Buon Natale ...Scimmione

di LORIGETA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'albero. ***
Capitolo 2: *** Una tregua? ***
Capitolo 3: *** Le premure di un amico. ***
Capitolo 4: *** Fra le braccia di lui. ***
Capitolo 5: *** Qualcosa sta cambiando. ***
Capitolo 6: *** Perchè non capisci? ***
Capitolo 7: *** Tante piccole stelle. ***



Capitolo 1
*** L'albero. ***


nat

Buon Natale …Scimmione.

 

 

L’amore è la sofferenza dell’anima, la peggiore condanna se non corrisposto.
Lei lo sapeva, ma non sapeva come porvi rimedio.
Sfinita lasciò che uno dei suoi pensieri le sfuggisse, prendendo vita dalle sue labbra cercando invano una consolazione. 
“Tra poco è Natale.” mormorò.
Era il ricordo dell’infanzia che risvegliava in lei una gioia inaspettata, scaldandole il cuore durante la lunga notte insonne.
Ogni tentativo di scivolare in un benefico torpore era stato vano, inconsciamente frugava nei pensieri e spalancava gli occhi, guardando le ombre stagliate sul soffitto, muoversi alla tenue luce di un raggio lunare.
Strinse a sé il cuscino e vi strofinò il naso, poiché aveva pianto e ora tremava come un foglia sferzata da un gelido vento.
Tutta colpa di quel dannato principe, ospite riverito e pretenzioso, del quale si era perdutamente innamorata.
“Devo smetterla, tra poco è Natale, non voglio essere triste.”  
Intanto, perlomeno v’erano un sacco di cose da fare:
Addobbare la casa e l’albero, fare uno shopping sfrenato …
Bulma sospirò, sedendosi sul letto, tentando svogliatamente di infilare le sfiziose ciabattine, passando una mano nei lunghi capelli cristallini che le cascavano sulle spalle.  
Inutile ingannare se stessa, neppure la magica atmosfera di dicembre riusciva a distoglierla dal suo tormento.
“No, così non va bene.” disse scrollando al testa, sollevandosi e raggiungendo lo specchio, notando evidenti ombre scure sotto i suoi occhi limpidi.
“Da oggi mi dedicherò solo al Natale, non intendo rovinarmi la festa per uno scimmione.”
Era o non era Bulma Brief?
La ragazza che a sedici anni s’era lanciata verso l’ignoto, per inseguire un sogno, la donna piena d’inventiva, che senza indugiare aveva offerto ospitalità all’essere più spietato dell’universo.  
“Scimmione, da oggi dovrai arrangiarti, ho altro da fare!”
Tuttavia, non appena le giunse all’orecchio un rumore pesante di passi non poté fare a meno di pensare che appartenessero al suddetto esemplare di primate.
Possibile che stesse venendo proprio lì? Cosa voleva già alle prime luci dell’alba?
La scienziata fece appena in tempo ad indossare una vestaglia bianca di seta e a stringersi la cintura in vita, prima che alcuni colpi potenti la facessero trasalire e rischiassero di buttare giù la porta.
"Un momento!” Urlò spazientita, afferrando la pochette del trucco e colorandosi le labbra con un rossetto scarlatto.
Ma lui non conosceva le buone maniere, la porta s’era spalancata permettendogli  un plateale ingesso, a torso nudo, con indosso i pantaloni neri della tuta, fascianti come una seconda pelle.  
“Donna!” imprecò.
“Cominciamo bene!” pensò lei senza voltarsi, continuando a valorizzare il suo splendido viso, passando ripetutamente il mascara sulle già folte ciglia.
“Sto parlando con te, voltati!” Prepotentemente tuonò, facendo un passo verso di lei.
“Quando avrò finito!Non vedi che ho da fare? Nessuno ti ha mai insegnato che non si entra nella camera di una signora in questa maniera?!”
Si voltò, mordendosi il labbro, mostrandogli tutta la sua grinta e gli occhi azzurri di cui uno solo truccato.
La risata che seguì la fece irritare, non la solita fredda, ma stavolta schernitrice.
“Ahah, cos’hai qualche rara infezione? Una palpebra è completamente viola e le labbra sembrano arroventate!”
“Brutto cafone, maleducato, come ti permetti? Certo che le mie labbra sono arroventate e anch’io lo sono se solo potessi dimostrartelo!”
Bulma si trattenne dall’enunciare questa dichiarazione, ma con enfasi eccessiva sbotto su di lui.
“Nessuna infezione, questo è un modo per rendersi più carine, se solo non mi avessi interrotto avrei finito,ma è inutile sprecare il fiato con uno che pensa solo a combattere, cosa ne sai tu di questioni femminili!”  
Aveva urlato ad un centimetro dal suo viso, senza riuscire a fargli mutare espressione, con un irrefrenabile voglia di schiaffeggiarlo, anzi a dire il vero di baciarlo.
“Donne! Patetiche…” s’era limitato a dire, per riprendere con estrema durezza il vero nocciolo della questione.
“La centralina della gravità si è fusa, sbrigati vieni a ripararla!”
Non sarebbe rimasta lì ad ascoltarlo buona e placida, lo sapeva.
“Te lo scordi, ho da fare in questi giorni, devo occuparmi del Natale e non delle tue smanie di guerriero!”
L’ultima volta che qualcuno gli si era rivolto così lo aveva ridotto ad un ammasso informe di carne, ora, forse, avrebbe dovuto fare la stessa cosa, la terrestre stava esagerando.
“Natale? Chi è questo babbeo? Un' altro come Yamcha?”
D’improvviso un brivido gli risalì la spina dorsale, guardando i lineamenti di lei addolcirsi all’istante.
“No, Natale è una festa meravigliosa, le persone si scambiano gli auguri e i regali, si ci sente più buoni, più contenti, è come una magia…”
Il suo sguardo sognante lo fece vacillare per un attimo, per lui non v’era mai stato nulla di simile, nessuna magia aveva mai illuminato il suo cuore, nessun regalo gli era mi stato fatto, da quando era venuto alla luce.
Bulma lo guardò, provando un’inaspettata tenerezza, gli occhi brillarono d’emozione, come se si trovasse davanti ad un principe azzurro e non ad una belva inferocita.
Quell’istante svanì, fu la sua voce a risvegliarla, dura e incollerita.
“Non mi importa delle tue feste, di questo Natale, voglio che vieni immediatamente ad aggiustare la macchina, sono stato chiaro!”
“Davvero?” Domandò ironica e arrabbiata, puntando l’indice verso la porta.
“Fuori, altrimenti rimarrai senza la tua gravità per molto tempo…”
Perfetto! Era riuscita ad esasperarlo, a fargli spalancare gli occhi, sembrava sul punto di colpirla, comprendeva d’essere inerme di fronte alla sua immensa forza. Esisteva una strana e inspiegabile sensazione, che la spingeva a soffocare la paura, a rendersi spavalda, a provocarlo, fino ad arrivare a farle rimproverare se stessa. 
“Ti lascio dieci minuti, prima di far saltare in aria questa baracca!” intimò con atteggiamento arrogante, incurvando le labbra ad un leggero ghigno beffardo.
Bulma lo fissò senza battere ciglio.
Quando udì chiudersi la porta, sentì una fitta al cuore, non aveva senso discutere con lui, ma non avrebbe ceduto alla sua richiesta.
“Ho bisogno di un caffè.” pensò tra sé e sé, scegliendo con cura l’abbigliamento da indossare, un maglioncino bianco, stretto in vita e pantaloni neri, raccogliendo la riccia capigliatura in un’alta coda.
Aveva impiegato un eternità, ma il risultato era soddisfacente, pensò vanitosa.  
La Brief chiuse la porta alle spalle, incamminandosi lungo il corridoio, verso la scalinata di marmo, posando la mano sul corrimano e scendendo un paio di gradini, prima di fermarsi. Qualcuno sbraitava in soggiorno e senza alcun dubbio sapeva di chi si trattava.
Certo, i suoi genitori erano molto pazienti, ma lui era pur sempre il principe dei saiyan, meglio non correre rischi ed intervenire a placarlo.
“Cosa succede?” Chiese affacciandosi nell’ampio ed elegante vano, lanciando un occhiata indagatrice alla madre, spostandola poi sul grande abete posato nel centro.
Ignorando completamente Vegeta la scienziata esultò, battendo le mani, tornando bambina.
“Che bello l’hanno già consegnato!” Esclamò.
“Sì, proprio ora, stavo parlando a Vegeta del Natale…” spiegò la madre con tranquillità, avvicinandosi a lui con audacia e destrezza degne di una guerriera.
“NATALE! Ancora questa sciocchezza, sono stufo!! Voglio la mia gravità!” imprecò, aumentando l’aura.
“Senti scimmione! Se non ti va bene questo posto puoi sempre andare allo zoo, oppure proporti ad un circo, sono sicura che faresti un grande successo!” Esclamò la ragazza spazientita.
Adesso il saiyan era scosso da un fremito, la donna in questione possedeva una lingua tagliente e anche coraggio, ma stavolta non poteva limitarsi semplicemente a controbattere.
Rimase immobile, sollevando una mano con lentezza, facendo scaturire un poco di energia, quel tanto che bastava per colpire la pianta, tramutandola in un mucchietto di cenere.
Seguì un esasperante silenzio, madre e figlia erano interdette.
Mentre si guardò attorno soddisfatto il principe incontrò gli occhi cobalto di lei e il fiato gli mancò, gli sembrò di potervi penetrare, simili ad un cielo improvvisamente annuvolato, pronto a scatenare una violenta tempesta.

 

Continua …  

 

Ciao, volevo fare tanti auguri a tutti, anche se in anticipo:

A tutti i lettori e anche agli autori di questo sito, mille auguri di un felice Natale.

Spero di riuscire a finirla entro l’epifania, prima non credo, visto che ho altre decine di fic da mandare avanti.  

Ditemi se vi intessa, vale la pena continuarla? Mi rendo conto ... non un granchè, prendetela come una specie di favoletta --- ^^

Mi farebbe piacere un commentino, fate voi…intanto vi mando un bacione, ciao al prossimo aggiornamento.

 

LORIGETA ^^

 

 

  

                      

 

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Capitolo 2
*** Una tregua? ***


scimmione 2

Buon Natale…Scimmione.

 

Un leggero fumo aveva invaso il soggiorno, facendo mancare il respiro alle due donne.   
“Oh, che disdetta, il nostro albero! Era arrivato direttamente dalla foresta dei Paoz!”  Bunny Brief si portò il palmo della mano alla fronte, esternando il proprio stupore. 
“Non doveva farlo.” mormorò la figlia a denti stretti.
Bulma aveva incassato il duro colpo e adesso sentiva il bisogno di sfogare la sua rabbia. Fissò per alcuni istanti il pavimento, le piastrelle color crema s’erano crepate in taluni punti e al posto del rigoglioso abete v’era solo un mucchietto di cenere incandescente.
Decise che Vegeta non l’avrebbe passata liscia, e si voltò verso di lui, pronta a sostenere un’accesa discussione.          
“Razza di buzzurro, come ti sei permesso? Hai distrutto il simbolo del Natale! Stavolta giuro che te la faccio pagare cara!” urlò.
Scosse il capo con enfasi, avvicinandosi e puntandogli un dito contro con aria minacciosa, convinta di poterlo in qualche modo intimorire.
Il saiyan si limitò a ghignare, fulminandola con occhi tenebrosi.
“E’questo il ringraziamento per averti dato ospitalità? Sei molto peggio di un orango, il suddetto almeno se gli dai delle noccioline ti ringrazia e saltella, tu non fai altro che mostrarti irriverente.”
Cosa ci faceva quello zoticone nella sua casa?
Le costava un patrimonio in generi alimentari, per non parlare delle ore che gli dedicava, sottraendo tempo ad altre importanti questioni.
Già, peccato che ne fosse innamorata e non vedesse l’ora di stargli accanto.
La cosa migliore era mostrarsi battagliera, e testarda com’era si sarebbe rimboccata le maniche pur di ammaestrarlo alle loro usanze!
“Ah, proprio di uno scimmione mi dovevo invaghire, uno che manda all’aria ogni buon proposito, che non capisce nemmeno quanto possa essere bello il Natale!” pensò, sospirando.
Vegeta sorrise, estremamente sexy a torso nudo, ma anche oltremodo irritante. 
“Adesso che tuo arbusto è passato a miglior vita puoi venire a cambiare il chip della centralina, o preferisci un'altra dimostrazione di come io sappia festeggiare?”
Se non fosse stato per quel poco di buonsenso che le rimaneva, la scienziata l’avrebbe preso a pugni, le piaceva troppo farsi vedere spavalda e provocarlo.  
Si piegò in avanti per guardarlo meglio, ignorando quelle intimidazioni e scoppiò in una sonora risata.
“Pensi davvero che rinunci ai miei propositi? Tra meno di un’ora avrò un altro abete, che ti piaccia o no fin dopo Natale non ti allenerai, anzi potresti aiutarmi, ci sono un sacco di cose da fare!”
Inalando a fondo il principe strinse i pugni lungo i fianchi, era stupida o cosa la terrestre?
Non era solo una questione di carattere, le mancava qualche rotella, ne era sicuro.
Si rendeva conto di quello che avrebbe potuto farle?
Non v’erano scusanti alla sua faccia tosta, nessuno poteva permettersi quel tono con lui.
Essere donna, anche se molto bella, non era sufficiente per poterlo rabbonire, giacché aveva solo un pensiero nella mente, poter raggiungere l’agognato livello dorato.
Naturalmente non si aspettava il tocco della sua mano sul torace e neppure quella sensazione simile ad una scarica elettrica, quando due zaffiri s’avvicinarono pericolosamente illuminando i suoi occhi di pece.
“Cosa ne dici, tregua? E’ Natale!” mormorò lei, accennando un lieve sorriso.  
Lui rimase impassibile, non poteva permettersi di cederle, era una dannatissima tentatrice dai capelli cristallini.
Bruscamente arretrò di un passo, digrignando i denti, incupendo lo sguardo fino a farle paura.  
“E va bene donna! Ti lascio il tempo di dedicarti ai tuoi insensati festeggiamenti, riempi pure la casa di alberi se vuoi, ma dovrà venire tuo padre ad aggiustare il guasto! SUBITO!”
Bulma sospirò, King Kong le concedeva un po’ di libertà e non era certo cosa da poco.
La madre intervenne con voce argentina.
“Chiamo mio marito, è in laboratorio, anzi a dire il vero nella serra, sta cercando il gatto!”
La signora Brief si precipitò verso la porta, cinguettando per l’armistizio, e uscì lasciandoli soli.
Soli, loro due.
Bulma s’era voltata verso la vetrata, guardando il cielo annuvolato, eppure sapeva che lui la stava osservando, sentiva i suoi occhi sulla pelle, una sensazione mai provata.
“Vegeta…” disse poi, cercando il suo viso virile.
Il saiyan non le rispose, ma lei sapeva accettare i suoi silenzi, e continuò come se lo avesse fatto.
“Mi piacerebbe farti un regalo, non vorrei che ti arrabbiassi, posso?”
Solo quando ebbe finito di parlare s’accorse dell’espressione del principe, sconcertato davanti a quella dichiarazione spontanea che al contempo suonava così assurda alle sue orecchie.
“Un regalo donna? Io non voglio nessun regalo, al diavolo le vostre stupide usanze, pensa piuttosto a far funzionare quel trabiccolo che hai progettato! Se pensi di intenerirmi ti sbagli di grosso!”
Sì, se l’aspettava, era logico per lui reagire così, nessuno gli aveva mai dimostrato un interesse sincero, se non per le sue capacità combattive.
Vegeta rimase in silenzio, scrutandola con aria di superiorità, per poi andarsene.
“Testardo di uno scimmione!” sussurrò, a questo punto però non poteva essersi sbagliata, ne era sicura.
In quegli occhi felini, scuri come la più buia delle notti, era riuscita a vedere immani sofferenze, solitudine, desiderio represso, adesso  sentiva il bisogno impellente di amarlo, di fargli conoscere il vero calore, di farsi stringere forte, abbandonandosi contro il suo petto sfregiato.
“Che bello se …” sussurrò con aria sognante, pensando alla notte di Natale, a quanto avrebbe voluto ricevere un piccolo gesto da parte sua, anche solo una leggera carezza, questo sarebbe stato un regalo meraviglioso.  
“A volte i desideri si avverano, anche senza le sfere del drago…” concluse, socchiudendo le palpebre.
Chissà, forse sarebbe bastata una magica notte stellata, per far sì che si esaudisse.   

 

Continua …

 

Sono sempre io…eheh, anche di notte vi assillo.

C’è qualcuno sveglio, oltre me??

Fatevi sentire, io rimando ancora in piedi, non ho sonno!!

Mancano pochi giorni a Natale, facciamo il conto alla rovescia…

Se riesco aggiorno la vigilia, spero …XD

Intanto voglio ringraziare tutti i lettori,  siete davvero tanti, vi adoro!

 

Un bacio a :

maryana, Goten87, bulma90, MARTY_CHAN94, super vegetina,

Innamorata di Lei, vanessa, Dolcissima_Bra, rosy_ge, Brauccia, miss miyu 91,

Amina_chan, Alan_k1, MartaSaru, sweetlove, Sky_Star, molly, giada_chan, liri,

Feleset90, nicichan, vegetomane, ladydarkprincess.

Che bel regalo mi avete fatto con tutte queste rece, GRAZIE!!

Continuate però! Intanto vi rifaccio gli auguri, quelli finali  li rimando alla vigilia, a presto un bacione.

 

LORIGETA ^^

 

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Capitolo 3
*** Le premure di un amico. ***


veggie ok postar

Buon Natale…Scimmione.

 

Un sorriso s’era disegnato sulle labbra del principe, grazie allo scienziato più famoso del globo, poteva riprendere ad allenarsi. 
“Se non erro lo stesso problema si è verificato poco tempo fa…”  disse con un’ espressione assorta l’uomo, tenendo come se niente fosse un piccolo gatto sulle spalle, lasciando che giocasse con una ciocca dei suoi capelli. 
Riprese a parlare, raschiando con la gola, aggiustando gli occhiali scivolati sulla punta del naso.
“In tutta onestà ragazzo, penso tu stia esagerando con la gravità, non dovresti superare il massimo consentito.” Spostò lo sguardo sulla consolle, soffermandosi proprio sull’indicatore, e sulla lancetta rimasta bloccata ad un livello impressionante, proprio a causa del guasto che aveva riparato.   
Vegeta si staccò dalla parete e avanzò verso di lui con la solita aria di superiorità, giacché aveva memoria nessun essere inferiore s’era mai permesso di dirgli che cosa dovesse fare.
Sicuramente avere la lingua lunga era una prerogativa di quella stramba famiglia, in un'altra occasione ne avrebbe fatto volentieri carne abbrustolita, ma doveva trattenersi, conscio che i Brief fossero gli unici in tutto il pianeta capaci di assecondare le sue esigenti richieste.
“Non intrometterti! Vattene, voglio allenarmi.” esclamò quando si fermò ad un passo da lui, prima che potesse aggiungere altro.
Lo scienziato gli fece solo un rassegnato cenno d’assenso con il capo, prima di richiudere la pensante porta del trailer e lasciarlo solo, attorniato da quelle fredde pareti d’acciaio.
Senza esitare, la mano del saiyan pigiò il pulsante per azionare il dispositivo, impaziente di mettersi alla prova fino all’estremo.
Occorsero pochi secondi per fa sì che la pressione della gravità scendesse sulle sue spalle, facendogli stringere i denti, mentre la luce assumeva un'inquietante tonalità rossastra.
Vegeta aveva in sé sufficiente forza per contrastarla, e cercava di sfruttarla al massimo, scattava verso l’alto e dopo una rapida successione di giri su se stesso ricadeva sui palmi delle mani, rimanendo per diverso tempo a testa in giù senza perdere l’equilibrio. 
Di colpo però, calcolò male un movimento, ricadendo pesantemente  all’indietro, finendo con la schiena sul pavimento, con le braccia allargate. 
Imprecò furioso e la bocca si incurvò in una morsa di dolore, giacché sotto quella pressione neanche per lui era cosa semplice rialzarsi.
Fissò il vuoto con espressione infastidita, tentando di concentrare al meglio i suoi poteri, senza peraltro riuscirci, poiché v’era un qualcosa gli impediva di liberare la mente.
Sollevò un sopraciglio, ammettere che lei gli piaceva sarebbe stato un colpo basso contro se stesso. 
Eppure, quelle labbra velate di rosso e quegli azzurri così occhi luminosi…
Scosse la testa, stava proprio pensando a quella insopportabile scienziata, così sciocca da desiderare di fargli un regalo.
Un regalo a lui, al principe dei saiyan, bisognava essere senza un briciolo cervello! Mormorò tra sé e sé.

 
******

 
Vederlo andare via le aveva lasciato come sempre un profondo senso di vuoto…
Bulma era rimasta in piedi d’innanzi alla vetrata del soggiorno, facendo spaziare lo sguardo verso il giardino, sulle fronde scheletriche degli alberi, sulle loro foglie disperse al suolo.
Si intenerì, seguendo il gioco di due uccellini, si rincorrevano vivaci passando da un ramo all’altro, fermandosi e cinguettando, senza mai riuscire a sfiorarsi.
Un sorriso triste si delineò sulle sue labbra, in un certo senso anche lei e Vegeta erano così, malgrado facesse di tutto per riuscire a stargli accanto, il saiyan le sfuggiva, estraniandosi nel suo mondo di tenebra. 
S’era morsa leggermente il labbro, ingoiando saliva al pensiero di quanto fosse difficile domare il suo adorato primate, quando ad un tratto vide un furgone bianco oltrepassare il cancello e percorrere il vialetto, fermandosi proprio sotto alla sua finestra. 
Impulsiva com’era, la ragazza si precipitò in giardino, senza indossare la giacca, scendendo di corsa la scalinata, dimenticandosi che fuori la temperatura non raggiungeva lo zero. 
Quando si fermarono davanti all’edificio i due fattorini si guardarono meravigliati, osservando le numerose finestre della casa. 
“Scusa, ma qui abbiamo già consegnato un abete circa un ora fa, sei sicuro che l’indirizzo sia questo?” chiese il più giovane, estraendo dalla tasca un taccuino. 
L’altro annuì sollevando le spalle e senza porsi altre domande, forse i ricchissimi Brief erano semplicemente eccentrici, probabilmente quello che stavano scaricando non sarebbe nemmeno stato l’ultimo, si dissero.     
“Guarda, sta arrivando qualcuno, cavolo che bella ragazza!”
"Buongiorno signorina." Aveva subito detto uno dei due giovani squadrandola da capo a piedi e soffermandosi sulle curve del seno.
“’Giorno a voi, venite da questa parte!” rispose lei sorridendo, cominciando a tremare dal gelo.
Bulma tornò sui suoi passi, per far loro strada, quando da dietro due mani le cinsero la vita facendola trasalire.   
S’era voltata furente con occhi colmi di risentimento, pronta a inveire contro uno dei due ragazzi. 
“Come ti permet…”
La scienziata sfoderò un espressione tra l’incredulo e l’irritato, v’era un terzo incomodo e lo conosceva molto bene. 
“Sei diventato MATTO? Yamcha che modi sono?” La voce risentita  della Brief gli penetrò nelle orecchie, facendogli provare una cocente delusione.    
“Ciao, scusa passavo di qua e ho pensato di venirti a salutare!” si giustificò l’uomo, passando una mano fra i capelli corvini, per nascondere l’imbarazzo prima di finire il discorso.
“Vedo che sei intenta nei preparativi natalizi, posso aiutarti?” 
In un primo momento lei decise di negarglielo, s‘erano lasciati poco più di un mese prima, dopo l’ennesima scappatella di lui con una sciacquetta, quella decisiva, determinante per la fine del loro rapporto.
Non era stato traumatico per la giovane, inconsciamente lo aveva sempre saputo che loro due non erano fatti l’uno per l’altra, malgrado gli avesse voluto bene, ora si sentiva sollevata, e non poteva negare che il bisbetico principe centrasse parecchio in quella decisione definiva, troppo a lungo rinviata.
“Allora? Rimango? Ah, a proposito sei bellissima con questo maglioncino.” Il giovane aveva sollevato un sopracciglio in un'espressione speranzosa. 
Bulma delineò un timido sorriso e assentì.
Yamcha lo conosceva bene, era un adulatore nato, ma come poteva dirgli di andarsene, proprio due giorni prima di Natale e poi era così trasandato, con i capelli spettinati e la camicia che penzolava fuori dai pantaloni. 
Il tempo piovoso oscurava il cielo e qualche goccia iniziò a cadere, s’era alzata una lieve brezza e forse di lì a poco avrebbe nevicato. Bulma si rallegrò a quest’idea, trovarsi avvolti da un soffice manto bianco avrebbe creato un’atmosfera suggestiva.
“Signorina, noi dovremmo consegnare!”
“Avete ragione, scusatemi…”
Sospirò, entrando in casa, seguita dai due giovani che sbuffando reggevano le estremità del lungo albero e dall’amico più che soddisfatto. 
“Posatelo lì nel centro!” disse la donna una volta raggiunto il soggiorno, dando loro una cospicua mancia e accompagnandoli verso l’uscita.
“Finalmente! Non vedo l’ora di addobbarlo, e poi con le nuove luci sono sicura che verrà un incanto.”
Per un istante una sensazione le scaldò il cuore, si ritrovò a pensare al suo scimmione, chissà che faccia avrebbe fatto nel vedere l’abete ornato con tante palline gialle e luminose, forse le avrebbe scambiate per le sfere del drago.
“Cosa stai pensando?” La voce maschile la riportò alla realtà, il giovane la scrutava serio, sapeva che la sua mente era altrove e anche se sperava di sbagliarsi, era quasi sicuro di sapere dove.
“Scusa, stavo pensando alla festa, manca poco ormai.” Si giustificò, dopotutto non gli doveva altre spiegazioni, visto che ormai era finita tra loro.
“Dai, ti aiuto io ad addobbarlo.” Propose, un lungo sbadiglio gli era sfuggito, prima che lei lo riprendesse con impeto.
“Non adesso! Devo prima sbrigare un’altra faccenda!” Gli rispose, prendendo la giacca nera con slancio e indossandola.
“Dove vai scusa?“ Grattandosi il capo, lui si sforzò di nascondere quanto fosse incuriosito.
C'entrava forse quell’odioso saiyan? Era un boccone amaro da ingoiare!
“Esco a fare spese, voglio comprare gli ultimi regali!”
L’amore rendeva davvero bugiardi, a dire il vero ne mancava solo uno: quello di Vegeta.  
“Ti accompagno”, si intromise l’uomo.
“Ti aiuterò a portare i pacchi, non è la prima volta che andiamo insieme a fare shopping natalizio.” Concluse mostrandole uno sguardo da cucciolo. 
“Va bene, ma ti avviso sarà una cosa lunga!” esclamò afferrando la borsetta.
“Immagino, ti conosco bene, giuro sarò paziente.” Proferì lui posandosi la mano sul cuore e sollevando l’altra.
Le parve così buffo, scoppiarono a ridere, come ai vecchi tempi, quando tutto per loro sembrava possibile e nessun principe era ancora comparso all’orizzonte.

 

*****

Era abituato a ore di allenamenti, alle condizioni peggiori e disumane, al sangue, alla morte, ma non a questa strana sensazione che gli causava un insopportabile bruciore allo stomaco.
Vegeta era uscito dal trailer gravitazionale, con il capo piegato in avanti grondante sudore e s’era incamminato lungo il corridoio, visto che non riusciva a concludere niente.
La sua gola era troppo secca e reclamava con urgenza una bibita fresca, oltrepassò la grande pianta di ficus, dirigendosi verso la cucina. 
Una voce allegra fece fermare i suoi passi, proveniva dal soggiorno e…si trattava di lei.
Il principe era pronto a scommette che stava inventando qualcos’altro per fargli saltare i nervi.
“Natale! Tzk!” bofonchiò.
L’espressione di lui si indurì, nessuna donna era mai riuscita a farlo sentire così, lei era capace di tenergli testa, trattandolo alla pari, senza farsi intimorire.
Era già con la mano sulla maniglia della porta della cucina, quando un' altra risata arrivò lasciandolo spiazzato, riconobbe l’aura di quell' odioso e insignificante terrestre.
Cosa ci faceva di là in soggiorno con lei? Perché se la ridevano? Voleva fare un regalo anche a lui forse? A quanti faceva dei regali?
Ci rimuginò un po’ sopra, prima di muoversi verso di loro, senza fare rumore, giungendo ad un passo dalla porta e rimanendo ad ascoltare.
La cosa non avrebbe dovuto infastidirlo, non gli mai accaduto prima, cos’era questa voglia improvvisa di entrare e spaccare la faccia al terrestre?
Bulma, s’era messa una sciarpa colorata intorno al collo e infilata un paio di guanti, gli occhi di Yamcha erano sempre stati posati su di lei.
“Senti, vorrei farti anch’io un regalo, cosa ti piacerebbe?” Le domandò l’amico all’improvviso, cercando di riprendere il discorso, e prima che lei potesse aprire bocca le prese una mano stringendola nelle sue.
I suoi occhioni azzurri lo guardavano confusi, Bulma cercò di usare un tono più gentile possibile.

“Non è il caso, lascia stare…” Ebbe solo una frazione di secondo prima di accorgersi che stava avvicinando il viso al suo.
“Sono preoccupato per te! Con quel gorilla che gira per casa, non riesco a stare tranquillo.” Era premuroso, eppure ciò non diminuiva la tensione che la scienziata stava provando, che presto si tramutò in risentimento.
“Lui non è un gorilla, chiaro?! E non temere, non mi farà del male!” Affermò sicura. 
Per Yamcha era evidente cosa fosse accaduto, s’era innamorata di quel guerriero, glielo leggeva in quelle iridi turbate.
“Stai sbagliando, è pericoloso!” disse alzando la voce, visibilmente agitato.
“Ti voglio bene e non voglio che tu corra rischi.” Concluse. con dolcezza.
Nonostante sapesse dove voleva arrivare, il viso della ragazza si accese di tenerezza, si lasciò avvolgere dalle sue braccia, sprofondando il viso nella sua camicia.
Anche lei gli voleva bene, ma ormai poteva offrirgli solo una sincera amicizia.
Vegeta digrignò i denti, infastidito dalle parole dell’umano impiccione e avvertì un impulso, al quale dovette cedere.
Perché v’era silenzio? Troppo silenzio!
Entrò d’impeto, trovandoseli di fronte.
Quell’ambiente luminoso, dai divani immacolati e impreziosito da rari tappeti gli parve ad un tratto buio e spoglio, non appena li vide uno tra le braccia dell’altra.
“Vegeta…”  mormorò, lui la guardò freddamente, con i grandi e tempestosi occhi d'ebano e lei si sentì come mai si era sentiva in vita sua…

 

 

Continua …

 

Ciao ^^ sono riuscita ad aggiornare anche questa, adesso pausa per qualche giorno!

Ho la casa invasa da parenti : zii, cugini, ecc. ecc.

Appena posso torno ^^

Cosa ne pensate del capitolo? Non mi sembra un granché, sto scivolando nell’ OOC?

Naturalmente il vostro parere è gradito…

Vi rifaccio ancora gli auguri ( E basta!NDtutti)

Ringrazio tutti quelli che hanno lascito un commento :

 

Ishyna miss miyu 91, MARTY_CHAN94, Giuliathebest, Dolcissima_Bra,

ladydarkprincess, Swwtcicia,Amina_chan, bulma90, giada_chan, ARWEN10, Goten87,

MartaSaru, Shari_Aruna, maryana, Innamorata di Lei, molly, Feleset90, Uomo Tigre.

Un bacione a tutti, scusate avrei voluto ringraziarvi uno ad uno, ma ho pochissimo tempo, spero di sentirvi.

 

Ciao a presto.

Buon Natale

 

LORIGETA^^

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Capitolo 4
*** Fra le braccia di lui. ***


ok

Buon Natale …Scimmione.

 

Quando lui era entrato, Bulma aveva sentito tremare le gambe, ed era impallidita incontrando i suoi occhi glaciali.
“Vegeta…”
Il saiyan cercò di reprimere la voglia di annientarla, ma esitò solo una frazione di secondo, prima che la sua irritazione, si trasformasse in energia.
Sollevò una mano, guardandosi attorno, cercando un punto dove scagliare il raggio, fissando con occhi irati quell’albero che troneggiava nel centro del soggiorno.
Un grande abete… era un bersaglio troppo allettante per ignorarlo.
Che alla signorina piacesse o meno, lo avrebbe distrutto, al diavolo lei, e il Natale!
“No! Fermo!” il grido della scienziata era stato vano così come l’imprecazione dell’uomo al suo fianco.

"Ehi! che diavolo hai intenzione di fare?"
“Tieni chiuso il becco! Sei soltanto una nullità!” aveva proferito rivolgendosi all’umano, trafiggendolo con uno sguardo tremendo.
Yamcha era rimasto in silenzio, stringendo i pugni, diventando rosso fino alla radice dei capelli.
Era proprio un arrogante quel saiyan, ma anche troppo potente per poterlo affrontare.
Bastarono pochi secondi per distruggere l’albero e Vegeta rise di gusto, guardando il rogo che illuminava le sue iridi scure.
Bulma apparve sconvolta, impallidita di fronte a quello scempio, sapeva fin troppo bene cosa l’aspettava…una battaglia durissima e stavolta non era sicura di vincere.   
“Tu…bisbetico arrogante, troglodita, insensibile, principe dei cafoni!” l’amico dovette trattenerla altrimenti lo avrebbe assalito, voleva fargliela pagare.
“Sei contenta donna? Se non ti basta, posso continuare…” sembrava si divertisse lo scimmione, ma a tutto v’era un limite!
“Stammi bene a sentire Vegeta, non so chi ti credi di essere, ma qui, alla Capsule Corporation non puoi comandare, sei in casa mia! MIA!!” gli urlò contro agitando le mani verso di lui, con aria bellicosa.
“Mmh…che paura!” Si finse intimorito, poi scoppiò a ridere con arroganza e per un attimo la costrinse al silenzio.
“Stai esagerando!” esclamò una voce maschile.
Il guerriero sorrise nel vedere avanzare l’umano, poiché sapeva di poterlo ridicolizzare in poco tempo.
“Vuoi fare la stessa fine dell’alberello? Sarà un vero piacere!” proferì con scherno, e ancor prima che lui lo raggiungesse con agilità gli si parò davanti.
“Smettetela subito!” Bulma sentiva lo stomaco contratto,  intuiva aria di battaglia e stava tentando di dissuaderli dal battersi. 
Il principe non si preoccupò minimamente delle parole di lei, averla vista stretta a quel terrestre lo aveva maledettamente infastidito, e adesso si sentiva arso dalla collera : voleva farle capire chi comandava, una volta per tutte.
Improvvisamente Yamcha sentì una forte pressione sul collo, un dolore così intenso che gli causò un senso di soffocamento, Vegeta lo aveva sollevato e lo teneva sospeso in aria come fosse un fantoccio.    
La scienziata si lasciò sfuggire un urlo di rabbia, mentre gli balzava addosso, colpendolo alla schiena, con una raffica impressionante di pugni.
“Mettilo giù! Che cosa stai facendo? Sei un animale!” sapeva benissimo che si sarebbe voltato e quando lo fece le mancò il respiro… quello sguardo spavaldo, la carnagione bianchissima e le labbra sottili.
Era un predatore, difficile da domare, talmente enigmatico, ma anche estremamente attraente.  
Lei si rese conto che  lo amava, anche se adesso la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, anche se si mostrava spietato, anche se certamente l’avrebbe fatta soffrire.
Era lì di fronte a lui, sentiva il suo respiro sulla pelle, ed era caldissimo.
“Razza di …”  disse lei dopo aver rivolto un occhiata sfuggente all’amico, che giaceva svenuto sul pavimento.  
La giovane aveva portato le mani sui fianchi, ben decisa ad insultarlo, ma Vegeta la afferrò e la tirò più vicina a sé, impedendole di dimenarsi, trafiggendola con la sua voce.
“E’ pericoloso irritarmi donna! Io non sono quel rammollito, potrei davvero perdere la pazienza e allora …”
Lei alzò la testa, sfidandolo.
“E allora …?” Stava rischiando grosso, ma non le importava, le sue braccia ora la  stringevano e troppe volte aveva sognato quel gesto, si aggrappò alle ultime forze  cercando di tenergli testa.
“Sei una presuntuosa, davvero vorresti scoprire cosa potrei farti?” la osservò a lungo, contemplando la sua bellezza.
Non sarebbe mai riuscito a farle del male e si sentiva in colpa, era così attratto da lei, preso da un desiderio struggente.  
Il saiyan detestava provare interesse per qualcuno, sapeva fin troppo bene quale fosse il vero scopo della sua vita.
Ad un tratto sentì la mano di lei sfiorargli il torace, un fremito lo travolse e si accorse di provare calore, un calore intenso, capace di sciogliere il gelo del suo cuore.
“Bulma tesoro, oh cielo, l’ albero!” La signora Brief, era entrata rimanendo palesemente sconvolta, possibile che non riuscissero a preservare un albero?
Ci aveva forse preso gusto a bruciarli tutti Vegeta?
Nell’ansia per l’incolumità della figlia e dell’albero la donna non si era accorta di quanto loro due fossero vicini.
Il principe infastidito si staccò bruscamente, v’era inquietudine nei suoi occhi, non poteva permettersi certe debolezze, anche se una parte di lui avrebbe voluto stringerla all’infinito, desiderosa di assaporare le sue labbra morbide.
“Stammi lontana, è meglio per te!” ringhiò
Bulma aveva chinato leggermente la testa, naturalmente non gli avrebbe dato ascolto, erano stati talmente intensi quei brevi momenti, che le sembrava impossibile rinunciare a lui.
Non aveva più voglia di aspettare e neppure di rispondere alle domande della madre, evitò di calpestare il corpo di Yamcha, e sfilò impettita  davanti al saiyan senza dare spiegazioni alcune, precipitandosi verso la porta.  
“Bulma cosa faccio? Ordino un altro abete?” Bunny Brief la guardò con aria interrogativa, posando gli occhi prima su Vegeta e poi sulle ceneri della pianta.
“Certo mamma, chiama subito quei ragazzi e digli di fare in fretta, domani è la vigilia, e non possiamo festeggiare senza l’albero!”
“Chi smette di sognare, rinuncia a vivere…” mormorò poi.
Non aveva ancora deciso cosa regalare a Vegeta, tuttavia sentiva il bisogno di correre verso il centro cittadino, di frugare nei negozi, di fargli capire che aveva pensato a lui…
I suoi occhi le avevano rivelato una profonda solitudine e lei non riusciva a sopportare l’idea che nessuno lo avesse mai amato.
Come accidenti poteva capire la magia di quella festa celestiale?
Per forza non ci riusciva!
Lui era sempre vissuto all’inferno, nelle tenebre profonde, non poteva nemmeno immaginare quanto fosse stupendo il viso di un bambino illuminato dalla gioia, di quanto fosse meraviglioso credere a Babbo Natale.
Cosa ne sapeva lui? Lui non era mai stato un bambino…

 

Continua …   

 

Avevo detto che non mi sarei fatta sentire per qualche giorno, e invece eccomi di nuovo qua! 

NON resisto senza scrivere!!

Cosa ne dite, siate sinceri il seguito è deludente…?

Fatemi sapere il vostro parere...^^

 

Ringrazio : Angelo Azzurro, Feleset90,Dolcissima_Bra, MartaSaru, rosy_ge,

Angelo Azzurro, nana987, giada_chan, Amina_chan, Feleset90, bulma90, Molly, maryana, miss miyu 91.

 

Molto presto arriverà il prossimo aggiornamento...

 

Un bacione a Shari_Aruna- grazie per i tuoi consigli. ^^

Un bacione anche ad Alan.

 

LORIGETA ^^

 

 

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Capitolo 5
*** Qualcosa sta cambiando. ***


5

Buon Natale …Scimmione.

 

Sferzava un gelido vento che penetrava nella pelle come una lama, eppure raramente v’era stata così tanta gente ad animare il centro della capitale, pareva che tutti si fossero dati appuntamento in quell’unico posto.   
La scienziata aveva percorso a passo svelto la lunga strada che collegava la sua abitazione al cuore cittadino e lo aveva raggiunto in breve tempo.
La via più signorile di città dell’Ovest ora si trovava dinnanzi ai suoi occhi, con le due file di negozi illuminati e le loro variopinte vetrine, che esponevano in bella vista la merce più ricercata.
Lei aveva sospirato, facendosi largo tra quella confusione, non era divertente farsi spintonare da tutta quella gente che sembrava avesse perso il lume della ragione.
La donna continuava il suo cammino pensando a quell’alieno e al potere che aveva di farle traboccare il cuore di emozioni, facendola comportare nel modo più impensato: non avrebbe mai immaginato di sentirsi così dipendente da lui.
“E’ solo un scimmione Un gorilla! un grosso macaco…”  si diceva, ma ogni volta che cercava di scacciarlo dalla mente si accorgeva che in realtà l’attrazione per lui aumentava, era inutile che tentasse di negare, lei stessa si sentiva una piccola scimmietta innamorata.  
Bulma Brief si fermò di scatto, stringendosi nella giacca, mentre il vento le scomponeva i tanti riccioli facendoli sollevare verso il cielo plumbeo.
Trovare qualcosa di adatto per Vegeta era senz’altro più difficile che scalare a piedi nudi una montagna, malgrado vi fosse l’imbarazzo della scelta e lei non avesse problemi a spendere una grossa cifra.   
Ma che cosa poteva servire ad un principe spodestato e per di più lunatico?
Tutto e niente.
Lui non era certo tipo da indossare un completo alla moda nè  tantomeno sciarpa e berretto, per non parlare delle scarpe griffate.
Eppure doveva riuscirci, a costo di capovolgere la città, a costo di far impazzire i commessi dei negozi, a costo di inventarsi lei stessa un oggetto appropriato.   
La giovane curiosò attenta fermandosi parecchie volte davanti ai negozi, valutando i tanti oggetti proposti, senza trovare nulla di interessante e ridendo di gusto davanti ad una vetrina di biancheria intima.
“Chissà se porta le mutande?” si chiese arrossendo, immaginandolo con indosso un paio di slip aderenti.
Solo all’idea sentì un improvviso calore, come se stesse assaporando un bicchiere di vin brulé… quel saiyan le accendeva il fuoco della passione nelle vene!
Possibile che si fosse fatta coinvolgere così tanto?
Quanto poteva ancora resistere senza baciarlo?
“Poco, molto poco” pensò mordendosi un labbro.
I minuti trascorrevano implacabili e intanto lei brancolava nel buio, ogni tanto guardava di sfuggita l’orologio da polso e alzava gli occhi al cielo, invocando un miracolo.
Cominciava a perdere la speranza, con lo sguardo basso e le mani nelle tasche aveva continuato a camminare senza rendersi conto di essersi allontanata dalla confusione.
La strada che stava calpestando era meno trafficata e meno curata, svolazzavano, vinte dalla brezza, innumerevoli cartacce e v’erano solo alcuni piccoli negozi tra un palazzo e l’altro.
“Uffa, qui non c’è niente …” mormorò sconsolata guardandosi attorno, decisa a tornare sui suoi passi.
Fu in quel momento che i suoi occhi cobalto si illuminarono, le sembrava davvero magico quell’oggetto esposto nella vetrina,  scintillava come una stella, riflettendosi sul suo viso.  

*******

 

“Maledetta femmina testarda!” aveva urlato il principe prima di voltare con stizza le spalle ad una costernata signora Brief.
Il saiyan impettito s’ era diretto verso la porta finestra del giardino, desideroso di concedersi una boccata d’aria, era troppo irritato e le cose erano due: o riusciva a sbollire il suo malumore, o avrebbe fatto saltare quella costruzione color crema che gli umani chiamavano  Capsule Corporation.
Si allontanò borbottando tra sé e sé, schiacciando con forza l’erba, mentre all’orizzonte la luce veniva offuscata da grosse nubi, grigie come il suo umore.
Già era impensabile una coabitazione pacifica tra lui e la terrestre, ma l’arrivo del Natale aveva peggiorato le cose, l’atmosfera festosa che respirava nell’aria gli dava sui nervi.  
Il saiyan imprecava ad alta voce, mentre la sua mente lo torturava mostrandogli troppo spesso un l’ immagine che aveva il potere di farlo imbestialire. 
Lei stretta nelle braccia di Yamcha,  il solo pensarci  gli faceva provare un fastidio tremendo, ma piuttosto di ammetterlo sarebbe finito all’inferno.  
Trascorse parecchio tempo prima che il suo fine udito riuscisse a distoglierlo da quel pensiero, mettendolo sulle difensive. Probabilmente stava arrivando qualcuno, pensò digrignando i denti.  
Difatti un camioncino bianco si era appena immesso nel viale, alla guida un ragazzo biondo procedeva con lentezza, attento a non far sballottare troppo il grosso albero che si intravvedeva spuntare dal portellone anteriore lasciato semi aperto.    
“Cosa ti avevo detto? Sono pazzi questi Brief…” disse il ragazzo rivolgendosi al collega, scrollando nel contempo il capo.
“Ma cosa ne faranno poi di tutti questi alberi? Ne ordinano uno ogni ora…” rispose l’altro corrucciando lo sguardo.
“Dai, in fondo non mi dispiace, così rivediamo la ragazza… bisogna ammettere che è un vero schianto” il ragazzo moro sorrise, facendo l’occhiolino all’altro.
Parcheggiarono davanti all’ingresso e scesero entrambi guardandosi attorno.
Il saiyan si era appoggiato con la schiena al tronco del grande ciliegio e li osservava serio a braccia conserte.
“Hai visto quello che tipo strano? Secondo me è il giardiniere…” proferì uno dei due ridacchiando.
“Aspetta ora gli chiedo se ha visto la gnocca…” disse l’altro con voce maliziosa.   
“Senti tu, lavori qui?” Il giovane aveva attraversato il selciato a lunghi passi, portandosi di fronte al guerriero e usando un tono poco cordiale.
Gli occhi del saiyan si ridussero a due fessure, ma dalle labbra non uscì alcun suono.
“Sei sordo? Sto cercando la bambola con i capelli azzurri…” continuò l’umano con arroganza.
I pensieri di Vegeta turbinavano veloci: Bambola? Cos’era una bambola? Si riferiva forse alla scienziata?  
Sì, era senz’altro di lei che parlava, visto il colore dei capelli che aveva appena menzionato.
Dunque un altro uomo la cercava? Non le bastava quel buono a nulla di Yamcha? Anche a questo aveva promesso un regalo?
“Senti amico, dobbiamo consegnare un abete, sei muto per caso? Invece di stare lì impalato facci strada…”
Furono sufficienti una manciata di secondi perché i due terrestri si ritrovassero sollevati da terra, urlanti e terrorizzati da quell’ individuo incredibilmente forte, che senza esitazione stringeva il loro collo mostrando uno sguardo feroce.
“Mettimi giù!” implorò il più giovane, lasciandosi scappare un singhiozzo.
Il principe sogghignò, l’idea di cambiare i connotati a quei due idioti era molto allettante. 
Nemmeno le urla dei padroni casa lo convinsero a desistere, i signori Brief, infatti, erano prontamente intervenuti cercando di evitare una tragedia.  “Vegeta! Fermo sono i corrieri…” il padre di Bulma cercò di farlo ragionare, ma non poté far altro che sperare in un aiuto divino, poiché le sue parole rimasero inascoltate.  Proprio in quel momento la giovane scienziata varcò il cancello, marciando con passo sicuro verso il gruppetto al centro del giardino.
“Mettili giù! Giuro che se non lo fai distruggo la camera gravitazionale, così mi vendico anche per gli alberi che hai incenerito!” sbottò fiondandosi davanti al guerriero, gli occhi color zaffiro che sembravano volerlo trafiggere.
Un sorriso sarcastico era nato sulle labbra di lui, mentre faceva stramazzare al suolo i due malcapitati, cominciò a parlare con tono strafottente, usando l’ appellativo ascoltato dal terrestre.
“Contenta bambola? Così potrai finalmente dedicarti al tuo stramaledettissimo albero.”
Ad esser precisi lei rimase senza fiato, l’aveva chiamata bambola come se niente fosse, facendola arrossire.
A quanto pareva anche quell’alieno intrattabile conosceva certe definizioni, sembrava che le avesse concesso per la prima volta una sorta di complimento.  
“Grazie per la tua gentilezza, ma non ti sprecare troppo mi raccomando! So che conosci alla perfezione il galateo…” disse sarcastica, ma lui le aveva già dato le spalle, il suo sguardo gli era insostenibile, poiché in segreto lui sentiva di provare un emozione nuova e ne era intimorito: da molto tempo il suo cuore non pulsava così forte.
“Bravo vai ad allenarti, altrimenti perdi l’abitudine …” Bulma batté le mani, davanti allo sguardo sbalordito dei due fattorini, che a fatica tentavano di rialzarsi.    
“Si-signorina…” la chiamò balbettando il giovane biondo.   
“Vo-volevo avvisarla che i nostri magazzini hanno esaurito tutte le scorte! Casomai le venisse l’idea di ordinarne un altro…” Valeva la pena di raccontare una bugia, pensò il ragazzo ne andava della loro incolumità, era sicuro che in quella casa fossero tutti pazzi.  

 

********

La luce del giorno stava scemando, quando la ragazza si apprestò finalmente ad adornare il tanto sospirato abete.
La madre le aveva raccontato di come Yamcha fosse andato via, blaterando una fantomatica vendetta  nei confronti del tenebroso principe.
Lei aveva sospirato, mentre da uno scatolone estraeva una pallina gialla e lucente, che si apprestava ad appendere ad un rametto, ringraziando il cielo che l’amico non si fosse trattenuto, risparmiandole così un noiosissimo sermone.
“Cosa dici mamma, questo festone dorato lo metto in fondo?” domandò pensierosa, valutando la possibilità di cambiare la stella che aveva infilato nella punta, con un angelo fluorescente.  
“HO FAME!!” In tono scortese una voce aveva tuonato rimbombando in tutta la sala, ridestandola bruscamente dalle sue meditazioni.
In piedi sulla soglia, adesso, Vegeta, sembrava veramente un animale, con i capelli arruffati e gli occhi fuori dalle orbite, disturbato da tutto quel trambusto e irritato da tanta trascuratezza nei suoi riguardi.
“Maledetto abete e stupida festa!” pensò contrariato.   
“Mi dispiace, ma dovrai aspettare ancora un po’, non vedi che devo finire?” la voce di lei fu subito sovrastata da una potente esclamazione poco educata.
“Ti ho detto che ho fame, vieni subito in cucina, donna!”
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, avvertì un improvviso calore e la mano calda di lei stringere la sua, una felicità inaspettata gli invase il cuore, mentre Bulma gli parlava sottovoce.
“Non è meraviglioso Vegeta? Vedrai quando accenderò le luci....”
Pazza, cosa stava farneticando? Cosa stava facendo?
Prendendolo per mano lo trascinò a sé, mentre lui lanciava un occhiata alle scintillanti sfere, rinnegando la sua natura, che lo incitava ancora una volta a distruggere tutto.
Vegeta aveva l’aria sconvolta, eppure non riusciva a proferire parola, un tempo avrebbe ucciso senza remora, chiunque avesse osato prendersi tanta confidenza nei suoi confronti, ma ora… chissà cosa gli stava accadendo? Forse stava veramente cambiando.

 

Continua …

 

Ci sono riuscita!! ^^ Volevo aggiornare ancora una volta prima che il 2007 ci lasciasse per sempre, ed eccomi qua.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo sarà l’ultimo, non voglio dilungarmi troppo...

Stasera vado a fare follie, ahahahha…hihih…non vedo l’ora di indossare le scarpette rosse con i tacchi --- e chi ci riesce a camminare? E la gonna?

NO! Voglio i miei blue jeans…

Trunks-  amore mio giuro solennemente che ti sarò fedele…XDXD *_*

Sto delirando, è tardissimo, meglio che vada a nanna…XDXDXD

 

Ringrazio :  

Dolcissima_Bra, Feleset90, Goten87,MARTY_CHAN94, miss miyu 91, vegetomane, nana987, Molly,nicichan, bulma90, ragazzasilenziosa, super vegetina, liri, giada_chan, Alan_k1, maryana.

 

Vi mando un bacione, aspetto i vostri commenti …

Grazie a Shari_Aruna, per i suoi consigli.

 

BUON ANNO A TUTTI 

 

Il prossimo aggiornamento avverrà nel 2008.

Un particolare saluto ad una mia lettrice ed amica che è a letto con la febbre :

Nico, ( nichichan) un abbraccio forte, auguri tesoro, TVB ^^

 

 

LORIGETA ^^

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Capitolo 6
*** Perchè non capisci? ***


 

Buon Natale …Scimmione.

 

 

 Era notte fonda ormai, Bulma aveva aperto silenziosamente la finestra della propria stanza, affacciandosi sul giardino, osservando le piante di rosa ondeggiare vinte dalla gelida brezza.
Non era difficile abbandonarsi ai sogni, bastava sollevare il viso verso il cielo stellato, lasciandosi accarezzare dal chiarore lunare.
Soltanto poche ore prima, aveva stretto fra le sue la mano di Vegeta e quel tocco le aveva fatto provare un piacevole brivido. S’erano guardati  negli occhi per pochi attimi, ma sufficienti perché lei scorgesse tanto calore in quelle iridi scure.  
Un sospiro si era sollevato dalle sue labbra, tutte quelle emozioni avrebbero dovuto sfinirla, anziché farla sentire arzilla come se si fosse appena alzata.
Ora si era appoggiata ai cuscini del letto, le gambe allungate e gli occhi celesti fissi sulla parete, non le riusciva di addormentarsi, non quella notte, con tutti quei pensieri che le frullavano nella testa. Pensò che forse un bicchiere di latte caldo l’avrebbe aiutata a rilassarsi.
La scienziata si alzò dal letto, sbadigliando e infilando la vestaglia rosa, tirandosi indietro i capelli con una fascia del medesimo colore.
Esitò un attimo con la mano appoggiata sulla maniglia della porta e poi via lungo il corridoio buio fino alle scale.
Quando raggiunse la cucina si accorse che la luce era già accesa, qualcuno soffriva del suo stesso disturbo: sembrava vi fosse una dilagante epidemia d’ insonnia.
Si trattava di lui.
Non riuscì a guardarlo mentre entrava e si dirigeva impettita verso il frigo, aprendo maldestramente la porta, tanto da far cadere e spiccicare a terra un paio di uova.
La risatina che seguì ebbe il potere di irritarla.
"Vuoi la guerra? E guerra sia!" pensò pronta ad affrontarlo. 
Sebbene forse avrebbe fatto meglio ad ignorarlo, visto che anche lui pareva non aspettasse altro.
“Cos’hai da ridere ammasso di muscoli con il cervello di una scimmia?!”
La ragazza stava agendo d’stinto, senza pensare a quanto il principe potesse farle male, anche solo con un piccolo gesto.
Vegeta reclinò il capo all’indietro prima di liberare una squillante risata.
“Sei buffa donna!”  esclamò poi con tono beffardo.
Finalmente era riuscita a risvegliare il suo interesse, la trovava buffa, era già un passo avanti…
“Così ti faccio ridere?” chiese lei mutando espressione, voltandosi per aprire uno sportello ed estrarre un sacchetto di noccioline.
“Tieni, di solito allo zoo vi danno queste, magari mi fai pure una capriola…” quando gli fu vicina gliele mise in mano bruscamente, sentendo un brontolio simile ad un ruggito.
Vegeta si stava trasformando, ma non in un gorilla bensì in un leone pronto a sbranarla.
“Adesso mi hai seccato con questa storia dello scimmione, e anche con quella del Natale!”
Il saiyan si spostò in avanti, tanto da afferrarla per la vita, ma non riusciva a capire perché sentiva un nodo allo stomaco, probabilmente era solo attrazione fisica, da troppo tempo ormai non toccava il corpo di una donna.
Bulma, sentiva il cuore a mille, lo sguardo pallido, le labbra socchiuse, forse era tutta un‘ illusione, essere di nuovo fra le sue braccia, accorgendosi che la stava divorando con lo sguardo.
“Vegeta…”
“Cosa vuoi da me?” incoraggiata da quella seppur burbera risposta lei gli fece una carezza, delicata e timorosa, vedendolo scostarsi come se lo avesse bruciato.
Il guerriero imprecò ad alta voce, non voleva ammettere che gli fosse piaciuto quel gesto, anzi provava collera contro se stesso.
Fu allora che le sue dita robuste le sollevarono il mento, l’espressione dura e implacabile, pronto a ferirla.
“Stammi lontana, potresti pentirti della tua avventatezza…”
“Ma perché? Perché non capisci?” inaspettatamente lei aveva urlato, sfidando il suo sguardo, temendo che le offrisse in cambio solo il silenzio.
Vegeta aveva scosso la testa, incapace di liberarsi di tutta la rabbia, l’astio e il rancore che si portava dentro fin dalla nascita, chiudendo gli occhi, ignorando la sua voce calda.
Non ci volle molto perché si accorgesse che Bulma stava piangendo, una lacrima silenziosa scivolava sulla sua guancia luccicando alla luce forte del neon, riflettendosi nei suoi occhi scuri. 
“Sono stata una sciocca, ho girato mezza città per comprarti un regalo di Natale ed ero felice di averlo trovato, ma a te non ti importa niente di nessuno, non sei capace di provare nessun sentimento, sei solo un pezzo di ghiaccio… “  ora gli occhi lanciavano lampi di collera, ma lui interruppe quel monologo voltandole le spalle, come se avesse realizzato solo in quel momento di non riuscire a sopportare la sua voce affranta.
Era talmente confuso che non si rendeva nemmeno conto di dove stesse andando, sentiva i singhiozzi farsi più flebili man mano che si allontanava, voleva stare solo, ingannando se stesso, non avrebbe mai ammesso che aveva un disperato bisogno di lei. 

      

  

Continua …

 

Scusate questo capitolo cortissimo, ma è di transizione in attesa del prossimo, che sarà l’ultimo. (Giuro!)

Non vorrei stancarvi ^^

Ringrazio :

 

rosy_ge, Amina_chan, nicichan, MARTY_CHAN94, MartaSaru, vegetomane, Feleset90, giada_chan,maryana, Goten87, Alan_k1, miss miyu 91-

 

Siete in tantissimi a leggerla, forza ditemi cosa ne pensate, vi sto annoiando?

Vegeta è OOC?

Aspetto il vostro parere. ^^

 

Ciao

LORIGETA ^^

 

 

 

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Capitolo 7
*** Tante piccole stelle. ***


 
Buon Natale …Scimmione.

 

 

Per il resto della notte, Bulma, si era trattenuta in cucina, seduta scomodamente su una sedia, i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani a sorreggerle la testa che altrimenti avrebbe ceduto alla stanchezza.
Nell’aria si respirava un gradevole aroma poiché molte volte nel corso della serata, aveva cercato conforto nella caffeina ed ora gli occhi azzurri fissavano tristemente la tazzina vuota.       
La scienziata sospirò, frenando a stento uno sbadiglio, sbattendo le palpebre per tentare le di mettere a fuoco le immagini. La vista le si era annebbiata dalla stanchezza: i colori le sembravano sbiaditi come se riuscisse a distinguere solo un deprimente grigio.   
Troppe domande si erano susseguite incessantemente nella sua mente ed erano rimaste tutte senza risposta… che malinconia tormentarsi così la vigilia di Natale.
Non v’era alcun dubbio che fosse lui la causa di tutto quel patimento, ma lei cosa poteva fare per non penare così?
La giovane scosse la testa come a volersi commiserare, il nobile saiyan sembrava considerarla solo parte dell’arredamento e pareva facesse di tutto per starle lontano. Possibile che fosse così insensibile anche al fascino femminile?
“Dannato egoista, se solo lasciassi che io …” mormorò con un filo di voce.
Invece poche ore prima le aveva voltato le spalle, lasciandola sola a piangere come una bambina, a piangere come non aveva mai fatto prima in tutta la vita.   
Forse avrebbe dovuto avere il coraggio di sbatterlo fuori, dandogli una navicella, rispedendolo nello spazio, il più lontano possibile da lei, ma sapeva benissimo di non poter fare a meno di lui, era scimmione-dipendente oramai.
Dalla grande vetrata ancora appannata per il freddo intenso Bulma poteva scorgere lo sbocciare dell’alba, la luce ora invadeva la stanza, donando intensi riflessi ai suoi capelli azzurri.
La casa era ancora silenziosa, benché mancasse poco al risveglio degli altri abitanti.
Infatti poco dopo la madre scese a fare colazione, affacciandosi sulla soglia, con indosso la vestaglia e un paio di ciabatte fucsia, era allegra come sempre, sembrava che tutto le scivolassero addosso senza mai turbarla e per un attimo la figlia si trovò ad invidiarla.
“Bulma, cara ti sei già alzata?Hai trovato i pasticcini? Li ho messi nel ripiano in  alto” disse premurosa, entrando e aprendo subito il rubinetto del lavello per riempire la teiera d’acciaio.
“No, non ho molta fame …mi sono appena alzata.” mentì la giovane giocherellando con un pezzo di stoffa della tovaglia rossa, rimanendo con lo sguardo concentrato sul Babbo Natale che v’era stampato sopra.
Non le avrebbe detto che il suo comodo letto era rimasto intatto, stessa cosa però non si poteva dire del suo cuore, quest’ultimo, infatti, si era spezzato grazie ad un principe che di azzurro aveva ben poco.  
“Sicura che non vuoi un pasticcino alla crema?”  chiese ancora la donna intanto che sistemava con cura un vassoio riempiendolo con i prelibati dolcetti, e ridestando Bulma dai suoi pensieri.
“Sì, sono  sicura …” rispose l’altra stancamente.
Se le avesse svelato il motivo del suo scarso appetito la madre le avrebbe certamente risposto in modo vago, magari decantandole  proprio le qualità del benemerito gorilla.
Bulma aveva sospirato spingendo indietro la sedia e alzandosi e allungando le braccia per stiracchiarsi, avvertì una dolorosa fitta al fondoschiena, di certo non le aveva giovato quella scomoda e prolungata posizione.  
“Cara, è già sceso Vegeta?” domandò la signora Brief ignara di procurarle un brivido semplicemente nominando il suo nome.
“Non si è ancora alzato, credo…” rispose lei sollevando appena le spalle e fingendosi disinteressata.
“Allora preparo anche per lui la colazione, puoi prendere tre pacchi di cereali dalla dispensa?” chiese la madre afferrando una tazza molto capiente dal mobiletto.
“No!” fu la risposta secca.  
La giovane venne colta da un attacco di nervosismo: era stufa di servirgli solo per sfamarlo, al diavolo lui e il suo appetito esagerato! Si rifiutò categoricamente di aiutarla  allontanandosi in tutta fretta e lasciando la madre a bocca aperta.
“Questa si prospetta una giornataccia”, pensò sbuffando, salendo le scale fino in cima, decisa a raggiungere la propria stanza e desiderosa di rilassarsi sotto l’acqua tiepida della doccia. Ad un tratto la ragazza si fermò udendo il rumore di una porta che si apriva e trattenne il respiro osservando la figura altera che avanzava verso di lei, le gambe quasi le cedettero per l’emozione.
“Non voglio incontrare i tuoi occhi, non ci riesco…” mormorò sentendo nuovamente quella sensazione che le toglieva il fiato, abbassò d’stinto il viso, nascondendo le occhiaie marcate e i lineamenti tesi.
Vegeta rimase impassibile, l’intenso sguardo corvino non tradì alcuna emozione, anche perché non era nel suo essere manifestare i sentimenti reconditi, non poteva di certo ammettere che la notte appena trascorsa fosse stata interminabile anche per lui.
Non voleva e non poteva dirle d’essersi allontanato e inginocchiato in un angolo del giardino, rimanendo lì al freddo con il viso rivolto verso il cielo a scrutare ogni singola stella.
Un’insolita malinconia lo aveva pervaso, i suoi occhi neri e penetranti avevano cercato rifugio in quegli astri luminosi come un bambino cerca le braccia della madre.
Guardare le stelle per lui era un po’ come sentirsi a casa, anche se in realtà una vera casa non l’aveva mai avuta, fin da piccolo le stelle erano state le uniche silenziose  compagne che avevano potuto alleviare la sua solitudine.  
Non aveva mai fatto certi pensieri prima d’ora, non gli era mai importato di essere solo, o forse aveva sempre cercato di nascondere quanto gli pesasse esserlo.  
Per alcuni istanti, prima che lui si allontanasse si guardarono senza dire una parola, benché avessero così tanto da dirsi.

 


***********

 


Il getto d’acqua le aveva regalato un po’ di benessere, Bulma s’era cosparsa il corpo con un abbondante sapone profumato alla vaniglia ed era rimasta parecchio tempo sotto quella tiepida carezza, chiudendo gli occhi, cercando di estraniarsi da tutto, specialmente da lui.
Quando uscì dalla cabina doccia si avvolse in un morbido accappatoio di spugna stringendolo bene in vita e sospirò di sollievo: fisicamente stava decisamente meglio, per lo meno il suo aspetto appariva più curato, pensò dinnanzi allo specchio, raccogliendo i riccioli umidi in un’ alta coda.  
Quel Natale era il più triste della sua vita, dopo un primo entusiasmo ora si sentiva depressa, desiderosa che passasse in fretta.
“Ho sbagliato a credere che lui potesse capire, ho sperato inutilmente, povera sciocca, perché non la smetto di sognare?”
Dopo essersi vestita la giovane scese in soggiorno, l’abitino rosso le stava d’incanto, modellandosi perfettamente sul suo corpo snello, lasciando in parte scoperte le sue lunghe gambe.
“Uffa…” Bulma fece una smorfia, adesso era il telefono ad infastidirla, suonava e lei non aveva voglia di rispondere, intuiva chi potesse essere, ma alla fine esasperata cedette alzando il ricevitore.
“Pronto?” domandò tormentando il filo con l’altra mano.  
“Ciao Bulma, tutto bene? Ero preoccupato…” la scienziata si senti avvampare di rabbia, Yamcha stava diventando paranoico, sembrava che temesse di perderla da un momento all’altro.
“Sì, sì, tutto bene, perché continui a chiedermelo?” domandò con stizza, portando l’altra mano su un fianco.
“Come perché? Con quel coso che gira per casa tua, non riesco a far finta di niente, lo sai che non approvo la tua scelta…” il giovane iniziò ad inveire contro il saiyan e lei ad arrossire fino alla radice dei capelli. Come poteva starsene buona ad ascoltare, mentre lo insultava? Proprio lui che per anni l’aveva tradita: comportandosi da irresponsabile e immaturo.
“Stammi bene a sentire, Vegeta non è come pensi!” esclamò con convinzione, gli avrebbe fatto ingoiare ogni parola a quel buzzurro dell’ex fidanzato.
La sua voce alterata però s’era sollevata come un eco arrivando fino ad un certo orecchio. 
Vegeta strinse i denti, possibile che non potesse stare in pace? Ogni qualvolta che riusciva a distogliere la mente dal pensiero di quella dannatissima donna ecco che questa si faceva sentire, sembrava una persecuzione, un flagello divino.
Ormai stava rischiando persino di trascurare gli allenamenti e ciò era intollerabile,  quella mattina non aveva ancora cominciato, sembrava un anima in pena e dopo aver fatto colazione era rimasto in cucina a rimuginare, con gli occhi ben stretti e le labbra che non facevano altro che imprecare. 
Per quale motivo ora con passo felino stava andando verso il soggiorno? Sembrava che una gigantesca calamita lo attirasse senza lasciargli nessuna via di fuga.


*********


“Non puoi giudicarlo, non ne hai il diritto, tu non riesci a leggere la tristezza dei suoi occhi, sei troppo superficiale!” la ragazza aveva ripreso fiato, questa era la sua grande occasione per dirgliene quattro, un modo originale per fargli gli auguri di Natale.
“Ti sei invaghita, ecco la spiegazione, lo difendi ma è solo una assassino…cosa ti aspetti da lui? Non può darti niente!”  la rimproverò Yamcha severamente con una punta di rammarico, mentre capiva di averla perduta per sempre.
Gli occhi scuri di Vegeta la intravedevano  di spalle, ascoltava ogni singola parola che sfuggiva a quelle labbra vermiglie, ora più che mai avrebbe voluto far sue.
Ma cosa ci faceva il principe dei saiyan ad origliare dietro ad una porta.?
Era sconvolto da quello che stava facendo, forse si stava rincretinendo, che fosse davvero colpa di quella festa di cui non ricordava neppure il nome?
Bulma in pochi secondi avvertì una forte emicrania, ormai al limite della sopportazione  diede il meglio di se stessa, determinata a zittire l’amico.
“BASTA! Sono affari miei e poi anche se mi fossi innamorata non dovrei darti spiegazioni, è vero lui mi piace e anche molto, d'altronde è innegabile quanto sia affascinate!”
D’improvviso avvertì un brivido e si voltò di scatto verso la porta, lo vide, appoggiato alla parete, gli occhi fissi su di lei, le labbra socchiuse, pallido, altero, bellissimo, regale …Vegeta.
Ora le sembrava che tutta la stanza si muovesse trascinandola in una girandola di colori confusi, mentre lasciava scivolare il ricevitore a terra, mentre il cuore le pulsava così forte da farla star male, da farle credere di stare per morire.
“Ecco io volevo dire che…”  la voce le morì in gola, il saiyan se ne stava immobile senza fiatare, ma lei avrebbe preferito che la insultasse piuttosto che quel silenzio umiliate.
“Bulma, mi senti? Che succede?” Yamcha continuava a chiamarla si sentiva la sua flebile voce giungere dal ricevitore, tuttavia non le importava di rassicurarlo, lei non stava affatto bene, anzi tremava vinta da i suoi peggiori timori, sicuramente Vegeta l’avrebbe di nuovo respinta.
“Non hai niente da dire scimmione?” urlò allora facendosi forza, sfoderando lo sguardo più grintoso di tutto il suo repertorio .
La sua voce si levò rauca, facendola trasalire, non era rabbia quella che sentiva, ma un disperato richiamo, un‘ invocazione che le trapassava il cuore, un vano tentativo di celarsi dietro ad una maschera imperscrutabile.   
“Partirò presto, non voglio più vederti mi hai stancato donna!”
“Vegeta, no, non andare via ti prego…” D’impeto Bulma si avvicinò e quasi con violenza lo afferrò per le braccia, sapendo fin troppo bene che poteva reagire bruscamente, ma non lo fece, lui la lasciò fare, lasciò che raggiungesse le sue labbra e che si saziasse di esse.
Sentivano un brivido caldo scendere lungo la schiena, una meravigliosa sensazione mentre lui le sfiorava la pelle con una delicatezza inaspettata. 
Non era un semplice bacio, v’erano troppe sensazioni in quel gesto, la donna sentiva un desiderio mai provato, lo voleva amare a dispetto di tutto e di tutti sfidando l’intero universo e lo stesso destino.
Si staccò a malincuore dalle sue braccia così avvolgenti, sorpresa da quello sguardo severo che pareva accusarla.
“Vegeta è stato bellissimo…noi…” mormorò sfiorandosi le labbra.
“Taci, me ne andrò oggi stesso, stasera al calar del sole voglio una navicella, intesi?”
Non le restava altro che ingoiare la rabbia, sfogando le sue lacrime, guardandolo andare via.
Cosa doveva fare? Gettarsi ai suoi piedi, implorarlo? Offrirsi come concubina e indossare un costume peloso per farlo sentire a suo agio?
Non sarebbe servito a farlo restare.
“Continui a fuggire, eppure le tue labbra erano calde, le tue mani così dolci…Vegeta. ” Inutile continuare a parlare, si era barricato nella camera gravitazionale e sicuramente vi sarebbe rimasto a lungo, tutto il pomeriggio, fino a sera.

 

 

**********

 

 

“Forse ho commesso uno sbaglio…”  
Tutta la giornata era trascorsa senza che lei smettesse di rimuginare.
Guardava malinconica le luci intermittenti del grande albero di Natale, gli occhi le si erano riempiti di lacrime troppe volte perché le venisse idea di festeggiare.
Eppure mancavano poco allo scoccare della mezzanotte, v’erano un sacco di pacchi colorati ai piedi del grande abete, di tutte le dimensioni, e lì in mezzo anche quello per il suo scorbutico scimmione.
La scienziata aveva sospirato,Vegeta non avrebbe mai aperto quel dono, a lui interessava solo il potere, solo ferire, solo allontanarsi, solo rinunciare all’unica donna che gli aveva dimostrato un sentimento sincero.
Sollevandosi stancamente si diresse verso la vetrata, guardando la navicella che il padre gli aveva messo a diposizione cedendo alla sua impellente richiesta.
“Se ne va davvero e non tornerà più.” Disse tra sé e sé, poi con tutta la forza che le rimaneva si trascinò verso il corridoio, arrivando alla cucina, sperando di trovarlo lì seduto a ingurgitare tonnellate di cibo.
Provò una dolorosa fitta la petto quando si accorse che lui non c’era, osservò il tavolo con occhi sbarrati al pensiero che realmente se ne sarebbe andato.
Sconvolta tornò sui suoi passi, verso il soggiorno, era tutto sbagliato e doveva trovarlo, impedirgli di tornare nello spazio in mezzo a quella desolante solitudine.
Arrivò sulla soglia ansimante, aveva avuto molte gioie dalla vita ma quella fu la più intensa, vederlo lì accanto all’albero, la sua mano alzata sfiorava una pallina di vetro colorato, sembrava la stesse ammirando mentre questa rifletteva l’immagine di lei alle sue spalle.
“Vegeta sei qui …” c’era qualcosa di magico nell’aria, di diverso, persino le sue labbra accennarono un lieve sorriso nel vederla.
Quella sera gli avrebbe detto tutto, si sarebbe incatenata a lui pur di trattenerlo.
E poi…poi sapeva di non poter rinunciare a lui.
Bulma si avvicinò e il saiyan rimase immobile, continuava a guardare l’albero e le luci che illuminavano il suo viso.
“Non puoi andartene…prima devo darti il mio regalo.” Disse timidamente.
Le sue labbra tremavano, era bellissima con i capelli sciolti di un azzurro intenso e gli occhi dello stesso colore, probabilmente qualsiasi uomo avrebbe fatto i salti di gioia per ricevere la sua attenzione.
La ragazza si chinò e raccolse il pacchetto porgendolo nelle mani di lui, una scatola quadrata fasciata in una carta rossa legata da vistoso fiocco giallo.
“Aprilo per favore, dopo se vuoi potrai andare via,…” lo fissò con i grandi occhi da cerbiatta, incredibile quanto fosse persuasiva, era riuscita a fargli accettare il dono anche se ora lui stava borbottando seccato. 
Vegeta ci pensò un momento prima di scartarlo, e poi scrollò la testa, pensando che non aveva mai ricevuto un regalo prima d’ora, solo una terreste un po’ pazza e insopportabile com’era lei poteva pensare di fargliene uno.
L’uomo rimase un attimo smarrito davanti al cofanetto color dell’oro e non era meno meravigliato del fatto che lei avesse spento tutte le luci, lasciando che la stanza calasse nell’oscurità.  
“Aprila cosa aspetti!” disse mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
Sembrava sconvolto mentre sollevata con lentezza il coperchio e tanti piccoli raggi di luce uscivano con prepotenza colpendo il soffitto e rendendolo simile ad un cielo stellato. 
Era da parecchio tempo che non provava quella sensazione, gli sembrava di essere così vicino alle stelle, quei giochi di luce facevano sì che lui potesse sentirsi a casa.
“Ti-ti piace? Ho faticato a trovarlo, ma mi è parso perfetto…” ammise la ragazza titubante notando quanto fosse rimasto sorpreso giacché continuava a rivolgere lo sguardo verso l’alto.
“Ho pensato che ti mancassero le stelle, se ti va puoi tenerlo sempre acceso in camera tua, ha una batteria di ricambio…”
Quanto parlava, quanto era bella.
“Bulma…”  mormorò e lei gli mise le braccia intorno al collo, finalmente l’aveva chiamata per nome e non sembrava nemmeno sul punto di sclerale.
“Rimani ti prego, non ti darò più fastidio te lo prometto.” Gli mormorò sulle labbra ad una distanza troppo ravvicinata, niente poteva impedirgli di baciarla e lo fece, con passione, con trasporto, stringendola al petto sotto i bagliori di quel cielo irreale.
Gli occhi di lei mandarono un luccichio quando si staccò da lui e lentamente sollevò una mano a sfiorargli una guancia senza temere che si scansasse.  
Il suo desiderio si era avverato e senza le sfere del drago: era suo quello splendido primate che ora la guardava malizioso e che di lì a poco avrebbe fatto salire nella sua stanza.  
Bastò quel pensiero per farle provare un brivido, era in preda di una profonda gioia e si accorse di non essere mai stata così felice, sentendolo parlare con voce così roca.
“Buon Natale…” gli disse con dolcezza avvicinandosi ad un orecchio.
Ma subito ripeté la frase aggiungendo una parola:
“Buon natale …SCIMMIONE!”
Lui ghignò e con impeto la sollevò sulle spalle, stavolta non si sarebbe fermato, la voleva e adesso toccava a lui sorprenderla.
 

 

 

Fine.

 

 

 

E’ tardissimo, ma ci sono riuscita, volevo davvero finire questa storia^^

Mi piacerebbe avere la vostra opinione, cosa ne pensate?

Il finale vi ha deluso?

Vegeta è davvero lui o alla fine mi sono fatta trasportare troppo dal romanticismo?

 

Aspetto i vostri commenti e vi ringrazio:

 

 

Ishyna, scImMIA, Dolcissima_Bra, l_s, giada_chan, miss miyu 91, maryana, nana987, ragazza silenziosa, Feleset90, Bea, nicichan, MartaSaru, Molly_Brief, pan.

Grazie a Shari_Aruna per i suoi consigli ^^

 

 

Un bacione, ora devo portare a termine anche l’altra a tema Natalizio :

 “Esiste Babbo Natale?”

 

La posterò nei prossimi giorni…

 

Ciao a presto VVB

LORIGETA ^^

 

 

 

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