarezava
appena l’avambraccio sinistro dove spiccava il Marchio Nero.
Era
strano, ma lei adesso sembrava completamente un’altra persona… lo sguardo
vacuo, gli occhi lucidi e i movimenti gentili mentre, senza imbarazzo, lo sfiorava
appena.
Quanto
era strana la vita.
-Sai,
nonostante tutto quello che ho detto, sono contenta che tu non sia diventato un
Mangiamorte… - sollevò lentamente lo sguardo dorato
su di lui e la serpe si accorse delle lacrime che minacciavano di sgorgare e
che già velavano i suoi occhi brillanti.
Si
sentiva in colpa a vederla in quello stato così vulnerabile e, allo stesso
tempo, preoccupata ma felice.
Nessuno
era mai stato felice o orgoglioso di lui a parte suo padre, ma se al suo posto
ci fosse stato chiunque altro sarebbe stato uguale, l’unico orgoglio di suo
padre era di avere un figlio che portasse avanti l’antico nome dei Malfoy.
No,
nessuno.
Fino
ad ora.
Era
una sensazione strana quella di essere importante per qualcuno.
E
quando la Granger faceva così, lui si sentiva davvero importante per lei…
Aprì
gli occhi e la vide ancora intenta a fissare i segni scuri e confusi sul suo
braccio e a toccarli appena, con reverenza.
Hermione
tracciò l’ultimo segno sulla pelle candida di lui che era ancora
soprappensiero.
Lo
vedeva lì come un gatto, solo e senza nessuno.
Aveva
Blaise e nessun altro.
E
adesso capiva quanto stretto era il loro legame.
Malfoy
era un anima solitaria, forse più di quanto volesse:
non aveva affetti a circondarlo, persone a confortarlo, sentimenti a
supportarlo.
Aveva
solo se stesso e mille anni di tradizione da portare
avanti.
Doveva
fare i conti con un padre Mangiamorte, una madre
altezzosa e snob, uno status sociale, simboli fragili come bicchieri di
cristallo che minacciavano di infrangersi ogni momento.
E
lui non lo permetteva perché era legato al suo nome e lo rispettava.
Era
una cosa importante rispettare il proprio nome.
C’era
stato un periodo in cui lei l’aveva quasi rinnegato: quando l’avevano chiamata
mezzosangue, quando le aveva detto che doveva morire, che per lei non c’era
posto né in un mondo né in un altro, intrappolata a metà tra due realtà così
distanti.
Aveva
odiato che i suoi genitori fosserobabbani
e che non potessero capire il suo tormento.
Aveva
invidiato i purosangue e i babbani, tutto pur di non
essere una mezzo e mezzo che non sapeva da che parte
stare: fare il babbano era facile, fare il purosangue
pure.
Fare
il mezzosangue era un inferno e lei lo sapeva.
Ma
perfino uno come Malfoy che era purosangue da
generazioni aveva le sue magagne e, forse, ben peggiori delle sue.
Nonostante
tutto lei aveva una madre e un padre che non vedevano l’ora di riabbracciarla,
che gioivano dei suoi successi e si congratulavano con lei.
Chi
aveva Malfoy?
Un
cumulo di lapidi che non gli davano alcun calore e che, anzi, gli toglievano
quel poco che riusciva a crearsi da solo.
E
le dispiaceva per lui.
Non
avrebbe dovuto affezionarsi così tanto al Principe delle Serpi perché era un
bastardo fino in fondo, perché ci sarebbe stata male, di nuovo.
Non
voleva soffrire.
Era
terribile.
E
nessuno l’avrebbe compresa.
Di
nuovo.
Ma
come non si era scelta da che parte del mondo nascere, neppure adesso aveva
potuto scegliere, o forse l’aveva fatto inconsapevolmente.
Era
orribile non poter decidere da sé, lo sperimentava in quelle cose e immaginava
cosa dovesse essere la vita di Daphne, di Neville.
Ma
anche lei ne aveva molte di complicazioni perché Draco Malfoy non era certo la
persona migliore di cui andarsi ad innamorare…
Già,
era successo, e allora?
Che
avesse scelto senza saperlo o che fosse successo e basta, cosa cambiava?
Che
così fosse, ma sarebbe continuato tutto come prima: non gliel’avrebbe detto,
non glielo avrebbe fatto capire.
Da
quanto?
Boh, chissà…
Da
poco l’aveva scoperto: lui l’aveva cercata e lei era andata, senza problemi,
senza pensieri, quelli erano venuti dopo.
E
poi l’aveva visto tornare con la schiena lacerata, il braccio segnato e
portando con sé un bambino da difendere: Draco Malfoy non aveva desiderato la
morte neppure per un istante e per questo lo rispettava, anche se rispettare
una serpe era qualcosa di strano, lui voleva andare avanti e continuare,
combattere e dimostrare qualcosa.
Chissà
cosa.
Chissà
se ci sarebbe riuscito, a testardaggine non lo batteva nessuno, neppure il caro
Lucius.
No,
lui aveva visto il Marchio, l’aveva fronteggiato e aveva deciso di vivere come
gli pareva, strafregandosene da vero Draco Malfoy.
Non
aveva avuto crisi di personalità in quel momento.
Aveva
lasciato la sua casa, la sua famiglia, avrebbe combattuto per quel bambino, lo
sapeva; perché lo aveva promesso e perché era un motivo per andare avanti.
E
lei sarebbe stata con lui.
Sarebbe
stata lo scudo invisibile che l’avrebbe aiutato senza che lui se ne accorgesse
perché, se l’avesse fatto, non gliel’avrebbe mai perdonata.
Era
innamorata.
Di
Draco Malfoy.
E
innamorarsi significava fare delle follie e desiderare la felicità più grande
per la persona che si ama.
Desiderava
che lui fosse felice.
La
sua gioia era vederlo andare avanti senza cedimenti.
La
sua felicità avrebbe potuto aspettare.
Forse
per sempre.
Gli
lanciò un’occhiata.
Era
stupido innamorarsi di Draco Malfoy.
Ma
almeno lei poteva stargli vicino come amica.
Eccolo
lì, il suo piccolo segreto.
***
Seraphin Black attraversò la stanza verso la tenda
che separava il posto dove dormiva da quello dove era stato portato quel tipo
strano che l’aveva fatto scappare da Malfoy Manor.
Chi
era?
Si
stropicciò gli occhi e si diresse verso la ragazza che lo aveva messo a dormire
assieme a quell’altro personaggio strano che si chiamava Harry Potter e che non
era capace di raccontare le favole.
Hermione
vide la piccola figura del bambino portato da Draco entrare da dietro la tenda
e si voltò mentre questo si avvicinava a lei.
Anche
Draco si fermò a guardarlo, studiandolo come la sera precedente, di fretta e
con ben altri pensieri, non aveva potuto fare.
Che
fosse un Black, su quello non c’erano dubbi perché aveva il colore scuro di
capelli tipico di tutti i membri della famiglia, tranne che su sua madre e di
sua zia Andromeda.
Quando
smise di fregarsi gli occhi, vide che questi erano di un brillante blu che
spiccava in contrasto col color pece dei capelli; non avrebbe saputo dargli
un’età, pressappoco quattro o cinque anni, forse sei.
Che
dire, così piccolo e già tristemente mischiato con quel giro di morte.
Hermione
gli tese una mano e il bambino si avvicinò sedendosi accanto a lei e piantando
gli occhioni in faccia al biondo
-Tu chi
sei? – chiese alla serpe con la curiosità tipica dei bambini
-Mi
chiamo Draco Malfoy – borbottò lo Slytherin, per
niente contento che gli ponessero delle domande del genere
-E tu? –
gli domandò la mezzosangue – come ti chiami?
-Seraphin,
Seraphin Black – annunciò giulivo il bimbo – maRansie mi chiamava Fin
-Ransie?
– esclamarono all’unisono i due
-Mia
sorella – spiegò, Hermione annuì mentre Draco cercava
di ricordava l’albero genealogico di sua madre e da quale ramo venisse questo
Black – alla “zia” Bellatrix però Ransie
non piaceva – decretò cupo – e neppure il mio nome, diceva che non andava bene
per uno come me
-La zia Bellatrix? – chiese preoccupato Draco che già si
vedeva una relazione adulterina di sua madre che, messo al mondo un bambino,
gli aveva dato il proprio cognome da nubile
-In
realtà non è proprio mia zia, però lei voleva che la chiamassi così… - specificò
– con mia sorella era molto cattiva, voleva a tutti i costi che “abortisse”.
Che cosa significa “abortisse”? – domandò alla ragazza bruna.
Hermione
guardò preoccupata Draco
-Tua
sorella aspettava un bambino? – gli domandò con dolcezza, lui annuì giulivo
-Sì, mi
aveva detto che a Pasqua sarei diventato zio! – sembrava così contento
-E
adesso dove è tua sorella? – gli chiese Draco
-Non lo
so, la zia Narcissa ha portato via me e anche Ransie, ma non so lei dove sia finita…
-Mia
madre è tua zia? – Fin parve momentaneamente confuso da quel piccolo intrico di
parentela
-No! –
decise infine – anche lei si faceva chiamare così come la “zia” Bellatrix, però a me zia Narcissa
stava più simpatica di quella megera perché si
preoccupava del bambino di mia sorella
Giusto,
decise Draco, non si è preoccupata del proprio figlio e quindi, per scaricarsi
la coscienza lo fa con i figli dei prigionieri dei mangiamorte…
Ma
perché diamine quel bambino era a Malfoy Manor,
evidentemente prigioniero?
-Da
quanto tempo eravate al castello? – chiese il biondo cercando di fare luce
sulla vicenda
-Tre
mesi – disse segnandoli sulle dita – da ottobre, lo so perché la zia Narcissa
mi ha detto che tra una settimana è Natale! – sembrava
contento anche di quella piccola cosa…
-Come
mai eravate prigionieri? – chiese ancora il cercatore verde-argento, il bimbo
scosse la testa
-So che
volevano far fare un altro bambino a mia sorella, ma lei non poteva perché ne
aveva già uno, per questo dicevano che doveva “abortire”
-Come si
chiama di cognome tua sorella?
-Black DeLaci, è sposata – beh, era un indizio…
-E con
chi? – chiese Hermione
-Con mio
“cognato”, ha un nome strano, si chiama Alerei DeLaci
– Draco si sedette diritto ignorando il dolore
-Conosci
questo Alerei? – gli domandò la mora, lui annuì
-È una
famiglia purosangue molto famosa e facoltosa, hanno perfino un titolo nobiliare
babbano, credo che siano marchesi o conti… - Hermione
accennò col capo
-Ransie
diceva che Alerei era molto felice del bambino,
speravano che fosse una femminuccia, io volevo che fosse maschio così poi
giocavamo a quidditch assieme…
-Davvero?
– disse accondiscendente la riccia che coni bambini sapeva farci sicuramente
più del biondastro
-Sì, la
volevano chiamare HonorDeLaci,
ma poi ci hanno rapito… Ransie dice che mamma e papà saranno molto preoccupati
-Come si
chiamano i tuoi genitori?
-La
mamma si chiamava Bryanna e il papà Zachariah
-Zachariah
Black? – chiese Draco con aria sconvolta, il bambino annuì
-Conosci
anche questo? – domandò Hermione
-Dovresti
conoscerlo anche tu – specificò lui – è un Auror
molto famoso, il capo della Divisione Speciale – lei annuì –
ma c’è dell’altro – aggiunse e poi fece un gesto enigmatico, come se non
potesse parlarne, di che si trattava?
-Non
ricordavo che Zachariahavesse
avuto figli – aggiunse ancora il figlio di Lucius
-Me e
mia sorella! – disse il bambino – anche Ransie ha
studiato a Hogwarts
Lo
sguardo d’intesa che i due studenti si rivolsero
lasciava intendere che avrebbero sicuramente fatto qualche ricerca a proposito
di questa tipa sconosciuta.
Harry
Potter fece il suo ingresso trionfante nella conversazione scandendo un “Buon
giorno” intercalato da sbadigli e si presentò al resto del mondo con la maglia
di traverso e i capelli sparati, gli occhi ancora assonnati
-Questo
posto è uno schifo per dormire – si lamentò massaggiandosi la schiena
-Senti
chi parla… - sbottò Malfoy che oltre a trovare scomodo il posto aveva qualche
problema aggiuntivo che, in confronto, la minaccia dell’effetto serra era una bazzecola
-Guarda
che sei tu che ti sei portato via tutti i cuscini per la tua cuccia!
-Io non
dormo in una cuccia! – sbraitò ancora il Principe degli Slytherin
-Quello
che è!
-Quattrocchi!
-Furetto!
-Idiota!
-F…
-Silenzio!
Questa
era la Granger che di sentire la solita storia già di prima mattina non ne
aveva voglia, c’era ancora tutta la giornata davanti per insultarsi, avrebbero
sicuramente potuto farlo in un altro momento senza che le orecchie innocenti di
un bambino dovessero ascoltare la sequela di improperi che quei due si
rivolgevano ogni volta che si incrociavano per strada…
-Harry,
smettila immediatamente, Malfoy, vestiti!
-Vorrei
sapere con cosa… - sbuffò il biondo e altrettanto fece
la mezzosangue
-Harry,
togliti la camicia e fagli mettere quella…
-SCHERZI?!
– fu il commento in coro del Grifondoro e del Serpeverde
-Non gli
darò mai la mia camicia!
-Non
metterò mai la camicia di un grifone!
-SILENZIO
E NIENTE STORIE! – disse autoritaria lei – Harry, vedi di
filare prima che ti faccia scontare tutte le punizioni che ti ho
risparmiato – Potter abbassò tristemente la coda, sapendo che, se voleva, lei
poteva essere terribile – Malfoy! Meno storie, spiegami cosa ti metti per
andare da Silente?
-Che ne
so?
-Non è
una risposta adeguata! Se vuoi vestirti o la camicia di Harry o la pelle, così
potrai mostrare alla scuola tutte le tue belle ferite
-Nemmeno
per idea!
-E
allora mettiti questa camicia!
Draco
si voltò verso Sfregiato e lo fronteggiò cupamente
-Potter,
tu non sai quanto mi fa schifo – disse piano
-La
manderò al macero appena me l’avrai restituita – rispose il bambino sopravvissuto,
dopodiché gli porse l’indumento, si rinfilò la maglia
e aspettò che il biondo si vestisse.
***
Mezz’ora
dopo erano tutti in attesa davanti all’ufficio di
Silente.
Portare
il biondastro fin lì era stata un’impresa tutt’altro
che facile visto che la serpe si reggeva a malapena in piedi, Potter si
rifiutava di aiutarlo e Malfoy stesso non voleva essere aiutato.
Così
era toccato a lei, anche perché Fin, con tutta a buona volontà, più che portare
qualche borsa non poteva fare… in compenso trotterellava attorno a loro
meravigliandosi di ogni posto dove passavano e mandando gridolini
di gioia alla vista di questa o quella cosa e riconoscendo i luoghi di cui sua
sorella doveva avergli raccontato.
Lo
strampalato quartetto vide spuntare Silente dalle scale che, come li notò, fece
loro cenno di salire e accomodarsi, così, mentre Fin si sedeva sulle ginocchia
della Caposcuola, Draco cercava di assumere un’aria seria in poltrona e Harry
si dedicava a qualche carezzina a Fanny, il preside
li studiò uno a uno
-Signor
Malfoy, mi stupisce trovarla a scuola credevo che trascorresse le sue vacanze a
casa
-Così
doveva essere – disse
-E come
mai si trova qui
Draco
fece un grosso respiro cercando di racimolare quel tanto di coraggio per
abbattere l’ultimo muro e chiedere ospitalità proprio a Silente.
Gli
raccontò la storia, depurata ovviamente di tutti i suoi pensieri, gli disse di Seraphin e di sua madre e vide il vecchio mago sorridere quando riportò grossolanamente le parole di Narcissa, poi gli disse anche del phantom
e per finire del suo arrivo a Hogwarts.
-Non
farò domande circa la presenza di voi grifondoro alla
ex aula di Astronomia – si premurò di precisare l’uomo e fu a quel punto che
Malfoy gli chiese di poter restare.
Gli
disse di suo padre e del fatto che non condividesse i suoi ideali, della sua
folle idea, dei mangiamorte, del suo futuro.
Hermione
trattenne il fato mentre aspettavano il verdetto.
E
Silente capì.
Come
aveva sempre fatto.
Con
Harry e con tutti gli studenti che si erano rivolti a lui, da TomRiddle a Minerva McGrannit, da RubeusHagrid a Draco Malfoy.
Sorrise
al biondo e annuì
-Puoi
restare – acconsentì – anche se forse non è il caso
che ti faccia vedere in giro per la scuola – Malfoy annuì
-Mi
sistemerò in qualche posto e aspetterò che guariscano le ferite, farò finta di
tornare come da programma – l’altro scosse la testa
-Cosa
vuoi che dica a tuo padre?
-Che non
sono qui. – annuì ancora
-Al
momento credo che dovrò alloggiarti alla Torre di Astronomia che, intanto, non
è molto usata durante le vacanze; non è una sistemazione molto comoda, ma
sfortunatamente abbiamo un ospite e la Torre Nord è occupata.
I
tre ragazzi si guardarono vicendevolmente alla ricerca di una risposta: chi era
il misterioso ospite.
-Vorrei
però che prima ti facessi vedere da Madama Chips per
quelle ferite. Preferirei che tu rimanessi in infermeria, ma mi rendo conto che
ciò potrebbe compromettere la tua copertura. Il signor Potter e la signorina Granger
potranno venire a trovarti, se lo desiderano, farò però in modo di precludere
l’accesso ad altri.
Harry
ed Hermione annuirono.
-E
adesso passiamo all’altro problema – ovvero Serpahin;
Hermione non avrebbe saputo dire perché, ma notò quasi un lampo di tenerezza
nei vecchi occhi azzurri del rettore, come se conoscesse quel bambino o
qualcuno a lui molto vicino. – Ti ricordi di me, Fin? – gli chiese chinando il
capo, il bambino annuì
-Certo!
Tu sei il maestro del mio papà e della mia sorellina!
Silente
rise mentre gli altri si guardavano perplessi
-Conosco
questo piccolo diavoletto da quando era più o meno
grande così – e accennò ad una ventina di centimetri con le mani – e ho
insegnato a suo padre e a sua sorella quando studiavano da noi: un Grifondoro e una Corvonero
eccellenti – ammise lasciandosi trasportare – che cosa ci fa qui con voi? –
domandò
-Non so
molto – cominciò Draco – ma prima di lasciare Malfoy Manor mia madre me l’ha affidato chiedendomi di proteggerlo
dai mangiamorte e lui stesso ci ha detto che lo hanno
tenuto prigioniero tre mesi al castello assieme a sua sorella Ransie, ma non abbiamo saputo molto…
-Capisco
– disse cupo il preside e tutti gli studenti ebbero il sospetto che non avesse detto tutto
-Professore
– intervenne ancora Malfoy – è vero quel che si dice su Zachariah?
-Non so
risponderti – ammise il preside – ma non credo che sia
proprio così
Harry
ed Hermione guardarono Malfoy trasformare l’espressione del volto in una
maschera di rabbia, ma non sapendo a cosa si stesse riferendo, preferirono
tacere.
-Vorrei
che rimanesse con me – aggiunse infine alzando gli occhi e mostrando uno
sguardo determinato, Silente annuì
-Lo
alloggerò con te alla Torre, farò portare su due letti. Signorina Granger –
disse poi rivolto alla Caposcuola che si raddrizzò sulla sedia – la prego di
prendersi cura di questo diavoletto – e sorrise all’indirizzo del bambino –
credo che si sentirà molto solo e avrà bisogno di qualcuno che sostituisca la
figura di sua madre e di sua sorella
-Cercherò
– rispose la riccia annuendo seriamente
-Vi
pregherei anche di non fare parola della questione ai vostri compagni –
proseguì –potrebbe essere più pericolosa di quanto si pensa… nel frattempo
vedrò di trovare una soluzione per quando
ricominceranno le lezioni.
I
due grifoni annuirono.
La
McGranitt irruppe nella stanza un
po’ scomposta, chiuse la porta dietro di sé e studiò attentamente i tre
studenti e il bambino sulle ginocchia della Caposcuola.
-Albus –
disse piano – c’è Lucius Malfoy che aspetta di essere
ricevuto
***
Spazio Autrice: ebbene sì, la trilogia di capitoli
strettamente collegati è finita, dal prossimo si entra nel vivo della vicenda,
ovvero nella parte centrale.
Mi
auguro che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che mi lascerete un
commentino, sono curiosa di sapere cosa ne pensate a proposito (come sempre :P).
Ciao
a tutti!
ninny: ecco qui il seguito, spero che ti piaccia
come i capitoli precedenti, purtroppo per scoprire chi è quella donna bisogna
aspettare ancora un pochino, ma presto ricompariranno lei e tutti gli altri
personaggi… ciao e alla prossima! Nyssa
Summers84: il bambino riscuote successo e spero anche
la mia fc… mi auguro che questo tredicesimo cappy ti sia piaciuto e che mi dirai che cosa ne pensi!
Ciao e al prossimo post! Nyssa
luana1985: mi fa piacere che il mio capitolo sia stato
un buon regalo per la riuscita del tuo esame, complimentissimi
per la vittoria!!! Mi auguro che anche questo ti porti altrettanta fortuna. Eh
già, la cura dei titoli è una cosa importante nella storia, spero che i
collegamenti che mi portano a metterli non siano così campati per aria…
Ecco
qui il capitolo n° 13. Spero che ti piaccia, un
bacio! Nyssa
Shavanna: eh già, Herm ha
fatto la sua follia e a qualcosa è servita visto che ha praticamente salvato
due vite: quella di Fin e quella di Draco (e non è poco). Anche Harry ha dato il suo contributo, credo
proprio che da questo momento in poi abbia capito davvero cosa sente Hermione
(finalmente).
Spero
che anche questo capitolo ti piaccia, ciao! Nyssa
potterina_88: sì, forse lasciare Draco mangiamorte solo in parte è stato migliore, probabilmente
non avrei retto neppure io un biondastro totalmente sottomesso a Tu-Sai-Chi… ed Herm, giustamente,
ha fatto la cosa giusta, come al solito, grandissima Herm!
Sono contenta di aver reso bene la scena della bruciatura, credo che diventare
un mangiamorte sia una cosa straziante sia nell’anima
che nel corpo. Eppoi hai detto bene, il cuore di una mamma non si smentisce
mai.
Ecco
qui che in questo capito si scopre qualcosa di più su Fin e la sua famiglia,
anche se ci vorrà ancora qualche cappy per rimettere
tutti i tasselli al loro posto.
Mi
auguro che ti sia piaciuto anche questo capitolo 13,
aspetto di sapere che cosa ne pensi, un bacio! Nyssa
AuraD:la parte Daph/Nev arriverà
da un pochino, mi servono ancora un paio di cappy per
riportare tutto alla semi tranquillità (come se in HP
si sia mai stati tranquilli), ma ti assicuro che quei due torneranno presto. Eh
già, Cissy ha rivelato le sue carte e ha dichiarato
quel che pensa, un po’ la compatisco come mamma, ma penso che abbia fatto la
cosa giusta.
Spero
che questo nuovo capito ti piaccia come i precedenti e aspetto di avere una tua
opinione! Ciao e a presto! Nyssa
MartyViper: addirittura capolavoro? Wow, non credevo di
aver scritto chissà che, ma la cosa mi riempie di gioia e ti ringrazio
tantissimo! Sono contenta anche che le mie idee sembrino originali, ho sempre
paura di scrivere qualcosa che magari hanno già scritto altri e io non lo
sapevo… a volte capita e così si arriverebbe a pensare che uno abbia plagiato
l’altro. Mi fa comunque piacere che questo non sia. Ehehe, in questa fic le parentele
sono tutto, hai avuto buon occhio, è proprio un Black, ma
tutta la sua storia arriverà tra qualche capitolo in una circostanza mooooolto particolare, ihih.
Spero
che anche questo nuovo capito ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un
commento!! Grazie ancora e un bacio! Nyssa
Lisanna Baston: voi mi viziate sul serio! “Sublime talento
da scrittrice” forse è un po’ eccessivo… ^^’ anche se
la cosa mi fa mooolto, ma moooooolto
piacere, quindi Grazie Mille davvero!
Già,
Draco è un personaggio pieno di sorprese… sono contenta che il suo
comportamento abbia riscontrato la tua approvazione e anche per la scena di
addio tra i due.
Eh
sì, capita anche a me, adesso per esempio devo andare avanti con la storia e i
miei prof mi hanno riempita di verifiche, uffi,
quindi capisco perfettamente se non hai tempo per recensire, io trovo a stento
quello per pubblicare :P.
Beh,
spero che questo ultimo aggiornamento ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un
nuovo commento. Ciao e a presto! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: eh sì, la mia mente sta lavorando parecchio
per mettere assieme tutta la storia, ma con tutte le recensioni che mi lasciate
e i bellissimi commenti che mi scrivete, sono molto felice di continuare ^^
Già,
Fin e quella donna sono due personaggi molto particolari che presto
compariranno insistentemente nella vicenda, ma non mi lascio andare ad
ulteriori spoiler…
Aspetto
di sapere cosa pensi di questo aggiornamento numero 13, ciao e un bacio! Nyssa
piperina: sono molto contenta che il capito ti sia
piaciuto e prima che mi dimentichi, saluta Ilaria da parte mia, so cosa
significa studiare… sigh, quindi immagino quanto ci
sia da lavorare all’uni…
Ehehe, il momento che Draco viene marchiato
è qualcosa di sacro, mi si sono applicata parecchio perché doveva sembrare
qualcosa di terribile e a quanto pare ci sono andata abbastanza vicina, meno
male…
Fin
invece è uno dei nuovi misteri, la new entry di questo capitolo, per così dire
e Narcy è una maga, l’ha fatto uscire dal mantello,
ovvio no? Per Bellatrix, invece, spero anche io che
l’ammazzino, anche se io non ho mai fatto il suo nome
:P
Eh,
sì, effettivamente volevo mettere anche una scenetta di gelosia, ma poi il cappy si sarebbe allungato un pochino troppo e allora ho
lasciato solo qualche riferimento, vedo che tu te ne sei accorta, già, Draco ci
resta un po’ quando li trova lassù, chissà che pensa,
quello vede solo le cose o verde o argento, niente vie di mezzo… probabilmente
ha pensato davvero il peggio, ma Harry è il migliore amico di Herm, quindi no problem (a parte
per lui, chiaro ^^), Harry invece, come dicevano in una fic,
dà il meglio di sé dopo mezzanotte, mi sono ispirata a quello.
Sono
anche oltremodo felice che i pensieri di Draco ti piacciano e ti ringrazio per
tutte le cose splendide che dici della mia fic, anche
se, se dovessi stare a ringraziarti ad una per una,
probabilmente scriverei un papiro anche io… Vabbè,
aspetto il tuo prox commento, ciao e un bacio a te e
a Selene!!! Nyssa
Silente annuì alla vicepreside, Malfoy si lasciò scappare
un’imprecazione beccandosi un’occhiataccia della prof e il cuore di Hermione
perse un colpo
Premessa: allora, devo fare un dovuto tributo a una
persona che ho nominato nel capitolo ed è “Ransie”…
il nome, forse qualcuno se ne sarà accorto, è tratto appunto dal manga “Ransie la strega”, un’opera veramente stupenda, mi sembrava
quindi giusto lasciare qualcosa in suo onore visto che KoiIkeno ha fatto tanto per me…
Bene,
dico anche che mi è spiaciuto lasciare la narrazione a metà, però anche questa
volta, rischiava di venire un super capitolo troppo lungo per me e per tutti.
Spero
che anche questo capitolo14
(numericamente sarebbe l’Uomo+la Natura, anche se io
il 4 lo considero proprio “I serpenti” per una mia distorsione mentale, quindi azzeccatissimo al personaggio pilota del cappy) vi piaccia e mi auguro che mi lascerete un
commentino…
Baci
a tutti!
Nyssa
***
Silente
annuì alla vicepreside, Malfoy si lasciò scappare un’imprecazione beccandosi
un’occhiataccia della prof e il cuore di Hermione perse un colpo.
-Non
preoccuparti – disse ancora il preside – abbiamo affrontato pericoli peggiori
Così
facendo fece un gesto con la mano e il quadro sulla parete da dove era uscita
la professoressa quella notte si riaprì, mostrando una nicchia nella spessa
parete di pietra.
-Signor
Malfoy, la prego di nascondersi qui in attesa e di tenere con sé anche il piccolo
Serpahin
-No! –
gridò il bimbo – io non voglio lasciare Mione! –
disse facendo i capricci
Ecco,
rifletté il biondo, ci mancava solo un bambino dispettoso con la pessima
abitudine di tutti di Black di non riuscire mai a stare senza una donna, sbuffò
all’indirizzo della mezzosangue che lo aveva viziato troppo rivolgendole uno
sguardo significativo
-Signorina
Granger, la prego, rimanga con lui – intervenne la prof di Trasfigurazione, la
ragazza annuì e i tre si nascosero dietro la tela osservando la scena nello
studio attraverso il tessuto che dall’altra parte sembrava dipinto
-Signor
Potter – continuò ancora l’Animagus, - mi segua – e
fece strada attraverso le scale a chiocciola che conducevano al piano superiore
della libreria per poi spostare uno scaffale e farlo scappare.
-Vai a
chiamare Lucius – decise infine il preside,
preparandosi in panciolle sulla sua poltrona mentre gli altri rettori alle
pareti gli lanciavano sguardi di disapprovazione o segni di assenso, Armando Dippet gli gridò che era un oltraggio far stare assieme un
purosangue come Malfoy con una sudicia mezzosangue, ma Silente li mise tutti a
tacere con un’occhiata all’arrivo del biondo padre di Draco e i ritratti
parvero tutti molto impegnati a discutere delle condizioni del tempo e dell’ultima
punizione assegnata da Piton.
-Lucius –
esordì alzandosi in piedi
-Professor
Silente – ribatté rigido l’altro
-Prego,
accomodati, stavo giusto finendo di discutere del ballo con la professoressa McGranitt – annunciò per giustificare il
ritardo
-Mi
rendo conto che debba creare molto fermento l’organizzazione con così poco
preavviso… - il vecchio mago annuì e Draco, dall’altra parte del quadro, gli
lanciò un silenzioso insulto a fior di labbra beccandosi un pizzicotto della
mezzosangue sul braccio sano, per poco Fin non si mise a ridere e dovettero
coprirgli la bocca prima che il Mangiamorte lo
sentisse;
-Non mi
aspettavo una tua visita – annunciò ancora
-Effettivamente…
- scandì duro Lucius Malfoy – sono passato per
porgerti i miei auguri di Natale, vorrei invitarti al grande ballo di Natale a
Malfoy Manor…
-Ti
ringrazio dell’offerta – annuì – ma sono costretto a declinare, tutti questi
banchetti non aiutano certo la mia digestione e non sono un granché a ballare,
per non dire che ho dei doveri nei confronti dei miei studenti per il giorno di
Natale…
-Capisco
– annuì il biondo tirando un sospiro di sollievo – volevo anche parlare di mio
figlio, se non ti spiace – Silente scosse la testa come se si trattasse di un
normale colloquio genitori-insegnanti
-Draco è
uno studente brillante e volenteroso con grandi doti magiche che rende molto
bene e il suo profitto è in crescita – disse controllando la scheda sulla sua
scrivania e porgendola al padre del ragazzo
La
serpe rise a rammentare come il suo calo fosse stato praticamente dimenticato,
sostituito da un “profitto eccellente” come stava continuando a blaterare il
vecchio, la mezzosangue si premurò di fargli notare nuovamente il suo
disappunto.
-Sono
molto orgoglioso di lui – disse più viscido che mai suo padre
-Sono
sicuro che le vacanze non potranno che giovargli – rispose il preside con tono
da oratore – un buon riposo dopo un anno d’impegno è importante – e i due la
tirarono ancora avanti sulla necessità e le virtù delle vacanze – e a proposito
– aggiunse – come sta?
Draco
avrebbe detto che suo padre in quel momento si stesse mordendo la lingua
-A dire
il vero è questo il problema – annunciò – mio figlio è scappato!
-Terribile!
– aggiunse con la sua voce profonda l’ex Grifondoro –
spero che abbiate informato le autorità – l’altro annuì
-Ho
tuttavia qualche sospetto che si sia intrufolato qui a scuola
-Costituirò
subito un gruppo di ricerca – propose il mago
-Non è
il caso, mi limiterò a controllare io in qualche posto
Bastardo
fu il commento che gli sussurrò Draco, ma questa volta Hermione non ebbe il
coraggio di rimproverarlo
-Chiederò
al professor Piton di accompagnarvi – aggiunse il
preside, - sono certo che potrà esservi di aiuto
Lucius si alzò e controllò la stanza fingendo di ammirare i presidi
che lo salutavano facendo ciao ciao con la manina
-Curioso
questo quadro – disse poi all’indirizzo della tela che nascondeva il cantuccio
dove i due ragazzi erano nascosti – come mai si trova qui? – domandò, Draco ed
Hermione trattennero il respiro per timore che li trovasse, un piccolo gesto e Lucius si sarebbe accorto di loro
-Avevamo
pensato di aggiungere qualche dipinto agli ingressi delle Sale Comuni, Serpeverde per esempio non ha nessun quadro a guardia
-Ricordo
la parete spoglia – disse con falsità Malfoy padre
-Questo
è destinato a Tassorosso – precisò visto che il
paesaggio bucolico poteva difficilmente essere spacciato per l’emblema di
qualche altra casa – il Frate Grasso lo ha apprezzato molto quando ce lo hanno
portato
-Molto
interessante – convenne
Piton apparve in quel momento sulla soglia accompagnato dalla
vicepreside, fece un cenno a Silente e lanciò uno sguardo di pietra al biondo
-Severus
– disse appena
-Lucius –
rispose l’altro e lo scambio di battute terminò lì
-Severus,
ti prego di accompagnare Lucius al sotterraneo, deve recuperare
alcuni effetti di suo figlio
Il
responsabile della Casa verde-argento annuì e fece strada per i corridoi,
perfettamente a conoscenza della presenza di Draco nella scuola, di cui la McGranitt l’aveva informato, ma decidendo che non fare
domande circa la fuga dell’erede Malfoy fosse più saggio
***
La
Sala Comune
degli Slytherin era abbastanza tranquilla: Daphne Greengrass se ne stava a suonare un piccolo pianoforte in
un angolo mentre Tiger e Goyle
stavano casualmente abbuffandosi sul pavimento; Lucius
li superò senza degnarli di uno sguardo, domandandosi con schifo come quei due
gorilla potessero essere figli di altrettanti gorilla, ma decisamente più
sanguinari e senza quell’aria da orsacchiotti che invece gli occhi grandi dei
due figli conferivano.
Zabini era a leggere una rivista porno nella sua stanza di Prefetto e
si affrettò a nasconderla quando la porta si aprì e il suo Responsabile,
seguito a ruota dal padre di Draco, entrò nella sua stanza: il libro di Erbologia era senz’altro una scelta più congeniale ai suoi
ospiti, ma Piton non mancò di lanciargli sguardi
carichi di disapprovazione.
Lucius studiò la stanza un po’ disordinata dell’amico del figlio, le
pareti rivestite da poster animati di giocatori di quidditch
e qualche esponente del gentil sesso in posizioni discutibili e abbigliamento
adeguato.
Zabini scese dal letto e aspettò che il biondo terminasse l’ispezione
della sua camera senza capire molto di quel che stava accadendo
-Signor
Malfoy, qualcosa non va? – gli domandò con la maggior educazione possibile
-Avrei
da rivolgerti qualche domanda – rispose l’altro puntando gli occhi azzurri in
quelli blu del suo interlocutore che annuì
-Hai
visto Draco, recentemente? – Blaise scosse il capo
perplesso mentre la sua mente cominciava a lavorare e la conclusione da trarre
era semplice: il suo migliore amico aveva combinato qualcosa di grave e aveva
tagliato la corda. Da
bravo attore e, soprattutto, da bravo miglior amico, decise di coprirlo nel
miglior modo possibile, anche se il biondastro non si era neppure premurato di
informarlo della cosa, maledetto lui…
-Qualche
giorno fa – fece finta di ricordare il moro – mi aveva detto di tornare a casa
per le vacanze e che sarebbe rientrato a Hogwarts il
27
-E come
mai tu non trascorri il Natale con i tuoi? – disse cercando di farla sembrare
una domanda di circostanza, Piton, dietro di lui,
alzò gli occhi al cielo in un eloquente segno di critica per le sue infruttuose
tecniche di estorsione “gentile”
-I miei
genitori sono andati a trascorrere le feste dalla zia Augusta e io non ci
tenevo molto, non mi è molto simpatica… - Malfoy padre annuì e Blaise si immaginò di sbuffare, certo non poteva confessare
al padre del suo migliore amico che a Hogwarts si
rimorchiano molte più stanghe che in quella sperduta landa dove abitava la zia…
-Draco è
scappato di casa – frecciò infine Lucius e Zabini simulò la miglior espressione sbalordita del suo
repertorio che una vasta esperienza a Serpeverde
aveva contribuito ad allargare
-Che è
accaduto? – chiese, ma l’altro scosse la testa
-Hai
qualche idea di dove potrebbe trovarsi – il serpeverde
parve pensarci su, ma poi scosse il capo
-Ci
sarebbero mille posti – era implicito che nessuno dei due stava credendo
all’altro, ovviamente, a quel punto anche Blaise
sapeva che Draco era da qualche parte, probabilmente a scuola.
-Capisco,
beh, ‘azieper
la collaborazione – disse appena il biondo voltandosi di schiena e uscendo, Piton fece appena in tempo a fare un gesto di consenso al
suo studente prima di seguirlo, parteggiava per Draco e Blaise
se n’era accorto.
Dopo
il dormitorio delle serpi ed essere quasi fuggito dalla camera tinteggiata di
rosa shocking della Parkinson, Lucius
si diresse al Grifondoro, conoscendo il suo pollo,
sapeva che sarebbe andato a nascondersi in posti impensabili, quindi era
plausibile anche la Torre.
La
sala Comune,
a differenza di quella delle serpi, era decisamente più caotica, ma nessuno si
degnò di segni di rispetto verso il padre di Malfoy che percorreva il vano fino
alle scale, nessuno si era alzato come era successo ai sotterranei e tutti lo
guardavano con disapprovazione, anche se il biondo, analogamente al figlio,
aveva ottime capacità per far tornare tutti al loro posto…
Harry
era appena tornato in camera e stava chiacchierando con Neville sul letto, ma
come entrò Lucius alzò lo sguardo e aspettò
-Harry –
disse piano l’ex serpeverde
-Signor
Malfoy – rispose candidamente Potter, falso quasi quanto Giuda
Lasciò
la camera e si mise a seguire i due adulti per il piano, entrò al dormitorio
delle ragazze e arrivò di fronte alla porta di Hermione, chiusa a chiave come
era sua consuetudine quando non era da loro.
-Chi
dorme qui? – domandò il genitore rivolgendosi al prof di Pozioni
-La signorina Granger che è Caposcuola – lo informò Pitonscazzato, Ginny, che era a chiacchierare con una sua compagna, sentì
subito odore di bruciato e, anche se non ci capiva molto, decise che avrebbe
dovuto proteggere Herm dalle minacce del padre del
biondastro
-E come
mai la stanza è chiusa a chiave? – domandò ancora
-Hermione
chiude sempre quando non è qui – lo informò Ginny
facendo appello a tutto il suo coraggio visto che l’unica volta che aveva osato
alzare gli occhi sull’altero padre dello Slytherin si
era ritrovata col diario dei segreti di TomRiddle e posseduta dallo stesso Voldemort
per aprire la Camera dei Segreti; il padre del Principe delle Serpi ghignò
malefico al suo indirizzo, lei deglutì, ma non si mosse, anche se sentiva le
gambe venirle meno.
-Sapete
dove possiamo trovarla? – chiese ancora Severus per Lucius
-Probabilmente
è in biblioteca, Madama Pince saprà sicuramente cosa sta facendo
Senza
dire una parola, Lucius si diresse a razzo giù per le
scale all’inseguimento della grifondoro sospetta,
anche se dubitava che suo figlio si fosse abbassato così tanto da chiedere
asilo alla bibliotecaria e a quella sporca mezzosangue.
Per
i corridoi incontrarono una preoccupatissima Minerva McGranitt che, attraverso qualcosa di simile all’alfabeto
dei segni, si fece dire da Piton cosa stava
accadendo, dopodiché volò a sua volta per le scale, scomparendo.
***
-Signorina
Granger, presto! – disse la professoressa entrando da Silente e facendo uscire
la ragazza – il signor Malfoy la sta cercando e sembra alterato e sospettoso
Draco
avrebbe giurato di veder atteggiare le belle labbra della ragazza ad una
parolaccia assai poco carina e usuale da vedere pronunciata da lei, ma non
disse niente; la donna richiuse il quadro e portò via con sé la studentessa,
affibbiandole qualche tomo per rendere credibile la cosa e spedendola di sotto.
***
Madama
Pince aveva un odio tutto suo per i serpeverde e
l’unico che le stava simpatico era Zabini (e in casi
del tutto eccezionali Draco, ma solo perché ogni tanto riusciva pure ad andare
d’accordo con la sua
Hermione) e, proprio in virtù di questo, decise che non
avrebbe detto a Malfoy padre che Hermione non era lì perché la faccia
minacciosa dell’uomo non lasciava presagire niente di buono per la sua
studentessa preferita.
Piton cercò di farle capire a gesti di dire che Hermione era lì e
lei fece finta di pensare alla Granger
-La
Caposcuola era qui fino a poco fa – disse pensierosa
In
quel momento la McGrannit con la Granger apparvero
sulla porta, Minerva si affrettò a nascondersi, mentre la riccia faceva il suo
ingresso nella biblioteca.
-Mi
hanno detto che mi stava cercando, signor Malfoy – disse freddamente e senza
distogliere i begli occhi ambrati da quelli duri di lui
-Sì –
annuì il padre di Draco – posso chiederti dov’eri e come mai la tua stanza è
chiusa a chiave?
Lei
lanciò un’occhiata a Piton come a domandare cosa
stesse accadendo mentre la bibliotecaria faceva gestacci e smorfie dietro le
spalle del biondo
-Sono
andata in Sala Grande a prendere dei libri che avevo dimenticato – si
giustificò e probabilmente la scusa avrebbe retto perché difficilmente Lucius sarebbe andato ad interrogare gli altri studenti col
rischio di rendere pubblica la fuga del figlio, eppoi tutti l’avevano vista
passare coi libri e la McGranitt, quindi non
avrebbero parlato.
-E la
stanza? – incalzò ancora l’interlocutore
-Custodisco
i documenti del Consiglio d’Istituto perché un mese fa qualcuno li ha rovinati
e così adesso li hanno affidati a me che ho la possibilità di sigillare la
camera
Parlò
continuando a fissarlo e non si poteva negare che l’altro fosse parecchio in
difficoltà dalla cosa.
Piton ghignò alle sue spalle e lanciò un sorriso complice alla Pince
che continuava a fare gestacci a Malfoy senior.
A
quel punto, decise il braccio destro di Voldemort,
difficilmente Draco poteva trovarsi a scuola perché sennò tutta quella gente si
sarebbe tradita ad un modo o all’altro, non erano così furbi, i buoni erano
sempre stupidi.
Si
rimise il cappello, girò il pastrano e si rivolse a Piton
con sufficienza
-Dì a
Silente che devo andare e porgigli i miei saluti – dopodiché, appena sussurrando,
aggiunse – “traditore”
E
si dileguò verso l’atrio principale.
Madama
Pince guardò sospettosa Hermione domandandosi cosa avesse combinato.
-Accompagno
la signorina da Silente – disse appena il prof alla bibliotecaria – questa sera
le spiegheremo tutto
L’altra
annuì mentre la mora veniva nuovamente condotta su per le scale dell’ufficio
del Preside.
***
Draco
era finalmente uscito dal nascondiglio e per di più Fin si era messo a piangere
perché gli sembrava che quell’uomo molto cattivo volesse fare del male a Mione, ovviamente, dirgli che, effettivamente, Lucius aveva più volte accarezzato l’idea di levarla dal
mondo, non era saggio, quindi tacque immaginandosi il suo augusto genitore alle
prese con le parole sferzanti della mezzosangue che certo gli avevano un po’
gelato il sangue nelle vene.
Godette
di questo perché lei era l’unica che riuscisse a guardarlo in faccia e,
probabilmente, avrebbe anche avuto il coraggio di gridargli “Bastardo schifoso”
come giornalmente diceva “Buongiorno” ai suoi compagni.
Lei
era fatta così.
Dopotutto,
la seconda volta che l’aveva chiamata mezzosangue, lei gli si era
inaspettatamente rivoltata con un “Spregevole Mangiamorte,
il tuo sangue non è puro, ma solo putrido”
Nessuno
aveva mai osato tanto, neppure Potter.
Lei
sì.
E
chissà perché, ma lui era fiero di questo.
Di
essere l’unico.
Che
lei fosse l’unica.
Loro
due erano un mondo a parte.
Questo
lui lo sapeva.
E,
ne era certo, lo percepiva anche lei.
***
Malfoy
si alzò a fatica scostando la tenda dietro cui la Chips
l’aveva nascosto quel pomeriggio: adesso era venuto il momento di tornare alla
Torre coperto dalle familiari tenebre notturne.
Buttò
le gambe giù dal letto e si irrigidì per il dolore che quel movimento brusco
gli aveva provocato, maledetto phantom; la Chips gli aveva dato una pomata speciale perché
cicatrizzasse più in fretta, ma non poteva far sparire le ferite così: gli
sarebbero rimasti i segni e lo sapeva, anche se nessuno si era preso la briga
di dirglielo… pazienza, le cicatrici fanno gli uomini più virili.
Adesso
aveva anche lui le sue: aveva invidiato Potter per quel segnetto
sulla fronte, perché gli aveva dato fama e gloria ed era qualcosa di suo,
strettamente personale, lui invece, Draco Malfoy, aveva fama e gloria per ben
altri motivi, nessuno dei quali lo riguardava da vicino, o almeno da qualche
secolo.
Guardò
l’infermeria intorno a lui, deserta.
Sapeva,
o meglio, sentiva Weasley dormire nel letto accanto e
c’era un Rawenclaw ustionato nell’ultimo letto dalla
finestra, per finire con un’altra branda chiusa di fronte alla sua.
Studiò
ancora attorno a sé finché scorse la figuretta della mezzosangue dormire su una
sedia lì affianco.
Che
ci faceva lì?
Sicuramente
era venuta a trovare la Donnola…
Sembrava
così indifesa mentre dormiva, invece aveva le unghie affilate la gattina…
Sorrise
tra sé, chissà se…
No!
C’erano
almeno 150 ragioni per cui lui non doveva pensare a lei in “quel modo” e la
principale era che “non doveva assolutamente pensare a lei”.
Però
lei glielo faceva davvero apposta!
Per
esempio: perché quel ricciolo le sfuggiva sempre alla miriade di forcine che portava?
Aveva
una tentazione matta di scostarglielo dal viso ogni volta, ma, soprattutto, di
sciogliergliele definitivamente quella trappola che aveva in testa perché non
l’aveva mai vista con i capelli sciolti, probabilmente nella sua mente bacata
credeva che facessero disordine, anche se le ragazze con i capelli sciolti
erano decisamente più sensuali, ma raccoglierli era tipicamente da lei.
Alt!
Da
quando aveva cominciato a pensare a quello che era da lei e a quello che non lo
era?
Quello
era il suo lavoro, la sua prerogativa, a malapena riusciva a gestire
quello che era da lui…!
Questo
era malissimo!
Ok, a Malfoy Manor e la sera prima di
partire si era lasciato “un po’” andare, soprattutto ai sentimentalismi, ma
adesso era rinsavito, non poteva ricascarci, la situazione era già abbastanza
problematica senza che la sua latente crisi di personalità ricominciasse a
combinare casini.
Perché
quella maledetta Gryffindor non se ne stava lontana
dai suoi pensieri?
Urgeva
una soluzione.
Baciala
Disse
una voce dentro di lui.
No,
non poteva essere qualificata come “soluzione”, sarebbe servita solo ad
aggravare la cosa.
-Ti sei
svegliato, finalmente – chiese una voce e lui si accorse che lei si era
svegliata
-Cosa ci
fai qui? – le domandò voltando la testa – sei venuta a trovare Weasley? – lei scosse il capo
-Stavo
aspettando che ti svegliassi
-Perché,
volevi parlarmi?
-No, ti
riaccompagno alla Torre
-Non
sono ancora un invalido! – protestò lui punto sul vivo
-Sei
convalescente
-Posso
fare da solo
Silenzio.
-Sono
andata a prenderti qualche abito – ammise lei
-Come
hai fatto?!
-Segreto…
- rispose portandosi l’indice alle labbra
-E se ti
vedesse qualcuno? – concesse infine lui, accettando che lo accompagnasse
-Ci sono
Harry e Blaise di ronda, non ho problemi
-Come
hai convinto Blaise?
Doveva
averlo sedotto, non c’erano altre strade perché Blaise
faceva qualcosa solo se ci guadagnava in cambio.
Poteva
giusto immaginare la scena:
-Facciamo
così, Zabini, io vengo a letto con te e tu fai la
ronda stanotte – queste dovevano essere le parole di lei
-D’accordo
-Nella
camera di Malfoy – doveva aver aggiunto, così si capiva come avesse recuperato
camicie e pantaloni.
Ecco,
adesso sapeva che nella sua camera si era consumato qualcosa di sordido come
quello…
-Granger,
sei ancora vergine? – chiese pentendosi subito mentre il suo cervello si autocondannava per stupidità acuta
-Ma che
razza di domanda è? – rispose arrossendo la mezzosangue
-Mi
sembrava l’unica strada per convincere Blaise a fare
il pattugliamento – celiò lui poco diplomaticamente
-Come
l’ho convinto sono affari miei, ma sappi che non mi svendo per così poco… -
disse arrabbiata accelerando il passo
-Guarda
che le ragazze fanno la fila per Zabini – puntualizzò
la serpe
-Beh, se
è per questo c’è pure qualche stupida che fa la fila per te, ma io proprio non
la capisco…
Silenzio
mentre si fronteggiavano con sguardo torvo.
Hermione
si disse che, come attrice, stava migliorando.
Draco
si disse che, forse, poteva ancora mettere piede nella sua stanza senza
immaginarsi la Grifondoro mentre gemeva tra le
braccia del suo migliore amico.
I
loro occhi s’incontrarono, si scrutarono e poi si voltarono da un’altra parte.
***
La
porta scura dell’ingresso alla vecchia aula di Astronomia cigolò appena quando
la Caposcuola infilò le chiavi nella serratura e la fece scattare, liberando la
doppia mandata che aveva dato quando aveva messo a letto Seraphin.
Con
qualche sforzo, lui si mise a sedere tra i cuscini sparpagliati per il
pavimento, improvvisando un giaciglio in attesa di quello promesso dal preside.
-Mezzosangue
– disse mentre lei tirava le tende scure, la ragazza si sedette accanto a lui
per ascoltare – hai detto che ero convalescente? – eccola lì l’idea sulla punta
del naso
-Sì, perché,
credi davvero di essere sano? – ovviamente lei non perdeva occasione di fare
del sarcasmo ingiustificato
-E mi
spieghi perché tu mi stavi aspettando?
-Qualcuno
doveva pur aiutarti – disse lei raddrizzando la schiena un po’ offesa – mi
occuperò di qualcosa per tre o quattro giorni
-Quindi
farai tutto quello che ti dico?
Chiese
malizioso, lei arcuò un sopracciglio poco convinta da quelle parole che, senza
ombra di dubbio, potevano essere pericolose
-Se ti
farà bene… - mormorò cauta
-Anche
venire a letto con me?
A
quel punto le iridi si dilatarono e le sopracciglia si sollevarono di più
mentre un sorriso compassionevole le si dipingeva sulle labbra per una volta
che aveva la risposta pronta da dargli
-Io
credo che tu stia dimenticando un po’ troppo spesso che sono una sporca
mezzosangue, Malfoy – disse perfettamente conscia che, certo, quel piccolo
appunto non avrebbe aiutato il loro rapporto, ma quel che non sapeva era che,
invece, lui lo sapeva benissimo e lo teneva anche a mente.
-Io
invece credo che tu abbia una duplice personalità – disse lui afferrandole un
polso e strattonandola in basso, ovviamente era l’unico che non doveva parlare,
visto quello che la sua testolina gli stava facendo in tempi recenti, ma
prendersi qualche soddisfazione giornaliera era senz’altro un ottimo metodo di
guarigione
Lei
arrossì e lui ghignò: la massima espressione del loro rapporto.
-Sai
Malfoy, difficilmente riesco a credere che tu ti sia così tanto rimbecillito da
voler venire a letto proprio con me – rispose cattiva lei, cercando di
difendersi da quegli occhi color dell’argento che sembravano volerle leggere
l’anima all’effettiva ricerca di quella personalità doppia che, lo sapeva,
c’era davvero.
-Forse
hai ragione – rispose lui
-O forse
vai in bianco da così tanto tempo che ormai ti accontenti anche degli avanzi…
-Non sei
molto gentile nei tuoi confronti – constatò lui, per niente contento di quel
rimbrotto
-Ma io
parlavo come parli tu – si beffò lei, lui sbuffò
Definirsi
“avanzi” non era qualcosa di carino da dirsi o da dire, soprattutto ad una
ragazza e sicuramente la sminuiva.
Avanzo
lei?
Ma
neppure per sogno!
-Non
farmi diventare sdolcinato – aggiunse lui avvicinando pericolosamente il viso
al suo – ma tu vali molto di più di un avanzo perché nessuno ti ha ancora
“consumata”…
La
sottile malizia di quelle parole era sufficiente a farle imporporare le guance
che sembravano scottarle in contrasto con l’arietta fresca della notte che
filtrava dal vetro rotto della finestra
-Cos’è,
non sai più cosa dire? – incalzò ancora lui continuando a fissarla e sapendo
che, se non avesse detto qualcosa, probabilmente avrebbe ceduto alla tentazione
di baciarla di nuovo e, di sicuro, il continuo sollecito della parte non
pensante del suo cervello che inneggiava ad un bel bacio da fotoromanzo magico,
non lo aiutava a scacciare il pensiero dell’ultimo che le aveva strappato.
Ma
era proprio sicuro che fosse lei quella con le duplici personalità?
Mollando
repentinamente il polso di lei, il precario equilibrio la fece ruzzolare sulle
ginocchia, rischiando di finirgli addosso e aggravare la situazione già non
troppo ben messa della schiena, oltre ad arrecare un bel danno ai “gioielli di
famiglia” con una gomitata che sembrava diretta proprio al punto vitale.
-Lo sai
che sei pericolosa – disse lui aiutandola a rimettersi seduta e grato che ci
fosse stata una interruzione alla malia che aveva incatenato i suoi occhi e
quelli della Gryffindor
-È colpa
tua che mi hai mollata all’improvviso – sbuffò lei massaggiandosi una spalla
dolorante
-Vuoi
che ci dia un bacio per far passare il dolore? – chiese ancora lui infarcendo
le sue belle frasi di significati troppo poco nascosti
-No,
grazie, preferisco morire di cancrena piuttosto
-Hai
un’alta opinione delle mie doti mediche
-Alta
quanto quella che ho di te in Babbanologia
Ancora
silenzio.
-Beh che
fai Granger, vai a dormire o stai seriamente pensando di prendere in
considerazione la mia proposta
-Neppure
per idea!
-Il
bambino? – chiese improvvisamente il biondo cambiando tono di voce e rendendosi
conto che era da mezzogiorno che non lo vedeva
-L’ho
messo a letto qualche ora fa – mormorò lei – era molto stanco… – aspettò
qualche istante e poi aggiunse – perché te e Silente siete così preoccupati per
suo padre? – Draco sospirò
-Zachariah
Black è una delle persone più misteriose del mondo magico – disse spiegando –
non si sa di chi sia figlio, anche se porta il cognome dei Black, è cresciuto
nel mondo babbano e qualcuno insinua che sia il
figlio illegittimo di un qualche Black che non l’ha riconosciuto – Hermione
annuì – però in pochi si sono presi la briga di fare qualche ricerca
-Come
mai?
-È un Auror potente, ha occultato la maggior parte dei dati che
lo riguardavano, si dice pure che sia un mezzosangue
Un’esclamazione
di sorpresa le sfuggì dalle labbra
-Per di
più, e qui viene il bello, è misteriosamente scomparso qualche mese fa, credo a
fine agosto, ma la notizia è stata mantenuta il più riservata possibile, anche
se ricordo che mio padre ne parlava in modo strano
-Pensi
che ci sia lui dietro tutto?
-Non lo
so – rispose sinceramente il biondo – ma sicuramente Lucius
è dietro al rapimento di questa Ransie e di questo Seraphin
-Poveri
ragazzi – mugugnò lei, poi un pensiero la colse
-E Bryanna, la madre?
-È morta
a gennaio dell’anno scorso
-Mi
dispiace…
-Sia per
loro che per Zach
-Le era
molto affezionato?
-Erano
giovanissimi entrambi
-Accipicchia,
e già a capo della Sezione Speciale degli Auror…
-E pare
che volessero assumerlo anche nell’Ordine di Merlino, qualcuno mormora che tra
i suoi sconosciuti antenati ci fosse un demone perché è un mago molto potente…
-Quindi
anche i suoi figli
-È
probabile
-Pensi
che li abbiano rapiti per il loro potere?
Draco
ci pensò su, poi scosse la testa
-Non lo
farebbero per così poco: deve esserci uno scopo di fondo che non conosciamo.
-Voglio
conoscerlo – disse perentoria lei – voglio proteggere questo bambino – l’altro
sbuffò
-Cos’è,
ti si è svegliato l’orologio biologico e vuoi fare la mamma? – la Caposcuola lo
fulminò con lo sguardo
-Mi
aiuterai o no? – chiese seccata, lui abbozzò un sorriso
-Tanto
cos’ho da fare…
Equivaleva
a un sì?
No
perché se era così l’indomani sarebbe nevicato!
Beh,
probabilmente sarebbe successo comunque perché era pieno inverno.
Ma
sarebbe successo qualcosa di incredibile: le Trombe del Giudizio? Un nuovo
Diluvio? Serpeverde patria del perbenismo?
Chissà,
ma era una piccola conquista.
Hermione
sorrise.
La
vita è fatta di piccole cose.
Tante
piccole cose fanno una vita e quella piccola cosa aveva reso migliore la
sua.
***
Spazio autrice: ed eccoci giunti alla fine anche del
quattordicesimo capitolo, la storia si snoda sempre di più e io mi sono presa
l’influenza.
Di
per sé la cosa sarebbe ottima visto che ho una scusa in più per rimanermene al
mio pc a scrivere, anche se sono così vegetante che
potrei passare metà della mia giornata a dormire e leggere…
Vabbè, non divagando, in questo capitolo non è successo granchè, semplicemente viene presentato Lucius
e viene detto quanto è infuriato per questa storia della fuga di Draco… la
parte che mi è piaciuta di più da scrivere è stata quella della piccola
congiura di professori che a turno gli lanciano accidenti dietro la schiena,
qui si scopre che bene o male sono tutti coinvolti, a parte Madama Pince che
comunque non è un prof, ma vabbè…
Spero
che vi sia piaciuto questo cappy e mi auguro che
continuerete a seguire la mia fic!
Ciao
e a presto!
Nyssa
Summers84: forse potrei pensarci a fare una fic su un figlio di Sirius, ma in
questa Fin è proprio un bel Black e assicuro, è figlio di questo fantomatico Zachariah, anche se posso spoilerare
dicendo che Sirius c’entra qualcosa con lui… sono
contenta che ti sia sembrato simpatico, mi sono un po’ ispirato al figlio di
mia cugina per descriverlo… spero che anche questo capitolo ti piaccia!
Dimmi cosa ne
pensi, ciao e un bacio! Nyssa
chibi_elyon: ciao! Mi ha fatto molto piacere sapere che
questa fic è una buona Draco/Herm,
credo che leggere tutte le altre sia stata un’ottima palestra per scrivere la
mia… addirittura una delle migliori, beh, ti ringrazio tantissimo del
complimento, sono molto contenta anche del fatto che i personaggi non mi siano
usciti più di tanto dalle linee generali, anche se Draco è un po’ difficile da
gestire, in ogni cappy rischia di finire OC, meno
male che fino ad ora ho limitato i danni ^^
Ehehe, ecco qui il nuovo cappy, spero
puntuale sulle mie tabelle, così che tu possa saziare un po’ della tua
curiosità (anche se non viene detto molto in questo), aspetto di sapere cosa ne
pensi, grazie mille dei complimenti, ciao e un bacio! Nyssa
luana1985: eh già, sono un po’ tornata agli albori descrivendo
quella scena perché Draco è sempre Draco e le sue paturnie ogni tanto gli
vengono… anche se Herm ci mette del suo…
Grazie
mille per tutti i complimenti di cui mi ricopri, sono molto felice… spero che
anche questo cappy ti piaccia, sappimi dire, ciao ciao, kiss! Nyssa
piperina:ehehe, già, siamo
di nuovo qui… come al solito mi hai scritto un papiro e io rispondo con
altrettanto, anche se mi giustifico per eventuali errori ortografici, visto che
l’influenza debilita più la mia mente che il mio corpo :P
Cmq sono molto felice che la parte dove Herm
(finalmente!) ammette di essere innamorata sia sembrata dolce, ci ho pensato
giorni se metterla adesso o più avanti, ma se la posticipavo ancora un po’ poi
avrei dovuto scrivere altri cappy di passaggio e quelli
che ho già in programma mi sembrano senz’altro sufficienti… però sono felice
che sia sembrata realistica e credo che tu abbia perfettamente capito cosa la
spinge a voler rimanere nell’ombra (oltre al fatto che la mia Hermione è un po’
più timida rispetto a quella di altre fic).
Per
Seraphin, tranquilla, tra qualche capitolo dirò
tutto, lasciamo solo un po’ di passaggio perché devo introdurre dei nuovi e
temporanei personaggi, effettivamente alla cara zia Trix
il suo nome non deve piacere granchè, soprattutto
perché un Black che chiama il figlio come un angioletto è qualcosa di
impensabile…
Invece
ho riso perfino io mentre scrivevo della scena della camicia, forse mi sto
lasciando trasportare un po’ troppo, ma ho pensato che se fosse successo
qualcosa del genere sarebbe sicuramente stato così…
Invece
hai appena scoperto cosa ha fatto Lucius e cosa
Silente, come hai visto, non li ha trovati tutti e quattro a bere tè e
pasticcini XD
Bene,
adesso saluto anche io, manda un saluto anche a Selene, ciao e grazie mille per
le tue approfonditissime recensioni, fanno sempre piacere! Un bacio! Nyssa
Shavanna: grazie per il commento, già, Herm è di tutta la serie uno dei miei personaggi preferiti,
anche se forse, quello che curo di più è proprio Draco XD (ma non l’avrebbe
detto nessuno >_>).
Spero
che anche questo capitolo 14, altrimenti detto “I serpenti” ti piaccia, aspetto
di sapere cosa ne pensi, ciao e al prossimo post!
Lisanna Baston: già, la storia di Fin, però, non è ancora
arrivata alla fine, anche se presto si scoprirà qualcos’altro su di lui…
Silente con Lucius? Beh, io direi che più che altro
quei due non hanno fatto altro che prendersi per i fondelli tutto il tempo… bella
coppia di ipocriti quando conversano. Vabbè, mi
auguro che questo capitolo di passaggio ti piaccia e spero che mi lascerai un
commento, grazie mille per tutti i bei complimenti che mi fai ogni volta, al
prossimo aggiornamento! Un bacio! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la storia sia bella anche
andando avanti, sai, il sospetto di cadere nel banale o di costruire una
vicenda a cui non si interessa nessuno è sempre presente, sono contenta di
sapere che mantiene un minimo di dignità… Non preoccuparti per le parentele,
non siete voi che vi siete persi, semplicemente è che sono mezze inventate ^^
Come ho detto nel precedente cappy, gestire alberi
genealogici è una cosa che infilo sempre nelle mie storie, quindi anche in
questa, spero di non avervi mandato in confusione, cmq
state tranquilli che presto espliciterò tutta la parentela… ciao ciao e grazie per il bellissimo commento! Kiss, Nyssa
AuraD: meno male, ero terrorizzata che il
passaggio risultasse troppo drastico, sono contenta di sapere che non è stato
proprio così spiazzante, ma con l’entrata in scena di qualche ipotetico
capitolo non potevo lasciare la storia svagata… vabbè,
mi auguro che un po’ del mistery che s’insinua tra le
righe e il tono che cambia non comprometta troppo la vicenda… mi auguro che
anche questo capitolo ti sia piaciuto, aspetto di sapere che cosa ne pensi,
sono curiosa! Un abbraccio! Nyssa
MartyViper: come si vedrà nei prossimi capitoli, i
Black sono una famiglia dalle parentele molto intricate, spero di non aver
fatto fare confusione, non prendete la mia parentela come quella originale
perché mezza me la sono inventata di sana pianta XD per l’originale, credo che Wikipedia sia la fonte da cui mi sono ispirata e cmq, confermo che è incasinatissima…
Effettivamente
con l’ammettere di essere innamorata, cambia anche il modo di porsi di
Hermione, questa è una cosa che ho sperimentato, quindi mi fa piacere che
risulti realistica.
Presto si scoprirà
chi sono tutte queste ombre che vagano indefinite per la ma fic,
spero che questo capitolo 14 con Lucius che va a
mettere il naso tra le mura di Hogwarts ti piaccia,
dimmi che cosa ne pensi! Aspetto, ciao e un abbraccio! Nyssa
Premessa: allora, eccoci giunti al capitolo 15, la storia si sta
snodando sempre di più tra le sue diverse personalità e i vari personaggi
cominciano seriamente ad avere bisogno di uno psichiatra
Premessa: allora, eccoci giunti al capitolo 15, la
storia si sta snodando sempre di più tra le sue diverse personalità e i vari
personaggi cominciano seriamente ad avere bisogno di uno psichiatra. (Draco è
già iscritto, Hermione passa al secondo turno).
Molto
bene, io continuo a sperare che la storia vi piaccia anche se, per esigenze di
plot, questi ultimi cappy sono piuttosto lenti come
svolgimento e non vorrei mai che cominciaste a dire che è una vera pizza, vi
assicuro che è una cosa relegata in questi tre-quattro
capitoli, ovvero questo e i prossimi due.
Bene,
vi lascio alla lettura di questo capitolo che, anche se non è strettamente
necessario alla scoperta di nuovi misteri, contribuisce un poco ad approfondire
qualche situazione, soprattutto due…
Ok, meglio che non mi lasci troppo prendere la mano, ciao!
Nyssa
***
La
mattina era calda e soleggiata per essere oltre la metà di dicembre.
Il
sole illuminava qualche spiazzo verde in mezzo alla distesa candida di neve che
circondava la scuola mentre un venticello frizzante scuoteva le cime innevate
degli alberi e increspava appena le acque del Lago Nero; sulle torri, gli
stendardi della scuola sventolavano indicando vento da sud-est e un gruppetto
di studenti stavano giocando a palle di neve in giardino mentre alcune ragazze
costruivano un pupazzo che sarebbe presto diventato un informe ammasso di neve
ad opera dei loro compagni.
-Mezzosangue,
non potremmo darci un taglio? – dichiarò annoiato Malfoy appoggiando
svogliatamente la testa alla mano e sfogliando ancora una pagina del libro che
aveva davanti – questo è il quattordicesimo volume che consultiamo
-Ne
mancano ancora dieci – fu la lapidaria risposta della mora con la testa
appoggiata ad entrambe le mani e i gomiti puntati sul tavolino mentre leggeva a
sua volta
-Ma non
troveremo mai niente in questo modo! – lei sospirò
-Beh, si
può almeno tentare – disse appena finendo la riga e voltando la pagina numero
1456
-Ma non
possiamo perdere la vita a leggere le biografie e gli alberi genealogici di
ogni singolo Black presente sulla faccia della terra!
Lei
lo fulminò con lo sguardo.
Quella
mattina presto era arrivata alla torre con un carico di libri che aveva
appoggiato al tavolino ed era andata alla ricerca del biondo
-Ho un
lavoro da farti fare – aveva annunciato mentre lui stava insegnando qualche
nome di stella a Fin con una mappa che era rimasta nella vecchia aula, lui
aveva sbuffato sonoramente.
Aveva
lasciato un album da colorare al bambino e poi l’aveva tirato al tavolo.
Erano
ancora lì a leggere ed erano passate due ore.
Avevano
controllato la parentela dei DeLaci, ma era un po’
indietro e non era neppure ancora stata segnata la nascita di Alerei.
Presi
dallo sconforto avevano cercato nell’archivio “Ransie”,
ma non avevano trovato nulla, non c’era nessuno studente o studentessa del
passato che si chiamasse Ransie Black.
-E’
un’opera ciclopica – stava continuando a blaterare lui – solo che nella mia
famiglia ne conosco più di un centinaio… per non contare poi quelli che hanno
sangue Black e non portano il cognome, come Lenticchia e Paciock
-Lo so,
ma dobbiamo tentare – e gli porse un altro libro tutto rifasciato di pelle nera
e senza diciture sopra
-È una
mia impressione o questo viene dalla sezione proibita? – constatò, Hermione
arrossì e non parlò
-Sei
sicuro? – chiese con finta noncuranza
-Come
del fatto che sei ancora vergine – propose malizioso – ma comunque possiamo
controllare… - la Granger avvampò e si morse il labbro imbarazzata
-L’ho
preso in prestito – mormorò a denti stretti, mica poteva dirgli che quella
notte aveva fatto una visitina alla biblioteca assieme al mantello di Harry di
cui, tra parentesi, Malfoy non sapeva neppure dell’esistenza…
-E
Madama Pince sa di questo “prestito”? – e lui come lo sapeva? – io direi di no…
- aggiunse ghignando e aprendo una pagina – ma lo sai che è vietato dalla legge
distribuire i libri con gli alberi genealogici?
-Certo
che lo so, per chi mi hai presa?
-Solo i
membri delle famiglie possono consultarli, come ti è saltato in mente di
prendere quelli delle famiglie Black quando non sei una Black?
-E a te
come è saltato in mente di truccare un bolide per la partita di Tassorosso contro Serpeverde
prima delle vacanze quando sapevi benissimo che è vietato?
-Non
scherzare, questa è roba grossa
-Beh, tu
sei un mezzo Black, perché non puoi consultarli?
-Perché
dovrei chiedere una regolare autorizzazione provando che mia madre è una Black
-Apri
quel libro e falla finita – sbuffò lei per niente contenta di tutta quella
tirata sulle regole che aveva infranto
-Sai
mezzosangue, stare con me e Daphne non ti fa tanto bene
-Sì, lo
so – aggiunse lei – soprattutto alla mia pazienza – lui la guardò male
-Com’è
che ti sei messa tutta d’un colpo a infrangere le regole della scuola e del
Ministero?
-Devo
scoprire qualcosa su questa famiglia – specificò, lui alzò le sopracciglia
-Per non
pensare, ovviamente alla cosa più probabile… - lei si era fermata e l’aveva
studiato qualche istante
-Cosa
credi, che le grandi famiglie lascino i nomi dei loro bastardi in giro così?
-Intendi
dire che questi libri non sono completi?
-Certo
che NON sono completi – disse con sufficienza lui – sarebbe un disastro se si
venissero a sapere di tutti gli scheletri che girano, ci sono rispettabilissime
famiglie di maghi che hanno decine di figli illegittimi
-Ma io
credevo che nella genealogie ce li mettessero tutti…
-La
genealogia completa la tengono solo al Ministero ed è chiusa a chiave alla
sezione 7.2 e stai pur sicura che lì non ci saranno mai infiltrati tipo Potty o battaglie di mangiamorte,
nessuno ci tiene a mostrare i suoi panni sporchi, buoni o cattivi che essi
siano
-Quindi
anche consultando, se questo Zachariah fosse un
illegittimo, non lo troveremmo
-Esatto
-Cavoli…
-Adesso
mi lascerai in pace?
-No,
dobbiamo comunque cercare e vedere la migliore delle ipotesi e tutt’al più troveremo un modo per andare al Ministero
-Hai
detto proprio “andare al Ministero”? Ma tu sei suonata!
-Perché?
-Ti
sembra possibile che IO e TE possiamo andare al Ministero? Io che sono
ricercato, che mio padre mi sta inseguendo per mari e monti me ne vado al Ministero
dove solo che per dire buongiorno devo lasciare nome e cognome? E TU, che sei
l’amichetta di Sfregiato, pensi di potertene andare al Ministero così, come se
niente fosse? Non credevo che il tuo livello di pazzia fosse peggiorato così
tanto…
-Non
infierire
-Certo
che lo faccio! Non puoi uscirtene con certe pensate, è il MINISTERO! Non posso
uscire da questa stanza e tu parli di uscire dalla scuola!
-Non ho
detto che lo dovesse sapere qualcun altro – aggiunse offesa lei che di fughe e
cose varie ne sapeva a volontà
-Non
avrei mai creduto che per una volta fossi tu quella che voleva infrangere le
regole e che io te l’avrei impedito
-Beh,
evidentemente doveva succede – sbottò seccata – comunque lascia perdere, ci
andrò da sola al Ministero
-Non
faresti un passo neppure oltre l’ingresso
-Potresti
anche incoraggiami un po’…
-A fare
una follia? Beh, effettivamente sarebbe un buon modo per sbarazzarmi di te –
lei lo guardò storto, ma dentro di sé sentì dolore per quelle parole
-Gentile
come sempre…
-Dovere
– rispose cerimonioso con un bel ghigno made-in-malfoy
stampato sulle labbra
Calò
il silenzio e per qualche attimo nessuno parlò.
-Senti –
aggiunse infine il biondo, un po’ a disagio per la piega triste che le labbra
di lei avevano preso – c’è un solo modo per avere quella roba, ma non credo che
dovremmo spingerci così avanti
-Quale
sarebbe? – domandò circospetta
-Entrare
senza che nessuno si accorga di noi e con la complicità di uno lì dentro.
-Facile,
è pieno così di gente disposta a farci entrare; tutti i miei amici lavorano al
Ministero nella sezione degli alberi genealogici
-Infatti
ho detto che non dovremmo spingerci così avanti
-Perché?
Tu conosci qualcuno disposto?
-Forse…
-Che
significa forse? O sì o no!
-Sì,
conosco qualcuno, ma avrei bisogno di Blaise… dovrei
dirgli che sono qui a scuola
-Allora
lascia perdere, penseremo qualcos’altro – rispose lei, intuendo subito che Zabini non doveva essere coinvolto
-Non è
quello, probabilmente Blaise sa già che sono qui,
solo che preferire immischiare meno gente possibile, sai com’è…
-Perché,
quanta gente ti serve?
-Questo
è un altro discorso – rispose cattivo lui – però ho bisogno di sapere se sei
disposta ad andare così avanti…
Avrebbe
significato infrangere una regola che era molto più che non essere a letto alle
10 di sera… che doveva fare?
Da
una parte desiderava aiutare Seraphin e fare qualcosa
per lui, scoprire della sua famiglia e vedere se c’era qualcosa nel suo passato
che potesse aiutarla.
Dall’alta,
però, era sempre infrangere una regola e lei, in genere, quelle le rispettava,
soprattutto se si trattava di norme importanti varate dal Ministero della
Magia…
-D’accordo,
ci sto, che voi in cambio? – tanto lo sapeva che Malferret
le avrebbe chiesto qualcosa indietro
-A
quello penseremo dopo, ora fammi fare un lavoro che dopo dobbiamo andare da Zab.
***
Zabini se ne stava per i fatti suoi in camera a fumare in santa pace
e a pensare all’incontro con una ragazza di Corvonero
con la quale aveva appuntamento tra meno di un’ora e che prometteva di essere
un nuovo talento nel campo del…
Una
nuvola di fumo comparve improvvisamente al centro della stanza, densa e tossica
e ne uscirono all’improvviso due voci tossicchianti
-Te
l’avevo detto di mettere meno polvere! – aveva gridato una femminile mentre
un’ombra si contorceva
-Lasciami
in pace, so quello che faccio! – aveva ribadito l’altra, tossendo a sua volta
Come
non riconoscere il tono altezzoso del Principe delle Serpi e il suo innegabile
modo di esprimersi?
E
l’altra doveva essere la mezzosangue, sicuro!
-Dra? –
disse piano aspettando che il fumo si dileguasse
-Zab? –
rispose l’altro e la faccia di Draco Malfoy comparve
-Porca
puttana Dra, dove dannazione ti eri cacciato, cazzo?
Però,
riflettè la mora, quei due assieme avrebbero potuto
compilare la Treccani delle parolacce…!
-Meno
storie Blaise, c’è un casino grosso come Malfoy Manor
-Come se
non lo sapessi – sbuffò l’altro fumando come una ciminiera – è venuto a farmi
una visitina il tuo amato paparino in persona!
-Lo
sospettavo…
-Lo
sospettavo? Lo sospettavo è tutto quello che sai dirmi dopo che ti ho salvato
il culo? Ma io ti uccido!
-Tranquillo,
ci penserà lui prima o poi…
-Senza
neppure dirmi niente – continuò imperterrito il moro con la voce da moglie
abbandonata
-Se
avessi saputo qualcosa quello ti avrebbe fatto parlare
-Non me
ne frega un cazzo, avresti dovuto dirmi dove diamine
eri finito! Mi stavo quasi preoccupando!
-So
badare a me stesso – rispose impermalito il biondo
-Sì, tant’è che non sai neppure fare un incantesimo di teletrasporto a breve distanza
-Qui ci
siamo arrivati – bofonchiò guardando la Granger che fingeva totale disinteresse
verso la cosa
-Sì e
tra un po’ v’intossicate tutti e due di polvere! – ribadì – cos’è, vuoi
trasformare la
nostra Caposcuola in una cannaiola?
-Non
continuare, non ho bisogno di una balia, so quello che faccio, cazzo!
-Tant’è
che ti sei fatto quasi uccidere da un phantom –
intervenne la Grifondoro che non riusciva proprio più
a stare zitta
-Un phantom?
-Sì, un phantom, e allora? Papà ha deciso di tenere un animaletto
domestico
-Un phantom?! – ripetè ancora Zabini
-Senti,
non sono qui per parlare di questo, devo chiederti una cosa
-Un phantom! – continuò ancora l’altra serpe
-Dacci
un taglio Zab
-Ma
dico, ti rendi conto?
-Ci sono
passato, secondo te?
-Secondo
me no… - e la mezzosangue annuì
-Dov’è
tua sorella? – tagliò corto Malfoy troncando l’argomento phantom
-Mia
sorella? – domandò titubante il Prefetto – a che ti serve mia sorella?
-Devo
chiederle una cosa…
-Boh,
starà da qualche parte in qualche mondo – aggiunse con noncuranza Zabini
-Bene,
sarà qui tra dieci minuti, ti consiglio di sgomberare le riviste e anche i
poster
-Mia
sorella sarà qui tra dieci minuti? – ripeté incredulo
-Già
-Oh
mamma! Oh cazzo!
E
la serpe cominciò a vagare stordita per la stanza portando fasci di carte a
destra e a manca, infilando i più nei cassetti e qualcuno nell’armadio e
sigillando tutto, ovviamente ripetendo continuamente “mia sorella” e “oh cazzo”, ovvio…
-Blaise,
hai una sorella? – chiese Hermione
-Un
demonio vorrai dire! – precisò la serpe bruna senza fermarsi
-Sua
sorella è un tipo stravagante – aggiunse Malfoy cominciando a fumare
-Puah,
stravagante… io direi piuttosto che fa più danni dell’Apocalisse…
-Modera
i termini, fratellino, non intendo farmi insultare da te a questo modo!
-Oh Cazzo! – ecco, questa era la brillante conclusione della mattinata
perfetta
Dal
camino si fece largo nella stanza una ragazza sui venticinque anni, alta e mora
con due occhi blu identici a quelli di Blaise.
La
Gryffindor la studiò attentamente mentre, senza
degnare nessuno di uno sguardo, metteva piede nella camera e si guardava
attorno scuotendo la testa.
Vista
così poteva essere presa per la figlia legittima di Indiana Jones: indossava pantaloncini corti che le arrivavano poco
più giù di un paio di mutandine, una camicia color kaki legata sul petto e un
gilet pieno di tasche che le pendeva blusante dalle spalle, ai piedi anfibi di
pelle di drago che, lo vedeva ad occhio, avrebbero resistito anche al Giudizio
Universale e dai quali spuntavano pesanti calzettoni di lana scura e pungente;
in testa un cappello alla texana, i capelli raccolti in una doppia coda sulla
nuca e ai polsi cinturini e filamenti di stoffa multicolore e di pelle.
In
mano reggeva un borsone molto babbano , strappato qua
e là e tutto scritto con una specie di pennarello indelebile.
-Lei è
Monica – disse appena Zabini mollando sul pavimento
le prove compromettenti delle sue tendenze etero
La
Monica in questione si voltò verso gli altri abitanti della stanza come se si
accorgesse di loro in quel preciso momento e li studiò mentre la bocca formava
un sorriso che aveva qualcosa di un po’ sinistro
-Malfoy
– disse poi – subdola serpe, sei ancora vivo? – Draco la guardò male, sai che
mal di testa poteva uscirci quel giorno?
-Tanto
quanto te
-Strafottente
come al solito – ghignò la figlia di Indiana Jones
-Senti
chi parla
-Zitto
moccioso – gli intimò con un gesto, poi si rivolse alla mezzosangue
-Bla, sei
maleducato come al solito, chi è questa ragazza, non mi presenti? – Zabini sospirò ancora
-Herm,
questa è mia sorella, Monica
-Mo’,
questa è Hermione…
-Piacere
– disse la ragazza un po’ intimidita dalla parente inconsueta di Zabini, l’altra le strinse la mano e le fece un po’ male,
ma la grifondoro non lo diede a vedere
-Cos’è Dra, ti sei trovato una ragazza? – continuò impietosa
lasciando la mano di lei e rivolgendosi al biondo che le lanciò uno sguardo
sprezzante
-Non
m’interessano le mezzosangue – precisò
-Non
permetterti mai più di parlare di una ragazza a questo modo – urlò lei
levandogli la sigaretta dalle mani e calpestandola con la scarpa – chiedile
scusa
-Dopo
tutti questi anni ci sarà abituata
-Chiedile
scusa! – urlò ancora la
pazza Zabini
-Mezzosangue,
finiamola – disse ad Hermione e questo sarebbe dovuto bastare come scusa
Monica
gli lanciò un’occhiataccia
-Cos’è
questa schifezza? – disse poi rivolta alla camera di Blaise
-La mia
camera
-Mi
ricorda di più un club privato – frecciò guardandosi attorno con le mani sui
fianchi mentre la Granger osservava sconvolta il biondastro
-Se
anche fosse? – chiese Blaise
-Cos’è,
vuoi mettere alla prova la mia pazienza, fratellino? – domandò l’altra
-Basta
così – intervenne Draco
-Mia
sorella è un po’ matta – spiegò la serpe dagli occhi blu alla ragazza grifondoro – vive in giro per il mondo e lavora per il
Ministero – aggiunse
-Hai
altre sorelle? – chiese Hermione, l’altro annuì e Monica frugò nella borsa
ritrovando quello che, in tempi migliori, era stato un portafoglio, ne estrasse
una foto magica e gliela mostrò
-Quello
in centro – disse additando l’unico ragazzo – è Blaise,
a destra ci sono io e a sinistra mia sorella gemella Morgana – aggiunse soffermandosi
su una figura molto simile a lei, ma dall’aria meno trasandata, entrambe le
gemelle nell’atto di baciare sulla guancia il fratellino; - e questa è Aisley – aggiunse poi indicando una bambina sulle ginocchia
di Blaise con in mano un orsacchiotto di peluche che
scrutava con sguardo torvo la fotografia, vestiva un abito di organza bianco e
un cappellino stile 1800.
-Hai tre
sorelle? – chiese Herm
-Già
-Hai tre
splendide sorelle – lo corresse l’altra
-Zab è
succube di Monica – precisò Draco
-E Draco
si è fatto la pipì a letto fino a sette ani – rispose lei, Hermione lo studiò
qualche istante, non credeva di aver assimilato l’informazione, Malfoy nel
frattempo aveva assunto la colorazione rossastra di un gamberetto
-Sta’
zitta!
-Cos’è,
ti vergogni? – ghignò sadica lei – non gliel’hai detto che sei una emerito stronzo? Che hai delle boiate a forma di serpe nella testa
e che non sei neppure capace di corteggiare una ragazza?
-Queste
non sono cose che la riguardano! – sbraitò gesticolando, infuriato come
raramente l’aveva visto, ma quello era davvero Draco Malfoy?
-Cos’è,
sei agitato?
-NON
sono agitato!
-Sì e ti
sta per scoppiare una vena
-Non
sono affari tuoi!
-Malfoy
è sempre una testa di cazzo – ripeté Blaise – e lui e mia sorella vanno d’accordo come cane e
gatto
-Ma come
parli, sembri uno scaricatore di porto! – disse lei
-Senti
da che pulpito, tu parli peggio di un camionista intergalattico – disse il
fratello
-Testa
di cazzo – mugugnò la giovane donna – ma senti che
parole da un moccioso che ha la bocca che sa ancora di latte…
-Non
attaccare con questa storia, sai Mo’, non so cosa ci fai qui, ma non cominciare
neppure, eppoi te devi solo che stare zitta
-Vatti a
lavare la bocca col sapone – intimò lei
-Non
certo se me lo dici tu!
-Moccioso!
-Megera!
-Idiota!
-Cretina!
-Stupido!
-Puttana!
-Evviva,
la fiera del buongusto – disse il biondo ammazzando quella che poteva essere la
causa scatenante del terzo conflitto mondiale e che stava lasciando allibita la
Gryffindor
-Sta’
zitto e non t’immischiare - scandirono all’unisono i due fratelli
-Sai
Mo’, non so proprio come tuo marito abbia potuto sposarti
-Mi
sembra ovvio: perché non batteva chiodo da una vita e mio fratello mi chiama
puttana, anche se nella realtà è tutto diverso
-Se non
l’avessero obbligato non ti avrebbe mai presa – precisò Malfoy
-Parli
con cognizione di causa? – domandò lei
-Vuoi
che ti ricordi che sei arrivata vergine al matrimonio? – intimò lui
-Questa
è una cosa che posso provare solo io – ghignò maliziosa
-Avevi
la sua stessa faccia, ergo, eri vergine come un agnellino – aggiunse additando
la mezzosangue che si affrettò ad arrossire
-Piuttosto,
che ci fai qui? – domandò ancora Zabini, sentendo
puzza di bruciato, alla sorella che aveva malamente mollato il borsone sul suo
letto fatto e lasciato qualche impronta di fango sul pavimento
-Mi ha
chiamata lui – specificò additando il biondastro
-E
perché hai attirato sulle nostre teste l’ira divina? – chiese ancora Blaise al suo non più tanto certo migliore amico
-Ho da
chiederle una cosa
-Spara
pulce, ma fai in fretta – Draco la guardò male, da che mondo era mondo, nessuno
osava comportarsi in maniera così irrispettosa, ma la Mo’ era la Mo’,
rischiavano di saltare fuori altri infidi segreti della sua infanzia
-Ho
bisogno di un archivio della sezione
-Della
MIA sezione? – indagò lei
-Più o
meno
-Che
significa più o meno?
-Che
dobbiamo trovare un maledettissimo nome e non sappiamo da dove cominciare
-Cos’è,
vuoi indagare sul passato della tua amante? – domandò
-Qualcosa
del genere
-Malfoy,
lo sai vero che questa cosa va contro almeno due dozzine di regole del
Ministero?
-Certo
-E lo
sai vero che io non vado contro due dozzine di regole del ministero?
-Tu fai
di peggio – ghignò lui – come quando ti sei portata a casa quella spada magica
dal Giappone
-Quella
è un’altra storia – farfugliò lei – e comunque è stata tutta colpa di Axel
-Comunque
sia…
-Sei un
bastardo, Malfoy
-Sì e ne
vado fiero – aggiunse lui con un sorriso strafottente
-D’accordo,
che ti serve?
Neppure
il tempo di aprire bocca che una nuova nuvola verdastra comparve nel camino
portando un nuovo personaggio agli sguardi dei presenti.
Un
ragazzo che non aveva neppure trent’anni guardò torvo
tra il gruppetto alla ricerca della sua “preda”, altrimenti detta “moglie” e la
ritrovò seduta sul letto poco aggraziatamente con le scarpe sulla coperta
pulita, le gambe larghe e la mano sinistra che reggeva una sigaretta appena
iniziata
-Mo’,
credevo di aver sposato una donna, non una spacciatrice – lo sguardo della
ragazza lanciava messaggi, ma per comprensione la scritta lampeggiante “Fatti i
cazzi tuoi” da tradurre liberamente, comparve sulla
sua testa per esplicitare il suo pensiero, assai poco indicato ad una signorina
di buona famiglia quale, in effetti, lei sarebbe dovuta essere
-E io
credevo di aver sposato un uomo, non un orango – ribadì, lui indurì i
lineamenti del volto
-Mi
spieghi che ci fai qui? Sono andato in bagno e quando ho rimesso piede nella
tenda eri già scomparsa
-Mio
fratello mi ha cercata – Blaise lanciò gli occhi al
cielo mentre Malfoy ghignò e il marito di lei li squadrava ad uno per uno
-Non mi
sembra una scusa sufficiente per andarsene senza dire niente
-A me
sembra più che sufficiente
-Che sei
venuta a fare?
-Gli
affari miei
-Sarebbero
anche miei
-La mia
famiglia è affar mio, la tua neppure tuo
-Lascia
perdere la mia famiglia
-Lui è AxelLandor – disse Blaise ad Hermione che guardava spaesata lo sconosciuto –
il nuovo acquisto folle della famiglia
AxelLandor in questione girò la testa da
un lato e studiò la ragazza che lo fissava confusa.
Ma
era sicura di aver sentito Monica dire che “non batteva chiodo da una vita”? No
perché è lei era diventata sorda o Monica era da rinchiudere… ma l’aveva visto
quello che disprezzava quale “orango”?
Hermione
si disse che poteva sembrare un pirata, proprio di quelli dei libri
d’avventura, alto bello e prestante, oltre che dotato di un cervello, il che
non era poco…
La
moda “avventuriera” doveva essere molto in voga visto che anche il nuovo venuto
aveva pantaloni lunghi verde militare, anfibi, camicia beige e gilet multifunzione, solo che portava appese alla cintura due
pistole magiche e al collo un dente di drago, i capelli castani e leggermente
lunghi e gli occhi azzurri: il sogno proibito di ogni ragazza.
Però
faceva una splendida coppia assieme alla sua consorte e il suo caratterino.
-Ax fa l’Auror – spiegò Malfoy cercando di mettere una punta di
schifo nella voce
-Non
dobbiamo essere un gran bello spettacolo io e te – dichiarò il pirata in
questione alla moglie levandole la sigaretta dalle mani e facendo a sua volta
un tiro – cosa penserà di noi questa povera ragazza?
Hermione
arrossì mentre Monica Zabini sbuffava
-Devi
sapere che mio marito era un Corvoneroperfettino, tutto camicie linde e cravatte annodate ad arte,
ma che sotto sotto non era proprio così… - e gli
cinse la vita con un braccio
-Mia
moglie, invece – rispose lui fulminandola – era una serpe teppista che non
faceva altro che rompere le balle alla gente e parlare peggio del peggior
cattivo in circolazione
-I
cattivi sono sempre fini – decretò Malfoy che di essere etichettato come un
“buono” gli andava come i cavoli a merenda
-Allora
nessuno di noi cinque a parte lei – e specificò in direzione della Gryffindor – potrebbe essere un cattivo
Eccola,
la beneamata mazzata che prima o poi doveva arrivare: Hermione non seppe dire
se ci fosse da offendersi a sentirsi etichettare come possibile cattiva. Draco
si chiese se essere escluso a priori dalla categoria fosse un’offesa punibile
con la morte.
-Comunque
– disse cercando di frenare i suoi istinti omicidi – tagliando con le stronzate, ho bisogno di quell’archivio, il prima possibile
– specificò in direzione della sorella di Blaise che,
in barba al marito, si era accesa un'altra sigaretta.
-Domani
– disse lei – oggi non posso andare e poi devo salutare Silente e gli altri…
quell’essere schifoso di Piton è ancora vivo o
qualche studente lo ha accoppato prima del suo naturale decesso intossicato
dalle sue pozioni?
-Sfortunatamente
è ancora vivo – ammise Blaise a testa bassa mentre Axel tirava fuori da sotto il letto con aria schifata un
poster con la nuvoletta magica che gli faceva proposte indecenti.
-Sono
sicuro che Vitius è ancora vivo, per quanto possa
esserlo un fantasma – aggiunse il marito – così Riri
non potrà prendere il suo posto quest’anno…
-Riri è
il soprannome di mia sorella Morringan – disse a
beneficio della ragazza, Zabini
-Oh,
giusto, a proposito – esordì l’altra sorella illuminandosi – dovresti diventare
zio entro a fine di maggio…
-CHE
COSA?!
-Sì, Riri aspetta un bambino, però non mi ricordo il nome del
padre…
-Sei
incorreggibile, - commentò il pirata – perché non me l’hai detto?
-Me lo
sono dimenticata
-Come si
chiama? – disse grave Zabini
-Ah, sì,
ecco! Si chiamava Charles… CharlieWeasley
La
mascella del moretto cadde in rotta libera verso il pavimento andando a
sfracellarsi sul tappeto persiano della sua stanza.
Cosa
aveva detto?
Che
la sua amata sorellina aspettava un figlio da uno dei Weasley?
Ma
dove erano, su Candid Camera?
No
perché la cosa non era normale…
Sua
sorella era una serpe, un po’ fredda e altezzosa, come poteva aspettare un
bambino da un Weasley?
Non
era razzista o purista, come Malfoy e come quasi tutte le altre serpi,
semplicemente aveva avuto un battibecco con Charlie e
Bill ai tempi che era ancora a Hogwarts
e da allora aveva tagliato con loro ogni rapporto.
-Ma
dico, come hai fatto a dimenticartelo? – sbraitò – vi siete quasi scannate con
i Weasley al tempo della scuola! Una cosa del genere
non la si dimentica!
Monica
si limitò ad alzare le spalle e a fare un altro tiro mentre suo marito
camminava ormai in iperventilazione per la stanza.
Blaise si mise le mani nei capelli.
Malfoy
ghignò sadico.
La
mezzosangue guardò sconcertata ciascuno degli occupanti della camera.
-Beh, io
sarà il caso che vada – decise alla fine la riccia Caposcuola
consultando l’orologio – cominceranno a darmi per dispersa – e fece per
imboccare la porta
-Potresti
farmi strada per la scuola? Vorrei vedere cosa è cambiato…
-Certo!
-Ax,
vieni – disse trattandolo come un cagnolino, ma AxelLandor non era un cane e la guardò storto, come faceva
sempre quando lo trattava così
-Su,
dai, non fare storie, così poi possiamo mettere a posto quella faccenda di
stamattina…
Il
marito annuì e i tre chiusero la porta dietro le spalle lasciando Zabini e Malfoy in quella che sarebbe presto diventata una
fumeria di crack.
-Te lo
assicuro Dra – disse Blaise
un po’ uscito di testa – quando se ne sarà andata aprirò un club di playboy,
niente fidanzate, niente mogli e, soprattutto, niente figli. Niente amore e
niente legami: sesso libero.
-Considerami
il tuo primo iscritto – aggiunse Draco, il suo migliore amico lo squadrò da
testa a piedi e ghignò
-Mi sa
che per te è un po’ troppo tardi – fece notare continuando a farsi beffe del
biondo
-Che
cosa staresti insinuando?
-La
definizione è “Niente fidanzate, ma
soprattutto, niente legami”
-E cosa
dovrebbe rappresentarmi?
-Ti
faccio un disegnino?
-Se non
puoi fare di meglio… - continuò Malfoy che non capiva, anche se un barlume di
sospetto gli era balenato nella mente
Blaise sospirò, dopodiché estrasse la bacchetta dalla tasca dei
pantaloni ed enunciò un incantesimo facile per tracciare dei segni luminosi.
-Stai a
vedere e segui – aggiunse all’indirizzo dell’amico disegnando un omino
stilizzato – questo sei te – e terminò la sua creazione che, di somigliante al
Malfoy originario, aveva solo l’espressione imbronciata, Draco annuì
circospetto mentre Zabini aveva ripreso a
tratteggiare una seconda figura nell’aria – e questa è la mezzosangue –
ovviamente, decise il biondo, la massa di riccioli approssimativi e
sproporzionati che Blaise le aveva fatto non le
rendevano giustizia; questa volta non annuì
-E
questi siete voi due – terminò aggiungendo una specie di cuore intorno a loro –
capisci adesso?
Il
Principe delle Serpi alzò entrambe le sopracciglia mentre le labbra si
assottigliavano pericolosamente
-No –
disse infine e l’altro sbuffò, poi sorrise appena arricciando il nasino
aristocratico degli Zabini
-Draco –
disse appena in un sussurro – da quando porti il profumo da donna e sai di
borotalco?
Merda.
Ormai
quella poteva essere etichettata come la sua battuta standard.
Quante
volte l’aveva pronunciata in tre giorni?
Bah,
incalcolabile.
Poi
ghignò a sua volta, prese la bacchetta e disegnò a sua volta.
La
figura che prendeva piano piano forma era quella di
un omino, solo che qualche istante dopo comparve il cappio di una corda, il
braccio della forca e i piedini penzolanti, piuttosto distanti dalla pedana.
-Questo
invece sei tu – spiegò, come se lo schizzo richiedesse spiegazioni, Blaise rise.
Prese
la sa bacchetta e tracciò a sua volta altri segni: una serpe e due omini.
-Questi
invece siamo noi
-Già – e
risero entrambi
-Però
non è vero che ho fatto la pipì a letto fino a sette anni – si sentì in dovere
di puntualizzare il biondo, Blaise alzò noncurante le
spalle
-Spero
che tu abbia smesso dopo di allora – rispose e Draco lo fulminò con lo sguardo.
Ma
dopo tutto, era felice di avere un amico così.
Era
felice di avere degli amici.
Era
bello non essere soli.
Per
una volta.
Adesso,
forse, poteva ammettere almeno con se stesso che…
***
Dico
sempre che non cerco amore
che preferisco badare a me:
ma questa non è la verità,
vieni a vedere perché...
Mi vedono sempre ridere
ma questa non è la realtà:
piango ogni notte,
sempre per lei,
vieni a vedere perché...
Dico sempre che odio l'amore
che non mi serve a niente però
prego perché, il Signore lo sa,
che prima o poi lo troverò!
Voglio che tutto intorno ci sia solo la vita per me
Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che...
Capirai che il cielo è bello perché
in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime
E piangerai, oh altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile,
e così fragile, ricomincerai!
C'è chi rinuncia all'amore
solo perché non ne ha avuto mai
eccomi qua dammelo e poi
ora capisci perché dico sempre che odio l'amore
che non mi serve a niente però
prego perché, il Signore lo sa, che prima o poi lo troverò!
Voglio che, tutto intorno, ci sia solo la vita per me!
Voglio te, fino in fondo, devo convincerti che...
Capirai che il cielo è bello perché
in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime...
Oh, e piangerai, oh, altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile,
e così fragile tornerai a vivere!
Dico sempre che non cerco amore,
che preferisco badare a me:
ma questa non è la verità,
vieni a vedere perché...
Cesare
Cremonini, “Vieni a vedere perché”
***
Spazio
autrice: viva, la mia vena musicale ha nuovamente preso il sopravvento e non
sono riuscita ad evitare di inserire questa canzone. Credo che, dopo aver letto
le precedenti e questa vi starete tutti domandando che razza di musica ascolti,
visto che spazio da un genere all’altro… rimarrete col dubbio perché sono
difficilmente catalogabile *smile*.
Ebbene sì, alla fine non ho resistito alla
tentazione di dare ad uno dei personaggi il mio nome: Monica.
Ho cercato di renderlo un personaggi un po’
secondario e, comunque, smentisco subito il mito che mi assomigli, non è vero,
io e lei abbiamo in comune solo quel nome, per il resto, 0 completo.
Monica è un personaggio a cui sono molto legata
perché bene o male ha sempre la battuta pronta e poi ha un fratellino come Blaise… *-* lo vorrei anche io…
Va bene, concludo qui questa piccola digressione
anche perché non c’è molto da dire su questo cap,
spero che vi sia piaciuto e che mi lascerete un commentino! Ciao a tutti!
rossy..!: ciao! Grazie per
avermi lasciato un commento, sono felice che alla fine tu l’abbia fatto, è
sempre utile sapere cosa ne pensano i propri lettori e, ovviamente, rende
l’autrice una specie di pallone gonfiato… (scherzo, sono molto lusingata da
questo).
Mi fa piacere che la storia e questo cappy in generale ti siano piaciuto, spero che sarà lo
stesso anche per questo quindicesimo, anche se come ritmo è abbastanza lento…
Ancora grazie, ciao e al prossimo post! Nyssa
luana1985: eh, tutti
prendiamo giovamento da un po’ di sofferta vacanza… io scrivo e te leggi, ogni
tanto serve riposarsi un pochino… ^^
Ricambio gli auguri di pronta guarigione, così che
quando ci risentiremo saremo entrambe belle sane (>_>).
Spero che anche questo cap
15 ti sia piaciuto, aspetto di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa
AuraD: in realtà, io
ricordo poco del cartone, ho letto solo la storia cartacea e di quella sono
senz’altro innamorata *love*.
Che bello, sono contenta che la scenetta a Hogwarts ti abbia divertita, effettivamente non lo nota
nessuno che ci sono tutti i prof che lo vorrebbero mandare nel posto più
affollato del mondo… Zachariah, invece, aspetterà
ancora un pochino prima di uscire allo scoperto, su di lui si sa ancora troppo
poco e prima devo introdurre un po’ il personaggio perché ha davvero una storia
complicatuccia, ihihih.
Spero che continuerai a seguire la mia fic, aspetto di sapere cosa ne pensi di questo (lento)
capitolo 15, un bacio! Nyssa
piperina: siiiii, scriviamo un
altro papiro! Bello bello!
Allora, stai pure tranquilla che l’influenza è
passata e quindi sono tornata a scuola a farmi sfruttare dai miei prof, quindi,
no problem, ripresa la mia vita normale torno con un
nuovo aggiornamento ^^
Come hai visto, ho impedito a Lucius
di combinare più danni di quel che in genere fa, anche se non garantisco per il
futuro, sai com’è lunatico quello, magari un giorno piomba a scuola bello
allegro e succede il patatrack.
In realtà il dialogo tra Herm
e il caro paparino volevo farlo un po’ più litigioso
perché certo lei era dell’umore adatto e lui pure, però poi mi sono detta che Lucius sarebbe diventato troppo sospettoso e allora (sai
com’è, con tutta la gente che vuole fargli la pelle…).
Sì, anch’io penso che Harry avrebbe lanciato una
bella maledizione al biondo e probabilmente pure Blaise.
La Torre, invece, ormai indiscussa protagonista
della storia, continua a popolare questi papiri che scrivo, sia in risp che di storia; io penso che la scena ci dovesse
essere, prima o poi, insomma, ormai era un capitolo buono che Draco non faceva
allusioni di sorta, da quando si perdono le buone abitudini?
Ahaha, invece stavo
davvero ridendo quando mi hai scritto se si fosse chiamato Giuda, probabilmente
Bellatrix l’avrebbe apprezzato di più, niente di più
vero, lo penso anche io, ma dubito che suo padre e, soprattutto, sua madre (che
nella storia non è ancora entrata) avrebbe approvato una cosa simile…
soprattutto per un motivo che deve ancora uscire e che comparirà tra un paio di
capitoli (credo).
Per la scena della camicia… ci stavo pensando, ho
una mezza ideuzza, ma devo metterla in pratica e non
è facile, cmq stai tranquilla che non sarà certo
l’ultima.
Bene, a questo punto taglio sennò intaso tutto,
ciao e salutami Selene! Un bacio ad entrambe, Nyssa
Shavanna: evidentemente
ritrovare il suo pupillo gli premeva parecchio… già, sono d’accordo, il
rapporto tra quei due è un vero garbuglio, ma presto succederà qualcosa, sennò
ci diventiamo vecchi a vedere che combinano da soli…
Per quanto riguarda Zach,
invece, in questo cappy non viene detto ancora
niente, ma ci saranno importanti rivelazioni nel prossimo, ehehe.
Bene, spero che, nonostante tutto, anche questo
quindicesimo capitolo ti piaccia, dimmi cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa
MartyViper:ehhhh, il mistero di Zach e dei
suoi bambini verrà in parte risolto nel prox post e
in parte andrà un po’ avanti, è per questo che ho dovuto introdurre questo
capitolo di passaggio, sennò mi sarebbe mancato un personaggio abbastanza importante…
spero comunque che non ti annoierai a leggerlo, anche se come ritmo è piuttosto
lento.
Per quanto riguarda Lucius,
invece, penso anche io che avrebbe fatto meglio a rimanersene al suo castello,
ma non è proprio capace di farsi gli affari propri, gli altri prof, però, gli
hanno reso pan per focaccia e allora, che se ne torni pure a Malfoy Manor con la coda tra le gambe!
Ehehe, già, ho
sfruttato quei giorni di pacchia per dare un nuovo risvolto alla vicenda,
quindi è stata fruttuosa anche l’influenza.
Bene, spero che ti piaccia anche questo capitolo e
che mi lascerai un commento! Aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao e al
prossimo post! Nyssa
potterina_88:ehhhh, anche io avevo gli occhi a stellina quando ho
scritto di quella vicenda, anche se, se continuo così, forse è il caso che alzi
il rating, anche se non ho intenzione di perdermi in minuziosi dettagli…
Cmq sono d’accordo, Lucius starebbe molto bene nella parte del diavolo, anche
se forse sarebbe un po’ troppo altero.
Vabbè,il nuovo capitolo è piuttosto lento e ci sono
pochi sviluppi, mi auguro che ti piaccia comunquequindi dimmi che cosa ne pensi, ciao e a
presto! Nyssa
Mici: mi fa piacere
che la fic ti abbia presa tanto da leggerla tutta
assieme, sono molto contenta di questo! Ehehe, già, i
misteri abbondano, ce n’è praticamente uno ad ogni cap
ormai (spero davvero di non esagerare…).
Mi auguro che continuerai a seguire e spero che il
nuovo aggiornamento ti piaccia! Dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa
Lisanna
Baston: già, sfortunatamente anche questo è solo un
capitolo di passaggio (me ne servono un paio per i prossimi che invece
contengono qualche rivelazione in più). Blaise
ricompare anche in questo cappy e, come promesso, fa
anche lui la sua parte… adesso comincia anche la sua personalissima vicenda, ihihih.
Bene, mi auguro che ti piaccia comunque anche
questo 15 cappy, ciao e un bacio! Nyssa
Luci94: sono contenta
che i miei personaggi ti piacciano, spero che non finiscano troppo OC nella fic. Complimenti, ne hai avuto del coraggio a leggere in
soli quattro gg tutta questa pappardella che scrivo
ogni volta, hai tutta la mia ammirazione! Spero che ance questo cappy 15 ti piaccia e mi auguro che mi dirai cosa ne pensi!
Ciao e a presto! Nyssa
chibi_elyon: in realtà non ho
più pensato al modo in cui lei ha convinto Zabini, ma
potrei sempre farci un accenno, prima o poi, tanto per mandare di nuovo in
paranoia Draco (che non ne ha bisogno)
Mi fa piacere anche che il lato (moooooooolto) malizioso di Draco ti piaccia… spero che
continuerai a seguire la mia fic e che mi dirai cosa
ne pensi di questo quindicesimo capitolo! Ciao e a presto! Nyssa
Premessa: eccoci finalmente giunti ad un capitolo dove si scopre
veramente qualcosa, anche se non è molto, anzi, a dire la verità è proprio una
briciolina… ^^
Premessa: eccoci finalmente giunti ad un capitolo
dove si scopre veramente qualcosa, anche se non è molto, anzi, a dire la verità
è proprio una briciolina… ^^
Mi
sento in dovere di fare una precisazione riguardo al precedente cappy perché la sorella gemella di Monica l’ho chiamata con
due nomi (scusatemi, mi è scappato davvero…), prima infatti è stata Morgana e
poi Morrigan, bene, il suo nome sarebbe Morgana,
quindi, se non mi sono nuovamente sbagliata, la troverete d’ora in poi con
questo nome ovunque (spero).
A
questo punto vi lascio alla lettura di questo sedicesimo capitolo, spero che vi
piaccia e che mi lascerete un commento, ciao!
Nyssa
***
Eccoli, tutti lì in attesa.
In
attesa di lei con la pelle d’oca e i brividi.
Come
erano passati in fretta quei due giorni e ora era giunto il momento della
verità.
Al
primo giorno Monica era andata a trovare Silente che non vedeva dai tempi in
cui aveva terminato gli studi.
Per
l’occasione aveva perfino deciso di cambiarsi la tenuta da avventuriera e si
era presentata al fratello e a Malfoy in abito “elegante” con una gonna nera
decisamente sopra gli standard della Scuola che di sicuro avrebbe fatto voltare
metà degli studenti che avrebbero incontrato per la scuola, una camicia beige e
aveva perfino acconsentito che Daphne le laccasse le unghie, rigorosamente di
nero.
Era
uno spettacolo, indiscutibile, avrebbe potuto fare la modella, peccato solo che
forse le reazioni che avrebbe provocato ai vari prof, dal colpo apoplettico, ad
un prematuro (?) ictus ad una slogatura della mandibola, non fossero proprio le
più indicate.
Axel aveva casualmente protestato ed era finita in un’altra baruffa
sintetizzabile con una nuvoletta di fumo e tante stelle che se ne uscivano.
Doveva
essere bello, aveva riflettuto Hermione aspettandola quando era entrato
nell’ufficio del preside, chiacchierare con un prof dopo molto tempo, senza
lagne e irritazioni dovute all’ultimo compito o all’esame appena passato.
Li
aveva sentiti ridere mentre era fuori della porta in attesa che il colloquio
terminasse. Ci avevano messo parecchio.
Quando
lei era uscita, l’aveva accompagnata in giro per la scuola alla ricerca delle
sue vecchie conoscenze: dal Barone Sanguinario, che si stava preparando per un
torneo medievale per fantasmi, la professoressa Sinistra,
sua grande amica, passando per Piton, la McGranitt e quasi tutti gli altri insegnanti.
Le
reazioni erano state tutte particolarissime: Piton,
quando la sua brillante ex allieva era entrata in classe dove stava facendo
recupero di Pozioni ad alcuni del secondo anno, aveva alzato tutte e due le
sopracciglia nel prendere atto dell’abbigliamento della ex maggiore delle
sorelle Zabini, ormai signora Landor,
e si era soffermato, forse un tantino più del necessario sui tre bottoni della
camicia che la serpeverde portava aperti senza
curarsi del panico in cui aveva precipitato i malcapitati studenti del
responsabile della Casa verde-argento, professore compreso che aveva qualche
difficoltà a deglutire mentre lei gli parlava ricordando i tempi andati,
qualcuna delle sue punizioni e l’immancabile esame finale per il conseguimento
dei M.A.G.O., ovviamente superato a pieni voti.
Hermione
la guardava dal vano della porta, ma, pensò, era molto più spassoso stare a
studiare le varie reazioni dei ragazzi dietro alle bancate
che si guardavano preoccupati l’un l’altro quando la gonna della ragazza, aveva
cominciato a sollevarsi di qualche centimetro mentre lei si era seduta sul
bordo della cattedra. Qualcuno aveva ipotizzato di essere finiti dentro la
sceneggiatura di un film porno, anche se l’ipotesi che si girasse un film porno
a Hogwarts con la Caposcuola dei grifoni sulla porta
era una cosa assai poco probabile. Dunque chi era quella tipa?
La
grifoncina poteva quasi avvertire la tempesta
ormonale che la ragazza aveva causato agli studenti, prima intenti a farsi
dispetti ed ora tutti a bocca aperta a fissare l’orlo dell’indumento,
pericolosamente vicino al punto di non ritorno. Sarebbe stata un’ottima
professoressa, almeno avrebbe avuto la certezza che la classe rimanesse in
silenzio durante le sue lezioni, non come quelle di Raimond
e Ruf.
Quando
aveva lasciato gli amati sotterranei dei tempi di scuola, il sospiro generale
dei suoi spettatori si era levato come un boato da stadio accompagnandola oltre
la porta che il prof aveva provveduto a chiudere immediatamente dopo per
riportare l’attenzione alla sua materia e, soprattutto, lontana dal
fondoschiena della signora Landor, sposata.
La
McGranitt, la cui reazione era stata più misurata, si
era limitata a mostrare un’espressione perplessa, ma aveva baciato sulle guance
la sua ex allieva e si erano messe a chiacchierare di Morgana che, quando Ruf avesse deciso di ritirarsi, avrebbe preso il suo posto
come insegnante di Storia della Magia.
La
riccia si domandò se la sorella di Monica fosse come lei.
Non
lo pensava, quelle due, da quel che aveva visto nella foto che le avevano
mostrato, erano come Terry e Maggie, le gemelle di
quel cartone, Monica era la maggiore, la vera bastian
contrario, Riri, come la chiamavano, era quella più
tranquilla e rilassata… nella foto infatti Monica era vestita pressappoco come
adesso mentre l’altra sorella gemella aveva una lunga gonna a pieghe e una
camicia a balze bianca.
Eppure
era curiosa, voleva sapere qualcosa di più sulla Zabini
che non aveva ancora conosciuto.
-Tu e
tua sorella siete molto simili? – domandò mentre la stava accompagnando
all’ufficio della professoressa Sinistra al secondo piano
-Io e Riri? – chiese Monica, Hermione aveva annuito – solo sotto
certi aspetti
-È bello
avere una sorella gemella?
-Oh sì,
tantissimo – annuì la ex serpeverde – perché hai la
certezza che, qualunque cosa succeda, lei ti capirà, sai, i gemelli riescono a
sentire le sensazioni dell’altro come se fossero proprie – spiegò poi di fronte
all’espressione perplessa della Gryffindor – magari
non approverà tutto quello che fai, ma saprai sempre che capirà cosa ti ha
spinto a farlo e questa è una cosa importante. Avere una gemella è un po’ come
essere innamorati…
-Essere
innamorati? – aveva chiesto la mora
-Sì. Sei
mai stata innamorata? – Hermione era arrossita e aveva timidamente mormorato un
sì – beh, pressappoco è così, si sente tutto quello che prova l’altro e lo si
capisce anche…
-Tu sei
innamorata di tuo marito? – chiese la studentessa
-Lo sai
che non te lo so dire… - aveva risposto l’altra e la riccia era rimasta
sorpresa - Se avessimo avuto una storia normale e fossimo due persone un
pochino più nelle righe, forse direi di sì, ma tu puoi considerare innamorate
due persone come noi che non fanno altro che litigare e gridarsi di tutto?
-Oh, io
credo di sì – era stata la ferma risposta della Caposcuola, un po’ dettata
dall’esperienza personale
-Sei la
prima persona a parte mia sorella che la pensa così – aveva annuito Monica –
beh, allora posso dire che io e mio marito siamo innamorati – e aveva sorriso
dolcemente
-Come vi
siete conosciuti te ed Axel?
-Io e
mio marito…? Oh… è una storia strana… anche un po’ triste
-Mi
dispiace – aveva mormorato Hermione
-Oh, non
in quel senso, è solo strana, però c’è dell’altro e quell’altro mi fa venire
sempre i cinque minuti. Io e Axel eravamo studenti
insieme a Hogwarts: lui era un Corvonero
perfetto, diligente, responsabile, serio… io una mezza teppista delle serpi.
Non so se sai che vengo da una famiglia piuttosto importante nel mondo magico –
l’altra aveva annuito ancora – bene, all’epoca i Landor
erano tra le più influenti casate e quel malato di mente del mio bisnonno, a
quel tempo ottantenne, si era fatto venire la brillante e retrograda idea che
fosse un affare imparentare noi Zabini e i Landor. Aveva deciso che mia sorella si dovesse sposare con
il primogenito dei Landor mentre io, da maggiore, mi
sarei dovuta occupare degli affari di famiglia. Non è andata proprio così –
aveva ghignato Monica
-Come
mai?
-Il
vecchio – disse con tono sprezzante – non aveva tenuto conto di un paio di
cosette: la prima era che Axel non andava molto
d’accordo con i suoi familiari e i suoi sette fratelli – Hermione aveva
sgranato gli occhi – poi che Riri, che
fondamentalmente è una ragazza tranquilla, sa essere un vero mulo se ci si
mette, è testarda e adamantina su certe cose e lei non voleva assolutamente
sposarsi. Per finire c’ero io che di fare la vecchia zia zitella non ne avevo
minimamente voglia.
A farla breve, Riri
si è impuntata e ha piantato uno di quei casini che solo lei sa fare, ha quasi
spedito il nonnetto all’altro mondo, e se l’avesse
fatto non l’avrei biasimata, e ha creato uno scompiglio tale da mandare nel
caos l’intera famiglia. Il nonno, a quel punto, non riuscendo a spuntarla, e
bada bene che non riuscire a spuntarla con una diciassettenne per uno come lui
doveva essere assai frustrante e umiliante, ha deciso che io potevo andare più
che bene per il giovane Landor e Riri
si sarebbe potuta occupare della famiglia, tanto ci stava bene a fare la
vecchia zitella. Credo che quella sia stata l’unica volta che l’ho sentita dire
una parolaccia ad uno della famiglia, in genere lei è sempre compita e
trattenuta, non come me…
-Beh, ne
aveva anche ragione se le hanno detto così
-Certo!
E credo che abbia fatto benissimo, anche se in genere la pecora nera della
famiglia sono sempre stata io e Aisley la viziatissima ultima nata. Comunque ricordo che si è alzata
in piedi, si è piazzata a mani sui fianchi davanti al nonno, si è inumidita le
labbra e poi, abbassando la testa gli ha detto “Pensa per te, se non avessero
imposto il matrimonio alla nonna non credo che qualcuno si sarebbe preso un
borioso figlio di puttana come te!” e ha girato i tacchi andandosene mentre i
miei genitori quasi l’applaudivano. Sfortunatamente il vecchio non è seccato
neppure in quella circostanza, ma alla fine il mio vero nonno, stufo di fare la
statua, l’ha rinchiuso in un ospizio e credo che lì ci stia ancora a dispetto
dei suoi novanta e più anni.
-Tua
sorella è stata fantastica – annuì convinta Hermione piena di ammirazione verso
la minore delle gemelle
-Già.
Così hanno preso me, mi hanno agghindata come una bambola e mi hanno piazzata
in una stanza in attesa di quello che doveva essere il mio promesso sposo.
Quella scena credo che rimarrà impressa per sempre nella mia mente per sempre:
ricordo che Axel è entrato da vero figo con la camicia con i primi due bottoni sbottonati, i
polsini anche, la cravatta blu e nera slacciata e mi ha guardata con una faccia
talmente scazzata che avrebbe potuto fare concorrenza
alla mia “E tu saresti la bambolina che dovrei sposare?” mi ha chiesto con
sospetto credendomi un’ochetta senza carattere. E quello doveva essere il ligio
Corvonero che dovevo sposare? Bella roba che mi
avevano rifilato… so di aver pensato che allora erano tutti ciechi se non si
erano accorti che razza di persona fosse, chi fosse veramente. Ovviamente non
ho ammesso che ci somigliavano come pochi, ma un pensiero vicino.
“Bambolina vallo a dire alla tua cagna” gli
ho risposto in malo modo e abbiamo cominciato a tirarci accidenti. Ancora alla
faccia del serio e compito Landor… - Hermione annuì –
beh, ci hanno sposati a forza, ma a lui la camicia dei Landor
stava piuttosto stretta, così quando è terminata la cerimonia, e avevamo tutti
e due una faccia assai poco indicata all’occasione, ha gridato a tutti i suoi
parenti schierati che lui non aveva per la testa di fare il mantenuto per tutta
la vita e di prendere il suo posto in società. È entrato negli Auror e abbiamo cominciato a girare il mondo per il
Ministero. Alla fine è stato insieme che abbiamo realizzato i nostri sogni. E
io mi sto ancora chiedendo perché, quando lui ha cominciato a viaggiare, non
l’ho mollato lì e me ne sono andata per i fatti miei.
Beh, forse lo so… - aggiunse sorridendo
-E Riri? – chiese la grifondoro
-Oh, lei
ormai si fa la sua vita. Ha continuato gli studi di Storia della Magia e adesso
ha il suo bambino e il suo Charlie… sai, in realtà me
lo ricordo benissimo come si chiama, ma il fatto è che se l’avessi dotto con
più peso Blaise ci sarebbe scappato di testa e
allora…
-Siete
due sorelle dal carattere forte – annuì ancora la studentessa sorridente
-È la
caratteristica degli Zabini: non aver paura del
pericolo. Ma non saprei dire se sia un pregio o un difetto – aggiunse e l’altra
rise.
-Anche a
Daphne hanno organizzato un matrimonio contro la sua volontà – ammise ancora la
grifoncina
-Lo so,
è giunta voce perfino dove mi trovavo io, lo sa perfino Riri
che i pettegolezzi li evita come la peste
-Ci è
stata male parecchio – aggiunse la mora
-La
capisco, è un vero schifo quando ti fanno queste cose, per fortuna nella mia
famiglia oltre a mia nonno gli altri non si fanno di tutti questi problemi, ma
i Greengrass sono sempre stati bigotti
-E
Daphne non lo è
-Se
davvero non lo è, allora farà la cosa giusta – disse facendo spallucce la signora Landor
-Il
problema è sapere quale…
-Come
mai?
-Non lo
so, ma ho come l’impressione che un po’ Neville le piaccia
-Puoi
scommetterci una mano che quei bastardi dei suoi genitori annulleranno il contratto
se ci fosse anche una sola virgola che non va
-E in
quel caso lei cosa farà?
-Chissà,
bisogna aspettare e vedere, non proiettiamoci sempre troppo nel futuro, si
perde contatto con la realtà
-Hai
ragione
Avevano
continuato il giro di visite, incontrato altri professori e qualche altro
studente, ma adesso Hermione poteva dire di essere davvero amica di una come
Monica.
***
E
adesso erano tutti lì ad aspettare.
Malfoy
e Zabini fumavano su un divanetto alla Torre di
Astronomia e si poteva contare la loro agitazione dal numero di mozziconi di
sigaretta (e forse anche qualcos’altro) che stavano sul pavimento.
Harry,
che era stato informato di tutta la cosa, aveva quasi scavato un solco sul
vecchio pavimento di legno dalla colonna alla finestra e ogni volta che passava
davanti a Malfoy questo alzava lo sguardo e gli lanciava un’occhiataccia,
perfettamente nel suo stile.
Un’ora.
Due
ore erano trascorse.
E
nessuno era ancora tornato.
Axel era sistemato malamente sul letto di Malfoy a leggere
l’annuario del suo settimo anno a Hogwarts con una
apparente calma.
E
l’agitazione nell’aria la si poteva tagliare a fette con un coltello.
Un
rumore, del fumo colorato e poi nel camino di fronte comparvero due sagome
indistinte.
Aspettarono
che la nube si dissolvesse e, per scaricare la tensione, Hermione andò ad
aprire la finestra investendo i presenti di un venticello gelido ed invernale.
Due
ragazze stavano nel vano del focolare e guardavano entrambe con aria seria i
presenti.
Una
delle due reggeva in mano cinque tomi rilegati in pelle scura, gli occhiali sul
naso.
Monica
si fece avanti e oltrepassò lo strato di cenere seguita a ruota da quella che
non poteva essere altri che Morgana Zabini.
-Lei è
mia sorella Riri – disse ai presenti, l’altra accennò
appena col capo scrutandoli ad uno ad uno: Harry, Blaise,
Draco ed Hermione, sorvolando su Axel che non aveva
bisogno di esami particolari.
-Loro
sono Harry Potter ed Hermione Granger – aggiunse ancora additando il ragazzo
con gli occhiali e la studentessa alla finestra
-Piacere
– disse l’altra rivelando una voce molto simile a quella della sorella – io
sono Morgana, ma chinatemi Riri, il mio nome fa
schifo, troppi nonni…
Hermione
riconobbe lo stile schietto che aveva anche Monica, anche se più tranquillo e
annuì mentre Harry, in soggezione di fronte alla nuova arrivata, si muoveva meccanicamente
come di fronte alla McGranitt.
-Bla, poi
mi spieghi cos’è questa stupidaggine – disse allungandogli i tomi
-E tu mi
spiegherai che è sta stronzata che aspetti un figlio
da CharlieWeasley
-Di
quello discutiamo più tardi.
-Tu devi
essere tutta matta – aggiunse e la sorella gli rivolse un’occhiataccia.
E
così quella era Riri, il suo nuovo idolo?
Oh,
sì, era esattamente come se l’era immaginata…
I
capelli neri come quelli di Blaise e Monica erano
però ondulati e la sua carnagione decisamente più chiara di quella della
sorella avventuriera.
Aveva
un paio di occhiali che le stavano in bilico sul naso e studiava tutti da sopra
le lenti ovali.
Indossava
una gonna lunga tutta a piegoline con il bordo di
pizzo e una camicia chiara che contrastava con il colore corvino dei capelli.
Gli occhi rigorosamente blu come gli altri Zabini.
Si
soffermò un attimo sul ventre della ragazza alla ricerca della prova della
effettiva gravidanza, ma non notò nessun pancione, anzi!
Doveva
essere da poco che aveva scoperto di essere incinta.
-Ci
sposiamo domani qui a scuola – disse appena Riri
voltando i tacchi e poi cominciando a parlottare con la gemella.
Axel che fino a quel momento se n’era stato tranquillo senza degnare
d’attenzione la cognata, si alzò immediatamente a sedere osservandola come se
le fossero spuntate le antenne.
-Riri? –
domandò preoccupato
-Voglio
levarmi il peso – annunciò la riccia delle sorelle
-Beh,
congratulazioni – aggiunse Hermione un po’ a disagio
-Ma
proprio il giorno di Natale? – sospirò
-Ci
sposa Silente – disse rigida lei – non voglio rompiscatole
-E i
duecento studenti che stanno qui cosa dovrebbero essere?
-Non
sono invitati
-Non
fare la stupida
-Non
sono stupida
-Dai,
su, smettetela – disse Monica – tu ti sposi domani sempre che lo sposo arrivi –
e tu stai zitto che noi ne riparliamo stasera – aggiunse all’indirizzo del
contrariato marito.
-Consultiamo
‘sti libri e riportiamoli al Ministero – sbuffò Zabini che fino a quel momento se n’era rimasto zitto,
prevedendo una simile cosa stramba da parte della sorella, dopotutto era
parente sua e di Monica!
***
Dieci
minuti.
Quindici.
Un’ora.
Due.
Draco
ed Hermione, che erano quelli che della storia ne sapevano più di tutti,
stavano piegati sui voluminosi e polverosi tomi con la parentela completa della
famiglia Black, illegittimi compresi.
Monica
e Riri erano uscite e si stavano probabilmente
facendo gli affari loro da qualche parte, mandando in deliquio tutti gli
studenti che avrebbero incontrato sulla strada, probabilmente Mo’ aveva portato
la sorella a trovare qualcuno, o forse stavano aspettando che Charlie arrivasse dalla Romania per il matrimonio.
Blaise e Axel si stavano facendo qualche
partita agli scacchi dei maghi e sembravano incuranti di quello che li
circondava, interessati solo alla mossa migliore per sbalordire l’avversario e
sbarazzarsene in poco tempo.
E
su quei dannati libri non c’era quello che cercavano, nessun Zachariah Black.
Hermione
voltò sconsolata una nuova pagina e arrivò alla genealogia di Sirius e della famiglia Black.
Scorse
senza troppa attenzione i rami dell’albero, sapendo che Sirius
aveva un solo fratello, Regulus e solo allora notò
una casellina a margine, chi era?
Aguzzando
la vista, vide che una sottile linea scura conduceva Orion
Black, il padre di Sirius, ad una sconosciuta di nome
Lachesi e da questa partiva un’altra linea che
portava ad una casellina allo stesso livello di Sirius
e Regulus e in cui era scritto “Zachariah”.
Rimase
a bocca aperta, Draco se ne accorse e si affrettò a spostare lo sguardo dalle
sue pagine a quelle aperte di fronte alla Granger, studiando le varie parentele
che vi erano raffigurate
-Oh cazzo! – esclamò più che sbalordito distraendo Blaise che si fece mangiare la regina, Axel
vinse e se ne uscì dalla porta.
-Dra? –
chiese perplesso l’altro Slytherin
-Bla, qui
c’è un casino grosso come casa mia – disse appena additando la scritta per
paura di non riuscire a ritrovarla dopo, la mezzosangue invece non riusciva
ancora a parlare
-Che
succede?
-Bla, è
il fratello di Sirius, suo padre è mio cugino!
-Oh
merda!
-Orion
aveva un figlio illegittimo – specificò lei boccheggiando per lo stupore
-Miseria…
il grande Zachariah, uno degli Auror
più potenti del mondo magico è tuo cugino ed è pure un illegittimo?!
Voltarono
pagina tutti e tre insieme controllando la cosa effettiva e, infatti, nel
foglio seguente un’altra linea conduceva a una casella denominata “BryannaSimmons” e da quei due
un’altra linea si diramava a Temperance Black e Seraphin Black.
Ransie era Temperance. Ransie
era solo un diminutivo, ecco perché non erano riusciti a trovarlo…
Sconcertata
la riccia voltò ripetutamente le due pagine ricontrollando per paura che avesse
visto male.
Ma
quello era un cataclisma!
Guardò
Draco che sembrava a disagio quanto lei.
Controllò
ancora la sottile linea che conduceva a questa Lachesi
e intravide vicino alla cella che racchiudeva il nome un simbolo strano,
strattonò il biondo per la manica e glielo indicò con la punta dell’unghia
-Che
significa? – gli chiese sapendo che di parentele magiche lui se ne intendeva
più di lei
-È il
simbolo dei babbani – spiegò Malfoy – significa che
era babbana…
-Vuoi
dire che uno dei maghi più potenti del mondo, un Black, è mezzosangue? –
esclamò stupita lei
-La cosa
ha dell’assurdo con tutte le idee che aveva Orion –
annuì Zabini
-Caspita
– si limitò a dire la mora
-Mezzosangue,
i tuoi insulti sono penosi – si premurò di farle notare la serpe bionda
-Non
stiamo parlando di insulti, c’è un fratellastro di Sirius
nel mondo magico che fa l’Auror e che al momento non
sappiamo dove stia e una barcata di altre cose e tu ti preoccupi dei miei
insulti?
-L’attenzione
per i dettagli è quello che distingue un uomo e un “gentiluomo” – disse Malfoy
-Beh, la
regolina ha bisogno di una rivisitata perché tu non
sei un gentiluomo
-Con
quello che è successo la prima mattina alla Torre tu dici che non sono
gentiluomo? – domandò ghignando
-Che è
successo? – intervenne Blaise – Draco ti ha fatto
qualcosa? L’hai portata a letto con te? – domandò poi all’amico
-Ma che vai
a pensare? Con lei?!
-Assolutamente
no!
Ripeterono
all’unisono i due.
-Blaise,
senti, puoi chiamarmi Harry? – domandò piano la riccia
-Vuoi
dirgli di questa faccenda? – chiese Zabini
-Sì,
credo che debba sapere
Zabini uscì dalla stanza.
-Continuiamo
il nostro discorso sui gentiluomini oppure vuoi controllare ancora l’albero?
-Non c’è
altro da controllare…
-E
allora io non sarei un gentiluomo?
-Un
gentiluomo non parla in quel modo imbarazzante – disse lei arrossendo – e non
si vanta di se stesso
-Non
puoi chiedere a un Malfoy di rinnegare l’orgoglio
-Beh,
allora nessun Malfoy è un gentiluomo
Touché.
Semplicemente.
-Dov’è
la peste? – chiese brontolando lui
-Monica
e Morgana l’hanno portato con sé ad aspettare Charlie
-Credi
che dovremmo informare Weasel?
-Non ne
sono sicura, vedrò cosa ne pensa Harry, eppoi Silente aveva detto di mantenere
il segreto…
-Al
diavolo Silente, copiati questo cespuglio di parentele e rimandiamo questi
volumi al Ministero
Hermione
annuì, prese in mano un foglio e una penna e cominciò a tratteggiare le linee
delle parentele
-Gli
elenchi del Ministero sono molto più aggiornati dei nostri – commentò scocciata
– c’è perfino segnato il matrimonio di Ransie con
Alerei e sotto di loro c’è una casellina vuota… stanno aspettando di aggiungere
il figlio…
Potter
fece capolino dalla porta seguito da Blaise e guardò
la scena sperando di non combinare pasticci
-Finalmente,
Potty, era ora! Abbiamo qualche bella notiziola per
te!
Il
grifondoro spostò l’attenzione sulla ragazza che
scriveva senza ottenere qualche cenno di assenso o di diniego
-Harry –
disse infine lei sollevando la testa – Sirius aveva
un fratello…
-Sì, Regulus, lo sapevo – annuì Harry che per una volta stava
seguendo senza addormentarsi qualcosa che parlasse di parentele
-No, non
hai capito… - sbuffò lei – ne aveva un altro!
-Un
altro? Ma a me non ne ha mai parlato… - rifletté il bambino sopravvissuto
-Sveglia
Sfregiato, era un bastardo, non lo sa nessuno! – inveì Malfoy, quella
conversazione gli stava facendo perdere la pazienza
-Che
cosa?! Ma Sirius veniva da una rispettabilissima
famiglia di antichi purosangue eccetera! Ti ricordi cosa urlava Walburga quando
siamo andati a GrimmauldPlace?
– Hermione annuì
-E così
avete fatto conoscenza con la vecchia – ghignò Malfoy ricordando quando, da bambino,
andava ancora in quel postaccio a trovare i vari parenti di sua madre e Sirius era già stato rinnegato dai suoi familiari
-Strano
ma vero, Malfoy, ma neppure tu provi simpatia per quella megera
-Sì sì, vi scambierete i segreti del cuore più tardi – frecciò
dura la Granger – il fatto è che questo fratellastro di Sirius
è un Auror e anche molto potente, famoso ecc.
-Ma Sirius l’avrebbe sicuramente saputo – protestò Harry
-Beh,
evidentemente no e comunque pare che sua madre fosse babbana
e che adesso sia misteriosamente scomparso
-Sarà,
ma la cosa non mi convince, insomma, se fosse un Auror
non sparirebbe così!
-Beh,
hai presente Fin e quella sua sorella Ransie di cui
parla sempre? – intervenne la riccia – ecco, quelli sono i figli di questo tipo
-Che si
chiama Zachariah Black – terminò Draco
-Zachariah
Black? – chiese stupito Harry – non sarà mica lo stesso Zachariah
Black del nuovo libro di Difesa?!
-Il
nuovo libro di Difesa? – chiese Malfoy
-Sì,
Silente ha mandato un messaggio ai dormitori che avremo un nuovo professore di
Difesa Contro le Arti Oscure e giù in bacheca c’è scritto che bisogna
acquistare il libro “La Magia e l’Arte Oscura” di questo tipo Zachariah Black…
-Ci sono
un po’ troppe coincidenze – rifletté il biondo accendendosi una nuova sigaretta
– chi è questo professore?
-Ah non
lo so! – si giustificò Potty – la McGranitt
dice che arriverà per Natale, forse qualche giorno dopo
-E il
professore che avevamo prima?
-Non
l’ho più visto in giro e neppure Ron o gli altri –
specificò ancora il moro
-Io non
so chi abbia permesso che a scuola si cambiasse professore a metà corso – si
lagnò ancora il biondo occupato in una delle sue attività preferite:
lamentarsi.
***
In
quel momento la porta della stanza si riaprì e diverse persone fecero il loro
ingresso: Morgana, Monica, Axel ed un tipo dai
capelli rossi che assomigliava in maniera impressionante a BillWeasley e che doveva essere senza ombra di dubbio Charlie.
Zabini lo guardò storto mentre tutti si sedevano sui cuscini e chi
sul letto, dopodiché il moro si alzò in piedi e lo fissò negli occhi, il tipo,
che inizialmente rideva felice per mano alla sua futura sposa, dovette
riprendere un’espressione seria per riuscire a fronteggiare senza problemi
quella minacciosa del fratello minore di Morgana, per niente di buon umore e,
il sesto senso glielo suggeriva, non aveva approvato il comportamento sbadato
suo e della sua futura moglie, tanto sbadato da riuscire perfino a metterla
incinta di un figlio suo.
E
il peggio era che sua madre non sapeva nulla!
Non
la madre di lei… MollyWeasley!
Già
s’immaginava la scena quando, all’Epifania, sarebbe andato a trovare i genitori
assieme alla minore delle gemelle Zabini, spesso
presente nei discorsi di famiglia dei tempi della scuola come una vera statua
di ghiaccio nei confronti dei due rossi e lentigginosi fratelli maggiori.
-Lo sai
che sei un imbecille e che dovevate fare più attenzione?
Hermione
sgranò gli occhi ad udire quelle parole proprio da uno come Zabini
che, apparentemente, non si curava poi più di tanto della forma o delle
conseguenze, Draco ghignò a sentire il suo migliore amico così preoccupato per
la sorellina
-Charlie,
se così ti chiami, io te lo giuro, se soffre vengo ad ammazzarti
-E cosa
vorrebbe fare un ragazzino come te? – chiese incauto il rosso
La
smorfia prima arrabbiata di Blaise si trasformò in un
ghignò sadico e pericoloso di quello che sarebbe potuto succedere se…
Hermione,
a differenza di Charlie, credeva ciecamente a quello
che aveva detto la serpe, soprattutto perché aveva pronunciato la parola
“giuro” e Blaise non giurava mai e poi mai.
Se
l’aveva fatto, allora le conseguenze sarebbero state certe.
-Bene,
adesso che ci hai fattola paternale come un vecchio tradizionalista di settant’anni, possiamo passare oltre? – chiese Riri, il fratellino annuì e Monica ringraziò che la scena
si fosse svolta senza troppi spargimenti di sangue, anche se, da quel giorno in
poi, probabilmente Charles avrebbe misurato le parole quando Blaise era con lui.
Perché
le persone tranquille, quando perdono la pazienza, sono le peggiori.
E
Blaise era innegabilmente una persona “quasi”
tranquilla.
Axel per esempio ci aveva messo due anni a superare il senso di
inadeguatezza che guardare negli occhi il cognato gli procurava.
Ma
sapeva che, se l’avesse fatta soffrire, Blaise
sarebbe accorso e allora, la
furia Zabini, quella dell’unico
figlio maschio, probabilmente supportato dalla sanguinaria Aisley,
che per la sua età era un po’ troppo attratta da romanzi dell’orrore e scene
truculente, si sarebbe scatenata senza possibilità di perdono.
E
il colpevole avrebbe solo potuto implorare pietà.
C’era
quasi da ridere del grande Charles Weasley, stato
Prefetto di Hogwarts, tremante di fronte a BlaiseZabini, a tutt’ora Prefetto delle Serpi, in una scena che andava a
ripetersi ogni volta che una delle sorelle lasciava il nido.
Di
certo però, la piccola Aisley sarebbe stata meno avventata di Riri e, senz’ombra di dubbio, avrebbe fatto di testa sua.
Era
perfettamente in grado di badare a se stessa già adesso che aveva sette anni,
la preoccupazione sarebbe giunta quando ne avesse compiuti quindici…!
Come
a confermare la cosa, giunse alla finestra un gufo candido più di Edwige
recante alla zampa un foglietto ripiegato.
Le
parole vergate erano quelle della, per l’appunto, minore delle sorelle Zabini, giunta di corsa a scuola alla ricerca del fratello
e del maledetto “bastardo”, come l’aveva definito lei stessa, per mettere
subito in chiaro le cose.
Zabini quasi ghignò, scrisse appena di raggiungerlo alla Torre di
Astronomia e rispedì il volatile alla sua effettiva proprietaria.
Hermione
si domandò se tutto questo amore che Blaise provava
per il gentil sesso non fosse dovuto allo stretto contatto che aveva avuto con
esso fin dall’infanzia, dopotutto, con due sorelle maggiori e una piccola peste
a carico, sarebbe stato difficile privarsi delle coccole e dell’ambiente caldo
e confortevole che solo una ragazza era in grado di creare.
Però
tutta quella perversione che aveva sviluppato negli anni esulava parecchio
dall’amor fraterno che probabilmente legava Blaise a
Monica, Riri e questa Aisley.
La
porta si aprì quando tre colpi furono appena battuti contro il legno e la
figuretta ritta e impettita di AisleyZabini, innegabilmente lei, comparve nel vano della porta
avvolta in un cappottino turchese bordato di pelliccia di coniglio, i boccoli
scuri raccolti con delle forcine brillanti ai lati della testa, le unghie
curate come tutti gli Zabini, l’espressione truce
dipinta sul visetto ancora infantile della piccola che prometteva di diventare
un’autentica bellezza come le sorelle.
Degnò
appena di uno sguardo Draco, Hermione, Harry e gli altri parenti e si diresse
verso il letto puntando lo sguardo sulla persona di cui aveva ricevuto la
descrizione la sera prima dal fratello.
Con
passo cadenzato e lo sguardo che s’incupiva sempre più, si avvicinò
progressivamente verso quello che sarebbe diventato al più presto il marito di
sua sorella.
Se
CharlieWeasley aveva
trovato difficile sostenere lo sguardo di un adirato BlaiseZabini, quello di questa bambina dal ghigno
sanguinario era praticamente impossibile: gli occhi blu cobalto come quelli del
fratello sembravano penetrarti nell’anima alla ricerca dei segreti più profondi
che spesso neppure tu conoscevi.
Aisley strinse gli occhi e si atteggiò a sorella maggiore quando,
alla fine, era la più piccola di tutti, ma con l’espressione truce dipinta sul
suo volto, la si sarebbe scambiata facilmente per una donna vissuta.
-E così
tu sei Charles Weasley – disse appena rivelando una
voce melodiosa che aveva calcato il nome e il cognome del ragazzo seduto.
Probabilmente, se non avesse avuto quel briciolo di autocontrollo che gli
conferiva stringere la mano di Riri, sarebbe scattato
in piedi di fronte alla ragazzina rispondendo “signorsì signora!” ed evitando
accuratamente i suoi occhi che gli stavano comunque creando qualche problema a
deglutire.
Senza
paura, la bambina lo studiò con aria di sufficienza, storse la boccuccia e alzò
un sopracciglio
-Potrei
trovarti molti difetti – disse appena parlando con la voce della vecchia nonna
a cui viene presentato il futuro genero – e non mi dispiacerebbe se ti lavassi
un po’ più spesso…
Un
altro “agli ordini, signora!” era pronto ad uscire dalla bocca del rosso mentre
sottostava a quella bambina saccente, ma Monica, vedendo degenerare la
situazione come tutte quelle in cui la sua amata e viziatissima
sorellina minore era coinvolta, si affrettò a frapporsi tra i due prima che
quello cominciasse davvero a trattare con deferenza quella che sarebbe potuta
quasi essere sua figlia.
-Adesso
basta Aisley – disse ferma comportandosi, per una
volta, da persona con la testa sulle spalle – non siamo noi che dobbiamo
decidere del futuro di Riri, né di suo marito. Adesso
vieni… - e la prese gentilmente per mano nel tentativo di portarla via.
-Se
farai versare anche una sola lacrima a mia sorella, ricorda che tu ucciderò –
pronosticò la bambina voltandosi per un’ultima volta e a Charlie
quella minaccia gli parve decisamente più probabile di quella analoga che gli
aveva lanciato il fratello di lei, non aveva difficoltà a immaginarsi mezzo
morto mentre la piccola strega sadica gli lanciava contro un’AvadaKedavra, oppure, più babbanamente, lo affettava con una mannaia il doppio di
lei. Oh, nessun dubbio, quella piccola peste ce l’aveva scritto in faccia che
faceva sempre quello che voleva e certo non si lasciava smontare da un
orsacchiotto grande e grosso, ma fondamentalmente inoffensivo, quale era lui.
Lei l’aveva capito, la vipera, e ci marciava, perché lei non aveva paura di
lui. Ridicolo che uomini grandi e grossi e perfino draghi si tirassero indietro
e lo temessero e una irritante bambinetta alta un metro
scarso si permettesse un simile comportamento strafottente.
Ma
proprio non ce la faceva a riprendere tutto il suo impavido coraggio che gli
consentiva di dominare ritrosi Neri delle Ebridi e qualche recalcitrante Ungaro Spinato.
Che
cos’era un drago infuriato a confronto di quella piccola furia?
Riri gli strinse solidale la mano
-Non
farti mettere i piedi in testa da mia sorella – lo ammonì dolcemente – è una
brava persona alla fine
Il
sorriso forzato che le rimandò probabilmente la diceva lunga su quello che
pensava della fiera AisleyZabini.
Poi,
improvvisamente, come se fosse diventata un’altra persona, la piccola di casa Zabini se ne andò a giocare assieme a Seraphin
senza creare ulteriori problemi ai presenti.
***
Spazio Autrice: allora… parliamo un po’ di Blaise… è un personaggio che a me piace moltissimo perché
come unico uomo di famiglia deve stare dietro a delle sorelle che fanno di
tutto per cacciarsi nei guai; per chi conosce HanaYoriDango, Blaise
assomiglia un po’ ad Akira, il biondo amico di Tsukasa e, infatti, è proprio a lui che mi sono ispirata
caratterialmente.
Come
s’è visto, ci sono stati un po’ di sviluppi, a cominciare da questo Zach che suscita tanta curiosità, bene, adesso sappiamo che
sua mamma si chiama Lachesi (ci ho messo una vita a
decidere il nome e sono ancora indecisa) ed è un illegittimo di Orion, ovvero fratellastro di Sirius,
eh beh, si dice poco…!
Ransie, alla fine, probabilmente l’avrete capito tutti, non è altro
che il nomignolo affettuoso con cui il fratello chiama la sorella maggiore.
A
questo punto la storia è veramente nel cuore, mi auguro che vi piaccia e spero
che mi lascerete un commento!
Ciao
e al prossimo post!
Nyssa
Shavanna: già, su certe cose Draco e Herm sono davvero un po’ tardi… beh, su Zach
Black si è scoperto qualcosina, anche se di più per
il momento non posso dire… XD
Mi
fa molto piacere che il personaggio di Monica e la vicenda in genere siano
stati divertenti, come ho detto la volta scorsa, la maggiore delle gemelle è un
personaggio a cui sono molto legata perché porta il mio nome e, più o meno,
perché incarna quello che vorrei essere io…
Bene,
spero che anche questo sedicesimo capitolo ti piaccia, ciao e un bacio! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: già, Bla e Dra non sono proprio fini quando si alterano e,
sfortunatamente, soprattutto al biondo, capita spesso… beh, in quel cappy ci voleva (credo), in questo ho cercato di misurarmi
di più, spero di esserci riuscita :P
Per
Monica, anche io l’adoro, anche se non è uno dei personaggi fondamentali, ma,
come si dice, gli autori in genere si affezionano ai personaggi secondari e io
adoro Monica, il mio alter ego, quello che alla fine vorrei essere…
Mi
auguro che anche questo cappy ti piaccia e spero che
mi lascerai un commento! Ciao e al prossimo post! KissNyssa
Lisanna Baston: essendo un po’ di corsa non ho avuto ancora
il tempo di leggere il tuo aggiornamento, ma presto, appena la gente smetterà
di ossessionami, soprattutto i prof, mi ci fiondo che
sono curiosa di leggere cosa hai scritto^^
Effettivamente
forse ho spiazzato qualcuno con questa famiglia e l’estensione di questa, che
si vede in questo sedicesimo cappy, credo che sia
altrettanto sconvolgente… mi auguro che ti piaccia, ciao e un bacio! Nyssa
potterina_88_:Axel deve davvero
avere una pazienza illimitata con tutte le follie della mogliettina… e sono
molto felice che la famiglia zabini abbia avuto la
tua approvazione, effettivamente ero piuttosto combattuta, ma poi avevo bisogno
di qualche personaggio e così… spero che ti piaccia anche questo capitolo, kiss! Nyssa
AlexielMihawk:
mi fa piacere che anche tu sia approdata a questa fic
e sono molto contenta che i miei Draco ed Herm ti
piacciano, così come tutti gli altri personaggi di contorno… la parte delle
favole distorte è stata una mia follia e non so neppure più da dove sia uscita,
chissà, però un po’ ci sono affezionata… e ovviamente sono molto felice di
tutti i richiami che hai letto legati al mondo anime e manga a cui sono
particolarmente legata e che infilo sempre e comunque nelle mie storie, grazie
per tutti i complimenti che ai fatto a me e a Monica (l’altra, non me), spero
che continuerai a seguire la mia fic, a presto e un
bacio! Nyssa
Mici: forse i battibecchi sono le parti che mi
diverto di più a scrivere, per questo sembrano così reali… grazie per i
complimenti al cappy, spero che seguirai ancora la
fiction, a presto! Nyssa
rossy..!: grazie mille dei complimenti, come hai
visto ho continuato, spero che tu continuerai a leggere! A presto! Nyssa
luana1985: bene, sono felice che tu ti sia
ristabilita, ma in effetti hai ragione, tornare alla vita di tutti i giorni è
veramente difficile (sighsigh),
sono molto felice che il mio stile ti piaccia e che la suspance
tra i vari personaggi sia resa bene, grazie mille di tutti i complimenti che mi
fai ogni volta, non ti ringrazierò mai a sufficienza! Spero che ti piaccia
anche questo sedicesimo capitolo quindi aspetto di sapere cosa ne pensi… ciao e
a presto! Un bacio, Nyssa
chibi_elyon: già, effettivamente Monica non si fa
davvero problemi a portare i pantaloni, anche se, in questo cappy,
si è convertite alle gonne XD, cmq è un personaggio
che adoro anche io perché rappresenta un po’ quello che vorrei essere io e forse
è proprio per questo che le ho dato il mio nome… Mi fa piacere che il cappy ti sia piaciuto (evitiamo i giri di parole) spero che
continuerai a seguire la mia fic e che mi lascerai un
commentino anche a questo sedicesimo capitolo! Ciao e un bacio! Nyssa
PS:
non preoccuparti di mate, il mio libro fuma da tanto che lo uso (scherzo, sono
una vera scarpa in questa materia…), quindi in bocca al lupo!
MartyViper: effettivamente, io Blaise
a fare il figlio unico ce lo vedo solo in parte, in questa fic,
come ho detto nel commento alla fine, è ispirato ad un personaggio mezzo
donnaiolo che è perseguitato da una madre giovane e bellissima e due sorelline
altrettanto angeliche e lui è l’unico uomo di famiglia, quindi… mi sembrava che
col personaggio mi c’azzeccasse parecchio ^^
Per
quanto riguarda il bel Charlie, è un personaggio per
cui ho un debole, non ce la facevo proprio a vederlo scompagnato per tutta la fic… quindi ho trovato una moglie improbabile anche a lui
perché alla fine questa fic brulica di coppie
altamente improbabili…
Beh,
spero che ti piaccia anche questo cappy e mi auguro
che mi lascerai un commentino! Ciao e un bacio! Nyssa
Premessa: in realtà, non c’è molto da premettere in questo capitolo
perché parla da solo… quindi vi lascio alla lettura, se poi mi verrà in mente
qualcosa, lo metterò alla fine nello spazio autrice…
Premessa: in realtà, non c’è molto da premettere in
questo capitolo perché parla da solo… quindi vi lascio alla lettura, se poi mi
verrà in mente qualcosa, lo metterò alla fine nello spazio autrice…
Ciao
e buona lettura!
Nyssa
PS:
ah, già, dimenticavo :P
150 recensioni!!!
Grazie mille a tutti che
seguite questa fanfic!
Non sapete quanto mi avete
fatta felice!
Un abbraccio virtuale a tutti!
Nyssa
***
La
piccola cappella di Hogwarts era gremita di una inconsueta folla.
Era
una stanza gotica con spesse mura di pietra antica e le finestre, due per lato,
formate da vetri multicolori; l’abside, in fondo, era costituita da una vetrata
semicircolare che illustrava l’Albero di Jesse con
tutta la genealogia dei discendenti di Giuseppe e Beniamino.
L’intera
cappella era pervasa dalla luce colorata che si rifrangeva dai vetri e
illuminava attraverso uno strano gioco di contrasti, gli spettatori che
assistevano nei pochi banchi.
Era
un posto precluso agli studenti, aperto solo in occasioni specialissime, come
quella.
Quell’anno
di cose speciali ne succedevano davvero tante.
Si
diceva che l’ultima volta che la cappella era sta aperta per un matrimonio era
stato in onore di una celebrazione segreta tra due insegnanti di Hogwarts, ma la vicenda non era altro che una leggenda
metropolitana.
Nonostante
fosse poco frequentata, c’era comunque un sacerdote che la custodiva e il suo
nome era Royal.
Royal era stato uno dei primi studenti di Hogwarts,
morto in giovane età dopo essere stato ordinato sacerdote e, da allora, era sempre
vissuto alla Scuola di Magia e Stregoneria.
Le
studentesse pensavano che fosse il fantasma più bello in circolazione:
innanzitutto non aveva quell’aria slavata che invece contraddistingueva Nick-quasi-senza-testa, Mirtilla, il Frate Grasso e la Dama Grigia, ma era
sempre allegro e quando veniva incrociato per i
corridoi, regalava a ciascuno un sorriso sereno.
Il
più delle volte era facile incontrarlo nei pressi dei corridoi meno frequentati
con il suo breviario e la tonaca scura che lo
rendevano perfettamente riconoscibile, soprattutto dalle allieve che passavano
spesso di proposito da quelle parti per poter fare delle lunghe chiacchierate
assieme a lui e fantasticare sullo spreco commesso con un essere simile.
In
quel momento, Padre Royal stava attendendo all’altare
con un antico formulario latino, i paramenti della festa e un’espressione
gioiosa sul viso.
Alla
sua sinistra stava, ritto e serio, Charles Weasley e
al suo fianco, un po’ contrariato, ma distinto,
William Weasley, primogenito della lunga serie di
“capelli rossi e lentiggini” che aveva invaso Hogwarts
negli ultimi dieci anni.
Charlie aveva insistito molto che suo fratello partecipasse alla
cerimonia in qualità di suo testimone e ci erano
volute le sue insistenze sommate a quelle di Fleur per
costringerlo a presenziare alla messa.
Dall’altro
capo dell’altare, Monica ZabiniLandor
stava dritta in piedi nel suo splendido abito verde e studiava con sguardo
altrettanto serio la sorella che stava percorrendo la navata della chiesetta,
lanciando, di tanto in tanto, occhiate cariche di odio a Bill
che facevano spesso aggrottare le sopracciglia del povero prete, costretto a
tanto sfoggio di risentimento in un luogo sacro come quello.
In
prima fila nelle panche di destra, la famiglia Zabini
schierata: Blaise e Aisley
che stavano uccidendo con gli occhi quello che presto sarebbe diventato il loro
nuovo cognato. Seduto accanto alla serpe, Draco Malfoy teneva alta la testa mentre guardava Morgana che avanzava a passo sicuro
lungo il tappeto con lo sguardo blu serio come aveva sempre avuto.
In
piedi era anche AxelLandor
che sembrava più preoccupato per le tendenze omicide della moglie nei confronti
di BillWeasley, piuttosto
che di una possibile crisi di pianto della sposa. E non fosse mai che quel
benedetto Weasley, per una volta, la smettesse di
provocarla malamente, se non ci fosse stato attento
quella pazza di Monica avrebbe finito la giornata con l’omicidio del rosso
proprio sull’altare della chiesetta!
Dall’altra
parte delle bancate erano invece sistemati i Weasley: Lenticchia, che aveva messo, per una volta, un
abito adeguato alle circostanze, e sua sorella Piattola che scrutava scura in
volto gli altri ospiti, seduta di fianco a lei, e l’unica che al momento
sorrideva, era la Granger che sognava e fantasticava ad occhi aperti sulla quasi neo sposa.
FleurWeasley, neosposina di Bill, sembrava invece la preoccupazione fatta persona, ma
non molto per la promessa sposa o per le sottili (si fa per dire) faide che
facevano rilucere l’aria di elettricità statica, bensì per tutti i dettagli di
quel matrimonio che la decisione improvvisa aveva trascurato, come il posto
dove andare a vivere, il servizio da utilizzare, il viaggio di nozze e il prossimo
incontro parenti che ci sarebbe stato all’Epifania.
Molly di sicuro non l’avrebbe presa bene,
soprattutto perché le sarebbe piaciuto essere presente.
Probabilmente
si sarebbe arrabbiata più per la sua mancanza che per il fatto che il suo
secondogenito avesse sposato una Zabini.
Morgana
Zabini, la seconda delle gemelle, mosse un altro
passo sul tappeto che la stava conducendo verso una nuova vita e delle nuove
persone: alla fine, l’aveva spuntata lei, le avevano imposto un matrimonio,
l’aveva rifiutato, le avevano imposto la castità ed eccola lì al quarto mese di
gravidanza, le avevano detto che sarebbe rimasta zitella, al diavolo tutto, si
stava per sposare!
Lei,
proprio lei che ai tempi di Hogwarts diceva in giro
che con un Weasley ci si potevano fare solo due cose:
una zuppa di carote e un bel mal di testa.
Come
era stato possibile che tutto l’odio scolastico che le due sorelle Zabini avevano provato si fosse trasformato in un
sentimento tanto forte da farle abbandonare tutte le sue maniere, tutte le sue
idee, tutti i suoi pregiudizi?
Non
lo sapeva, o forse, proprio lei, non voleva sapere.
Voleva
bene a Charlie, perché non avrebbe dovuto provare a
costruirsi una vita serena con lui?
Solo
perché il suo cognome era sinonimo di carogna e quello dei Weasley
di lentiggini?
Era
una motivazione un po’ insufficiente, ad analizzarla fino in fondo…
Un
ultimo passo, un altro ancora ed eccola lì, di fronte a Padre Royal che sorrideva beato.
Silente
e la McGranitt, che avevano aperto la cappellina per l’occasione, erano seduti ai due lati
dell’altare su massicci troni di legno e stavano seguendo tutta quella
agitazione collettiva che un matrimonio recava sempre con sé.
La
celebrazione cominciò con le frasi di rito e mentre il fantasma recitava
drammaticamente le formule latine, il silenziò calò
sui presenti.
Era
il giorno di Natale e due persone si stavano sposando.
E
quello era sufficiente per far scattare qualcosa dentro l’anima di ciascuno.
Hermione
guardò sognante i capelli ondulati di Morgana mentre
questa annuiva alla domanda di rito, come era bella e come era fine… la
invidiava un po’, per la sua bellezza, per aver trovato la persona giusta, per
essere riuscita a superare tutte le difficoltà impostole dalla sua famiglia,
dalla sua storia, dai suoi parenti.
No,
Riri, come la chiamavano, era stata forte e aveva
guardato in faccia ogni cosa, alzando gli occhi su ogni problema e andando
avanti senza rimpianti.
Chissà
che cosa provava adesso che era lì, al fianco della persona che amava, con in grembo una nuova vita che le cresceva dentro come il
suo futuro.
Chissà
che cosa sentiva, mentre Padre Royal univa le mani
dei due sposi, un po’ imbarazzati e continuava a parlare e celebrare…
Che
cosa si sente quando si sta per coronare un sogno
insieme alla persona più importante della propria vita?
Non
si seppe rispondere, ma lo sguardo le passò istintivamente all’altro capo della
chiesa dove un certo biondo di sua conoscenza sembrava anch’egli perso tra i
suoi pensieri.
I
loro occhi s’incontrarono quando lui voltò la testa
sentendosi osservato.
Una
questione di un attimo.
Se
guardare negli occhi una persona era qualcosa di così magico, come poteva
essere dividere con essa tutta la propria vita?
Sorrise
a se stessa e scacciò anche quella domanda.
E
in quel momento, i due sposi si scambiarono il loro bacio.
Non
valeva la pena di perdersi quel momento solo per seguire un pensiero fuggevole
come un alito di vento.
Applaudì
insieme agli altri e sorrise felice ai due nuovi sposi
lanciando quel poco riso che erano riusciti a sottrarre dalle cucine senza che
gli elfi se ne accorgessero.
-Come lo
chiamerete? – chiese Aisley alla sorella maggiore
additando la pancia un pochino prominente sul vestito
-Ronald!
– saltò su il fratello di Charlie
-Non
chiamerò il mio bambino con un nome così insulso – si premurò di rispondergli
la sua nuova cognata e Ron arrossì fino alla radice
dei capelli sentendosi molto ridicolo
-Se sarà
maschio – intervenne Charlie – ci piacerebbe Ruan
-Se fosse femmina, invece – proseguì la moglie – allora la chiameremo Lillis
-RuanWeasley e LillisWeasley – saggiò Ginny – sì, mi
piacciono molto – e rivolse uno sguardo di approvazione alla mora
-Oui, est un
nome magnifique!– intervenne
Fleur annuendo
-Mia
figlia, invece, si chiamerà Blaze – specificò la maggiore
delle sorelle
-Ma tu
non hai una figlia – sottolineò Blaise
-Dammi
cinque mesi e poi l’avrò anche io – annuì Monica tutta contenta
-Non mi
dirai che anche tu sei vittima di questa follia! – le chiese
preoccupato il Prefetto delle Serpi
-Ti
ricordo che io sono tre anni che sono sposata, signorino… - e la sorella
maggiore diede al fratellino un allegro buffetto che rischiò di spaccargli il naso
-Siamo
molto contenti per TUTTI voi – intervenne Silente alzandosi dal suo scranno e
procedendo per la navata verso gli sposi dove tutti gli altri erano assiepati –
è raro ormai vedere matrimoni qui a Hogwarts, è una
gioia poterne celebrare uno addirittura il giorno di Natale
-In
realtà volevamo sposarci più avanti – disse felice Morgana –
ma poi abbiamo pensato che forse era meglio se l’avessimo fatto prima di
incontrare i rispettivi parenti…
-Saggia
precauzione – rise il preside
E
tutti, più o meno ridendo e scherzando, si diressero fuori.
Draco
Malfoy rimase qualche istante nella cappella osservando il crocifisso dorato
appeso proprio sopra l’altare
-Qualcosa
non va? – chiese la mezzosangue vedendo il biondo fermarsi e lasciando
proseguire gli altri
-Mi
sembra quasi una bestemmia entrare qui dentro con questo… - disse appena lui
rivolgendo al Cristo in croce uno sguardo triste mentre
il braccio gli bruciava in maniera dolorosa
-Non sei
te che hai voluto che ti facessero questo segno –
replicò appena lei, sapendo che l’argomento era assai spinoso, lui annuì – dove
vai adesso? – gli domandò infine
-Torno alla
Torre, ho lasciato il bambino con Potter, non vorrei che le sue manie di farsi
uccidere lo contagiassero, mia madre non me lo perdonerebbe…
-Mi
spiace che tu non possa festeggiare il Natale né in Sala Grande né con la tua
famiglia… - aggiunse lei dispiaciuta
-Natale
è sempre stato un giorno orribile per me, forse questo sarà il più bello da
molti anni a questa parte
E
uscì dirigendosi per i corridoi, cercando di non farsi vedere dai gruppetti di
studenti festosi che si avviavano verso il banchetto che era offerto tutti gli
anni a Natale.
Hermione
sospirò.
In
fondo gli faceva pena.
Il
Natale era per lei qualcosa di sacro, un’occasione speciale da trascorrere
assieme alle persone più care.
Era
normale che lui non la capisse quando gliene parlava
come se si perdesse qualcosa.
Probabilmente
lui sapeva di perdere qualcosa, ma sapeva cosa?
Del
suo Natale ricordava i parenti a casa a tagliare il tacchino o a mangiare i
ravioli, si scartavano regali e si esprimevano le proprie speranze per l’anno
venturo, si rideva e scherzava tutti assieme e alla fine c’era il pandolce e se
c’era la nonna, si ascoltava il concerto di Natale per televisione.
Draco
Malfoy che cosa aveva di tutto questo?
Praticamente
nulla.
Le
aveva detto che i suoi genitori organizzavano un ballo, già poteva immaginare
la scena: un grande salone a Malfoy Manorcon al centro un tavolo dove gli elfi domestici portavano
microscopici e raffinatissimi piatti di altissima cucina, si poteva parlare col
Ministro della Magia, il capo dell’Ordine di Merlino, il direttore degli Auror.
E
il resto? Cosa poteva importargliene ad un bimbo di cinque o sei anni di
conversare con le personalità del Mondo Magico? Un bambino sogna di aprire i
regali e di vedere le sorprese, non vuole dover badare a tutto quello che dice,
perché al Ministro della Magica mica puoi dirgli “Lo sai che ieri ho catturato
un rospo?”.
Che
fine facevano i pandolci di Natale, il concerto della nonna, l’allegria che si
respirava in casa sua?
Oh,
la musica sarebbe probabilmente provenuta da un rinomato complesso che suonava
leggera musica da camera, mentre l’allegria era qualcosa che tra gli altolocati
membri della gente che conta è tabù.
Le
dispiaceva enormemente per lui e per tutti i Natali che non aveva trascorso
nella felicità, come era stato per lei.
Capiva
perché le dicesse che trascorrere un Natale solo assieme ad un bambino a
guardare le stelle e a riflettere sui propri pensieri fosse addirittura
qualcosa di migliore di quelli passati.
Un
po’ si stava incrinando quella maschera d’indifferenza che lui mostrava al
mondo: quell’altro io arrogante e presuntuoso, a volte addirittura cattivo che
mostrava al mondo perché di sicuro, di ferite bastavano quelle che già aveva.
Eppure
con lei qualcosa si era mosso.
Perché
lei aveva visto una parte del suo carattere che era sconosciuta ai più.
Un
Draco Malfoy che sapeva essere gentile e perfino dolce.
Era
orgogliosa di questo.
Molto.
Perché
era un segreto tra loro due.
Sorrise.
Aveva
in mente una cosa e se ci fosse riuscita, forse, quel Natale sarebbe
potuto essere un po’ di più di quel che ci si aspettava.
***
La
Sala Grande
era gremita di gente e il tavolo dei professori, due volte più lungo del
normale.
Oltre
ai membri del collegio docenti, stavano parecchi ospiti che attiravano di
continuo l’attenzione dei numerosi ragazzi disposti alle tavolate in attesa del discorso del preside e della comparsa del
luculliano banchetto che era una delle maggiori attrattive della giornata.
Morgana,
Monica, Axel, Charlie, Bill e Fleur erano tutti
sorridenti seduti ai lati di Silente che conversava ora con questo, ora con
quello, in attesa che ciascuno prendesse il proprio
posto.
Hermione
entrò dalla porta principale e si diresse verso il suo posto accanto a Ginny e di fronte a Harry e Ron.
I
due ragazzi la guardarono un istante, Harry non aveva partecipato al matrimonio
e si era occupato di fare un po’ giocare Fin nel frattempo, Ginny
e Ron, invece, avevano creduto alla versione fornita
loro da Silente secondo cui Malfoy era tornato a scuola solo per il matrimonio
ed era subito rientrato a casa.
-Cari
ragazzi – esordì poi il vecchio insegnante alzandosi in piedi
mentre si faceva silenzio – è per la nostra scuola un grande giorno,
quando molti ospiti graditi ci fanno visita per una festa bella come questa… -
vi pregherei quindi di fare un applauso per i nostri meritevoli ex studenti:
Monica Zabini, Morgana Zabini,
AxelLandor, William Weasley e CharlieWeasley e sulla nostra simpatica ex partecipante del Torneo
Tremaghi, FleurDelacour
Gli
studenti fecero un applauso contenuto, fissando gli occhi sulle tre belle donne
che rallegravano parecchio quella giornata, peccato che fossero
tutte e tre sposate…
-Vi
invito anche ad ultimare i vostri preparativi per la festa di Capodanno che si
terrà qui a scuola il giorno 31 dicembre in onore dell’eclissi di luna e mi
auguro che ci sarà una grande partecipazione da parte di tutti voi.
Gli
studenti applaudirono ancora, felici di quelle notizie.
-Altra
comunicazione importante, come forse qualcuno di noi già saprà, avremo presto
un nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. La signorina EvangelineMcDowell
rimarrà per un anno intero ad insegnare a scuola, regalandoci la sua vasta
conoscenza in materia, sperando che, almeno un po’, passi anche a voi
Qualcuno
rise, ma tutti si guardarono alla ricerca di chi conosceva quel nome.
Nessuno
sembrava averlo mai sentito prima.
-Per
finire, vi ricordo che a causa di alcuni lavori improvvisi, la Torre di
Astronomia e la Torre Nord
sono al momento inagibili, vi prego quindi di evitare
intrusioni e di non voler sperimentare gli incantesimi anti
intruso. E adesso, buon appetito a tutti e BUON NATALE!
E
alzò il calice d’oro alla platea che fece altrettanto.
Gli
studenti si meravigliarono del maestoso banchetto che la scuola offriva loro e
cominciarono l’assalto alle porzioni giganti di
tacchino ripieno, pudding, zuppe di vario genere, ravioli e altre prelibatezze.
-Mamma
mi ha regalato un altro maglione – protestò il rosso tornato finalmente a
prendere il suo posto a tavola dopo la convalescenza – questo è il settimo che
colleziono e ha le maniche troppo lunghe di dieci centimetri – disse
approssimando una misura con le mani sporche di salsa
-ChoChang ha fatto recapitare a tutta la scuola un biglietto con
gli auguri di Natale – disse Harry – e qualcuno ha fatto una cosa di pessimo
gusto scrivendoci sotto “Vi aspetto a qualunque ora, dormitorio delle ragazze
di Corvonero”, trovo che sia
stato un gesto orribile
-Non mi
stupirei se l’avesse scritto proprio lei – intervenne ColinCanon azzannando una coscia di pollo
-A te Herm che hanno regalato? – chiese Ginny
-I miei
mi hanno mandato qualche novità babbana, ci sono due
o tre titoli davvero interessanti che non vedo l’ora di finire
-Noi
eravamo un po’ indecisi su cosa regalarti – ammisero Harry e Ron
-Il
cardigan che mi avete preso è davvero stupendo – si premurò di dire la Caposcuola
-Meno
male, è stata Ginny ad aiutarci con le misure
-E a te
cosa è arrivato? – domandò la riccia alla sorellina di Ron
-Mamma mi
ha rifilato l’ennesimo maglione, peccato che quest’anno rasenti il ridicolo con
quell’assurdo color prugna, eppoi deve aver letto da qualche parte come far
fare ai ferri magici il collo alto e quello punge maledettamente
-Hai
dimenticato di dirle che ha una bella iniziale ricamata a verde mela sul
davanti con una G che farebbe concorrenza all’insegna del Paiolo Magico
-La
ciliegina sulla torta – mormorò contrariata – ma per
fortuna gli altri regali erano tutti splendidi, c’era un set da lettera che
l’ho sognato per anni – concluse parlando del regalo di Hermione – e la
catenina d’oro bianco che mi ha regalato Daphne è davvero bellissima – aggiunse
mentre gli occhi brillavano quanto la piccola pietra preziosa donatale
dall’amica e che la rossa portava appesa al collo.
Il
pranzo continuò sereno mentre ciascuno si raccontava i
rispettivi doni ricevuti da questo o da quello e, tra amici, Harry ricordò
ancora il suo primo Natale a Scuola, quando qualcuno gli aveva recapitato il
Mantello dell’Invisibilità.
Si
rise sereni, un Natale così affollato era difficile vederlo, solo quello al
terzo anno era stato così, ma in quell’occasione ciascuno aspettava la sera con
il Ballo del Ceppo.
Si
rideva e si scherzava tutti assieme, mostrando questa o quella cosa arrivata in
dono da un amico, un parente o qualche conoscente, si confrontavano nastri
braccialetti, si discuteva di cosa si sarebbe indossato alla festa.
Insomma,
un vero tripudio di felicità.
Alle
tre del pomeriggio, metà degli studenti erano ancora chiusi nel salone a
consumare la terza porzione di secondo, ad addentare
succulenti manicaretti e a testare i vari tipi di dolce natalizio che erano a
loro disposizione.
Hermione
si guardò attorno: Ginny aveva detto di essere “piena
come un cocco” dopo aver assaggiato una fetta di pandoro e si era ritirata a
sonnecchiare; Harry, dopo un “burp” piuttosto
rumoroso, si era a sua volta allontanato, cercando di recuperare il sonno
perduto quella notte nella Veglia di Natale.
Ron, che di problemi di cibo non ne aveva, era stato steso da una
porzione di cipolle flambé ed ora sonnecchiava appoggiato a Neville. Neville stesso stava cercando di infilzare alcuni mirtilli
con una forchetta, operazione che richiedeva tutta la sua concentrazione. DeanThomas e SeamusFinnigan sembravano a loro volta
molto interessati alla cosa, ma il colorito leggermente arrossato del
naso di entrambi e il pestilenziale odore di alcool che si respirava lasciava
chiaramente intendere che avevano brindato a modo loro alla grande festa,
scosse la testa.
Lavanda
e Calì erano ormai perse e stavano discutendo lontane
da tutti dei loro abiti per Capodanno, mostrandosi vicendevolmente orride colorazione di smalto e modelli di biancheria
“propizia” per l’anno avvenire. ColinCanon le stava facendo una testa così sui filtri
fotografici che avrebbe utilizzato la sera del ballo per immortalare la
bellezza di quegli attimi e ChoChang,
al tavolo affianco, si era casualmente messa a frignare perché quello era
l’ottavo anno che passava a scuola.
Decidendo
che la situazione non richiedeva la sua supervisione e delegando a qualcuno il
compito di sorveglianza, la
mora Caposcuola si alzò con la scuola di aver quasi fatto
indigestione di torta di nocciole e si diresse un po’ barcollante verso
l’uscita simulando alla perfezione la spossatezza di chi ha mangiato troppo,
salvo poi mettersi a correre per le scale fin su alla Torre del Grifondoro.
Oltrepassò
il dipinto della Signora Grassa ed entrò nella silenziosa Sala Comune,
evidentemente tutti gli altri stavano sonnecchiando nelle rispettive stanze.
Salì
al piano di sopra e attraversò il dormitorio, andando alla sua camera, aprì la
porta, trovandola stranamente aperta e sia affacciò sorpresa all’interno.
***
Lo
spettacolo che si presentava ai suoi occhi era qualcosa di decisamente
inaspettato.
Harry
e Ginny, candidamente abbracciati, si stavano
baciando sul suo letto.
E
adesso che doveva fare?
Oh
beh, che Ginny avesse un debole per Harry, quella non
era una novità e neppure che a Harry Ginnypiacesse parecchio, ma da quando le cose andavano così
avanti.
Arrossì
davanti alla scena inconsueta, limitandosi a sostare davanti alla porta e a
schiarirsi rumorosamente la gola.
Harry
fu il primo ad accorgersi della presenza di un’altra persona nella camera oltre
a quella della rossa e guardò circospetto attorno a sé alla sua ricerca.
Difficile
non trovarla…
Ginny si scostò i capelli dagli occhi e guardò attorno dopo che
Harry l’aveva momentaneamente trascurata per qualcosa.
Ehm
era un buon segno trovarsi Hermione sulla soglia che li guardava imbarazzata?
Ovvio,
quella era la sua camera…
Però
forse non era un buon segno…
-Ehm,
che cosa stareste facendo? – chiese osservando i due ragazzi
seduto sul SUO letto, era una domanda logica, anche se non necessitava
propriamente di una risposta…
-Ci
dispiace Herm – si affrettò a dire la rossa – io e
Harry volevamo solo un posto dove rimanercene un po’ per i fatti nostri
-E la
camera delle necessità? – chiese ancora la riccia, gli altri scossero la testa
-Pansy
l’ha requisita per tutto il pomeriggio, dice che deve fare delle prove per il ballo
-La
camera di Ron, tanto lui è giù?
-Scherzi,
e se mi vede? – esclamò allarmata la sorella – sai che testa che mi fa, Ron è logorroico su queste cose, fosse per lui potrei
vestirmi da monaca che sarebbe già troppo…
-La sala
studio? – provò ancora la mora
-Occupata,
c’erano già delle altre coppie…
Occupata?
Ma
che razza di risposta era?
Cos’è,
tutti si erano dati appuntamento per quel pomeriggio coi loro ragazzi?
No
perché la cosa era grave, ovunque si mettesse piede sembrava che ci fosse
qualcuno che si baciava e questo certo non aiutava il suo umore… era umiliante
vedere le tue migliori amiche fidanzate e serene mentre avevano il loro ragazzo
con cui trascorrere il pomeriggio e lei fosse ormai
l’unica sfigata a doversene rimanere da sola perché non un cane la voleva… e
per di più doveva pure andare da Malfoy, ciliegina sulla torta!
Come
farti sentire un essere inferiore…
Ginny e Daphne avrebbero dovuto scrivere un libro a riguardo.
-Potevate
almeno chiederlo – aggiunse ancora sospirando rumorosamente e dirigendosi al
comò a prendere la cosa per cui era tornata in camera.
-Ci
dispiace, ma questo era l’unico posto libero…
-Guardate
che non siamo ad un Love Hotel dove non c’è più posto eccetera – si affrettò ad
aggiungere acida per sentirsi sempre così diversa dalle altre
-Ci
dispiace davvero, Herm – disse Harry passandosi
nervosamente una mano tra i capelli
-Vabbè,
non imposta – decise annuendo e comprendendo i loro problemi, anche se solo in
parte, pure lei a volte aveva difficoltà a trovare una stanza libera dove
studiare in santa pace.
-Che
cosa stai facendo? – domandò ancora il bambino sopravvissuto vedendola
trafficare con i cassetti
-Devo
ancora consegnare un regalo – rispose rimanendo sul vago
Harry
sollevò le sopracciglia e quando lei girò la testa le piantò gli occhi in
faccia.
E
Hermione arrossì.
Diamine,
ma non poteva proprio nascondergli nulla?
Implicito,
ovvio che Potter avesse capito per chi fosse il fantomatico regalo.
Gli
occhi verdi di Harri sembravano dirle “Sei proprio sicura di quello che stai facendo?”, cos’è,
avevano scoperto la telepatia?
-Vedete
di non fare pasticci qui dentro – disse sbrigativa cercando di sottrarre
all’analisi dell’amico almeno l’intimità della sua mente
-No,
affatto, però avrei preferito che me lo diceste…
-Scusaci
– mormorò ancora la rossa
-Non
importa, adesso devo andare…
E
si chiuse la porta dietro le spalle senza guardare ancora i suoi amici in
faccia.
***
Sarebbe potuto essere un Natale migliore.
Accidenti
ai suoi migliori amici.
Loro
in verità non avevano fatto niente di male, ma lei associava cose con altre e
da una situazione ne vedeva altre cento.
E
da quella si era sentita stupida.
Perché
si sentiva sempre stupida quando si sentiva diversa.
Diversa
perché, poi?
Oh,
lo sapeva bene, solo che era difficile ammetterlo…
Diversa
perché non aveva un ragazzo e non faceva niente per conquistarne uno. Perché
non si svendeva per poco, perché non scendeva a compromessi, perché in una
persona cercava qualcosa di più che il bell’aspetto:
intelligenza, sensibilità, ironia.
Troppo
facile trovare una sola persona che le incarnasse tutte.
E
troppo doloroso.
E
faceva maledettamente male…
E
questa volta non c’era neppure Ginny a confortarla e
Harry a capirla.
Sola.
Brutta
la solitudine.
Da
una parte avrebbe voluto essere come le altre, dall’altra la cosa la rivoltava:
vendere i propri principi per paura della solitudine è una cosa da deboli e lei
sapeva di non esserlo.
Non
del tutto, almeno.
Voleva
dimostrare a se stessa e agli altri che era forte.
Nessuno
l’aveva mai vista piangere perché si sentiva diversa, neppure Ginny, neanche Harry.
Avrebbe
continuato, nel silenzio della notte.
E
al mattino, un bel sorriso sulle labbra e via.
Se
ci si abbatteva si lasciavano definitivamente tutte le speranze.
E
lei l’ultima speranza non l’aveva ancora fatta fuggire via.
Una
lacrima le rotolò lunga la guancia un po’ arrossata, ma tirandosi il maglione
fin sulle mani, la asciugò prima di bussare alla porta della ex aula di
Astronomia.
-Chi è?
– chiese la voce di Draco Malfoy dall’altra parte
-Sono
io, Hermione – rispose lei con la voce un tantino rotta
-Avanti
– si stupì lui di vederla lì il giorno di Natale quando,
sapeva, amava trascorrerlo assieme alle persone a cui voleva più bene
La
Granger aprì la porta e la richiuse subito dietro di
sé.
Draco
se ne stava appoggiato ad una montagna i cuscini a osservare il tempo fuori
della finestra che minacciava di piovere e nevicare, alzò un sopracciglio
vedendola lì da lui
-Se
cerchi la peste Black
– la prevenne – sappi che si sta facendo un sonnellino sul mio letto
Alla
ragazza scappò un sorriso al vedere il rude Principe delle Serpi costretto a
sistemarsi sul pavimento mentre il suo letto era occupato
dal bambino.
-In
verità sono venuta a farti gli auguri – annunciò lei sorridendogli e a Malfoy
parve che le pagliuzze dorate che c’erano nelle sue iridi risplendessero di
quel sorriso gentile
-Non era
necessario – rispose distogliendo lo sguardo
-Credevo
che ti sentissi un po’ da solo a stare quassù il giorno di Natale senza nessuno
-Non
importa, è una cosa a cui sono abituato.
-…eppoi,
volevo darti il tuo regalo di Natale, visto che sei qui…
E
gli tese un pacchetto fasciato nella carta verde smeraldo che riluceva dei
raggi provenienti dalla finestra. Il nastro, composto da
sottili striscioline di carta annodate insieme in una specie di composizione
artistica, era la parte su cui aveva perso più tempo.
-Perché
c’è attorno la carta? – chiese circospetto lui
studiando la scatoletta rettangolare
-Nel
mondo babbano c’è l’usanza di fasciare i pacchetti
con la carta colorata – spiegò lei dolcemente – mi è sembrato carino…
Il
biondo guardò scettico il parallelepipedo che doveva contenere il suo regalo
-Ti dico
subito che non sono molto brava a fare regali eppoi non sapevo assolutamente
cosa fare a te…
-Vale lo
stesso – rispose distrattamente lui continuando a rigirare tra le mani il dono
e lei lo guardò non comprendendo
-Tieni, questo
è per te – aggiunse poi porgendole una scatoletta fasciata in un panno rosso
fermato da un fiocco dorato
Hermione
sorrise e sembrò quasi che illuminasse la stanza da tanto sembrava contenta di
quel piccolo presente.
Che
cos’era, dopotutto, un dono?
Qualche
moneta spesa per qualcuno potevano davvero fare la felicità?
Non
lo pensava, ma forse si sbagliava, magari il denaro poteva DAVVERO fare le
persone felici… anche se pensare questo su di lei
sembrava decisamente strano.
-Perché
mi hai fatto un regalo? – chiese lei – credevo che non ne avessi intenzione…
-L’ho
preso dopo che mi hai detto che me l’avresti fatto anche tu – specificò lui
cominciando ad allentare il fiocco argentato che si sciolse in una miriade di
filamenti lucidi
-Sei
uscito da scuola? – chiese stupita lei
-Una
passeggiatina – rispose con noncuranza dedicandosi alla carta verde
-Ma non
dovevi, Silente te l’aveva proibito!
-Ma se
sei stata tu a dirmi che “non era necessario che qualcuno lo sapesse” –
aggiunse in un sussurro lui facendola arrossire
-Non
avresti dovuto comunque – rispose un po’ imbronciata
-Tanto
cosa cambia? Mica posso
riportarglielo indietro, beh, solo se non ti piacesse…
-Spero
che tu non mi abbia regalato un cobra – aggiunse lei
scuotendo la stoffa rossa
-Paura?
– lei non rispose
-Apri il
regalo – tagliò corto cercando di non figurarsi nella sua mente un fer-de-lance che
sbucava dalla scatola morsicandola e avvelenandola
Con
una calma che la mandava in bestia, il biondastro cominciò a scartare e
strappare lo scotch con cui aveva chiuso il pacchetto, litigò qualche istante
con quella strana striscia adesiva e sbirciò dentro.
Una
scatola spuntava appena da uno strappo nel verde, stracciò definitivamente
l’involucro e la estrasse ritrovandosi in mano la scatoletta di un portapenne.
Aprì
il coperchio e guardò stupito all’interno sbirciando la fattura fine della
penna che vi era contenuta, decorata con i colori di Serpeverde.
La
prese in mano e la rigirò tra le dita sottili e gli scappò da ridere.
Hermione
si morsicò il labbro
-Qualcosa
non va? – chiese preoccupata di aver fatto l’ennesima stupidaggine – il regalo
non ti piace?
-È molto
bello, soprattutto il colore – lei sbuffò, ma tirò un sospiro di sollievo
-E
allora cos’hai da ridere?
-Niente,
apri il tuo.
Hermione
sciolse il delicato fiocco e come il nastro fu libero, anche la stoffa si
ripiegò su se stessa mostrandole una scatoletta del tutto identica a quella che
lui teneva adesso in mano.
Incuriosita,
l’aprì e vide all’interno una penna.
Ma
non una penna qualsiasi.
Una
penna identica a quella che lei aveva a sua volta regalato a lui, semplicemente
rifinita coi colori Gryffindor.
Gli
scherzi del destino…
Rise
anche lei e poi si lasciarono andare insieme in una risata che poco aveva a che
vedere con la soddisfazione, e le venne pure il singhiozzo.
Si
sedette accanto a lui rimirando le rifiniture delle due penne, perfettamente
identiche.
-Ci
siamo fatti lo stesso regalo – disse sobbalzando ogni tanto
-Come
dovremmo interpretarlo? – domandò a sua volta lo Slytherin
prendendole entrambe in mano e confrontandole con occhio clinico
-Non ne
ho idea…
Hermione
riprese la sua, intarsiata in mogano rossiccio con fermagli dorati che
formavano dei piccolissimi fiori, come un rametto in boccio, poi sorrise al
vedere quella della serpe, costruita con legno di melo ancora giovane che
sembrava verde e impreziosita dall’argento delle rifiniture che formavano un
dragone.
Rimasero
in silenzio.
Era
arrivata lì con la preoccupazione di avergli preso una stupidaggine che non gli
piacesse e aveva trovato che anche lui le aveva fatto
un regalo e, per di più, lo stesso…
C’era
un messaggio nascosto in quel gesto non voluto e l’avevano letto entrambi,
tutti e due abituati a guardare tra le righe.
Ma
cosa avrebbe significato ammetterlo?
Qualcosa
di cui entrambi avevano timore: confrontarsi con gli altri e con la realtà.
Ma
soprattutto con se stessi.
Ma
se fossero rimasti così, senza dire niente, senza fare niente, non ci sarebbe
stato pericolo perché sapevano il motivo di quel silenzio e perché nessuno dei
due voleva dire qualcosa.
Che
strano Natale… un po’ diverso dal suo solito, un po’ inconsueto e un po’
speciale.
Speciale
perché c’era un’altra piccola cosa che lei e Draco avevano condiviso e che era
solo loro.
Loro
e di nessun altro.
Guardando
altrove, Draco le cinse dolcemente la spalla.
In
realtà, non era abituato né a ringraziare né a coccolare le ragazze, ma il
giorno di Natale, come aveva detto lei, si faceva sempre qualche follia, e
allora che follia fosse!
Perché
lo faceva? Perché voleva fare quella follia?
Bella
domanda, chissà se qualcuno avrebbe saputo
rispondergli, Blaise di sicuro sì.
Hermione
arrossì quando la mano di lui le accarezzo una spalla
mentre la avvicinava un poco a sé, ma non si mosse e non si allontanò.
Strinse
in mano il suo regalo e sorrise.
Come
era curioso il loro rapporto… un attimo prima si stavano quasi prendendo a
schiaffi e quello dopo se ne stavano abbracciati sul pavimento a riflettere e
tacere.
E
lo facevano di proposito, questa era la cosa preoccupante.
Entrambi
volevano quel momento, sennò avrebbero saputo come trasformarlo nel consueto
battibecco, non sarebbe servito molto: una parola, un
gesto, un’allusione e tutta la magia sarebbe terminata, dissolvendosi in una
nuvola effimera.
Ma
nessuno parlava, nessuno faceva gesti o allusioni, significava quindi che anche
lui voleva stare con lei?
E
se fosse stato così, in che modo?
Come
amico? Beh, decisamente difficile da credere…
Come
amante? Più probabile, ma ancora distante dalla realtà, come poteva proprio lui
volere una ragazza come lei, una verginella stupidina
delle cose passionali, una sudicia mezzosangue…
Come
ragazzo? …e qui si andava sul difficile, senz’altro era la meno probabile,
anche se quella in cui sperava di più.
Che
doveva fare in quel caso?
Da
una parte il detto Niente illusioni,
niente delusioni e la sua precedente esperienza con Ron
sembrava coronarlo perfettamente.
Dall’altra
un altro motto, Apri la porta del tuo
cuore, c’è un mondo fuori che ti aspetta, ma sarebbe stato difficile uscire
se anche lui non avesse fatto altrettanto.
Perché
doveva essere tutto così maledettamente difficile?
Perché
ci si innamorava?
E
soprattutto, perché lo si faceva sempre della persona
sbagliata?
Questa
volta, poi, aveva davvero superato se stessa…
Un
ticchettio contro i vetri, diverso da quello provocato dalla pioggia che aveva
cominciato a cadere sulla scuola.
Quanto
tempo erano rimasti lì? Un’ora? Due? Qualche minuto? Altri misteri irrisolti…
Fanny,
la fenice di Silente, entrò dal vetro rotto del balcone andando a posarsi su un
cannocchiale che era affacciato alla finestra Est, arruffò le penne per
scrollare l’acqua e attirò l’attenzione dei due, andando poi a sistemarsi ai
loro piedi.
Hermione
la accarezzò mentre levava dalla zampa un minuscolo foglietto
di pergamena.
Questa sera alle nove, venite al mio ufficio,
si tratta di una cosa che riguarda Seraphin,
lasciatelo da Madama Chips in Infermeria
Albus Silente
Curioso
il messaggio del preside.
Che
voleva dire?
Cosa
c’era da scoprire ancora su Serphin?
Che
si fosse accorto delle loro ricerche?
Hermione
ci rifletté un istante e scacciò quell’ipotesi, aveva sorvolato su cose
peggiori, tipo quando lei, Harry e Ron erano finiti
al terzo piano dove Fuffy si stava facendo un
pisolino… non ci aveva creduto neppure per un istante che Silente non lo sapesse, esattamente come il preside sapeva che Harry era rettilofono anche quando lui non gliel’aveva detto, al
secondo anno.
Silente
era il tipo da lasciar correre su queste cose, specialmente se riguardavano la
curiosità e la voglia di sapere, capire e conoscere.
***
Spazio Autrice: perdonate se questa volta ho impiegato così
tanto tempo ad aggiornare la fanfic, il fatto è che i
miei professori si divertono un mondo a perseguitarmi e così, viste che quello
che faccio non è mai a sufficienza, mi hanno pure infilata in una marea di
progetti extrascolastici tipo il Festival della Scienza e altre bestialità.
Come
avete visto, c’è stato qualche sviluppo anche in questo capitolo: un
matrimonio, un regalo… insomma, un felice Natale… Confesso che mi sarebbe
piaciuto pubblicare la vicenda di Natale a Natale, ma mi sembrava di finire un
po’ in là con i tempi, così stavo riflettendo se riuscirò a terminare la fanfic per quella data (chissà ^^).
Bene,
mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e spero che mi lascerete un
commentino inoino….
Ciao
e un bacio!
Nyssa
luana1985: ancora grazie per i complimenti, sono
felice che la storia sia coinvolgente, personalmente non mi piacciono molto
quelle fanfic dove non si riesce ad entrare nella
vicenda, sono contenta che la mia non sia tra queste, ma se anche lo fosse, non
esitare a dirmelo, vedrò di migliorarmi!
Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto… a presto e un bacio! Nyssa
Summers84: eh già, alla fine anche Sirius
doveva entrare in questa storia per dritto o per rovescio… spero che ci sia
rimasto bene, anche se di Sirius si continuerà a
parlare più avanti… mi auguro che la fic continui a
piacerti e che sia così anche per questo diciassettesimo capitolo… un
abbraccio! Nyssa
potterina_88_: in realtà Zach
sarà solo lo scrittore del libro di Difesa, per l’insegnante, non garantisco
che sia lui, cmq lo scoprirete più avanti (più
precisamente nel prox capitolo). Sono molto felice
che Aisley e Riri siano due
personaggi che ti piacciano, nonostante Monica sia quella che porta il mio nome, alla fine credo che sia Riri quella che mi assomiglia di più… ^_^ per la piccola Zabini,
invece, è un vero peperino…
Per
l’albero di Fin, invece, continuerò ad aggiungere informazioni nei vari
capitoli a seguire… spero che la fic continui a
piacerti anche adesso che il tono è cambiato un pochino e mi auguro che sia lo stesso per questo cappy 17.
Ciao e un bacio! Nyssa
Shavanna:ehehe, presto il
nuovo insegnante farà la sua comparsa, nel prossimo capitolo per l’esattezza,
mentre per la famiglia
Zabini non so neppure io che
pensare a proposito… cmq ammetto che cambiare prof a
metà anno è davvero una cosa strana, beh, si scoprirà nel prossimo, a presto e
spero che ti piaccia anche questo capitolo! Ciao, Nyssa
AuraD: tranquilla, non flagello la gente solo
perché non ha recensito un mio capitolo, capirai, sai quanti me ne perdo ogni
tanto in giro…non
so dire con precisione quando Zach farà la sua
effettiva apparizione (o se lascerò definitivamente Fin orfano di entrambi i
genitori), ma stai certa che già dal prossimo capitolo su di lui si scopre
ancora qualcosa che lo lega ad altri personaggi non ancora entrati in scena (ma
arriveranno presto). Sirius, invece, è la solita
spina nel fianco perché è un personaggio che mi piace, ma renderlo bene è un
problema e quello martella perché vuole fare la sua comparsa, uff, prima o poi gliele farò pagare tutte, anche se,
poveretto, gliene sono già successe tante che potrei essere clemente…
Beh,
spero che la fic continui a piacerti e anche questo
nuovo capitolo natalizio… a presto e un bacio! Nyssa
rossy..!: già,
io pensò che i parenti della sposa siano sempre un po’ pericolosi, ricordo che
scenata ho piantato io al matrimonio della mia cuginetta
preferita, forse ho scioccato lo sposo… >_> vabbè,
comunque un po’ ci voleva, se Monica non fa effettivamente la sorella maggiore,
qualcuno deve farlo, e allora…
Il
nuovo insegnante comparirà (probabilmente) nel prossimo capitolo e farà la sua
ufficiale apparizione assieme a qualcos’altro… però
non posso accennare ad altro, sennò perde tutta la suspace…
vabbè, spero che ti piaccia anche questo
diciassettesimo capitolo, a presto e un bacio! Nyssa
Lisanna Baston: in verità, neppure io oso immaginarla, però
Charlie deve aver davvero visto le porte dell’inferno
quando la piccolina e Blaise si sono accaniti contro
di lui… per la storia, si continuerà a scoprire qualcosa sui nuovi personaggi
nel prox capitolo e spero che ti piaccia, per la
recensione, invece, dato che adesso sono tornata ai miei più o meno normali
ritmi, mi metto a leggere e recensisco…
Ciao
e a presto! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: eh già, anche io ho letto Hanadan e devo ammettere che è stato
molto bello, sarebbe senz’altro entrato nei miei manga preferiti se solo ci
avessero messo un finale un po’ più significativo, insomma,già odio i finali aperti, se poi termina con
un “ci vediamo tra 4 anni” dopo 48 volumi ne esco matta! Cmq
io penso che sia stato bello e la storia fosse molto
carina…
Ezelabobi? What?
Che significa? Vabbè, io spero comunque che ti
piaccia anche questo nuovo capitolo (al di là delle incomprensioni linguistiche :P), spero che mi lascerai un commentino e mi dirai come è
uscito questa volta! Ciao e un bacio! Nyssa
chibi_elyon: fortunatamente (o forse no) gli zabini-tutto-compreso hanno finito con le loro beghe
familiari nel precedente cappy e in questo,
finalmente, se ne stanno un po’ tranquilli senza troppi danni (a parte un
matrimonio).
Ovviamente
ti dico che il fatto che la famiglia ti piaccia mi fa enormemente piacere
perché ci sono molto affezionata per svariati motivi, quindi sono molto
orgogliosa che siano usciti così bene ^^
Per
la piccoletta, penso anche io che abbia qualche
problema di identità, ma i bambini sono bambini… eppoi credo che Aisley sia molto legata ai suoi familiari, quindi è normale
che ce l’abbia un po’ contro quelli che glieli allontanano, dopotutto è ancora
piccina…
Per
il nuovo spazio Draco/Herm, in questo cappy 17 hanno quasi tutto il tempo che vogliono, quindi
spero che abbia compensato un po’ il lento passaggio in secondo piano, ma tranquilla che presto torneranno al primo!
Bene,
spero che ti piaccia questo capitolo e mi auguro che mi lascerai un commentino!
A presto, Kiss! Nyssa
Premessa: trovo giusto fare un paio di precisazioni circa il capitolo
precedente… allora…
Premessa: trovo giusto fare un paio di precisazioni
circa il capitolo precedente… allora…
Il
personaggio di Evangeline A.K. McDowell è stato originariamente creato da Ken
Akamatsu per la sua opera “Magister Negi Magi” (originariamente Maho Sensei
Negima), pertanto i diritti sul nome, nomignoli e vari, sono di sua proprietà,
io mi sono limitata a utilizzare qualche dettaglio come il nome e la sua
storia, appunto, anche se è completamente staccato dall’originale.
Allora,
si starà domandando qualcuno, perché non ho inventato di sana pianta un chara
nuovo completamente mio?
Beh,
Eva è senz’altro un personaggio che amo molto, sicuramente il mio preferito
della serie, e volevo che partecipasse a questa storia, trovo che un
personaggio con queste caratteristiche (che scoprirete in questo cappy) non
possa aver altro nome che quello.
Seconda
precisazione: mi è scappato nel precedente capitolo 17 un Ballo del Ceppo al
terzo anno, ok, probabilmente ero un po’ fusa quando ho scritto perché il Ballo
è al quarto anno. Vi prego tantissimo di scusarmi per la disattenzione,
cercherò di non ripetere errori di questo genere che sono anche un po’
imbarazzanti… ^//^
Buona
lettura!
Nyssa
* * *
Hermione
guardò fuori dalla porta socchiusa e studiò il corridoio deserto fiocamente illuminato
-Puoi venire – disse
facendo un cenno dietro di sé, qualcuno sbuffò sonoramente
-Dai retta a me – le
rispose una voce – questa è tutta un’altra follia delle tue…
-Sta zitto e cammina
finché non c’è nessuno in giro
-Mezzosangue, tu leggi
troppo – continuò la voce mentre lei svoltava furtiva l’ennesimo angolo con lo
specchietto pronto in mano, esattamente come ai tempi in cui il famoso
basilisco di Salazar Serpeverde faceva le sue passeggiatine notturne per la
scuola
-Oh, smettila – protestò
lei – vuoi forse che qualcuno ti veda?
-Certo che NO, ma questo
mi sembra un po’ ridicolo…
-Ah, proprio tu parli di
eccessi, dovresti solo che stare zitto!
-Vedi di non fare la
moralista con me, non mi piacciono quelli che si atteggiano a giudici
-Prima di tutto io non mi
atteggio a nessun modo e meno che mai a giudice, secondo, smettila di
lamentarti o la copertura non servirà a niente!
-Dì un po’, Granger, ma i
tuoi amici non si preoccupano che non stai più con loro e passi tutto il tuo
tempo con me? – lei sbuffò
-Quello che dico ai miei
amici sono affari miei… e Harry sa perfettamente che vengo a tenerti compagnia…
-Compagnia, puah! Neppure
fossi un vecchio novantenne immobilizzato a letto…
Hermione
alzò gli occhi al cielo, quel tragitto dalla Torre all’ufficio di Silente si
stava rivelando una vera maratona per la sua già provata pazienza.
-Ma in effetti immagino
che ultimamente sia troppo occupato con Piattola Weasley per preoccuparsi dei
rischi che corre la sua amichetta
-Tu lo SAPEVI?! – domandò
incredula lei
-Certo… - rispose sulla
difensiva – come non notarlo…
Lei
se ne rimase zitta e proseguì a testa bassa
-Non te n’eri accorta? –
chiese con tono diverso, vedendola intristirsi, lei scosse la testa mesta -
Beh, sono cose che tra uomini si vedono… - si giustificò
Cos’era?
Stava
cercando di consolarla?
Impossibile,
Draco Malfoy non l’avrebbe mai fatto…
-Senti, non prendertela –
continuò lui riflettendo che la frase “non prendertela”, forse, non era
precisamente una delle più ricorrenti nel suo copione
-Non preoccuparti, sto bene
– disse lei sorridendogli, lui storse la bocca
-Quanto sei falsa –
borbottò – non hai neppure il coraggio di dire che ti dà fastidio…
-Non parlare te di
falsità! – s’infervorò lei – eppoi Harry e Ginny sono i miei migliori amici,
non posso essere dispiaciuta per questo!
-Tsk, conosco la falsità
degli uomini meglio di chiunque altro e te sei falsa con te stessa e con me
-Pensala come vuoi - la
buttò lì lei – io ti dico che non è così
Draco
scosse la testa rassegnato mentre lei accelerava, ormai dimentica della
faccenda dello specchietto.
Attraversarono
altri due corridoi ed entrarono in sala duelli per tagliare quel piano.
Stavano
giusto percorrendo la stanza quando sentirono cigolare la porta
dell’anticamera.
Strattonandola
per un braccio, Draco la trascinò dietro uno dei pesanti drappi di velluto
rifinito di passamaneria che fungevano da tendaggi e lo tirò appena in tempo
prima che la porta si spalancasse.
-Accidenti, ma proprio il
giorno di Natale?
Domandò
una voce maschile mentre Neville entrava in sala duelli , ma non fu questo
l’unico dettaglio che lasciò sbalorditi i due studenti nascosti dietro la
tenda, bensì il fatto che portasse in braccio, senza apparente sforzo, una
Daphne Greengrass raggomitolata contro il suo torace, singhiozzante e scossa
dai tremiti del pianto.
Ma
fu solo quando lui la adagiò con delicatezza su un divanetto rococò che i due
capirono come mai lei fosse così inconsolabile.
E
la videro: un livido bluastro su una guancia, rigato dalle lacrime, un altro su
un braccio dove la manica strappata della camicetta lo metteva in evidenza,
eppoi le calze marroni sgualcite e la caviglia destra, rossa e gonfia, esposta
alla luce.
La bella Daphne
Greengrass sembrava una
bambola gettata via e Neville il bambino buono che la raccoglieva e portava a
casa.
-Dimmi chi è stato! –
urlò Neville che sembrava tornato quell’essere furioso che si rifiutava di
accettare l’accordo stipulato dalle loro famiglie, Hermione tese l’orecchio
curiosa di sapere chi fosse il villano che si era accanito contro la sua amica
-No – disse ferma la
ragazza alzando su di lui gli occhi colmi di pianto, rossi e gonfi
-Dimmelo Daphne, o giuro
che…!
Giuro
che…?
Ma
in che mondo erano?
Neville
non giurava, mai e poi mai!
-No! – continuò la bionda
-Ti prego, dimmelo… - ripeté
pietoso Paciock – dimmelo, non puoi aspettarti che io lasci passare una cosa
del genere…
-No perché alla fine
avevano ragione…
-Su cosa? Dimmelo,
parlami!
Ma
quello era davvero Neville?
Pensò
Hermione, sembrava piuttosto la copia insicura di Harry, certo non il mite e pacifico
Paciock che tutti conoscevano…
-Avevano ragione… -
singhiozzò Daphne mettendo a dura prova la pazienza di tutti – avevano ragione
a dire che sono troppo bella e che faccio del male alla gente, così! – sputò
infine soffiandosi il naso in maniera assai poco fine in un pezzo di stoffa dal
taglio maschile, evidentemente quello di Neville, riconoscibile dai rombi
giallo canarino che vi erano stampati sopra
-Ma tu vaneggi! – quasi
urlò il ragazzo – come puoi dire certe stupidaggini? Chi può dire certe idiozie,
ma soprattutto, come fai te a credergli!
-Non m’interessa, hanno
ragione, ci sono un sacco di persone che sono state male quando mi hanno
chiesto di uscire con loro e io ho rifiutato
-Oh Buona Sorte, tu hai
bisogno di un manicomio! Non puoi parlare seriamente!
-Certo che parlo
seriamente – borbottò piano lei storcendo le labbra
-Ma chiunque sia venuto a
chiedertelo aveva già messo in contro che l’avresti rifiutato, ovvio che ci
rimangano male, ma mica è un male incurabile…!
-Ma loro ci sono stati
male… ed è stata colpa mia! - ripeté imperterrita la bionda – eppoi ci sono
tutte quelle ragazze che sono state mollate perché i loro fidanzati si sono
innamorati di me e non riuscivano più a stare con loro!
Lo
sguardo solitamente un po’ svampito di Paciock che lo faceva assomigliare così
tanto a Teddy Bear, si tramutò in un’espressione collerica e furiosa, ma più
ancora a stupire fu il discorso che pronunciò
-Ma insomma, chi ti credi
di essere?! – berciò infuriato – non stai mica al centro del mondo, non è che
solo perché qualcuno deve rinunciare a te tutto va a rotoli! Non sei te che
governi tutto, non metterti sempre al centro dell’attenzione!
Daphne
rimase di sasso ad ascoltare quelle parole cattive a lei rivolte con tanto
trasporto, la ferivano, oh se la ferivano!
-Se i ragazzi di quelle
quattro sciacquette le hanno mollate dicendo che erano innamorati di te, beh,
sappi che è una scusa, una balla grossa come questa scuola, le hanno lasciate
solamente perché con loro non volevano avere più niente a che fare… avevano solo
bisogno di un diversivo…! E tu scema che vai ancora a crederci…
Draco
Malfoy, accanto alla riccia, sembrava inebetito a sentire tutte quelle parole
che di sicuro non potevano essere uscite dalla candida bocca di Neville
Paciock, lo stesso Neville che era riuscito a travestire Piton da donna,
Neville, la cui ricordella continuava a essere rossa come il sangue e ad avere
tanto fumo dentro da rischiare di scoppiare come una pentola a pressione.
Doveva
esserci stato qualche scambio di personalità, Neville Paciock non avrebbe mai
pronunciato certe parole, men che mai di fronte ad una ragazza e ancora meno di
fronte a Daphne di cui, l’aveva capito, aveva una totale reverenza, anche se
non era disposto, per questo, ad accettarla passivamente come futura moglie.
-Mezzosangue – sussurrò
piano – dammi un pizzicotto, magari ho un’allucinazione
Hermione
lo guardò di sbieco, per niente incline ad accontentarlo
-Adesso che hai messo a
posto tutte queste follie – continuò imperterrito il grifondoro – dimmi chi te
le ha dette
-No – rispose lei, ma con
meno convinzione dell’inizio
-Dimmelo, o andrò io a
dire alla McGanitt che Lavanda e Calì ti hanno malmenata nei bagni!
Daphne
fece tanto d’occhi mentre le lacrime scintillavano a contrasto con il blu
profondo, Hermione e Draco, emotivamente coinvolti nella vicenda, si sporsero
pericolosamente fuori della tenda per ascoltare, c’era sempre la possibilità di
aver capito male…
-Co…come lo s…sai? –
balbettò confusa – chi ti ha detto che sono state loro?
-Che t’importa? Tanto non
vuoi dirmi che lo sono state…
-Dimmelo!
-Non darmi ordini! – gracchiò
lui perpetrando quella follia di anime – non sono uno dei tuoi lacchè!
-Non ho mai detto che sei
uno dei miei lacchè!
-Allora vai dalla prof a
dirle che ti hanno fatto oppure lo farò io e, credimi, saprò essere
sufficientemente convincente!
-Non oseresti! – lo sfidò
lei lanciandogli un’occhiataccia diluita con le lacrime
-Tu dici? – rispose lui
senza abbassare lo sguardo e, per una volta, fu la fiera Greengrass a chinare gli occhi – io non credo proprio – annuì ancora lui
-Non dovresti trattarmi
così… - mormorò lei, provando la tattica degli occhi dolci
-Dopo quello che tu mi
stai facendo passare? – la schernì lui – dopo che mi fai stare in pensiero,
dopo che il giorno di Natale non ti vedo a scuola e due ore dopo ti ritrovo
moribonda in un bagno a piangere coperta di lividi? Dopo che mi trituri l’anima
e la dai in pasto ai pescecani da tanto che sono combattuto? Non sono sicuro
che tra noi due sia tu quella che sta soffrendo maggiormente
Tattica
fallita.
Lui
aveva maledettamente ragione.
E
il peggio era che, in genere, Neville aveva sempre la peggio, gli davano tutti
addosso e aveva sempre torto.
Perché
lei non riusciva mai a farsi valere?
-Dimmi chi è stato – ripeté
ancora come un disco rotto il giovane Paciock
-Che senso ha? Tanto lo
sai già – rispose lei
-È una questione di
principio – continuò lui – se almeno noi due non siamo sinceri…
All’udire
quelle parole, la bionda alzò gli occhi, credendo di non aver capito
perfettamente.
Aveva
davvero detto che dovevano essere reciprocamente sinceri?
No,
doveva esserselo immaginato.
-Non voglio dirlo alla
McGranitt – annunciò la Slytherin – si arrabbierebbero e lo farebbero di nuovo
-E io che diavolo ci sto
a fare al mondo? – sbraitò nuovamente infervorato lui – dimmelo, che diamine ci
faccio qui? Almeno fin che siamo fidanzati tocca a me proteggerti!
Hermione
scosse la testa, perché Neville parlava come il protagonista maschile dei suoi
romanzi d’amore?
-Si vede, - continuò la
serpe – mi proteggerai come oggi? – domandò perfida, lui la incenerì con lo
sguardo
-Dimmi un po’ – continuò
il ragazzo – chi è stato che oggi non ha voluto che l’accompagnassi in Sala
Grande? Chi mi ha detto che non aveva certo bisogno di una guardia del corpo e
che tanto io mi vergognavo ad andare in giro con lei? Su, forza, dimmelo un
po’… - quello era un colpo basso e tutti lo sapevano, ma se Daphne giocava
sporco, perché non avrebbe dovuto farlo anche lui? Solo perché si chiamava
Neville Paciock?
-D’accordo… - concesse
ancora la principessina
-Quindi andrai a dirlo
alla vicepreside – terminò lui per lei
-No che non lo farò! –
urlò lei colpendolo senza violenza con la mano
-Sì che lo farai! O ti
assicuro che pianterò un tale casino che…
-D’accordo, d’accordo –
cedette infine lei – ma non sei per niente giusto con me
-Solo perché non ti
lascio a marcire tra le tue lacrime? Semplicemente perché almeno un po’ nella
giustizia ci credo? Perché non voglio che tu continui a credere a queste
idiozie che quelle due oche ti hanno detto? Io sarei quello ingiusto?
-Forse no – concesse
infine lei – sono troppo abituata ad essere sempre al centro delle cose –
l’altro annuì e Draco fece altrettanto nascosto.
Hermione
inclinò la testa e pensò.
Quei
due si stavano comportando come una coppia di sposini felicemente innamorati,
ma non avevano detto entrambi non provare affetto l’uno per l’altra?
Sembrava
di essere dentro la trama di Beutiful!
E
il bello era che lei non ci stava capendo assolutamente niente.
Trascorse
qualche istante mentre i due nascosti si ritiravano in silenzio dietro la loro
copertura, cercando di non essere visti.
Daphne
stava tormentando il filo della camicia strappata, compromettendo così le già
pessime condizioni dell’indumento.
Neville,
dal canto suo, non sapeva fare di meglio che camminare davanti alla poltroncina
passandosi nervosamente una mano tra i capelli castani.
Hermione
decise che, in confronto a quei due, le storie romantiche di Georgette Heyer
erano delle stupidaggini e si appuntò mentalmente di mettere giù due righe a
proposito della vicenda, tanto per dimostrare che non si era proprio immaginata
tutto quando, tra vent’anni, avesse ripensato alla storia.
-E’ vero quello che hai
detto? – sussurrò infine la ragazza arrossendo un poco e senza guardare negli
occhi il suo fidanzato
-Che cosa? – domandò lui
-Che sei in pena per me e
che mi proteggerai… - specificò chinando la testa finchè i boccoli biondi non
le coprirono il viso e lo nascosero allo sguardo del Grifondoro
-Sì – rispose a denti
stretti l’altro mentre, riacquistando un briciolo di coscienza di sé, arrossiva
e la sua faccia assumeva una colorazione particolarmente intensa
-Sul serio? Non mi stai
mentendo? – domandò ancora la Serpeverde – non lo dici solo perché sto male? –
lo sguardo scosso di Neville fu la garanzia sufficiente ad assicurarle che era
sincero, ma aspettò comunque che lui parlasse, curiosa di sapere cosa avrebbe
risposto ad una simile affermazione
-Mi sembra ovvio che non
sto mentendo – furono le parole del ragazzo – non sono molto bravo a mentire,
non lo sono mai stato… puoi chiedere a Herm per questo… - e si inginocchiò
accanto al sedile dove lei era allungata
Malfoy
guardò la mezzosangue quando lui pronunciò il suo nomignolo, ma lei si limitò
ad ignorare l’occhiata, troppo occupata ad analizzare la scena molto romantica
che aveva davanti agli occhi: Neville, infatti, aveva preso tra le sue la
piccola e tumefatta mano della sua serpeverde e si era portato dolcemente le
dita di lei alle labbra, baciandole dolcemente il palmo.
Daphne
sorrise di quel gesto così gentile e chinò appena la testa.
E
lo baciò.
Neville
non si spostò, non corse via, arrossì un po’, ma rimase lì, passando dolcemente
le dita tra i capelli ora scompigliati della Greengrass.
I
due si allontanarono, mentre lei gli sorrideva appena e passava dolcemente la
mano sulla guancia di lui.
Un
gesto dolce e tenero che esprimeva una affinità di spiriti che forse non
sarebbero stati in grado di descrivere a parole.
-Sei un bravo ragazzo,
Neville Paciock – disse appena mentre lui sentiva tra le sue labbra il gusto
del sangue di lei – mi spiace solo che ti abbiano scelto una ragazzaccia come
me
-Non mi piace che
qualcuno abbia deciso per me – annuì ancora il grifone – ma sono felice che
abbiano scelto una ragazzaccia come te…
E
si chinò e la baciò di nuovo.
Inaspettatamente,
però, mentre faceva questo, la prese in braccio e la sollevò dai cuscini
-Dammi retta, andiamo
dalla McGranitt – la bionda annuì
-Ma sappi, subdolo
grifondoro, che lo faccio solamente perché sei tu
Neville
sorrise e imboccò la porta, diretto all’ufficio della vicepreside.
* * *
-Non sono sicuro di aver
afferrato tutti i passaggi – dichiarò il biondo quando i due ebbero lasciato la
sala duelli e si furono chiusi la porta alle spalle – ho come l’impressione che
mi manchi qualche tassello…
-Non sei il solo – disse
scettica la ragazza che continuava a guardare di traverso la porta da cui si
erano allontanati, come se potesse darle qualche risposta
-Ma quello era davvero
Paciock?
-Magari hanno usato la
pozione polisucco – ipotizzò lei – non l’avevo mai visto così…
-Daphne invece ha bisogno
di un bravo psichiatra che curi la sua pazzia dilagante
-Su questo sono d’accordo
I
due si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi, come di comune accordo, si
diressero nuovamente all’altra porta, in direzione dell’ufficio di Silente.
* * *
Hermione
prese un bel respiro mentre nella sua testolina frullavano tutte le possibili
motivazioni per cui il preside li aveva invitati a raggiungerlo alle nove della
sera di Natale.
Un
istante e i suoi pensieri lasciarono spazio a un’altra congettura, lo sguardo
le si fece triste mentre gli occhi si abbassavano.
Bussò
e attese.
-Malfoy, secondo te è
giusto vivere attraverso gli occhi di un’altra persona? – chiese tutto d’un
botto senza fissarlo in faccia.
Il
biondo, in piedi alla sua destra, la guardò stupito, chinando leggermente la
testa per scorgere il profilo degli occhi, ombreggiato dai capelli…
-Io… - ebbe appena il
tempo di dire prima che un tonante “Avanti” fosse scandito dall’interno della
stanza e i due decidessero di aprire la porta.
Lei
lo fece senza neppure aspettare che parlasse, che cosa avrebbe detto?
La
stanza era immersa in una scura penombra che allungava le ombre sul pavimento e
rendeva quell’ambiente quasi spettrale, la luna, dalla grande vetrata dietro le
spalle di Silente, splendeva nel cielo, quasi prossima al plenilunio, il 31
dicembre.
Il
vecchio mago stava seduto comodamente sulla sua poltrona mentre uno sciame di
candele fluttuanti nell’aria rendeva appena distinguibile il percorso dalla
porta alla cattedra.
I
due ragazzi si fecero largo tra quegli oggetti che, col buio, sembravano quasi
più paurosi e reggendo la manica del Serpeverde, Hermione proseguì sul parquet
antico.
Quando
ebbero oltrepassato la scaletta che separava il piano rialzato, dove c’erano lo
studio e alcuni scaffali, dall’anticamera, sia la Gryffindor che il Principe
delle Serpi si accorsero che non c’erano solo tre persone in quel luogo
silenzioso.
Scorsero
infatti, seduta sul bordo della scrivania, un’altra figura, i cui occhi
sembravano risplendere sinistramente, colpiti da un raggio di luce rossastra.
Avvicinandosi,
i due misero la misero a fuoco.
A
guardarla da vicino, non poteva avere più di una quindicina d’anni, una ragazza
dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri e rossi, l’incarnato pallido, che
indossava una uniforme scolastica simile a quella delle rinomate scuole private
inglesi con la gonna scozzese rossa e verde, e il bolerino rosso sopra la
camicia bianca.
E
ghignava, la tipa, di un sorriso che incuteva terrore, come una creatura della
notte, vagamente simile a quello sfoggiato da Malfoy.
-Prego miei cari ragazzi,
accomodatevi – disse il preside indicando le due poltroncine e distogliendo la
loro attenzione dalla contemplazione dell’ospite
Sedendosi
entrambi sul bordo del cuscino a molle, Draco ed Hermione presero posto di
fronte alla grande scrivania mentre la sconosciuta aveva piantato su di loro i
suoi occhi blu.
-Vedo che vi siete già
accorti della mia cara ospite – aggiunse ancora il mago sorridendo agli allievi
e alla ragazza bionda
Gli
altri annuirono
-Bene, allora non credo
sia il caso di indugiare a lungo, lei era una grande amica del padre di
Seraphin Black e faceva parte del gruppetto di persone che seguiva Zachariah
nelle sue missioni più pericolose
-È un Auror anche lei? –
domandò la grifondoro spostando gli occhi dall’uomo alla ragazzina
-A quelli come me non è
concesso diventare Auror – specificò la bionda scostandosi i capelli dal viso e
mettendo in mostra una mano con le unghie laccate di rosso carminio, Hermione
si chiese come una ragazza così giovane potesse far parte di una squadra
speciale di Auror addestrati, per tutta risposta, la sconosciuta ghignò
-Forse è il caso che gli
racconti qualcosa in più su di me… - precisò ancora la bionda – non credo che
accetterebbero di buon grado un’insegnante che dimostra perfino meno anni di
loro…
Silente
rise sonoramente
-Già, forse hai ragione…
- e spostò il suo sguardo ai due seduti sulle poltrone – lei è la vostra nuova
insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure – aggiunse – il suo nome è
Evangeline A.K. McDowell
-Come è possibile che una
persona più giovane di noi possa farci da docente? – chiese circospetto Draco
alzando un sopracciglio scettico
-Il mio nome non ti dice
niente, Malfoy? – domandò Evangeline scendendo dal suo improprio sedile e
avvicinandosi alla serpe – oh, capisco – aggiunse poi pericolosamente – pochi
conoscono il mio vero nome, forse tu mi conosci come l’”Evangelista Oscura”! –
Malfoy si strinse nella sedia fino allo schienale mentre lei avanzava di
qualche altro passo
-Come posso insegnarti,
dici? Beh, innanzi tutto perché conosco la Magia Oscura meglio di chiunque altro sulla faccia del pianeta, perché non ho quindici anni
come erroneamente credi, ma ben millecinquecento e perché, soprattutto, io sono
un VAMPIRO!
E
avvicinandosi ancora di più, sempre ghignando, mise in mostra sul suo sorriso,
i due canini acuminati che sporgevano rispetto agli altri denti, provocando un
brivido di terrore nelle vene del povero Slytherin.
-Non arrabbiarti, Eva,
Draco è una persona molto meticolosa, ci tiene ai dettagli, era implicita una
domanda del genere...
Evangeline
disse qualcosa tipo “sgrunt” e tornò a sedersi sull’angolo dello scrittoio
mentre la grifondoro la fissava esterrefatta.
L’Evangelista
Oscura lì da loro?
No,
non poteva credere che Silente avesse chiamato proprio una come lei per
insegnare loro qualcosa…
-Perché non gli racconti
qualcosa di te – propose ancora il preside
-Tipo? – grugnì la nuova
insegnante
-Beh, che non ti
presenterai a lezione così…
-È vero – ammise poi all’indirizzo
dei due – questo è solo uno dei miei due aspetti. – Draco, ma soprattutto
Hermione la fissarono curiosi – probabilmente tutte le frottole che avete
sentito sull’Evangelista Oscura la descrivevano come una donna bellissima, una
ammaliatrice, una vera “strega”… bene, sappiate che quella è la parte più reale
della favola – e sembrava parlare delle favole con un tono quasi di scherno,
come se non ci credesse – probabilmente voi mi conoscete con questo
aspetto…
E
così dicendo si alzò in piedi, enunciò sottovoce una formula magica e in pochi
attimi, il corpo prima giovane della loro insegnante si trasformò in quello
maturo di una donna, alta e con tutte le curve al posto giusto… forse troppo… i
capelli lunghi sempre biondi, gli occhi sempre iniettati di sangue (adesso si
capiva il motivo di quell’aura rossastra) e il ghignò con i canini acuminati
che continuava a mettere in soggezione.
-Questo è il mio aspetto
– aggiunse a beneficio dei due, ritornando poi normale
-Evangeline non è sempre
stata come adesso e, soprattutto, non è sempre stata buona – intervenne Silente
-Puah! La vita tranquilla
da brava persona non fa per me…
-Ai tempi che Eva era
ancora l’Evangelista Oscura, raramente mostrava il suo vero aspetto – commentò
il preside – Zach, il padre di Fin, combatté con lei e i due si affrontarono
violentemente finché, questo lei non me l’ha voluto dire, il duello finì e Zach
la prese con sé nella sua caccia ai seguaci di Voldemort
-Dopo dieci anni di
ricerche la squadra si smembrò – aggiunse acida lei e arrossendo un poco – Zach
aveva moglie e figli e le condizioni di salute della consorte, dopo il parto,
stavano peggiorando visibilmente, io e gli altri andammo per la nostra strada…
-Eravate più di due? –
intervenne Herm curiosa
-Credo che conosciate
Remus Lupin – sottolineò la bionda – gli altri sono morti e qualcuno non
l’avete mai conosciuto. Avremmo voluto Sirius con noi, ma quel maledetto figlio
di una cagna di Minus era una vera spina in un piede… - brontolò ancora la
vampira mentre gli studenti si stupivano delle sue parole
-Evangeline non farà
lezione con l’aspetto attuale, ma con quello dovuto alla trasformazione… così
non ci saranno problemi con i suoi studenti – propose Silente
-Come mai allora non
mantieni sempre l’altro aspetto? – chiese la mora
-Trasformarsi richiede
molta energia, mentre se devo sferrare un attacco la mia potenza è molto più
concentrata se rimango al mio “stadio primo”
-Quello che avevi quando
sei stata trasformata… - terminò per lei la Caposcuola
-Hermione è una delle
nostre migliori studentesse – ribadì il preside
-Ad ogni modo non credo
che necessiterò di grande potenza facendo qualche lezioncina a una classe di
scalmanati
-Sono sicuro che sarai
un’ottima insegnante – si complimentò l’altro
-Bada vecchio – lo
rintuzzò la ragazza – lo faccio solo perché questo bambino è il figlio di
Zachariah, non per altro!
La
Gryffindor e lo Slytherin si guardarono non capendo
-Da oggi in poi, si
occuperà lei del piccolo Seraphin, voi dovete pensare a studiare – blaterò
ancora il mago – Fin un po’ la conosce, si ambienterà presto e voi potrete
andare a fargli visita
Draco
ed Hermione annuirono, lei un po’ triste di doversi separare da quello che
aveva ormai conquistato il posto di “fratellino”.
-Per qualsiasi cosa –
aggiunse ancora la vampira – sono alla Torre Sud
I
due studenti si guardarono ancora: se la Torre Nord era occupata e non era la loro nuova insegnante, giunta appena quella sera, chi ci stava allora?
Salutando
con un vago cenno della mano i presenti, l’Evangelista Oscura lasciò l’ufficio.
-Vi prego di perdonare i
suoi modi un po’ bruschi – aggiunse Silente dopo che la porta si fu richiusa –
ma il fatto è che i vampiri sono esseri poco socievoli ed era molto affezionata
a Zachariah Black, erano una grande squadra…
I
due annuirono.
-Bene, credo che sia il
caso che torniate ai vostri dormitori, sono quasi le dieci e Natale è una
giornata splendida, ma molto faticosa, soprattutto per il vostro stomaco… -
sorrise – fate una buona dormita, presto scopriremo che insegnante è Eva, ma
sono sicuro che darà il meglio di sé anche in questo.
Draco
ed Hermione si alzarono in piedi, più che mai desiderosi di allontanarsi e
rimuginare sull’intera faccenda per i fatti loro.
Alla
fine Silente non li aveva chiamati per riprenderli sulla questione dei libri,
anche se la riccia non avrebbe saputo dire se lo sapesse oppure no, però aveva
presentato loro la nuova insegnante e questa era stata una buona dimostrazione
di fiducia.
Ora
più che mai, Hermione Granger aveva voglia di andare in biblioteca e leggere
tutto quello che c’era da sapere sull’Evangelista Oscura, ne aveva appena
sentito qualche accenno durante le lezioni di Storia della Magia, Ruf non è che
si perdesse nei dettagli, sapeva che si trattava di un personaggio molto
antico, un vampiro, o meglio, una vampira, in grado controllare le persone come
voleva, per questo era anche soprannominata la Marionettista, ammaliava e
seduceva con il suo aspetto incantevole e poi succhiava loro il sangue per
mantenersi in vita.
Giusto,
chissà come faceva la bionda a sopravvivere senza quel miracoloso liquido rosso
che tanto era caro a lei e alle sue vittime…
Comunque
non era un personaggio di cui si sapesse molto, era misteriosamente scomparso
diverso tempo prima, ma mai e poi mai avrebbe detto che una che aveva ucciso
così tanta gente potesse poi diventare una dei “buoni” e aiutare addirittura un
Auror come Zach che, da quel che sentiva, era l’apoteosi stessa della
giustizia.
Doveva
esserci qualcosa che le sfuggiva, per questo voleva andare a controllare, lei
voleva capire.
* * *
I
corridoi sembravano estremamente silenziosi, adesso: niente scalpiccio, niente
grida e urli, niente battute, niente risate.
La
notte e il silenzio, un binomio quasi inscindibile.
E
la Torre di Astronomia sembrava ora più sinistra di prima mentre si
inerpicavano su per la scala a chiocciola che conduceva nel sottotetto.
La
porta cigolò appena quando Draco girò la chiave nella toppa e la aprì, le
lampade ad olio si accesero automaticamente mentre lui metteva piede nella
stanza
-Granger, puoi venire? –
chiese fermandosi a metà del vano, la ragazza lo guardò sospettosa – c’è una
cosa che vorrei tu vedessi, tanto lo so che prima o poi la scoprirai… ma
promettimi che non ti caccerai nei guai come tuo solito
-Io di solito non
mi caccio nei guai – bofonchiò lei offesa avanzando, ma voltandogli le spalle
-Come vuoi, ma credo sia
giusto che tu la veda
Hermione
girò appena la testa e aprì un occhio mentre lo spiava allontanarsi verso un
pannello del muro
-Vieni – disse appena
scostando il drappo di tessuto che nascondeva un passaggio segreto
-È una porta – constatò
la ragazza toccando la serratura arrugginita – deve essere molto tempo che non
entra nessuno quassù
-Vuoi andare? – domandò
lui
-Trovo assai inquietante
svelare certi misteri proprio la sera di Natale – aggiunse rabbrividendo, ma il
desiderio di conoscenza era certo superiore alla momentanea paura che provava
-Non credo che basterà l’Alohomora
– decise lui studiando il complicato ingranaggio
-Spostati – e si mise tra
il biondo e il chiavistello, lui si mosse e lei pronunciò una formula magica,
probabilmente quella “semplice formula solo un po’ più complessa
dell’alohomora” che aveva utilizzato per forzare la serratura dell’aula ai
tempi che la frequentava.
Il
catenaccio scattò mentre l’uscio si apriva segnando sul pavimento un solco di
polvere depositata da anni.
I
due ragazzi si guardarono spaesati intorno
-Lumos – sussurrò lui accendendo un fuoco fatuo e
la Granger fece altrettanto mentre superavano stupiti l’impalcatura della porta
-Aspetta, se si chiudesse
la porta rimarremmo qui – spiegò lei e approntò un sistema babbano sul
pavimento per far si che la serratura non scattasse quando la porta si fosse
richiusa
-Incendia! – disse poi alle fiaccole della scala che
saliva ancora, ma non erano arrivati all’ultimo piano con le aule? Dove stava
conducendo quella rampa?
Lo
scoprirono poco dopo, quando gli scalini terminarono in un ampio vano
completamente vuoto tranne che per un gigantesco specchio posto al centro che
rifletteva la luce della luna.
L’esperienza
a Hogwarts insegna che niente è quel che sembra e, sicuramente, quello specchio
non era solo quello.
Muovendosi
cauti tra le colonne di legno che formavano direttamente il supporto del tetto,
i due si avvicinarono all’oggetto, lasciando piccole impronte scure sullo
strato integro di polvere che ricopriva l’intera sezione circolare della Torre.
Draco
si posizionò di fronte e lo studiò non riuscendo ad identificarvi qualcosa di
conosciuto, sembrava un comune specchio barocco, pieno di figure di angeli e
demoni abbracciati che ne costituivano la spessa cornice di legno chiaro e
scuro.
-Guarda – indicò la
Granger in alto, sopra il vetro e intarsiato tra le volute del legno, gli occhi
argentei di Malfoy si alzarono fino ad una scritta appena accennata sotto i
segni del tempo che ricoprivano quel cimelio antico e dimenticato
-Significa “Le due
Verità” – spiegò Draco mentre lei si picchiava col latino
-E che cosa vuol dire?
-Boh… che io sappia,
nessun autore classico ha mai scritto niente del genere…
Hermione
lo guardò
-Forse non è il caso che
ci sbirciamo dentro – propose per niente sollevata dalla scrittura che le
sembrava un po’ minacciosa
Draco
annuì e, in silenzio, entrambi tornarono di sotto.
* * *
-Passi la notte con me? –
chiese Malfoy mentre la ragazza terminava di rassettare l’ambiente, lei finse
di guardarsi attorno
-No, fa troppo freddo –
rispose senza preoccuparsi eccessivamente di quella battuta che, ormai, era
all’ordine del giorno
-Ma io conosco tanti
rimedi contro il freddo – sibilò sottilmente lui. Nonostante ormai ci avesse
fatto il callo, non riuscì a impedirsi di arrossire.
-Non mi sembra proprio il
caso – mormorò seccata – magari un’altra volta
Draco
Malfoy alzò entrambe le sopracciglia, che aveva mai sentito? “Magari un’altra
volta?”, per tutti i fulmini, al Grifondoro dovevano avere seri problemi di
personalità! Prima Paciock trasformato nel cavaliere buono, Weasley che se la
faceva con una puttana e la Granger che dice “magari un’altra volta” ad una
indecentissima e limpidissima proposta oscena?
Roba
dell’altro mondo…
-Mezzosangue, forse è il
caso che tu stia più attenta a quel che dici – le spiegò – le tue parole
potrebbero essere facilmente fraintese – aggiunse decidendo che quella frase
era solo una continuazione del pungente sarcasmo di cui lei si circondava. E
ovviamente era assolutamente da escludere che si permettesse di utilizzarla con
altri. Hermione alzò su di lui gli occhi dorati e lo guardò con aria
innocente
-Perché, cosa ho detto? -
bene, confessargli che, magari, lei un pensierino ce l’aveva anche fatto era
totalmente da escludere
-Lascia perdere e vattene
a dormire – brontolò lui
-Ma mi dispiace lasciarti
qui da solo al freddo… - si preoccupò adesso la ragazza analizzando che era
notte, era inverno, faceva un freddo polare e Malfoy sarebbe dovuto rimanere da
solo per la prima volta, senza la piccola e consolante compagnia del pestifero
Seraphin
-Beh, puoi sempre
restare… - brecciò lui
-Piuttosto moriamo tutti
e due per ipotermia! – aggiunse lei con enfasi
-Su, vattene, io starò
bene, cos’è un giorno in più rispetto ad un’esistenza di solitudine?
-Se dici così non è che
mi consoli – si premurò di fargli notare lei, ma lo sguardo serio di lui le
disse che, forse, era il caso di levare le tende.
Si
avviò spiccia alla porta raccattando lo scialle di panno, ma lasciandogli
comunque la coperta col koala che il biondo aveva detto di detestare tanto.
-Granger – disse poi lui all’improvviso
mentre lei era ormai già quasi sulla porta; lui si alzò e la raggiunse,
sovrastandola dalla sua altezza che superava quella della ragazza di almeno
dieci centimetri buoni, la fissò negli occhi, profondamente, e la Caposcuola
decise che, se fosse penetrato ancora di più, quello sguardo, probabilmente le
avrebbe letto addirittura l’anima – io credo che ognuno debba vivere la propria
vita…
E
la spinse fuori, chiudendole poi la porta in faccia.
Era
stato maleducato e rude, questo sì, ma alla fine, aveva risposto alla sua
domanda.
Ed
una domanda che non necessitava di spiegazione, ma che ti veniva comunque data
era qualcosa di molto profondo.
Voltò
le spalle e si allontanò mentre il Principe delle Serpi, dall’altra parte,
contava il ticchettio dei passi sui gradini di pietra, appoggiato con le spalle
alla porta mentre si passava nervoso una mano tra i capelli chiari.
* * *
Feel my love, feel my soul
it's so magical
take my hand, make me whole
it's so magical
Can't get you of my mind
what we had is hard to find
I feel this pain inside
but i know
your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
live is good, live is fun
it's so magical
love is here, we are one
it's so magical
Can't get you of my mind
what we had is hard to find
I feel this pain inside
but i know
your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
so take my heart
cause baby you're the one
feels like magic
what is the feeling
lay me back, inside your heart
your love can set me free
your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
ladida ladidi
it's so magical you'll see
ladida ladidi
ladida ladidi
it's so magical
ATC, “So Magical”
Spazio
autrice: evviva, finalmente
ho introdotto il mio personaggio preferito: Evangeline!!!!
Amo
moltissimo Eva, come ho già detto nell’introduzione, e sono felice di averlo
introdotto nella mia fic, anche se non garantisco che piacerà a tutti.
La
sua storia assomiglia un pochino alla Eva di Akamatsu (e per chi lo conosce, sa
cosa intendo ^^), ma avrà comunque sviluppi diversi.
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto, compresa la conoscenza del nuovo
insegnante di Difesa e della scenetta tra Neville e Daphne e mi auguro anche che
mi lascerete un commentino per dirmi cosa ne pensate…
Bene,
ci rivediamo al prox post!
Ciao
a tutti!
Nyssa
luana1985: ehehe, ecco svelato il mistero di Silente…
spero che sia stato soddisfacente, anche se il preside in questo cappy mi
sembrava un po’ tanto bonaccione perfino con una vampira come Eva… spero che
non sia finito troppo OC…
Mi
auguro che ti sia piaciuto il capitolo, adesso che si stanno ammucchiando un
po’ di misteri, e spero che mi dirai che ne pensi! Ciao e un bacio! Nyssa
Shavanna: festival della scienza qui a Genova, a
massacrarmi a scuola e, cmq, ti do ragione, sono degli antipatici… ma vabbè, ho
comunque trovato il tempo di scrivere e aggiornare…
Per
quanto riguarda Draco e Herm, spero di non aver esagerato con la “sintonia” nel
far loro fare addirittura lo stesso regalo… ero un po’ indecisa, ma poi la mia
vena romantica mi ha fatto scrivere a ruota libera e col cappy già pronto non
potevo certo cancellarlo di sana pianta…
Mi
auguro che ti piaccia anche questo diciottesimo cappy di misteri che si
accalcano, presto manderò tutti in confusione XD. A presto e dimmi che ne
pensi! Un abbraccio, Nyssa
rossy..!: già, chissà, magari in un cappy dirò anche
perché si detestavano tanto… però mi piace la coppia Bill/Fleur, quindi non potevo lasciarla vedova così presto… per D/H, sono felice che
siano sembrati dolci, anche se forse la cosa è un poco forzata… ma come ho
detto, mi lascio un po’ prendere la mano.
Per
questo cappy è arrivata una nuova scena dolciotta da parte dell’altra coppia
ufficiale della fic: Neville/Daphne, spero che ti piaccia assieme a tutto il
contorno! Ciao e a presto! Nyssa
Lisanna
Baston: ahaha, beh, Herm è
ispirata a me, quindi probabilmente ha qualcosa di ciascuno… chissà… per il
regalo uguale, mi fa piacere che sia stato apprezzato, anche se forse è stato
un po’ forzato, il messaggio, invece, è stato svelato in questo 18° capitolo
che spero ti sia piaciuto… aspetto di sapere che ne pensi, ciao e un bacio!
Nyssa
Alexiel
Mihawk: non bisogna dire di
essere tonti solo perché si salta un cappy (lo dico soprattutto sennò io avrei
il primato :P), però sono molto contenta che ti siano piaciuti i personaggi
appena entrati e anche il fatto del regalo e del matrimonio.
Per
il piccolo capolavoro… mi commuovo se dici così, mi riempite di gioia e mi
viziate troppo… grazie, grazie mille!
Un
bacio, Nyssa
Mici: ho cercato di aggiornare il prima possibile
ed ecco qui la soluzione del mistero, spero che ti piaccia! Per Draco ed Herm,
devo decidere quando, come, se e un sacco di dettagli, ancora non so, ma gli
sviluppi ci sono per ogni capitolo, quindi è un rapporto che si costruisce
piano piano… spero che ti piaccia il novo capitolo! A presto! Nyssa
potterina_88_: sì, credo anche io che abbiano entrambi
letto cosa c’era dietro, ma orgogliosi come sono… per l’idea del regalo, beh,
non è poi così originale, ma mi sembrava che ci stesse quindi sono contenta che
ti sia piaciuta!
Eh,
dire che quando ho iniziato la fic Harry sarebbe dovuto andare con Daphne, ma
poi il mio amore per le Daphne/Neville ha avuto il sopravvento e amo molto
anche Harry/Ginny, quindi, perché non prendere due piccioni con una fava? Ed
ecco fatto, sono andata a complicarmi un po’ la vita ^^
Per
quanto riguarda zach, capita a tutti di interpretare male, dopotutto, io non
l’avevo detto, quindi è bello vedere le persone che immaginano questo o quello.
In questo cappy si dice qualcosa sul nuovo prof, anzi, la nuova prof che spero
ti piaccia! Un bacio e a presto! Nyssa
chibi_elyon: già, Padre Royal assomiglia fin troppo ad
un playboy per fare il sacerdote, ma Hogwarts è Hogwarts e c’è sempre qualcosa
di strano, quindi anche il prete ^^
Lo
spazio che nel precedente cappy è stato di Draco ed Herm, qui è un po’
distribuito tra nuovi misteri e un momento Neville/Daphne che erano da un po’
assenti, spero che ti sia piaciuto ugualmente… a preso, Kiss! Nyssa
AuraD: probabilmente anche io avrei avuto la
tentazione di cacciarli, ma se mi conosco con la mia migliore amica, alla fine
non l’avrei fatto… anche se Herm c’è rimasta un po’ male.
Ovviamente
sono molto contenta che l’idea dello stesso regalo ti sia piaciuta, come ho già
detto da qualche parte, non è delle più originali ed è pure un po’ forzata, ma
la mia anima romantica e il fatto che mi sono lasciata prendere la mano ha
fatto il resto e sono oltremodo felice che sia stata ugualmente apprezzata ^^
Spero
che ti piaccia anche questo nuovo diciottesimo capitolo, a presto e un
abbraccio! Nyssa
Premessa: come era successo per i capitoli del ritorno a casa di Draco,
anche questo e il prossimo sono profondamente collegati… ma questo lo vedrete
presto ^^
Premessa: come era successo
per i capitoli del ritorno a casa di Draco, anche questo e il prossimo sono
profondamente collegati… ma questo lo vedrete presto ^^
Scusate
se sono così sintetica, ma credo che questo particolare capitolo non necessiti di
particolari premesse, quindi preferisco parlare dopo che avrete letto, così non corro il rischio di spoilerare senza ritegno, ci vediamo in fondo!
Nyssa
***
Era
il 29 dicembre e mancavano solamente due giorni al tanto sospirato ballo per
l’eclissi di luna che Hogwarts aveva organizzato
quell’anno.
Al
posto che trascorrere il suo tempo libero tra trine e merletti, Hermione
Granger se ne stava in biblioteca a studiare e ripassare.
Beh,
si potrebbe pensare, finché si tratta di lei, niente
di strano… solo che la
bella Caposcuola non era sola, eh no, perché assieme a lei, a
lamentarsi, stava nientemeno che il Principe delle Serpi in persona, più che
mai accanito contro i compiti delle vacanze che Vitius
e Ruf avevano assegnato ai loro studenti.
Tra
uno sbuffo e un’imprecazione, comunque, i due studenti potevano essere
riassunti come tutti coloro che in quei giorni non erano stati contagiati dalla
follia collettiva pre-ballo e non si erano fatti
prendere da paranoie mentali, anche se, forse, rimanersene a studiare, era un
po’ eccessivo, ma, a rifletterci meglio, era l’unica soluzione trovata per
rimanere insieme e chiacchierare.
Già
perché due giorni prima l’altero erede di casa Malfoy aveva fatto il suo ufficialissimo ritorno a Hogwarts,
scortato da un sufficiente bagaglio di balle per chiunque chiedesse
del periodo trascorso a casuccia e di quanto si era
divertito.
Per
fortuna, la confidenza che le persone davano al biondo Slytherin
era ben al di sotto delle domande personali tipo “cosa hai fatto a Natale” ecc;
l’unico che si sarebbe potuto permettere tanto, e che, comunque, non l’avrebbe
mai fatto in base alla sacrosanta legge “fatti i fatti tuoi che è sempre
meglio” era Blaise, ma il moro aveva già abbastanza
problemi di suo con due sorelle incinte e la terza che sarebbe stata in grado
di assistere impassibile allo sterminio della razza umana… e poi, mica si poteva gettare alle ortiche la regola aurea! E poi,
tanto, lui lo sapeva perfettamente che aveva fatto Draco durante le vacanze: un
casino.
Ad
ogni modo era metà pomeriggio, per il corridoio si erano già avute due crisi
isteriche di ragazze, per niente comprese dall’austera bibliotecaria che le
aveva malamente liquidate dal luogo dedicato allo
studio e alla coltivazione del sapere e della conoscenza: la biblioteca.
La
sua amata studentessa preferita, Hermione Granger, aveva giustamente dato il
peso necessario alle incombenze scolastiche e, forte della ragione che è dei
giusti, era perfino riuscita a trascinare nella sua mastodontica impresa ben
un’altra persona! Era quindi giusto preservare la quiete perché i due
volenterosi studenti potessero continuare nel loro pellegrinaggio sacro tra
l’erudizione magica.
L’orologio
sopra la porta batté le quattro e mezza di pomeriggio e l’orizzonte cominciava
già a farsi nero, accompagnato da una coltre di nubi grigie che minacciavano
pioggia per quella sera e l’indomani.
Draco
stava giusto osservando il tempo fuori dalla scuola
quando qualcosa di simile ad un terremoto fece irruzione della sala, scuotendo
il tavolo con penne, libri e calamai e urlando gracchiante qualcosa di
inintelligibile.
Lavanda
Brown aveva fatto la sua apparizione in biblioteca
portando con sé la furia tipicamente sua e stava ora fissando minacciosa la mora Caposcuola
dei grifoni che cercava di limitare i danni causati dal calamaio sulle pagine
di relazione.
-Sei una
puttana, Hermione Granger, nient’altro che una puttana! – urlò inferocita LavLav puntellando nuovamente i palmi sul tavolo e
scrutando truce la sua compagna di Casa.
Draco
Malfoy alzò di scatto la testa e guardò interrogativamente prima la pazza
furiosa che aveva interrotto la sua contemplazione dell’orizzonte e poi la
mezzosangue che sembrava incurante della cosa.
Difficile
credere che una come la Granger potesse anche solo
vagamente essere accostata al termine “puttana”…
-Perché
mi dici questo? – domandò circospetta la mora mentre
il suo cipiglio minaccioso cominciava a fare capolino tra il pericoloso sbrilluccichio dei suoi occhi ambrati
-Perché
sei una stronza! Una schifosa puttanella
da quattro soldi, ma chi ti credi di essere per trattare la gente a questo modo? Credi che il mondo abbia bisogno di te? Beh,
non è vero, non abbiamo bisogno di te, vattene a quel paese e restaci, saccente
altezzosa!
Draco
guardò preoccupato la mano della grifondoro che,
vittima di quella sequela di insulti, stava stringendo all’inverosimile la
matita finché questa non si spaccò: ok, era giunta al
punto critico.
-Dimmi
cosa vuoi, Lavanda e levati da qui, ho cose più importanti da fare che starti a
sentire… – oh, la Granger, lei era sempre fine… forse Ax
aveva davvero ragione quando diceva che tra tutta
quella banda di matti era senz’altro quella che sapeva essere la meno scurrile
e quindi, la più indicata a fare la “cattiva”
-Granger
– annunciò al mondo Lavanda strillando come un’oca –
non me ne frega un cazzo di quello che sai e che non
sai, ma sappi almeno che quello che hai fatto è disgustoso, sei un essere
schifoso, una autentica stronza.
A
quel punto, anche Draco stava cominciando a perdere la pazienza.
Innanzi
tutto, la Granger era territorio esclusivamente SUO e quindi solo LUI aveva il
diritto di trattarla male, ma soprattutto, NESSUN altro poteva farlo,
soprattutto se lui era presente.
Secondo
punto importante, un conto era insultare qualcuno con una motivazione, ma
perché diavolo quella rincretinita della Brown stava
piantando quel casino faraonico? Perfino lui aveva la sua personalissima
motivazione di insultare la Granger, perché la Brown
non poteva fare come tutta la gente quasi civile? Probabilmente alludeva a
qualcosa di già accaduto, ma o la Granger era diventata un’attrice migliore di
quel che credeva, oppure si stava parlando di uno dei tanti castelli di aria
che la presidentessa del Trio Fashion amava tanto somministrare al suo già
provato cervellino.
-Tu,
maledetta – imprecò ancora la grifondoro – come ti sei permessa, come ti sei permessa di fare questo a ME!
In
un secondo, la mano destra della Brown era sollevata,
pronta a colpire il viso esposto della sua Caposcuola senza pietà e senza
remore.
Draco
intercettò il gesto, fermando il polso sottile di Lavanda qualche centimetro
prima che le lunghe e curatissime unghie della ragazza si abbattessero
sulla testa della sua tutor e cominciassero a
graffiarla e a strapparle i capelli.
-Brown! –
urlò in modo che quella riprendesse un minimo di coscienza; con la minor
delicatezza possibile le girò il braccio finché non si fu seduta su una sedia
libera – spiegami che cazzo sta macinando quel tuo
cervello da oca! – sbraitò ancora infuriato che qualcuno avesse
anche solo osato alzare un dito sulla mezzosangue
-E tu la
difendi anche! – piagnucolò falsa come Giuda LavLav –
tu, schifoso bastardo di una serpe, difendi una lurida mezzosangue come lei!
Draco
decise che, dopo quella riga di insulti, aveva una voglia matta di prenderla a
schiaffi seriamente, ma talmente forte da farle quasi perdere conoscenza.
-Non ti
ho chiesto di parlarmi di me, ti ho domandato che cazzo
sta succedendo! E questa volta vedi di parlare o non mi farò insultare così
un’altra volta da una sudicia sgualdrinella come te!!
Lavanda
cominciò a piagnucolare sonoramente fingendo di portarsi le mani agli occhi non
ancora bagnati di pianto.
-E’ una
puttana, una puttana e basta! – strillò ancora mandando definitivamente
all’altro mondo la pazienza del biondo – si crede chissà che e pensa di poter
gestire le persone come meglio di pare, se ne
strafrega dei sentimenti che possono avere – e a quel punto un bello sbuffo
scettico da parte del biondastro ci stava a meraviglia – è così subdola e
meschina da aver perfino costretto Ronad andare al ballo con lei!
E
ricominciò a frignare.
Draco
voltò preoccupato la testa verso la riccia che aveva aggrottato le sopracciglia
fin sugli occhi, infuriata come un toro che vede rosso, più che mai decisa a
dire qualcosa di altamente offensivo alla sua
compagna.
-E’ una
menzogna! – sbraitò e Draco si domandò se fosse il fatto che andava al ballo
con Ron ad essere una menzogna o tutto il resto
-Non è
vero! Me lo ha detto Ron che non poteva venire al
ballo con me perché aveva già una dama!
-Non
sono io! – strillò ancora la Granger – io non vado al ballo con Ron, io vado al ballo con Blaise!
Draco
si disse che doveva smetterla di agitarsi per ogni volta che lei diceva di
andare alla festa assieme a Zabini, dopotutto, a lui
che gli fregava?
-Lo so
che sei tu, cosa credi! – aveva continuato la Brown –
sennò ci sarebbe venuto con me!
-Non ho
intenzione di andare al ballo con Ronald – specificò
la Caposcuola – io andrò alla festa con Zabini e non
intendo cambiare idea! Quindi vedi di andare a insultare la persona giusta la
prossima volta, prima che io perda davvero la pazienza e ti dica
davvero in faccia cosa penso di questo tuo comportamento idiota!
-Non è
possibile – sentenziò ancora LavLav – Ron non potrebbe andare con nessun altro a parte te!
Ovviamente
Hermione si esentò dal dire di quella ragazza che aveva visto seduta sul letto
di Ron
quando lui era stato portato in infermeria… dopotutto erano un po’
affari di Ron con chi andava al ballo, certo non
suoi!
Curioso
pensare che fino a tre mesi prima avrebbe supplicato il Cielo perché il rosso
la invitasse (e lui senza dubbio non l’avrebbe fatto) e adesso non gliene
importasse niente… certo non poteva biasimarlo per aver messo da parte Lavanda,
era un po’ troppo appiccicosa.
-Bene, Brown, adesso che hai fatto la tua giornaliera figura da
scema puoi anche togliere il disturbo, non intendo certo sopportare più a lungo
la tua presenza qui, deturpa l’ambiente
Lavanda
tentò di fulmina il biondo con un’occhiata al
vetriolo, cosa che non le riuscì visto che mettere in difficoltà il Principe
delle Serpi era una cosa che veramente poche persone riuscivano a fare.
-Granger
– sibilò la rappresentante del trio Fashion - se scopro che sei tu ti strapperò
tutti i capelli!
-Non
sono necessarie queste minacce visto che non sono io – rispose con impassibile
contegno la grifondoro squadrando dall’alto in basso Lavanda, altera e pericolosa.
-Puah!
E La Brown lasciò la
biblioteca a passo di marcia senza degnare di altra attenzione la bibliotecaria
e Malfoy.
Hermione
e Draco si guardarono l’un altro senza capire.
-Vai
davvero al ballo con Weasel? – domandò lo Slytherin
-No, ci
vado con Blaise – rispose lapidaria lei, scocciata
dal fatto che lui non le avesse creduto subito, dopodiché si sedette al suo
posto, sistemò i capelli che le erano sfuggiti al fermaglio e tornò ai suoi
compiti.
Malfoy
la studiò ancora qualche istante.
Non
sapeva dire perché, ma gli avrebbe dato fastidio sapere che lei sarebbe andata
alla festa con la Donnola, non che con Blaise non
sentisse lo stesso, ma era disposto a sopportarlo, per il rosso, decisamente
no.
Sbuffò
e tornò alle pergamene che aveva malamente lasciato.
Due
ore dopo stavano tornando ai loro dormitori percorrendo i corridoi del secondo
piano.
Il
silenzio era palpabile mentre procedevano fianco a
fianco con i libri sottobraccio e la lunga tunica nera della divisa che
svolazzava dietro di loro mentre percorrevano a passo spedito il dedalo di
stanze e cunicoli di Hogwarts.
Stavano
giusto passando di fronte agli uffici dei professori quando,
in fondo a questo videro una figura muoversi lentamente seguendo il corridoio
che si incrociava con il loro.
Era
una donna, o meglio, una ragazza, e sembrava stranamente spaesata, camminava
con una mano appoggiata al muro freddo di pietra e vestiva abiti lunghi che
ricordavano molto l’abbigliamento delle nobildonne medioevali. La ragazza aveva
lunghi capelli marroni ondulati che le scendevano morbidamente fino a metà
schiena e gli occhi chiusi nonostante tenesse il mento alto e fiero. Chi era?
Accelerando
il passo, i due studenti la raggiunsero e si accorsero solo allora che gli
occhi della sconosciuta non erano chiusi: lei era cieca.
Eppure,
li sentì avvicinarci ed avvertì anche che dovevano essere più persone, si voltò
in direzione del suono che sentiva e sorrise quando captò l’odore un po’
selvatico di Draco e quello morbido e dolce della mezzosangue; sembrava dolce
il suo sorriso, come quello di una mamma…
-Chi
siete? – domandò rivolgendo vero di loro il viso dai lineamenti delicati che non
poteva scorgere le figure.
-Siamo
due studenti di questa scuola – annunciò Hermione e l’altra annuì, l’aveva
capito dal profumo di lana costosa dei maglioncini e
del cotone puro delle camicie, e dire che voleva passare inosservata
-Come vi
chiamate? – chiese ancora
-Draco
Malfoy
-Hermione
Granger
Risposero
piano i due, un po’ in soggezione di fronte ad una persona che li percepiva, ma
che non poteva vederli
-Avete
dei bei nomi – riconobbe la ragazza – sono dolci e musicali, scommetto che
rispecchiano il vostro aspetto e la vostra anima
Il
biondo e la riccia si scambiarono un’occhiata perplessa
-Lei
come si chiama? – domandò poi Draco
-Giusto,
che maleducata… - rispose ridendo la sconosciuta – io mi chiamo Ransie, RansieBlack
A
quel punto, lo sconcerto era generale: quella era la sorella di Fin? Quella era
la famosa Temperance Black, la figlia di Zachariah Black, colei che era stata rapita dai mangiamorte e tenuta segregata per mesi nei sotterranei di
Malfoy Manor?
Era
curioso che non avesse fatto una piega, allora, quando Draco aveva pronunciato
il suo cognome.
La
studiò più da vicino e notò un oggetto che pendeva dal suo collo: un medaglione
d’oro intarsiato con lo stemma della scuola, il gonfalone di Hogwarts.
Quel
monile, decise, era qualcosa di familiare, dove l’aveva visto? Probabilmente si
stava confondendo con lo stemma della sua scuola, quello lo vedeva tutti i
giorni…
-Oh, mia
cara! – intervenne Silente raggiungendo il gruppetto a braccia aperte, la
sconosciuta rise al riconoscere la voce profonda e ancora ricca di calore dell’insegnante
-Silente?
– domandò per precauzione e il preside rise
-Vieni
mia cara, i corridoi sono freddi e umidi, non fanno bene alla tua salute…
Effettivamente,
a pensarci bene, la sorella di Seraphin aspettava un
bambino, che fosse per quello? Probabile, anche se, a
giudicare dalla mancanza del caratteristico pancione, doveva sfortunatamente
averlo perso. Povera creatura.
Albus Silente cinse le spalle della ragazza e la fece incamminare
lungo il percorso del suo ufficio, poi si voltò verso i due ragazzi che erano
rimasti in messo al corridoio, imbambolati
-Tornate
ai vostri dormitori, ragazzi – annunciò severo – vi spiegherò tutto al momento
opportuno – e si voltò nuovamente dedicandosi alla ragazza che rise di una
risata cristallina.
Ok, in quel momento la tentazione di correre su per la Torre Sud alla ricerca
di Seraphin, che al momento viveva (forse) insieme adEvangeline era fortissima, ma
come tutti sapevano, Evangeline altri non era che
l’Evangelista Oscura e, si sa, vampiri e cattivi in genere non sono amanti dei
disturbi e delle visite improvvise, quindi lo scatto che li avrebbe dovuti
portare in mezzo nanosecondo dalla piccola peste che era stata con loro per un
po’, era stato frenato
-E’
quella? – aveva chiesto Hermione
-Seraphin
non aveva accennato al fatto che fosse cieca – rifletté il biondo
-I
bambini non danno peso a queste cose, oppure si sente un po’ il suo protettore…
- rispose saggiamente la mora
Ai
Malfoy era consentito rimanere sbalorditi?
Perché
in quel momento lui lo era.
Temperance Black… eccola lì, che ci faceva a scuola?
Fin aveva detto che erano fuggiti assieme e che poi si erano persi di vista,
che fosse riuscita ad arrivare a scuola con una buona dose di fortuna?
Interrogativi
senza risposta.
Al
termine del secondo piano c’erano le scale che conducevano alla Torre di Grifondoro e al Sotterraneo di Serpverde.
Fronteggiandosi
entrambi a testa alta, i due erano pronti per il saluto serale, Hermione
sollevò il mento e fece brillare le pagliuzze dorate nelle sue iridi color
dell’ambra
-Malfoy
– disse appena – ci sarei rimasta male se non mi avessi
creduto
Era
implicito che l’oggetto della conversazione era la visita di Lavanda quel
pomeriggio e il polverone che aveva alzato
-Mezzosangue
– rispose lui sorridendo, ma squadrandola dalla sua altezza – mi saresti
scaduta parecchio se fossi andata al ballo con Lenticchia
Hermione
sorrise, poi gli fece cenno con la mano e si incamminò quasi correndo, il viso
in fiamme, fino al Grifondoro.
Draco
sorrise a sua volta e prese la direzione dei sotterranei.
***
Era
il 31 dicembre: la sera di San Silvestro, l’ultimo dell’anno.
La
notte dell’eclissi di Luna.
La
festa della scuola.
I
camini scoppiettavano adorni di rami di agrifoglio con bacche rosse mentre il profumo della resina di pino si spargeva per
tutte le sale comuni.
L’atmosfera
era calda per permettere agli studenti di sfoggiare le loro mise eleganti senza
doversi preoccupare del freddo invernale che c’era fuori
dalle antiche mura di Hogwarts.
Ragazzi
e ragazze erano in fibrillazione, tutti in attesa del
grande evento di quella serata.
Daphne,
Ginny ed Hermione si erano tutte e tre rintanate
nella stanza di quest’ultima, avevano sigillato la porta e vietato a chiunque
di entrare; Harry e Ron erano rimasti fuori a
guardare la rossa e la bionda come se fossero impazzite
mentre entrambi stavano facendo una battaglia persa in partenza con i
loro abiti da cerimonia, sfortunatamente, nonostante Hermione avesse fatto una
bella predica a Ron per quella faccenda di Lavanda,
il rosso non aveva voluto ammettere con chi sarebbe andato al ballo e così
erano un po’ tutti sulle spine in attesa di conoscere l’identità della
fantomatica dama.
Harry
anche si era dato da fare a dire di tutto a Wealsey,
soprattutto dopo aver appreso nientemeno che da Draco Malfoy lo svolgimento del
bel battibecco tra Hermione e LavLav, risoltosi con
l’indiscussa vittoria della prima: Hermione si era rifiutata di fare commenti a
proposito e così le informazioni erano state piuttosto frammentarie, ma anche
con lui Ronald era stato una statua e non aveva detto
parola circa la ragazza che l’avrebbe accompagnato.
Hermione
se ne stava seduta sul letto piuttosto a disagio, mentre Ginny
e Daphne sistemavano i “ferri del mestiere”, ovvero belletti, nastrini,
fiocchetti, forcine e libri di incantesimi su come creare un’acconciatura
adatta e far rimanere il fiocco perfetto.
Non
poteva certo dire di trovarsi a suo agio tra tutti quegli aggeggi e quelle
torture, ma le sue due amiche erano state irremovibili e avevano portato avanti
la loro battaglia della bellezza decretando che, in barba alla Brown, doveva fare una bella figura e lasciare tutti di
sasso, Trio Fashion compreso.
Non
molto convinta da questa filosofia, aveva miseramente accettato di mettersi un
po’ a posto, ma, come si dice, gli dai un dito e si
prendono tutto il braccio, quindi la Greengrass e la Weasley avevano deciso di poter sfruttare la sua spaziosa
camera da Caposcuola come base per le loro pianificazioni ed erano due giorni
che la stanza era inagibile.
Il
suo vestito per la festa era stato ultimato una settimana prima e adesso se ne
stava appeso alla maniglia della finestra coperto
dalla carta velina, mentre sul letto accanto a lei erano sistemati quelli delle
altre due.
Il
misero scrittoio prima ingombro di libri pullulava ora di profumi raffinati e
di ombretti e pailettes e di fronte all’armadio erano
sistemate in bella fila tre paia di scarpe: uno blu, uno nero e uno bianco.
I
libri del comodino erano stati sgomberati e adesso erano posate tre bacchette
chiare in attesa di essere adoperate per qualche
strana tortura altrimenti detta “acconciatura”.
I
fermagli, gli elastici, le pinze, le forcine e i fiori erano posti su una
mensola assieme alle spazzole e, terminato di estrarre tutto dai loro
beauty-case, Ginny e Daphne guardarono con aria
clinica la loro amica, uscita di fresco da una rilassante vasca dei prefetti
dove si era goduta la quiete prima della tempesta.
-Cominciamo
con i piedi? – domandò la bionda scrutando gli arti inferiori infagottati in un
paio di calzettoni e poi nascosti dentro le ciabatte di pelouche
-Cos’hanno
che non va i miei piedi? – chiese preoccupata la mora – li lavo tutti i giorni
e ho le unghie tagliate!
Le
altre si scambiarono uno sguardo rassegnato
-Ti
diamo lo smalto – annunciò Ginny rovistando in una
borsetta comparsa magicamente dal nulla
-Non ci
penso neppure! Chi vuoi che li veda i miei piedi se porto le calze bianche e le
scarpe?
-Cara –
rispose dolcemente la Greengrass – tu NON metterai le collant bianche, noi te lo impediremo! – e Ginevra annuì
– tu metterai le autoreggenti, si vede troppo il segno della cucitura sotto
l’abito, così almeno non succederà nulla…
-Ma io detesto
le autoreggenti, mi cadono sempre! – protestò vivamente la riccia
-Daph,
dovrei avere ancora le giarrettiere che avevo preso per il matrimonio di mio
fratello – disse distratta la rossa scavando dentro ad una valigetta
-Mi
rifiuto! Non mi devo mica sposare!
-Non
discutere – disse imperiosa la bionda – a costo di sembrare tua madre, io so cosa
ti sta meglio!
-Mia
madre non mi ha mai detto queste cose! Mia madre è una donna in carriera che se
ne frega dell’aspetto…
-Beh, da
qualcuno doveva pur aver preso – constatò Ginny
guardando la serpeverde
-Non
importa, tu metterai le calze autoreggenti con la cucitura
-Ma
fanno prudere!
-Non
importa!
-Siete
cattive – mormorò Hermione mentre le odiate
giarrettiere vedevano finalmente la luce
Cinque
minuti dopo, tre ragazze si stavano dando lo smalto l’un l’altra
sedute scomposte sul letto con i rispettivi bottiglini
in mano mentre Hermione, come sottolineò la bionda, quanto a lamentarsi stava
quasi per battere Malfoy.
E
riuscirono a farla stare zitta.
-Dovrò
mettere l’orologio – annunciò la Caposcuola e le altre due la guardarono inorridite
-Assolutamente
NO!
-Ma così
almeno potrò cominciare la ronda dopo mezzanotte – le due sbuffarono e le
nascosero l’oggetto.
La
scelta della biancheria fu molto più complicata, soprattutto dopo che la Slytherin ebbe aperto il cassetto ed ebbe constatato che lo
stile dei suoi reggiseni e delle mutandine
rispecchiava alla perfezione quello dei pigiami.
Richiuse
il cassetto con un colpo, emise un sospiro prossimo alla sconfitta e alla fine
lo riaprì pescando l’unico indumento che non fosse
cosparso di coccinelle, coniglietti e altre amenità animali.
Decisamente
la Caposcuola non stava approvando, soprattutto perché era quasi mezzora che la
stavano lasciando nuda e in asciugamano ad aspettare che decidessero cosa farle
indossare e lo smalto asciugasse del tutto.
Sicuramente
più a suo agio coperta, la mezzosangue guardò lo
scempio che le sue amiche stavano facendo del suo amato guardaroba e scosse la
testa senza riuscire a trovare la forza di farle uscire di corsa dalla sua
camera.
Poi
fu la volta delle calze, a cui seguì un’interminabile
discussione su come andasse portata la riga che vide impegnate la rossa e la
bionda, momentaneamente trasformate in esperte modiste, la Granger succube.
Harry
Potter bussò tre volte alla porta che erano quasi le sei di pomeriggio e quando
Daphne aprì, dichiarò senza mezzi termini che avrebbe parlato solo con
Hermione.
Con
l’asciugamano ancora drappeggiato sulle spalle, le calze bianche, le pantofole
e i bigodini nei capelli, la Granger si affacciò alla porta lasciando mezzo di
sale il bambino sopravvissuto che, dopo due minuti buoni di balbettamenti
confusi, riuscì a dirle che in Sala Comune c’era un certo biondo di sua
conoscenza con una notizia per lei.
Alla
domanda “Cosa ha da rompere?” Potter si limitò ad alzare incurante le spalle mentreFinnigan, di
passaggio da quelle parti, al vederla quasi sbatté contro una colonna
-Vado a
parlargli – fu la decisione della mora
-Così
conciata? – chiese allibito Harry
-Andiamo,
è solo Malfoy… - sorrise Hermione e Sfregiato avrebbe voluto risponderle
“appunto per questo”, ma si trattenne, probabilmente Herm credeva che Malfoy provasse un ribrezzo fisico nei
suoi confronti… beh, era illusa.
Comunque
conscia che la mise non era propriamente delle più adatte ad un incontro
formale, probabilmente evento scatenante di un conflitto mondiale, si premurò
di non esporre troppo la sua presenza un po’ goffa al biondastro.
Il
Principe delle Serpi era seduto in Sala Comune, intento a sorseggiare un po’ di
firewhiskey della riserva privata di Harry che presto
lei avrebbe fatto scomparire.
Per
quanto la riguardava, Draco sarebbe potuto andare alla festa anche conciato
così: pantaloni blu scuro filigranati di una trama sottile che riluceva alle
fiamme, camicia fuori dai calzoni e sbottonata ai
primi tre bottoni e cravattino che pendeva da sotto il colletto piegato solo
per metà, i capelli ancora scompigliati. Alla faccia di tutti gli dei dell’Olimpo, Draco Malfoy li batteva tutti.
Ricomponendosi quel tanto che serviva, Hermione si sporse
da oltre la curvatura della scala a chiocciola rabbrividendo
quando la pietra fredda incontrò la pelle scoperta
-Che c’è
Malferret? – berciò mentre
la sua testa formulava già le possibili ragioni della sua visita alla Torre:
chissà, magari Silente aveva avuto un malore e bisognava rimandare la festa,
oppure c’era stato un omicidio… la McGranitt aveva
scoperto della festa di Natale a base di burrobirre e
whiskey incendiario che avevano fatto a Corvonero…
-Carina
la tenuta… - rispose caustico lui alzando il bicchiere come saluto – ci vieni
così al ballo? – lei lo fulminò con lo sguardo mentre
cercava di tirare giù l’asciugamano più che poteva senza scoprire dell’altro
-Risparmiami
la tua ironia – frecciò lei presa tra due fuochi: da una parte le sue amiche
che volevano trasformarla in Cenerentola, dall’altra la serpe malefica con
chissà quale cataclisma.
-Bene,
allora devo dirti che Blaise sta male, è tutto il
pomeriggio che ha mal di pancia e si contorce sul letto, o almeno questo è
stato quello che mi ha detto… - precisò poco convinto; lei sbattè
le ciglia, a questo punto ci sarebbe andata da sola al ballo, tanto…
-…
quindi per questa sera dovrò farti io da cavaliere – ultimò lui facendole un inchino
No,
cataclisma non era sufficientemente distruttivo come termine.
-Che cosa?
– gridò svegliando Neville che dormiva di fronte al camino –
ma è ridicolo!
-Grazie
tante – sbuffò il biondo – comunque passo a prenderti
per le otto e mezza, vedi di essere pronta e, possibilmente – aggiunse al suo
indirizzo – mettiti una gonna, io te lo consiglierei…
E
senza aspettare l’alterata risposta della ragazza, girò i tacchi e uscì dalla porta mentrePaciock scrutava
preoccupato attorno a se.
Furiosa
con se stessa, con il mondo, con Malfoy, ma, soprattutto, con Zabini che aveva pensato bene di fare indigestione proprio
quel giorno, gridò tanto forte quasi da far accorrere i suoi compagni rintanati
a farsi un goccetto prima di andare alla festa.
-Tutto a
posto? – chiese Harry preoccupatissimo
-No che
non è TUTTO a posto! – gracchiò lei – non hai sentito? – urlò poi indicando la
saletta dove ormai stava solo Neville
-Ehm, sì
– annuì il bambino sopravvissuto
-Allora
fai 2+2, andare al ballo con Malfoy, oltre ad essere un suicidio certo è anche
la cosa più umiliante che mi sia successa in sette anni che sono in questa
scuola! – strillò ancora
-Dai
calmati… - le disse Ron che armeggiava con le
chiusure della giacca dell’abito – sei bellissima, farai comunque un figurone!
-Non è
vero! – sbraitò ancora lei, ma tutti e due i suoi amici si accorsero di una tremula
lacrima che minacciava di scapparle senza controllo, una goccia di rugiada che
diceva molte cose
-Ginny! –
urlò Harry da dietro la porta, la rossa l’aprì e lo sguardo cupo del ragazzo le
disse che c’era qualcosa che non andava, poi scorse Hermione, semi coperta
dalle due figure dei suoi compagni, mentre si asciugava gli occhi
-Cosa
succede? – le chiese piano mentre anche Daphne compariva sulla porta, la mora
scosse la testa e allora la bionda le tese una mano e la trascinò dentro,
chiudendo la porta dietro di loro.
Ron sospirò smarrito mentre tornava alla
sua stanza e Neville, salito al piano superiore, si fermò accanto ad Harry che
fissava immobile la porta chiusa con i pugni delle mani serrati
-Pensi
che glielo dirà? – domandò Paciock ridestando l’amico
dal suo torpore
-Ovvio,
dovrà pure informarle che il suo cavaliere è Malfoy…
-Non
parlo di questo – aggiunse ancora l’altro – parlo dell’altra cosa, dei suoi sentimenti
Harry
si voltò a guardarlo stupito
-Come lo
sai? – chiese – te l’ha detto lei? – Neville scosse la testa
-E
allora? – incalzò il moro
-Quando
uno non ha vita sociale, osserva quella degli altri – spiegò il ragazzo di
Daphne e il bambino sopravvissuto si meraviglio di tanta saggezza e,
soprattutto, di tanto spirito di osservazione da parte di Neville
-Forse
ti sottovalutiamo tutti – ammise Harry posandogli amichevolmente una mano sulla
spalla
-È
quello che mi dice anche Daphne – ammise l’altro – ehm… non è che mi dai una
mano con i gemelli della camicia?
Era
curioso che una persona pasticciona come Paciock
potesse vedere così distante… certi dettagli che a volte neppure lui coglieva.
-Vieni –
disse rivolto all’amico – so che Daphne metterà un vestito blu, tu come ti
vesti?
E
scomparvero oltre la soglia della stanza.
***
Mancava
un quarto alle nove e della mezzosangue + combriccola di invasate non c’era
traccia.
Harry,
Lenticchia e Paciock erano seduti in Sala Comune in attesa delle rispettive dame che non accennavano a
scendere dalla scala del dormitorio femminile.
La
riserva segreta (ma neppure troppo) di alcolici di Harry era stata decimata da
Malfoy, che reggeva l’alcool meglio di un marinaio ubriacone, e da Ron, che era già al terzo bicchiere e sembrava più depresso
che mai, probabilmente terrorizzato dalle possibili conseguenze dell’aver
rifiutato Lavanda Brown come ragazza.
Il
biondo scolò l’ultimo rimasuglio di liquore sul fondo di un bicchiere di finto
cristallo e controllò l’orologio di platino da taschino con sopra inciso lo
stemma dei Black, il fatto che fossero in ritardo di un quarto d’ora sulla
tabella di marcia non aiutava e per di più le aveva detto che sarebbe arrivato
alle otto e mezzo! Certo, ammetteva che una ragazza aveva
bisogno di mettersi un po’ in tiro per un’occasione del genere, ma far
aspettare lui era qualcosa di abominevole!
Un
ticchettio concitato richiamò l’attenzione generale facendo voltare tre paia di
occhi verso la scala, Ginny, con ai
piedi delle scarpe nere con tacco a spillo, fece cenno a Harry fermandosi però
appena all’imboccatura della scaletta
-Dite
non è meravigliosa? – domandò senza che nessuno capisse di che stava parlando
Daphne
fece il suo ingresso con un abito a tubino scampanato sul fondo tutto coperto
di cristalli che brillavano, tra i capelli una elaborata
acconciatura di pailettes
-Bello –
mormorò il moro dando una gomitata a Neville che si era momentaneamente
incantato ad ammirarla
-Idioti
– fu il poco carino commento della bionda che sorrise portandosi la mano alla
bocca – non me, LEI!
Draco
voltò la testa udendo appena un altro rumore di tacchi e un angolo bianco
comparve, lentamente, la figura della mezzosangue si delineò
mentre scendeva la scala come la primadonna dell’opera, calma, umile.
Si
fermò appena quando si ritrovò sul piano e poté
finalmente alzare gli occhi senza il pericolo di un ruzzolone giù dai gradini;
arrossì a vedere i suoi due amici imbambolati a fissarla e questa volta non
c’era nessun Harry Potter a svegliarli, Ron sembrava
lo stupore fatto persona, gli occhiali di Harry avevano preso una posizione
poco idonea alla loro funzione e il biondastro era rimasto senza parole,
grandioso!
-Chiudi
la bocca, Malfoy, ci entrano le mosche – disse a Draco avvicinandosi e
prendendosi la sua rivincita.
Draco
decise che aveva bisogno di una doccia fredda. Gelata.
C’era
tempo?
Si
accontentava anche del Lago Nero in mancanza di meglio…
Hermione
rise, felice di averli sorpresi tutti; effettivamente Daph
e Ginny avevano fatto un lavoro eccezionale, perfino
per i suoi canoni di giudizio, tanto che sembrava davvero un’altra persona.
-Sei
davvero tu sotto quello strato di stoffa e trucco? – domandò la serpe
-Ovvio –
fu la candida risposta di lei
-Ricordi
che ci siamo dette, Herm? – domandò la rossa mentre le due amiche prendevano a braccetto i
rispettivi cavalieri
Il
suono prodotto dalla mora sembrava un ringhio, anche piuttosto feroce, sbuffò
poco signorilmente e alzò gli occhi al cielo
-Andiamo
anche noi? – chiese il biondo
Arrossendo
e un po’ titubante, la Caposcuola infilò il braccio in quello che lui le
porgeva e si affrettò a guardare altrove.
Draco
la ammirò di sottecchi mentre le altre due ragazze si
sistemavano i tacchi per l’ultima volta e facevano un bel respiro prima di
uscire: confrontarsi col giudizio di tutta la scuola era una prova di coraggio
non da poco.
Hermione
era favolosa, doveva ammetterlo, sembrava appena uscita dal regno delle fiabe:
indossava un abito bianco formato da una parte superiore fatta a tubino e
ripiegata, sostenuta da due spalline e una gonna larga e scampanata, aveva le
calze bianche con tanti forellini che formavano una trama fine, la cucitura sul dietro e scarpette bianche dal tacco alto che le
permettevano quasi di guardarlo negli occhi: quasi.
I
capelli erano intrecciati sulla schiena in una acconciatura
disseminata di nastrini bianchi e boccioli di fiori e al collo era appesa la
sua inseparabile Giratempo.
Conosceva
quell’oggetto, l’aveva intravisto molte volte sotto la camicia durante le sue
“esplorazioni” e riconosceva la fattura semplice della catenella e la forma
elaborata della clessidra che ruotava in ben quattro quadranti concentrici, al
polso destro aveva invece un filo di perle chiare come l’abito.
Si
disse che l’abito non faceva il monaco e cercò di concentrarsi sui passi perché
se avesse continuato a distrarsi, probabilmente
avrebbe disimparato a camminare.
Daphne
e Neville sembravano prendere vita direttamente da quei film dove due persone
erano costrette ad andare insieme alla festa e non si sopportavano, così
stavano tutti e due guardando altrove tenendosi a braccetto; con l’aiuto di
Neville, perfino Paciock era riuscito a fare la sua
figura nel paio di pantaloni di sartoria, la camicia bianca era quasi
impeccabile e il panciotto damascato in argento faceva un ottimo contrasto con
i brillanti e i piccoli pezzi di argento incastonati nel baluginante abito
della sua fidanzata.
Harry
e Ginny erano senza dubbio la coppia che più delle
altre si comportava come doveva, si sorridevano e scherzavano ed evitavano
paranoie mentali o comportamenti inadeguati.
Ginny era incantevole nel suo semplice abitino bianco corto fino al
ginocchio e con il corpetto a tubino, le scarpe avevano un tacco vertiginoso,
tanto che, mentre era in camera a fare avanti e indietro per provarle, Hermione
si era domandata come facesse a rimanere in piedi. Al collo portava una elaborata collana a rete di cristalli neri che si
intonavano con i ricami di velluto sull’abito e con la vernice lucente delle
scarpe nuove, i capelli, invece, erano appena raccolti sulla sommità del capo e
fermati con una grossa molletta a forma di fiore, anch’essa cosparsa di piccoli
cristalli.
Harry,
decisamente sul classico, aveva apportato qualche modifica al suo vecchio abito
del Ballo del Ceppo, aveva levato qualche trina alla camicia e si era procurato
un papillon decente.
***
La
porta della Sala Grande si aprì da sola quando il
gruppetto di studenti si fermò lì davanti
-Io
aspetto qui la mia dama – annunciò Ron,
momentaneamente l’unico scompagnato
Tutti
gli altri l’avevano guardato curiosi, ma lui aveva scosso la testa come a
indicare che, tanto, avrebbero aspettato come tutti gli altri e poi aveva fatto
un gesto perché andassero.
L’ingresso
di Harry e Ginevra non provocò particolare scompiglio: tutti sapevano che
quest’anno sarebbero venuti insieme al Ballo, Calì e Padma, rispettivamente al braccio di Seamus
e Dean, sorrisero pronte a lanciarsi in qualche
pettegolezzo.
L’arrivo
subito dopo di Neville e della bionda Daphne suscitò qualche risata mentre,
tutti e due rossi, procedevano voltati l’uno da una parte e l’altro dall’altra,
come se fossero costretti a stare lì.
Il
vero problema fu quando Draco Malfoy, con al braccio
una sorridente e bellissima Hermione Granger entrarono a testa alta nella Sala
Grande.
Lo
sconcerto fu generale.
Draco,
da vero uomo di classe, procedeva incurante delle chiacchiere che li seguivano,
Hermione, sorridente un po’ per essere accompagnata dalla persona che le
piaceva e un po’ perché si sentiva un’altra, regalò un sorriso ai presenti e
camminò a testa alta, altera e fiduciosa in se stessa come lo era Malfoy.
O
quasi, già perché il biondo Slytherin non era mica a
suo agio… non per tutte le parole che si sprecavano, ma perché la Granger,
quella sera, era davvero favolosa! Molto più di quando era arrivata al braccio
di Victor Krum stupendo tutti… beh, probabilmente lo
stupore era stato pari quella sera perché Hermione Granger e Draco Malfoy si
odiano. Quindi era logico pensare come mai arrivassero serenamente a
braccetto…
Ma
comunque, il problema che non fosse a suo agio persisteva,
lei era una ninfa, bellissima, sorridente e serena come non l’aveva mai vista.
Non si preoccupava degli altri e neppure di lui, una vera donna di classe.
Un
po’ spronato da questo suo atteggiamento, alzò il mento e fulminò con lo
sguardo Lavanda mentre si stava avvicinando a loro.
-E così
alla fine mi hai raccontato una bugia, Granger – disse sorridendo
mentre la mora le guardava l’orlo dell’abito lungo fino al pavimento e
già scuro per essere stato maldestramente calpestato – Malfoy, da te non me lo
aspettavo, poi… - aggiunse all’indirizzo della serpe con un occhiolino
-Blaise è
malato e non ha potuto accompagnarla – spiegò stringato contando fino a cento
prima di uccidere la Brown
-Un vero
peccato – annuì l’altra sorseggiando qualcosa da un bicchiere – beh, ma alla
fine non me ne importa – aggiunse – è vero, non sei venuto al Ballo con Ronald
Se
fosse stato per Hermione, l’avrebbe volentieri schiaffeggiata per quello che
aveva detto, ma probabilmente LavLav non avrebbe
neppure capito il motivo per cui l’aveva fatto…
Stava
giusto per risponderle per la rime, perché lasciar
correre sì, ma fino a un certo punto, quando l’attenzione le fu catturata da
una massa rossa di capelli, sicuramente quelli vistosi di Ron,
si voltò curiosa alla ricerca dell’amico e anche eccitata all’idea di scoprire
finalmente la ragazza che aveva gettato nello scompiglio le sue compagne.
RonaldWeasley procedette orgoglioso per il
salone in un completo nero e verde che contrastava con il cangiante colore dei
suoi capelli, sorridente e reggendo al braccio una dama bellissima.
Hermione
ne fece una radiografica completa dalle scarpe all’ultima forcina: indossava della decolleté nere e un abito stile impero nero anch’esso,
ornato sulla scollatura da una serie di perline e foglioline finte verdi,
esattamente come la fascia di seta che fermava le pieghe sotto il seno e come
un lungo nastro che la ragazza aveva intrecciato sul braccio sinistro, mentre
al destro pendeva un ventaglio in pandan con i
colori.
La
carnagione chiara era messa in evidenza dallo scuro del vestito e da alcuni
ciuffi di capelli corvini che scendevano fin sulle spalle da una
acconciatura fermata sulla sommità del capo con un grosso fermaglio verde
a forma di farfalla.
La
guardò in viso senza riconoscerla e incontrò due luminosi occhi colore delle
foglie che seguivano i partecipanti della sala.
La
fissò ancora senza riuscire a riconoscerla e non riuscendo a ritrovare quel
viso familiare tra i tanti che conosceva, si voltò verso il biondo al suo
fianco per domandargli chi fosse, Malfoy sicuramente conosceva dalla prima
all’ultima ragazza di Hogwarts.
-Però… Pansy è caduta proprio in basso questa
volta – disse il biondo quasi prevenendo la sua domanda e alzando
stupito le sopracciglia mentre stringeva di più il braccio della sua Regina dei
Gryffindor.
Pansy?
Naaaaaa….
Lavanda,
accanto a lei, strabuzzò gli occhi e aprì due o tre volte la bocca senza
riuscire a parlare, esattamente come un pesce fuor d’acqua, Hermione la guardò
finché un grido assordante e stridulo raggiunse le sue orecchie facendole
storcere la testa.
-Parkinson!
– urlò la mora presidentessa del Trio Fashion
Pansy si limitò a sorriderle mentre
proseguiva al braccio di Weasel e si dirigeva verso
la tavolata imbandita.
Ed
Hermione la riconobbe.
Quella
era PansyParkinson?!
Che
il Cielo gliene scampasse a tutti loro, sentiva già un
odore poco invitante per l’aria e Lavanda stava letteralmente andando in
ebollizione assieme al suo colorito!
***
Spazio autrice: d’accordo, scusatemi se all’inizio sono
stata così spiccia con il prologo, ma effettivamente non c’era molto da dire,
avrei rischiato di svelare qualcosa…
Allora,
questo cappy è più che altro un gioco un po’ di
collage di tante scene diverse che sfociano tutte nelle ultime due.
Personalmente,
descrivere Hermione tormentata dalle sue due amiche è stato molto divertente,
un po’ perché mi è sempre piaciuto leggere delle scene del genere e speravo di
rendere un po’ la sensazione di lei, vittima di questa follia che a me,
personalmente, fa morire dal ridere, anche se dubito che la mia descrizione sia
riuscita a rendere questa sensazione…
Tanti
collage, dicevo, perché ormai i misteri sono tanti quanti gli anni di Hogwarts e presto dovrò cominciare a metterne a posto
qualcuno… c’è Fin, sua sorella Ransie, la nuova prof,
i misteri di Silente, Zach e la famiglia Blackeccetera eccetera, senza contare
che mi sta frullando per la testa un’ideuzza per una shottina piccina picciò e un paio
di altre fanfic, ma devo tenermi a bada, sennò gli
aggiornamenti saranno lenti come la Quaresima.
Spero
che questo capitolo vi piaccia, ora sarà il caso che torni a studiare, odio la
mia prof di matematica, ma i compiti devo farli ugualmente, uffa!
Per
chi interessasse, ho cercato di ricreare gli abiti che
mi ero immaginata per le tre dame del racconto, vi posto i link
così, se volete darci un’occhiata potrete avere l’idea che avevo io, sennò io
trovo sempre carino che ognuno abbia la sua…
PS:
mi rendo conto di stare uccidendo la pazienza di tutti con questa attesa
interminabile di una chiarificazione dei sentimenti di Draco ed Herm, ma dovete capirmi, io come autrice non posso piazzare
una scena così in mezzo alle altre, sennò non rende a sufficienza!
Cmqtranqui, presto arriverà pure
quella, scusate per la lentezza :P
PS2: l’abito di Ginny è quello che mi
piace di più… anche se le calze di Hermione le adoro ^^
LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la storia e le varie
coppie ti piacciano, effettivamente portare avanti sua
la relazione tra Draco ed Herm che un po’ vogliono
ammazzarsi e un po’ no e quella strampalatissima (ma che adoro) tra Paciock e Daphne non è semplicissimo, però sono contenta
che i miei sforzi non siano vani, spero che ti piaccia anche questo puzzle del cappy 19, ciao e un bacio! Nyssa
potterina_88_: inizialmente io non li avevo neppure presi
in considerazione (mi riferisco al tempo in cui non avevo ancora pensato di
cominciare a scrivere questa fic), poi un’altra
storia mi ha dato l’ispirazione e così eccoli lì,
sono contenta che riscuotano tanto successo, trovo che sia un pairing perfetto e Neville sicuro di sé… beh, ciascuno
nella mia ficcy ha un lato nascosto, perché lui no?
Ma non credo di essere io l’artefice della magia di questi due, stanno bene
insieme e questo basta già da se, ci sono coppie che assieme non girano molto, questa però rende molto bene ed è bello scrivere di loro.
Per
Draco ed Herm (la mia coppia preferita, da lì non si
scappa) ci vorrà ancora un po’, però garantisco poco, quindi porta pazienza,
arriverà presto la tanto sospirata dichiarazione e spero che, a quel punto, sia
all’altezza delle aspettative!
Bene,
mi auguro che ti sia piaciuto anche questo nuovo capitolo, fammi sapere che ne
pensi, ciao e un bacione! Nyssa
Lisanna Baston: lo specchio è stata un’invenzione successiva,
nel progetto originale non c’era, ma mi serviva una scusa per un nuovo
personaggio che deve ancora arrivare e allora ho trovato quella, solo che, non
avendo mai studiato latino, non ho potuto riportare come avrei voluto la
scritta sopra il vetro che, forse, avrebbe dato una mano a capire (e dico
forse), beh, credo che bisogni accontentarsi della traduzione di Malfoy,
probabilmente farò in modo che Hermtrovi qualche informazione a proposito, chissà che non
riesca a trovare qualcuno disposto a tradurmi l’intera frase…
Eva
è un’insegnante misteriosa e sono molto felice che abbia riscosso così tanto
successo, anche se credo che non sarò mai all’altezza del maestro Akamatsu…
Per
Neville e Daphne, come ho detto, sono una coppia che rende bene ed è bello raccontare
di loro e sono felice che piaccia, anche se so che è un pairing
inconsueto.
Bene,
spero che sia di tuo gradimento anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa
luana1985: oh Cielo, per carità non ammazzarti,
prometto che arriverà presto anche la dichiarazione (non troppo, ovvio, però
non tarderà), ma ti prego, non fare follie!
Comunque
sono molto felice che ti sia piaciuto questo capitolo e spero che sia stato lo
stesso anche per questo diciannovesimo e che mi farai sapere cosa ne pensi!
Ciao (e per carità, non farti del male!), Kiss! Nyssa
AuraD: confermo, c’è moooooolto
dietro questo personaggio e probabilmente mi riserverò di non dire tutto sennò
passerei i restanti capitoli a dire di lei quando i
protagonisti sarebbero altri, i cappy si ammucchierebbero,
e già così sono un numero sostanzioso, e i miei poveri lettori mi verrebbero a
cercare per avere la mia pelle, risultato: la fic non
avrebbe mai fine cosa che, spero, non sia, soprattutto perché il finale è
l’unica cosa limpida che ho in testa di tutta questa vicenda.
Silente,
come suo solito, non dice mai tutto e soprattutto come stanno le cose e si vede
anche in questo capitolo con la tipa appena arrivata, ihihihih,
ma prometto di togliere un po’ di dubbi al più presto.
Per
quanto riguarda Neville, non posso dire nulla, ma credo che un po’ si sia visto
che tiene a Daphne e quindi si sta “evolvendo” (oh mamma, sembra un pokemon) per sentirsi degno di starle accanto, quindi credo
che abbia forti crisi e anche desiderio di cambiamento
(tra un po’ mi prendono ai programmi di quelli che leggono le carte >_>).
Draco
ed Herm avranno presto il loro momento, pazientate
ancora un po’, spero che dopo tutta questa attesa non sia deludente,
macmq credo che entrambi non vogliano
parlarne per via del fatto che Herm ha paura di
perderlo e lui di parlare di quella cosa, insomma, non è che ci tenesse più di
tanto a fare il mangiamorte… ok,
ho scritto un papiro, spero che tu non ti offenda… aspetto di sapere che ne
pensi del diciannovesimo capito, un bacione, Nyssa
rossy..!: arriverà tutto a tempo debito, non
preoccuparti, ovviamente mi fa molto piacere che Neville/Daphne abbiano ormai
tanti ammiratori grazie a me, sono commossa*ç*.
Spero
che ti piaccia anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa
Shavanna: davvero, anche tu di Genova? Wow, proprio
vero che il mondo è piccolo… ehehe, io invece sono
ancora alle superiori (sisghsigh)
e i miei prof sono più odiosi del solito, macmq non rinuncerei a scrivere per niente al mondo (e
infatti si vedrà come sarà la verifica di mate >_>).
Sono
d’accordo su quel che pensi di Calì e Lavanda, ma
come hai visto LavLav ha avuto il suo momento nero in
questo capitolo…
Sul
personaggio di Eva scriverò qualcosa a piè pagina del prossimo cappy o di quello dopo riguardo all’originale, per la MIA Eva
ci vorrà ancora un poco, ma piano piano vedrai che la
matassa comincerà a dipanarsi; cmq il personaggio è
tratto dal manga di KenAkamatsu
intitolato Negima che pubblicano anche qui in Italia
quelli della Play e nella storia fa la parte di una allieva del protagonista
una volta innamorata di suo padre, ma non è la protagonista, solo una co.
Per
il rapporto tra i due, comincerà a smuoversi presto e, come ho accennato, si
vedrà qualcosa tra un po’, spero che ti piaccia come ho reso la cosa, anche se
mi accorgo che se fossi una lettrice mi sarei già uccisa molto dolorosamente…
Bene, spero che
apprezzerai anche questo cappy 19, detto collage e mi
auguro che mi lascerai un commentino ^^
Ciao e un bacione! Nyssa
chibi_elyon: toccata e fuga anche per me e, credimi, ti
capisco benissimo quando dici che sei ossessionata dalla scuola, per me è la
stessa cosa e per scrivere mi resta ben poco tempo, per questo ogni tanto sono
un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, tantopiù
che l’ispirazione non cresce sotto i funghi XD, ormai sono costretta a scrivere
nel weekend e a prendere le idee che vengono durante le ore di studio per
buttarle giù bene quando ho tempo, sigh, beata
pazienza e tempo che corre…
Spero
che l’aggiornamento ti piaccia e sono contenta che Evangeline ti sia piaciuta, sono d’accordo, ha una storia
assai controversa ^^.
Spero
molto che mi lascerai un commento nonostante le tue incombenze scolastiche,
ciao e un bacio, Nyssa
Ruotando con il biondo al braccio, Hermione seguì la compagna di Casa
che inseguiva la coppia apparentemente felice
Ruotando
con il biondo al braccio, Hermione seguì la compagna di Casa che inseguiva la
coppia apparentemente felice.
Era
Pansy quella che aveva incontrato quella sera
all’Infermeria?
Era
lei?
Non
ricordava che la Parkinsonavesse
una gonna di velluto blu nel suo sterminato armadio, ma poi, non era amica di
Lavanda? Non erano diventate loro due e la Patil le
rappresentanti del Trio Fashion?
Le
sfuggiva qualcosa…
-Tu ci capisci
niente? – chiese all’indirizzo dello Slytherin che
aveva al braccio
-Sì e no –
ammise Draco alzando le spalle e acconsentendo finalmente a spostarsi mentre
Lavanda Brown, ritrovata la sua consueta loquacità,
era all’inseguimento della sua ex amica.
Harry
si avvicinò alla coppia di Caposcuola e guardò preoccupato Hermione
-Ron l’ha combinata davvero grossa questa volta
– annuì mentreGinny
sembrava oltremodo nervosa
-Certo che se
l’ha andata proprio a cercare col lanternino – sbuffò la mora – prima rifiuta
Lavanda dopo che lei gli ha fatto quelle avance e sono pure finiti a letto
insieme e poi viene alla festa accompagnato da una
delle migliori amiche di questa…
-Oddio, Ron è andato a letto con LavLav?
– esclamò Ginevra portandosi le mani alla bocca
-Già, proprio
un bello spettacolo – aggiunse la riccia la cui aria seccata si conciliava
assai poco con l’aspetto da bambola di porcellana che aveva quella sera
-Perché, tu li
hai visti?
-Hermione ha
avuto anche questa fortuna – rise Harry
-La Brown non mi è mai stata tanto simpatica, ma adesso penso
che comincerò ad odiarla seriamente – annuì la rossa e gli altri presenti
risero per poi spostarsi al centro della stanza dove la musica si era
momentaneamente fermata mentre Lavanda aveva gettato a
terra la borsetta e pestava i piedi come una bambina capricciosa, anche se il
suo vernacolo marinaresco poco aveva di infantile
-Tu, maledetta
cagna! – gridò – come hai potuto farmi questo?!
Ritrovando
tutto il suo contegno da vera Serpeverde che
raramente aveva avuto prima dell’inizio di tutta quella faccenda, PansyParkinson alzò il mento e
squadrò la Grifondoro come se fosse immondizia
-Perchè? –
chiese – cos’hai te di diverso dagli altri per cui non
avrei dovuto fare così? E poi, cosa ti avrei fatto di grazia? – aggiunse con
tutto il suo tono annoiato
-Sta’ zitta! –
strillò Lavanda – come ti permetti, taci, maledetta puttana! – e la
schiaffeggiò, per fortuna, le due gemelle Patil
intervennero trattenendola prima che accadesse l’irreparabile
-Adesso sei più
contenta? – continuò imperterrita Pansy
-Credevo che tu
fossi come me! – sbraitò l’altra mentre DeanThomas e SeamusFinnigan era intervenuti per aiutare le rispettive dame
nell’impresa ciclopica
-Ma io sono
come te – ammise con un ghigno perfido la Parkinson –
io e te siamo esattamente uguali: cattive allo stesso modo, puttane uguali
Draco
Malfoy sollevò le sopracciglia. Sentire Pansy
definirsi una puttana era qualcosa di estremamente raro, perfino ai tempi che
veniva a letto con lui e si girava anche tutti gli altri non aveva mai detto
così; quando qualcuno le urlava che era una sgualdrina, lei sorrideva bieca e
gli chiedeva se l’ultima volta non era stata soddisfacente, oppure, se si
trattava di una ragazza, la affrontava faccia a faccia dicendole che non valeva
proprio niente se non era stata neppure capace di tenersi il ragazzo.
Puttana
lo era. Tanto.
Ma
non si poteva negare che la Brown non lo fosse.
-Non avresti
dovuto farlo, Parkinson! – gridò ancora Lavanda mentre il trucco le colava dagli occhi
impiastrandole la faccia di nero, rosso e rosa, l’altra continuò a ghignare
-Caspita, che
pasticcio – annuì Hermione all’indirizzo del suo cavaliere, quasi rapito dalla scena
-Beh, se non
altro alla fine siamo riusciti a scoprire chi era la dama di Lenticchia e il
ragazzo di cui Pansy era innamorata – rispose
filosoficamente la serpe, l’altra annuì
-Credi che Pansy sia davvero innamorata di Ronald?
Draco
si voltò e la guardò negli occhi, freddamente, si sentiva come frustato ogni
volta che lei pronunciava il nome di Potty o della
Donnola. Non scorgendo alcuna speranza di quelli stupiti di lei e neppure
nessun calore, si convinse di essere completamente rincitrullito e tornò a
osservare lontano
-Non penso che Pansyavrebbe fatto tutto questo
casino se non lo fosse… entrare nel letto di un uomo e fare ciò che si vuole è
molto più facile… e non credo che a Weasley sarebbe
dispiaciuto poi così tanto – aggiunse mentre lei lo guardava sbigottita e rossa
-Non posso
credere che proprio Pansy sia innamorata di Ron… - ammise la Granger mentrePiton, alzatosi dal suo tavolo, si stava dirigendo dalla
piccola folla da dove volavano insulti e parolacce
Qualche
minuto e un paio di occhiate e la Brown uscì dalla
stanza a seguito del prof, mentre la Parkinson,
tirando un sospiro di sollievo, si avvicinava finalmente alle coppe di
champagne.
Ron le cinse la vita e lei sorrise lasciando sgomenti i presenti,
tra cui, più di tutti, i suoi due amici
-Ecco, appunto
– continuò il biondo – se non fosse innamorata non gli lascerebbe mai fare
questo – annuì ancora
-Non mi sembra
una cosa così strana – rifletté la mora studiando la posizione delle mani di Ron
-Ah sì? –
domandò lui – quindi se lo facessi io pensi che non succederebbe
niente?
Il
cervello di Hermione riprese a pensare velocemente mentre
immaginava la scena, arrossiva e scuoteva la testa come a scacciare quel
pensiero
-Forse hai
ragione – ammise sulla difensiva
-Quindi non ci
sarebbe niente di male? – incalzò lui fingendo di non capire
-No! Dico che
non sarebbe normale!
-Questo
significa che io e te non siamo innamorati
Pausa.
-Per l’appunto
– rispose in un sussurro, avvertendo, però, più caldo del dovuto
Altro
silenzio.
Si
appoggiò alla stoffa della tenda dietro di lei mentre
seguiva la scena e avvertì un tocco gentile sulla schiena, si voltò allarmata
verso un braccio proteso dietro di lei che, se lei vi si fosse appoggiata,
sarebbe sembrato senza dubbio qualcosa di moooooolto
simile a quello che avevano fatto Ron e Pansy.
Malfoy
sembrava distratto, molto impegnato a sorseggiare lo spumante dal bicchiere e
interessato a ciò che c’era fuori della finestra.
Eppure
doveva sapere.
Beh,
certo che doveva sapere, mica erano la Famiglia
Addams con la mano che gira da sola senza
proprietario… eppoi sarebbe stato difficile trovare un’altra mano con il polso
fasciato in una camicia candida e fermata addirittura dai gemelli di platino…
chi altri a scuola avrebbe indossato una camicia con i gemelli di platino se
non il biondastro?
Maledetto
furetto, la stava mettendo in agitazione, no, peggio, la stava mandando nel
panico!
Che
si doveva fare in una situazione simile?
La
sua limitata esperienza stava ricapitolando tutte le lezioni di Pozioni,
Trasfigurazione e Difesa degli ultimi sette anni, ma sembrava che nessuna
contenesse le informazioni necessarie…
Sfortunatamente
neppure le proliferanti conversazioni di Daphne e Ginny.
Ok, se la ragione non risponde, lasciamo fare all’istinto, no?
Più
o meno…
Non
era proprio una passeggiata annullare simultaneamente tutti i suoi freni
inibitori e spostare la schiena di qualche centimetro indietro, o meglio,
probabilmente con Harry non avrebbe avuto tutti questi problemi e, a dirla
tutta, neppure con Ronald, soprattutto ora, il VERO
problema era il soggetto e, sfortunatamente, non assomigliava minimamente
(fortuna o sfortuna che fosse) al suo migliore amico o al rampollo Weasley.
Trangugiando
l’ultimo sorso di aranciata rigorosamente analcolica dal bicchiere come se
fosse droga, buttò giù e senza pensarci due volte si lasciò andare.
Arrossì
e vide il biondo sorridere mentre continuava a fissare
fintamente interessato la mezzaluna in cielo, quasi coperta dal cono d’ombra
proiettato dalla Terra coperta dal Sole.
Rigirando
tra le mani il cristallo del bicchiere, divenuto ormai caldo, tornò a
concentrare la sua attenzione sulle goccioline arancioni rimaste sulle pareti,
decisamente troppo imbarazzata per parlare o anche solo per guardarsi intorno.
-Ah, finalmente
vi ritrovo! – gridò una voce familiare ai due che si affrettarono a cambiare
posizione e la figura di Blaise che sventolava il
braccio facendo ciao-ciao comparve tra la folla, tirato a lucido in tight nero
a doppia coda e con la camicia a pieghe, la giacca ornata dal simbolo della
famiglia Zabini.
-Credevo che
fossi malato! – urlò Hermione all’indirizzo del ragazzo e lasciando quasi
cadere il calice, poi voltò lo sguardo arrabbiato verso Malfoy che alzò le
spalle come se non ne sapesse niente… se se, come
no...
-Ma come, non
mi ringraziate? – aggiunse il moro mentre tre ragazze in provocanti e succinti
abiti stile peplo lo raggiungevano, tre ragazze che Hermione non aveva mai
visto in giro
-Dovremmo? –
domandò la riccia parlando per entrambi, mentre le tre ninfe non aprivano bocca
-Beh, dopo che
ti ho fatta venire al ballo col cavaliere più
corteggiato della scuola – aggiunse Zabini con un
sorriso – credo proprio di sì – e sfoderò uno dei suoi sorrisi
-Sarei potuta
venirci da sola, anche senza una balia… - replicò mentre
il biondo sollevava gli occhi al cielo, più che mai convinto che, certo, una
balia non avrebbe fatto quello che loro due stavano facendo prima
Blaise spostò interrogativo lo sguardo sul suo migliore amico e alzò
un sopracciglio mentre una delle tre ragazze gli
portava un calice colmo di champagne
-Dra – disse con un pizzico di disapprovazione
nella voce – non credevo che una ragazza sarebbe mai arrivata a dire una cosa
simile di te! – aggiunse quasi fosse stato offeso lui
e non l’altra serpe che, invece, ghignò
-Forse la
signorina Granger – rispose con tono volutamente cerimonioso – non se la sente
di andare oltre questo… - e la guardò allusivamente mentre
lei arrossiva
-Prenditi più
cura di lei – lo ammonì il moro – mia sorella mi taglierà la testa – aggiunse
indicando la porta e sottintendendo la maggiore delle gemelle – eppoi non
vorrai perdere la faccia… - la risposta di Draco fu un’alzata di sopracciglia –
eppoi... - aggiunse ancora – Hermione questa sera è bellissima, state molto
bene insieme…
E
senza dire altro si allontanò assieme al suo piccolo corteo.
Non
contento della ramanzina ricevuta, Malfoy lo inseguì acchiappandolo per un
braccio e voltandolo verso di sé, interrompendo la concentrazione mistica in
cui le tre finte greche erano piombate dacché lui aveva mollato la coppia
-L’hai fatto
apposta? – chiese con tono accusatorio alludendo alla finta di stare male,
l’altro lo guardò squadrandolo
-Tu che dici? –
rispose con superiorità
-Che sei un
maledettissimo bastardo – aggiunse Malferret
assottigliando gli occhi quasi a volerlo incenerire, peccato che con Blaise non funzionasse, è difficile intimidire un amico
d’infanzia che gioca con te da quando hai imparato a
mandare a quel paese il mondo intero… Zabini lo studiò
sorridendogli apertamente
-Draco, sono
uno Slytherin – disse come a esprimere un concetto
ovvio – esattamente come te… - Malfoy sbuffò – eppoi – continuò avvicinando le
labbra all’orecchio dell’amico – non hai il monopolio della bastardaggine
Voltò
i tacchi e si allontanò mentre il Caposcuola
verde-argento rimaneva impietrito digrignando i denti.
Maledetto,
maledettissimo Zabini.
La
mezzosangue lo raggiunse titubante osservandolo scettica, in mano un nuovo
bicchiere di succo d’arancia dal colore cangiante.
-Allora Granger
– si rivolse poi alla grifondoro – vogliamo passare
dalla balia a qualcos’altro o devo continuare a farmi insultare da una come te?
Il
colorito della ragazza era qualcosa di impagabile.
Chissà
perché, ma gli piaceva davvero tanto provocarla, nessuno era sensibile alle sue
sfrecciatine come lei e decisamente ci sapeva fare a mettere in allarme la
gente, con lei poi era fin troppo divertente.
L’altra
parte di se stesso scosse in disaccordo la testa ripetendogli nella mente di
“stare attento prima di cascarci come una pera”.
Sorrise
tra sé.
Beh,
almeno all’altra parte di se stesso poteva dirlo, no?
Perché
la Granger un po’ gli piaceva…
Un
po’ tanto.
Un
po’ troppo, forse.
Lei
gli infilò il braccio sotto il suo e sorseggiò il succo di frutta cercando di
apparire tranquilla
-Mi dispiace di
averti offeso – annuì tenendo comunque gli occhi distanti da quelli magnetici e
del color dell’argento di lui
-Mi sembra che
ci siamo insultati un po’ troppo per poi chiederci
scusa – rispose diplomatico ritrovando un briciolo di pensiero logico nella sua
mente oltre all’immagine prepotente di lei quel pomeriggio quando era scesa a
parlargli: perché aveva dovuto vederla a quel modo? Ma soprattutto, perché
aveva dovuto vedere che aveva le autoreggenti?
Non
ci poteva fare niente, erano il suo tallone d’Achille e certo sapere che su una come la Granger stavano così bene non lo aiutava, tanto
più che le stava fissando un po’ troppo insistentemente le gambe, ah, quanto
avrebbe voluto vedergliele indosso come si comandava…
Ok, non era un pensiero adatto né alla circostanza né alla
persona, ma era come il gioco che si faceva da bambini: ti dicevano di non
pensare ad un elefante rosa a cuoricini gialli che ballava sopra una palla e tu
ci pensavi, ecco, era lo stesso, lui sapeva di non doverlo fare
ma lo faceva… maledetta mente che non segue mai quello che vogliamo…
***
Monica
mise piede nella sala in un lungo abito a calla di seta nera con la scollatura
sbieca formata da un risvolto rigido, spalline d’argento e un elaborato
fermaglio nella parte più bassa del decolté. Sorrise ai presenti mentre suo
marito la raggiungeva, la prendeva per il braccio e la conduceva galantemente
verso il loro posto a sedere.
La
popolazione maschile andò istantaneamente in deliquio “all’apparir del vero” e
scordò per qualche attimo le loro accompagnatrici che non aspettarono per
riacciuffare la mente fuggitiva dei rispettivi cavalieri; Hermione la guardò e
salutò sapendo che Riri, marito e cognati erano
partiti quella mattina per arrivare alla Tana con un certo margine di anticipo.
Dopo
aver annuito al suo abbigliamento, la maggiore delle gemelle si attaccò agli
alcolici del tavolo professori nel disappunto del consorte.
Ripresisi
dalla scena di Lavanda, gli strumenti incantati che erano posizionati su una
parete della sala si rimisero in funzione.
Stupendo
tutti i presenti, Silente si alzò in piedi e, con un inchino, domandò un ballo
alla McGranitt mentre i loro studenti credevano ormai di essere sulla
strada della pazzia… evidentemente avevano delle allucinazione, doveva essere
rimasto dell’alcool nelle bevande per loro.
Sorridendo,
Axel fece altrettanto con la sua incantevole sposa e
qualche minuto più tardi, al centro del grande salone si era formato un vuoto circolare con due coppie che volteggiavano
sorridendosi.
Se
la professoressa di Trasfigurazione era stata una degli insegnanti più severi,
bisognava riconoscere che quella sera sembrava un’altra persona e Silente,
nonostante l’età gli impedisse molte acrobazie, era un buon ballerino.
Presto,
catturati dalla musica, anche gli altri si unirono e così molti si ritrovarono
in pista.
-Balli,
mezzosangue? – chiese Malfoy sentendosi in dovere di deviare i pensieri
piuttosto sensuali che la mente gli stava provocando
-Non sono un
granché – mormorò la ragazza perfettamente conscia del fatto che ballare non
era il suo forte
-Non vorrai
farmi fare tappezzeria per tutta la sera – s’indignò lui scolando l’ennesimo bicchiere
-Se proprio
insisti… - cedette infine lei – ma ti dico già che
dovresti bere di meno, tutto quello champagne non ti fa bene
-Piantala di
lamentarti – sibilò lui che senza l’alcool si sentiva decisamente troppo in balia
della sua mente
Come
si confaceva ad un perfetto cavaliere d’altri tempi, il biondo s’inchinò alla
sua compagna, le baciò la mano e le domandò il ballo.
Hermione
decise che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe concesso un ballo
alla serpe, i suoi preliminari erano decisamente troppo imbarazzanti e
attiravano troppi sguardi curiosi.
Arrossendo
e ammonendolo, gli allungò la mano, lui la prese e la condusse al centro della
pista per poi spostare la sinistra sulla vita di lei e iniziare il passo.
Un
po’ indecisa su dove posare la mano, Hermione la sistemò sull’avambraccio del biondo mentre questi la spronava al primo movimento della
lunga serie di volteggi che le fece fare per la pista.
Si
sentiva in imbarazzo, decisamente in imbarazzo.
Erano
sotto gli occhi di tutti e ciascuno, senza dubbio, stava pensando quanto era
strano, come era strano e altre stranezze.
Non
le piaceva più di tanto stare al centro dell’attenzione, a parte
quando era in classe, fuori era spesso schiva e nascosta e in quella
particolare circostanza, sarebbe stato meglio che meno persone possibili
sapessero chi l’aveva accompagnata, tantopiù che, con
Blaise ormai presente che li studiava dal suo
divanetto, la scusa che Malfoy l’aveva sostituito reggeva poco, anche se era la
pura e semplice verità (forse).
Al
termine della musica aveva le guance accaldate e le tremavano un poco le gambe.
Draco
decise che poteva continuare a fare il cavaliere e non l’abbandonò al suo
destino, ma anzi l’aiutò a sedersi su una specie di panca di legno e le portò
da bere.
-L’articolo di
domani sarà sensazionale! – annuì convinto ColinCanon sbucando da dietro una tenda con macchina fotografica
e treppiede e facendole prendere uno spavento – metterò tutte le foto che ho scattato e i nomi di tutte le coppie presenti
Eccolo
lì, il diavolo, rifletté la mora, se era rimasto ancora qualcuno all’oscuro del
fatto che il Principe degli Slytherin l’aveva
accompagnata al Ballo, presto non sarebbe rimasto tale perché ci avrebbe
pensato il biondino a mettere tutto a posto.
-Adesso
scusami, ma vado a fare qualche scoop – disse ancora – ci sono un paio di cose
da prima pagina, anche se niente eguaglierà la lite tra Lavanda e la Parkinson… e dire che non credevo che la Brown potesse essere così meschina
La
Caposcuola annuì mentre il compagno si allontanava con
il fratellino, inseparabile, che gli reggeva la borsa dei filtri e degli
obiettivi di ricambio.
-Una volta o
l’altra gli torcerò il collo – ammise la serpe guardando storto il grifone – è
un moscerino invadente e ficcanaso
-Dovresti
smetterla di dire così – rispose la sua dama mentre
scuoteva la testa alla vista dei due bicchieri di champagne
-E che dovrei
dire? Che sono contento che vada a spiattellare la nostra fotografia sulla
Gazzetta di Hogwarts mentre balliamo?
La
Granger deglutì a vuoto, ma non rispose.
***
Con
il passare del tempo la sala divenne sempre più gremita, così, quasi a mezzanotte,
quando Silente richiamò l’attenzione generale, sembrava davvero che mancasse
l’aria.
Il
vecchio preside si alzò in piedi come faceva sempre quando
doveva dare qualche annuncio, poggiò le mani sul tavolo imbandito e sorrise ai
suoi studenti che stavano aspettando.
-Cari ragazzi –
esordì mentre si faceva silenzio – siamo ormai quasi
giunti al nuovo anno… - con un gesto indicò l’immensa
finestra a riquadri dietro le sue spalle che dava direttamente sul Lago Nero e
sul cielo senza stelle – l’Eclissi di Luna tanto venerata qui a Hogwarts è quasi completa, vi invito pertanto a sospendere
temporaneamente i divertimenti per osservare questo splendido fenomeno così
raro da vedere nei nostri cieli affollati di luci false… la festa ricomincerà
con la mezzanotte, quando la pendola del Salone batterà i dodici rintocchi
Un
centinaio di teste si voltarono verso il gigantesco orologio della Sala Grande
di legno scuro e antico con lancette dorate e quadrante di porcellana finemente
dipinto con i simboli della scuola che in quel momento scandì le undici e mezza
di sera.
Monica
rise assieme a suo marito mentre i ragazzi
continuavano a parlottare e, quando finalmente il vecchio mago si fu
riaccomodato, si avvicinarono tutti alla gigantesca vista dietro il tavolo
professori, accalcandosi per studiare meglio quell’avvenimento così inconsueto
mentre molti si domandavano come mai a Hogwarts fosse
così tanto sentito.
Superati
da uno sciame di gente impazzita, Draco ed Hermione osservarono l’assiepamento
intorno al panorama e studiarono scettici una via per avvicinarci, praticamente
introvabile, poi, improvvisamente, la Caposcuola ebbe un’illuminazione e
strattonando la manica della giacca di Malfoy gli sussurrò piano in un orecchio
-Vieni, dalla
Torre di Astronomia si vede molto meglio
E
conducendolo per un braccio lo trascinò quasi fuori dalla
sala.
Harry
li seguì con lo sguardo mentre lasciavano il salone,
scosse la testa e tornò a concentrare la sua attenzione si suoi compagni e
sulla sua dama in particolare che si faceva largo a spintoni tra la calca.
Poi
sorrise e la raggiunse: Hermione era adulta e vaccinata, sapeva badare a se
stessa.
***
Ritrovando
dal fondo della tasca le chiavi dell’aula, la mora aprì la serratura e spalancò
la porta così familiare al biondo, introducendolo nella stanza, dopodiché la richiuse alle sue spalle.
Tutto
era tornato alla normalità di quando si erano
incontrati lassù la prima volta: niente letto a baldacchino in un angolo,
niente lettino di Seraphin, probabilmente ora
spostato nella stanza della loro nuova insegnante, niente del consueto
disordine che regnava sovrano quando ci aveva abitato Malfoy nella settimana e
mezza da prima di Natale fino a capodanno.
Non
rimanevano che i soliti cuscini scomposti sul pavimento, lo scrittoio dove
erano ancora ammonticchiati fogli senza valore, il vetro rotto e la tenda
strappata, oltre ad un ingente quantitativo di polvere di cui era cosparso ogni
singolo oggetto.
-Ho come un po’
nostalgia di quando venivo quassù – annuì la ragazza
perlustrando ogni centimetro – chissà se lo specchio è ancora qui…
Due
teste si voltarono verso la porticina nascosta, ma lo spiraglio di vento
proveniente dalla finestra disse loro che non erano ritornati per lasciarsi
andare a ricordi e indagini, bensì per ammirare la luna.
Riscossa
dai suoi pensieri, la ragazza guardò il cielo scuro e cupo dove una falce di
luna era ancora visibile nel buio e d’istinto toccò la Giratempo
che aveva al collo; non sapeva dire perché, ma ogni volta che guardava la luna,
che la sentiva, che la vedeva, avvertiva il forte impulso di avere tra le mani
quell’oggetto, meraviglioso e pericoloso al tempo stesso. Amava la luna per
tanti motivi.
Senza
curarsi di lei, Lo Slytherin si sedette a terra tra i
cuscini rimasti, qualcuno perfino privato della sua imbottitura, probabilmente
utilizzata per riempire i guanciali delle sale comuni che troppo spesso
facevano una ben misera fine nelle violente battaglie tra dormitori. Si slacciò
il cravattino che aveva al collo, tolse la giacca, sbottonò i bottoni della camicia
e ripiegò i polsini fin sotto il gomito infilando poi i gemelli di platino
nella tasca dei pantaloni, dopodiché si mise a guardare lo spettacolo offerto
dagli astri e, forse, non solo da quelli.
Hermione
si voltò con l’intento di dirgli qualcosa, ma come le cadde lo sguardo su di
lui, le parole le morirono in gola, lasciandola a boccheggiare senza saper più
cosa dire; la serpe la osservò non capendo cosa stesse
facendo
-I… i capelli –
mormorò appena lei additando la chioma chiara di lui – i tuoi capelli… hanno lo stesso colore…
E
l’indice si spostò verso l’orizzonte.
Draco
si prese una ciocca tra le dita e cercò di guardarsela con scarsi risultati, ma
dopotutto, sapeva perfettamente che colore avevano i suoi capelli!
Spostò
l’attenzione su di lei che sembrava ancora rapita da qualcosa che non capiva e
dubitava fosse il colore che la natura aveva dato alla sua chioma.
-Mezzosangue,
siediti – disse esasperato e lei obbedì – dì un po’, ma che ti prende? – domandò
poi guardandola scettico mentre sistemava la gonna e
si toglieva le scarpe – che c’hanno messo in quell’aranciata? Cocaina?
-Perché?
-Mi sembri
mezza matta – specificò lui
-Ma no, è
davvero così, ti dico – continuò lei con enfasi allungando la mano e
toccandogli appena qualche filo biondo per poi alternare le sue occhiate da
questi all’eclisse
Draco
la lasciò fare, anche se ormai aveva la prova assoluta della sua scarsa sanità
mentale.
-Si sta molto
meglio qui – ammise cercando di deviare il discorso – non amo i posti affollati
-Anche io – rispose
lei ripensando a quanta gente saltava e ballava quando
avevano lasciato il salone stracolmo
Il
Principe delle serpi le prese la mano con cui lei stava continuando a toccargli
i capelli, si portò le dita alle labbra e le baciò dolcemente
-Non sono un granché
come cavaliere se accetto di andare ad una festa e poi mi rintano su per una
torre… - lei rise
-Ma se è la tua
dama a portarti lassù, allora la colpa non è tua
-Sei bella
stasera – disse all’improvviso cogliendola di sorpresa, la sentì
mentre irrigidiva i muscoli delle dita della mano
Non
sapeva dire perché, ma se da una parte il complimento le faceva piacere,
dall’altra avrebbe voluto gridargli “Apri gli occhi, proprio tu, questa non
sono io!”.
Lui
le lasciò la mano mentre appoggiava la sua dietro di
sé, puntellandosi, quella si lei si posò poco distante, esitante, mentre la
ragazza continuava a studiare alternativamente la luna in cielo e i capelli del
suo compagno di fuga.
Lo
sguardo le cadde sulle lunghe dita distese dietro di lui, le fissò qualche
attimo per poi indugiare sui lineamenti del viso, i tratti affusolati e lo
sguardo perso nel vuoto.
Se
l’avesse fatto cosa sarebbe successo?
Era
indecisa, indecisa come raramente le capitava di essere e il più delle volte
era proprio per colpa sua.
Che
aveva fatto di male per innamorarsi di una persona del genere?
Sollevò
la mano e la spostò di qualche centimetro, non sapeva cosa avrebbe fatto se lui
l’avesse malamente allontanata, avrebbe pianto,
chissà…
Le
dita della mano di lei si posarono poco distante, mentre il palmo si sistemava
sullo stesso cuscino e il dorso sfiorava appena l’altro.
Draco
voltò la testa verso di lei, sentendo un lieve calore salirgli dalla mano
destra e la vide con la testa voltata di lato che guardava lontano.
L’aveva
fatto apposta?
Le
due anime che abitavano in lui cominciarono a darsi battaglia, il Caso era
diverso dalla Volontà.
Se
lei l’avesse davvero fatto apposta, cosa avrebbe significato?
Perché?
Perché
proprio lui?
Perché
proprio lei…
Tra
le tante persone che c’erano in quella scuola, tra tutti gli abitanti del
mondo, perché proprio lei doveva fare così, perché solo lei sembrava togliergli
la capacità di fare la cosa giusta, quello che “era da lui”?
Ma
soprattutto, perché proprio loro due, insieme, erano così perfetti?
Non
ci pensò di più, ben sapendo che i suoi interrogativi difficilmente avrebbero
trovato una risposta se non da lei e lei, senza ombra di dubbio, non gli avrebbe dato risposte.
Forte
di questa convinzione, spostò a sua volta la mano su quella di lei.
Un
Malfoy, ripeté la sua mente, non si preoccupa di quello che potrebbero pensare
gli altri.
Ma
tu sei un mezzo Black! Suggerì l’altra metà…
Beh,
anche peggio, ogni singolo Black esistente sulla faccia della terra era un
libertino, perché lui no?
Perché,
lo punzecchiò la coscienza, questo non è comportarsi da libertino.
La
mezzosangue si girò all’istante quando percepì la
vicinanza della mano di lui alla sua e, l’attimo successivo, il suo tocco
gentile.
Esattamente
come aveva fatto lei, lui stava guardando fuori, disinteressato alla cosa.
Lei
lo fissò stupita sgranando tanto d’occhi e arrossendo all’inverosimile, avevano
condiviso cose decisamente più intime, ma c’era qualcosa in quel gesto che non
aveva mai sentito da parte di lui: affetto.
-Posso
baciarti, mezzosangue? – domandò all’improvviso il soggetto di tali
riflessioni, spiazzandola
La
ragazza entrò seduta stante in iperventilazione mentre la temperatura saliva.
Come
mai glielo aveva chiesto?
Perché?
Un
Malfoy non domanda mai, un Malfoy agisce e basta, con o senza permesso, ricordò
a se stessa.
Ma
è stato galante, ammise.
Perché?
Perché,
perché e ancora perché, domande, dubbi, incertezze,
interrogativi da spiegare e che necessitavano una risposta, rapida ed esauriente.
Una
risposta che lei non aveva.
Semplici
parole che non riusciva ad avvicinare per formare una frase di senso compiuto.
Sì
o no?
Non
era la prima volta che si baciavano, anche se le precedenti esperienze non le
fornivano sufficiente materiale su cui basare la sua risposta. Doveva per forza
buttarci dentro anche dell’altro.
Quell’altro.
Quella
cosa solo sua che nessuno sapeva.
Quel
segreto che conosceva solo lei.
E
che custodiva in fondo al cuore.
Lui
la guardò, spostando le iridi argentate dal buio della notte all’oscurità della
stanza dove il bianco del vestito di lei risaltava appena.
E
lei non seppe davvero più cosa dire, mentre quegli occhi, a volte spavaldi,
arroganti e presuntuosi, sembravano implorarla di accettare.
Glielo
aveva chiesto con finta indifferenza, ma c’era una luce mai vista prima tra
quei bagliori argentei, qualcosa che non aveva mai letto nello sguardo di
nessuno.
E
mentre lei pensava, lui si avvicinava, millimetro dopo millimetro.
Avrebbe
dovuto rifiutare, subito!
Avrebbe
dovuto rimetterlo alla dovuta distanza di sicurezza perché, se l’avesse
rifatto, lei si sarebbe procurata solo altro dolore.
Maledettissimo
Draco Malfoy, se la guardava così le toglieva perfino la forza per opporsi a se
stessa!
Avrebbe
dovuto riportare il loro rapporto allo standard di inizio anno, ma non voleva.
E
non lo avrebbe fatto.
Sospettava,
a ragione, che lui fosse vittima di qualcuna delle sue
crisi di personalità e, in verità, neppure lei doveva esserne scampata se gli
stava permettendo di baciarla.
Ma
alla fine, forse, non le dispiacevano più di tanto quelle sue crisi.
Una
possibile spiegazione, tanto plausibile quanto la Teoria delle catastrofi.
Doveva
essere per questo che lo stava facendo: i luridi sangue
sporco, per lui, non dovevano essere altro che qualcosa che non
conosceva, voleva solo “provare”.
-Perché lo fai?
– domandò comunque quando si allontanò di qualche
centimetro dalla sua bocca e la guardò – perché baci una sporca mezzosangue
come me, che disprezzi con tutto te stesso? – lui sorrise
-Perché sei
senza macchia, bianca e immacolata e perché prego che la tua purezza possa
purificare anche me e cancellare quel nero a cui il
mio sangue è mescolato
Lei
lo guardò basita
-E anche
perché… - aggiunse lui – non me ne importa niente di come sei, di cosa fai, del
colore del tuo sangue, puoi essere la peggior puttana della terra o una
verginella senza pensieri impuri, ma mi piaci, mezzosangue, e non posso fare
niente per questo. I sentimenti sono scomodi perché non si possono controllare.
E
lei non ebbe tempo a rispondere né a far uscire un singolo suono dalle sue
labbra che lui la baciò di nuovo e si ritrovarono, nell’impeto, distesi tra i
cuscini e le tende.
Un
bacio a fior di labbra, mentre quelle di lui si spostavano sul suo naso, in un
gesto legato ai loro ricordi, e poi lungo i lineamenti del viso fino alla linea
del collo, sempre più giù, mentre con una mano dietro la nuca la attirava
contro di sé e con l’altra faceva scendere la spallina del vestito lungo la spalla
-Sei
ubriaco? – chiese lei
confusa dalle sue parole di prima e dai suoi gesti di adesso. Era stupida e
ingenua, ma sapeva dove sarebbero finiti se non avesse fatto niente, conosceva
quel gesto, lo aveva letto un sacco di volte
-Forse – fu la
risposta del biondo mentre le baciava la spalla e lei
rabbrividì
-E allora
perché lo fai? – domandò quasi con rabbia; aveva bisogno di una risposta,
almeno da lui, le serviva.
Ma
la risposta non giunse e alle sue orecchie arrivò solo il suo lungo sospiro e
il battito concitato del cuore.
Glielo
avrebbe lasciato fare?
…
…
…
Sì,
lo avrebbe fatto.
Perché?
Perché
forse lui non aveva tutti i torti quando diceva che
lei era “sporca”.
Perché
lei lo VOLEVA.
Lo
avrebbe fatto perché voleva essere come gli altri.
Perché
voleva provare.
Perché
voleva essere una cosa sola con lui, almeno per una volta.
Perché
lo AMAVA.
Perché…
Non
lo sapeva, c’era un altro motivo, ma non riusciva a capire, eppure era proprio
per quello che non lo avrebbe fermato.
Lui
la guardò, aspettando che facesse qualcosa, che lo fermasse o che si comportasse
come tutte le altre, gettandogli le braccia al collo e cedendo se stesse.
Ma
lei non fece come le altre né lo trattenne
-Vuoi che mi
fermi? – domandò leggendo dell’indecisione nei suoi occhi
Si
diede dell’idiota.
Mai
avrebbe dovuto fare una cosa del genere, non l’aveva mai fatta, perché
d’improvviso il senno l’aveva abbandonato e le aveva posto quella domanda? Se
lei avesse detto di sì, sarebbe stata colpa sua. E sfortunatamente le
probabilità che quel monosillabo, “sì”, venissero
pronunciate erano enormemente alte.
Ma
lei non disse di sì, scosse la testa e si rannicchiò contro di lui.
-No – rispose
in un sussurro – ma spero che tu domattina abbia
dimenticato tutto questo
-Tu
dimenticherai? – chiese lui trovando una nuova occasione per darsi dello stupido
-No – fu la
lapidaria risposta di lei, senza esitazioni e, dimentica dell’imbarazzo, lo
guardò dritto negli occhi; come si poteva chiedere ad una donna di dimenticare
la sua prima volta?
-Allora non lo
farò neppure io – rispose lui e la strinse a se mentre dentro di lei
s’insinuava quasi il sospetto che quello non fosse davvero Draco Malfoy; decise
però che quel comportamento decisamente dolce non gli si confaceva più di
tanto, sorrise al ricordo dell’aspro serpeverde con
cui battibeccava, non avrebbe fatto l’amore con un
angioletto privo della sua personalità, oh, no di certo! Se doveva
farlo, allora sarebbe stato con lui, ma lui per davvero.
-Malfoy – disse
interrompendo quel contatto e spintonandolo un poco indietro – con tutte le
ragazze che hai avuto, non vorrai dirmi che ne ricorderai una in particolare…
Draco
la fissò un po’ sbigottito e lei gli sussurrò, come a spiegargli
-Non mi piace quando fai lo sdolcinato, non sei te stesso – a
malincuore, lui dovette darle ragione: si stava davvero comportando così solo
per lei? Sì, lo stava facendo, ma fu grato al cielo che neppure a lei piacesse questo.
Non
sapeva di piacerle oppure no, ma se così fosse stato, avrebbe potuto dire che
“si piacevano per quel che erano davvero”, perché anche lei, nonostante quella
sera fosse una visione sublime, non era se stessa… ad esempio, constatò mentre le sfilava una calza bianca, la vera
Hermione Granger non si sarebbe mai data lo smalto alle unghie dei piedi…
-Ti dirò una
cosa, Granger – rispose alla sua provocazione – non sono mai stato a letto con
una vergine – e lei trattenne il fiato mentre lui
ghignava – lo faccio solo perché sei te.
Lei
sorrise, adesso lo riconosceva.
C’era
tutto un concetto, tutta una frase e tutta una poesia dietro quelle parole un
po’ spinose, ma è tra le spine che cresce la rosa e lui le aveva
detto che lei era speciale. E, anche se fosse stato per una notte
soltanto, lei avrebbe potuto dire di essere stata importante per lui.
Perché
gli uomini, e soprattutto quelli abituati a esser circondati dal gentil sesso,
sono sempre troppo avvezzi a proferir vuote promesse in quell’attimo di magia,
soprattutto se l’oggetto della loro brama è indeciso o recalcitrante tra le
loro braccia.
-Ma devo
aggiungere una cosa – annunciò Draco trattenendola per le spalle – non è
venendo a letto con me che sei diventata la persona più importante della mia
vita.
Hermione
lo guardò mentre continuava ad accarezzarla
dolcemente.
Se
fosse stato vero…
Se
solamente fosse stata la verità…
Sorrise
a se stessa, illusa.
Illuse
tutte e due le sue metà che ci stavano credendo.
Sentì
le guance accaldarsi leggermente mentre cominciava a
piangere.
Era
davvero così?
Avrebbe
dovuto credergli?
Folle
Draco Malfoy se quella era la realtà.
Ma
decidendo di credergli, almeno per una notte, almeno per qualche ora, pianse.
Perché
si piange anche di gioia.
…e
fu mentre il sangue e le lacrime si mescolavano che spalancò gli occhi e vide
il cielo senza luna.
***
Boy meets girl
You were my dream, my world
But I was blind
You cheated on me from behind
So on my own
I feel so all alone
Though I know it's true
I'm still in love with you
I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
It can happen to me
Miracle... Miracle
Day and night
I'm always by your side
Cause I know for sure
My love is real my feelings pure
So take a try
No need to ask me why
Cause I know it's true
I'm still in love with you
I need a miracle...
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
It can happen to me
Miracle... Miracle
Miracle... Miracle
Cascada, “Miracle”
Spazio autrice: avete visto? Alla fine il momento è
arrivato… già già, ho fatto
succedere qualcosa che non si può proprio definire un volgare bacetto sul naso, questo è proprio da Draco.
Garantisco
che questa non è proprio la vera dichiarazione, ma adesso credo che avrete capito perché rimanevo così tanto sul vago nel
precedente cappy… mica potevo dire che in quello
successivo sarebbe accaduto ciò che tutti aspettano da una fic!
Avrei
parecchie cose da dire su questo capitolo, innanzi tutto sulla numerologia: il caso ha voluto che fosse il 20 e se si
considera la storia dei numeri, questo rappresenta l’Amore, puro e semplice.
Altra
cosa che, credo, sia necessario dire. Dato che questa è
la mia prima fic, non mi sembrava il caso di
cominciare con un rating rosso, quindi NC17 ecc ecc;
personalmente avrei preferito approfondire un po’ di più i particolari del loro
“convegno amoroso”, ma poi ho pensato che se fossi andata troppo oltre avrei
fatto pasticci col rating e, dato che non è proprio una fic
nc17, mi sembrava eccessivo cambiarlo. Sappiate che avrei preferito dire
qualcosa di più e me la sono dovuta cavare con due o
tre paroline nonostante il linguaggio del biondastro, spesso, sia un po’
scurrile per il rating. E’ vero che basta guardare in tv per trovarsi donne
nude e scene spinte, ma visto che è il primo
esperimento, l’ho messo così, probabilmente dai prossimi vedrò di aggiustare un
po’ le cose e chissà che non pubblichi una shot con
la scena descritta come si comanda [la mia natura passionale chiede giustizia
XD].
Altra
cosuccia da dire, visto che questa è forse una delle scene madri dell’intera fanfic, le altre devo ancora decidere quali sono, sono
molto più curiosa del solito di sapere che cosa ne pensate di questo capitolo,
quindi spero che recensirete in tanti.
Nel
frattempo ringrazio tutti coloro che l’hanno fatto fino ad
adesso, sperando che anche questo ventesimo capitolo (accidenti se sta
diventando lunga sta fic) vi piaccia.
Ciao
e un bacio!
Nyssa
PS:
sono felicissima che gli abiti delle tre ragazze abbiano avuto tutto questo
successo, grazie infinite!
Niahl: Benvenuta e grazie per questo commento!
Ecco qui l’aggiornamento prima che ho potuto, spero
che ti piaccia!
Il
mistero di Ransie andrà avanti ancora un poco, ma
presto sarà sciolto anche quello, così come tutti gli altri rimasti in sospeso
durante la storia.
Questo
nuovo capitolo ha finalmente presentato una svolta decisiva e mi auguro che lo
svolgimento sia stato come ti aspettavi o che almeno ti sia piaciuto.
Ciao
e spero di sapere ancora cosa ne pensi! Un bacio, Nyssa
AuraD: ti capisco, ogni tanto succede anche a me
di aver scritto qualcosa di fenomenale e poi non riuscire a trovarlo perché me
lo ha cancellato ed altre cose, uff, questa
tecnologia…
Già,
Ransie è proprio a scuola e, come suo solito, Silente
lancia le briciole quando sarebbe il caso di dare la pagnotta,
mavabbè.
Blaise è stato preso dalla follia, confermo, evidentemente ha la
vista più acuta del biondo e ha capito che senza una spintarella il rapporto di
quei due non sarebbe mai progredito, devo ringraziarlo perché mi serviva
qualcuno che li facesse un po’ smuovere. E come hai visto, anche Draco è stato
contagiato ed ha pure incitato la
bella Herm in un giro di danze,
caspita, forse mi è finito un po’ OT… >_>
Spero
che questo ventesimo capitolo ti piaccia e mi auguro che continuerai a
recensire! Un bacio e un abbraccio! Nyssa
luana1985: scherzavo anche io, ci sono andata giù
pesante, scusa… per quanto riguarda la preparazione, mi sono divertita anche io
a scriverla, quindi è bello sapere che è divertente anche da leggere,
sfortunatamente non sono mai sufficientemente obiettiva con i miei lavori…
Bene
bene, la situazione “molto interessante” si è evoluta
in qualcosa di ancora molto interessante, ma anche di difficile gestione,
quindi spero che ti piaccia ugualmente e mi auguro di non aver fatto un collage
senza senso :P
Aspetto
di sapere che cosa ne dici! Kiss, Nyssa
rossy..!: eh già, alla fine dopo tanta indecisione ho
deciso che la prescelta fosse Pansy, ma credo che su
quei due ci sia ancora parecchio da raccontare… non lascerò la coppia certo
così, bisogna darla un minimo di spiegazione… ehehe,
mi auguro che anche questo ventesimo cappy ti
piaccia, Smack! Nyssa
Shavanna: non preoccuparti per i miei prof, io e i
miei compagni stiamo progettando una retata di massa per goderci delle meritate
vacanze. Già, penso anche io che le sue amiche l’abbiano
resa speciale, ci tenevano davvero molto a farle fare bella figura, però sono
molto felice anche perché ti sono piaciuti gli abiti che ho creato, meno male…
ero un po’ indecisi se postarli oppure no, ma almeno chi fosse stato confuso
dalla mia descrizione poteva rimettere a posto le idee…
Per
Lav, tranquilla, ti prendiamo nel club dell’”odio
profondo per Lavanda Brown”, sono sicura che saremo
numerosissima,s soprattutto dopo il contributo che ho
dato anche io perché rileggendo mi è uscita davvero odiosa. Confermo anche che Pansyfosse innamorata di Ron, già, strano ma vero…
Ehehe, la tua pazienza dei precedenti diciannove capitoli è stata
premiata con un ventesimo dove c’è un accenno di dichiarazione, spero che ti
piaccia e che mi lascerai un commento! Un Bacione, Nyssa
chibi_elyon: e la malefica scuola non riuscirà a
impedirmi di postare e scrivere i miei capitoli, io lo impedirò! Infatti ecco qui l’aggiornamento…
L’effetto
confusione creato da Lavanda era voluto, anche perché
perfino Draco ed Herm non ci stavano capendo più
niente… cmq pensavo che il momento fosse giusto e ho
fatto succedere qualcosina, ihihihih,
probabilmente era un po’ inaspettata, spero di non aver sconvolto nessuno. Blaise=Cupidoce lo vedo parecchio
e infatti si è dimostrato tale, tra draco ed herm è
l’unico che veda un po’ più in là del suo naso, meno male che c’è…
La
serata credo che sia stata abbastanza movimentata e ovviamente in barba al
trio… bene, a questo punto spero che ti piaccia pure il nuovo capitolo e mi
auguro che lo recensirai, sono molto curiosa di sapere che se ne dice della mia
ideuzza folle (come tutte le altre…).
Ciao
e un bacio! Nyssa
Lisanna Baston: bene, mi fa piacere che l’entrata trionfale
dei due sia stata apprezzata. Forse era un po’ troppo
altisonante, ma ero così tentata che alla fine non ho resistito.
Neville
si è rivelato più sveglio di quel che si vede e Blaise
ha finalmente gettato la maschera, due personaggio di ancor più difficile
gestione, sigh…
La
coppia Ron/Pansy deve ancora
essere formata, quindi non è detto che sia la definitiva, ma senz’altro
necessiterà di un bel po’ di spiegazioni in un prossimo futuro, soprattutto per
quanto riguarda lei.
Lavanda
è odiosa, forse la sto facendo detestare troppo, ma è un personaggio
decisamente troppo costruito perché mi piaccia, è sempre a darsi quell’aria che
non mi piace, spero solo di non averlo rovinato…
Spero
che ti piaccia anche questo nuovo capitolo e aspetto di sapere che cosane
pensi, ciao e un bacione! Nyssa
potterina_88_: già, deve aver fatto ad Herm
proprio una bella sorpresina… Ovviamente Malfoy mica poteva rimanersene con le
mani in mano mentre insultano la SUA mezzosangue,e che, scherziamo?! Solo lui
può farlo, sta diventando parecchio possessivo nei suoi confronti… Ransie ha scatenato opinioni divergenti, effettivamente
suscita un po’ di tristezza, però mancano ancora delle cose da dire su di lei e
senz’altro verranno spiegate presto, così che tutte le
idee siano finalmente al loro posticino.
Beh,
come hai visto la pazienza dell’ultima volta non era poi tanta perché le novità
sono giunte già da questo capitolo e sottolineo che
non era voluta la sincronia, è nato così, solo per caso è capitato dopo che
tutti mi avevano chiesto che succedesse qualcosa…
Bene,
spero che ti piaccia e mi auguro che mi lascerai una recensione! Ciao e un bacione! Nyssa
Spazio autrice: questo nuovo capitolo è un po’ lungo, forse avrei dovuto
dividerlo in due parti come avevo fatto con altri, ma poi mi sono messa
dall’altra parte, la lettrice, e ho rischiato di morire ammazzata da me stessa
se avessi mai provato a farlo
Spazio autrice: questo nuovo capitolo è un po’ lungo, forse
avrei dovuto dividerlo in due parti come avevo fatto con altri, ma poi mi sono
messa dall’altra parte, la lettrice, e ho rischiato di morire ammazzata da me
stessa se avessi mai provato a farlo per davvero, quindi, evitando di attentare
alla mia giovane (?) vita, l’ho messo tutto assieme.
Per
tutto quello che lo riguarda parlerò alla fine, quindi ci rivediamo in fondo!
***
Era
la mattina del primo gennaio.
Il
silenzio pervadeva le antiche mura della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts mentre i suoi studenti, stremati da una notte di
baldorie, erano ora chiusi nelle loro stanze a smaltire qualche sbornia o a
recuperare le ore di sonno perdute a far casino in Sala Grande assieme ai
professori più allegri, oppure assieme agli amici o, ancora, a qualche ragazza.
Hermione
chiuse la porta dietro di se, richiamò un incantesimo per sigillare la
serrature, dopodiché vi si appoggiò con le spalle, stringendo al petto un
cuscino: un vecchio cuscino color crema dalle nappe un po’ rovinate, i contorni
sbiaditi e la passamaneria sgualcita.
C’erano
otto macchie su quel cuscino.
Otto
macchie di sangue.
La
sua verginità.
Stava
male da morire e pianse su quell’oggetto ormai alla fine dei suoi giorni.
Eppure
non aveva niente da piangere perché se adesso era lì, era tutta colpa sua.
***
Si
era svegliata all’alba quando il primo raggio di luce del nuovo anno l’aveva
malamente colpita dritta in faccia, interrompendo la quiete notturna.
Si
era svegliata per prima, mentre lui, riparato da un pezzo della tenda, stava
ancora dormendo.
Non
c’era voluto molto prima che i ricordi di quanto accaduto si affollassero nella
sua mente, tanti quanti le lacrime.
Le
aveva asciugate con la mano coprendo approssimativamente la sua nudità e
immaginando che lui non dovesse trovarsi in condizioni migliori.
Che
cosa era successo?
Che
aveva fatto, così, senza pensarci?
Qualcosa
per cui la gente dovrebbe riflettere e anche molto.
Stupida,
stupida e ancora stupida Hermione!
L’aveva
guardato, mentre appisolato sembrava davvero Lucifero, il più bello degli
angeli, colui che porta la luce, ma che è il demone più terribile… che buffi
gli equivoci della vita… volendo ridere, suo padre si chiamava Lucius e lui, non sapeva neppure più lei, se fosse un
demone o un angelo vendicatore.
Dormiva
sereno come un bambino mentre il sole si avvicinava di soppiatto al suo torace
candido che si sollevava e abbassava ritmicamente, sembrava fatto di
porcellana, fragile, mentre quel segno nero spiccava sul braccio sinistro
depositato con noncuranza sopra lo stomaco.
Un
pezzo di tenda gli copriva i fianchi nascondendo la parte inferiore di quel
corpo levigato e facendola arrossire.
Il
mistero della vita, il segreto più antico del mondo era stato svelato ad una
persona in più.
Sorrise
contenta senza, tuttavia, riuscire a scacciare quel briciolo di tristezza che
si infiltrava nella sua anima facendola piangere senza sapere perché.
Era
stato qualcosa di unico e magico come, forse, solo lui riusciva a renderlo.
L’aveva
tenuta tra le braccia mentre ancora singhiozzava e non era certo per il dolore,
forse piuttosto per la grande felicità che aveva provato; era rimasto un po’
sconcertato lui quando l’aveva vista singhiozzante e, nonostante lei sapesse
che l’avrebbe mandata via subito, non l’aveva fatto.
Aveva
strappato quella tenda dal suo antico supporto e aveva cercato di coprire loro
due alla bella e meglio.
Era
stato dolce e l’aveva stretta a se come non credeva avrebbe mai fatto nessuno.
Per
una volta, non era stato acido e villano, era rimasto zitto e nel silenzio
della notte si sentivano solamente i singhiozzi di lei, aggrappata alla stoffa
che lui aveva drappeggiato sulle loro spalle.
L’aveva
cullata come una bimba e poi lei si era addormentata.
E
adesso non sapeva cosa fare.
Doveva
svegliarlo?
Doveva
baciarlo?
Doveva
dirgli grazie?
Doveva
insultarlo?
Doveva
piangere o ridere?
Non
era pronta a tutto questo: aveva commesso una follia senza analizzare quel che
sarebbe accaduto dopo, proprio per questo era stata FOLLIA.
Si
erano lasciati trasportare un po’ troppo, non c’entravano i sentimenti, quelli
non dovevano mai esserci, o meglio, c’erano stati solo per lei.
Ma
lui ha detto di possederne. Aggiunse l’altra se stessa, sottilmente.
Frottole.
Gli
uomini dicono un sacco di bugie mentre fanno l’amore.
L’aveva
letto in molti libri.
Ma
adesso?
Che
avrebbe fatto se all’improvviso lui si fosse svegliato?
Era
pavida e codarda, accidenti a lei!
Avrebbe
voluto avere la forza di dirgli quanto lo amava, ma non ce la faceva.
Asciugò
l’ultimo rivolo di rugiada che le scivolò dagli occhi
-Acciomaglione e gonna – pronuncio a bassa voce
E
l’istante più tardi aveva in mano la sua maglia marrone e la sua gonna nera.
“Stupida
e codarda!” gridò l’altra se stessa inveendo come difficilmente la vera Herm
avrebbe fatto, anche perché, confronto agli insulti che si stava lanciando,
quelli del biondastro erano quasi complimenti…
Ma
a niente servì, rimanere non ci sarebbe riuscita, era troppo coinvolta, era
troppo scossa, shockata.
Che
avrebbe fatto o cosa si sarebbe dovuto dire?
Guardò
la stanza deserta mentre lo Slytherin ancora dormiva:
sarebbe mai più riuscita a guardarlo in faccia?
E
adesso… che sarebbe successo al loro rapporto?
Avrebbe
voluto che quella maledettissima notte non ci fosse mai stata perché, se da una
parte poteva ancora sperare grazie a piccoli e quasi insignificanti dettagli,
dall’altra non POTEVA crederlo, sarebbe stato come illudersi e lei stava
soffrendo abbastanza.
Che
aveva pensato quando gli aveva detto di non fermarsi?
Pazza
Hermione Granger…
Il
vestito della festa era ammucchiato sul pavimento, non lo avrebbe raccolto.
Quello
di lui aveva fatto la stessa fine.
I
cuscini sparpagliati sul pavimento, quasi non ci fece caso se uno non attirò la
sua attenzione, irrimediabilmente macchiato.
Lo
prese in mano: il simbolo del suo fallimento.
Lo
strinse al petto e volò verso la porta.
-Dove vai? – le
chiese la voce di Malfoy che la fissava serio seduto tra la tenda e i
guanciali.
Sarebbe
riuscita a guardarlo in faccia?
Si
voltò indietro e lui notò le lacrime che avevano ricominciato a rigarle le
guance, gli sorrise appena sussurrando “mi dispiace, scusa”, dopodiché chiuse
la porta dietro di sé e corse per i corridoi verso il Grifondoro.
***
Draco
l’aveva guardata mentre piangendo chiudeva la porta dietro di se.
Stupida.
Chissà
per quale ragione lo stava facendo.
Ma
in realtà, sperava che non si fosse pentita di quanto successo.
Perché
non avrebbe resistito, perché non avrebbe voluto, perché c’era stata una magia
tra di loro e non era stato un maleficio.
Guardò
intorno vedendo gli abiti sparpagliati sul parquet, i cuscini in disordine, la
tenda che avevano usato come coperta.
Le notti non finiscono all'alba nella via
le porto a casa insieme a me, ne faccio melodia
e poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere
sperando di vederti ancora qui.
Curioso
come lui, che aveva sempre scacciato le ragazze dal suo letto, quel giorno
l’avesse voluta lì e lei non fosse rimasta.
Curioso
come proprio lei se ne fosse andata.
Non
l’aveva fatto per lo stesso motivo di Pansy, c’era
dell’altro, ma che gli venisse un accidente a chi riusciva a capire quella
dannata mezzosangue, lui di certo non ci sarebbe mai arrivato.
Aveva
allontanato dal suo giaciglio molte fanciulle, ma quella in particolare,
avrebbe voluto tenerla con se, stringerla e coccolarla come non aveva mai
fatto, come avrebbe dovuto imparare a fare, lo avrebbe fatto, per lei.
Glielo
aveva detto.
Gli
aveva creduto?
Guardò
la porta e scosse la testa.
No.
Cinica
mezzosangue senza cuore, da quando le parti erano state scambiate?
Da
quando era lui che si preoccupava di sentimenti e lei quella senza?
Perché
proprio lei?
Perché
non poteva provare qualcosa del genere per qualsiasi altra donna al mondo.
No,
proprio lei.
Incomprensibile
e indecifrabile sangue sporco dagli occhi d’ambra…
Lui
l’avrebbe voluta lì.
Lei
se n’era andata.
Avrebbe
voluto dire che era stato qualcosa di speciale.
E
lei stava piangendo.
Pazzo
Draco Malfoy.
Inutile parlarne sai, non capiresti mai
seguirti fino all'alba e poi, vedere dove vai
mi sento un po' bambino ma, lo so con te non finirà
il sogno di sentirsi dentro un film.
Era
stato davvero lui, per una volta, a sognare che potesse esserci dell’altro?
Bene,
aveva imparato cosa accadeva agli illusi.
Non
avrebbe ripetuto certo lo stesso errore.
Mai
più.
Ma
per lei, forse, lo avrebbe fatto.
Perché
c’era qualcosa in lei che lo rendeva sciocco, che gli faceva fare delle
stupidaggini, che lo faceva comportare come un babbeo: perché lei gli ispirava
dei sentimenti e, come aveva detto quella notte, i sentimenti non si possono
cancellare.
Brutta
cosa, sarebbe stato mille volte meglio rimanere lo stesso freddo e glaciale
Draco Malfoy di quando non la conosceva, ormai in tutti i sensi, compreso
quello “biblico”.
Eppure,
i sentimenti gli procuravano dolore perché lei non li ricambiava, lei fuggiva e
scappava, veloce quanto una lepre, sperduta in un mondo non suo; ma, forse, era
stato grazie a quelli che aveva trascorso il più bel Natale della sua vita,
grazie a quelli che, per una volta, aveva messo da parte l’orgoglio e l’aveva
cercata, l’aveva chiamata, l’aveva voluta, baciata, amata.
Era
stato per quei sentimenti che avevano fatto l’amore.
E,
maledizione, adesso non sembrava più una cosa così insignificante come lo era
stato fino a poco prima.
Dannazione
alla Granger, che gli aveva fatto?
Quale
sortilegio?
E
lei, perché lo aveva fatto?
Domanda
che sarebbe stato meglio non porsi…
La
scusa per tirarsi indietro l’aveva avuta, gliel’aveva data lui stesso, da bravo
babbeo, tanto per confermare quanto aveva detto prima, ma l’aveva rifiutata,
ricordava perfettamente: aveva scosso la testa e detto di no.
Perché?
Perché?
Perché?
L’aveva
fatto con coscienza?
Eccolo,
il dubbio, il tarlo che rode l’anima…
Sì
o no?
Pregò
perché fosse sì, almeno quello.
E poi all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
la quotidiana guerra con la razionalità
vada bene pur che serva, per farmi uscire
Che
cosa era accaduto?
Da
quando aveva cominciato a provare tutto questo, a porsi tutte queste domande?
Da
dove era sbucata la Granger, all’improvviso, e gli aveva rivoluzionato
l’esistenza?
Era
stata lì sei anni senza che non la considerasse se non uno dei tanti addobbi
della scuola destinati a farlo divertire, poi, all’improvviso, era scattato
qualcosa.
Cosa?
Cosa…
Com’era
cominciata tutta quella storia?
…le
ripetizioni, suggerì la coscienza e l’immagine di quell’antico colloquio con la
McGranitt si fece viva nei suoi ricordi, esultando
come se volesse gridare “E’ cominciato tutto da qui!”.
E
poi? Come era proseguito?
Il
bagno… quella volta nel bagno di Mirtilla, già… Weasley
e la Brown che si sollazzavano a metà pomeriggio, bel
problema… bel casino.
C’era
stato qualcosa…
Ma
soprattutto, lo punzecchiò se stesso, quando vi siete incontrati in cucina la
prima volta.
Già,
come dimenticarlo?
Avrebbe
potuto trascorrere tutta l’esistenza senza poter cancellare ogni singolo attimo
di quel frangente di tempo trascorso con lei.
L’aveva
baciata.
Sul
naso.
Bella
roba…
Beh,
che doveva dire?
Ce
l’aveva fatta, s’era portato a letto la Granger, la tanto santarellina e
verginella Granger che ormai, tanto verginella non lo era più… ed era pure
opera sua, bel lavoro aveva combinato.
E
non riusciva a gioirne.
Lo
sapeva, si conosceva, non avrebbe avuto la forza di prenderla in mezzo a un
corridoio e gridarle “Ti sei divertita l’altra notte?”.
Che
gli prendeva?
Draco
rammollito non era proprio uno slogan da urlare ai quattro venti, avrebbe
rivaleggiato con “Weasley è il nostro re”, il grande
tormentone dei grifoni.
Scosse
la testa a scacciare quei pensieri e solo allora si accorse che mancava
un’altra cosa in quella stanza vecchiotta oltre alla mezzosangue: un cuscino.
Dopo
due settimane trascorse a non far niente tra quelle quattro mura, ne ricordava
ogni dettaglio e mancava quel cuscino: quello color panna tutto sgualcito.
Ricordò,
quando l’aveva tenuta stretta quella notte, di averlo visto tra gli altri,
macchiato di sangue, il sangue degli angeli: l’aveva preso lei, ora rammentava,
l’aveva in mano quando era scappata poco prima.
L’orologio
rintoccò le dieci, beh, forse, non proprio poco prima…
Quanto
tempo era rimasto lì a riflettere?
***
Hermione
asciugò le ennesime lacrime con la manica di lana, arrossandosi le guance.
Era
stata stupida.
E
stupido anche lui che aveva voluto far l’amore con lei.
Come mai, ma chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza, pregando per un si.
Perché
era successo?
Perché
proprio a lei?
Perché
proprio loro due?
Lo
amava e lì non ci poteva fare niente: i sentimenti non si cancellano.
Era
fuggita.
Codarda.
Perché
non avrebbe sopportato di vedere quel che pensava, se l’avesse schernita, ne
sarebbe morta.
Probabilmente
lui non l’avrebbe fatto. Suggerì una parte di lei.
Ma
se l’avesse fatto, non avrebbe resistito.
Aveva
sopportato quel che era accaduto con Ron,
probabilmente non avrebbe saputo fare altrettanto con lui: Draco Malfoy.
Stupidissimo
furetto dagli occhi d’argento che la metteva tanto in soggezione, che la
condizionava fino a questo punto!
Batté
i pugni contro la finestra mentre le nuvole si addensavano all’orizzonte
promettendo nuova pioggia.
Perfetto,
almeno il cielo capiva il suo umore.
Già,
perché certo non l’avrebbe detto a Harry… e di Ginny
e Daphne manco a parlarne.
Avrebbe
potuto scrivere un manuale: “Come farsi del male, corso accelerato su come
distruggere la tua vita in tre mesi. Senza possibilità di recupero”.
Sarebbe
stato un bestseller.
Chissà,
forse sarebbe stata la sua fortuna, avrebbe guadagnato tanti soldi e avrebbe
avuto una vita tra le pagine di un libro.
Una
volta gli aveva chiesto se valesse davvero vivere con gli occhi di un altro e
lui aveva detto di no, che la vita andava vissuta.
Gli
aveva creduto.
L’aveva
vissuta.
Quante
volte aveva letto quella scena nei suoi romanzi?
Un
milione e forse più, ma quando tutto era terminato, si scopriva che i due erano
innamorati, così si confessavano i loro sentimenti e si giuravano amore eterno.
Lei
e Malfoy non si erano scambiati i loro pensieri, ammesso che lui provasse
davvero dei sentimenti come lei aveva disperatamente cercato di dimostrargli
quella sera prima di partire.
Si
era scottata, o meglio, aveva avuto paura di scottarsi ed era scappata con le
sottane in fiamme.
Non
era andata come nei libri: questa era la realtà.
Terribilmente
ingiusta e diversa.
***
L’aveva
tenuta stretta e ancora non riusciva a capacitarsi che se ne fosse andata.
Era
tornato al dormitorio per scoprire che i suoi compagni stavano tutti dormendo, Blaise per primo.
Aveva
bevuto del firewhiskey, si era gettato sul letto e
aveva riflettuto, ancora e ancora.
Ma
non sapeva cosa aver fatto per farla scappare a quel modo e, colpa sua oppure
no, doveva saperlo, perché lei lo rincitrulliva e lo istupidiva, ma fino ad un
certo punto!
Voleva
sapere, doveva
sapere!
Poteva sapere?
Sì,
poteva e lo avrebbe fatto!
Ma
il suo impeto era presto scemato.
Che
avrebbe fatto se lei gli avesse detto che era pentita?
Non
voleva sentire quelle parole. No, mai!
Accidenti
al loro orgoglio che non gli faceva mai dire le cose come stavano, a lui, prima
di tutto, che avrebbe dovuto fermarla.
A
lei, che aveva la sua colpa, che era scappata e che non gli aveva creduto.
Che
non aveva detto le cose come stavano per lei.
Si
era passato una mano nei capelli bevendo dell’altro liquore: Pansy non era a Serpeverde e
neppure Daphne.
E
si accorse che, quando aveva avuto un problema, da qualche mese a quella parte,
era sempre corso da LEI.
Sempre.
La
mezzosangue che tanto disprezzava, ma che voleva accanto quando c’era qualcosa
che non andava, quando aveva bisogno di essere se stesso.
Lei
e Blaise erano tutto quello che gli rimaneva.
E
il piccolo Seraphin, quella peste diabolica…
Ma
quella era un’altra storia.
C’era
stata lei, quella notte di dicembre, a stargli accanto prima che partisse, al
freddo, consolandolo.
E
c’era stata ancora lei, per un gioco di destini, quando era scappato e poi
giunto alla Torre di Astronomia, era lassù assieme a Potter; era stato geloso,
lo confessava, proprio lui sarebbe stato invidioso di Sfregiato se la
mezzosangue fosse stata sua.
Ma
la mezzosangue non era una proprietà, come lei diceva in ogni suo gesto,
involontariamente, era se stessa, era una ragazza, una donna.
Lei
voleva essere se stessa, come aveva esplicitato quella volta alla serra
della Sprite, non si sarebbe svenduta per poco, mai!
Era stata se stessa fino alla
fine e non aveva fatto come le altre.
Ma forse, per questa cosa, un
po’ rimpiangeva che fosse così tanto se stessa.
E comunque, alla fine, era
stata lei la prima a curarlo, a guardargli il braccio, a piangere per lui.
Perché nessuno aveva mai
pianto per un lurido bastardo come lui, forse neppure sua madre…
Lei
l’aveva fatto e anche con sincerità, qui stava il problema, perché la
mezzosangue dallo spirito fiero e bruciante, era fragile e delicata come un
bocciolo e, come lui, aveva una facciata che minacciava di crollarle sopra la
testa.
Erano
simili e diversi al contempo e forse era per questo che esisteva quella strana
alchimia tra di loro che li portava a fare pazzie, a condividere una vita che,
forse, sarebbe stato più giusto vivere da soli.
Ma
non avrebbe voluto novecentonovantanove vite da solo senza la certezza che la
millesima sarebbe stata con lei.
Perché
ormai le cose erano andate troppo avanti e non si poteva tornare indietro.
Perché,
glielo aveva detto, lei a suo modo era diventata la persona più speciale che
avesse.
Perché,
anche se all’inizio ci aveva riso sopra su quella storia di sbattersi la
Granger, quando davvero avevano fatto l’amore, ed era stato un vero fare
all’amore, non del semplice sesso, non era stato altro che il gradino ultimo di
una scala che avevano già percorso.
Insieme.
E
adesso, a scanso di tutto, non le avrebbe permesso di tornare indietro solo
perché soffriva di vertigini.
Avrebbe
imparato a volare.
Con
le sue ali.
Con
o senza di lui.
Ma
non sarebbe tornata indietro perché non si può tornare indietro.
MAI.
Guardò
l’orologio della Sala Comune e controllò quello nella tasca dei pantaloni,
c’erano ancora i gemelli d’argento.
Erano
le sei e mezza di sera.
La
sera del primo dell’anno avrebbe visto la sua pazzia ultima.
E
l’anno sarebbe cominciato con qualcosa di diverso e sarebbe stato testimone di
quel che avrebbe fatto, ma, soprattutto, di quello che avrebbero fatto.
LORO.
Fuori
della finestra era buio e pioveva mentre un timido tramonto all’orizzonte
chiazzava il cielo di un rosa palliduccio spintonato
dalle tenebre.
L’avrebbe
fatto?
POTEVA
FARLO?
Sì!
DOVEVA
FARLO?
Sì!
VOLEVA
FARLO?
In
quel momento, più di qualsiasi altra cosa.
Prese
la scopra, si mise il mantello e volò dalla finestra.
Lo sai all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
una quotidiana guerra, con la razionalità
ma va bene pur che serva, per farmi uscire
***
Come mai, chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un si.
Hermione
era alla finestra, a piangere come aveva fatto per tutto quel pomeriggio.
Lacrime
amare di chi fugge.
E
il cielo la capiva e piangeva con lei, inondando la terra del suo dolore.
Ma
dalla terra bagnata nascono i fiori, fece notare la Hermione attenta e
riflessiva che coglieva ogni dettaglio dell’esistenza.
E
quella era una verità innegabile.
Sorrise.
Aveva
sorriso prima di abbandonarlo, aveva sorriso adesso.
Sciocca.
E
all’improvviso, una mano si piantò sull’altro lato del vetro, producendo del
rumore, facendola sobbalzare e quasi cadere a terra per lo spavento.
Sfoderò
la bacchetta, pronta a tutto: il mondo magico era pieno di squilibrati che
cercavano sempre di ammazzare Harry, poteva cavarsela da sola.
Ma
neppure il tempo di osservare un tantino di più fuori che le linee della mano
che aveva sbattuto contro il vetro cominciarono a sembrarle familiari e le
lunghe dita bianche assunsero una forma nota nei suoi sogni, proveniente da
un’esperienza che era impressa a fuoco nella sua mente.
Portandosi
le mani alle labbra, lasciò cadere il fuscello di legno magico e corse ad
aprire l’imposta ritrovandosi di fronte, nel vano della finestra, Draco Malfoy
bagnato fradicio a cavallo della sua Nimbus 2001 che
la scrutava truce dalla sua cavalcatura senza la benché minima intenzione di
entrare a ripararsi.
Hermione
rimase in piedi studiandolo e riuscendo perfino a guardarlo in faccia, ma non
c’era emozione sul volto del biondo, tranne una muta domanda, quasi ringhiata,
che emerse poi dalla sua bocca come l’ululato di un lupo
-Perché sei
fuggita?
Ecco,
lo stava facendo di nuovo, stava tergiversando.
Non
era “perché sei fuggita” la domanda giusta da fare, bensì “sei pentita?”.
Lei
abbassò colpevole gli occhi al pavimento, studiando le tanto familiari listarelle di legno che lo ricoprivano, strascicando il
piede
-Sei pentita? –
domandò ancora lui, questa volta formulando la domanda corretta
-No, MAI! – fu
la caricata risposta di lei e, solo allora, lei si accorse di aver parlato e
arrossì, mentre il viso di lui assumeva quell’espressione perduta che aveva
avuto quella sera e quella angelica della mattina come, lei pensava, non
sarebbe mai riuscita a vedergli da sveglio
-Allora dimmi
perché te ne sei andata – chiese ancora lui, smontando e appoggiandosi al
cornicione della finestra mentre lei rimaneva inchiodata poco distante.
Ed
eccole, le lacrime traditrici.
Non
aveva pianto a sufficienza quel giorno?
La
gioia, il dolore, la paura, l’angoscia, la frustrazione, il timore, il
desiderio, la perdita, l’amore.
Questa
volta, non le asciugò, lasciando il viso inclinato di lato che si rigasse come
i vetri della finestra di quell’acqua che veniva dal cuore
-Perché…
perché… - incominciò lei, sentendo tra le labbra il sapore salato. Glielo
avrebbe detto? Avrebbe davvero avuto il coraggio? – perché sono
un’idiota, Draco Malfoy – sbottò infine sorprendendolo mentre si sporgeva in
avanti, i pugni serrati, le braccia lungo i fianchi – perché sono un idiota e
tra tutti gli idioti di questa terra, proprio di te dovevo andare ad innamorarmi,
l’unico che ha ai piedi mezza scuola se non tutta, che le ragazze le cambia
come i calzini, che mi disprezza, che lo disgusto, ma che beve con me la
cioccolata alle tre del mattino e che è disposto perfino ad accompagnare al
ballo una insignificante piccola e sudicia mezzosangue come me! Perché tra
tutti gli idioti proprio te!
Urlò
infervorata.
Dimmi come mai, ma chi sarai per fare questo
a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un sì.
Era
quello dunque?
Era
davvero quello?
L’aveva
sognato, l’aveva desiderato, ma non aveva neppure lontanamente osato sperarlo,
perché lei era troppo preziosa per essere perduta per orgoglio. Perché lui non
la meritava
-Perché io non
ti merito – aggiunse poi – e perché tu mi detesti
La
Risposta.
La
risposta a quella domanda che l’aveva assillato fino a fargli dolere le tempie,
fino a costringerlo ad andare lassù con quel tempaccio da lupi, a cercare LEI,
a VOLERE lei.
-Granger –
disse piano scendendo dal balcone ed entrando in camera sua – di fesserie ne
dici tante, ma questa mi sembra proprio la più cretina di tutte…
Lei
si fermò e le lacrime smisero di rigarle il viso mentre lo fissava costernata
-Te lo
assicuro, potresti fare concorrenza a Daphne o a quel matto di Paciock… ma che c’avete voi grifondoro,
un virus o il gene della stupidità?
-Perché?
-Perché
insomma, mi pareva di averti detto ieri sera che sei la persona più speciale
che ho
E
sorprendendola, l’abbracciò, stringendola contro di sé.
Ed
Hermione non pianse.
Non
capì, ma non pianse.
E
sentì sulle sue mani la consistenza della stoffa bagnata, era fradicio!
Lo
guardò e cercò di allontanarsi, ma lui la tenne stretta, appoggiandole il mento
sulla testa e impedendole di andarsene.
Non
sarebbe fuggita, non di nuovo.
-Credevo che
gli uomini dicessero sempre quelle cose quando vanno a letto con una donna – si
giustificò lei
-E sentiamo, Miss-So-Tutto-Io, questo dove l’hai imparato?
Dall’esperienza? – lei arrossì fintamente offesa – scommetto 10 galeoni che
l’hai letto in uno di quei libri dove ti rintani per vivere nelle altre realtà
Gli
occhi ambrati di lei si sollevarono in quelli severi di lui
-Dopotutto era
di questo che parlavi, l’altra sera, no? Vivere la vita con gli occhi di altri…
Lei
sorrise a malincuore, chi l’avrebbe mai detto che un giorno il Principe degli Slytherin sarebbe venuto a farle la paternale e, per di
più, in camera sua, dopo aver trascorso la notte assieme e mentre la stava
abbracciando piuttosto “energicamente”.
-E adesso, piccola
mezzosangue – aggiunse cambiando tono di voce – sturati le orecchie perché non
lo ripeterò una seconda volta: non me ne frega un cazzo
se sei una mezzosangue, una purosangue, un vampiro, un demone, un mangiamorte o qualunque altra creatura sulla faccia della
terra; non m’importa se io sono Draco Malfoy e tu sei Hermione Granger, tu SEI
SPECIALE, per me tu sei speciale.
D’accordo, è vero che non avrei voluto che
accadesse, non sono un ipocrita, ma è successo ed è colpa mia, tua e di tutti
quanti e non posso tornare indietro, né andare avanti. E io non so come voi
comuni mortali interpretate la cosa, ma credo che sia qualcosa di molto simile
a quel che hai detto te poco fa… - e ghignò, lei sorrise – ma bada bene,
Granger – aggiunse col suo solito tono – non ti dirò che ti amo, non aspettarti
troppo!
Il
sorriso di lei si fece più aperto, mentre lui faceva le dovute precisazioni,
perché in quelle ultime parole c’era proprio quello che aveva sognato di
sentire, la sua frase era stata “non ti dirò ti amo”, ma alla fine, “ti amo!”
era stato proprio quello che aveva gridato con ogni parola e con ogni gesto.
-E adesso,
mezzosangue, dammi un bacio e lasciami andare a gettarmi dalla Torre, dopo
questo, credo che la mia rovina sia totale – disse scuotendo la testa, lei
sorrise e sfiorò delicatamente le labbra di lui con le sue, allontanandosi
dubito e lasciandolo perplesso
-Tutto qui? –
domandò lui
-Non mi faccio
coinvolgere da uno che so andrà a suicidarsi tra dieci minuti! – protestò lei,
lui le sorrise, per davvero
-Sei sempre la
solita saccente – aggiunse – ma non cambiare mai – lei annuì e lui la baciò
Come
si deve.
-A questo
punto, allora… - continuò lui tenendola sempre stretta a se – forse è giusto
che tu conosca il mio segreto, se mi hai rivelato il tuo – e la lasciò
momentaneamente libera
Lei
lo guardò fragile, temendo il peggio dopo quell’attimo di euforia.
E
in un battibaleno, lui sparì da sotto il mantello.
Guardando
perplessa tra la stoffa, la caposcuola si domandò che fine avesse fatto e, solo
fra le pieghe bagnate, trovò l’indizio di ciò che cercava.
***
Va
bene, sì, lo so che avevo detto in cima che il capitolo non era stato diviso,
ma io intendevo la vicenda principale, mica posso lasciare a metà la
dichiarazione di Draco!
Per
il resto della trama dovrete soffrire come per le altre volte, ma per lo meno
siamo giunti a qualche punto.
Innanzi
tutto, finalmente, c’è stata questa benedetta dichiarazione e confesso di aver
attinto a piene mani da tutto quel che mi veniva in mente a proposito,
cominciando dal fatto che Draco è sempre un Malfoy e quindi non è poi così
facile immaginarsi una sua dichiarazione senza finire nello sdolcinato che,
personalmente, credo gli si addica solo in determinate situazioni.
La
mia Hermione,
come è stata tratteggiata in questo cappy e nei
precedenti, è una ragazza che le sue esperienze le ha fatte attraverso i libri,
sa cosa comporta una determinata situazione perché l’ha letta ecc, quindi lei
si basa solo su quello perché materia di lavoro, effettivamente, ne ha pochetta tra le mani… perfino adesso.
Altra
cosa che devo assolutamente dire: se mi direte che il capitolo è uno schifo
dove non ci si capisce una fava, comprendo perché in effetti il punto di vista
(ma soprattutto dei pensieri) è alternato tra i due protagonisti e le loro
riflessioni sono volutamente confuse come, credo, sarebbero davvero,
soprattutto con i viaggi che iniziano a farsi ogni tanto.
Molto
bene.
Spero
di non aver ammazzato nessuno e di aver un po’ sciolto la tensione che si era
formata nel precedente finale (forse le scene passionali non sono il mio forte
>_>).
Mi
auguro che vi sia piaciuto anche questo nuovo cappy e
spero che mi lascerete dei commenti, sono molto curiosa a proposito…
Buona
lettura e sappiatemi dire!
Kiss
Nyssa
PS:
ho provato anche la tipologia di song fic, non so
come è venuta, ma mi pareva che la canzone ci stesse bene con gli stati d’animo
dei personaggi… ^^
PS2:
per chi continuasse a seguire la numerologia, il 21
sarebbe l’Amore + l’Uomo, con l’Amore al primo posto, quindi che ha il sopravvento,
ehehe, direi che è proprio azzeccato.
Shavanna: beh, sono contenta che la scena di Pansy e LavLav ti faccia ridere,
a quanto pare sono effettivamente tornate tutte e due ai rispettivi ruoli. Per
quanto riguarda i capelli di Malfoy e le osservazioni di Herm,
quella è stata una piccola ideuzza che è venuta
guardando una bellissima fanart che forse posterò tra
qualche capitolo, quindi più che mio il merito è del disegnatore.
Per
quanto riguarda Draco, sì, forse è finito un po’ OC, ma confesso che la fic è nata tutta da quel capitolo, quindi forse non ero
molto lucida mentre lo scrivevo e dicevo “Ah, finalmente siamo arrivati anche
qui…”.
La
vera dichiarazione è arrivata, anche se forse è un po’ deludente, quindi non mi
aspetto commentoni entusiasti, è un po’ un
esperimento (non dovresti fare esperimenti con le scene così importanti! ndTutti, …scusate ndA). Io mi
auguro comunque che ti piaccia quindi, bello oppure no, spero che mi lascerai
un comment anche a questo capitolo.
Ahaha, beh, Harry ormai ha capito come van
le cose, invece l’atmosfera spero che non si sia rovinata, non credo che
riuscirei a essere così sadica con i miei poveri personaggi.
Grazie
mille per tutti i complimenti che mi hai fatto e, credimi, sono davvero molto
felice che la mia fiction riesca a emozionarti, personalmente è una cosa che
apprezzo molto nelle storie, quindi sono davvero molto contenta!
Ciao
e un bacione! Nyssa
luana1985: già, ma dire a Hermione di smettere di
pensare è un po’ come far vivere un fiore senz’acqua… cmq
penso che dovrebbe rilassarsi un po’ di più, quello senz’altro.
Mi
fa piacere che Draco ed Herm siamo risultati teneri,
avevo paura che fossero un po’ troppo aggressivi per la scena che stavo
scrivendo, ma meno male che non è stato così…
Blaise invece non si smentisce mai XD
Bene,
spero ti piaccia anche questo cervellotico cappy21, ciao e a presto! Nyssa
Diddola: addirittura con ansia? Wow, me molto felice
di avere dei lettori così appassionati (brillbrill, ho gli occhi che scintillano).
Sono
felice che l’andamento ti piaccia e spero che continuerai a seguirla! Io
intanto spero di non deludere le tue aspettative… bene, ecco qui il nuovo
capitolo, kiss! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: grazie mille, sono oltremodo felice che ti
sia piaciuto il mio 20° capitolo di amore tra i due, anche se di scene di amore
effettivo se ne vedono pochette… Il futuro non so neppure io che riserva, visto
che la fic la sto ancora scrivendo, quindi posso
prevedere solo il prossimo futuro e il finale, stampato a fuoco nella mia
mente, così è e così lo scriverò!
Sono
molto felice anche che ti abbia fatto venire il batticuore, a me succede spesso
nelle fic, solo che nella metà dei casi finisce che
uno dei due deve morire, quindi oltre al batticuore mi vengono le lacrime.
Addirittura sublime però è forse un poco eccessivo… mi commuovo davvero! *_*
Per
la shot, datemi tempo, chissà che non la metta come
regalo di Natale, magari riesco a rintracciare qualche ora per scriverla…
Bene,
spero che ti piaccia anche il 21° capitolo, sono molto curiosa di avere il tuo
giudizio! Sappimi dire, un bacio e un abbraccio! Nyssa
AuraD: non credevo di aver così totalmente
cancellato le tue speranze da andare a prendere addirittura i fuochi
artificiali, ma forse rileggendo la storia mi accorgerò che è proprio così…
probabilmente se fossi una dei miei lettori mi vorrei uccidere :P
Sono
felice che il cappy sia rimasto dolce nonostante
all’inizio non lo fosse proprio del tutto e l’intervento di Blaise
ha contribuito a stroncare un po’ l’attesa, ormai ero a corto di idee. Zab è davvero un grande, avercelo un amico così…
Per
il day-after, gli ho dedicato un capitolo intero, spero che ti piaccia! Qui c’è
finalmente la tanto sospirata dichiarazione, anche se è travestita da
qualcos’altro, ihihihi.
Bene,
mi auguro che ti piaccia e visto che sono curiosa come una scimmia, spero che
mi dirai che cosa ne pensi a riguardo! Ciao e un bacione!
Nyssa
luci94: beh, sono contenta che le mie scelte siano
approvate, effettivamente forse una nc17 sarebbe stata un po’ pesante per la
vicenda eppoi c’è quella faccenda del rating che è tutta una discussione.
Mi
fa piacere anche sapere che le scene hanno avuto il loro giusto spazio, ogni
tanto mi capita di esagerare con l’una o l’altra, ma fortunatamente nel
precedente non è successo, fiuuuu
Spero
ti piaccia anche questo nuovo, fammi sapere! Ciao, Kiss!
Nyssa
rossy..!: Lavanda era davvero fuori come un poggiolo,
Pansy invece per una volta ha fatto davvero la parte
dell’altezzosa serpeverde, raramente l’ho vista
comportarsi con tanta alterigia… Per Ron e la Parkinson, devo ancora decidere come si evolverà la storia,
vedremo, nel frattempo sono molto felice che ti sia piaciuta la scena tra Draco&Herm, anche se è un po’ povera di particolari…
Spero
sia lo stesso anche per questo nuovo e 21° capitolo, ciao e a presto! Nyssa
Lisanna Baston: essendo Herm un
personaggio tutto a se stante, è difficile ogni tanto renderlo vicino alla
gente comune, quindi il tuo commento mi ha fatto molto piacere, sono contenta
di essere riuscita a cogliere anche questo lato di lei che è il mio chara preferito. Ovviamente mi fa anche moltissimo piacere
sapere che la scena è stata resa bene nonostante la carenza di dettagli che vi
ho fornito, sono felicissima e grazie per tutti i complimenti che mi hai fatto!
Che
Draco sia un bel figliolo credo che ormai sia diventato un dogma quasi, forse
mi è uscito un po’ OC, spero non troppo, sennò poi diventa smielato e io ho un
debole per i ragazzi che non sono proprio tutto latte e miele…
La
scena di Pansy e Lavanda è stata una mia follia, non
sapevo quando far uscire questa cosa, però a quanto pare ci ho preso a metterla
in questo capitolo, meno male… Per quanto riguarda Ron
e Pansy, lo confesso, all’inizio ero scettica pure io
mentre scrivevo, ma poi mi sono detta: perché no? Proviamo! Insomma, un altro
esperimento dei miei… non so quindi come la farò finire, vedremo più avanti, a
me però, se Pansy non fosse così p****** piacerebbero
insieme…
Bene,
spero che ti sia piaciuto anche il mio nuovo capitolo, aspetto di sapere che ne
pensi, sono molto curiosa! Ciao e un bacio! Nyssa
potterina_88_: eh, credo di aver frustrato le aspettative
di tutti lasciandovi aspettare ben 20 cappy prima che
succedesse qualcosa e poi buttando tutto assieme in solo 2 la loro notte e quel
che ne segue… forse ho esagerato con i tempi, spero solo di non aver fatto
disastri come mio solito…
Come
hai visto, si è riscattato in questo 21° e finalmente quella zuccona può
credere davvero che non fosse solo un’illusione sua, ma c’era davvero qualcosa,
sotto certi aspetti Herm è un po’ tarda o, se
preferisci, non vuole farsi del male, a costo di starci peggio, risultato, sta
male comunque, meno male che non ho fatto Draco troppo cattivo e ce l’ho
mandato davvero a cercarla, sennò sai che piste cominciava… però stava di fatto
che Hermione era innamorata e lo sapeva e forse lui lo era senza saperlo
davvero fino alla mattina, o forse finchè lei non gli
ha toccato la mano, cmq aveva ancora bisogno di
riassestare le idee.
Stranamente
non è ricorso alle crisi, per una volta, e questo fa felice anche me, anche se
forse il cappy che vi ho propinato è moooooolto peggio XD.
Spero
che ti piaccia ugualmente, quindi aspetto di sapere cosa ne pensi in modo da
saziare la mia curiosità.
Ciao
e un bacione! Nyssa
chibi_elyon:ops, scusa, non
volevo certo ucciderti così su due piedi! Scusascusascusa….
Mi dispiace tanto, lo so che sono stata un po’ improvvisa e sventata, però mi
sembrava che ci stesse così bene, anche se fino a cinque minuti prima non era
successo quasi niente… mi perdoni, vero? Non voglio perdere una cara recensitrice come te… però tutto quello che hai detto,
anche se non ha proprio giovato alla tua salute, è stato un toccasana per il
mio spirito, sono contenta che la tensione sia stata palpabile, anche se forse
ho un po’ esagerato :P
Ahahah, beh, potevi star tranquilla, non avevo intenzione di tirarla
fino all’epilogo, per il sequel, invece, ci sto
pensando, ma forse prima posterò qualcos’altro, ogni tanto mi aiuta staccare
con un personaggio, trattarne un altro e poi ricominciare, chissà, magari
ottengo qualche risultato migliore…
Sono
felice che le scene meno serie, come quella con Blaise
e la litigata di Lavanda ti siano comunque piaciute, forse erano un po’ fuori
posto, però…
Va
bene, la smetto sennò arrivo a domattina, ciao e dimmi che pensi di questo
nuovo capitolo, io aspetto in ansia! Un bacione! Nyssa
Premessa: finalmente nello scorso capitolo, è successo qualcosa
Premessa: finalmente nello scorso capitolo, è
successo qualcosa. Fiuuuu, meno male, sono contenta
anche io di essermi levata quel peso, adesso so cosa scrivere quando vorrò fare
una scenetta pseudo romantica.
Da
questo in poi… ehehe, beh, vi lascio alla lettura,
forse è meglio se ne parliamo dopo…
Smile
Nyssa
***
…ed
era scomparso…
Un
istante e quello dopo di lui non rimaneva che il mantello fradicio sul
pavimento.
Hermione
guardò sconcertata quella scena: le aveva detto di volerle rivelare il suo segreto,
ma quale era?
Per
l’invisibilità c’erano incantesimi e pozioni a bizzeffe, di che si trattava?
Si
avvicinò furtiva al pastrano ora a terra che sgocciolava sull’antico parquet e
vide che qualcosa si muoveva.
Rapida,
prese tra le braccia il paltò nero e solo allora scoprì tra le pieghe qualcosa
che mai e poi mai avrebbe immaginato: un gatto.
Per
tutte le cavallette! Draco malfoy era un animagus!
Scostò
ancora e lo vide, mentre teneva in braccio il tutto, un gatto bianco dall’aria
aristocratica che si grattava un orecchio scuotendo la testa e osservandola con
due profondi occhi grigi.
Sorrise
alla bestiola mentre appoggiava davanti al camino il soprabito e lo accarezzò
sulla testa come faceva con Grattastinchi, c’era
davvero da ridere!
L’istante
successivo Malfoy ritornò a forma umana e si scompigliò i capelli
-E così sei un animagus – commentò lei sorridendo
-Già e sono
pure allergico ai gatti
Beh,
a quel punto trattenere una risata era impossibile… Draco Malfoy diventava un
gatto ed era allergico a se stesso, roba da riderci dietro un mese e forse di
più.
Per
confermare la cosa, il biondo starnutì e storse il naso di famiglia al
percepire ancora qualche pelo bianco dei suoi.
-Beh, a questo
punto sei pronto per fare la conoscenza di Grattastinchi…
- disse lei continuando a ridere mentre lui la guardava storto, ma non ce la
faceva proprio a trattenersi
-Se ti
riferisci a quel sacco di pulci del colore dei capelli di Weasel,
lo conosco già, grazie
-E dire che vi
avrei visti così bene insieme – sorrise lei cercando per la sua stanza il gatto
-Tanto per
inciso, Granger, sono un maschio anche quando mi trasformo – precisò lui
levando gli ultimi pelucchi dalla giacca e
scaldandosi di fronte al camino
-…e io che
credevo che ti saresti trasformato in un furetto – ammise lei asciugandosi le
lacrime che le erano venute per il troppo ridere
-Spiritosa –
brontolò lui gettando altra legna tra le fiamme
-Beh, confesso
che non so proprio se prendere questa notizia bene o male… da una parte tutti
gli animagus sono registrati e tu non lo sei – ammise
– ma dall’altra mi sono fatta tanto di quel ridere che… - e ricominciò a
ridacchiare
-A parte Rita Skeeter e mio padre e…
-Tuo padre? –
chiese sorpresa
-Tutti i Malfoy
diventano animagus piuttosto presto, ma è una cosa
che non mi piace…
-Fammi
indovinare, in cosa si trasforma Lucius… un serpente?
-Azzeccato, per
la precisione in un cobra albino e non nego che sia parecchio velenoso
-Chissà perché
ma la cosa non mi sorprende
-Anche mia
madre è un animagus
-Sul serio?
-Sì, come le
sue sorelle
-Anche Bellatrix e Andromeda?
-Non te
l’avevano detto? – lei scosse la testa – mia madre diventa una mangusta, tanto
per restare in argomento, Bellatrix è un corvo e Andromeda un germano reale…
-Come mai
nessuno lo sa?
-Lo tengono
segreto, ma la maggior parte delle famiglie purosangue è in grado di diventare animagus, a parte qualcuno, certo.
Hermione
gli tolse l’ennesimo filo bianco dal nero del vestito.
Qualcuno
bussò alla porta
-Herm, ci sei?
Domandò
la voce di Harry mentre bussava tre volte come suo solito; lo sguardo allarmato
della mora vagò per la stanza disseminata della presenza del biondo.
Aprì
l’anta dell’armadio con l’intenzione di chiudercelo dentro quando si ricordò di
aver stipato il piano basso del guardaroba di alcuni volumi presi in prestito e
di quelli che i suoi genitori le avevano inviato per Natale, di conseguenza non
c’era posto: vi infilò in malo modo il mantello ancora un po’ bagnato e
controllò nuovamente lo stato della stanza
-Arrivo,
aspetta che mi vesto – disse all’indirizzo di Harry – svelto, trasformati! –
disse poi rivolta al biondo
-Ehi, guarda
che non me ne importa niente se Potty mi vede qui! –
si arrabbiò lui
-Ma a me sì,
quindi o ti trasformi o ti caccio dalla finestra
Sbuffando
sonoramente, lo Slytherin si concentrò e si
ritrasformò in un gattino sistemandosi sul letto sfatto di lei.
Annusò
il cuscino che odorava di borotalco e del profumo dei suoi capelli e… di
lacrime.
Doveva
aver pianto tutto il pomeriggio, quella stupida, tutto perché era innamorata di
lui…
Aveva
ragione lei quando diceva che tra tutti gli idioti era andata a prendere il
peggiore di tutti.
Nel
frattempo l’oggetto dei suoi pensieri stava raccogliendo la bacchetta,
cancellando le ultime tracce e sbloccando silenziosamente la serratura della
porta.
-Vieni! – disse
poi sistemandosi e cercando di coprire il gatto
Harry
entrò guardandosi attorno
-Come mai avevi
chiuso la porta? – domandò studiando l’ambiente caldo e tranquillo
-Ehm, ieri sera
Finnigan è entrato mentre dormivo che era ubriaco e
mi ha fatto trovare uno spavento…
Balla
inventata sul momento facilmente interpretabile per la verità visto che Seamus era parecchio incline all’alcool e, senza dubbio,
quella sera non si era risparmiato una bella bevuta
-Sta giusto in
sala comune a tossire come una seppia e a vomitare tutto quel che ha mangiato
da Natale ad oggi – annunciò Harry – ma non sei uscita oggi? – lei scosse la
testa
-Ho dormito
fino a tardi e poi ho studiato fino a un’ora fa, mi sono completamente
dimenticata di sbloccare la porta
Il
moro annuì mentre adocchiava due o tre macchioline d’acqua sul pavimento che
portavano dal caminetto all’armadio.
Si
sistemò sulla poltrona dove si sedeva di consueto, ma neppure il tempo di
appoggiarvisi che notò il gatto nascosto dietro di lei
-E quella
bestia? – domandò indicando l’animaletto bianco che lo squadrò truce
Si
alzò e andò vicino al letto dove era seduta Hermione
-Ah, era
assieme a Grattastinchi, deve essere la sua
“fidanzata” – sparò sul momento, Harry la guardò scettico
-Herm, io te lo voglio dire, ma questo mi sembra
più un maschio…
La
Caposcuola finse di rimanere interdetta senza scoppiare a ridere al ricordo
della battuta che aveva fatto il biondo
-Controlliamo –
propose Harry, ma Malfoy, per niente incline a farsi esaminare dallo Sfregiato
in persona, neppure fosse stato una bella donna, cominciò a digrignare i denti
e sfoderare gli artigli
-Da come soffia
– annunciò il bambino sopravvissuto – potrebbe essere l’animaletto di Malferret
Hermione
rise e finse di rabbonire il gatto che, scagliando l’ennesima occhiataccia al grifondoro, si era messo a fingere di leccarsi il pelo,
peccato solo che la sua allergia gli stesse provocando starnuti per niente
adatti
-E adesso che
cos’ha? – chiese ancora quell’impiccione di Potter
-Avrà mangiato
una palla di pelo – propose la mora facendogli un grattino dietro l’orecchio
che Draco apprezzò
Tanto
per peggiorare la scena, Grattastinchi comparve da
dietro il comò e studiò l’altro abitante animale, andando ad annusarlo.
Malfoy
decise che, tornato normale, avrebbe schiantato quella bestiaccia pulciosa.
-Non vedo l’ora
che abbia i gattini – aggiunse Hermione cercando di smorzare la situazione
beccandosi un’occhiata risentita da Malfoy-gatto e da
Harry
-Sarà ma io
dico che è un maschio
-Ma no, aspetta
i gattini! – aggiunse col tono più smielato possibile
Già
che c’era, per complicare ulteriormente la scena, Draco si stiracchiò andando
ad appoggiarsi sul grembo di lei e lanciando occhiate superiorità al suo rivale
di sempre dall’alto delle braccia della Caposcuola
-Questo gatto
non mi piace per niente – ammise Harry
-Oh, andiamo,
mi sembri Ron quando Grattastinchi
ha provato a mangiare Crosta
-Se l’avesse
fatto non sarebbe stato male – e gli altri due annuirono convinti
-A proposito,
che fine ha fatto Ronald?
-Ho dato
un’occhiata alla stanza delle necessità, credo che sia lì dentro assieme alla Parkinson – Malfoy-gatto ghignò –
certo che quella ragazza ha qualche tara mentale… prima va col biondastro, poi
diventa amica di Lavanda, fanno comunella e poi si dissocia, le ruba il
ragazzo, la umilia al ballo e se ne va con Ron… io
proprio non la capisco
La
compagna si limitò ad alzare le spalle condividendo completamente il suo punto
di vista.
-E Daphne e
Neville? – chiese lei
-Ieri sera dopo
il ballo se ne sono stati tutta la notte davanti al fuoco, due gran signori –
altro ghigno da parte del sempre meno convincente gatto – non li hai visti
quando sei tornata? – domandò a tradimento il bambino sopravvissuto
Hermione
arrossì ricordando che, quella notte, non è che avesse messo tanto piede nella
sua stanza, non era neppure tornata al grifondoro!
Ovviamente,
dire a Harry di aver trascorso una notte passionale tra le braccia del furetto
era completamente fuori discussione, sperava solo che Potter, col suo solito
sesto senso, non lo scoprisse da solo prima dei suoi tempi biblici (molto
probabile, soprattutto se glielo avesse detto Malfoy stesso).
-No, ero mezza
addormentata e ho dovuto mettere a posto un paio di pasticci al Corvonero e Colin che se non si
calma lo citano per violazione della privacy
-Quel bambino è
un problema… povera Herm, ti hanno fatto lavorare
perfino a Capodanno…
E
le mise una mano sulla testa accarezzandogliela mentre lei arrossiva e il gatto
minacciava piani omicidi
-E te e Ginny? – indagò lei sollevando le sopracciglia
Herry la guardò: era il caso di dirle che lui e Ginevra avevano
passato la notte in camera sua e, di conseguenza, sapeva perfettamente che non
era tornata?
Bel
dilemma… la parola d’ordine, comunque, era tergiversare all’infinito: se lei
non voleva parlarne lui non l’avrebbe forzata.
-Tutto a posto…
ieri sera era fantastica! – esclamò con enfasi lanciandosi in una minuziosa
descrizione dell’abito della rossa che, per altro, aveva tenuto assai poco
indosso
Hermione
annuì e ascoltò la completa descrizione del vestiario della sua migliore amica.
Quando
ebbe terminato, Harry si alzò e la salutò, richiudendosi la porta alle spalle.
Hermione
tirò un sospiro di sollievo sentendo scattare la serratura e si affrettò a
sigillarla di nuovo mentre Draco, tra uno starnuto e l’altro, era ora seduto a
gambe larghe sul suo letto con tanto di camicia sbottonata e capelli sugli
occhi.
Più
preoccupata per i suoi libri che per l’abbigliamento succinto di Malferret in posa provocante sul suo letto, si affrettò ad
andare a togliere il mantello prima che l’acqua di cui era ancora impregnato
rovinasse irrimediabilmente i suoi volumi babbani.
-Ti preoccupi
più per quei maledetti libri che per me – brontolò il biondo mentre si toglieva
nuovi peli bianchi d’in dosso.
Hermione
non rispose, ma gli rivolse un caldo sorriso mentre rimetteva il mantello
davanti al fuoco e controllava l’integrità dei suoi averi.
E
Draco pensò che se non avesse potuto averla vicino almeno un istante nella sua
giornata, ne sarebbe morto.
-Senti un po’,
Granger – cominciò lui con avventatezza – ma a questo punto io e te stiamo
insieme?
Hermione
si voltò verso di lui e lo squadrò interrogativamente, ma dentro di lei seppe
che doveva stare attenta a quel che avrebbe detto perché il suo cuore
necessitava di una risposta, presto, subito!
-Tu che dici? –
domandò con apprensione cercando di non lasciar trasparire le sue vere
emozioni, Draco, comunque, se ne accorse ugualmente e un po’ se ne sentì felice
per essere così importante per lei
-Dico che non
ho mai accettato di stare assieme ad una persona solo perché ci ho passato la
notte assieme… - il cuore di Hermione perso un colpo mentre i suoi occhi erano
ormai prossimi alle lacrime: era stato brutale – ma… credo che tra noi ci sia
qualcosa di più che una notte insieme – aggiunse – probabilmente non sarebbe
successo se non ci fosse stato niente…
Gli
occhi dorati di lei brillarono quando lui pronunciò le parole “credo che tra
noi ci sia qualcosa di più che una notte insieme” e se ne sentì fiera, c’era
dell’altro, molto altro, l’avevano ammesso entrambi.
-Quindi forse
per una volta posso fare un’eccezione – ammise il biondo allungandosi sul suo
letto
-Dunque devo
considerarmi la tua ragazza? – chiese circospetta lei notando il sorriso che
aleggiava sulle labbra di lui
-Devi, Granger?
– chiese – no, non “devi”, ma “vuoi”…
Hermione
gli sorrise e gli lanciò le braccia al collo mentre lui cercava di dominarsi.
Le
aveva detto che c’era dell’altro tra di loro ed era vero, quindi non era il
caso di lasciarle intendere che, invece, volesse solo una storia di sesso.
Anche
perché lei sarebbe scappata a gambe levate.
-Draco – disse
piano la mora mentre lui le accarezzava la schiena stando ancora abbracciati –
sei proprio sicuro di voler stare con me?
Dopotutto
glielo doveva, quando avevano fatto l’amore, lui le aveva dato la possibilità
di andarsene, di smettere, se avesse voluto, non desiderava che lui le facesse
quella proposta così impegnativa e non avesse via di fuga, un po’ quel discorso
lei l’aveva indotto, era giusto farlo scappare se avesse voluto.
-Granger… -
disse lui prima che le dita di lei si posassero sulla bocca e la chiudessero
-Hermione –
disse piano la mora
-Hermione… -
ricominciò il biondo – mettila così, se non avessi voluto stare con te, non
sarei neppure venuto a letto con te… c’è pieno di ragazze che avrebbero potuto
starsene lì, che credi? Però tu sei speciale e per te ho fatto una follia,
lasciamela fare fino in fondo, non è da me andare a letto con Hermione Granger,
desiderare che non scappi, andarla a cercare col tempo che è, dirle quel che ho
detto, - e arrossì un poco – e poi chiederle di diventare la mia ragazza.
Lei
sorrise
-Te lo dovevo –
ammise – tu mi avrei fatta scappare se avessi voluto, dovevo farlo anche io…
-Sei troppo
altruista – bofonchiò lui sedendosi sul letto con lei in braccio
-Ma una condizione
devo metterla – disse poco dopo lei – non sono una “puttana” – lui la studiò
alzando un sopracciglio
-Tu una
puttana? Credevo che fosse un dato di fatto – constatò
-Non scherzare!
-Lo so che
intendi, ma che credi – sbuffò il Principe delle Serpi – non preoccuparti, non
ti assillerò troppo con quella storia
-…forse anche
te sei troppo altruista – ammise la ragazza e lui sorrise prima di baciarla
***
Erano
le dieci del mattino ed era il 2 gennaio dell’anno nuovo.
La
scuola era ancora silenziosa e solitaria e a quell’ora del mattino la maggior
parte degli studenti si trovava ancora fagocitata dalle calde coperte dei loro
letti sognando una nuova festa dell’eclissi.
Il
tavolo sotto la finestra della biblioteca era occupato da una pila di
voluminosi tomi vetusti in precario equilibrio che circondavano una lunga
pergamena scritta fitta di nero.
La
bibliotecaria, madama Pince, abbassò gli occhiali e guardò il tavolo ingombro,
l’unico occupato. Sorrise e tornò a dedicarsi all’elenco dei prestiti che non
tornava mai.
Hermione
Granger stava tra gli alti scaffali del reparto biografie alla ricerca di
qualche informazione sull’”Evangelista Oscura”, aveva deciso di dedicarsi a
quell’operazione di prima mattina in modo da non avere curiosi e rompiscatole
attorno, anche se era poco probabile che qualche coraggioso studente si
avventurasse fino nel regno dei libri.
Appollaiata
sulla scala che le dava accesso ai ripiani dal settimo in poi, stava
consultando un vecchio tomo, prese la bacchetta e lo spedì al tavolo mentre si
occupava del suo vicino.
Le
informazioni su Evangeline erano curiosamente poche e
frammentate nonostante fosse stato un personaggio assai potente e famoso.
Cercò
invano anche qualcosa su Zachariah Black e sulla
famiglia in genere e altre informazioni, per finire, si dedicò al libro
“Oggetti di Hogwarts”; Draco le aveva detto che il
medaglione che Temperance Black portava al collo gli
ricordava qualcosa, ma al momento non riusciva a rammentare di che si
trattasse, così, tra una ricerca e l’altra, aveva deciso di dedicarsi anche a
quella.
Scivolando
giù dai pioli con l’ultimo libro in mano, passò davanti al banco del prestito,
dove la bibliotecaria le lanciò un’occhiata orgogliosa e proseguì verso il
tavolo.
Si
sedette sulla sedia e rilesse quello che aveva già trovato circa EvangelineMcDowell
Evangeline Anastasia KittyMcDowell, conosciuta anche con i nomi di
“Evangelista Oscura”, “Doll Master” e
“Marionettista”;
Sconosciuta la data della
nascita, ma si presume, stando a sue stesse indicazioni, risalente a circa 1500
anni fa, quindi intorno all’anno 1000, tempo in cui imperversava la caccia alle
streghe.
La sua crescita fisica è stata
bloccata all’età di 15-16 anni e la sua trasformazione in un essere umano
adulto assorbe notevole energia, la sua forza è comunque concentrata nel suo
stadio primo che pochi hanno visto.
Si sa che è stata morsa da un
vampiro di stirpe quando era molto giovane e, quindi, è diventata anch’essa
vampira di stirpe.
Caratteristiche dei vampiri
di stirpe:
-Immortalità: a differenza degli altri
vampiri comuni, i vampiri di stirpe non possono esse uccisi attraverso
l’utilizzo di croci, che non hanno effetto su di loro, lo stesso vale per aglio
e altre credenze popolari che, in genere, sortiscono effetti solo sui
mezzi-vampiri (nati dall’unione tra un vampiro non di stirpe e un umano).
-Poteri magici molto sviluppati (nel suo
caso, si presume anche che fosse una maga, quindi è da prendere in
considerazione anche l’ipotesi che i poteri di un vampiro di stirpe si siano
sommati ai suoi).
-Capacità di risorgere: se gravemente feriti,
in maniera anche mortale, sono in grado di curare all’istante le loro ferite o
di risorgere (utilizzo scorretto del termine visto che non possono morire).
Questo porta ad una liberazione della furia distruttrice del vampiro stesso e
ad un odio accanito contro chi l’ha ferito.
-Capacità di generare altri vampiri: i
vampiri di stirpe sono in larga misura sterili, devono quindi ricorrere altri
mezzi per continuare la loro casata, alla quale sono molto legati.
Il
loro morso può essere mortale.
vSe il morso avviene durante una notte di
luna piena e il vampiro si trova alla sua forma prima, allora si genererà un
nuovo vampiro di stirpe con tutte le caratteristiche di cui sopra.
vNel caso in cui il morso avvenga in una notte
senza luna piena o nel caso in cui il vampiro si trovi al suo stato di
metamorfosi, allora si genererà un vampiro, ma non di stirpe (Cfr. Vampiri non di stirpe).
vNel caso in cui in cielo non ci sia la luna,
non si può prevedere l’esito che potrebbe generare un vampiro di stirpe, un
vampiro semplice, lasciare l’essere umano o il mago intatto oppure ancora
creare quella che si chiama Metamorfosi Temporale, ovvero l’essere umano si
trasforma in vampiro solo nelle notti di luna piena (Cfr.
processo di trasformazione dei lupi mannari), in quest’ultimo caso, la parte
dominante dell’essere umano avrà il sopravvento, perciò le caratteristiche dei
vampiri emergeranno solo in quella specifica notte, per altro, l’essere umano è
mortale, fertile e non genererà altri vampiri.
Note
specifiche: nel caso in cui un vampiro morda una donna
in stato interessante, ci sono alte probabilità che il figlio di questa sia un
essere umano soggetto a Metamorfosi Temporale.
Storia
dell’Evangelista Oscura: la sua presenza è riscontrata in molti
documenti dell’epoca dall’anno 1100
in poi, le sue apparizioni non sono continue, ma
caratterizzate dalla manipolazione degli esseri umani tramite i suoi grandi
poteri.
Si è a conoscenza di un
notevole numero di processi per stregoneria istituiti dalla Santa Inquisizione
e da altre forme di repressione della magia maligna.
Le sue apparizioni più
importanti sono ricordate intorno all’anno 1325,
1700, intorno al 1960, quest’ultima è stata combattuta dal’AurorZachariah Black.
Dopo di allora, non si hanno
sue notizie
Nota: è
entrata nella squadra creata da Zachariah Black di
grandi maghi e streghe contro i mangiamorte, era
composta da:
Zachariah
Black (a capo di una sezione speciale)
RemusLupin (stato insegnante di Difesa contro le arti oscure)
EvangelineMcDowell (Evangelista Oscura,
sconfitta da Zachariah)
Sirius
Black (al tempo rinchiuso nella prigione di Azkaban
per l’assassinio dei coniugi Potter)
Altri personaggi non
specificati
(Note tratte dal racconto di Evangeline stessa)
Beh,
non si poteva certo dire che le informazioni fossero esaurienti, visto e
considerato che la maggior parte del lavoro riguardava la ricerca sui vampiri
di stirpe…
-Ehilà, ciao! –
esclamò una voce femminile facendola sobbalzare
Tenendosi
una mano al petto e sentendo sotto la stoffa il martellare del cuore, alzò gli
occhi sul suo interlocutore, o meglio, sulla sua interlocutrice.
Monica
ZabiniLandor era seduta di
fronte a lei e la guardava stupita e sorridente.
Come
aveva fatto?
Era
riuscita ad avvicinarsi senza che se ne accorgesse!
-Ciao, scusa ma
non ti avevo visto, ero soprappensiero…
Ammise
restituendole il sorriso
-Lo vedo…
sempre alla ricerca di quel Black? – chiese adocchiando il foglio, la
Caposcuola annuì
Monica
rimase un istante in silenzio mentre la osservava sbattendo gli occhi come
sorpresa
-Qualcosa non
va? – le domandò Hermione ripiegando il rotolo e spostando la penna rossa e oro
che le aveva regalato Malfoy
-C’è qualcosa
di strano in te – disse persa la sorella di Blaise –
è come se fosse cambiato qualcosa dall’ultima volta che ti ho vista…
Hermione
la fissò senza capire
-Non dirmi che
è quello… - mormorò ancora la mora mentre i suoi occhi blu scintillavano
divertiti – oh mamma, questo non me lo sarei aspettato, non così presto almeno!
La
ragazza la guardò come se le fosse spuntate le antenne
-Fammi
indovinare – domandò ridendo e avvicinando il volto a quello della riccia – sei
stata a letto con Malfoy… - sussurrò piano
Il
viso della grifondoro si tinse di varie gradazioni di
colore dal rosso vermiglio al viola prugna mentre tornava a sedersi sconvolta.
Lanciò
uno sguardo preoccupato all’altra che, a giudicare dalla sua reazione, doveva
aver perfettamente capito di aver fatto bingo.
-E’… così…
evidente – balbettò cercando di frenare il fremito del labbro e di riportare il
battito cardiaco ad un ritmo stabile
Monica
si limitò a ridere
-Draco aveva
ragione quando ha detto che sono arrivata vergine al matrimonio, è una cosa che
una come me nota… - ammise allungando le gambe fasciate in un paio di pantaloni
attillati a loro volta infilati dentro un paio di stivali
-E… gli altri?
– domandò preoccupata che qualcun altro potesse accorgersi di quel segreto
-Non l’avete
detto in giro, vero? – Hermione annuì – lo capisco, anche io e Ax avevamo gli stessi problemi al tempo…
-Dobbiamo
ancora mettere a posto le idee – spiegò lei – credo che nessuno di noi due
abbia mai pensato all’eventualità di…– Monica annuì
-Effettivamente
avete già creato sufficiente scompiglio al ballo presentandovi insieme –
constatò la maggiore delle gemelle – credo anche io che abbiate bisogno di
tenere un po’ di intimità – Hermione arrossì e annuì mentre l’altra le
sorrideva – sono molto contenta, siete andati contro il bel pensiero e ve ne
siete strafregati… e tu sei stata coraggiosa, non si
sa mai se darsi o no a Draco Malfoy, potresti sempre essere una delle tante
-È quel che
temo – ammise la Caposcuola
-Ma glielo
leggo in faccia che questa volta non è così… sai, quando era bambino Draco
veniva spesso a giocare da noi, si fermava a lungo perché suo padre non voleva
avere un bambino rompiscatole tra i piedi. Lo conosco come se fosse un altro
della famiglia e per me qualunque segreto ce l’ha scritto in faccia…
-Credo che sia
lo stesso anche per Blaise – Monica annuì
-Blaise gli è molto legato, credo che anche prima
di me, sia stato quello che ha capito più di tutti quanto era solo, ma più di
tanto non può fare un amico, ci sono voluti diciotto anni e una ragazza come te
a rimetterlo un po’ in riga… beata pazienza, mi sento vecchia!
La
grifondoro sorrise
-Che altro cerchi
oltre ai Black? – domandò ancora l’ex serpeverde
adocchiano la parola “vampiro”
-Vampiri –
rispose la mora
-Se ti serve
qualche informazione, chiedi pure ad Ax, ne sa
parecchio di queste cose e ha senz’altro studiato più di me – aggiunse tirando biricchinamente fuori la lingua
-Credevo che
partiste – confidò la Granger
-Naaa, lasciamo che Riri
e Charlie vadano a farsi fare una bella paternale da
mamma Molly e poi li portiamo in qualche posto in
viaggio di nozze, non permetterò certo a quel Pel-di-Carota
di portarla in quel postaccio di Romania col freddo che c’è d’inverno!
-E voi?
-Rimaniamo
ancora un po’, poi quando iniziano le lezioni leviamo le tende, brutti ricordi
– ammise sempre con aria scherzosa – credo di essere stata la studentessa più
dispettosa della storia della scuola, Ax ha ragione
quando dice che sono una teppista
-Avete l’anima
degli avventurieri – specificò la riccia
-Già, alla fine
siamo riusciti a trovarci – confermò – dai, vieni che vado a rompere un po’ le
scatole a mio marito, mi diverto sempre un sacco…
Hermione
lasciò i libri all’impiegata in modo che facesse il prestito e prendendo con sé
solo il necessario, s’incamminò assieme alla bella sorella di Blaise lungo i corridoi della millenaria Hogwarts.
***
-E’ sempre
bello tornare a scuola dopo così tanto tempo – confermò Monica mentre si
dirigevano verso il loro alloggio al primo piano ed Hermione pensò di nuovo chi
abitasse alla Torre Nord, per caso Ransie? – però si
vive dall’altra parte, per una volta, niente compiti e altre incombenze, niente
professori che ti fanno la predica e la Cooman che
viene a dirmi che come veggente non valgo una fava – continuò ancora la Zabini
-E’ la sua
battuta standard – ammise tristemente la grifoncina –
lo diceva sempre anche a me prima che abbandonassi le sue lezioni
-Credo che tu
abbia fatto bene, è una materia inutile – e l’altra confermò – coraggio –
aggiunse poi – ragguagliami un po’ sui progressi delle vostre ricerche
-Non c’è molto
– scosse tristemente il capo – abbiamo scoperto che questo Zachariah
è un Auror ed è il figlio illegittimo di Orion Black e di una babbana che
si chiama Lachesi
-Curioso,
proprio Orion con le sue fissazioni per i babbani – studiò pensierosa la moglie di Axel
-È quello che
pensano tutti
-È sposato? Ha
figli?
-Sì, aveva una
moglie che è morta a gennaio, si chiamava BryannaSimmons – e Monica si fermò per il corridoio studiando la
ragazza che nel frattempo le raccontava – si sa che ha anche due figli, uno
l’hai conosciuto, è Seraphin, è l’altra è sua sorella
maggiore, Ransie
-Ransie Black? – chiese stupita Monica – Temperance Black DeLaci?
-La conosci? –
domandò incredula l’altra
-Certo che sì!
Eravamo a scuola insieme, ha la mia età ed era la mia migliore amica! Stava a Corvonero, mi ricordo perfettamente
-E che ne è
stato di lei? – chiese ancora incalzante
-Lei… -
cominciò Monica sbuffando per levarsi i capelli neri dagli occhi – lei… lei è
lì!
Gridò
poi indicando in fondo al corridoio una figura vestita di bianco e con lunghi
capelli neri sciolti sulla schiena
-Ransie! – gridò quasi correndo dalla sua amica di
un tempo
-Moni? – domandò circospetta la tizia voltando la
testa verso la provenienza della voce e guardando la signora Landor
con due cangianti occhi cerulei
Inseguendo
la figlia di Indiana Jones alla riscossa, Hermione la
raggiunse mentre teneva le mani di Ransie.
Respirando
affannosamente, la Caposcuola spostò lo sguardo sulla giovane donna e rimase a
bocca aperta
-Ma lei non è Temperance Black! – esclamò alla fine mentre la sconosciuta
osservava la figura appena giunta con aria interrogativa
-Come, lei E’ Ransie Black! Te lo assicuro, eravamo a scuola insieme… -
aggiunse poi stringendole le mani Monica
-Ma io ho
conosciuto Ransie Black – ribadì Hermione – ed era
cieca! E aveva i capelli marroni! Diceva proprio di chiamarsi Ransie Black, era qui a scuola, ve lo assicuro!
La
sconosciuta dagli occhi azzurri studiò la ragazza
-Lei è Hermione
Granger - la
presentò Monica
-Herm, questa è Temperance
Black e te lo potrei giurare
-Ma allora chi
è quella che ho incontrato io qualche giorno prima di Capodanno? – si domandò a
voce alta
-Hai detto che
è cieca e ha i capelli castani? – indagò la nuova Temperance
Black
-Sì, certo –
confermò
-Non vorrei
dire una stupidaggine ma… credo che sia Rowena. –
Monica si lasciò sfuggire un’esclamazione di stupore studiando sconvolta la sua
amica di scuola
-Rowena è qui a scuola? – chiese ancora la maggiore
delle sorelle Zabini – credevo che vivesse nel mondo babbano – Ransie scosse il capo
senza saper dare una risposta
-Chi è questa “Rowena”? – chiese sospettosa la Granger
-Mia zia – fu
lo stringato commento della donna dai capelli neri
Sollevando
gli occhi dorati su di lei, la Gryffindor la studiò,
scettica, era una bella donna e assomigliava in maniera impressionante a Seraphin, effettivamente se si fosse dovuto giocare per
analogia, probabilmente questa sarebbe potuta sembrare quella vera. Lo
sguardo si abbassò finché non si fermò sul ventre rigonfio, teso, come quello
di una donna incinta.
E
Fin aveva detto che sua sorella aspettava un bambino, quindi, a rigor di logica,
questa doveva essere Temperance e l’altra Rowena, ma Rowena chi?
-Credevo che Zachariah non avesse fratelli o sorelle oltre a Sirius e Regulus – specificò
ancora la mora mentre lo sguardo interrogativo di Ransie
la studiava
-Conosci mio
padre? – chiese speranzosa
-No, però
abbiamo fatto qualche ricerca per via di Seraphin
-Fin è qui a
scuola? – domandò ancora, agitata, l’amica di Monica
-Sì
-Sia lodato il
Cielo, meno male che è salvo…
-Hai un
fratello? – s’informò ancora la signora ZabiniLandor
-Già, è nato un
anno dopo che abbiamo terminato gli studi…
-Per questo non
l’ho riconosciuto
-Adesso se ne
sta occupando Evangeline – proseguì ancora la ragazza
-Eva è a
scuola?
-Sì
-Allora per la
prima volta dopo tanti mesi posso stare tranquilla – aggiunse la quasi sconosciuta
con un sospiro di sollievo
-Ma alla fine
chi è Rowena?
-È una storia
un po’ lunga… - ammise Temperance arrossendo
leggermente – e non credo che questo sia il posto migliore per parlarne
-Giusto! –
incalzò la voce di Silente che comparve nel corridoio in mezzo alla riunione di
donne – credo che sia giunto il momento che la signorina Granger
e il signor Malfoy vedano ripagati i loro sforzi e abbiano queste sacrosante
informazioni. Per favore, signorina Granger, chiami il signor Potter e il
Caposcuola di Serpeverde
Annuendo,
Hermione scomparve oltre il colonnato a velocità supersonica, più che mai
curiosa di sapere il prima possibile che diavolo fosse questa storia.
-E voi, mie
care signore – aggiunse all’indirizzo delle altre due – venite pure con me – e
le scortò verso l’ufficio
***
Hermione
volò giù dalle scale e quasi travolse Daphne e Ginny
che erano a chiacchierare per i corridoi
-Daphne, ho un
favore da chiederti – disse all’indirizzo della bionda – puoi andare a
chiamarmi Malferret? Silente lo vuole nel suo ufficio
Preoccupata,
la bionda annuì scomparendo giù per le scale che conducevano al seminterrato
-Ginny, mi serve anche Harry
-È accaduto
qualcosa di grave? – domandò preoccupata la rossa
-No
-Hanno per caso
di nuovo combinato qualcosa – Hermione scosse il capo – va bene, volo
E
a sua volta scomparve oltre la rampa che conduceva alla Torre.
***
Un
quarto d’ora e molte lamentele dopo, Hermione, Harry e Draco stavano di fronte
alla porta dell’ufficio di Silente in attesa di entrare e conoscere un pezzo
della verità.
Harry
fece un passo avanti e bussò discretamente mentre il biondo prendeva
fugacemente la mano della sua Regina dei Gryffindor e
le faceva coraggio, ovviamente tutto alle spalle di Sfregiato che fece finta di
non notare quel gesto.
La
porta si aprì e li introdusse nello studio del loro rettore, stranamente
sovraffollato.
Il
vecchio mago stava seduto nella sua consueta poltrona con le mani intrecciate
in grembo e dietro di lui, in piedi e preoccupata, era la professoressa McGranitt.
Sulle
varie poltrone disponibili erano sistemati AxelLandor e la moglie, Temperance
Black e l’”altra” Ransie, quella che avevano
incontrato nel corridoio quella sera di qualche giorno prima.
Guardandosi
furtivamente attorno, i tre non trovarono traccia di Evangeline
-La signorina McDowell ci raggiungerà tra breve – annunciò severo il preside
indicando le tre sedie rimaste libere – e adesso, cominciamo a dipanare di fili
di questa intricata matassa.
Dopo
che si furono sistemati, i tre scrutarono nuovamente intorno a loro: i visi dei
due Auror, Monica e Axel,
erano curiosi quanto i loro, quelli di Temperance e
dell’altra tizia che dicevano si chiamasse Rowena, un
po’ preoccupati, anche se la seconda sfoggiava comunque quel sorriso triste che
aveva rivolto ai due studenti quando l’avevano incontrata.
-Mi dispiace di
avervi creato tanta confusione – ammise sinceramente dispiaciuta la donna dai
capelli marroni – evidentemente ero di nuovo vittima di una delle mie crisi.
-Lei –
specificò il preside – è RowenaAmariah
Black, la sorella di Zachariah Black
-Piacere –
aggiunse con un sorriso caldo Rowena
-Ora, so che
non avete trovato traccia di lei nei registri del Ministero – e Monica ed
Hermione arrossirono con aria colpevole – questo perché ufficialmente, negli
archivi della sezione 7.2, lei non è mai esistita
-Come mai? –
domandò timidamente Harry
-Vuoi dirglielo
tu, Row? – chiese dolcemente il preside alla donna
che annuì
-Come avrete
letto, mia madre era una babbana e mio padre un noto
rampollo del mondo magico – i tre annuirono, Axel e
Monica compresi – mio padre incontrò mia madre quando era stato a Londra appena
terminati gli studi. Mamma mi disse che si innamorarono e io voglio crederci. Orion, mio padre, tuttavia, era già promesso sposo di
un’altra ragazza
-Walburga Black
– terminò per lei Draco ricordando quell’orrido dipinto strillante e Potter gli
fu solidale
-Precisamente.
Io non sono venuta molte volte nel mondo magico e lo conosco poco, così come le
sue tradizioni, personalmente, l’ho visto solo durante le mie trance
-Quelle dopo, Rowena – la fermò Silente – prima raccontagli la storia
-Sì. Mia madre
al tempo era molto giovane, orfana, viveva insieme ad altre sue compagne e
lavorava. Si innamorò di mio padre e nacque mio fratello. Zachariah.
-Mio padre –
commentò Temperance
-I miei
continuarono a frequentarsi nonostante il fidanzamento di Orion
fosse praticamente ufficiale e fu così anche dopo il matrimonio di lui.
Nacquero Regulus e Sirius a
breve distanza, non credo ci fosse più di un anno l’uno dall’altro.
Harry
annuì, conoscendo le date di nascita dei due.
-A quel punto,
Walburga, mi ha raccontato mio fratello, scoprì dell’esistenza di mia madre,
anche se non quella di Zach, e impose a papà di non
tornare dalla mamma. La mamma mi disse che se non fosse stato innamorato l’avrebbe
fatto, ma loro due si chiamavano a vicenda. Fu una scappatella – aggiunse con
un sorriso – una volta sola e nacqui io. Papà non ha mai saputo di me, anche se
mamma mi ha dato il suo cognome e il nome che gli piaceva tanto…
-Mio padre
conosceva i suoi genitori e all’ultimo anno di Hogwarts
incontrò per la prima volta suo fratello Sirius
-Il mio padrino
conosceva il suo fratellastro? – domandò preoccupato il bambino sopravvissuto
-Sì, Harry, si
conoscevano e sapevano entrambi di essere parenti. Si assomigliavano molto
nell’aspetto.
-Papà entrò
negli Auror nonostante mio nonno non volesse – e a
Draco scappò quasi da ridere – incominciò la caccia ai mangiamorte
e molto giovane divenne capo di una delle divisioni speciali. Conobbe mia madre
e nacqui io.
-Io e Zach – cominciò Evangeline mentre
entrava dalla porta – ci siamo conosciuti prima di allora – e a qualcuno parve
di udire una nota di malinconia nella sua voce – lui era un mago potente,
riuscì a sconfiggermi. Entrai nella sua squadra, non ricordo neppure perché,
eravamo un gruppo affiatato, ci capivamo alla perfezione.
-Quando mio
padre lasciò la sezione speciale – continuò Ransie –
mia madre stava già molto male, mise al mondo mio fratello e fu un miracolo se
sopravvisse ancora qualche anno.
Quasi
tutti annuirono conoscendo un pezzo di quella storia dolorosa.
-A differenza
di mio fratello – precisò Rowena prendendo la parola
– io sono una maganò – e l’attenzione si spostò verso
di lei
-Questo non è
proprio esatto – aggiunse Silente lisciandosi la lunga barba bianca – tu
possiedi la “vista”
-Già, la
“vista” magica, ma non quella fisica – rispose risentita lei
-Ognuno ha i
suoi doni – terminò Albus Silente – ma forse è il
caso che tu racconti a tutti questi volenterosi ragazzi – e strizzò l’occhio ai
suoi studenti e poi anche ai due Landor piazzati sul
divanetto – che cos’è davvero la VISTA.
-Pensi che
siano pronti? – incominciò lei – dopotutto è un segreto che è rimasto nella mia
famiglia da più di quattro generazioni e forse neppure mio fratello conosce
-Credo che
siano pronti per sapere. – ammise il mago – e chissà che forse, tutti insieme,
non riusciamo a scoprire tutti i misteri che vi legano.
Rowena annuì e si raddrizzò sullo schienale.
-Quella che sto
per raccontarvi – precisò – è una storia antica e pericolosa che si sarebbe
dovuta dimenticare molto prima della mia nascita. Il destino ha voluto che così
non fosse, spero solo che sia stato per far del bene ad altri.
Tutti
annuirono, ma intanto lei non poteva vederli.
-Questa storia
– ripeté – inizia il 31 dicembre 1927.
***
Spazio Autrice: lo confesso, in questo cappy
mi sono lasciata un po’ rendere la mano e ci ho infilato una mezza scenetta
buffa nata da una discussione tra me e mio cugino che abbiamo avuto qualche
anno fa e che non era neppure tanto diversa da questa…
Allora…
finalmente qualche chiarimento su Temperance Black e
sulla sua incasinatissima famiglia, prima o poi vedrò di postare un albero
genealogico perbene, in modo che non dobbiate andare a spremervi le meningi su
chi è parente di che cosa, anche perché l’albero a cui mi sono ispirata io è
quello di Wikipedia e quindi abbastanza pieno di
gente, se volete darci un’occhiata, bastanza cercare
“famiglia black” sulla home dell’enciclopedia.
Bene,
alla fine s’è scoperto che Ransie non ha perso il
bambino, né è cieca, solo che… c’è tutta un’altra storia da scoprire, come
diceva Agata Christie.
A
questo punto penso che voi stessi non siate nelle condizioni migliori delle
mie, soprattutto perché bisogna dipanare per bene la matassa del titolo, Yarn, per la precisione, è il filato, il gomitolo, e quindi
mi sembrava una metafora carina per indicare tutta la serie di nodi, o meglio,
di grovigli, che sono venuti a mezzo in questo nuovo post.
Bene,
ormai siamo al 22° capitolo, quasi non ci credo, e dire che quando ero una
semplice lettrice mi domandavo come si facesse a fare una fic
così lunga, bene, adesso lo so.
Grazie
a tutti quelli che recensiscono, ciao!
chibi_elyon: mi fa piacere che tutto il mio tergiversare
sulla vicenda non abbia minato la tua salute, non avrei voluto perdere una
lettrice in una maniera così barbara…
Per
la minaccia, beh, strano ma vero ma non può che farmi piacere sapere che avrò
sempre almeno una recensitrice ^^
Sono
felice che tutta l’analisi dei sentimenti che ho fatto inconsciamente farei a
quei due ti sia piaciuta, le parti psicologiche sono molto belle da scrivere,
anche se la tentazione di attingere a piene mani dalle mie sensazioni è forte e
non devo lasciarmi andare troppo…
Beh,
ti ringrazio di non venire a frustarmi, anche perché ci penserà domani la mia
prof di mate che mi ha già programmato una bella interrogazione per vedere
“come me la cavo con” e non cito volgarmente i diecimila e uno argomenti che
sono certa mi chiedera…
Ok, adesso ti saluto, spero che ti piaccia il capitolo, un bacione!
Nyssa
PiccolaSerpe: mi fa molto piacere che sia così tanto
tempo che tu segui la mia storia e sono anche molto felice che tu abbia
lasciato un commento, spero che continuerai!
Sono
felice che con l’andare del tempo qualcuno si decida a dirmi che cosa ne pensi,
la mia natura eternamente curiosa non può che trarne giovamento e anche la mia ficcy.
Molto
bene, bando alle ciance e comincio subito con il ringraziarti per avermi detto
che “ti è tornata la voglia di innamorarti”, è una cosa che fa moltissimo
piacere sentire, quindi grazie per questo.
Sono
felicissima anche che gli ultimi due capitoli siano stati i migliori, me molto
orgogliosa, grazie tantissimo!
Spero
che a questo punto tu continui a leggere e mi auguro che prima della fine della
storia mi lascerai qualche altro commento… ciao e un bacio! Nyssa
Luana1985: sono molto d’accordo sul dire che
l’Hermione dei libri si sia persa nei film, io personalmente ero molto
affezionata al personaggio creato dalla Rowling
perché mi somigliava in tante cose e all’inizio dei film era così, poi però
l’hanno fatta diventare una modella quella povera ragazza, e che è? A conti
fatti, a Emma Watson ci assomiglio ancora meno che a
Daphne… per carità, bellissima ragazza, ma non è un po’ troppo bella? Se quella
è l’Hermione insignificante e mettesse piede a scuola, metà della popolazione
maschile avrebbe un infarto! Vabbè, mi lascio un po’
trasportare, ma sapere che non ero l’unica a pensarla così mi ha fatto piacere,
anche se niente può uguagliare sapere di aver riprodotto qualcosa di simile
all’originale, me molto felice *_*
Ahahaha, non credo che tu sia l’unica che vuole DRACO, penso che ci
sia la coda…
Ciao
e a presto! Nyssa
Lisanna Baston: non credevo di aver creato un capolavoro
simile da lasciare senza parole, wow, grazie mille davvero! Ovviamente però il
complimento più bello che mi hai fatto a dire che ti ha commossa perché mi sono
commossa anche io scrivendolo e sono felice che le emozioni che volevo
trasmettere siano arrivate anche a chi legge ^^
In questo capitolo,
come, forse, un po’ nei prossimi, il rapporto tra quei due passa leggermente in
secondo piano perché spunta una nuova vicenda da delucidare, spero che ti
piacciano comunque! Un bacio! Nyssa
Liuzza: ciao e benvenuta! Sono molto contenta che
la mia fic ti sia piaciuta tanto da leggere tutti
insieme gli ultimi cappy e sono felice anche che ti
abbia appassionata tanto da lasciare un commento, grazie! Questo capitolo della
dichiarazione è stato un vero colpo di testa, sono felice in ogni modo che sia
piaciuto, spero che sia lo stesso anche con questo nuovo! Aspetto di sapere che
cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa
Diddola: personalmente, io non riterrei una malata
solo perché vivi leggendo, e io allora? Mica posso darmi della malata da sola,
no no (non mi do della malata solo per puro e
semplice orgoglio, quindi forse quella da ricovero urgente sono proprio io…), i
libri sono un’invenzione speciale, meravigliosa, è bello leggerli, l’importante
è non confondere troppo la realtà e la storia raccontata, sennò poi si
cominciano a vedere elefanti che volano ecc, anche se temo che con le nuovo
leggi della fisica li vedremo molto presto ^^’’’
Anche io adoro
quella canzone (e sennò perché ce l’avresti messa? ndTutti).
Spero che ti
piaccia anche questo ventiduesimo capitolo, ciao e a presto! Nyssa
potterina_88_: eh già, il momento era giunto e quel che
doveva succedere è successo, anche se forse ho infranto qualche aspettativa con
quel capitolo di dichiarazione, magari immaginavate qualcosa di diverso da
quello che poi ho raccontato.
Ahahah, veramente non l’ho detto, ho lasciato a
frase in sospeso dicendo solo che era scomparso, quindi poteva essere qualunque
cosa, adesso in questo 22° cappy ho spiegato di che
si trattava, ma non avendolo detto, non preoccuparti, volevo lasciare un po’ di
suspance, anche se per questo ho rischiato la vita XD
Bene, spero che ti
sia piaciuto anche questo cappy, ciao e a aspetto di
sapere che cosa ne dici! Un bacione! Nyssa
Shavanna: penso che se IO uscissi con Malfoy mi
dovrebbero ricoverare d’urgenza alla neuro, batterei di sicuro quella poveretta
di Herm in quanto a paranoie, ma si sa, Draco Malfoy
è sempre lui, quindi…
Beh,
per questa volta ho salvato la pelle, se mi ammazzate però non posso più andare
avanti con gli aggiornamento :P vabbè, mi fa piacere
sapere che le mie emozioni di autrice siano perfettamente passate anche a voi
che leggete, sono molto soddisfatta e se non fosse che ho diecimila pasticci in
piedi oltre alla storia, la pianterei quasi lì, ma voglio finirla, pian pianino
ce la farò! Grazie di recensire tutte le volte! Tvb, Nyssa
-Questa
storia incomincia il 31 dicembre 1927 – annunciò ai presenti Rowena Black spostando su ciascuno i suoi occhi che non
potevano vedere.
-La
Vista, - continuò – è qualcosa che si tramanda da generazioni nella nostra
famiglia, una famiglia a cui voi non sapete che
appartengo… la chiamano la Maledizione delle Parche.
La
professoressa McGranitt, che era rimasta silenziosa fino ad allora,
emise qualcosa come un suono strozzato all’udire pronunciare quel nome e si
portò meccanicamente una mano alla bocca studiando lo sguardo vacuo della
sorella di Zachariah Black puntato su di lei: quella
donna non vedeva, eppure sembrava che leggesse i pensieri delle persone e,
certo, quelli della vicepreside dovevano essere assai preoccupanti vista l’aria
seria che assunse il volto della mora.
-Suppongo
voi conosciate Merope Gaunt – terminò ancora la cieca
riportando gli occhi sui presenti mentre tutti
trattenevano il fiato all’udire tanto liberamente il nome della madre di Tu-Sai-Chi. – Merope Gaunt –
specificò – era l’ultima discendente di SalazarSerpeverde e colei che ancora ne portava su di se i grandi
poteri.
È curioso – rifletté – che proprio a lei sia toccato in sorte il nome Merope… nell’antica mitologia
greca, Merope era una delle Pleiadi, per la precisione, la meno brillante
poiché l’unica, di tante sorelle, che aveva sposato un mortale. A quanto pare,
all’erede di Salazar era toccata in sorte la
maledizione del suo nome, si era innamorata di un babbano
qualsiasi, arrivando addirittura a dare la propria per il suo bambino. Vittima
delle incomprensioni della famiglia, legata a due mondi troppo diversi.
È stata lei a trasmetterci questa
maledizione.
Una
parte della storia fu chiara: se era stata lei, allora doveva esserci un
qualche collegamento tra la madre di Lord Voldemort e
la famiglia Black.
Hermione
pensò che fosse curioso che proprio alla madre di Zachariah
e Rowena fosse stato imposto il nome di una delle
Moire…
-La
Maledizione delle Parche – annunciò Rowena – si
trasmette per via femminile nella famiglia e procede nelle generazioni di maghi
e streghe che hanno il sangue di Salazar. Io ho il
sangue di Salazar. – il silenzio attonito dei
presenti la indusse a continuare la sua narrazione. - La storia incomincia il
31 dicembre 1927 quando una stremata Merope mette al mondo,
oltre al famoso TomMarvoloRiddle anche un altro bambino, anzi, un’altra
bambina: Lachesi, mia madre.
I
presenti si ammutolirono e fissarono il volto senza espressione della giovane
nipote a sua volta protagonista della storia che stava narrando e, mentre
qualche tassello si metteva a posto, molti altri si stavano scombinando.
-Come
tutte le discendenti femminili di casa Gaunt, anche
mia madre aveva la Maledizione e così anche sua madre, così anche io. Mia
nonna, Merope, sapeva perfettamente che mia madre portava quel segno, ma lo
stremo del parto e le condizioni di salute aggravate la portarono
prematuramente alla morte prima di riuscire a comunicare al fratello che la piccola Lachesi
non era una maganò, aveva anche lei dei poteri: il
potere della parca che legge nel presente, Lachesi.
Fu per questo che le venne posto quel nome, l’ultima
volontà che riuscì a esprimere.
MorfinGaunt, fratello
di Merope, credeva a torto che la sua nipotina fosse priva di poteri non
riuscendo a trovare in lei la scintilla magica, mia madre, se non avesse avuto
la Vista, sarebbe davvero diventata una maganò, ma
non lo era e non seppe mai di avere questo collegamento col mondo magico. –
ancora silenzio - Essendo di idee parecchio discriminatorie e razziste, mio zio
Morfin abbandonò la bambina nel mondo degli uomini,
lasciando solo un foglio con sopra vergato il suo nome e… non ebbe il coraggio
di metterle il cognome del suo vero padre, vergogna dei Gaunt,
babbano come lei, decise che sarebbe stata, almeno in
parte, l’ultima e unica discendente dei figli di Salazar:
LachesiGaunt era il
nome di mia madre.
-Era la
sorella di Voldemort… - disse piano Harry, quasi
timoroso di spezzare quell’atmosfera tesa che si sentiva nell’aria.
-Già, la
sorella di Tom. Mio zio, suo zio – aggiunse alludendo
al fratello – era nientemeno che il Lord Oscuro
-Ma
allora… - cominciò Monica per poi tacere ad un cenno del preside
-La
storia non è finita perché la parte più drammatica deve ancora arrivare. –
ricominciò ancora – Mia madre, ignara delle sue origini e in grado di
utilizzare il potere della parca che meno delle altre era utile, ovvero quello
di vedere il presente, crebbe tra gli uomini in un orfanotrofio di Londra.
A sedici anni entrò in una scuola
professionale e a diciassette venne assunta tra le
commesse di un negozio della capitale, fu lì che incontrò mio padre, Orion Black.
-Il
padre di Sirius! – esclamò stupito Potter sgranando
gli occhi verdi
-Proprio
lui. Papà aveva appena terminato gli studi a Hogwarts
e la sua famiglia l’aveva mandato a Londra per gestire gli affari dei Black. Un
giorno era alla ricerca di un regalo vezzoso per una delle sue molte donne –
sorrise – come tutti saprete, i Black sono terribilmente volubili e
inaffidabili, soprattutto per quanto riguarda le compagnie femminili. Entrò nel
negozio e conobbe mia madre.
Mamma era una persona timorata, e Orion aveva tutta l’aria del gentiluomo
di fine Ottocento, un vero signore, mi ha raccontato. Disse che
s’innamorò di lui al primo sguardo e, forse, lui fece altrettanto.
Per rimanere con la mamma, papà prorogò i
suoi impegni in città e abbandonò le sue brutte abitudini, tentò perfino di
annullare il fidanzamento, ma era una cosa decisamente impensabile.
Dopo un anno e mezzo dal loro incontro,
nacque mio fratello Zach.
Papà lo adorava, mi ha detto la mamma, era
il suo primo figlio, concepito con la donna che amava ed era un segno.
La famiglia della mia matrigna, tuttavia,
fece pressioni affinché si sposasse al più presto, soprattutto visto che
manteneva i contatti con una amante di Londra. Nessuno
gli chiese spiegazioni a proposito, tutti i Black
hanno amanti seminate in giro per l’Inghilterra… - Draco sogghignò, avvallando
quell’affermazione come una delle più veritiere mai sentite su quella famiglia
di lavativi – Passarono diversi anni mentre mio padre continuava a frequentare
mia madre in città all’insaputa della moglie che, nel frattempo, gli diede due
figli, i miei fratellastri: Sirius e Regulus, la nostra rovina. – Harry la studiò stupito.
A differenza delle altre mogli dei Black, Walburga aveva la pretesa di essere una donna
irresistibile e voleva che i suoi rampolli avessero tutto quel che volevano,
insomma, li viziava enormemente e non tollerava questo distacco del marito, non
capiva come mai per lui non erano importanti come per lei; fu per questo che Regulus, ma, soprattutto, Sirius,
videro sempre un po’ lontano il loro genitore.
Alla fine, pazza di gelosia, la signora Black scoprì
di mia madre, anche se non di mio fratello, e impose a papà di non vederla mai
più.
Papà fu costretto ad accettare a malincuore,
se non che, come ho già spiegato prima, loro due si chiamavano a vicenda perché
l’amore non guarda alle barriere imposte dalla
società.
Erano passati otto anni da
quando era nato mio fratello e papà tornò e raccontò di se alla mamma e
a Zach che, visti i suoi poteri, probabilmente
sarebbe entrato alla Scuola di Magia e Stregoneria: disse del Mondo Magico,
della scuola di Hogwarts, delle stregonerie, della
famiglia, senza sapere che anche mia madre proveniva dallo stesso posto, senza
saperlo.
Si videro per un giorno – mi raccontava quando ero bambina – e lei rimase incinta di me.
La Maledizione era destinata a ripetersi.
Gli
occhi di Monica s’incupirono studiando l’espressione quasi schifata della narratrice mentre pronunciava la parola “Maledizione”.
Doveva essere qualcosa di terribile e doloroso.
-Come
mia madre, anche io sarei una maganò se non avessi la Vista. Mia nonna Merope
aveva il dono di vedere il futuro, mia madre Lachesi
di scrutare nel presente, io, Rowena, quello di
rivivere il passato.
Quella che avete visto nel
corridoio prima di Capodanno non era altro che una mia trance.
-Spiegati
meglio, mia cara – intervenne la McGranitt con dita
tremanti appoggiandole sul bracciolo del preside
-La mia Vista mi permette di rivivere le situazioni
passate dei membri della famiglia ed è una cosa indipendente dalla mia volontà,
non sono io che decido quando e cosa vedere, per lo più è la situazione a
richiamarmi qualcosa, come un déjà-vu. È per questo che mi sono presentata come
Ransie Black. In quel momento stavo vivendo il
passato di mia nipote, la sua vita, e avevo la più completa coscienza di essere
lei e non me.
-Ma
questa volta – intervenne la
vera Ransie – la situazione era
stata provocata da qualcuno.
-Quando
crebbi, la mia sola Vista non mi permise di entrare a Hogwarts.
Ero cieca dalla nascita e non conoscevo il mondo, così cominciai ad entrare
volontariamente nella vita di altri per vedere cosa c’era fuori del buio
dei miei occhi. Se io so cosa mi circonda è solo perché l’ho visto con gli
occhi di qualcun altro.
-Circa
un anno fa, mia madre morì di malattia – intervenne Temperance
– mio fratello ed io andammo a vivere tutti assieme al castello di Alerei, poi,
papà partì per una missione e non tornò più. Sapevo che il lavoro di Auror lo teneva distante parecchi mesi all’anno
e, tuttavia, avevo un presentimento molto forte.
-Mio
fratello non tornò, ma nel frattempo, durante l’assenza sua e di mio nipote
Alerei, qualcuno si intrufolò al castello e rapì Ransie
e Fin, dopodiché si occuparono di me, mi indussero una trance nella quale
rivivevo la vita di Temperance e quando mi svegliai
mi ritrovai in un ospedale di Londra tra i malati in coma. Qualcosa era andato
storto.
-Penso
che il piano originale prevedesse di travestire mia
zia da me e farla comportare come me essendo a conoscenza della mia storia, ma
le trance indotte sono difficili da gestire e hanno risvolti indesiderati…
-L’infermiera
che mi trovò scoprì che avevo i capelli tinti di nero per assomigliare a lei –
e indicò col mento la figura seduta di Ransie
-Hanno
provato a far credere che fossi ancora al castello quando
invece mi avevano rapita assieme a mio fratello
-Già –
intervenne Rowena – solo che Alerei si è accorto
della scomparsa di sua moglie ed io, anche se non ero del tutto cosciente di me
stessa, avevo degli sprazzi di Rowena mentre ero Ransie, così ricordai
che mio fratello mi aveva detto che, se fossi mai stata coinvolta in qualcosa
che non capivo, sarei dovuta andare ad Hogwarts, nel
mondo magico. Sfruttando la mia trance, sono arrivata fin qui; sfortunatamente,
il tempo che impiego a tornare me stessa è lungo e assumo caratteristiche un
po’ mie e un po’ della persona che sto vivendo, quando mi avete incontrata
avevo lo spirito di Temperance e la cecità che mi
contraddistingue.
-Tu non
ti ricordi di me, vero Malfoy? – chiese poi Ransie al
biondo che si riscosse
-Di te?
No… - disse appena
-Io mi
ricordo di quando hai fatto fuggire mio fratello –
aggiunse la mora – di quando tua madre ci ha fatti scappare…
-Ma non
c’era nessuno nell’atrio a quell’ora – cercò di ricordare lo Slytherin
-In
verità, - ammise la figlia di Zachariah – c’erano due
persone: FenrirGreyback ed
io… è stato per quello che ho impiegato tanto a tornare qui a Scuola…
-Fenrir
mi ha visto? Dov’è ora? – domandò un poco preoccupato Malferret
-Probabilmente
al cimitero – rispose sprezzante Temperance – quel
figlio di puttana ha tentato di uccidere mio figlio, non potevo perdonarglielo
-Sorellina!
– esclamò Rowena con un sorriso
-Scusa…
- ammise Ransie, poi si accorse degli sguardi
spaesati dei presenti – la differenza d’età che c’è tra di
noi ci fa assomigliare più a due sorelle che a zia e nipote - spiegò
-Già
-Ci
chiamiamo sorellona e sorellina, non preoccupatevi di
questo, non ci sono altri segreti da rivelare
-Ma come
mai i mangiamorte si sono accaniti così tanto contro te e tuo fratello? – chiese Hermione formulando
l’interrogativo che le ronzava per la mente; Temperance
Black sospirò
-Mio
fratello è ancora piccolo, se fossero riusciti a condizionarlo a sufficienza,
con il grande potere che gli ha dato nostro padre e la magia dei Black, sommata
a quella di Lord Voldemort, suo stretto parente, sarebbe potuto diventare un degno erede di quest’ultimo ma…
- scambiò un’occhiata col preside, indecisa se dire la verità fino in fondo -
…ma Fin, come dice il suo nome, Seraphin, è una
persona troppo buona e svagata per poter diventare quello che loro volevano,
così, non chiedetemi perché, si erano messi in testa di far nascere un figlio
di Voldemort, solo che lui è già morto…
-E tu
sei incinta – terminò per lei la grifondoro
-Esatto,
questo ha rallentato parecchio le cose, il bambino è forte e robusto e ha dei
notevoli poteri, dubito che si sarebbe fatto uccidere
così facilmente. Narcissa ci disse che il piano era
cambiato e prevedeva la nascita del bambino e un successivo mio concepimento
-Ma
perché proprio tu? – chiese Harry
-Per lo
stesso motivo per cui volevano Fin, abbiamo sangue
Black e sangue Gaunt, siamo eredi di Salazar, rettilofoni, parenti di Voldemort.
Il
silenzio di tomba si distese per la stanza mentre
Monica, con sguardo triste, si passava lentamente la mano sul ventre non ancora
arrotondato, suo marito le cinse protettivamente le
spalle
-Deve
essere stato terribile – disse appena mentre le due
future mamme si scambiavano uno sguardo simile, Temperance
non fece niente per mascherare il suo assenso e si toccò appena il grembo
prominente che tendeva la veste bianca
-Quando
deve nascere? – chiese Potter imbarazzato occhieggiando la nipote di Sirius
-A
febbraio – annunciò Ransie
-Quindi
manca poco – annuì Hermione
-Già…
povero il mio bambino che ha dovuto vivere tutte queste cose prima ancora di
vedere la luce… è proprio vero che ci si sveglia piangendo
Nessuno
osò ribattere o replicare.
-Bene –
e adesso vediamo di sapere che cosa ne è stato di Zachariah
– confermò il vecchio mago poggiando i gomiti sul tavolo – sappiamo che è
scomparso pressappoco quest’estate, giusto? – chiese alle due
-Il mio
compleanno è il 12 agosto – specificò Rowena – e quel
giorno è venuto a casa a farmi gli auguri, mi ricordo che era sabato – precisò
-Il
giorno dopo mi ha detto che sarebbe partito in missione… da
quando la mamma è morta parlava spesso di allontanarsi un po’, il
ricordo per lui era molto doloroso, credevo che fosse andato con Evangeline, partivano sempre assieme – disse guardando la
bionda seduta come suo solito sullo spigolo dello scrittoio
-Mi ha
detto che se fosse successo qualcosa avrei dovuto proteggere la sua famiglia –
disse appena Eva facendo schioccare le unghie rosso carminio – ma non ha fatto
accenni ad una missione…
-Però… -
disse ancora Rowena – mi ha detto di stare attenta al
medaglione
-Il
medaglione? – chiese la McGranitt
-Sì,
questo – e indicò il ciondolo elaborato che portava al collo; l’insegnante
scambiò un’occhiata con il preside
-Row, tu
sai da dove viene quell’oggetto? – domandò Silente
-No, ce l’ho da quando sono nata, mamma mi ha detto che era
destinato a me – i due professori tacquero
-Scusa
una domanda – s’intromise Hermione – ma come fai a conoscere tutta la storia
della famiglia se hai detto che tua mamma non l’ha mai
saputa? – Rowena sorrise
-Perché
io l’ho rivissuta, come Merope Gaunt, come MorfinGaunt, come LachesiGaunt, posso rivivere la
vita di ciascuno dei miei parenti, dal più antico ad oggi, basta volerlo
-Ma
allora – prese la parola
Draco – Sirius e Regulus hanno mai saputo di voi?
-Sirius
lo sapeva, ha conosciuto mio padre… - spiegò Ransie –
Regulus non saprei dire…
-Ma se
nessuno a parte tua mamma e MorfinGaunt sapeva di quella bambina – domandò ancora la
Caposcuola – come hanno fatto i mangiamorte a
conoscere l’esistenza di tutti questi suoi discendenti? Sui registri del
Ministero non risulta che Merope abbia avuto più figli
-C’era
un’altra persona – tagliò corto Temperance
-Un’altra?
– domandò Harry perplesso
-Sì, quella
che ha aiutato la nonna a mettere al mondo la mamma e lo zio Tom – specificò Rowena
-E chi
sarebbe? – chiese Monica in apprensione
-La
balia che li ha visti nascere, lei sapeva benissimo
che i bambini erano due e forse è stata proprio lei a portare Lachesi nel mondo babbano
-Chi
era? – domandarono in coro i tre studenti sporgendosi verso le due Black
-Si
chiamava TedraCrabbe ed
era una parente dei Black, per la precisione – spiegò – era la zia di quella
che da nata si chiamava Walburga, la madre di Sirius
e Regulus, era la sorella di Irma Crabbe
ed era zitella e, se avete trovato seccante la vecchia moglie di Orion – disse quasi con un sorriso Rowena
– allora non avete mai conosciuto quell’arpia. Quando il Lord Oscuro perse il
potere, per paura di perdere quel poco di vita che le restava, e all’epoca era
vecchia assai, non si fece scrupolo di spifferare tutto nonostante avesse
promesso in letto di morte a Merope che se ne sarebbe stata zitta sulla
faccenda.
-Che
brutta puttana – fu il poco carino commento di Monica
e Temperance le sorrise solidale
-Già –
rispose – è bastata una sola persona, perfino Morfin
è riuscito a tacere su questa faccenda
-Ma a
chi l’aveva detto? – domandò Hermione
-Nientemeno
che a Bellatix – confermò annuendo la ex Corvonero
-Zia
Bella avrà fatto i salti di gioia – disse con superiorità Malfoy
-Già, ed
è da lì che è nato tutto il casino
-Ma
sappiate che neppure Voldemort ha mai apprezzato
questo, visto che l’ha fatta uccidere come “traditrice della sua famiglia”
-Ma Zach sa di tutto questa storia? –
chiese ancora Harry
-Sì! –
rispose Evangeline comparendo dalle tenebre – me ne
aveva parlato quando sono entrata nella sua squadra,
credo che lo sapessero anche Lupin e anche Rosleen
-Rosleen?
– domandò Hermione – chi era Rosleen – Eva rise
-Rosleen
era la fidanzata di Sirius – disse come se fosse una
cosa naturale
-La
FIDANZATA di SIRIUS?! – sbraitò il grifondoro
alzandosi in piedi
-Sì
-Ma… ma
lui non me ne ha mai parlato! – protestò confuso
-Beh,
lasciatelo dire, bimbo, ma ce ne sono parecchie di cose che non sai… - fu il
commento della vampira
-Eppoi Sirius non parla volentieri di lei – ammise Ransie con aria di disapprovazione
-Ma chi
era?
-Era la
sorella di Bryanna, era mia zia – ammise ancora la mora
-Ma
continuo a non capire perché non ne parla – fece notare
il ragazzo
-Sirius
ha conosciuto Rosleen nell’estate del sesto anno,
aveva detto ai suoi che sarebbe rimasto dai Potter per le vacanze
quando sapeva benissimo che Harry sarebbe andato da qualche parte e poi
avrebbe tormentato tutta l’estate Lily, così ha chiesto a papà di rimanere da
noi a WhiteHorse
-WhiteHorse?
-È casa
nostra – si affrettò a precisare Rowena – io e mio
fratello viviamo insieme quando lui non è impegnato in
qualche missione
-Comunque
– continuò la nipote – è rimasto da noi, papà aveva conosciuto
la mamma a scuola ed erano già sposati e lei, per tenergli compagnia, aveva
chiesto alla sorella più piccola di passare qualche mese con noi. Suppongo sia
inutile dire che tra un battibecco e l’altro, perché, diciamola tutta, Sirius Black è un bel piantagrane, si erano innamorati
-Ma
allora perché lui non ne parla?
-Quando
la faccenda si è fatta seria, Sirius l’ha
allontanata, soprattutto dopo che Voldemort aveva
cominciato a seminare morte in giro, credo che l’abbia fatto per proteggerla,
anche se ufficialmente diceva che non era un tipo da storie serie e la loro
andava avanti da un pezzo.
Comunque, a farla breve, lei gli ha detto di
andarsene al diavolo e per tutta risposta s’è unita alla squadra di papà,
filosofia del tipo “me la vado deliberatamente a cercare”.
-E
adesso dove si trova?
-Boh,
probabilmente da quando la squadra si è sciolta se ne è tornata a casa sua… -
Eva non rispose e sollevò gli occhi al cielo
-Sirius
aveva la ragazza… - mormorò tra sé Harry – ancora non ci credo…
-È una
brava persona, spero solo che non abbia fatto casini, lei e mio zio erano speciali in questo – annuì ancora Temperance
-Ma quindi…
Zachariah sa che tu hai la Vista, che diventi altre
persone, che c’è questa maledizione latente e che tua nonna era anche la mamma
di Voldemort
-Sì –
confermò Rowena – gliel’ho detto io stessa - annuì
-Un bel
problema – ammise Draco
-Ma voi
non ne siete coinvolti – si affrettò a specificare
-Forse
il preside Silente non te lo ha detto – si affrettò a replicare il Bambino
sopravvissuto – ma se c’è un guaio io ci sono sempre dentro…
-È una
voce che circola – confermò Ransie – anche tra i mangiamorte
-Eppoi
in questa storia, in bene o in male, per vie traverse o meno, siamo TUTTI coinvolti
-I
ragazzi sono piuttosto intraprendenti – ammise ancora la figlia di Zachariah
-Hanno
coraggio e determinazione – confermò il preside – dopotutto, mia cara, anche te
quando studiavi, avevi l’abitudine di ficcanasare in libri che non erano per
te…
-Beh, a
questo punto, se sono a conoscenza della storia e servisse, magari li chiameremo
-Che tu lo faccia o no – aggiunse il vecchio mago – stai tranquilla
che te li ritroverai sempre sulla strada
-Per il
momento è sufficiente che tengano la bocca chiusa con chi non si fidano, tanto
ormai, se lo sanno i mangiamorte lo sa tutto il
mondo, quella setta è peggio di un colabrodo per quanto riguarda i
pettegolezzi…
-Non sei
cambiata di una virgola, Ransie – annuì Monica con un
sorriso andando ad abbracciare la vecchia amica di scuola
-E tu
sei sempre la solita – confermò la Black suggellando nuovamente quell’amicizia
-Professore,
crede che sarebbe di qualche problema se io e mio marito ci fermassimo qui a
scuola ancora un po’? Ransie non ha parenti in giro a
parte Rowena e Fin, Alerei è chissà dove e io vorrei
starle accanto durante questi ultimi mesi di gravidanza…
Silente
parve pensarci un poco
-Dunque,
Temperance può andare ad abitare assieme a Row alla Torre Nord, tu e tuo marito…
-La
Torre di Astronomia? – chiese Axel
-No,
quella al momento è inagibile
-La Torre Sud, allora… - intervenne la ex Serpeverde
-Lì ci
abitiamo io e Seraphin – intervenne Evangeline
-Non
ricordavo che questa scuola fosse così affollata
quando la frequentavo io… - mormorò l’ultima dei Black
-Abbiamo
avuto molti ospiti imprevisti – annuì il preside – e qualcuno atteso da tempo
deve ancora arrivare… comunque, credo di potervi trovare un alloggio vicino
alla serra della Sprite, ci dovrebbe essere ancora
una stanza libera.
-Grazie
mille, è sempre troppo buono – ammise Monica e Albus
le sorrise oltre gli occhiali a lunetta.
-A
questo punto – aggiunse lui col suo solito sarcasmo – spero solo che non
arrivino altre visite impreviste… non so dove potremmo sistemarle, dovrò
chiedere adHagrid di
apportare qualche modifica alle mura. Minerva – disse poi rivolto alla
vicepreside – istruisci gli elfi e mandami su il nostro guardiacaccia, Padre Royal e la professoressa Sinistra,
vedrò di far rimettere a nuovo la ex Torre di Avvistamento, ci serve più
spazio…
La
professoressa McGranitt scomparve oltre la porta con il suo solito
fare sicuro.
-Bene
ragazzi, tornate pure ai vostri dormitori, credo che sia il caso che riposiate.
I
tre annuirono, salutarono i presenti e uscirono anche loro.
***
Hermione
chiuse la porta della presidenza dietro di se, sospirando drammaticamente.
Harry,
al suo fianco, teneva lo sguardo basso studiandosi i lacci delle scarpe, l’aria
particolarmente cupa.
Draco
Malfoy, dall’altra parte, osservava rapito il paesaggio invernale intorno alla
scuola. In un gesto meccanico si accese una sigaretta in silenzio, una cosa
strana da lui.
-Scusate
ragazzi, ho bisogno di stare un po’ da solo – disse Potter chinando la testa e
dirigendosi verso il corridoio senza guardarsi indietro.
La
mora pensò che, dopo tutto quello che si era saputo,
soprattutto su Sirius e sulla sua famiglia, era
comprensibile che Harry volesse rimanersene un po’ per i fatti suoi; nonostante
tutto, era una persona che difficilmente esternava i suoi sentimenti affettivi,
soprattutto quelli verso gli adulti come Sirius e il
professor Lupin.
-Granger,
ho bisogno di parlarti – annunciò tranquilla la serpe
-Torre?
– domandò lei
-Torre –
annuì lui
Quel
posto stava diventando davvero il loro rifugio: tranquillo e silenzioso, un
luogo dove si poteva essere se stessi senza che il pericolo ti balzasse
addosso.
C’erano
tanti ricordi di loro lassù… quando si erano
incontrati la prima volta, prima di Natale, quando lui era tornato da Malfoy Manor conciato come un reduce dalla guerra e, forse, la sua
era stata davvero una guerra; da allora in poi era andata lassù almeno una
volta al giorno, ufficialmente per prendersi cura di Seraphin,
ma in verità per poter rimanere anche solo un po’ con lui perché, anche se
litigavano e si insultavano, erano sempre loro stessi quando erano insieme,
tutti e due.
E
poi c’era “quell’altra cosa”, quella cosa che non sapeva nessuno.
Quella
cosa che era solo loro e di nessun altro.
***
La
porta cigolò quando a la fecero girare sui vecchi
cardini.
-Tieni –
disse sbrigativo il biondo porgendole un foglio di pergamena
Hermione
la prese in mano e studiò le parole vergate con calligrafia fitta, elegante e
longilinea; sulla prima riga campeggiava la scritta in stampatello “SPECULUM DUARUM VERITATUM”.
Gli
occhi ambrati si sollevarono fino a incontrare quelli grigi di lui
-E’… lo
specchio… - disse appena con voce tremante mentre le
dita percorrevano le asole delle lettere
-Già
-Dove
hai trovato questo? – domandò ancora alludendo allo scritto
-Sai
mezzosangue, leggo qualcosa anche io…
-Questa
non è una cosa rintracciabile sui libri della biblioteca – puntualizzò lei con
una smorfia
-Ma la
sezione proibita offre un notevole apporto di conoscenza – rispose lui con noncuranza
-…non ci
saresti dovuto andare
-Non
farmi la paternale proprio tu, sai?
-Perché?
– lui ghignò
-Credi
che non sappia che sono sette anni che ti fai i tuoi giri lì dentro?
-Lo
sapevi?! – esclamò tra lo sconvolto e l’inorridito lei
-In
verità no, è una cosa che ho notato da poco, ma mi riuscirebbe difficile
credere che tu non l’abbia fatto per tutto il tempo… - si giustificò – se lo
avessi saputo prima di sicuro sarei andato a dirlo a Piton.
-Gentile
come sempre
-Ti
ricordo che io e te fino a sei mesi fa ci trattavano come se avessimo avuto l’un l’altra la peste – precisò
-Taglia,
Malferret. Come ci sei entrato? – domandò
-Granger,
ma che razza di modi – l’apostrofò – dopotutto, io sono la persona più
importante di Hogwarts
-Sempre
con le tue manie di superiorità?
-Faresti
meglio a lasciare quel tono da maestrina e a guardare
un po’ più in là del tuo naso, il mio nome sta perfino sullo stemma della
scuola…
Hermione
si fece pensierosa mentre ricostruiva nella sua mente
le quattro parti che lo componevano.
E
poi si ricordò della frase che era scritta sotto: “Draco dormiensnumquamtitillandus”.
-Ci sei
arrivata? – s’informò
-Hai un
ego smisurato, lo sai?
-Ma davvero?
– aggiunse facendosi pericolosamente vicino mentre lei
arretrava, il muro le bloccò la ritirata mentre lui stendeva un braccio
impedendole la fuga e le passava l’altro dietro la schiena avvicinandola mentre
opponeva una strenua resistenza che, comunque, a poco sarebbe servita.
Abbassando
la testa, cominciò a baciarle il collo mentre con una
mano le toccava i capelli e con l’altra stava sfilando la camicia dalla gonna.
Mossa
azzardata.
Lo
sapeva.
Ma
poteva correre il rischio, ormai.
Eppoi…
non gli sembrava che a lei dispiacesse…
Si
abbassò ancora, sfiorandola appena, ma tenendola sempre legata a se finché non
baciò la pelle scoperta vicino all’ombelico. Trascurando l’orrenda canottiera
che la ragazza indossava, le baciò avidamente la pelle.
Dieci
minuti più tardi, la Caposcuola si stava guardando una specie di livido con
aria scettica.
-Che
cosa dovrei farci con questo? – domandò non riuscendo proprio a capire
(soprattutto visto che metà del cervello era impegnato a rallentare la corsa
forsennata che il suo povero cuore sembrava aver preso).
Draco
la guardò e quando notò la sua espressione si mise a ridere.
Una
risata sincera perché la cosa era davvero divertente… e il problema era che non
riusciva più a smettere…
-Secondo
te cosa ci si fa? – domandò tentando di placare l’ilarità
-Dovrei
saperlo? – chiese preoccupata lei sollevando un poco la camicia e scrutando
nuovamente quel segno
-Granger,
credo che io e te dobbiamo fare un corso accelerato su cosa fanno un uomo e una
donna assieme
Le
sopracciglia di lei si arcuarono in un misto di terrore e sospetto: a
cominciare dal fatto che Draco Malfoy le desse qualche lezione, le cose non
andavano per niente.
-Perché
lo hai fatto? – chiese come se avesse appena assassinato la sua famiglia
-Avevo
un violento bisogno di sapere che gusto avevi – ghignò beffardo e malizioso
facendola arrossire.
Più
che mai decisa a mettere una pietra su quel fatto, si affrettò a rinfilare maglia e camicia dentro la gonna, a sistemarsi il
maglioncino, a rassettare uno dei calzini che lei era
scivolato sulla scarpa e i capelli vittima della
follia libidinosa dello Slytherin.
-Continuo
a non capire – annunciò – quindi cambiamo argomento e spiegami questa storia
dello specchio.
Draco
Malfoy la guardò e annuì percorrendo quel metro e mezzo che li separava per
andare a raccogliere il foglio che le aveva dato prima e che, nella confusione
dei fatti, era finito sul pavimento.
Nel
tirarsi su, passò volutamente molto vicino al viso di lei sussurrandole un
“codarda” all’orecchio che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.
-In
pratica – raccontò il biondo come si trattasse di un
concetto facilissimo – mostra una realtà parallela alla nostra
-E
allora a cosa serve?
-Fa
vedere quello che non è
-Ma a
cosa serve!
-Non lo
so. Ma c’era scritto che per passare da una dimensione all’altra ci sono due porte, solo che da una si può solo entrare e
dall’altra sia entrare che uscire.
-E dove
sono queste “porte”? – domandò lei
-Una è
lo specchio stesso, l’altra è il Velo della Morte conservato al Ministero
-Quello
della stanza dove c’è stata la battaglia dei mangiamorte?
-Esatto
-Quindi Sirius si trova dall’altra parte! – esclamò folgorata da una idea
-Sì, è
probabile
-Non è
morto! Oh, devo dirlo a Harry così lo potremo salvare, così potrà riabbracciare
la sua Rosleen!
-Aspetta!
– la bloccò – la cosa non è così semplice… per attraversare i due varchi
occorre dare qualcosa in cambio, non è possibile passarli se non così
-Ma
allora Sirius come ha fatto?
-Probabilmente
– rifletté lui – quando è caduto al di là del Velo gli
è stato chiesto cosa era disposto a dare in cambio e lui avrà dato qualcosa…
-Cosa?
-Questa
è una cosa che sa solo lui…
Hermione
parve riflettere su quelle parole e annuì.
-Secondo
te devo dirlo a Harry? – chiese poi, esitante, l’altro
scosse la testa
-È una
decisione che spetta solo a te
-Ma se
si potesse riportare in vita la persona più importante
per Blaise, quella di cui si fidava più degli altri,
lo faresti? – chiese
Lui
la guardò sconcertato, poi annuì
-Vado a
dirglielo – disse appena voltandogli le spalle
Lui
la raggiunse in una falcata abbracciandola finché le spalle di lei non
appoggiarono al suo petto mentre le braccia la
circondavano
-Sono
geloso – disse appena in un sussurro stringendo possessivamente, lei sorrise
-Non mi
ha considerata nessuno per diciassette anni – rispose appena – pensi che
cominceranno adesso solo perché esco con te?
-Non
m’importa – fu la sbrigativa risposta di lui – e Potty
ha sempre visto quanto sei bella
-Ma lui
è innamorato di Ginny
Nessuna
risposta, ma lei percepì la testa di lui appoggiata appena ai suoi capelli
-E a tal
proposito – disse con una punta di ironia – anche io potrei essere
gelosa di quella fila di ragazze che stazionano davanti alla tua porta accampate
-Ma
davvero? – chiese lui – perché non le ho notate fino
ad oggi? Se avessi potuto scegliere sarei andato a prendermene una di quelle,
avrebbero sicuramente dato meno problemi
-Puoi
sempre tornare da loro – fece notare con una punta di amarezza lei irrigidendo
i muscoli della schiena
-Granger,
ho detto “se avessi potuto scegliere”… e poi – la blandì – credo proprio che ci
siamo scelti in due, non trovi?
-Perché
tu puoi essere geloso e io no? – domandò fintamente arrabbiata lei voltandosi
tra le sue braccia fino a fronteggiarlo sorridendogli
-Perché sono un Malfoy – specificò come se non fosse noto – e quel
che è mio me lo tengo
-Io non
ti appartengo – fece notare lei
-Ma il
mio cuore sì e ne ho buona cura
Placata
da quella risposta, Hermione gli sorrise baciandolo
appena.
-Vieni –
disse poi tirandolo per il polsino della camicia – andiamo assieme da Harry
***
Un’ora
dopo stavano tutti e tre nel bagno di Mirtilla a discutere.
Il
fantasma era comodamente seduto su uno dei lavandini ad ascoltare l’intera
vicenda sotto terribili minacce da parte dei due ragazzi se avesse
osato spifferare qualcosa dell’accaduto a qualcuno dei visitatori
notturni che frequentavano il bagno.
Harry,
seduto sul pavimento, aveva seguito quasi rapito la narrazione della sua amica mentre il biondastro se ne stava svogliatamente
appoggiato ad un lavabo fumando e apparentemente disinteressato, vittima delle
occhiate interrogative del grifondoro che gli
lanciava ogni tanto mentre la sua compagna parlava.
-Tu
pensi che sia possibile rivedere Sirius? – chiese
sulla difensiva, troppo intelligente per poter sperare una cosa del genere
-Da
quello che ho letto su questo foglio – fu la risposta
della ragazza – qualcuno dovrebbe attraversare lo specchio e riportarlo di qua
perché il pedaggio deve essere pagato solo quando si passa dalla propria
dimensione all’altra e non se si sta ritornando alla propria.
-E cosa
potrebbero chiedere? Soldi? Magia? – domandò apprensivo il bambino sopravvissuto
-Non ne
ho idea, ma deve essere qualcosa di importante… - annuì sicura la mezzosangue
-Pensi…
pensi che ce la potremmo fare? – fu l’insicura domanda di Sfregiato
Ma
nessuna parola uscì dalle labbra della Caposcuola mentre
fissava a testa china il pavimento. Non conosceva la risposta.
-Sarebbe
un bel pasticcio – annuì Mirtilla dondolando i piedi oltre il marmo in una posa
infantile
In
quel momento, un rumore attirò la loro attenzione oltre l’uscio accostato
facendo voltare tre paia di occhi verso la porta.
Malfoy,
che era il più vicino, si lanciò all’inseguimento dello sconosciuto aprendo di
scatto e lanciandosi oltre il corridoio, lanciando infine un “petrificus” che, dal rumore sinistro che produsse,
doveva essere andato a buon fine.
Harry
ed Hermione, rialzatisi da terra, seguirono lo Slytherinfinchè non si trovarono di fronte al corpo
immobilizzato di Rowena Black.
Si
scambiarono qualche occhiata perplessa mentre
studiavano l’espressione quasi triste sul volto della donna nell’atto di
inciampare sull’orlo del vestito lungo.
-WingadiumLeviosa
- disse appena la ragazza sollevando da terra la figura e facendola fluttuare
fino al bagno dove lo spetto, senza apparente preoccupazione, era rimasto in attesa del loro ritorno.
Pronunciando
un controincantesimo, la Caposcuola riportò alla vita
gli arti infermi della sorella di Zahariah che aveva
un comportamento sospetto per essere parente stretta di un Auror.
Al
suo risveglio la giovane donna percepì intorno a sé altre persone
-Sei Rowena Black? – chiese prudente Harry studiando gli occhi
ciechi della donna che annuì
-Sei
Harry Potter, vero – fu la domanda di lei mentre
voltava il viso nella sua direzione
-Che ci
facevi dietro la porta? – domandò un po’ rudemente il biondo
mentre il volto si spostava di qualche grado verso di lui
-Draco…
Malfoy – disse appena nel timore di sbagliare – e… - parve esitare
mentre pronunciava l’ultimo nome – Hermione Granger
-Rispondi
– tagliò corto il bambino sopravvissuto– che facevi
lì dietro? – e il suo tono era abbastanza minaccioso
***
Spazio autrice: innanzi tutto comincio con il ringraziare
tutti voi per le recensioni che mi avete fatto, ormai non so davvero più come esprimervi
la mia gioia, spero solo che riusciate a sentirla mentre
scrivo queste poche righe.
Dato
che il capitolo è un po’ una continuazione del precedente, ho volutamente
omesso l’introduzione iniziale nella quale avrei rischiato di dire più di
quanto dovevo.
La
forma è volutamente frammentaria e si scoprono tante storie diverse, accomunate
da questa vicenda che ormai è al centro della storia.
I
personaggi, al momento, stanno zitti e apprendono, quindi lo spazio che ho
dedicato è stato abbastanza ridotto, ma presto torneranno ad essere i
protagonisti indiscussi, date solo il tempo di mettere a posto qualche pezzo
del puzzle, ci sono ancora un paio di storie che devono essere chiarite e poi
si ricomincia, promesso!
A
tal proposito, mi scuso con tutti voi per la disattenzione che ogni tanto mi
scappa e mi porta a scrivere degli orrori ortografici e a sbagliare
clamorosamente le date.
Grazie
al cielo mi è stato fatto notare che ho messo Evangeline
diventata vampira nell’anno 1000, solo che avevo precedentemente detto che
aveva 1500 anni e quindi non tornano i conti. Confermo la data che Eva è
diventata vampira nell’anno 1000, quindi appena avrò cinque minuti liberi,
correggerò la bestialità del capitolo precedente.
Grazie ancora a tutti voi che mi dite queste
cose, temo che il vivere un po’ troppo sulle nuvole abbia risvolti negativi
sulla sintassi della fic, anche se mi aiuta a portare
avanti la storia con un minimo di coerenza logica… cercherò di fare più
attenzione…
Ciao
e un bacio a tutti!
Nyssa
PS:
per la cronaca, la mia idea di Malfoy-gatto è molto
simile al personaggio di Yzma de “Le follie dell’imperatore” quando alla fine diventa un gattino piuttosto
sadico, ihihhihi
PiccolaSerpe: la scelta del personaggio di Malfoy è stata
difficilissima e sono a tutt’oggi
scettica perché, effettivamente, Draco sarebbe un ottimo furetto…
Per
l’albero, se trovo cinque minuti lo posto, tanto è già
fatto, così almeno non dovrete vivere con la pagina aperta di Wikipedia per capirci qualcosa… cmq
le varie parentele si saranno di sicuro dipanate un poco iquesto 23° cappy
che, tuttavia, induce alla confusione per altri motivi…
Bene,
aspetto di sapere la tua “modesta opinione” anche su questo nuovo aggiornamento
e vedere un po’ che cosa ci si aspettava da questa storia “accidentalmente”
troncata sul nascere.
Ciao
e un bacione, Nyssa
Liuzza: effettivamente, in quanto a parentele, sia
nello scorso che in questo capitolo ci sono andata giù un po’ pesantuccia, mi auguro di non farvi fuggire tutti a gambe
levate, cmq sappiate che, a parte conoscere alcuni
motivi, poi le parentele non saranno molto importanti, anche se lo sono state fin’ora perché non si riusciva a trovare questa o quella
persona.
Grazie
mille, sono molto contenta che ti piaccia il mio stile, spero che continuerai a
seguire la fic! A presto! Kiss,
Nyssa
Lisanna Baston: gli errori di grammatica, lo so, sono una
cosa che fa cadere molto in basso, tutto perché ho la brutta abitudine di
scrivere molto veloce alla tastiera e mi perdo lettere o pezzi di parola per strada,
cmq spero di non aver scritto qualche castroneria
bella grossa, o la mia prof di ita verrà a
perseguitarmi…
Comprendo
che il mio Harry è un po’ anomalo e forse è il motivo per cui,
anche provando, non riesco mai a scrivere una fic su
di lui, magari è perché ha già così tanto posto nei libri che non ha bisogno
del mio contributo :P
La
storia sui vampiri… me a sono inventata di sana
pianta. Confesso di non essere ferrata in questo campo, così ho preferito
inventare alla grande con un po’ di aiuto da parte di qualche libro letto e qualche anime a proposito che sono sempre molto istruttivi.
Spero che ti piaccia anche questo mio nuovo cappy,
dimmi che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa
Shavanna: prometto (a meno che la mia prof di mate
non decida di interrogarmi ogni giorno della mia vita), la fic
finirà, fosse anche solo per il semplice fatto che ho
il finale stampato a fuoco nella mia mente e prima o poi dovrò buttarlo giù,
anche perché, con l’arrivo di altre idee per altre fic,
ci sta un po’ strettino, cmq finirà e forse la
conclusione sembrerà più rapida di quanto vi aspettiate, un po’ come nei film
western, dove il duello dura mezzo secondo e il preludio 10 minuti.
Harry
e Draco se la giocano per stranezza mentre si scopre
qualcosa anche su Eva e il fatto che ti piaccia mi riempie di gioia e gratifica
un po’ la mia fantasia sul descrivere la sua tormentata storia che presto vedrà
un po’ di luce.
Bene,
nel 23° cappy si completa il quadro sulla famiglia
Black e presto si aprirà quello su un nuovo personaggio (premetto che sarà
molto più corto). Dimmi cosa ne pensi, aspetto con ansia la tua recensione!
Ciao e un bacio! Nyssa
Diddola: sì, capita anche a me di perdere qualche
pezzo per strada ogni tanto, cmq hai avuto del coraggioarileggere 22 capitoli, complimenti, il fegato non ti manca!
Un
po’ ti capisco, anche i miei compagni mi chiedono perché passo il tempo a
scrivere anziché chattare con loro, ma c’è tempo per
ogni cosa… per leggere e per scrivere e anche per chattare,
quindi che stiano calmini che non casca il mondo ^^
Bene,
io spero che ti piaccia anche questo nuovo post, intanto ti mando un bel bacio
e ci risentiamo al proxcappy!
Nyssa
potterina_88_: e non hai ancora visto niente! Perché il
culmine lo si è avuto in questo nuovo post dove tutta la famiglia Black vede
finalmente la luce, altarini compresi.
Sono
contenta che la storia sui vampiri che ho inventato per Eva ti sia piaciuta, sapendo
poco a proposito ci ho messo molto di mio, quindi non so quanto sia attinente ai sacri canoni del gothic
e dell’horror e della storia originale del povero Akamatsu…
per dove la trovo? Uhm, non saprei, mentre scrivo le idee arrivano e se tardano
un po’ rallento di qualche gg l’aggiornamento, tanto
una volta a settimana mi sembra più che sufficiente…
Sono
invece moooooltissimo felice che la dichiarazione&co non abbiano deluso
le tue aspettative, questo mi riempie di gioia!
Spero
che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento! Ci sentiamo presto, Bacione! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: ma figurati, sai quanti aggiornamenti mi
perdo io? Sembra che il tempo per fare qualcosa scarseggi come il palladio…
sono felice che la scena in camera sia risultata divertente, dopo qualche cappy che non scrivevo più cose leggere mi sentivo un po’
arrugginita, fortunatamente non ho ancora perso del tutto la
tecnica, fiuuuu.
Forse
ho davvero esagerato con le parente, ma presto metterò
l’albero, così avrete tutti un valido aiuto in proposito, sicuramente in quello
fatto da me ci sono anche tutti i personaggi che nella storia originale non
compaiono.
Eh,
spero che l’aggiornamento sia arrivato abbastanza presto… aspetto di sapere la
tua opinione, ciao e un abbraccio! Nyssa
Luana1985:un po’ mi sembrava troppo scontato quello
che la bowling ha fatto succedere nell’ultimo libro, infetti ho cominciato a
scrivere dopo averlo letto, la fic, infatti,
originariamente doveva semplicemente essere un finale alternativo “come lo
vedevo io”, poi però mi sono lasciata un po’ trasportare e dopo 23 capitoli
siamo ancora qui XD
Penso
anche io di essere molto Hermione e poco Watson,
quindi abbiamo molto in comune, sono felice!^^ Tutti mi dicono che Hermione
deve essere proprio come l’attrice, invece, finalmente, trovo qualcuno che non
la pensa così, grazie!
Ehehe, chissà che tenero che deve essere, anche a me piacerebbe
avere un Draco Malfoy trasfigurato in gattino, ma…
Bene,
spero che l’aggiornamento ti sia piaciuto, aspetto di avere un tuo commento, un
bacio! Nyssa
AuraD: ma che piattola ritardataria… Herm forse più che piangersi addosso ha paura del futuro e,
soprattutto, di quel che accadrebbe, però neppure a me piacciono le persone che
stanno a rimuginarci dietro per ore, ci penso prima e poi camminare, sennò non
mi decido più, sono molto indecisa…
Il
fatto che Draco sia un gatto e pure allergico è una cosa un po’ stupida che non
ricordo neppure da dove mi è venuta fuori, ma mi fa piacere che ti abbia fatta ridere, effettivamente siamo ai limiti del
paradosso :P
Beh,
se il precedente cappy è stato esauriente ci pensa
questo a riconfondere un po’ le idee… qui salta fuori
proprio tutto, compreso lo scheletro di una vecchia prozia traditrice che parla
troppo.
Direi
che Silente avrebbe bisogno di un po’ di relax, ma per fortuna questa volta non
ha interrotto sul più bello chi parla, meno male… spero che ti piaccia questo 23° cappy, ciao e un bacio!
Nyssa
chibi_elyon: già, poveretto, ma forse deve solo
abituarsi al fatto che Harry è il migliore amico di Herm
e che non sta attentando al corpo di lei ad ogni passo, esattamente, come,
invece, fa lui.
Bene,
qualche mistero è sciolto e qualcuno ha contribuito questo capitolo, mentre è
in via di creazione uno nuovo.
Spero
solo di non farti fare troppa confusione cmq assicuro
che prima della fine TUTTI i misteri saranno limpidi e
comprensibili.
Bene,
aspetto di sapere la tua opinione circa questo nuovo
post, ciao e un bacione! Nyssa
lordMartiya:
effettivamente hai ragione, ho fatto confusione con le date e ho scritto un
numero decisamente improbabile, chiedo umilmente venia e ti ringrazio per
avermelo fatto notare, svampita come sono non me ne sarei mai accorta.
Grazie
mille per i complimenti che mi hai fatto e, ovviamente, mi interessa di sicuro
qualcosa sulla mia Eva e sui vampiri in generale, come
ho detto da qualche parte, sono un po’ ignorante in materia, magari puoi
mandarmi un mp…
Spero
che continuerai a seguire la storia e che mi dirai cosa ne pensi di questo
nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa
-Allora rispondi – disse
minaccioso Harry – che ci facevi lì dietro, ci spiavi?
Rowena
scosse la testa
-Parla
-Ho sentito delle voci
dal corridoio e mi pareva che ci fosse qualcuno nei dintorni – ammise a testa
bassa la loro interlocutrice – così mi sono avvicinata per scoprire di cosa
stessero parlando e ho sentito la storia dello specchio e poi, visto che sono
curiosa, volevo anche scoprire qualcosa a proposito – confessò – però non ho
visto la porta e sono inciampata, così mi avete scoperta
-Perché ti interessava lo
specchio? – chiese Hermione sospettosa
-Come siete ingenui – fu
la triste risposta della Black – come pensate che si senta una persona che non
può vedere e che non deve assolutamente fare ricorso all’unica magia che le
permetterebbe di osservare davvero il mondo?
Mentre
parlava percepì un fruscio di stoffa mentre i tre si guardavano senza sapere
cosa rispondere
-Avete detto che lo
specchio mostra una realtà differente – specificò ancora – e allora perché non
attraversarlo? Andiamo, non ditemi che vorreste davvero una vita coperti da un
velo nero! Magari… chissà… - aggiunse appena – forse dall’altra parte potrei
vedere, forse dall’altra parte potrei… avere la magia e guarirmi!
-Lo fai davvero per
questo? – chiese ancora il bambino sopravvissuto
-Mi credi una
mangiamorte? – fu invece la domanda di lei – pensi che potrei tradire la parola
di mio fratello e l’uomo che mi ha dato ospitalità per una setta come la loro?
Ma soprattutto, sei davvero sicuro che quel branco di razzisti accetterebbe
davvero una come me? Cieca e senza poteri magici che ha come unico pregio di
essere la nipote di Lord Voldemort? Sei ottimista, ragazzo, non mi accettano
gli esseri umani, figuriamoci loro…
Harry
arrossì colpevole di fronte a quella affermazione e, in effetti, anche il biondo
annuì a quelle parole, riconoscendovi una grossa verità.
-Ma l’unica cosa che
potrei dare in cambio io per attraversare lo specchio – continuò ancora la
donna – è la mia Vista e, per quanto non speri altro che di liberarmene per
vivere davvero come una strega o come un essere umano, non posso farlo
egoisticamente solo per vivere meglio, soprattutto se mi è stata data.
-Lo faresti per salvare
la vita di una persona? – domandò Draco serio e glaciale incurante dello
sguardo costernato di Hermione e dell’occhiata sbalordita di Potter
-Sì, forse lo farei
perché finalmente tornerebbe utile a qualcuno anche la mia magia – ammise
l’altra alzando fiera il mento che, purtroppo, riportava ai loro occhi i suoi
grigi e spenti di chi non può vedere
-Sirius si trova dall’altra
parte del vetro – continuò ancora la serpe imperterrita – lo faresti per
riportarlo di qua?
-Sirius, Sirius Black?
Mio fratello? – domandò lei
-Sì, lui – e lei parve
riflettere
-Ho odiato Sirius e
Regulus con tutta me stessa perché era per colpa loro se mio padre non poteva
stare con la mamma, se io sono rimasta senza un genitore, se mio fratello è
stato deriso per essere un illegittimo – proseguì – ma… alla fine la colpa non
era neppure sua. Che ne poteva un povero bimbo? L’ho accusato di tutte le colpe
delle nostre disgrazie e l’unica volta che l’ho visto, l’ho insultato. Sì, lo
farei per ripagare questo torto perché non credo che lui abbia ancora capito.
Zach non ha mai nutrito tutto questo mio odio verso quella famiglia che gli ha
fatto vivere un’esistenza dura e difficile.
-Lo faresti davvero? –
chiese speranzoso Harry
-Dopotutto – ammise lei –
è comunque mio fratello, anche se aveva una madre che era peggio di Cerbero e
la pessima abitudine di calarsi un po’ troppo le brache con le belle ragazze…
Draco
sogghignò a quella frase
-Lo dirai a Silente? – fu
invece la domanda della mezzosangue
-Credo che lo sprezzo per
le regole sia una caratteristica di tutti i Black
-Anche tua? – indagò
-Forse anche mia.
* * *
Era
metà pomeriggio e un raggio di sole stava filtrando dall’imposta a quadri
dell’ultimo piano della Torre di Astronomia.
Harry,
Draco ed Hermione erano in piedi vicino alla lastra levigata che, al momento,
restituiva loro solo il riflesso dei loro volti preoccupati.
Rowena
e Temperance erano sedute su due poltrone che la figlia di Zachariah aveva
magicamente fatto apparire dal nulla e si guardavano preoccupate.
Erano
rimasti piuttosto sconcertati quando, all’appuntamento con la nipote di
Voldemort, avevano anche trovato la famosa Ransie con l’espressione seria sul viso che camminava a braccetto della zia.
Rowena
aveva spiegato loro che avrebbe fatto quello che le chiedevano e che non
l’avrebbe detto a Silente, ma a Ransie non poteva tacere niente perché era la
sua “sorellina”.
-Qualcuno ha avvisato Rosleen?
– domandò una voce nella stanza mentre la bassa figura di bambina di Evangeline
compariva attraversando i muri di pietra lasciando pietrificati i presenti
Harry
scambiò un’occhiata preoccupata con la sua compagna di Casa per poi studiare
terrorizzato la sua nuova insegnante di Difesa.
-Oh, andiamo ragazzi –
disse ghignando la loro prof vampira – non avrete davvero creduto che non
sapessi niente!
-L’hai… detto a Silente?
– chiese il bambino sopravvissuto alla bionda mentre questa avanzava verso di
loro, lei non rispose così Potter deglutì teso – tu sai qualcosa dello
specchio?
-Poco – ammise
l’Evangelista Oscura – ma era da un pezzo che volevo vedere che cosa era in
grado di fare…
-Bisogna attraversarlo
per vedere cosa c’è dall’altra parte – spiegò Rowena che si era fatta leggere
gli appunti di Draco in materia
-No, è sufficiente meno…
- rispose ghignando la vampira – qualcuno vuole provare a vedere una delle
altre realtà?
-Ce n’è più di una? –
esclamò stupito Sfregiato
-Certo, è come lanciare
un parallelepipedo a terra: può cadere di taglio, di dorso o di base…
Hermione
annuì
-Su, provate – li invitò
la prof – non vi risucchierà dall’altra parte
E
Draco dovette ammettere che, da come parlava, era parecchio inquietante, ma,
soprattutto, sembrava davvero che dovesse succedere quel che diceva non sarebbe
accaduto. E tuttavia, non riuscivano a dirle di no. Aveva un fascino tutto suo
e non dubitava che il nomignolo di Doll Master le fosse stato affibbiato, oltre
che per manovrare le persone con la magia, anche per riuscire a fare tanto solo
con la voce e il suo aspetto… e dire che in questo momento era ancora al suo
stadio primo, quindi privo di tutto lo charme da donna adulta che doveva
trasudare quando compiva la sua trasformazione.
Prendendo
coraggio, il biondo spense la sigaretta che stava fumando e mosse qualche passo
verso il vetro rilucente incorniciato tra quella composizione di angeli e
demoni di epoca tardo-barocca.
Pensando
intensamente a se stesso, aprì gli occhi e studiò la propria immagine riflessa
che, all’improvviso, parve mutare e la sua espressione sprezzante si trasformò
pian piano in quella quasi piagnucolante di un ragazzino di Corvonero con libri
sotto il braccio, la camicia perfettamente allacciata fino all’ultimo bottone e
la cravatta stretta attorno al collo.
La
silhouette si trasformò nuovamente rimandandogli l’immagine di un ragazzo bruno
e cicciotello con gli occhi scuri che osservava con aria strafottente chi
guardava dall’altra parte dello specchio.
La
tentazione di prendere a pugni l’altro se stesso era forte, decisamente quasi
incontrollabile.
I
contorni si sfumarono di nuovo e mentre studiava il vetro che sembrava muoversi
come il mercurio denso dei termometri, la figura sua abbracciata a quella di
Pansy Parkinson apparve dall’altra parte, sorridenti e altezzosi entrambi.
Quella,
senz’altro, era la realtà che gli piaceva di meno perché, adesso che aveva la
mezzosangue, non l’avrebbe lasciata per niente al mondo.
-Che cosa hai visto che
ti ha turbato tanto? – cinguettò sadica Evangeline
-Non l’hai visto? –
domandò lui mentre lei scuoteva la testa
-No, solo colui di cui
riflette l’immagine può vedere le altre sue realtà
-Ho visto tanti me stesso
– ammise in un impeto di sottomissione il biondo andando ad accendersi una
nuova sigaretta
-Non continui a guardare?
– fu la nuova domanda che la bionda gli pose, quasi ridacchiando, Draco non
rispose e si limitò a scuotere la testa – Hermione, vuoi provare tu? – chiese
alla riccia che, con mani leggermente tremanti, si avviò verso lo Specchio
delle Due Verità.
Seriamente
alzò la testa e studiò dall’altra parte dello specchio…
E
si vide, vestita con l’uniforme della più prestigiosa scuola di Londra nel
cortile, sola, mentre ripassava su dei libri dalla copertina morbida,
tipicamente babbani, che riportavano la scritta “Chimica” e “Biologia”: l’altra
se stessa che non era strega, che non usava la magia, alla quale,
probabilmente, non credeva neppure.
L’immagine
si deformò tanto da mostrarle un’altra Hermione, questa volta con gli occhi
truccati con l’ombretto madreperlato, la sigaretta tra le labbra e le unghie
delle mani laccate di nero, la gonna decisamente troppo corta per i suoi
standard, la cravatta allentata e la camicetta da cui spuntava vistosamente il
pizzo di un reggiseno bordeaux; ai piedi anfibi di pelle e i capelli
completamente stirati e tinti di nero, sembrava un’altra persona!
Scuotendo
visibilmente la testa, si allontanò veloce mentre la loro prof ridacchiava
appoggiata alla cornice.
Harry,
prendendo coraggio, le diede il cambio prevenendo la richiesta della prof e,
calcandosi gli occhiali sugli occhi, guardò se stesso nello specchio.
Era
molto diverso da quando aveva visto i suoi genitori nello Specchio delle Brame
al primo anno di scuola: c’era una sensazione di freddezza in quell’immagine
della famiglia felice e, tuttavia, se ne era quasi innamorato.
Adesso,
invece, l’aura sembrava la propria, era come essere circondato da tanti se
stesso che ti giudicavano e sapevi che, per chi guardava da un’altra Realtà,
anche tu dovevi essere una delle tante possibilità incompiute.
Aprì
gli occhi coraggiosamente, puntando le iridi verdi e vedendo, in lontananza,
una casa dall’aspetto estremamente familiare, percorse il vialetto fino alla
porta dove, sopra il campanello magico era appeso il nome “Potter J. – Evans
L.”.
Quella
era la casa dei suoi genitori!
Si
guardò spaesato intorno trovando sullo zerbino con scritto “Welcome” un
giornale che riportava una data tristemente familiare sopra la scritta Gazzetta del Profeta. Lesse rapidamente i caratteri che componevano il titolo: “Nuovo
attacco del Lord Oscuro alla famiglia Paciock: uccisi i genitori, sopravvissuto
solo il piccolo Neville”.
Era
una realtà.
Un’altra
realtà.
Diversa.
Quel
che sarebbe accaduto se, tra i due bambini nati a fine luglio, Voldemort avesse
scelto Paciock ritenendo la purezza del sangue qualcosa di molto più prezioso
e, di conseguenza, attaccando i suoi genitori: in quel caso, forse, sarebbe
stato Neville il bambino sopravvissuto.
Il
contorno si sfumò nuovamente e, nella stessa scena, la scritta cambiò: “Nuovo
attacco del Lord Oscuro alla famiglia Paciock, non ci sono sopravvissuti,
continua il periodo di terrore”.
L’altra
verità, quella che sarebbe successa se Neville non fosse sopravvissuto
all’attacco di Tu-Sai-Chi.
Respirò
e, coraggiosamente, si allontanò dallo specchio
-Tu hai già guardato? –
chiese Harry, Evangeline di limitò ad annuire senza mutare il ghigno delle
labbra infantili piegate in una smorfia.
-Bene – disse infine –
cominciamo o facciamo notte? Rowena?
Rowena,
stringendo la mano della nipote che la accompagnava, percorse qualche passo,
guidata verso quell’arredo così singolare.
-Sei pronta? – le chiese
Evangeline prendendole l’altra mano e conducendola a sua volta, Rowena tacque,
ma annuì – non si torna indietro… - continuò – e non è detto che ti venga
richiesta proprio la tua “Vista”
-Sarà questa, me lo sento
– disse appena la ragazza cieca muovendo altri passi
-Una volta che sarai
passata di là, non saprai che cosa ti aspetta, cerca una realtà dove c’è anche
Sirius – annuì ancora
-Forse, finalmente, dopo
tanto tempo, sarò una persona libera.
Evangeline
la guardò e le accarezzò piano la mano.
Poi
la posizionò di fronte al vetro e fece allontanare gli altri.
Rowena
attese, come se si concentrasse e i colori si susseguirono vorticosamente senza
che i presenti riuscissero a distinguere forme e dimensioni
-Perché succede questo? –
chiese Hermione – quando abbiamo provato noi non è accaduto nulla
-Rowena sta “guardando”
con la sua Vista, sta scrutando oltre lo specchio
-Ci riesce davvero? Come
fa?
-Dall’altra parte c’è
un’altra se stessa, ci sono molte altre di lei, sta guardando con i loro occhi
e pensando anche con i loro ricordi
-È… per via della
Maledizione? – domandò timorosa la Caposcuola riportando lo sguardo sulla
giovane Black, Evangeline annuì col capo
Rowena
aprì gli occhi, spalancando quelle iridi cerulee che, nonostante il colore, non
potevano guardare, poi mosse un passo in avanti e tese una mano finchè i
polpastrelli non vennero in contatto con la superficie fredda e levigata che,
simile ad un liquido, formò tante onde di eco intorno a quel punto dove era
avvenuto il contatto.
Senza
esitazione, la giovane donna spostò un piede dopo l’altro finchè metà della sua
mano non fu oltre lo specchio.
E
i tre ragazzi e Ransie la guardavano mentre, lentamente, spariva oltre la
superficie.
Nessuno
fiatava.
Neppure
Evangeline che fino a quel momento aveva detto qualcosa di particolare, osava
dire una parola mentre, col cuore in gola, aspettavano.
Aspettavano
che Rowena tornasse, ma non sapevano se ciò sarebbe avvenuto.
E
i sensi di colpa si insinuarono nei loro cuori, facendo irrigidire la schiena,
mentre le mani tremanti erano occupate in qualche tic particolare, mentre gli
occhi erano puntati allo specchio: lo Specchio delle Due Verità.
Hermione
si voltò verso Harry, pallido e teso, completamente assorbito dalla
contemplazione della superficie riflettente; voltò la testa e guardò Draco, le
lunghe dita che giocavano con la catenina che aveva al collo, il biondo abbassò
gli occhi e i due si scambiarono un’occhiata che, tuttavia, non riuscì a
rassicurarli.
Si
concentrò nuovamente verso il centro della stanza in attesa: minuti che
sembravano ore, il tempo che non passava o, forse, passava e loro non se ne
accorgevano, rapiti in quella dimensione di attesa che non aveva tempo né
spazio.
Temperance,
preoccupata, era seduta sulla poltrona e accarezzava ritmicamente il pancione
prominente che le tendeva la veste di foggia babbana giunta direttamente dal
guardaroba di Monica; la videro sgranare gli occhi mentre, probabilmente, il
suo bambino le scalciava nel ventre e, subito dopo, l’espressione le si colmò
di gioia, sapendo che quella creatura che già tanto aveva patito, stava bene ed
era viva. Le dedicò una carezza più dolce delle altre mentre sollevava gli
occhi sui presenti dove, perfino Evangeline sembrava tesa.
-Row sta bene – disse in
un soffio toccando il medaglione che aveva al collo e la Caposcuola si accorse
che era quello generalmente portato dalla zia
Ransie
intercettò lo sguardo diretto al pendaglio e le sorrise
-Mio padre le aveva detto
che quest’oggetto sarebbe dovuto tornare a Hogwarts, lei non voleva portarlo
con se, non sappiamo cosa ci sia dall’altra parte.
Hermione
annuì e poi, improvvisamente, un fascio di luce partì dallo specchio, mentre la
superficie piana era increspata da onde sottili, come generate da un vortice.
Una
mano affiorò: una mano femminile.
Piano
piano, la figuretta di Rowena riprese forma nella dimensione presente: le
braccia, i capelli, la veste scarlatta, gli occhi, ancora ciechi.
La
donna rivolse al presenti un sorriso, ben sapendo che loro erano ancora lì,
nonostante non potesse vederli.
Per
finire, il braccio sinistro passò per ultimo, ritornando alla Torre, ma quando
la mano ricomparve, Harry per primo e poi tutti gli altri, si accorsero che
stava stringendo un’altra mano.
Con
il cuore denso di aspettativa e di speranza, i tre ragazzi si avvicinarono
leggermente mentre un polsino bianco e logoro, seguito da un braccio rivestito
di una giacca di velluto nero facevano la loro comparsa.
Una
gamba uscì, coperta da un paio di jeans sbiaditi e anche un paio di scarponi
neri di pelle di drago.
…
e infine la testa.
I
capelli neri si Sirius Black, un po’ lunghi e un po’ ribelli, e gli occhi
profondi videro nuovamente la luce della sua VERA realtà.
Una
delle tante, certo. Ma quella dove era nato.
Scrutando
spaesato intorno a sé, l’ultimo figlio di Orion si avvide della presenza di
Harry e poi anche di quella di Hermione, alla quale doveva la vita, di Draco
Malfoy, quello era indimenticabile, e di alcune persone che non credeva avrebbe
rincontrato nella sua vita: Ransie ed Evangeline.
Quando
anche l’ultimo atomo che componeva la come al solito trasandata figura del
padrino di Harry fu portato oltre la barriera spaziotemporale dello specchio,
Potter si concesse finalmente di versare una lacrima per lui, andando ad
abbracciarlo con impeto mentre Sirius, imbarazzato, gli scompigliò i capelli,
tenendo ancora la mano di Rowena che gli sorrideva fiduciosa.
Ransie,
commossa e con le lacrime agli occhi si alzò dalla sedia e corse incontro allo
zio, quasi abbracciandolo, mentre Evangeline, anche se non lo dava a vedere,
era molto felice di rivedere uno dei membri della vecchia squadra che aveva
seminato il panico tra le fila dei mangiamorte.
Ransie
lo abbracciò felice, cingendogli il collo contenta mentre Rowena lo guardava
speranzosa
-Siamo davvero fratelli,
adesso? – chiese con una punta di terrore nella voce; Sirius la guardò come se
non capisse il motivo di tanta preoccupazione
-Certo, lo siamo sempre
stati… - rispose regalandole uno di quei sorrisi che per molti anni avevano
mandato in deliquio le ragazzine della Scuola di Magia e Stregoneria.
-Ti ho giudicato male e
detto tante cose cattive – ammise la cieca – ma sono pentita, mi dispiace. Non
era colpa tua.
-Io avrei fatto di
peggio… - fu il sarcastico commento del padrino mentre si dirigeva da
Evangeline
-Sei proprio tu? – chiese
-No, guarda, sono Maga
Magò! – sbottò stizzita la bionda
-Credevo che non saresti
rimasta a lungo buona con la squadra sciolta… - si giustificò l’uomo
-Hai troppi pregiudizi,
Black – rispose acida lei borbottando – e tu non hai idea di quel che mi hai
fatto passare in questi anni!
Lo
sguardo interrogativo di Sirius si spostò agli altri alla ricerca di una
motivazione per tanto astio
-Perché? – chiese infine
visto che dalle sue parenti non venivano che sorrisetti nascosti e dagli altri
nuovi sguardi di dubbio
-Lo sai che mi ha
costretta a fare Ros?! Eh, lo sai?
Sirius
si allontanò allarmato
-Ros come Rosleen?
-Proprio lei, la tua FIDANZATA! E prima che tu dica qualcosa ti dico subito che avresti almeno dovuto
parlargliene – e indicò Harry – sei stato un bastardo, devi a lei se sei ancora
vivo! Siamo state io e lei a farti fuggire da Azkaban!
L’uomo
sbatté le ciglia qualche volta, non capendo
-E’ entrata nella polizia
ministeriale, imbecille! – sbraitò infine rossa la Doll Master
-Lei avevo detto di
starne fuori… - mugugnò l’altro
-Beh, avete la stessa
testa di coccio! Figuriamoci se ti dava retta! Figuriamoci se tu le davi retta!
-Così sei ingiusta! Io
l’ho fatto per lei
-Beh, forse era meglio se
tu fossi stato un po’ più egoista! – e gli voltò le spalle rimanendosene a
braccia conserte con gli occhi alla parete.
Sirius
guardò gli altri che ridacchiavano e sorridevano, evidentemente a Harry era
stato detto anche tutto quello che lui non gli aveva raccontato…
Improvvisamente,
Rowena si voltò verso la porta, lo sguardo più vacuo del solito, le mani
tremanti che salivano al petto dove il respiro si era fatto corto
-Sev? – chiamò subito
dopo mentre tra i presenti si faceva silenzio e l’attenzione si spostava verso
l’ingresso.
La
figura scura di Severus Piton era immobile nel vano della porta, i libri di
Pozioni sottobraccio, i capelli come al solito che gli ricadevano in parte
sugli occhi.
Gli
occhi verdi scrutarono la stanza circolare, si soffermarono qualche istante su
una di loro e poi, girando il voluminoso mantello nero, il professore sparì per
le scale.
Rowena,
avvertendo lo spostamento d’aria e l’odore di resina scomparire, intuì che lui
doveva essersi allontanato e si lanciò al suo inseguimento, quasi incurante dei
pericoli che c’erano in giro per una persona come lei.
Infatti,
in un capitombolo, sentirono un grido strozzato per le scale, una voce
femminile e una maschile gridare “Attenta!” subito dopo.
Intuendo
l’accaduto, tutti si mossero verso la rampa oltre la porta e videro Piton che,
reggendo in braccio Rowena, la stava riportando di sopra.
Harry,
Draco ed Hermione si appiattirono contro la parete per lasciar passare il
professore, esterrefatti davanti a quella scena dolcissima, dopodiché lo
seguirono.
-Sei un’incosciente! – lo
udirono sussurrare alla sorella di Zachariah e Hermione si sentì come prossima
al pianto per quanto aveva visto mentre, con un colpo di bacchetta, il prof
faceva comparire una coperta e la rimboccava sulla poltrona che era rimasta.
-Noi sarà il caso che
andiamo – disse Temperance ad alta voce lanciando occhiate allusive ai presenti
e il gruppetto, capeggiato dalla signora DeLaci e chiuso dall’Evanglista Oscura,
si avviò in fila indiana verso l’uscita, non senza riuscire ad evitare che
Sirius e Piton si scambiassero un’occhiata carica di gelo.
Eva
chiuse definitivamente la porta dietro di loro, gesticolando perché si
sbrigassero ad andarsene e lasciassero “la dovuta intimità al tormentato
amore”.
* * *
-Oggi ne ho scoperte
troppe – sospirò triste Harry mentre si dirigevano insieme verso la Torre Sud dove la Marionettista li stava guidando – prima questa Rosleen – e scoccò
un’occhiata interessata al suo padrino – e poi l’amore segreto di Piton
-Parlane con meno schifo,
ragazzo – fu l’acido commento di Evangeline – non hai idea di cosa abbiano
passato quei due poveretti.
Umilmente,
Potter si decise ad abbassare la testa e a rimanersene zitto per il resto del
tragitto.
La
stanza di Evangeline, all’ultimo piano della Torre Sud, era quella che a scuola
era volgarmente definita “suite”, altrimenti detta “stanza degli ospiti
importanti”.
La
vampira aprì la porta con una magia e si sedette su una grande poltrona di velluto
che dava le spalle al tramonto ormai inoltrato, dopodiché fece cenno di accomodarsi
anche agli altri.
Seraphin,
assonnato, sbucò dalle coperte del letto e, notati i presenti, se li guardò
perbene ad uno ad uno per poi saltare a piedi scalzi sul pavimento e andare ad
attaccarsi alla gonna della caposcuola gridando “Mione, Mione! Mione è
tornata!”.
La
riccia gli sorrise affettuosa mentre gli accarezzava la testa, poi il bimbo si
dedicò alla sorellona e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia mentre si metteva
in posizione con l’orecchio al ventre arrotondato per sentire “il suo futuro
nipotino” mentre scalciava.
Evangeline
guardò fisso Sirius formulando poi la domanda che le frullava in quella
testolina bionda
-Che cosa c’era
dall’altra parte?
Sirius
tacque
-Non me ne ricordo – un
sopracciglio biondo si alzò mentre la prof studiava interrogativamente l’erede
dei Black
-Come sarebbe?
-Non ho ricordi di quello
che ci sia dall’altra parte, quando si oltrepassano le porte si ha solo la
coscienza di aver trascorso del tempo di là, ma non ci si ricorda come…
-Vuoi scherzare? E come
avete fatto ad uscire?
-Credo che anche per Row
sia così, solo che…
-Solo che… cosa? –
incalzò l’insegnante
-Prima di tornare
definitivamente “di qua” ho dato un’ultima occhiata “di là” e mi è sembrato di
vedere una donna identica a Rowena che mi teneva l’altra mano, pareva quasi che
mi stesse conducendo verso il passaggio…
La Doll Master
lo fissò seria qualche istante per poi annuire.
-Ho capito
-Beh, io no! – incalzò
Sirius
-È semplice – gli spiegò
– dall’altra parte dello specchio esiste un’altra realtà dove, forse, esiste
un’altra Rowena. Potendo le varie portatrici della Maledizione leggere nel
passato di quelli col proprio sangue, probabilmente “l’altra Rowena” ha
utilizzato lo stesso principio che Row ha impiegato per trovare LA realtà dove
eri finito… insomma, ha letto nei ricordi della nostra Rowena cosa volesse fare
e, dato che l’altra non non poteva accedere a quegli stessi ricordi, vi ha dato
una mano a tornare “da questa parte”.
-Bel casino… - borbottò lui
passandosi un dito sul mento
-Ehi, niente parolacce,
ci sono dei bambini! – lo riprese Ransie assottigliando le labbra.
-Piuttosto, io vorrei
sapere che cosa è successo qui… - e si guardò sconcertato attorno non
riconoscendo una situazione analoga
-Te la faccio breve –
spiegò ancora la bionda che tra tutti era quella che sapeva trattare meglio con
Sirius – il tuo amico Zach è riuscito a scomparire proprio mentre serviva e,
come se non bastasse i mangiamorte hanno deciso che la nostra Ransie sarebbe un’ottima mamma per il futuro Lord Oscuro, per far ciò hanno rapito lei
e Seraphin e li hanno tenuti prigionieri a Malfoy Manor finchè il qui presente
signor Malfoy – e Sirius guardò Malferret – non li ha salvati entrambi. Per di
più, sempre qualcuno della vecchia guardia, ha deciso che Rowena+crisi di
personalità che la faceva sentire Ransie era un ottimo diversivo per non far
saltare all’occhio la scomparsa, così l’hanno travestita e le hanno indotto una
crisi, se non che è finita in coma e quando si è svegliata è venuta a Hogwarts.
Tutto chiaro?
Sirius
annuì automaticamente di fronte a quella sequela di informazioni un po’
difficili da assimilare tutte insieme.
-Domande? – chiese ancora
la prof ai presenti
-Io vorrei conoscere la
storia di Piton e di Rowena – azzardo timidamente Hermione ed Evangeline le
sorrise
-Gliela racconto io e lo
fai tu? – chiese rivolta a Temperance
-Racconto io. – cominciò
la mora
-Forse è meglio – annuì
Eva – la priverei di tutta la romanticità
-Come certo saprai ai
tempi della scuola dei Malandrini, ovvero del papà di Harry, James, e di questa
sottospecie di demone che è mio zio – riferito a Sirius – Severus era il
bersaglio preferito delle loro malefatte, gliene combinavano davvero di tutti i
colori, poveretto…
-Se lo meritava… -
bofonchiò l’erede dei Black
-Zitto tu! Dicevo… sì,
gli facevano scherzi a non finire e tra lui e il gruppo dei Malandrini non
scorreva tanto buon sangue. Mio padre, che a quel tempo era all’ultimo anno
qui, decise che quel poveretto aveva bisogno di un po’ d’aiuto, soprattutto
perché la sua introversione era dovuta, oltre a questo, anche ad una situazione
familiare molto difficile e Severus era succube del fratello maggiore, da tutti
considerato un vero genio. Pur di tirarlo fuori da quel baratro di depressione,
papà decise che per l’estate sarebbe potuto rimanere a studiare da noi: lui
l’avrebbe aiutato e Severus avrebbe potuto tenere compagnia alla sua sorellina
malata.
Nonostante non sembri, Piton possiede un
animo – e qui le occhiate a Sirius si sprecarono – era una persona attenta e
sensibile e questo lo aiutò molto a stringere un legame con Row. Credo che
all’inizio Sev fosse quasi contento del fatto che lei non potesse vederlo, così
non si doveva vergognare di se stesso… fecero amicizia, due persone molto sole,
incomprese dal resto del mondo.
L’anno seguente l’esperienza si ripeté, papà
era entrato alla scuola di Auror con sede a Londra e studiava parecchio, ma
rinnovò comunque l’invito al giovane Piton che insieme a Rowena sembrava
trovare se stesso.
Rowena cominciò a nutrire un forte odio nei
confronti dei Malandrini, ma di Sirius in particolare, un po’ perché era il suo
fratellastro e la madre di lui aveva impedito a nostro nonno di vivere insieme
alla nonna e un po’ perché avevano la pessima abitudine di maltrattare l’unico
amico che aveva.
Credo che s’innamorarono – aggiunse con un
sorriso – ma nessuno dei due l’ha mai ammesso, eppure, quando sono insieme,
sembrano delle altre persone: Severus cerca di aiutarla nella sua mancanza e
lei cerca di fargli vedere un mondo migliore.
Quando Sirius venne a trascorrere l’estate
da noi – continuò – Rowena cominciò a modificare la sua opinione nei suoi
confronti, anche se non lo conobbe mai del tutto… e Sev ci patì moltissimo,
tantopiù che erano ormai al sesto anno; ci fu una lite particolare e lei si
allontanò da lui. Per far fronte ai problemi di famiglia e alla depressione che
lo incalzava, Piton entrò tra i mangiamorte.
Non so che sia successo dopo, l’ultima
estate di scuola lui non l’ha passata con noi, mi è stato solamente detto che,
giovanissimo, Silente l’ha assunto qui dove è rimasto.
Penso che questa sia la prima volta, dopo
tanto tempo, che quei due si rivedono e, nonostante tutto, si sono riconosciuti
al primo sguardo.
Harry
guardò Ransie che gli sorrideva e si voltò verso la porta con un’espressione
indecifrabile.
Forse
ora capiva un po’ di più il suo prof.
E
in fondo in fondo era anche contento per lui.
* * *
Spazio
autrice: innanzi tutto
vorrei ringraziarvi tutti per le tantissime recensioni che mi avete mandato per
il precedente capitolo e chiedo scusa se era così complicato…
La
questione delle parentele intricate è una cosa che si ritrova in molti dei miei
scritti (anche se voi non li avete mai letti) perché mi piace tantissimo
ricostruire gli alberi genealogici delle varie famiglie e quelli dei Black sono
veramente incasinatissimi, insomma, un invito a nozze!
La
storia prosegue, tra un po’ di capitoli entreremo nella fase finale e
finalmente ogni problema verrà risolto.
Bene,
spero davvero che questo nuovo aggiornamento vi sia piaciuto e vi aspetto tutti
al prossimo,
ciao
e un bacione!
Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: non credo di avere doti paranormali che mi
permettono di sviluppare tutta la vicenda, credo sia solo una questione di cose
che piacciono, probabilmente se fossi una fan sfegatata di rugby ci avrei
infilato qualche accenno, qui però la mia passione è tornata utile per
ingarbugliare un po’ la vicenda che, altrimenti, sarebbe risultata un po’
scialba e lineare… La famiglia Black è quella che, tra tutte, mi ha sempre
incuriosita di più e non ho davvero resistito a far fare una bella brutta
figura a Walburga (la odio e la detesto!), insomma, poi con tutta la loro
storia mi sembrava un po’ strano che non avessero neppure un paio di altarini
da scoprire…
Beh,
le scenette intime per questo nuovo capitolo sono un po’ da rimandare e forse
anche per il pressione, ma torneranno, oh se torneranno!
Aspetto
di sapere che cosa ne pensi di questo Sirius come back, ciao e un bacio!
Lord
Martiya: effettivamente mi
rendo conto perfino io che fosse difficile seguire il filo logico, ma credo che
le maggior difficoltà siano nate dal mio pessimo modo di scrivere piuttosto che
dall’intrico di parentele… inoltre con la mancanza di alcuni personaggi ancora è
un po’ difficile orizzontarsi; sono comunque molto contenta che ti sia piaciuto
e ti faccio i miei complimenti per aver capito chi fosse la donna in infermeria
visto che io non ne ho parlato… ciao e a presto! Nyssa
Shavanna: in realtà non so neppure io come la mia
testolina limitata abbia potuto partorire sta roba e, santi numi (eheeh,
un’espressione tipicamente genovese) mi domando col casino che ho fatto come
abbiate potuto seguire il tutto, ma mi fa piacere che ci siate riusciti…
fantasia geniale però mi sembra decisamente eccessivo, così mi fate salire
l’orgoglio a 2000! La mia prof di mate, buonina come ha solito, ha detto che
tra due sett m’interroga di nuovo, quindi sarò ancora sclerata, ma tranquilla,
la fic non subirà interferenze, scrivere per me è molto più importante che
studiare mate… ^^
Effettivamente
forse ho calcato un po’ sul fatto che Herm sia molto ingenua, ma dopotutto, se
a 17-18 anni non aveva ancora dato un bel bacio a qualcuno, non posso certo
pretendere che conosca tutti i segreti del mestiere… eppoi aiuta a far fare
qualche bella risata a Draco che ne ha proprio bisogno…. Ecco qui soddisfatta
la curiosità su Row, si scopre che stava origliando e cosa, però non lo faceva
con cattive intenzioni, poveretta, anche lei ha le sue magagne…
Vabbè, qui non
credo ci siano curiosità da svelare, si dice praticamente tutto, sappimi dire
che ne pensi, ciao e al prox post! Nyssa
Liuzza: non preoccuparti, a metà della storia,
quando ancora non avevo introdotto altri personaggi, ho preso un bel pezzo di
carta e ho detto: ok, scriviamoci tutto che è meglio… quindi ho avuto
pressappoco gli stessi problemi, solo che oltre a queste vicende io ci ho messo
anche come finirà la storia, quindi non posso farvi vedere il mio
intricatissimo albero di parentele…
La scoperta su
Sirius si fa più consistente, tanto che lui riesce perfino a tornare al mondo
umano, all’inizio ero combattuta, ma uno mica può morire finendo dietro ad un
velo!
Vabbè, spero che ti
piaccia anche questo nuovo capitolo, aspetto di sapere che pensi, ciao e a
presto! Nyssa
Kilkenny: wow, addirittura un 9! Sono commossa,
grazie mille *ç* Sono felice che la mia fic faccia eccezione tra la moltitudine
di HP che in genere non dicono niente, grazie mille per tutti i complimenti…
Eva è entrata a Hogwarts per caso, ma dopo aver letto di lei in Negima ho
pensato che fosse un ottimo personaggio da Hogwarts, insomma, è inglese, è
vampira, è sadica, ci sta alla grande! Spero che continuerai a leggere la mia
storia e mi dirai anche in futuro che cosa ne pensi, sono curiosa di conoscere
il parere degli appassionati di Eva-sensei ^^ ciao e a presto! Nyssa
luana1985: sono molto felice che il capito ti sia
piaciuto nonostante sia zeppo di intrichi strampalati, spero che sia lo stesso
anche per questo nuovo che posto, sono molto curiosa di conoscere la tua
opinione, ciao e un bacione! Nyssa
chibi_elyon: non dirlo a me, anche le mie incombono come
la spada di Damocle, non so più come fare e c’è verifica ogni singolo giorno
della prox settimana, uffi, chissà quando lo trovo il tempo di scrivere
>_>
Ehehe, come ho già
detto, anche io ho disegnato l’albero prima di cominciare a parlare dei vari
Black di questa storia perché sennò non capivamo niente né io né voi… voi però
mi viziate dicendomi che ho una fantasia e una memoria speciali, così diventerò
un pallone gonfiato!
E anche io penso
che una particina a Draco geloso ci stava, dopotutto, Harry è il migliore
amico d Herm, normale che qualcuno fraintenda…
Vabbè, spero ti
piaccia anche il nuovo aggiornamento, dimmi che cosa ne pensi, ciao e un bacio!
Nyssa
Potterina_88_: addirittura emozionante? Io sono commossa!
In effetti quando ho letto del velo nel libro ero molto curiosa, ma mai che la
Rowling sazi questa mia curiosità, così ho deciso di dare la mia personalissima
interpretazione. E come si può vedere, l’ho fatto: Sirius è tornato a nuova
vita assieme ad altre storie e personaggi, insomma, arriva qualcuno con
diecimila e una cose da raccontare, a cominciare da questa fidanzata segreta.
Garantisco che non
ci sono spoiler settimo libro, anche perché non ho ancora letto il 6° e quindi
sarebbe un bel po’ difficile ^^ tutta farina del mio sacco.
Il nuovo trio dei
miracoli si consolida un po’ di più in questo cappy e vedremo che succederà nei
prossimi, io intanto aspetto di conoscere la tua opinione sul nuovo
aggiornamento! Ciao e a presto! Nyssa
PiccolaSerpe: mi fa piacere che molti interrogativi se ne
siano finalmente andati, ormai la storia è praticamente in discesa, manca solo
la parte finale con le ultime cose da sistemare e gli ultimi misteri da
risolvere… anche se con questo non credo, però, che la terminerò in un paio di
cappy, mi servirà un po’ di più…
Anche io ogni tanto
mi domando come faccio a essere così matta, probabilmente qualcuno mi
somministra quotidianamente stupefacenti nel pranzo sennò non potrei mai
scrivere qualcosa del genere ! (scherzo, le parentele sono il mio forte, le uso
spesso nelle storie lunghe).
Herm effettivamente
è molto innocente, però almeno lei e Draco hanno una scusa per essere carini
l’uno con l’altra e lui può continuare a farsi qualche risata che intanto gli
fa pure bene ^^
Ehehe, Sirius è
tornato, così siamo tutti felici, spero che ti piaccia questo nuovo capitolo,
ciao! Nyssa
Lisanna Baston: la tua recensione mi ha fatto molto piacere,
sono felice delle tue parole e anche molto orgogliosa! Effettivamente
l’intreccio è un po’ pesante, ma ispirandosi alla Rowling trovo difficile
renderlo più semplice e sono anche molto felice del fatto che gli avvenimenti
sembrino reali, grazie mille per tutte le belle parole che hai usato…
Per la storia del
velo, anche io ho immaginato qualcosa per far tornare Sirius perché di uno che
muore cadendo dietro un velo mi sembra un po’ strano…
Spero che tutte le
tue curiosità su Rowena si siano fugate, dopotutto era solo curiosa… spero che
ti piaccia anche l’ultimo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un
commento! Ciao e un bacione! Nyssa
jennybrava: oh cielo, tu mi commuovi con tutti questi
splendidi aggettivi, forse esageri per la mia fic! Cmq ti ringrazi davvero
moltissimo, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia e mi auguro che
continuerai a seguirla e a dirmi che cosa ne pensi! Anche io penso che Draco ed
Herm debbano stare insieme e che la loro, però, non sia solo una storia di
sesso, forse qui ho esagerato con l’intreccio, ma è la mia prima fic e quindi
sono ancora un po’ inesperta, spero che quindi perdonerai eventuali gaffes e
similari ^^
Mi fa enormemente
piacere che tu mi dica che sono una brava autrice, è un complimento che una scrittrice
apprezza sempre, grazie!
Spero che mi
lascerai un commento all’aggiornamento, ciao e a presto!
PS: ormai molti mi
augurano una vita serena così posso terminare la fic^^
Eppure, entrambi guardavamo il mondo disillusi, più di quanto potesse fare un adulto.
Vivevamo soli, lontani dagli
altri e ammantati di un’aura di tristezza e solitudine che non faceva che
acuire la nostra sensibilità, già provata da quanto ci circondava.
Venivo da una famiglia che
avrei volentieri dato via, tu, invece, rivolevi indietro la tua.
Odiavo mio padre e mia madre,
che mi avevano costretto a questa condizione di mezzosangue che non accettavo e
li detestavo per la vita “metà e metà” in cui mi avevano oppresso, ma, più di
tutti, odiavo mio fratello. Era falso e bugiardo, una persona mediocre e
insignificante che, però, sapeva vendersi bene e propagandava se stesso al
punto da sembrare davvero un eroe.
Cominciai a sognare Hogwarts come il mondo delle fiabe, dove sfuggire ad una
realtà squallida e tetra, pullulante di piccole catastrofi che mi stavano
segnando sempre più.
Conobbi Lily Evans quando
eravamo ancora bambini, ma ci dovemmo separare in fretta a causa della mia
famiglia: la rincontrai solamente sull’Espresso di Hogwarts
il primo giorno di scuola… ed era esattamente come la ricordavo.
Amavo Lily da
quando avevamo cinque anni perché tra tutti era l’unica che non mi
guardasse in cagnesco e non si allontanasse se io invece mi avvicinavo.
La amavo profondamente di un
amore puro e infantile e cullavo dentro di me il sogno che, un giorno, forse, saremmo potuti vivere insieme e sposarci.
Ma si sa, assieme alle cose
belle, arrivano anche quelle brutte.
Fu su quello stesso treno che
incontrai per la prima volta James Potter e Sirius Black.
Odiare Sirius
era facile, con i suoi modi bruschi e il suo fare come se tutto gli fosse dovuto.
Detestare Potter era diverso
perché c’era qualcosa in lui che mi ricordava tremendamente mio fratello e lo
odiavo per riflesso incondizionato.
Fu questione di uno sguardo e
mentre tra noi si instaurava una rivalità che sarebbe durata per tutti i sette
anni di scuola, altri due paia di occhi si incrociavano, quelli di Lily e di James Potter e lessi chiaramente nelle iridi azzurre di
lui, qualcosa che mi fece tremendamente male.
Ero arrivato nel mondo magico
pieno di speranze, ma le disfatte cominciarono fin dal primo giorno.
Quando il Cappello Parlante mi
smistò tra i Serpeverde, ne fui in
parte orgoglioso e in parte rivoltato: tra le fila della Casa di Salazar militavano menti brillanti, ma non ci si poteva
fidare di nessuno e non era consigliabile svegliarsi la mattina e mettersi le
scarpe senza prima aver controllato perbene che nessun buontempone ti avesse
fatto uno scherzetto di pessimo gusto che avrebbe avuto conseguenze molto
gravi.
Fui grato al Cielo che almeno
lei, Lily, non mi avesse abbandonato, ma la Torre
offriva senz’altro una compagnia migliore e più stimolante di quella di un
ragazzino introverso e taciturno e fu con rammarico che la vidi allontanarsi sempre
più.
In compenso, il neonato gruppo
dei “Malandrini” capeggiato nientemeno che da Potter, mi stava fin troppo sul
collo.
Se fossi
stato sincero avrei detto di volervi entrare a mia volta, ma sincero non
lo ero mai stato e la rivalità tra me e due dei suoi membri mi impedivano sia
di ammettere un simile desiderio, sia di metterlo in pratica.
Cercai di allontanarmi da loro
e di rendermi invisibile al mondo, ma la passione che mi spingeva verso la
magia aveva sempre il sopravvento su di me e troppo spesso il mio nome spiccava
sugli altri nelle graduatorie scolastiche, rendendomi la mira preferita dei
miei torturatori.
Nell’aprile del primo anno,
conobbi Zachariah Black.
Era il Caposcuola ed era a Grifondoro.
Frequentava l’ultimo anno di
scuola ed era tra gli studenti migliori del suo corso.
Quando lo guardai per la prima
volta in faccia, trovai in lui una paurosa somiglianza con Sirius
Black e me ne discostai più che potei, terrorizzato che anche lui potesse
essere in combutta coi Malandrini per qualche tiro mancino ai miei danni.
Credevo che fosse suo fratello, ma quella volta mi sbagliavo e lo scoprii
tristemente presto.
La Sala Comune di
Serpeverde era ricca di pettegolezzi e ottenere
qualche informazione circa questa o quella persona era un lavoro estremamente
facile perfino per uno come me.
-Chi, il Bastardo? – mi chiese un mio
compagno scoppiando a ridere?
La verità che appresi fu che Zachariah era un Black come Sirius,
ma nessuno conosceva i suoi genitori, anche se circolava la malevola voce che
fosse il fratellastro di Felpato.
Rifiutai quei pettegolezzi e,
tuttavia, più lo guardavo e più credevo di potermi fidare di lui.
Zachiariah
non tradì la mia fiducia e, nonostante si stesse duramente preparando per i M.A.G.O. di fine anno, mi dedicò senz’altro più tempo di
quanto avrei anche solo potuto sperare.
Lo sentii un po’ come il
fratello maggiore che non avevo, o meglio, che non era come sognavo.
In un impeto di follia, una
volta, gli raccontai della mia famiglia e lui mi disse qualcosa della sua.
Un mese dopo, m’invitò a
trascorrere le vacanze da loro.
Rifiutai, sentendomi uno
scroccone, ma lui mi disse allora che, in cambio del mio soggiorno, avrei
potuto fare compagnia alla sua sorellina malata visto che, dopo il diploma,
voleva entrare alla scuola per Auror.
Più che mai tentato, accettai.
Mai e poi mai avrei pensato
che la ragazzina che avrei incontrato sarebbe stata quella che avrebbe cambiato
la mia vita.
Quando ti vidi per la prima
volta, mi domandai perché camminassi così piano e guardassi
fisso di fronte a te, solo quando ti avvicinasti mi accorsi che i tuoi occhi
non potevano vedere e provai un sentimento che, ancora adesso, a distanza di
tanti anni, non riesco a classificare.
Mi sorridesti sincera, mentre
tuo fratello faceva incontrare le nostre mani e io credo
di essere arrossito, esattamente come avevo fatto quando, dopo tanto tempo,
avevo rivisto Lily sul treno.
RowenaAmariah Black, ti ha presentato tuo fratello, poi ci ha
lasciati a fare amicizia.
Parlare con te, all’inizio,
era maledettamente difficile: non avevi i modi coinvolgenti e trascinanti di
tuo fratello e il fatto che non vedessi non mi aiutava molto, non sapevo
proprio cosa dire.
Sei stata tu a parlare per
prima, mi hai chiesto di descriverti Hogwarts e,
nonostante per me ci fossero tanti brutti ricordi, ti ho accontentata.
Tu e quello che non puoi
vedere… non mi hai mai guardato in faccia, ma chissà come hai capito che ci
soffrivo a parlare di scuola.
Tre giorni ed ero già in tuo
potere: ti avevo raccontato dei Malandrini e delle loro stupidaggini, della
vita, della mia famiglia, solo di una cosa non avevo ancora accennato ed era
Lily.
Ma per ogni giorno che
trascorrevo in tua compagnia, l’amore che provavo nei suoi confronti scemava
come le tinte pastello dell’alba dei sonetti che componevo per lei.
Tu mi capivi e io lo sapevo,
mi ascoltavi, non pretendevi di dirmi cosa era giusto e sbagliato, non
giudicavi, non mentivi, non eri ipocrita.
Eri cieca.
E i tuoi occhi vivevano delle
parole degli altri, delle sensazioni altrui, descritte o vissute.
Un giorno ho scoperto il tuo
segreto, mentre stavi vivendo una vita parallela con la personalità di un Black
qualsiasi o qualunque tuo altro parente di cui non hai mai voluto fare il nome.
Mi domandai perché non ti
avessero chiamata a Scuola, mi chiesi che cosa tu sapessi fare esattamente.
Non mi hai risposto.
Non lo hai mai fatto.
Ma non mi sentivo di forzarti
a dirmi qualcosa perché pure io ti avevo taciuto dei segreti.
Ti guardavo con ammirazione
perché quella tua mancanza ti debilitava, ti distruggeva, ma tu non hai perso
un attimo la gioia di vivere.
Eri triste e disillusa sul tuo
futuro, sognavi Hogwarts, ma non potevi andarci,
sognavi di essere babbana, ma neppure quello ti era
concesso, rinchiusa, prigioniera in quella villa che tuo padre vi aveva donato
come addio a tua madre.
In confronto, i miei problemi
sembravano bazzecole, pure e semplici fisime di un ragazzino isolato, ma tu mi
comprendevi ed era questo che io, più di tutto, amavo in te.
È stato
quando ho creduto che tu non potessi più capirmi, che ti ho persa per
sempre.
Ma ho scoperto che, se io
avessi ricominciato ad avere fiducia in te, tu saresti tornata.
Potrei citare a menadito ogni
singolo istante vissuto in tua compagnia.
Se era bel tempo, il grande
parco era tutto per noi, ma il nostro angolo rimarrà per sempre la panchina
sotto il grande salice di fronte alla serra.
Se il tempo era brutto,
l’immenso padiglione di vetro ci proteggeva e rimanevamo lì per ore, mentre io
ti spiegavo come preparare questa o quella pozione.
Un giorno mi raccontasti che
tu e tuo fratello eravate davvero due bastardi Black, dicesti proprio così e
non aggiungesti tutta la storia di tua madre e del fatto che tuo padre fosse
innamorato di lei. Rimanesti sul vago.
Ma io ci stetti male.
Trovavo ingiusto che due
persone come voi, speciali in ogni cosa che facevate, compresa quella di
strapparmi alla nebulosa vita di casa, dovessero essere dei bastardi, additati
da tutti e alle cui spalle la gente mormorava
malevola. E trovavo altrettanto ingiusto che uno spavaldo figlio di papà come Sirius avesse avuto la fortuna di una casa lussuosa, ma,
soprattutto, della legittimità
Un giorno te lo dissi e tu
ridesti, anche se sentivo che la tua risata era triste
-Credi davvero che una antica
famiglia come quella dei Black sarebbe riuscita senza problemi ad accettare una
ragazza cieca? – mi avevi chiesto
Ci riflettei.
Effettivamente, probabilmente Orion sarebbe stato molto fiero di un figlio intelligente
come Zachariah, ma di sicuro quella
famiglia, uscita direttamente dalle fiamme degli inferi, avrebbe fatto
mille storie su di te, probabilmente condannandoti ad una perpetua vita in
convento.
E poi, mi dissi, se voi foste davvero stati legittimi, la vostra educazione sarebbe
stata differente e, con ogni probabilità, non avrei mai potuto conoscervi.
Nessuno si sarebbe interessato a me e io non avrei mai potuto parlare
liberamente con qualcuno come te, Rowena.
Al momento di ripartire ero
triste: non avevo rivisto la mia famiglia per tutta l’estate, ma non era quella
la causa del mio male, era dovermi separare per altri nove mesi da te dopo aver
trascorso ben 12 anni senza conoscerti.
-Mi mancherai – dicesti appena accarezzandomi
una guancia e mi sentii come un fidanzato che partiva per il fronte della
guerra: forse non sarei tornato
-Vieni a trovarmi anche nelle vacanze di
Natale – hai aggiunto – mi fa piacere stare in tua compagnia…
Dire che quella era la cosa
più bella che mi fosse stata detta era riduttivo.
Zachariah mi
ha sorriso e ha annuito
-A noi fa piacere se torni – ha spiegato –
fammi sapere per Natale, non c’è mai nessuno che lo trascorre con noi…
Annuii, ma dentro di me
scoppiavo di gioia: in quei quattro mesi, da settembre a dicembre, non feci
altro che pensare a voi due e, nel frattempo, a guardarmi intorno per poi
poterti descrivere dettagliatamente la vita della scuola e i suoi studenti.
Tuo fratello ti aveva regalato
per il compleanno una penna prendiappunti e così potevamo
scriverci, mi dicevi quanto era noiosa la vita a casa e tratteggiavi con parole
dolcissime quelle poche escursioni per la città, fuori dalle
mura del palazzo.
Il mercato di Covent Garden era il posto dove andavi più frequentemente,
dicevi che aveva dei suoni colorati e io riuscivo a vedere attraverso il tuo
scritto la folla che si accalcava dai fruttivendoli, i venditori che
preparavano le caldarroste d’inverno, l’intenso profumo delle spezie.
Mi spiegavi che ad ogni
musicista di strada lasciavi una moneta perché erano tutti bravissimi, in
particolare, ti piaceva un violinista all’ingresso del mercato che si divertiva
a suonare i Capricci di Paganini più
per divertimento che per altro.
Un giorno mi raccontasti che
tuo fratello e sua moglie, che si erano sposati da poco, ti avevano portata a
teatro ad ascoltare l’opera e un concerto.
Ti piaceva la musica e me ne
accorsi.
Da allora in poi, per cinque
anni, non ho fatto altro che aspettare l’estate e l’inverno per poterti
rivedere.
Perché forse, tra noi due, il
più cieco ero io e tu, con la tua innocenza un po’ fanciullesca, sei riuscita
ad aprirmi gli occhi.
Peccato che io non possa fare
altrettanto con i tuoi.
Studiavo un po’ di medicina
nel tempo libero, ma sembrava davvero che per la tua vista non ci fosse
speranza.
Una volta, mentre ero a Hogsmead, sono passato di fronte al negozio di Madama Piediburro. Detestavo quel luogo come tutti i ragazzi non fidanzati,
ma il passaggio lì di fronte mi aveva portato agli occhi una cosa che mi
sembrava scesa dal cielo: un carillon.
Non ci pensai due volte:
entrai e chiesi di comprarlo alla piuttosto costernata cameriera che, prima di
acconsentire, dovette chiedere conferma alla proprietaria che si disse felice
che qualcuno avesse notato la raffinatezza dei suoi arredi.
All’interno del negozio c’era
anche Lily.
Stava aspettando James e già a quel tempo, nonostante i battibecchi, si
poteva scoprire come sarebbe andata a finire.
La cosa però, non mi faceva
più male.
La salutai e, forse, lei mi fu
grata del fatto che non assunsi la mia consueta posa da cane bastonato.
Mi domandò per chi fosse il regalo che la cameriera stava impacchettando al
banco e le dissi che era per una mia amica.
Non ho detto altro a Lily, ma
so che lei mi ha letto negli occhi una profonda tristezza e non ha fatto le
consuete battutine di circostanza.
Sono uscito e, grazie al
cielo, per una volta, non c’erano sulla mia strada i Malandrini a rovinare quel
pomeriggio.
Il tuo viso mentre lo scartavo
per te e lo facevo suonare è stato il più bel regalo che potessi
farmi e mi sentii proprio un ragazzo innamorato.
Mi dissi che, terminato il
settimo anno a scuola, ti avrei chiesta in moglie.
Ti avrei sposata.
Ma non arrivammo insieme a
quel fatidico giugno perché le nostre strade si separarono prima.
Ho odiato me
stesso per anni per essere stato così stupido e ancora oggi non me lo sono
perdonato.
Nell’estate del sesto anno,
casa tua pullulava di ospiti: tua cognata aveva invitato la sorellina a
trascorrere le vacanze con lei e tenerle compagnia mentre aspettava il primo
figlio; Rosleen era una tipa stravagante e piuttosto
decisa, ma in fondo era brava e con me sempre gentile.
Tuo fratello portò a casa
anche Sirius Black.
E quello fu un duro colpo,
nonostante io avrei dovuto pensare che, se si era dimostrato buono con me,
avrebbe dovuto farlo anche con altri.
Le strade mie e di Felpato non
si incrociarono mai e io non avevo ragione di essere così preoccupato, ma il
posto che avevo considerato sicuro per tutto quel tempo, all’improvviso, non
era più così inavvicinabile.
Non avevo motivo neppure di
essere geloso, come invece ero, perché tu detestavi Sirius
quasi quanto me. Eppure non riuscii a scacciare quel sentimento.
È capitato un giorno che un
piovasco abbia sorpreso te e il tuo fratellastro mentre eravate in giardino, vi
siete entrambi rifugiati nel gazebo e so che avete parlato.
Quando tu uscisti di lì, mi
dicesti che, forse, avevi avuto un po’ troppi pregiudizi su di lui.
E io ci rimasi male.
Tanto che credevo di averti
perduta per sempre.
Tu eri sempre te stessa, ero io quello che era cambiato.
E quella fu la prima volta che
litigammo.
Ti dissi molte cose brutte che
al solo pensiero mi si torce l’intestino, ti insultai
e tu non facesti una piega, rimanesti in piedi, nella tua regalità da vera Black
purosangue, ad ascoltare la mia collera, la mia gelosia, quell’amore frustrato
che si era trasformato in odio.
-Tu sai cosa significa volere una famiglia? –
ti limitasti a dire e io rimasi zitto – una volta dicesti di sì, confidavo che
almeno tu avresti capito.
Rosleen
arrivò in quel momento e, dopo avermi tirato un pugno e uno schiaffo, ti
condusse via.
L’ultimo anno a Hogwarts fu il peggiore della mia vita.
Ed era colpa mia.
Non c’era paragone neppure con
quell’orrido primo anno.
In preda al desiderio di
dimostrare che ero nel giusto, entrai in quella cerchia di maghi detti “mangiamorte”.
Avrei dimostrato al mondo che
valevo qualcosa.
Ma quel che feci vedere fu
solo la mia caduta.
E dopo neppure tre anni,
fuggii da quel posto chiedendo aiuto a Silente.
Da allora, è il rimorso che mi
stringe il cuore quello che accompagna le mie giornate e le mie nottate.
Ho visto molti figli di maghi
che erano con me, qui a scuola.
Temperance,
la figlia di tuo fratello, ha fatto il suo ingresso e ormai è diplomata, sposata
e incinta.
Fin, l’altro figlio di tuo
fratello, ancora non ha 11 anni, ma sarà un grande mago.
Il figlio di Lily e James è arrivato a Hogwarts
portando una buona dose di sfortuna tra noi e molti ricordi angosciosi per me.
Ha gli stessi occhi di sua
madre e nel suo sguardo leggo l’amore che legava quei due, brutalmente
assassinati dalla persona che ho servito.
Me ne pento di avergli
riferito la maledizione.
Meriterei una punizione, ma Silente dice che il mio canto del cigno l’ho
già vissuto.
Guardo Harry Potter e vedo in
lui molte cose: un po’ ci vedo la stessa aria di suo padre e un po’ lo sguardo
di Lily.
Mi sento in colpa verso di
lui.
E al contempo lo odio.
E quando Sirius
è tornato a scuola, Dio solo sa quanto sono stato male.
E poi sei arrivata tu.
Ma questa volta, se tu mi
vorrai ancora, non commetterò lo stesso errore.
Una volta ti amavo, Rowena Black e, tristemente, mi accorgo di amarti ancora.
Ma come potrai tu amare ancora
un traditore come me?
Io non lo so, ma prego solo
perché possa accadere ancora.
***
Quando ti conobbi, credevo che la vita mi avesse
già fatto vedere tutto.
Il nero che copriva i miei
occhi aveva segnato la mia esistenza, costringendomi a vivere come una reclusa,
vittima di maldicenze e di occhiate stranite.
Avevo solo due persone con me:
mia madre e mio fratello.
Zachariah,
mio fratello, era un mago.
Eravamo molto legati, anche se
lui era molto più grande di me e io non ero altro che la “sorellina”.
Zach un
po’ mi capiva perché condividevamo la stessa sorte.
Non mi piaceva la vita perché
era triste e monotona, perché le persone sono false e ipocrite, perché hanno
paura dei loro simili.
Se io avessi avuto gli occhi
come tutti gli altri, avrei camminato ogni giorno per Portobello
Road a testa alta, guardando gli altri che passeggiavano, senza timori, senza
preoccupazioni, senza curarmi di altro, se non guardare quel carosello di
colori.
La
gente troppo spesso sottovaluta quello che possiede.
Quando uno può vedere, sembra
naturale quel che lo circonda e spesso se ne dimentica.
Ci sono persone che, al posto
di ammirare le meraviglie del mondo, guardano a “quello che la gente vorrebbe dire ma non dice” e si perdono l’impareggiabile spettacolo
che gli è stato donato.
Odiavo la gente per questo,
perché non capiva la grande fortuna che aveva avuto e gettavano via e che,
invece, ad altri era preclusa.
Però, anche io avevo un grande
dono, lo riconosco, ed è il poter vedere ciò che è stato.
Leggere la storia senza il
libro, semplicemente riviverla.
Questa è quella che si chiama
Maledizione della Prima Parca: Cloto.
Quando ero bambina, mi
spaventava questo potere di cui in pochi erano a conoscenza. Mamma non ci dava
peso, diceva che papà era un grande mago e che dovevo averlo ereditato da lui.
Quello che non sapeva, era che
anche lei aveva quella maledizione, esattamente come testimoniava il suo nome: Lachesi.
Il mio potere mi faceva
rivivere il mondo con gli occhi di qualcun altro ed era qualcosa che bramavo e
aspettavo per poter finalmente sbirciare oltre la coltre scura.
Non so come, ma imparai a indurmi
questa specie di tance e molto del mio tempo lo
trascorrevo guardando, come al cinema, la vita che altri avevano già vissuto.
Era la mia porta per fuggire.
E ringraziavo di averla.
Mio fratello frequentava una
scuola di magia.
Mamma mi aveva proibito di
parlarne alle persone che vivevano con noi, come i domestici, il postino, i
conoscenti: ufficialmente lui seguiva un corso in una prestigiosa accademia fuori da Londra dove si studiavano duramente molte materie.
Quando tornava a casa, pregavo
Zach perché mi parlasse di quel posto favolistico e morivo dalla voglia di vederlo senza,
tuttavia, riuscire mai a diventare lui.
Quando avevo dieci anni, mio
fratello portò a casa con se un suo amico della scuola e, per la prima volta,
conobbi un altro mago.
Non sapevo come fosse fatta
questa persona, ma ne avvertii subito la presenza quandoZach mandò una delle domestiche a chiamarmi e io lo
raggiunsi.
Sentii uno sguardo sconosciuto
che mi studiava e non capiva e sorrisi, ben sapendo che, troppo presto, la realtà
gli avrebbe spalancato gli occhi.
Il nuovo venuto si chiama SeverusPiton ed era un compagno
di scuola, frequentava il primo anno e apparteneva alla Casa Serpeverde, quella che, a detta di Zach,
gli procurava sempre un po’ troppi grattacapi.
Mio fratello ci presentò, poi
ci lasciò in giardino.
Questo Severus
aveva un odore stravagante, un misto di corteccia, resina, carbone e tristezza
e la cosa mi incuriosiva.
Andammo a sederci su una
panchina sotto il grande salice e cominciai a domandarmi di cosa Zach pretendesse che parlassimo.
Non avevo di idea e
relazionarmi con le persone non era mai stato il mio cavallo di battaglia.
Gli chiesi come fosse la
scuola e percepii il fruscio della stoffa mentre di
voltava a guardarmi, probabilmente chiedendosi come una come me potesse porgli
una simile domanda.
Non mi chiese spiegazioni,
però, e cominciò la sua narrazione del vecchio maniero dove, sapevo, sorgeva
questo posto così curioso.
Mi spiegò qualcosa sulle Case
e sulle materie di studio e chiacchierò anche dei suoi compagni.
Ma sentivo nelle sue parole
un’ombra di delusione mentre parlava delle persone che
popolavano Hogwarts, soprattutto quando giunse a
parlare di un quartetto di studenti chiamati i “Malandrini”, i cui nomi erano James, Sirius, Remus e Peter.
Mi si mozzò il respiro in gola quando il nome del mio fratellastro fu pronunciato.
Sirius
era figlio di nostro padre e di una strega, cattiva quanto quella delle fiabe,
era arrogante e viziato ed era colpa sua se nostro padre non poteva più venire
a farci visita, se non sapeva neppure di avere un’altra figlia illegittima,
oltre a Zach: io.
Ero cresciuta con mia madre
che ogni sera piangeva nel letto la mancanza di papà e detestavo coloro che le
avevano impedito di essere felice, sulla mia lista nera, quindi, compariva
anche Sirius Black, anche se il posto d’onore lo
ricopriva Walburga.
Il nostro comune odio per
quella persona ci avvicinò più di quanto in genere il risentimento fa con le persone e, dalle chiacchiere su di lui,
cominciammo a parlare un po’ di tutto.
Eri un incompreso e lo vedevo,
vittima delle aspettative frustrate di due genitori ingannati e diversi che non
riuscivano più ad andare d’accordo. Volevi parlarne con qualcuno e nessuno ti
stava a sentire.
Ti capivo perché anche io per
troppo tempo mi ero tenuta nel cuore quel sentimento di lontananza dal mondo.
Era bello starti accanto
perché non gridavi né gesticolavi, parlavi piano, come per non farti notare, e
chiamavi le cose col loro nome in un sussurro perché un fiore è un fiore, ma
una margherita è diversa da una genziana.
Mi piaceva l’atmosfera
tranquilla che la tua voce riusciva ad evocare e nel mio inconscio cercavo di
immaginarmi il tuo volto. Era una cosa che facevo con tutti, ma con te non mi
riusciva.
Un pomeriggio mia madre
ricevette una lettera da papà e la vidi così divisa tra la gioia e il dolore
che sentii il profondo bisogno di parlati di qualcosa di mio.
Ti dissi che ero una bastarda
e tu ci patisti perché eri mio amico. Perché gli amici, come gli amici veri dei
libri, stanno male con il protagonista e io, quella volta, ero la protagonista
della novella e tu, amico, stavi male per me.
Apprezzavo questo e mi sentii
orgogliosa di essere per te importante fino a questo punto.
Quando partisti,
temetti che il mondo tornasse ad assumere quella gradazione di grigio, la
monotonia della solitudine giornaliera. Ti dissi di tornare, temendo che tu non
lo facessi.
Ma tu tornasti, un anno dopo
l’altro, estate dopo inverno.
Un anno per Natale mi
regalasti un carillon. Aveva un suono melodioso e dolcissimo e sorrisi
pensandoti a comprarlo, un oggetto dalla forma così femminile, acquistato da un
tipo burbero come te. Chissà come dovevi essere in imbarazzo…
Quando avevo
quindici anni, per il mio compleanno, ti chiesi se potevo toccarti la faccia,
perché dopo tanto che ci conoscevamo, non ero ancora riuscita a farmi un’idea
di come dovevi essere.
Ho come il ricordo di te che
arrossisci, anche se non ti ho visto, e ho percorso con le dita le forme del
tuo volto, imprimendomi nella mente ogni singolo particolare
che ti contraddistingueva.
Mia cognata Rosleen diceva che eri un ragazzo così così,
ma io ti trovavo bello.
Quel giorno tu mi baciasti.
E quello fu l’unico bacio che
ricevetti nella mia vita.
Perché l’anno seguente Zach invitò Sirius da noi e
qualcosa nel nostro rapporto cambiò.
Ti sentii distante e
preoccupato, nervoso, agitato.
E mentre tu ti preoccupavi, io
mi arrabbiavo con Siriusfinchè
non ci ritrovammo quel pomeriggio nel gazebo.
…e scoprii che sua madre gli
aveva taciuto di avere dei fratellastri, scoprii che anche lui detestava sua
madre e non riuscii a capacitarmene, scoprii che voleva bene a Zach come fratello probabilmente come me e compresi che,
alla fine, era viziato ed arrogante, ma era una brava persona.
E mi sentii stupida ad aver
avuto dei pregiudizi su di lui.
-E così ho una sorellina – mi disse appena
toccandomi i capelli: dei tanti figli di Orion, solo
io ero femmina.
Da quel giorno, ebbi un nuovo
fratello e persi un amico.
Perché tu non comprendesti e
ti allontanasti e la nostra amicizia sfociò in un litigio come mai aveva fatto
prima: mi insultasti, mi denigrasti, mi offendesti, piangesti.
Ti odiai.
Perché io avevo cercato di
capirti, ma tu non avevi fatto altrettanto con me.
E deludere un amico è grave
quanto un reato.
-Tu sai cosa significa volere una famiglia? –
ti dissi con voce rotta – una volta dicesti di sì, confidavo che almeno tu
avresti capito.
Udii arrivare Ros e poco dopo uno schiaffo mentre lei mi portava via
piangente.
Non ti ho mai più incontrato,
ma Zach un giorno mi disse che eri entrato nei “mangiamorte” e non si capiva bene se facevi la spia o avevi
paura.
La parte di me che ti
conosceva gridava a gran voce che non saresti stato in grado di compiere simili
gesta malvagie, ma il dubbio, il tarlo del dubbio, da quel famoso giorno mi
rodeva l’animo e così pregai ogni mattina perché tu non fossi davvero diventato
cattivo, perché se così fosse stato, la colpa sarebbe stata anche mia.
Perché in quel caso avrei
dovuto dare via anche tutti i bei ricordi che avevamo insieme.
Piansi per amore perché so di essere stata innamorata.
Piangevo come tutti gli altri
e mi accorsi di essere un po’ ipocrita a mia volta.
Da quel giorno, non sono più
riuscita a detestare gli altri perché forse, quel giorno, avrei dovuto dirti
qualcosa di diverso.
Perché quel giorno, l’orgoglio
di chi è nel giusto ha avuto il sopravvento su di me e per una volta mi sono
comportata da Black.
Avrei preferito essere
bastarda tutta la vita e che quel sangue nero non vedesse mai la luce, invece
quella tradizione, quel cognome antico di secoli vide la luce nel giorno più
triste della mia adolescenza, nell’unico giorno in cui sarebbe stato meglio se
fosse rimasto sopito.
Da allora ne sono successe
tante.
Ho avuto due nipoti, la mia
“sorellina” e il pestifero Seraphin.
I tuoi compari li hanno rapiti
sotto il mio naso, mi hanno picchiata e travestita da
lei, hanno inscenato proprio una bella rappresentazione.
Ringrazio che l’amore di
Alerei vada oltre a tutto questo.
E poi, per salvare la vita a
mio fratello, a quel mio fratello che per anni ho odiato, ho dato via la mia Vista.
Perché ormai non ne ho più
bisogno.
Ma è stato nel momento che ho
lasciato la cosa più importante che mi era rimasta che ho ritrovato quella che
avevo perduto.
Che tu sia buono o cattivo non
fa differenza.
Che tu sia mago o babbano neppure.
L’unica cosa è se tu mi ami
ancora, se si può ricostruire quel futuro che è andato perduto.
Io spero di sì.
Io credo proprio di sì.
Forse ci saranno altri errori,
ma l’esperienza ci ha cambiato e ci ha insegnato.
Ora e per sempre, io e te,
saremo insieme.
***
Spazio autrice: questo, tra tutti, è il capitolo che mi è
più caro.
Non
so perché…
So
che vengono raccontate due storie molto tristi e,
personalmente, mi sono quasi commossa mentre scrivevo, una cosa che in genere
mi succede di rado con i capitoli tristi, credevo che fosse una cosa che mi
colpisce solo in occasione di un favoloso happy ending
e invece devo ricredermi.
La
storia di Piton e di Rowena
è molto dolorosa, ma nonostante questo, scriverla è stato bello perché ha messo
alla prova le mie capacità in un campo, quello un po’ drammatico, che non
credevo sarei riuscita a toccare con questa storia.
Scrivere
mi diverte e questo è, forse, il capitolo sul quale mi sono divertita di più.
Ciao!
PS:
Se state per dire che sono matta, vi do ragione…
Shavanna: già, sono comparsi nuovi personaggi a
completarne altri… Ahaha, beh, posso provare a
circuirla con qualche scusa, ma al momento credo che sia meglio che continui le
successioni matematiche, sennò alla verifica di sabato prenderò un votaccio…
Grazie
per i complimenti, tu dici che sono meritati, ma mi sento davvero ricoperta da essi e anche molto lusingata, quindi grazie ^^ A presto e un
bacio! Nyssa
Summers84: da quanto tempo, mi fa piacere rileggere le
tue recensioni… beh, grazie di che? Di aver fatto tornare Sirius?
Quello credo che tu debba ringraziare più che altro la mia sopita anima romanticona… cmq sono felice che
ti sia piaciuto il tutto, ciao e un bacio! Nyssa
luana1985: ti ringrazio, effettivamente ho un po’
esagerato con gli intrecci di parentele, ma da qui in avanti prometto che, su
quel piano, sarà tutto liscio come l’olio (credo).
Spero
che mi lascerai altri commenti, ciao e un abbraccio! Nyssa
jennybrava: come vedi, Rowena
e Sev sono tornati anche per un piccolo spin-off esterno che con la storia ha poco a che vedere, ma
credevo che ci stesse bene e così l’ho aggiunto, spero che ti piaccia!
Il
motivo per cui lui entra nei mangiamorte
è una tematica che ho affrontato poco, sia nel precedente cappy
che in questo, una cosa appena accennata, ma cmq, non
riesco proprio a immaginare un tipo come lui convinto seguace di Tu-Sai-Chi, bene o male anche io, che però all’inizio lo
odiavo, parteggiavo per la fazione che lo vedeva come un brav’uomo.
Oh
Cielo, sono davvero così lenta ad aggiornare? Scusami, ti prego… il fatto è che
tra un impegno e l’altro le ore volano, cmq allora ti
sconsiglio di leggere alcune delle fic che seguo io
che mettono un aggiornamento ogni tre o quattro mesi, sono veramente da far
venire il latte alle ginocchia… >_>
Bene,
io ti saluto, spero che mi lascerai un commentino anche a questo nuovo
aggiornamento, ciao e un bacio! Nyssa
Lord Martiya: confermo che il personaggio di Zachariah non è stato ispirato a Nagi
perché, innanzitutto, nella mia idea è un uomo più anziano e responsabile, con
la testa sulle spalle e un forte senso della famiglia.
Nel
suo rapporto con Evangeline, fino ad ora, si è
mostrata solo amicizia, non so se ci sia dell’altro, cmq,
se dovesse esserci, verrà fuori, lo garantisco, anche se, se dovessi aggiungere
un’altra coppia, probabilmente verrei censurata per
eccesso di saccarosio nella mia storia :P
Spero
che ti piaccia anche questo nuovo 25° capitolo, ciao e a presto! Nyssa
PiccolaSerpe: a quanto pare Sirius
è proprio una star visto che non fa tempo ad arrivare che lo stanno aspettando
in massa… cmq mi fa molto piacere sapere che ti sei emozionata quando è uscito integro dallo specchio, in fondo,
anche se è fondamentalmente un irresponsabile, gli sono affezionata pure io ^^
Il
rapporto tra Rowena e Sevviene esplicitato in questo nuovo aggiornamento che, anche
se non è essenziale ai fini della storia, chiarisce un po’ di dubbi su due
personaggi che sono rimasti un po’ nell’ombra.
Mi
fa molto felice, invece, sapere che anche tu supporti la mia
amata Eva: concordo, è una donna grandissima, vorrei averla io
un’insegnante così, ma su di lei tornerò più avanti, credo ci sia ancora
qualcosa da precisare sul suo conto.
E
ovviamente sono felice anche che le varie realtà alternative ti abbiano fatta
ridere, in effetti, come ripeto spesso, l’ironia non è proprio il mio forte, ma
mi fa piacere sapere di aver suscitato qualche sorriso, magari anche
involontariamente *smile*
Spero
che mi lascerai un commento anche al mio nuovo aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa
potterina_88_: scherzi, il gioco di parole era azzeccatissimo, lo specchio è, effettivamente, una porta
verso altre cose e altre realtà (già, sennò perché l’avrei chiamato così…
>_>)! Cmq sono strafelice che il momento del
ritorno di Sirius ti abbia emozionata, come ho già
detto, è proprio una star visto che ha tutti questi fan che vanno in visibilio
per il suo ritorno… La storia tra Row e Piton, invece, penso sia nata dal fatto che lui è sempre
stato un personaggio misterioso, quindi difficilmente tratteggiabile e mi
sembrava che un personaggio ombroso quanto lui fosse l’ideale per tirarlo su,
dopotutto, anche lui ha bisogno di qualcuno che lo comprenda
per quello che è e che lo stia a sentire…
Rosleen, invece, tornerà in scena probabilmente tra il prox e quello dopo ancora di cappy
che sto finendo di preparare, quindi pazienta ancora un po’ e si saprà qualcosa
di lei.
Bene,
spero ti piaccia anche questo universo parallelo dove viene
raccontata la storia di questi due tramite flashback e mi auguro che mi
lascerai un commentino… ciao! Un bacione! Nyssa
chibi_elyon: potrei dire lo stesso, anche io sono sempre
di corsa, dietro a qualche verifica o interrogazione, mi sento come il Bianconiglio…
Temo
questa volta di averti battuta sul tempo e di aver postato l’aggiornamento
prima del tuo ritorno, no problem, semmai mi
lacerai un commento al nuovo capitolo (io non mi schifo ^^).
Credo
che tu stai esagerando, addirittura la gratitudine a vita? Wow, scrivere ha i
suoi vantaggi…
Ciao
e un bacio! Nyssa
Lisanna Baston: sulla storia originale non dico niente e
non ho idea se succederà qualcosa di simile, ma è da quando
il personaggio di Piton è diventato molto più ambiguo
(nel primo libro sembrava davvero cattivo) che ho cominciato a pensare qualcosa
per lui… chissà che ne sarà.
Grazie
per tutti i complimenti e per la tua recensione, è sempre bello leggerle,
quindi un grazie davvero, spero che leggerai anche
l’aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa
Era lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie
Era
lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie.
Le
classi del Grifondoro e del Serpeverde
erano riunite nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure in
attesa della loro nuova professoressa su cui tanto avevano fantasticato.
Nella
precedente lezione, Trafigurazione, il baccano che
gli studenti avevano fatto dall’agitazione aveva fatto venire i famosi “cinque
minuti” alla McGranitt che, infuriata, aveva rifilato
a ciascuno una doppia razione di compiti per l’indomani.
Inutile
dire che, tra un brontolio e l’altro, al suono della campana la mandria di
scolari si era riversata quasi correndo verso l’altra classe per accaparrarsi i
posti migliori.
Della
prof non c’era ancora traccia da nessuna parte e così si erano sistemati
comodamente.
Dieci
minuti dopo, l’ansia era così pressante che non si sentiva più il casino di
poco prima, sostituito da un mormorio concitato.
Dalla
fila del muro, banco esterno, Hermione aveva preparato i ferri del mestiere:
penne e pergamena, pronta per prendere appunti.
Draco
Malfoy, dietro di lei, con aria annoiata, le lanciava occhiate cariche di disapprovazione mentre giocherellava con la bacchetta e Blaise, seduto al suo fianco, ridacchiava sotto i baffi
intaccando un muffin giunto nientemeno che da Goyle.
Harry,
che era posizionato accanto ad Hermione non sapeva se
abbassare la guardia quel tanto da dire alla sua migliore amica di non
diventare paranoica, oppure se continuare a temere la costante presenza da avvoltoio
del biondastro che, tra un po’, se lo ritrovava perfino in bagno.
Ron, lì davanti, due occhiaie da paura e la faccia sconsolata, era
rimasto sveglio tutta la notte mentre Lavanda gli
picchiava alla porta urlandogli “brutto bastardo!” finché qualche anima pia non
l’aveva legata a forza, imbavagliata e gettata dalla torre. Tutti gioivano
della sua momentanea assenza.
In
compenso Neville, accanto al rosso, era la personificazione della paura, memore
della serie di figuracce che aveva collezionato assieme alla Umbridge e terrorizzato da dare una simile presentazione di
se anche alla nuova prof.
Dall’altra
parte dell’aula serpi e grifoni si stavano casualmente scannando come loro
solito mentre Daphne e Pansy, ritornate a rivolgersi
la parola, chiacchieravano svogliatamente al banco di prima fila con il sottofondo
musicale dei due gorilla che addentavano la “merendina” e Nott
che, nella sua consueta finezza, si stava prodigando per consolidare l’idea dei
compagni che non fosse del tutto umano esibendosi in una serie piuttosto
imbarazzante di versi animaleschi che, tuttavia, non riuscivano a far passare
l’appetito a Tiger e Goyle
perché, lo si sa, il fascino di una merendina è tutto.
La
porta della classe cigolò quando qualcuno l’aprì
dall’esterno e la figura della prof metteva piede con fare sicuro e sguardo truce.
La
visione di Evangeline adulta era davvero mozzafiato:
capelli biondi raccolti in una treccia sulla schiena, occhiali in bilico sul
naso, abito nero attillatissimo e camicia candida,
tacchi vertiginosi ai piedi che ticchettavano in maniera seducente sul pavimento mentre questa si muoveva verso la cattedra, posava
qualche libro e il registro e si fermava a guardare la fauna attonita di fronte
alla sua entrata trionfale.
Gli
occhi azzurri percorsero ciascuno dei suoi nuovi studenti, andando a stanargli i
segreti più profondi dell’anima.
L’ingresso
aveva sicuramente suscitato un certo silenzio, oltre ad un tripudio di sguardi
allucinati e bocche spalancate tanto era lo sconcerto!
Tiger si era addirittura lasciato sfuggire la
brioche d’in mano e questa era atterrata sul pavimento: una cosa che, in sette
anni di scuola, non era mai successa…
Al
suo compare Goyle, rimasto con mezzo pasticcino tra
le labbra e il contorno sporco di zucchero a velo era addirittura passato l’appetito mentre nell’altra fila, Blaise
era addirittura arrossito di fronte alla scollatura, decisamente un po’ troppo
audace della prof.
Inneggiando
al paradiso, Zabini quasi pianse di
gioia dopo anni racchie e prof maschi!
Draco,
dal canto suo, se la ghignava sotto i baffi continuando a ticchettare con
noncuranza le dita sul banco.
Harry,
non da meno dei suoi stralunati compagni, stava boccheggiando tanto quanto Ron, i cui sogni perduti si erano dileguati assieme al pandemonio mentrePansy,
dall’altro capo della stanza, lo fissava in cagnesco sibilandogli insulti e
minacciando alla sua vita.
Neville,
più diplomatico, dopo aver assunto il colorito di un pomodoro maturo, aveva
chinato la testa e tutto quello che Daphne aveva potuto fare per lui era
guardarlo con compassione.
Evangeline sorrise ai suoi allievi, ma il suo era un
riso sinistro e compiaciuto più che amorevole.
-Buongiorno
– disse la bionda alla classe che, come al campo di esercitazione militare, si
alzò in piedi abbozzando anche un mezzo e confusionario inchino che rischiò di
spedire sul pavimento la metà dei calamai pronti sui banchi.
-Buongiorno
signora professoressa – esclamarono quasi in coro gli studenti finendo per
darsi delle testate e lanciarsi insulti silenziosi
-Seduti!
– ordinò mentre la classe, tornando alla calma, si riaccomodava
sulle sedie – suppongo abbiate saputo dal vostro preside che il vostro
precedente professore, a causa di una indisposizione piuttosto grave, è stato
costretto a lasciare la sua cattedra di insegnante
Qualcuno
annuì mentre lei ghignava e qualcun altro ringraziò il
cielo e pregò che quella “indisposizione grave” colpisse anche tutto il corpo
insegnanti della scuola.
-Io sono
EvangelineMcDowell, la vostra nuova
professoressa – annunciò – adesso farò l’appello per conoscervi, alzatevi in
piedi e dite presente quando vi chiamo
Facendo
giungere con nonchalance il registro, la giovane
donna lo sfogliò fino alla pagina contrassegnata e lesse ad alta voce i nomi
per intero dei suoi studenti, soffermandosi qualche attimo su alcuni.
-Credevo
che fosse una bambina… - mormorò Potter all’orecchio di Hermione indicando la
prof e la sua compagna si limitò a sorridere
L’insegnante
non si scompose e, continuando il suo appello, si premurò solo di lanciare
un’occhiata ammonitrice al bambino sopravvissuto.
-Vi
parlerò qualche minuto della politica delle mie lezioni – decise poi la bionda
– il mio metodo, ve lo dico, prevede da subito uno studio sul campo di creature
che, se continuerete a vivere nel mondo magico, incontrerete con una variegata
frequenza. La pratica, tuttavia, non è altro che incoscienza se fatta senza le
dovute basi, quindi all’inizio, prima di dedicarci all’incontro con una
creatura, vorrei conoscere il punto di lavoro dove siete giunti allo scorso
quadrimestre e, eventualmente, integrare con qualche spiegazione leggermente
più dettagliata. Se qualcuno fosse interessato ad un
argomento specifico che approfondiremo – aggiunse – gli consiglio di leggere il
nuovo libro di testo dell’AurorZachariah
Black – Hermione, sorpresa, scambiò un’occhiata d’intesa con Harry e Draco,
accidenti, si era completamente dimenticata che il libro era stato scritto dal
papà di Ransie e Fin… che strana coincidenza. – Se
eventualmente le informazioni non gli bastassero – continuò ancora la procace
professoressa – venga pure a parlarmene, posso consigliargli un buon libro da
leggere a proposito.
La
classe annuì meccanicamente.
-Bene,
allora comincio subito a confrontare il mio programma con quello che vi ha
svolto il mio predecessore.
Evangeline si sedette alla cattedra e ci fu un minuto
di silenzio assorto quando accavallò le gambe portando
i suoi studenti, specie se maschi, pericolosamente vicini al punto di non
ritorno.
Ma
riteneva che, se ci fosse stato uno stimolo adeguato allo studio, anche quei
fannulloni scansafatiche si sarebbero un poco impegnati,
foss’anche per compiacere la loro bella prof.
Si
guardò attorno in uno scempio di occhi quasi commossi e rise.
Dopotutto,
i libri di testo non la riportavano forse come un vampiro dalla bellezza non
comune?
D’accordo,
era frutto della sua metamorfosi in adulta, ma se le avessero davvero dato la
possibilità di crescere fisicamente sarebbe diventata davvero così, e allora?
Orgogliosa
che qualcuno la guardasse nuovamente con trasporto, la Doll Master
richiamò nuovamente il registro mentre il gesso della lavagna, senza che lei si
preoccupasse di muoverlo col pensiero, cominciava a tracciare linee, cerchi e
scritte sull’ardesia scura.
Lanciando
un’ultima occhiata all’opera in via di compimento, chiamò
-Neville
Paciock! Alla lavagna! – mentre il povero grifondoro, rosso e tremante, si faceva strada tra i suoi
compagni per giungere più o meno integro alla cattedra.
Evangeline lo studiò un solo istante
mentre gli faceva cenno di guardare il trionfo di linee e grafici
-Sai
rispondere? – chiese indicando il grafico mentre perfino Hermione stava
scarabocchiando qualcosa su un foglietto nel tentativo di risolvere la
difficile questione di parentele di sangue misto ecc.
-Scusi?
– chiese esterrefatto Neville – quale sarebbe la
domanda…?
Una
risata generale si levò dal fondo della fila di serpeverde
proveniente nientemeno che da TheodoreNott che richiamò l’attenzione dell’insegnante.
-E’
inutile che gli chieda certe cose – bofonchiò lo Slyterin
– Paciock è completamente deficiente! – terminò mentre si spanciava dal ridere.
Evangeline si limitò ad alzare le sopracciglia e a
puntare gli occhi azzurri sul maleducato studente che, sentendosi osservato,
smise di ridere e tentò di ricomporsi
-E
dunque – continuò la bionda – immagino che lei invece ne sia
capace…
Nott si guardò preoccupato intorno alla ricerca di una via di fuga
-Signor Nott, alla lavagna! – disse appena facendo cenno a Neville
di tornare a sedersi mentre cancellino e gesso
ricominciavano la loro opera
Daphne,
dal banco, lanciò al compagno di Casa un insulto a fior di labbra
mentre questo, a sua volta preoccupato, si dirigeva alla cattedra.
-Prego
signor Nott – fu l’algido commento della vampira –
dato che si permette di insultare un suo compagno e interrompere la mia opera
di verifica suppongo che sia così intelligente da poter risolvere questo
semplicissimo problema di genetica magica…
Theodore strabuzzò gli occhi davanti all’intrico di
segmenti che si incrociavano e, partendo da un cerchio si congiungevano ad un
rombo ecc, il tutto corredato da una dettagliata spiegazione a lato di ciascuna
figura: solo per leggere tutta quella roba ci sarebbe voluta mezza giornata…!
-Orsù signor
Nott – lo incitò Evangeline
lasciandosi sfuggire un ghigno – un problemino così semplice per uno come lei deve essere una
bazzecola…
La
serpe persistè nel fare scena muta mentre i suoi
compagni lo deridevano in silenzio
-Coraggio,
non faccia il timido… se sente insultata la sua intelligenza con questo quesito
così elementare sono ovviamente disposta a dargliene uno un po’ più complesso,
ma sa, non posso esagerare sennò i suoi compagni non potrebbero seguire la
spiegazione…
-Che?! –
fu il commento dello studente – esiste qualcosa di più complicato?
Evangeline guardò il soffitto mentre
la classe le leggeva sulle labbra le parole
“Sì,
ad esempio capire come gente così idiota sia arrivata fino al settimo anno”.
-Prof,
lei mi sta prendendo per il culo! – fu il poco
dignitoso commento dell’allievo, rosso di rabbia e si sentì mormorare qualcuno
“magari… quasi che ci verrei io” dal fondo della classe.
-Modera
i termini, signorino, non siamo in una bisca – rispose gelida Evangeline
mentre Harry quasi scoppiava a ridere al ricordo di come parlava
colorito pure lei
Nott cominciò a sudare freddo mentre lei
non accennava a rimandarlo a posto e lo teneva alla cattedra
-Qualcuno
sa risolverlo? – chiese infine agli altri e la mano di Hermione si sollevò
-Signorina
Granger? – chiamò con un sorriso compiaciuto
-Forse
la prima parte è possibile risolverla applicando la regola delle parentele recessive
-Solo
lei poteva ricordarsela… - sussurrò Harry a Blaise
nel banco dietro
-Giusto,
ottima intuizione, 10 punti
-Signor Nott? – chiese ancora alla serpe – a questo punto è tutto
in discesa
Nott fece scena muta.
-Bene –
disse Eva alzandosi – come avete notato, non mi piacciono le angherie e le
“prese per il culo” – aggiunse ghignando verso lo
studente imbambolato alla cattedra – non sono disposta a tollerarlo e non
garantisco che sia piacevole quel che segue se vi
scopro. E badate bene che ho un udito molto fine…
La
gente sorrise di quella nuova insegnante.
-E per
il signor Zabini laggiù in fondo – continuò – non
credo sia pertinenza dei miei studenti la mia misura di reggiseno
Blaise rise mostrando una fila di denti estasiata
-Signor
Malfoy, vuole venire lei a risolvere il problema? – chiese ancora – diamo modo
a Serpeverde di recuperare la misera figura del suo
discutibile rappresentante
Notte
fece per recarsi a posto
-No
signor Nott, lei resti – annuì la donna
mentre il biondo, alzandosi svogliatamente dal banco, prendeva il gesso
e cominciava a tracciare qualche segno sulla lavagna, a scrivere dei numeri e a
terminare il tutto con un cerchio con scritta la risultante del lavoro
Evangeline annuì
-Molto
bene, 5 punti a Serpeverde, non tanti come a Grifondoro perché bisogna recuperare quelli che vi avrebbe
fatto perdere il vostro compagno, ma un ottimo lavoro. Annoterò qualche voto
anche per chi ha collaborato. Signor Paciock –
aggiunse poi verso Neville che si alzò agitato – un ottimo intervento, ne terrò
conto, veda però di essere più tranquillo, io non
mangio… - Neville arrossì e si sedette mentre la penna scriveva da sola sulla
carta del registro.
Insomma,
questa EvangelineMcDowell
era il risultato perfetto del metodo McGranitt e del
corpo di una Playwitch!
-A questo
punto – aggiunse – credo sia il caso di cominciare con un po’ di ripasso.
Dimenticate tutto quello che avete studiato finora.
Nello
sbalordimento completo dei suoi studenti, la prof richiamò il libro di testo e
ordinò a gesso e cancellino di riportare le informazioni salienti, dopodiché,
camminando per le bancate della classe, si mise a
leggere e spiegare nel completo silenzio degli allievi, troppo occupati a
copiare e starla a sentire per curarsi di pensare ad altro, anche se le
occhiate languide agli stivali altri e alla scollatura, si sprecavano
ugualmente.
Evangeline continuò a spiegare due delle tre ore che
le erano concesse quel giorno dal nuovo orario e, ogni tot di tempo guardava
l’orologio da donna che portava al polso sinistro sopra il polsino della
camicetta bianca.
Poco
dopo la metà della seconda ora, mentre la bionda era ancora tutta intenta nella
sua spiegazione, la porta dell’aula si spalancò di colpo, facendo entrare una
figura adirata dai capelli lunghi raccolti in una coda e gli occhi verdi
fiammeggianti come se il fuoco li stesse consumando.
Le
labbra erano strette nella morsa dei denti e la sconosciuta si precipitò
all’interno con passo deciso rivelando di essere della polizia ministeriale.
La
folla di teste prima immobili si voltò prima verso la donna appena entrata e
poi nella direzione della prof che, dal fondo dell’aula, con il libro in mano e
gli occhiali calcati sul naso, si era momentaneamente fermata nel suo discorso
a osservare la scena
-Dov’è
quel maledetto figlio di puttana! – sbraitò la tipa all’indirizzo di Evangeline che, rivolgendole un sorrisetto sadico si limitò
a risponderle
-Il
tuo figlio di puttana
sta nella Torre assieme a sua sorella e a sua nipote, Ros
– dopodiché, mentre la ragazza richiudeva la porta con la stessa malagrazia, la
prof tornò a sistemarsi le lenti e fece per riprendere la spiegazione.
-Chi era
quella pazza fuori di testa? – gridò Flitt
dondolandosi sulle gambe posteriori della sedia
-Chi ti
ha dato il permesso di insultare una mia conoscente? – fu l’acidissimo commento
della neo prof che si tolse gli occhiali appena
sistemati e si accinse a guardare in faccia il suo studente facendogli quasi
venire la tremarella
Draco
decise che quella lezione sarebbe passata alla storia come la più divertente
della storia, anche se la nuova insegnante non prometteva favoritismi ai suoi
coinquilini di Serpeverde, non si era mai divertito
tanto ad una spiegazione come quel giorno, neppure quella volta che aveva
“accidentalmente” fatto esplodere la pozione di Potter e Weasel
durante la lezione di Piton e quello, inferocito,
aveva rifilato un T a entrambi, oltre a costringerli a due mesi di punizioni
serali.
D’accordo,
era cattivo, ma era di serpeverde, mica ci si
potevano trovare degli agnellini lì, solo gente dal
sangue freddo… beh, mica tanto perché gli bastava guardare per un po’ la
mezzosangue che tutto il suo bell’autocontrollo se ne
volava dalla finestra…
E
a proposito di punizioni serali, chissà che fine aveva fatto la Brown, non l’aveva più vista da quella sera del ballo…
probabilmente il vecchio Sev aveva preso la palla al
balzo e con l’opportunità di prendere due piccioni con una fava, ovvero
togliere punti e relativa punizione a Grifondoro,
l’aveva costretta ai lavori forzati… magari l’aveva spedita nelle cucine ad
aiutare quei pulciosi elfi domestici a cui la Granger
era così affezionata.
Ma
tornando al pensiero iniziale, perfino veder maltrattato Nott
che, fino a pochi mesi prima era il suo più fidato tirapiedi, era stato uno
spasso… ora, non che lui non si fosse mai divertito
alle sue spalle, ma Eva, se voleva, sapeva essere davvero perfida! E riusciva a
farlo passare per l’emerito imbecille quale era e quale non voleva che si
sapesse.
Quindi,
grande Evangeline!
-Molto
bene! – chiarì la bionda riportandolo alla realtà – per domani voglio che
studiate le 50 pagine che abbiamo letto insieme e ripassiate gli appunti. Il
signor Flitt, per la sua maleducazione, domani ci
onorerà della sua ricerca di 5 pagine sui goblin
notturni.
Controllò
ancora una volta l’orologio, mancavano cinque minuti alla fine delle lezioni
-Avete
qualche domanda? - chiese ancora all’indirizzo della classe che, prontamente,
scosse la testa
-Prof,
non è che ci potrebbe dire dove alloggia, a che ora va a dormire, quanti anni
ha, la sua misura di scarpe? – chiese Zabini con un
sorriso mieloso
-E anche
l’incantesimo per la porta e la sua misura di reggiseno! – aggiunse ancora Evangeline ridendo sorniona come un gatto pronto a
graffiare; si avvicinò prima all’uno e poi all’altro
-Non
credo che i signorini presenti siano abbastanza grandi per
poter parlare di certe cose con tutta questa facilità ad una fanciulla come me
– ghignò facendoli sorridere
-Ma che
dice prof! – la
contraddisse Blaise – noi siamo
grandi abbastanza! Può chiedere in giro
-Non è
che voi siate piccoli, è che io sono troppo grande e sono pure la vostra prof
I
due risero
-Andiamo
prof, non può avere più di ventiquattro anni! – ruggì Montague
Eva
gonfiò il petto con orgoglio, e dire che da non trasformata dimostrava sì e no
quindici anni… e ne aveva mille… la sua magia doveva essere riuscita
particolarmente bene… ma dopotutto, la Doll Master
era una specialista in queste cose
-Non
inorgoglitevi così tanto – ammiccò ai due – non sono pane per voi
-Ma
prof, potrebbe entrare nella storia della scuola: la prima relazione tra
studente e insegnante!
-Che io ricordi, ce n’era già stata una qualche decennio fa, negli
anni ’40 se non ricordo male… e ovviamente la storia di Hogwarts
è piena di cose del genere
-Prof,
non ci prenda in giro, come può ricordarla se è così giovane?
Eva
non rispose e si allontanò senza curarsi più di loro
-Molto
bene, i compiti li sapete e in più, i signori Zabini
e Montague per domani ci illustreranno il loro
approfondimento sulle relazioni studenti-insegnanti nella storia della Scuola.
Buona giornata.
E
uscì dall’aula senza più voltarsi indietro, ma continuando a ridere di loro,
dell’ingenuità e della superficialità: c’era un motivo per
cui il suo incantesimo aveva sempre avuto uno splendido effetto ed era
che, con una donna del genere di fronte, erano pochi quelli che decidevano di
approfondire più la parte psicologica che quella propriamente fisica.
***
Incominciate
le lezioni, passare a trovare tutti i loro nuovi amici era particolarmente
difficile per i ragazzi.
Ransie e Monica vivevano in un appartamento sopra la serra della Sprite, entrambe al calduccio con relativi bambini che
scalciavano e le rendevano mezze matte.
Dell’incontro
di Rowena e di Piton non si
era saputo assolutamente nulla e quando lei era tornata alla Torre Sud nessuno
aveva osato un commento a proposito. La figlia di Lachesi,
comunque, se n’era rimasta zitta sull’argomento senza saziare la divorante
curiosità di quelli che l’avevano vista in braccio a SeverusPiton e poi erano stati costretti ad andarsene.
Neppure
di cosa avesse dato in cambio dell’uscita dallo specchio si era accennato, ma
erano tutti più o meno d’accordo nel dire che aveva sicuramente sacrificato la sua Vista.
Sirius, tornato a nuova vita nel mondo dei vivi, aveva preso possesso
dell’ultima camera libera.
Silente,
dal canto suo, non sapeva davvero dove sistemare tutti questi improvvisi ospiti
che chiedevano implorando di poter rimanere a scuola. Fortunatamente i lavori
di restauro dell’aula di Aritmanzia erano a buon
punto e anche quelli della Torre disabitata una volta utilizzata per le
osservazioni, così qualcuno sarebbe potuto essere
facilmente dislocato lì.
Con
l’arrivo di Rosleen, la famosa fidanzata di Sirius, Harry e Draco erano molto curiosi di andare a
vedere la reazione del Black ritrovato, mentre Hermione sfogava la sua
curiosità nei nuovi approfondimenti assegnati da Evangeline
per ogni lezione e mangiando a più non posso.
L’idea
ormai di essere la ragazza di Malfoy la aiutava a sopportare i commenti delle
compagne circa il suo peso non proprio piuma e le recenti feste natalizie le
avevano lasciato un certo appetito perfino dopo il termine delle vacanze,
dopotutto, se Draco stesso non faceva commenti (e si sapeva che lui era un
maledetto rompiscatole), perché si sarebbe dovuta preoccupare?
***
Era
di nuovo domenica.
Era
già passata una settimana dall’inizio delle lezioni e gli studenti erano già
stravolti dalla mole di compiti e verifiche che i relativi prof avevano
assegnato loro e ai quali non erano più abituati.
La
consegna delle relazioni per la McGranitt era stata
un disastro totale e le T erano fioccate come la neve che ancora cadeva sui
tetti della scuola. La verifica programmata da Piton
per la loro prima lezione aveva sancito quel nuovo anno all’insegna delle
piaghe sociali con tanto di studenti appestati dai fumi pestilenziali dei
calderoni e altri intossicati dalle loro stesse pozioni. Il vecchio Sev non aveva approvato e aveva rifilato a
tutti un votaccio.
La
Cooman aveva assegnato la prima verifica sulla
lettura delle bottiglie di champagne stappate per quel Capodanno e, nonostante
gli studenti fossero riusciti a prevedere per lei inondazioni, terremoti,
incendi, eruzioni, collisioni di meteoriti e un assortimento alquanto vario che
andava dal rapimento degli alieni all’invasione del mercato occidentale dei
prodotti Made in China, il morale era comunque a
terra e durante le lezioni di Divinazione si vedevano ogni tanto persone che
facevano gli scongiuri o praticavano nuovi riti wodoo
contro la prof.
Più
moderata era stata la follia che aveva colpito le lezioni di Babbanologia dove, la programmazione di un orologio, non
aveva creato particolari problemi, a parte diverse sequele di insulti e
improperi rivolti al prof.
E
per finire c’era stata Evangeline che, dopo una
settimana di spiegazione, aveva assegnato compito sulle “parentele demoniache”
per il lunedì seguente.
Draco
ed Hermione erano rimasti tutta la domenica pomeriggio in camera di lei a
studiare, o meglio, l’idea portante delle biondo
sarebbe stata anche un'altra, ma la fermezza adamantina di lei nel voler
ripassare le 300 e passa pagine per la prof l’aveva costretto a desistere e
assecondare quel suo inusuale capriccio.
Ormai
era il tramonto e dalla finestra si vedeva il sole che calava sull’orizzonte
tingendo i monti e le valli di colori fiammeggianti, mentre la notte copriva il
cielo con il suo manto scuro.
Le
candele erano tutte accese mentre Hermione,
accoccolata tra le braccia di Draco, stava ancora leggendo un vetusto tomo
intitolato “Metamorfosi delle parentele demoniache di secondo livello”, il cui
fratello maggiore, ovvero le “parentele demoniache di primo livello” se ne
stava tranquillamente sulle coperte dopo essere stato spulciato da cima a
fondo.
Lo
Slytherin non stava approvando, soprattutto visto che
la sua nuova prof gli stava impedendo di rimanersene tranquillo assieme alla
mezzosangue a fare qualcosa di piacevole per entrambi, il cosaera da stabilire, ma tutto sarebbe stato meglio che ascoltarsi due ore di
nenia di Difesa mentre lei se ne rimaneva accoccolata tra le sue braccia e il pizzo
della biancheria faceva capolino tra le pieghe dello scollo a V del maglione.
Era
sulle spine e, dannazione, Draco Malfoy prende quel che vuole! Ma allora,
perché non riusciva mai a imporsi con lei? Sembrava diventato il classico
fidanzatino senza volontà, cosa che non era decisamente da lui.
Non
era assolutamente da lui stare in agitazione solo perché un po’ di biancheria spunta da una maglia, perché, allora lo era? Perché proprio
lei e, soprattutto, solo lei gli faceva quell’effetto?
La
bocca della mezzosangue si stava muovendo sensualmente a pronunciare in maniera
impeccabile le parole che il vecchio Peackock, autore
del libro, aveva scritto qualche secolo prima su
queste accidenti di parentele, ma la cosa peggiore era che gli stavano
scaldando il sangue e si sentiva arrossire.
Possibile?
Arrossire
lui a guardare una ragazza che parla?
Naaaa…
Insomma,
lei non stava mettendo in pratica le sue arti da femme fatale, ammesso che ne avesse, stava
semplicemente leggendo, leggendo banalmente delle parole che non avevano
assolutamente nulla a che fare con quel che generalmente accade tra due persone
sane che provano una forte attrazione fisica e psicologica nei confronti
dell’altro, dunque, che gli stava prendendo?
Doveva
mettere fine a quella follia prima che fosse troppo troppo tardi.
Strinse
saldamente il braccio con il quale le cingeva le spalle e la appoggiò
completamente contro di se.
-Basta –
disse soltanto chiudendole il tomo in mano e tirandole più su il maglioncino - Prima che tu mi faccia
morire – aggiunse sorridendole visto che lo sguardo omicida che lei gli aveva
indirizzato non lasciava certo intendere che approvasse quel suo gesto
-Stai
invadendo la mia sfera di azione, lo sai Malferret? –
chiese lei acida utilizzando il nomignolo da furetto
-E
questi tuoi dannati libri è tutto il pomeriggio che invadono la mia
sfera di azione, lo sai, Granger?
Hermione
tacque e si sistemò meglio tra le sue braccia.
Stare
con Malfoy aveva dei lati positivi e dei lati negativi.
Quelli
negativi era che si annoiava subito a leggere o studiare e quindi, era
completamente depennato un pomeriggio all’insegna dello studio di una qualche
materia.
I
lati positivi, comunque, avevano i loro bei vantaggi e comprendevano di essere
coccolata come una regina, oltre al fatto che lui la trattasse dolcemente come
mai gli aveva visto fare, tantomeno con lei.
Starsene
tra le braccia di un ragazzo, ad esempio, era una piccola soddisfazione che
aveva scoperto da poco, ma alla quale dubitava sarebbe riuscita a resistere in
futuro.
Non
avevano più fatto l’amore da quella notte di Capodanno, semplicemente se ne
stavano insieme e si beavano della compagnia e della sincerità del loro affetto
contrastato.
Anche
questo le piaceva, che non l’avesse forzata, soprattutto visto che lui era
davvero considerato un playboy: non aveva minimamente accennato alla cosa,
forse perché sapeva che, se fosse accaduto di nuovo, l’avrebbero capito
entrambi. Era bello sapere che rispettava i suoi tempi e le sue preoccupazioni.
Lo
guardò mentre fissava l’orizzonte
-Draco –
chiese appena – tu ci credi all’amore a lieto fine?
Il
biondo si voltò verso di lei fissando gli occhi argentei in quelli ambrati di lei
-Non ho
mai visto una cosa del genere – ammise
-I tuoi
genitori non erano innamorati?
-Forse –
concesse – ma il loro non è stato certo un lieto fine…
Hermione
riflettè ed annuì, aveva ragione: sua madre era stata
costretta ad una vita di reclusione mentre suo marito
abbracciava la causa dei mangiamorte e, anche se lei
stessa non aveva approvato la cosa, aveva dovuto accettarla a sua volta per il
bene di suo marito e del loro bambino.
Forse
Narcissa aveva davvero amato Lucius,
forse era stata l’unica, ma aveva salvato Draco dal diventare un seguace
dell’Oscuro Signore e questo molti avrebbero potuto interpretarlo come un
tradimento.
-I tuoi
genitori erano innamorati? – chiese Draco alla mora, lei ci pensò
-Forse
una volta, ma non riesco quasi a ricordarmene
-È per
questo che sei così fredda e scettica?
-Forse…
non siamo mai stati una famiglia calorosa, ognuno aveva le sue cose, la sua
vita, si viveva come coinquilini, non come parenti.
Silenzio.
-Draco –
chiese ancora lei – pensi che la nostra potrebbe
essere una storia a lieto fine?
Lui
la studiò ancora e alla Caposcuola parve quasi di cogliere della tristezza nel
suo sguardo
-Non lo
so – ammise umanamente – ma prego tanto perché sia
così – e la baciò.
***
Erano
le nove di sera.
La
cena era appena terminata come suo solito e Hermione era ritornata in camera
per rimettere in ordine gli ultimi libri prima dell’indomani.
Fortunatamente
quella sera lei non era di ronda e quindi avrebbe potuto farsi una bella
dormita in modo da arrivare tranquilla e rilassata (si fa per dire) alla
verifica dell’indomani.
La
camera, quando vi entrò, era scura e buia, illuminata solo dalla luna e dal
fuoco nel camino che scoppiettava.
Fece
per accendere le candele e il lampadario con la bacchetta quando udì un
singhiozzo provenire a qualche metro da lei, allarmata, serrò la stanghetta di
legno tra le dita e scrutò nell’oscurità alla ricerca della provenienza di quel
suono e fu con suo sommo stupore che di fronte al focolare vide la figura
rannicchiata di una ragazza; con un gesto di bacchetta accese le candele
mentre, tra un singhiozzo e l’altro, riusciva a riconoscere la figuretta di
Daphne in camicia da notte rannicchiata.
La
bionda si voltò vero la proprietaria della stanza e solo allora la Caposcuola
notò le guance arrossate, i capelli scompigliate sciolti sulla schiena e gli
occhi sbavati dal nero della matita: rimase impietrita a fissare la sua amica
piangente nella sua camera senza sapere bene cosa fare.
Perché
Daphne stava piangendo?
-Herm… -
disse piano la serpe asciugandosi le lacrime con la mano e impiastricciandola
del nero del trucco
Una
persona razionale, decise la Gryffindor, si sarebbe
avvicinata piano chiedendo cosa fosse successo, ma lei, constatò in quel
momento, non lo era affatto visto che, all’udire il suo nome, si era
precipitata dalla bionda come se ne andasse della sua stessa vita.
Daphne
chinò la testa sulle mani e, mentre Hermione la avvicinava lentamente alla sua
spalla per piangere, sentì sotto le dita il tremito dei singhiozzi e la
tristezza di una delle sue migliori amiche: come si poteva rimanere
indifferenti al pianto delle migliori amiche?
Alla
fine la Slytherin poggiò il viso sulla spalla
dell’amica, sussultando di tanto in tanto nel vano tentativo di reprimere i
singulti che le venivano più dal cuore della gola.
-Herm –
disse ancora la bionda – perché il mondo è così
crudele? Che ho fatto io di male per meritare una sorte simile?
Stringendo
le labbra sperando di non chiedere banalmente “che è successo?”, fece
riappoggiare la testa alla serpeverde e cominciò ad
accarezzarle i capelli con calma, come fanno le mamme
quando i figli tornano a casa piangenti
-Herm –
gemette ancora l’altra – perché, perché?!
-Perché
cosa, Daph? – domandò infine la riccia lasciando che
la bionda si scostasse e le porse il suo fazzoletto di stoffa
-Hanno…
hanno annullato il fidanzamento… - disse la ragazza tra un singhiozzo e una
soffiata di naso
-Hanno
annullato il fidanzamento?! – chiese a sua volta
sconcertata la Granger
-Sì, il
nonno è morto, ormai non sono più costretti a tener
fede alla promessa e a tutto il resto…
Hermione
alzò il viso e, con una mano, sollevò anche quello della Slytherinfinchè le due non si guardarono negli occhi. Sapeva
molte cose di Daphne, molte delle quali, forse, la bionda non gliele aveva mai
dette: sapeva che Daph in fondo ci stava bene con
Neville, anche perché lui, quando erano insieme, era sempre impacciato e pasticcione, ma dolce e gentile; sapeva che lei era
innamorata di lui, glielo leggeva in ogni singolo gesto che compiva nei suoi
confronti, quando lo accarezzava, quando gli sorrideva, quando lo ammoniva,
quando litigavano… e sapeva altresì che anche a Neville Daphne piaceva.
Però
era anche a conoscenza del fatto che Paciock non
avesse ancora preso una decisione sul loro rapporto. Herm
avrebbe voluto che fosse un sì perché, anche se era un po’ come assecondare il
parere autoritario dei propri genitori, quei due erano fatti l’uno per l’altra.
Eppure Neville non aveva ancora detto di sì, era testardo e cocciuto, quando
voleva, e in quella volta voleva perché lui desiderava scegliere da solo
e prendere in autonomia le decisioni della sua vita.
Probabilmente
Daphne, già confusa dai sentimenti del suo fidanzato, ora doveva essere
decisamente in crisi.
C’era
stata la mazzata, gliel’avevano mandata direttamente i loro genitori, le stesse
persone che avrebbero dovuto volere solo la felicità dei propri figli, non le
loro lacrime e il loro dolore.
Daphne
adesso piangeva per colpa loro… e Neville?
-Neville
lo sa? – chiese la grifoncina, l’altra scosse il capo
con veemenza
-L’hanno
detto solo a te, come per il fidanzamento? – domandò ancora ritrovando un
assenso nei gesti della bionda. Maledetti, che razza di parenti irresponsabili,
meritavano proprio una punizione per quello che avevano fatto, o meglio, per
quello che NON avevano fatto!
-Herm –
sussurrò la ragazza della Casa di Salazar – io sono
innamorata! – sputò infine tornando a soffiarsi il naso in maniera poco fine,
ma terribilmente teatrale
-Lo so…
- mormorò Hermione abbracciandola di slancio, capendo perfettamente quello che
stava passando, beh, magari non del tutto, ma sapendo cosa si prova ad essere innamorati
-Beh,
dovevi dirmelo prima, cazzo! – sbottò la serpe –
perché io l’ho capito solo adesso!
-Ma Daph, tesoro – tentò di spiegarle la Caposcuola – è una
cosa che si capisce da soli…
-Anche
tu sei innamorata – sbuffò Daphne – di Malfoy…
-Ma,
ecco, beh, beh… - balbettò confusa la mora
-Oh, non
fare tutta la scena, guarda che me ne sono accorta…
-Sì è
vero – ammise sconfitta
-E so
anche un’altra cosa di te – aggiunse con un ghigno, ma questo è il mio piccolo segreto
-Vai a
parlare con Neville – tagliò corto Hermione per paura che tutti gli scheletri
del suo armadio vedessero prematuramente la luce – deciderete insieme il da farsi
-Ma
cara, lui finalmente ha la scusa per non ritrovarsi una fidanzata a forza, è
una manna del cielo, cosa vuoi che gli dica? Cosa vuoi che faccia? Che vada a
vederlo gioire mentre scopre che non deve tenermi con
lui a vita?
-Io
penso che, finalmente, Paciock avrà la scusa per
tenerti con sé tutta la vita dicendo di aver deciso da solo – le sorrise la Caposcuola
-Se
troppo ottimista – aggiunse la serpe
-Conosco
Neville da più tempo – si difese Hermione
-E poi,
vuoi che vada a parlargli conciata così? – e indicò la faccia dove due righe di
matita nera le solcavano le guance rosate
-Proprio.
Non c’è niente di più normale che piangere quando si sta male per qualcosa.
Sono sicura che Neville capirà quanto tu stai soffrendo
-Smettila,
così ci credo pure io! – protestò la bionda
-E se succedesse qualcosa – aggiunse la riccia – la mia porta è
dietro l’angolo e Ginny domani non ha verifiche – le
sorrise materna
Daphne
le regalò un sorriso e, aprendo la porta, scappò per il corridoio fino ad
andare a bussare all’ultimo dormitorio dei maschi.
Hermione
si rese conto di quanto fosse importante avere degli amici al proprio fianco.
Se stai male ti aiutano e se stai bene si divertono con te, ci sono sempre per
qualunque cosa e ti sostengono in ogni tuo progetto.
Lei,
Harry e Ron erano degli amici formidabili, ma
ultimamente la cerchia si era allargata parecchio… era arrivata Ginny, la pimpante sorellina di Ron,
c’era Daphne, capitata per caso, ma con la quale aveva instaurato un rapporto
d’amicizia particolare, ma solido, poi c’era Pansy, con la quale si limitava a chiacchierare, ma che, se
fosse diventata stabilmente la fidanzata di Ron,
avrebbe voluto stringere amicizia. E poi c’era Draco.
Avevano
ragione quelli che dicevano che l’amore più bello nasce dall’amicizia perché
lei e il biondastro avevano cominciato proprio da qualcosa di molto simile… e
poi Draco ed Harry, anche se lo negavano, erano amici.
Già,
Harry…
Accidenti,
Harry!
Harry
stava in camera con Neville e lui e Daphne avevano bisogno di intimità!
Prese
la bacchetta e uscì di nuovo sul pianerottolo alla ricerca del bambino
sopravvissuto.
Harry
era in Sala Comune a studiare la Gazzetta del Profeta con un’attenzione che
raramente aveva applicato allo studio.
Meno
male, per una volta non era a fare qualche pasticcio in giro per la scuola, a
prendersi punizioni da Piton e a trovarsi al momento
sbagliato nel posto sbagliato.
Gli
occhi verdi si sollevarono oltre le lenti rotonde fino a mettere a fuoco la
figura della sua migliore amica che sembrava pronta per chiedergli un favore.
Come lo sapesse? Beh, era la sua migliore amica, se
non lo sapeva lui…
-Che
c’è, Herm? – domandò appoggiando il quotidiano
-Ho
bisogno di un favore… - appunto.
-Spara
-I
genitori di Daphne hanno annullato il fidanzamento tra lei e Neville…
-Merda.
– fu il commento che uscì dalle labbra di Harry
-Già e
lei invece non vuole.
-Innamorata?
– Herm annuì – d’accordo, farò quel che mi dirai
-Non
entrare in camera di Neville, avrebbero bisogno di parlare e chiarirsi.
-Tutto
qui? – sbuffò Potter
-Sì
-E io
dove dormo? – s’informò
-Beh,
trasfiguro il tuo letto in camera mia e dormi con me… - propose innocentemente Hermione mentre il suo amico cominciava a ridere fino a
tenersi la pancia e non riuscendo a fermarsi – che c’è di così divertente? – lo
interrogò lei
-Herm, se
mai facessi una cosa simile penso che sarebbe la volta
buona che Malfoy mi lancia dalla Torre dei Gufi, ma non dopo avermi lanciato almeno
un’AvadaKedavra per ogni
singolo minuto che ho dormito in camera tua. E non cambierebbe niente se non
avessi alzato un dito sulla mia migliore amica – chiarì
-Che
c’entra Malfoy? – sbuffò lei mettendosi le mani sui fianchi, tuttavia non
riuscì ad impedirsi di arrossire. Maledette bugie, quando avrebbe imparato a
dirle come si deve? Bastavano anche delle mezze verità…
-Herm –
disse piano Harry alzandosi e avvicinando la bocca al suo orecchio – Ginny ed io eravamo in camera tua la notte di Capodanno. – spiegò,
poi fece una pausa – lo so che non sei tornata per
quella notte.
Hermione
arrossì fino alla radice dei capelli mentre fissava le
iridi ambrate in quelle di lui.
-Tu
sapevi che Daphne era innamorata di Paciock? – le
chiese diplomaticamente Harry ottenendo un assenso, le sorrise – bene, io so
che sei stata a letto con Malferret…
-Non
dirlo con tutta questa leggerezza… - sbottò lei – non è che…
-Non
dirmi altro, non ti condanno per quello… in fondo me n’ero accorto da un pezzo
che c’era qualcosa, probabilmente da quella volta che vi ho visto uscire dalla
cucina…
-TU ci
hai visto uscire dalla cucina? – quasi urlò lei
-Sì
-Oh
mamma…
-Non
fartene una colpa, però sappi che non si dovrebbe nascondere niente agli amici
perché loro se ne sono già accorti.
Hermione
arrossì ancora, questa volta sentendosi stupida e infantile. Più per la
vergogna di non avergli parlato nel timore che lui la giudicasse male, lui, il
suo migliore amico, che per la colpa di essere la ragazza del biondastro; colpa
discutibile, certo.
-Dai Herm, mi sistemo qui sul divano. – le sorrise Harry – ma un
giorno voglio che tu mi dica tutto! – lei annuì imbarazzata – hai una coperta
in più?
-Sì
E
si diressero insieme verso la porta del Caposcuola.
Fecero
solo silenzio quando passarono davanti alla stanza che
Harry e Paciock dividevano. Poi proseguirono.
Strana
cosa l’amicizia.
***
In
cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai
Donne
In mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli
E tanta voglia di avventure
E se hanno fatto molti sbagli
Sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia né dolore
Donne
Pianeti dispersi
Per tutti gli uomini così diversi
Donne
Amiche di sempre
Donne alla moda, donne contro corrente...
Negli occhi hanno gli aeroplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria
E la vita non è vuota
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore
Donne
In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai
Donne
In mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Donne Dudu Dudu Dudu
Zucchero,
“Donne”
***
Spazio
autrice: e siamo finalmente giunti al ventiseiesimo capitolo.
Sappiate che, proprio in questo momento, sto
scrivendo il finale della storia, e sto completamente su un altro pianeta.
La storia prosegue tra imprevisti vari, in questo
capitolo, per esempio, si fa finalmente l’incontra tra gli studenti ed Evangeline e poi si scopre dei casini che i genitori di
Daphne le hanno causato. Adoro scrivere di Daphne e di Neville perché sono due
personaggi molto più semplici di Draco ed Herm con i quali finisco sempre per divagare nella
psicanalisi, mentre Daphne e Neville hanno problemi giganteschi, ma animi
semplici e sensazioni piuttosto ordinari (se paragonate a quello che gli tocca
passare chiaro).
Spero che il capitolo vi piaccia
e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi lasciami un commento, please!
Ah, dimenticavo.
Sfortunatamente al momento sono un po’ di fretta,
quindi vi prego di scusarmi se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma se mi ci mettessi spenderei un poema per ciascuno e il
tempo stringe anche per me, quindi vi supplico di perdonarmi, prometto che la
prossima volta scriverò!
Nel frattempo ringrazio PiccolaSerpe, chibi_elyon, Shavanna,
luana1985, Lord Martiya, LaTerrestreCrazyForVegeta,
potterina_88_, Lisanna Baston.
Grazie mille per tutte le belle parole che avete
speso per me e per la mia storia, grazie di cuore. Sapendo di avere dei lettori
simili, sono felice di aver cominciato a scrivere questa fic
e di averla pubblicata, siete meravigliosi e vi ringrazio, voi mi viziate con
tutti i vostri complimenti… grazie davvero, vorrei farsi sentire quanto sono felice quando leggo le recensioni, ma non so se ci sono
riuscita, se siete scrittori lo sapete, se non lo siete, sappiate che è una
grande conquista.
In sette anni di scuola, non c’era mai stato tanto silenzio durante una
lezione come quel lunedì mattina
In
sette anni di scuola, non c’era mai stato tanto silenzio durante una lezione
come quel lunedì mattina.
Stranamente,
quando erano entrati Evangeline era già in classe,
seduta sulla sua sedia di insegnante con tanto di registro aperto davanti e
penna pronta all’uso, gli occhiali già sistemati sul naso francese e i capelli
rigirati sulla nuca in una specie di corona che ricordava le acconciature
coreane.
Gli
studenti, prima chiassosi, si erano fatti, silenziosi e impacciati mentre
raggiungevano il banco assegnato e preparavano il rispettivo materiale di
lavoro.
Eva
stava guardando ciascuno con i suoi occhi azzurri, scrutando da parte a parte
gli allievi che tentavano di nascondere foglietti, scritte sul banco, appunti
presi con l’inchiostro invisibile e altre trovate.
Allo
scoccare delle nove e mezza del suo orologio, l’unico di cui si fidasse, si era
alzata in piedi lanciando una breve occhiata alle bancate.
-Lei è Chachazero – disse in torno formale mentre una minuscola
bambolina dai lunghi capelli verdi e il vestito da principessa compariva in
aria – controllerà che non copiate o manomettiate domande e compiti – aveva
aggiunto – ah, vi consiglio anche di non tentarlo nemmeno perché ha una vena
fortemente sadica e non c’è speranza che io non venga a saperlo.
Allarmati
dal loro nuovo poliziotto-bambola, che nel frattempo spostava gli occhi
meccanici piuttosto sinistri, tutti avevano annuito mentre davanti a loro
compariva un foglio di pergamena con sopra annotate finemente le domande a cui
si doveva rispondere.
-Avete
due ore e mezza – fu l’ultima cosa che disse, dopodiché girò la clessidra posta
sulla cattedra e si risedette facendo comparire per lei un libro di lettura e
disinteressandosi completamente.
Qualcuno
tentò effettivamente di copiare, ma Chachazero non
era proprio una bambola socievole, dolce e carina, non del tutto, almeno; come
aveva detto la sua padrona, aveva una vena sadica piuttosto spiccata che vedeva
la luce nel momento stesso in cui scorgeva qualche impreparato a copiare.
Passare
un compito non era reato.
Copiarlo
però sì.
E
così, furono più gli spaventi che i poveretti si trovarono mentre tentavano
qualche risposta azzardata che quelle che effettivamente giunsero al
destinatario.
In
ogni modo, erano tutti troppo agitati e presi dal proprio lavoro per curarsi
degli altri.
Al
termine del tempo concesso, si contavano i risultati in sopravvissuti, morti,
ritardatari e “consegno in bianco tanto non ne so una”.
I
sopravvissuti stavano giusto chiacchierando fra loro in fondo alla classe dopo
aver consegnato e si confrontavano le risposte date con più o meno
approfondimento; i morti erano usciti con aria sconsolata dall’aula nella
speranza di riuscire a fumare qualcosa di forte e tirarsi un po’ su; i
ritardatari, come Ron, stavano ancora scrivendo domande
a caso tra un foglio e l’altro, dicendo “aspetti!” e “un minuto” e nel
frattempo guardavano fisso il foglio e scrivevano impiastricciando tutto con
l’inchiostro sbavato sulla manica della camicia. I “consegno in bianco” erano i
più tranquilli: appostati sotto una finestra, si stavano liberamente facendo
gli affari loro senza preoccuparsi troppo, sicuri che almeno una T era
assicurata (forse).
Evangeline si alzò dal suo scranno e studiò il macello
che un semplice compito in classe riusciva a fare sui suoi allievi, chissà se,
se lei fosse venuta a Hogwarts, sarebbe stata come
loro?
Peccato
che al tempo della fondazione della scuola lei fosse appena diventata una
vampira, era sempre stata molto curiosa di scoprire in quale Casa il Cappello
Parlante l’avrebbe smistata, poteva sempre essere che, per la fine dell’anno,
Silente glielo lasciasse provare… non era mai stata a rimuginare troppo su quel
che aveva o non aveva fatto oppure su quel che sarebbe accaduto se avesse fatto
questa o quella cosa, ma in quel particolare caso, la regola non valeva.
-Non
vedo Paciock, oggi – aggiunse all’indirizzo di Harry
ed Hermione che transitavano di fronte alla sedia
Panico.
Harry
finse di essere in ritardo mentre volava dalla porta, lasciando Hermione a
sbrigarsela con la prof, era sempre stata migliore di lui a trattare con gli
insegnanti
-Ieri
sera ha avuto qualche problema di famiglia – ammise la riccia cercando di
calmare il nervosismo
-Oh,
spero si risolva presto – disse quasi dispiaciuta la bionda, la Caposcuola
annuì
-Lo
speriamo anche noi…
-Niente
a che vedere con “i suoi genitori” – aggiunse in un sussurro, l’altra scosse la
testa
-No, era
per sua nonna…
-Oh…
Beh,
dopotutto, non era proprio una bugia, solo una mezza verità visto che sua nonna
era la principale persona coinvolta in quella storia del fidanzamento.
La
Caposcuola continuò a guardarsi attorno non ritrovando tra i presenti neppure
Daphne… strano.
Probabilmente
erano rimasti assieme a parlare, non avevano studiato e avevano saltato la
lezione.
Congedandosi
dalla prof, andò alla ricerca di Harry, maledetto traditore, che la lasciava
nei pasticci proprio quando avrebbe avuto bisogno di lui: tra i due, quello
delle scuse realistiche era senz’altro lui visto che una volta era riuscito a
convincere la Sprite di non averle portato una
relazione di 7 fogli su una certa pianta perché aveva avuto una convocazione
legale dal suo notaio babbano a Londra. Tsk, come se un minorenne potesse avere un notaio… Harry
poi ne avrebbe avuto bisogno giusto per fare testamento… ma nel mondo magico
quelle cose non le sapeva nessuno, così chi era stato tra i babbani
si era messo a sogghignare mentre la prof, un po’ svampita, annuiva con aria
convinta al suo allievo segnandogli di riconsegnarla per la lezione successiva.
E ovviamente per quella Harry aveva pronta una nuova scusa irresistibile.
***
La
campana del pranzo suonò richiamando gli studenti in Sala Grande.
Hermione
si sedette come suo solito al tavolo del Grifondoro
mentre Malfoy le sorrideva con il consueto ghigno made-in-Malfoy
dall’altra parte del salone
-Vi
informo che le classi di Corvonero e Tassorosso del terzo, quinto e settimo anno quest’oggi
hanno verifica per il voto di primo semestre e quindi non parteciperanno al
pranzo, ma lo consumeranno al termine della prova scritta – annunciò la McGrannit per poi tornare a sedersi mentre compariva il
consueto pasto
-Ehi, è
da un po’ che non vedo Lavanda in giro – fece notare una ragazza del terzo anno
a Hermione e Calì, sedute di fronte
-Già,
non l’ho vista neppure io a pranzo, forse è a dieta – propose la Patil
-O forse
è stata catturata dal maniaco di ChoChang – azzardò Ginny sventolando
la sua forchetta che infilzava la porzione di arrosto
-Il
maniaco di ChoChang? –
domandò Hermione curiosa
-Ma
come, non lo sai? Pare che la Corvonero sia stata
aggredita in uno dei corridoi mentre andava da Padre Royal
– le spiegò la rossa
-Probabilmente
sarà solo uno dei suoi mille ex ragazzi che le ha fatto un’imboscata per
fargliela pagare – propose logicamente ColinCanon seduto accanto ad Hermione – è uscita con mezza
scuola e ha trattato tutti malissimo – specificò
-Tu sei
troppo duro, Colin – lo riprese la Caposcuola –
chissà da dove ti nasce questo odio per Cho…
-Preferisco
non parlarne – rispose freddo il biondino – comunque svolgerò qualche indagine,
se salta fuori un maniaco sarebbe un ottimo articolo da prima pagina per la
Gazzetta di Hogwarts
-Beh,
quindi potrebbe essere stato questo a rapire anche Lavanda…
-Lavanda
strilla così tanto che il maniaco l’avrebbe lasciata andare dalla disperazione
– fece notare seria Calì che, in teoria, era la sua
migliore amica
-Beh, ma
è un pezzo che non mangia né a pranzo né a cena
-Te l’ho
detto, sarà a dieta! – continuò la ragazza indiana
-Effettivamente
sarebbe proprio da lei – fu il commento di Hermione che era ancora un po’
alterata per la piazzata che le aveva fatto prima di Capodanno
Dopo
pranzo, la ragazza si ritirò nella sua stanza.
La
verifica assegnata da Evangeline era massacrante per
di più si era fatta tre ore con Harry che aveva assunto la faccia da cane
bastonato, solo che lei mica poteva passargli il compito per ogni materia!
Soprattutto perché quella Chachazero era riuscita
perfino a spaventare Nott che si stava facendo
passare un foglio da MilicentBulstrode
e per spaventare Nott, oltre a fargli “bu!” ce ne voleva…
Si
stese sul letto con una mano sugli occhi, quel pomeriggio la aspettavano
nientemeno che un’ora di astronomia e poi studio, studio e ancora studio per
Rune Antiche.
Qualcuno
bussò alla porta attirando la sua attenzione, disse “avanti” un po’
svogliatamente mentre si metteva a sedere sul letto ricomponendosi
un minimo per non sembrare appena uscita dalla casa degli orrori.
Daphne
aprì la porta che le era ormai familiare ed entrò assieme a Neville: non
avevano l’espressione sorridente che tutte le coppie che avevano risolto i loro
problemi sfoggiavano su fotoromanzi e romanzetti rosa, che fosse andato storto
qualcosa?
Beh,
in verità, se davvero fosse stato così, probabilmente Daphne avrebbe preso la
prima finestra e si sarebbe buttata e, a giudicare dal fatto che non aveva
lesioni gravi, sintomi di incorporeità e fosse arrivata accompagnata da Paciock lasciava a ben sperare…
-Posso
chiudere la porta? – domandò la bionda, Herm annuì
mentre lei richiudeva dietro i sé
C’era
qualcosa di cui doveva assolutamente parlare, glielo leggeva in faccia dal modo
in cui tergiversava, chiudeva la porta e si sistemava la gonna.
Spostò
lo sguardo sul suo amico che, tuttavia, teneva gli occhi bassi sul distintivo
della maglietta e non le lasciava capire che razza di pensieri gli frullassero
per la testa.
-Bene,
dimmi tutto! – propose alla sua amica che, nel frattempo, stava riponendo sul
comodino un libro momentaneamente per terra. Terminato quello si accorse di una
sciarpa un po’ penzolante dall’attaccapanni e si prodigò ad aggiustarla – Daph… - la riprese la riccia aspettando qualche segno di
vita che non fosse degno di Biancaneve
Daphne
arrossì con aria colpevole andando a posizionarsi in silenzio vicino al grifondoro.
Arrossì
un poco mentre prendeva la mano un po’ ciocciottella
del grifone che, se possibile, abbassò ancora di più la testa
-Herm –
disse debolmente – io non sono più vergine…
In
quel preciso istante Hermione vide due facce tingersi di rosso scarlatto mentre
quella singola parola veniva pronunciata e sentì la sua mandibola precipitare
istantaneamente verso il dormitorio di serpeverde
diversi piani più in basso.
Beh,
non che lei avesse reazioni molto differenti, visto che arrossire era la sua
principale occupazione in compagnia di un certo “qualcuno”, ma ormai a stare
col biondastro ci stava facendo il callo a certi commenti lascivi.
Comunque,
in parte stava cominciando a capire, soprattutto sapendo che Daphne voleva
arrivare vergine al matrimonio, a questo punto, le mancavano solo i dettagli,
che l’avesse fatto come ultimo addio a Neville?
Beh,
la cosa aveva dell’assurdo visto che Neville non l’avrebbe mai sedotta e
probabilmente non si sarebbe mai aspettato niente di simile, che avessero preso
una qualche decisione tipo “Se i miei scoprono che sono incinta ci
costringeranno a sposarci e avremo due piccioni con una fava”?
Guardò
interrogativamente prima lui, che non accennava a riprendersi dallo shock, poi
lei
-Sei
sorpresa? – le chiede la Slytherin. Accidenti a
Daphne e alle sue domande retoriche, c’era bisogno di domandare una cosa tanto
ovvia?
-Sì, ma
vorrei che tu mi spiegassi… - disse come una nonnetta
-Io e
Neville – disse rivolgendogli uno sguardo dolcissimo – alla fine vogliamo stare
insieme… prima non ci conoscevamo, poi ci siamo conosciuti e abbiamo deciso,
solo che lui non voleva darla vinta ai nostri genitori e così la tirava per le
lunghe… e adesso… avevi ragione tu – sussurrò appena
-E i
vostri genitori? I vostri nonni? Come la prenderanno? Cosa direte loro? –
domandò un po’ in apprensione
-Farò a
modo mio. – annunciò la bionda serpeverde – una volta
ti dissi che le ragazze purosangue si dividono in tre categorie, bene, ho
smesso di subire in silenzio, “Vivrò il
destino come ho scelto da sola, per questo non tornerò indietro!” era così
che si diceva, vero? – Hermione annuì sorridendole – me l’hai insegnata te
-E io
l’ho imparata in un libro – si giustificò la riccia
-Cosa ne
dici? – domandò Paciock aprendo per la prima volta
bocca
-Avrete
vita grama, questo sì, ma almeno sarete felici…
-Tu
approvi? – domandarono in coro
-Io ho
sempre approvato – annuì loro da brava mammina – sono felice che alla fine
siate arrivati a questa decisione, credo che siate le persone più indicate a
stare insieme… ma ammetto che non mi sarei aspettata una simile… ehm… risoluzione,
ecco.
-Non
dirlo in giro – la pregò ancora la rappresentante della Casa verde-argento – lo
dirò a Ginny quando avrò abbastanza coraggio, ma
volevo che te fossi la prima, visto che mi hai aiutata tanto – Hermione le
sorrise riconoscente mentre due fossette le si formavano ai lati della bocca
-Terrò
il segreto. Cosa direte ai vostri parenti?
-Neville
ha scritto una lettera ad entrambi – aggiunse Daphne – i miei pianteranno un
pandemonio, ma ormai sono maggiorenne, non possono costringermi a fare qualcosa…
per sua nonna… - lo guardò
-Non
credo farà tante storie – ammise il grifondoro –
Daphne assomiglia un po’ alla mamma da giovane
-Avete
preso una decisione difficile – ammise ancora la grifoncina
– soprattutto tu – e indicò la sua amica – e siete giovani
-Prima o
poi dovevo farlo
-Sono
felice che tu l’abbia fatto.
E
le due amiche si andarono incontro ad abbracciarsi, rimanendo così diversi
minuti, Daphne piangendo.
Hermione
andò ad abbracciare anche Neville, dopo tanto tempo, aveva diritto anche lui ad
una esistenza tranquilla e con una persona innamorata al suo fianco.
-Abbiamo
deciso che ci sposeremo dopo aver finito la scuola – ammise ancora la Slytherin lasciando di sasso la Caposcuola – sappiamo che è
presto, ma penso sia la cosa giusta da fare…
-Se voi
ve la sentite… allora fate tutto quel che vi pare.
Neville
sorrise, poi se ne andò, lasciando le due ragazze a raccontarsi qualche
pettegolezzo e qualche dettaglio sul fatto che Daphne non fosse più vergine.
In
verità, riflettè Hermione, la cosa un po’ la faceva
ridere, soprattutto l’idea di immaginare una bruciante notte di passione tra
quei due dal sangue freddo, ma chissà che anche Paciock
non avesse qualche lato nascosto, magari nei pantaloni…
Accipicchia,
stava prendendo quei pessimi modi di dire da Malfoy…!
***
Era
febbraio, il mese degli innamorati, il mese dove cade San Valentino, la festa
di tutti i fidanzati.
Ogni
ragazza a scuola stava organizzando minuziosamente quel giorno da trascorrere
con la persona speciale. Qualcuna progettava romantiche gite sul lago,
scampagnate per la brughiera, una cenetta romantica da Madama Piediburro o in qualche pub esclusivo e raffinato con tanto
di tovaglia a rose, candele profumate e violinista che suonava una melodiosa
musica in sottofondo. Insomma, le attrattive per quel giorno erano praticamente
infinite e ce n’era per i gusti più difficili, compresa una vecchia chiromante
a Hogsmead che prometteva l’amore eterno con un
filtro d’amore rarissimo che i prof avevano sconsigliato di prendere a tutti i
loro allievi perché di dubbia provenienza, insomma, un mezzo bidone.
Piton, dal canto suo, aveva tentato in tutti i modi di dimostrare
che le basi scientifiche e, soprattutto, nell’ambito delle pozioni, di
quell’intruglio erano praticamente nulle, roba da babbani,
insomma, ma tant’è ogni anno c’era pieno di
ragazzette immature e troppo sognatrici che si lanciava all’assalto della
chiromante e pretendevano che il loro ragazzo bevesse quel miscuglio di
ingredienti.
Draco
per la prima volta stava pensando a quella festa che, per quanto lo riguardava,
aveva sempre trascorso comodamente nel suo letto, non solo, certo, magari
assieme a qualcuna che considerava la cosa di buon auspicio, oppure che si
faceva consolare per essere stata appena scaricata, insomma, anche lì ce n’era
per i beati di scelta, certo è che in sette anni ne aveva viste, ma per quanto
lo riguardava, San Valentino per lui era tutti i giorni; anche perché era fuori
questione che fosse lui a fare qualcosa per una ragazza, semmai il
contrario.
Quell’anno
però, per uniformarsi al clima di follia che lo accompagnava ormai da circa sei
mesi, aveva deciso che, anche se non si sarebbe abbassato ad accompagnare la
mezzosangue al ristorante, alla festicciola popolare o stupidaggini del genere,
si sarebbe comunque sforzato di pensare qualcosa di carino per lei. Questo non
significava niente, certo, però, magari, una scatola di cioccolatini di
finissima fattura provenienti dalla Svizzera, oppure un mazzo di rose della
Bulgaria dalle quali avrebbe anche potuto distillare il profumo… ma insomma,
che si pretendeva da lui, poi? Non dicevano che era il pensiero quel che
contava?
Bene,
la mezzosangue, almeno, avrebbe capito.
Blaise, invece, era un amico inutile, a cominciare dal fatto che,
quando era andato a cercarlo per avere qualche consiglio a proposito (lui sì
che sapeva come raggirare le persone) questi si era messo a ridere tanto che,
probabilmente, si stava ancora rotolando sul letto da quanto l’aveva preso
l’ilarità del momento a vedere Draco Malfoy in difficoltà di fronte ad una cosa
del genere… e chi l’avrebbe mai detto che sarebbe venuto anche quel giorno?
Alla
fine, dopo essersi fatto venire il singhiozzo, Zabini
aveva deciso di collaborare, peccato che tra lui e sua sorella non fossero in
grado di partorire una singola idea che non facesse pensare ad un cavaliere con
gravi problemi di identità e un forte bisogno di uno psichiatra.
Insomma,
chi rimaneva a cui chiedere aiuto?
…solo
Mirtilla, ma bisognava proprio cadere in basso per andare da lei.
E
infatti un pomeriggio, cercando di far sì che nessuno lo vedesse, era entrato
furtivo nel bagno del fantasma, ma anche questa era stata una mezza delusione
perché questo l’aveva brutalmente scacciato dicendo che aveva da fare con una
ragazza che aveva sicuramente problemi più gravi dei suoi.
Ovviamente,
dopo averla insultata, se n’era andato.
Di
chiedere a Potter neppure per l’idea, abbassasi un po’ ok,
ma non fino a quel punto!
E
poi, tanto per rimanere in tema di belle donne, la McGranitt
gli aveva chiesto un colloquio per quel pomeriggio, una vera cuccagna!
A
pensarci seriamente, l’ultima volta che era stato a parlare da solo con la
vicepreside era successo quando gli avevano appioppato la Granger perché
studiasse e, benché la cosa non gli piacesse, aveva avuto i suoi lati positivi:
la sua media era ormai impeccabile e usciva stabilmente con la mezzosangue.
Beh,
se quello fosse da considerarsi un dato positivo, soprattutto visto che era la
conseguenza prima della sua scarsa sanità mentale e dei suoi violenti sbalzi di
personalità, era tutta da vedere, ma era meglio trascurare, sennò lo
ricoveravano davvero al San Mungo.
***
Erano
le quattro del pomeriggio ed il corridoio buio fuori dell’ufficio era vuoto
come al solito.
Gli
studenti che passeggiavano lì di fronte stavano andando quasi tutti agli
allenamenti di quidditch per la partita di domenica
tra Tassi e Corvi nel girone di ritorno ed erano vestiti con la classica divisa
da giocatori.
Draco
li sorpassò senza degnarli di un’occhiata e si fermò di fronte alla porta chiusa
dello studio aspettando e, memore del colpo ricevuto dalla stessa Hermione
Granger quella memorabile volta, se ne rimase a debita distanza di sicurezza.
Giusto,
la Granger…
Erano
quasi tre giorni che la vedeva solo a pranzo o a cena per via di tutte quelle
verifiche che avevano messo e lei studiava come non mai. Avrebbe avuto tanta
voglia di rivederla in quel momento e di averla accanto prima di incontrare la
vecchia arpia pronta a cavargli gli occhi perché, ammettiamolo, se Piton era tremendamente favorevole a Serpeverde,
la McGranitt era una sporca Grifondoro
fino all’ultimo dei suoi capelli grigi!
…
sì, magari non faceva tutti i favoritismi dello zio Sev,
però se voleva rompere, rompeva anche di più! E forse era meglio veder sfuggire
la Coppa delle Case piuttosto che uscirne matti, anche perché le possibilità di
andarsene da quella scuola con tutte le rotelle a posto era pari a zero.
Prendendo
il consueto respiro, bussò una volta attendendo che la dolce voce della prof lo
invitasse ad entrare, esattamente come fece.
Lo
studio era illuminato dalla poca luce del pomeriggio, in parte schermata dai
pesanti tendaggi di velluto; la prof era seduta alla sua scrivania intenta ad
esaminare alcuni documenti e, come il biondo mise piede nella stanza, alzò gli
occhi oltre i vetri a mezzaluna posizionati sul naso nello scrutare il suo
studente che avanzava.
-Prego
signor Malfoy, si accomodi – disse indicando le consuete poltrone – in verità,
il colloquio di oggi sarà piuttosto breve, non ho da riferirle particolari
cose, a parte che sono favorevolmente colpita dall’ottimo sprint che i suoi
voti hanno preso negli ultimi tempi, non nego che parte del merito vada alla
signorina Granger che si è così solertemente applicata ai suoi doveri con i
quali, forse, l’abbiamo decisamente oppressa, ma siamo molto orgogliosi della
collaborazione che siete riusciti ad instaurare se il risultato è stato questo.
Malfoy
annuì non comprendendo dove la vecchia megera volesse andare a parare.
La
prof prese un respiro, come se si stesse addentrando in un territorio
pericoloso con quel che presto avrebbe detto
-In
verità – continuò la rappresentante dei grifoni – il motivo per cui oggi l’ho
chiamata qui riguarda proprio la signorina Granger…
Simulando
il minor interesse possibile, lo Slytherin sollevò un
sopracciglio nella miglior espressione menefreghista che, al momento, riuscisse
a ritrovare nel suo repertorio.
-Ecco… è
stata la signorina
Granger stessa a porgermi questa richiesta e io, come
rappresentate in questa scuola, valutando tutte le “circostanze” mi sento
costretta ad accettarla…
-Quali
“circostanze”, mi scusi? – domandò la serpe scettica
-Mi
lasci finire… sì, dunque, ecco… la signorina Granger, visti gli ottimi risultati
conseguiti, mi ha chiesto se era possibile interrompere il rapporto di
ripetizione ai quali vi ho obbligati perché, tra tutto, non riesce a stare al
passo con lo studio
-Se si
tratta delle verifiche è senz’altro una cosa temporanea – quasi scherzò il Serpeverde
-No
signor Malfoy, si tratta di problemi personali
Problemi
personali?
Se
Hermione avesse avuto degli stramaledettissimi problemi personali gliene
avrebbe parlato!
Lo
sapeva, l’avrebbe fatto di sicuro, cosa diamine aveva detto alla prof?
E
perché accidenti le aveva posto quella richiesta?
Studiavano
assieme tre pomeriggi su cinque ed era andato tutto bene fino ad una settimana
prima, che era accaduto, dannazione? Tutto insieme, poi…
-Di che
genere di problemi si tratta? – domandò
-Non
sono tenuta a riferirgliene – ammise quasi con tristezza la professoressa e, per
la prima volta, gli parve quasi che provasse dispiacere verso di lui, un
sentimento assai inconsueto per una irriducibile rosso-oro come lei.
-Non
credo di stare capendo – ammise quasi francamente
-Orsù,
signor Malfoy, si consideri semplicemente libero dall’impegno che le abbiamo
imposto
Che
Hermione fosse andata a pensare quella stupidaggine come regalo di San
Valentino?
Era
l’idea più idiota che gli fosse venuta in mente, ma sarebbe stata tremendamente
da lei.
Naaa, a pensarci seriamente non era assolutamente possibile, sì,
era ossessionata un po’ dalla scuola e dal rendimento, ma quando studiavano
insieme stavano bene, quindi, perché privarsi di una cosa che faceva piacere
anche a lei?
Dubitava
che avesse avuto la pensata che, forse, lui sarebbe stato meglio perché le
aveva detto in tutti i modi che lui stava bene solo quando era con lei, dunque,
di che diavolo si trattava?
-Continuo
a non afferrare il concetto, prof – disse serio lui cercando di leggere oltre
le lenti qualche informazione subliminale
-Mi
dispiace, ma non posso dirle altro… - ammise tristemente la vicepreside
-Ma mi
spieghi almeno perché? O che tipo di problemi la perseguita, semmai si può
trovare una soluzione
Probabilmente
ora la McGranitt credeva che gli stesse davvero a
cuore la scuola.
A
Draco parve che la prof fosse quasi colpita da questo suo comportamento
ostinato nei confronti della Granger e gli sembrò che stesse per aggiungere
davvero qualcosa a quello che aveva appena detto, magari un qualche dettaglio
che lo aiutasse a capire che accidenti stava accadendo!
Però
si fermò in tempo, richiudendo le labbra che stavano per spifferare qualcosa.
Ma
che si erano dette quelle due matte? I segreti del cuore?
Avevano
fatto giuramento?
No
perché, da come si comportava, la vecchia Minerva poteva essere presa per
l’amichetta del cuore che deve tenere a tutti i costi il segretuccio
sennò, se lo dice, addio amicizia e “io con te non ci parlo più!”.
Draco
la guardò mentre si faceva silenzio
-Mi
dispiace di non riuscire a capire – disse quasi come se fosse stato offeso –
proprio adesso che si era instaurata questa collaborazione tra le nostre due
Case in genere rivali…
Ok, quello si chiamava colpo basso perché stava facendo leva sui
doveri di un insegnante. Proprio lui, poi, che non si era mai curato di quel
che dovessero o non dovessero fare.
Da
quando era ridotto così male?
Ma
poi, mica ci si poteva aspettare che una serpe giocasse pulito, andiamo, lo
sapevano perfino i poppanti!
L’effetto
però stava mettendo in crisi la prof che, presa nella morsa della giustizia
sociale, tentennava sulle sue posizioni.
-Signor
Malfoy, mi creda, se potessi cercherei di risolvere questa situazione in un
modo o nell’altro, ma, mi creda, va al di là delle mie possibilità perché ha a
che fare con le precarie condizioni di salute della sua compagna…
Tombola!
Eh
no, però, tombola un cazzo!
Che
era sta storia delle “precarie condizioni di salute”?
-Ora
esca, signor Malfoy – disse sbrigativa la McGranitt –
o finirò per dire più di quanto mi è concesso.
E
lo sospinse oltre la porta.
Maledetta
arpia, che diamine intendeva?
Quelle
parole, in genere, si usano quando una persona sta molto male, che diamine
aveva Hermione?
Una
malattia pericolosa?
Aveva
fatto qualche esperimento che non doveva con le pozioni o qualche incantesimo e
adesso si era di nuovo trasformata in un gatto gigante?
Cazzo però, non poteva lasciarlo così!
E
si riferiva sia alla prof che a quella testarda di una grifondoro,
accidenti a lei!
Ma
che le era preso tutto d’un tratto?
Avrebbe
dovuto dirglielo e parlargliene al più presto.
E
poi lo colse la folgorazione.
Salì
a razzo le scale che conducevano alla Torre del Grifondoro
finché non si ritrovò di fronte al ritratto della Signora Grassa che lo studiò
con sprezzo senza neppure chiedergli la consueta parola d’ordine.
-Potter,
cazzo, apri questa maledetta porta! – urlò attraverso
il legno sbattendo i pugni sul quadro e facendo scappare la sua abitante.
Dall’altra
parte, un gruppetto di primini terrorizzati, non
avvezzi alle scenate del Principe delle Serpi, si stavano allontanando sempre
più dall’uscio mentre Harry Potter, svegliato da tutto quel baccano, scese dal
piano di sopra dove stava il dormitorio maschile avvicinandosi al chiavistello
-Potter,
maledetto bastardo, apri questa porta o do fuoco a tutto il vostro fottutissimo dormitorio!
-Cazzo
hai da gridare?! – fu la melodiosa risposta del bambino sopravvissuto mentre
studiava torvo Malferrett in posizione d’attacco,
arrabbiato come non mai, anzi, letteralmente furioso!
Cos’era,
Hermione gli dava buca?
-Chiamami
la Granger – annunciò il biondo con fare autoritario – subito!
-Non
sono il tuo schiavo! – gli rispose Potty con il suo
certo cipiglio, per niente contento delle parole dello Slytherin
-Fa’
come ti dico!
-Se
anche fosse non lo farei! – sbraitò
E
Draco si acquietò.
Cos’è
che aveva detto? “Se anche fosse”? Ma che significava?
-Sfregiato,
che significa “se anche fosse”?
-Significa
che Hermione non è qui alla Torre, cos’è, sei rincitrullito ora?
-E dove cazzo sarebbe?
-Modera
i termini quando parli di lei! – strillò Harry – e comunque non lo so, è da
questa mattina che non c’è, non è neppure venuta a lezione con i Ravenclaw…
-Cosa
hai detto?
-Ma cosa
sei, sordo? Ho detto che è da questa mattina che non la vedo!
-Cazzo…
-Beh,
adesso vuoi spiegarmi che succede? – chiese San Potter sistemandosi i capelli
mentre usciva del tutto dal vano della porta chiudendo dietro di se l’uscio per
lasciare un po’ in pace i primini e la gente
sconvolta che vagava ammutolita per la Sala Comune. – credevo che una volta usassi
metodi un po’ più fini per corteggiare una ragazza… - frecciò quasi ghignando,
peccato che il furetto non fosse della sua stessa opinione
-La McGranitt mi ha detto che Hermione ha dei problemi gravi di
salute – disse chiamandola per nome in un gesto di familiarità che non avevano
mai usato quando erano in compagnia di altri. Ma intanto se n’era già accorto
che Potter sapeva tutto, a cominciare da quella volta in cucina quando li aveva
visti allontanarsi ed era rimasto zitto
-COSA?!
– urlò il bambino sopravvissuto
-Beh, mi
hai chiesto che avevo… - protestò
-Ma a me
non ha detto niente! – gridò ancora Harry costernato
-Beh, a
me l’ha detto la TUA prof – sbraitò la serpe
-Dammi
un secondo che arrivo – gli intimò il grifone andando all’interno, recuperando
un maglione, infilandolo e dirigendosi per i corridoi assieme all’erede di casa
Malfoy, entrambi piuttosto preoccupati, agitati e… arrabbiati.
***
-Mi
sorprende che Hermione non mi abbia detto niente – sbottò Harry mentre si
dirigevano verso la casa di Hagrid – a me dice sempre
tutto
-Beh,
forse non proprio tutto… - si premurò di fargli notare il biondo
-Se ti
riferisci al fatto che stai con lei, lo sapevo già – fu l’acido commento del
moro
-Quello
lo sapevo anche io – sbuffò la serpe mentre l’aria calda che usciva dalla bocca
si trasformava in una nuvoletta dell’ultimo inverno
-E
allora parla come si deve
-Io
parlo sempre come si deve
-Cioè
insultando la gente – celiò Potter
-Ehi,
bada a come parli, sono sempre in tempo ad andare a dire a Piton
di quel festino alla stanza delle necessità, sabato scorso – sbuffò contrariato
lo Slytherin
-E come
mai non l’hai fatto?
-Chissà…
- beh, ok dire qualcosa, ma non poteva certo spiegare
allo Sfregiato che Hermione l’aveva praticamente supplicato di tenere la bocca
chiusa, visto che quel giorno sarebbe stato di ronda lui
-Guarda
che non sono il tuo fratellino a cui devi sempre salvare il culo
– fu il delicato commento del grifondoro
-No,
guarda, non l’avrei mai detto! Eppure ci assomigliamo così tanto… - frecciò il
cercatore verde-argento con un ghigno quasi sarcastico sulle labbra
-Se
fossi davvero tuo fratello, non avresti fatto in tempo a vedere la luce che
saresti già morto
-Ti
voglio ricordare che sono nato prima di te, quindi, semmai, saresti un
“bambino non sopravvissuto” – spiegò la serpe
-Se
fossi davvero mio fratello – sospirò drammaticamente Harry – mi sparerei un
colpo in testa
-Ottimo
Potter, fosse la volta buona! – ironizzò il biondo beccandosi un’occhiataccia,
ma entrare nella cuccia di Hagrid era una punizione
sufficiente.
Dopo
due ore di ricerca, di Hermione non c’era ancora l’ombra.
Lo
sgomento che due persone come Potter e Malfoy portavano a girare insieme per i
corridoi, una cosa letteralmente inimmaginabile, fuori da ogni previsione, era
in parte attutito dalla paura che i loro sguardi cupi suscitavano in quei pochi
che riuscivano a guardarli in faccia prima di essere brutalmente travolti da
due rinoceronti alla carica.
Il
loro umore peggiorava ogni minuto trascorso insieme, sia perché della loro
compagna non c’era traccia, sia perché il cane prestato da PadmaPatil non aveva riscosso grandi risultati, a parte
aver scoperto un ripostiglio segreto di provviste.
Una
sciarpa rosso-oro e una sciarpa verde-argento svolazzavano insieme annodate
alla bella e meglio intorno ai mantelli scuri mentre percorrevano a passo
marziale il corridoio ancora più di pessimo umore.
Colin, per l’occasione e a rischio della vita, era perfino riuscito
a scattare una fotografia, peccato solo che le non tanto velate minacce dei due
non promettessero niente di buono per la sua vita, la sua famiglia e,
soprattutto, la sua adorata macchina fotografica.
A
quel punto, mancava solo un posto in cui cercare: il bagno di Mirtilla.
L’avevano
lasciato per ultimo per svariati motivi
1)si rischiava sempre di incontrare qualche
sgradita ospite venuta lì a confessare i suoi segreti desideri e le sue
frustrazioni
2)Mirtilla non era il massimo nella
conversazione e Harry sapeva che, se l’avesse avuto sotto tiro, sarebbero
serviti anni prima di poter nuovamente vedere il mondo esterno
3)Se era finita nel bagno di Mirtilla doveva
essere una cosa molto, ma molto grave.
-Entro
prima io – annunciò Harry mettendo il naso oltre l’uscio e spiando l’interno
-Perché?
– chiese il biondo facendo un tiro a quella che, dieci sigarette fa, doveva
essere l’ultima della giornata.
-Così se
non c’è non devi entrare
-Bravo,
e se ti becca la scorfana stiamo qui fino a domattina
– bofonchiò
-Malfoy,
mi stai davvero non ti dico dove e se non la smetti ti assicuro che quella
sigaretta prenderà di sicuro un’attrattiva particolare
-Sai che
minaccia, Potty, ho la pelle d’oca – continuò
sprezzante il ragazzo dagli occhi di ghiaccio
In
quel momento, mentre si spintonavano decidendo chi dovesse entrare per primo,
la porta di uno dei bagni si spalancò lasciando uscire una Hermione come non
l’avevano davvero mai vista.
Harry
spalancò la bocca stupito mentre Draco strabuzzava gli occhi sbigottito: santo
Cielo, ma che diamine le era successo??? Era davvero lei quella?
***
Spazio Autrice: lo so, sono da picchiare e non vi do torto…
avere terribilmente ragione se mi direte che sono un’idiota a lasciare in
sospeso un capito così, ma datemi tempo, arriverà anche la soluzione di questo
mistero e piuttosto in fretta, anche, perché mi piacerebbe terminare la fic per l’inizio dell’anno nuovo.
Da
domani sono ufficialmente in festa… quasi non ci credo, quando ho cominciato
stavo per iniziare la scuola e adesso che la ultimo siamo a Natale, come vola
il tempo…
Beh,
io spero che vi piaccia e anche che mi lascerete un commento… ciao!
Un Bacio e Buone Feste!
Nyssa
luana1985: non preoccuparti per la fine della storia,
effettivamente si sta avvicinando a grande velocità, ma sto scrivendone anche
un’altra e quindi non sentirete troppo la mia mancanza… (in verità credo che
tutti voi non aspettiate altro che di liberarvi di me).
Effettivamente
non è un cappy indispensabile, ma era un po’ che non
scrivevo di quotidianità e anche in questo ventisettesimo cappy
non succede granchè, però ci sono molto affezionata e
spero che piaccia anche a te… ciao e un bacio! Nyssa
potterina_88_: mentre scrivevo di questa nuova prof stavo
mentalmente pregando perché la mia prof di mate si trasfigurasse in Evangeline, sfortunatamente non è successo, ma se volete
farmi un regalo di Natale vi do il suo indirizzo.
Scherzo.
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, in questo nuovo Neville e Daph ammettono un po’ di loro stessi, e loro non parlano
mai di loro stessi, quindi succede qualcosa in più, però almeno questo problema
si sistema…
Presto
arriverà la conclusione di tutta la storia, nel frattempo, un abbraccio! Nyssa
Shavanna: come hai potuto vedere ogni cosa è tornata
al suo posto e spero che il meccanismo vi sia piaciuto, anche se penso che
molti di voi si fossero già accorti che prima o poi qualcuno avrebbe messo i
bastoni tra le ruote a quei poveretti.
Sul
fatto che Draco sia piuttosto preso credo di aver detto qualcosa anche in
questo capitolo che spero ti piaccia. Harry effettivamente è un mito, anche se
è molto diverso dal libro. La ragazza che, invece, è entrata, è Rosleen, la fidanzata di Sirius,
sul fatto che sia pazza non garantisco, anche se tutti i personaggi della mia fic sono piuttosto sopra le righe…
A
presto, ciao e un bacione! Nyssa
Lord Martiya: beh, puoi sempre fare finta che Flitt sia stato bocciato a ripetizione vari anni e sia
rimasto… cmq hai ragione, dovevo fare più attenzione,
ma il problema è la zia Rowling non ci ha fornito molti nomi e
bisogna campare con quelli che si hanno e la gente conosce, mi pareva di aver
già inserito sufficienti personaggi secondari…
In
questo capitolo, anche se è solo un’apparizione, compare Chachazero
che, tuttavia, non assomiglia per niente all’originale salvo, forse, essere
sadica allo stesso modo. Spero che ti piaccia e che mi lascerai un commentino,
ciao e a presto! Nyssa
jennybrava: tesoro, grazie mille per tutte le belle
cose che mi hai scritto, sono così contenta che il capitolo ti sia piaciuto…
quasi mi commuovo con la tua recensione, altro che annoiarmi! Per rimanere in
tema di momenti quotidiani arriva anche questo nuovo a combinare un po’ di
pasticcio e aprendo qualche dubbio, ma tranquilli che si risolveranno tutti.
Meno male che mi hai detto che Draco non è finito troppo OOC, già me lo vedevo
versione serafino…
Ti
ringrazio anche per tutti gli splendidi commenti sul mio modo di scrivere,
davvero, sono molto lusingata dalle tue parole e posso assicurare che questa è,
effettivamente, la mia prima fic, anche se non la
prima cosa che scrivo… ma preferisco tenere nascosti gli obbrobri infantili
pieni di zucchero fino a sentirsi male. Non mi ritengo una persona così talentuosa, ma grazie comunque, quando leggo certe cose mi
viene tantissima voglia di scrivere…. Grazie mille… a presto e un bacione! Nyssa
Kilkenny: oh, lo spero anche io… Nott
è troppo preso da se stesso, Eva-sensei, invece, dà
sempre il meglio e in questo capito, affiancata addirittura da una appena
accennata Chachazero, dimostra un po’ qualcosa di se,
anche se si parlerà di lei più avanti (non molto perché ormai siamo agli
sgoccioli).
Grazie
mille per il voto stratosferico che mi hai dato, quasi mi vengono le lacrime, thanks!
lolitosa: ecco qui il seguito, so di essere in
ritardo con le consegne, ma non hai idea di cosa sto passando per trovare tutti
i regali di Natale, mi sento come se dovessi cercare i cuccioli della Carica
dei 101 nei mondi di KingdomHearts…
cioè, mi sto perdendo.
Spero
che ti piaccia e che mi lascerai un nuovo commento! Ciao e un bacio!
Lisanna Baston: effettivamente a rileggere quanto ho
scritto l’unica cosa che potrei dire è proprio “degna della fidanzata di Sirius”, anche se nella versione originale era una specie
di angioletto tutto latte e miele, ma poi ho pensato che per tenere al
guinzaglio uno come Sirius Black un po’ di polso
bisogna averlo e così…
Spero
che ti piaccia anche questo capito, anche se non succede molto… Ciao, un bacio
e a presto!
Hermione tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente
faccia a faccia con Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da calendario
sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso
Hermione
tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente faccia a faccia con
Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da
calendario sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso.
Peccato
solo che la loro reazione, probabilmente come avrebbe avuto qualcun altro, fosse
stata diversa dal predicozzo che si erano sicuramente preparati con cura.
I
suoi occhi cerchiati facevano così tanto?
Draco
la guardò senza capire, quella era davvero la sua Hermione?
Conciata
come era non le somigliava molto… gli occhi,
solitamente allegri e brillanti erano ora spenti e quasi tristi, rivestiti da
un velo opaco, le occhiaie segnate sotto di essi lasciavano intendere che
doveva aver passato la notte il bianco o, quantomeno, a non stare molto bene. I
capelli erano raccolti alla meglio sul capo in una coda malfatta dalla quale
sfuggivano birichine ciocche che, normalmente, lei avrebbe appuntato sopra le
tempie con forcine e mollette.
Per
tutti gli angeli del Paradiso, che le era accaduto?
-Ah,
bella roba! – gracchiò con voce stridula Mirtilla comparendo da dietro il
separé con le mani sui fianchi e l’espressione torva
Harry
e Draco la guardarono senza capire
-Che ti
è successo? – azzardò il bambino sopravvissuto avvicinando un passo, ma si fermò quando gli occhi di lei gli lanciarono un avvertimento
e si tenne alla larga: c’era qualcosa che non andava, solo non capiva cosa… Herm era pallida come un cencio, che diamine le era
successo? Malfoy aveva parlato di gravi problemi di salute e sosteneva di
averlo saputo dalla McGranitt… misericordia, ma che
era tutta quella storia?
-Sto
bene – disse decisa lei muovendo un passo, peccato che le espressioni dei due
presenti non fossero né convinte né soddisfatte della
spiegazione, d’altronde, come avrebbero potuto esserlo? – ho solo passato la
notte a studiare
Una
scusa che non reggeva, se ne rendeva conto da sola, però al momento non le
veniva in mente nulla di meglio, era poco credibile, certo, ma almeno Harry non
avrebbe fatto domande, Draco invece…
Sembrava
un diavolo, o meglio, un diavolo travestito da angelo con i capelli biondi
scompigliati, il mantello di traverso e la sciarpa annodata storta, doveva
essersi preoccupato parecchio, chissà se la McGranitt
gli aveva già parlato… beh, da come aveva reagito, era decisamente ovvio.
Sperava solo che non le avesse detto dei suoi problemi, anche se, da come quei
due la stavano vivisezionando, neppure la prof era riuscita a tenere troppo a
lungo il segreto.
Accipicchia,
questa non ci voleva, come poteva parlare di una cosa così triste a cuor
leggero?
Come
potevano chiederle tanto di fronte a due persone così importanti? E con quelle
due facce scure, poi?
No,
non ce la faceva…
Era
rimasta con Mirtilla tutta la mattina e ci aveva
pensato molto, ma la soluzione era sempre e solo una: parlare.
Peccato
che fosse una cosa a cui non tenesse per niente…
confrontarsi con la realtà e con gli altri era sempre stata una dura prova
della quale avrebbe fatto volentieri a meno.
Ma
se mai avesse deciso di farlo… beh… lui sarebbe stato il primo.
E
i suoi occhi ambrati stanchi si posarono ancora una volta sul viso preoccupato
dello Slytherin, non doveva aver passato dei bei
momenti per causa sua e il peggio era che non sarebbero finiti.
Beh,
sì, magari sarebbero finiti, se lui avesse deciso di lasciarla, di
abbandonarla, ma se così non avesse fatto, quel periodo sarebbe durato fino
alla fine, tutta la vita.
Poveretto,
non l’aveva chiesto, dopotutto, e neppure lei.
Ma
che aveva fatto per meritarlo? Doveva essere grande il suo crimine perché la
punizione fosse così crudele…
Una
lacrima le scivolò sulla guancia e lei l’asciugò tirando su col naso.
Harry
la guardò, gli occhi carichi di preoccupazione, ma se ne andò, seguito a ruota
da Mirtilla.
Povero
Harry, anche lui doveva essere molto preoccupato se era arrivato addirittura in
compagnia di Malferret!
-Che
cosa ti succede? – aveva chiesto dolcemente Draco porgendole il fazzoletto pulito
Lei
aveva scosso la testa, continuando a piangere sulla stoffa bianca e fine.
Codarda,
maledettissima codarda, quando l’avrebbe smessa di essere così?
-Non… ce
la faccio… - mormorò tra i singhiozzi tamponandosi il pezzetto di tessuto sugli
occhi
-Mi
farai morire di preoccupazione – continuò ancora la serpe allungando una mano
verso di lei, ma Hermione si ritrasse di un passo e lui ne fu stupito
-Ti
prego… - disse appena – dammi tempo di capire anche a me…
-È una
cosa così grave? – chiese timoroso lui deglutendo a fatica e ottenendo un
assenso come risposta.
-Forse
avrei dovuto capirti – sussurrò – ma ero molto
preoccupato e la prof…
-Gliel’ho
chiesto io – si affrettò a difenderla la riccia
-Lo so,
me lo ha detto
-Dammi
tempo, te lo dirò, te lo prometto, ma dammi tempo… - continuò tra le lacrime, piangendo
Draco
annuì, anche se quel gesto gli richiese un notevole sforzo di volontà
-Vuoi
che ti accompagni al grifondoro? – chiese, lei scosse
il capo
Percorse
qualche passo finché non rimasero spalla contro spalla
-Sono
una stupida – mormorò stringendogli la mano sinistra, tesa e rigida
Un
istante dopo lei era fuggita per il corridoio
lasciandolo lì con quel misero foglietto in mano dove erano scritte poche
parole frettolose, un po’ sbavate
Questa notte alle 3, aspettami in cucina
H.
Draco
rilesse mille volte quelle parole, quel pomeriggio: mentre tornava a Serpeverde, aspettando la cena, dopo cena. Sembrava che il
tempo da lì alle tre fosse diventato infinito e non passasse mai, le ore come
ere geologiche che non avevano fine, i minuti interminabili.
-Nervoso?
– gli aveva chiesto amichevolmente Blaise dopo aver
sentito andare in frantumi ben tre posacenere
Lui
si era limitato a grugnire e anche il quarto era finito in mille pezzi sul
pavimento.
Blaise lo sapeva che era successo qualcosa fin da
quando l’aveva incrociato per i corridoi insieme ad Harry e, a giudicare
dalle reazioni, doveva essere una cosa grave. L’unica volta che l’aveva visto
così teso era stato quando suo padre era tornato a Hogwarts alla fine del secondo anno, dopo che Potter aveva
già scoperto che il diario di TomRiddle
ce l’aveva messo il vecchio Lucius nel pentolone
della Weasley.
Senza
dire una parola, Zabini si sistemò nella poltrona
vicino all’armadio e aspettò: prima o poi anche Draco avrebbe avuto bisogno di
parlare e se non lo aiutava un po’, sarebbe stato capace di tenersi tutto
dentro come faceva quando era un bambino. Brutte
abitudini, certo, ma difficili da perdere e Malfoy era maledettamente troppo
orgoglioso per andare a cercare qualcuno quando aveva
bisogno.
-La McGranitt mi ha detto una cosa sulla Granger – sputò infine
sdraiandosi sfinito sul letto
Blaise annuì e con un colpo di bacchetta riportò alla forma originale
tutti gli oggetti frantumati sul pavimento, la sedia scaraventata contro
l’armadio, cancellò il segno dove il bracciolo aveva colpito l’anta e anche lo
strappo sull’imbottitura. Diplomaticamente, non fece domande, se era ridotto in
quello stato doveva essere qualcosa di veramente grave, ovviamente non c’era
neppure da fare la classica domanda “ma te che c’entri
con la Granger” perché lo sapeva che tra quei due c’era qualcosa, anche se
nessuno si era premurato di informarlo… ma gli occhi degli Zabini
vedono sempre più di quel che dovrebbero, per questo muoiono tutti giovani.
Trascorse qualche minuto mentre il silenzio regnava tra i due amici,
era sempre difficile parlare della propria ragazza al proprio migliore amico,
pensò in quel momento il biondo.
-E’ una
cosa abbastanza grave – aggiunse infine
-Sei
preoccupato? – chiese Blaise
-Tu che
dici? – gli domandò Malfoy, l’altro sorrise
-Dì
quello che vuoi, conosco già la risposta –l’altro annuì
-Potresti
diventare pericoloso con tutto quel che sai di me – aggiunse ironico e Zabini annuì – sono molto preoccupato – terminò infine
ottenendo un altro assenso e un poco di gratitudine per essere stato sincero
-Le hai
parlato? – indagò il moro
-Sì
-Che ti
ha detto?
-Che le
serve del tempo
Una
sottile imprecazione uscì dalle labbra serrate del Prefetto di Serpeverde
mentre guardava con occhi indagatori al Caposcuola disteso sul letto.
-Vorrei
fare qualcosa – ammise lo Slytherin seduto sulla
sedia scrutando la camera con gli occhi color zaffiro
-Non te
ne andare – fu la risposta appena sussurrata dal biondo mentre si voltava
dall’altra parte
Blaise lo guardò un po’ stralunato, sorpreso da quelle parole, ma
sorrise e annuì.
Per
quella sera, non si mosso dalla stanza del Caposcuola.
***
La
pendola della Sala Comune di serpeverde rintoccò le
due e mezza di notte.
Draco
si alzò e guardò la stanza buia. Era andato a dormire a mezzanotte, dopo aver
cercato di ammazzare il tempo in tutti i modi, arrivando perfino a fare una
partita a scacchi con Blaise, una cosa che accadeva
di rado visto che Zabini era senz’altro il miglior
baro di tutta la scuola…
Per
due ore era rimasto a rigirarsi nel letto, prima di qua, poi di là e l’orologio
segnava sempre la stessa ora.
Ormai
conosceva tutti i riquadri dell’ombra della finestra che la luce esterna
proiettava nella stanza, sapeva distinguere i filamenti della tenda che copriva
appena i vetri e aveva udito ogni genere di conversazione giungere dalle stanze
accanto.
Il
soffitto e il pavimento non avevano più segreti e il posacenere che quel
pomeriggio era andato in frantumi era ora pieno di mozziconi di sigaretta:
doveva fare una statua da santo a Blaise…
Alle
due e mezza, comunque, la sua pazienza aveva raggiunto il limite. Spostando la
coperta di piume, mise ai piedi le ciabatte, si allacciò la vestaglia e decise
che, ormai, il tempo era giunto.
Era
nervoso, eppure lei aveva voluto dirglielo.
Sapeva
che era difficile, sapeva che lei aveva paura, sapeva che aveva bisogno di
tempo, ma, lo sapeva, lo stava facendo per lui, per non farlo preoccupare,
stupida, piccola mezzosangue…
***
La
luce della cucina era accesa quando lui vi entrò.
Hermione
era seduta ad un capo del tavolo, un orrendo pigiama verde a coccinelle
indosso, la coperta col koala drappeggiata sulle spalle, i capelli raccolti, il
viso pallido e stanco.
La mani erano appoggiate sulla tavola e stavano tormentando il manico
della tazza che aveva di fronte dalla quale si diradavano le sottili volute di
calore emanate dal liquido bollente che conteneva.
Draco
percorse la stanza e vide sul fuoco un pentolino con il restante della dose di
cioccolata, probabilmente ne aveva preparata per entrambi… era da tanto che non
si incontravano più la notte a quel modo, un po’ gli mancava l’intimità di quei
momenti, di quando non erano ancora fidanzati, di
quando erano solo amici.
Chissà
che momento sarebbe stato questo…
Prese
il tegamino e la versò nell’unica tazza che trovò, maledetti orsetti
-Credevo
dovessimo vederci alle tre – disse trafficando con il cucchiaio intorno ai
fuochi, lei annuì – e allora che ci fai qui?
-Non
riuscivo a dormire – ammise guardando nel vuoto
-Da
quanto stai qui da sola a prendere freddo? – le domandò apprensivo
-Da
mezzanotte – fu la candida risposta di lei, seria, lontana, distante
-Potevi
avvisarmi, sarei sceso prima – lei scosse la testa
-Avevo
bisogno di pensare – rispose
Draco
non aggiunse altro e, con la coppetta in mano si diresse all’altro capo del
tavolo, dove era sistemata un’altra sedia. Posò l’oggetto e si sistemò senza la
voglia di cominciare a bere: iniziò a rimescolare il liquido scuro e aromatico.
Il
silenzio era come una pietra che pesava ogni minuto di più
-Forse
mi lascerai, dopo che ti avrò detto tutto – ammise triste lei, mentre i suoi
occhi erano lontani
-È una
cosa così grave? – domandò lui, lei annuì – cosa ti fa
credere che ti mollerei? La tua esperienza?
-No, ma
non mi stupirei se lo facessi
-Ok che sono un tipaccio, ma fino ad un certo punto… - protestò lui
-Penso
che non vorresti avere più niente a che fare con me… - continuò imperterrita
-D’accordo,
allora spara – rispose freddo, portandosi il bordo alle labbra per soffiarci sopra
Gli
occhi di Hermione tornarono alla realtà velocemente, mentre le iridi
riacquistavano il loro colorito dorato e si soffermavano su quelle di lui,
guardando, scrutando, analizzando.
-Draco…
io… credo di essere incinta – disse appena tenendo sempre gli occhi fissi in
quelli di lui
La
tazza che lui teneva in mano cadde, andando a collidere con il pavimento e
riversando il suo contenuto sulle piastrelle mentre il manico si scheggiava e
il bordo si sbeccava.
Gli
occhi grigi si dilatano quando la notizia raggiunse le
sue orecchie e gli parve che il mondo cominciasse a turbinargli intorno, non si
accorse di aver lasciato la presa sulla tazza che si era infranta.
Lei
lo fissò a lungo, lo sguardo carico di aspettativa, domandandosi cosa avrebbe
fatto ora che l’aveva saputo, ma tutto quel che lui riuscì a dire fu una
sequenza indistinta di “quando” e “come”.
Lei
abbassò gli occhi, con fare quasi colpevole, rialzandoli poco dopo e
continuando a guardarlo.
***
-Oh mio
Dio, - però, fu tutto quello che riuscì a esprimere della moltitudine di idee
che gli frullavano nella testa
No,
non poteva essere, no!
Come
era possibile?
Era
stato a letto con lei una volta sola, mentre aveva avuto ragazze per un sacco
di tempo, eppure nessuna gli aveva mai detto una cosa del genere, neppure per
scherzo!
Lei…
era…
Loro…
erano…
Cazzo, da quando non riusciva più a mettere insieme una frase di
senso compiuto?
-Da…
quando? – domandò piano senza neppure essersi accorto di aver lasciato
precipitare la stoviglia
-A metà
del mese scorso dovevo avere il ciclo – cominciò piano lei, con fare quasi colpevole – ma… non l’ho più avuto…
-Allora
oggi eri in bagno a star male – chiese ancora lui
-Sì, è
da una settimana che mi perseguita la nausea, non so più che fare per farla
passare…
Gli
dispiaceva, diavolo se gli dispiaceva!
Ma
forse “spiaceva” era un termine inadatto.
Lei
stava da cani ed era tutta colpa sua, sua e della sua maledetta e incontrollabile
libidine… se solo quella notte si fosse trattenuto… se
solo si fossero semplicemente coccolati…
Erano
troppo giovani per avere un figlio, un figlio che non era in programma,
capitato per caso…
Studiavano
ancora, era presto per diventare genitori, erano ancora mezzi bambini a loro
volta! era troppo presto per prendere una decisione
sul loro futuro.
Non
se la sentiva.
Eppure,
se da una parte percepiva di essere inadatto al ruolo di genitore che si era
costruito da solo, o meglio, che si erano costruiti da soli, dall’altra
amava quella piccola vita che cresceva in quella donna, o meglio, in quella
ragazza diventata donna troppo in fretta.
Che
cosa avevano combinato?
Che
aveva fatto la loro disattenzione, il loro prendere le cose alla leggera…?
Continuava
a pensare che fosse troppo presto, avevano bruciato delle tappe e c’erano dei
punti che andavano chiariti, in alcuni casi ancora vissuti, ma erano lì e tra
pochi mesi sarebbero diventati genitori: tutti e due.
Già
perché poteva disconoscere quel figlio o quella figlia, volendo, ma nel suo
cuore avrebbe sempre saputo di averlo abbandonato, di aver abbandonato lui e
sua madre, la persona speciale che era, la vita che avevano creato insieme… e
si sarebbe flagellato l’animo per anni, per sempre, al ricordo di lei, di
quella notte in cui gli aveva detto che era incinta.
Che
doveva fare?
Non
aveva mai chiesto aiuto a nessuno e non l’avrebbe fatto neppure questa volta.
Non
era di consigli che aveva bisogno, voleva solo una persona che gli dicesse che andare avanti era giusto, che rimanere con lei
era la cosa migliore da fare, che far nascere quel bimbo era la scelta migliore
anche se erano giovani e inesperti, anche se non era stato previsto, anche se
avevano sbagliato ad essere così incauti.
Solo
sostegno nella sua perseguitante follia.
Solo
di questo aveva bisogno e, per una volta, lei non poteva aiutarlo.
Per
mesi gli era stata accanto in silenzio, aiutandolo più
di quanto credesse anche solo con la sua presenza.
Stare
assieme alla Granger lo spronava ad andare avanti e a non crogiolarsi nei
ricordi, nell’odio verso suo padre e verso la Causa, lei gli dava la vita e la
forza di andare avanti.
E
adesso lei non c’era.
Anzi,
era lei quella che aveva bisogno di qualcuno accanto e lui, stupido, non poteva
fare niente.
Perché
non riusciva ad aprire quella dannata bocca e a far entrare aria nei polmoni,
perché questi suoi pensieri non potevano essere detti liberamente, perché lei
non poteva starli a sentire?
Sarebbe
stato bello, ma era un’utopia.
Perché
se si guardava la realtà dal punto di vista logico e razionale, loro, in quel
momento, se avessero deciso di tenere il bimbo, avrebbero dovuto rinunciare ad
una vita completamente libera.
Sarebbero
stati legati in eterno, tutti e tre… bastava ricordare cosa era successo a
Merope Gaunt, a suo figlio Tom
e a sua figlia Lachesi. L’ultima neppure sapeva che
era una maga, eppure i suoi figli erano ancora qui, con quella maledizione che
anche lei aveva portato, quella maledizione che le aveva dato sua madre.
Avrebbero
dovuto mettere la famiglia al primo posto perché i bambini non sono giocattoli,
se ne sarebbero dovuti occupare, avrebbero dovuto fare
i conti con quella creatura che non aveva chiesto di nascere, ma che era lì con
loro e cresceva.
Anche
se lui l’avesse disconosciuta, loro tre sarebbero stati legati. Sempre e per
sempre.
E
un minuto nella giornata sarebbe sempre stato per lei e per quella vita.
Perché
la Granger non avrebbe mai abbandonato una vita.
Perché
avrebbe sempre cercato di dargli la fortuna e la sfortuna di nascere.
Ma
non era questo che lui voleva: abbandonarli.
Voleva
andare avanti e quella determinazione era da lui, anche se non propriamente nel
campo misantropico in cui la stava applicando.
Voleva
rimanerle accanto perché sentiva che Hermione Granger era la persona giusta, la
“persona solo per lui”. Lei non era stata di nessun altro, non l’aveva mai
tradito, anche quando era stato il momento di cullare il suo seme.
Era
lì, chissà che stava pensando…
Avrebbe
voluto saperlo, ma prima doveva finire di riflettere perché, se avesse avuto le
idee limpide, allora avrebbe potuto convincere anche lei.
Lei
che era una mente brillante e aveva un grande futuro, se avesse
deciso di tenere il bambino sarebbe stata relegata a fare la mamma, a
dimenticare la carriera e il lavoro, la specializzazione, la realizzazione
personale, abbassandola semplicemente a quella che poteva darle una famiglia e,
anche se non era poco, non sarebbe stata paragonabile al suo grande sogno.
Eppoi,
lei avrebbe davvero voluto una famiglia del genere?
Un
marito come lui, un figlio nato da loro?
Chissà…
forse l’avrebbe fatto per il bambino, sacrificandosi, anche se lui pregava che non fosse un sacrificio quello che un giorno
avrebbe dovuto unirli in matrimonio.
Sì,
lo ammetteva, chiaro e tondo, l’avrebbe sposata.
MA
non solo per riparare al danno fatto, MA anche perché l’amava.
Sì,
l’amava e, anche se non lo diceva, se non lo urlava, se non lo scriveva a fuoco
sui muri, tra le onde, sulla sabbia, era così.
E
lei era l’unica persona in tutta la sua vita a cui
avesse pensato davvero come moglie.
Era
un cattivo pensiero?
Stava
solo cercando una scusa per svicolare dal problema fondamentale e mettersi la
coscienza a posto?
No,
i Malfoy hanno una coscienza strana, se ce l’anno, e quell’esserino
fastidioso che lo pungolava di tanto in tanto in quel momento non si era fatto vedere. Non era per pulirsi l’anima che stava
pensando questo.
La
sua anima era nera quanto il suo sangue, come il Marchio Nero che gli bruciava
il braccio quando leggeva di un nuovo attacco di mangiamorte, non si sarebbe potuto pulirla, non sarebbe
tornata bianca.
Ma
poteva tentare di non farla diventare più nera.
E
chissà che suo figlio avesse un’anima candida come quella di sua madre.
La
Regina dei Gryffindor.
Mai
nome le fu più consono, persino adesso, in quella situazione terribilmente
difficile, drammatica, dolorosa, straziante e struggente.
Aveva
pianto?
Oh,
sì, certo che sì… come dire di no?
I
suoi occhi ne erano la chiara conferma, la pelle arida anche…
Eppure
non era come quando l’aveva incontrata quel pomeriggio nel bagno di Mirtilla, a
metà autunno, quando aveva scoperto Weasley e la Brown insieme, sembrava strana, nuova, fiera e determinata,
anche se sapeva che aveva quel dubbio, quell’indecisione che la rodeva, che la
consumava e consumava le sue poche energie.
Povera
mezzosangue.
Era
stata colpa di entrambi, ma almeno lui che aveva più esperienza avrebbe dovuto
fare più attenzione.
…
a pensarci bene, quella era la prima volta che si incolpava di qualcosa.
Non
l’aveva mai fatto.
Tranne
che con lei, tranne che per lei.
Per
quella che un tempo non era che la Mezzosangue Zannuta,
adesso aveva dato via le sue idee nelle quali aveva creduto diciassette anni:
l’aveva consolata, l’aveva cercata, le aveva raccontato le sue paure e si era
fatto consolare da LEI. L’aveva voluta, amata, desiderata, conquistata,
posseduta. E se ne vedevano le conseguenze.
L’aveva
cercata quando era fuggita, aveva sfidato il tempo e
l’indecisione, la PAURA.
Ne
era uscito vincitore e il nuovo Draco Malfoy era una persona diversa.
Lei
l’aveva cambiato tanto, fin nel profondo.
L’aveva
aiutato e sostenuto.
Era
giunto il momento di aiutare lei.
Perché
lei non avrebbe mai lasciato morire un bambino.
E
lui neppure, ormai.
Perché
a lei, ormai, bastava solo quella persona che cercava anche lui, che la
appoggiasse in quella scelta folle che tutti avrebbero giudicato sbagliata.
Sarebbe
stato lui quella persona per lei?
Sì.
Questo era il suo modo per prendersi le sue
responsabilità.
E
forse, se lei avesse voluto, un giorno si sarebbero sposati.
Se
lei avesse voluto, sarebbero stati una vera famiglia.
Toccava
a lei parlare.
I
bianchi muovono sempre per primi negli scacchi. Era così anche nella vita.
E
che così fosse.
Al
diavolo tutto, al diavolo il mondo e quanto c’era dentro, non avrebbe permesso
che lei rimanesse sola e che fosse costretta a prendere quella decisione da
sola.
Pregava
che le loro idee fossero uguali.
Sapeva
che era così, la conosceva.
Ma
era testarda e aveva paura.
Era
la prima volta che la vedeva quando aveva davvero
paura.
Per una volta, lui l’avrebbe aiutata.
***
-Non
credevo che una cosa del genere sarebbe potuta accadere a me… - disse lei piano
Che
cosa c’era nella voce?
Tristezza?
Odio? Rammarico? Rimpianto?
Lui
vedeva solo lacrime.
I
figli sono una cosa impegnativa, esseri viventi, creature in carne ed ossa,
cuore, cervello, muscoli… la sua vita e quella della sua mezzosangue
avevano contribuito a generarne una terza.
Che
ne sarebbe stato di questa nuova creatura?
Che
ne sarebbe stato di quel bambino?
Del
loro bambino…
-Hai detto
a qualcun altro della cosa? – chiese lui, preoccupato che la futura mamma
dicesse di non essere pronta, lei però negò
-Lo sa
solo la prof – ammise – anche se sapevo che sarebbe
stato difficile, volevo che tu fossi il primo a saperlo
-La McGranitt lo sapeva? – domandò lui
-Sì –
adesso capiva molte più cose di quel colloquio
Silenzio,
altro silenzio.
-Draco –
sussurrò lei – io VOGLIO tenere il bambino, quindi… è il caso che ci lasciamo…
Lo
sguardo stranito di lui le vagò prima sulle mani e poi si posò sui suoi occhi,
che aveva detto? Lasciarsi? Adesso?
Dannazione,
era proprio da lei dire una cretinata del genere… ma
d’altronde, un po’ se l’aspettava. Lei credeva le cose sbagliate su di lui.
Lei
pensava che lui volesse qualcosa che in realtà aveva già avuto e della quale
non gliene importava nulla: la libertà di fare quel che ci piace. Ma a fare
quella cosa che lei credeva volesse, non si era mai divertito tanto come quando questa sua libertà era stata frenata proprio da
lei.
-Che
vorresti dire? – domandò circospetto
-Che non
penso tu voglia legarti a qualcuno, che sia io o il bambino non importa, così
giovane… insomma, abbiamo a malapena diciotto anni… non posso pretendere che tu
ti occupi per tutta la vita di due persone come noi
-Perché,
“due persone come voi” che cosa hanno? Non è forse figlio mio? – l’opera di
persuasione era incominciata. Lei era testarda e lui lo sapeva. Come poteva
convincerla che le sue parole corrispondevano a verità?
-Tu vuoi
divertirti, fare la bella vita, non il genitore con il bebè in braccio…
-E tu
sì, forse? – domandò lui ottenendo uno sguardo di fuoco in
risposta
-Che
vorresti dire, che dovrei abortire? Sappi che non lo farò!
-Stupida,
non ho detto questo, ho solo detto che sono giovane io e, è vero, mi piace la vita, ma credo che anche tu sia giovane, voglia una carriera
per te…
-Non più
– qualcosa l’aveva cambiata, eppure non riusciva a dispiacersene perché la sua
anima era ancora quella di Hermione Granger. Ringraziò che fosse
così, ringraziò che non fosse cambiata, ringraziò di non volerla abbandonare
proprio ora. Draco Malfoy, con lei, era una persona diversa.
-Credo
di averla già vissuta a sufficienza la bella vita – le sorrise – forse è il
caso che per i prossimi anni mi dedichi alla vita
responsabile.
-Non
dirlo così sorridente – lo riprese lei – non è
questione di un paio di anni, è adesso e per sempre, oppure addio
-Adesso
e per sempre – rispose calmo e serio lui
-Non
essere avventato, devi rifletterci con più calma, devi valutare bene – continuò
lei, come se non riuscisse ad accettare che lui la aiutasse
-Non
dirmi quello che devo fare! Lo so da solo! O almeno, so quello che NON devo
fare e so che NON devo abbandonare questo bambino!
-Se è
pietà e consolazione quella che mi stai dando, se stai dicendo che lo fai solo
perché è figlio tuo, beh, scordatelo, vattene per la tua strada e ci salutiamo qui
Draco
sbuffò, esasperato, proprio non capiva?
-Ma in
che lingua devo dirtelo? Non ho intenzione di lasciarti, non l’avrei fatto
neppure se mi avessi detto di avere una malattia
mortale e contagiosa! Neppure se non fosse successo niente! E soprattutto, NON
ho intenzione di lasciare NOSTRO figlio!
-Non
posso crederti – ammise tristemente lei
-Perché?
-Ci hai
pensato troppo poco, devi riflettere di più e, sono sicura, tu non vorresti questo
Ma
come glielo doveva dire?
-Senti,
se lo vuoi tu, perché non dovrei volerlo anche io?
-Non
posso crederci – piagnucolò lei
-Ma
santo Cielo, dimmi perché?!
-Perché
sarebbe troppo bello! – gridò. Che? Ma che motivazione era? – la famiglia felice,
tu che sei davvero contento, tutte queste cose sono
mere fantasie
-Non
nego che, forse avrei aspettato qualche anno prima di
mettere su famiglia – annuì serissimo Draco – ma non posso dire che mi
dispiace… certo, questo complicherà un po’ le cose, visto che stiamo ancora
studiando e che, quando avremo gli esami, tu sarai avanti con la gravidanza, ma
non ti dirò mai di ABORTIRE! Non ti dirò mai che non me ne frega niente!
Non posso fregarmene della persona più importante della mia vita, del bambino che,
troppo presto ok, però, abbiamo contribuito a
formare… NON PUOI CHIEDERMELO!
-Una
volta mi dicesti che non saresti mai stato un buon genitore – infierì Hermione
– perché allora adesso sei così testardo? – era il
momento decisivo, se fosse caduto adesso, su quella domanda, lei avrebbe perso
tutta la fiducia. Se
fosse stato un altro, avrebbe pianto. Lui no, in quel momento era la persona
più determinata del mondo ad andare avanti, a costo di farsi del male.
-Perché
ho sempre paura di commettere lo sbaglio di mio padre, non vorrei mai avere un
figlio che crescesse come è accaduto a me…
-E
adesso non hai più paura? – domandò a tradimento lei, lui a guardò negli occhi,
fissamente, per lunghissimi attimi
-Avrò
paura per tutta la vita, ma se ci sarai tu, se ricorderò come questo bambino è
stato concepito… forse questo mi aiuterà. Tu per esempio, hai la certezza che
sarai una buona madre? – lei scosse il capo – vorresti che nostro figlio
crescesse in una famiglia che si sgretola, senza amore, senza affetto… come la
tua?
-No,
mai!
-E
allora tentiamo, almeno! – esplose lui – se non ci proviamo, non potremo mai
dire di aver almeno cercato, tentato, provato… fino alla fine… è figlio tuo, è
figlio mio… provaci, proviamoci, INSIEME.
Lei
annuì, fermano le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulle guance
-Draco,
ho paura… - mormorò appena – ho paura…
Lui
si alzò e le andò incontro, abbracciandola.
-Ho
paura di svegliarmi e scoprire che è tutto un incubo. Ho paura che un giorno tu
mi abbandonerai quando sarò grassa e insopportabile
come Walburga Black, ho paura che ti troverai una ragazza più giovane, più
carina…
-Sfortunatamente
irrimediabilmente stupida – disse lui
-No! Il
mondo è pieno di ragazze belle e intelligenti – perché accidenti lei non poteva
avere lo stereotipo di tutti che dicevano che una bella donna era un’oca?
-Però
non ti assomigliano…
-Non
importa… l’amore passa, che ne sarà di noi? Saremo giovani e avremo già un
figlio, se non avremo più voglia di stare insieme?
-Potremo
dire di aver cominciato presto, non credo sia un
peccato mortale…
-Eppoi,
cosa faremo? La tua famiglia, che ne dirà?
-La mia
famiglia non c’entra, io e te, se vogliamo, possiamo essere una nuova famiglia,
la mia è morta quando mi hanno marchiato…
-E tua
madre? Lei ti ha salvato…
-Mia
madre capirà, è donna e madre, si è esposta per me, ti comprenderà più di quanto credi… eppoi, siamo franchi, perché dovrei essere
proprio io a lasciarti? Sarebbe più probabile che mi lasciassi tu…!
-Perché?
– domandò quasi sorridendo da quel tono ironico e un po’ scherzoso e anche dal
fatto che lui le stava facendo il solletico.
-Perché,
mia cara, sei tu che avevi i gusti dell’orrido e stavi dietro perfino a
Lenticchia; passerà un uomo, bello o brutto che sia, ed ecco che la signorina Granger
lascia tutto e se la squaglia, salvo poi andare a piangere in qualche bagno
pubblico, chiaro – aggiunse rinvangando quel ricordo
-Tu
credi che la nostra famiglia sarebbe così precaria? – lui annuì e lei sorrise,
asciugandosi gli occhi
-La vita
non è facile per nessuno, forse dovremo fare dei sacrifici, ma almeno, se
riusciamo a superare queste assurde prove, staremo insieme, saremo insieme.
-Vorrei
credere che possa essere vero
-Sei tu
quella che crede nei miracoli – sottolineò serio lui, prendendola per le spalle – ma per questa volta, ci crederò insieme a te…
-Non
sono tanto sicura di poter credere a questo miracolo – ammise lei
-Beh, io
invece lo sono e non ti permetterò di rovinare il tuo futuro, il mio futuro e
questo futuro – e le puntò l’indice sull’ombelico – solo perché tutto d’un
colpo non credi più alle storie d’amore…
Lei
sorrise
-Sarà
difficile… - fece notare lei
-Anche
vivere da solo, senza te…
-Ci
diranno di cambiare idea – aggiunse lei
-Sei
testarda come un mulo e io pure, pensi che, se ci crediamo davvero, ci
riuscirebbero?
Lei
ci pensò, poi il viso le si illuminò di un sorriso
mentre lo guardava teneramente
-No, non
credo – ammise
-Allora
è deciso, adesso possiamo cominciare a scegliere il nome… - disse cambiando discorso
-Eh?
Così presto? – protestò
-Guarda
che ormai non manca molto… solo otto mesi, più o meno…
-Ammettilo
– lo canzonò lei – non aspettavi altro che una scusa per poter imporre a un
bambino un nome che ti piace…!
-Ahimè,
mi hai scoperto – rispose lui a testa bassa, ma, in un gesto fulmineo, le passò
una mano sotto le gambe e la prese in braccio, mentre lei, spaventata, rideva e
gridava, aggrappandosi al collo e ai capelli: come mai adesso nong li sembrava più così strano prenderla in braccio? Come
mai non gli pesava più come le prime volte?
-Fammi,
scendere, ti prego! – disse tirandogli qualche ciocca
-Ti
riporto in camera tua – fu la lapidaria risposta del biondo
-No! –
strillò lei – non te ne andare! Non voglio… - sembrava una bambina triste che
fa i capricci perché i genitori devono uscire.
-Rimarrò
con te
Quante
volte lui aveva visto sua madre e suo padre allontanarsi dal castello?
Non
aveva mai pianto, ci era abituato e, in ogni modo, la mancanza di affetto gli
impediva di provare e di esternare certi sentimenti.
Se
fosse diventato padre, sperava di non commettere lo
stesso sbaglio.
…ma
con la mezzosangue al fianco, rifletté, era poco probabile che potesse finire
su una così brutta strada perché lei tirava fuori il meglio di lui, proprio
come aveva detto Blaise tanti mesi fa.
-Questa
notizia è stata una manna del Cielo – disse lui mentre
la teneva ancora in braccio
-Perché?
– chiese curiosa
-Ho
avuto la scusa per disfarmi di quella tazza oscena – e indicò col mento la
pozza di cioccolato sul pavimento dove, al centro, giaceva anche l’oggetto di ceramica
-Reparus – scandì la Caposcuola all’indirizzo della
stoviglia che tornò al suo posto, linda e integra – Gratta e netta – aggiunse poi mentre comparivano scopino e straccio e si
davano da fare a pulire
-So
quanto ci sei affezionato – ammise lei con superiorità mentre
lui lanciava occhiatacce all’orsetto
-Se
saremo una famiglia – precisò lui – proibirò le tazze con gli orsetti
-Ma
anche quelle con le paperelle sono carine – lo
punzecchiò lei, mentre lui la inceneriva con lo sguardo, peccato che la
reazione fu una risata leggera come ormai non le succedeva da settimane. Da
quando Draco Malfoy era diventato una persona divertente? Aveva qualche dubbio
a ricordare questo suo lato umoristico nei sei anni passati…
L’avevano
risolta troppo facilmente? Forse…
Forse
lui non era serio, forse non ci aveva davvero pensato a sufficienza, forse
avrebbe cambiato idea.
Per
il momento, però, poteva ancora crogiolarsi nel pensiero che, in quell’attimo,
tra le sue braccia, lui, lei e il loro bambino erano davvero una famiglia.
Una
famiglia molto fortunata, forse.
E
pregò che quella fortuna non li abbandonasse perché ne sarebbe morta, se lui
avesse davvero deciso di abbandonarla.
Era
stata tentata di non dirglielo e, anzi, aveva già preso la decisione quel
pomeriggio in bagno, ma quando Draco ed Harry erano venuti a cercarla e quando
lei aveva letto nei loro occhi, non ce l’aveva fatta.
E
in fretta gli aveva avventatamente lasciato quel biglietto
quando, forse, era lei la prima a doverci pensare più a lungo.
Una
vita, una nuova vita, non è una cosa che va presa alla leggera.
Forse
loro un po’ l’avevano fatto, ma pregava che Qualcuno li assistesse dal Cielo,
di una mano ne avevano bisogno…
Ma
se erano insieme, forse, ce l’avrebbero fatta.
***
Erano
in camera e stavano parlando.
C’erano
così tante cose da dirsi, a questo punto…
-Non
avremo preso la cosa alla leggera? – domandò titubante
-Può
darsi – ammise lui – ma se ci mettiamo a pensarci, che cosa faremo? – lui, in
verità, credeva di averci pensato a sufficienza.
-Ci
costringerà a finire la scuola tra mal di testa e il pancione – fece notare lei
accarezzandosi il ventre – io non cambierò idea – precisò –
ma forse dovremmo pensarci ancora un po’.
-Permettimi
almeno di stare con te, da come ne parlavi in cucina sembrava che volessi
liberarti di me a tutti i costi
-Mi
sembra tutto così strano – confidò – con tutte le ragazze che ti hanno scaldato
il letto… e noi eravamo pure su un pavimento!
-Già
questo ti rende diversa – le disse sorridendole lui
-Come se
tu non fossi mai stato con una donna su un pavimento – lo riprese lei
-Non
indagare, ci staresti solo male…
-Lo so… ma io continuo a credere che il tuo destino sia lontano
da me e dal bimbo, a goderti ville lussuose, abiti costosi e belle donne in
bikini
-Se
prometti di metterti un bikini, ne faccio a meno – scherzò lui, peccato che
l’occhiataccia che ricevette non facesse ridere
altrettanto
-Prendi
la cosa più sul serio, non è un gioco…
-Nessuno
meglio di me sa quanto sia doloroso giocare alla
famiglia felice, se mi metto a pensarci sarò eternamente indeciso su come
comportarmi e non voglio. Abbiamo fatto un errore, è vero, e questo bambino è
arrivato presto
-Troppo
– sottolineò
-Sì,
troppo. Avremmo dovuto fare più attenzione, siamo stati avventati
-Ci
siamo lasciati trasportare – ammise confusa lei
-Ne
paghiamo le conseguenze, più di quanto dovremmo, in verità – aggiunse
– ma… non è detto che sia un male. Alla fine noi due siamo troppo
infantili, non diamo peso a certe cose. È ora che cresciamo anche noi o nostro
figlio avrà due genitori bambini.
-Più ci
penso e più non mi sembra vero o possibile.
Erano
stati avventati.
E
quando lei aveva cominciato a stare male, l’idea a lungo repressa era saltata
fuori prepotente.
Aveva
aspettato credendo di aver semplicemente mangiato qualcosa che le aveva fatto
male, ma a mettere tutto insieme si era accorta di avere un appetito quasi
raddoppiato, era stanca e soffriva di sonnolenza e per di più quella maledetta
nausea…
Era
stato shockante pensare seriamente di essere incinta.
Andiamo,
incinta a diciotto anni dopo aver passato una e una sola notte d’amore, la sua
prima volta… non è che si fosse lanciata in attività
lascive di vario genere… una notte sola, con Malfoy.
Era
quello a colpirla più di tutto perché avrebbe giurato che lui volesse disfarsi
del bambino, lasciandoli, oppure chiedendole di abortire.
Ed
era rimasta sorpresa perché lui non l’aveva fatto.
Doveva
essergli pesata davvero la sua infanzia triste e sola a Malfoy Manor… Monica le aveva detto che Draco trascorreva con loro
l’estate e le vacanze dopo Natale, ma gli altri mesi?
Non
c’era da stupirsi che fosse cresciuto così acido e introverso.
Anche
la sua famiglia non era stata un granché, i suoi genitori avevano smesso di
amarsi pochi anni dopo che lei era nata e da allora avevano vissuto come
semplici conviventi per undici anni, finchè lei non
era entrata a Hogwarts.
Non
c’era stato un ambiente familiare amorevole a circondarla, sua madre e suo
padre avevano sempre avuto troppo da fare col lavoro e con la loro vita.
Forse
questa era l’occasione per dimostrare che potevano essere dei genitori
migliori, ma era troppo presto, l’avevano presa troppo alla
leggera e…
Guardò
Draco, addormentato sul suo cuscino, gli occhi chiusi, il respiro regolare e… pregò
che il bimbo gli somigliasse: come sarebbe stato vivere davvero come una
famiglia?
Svegliarsi
al mattino al suo fianco, far l’amore con lui quando più le pareva, quando più gli
pareva… vivere insieme e condividere quei piccoli gesti che fanno di un posto
casa tua. Dividere il letto, l’armadio, il pranzo e la cena…
Era
un bel pensiero, il pensiero della famiglia felice che aveva sognato da
bambina, che forse anche lui aveva sperato di avere, molto
tempo prima.
E
adesso?
Era
ancora una bambina e stava per diventare madre a sua volta.
Non
si sentiva pronta, ma non avrebbe dato via quella piccola vita per niente al
mondo, avrebbero potuto pagarla o minacciarla, ma ormai quel bambino valeva
davvero qualcosa di profondo e importante, oltre ad una vita che lei portava,
ad una vita creata dall’amore, quando troppe nascevano dall’odio: quel bambino era
il loro sofferto e tormentato amore, fatto anche di battutacce, di parole
sgarbate, di insulti, di incomprensioni, ma anche di momenti dolci, di sorrisi,
di scherzi, di sorprese, di sentimenti profondi, di follie e di misteri.
Giocare
alla famiglia felice… aveva detto Draco. No, loro, se l’avessero davvero fatto,
sarebbero stati davvero una famiglia felice.
Perché
lei ci avrebbe provato a rendere quella famiglia FELICE: per lui, per il bimbo,
per lei stessa. Perché sapeva che, a suo modo, anche Malferret
si sarebbe applicato allo stesso modo, forse per motivi molto simili.
Buffo
immaginarlo a preparare il biberon e a cullare un figlio suo… già… un figlio
loro a soli diciotto anni…
Troppo
presto…
Però
lui l’aveva capita e questa era una cosa importante.
Almeno
su questo poteva dormire sonni tranquilli perché, poteva metterci la mano sul
fuoco, si sarebbero sempre compresi a vicenda, anche se, forse, non sempre
approvati.
Amava
Draco Malfoy.
Una
volta aveva detto che, forse, non era proprio una fortuna.
Doveva
ricredersi perché nessuno sarebbe stato così permissivo, così desideroso di
fare il suo dovere… chi l’avrebbe mai detto del biondastro, che di dovere non
faceva neppure il suo…
Le
avrebbero detto di tornare alla sua scuola e ai suoi studi, diplomarsi, entrare
al San Mungo o trovarsi un lavoro… non le avrebbero lasciato il bimbo. Lui sì.
Lui
lo voleva quanto lei. E lei non ci aveva creduto, ma quella era proprio la
verità, per il momento.
Lei
sentiva quanto lui desiderava quella piccola creatura che doveva essere grande
sì e no come una noce.
Perché
proprio lui?
Diceva
che era una sfortuna, ma era stata la fortuna più fortunata del mondo.
…
e quella sera, ringraziò il Cielo per tutta la buona sorte che le era toccata, a cominciare dall’incontrare una persona
come Draco che, dopo sei anni terribili, si era rivelata la cosa più bella che
potesse capitarle. E pregò che per lui potesse essere la stessa cosa.
…
madre a diciotto anni… forse ce l’avrebbero fatta.
Insieme.
***
Quando ti nascondi
e il
tuo orgoglio ti sconvolge.
Quando non vorresti
anche se
l'hai scritto in faccia.
Sappi che l'amore
cambia
l'espressione agli occhi e all'anima.
Che cosa c'è? Sei diversa con
noi.
Da quando c'è hai paura perché
tu
l'ami e sai, forse ne soffrirai.
Quando ti trovi a sognare
e
sembri assente per ore,
poi
cambi umore ogni momento
tu
stai pensando a come scappare.
Certo sei
curiosa,
tu
nascondi il sole in cielo.
Noi ti conosciamo,
non ti
arrabbieresti tanto senza un buon motivo,
se
non fossi tanto presa come sei.
Anche se non vuoi.
Anche se non vuoi.
Ed anche se non l'ammetterai
mai
quando
c'è lui non rispondi di te,
ti
vada o no, lui se ne accorgerà.
Lo sai che c'è? C'è che l'ami
e lui lo sa.
Paola e Chiara, “Ti vada o
no”,
titoli di coda del
film “Hercules” della Disney
***
Spazio autrice: ebbene sì, alla fine è successo… lo so che
non avrei dovuto mettere una cosa così scontata, ma dovete sapere che nel plot
originale che mi ero preparata, questo pezzo era molto più complicato e quando
ho dovuto fare qualche taglio per esigenze di copione non me la sono sentita di
eliminarlo del tutto perché, lo so che non dovrei dirlo, ma non resisto, sto
progettando un seguito. Ok, probabilmente appena
alzerò gli occhi dallo schermo mi accorgerò di una stravagante folla riunita di
fronte a me nell’intento di linciarmi e, credetemi, vi capisco… se fossi dall’altra parte (ed è la prima volta che mi trovo da
questa) avrei preso una mannaia e sarei andata ad uccidere l’autrice, ma sono
di qua e ne subisco le conseguenze e finalmente capisco come mai gli autori
scrivano sempre seguiti delle loro storie.
Piccola riflessione: questo è un pensiero che io e una delle mie
amiche abbiamo formulato qualche tempo fa e mi ci ritrovo pienamente, perché nelle storie se un ragazzo e una ragazza
passano la notte insieme questa rimane sicuramente incinta?
È
un bel problema e do ragione a tutti quelli che pensano questo, io sono la
prima a dire che ci sono delle regole invalicabili della natura,
ma, tant’è, nella mia fic
è andata praticamente così, quindi forse dovrei solo imparare a tenere la bocca
chiusa, ma, ve lo assicuro, mentre rileggevo questo capitolo ci avrò pensato un
miliardo di volte, quindi critico tanto, ma poi alla fine la cosa mi piace,
nonostante sia un po’ artefatta, ammettiamolo.
Va
bene, dopo questo schizzo di follia, passo ai ringraziamenti e scusatemi ancora
per questa riflessione quasi chilometrica su una cosa inutile, ciao a tutti!
Un
bacio!
Nyssa
PS:
complimenti a tutti quelli che avevano capito che Herm
era “leggermente” incinta, effettivamente avevo lasciato un paio di indizi,
sono felice che si sia capito, anche se la mia intenzione era di rivelare la
cosa solo in questo 28° capitolo… *//*
Crazy_Fra: come hai visto, si è più o meno sistemato
tutto (perché un bambino è una cosa un po’ difficile da sistemare…). Herm bene o male sta abbastanza a posto e Draco ha ripreso
a farsi le sue solite turpe mentali come gli si
compete.
Spero
che questo nuovo capitolo ti piaccia, ciao e al prossimo post! Un bacio, Nyssa
Shavanna: ti capisco, più o meno mi strozzerei da sola… ma non potevo mettere tutto assieme, sarebbe diventato
un cappy chilometrico e non si sarebbe capito nulla…
Come
avevi predetto, Herm è davvero incinta,
effettivamente, anche se l’ho detto con altri termini, negli ultimi tempi
mangia come un bue e ha tutti i sintomi necessari, quindi, complimenti per
l’intuizione, io in queste cose sono completamente scarsa, invece… :P
Ahaha, effettivamente Chachazero ha questo
effetto, a volte, anche se la mia versione è decisamente meno sanguinaria di
quella che il sensei-Akamatsu ha creato nel suo
manga, lì ha persino rischiato di tagliare la gola ad uno dei nemici…
Cmq, spero che anche il mio nuovo aggiornamento ti piaccia e mi
auguro che mi lascerai un commento ^^
Ciao
e un bacione! Nyssa
jennybrava: sì, è vero, lo sono stata, ma non perché la
mia vena cattiva abbia preso il sopravvento, solo per esigenze di copione, non
potevo riassumete tutto quello che dicevano-pensavano-facevano
Harry, Draco ed Herm, quindi ho spezzettato in tre
capitoli… chiedo comunque scusa, mi rendo conto che non è stata una scelta
molto felice visto che quando ho riletto il tutto mi sarei auto-trucidata.
Tranquilla,
Herm non si è fatta nulla, beh, più o meno, diciamo
che comunque, come si è potuto leggere, non è una malattia mortale e questo è
già un di più.
Di
Draco ed Harry insieme era da una vita che non scrivevo più e così ho deciso di
inserire un breve intermezzo, sono felice che ti sia piaciuto, dopotutto,
amici/nemici, giusto?
Evangeline, invece, quando si tratta di essere cattiva è imbattibile e così anche nelle
verifiche.
Spero
che il nuovo capito ti piaccia nonostante sia un po’ scontato… ciao! Un bacione, Nyssa
marygenoana: mi fa molto piacere sapere che la fic ti piace e sono contenta che tu abbia continuato a
seguirla, anche senza commentare, a volte anche io non ho tempo o mi dimentico
o non so cosa dire…
spero che ti piaccia anche come si sviluppa in questo cappy, nel frattempo ti mando un bacio! Ciao, Nyssa
luana1985: beh, forse Draco non sa esattamente
cosa fare, però arriva comunque da qualche parte, dopotutto è una persona
intelligente! E come al solito prende la decisione che
io ritengo più corretta, anche se azzardata, non lo nego.
Beh,
da quel che ho detto hai capito che non riuscirete a sbarazzarvi di me perché
il seguito della storia è già in fase di elaborazione, anche se credo che ci
metterò un po’ prima di pubblicarlo, ciao e spero che ti piaccia il nuovo
aggiornamento! Un bacione, Nyssa
potterina_88_: beh,
più in fretta di così… il giorno dopo Natale sono già qui a pubblicare, quindi
mi pare di essere stata abbastanza veloce, anche perché so come ci si sente ad
aspettare capitoli che non arrivano mai (una delle mie autrici preferite
aggiornava una volta ogni tre o quattro mesi, quindi ti capisco).
Beh,
ciò che l’ha colpita direi che è qualcosa di mooooolto
grave, anche se forse grave in un senso particolare del termine visto che non
ha malattie terribili o non rischia la morte.
Sì,
anche io credo che Draco e Harry alla fine siano abbastanza amici, fosse solo
per il bene di Herm, ma alla fine fanno proprio una
bella combriccola.
Bene,
spero che l’evolversi della vicenda ti piaccia lo stesso e anche questo nuovo
capitolo… a presto e un bacione! Nyssa
Lord Martiya: in realtà non sapevo che farla apparire
oppure no, ma alla fine non ho resistito, anche se Chchazero
è solo un’apparizione e niente di più… certo non ha le funzioni che possiede
nella storia originale…
Se
mi puoi mandare una lista degli studenti che hanno frequentato Hogwarts assieme a Harry te ne sarei molto grata,
effettivamente credo di averne bisogno in un prossimo futuro ^^
Beh,
sapere di essere riuscita a sorprenderti (e del fatto che è raro) mi riempie di
orgoglio, forse anche Nev e Daph sono stati avventati
(effettivamente sembra che tutti abbiano perso il senno e il senso del
dovere…), ma pensavo che fosse giunto anche il loro momento.
Lavanda
e il maniaco torneranno presto, nel frattempo spero che ti piaccia il novo
aggiornamento, ciao! Nyssa
chibi_elyon: come ti capisco… anche a me a volte
succede: scrivo delle recensioni splendide e poi efp
me le fa sparire, uffi, la solita iella (anche per me
visto che ero curiosa di sapere cosa ne pensavi in maniera più dettagliata).
Sono
d’accordo, se Draco è cambiato non si può dire che non lo sia anche Herm, ma sotto l’influenza di due serpi come il biondo e
Daphne era inevitabile.
Effettivamente
forse quei due si sono lasciati un po’ andare e forse la cosa è improbabile, ma
dopotutto la fic è targata “whatif” e quindi non è tutto fedele all’originale perché il Neville proposto dai film è completamente babbeo e io
invece stravedo per lui, quindi era certo che gli facessi qualche cambiamento…
Evangeline e le sue riflessioni torneranno, mentre di Rosleen si dirà ancora qualcosa, ma non tantissimo perché
non è un personaggio centrale, solo un po’ fuori di melone (abbastanza per stare con quel bambinone di Sirius).
Come
vedi, la tua “scemenza” altro non era se non la verità e il pargolo made-in-malfoy è effettivamente in
arrivo al più presto. Devo farti i complimenti, sono completamente stupida a
capire certe cose io, ci arrivo sempre quando ormai è
tutto evidente.
Spero
che anche questo capitolo ti piaccia, ciao e un bacione!
Nyssa
Kilkenny: neppure io invidio quei poveretti che fanno
verifica, anche se la mia prof di mate è molto più sadica di Eva e Chachazero.
Già,
direi anche io che Herm è “leggermente incinta” (mi
piace troppo questa frase, la userò all’infinito, credo) e qui si spiegano
tutti i misteri.
Spero
che ti piaccia questo aggiornamento, ciao e a presto!
Nyssa
lady
malfoy 95: ciao e benvenuta! Sono felice di averti tra i
miei lettori! Grazie mille per i complimenti, spero che ti piaccia anche questo
nuovo aggiornamento… ciao e a presto! Nyssa
flydreamer: ciao e benvenuta! Sono felice di avere una
nuova fan ^^
Io
però continuo a domandarmi come facciate a leggere la fic tutta insieme, deve essere un vero mattone! Beh, il
coraggio non vi manca… però sono molto felice e
orgogliosa del fatto che ti piaccia, quindi spero che sia lo stesso anche per
questo aggiornamento e spero di sapere che cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa
Hermione
chinò il capo, sospirando preoccupata, poi, facendosi coraggio, bussò due volte
alla porta chiusa davanti a lei.
-Avanti!
– gridò una voce da dentro accompagnata da un sospetto rumore di caduta libera
di oggetti, seguito da una imprecazione piuttosto colorita e da altri crolli
-Harry?
– domandò scettica aprendo l’uscio e trovandolo sommerso nella confusione della
stanza invasa da vestiti ancora da riporre, libri alla rinfusa, oggetti vari
tra magici o meno e altre amenità che non voleva neppure sapere da dove
provenivano
Harry
Potter, il salvatore del Mondo Magico, al momento era in guerra contro una pila
di riviste pericolanti dentro l’armadio e la stava perdendo.
-Arrivo
subito – disse dando l’ultimo spintone alla torre pericolante e chiudendo
rapidamente l’anta contro la quale si sentirono sbattere i suddetti giornali
con un tonfo sordo: chiaro che il prossimo apritore del mobile sarebbe stato
investito da una marea anomala di carta.
Hermione
lo guardò mentre era alla ricerca del maglioncino da
mettere sopra la camicia che faceva bella mostra di sé sul corpo del bambino
(si faceva per dire, chiaro) sopravvissuto, con tanto di lembi fuori dai
pantaloni, cravatta slacciata e l’abbottonatura storta… ormai era abituata a
quelle scene, era dal primo anno che Harry riusciva ad arrivare in ritardo ad
ogni lezione, sistematicamente.
Che
ci faceva lì dentro?
Beh,
in verità lei avrebbe voluto aspettare, ma Draco aveva insistito perché quel
segreto venisse svelato almeno a Potty. E da bravo
rappresentate del segno dei Gemelli, la sua retorica non aveva fallito ed era
perfino riuscito a convincerla.
-Dimmi
tutto – annunciò Potter sedendosi al suo fianco non senza aver prima spostato
un astuccio comparso dal nulla, una sveglia babbana
magicamente materializzatasi tra le coperte e il poster spiegazzato dei
giocatori di quidditch.
Ma
era davvero saggio parlane a Harry?
Lei
non ne era convinta, ma chissà perché, quella volta Malferret
aveva insistito tanto e così eccola lì, diffidente, pronta per raccontare al
suo migliore amico, peggior nemico del suo ragazzo, quel segreto tanto temuto
che fin’ora conoscevano solo in tre: lui, lei e
l’altra e, per “l’altra” s’intendeva la McGrannit.
Hermione
lanciò un’ultima occhiata alla stanza insonorizzata e poi al trasandato Harry accanto
a lei che la fissava da oltre le lenti rotonde a cui era così affezionato.
Prese
un bel respiro, certo Draco non poteva aspettarsi che dicesse una cosa del
genere a cuor leggero…!
-Harry –
sussurrò piano – io e Draco avremo un bambino dopo la fine della scuola…
Harry
sbattè due o tre volte le ciglia, che aveva detto?
-State
già progettando per il futuro? – chiese
Stupido
Harry, anche i giochetti si metteva a fare!
-No,
Harry, io e Draco aspettiamo un bambino. Adesso. Nascerà a settembre.
-Come è
possibile, scusa, se dovete aspettarlo dopo la scuola, ma deve nascere a
settembre, tu dovresti essere… cioè…
-Sì,
Harry, proprio quello – annuì in un misto di mestizia e orgoglio
-Tu
SARESTI incinta?! – urlò alzandosi in piedi e piazzandosi davanti a lei con le mani
nei capelli
-Già,
esatto. – rispose tranquilla
-Dimmi
dov’è! Dimmi dov’è quel figlio d’un cane, maledetto stronzo,
dove è finito?! Dov’è?!
-Harry,
calmati – cercò di quietarlo lei – di chi stai parlando? – domanda superflua,
certo, ma Harry sembrava fuori di se
-Come
CHI? Il bastardo, quel fottutissimo furetto! Quel
maledetto Slytherin, se me lo ritrovo tra le mani sai
che gli faccio? Sai che gli FACCIO?
-Harry?
– chiamò piano cercando di fargli ristabilire un contatto con la realtà, ma
ormai Potter sembrava partito per la tangente
-Harry
un cazzo, Herm! Non dovevi
dirmi una cosa del genere! Lo sai che… che… dov’è? Dov’è quel maledetto, io lo
castro con le mie mani!
-Preferirei
avere le mani di una bella donna addosso, piuttosto che le tue – celiò una voce
e, tranquillamente, Draco fece il suo ingresso nella camera richiudendo la
porta dietro di se
-Tu,
maledetto – sibilò pericolosamente il Grifondoro
-Io, sì,
problemi? – rispose con finta indifferenza accendendo una sigaretta in faccia
al cercatore dei grifoni che ringhiò come un cane
-Problemi?
PROBLEMI?! Dici…ah! tu maledettissimo!
Sai che mi ha appena detto lei? – e indicò la ragazza seduta sul bordo del
letto sfatto
-Sì,
gliel’ho detto io di parlarti, fosse per lei non sapresti niente!
-Accidenti,
ma volete mandarmi alla neuro? No perché se è così ci vado da solo dopo le
cretinate che ho sentito oggi! Insomma, ti rendi conto di quello che mi ha
detto?!
-Certo
che me ne rendo conto – ripose soffiandogli il fumo della sigaretta in faccia
-Beh,
non dovevate dirmelo!
-Ma
come, se dicevi di essere il suo migliore amico – lo canzonò la serpe ghignando
-Migliore
amico un cazzo, voi volete ammazzarmi!
-E fosse
la volta che crepi, Potter, stai sempre tra le balle!
-Taglia,
la questione tra noi la risolviamo più tardi, spiegami che è questo delirio,
questo casino, questa pazzia, questa sfottuta gravidanza!
-Che
vocabolario forbito… - continuò a prenderlo in giro lo Slytherin
accomodandosi sul mezzo centimetro di poltrona rimasto libero, ma, si sa, i
grandi sanno essere grandi in ogni situazione
-Me ne
sbatto del tuo vocabolario, parla, favella e vedi di essere chiaro, conciso e
pentito!
-Chi,
io? – riprese con la consueta strafottenza il biondo – no, pentito mai. Eppoi
non devo spiegazioni a nessuno.
-Ah no?
E ai prof che dirai quando lei ti arriverà all’esame con la pancia gonfia? Eh?
Che sei sempre un emerito imbecille? Lo sapete che avete diciotto anni?
-Meglio
di te che hai il cervello di tre – rispose acido l’altro
-Smettila!
Cazzo, diciotto anni e lei è già incinta! Ma come ti è
saltato in testa di metterla incinta?
-Credevo
che servissero due persone – commentò calmo Malfoy – guarda che non l’ho mica
violentata
-Per
quel che mi riguarda – disse minaccioso Harry – potresti anche averlo fatto, ma
non me ne frega un cazzo, la colpa è tua e adesso c’è
la cicogna in volo
-Ma che
belle metafore – continuò con leggerezza il biondastro
-Ho
detto basta stronzate! Che volete fare? Che credete
di fare? Che diamine e diavolo farete?
-Teniamo
il bambino, chiaro – s’indignò il futuro papà
-Ah sì? E
glieli cambi te i pannolini quando uscirai da qui con un O a giugno e a
settembre sarai padre?
-Quelli
sono dettagli
-Beh,
chiamali come cazzo ti pare, ma intanto state
studiando, non avete una casa, non avete un posto, un lavoro, niente di niente!
-Se quello
è il tuo problema ho i soldi per una casa, servitù, domestici e altre boiate
del genere
Harry
pestò i piedi sul pavimento domandandosi come lui potesse essere così
tranquillo, ma, soprattutto, irritante. Possibile che tra tutto il parco maschi
di HogwartsHerm fosse
andata a prendersi proprio quello? Neppure uno qualsiasi, quello!
Senza
preavviso, Harry prese la sigaretta che il biondo teneva tra le dita, se la
portò alle labbra e fece un tiro mentre l’altro lo guardava costernato: beh,
almeno era riuscito a farlo tacere.
Senza
dare l’apparenza di essere particolarmente shockato da quel gesto, Malfoy se ne
accese un’altra mentre la Granger cominciava a tossicchiare significativamente
per esprimere le sue idee a proposito di quella giostra di nicotina.
-Scusa Herm, so che non dovrei – disse piano il moro – ma diamine,
vi rendete conto di quello che mi avete detto?
Lei
annuì
-Ne
abbiamo parlato molto – aggiunse cominciando a dire la sua – abbiamo riflettuto
e abbiamo deciso di tenere il bimbo o la bimba. E ci assumeremo le nostre responsabilità.
-E come
farete con l’esame? – chiese sospettoso
-Darò
l’esame normalmente, in genere in quel periodo della gravidanza si sta
abbastanza bene se non ci sono complicazioni.
-Perché
è successo? – domandò quasi fosse un quesito retorico – come è potuto
succedere… - si chiese più a se stesso, come se fosse colpa sua, in un certo
senso
Hermione
tacque, lui era il suo migliore amico, ma quelle erano cose private tra lei e
Draco.
-D’accordo,
dimmi che devo fare – disse poi spegnendo la sigaretta su pavimento e,
ripentendo il gesto di prima, prese la nuova sigaretta di Malfoy e se la portò
alle labbra mentre, ormai, il biondo lo fissava con aperta ostilità.
-Taci e
fai un favore al mondo – rispose lapidario
-Quello
era implicito
-Non abbiamo
bisogno di aiuto supplementare – gli sorrise Hermione – dacci una mano se
occorresse, ma credo che ce la caveremo
-Ne hai
del coraggio a imbarcati in una cosa simile con un pessimo marinaio come lui –
e alluse alla serpe, lei rise
-S’impara
tutto – rispose più tranquilla. Poi Harry era l’ultimo che doveva parlare in
fatto di imbarcarsi in brutte avventure…
-E si
può sempre assumere equipaggi specializzati – disse Malfetter
facendo alzare gli occhi al cielo a Harry.
-Herm, ti
spiace se io e “Draco” scambiamo due parole da uomini? – domandò poi il bambino
sopravvissuto alla sua migliore amica.
Lei
annuì, poi uscì chiudendo la porta e sentendo scattare il catenaccio.
Dopodiché
ci fu solo silenzio.
Quando
Draco uscì dalla stanza, le sue condizioni erano quelle di un reduce, anche se
Potter non era messo molto meglio. Il colletto della camicia del biondo era
strappato da un lato, mentre la cravatta allentata aveva un taglio sul davanti
e un bel bernoccolo risaltava sopra la tempia sinistra mentre usciva passandole
accano e proseguendo verso i sotterranei.
La
Caposcuola di voltò a guardare Harry che versava in condizioni analoghe con
metà dei pantaloni strappati, gli occhiali con la lente rotta, i capelli
spettinati e il segno di un pugno sopra lo zigomo destro.
Beh,
come Caposcuola avrebbe dovuto fare qualcosa, ad esempio riprenderli o togliere
dei punti, ma dopotutto lei non era stata presente…
Non
aveva reso un bel servizio alla sua posizione con quel bambino visto che Malfoy
e Potter erano nuovamente venuti alle mani dopo che erano ben due settimane che
non succedeva niente del genere, un vero record…
Poveretti,
però, si erano presi entrambi un bello spavento quel giorno che erano venuti a
cercarla, chissà che gli aveva detto Harry, soprattutto dopo che si era
preoccupato tanto e poi aveva scoperto che la colpa era tutta del biondo.
Beh,
non tutta, dopotutto Draco aveva ragione, quelle cose non si potevano fare
certo da soli.
C’era
stata anche lei e ne andava quasi fiera, nonostante tutto.
Non
era pentita e, tornando indietro, avrebbe fatto esattamente le stesse cose.
Quanto
era fortunata a poter dire queste cose…
Ringraziò
solo che si fossero massacrati nella maniera più tranquilla, quella babbana, ovvero senza coinvolgere componenti d’arredo
varie, distruggere l’intera stanza del Grifondoro con
relative suppellettili e far accorrere professori da tutte le parti.
***
Monica
e Ransie stavano passeggiando per il corridoio come
ogni sera.
Dopo
cena le due future mamma si concedevano sempre il lusso di una camminata tra i
vecchi e freddi muri della scuola a rimembrare i tempi in cui erano costrette a
farlo di soppiatto: sgattaiolare fuori dei rispettivi dormitori e gironzolare
per le stanze inutilizzate, aprire le aule e trafficare con le provette che non
avrebbero neppure dovuto toccare.
Si
erano conosciute a metà del primo anno.
Riri era la gemella tranquilla che passava i pomeriggi a studiare e
schiavizzare i suoi poveri compagni, il che la diceva lunga sul suo
caratteraccio, visto che schiavizzare un Serpeverde è
qualcosa che ha dell’incredibile. Comunque, Riri era
tutta presa dai suoi studi e se ne stava in Sala Comune a ripassare chissà
quale materia mentre i ragazzi del terzo anno facevano a gara nel tentativo di
aiutarla, si offrivano per delle ripetizioni e altri vani tentativi di attirare
la sua attenzione, al momento concentrata solamente su tre cose: lo studio, la
sorella pasticciona e CharlieWeasley.
L’interesse
che la legava al grifone, tuttavia, non aveva niente di accomunabile con
l’idealistico amore che si sogna quando si frequentano i primi anni della
scuola.
Era
bastato uno sguardo al primo giorno e quei due si sarebbero già uccisi: lui che
la sfiora per sbaglio, lei che si spolvera la manica dove l’aveva toccata e il
primo insulto “Fottuta snob” che vola dalle non
troppo gentili labbra del secondogenito dei Weasley.
Si sa, al richiamo di battaglia, tutti accorrono e Bill,
al tempo al secondo anno, era arrivato a dare manforte al fratellino che si era
preso nientemeno che con una nuova Serpeverde
particolarmente altezzosa. Da lì era iniziata la guerra perché lei, Monica, non
avrebbe certamente lasciato la sua amata sorellina in balia di quei due tipacci
e gli insulti di Monica, lo si poteva intuire, niente avevano in comune con le
stringatissime parole, fredde e distanti, con le quali Morgana aveva rimesso a
posto i due grifoni.
Da
quel momento, a guerra iniziata, non c’era stata esclusione di colpi. Se i due
gemelli le insultavano per i corridoi malamente, loro si prodigavano per
“innocenti” scherzetti ai loro danni e la popolarità che avevano tra i ragazzi
della scuola le aiutava senz’altro nella loro opera di distruzione degli eredi Weasley.
Ma
la storia sua e di Ransie era cominciata più tardi.
Riri e Charlie avevano fatto una
scommessa su chi avrebbe avuto la media migliore a Natale e Morgana si stava
casualmente impegnando più del solito.
Lei
invece, che di scommesse del genere non ne faceva, si era messa a gironzolare
per i corridoi, annoiata, e aveva incontrato Temperance.
Ransie, come la chiamavano, era la studentessa più brillante della
scuola, apparteneva alla Casa dei Corvi e aveva la nomea di una bella figliola.
Quel
pomeriggio si trovava nel corridoio del primo piano assieme ad un ragazzo. Lei,
curiosa, si era nascosta dietro una colonna a seguire la scena e sentì gridare
un
-Maledetto
figlio di puttana, se non tieni le mani a posto te le taglio tutte e due! –
seguita da un sonoro ceffone. Da una parte, non sapendo chi fosse, si era
sentita felice che una ragazza sapesse rispondere e comportarsi in quel modo
con un maschio e decise di farle i complimenti appena l’avesse incontrata di
nuovo, peccato solo che lo sconosciuto non avesse cominciato a molestare quella
che poi sarebbe diventata la sua migliore amica.
E
allora non ci si poteva aspettare che lei, Monica Zabini,
se ne rimanesse zitta a guardare il tutto! Bacchetta in mano, sguardo fiero e
determinato, si era diretta alla carica sul pervertito, più che mai decisa a
sistemarlo per le feste
-Senti
un po’, te, bastardo, che credi di fare? – aveva detto infuriata procedendo
mentre questo la squadrava senza riuscire a capire
Peccato
che in quel momento Ransie, che era in grado di
badare a se stessa, non l’avesse tramortito con il tomo di Trasfigurazione che
aveva in mano.
Le
due si erano guardate per un istante, le bacchette in mano, il respiro un po’
corto, poi si erano sorrise
-Monica Zabini – si era presentata allargando il sorriso che
l’altra aveva ricambiato allungando la mano
-Temperance
Black – aveva risposto – ma chiamami pure Ransie
-Tu sei quella
Temperance? – le aveva chiesto curiosa e l’altra
aveva annuito – credevo che frequentasse almeno il terzo anno – si era
giustificata
-Sono al
primo come te – aveva detto
E
da allora era iniziata la favolosa amicizia che le univa ancora oggi.
E
memori di questo, la sera giravano per i corridoi, sostando con reverenza nel
punto in cui si erano conosciute tanti anni prima, quando erano entrambe
single, streghe alle prime armi alle prese con i problemi di tutte le
adolescenti.
Adesso
invece i problemi non erano più quelli di una volta: la setta dei mangiamorte che ai tempi della loro fanciullezza aveva
seminato il terrore era risorta a nuova vita, puntando gli occhi proprio su di
lei, Ransie, e sulla sua famiglia, venendo perfino a
sapere del segreto che legava l’antica casata dei Black con quella dei Gaunt e dei Riddle.
Adesso
il problema non era più CharlieWeasley
che aveva fatto un dispetto oppure Bill che aveva
messo una ranocchia nella borsa di Riri, c’era in
ballo il destino non solo loro, ma anche del Mondo Magico, si rischiava di
essere sottomessi da una cerchia di pazzi che non vedevano altro che potere,
morte e distruzione.
Facendole
pat-pat sulla mano, Monica fece svoltare la sua
“quasi sorella” per l’ennesimo corridoio quando si trovarono di fronte ad una
figura assai inquietante.
Una
studentessa camminava davanti a loro, le aveva sorpassate e si era diretta
oltre una porta prima chiusa. Ma non era stato quello a catturare la loro
attenzione, bensì lo sguardo perso e tremendamente inconsistente che la
sconosciuta sfoggiava mentre camminava veloce e decisa.
Monica
trascinò la Black seguendo la studentessa e la vide svoltare oltre un uscio
senza poterla più pedinare, sospirò triste, chissà chi era… non l’aveva mai
vista neppure quando aveva fatto qualche visitina assieme ai nuovi abitanti
della Scuola: Draco Malfoy, il migliore amico di suo fratello, e altri
personaggi come Harry Potter, Hermione Granger, che era sulla buona strada per
entrare nel circolo delle “Donne coi pantaloni” che lei e Ransie
avevano fondato dopo essersi ritrovate e che comprendeva Evangeline,
Rosleen e, in parte, anche Rowena.
Una
cosa però le era rimasta impressa ed era la mano destra dove la ragazza teneva
un bottiglino di vetro verde con del liquido e le
dita che serravano il collo affusolato di questo avevano le unghie estremamente
curate, ricostruite, con lo smalto dato alla francesina e dei disegnini bianchi sulla laccatura rosa shocking.
Rifletté
qualche attimo alla ricerca di un ricordo dove avesse già visto quella
decorazione, ma al momento non le sovveniva niente, tantopiù
che ai tempi di scuola non si usava ancora ricostruire le unghie.
Non
sapeva dire perché, ma quel personaggio le ispirava una particolare curiosità e
un senso di ansia, di apprensione, un sentimento di pericolo…
Guardò
Temperance e colse nel suo sguardo lo stesso senso di
allerta.
Ok, a questo punto doveva chiedere a qualcuno ed Hermione era la
persona più indicata: lei conosceva tutti e parlava di tutti; forse non era una
pettegola nata, ma sicuramente sapeva chi era la tipa stramba incontrata per il
corridoio… chissà, poi magari era solo una pazza intossicata dalle pozioni
ammorbanti di Piton.
***
La
Sala Comune
del Grifondoro, quella sera di domenica, era
particolarmente deserta, ma, nonostante questo, l’ingresso delle due ex
studentesse provocò non poco scompiglio tra i rari studenti che non erano
ancora scesi a cenare.
Harry
Potter era seduto in un angolo con una rivista di sport babbano
aperta sul grembo che addentava una mela mentre scorreva con gli occhi i
risultati ottenuti.
Sollevò
lo sguardo stupito quando le due donne misero piede nel dormitorio mentre quasi
ogni studente maschio sin inchinava alla Provvidenza che le aveva fatte
capitare proprio da loro e poco contava che le fedi all’anulare sinistro delle
due indicasse chiaramente che erano sposate…
-Harry,
dov’è Hermione? – gli domandò Monica
-Probabilmente
in camera sua a litigarsi con Malferret – annunciò
con noncuranza il bambino sopravvissuto
Senza
dire altro, la maggiore delle gemelle Zabini si
diresse verso la stanza del Caposcuola, quella con la porta sbarrata.
Aspettando qualcosa di divertente, anche Potty le
seguì arrivando di fronte all’uscio e guardandolo ghignando.
Aprì
la porta trovandosi di fronte una Hermione Granger e un alterato Draco Malfoy
che stavano litigando; volarono le parole
-Tu sei
tutta matta! Non credere che te lo permetterò! – e ancora
-Non
prendo ordini da nessuno, tantomeno da te, Furetto!
-Non
chiamarmi così, comportati come si deve! La tua è solo follia!
-Solo
perché io sono…
Lei
si bloccò scorgendo con la coda dell’occhio la piccola folla riunita ad
assistere al loro litigio, caspita, stava per dire l’unica cosa che nessuno
avrebbe dovuto dire… si morse la lingua notando il sorrisetto di Harry
-Che
volete? – domandò malamente Draco rivoltandosi come un aspide ai presenti
-Finiscila
– lo ammonì Monica seria – ho bisogno di parlare con lei – e addito la grifoncina
-E non
puoi farlo dopo? – domandò lui sbuffando
-Adesso
– fu la lapidaria risposta della mora
Draco
la fulminò con lo sguardo, ma sbarazzandosi con un’alzata di spalle
dell’occhiata poco gradita, la maggiore delle gemelle si fece avanti
-Ho
bisogno di chiederti una cosa su una persona – intervenne
-Ecco,
interrompi una importantissima discussione solo per spettegolare – la riprese
il biondo mettendo le braccia conserte. Monica sorvolò mentre Hermione annuiva
-Si
tratta di una ragazza che abbiamo incontrato questa sera… - cominciò – stava
camminando nel corridoio del primo piano e sembrava quasi in trance… mi dava
una strana sensazione… come di pericolo – Hermione aggrottò la fronte
sospettosa
-Descrivimela
– disse solo
-In
realtà non mi ricordo bene i dettagli, ma mi hanno colpito le sue unghie…
-Le sue
unghie? – ripeté
-Sì,
proprio, erano… Così!
E
additò Pansy che, assieme a Daphne e Neville si era
unita al gruppetto
-No Mo,
erano rosa… - intervenne Ransie scuotendo la testa
-È vero,
mi dimentico sempre i particolari – si rimproverò la maggiore
Hermione
si voltò verso la Parkinson mentre tutti la
guardavano straniti
-Pansy,
dove ti sei fatta le unghie laccate così? – chiese indicando lo smalto verde a
disegni bianchi che la Serpeverde stava sfoggiando
-Me lo
ha fatto Lavanda – rispose quieta lei – lo avevamo fatto tutte e tre
-Tutte e
tre? – domandò Ronald
-Sì, io,
Calì e Lavanda… ciascuna di un colore differente…
-E di
che colore lo avevano Lavanda e Calì? – chiese
incalzante Monica, l’altra sollevò le spalle
-Calì
sicuramente blu, ma ha l’abitudine di mangiarsi le unghie, quindi non credo
siano ancora così – aggiunse con una punta di orgoglio – e Lavanda, ovviamente
ROSA. – rispose come se fosse un’ovvietà
I
presenti si scrutarono negli occhi
-Questa
ragazza aveva per caso i capelli castani ed era di media statura
-Più o
meno – confermò Temperance che sicuramente aveva più
attitudine per i particolari – altri sguardi preoccupati – perché, qualcosa non
va?
-In
verità è quasi un mese che Lavanda manca da scuola – ammise tristemente Ron parlando per primo
-Un
mese? Ma come…?
-Una
notte ha fatto una scenata nel dormitorio e da allora non se n’è saputo più
niente. Sospettiamo che qualche anima buona ce ne abbia liberato…anno –
confermò Harry – e Piton ci fa tutti i giorni una
testa così perché è stufo di aggiungerle punizioni e di togliere punti al Grifondoro
-Dove
l’avete vista con esattezza? – chiese Hermione seria
-Venite,
vi ci portiamo
Il
gruppetto si mosse a seguire le due giovani donne per i corridoi finché, giunti
di fronte alla porta che la studentessa aveva oltrepassato senza aprire, si
fermarono.
E
tutti si studiarono, percependo perfettamente quel senso non più tanto vago di
pericolo.
La
porta, d’improvviso, si spalancò di fronte a loro, rivelando un passaggio
segreto scuro e buio dove non bruciavano le consuete torce che illuminavano gli
altri corridoi.
-Questo
posto mette i brividi – commentò Pansy aggrappandosi
al braccio del rosso, ma mantenendo lo sguardo serio
-Non
sentite qualcosa che non va? – domandò Daphne agli altri che si affrettarono ad
annuire
-Dovremmo
andare ad esplorare – propose Harry ritrovandosi la faccia seria e per nulla
d’accordo del biondo piantata davanti
-C’è
un’aura strana – ammise Monica con la bacchetta in mano – lasciate che vada a
chiamare Ax, dovrebbe essere da qualche parte…
Neppure
il tempo di terminare la frase che si udì un rumore strano, come di acqua che
cade sul pavimento e tutti si accorsero che, ai piedi di Ransie,
stava una pozza di liquido incolore mentre lei, con la veste bagnata, si
guardava spaesata il bassoventre, perfettamente conscia che questi stramaledetessimi problemi non arrivano mai da soli.
-Cazzo,
proprio adesso? – furono le parole di Monica. Ransie
arrossì e poi annuì.
-D’accordo
– disse seria – sono la maggiore, giusto? – gli altri la guardarono preoccupati
– Harry, per piacere, vai a chiamare Axel, sta alla
Torre di Evangeline, io porterò Ransie
in infermeria, ci incontriamo qui tra un quarto d’ora, non andate avanti se non
c’è almeno un adulto con voi.
Harry,
che probabilmente sarebbe stato il maggiore responsabile delle esplorazioni
ardite, annuì, conscio che Monica l’aveva spedito a far qualcosa per impedirgli
di istigare gli altri al desiderio di conoscenza.
Sollevando
con un incantesimo la sua migliore amica, Monica si diresse verso l’infermeria
mentre il bambino sopravvissuto prendeva la strada opposta verso la Torre Sud.
***
Axel ed Evangeline arrivarono con tutta
calma per il corridoio, piuttosto stupiti che Monica li avesse mandati a
chiamare a quell’ora di notte
-Che
succede? – domandò l’Auror indispettito beccandosi
l’occhiataccia della moglie e solo in quel momento percepì quella strana
sensazione provenire da oltre il bugigattolo non illuminato.
-C’è
aura di morte, qui – disse piano Evangeline
procedendo e avvicinandosi alla porta – e c’era anche un incantesimo sulla
porta, qualcuno doveva averla sigillata
-Ieri
sera era chiusa – azzardò Monica – io e Ransie siamo
passate di qui… però c’è stata una studentessa che l’ha attraversata senza
aprirla…
-Il
passaggio era precluso ai fantasmi – annuì Eva toccando appena un segno scuro
che doveva essere quel che rimaneva dell’incantesimo ormai spezzato
-Era una
ragazza strana, aveva gli occhi vitrei e una boccetta verde tra le dita
-Occhi
vitrei, hai detto? – chiese la vampira per conferma, la maggiore delle gemelle
annuì
Harry
tornò in quel momento e con lui c’erano anche Sirius
e Rosleen
-Ma che
bel ritrovo – scherzò il padrino avvicinandosi
-Dividiamo
i compiti – disse Axel – a coppie, uno con la luce e
uno con la bacchetta pronta. I bambini restano qui.
-Neppure
per sogno! – s’indignò Harry – noi veniamo con te e Hermione e Ron annuirono con lui.
-Ne hai
proprio voglia di andarti a far ammazzare – disse Malfoy
-Tira
fuori le palle e smettila di scherzare – furono le parole che gli ritorse
contro – o tutti o nessuno
Draco
sbuffò sonoramente mentre, scambiando un’occhiata con la mezzosangue, estraendo
la bacchetta dai pantaloni. Seguendo il suo gesto, Pansy
fece altrettanto e perfino Neville e Daphne
-Io
resto di guardia – disse la serpe dai capelli neri in posizione di difesa
preparandosi accanto all’uscio forzato
-Noi
veniamo con voi – parlò invece Paciock in una
versione coraggiosa che raramente erano riusciti a scorgere in lui se non
quella volta della battaglia al Ministero
-Io l’ho
sempre detto che i bambini di oggi sono troppo testardi – si lamentò Evangeline, ma senza dire un’altra parola, fu la prima a
oltrepassare la soglia, attorniata da una serie di fiammelle e fuochi fatui che
le illuminavano a strada e, a seguire, tutti gli altri finchèSirius e Rosleen non
chiusero la piccola processione.
Il
passaggio era stretto ed umido, tuttavia quella sensazione fredda di morte
continuava ad essere persistente e palpabile perfino tra i muri scuri coperti
da muschi scivolosi.
Al
termine del corridoio che si era snodato per più di cento metri, c’era una
ripida scala a chiocciola che scendeva
-Levita! – disse sottovoce la vampira e tutti scesero volando visto che
il percorso dei gradini avrebbe senz’altro provocato un ruzzolone generale e
non si sapeva per quanto quella colonna scendesse sotto il livello da cui erano
entrati.
Il
punto dove atterrarono era una stanzetta circolare dove riuscivano a malapena a
stare tutti e da dove partivano tre gallerie altrettanto scure.
-Di là!
– indicò Monica verso la terza – ne sono sicura lo sento – aggiunse allo
sguardo del marito che, annuendole con aria grave, preparò un proiettile in una
delle due pistole magiche che gli pendevano dai fianchi
-Questo
posto non mi piace e peggiora ogni minuto di più – fu il serio commento di Rosleen che, a sua volta, estrasse dalla divisa una serie
di strisce di carta dove erano scritti degli incantesimi di difesa
-Andiamo
– furono invece le stringatissime parole di Evangeline
che si sentì un poco come quando la vecchia squadra di Zachariah
era alle prese con qualche caso difficile, peccato solo che i membri attuali
fossero un po’ meno esperti e decisamente più giovani…
Facendo
strada sempre per prima, la prof proseguì finché il cunicolo sboccò in un ampia
sala dalla forma geometrica. Finalmente in uno spazio ampio e luminoso, il
gruppo si guardò intorno, percorrendo le pareti di pietra e il soffitto
cosparso di piastrelline nere, sorretto da doppie
colonne di malachite verdissima.
E
quando i loro sguardi scesero, di fronte a loro stavano tre figure: due in
piedi e una per terra.
-Ma
guarda chi c’è? – disse la voce canzonatoria di Bellatrix
rivolgendosi ai presenti e fissando lo sguardo su Draco – Lavanda – aggiunse li
hai portati tu?
-Nossignora
– rispose fredda la studentessa e, infatti, in quel personalino
fine e nei capelli castani riconobbero, effettivamente, Lavanda Brown che, a sua volta, rivolse uno sguardo carico di odio
a Ronald
-Il
signor Weasley ci ha fatto davvero un grande favore a
mandarci questo angelo – continuò scherzosa la mangiamorte
– non credo saremmo riusciti a trovarlo senza il suo aiuto…
Tutti
gli occhi si spostarono alla terza figura, distesa a terra, apparentemente
senza vita e fu Evangeline quella che rimase più
sorpresa di tutti nel riconoscere Zachariah Black in
quel corpo svenuto, ma non osò comunque andargli vicino.
-Già –
aggiunse Bellatrix – siamo riusciti a trovare la
stanza e anche lui…ma… il medaglione me lo darete voi – continuò
I
presenti si guardarono sconcertati, non capendo
-Sapete
– continuò il discorso la donna – deve avere davvero un potere speciale se è
riuscito perfino ad uccidere lo stesso Voldemort…
Lo
sconcerto fu generale per tutti mentre si apprendeva che Voldemort
era morto, che era stato Zach e non Harry a ucciderlo
e che si era servito di un medaglione per fare questo.
Qualcuno
scambiò uno sguardo mentre Sirius ricordava l’oggetto
a cui Rowena era così affezionata.
Alt,
dov’era Rowena?
Tirò
un sospiro di sollievo, grazie al cielo sua sorella non era con loro. Per una
volta avevano un piccolo vantaggio.
Ok, ma perché la mangiamorte volevano
tanto quella stanza?
Studiò
ancora attorno nella stanza e l’occhio percorse il pavimento, soffermandosi
proprio al centro dove un fascio di luce proveniente dal soffitto illuminava
qualcosa.
Una
pietra era al centro e su questa era un’incisione in argento, ancora lucido e
splendente della luce della luna che filtrava dal soffitto aperto sulla notte.
-Eva,
questa è…? – chiese temendo la peggiore delle sorti, ma Evangeline
non lo consolò
-Sì,
questa è la stanza della fondazione
Troppo
facile capire.
La
stanza della fondazione era dove era stata posta la prima pietra di Hogwarts, il luogo dove la scuola aveva cominciato a
crescere e dove i quattro grandi maghi che avevano dato i loro nomi alle case
si erano riuniti per posare a mano il macigno con l’incisione che attestava da
dove era nata la Scuola.
Gli
studenti si guardarono perplessi e preoccupati perché quella sembrava proprio
l’atmosfera ideale per un altro scontro tra mangiamorte
e auror, peccato solo che gli auror
fossero sempre troppo pochi…
…e
i mangiamorte sempre troppi, visto che da una
porticina dietro le spalle di Bellatrix fecero il
loro ingresso molti dei famosissimi e leali servi del Signore Oscuro: RodolphusLestrange, PeterMinus, BartyCrouch, RabastanLestrange, AugustusRookwood, McNair, Dolohov e anche i padri di Tiger
e Goyle.
Tutti
si guardarono, l’un l’altro e verso i mangiamorte
schierati.
-Datemi
il medaglione e poi vi uccideremo – disse Bellatrix –
non costringetemi a ripeter quel che è successo ai due dementi Paciock…
Neville
raddrizzò la schiena mentre Daphne gli strinse dolcemente la mano per poi
dedicarsi alla sua bacchetta che, lo sapeva, presto sarebbe stata usata per
difendere, per la prima volta, qualcosa a cui teneva.
Avrebbe
combattuto per se stessa e per quello in cui credeva e avrebbe fatto la fine di
Frank ed Alice, se fosse stato necessario a
proteggere ciò che aveva di caro. I suoi occhi solitamente allegri e un po’
svampiti, assunsero una tonalità di indaco che non le avevano mai visto mentre
lo sguardo fiero, da vera Serpeverde, da persona
determinata in qualcosa, prendeva il posto del sorrido dolce che aveva mandato
in deliquio i suoi compagni di scuola.
-A
quanto pare non c’è scelta – disse Evangeline, gli
occhi azzurri scintillanti di collera, le mani distese lungo i fianchi; il suo
compito, a dirla tutta, sarebbe stato quello di proteggere i suoi allievi, ma
con Potter più che determinato a farsi del male e i suoi amici con lui erano
finiti tutti laggiù… e forse era un bene perché da sola avrebbe fatto
relativamente poco, a parte una carneficina. Harry e gli altri avevano
abbastanza esperienza per badare a loro stessi, probabilmente erano perfino più
assennati di quel pazzo di Sirius, forse sarebbero
riusciti ad avere un po’ di vittoria.
-Evangeline,
ma da quanto tempo… - aggiunse Bellatrix ghignando –
quante volte hai tradito la nostra causa?
-Almeno
una mezza dozzina – rispose lei con altrettanta ironia nera – siete una setta
di creduloni
-C’erano
troppi traditori – disse la mangiamorte – come quegli
idioti dei genitori di mio nipote – e alluse a Draco che, rimanendo impassibile,
guardò fisso la zia: che aveva detto? Che voleva dire? I suoi genitori? Sua
madre sì, certo, anche se l’aveva scoperto da poco, ma Lucius?
Il caro Lucius un traditore di Lord Voldemort? Ma da quando zia Bella aveva tutto quel senso
dell’umorismo?
Ancora
silenzio mentre il ronzio degli incantesimi che tutti avevano pronti sulla
punta della bacchetta riempiva l’aria di elettricità statica che era
perfettamente percepibile.
-Voglio
mio nipote - continuò a dire Bellatrix
-Sono
contraria alle faide familiari – rispose Evangeline
-Tranquilla,
dopo mi occuperò anche di te – ghignò la mora
-Forse è
il caso che ci pensi adesso, non sarò così pietosa come lo sei te – replicò
fredda la Doll Master – e io e te abbiamo un conto
in sospeso
-Parli
dell’Auror? – aggiunse ridacchiando la Black – non
l’ho ancora ucciso se è per questo…
-Non
m’interessa – rispose Eva
-Vorrà
dire che prima ucciderò te
-Provaci
– dichiarò senza mezzi termini la bionda che, sollevandosi in aria, si scagliò
verso l’avversaria.
E
nel boato provocato dall’esplosione quasi contemporanea di tutti gli spelldelay
preventivamente pronunciati, cominciò quella terribile battaglia, mentre la
luce delle magie illuminava quella stanza dove aleggiava l’odore e la
sensazione di morte.
-Che lo
spettacolo abbia inizio! – urlò la mangiamorte tra il
cozzare di incantesimi.
***
-Sirius!
– gridò qualcuno mentre il caos imperversava tra i presenti e, voltandosi,
l’uomo riconobbe sulla soglia la figuretta cieca di sua sorella
-Che
diamine ci fai qui! – urlò nel vano tentativo di liberarsi dell’avversario e
andarla a proteggere – Ros? – domandò poi alla
fidanzata impegnata in un corpo a corpo piuttosto discutibile con uno dei mangiamorte
-Ti
sembra il momento di chiedermi di sposarti? – disse la rossa sferrando un pugno
al mago
-Non ti
ho chiesto di sposarti! – la rimproverò Sirius – che
ci fa Rowena qui?
-Che
vuoi che ne sappia? Ti sembra che sia nelle condizioni di fare un incantesimo
di Divinazione?
Ma
che cos’era, impazzita?
Quella
ragazza non stava bene…
-Il
medaglione! – urlò Bellatrix accorgendosi della nuova
persona intervenuta nella battaglia e riconoscendo il ciondolo dorato sul
vestito nero della sconosciuta che, a prima vista, doveva essere Rowena Black.
Senza
pensarci due volte, la mangiamorte si lanciò contro
la donna con una maledizione senza perdono pronta ad esplodere dalla punta
della bacchetta.
Evangeline, però, non la pensava allo stesso modo e,
in un gesto decisamente poco femminile, fermò la donna senza tuttavia riuscire
a impedirle di scagliare l’incantesimo contro Row
-Attenta!
– fu il grido unanime che esplose tra i presenti mentre la scia verdastra della
stregoneria puntava dritta su di lei
-Protego! – fu quello che si sentì appena mentre una
barriera invisibile era sorta tra la luce fluorescente e il corpo ancora
integro e preoccupato di Rowena, provocando uno
schianto assordante e una nube di polvere che si sollevò dal pavimento antico.
Quando
il fumo si diradò, gli stanti intravidero la sagoma scura di Piton in posizione di difesa di fronte alla donna che,
terrorizzata e con le mani al cuore, aveva sentito arrivare l’incantesimo.
-Per una
volta servi a qualcosa! – gli gridò Sirius
riprendendo il combattimento con Rabastan
particolarmente agguerrito
-Sei un
fratello irresponsabile – fu quello che gli rispose l’insegnante di Pozioni con
un certo sussiego – e tu che cercavi di fare? Ammazzarti? – disse poi alla sua
amata ancora shockata
-Ho Visto
di nuovo, ho rivisto con gli occhi degli altri! – si giustificò Rowena
-Una
parca? – fu quello che gridò stridula Bellatrix,
troppo presa, tuttavia, dall’offensiva dell’Evangelista Oscura per potersi
distrarre
GinnyWeasley, sbucando da dietro il
mantello del professore, si fece largo tra la mischia, andando a soccorrere
l’uomo disteso a terra.
-Se
provi a lasciami un’altra volta a questo modo ti ammazzo io! – disse
rivolgendosi a Harry che si limitò a non risponderle. Quello che lo lasciava
interdetto era che Rowena aveva di nuovo parlato di
Vista, ma non l’aveva barattata con la libertà di Sirius?
Quello
di cui non si accorse, però era che un’altra figura si stava avvicinando alla
donna, una persona che mai avrebbe pensato, qualcuno che non aveva mai visto: Zachariah Black.
Riuscendo
a disfarsi dell’aggressore, Harry corse insieme alla coppia che si stava
rapidamente avvicinando al centro della sala, dove era fissata la pietra e fu
solo quando la guardò con molta attenzione che notò che al centro di questa,
oltre all’iscrizione, stava una sagoma circolare
-Dammi
il medaglione – disse perentorio Zach alla sorella
che, annuendo mentre Piton li proteggeva, gli
lasciava quell’oggetto che aveva custodito con tanta cura: adesso capiva perché
suo fratello gli aveva detto di riportarlo a Scuola. Perché in quel giorno, per
la prima volta, aveva vissuto con gli occhi di suo fratello, era stata Zachiariah Black e sapeva a cosa serviva quel monile
-Fermati,
bastardo, lascialo subito! – urlò ancora Bellatrix
seguita dal marito lanciandosi contro l’Auror, ma la
barriera protettiva che Evangeline eresse resistesse
all’attacco accanito dei due mangiamorte.
Zach appoggiò rapidamente il gioiello nella scanalatura e quando
una luce bianchissima si sprigionò da questo, si allontanò rapidamente.
-Che hai
fatto, maledetto, adesso non possiamo più usarlo! – sbraitò isterica la mangiamorte
-Proprio
quello che volevo – le gridò dietro il famoso Zachariah
insieme alla sorella e a SeverusPiton.
Anche
l’ultimo mangiamorte, tranne la donna, cadde a terra
sotto i ripetuti colpi dei presenti, mentre Monica e Axel
si davano da fare con pistole magiche e incantesimi sconosciuti.
Un
nuovo boato, che quasi faceva male alle orecchie, seguito da uno scoppio di
energia si replicò per le pareti, probabilmente scuotendo la scuola dalle
fondamenta fin su all’ultimo piano delle torri di Grifondoro
e Corvonero.
***
In the depths of my teared-up eyes
There’s your unchanging figure
Where will the world continue to?
The words from the days have ceased
The freezing, stormy nights
Continue onto the still unseen you, too
Please tell me, oh the wind that spreads across the ocean
Prayers surpass time
Prayers surpass time
LenaPark, “Inori ~ Raise Me Up”
Versione inglese
***
Spazio Autrice: ebbene, la vicenda prosegue tra tante cose…
questo nuovo capitolo ho cercato di dividerlo tra la parte ancora legata ai
problemi dei due protagonisti e una vicenda che prosegue perché ci stiamo
effettivamente avviando al termine della favola.
Finalmente
si scopre qualcosa su questo Zachariah Black e Bellatrix fa la sua prima comparsa… confesso che ero molto
combattuta sul titolo da assegnargli, ma alla fine ho scelto questo, spero che
sia calzante, diciamo che si cominciano ad avere TUTTE le idee chiare e tra
questo e il prossimo, ogni dubbio sarà risolto (quasi).
Ho
anche due avvisi da dare: il primo è che ho pubblicato una shottina
con il titolo “Aiutami a dimenticare”
dove sono casualmente protagonisti Draco ed Hermione, gli altri hanno un
ruolo piuttosto marginale… se non adorate Ron con
tutto il cuore, vi chiedo di leggerla, spero vi piaccia, ma ammetto che le shot sono troppo corte per dire tutto quello che vorrei,
quindi non so se ne pubblicherò molte… ^^
Il
secondo avviso è il seguente: so di avervi informato di un seguito della
storia, tuttavia, prima di proporlo, vorrei pubblicarne un’altra che è un po’
che mi ronza in testa, quindi spero avrete pazienza e seguirete le mie nuove
opere.
Ciao!
Nyssa
Crazy_Fra: effettivamente mi ero accorta che molti
avevano già intuito qualcosa e un po’ ne sono orgogliosa… sì, penso anche io
che sia decisamente presto, però mi sembrava ci stesse bene un bel pargoletto…
eppoi mi serve per il finale.
Mi
auguro che ti piaccia anche il nuovo capitolo, sappimi dire! Ciao e un bacione!
marygenoana: già, effettivamente i misteri, dopo un po’
che non ne comparivano, cominciano di nuovo ad accumularsi, ma garantisco che
questa volta si risolveranno molto più velocemente.
Mi
fa piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso
anche per questo! Ciao e a presto! Nyssa
luana1985: “Si Draco è avventato, ed è dissoluto ed eccessivo, ma sa
quando prendere in mano la situazione e darsi da fare” sono totalmente d’accordo e penso che anche le persone più
irresponsabili sappiamo prendersi le loro responsabilità quando occorre ^^
Draco ha un sacco di difetti, ma lo vedevo così bene a fare il genitore…
Spero ti piaccia anche questo proseguimento, aspetto di sapere che
cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa
flydreamer: io non lo so come faccio a dire
cosa pensano, probabilmente mi domando cosa farei io al loro posto… dopotutto,
un po’ assomiglio a Hermione e io e Draco abbiamo in comune il segno zodiacale…
però finisco sempre con l’esagerare nei pensieri.
Ecco qui un aggiornamento veloce-veloce, spero ti piaccia, sappimi
dire, mi raccomando! Ciao e un bacione, Nyssa
Kilkenny: di Lucius
qualcosa si dice in questo capitolo, non credo aggiungerò molto perché anche
per la storia Lucius/Narcissa ho qualche ideuzza, ma si sa, il tempo non è mai sufficiente e
nell’ordine, ho in mente prima la prox storia e poi
il seguito di questa, quindi il prequel dovrà
attendere ^^
Ti ringrazio per i voti che mi dai, anche se penso che siano un
po’ esagerati *//*
Spero ti piaccia anche questo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa
Lord Martiya: l’idea di far incontrario Lucius
ubriaco ed Eva stile giornata assolutamente no sarebbe grandiosa se non fosse
che ho pronta una spiegazione perfetta per il comportamento di Lucius in una fic che arriverà
tra un bel po’… aspetta e saprai, metterò i puntini sulle u, così sono anche
doppi.
Mi auguro che anche l’aggiornamento di oggi ti piaccia, sappimi di
dire! Ciao, Nyssa
potterina_88_: mentre stavo scrivendo pensavo
esattamente le stesse cose: se da una parte sono decisamente un po’ troppo
giovani, dall’altra però stanno così bene insieme e saranno dei perfetti
genitori visto che sanno già quello che non devono fare.
La mia storia, eh sì, finirà, però ne sto già producendo un’altra
(dato che sono in vacanza mi porto avanti col lavoro) e spero che seguirai
anche questa! Intanto dimmi che cosa pensi di questo nuovo aggiornamento, spero
ti piaccia ugualmente! Un bacione! Nyssa
Shavanna: confesso che l’idea era di
terminare la fic proprio a Natale, ma tra una cosa e
l’altra credo si andrà un po’ più avanti, così avevo deciso di pubblicare il
capitolo della rivelazione per la festa, ma neppure questo mi è riuscito e
allora amen! Ci sono andata vicina…
Sì, credo anche io che sia stata una decisione un po’ eccessiva,
però ci stava così bene… io ce lo vedo tanto Draco a tenere un bebè in braccio…
^^
Cmq ripeto, è decisamente presto e
avrebbero dovuto fare moooooolta più attenzione, ma
poi ho guardato mia cugina e i suoi tre figlioli, di cui il primo arrivato
quando non avrebbe dovuto, e allora mi sono decisa.
La reazione di Harry la si vede in questo cappy,
per gli altri… chissà, forse lo dirò o forse no; se una mia amica mi dicesse
una cosa del genere credo che farei scena muta… magari loro sono come me *//*
Per le descrizioni di confusione, invece, ormai stanno diventando
il mio cavallo di battaglia, anche se prego di non doverne scrivere troppe.
Bene, mi auguro che ti piaccia anche il nuovo post, ciao e un bacione! Nyssa
SilVerphoenix: penso che il voto che tu mi hai
assegnato sia decisamente da rivedere, non credo di meritare tanto, però non
nego che la cosa mi riempia di gioia^^
Mi auguro che ti piaccia anche il mio nuovo aggiornamento, per
qualsiasi cosa sai dove cercarmi, Kiss, Nyssa
lady malfoy 95: in effetti anche io ogni tanto
mi metto a pensare a come starebbe con un bel pancione… e anche a Draco col
bambino, però la cosa mi fa sempre tanta tenerezza, alla fine, come si vede,
non ho saputo resistere.
Le vacanze vanno così così visto che mi
riempiono di compiti e il tempo di scrivere è sempre limitato, ma almeno posso
tirare un sospiro di sollievo.
Spero ti piaccia l’aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa
Come
un fulmine, la grande battaglia era scoppiata ed era terminata.
La
nube di pulviscolo generata dalle tante magie esplose si stava diradando mentre
i superstiti si guardavano negli occhi, il corpo ancora teso e all’erta in
cerca di eventuali nemici nascosti e pronti ad un agguato.
Al
centro del cerchio formato, solo Bellatrix era ancora
in piedi, la bacchetta saldamente stretta nella mano sinistra, i capelli, una
volta neri, ormai striati di bianco, scompigliati dalla corrente sotterranea
che vorticava sulle pareti arrotondate della sala creando un mulinello al
centro.
La
luce illuminava la statua della più bella tra le fondatrici, RowenaRavenclaw, mentre le
altre, altere, di SalazarSerpeverde
e GodricGrifondoro
fissavano impassibili la bella donna e, all’opposto, sulla parete, quella di
Tosca Tassorosso le sorrideva benigna.
-Non
avrete anche me! – urlò Bellatrix con voce quasi
isterica – ormai – continuò – basta un solo mangiamorte
perché il potere dell’Oscuro Signore risorga!
E,
animata da una nuova rabbia, la punta della bacchetta divenne di un verde
fluorescente.
In
un attimo l’incantesimo partì.
Evangeline, alla destra della donna, quasi si lanciò
dall’altra parte del gruppo nel tentativo di salvare una delle due persone alle
quali la magia era diretta.
Ma
per quella volta, i suoi sentimenti ebbero il sopravvento e fu per quella
piccola ragione che non si accorse che l’incantesimo non era diretto a Zachariah, ma a Hermione.
E
la luce verdastra dello schiantesimo si addensò e poi
propagò sul petto della giovane all’altezza del cuore.
Lasciando
la bacchetta, il corpo fu sospinto all’indietro dal contraccolpo, cadendo di
schiena sul freddo pavimento di pietra.
Nell’attimo
di confusione generale, gli occhi di tutti i presenti si incrociarono e, mentre
da una parte giaceva la figura inerme di Hermione, dall’altra si stava
smaterializzando Bellatrix e, solo allora, si
accorsero che, svenuta o narcotizzata, con lei c’era anche Temperance
e, nelle sue braccia la piccola figura imbacuccata del bambino appena nato. Rodolphus, scappato dal campo di battaglia poco prima della
fine del corpo a corpo, era di nuovo riuscito a rapire Ransie,
probabilmente troppo debole per opporre resistenza dopo il parto.
E
mentre, con un grido di terrore, Eva e Zach si
lanciavano verso il centro della sala nel vano tentativo di salvarla, a loro si
unirono anche Draco, Harry e Ginny che correvano
verso la loro compagna esanime.
…e
fu silenzio.
Un
silenzio pregno di tensione e morte.
Ma
quando anche la figura dell’ultima mangiamorte fu
scomparsa, l’attenzione fu tutta per lei.
Evangeline si fece rapidamente largo tra gli studenti
assiepati intorno alla ragazza che sembrava così vulnerabile, stesa a terra tra
le braccia di Malfoy che la cullava come una bimba addormentata.
Harry,
Ginny, Ron, Daphne e
Neville, in piedi lì accanto, si scostarono quando la loro insegnante toccò
appena il polso molle della loro amica mentre scambiava un’occhiata
significativa con Zachariah inginocchiato al suo
fianco.
L’uomo
accarezzò la testa della riccia con fare paterno, lo stesso che aveva usato
quando Temperance era bambina… e lei rideva contenta
di quel gesto affettuoso; la ragazza distesa a terra non rideva, anzi, era
immobile, le mani che diventavano sempre più fredde.
Stava
morendo.
L’aveva
letto negli occhi vitrei di Evangeline.
C’era
del senso di colpa in quegli occhi che conosceva bene, erano anni ormai e
ancora non era riuscito a capire come fossero finiti a fare squadra insieme e
poi come quel gruppo si era potuto allargare e diventare la mitica banda che
era stata per molti anni.
E
nonostante tutto questo tempo passato insieme, c’erano un sacco di cose che
ancora non conosceva di lei; leggere quello che provava, quello che sentiva,
poi, era completamente fuori discussione.
Eppure
quel giorno c’era riuscito: due volte era accaduta quella cosa. La prima era
stata quando si erano incontrati la prima volta, in un istante era stato come
se il tempo si fosse fermato, si era sentito appartenente ad un passato comune
con quello della vampira, ma non sapeva quale, era stato allora che aveva letto
un sentimento di nostalgia e malinconia, l’aveva letto nei suoi occhi.
La
seconda volta era accaduto quel giorno, l’aveva vista lanciarsi su di lui
quando Bellatrix aveva fatto scoppiare l’incantesimo,
non sapeva perché l’avesse fatto, ma era stato così.
Era
stato dopo che il danno c’era stato che quegli occhi avevano rivelato ciò che
sentivano: paura e senso di colpa.
Perché?
Per
Ransie mentre, addormentata, veniva rapita insieme al
suo bambino, povera creatura… aveva patito tanto prima di nascere, chissà che
gli sarebbe successo adesso… non conoscevano neppure il suo nome…
E
poi per Hermione, colpita… avrebbe potuto salvarla se avesse atteso un attimo
ancora prima di lanciarsi verso di lui… ma non l’aveva fatto, non aveva
aspettato come aveva sempre fatto e adesso Hermione stava morendo e loro non
potevano fare nulla.
Guardò
Eva che tastava con mano ferma e competente il collo scoperto della ragazza
-Toglile
la cravatta – ordinò svelta allontanandosi e lasciando il corpo, mentre Draco
la guardava sbigottito
-Che
vorresti fare?
-Non è
ancora morta – disse sbrigativa – forse posso fare ancora qualcosa, anche se…
Gli
occhi azzurri si sollevarono fino al soffitto da dove filtrava la luce
-Non c’è
la luna – fu il suo ultimo commento
Dieci
paia d’occhi si sollevarono fino alla volta circolare con le colonne binate che
risaltavano come gli occhi fosforescenti di un gatto e presero atto del fatto
che la luna, quella sera, non aveva mostrato la sua faccia.
-E’
perché abbiamo rimesso a posto il medaglione – rispose Zach
e si scoprì come mai a scuola la festa dell’eclissi fosse così sentita.
Probabilmente la Scuola stessa era stata fondata in una notte senza luna.
Qualche
sguardo preoccupato venne scambiato tra i presenti mentre Draco stringeva
possessivamente a se le spalle di lei
-No –
disse chiaramente - possiamo usare la Giratempo
-No, non
basterebbe – riferì Zachariah
-Lasciami
tentare – quasi lo implorò Evangeline, oppressa dal
senso di colpa
-Hermione
è incinta – sussurrò piano Draco arrossendo, rivelando il motivo per cui non
voleva che Eva toccasse la
ragazza. Il foglio che la Caposcuola gli aveva fatto leggere
diceva che, in caso la donna sia in stato interessante e non ci sia la luna non
è possibile determinare quel che accadrà alla donna stessa e al suo bambino.
A
questo punto, gli sguardi imbarazzati di Daphne, Neville, Ginny
ed Harry videro la luce assieme a quelli sorpresi di Monica, Axel, Rowenna, Piton e Ron
-Lasciala
provare – disse Harry avanzando verso il biondo – se non tenta moriranno in
due… se prova forse riusciremo a salvare almeno lei…
Ci
fu un istante di silenzio profondo, poi lo Slytherin
annuì gravemente.
Draco
si alzò in piedi, adagiando piano il corpo in terra
-Almeno
non chiedetemi di stare a vedere – disse allontanandosi.
Qualcuno
annuì.
Eva
si trasformò e ritornò al suo stadio primo, in forma di quindicenne.
***
Il
ragazzo era ormai in fondo alla sala quando si voltò per l’ultima volta e vide
appena la bocca della vampira pericolosamente vicina al collo scoperto mentre
la camicia bianca della studentessa era stata abbassata fin sulla spalla.
“Non
mi lasciare” sentì dire ad una voce dentro di lui: era di sicuro lei che lo
stava chiamando… lui era patetico… lei stava morendo, eppure usava le sue
ultime forse per lui, per richiamarlo, per ricordargli quello che le aveva
promesso: di non abbandonarla mai. Lui era vivo e in salute, invece, e se ne
stava andando, la abbandonava proprio quando lei aveva bisogno… e osava anche
dire di essere innamorato… avrebbe dovuto vergognarsi…
Lei
gli era rimasta al fianco quando aveva bisogno, cercando di rendersi utile,
possibile che lui non potesse fare proprio nulla?
Osservò
Daphne, inginocchiata accanto all’amica che le stringeva la mano.
Beh,
fino a tenerla per mano e aspettare era capace…
Non
sarebbe stato uomo se se ne fosse andato.
E
quello sarebbe stato il primo gesto di cui si sarebbe vergognato.
Era
Draco Malfoy e un Malfoy non fugge mai!
Forse
era mezzo Black, vero, ma portava il cognome dei Malfoy e adesso che aveva
saputo che i suoi genitori erano dei “traditori della causa” poteva portare
quel nome e quel cognome con rinnovato orgoglio.
Lei,
almeno, avrebbe voluto che fosse così.
Tornò
indietro quasi correndo mentre lo Sfregiato gli sorrideva annuendo e gli
lasciava il suo posto al fianco della riccia; Draco s’inginocchiò, sostenendole
la testa e appoggiandosela in grembo. Evangeline
ghignò, dopodiché affondò definitivamente i denti nella carne, dandole il suo
sangue.
Quella
era forse la prima volta che un vampiro al posto che bearsi del sangue umano,
donava il suo, mezzo demoniaco.
***
L’infermeria
era calda e tranquilla, la luce soffusa del pomeriggio filtrava attraverso i
tendaggi di garza appesi alle finestre e colpiva delicatamente il viso della grifondoro distesa nel letto di mezzo del corridoio,
proprio di fronte alle imposte.
Hermione
si destò appena, svegliata da quel dolce tepore sul volto, e sbattè qualche volta le ciglia per riprendere il contatto
con la realtà.
Non
ricordava niente: che ci faceva lì?
All’improvviso
qualche ricordo le tornò alla memoria: la battaglia, Rowena,
Ginny, gli altri… e poi Bellatrix
che aveva lanciato lo schiantesimo ed Evangeline che si era lanciata verso di loro. Dopodiché,
solo una memoria debolissima di aver chiamato accanto Draco perché… lui non
c’era.
Ma
Draco, come si accorse, era seduto ai piedi del suo letto, addormentato sulle
coperte candide, con la divisa spiegazzata, la testa fasciata da alcune bende
bianche e due cerotti incrociati sul dorso della mano destra, appoggiata sul
letto.
Non
se n’era andato.
Non
l’aveva lasciata.
E
se anche l’avesse fatto, era tornato ed era stato per lei.
Un
pensiero la colse con un’urgenza improvvisa mentre si scopriva dai lenzuoli e
guardava fisso il grembo, fasciato dalla stoffa di una camicia da notte.
Draco
si svegliò in quel momento visto tutto il movimento che lei aveva fatto, e la
guardò
-Il…
bambino? – chiese preoccupata lei aggrottando le sopracciglia come faceva
quando temeva una brutta notizia
-Sta
bene – disse piano lui – Madama Chips ha detto che
non ha risentito del tuo trauma, anche se…
-Anche
se cosa? – lo incalzò preoccupata portandosi una mano alla pancia
-Non
sappiamo cosa sia, come sia…
-Perché?
-Perché
quella notte non c’era la luna e io ti ho morsa, anche se ti ho dato il mio
sangue e non ho preso il tuo – disse Evangeline, entrando nell’infermeria a passo spedito nella
sua forma da quindicenne
-Tu? –
domandò stralunata la mora – tu mi hai dato il TUO sangue?
-Sì –
rispose brevemente la bionda
-Quindi
potrebbe…
-Sì,
potrebbe essere un vampiro di stirpe, un vampiro normale, un umano o un vampiro
soggetto a metamorfosi temporale
Hermione
annuì seria, accarezzando appena la stoffa che le copriva l’addome.
-Ti
rimarrà la cicatrice – aggiunse poi indicandole due segnetti
sul collo che la ragazza si affrettò a toccare – ma considerati fortunata: c’è
gente che muore per essere stata morsa da un vampiro – lei annuì – tu hai avuto
una doppia fortuna perché sei viva e umana.
-Che
cosa è accaduto? – volle sapere la Caposcuola – non ricordo più nulla.
La
professoressa annuì, dopodiché un piccolo corteo fece il suo ingresso sotto lo
sguardo di disapprovazione di Madama Chips
-Credo
sia ora di svelare tutti i dubbi – disse semplicemente – ma volevamo aspettare
che ci fossi anche tu
Lei
annuì e poi sorrise ai suoi compagni che avevano in mano fiori, cioccolatini e
altri regali per lei e che si sedettero sul suo letto e su quelli vicini.
-Cominciamo
dall’inizio – disse a Zach con familiarità –
raccontaci come mai Bellatrix ce l’aveva tanto con te…
L’Auror lanciò uno sguardo al piccolo pubblico, poi cominciò.
-Bella
ha detto che sono stato io a uccidere Voldemort, ma
non è vero. Probabilmente avrete saputo da Rowena che
sono scomparso di casa quest’estate e da allora non hanno avuto più mie notizie
– alcuni annuirono, Rowena compresa. – Voldemort, per essere precisi, era stato ucciso già da
Harry durante il torneo TreMaghi e, per la cronaca,
ciò era avvenuto quando le due bacchette recanti in sé la piuma della fenice
erano venute in contatto. – Harry accennò un assenso con la testa – dovete
sapere, e io questo l’ho scoperto molto dopo, che Voldemort
aveva dato la sua anima alla bacchetta. Da quando il professor Raptor era stato distrutto dalla magia di Harry, Tu-Sai-Chi si era rifugiato nell’unico oggetto di sua
appartenenza che gli fosse rimasto: la bacchetta.
È stato solo dopo, quando Rodolphus ha ritrovato il diario, che lui ha potuto vivere
di nuovo come un essere umano e così, quando Ginny ha
aperto la Camera, per un breve periodo è tornato ad essere lo studente
diciassettenne di scuola – Ginny annuì imbarazzata –
nonostante molti tentativi fatti, il corpo di Voldemort
era stato completamente distrutto quando aveva attaccato i coniugi Potter e
Harry l’aveva praticamente spazzato via con la sua stessa maledizione, insomma,
è da diciotto anni che di Voi-Sapete-Chi non esiste
altro che la sua essenza, poi ricongiuntasi alla bacchetta. Quando le due
bacchette sono entrate in risonanza, una delle due è stata distrutta e fu quella
dell’Oscuro Signore perché quella di Harry era protetta dal patronus che suo padre gli aveva
mandato, una sorta di spirito, chiamatelo, così Voldemort
si ritrovò nuovamente senza una cosa che gli appartenesse, visto che diario e
bacchetta erano ormai perduti.
-Ma non
poteva entrare nei suoi vestiti, o nelle sue cose? – chiese Ronald
-Occorreva
qualcosa che fosse pieno della sua magia – spiegò Zachariah
– quando lo incontrai io, quest’estate, stava cercando di sprigionare la magia
del Medaglione delle Case.
-E che
cos’è? – domandò Neville
-Si
tratta di un manufatto molto antico che fu forgiato dai fondatori della Scuola,
esso racchiude la loro magia ed è utilizzabile una volta ogni mille anni
-Quindi
ora sarebbe stato possibile usarlo… - propose Daphne
-Ipoteticamente
sì, però sussiste un altro dettaglio.
-E quale
sarebbe? – lo incalzò Hermione
-Al
tempo ancora della fondazione, il medaglione era stato diviso in quattro parti
e nascosta ciascuna nei rispettivi camini delle sale comuni delle Case,
tuttavia, RowenaRavenclaw,
la fondatrice di Corvonero, conscia di quel che
sarebbe potuto succedere se utilizzato in maniera sbagliata, raccolse il
frammenti, ne fabbricò quattro copie identiche, ma senza magia, e le nascose al
loro posto, distruggendo poi gli originali aiutata da Salazar,
circuito con una scusa.
-Una
cosa terribilmente femminile – commentò Draco sprezzante
-Sì. Sta
di fatto che il medaglione che Voldemort cercava di
usare non avrebbe avuto alcun effetto e la sola magia della Prima Pietra nella
sala dove intendeva attuare l’incantesimo era già stata sufficiente a lasciare Tu-Sai-Chi praticamente morto, io insomma ho solo usato uno
schiantesimo per liberarmene, il grosso era già stato
fatto. Bellatrix, però, che era l’unica informata di
questo piano, cominciò a darmi la caccia e fui costretto a nascondermi e quale
posto migliore se non la Stanza della Fondazione? In un certo senso devo
ringraziare Voldemort che ha forzato la serratura.
Voi non ve ne siete accorti – aggiunse – ma
sono rimasto a Scuola quasi cinque mesi, forse sei… solo Silente sapeva di me
e, credo, la McGranitt. Per questo erano così
preoccupati quando c’è stata l’invasione di famigli.
Qualcuno
ghignò.
-Quel
che è accaduto dopo è stato che Bellatrix, dopo aver
mandato la scuola nel caos, era riuscita a trovarmi, peccato che ai mangiamorte sia vietato l’ingresso a Hogwarts
-È vero,
Silente ha detto che non sono i benvenuti… - disse Pansy
-Infatti,
quello non è altro che un incantesimo piuttosto potente per tenerli alla larga
-Ma
allora come hanno fatto a infiltrarsi qui? – domandò Harry
-Ci sono
riusciti tramite Lavanda
-Lavanda
Brown? – esclamò incredula la Parkinson
-Sì.
Animata da un odio viscerale e da un desiderio di vendetta particolare, è stata
la preda perfetta per i Lestrange che l’hanno
corrotta con una pozione marionetta e poi costretta a servirli.
-Ma era
cosciente? – domandò Daphne
-Chissà…
questa è una cosa che solo lei può dire.
Evangeline sospirò ed annuì decisa.
-L’odio
può muovere molte persone…
-Ancora
non capisco come abbiano potuto mettere la pozione PrendiVita
sul libro, però… - chiese sospettosa la riccia – Lavanda quel pomeriggio non mi
sembrava così arrabbiata
-Probabilmente
è stato quando ha trovato me e Pansy – rispose Ron arrossendo
-Te e Pansy?
-Sì,
probabilmente anche lei ha visto quando eravamo in camera – riconobbe
-Ma non
eravate TE e Lavanda? – chiese incerta la mora
-No,
eravamo io e lei… - e indicò la serpeverde dai
capelli neri
-Beh, si
capiscono molte cose… - commentarono Harry e Draco
-Dove si
trova adesso? – fu invece la domanda di Daphne
-In qualche
sgabuzzino con un bravo torturatore, spero – commentò Eva sadicamente – Silente
l’ha espulsa dalla scuola dopo che il Ministero ha fatto molte pressioni a
proposito. Bene, a questo punto ci serve la storia di Row
– e le lanciò un’occhiata. Rowena si raddrizzò sulla
sedia – come mai tu hai ancora la Vista?
-In
verità non lo so – ammise lei – credevo di averla donata per salvare mio
fratello - si giustificò volgendo il capo verso il punto dove era seduto
l’ultimo dei Black
-Questa
è una domanda a cui posso rispondere io – s’intromise proprio Sirius
-Allora
parla e fai in fretta – furono le parole della vampira
-Beh,
ecco... il fatto è che l’ho battuta sul tempo… quando siamo fuggiti da una
delle altre realtà, sono stato il primo a dare via qualcosa per farci passare.
Io sapevo ancora come funzionavano questi passaggi. Da quel che riesco a
ricordare, basta cedere qualcosa per attivare il passaggio, ma non conta quanti
vi passiono.
-E
quindi? – domandò Monica
-Ho dato
via due cose di poco conto, sia per salvarmi, quella volta al Ministero, sia
per tornare da questa parte e portare con me la mia sorellina… - tutti
pensarono che, se Piton fosse stato presente, sarebbe
finita in una mezza zuffa.
-E che
cosa, di grazia? – intervenne Rosleen
-Ah,
semplice! La mia capacità di diventare animagus e… -
tutti aspettarono con il fiato sospeso la risposta del padrino di Harry che,
con un sorriso da divo del cinema aggiunse – la mia amicizia con PeterMinus.
Zach, Ros, Eva e Harry si misero a ridere
mentre gli altri erano combattuti tra la costernazione e il desiderio di farsi
una santa risata.
-Ok, a
questo punto, che misteri mancano? – domandò Evangeline
-Per
esempio perché hanno rapito Ransie, oppure perché
hanno detto che i miei genitori sono dei traditori – intervenne scazzato Draco che, in quel momento, voleva solo
rimanersene da solo con la sua mezzosangue.
-Per i
tuoi genitori puoi andarci a parlare tu stesso – gli disse Axel
– tuo padre è ricoverato al San Mungo, se si sveglia gli puoi parlare
-Non
credo di avere tutta questa voglia e questa fretta – ammise il biondo
-Diciamo
anche che sono stati dei genitori solo a metà – intervenne BlaiseZabini comparendo sulla porta
-Che ci
fai tu qui? E che ne sai tu di questa storia? – domandò il Caposcuola al
migliore amico
-Blaise
ci ha seguito di nascosto – ammise Monica – Pansy l’ha
incontrato quando era di guardia, lui è sceso di sotto, ci ha visti ed è andato
ad avvertire: è stato lui a chiamare Piton, a dirgli
che Rowena era nella sala e avvertire la McGrannit e Silente
-Stai
sempre tra i piedi, vero Zab? – gli domandò Draco col
suo solito fare altezzoso
-Credo
che tu debba dirmi ancora una cosuccia su di lei – rispose Blaise
sorridendo e alludendo alla Hermione distesa nel letto.
Ovviamente
tutti sapevano che Blaise sapeva che Hermione era
incinta, ma lui voleva sentirselo dire da Draco perché erano amici, perché la
loro era un’amicizia strana, ma alla fine sincera.
E
non c’ amicizia più bella di quella che nasce con difficoltà e che si basa
sulla fiducia.
-Suppongo
che a questo punto non mi farai più entrare nel tuo club di playboy – disse
ghignando Malfoy
-Ci sei
cascato come una pera – rispose lo Slytherin dagli
occhi blu
-E
invece che ne sarà di Temperance? – domandò
preoccupata Monica
Tutti
si studiarono negli occhi senza che nessuno avesse una risposta a quella
domanda.
Il
respiro si era fatto improvvisamente basso e pesante.
A
quel punto, si poteva solo pregare che stesse bene.
***
Il
tetto della torre sud era senz’altro il posto che Evangeline
prediligeva di tutta la scuola e l’aria di febbraio lo rendeva fresco ed eterno.
Si sentiva davvero libera seduta sulle tegole scure del castello ad ammirare
l’orizzonte mentre il venticello gelido ancora invernale le scompigliava i
lunghi capelli biondi.
E
in quel momento era più felice che mai di essere lassù con Zach.
Lo
sbirciò con la coda dell’occhio, come faceva i primi tempi che si erano
conosciuti. Era seduto con una gamba ripiegata e un braccio appoggiato sopra e
anche lui stava guardando lontano, oltre la linea che separava la terra dal
cielo, oltre le colline e i prati verdi della brughiera.
-Ho una
domanda da farti, Eva – disse l’uomo mentre la brezza gli metteva in disordine
i capelli neri così simili a quelli di Sirius. Non
ottenendo risposta continuò – perchè mi guardi sempre in quel modo?
Evangeline si voltò verso di lui, gli occhi in una
muta domanda: “quale modo?”.
-Che
cos’era quella cosa che ho sentito quando ci siamo visti la prima volta?
Le
labbra della vampira si atteggiarono in una smorfia a metà tra un sorriso
triste e un ghigno
-Lo vuoi
davvero sapere? – chiese, lui fece cenno di sì con la testa
-D’accordo
allora. Tu sai come sono diventata vampira?
-In
parte.
-Dimenticatene.
Non è vero che appartenevo alla nobiltà scozzese. Vivevo in un villaggio sulle
rive di LochNess, un posto
povero e distante dove raramente si incontravano visitatori. Il nostro signore
era il conte di McDowell e abitava in un castello
sulla sponda del lago, io non l’avevo mai visto e quello che non sapevo era che
altri non era se non un vampiro.
Zachariah annuì, seguendo il filo del racconto.
-Quando
avevo quindici anni lo incontrai per la prima volta. Non ero una strega, ero
solo una babbana qualunque, ma mi innamorai di
quell’uomo a prima vista, tanto che, quando si è giovani, si commettono delle
follie. Devi sapere che la Scozia è sempre stato un paese diviso da lotte
fratricide e la casata dei McDowell non faceva
differenza, infatti il vicino del signor McDowell
attaccava continuamente le nostre terre, rubava le nostre greggi, saccheggiava
i nostri villaggi e violentava le nostre donne. Ed era un vampiro anche lui.
In realtà, una bambina di quindici anni non
dovrebbe nutrire amore verso una persona molto più vecchia di lei, soprattutto
di qualche migliaia di anni, ma ero innamorata ed Edmund
era tutto quello che volevo.
Conoscerlo, volendo, fu abbastanza semplice
e chiacchierare anche, eravamo molto amici e lui mi considerava un po’ sua
figlia, un po’ sua amica, un po’ sua moglie. Era un rapporto strano e
controverso.
Ma tutto questo non m’importava, pur di
potergli stare accanto.
Ringrazio il Cielo che il nostro rapporto
non sia mai arrivato al punto da desiderarci fisicamente, e, forse, un vampiro
non dovrebbe nominare il Cielo. – Zach le sorrise
Un giorno, però, capitò che arrivai al castello
mentre era appena terminato uno scontro con il nostro confinante: Edmund era in un lago di sangue sul pavimento della sala da
ballo ed io ero costernata.
Anche se lui non me l’aveva detto, sapevo
che era un vampiro, un vampiro di stirpe per la precisione.
Credevo che fossero immortali, ma la cosa
non è vera: un vampiro può uccidere un altro vampiro. E Lord Black, il nostro
confinante, era un vampiro, era spietato ed era un tuo antenato, forse.
-Un mio
parente? – domandò Zach
-Sì, è
probabile, quantomeno un ramo cadetto della tua famiglia.
-È per
questo che all’inizio volevi uccidermi?
-Lasciami
finire, non sono ancora arrivata al dunque. – lo ammonì lei rimettendolo a
tacere. – implorai Edmund di non morire, ma sapevo
che non era una cosa che dipendeva da lui, non sopportavo di vederlo in quello
stato, giurai vendetta verso i Black in quel momento, da stupida bambina
quindicenne, e lo pregai di mordermi. Mi disse che era pericoloso e che sarei
potuta morire, non m’importava. Era una scelta che avevo fatto, un rischio che
ero disposta a correre. Per perseguitare ogni Black sulla faccia della terra,
per distruggere quella famiglia che mi aveva portato via quel segreto, l’uomo
che amavo. Ma comunque lo fece. Edmund, non aveva
questo mio odio verso l’altra famiglia rivale, mi sorrise poco prima di
addormentarsi per sempre e mi disse che sarebbe tornato, prima o poi.
Presi il suo cognome e comincia a studiare
la magia dei druidi, poi quella complessa delle formule.
Ero animata da un obiettivo e questo mi
aiutava.
Scoprii solo più tardi che i vampiri sono
considerati immortali perché hanno la capacità di rinascere, a distanza di
secoli. Si può quasi dire che si reincarnano in un’altra persona. Questo era
quello che lui intendeva.
Da allora fino a pochi anni fa non ho fatto
altro che dare la caccia a quella famiglia di bastardi, l’ho fatto per secoli,
ho ucciso per vendetta, non per odio, ma non sono pentita e potete mandarmi ad Azkaban per questo.
Ma quando ti vidi, Zachariah, quando ti rividi fu come se quei secoli
che ci avevano separato non fossero mai esistiti. Eri un Black e ti avrei
dovuto eliminare come gli altri, ma… eri la reincarnazione di Edmund e non potevo… sono diventata spergiura per te, Zach. E questa è l’unica cosa di cui sono pentita. Forse
era per questo che Ed non voleva che giurassi di uccidervi tutti.
-Mi
somigliava? – domandò serio Zach, lei si voltò a
guardarlo
-Non
molto, in verità. Ed aveva i capelli bianchi e gli occhi rossi, i lineamenti
più fini… la tipica figura del libro di favole, insomma, come diventerò anche
io, probabilmente. Ma avete lo stesso carattere – ammise la bionda mentre una
lacrima le rigava la guancia – io so che te non sei lui, ma gli somigli molto e
non posso cancellare quello che è stato. Per questo sono venuta con te.
-Tu sei
innamorata di me? – domandò ancora l’uomo, Evangeline
non rispose. E ci fu silenzio. Che cosa avrebbe dovuto dire? Qual era la
verità?
-Che
cosa faresti se ti dicessi che sono innamorato di te? – chiese lui
-Non lo
so – rispose franca, ma quando si voltò, il volto di lui era appena a pochi
centimetri dal suo
-Vorrei
che cominciassi a pensarci – disse serio fissandola negli occhi – o mi
prenderanno per un pedofilo
-Sono un
demone pericoloso – rispose lei tesa, ma più lui si avvicinava e più le parole
sembravano non volerle uscire dalle labbra
E
quando infine la baciò, le parve che i mille anni che erano stati separati
scomparissero velocemente ad uno ad uno.
-Credevo
di essere attratta da te perché eri la reincarnazione di Edmund
– ammise quando lui si scostò – ma mi rendo conto di essere innamorata di te
come Zach perché di te amo anche quello che non è
stato di Ed e, forse, ti amerei anche se tu non avessi niente di lui. Edmund è morto definitivamente quando tu ti sei rifiutato
di uccidermi.
-I
vampiri non possono morire – la corresse l’Auror e
lei sorrise
-Un
giorno ti spiegherò come si fa ad uccidere un vampiro.
-Forse
non lo voglio sapere – ammise saggiamente Zachariah
Black – sono felice di averti ritrovata – aggiunse poi
-No, non
mi hai ritrovata, tu mi hai TROVATA. Tu non sei Edmund.
Adesso, finalmente, posso accettare che sia morto.
***
Dopo
aver scacciato la folla urlante che protestava, Draco chiuse la porta
dell’infermeria, aveva bisogno di stare un po’ da solo con Hermione.
La
Caposcuola sfogliò un calendario da tavolo appoggiato sul comodino pieno di
fiori e medicine accanto al letto
-Che
giorno è oggi? – domandò sfiorando appena i giorni impressi con l’inchiostro
-Martedì
– rispose il biondo sedendosi sulla sponda del letto affianco e guardandola
-Ho
dormito tre giorni? – chiese e lui annuì – e dire che non mi ricordo
assolutamente niente… cosa è successo dopo? – l’altro sospirò
-Sei
caduta a terra e sei svenuta, hai perso i sensi, ma lo schiantesimo
ti ha colpita solamente di striscio, quindi non sei morta istantaneamente… Evangeline voleva aiutarti, ma io non volevo…
-Perché?
– chiese lei seria e incuriosita dal fatto che lui lo dicesse con tanta
tranquillità
-Se
avessi avuto la certezza che sarebbe andato tutto come è andato… non avrei
aspettato – ammise – ma in cielo non c’era la luna, Eva è un vampiro e tu sei
incinta… che ne sarebbe stato di te e del bambino?
-E poi?
– lo incalzò lei
-Ho
lasciato che Potter si occupasse di te e sono andato via, non sarei riuscito a
sopportare la scena se qualcosa fosse andato storto – lei gli sorrise – poi
però tu mi hai chiamato e mi sono sentito un verme. Ti ho guardata e ho visto
le labbra di Eva così vicine e… mi sono detto che questa era l’occasione per
ripagarti di quello che avevi fatto per me quella notte prima di Natale, quando
mi sei rimasta accanto prima che partissi.
-Lo so,
questo me lo ricordo… - ammise lei
-Eri
sveglia?
-Non
proprio, è come un deja-vù, so di averti chiamato
perché sentivo che non eri con me… mi sentivo così sola – confessò.
-Mi
dispiace, sono stato uno stronzo, non succederà di
nuovo. – disse lui avvicinandosi e baciandola dolcemente sulla fronte – anche
se prego che una situazione del genere non debba mai più ripetersi…
-Cosa ci
facevi qui quando mi sono svegliata?
-Aspettavo
che ti riprendessi… non ce l’ho fatta a lasciarti di nuovo
-Lo sai
che è stato solo perché tu mi hai richiamata che sono riuscita a tornare
indietro e svegliarmi? – svelò
-No, ma
grazie per avermi chiamato, allora
-Grazie
per avermi ascoltata. – rispose lei e lui la baciò.
-E’ il
momento di prendere delle decisioni, adesso – riconobbe lei – presto i prof
verranno a sapere che aspetto un bambino… Piton ci
rimarrà di sasso quando scoprirà che sei te il padre – aggiunse con un
sorrisetto
-La Chips sarà sicuramente andata a spiattellarlo a mari e
monti, è una tale pettegola…
-La McGranitt lo sapeva già – ricordò la ragazza. – Che
facciamo? La decisione che prendiamo adesso sarà irrevocabile. Non si torna
indietro. Parla, dimmi quello che ne pensi.
-Voglio
sposarti – furono le semplici parole di lui e lei arrossì
-Questo
non c’entra con il bimbo – fece notare lei
-Non
importa, volevo solo dirtelo – lei gli sorrise dolcemente, come aveva fatto
quella notte ormai distante
-Tu non
hai idea di quanto mi faccia felice questa cosa – confermò
-E per
il bambino – aggiunse lui – mi pareva avessimo già deciso di tenerlo, no?
-Che
faremo con la casa e il lavoro?
-Entrerò
negli Auror – disse risoluto il biondo
-Tu!
Draco Malfoy?! – lo canzonò lei
-Ricordati
che niente è impossibile per un Malfoy – rispose con aria di superiorità lui
-Lo sai
che bisogna uscire con una O in ogni materia dei M.A.G.O.
per essere ammessi alla scuola speciale?
-Sì. Ma
con il tuo aiuto ce la posso fare, mi passerai i compiti, vero?
-Puoi
anche scordartelo. – rispose acida
-E tu,
che hai intenzione di fare?
-Certo
non aspettarti che rimanga a casa a fare la calza – lo rimbrottò – non sono
quel genere di persona. Voglio fare qualcosa anche io della mia esistenza
-E
sarebbe?
-Entrare
al Ministero. Se Riri se ne va rimarrà un posto
vacante alla sezione, giusto? – domandò con una strana luce negli occhi
-Ricordati
che non voglio che lavori con troppi uomini attorno – specificò lui
-Ma
figurati, sai quanta gente c’è alla sezione di Archivio del Ministero? Monica
un po’ me l’ha spiegata…è un posto meraviglioso – e gli occhi le brillarono
quasi
-Credo
che Monica ed io dobbiamo fare un paio di chiacchiere al proposito – disse la
serpe più a se stesso che alla ragazza.
Draco
la fissò mentre lei gli lanciava un’occhiataccia
-Dove
andremo a stare? – chiese ancora – non abbiamo soldi e non ancora un lavoro…
-Ho un
conto in banca, possiamo usare quello e credo che sarebbe sufficiente a
mantenerci tutta la vita nullafacenti – confermò il biondastro mentre avallava
la teoria che, certo, non si sarebbe abbassato ad una vita di stenti.
Beh,
non era proprio come nei romanzi… lì in genere, nelle situazioni simili il
protagonista e l’eroina decidevano di vivere come persone comuni senza lussi…
chiaro che Malfoy non avrebbe mai potuto abbassarsi a tanto, ma non poteva certo
dire che la cosa le dispiacesse, soprattutto l’idea di allevare un figlio,
badare alla casa e lavorare.
-Secondo
te sarà maschio o femmina? – domandò poi la ragazza portando la mano sinistra
di lui sul ventre per fargli sentire quella piccola vita che pulsava
-Chissà,
però spero che sia maschio – confessò lui
-Così
avresti un erede per continuare il nome di famiglia?
-Hai
troppi pregiudizi, signorina… - le disse sistemandole i capelli dietro
l’orecchio – per quanto mi riguarda sarebbe meglio se non lo fosse…
-E
perché?
-Così
avremmo una scusa per continuare a provarci… prima o poi dovrà pure uscire un
maschio – le spiegò
-Non
credo che avresti bisogno di una giustificazione così banale – lo riprese lei
-In
effetti no – ammise la serpe – ma sempre meglio avere pronta una carta di
riserva nel caso tu diventassi insopportabilmente frigida
-E
allora perché vorresti che fosse maschio? – gli domandò ancora lei, un poco
offesa dal precedente commento
-Perché
ho già in mente un nome perfetto da dargli – spiegò lui
-Sei
proprio il Principe degli Slytherin – lo canzonò lei
mentre gli toccava i capelli e il viso chiaro dagli occhi argentei si faceva
sempre più vicino
-E tu
sei la mia Regina
dei Gryffindor – rispose a tono lui poco prima di
baciarla.
E
fu chiaro ad entrambi che non avrebbero parlato ancora molto.
***
Il
sole del pomeriggio entrava dalla finestra in cima alla corsia dell’altro
reparto dell’infermeria.
Dopo
essere stata dimessa e fasciata da capo a piedi come una mummia, Hermione
decise di andare a trovare Lavanda e Ron e Harry
andarono con lei.
Draco
si rifiutò categoricamente, ma sia il bambino sopravvissuto che la Caposcuola
sapevano che lo faceva perché rimanesse una cosa tra amici, una cosa tra
persone che una volta erano amiche.
Lavanda
era seduta in un letto e stava guardando fuori con la testa girata alla porta,
incurante di quel che accadeva.
Dalle
maniche corte della camicia videro una fasciatura che le prendeva dal polso
fino alla spalla.
Gli
occhi di Hermione si posarono sulle mani, strette nervosamente in grembo, su
cui spiccavano ancora le unghie rosa che avevano descritto Ransie
e Monica. Spinse indietro le lacrime per la scomparsa della prima e, prendendo
coraggio come faceva la seconda, alzò la schiena e si avvicinò al letto in
testa al gruppetto: il Trio dei Miracoli.
Lavanda
li sentì sopraggiungere, ma non si girò verso di loro, strinse solo saldamente
il lenzuolo bianco tra le mani mentre i tre si fermavano ai piedi del letto,
aspettando
-Siete
venuti a dirmi quanto sono imbecille? – rispose con una voce rotta che non le
avevano mai sentito
-Volevamo
sapere perché – disse Harry per gli altri aspettando e posando le mani sulla
griglia, lei ghignò, poi voltò la testa verso i presenti rivelando un grosso
ematoma sopra l’occhio sinistro e le orbite, una volta vitali, ora segnate da
cerchi scuri, i capelli raccolti alla meglio sulla schiena in una coda
-È
facile giudicare per gente come voi. – sputò brutalmente fissando le iridi
castane su ciascuno: Ron arrossì, Harry ebbe un tic,
Hermione, invece, sostenne il suo sguardo, più determinata degli altri a
sapere, più desiderosa di sapere, conscia di quel che le sarebbe potuto
accadere e di ciò che ne sarebbe potuto essere del suo bambino
-Granger
– disse quasi con tono di sfida la loro ex compagna – sempre fiera e
determinata, sempre altera e sprezzante – aggiunse come se fosse una
provocazione – proprio tu vuoi sapere? Proprio tu, onnipotente Caposcuola,
studentessa onnisciente, ti sei abbassata a chiedere ad una misera mezza
cartuccia come me?
-Vivo
anche senza le tue parole e sinceramente in parte so già perché l’hai fatto –
Lavanda parve stupita – ma volevo saperlo proprio da te
-Puah, tu
che sai sempre tutto – la ridicolizzò la Brown – come
puoi capire cosa provano quelli che sono come me, sempre costretti a vivere
all’ombra di qualcun altro? Oh, sarai anche bruttina e insignificante –
aggiunse malevola – ma intanto tutti parlano di te, ti lodano, ti ammirano.
Credi che qualcuno abbia mai fatto una cosa del genere con me? “Sei carina” mi
dicono, ma nessuno vorrebbe imitarmi perché sono stupida, perché chissà… e
comunque, con tutti i difetti che hai, e credimi cara, sono parecchi, sei
riuscita ad accalappiare Draco Malfoy, chi l’avrebbe detto… tu che pensi solo a
te stessa, ai tuoi studi, ai tuoi amici, non hai mai avuto un occhio per gli
altri
-Adesso
basta, smettila! – gridò quasi Ron sporgendosi sulla
paratia
-E tu, Weasley, che mi dici? Cos’è, sono solo un giocattolo
vecchio? Mi hai rimpiazzata in fretta con quella puttana della Parkinson, anche se credo che lei ti abbia già fatto un
palco di corna invidiabile – aggiunse con un sorrisetto – te ne sei proprio
fregato di me, chi se ne frega della vecchia Lavanda… eh, quando si ha per le
mani una come la Parkinson, che vuoi farci? Credevo
di contare qualcosa di più. E te, Harry… sempre al centro della scena, sempre a
raccontare le tue imprese, nessuno ti può eguagliare. Come fai a vivere in
questo mondo di mortali, gente comune? Tu, il bambino sopravvissuto, tu, il
grande salvatore…
-Perché
l’hai fatto – domandò lapidaria Hermione interrompendo quel flusso di parole
che stava distruggendo le certezze dei suoi amici
-Per
invidia, mia cara – specificò lei – credi che mi piacesse vivere con tutti voi
sempre al fianco? Avevate sempre la scena, non c’era spazio dove potessi
entrare anche io. Volevo il mio posto, il mio palcoscenico, i miei meriti, le
mie luci che mi avevate rubato.
Lavanda
era matta o qualcosa del genere.
Rosa
dalla gelosia, aveva deciso di aiutare i mangiamorte
per ottenere la sua parte di gloria e non importava il perché, voleva brillare
sugli altri, schiacciarli, comportarsi con loro come diceva che Harry, Ron ed Hermione si erano comportati con lei.
Non
c’era pentimento nella sua voce, né nella sua mente.
Ma
nessuno seppe mai se lei, la prima volta, fosse cosciente oppure no, quando
aveva chiuso Ronald nello stanzino e gettato la pozione PrendiVita
sul libro di favole, perché la Chips, attirata da
quel vociare, si affrettò a somministrare alla sua malata un’iniezione e la Brown cadde addormentata sul letto, dopodiché l’infermiera
di fece uscire senza esitazioni e da allora, nessuno seppe niente di Lavanda.
Epilogo
Il
23 giugno, il settimo anno di Hogwarts sostenette
l’ultima prova dei M.A.G.O.
Tre
giorni dopo, alla consegna dei diplomi, tutti i ragazzi che avevano condiviso
quei sette anni tra alti e bassi, avventure e disavventure, amicizie, amori,
odi e incomprensioni, sorridevano alla macchina fotografica di ColinCanon appostato davanti al
palco, pronto per immortalare l’attimo in cui il Preside avrebbe consegnato il
tanto sospirato “pezzo di carta” circondato da tutto il corpo docenti
schierato.
Harry
Potter, il salvatore del mondo magico, ottenne la sua bella Oltre Ogni
Previsione e venne ammesso alla Scuola per Auror, lo
stesso fece anche Neville Paciock, stupendo
addirittura la sua antica nonna baciando in pubblico la sua fidanzata.
Draco
Malfoy riuscì addirittura a raggiungere un sommo Eccellente mentre suo padre,
dalla terza fila dei genitori, lanciava sguardi orgogliosi a lui sul palco e stralunati
alla ragazza seduta in prima fila con una voluminosa testata di capelli castani.
Ed
entrò nella scuola dei reparti speciali degli Auror
sotto la bacchetta di Zachariah Black.
Hermione
Granger, con il pancione di sei mesi e il sorriso più radioso che Hogwarts le avesse mai visto, ritirò il diploma sul quale
era stampigliato il suo nome e una brillante Eccellente con Lode a caratteri
dorati tra gli applausi entusiasti di Ginny e dei
suoi amici.
Il
17 settembre, Leonard Alphard Malfoy vide finalmente
la luce.
Grazie
al Cielo, il sangue di Evangeline non aveva creato
danni particolari rendendolo un demone, ma i dentini aguzzi minacciavano già di
spuntare perché Leonard era proprio un bel bimbo vampiro.
Riuscendo
ad acchiappare il bouquet che Hermione aveva lanciato il giorno del suo
matrimonio, Daphne tenne fede alla promessa fatta alla sua amica quell’ormai
lontano giorno di febbraio e il 13 marzo dell’anno seguente, la piccola e dolce
CielSharisseLongbottom lasciò finalmente il Mondo delle Oche per abbracciare
una felicissima mamma e un alquanto terrorizzato papà Neville che la toccava
come se fosse stata di cristallo.
Harry
e Ginny si sposarono al settembre di quello stesso
anno insieme a Ronald e Pansy
e “cominciarono ad invadere il mondo di donnole”, come disse brillantemente il
biondastro al matrimonio della sua ex compagna di Casa con tanto di pancione…
ma dopotutto, sua moglie aveva dato l’esempio: un Malfoy non segue mai la moda,
un Malfoy la FA.
BlaiseZabini non si sposò, decidendo che,
con tre sorelle in famiglia, la percentuale di donne a cui era legato fosse più
che sufficiente, considerando anche che entrambe le sorelle maggiori avevano
messo al mondo altre femmine: BlazeLandor e LillisWeasley, il numero continuava a crescere.
Quindi,
meglio dedicarsi a storie senza legami troppo seri.
In
compenso, parteggiava in maniera vergognosa per un futuro fidanzamento tra la sanguinaria Aisley
e Seraphin Black.
Il
3 giugno di due anni dopo la fine della scuola, la seconda e biondissima figlia
di Draco ed Hermione ottenne finalmente la sua amata libertà e GardisDerzhena Malfoy guardò
perplessa il mondo che la circondava, scettica sul fatto di volerci davvero
abitare oppure no, peccato che dopo il travaglio di un’intera nottata, Hermione
non ne potesse davvero più di quella piccola peste torturatrice e decise per
lei che era meglio si desse una mossa a scegliere.
Ma
anche la piccola Gardis, nonostante non avesse vissuto
tutte le avventure del fratello e non fosse una piccola vampira, aveva un
piccolo segreto, una caratteristica unica che la rendeva assolutamente
speciale…
…ma
questa è un’altra storia.
***
Everybody's looking for that something
One thing that makes it all complete
You'll find it in the strangest places
Places you never knew it could be
Some find it in the face of their children
Some find it in their lover's eyes
Who can deny the joy it brings
When you've found that special thing
You're flying without wings
Some find it sharing every morning
Some in their solitary lives
You'll find it in the words of others
A simple line can make you laugh or cry
You'll find it in the deepest friendship
The kind you cherish all your life
And when you know how much that means
You've found that special thing
You're flying without wings
So, impossible as they may seem
You've got to fight for every dream
Cos who's to know which one you let go
Would have made you complete
Well, for me it's waking up beside you
To watch the sunrise on your face
To know that I can say I love you
In any given time or place
It's little things that only I know
Those are the things that make you mine
And it's like flying without wings
Cos you're my special thing
I'm flying without wings
And you're the place my life begins
And you'll be where it ends
I'm flying without wings
And that's the joy you bring
I'm flying without wings
Westlife feat BoA, “Flying without wings”
The End
Dopo
30 capitoli, vi assicuro che è strano scrivere finalmente queste due parole.
Da
una parte sono molto felice perché sono riuscita ad arrivare alla fine di
questa fanfiction più o meno come l’avevo progettata, dall’altra, ne sentirò
terribilmente la mancanza e, temo, questo sarà particolarmente evidente nei
miei prossimi lavori che, credo, saranno pieni di modi di dire e riferimenti di
questa storia.
Credo
che finire una fic sia un po’ come terminare di
leggere un bel libro, quando ho apposto l’ultima lettera del The end mi sono sentita esattamente come
quando ho chiuso la copertina dei I
pilastri della Terra, il mio libro preferito. So che ho alzato lo sguardo,
mi sono scrutata intorno e poi ho guardato il risvolto nero ormai chiuso. La
storia era terminata.
Anche
questa.
Sappiate
che, come autrice, sono molto orgogliosa della mia piccola creazione,
soprattutto perché è la PRIMA!
Non
so come saranno le prossime, temo delle vere e proprie schifezze, ma continuerò
a scrivere, tanto.
Ho
lasciato dei misteri ancora da risolvere e dei personaggi di cui non ho detto
tutto, questo perché, lo confesso, la storia originale è il seguito che devo
ancora cominciare a scrivere, poi però mi sono detta “Chi vuoi che legga una fic con personaggi mai visti e mai sentiti? Cosa diavolo potrebbero
capirci?” era vero, così ho continuato il monologo interiore e mi sono detta
che prima si sarebbero dovuti innamorare i loro padri e le loro madri, pensate
che nel plot originale del seguito Ron era sposato
con Lavanda! In questa fic, invece, l’ho proprio
distrutta, targata come pazza, ragazza invidiosa.
Quindi,
dicevo, pubblicherò ancora, almeno il seguito di questa e il prequel, quello che narra la storia dei genitori di Malfoy.
Ci tengo molto ad entrambi, il primo perché c’è tutta una storia dietro, il
secondo perché credo che Lucius e Narcissa siano
davvero innamorati, io personalmente li adoro come coppia, soprattutto se si considerano
tutte le difficoltà a cui devono tenere testa per vivere!
Comunque,
credo che per entrambe ci vorrà un poco, sto progettando altro, al momento, e
quindi dovrete sorbirmi ancora per un po’.
A
giorni pubblicherò il nuovo capitolo della nuova fanfic,
se vi è piaciuta questa, vi chiederò di leggere anche l’altra, se invece
pensate che sia la solita brodaglia smielata, come in effetti in parte è, beh,
sapete come scrivo, quindi forse è il caso che giriate al largo, io, comunque,
spererò di ritrovarvi tutti nelle prossime recensioni.
Vi ringrazio
con tutto il cuore per avermi sostenuta e spronata ad andare avanti e
continuare, vi ringrazio per le numerosissime recensioni che mi avete lasciato
e che mi commuovono ogni volta che le leggo.
Dal
profondo del cuore,
Grazie
…e a presto…
Nyssa
PS:
una persona mi ha chiesto perché Draco ed Hermione stavano litigando quando
Monica li ha sorpresi, ebbene, la motivazione era che lei voleva tingersi i
capelli di nero per sembrare più grande… è una stupidaggine, come tutti i
motivi per cui si litiga.