Buon Natale ...Scimmione di LORIGETA (/viewuser.php?uid=21359)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'albero. ***
Capitolo 2: *** Una tregua? ***
Capitolo 3: *** Le premure di un amico. ***
Capitolo 4: *** Fra le braccia di lui. ***
Capitolo 5: *** Qualcosa sta cambiando. ***
Capitolo 6: *** Perchè non capisci? ***
Capitolo 7: *** Tante piccole stelle. ***
Capitolo 1 *** L'albero. ***
nat
Buon
Natale …Scimmione.
L’amore
è la sofferenza dell’anima, la peggiore condanna
se non corrisposto.
Lei lo sapeva, ma non sapeva come porvi rimedio.
Sfinita lasciò che uno dei suoi pensieri le sfuggisse,
prendendo vita dalle sue labbra cercando invano una consolazione.
“Tra poco è Natale.” mormorò.
Era il ricordo dell’infanzia che risvegliava in lei una gioia
inaspettata, scaldandole il cuore durante la lunga notte insonne.
Ogni tentativo di scivolare in un benefico torpore era stato vano,
inconsciamente frugava nei pensieri e spalancava gli occhi, guardando
le ombre stagliate sul soffitto, muoversi alla tenue luce di un raggio
lunare.
Strinse a sé il cuscino e vi strofinò il naso,
poiché aveva pianto e ora tremava come un foglia sferzata da
un gelido vento.
Tutta colpa di quel dannato principe, ospite riverito e pretenzioso,
del quale si era perdutamente innamorata.
“Devo smetterla, tra poco è Natale, non voglio
essere triste.”
Intanto, perlomeno v’erano un sacco
di cose da fare:
Addobbare la casa e l’albero, fare uno shopping
sfrenato …
Bulma sospirò, sedendosi sul letto, tentando svogliatamente
di infilare le sfiziose ciabattine, passando una mano nei lunghi
capelli cristallini che le cascavano sulle spalle.
Inutile ingannare se stessa, neppure la magica atmosfera di dicembre
riusciva a distoglierla dal suo tormento.
“No, così non va bene.” disse scrollando
al testa, sollevandosi e raggiungendo lo specchio, notando evidenti
ombre scure sotto i suoi occhi limpidi.
“Da oggi mi dedicherò solo al Natale, non intendo
rovinarmi la festa per uno scimmione.”
Era o non era Bulma Brief?
La ragazza che a sedici anni s’era lanciata verso
l’ignoto, per inseguire un sogno, la donna piena
d’inventiva, che senza indugiare aveva offerto
ospitalità all’essere più spietato
dell’universo.
“Scimmione, da oggi dovrai arrangiarti, ho altro da
fare!”
Tuttavia, non appena le giunse
all’orecchio un rumore pesante di passi non poté
fare a meno di pensare che appartenessero al suddetto esemplare di
primate.
Possibile che stesse venendo proprio lì? Cosa voleva
già alle prime luci dell’alba?
La scienziata fece appena in tempo ad indossare una vestaglia bianca di
seta e a stringersi la cintura in vita, prima che alcuni colpi potenti
la facessero trasalire e rischiassero di buttare giù la
porta.
"Un momento!” Urlò spazientita, afferrando la
pochette del trucco e colorandosi le labbra con un rossetto scarlatto.
Ma lui non conosceva le buone maniere, la porta s’era
spalancata permettendogli un
plateale ingesso, a torso nudo, con indosso i pantaloni neri della
tuta, fascianti come una seconda pelle.
“Donna!” imprecò.
“Cominciamo bene!” pensò lei senza
voltarsi, continuando a valorizzare il suo splendido viso, passando
ripetutamente il mascara sulle già folte ciglia.
“Sto parlando con te, voltati!” Prepotentemente
tuonò, facendo un passo verso di lei.
“Quando avrò finito!Non vedi che ho da fare?
Nessuno ti ha mai insegnato che non si entra nella camera di una
signora in questa maniera?!”
Si voltò, mordendosi il labbro, mostrandogli tutta la sua
grinta e gli occhi azzurri di cui uno solo truccato.
La risata che seguì la fece irritare, non la solita fredda,
ma stavolta schernitrice.
“Ahah, cos’hai qualche rara infezione? Una palpebra
è completamente viola e le labbra sembrano
arroventate!”
“Brutto cafone, maleducato, come ti permetti? Certo che le
mie labbra sono arroventate e anch’io lo sono se solo potessi
dimostrartelo!”
Bulma si trattenne dall’enunciare questa dichiarazione, ma
con enfasi eccessiva sbotto su di lui.
“Nessuna infezione, questo è un modo per rendersi
più carine, se solo non mi avessi interrotto avrei finito,ma
è inutile sprecare il fiato con uno che pensa solo a
combattere, cosa ne sai tu di questioni femminili!”
Aveva urlato ad un centimetro dal suo viso, senza riuscire a fargli
mutare espressione, con un irrefrenabile voglia di schiaffeggiarlo,
anzi a dire il vero di baciarlo.
“Donne! Patetiche…” s’era
limitato a dire, per riprendere con estrema durezza il vero nocciolo
della questione.
“La centralina della gravità si è fusa,
sbrigati vieni a ripararla!”
Non sarebbe rimasta lì ad ascoltarlo buona e placida, lo
sapeva.
“Te lo scordi, ho da fare in questi giorni, devo occuparmi
del Natale e non delle tue smanie di guerriero!”
L’ultima volta che qualcuno gli si era rivolto
così lo aveva ridotto ad un ammasso informe di carne, ora,
forse, avrebbe dovuto fare la stessa cosa, la terrestre stava
esagerando.
“Natale? Chi è questo babbeo? Un' altro come
Yamcha?”
D’improvviso un brivido gli
risalì la spina dorsale, guardando i lineamenti di lei
addolcirsi all’istante.
“No, Natale è una festa meravigliosa, le persone
si scambiano gli auguri e i regali, si ci sente più buoni,
più contenti, è come una
magia…”
Il suo sguardo sognante lo fece vacillare per un attimo, per lui non
v’era mai stato nulla di simile, nessuna magia aveva mai
illuminato il suo cuore, nessun regalo gli era mi stato fatto, da
quando era venuto alla luce.
Bulma lo guardò, provando un’inaspettata
tenerezza, gli occhi brillarono d’emozione, come se si
trovasse davanti ad un principe azzurro e non ad una belva inferocita.
Quell’istante svanì, fu la sua voce a
risvegliarla, dura e incollerita.
“Non mi importa delle tue feste, di questo Natale, voglio che
vieni immediatamente ad aggiustare la macchina, sono stato
chiaro!”
“Davvero?” Domandò ironica e arrabbiata,
puntando l’indice verso la porta.
“Fuori, altrimenti rimarrai senza la tua gravità
per molto tempo…”
Perfetto! Era riuscita ad esasperarlo, a fargli spalancare gli occhi,
sembrava sul punto di colpirla, comprendeva d’essere inerme
di fronte alla sua immensa forza. Esisteva una
strana e inspiegabile sensazione, che la spingeva a soffocare la paura,
a rendersi spavalda, a provocarlo, fino ad arrivare a farle
rimproverare se stessa.
“Ti lascio dieci minuti, prima di far saltare in aria questa
baracca!” intimò con atteggiamento arrogante,
incurvando le labbra ad un leggero ghigno beffardo.
Bulma lo fissò senza battere ciglio.
Quando udì chiudersi la porta, sentì una fitta al
cuore, non aveva senso discutere con lui, ma non avrebbe ceduto alla
sua richiesta.
“Ho bisogno di un caffè.”
pensò tra sé e sé, scegliendo con cura
l’abbigliamento da indossare, un maglioncino bianco, stretto
in vita e pantaloni neri, raccogliendo la riccia capigliatura in
un’alta coda.
Aveva impiegato un eternità, ma il risultato era
soddisfacente, pensò vanitosa.
La Brief chiuse la porta alle spalle, incamminandosi lungo il
corridoio, verso la scalinata di marmo, posando la mano sul corrimano e
scendendo un paio di gradini, prima di fermarsi. Qualcuno sbraitava in
soggiorno e senza alcun dubbio sapeva di chi si trattava.
Certo, i suoi genitori erano molto pazienti, ma lui era pur sempre il
principe dei saiyan, meglio non correre rischi ed intervenire a
placarlo.
“Cosa succede?” Chiese affacciandosi
nell’ampio ed elegante vano, lanciando un occhiata
indagatrice alla madre, spostandola poi sul grande abete posato nel
centro.
Ignorando completamente Vegeta la scienziata esultò,
battendo le mani, tornando bambina.
“Che bello l’hanno già
consegnato!” Esclamò.
“Sì, proprio ora, stavo parlando a Vegeta del
Natale…” spiegò la madre con
tranquillità, avvicinandosi a lui con audacia e destrezza
degne di una guerriera.
“NATALE! Ancora questa sciocchezza, sono stufo!! Voglio la
mia gravità!” imprecò, aumentando
l’aura.
“Senti scimmione! Se non ti va bene questo posto puoi sempre
andare allo zoo, oppure proporti ad un circo, sono sicura che faresti
un grande successo!” Esclamò la ragazza
spazientita.
Adesso il saiyan era scosso da un fremito, la donna in questione
possedeva una lingua tagliente e anche coraggio, ma stavolta non poteva
limitarsi semplicemente a controbattere.
Rimase immobile, sollevando una mano con lentezza, facendo scaturire un
poco di energia, quel tanto che bastava per colpire la pianta,
tramutandola in un mucchietto di cenere.
Seguì un esasperante silenzio, madre e figlia erano
interdette.
Mentre si guardò attorno soddisfatto il principe
incontrò gli occhi cobalto di lei e il fiato gli
mancò, gli sembrò di potervi penetrare, simili ad
un cielo improvvisamente annuvolato,
pronto a scatenare una violenta tempesta.
Continua
…
Ciao,
volevo fare tanti auguri a tutti, anche se in anticipo:
A
tutti i lettori e anche agli autori di questo sito, mille auguri di un
felice Natale.
Spero
di riuscire a finirla entro l’epifania, prima non credo,
visto che ho altre decine di fic da mandare avanti.
Ditemi
se vi intessa, vale la pena continuarla? Mi rendo conto ... non un
granchè, prendetela come una specie di favoletta --- ^^
Mi
farebbe piacere un commentino, fate voi…intanto vi mando un
bacione, ciao al prossimo aggiornamento.
LORIGETA
^^
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Capitolo 2 *** Una tregua? ***
scimmione 2
Buon
Natale…Scimmione.
Un leggero fumo
aveva invaso il soggiorno, facendo
mancare il respiro alle due donne.
“Oh, che disdetta, il nostro albero! Era arrivato
direttamente dalla foresta dei Paoz!” Bunny
Brief si portò il palmo della mano alla fronte, esternando
il proprio
stupore.
“Non doveva farlo.” mormorò la figlia a
denti
stretti.
Bulma aveva incassato il duro colpo e adesso sentiva
il bisogno di sfogare la sua rabbia. Fissò per alcuni
istanti il pavimento, le
piastrelle color crema s’erano crepate in taluni punti e al
posto del
rigoglioso abete v’era solo un mucchietto di cenere
incandescente.
Decise che Vegeta non l’avrebbe passata liscia, e si
voltò verso di lui, pronta a sostenere un’accesa
discussione.
“Razza di buzzurro, come ti sei permesso? Hai
distrutto il simbolo del Natale! Stavolta giuro che te la faccio pagare
cara!” urlò.
Scosse il capo con enfasi, avvicinandosi e puntandogli
un dito contro con aria minacciosa, convinta di poterlo in qualche modo
intimorire.
Il saiyan si limitò a ghignare, fulminandola con
occhi tenebrosi.
“E’questo il ringraziamento per averti dato
ospitalità? Sei molto peggio di un orango, il suddetto
almeno se gli dai delle
noccioline ti ringrazia e saltella, tu non fai altro che mostrarti
irriverente.”
Cosa ci faceva quello zoticone nella sua casa?
Le costava un patrimonio in generi alimentari, per
non parlare delle ore che gli dedicava, sottraendo tempo ad altre
importanti
questioni.
Già, peccato che ne fosse innamorata e non vedesse
l’ora di stargli accanto.
La cosa migliore era mostrarsi battagliera, e
testarda com’era si sarebbe rimboccata le maniche pur di
ammaestrarlo alle loro
usanze!
“Ah, proprio di uno scimmione mi dovevo invaghire,
uno che manda all’aria ogni buon proposito, che non capisce
nemmeno quanto
possa essere bello il Natale!” pensò, sospirando.
Vegeta sorrise, estremamente sexy a torso nudo, ma
anche oltremodo irritante.
“Adesso che tuo arbusto è passato a miglior vita
puoi venire a cambiare il chip della centralina, o preferisci un'altra
dimostrazione di come io sappia festeggiare?”
Se non fosse stato per quel poco di buonsenso che le
rimaneva, la scienziata l’avrebbe preso a pugni, le piaceva
troppo farsi vedere
spavalda e provocarlo.
Si piegò in
avanti per guardarlo meglio, ignorando quelle intimidazioni e
scoppiò in una
sonora risata.
“Pensi davvero che rinunci ai miei propositi? Tra
meno di un’ora avrò un altro abete, che ti piaccia
o no fin dopo Natale non ti
allenerai, anzi potresti aiutarmi, ci sono un sacco di cose da
fare!”
Inalando a fondo il principe strinse i pugni lungo i
fianchi, era stupida o cosa la terrestre?
Non era solo una questione di carattere, le mancava
qualche rotella, ne era sicuro.
Si rendeva conto di quello che avrebbe potuto farle?
Non v’erano scusanti alla sua faccia tosta, nessuno
poteva permettersi quel tono con lui.
Essere donna, anche se molto bella, non era
sufficiente per poterlo rabbonire, giacché aveva solo un
pensiero nella mente,
poter raggiungere l’agognato livello dorato.
Naturalmente
non si aspettava il tocco della sua mano sul torace e neppure quella
sensazione
simile ad una scarica elettrica, quando due zaffiri
s’avvicinarono
pericolosamente illuminando i suoi occhi di pece.
“Cosa
ne dici, tregua? E’ Natale!” mormorò
lei, accennando un lieve sorriso.
Lui
rimase impassibile, non poteva permettersi di cederle, era una
dannatissima
tentatrice dai capelli cristallini.
Bruscamente arretrò di un passo, digrignando i
denti, incupendo lo sguardo fino a farle paura.
“E va bene donna! Ti lascio il tempo di dedicarti ai
tuoi insensati festeggiamenti, riempi pure la casa di alberi se vuoi,
ma dovrà
venire tuo padre ad aggiustare il guasto! SUBITO!”
Bulma sospirò, King Kong le concedeva un po’ di
libertà e non era certo cosa da poco.
La madre intervenne con voce argentina.
“Chiamo mio marito, è in laboratorio, anzi a dire
il
vero nella serra, sta cercando il gatto!”
La signora Brief si precipitò verso la porta,
cinguettando per l’armistizio, e uscì lasciandoli
soli.
Soli, loro due.
Bulma s’era voltata verso la vetrata, guardando il
cielo annuvolato, eppure sapeva che lui la stava osservando, sentiva i
suoi
occhi sulla pelle, una sensazione mai provata.
“Vegeta…” disse poi, cercando il suo
viso virile.
Il saiyan non le rispose, ma lei sapeva accettare i
suoi silenzi, e continuò come se lo avesse fatto.
“Mi piacerebbe farti un regalo, non vorrei che ti
arrabbiassi, posso?”
Solo quando ebbe finito di parlare s’accorse
dell’espressione del principe, sconcertato davanti a quella
dichiarazione
spontanea che al contempo suonava così assurda alle sue
orecchie.
“Un regalo donna? Io non voglio nessun regalo, al
diavolo le vostre stupide usanze, pensa piuttosto a far funzionare quel
trabiccolo che hai progettato! Se pensi di intenerirmi ti sbagli di
grosso!”
Sì, se l’aspettava, era logico per lui reagire
così,
nessuno gli aveva mai dimostrato un interesse sincero, se non per le
sue capacità
combattive.
Vegeta rimase in silenzio, scrutandola con aria di
superiorità, per
poi andarsene.
“Testardo di uno scimmione!” sussurrò, a
questo
punto però non poteva essersi sbagliata, ne era sicura.
In quegli occhi felini, scuri come la più buia delle
notti, era riuscita a vedere immani sofferenze, solitudine, desiderio
represso,
adesso sentiva il
bisogno impellente di
amarlo, di fargli conoscere il vero calore, di farsi stringere forte,
abbandonandosi contro il suo petto sfregiato.
“Che bello se …” sussurrò con
aria sognante,
pensando alla notte di Natale, a quanto avrebbe voluto ricevere un
piccolo
gesto da parte sua, anche solo una leggera carezza, questo sarebbe
stato un
regalo meraviglioso.
“A volte i desideri si avverano, anche senza le
sfere del drago…” concluse, socchiudendo le
palpebre.
Chissà, forse sarebbe bastata una magica notte
stellata, per far sì che si esaudisse.
Continua
…
Sono
sempre io…eheh, anche di notte vi
assillo.
C’è
qualcuno sveglio, oltre me??
Fatevi
sentire, io rimando ancora in
piedi, non ho sonno!!
Mancano
pochi giorni a Natale, facciamo il
conto alla rovescia…
Se
riesco aggiorno la vigilia, spero …XD
Intanto
voglio ringraziare tutti i
lettori, siete
davvero tanti, vi adoro!
Un
bacio a :
maryana,
Goten87,
bulma90,
MARTY_CHAN94,
super vegetina,
Innamorata di
Lei,
vanessa, Dolcissima_Bra, rosy_ge,
Brauccia,
miss miyu 91,
Amina_chan,
Alan_k1,
MartaSaru,
sweetlove,
Sky_Star,
molly,
giada_chan,
liri,
Feleset90,
nicichan,
vegetomane,
ladydarkprincess.
Che
bel regalo mi avete fatto
con tutte queste rece, GRAZIE!!
Continuate
però! Intanto vi
rifaccio gli auguri, quelli finali
li rimando
alla vigilia, a presto un bacione.
LORIGETA
^^
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Capitolo 3 *** Le premure di un amico. ***
veggie ok postar
Buon
Natale…Scimmione.
Un sorriso
s’era disegnato sulle labbra del principe, grazie allo
scienziato più famoso del globo, poteva riprendere ad
allenarsi.
“Se non erro lo stesso problema si è verificato
poco tempo fa…” disse
con un’ espressione assorta
l’uomo, tenendo come se niente fosse un piccolo
gatto sulle spalle, lasciando che giocasse con una ciocca dei suoi
capelli.
Riprese a parlare, raschiando con la gola, aggiustando gli occhiali
scivolati sulla punta del naso.
“In tutta onestà ragazzo, penso tu stia esagerando
con la gravità, non dovresti superare il massimo
consentito.” Spostò lo sguardo sulla consolle,
soffermandosi proprio sull’indicatore, e sulla lancetta
rimasta bloccata ad un livello impressionante, proprio a causa del
guasto che aveva riparato.
Vegeta si staccò dalla parete e avanzò verso di
lui con la solita aria di superiorità, giacché
aveva memoria nessun essere inferiore s’era mai permesso di
dirgli che cosa dovesse fare.
Sicuramente avere la lingua lunga era una prerogativa di quella stramba
famiglia, in un'altra occasione ne avrebbe fatto volentieri carne
abbrustolita, ma doveva trattenersi, conscio che i Brief fossero gli
unici in tutto il pianeta capaci di assecondare le sue esigenti
richieste.
“Non intrometterti! Vattene, voglio allenarmi.”
esclamò quando si fermò ad un passo da lui, prima
che potesse aggiungere altro.
Lo scienziato gli fece solo un rassegnato cenno d’assenso con
il capo, prima di richiudere la pensante porta del trailer e lasciarlo
solo, attorniato da quelle fredde pareti d’acciaio.
Senza esitare, la mano del saiyan pigiò il pulsante per
azionare il dispositivo, impaziente di mettersi alla prova fino
all’estremo.
Occorsero pochi secondi per fa sì che la pressione della
gravità scendesse sulle sue spalle, facendogli stringere i
denti, mentre la luce assumeva un'inquietante tonalità
rossastra.
Vegeta aveva in sé sufficiente forza per contrastarla, e
cercava di sfruttarla al massimo, scattava verso l’alto e
dopo una rapida successione di giri su se stesso ricadeva sui palmi
delle mani, rimanendo per diverso tempo a testa in giù senza
perdere l’equilibrio.
Di colpo però, calcolò male un movimento,
ricadendo pesantemente all’indietro,
finendo con la schiena sul pavimento, con le braccia
allargate.
Imprecò furioso e la bocca si incurvò in una
morsa di dolore, giacché sotto quella pressione neanche per
lui era cosa semplice rialzarsi.
Fissò il vuoto con espressione infastidita, tentando di
concentrare al meglio i suoi poteri, senza peraltro riuscirci,
poiché v’era un qualcosa gli impediva di liberare
la mente.
Sollevò un sopraciglio, ammettere che lei gli piaceva
sarebbe stato un colpo basso contro se stesso.
Eppure, quelle labbra velate di rosso e quegli azzurri così
occhi luminosi…
Scosse la testa, stava proprio pensando a quella insopportabile
scienziata, così sciocca da desiderare di fargli un regalo.
Un regalo a lui, al principe dei saiyan, bisognava essere senza un
briciolo cervello! Mormorò tra sé e
sé.
******
Vederlo andare via le aveva lasciato come sempre un profondo senso di
vuoto…
Bulma era rimasta in piedi d’innanzi alla vetrata del
soggiorno, facendo spaziare lo sguardo verso il giardino, sulle fronde
scheletriche degli alberi, sulle loro foglie disperse al suolo.
Si intenerì, seguendo il gioco di due uccellini, si
rincorrevano vivaci passando da un ramo all’altro, fermandosi
e cinguettando, senza mai riuscire a sfiorarsi.
Un sorriso triste si delineò sulle sue labbra, in un certo
senso anche lei e Vegeta erano così, malgrado facesse di
tutto per riuscire a stargli accanto, il saiyan le sfuggiva,
estraniandosi nel suo mondo di tenebra.
S’era morsa leggermente il labbro, ingoiando saliva al
pensiero di quanto fosse difficile domare il suo adorato primate,
quando ad un tratto vide un furgone bianco oltrepassare il cancello e
percorrere il vialetto, fermandosi proprio sotto alla sua finestra.
Impulsiva com’era, la ragazza si precipitò in
giardino, senza indossare la giacca, scendendo di corsa la scalinata,
dimenticandosi che fuori la temperatura non raggiungeva lo zero.
Quando si fermarono davanti all’edificio i due fattorini si
guardarono meravigliati, osservando le numerose finestre della casa.
“Scusa, ma qui abbiamo già consegnato un abete
circa un ora fa, sei sicuro che l’indirizzo sia
questo?” chiese il più giovane, estraendo dalla
tasca un taccuino.
L’altro annuì sollevando le spalle e senza porsi
altre domande, forse i ricchissimi Brief erano semplicemente
eccentrici, probabilmente quello che stavano scaricando non sarebbe
nemmeno stato l’ultimo, si dissero.
“Guarda, sta arrivando qualcuno, cavolo che bella
ragazza!”
"Buongiorno signorina." Aveva subito detto uno dei due giovani
squadrandola da capo a piedi e soffermandosi sulle curve del seno.
“’Giorno a voi, venite da questa parte!”
rispose lei sorridendo, cominciando a tremare dal gelo.
Bulma tornò sui suoi passi, per far loro strada, quando da
dietro due mani le cinsero la vita facendola trasalire.
S’era voltata furente con occhi colmi di risentimento, pronta
a inveire contro uno dei due ragazzi.
“Come ti permet…”
La scienziata sfoderò un espressione tra
l’incredulo e l’irritato, v’era un terzo
incomodo e lo conosceva molto bene.
“Sei diventato MATTO? Yamcha che modi sono?” La
voce risentita della Brief gli
penetrò nelle orecchie, facendogli provare una cocente
delusione.
“Ciao, scusa passavo di qua e ho pensato di venirti a
salutare!” si giustificò l’uomo,
passando una mano fra i capelli corvini, per nascondere
l’imbarazzo prima di finire il discorso.
“Vedo che sei intenta nei preparativi natalizi, posso
aiutarti?”
In un primo momento lei decise di negarglielo, s‘erano
lasciati poco più di un mese prima, dopo
l’ennesima scappatella di lui con una sciacquetta, quella
decisiva, determinante per la fine del loro rapporto.
Non era stato traumatico per la giovane, inconsciamente lo aveva sempre
saputo che loro due non erano fatti l’uno per
l’altra, malgrado gli avesse voluto bene, ora si sentiva
sollevata, e non poteva negare che il bisbetico principe centrasse
parecchio in quella decisione definiva, troppo a lungo rinviata.
“Allora? Rimango? Ah, a proposito sei bellissima con questo
maglioncino.” Il giovane aveva sollevato un sopracciglio in
un'espressione speranzosa.
Bulma delineò un timido sorriso e assentì.
Yamcha lo conosceva bene, era un adulatore nato, ma come poteva dirgli
di andarsene, proprio due giorni prima di Natale e poi era
così trasandato, con i capelli spettinati e la camicia che
penzolava fuori dai pantaloni.
Il tempo piovoso oscurava il cielo e qualche goccia iniziò a
cadere, s’era alzata una lieve brezza e forse di
lì a poco avrebbe nevicato. Bulma si rallegrò a
quest’idea, trovarsi avvolti da un soffice manto bianco
avrebbe creato un’atmosfera suggestiva.
“Signorina, noi dovremmo consegnare!”
“Avete ragione, scusatemi…”
Sospirò, entrando in casa, seguita dai due giovani che
sbuffando reggevano le estremità del lungo albero e
dall’amico più che soddisfatto.
“Posatelo lì nel centro!” disse la donna
una volta raggiunto il soggiorno, dando loro una cospicua mancia e
accompagnandoli verso l’uscita.
“Finalmente! Non vedo l’ora di addobbarlo, e poi
con le nuove luci sono sicura che verrà un
incanto.”
Per un istante una sensazione le scaldò il cuore, si
ritrovò a pensare al suo scimmione, chissà che
faccia avrebbe fatto nel vedere l’abete ornato con tante
palline gialle e luminose, forse le avrebbe scambiate per le sfere del
drago.
“Cosa stai pensando?” La voce maschile la
riportò alla realtà, il giovane la scrutava
serio, sapeva che la sua mente era altrove e anche se sperava di
sbagliarsi, era quasi sicuro di sapere dove.
“Scusa, stavo pensando alla festa, manca poco
ormai.” Si giustificò, dopotutto non gli doveva
altre spiegazioni, visto che ormai era finita tra loro.
“Dai, ti aiuto io ad addobbarlo.” Propose, un lungo
sbadiglio gli era sfuggito, prima che lei lo riprendesse con impeto.
“Non adesso! Devo prima sbrigare un’altra
faccenda!” Gli rispose, prendendo la giacca nera con
slancio e indossandola.
“Dove vai scusa?“ Grattandosi il capo, lui si
sforzò di nascondere quanto fosse incuriosito.
C'entrava forse quell’odioso saiyan? Era un boccone amaro da
ingoiare!
“Esco a fare spese, voglio comprare gli ultimi
regali!”
L’amore rendeva davvero bugiardi, a dire il vero ne mancava
solo uno: quello di Vegeta.
“Ti accompagno”, si intromise l’uomo.
“Ti aiuterò a portare i pacchi, non è
la prima volta che andiamo insieme a fare shopping
natalizio.” Concluse mostrandole uno sguardo da cucciolo.
“Va bene, ma ti avviso sarà una cosa
lunga!” esclamò afferrando la borsetta.
“Immagino, ti conosco bene, giuro sarò
paziente.” Proferì lui posandosi la mano sul cuore
e sollevando l’altra.
Le parve così buffo, scoppiarono a ridere, come ai
vecchi tempi, quando tutto per loro sembrava possibile e nessun
principe era ancora comparso all’orizzonte.
*****
Era abituato a
ore di allenamenti, alle condizioni peggiori e disumane, al sangue,
alla morte, ma non a questa strana sensazione che gli causava un
insopportabile bruciore allo stomaco.
Vegeta era uscito dal trailer gravitazionale, con il capo piegato in
avanti grondante sudore e s’era incamminato lungo il
corridoio, visto che non riusciva a concludere niente.
La sua gola era troppo secca e reclamava con urgenza una bibita fresca,
oltrepassò la grande pianta di ficus, dirigendosi verso la
cucina.
Una voce allegra fece fermare i suoi passi, proveniva dal soggiorno
e…si trattava di lei.
Il principe era pronto a scommette che stava inventando
qualcos’altro per fargli saltare i nervi.
“Natale! Tzk!” bofonchiò.
L’espressione di lui si indurì, nessuna donna era
mai riuscita a farlo sentire così, lei era capace di
tenergli testa, trattandolo alla pari, senza farsi intimorire.
Era già con la mano sulla maniglia della porta della cucina,
quando un' altra risata arrivò lasciandolo spiazzato,
riconobbe l’aura di quell' odioso e insignificante terrestre.
Cosa ci faceva di là in soggiorno con lei? Perché
se la ridevano? Voleva fare un regalo anche a lui forse? A quanti
faceva dei regali?
Ci rimuginò un po’ sopra, prima di muoversi verso
di loro, senza fare rumore, giungendo ad un passo dalla porta e
rimanendo ad ascoltare.
La cosa non avrebbe dovuto infastidirlo, non gli mai accaduto prima,
cos’era questa voglia improvvisa di entrare e spaccare la
faccia al terrestre?
Bulma, s’era messa una sciarpa colorata intorno al collo e
infilata un paio di guanti, gli occhi di Yamcha erano sempre stati
posati su di lei.
“Senti, vorrei farti anch’io un regalo, cosa ti
piacerebbe?” Le domandò l’amico
all’improvviso, cercando di riprendere il discorso, e prima
che lei potesse aprire bocca le prese una mano stringendola nelle sue.
I suoi occhioni azzurri lo guardavano confusi, Bulma cercò
di usare un tono più gentile possibile.
“Non è il caso, lascia
stare…” Ebbe solo una frazione di secondo prima di
accorgersi che stava avvicinando il viso al suo.
“Sono preoccupato per te! Con quel gorilla che gira per casa,
non riesco a stare tranquillo.” Era premuroso, eppure
ciò non diminuiva la tensione che la scienziata stava
provando, che presto si tramutò in risentimento.
“Lui non è un gorilla, chiaro?! E non temere, non
mi farà del male!” Affermò sicura.
Per Yamcha era evidente cosa fosse accaduto, s’era innamorata
di quel guerriero, glielo leggeva in quelle iridi turbate.
“Stai sbagliando, è pericoloso!” disse
alzando la voce, visibilmente agitato.
“Ti voglio bene e non voglio che tu corra rischi.”
Concluse. con dolcezza.
Nonostante sapesse dove voleva arrivare, il viso della ragazza si
accese di tenerezza, si lasciò avvolgere dalle sue braccia,
sprofondando il viso nella sua camicia.
Anche lei gli voleva bene, ma ormai poteva offrirgli solo una sincera
amicizia.
Vegeta digrignò i denti, infastidito dalle parole
dell’umano impiccione e avvertì un impulso, al
quale dovette cedere.
Perché v’era silenzio? Troppo silenzio!
Entrò d’impeto, trovandoseli di fronte.
Quell’ambiente luminoso, dai divani immacolati e impreziosito
da rari tappeti gli parve ad un tratto buio e spoglio, non appena li
vide uno tra le braccia dell’altra.
“Vegeta…” mormorò, lui
la guardò freddamente, con i grandi e tempestosi
occhi d'ebano e lei si sentì come mai si era
sentiva in vita sua…
Continua
…
Ciao ^^ sono
riuscita ad aggiornare anche questa, adesso pausa per qualche giorno!
Ho la casa
invasa da parenti : zii, cugini, ecc. ecc.
Appena posso
torno ^^
Cosa ne pensate
del capitolo? Non mi sembra un granché, sto scivolando
nell’ OOC?
Naturalmente il
vostro parere è gradito…
Vi rifaccio
ancora gli auguri ( E basta!NDtutti)
Ringrazio tutti
quelli che hanno lascito un commento :
Ishyna miss miyu 91,
MARTY_CHAN94, Giuliathebest,
Dolcissima_Bra,
ladydarkprincess,
Swwtcicia,Amina_chan,
bulma90, giada_chan,
ARWEN10, Goten87,
MartaSaru, Shari_Aruna,
maryana,
Innamorata di Lei,
molly, Feleset90,
Uomo Tigre.
Un bacione a
tutti, scusate avrei voluto ringraziarvi uno ad uno, ma ho pochissimo
tempo, spero di sentirvi.
Ciao
a presto.
Buon Natale
LORIGETA^^
|
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Capitolo 4 *** Fra le braccia di lui. ***
ok
Buon
Natale …Scimmione.
Quando lui era
entrato, Bulma aveva sentito tremare le gambe, ed era impallidita
incontrando i suoi occhi glaciali.
“Vegeta…”
Il saiyan cercò di reprimere la voglia di annientarla, ma
esitò solo una frazione di secondo, prima che la sua
irritazione, si trasformasse in energia.
Sollevò una mano, guardandosi attorno, cercando un punto
dove scagliare il raggio, fissando con occhi irati
quell’albero che troneggiava nel centro del soggiorno.
Un grande abete… era un bersaglio troppo
allettante per ignorarlo.
Che alla signorina piacesse o meno, lo avrebbe distrutto, al diavolo
lei, e il Natale!
“No! Fermo!” il grido della scienziata era stato
vano così come l’imprecazione
dell’uomo al suo fianco.
"Ehi! che diavolo hai
intenzione di fare?"
“Tieni
chiuso il becco! Sei soltanto una
nullità!” aveva
proferito rivolgendosi all’umano, trafiggendolo con uno
sguardo tremendo.
Yamcha era rimasto in silenzio, stringendo i pugni, diventando rosso
fino alla radice dei capelli.
Era proprio un arrogante quel saiyan, ma anche troppo potente per
poterlo affrontare.
Bastarono pochi secondi per distruggere l’albero e Vegeta
rise di gusto, guardando il rogo che illuminava le sue iridi scure.
Bulma apparve sconvolta, impallidita di fronte a quello scempio, sapeva
fin troppo bene cosa l’aspettava…una battaglia
durissima e stavolta non era sicura di vincere.
“Tu…bisbetico arrogante, troglodita, insensibile,
principe dei cafoni!” l’amico dovette trattenerla
altrimenti lo avrebbe assalito, voleva fargliela pagare.
“Sei contenta donna? Se non ti basta, posso
continuare…” sembrava si divertisse lo scimmione,
ma a tutto v’era un limite!
“Stammi bene a sentire Vegeta, non so chi ti credi di essere,
ma qui, alla Capsule Corporation non puoi comandare, sei in casa mia!
MIA!!” gli urlò contro agitando le mani verso di
lui, con aria bellicosa.
“Mmh…che paura!” Si finse intimorito,
poi scoppiò a ridere con arroganza e per un attimo la
costrinse al silenzio.
“Stai esagerando!” esclamò una voce
maschile.
Il guerriero sorrise nel vedere avanzare l’umano,
poiché sapeva di poterlo ridicolizzare in poco tempo.
“Vuoi fare la stessa fine dell’alberello?
Sarà un vero piacere!” proferì con
scherno, e ancor prima che lui lo raggiungesse con agilità
gli si parò davanti.
“Smettetela subito!” Bulma sentiva lo stomaco
contratto, intuiva aria di
battaglia e stava tentando di dissuaderli dal battersi.
Il principe non si preoccupò minimamente delle parole di
lei, averla vista stretta a quel terrestre lo aveva maledettamente
infastidito, e adesso si sentiva arso dalla collera : voleva farle
capire chi comandava, una volta per tutte.
Improvvisamente Yamcha sentì una forte pressione sul collo,
un dolore così intenso che gli causò un senso di
soffocamento, Vegeta lo aveva sollevato e lo teneva sospeso in aria
come fosse un fantoccio.
La scienziata si lasciò sfuggire un urlo di rabbia, mentre
gli balzava addosso, colpendolo alla schiena, con una raffica
impressionante di pugni.
“Mettilo giù! Che cosa stai facendo? Sei un
animale!” sapeva benissimo che si sarebbe voltato e quando lo
fece le mancò il respiro… quello sguardo
spavaldo, la carnagione bianchissima e le labbra sottili.
Era un predatore, difficile da domare, talmente enigmatico, ma anche
estremamente attraente.
Lei si rese conto che lo amava,
anche se adesso la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, anche se
si mostrava spietato, anche se certamente l’avrebbe fatta
soffrire.
Era lì di fronte a lui, sentiva il suo respiro sulla pelle,
ed era caldissimo.
“Razza di …” disse
lei dopo aver rivolto un occhiata sfuggente all’amico, che
giaceva svenuto sul pavimento.
La giovane aveva portato le mani sui fianchi, ben decisa ad insultarlo,
ma Vegeta la afferrò e la tirò più
vicina a sé, impedendole di dimenarsi, trafiggendola con la
sua voce.
“E’ pericoloso irritarmi donna! Io non sono quel
rammollito, potrei davvero perdere la pazienza e allora
…”
Lei alzò la testa, sfidandolo.
“E allora …?” Stava rischiando grosso,
ma non le importava, le sue braccia ora la stringevano
e troppe volte aveva sognato quel gesto, si aggrappò alle
ultime forze cercando di tenergli
testa.
“Sei una presuntuosa, davvero vorresti scoprire cosa potrei
farti?” la osservò a lungo, contemplando la sua
bellezza.
Non sarebbe mai riuscito a farle del male e si sentiva in colpa, era
così attratto da lei, preso da un desiderio struggente.
Il saiyan detestava provare interesse per qualcuno, sapeva fin troppo
bene quale fosse il vero scopo della sua vita.
Ad un tratto sentì la mano di lei sfiorargli il
torace, un fremito lo travolse e si accorse di provare
calore, un calore intenso, capace di sciogliere il gelo del suo cuore.
“Bulma tesoro, oh cielo, l’ albero!” La
signora Brief, era entrata rimanendo palesemente sconvolta, possibile
che non riuscissero a preservare un albero?
Ci aveva forse preso gusto a bruciarli tutti Vegeta?
Nell’ansia per l’incolumità della figlia
e dell’albero la donna non si era accorta di quanto loro due
fossero vicini.
Il principe infastidito si staccò bruscamente,
v’era inquietudine nei suoi occhi, non poteva permettersi
certe debolezze, anche se una parte di lui avrebbe voluto stringerla
all’infinito, desiderosa di assaporare le sue labbra morbide.
“Stammi lontana, è meglio per te!”
ringhiò
Bulma aveva chinato leggermente la testa, naturalmente non gli avrebbe
dato ascolto, erano stati talmente intensi quei brevi momenti, che le
sembrava impossibile rinunciare a lui.
Non aveva più voglia di aspettare e neppure di rispondere
alle domande della madre, evitò di calpestare il corpo di
Yamcha, e sfilò impettita davanti
al saiyan senza dare spiegazioni alcune, precipitandosi verso la porta.
“Bulma cosa faccio? Ordino un altro abete?” Bunny
Brief la guardò con aria interrogativa, posando gli occhi
prima su Vegeta e poi sulle ceneri della pianta.
“Certo mamma, chiama subito quei ragazzi e digli di fare in
fretta, domani è la vigilia, e non possiamo festeggiare
senza l’albero!”
“Chi smette di sognare, rinuncia a
vivere…” mormorò poi.
Non aveva ancora deciso cosa regalare a Vegeta, tuttavia sentiva il
bisogno di correre verso il centro cittadino, di frugare nei negozi, di
fargli capire che aveva pensato a lui…
I suoi occhi le avevano rivelato una profonda solitudine e lei non
riusciva a sopportare l’idea che nessuno lo avesse mai amato.
Come accidenti poteva capire la magia di quella festa celestiale?
Per forza non ci riusciva!
Lui era sempre vissuto all’inferno, nelle tenebre profonde,
non poteva nemmeno immaginare quanto fosse stupendo il viso di un
bambino illuminato dalla gioia, di quanto fosse meraviglioso credere a
Babbo Natale.
Cosa ne sapeva lui? Lui non era mai stato un bambino…
Continua
…
Avevo detto che
non mi sarei fatta sentire per qualche giorno, e invece eccomi di nuovo
qua!
NON resisto
senza scrivere!!
Cosa ne dite,
siate sinceri il seguito è deludente…?
Fatemi sapere il
vostro parere...^^
Ringrazio :
Angelo
Azzurro, Feleset90,Dolcissima_Bra,
MartaSaru,
rosy_ge,
Angelo
Azzurro, nana987,
giada_chan,
Amina_chan,
Feleset90,
bulma90,
Molly, maryana,
miss miyu 91.
Molto presto
arriverà il prossimo aggiornamento...
Un bacione a
Shari_Aruna- grazie per i tuoi consigli. ^^
Un bacione anche
ad Alan.
LORIGETA ^^
|
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Capitolo 5 *** Qualcosa sta cambiando. ***
5
Buon
Natale …Scimmione.
Sferzava un
gelido vento che penetrava nella pelle
come una lama, eppure raramente v’era stata così
tanta gente ad animare il
centro della capitale, pareva che tutti si fossero dati appuntamento in
quell’unico
posto.
La scienziata aveva percorso a passo svelto la lunga
strada che collegava la sua abitazione al cuore cittadino e lo aveva
raggiunto
in breve tempo.
La via più signorile di città
dell’Ovest ora si
trovava dinnanzi ai suoi occhi, con le due file di negozi illuminati e
le loro variopinte
vetrine, che esponevano in bella vista la merce più
ricercata.
Lei aveva sospirato, facendosi largo tra quella confusione,
non era divertente farsi spintonare da tutta quella gente che sembrava
avesse
perso il lume della ragione.
La donna continuava il suo cammino pensando a
quell’alieno e al potere che aveva di farle traboccare il
cuore di emozioni,
facendola comportare nel modo più impensato: non avrebbe mai
immaginato di
sentirsi così dipendente da lui.
“E’ solo un scimmione Un gorilla! un grosso
macaco…”
si diceva, ma ogni
volta che cercava di
scacciarlo dalla mente si accorgeva che in realtà
l’attrazione per lui
aumentava, era inutile che tentasse di negare, lei stessa si sentiva
una
piccola scimmietta innamorata.
Bulma Brief si fermò di scatto, stringendosi nella
giacca, mentre il vento le scomponeva i tanti riccioli facendoli
sollevare verso
il cielo plumbeo.
Trovare qualcosa di adatto per Vegeta era senz’altro
più difficile che scalare a piedi nudi una montagna,
malgrado vi fosse
l’imbarazzo della scelta e lei non avesse problemi a
spendere una
grossa cifra.
Ma che cosa poteva servire ad un principe spodestato
e per di più lunatico?
Tutto e niente.
Lui non era certo tipo da indossare un completo alla
moda nè tantomeno
sciarpa e berretto,
per non parlare delle scarpe griffate.
Eppure doveva riuscirci, a costo di capovolgere la
città, a costo di far impazzire i commessi dei negozi, a
costo di inventarsi
lei stessa un oggetto appropriato.
La giovane curiosò attenta fermandosi parecchie
volte davanti ai negozi, valutando i tanti oggetti proposti, senza
trovare
nulla di interessante e ridendo di gusto davanti ad una vetrina di
biancheria
intima.
“Chissà se porta le mutande?” si chiese
arrossendo, immaginandolo
con indosso un paio di slip aderenti.
Solo all’idea sentì un improvviso calore, come se
stesse assaporando un bicchiere di vin brulé…
quel saiyan le accendeva il fuoco
della passione nelle vene!
Possibile che
si fosse fatta coinvolgere così tanto?
Quanto poteva
ancora resistere senza baciarlo?
“Poco, molto poco” pensò mordendosi un
labbro.
I minuti trascorrevano implacabili e intanto lei
brancolava nel buio, ogni tanto guardava di sfuggita
l’orologio da polso e
alzava gli occhi al cielo, invocando un miracolo.
Cominciava a perdere la speranza, con lo sguardo
basso e le mani nelle tasche aveva continuato a camminare senza
rendersi conto di
essersi allontanata dalla confusione.
La strada che stava calpestando era meno trafficata
e meno curata, svolazzavano, vinte dalla brezza, innumerevoli cartacce
e v’erano
solo alcuni piccoli negozi tra un palazzo e l’altro.
“Uffa, qui non c’è niente
…” mormorò sconsolata guardandosi
attorno, decisa a tornare sui suoi passi.
Fu in quel momento che i suoi occhi cobalto si
illuminarono, le sembrava davvero magico quell’oggetto
esposto nella vetrina, scintillava
come una stella, riflettendosi sul
suo viso.
*******
“Maledetta
femmina testarda!” aveva urlato il principe
prima di voltare con stizza le spalle ad una costernata signora Brief.
Il saiyan
impettito s’ era diretto verso la porta finestra del
giardino, desideroso di
concedersi una boccata d’aria, era troppo irritato e le cose
erano due: o
riusciva a sbollire il suo malumore, o avrebbe fatto saltare quella
costruzione
color crema che gli umani chiamavano Capsule
Corporation.
Si allontanò borbottando tra sé e sé,
schiacciando
con forza l’erba, mentre all’orizzonte la luce
veniva offuscata da grosse nubi,
grigie come il suo umore.
Già era impensabile una coabitazione pacifica tra
lui e la terrestre, ma l’arrivo del
Natale aveva peggiorato le cose, l’atmosfera
festosa che respirava nell’aria gli dava sui nervi.
Il saiyan imprecava ad alta voce, mentre la sua
mente lo torturava mostrandogli troppo spesso un l’ immagine
che aveva il
potere di farlo imbestialire.
Lei stretta nelle braccia di Yamcha, il
solo pensarci gli
faceva provare un fastidio tremendo, ma
piuttosto di ammetterlo sarebbe finito all’inferno.
Trascorse parecchio tempo
prima che il suo fine
udito riuscisse a distoglierlo da quel pensiero, mettendolo sulle
difensive. Probabilmente
stava arrivando qualcuno, pensò digrignando i denti.
Difatti un camioncino bianco si era appena immesso nel
viale, alla guida un ragazzo biondo procedeva con lentezza, attento a
non far
sballottare troppo il grosso albero che si intravvedeva spuntare dal
portellone
anteriore lasciato semi aperto.
“Cosa ti avevo detto? Sono pazzi questi
Brief…” disse
il ragazzo rivolgendosi al collega, scrollando nel contempo il capo.
“Ma cosa ne faranno poi di tutti questi alberi? Ne
ordinano uno ogni ora…” rispose l’altro
corrucciando lo sguardo.
“Dai, in fondo non mi dispiace, così rivediamo la
ragazza… bisogna ammettere che è un vero
schianto” il ragazzo moro sorrise,
facendo l’occhiolino all’altro.
Parcheggiarono davanti all’ingresso e scesero
entrambi guardandosi attorno.
Il saiyan si era appoggiato con la schiena al tronco
del grande ciliegio e li osservava serio a braccia conserte.
“Hai visto quello che tipo strano? Secondo me è il
giardiniere…” proferì uno dei due
ridacchiando.
“Aspetta ora gli chiedo se ha visto la
gnocca…” disse
l’altro con voce maliziosa.
“Senti tu, lavori qui?” Il giovane aveva
attraversato il selciato a lunghi passi, portandosi di fronte al
guerriero e
usando un tono poco cordiale.
Gli occhi del saiyan si ridussero a due fessure, ma
dalle labbra non uscì alcun suono.
“Sei sordo? Sto cercando la bambola con i capelli
azzurri…” continuò l’umano
con arroganza.
I pensieri di Vegeta turbinavano veloci: Bambola? Cos’era
una bambola? Si riferiva forse alla scienziata?
Sì, era senz’altro di lei che parlava, visto il
colore dei capelli che aveva appena menzionato.
Dunque un altro uomo la cercava? Non le bastava quel
buono a nulla di Yamcha? Anche a questo aveva promesso un regalo?
“Senti amico, dobbiamo consegnare un abete, sei muto
per caso? Invece di stare lì impalato facci
strada…”
Furono
sufficienti una manciata di secondi perché i due terrestri si
ritrovassero
sollevati da terra, urlanti e terrorizzati da quell’
individuo incredibilmente
forte, che senza esitazione stringeva il loro collo mostrando uno
sguardo
feroce.
“Mettimi giù!” implorò il
più giovane, lasciandosi
scappare un singhiozzo.
Il principe sogghignò, l’idea di cambiare i
connotati a quei due idioti era molto allettante.
Nemmeno le urla dei padroni
casa lo convinsero a desistere, i signori Brief, infatti, erano
prontamente
intervenuti cercando di evitare una tragedia. “Vegeta! Fermo sono i corrieri…” il
padre di Bulma
cercò di farlo ragionare, ma non poté far altro
che sperare in un aiuto divino,
poiché le sue parole rimasero inascoltate. Proprio in quel momento la giovane scienziata varcò
il cancello, marciando con passo sicuro verso il gruppetto al centro
del
giardino.
“Mettili giù! Giuro che se non lo fai distruggo la
camera gravitazionale, così mi vendico anche per gli alberi
che hai incenerito!”
sbottò fiondandosi davanti al guerriero, gli occhi color
zaffiro che sembravano volerlo
trafiggere.
Un sorriso sarcastico era nato sulle labbra di lui,
mentre faceva stramazzare al suolo i due malcapitati,
cominciò a parlare con
tono strafottente, usando l’ appellativo ascoltato dal
terrestre.
“Contenta bambola? Così
potrai finalmente dedicarti
al tuo stramaledettissimo albero.”
Ad esser precisi lei rimase senza fiato, l’aveva
chiamata bambola come se niente fosse, facendola arrossire.
A quanto pareva anche quell’alieno intrattabile
conosceva certe definizioni, sembrava che le avesse concesso per la
prima volta
una sorta di complimento.
“Grazie per la tua gentilezza, ma non ti sprecare
troppo mi raccomando! So che conosci alla perfezione il
galateo…” disse
sarcastica, ma lui le aveva già dato le spalle, il suo
sguardo gli era
insostenibile, poiché in segreto lui sentiva di provare un
emozione nuova e ne
era intimorito: da molto tempo il suo cuore non pulsava così
forte.
“Bravo vai ad allenarti, altrimenti perdi
l’abitudine …” Bulma batté le
mani, davanti allo sguardo sbalordito dei due
fattorini, che a fatica tentavano di rialzarsi.
“Si-signorina…” la chiamò
balbettando il giovane
biondo.
“Vo-volevo avvisarla che i nostri magazzini hanno
esaurito tutte le scorte! Casomai le venisse l’idea di
ordinarne un altro…”
Valeva la pena di raccontare una bugia, pensò il ragazzo ne
andava della loro
incolumità, era sicuro che in quella casa fossero tutti
pazzi.
********
La luce del
giorno stava scemando, quando la ragazza
si apprestò finalmente ad adornare il tanto sospirato abete.
La madre le aveva raccontato di come Yamcha fosse
andato via, blaterando una fantomatica vendetta nei
confronti del tenebroso principe.
Lei aveva sospirato, mentre da uno scatolone
estraeva una pallina gialla e lucente, che si apprestava ad appendere
ad un
rametto, ringraziando il cielo che l’amico non si fosse
trattenuto,
risparmiandole così un noiosissimo sermone.
“Cosa dici mamma, questo festone dorato lo metto in
fondo?” domandò pensierosa, valutando la
possibilità di cambiare la stella che
aveva infilato nella punta, con un angelo fluorescente.
“HO FAME!!” In tono scortese una voce aveva tuonato
rimbombando in tutta la sala, ridestandola bruscamente dalle sue
meditazioni.
In piedi sulla soglia, adesso, Vegeta, sembrava
veramente un animale, con i capelli arruffati e gli occhi fuori dalle
orbite,
disturbato da tutto quel trambusto e irritato da tanta trascuratezza
nei suoi
riguardi.
“Maledetto abete e stupida festa!” pensò
contrariato.
“Mi dispiace, ma dovrai aspettare ancora un po’,
non
vedi che devo finire?” la voce di lei fu subito sovrastata da
una potente
esclamazione poco educata.
“Ti ho detto che ho fame, vieni subito in cucina,
donna!”
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, avvertì un
improvviso calore e la mano calda di lei stringere la sua, una
felicità inaspettata
gli invase il cuore, mentre Bulma gli parlava sottovoce.
“Non è meraviglioso Vegeta? Vedrai quando
accenderò
le luci....”
Pazza, cosa stava farneticando? Cosa stava facendo?
Prendendolo per mano lo trascinò a sé, mentre lui
lanciava un occhiata alle scintillanti sfere, rinnegando la sua natura,
che lo
incitava ancora una volta a distruggere tutto.
Vegeta aveva l’aria sconvolta, eppure non riusciva a
proferire parola, un tempo avrebbe ucciso senza remora, chiunque avesse
osato prendersi
tanta confidenza nei suoi confronti, ma ora…
chissà cosa gli stava accadendo? Forse
stava veramente cambiando.
Continua
…
Ci sono
riuscita!! ^^ Volevo aggiornare ancora una
volta prima che il 2007 ci lasciasse per sempre, ed eccomi qua.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, il prossimo
sarà l’ultimo, non voglio dilungarmi troppo...
Stasera vado a
fare follie, ahahahha…hihih…non vedo
l’ora di indossare le scarpette rosse con i tacchi --- e chi
ci riesce a
camminare? E la gonna?
NO! Voglio i
miei blue jeans…
Trunks- amore mio giuro
solennemente che ti sarò fedele…XDXD *_*
Sto delirando,
è tardissimo, meglio che vada a nanna…XDXDXD
Ringrazio :
Dolcissima_Bra,
Feleset90,
Goten87,MARTY_CHAN94,
miss miyu 91, vegetomane, nana987,
Molly,nicichan, bulma90, ragazzasilenziosa, super vegetina,
liri,
giada_chan, Alan_k1, maryana.
Vi
mando un bacione,
aspetto i vostri commenti …
Grazie
a Shari_Aruna, per
i suoi consigli.
BUON
ANNO A TUTTI
Il prossimo
aggiornamento avverrà nel 2008.
Un particolare
saluto ad una mia lettrice ed amica
che è a letto con la febbre :
Nico, (
nichichan) un abbraccio forte, auguri tesoro,
TVB ^^
LORIGETA ^^
|
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Capitolo 6 *** Perchè non capisci? ***
Buon
Natale …Scimmione.
Era
notte
fonda ormai, Bulma aveva aperto silenziosamente la finestra della
propria
stanza, affacciandosi sul giardino, osservando le piante di rosa
ondeggiare
vinte dalla gelida brezza.
Non era difficile abbandonarsi ai sogni, bastava
sollevare il viso verso il cielo stellato, lasciandosi accarezzare dal
chiarore
lunare.
Soltanto poche ore prima, aveva stretto fra le sue
la mano di Vegeta e quel tocco le aveva fatto provare un piacevole
brivido. S’erano
guardati negli
occhi per pochi attimi,
ma sufficienti perché lei scorgesse tanto
calore in quelle iridi scure.
Un sospiro si era sollevato dalle sue labbra, tutte quelle
emozioni avrebbero dovuto sfinirla, anziché farla sentire
arzilla come se si
fosse appena alzata.
Ora si era appoggiata ai cuscini del letto, le gambe
allungate e gli occhi celesti fissi sulla parete, non le riusciva di
addormentarsi, non quella notte, con tutti quei pensieri che le
frullavano
nella testa. Pensò che forse un bicchiere di latte caldo
l’avrebbe aiutata a
rilassarsi.
La scienziata si alzò dal letto, sbadigliando e
infilando la vestaglia rosa, tirandosi indietro i capelli con una
fascia del
medesimo colore.
Esitò un attimo con la mano appoggiata sulla
maniglia della porta e poi via lungo il corridoio buio fino alle scale.
Quando raggiunse la cucina si accorse che la luce
era già accesa, qualcuno soffriva del suo stesso disturbo:
sembrava vi fosse
una dilagante epidemia d’ insonnia.
Si trattava di lui.
Non riuscì a guardarlo mentre entrava e si dirigeva
impettita verso il frigo, aprendo maldestramente la porta, tanto da far
cadere
e spiccicare a terra un paio di uova.
La risatina che seguì ebbe il potere di irritarla.
"Vuoi la guerra? E guerra sia!" pensò pronta ad affrontarlo.
Sebbene forse avrebbe fatto meglio ad ignorarlo,
visto che anche lui pareva non aspettasse altro.
“Cos’hai da ridere ammasso di muscoli con il
cervello di una scimmia?!”
La ragazza stava agendo d’stinto, senza pensare a
quanto il principe potesse farle male, anche solo con un piccolo gesto.
Vegeta reclinò il capo all’indietro prima di
liberare una squillante risata.
“Sei buffa donna!”
esclamò poi con tono beffardo.
Finalmente era riuscita a risvegliare il suo
interesse, la trovava buffa, era già un passo
avanti…
“Così ti faccio ridere?” chiese lei
mutando
espressione, voltandosi per aprire uno sportello ed estrarre un
sacchetto di
noccioline.
“Tieni, di solito allo zoo vi danno queste, magari
mi fai pure una capriola…” quando gli fu vicina
gliele mise in mano
bruscamente, sentendo un brontolio simile ad un ruggito.
Vegeta si stava trasformando, ma non in un gorilla
bensì in un leone pronto a sbranarla.
“Adesso mi hai seccato con questa storia dello
scimmione, e anche con quella del Natale!”
Il saiyan si spostò in avanti, tanto da afferrarla
per la vita, ma non riusciva a capire perché sentiva un nodo
allo stomaco, probabilmente
era solo attrazione fisica, da troppo tempo ormai non toccava il corpo
di una
donna.
Bulma, sentiva il cuore a mille, lo sguardo pallido,
le labbra socchiuse, forse era tutta un‘ illusione, essere di
nuovo fra le sue
braccia, accorgendosi che la stava divorando con lo sguardo.
“Vegeta…”
“Cosa vuoi da me?” incoraggiata da quella seppur
burbera risposta lei gli fece una carezza, delicata e timorosa,
vedendolo
scostarsi come se lo avesse bruciato.
Il guerriero imprecò ad alta voce, non voleva
ammettere che gli fosse piaciuto quel gesto, anzi provava collera
contro se
stesso.
Fu allora che le sue dita robuste le sollevarono il
mento, l’espressione dura e implacabile, pronto a ferirla.
“Stammi lontana, potresti pentirti della tua
avventatezza…”
“Ma perché? Perché non
capisci?” inaspettatamente
lei aveva urlato, sfidando il suo sguardo, temendo che le offrisse in
cambio
solo il silenzio.
Vegeta aveva scosso la testa, incapace di liberarsi
di tutta la rabbia, l’astio e il rancore che si portava
dentro fin dalla
nascita, chiudendo gli occhi, ignorando la sua voce calda.
Non ci volle molto perché si accorgesse che Bulma
stava piangendo, una lacrima silenziosa scivolava sulla sua guancia
luccicando
alla luce forte del neon, riflettendosi nei suoi occhi scuri.
“Sono stata una sciocca, ho girato mezza città per
comprarti un regalo di Natale ed ero felice di averlo trovato, ma a te
non ti
importa niente di nessuno, non sei capace di provare nessun sentimento,
sei
solo un pezzo di ghiaccio… “
ora gli
occhi lanciavano lampi di collera, ma lui interruppe quel monologo
voltandole
le spalle, come se avesse realizzato solo in quel momento di non
riuscire a
sopportare la sua voce affranta.
Era talmente confuso che non si rendeva nemmeno
conto di dove stesse andando, sentiva i singhiozzi farsi più
flebili man
mano che si allontanava, voleva stare solo, ingannando se stesso, non
avrebbe
mai ammesso che aveva un disperato bisogno di lei.
Continua
…
Scusate questo
capitolo cortissimo, ma è di transizione
in attesa del prossimo, che sarà l’ultimo. (Giuro!)
Non vorrei
stancarvi ^^
Ringrazio :
rosy_ge, Amina_chan, nicichan, MARTY_CHAN94, MartaSaru, vegetomane,
Feleset90, giada_chan,maryana, Goten87, Alan_k1, miss
miyu 91-
Siete
in tantissimi a leggerla, forza ditemi cosa ne pensate, vi
sto annoiando?
Vegeta
è OOC?
Aspetto
il vostro parere. ^^
Ciao
LORIGETA
^^
|
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Capitolo 7 *** Tante piccole stelle. ***
Buon Natale …Scimmione.
Per il resto
della notte, Bulma, si era trattenuta in cucina, seduta scomodamente su
una sedia, i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani a sorreggerle la
testa che altrimenti avrebbe ceduto alla stanchezza.
Nell’aria si respirava un gradevole aroma poiché
molte volte nel corso della serata, aveva cercato conforto nella
caffeina ed ora gli occhi azzurri fissavano tristemente la tazzina
vuota.
La scienziata sospirò, frenando a stento uno sbadiglio,
sbattendo le palpebre per tentare le di mettere a fuoco le immagini. La
vista le si era annebbiata dalla stanchezza: i colori le sembravano
sbiaditi come se riuscisse a distinguere solo un deprimente grigio.
Troppe domande si erano susseguite incessantemente nella sua mente ed
erano rimaste tutte senza risposta… che malinconia
tormentarsi così la vigilia di Natale.
Non v’era alcun dubbio che fosse lui la causa di tutto quel
patimento, ma lei cosa poteva fare per non penare così?
La giovane scosse la testa come a volersi commiserare, il nobile saiyan
sembrava considerarla solo parte dell’arredamento e pareva
facesse di tutto per starle lontano. Possibile che fosse
così insensibile anche al fascino femminile?
“Dannato egoista, se solo lasciassi che io
…” mormorò con un filo di voce.
Invece poche ore prima le aveva voltato le spalle, lasciandola sola a
piangere come una bambina, a piangere come non aveva mai fatto prima in
tutta la vita.
Forse avrebbe dovuto avere il coraggio di sbatterlo fuori, dandogli una
navicella, rispedendolo nello spazio, il più lontano
possibile da lei, ma sapeva benissimo di non poter fare a meno di lui,
era scimmione-dipendente oramai.
Dalla grande vetrata ancora appannata per il freddo intenso Bulma
poteva scorgere lo sbocciare dell’alba, la luce ora invadeva
la stanza, donando intensi riflessi ai suoi capelli azzurri.
La casa era ancora silenziosa, benché mancasse poco al
risveglio degli altri abitanti.
Infatti poco dopo la madre scese a fare colazione, affacciandosi sulla
soglia, con indosso la vestaglia e un paio di ciabatte fucsia, era
allegra come sempre, sembrava che tutto le scivolassero addosso senza
mai turbarla e per un attimo la figlia si trovò ad
invidiarla.
“Bulma, cara ti sei già alzata?Hai trovato i
pasticcini? Li ho messi nel ripiano in alto”
disse premurosa, entrando e aprendo subito il rubinetto del lavello per
riempire la teiera d’acciaio.
“No, non ho molta fame …mi sono appena
alzata.” mentì la giovane giocherellando con un
pezzo di stoffa della tovaglia rossa, rimanendo con lo sguardo
concentrato sul Babbo Natale che v’era stampato sopra.
Non le avrebbe detto che il suo comodo letto era rimasto intatto,
stessa cosa però non si poteva dire del suo cuore,
quest’ultimo, infatti, si era spezzato grazie ad un principe
che di azzurro aveva ben poco.
“Sicura che non vuoi un pasticcino
alla crema?” chiese
ancora la donna intanto che sistemava con cura un vassoio riempiendolo
con i prelibati dolcetti, e ridestando Bulma dai suoi pensieri.
“Sì, sono sicura
…” rispose l’altra stancamente.
Se le avesse svelato il motivo del suo scarso appetito la madre le
avrebbe certamente risposto in modo vago, magari decantandole proprio
le qualità del benemerito gorilla.
Bulma aveva sospirato spingendo indietro la sedia e alzandosi e
allungando le braccia per stiracchiarsi, avvertì una
dolorosa fitta al fondoschiena, di certo non le aveva giovato quella
scomoda e prolungata posizione.
“Cara, è già sceso Vegeta?”
domandò la signora Brief ignara di procurarle un brivido
semplicemente nominando il suo nome.
“Non si è ancora alzato,
credo…” rispose lei sollevando appena le spalle e
fingendosi disinteressata.
“Allora preparo anche per lui la
colazione, puoi prendere tre pacchi di cereali dalla
dispensa?” chiese la madre afferrando una tazza molto
capiente dal mobiletto.
“No!” fu la risposta secca.
La giovane venne colta da un attacco di nervosismo: era stufa di
servirgli solo per sfamarlo, al diavolo lui e il suo appetito
esagerato! Si rifiutò categoricamente di aiutarla allontanandosi
in tutta fretta e lasciando la madre a bocca aperta.
“Questa si prospetta una giornataccia”,
pensò sbuffando, salendo le scale fino in cima, decisa a
raggiungere la propria stanza e desiderosa di rilassarsi sotto
l’acqua tiepida della doccia. Ad un tratto la ragazza si
fermò udendo il rumore di una porta che si apriva e
trattenne il respiro osservando la figura altera che avanzava verso di
lei, le gambe quasi le cedettero per l’emozione.
“Non voglio incontrare i tuoi occhi, non ci
riesco…” mormorò sentendo nuovamente
quella sensazione che le toglieva il fiato, abbassò
d’stinto il viso, nascondendo le occhiaie marcate e i
lineamenti tesi.
Vegeta rimase impassibile, l’intenso sguardo corvino non
tradì alcuna emozione, anche perché non era nel
suo essere manifestare i sentimenti reconditi, non poteva di certo
ammettere che la notte appena trascorsa fosse stata interminabile anche
per lui.
Non voleva e non poteva dirle d’essersi allontanato e
inginocchiato in un angolo del giardino, rimanendo lì al
freddo con il viso rivolto verso il cielo a scrutare ogni singola
stella.
Un’insolita malinconia lo aveva pervaso, i suoi occhi neri e
penetranti avevano cercato rifugio in quegli astri luminosi come un
bambino cerca le braccia della madre.
Guardare le stelle per lui era un po’ come sentirsi a casa,
anche se in realtà una vera casa non l’aveva mai
avuta, fin da piccolo le stelle erano state le uniche silenziose compagne
che avevano potuto alleviare la sua solitudine.
Non aveva mai fatto certi pensieri prima d’ora, non gli era
mai importato di essere solo, o forse aveva sempre cercato di
nascondere quanto gli pesasse esserlo.
Per alcuni istanti, prima che lui si allontanasse si guardarono senza
dire una parola, benché avessero così tanto da
dirsi.
***********
Il getto d’acqua le aveva regalato un po’ di
benessere, Bulma s’era cosparsa il corpo con un abbondante
sapone profumato alla vaniglia ed era rimasta parecchio tempo sotto
quella tiepida carezza, chiudendo gli occhi, cercando di estraniarsi da
tutto, specialmente da lui.
Quando uscì dalla cabina doccia si avvolse in un morbido
accappatoio di spugna stringendolo bene in vita e sospirò di
sollievo: fisicamente stava decisamente meglio, per lo meno il suo
aspetto appariva più curato, pensò dinnanzi allo
specchio, raccogliendo i riccioli umidi in un’ alta coda.
Quel Natale era il più triste della sua vita, dopo un primo
entusiasmo ora si sentiva depressa, desiderosa che passasse in fretta.
“Ho sbagliato a credere che lui potesse capire, ho sperato
inutilmente, povera sciocca, perché non la smetto di
sognare?”
Dopo essersi vestita la giovane scese in soggiorno, l’abitino
rosso le stava d’incanto, modellandosi perfettamente sul suo
corpo snello, lasciando in parte scoperte le sue lunghe gambe.
“Uffa…” Bulma fece una smorfia, adesso
era il telefono ad infastidirla, suonava e lei non aveva voglia di
rispondere, intuiva chi potesse essere, ma alla fine esasperata cedette
alzando il ricevitore.
“Pronto?” domandò tormentando il filo
con l’altra mano.
“Ciao Bulma, tutto bene? Ero
preoccupato…” la scienziata si senti avvampare di
rabbia, Yamcha stava diventando paranoico, sembrava che temesse di
perderla da un momento all’altro.
“Sì, sì, tutto bene, perché
continui a chiedermelo?” domandò con stizza,
portando l’altra mano su un fianco.
“Come perché? Con quel coso che gira per casa tua,
non riesco a far finta di niente, lo sai che non approvo la tua
scelta…” il giovane iniziò ad inveire
contro il saiyan e lei ad arrossire fino alla radice dei capelli. Come
poteva starsene buona ad ascoltare, mentre lo insultava? Proprio lui
che per anni l’aveva tradita: comportandosi da irresponsabile
e immaturo.
“Stammi bene a sentire, Vegeta non è come
pensi!” esclamò con convinzione, gli avrebbe fatto
ingoiare ogni parola a quel buzzurro dell’ex fidanzato.
La sua voce alterata però s’era sollevata come un
eco arrivando fino ad un certo orecchio.
Vegeta strinse i denti, possibile che non potesse stare in pace? Ogni
qualvolta che riusciva a distogliere la mente dal pensiero di quella
dannatissima donna ecco che questa si faceva sentire, sembrava una
persecuzione, un flagello divino.
Ormai stava rischiando persino di trascurare gli allenamenti e
ciò era intollerabile, quella
mattina non aveva ancora cominciato, sembrava un anima in pena e dopo
aver fatto colazione era rimasto in cucina a rimuginare, con gli occhi
ben stretti e le labbra che non facevano altro che imprecare.
Per quale motivo ora con passo felino stava andando verso
il soggiorno? Sembrava che una gigantesca calamita lo attirasse senza
lasciargli nessuna via di fuga.
*********
“Non puoi giudicarlo, non ne hai il diritto, tu non riesci a
leggere la tristezza dei suoi occhi, sei troppo
superficiale!” la ragazza aveva ripreso fiato, questa era la
sua grande occasione per dirgliene quattro, un modo originale per
fargli gli auguri di Natale.
“Ti sei invaghita, ecco la spiegazione, lo difendi ma
è solo una assassino…cosa ti aspetti da lui? Non
può darti niente!” la
rimproverò Yamcha severamente con una punta di rammarico,
mentre capiva di averla perduta per sempre.
Gli occhi scuri di Vegeta la intravedevano di
spalle, ascoltava ogni singola parola che sfuggiva a quelle labbra
vermiglie, ora più che mai avrebbe voluto far sue.
Ma cosa ci faceva il principe dei saiyan ad origliare dietro ad una
porta.?
Era sconvolto da quello che stava facendo, forse si stava
rincretinendo, che fosse davvero colpa di quella festa di cui non
ricordava neppure il nome?
Bulma in pochi secondi avvertì una forte emicrania, ormai al
limite della sopportazione diede il
meglio di se stessa, determinata a zittire l’amico.
“BASTA! Sono affari miei e poi anche se mi fossi innamorata
non dovrei darti spiegazioni, è vero lui mi piace e anche
molto, d'altronde è innegabile quanto sia
affascinate!”
D’improvviso avvertì un brivido e si
voltò di scatto verso la porta, lo vide, appoggiato alla
parete, gli occhi fissi su di lei, le labbra socchiuse, pallido,
altero, bellissimo, regale …Vegeta.
Ora le sembrava che tutta la stanza si muovesse trascinandola in una
girandola di colori confusi, mentre lasciava scivolare il ricevitore a
terra, mentre il cuore le pulsava così forte da farla star
male, da farle credere di stare per morire.
“Ecco io volevo dire che…” la
voce le morì in gola, il saiyan se ne stava immobile senza
fiatare, ma lei avrebbe preferito che la insultasse piuttosto che quel
silenzio umiliate.
“Bulma, mi senti? Che succede?” Yamcha continuava a
chiamarla si sentiva la sua flebile voce giungere dal ricevitore,
tuttavia non le importava di rassicurarlo, lei non stava affatto bene,
anzi tremava vinta da i suoi peggiori timori, sicuramente Vegeta
l’avrebbe di nuovo respinta.
“Non hai niente da dire scimmione?” urlò
allora facendosi forza, sfoderando lo sguardo più grintoso
di tutto il suo repertorio .
La sua voce si levò rauca, facendola trasalire, non era
rabbia quella che sentiva, ma un disperato richiamo, un‘
invocazione che le trapassava il cuore, un vano tentativo di celarsi
dietro ad una maschera imperscrutabile.
“Partirò presto, non voglio più vederti
mi hai stancato donna!”
“Vegeta, no, non andare via ti prego…”
D’impeto Bulma si avvicinò e quasi con violenza lo
afferrò per le braccia, sapendo fin troppo bene che poteva
reagire bruscamente, ma non lo fece, lui la lasciò fare,
lasciò che raggiungesse le sue labbra e che si saziasse di
esse.
Sentivano un brivido caldo scendere lungo la schiena, una meravigliosa
sensazione mentre lui le sfiorava la pelle con una delicatezza
inaspettata.
Non era un semplice bacio, v’erano troppe sensazioni in quel
gesto, la donna sentiva un desiderio mai provato, lo voleva amare a
dispetto di tutto e di tutti sfidando l’intero universo e lo
stesso destino.
Si staccò a malincuore dalle sue braccia così
avvolgenti, sorpresa da quello sguardo severo che pareva accusarla.
“Vegeta è stato
bellissimo…noi…” mormorò
sfiorandosi le labbra.
“Taci, me ne andrò oggi stesso, stasera al calar
del sole voglio una navicella, intesi?”
Non le restava altro che ingoiare la rabbia, sfogando le sue lacrime,
guardandolo andare via.
Cosa doveva fare? Gettarsi ai suoi piedi, implorarlo? Offrirsi come
concubina e indossare un costume peloso per farlo sentire a suo agio?
Non sarebbe servito a farlo restare.
“Continui a fuggire, eppure le tue labbra erano calde, le tue
mani così dolci…Vegeta. ” Inutile
continuare a parlare, si era barricato nella camera gravitazionale e
sicuramente vi sarebbe rimasto a lungo, tutto il pomeriggio, fino a
sera.
**********
“Forse
ho commesso uno sbaglio…”
Tutta la giornata era trascorsa senza che lei smettesse di rimuginare.
Guardava malinconica le luci intermittenti del grande albero di Natale,
gli occhi le si erano riempiti di lacrime troppe volte
perché le venisse idea di festeggiare.
Eppure mancavano poco allo scoccare della mezzanotte, v’erano
un sacco di pacchi colorati ai piedi del grande abete, di tutte le
dimensioni, e lì in mezzo anche quello per il suo scorbutico
scimmione.
La scienziata aveva sospirato,Vegeta non avrebbe mai aperto quel dono,
a lui interessava solo il potere, solo ferire, solo allontanarsi, solo
rinunciare all’unica donna che gli aveva dimostrato un
sentimento sincero.
Sollevandosi stancamente si diresse verso la vetrata, guardando la
navicella che il padre gli aveva messo a diposizione cedendo alla sua
impellente richiesta.
“Se ne va davvero e non tornerà
più.” Disse tra sé e sé, poi
con tutta la forza che le rimaneva si trascinò verso il
corridoio, arrivando alla cucina, sperando di trovarlo lì
seduto a ingurgitare tonnellate di cibo.
Provò una dolorosa fitta la petto quando si accorse che lui
non c’era, osservò il tavolo con occhi sbarrati al
pensiero che realmente se ne sarebbe andato.
Sconvolta tornò sui suoi passi, verso il soggiorno, era
tutto sbagliato e doveva trovarlo, impedirgli di tornare nello spazio
in mezzo a quella desolante solitudine.
Arrivò sulla soglia ansimante, aveva avuto molte gioie dalla
vita ma quella fu la più intensa, vederlo lì
accanto all’albero, la sua mano alzata sfiorava una pallina
di vetro colorato, sembrava la stesse ammirando mentre questa
rifletteva l’immagine di lei alle sue spalle.
“Vegeta sei qui …” c’era
qualcosa di magico nell’aria, di diverso, persino le sue
labbra accennarono un lieve sorriso nel vederla.
Quella sera gli avrebbe detto tutto, si sarebbe incatenata a lui pur di
trattenerlo.
E poi…poi sapeva di non
poter rinunciare a lui.
Bulma si avvicinò e il saiyan rimase immobile, continuava a
guardare l’albero e le luci che illuminavano il suo viso.
“Non puoi andartene…prima devo darti il mio
regalo.” Disse timidamente.
Le sue labbra tremavano, era bellissima con i capelli sciolti di un
azzurro intenso e gli occhi dello stesso colore, probabilmente
qualsiasi uomo avrebbe fatto i salti di gioia per ricevere la sua
attenzione.
La ragazza si chinò e raccolse il pacchetto porgendolo nelle
mani di lui, una scatola quadrata fasciata in una carta rossa legata da
vistoso fiocco giallo.
“Aprilo per favore, dopo se vuoi potrai andare
via,…” lo fissò con i grandi occhi da
cerbiatta, incredibile quanto fosse persuasiva, era riuscita a fargli
accettare il dono anche se ora lui stava borbottando seccato.
Vegeta ci pensò un momento prima di scartarlo, e poi
scrollò la testa, pensando che non aveva mai ricevuto un
regalo prima d’ora, solo una terreste un po’ pazza
e insopportabile com’era lei poteva pensare di fargliene uno.
L’uomo rimase un attimo smarrito davanti al cofanetto color
dell’oro e non era meno meravigliato del fatto che lei avesse
spento tutte le luci, lasciando che la stanza calasse
nell’oscurità.
“Aprila cosa aspetti!” disse mentre una lacrima le
scendeva sulla guancia.
Sembrava sconvolto mentre sollevata con lentezza il coperchio e tanti
piccoli raggi di luce uscivano con prepotenza colpendo il soffitto e
rendendolo simile ad un cielo stellato.
Era da parecchio tempo che non provava quella sensazione, gli sembrava
di essere così vicino alle stelle, quei giochi di luce
facevano sì che lui potesse sentirsi a casa.
“Ti-ti piace? Ho faticato a trovarlo, ma mi è
parso perfetto…” ammise la ragazza titubante
notando quanto fosse rimasto sorpreso giacché continuava a
rivolgere lo sguardo verso l’alto.
“Ho pensato che ti mancassero le stelle, se ti va puoi
tenerlo sempre acceso in camera tua, ha una batteria di
ricambio…”
Quanto parlava, quanto era bella.
“Bulma…” mormorò
e lei gli mise le braccia intorno al collo, finalmente
l’aveva chiamata per nome e non sembrava nemmeno sul punto di
sclerale.
“Rimani ti prego, non ti darò più
fastidio te lo prometto.” Gli mormorò sulle labbra
ad una distanza troppo ravvicinata, niente poteva impedirgli di
baciarla e lo fece, con passione, con trasporto, stringendola al petto
sotto i bagliori di quel cielo irreale.
Gli occhi di lei mandarono un luccichio quando si staccò da
lui e lentamente sollevò una mano a sfiorargli una guancia
senza temere che si scansasse.
Il suo desiderio si era avverato e senza le sfere del drago: era suo
quello splendido primate che ora la guardava malizioso e che di
lì a poco avrebbe fatto salire nella sua stanza.
Bastò quel pensiero per farle provare un brivido, era in
preda di una profonda gioia e si accorse di non essere mai stata
così felice, sentendolo parlare con voce così
roca.
“Buon Natale…” gli disse con dolcezza
avvicinandosi ad un orecchio.
Ma subito ripeté la frase aggiungendo una parola:
“Buon natale …SCIMMIONE!”
Lui ghignò e con impeto la sollevò sulle spalle,
stavolta non si sarebbe fermato, la voleva e adesso toccava a lui
sorprenderla.
Fine.
E’
tardissimo, ma ci sono riuscita, volevo davvero finire questa storia^^
Mi piacerebbe
avere la vostra opinione, cosa ne pensate?
Il finale vi ha
deluso?
Vegeta
è davvero lui o alla fine mi sono fatta trasportare troppo
dal romanticismo?
Aspetto i vostri
commenti e vi ringrazio:
Ishyna, scImMIA,
Dolcissima_Bra, l_s,
giada_chan,
miss
miyu 91, maryana,
nana987,
ragazza silenziosa, Feleset90,
Bea, nicichan,
MartaSaru,
Molly_Brief,
pan.
Grazie a
Shari_Aruna per i suoi consigli ^^
Un bacione, ora
devo portare a termine anche l’altra a tema Natalizio :
“Esiste
Babbo Natale?”
La
posterò nei prossimi giorni…
Ciao a presto VVB
LORIGETA ^^
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