An honest liar.

di Spregias
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Il contratto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- La prima uscita ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Welcome to my life ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Rage ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Family ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Tell me who you really are ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7-you use your heart as a weapon and it hurts like heaven ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- Sex on the beach ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9- The kind of Matt that I love ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Your sex takes me to paradise ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Amici di letto ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- Negative youth ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Gave up on feelings ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- I'm addicted to you ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- Where I belong ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- NOT BECAUSE ***
Capitolo 17: *** 17- EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Il contratto ***


 
                                                  An honest liar
 
Capitolo 1- Il contratto
 
 
Il telefono squilla incessantemente da almeno trenta minuti, impedendomi di concentrare tutta la mia attenzione su ciò che sto facendo: una semplice doccia. Eppure è l’unica cosa che mi permette di stare sola con me stessa, e soprattutto, è uno dei pochi momenti in cui sono lasciata in pace.
Almeno, era ciò che succedeva fino a adesso, dato che l’assillante suoneria non cessa.
Mi alzo sbuffando, lasciando impronte dei miei piedi bagnati sul pavimento e raggiungo il telefono.
-Gwen, cazzo! Dove diavolo eri? Ti ho cercato ovunque!-
La voce irritata di Vincent mi perfora le orecchie, eliminando in un solo istante tutto il processo di rilassamento di poco prima.
-Vincent, ti prego. Ero sotto la doccia!- sbotto infastidita, come può pensare che io sia sempre a sua disposizione?
-Okay, scusa- dice calmandosi, -ma devi venire immediatamente qui, ho ricevuto una nuova offerta, che non posso farti rifiutare-.
Vincent è, infatti, il mio agente, un bell’uomo sui quaranta anni che mi ha preso sotto la sua ala protettiva solo alcuni anni fa, tre per la precisione, quando ero ancora una povera ragazza incapace e timida che non sapeva che farsene della propria bellezza che stava sbocciando.
È sicuramente grazie a lui, che ora, sono una delle modelle più richieste, anche se questo lavoro fatto di sacrifici e rinunce comincia un po’ a pesarmi.
-Non puoi parlarmene adesso?- chiedo, non avendo proprio voglia di uscire di casa.
-No, Gwen. Ti prego, è importante!- mi implora, così che riesce a convincermi.
Chissà questa volta che avrà da propormi? Di sicuro, è un’altra delle sue, penso infilandomi un paio di jeans chiari e strappati sulle ginocchia, una canottiera blu e un golf grigio. I tacchi grigi non mancano mai, quando indosso i miei jeans preferiti. Lego i capelli biondi in una coda di cavallo e indosso occhiali da sole, anche se penso che non serviranno: mi riconosceranno lo stesso.
 
 
Esco di casa velocemente, infilandomi nel primo taxi che vedo: naturalmente il tassista non manca di lanciarmi un’altra delle sue occhiate, tipico. Io non mi sono mai sentita una sex symbol, cioè, mi rendo conto di non essere brutta, ma vorrei che qualcuno vedesse oltre le mie lunghe gambe e i miei occhi da cerbiatta. Mi riscuoto dalle mie fantasie impossibili, rendendomi conto che sono arrivata.
Vincent mi aspetta sulla soglia, facendomi entrare velocemente e seminando i paparazzi.
-Potresti anche avere un outfit più cool, Gwen. Sei una top model- dice squadrandomi dalla testa ai piedi. In tutta risposta gli faccio una linguaccia, e lui ride.
-Di cosa dobbiamo parlare?- gli chiedo cercando di ottenere qualche informazione in più.
-E’ una cosa particolare, vieni- dice trascinandomi nel suo ufficio.
Appena entro, un profumo di buono mi colpisce, anche se non saprei proprio dire cosa sia.
Vincent prende posto nella sua sedia e noto che a sedere ci sono già due persone, il primo, un signore di mezza età barbuto e grinzoso, ma che emana ricchezza da tutti i pori, mi squadra con la stessa classica espressione da pesce lesso, mentre l’altro non si gira neanche.
-Gwen, cara, siediti-  dice Vincent, passando dal ruolo del mio manager, al ruolo del manager serio, carino e gentile. Trattengo la risatina che mi viene sempre, vedendolo recitare questo ruolo.
Mi siedo su una poltrona rossa, gettando un’occhiata al misterioso ragazzo abbastanza maleducato.
Rimango sorpresa, perché so di averlo già visto. Vestiti firmati dalla testa ai piedi: all star bianche, pantaloni neri abbastanza stretti, maglietta grigia di chissà quale stilista e una collanina tamarra a completare il tutto. Naso diritto, bocca carnosa e pelle bianca. Un belloccio, penso immediatamente.
I capelli neri sono pettinati accuratamente in un ciuffo che gli ricade in un modo abbastanza sexy sulla fronte, lasciando però scoperto il pezzo di forte: i suoi occhi. Niente di ciò che avevo visto in tutta la mia vita si avvicina lontanamente a quel colore: indescrivibile. Diciamo però che sono azzurri, anche se sembra una bestemmia.
Mi accorgo di essermi incantata guardando il sorrisino idiota che gli scappa sulle labbra.
-Quando la signorina ha finito di fissarmi, possiamo iniziare- dice lo sconosciuto facendomi avvampare. Ma come si permette? Chi si crede di essere questo pallone gonfiato?
Vincent ride, lanciandomi uno sguardo soddisfatto. Mah..
-Gwen, sono qui per parlarti, o meglio per proporti una cosa, che spero tu accetterai- dice l’uomo di mezza età.
-Comunque non ci siamo presentati, io sono Alan Kovalopous, e sono un agente, come avrai certamente immaginato- dice l’uomo sorridendomi, poi stringendomi con decisione la mano.
- Io sono Gwen White- dico, sorridendo a mia volta, ricambiando la stretta.
-Io non ho bisogno di presentazione, saprai sicuramente chi sono- aggiunge altezzosamente il ragazzo, dandomi sui nervi.
-Veramente non ne ho la più pallida idea- dico duramente, attirando però la sua attenzione. Mi sta fissando con uno sguardo omicida.
-Matt Spencer- dice seccamente, non porgendomi neanche la mano.
-Un vero piacere- mormoro ironicamente.
-Allora, Matt è un cantante molto famoso- dice Vincent, illuminandomi. Ecco perché l’avevo già visto: è famoso. Bene.
-Però ultimamente sta rovinando la sua carriera perché va a letto con una diversa ogni sera, e le fans non sembrano apprezzare- aggiunge Alan.
-Quindi?- chiedo perplessa, non individuando il mio ruolo in tutto questo.
-Beh, abbiamo bisogno di te. Tu sei famosa, bella e ben voluta. Dovresti fingere di essere la sua ragazza- dice Vincent, che io sto fissando allibita.
-Come scusa?- chiedo, anzi sbraito.
-Certamente, capisco che ti lasci perplessa. Ma ti pagheremo molto- dice Alan.
-Quanto?- chiedo curiosa.
- 500.000 dollari, se accetti- dice lasciandomi a bocca aperta. È una somma enorme, sarebbe stupido non accettare.
-Per quanto tempo?- chiedo ancora.
-Quattro mesi, per favore Gwen.- dice Vincent.
-Posso pensarci?- dico, anche se penso che accetterò.
-Certo, intanto vi lasciamo soli, così vi conoscete- dicono i due agenti, sgattaiolando fuori dalla stanza.
-Dovresti sentirti onorata- dice il ragazzo, girandosi verso di me con uno sguardo tutt’altro che simpatico. Ma come si permette, questo maleducato?
-Semmai quello sei tu- ribatto, ma lui non si scompone.
-No, in effetti non capisco come tu possa riscuotere tanto successo, sei abbastanza banale- dice ferendomi profondamente.
-Stronzo- dico a denti stretti.
-Mi piace, gli stronzi vanno di moda- dice ridendo.
-Ti prego, non accettare.- dice dopo qualche minuto.
-Perché?-
-Beh, ne voglio una migliore- dice poggiando la sua mano sulle mie gambe e facendomi inalberare.
-Sei un pervertito! Allora accetto, stronzo- dico sfidandolo.
In quel momento, i due agenti irrompono nella stanza.
-Bene,bene, bene. Firma qui!- mi dice Vincent battendo le mani, entusiasta.
 
 
                                             *          *           *
 
 
Sono passate solo poche ore da quando per fare un dispetto a quel pallone gonfiato di Matt, e già me ne sono pentita. Come faccio a passare quattro mesi a fingere di essere la ragazza di quel maleducato? Ma chi si crede di essere poi? Però tutti quei soldi mi fanno davvero comodo e poi, che sarà mai, alla fine. È solo in pubblico, e in pubblico certamente non può essere così odioso.
Sono rientrata in casa da appena un minuto, quando il telefono comincia a squillare.
-Pronto?- rispondo, sperando che sia una voce simpatica. Purtroppo no.
-Sono io- dice una voce bellissima, che però è resa antipatica dal tono del suo possessore.
-Che vuoi?- chiedo malamente, volendo riattaccare.
-Dobbiamo fare la nostra prima uscita- dice con tono di sufficienza.
-Non sei contento?- gli chiedo, provocandolo.
-Mah, farmi vedere con una biondina svampita non è il massimo- dice offensivo.
-E io, che mi faccio vedere con un puttaniere? Passerò per cornuta- 
Mentre dico ciò, realizzo che farò una grande figura di merda.
-Non me ne frega niente. Scendi, che è già due minuti che aspetto e troppa gente può riconoscermi.-
Dice con tono arrogante e maleducato.
-Ti odio- mormoro alla cornetta muta, dato che ha riattaccato.
Non faccio in tempo a sistemarmi, solo a cambiare abbigliamento: sciolgo i capelli e mi infilo un tubino nero e tacchi in tinta.
Una limo nera mi sta aspettando fuori dal portone, e per fortuna stasera niente paparazzi.
Salgo in macchina, pronta ad affrontare l’arrogante cafone stronzo presuntuoso e maleducato,
Matt Spencer.
 
 
 
 
 
 
 
Allora ragazzi, sto provando a scrivere questa storia che mi è venuta stanotte.
Ditemi se come inizio vi piace, ci tengo! Un bacione,
recensite in molte! J

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- La prima uscita ***


CAPITOLO 2-  La prima uscita
 
 
-Buonasera.
Il mio tentativo di saluto con sorriso non pare essere stato apprezzato, dato che Matt continua a fissarmi con uno sguardo sprezzante. Ma gli ho fatto qualcosa? Cerco di ricordare se posso aver parlato male di lui in qualche intervista, ma in realtà non sapevo neanche chi fosse prima di ieri..
Beh non posso stare simpatica a tutti, penso mentre mi siedo accanto a lui.
Indossa jeans strappati e le solite converse, oltre a una maglia bianca e un cappellino dei New York Yankees.
-Carino il cappello, io ne ho un sacco- dico con un sorriso tentando di avviare una conversazione.
Lui mi lancia uno sguardo di sufficienza.
-Molto originale.- dice con tono annoiato, smorzando il mio già misero entusiasmo.
-Potresti sforzarti? Dopotutto ti sto facendo un favore!- sbotto irritata dalla sua apatia e arroganza. Eppure è così carino! Se solo non fosse così..così..
-No.- dice. Stronzo!
-No cosa?- dico accavallando le gambe per stare più comoda.
-E’ inutile che accavalli le gambe, con me non funziona- dice ridendo, anche se non è una risata piacevole.
-Cosa?!- sbotto arrossendo, io non ci sto provando con lui.
-Lo so che vuoi tentare di sedurmi, d’altra parte, lo fanno tutte, ho questo fascino irresistibile che qualche volta mi fa davver..- inizia, facendo uno dei suoi discorsi più lunghi, ma viene interrotto da un pugno che gli arriva sul braccio.
-Io non ci sto provando con te!- urlo al suo indirizzo e lui scuote la testa, rimanendo, ne sono convinta, della sua idea.
-Chi l’avrebbe detto..sei anche violenta?- dice con tono ironico e non capisco dove vuole arrivare.
-Non sai quanto- dico lanciandogli uno sguardo omicida.
Continuo a guardarlo male per qualche secondo, ma la macchina si ferma, facendomi capire che siamo arrivati.
-Siamo arrivati?- chiedo retoricamente, curiosa di sapere dove mi ha portato. Vincent mi ha spiegato che questa sera sarà il nostro debutto, cioè dovremo far capire che ci stiamo frequentando.
In effetti sono un po’ tesa, perché ho paura di sbagliare qualcosa. Come faccio a fingermi interessata a questo essere spregevole?
-Non che ci tenga, ma comunque devo tenerti la mano- mi informa freddamente Matt, prendendo la mia. Il contatto con la sua mano calda mi riscuote un attimo dai miei propositi di omicidio, ma la sua faccia da sbruffone mi fa dimenticare la sua mano. Odioso, ecco cos’è.
Appena scendiamo dalla limo mano per la mano, un’ondata di flash mi stordisce. Ma dove vivo? A giudicare dal numero di paparazzi questo Matt Spencer deve essere molto famoso. Mi riprometto di ascoltare al più presto qualche sua canzone.
-M’immagino già i titoli di domani: Lo stupendo Matt Spencer che si va vedere con la banale modella da quattro soldi- mi sussurra all’orecchio, già sorridendo della sua battuta. Certo, deve far vedere a tutti che siamo complici, e per questo mi parla in un orecchio, ma non può essere gentile neanche per una volta.
-Certo che sei proprio uno stronzo. Potrei averne mille, meglio di te- sussurro di rimando, cercando di graffiarlo con le mie unghie.
-Tanto lo so che alla fine ci cascherai come tutte, e ti innamorerai di me- dice spostandomi, molto fintamente, una ciocca di capelli. Io intanto sorrido alle telecamere.
-Con un carattere come il tuo, la vedo molto difficile amarti- dico gelida, e lui per qualche istante si zittisce, lanciandomi uno sguardo indecifrabile. Per un istante mi spavento: sarebbe così facile perdersi in quegli occhi..
-Forza entriamo- dice bruscamente, trascinandomi dietro di lui ed entrando in uno dei più famosi ristoranti di Londra. Mi conduce in un tavolo appartato, lontano da occhi indiscreti, dove ci attende un tavolino per due con una graziosa tovaglia rossa e una candela accesa.
-Non immaginavo che fossi un romanticone- gli dico, prendendolo in giro.
Lui mi fulmina con lo sguardo, e siamo subito interrotti da una cameriera molto carina con una minigonna vertiginosa, al quale lui rivolge subito uno sguardo inequivocabile.
-Cosa posso portarle, signor Spencer?- dice con un tono vomitevole, provocandomi il diabete.
-Quello che prende la signorina, bella- risponde lui, forse già pregustandosi il momento in cui se la porterà a letto.
-Non so, amore, ma gradirei un piatto di verdure grigliate, grazie- dico con il tono più falso che possa fare.
-Anche per me allora- dice lui concentrando infine il suo sguardo su di me. La cameriera si allontana, lasciandomi sola con il diavolo.
 -A che gioco stai giocando?- mi chiede immediatamente.
-Non ti permetterò di farmi passare per una cornuta, quindi o le fai di nascosto queste cose o non le fai- dico, lasciandolo allibito.
-Ma te sei pazza!- dice ridendo istericamente, come se non credesse a ciò che ho appena detto.
-Ufficialmente sei il mio ragazzo, quindi sei fedele a me- continuo seguendo la mia logica.
-Cioè, siccome io e te non scopiamo, io dovrei stare in astinenza?- dice come se fossi una bambina stupida.
-Esattamente! O almeno, fallo di nascosto!-.
Lui mi guarda e scuote la testa, mentre continua a sorseggiare il suo bicchiere di vino, che avevamo già trovato pronto.
 
 
 
-Lo sai che su Twitter continuano ad arrivarmi tweet con foto di noi?- dico soddisfatta mentre mangio le mie verdure grigliate. Stiamo decisamente facendo le cose per bene, sono tutti convinti che io sia la sua nuova ragazza.
-I miei amici si chiederanno come ho fatto a stare con te..- dice scuotendo la testa, mentre io mi sento sempre più offesa.
-Senti, Matt, non sarò il top, ma non sono neanche così brutta sennò non ero una modella!- sbotto infastidita dalle sue offese e dalle sue parole.
-Potrei avere di meglio- dice come se fosse scontato.
-Anche io- rispondo, ma chi si crede di essere questo palloncino gonfiato?
-Ne dubito, io sono il meglio- risponde, come se fosse cosa ovvia.
-Mi è passato l’appetito, stronzo.- dico alzandomi, ma lui, per mia sfortuna, fa lo stesso, chiedendo il conto alla cameriera.
Lei arriva, e gli porge un fogliettino. Di sicuro dietro ha scritto il suo numero!
Mentre lei continua a lanciargli sguardi languidi io glielo strappo di mano.
-Ehi- borbotta lei, sorpresa. Naturalmente dietro c’è davvero, il suo numero.
-Che stai facendo?- mi chiede invece Matt Lo Stronzo. Ma insomma, vabbè che non è davvero il mio ragazzo, ma comunque lo sappiamo solo noi due e questa puttanella non può dare il suo numero al mio finto fidanzato. La guardo in cagnesco. Anzi li guardo in cagnesco.
-Trovatene un altro!- urlo al suo indirizzo, strappando il foglietto e lasciando una banconota da 50 sterline sul tavolo.
-Puoi tenerti il resto, stronza.- dico infuriata e trascino il mio finto ragazzo fuori dal locale.
 
 
-Certo che sei proprio pazza!- commenta lui, mentre qualche minuto dopo siamo seduti nella sua limo, guardandomi molto irritato.
-E tu smettila di flirtare con tutte quelle troiette! Ma insomma- sbotto di nuovo, irritata da tutta quella sfacciataggine.
-Hai intenzione di rovinarmi tutti le mie avventure?- chiede, abbastanza retorico.
-Assolutamente sì! Non mi sottometterò alla pubblica umiliazione solo perché tu possa fartene qualcuna. Anzi, te lo puoi proprio scordare!- dico acida.
-Ti ha morso un serpente?- commenta infatti lui.
-Lo stesso che ha morso te! E ora se vuoi scusarmi!- urlo istericamente, aprendo lo sportello della macchina e scendendo fuori. Peccato che il destino ce l’abbia con me, infatti, volendo fare un’uscita di scena fiera e bella, non ho fatto caso all’altezza della macchina. Finisco distesa per terra, sbucciandomi un ginocchio e subito sento una risata che parte da Matt.
Con gli occhi brucianti di umiliazione, mi rialzo guardando il sangue che esce dal ginocchio.
-Che carina, tutta distesa..- continua a dire Matt, che non ha mosso un dito per aiutarmi.
-Vaffanculo!- gli urlo in preda all’esasperazione, prima di entrare nel portone.
Appena entro in casa, con un ginocchio dolorante e l’umore sotto i piedi, ricevo un messaggio.
 
 
Sei stata veramente esilarante. Una zitella isterica, cioè quello che resterai considerando il tuo carattere odioso ed esasperante.
Ps: Buonanotte mia dolce fidanzatina. Il tuo ragazzo-
Pps: Aida mi sta aspettando, stanotte passerò la notte con lei, attenta a passare dalla porta. M.”
 
Come farò a sopportarlo per quattro interi mesi? Aiuto, penso buttandomi sul letto. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate dei personaggi! Un bacio!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- Welcome to my life ***


Capitolo 3- Welcome to my life
 
 
 
La sveglia, con il suono insistente, mi perfora le orecchie, strappandomi da un sonno già non troppo tranquillo.
La verità è che mento a me stessa, se penso di riuscire a sopportare Matt e le sue offese che minano la mia autostima, per più di un giorno. Il problema è che non so se riuscirò a farcela, ma devo farcela.
 
Lancio uno sguardo al cellulare, che mi segnala l’arrivo di nuovi messaggi.
Il primo è dello stronzo, che mi informa gentilmente che è da troppi giorni che non ci facciamo vedere insieme e che se anche a lui fa piacere, per la stampa è già un segno di crisi e che quindi, se non voglio rovinargli la carriera, devo aspettarlo stasera alle 8.
La soglia della sua maleducazione sembra non avere fine, dato che adesso si è addirittura invitato in casa mia: il luogo dove il disordine regna sovrano. Mia madre mi ha sempre detto che per essere una donna ero troppo disordinata, ma non le ho mai dato retta.
Non che mi interessi di fargli trovare la casa ordinata, ma comunque non voglio subire altre recriminazioni, dato che già adesso è un continuo criticarmi.
 
Il secondo messaggio è di Alison, la mia migliore amica, nonché mio opposto. Nonostante infatti sia una modella, non sopporto le altre, forse per semplice rivalità o perché sono odiose donne petulanti. Matt sosterrebbe che anche io sono così, ma in realtà no, perché sennò non avrei potuto continuare ad essere amica di Alison, che con il mio mondo c’incastra come il cavolo a merenda.
Adesso che mi è arrivato il suo messaggio, ho realizzato che ho proprio bisogno di passare una giornata con lei. Infatti è l’unica delle mie amiche che non conosce questo fantomatico Matt Spencer, almeno penso.. Insomma, non sarò stata l’unica a non averlo mai sentito nominare!
Anche se l’altro giorno, scrivendo di lui su google, ne sono usciti almeno otto milioni di risultati..
 
Oggi è martedì, il mio giorno libero e ho dato appuntamento ad Alison in una normale pasticceria del centro, conoscendo appunto la sua ossessione per il tè alle cinque con pasticcini: tipica inglese.
 
Sento due mani che mi coprono gli occhi, ma non esito a riconoscerla.
-Alison- dico con tono rassegnato ma divertito, e lei subito mi regala uno dei suoi sorrisi.
È sempre sorridente, e questo di lei mi rassicura.
-Ciao Gwen, sei sempre bellissima, ma d’altra parte..comunque tesoro, sei proprio una stronza-
Alison non mi ha neanche lasciato parlare, che ha subito iniziato con il suo monologo.
Indossa un semplice vestito, tutto giallo, che le arriva sopra il ginocchio, lasciando scoperta la caviglia nel quale si è tatuata un’enorme fenice. I capelli rossi ribelli le cadono sul viso lentigginoso e gli occhi azzurri emanano luce.
-Perché stronza?- chiedo con un sorriso, ripensando a tutto ciò che posso aver fatto. Ho dimenticato di invitarla ad una festa?
-Come perché? Tu- dice con tono accusatorio, puntandomi un dito contro- tu, esci con quel topo di Matt Spencer e non mi dici niente!-
 
Come non detto, lo conosce anche lei. Sono rovinata, perché non posso dirle del contratto e della storia del finto fidanzato, quindi mi dovrò prodigare in complimenti falsissimi su quell’odiosa persona!
-Su, dimmi- mi esorta lei, vedendomi assorta nei miei pensieri.
Prendo tempo bevendo un sorso di tè verde, che tra l’altro mi fa pure vomitare. Esiste forse qualcosa di più cattivo?
 
-Sì, ci siamo conosciuti durante una festa- dico vaga, perché ultimamente non sono stata a molte feste e quindi ho paura di venire scoperta.
-E cos’è successo? Ma è possibile che devo cavarti tutto di bocca?! L’altra sera siete stati visti insieme- dice esortandomi a parlare.
-Veramente quasi una settimana fa- preciso, e grazie al cielo che sono sette giorni che non vedo quella faccia di bronzo.
-Che carina! Conti anche i giorni!- dice Alison, sorridendomi comprensiva. Ma cosa si è messa in testa? Sì che conto i giorni, facendo un conto all’arrovescia, giorni che mi separarano dalla mia tortura.
Sorrido falsamente di rimando, ma lei sembra non accorgersi di niente.
-Quando vi rivedete? È bravo a letto?- mi chiede, cogliendomi non proprio di sorpresa.
-Beh ci rivediamo stasera, può essere l’occasione giusta..- dico cercando di farle capire che fortunatamente ancora non ho avuto il disonore di essere toccata da quell’essere. Già faccio gli incubi su quando dovrò baciarlo in pubblico, insomma, vabbè che è bello, ma è talmente ripugnante..
-A cosa pensi? A cosa indossare?- mi chiede ancora Alison.
-Veramente so già cosa, un completino..- mento spudoratamente. Di certo non ho la minima intenzione di farmi bella per lui, indosserò la tuta!
Tra chiacchiere e domande su Spencer, il tempo passa e quando mi accorgo che sono già le sette e mezzo, mi rendo conto di essere in tremendo ritardo.
Saluto Alison in tutta fretta e prendo il primo taxi, facendo una corsa sotto la pioggia (infatti nel frattempo ha cominciato a piovere, solita fortuna), e corro verso il portone.
I tacchi però, oggi decidono di crearmi problemi, infatti inciampo e finisco distesa su per le scale.
Con un diavolo per capello, entro nel mio appartamento, e guardo desolata il disordine intorno a me.
Casa mia non è molto grande, ha una camera da letto, che ho arredato personalmente, con un grande letto bianco e le tende blu. In cucina non faccio mai molto, tanto sono più le volte che mangio fuori che in casa, ma il soggiorno è sottosopra. Vestiti e scarpe ovunque: sopra il divano, sotto e dietro le tende. Sposto i vestiti in camera mia e  indosso un paio di pantaloncini rossi e una felpa blu. I capelli li lascio sciolti, così forse si asciugano meglio, chissà..
In quel momento suonano alla porta e corro ad aprire.
Mr. Spencer mi sta fissando con un’espressione divertita, ma noto con piacere che indossa dei semplici frankie garage e una maglietta comune.
Menomale!
-Cosa c’è da cena?- dice senza degnarmi di un saluto, guardando divertito il mio disordine e dirigendosi in cucina.
-Da cena?- chiedo sorpresa, seguendolo.
-Io ho fame!- dice, come se fossi stata una sprovveduta a non rendermene conto.
-Possiamo ordinare una pizza!- dico già irritata dal suo arrogante modo di fare.
-Certo che potevi anche conciarti meglio, per accogliere il tuo fidanzatino.- mi dice Matt, posando infine il suo sguardo su di me e soffermandosi un po’ troppo sulle mie gambe.
-Beccato!- dico, contenta di aver avuto una rivincita.
-Cosa?-
-Mi stavi guardando le gambe- dico contenta come una bambina di cinque anni.
-E allora? Non ce le hai belle solo te- dice come se fosse una cosa ovvia.
-Per me puoi morire di fame!- dico offesa e mi vado a sedere sul divano, ma inciampo in un paio di scarpe e finisco distesa per terra. Di nuovo!
-E’ già la seconda volta che cadi ai miei piedi- dice soddisfatto, e quando mi volto per rimproverarlo mi accorgo che mi ha scattato una foto.
-No, stronzo! Che fai?- urlo rossa di rabbia, cercando di strappargli di mano il telefono.
-Ah, ah- dice ridacchiando e andandosi a sedere sul divano.
Lo fisso furente e mi butto su di lui, cercando di mordergli un braccio, neanche fossimo all’asilo.
-Ahia!- urla sconcertato e lascia andare il telefono, che io afferro al volo.
Resto delusa quando vedo che c’è da inserire il codice.
-Considerando il tuo ego è la tua data di nascita- gli dico, sorridendo per la mia battuta.
-Ridi da sola alle tue battute? Poveraccia- dice scuotendo la testa.
-Comunque!- esclamo colpita da una nuova idea.
-Cosa?-
-Scattiamoci una foto e pubblichiamola su Facebook! Così vedranno che siamo insieme!- dico contenta della mia geniale idea.
-Che assurdità- dice lui, smontandomi.
-Dai!- lo supplico, non sopportando di vedere le mie idee gettate al vento.
-Ok, ma la metti te- dice scuotendo la testa, ma intanto ha ceduto.
-Devi mettere la tua testa vicino alla mia- dice lui, avvicinandosi a me.
-Uffa, a questo non avevo pensato, come faccio ad avvicinarmi? Il tuo ego è immenso!- dico, guadagnandomi uno sguardo acido.
-Strano che tu non avessi un’idea di merda, Gwen-.
È la prima volta che pronuncia il mio nome, e sulle sue labbra ha un suono bellissimo. No, Gwen! Non si pensano neanche queste cose!
Mi siedo accanto a lui, avvicinandomi con cautela, poi prendo il mio iPhone e scatto una foto.
-Guarda!- dico, porgendogliela.
-Non sono venuto bene- si lamenta facendomi scoppiare a ridere.
-Ormai la metto, tanto sei sempre brutto.- affermo con ironia, perché non è per niente vero. Matt è bello, almeno finchè non apre bocca.
La carico sul mio profilo e subito mi arrivano i primi commenti.
 
Siete bellissimi”
“Wow, ma allora state insieme?”
“Matt ti amooo!”
“Oddio, che troia!”
“Brutti insieme”
“Io li adoro”
 
-In effetti siamo davvero carini, in questo foto- dico con un sorriso, ma lui sta parlando al telefono.
Quando riattacca, sono ancora intenta ad osservare la foto.
-Ehi strega, io devo andare- mi dice salutandomi con la mano e chiudendosi la porta alle spalle.
Un po’ mi dispiace che..No, Gwen! Continuo a ripetermi, mentre cerco di guardare un film.
 
 
 
Allora, che ne pensate? Quando sarà la prima uscita ad una festa, in cui dovranno scambiarsi un bacio?
Che ne pensate di Gwen  e Matt?
Recensite, un bacio!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Rage ***


CAPITOLO 4- Rage
 
 
 
 
 
-Spiegami questa roba!-
Mio padre non ha aspettato neanche che entrassi in casa, e ha cominciato subito ad urlarmi contro.
Inizialmente mi sono quasi spaventata, perché mi guardava come se mi vedesse per la prima volta, ma poi ho capito: sicuramente tutto ciò ha a che fare con colui che da dieci giorni sta totalmente sconvolgendo la mia vita. Tra l’altro, dopo l’altra sera in cui si è autoinvitato a casa mia, non l’ho più visto né sentito.
Sono però sicura che avrò sue notizie dal giornale che mio padre mi sta sventolando davanti agli occhi da circa due minuti, guardandomi con occhi spiritati. Mi assomiglia: da lui ho preso l’altezza e gli occhi da cerbiatto, scuri. I capelli biondi li ho ereditati invece, insieme alle gambe e al naso alla francese, dalla donna che siede dietro di lui e che mi fissa con espressione dispiaciuta.
 
-Papà, ti prego, lasciami spiegare- mormoro senza sapere bene cosa dire, quindi mi limito a prendergli il giornale dalle mani e a guardarlo, rabbrividisco.
 
Matt Spencer e Gwen White: la storia del momento potrebbe essere già finita.”
 
Questo trafiletto è accompagnato da una foto di ieri, in cui il mio caro ragazzo sta uscendo da una discoteca, persino dalla foto si vede che è ubriaco marcio, in compagnia di una moretta molto carina. Non so spiegarmi la sensazione di fastidio che provo vedendo questa foto: sono furiosa.
L’avevo pregato di non umiliarmi in pubblico, ho cercato di essere gentile con lui, di capirlo e lui così mi ripaga?
Faccio un bel respiro e cerco di calmarmi, perché devo delle spiegazioni ai miei genitori.
 
-Gwen, spiegami perché il tuo ragazzo è abbracciato ad un’altra! Devi farti rispett..- mio padre sta alzando la voce, e viene prontamente fermato da mia madre, che come sempre cerca di calmarlo, mentre io me ne sto in silenzio a fissare la foto.
-Per favore, Robert, non aggredirla- sussurra mia madre, sedendosi accanto a me.
-Stai zitta, Marie, ti prego! Gwendaline, spiegamelo, ho detto!- tuona poi mio padre, rimanendo in piedi. Il fatto che abbia usato il mio nome completo, evento più unico che raro, mi spinge a cercare delle spiegazioni. Ma non vengono: semplicemente, non ce ne sono.
-Io..noi..ci frequentiamo da poco e..- balbetto cercando di suonare convincente, ma non ne esce neanche una frase.
-Gwen, noi siamo solo preoccupati per te- dice mia madre dolcemente, spostandomi una ciocca di capelli.
-Lo so, mamma, davvero..è solo che non ce n’è bisogno, davvero- cerco di rassicurarli.
-Gwen hai solo diciannove anni, sei giovane e vivi da sola, e adesso questo Matt Spencer, un drogato infedele..cosa ci trovi in lui?- mi chiede mio padre, guardandomi severo.
-Mamma, non lo so neanche io, davvero. È solo che sto bene con lui, secondo me c’è molto altro da scoprire in lui, è ferito, e gli serve tempo. Fidatevi di me- dico più per cercare di convincere me stessa invece di loro. Mi lanciano uno sguardo indecifrabile, prima di tornare a guardare il giornale, scuotendo la testa.
 
-Qui c’è una riunione di famiglia al quale non sono stato invitato?-
Mio fratello sbuca dalla porta sul retro, rivolgendomi un sorriso a trentadue denti e soffocandomi in un abbraccio.
-Dan, così mi uccidi- brontolo, ma non riesco a fare a meno di sorridere.
-Sorellina, ma che combini? Matt Spencer?- mi dice a metà tra l’irritato e il divertito.
Arrossisco e annuisco senza aggiungere altro, perché non saprei che dire.
-Ho visto le foto..- dice poi diventando improvvisamente serio –Gwen, stai attenta, finirai per farti del male-
-Ma che dici..- dico sincera, perché da quel punto di vista non c’è niente di cui preoccuparsi, io non sono innamorata di lui né mi piace, quindi il mio cuore è al sicuro.
La mia reputazione no, penso indispettita. Ora mi sente lo stronzo.
Sto pensando a tutte le vendette possibili, quando il telefono si mette a squillare.
-Pronto?- rispondo irritata, a chi mi ha distratto.
-Gwen! Sono Vincent! Possibile che sei sempre in ritardo? La sfilata di Giorgio Armani sta per iniziare e tu sei il pezzo forte! Dove diavolo sei?-
Impallidisco di fronte alla mia sbadataggine. Per colpa di quel cretino rischio di perdermi questa importante sfilata. Rassicuro Vincent e prendo la mia roba.
-Mamma, papà, Dan- dico per cercare di attirare la loro attenzione. Quando sono certa di averla, continuo.
-Devo andare- dichiaro, e loro mi rivolgono i loro sorrisi di circostanza, perché so che ancora sono convinti che io abbia perso il senno. Un problema alla volta, Gwen.
 
 
 
 
-Gwen, sei fantastica, superba, sublime-
Antonio continua a ripetermi questi aggettivi, ammirando il risultato di un’ora di lavoro.
In effetti, non sono niente male: Matt non potrebbe avere niente da ridire. Uffa, ma perché penso sempre a lui? Forse il mio subconscio mi sta dicendo di non dimenticarmi quanto sono arrabbiata, bene.
Sorrido ad Antonio, perché ha fatto un lavoro straordinario. I capelli biondi cadono come spaghetti sulle mie spalle e il trucco abbondante ma non pesante..non so neanche io come fa!
Mi alzo e afferro il vestito preparato per me, ed è veramente stupendo. Una delle cose più belle del fare la modella è indossare vestiti come questo, il colore è rosso e il vestito è corto con un corpetto dal quale parte una gonna indescrivibile. È semplice ma originale.
 
 
-Stasera non sei così male, dai-
Quella bellissima voce, resa però odiosa da chi la possiede, si diffonde in tutto il camerino, distogliendomi dall’abito. Se pensava però di fare il simpatico, o decidere proprio stasera di fare il gentile, ha sbagliato.
-Che ci fai qui, Spencer?- dico sprezzante, cercando di fargli capire quanto sia arrabbiata.
Forse ci riesco, perché rimane bloccato sul posto.
-Siamo o non siamo una coppia?- dice con quel sorrisetto ironico che tanto detesto.
-Potevi pensarci prima!- urlo fuori di me al suo indirizzo, sorprendendolo.
-Cosa?- chiede lui, in un odioso tentativo di fare finta di niente.
-Non fare il finto tonto! Come ti permetti di umiliarmi così davanti a tutta la mia famiglia? Davanti a tutto il mondo?- continuo ad urlare con gli occhi che bruciano di lacrime e umiliazione.
Lui realizza probabilmente, perché cambia espressione e mi rivolge uno sguardo indecifrabile.
-Senti, Gwen, non sei davvero la mia ragazza..- tenta, ma sbaglia di grosso.
-NON M’IMPORTA! Questo è quello che so io e tu, non gli altri. Sei un maledetto stronzo! Ho provato ad essere gentile con te, ma è tutto inutile! Sei egoista, viziato, infantile e..io ti detesto!- sbotto sfogando tutta la mia frustrazione.
-Hai finito?- chiede lui, impassibile, lasciandomi per un attimo a bocca aperta.
Come può essere così duro?
-Ho finito?- chiedo retorica e incredula –No che non ho finito, per niente. T’interessa di qualcosa? Pensavo che cantare ti piacesse! Invece no, la tua carriera non conta niente, ma se non conta per te, non conta neanche per me, stronzo! È solo che io sono professionale e gentile, seria e non sono brutta!- gli dico come una bambina dispettosa, infatti lui sorride, mandandomi in bestia.
-Inoltre, non capisco neanche perché mi arrabbio tanto. Dovrei arrabbiarmi con la mia famiglia, perché non hanno capito niente se pensano che io possa innamorarmi di uno come te.- dico gelida, sorpassandolo e uscendo dal camerino.
Lui mi segue, e spero che abbia il buonsenso di richiamarmi e scusarsi.
-Pensi che io debba scusarmi? Pensi che in fondo io sia buono? Beh mi dispiace deluderti, principessina, ma non lo sono. Sono così e non devo certo giustificarmi con te- dice allargando le braccia, e con un tono indifferente.
Sì, rispondo nella mia testa, ne sono certa. Lui non è così, qualcosa l’ha fatto diventare in questo modo, e io scoprirò cosa. Non può essere così cattivo, non è possibile.
 
                                                   *          *           *
 
 
-Gwen, vai-
Appena sento queste due parole, entro nel mio personaggio e stampandomi un bel sorriso in faccia, comincio a sfilare sulla passerella.
Mi fa sentire bella sfilare e non lo faccio solo per soldi, cioè, anche, ma mi fa sentire libera.
Non so perché, ma è bello e mi piace. Mi sento potente.
Mentre sono in cima al palco, una mano mi afferra e io mi ritraggo spaventata. Matt.
-Che cosa fai qui?- dico in cagnesco. È forse impazzito? Mi sta rovinando la sfilata! Non può..
-Volevo fare una sorpresa alla mia dolce fidanzata, Gwen- dice con un sorriso da infarto e con un microfono in mano. Tutti sono ammutoliti, e seguono la scena. Mi farà perdere il lavoro..
Lo guardo con occhi terrorizzati, perché so che cosa sta per fare.
-Volevo rendere pubblico il nostro fidanzamento, così che non ci siano dubbi sulle mie altre relazioni, è lei quella nel mio cuore- continua questo gran bugiardo. Allora forse gli interessa davvero della sua carriera..
Mentre sono persa nelle mie riflessioni, non mi accorgo che Matt ha lasciato il microfono.
Quando sento la sua mano sulla schiena, è già troppo tardi: due labbra morbide e calde si posano sulle mie, cogliendomi totalmente alla sprovvista. È un semplice bacio a stampo, ma mi sorprende: Matt, che mi sta baciando. Se non conoscessi la sua natura (ma io in realtà che ne so di lui?), se non sapessi che mi disprezza (davvero?), e che c’è dietro un contratto, penserei solo una cosa: le sue labbra sembrano fatte per le mie, e gli occhi di Matt sono la cosa più bella che ci sia. 



Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite, mi fa piacere poi se recensite, sapere le vostre opinioni.
Non preoccupatevi, Matt è sempre stronzo!
Gwen invece è troppo partecipe, magari rinsavisce..che ne pensate?
Aggiornerò presto, 
Spregias

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Family ***


 
CAPITOLO 5-  Family
 
 
 
-Ma che diavolo ti è saltato in testa?- sbraito furiosa contro Matt, che se ne sta appoggiato allo stipite della porta del mio camerino, fissandomi con uno sguardo soddisfatto e per niente colpevole.
-Sei tu che mi hai detto di non tenere alla mia carriera, e volevo mostrarti che non è così- mi dice, come se fosse una cosa ovvia e io fossi troppo stupida per capire. Lo fisso senza parole per qualche istante, poi sorrido.
-Cosa c’è adesso?- chiede irritato, perché ha paura che abbia qualche altra folle idea.
-Allora hai un cuore!- esclamo soddisfatta, perché il fatto che tenga alla sua carriera dimostra che avevo ragione: Matt prova emozioni!
-Okay che sei una modella, quindi probabilmente stupida, ma ogni essere umano ha un cuore- dice con aria da saputello e con quell’odioso tono di superiorità sulla difensiva.
Ignoro la sua offesa e continuo a sorridergli, sapendo di dargli noia.
-Smetti di sorridere!- sbotta infatti dopo qualche minuto guardandomi male.
-Non sei tanto speciale, caro Spencer- mormoro prendendo la borsa e uscendo dalla stanza, seguita dal suo sguardo che mi buca la schiena, tanto è profondo.
 
-Gwen, cara, sei stata bravissima- mi sta dicendo Vincent, sorridendomi. Sorrido anche io.
-Mi dispiace per Matt- aggiungo arrossendo. È stato così imbarazzante e sento già i miei genitori e mio fratello, per non parlare della mia perfetta sorella, che mi eleggono come l’ingenua e stupida della famiglia.
Vincent mi stringe la mano, per poi rassicurarmi.
-Anzi, è stata una trovata geniale, Gwen! Anzi, che ne dici se lo inviti all’aperitivo?- mi chiede complice, cancellando il buonumore.
-No!- dico fissandolo imbronciata e lui mi lancia uno sguardo severo.
-Uffa, va bene!- sbotto esasperata, accontentando Vincent. Con passo furioso ritorno da dove sono venuta, cercando Matt.
 
-Sei quasi carina mentre ti affanni a cercarmi-
La voce irritante di Matt Spencer mi giunge nelle orecchie, strappandomi stranamente un sorriso.
-Matt- dico voltandomi verso di lui e rimango sorpresa, perché il solito ghigno è scomparso dalla sua faccia, lasciando il posto ad un sorriso vero.
-Allora, mi porti a questa festa?- dice riacquistando il suo tono arrogante ma allo stesso tempo continuando a sorridere in quel modo così sexy..
No, non posso averlo pensato. Arrossisco e mi affretto a distogliere lo sguardo, convinta di venire scoperta.
Una risata mi fa capire che ho fallito miseramente nel mio intento. Alzo lo sguardo e trovo il viso di Matt a pochi centimetri.
-Alla festa mi ci porti, non tutte le modelle sono mediocri come te, fortunatamente- soffia sulla mia pelle, prima di sorpassarmi.
Non posso crederci: sono rimasta imbambolata davanti a Spencer. Stupida, stupida, stupida!
Non posso permettermi questi gravi errori!
Mi riscuoto dal torpore e lo inseguo, bloccandogli un braccio.
-Non ti permetterò di umiliarmi, non ancora- dico gelida, incatenando il suo sguardo al mio.
-Ma si può sapere cosa te ne frega?- sbotta irritato, liberando il suo braccio dalla mia stretta.
-La mia famiglia! Non voglio che pensi male di me- dico guardandolo con uno sguardo così supplicante che quasi ci ripenso: non voglio che Matt abbia pietà di me.
-Almeno tu ce l’hai una famiglia che pensa a te- dice con un tono così avvilito e pieno di dolore che rimango senza fiato. Avevo ragione, Matt è ferito. Continuo a fissarlo, incapace di proferire parola, perché so che mi ha rivelato molto di più di quanto avrebbe mai voluto e ne sono assolutamente sorpresa. Matt è ferito. Chi l’ha ferito? Sua sorella, sua madre, suo padre? Quanto tempo fa? È per questo che non è capace di dare amore? Ma alla fine, io che diavolo ne so?
-Hai finito di fissarmi?- dice con un tono pieno di risentimento, risentimento perché si è esposto, perché adesso so.
-Ti va di conoscere la mia famiglia?-. Le parole mi escono di bocca prima che io possa anche solo pensarle, prima che possa impedire loro di uscire, di spandersi nell’aria.
Vedo i suoi fantastici occhi passare dalla sorpresa alla rabbia, al dolore, alla nostalgia e infine ritornare alla sorpresa.
-Sì- dice semplicemente, sorprendendomi ancora una volta.
 
                                 *             *            *
 
Spengo la macchina e lancio uno sguardo nervoso al vialetto che porta in casa mia. Che diavolo mi è saltato in testa di invitarlo qui? Devo essere proprio pazza!
Scendo e dico a Matt di seguirmi; subito lui mi viene accanto a mi guarda a metà tra il nervoso e il divertito.
-Ci sono i paparazzi- mi sussurra nell’orecchio, poi come da copione mi prende la mano e si incammina deciso.
 
-Gwen e..il tuo ragazzo-. Mio fratello Dan mi guarda improvvisamente teso, rivolgendo un sorriso di cortesia al mio ragazzo.
 
-Piacere, Matt- dice il mio finto fidanzato, sfoderando uno dei suoi sorrisi e stringendo la mano a mio fratello, che ricambia la stretta.
Sempre più nervosa e imbarazzata, non sono neanche capace di guardare negli occhi i miei genitori, ma so, anche senza vederli, che mi stanno lanciando sguardi severi e confusi.
So cosa passa nella loro testa: dopo il discorso di poco fa, ce lo porta in casa? Che cosa sta cercando di fare nostra figlia?
So anche che hanno maledettamente ragione, ma non c’è risposta che possa dare loro che riesca a convincere almeno me. Non so perché sto dando a Matt tutte queste occasioni, perché continui a vedere il buono in lui quando mi ha fatto chiaramente capire che lui stesso non ne vede neanche un po’.
-Pensavo fossi alla sfilata- dice finalmente mio padre, parlando a me e fissando nel frattempo Matt, che non ha perso neanche per un attimo la sua baldanza.
-Infatti, c’ero, ma poi..- sussurro, alzando finalmente lo sguardo e facendo un sorrisino tirato e imbarazzato.
-Piacere, sono Matt Spencer- dice allora il ragazzo di fianco a me, porgendo la mano a mio padre, che lo fissa in cagnesco, rimanendo immobile.
-Io sono Marie White, la mamma di Gwen- interviene prontamente mia madre, stringendo prontamente la mano di Matt.
-Certamente, la sua bellezza ricorda molto quella di Gwen- dice criptico, lanciandomi un’ironica occhiata. Lo guardo perplessa: vuole dire che mia madre è brutta? Mah, non lo capisco proprio.
Mia madre sorride compiaciuta, pensando che sia un complimento. La guardo delusa: pensavo che ci volesse più che un bel viso per incantarla.
 
-Mamma, sono arrivati ospiti?-
La voce proveniente dal piano di sopra anticipa di qualche secondo la comparsa della ragazza più odiosa di tutto il pianeta. Che naturalmente vive con me, o meglio, viveva, prima che io me ne andassi per sfuggire dalla sua compagnia.
Neanche questa volta è riuscita a smentirsi, infatti con quella sua domanda innocente vuole lasciare intuire che lei non sapesse, o non avesse sentito, che io e Matt eravamo entrati in casa.
Certo, come no. Indossa un paio di culotte nere e una canottiera che lascia poco spazio alla fantasia, e tutto questo solo per dimostrare che anche se non è una modella, è la più bella tra noi.
Certo, come posso io competere con la mia perfettissima sorella? È sempre stata bellissima, carismatica, maliziosa e affascinante. I lunghi capelli neri le conferiscono un’aura di serietà e superiorità che ha sempre pensato di avere. Gli occhi neri le danno anche l’aria di misteriosa.
Un mix esplosivo, se si aggiunge che ha vinto una borsa di studio a Cambridge. Grazie al cielo, ho pensato quando l’ho saputo: si levava di torno!
Non faccio in tempo ad aprire bocca che lei si dirige a passo spedito verso il mio pseudo ragazzo.
Lui ha già assunto la faccia da “ehi bella ti porto a letto”, cosa che mi disgusta alquanto.
È mia sorella, santo cielo!
-Non abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio- mormora suadente, porgendogli la mano.
-Io sono Matt Spencer, e tu devi essere la bellissima sorella di Gwen- risponde lo spudorato.
Ma come si permette di flirtare con mia sorella davanti a tutta la mia famiglia? Io lo ammazzo!
Lei ride falsamente, dandomi il voltastomaco.
-Io sono Candice White- si presenta a sua volta, continuando a fissare Matt.
Tutti sono in visibile imbarazzo, mentre io sono a dir poco furiosa.
 
Matt e mia sorella si sono seduti a parlare dei suoi successi sul divano, mentre io sono stata messa a fare il caffè.
Mentre sto per porgere le loro tazze bollenti ai due signorini, Matt si alza improvvisamente, facendomi rovesciare il caffè sulla mia camicia bianca.
-Ma sei impazzito?- urlo al suo indirizzo, guardandolo furiosa. Sta decisamente oltrepassando il limite!
Lui si mette a ridere e mi trascina verso il bagno. Lo guardo sbigottita.
-Hai una mappa della casa?- chiedo confusa.
-No, me l’ha detto Candy- dice chiamando mia sorella con il suo soprannome.
Lo guardo male, ma lui continua a spingermi verso il bagno e chiude la porta alle sue spalle.
 
-Vuoi stuprarmi?- chiedo perplessa, anche se so che non lo farebbe mai.
-Perché dovrei, dato che di là c’è una versione migliore di te che non vede l’ora di baciarmi?- chiede birichino, mandandomi in bestia.
-Sei incredibile!- dico puntandogli un dito contro.
Lui ride e apre il lavandino.
-Non essere arrabbiata con me- dico con tono ironico e per niente preoccupato, inzuppando un fazzoletto nell’acqua e nel sapone.
-Che stai facendo?- chiedo non sicura di non volerlo sapere.
-Sto cercando di rimediare al mio danno, togliti la maglia- dice imperioso.
-Cosa? È una proposta?- chiedo sbigottita, non sapendo se ridere o piangere.
-Ti ho detto che preferisco farmi tua sorella, e togliti la maglia, forza, ne ho viste di donne nude- dice annoiato.
-Scordatelo- ribatto con sguardo assassino.
Ricambia il mio sguardo, in modo non benevolo, poi con una mossa fulminea mi carica in spalla.
-Che cazzo fai?- urlo rossa come un peperone e non sapendo cosa aspettarmi.
-Togliti la maglietta o ti butto nella doccia- dice minaccioso.
-Okay, me la tolgo- dico senza fiato, tornando con i piedi per terra.
 
-Tieni, stronzo- dico lanciandogli la camicia sporca in faccia e imbarazzata rimango in reggiseno di fronte a lui.
Lui non mi degna di uno sguardo, poi comincia a sfregare il punto macchiato con il fazzoletto.
-Cenerentola, dove hai imparato?- chiedo divertita nel vederlo pulire.
-Stai zitta, stupida- dice cattivo, e io offesa mi zittisco. Chissà perché mi tratta sempre male.
 
-Puoi rimetterla- dice dopo qualche minuto, rilanciandomi la camicia ed effettivamente la macchia di caffè è sparita. Lo guardo sopresa, infilandomi la camicia.
-Che fai, adesso?- chiedo incuriosita.
-Tua sorella morirebbe per stare chiusa con me in questo bagno..invece tu..- dice lui, cogliendomi di sorpresa.
-Beh, mi hai detto chiaramente che ..- dico sorpresa.
-Infatti. Ma sei strana. Ti vergogni quasi del tuo corpo..- dice pensieroso.
Mi sta spaventando.
-Domani andiamo al mare- dice facendo spuntare il sorriso quasi malvagio.
 
 
Oh no.
 
 
 
Ragazze grazie mille per tutte le recensioni, mi fanno davvero molto piacere, per questo pubblico questo capitolo, dove la situazione si fa più confusa.
Gwen sta cominciando a provare qualcosa per Matt, secondo voi? Lo so, Matt è sempre strano, però è meno stronzo di prima, no? E la sorella di Gwen? (io la detesto).
Che ne pensate?
Fatemi sapere, aggiornerò presto, per voi :D
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Tell me who you really are ***


CAPITOLO 6- Tell me who you really are
 
 
 
Guardo impaziente il telefono da ormai venti minuti: non avevo certo dubbi che fosse puntuale, ma sarebbe dovuto venire a prendermi già mezz’ora fa! La sua maleducazione mi fa raccapricciare la pelle. (Ma allora perché continui a perdere il tuo tempo con lui?) Ignoro la vocina dentro la mia testa eccessivamente a favore di Matt e do un’occhiata allo specchio.
Non volevo andare al mare con lui, ma dopo lo spiacevole episodio in bagno di ieri, ho deciso di andare.
Tra l’altro, mia sorella ha continuato ad elogiarlo per tutta la sera: se solo sapesse!
 
Comunque, ho deciso di indossare un bikini verde acqua e sopra un vestitino a fiori gialli su blu, regalo di mia madre. I capelli biondi sono sciolti sulle spalle e sono struccata, ma anche se penso andare bene lo stesso, sono sicura che lui troverà il modo di criticarmi.
 
Il campanello mi fa sobbalzare e corro ad aprire. Vorrei fargli una foto: è perfetto, almeno fino a quando non apre bocca. Indossa un paio di pantaloncini, una canottiera e gli occhiali da sole, che coprono i suoi occhi assurdi, peccato.
-Non mi sembra tu sia nella condizione di stare struccata- dice sorridendo.
Io lo ignoro, pensando che cominciamo davvero bene.
-Ciao, Spencer- dico gelida, lanciandogli un’occhiataccia.
-Allora, ti muovi?- mi esorta, vedendomi impalata davanti alla porta.
-Sì, ma come andiamo al mare?- chiedo curiosa, non sia mai che debba sorbirmi ore di macchina insieme a questo energumeno.
-Ho noleggiato un jet privato- dice con molta naturalezza. Strabuzzo gli occhi, fissandolo.
Un jet privato? È impazzito? È così ricco?
-Wow- è tutto ciò che riesco a dire, prima di andare con lui.
 
 
 
 
-Sali, culona- dice Spencer dietro di me, mentre sono intenta a salire sul jet privato.
Mi giro lanciandogli un’occhiata assassina.
-Se tu non hai neanche una scala decente- dico irritata, sottolineando il fatto che devo arrampicarmi per salire sul suo caro jet.
-Se tu non fossi così culona- ribatte lui.
Prima che io possa tirargli uno schiaffo, mette le sue manacce sul mio sedere e mi spinge, cogliendomi di sorpresa e facendomi cadere distesa.
-Ma sei impazzito?- urlo dallo spavento.
-Almeno così ti sei data una mossa- dice lui ignorando il mio tono e sorpassandomi.
Si siede con molta naturalezza in uno dei sedili.
Io mi alzo già furiosa ad inizio giornata e prendo posto il più lontano possibile da lui.
Dopo qualche minuto decide di rompere il silenzio.
-Devo dire, che il tuo sedere è più sodo di quanto pensassi, che cosa fai per mantenerti in forma?- chiede con naturalezza, e io avvampo sia per le sue parole, sia perché mi fa piacere che gli piaccia il mio culo. Sono forse pazza? Scuoto la testa, scacciando i miei pensieri assolutamente proibiti.
-Vado in palestra- mi trovo a rispondere, non riuscendo però ancora a guardarlo negli occhi.
Lui non fa più commenti e si smette a guardare il telefono.
Mi sento esclusa e vorrei che mi parlasse.
Lo osservo e noto che a un certo punto comincia a ridere.
-Che succede?- non posso fare a meno di chiedere.
Stranamente, non mi ignora o risponde male.
-Twitter e Facebook, devi leggere, vieni qui- dice indicando il suo telefono. Mi alzo e mi sporgo sul suo telefono ultimo modello, avvicinando pericolosamente la sua testa alla mia.
Cerco comunque di mantenere una certa distanza.
 
La coppia del momento, il famoso cantante Matt Spencer(24)  e la sua neo fidanzata e modella Gwen White(19), sono stati visti all’aeroporto di Heathrow mentre salivano su un jet privato. Che la coppia si stia già concedendo una vacanza romantica?”
 
Non posso fare a meno di sorridere.
-Siamo una bella coppia- commento, voltandomi verso di lui. Mi trovo i suoi profondi occhi azzurri a pochi centimetri dai miei e per un momento mi dimentico anche chi sono. Pessima mossa, Gwen.
-Io sono bello- dice sorridendo –tu sei normale-
Mi riscuoto irritata e torno a sedere al mio posto. Lo fisso imbronciata.
-Sei buffa quando metti il broncio- dice lui, alzandosi e mettendosi a sedere accanto a me.
Non dico niente e continuo a fissarlo.
In quel momento un uomo in divisa, presumo il pilota, ci informa che stiamo per decollare.
-Dove andiamo con un jet?- chiedo per la milionesima volta nella giornata.
-Non te lo dirò mai- sbuffa lui, annoiato dalle mie continue domande.
-Perché non sei a fare qualche tour?- chiedo ancora.
-Questo cosa c’entra?- chiede improvvisamente scontroso.
Mi scuoto nelle spalle, non sapendo che rispondere. Sono ossessionata dal sapere qualcosa in più di lui, è il mio pensiero fisso.
Mi volto dall’altra parte, decisa ad addormentarmi.
 
 
 
-Gwen, svegliati-
Apro gli occhi e mi faccio per stirarmi, ma mi blocco quando sento un “Ahia” soffocato.
-Oh scusa- dico notando che ho colpito in faccia Matt. Mi fissa con sguardo indispettito.
Mi alzo e prendo la borsa, prima di uscire. Il cielo azzurro mi colpisce, mettendomi improvvisamente di buonumore.
Mi giro sorridente verso Matt, ma il sorriso muore sulle labbra notando che sta facendo il galletto con una hostess piuttosto carina. Non si smentisce mai, penso arrabbiata.
Lo affianco, sorridendo alla ragazza che invece mi fissa ostile.
Appoggio una mano sulla sua spalla.
-Amore, dobbiamo assolutamente andare.- dico guardandolo.
-Se non sai nemmeno dove!- esclama lui, facendomi arrossire.
Lo guardo male, ma mi zittisco, rimanendo lì in mezzo a loro due.
-Mademoiselle, je suis desolè, mais moi et ma fiancèè devons aller.*-
-Je comprends, monsieur Spencer. Je vuos souhaite un bon sèjour ici à Cannes- dice gelida la donna, lasciandomi incredula.
-Siamo in Francia?- strillo a metà tra la felicità e la rabbia. No ma che dico, sono felice. Sono a Cannes con il mio finto fidanzato.
-Sì- dice lui, quasi imbarazzato dalla mia reazione. –Ci staremo tre giorni-
-Tre giorni? Oh mio Dio, che bello! Grazie Matt- dico fuori di me dalla gioia gettandomi al suo collo e abbracciandolo. Lui rimane sorpreso e ricambia malamente l’abbraccio.
Mi stacco e lo guardo bene.
-Hai fatto una cosa carina- dico guardandolo soddisfatta.
-Muoviti- dice lui, cercando di sembrare brusco, ma non ci riesce.
Il mare è calmo, e la spiaggia è bellissima e affolata. Mi sfilo il vestitino, restando in costume.
Le persone intorno a me mi lanciano sguardi inequivocabili.
Ad un tratto sento la voce di Matt in un orecchio.
-Ci hanno riconosciuti- dice, passandomi un braccio intorno alla vita, provocandomi un brivido.
La sua vicinanza è pericolosa per me, l’ho già sperimentato.
-Quindi?- mormoro quasi senza voce.
-Dobbiamo fare i fidanzatini- dice come se fossi stupida a non capire.
-Quindi?- ripeto.
-Oh ma c’è qualcuno qui dentro?- dice irritato verso il mio cervello. Mi svincolo dal suo abbraccio e lo guardo male.
-Ti mancano solo le mani sui fianchi, zitellina- dice stendendosi sull’asciugamano.
Devo ammettere che non è niente male di fisico.
Quasi quasi mi metto a contare i suoi addominali, per non parlare dei pettorali, della sua schiena, del suo fondoschiena..
-Hai finito di ammirarmi?- dice lui.
Arrossisco e ritenendomi incapace di rispondere, mi stendo accanto a lui.
Lanciando un’occhiata intorno noto che c’è tanta gente che ci ha riconosciuto, infatti due o tre ragazzi hanno già chiesto l’autografo a Matt.
Inoltre sono già arrivati alcuni paparazzi.
-È un sacrificio per la mia carriera- dice rivolto a me, e prima che io possa aver capito le sue parole, mi trascina sopra di sé, facendo aderire il suo petto al mio e continuando ad accarezzare la mia schiena.
No, no, no. Sto per morire di autocombustione. Ma che significa? (Semplice: sei attratta da Matt).
È impossibile, ma non riesco a spiegarmi i brividi su tutto il corpo e la voglia irrefrenabile di baciarlo.
-Non baciarmi- dice come se mi avesse letto nel pensiero, distogliendomi dalle mie fantasie, e da quei pensieri troppo invadenti. E adesso che faccio? Quando si comporta così, tutto ciò che penso è che vorrei baciarlo. E non solo, Gwen.
Basta, basta!
-E’ imbarazzante- dico con voce flebile.
-Perché sei attratta da me. Pensavo fossi più particolare, Gwen- dice con una nota di finta delusione.
-Tipo?- chiedo cercando di non pensare al mio corpo sul suo.
-Aspetta, alzati un attimo- dice cambiando discorso e facendomi “scendere”.
Mi sembra di tornare a riacquistare il controllo del mio corpo.
Quasi quasi spero che torni a fare lo stronzo: quando è quasi gentile mi sento indifesa davanti a lui.
Ne sono attratta, e non voglio che cominci a piacermi più di questo.
Mi alzo e ignorandolo, mi dirigo a farmi un bagno, per rinfrescarmi non solo il corpo ma anche la mente.
Matt mi segue, ma ovviamente me ne accorgo solo dopo che mi ha spinto in acqua, facendomi bagnare tutta.
-Stronzo!- urlo togliendomi i capelli dalla faccia.
Individuo un bambino.
-Puoi prestarmi il secchiello?- chiedo dolcemente e il bambino annuisce.
Lo riempio di acqua. Per una volta ringrazio il suo animo donnaiolo, perché non mi presta più attenzione e continua a parlare con la panterona di turno.
Mi avvicino furtivamente e appena sono dietro lui, gli tiro una secchiata d’acqua in testa, facendo in modo che colpisca anche la gatta morta.
Matt si gira con sguardo omicida verso di me, con sguardo pieno di vendetta.
-Brutta..- urla furioso, perché forse gli ho rovinato i capelli.
 
Mi rigetta in acqua, ma questa volta riesco a trascinarlo in acqua con me.
-Affoga, stronzo- gli urlo ridendo, divertendomi sul serio e guardandolo con occhi, almeno penso, liberi da ogni forma di cattiveria.
Lui, però, dopo un primo sorriso, breve e fugace, mi rivolge uno sguardo duro, uno dei suoi.
Improvvisamente ho paura.
-Devi smetterla di fare la gattamorta con me, Gwen. Non mi piaci adesso né mai- dice gelido, guardandomi negli occhi.
Ahia, questo fa male. Non me l’aspettavo, pensavo di aver buttato giù un altro muro. Ma evidentemente, mi sbagliavo.
Su quante altre cose sono nel torto?


Grazie per le numerose recensioni! Sono davvero contenta!
Ho aggiornato velocemente, perchè domani parto e sto via circa 10 giorni e non potrò aggiornare, quindi vi do oggi un altro capitolo, spero che vi piaccia.
Matt è sempre stronzo, però a tratti abbassa la guardia!
Gwen invece.. non resiste molto allo strano fascino di Matt! Che ne pensate?
Alla prossima ,ciao ciao :)
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7-you use your heart as a weapon and it hurts like heaven ***


CAPITOLO 7- You use your heart as a weapon, and it hurts like heaven
 
 
 
 
Fisso senza parole la maschera di ghiaccio di fronte a me, chiedendomi questa volta dove ho sbagliato. Che ho detto? L’ho insultato?
La verità è che con lui è un continuo chiedersi cose a cui non posso dare davvero una risposta.
Chi è davvero Matt Spencer? E chi sono io, per sapere se è stato ferito? Ciò non giustifica comunque quello che mi fa passare: Matt è uno stronzo e basta.
Lo fisso senza proferire parola, e stranamente, non riesco a trovare nessuna rabbia dentro di me.
Solo amarezza e delusione.
Con quanta più dignità riesco a trovare, mi dirigo verso l’asciugamano. Sento lo sguardo di Matt che mi perfora la schiena, ma non trovo la forza di affrontarlo.
Semplicemente, lui è più forte di me, perché è senza cuore, insensibile, non gli importa di niente.
Raccolgo l’asciugamano e mi infilo il vestitino sul costume ancora bagnato, poi senza voltarmi, vado verso la strada, sperando che passi un taxi.
 
Appena arrivo, mi rendo conto mio malgrado che non ho minimamente idea di dove sia l’albergo.
Cosa ancora peggiore, probabilmente la mia stanza dovrà essere divisa con Matt.
Rabbrividisco al solo pensiero e finalmente mi arrabbio.
Col cazzo che torno indietro a chiedergli l’indirizzo, e ancora più col cazzo che sto in una stanza con quella sottospecie di uomo bruto.
Prendo il telefono e chiamo Vincent. Fortunatamente risponde al secondo squillo.
-Gwen, che piacere!- esclama evidentemente sorpreso della mia chiamata.
-Lo odio!- urlo al telefono, facendo sobbalzare un pedone accanto a me. Lo guardo di sfuggita e sento un sospiro.
-Cerca di rilassarti- mi dice Vincent, evidentemente a disagio.
-Col cazzo, Vincent! È stronzo, egoista, arrogante, presuntuoso, fastidioso e tanti altri aggettivi che adesso non ricordo- continuo a sbraitare.
-Perché tutto questo livore? È solo lavoro, Gwen- dice calmo, nel tentativo di farmi ragionare.
-Beh..perchè..- balbetto, senza trovare risposta a questa bella domanda.
-Cominci ad affezionarti, tipico- dice, ma non è una domanda.
-Forse- rispondo con voce flebile.
-Merda- sospira lui, perdendo forse il suo contegno.
-Ma questo non c’entra! Non accetto di essere trattata così!- dico solenne, alzando le spalle.
-Gwen, ti prego! È importante per te! Cerca di parl..- inizia a dire, ma riattacco in preda alla rabbia.
Perché nessuno mi capisce?
 
 
-Ehi, bella-
Una voce maschile mi fa sobbalzare e girandomi incontro degli occhi azzurri che mi fissano.
Quelli di Matt sono più belli.
Arrossisco consapevole dei miei pensieri molesti e il ragazzo, probabilmente pensando che sia imbarazzata da lui, sorride compiaciuto.
Dev’essere il classico bamboccione consapevole del suo fascino, penso annoiata.
Lo osservo meglio e constato che in effetti non è niente male. Petto muscoloso, occhi azzurri, capelli castani e un’aria molto virile.
È pieno di questi qui.
-Ehm..ciao?- dico senza sapere bene cosa dire. Magari si fa venire strane idee.
-Ti ho già visto da qualche parte- dice non togliendomi gli occhi di dosso. Potrebbe essere una frase scontata, ma nel mio caso no.
-Non so, mi chiamo Gwen- dico cortese, porgendogli la mano.
-Io sono Harry- dice sorridendo.
Sorrido anche io in risposta.
-Da molto sei qui?- chiede fingendosi interessato a questo.
-Sono arrivata oggi, veramente. Tu?- rispondo, anche se non ho molta voglia di fare conversazione.
-No, io tre giorni fa. Sei inglese?- chiede ancora. Uffa, quante domande!
-Di Londra.- confermo.
-Io sono di New York- dice, senza attendere domanda. Annuisco svogliatamente.
-Senti..- inizia vago, e so già dove vuole andare a parare.
-Si?- chiedo, vedendo che non continua.
Si passa una mano tra i capelli.
-Stasera c’è una festa in un locale qui vicino. Ti va se ci vediamo lì, magari ti offro da bere?- chiede un po’ imbarazzato, probabilmente dalla durezza del mio sguardo.
Mi intenerisce, quindi mi addolcisco.
-Per me va bene, tanto non ho niente da fare- dico sorridendo e lui ricambia.
-Ok, il locale è l’Age.- dice allontanandosi.
-Aspetta!- urlo presa da un pensiero improvviso.
Lui si volta sorpreso, ma felice.
-Conosci qualche hotel in zona?- chiedo sorridendo.
 
 
 
 
Il continuo bussare della porta mi innervosisce, svegliandomi. Mi volto verso l’orologio e vedo che sono quasi le dieci di sera.
Cavolo, ho dormito quasi tre ore. Sono arrivata in questo hotel, suggerito da quell’Harry, e mi ero quasi dimenticata della festa alla quale mi ha invitato.
Non mi sono dimenticata però di Matt, anzi ho pensato con soddisfazione al fatto di averlo abbandonato. Ben gli sta!
Controvoglia vado ad aprire.
-Che cazzo fai, cretina?- sbuffa quest’ultimo ad una me piuttosto sorpresa.
Al primo attimo di smarrimento, subentra l’indignazione.
-Che cazzo fai te!- rispondo guardandolo in cagnesco. Lui mi sposta ed entra, chiudendosi la porta alle spalle e restando in piedi.
Vuole che sia io a parlare, lo so. Ma non gliela darò vinta.
Mi siedo sul letto e mi metto ad ascoltare musica.
Il suo sguardo scandalizzato mi fa sogghignare di soddisfazione.
-Allora?!- sbotta spazientito.
-Guarda che sono io quella a dover essere arrabbiata!- urlo al suo indirizzo e lui in risposta non si smuove di un centimetro.
-Sei solo una bambina, cazzo!- dice voltandosi verso la finestra.
-Vaffanculo, Matt!- grido furiosa, prendendo un vestitino dalla valigia.
Mi chiudo in bagno e me lo infilo, togliendomi la canottiera e i pantaloncini che avevo prima.
-Esci dal bagno- mi ordina Matt.
Spalanco la porta e lo guardo male, cercando di non picchiarlo.
Odioso.
-Dove credi di andare?- chiede guardando il mio abbigliamento con aria critica.
-Che cazzo te ne frega?- ruggisco facendolo arretrare.
Lui mi guarda per qualche secondo.
-Sei la mia finta ragazza- dice con voce calma e sicura.
-Stronzo! Allora perché te le scopi tutte?- urlo infilandomi i tacchi, bruciante di rabbia.
-Andiamo, Gwen. Ancora con questa storia?- chiede annoiato.
-Sì- dico incrociando le braccia.
-Dove vai?- ripete, puntando gli occhi nei miei.
Distolgo subito lo sguardo, mentre il rossore si impadronisce delle mie guance.
-Perché arrossisci?- chiede sospettoso affilando lo sguardo.
-Così- rispondo vaga, cercando di spingerlo fuori dalla porta.
-Dimmi dove vai- sbuffa impaziente.
Lo fisso mentre cerca di mantenere un’espressione neutrale, mentre so che dentro freme di rabbia.
Ben gli sta. Sogghigno nuovamente.
-Vado all’Age, una discoteca accanto all’hotel. Bene, se vuoi resta, ciao- dico in fretta, poi mi precipito fuori.
Appena metto piede fuori dall’hotel, mi volto dietro.
Subito tornano i pensieri invadenti che non vorrei mai avere, ma che mio malgrado si affacciano spesso alla mente.
Vuoi che ti insegua? Che gliene importa a lui? Magari è sul tuo letto con la cameriera?
Cerco di scacciare questi pensieri, ma la verità è che Matt mi sta entrando dentro. E so che è difficile da buttare fuori.
    
 
                                                                        *
 
 
 
 
-Signorina le servo un altro cocktail?- mi chiede il barista, squadrandomi da capo a piedi.
Lo guardo, non riuscendo a nascondere uno sguardo irritato.
Adesso gli rispondo male: continua a fissarmi con sguardo da maniaco da almeno tre ore, inoltre mi ha già chiesto la stessa cosa per dieci volte.
Ciò che non ammetterò neanche con me stessa è che probabilmente la causa del mio malumore è che Matt non è qui.
Oddio, che palle!
-Ehi, Gwen- una voce familiare mi distoglie da questi brutti pensieri.
Mi volto verso il mio salvatore.
-Ciao Harry- sorrido, cercando di non pensare allo scontro inconcludente avuto poche ore prima con il mio incubo.
-Ti va di ballare?- mi chiede speranzoso. Gli porgo la mano, ma questa viene afferrata con rabbia da qualcuno che non è Harry.
-Lei è la mia ragazza- dice un minaccioso Matt, così pauroso che Harry si dilegua.
 
-Oh mio dio!-
-Oh santo cielo-
-Ahhhh-
-Non ci credo-
-Matt Spencer!!-
 
Prima di potermi arrabbiare, mi sento trascinata fuori dallo stesso ragazzo che popola da giorni i miei pensieri e al quale vengono rivolte tutte le mie offese.
In questo momento sta solo scappando da dei fans, ma non riesco a smettere di pensare alla mia mano nella sua, ai suoi occhi, al suo profumo e al fatto che anche io ci sto cascando. Non posso più negare di essere attratta da lui.
C’è di più?
 
-Andiamo a fare colazione, sono già le cinque- dice Matt, guardandomi con tono severo e brusco.
-Cosa?- balbetto, non cosciente di aver sentito ciò che ho sentito.
-Mamma mia oh.- dice spazientito, poi mi fa salire su un taxi.
 
E ora?
 
 
 
Innanzitutto, grazie mille per le numerose recensioni! Mi fanno un immenso piacere.
Volevo ringraziare tutti, anche coloro che leggono e basta!
Questo capitolo è probabilmente solo di passaggio, comunque Matt non è cambiato da un momento all’altro, è sempre un po’ stronzo però è non è che tratta male le persone 24 ore su 24, ed è comunque umano, quindi ogni tanto è più dolce.
Volevo chiarirvi che per ora Matt non è innamorato di Gwen, né lei gli piace particolarmente..per ora..perchè ho già scritto un capitolo che amo, nel quale lui capisce molte cose di lei.
Gwen invece sta già cedendo..anche perché sembra grande e matura ma ha solo 19\20 anni!
Vi ringrazio ancora!
A presto,
Spregias
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8- Sex on the beach ***


CAPITOLO 8- Sex on the beach
 
 
 
 
-Tra l’altro, io pretendo delle scuse- dico solenne, incrociando le braccia al petto e guardando severamente il ragazzo davanti a me.
Lui mi guarda annoiato, ignorandomi e voltandosi dall’altra parte.
Sbuffo spazientita e lo sorpasso, avviandomi con passo deciso verso..
-Dove vai, che non sai nemmeno dove voglio portarti- dice una voce sarcastica e divertita alle mie spalle, facendomi ribollire, di nuovo, di rabbia.
Mi blocco, e senza girarmi aspetto che mi raggiunga.
Appena arriva al mio fianco, sento la sua voce nel mio orecchio, che mio malgrado mi provoca milioni di brividi su tutto il corpo.
-Non riesci a farne una giusta, che imbranata- dice sinceramente divertito, al che mi giro verso di lui, lanciandogli l’ennesimo sguardo severo.
Lui, vedendo il mio goffo tentativo di spaventarlo, scoppia in una sonora risata. Scuote la testa e indica con un cenno la spiaggia, che è illuminata dai lampioni del lungo mare di Cannes, apparendo davvero suggestiva.
Lo guardo confusa: vuole portarmi a fare una cena romantica? Mi do immediatamente della stupida anche solo per aver pensato una cosa così ridicola.
-Tu avviati- dice entrando in un bar lì accanto, che non si sa come mai, ma è aperto alle sei di mattina. Tra l’altro, comincio seriamente ad avere sonno, penso sbadigliando.
-Molto aggraziata- la voce ironica di Matt mi fa sobbalzare, cogliendomi di sopresa.
-Fottiti- rispondo malamente, e lui sogghigna divertito. Ce la farò mai a farlo restare di sasso?
No.
Maledetta vocina! Zitta! ..Forse Matt mi dà davvero alla testa, penso scuotendo il capo e puntando il mio sguardo su di lui.
È maledettamente bello e dannato con quella maglietta attillata, rigorosamente bianca, quei pantaloncini corti sopra il ginocchio e quell’aria sofferente..
Deglutisco per cercare di soffocare i miei pensieri, ma non ci riesco. Non ci riesco. Non ci riesco più.
-Sei ancora sulla terra?- mi chiede Matt, vedendomi assorta nei miei pensieri, di cui lui farà bene a non sapere mai.
Lo fisso stralunata, e lui mi guarda confuso, probabilmente chiedendosi se ci faccio o ci sono.
È colpa tua. Tutta colpa tua Matt.
-Sto bene- rispondo atona, seguendolo sulla spiaggia.
Non c’è molta gente qui in giro, anzi direi poca, ma il sole è già sorto e la luce dell’alba mi mette di buonumore.
Sorrido e la cosa stranamente, dato che non mi presta mai attenzione, non sfugge a me.
-Cosa c’è da ridere?- chiede un po’ bruscamente, indicandomi nel frattempo uno sdraio abbandonato lì vicino.
Lo guardo, chiedendomi cosa mai gli potrebbe interessare.
Eppure nei suoi occhi, non leggo cattiveria. La cosa mi sorprende.
-Non penso ti interessi- rispondo brusca, sedendomi sullo sdraio e togliendomi i tacchi. Che sensazione fantastica.
-Che ne sai? Vedi Gwen il problema è che tu pensi di sapere tutto, ma non sai un cazzo!- sbotta irato, facendomi sussultare. Lo guardo ad occhi sgranati, mentre lui in piedi mi fissa in cagnesco.
Adesso che ho detto? Giuro che non lo capirò mai! Non volevo certo scatenare una rivoluzione, pensavo sinceramente che non gli interessasse. Incomprensibile, davvero incomprensibile.
Per evitare surriscaldamenti d’animo, mi affretto a rispondere.
-Stavo pensando a quanto mi piace quest’ora del mattino, sai, se farò una figlia, la chiamerò Alba- dico sinceramente, svelandogli qualcosa di me. Non so perché, ma voglio che mi conosca.
Desiderio tanto stupido quanto inutile.
Lui si volta con espressione quasi sdegnata, ma comunque sinceramente divertita.
-Alba? Ma che merda di nome è?- dice scoppiando a ridere e sedendosi finalmente accanto a me.
Lo guardo offesa.
-C’è qualcosa che ti piace?- chiedo gelida, affilando lo sguardo. Non scalfisco minimamente il suo ghigno divertito.
-Io non so se voglio figli…- dice improvvisamente, assorto nei suoi pensieri. Lo guardo, non capendo a cosa voglia arrivare.
-Perché?- mi azzardo a chiedere, ma subito dopo me ne pento. Non voglio che si arrabbi.
-Non sarei un buon padre, Gwen- rivela guardandomi intensamente negli occhi. E nei suoi occhi, io leggo un dolore così celato da essere quasi impossibile da tirare fuori.
E nei suoi occhi leggo finalmente qualcosa che non sia scherno, né odio, malizia, cattiveria, né altro. Vi leggo paura. Di non essere all’altezza, di non riuscire.
Mi si stringe il cuore, perché i suoi occhi, così vulnerabili, mi catturano, facendomi cadere in un abisso dal quale so che non potrò emergere.
Se affido il mio cuore a Matt, non lo riavrò mai indietro. Scossa da questa rivelazione, gli sorrido.
-Non puoi saperlo..- dico con voce flebile. Non risponde, ma distoglie lo sguardo.
Il mio battito torna normale, maledetti occhi azzurri di Matt Spencer.
Cerco di cambiare discorso, perché il silenzio si fa pesante.
-Perché mi hai portato qui?- chiedo fingendo nonchalance, e il tentativo riesce abbastanza bene.
Lui si riscuote e mi fissa, poi si alza e sempre senza parlare, va a prendere qualcosa da sotto una sdraio.
Ma che ha in mente?
Torna con in mano una chitarra, due bottiglie di succhi di frutta e tre bottiglie di Absolute.
Lo fisso confusa, mi vuole fare ubriacare?
-Che..?- cerco di chiedere, ma lui mi fa segno di tacere.
Si siede sulla sdraio di fronte a me.
-Ho scritto una canzone da cantare al prossimo concerto..e siccome sei l’unica con me, volevo fartela sentire- dice nervoso e in imbarazzo.
Questa versione di lui mi intenerisce. Sorrido contenta, più di quanto dovrei esserlo.
-Wow- riesco a dire soltanto. Lui, sorprendendomi, ricambia il mio sorriso.
Lo fisso interrogativa.
-Però, prima, brindiamo.- dice afferrando una bottiglia di Absolute.
-Sei anche un barman, adesso?- chiedo divertita, prendendo i bicchieri.
-Comunque, quando ti sei preparato questa cosa?-
Lui mi guarda, poi si decide a parlare.
-Beh, prima..Senti Gwen- esordisce serio, facendomi quasi ridere –sapevo che eri parecchio arrabbiata e quindi..- dice sulla spine.
Il mio cuore esulta, vittorioso.
-Stai cercando di scusarti?- chiedo divertita.
-Non direi proprio così- si risente subito lui.
Scoppio a ridere.
-Vabbè, sei perdonato- dico risparmiandogli la fatica. E lo è davvero. Non riesco ad arrabbiarmi con lui.
Lui sospira sollevato.
-Comunque so fare solo il Sex on the beach, e tra l’altro è proprio appropriato, anche se..io non verrei mai a letto con te- dice offendendomi.
Arrossisco, poi lo guardo male. Mi dà noia quando dice così.
-Che bastardo- esclamo, punta sul vivo.
Lui ride.
-Quindi, se per te va bene, brindiamo solo con la vodka- conclude, versandone un po’ nei bicchieri che ho preparato.
Mi passo una mano tra i capelli e alzo il bicchiere.
-Cin cin- dico buttandone giù una sorsata.
-Ehi, aspetta- dice lui borbottando e versandomene ancora. Io protesto debolmente, non potrei bere. Seguo una dieta molto ferrea..oh, al diavolo!
-Okay, a cosa?- chiedo con la gola in fiamme.
 
-Al contratto- dice e butta giù, seguito da me.
 
-A te, che sei il re degli stronzi- dico io, buttando giù, seguita da lui.
 
-A te, la regina delle scassacazzo- dice buttando giù, seguito da me.
 
-Al tuo cuore, perché so che esiste- dico ridendo, un po’ brilla e su di giri.
 
 
-A tutte le ragazze che mi faccio- dice guardandomi all’ennesimo drink, per osservare la mia reazione. Mi alzo un po’ barcollante, cadendo distesa sulla sabbia.
Mi alzo frastornata, ridendo a crepapelle. Matt senza difese alzate è esilarante. Spassoso, gentile.
Lui ride con me, trascinandosi nella sabbia.
-Ok, momento serietà- dice, tirandomi su. Lo guardo.
-Ah, canta la canzone- lo prego, saltellando e cadendo di nuovo.
-Ceeerto- dice afferrando malamente la chitarra.
-Sei pronta?-
Annuisco battendo le mani come una ritardata.
Non l’ho mai sentito cantare. Penso sia qualcosa che mi farà crollare del tutto. Sono pronta a questo?
 
 
 
I’m just afraid,
it’s fear, it’s fear
Because you left once,
You broke me,
And I can’t be fixed,
Oh I can’t, oh no.
 
You left me once,
And never again
Someone will hurt me,
Oh never again, I swear.
Not you, nor her, nor him.
Nobody will have my love.
Oh it’s fear, because there’s nothing
I want more.
 
 
Ascolto rapita la sua voce: cristallina, pura, sincera.
Guardo rapita i suoi maledetti occhi: così belli, così..suoi.
Cerco di capire ogni singola parola che esce da quella bocca tentatrice.
Ripone la chitarra, guardandomi in preda alla sbronza, senza difese.
Solo Matt,
Solo Gwen.
-Non guardarmi così, cazzo- esclamo poco finemente, avvicinandomi però pericolosamente a lui, che non si scosta di un centimetro.
-Non ti sto guardando in nessun cazzo di modo- risponde lui, incatenandomi nei suoi occhi.
Tutto nella mia testa urla solo una cosa: pericolo.
Non l’ascolto.
-Mi fai impazzire- dico, senza freni. Lui sgrana gli occhi.
Posso sentire il suo respiro irregolare sulla mia pelle, la sua confusione e i suoi occhi così indifesi.
Apre la bocca per dire qualcosa, ma poi rinuncia.
Lo fisso estasiata. Che mi succede?
-Cosa?- balbetta lui, evidentemente colto alla sprovvista.
Lo guardo negli occhi, ancora e ancora. Passo una mano tra i suoi capelli e mi avvicino ancora di più a lui. Questione di centimetri, solo centimetri..
-Gwen, ti prego, è sbagliato- cerca di dire a disagio. Non l’ascolto.
L’alcool mi dà un coraggio che normalmente non avrei, soprattutto con lui.
-Sto entrando nella parte, e sai una cosa, Matt? Mi piace- dico convinta respirando sulle sue labbra. Respirando il suo profumo che mi inebria completamente. Una sensazione spiazzante, travolgente, mai provata prima.
Lui non si muove e mi guarda con espressione sofferente.
-Gwen, merda- esclama lui, ormai sconfitto. Lo vedo nei suoi occhi, non mi allontanerà.
Perché ha bisogno di essere amato, ha bisogno di qualcuno che gli guardi dentro. Sono qui per questo.
Trovando una forza dentro di me, che non sapevo di possedere, azzero la distanza tra di noi.
La sua mano sale nella mia schiena, e mi attira a sé facendo combaciare i nostri corpi.
Le sue labbra calde al sapore di vodka incontrano le mie per la seconda volta e rinnovo il mio pensiero: sembrano fatte per le mie.
Mi alzo in punta di piedi e getto le mie braccia al suo collo, passandogli le mani tra i capelli.
Sensazione inebriante. Più forte di me. Che ho fatto?
Matt socchiude la bocca, lasciando libero accesso alla mia lingua.
Dopo indecifrabile quantità di tempo, Matt comincia a torturami il collo, lasciando una scia di baci che mi infuocano la pelle.
Oddio, sto morendo.
Ad un certo punto si ferma e comincia a succhiare la pelle. Mi sta facendo un succhiotto?
Lo lascio fare, volendo a tutti i costi conservare un ricordo, una prova. Che non sto sognando, che tutto questo piacere è reale.
Non appena metto una mano sulla cintura dei suoi pantaloni, una mano mi ferma.
Matt si stacca e mi guarda confuso. Se ne va così, senza dire una parola, barcollando verso il molo che ha cominciato a riempirsi di persone che ci guardano.
Che mi guardano.
Lo inseguo con lo sguardo, poi mi getto a terra, sconfitta, ansimante, con le lacrime pronte ad uscire, inconsapevole delle persone che ci guardano, sentendo un vuoto dentro.
 
                                                                 *
 
Ciaooo!
Presa da ispirazione, ho scritto questo capitolo di getto e lo voglio subito pubblicare.
Vi piace? Non so, sto prendendo gusto a scrivere della versione più umana di Matt e di quella più sensuale di Gwen.
Che dire del bacio? Non ci sperate troppo, erano ubriachi (lui più di lei) ma è comunque un inizio..
Matt vulnerabile..lo adoro!
La canzone me la sono inventata, fa abbastanza schifo però insomma, non sapevo fare di meglio J
Che ne pensate?
Fatemi sapere, a presto e grazie!!
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9- The kind of Matt that I love ***


 
Capitolo 9-  The kind of Matt that I love

 
 
 
Stesa sul letto, in pantaloncini corti e con una canottiera leggera, non riesco a fare a meno di pensare agli ultimi giorni: davvero frenetici.
 
Dopo l’ultima disastrosa mattina, Matt non si è più fatto sentire, se non per mandarmi un messaggio criptico e monosillabico dicendomi che si scusava, ma tornava a Londra.
Se non altro, mi ha lasciato il jet.
 
Una cosa a cui non ho avuto però occasione di ripensare, o meglio, sì, ma senza raggiungere i risultati sperati, è stato il mio pseudo bacio da ubriaca molesta. Non ho cercato Matt, non perché voglia evitarlo, ma perché mi vergogno. Come gli spiego che non ho fatto ciò perché ero ubriaca, ma perché lo desidero così ardentemente, che il mio corpo ha quasi bisogno di stare a contatto con il suo. Non ha neanche senso, non riesce a convincere nemmeno me stessa.
 
Mi sento una perfetta cretina: la classica scolaretta che ha bisogno che lui la cerchi, che lui le scriva, che le faccia capire che non deve essere insicura.
 
In effetti hai solo diciannove anni, Gwen.  Scaccio l’irritante vocina, pensando che non c’è niente di normale nel rapporto tra me e Matt, sempre che rapporto si possa chiamare.
Lui è uno dei cantanti più belli e famosi degli ultimi anni e io sono una delle donne, anzi ragazzine, più desiderate. E non stiamo neanche insieme: lui non mi sopporta e io sto cercando qualcosa in lui che non so nemmeno se c’è.
 
Suonano alla porta, e io sobbalzo, improvvisamente agitata. Non ho bisogno di sapere che è lui, perché so che è lui. Mi ha scritto oggi, per dirmi che sarebbe passato. Infatti è tutto il giorno che sono in ansia.
Schizzo giù per le scale, rischiando di rompermi una gamba. Quando arrivo ad aprire ho il fiatone e gli occhi troppo speranzosi.
 
-Gwen-.
 
Il suo tono di voce roco e senza imbarazzo, mi mette in soggezione. Eppure non posso fare a meno di pensare a quanto sia bella la sua voce. Mi schiarisco la voce, poi rispondo al suo saluto.
Non riesco a guardarlo negli occhi, sono una codarda.
 
-Mi fai entrare?- chiede lui, divertito dal mio imbarazzo, indicando con un cenno il divano. Annuisco scostandomi dalla porta e facendolo entrare. Come se fosse casa sua, si getta sul mio sofà e comincia a fissarmi. Mi fissa con quello sguardo azzurro e spaventoso. Perché se mi facesse una richiesta adesso, accetterei. E questo mi fa incredibilmente paura.
 
-Che fai?- chiede, guardandosi intorno, probabilmente per verificare che tutto è come l’ultima volta che c’è stato, quasi due settimane prima.
 
-Io..ti stavo aspettando- dico imbarazzata con un filo di voce, trovando però finalmente il coraggio di avvicinarmi a lui. Mi siedo cautamente sul divano, guardandolo di sottecchi.
 
-Andiamo, Gwen. Non ti metterò in imbarazzo?- dice sempre più divertito, avvicinandosi ancora di più a me. Il mio cuore, maledetto traditore, accelera.
 
-Non ti disturbo vero, dovevi fare qualcosa?- chiede poi, forse per spezzare l’imbarazzante, odio ripetermi, silenzio che è seguito alla sua domanda.
 
-Dovevo fare la spesa- dico sentendomi una perfetta cretina. Che risposta è? Fare la spesa! Ma lui non nota tutta questa stranezza, perché fa una proposta.
 
-Vabbè, ti accompagno- dice facendomi finalmente alzare due occhi sorpresi su di lui. Io a fare la spesa con Matt? Il pensiero mi imbarazza e mi elettrizza al tempo stesso. E io mi chiedo: è normale essere felici solo perché vai a fare la spesa con il tuo finto fidanzato?
 
Sei solo felice perché lui è con te.
 
       
                                                          *           *          *
 
 
 
-Certo che scrivi veramente male! Non si capisce niente!- si lamenta per l’ennesima volta Matt, indicando la mia incomprensibile scrittura sulla lista della spesa.
È davvero buffo, tanto che scoppio a ridere.
 
-Ma, Matt! Un po’ di fantasia, c’è scritto ‘pomodori’- rispondo alla sua implicita domanda, prendendo poi la lista e delegando a lui il compito di scegliere le cose dallo scaffale.
 
-Ma guarda cosa mi tocca fare, la spesa- esclama dopo un po’, strappandomi un sorriso. Ha fatto davvero questo per me? Non lo so, ma mi piace pensarlo.
 
-Non fai mai la spesa?- chiedo immaginando già la risposta, infatti lui scuote la testa come per dire che la risposta è ovvia.
 
-Però è divertente- esclama lui, prendendo un barattolo di nutella dagli scaffali. Lo guardo male.
 
-Non posso mangiare la nutella- mormoro tristemente, ma consapevole che per fare quello che faccio, ho molti sacrifici da compiere.
 
Scuote la testa disgustato, ma non accenna a rimettere al proprio posto il barattolo.
 
-Vuol dire che la mangerò io quando vengo da te, tipo stasera. Mi devi invitare a cena, dopo che ho fatto anche la spesa- dice sorridente.
 
Non oso ribattere, soprattutto sono spiazzata. Chi è questo ragazzo sorridente, gentile e di buon umore che è qui con me? È un Matt diverso, un Matt di cui sento che non potrei più fare a meno.
 
-Mamma, quello è Matt Spencer!-
 
La voce eccitata di una bambina bionda sui dodici anni ci riporta, o almeno, mi riporta alla realtà.
Deve essere sicuramente una sua fan, dal momento che lo sta guardando con occhi sognanti e sta per scoppiare a piangere.
-Oh mio Dio, non ci posso credere!- esclama la madre, mostrando anche lei ben poco contegno, restando prima impalata, poi lanciando un gridolino.
 
-Chiama Helen, deve venire subito- si impunta la ragazzina minore, sbracciandosi per cercare di attirare l’attenzione di una ragazza sui sedici anni che appena arriva lancia uno sguardo pieno di..attrazione, verso di lui.
 
-Facciamoci una foto!- esclama la madre, prendendo Matt che annuisce sorridendo, e mettendolo al centro.
 
-Puoi farci una foto?- chiede gentilmente la ragazzina piccola, porgendomi la macchina fotografica.
 
-Ma certo- esclamo sorridendo, per poi scattare una foto a quelle tre donne, evidentemente pazze di lui.
 
Come non esserlo? Lo sei anche tu!
 
Arrossisco a questo pensiero, l’ennesimo, molesto e porgo di nuovo la macchina fotografica alla bambina.
 
-Sei la sua fidanzata?- mi chiede la ragazzina sfacciatamente, facendomi arrossire.
 
-Certo, lei è Gwen White, la mia ragazza- dice come conferma Matt, avvicinandosi sorridendo a me. Annuisco come un automa.
 
-Siete proprio belli insieme- esclama la  ragazzina, poi prende la sorella e la madre per mano e sparisce.
 
 
                                          *                   *                      *
 
 
 
Matt è comodamente seduto sul divano, a guardare un film, quando parte un servizio su di lui.
 
Matt Spencer ha interrotto l’ultimo tour mondiale, e tutti sono a caccia del motivo: droga, alcool, oppure si è già annoiato del suo lavoro? Fatto sta che ultimamente attira i riflettori sulla sua vita privata, infatti da un mese si fa vedere in giro assieme alla bellezza del momento, la modella Gwen Whi..”
 
Si volta di scatto quando la figurina dell’irritante donnetta del servizio si spegne, lasciando il posto a un cartone animato.
 
-Non sei obbligato a sentire quella merda- dico, non chiedendomi neppure se ho esagerato. Probabilmente a lui non interessa.
 
-Non sanno niente di me- dice scuotendo la testa, ma nei suoi occhi non c’è rabbia, solo tristezza.
 
-Neanche io- mormoro di rimando, pentendomi subito. Magari pensa che sia un lamento.
 
-Ma tu non mi giudichi. E meriti di sapere- dice quasi in imbarazzo, guardandomi con uno sguardo infuocato capace di far bollire il mio sangue.
 
-Non sei obbligato- dico ma non mi sento neppure. Non guardarmi così Matt, non riesco neanche a pensare. Ti prego.
 
-Ma ne ho bisogno, Gwen- dice dolcemente il mio nome, prima di tornare a fissare il gatto che è sullo schermo del televisore.
 
-Ho interrotto il tour perché non voglio essere via quando mio padre morirà- dice tutto d’un fiato, con voce rotta dal dolore inespresso.
 
Un colpo al petto è vederlo in questo stato, non so assolutamente cosa dire.
 
-Sta morendo?- chiedo con un filo di voce, immobile, pietrificata. Lui non mi rivolge neanche uno sguardo.
 
-Sì, ma non è quello che pensi tu..lui si droga da anni ormai, e sta arrivando alla fine. Ha solo 45 anni, cazzo!- dice alzando la voce e facendomi sobbalzare.
 
Non avrei mai pensato…oh, a chi la do a bere. Immaginavo che avesse una storia particolare e difficile, ma ciò che non immaginavo è che sentirlo dire da lui mi avrebbe fatto così male.
Perché soffro per qualcosa che non mi tocca? Perché?
 
-Matt, non voglio che tu..non devi raccontarmi tutto. A me vai bene così- dico poggiando una mano sulla sua.
 
Non sono sicura di voler sapere il resto, soprattutto notando quanto gli fa male parlare di queste cose. Lui sorride tristemente, forse riconoscente di averlo ascoltato.
 
-Ormai è tardi, ordiniamo una pizza- dice cambiando improvvisamente discorso. Scosta la sua mano dalla mia, non accorgendosi che ci rimango male.
 
 
                                                 *                   *                      *
 
 
-Non posso mangiarne più di due o tre pezzi, lo sai- mi lamento quando lui mi offre l’ultimo pezzo di pizza.
Sembra quasi che si sia dimenticato del suo racconto precendente, e per ora a me va bene così.
Mi sembra già molto quello che mi ha detto.
 
-Sei proprio una palla al piede.- sbuffa prendendo l’ultimo pezzo.
 
-E tu sei proprio un mangione- ribatto incrociando le braccia al petto. Lui mi guarda male.
 
-Non pensare che adesso sarò diverso, io sono sempre stronzo- puntualizza, non perdendo però il sorriso.
 
Annuisco ironicamente, pensando che ho fatto passi da gigante con lui.
 
Me lo merito?
 
-Gwen, ti suona il telefono- dice Matt, sventolandomi davanti l’iPhone che si illumina.
 
-Alison- dico sorridendo, rendendomi conto che ultimamente non l’ho sentita spesso.
 
-Metti il vivavoce- dice lui, imperiosamente. Non faccio in tempo a ribattere che lui ha già fatto tutto.
 
-BRUTTA STRONZETTA CHE NON SEI ALTRO GWEN, SEI SP..- inizia a urlare, fintamente arrabbiata, ma si blocca.
 
-Pronto-. La voce roca e sensuale di Matt. So che effetto fa.
 
-Oh merda, merda, merda. Matt Spencer?! Sto parlando al telefono con..oh mio Dio!-
 
Matt ride, una risata vera, sincera, che mi riempe le orecchie, la testa, il cuore.
 
-Sì, lui. Comunque, Ali, mi dispiace tanto! Rimedierò subito, domani ci vediamo a pranzo..- inizio, venendo subito interrotta da lei.
 
-Certo che rimedierai!- esclama lei, con una voce che non promette niente di buono.
 
-Anzi, verrai a pranzo proprio con lui. Sì, tu, Matt! Voglio conoscere colui che mi ha rapito l’amica. Bene a domani, alle 8 nel solito posto. Baci- riattacca senza darmi il tempo di rispondere.
 
Guardo Matt, preoccupata.
 
-Lei non sa del contratto. Non lo può sapere- dico con un filo di voce. Se ne accorgerà: si accorgerà che è tutto finto. Non può succedere.
 
 

                                                                           *
 
 
 
Nuovo capitolo! Allora, che ne pensate? Come vi sembra questo Matt un po’ più dolce? Inoltre ha rivelato una cosa a Gwen, ignorando poi il fatto di averglielo detto.
Fatemi sapere!!
Grazie a tutti, se fate in tempo, lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere che impressione vi fa questa storia!

Passate dalla mia nuova storia, per farmi sapere cosa ne pensate: mi farebbe davvero piacere. 

"Completamente dipendente": Eleanor Hudson è bella, popolare. Will Rogers: suo opposto in bellezza e perfidia. Insieme sono la coppia più scontata della scuola: eppure c'è qualcosa che li spinge a cercarsi, sempre, costantemente: l'attrazione. Un rapporto quasi malato.

*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Your sex takes me to paradise ***


 
 
 
 
 
CAPITOLO 10- ‘Cause you make me feel like, I’ve been locked out of heaven, for too long!

 
 
 
 
Ore21.00
 
Getto l’ultima nervosa occhiata allo specchio, che mi rimanda un’immagine positiva di me stessa: capelli biondi lisci che cadono morbidamente sul cappotto beige, aperto in vita, che lascia intravedere il vestitino rosso che ho indossato. Le lunghe gambe finiscono in un paio di Campbell, regalo di quest’ultimo stesso.
L’espressione degli occhi, marroncini con pagliuzze dorata, è però quella di una condannata al rogo.
Gwen White condannata a Matt Spencer. Più o meno, la stessa cosa.
 
Afferro la borsa e scendo di corsa le scale, prendendo al volo un taxi. Dopo essermi abbandonata per un attimo sul sedile, squilla il telefono.
 
Alison.
 
-Pronto?- dico stancamente, cercando però di non far trapelare troppa tensione. Non riuscirei a reggere.
 
-Dove diavolo sei? Matt è già qui!- mi urla in un orecchio, facendomi quasi innervosire.
 
-Sto arrivando, due minuti- dico frettolosa, soprattutto morendo dalla voglia di chiudere la comunicazione. Maledetta amica invita fidanzati a tradimento! Cosa avrebbe pensato di me, se avesse saputo che sto con un ragazzo per soldi?
 
Niente, perché è solo lavoro.  Non riesco però a dare retta alla mia voce, e penso che lei non potrà mai saperne niente. Soprattutto perché ultimamente per me, non è più finzione.
 
*
 
 
ALISON POV.
 
 
Sono qui da circa dieci minuti in compagnia di questo fantomatico fidanzato, e già mi chiedo come faccia la mia amica a sopportarlo. Sinceramente, a parte sul lato estetico, di cui non trovo pecca, il lato caratteriale lascia molto a desiderare. Socievole come un pesce, Matt Spencer continua a guardare in direzione della strada e avrà detto sì e no circa dieci parole.
 
-Ehm.- dico cercando di attirare la sua attenzione, dato che mi sto leggermente rompendo le palle a essere ignorata. Insomma, non sarò Gwen, ma anche io ho i miei attributi, che cavolo!
 
-Sì?- dice freddamente lui, finalmente puntando i suoi occhioni su di me. Se pensa di spaventarmi, ha sbagliato persona.
Sostengo il suo sguardo.
 
-Gwen sta arrivando- lo informo, vedendo il suo sguardo illuminarsi. Ma solo perché sono una brava osservatrice, sennò non avrei intravisto quel leggero cambio di espressione nel suo sguardo da predatore incallito.
 
-Bene- dice lapidario, riprendendo a guardare la strada. Sto per aprire nuovamente bocca, quando l’arrivo di Gwen mi distoglie dai miei pensieri.
Appena lo vede, arrossisce, poi gli lancia uno sguardo di intesa e viene ad abbracciarmi.
 
-Ciao, Ali. Mi eri mancata un sacco- dice stampandomi un bacio sulla guancia. Poi, quasi con timore, lascia un bacio sulla guancia a lui. Altro che baci sulla guancia gli darei a quel pezzo di gnocco!
 
-Andiamo a sederci?- dice bruscamente Mr. Simpatia, guardando Gwen, poi me.
 
-Veramente ci sarebbe anche un’altra persona.- dico guardando subito la mia migliore amica.
 
-No!- esclamo, anticipando ogni sua possibile reazione. – Non è assolutamente quello che pensi! Toby Jones è il mio fighissimo migliore amico, e siccome non volevo fare il terzo incomodo, ho esteso l’invito!- dico, omettendo parte della verità. Sicuramente Toby è fighissimo: ben piazzato, occhi verdi, sorriso da infarto. Ma se non è neanche lontanamente affascinante come questo qui, è sicuramente un ragazzo buono, onesto, gentile.
 
Inoltre ha una specie di cotta per Gwen, e si è autoinvitato. Come dire di no? Penso sentendomi un po’ in colpa.
 
-Ah- è tutto quello che ottengo da lei.
 
-Eccolo!- esclamo, sentendomi un po’ più contenta adesso che lui è arrivato. Matt mi mette in soggezione.
 
Toby Jones arriva, ma la sua bellezza svanisce accanto al fascino di Matt, penso risentita.
Quest’ultimo, con l’aria da superstar, lo saluta con aria di sufficienza e non gli porge neanche la mano.
 
Gwen, che non gli ha tolto gli occhi di dosso, lo guarda male, poi si rivolge sorridendo a Toby, e nonostante sia etero, non posso non ammettere che è una ragazza così bella, che pochi non ne rimarrebbero abbagliati. Pochi.
 
-Piacere, Gwen. Ho sentito tanto parlare di te- dice Toby, sorridendo a sua volta e stringendo calorosamente una mano a Gwen, trattenendola nella sua più del dovuto.
 
-Io in realtà no, ma è un piacere lo stesso- risponde lei, ridendo leggermente imbarazzata. Cioè, è così bella e si imbarazza pure!
 
Toby ride, scatenando probabilmente la rabbia di Matt, che prende la mano di Gwen.
Geloso!
 
-Andiamo, ci siamo tutti- dice bruscamente, trascinando dietro Gwen che mi lancia uno sguardo di scuse.
 
*
 
GWEN POV.
 
Non riesco proprio a comprendere lo strano comportamento di Matt, che prima ha trattato freddamente Alison, poi Toby. Eppure a me sembra un ragazzo così gentile.
 
-Allora, da quanto state insieme?- chiede allegramente Alison, dandomi di gomito. Arrossisco lanciando uno sguardo d’aiuto a Matt che però sta sempre lanciando occhiate infuocate a Toby, che poverino mi fa tanta tenerezza.
 
-Da un mese- mi affretto a rispondere.
 
-Ma dove vi siete conosciuti?- insiste lei, evidentemente curiosa di saperne di più sulla storia del momento.
 
-Al mare- rispondo io.
 
-A una festa- risponde lui, che improvvisamente ha deciso di partecipare alla conversazione. Lo guardo male, improvvisamente nel panico.
 
-Ovviamente, una festa sulla spiaggia- dice senza un filo di imbarazzo e con il sorriso sbarazzino che tanto mi piace. Matt è così: è sempre una sorpresa. Non c’è nessuno come lui, non ne troverò mai uno uguale.
 
-Gwen, tu sei di Londra? A che scuola andavi?- chiede Toby, probabilmente captando l’imbarazzo e cercando quindi di cambiare discorso.
 
-Alla Colonel Brown, tu?- rispondo cortesemente, pensando che tutto sommato è un ragazzo molto carino. E dolce.
 
-Io alla scuola francese! Ma non mi dire, merda, la mia storica ragazza veniva lì!- dice accendendosi di entusiasmo. Evidentemente è contento.
 
-Chi era?- chiedo mio malgrado, un po’ curiosa.
 
-Sam Lee!- risponde lui, facendomi scoppiare in una risata fragorosa.
 
-Oddio, la odiavo! Mi prendeva sempre in giro, poi un giorno ha scoperto che facevo la modella, e ci è rimasta di merda!- dico continuando a ridere e ricordandomi la scena.
 
-Divertente.- la voce tagliente di Matt mi spegne immediatamente il sorriso. Mi volto a guardarlo e nei suoi occhi leggo un’espressione dura, che mio malgrado conosco bene.
 
Mi gelo, mentre lo guardo prendere il telefono e alzarsi, sotto lo sguardo atterrito di Toby e quello preoccupato di Ali.
 
Come un girasole che segue la luce, mi alzo anche io, inseguendo il mio sogno proibito. Il mio incubo e sogno al tempo stesso.
 
Piove.
 
-Matt!- lo chiamo, ma lui non si gira. Continuo a rincorrerlo e gli blocco un braccio. Non si volta a guardarmi.
 
-Che succede, adesso?- chiedo non riuscendo a mascherare la mia disperazione, così che ne esce un tono troppo accorato.
 
Finalmente si volta.
 
-Ti ho detto una cosa, Gwen. E tu flirti con un altro, a pochi centimetri da me!- soffia arrabbiato sulle mie labbra, facendomi tremare.
 
-Io non flirto proprio con nessuno, Matt. Non hai capito un cazzo come al solito! Io stavo solo cercando di essere gentile!- dico sulla difensiva, tentando disperatamente di tenerlo con me.
 
Cercando di non cedere alla voglia di fondarmi sulle sue labbra. Voglio così ardentemente baciarlo.
 
-No, tu non sei gentile- risponde lui, sfidandomi con lo sguardo.
 
-Lo sono anche troppo! Ti avrei dovuto mandare a quel paese, già da molto tempo!- ribatto avvicinandomi a lui.
 
-Perché non l’hai fatto?- risponde lui, ormai a pochi centimetri dalle mie labbra.
 
-Perché ti voglio- rispondo, non riconoscendomi nelle mie parole, distinguendo la me di sempre e la me di Matt.
 
Sento le sue labbra sulle mie, pronte ad approfondire il bacio. Lascio libero accesso alla sua lingua, aggrappandomi ai suoi capelli e inspirando il suo sapore.
 
Matt, Matt, Matt, Matt..
 
Matt mi spinge contro il muro, cominciando a torturarmi il collo e infuocandomi la pelle di baci.
 
Il mio corpo reagisce al suo tocco, diventando bollente, pieno di desiderio.Mi allaccio al suo corpo, sperimentando per la prima volta la voglia totale di una persona.
 
Voglio Matt, lo voglio ora.
 
È tutto ciò che riesco a pensare, prima che i suoi baci non mi facciano perdere il filo, di nuovo.
 

 
 (continua….)
 
 
 
 
Scusate il ritardoooo!
Sono al mare e probabilmente non so quando potrò aggiornare nuovamente! Comunque spero di ricevere numerose recensioni, perchè ho scritto gli ultimi capitoli e mi manca un pezzo nel mezzo, anche se ho già tante idee!
Vedo che la storia è molto apprezzata!
 
Riguardo al capitolo..
 
Le cose si fanno bollentiii! Scriverò più in là missing moments rossi, perché ci saranno !
 
Intanto nel prossimo capitolo, avremo un Matt sempre più sensuale… e una Gwen non da meno!
 
Vi pregherei di passare a recensire la mia nuova storia: Completamente Dipendente.
 
Ci tengo molto! Grazie xx


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1965992&i=1

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- Amici di letto ***


 
 
CAPITOLO 11- AMICI DI LETTO
 
 
 
 
 
Per la prima volta nella mia vita sperimento la voglia totale di una persona.
Voglio Matt, lo voglio ora.
 
 
 
Sento le calde labbra di Matt su tutto il mio corpo, e contrariamente a quanto ho fatto negli ultimi diciannove anni della mia vita, sento che posso concedere tutta me stessa al ragazzo che mi sta infiammando di desiderio.
Matt, solo lui è entrato nella mia mente e solo lui può restarci. 
 
-Gwen, tutto app..ehm- 
 
La voce prima preoccupata e poi imbarazzata di Alison, uscita per controllare me e Matt che molto maleducatamente siamo usciti dal ristorante, giunge alle mie orecchie, risvegliandomi, mio malgrado, da un sogno ad occhi aperti sin troppo bello.
Mi stacco da Matt, bagnata e ansimante sotto la pioggia e fisso la mia amica che ci guarda con occhi sgranati. Non guardo lui, ma sento il suo respiro sulla mia pelle.
 
-Alison- dico cercando di schiarirmi la voce, ma ne viene fuori un sibilo irritato. Lei scuote e la testa e se ne va, seguita da Toby.
 
So che dopo mi chiederà per filo e per segno cosa è successo e che probabilmente dovrò sottopormi a un interrogatorio.
 
-Gwen, io..mi dispiace.- 
 
Matt mi dice queste parole nell’orecchio e io faccio fatica ad assimilarle. Gli dispiace? Maledetto stronzo, per lui ho calpestato la mia dignità, il mio orgoglio, la mia pazienza e lui sa dire solo che..gli dispiace?
 
Lo fisso arrabbiata, lanciandogli uno sguardo di puro odio che probabilmente lui non raccoglie, data la dissonanza con quanto successo prima. Si stacca da me, passandosi una mano sui capelli ormai bagnati.
 
-Merda- si lascia scappare, fissandomi negli occhi e aspettandosi una risposta.
 
-Ti..ti dispiace?- è tutto ciò che riesco a dire, ferita e arrabbiata, mentre cerco di non scoppiare in una risata o in un pianto isterico.
 
-Beh, sì. È quello che ho detto- dice lui, momentaneamente confuso e spiazzato. Ed eccola che arriva la risata isterica. Gli tiro uno spintone.
 
-Non me ne faccio un cazzo delle tue scuse!- sbraito trasformandomi in una volgare ragazzetta piena di parolacce in bocca, non vergognandomi neppure.
 
-Cosa?- ribatte lui, spiazzato dalla piega che ha preso la serata.
 
-Cioè, tu prima fai il geloso, il maleducato, ti comporti male con Toby..- inizio ma vengo fermata dalla esplosione di rabbia di lui.
 
-Ah, ecco! Sempre con questo Toby!- dice velenoso, facendomi scoppiare a ridere. Mi guarda inferocito, già pronto a contraddirmi.
 
-Sei geloso?- chiedo perfidamente, già sapendo bene la risposta, ma non preparata a sentirla. Infatti il suo –Sì- sussurrato a mezza voce mi fa accelerare il battito del cuore già martoriato dai suoi continui sbalzi di umore.
 
Lo fisso ad occhi sbarrati e lui cerca di riavvicinarsi a me, ma io mi sposto indietro. Non ci ricascherò come una pera cotta. Lui mi fissa confuso.
 
-Non permetto a nessuno di toccare le mie cose, Gwen. Io non flirto con le altre- dice lui guardandomi severo. Scoppio a ridere nervosamente, mentre mi torturo le mani. Sono ormai grondante di acqua.
 
-Io non sono tua, Matt. È solo uno stupido contratto..- dico sussurrando, perché per me non è così e vorrei tanto che lui mi contraddicesse. Ma non lo fa, e io sono ancora delusa dall’inevitabile, che diavolo mi aspettavo?
 
-Sarà..comunque non toglie il fatto che sono dispiaciuto per ciò che è successo. Non doveva essere così. È un contratto- ribatte gelido, inchiodando i suoi occhi nei miei. Crack. Il mio cuore..
 
Lo fisso con le lacrime agli occhi, poi borbottando qualche scusa, salgo sul primo taxi che vedo, scoppiando poi a piangere sul seggiolino scomodo di un banale taxi nero.
 
 
*
 
 
Ho fatto una doccia calda e dopo aver asciugato i capelli, ho indossato il mio comodo pigiama estivo: canottiera e pantaloncini.
Ancora ferita, disillusa e agitata, decido di farmi una camomilla e accendo la tv sul notiziario. 
 
 
“Parlando di gossip, la coppia dell’estate, formata nientemeno dal famoso Matt Spencer e Gwen White, è stata avvistata in un ristorante di Londra insieme ad alcuni amici. Ma quando riprenderà Matt a cantare? È per lei che ha lasciato la..?”
 
Spengo malamente la televisione mentre sorseggio il te, perché non mi va di vedere Matt ancora e ancora, ovunque e dovunque. Maledetto!
 
Ormai sfinita, mi addormento sul divano.
 
Vengo svegliata dal campanello, che mi fa sobbalzare di spavento. Mi avvicino impaurita verso la porta.
 
-Gwen, apri cazzo!-
 
Il mio cuore accelera, impazzito, ormai senza controllo. Matt, che diavolo ci fa qui? 
Apro la porta e lo vedo, bello come sempre e ansioso come mai. È impaurito, imbarazzato e qualsiasi altra emozione che non si adatta alla sua persona.
 
-Non mi fai entrare?- chiede abbozzando un sorriso che però non viene ricambiato.
 
-No- rispondo seccamente, ancora profondamente offesa. Lui mi sposta e entra in casa, sistemandosi sul divano.
 
-Che diavolo fai?- dico arrabbiata chiudendo la porta alle mie spalle. Lui mi fissa serio, poi parla.
 
-Sono venuto qui a parlarti..- dice con tono roco e ..sexy. Non guardami così merda, smettila! 
 
Si avvicina a me, carezzandomi la guancia con una mano. Sento le gambe diventare gelatina e il cuore ormai partito.
 
-Cosa..devi dire?- dico con un filo di voce, sentendo forte l’impulso di farlo mio, ora, qui, subito.
 
-Ti volevo dire che, non mi dispiace proprio per niente!- dice quasi rabbioso, prima di fondarsi sulle mie labbra.
 
Come se il tempo si fosse fermato da quando Ali ci ha interrotti e ripartisse ora. Solo che non sto per morire di ipotermia ma per autocombustione.
 
Rispondo al suo bacio passandogli una mano dietro al collo e stringendo i suoi capelli. Mi cinge la vita con una mano e con uno slancio gli salto letteralmente addosso, mentre lui mi sfila la maglietta, che cade sul pavimento.
 
Con le mie gambe sulla sua vita, mi trascina in camera da letto, poggiandomi sul letto e distendendosi sopra di me, mentre io gli sfilo la camicia.
 
-Vieni sotto le coperte, mi fa freddo- brontolo trascinandolo sotto le lenzuola mentre lui si toglie le scarpe.
 
-Sei tremenda- dice lui, e mi sembra la parola più dolce del mondo pronunciata dalle sue labbra.
 
-Stai zitto- dico sorridendo, mentre lui mi trascina nell’oblio più dolce in cui sia mai caduta. 
 
Solo io e lui, almeno per una volta.
 
*
 
 
 
Il suono della sveglia mi fracassa la testa, così dopo quasi cinque minuti apro gli occhi e vengo accecata dalla luce del sole. 
Scorgo subito la camicia di Matt e ricordandomi della sera prima arrossisco, girando la testa incontro Matt, che dorme come un angioletto.
Mi sento come su una nuvoletta rosa.
 
Mi infilo una maglietta e vado a preparare la colazione, mentre mi sento di volare. Possibile che lui mi faccia sentire così? Non è quella parola che inizia per A? No. Impossibile.
 
Sento dei passi dietro di me e quando mi volto incontro il suo sguardo, sempre più azzurro, sempre più mio.
 
Non penso che sia troppo facile.
 
-Sei veramente brava a letto, dovremmo fare sesso più spesso- dice ammiccando e spezzandomi definitivamente il cuore. 
Sento le lacrime pizzicare e mi volto come una furia.
 
-Sesso?- urlo, lasciando cadere il latte sul fuoco che si spegne. Lui mi fissa imbarazzato.
 
-Sai..quando due perso..- inizia ma si zittisce, fermato dal mio sguardo.
 
-Vattene- dico gelida, guardandolo con gli occhi ormai pieni di lacrime. Lui mi fissa confuso.
 
-Matt, vattene- ripeto fredda, ma lui cerca di abbracciarmi, anche se viene respinto.
 
-Cosa vuoi che ti dica Gwen? Che sei diversa dalle altre? Beh lo sei, ma per me rimane sesso- dice cercando di sorridere.
 
-Ti prego- lo imploro, ormai fontana, desiderosa di restare sola e non facendo attenzione a quello che dice. Come sono precipitate in fretta, le cose.
 
Lui annuisce debolmente, poi dopo avermi lasciato un bacio sulla fronte, se ne va, per niente scalfito.
 
-Ricorda Gwen, tu non sei come le altre- 
 
*
 
Mi accascio sul letto, emotivamente a pezzi e confortata.. da niente, merda. Prendo il telefono pronta a chiamare Ali ma resto bloccata alla vista di un certo messaggio.
 
“E’ stato bello conoscerti, Gwen. È difficile dimenticarsi di te e non sono intenzionato a farlo. Chiamami quando hai voglia di prendere un caffè. 
Toby”
 
 
 
 
Ciao belleee!
Allora volevo ringraziarvi tutte! Ormai la storia è già quasi scritta, nel senso che ho il finale in mente e tutto ciò che succederà fino ad esso, quindi… lasciate una recensione!
Secondo voi cosa succederà? Come vedete Matt? 
Ricordatevi di Toby e Candice, saranno determinanti! Ora inizia ad andare meglio, ma ci sarà il precipizio! Secondo voi cosa combina Matt? Ahaha fatemi sapere belle! A presto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12- Negative youth ***


Ciao belle, questo sarà un capitolo forse un po' triste ma quasi di passaggio (non proprio, perchè avviene un fatto importante..)
Vi volevo ringraziare per le parole spese, sempre molto gradite :D
Spero continuerete a seguirmi sempre e che io non vi deluda!
Ormai la storia è quasi tutta scritta e il finale e tutto ciò che accadrà fino ad esso è già nella mia testaccia :)

Godetevi il capitolo e il Pov Matt! (Sorpresa :D)





CAPITOLO 12- NEGATIVE YOUTH
 
(Qualsiasi cosa fai, meglio non dirlo a tutti, meglio non farlo mai, meglio non dirlo a tutti. Salmo)
 
 
 
 
POV Matt.
 
 
Sono seduto qui da almeno quattro giorni, bevendo whisky e fumando Marlboro. Che sto facendo? Quante volte mi sono posto questa domanda, senza mai davvero trovare una risposta.
Perché mi sono esposto così con Gwen? Perché le ho raccontato di mio padre? Adesso lei sa.
Lo so che sa, perché al contrario di quanto dico, so che non è stupida e che ha capito di me più di quanto io abbia capito in ventiquattro anni.
-Matt, ti suona il telefono- dice una brunetta tutta forme e sorrisi che, nel mio letto, indossa solo perizoma.
-Rispondi tu - dico, non riuscendo a ricordare il suo cazzo di nome. Da dove è sbucata, poi?
Se solo lei sapesse, si arrabbierebbe come una pazza. Sorrido al ricordo delle sue sfuriate, ma poi chi si crede di essere?
-È Alan, chiede di te- dice la ragazza, distogliendomi dai miei pensieri e porgendomi il telefono.
-Pronto?- dico scontroso, perché odio essere distolto dai miei pensieri.
-Matt, devo dirti una cosa- dice Alan, attirando la mia attenzione con quel tono affranto.
-Cosa?- urlo quasi, spaventando la ragazza accanto a me. Il pensiero corre immediatamente a mio padre. Me lo sento.
-E’ morto, Matt. Mi dispiace tanto- dice Alan, e qualcosa dentro di me si frantuma.
Una voce dentro di me continua ad urlare “NO! NO! NO!” ma non riesco quasi a sentirla.
Papà, mi hai lasciato? Prima che io potessi dirti che mi dispiace?
Sono sorpreso di essere rimasto in piedi, dato che l’ultima parte del mio cuore si è rotta per sempre.
Sento una lacrima che scende sulla mia guancia, bagnandomi persino il mento.
La asciugo con rabbia, attaccando il telefono.
“No!” continuo a pensare, prendendomi la testa tra le mani.
-Serve qualcosa?- chiede la ragazza bruna, infastidendomi. Come si permette di toccarmi e interrompermi?
-Chi cazzo sei? Vattene!- urlo al suo indirizzo. L’ho spaventata, ma non me ne frega un emerito cazzo. Non me ne frega di niente!
I singhiozzi mi squassano il petto, e finalmente permetto loro di uscire, insieme alle lacrime.
Sto piangendo per la prima volta dopo anni e non mi sono mai sentito peggio.
 
 
 
 
GWEN POV.
 
 
Sono cinque giorni che non sento Matt e confesso di essere un po’ preoccupata. Dopo quello che è successo tra di noi quella notte, dopo che si è esposto, dopo la confessione  che mi ha fatto mi aspettavo un atteggiamento più aperto e amichevole, invece da parte sua ho trovato un muro dal quale sono stata lasciata fuori.
Pensavo che fosse cambiato qualcosa tra me e lui, ma evidentemente mi sbagliavo.
Sono passati solo due mesi dal contratto, ma non posso più mentire a me stessa. Non posso fingere di non volere Matt al mio fianco: quando non c’è mi manca.
Pensavo che sarei riuscita a cambiarlo, a renderlo migliore, ma ho solo sbarrato una porta già chiusa.
Ma non posso permettere ai miei sentimenti di entrare nel mio lavoro.
Prendo il telefono e chiamo Vincent, per chiedergli notizie di Matt.
-Pronto?- la voce di Vincent è sempre così sicura.
-Vincent? Senti, ti volevo chiedere di Matt, è che non mi risponde e non lo sento- dico in tutta fretta, per paura di tradirmi e lasciar trapelare la mia ansia.
-Gwen, io.. è tornato a New York- dice semplicemente, con tono dispiaciuto.
-Perché?- chiedo timorosa, per paura di sapere la risposta.
 
 
 
MATT POV.
 
La chiesa è quasi vuota e vederla così mi fa male: mio padre non era amato dalle persone.
Come si può amare un drogato che si è rovinato la vita e che non ha saputo crescere i suoi due figli?
Già..come si può.
Le uniche persone presenti al funerale sono mia sorella e qualche zio di cui non conosco i nomi.
Mia sorella Summer mi lancia occhiate sott’occhio, ma non ha il coraggio di guardarmi.
Si sente in colpa, ma al momento non ho né il tempo né la forza di sentirmi male per lei.
Ho perso mio padre, l’unico a cui forse era importato qualcosa di me. Almeno in passato.
 
Persino il prete è imbarazzato, come puoi dire che era un uomo buono e speciale? Mio padre è morto di overdose, era solo e tutti lo odiavano.
“Tutti tranne me, papà” penso travolto da un’ondata di dolore e nostalgia che mi lascia un attimo senza fiato.
 
Una mano calda afferra la mia, intrecciando le proprie dita alle mie. Un profumo di ciliegia annuncia l’arrivo di quella ragazza bionda e vestita di nero che senza dire niente si siede accanto a me, continuando a tenere la propria mano intrecciata alla mia.
Alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi. Lei è qui. Continuo a fissarla come se vedessi un fantasma, incapace di pensare lucidamente.
Gwen è qui.
Mille domande si fanno spazio nella mia mente. Gwen, la persona che ho sempre trattato male, è seduta accanto a me, l’unica che ha avuto il coraggio di starmi vicino.
Ma perché?
La verità mi colpisce come un raggio di luce, e come un cieco che vede la luce per la prima volta, io capisco.
Gwen ci tiene a me.
-Sei qui..- sussurro sconvolto dalla sua presenza, e lei in cambio stringe ancora di più la mia mano.
Le sorrido pieno di gratitudine, sentendomi meno solo adesso che lei è qui.
 
 
GWEN POV.
 
 
Il sorriso di Matt appena mi ha visto rischia di farmi scoppiare a piangere. Non riesco a sopportare il suo dolore, mi uccide il pensiero di lui solo in questa chiesa così spoglia.
Ho mandato a monte una sfilata importantissima e ho fatto infuriare Vincent e non ero sicura che ne valesse la pena.
Ma appena ho visto il suo volto, ho capito che avevo fatto bene. Non avrei mai potuto lasciarlo qui da solo.
 Il suo sguardo mi ha ripagato di tutto, di tutto questo mese passato a soffrire per le sue parole brutali e i suoi modi intrattabili.
Non avrei mai potuto lasciarlo solo, non adesso e non così.
La cerimonia è finita e lui si alza, trascinandomi fuori con lui.
-Mi dispiace tanto, Matt- dico sincera, guardandolo negli occhi.
-Lo so, ma non puoi farci un cazzo- dice in risposta, lasciandomi senza parole. È tornato duro, gelido e i suoi occhi sono tornati gli stessi di pochi giorni prima. Ma chi sei, davvero, Matt? Quanto ancora posso sopportare i tuoi repentini sbalzi di umore? Non ti accorgi che faccio tutto quello che faccio per te?
-Sono sincera, Matt- insisto, perché desidero che lui capisca.
-Tu hai una cazzo di famiglia perfetta!- urla, dirigendosi verso la macchina mentre io tento di inseguirlo inciampando nei miei tacchi.
Si siede al posto del guidatore e faccio appena in tempo a salire dal lato del passeggero che lui è già sgommato via.
-Che fai?- chiedo senza ottenere risposta.
Lo osservo mentre prende una bottiglia di Whisky dal cruscotto e ne butta giù un lungo sorso.
Lo fisso terrorizzata.
-Che cazzo fai?- urlo guardandolo premere l’acceleratore per la strada deserta.
Lui non risponde e continua a buttare giù sorsate di Whisky e continuando ad aumentare la velocità.
90..100..120..140..160..
-Fermati, ti prego- urlo con le lacrime agli occhi, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui continua a fissare davanti a sé.
-Matt, ferma la macchina! Ferma la macchina!- urlo sempre più spaventata, il cuore a mille e le guance piene di lacrime.
Finalmente lui esce dal trance e mi fissa stralunato, come prima in chiesa, quando sembrava avesse visto un fantasma.
 Finalmente rallenta, fermandosi poco dopo in uno spiazzo e scendendo di macchina, lasciando me sconvolta sul sedile del passeggero.
Stavo per ammazzarmi, e per cosa? Per lui, per Matt. Ma poi, perché? Non so darmi una risposta.
 
-Sei un cazzo di cretino, un imbecille! Che cazzo volevi fare eh, ti volevi ammazzare, idiota che non sei altro!- urlo piangendo e picchiando ogni parte di lui che riesco a raggiungere, mentre lui sta inerme e prende tutti quei colpi.
Finalmente, dopo qualche minuto, mi fissa e non sembra neanche più lui.
-Mi dispiace tanto, Gwen- sussurra.
Si lascia cadere in ginocchio e dopo essersi preso la testa tra le mani scoppia in singhiozzi.
Rimango talmente sorpresa che in un lampo dimentico tutta la rabbia nei suoi confronti.
Matt sta soffrendo, e non potrei mai lasciarlo soffrire. Quando lui soffre, io soffro. Quando lui sta male, io sto male.
Mi inginocchio accanto a lui, e delicatamente provo a togliere una mano, ma invano. Allora tento un altro approccio, mentre i miei occhi ricominciano a riempirsi di lacrime, alla vista di quel bellissimo ragazzo piegato in due dal dolore.
Ritento e questa volta si lascia guidare da me, che lo riconduco in macchina, dato che fuori fa freddo. Inserisco il freno e lascio che appoggi la sua testa tra le mie gambe, mentre io cerco di abbracciare ogni parte di lui che riesco a raggiungere.
E mentre lui si lascia andare a me, io mi rendo conto di qualcosa che mi affascina e mi terrorizza al tempo stesso. Sono innamorata dei suoi occhi, sono innamorata del suo sorriso, sono innamorata del suo atteggiamento, dei suoi drammi, del suo dolore, del suo essere qualcuno dietro ciò che mostra.
Sono innamorata delle sue debolezze, del suo essere duro e dolce e fragile allo stesso tempo.
Ci sono cascata, come tutte. Pensavo di essere diversa, ma non lo sono. Sono una sciocca, perché lui non ricambierà mai. La certezza di ciò mi devasta. Ma non posso farci niente: sono innamorata di Matt Spencer e lui non potrà mai saperlo.
Dopo ore, minuti, secondi Matt alza il suo sguardo su di me, guardandomi forse per la prima volta senza il velo sui suoi occhi, senza pregiudizi, senza cattiveria e nei suoi magnifici occhi posso leggere un dolore molto più grande di quanto io possa anche solo immaginare.
Mi si stringe il cuore.
-Gwen..- dice infine, incatenando il suo sguardo al mio, mentre il mio cuore comincia a battere impazzito.
-Fai l’amore con me- lo dice come una preghiera.
Lo fisso incapace di rispondere: questa non me l’aspettavo.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Gave up on feelings ***


Capitolo 13- Gave up on feelings

-Matt, io..- balbetto incapace di formulare qualcosa di coerente con i miei pensieri impazziti, i miei ormoni traditori e il suo tono così toccante.
Mi fissa abbassando lo sguardo, scatenando in me la voglia di rispondere sì.

-Lascia perdere, ho sbagliato io- dice secco, ma ne esce solo un sussurro, detto da qualcuno che in questo momento è ferito. Matt è ferito. Lo so, riconosco il suo sguardo. Vorrei tanto poterci fare qualcosa.

-No che non hai sbagliato!- mi trovo a ribattere io, ormai la lingua e la testa che funzionano indipendentemente l'una dall'altra. Non volevo dirlo, cavolo!
Lui mi fissa come se avesse ricevuto l'indulgenza dei suoi molti peccati.

-No?- chiede retorico, mentre anche in un momento come questo trova spazio per un sorrisino malizioso.

Arrossisco e getto uno sguardo fuori dal finestrino, chiedendomi come la situazione possa essere cambiata così in fretta. Lui intuisce i miei pensieri, perché si adombra.

-Sono stata l'ultima?- chiedo poi, con un filo di voce, dando voce alla mia speranza più vana, alla mia speranza più forte, a ciò a cui mi aggrappo.
Un appiglio molto fragile, posso vederlo dal suo sguardo colpevole.
L'ennesimo crac, ormai un crac non più solitario. Sul mio cuore c'è una cicatrice di nome Matt, che si allarga sempre di più.

-No- dice lui non avendo il coraggio di non guardarmi in faccia con quell'espressione da pesce lesso. In questo momento lo odio, lo odio perché la risposta alla domanda iniziale non è cambiata. Sono proprio una deficiente.

-Ah- mi limito a dire, ormai non trovando neanche più la forza di litigare dentro di me. Che fine ha fatto la modella, top model, bella e sicura di sè? Da quando sto con Matt mi sembra di essere tornata al periodo 'sono brutta-nessuno mi caga'.

-Ti posso spiegare- dice lui inaspettatamente. Non pensavo che volesse spiegarmi. Non è da lui.

-Non mi devi spiegare niente- ribatto io, ma troppo velocemente. Infatti tradisco il mio bisogno quasi fisico di sapere. Ci deve essere di più.

-Sì invece, non fare la bambina- dice lui piccato dal fatto che io lo abbia appena contraddetto. Per di più, ho contraddetto un suo patetico tentativo di redenzione. Lo guardo male.

-Dopo che siamo stati a letto insieme- inizia calcando sulle ultime parole, a voler far capire che non intende dire sesso -io non riuscivo a togliermi dalla testa il tuo profumo di fragole- va avanti lui, ma si interrompe quando vede che lo sto fulminando con lo sguardo, non colpita dal suo discorso.

-Non ho un profumo di fragole!- esclamo risentita, non facendo caso al fatto che fino a pochi minuti prima lo stavo consolando e dicendo a me stessa quanto lo amavo. Dettagli.

-Ciliegie, scusa. Comunque non è questo il punto. Avevo bisogno di una pausa, Gwen- dice finalmente, carezzando il mio nome con la sua voce dolce e roca. Mi sciolgo, come sempre.

-Matt non stiamo insieme davvero- puntualizzo io con un filo di voce, mentre dentro di me sto esplodendo.

-Lo so, ma non è più un semplice contratto- dice lui, facendomi restare di sasso. Smettila di parlarmi così, di guardarmi così.. Non posso amarti più intensamente di adesso!

-Cos'è allora? Sesso?- lo provoco io, già meno astiosa di prima.

-No. Sei tu, Gwen. Sei diversa da qualsiasi altra persona che io conosco- aggiunge lui, sorridendomi dolcemente. Non resistendo all'impulso di toccarlo, gli faccio una carezza prima di mettere in moto la macchina.

Guido in silenzio, mentre lui perso nei suoi pensieri guarda New York scorrere sotto i suoi occhi. Io invece sono persa nei miei pensieri più confusi, di cui c'è una certezza.  Ho deciso la risposta alla sua domanda.

**

Sento ancora il sapore dei baci ardenti di Matt, il suo tocco delicato sulla mia pelle, dovuto probabilmente agli ultimi eventi. Non pensavo che avrei mai sperimentato questo tipo di piacere, nè che avrei mai amato qualcuno con così tanta intensità.. Eppure quel qualcuno è proprio qui nel letto affianco a me, che mi guarda con quegli occhi maledettamente intrippanti. Ti amo, Matt...

-A cosa pensi?- mi chiede lui, sollevato sul gomito per essere più in alto.

-Matt io.. ti devo dire una cosa- inizio, giocherellando un po' con il reggiseno lasciato sul letto. Sono imbarazzata e il cuore mi batte come un tamburo.

-Cosa?- chiede lui con tono, forse falsamente, innocente. Così non mi aiuti, penso risentita da tanta tontaggine.

-Anche per me non è più funzione- dico dopo aver preso un grosso sospiro, liberandomi di un peso così grande da non riuscire a sopportarlo.

-In che senso?- dice lui, confuso. Ma insomma! Devo dire tutto io?

-Nel senso che.. Matt, io.. Sto cominciando a provare dei veri sentimenti.. ci tengo così tanto a te, quando non ci sei mi manchi e non penso più al contratto, cavolo dirti ciò è probabilmente la cosa più difficile che abbia mai fatto e..- dico non riuscendo più a fermarmi nonostante mi manchi l'aria. Cerco di riprendere fiato nonostante Matt, che tenta di nascondere la gioia, me ne prenda altro strappandomi un bacio che di casto ha ben poco.
E sono di nuovo persa tra le sue braccia.

**

-Mamma?-

Entro in casa dei miei genitori, e li vedo indaffarati a preparare le cena.
L'atmosfera di pace familiare che si respira mi calma interiormente.
Mi rammenta i tempi passati, dove d'estate preparavamo il tavolo in giardino.
Anche adesso Dan, mio fratello, mi viene incontro.

-Metti i piatti- dice lasciandomi a malapena il tempo di posare la borsa.
Sbruffo guardandolo male.

-Almeno salutare? Sono tre giorni che non ci vediamo- sbotto riferendomi ai due giorni passati a New York con Matt. Due giorni fantastici, a dirla tutta.

-Scusa, sorellina, ma davvero non ne posso più di pranzi e cene!- dice sorridendomi complice, così dopo avermi stampato un bacio sulla guancia sparisce in camera sua. Pensare che ha quasi ventiquattro anni, con il cervello di un quindicenne. Ha subito qualche trauma durante l'adolescenza?

Mi dirigo in cucina dove dopo aver salutato mio padre che sta cucinando qualche stranezza francese sotto l'attenta supervisione di maman, mi metto ad apparecchiare.

Non faccio neanche caso all'arrivo della strega, se non dopo aver sentito la sua vocina petulante.

-Gwen, sei stata a New York!- dice, ma non è una domanda, è un'affermazione.
Indossa un vestito estivo a fantasie colorate, che le lascia scoperte le gambe. I capelli neri sono legati in una coda alta e il trucco è leggero.

-Già- dico sorridendo, o almeno sforzandomi di farlo. Vorrei che non fosse così difficile tra di noi, ma lo è.. Non mi sento vicina a lei. A volte mi dispiace..

-È una bellissima città!- dice non perdendo l'entusiasmo. Annuisco poco convinta, seguendo il suo esempio e legando i capelli in una treccia.

-Candice! Sei arrivata? Allora possiamo cenare- esordisce mio padre entrando nella veranda e abbracciando la figlia prelidetta. Volgo lo sguardo altrove.

Ci sediamo tutti a tavola, dove tra una portata e l'altra, l'argomento cade su di me.

-Allora, Gwen, come va con Matt?-i chiede mio padre, osservando la mia reazione.

-Bene, papà. Almeno penso- dico stampandomi un bel sorriso in faccia.

-Ma è una cosa seria?- chiede Candice, bevendo il suo pregiato vino preferito, di cui io ignoro il nome.

-Penso- mi limito a dire vaga. Non voglio parlare di questo.

-Che vuol dire pensi? Sí o no!- dice lei scoppiando poi in un risolino cosi irritante da farmi andare di traverso il pezzo di insalata che sto mangiando.

-Sono innamorata di lui- dico ad alta voce per la prima volta, pentendomi di averlo detto a qualcuno prima che a lui. Non importa, ormai è andata.
Divento rossa senza neanche accorgemene.

-Ah- dice lei, evidentemente colta alla sprovvista o compiaciuta. Non riesco a capirla, e in questo momento mi dispiace.

-Non mi piace quel ragazzo, Gwen- dice mio fratello. Lo guardo sorpresa.

-Perché?- dico arrabbiata e più aggressiva del solito.

-Un impressione. Magari mi sbaglio- dice lui, mantenendo la calma.
Mi scrollo nelle spalle.


Dopo il dolce, che ho rifiutato, mia sorella si alza.

-Devo andare. Vedere un amico- dice strizzandomi  l'occhio.

-Vedere chi?- si informa curiosa mia madre, ma lei è già scomparsa, seguita dal suo preziosissimo profumo.

La notte dormo nella camera della mia adolescenza.

'Non dormire bene, non senza di me'

Sorrido nel leggere quel messaggio, così privo di senso!
Ma è così lui, dato che Matt non ha senso.

'non dovrò impegnarmi molto'

Ed è assolutamente la verità.


***


Scusate il ritardo!! Eccomi qui con un nuovo capitolo.. Più dolce! Eppure nel prossimo succederà qualcosa, ma ricordatevi.. L'apparenza inganna!
Lasciate una recensione per farmi sapere le vostre opinioni sulla storia!



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Capitolo 14
*** Capitolo 14- I'm addicted to you ***


Allora, domanda: probabilmente farò il seguito.. Ma non so se la coppia sarà ancora Gwen/Matt. Ci sarà un triangolo, penso.. Che ne pensate? Suggerimenti?
 
 
Capitolo 14- I'm addicted to you
 
 
"Matt Spencer si fa vedere sempre più spesso in compagnia della fidanzata, Gwen White. Sembra davvero che la coppia, unita da fine maggio, sia sempre più affiatata. Certamente, quasi tre mesi passati accanto all'idolo delle donne, sono un bel passo avanti!"
 
Sorrido guardando la faccia dell'uomo occhialuto, che in questo momento mi sta molto simpatico. Forse perché per la prima volta penso che dica la verità.
 
-Gwen, cavolo. Cos'è quella faccia da ebete?- dice non molto dolcemente Ali, uscendo dal bagno, dopo che ha dormito da me ieri notte.
 
-Che palle sei, stronza.- dico sorridendo e lanciandole un cuscino addosso, lei indossa un vestito a fiori, poi si siede accanto a me.
 
-Sbaglio o qui qualcuno è cotto?- continua lei, sorridendomi contenta.
 
-Basta parlare di me.. Cosa mi dici di Toby?- la provoco io, nominando il ragazzo con cui ultimamente parlo su Facebook, è carino e simpatico, inoltre secondo me ha una cotta per lei.
 
-Stai scherzando, spero. Toby è stracotto di te.- dice lei, visibilmente confusa. Mai quanto me, comunque.
 
-Cosa?- sbotto dopo un primo momento di smarrimento. Non l'avrei mai detto, ero così sicura..
 
-Andiamo, Gwen. Ma vivi davvero su Marte da quanto conosci Matt!- mi rimprovera lei -comunque, tranquilla. Gli dirò che il tuo cuore è già impegnato- 
 
Mi strizza l'occhio, e io non so cosa rispondere.
 
-Tra l'altro, ieri sera Candice è tornata tardi, poi stamattina è uscita presto.. Chissà dove va- dico gettando un'occhiata alla casa dei miei, molto vicina da qui e che posso vedere dalla finestra.
 
-Secondo me dovresti smetterla di essere ossessionata da Candice, Gwen. Dico davvero.- 
 
La guardo male solo per aver osato difendere mia sorella.
 
-Io non..è lei- sbotto offesa come una bambina di cinque anni. Ali ride.
 
-È tua sorella, non mi sembra abbia mai fatto chissà cosa.. Prova a capirla!- dice prima di agguantare la borsa, facendomi capire che per lei è tempo di andare.
 
-Tu vai da qualche parte?- chiede notando solo adesso che indosso jeans e una canottiera.
 
-Sì, vado da Matt. Gli faccio una sorpresa- dico contenta, uscendo poi con lei.
 
La saluto, prima di mettermi a guidare. Vedo una pasticceria, e mi fermo.
 
-Buongiorno- dico educatamente entrando, ma mi blocco quando vedo Toby dietro il bancone. Ricordo cosa mi ha detto Ali.
 
-Gwen! Che ci fai qui?- chiede lui illuminandosi come una lampadina.
 
-Io volevo prendere due cornetti vuoti, grazie.- dico a disagio, sperando di non risultare troppo amichevole.
 
-Tieni. Sai non ti avevo mai visto da queste parti..- dice dopo avermi dato il sacchetto. Pago, poi sorrido.
 
-Qui ci vive Matt.- dico sperando che capisca. Deve farlo, non sono brava con i rifiuti.
 
-Sì, certo. Beh ciao- dice triste, pronto a servire un altro cliente.
 
*
 
La villetta di Matt è carina, calda e accogliente.
 
Con un entusiasmo forse troppo esagerato, busso alla porta.
 
Matt viene ad aprire, vestito con una camicia e dei pantaloni.
 
-Gwen- dice sorpreso, ma non sembra molto felice di vedermi.
 
-Eri già sveglio?- chiedo cercando di scrutare dietro di lui.
 
-Sì, in effetti sì. Ti farei entrare, ma stavo uscendo- dice spingendomi in avanti e chiudendo la porta alle spalle.
 
-Che ci fai qui?- mi chiede lui, fermandosi sul vialetto.
 
-Volevo vederti- dico raggelata dal suo sbalzo d'umore.
 
-Chiamare no?- chiede, ma adesso sorride. Quanto diavolo sei bello, Matt. Sei dannatamente illegale.
 
-Scusa- dico sfoderando un sorriso innocente. Lui scoppia a ridere.
 
-Sei incredibile- dice passandomi un braccio intorno la collo e stringendomi a sè, per poi baciarmi i capelli. 
Arrossisco, in preda ad un attacco di non so cosa. Non sento più il cuore.
 
-Mi fa piacere che tu sia venuta- dice lui, per poi baciarmi sulle labbra.
 
-Se avessi saputo di trovarti così malleabile, sarei venuta prima- mormoro contro il suo petto, assaporando il suo odore di muschio. Probabilmente è il dopo barba.
 
-Mi accompagni a lavoro?- mi chiede , notando la mia espressione perplessa.
 
-Sai, ho deciso di rifare un tour mondiale. Anche grazie a te- 
 
-Oh Matt è fantastico!- esclamo per poi gettargli le braccia al collo. Getto un'occhiata al parcheggio.
 
Improvvisamente, il mondo mi crolla addosso. Il cuore, che prima non sentivo, adesso si rompe in mille pezzi. Non riesco a stare in piedi. Non trovo la forza per arrabbiarmi, nonostante la cerchi in tutta me stessa.
 
-Gwen?- dice Matt scostandosi e guardandomi perplesso.
 
Lo fisso con espressione vuota e neutra. Gli occhi cercano lacrime, ma non riesco neanche a piangere.
 
-Tu..- inizio ma le parole non escono. Mi gira la testa.
 
-Stai male?- chiede lui preoccupato, ma poi segue la direzione del mio sguardo e capisce. Ma non è preoccupato, anzi, sorride.
 
-Oh, no.. cosa hai..- inizia sorridendo. Questo mi fa trovare la rabbia.
 
-Maledetto stronzo! Tu! Sapevo che non avrei dovuto fidarmi di te!- sbraito mentre il dolore e le lacrime arrivano, trascinandomi giù.
 
-No, Gwen. Zitta lasciami spiegare!- dice lui perdendo il sorriso.
 
-No! Sono stanca di te! Di ogni singola parte della tua persona! Sei un maledetto bastardo! Rendimi il mio cuore! È mio!- urlo frignando senza ritegno.
 
-Sei impazzita?- chiede alterato, non comprendendo bene che scenata stia facendo -non so cosa hai capito!- 
 
-Ho capito che sono circondata da gente di merda e che devo fare pulizia. Ma avrei dovuto saperlo. Il re degli stronzi accoppiato con nientemeno che la regina delle puttane. Hai capito!? So che mi senti!- urlo fuori di me, perdendo l'autocontrollo. Mi lancio verso la macchina di mia sorella e comincio a prenderla a calci, poi prendo un sasso e lo tiro contro il vetro.
 
-Gwen, smettila!- urla Matt, prendendomi da dietro. Lo fisso furente, perché la rabbia è l'unica cosa che mi resta.
 
-Lasciami!- urlo, svincolandomi dal suo abbraccio. Questa è l'ultima volta.
 
Prendo dalla borsa un foglio che ho visto bene in questi tre mesi, un foglio che conosco bene, in ogni sua rifinitura.
 
-Se lo fai..- dice Matt con espressione addolorata sul viso. È dispiaciuto e sembra addirittura deluso.
 
Prendo il contratto e lo strappo in mille pezzi. 
Poi glielo getto addosso.
 
-Sei solo una bambina- dice con rabbia, guardandomi pieno di risentimento.
Non lo ascolto neanche.
 
-Da questo momento per me sei morto, Matt. Non cercarmi mai più.-
 
Me ne vado, consapevole di aver appena perso la cosa più importante della mia vita. Consapevole che non riavrò mai il mio cuore indietro. Mai.
 
 
"I used to think that the worst feeling in the world was loosing someone. But I was wrong, the worst feeling is the moment you realize you've lost yourself." Elena Gilbert-The vampire diaries
 
 
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Non commento. La parola a voi!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15- Where I belong ***


CAPITOLO 15-  Where I belong



"Come diavolo ti è saltato in mente? Eh? Me lo spieghi?" 
Sospiro e mi passo le mani sulla faccia, mentre Vincent continua ad urlare senza sosta, cosa che fa ormai da molte ore.
Non ne posso più, ma tanto so che me lo merito. Ho fatto un gran casino.
"Gwen, rispondimi." dice minaccioso, ma io mi limito ad annuire colpevole.
"Cazzo, parla, bambina che non sei altro!" urla lui, indispettito dal mio silenzio. Sfuggo lo sguardo, mentre una lacrima mi bagna"
la maglia.
"Mi dispiace, io.." inizio con voce tremolante, ma lui mi fa cenno di tacere. Si siede davanti a me, cercando di mantenere la calma.
"Hai mandato a monte un contratto importante, Gwen. Un sacco di soldi." dice costringendosi a tenere un tono di voce basso.
"Non posso stare con Matt, neanche per finta." dico sentendomi male al pensiero di ciò che è successo ieri, mentre il nome di Matt mi mozza
il respiro. Mi manca così tanto, proprio adesso che si stava aprendo, proprio adesso che avevo capito che ero innamorata di lui, proprio adesso..
"Perchè?" chiede esasperato, togliendosi la cravatta che evidentemente gli sta stretta. Mi fissa con i suoi occhi azzurri e io non posso mentire.
"Sono innamorata di lui." ammetto, non riuscendo a non sentirmi una perfetta cretina. Ma so che Vincent sa che non è un capriccio.
Mi guarda con compassione.
"Mi ha ferita." aggiungo mentre altre lacrime cadono sul mio volto struccato, sui capelli informi e la tuta rovinata. E' fine agosto ma a Londra,
non è così caldo.
"E lui non prova lo stesso per te?" chiede con pazienza, come se stesse parlando con sua figlia, e so che si è calmato.
"Io pensavo, pensavo di sì ma lui..è andato a letto con Candice." dico con rancore, faticando a trovare la voce.
"Oh" è tutto ciò che riesce a dire, mentre si avvicina, abbracciandomi come un vero padre "mi dispiace Gwen." 
Mi lascio andare al suo abbraccio caldo e confortante, mentre la consapevolezza di ciò che è successo si fa strada in me. Non ha neanche
chiamato, nè un messaggio, niente di niente. E' semplicemente scomparso, e ciò mi fa così male che non riesco a pensare lucidamente.
"Stasera sei invitata ad una festa, ci devi andare Gwen." dice Vincent dopo un po', e io annuisco debolmente, forse nella segreta speranza che
anche Matt sia lì.

*



Quando arrivo nel luogo dove si tiene questa famosa festa, resto un attimo abbagliata dal lusso che mi circonda: chissà perchè,
ma non riesco ad abituarmi. 
La villa è bianca, circondata da un grande giardino con piscina, mentre gli invitati, solitamente uomini accompagnati da bellissime
donne, chiacchierano amabilmente tra di loro con bicchieri di champagne in mano. 
I fotografi impazziscono per questo tipo di eventi, dopo molti vip sono concentrati in uno stesso luogo.
Infatti sento subito chiamare il mio nome, e quando mi giro vengo abbagliata dai flash. Si staranno sicuramente chiedendo perchè
non c'è Matt al mio fianco, ma ho già deciso che non dirò niente. In fondo cosa sono tre mesi di relazione? Niente, almeno per gli altri.

Intanto mi chiedo come apparirò nella fotografia. Una bellissima ragazza con un lungo vestito rosso, i capelli raccolti in uno chignon e un trucco
non poi così leggero. Ma il sorriso c'è? Sembrerà vero?

"Gwen! Sono così contenta di vederti!" mi giro appena in tempo per venire sommersa da Alison, la mia amica Alison, colei che a eventi del genere
non verrebbe mai. D'altronde, perchè dovrebbe? Non è famosa, non è popolare. Ma è felice così.
Dal mio sguardo stupefatto, capisce che non mi aspettavo di vederla.
"Vincent mi ha detto che..stavi male." dice dopo un attimo di incertezza. Il sorriso scompare dal mio volto.
"E' una sciocchezza. Una ragazzata" rispondo, non volendo rovinare niente di stasera.
"Perchè hai rotto con Matt?" chiede non riuscendo a farsi gli affaracci propri.
"Lui e Candice sono andati a letto insieme." dico secca, prima di dirigermi verso il banco degli alcolici.
Prendo un calice di champagne e lo gusto tutto d'un sorso.
"Non penserai di ubriacarti!" esclama Alison, guardandomi male. I capelli biondi sono legati dietro in una coda, gli occhi verdi fiammeggiano, 
il vestito blu le lascia scoperte le gambe e i sandali grigi. E' incantevole.
"Lasciami stare, Ali." dico seccata, andando a salutare un ragazzo molto molto carino che faceva il modello di Burberry con me. 
Mi sorride e mi saluta calorosamente, prima di presentarmi ai suoi amici.
Alison mi fissa arrabbiata, poi va a parlottare con Vincent, che non le toglie gli occhi di dosso.

Per un attimo rimango impalata a fissarli, a pensare che magari loro due possono mettersi insieme, che si innamoreranno e faranno
figli..E io? Resterò sola?

Una mano mi prende il polso, trascinandomi più indietro.
"Sapevo di trovarti qui." dice Matt, apparso dal niente, bello come mai, serio come prima che ci conoscessimo meglio. 
Il Matt che odiavo. Non riesco a guardarlo in faccia.
"Bravo" riesco a dire infine, cercando di suonare cattiva.
"Smettila di comportarti come una bambina, anche se ormai.." dice scuotendo la testa e sorridendo amaramente.
Mi divincolo dalla sua presa, portandomi le braccia al petto. Mi fa male il cuore, nonostante cerchi di
mantenere la mia facciata.
"Ormai cosa?" sibilo furiosa, ma anche timorosa di sentire la risposta.
"Non è più mio interesse, no?" dice alludendo alla scenata di qualche giorno prima.
Lo guardo, perdendomi per un attimo in quell'azzurro così profondo, così mio. Ma Matt non è mio, penso, mentre
nuove lacrime mi infiammano gli occhi.
"No" dico infine, con grande sforzo. Lui sorride amaramente.
"Che..ci fai qui?" riprendo, non capendo ancora cosa vuole da me.
"Volevo vederti, perchè io non ti devo spiegazioni, ma lei vuole dartele" dice, e dalla penombra spunta mia sorella.
Mi sento sfinita, e non riesco neanche ad arrabbiarmi.
"Gwen" dice lei intimidita, mentre io distolgo lo sguardo. Piano piano il profumo di Matt svanisce, segno 
che si è allontanato. 


"Non voglio le tue patetiche scuse" borbotto, cercando di non guardare a terra.
"Smettila di comportarti come se avessi sempre ragione, Gwen. Non sei la regina del mondo" dice Candice, osservandomi con
sguardo stanco.
"Già, scusa" dico con enorme sarcasmo.
"Io e Matt non abbiamo una storia" dice, sorprendomi, anche se io non ci voglio credere.
"Te la sei imparata bene la tua parte" commento acida, lei scuote la testa.
"So che sei ferita, ma vorrei che capissi che nel mondo non ci sei solo tu. Matt ha fatto una cosa importante,
per me. E' un amico, non andrei mai a letto con il ragazzo di cui mia sorella è innamorata" commenta lei seria,
prima di andarsene. Le blocco il braccio.
"Cosa ha fatto per te?" chiedo curiosa. Lei scuote la testa.
"Non sono affari tuoi, Gwen" dice prima di scomparire tra la folla. 

*



Dopo essere rimasta qualche secondo imbambolata a riflettere sulle parole di Candice, e aver realizzato il modo
crudele e superficiale in cui l'ho sempre vista e trattata, ho cominciato a capire che forse aveva ragione,
forse avevo sbagliato ad essere superficiale, ma sfido chiunque si fosse trovato in una situazione del genere a non
essere sospettoso. Ho un terrore immenso che Matt possa farmi di nuovo del male, che possa spezzarmi quel cuore
che forse mi può ancora rendere quasi intatto.
Ma devo sapere, ne ho bisogno.

"Matt" lo chiamo, quando lo intravedo a parlare con una donna che non gli toglie gli occhi di dosso.
Lui si volta a malapena, ma vedendo il mio sguardo, dice qualcosa alla signora, che lanciandomi un'occhiataccia,
se ne va.
"Che vuoi?" chiede con espressione annoiata, ma non mi scalfisce più. O meglio, ho imparato ad amare anche quella
parte di lui, quella che cerca di essere indifferente.
"Ho parlato con Candice" mormoro, e nel dirlo la mia voce trema un po'. Lui non dice niente.
"Bene, se le credi o no, non è più affar mio" dice per poi andarsene. Gli blocco il braccio.
"Ti prego, Matt" lo imploro, ma lui scuote la testa "scusa" aggiungo, cercando di non scoppiare a piangere,
perchè non voglio far pena a nessuno.
"Avresti dovuto fidarti di me, Gwen. Ti ho aperto il mio cuore come a nessun'altra, ho permesso a me stesso
di..vabbè lasciamo perdere, mi sono fidato di te. E tu?"
"Sì, ho creduto in te fin dal primo istante o ti avrei già mandato a fare in culo" dico con un filo di voce,
sperando che mi creda.
"L'hai fatto"
"Matt, ti prego, ascoltami! Io avevo speranza, sapevo che c'era del buono in te, oltre la corazza!
Tu mi hai aperto il tuo cuore, ma io ti ho dato il mio! E' tuo, Matt!"
Siamo vicini, troppo vicini, posso sentire l'odore del suo profumo.
"Evidentemente no" dice dopo qualche istante, e fa per andarsene di nuovo. Non posso lasciarlo
andare, non me lo perdonerei mai. Non posso lasciarlo andare. 
Al diavolo le regole, l'orgoglio, la fiducia e tutto il resto. Non m'importa di niente come
m'importa di lui.
"Matt" 
Lui si gira, con la mascella contratta dalla tensione e dalla rabbia. Ma si gira e mi fissa negli occhi,
con i suoi profondi pozzi azzurri nel quale mi perdo sempre.
"Io ti amo"
Ecco, l'ho detto.



Ciao! Scusate il ritardo, ma tra l'esame di recupero di matematica e tutto, ho avuto poco tempo!
Inoltre ho un po' perso l'ispirazione,anche se siamo quasi alla fine. Mancano tre o quattro capitoli, forse meno!
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se questo capitolo mi fa schifoo! ahaha a presto e grazie per il vostro grande
sostegno! vi adoro!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16- NOT BECAUSE ***


Ciao, sono vergognosa. Perdonatemi ma ho passato un brutto periodo, e non avevo voglia di scrivere.
Non so più di cosa parlare, Matt e Gwen non mi rispecchiano più, non riesco più a capirli e parlare di loro.
Non so quanto andrà avanti la storia, che ho accorciato di due capitoli. Non ne potevo più dei loro litigi.
Voi?
Spero che continuiate a seguire, lo spero tanto! Scusate e a presto, spero J
 
 
 
CAPITOLO 16- NOT BECAUSE
 
 
 
Lui mi fissa, con quello sguardo che amo così tanto, e posso leggere la sorpresa e l’incredulità nei suoi occhi.
“Come?” chiede, e io capisco la sua domanda posta con un tono così basso leggendo le sue labbra.
Faccio un passo verso di lui, avvicinandomi tanto basta da sentire il suo profumo.
“Io ti amo” ripeto passandogli una mano sul volto liscio, senza barba, e lui chiude gli occhi, poggiando la sua mano sulla mia.
“Come posso crederti?” ribatte lui con tono sofferente, e io non so cosa rispondere. Come può credermi? Non lo nemmeno io.
Poggio la mia fronte sulla sua, assaporando tutto ciò che il mio cuore che batte così forte sta cercando di dirmi: non potrei mai stare senza di lui.
“Può non credermi?” chiedo, sperando che capisca che non c’è altra spiegazione al mio volere rimanere attaccata a lui.
Lui sospira, mentre il suo respiro così dolce si mescola al mio. Oh, Matt. Quanto sei mio, fino a che punto lo sei, neanche lo sai.
“In effetti sì” sospira lui, prima di staccarsi da me, e andarsene.
Un crak.
Può un po’ di tempo rimettere insieme un cuore rotto in un’infinità di pezzi senza forma?
Io penso di no.
 
 
 
“It’s you, it’s you,
it’s all for you”
 
 
 
 
Tour mondiale di Matt Spencer, prima tappa, ottobre 2013.
 
 
Pensavo che non avrei più commesso un errore del genere, pensavo che mi volessi almeno un po’ di bene, invece mi sbagliavo, non sapevo neanche di quanto.
Cosa ci faccio qui, in piedi, in mezzo a questa folla di persone che evidentemente ci tiene a lui?
Loro lo guardano e ci trovano così tanto da adorare, ma se sapessero che di lui c’è anche così tanto da disprezzare.
Matt, ti odio eppure ti amo così tanto che dopo mesi passati a piangere, lontano dalla mia famiglia, a New York a girare un servizio, non sono riuscita a dimenticarmi di te.
Eccomi qui, ad ascoltare la prima tappa del suo tour, tour che è vitale per la sua carriera.
Non vedo Matt da tre mesi e in questi tre mesi il suo volto non è uscito per un istante dalla mia testa.
Il dolore che mi fa il suo ricordo, il modo in cui mi ha spezzato il cuore, mi tormenta.
Non riesco a scacciarlo in un angolo.
 
Ancora prima di vedere il suo volto, il mio cuore risponde al richiamo del suo padrone e Matt appare così, sul palco, con la sua aria trasandata.
Indossa dei semplici pantaloni neri, una maglietta bianca aderente, la barba nera un po’ incolta e i suoi occhi scintillanti..li posso vedere anche da qua, e mi trapassano pur senza vedermi.
Fa così maledettamente male, e la prima tentazione è quella di scappare e di non tornare più indietro, di tornare a New York e lasciare Londra per sempre, perché è tutto così doloroso e sbagliato.
Ma cosa c’è mai stato di giusto in me e lui? Niente.
 
“Buonasera Londra!” urla Matt nel microfono e io sento quanto è felice. Questo tour mondiale è la cosa più importante di tutte, per lui, e mentre lo realizzo la morsa allo stomaco stringe. Io quanto contavo?
 
“Grazie per essere qui, ragazzi. Questo è per tutti voi, è per tutti voi!” urla e la folla accoglie le sue parole con un boato.
La sua gioia mi riempie e spezza il cuore allo stesso tempo.  Matt, ma cosa mi hai fatto?
 
Parte la canzone e la sua voce riempie l’arena, e il ricordo della prima volta che l’ho sentito cantare mi inonda come un fiume di cemento, portandomi a terra.
 
-Ah, canta la canzone- lo prego, saltellando e cadendo di nuovo.
-Ceeerto- dice afferrando malamente la chitarra.
-Sei pronta?-
Annuisco battendo le mani come una ritardata.
Non l’ho mai sentito cantare. Penso sia qualcosa che mi farà crollare del tutto. Sono pronta a questo?
 
 
 

I’m just afraid, 
it’s fear, it’s fear
Because you left once,
You broke me,
And I can’t be fixed,
Oh I can’t, oh no.


 
 
Ascolto rapita la sua voce: cristallina, pura, sincera.
Guardo rapita i suoi maledetti occhi: così belli, così..suoi.
Cerco di capire ogni singola parola che esce da quella bocca tentatrice.
Ripone la chitarra, guardandomi in preda alla sbronza, senza difese.
Solo Matt,
Solo Gwen.

 
 
Devo andarmene, non riesco a respirare, e il mio cuore impazzito mi lancia segnali che non posso ignorare: Matt è una malattia da cui non posso guarire. E io non posso averlo, non posso avere lui che è l’unica cura. Malattia e cura, che insieme non vanno e uccidono e basta.
 
Mi volto, ma la musica cessa improvvisamente e il boato di delusione che si leva dalla folla mi fa capire che è qualcosa che non doveva succedere. Mi volto e vedo Matt in piedi sul palco che ridacchia, in preda alla pazzia.
 
“Niente è più importante di questo tour, eppure sto mandando tutto a puttane…” inizia, parlando verso un punto vuoto, indefinito e sento che sta parlando con me. Voglio crederlo, perché ne morirei, se così non fosse.
 
“Niente era più importante della musica, prima che arrivassi tu, e niente è stato più importante, neanche dopo che te ne sei andata..” soffia sul microfono, mentre il pubblico protesta, ma debolmente.  Si chiedono se c’è o ci fa. Tutti tranne me.
 
Continua Matt o giuro che me ne vado per sempre.
 
“Ma tu lo sei più importante. Chissà poi perché…” dice ridacchiando, poi finalmente alza lo sguardo. “Non è perché tu sia particolarmente carina, anzi, quando mi guardi con quelli occhi da cucciola impaurita sei un po’ anonima, non è neanche perché sei chissà cosa. Sei una banale modella. Eppure, tu riesci a sorprendermi. Tu riesci ad essere la banale modella e un secondo dopo la persona più incredibile dell’universo. È perché tu sei solo una sciocca ragazzina insicura ma nella mia vita piena di sregolatezze sei riuscita a darmi l’unica certezza della mia vita.”
 
La sua voce segue i miei passi frenetici verso il palco, mentre mi faccio largo tra la folla ammulita e mentre l’assurdità di questa situazione non mi sfiora neanche. Il dolore è svanito. Sono arrabbiata.
 
“Matt!” grido sotto il palco, dove molte persone mi hanno già riconosciuta. Stanno bisbigliando, perché la nostra storiella estiva era già finita nel dimenticatoio. Beati loro, perché per me era un’orrido presente, un dolore che non mandavo via.
 
Lui si volta, e mi guarda sorridendo, ma si rabbuia e mi fissa con sguardo perso. Lascia il microfono e viene verso di me.
Eccoli, finalmente, i suoi occhi nei miei. Mai visto niente del genere.
“Quale sarebbe questa certezza?” chiedo con un filo di voce, non concependo di poter sentire una risposta diversa da quella che mi aspetto, da quella che voglio.
 
“Tu mi ami, come ho potuto non crederti?” dice con un filo di voce, facendomi una carezza sulla guancia rigata di lacrime.
“Non basta” rispondo io, mentre il mio cuore tenta di uscire dal petto. Dillo, Matt, dillo o mi perderai per sempre.
 
“E io amo te” risponde prima di poggiare le sue labbra sulle mie “e sono tuo, perché niente vale quanto te”
 
 
Cause you and I,
we were born to die

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Capitolo 17
*** 17- EPILOGO ***


 
 
 
CAPITOLO 17
 
 
 
 
“Ce ne hai messo di tempo” esclamo poco finemente, mentre Matt sale in macchina con aria scocciata.
Lo sto aspettando da almeno 30 minuti e lui non mi dà segni di rimpianto, anzi, il suo solito sorrisino questa volta mi urta non poco.
“Scusa, amore” dice in tono suadente, beccandosi un’occhiataccia.
“Smettila, so benissimo che sei un ruffiano” ribatto, ma un sorriso involontario mi nasce.
 
“Sei bellissima, comunque” continua imperterrito lui, nel tentativo di addolcirmi. Amo quando lo fa, ma purtroppo in quel modo riesce ad ottenere tutto quello che vuole.
“Non rinuncerò a quel vestito, Matt” borbotto invece questa volta, più agguerrita che mai.
Lui sbuffa e fa un sospiro pesante, segno che sta cedendo.
“Io per te ho interrotto un concerto e tu..non vuoi rinunciare a quel vestito, che tra l’altro è un pezzo di straccio..” inizia con tono agguerrito ma scoppio a ridere.
“Andiamo Matt, ma se hai sempre detto che io sono quella brutta?”
“Cosa c’entra, sei brutta per me che sono intelligente..i medi comuni mortali ti vedono bellissima” dice con tono saccente e mi abbraccia, facendomi quasi sbandare.
“Indosserò comunque quel vestito Matt, senza o non il tuo consenso”.
 
*
 
 
Ho indossato questo abito leggero di un colore rosa chiaro che mi lascia scoperte le gambe e gran parte della schiena, mentre Matt ha indosso un completo beige che mette in risalto la sua carnagione olivastra. E’ magnifico, ed è tutto mio.
“Stasera sei quasi bella, cara” mi sussurra in un orecchio, prima del nostro ingresso in sala.
 
Mia sorella Candice è elegantissima, con i capelli neri legati in una crocchia elegante, gli occhi neri scintillanti, felicissima che il suo nuovo libro stia per essere pubblicato.
Siamo qui, oggi, alla presentazione. Matt ha finanziato tutto, perché credeva in lei.
Non ci volevo credere quando l’ho saputo e me la sono presa ingiustamente con mia sorella, non riuscendo a guardare oltre la mia spalla.
 
“Sei bellissima” le dice Matt, avvicinandosi a lei e sorridendole, come ad una cara amica.
Mi avvicino anche io, felice.
 
“Ciao, Candy” la saluto abbracciandola. Con mia sorella è tutto apposto, abbiamo parlato e chiarito e non mi sono mai sentita più leggera.
Mi sento invincibile con lei e Matt al mio fianco.
 
“Gwen”
 
Mi volto trovandomi davanti la mia amica Alison, che da poco si è messa con Vincent. L’avevo detto che loro due si sarebbero messi insieme.
E infatti lo sono.
*
 
 
Sono seduta qui in terrazza, guardo le stelle e penso a quanto è cambiata la mia vita dal giorno del contratto.
Stravolta completamente da un uragano di nome Matt.
 
Sento due mani che si poggiano sulle mie spalle.
 
“Gwen” la sua voce è come un balsamo, per tutti i mali, i miei mali almeno.
 
“Ti amo” dice posandomi le labbra sul collo.
 
“Anche io, Matt. Anche io” sospiro prima di gettargli le braccia al collo.
 
 
 
THE END
 
 
Non è un vero e proprio capitolo ma una piccola conclusione. La storia non è finita.
Seguite Matt e Gwen in : “ Living in a movie”
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2258606
 
Grazie mille!!
Siete stati fantastici e spero che lascerete una recensione per la nuova storia.
Grazie!!

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