Voler dimenticare il passato...

di fredlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***
Capitolo 21: *** Cap 21 ***
Capitolo 22: *** Cap 22 ***
Capitolo 23: *** Cap 23 ***
Capitolo 24: *** Cap 24 ***
Capitolo 25: *** Cap 25 ***
Capitolo 26: *** Cap 26 ***
Capitolo 27: *** Cap 27 ***
Capitolo 28: *** Cap 28 ***
Capitolo 29: *** Cap 29 ***
Capitolo 30: *** Cap 30 ***
Capitolo 31: *** Cap 31 ***
Capitolo 32: *** Cap 32 ***
Capitolo 33: *** Cap 33 ***
Capitolo 34: *** Cap 34 ***
Capitolo 35: *** Cap 35 ***
Capitolo 36: *** Cap 36 ***
Capitolo 37: *** Cap 37 ***
Capitolo 38: *** Cap 38 ***
Capitolo 39: *** Cap 39 ***
Capitolo 40: *** Cap 40 ***
Capitolo 41: *** Cap 41 ***
Capitolo 42: *** Cap 42 ***
Capitolo 43: *** Cap 43 ***
Capitolo 44: *** Cap 44 ***
Capitolo 45: *** Cap 45 ***
Capitolo 46: *** Cap 46 ***
Capitolo 47: *** Cap 47 ***
Capitolo 48: *** Cap 48 ***
Capitolo 49: *** Cap 49 ***
Capitolo 50: *** Cap 50 ***
Capitolo 51: *** Cap 51 ***
Capitolo 52: *** Cap 52 ***
Capitolo 53: *** Cap 53 ***
Capitolo 54: *** Cap 54 ***
Capitolo 55: *** Cap 55 ***
Capitolo 56: *** Cap 56 ***
Capitolo 57: *** Cap 57 ***
Capitolo 58: *** Cap 58 ***
Capitolo 59: *** Cap 59 ***
Capitolo 60: *** Cap 60 ***
Capitolo 61: *** Cap 61 ***
Capitolo 62: *** Cap 62 ***
Capitolo 63: *** Cap 63 ***
Capitolo 64: *** Cap 64 ***
Capitolo 65: *** Cap 65 ***
Capitolo 66: *** Cap 66 ***
Capitolo 67: *** Cap 67 ***
Capitolo 68: *** Cap 68 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***



La vita ogni tanto lo fa. Ti piazza davanti uno sguardo e non lo dimentichi più, anche se guarderà altrove. - Paola Felice.










Cap 1





Appena scese dal taxi, nonostante i forti odori intorno a lei, il profumo della pioggia la investì in pieno.
Pagò, con gentilezza l'uomo, e si incamminò verso il marciapiede davanti a lei. Le porte di vetro del grande palazzo di fronte, si spalancarono e lei fu presto dentro.

Il vociare di chi incontrava, l'accompagnò per un tratto. Prima che trovasse un'ascensore disponibile. Dovette solo premere un bottone ed attendere qualche minuto. Fino a che le porte scorrevoli si aprirono, mostrandole la sezione che cercava : White Collar - F.B.I.
Attraverso la porta di vetro, notò una persona a lei conosciuta.
Da quanto tempo non si vedevano? Si chiese mentre entrava, e fingendo di non esser osservata, le andò contro.
La donna bruna, in abiti maschili, si voltò quando le toccò appena la spalla. La guardò, prima di spalancare gli occhi e sorridere apertamente.
- Emma!!-
- Ciao Diana. - le sorrise, prima di finire stritolata nel suo abbraccio.
- Dio, quanto sono contenta di vederti. Sono passati , quanti anni? E cosa ci fai qui, al White Collar?- si staccò e la guardò nuovamente. - Ma non ora, credo tu voglia incontrare una persona, no?- le sorrise, trascinandola con sè su per le scale.
Bussò contro la porta di legno, prima di entrare. - Capo...-
- Oh ciao, Diana. Dimmi. -
- C'è qualcuno per te. -
- Quando arriva Caffrey, mandalo subito qui. - disse, non avendo sentito ciò che l'agente gli aveva detto.
Ma quando lei si scostò, facendo entrare la ragazza, rimase stupito. Prima di sorridere ed aprire le braccia. - Emma!-
- Ciao zio Peter!- gli si buttò contro. - Sono contenta di rivederti.-
Peter l'abbracciò stretta, mentre Diana li lasciava soli. - Tesoro, cosa ci fai qui?- le chiese una volta l'uno di fronte all'altra. - E come stai? -
- Sto bene, ora. - gli sorrise.
- Fatti guardare. -
Emma si allontanò, facendo una giravolta. Sorridendo poi allo sguardo affettuoso dello zio.

Neal Caffrey, vestito come sempre elegante ed il suo prezioso, ed inseparabile cappello, entrò nella sezione. Cercò di ammaliare nuovamente, ed inutilmente, Diana. Salutando poi Jones che lo raggiungeva.
E fu appunto quest'ultimo che attirò la sua attenzione, quando si rivolse a Diana.
- Diana, dimmi se sbaglio. Ma quella è ... - ed indicò la ragazza con Peter.
Diana annuì. - La nostra piccola Emma. -
Neal li guardò, mentre i due si lasciavano andare contro la scrivania. Sorridendo vagamente, mentre dicevano qualcosa su questa Emma.
- E chi è?-
Jones lo guardò, Diana lo guardò. Aveva interrotto i loro ricordi!
- Vai, ti vuole Peter. - disse semistizzita la donna.
- Okay, okay. - borbottò, mentre si avviava. E qualche minuto dopo bussò alla porta di legno.
- Entra, Neal. -
I due si guardarono. O meglio lei l'osservò, colpita dall'eleganza e dal portamento.
- Emma, tesoro, ti presento Neal Caffrey. -
Le parve di veder il mare ed il cielo, uniti all'orizzonte, quando notò i suoi occhi azzurri. Penetranti, seducenti. Di quelli che ti colpiscono all'istante!
- Caffrey?- lo guardò, riprendendosi in fretta. - Colui, per il quale hai perso gli ultimi miei compleanni?! -
Peter la guardò - Mi farò perdonare. Neal, lei è Emma. Mia nipote. -
- Piacere, Neal. - e le sorrise porgendole la mano.
Lei ricambiò con un sorriso - Bel cappello. - poi notò che Jones le faceva un segno di saluto. - Vado da Diana e Jones. A più tardi, zio. - lo baciò sulla guancia ed uscì dalla stanza.
- Non sembrate molto simili. - rimase a guardarla, mentre saltava praticamente in braccio al giovane agente.
- È la nipote di Elizabeth, veramente. Diana e Jones, le hanno fatto da babysitter qualche volta. - sorrise verso la nipote.
Neal lo guardò, notando nuovamente quel suo modo affettuoso. - Non dovresti andare a pranzo con El? -
Peter posò uno sguardo sull'orologio, ringraziando Neal per averglielo ricordato. Ma quando era già alla fine della scale si fermò, guardandolo - Allora, ti muovi? El voleva anche te a pranzo. -
- Oh, okay. Arrivo.-
L'uomo accolse nuovamente la nipote tra le braccia, e lo precedette fuori dagli uffici.





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Capitolo 2
*** Cap 2 ***












Cap 2



Elizabeth li attendeva davanti al ristorante italiano, elegante come al solito. Sorrise quando vide Neal, continuando poi a parlare al telefono. - Devo andare a pranzo, ora. Ciao. - chiuse il telefono, ponendolo in borsa. - Ciao Neal, ciao tesoro. - e si sporse verso il marito, baciandolo a stampo sulle labbra.
- Guarda chi c'è. - le disse il marito, scostandosi appena.
- Ciao zia Eli. -
Giusto il tempo di dirle ciò, che Elizabeth lasciò cadere la borsa firmata con poco garbo, e sui piedi del marito, lanciando un gridolino eccitato. - OhmiodioEmma!-
Tanto fu l'impeto dell'abbraccio, che quasi caddero entrambe. - La mia nipotina. - e vari baci a schiocco.
Neal la guardò stranito, cercando di mascherarlo. Non aveva mai visto Elizabeth così esuberante!
- Tesoro cosa c'è?-le domandò la donna, notandole poi gli occhi lucidi.
- Nulla zia, davvero. - e la riabbracciò - Sono contenta di vederti. - e mentre la zia la stringeva ancora, iniziò a piangere in silenzio.
- Oh tesoro. -
La lasciò sfogare sulla sua spalla, continuando a coccolarla. Ed Emma chiuse gli occhi.
Si sentiva nuovamente a casa.


Quando li riaprì, notò il sorriso della zia ed il suo sguardo attento. - Sto bene, ora. -
- Bene?-
- Sì, tranquilla. Sto bene. - notando lo sguardo dello zio. - Cosa c'è?-
- Nulla. Notavo solo due o tre orecchini in più.- asserì fingendosi severo, mentre sedevano al tavolo.
- Non sono orecchini, sono piercing. -
- Oh scusa. A quanti sei arrivata?-
Elizabeth li guardò, ridendo. Peter cercava di fingersi severo, ma era più forte di lui. Voleva troppo bene alla ragazza, che a sua volta l'adorava.
- Purtroppo sono solo cinque. - disse mogia, mentre la donna le accarezzava la guancia.
Neal a guardarli, anche se era stato invitato da El, si sentiva un pò di troppo. Ma lo mascherò completamente, osservando la ragazza.
I capelli lunghi castani, legati in una coda alta. Gli occhi di un colore caldo come il cioccolato, e le labbra atteggiate in un sorriso. Quando lei si tolse il giacchino di cuoio, notò la camicia a fantasia scozzese . Ed i jeans scuri, con le converse completavano il tutto.
Azzardandosi poteva dire che aveva sì e no diciasette anni.
- Oh avanti, tanto devi farti perdonare!- la voce di lei interruppe i suoi pensieri. Stava parlando con Peter - su cosa?
- Hai perso gli ultimi sei compleanni , da quando ne ho sedici! - asserì divertita - E quindi mi accompagnerai ovunque io voglia. -
- Non a farti bucare di nuovo le orecchie!-
- Zia - finse di lamentarsi. - Oh, finalmente si mangia!- disse poi guardando con voglia il piatto di maccheroni al sugo, sotto al suo naso.
Ultimi sei compleanni, dai sedici fino ad ora? Neal capì di essersi sbagliato : quella ragazzina aveva ventunanni!
- Comunque, Emma, cosa ci fai qui, a New York? Non dovresti essere al campus, nel pieno degli esami?- le domandò ancora Peter.
Emma sollevò un sopracciglio, ingoiando il boccone prima di dire - Sto solo dimezzando la mia preziosa presenza alle lezioni.- asserì fingendo come se stesse facendo un chissà quale sacrificio.
- Qualche problema, tesoro?-
- No, zia. - disse concisa, prima di volgere lo sguardo verso Neal. - Sembri fuori posto... -
- Come?-
- Mi sembri fuori posto. - ripeté, cercando di non offendere il ragazzo.
- Ho solo dei pensieri per la testa. - e ringraziò il cameriere con la sua ordinazione.
- Zio quello lo finisci?- ma non attese nemmeno la risposta, mentre gli sfilava il piatto da sotto il naso.
- Emma, da quanto non mangi? - le domandò Elizabeth.
- Mh? Da due ore, perché? - poi continuò dopo aver ingoiato l'ennesimo boccone - Al campus la cucina fa schifo, ed il cibo liofilizzato o quella roba lì non mi piace. Come sono uscita dall'aereoporto mi sono fermata a far colazione, ma ho litigato con una Barbie bionda. -
- E sei qui solo da due ore?!- la prese in giro Peter.
- Ehi! In fondo ti sto facendo un favore : evitare che diventi il classico americano obeso. - sorrise, prima di alzarsi con una scusa.
Qualche minuto più tardi, pensò che forse era meglio rimaner al tavolo. Davanti al bancone delle ordinazioni non vi era altri che la Barbie bionda dell'aereoporto.
Con un falso sorriso, la squadrò. Erano scese entrambe alla stessa ora, eppure la Barbie sembrava molto più in tiro di come l'avesse lasciata.
- Oh, guarda chi si vede. -
Fu la bionda, adesso a squadrarla.
- Il mondo è piccolo. -
- Forse un pò troppo - sibilò.
- Beh, è così. Ci si vede, ciao. - e tornò a sedersi.
Salvo solo per rivedersela apparire accanto, impeccabile. - A proposito, la mise da ragazzina di campagna è out da parecchio. - le disse con un sorriso.
- Come Barbie, babysitter di Hello Kitty. - le sibilò in risposta, mentre si allontanava. - Attenta, le strade di New York sono piene di buche. - le sorrise falsa.
Peter ed Elizabeth, scossero il capo. Lei fece spallucce, prendendo poi il tappo della bottiglia, fingendo di giocherellarci. E solo quando ebbe la certezza di non esser vista, agì veloce.
Con solo le dita, fece roteare il tappo - ormai appiattito, visto il vizio di suo zio di farlo - e lo tirò verso il marciapiede. Colpendo la scarpa della bionda.
- Le mie Manolo Blank! Dannazione, si è rotto un tacco!-
- Poverina. - sussurrò, notando poi lo sguardo divertito di Neal, che sollevò il bicchiere d'acqua verso di lei, a mo' di brindisi.

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***







Cap 3




Quando, ancora assonnata, riaprì gli occhi non riusciva a capire ancora dove si trovasse. Era una stanza, stupenda ed arredata con cura. Mentre lei affondava il capo tra morbidi cuscini bianchi, avvolta da una trapunta di un altrettanto candore.
Non era nella sua stanza al campus, questo era certo. Ed i rumori ovattati dalla porta chiusa, attirarono maggiormente la sua attenzione. Scese dal letto, ed uscì scalza dalla stanza. Si affacciò nel corridoio, udendo i rumori provenienti dalla cucina sottostante. Ed accompagnata dallo scodinzolare di Satchmo, scese le scale sbadigliando.
- Zia, buongi... - Si fermò.
Neal Caffrey, la stava guardando, mentre se ne stava seduto comodamente al tavolo.
-...'orno. -
- Dormito bene, tesoro? Vuoi fare la colazione?-
- Ehi, finalmente, sei sveglia. - le disse Peter, mentre l'oltrepassava, finiva di annodarsi la cravatta e successivamente si sedeva al tavolo. - Neal, l'hai guardata abbastanza. -
- Notavo la sua mise. -
Emma assottigliò lo sguardo, incrociando le braccia sotto al seno. Se in un primo momento si era , forse, imbarazzata dalla sua mise notturna, una canotta celeste a bretelline che le arrivava appena sopra le cosce ed una culotte fasciante, ora l'espressione sfrontata di quel truffatore da quattro soldi, non la toccava minimamente. E come se niente fosse, sedette accanto a sua zia.
- Non hai una casa tua?-
- Preferisce scroccare la nostra colazione. - le rispose Peter divertito.
- Cos'hai da guardare?- gli domandò piccata.
- Sono soltanto curioso. - bevve un sorso di caffè. - Come si chiama questa.... tua mise?-
- È la versione "tiene alla larga i truffatori scrocca colazione"-
Peter sorrise con la moglie.
Neal la guardò, sorridendo apertamente. - Interessante. -
- Sia chiaro, Caffrey. -
- Neal.-
- Caffrey. - calcò apposta il cognome, notando che lui non aveva perso il sorriso sfrontato. - Stammi alla larga, specie di prima mattina dopo essermi svegliata, e stai alla larga dalla mia colazione. - lo guardò ancora.
- Tranquilla, sono qui solo perché voglio bene a tua zia. E Peter.-
Emma rimase, serrando di colpo le labbra. E guardandolo ancor più seria.
'Serpente a sonagli' pensò Neal, notandola. Ma sapeva di aver colpito al punto giusto. Lei era gelosa.
- Guarda che c'ero io, prima di te. - borbottò, ingoiando poi un lungo sorso di caffelatte.
- Eli posso continuare a venir la mattina, per fare colazione con voi?- la guardò, sorridendole genuino.
- Suvvia Neal, lo sai che puoi. - gli sorrise, prima di alzarsi, posargli un bacio in fronte ed allontanarsi.
- Grazie, Eli. -
Peter scosse il capo, mentre Emma rimaneva a guardare Neal che continuava a provocarla.
- Te crois-tu tout permis pour ta beautè et pour charme de tes yeaux bleus.* - sibilò, sorridendo con una smorfia alla sua espressione interrogativa.
Neal finì di sorseggiare il caffé, prima di alzarsi con eleganza, indossare il cappello e seguire Peter verso l'uscita. Poi si voltò, un'ultima volta. - Ciao Eli, ci vediamo. -
- Ciao Neal. - gli rispose dalla cucina.
- En passant, merci pour le compliment.* - disse poi, rivolgendosi ad Emma che si era portata la tazza alle labbra.
La ragazza tossì, visto che le era andato di traverso il contenuto ed alzò lo sguardo su di lui.
- A più tardi, Emma. -

























La frase che Emma dice è - Credi di potertelo permettere solo perché sei un bel ragazzo ed incanti con i tuoi occhi blu.
Neal le risponde solo - A proposito, grazie per il complimento.
La traduzione è di MasqueD'Illusion una mia amica su fb. :)

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***






Cap 4









Ancora una volta.
Come tutte le mattine, Neal era a casa di Peter. Se i coniugi Burke ormai ne erano abituati, la giovane Emma lo vedeva solo come una fastidiosa intrusione.
Affascinante, ma fastidioso.
- Ciao Emma. -
- Caffrey. -
Non riusciva a capire, come o perché i suoi zii potevano sopportarlo. Vero che suo zio doveva tenerlo d'occhio. Però...
E certamente quel Caffrey se ne approfittava. Credendo che con la sua bellezza, e lo charme che possedeva poteva ottenere tutto ciò che voleva.
- Caffrey, quella è la mia tazza.-
- Chi tardi arriva, male alloggia. -
Alla fine però, finiva solo per sorridere ai battibecchi, tra loro due. Quelli sì, che non mancavano!
- È la mia tazza... c'è anche il mio nome scritto sotto. -
In effetti, quando Neal sollevò la tazza, notò che sulla porcellana v'era scritto E. J.
- Trovati una tua. -
Lui fece una smorfia. - Ormai ci sono affezionato!- tornò a bere, come se nulla fosse. - E.J.?-
- Emma Jo. - sbuffò lei, svuotando la scatola dei cereali. - Ti sei preso anche la sorpresa!-
Il ragazzo fece spallucce. - Una calamita di Arsenio Lupin, più unica che rara. -
- E già... stessa risma d'uomo. - ribatté - No?. -
- Emma Jo?-
- Emma, come la protagonista del romanzo di Jane Austen. Posso vedere la calamita?- porse la mano.
- No, ormai è mia. Jo?-
- Jo, da Piccole Donne di Louisa May Alcott. Entrambi i nomi li ha scelti mia zia Elizabeth. - lo guardò.
- Già litigate?- domandò Peter, prima di baciare la moglie e successivamente la nipote sulla guancia. - Sopportalo, Emma. -
- Si è preso la mia tazza, zio. -
- Buongiorno Eli, sei stupenda oggi. -
- Oh grazie Neal. -
- Ed anche la sorpresa dei cereali. - disse Emma, fingendo una lacrimuccia. Incantando lo zio.
Ancora una volta.
- Zietto. -
- Nipote. - le rispose, mentre lei lo abbracciava e lo baciava sulla guancia. - Dimmi.-
- Mi porteresti una tavoletta di cioccolato fondente, vero?Ti prego, ho bisogno di cioccolata. - fece il labbro tremulo.
Elizabeth sorrise di sottecchi, sapendo che Peter al labbro tremulo di Emma, difficilemente resisteva.
Neal rimase piacevolmente di stucco, quando l'uomo cascò.
- Okay, cioccolato fondente forte. - asserì l'uomo, accarezzandole i capelli, finendo il caffè ed alzandosi. - Muoviti Neal, dobbiamo andare. -





Qualche ora più tardi, Peter leggeva il fascicolo che Diana gli aveva portato. Nuovo caso, e per dirlo era particolare. E conoscendo Neal, dopo tutta la collaborazione nei casi passati, sapeva che ne sarebbe stato entusiasta. Soprattutto l'arte all'epoca della rivoluzione francese.
Quando aprì la porta del suo ufficio, cercando il ragazzo, notò che come al solito cercava di affascinare Diana.
- Neal, lascia perdere Diana e vieni subito qui. -
Diana gli batté sulla spalla - Vai, il capo chiama. -
- Mh. - la guardò - Però adori il mio cappello. - asserì.
- Caffrey, inizi a perder colpi se mi dici una cosa simile. -
Lui fece una smorfia, prima di andare direttamente da Peter e rigirare il cappello tra le dita.
- Un privato è stato derubato di un oggetto di valore, molto elevato. - gli porse il fascicolo.
- E tu vieni da me... per la miseria, è un oggetto importantissimo per la rivoluzione francese! Peter è un... no, è impossibile. - lo guardò.
- Perché?-
- Perché é alquanto impossibile, posso assicurartelo. E nessun falsario, o compratore in nero, e persino ladro sarebbe così sciocco da fare un colpo simile. -
- Neal, dobbiamo solo trovare il mandante, e riportare ciò al privato. -
Neal fece un sorrisetto soddisfatto, fingendo di non notare lo sguardo interrogativo di Peter.
- Neal?-
- Oh, sì. Comunque conosco una persona, appassionata di Rivoluzione Francese, preparata quanto me sull'argomento visto la sua tesi di laurea. -
- Mozie?-
Neal lo guardò stranito, prima di rispondere. - No, Emma. Sta lavorando appunto sulla Rivoluzione Francese. -
- Quanto avete legato, tu e mia nipote, tra un battibecco e l'altro?-
- Abbastanza. - fece spallucce.
- Neal?-
- Andiamo?-
In parte sapeva ciò che Peter voleva dirgli, ma lui non voleva sentirlo. Almeno non era esattamente pronto a sentirlo, perché adorava i battibecchi mattutini con lei. E niente di più bello c'era che vederla sibilare o rispondergli a tono.


Una volta a casa Burke, Neal sedette comodamente sul divano. Quando Emma rientrò dalla cucina, rimase di sasso nel vederlo.
Certo, prima di sibilare al suo indirizzo - Certo, Caffrey. Come se fossi a casa tua. -
- Mh, mi adorerai adesso. -
- Ci credo poco. -
- Oh, sì invece. - e le porse il fascicolo del caso.
E mentre lei rimaneva assorta nel leggere, o meglio nel guardare le foto, lui si permise di osservarla.
La maglia asimetrica, nera, le cadeva addosso scoprendole una spalla. Continuando con lo sguardo, giù verso le gambe fasciate in un paio di jeans sdruciti, fingendo di non notare che Peter lo stesse osservando.
Quando lei lo guardò le sorrise. - Allora?-
- Cosa?-
- Ammettilo, mi adori. -
- Mh, ne hai di strada da fare, per entrare nelle mie grazie. -
- Quanti paroloni. Dimmi solo ' Neal ti adoro' e la chiudiamo qui. - asserì tronfio, mentre lei gli sedeva accanto.
- È incredibile, ed alquanto impossibile. -
- Non è difficile. Sono solo tre parole. -
Emma lo guardò scettica. - È impossibile, riguardo a questo. - gli sventolò il fascicolo sotto il naso.
- Lo pensavo anche io. - tornò semiserio.
Peter solo allora si intromise. - E vorrei saperlo anch'io. Riguarda il caso?-
Emma annuì, seguita da Neal.
- Allora?- domandò ancora l'uomo.
- Allora, la faccenda del privato è una frottola. - iniziò Neal.
- La cosa strana è che si sia rivolto all'F.B.I. -
- Continuate con l'enigma, grazie. -
Neal sorrise, così anche Emma. - Zio... - gli mostrò apertamente una foto. - Questo è l'oggetto più importante della storia della metà del '700. Per il quale, si diede vita ad un processo rimasto negli annuali.-
- Il che fomentò maggiormente la decisione di far cadere i regnanti di Francia, facendo scoppiare la Rivoluzione Francese. - continuò Neal.
- E Jeanne Valois De LaMotte, ne era la mandante!- sorrise, entusiasta. - È detto 'lo scandalo della collana' per un motivo.- poi riprese a guardar le foto, rapita, con un sorriso.
Peter guardò prima lei, poi il ragazzo. Mentre Neal faceva spallucce e le chiedeva - I tuoi libri, sull'argomento?-
- Sopra il cassettone in camera mia. - rispose come se nulla fosse.

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***






Cap 5









Quando Elizabeth tornò, quella sera, erano ancora impegnati con i fascicoli del caso.
- Buonasera.., Oh Neal, sei qui anche tu? -
- Ciao zia. - le sorrise, prima di allungarsi verso Neal e prendere un'altro foglio.
- Scusa tesoro - le disse Peter. - Abbiamo perso la cognizione del tempo. -
Neal guardò Elizabeth. - Sembri stanca, tutto okay? Ti serve qualcosa? - e nel dirlo, si era alzato dal divano, lasciandole il posto vuoto. E servile come sempre, le tolse le scarpe con i tacchi , iniziando poi a massaggiarle i piedi.
- Grazie, Neal. A parte i soliti clienti ricchi, che come al solito non sanno ciò che vogliono... tutto okay direi. Su cosa lavorate?-
Emma si era fermata un attimo ad osservare zia e ragazzo. Zio Peter una volta le aveva detto che tra Eli e Neal si era instaurato un rapporto d'amore, misto tra fraterno e filiale. E poi, avevano parecchi argomenti in comune...
- Emma, tesoro?-
- Mh? Ah... ecco Rivoluzione Francese. -
Elizabeth le sorrise apertamente. - Oh... - la guardò. - Vive la République! Gridava il popolo... -
Emma osservò la zia di sottecchi - Vive la République! ... Era il 16 ottobre del 1793...*-
-Regardez bien ... alors meurt la fille de Marie-Thérèse!... Même si ma tête va tomber et mon sang va couler, mes yeux restent grands ouverts ... sur l'avenir de la France, ma patrie! Regarder de près... Ainsi meurt la reine de France!*- continuò Elizabeth, sorridendole.
- Marie Antoinette Reine de France... -sospirò la ragazza con voce sognante, prima di porgerle una foto. - Guarda... -
- Le scandale du collier. -
Neal, fino a quel momento era rimasto in silenzio osservando zia e nipote.
- Credo di aver capito, da chi viene questa tua passione per l'argomento... -
Emma sorrise, facendo spallucce. - Non sai quanto... - lo guardò. - Non so perché mi attira così tanto. A me non piacciono nemmeno i diamanti! Ma... l'intrigo della collana, tutto il raggiro di Retaux De Villette e Jeanne De LaMotte. -
Elizabeth la guardò. - Per non parlare di quante volte hai guardato ' Monsieur Le Comte' *... -
La ragazza, fece un piccolo broncio prima di sorridere. - Monsieur Le Comte, resterà sempre... . -

La conversazione sul caso, continuò anche una volta seduti intorno al tavolo.
Peter ingoiò un boccone, lasciando parlare la ragazza.
- Quella collana è un bene storico. - disse sognante la ragazza. - Pensaci zio... a suo tempo venne a costare 1.600.000 di lire. 24 carati. ... -
Gli zii la guardarono, prima di sorridersi a vicenda. Sapevano bene, quanto Emma amasse quell'argomento. Le brillavano gli occhi solo al nominare Maria Antonietta!
- Luigi XV la commissionò a Böhmer e Bassenge , per la sua favorita : Marie-Jeanne Bécu ... alias la contessa Du Barry. Ma ... morì prima di vaiolo, prima di potergliela donare. Madame Du Barry venne allontanata da Versailles, e qualche tempo dopo i due gioielleri si rivolsero a Maria Antonietta per vendere la collana. - continuò Emma. - La Francia era in crisi già a quel tempo, le casse dello stato erano vuote. Inoltre la regina non volle indossare un gioiello, commissionato per una 'donna di dubbia moralità'. Così rifiutò. -


Avevano terminato di cenare, Elizabeth iniziò a sparecchiare la tavola aiutata da Neal. Mentre Peter, sembrava pendere dalle labbra della nipote.
- E qui entra in gioco Jeanne de Saint-Rémy De Valois, contessa De La Motte. - continuò la ragazza. - Entrò nelle grazie del Cardinale di Rohan, facendogli credere di essere l'intermediaria tra lui e la regina. Vedi, a suo tempo, per i suoi modi di fare, il cardinale venne allontanato dalla corte di Maria Teresa d' Austria, rifugiandosi in Francia. E grazie all'inganno della contessa De La Motte, credette di esser rientrato nelle grazie della regina. Di aver ricevuto il perdono reale. -
Neal, sentendola parlare, osservandola... la trovò ancor più affascinante. Sembrava brillare di una sua luce, mentre parlava dell'argomento. Non era l'arte in sé, la passione di Emma.
- Era tutto un inganno, però. Quando i gioiellieri chiesero il pagamento direttamente alla regina, si scoprì l'inganno. Il cardinale, la contessa... vennero processati. Il cardinale esiliato in Italia.* La contessa condotta alla Salpêtrière, e marchiata con la v di vouler : ladro. -
- E la collana?- domandò lo zio.
- Beh, la contessa vendette i diamanti pezzo per pezzo, mandandoli fuori tramite il conte De La Motte. Così a loro tempo, Böhmer e Bassenge la ricostruirono. - si alzò, camminando verso il salotto e prendendo i fascicoli. - Quindi, ... posso dirti che tutta la faccenda del furto è ... da rivedere. Quell'uomo non può averla per generazioni... Poco prima della rivoluzione, i due scapparono con la copia della collana. E fidati, nessuno sarebbe stato così pazzo da voler possere un oggetto così. -
Peter la guardò, e guardò Neal. - Non apri bocca?-
Neal fece spallucce. - È lei l'esperta. La domanda è : cosa nasconde veramente il cliente? Fidati, Peter, come ha detto Emma. Quella collana non è un oggetto qualunque, seppur una copia. -
- Quindi la faccenda, è da tenere sotto lente d'ingrandimento... -


Qualche ora più tardi, erano ancora con le teste chine sui fascicoli. Peter osservò la nipote , seduta a gambe incrociate sul divano, a ridosso di Neal.
Sorrise appena, pensando all'ironia della scena. Quando quella mattina stessa battibeccavano per una tazza, mentre ora discutevano per il caso.
La nipote mordicchiava una penna prima che Neal le dicesse qualcosa, facendola sorridere.
Peter continuò ancora per poco, fino a che non gli sembrò che le parole cambiassero sui fogli davanti a lui. La stanchezza inziava a farsi sentire.
- Puoi andare a dormire, zio.. - gli sorrise - Per me non è un problema... sai quanto mi piace l'argomento.. ed è più un modo per studiare per la tesi. -
- Tranquilla, tra un pò vado. -
Anche Neal iniziava a sentire la stanchezza, nonostante la passione che ci stava mettendo. Inoltre la vicinanza della ragazza, sembra distrarlo più di quanto si aspettasse.
E così, ancora per un'altra ora e mezza, almeno finché fu Peter stesso ad arrendersi. Notando solo allora i due sul divano.
Neal si era lasciato andare contro lo schienale, mentre un braccio gli sorreggeva il capo ed Emma gli era scivolata contro il fianco.
Si erano addormentati come due teneri bambini. Voleva svegliarli, ma Elizabeth si sarebbe arrabbiata, così si limitò a coprirli con un plaid, prima di spegner tutte le luci e salire in camera da letto.


Il mattino seguente, Elizabeth rimase intenerita a quella visione e rimase ferma a guardarli fino a che Peter non le fu al fianco.
Evidentemente, durante la notte si erano messi più comodi. Neal era del tutto steso sul divano, ed Emma gli era ancora poggiata contro il petto. Solo un piccolo dettaglio, stonava in tutta quella tenerezza. La mano di Neal, era scivolata abbastanza verso il fondoschiena della ragazza.
Elizabeth trascinò via il marito, sapendo che presto i due si sarebbero svegliati. Così iniziarono a preparare la colazione, per niente spaventandosi poi quando Emma parve ringhiare contro Neal.
- Non l'ho fatto di proposito!-
- Te ne sei approfittato, Caffrey!-
- Ti giuro, di no!Oh... te ne saresti accorta, se l'avessi fatto!- la guardò, deciso a provocarla. Voleva in parte vendicarsi delle sensazioni che aveva provato la sera precedente, e nel mentre della notte quando si era svegliato per un attimo prima di tenerla contro il suo corpo. - Fidati, non avresti dormito per tutta la notte!- disse sfacciatamente allusivo.
Almeno prima che lei gli tirasse un libro voluminoso contro l'addome, e successivamente un cuscino in pieno viso, borbottando - Idiota. -















NdA : ebbene sì... come capitolo, sembra una piccola lezioncina di storia. Non è colpa mia, giuro. È la passione che mi prende quando si tratta appunto del "L'intrigo della collana" ... o come lo conoscete "Lo scandalo della collana".
*La frase in francese che dice Elizabeth, è deliberatamente presa ( senza scopi di lucro ) dal n° 19 di Lady Oscar. È il discorso che la regina, appunto, fa poco prima che la ghigliottinassero il 16 ottobre 1793 * " Guardate bene... così muore la figlia di Maria Teresa! Anche se la mia testa cadrà ed il mio sangue colerà, i miei occhi resteranno spalancati...sul futuro della Francia, mia patria! Osservate bene... Così muore la Regina di Francia!"
Ammetto di aver usato il traduttore, ma ho avuto conferma da due mie amiche che studiano francese che la traduzione è più o meno perfetta.
* Monsieur Le Comte.. è uno degli appellativi che rivolgono ad Oscar Françoise De Jarjayes, nel manga.
La maggior parte delle informazioni che ho messo, sono frutto di mie ricerche. *Dite pure che sono ossessionata*, quindi a parte Lady Oscar, le informazioni sono veritiere.
Spero dunque, vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.
Au revoir!

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***






Cap 6











Emma era a dir poco, furiosa. E lui, continuava a provocarla.
Specie dopo aver scoperto che era così facile farlo! Così ringraziò il cielo, quando Elizabeth si ricordò di uno dei suoi completi ritirati dalla lavanderia.
- Grazie Eli. - l'aveva baciata sulla guancia, ed era salito su per le scale.
Ed ora ne approfittava, ancora un pò per star sotto la doccia di casa Burke. Divertendosi, non poco, nel sentire Emma parlargli oltre la porta.

- Caffrey, esci subito.-
Bussò varie volte.
- Sono l'ospite. -
- Non me ne frega, mi hai messo una mano sul culo e quindi non hai diritti!-
L'acqua si chiuse, dei passi e la porta del bagno si aprì. Neal con un asciugamano intorno alla vita, si affacciò contro la porta.
- Te la sei appena inventata. -
- Eh?-
Era rimasta abbagliata, ammise a sé stessa. Ma si riprese subito quando lui le disse - Se volevi vedermi nudo, dovevi solo chiederlo!- *
- In casa dei miei zii? Coraggioso, Caffrey. - lo prese in giro.
Lui sorrise ancora più sfrontato. - Ragazzina, il coraggio è ben poca cosa. - la guardò.
- Hai finito con le perle di saggezza? Ho bisogno del bagno!-
Neal, galantemente le tenne la porta aperta ed uscì dal bagno. - Prego. -
- Grazie. - sibilò, prima di sbattergli la porta in faccia.
Ma non era ancora finita, ed Emma se ne accorse quando entrò in camera sua per vestirsi. Neal era davanti al suo specchio, mentre finiva di vestirsi.
- Ma sei una persecuzione!-
- È uno specchio a figura intera. - disse con ovvietà.
- Sì, ma è la mia stanza. Per la miseria, perché dovevi capitarmi tu?!- sbuffò, passandosi le mani tra i capelli, prima di notare che la sua biancheria intima era sul letto in bella vista. Arrossendo cercò di nasconderla, mentre lui sogghignava.
- L'ho già vista. - la guardò attraverso il riflesso dello specchio - Non credevo usassi quel tipo di biancheria. Molto .. carina direi... - continuò sfrontato.
- Come prego? No, aspetta, perché sto avendo una conversazione sulla mia biancheria, con te, un bellimbusto da strapazzo?! Ora che sei totalmente vestito, ti pregherei , anzi ti ordino, di uscire dalla mia stanza. - cercò di spingerlo fuori dalla stanza. - Ciao, a non rivederci mai più!-

Ma... non era ancora finita!

"Devo solo aiutare lo zio. " continuava a ripetersi come un mantra, convinta dalla zia ad accompagnarlo al bureau, visto che era lei l'esperta sull'argomento.
E passando davanti a Neal, lo trucidò con lo sguardo. E lui si permise , un momento in più per osservarla.
I capelli castani, legati in una coda alta , le lasciavano il viso del tutto scoperto. Truccato in modo leggero, ma allo stesso tempo deciso.
Gli orecchini, ed i piercing scintillavano come il sole li colpiva.
La camicia a fantasia scozzese, aperta sul davanti, lasciava intravedere il top nero... e se aguzzava meglio la vista, poteva notare anche i giochi di ricamo della biancheria.
I jeans schiariti, le converse bordeaux e la giacchetta di pelle marrone scuro, completavano il tutto.
- La smetti di guardarmi?- lo apostrofò secca.
Peter scosse il capo, notando quanto Neal si divertisse a provocare la nipote, che certo gli rispondeva per le rime.
- Fate i buoni. Emma davanti con me, Neal dietro. - poi guardò la moglie al fianco, sul portico di casa. - Due bambini per casa, ecco cosa sono... E nel pieno dell'adolescenza!-
Elizabeth gli sorrise, baciandolo con dolcezza - Guardali. Neal non è così, da quando Kate è morta. - sussurrò - Ed è un piacere, vedere Emma così. Specie dopo quel malaugurato evento. -
Peter annuì e la salutò dolcemente, prima di salire in macchina.


L'uomo fece finta di niente, mentre Neal schioccò la lingua, ed Emma batteva con le nocche sul vetro.
- C'è una tavoletta di fondente . - le indicò il cruscotto. - Quello amaro, come ti piace. -
- Grazie.- sorrise.
C'era traffico, ed avrebbero aspettato ancora per molto. Peter sapeva che ne avevano ancora per mezz'ora, così rimase a guardare di sottecchi la nipote. Successivamente Neal, tramite lo specchietto retrovisore.
- Me ne pentirò , probabilmente. Cos'hai combinato , Neal?-
Emma scattò, guardando lo zio. - Vuoi dall'inizio? Da quando mi scrocca la colazione, o da quando mi ha messo la mano sul sedere?!-
- Ti sei addormentata con me sul divano. -
- Oppure del fatto che mister "stile Sy Devore" ha guardato la mia biancheria intima?-
- Era sul suo letto, e per mia discolpa ero nella sua stanza solo per lo specchio a figura intera. -
Peter sorrise appena, allungando la mano verso la nipote che gesticolava. - Su, Emma sono cose da niente... sopporta. -
- Mi chiedo quanto può essere vanesio un uomo!-
- Mi piace esser elegante!-
- Nemmeno io mi specchio così tanto, sottospecie di Narciso!-
Infine con grande ed immenso piacere di Peter, il traffico si sbloccò e presto giunsero al bureau. Ma la giornata, sarebbe stata dura.
Camminò svelto, fingendo di non sentire i due che gli andavano dietro. Continuava a ripetersi che erano lì solo per il caso. Solo per quello.
Peccato però che Neal continuasse a provocare la nipote, ed Emma stesse rasentando la suscettibilità.
- Neal, per favore smettila. - si voltò verso il ragazzo, e nel veder sorridere la nipote continuò - Anche tu. Sei molto più matura di lui! Ti prego, tesoro. -
- Okay zio. Scusa. -
- Grazie. - disse prima di precederli nella sezione e dirigersi verso il suo ufficio. - Tra un pò, in sala riunioni. -
Emma si diresse verso Diana, abbracciandola di slancio. - Quanto mi sei mancata!-
L'agente notò lo sguardo di Neal, mentre le oltrepassava. - Caffrey, cosa le hai combinato?-
- Chi io? Nulla. So benissimo che mi spezzeresti le braccia... -
Diana guardò la sua piccola amica. - Emma?-
- Nulla, i soliti battibecchi mattutini.- le rispose, e mentre notava il sorrisetto tronfio di Neal pensò al piacere che avrebbe provato a strozzarlo con la sua preziosa cravatta di seta.
























Troppo facile, per me citare Damon Salvatore con la famosa frase : - "Se vuoi vedermi nudo, devi solo chiederlo-"
Neal si diverte a provocare Emma, sapendo appunto che lei gli risponde per le rime.
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitoletto... XD

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***



La provocazione è la forma di legittima difesa che preferisco.

Romain Gary, Cane Bianco, 1970









Cap 7









Emma e Neal erano rimasti fuori dalla sala riunioni.
Guardava con attenzione lo zio, che parlava con un uomo distinto. Ed ancora Diana, Jones ed altri agenti seduti intorno al tavolo.
- Perché non ci ha ancora chiamati?- domandò mentre curiosava nella scrivania di Neal. - Hai un cassetto pieno di cravatte?!-
Lui la guardò - E allora? Per ogni emergenza. -
Emma scosse la testa - Mh, una tragedia! Neal Caffrey senza cravatta!- *
L'uomo fece un mezzo sorriso tirato. - Vorrà usarci come ultima risorsa... - disse smettendo di lanciar per aria, una pallina di carta.
Qualche minuto dopo , la porta dell'ufficio si aprì e Peter fece loro di avvicinarsi.
Finalmente, dopo quasi un'ora di attesa, potevano farla finita con quella storia. Emma, però dal canto suo era veramente curiosa per la faccenda. Come poteva un privato, seppur ricco, permettersi un bene storico così prezioso?

Guardò attentamente l'uomo. A primo impatto non sembrava nemmeno il classico Donald Trump. E non era nemmeno lontanamente affascinante. Ciò che la incuriosiva era il modo di fare. Troppo composto. Gesti misurati. Come se stesse recitando.
Ed approfittando del silenzio momentaneo dello zio, porse lei la domanda. - Mi scusi, signor Vincent. Può rispondere ad una mia piccola curiosità? - lo guardò ancora, accogliendo il consenso del suo interlocutore. - Certo probabilmente, l'agente Burke gliel'abbia già domandato. Com'è entrato in possesso di un bene storico così prezioso?-
Silenzio. Così continuò. - Perché da ciò che so, la collana di diamanti, del periodo pre-rivoluzione francese, è molto più che un oggetto da collezione. -
Neal, come gli altri in sala, rimase in silenzio lasciandosi andare indietro contro lo schienale della sedia.
- Cosa può dire allora?-
Silenzio, mentre quell'uomo dall'aria distinta la osservava e nel mentre si poggiò con le braccia sullo schienale di una sedia vuota. Offrendo una maggiore visuale a Neal che da quella posizione notava perfettamente il profilo del suo corpo.
Peter dovette ammettere, che la domanda era più che logica. Anche se l'aveva già posta lui all'uomo.
Solo che quell'uomo si limitava a rispondere.
- Si tramanda da generazioni. -
- Non mi dica!- annuì lei, continuando poi - Lei... possiede la collana perché tramandata da generazioni. - sorrise, fingendo una smorfia prima di schioccare la lingua. - Se posso, chi la tramanda? Perché ci sono delle controversie... vero Caffrey?- lo chiamò in causa, voltandosi a guardarlo.
Il quale asserì, prima di prender la parola. - Ha ragione. Avanti signor Vincent , se il titolo che dice di possedere è vero, la collana può anche tornare da lei. -
Peter li guardò, notando quanta passione trapelasse dai loro sguardi per l'argomento.
Emma fece una smorfia verso Neal. - Come puoi dire una cosa simile, Caffrey? È impossibile. -
- Certo che lo è. Se lui è il vero proprietario, possiede l'oggetto. -
Ed insieme voltarono lo sguardo verso Vincent - Cosa ne dice?-
- Magari, è in difficoltà. DuBarry, Valois, LaMotte. E perché no Böhmer o Bassenge!- continuò Emma.
Neal fece un sorrisetto soddisfatto, prima di continuare - Si è messo in contatto con un ricettatore, vuole rivenderla. Nell'ultimo periodo il suo conto corrente è andato parecchio in rosso. E quale metodo migliore, di vender merce rubata? - disse, fingendo di non notare l'espressione scettica di Peter.
Dopo un lungo silenzio, Vincent iniziò a parlare.


Diana osservò Emma, che poggiata contro la vetrata sembrava assorta in qualche suo pensiero.
- Ehi, bambolina. - le toccò la spalla.
- Mh?-
- Non sembri aver dormito molto. - continuò comprensiva.
Emma fece un sorriso tirato, mentre ricordava come si era svegliata quella mattina. - Mh? No... solo che ho lavorato sul caso... fino a tardi. - ammise in parte.
Neal si mise in mezzo, deciso a provocarla . - Strano.. tuo zio mi ha detto che hai dormito sul divano, stanotte. - guardandola, come per dire : "Hai il coraggio di dirle che stanotte ti sei addormentata cone me sul divano?"
Emma fece finta di nulla, salvata in extremis da Diana stessa.
- Comunque, ottimo lavoro.-
- Grazie, D. Anche se... ammettendolo, Neal mi ha aiutato parecchio. - lo guardò di sottecchi.
"Sai cosa ti farebbe Diana, se scoprisse che mi hai toccato il sedere, e visto la mia biancheria?"
- Divertente. - disse Neal.
- Su, Caffrey, sei solo punto nell''orgoglio. Ti sarebbe piaciuto aver tra le mani la collana. -
Neal la guardò, prima di sorridere apertamente. - Vedo che impari a conoscermi... e solo dopo... -
- Neal, non hai intenzione di rubare quella collana. Vero?- gli domandò Peter.
- No, la rivoluzione francese la lascio ad Emma. - continuò guardandola.
Diana assottigliò lo sguardo. Protettiva come sempre verso la ragazza. - Caffrey raffreddati un pò. -
- Non tocca a te, scrivere il rapporto con Jones?- le sorrise a trentadue denti, conscio che sarebbe stata impegnata per parecchio.
Emma la guardò di sottecchi. - Tranquilla lo lascio intero. - e si avvicinò alla porta.
- Buona fortuna. - l'oltrepassò, non prima di gettar un'occhiataccia verso Neal.
- Mi detesta proprio. -
- Sei solo abituato a chi cade ai tuoi piedi, Caffrey. -
- Dici? Bel tatuaggio comunque. -
Emma lo guardò di scatto, fingendo un sorriso prima di spingerlo contro la porta aperta, con poco garbo. - Sia chiaro Caffrey, una sola parola... - e gli tirò la cravatta - E con questa ti ci strozzo. - gli sorrise genuina. - E... per oggi, mi hai guardata abbastanza!-
Lui assottigliò lo sguardo ceruleo, sorridendo. - Devo aver paura?- la provocò ancora, prima di rimaner colpito dal suo stesso pensiero. "Se la baciassi, che sapore scoprirei?"












*nda : Neal senza cravatta... ed altro! Un pensierino a luci rosse, vien spontaneo Ambra... eh? *u*
Quel loro scambio di sguardi, sottointesi... facili da inserire nella conversazione. Ci pensate? Diana , così protettiva verso Emma che scopre cos'ha fatto Neal ?! XD


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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***






Cpt 8












Classica mattina a casa Burke, Neal si era autoinvitato a colazione ed Elizabeth iniziò ad intavolare il discorso su quella giornata: Halloween.
- Emma?-
- Mh? Buongiorno zia. - la baciò sulla guancia. Poi vide Neal. - Ah, ci sei anche tu!- disse con una smorfia.
- Emma. -
E solo allora lei gli frenò la mano. - Alt. Aspetta. - prese la sua tazza e si allontanò, prima di tornare nuovamente con un'altra tazza. - Ecco. Questa è tua. Vedi? - gliela porse. - Personalizzata. -
Neal lesse, sulla porcellana. - N.G.C.?-
- Scrocca colazione era troppo lungo. - gli sorrise. - Neal George Caffrey. -
Il ragazzo la osservò, semi stupito. - Non ti ho mai detto il secondo nome. -
- Fingerò di non sentirmi offesa, Caffrey. Secondo te non ho letto tutta la documentazione che ha mio zio su di te? So che il tuo cognome 'paterno' è Bennet, ma hai preso Caffrey da tua madre. - lo guardò.
Neal rimase in silenzio, mentre lei gli sedeva di fronte. Scosse il capo, prendendo un biscotto fragrante. - Grazie, per la tazza ... anche se ci tenevo a continuare a bere nella tua. -
Lei sbuffò, prima di posare il libro, sedersi e riempire la tazza di cereali. - Ti sei preso di nuovo la sorpresa!-
- Emma, sai parlavo appunto con Neal di oggi. -
Elizabeth, ormai faceva da paciere tra i due.
- Perché cosa succede oggi? Se ne va per sempre, e non lo rivedo più? - domandò speranzosa.
- Ammettilo, ti manco quando non mi vedi.-
Emma fece una smorfia. - Dì, un pò... te le inventi la notte, o le pensi al momento?-
- Al momento. La notte penso a te. - continuò a scherzarci.
Anche se in parte era vero. Da un paio di notti, sognava, e pensava a qualsiasi modo per zittirla e farla cedere.
- Allora, zia?-
- Oh, vedo che esisto ogni tanto!- borbottò. - Comunque... è il 31 ottobre. -
- È Halloween? Già?-
La donna annuì, mentre Emma sorrideva contenta, si alzava e saltava tra le braccia di Peter, giunto in quel momento. - Zio, oggi è Halloween!-
Neal la guardò. Ancora non si era abituato a quelle dimostrazioni d'affetto tra i due.
- Zio, ti prego, dimmi che non lavorerai troppo. E poi domani è domenica. Ti prego. -
- Emma, potresti scendere? -
- Sai che cosa significa vero?- gli domandò ancora, una volta con i piedi nuovamente per terra.
- Ma certo, non possiamo interrompere la nostra tradizione.-
Neal si intromise, curioso. - Tradizione? Di cosa parlate?-
Emma si voltò, sorridente. - Della tradizione Burke di Halloween. -
Elizabeth, lo guardò e gli posò, affettuosa, una mano sul polso. - Resta con noi stasera a cena, e vedrai. -


Neal, curioso, guardò Peter al volante. Sembrava assorto, e sorrideva.
- A cosa pensi?-
- Mh?-
- A cosa pensi?-
- Nulla, nulla... - sorrise. - Ad Emma.-
- Le vuoi molto bene, vero?-
L'uomo annuì.- Nei primi anni... l'abbiamo cresciuta noi. Prima di venir trasferito alla White Collar. E Halloween, è... -
- Avete una tradizione personale. Capito. -
- No. - lo guardò, mentre erano fermi al semaforo. - L'unica cosa di cui mi pento, è che per un pò... l'abbiamo interrotta. Io per il lavoro, lei per lo studio. E per... - si incupì. Quel maledetto periodo. - Tranquillo, vedrai stasera. Tu come lo trascorrevi il giorno di Halloween?-
- Fino ai dodici anni, andavo a far dolcetto o scherzetto. Poi mi sono stancato. - lo guardò.
Perché Peter, ricordando evidentemente, si era incupito?
Notò, poi, nuovamente il sorriso sul volto dell'uomo che in quel momento parlava al telefono con la nipote. - Sì, tranquilla. Vedrò di prendere le gocce di cioccolato.- Le voleva davvero bene.
E secondo lui, si comportava come uno zio esemplare, al pari di un padre. Peccato che lui ed Elizabeth non avevano figli. Perché sarebbero stati dei genitori fantastici.
Tornò con la mente a Kate, quando fantasticavano di aver dei figli e portarli in giro al parco. Chissà, magari anche lui per il periodo di Halloween avrebbe dato il via ad una tradizione Caffrey con i figli. Però lei era morta, ormai. E da più di due anni.
- Neal? Siamo arrivati. - lo scosse, prima di scendere dall'auto.


Il nuovo caso sembrava portar via delle ore. Neal sbuffò, al solo pensiero delle scartoffie. Che per principio detestava.
Tamburellò con la penna sulla scrivania, mentre leggeva assorto. Un libro d'arte francese, era molto più interessante a suo dire. Sarebbe stato perfetto, discuterne con qualcuno che amasse l'argomento quanto lui.
Quando ci sarebbe stata la prossima mostra al museo? Forse poteva invitare Emma.
Sperava vivamente di passar veloce il tempo, facendo qualcosa di interessante per i suoi standard. Ma i suoi pensieri erano rivolti verso Peter. Al fatto che si era incupito. Ad Elizabeth, che qualche volta aveva scoperto molto assorta nel guardar la nipote. Ed Emma.
Forse tutto riconduceva appunto ad Emma. Ma cosa?
Ora, era più curioso che mai di saper cosa si celava dietro tutto ciò. Si sentì, scioccamente, messo da parte da Peter ed Elizabeth che continuavano a tacere.
Forse, non era il momento giusto, o probabilmente lui non era tenuto a saperlo.
Sollevò lo sguardo, notando Diana e Jones che parlavano. Stranamente quel giorno non aveva provato ad ammaliarla.
Sapeva della fidanzata, ma era più che altro per il suo orgoglio maschile che lo faceva. Quale donna gli diceva di no?
Appunto Diana! Che in quel momento gli pose davanti il caffè fumante.
- Non è l'espresso italiano, ma sembre meglio di niente. Sembri assorto, cosa c'è?-
- Niente. Detesto le scartoffie, e volevo concentrarmi sull'arte francese di fine settecento. Ma ho vari pensieri che mi ballano in testa. - ammise.
- E come mai?-
Neal la guardò, bevendo un sorso di caffè. Scadente. - Mh... niente di che. -
- Riguarda Emma?-
Lo sguardo ceruleo la fissò intensamente. - Si nota così tanto?-
- Stai diventando un libro aperto. -
Lui fece una smorfia. - Fa finta che non abbia detto nulla. Grazie per il caffè. - lo finì, prima di alzarsi, chiudere il libro ed allontanarsi.

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***



A emmEmme mia cugina. Perché riportando alla memoria ciò che ho provato nel vedere il film, mi è spontaneo ricordare i colpi di terrore provati insieme. :D









Cap 9










Sebbene i pensieri e la curiosità riguardo ad Emma non l'avessero abbandonato, Neal si trovò nuovamente curioso, quella sera. A cena dai Burke.
Elizabeth aveva preparato una cena semplice ed elegante come sempre. Così mentre i coniugi Burke parlavano, lui si era potuto dilungare in un discorso sull'arte, appunto con Emma. Sedutagli di fronte.
- Ho sempre sognato di poter vedere dal vivo , i dipinti di Marie Vigee LeBrun. - ammise.
- La ritrattista di Maria Antonietta? - le domandò il ragazzo - Nella pre-rivoluzione?-
Emma annuì. - Vedere le foto in un libro d'arte è tutt'altro. Secondo me, perde quel fascino. Maria Antonietta con la rosa...-
Neal la guardò, bevendo un sorso di vino. - Quale versione? Quella del 1783, o del 1785? -
- Se devo essere sincera, preferisco la prima. Quella ufficiale nelle sale di Versailles. Anche il dipinto di Maria Antonietta con il libro.. -
Neal la guardò così intensamente, ma lei finse di esser tranquilla.
- Qualche tempo fa... in uno dei sopralluoghi - finse di non notare l'occhiata di Peter - In un appartamento di un ricca signora, vidi il ritratto della Duchessa di Polignac, di Madame Lebrun. -
Emma lo guardò. - Non ci credo. -
- Credici. Anche se era solo un falso. - le sorrise.
Prima di notare che erano rimasti seduti solo loro due al tavolo.
- Magari, alla prossima mostra d'arte francese al Museum di New York... mi farai compagnia. - azzardò. - Sempre se ti va, o se tuo zio Peter mi allenta il guinzaglio. -
- Non ti lascio libero in un museo, Neal. -
La voce di Peter giunse alle loro orecchie, dal soggiorno.
- Per curiosità, Caffrey, visto che sei tanto appassionato d'arte. - lo guardò, alzandosi da tavola ed inziando a sparecchiare. - Tra i tuoi bottini, quale arte figura di più?-
- A parte le belle donne?- la provocò.
- Hai mai provato a rubare La Gioconda, o La Cena di Leonardo Da Vinci?-
Neal scoppiò a ridere, notandole il suo far vagare lo sguardo. - Scusa, non volevo ridere. -
- Ti sei offeso?-
- Ho trentanni, di cosa potrei offendermi?-
Peter si era affacciato nella stanza, guardandoli interrogativo. - Qualcosa di divertente?-
- Nulla, nulla. Solo delle domande. - poi si voltò verso la ragazza. - - No, non ho mai provato con le opere di Da Vinci. Ma ho rubato un Raffaello.. -
L'uomo guardò la nipote. - Emma, evita di mettergli in testa certe idee... -


Mentre Emma era al piano di sopra, Neal poggiato contro la colonna, ed un calice di vino in mano, osservò Peter. Sembrava indeciso.
- Emma, quale dei due?- le domandò, ai piedi della rampa di scale.
Lei si affacciò, facendo sbucare solo il viso. - Cosa ti hanno dato dal Blockbuster?-
- Le due sorelle, e Wrong turn. -
Emma scese le scale, i capelli raccolti in una crocchia, indossando i leggins neri più una maglia extralarge arancione. - Wrong turn.-
Elizabeth, lo affiancò. - Horror prima di andar a dormire. È una cosa che Emma adora, fin da quando era piccola. -
- E Peter?-
- Lui si adegua, perché le vuole bene. Fammi compagnia, dai.- lo prese a braccetto. Mentre Emma si accoccolava, contro lo zio, sul divano.
Nemmeno una mezz'ora dall'inizio del film, Neal notò che Emma si era nascosta il viso dietro le mani.
Borbottando un - Ti prego, dimmi quando finisce.-
- È finito.- le disse l'uomo.
Lei tornò a guardare. - Non è vero! - e si nascose contro la spalla dello zio.
Ed ancora così per un'altra ora e mezza. Emma si nascondeva e tornava a guardare lo schermo.
- Io dovrei andare. - disse Neal, una volta finito il film. Era rimasto solo per far compagnia ad Eli. - È tardi. -
- Neal, mi faresti un piacere se resti. - gli disse la donna.- Le strade di New York sono pericolose, di notte, specie il 31 ottobre. -
- Ascoltala, Neal. - gli fece eco Peter.
- Puoi dormire nella camera di Emma. -
- Posso accontentarmi del divano, El. -
Emma lo guardò. - Puoi dormire nel mio letto. - ed al suo sguardo interrogativo, continuò. - Secondo te, dopo un film del genere, io me ne resto nella mia camera a dormire da sola, al buio? Beh, sì ho 21 anni... e allora?-
Peter fece spallucce e Neal la guardò ancora. Mentre lei, non lasciava il braccio dello zio. - Tu dormi nel mio letto, io dormo con gli zii. Fa parte della tradizione. - asserì, prima saltar addosso allo zio, quando Elizabeth le soffiò nell'orecchio.
- E noi certo, non interrompiamo le tradizioni. -
Elizabeth lo guardò, mentre i due salivano per le scale. - Tradizione Burke. Ti prendo una tuta di Peter, e te la lascio sul letto. -
- Oh.. okay. -
E mentre Elizabeth, una volta spente le luci, lo lasciava solo cercò di capire ancora come fosse fatta Emma.
- Buonanotte, Neal.-
- Notte, Eli.-

La mattina dopo, si svegliò udendo i passi leggeri di Elizabeth, che camminava davanti alla porta della camera.
- 'Giorno, dormito bene?- gli domandò quando lo vide.
- Si, grazie. Peter è sveglio?-
- Seguimi, in silenzio. -
E lui la seguì, fin alla porta della camera da letto padronale. Affacciandosi nella stanza, ciò che vide gli diede un senso di pace, ed un moto d'affetto improvviso per i Burke. E forse, anche un pò di invidia.
Peter dormiva girato su un fianco, ed avvolgeva in un abbraccio totale Emma. Che gli dormiva raggomitolata contro il petto.
Udì un piccolo click, notando poi che El aveva appena scattato una foto, mentre sorrideva intenerita.
Per lui,quella scena aveva un sentore di famiglia, affetto totale ed incondizionato. Sorrise, suo malgrado, quando Eli lo trascinò via.































Qui vi posto solo la locandina del film. Sinceramente, è stato uno dei film migliori che ho visto. Anche se me la sono 'diciamo letteralmente' fatta sotto. Ed ero in compagnia con mia sorella. Non ricordo chi aveva più paura!
Se , posso, spendo un pò di vostro tempo. Quando l'ho visto, era durante l'estate. Quando facevano i film horror il mercoledì in seconda serata.
Abbiamo sempre il vizio di guardare film del genere in una stanza all buio, quindi eravamo in cucina seduti intorno al tavolo a guardare il film.
Ad un certo punto sentiamo che qualcuno bussa, ed una voce. Che chiama mia sorella. La porta in cucina era chiusa, ed anche con il vetro si vedeva che non c'era nessuno. Ancora noi sentiamo bussare, quella voce che chiama. Fino a che capiamo che è dalla porta d'ingresso.
Era la signora del terzo piano. Un'anziana signora che ha sempre una voce... 'lugubre' quasi. Insomma era lei con la figlia, che ci chiamava. Non volendo suonare il campanello pensando stessimo già a dormire. Solo per dire che mio fratello aveva lasciato la play in casa sua dopo aver giocato con il nipote!
Posso giurare, lo spavento che ci siamo presi è stato assurdo. Prese com'eravamo dal film, ci siamo spaventate maggiormente.
Un momento simile ci è capitato sempre durante un film horror - non ricordo quale - e fu il vicino di pianerottolo a farci prendere un colpo. emmEmme può confermare altri colpi di terrore.
Ricordi, mamma in camicia da notte - ovviamente bianca - nel corridoio buio, mentre la tua ci raccontava storie? Wrong Turn

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***



Questo capitolo è dedicato a tre ragazze. Amiche mie, che domandando loro come descrivere una foto di Neal Caffrey *che vi posterò a fine capitolo* non hanno perso tempo in parole, quanto per sbavare sulla tastiera del pc!
Ad Ambra, Sim, e Cecilia. :D














Cap 10












Ancora un'altro mese era volato via. E con l'accorciarsi delle giornate, arrivò anche il freddo di New York.
Emma cercò di scaldarsi, avvolta nel plaid, mentre seduta sul divano leggeva assorta. Sacthmo si era accocolato accanto a lei, scaldandole i piedi.
Dopo avergli allungato una carezza, tornò a tracciare frasi sul quaderno, prima di udire il rumore della chiave nella porta.
- Ciao tesoro. -
- Ciao zio. - sollevò lo sguardo, notando anche Neal. - Caffrey. -
Impeccabile come sempre. Il blu del completo faceva da padrone, sulla sua figura perfetta, spezzato dalla camicia bianca e la cravatta appena più chiara.
Superbamente affascinante.
Neal la salutò a suo stesso modo- Micthell. -
Continuò ad osservarlo di sottecchi, mentre lui cacciava via il cane, e prendeva il suo posto sul divano. Tutto come se niente fosse, e l'aria sfrontata.
- Cavolo, Caffrey, hai preso tutto il gelo di New York? Emani freddo. - si raggomitolò ancor di più nell'angolo del divano. Tirando le ginocchia contro il seno ed osservando il ragazzo. - Almeno Sacthmo mi riscaldava. -
Neal la guardò, prima interrogativo, poi con un cipiglio malizioso - Posso sempre riscaldarti io. - ed allungò il braccio sullo schienale del divano.
- Ma che idea, geniale. - lo guardò lei, sorridendo con la mascella contratta. - Mi domando perché non ci abbia pensato prima!- e notando il suo sorriso sfrontato, si allungò verso il ragazzo. Passando, le mani aperte sul suo addome rilassato.
Fu lui a saltare, quasi. - Ed io sarei freddo? Sei gelata come un ghiacciolo!- e con fare tranquillo la circondò con le braccia.
- Cosa fai?-
- Ti riscaldo. - disse ovvio.
- Devo riprendere a studiare. Scusa. - lasciò l'abbraccio, caldo ed accogliente suo malgrado, e raccolse veloce i suoi libri.
Chiamando Sacthmo e salendo le scale, prima di chiudersi in camera.
Il tutto in un lampo di qualche minuto, mentre Neal la osservava.
Avendole notato l'espressione cupa, ed il tremore nervoso.
- Ho sbagliato qualcosa?- domandò a Peter che a sua volta lo stava osservando.
- Dimmelo tu.- disse, cercando di fuorviarlo, avendo capito il pensiero che poteva esser passato per la mente di sua nipote.


- Emma?-
Fu la domanda principale di Elizabeth una volta rientrata. Baciò Peter , mentre posava la borsa . - Ciao Neal. -
- Emma è in camera. Credo stia ancora studiando... - le rispose il marito.
Elizabeth gli notò un velo di preoccupazione negli occhi, ma l'uomo scosse solo il capo. Sorridendole.
- Com'è andata a lavoro?-
- Bene. A voi?-
Neal fece un sorriso gentile, ma la luce cupa nello sguardo incuriosì la donna.
- Neal, tesoro, tutto okay?-
- Certo. Vedo.. se Emma ha finito di studiare. -
- D'accordo. -
Mentre saliva le scale, Neal non vide lo sguardo interrogativo che la donna lanciò al marito. Come non vide quel sorriso mesto di Peter.
Si fermò davanti alla porta chiusa della stanza, e bussò appena.
Silenzio.
Nessun cenno dalla stanza. E solo dopo aver bussato ancora una volta, aprì la porta.
Sacthmo era ai piedi del letto, sollevò il capo per guardarlo ed emise un ringhio sordo prima di allontanarsi.
Emma era nel suo letto, raggomitolata sotto il piumone candido. Lo vide ma voltò il capo.
- Non dovresti essere qui. -
Si tolse le cuffie dalle orecchie, nel parlargli.
Neal notò il materiale per la tesi, sparso per terra. Più altri oggetti di poco conto. Sembrava fosse stato tutto gettato per aria, con rabbia.
- È colpa mia?-
Indicò il disordine.
- In tal caso, scusa. Prima... ho fatto qualcosa che non dovevo?-
- No. - emise atona - La colpa è mia. Mi.. non dovevo e basta. - continuò.
Lui la osservò interrogativo, notando tracce di lacrime sulle guance.
- Non dovevo e basta. - continuò lei. - Semplice. - scostò le coperte, scendendo dal letto , cercando di passargli oltre.
Ma la presa , ferma , sul suo polso la frenò di colpo.
- Neal. No. -
- Cosa? -
Neal le era di fronte, osservandolo curioso. Avido di sapere. - No, cosa? Perché?-
- No. Deve bastarti un no, per non far domande. - le tremò la voce.
Sentiva di star per cedere.
Non doveva succedere assolutamente nulla. Continuava a ripeterselo come un mantra.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
- No, dannazione. Sono stata io a sbagliare. - aveva il capo chino, pur di non guardarlo. - È un errore che non capiterà più. -
Solo allora lui si scostò, mettendo suo malgrado una netta distanza tra loro. - Mi piaci, Emma. -
Silenzio.
- Mi piaci per le tue risposte pronte, per il tuo modo di fare. E negarlo non mi servirebbe a nulla, ormai. -
Prima che lei trovasse il coraggio di dire. - Neal, non continuare. Perché non ci sarà nulla... non ci sarà niente.- e lo guardò, cercando di apparire sincera e fiera. - Tra... me e te. Non dev'esserci nulla. -
- Perché?-
- Perché mi ricordi il passato. Un passato che io voglio assolutamente dimenticare. -
Ma si accorse in ritardo che lui le era nuovamente vicino. Ancor di più, si rese conto di ciò che la stava prendendo alla sprovvista.
Le labbra di Neal si erano posate sulle sue. Dolcemente.
- No. Ti prego. -
Ancora un bacio, mentre lui le circondava la vita con un braccio. E le accarezzava la nuca.
- Neal, ti prego. No.-
Voleva divincolarsi, ed aveva tutta la forza per farlo. Ma, ciò che fece fu soltanto circondargli il collo con le braccia, rispondendo ad ogni bacio. Passionale.
Trovandosi coinvolta in un inseguimento di lingue che si accarezzavano.
Fu lui a staccarsi poi, poggiando la fronte contro la sua, per riprender fiato. - I tuoi baci dicono altro. -
Emma lo guardò, prima di scostarsi. - Dannazione, no. No. Esci per favore, vattene. Vattene, Neal! -
Lo spinse fuori, e gli chiuse la porta in faccia. - Vattene, ti prego. - gli disse ancora, prima di scivolare sul pavimento e piangere in silenzio.











Neal Caffrey, suberbamente affascinante.

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Capitolo 11
*** Cap 11 ***



Quando cadi, se rimani inchiodato ai ricordi incominci a morire.
Gianni Mastrangelo.
















Cap 11











Due settimane da quel bacio rubato.
Emma si era chiusa maggiormente nel suo modo d'essere. Buttandosi a capofitto nello studio, impegnando la mente come una pazza.
Tutto pur di non pensarci.
Ma era difficile non farlo.
Il bacio di Neal era stato inaspettato, certo. Ma decisamente voluto.
Eppure voleva stargli lontano il più possibile, volendo dimenticare.
Neal gli ricordava fin troppo ... il passato.
Era affascinante, seducente. Brillante. Ed un sorriso assolutamente disarmante.
Emma scosse il capo, mentre voltava pagina.
Il passato che tanto voleva dimenticare, le si fece davanti improvviso. Quasi fosse un crudele scherzo del destino.
Tra le pagine del libro, piegata, una foto.
Lei e...
Gettò all'aria ogni libro che stava su quel tavolo. Facendo sobbalzare sua zia che era appena entrata in cucina.
- Tesoro, tutto okay?-
- No. -
Elizabeth si chinò, e tra ciò che raccolse , la foto le finì in mano.
- Credevo l'avessi buttata, ormai. - disse quasi con tono secco.
La ragazza osservò la zia, notandole il dolore - del ricordo - attraversarle il volto. Le pianse il cuore.
- Lo credevo anche io. - ammise.
La donna le andò accanto. Mentre poggiava tutto il materiale nuovamente sul tavolo. - È per questo che avete litigato, tu e Neal?-
- Non abbiamo litigato. Non... proprio. Solo ..-
- Stai scappando da lui. -
- Sì. Sto facendo male a me stessa, ed a lui. Tutto perché mi aggrappo ostinamente al passato. -
- Oh tesoro. - le accarezzò il viso. - Se continui così... finirai per...-
- Lo so, zia. Quando cadi, se rimani inchiodato ai ricordi incominci a morire. -
Elizabeth le sorrise dolce. - Neal è un bravo ragazzo. E non ha mai fatto male a nessuno. - la guardò.
- Sapevo che ha quasi ucciso ..quel tipo, Fowler. Amava così tanto Kate?-
- Già. E da allora non l'ho visto... tanto rilassato, o sorridente. Finché sei arrivata tu. Lo vedo rinato.-
- Non starai esagerando, zia Eli? Io , l'ho fatto rinascere?! - sorrise prendendola in giro.
- Levati quel sorrisetto dalla faccia, Emma Jo Mitchell! -
- Oh, zia. Avrà avuto un sacco di donne. Qualcuna è pur diventata importante... no?-
Perché mi sento... come se fossi gelosa?
- Sì. Sì. Una è fuggita, un'altra voleva cambiare il suo modo d'essere. - ammise.
Poi dovettero interrompere il discorso, visto che Peter con Neal a seguito era appena tornato a casa.
- Ciao zio. .. -
Guardò Neal. Ma abbassò il capo. Peccato che davanti a lei ci fosse ancora quella foto. Maledetta.
- Dannazione. - si trovò a borbottare senza pensarci.
Il passato, era lì.
A rovinarle il presente.

Si alzò, raccolse i suoi libri e con una scusa si allontanò dalla cucina.
Si allontanò da Neal.




Neal rimase spiazzato, anche deluso. Ma era ancora bravo a non mostrare del tutto le sue emozioni.
Due settimane che non parlava veramente con Emma.
Due settimane che con una scusa o l'altra lei lo evitava.
Se non fosse stato per Elizabeth, persino lui avrebbe smesso di andar a far colazione da loro.
Peter diceva che lo faceva apposta. Era uno 'scrocca colazione'.
Elizabeth era più dolce, ed in ogni caso gli faceva trovare sempre un caffè caldo.
Però ciò che gli mancava di più, era Emma.
Parlare con lei.
Stuzzicarla.
Si sentiva colpevole, per quel bacio. L'aveva desiderato.
Ed ora... tutto gli sembrava come perso.
Aveva sbagliato.
Voleva rimediare, ma lei non glielo permetteva.
In quelle due settimane si era soffermato a pensare, a ciò che lei aveva detto.
Perché mi ricordi il passato. Un passato che voglio assolutamente dimenticare.
Ma per qualche motivo non aveva fatto nulla. Non aveva fatto domande a Peter, od Elizabeth.
Voleva sapere, certo, cosa del passato spaventasse la ragazza, ma doveva essere lei a parlargliene.
Aveva imparato da tempo, che a volte scoprire uno scheletro nell'armadio di qualcuno era come entrare di gran velocità nella sua vita.
Come un amore improvviso che si intrufola nel cuore.
E lui, nel suo voleva entrarci, ma solo se lei gli dava la chiave giusta.
Pensando, ironicamente, che il più delle volte lui non aveva mai avuto bisogno di una chiave... quando 'apriva' una cassaforte!
Guardando Emma salire le scale, gli fu facile paragonarla ad una cassaforte.
Chiusa.
E difficile da aprire.
















Nda La frase " Come un amore improvviso che si intrufola nel cuore. E lui, nel suo voleva entrarci, ma solo se lei gli dava la chiave giusta. " è frutto della mente di Ambra. Con la quale sto 'scrivendo' questa ff.
Senza Ambra questa storia non ci sarebbe.
Sì, sì. Strano , è lei a dirmi di continuare e smettere di sbavare su Matt Bomer / Neal Caffrey. .. *lo fa lei per me*

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Capitolo 12
*** Cap 12 ***



Creature affascinanti, le fenici. Riescono a trasportare carichi pesantissimi, le loro lacrime hanno poteri curativi e, come animali domestici, sono fedelissimi.
Albus Silente
















Cap 12







Satchmo sollevò il capo, guardando verso le scale, e scodinzolò felice vedendo Emma che scendeva lentamente.
Elizabeth, sorrise, mentre portava la tazza verso le labbra fingendo di non notare l'espressione di Neal.
Sembrava speranzoso.
- Buong... -
Emma strizzò gli occhi, emettendo una specie di gemito, sedendosi molto lentamente sulla sedia. - Mh.-
La donna la guardò. - Tesoro, ti senti bene? Non hai una bella cera. -
- Mh.. -
Le mani portate contro le tempie, a fare movimenti circolari, e gli occhi chiusi. Emma mugugnava soltanto.
- Emma. -
- Mh. -
Aprì prima un occhio, poi l'altro, ma facendosi ombra con la mano. - Mi irrita la luce. - ammise.
Mentre Peter allungava la mano sulla sua fronte, e succesivamente la punta delle labbra. - Emma, scotti. Dovresti tornartene a letto. -
- No. Tanto non.. - si fermò un attimo. - Tanto non credo riuscirei a dormire. -
- Se ti agiti come stanotte... -
La ragazza guardò la zia, di sbieco. - Mi avete sentito?-
- Ehi, viviamo da anni in una casa silenziosa. .. - le accarezzò il volto. - Neal, potresti prendere l'aspirina dal bagno per favore?-
- Certo. - si alzò servile, allontanandosi in fretta.
Tornando poco dopo, con il flacone. Cercando di oltrepassare Satchmo che si era messo ai piedi della ragazza.
Emma strizzò maggiormente gli occhi, prima di alzarsi in fretta nonostante barcollasse. - Bagno!-



Era la terza volta che si alzava dal letto, quella mattina. Fortunatamente la febbre si era notevolmente abbassata, e lei iniziava a sentire la sensazione di vuoto allo stomaco.
Era sola in casa. Aveva praticamente costretto gli zii ad andare a lavorare, uscendosene con un "Ho 21 anni, posso rimanere in casa sola con la febbre. " Spingendoli quasi fuori dalla porta.
Ed ora era in cucina, con Satchmo che la seguiva ovunque, seduta su uno sgabello mentre aspettava che il latte diventasse bollente.
- Emma, sono Neal. -
La voce del ragazzo, proveniva dal soggiorno, seguita dal rumore di una porta chiusa.
Lei si affacciò. - Cosa ci fai qui?-
- Tu cosa ci fai in piedi?- la guardò, posando una busta di carta sul tavolo. - Mi ha mandato tuo zio. E tua zia. -
- Praticamente ti hanno chiesto di farmi da babysitter. - mugugnò, guardandolo quasi accigliata.
Tornò in cucina, versandosi il latte nella tazza ed allungò il braccio per prendere il barattolo del miele. Sollevando così un lembo della maglietta, scoprendo nuovamente il tatuaggio alla base della schiena.
- Scusa. -
Lui le era accanto, aprendole il barattolo. Anche se la ragazza rimase in silenzio, mentre faceva sciogliere un cucchiaio abbondante.
Soffiò appena, e bevve.
- Dovresti sederti. -
- Mh. -
- Mi risponderai solo a monosillabi?-
- Mh.-
Neal abbassò il capo. - Capito. -
- Non dovresti starmi vicino. Potrei attaccarti la febbre. - lui la guardò - Come vedi non ti parlo a monosillabi. E per quanto riguarda... quello non ne parliamo. -
- Due settimane che non mi parli. - ammise.
- Sei bravo in matematica, vedo. - continuò sarcastica.
Lo fissò, da capo a piedi e Neal quasi si sentì in soggezione.
- Perché mi guardi?-
- Non posso guardare il babysitter?- lo apostrofò. - Nulla.. sei perfetto. - ammise, arrossendo e ringraziando il fatto che a lui poteva sembrare febbre.
Neal si poggiò contro il banco della cucina, interrogativo.
- Sei perfetto. Giacca e cravatta, come sempre. Io... no. Un pò di febbre e finisco per assomigliare ad uno zombie. - borbottò contro la tazza. - Chi tace accosente. Grazie. -
Il ragazzo fece un sorriso sfrontato, ma dolce.
- Simpatico. - lo guardò - Vorrei vedere te, in versione zombie. - disse ancora, una volta messo via la tazza nel lavabo ed essersi allontanata.
Forse un pò in fretta, tanto che ebbe un capogiro. Trovando appiglio al braccio di Neal.
- Forse, meglio che ti stendi. -
- Sono stata a letto tutto il giorno. -
- Almeno siediti sul divano, benedetta ragazza!-
- Sì, capo!-
Si allontanò, raccattando il plaid sul corrimano delle scale, ed avvolgendoselo intorno alle spalle. Sedendosi sul divano e raggomitolandosi contro lo schienale.
Satchmo le si mise accanto, mentre Neal la guardava.
- Non hai qualche truffatore da smascherare?-
- No. -
- Qualcun altro da infastire?-
- No. - le sedette accanto. - Ti do , realmente fastidio?-
- No. Idiota. -
- Mh, bene. La febbre è sicuramente scesa. -
Lei fece una smorfia, prima di sorridere.
- Perché sei qui?-
- Me l'hanno chi...-
- No. Sei qui, nonostante io ti ho trattato male. -
- Era silenzio radio per due settimane. -
- Perché, allora sei qui? Dovresti rinfacciarmelo o meno. -
- Non sono quel tipo. A meno che non mi convenga. - ammise. - Ora... sei disposta a togliermi una curiosità?-
- Dipende. -
Lui fece segno di resa con le mani. - Sul tatuaggio e nient'altro. -
Emma deglutì, passandosi una mano tra i capelli. - Un periodo... che vorrei dimenticare. -
- Oh. D'accordo. -
Ma fu lei a continuare, stupendolo. - È una fenice. La ... feci quando avevo appena diciasette anni. Quell'anno conobbi Eyal, un agente del Mossad. Mi spronò a risalire da una situazione. - ammise. - Eyal morì appena rientrato in patria, in Israele. Saltò su una mina antiuomo a Tel Aviv. Non so ancora come sia riuscita a riprendermi. Quell'anno con lui, fu il migliore. Mi sentivo protetta. Ed il tatuaggio ora è come un monito. Ogni volta che ricado, so che posso risalire. -
- La fenice muore, e rinasce dalle ceneri. -
- Fidati Neal, sono morta e risorta dalle mie ceneri... tante volte. -
Quando morì Kate, anche lui era morto. Credendo di risollevarsi quando aveva incontrato Sara. Anche se si sbagliava.
Ed ora osservando quella ragazzina, si sentiva rinascere. Emma era ancora un mistero, per lui, e ciò lo affascinava maggiormente.
- Comunque non è l'unico tatuaggio. - continuò interrompendo i suoi pensieri, ma quando lui la guardò interrogativa, si mise a ridere.
- Strano che non te ne sia accorto. Uno vicino all' orecchio, appena nascosto dai capelli. - glielo mostrò.
Una semplice stella a cinque punte.
- E l'ultimo... dovresti vedermi in bikini. - sorrise.
- Allora non vedo l'ora. - la provocò.


Quando Elizabeth tornò a casa, Neal era ancora lì. Seduto sul divano accanto ad Emma che dormiva.
- La febbre si è abbassata.-
- E tra ... voi due?-
Neal la guardò interrogativo. - Devi chiederlo a lei, El.-
La donna, fece un mezzo sorriso, mentre si chinava sulla nipote e la baciava sulla tempia.
- Ti fermi a cena?-
- Non posso. June stamattina mi ha fatto promettere di essere da lei. -
Si alzò, infilandosi la giacca.
- Puoi darle tu.. - indicò Emma - La busta di carta da parte mia? -


Una volta nel suo appartamento, mentre leggeva, il cellulare gli vibrò accanto.
Era un sms di Emma.
Grazie per essere stato con me, oggi. E grazie ancora per il libro e la cioccolata.
Ps : Mi sei mancato in queste due settimane.







Tatuaggio di Emma.

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Capitolo 13
*** Cap 13 ***



Cap 13








Anche se ora avevano stipulato quella specie di tregua, dopo il suo 'prendersi cura di lei', Neal continuava a notare il distacco.
Emma a parte la storia del tatuaggio, non si era aperta più di tanto.
E così alla fine, tra una cosa e l'altra... i battibecchi, lo stuzzicarsi, erano notevolmente diminuiti. Di nuovo.
E quel bacio... anzi quei baci rubati nella stanza, non facevano che essergli fissi nella mente.
La sensazione che aveva provato.
La mancanza di fiato.
La voglia di stringerla ancora a sé.

Persino con la febbre, lei gli era stata ancor più lontana.
Quella mattina era seduto accanto ad Elizabeth, facendo colazione, quando lei prese posto al tavolo.
- Caffrey.-
- Emma. -
- Probabilmente, non avrò nemmeno una risposta decente... ma perché sei qui a mangiare la mia colazione?-
Neal continuò ad osservarla, da dietro la tazza di porcellana. Moriva dalla voglia di zittirla. Baciarla.
Ma lei aveva messo quella distanza tra loro, ed era già tanto di guadagnato se riusciva a parlarle ancora.
Emma finse una tranquillità naturale, anche sentendosi osservata da lui.
Non aveva problemi ad ammetterlo, certo non ad alta voce, che Neal Caffrey la ammaliava anche con il solo sguardo. Se poi univa il suo sorriso disarmante, si era pressoché fritti.
Aveva messo nuovamente il distacco tra loro, volutamente. Sapeva che una volta abbassata la guardia, lei stessa si sarebbe fiondata nuovamente sulle sue labbra.
Quel bacio, l'aveva destabilizzata. E tanto più il modo in cui lei stessa gli aveva risposto.
Ora - anche facendosi del male - ogni volta che pensava a quel momento, chiudeva gli occhi e pensava intensamente a quella foto. Unica testimone di quel passato da cui fuggiva, e che sperava mai la raggiungesse di nuovo.
Con Neal, a volte le sembrava di ricadere nell'antico fascino che l'aveva gettata in quel maledetto periodo.
E lei non voleva.
Preferiva mille volte farsi del male ricordando, che provare qualcosa di nuovo e bello. Non voleva soffrire. .. Non più.
- Emma. -
Sussultò, senza pensarci, prima di guardarlo.
- Cosa? -
Si guardò intorno. Erano rimasti solo loro due.
Respirò con calma, con il rischio di perderi nello sguardo ceruleo di lui. Non doveva.
- Io... beh... credo... sia meglio che vada. -
- Emma. -
La fermò ancora.
- Caffrey, consumerai il mio nome così. -
- Sai che dobbiamo parlare... -
- No. -
Si allontanò maggiormente.
- Non dire niente, Caffrey. Farlo, altrimenti, gli darebbe fin troppa importanza. È stata una mia debolezza. -
Se sentire ciò gli diede fastidio, Neal non lo diede a vedere. Così quando si alzò, per seguire Peter, le passò tranquillamente accanto. - Prima o poi, Emma, arriverà il momento di parlarne. Ammettilo a te stessa, perché non puoi fingere. Non puoi girarti dall' altra parte e far finta che non sia successo niente. -


Nonostante tutta la buona volontà, Emma stentava a muover il passo successivo.
Doveva entrare nell'edificio, per andare da suo zio. Certo era una cosa da nulla, visto che doveva chiedergli un piccolo favore.
Poteva esser una cosa facile, se non fosse per il fatto che avrebbe rivisto lui.
Perché, Neal le piaceva sul serio.
D'altronde come non rimanere affascinate dal suo.. modo di fare? Gli occhi azzurri. Il sorriso seducente che .. la faceva sentire come burro.
E quel bacio. Anzi, quei baci.
C'era una parte di lei, che voleva di nuovo che lui la baciasse. Magari che la prendesse alla sprovvista.
Pensava a ciò, quando urtò una persona.
- Emma. -
- Diana. -
- Devo vedere zio Peter, un attimo. - le sorrise.
Per lo meno ci provò, sperando che l'agente non facesse domande. Fingendo di non sentirsi osservata si diresse verso l'ufficio dello zio.
Notando solo di sfuggita che la scrivania di Neal fosse vuota.
- Zio Pete.-
Si ammutolì all'istante, visto che Neal era lì. Si schiarì la gola, e non si curò d'altro che dello zio.
- Zio , senti... io.. puoi prestarmi la carta di credito? Per favore. -
- D'accordo. -
L'uomo con naturalezza la prese dal portafoglio e gliela pose in mano. - Lascia qualcosa, mi raccomando. - le sorrise.
- Tranquillo. -
Sapeva, e lo sentiva, che Neal la stava osservando. Doveva solo uscire da quella stanza in fretta, e fiondarsi nella prima libreria aperta. O cioccolatteria.
Sorrise a suo zio, ringranziandolo con un bacio e quando si voltò, si scontrò con lo sguardo penetrante del ragazzo.
- Hai finito di passarmi ai raggi x?-
- No, perché? È così divertente. - le si avvicinò, con le mani in tasca. - Cercavo di immaginare, se la biancheria che indossi è la stessa che ho visto sul tuo letto. - disse con ovvietà. - O quel tuo tatuaggio in zona bikini. - le sorrise sfrontato.
Peter sollevò il capo, guardandoli.
- Caffrey, ti hanno mai detto quanto tu sia sfacciato?- gli domandò lei.
Neal continuò a sorriderle, anche mentre andava via, e la guardava camminare svelta.
- Cosa stai combinando?-
La voce di Peter lo distolse per un attimo.
- Nulla. -
Ma un attimo dopo, il sorriso sul suo viso lasciò spazio all'irritazione.
- Peter... se è qualcosa, io ed Emma stiamo insieme. -
Peter lo guardò, prima di notare chi l'aveva irritato così tanto.




Emma era appena rientrata in casa, poggiando la busta sopra il tavolo ed avviandosi verso la cucina.
- Zia, sono tornata. -
Ma non trovò sua zia, sola. Anche Peter e Neal.
- Come mai,qui? -
- Nulla, solo un pranzetto veloce con la zia. - le sorrise l'uomo.
Poi guardò Neal, e successivamente la nipote. Di nuovo.
- Oookay. -
Emma trascinò volutamente la parola, tanto per sottolineare la stranezza che aveva notato nello zio, muovendo un passo verso le scale.
- Ah Emma, a quanto pare sei fidanzata con Neal.- disse Peter alla ragazza.
Lei si fermò. Si voltò lentamente e guardò i due uomini. - Come, prego?-
Neal lo guardò tra l'incredulo e lo scioccato. - Tu, non sai dare una notizia in modo delicato. Lo sai, vero?-
- Sei tu che devi vedertela con la tua finta-fidanzata, per far credere alla tua ex-fidanzata che hai voltato pagina. -
Peter si allontanò, mentre Neal rimase fermo ad attendere che Emma esplodesse.
- Neal?-
Il ragazzo deglutì, poi fece un sorriso tirato. Uscito male. - Ecco.. vedi... -

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Capitolo 14
*** Cap 14 ***










[...]
- Ah Emma, a quanto pare sei fidanzata con Neal.- disse Peter alla ragazza.
Lei si fermò. Si voltò lentamente e guardò i due uomini. - Come, prego?-
Neal lo guardò tra l'incredulo e lo scioccato. - Tu, non sai dare una notizia in modo delicato. Lo sai, vero?-
- Sei tu che devi vedertela con la tua finta-fidanzata, per far credere alla tua ex-fidanzata che hai voltato pagina. -
Peter si allontanò, mentre Neal rimase fermo ad attendere che Emma esplodesse.
- Neal?-
Il ragazzo deglutì, poi fece un sorriso tirato. Uscito male. - Ecco.. vedi... -

dal cap 13














I ricordi ci uccidono. Senza memoria, saremmo immortali - G.Bufalino












Cap 14







Neal deglutì, nuovamente.
- Vo.. vorrei il tuo aiuto. Sì. -
- No. Tu vuoi che io mi finga la tua fidanzata. -
- Sempre un aiuto... - la guardò, sorridendo nervoso. - Una cosa improvvisa, lo so bene.-
Emma finse un sorrisetto, prima di tornare seria. Una maschera fredda. - No. Non ci penso. Non se ne parla. -
- Ti prego. -
- No. -
- Ma... ma ... credevo fossimo amici, ormai. -
Lei gli rifilò uno sguardo cinico. - Oh, siamo amici. E per qual motivo un amico mi passa ai raggi x per vedere che biancheria indosso? - gli puntellò il petto con un dito. -
- Non te la sarai presa, per così poco!-
Sul serio. Emma se l'era presa per così poco?
Battibecchi a non finire. Lui la stuzzicava anche allusivamente. E lei gli rispondeva per le rime.
Prima di quel maledetto bacio, tutto era perfetto.
Ecco, appunto.
Prima di quel bacio!

Neal emise un sospiro frustrato. - Ti prego, Emma. Lei ... non ... è... - chiuse gli occhi e si allontanò di poco.
Cosa poteva dirle, intanto?
Emma lo guardava , incredula.
Per quel poco che conosceva Neal, rare volte l'aveva visto in quel modo. Irritato, e frustrato al coltempo.
- Chi è lei?- si trovò a domandargli.
Il ragazzo la guardò, ma restò in silenzio per un pò. - Sarah Ellis. - disse infine.
L'espressione interrogativa di Emma si trasformò in stupore. - Non ci credo! Tu hai avuto una relazione con la detective della Sterling Bosch, che per giunta ha anche testimoniato contro di te al processo?!-
Neal annuì. - Dimenticavo che memorizzi facilmente ciò che leggi. -
- Perché io?-
- Cosa?-
- Perché vuoi che sia io. - lo guardò.
- Mi sono lasciato sfuggire... che stiamo insieme. Davanti a lei. - ammise prima di guardarla, ed indietreggiare successivamente. - Scusa non ci ho pensato. È stato così veloce. Lei. Tu. -


Da quando parlare con una ragazza ti rende nervoso, Neal?


Quella vocina nella sua testa lo stuzzicò, prendendolo in giro.


Lei ti piace.


Lei ha messo un muro tra noi.


E allora? Sai scavalcare un muro, Neal.


È la nipote di Peter.


Ciò non ti è passato di mente mentre la baciavi. Ammettilo.


- Quindi sei partito già con la convinzione, che io ti avrei aiutato. Vero?-
- Esatto.-
Emma lo guardò seria. - Neal, perché? Un motivo valido. - si poggiò contro il muro.
Di fronte a lui.
- Questo è un giochetto che finirà male.- continuò lei.
Lui la guardò.
Non ci avevo pensato.
- Scusa. Ho perso l'abitudine a pensare lucidamente quando sei nelle mie vicinanze. - ammise. - Ti sto chiedendo un enorme favore, lo so. E so anche... che se sto nel raggio d'azione di Sarah, ci finisco a letto. Non voglio. -
- Non puoi dirle di no?-
- Non ci riesco. Ne sono attratto, per quanto io la ... detesti. -
- Cos'è successo tra voi, che ti ha indotto a lasciarla? O forse è stata lei a lasciarti?-
- Devo ancora capirlo, sinceramente. Sai? Lei.. voleva cambiare il mio modo d'essere. -
- In che senso?-
- Faceva pesare il mio passato. -
Emma lo guardò, attentamente. - Non sai dirle proprio di no, nonostante tutto? -
- No. - ammise. - Io l'amavo. Dopo Kate, non avrei mai creduto di poter amare qualcuno. Kate... - deglutì. - Kate era la donna che volevo sposare, ma è morta prima che potessi chiederglielo. Davanti ai miei occhi. -
Gli occhi celesti, erano cupi e tristi. Emma lo notò prima che lui abbassasse lo sguardo, nascondendoglielo.
Pensare a Kate gli faceva ancora male.
- Quando ho ri-incontrato Sarah per un caso, mi ci sono buttato a capofitto. Per dimenticare il dolore che provavo. - ammise ancora - E per un po' ci sono riuscito. Fino a che lei non ha ... sottolineato com'ero in passato. - si schiarì la gola, stupito dal fatto che si era aperto così con Emma.
- Alla fine sei cambiato.-
- L'ho fatto per Peter ed Elizabeth. Sono ciò che ho più vicino ad una famiglia, oltre Mozie e June. - la guardò tranquillo. - Persino Jones e Diana, li vedo come parte della mia famiglia. -
- Sarah?-
- No. Lei è quella parte del passato che voglio dimenticare. -
Emma fece un sorrisetto ironico. - A quanto pare, entrambi vogliamo dimenticare un passato che ci ha fatto male. No?- lo guardò.
Neal rimase in silenzio per un bel po', prima di guardarla serio.
- Quindi ti chiedo scusa di nuovo. -
Lei sorrise, ma dolcemente questa volta. - Non importa. - si staccò dal muro e gli si avvicinò. - Ti aiuterò ad una condizione. Nessun doppio fine. Tra me e te non ... deve esserci nulla a parte questa finzione. E solo davanti a lei. -
- Emma, non riesco a dimenticare Kate, ancora. E sono passati due anni dalla sua morte. - deglutì. - Quindi posso capirti. -
- Bene. -
- Vero, tu mi piaci. Te l'ho detto quel pomeriggio. No, non dire nulla. - la zittì. - Voglio finir di parlare. Mi piaci. Per la tua intelligenza, per come rispondi ad ogni mio battibecco. Con te, mi sento bene. - disse tranquillo.
Lei fece forza alla sua volontà, per non allontanarsi da lui. Ma era debole, nonostante tutto, e si allontanò.
Rialzando quel muro.
E Neal lo notò.
Quindi abbassò il capo sconfitto.
- Ti aiuterò. Solo e quando sarà necessario. Solo se lei si presenta, quando siamo 'insieme' nella stessa stanza. - si allontanò. Veloce verso la porta. - Zia, esco. -
Uno sguardo verso Neal e chiuse la porta.



Peter rientrò nel soggiorno. - Neal.. dobbiamo andare.-
Il ragazzo annuì, senza tono.
- Stai bene?-
- Sì. - si schiarì la gola.
Sentendo un peso sullo stomaco.
Il ricordo di Kate ancora nei suoi pensieri. Ed Emma che si allontanava ancora di più per sfuggire al suo di passato.
La situazione che si era creata, lo stava facendo impazzire.
- Ti.. aiuterà?-
Neal si mise il cappello in testa, precedendolo fuori dalla porta. - Ciao Eli. - si rivolse a Peter. - Lo spero. Perché con Sarah di nuovo nei paraggi, non so come comportarmi. -
Si allontanò maggiormente da Peter, che lo guardava preoccupato.
Come un padre guardava un figlio.
- Andrà bene. -
- Fino a quando? - lo guardò, prima di salire in macchina e restar in silenzio per tutto il tragitto.
Peter lo affiancò, mentre chiamava la nipote al cellulare.
- Dove sei?-
- Tranquillo, zio. Sto bene. -

Chiuse la chiamata.
Peter guardò Neal.
- Posso farti una domanda? Anche se credo, tu non possa rispondermi. - disse ad un tratto il ragazzo.
- Dipende dalla domanda. -
- Cos'è successo, in passato, che vuole dimenticare?-
Peter fermò la macchina, dato che erano arrivati al bureau. Lo guardò ed emise un sospiro. - Non vuole dimenticarlo solo lei. - ammise. - Anche io ed Elizabeth. -
Neal, notò che stringeva il manubrio così forte da far diventare le nocche bianche.
L'agente lo guardò. - Lei continua a dire che tu le ricordi il passato. In parte. -
- Cioè?-
- Ma... fidati, Neal. Il tuo passato, tu... siete niente in confronto. - deglutì con voce rotta. Passando una mano sul viso stanco.
Ricordare faceva male.
- Scusa, non dovevo far domande. -
- Sei curioso. È normale. Tranquillo. - lo guardò. - Emma.. -
- Non dire nulla, Peter. Ti fa male parlarne, e lo vedo. Solo mi dispiace io di esserne la causa. - lo fermò, prima di scendere dalla macchina. - Và da Emma. Io me la cavo, solo qui. -
Peter annuì, borbottando un grazie, partendo solo dopo che Neal era entrato nell'edificio.

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***




«Fa’ di corsa questa discesa con me. » suggerì Laurie «E tutto andrà bene.»
Non si scorgeva nessuno, la strada piana si stendeva invitante davanti a lei; trovando la tentazione irresistibile, Jo si slanciò in avanti , perdendo subito cappello, pettinino e seminando forcine durante la corsa. Laurie giunse primo alla meta e fu molto soddisfatto per il successo della sua proposta : la sua Atalanta infatti, arrivava ansante, i capelli sparsi, gli occhi brillanti, le guance accese, senza recare tracce di malcontento sul viso.

Piccole Donne.
cpt 14 : Segreti.









Cap 15






Quando chiuse la porta di casa, rimase per qualche minuto ad osservarla.
Fosse stato così facile chiudere la 'porta del passato'.
Chiuderlo in una stanza e gettare la chiave per sempre.
Iniziò ad incamminarsi a passo spedito, nonostante sentisse il dolore alle gambe per lo sforzo. Sapeva che sarebbe passato.
Continuò ancora. Passando davanti agli edifici senza guardarli.
Urtando persone, senza pensare a nulla.
Borbottava un 'scusate' e continuava.
La sua meta era quel campo da tennis in disuso a qualche km di distanza dal parco.
Quando giunse lì emise un sospiro di sollievo.
Era pressocché vuoto, a parte qualche vecchietto seduto sulle panchine al sole. Immersi nella conversazione con chi gli era accanto.
Si guardò intorno, cercando chi conoscesse. Nessuno.
Si tolse la giacchetta di cuoio, posandola quasi senza cura vicino ad una transenna. Si legò i capelli in una treccia, prima infilare le cuffie nelle orecchie.
Nel suo cellulare aveva una sfilza di canzoni adatti ad ogni suo 'umore' . Scelse quella che preferiva da un paio d'anni a quella parte e mise play.
Oltrepassò la transenna, appena inziò la musica.
Fece un respiro profondo, ed al suono della prima parola, partì.
Non le importava nulla di ciò che le era intorno. Non le importava il dolore alle gambe, che si sforzavano.
Il campo era lungo circa 165 mt e largo almeno 60 ed era perfetto per scaricare ogni pensiero nella corsa.
La canzone andava avanti, a tratti con un crescendo di voci, e ciò non faceva altro che darle più spinta.


Ich denk so oft
Penso così spesso
zurück an das was war
indietro a ciò che era


Continuò a correre, senza dar conto di esser passata come un razzo davanti ai vecchietti per la terza volta.
Senza notare che non erano più solo loro a guardarla.
Correva ancora, forte.
Anche con gli occhi annebbiati dalle lacrime. Stringendo la mascella, senza emettere il grido liberatorio di cui aveva bisogno.
Il viso di Neal contrito che parlava del suo passato, le si fece vivo improvviso.


Es tut noch weh
Fa ancora male
wieder neuen Platz zu schaffen
ricreare un nuovo posto
mit gutem Gefühl
Con un buon sentimento
etwas neues zu zulassen
Ammettere qualcosa di nuovo.


Chiuse gli occhi, cancellando la visione. Richiamando ciò che le faceva più male.
Masochista.
Sapeva di esserlo.
Ma doveva.
Per quanto le piacesse la compagnia di Neal, aveva quella paura folle di buttarsi.
Aggrappandosi, così, al passato che sembrava dilaniarla.
Passò nuovamente davanti ai vecchietti. Sempre più veloce, perché le sue gambe si erano arrese al suo volere.
Per quanto avrebbe corso?


Es tut noch weh
È il mio desiderio
wieder neuen Platz zu schaffen
permettermi di sognare di nuovo
mit gutem Gefühl
senza rimorso in avanti
etwas neues zu zulassen
guardare al futuro.


Le lacrime, le sentiva. Erano liberatorie. Ma non tanto quanto l'urlo che agogniava.
Ma sapeva trattenersi. Solo che non capiva per quanto.
Solo quando passò per la settima volta davanti ai vecchietti, che rallentò.
Avendo notato suo zio Peter vicino alla transenna.
Lui sapeva sempre come trovarla.
Lui c'era sempre stato, fin da quando era nata.
Fin da quando tutta quella storia era iniziata.
E forse fu quella consapevolezza che le gettò addosso un peso troppo grande da sopportare. Ancora correndo, ma rallentando, si accostò all'uomo.
Lui la guardò, ed aprì soltanto le braccia.
Un gesto che valeva più di mille parole, per lei, in quel momento.
Ci si tuffò di slancio, gettando lacrime a dirotto. Rincuorata dall'abbraccio stretto e paterno che suo zio le donava.
- Mi trovi sempre.-
- Sempre. - le baciò la nuca.
Rimasero così, anche mentre il sole inziava a tramontare ed i vecchietti si allontanavano lenti sui loro appoggi.
- Andiamo, Atalanta. -
Emma si scostò dall'abbraccio e guardò lo zio sorridendo.
Quel nomignolo era stato lui stesso a darglielo, quando era piccola, quando aveva appena dieci anni ed aveva vinto una gara di corsa per le scuole elementari.
Sia asciugò le lacrime, respirando profondamente, mentre stoppava la musica.
- Neal?-
- Al bureau. - la guardò.
- Secondo te, quanto tempo passerà... ancora? -
- Il passato ti rende forte, Emma. E presto dimenticherai il dolore che ha procurato. Ricordando solo i momenti più belli.-
- Zio, cosa in quello che ho passato è bello? Non c'è niente di bello. -
L'uomo la guardò serio, prima di avvolgerla nuovamente in un abbraccio. - Il fatto che tu sei ancora qui con noi, Emma. -



Neal sollevò lo sguardo, quando sentì il rumore dell'ascensore. Vedendo, poi, entrare Peter che teneva Emma per mano.
C'era un che di tenero e dolce in quella visione, che non volle far nulla per rovinarla.
- Finisco di controllare un rapporto, ed andiamo a casa. -
La ragazza annuì. L'uomo la baciò sulla guancia e si allontanò nel suo ufficio.
Sotto lo sguardo di Neal, Emma si sentì esposta.
- Scusa. - le disse una volta che le fu accanto.
Era la seconda volta che lui glielo domandava.
- Perché?-
- Ho riaperto delle ferite, che a quanto pare, devono ancora rimarginarsi. - disse con tono dispiaciuto.
- Neal. -
- No. Mi dispiace sul serio. - la guardò attentamente. - Non dovevo chiederti un favore così stupido. -
- Neal. Tu non sai nulla del mio passato, quindi non... -
Respirò a fondo, sentendo così il suo profumo. Tra forte e dolce allo stesso tempo.
- In parte è colpa mia. Continuo a dirti che voglio dimenticare, ma non faccio nulla per dimenticare sul serio. - ammise.
- Così ti aggrappi ai ricordi, per paura del presente. - le disse con l'espressione interrogativa.
- Neal.. - le tremò la voce e deglutì. Le lacrime fecero di nuovo capolino dai suoi occhi.
Troppo in fretta per essere fermate, che Neal non seppe far altro che attirarla nell'abbraccio più forte che avesse mai dato.
Emma era piccola, chiusa in quell'abbraccio. Ma non si allontanò.
Le spalle sussultavano, mentre lui la stringeva maggiormente. Si chinò verso il suo orecchio, soffiando un 'Mi dispiace'.
Diana e Jones avevano visto tutto, e solo lo sguardo di Peter li aveva fermati dall'avvicinarsi.
Avevano capito che quel qualcosa, era solo tra Neal ed Emma.
- Mi dispiace, piccola. -
Ancora stretta contro il suo corpo.
Era la prima volta che piangeva davanti a Neal, ed in quel modo. Ma sentì parte del peso, che portava da tanto, scivolare via.
- Grazie. -
Si staccò, lentamente. Riprendendo coscienza del luogo dove si trovavano. Di chi li circondava.
Neal la guardò, attento, prima di chinarsi nuovamente verso di lei.
- Possiamo affrontare il passato insieme. Il mio, il tuo. - le sussurrò all'orecchio. Azzardandosi.
Emma lo guardò stupita.
- Non posso. -
Ma non si allontanò.
- Non posso addossarti il mio peso. -
Lui negò con il capo. - Non così. - sussurrò. - Se lo ... portiamo in due, è più facile. - la guardò.
- Sono una fenice, ricordi? Posso portare un peso maggiore del mio. -
- Ma a volte tra le ceneri non rimane nemmeno una scintilla. Ed è impossibile anche per una fenice, rinascere. -
Emma rimase in silenzio. Assorbendo le parole.
- Emma. Permettimi di lasciar accesa la scintilla. -
La ragazza lo guardò. Era serio. Non la stava prendendo in giro come suo solito.
- Non ora. -
- Quando sarai pronta. - le sorrise.










Qui la canzone che sta ascoltando Emma.

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Capitolo 16
*** Cap 16 ***











Cap 16








I coniugi Burke, se la stavano ridendo sotto i baffi da almeno un quarto d'ora.
Guardando Neal che cercava di nascondere lo stupore, che man mano 'scopriva' qualcosa di Emma.
- Neal!-
- Cosa?! - saltò quasi.
- La vuoi smettere di stupirti?-
- E come faccio? Sei una cassaforte appena aperta! -
Emma lo guardò stranita. - A cosa ti riferisci? Ci sono cose che tu, come mio fidanzato dovresti sapere. Non puoi fermarti al fatto che amo l'arte, la musica classica e... -
- Devi aggiungere Krav Maga, Muay Thai, Karate ... e cos'altro? -
- Suono il violino. -
- Ah, ecco. -
- Ma ho imparato solo per far un regalo a zia Elizabeth, e non l'ho dimenticato. -
Neal continuò a guardarla. - Parli francese. -
- Anche il giapponese. -
- Beh, anche io. -
- Lo so. Ricordo tutto ciò che leggo. - disse con un sorrisetto.
- Soffri il solletico?-
Peter ed Elizabeth si guardarono sorridendo, prima che l'uomo aprisse la porta visto che avevano suonato il campanello.
Emma rimase in silenzio. Allontanandosi da Neal. - Non provarci. Mai. Neal. Giuro, se ci provi, sei un uomo... morto. -
Soffriva il solletico, specialmente sui fianchi. Ma non voleva che Neal lo sapesse.
Era più... una cosa infantile.
- Okay, lo scoprirò da solo. - disse sornione.
Lei fece un mezzo broncio, prima che lo zio la chiamasse.
- Emma, credo sia per te. -
Si portò accanto allo zio, salutando con un sorriso il fattorino. Firmando il cartellino, e prendendo una busta di carta.
Quando chiuse, notò lo sguardo dello zio. Inoltre era a braccia conserte.
- Allora?-
- Niente. - continuò con un sorriso.
- Emma?-
- Niente. -
- Emma?-
La zia la guardò, mettendo le mani sui fianchi. Lei sfuggì ai loro sguardi.
- Non è niente. Solo... una cosuccia. Si, è una cosa da niente. -
- Emma, hai detto niente quattro volte negli ultimi secondi. -
- Non è ...-
- Non dire niente, Emma Jo Mitchell!- la donna le puntò il dito contro. Non la stavano rimproverando, ma sapevano che quando Emma diceva 'niente' c'era sempre qualcosa sotto.
- Okay, okay. - borbottò. - Se tanto sei curiosa, apri tu la busta. - gliela porse.
Poi si allontanò a debita distanza, vicino a Neal. Che curioso la guardava. - Scoprirò altro?-
- Sono delle chiavi. - disse suo zio.
- Già. -
- Chiavi di cosa?-
Il silenzio di Emma, accese la lampadina. Ed Elizabeth la guardò dritta negli occhi.
- Non sono le chiavi della tua moto. Vero?-
Ancora silenzio.
- Allora?-
- Me la sono fatta spedire da Elijah. Inoltre non potevo lasciarla a prender polvere. -
- Tu non sali in moto. -
- Non è una moto. È una Kawasaki Ninja 250R. - borbottò. - Ed è mia. Quind..-
- Nessun quindi, è mia, o roba del genere. - continuò la zia. - L'ultima volta che ci sei salita, ti abbiamo quasi raccolta con il cucchiaino!-
Elizabeth era arrabbiata sul serio.
- Scusa. Non ci ho pensato. -
- Ci credo! Sei una ragazzina, è ovvio che non pensi!-
Peter fece segno a Neal di allontanarsi. Era una faccenda tra zia e nipote.
- Zia... -
- No. Emma.-
Emma si alzò e le andò vicino. - Zia, lo sai ... che sono sempre attenta quando guido la moto. - la guardò. - E quel giorno pioveva. -
- Non è una giustificazione. -
- Ero anche parecchio incacchiata.-
- Non è una giustificazione. -
- E non avevo nemmeno diciotto anni. -
Elizabeth la guardò. - Niente pioggia, niente quando sei nervosa. -
La ragazza annuì. - Grazie zia. -
- Al minimo incidente e finisci in ospedale, te la sequestro. E bada, che tuo zio può benissimo confiscartela per legge!-
- Sìcapo! Scusa zia. Sì, ho capito. -
- Bene. Ora, a preparare la cena!-

A cena, Neal e Peter facevano vagare lo sguardo tra le due donne. A turno.
Entrambe mangiavano in silenzio. Quando una guardava, l'altra sfuggiva. E viceversa.
Peter scosse il capo, mentre beveva un sorso di birra. Mentre Neal cercava di capire.
Possibile che il tutto , fosse solo per la faccenda della moto?
- Zia.. -
Silenzio.
- Ho intenzione di ritirare la moto. Stasera. -
Silenzio.
- Posso?-
Silenzio.
Emma alzò gli occhi verso il cielo, chiamando alla mente ciò che potesse sciogliere sua zia. A parte il violino, che per il momento era chiuso in cassaforte all'aereoporto, non sapeva come fare.
Lei doveva prendere la sua moto.
Doveva almeno farci un giro. Anche solo per scaricare la tensione.
La corsa non le era bastata.
- Zia Eli.-
Ancora silenzio.
Vero che sua zia le aveva dato il permesso, ma non aveva detto quando.
- Ti prego. Ne ho bisogno. -
Elizabeth la guardò. Seria. - Oh, quindi tu stasera vuoi farti un giro in moto. Per le strade di New York. -
- New York è fatta per esser vissuta di notte!- azzardò Emma, mentre cercava lo sguardo di suo zio.
- Non chiedere aiuto a tuo zio. Stai parlando con me, Emma. -
Emma fece uno sbuffo. Contrito.
- Ho capito. -
- Non parlarmi in quel modo, Jo!-
Emma sorrise suo malgrado. Se sua zia la chiama Jo, voleva dire che si stava addolcendo.
Doveva solo stuzzicarla ancora un pò.
- Dai, non vorrai negare un pò di pace alla tua Jo? Potrei raggiungerla con un giro in moto.-
- No. Jo può trovare la sua pace, leggendo un libro. -
- Zia a furia di stare con i libri ci finirò dentro! - sbottò, prima di alzarsi.
Elizabeth finse di non badare minimante al suo gesto. Continuando a mangiare.
La ragazza emise un verso frustrato. Sua zia era cara e buona, ma quando si impuntava non c'era verso di spuntarla con lei.
Vero che la faccenda della moto aveva riacceso un vecchio ricordo. Però, Emma, pensava che sua zia si fidasse di lei.
Maggiormente ora che era più matura. Certo non era tanto stupida da mettersi alla guida, nelle stesse condizioni di quella volta!
- Domani mattina puoi ritirarla. -
- Grazie, ora sì che sono contenta!- borbottò.
Lo sguardo di Elizabeth parve raggerarla.
- Se hai finito di mangiare, puoi anche chiuderti in camera. -
Emma abbassò il capo. Sconfitta. Ma sorrise.
La donna, la guardò. Celando anche lei un sorriso, dietro al bicchiere di vino.
- Sai, zia. Non mi rimproveravi così da quel giorno dell'incidente. -
Peter notò il sorriso triste della moglie, mentre Neal cercava di capire.
- Beh, la ritiro domani. Ma se stanotte me la rubano, avrai la mia Kawaski Ninja sulla coscienza. -
- Povera me!-
Mentre Neal osservava Emma.
Quanto altro ancora avrebbe scoperto di lei?

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Capitolo 17
*** Cap 17 ***








Cap 17












Elizabeth era in apprensione, quella mattina. Guardando le scale ogni minuto.
Erano i patti, e lei doveva rispettarli. Era preoccupata.
Non ci teneva, sul serio, a dover raccogliere sua nipote dall'asfalto.
Aveva passato una notte insonne, rigirandosi nel letto. Con la visione macabra di quel giorno.
Erano passati tre anni da allora, ma non per questo si sentiva meno preoccupata.
Peter la guardò.
- Puoi sempre dirle di no. Ti ascolta. -
- No. Sono i patti. Per quanto io ... sia preoccupata, e mi stiano per venire i capelli bianchi! -
- Tesoro, anche io sono preoccupato. Ma devi fidarti di Emma. - le coprì la mano con la sua.
La donna annuì, prima di sospirare. Emma stava scendendo le scale.
- 'Giorno. - poi guardò sua zia. - Sei preoccupata. Te lo vedo negli occhi. -
Mentre era ferma vicino alle scale, si fermarono ad osservarla.
Aveva scelto , come poteva, il suo look preferito. Maglietta nera a maniche lunghe, con una stampa di Eric Draven, un teschio e dei corvi, nel mezzo.
Pantaloni scuri, sdruciti appena sulle ginocchia, tenuti da una cintura ornata da borchie, che finivano in un paio di anfibi da soldato.
Aveva legato i capelli in una treccia, in modo che i capelli non le recassero fastidio. Più i vari piercing alle orecchie, che non toglieva mai.
- Sei mia nipote, ovvio che sono preoccupata. Non riesco a dimenticare quel giorno di tre anni fa. -
Emma annuì, prima di andarle accanto. - Zia, tre anni fa è stato un errore. Pioveva, ero incazzata, e avevo... - non finì la frase. - Oggi no. Sono lucida, e tranquilla. -
- D'accordo. -
La ragazza fece un sorriso, prima di baciarle la guancia. - Sai che non farei più nulla che ti faccia soffrire. -
- Bene. -
- E poi è una mattina tranquilla. - prese posto a sedere - Non c'è Caffrey a scroccare la colazione, quindi sono più rilassata. -
Peter sorrise, poco prima che Satchmo abbaiasse verso la porta.
- Non esserne sicura, tesoro. - soffiò prima di far entrare l'ospite.
Un elegante e sorridente Neal Caffrey.
Emma sibilò un - Parli del diavolo, e spuntano le corna.- prima di rifilargli un sorriso secco. - Caffrey, mancavi solo tu!-
- Buongiorno anche a te, Emma. -
- Mh. Hai un appartamento, perché diamine vieni ogni mattina qui? -
- Per farti un piacere, ovviamente. -
Lei lo guardò scettica, sollevando un sopracciglio.
- Certo. - tirò un morso ad un biscotto, prima di ingoiare.
Si alzò, sapendo di esser osservata da lui. Da capo a piedi.
Avvicinandosi alla porta, dove indossò la giacca di pelle spessa.
- Non penserai, vero, che davanti alla tua ex fidanzata mi vestirò tutta gonne e fiori?!- gli sorrise sarcastica. - Odio i fiori. Detesto le gonne. -
- Però in abito lungo stai bene. - emise sua zia.
- L'abito lungo, lo metto solo per piacerti. Zia. - calcò la parola. - Certo, non lo metto per impressionare una chissà chi. - guardò Neal - E tanto meno, te.-
- Mi basta sapere la biancheria che indossi. - disse sfacciato, prima di ridere all'espressione severa di Peter. - Scherzo, ovvio. -
Elizabeth si tratteneva dal ridere, continuando a sbocconcellare la colazione.
- Di certo non te lo chiedo, davanti ai tuoi zii. Preferisco scoprirlo in camera da letto. -
Emma si mise a ridere, mentre tirava su la zip. - Caffrey, secondo me al momento sei ad un punto dalla morte. - e gli indicò suo zio Peter.



Lei era lì. Davanti ai suoi occhi. Bella come la ricordava, lucente.
Ed aspettava solo la sua padrona.
Emma sorrise, mentre l'accarezzava con cura. Prima di notare un graffio sulla fiancata.
- Ehi, questo? Non c'era. -
Il custode del garage, la guardò dispiaciuto, prima di indurire lo sguardo. - Harry!-
- Che vuoi?-
Un ragazzo dall'aspetto normale si fece avanti, con una chiave inglese in mano. Poi la guardò. - E tu sei?-
- La proprietaria della moto. Che sapevo senza un graffio. - sibilò.
- Colpa mia. -
- E lo dici così? Come minimo devi ripagarmi il danno, pezzo di cretino!-
Persino Caffrey era meno indisponente di quel tizio che le era davanti!
- Non ci penso minimamente... - la guardò beffardo - Ma se vuoi... posso lasciarti qualche segno, ragazzina. - le era così vicino, che poteva sentire l'odore di sigaretta sui vestiti. - Di quelli che non dimentichi. -
Emma esibì un sorriso, falso quanto il suo non cacciarsi nei guai.
- Non ti conviene. Ragazzino. -
Calcò la parola di proposito, provocandolo.
Lei andava a nozze, quando i guai la cercavano. E nonostante sua zia le strappava sempre la promessa di non far nulla, trovava sempre il modo di infrangerla.
Era più forte di lei.
- Fidati, se io lascio il segno non ti rialzi nemmeno da terra!- sibilò secca. - Non ti conviene provocarmi. -
- E come? Sei uno scricciolo di ragazzina. -
Il ragazzo, sempre più beffardo e sfrontato continuava a guardarla. Sorridendo, credendo di affascinarla.
- Harry, raffreddati. - disse l'uomo, tirandolo per il braccio. - Ripara il danno, zitto e gratis. - poi si rivolse a lei. - Venga nel mio ufficio, così posso darle la ricevuta di ritiro. -
Emma lo seguì, mentre il ragazzo si allontanava scuotendo la testa.
Quando tornò alla sua moto, minuti dopo, lui non c'era più e nemmeno il graffio.
Non appena si posizionò a cavallo della moto ed avviò il motore, si rilassò.
Ancora una volta, quella sensazione di libertà le percorse ogni punto del corpo. La moto, era ciò per lei : libertà.
Altre volte aveva guidato per le strade affolate, scivolando tra le macchine. Vedendo di sfuggita ciò che la circondava, per quando il casco glielo permettesse.
Mentre stringeva il manubrio, i piedi ben saldi sul poggiapiedi, avvertiva ogni vibrazione del motore.
Quando accelerava, lei diventava tutt'uno con il mezzo.
Sorrise.
Era una sensazione che stentava a dimenticare, e sinceramente non ci teneva a farlo.
Si mise il casco, e partì.
Libera.















Qui la stampa sulla maglia di Emma.

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Capitolo 18
*** Cap 18 ***







Cap 18






Sfrecciava veloce sulla moto. Sentendo le vibrazioni del motore che si irradiavano per tutto il corpo. Se qualcuno era tanto bravo da saper guardare sotto il casco, avrebbe visto che un enorme sorriso era fermo sulle labbra di Emma, da un bel po'.
La sensazione di libertà che la pervadeva in quel momento, era finalmente raggiunta.
Cancellando ogni cattivo pensiero.
Cancellando il passato.

Aspettando che il semaforo facesse verde, voltò il capo, vedendosi riflessa in una vetrina di un negozio di vestiti di gran lusso. Tutti pizzi e stoffe impalpabili al tatto.
Sorrise maggiormente, notando la netta differenza. Lei non era come le altre ragazze.
Certo ogni tanto un vestito, un accessorio più femminile, lo indossava. Ma prediligeva vestiti più comodi e maschili fin da quando poteva ricordare.
Forse fin dalla scuola secondaria, dove i ragazzi prendevano quelle decisioni che a volte segnavano per tutta la vita.
Una volta verde il semaforo, accelerò appena. Voleva allontanarsi al più presto dal centro affollato dalle persone.
Il suono del cellulare la riportò a quel momento. Aveva messo l'auricolare, onde evitare una sgridata da sua zia.
Anche se per la maggior parte, in moto spegneva sempre il cellulare. Non voleva sentire altro che il rombo del motore.
- Ciao zia. Ho l'auricolare, tranquilla. - voltò in una strada , parecchio trafficata. - Tranquilla, sto attenta ad ogni segnale, semaforo e persona. -
Si fermò, permettendo ad una donna elegante, che a primo impatto le sembrò antipatica. Stava parlando al telefono, mentre reggeva una costosa borsa firmata e camminava lenta.
- Scusa un attimo zia. - poi si rivolse alla donna davanti a lei. - Le dispiace darsi una mossa a camminare? - le fece segno anche per chi le stava dietro.
- Come scusa?-
- Più veloce a camminare, bellezza. -
Le stava antipatica. Con quell'aria da donna ricca e perfetta. Il bello era che quella donna era comune anche nell'aspetto. Di bello poteva avere i capelli castani, magari. O le gambe da modella, continuò a guardarla celata dal casco. Il cappotto chiaro era aperto, lasciando vedere ciò che indossava. Un tubino verde mela. Attese ancora , permettendole di camminare, accelerando appena lei fu fuori dalla sua portata.
- Donne. Scusa zia, dicevi?-
Sua zia aveva atteso in linea per tutto il tempo. - Sono davanti all'ufficio di tuo zio. -
- Okay, zia, arrivo tra un pò. Un bacio. -


L'edificio dell'F. B. I . le si presentò davanti, solo dopo tre quarti d'ora. Nonostante tutto, non era riuscita ad evitare il traffico di punta, quindi si era dovuta adeguare.
Scese verso l'interno, dove sapeva che c'erano i parcheggi privati. Non aveva intenzione di lasciare la moto in bella vista.
Parcheggiò e scese, togliendo il casco e camminando veloce verso la porticina di ferro che portava all'interno dell'edificio. Per fortuna il guardiano la conosceva, quindi la fece passare tranquillamente.
Salì in ascensore, diritta verso l'ufficio di suo zio Peter, aspettando quei minuti che le servivano.
Il casco in mano, la giacca di pelle ancora chiusa, le chiavi della moto in tasca. Si sentiva bene, solo al pensiero.
Sorrideva mentre usciva dall'ascensore e si addentrava nella White Collar.
- Ciao. -
Diana si voltò a guardarla. - E tu... come ti sei vestita?-
- Sto bene, grazie per averlo chiesto. Mia zia, è ancora qui?-
- Con tuo zio in ufficio. -
- Okay, grazie. -
Si avviò dopo averle baciato la guancia, camminando ancora prima di finir contro Neal che in quel momento usciva dall'archivio.
- Ciao. -
- Ehi. -
Neal le sorrise come suo solito. Mentre teneva in bilico dei raccoglitori.
- Scartoffie?- lo prese in giro.
Il ragazzo fece un borbottio infastidito. - Odio le scartoffie. Che ci fai qui?-
- Giro con la moto. -
- Ti va un caffè al bar? Devo staccare per un attimo, prima che le parole mi ballino davanti agli occhi. -
- Emma sei qui!-
Elizabeth, affiancata dal marito.
La ragazza le baciò la guancia, mentre la donna la stringeva forte.
- Zia, due le opzioni. Mi vuoi soffocare, o ti piace l'odore della pelle della giacca. -
- Quanta polemica, Jo!-
Emma sorrise, divincolandosi dolcemente dall'abbraccio. - Sto bene. Ho solo incontrato una donna antipatica ma nient'altro. Okay? Vado a prendere un caffè con Neal. Vuoi unirti a noi?-

Elizabeth continuava ad osservarla, anche mentre erano in ascensore. Da capo a piedi.
- Zia sono ancora tutta intera.-
- Si, d'accordo. Sono troppo apprensiva, okay? Solo che non... -
- Sono passati tre anni. E non succederà più. - giocherellava con le chiavi in mano.
Non voleva dire molto davanti a Neal.
- Non ne parliamo più, okay zia? Per favore. - non la guardò, mentre l'ascensore si fermava. - Fa male a te,quanto a me ricordare. -
E tirò un sospiro di sollievo quando le porte dell'ascensore si spalancarono.


Avevano deciso di andare a piedi, nell'unico bar ad appena due isolati, vista la disponibilità della cavilgliera di Neal.
Camminavano con tranquillità, anche se Emma era sovrapensiero. Così come Elizabeth, che se non fosse stato per Neal sarebbe finita a terra grazie ad un pazzo su una moto.
Ripresasi dallo shock, Emma lo cercò con lo sguardo, notando così che era Harry. Lo stesso ragazzo che l'aveva provocata quella mattina stessa.
- Ora è troppo. - sibilò. - Zia, tutto okay?-
- Sì, tranquilla. -
- Bene, resta qui. -
Si allontanò in fretta, rifacendo la strada fino al garage, senza ascoltare sua zia che la richiamava.
- Elizabeth. -
- Sarah. -
In quel momento, con un rombo forte , dal garage uscì la moto con un grosso rombo. Passando a gran velocità davanti a loro, stando attenta a non investire nessuno.
Neal notò la velocità. Elizabeth, intanto cercava di calmarsi, mentre Sarah borbottava qualcosa su quanto fosse pazzo chi andasse sulla moto in quel modo.
Elizabeth rispose al telefono. - Sì?-
- Scusa zia. -

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***



[...]
In quel momento, con un rombo forte , dal garage uscì la moto con un grosso rombo. Passando a gran velocità davanti a loro, stando attenta a non investire nessuno.
Neal notò la velocità. Elizabeth, intanto cercava di calmarsi, mentre Sarah borbottava qualcosa su quanto fosse pazzo chi andasse sulla moto in quel modo.
dal cap 18













Cap 19




Intanto Emma continuava, veloce. Quel ragazzino l'aveva provocata, anche troppo.
Aveva chiamato veloce sua zia, chiedendole scusa.
Ancora rincorse il ragazzo, veloce e lo superò provocandolo. Fin troppo facile, sorrise tra sè.
Harry aveva accettato la sfida, rincorrendola ed accelerando.
Ma quanto più lui la raggiungeva, tanto lei accelerava allontandosi. Rifacendo nuovamente la strada verso l'edificio dell'F.B.I.
Chiamò Jones, chiedendogli di il favore di far in modo che alcuni semafori , per i passanti ed alcune macchine, fossero rossi.
Sentiva la moto dietro di lei, rallentò dandogli modo che la superasse.
Harry le sorrise straffottente, sentento quella vittoria in pugno.
Lei scosse il capo. Notando come le fosse facile, a volte, inquadrare le persone che incontrava.
Gli lasciò credere che fosse finita, mentre lo guardava con quell'aria da sbruffone. E lo lasciò andare.
Ringraziando silenziosamente Jones per il favore dei semafori, quando il ragazzo si fermò. Con un piccolo aumento con il piede sull'acceleratore, lo sorpassò.
Voltandosi, con una sgommata, facendo fumo in gran quantità, e fermandosigli di fronte. Di muso.
- Ho vinto. -
- Non era una gara, idiota. -
- Dici? -
- Se lo fosse stata, avresti perso. - continuò con lo stesso tono straffottente del ragazzo.
Senza mai togliersi il casco.
- Ora devi fare una cosa per me. - continuò lei. Stringendo il manubrio della moto. Forte.
Perdonami zia.
- Scendi. Dalla. Moto. -
Non erano molto distanti da Elizabeth, Neal e Sarah. Quindi loro sentivano benissimo ciò che si dicevano.
- Scendi, ho detto. -
Harry parve arrendersi. E quando scese dalla moto, Emma lo imitò.
Gli si avvicinò lentamente, studiando i suoi gesti, e nel mentre si slacciava il casco e se lo toglieva.
- Oh, guarda chi si vede, la ragazzina graffiante. -
- Già. -
Fece un sorriso tirato.
- Vedi... - lanciò il casco, sapendo che sua zia l'avrebbe preso. E nello stesso istante tirò un pugno sul naso del ragazzo.
Forte.
Deciso.
Improvviso.

Tanto che il ragazzo barcollò.
- Emma, fermati!-
Non diede ascolto alla voce della zia.
- Hai iniziato con il piede sbagliato, con me. -
Ancora un pugno, sul naso e la mascella.
- Neal, fermala.-
- Resta fermo lì, Caffrey. - lo freddò con lo sguardo.
Distratta, vide arrivare un pugno verso l'addome, ma lo fermò in tempo. Torcendo il polso del ragazzo e facendolo piegare in due, dopo un colpo dietro al ginocchio.
Ancora un colpo contro il mento.
- Mi hai graffiato la moto, e posso passarci su... - lo prese per la collottola della giacca e lo tirò a sè, facendogli voltare il viso. - Vedi la donna bruna con il casco in mano? Sì? La vedi?- sibilò secca. - Rispondi!-
- Sì, cazzo, la vedo. - cercò di divincolarsi dalla presa.
- L'hai quasi investita poco fa. Pessima mossa, visto che è mia zia. Stronzo!-
Un'altro pugno, ma nello stomaco, lo piegò in due.
- Zia, scusa. Stai bene? -
Elizabeth si riprese dal momentaneo silenzio. - Sì. Ma non ce n'era bisogno. -
Emma abbassò lo sguardo. - Scusa. È stato più forte di me. ... -
- Puttana, questa me la paghi. -
Sibilante, Harry si era rialzato. Sputò il sangue ed allungò il braccio verso Emma.
- Mossa sbagliata, amico. -
Emma gli torse nuovamente il polso, rifilandogli una gomitata nello stomaco, seguita da una ginocchiata e successivamente da un colpo sotto la mascella. Facendolo crollare a terra. Harry provò a rialzarsi, ma crollò sotto il suo stesso peso.
Emma si accorse solo allora dello sguardo stupefatto, e mal celato di Neal.
Guardò incuriosita la donna che era accanto a sua zia. Era la stessa che aveva incotrato per strada. Sembrava shockata.
Riportò l'attenzione su Elizabeth. - Zia, tutto okay, allora?-
Lei annuì. - Tranquilla. -
- Neal?-
Lui scosse il capo, sorridendo. - Sei pazza. -
La ragazza fece spallucce. - Spero non ti sia spaventato per così poco. -
Neal si mise a ridere, prima di fare le presentazioni. - Emma, Sarah. Sarah, Emma. La mia ragazza. -
- Ti va ancora quel caffè?-



Neal le era seduto di fronte, al tavolino del bar, sorseggiando il caffè in modo estremamente lento.
- Hai scoperto altro. -
- Da te mi aspetto poco, ormai. - le sorrise. - Chi è sotto shock è Sarah. -
- Non mi interessa cosa pensa lei. - lo guardò.
Seria.
- Finzione a parte, per la faccenda della 'coppia' - imitò le virgolette. - Voglio sapere cosa pensi tu. - ammise.
Lui la guardò interrogativo.
- Sono fatta così, Neal. A causa del mio passato. - abbassò lo sguardo, sulle sue dita che torturavano il tovagliolo. - Non ... sono mai stata un tipo aperto. Tranne che con i miei zii. Poi arrivi tu, e inizio a lasciar uscire parte di me. Solo che la vera me stessa sono questa. Non sono più quella di ... qualche anno fa. Non più.- deglutì. Lo guardò nuovamente, anche se sentiva gli occhi lucidi. - Ma.. non sono disposta ancora a dirti tutto. -
- Non te lo sto chiedendo. E poi.. .il peso in due, ricordi?-
Prese lo scontrino ed uscirono dal bar. Diretti nuovamente davanti al bureau.
- Dove hai imparato?-
- Varie risse nei pub. - ammise.
- Quindi oltre a karate, muay thai , e krav maga... - non la guardò, ma sapeva che lo stava osservando stupita - Sì, memorizzo sempre le informazioni.-
Quando rientrano nell'ufficio, Emma nota che Sarah è ancora lì. E nota anche la tensione di Neal. Così d'istinto gli sfiora la mano.
- Sarah è qui per conto della Sterling Bosch, Neal. Deve rivolgerti altre domande. - emette Peter vedendoli arrivare. Prima di rivolgersi alla nipote. - Tu, va a casa, senza mandare in ospedale nessuno. E resti lì con tua zia. -
- Che sarà mai un naso rotto! - ma allo sguardo severo dello zio si arrende. -Okay, vado a casa. -
- Neal, in ufficio. Sarah, prego. -
Emma guarda Sarah.
Sarah continua a guardare Neal.
Neal, che passa un braccio dietro alla schiena di Emma e se la tira accanto.
È evidente che la donna, trova fastidiosa la sua presenza. La sua vicinanza al truffatore.
E sorride internamente. Quanto è facile, quando qualcuno o qualcuna le offre una 'provocazione'. Lei è come suo zio Peter. Le piace osservare le reazioni delle persone, quando vengono colpite nel profondo. Che si tratti di una bugia, di una verità, di uno shock improvviso.
Sarah Ellis, non fa altro che offrirle l'opportunità. Ha capito che è una donna che quando vuole qualcosa, è legge. Insomma, lei decide e così dev'essere.
- Muoviti, Neal. - si allontana Sarah.
- Arrivo. Un attimo solo. -
Emma continua a guardarla, incredula quasi. Sa che donne come lei, ne incontrerà ancora sulla sua strada.
- Sei pensierosa. -
La voce di Neal la scuote.
-Ho l'impressione che la tua ex, mi veda sul serio come rivale. -
Il ragazzo guarda lei, poi Sarah che è con Peter in ufficio.
- Vedendoti, non direbbe che sei il mio tipo di ragazza. -
- Cioè?-
- Belle donne, adulte. - la stuzzica. - Vestiti provocanti... -
La guarda tranquillo prima di ridere.
- Divertente, Caffrey. - Gli si ferma di fronte. - Ricorda che mi devi un favore. -
Non gli offre nemmeno il tempo di ribattere, che lo prende per la cravatta, tirandolo a sè.
Lo bacia.
Cancellando ogni pensiero, istintivamente.
Non ci sta mettendo finzione, e Neal se ne accorge poco prima di passarle le braccia intorno alla vita.
Entrambi, in simbiosi, giocano a rincorrersi con le lingue.
Assaporandosi l'un l'altro.
Isolati da tutto ciò che li circonda, non sentono i fischi di approvazione. Non vedono, perchè hanno chiuso gli occhi, come per catturare meglio le sensazioni che stanno provando.
È solo per mancanza di ossigeno che interrompono il bacio.
Lui si schiarisce la gola, prima di riuscire a parlare. - Wuao. - borbotta sottovoce, anche con il fiato corto.
Mentre lei riprende a respirare. - Decisamente. -
Neal l'interroga con lo sguardo.
- Meglio andare. - continua lei, riprendendosi di poco. È più che sicura, che non riuscirà a muovere un passo sulle gambe malferme. Per cui, ringrazia Neal che la tiene ancora.
- Riesci a camminare?- la prende in giro.
- Perché tu sì?-
- Fidati, ringrazia la gravità. Se muovo un passo, cado. - sorride, mentre le sfiora l'orecchio con le labbra. - Nessuna, mi ha mai baciato così. Da togliere il fiato. - continua con sincerità disarmante.
- Forse le tue donne... troppo adulte, perdono colpi. -
Neal le sorride, prima di baciarla a stampo e lasciarla andare.
Lui intanto deve vedersela con Sarah e l'indagine della Sterling Bosch.

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Capitolo 20
*** Cap 20 ***



«Cara non lasciare che il sole tramonti sulla tua ira; perdonatevi l’un l’altra e ricominciate domani ad aiutarvi vicendevolmente.» [...]
«Ho lasciato che il sole tramontasse sulla mia ira; oggi, non l’ho voluto perdonarla, se non ci fosse stato Laurie, poteva essere troppo tardi. Come ho potuto essere così malvagia?» esclamò Jo.
da Piccole Donne.
cpt 8 : Jo affronta Satana.









Cap 20







Sapeva, che mentre baciava Emma, gli sguardi di Peter e Sarah non l'avevano abbandonato.
Peter era sempre lo zio di Emma, anche se sapeva di quella finzione era preoccupato.
Sarah, invece sembrava che guardandolo volesse carpire i suoi pensieri.
Intanto lui esibisce una tranquillità sfacciata, mentre entra nell'ufficio di Peter , pronto a rispondere alle domande della sua ex.
- Allora?-
- Hai ripreso qualche affare? -
- Come, prego?-
E Sarah gli sbatte davanti agli occhi, dei fascicoli riguardanti dei furti.



Emma intanto era risalita sulla moto, guidando lentamente verso casa. Voleva pensare a tutto e niente.
Tutta quella mattina era iniziata con il piede sbagliato.
Sua zia ancora preoccupata, quell'idiota del garage.
Parcheggiò la moto nel retro del giardino, entrando poi dalla porta della cucina. - Ciao zia. -
Sua zia è seduta al tavolo, mentre sorseggia una tazza fumante di the.
- Zia, stai bene? -
- Sì. Sto bene, non certo come quel ragazzo. -
Emma fa un verso frustrato. - Scusa. So che ... detesti quando mi comporto così.-
- Avevi smesso, Emma. -
- Okay, mi prudono le mani. Quell'idiota ti aveva quasi investito. E ... non ci ho visto più!- sbottò. - Sai .. .che tu sei la persona più importante al mondo, per me. -
Elizabeth le prese le mani tra le sue. Accarezzandola. - Lo so, mia piccola Jo. E sai benissimo che anche tu per me sei, la persona più importante. Ti ho tenuta in braccio appena nata.- la guardò. - Ma.. ti prego, Emma. Cerca di smettere di comportarti così. Mi sembra di rivedere la Emma di qualche anno fa. -
- Zia. Sono fatta così. - interruppe il contatto. - Se qualcuno fa male a chi tengo, lascio che ... e ... -
- Non lasciare che il sole tramonti sulla tua ira...-
La ragazza guardò sua zia, ma scosse la testa. - Allora ho il nome adatto, ti pare? L'ho fatto. - continuò, prima di alzarsi ed avviarsi verso le scale. - Zia, mi dispiace ancora. Ma... ci vorrà del tempo, temo. Tante altre volte finirò per fare cose che non ti piacciono, per quanto io stessa cerchi di non farle. -
Si chiuse in camera, restando sola e respirando profondamente in tutto quel silenzio.
Ancora una volta si era lasciata prendere la mano, per così dire. Ancora una volta...
Per quanto ancora avrebbe dovuto affrontare i suoi demoni interiori?
Guardandosi intorno, mentre lasciava cadere la giacca di pelle sul letto, notò il libro sul comodino.
Si lasciò sfuggire un sorriso triste. Neanche farlo apposta era Piccole Donne. Aperto al capitolo dove Jo affronta Satana.
Amy le aveva bruciato il manoscritto, curato con cura. Una ripicca per non essere uscita con la sorella e Laurie. E Jo? Non l'aveva perdonata, finendo per vederla - a causa del suo orgoglio ferito - quasi per morire nel lago ghiacciato.
Quante volte aveva letto quel libro? Quante volte aveva letto quel passaggio?
Aprì la porta di scatto, riscendendo in cucina, e posando il libro aperto davanti a sua zia.
- L'avevo lasciato aperto, sul comodino. Leggi. - la guardò.
La donna lesse, attentamente, prima di osservarla e sorridere.
- Jo affronta Satana. -
Emma le sedette di fronte, di nuovo.
- Sei orgogliosa come Jo. -
- Dici? -
Sua zia, chiuse il libro. Accarezzandolo con cura. Era stato suo quando era piccola, poi successivamente l'aveva regalato alla ragazza appena aveva imparato a leggere.
La copertina era consunta, e le pagine ingiallite dal tempo. Eppure quel libro era ancora tutto intero.
A differenza di sua nipote, che stava rimettendo solo ora insieme di nuovo tutti i pezzi.
- Ho baciato Neal. Davanti a Sarah.- le disse ad un tratto.
- Oh. Per la faccenda della 'finta coppia'?-
- Sì. Solo che... non ho finto molto. E credo che Neal se ne sia accorto. - abbassò il capo. - Non sono pronta a gettarmi in una cosa così. Non devo. -
- Oh non vuoi?-
- Neal è un bel ragazzo. Intelligente. Seduce anche solo con lo sguardo, e non ho problema a dirtelo ora che lui non c'è. - guardò la zia. - Mi piace sul serio, con quel suo stuzzicarmi. O quando sorride. E per come mi guarda, quando pensa che non me ne accorga. - ammise. - Però mi ricorda lui. E non voglio.- si morse il labbro. - Non posso. -
- Sì che puoi. Devi lasciarti il... passato alle spalle. -
- Neal non sa niente del mio passato. Come... -
- Allora diglielo. -
- No! Già è tanto ciò che sa di me!-
- Non sa nulla di te, veramente. - la guardò. - C'è altro?-
- Quando l'ho baciato. Ho dimenticato tutto. E non parlo solo di chi ci guardava, in ufficio. Parlo di cose che vorrei sul serio dimenticare, e con quel bacio ci sono riuscita. -
- Allora bacialo più che puoi.-
- Non posso. Tra me e lui non deve esserci niente di più di... -
- Parla con lui. Almeno questo glielo devi. - si alzò, mettendo la tazza nel lavabo. - Ma ti ricordo che Neal non è lui. Non è Ju...-
Quando la voce di Peter le interruppe. - Ragazze, ci siete?-
Emma la guardò, seria. - Sì zio. In cucina. -



Neal nonostante le allusioni di Sarah, sebbene irritato per quel suo modo di fare, aveva fatto come suo solito.
Anche perchè non aveva mentito.
Lui non c'entrava affatto con la faccenda dei furti. Sebbene fosse lusingato da quel ladruncolo che lo emulava.
Ogni sera quando non era a cena dai Burke - ormai una cosa normale essere da loro - ed era in casa sua , toglieva via i completi eleganti e si metteva a lavoro.
Aveva ripreso a dipingere, sebbene i falsi d'autore non poteva 'mostrarli' pubblicamente. Peter se la sarebbe presa sicuramente.
Quella tela, lo aspettava anche quella sera.
Pronta ad essere accarezzata dalle sue pennellate, per dar vita al soggetto che stava rappresentando.
E mentre dipingeva, non faceva altro che rivedere davanti agli occhi ,il bacio con Emma in ufficio.
Scosse il capo, sorridendo suo malgrado.
Quella ragazza lo deconcentrava a tal punto, che si era fermato parecchie volte con il pennello sospeso in aria.
Alla fine, la cosa peggiore era ciò che aveva detto Emma poco tempo prima. : - Questo è un giochetto che finirà male. -
Il punto era questo ormai.
Lui era irrimediabilmente attratto dalla ragazza. Con un altro bacio di quel genere, ci sarebbe stato poco da fare per riuscire a tirarsi indietro.
La domanda era : Emma?
Aveva sentito che il bacio era tutt'altro che finto.
- Finirà male. - disse ad alta voce, allontanandosi dalla tela ed osservando il capolavoro che giungeva quasi alla fine.

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Capitolo 21
*** Cap 21 ***



Dal momento che San Valentino fu un vescovo romano del III° secolo, che venne flagellato e decapitato non sarebbe forse più opportuno festeggiare la ricorrenza accompagnando la tua ragazza ad assistere un brutale omicidio?
cit Sheldon Cooper.














Cap 21






I passi strascicati della ragazza accompagnati da un mugugno, quella mattina del 12 febbraio, non toccarono minimamente Elizabeth Burke.
Continuò a sorseggiare il suo caffelatte con nonchalance. Anche mentre la nipote, vestita completamente di nero , le sedeva accanto.
La guardò appena, solo per vedere qualche punto di colore.
Una maglia, larga e sbrindellata, con cappuccio. Sopra i soliti jeans neri.
I capelli lasciati sciolti sulla schiena, ed una matita nera marcava gli occhi.
Continuò ad osservarla, anche sentendola mugugnare indifferente un - Ciao Neal. Colazione qui, anche oggi? -
- La lista dei nomi dov'è? -
- Mh.-
- Ti manca la falce della morte.-
- Mh.-
- È uno di quei giorni?-
- Mh. -
- Cos'hai deciso per oggi?-
- Di seppellirmi in un sarcofago. Fino a che non vedo che il mondo torna alla normalità. -
- Bene, verrai con me all'agenzia. -
Emma fece una smorfia. - In mezzo alla gente?-
- Sì.-
- Quella gente che schiamazza e perde tempo in futili sciocchezze in questi giorni?-
- Sì.-
- Mi vuoi male. Vero?-
- Sì. -
- Devo proprio?-
- Sì. -
- Posso commentare sarcasticamente?-
- No.-
- Cinicamente?-
- No. -
- Picchiare qualcuno?-
- No. -
- Devo sorridere?-
- Sì. -
- Sadica. -
- Ti voglio bene anche io. - poi si rivolse a Neal. - Dal 12 al 14 febbraio è intrattabile. Diventa cinica, sarcastica, lugubre e macabra fino al midollo. Sappilo. -
Neal rimase ad osservarla. - Cos'hai contro San Valentino?-
- La festa di ogni cretino, che crede di essere amato e resta solo fregato. - borbottò lei, sarcastica.
Mentre sua zia le picchiettava sulla mano.
- Nulla. Non ho nulla contro ... .. questa.. cosa. - fece un sorriso aperto e falsissimo.
- Emma, togliti quel finto sorriso da presa per i fondelli. -
- Zia, tecnicamente San Valentino era un vescovo romano del III° secolo che venne flagellato e decapitato. Se vuoi che lo 'festeggio' , preferisco assistere ad un brutale omicidio. -
- Divertente. - continuò sua zia. - E non uscirtene con queste cose, in agenzia. -
- Oh, avanti zia Eli. Mi vuoi male veramente... -
- Sì. -
Dopo un pò di silenzio, si accorse che sua zia continuava ad osservarla.
- Cosa c'è, ora?-
- Non hai qualcosa di colorato?-
- No. Voglio spaventare la gente, vestita così.-
- Per la tua zietta, metteresti qualcosa di meno... lugubre?-
- Devo proprio?-
- Ti prego. Ti prego. Ti prego. -
La ragazza fece una smorfia, non volendosi arrendere subito. Prima di incrociare lo sguardo ceruleo di Neal. - Cosa c'è?-
- Sono curioso, sul perché detesti.. -
Emma rimase in silenzio. Strizzando lo sguardo, e facendo una smorfia stizzita. - Vita passata. - disse secca, prima di alzarsi e salire per le scale.
Neal non si arrese, approfittando del fatto che Peter stava ancora leggendo il giornale e fingeva di non ascoltare.
- Con permesso. -
Si alzò, e seguì Emma in tutta tranquillità.
Quando giunse alla stanza, la porta era schiusa. E lui dopo aver bussato lievemente, si poggiò contro lo stipite della porta, osservando la ragazza che gli era di spalle. Semi nuda. Con solo il reggiseno indosso.
- Allora?-
- Sfacciato, tanto da entrare in camera mentre mi cambio?-
- Sono fuori dalla stanza, come vedi. -
Lei si voltò appena, sorridendo. - La punta delle tue costosissime scarpe italiane, sono nella stanza, Caffrey. Ma visto che ci sei, aiutami a trovare un qualcosa di meno lugubre. -
Neal sorrise, prima di entrare con nonchalance nella stanza. Aprendo un cassetto a caso.
- Incredibile, quanto voi uomini aprite un cassetto a caso.. .e guarda un pò, è quello della biancheria. - gli disse lei, ponendosi tra lui e la cassettiera.
Il ragazzo continuava a guardarla.
Ed il fatto che lei gli era così vicino, e con il seno celato solo dal reggiseno nero era anche troppo. Ma finse con suo solito modo di fare tranquillo.
- Sì, abbiamo una specie di sesto senso per quello. - le disse, poi, sfrontato.
Emma sapeva di doversi ritrarre, ma non lo fece.
Gli sguardi di entrambi, calamitati sulle labbra dell'altro.
- Dovrei vestirmi.-
- Dovresti. - disse con voce roca.
Un attimo dopo si era fiondato sulle sue labbra. Senza porsi la domanda se era giusto o sbagliato.
Con una passionalità vorace, quasi.
Le lingue parvero trovarsi, incatenandosi, e lasciandosi nuovamente. Accarezzando il palato , l'un l'altro.
Le mani di Neal, corsero tra i capelli sciolti di lei, attirandola maggiormente. Continuando a baciarla, e morderle le labbra.
Sentiva le dita di lei stringergli i capelli sulla nuca, avida come lui nel baciarlo.
I polmoni gridavano aiuto, ma pareva che a nessuno dei due importasse.
Neal scese con una mano ad accarezzarle la schiena, mettendo un netto stacco tra lei ed il mobile, tirandola maggiormente contro il suo corpo.
Solo quando si sentirono, veramente, a corto di ossigeno si staccarono.
Il respiro corto, affannato.
Entrambi, cercando di riprendere contatto con la realtà dei fatti.
- Dovremo... parlare. -
- Di cosa?-
- Di.. questo. Che ci sia Sarah o meno presente. -
Fu lui, a spingerli nella realtà, inconsapevolmente.
Emma rimise la sua maschera, spingendolo lontano dal suo corpo.
- La mia prima volta, credevo che lui mi 'amasse'... il giorno dopo era san valentino, e lo trovai a scoparsi la mia migliore amica. Un altro ragazzo, uscita, baci, chiudersi in camera e fare sesso tutta la notte... e il giorno dopo era tra le gambe della cheerleader. Sempre san valentino. C'è stato sempre un ragazzo... ma arriva san valentino e puf! Spariscono. - prese una maglia verde muschio scuro e la indossò. - Per non parlare di lui.. - sussurrò infine.
- Lui chi?-
- Nessuno. -
- Emma. -
- No. E non c'è niente di cui parlare. Che ci sia la tua ex o meno presente. In ufficio era finzione.-
- E poco fa? Non dirmi che era finto, perché altrimenti sei una pessima bugiarda.-
Emma uscì dalla stanza.
- Emma. -
- È stato... un caso. Una mia debolezza, quanto la tua!-
Neal parve indurire lo sguardo, tanto che l'azzurro dei suoi occhi sembrava un mare cupo in tempesta.
- Già. Debolezza mia, e tua. - le passò oltre, e stava per scendere le scale, ma si voltò a guardarla. - Sai, sinceramente non posso capire molto di te, visto che ti aggrappi tanto a ciò che è passato. Ma non è così che dev'essere. Per cosa lo fai? Per paura di lasciarti coinvolgere in qualcosa di nuovo?! -
Non voleva rivolgersi a lei in quel modo, ma voleva soltanto spronarla a gettare il muro.
- Non so... veramente come fare breccia in quel muro che ti sei costruita attorno. - la guardò ancora. - A volte intravedo una crepa, provo ad allargarla, ma un attimo dopo nella crepa non ci sono altro che mattoni in più. Decidi cosa fare Emma. -
- Assurdo. Veramente assurdo. -
Fu lei a passargli oltre, scendendo le scale. Nervosa. - Assurdo, quanto tu sia così sicuro di te. Tanto da pensare che io, mi lasci coinvolgere grazie ai tuoi modi di fare! Ti avevo detto che sarebbe finita male, ma tu ? No. Ti prego aiutami, Emma. -
- Maturo da parte tua, rinfacciarmelo! Ma non ero l'unico coinvolto, qui!-
- Ed ora chi lo rinfaccia?!- si allontanò maggiormente e prima che se ne accorgesse disse - Ed io che per un attimo ho dimenticato tutto mentre ti baciavo! Ma tu sei così.... Dannazione!-
Neal era rimasto in silenzio, stupito dopo aver sentito ciò.
- Tu cosa?-
- Avete finito? -
La voce di Elizabeth, li distolse dalla loro discussione. - Sembrate .. una ver...-
- Zia, non ti azzardare a dire quella parola. Semplicemente questa è la prova tangibile che non de..-
- L'amore non è bello se non è litigarello. La nonna lo diceva sempre. - disse Peter, prima di notare lo sguardo della nipote. - Scusa. -
- Scusa per la scenata, Elizabeth. Una mia debolezza. - calcò le ultime due parole, baciò la donna sulla guancia e si avviò per uscire.
Emma gli rifilò uno sguardo di puro odio in quel momento, ma lui mostrò di non sentirsi toccato minimamente.

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Capitolo 22
*** Cap 22 ***



Chi teme di scottarsi non giocherà col fuoco, ma gliene rimarrà sempre il desiderio.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010














Cap 22







Neal arrivò a lavoro, lievemente in anticipo. Consapevole poi che avrebbe dovuto star a stretto contatto con Sarah, si innervosì maggiormente. Salutò distratto Jones e Diana, senza provar nemmeno a far il gioco del cappello con quest'ultima.
Con un movimento, brusco, si avvicinò alla sua scrivania. Sollevando poi lo sguardo e notando che la detective della Sterling Bosch era lì.
- Muoviti, Caffrey. Non ho tutto il giorno per star dietro a te. -
Lui con un sospiro pesante la seguì.
Si erano appena seduti alla scrivania quando Peter fece il suo ingresso, scusandosi per il breve ritardo. Spiegando che era dovuto andare a comprare una cosa urgente al bar vicino casa, e mentre diceva quelle parole guardò Neal facendogli intendere che era solamente una tavoletta di cioccolata fondente per Emma.
Il ragazzo lo guardò dispiaciuto, anche se voleva fare in duro, in fondo Peter ed Elizabeth erano la sua seconda famiglia. Il problema era Emma che con il suo comportamento, l'aveva innervosito maggiormente.
Un attimo prima la stava baciando, e poi...

Non sapeva come fare, forse per la prima volta con un essere femminile. Mettere da l'orgoglio e far finta che non fosse successo niente? O cosa?
Erano entrambi orgogliosi e testardi.
Emma gli piaceva sul serio.
E qualcosa gli diceva, che lui piaceva ad Emma.
Il dilemma forse era proprio questo. Non parlavano chiaramente.
Non era successo nei mesi passati, e non succedeva ora che c'era in ballo Sarah.


Elizabeth Burke osservava sua nipote, da quasi un'ora. Dire che era tesa , poteva solo essere un eufenismo.
La discussione con Neal l'avevano sentita, eccome.
Sapeva che nonostante tutto, quei due testardi fino all'osso, sarebbero rimasti coinvolti. E lei ci aveva anche sperato.
L'uno era qualcosa di nuovo per l'altro.
Solo che sua nipote continuava a sottolineare quanto Neal somigliasse a lui.
Scosse il capo, prima di rispondere distratta ad una cliente.
Neal era diverso da lui.
Non aveva spinto sua nipote a tal punto da...

- Zia!-
- Cosa?-
- La signora ti stava chiedendo qualcosa su un servizio. -
- Mi dica signora. -
Emma si allontanò, mentre cercava di evitare quella ragazza bionda con le sue manie di protagonismo. Si voltò verso l'entrata, come attratta da una calamita.
Neal era appena entrato, al fianco di suo zio e Sarah Ellis.
Bene. Veramente una cosa fantastica.

Guardò per un attimo Neal, fuggendo poi al suo sguardo ceruleo. Si nascose, sentendosi veramente una codarda, non volendolo affrontare.
Neal la guardò, mentre sorrideva sincero ad Elizabeth.
- Ciao tesoro. -
La voce calda dello zio , parve tranquillizzarla. - Ecco qui, qualcosa di profumato e buono. - le porse la tavoletta di cioccolata.
Emma sorrise, prima di abbracciarlo di slancio. Accettando con piacere quando lo zio l'avvolse con le sue braccia.
In silenzio restarono così, per un pò. Mentre Neal li guardava, e sentiva che Elizabeth lo stava tenendo d'occhio.
Si lasciò sfuggire un sospiro, quando la ragazza dopo essersi allontanata da suo zio era uscita in strada.
La seguì d'impulso, senza stare a sentire ciò che Sarah diceva. Cercando di raggiungerla con passo veloce, prima di riuscire a fermarla per il polso.
- Lasciami. -
- No. Dobbiamo parlare.-
- Ed io ti ho detto di lasciarmi!- disse sibilando, divincolandosi dalla presa con un movimento repentino. - Non penserai mica che stia ancora al tuo gioco, Caffrey? - lo guardò, accenando a qualcuno dietro di lui.
- Non era in programma, se vuoi ben saperlo. Senti mi dispiace per stamattina, ma non puoi non parlarne. Perché c'è ... qualcosa.-
- Oh, qualcosa. - emise sarcastica. - Cosa, Neal? Cosa? - gli si avvicinò, puntellandolo con l'indice contro il petto. - Cosa c'è da dire? Nulla. Tutto questo è stato un errore. Semplice, chiaro e conciso. Se non ti entra in testa, è un problema tuo, non mio. -
- Certo come è una mia debolezza essere attratto da te, nonostante tutto. E non fare quell'espressione. Sai benissimo che sono attratto da te, come tu lo sei da me. Non negarlo. Quello che c'è non è finzione. -
L'ultima parola la sussurrò. Quasi avesse il timore di dirla.
- Era questo che volevo evitare, Caffrey!-
Non era finzione. Lo sapeva bene.
- Quindi hai paura di lasciarti coinvolgere. -
- Sì, okay? Ho una dannata e fottuta paura di lasciarmi coinvolgere con te! Okay? - lo guardò. - Non ne ho il controllo. -
- Nemmeno io, Emma. -
Lei scosse il capo, allontanandosi maggiormente. - Appunto per questo, il gioco finisce qui. Impara a dire di no, anche a Sarah Ellis. E se non resisti, stai con lei allora. -
Neal provò a dire qualcosa, ma lei fu più veloce. - Tra me e te, è tutto finito. -
E poco le importò di Sarah che aveva sentito tutto, o dello sguardo di Neal.
Lui provò a fermarla, ma si sentì il braccio pesante tanto da non riuscire a muoverlo.

Per entrambi, il resto della giornata sembrò passar molto più lentamente.
Neal a lavoro, taciturno e pensieroso, rispondendo a monosillabi. Sentendo la pesantezza della presenza di Sarah che non lo lasciava.
Certo, nessuno gli rivolgeva domande, e tanto meno Peter.
Era una cosa che doveva risolvere lui con Emma. Sempre se qualcosa c'era ancora in ballo tra loro due.
Emma invece non si era fatta nessun problema rispondendo acida e sarcastica alla maggiorparte di quelle 'ragazzine' che fremevano per san valentino.
Sebbene sua zia aveva cercato di trattenerla.



Era notte quasi inoltrata, mentre guidava la sua moto. La città era viva, illuminata.
Si lasciava guidare dall'istinto, sperando che i suoi zii non si svegliassero nel cuore della notte e la cercassero.
Arrivò ad un edificio, che solo tre volte esatte aveva visto dall'esterno. Con gesti automatici, parcheggiò la moto al riparo da occhi indiscreti, e si addentrò nello stabile.
Salendo le scale, e cercando di capire perché si lasciasse guidare da ciò che temeva di più.
Bussò contro il legno della porta , incredula di essere lì nonostante tutto.
Un rumore sordo, prima che la porta aperta rivelasse chi cercava.
- Cosa ci fai qui, Emma?-
- Non so dirtelo, Neal. -
La fece entrare, e mentre posava il casco sopra il divano, si mise a guardarla.
- Per com'è andata la giornata, preferirei dimenticarla. - emise la ragazza.
- Fidati, anche io. Perché sei qui? -
- Ho guidato istintivamente. - lo guardò. - Avevi ragione, quando hai detto che sono attratta da te. -
Neal si schiarì la gola. - E sei qui per dirmi che avevo ragione? -
Lei annuì in silenzio, mentre lui annullava la distanza tra loro.
- Quindi dandomi ragione anche quando ho detto che non era finzione.-
Silenzio.
- Non dovevi venire, Emma. -
- Sai dire di no. -
Lui sorrise, prima di tornare serio. - Certo che so dire di no. So pormi dei limiti. -
- E Sarah?-
- Credi davvero che al momento mi importi di lei, se tu sei qui davanti a me?-
Non le diede tempo di rispondere, mentre allungava la mano verso la sua nuca e l'attirava a sè.
La baciò.
Non dolce.
Ma vorace, passionale. Affamato.
Così come lei contraccambiava allo stesso modo.
- Peter. - gli disse lei sulle labbra.
- Non sono attratto da tuo zio. - le sorrise contro.
- Volevo darti modo di fermarti.-
Ancora labbra contro labbra. Conversando in quel modo, tra un bacio e l'altro.
- Se vuoi che mi fermo, devi solo dire no. -
Si staccarono. Mal volentieri. Forzandosi di andar contro se stessi.
- Al diavolo, Neal! -
Emma gli si gettò contro, avida nel baciarlo. Come quel momento in camera.
E nessuno dei due , questa volta, si fermò a parlare.
Lasciando che i loro movimenti frenetici, colmassero quel vuoto.
Gesti lenti a tratti nel togliere ogni indumento, baciandosi in modo ancor più passionale nel scoprire l'uno il corpo dell'altro.
Emma rabbrividì quando lo sentì sorridere contro la sua pelle.
- Scoperto il tatuaggio in zona bikini. -
La baciò. Dolcemente.
Poi tutto passò fin troppo velocemente, dettato solo dal desiderio passionale.
La prima volta.
La seconda.
Una terza..
Quarta.


Erano le quattro di mattina, quando lei aprì gli occhi. Trovandosi nel letto accanto a Neal.
Erano crollati dalla stanchezza, infine. Lui dormiva profondamente, mentre lei si divincolava lentamente dal suo abbraccio.
In silenzio, uscendo dalla stanza, vestendosi quasi in fretta con il timore che si svegliasse.
Gli lasciò un post-it, prese il casco ed uscì di casa.
Guidando poi nuovamente in quella città che lentamente spegneva le luci, pronta per esser di nuovo vissuta.

Un rumore insistente, lo portò nel dormiveglia.
Passare la mano accanto a lui, trovando la metà del letto vuota ed ormai fredda, lo svegliò del tutto.
Ad un richiamo, nessuna voce in risposta.
Si alzò del tutto, andando in cucina, e trovando solo un post-it sul tavolo.
"Mi dispiace, ti ho usato per dimenticare."





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Capitolo 23
*** Cap 23 ***








Un rumore insistente, lo portò nel dormiveglia.
Passare la mano accanto a lui, trovando la metà del letto vuota ed ormai fredda, lo svegliò del tutto.
Ad un richiamo, nessuna voce in risposta.
Si alzò del tutto, andando in cucina, e trovando solo un post-it sul tavolo.
"Mi dispiace, ti ho usato per dimenticare."
dal cpt 22







Cap 23






Neal sbattè le palpebre, rileggendo il post-it che aveva in mano.
Piccato, punto nell'orgoglio maschile, si morse il labbro.
Da che ricordava, non gli era mai successo. Emma era la prima ragazza che sgattaiolava dalla sua camera da letto, e gli lasciava un messaggio simile.
La porta si aprì, rivelando la figura elegante di June.
- Oh, caro, sei già sveglio. Colazione con me?-
Lui annuì, schiarendosi la gola. - Il tempo di una doccia, June. -
- Bene, e mi dirai cosa non va. -
La guardò.
June ormai lo conosceva bene, e sapeva quando qualcosa non andava. Si fece una doccia veloce, cercando una risposta che per lui era inesistente.
- Allora?-
Glielo domandò appena seduto di fronte a lei, mentre gli versava il caffè italiano nella tazzina di porcellana.
Neal inspirò l'aroma, prima di portarlo alle labbra. Amaro, come piaceva a lui.
- Sono finito a letto con la nipote di Peter. - bevve un sorso. - Perché lo desideravo, e lei anche. -
- Ma?-
- Lei si è dileguata, e ha lasciato questo. - le porse il post-it. - Niente. Continua ad aggrapparsi al passato. Di cui io non so niente. Perché si ostina a non parlarne. -
June lo guardò materna. - Non è che ti senti solo punto nell'orgoglio, tesoro? - gli sorrise bonaria.
Neal fece un mezzo sorriso, prima di addentare il cornetto fragrante. - Forse. Lei è... June, non so cosa mi prende con lei. -
- Conosco poco la nipote di Peter. Ma da ciò che ho notato è orgogliosa e testarda quanto te. - posò la tazza sul piattino. - Hai trovato qualcuno che ti tiene testa. Non lasciartela scappare. -
Neal si mise a ridere, rincuorato. - June, è lei che scappa. Forse più veloce di me.-
- Forse è perché non sei abituato a tutto questo caro. Hai trovato una ragazza, che nonostante sia attratta da te, evita di gettarsi ai tuoi piedi. - lo guardò. - Quel suo modo di sfuggire ti attrae, ti piace, e hai paura che possa scappare senza che tu riesca a fermarla. -
- È la nipote di Peter. -
- Non ti ha fermato, stanotte, a quanto hai detto. No?-
Neal per poco si strozzò con il boccone. Tossì, sempre in modo elegante, ma la ciò che aveva detto June l'aveva riportato al fatto.
Lui era andato a letto con Emma.
La nipote di Peter.
Era morto.
Se Peter lo scopriva, ovvio.





Emma si rigirò nel letto. La stanza era illuminata appena, da un filo di luce che penetrava dalla tenda scura.
Tirò un sospiro , sentendo così il profumo di Neal che ancora aleggiava sul suo corpo.
Si morse le labbra, emettendo un mugolio.
Neal le era entrato nel sangue. *

Lui mi ha... colto alla sprovvista. Mi è entrato nel sangue e qualunque cosa io faccia... non riesco a liberamene.
-TVD 3x16


Quella era stata una notte guidata dall'istinto passionale.
I baci. Le carezze.
I movimenti decisi di lui.
L'aveva usato per dimenticare ogni cosa.
E se n'era andata alle quattro di mattina, lasciandogli solo un bigliettino.
Codarda.
Il cellulare vibrò, prima di iniziare a suonare. Lo prese d'istinto, notando poi che era la sveglia impostata.
Cosa si aspettava?
Non aveva dormito poi molto, anche tornata a casa. Rimasta a rimurginare sul suo comportamento con Neal.
Sentì i passi di suo zio fuori dalla stanza.
Non voleva affrontarlo.
Non voleva nemmeno far colazione, anche se lo stomaco borbottava.
Come un automa, si alzò dal letto, prese il pc e si rimise sotto le coperte.
Lo accese e attese.
Niente la rilassava come ascoltare musica ad alto volume, correre, o guardare qualche episodio di Versailles no Bara.







La conversazione con June, durante la colazione, gli aveva lasciato quel fatidico dubbio.
Se Peter avesse scoperto che era andato a letto con sua nipote?
Il minor reato era togliersi la cavigliera e fuggire.
Era bravo a fuggire. Nascondersi.
Ma Peter era più bravo nel riprenderlo.
Ora, quindi, doveva solo tenere per sé ciò che era successo con Emma.
Era questa la conclusione della faccenda. Non c'era nemmeno verso di farne una questione di stato.
Avevano passato una notte a dir poco... infuocata.
Dopo tutti quei battibecchi, lo stuzzicarsi, i litigi.
E lei l'aveva lasciato con quel bigliettino. Scusandosi per averlo usato per dimenticare.
Non era assolutamente una cosa da dire il tutto a Peter.
Un'occhiata veloce, verso l'ufficio di Peter dove vide Sarah, prima di posare il cappello sulla scrivania.
Un'occhiata e Peter lo chiamò.
Con calma risoluta entrò nel suo ufficio.
- Peter, Sarah di nuovo qui?-
- Neal. -
- Caffrey. -
Il sorrisetto di Sarah non gli piacque.
- Questa notte c'è stato un altro furto, nella proprietà privata di un cliente della Sterlign Bosch. -
Neal si finse incredulo. Era palese che Sarah lo stava accusando. Certo di una cosa in cui lui non c'entrava affatto.
- Dov'eri stanotte?-
- Casa mia. Nel mio letto. -
Sarah non andare avanti. Ti prego.
Voleva urlare quella pseudo preghiera.
- La cavigliera può confermarlo. -
La donna rise. - Qui ti volevo, Neal. Vedi da mezzanotte alle quattro e mezza di mattina, c'è stato un lieve black out. I dati della tua cavigliera sono persi. E guarda caso, il furto si è svolto in quelle ore. -
- Ero a casa mia. Ripeto. -
- Davvero? Qualcuno lo può confermare?-
Neal la guardò. Incredibile quanto può vendicarsi una donna, quando è rifiutata.
Non che lui la 'rifiutasse'. Semplicemente aveva declinato il suo invito a cena, quella stessa sera del litigio con Emma.
La notte con Emma era stata una semplice... aggiunta a quel programma.
Il punto era : finire di nuovo indagato per un furto che non aveva commesso, o dire la verità anche davanti a Peter?



















Nda: La frase 'Neal le era entrato nel sangue' è presa da The Vampire Diaries. Elena lo dice a Matt, riguardo a Damon. Nella citazione ho omesso solo il nome. *non vorrei farlo*

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Capitolo 24
*** Cap 24 ***











Cap 24




Emma era ignara di ciò che stava succedendo nell'ufficio di suo zio.
Persa nel guardare Versailles no Bara, non sentì nemmeno sua zia che apriva la porta.


Oscar: L'amore può portare a due cose. Alla felicità completa, o a una lenta e triste agonia.
Fersen: No, no, Oscar. Per quanto ne so io, l'amore porta solo a una lenta e triste agonia.


Elizabeth la guardò, sospirando. - Cos'è successo oltre il litigio con Neal?
- Da cosa deduci...-
- Stai guardando Versailles no Bara. - le sedette accanto. - Uno degli episodi, direi, toccanti. Oscar sa che Fersen non sarà mai suo, ma della regina. Allora? -
Emma guardò la zia. - Nulla di che. Solo cerco di non pensare a niente. -
- Tesoro... - le accarezzò i capelli, prima della guancia, con affetto. - Oscar aveva sempre Andrè.-
- Solo che se n'è accorta ormai tardi... -
- Vero. Ma Andrè l'ha amata per ventanni. Donandole anima e corpo. -
- E muore dopo essersi dichiarati l'un l'altra. Dopo un'unica notte d'amore. - chiuse il pc. - Arriva al punto. -
- Tu hai il timore di qualcosa di nuovo, e che sia Neal a donartelo. Il passato si lascia alle spalle, lo sai bene. Anche se la maggior parte delle volte, ritorna prepotente con la forza di un uragano. -
La ragazza era rimasta in silenzio, emettendo un sospiro. - Mi sto comportando da codarda, con lui. Vero?-
- Non esattamente, ma se continui con questo 'piangerti addosso per ciò che è successo e al quale sfuggi' , finirai per assomigliare a Rosalie Moliere. - la guardò. - Che cosa fa Rosalie?-
- Non fa altro che piangere. Capito. -
La donna le indicò il pc. - Andrè si è dichiarato?-
- Non ancora. -
- Allora vuoi dirmi cos'è successo con Neal?-
Emma la guardò. - Ecco.. . -



Sarah Ellis continuava con le domande.
Sempre le solite, ed ottenendo la stessa risposta da lui. - Ero a casa mia, nel mio letto. -
Neal era stufo di tutte quelle accuse, non volendo abbassarsi al livello di Sarah, e dir tutto anche davanti a Peter.
Si sentiva come se avesse tradito la fiducia dell'uomo, andando a letto con sua nipote. Certo, l'avevano voluto entrambi... ed erano pienamente consapevoli.
Ma dire apertamente al tuo capo/agente di custodia :'Sono andato a letto con tua nipote' non era esattamente nei suoi piani.
- Sai che ti dico, Sarah? Accusami, dimmi ciò che vuoi. Io so che con il furto non c'entro affatto, ed il fatto che mancano i dati della mia cavigliera è solo una mera coincidenza. D'accordo? -
Peter lo guardò. Neal non si era mai rivolto in quel modo secco verso la donna.
- Neal, tutto bene?-
- Sì. Tutto bene. -
Il ragazzo si schiarì la gola, trovando una scusa per uscire dall'ufficio. Sapeva che Sarah non demordeva. E lui con il suo continuar a non voler dir nulla , non faceva altro che darle un motivo in più.
In quel momento voleva andarsene, ma poteva solo limitarsi a sedersi alla sua scrivania.
Guardò il cellulare, istintivamente. Aprendo la rubrica al nome di Emma, volendola chiamare. Ma non lo fece.
Ripetè gli stessi gesti almeno cinque volte, senza arrivare a nessuna conclusione.
Poi si decise infine. La chiamò, sollevato quando lei rispose.
- Ciao. Dobbiamo parlare, per favore. -
"Sono appena arrivata, veramente. Sono in ascensore."
Appena il tempo di dirlo, che Emma entrò nell'ufficio della White Collar. Con in mano una confezione dal bar tra le mani ed il cellulare tra l'orecchio e la spalla.
Neal la vide e le si avvicinò a passo veloce.
Emma lo guardò. Era stata codarda ad andarsene in quel modo, ma lo sguardo serio del ragazzo la preoccupò.
- Sembri teso, stai bene?-
Aveva appoggiato la scatola sopra la scrivania di Jones, appena prima che Neal le prendesse il polso e la tirasse dove occhi non potevano vedere.
- Neal? C'entra.. qualcosa quello che è successo stanotte?-
Ed addio al fatto di non dover parlarne!
- In parte. - ammise. - C'è stato un furto, esattamente in quelle ore e casualmente i dati della mia cavigliera si sono cancellati. Ora Sarah mi sta torchiando e non so come uscirne. -
Emma si morse il labbro.
- Ed ora mi trovo al bivio. Dire la verità : che ero con te nel mio letto e morire sicuramente per mano di tuo zio, o lasciarmi accusare ingiustamente. -
- Ma lei, perché ... -
- Beh, a dir il vero... credo sia un po' risentita. Quando abbiamo litigato pubblicamente, mi aveva invitato a cena, ma come hai ben visto io ho rifiutato. - ammise.
- Un bel casino, vero? -
- Solo uno di dimensioni cosmiche. -
Emma si mise a ridere. - Veramente tragico. -
- Mi fa piacere che tu ti diverta. Potrei anche morire, grazie tante. -
Lei continuò a ridere. - Scusa, non volevo. Ma lo vedi in modo troppo tragico. -
- Bene, allora sarai tu a far cadere ogni accusa a mio carico. Dirai a tuo zio che eravamo a letto insieme. -
- Sei pazzo? -
Si affacciò nell'ufficio, notando che suo zio evidentemente dopo averla vista, la stava cercando.
Neal le osservò la linea del fondoschiena, dei fianchi. Rivedendo la notte passata.
Sentendosi accaldato solo al ricordarlo.
- Perché quel biglietto?- le domandò.
- Un problema alla volta, Caffrey. -
E sorrise mentre andava a salutare suo zio.

L'abbraccio dell'uomo era fermo.
- Scusa, stamattina non ero in vena di colazione. - lo baciò sulla guancia.
- Non importa, tesoro. -
Sentiva lo sguardo di Sarah addosso, come il suo fastidio palese.
- Posso sapere cos'ha da guardare, signora Ellis?-
La donna fece un sorriso tirato, prima di giocare la sua ultima carta. - Oh, nulla. Credo solo di aver capito.-
- Cosa? Riguardo ai furti? - domandò Peter, ignaro.
- L'alibi di Neal. -
- Oh.-
- E credo c'entri tua nipote. -
Peter guardò Emma e Neal.
- Sbaglio Neal?-
- Sbaglio, signora Ellis, o si sente punta sul vivo?- esordì la ragazza con un sorriso finto. Poi si rivolse a suo zio. - Posso confermare che Neal era a casa sua, perché ero con lui. - ammise.
Neal rimase in silenzio, mentre Sarah rimaneva basita e Peter cercava di carpire l'informazione.
Prima di arrivare al punto cruciale. - Oh, capisco. Dunqu..-
- No, non ne voglio parlare. - lo bloccò Emma.
- Nemmeno io. - continuò Neal.

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Capitolo 25
*** Cap 25 ***







Cap 25














Il silenzio aleggiava nella stanza. Neal sembrava trattenere il respiro, mentre Emma gli era rimasta accanto.
- Tu. Lei. -
Peter diceva solo queste due parole.
Loro non sapevano come rispondere, odiando la situazione che si era creata per colpa di Sarah.
- Peter io... -
- No. Taci, Neal. - gli aveva puntato il dito contro. - Emma è mia nipote. Ti rendi conto?-
- Lo so perfettamente, e giuro... ho cercato di trattenermi. - ammise, prima di guardarla. - Ma sono ... attratto da lei. Forse fin troppo.-
- È una bambina. È mia nipote! -
- È successo solo... stanotte. - ammise la ragazza. - Non volevo fartelo sapere , non per altro.-
Peter emise uno sbuffo. - Emma, almeno... insomma, avete pres...-
- Ogni precauzione. - Neal lo bloccò in tempo. - Possiamo cambiare discorso, per favore? -
Momenti imbarazzanti da dimenticare, sicuramente.
L'agente li osservò.
Emma era sua nipote, la vedeva come la sua piccola, anche se era cresciuta.
Neal era.. Beh, lui!
Aveva quel potere ammaliante, seducente. E lui stesso ne aveva visto gli effetti varie volte.
Chiunque finiva per cadere sotto il fascino di Neal Caffrey, ed a quanto pare anche sua nipote Emma!


- Sono entrato nella classe, e le ragazzine avevano tutte quante gli occhi su di lui [...] Il che conferma ancora di più la teoria . -
- Che vuoi dire? -
- È uno schema. Neal si comporta male, ma essendo Neal non ne paga mai le conseguenze. Anzi viene addirittura premiato. -
White Collar 3x12


Emma guardò Neal di sottecchi. Sembrava più teso di prima. Poi guardò Sarah, che rimasta fuori dall'ufficio gettava occhiate fin troppo penetranti.
Scosse la testa.
- Neal, posso parlarti un attimo da sola? Zio, ti spiace?-
L'agente uscì, quasi incredulo, e chiuse la porta. Entrambi emisero un sospiro di sollievo, mentre lui si poggiava con la schiena contro la parete di vetro.
- Lei l'ha detto di proposito. -
Le parole uscite dalle labbra di Emma, non fecero che dargli conferma.
- Mi dispiace. Non volevo metterti nei guai con tuo zio. -
- Lo tranquillizzerà mia zia. -
Neal fece un verso, prima di passare una mano sul viso. - Perfetto. -
- Caffrey, la stai prendendo tragicamente. -
- Se permetti, vorrei ancora vivere. -
- Potevi dirmi di no. -
- Potevi non venire ieri sera. -
- Potevi cacciarmi da casa tua. -
- Potevi fermarti, quando te l'ho chiesto. -
- Oh, adesso sarebbe colpa mia! Io ti ho dato modo di fermarti, ... e sappiamo com'è andata. - Emma lo guardò.
Provando, nonostante tutto, la voglia di baciarlo. E prendergli il viso tra le mani.
- Potevi andare a cena con Sarah. -
- Potevo. Ma non ho voluto. - sussurrò chinando il capo. - Anche se avevamo litigato. -
- Non abbiamo nessuna relazione, Neal. C'è stato solo qualche bacio. E siamo finiti a letto. -
Neal alzò, nuovamente, lo sguardo su di lei. Ma rimase in silenzio.
- Sapevi come sarebbe andata a finire, con quel gioco. -
- Non iniziare di nuovo con il fatto che è tutta finzione. Ciò che è successo questa notte, in questi giorni, non è finzione. -
- Era questo che volevo evitare, Neal. Te l'ho già detto. -
- Perché non ne hai il controllo?- le domandò sarcastico. - Credi sia facile anche per me?! - le si avvicinò. - Il fatto che tu sia la nipote di Peter, per me , in certi momenti non fa differenza. In questo momento non mi importerebbe nemmeno se una super modella mi passasse davanti. - ammise. - Io voglio te, nessun altra. -
Emma rimase in silenzio.
Quella era una dichiarazione vera.
- Tu non sai cosa vuoi veramente, Neal. - gli passò oltre, aprendo la porta.
Per lei la conversazione era finita.
- Tu non mi conosci. -
- Tu non me lo permetti. -
Il tempo di sussurrarlo, che Emma era sparita dalla sua vista.
- Dannazione!-



Peter Burke continuava ad osservare sua nipote, mentre erano a cena.
Quella giornata era pressoché passata in fretta, per sua fortuna. Anche se ancora non riusciva a digerire del tutto il fatto che Neal e la ragazza, insomma...
Lui vedeva Emma, ancora la sua piccola nipote da proteggere.
Eppure sapeva che prima o poi, qualcosa tra i due sarebbe successa.
Emma era sempre una ragazza, che cedeva al fascino. Se poi era Neal...
Poi emise un sospiro, mentre sorseggiava la birra. Elizabeth l'aveva tranquillizzato. Ci riusciva sempre. Ed era anche riuscita a strappargli una cena fuori la sera dopo.



Il bussare alla sua porta, lo distolse momentaneamente dalla sua tela. E quando aprì la porta, si trovò davanti Elizabeth.
- Elizabeth, cosa... Entra. -
- Ho parlato con Peter.-
- Ti offro qualcosa da bere?-
- No, grazie. Ho parlato con Peter, e per ora... diciamo che potrebbe digerire la cosa. -
- Non sembrava così , due ore fa. -
- Siamo molto protettivi verso Emma. -
- Elizabeth, giuro ... non volevo creare problemi. Con Emma mi sento bene. Mi piace, e ne sono attratto. -
- Lo so. E ti credo. - gli si avvicinò, posandogli una mano sul braccio.
- Se ... ti preoccupa, o se a Peter non sta bene posso farmi da parte. Sul serio.-
- Perché, ci riusciresti?-
- No. - ammise. - Non mi sento così... da quando è morta Kate. -
Elizabeth gli accarezzò il viso, con affetto. - Kate è morta da due anni, e pensi ancora a lei. -
- Non.. molto. - la guardò, premendo la sua mano su quella della donna.
Era calda. Fraterna.
- Non più come prima. Con Emma è diverso. Come se dimenticassi il dolore. - ammise ancora. - Ma lei, non parla con me. Non del suo passato, e quel poco che domando, vedo che riapre delle ferite ancora aperte in te e Peter. Siete ciò che ho più vicino ad una famiglia, e non voglio farvi torto. Ma vorrei poterla ... aiutare. -
- Io e Peter portiamo il peso insieme. Emma da sola. Ma detesta farsi aiutare, come detesta chiedere aiuto. -
- Lo so. È cocciuta. -
- È questo che mi ha portato qui. - continuò la donna. - Per chiederti un.. favore. -
- Certo, tutto quello che vuoi.-
Neal stravedeva per Elizabeth. Lei era quella donna da amare, ma non finirci per forza a letto, sebbene la trovasse attraente. Con lei aveva legato in modo fraterno, quindi qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto di fare, l'avrebbe fatto. Anche rapinare una banca sotto gli occhi vigili di Peter.
- Non darti per vinto con Emma. Infastidiscila, come fai sempre. Litigaci. -
- Litigarci? L'ultima volta ci sono finito a letto!- disse spontaneo.
- Bene! Purché lei si fidi di te, tanto da parlare. Deve gettare quel muro che si è costruita intorno. -
Neal rimase in silenzio, guardandola interrogativo. - Okay. Con Peter come la mettiamo?-
- Tu pensa ad Emma. Io a mio marito. - disse sorridente, prima di baciarlo sulla guancia ed aprire la porta. - Neal, mi fido di te. Okay?-
- D'accordo. Notte Eli. -
Quando la donna se ne andò, lui rimase un bel pò ad osservare la porta chiusa.
Elizabeth gli aveva dato il permesso di andare a letto con sua nipote, o si sbagliava?!



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Capitolo 26
*** Cap 26 ***








Cap 26








Il giorno di San Valentino era capitato di domenica. A parte una corsa in moto , in solitaria, Emma era pressocché rilassata. Anche quel fatidico giorno.
Intanto, Neal Caffrey non si era presentato a colazione. Cosa che l'aveva tranquillazzata enormemente.
Non aveva intenzione di far correre lo sguardo tra lo zio ed il ragazzo. Sapendo poi di finir in mezzo alle battute che quest'utlimo avrebbe tirato fuori.
E restando in casa, aveva evitato anche di veder la sdolcinatezza che sfiorava il diabete in quel giorno preciso. Anche perché sua zia, in pratica gliel'aveva quasi vietato.
Così si era anche risparmiata i commenti sarcastici e pungenti.
La giornata era infine passata lenta... e lei ora si trovava letteralmente stesa sul divano. A testa in giù, e le gambe contro la spalliera.
Guardando sua zia, da quel lato, che infilava le scarpe con i tacchi.
Elizabeth era pronta per andare a cena con suo marito. La guardò interrogativa, e le sorrise.
- Hai deciso di guardare il mondo da un altro punto di vista?-
- Veramente cerco di cancellare i pensieri, per poter navigare nel dolce e lugubre limbo delle anime perdute. - ed indicò i libri sparsi sul tavolino. - Troppe informazioni, e sento i fuochi d'artificio. -
- Nessun messaggio da tu sai chi?-
- Harry Potter l'ha sconfitto. - borbottò, ben conscia di chi stesse parlando sua zia.
La donna fece un verso, sconfitta. - Quanto sei testarda. Tuo zio l'ha digerito, no? Non vuoi proprio pass..-
Emma la interruppe, prima che potesse finire la frase. - Non dire altro. Io, tu sai chi, e san valentino nella stessa frase : no. E devo riprendere a studiare, quindi inutile. -
- Okay. - fece una giravolta - Come sto?-
- Mh. -
- Puoi rimetterti in piedi? Santo cielo, sembri una bambina capricciosa a volte!-
- Si, si... intanto tua a cena con lo zio, io mi vedo Magic Mike... - le scoccò un'occhiata divertita. - Di bambina c'è poco... - e si rimise in piedi, seppur barcollante.
- Emma, tesoro, sicura che quel film vada bene per te?- la prese in giro.
La ragazza si mise a ridere, prima di abbracciarla con slancio. - Assolutamente. Una serata sola, in compagnia... -
- E che compagnia!-
La ragazza si finse shoccata, prima di allontanarsi e guardare sua zia. - Sei bellissima. -




I libri erano aperti, sul tavolo, sotto i suoi occhi. Il dvd era ancora chiuso nella custodia, in camera sua. Mentre lei, annoiata, girava in cucina, aprendo ogni anta possibile. Alla ricerca di qualsiasi cosa.
Voleva vedere il film, ma aveva anche voglia di qualcosa veramente di gustoso da mangiare.
Lei era golosa, molto. E la cioccolata per le emergenze non voleva toccarla. Non poteva chiedere sempre i soldi a suo zio, o di comprargliela.
Gli occhi castani brillarono quando in uno dei tanti stipi della cucina, trovò una scatola di creme caramel pronto in pochi minuti, e nel prenderlo fece cadere il libro di ricette.
Una ricetta risaltò. Pan di spagna al cioccolato con le mandorle. La preferita di suo zio.


Era impulsiva, nelle decisioni. Per questo non ci aveva pensato due volte, nel voler fare la torta per suo zio. Dopo aver messo a raffreddare il creme caramel nel frigorifero. Peccato però, che non aveva visto se aveva tutti gli ingredienti. Mancava il burro.
Senza dar conto a ciò che faceva, prese il cellulare, chiamando direttamente lui.
- Ciao. Mi serve del burro.-
- Ciao. Sto bene, grazie. -
- Okay, ciao, come stai? Bene. Io anche. - borbottò. - Mi serve del burro, o la torta al cioccolato e mandorle per mio zio non posso finirla. -
- Emma è domenica.-
- Lo so. Per questo ho chiamato te. -
- I negozi sono chiusi. -
- E allora?-
- Non mando all'aria la mia fedina penale per un panetto di burro , fregato dal bancone!- la prese in giro, prima di rimanere in silenzio. - Sei fortunata, ne ho uno nel mio frigo. Io controllo sempre se manca qualcosa. -
Emma sollevò gli occhi al cielo, quasi pentendosi di averlo chiamato.
- O per lo meno faccio la spesa. -
- Bene. Ti aspetto qui. -

Quando Neal arrivò a casa Burke, entrò dal retro. Trovando Emma, concentrata nel tagliare la cioccolata a pezzetti.
- Ciao. -
- Ciao, puoi far sciogliere il burro? - poi sollevò lo sguardo e gli sorrise. - Niente giacca e cravatta, oggi?-
Domandò alludendo al maglione blu ed i pantaloni di jeans.
Neal scosse il capo, avvicinandosi al tavolo e scartando il burro, prima di farlo a pezzetti e metterlo in un recipiente. - Sciolto un pò di suo. Come mai la torta?-
- Storia lunga. -
Lui la guardò, notando poi ciò che era in mezzo. - Dovevi studiare, ma sei in cucina per cercare qualcosa da mangiare mentre guardavi,magari, un film. E ti trovi a far una torta. - sorrise, prendendo una mandorla tostata. - Indovinato?-
- C'è anche del creme caramel in frigo. - si concentrò sull'impasto. - Ho seguito l'impulso. Ho fatto cadere il libro mentre prendevo la scatola, e la ricetta era davanti agli occhi. Magari... zio Peter digerisce meglio. -
Il silenzio che si creò era quasi imbarazzante, prima che Neal lo interrompesse. - Film in programma?-
Lei borbottò qualcosa di incomprensibile, evitando il suo sguardo e sperando di non arrossire.
- Perché quel biglietto?- le domandò.
Lei si impegnò maggiormente. Mise la teglia in forno, e lo accese. Prima di raccogliere ciò che aveva sporcato e metterlo nel lavabo.
Voltando del tutto le spalle a Neal.
- Emma... possiamo parlarne?- sospirò.
Lei rimase in silenzio, lavando i piatti. Cercando di non pensare a nulla. Ma sentiva la sua presenza dietro di lei. Il suo profumo deciso.
Lo sentì poggiarsi contro il tavolo, e continuare a guardarla.
- Non vuoi dirmi perché. Bene. -
Silenzio.
- Non ti ho fatto domande sul tuo passato, perché speravo che tu almeno un pò ti aprissi.. -
- Non... continuare. Smettila. -
- Perché? Di ciò che è successo, prima o poi dovremo parlarne. Sei adulta, no? O scappi anche da questo? - la provocò.
- Quello che è successo, ormai è passato. -
- Sì, solo due giorni. -
- Zeus donò un vaso ad una giovane mortale, Pandora. Le intimò, nonostante la sua spasmodica curiosità, di non aprire il vaso. Lei lo fece, e tutti i mali si riversarono nel mondo. - si voltò a guardarlo, prima di allontanarsi.
- Quindi mi stai paragonando a Pandora?- frenò la sua camminata. Prendendola per il braccio.
Si sentiva ... sconfitto? Punto nell'orgoglio?
- Non ci conosciamo , veramente, Neal. -
- Non vuoi dirmi nulla del tuo passato, e non ti domanderò cosa. Ma almeno... prova, anche solamente, prova a concederti un attimo. Solo uno. -
Lei fece forza sulla sua volontà, per allontanarsi. Ma riuscì solo a farsì che lui aumentasse la presa.
- Dimenticare non è facile, Emma. Lo so bene. E non parlo del fatto che siamo stati a letto insieme. Parlo di altro. - iniziò serio. - Quando morì Kate, scoprii che dietro c'era Fowler, non sapevo dove battere la testa. Non riuscivo a dimenticare tutti i modi per incontrarla, sai quanti progetti avevo fatto per me con lei nella mia vita? Sono andati tutti in fumo quando è saltata in aria davanti ai miei occhi. La rabbia, il dolore, la voglia di vendetta. Tutto era un insieme di sentimenti che non avevo mai provato. - continuò. - Dimenticare, non è facile. Ma puoi provare. Passo per passo. -
- Dove vuoi arrivare?-
- Un peso in due, ricordi?-
- Crolleresti.- lo guardò. - Non credo tu sia abbastanza forte dal sopportarlo. -
- Mettimi alla prova. -
- Cambierei il tuo modo di vedermi. -
- Prova. -
Emma scosse il capo. Allontanandosi, approfittando del fatto che Neal aveva allentato la presa.
- Ti dico tutto, ipoteticamente parlando. E poi? Sarai ancora così sfrontato come lo sei sempre stato? - lo guardò. - Cosa mi assicura che sarà così anche dopo che avrai scoperto tutto del mio passato? -
- Quindi non vuoi avere a che fare con me, perché hai il timore di un passato di cui io sono all'oscuro. Ma non vuoi parlarne per non allontanarmi da te. Incoerente come ragionamento, trovi? -
La seguì nuovamente in cucina.
- Mi dici come fai a rigirare tutto a tuo favore?- gli domandò mentre toglieva la torta dal forno e la posava su un piano per raffreddarla.
Lui fece un sorriso, poi spallucce. - Talento. -
Emma fece uno sbuffo. - Sei egocentrico. Lo sai?-
Neal la guardò divertito, prima di tirarla per il polso e farla cozzare contro il suo petto. - La prossima volta, non ti lascerò fuggire dal mio letto, sappilo. -
- La prossima volta?-
Lui annuì, prima di chinare il volto e sfiorarle le labbra con un bacio fantasma. Poi si allontanò, ma non più di tanto.
Emma era rimasta basita per quel bacio mancato. Tanto che stentava a credere che lei lo stesse aspettando. Perché voleva che lui la baciasse.
- Mh, Emma. Quindi vuoi che che ti baci, vero?-
Un sussurro contro le sue labbra. Senza toccarle, però.
- Caffrey ti ho già detto che sei egocentrico e vanesio, vero? Come fai ad essere così sicuro che io voglia un tuo bacio?-
- Perché lo voglio io. -
Non attese risposta. Le prese il viso tra le mani, e la baciò. Veramente. Volutamente.

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Capitolo 27
*** Cap 27 ***



L'unico modo di liberarsi di una tentazione è cedervi.
Oscar Wilde.













Cap 27










Emma era rimasta spiazzata dal gesto.
Neal la stava baciando in quel modo, divinamente. Non provò nemmeno ad allontanarsi, conscia del fatto che avrebbe perso la battaglia.
Così si arrese e chiuse gli occhi, lasciandosi andare contro di lui.
La lingua di Neal inseguiva la sua con ardore e maestria. Le mani tra i suoi capelli, ed il corpo premuto contro il suo. Gemette contro la sua bocca, prima che le mordesse il labbro con fare seducente.
Solo un momento, si staccarono per riprender fiato. Bastò quell'attimo per scambiarsi uno sguardo, che di semplice e casto aveva ben poco.
Emma sapeva che poteva essere un errore.
Neal voleva trattenersi, non essendo in casa sua, ma bastò vedere che lei si leccava le labbra per mandare all'aria i suoi propositi.
Si fiondò nuovamente sulle sue labbra, baciandola e mordendola lievemente. Gemendo lui stesso, prima che il corpo decidesse di suo.
Le mani corsero sotto il fondoschiena, sollevandola e poggiandola sul bordo del tavolo, prima di insinuarsi sotto la maglia sottile.
Il brivido che provarono entrambi al contatto della pelle. Ed ancora i baci sempre più decisi e vogliosi.
Emma riuscì a sollevargli il maglione, toccandolo sull'addome, mentre lo tratteneva con un abbraccio di gambe.
Prima che un colpo di tosse, li interruppe.
- Zia!-
- Elizabeth!-
Si staccarono, colti in flagrante. Come scottati. Neal si riavvivò i capelli spettinati, mentre si allontanava dalla ragazza e lei scendeva dal tavolo.
- Siete fortunati che Peter sta ancora parcheggiando la macchina. -
Neal si schiarì la gola, prima di dire - Forse meglio che io vada. -
- Dal retro, direi. - suggerì Elizabeth.
Emma era rimasta in silenzio, mordicchiando l'unghia.
Neal la guardò nuovamente, volendola baciare ancora ma sentendo i passi di Peter si defilò in fretta.


Il mattino giunse in fretta, anche se lei era rimasta sveglia tutta la notte a rimurginare su ciò che era successo la sera prima.
Se sua zia non fosse entrata in quel momento? Sarebbero andati avanti, e poi?
Magari scoperti anche da suo zio in persona!
Ma non era ciò che la 'spaventava' maggiormente. Se fosse successo ancora, come l'avrebbe giustificato?
Neal certo era bravo a parole. E l'aveva quasi convinta a parlare, a gettar fuori ciò che teneva dentro da troppo tempo.
Solo.... che era lei a non essere pronta ad aprirsi.
Non poteva finire di nuovo a letto con Neal.
Non poteva cedere così facilmente ai suoi baci, al suo sorriso...
Non poteva.
Non voleva. Doveva essere più decisa. Doveva iniziare a dire di no con fermezza.
Ed era per questo che si era alzata dal letto, lavata in fretta, e si stava vestendo in silenzio. Sapeva che a minuti, lui, sarebbe venuto a far colazione come suo solito.
E non voleva vederlo.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. No?

Scese veloce le scale, esordendo con un buongiorno appena udibile, fingendo di non sentirsi osservata da sua zia.
- Io.. prendo la moto. Ci vediamo più tardi. -
- Fai almeno colazione. -
- Non ho fame.-
Indossò la giacca e prese le chiavi, aprì la porta ... .e Neal era lì pronto per bussare.
- Ciao. -
Dannazione.
- Ciao. - borbottò e si defilò veloce.
Qualche minuto dopo, sfrecciava a gran velocità sulla moto.


Neal la guardò allontanarsi di nuovo da lui.
Perché era così sfuggente? Non sapeva come fare con lei.
Sorrise verso Elizabeth, che lo guardava un pò dispiaciuta. Perché lei conosceva Emma.
La tranquillizzò con un gesto noncurante, mentre le sedeva accanto.
- Come hai dormito?-
Peter non era ancora arrivato, quindi potevano parlare.
- Come... uno colto in flagrante dalla zia della tua pseudo-nonragazza?!- scherzò. - Tranquilla. Sto bene.-
- Mi spiace tesoro. -
- Non preoccuparti. -
Su una cosa era certo : lei era attratta da lui. Anche se quando gli era davanti, sembrava più Mercurio con le ali ai piedi!
Morse la fetta di dolce, prima che i baci della sera precedente gli si facessero vivi davanti agli occhi.

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Capitolo 28
*** Cap 28 ***




- D'accordo, porterò Neal con il suo sorriso rilassante. - Peter Burke - White Collar 2x15
[...]
- Il suo sorriso mi sembra più affascinante che ambiguo. - Christie, White Collar 3x03
[...]
Diana : - Tu perché non ti sei mai travestito? -
Neal : - Un bel sorriso funziona lo stesso. -
White Collar 3x06

























Cap 28












Ultimamente fuggire, per lei, era molto più facile.
Erano passate quasi due settimane da quel bacio di san valentino. Lei e Neal non avevano parlato, e cosa più importante non si erano avvicinati nemmeno di qualche millimetro.
Abbastanza facile, visto che lei appena lo vedeva, cambiava strada, argomento e fuggiva sulla moto.
Sapeva che prima o poi ne avrebbero parlato, anche se sperava che ciò mai sarebbe accaduto. Come avrebbe dovuto affrontare l'argomento?
E cosa dire, inoltre?
Neal dal canto suo si era ritirato, ma sapeva che sarebbe tornato all'attacco. Inoltre Sarah Ellis si era fatta di nuovo viva, trovando una scusa quanto meno plausibile.
Era evidente che voleva 'tenerli' d'occhio. Come se non accettasse il fatto che Neal potesse voler una come lei.
Quel giorno era il giorno del suo compleanno, ma sentiva che qualcosa sarebbe andato storto, rovinando la giornata.
Complice anche il tempo uggioso di quella mattina.
Decise di non pensarci, e sorridere al fatto che sua zia voleva organizzarle una festicciola intima. Anche se erano ventidue anni ormai!
Era mattino inoltrato, quando finendo di mettere la spesa in frigo, qualcuno entrò dalla porta del giardino.
- Neal. Cosa ci fai qui?-
- Veramente ho approfittato della pausa caffè. - emise sincero. - Vorrei darti uno dei miei regali, senza che gli altri lo sappiano... -
Emma si allontanò. - Oh. -
Neal le sorrise, prima che Elizabeth entrasse in cucina.
- Ciao Neal. Perché sei qui?-
Ma rimase in silenzio, quando lui posò un oggetto voluminoso, avvolto da carta argentata sul bancone della cucina.
Elizabeth sorrise. - Oh. -
- Io devo andare, ora. O Peter mi viene a prendere direttamente... e vorrei evitare. -
- Non aspetti che lo apra?-
- Aprilo e poi... dimmi se ti piace. Ma stasera. -
- Okay. - disse Emma , stranita.
- Beh, buon compleanno Emma. - la baciò di sfuggita sulla guancia ed uscì in fretta.
Emma era rimasta sola con sua zia, sinceramente curiosa dal comportamento di Neal e dall'oggetto in questione. Così si decise ad aprirlo.
Suo, enorme, fu il stupore quando vide ciò che era.
Sorrise, con gli occhi lucidi, prima che sua zia l'abbracciasse. - Una piccola commissione che ho chiesto a Neal. Anche se non sapevo il soggetto che avrebbe scelto. -
Emma rimase in silenzio.
Davanti a lei, in una copia perfetta di Neal Caffrey, in una cornice invecchiata c'era il ritratto di Maria Antonietta con la rosa, di Vigee-LeBrun.
- È bellissimo. -
Tanto era presa dal quadro, mentre lo portava su in camera, che non diede peso nemmeno al fatto che Sarah Ellis sarebbe stata ospite alla 'festa'.



La sera era giunta, infine. Aveva aiutato sua zia a preparare quella piccola cena, cercando di deviare le domande di sua zia riguardo a ciò che era successo con Neal.
Non ne voleva parlare, per non dargli importanza. Ma alla fine continuava a pensarci.
I baci di Neal le piacevano, la calmavano. Le facevano dimenticare il passato ed il presente.
Emise un sospiro mentre finiva di vestirsi, guardandosi allo specchio e cercando qualche imperfezione.
Aveva scelto una maglietta bianca con una stampa semplice, ed un paio di pantaloni skinny neri effetto ricamato, il tutto completato da un paio di scarpe nere con il tacco. I capelli li aveva lasciati sciolti, una cascata di boccoli color cioccolato.
Raggiunse il pianterreno, con tranquillità, sorridendo poi allo sguardo affettuoso dei suoi zii.
- Sei bellissima. -
- Grazie. -
- Neal arriva tra un po'... - lo giustificò l'uomo. - Credo venga con Sarah. -
Lei annuì, senza far notare il fastidio che la donna le procurava. In fondo lei stessa aveva detto a sua zia, che la donna poteva benissimo presentarsi.
Sperava solo che per il resto della serata si sarebbe distratta parecchio, anche perché quella sensazione di disagio e nervoso che provava non l'aveva abbandonata per tutta la giornata.
Quando arrivò Neal con Sarah, Emma si sentiva ancora più nervosa. Finse di sorridere, ma notò lo sguardo interrogativo di lui.
- Dobbiamo parlare. -
- Di cosa? -
Neal non le disse altro, mentre le prendeva la mano e la trascinava in cucina.
- Sei nervosa. -
- Non è vero. -
- Bugiarda. Ho imparato a leggerti, ormai. - le stava accarezzando il braccio. - Riguarda il fatto che sono arrivato con Sarah?-
Lei scosse il capo. - No. Lei non c'entra niente. - ammise. - È da stamattina che ... mi sento a disagio, nervosa e quasi terrorizzata. - e nel dirlo si era passata più volte le mani tra i capelli.
Neal le prese le mani, fermandogliele.
- Ho la sensazione che qualcosa andrà storto stasera. - continuò lei sussurrandolo quasi a bassa voce. - E non... voglio far preoccupare mia zia, o mio zio. -
- Se posso aiutarti... -
- Devi distrarmi. -
Lo chiese, quasi supplicandolo. Lei che non pregava mai nessuno. Lei che non chiedeva aiuto, a nessuno, per i suoi problemi.
Lui annuì, prima che lei stessa agisse d'istinto e gli si avvicinasse maggiormente. Gli cinse la vita con un abbraccio, poggiando il mento sulla sua spalla - aiutata dal tacco alto.
Neal rimase stupito dal gesto, ma la strinse. Chinando poi il viso, sentendo il profumo dei suoi capelli.
- Se posso distrarti in questo modo... - scherzò lui, e la sentì sorridere, prima di scostarsi appena per poterla guardare in viso.
- Sei il solito! Ma grazie... ed anche per il regalo di stamattina. -
Lui le rispose con un semplice sorriso.
Per un attimo rimase incantata nel guardarlo. Il sorriso di Neal era dolce, disarmante. Di quelli che ti fanno tremare le ginocchia, e sentire una sensazione di vertigine nello stomaco.
- Cosa c'è?-
- Niente. Sei... bello quando sorridi. Sai?- ammise sincera, prima che se ne accorgesse.
- Un bel sorriso, funziona sempre. -
Emma scosse il capo, sbuffando. - Ti ho fatto un complimento... non montarti la testa. - si allontanò di poco.
- Ehi, ehi, dove vai? - la riprese tra le braccia. - Ancora un pò. Mi piace... -
- In vena di tenerezze? - lo prese in giro.
- Ah, sta zitta. -
- Non dirmi di star zitta, non funziona. -
Fu lui a fare un verso annoiato, prima di decidere impulsivamente. - Okay, l'hai voluto tu. - e la baciò di slancio.
Emma provò nuovamente le vertigini, prima di stringersigli contro. E gli sorrise contro le labbra. - Ce ne hai messo di tempo... -
E tanti saluti al voler dire no, con fermezza!
- Se volevi che ti baciassi, potevi dirlo prima. -
Entrambi sorridevano, mentre si rubavano quei baci a fior di labbra. Per poi baciarsi seriamente, mettendoci la passione e l'attrazione che correva tra loro. Quasi in modo vorace.
Prima di venir interrotti da un colpo di tosse , seppur parecchio divertito.
- Voi due in cucina non potete stare!- disse Elizabeth sorridente.
- Zia... -
Neal era tornato composto, ma continuava a stringere a sé la ragazza.
- Scusa, Eli. -
Eppure, la ragazza, continuava a sentire quella sensazione di disagio. Sorrise nonostante tutto, guardando sua zia, mentre fingeva di ammonirli sul stare insieme - da soli - in una stanza!
Neal continuava ad osservarla, mentre con le dita continuava ad accarezzarle il fianco.
Elizabeth si allontanò e li lasciò nuovamente soli.
- Ehi. -
- Nulla. Sto bene. - si trovò a deglutire la voglia di piangere che le era salita improvvisa.
Tremante, si allontanò da Neal ed approfittando della distrazione degli ospiti, salì le scale chiudendosi nella sua camera.
Fece un profondo respiro, mentre si poggiava contro il muro, coprendosi la bocca con la mano pur di non far uscire i singhiozzi che continuavano a scuoterla.
Le lacrime presero a scivolarle sul volto, senza che potesse fermarle. Nemmeno quando la porta si aprì, e Neal era entrato in un lampo.
- Ehi.-
La vedeva lì, che piangeva e tremava. La trasse a sè, stringendola forte.
- Cosa ti prende?-
Lei non riusciva a parlare, scossa dal pianto. Volendo buttar fuori ciò che teneva dentro ormai da troppo tempo.
- Emma, ehi.. -
Lui non sapeva cosa fare. Non conoscendone il motivo.
- Sh, sh... Calmati. -
La ragazza provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì. Bloccata dalle lacrime.
Neal l'abbracciò ancora più forte, prima che lei debole crollasse sotto il suo stesso peso. Nonostante ciò, il ragazzo non perse la compostezza mentre la prendeva letteralmente in braccio e l'adagiava sul letto.
- Ora ascoltami. Segui la mia voce, okay? Respira e chiudi gli occhi. -
Lei lo fece come un'automa, seguendo il comando.
- Brava. Così. -
Continuava ad accarezzarle il viso, asciugandole le lacrime.
- Continua. -
Ancora una volta lei lo fece. Ritrovando poi, anche se lentamente, la calma necessaria.
- Un attacco di panico? - le domandò lui, con premura.
- Più isterico, direi. -
- Vuoi parlarne?-
- E di cosa? Non so nemmeno cosa mi spaventa da stamattina!- ammise.
Neal emise un sospiro. - Sicura? -
Lei annuì. - Sto bene ora. ... - lo guardò. - Ti sei preoccupato.. -
- Non direi.-
- Lo dice uno con la mascella tesa quanto una corda di violino. - e lo prese quasi alla sprovvista quando gli posò una carezza sul viso.
- Okay, ma solo perché a te ci tengo. ... -
Emma gli sorrise, e con gli occhi ancora lucidi dalle lacrime lui la trovò ancor più bella di quanto lo fosse già.
Deglutì fingendo una tranquillità sfacciata, turbato da quella nuova consapevolezza. Da ciò che stava provando per lei.
- Sarà meglio... che ti guardi allo specchio prima di scendere tra gli ospiti. - e quando lei lo guardò interrogativa, continuò. - Come spiego che ti sei trasformata in un panda?! -
- Oh, Neal!-
Lo spinse via, prima di alzarsi dal letto e guardarsi allo specchio. E sibilare contro il riflesso di lui che rideva, mentre lei aveva praticamente il trucco da rifare!







Qui il ritratto.
Qui completo di Emma.

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Capitolo 29
*** Cap 29 ***



Siamo impronte lasciate dal passato. Siamo solchi, siamo foglie di alberi che affondano le radici nella storia. Siamo ciò che i nostri padri e le nostre madri, sono stati. Siamo frammenti. Siamo la prova dell'immortalità umana. Non cessiamo di esistere finché in Terra germoglia il nostro seme.
Alessia Valentina Coppola , scrittrice esordiente.














Cap 29








Neal attese paziente, mentre lei ritoccava il trucco. Osservandola, mentre lui era poggiato contro l'anta dell'armadio.
Altre volte in passato era rimasto a guardare le sue donne mentre si truccavano o vestivano. Ma non aveva visto nulla di speciale, nulla che valesse veramente la sua attenzione.
Certo era un amante delle belle donne. E quando ne vedeva una , che per strada, attirava la sua attenzione la squadrava da capo a piedi. Divertendosi a metterla in soggezione.
Era fatto così.
Ma nel guardare Emma, compiere quei gesti, gli diede tutt'altra sensazione. Come se osservarla fosse sintomo di una vita tranquilla, non del tutto monotona e con un pizzico di pazzia.
Lei lo distolse dai pensieri, quando gli domandò - Quanto tempo siamo rimasti chiusi in camera?-
- Mh... direi una decina di minuti. Forse. Spero. E Peter non se n'è accorto. Spero. -
- Stai per andare nel panico, Caffrey?-
Lui le gettò un'occhiata finto-seria. - Ti diverti a mettermi nei guai con tuo zio, vero?-
- Direi di sì. -
- Oh. grazie!- po le aprì con fare galante la porta, prendendola in giro.
Prima di uscire dalla stanza, Emma si strinse nelle spalle, quasi volendosi proteggere da quella sensazione negativa che era tornata più forte di prima.
Lui agì istintivamente, prendendola per mano. - Ricorda : un bel sorriso funziona sempre. -
- Anche contro la paura?-
- Esatto. Ti starò vicino tutto il tempo, okay?-


La serata infine si era rivelata abbastanza tranquilla, ed Emma ne era più che contenta. Aveva riso tanto, come se quel momento in camera su non fosse mai esistito.
Ritrovando quella familiarità che cercava, nel stare tra le persone su cui sapeva di poter contare.
Persino Sarah era ben vista, sebbene continuasse ad osservarla come se volesse leggerle dentro.
Più volte aveva ringraziato Neal per esserle accanto, e che più di una volta le aveva sfiorato il fianco con una mano.
Sorridendo ancora nel vedere l'espressione incredula di suo zio, mentre apriva il regalo da parte di Mozie e scoprire un libro sulla teoria delle cospirazioni.
O leccarsi letteralmente le labbra quando scoprì il regalo di suo zio : una confezione di tavolette di cioccolata fondente.
- Spero non ti venga il diabete. - le disse sua zia, mentre le porgeva il suo regalo.
Il romanzo di Emma di Jane Austen. - Grazie zia. -
- Questi sono da parte mia e sua. - le disse Diana, indicando anche Jones mentre le porgeva una busta di carta.
Dentro dei biglietti a coppia. Due per una partita di baseball allo stadio.
E ringraziò il suo ex babysitter abbracciandolo di slancio, strappandogli la promessa di andar a vedere la partita insieme.
Notando poi i due rimanenti. - Ho saputo che a fine marzo sarà da queste parti... - le disse Diana. - E so che ti piace tanto... -
Emma la guardò, abbracciandola. - Lidnsey Stirling in concerto a Manhattan! Grazie, grazie!-
Persino Sarah, le aveva regalato qualcosina. Un braccialetto d'acciaio, del genere semplice e borchiato che le piacque molto.
Neal anche le regalò un bracciale, certo meno vistoso del quadro, ma ugualmente apprezzato.
Lei gli sorrise grata, mentre sfiorava con i polpastrelli quel bracciale rigido.
Era tutto perfetto. Anche mentre se ne stava tranquilla tra le braccia di Neal, che le accarezzava i fianchi.
Mentre sorseggiava lo spumante frizzante.
Il suono del telefono parve interrompere momentaneamente le chiacchere, mentre Elizabeth impegnata con le altre due donna finiva di togliere tutto.
Lei rispose tranquilla. - Casa Burke. -
Forse era la telefonata che suo zio aspettava da quell'agente per l'indagine che avevano in corso.
- Ciao Emma. -
Quella voce.
Voltò le spalle a tutti. Complice anche il muro che divideva la stanza.
Represse un insulto, mentre sibilava un secco - Lyanne. -
Strinse così forte il bicchiere di cristallo tra le dita, tanto da mandarlo in frantumi. Accogliendo con piacere, quasi, il bruciore dei tagli.
Sbattè il telefono contro il mobile. Prima di poggiare la fronte contro il muro, pur di non crollare.
- Emma, tesoro chi.. -
La voce di sua zia si fermò, mentre le vedeva la mano sporca di sangue. - Peter, prendi un tovagliolo per favore. -
- Cos.. Emma. -
- Chi era al telefono, Jo?-
Lei sollevò lo sguardo lucido. - Lyanne. -
Elizabeth indurì lo sguardo, e serrò la mascella. - Come. Ha. Osato. -
La nipote non disse nulla, mentre si allontanava verso le scale, e lei rialzava il telefono.

Dal bagno sentiva la voce irata di sua zia. - Come hai osato, Lyanne. Chi ti ha dato il permesso di chiamare qui?-
Pianse, lasciandosi scivolare contro il muro.
Ecco.
Alla fine era andato storto qualcosa.
Lyanne. E quell'altro nome affiancato : John.
Due nomi che, solo nominarli le faceva male. E tanto più a sua zia.
- Non dovevi farlo!-
Ancora la voce, di sua zia. Sebbene più alta.
- No. Non ti azzardare mai più. Non ti ho concesso più di metter piede qui a casa mia, tanto più quello di telefonare! -
Lei sentiva solo la voce di sua zia, e malappena vedeva Neal che le toglieva i pezzi di vetro dalla mano.
- Chi è Lyanne?-
- Mia madre. Nessuno. -
Il ragazzo continuò a curarle la mano, prima di fermarsi e guardarla. - Era questo ... che ti spaventava? -
- Non ne voglio parlare. -
- Devi. -
- No!-
- Emma, parlane. -
- Perché devo? Perché!?-
Si era alzata e si era allontanata da lui.
- Perché? Per quale motivo?Dimmelo, Neal!-
Aveva spalancato la porta, facendola sbattere contro il muro. - È una causa persa da tempo. Quindi non fare domande e nessuno si farà male!-
Neal la guardò scendere le scale, nervosa, e la seguì. Conscio che lei per il momento non avrebbe parlato. E non avrebbe funzionato forzarla.
Gli altri ospiti erano andati via, complice la gentilezza che aveva usato Peter.
Emma non guardò sua zia, mentre le passava accanto e prendeva dal piano di marmo la bottiglia mezza vuota di spumante.
- L'alcol non ti aiuterà.-
Lei rise cinica. - Oh, Neal! Fidati in questo momento l'alcol è il minore dei mali. - gli rispose versandone copiosamente il contenuto in un bicchiere. - È il modo perfetto per annebbiarmi la mente. È ciò che mi serve. -
Gli voltò le spalle, uscendo in giardino.
Sola, con la compagnia di quel liquido frizzante che le scivolava giù per la gola.
Lyanne.
John.

Fece un sorriso, triste, che nessuno vide. Alla fine la sensazione negativa si era rivelata.
E mentre chiudeva gli occhi, ripensò a ciò che aveva letto qualche settimana prima, di quella scrittrice esordiente italiana.
Siamo impronte lasciate dal passato...frammenti..
Le venne in mente Eyal. Quante altre volte sarebbe risorta dalle ceneri?

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Capitolo 30
*** Cap 30 ***



La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.
Hermione Granger.














Cap 30




Fu il muso di Satchmo vicino al suo viso che la svegliò, in quella mattina inoltrata. Aprì lentamente gli occhi, visto che la luce era penetrante, forte e le recava fastidio.
Indossava ancora gli abiti della sera precedente, notò, anche se non rammentava di essere salita in camera sua.
Evidentemente era crollata a causa dell'alcol ingerito, perché non ricordava nulla di ciò che era successo dopo la telefonata.
Uscì dalla sua stanza, trascinandosi come un'automa giù per le scale.
Sua zia sollevò il capo, appena la sentì. Ma lei borbottò un sottomesso - 'Giorno'.
- Mal di testa?-
- No. -
- Bene. -
La donna, la guardò attentamente. Sapeva benissimo che aveva un forte mal di testa, così si alzò e le preparò l'aspirina per alleviare il dolore.
- Tieni. Intanto ti preparo i pancake. -
- Non ho fame. -
- Devi mangiare qualcosa. -
- Mi va bene una fetta biscottata con la marmellata. - la fermò per il polso. - E sinceramente non mi importa se mangio o meno. Voglio sapere, tu come stai. -
Elizabeth le sorrise, chinandosi e baciandola tra i capelli. - Non preoccuparti tesoro. -
- Zia mi dispiace. -
- Lo so. Ma non devi preoccuparti. -
Emma rimase in silenzio, celando il viso tra le mani. Lyanne. Non la conosceva. Tanto meno John. E la chiamavano si e no, solo il 27 febbraio.
Ma era già tanto se si ricordavano il suo nome!
I pensieri le vorticavano in testa, mentre ingoiava l'aspirina ormai sciolta nell'acqua. Tirò poi un morso alla fetta crocccante e masticò lentamente.
Non era preoccupata per ciò che lei provava, ma per come si sentiva sua zia.
- Mi faccio una doccia, ti serve il bagno?-
Non voleva pensare a niente.
- No, tranquilla. -


L'acqua le scivolava sul corpo come se fosse balsamo. Quasi volesse cancellare ogni pensiero negativo che le impervesava la mente.
- Sai, tesoro.. quella fenice alla fine mi piace sempre di più!-
La voce di sua zia, dietro di lei, la distolse dai suoi pensieri.
- Strano, volevi uccidermi quando l'ho fatto. Come la stella o l'ankh in zona bikini. -
- Dettagli. Ora sta ferma, ed alza la testa. -
Emma sorrise. Sua zia le aveva versato lo shampoo sulla testa ed aveva inziato a massaggiarla.
La lasciò fare, tranquillizzandosi all'istante.
- Neal ti ha chiesto qualcosa?- le domandò.
- No, ma credo .. che alla fine dovrai dir qualcosa, tesoro. Neal ti vuole veramente bene e un ragazzo così non si getta alle ortiche. -
- Un ragazzo così mi ha resa come sono. -
- Ti sbagli. Neal non è come Justin. -
Justin.
Un altro nome che preferiva sentire, tanto meno pronunciare.
Si voltò verso sua zia, mentre si copriva con un asciugamano. - Non avevi detto di non voler sentire quel nome?-
- La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa. No?-
Emma rimase in silenzio, mentre finiva di asciugarsi. - Non... è paura. Lo sai. -
- Devi andare avanti, sono parte del passato. - le disse dolcemente, la donna. - Non puoi star male ogni volta. Sarà difficile, vero.. -
La ragazza annuì. - Allora spero di metterci una bella pietra sopra. E dimenticare. Ogni cosa. -


La sera era giunta, infine. Elizabeth era in cucina a preparare la cena, mentre quel suono si propagava in tutta la casa.
Si voltò verso la porta, facendo un mesto sorriso al marito che rientrava.
In silenzio, gli si avvicinò e lo baciò dolcemente.
Peter chiuse gli occhi, abbracciandola.
Trovandosi avvolti in un abbraccio musicale, seppur molto triste.
Neal che era lì, si sentì di troppo, ma il sorriso dolce di Elizabeth lo frenò dall'andarsene.
- Da quanto sta suonando la versione di Schindler's List, con il violino?- le domandò il marito.
Elizabeth si allontanò. - Dopo pranzo. Stamattina abbiamo parlato ma poco. - poi si rivolse verso le scale. - Emma, la cena è pronta. -
Un leggero silenzio, ne seguì. Poi i passi quasi silenziosi della ragazza.
Nel vederla, con quella tuta nera, Neal addolcì lo sguardo. A quanto pare l'umore era ancora nero... e lui non sapeva come aiutarla.
Emma lo salutò con un cenno silenzioso, prima che suo zio l'avvolgesse in un abbraccio.
L'uomo le baciò la nuca, con fare paterno e lei dovette ricacciare le lacrime indietro. Non voleva crollare.
Non di nuovo.
Così chiuse gli occhi, stringendoli forte.

Il peggio si presentò durante la notte. Quando chiuse gli occhi, rivivendo quella telefonata, e tante altre cose che voleva dannatamente dimenticare.
















Nda : Un po' corto come capitolo, ma non saprei come migliorarlo, e spero di farmi perdonare quando posterò il capitolo successivo.

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Capitolo 31
*** Cap 31 ***



È dura far finta di ridere quando il tuo cuore piange.
Jim Morrison









Cap 31




Far buon viso a cattivo gioco.
Era ciò che si era prefissata, ormai, da quasi una settimana. Non voleva far preoccupare maggiormente i suoi zii.
Certo, però, non sapeva come fare a tirare avanti. Quella situazione la stava letteralemente sfiancando.
Si premurò di nascondere lo sbadiglio, uno dei tanti, dietro il palmo della mano mentre finiva di pagare la commessa.
Poi ringraziando, uscì a passo lento dal negozio.
Il tempo era uggioso, anche quel giorno. Nonostante ciò, quel poco di luce non faceva che irritarla maggiormente, così si calò gli occhiali scuri sul viso e s'incamminò senza meta. Urtando poi con poca grazia, contro qualcosa. Di solido. E profumato. Elegante.
- Caffrey. -
Non sapeva defirnirlo un saluto. Certo era un borbottio.
- Emma. -
Lui aveva chinato il viso di lato, sorridendo tranquillamente, e facendo leva sul suo fascino. Come solito.
- Non dovresti essere con zio Peter?-
- Mh, ho finito poco fa una commissione e sono momentaneamente libero. -
- Fantastico. - emise sarcastica, prima di sbadigliare di nuovo. - Scusa. -
- Non hai una bella cera. -
- Continua così, Caffrey. -
Neal sollevò lo sguardo verso il cielo, prima di tornare a guardarla. - Emma, sai cosa voglio dire. Ci vediamo poche ore, si e no.. e questa settimana meno che niente. Inoltre ho solo notato che sei un pò pallida. Nonostante i Ray-ban che indossi, vedo che hai le borse sotto gli occhi. - sorrise dolcemente - E nella busta alla tua mano, posso tirare ad indovinare, c'è almeno un correttore. -
- Complimenti Sherlock. -
- Posso offrirti qualcosa al bar?-
La ragazza annuì, prima di seguirlo in silenzio.

- Niente caffè - borbottò lei, prima di sedersi con le spalle contro la vetrina.
Si tolse gli occhiali da sole, prima di passare una mano sul viso.
- Allora cosa c'è che non va?-
Ma lei rispose solo al cameriere, chiedendo una briosche.
- Un caffè, italiano, per me. - fece un cenno Neal, e ritornando a guardare Emma.
- Niente. Tutto come al solito. -
Il cameriere tornò nuovamente con le ordinazioni, prima di allontanarsi.
- Emma. -
- Cosa? Niente, okay? No.. non sto dormendo la notte. - ammise, arrendendosi sotto lo sguardo penetrante e serio di Neal.
Sapeva che se non avrebbe parlato, non si sarebbero mossi di lì.
Tirò un morso alla briosche fragrante e masticò lentamente prima di ingoiare.
- Chiudo.. gli occhi e sento la voce di Lyanne nel mio orecchio. Ed ancora la voce di zia Elizabeth che ... - guardò Neal. - Ho voglia di piangere e gridare. - ammise - E voglio dimenticare tutto, di nuovo. Lyanne, la telefonata, mia zia che grida. Tutto. -
Non si ritrasse quando Neal le prese la mano, quella che una settimana prima si era tagliata con il cristallo.
- Lyanne. John. Genitori modello, diciamo così. - si morse l'interno della guancia. - Troppo occupati a pensare alle loro tasche.-
Neal rimase in silenzio, aspettando che fosse lei continuare. Si stava aprendo di poco, quindi non voleva calcare la mano.
- Se non fosse per la segretaria, non si ricorderebbero nemmeno che compio gli anni il ventisette febbraio. - sospirò - L'avvocato Micthell e la sua splendida moglie trofeo. - continuò. - Non è un motivo abbastanza valido per non dire niente della mia vita?-
- No. Ci sono altre cose che ho amato scoprire di te. E ci sono altre cose che vorrei sapere di te. -
Lei fece un sorriso triste, prima di posare lo sguardo sulla sua mano, e su Neal che con il pollice l'accarezzava lieve.
- Tutto ciò che faccio, o che ho fatto di 'ecclatante'... di quel passato che voglio dimenticare, è per attirare la loro attenzione. Lo credevo fortemente quando lo facevo, poi mi sono resa conto che era inutile. Persino uscire con Justin, era tutto un modo per attirarli. Invece niente. -
Poi si rese conto di aver detto anche troppo, ma era tardi ormai.
- Per questo mia zia odia totalmente Lyanne e John. Così abbiamo deciso di comune accordo che loro sono un argomento tabù. - ritrasse la mano, suo malgrado. - Più facile.-
- I ricordi restano, comunque, Emma. -
- Questo è la parte peggiore, Neal. Ci sono delle cose... che vanno solo dimenticate. -
- Parlare è il primo passo. -
- Addossare il peso ad un altro? Non se ne parla. E non voglio farlo con zia Elizabeth. -
- Fallo con me, allora. Parlane con me. -
- Crolleresti, te l'ho già detto. -
- Provaci. -
- No. Te l'ho detto, non voglio cambiare il tuo modo di vedermi. -
- Non è questo il punto. Devi solo fidarti. - emise guardandola. Poi continuò dopo un po' di silenzio - Comunque, casa mia è sempre aperta. -
- Non posso. -
- Puoi sfogarti, se ne hai bisogno. Dico sul serio, vieni da me. Magari riesci anche a dormire.. - la guardò serio. - Pensaci, o finirai per star male e peggio. -
- Vorrei farcela da sola. -
- Mitchell, ti hanno mai detto quanto tu sia testarda?-
- Varie volte. - disse prima di finire di mangiare la briosche. - Il caso di oggi?-
- Mh? Niente, solo una truffa ai danni di un privato. Come solito. -
Emma gli sorrise, cercando di trattenere l'ennesimo sbadiglio, ma lui lo notò. - Vai a casa, Emma e stenditi sul letto.-
- Non funzionerebbe. -
- Tentar non nuoce. -
Lui scosse il capo, mentre pagava il conto ed uscivano dal bar.
- Neal, non è che hai un doppio fine.. offrendomi il tuo letto?- lo provocò, pur di cambiare discorso.
Erano sul marciapiede, camminando fianco a fianco.
- Sono un gentiluomo. - borbottò, fingendosi scioccato.
- Perché non funzionerebbe, visto che sono anche nella settimana.- disse schietta.
- Motivo in più per non toccarti. Diventi suscettibile in quei giorni, sai?-
- Non sono suscettibile!-
- Oh, sì che lo sei. L'ho notato in questi mesi. Mangi più del solito, e scatti nervosa quasi ad ogni minima cosa. - disse gioviale. - Scherzi a parte, va a casa e cerca di riposare. -
- Si vede così tanto che sto male?- lo fermò prendendogli il braccio.
- Emma, come io osservo... anche Elizabeth e Peter lo fanno. Ma ... tu fingi, quindi anche loro di conseguenza lo fanno. -
Lei chinò il capo, mentre Neal le si avvicinava maggiormente. - Sanno che c'è qualcosa che non va. -
- Non posso dirglielo. Non... -
- Se si preoccupano è perché ci tengono. - le aveva messo una mano sulla spalla, stringendo appena. - Devi... imparare a chiedere aiuto a chi te lo offre. Non aspettare di star male veramente, e quando ormai è troppo tardi. -







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Capitolo 32
*** Cap 32 ***







Cap 32




Era tornata a casa, fingendo quella tranquillità che palesamente voleva mostrare. Sorrise verso sua zia, quando la donna la salutò ed aprì le braccia pronta per accoglierla.
- La mia piccola, Jo. - la baciò.
- Ciao, zia. -
La donna la guardò, mentre si dividevano. - Va tutto bene, tesoro?-
- Sì, certo. Perchè?-
- Perché ho l'impressione che tu mi nasconda qualcosa. -
- Sei una detective, ora?- scherzò. - Sai come divento quando il tempo è così. Ieri sera mi sono messa a studiare... così non ho dormito molto. - le mentì, sfuggendole allo sguardo.
- Sicura?-
- Sì, tranquilla. Ho incontrato Neal, poco fa. -
- Oh, non dovrebbe essere a lavoro?-
Discorso cambiato. Ottimo espediente.
- Sì, ha detto che aveva finito una commissione ed era libero. Così abbiamo preso qualcosa al bar. - le sorrise. - Io vado un attimo in bagno. -
- Okay. .- la guardò interrogativa. - Oh, un secondo. Devo fare la spesa, vuoi venire con me? -
- Mh, okay. -
Mentre sua zia si preparava, lei si era chiusa in bagno. Si guardò allo specchio ed ottenne solo un macabro riflesso.
Era l'ombra di se stessa.
Sua zia allora fingeva davvero bene.
Si sciacquò il viso, con acqua fredda. E mentre si asciugava, rimuginava su ciò che Neal le aveva detto.
"Non mi avevi detto che somiglio ad un panda, con le borse sotto gli occhi."

Le venne istintivo mandargli un sms, e mentre si passava il correttore, le arrivò la risposta.
"Con la tua suscettibilità, non volevo infierire. Seppur sembri un panda molto carino."

Sorrise suo malgrado. "Idiota. Ma hai ragione. Mia zia finge alla grande." gli rispose.
Trovandosi così, anche mentre era in macchina con sua zia, a messaggiare con Neal.
"Quindi sono idiota, ma ho ragione?"
"Sì, ma non montarti la testa. Pochi uomini con me hanno ragione."
"Non ti conoscono."
"Ah, tu invece sì?"
"Quel poco... per ora mi basta. "
"È quel 'per ora' che mi spaventa."
scrisse senza pensarci, e mordendosi l'interno della guancia quando si accorse che era ormai troppo tardi per annullare l'invio.
"Ti ho risposto sinceramente, scusa. Ora devo andare o tuo zio mi sequestra il cellulare. L'ha detto poco fa."
"Okay, ciao."
"A dopo."

Sorrise, mentre sua zia parcheggiava.
- Come mai sorridi?-
- Cosa devi comprare?-
Era palese il suo voler cambiare discorso, così la donna le rispose tranquillamente.
- Stasera devo fare i bocconcini di pollo con il sesamo. - la guardò - Che ne dici? Patate piccole con il burro?-
- Okay. -



Dal divano, fingendo ancora di studiare, si era messa ad osservare i suoi zii.
Erano bravi a fingere.
Come lei del resto. Anche se non tanto da ingannare Neal.
- Come mai Neal non è venuto a scroccare la cena, stasera?-
- Perché l'ha scroccata da June. - le rispose l'uomo. - E poi un po' di tempo tra noi, senza lui... - la guardò.
- Questa è bella. Sarai anche un agente dell'FBI ma non sai fingere di voler fare una domanda a caso, zio. -
Peter emise un sospiro. - Ci ho provato. - le sedette accanto.- Allora?-
- Niente. Tutto come al solito.-
- Sicura?-
- Sicura. -
- Emma, sai che puoi dirci tutto. -
Lei annuì. - Lo so. Ma per.. ora, finché non la risolvo da sola... sai come sono fatta. No?- chiuse il libro. - Zio, ti voglio bene sul serio e tanto. -
- Lo so, tesoro.-
Lei lo baciò sulla guancia, prima di alzarsi dal divano e raccogliere i suoi libri. Mentre Peter guardava la moglie ed esibiva una leggera alzata di spalle.
La conversazione era finita lì.
Costringere la nipote, a parlare, non avrebbe portato a niente.
O si sarebbe chiusa a riccio, e sarebbe stato peggio.











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Capitolo 33
*** Cap 33 ***



Il presente a volte può essere un pessimo ambiente se arredato con i residui di un passato difficile da dimenticare.
Giorgio Faletti.














Cap 33








Il silenzio in casa Burke era interrotto, solo dal ticchettio delle lancette degli orologi.
Era notte inoltrata, ma lei - poteva scommetterci qualsiasi cosa - era l'unica ad essere ancora sveglia.
I libri erano aperti sul letto, e nella sua mente vi erano solo una miriade di informazioni confuse.
Voleva dormire. Ne aveva bisogno, e lo sapeva benissimo.
Ma.
C'era quella nota che l'accompagnava a letto, da una settimana e più.
Aveva chiuso gli occhi. Forse per qualche minuto era anche entrata nella fase di un dormiveglia. Almeno fino al giungere, nella sua mente, la voce di Lyanne.
- Ciao Emma. -
- Lyanne. -

Era un sussurro sibilato con rabbia. Odio.
Si era svegliata del tutto.
- Puoi sfogarti, se ne hai bisogno. Dico sul serio, vieni da me. Magari riesci anche a dormire.. -
La voce di Neal le si presentò come un lampo, e seguì l'impulso.



Un rumore continuo e sordo, lo raggiunse anche nel sonno. Quindi gli ci volle un po', per capire che era contro la sua porta di casa.
Poi il fragore del tuono, lo svegliò del tutto.
Si alzò, chiudendo la finestra, e poi si trascinò ad aprire la porta.
- Emma. -
La guardò attentamente, mentre lei gli sfuggiva.
- Sei... -
- Tutta bagnata. Lo so. Dimmi che non c'è nessuna donna nel tuo letto, al momento. E che non ho fatto mezzo chilometro a piedi... inutilmente. -
- Entra. - la lasciò passare e chiuse la porta. - Hai qualcosa contro gli ombrelli?-
- No. Ma quando sono sgattaiolata dalla finestra della camera non pioveva... quindi... - lo guardò. - È ancora valida la proposta?-
Lo vide allontanarsi e tornare poco dopo con un asciugamano. Neal le sorrise - Asciugati almeno. Sono lenzuola costose... - le poggiò l'asciugamano sui capelli, provvedendo lui stesso a frizionarla con la stoffa. - Spogliati. Come hai fatto a bagnarti tanto, in meno di quindici minuti? -
La ragazza fece spallucce. - Non lo so. Ero a qualche isolato da qui, quando ha iniziato a piovere forte. - lo guardò. - Mio zio, ha provato a far domande. .. - ammise. - Ma non sono riuscita a dire niente. -
Neal l'aiutò a spogliarsi dagli abiti bagnati, porgendole poi la camicia di jeans che aveva appoggiato sul divano. - Tieni, e fila a letto. -
- Grazie Neal. -
- Perché sei sgattaiolata dalla finestra?-
- Mio zio ha messo l'allarme, e non volevo perdere tempo a toglierlo ed inserirlo di nuovo. - gli rispose, mentre si infilava nel letto.
- Hai lasciato almeno un messaggio, o biglietto... -
- No. -
- Bene. -
- Ho seguito l'impulso, okay? Mi sono messa a dormire, e credevo di poter finalmente chiudere davvero gli occhi e la mente. Ma ... la sua voce. .-
Neal la guardò, prima di attirarla contro il suo corpo. - Mi dispiace. -
La ragazza, rimase un attimo in silenzio. Come se stesse valutando ogni possibile conseguenza del suo stringersigli contro. Era stanca, così si arrese. Lo lasciò fare, e si trovò stretta contro di lui.
- Neal, non ce la faccio più.- ammise dopo un po' di silenzio.
Lui la strinse più forte, baciandole i capelli umidi. Mentre lei gli si raggomitolava contro.
La lasciò piangere, senza dir nulla. Anche perché non sapeva cosa dire esattamente. Sentì le sue lacrime assorbite dalla canottiera che indossava.
Volendo alleggerire quel peso che lei si ostinava a portare, iniziò a passarle la mano sulla spalla e sul braccio, e darle baci teneri sulla fronte o la tempia.
Un tocco dal potere ipnotico, del quale Emma ne divenne succube. Addormentandosi con un'espressione semiserena sul viso.
Neal la guardò ancora per qualche minuto, senza fermare la mano, prima di cedere anche lui al sonno.

- Emma. -
- Lyanne. -
- Emma. -
- Lyanne. -
- Emma-.
- No. Lyanne. No. -
- Emma
, sono Neal!-
Un tuono più forte degli altri, seguito da una serie lampi luminosi, la svegliò. Emma aprì gli occhi, trovandosi davanti al viso, lo sguardo preoccupato di Neal.
- Ti agitavi nel sonno. -
- Dimmi che non ho.. .gridato. -
- No. Continuavi a dire solo il nome Lyanne. - le accarezzò il viso, scostandole i capelli dalla fronte. E nel mentre, risuonò forte il cellulare di Neal sul comodino, tanto che Emma sobbalzò spaventata. Il ragazzo la guardò un attimo, prima di rispondere.
- Elizabeth... Sì, è qui tranquilla... A domani. - poi chiuse la conversazione, e tornò a guardare la ragazza.
Raggomitolata su se stessa, lontana da lui, la vedeva rigida.
- Ti va di parlare?-
- No. -
- Come posso aiutarti, se non vuoi?- le domandò, sospirando e passandosi una mano tra i capelli.
- Ti prego, no. - sussurrò. - Ti prego. -
Neal la guardò ancora, scuotendo il capo contro la sua testardaggine. - D'accordo. - si arrese.
Si stese nuovamente, abbracciandola in vita, in modo da poggiare la sua schiena contro il petto. Sporgendo il mento contro il suo collo. - Per ora. -
Lei strinse gli occhi, mentre le lacrime le scivolavano via. Ma lui non si lasciò intenerire. Non in quel momento.
- Dovrai parlarne. -
Silenzio.
- Arriverà il momento. -
Ancora silenzio.
- Devi farlo, piccola. -
Le baciò il collo, teneramente, prima di poggiarsi contro il braccio che gli faceva da cuscino.
E per tutta la notte, non si azzardò a lasciarla.
Teneva troppo a lei, per vederla crollare. Lui non voleva.
Anche se non sapeva quasi nulla, ormai era troppo coinvolto. Tra sentimento puro e attrazione.











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Capitolo 34
*** Cap 34 ***



La mente si lascia sempre abbindolare dal cuore.
François de La Rochefoucauld














Cap 34







Il mattino era inoltrato quando Emma si svegliò. Cercò istintivamente Neal, ma trovò solo il lato del letto vuoto.
Eccetto un foglio di carta sul cuscino.
"Dormivi finalmente, così non ho avuto il coraggio di svegliarti. Gustati il cornetto, mi raccomando. A dopo, tuo Neal.
Ps : visto che i tuo vestiti erano ancora umidi, ne ho chiesto a June alcuni di sua nipote."

Emma si guardò intorno, passandosi una mano tra i capelli ribelli. Notando, poi, i vestiti poggiati su una sedia.
Sembravano scelti da Neal in persona. Niente di floreale o colori pastello, e sorrise.
Mentre si vestiva, sentiva il profumo di Neal aleggiare sul suo corpo.
Con un moto istintivo si portò la camicia di lui al viso. Inspirandone il profumo. Ma era più un odore proprio.
Si morse il labbro, volendo cancellare ciò che sentiva.
Perché il cuore non faceva che batterle forte, impazzito.
Emise un sospiro, sapendo che ancora qualche momento del genere e sarebbe rimasta fregata.
Ciò che le premeva era : lei voleva una cosa del genere, o no?
Perché sapeva che ciò sarebbe successo di nuovo, e lei non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo.
Tirò un morso al cornetto, mentre prendeva il cellulare. Come se sapesse che lei era ormai sveglia, Neal le aveva mandato un sms.
"Dormigliona, sei sveglia?"
Lo chiamò e non attese molto.
- Ciao. Come vedi sono sveglia... e grazie per ...tutto. -
- Sempre disponibile, lo sai. -
- Neal, grazie sul serio. -
- Non devi. Avevi bisogno, e mi sono offerto. -
- Probabilmente me ne pentirò, appena detto ma.. .se fossi lì, davanti a te, ti bacerei. -
Lo sentì, come se gli si era mozzato il fiato.
- A saperlo, che mi ringraziavi così, sarei rimasto a casa. - continuò ridendo.
- Beh, se ci sarà una prossima volta... tienilo a mente. - lo provocò. - Ora vado a casa, ci vediamo più tardi. Promesso. -
- Okay, a dopo. -
- Ciao. -
- Ciao. -
Chiusa la conversazione, Emma per sdebitarsi rifece il letto e raccolse gli abiti ed uscì dall'appartamento.


Elizabeth la stritolò in un abbraccio, appena la vide.
- Scusa. -
- Oh tesoro. Non vedendoti... -
- Scusa. -
- Non fa nulla. Non me ne sarei accorta se non fosse stato per i tuoni. -
- Zio Peter, ha detto qualcosa?-
- Gli ho accennato qualcosa, ma niente. Se riesci a parlare con Neal, tanto di guadagnato. -
Emma abbassò lo sguardo. - Sì... forse sarebbe tanto di guadagnato se con Neal parlassi di tutto. Ma non ci riesco ancora. -
- Arriverà il momento. -
La ragazza annuì. - Io.. vado.. un attimo in camera. - la guardò - ... Mi accompagneresti al bureau dopo?-
- Certo. -
La guardò salire le scale, e solo quando udì chiudersi la porta, corse al suo cellulare. Premendo l'ultima chiamata, ed aspettando una risposta.
- Elizabeth, se cerchi Peter è in riunione. -
- Lascia stare Peter, Neal. - si affacciò verso le scale, sicura di essere sola - Qualsiasi cosa stai facendo con Emma, continua così. Ti prego. -
- Oh. Non ho fatto molto, a dire il vero. -
- Non importa. Continua. - poi udì la porta aprirsi nuovamente, e la nipote che scendeva le scale. - Okay, ora vado. Ciao. - e chiuse veloce.
- Con chi parlavi?-
- Io? Nessuno. -
- Nessuno?-
- Cliente dell'agenzia. -
- Certo. -
Elizabeth si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto, prima di sorridere all'espressione interrogativa della nipote. - Andiamo?-



Emma guardò sua zia, ancora una volta. Cercando di capire perché sorridesse in continuazione, e sembrasse di star su una nuvola.
Ma non fece domande, anche perché erano arrivate al piano della White Collar.
Lasciò che la donna la precedesse, scuotendo la testa.
- Chi ti capisce, è bravo. -
- Hai detto qualcosa, tesoro?-
- No. -
Sorrise, borbottando, mentre camminavano. Lei si poggiò contro la scrivania vuota di Neal, mentre la donna si avviava nell'ufficio del marito.
La guardò attraverso il vetro, mentre lo baciava dolcemente. Prima di notare che Diana le si era avvicinata.
- Ehi.-
- Ciao.-
- Cosa guardi?-
- Gli zii. Dopo tredici anni di matrimonio, si amano ancora tanto come il primo giorno. - sorrise.
- Troverai anche tu un amore simile... -
- Amore? Trovarne uno? Diana, mi conosci... io non.. -
- Certo, continua con questa storia. Tu sogni un amore epico come quello dei tuoi zii. - le disse sottovoce, incrociando le braccia. - E non dirmi che non è vero. -
- E questo amore epico dove sarebbe? Dovrebbe conoscere tutto di me... - disse, poi cambiando tono di voce. - Chiunque scapperebbe davanti al mio passato.-
- Cinica. -
- Hai visto Neal per caso?- le domandò pur di cambiare discorso.
La donna sospirò. - Devi smetterla di cambiare discorso, quando non vuoi sentire. E Neal, sì l'ho visto. È fuori con 'barbie detective'. Ma tornerà tra un po'. - la guardò, premendole due dita sotto il viso. Tenendola ferma e fissandola.
- Non guardarmi così, Dia. -
- Come?-
- Come se... -
- Come se sapessi che ti da fastidio che Neal stia con lei?-
Emma la guardò, spalancando gli occhi. - Non dirlo nemmeno per scherzo. Non.. -
- Lui non lo saprà. Almeno non da me. - le sorrise.
- Non c'è niente da sapere. -
La donna le fece un cenno, prima di allontanarsi. Emma si voltò, notando che proprio in quel momento Neal e Sarah stavano rientrando.
Incrociò lo sguardo con Diana, che le sorrise bonaria e le mimò con le labbra - Ho ragione. -
- Emma. -
Si trovò lo sguardo di Neal addosso. Ed anche quello di Sarah.
- Ciao. -
Mentre relegava nella sua mente, ciò che in quel momento sentiva. Batticuore e sentimenti.
- Ho solo accompagnato zia Eli. Ora vado. -









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Capitolo 35
*** Cap 35 ***








[...]
La donna le fece un cenno, prima di allontanarsi. Emma si voltò, notando che proprio in quel momento Neal e Sarah stavano rientrando.
Incrociò lo sguardo con Diana, che le sorrise bonaria e le mimò con le labbra - Ho ragione. -
- Emma. -
Si trovò lo sguardo di Neal addosso. Ed anche quello di Sarah.
- Ciao. -
Mentre relegava nella sua mente, ciò che in quel momento sentiva. Batticuore e sentimenti.
- Ho solo accompagnato zia Eli. Ora vado. -


(dal cap 34 )




Dedica capitolo : Ambra, che legge sempre ogni mia storia e sua madre Silvia.Ed infine a Elly50








Cap 35








Neal la guardò. Come sempre, penetrante, deciso. Poi sorrise, quando Sarah si allontanò.
- Allora?-
- Cosa? -
Lui scosse il capo, mentre infilava le mani in tasca, sorridendo ancora. - Sei incredibile. -
Emma lo guardò interrogativo. - Se mi illumini, magari.. - gli rispose sarcastica. - Puoi smetterla di sorridere?-
- Solo se ammetti una cosa. -
- Mh?-
Neal si chinò, verso di lei, sfiorandole l'orecchio con le labbra. - Sei gelosa. -
- Ah. Chi, io?- domandò, mentre sentiva ancora i brividi per quel contatto sfiorato.
Il ragazzo annuì, prima di continuare. - Gelosa. Ammettilo. -
Emma negò vigorosamente. - Hai passato la notte in bianco, per pensare questa cosa?- poi si morse la lingua. - Scusa, non volevo. -
- Ho dormito, tranquilla. Anche se mi è arrivata qualche gomitata. -
- Mi dispiace. -
- Lascia perd... -
Emma l'aveva zittito, baciandolo improvvisamente. Era stato un bacio a stampo, ma valeva comunque.
- Grazie. -
Lui le sorrise dolcemente. - Di niente. - le rispose evitando,poi, accuratamente lo sguardo di Sarah. - Quando vuoi, il mio letto è tuo. -
- Okay. -
La giornata, poi, sembrò passare in fretta. Emma aveva ripreso a studiare, sola in casa, mentre sua zia era all'agenzia.
E tra il pranzo e la cena, ebbe anche la prontezza di rispondere alle battute di Neal.
Ma arrivata la notte, la voce di Lyanne la raggiunse di nuovo.
Costringendola a rifugiarsi da Neal. Nel suo letto.
Senza dire niente, ancora.


E ciò, andò avanti per una settimana ancora. Forse più.
Neal le apriva la porta, appena la sentiva arrivare, e la teneva con sè.
Anche se la mattina, lei si ritrovava sola.
Il modo di ringraziarlo era sempre lo stesso, alla fine. Un bacio a stampo, forse più dolce e deciso allo stesso tempo.




- Emma, per quanto tu sia decisamente sexy con le mie camice addosso... non è che potrei riaverle indietro?-
- Camice? Io, le tue?-
- Una ogni notte. Hai ben quindici mie camicie. -
Stavano parlando al telefono, anche se era molto tardi. Emma era in camera sua, guardando appunto le camice di Neal, piegate e stirare, posate sul cassettone.
- Sono fatte su misura, le rivoglio indietro. -
- Neal non riesco a dormire. - ammise.
- ... Ti.. -
- Potresti venire? Ti prego. -
Lo sentì respirare calmo, prima di rispondere. - Okay, quindici minuti e sono da te. -
- Passa dal retro. O suona l'allarme. -
- Okay. Arrivo. -
Esattamente quindici minuti dopo, Neal era alla porta sul retro. Accarezzò Satchmo, sul muso, prima di guardare Emma che lo aspettava, con indosso la sua camicia di jeans.
La seguì in silenzio, su per le scale e solo quando chiuse la porta della camera, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
- Scusa. -
L'aveva praticamente pregato, e lui era lì.
Suo malgrado si incantò quando lui si tolse la maglia stretta e mostrò così addome e petto, nudi.
- Emma. -
La sua voce la scosse.
- Co. Cosa?-
- Non ti da fastidio se rimango in boxer?-
- N. No. - si trovò a balbettare. - Spero solo che zio Pete, non si svegli durante la notte. -
- Ci pensiamo domani. - borbottò infilandosi nel letto, accanto a lei.
La ragazza lo guardò, ed appena lui sollevò il braccio, gli si accoccolò contro. Poggiando il viso tra la clavicola e il collo, mentre gli cingeva la vita con il braccio. - Grazie. -
- Smettila di ringraziarmi. - le sussurrò contro la tempia.
Sentì il respiro di lei sul petto, che lo solleticava. Ma lo trovava tutt'altro che fastidioso.
- Neal. Ti sto usando. -
- Mi sto lasciando usare. È diverso. -
Lei scostò appena il viso per sollevarlo e guardarlo. - Perché lo fai?-
- Dev'esserci per forza un motivo?- ancora un sussurro.
Emma riabbassò il capo, mentre con la mano era passata con una carezza sull'addome, senza pensarci, continuando verso il cuore.
Lo sentiva battere forte, sotto la sua mano. Forse un po' accelerato.
Come scottata, e sentendo lo sguardo di Neal, tolse la mano. In fretta.
Lui gliela riprese, e se la riportò sul cuore. - Resta. - la guardò, cercando di carpirne un qualsiasi cenno - Mi batte così quando mi sei vicino. - ammise.
Silenzio.
- Tutte le volte. E quando mi baci. -
Lei voleva dirgli di star zitto, ma non ce la fece. Ciò che Neal le stava dicendo, sembravano quella nota che le mancava da un po' di tempo. Forse un po' troppo.
- Però rivoglio le mie camice. Questa di jeans te la lascio. - disse lui, per sdrammatizzare le parole serie e sincere che aveva detto.
Funzionò, perché lei sorrise.
- Tanto, questa, non te l'avrei ridata comunque. -
- L'avevo intuito. -
- Ha il tuo profumo. -
Neal rimase in silenzio. Stupito. - L'odore della tua pelle. Anche se zia Eli l'ha lavata. -
Non le importava niente, le parole le uscivano spontanee.
- E mi rilassa, quando la indosso. -
- Emma, guardami. -
Il tempo di farlo, quasi perdendosi l'uno nello sguardo dell'altro, che Neal le poggiò la mano libera dietro la nuca e la tirò a sè. La baciò con dolcezza, mista a passione.
Si staccò solo un attimo, per darle tempo di ritrarsi, ma ottenne l'effetto opposto. Emma stessa gli mise una mano sulla guancia, prima di sporgersi e baciarlo.
Il bacio era voluto.
C'era desiderio, attrazione, dolcezza, forse amore, ma soprattutto la voglia di non staccarsi l'uno dall'altra.
Le lingue si inseguivano a vicenda, si accarezzavano. L'uno respirava l'altro, come se fosse normale.
Ma.. fu Neal, malvolentieri, a staccarsi.
- Siamo in casa di tuo zio. - sussurrò con voce roca ed affannata. - Meglio ora, o non saprei come fermarmi.-
- Già. -
Con un cenno, gli voltò le spalle, prima di cingersi la vita con il braccio di Neal. Mentre lui, le si accostava maggiormente, poggiando il petto contro la schiena.
La baciò ancora, lievemente, vicino all'orecchio e sul collo, inspirando il profumo dei suoi capelli. Prima di cedere, con lei, tra le braccia di Morfeo.



Elizabeth in silenzio, quella mattina, era entrata nella stanza di Emma. Era rimasta stupita nel vedere Neal, ma nemmeno più di tanto.
Sorrise, intenerita. Neal cingeva le spalle di Emma, mentre lei poggiava la testa sopra al petto.
Si chinò appena, sfiorando il viso di Neal.
- El.-
Lei gli intimò il silenzio. -Tranquillo, Peter ancora non si è svegliato. -
Il ragazzo annuì, mentre Emma si svegliava. - Zia!-
La donna sorrise. - Vuoi dirmi qualcosa?-
- Posso tornare a dormire? È domenica, tanto. - borbottò, mentre si staccava da Neal.
- Bene, non chiedermi aiuto se tuo zio fa domande. -
Emma fece una smorfia. - Okay, mi alzo. Ci vediamo sotto. Ciao. -
- Mi stai cacciando?-
- Neal è in boxer. -
- Svegliatemi quando questo momento imbarazzante sarà passato. - borbottò il ragazzo, nascondendo il viso dietro una mano.
Elizabeth sempre sorridente, uscì di corsa dalla stanza. Mentre Emma si rituffava sotto la coperta. Incrociando lo sguardo con Neal per un attimo, prima di scoppiare a ridere entrambi.











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Capitolo 36
*** Cap 36 ***



Woman you want me
Give me a sign
And catch my breathing
Even closer behind

Hungry Like The Wolf - Duran Duran.

Come dimenticare questa canzone... e chi si dimentica di Matt Bomer nei panni di Cooper Anderson che la canta insieme a Blaine, in un episodio di Glee?
Ecco, io no!
Prima di tutto : chiedo venia per il ritardo. Ma non sapevo come tirare avanti questo capitolo. Blocco totale.
Poi ancora qualche giorno senza computer... e la totale presa per il telefilm 'Big Time Rush'- *Q*Kendall!
Quindi, ora vi regalo questo capitolo. Sperando vi piaccia.

















Cap 36












- È domenica mattina. Una soleggiata domenica di marzo. -
È il continuo borbottio di Emma, nella cucina di casa Burke. I libri davanti a lei sembrano aumentare sempre di più, le informazioni aumentano nella sua testa.
Emette un 'ciao' sommesso quando Neal entra in cucina. Non lo guarda. - Occhiali per riposare. Sì, li uso. - borbottò.
- Non ho aperto bocca. - le si avvicina. - Tutto okay?-
- No. La commissione d'esami è sadica. Mi ha anticipato gli esami tra aprile e maggio. Quindi devo.. . sto impazzendo!- si lamenta. - Non faccio che studiare da... -
- Una settimana?- le sorride. - Perché non ti distrai un po'?-
- Perché non funzionerebbe. -
È la voce di Elizabeth che lo dice, mentre scende le scale. - Ciao, Neal. Prova a distrarla, se ci riesci. -
- Zia, per favore. -
Sua zia le sorride, prima di avvicinarsele. Le accarezza la spalla, e le bacia la fronte. - E riposa la mano. -
- Per questo sto .. scrivendo con la sinistra. - sussurra. Si volta verso Neal. - Incidente in moto, polso destro fratturato. -
Elizabeth si allontana, con l'espressione triste e seria. Ma non dice niente.
- Zia, ti voglio bene.-
- Anche io tesoro. Neal la distrai?! Volete che vi lasci soli? Tanto la cucina per voi due ha un effetto afrodisiaco,no?-
Emma si lascia andare con la testa sul tavolo. - Forse i libri mi seppelliranno per sempre. -
- E non sarebbe un motivo, abbastanza valido, per staccare un po'? - le domanda, chinandosi verso di lei.
- Cosa di 'commissione d'esami sadica' ..non hai capito? Devo dirtelo in modo semplice? Esami tra meno di un mese. - borbottò lei, sempre con il volto nascosto t ra i libri.
Neal le si mette dietro, posando le mani sulle sue spalle. Accarezzandole il collo, con i pollici, con movimenti circolari.
- Devo studiare. - si lamenta lei, ma non vuole ammettere che quel massaggio le fa veramente piacere.
Lui continua, togliendole anche la pinza che le tiene i capelli legati. Tuffando subito le dita, tra i boccoli castani. Provando quel piccolo piacere, dovuto dal contatto.
Emma si morde l'interno della guancia, prima di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo.
- Devo... -
- Woman you want me, give me a sign...- canticchia lui, e si china verso di lei.
Emma finge di non sentirlo.
- And catch my breathing, even closer behind...- le soffia sul collo. Prima di posarle un bacio casto sulla pelle tesa.
- Duran Duran. - dice lei, prima di voltare appena il viso, ed incrociare lo sguardo con lui.
La mano di Neal è sulla sua nuca, decisa ma dolce. Sente appena la pressione, mentre lui le sfiora la punta del naso con piccolo, tenero bacio. Prima di sedurla letteralmente con i suoi occhi cerulei e scendere con le labbra sulle sue.
La bacia. Dapprima a stampo, poi con più decisione, fino a farle socchiudere le labbra.
E tutto intorno sparisce.
Ci sono solo loro due.
Il bacio diventa più esigente, passionale. Ci sono lievi morsi, ma continue carezze. Le lingue si cercano, si trovano, si allontanano e si cercano di nuovo.
I polmoni iniziano a gridare 'ossigeno', ma pare che nessuno dei due voglia ascoltarli.
Neal non si ferma, e tanto meno lei.
Continuano a baciarsi, fino a che un 'Woooo' li fa staccare.
Elizabeth li sta guardando, a braccia conserte, sorridente.
- Sei riuscito a distrarla. -
Neal non dice niente, ma annuisce. Deve ancora recuperare fiato.
Mentre Emma si schiarisce la gola, prima di allontanarsi da lui.


Elizabeth guarda, interrogativa, la nipote. - Cosa stai facendo?-
- Raccolgo i libri. Devo studiare. -
La donna allunga una mano sul tavolo e la ferma. - No. Basta. -
- Zia, devo studiare. -
- Ho chiesto a Neal di distrarti. Posso farlo di nuovo. -
La ragazza deglutisce. - Devo studiare. O finirò per fare scena muta all'esame.-
- Neal, mi aiuti? - gli domanda Elizabeth.
- Ha ragione. - le dice Neal indicando la donna. - Non puoi studiare ancora. -
Emma lo guarda un po' contrariata - Dovevo finite di studiare, ho un esame vi ricordo -
Neal le sorride bonariamente - Quei libri non scappano se li lasci soli per un po'. - la vede titubante, così continua. - Andiamo. Ti porto in giro per i bazar della città. -
- Sì, avanti, tesoro. -
- Mh. -
Emma fa una smorfia. - Okay. Ma solo per questa volta. -
La donna la prende per il polso, tirandola verso le scale. - Ora a cambiarti. -
- Ma io amo questa tuta sbrindellata. -
Sua zia le rifila un'occhiataccia. - Tu non esci con Neal, in questo stato. -
- Okay, okay. Non posso scegliere nemmeno i vestiti. Vero?-
- No. -
La ragazza fa un verso. - Neal. -
- Mh?-
- Ricordami di ammazzarti, prima che tu mi chieda di uscire davanti a mia zia. -
- Okay. -

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Capitolo 37
*** Cap 37 ***








Cap 37





Emma fa una smorfia divertita, prima di uscire di casa. Sua zia alla fine l'ha convinta.
Anche se ha dovuto 'lottare' contro di lei, pur di non indossare una maglietta rosa - della quale non sapeva nemmeno l'esistenza.
Si è guardata allo specchio, un attimo prima.
La maglietta bianca a maniche corte, sopra dei jeans scuri e dei stivaletti a metà polpaccio. Più l'immancabile giacchetta di pelle nera.
Ha lasciato i capelli, legati in una 'crocchia' disordinata.
- Sono venti minuti che mi guardi, Caffrey. -
- Mh. Quanto sei difficile. - borbotta divertito. - Non posso guardarti?- le domanda a trabocchetto.
- Direi che hai guardato abbastanza. -
- Antipatica. -
- Senti.... non è facile sentirsi passata ai raggi x da Neal Caffrey. Tu con una maglia e dei pantaloni stai bene. -
- Chi ha detto niente? Ti osservavo, perché mi piace come ti sei vestita. -
"Sì!"
Sentono quel suono ovattato. Prima di ricordarsi che sono ancora davanti alla porta di casa.
- Zia, non si origlia!- e precede Neal giù per le scale.


I vari commercianti, hanno approfittato del sole per metter fuori la merce. Così chi passa, si ritrova circondato da bancarelle multicolore.
- Emma?-
- Mh?-
Si ferma e lo guarda. - Hai detto qualcosa?-
- Sei silenziosa. -
- Ah. Beh... non ho... molto da dire. Stranamente. -
- Sicura?-
- Sì. Ho solo studiato troppo. -
C'è una bancarella davanti a loro. La donna, dai tratti nativi americani, le sorride.
Poi le prende la mano, e nel palmo le lascia scivolare una collana. - Prendila. - le dice.
- Molto gentile... ma non credo di ... -
- Prendila. Manda via i sogni brutti. Tiene stretti quelli belli. -
- Oh. -
- È un acchiappasogni. - le dice Neal vedendolo. - Quanto?- si rivolge alla donna.
- Regalo.- e nel dirlo, prende la mano di Neal tra le sue. - Proteggila dai suoi incubi. -
Emma è stranita, così anche Neal. Così tira il ragazzo per il braccio, sorridendo gentile.
Si allontanano in fretta, camminando e fingendo tranquillità. Emma riprende a sorridere, mentre lui le dice qualcosa che la diverte.
Quando un bambino, sorridente, li urta e li ferma. - Signorina! Signorina! Ha dimenticato questo!- le offre un sacchetto e sparisce tra la gente.
Nel sacchetto c'è la collana con l'acchiappasogni.
- Assurdo. Io l'avevo lasciato sul banco. -
- Beh, lei stessa ha detto che era un regalo. -
- Ma .. .Neal. È assurdo, okay?-
- Cosa? Che una persona ti faccia un regalo?-
- Sì. Tanto più sconosciuta. - si allontana. - Anche.. se non so come faccia a sapere che ho problemi a dormire. -
Neal la guarda attento. - Come? E quando avevi intenzione di dirmelo?!-
- Non volevo infatti. - borbotta allontanandosi.
- Perché?-
Silenzio.
- Quanto sei cocciuta. - le è accanto di nuovo. - Allora?-
- Continuerai a domandarmelo tutta la mattinata?-
- Sì.-
- Lyanne mi ha chiamato di nuovo, ma ho chiuso il telefono. - ammette - Non ho detto niente nemmeno a mia zia. -
- Quando?-
- Ho ripreso subito a studiare, ma non funziona. La notte è lì.-
- E non potevi venire da me?-
- Neal, ti ringrazio. Ma l'ultima volta... ..-
- Emma. -
- Lasciamo perdere, okay?-
- Va bene. Mi arrendo. - le prende il sacchetto dalle mani, e fa scivolare la collana. - Non ho mai conosciuto una ragazza più testarda di te. - e mentre parla le allaccia la collana al collo.
Emma sorride. - Sul serio?-
- Serio. Mai. - fa un mezzo sorriso, mentre la guarda. - Ti sta bene... -
- Magari funziona veramente. Allontana i cattivi sogni... -
- Prima che arrivassi a New York, un uomo anziano mi raccontò la leggenda del filo rosso del destino. Mi disse che io avevo un capo e che l'altro l'avrei trovato. -
- Capito. Di cultura in cultura, ogni cosa ha un significato. - lo guarda. - Hai trovato l'altro capo?-
- Ho creduto di averlo trovato, quando ho incontrato Kate. Poi lei è morta. -
- E Alex? Sara?-
- Come sai di Alex?-
- Letto il tuo fascicolo?!- poi nota il suo sguardo cupo. - Cosa c'è?-
- Tu sai tutto del mio... passato. -
Emma trattiene il respiro. - Già. E tu non sai niente del mio. -
Lui annuisce. - Pare che, non sia ancora pronto per scoprirlo. Vero?-
- Neal. -
Il ragazzo le accarezza il viso automaticamente. - Sei così.. chiusa. -
Lei fa un mezzo sorriso, poi lo guarda. - Non posso. -
Neal è attirato sempre più dalle sue labbra, le accarezza con il pollice e si china verso di lei. - Cederai prima o poi... - le dice ad un soffio - E fidati... non scapperò dal tuo passato. -
Sta per baciarla.
- Neal! Emma!-
Si allontanano, sopresi. Ed entrambi si voltano, verso la voce che li chiama. - Sarah. -

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Capitolo 38
*** Cap 38 ***



Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è starci seduto vicino e sapere che non lo potrai avere mai. - Gabriel Garcia Marquez













Cap38








Notare quel falso distacco della nipote, non piaceva ad Elizabeth. Da quando Sarah Ellis, era 'tornata' nella vita di Neal, anche solo per quel caso, la donna aveva notato quel muto cambiamento nella ragazza.
Però, tanto di cappello, sua nipote era veramente brava a fingere. Solo... che a lungo andare, sapeva, che sarebbe esplosa.
E con lei, chi le era intorno.
Neal come la pensava?
Elizabeth, notava quei falsi sorrisi, tirati a forza, sul viso di Emma. E notava il continuo, cercare con lo sguardo, di Neal.
I due si avvicinavano... e poi?!
Come calamite con lo stesso campo magnetico, si allontanavano.
Aveva provato a parlare con la nipote, ma lei aveva fatto solo un'alzata di spalle e si era ributtata nello studio.
Ed erano due settimane che andava avanti così.



Emma spense il cellulare. Quel suo continuo vibrare la stava infastidendo.
- Emma, tesoro.. -
- Mh?- la guardò. - Ho solo preso un'attimo di pausa, da tutto. -
- Anche da Neal?-
- Zia, perché continui?! Tra .. me e Neal non c'è niente. Okay? - sbuffò. - E questo tuo sottolineare, o cercare qualcosa che non c'è inizia a... -
- Per questo hai spento il cellulare?-
- Sì. Continua a mandarmi sms. Dice ogni volta che vuole parlarmi. - si alzò, mettendo il piatto nel lavabo. - Se vuole farlo, la porta è quella. -
- Ma non gli dai tempo di arrivare nella stanza, che ti allontani.-
- Non mi ferma. Quindi non è veramente importante. Ti pare? E poi avrà altro da dire, visto che Barbie non fa altro che stargli attaccata al culo. -
Elizabeth trattenne il sorriso. Emma era gelosa.
Sì.
- Beh.. Neal viene a cena qui, stasera. -
- Interessante. -
- Oh, ciao tesoro. -
Peter era rientrato e baciato la nipote sulla guancia, poi si era avvicinato alla moglie. - Avremo un'altro ospite a cena. C'è da lavorare ancora, così viene anche Sarah. -
- Peter!-
Elizabeth si era allontanata stizzita. Suo marito non poteva essere veramente così ingenuo!
- Cosa?- guardò la nipote che gli sorrise.
- Lascia perdere, zio. Io torno a studiare. - continuò, lasciandolo poi solo nella stanza.

La sera parve giungere in fretta, anche troppo. Emma si era fortemente concentrata sullo studio, ma le nozioni non ne volevano sapere di fermarsi nella sua memoria.
Sapeva solo che era parecchio infastidita da quel 'Sarah/Neal' di quelle settimane.
Assurdo. Non ricordava nemmeno quando avevano parlato e riso veramente.
Ed i baci che lui le rubava?! L'ultimo era stato solo per distrarla. O quel bacio mancato...
Si diede della stupida, perché continuava a pensarci mentre era davanti all'armadio aperto. Per com'era il suo umore, specie quella sera, aveva optato per il total black.
Si era tirata i capelli indietro, creando una specie di cresta intrecciata.
Sua zia la vide di sfuggita, mentre passava davanti alla stanza. - Dove... -
- Esco appena finito di cenare. Tanto con Neal non parlo. -
- Emma.. -
- Niente moto, okay? -
- Okay. -
E l'aveva osservata mentre finiva di infilare un anello di acciaio al dito, e sì, il bracciale con le borchie regalatole da Sarah.

Quando arrivarono gli ospiti, Emma non si premurò nemmeno di sorridere falsa. Non gliene importava minimamente.
Sarah, per quel che valeva ai suoi occhi, era solo la classica donna che tutto vuole ottenere. E per la maggiorparte ci riusciva, per alloggiare poi sugli allori della vittoria.
Lei non era così.
Di solito era una che combatteva.
Ma era stanca.
Così si era messa da parte, sebbene ciò le facesse veramente male. E sapeva che la colpa, era principalmente sua. Che non si era tirata indietro, abbastanza veloce o che aveva permesso tutto ciò.
Ormai le era chiaro che di essere innamorata di Neal.
Ma non poteva niente.
Anche se cedeva sotto lo sguardo del ragazzo.


- Ciao Emma. -
- Caffrey.-
Secca.
Decisa.
Distaccata.

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Capitolo 39
*** Cap 39 ***



[...]
- Ciao Emma. -
- Caffrey.-
Secca.
Decisa.
Distaccata.
dal cpt 38









Cap 39



L'indifferenza di Emma lo colpì, non poco. Anche se nel vedere il nero predominante addosso alla ragazza, lo mise sull'attenti.
Aveva imparato che quando lei era di cattivo umore, doveva prenderla con lentezza. Stuzzicarla nel modo giusto. O semplicemente starsene al suo posto, ed aspettare che le fosse passata.

Intanto a lei, la fame era passata. Ma per far contenta sua zia, ci passò sopra e finse una tranquillità studiata. Mostrando quasi un'innaturale indifferenza nel vedere Neal e la Barbie così affiatati.
Suo malgrado si trovò seduta di fronte alla donna. Mentre Neal ne approfittò per sederle accanto.
Lui la guardò di sottecchi, avendo notato il suo allontanarsi maggiormente.
- Non rispondi ai messaggi. - le disse.
- Sto studiando. - continuò secca.
Neal sorrise ad Elizabeth che portava la cena in tavola, accompagnata da Sarah.
- E le chiamate?-
- Studio intensivo. -
Il sedersi a tavola dei padroni di casa, mise a tacere i due. Emma continuò con il suo silenzio verso Neal.
Rispondendo, al massimo, con monosillabi.
Peter osservò la nipote. - Come mai, vestita così?-
- Finita la cena, vado a bere qualcosa al bar con dei ragazzi. -
E se Neal rimase deluso dal fatto che lei non sarebbe rimasta, non lo diede a vedere.
- Amici di studio?- continuò suo zio.
- Motocross. - ammise, e guardò sua zia - E come promesso, niente moto stasera. Anche se ne ho veramente bisogno... - borbottò infine.
Salire in sella, era una libertà che amava.
Neal suo malgrado, si arrese. Aveva capito che per quella sera Emma non avrebbe parlato. E certo la presenza di Sarah - lui lo sapeva bene, non migliorava la situazione.
Fu Elizabeth, quasi involontariamente, ad introdurre l'argomento sul caso che stavano lavorando.
C'era stato un furto in una galleria privata, cliente della Sterling Bosh ovviamente.
Viste le precedenti collaborazioni, Sarah aveva chiesto aiuto alla White Collar. E Neal, ovvio.
Emma finse di prestare attenzione, quando secondo lei, il caso avrebbero dovuto chiuderlo almeno una settimana prima.
I furti sembravano portare la firma di Alex Hunter, ma da ciò che aveva letto, niente portava veramente a lei.
L'emulatrice era brava, ma non così tanto.
E c'era quella voce, sulla sua spalla, che le diceva - facendola sorridere divertita - che nemmeno la 'Barbie' era così brava come detective.
Per un furto emulato, richiedeva addirittura la presenza di Neal Caffrey?!
- Emma!-
- Cosa?!-
- Stai sorridendo. - le disse sua zia. - Tutto okay?-
- Sì. Pensavo al caso. -
- E cosa ti fa sorridere?- le domandò Sarah.
Lei ingoiò tranquillamente il boccone di carne, valutando se dire o meno ciò che pensava.
- Il fatto che alla fine, sono due settimane che ci lavorate... - si alzò da tavolo e tolse il suo piatto. - Io, vado. Voi continuate pure. -
Neal la guardò allontanarsi, anche se non mostrò minimanente la delusione sul suo volto quando sentì la porta d'ingresso sbattere.


Continuava a guardare la porta chiusa, aspettando quasi con ansia, che si aprisse di nuovo.
Aspettava di veder entrare Emma. Che gli sorridesse almeno.
Era così concentrato su di lei, che Peter e Sarah lo avevano richiamato più volte per prestare attenzione al caso.
Elizabeth, più di una volta l'aveva guardato, e con un sospiro affettuoso gli aveva posato una mano sul braccio.
Lui la guardava per qualche secondo, prima di tornare con i pensieri al caso.. ad Emma.
- Perché non la chiami? - domandò Peter alla moglie. - Continui a guardare l'orologio e la porta. -
- Non risponderebbe... - ammise la donna. - Nei pub a quest'ora c'è sempre musica alta. -
L'uomo sollevò lo sguardo. - D'accordo, se non torna tra mezz'ora esco e vado a prenderla. Okay?-
Elizabeth gli sorrise, prima di finire di bere il suo bicchiere di vino. - Grazie tesoro. -
Non passano quindici minuti, quando si sente il suono del campanello alla porta.
La donna, quasi si precipita alla porta.
- Signora Burke? -
Un agente in divisa, le domanda, quando la porta è aperta.
- Sì. -
- Conosce Emma Jo Mitchell?-
- Sì. Mia nipote. È successo qualcosa?-
- Vive qui?-
- Momentaneamente.. - si volta verso il marito, facendogli cenno di avvicinarsi. - Peter. -
- Agente, è successo qualcosa? - domanda l'uomo.
- Chiedetelo a vostra nipote. - si volta verso la macchina e fa un cenno.
Un altro poliziotto apre la portiera, ed accompagna Emma.
- Prego entrate. -
I due agenti, seguiti da Emma entrano in casa. Mentre Elizabeth chiude la porta e Peter aspetta.
- Emma. -
- Sì?-
- Perché ... ho la sensazione di un deja-vu?- le domanda suo zio.
La guarda attentamente. Ha uno zigomo che inzia a gonfiarsi, ed il labbro spaccato.
- Sua nipote ha scatenato una rissa. - inzia uno degli agenti - E mandato un ragazzo in ospedale. -
- A sua discolpa, il ragazzo era uno che tenevamo d'occhio da parecchio. Abbordava le ragazzine, le drogava e le obbligava ad avere dei rapporti. -
- Oh. -
Elizabeth sospira, mentre guarda la nipote.
La ragazza finge di non sentirsi osservata. Vuole solo andarsene a letto.
- Devi venire in centrale, domattina. Solo una deposizione semplice. -
- D'accordo. -
Peter li accompagna alla porta, ringraziando il favore, e promettendo che la ragazza si sarebbe fatta vedere.
- Io... vado a dormire. - allunga il passo verso le scale, fingendo di notare solo allora la presenza di Neal. E Sarah. - Mh. Ancora qui, voi due?! Ellis, spiegami. Detective in gamba come dici di essere, hai bisogno di Caffrey per un furtarello emulato? - le dice sarcastica.
- Emma!-
Elizabeth, dice il suo nome in modo perentorio. È un rimprovero. - Sei ancora piena di adrenalina. Taci. -
- E perché?! Tanto vale dire ciò che penso... no? Vero Neal?-
Lui si trova messo in mezzo. Non sa cosa dire.
- Rispondi. Volevi parlarmi, no?! -
Si toglie la giacca di pelle e la tiene in mano. Sua zia nota una smorfia di dolore sul suo viso.
- Emma... - le si avvicina.
- Non girarci intorno, zia. Ho incassato qualche colpo alle costole. - poi si rivolge a Neal con lo sguardo. - Non riesci nemmeno a parlare... -
- Cosa vuoi che ti dica?-
La domanda gli esce spontanea.
Lei scuote la testa e sorride cinica. - Strano. Volevi parlarmi.. - poi guarda Sarah. - Se sei così in gamba, saprai dalle tue indagini che Alex Hunter non è negli Stati Uniti, da quasi un anno. Quindi l'emulatrice vuole solo incastrarla. Prova con il cercare qualcosa di concreto.-
Non si accorge di star stringendo i pugni, fino a che non sente le mani bruciare. Se le guarda e nota le piccole escoriazioni.
- Emma Jo Mitchell fila di sopra. - le dice sua zia.
Emma non la guarda, mentre sale le scale. Perché non sa come sentirsi al silenzio di Neal.
Quando si cambia davanti allo specchio, nota il grosso livido sull'addome. Appena sotto il seno.
Si sfiora. Non fa molto male fortunatamente.
- Posso entrare?-
- Cosa faresti se ti dicessi di no?- si volta, mentre riabbassa la maglia. Lo guarda. - Eh, Neal?-
- Entrerei comunque. -

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Capitolo 40
*** Cap 40 ***











Cap 40








L'ha seguita d'impulso, senza pensarci due volte. Vuole riuscire a parlarle, anche se sa che finirà per litigarci. Sa che succederà, perché la conosce.
Tra loro è così ormai.
Uno o due giorni di idillio, una settimana, forse due se è fortunato... poi succede quel qualcosa che guasta tutto.
- Stai bene?-
- Dici sul serio? Mi chiedi se sto bene? -
E si allontana, mettendo una netta distanza tra loro.
- No. Tu non puoi chiedermi se sto bene. Non te lo permetto. -
Parla ad alta voce e non le importa chi sente. Al momento, le basta che ciò che dice arrivi all'udito di chi le sta davanti.
Lui rimane basito, per un attimo. Poi si riprende. - Tu non me lo permetti? Ti senti, quando parli, Emma!? E quando dovrei chiedertelo?- la guarda. - Sono giorni che non rispondi ai messaggi, alle telefonate. Entro in una stanza e scappi a gambe levate!-
Neal ha uno sguardo glaciale, ed è raro per Emma averlo visto. Cerca di sostenerlo, poi lo distoglie non riuscendovi.
C'è una parte di lei, che si sente colpevole.
- La scusa dello studio intensivo, non funziona con me. - le dice chiaro. - Trovane un'altra.-
- Quando mi hai baciata, l'ultima volta?-
La domanda è spontanea, sussurrata quasi.
Neal la guarda. - Cosa?-
- Quando mi hai baciata, l'ultima volta. Ricordi?-
Lui rimane in silenzio, mentre si poggia contro la porta.
- Ti sei accorto dei messaggi mancati, delle chiamate chiuse. - le trema la voce. - Due settimane fa, Neal. Ed io così stupida a pensarci. -
Neal muove un passo verso di lei. - Emma.. -
- No. Non muovere un passo. Anzi, gira i tacchi e vattene. -
- Emma. Ti prego. -
- No. -
- Ti amo. -
Bam!
Colpo sicuro.
Emma ha sentito quel 'Ti amo'. Come ha sentito quel tuffo, improvviso, piacevole, nello stomaco e il battito accelerato del cuore.
- Non mi sono accorto solo dei messaggi mancati. O delle chiamate chiuse. - dice serio. - Sei tu... che mi sei mancata. Come mi è mancato baciarti. Stringerti. - la osserva.
Lei tace ancora.
- Mi manca star con te. E la tua indifferenza, questo tuo comportamento nei miei confronti mi fa male. Lo ammetto senza problemi. - continua lui.
- E credi possa funzionare? Mi dici quelle parole... e tutto torna come prima?-
Ha ripreso a parlare, ma il tono è secco.
- No. - dice lui.
- Esatto. Quindi, vattene. Ora. -
Neal abbassa il capo, sconfitto, ed esce dalla stanza.




Il mattino dopo, Emma si svegliò controvoglia. Non ha dormito per gran parte della notte, complici le parole di Neal e i dolori che iniziava a sentire, a causa della rissa.
Scese le scale, notando il silenzio in tutta la casa. Accarezzò Satchmo e guardò la porta, quasi vedesse arrivare qualcuno.
Cosa si aspettava?
Chi, soprattutto?

Sul frigo, mentre lo apriva, notò un post-it di sua zia. "Dobbiamo parlare." Lo staccò, accartocciandolo e lo gettò nella pattumiera.
Lei non voleva parlare di niente. Stava bevendo il secondo bicchiere di succo di mela, quando la porta di ingresso si aprì.
- Emma, sei sveglia?-
Sua zia era tornata.
- Cucina. -
- Bene. -
Il tacchettio della donna la precedette, prima che apparisse con un sacchetto della spesa.
- Dobbiamo parlare.-
- No. -
- Neal era distrutto ieri sera.-
- No. -
- Cos...-
- Zia. Ho detto no. Non ne voglio parlare. - disse con una falsa calma.
- Emma, tesoro. -
- No. Ti prego. - le voltò le spalle, poggiando le mani contro il lavandino.- La stupida sono io... che ci penso. Penso a lui continuamente e... -
- Allora perché non vai da lui?-
- Perché ieri sera, gli ho chiuso per sempre la porta in faccia. -
Sua zia l'abbracciò forte, da dietro. Poggiando il mento sulla sua spalla. - Neal, ricorda, non è come Justin. Neal non ti ha portato quasi alla morte.... -
Emma respirò profondamente. - Devo andare a fare la deposizione. -




Era sovrappensiero mentre camminava, lasciando che le gambe la guidassero automaticamente.
Si fermò solo quando urtò qualcuno davanti a lei.
- Mi scusi. -
Era finita davanti al Bureau. Emise un sospiro, prima di entrare.
Sebbene una parte di lei, si definiva ipocrita. Per come si stava comportando. Prima lo allontana, poi lo cerca.
Uscì dall'ascensore, allungando il passo, ed entrò nella sezione. Suo zio la notò subito.
- Emma. -
- Ciao. Sen.. -
- Tutto bene?-
- Sì. Ho finito la deposizione.. .e sono venuta qui. Senza accorgermene. -
- Neal non è venuto, oggi. -
- Okay. -
- Va da lui. -
Due persone, la stessa frase.
- Mi sono comportata male, con lui. -
- Va da lui, parlagli. -
- E di cosa? Con che ... coraggio dovrei presentarmi da lui.. -
- Trovalo. Perché sei tu. Sei mia nipote, e ti conosco. - l'abbracciò dolcemente.

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Capitolo 41
*** Cap 41 ***



L'incertezza è il peggiore dei mali, fino al momento in cui la realtà ce la fa rimpiangere.
Alphonse Karr














Cap 41






L'edificio dove viveva Neal, le si presentò davanti quasi una mezz'ora dopo. Si chiese ancora, come suo zio fosse riuscito a convincerla.
Cosa poteva dirgli, inoltre?
Senza dubbio, lui si aspettava una risposta a quel
Salì le scale, lentamente, quasi volesse raccogliere le idee. Risentendo quelle due parole, risuonare, nella mente. Vivide più che mai.
Era davanti alla porta, con il pugno alzato pronta per bussare quando l'uscio si aprì.
Sarah Ellis era lì. Davanti alla porta aperta, con gli stessi abiti della sera precedente.
- Grazie per questa notte, Neal. - poi si voltò e la notò. - Emma. Ciao. -
Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra.
Ed Emma lo riconosceva. Era di rivalsa.
- Emma. -
- Ciao Neal. -
Deglutì, ma non lo diede a vedere. Provando repulsione quando la Barbie le passò accanto, sculettando.
- Cosa ci fai qui?-
- Credimi, non saprei nemmeno risponderti. - borbottò.
- Stai bene? Riguardo alla rissa.. -
- Sì. -
Guardò Neal, che in canotta bianca e pantaloni era poggiato contro il tavolo.
- Quindi, stai bene. E non sai perché sei qui. -
Lo sguardo che le rifilò era di ghiaccio.
- Se non hai altro da dire, quella è la porta. -
- Me lo merito. -
- Tutto ciò che dici, è che te lo meriti?Emma, dannazione!- le disse avvicinandosele. - Ti rendi conto... -
- Di come ti riprendi in fretta? Sì, decisamente. -
- Riprendermi? Sono finito a letto con Sarah, per ripicca. Ero distrutto. Io ti ho detto che ti amo, e tu mi chiudi una porta in faccia. -
- Neal io.. -
- Non mi dici niente del tuo passato. E sono disposto, anzi sono stato disposto ad aspettare che ti aprissi. - la guarda - Ieri, è stata la serata più difficile della mia vita. -
Emma era rimasta in silenzio.
- Hai continuato con questo gioco, tu stessa. Te ne vai, poi torni, e te ne vai di nuovo. - scuote la testa. - Non hai saputo nemmeno darmi una risposta. -
Vero. Non ha saputo rispondere. Non a quell'improvviso 'Ti amo'di lui, detto in modo serio.
Scosse il capo, e fece un passo indietro.
- Ho sbagliato a venire qui. - dice. Esce dalla porta e se la chiude dietro, poggiandovi poi la schiena.
Neal non l'avrebbe aspettata per sempre, questo poteva saperlo.
La gente quando aspetta tanto ... senza aver una risposta, tende a stancarsi. Persino lui, si era stancato di aspettare, non tanto la sua risposta, ma il fatto che lei non si aprisse completamente.
Alla fine, era così.
Prese un respiro profondo.
Allora, perché si sentiva distrutta, nell'aver scoperto della notte tra Neal e Sarah?



Non sapeva, che appena chiusa la porta, Neal si era mosso veloce. Poggiando la fronte contro il legno.
Lottando contro se stesso, ed andare contro il desiderio di aprire la porta ed inseguirla. Chiederle addirittura scusa per quel stupidaggine che aveva fatto, anche a costo di ripeterle all'infinito che l'amava.
Tutto, bloccato dall'orgoglio.
Si diede ancora dello stupido, per essere andato a letto con Sarah. Per aver ceduto così facilmente.
Come aveva potuto?
Tutto quel gioco, all'inizio. La sua 'richiesta' d'aiuto per levarsela di torno, e ci finiva a letto comunque?!
Come se non bastasse, era successo a meno di due ore dall'essersi dichiarato ad Emma.
Si era tolto un peso, dicendole 'ti amo'. Non riusciva a tenerselo più dentro, e voleva che lei lo sapesse.
Perché le aveva detto, che si era stancato di aspettare? Cosa gli stava dicendo il cervello?!
Non riusciva a capire.
Da quando lui si comportava così? Andare a letto con una donna, per ripicca verso un'altra?!
Non era al liceo!
Aprì la porta di scatto. - Emma!-
Lei non c'era.



Elizabeth notò la nipote che saliva le scale in silenzio.
- Quando sei tornata?-
- Devo uscire di nuovo. -
Era riapparsa in cima alle scale, qualche minuto dopo, con il casco in mano. - Vado a fare un giro.- le disse mentre scendeva e si fermava al suo fianco.
- Hai risolto con Neal?-
La ragazza fece spallucce.
- Allora?-
- Perché vuoi saperlo?-
- Perché quando sei con lui, sembri felice. -le fermò la mano, prima che potesse indossare il casco.
Emma si staccò dolcemente dalla presa di sua zia.
- È andato a letto con Sarah. -
La donna rimase in silenzio, boccheggiando.
- Non ne voglio parlare, zia. Voglio solo farmi un giro. Lungo. -
La baciò sulla guancia ed uscì di casa.
Elizabeth osservò la porta chiusa per un po', prima di riprendersi.
- Neal, cosa combini?!- sussurrò.







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Capitolo 42
*** Cap 42 ***



È strano, ma quando si ha paura di qualcosa, e si darebbe tutto per rallentare il tempo, quest'ultimo ha la spiacevole abitudine di accellerare...
Harry Potter e il Calice di Fuoco.













Cap 42











A volte il tempo gioca.
Beffardo.

Quando hai paura di qualcosa o vuoi tener stretto un momento, vorresti che il tempo non finisse mai, ma lui accellera. *
Ma quando vuoi dimenticare ad ogni costo qualcosa... il tempo rallenta. Tanto da sembrare che non passi mai.
Fortunatamente, da entrambe le parti avevano ben altro a cui pensare - oltre i sensi di colpa.
Emma aveva ripreso a studiare, mentre Neal continuava a lavorare al White Collar.
Se si incontravano, un saluto accennato e nient altro.
Chi li guardava, voleva ben capire cosa fosse successo, curiosi di venirne presto a capo.
Poi ... fu dimenticato.
Così come il tempo, parve dare un'accellerata.



Emma aveva passato l'intera mattina a studiare, prima di ricevere una chiamata da parte di Diana.
In fondo era un po' che non si vedevano, visto che lei non metteva quasi più piede al bureau.
Così si erano date un appuntamento per pranzo, e nonostante la consapevolezza di incontrare Neal, Emma verso l'ora prestabilita aveva preso l'ascensore che l'avrebbe condotta alla sezione.
Una volta arrivata, uscì dall'ascensore e spinse la porta di vetro. Sovrapensiero, non notò l'assenza di Diana, e continuò a camminare.
Urtando poi qualcuno.
- Scu.. -
- Emma. -
- Caffrey.-
Si staccò. Come scottata.
Lui emise un sospiro frustrato. - Sarà così, ogni volta?-
- Cosa? -
- Allontanarti del tutto da me. Non parlare, o.. ..-
- Stiamo parlando, come vedi. -
- Già. Bel discorso... - emise. - Tregua? Ti prego. -
- Mi preghi? Okay, ogni volta che mi hai pregato te ne sei uscito con delle richieste assurde. - incrociò le braccia - Per non parlare dell'ultima volta.-
- Mh, solo un quadro rubato... sostituito con un falso, durante il restauro. -
- Autore?-
- Del furto?-
- Del dipinto. -
Neal sorrise. L'aveva incuriosita. - Prima, tregua. -
- Sì, sì. Autore?-
- Artemisia Gentileschi. Il suo autoritratto. -
Emma rimase a bocca semi aperta. - Stai scherzando? Io adoro quel quadro, ed anche Giuditta che decapita Oloferne. - lo guardò. - Perché vuoi il mio aiuto?-
Lui fece spallucce - Perché sei l'unica che sa di quale argomento parlo, con le informazioni pronte nella tua memoria. -
- Oh, okay, allora vuoi solo la mia memoria. -
- Esatto. - le sorrise. - Voglio la tua memoria. -
- Potrei aver un impegno. -
- E perderti il nostro modo di finire l'uno le frasi dell'altra, quando parliamo di arte a dei perfetti... -
- Ignoranti?-
- Allora?-
Lei lo guarda. - Però... hai un bel modo di convincermi. -
Neal si allontana e fa un mezzo inchino. - Modestamente. -
Mentre lei scoppia a ridere, come non aveva mai fatto.
- Devi studiare ancora?-
- No. A tua disposizione... -


Nella sala riunioni, come Peter notò, avevano ripreso l'affiatamento che li contraddistingueva.
Neal ogni tanto guardava Emma, gli mancava il suo mordersi il labbro mentre pensava. E gli spuntò un sorriso, spontaneo, quando lei lo fece.
Finse di non notare le occhiate di Peter, o degli altri.
I suoi pensieri, furono interrotti dall'entrata di una donna. Emma la notò di sfuggita, e tornò con gli occhi sopra i documenti.
Mentre la nuova arrivata emise un colpo di tosse, per attirar l'attenzione.
Emma la guardò.
I capelli ramati con delle sfumature castane, gli occhi nocciola. Due labbra morbide alla vista. Un corpo che non tentava nemmeno di nascondere sotto gli abiti.
- Tipo tuo, Caffrey. - lo provocò sottovoce.
Neal, che le era seduto accanto, la guardò contrito. - Evitiamo di parlarne?-
- Dai, la inviterai a cena, nemmeno finito il caso. - finse di guardarla - O forse sarà lei ad invitarti. -
Continuavano a bisbigliare tra loro.
- Potrei pensare che tu sia gelosa. -
Emma gli rifilò uno sguardo serio, poi si rivolse alla donna. - Come vi siete fatti rubare, un dipinto di simile valore?-
Neal, si lasciò andare contro la sedia. Discorso tra loro due, chiuso.
La donna la guardò con fare superiore. - Lei è?-
- Emma. -
- Mia nipote. Consulente d'arte. - disse prontamente Peter. - Lei e Neal hanno già lavorato su un caso simile, risolvendolo in maniera perfetta. -
- Oh, sì, il caso della collana. - disse Diana.
- D'accordo, mi importa poco chi tu sia. - la donna si rivolse ad Emma, poi guardando Neal. - Quanto, Caffrey, lo conosco di fama. -
- Complimenti, aumenterà il suo ego. - borbottò Emma, facendo sorridere Diana e Jones. Mentre Neal, le aveva pizzicato il fianco.
La donna le rivolse un sorriso tirato, prima di iniziare a parlare.











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Capitolo 43
*** Cap 43 ***







Cap 43





Il quadro rubato, era l'Autoritratto di Artemisia Gentileschi. Durante la fase di restauro, era stato sottratto deliberatamente dal museo.
- Le mie fonti, dicono che può essere in mano ad un ricettatore. - disse la donna
Peter guardò Neal, che fece segno di non sapere.
- Inoltre, se è il ricettatore che sospettiamo, siamo in vantaggio. Sappiamo che ama le gare con le moto. -
- Non vorrà mettere in palio, un oggetto di tanto valore come un Gentileschi!?- disse Emma. - Non è mica facile, vincere una gara. -
- Posso scoprire se... - iniziò Neal. - Se qualcuno sa qualcosa. -
- Tipo?- gli domandò Emma.
Avevano ripreso quel loro collaborare.
- Neal, dovresti essere spalla a spalla per sapere qualcosa. - continuò lei, poi guardò suo zio. - Forse, io, riesco ad ottenere qualche informazione. Mi serve l'immunità. -
Peter la guardò. - Immunità, per cosa?-
- Una gara di moto, con in palio un oggetto di valore.. non è sugli "annali ufficiali". - sorrise, mimando le virgolette. - Gara clandestina. -
- E tu, vuoi partecipare. -
- Sì. -
- Non se ne parla. -
- Perché?- domandò ancora.
Prima che Diana e Jones, si intromettessero. - Forse ha ragione. ... Thunder Jo, potrebbe servirci. -
Neal la guardò. - Thunder Jo?-
- Qualche gara... niente di che. -
- Tutte vinte. - emise Jones.
- E tu come lo sai?-
- Sono il suo fan, numero uno!- sorrise, prima di guardare l'espressione seria di Peter. - E non dovrei, darle corda capo. Lo so. - ma riprese il sorriso, osservando la ragazza.
- Allora posso?-
- Non se ne parla, o tua zia mi uccide. -
- Posso infiltrarmi io. - continuò Neal.
- D'accordo.- disse Peter.
Emma emise uno sbuffo contrariato. - Mi togli ogni divertimento, inoltre Neal Caffrey lo conoscono. - si allontanò dal tavolo. - Insomma ha una faccia conosciuta tra ... quelli delle sua specie. -
- Quelli della mia specie?-
Neal la guardò, divertito.
- Hai capito. Anzi .. .convincilo a farmi partecipare. -
Il ragazzo sollevò le mani in segno di resa. - Non posso. Tua zia ucciderebbe anche me. -
- Bene, vorrei vederlo!-
- Ti mancherei. -
- Proviamo. -
- Quando la smetterete di flirtare, possiamo tornare al caso?- Peter li interruppe. - Emma, non puoi partecipare. Sarà un'operazione dell'F.B.I. -
- Mh, che pa... - ma lo sguardo dello zio l'ammonì. - Che disdetta. -
- Neal. Tu, sai cosa devi fare. -
Neal sorrise ad Emma. - Mi spiace, Thunder Jo -
- Piantala, Caffrey. -
- Bene, mi terrai il broncio?-
- Nel garage dei mezzi confiscati, non c'è una moto disponibile o una pronta. - disse Jones, chiudendo la comunicazione, guardando Peter.
- Che peccato. - borbottò Emma.
Neal sorrise. E lei lo notò. Non era un sorriso dolce. Tanto meno da presa in giro.
Era quel sorriso da colpo di genio.
- Emma ha una moto. -
- No!-
- Puoi pres.. -
- Prova a finire solo quella parola, e te la faccio ingoiare. -
- Avanti, puoi prestarmi la tua moto. -
Emma fece una risata cinica, prima di diventare seria. - Non se ne parla. Preferisco vederti morto, piuttosto che sulla mia moto!-
- Un po' tragico direi, non trovi?-
- Una gran perdita, guarda. -
- Per amore dell'arte?!-
- L'arte ne risentirà allora. Non se ne parla. -




Peter guardò la nipote, che sorridente era a cavallo della moto.
- Come hai fatto a convincermi? Soprattutto, come, tua zia?!- scosse il capo.
La ragazza fece spallucce. - Ringrazia Caffrey. - rispose, poggiando i Ray Ban sulla punta del naso.
Quasi sapesse che stessero parlando di lui, Neal apparve a cavallo di una moto simile a quella di Emma.
Lei finse indifferenza, ma vedendolo in quel completo da motociclista le era parso ancora più bello.
Neal fece un cenno di saluto, prima di parcheggiare la moto accanto a lei. Scendendo poi di sella, usando quel pizzico di sensualità che lo contraddistingueva.
Non c'era ragazza nei paraggi, che non si era voltata a guardarlo e lui finse di ignorarle.
Certo, non si poteva dire lo stesso di Emma, che da sopra gli occhiali lanciò un'occhiata fulminante.
Purtroppo, notò anche il sorriso soddisfatto che Neal aveva sulle labbra. - Attenta con le occhiate. Avresti potuto bruciarle vive, quelle ragazze... -
Emma fece un sorriso falso. - Oh, povero. Niente scia di femmine che sbava... e il piccolo Caffrey si sente solo.-
- Posso farne a meno. -
Lei scoppiò a ridere. - Ci credo poco. Anzi per niente. - lo guardò - Vai in brodo di giuggiole appena una donna ti mangia letteralmente con lo sguardo. -
Neal, esibì un'espressione tra il divertito e il serio.- Magari è il mio destino. Avere le donne letteralmente ai miei piedi. - la guarda. - Tutte. Compresa...-
- Hai un ago?-
La domanda di lei, lo spiazzò.
- Un ago? Perché?-
- Per sgonfiare il tuo ego. Fischieresti come un palloncino... -
- Voi due, avete finito?-
La voce di Peter interruppe quel leggero battibecco.
Mentre l'uomo dava le ultime informazioni utili, e li forniva di auricolari per comunicare tra loro, Emma iniziò a sentire l'ormai familiare euforia.
Aveva amato le gare di moto, da quando aveva sedici anni.
Osservò Neal, ma in quel momento non vedeva l'ora di poter correre.
Emise un sospiro. - Altro?-
- Attenzione, magari? Emma se ti succede qualco.. - le mise una mano sulla spalla.
- Lo so. Zia uccide me, te e Neal.-
L'uomo, dolcemente si chinò e la baciò sulla fronte. - Attenta. -
- Okay. -
Lei partì prima di Neal. Se le informazioni erano giuste, la gara si svolgeva nel parcheggio sotterraneo dello Yankee's Stadium.
Non comunicò con il ragazzo, estraniandosi momentaneamente. Voleva sentire solo il rombo del motore.
Quando lui l'affiancò, notò che erano arrivati.











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Capitolo 44
*** Cap 44 ***



Nda : Alla vostra attenzione : le parti in corsivo, è il flashback di ciò che è successo. Sebbene così, sembri un capitolo disordinato. Chiedo venia in precedenza, perché non sapevo come scriverlo. Spero vi piaccia. :D












Cap 44








La gara, alla fine si era conclusa con la sua vittoria. Emma era silenziosa, mentre poggiata contro la sua moto, ripensava al comportamento di Neal.
Specie quando, quel Vincent le si era avvicinato straffottente.


- Ciao bellezza. -
Neal che si era allontanato di poco, si era voltato fissandolo torvo.
- Hai un viso conosciuto, sai? -
Lei aveva sorriso, mentre sentiva Neal borbottare nel suo auricolare.
'Che originalità, complimenti, ragazzino.'
- Come ti chiami?-
'Ti conosce, ma non sa il tuo nome?' lo stava prendendo in giro, sorridendo.
- A fine gara, ti dirò il mio nome. - aveva risposto lei, cercando di non ridere a ciò che Neal diceva.
- Vincent, ma puoi chiamarmi Vince. -
Vincent continuava a guardarla in modo allusivo, cercando di lusingarla. Facendo mostra di sè.
E solo allora, Neal si era avvicinato. Esibendo un sorriso da 'levati di torno'.



Emma fece un mezzo sorriso, ripensandoci. Voleva ridere, ma si era trattenuta.


- Geloso, Caffrey?- gli aveva domandato una volta soli.
- Sì.-



Alla faccia della sincerità! Neal era stato disarmante, ancora una volta.
Scosse la testa, cercando di capire come lei si sentisse. Neal era geloso, di chi le si avvicinava?!
E lei?
A parte il sentirsi distrutta, dopo aver scoperto che era andato a letto con Sarah.


- Ti amo. -


Gliel'aveva detto di nuovo, poco prima della gara. Dopo quel bacio dato a tradimento.
Lei non aveva risposto, di nuovo. Ma lui le aveva sorriso ugualmente, e le aveva augurato buona fortuna.
Osservando quel graffio sulla fiancata della moto, e successivamente il polso fasciato, tornò nuovamente a qualche ora prima.
Qualcuno l'aveva fatta sbandare e mandata contro un pilastro. Fortunatamente non si era fatta molto male, quindi poteva ancora continuare a gareggiare.
Il peggio era arrivato a fine gara.


- Adesso ricordo chi sei!-
Era la voce irritata di Vincent.
- Thunder Jo. - le aveva sibilato contro.
Dandole una mezza spinta sulla spalla. Neal si era subito intromesso, volendo fermarlo.
- Questa gara è truccata! A saperlo che gareggiavi... -
- Cosa, non ti facevi sotto?! - gli rispose Neal, guardandolo. - Perché? Orgoglio andato a puttane, solo perché lei ti ha battuto?!-



Emma sorrise. Neal aveva la capacità di provocare ogni tipo di reazione, in una persona.
E Vincent, certo, non era stato da meno.


- Mi devi duecento dollari, stronza. -
- Ehi! Attento, a chi ti rivolgi! - aveva emesso, Neal, scandendo le parole. - Inoltre non c'era scommessa, con lei. Avevi perso in partenza. -
Era rimasta.
Neal sapeva che lei avrebbe vinto.
- E tu, chi diavolo sei?!- gli aveva domandato.
Emma aveva guardato Neal. Quale risposta avrebbe dato?
- Per te, nessuno. -
- Bene. Allora levati dalle scatole. -
- Non fino a che non ti allontani da lei. -
- Sai quanto me ne frega?!- aveva continuato il ragazzo. - Goditela pure, stronza. -



Qualcuno le toccò la spalla, facendola sobbalzare.
Era Neal.
- Tutto okay?-
Lei rimase a guardarlo. Con un cerotto in bella vista sul naso, ed il labbro spaccato.
Eppure lui, non perdeva quel suo sorriso.


- Ti avevo chiesto, di badare a come parli. -
- Altrimenti? -
Lei gli aveva posato la mano sul polso, negando con il capo. - Lascia perdere. -
- Bravo, ascoltala. -
Solo allora, Emma, lo guardò. - Dicevo a te, di lasciar perdere. -
- O cosa?- l'aveva provocata.
E nonostante il dolore al polso, gli aveva rifilato un pugno nello stomaco. - Ecco, cosa. Inoltre non sono stata io a scommettere contro di te, e la prossima volta impara a perdere. -
Ad ogni gesto, una conseguenza.
E Neal si era messo, nuovamente, in mezzo tra lei e Vincent. Fermandogli il pugno a mezz'aria.
- Non ti azzardare a toccare la mia ragazza. -

Ogni parola detta con serietà.
Risultato? Neal con il naso quasi rotto, ed un labbro spaccato.


'La mia ragazza.'
Quelle parole le ballavano in testa, ancora. Guardò Neal. - Perché non hai reagito?- gli domandò.
- Era un ragazzino. - si poggiò contro la moto, affiancandola.
La seconda volta che diceva la stessa cosa.
- Potevi. -
- Gli avrei fatto male, sul serio. - la guardò. - Sto bene. -
- Hai il naso rotto. -
- Lascia perdere. -




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Capitolo 45
*** Cap 45 ***








Cap 45




Il caso del quadro rubato, infine era stato risolto. La refurtiva era tornata nelle mani del curatore del museo.
Neal osservò Emma, da lontano. Era evidente che stesse pensando a qualcosa.

- Non ti azzardare a toccare la mia ragazza. -


Come gli era uscita, una frase simile?
- Ahi! -
Trasalì al tocco di Diana, sul suo naso. Quel ragazzino l'aveva colpito forte.
- Scusa. - lo guardò. - Potevi reagire, no?-
- Era un ragazzino. -
Diana gli sorrise. - Beh... in ogni caso, ben fatto. Inoltre sembri più umano così!-
Lui fece una smorfia. - Contento che tu ti diverta. - si allontanò.


Le toccò una spalla, richiamandola. Facendola sobbalzare.
- Tutto okay?-

- Perché non hai reagito?- gli domandò.
- Era un ragazzino. - si poggiò contro la moto, affiancandola.
La seconda volta che diceva la stessa cosa.
- Potevi. -
- Gli avrei fatto male, sul serio. - la guardò. - Sto bene. -
- Hai il naso rotto. -
- Lascia perdere. -
Emma lo guardò ancora, di profilo. Poi tornò a guardare la punta delle sue scarpe.
- Come sapevi che avrei vinto?-
- Intuito. - fece spallucce, prima di guardarla.


- Ti amo.-



Si era esposto di nuovo, anche se lei era rimasta in silenzio.
Perché continuava?
Restò a guardarla, chiedendosi perché lei non gli rispondesse.
- Emma. -
- Mh?-
- Signor Caffrey!-
La donna del museo, si era avvicinata a passo deciso.
- Sì?-
Era infastidito, da quella donna. In quel momento. Si chiese, perché non aveva approfittato della caviglia libera per scappare.
- Posso sapere cosa vuole?- le domandò, Emma, scocciata. - Stavamo parlando, se non le dispiace. -
La donna si rivolse solo verso Neal. - Il quadro. Sa che è una copia. -
- Come prego?-
- Lei, Caffrey ha il vero quadro. -
- E secondo lei, signora, quando avrei potuto scambiarlo?! - sibilò.
- Signora, lo sta accusando di qualcosa che non ha fatto. - disse Emma. Sicura.
- Non farti ingannare da lui. È capace di qualsiasi cosa. -
Emma la guardò.
- Ne è così sicura? -
- È Neal Caffrey.-
- Quindi basta un nome per dirla tutta?! - la fronteggiò. - Stia attenta a come parla, signora. - calcò l'ultima parola. - Sinceramente, lei non mi piace, e non so per quale motivo le ho salvato il culo, facendole tenere il posto di lavoro. Perché, solo una come lei poteva farsi soffiare un quadro di quel valore, da sotto il naso! -
Respirò profondamente. Senza pensarci aveva difeso Neal.
Lui le prese il polso sano, tirandola leggermente.
- Emma, lascia perdere. - poi si rivolse alla donna. - Faccia quello che vuole. Mi tenga, pure, d'occhio. Il quadro che abbiamo riportato è quello vero. Se poi le è sfuggito di mano, di nuovo, il problema è suo. -
La donna esibì un sorrisetto infastidito.
Due persone, che praticamente, le avevano detto che non era adatta a fare quel lavoro.
- Cosa succede?-
Peter si era avvicinato con Jones, che con un cenno si era piegato e rimesso la cavigliera a Neal.
- Quasi mi mancava!- emise sarcastico.
- La signora ha accusato Neal del furto del quadro. - disse Emma.
Peter la guardò. - Come? Neal?-
- Anche tu? - gli domandò. - Zio... -
- Emma. -
Ancora una volta, Neal le strinse la mano. - No. - le sorrise. Il fatto che lei lo difendesse, poteva valere come la risposta che aspettava. Poi si rivolse a Peter. - Non ho rubato il quadro. Controlla. -
Peter annuì. - D'accordo. Sai che è la prassi. -
- Sì, Peter. -
La donna guardò per un attimo Peter, borbottando qualcosa sull'incompetenza degli agenti. Prima di rivolgere la parola a Neal. - Te crois-tu tout permis pour ta beautè et pour charme de tes yeaux bleus. -
Neal rimase in silenzio, deglutendo.




- Te crois-tu tout permis pour ta beautè et pour charme de tes yeaux bleus. - sibilò, sorridendo con una smorfia alla sua espressione interrogativa.
Neal finì di sorseggiare il caffé, prima di alzarsi con eleganza, indossare il cappello e seguire Peter verso l'uscita.
Poi si voltò, un'ultima volta. - Ciao Eli, ci vediamo. -
- Ciao Neal. - gli rispose dalla cucina.
- En passant, merci pour le compliment. - disse poi, rivolgendosi ad Emma che si era portata la tazza alle labbra.
La ragazza tossì, visto che le era andato di traverso il contenuto ed alzò lo sguardo su di lui.
- A più tardi, Emma. -





Guardò Emma. - Deja vù. - sussurrò. Poi rivolse un sorriso, alla donna che lo guardava stizzita. - Merci pour le compliment. -
La ragazza era rimasta in silenzio, anche quando erano ormai soli. Di nuovo.
Neal, le teneva ancora la mano senza dar segno di voler lasciarla andare.
- Andiamo. -
- Dove?-
Lui la guardò prima di porgerle il casco. - Andiamo a fare un giro. E guido io. -
- Tu, la mia moto?-
- Fidati. -









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Capitolo 46
*** Cap 46 ***



Nda: Strano che continuate a leggere... Sono, insomma 46 capitoli! E mi dispiace.. .ce ne saranno altri. Credo che questa ff sarà la mia più lunga!
Spero non vi dispiaccia. Bacio, vostra fredlove! Ed un Neal Caffrey, a tutte voi!












Cap 46






Le braccia di Emma lo avvolgevano stretto, mentre guidava. Le aveva chiesto di fidarsi, e lei lo stava facendo.
Peter li aveva visti andar via, ma non aveva fatto altro che un cenno. Intanto, sapeva dove andava, visto che portava la cavigliera.
Ma in quel momento gli importava solo poter rimanere con Emma. Senza nessuno intorno.
Per quanto la cavigliera potesse permettergli, si ritrovarono in un punto - belvedere - semi isolato. Era un punto rialzato, di New York, da dove si poteva vedere Central Park.
Emma si poggiò contro la moto, una volta parcheggiata, anche se Neal si era allontanato di poco.

- Hai detto 'deja vù' prima. - gli disse dopo essersi tolta il casco.
Lui la imitò nel gesto - La donna del museo. Ha detto una cosa... - la guardò serio. - Stessa che mi hai detto, quando ci siamo visti la seconda volta. -
Emma si morse l'interno della guancia, mentre incrociava le braccia sotto al seno. - Strano che te ... -
- Me lo ricordi? Emma mi ricordo ogni cosa che tu mi hai detto. Ciò che mi dici mi si imprime nella mente. - ammise.
- Mi hai portata qui, per cosa?-
- Perché volevo stare con te. Semplice. -
Lei lo guardò, un attimo in silenzio, prima di continuare. - Pare che non mi abituerò mai, al tuo essere sincero con me. Sei disarmante. -
- Sbaglio?-
- Per la maggior parte, io con te non lo sono. Non sai niente di me. -
- Emma. - le si avvicinò, mettendo le mani sulle sue.
- Non sono pronta a dirtelo. -
- Temi ancora, che io scappi?-
Lei annuì. - E non voglio. -
Maledetta voce tremula.
- Non voglio... aprirmi del tutto, e vederti scappare un secondo dopo. - disse sincera.
Per Neal, era già tanto di guadagnato, quando lei ammetteva qualcosa. Così le sorrise. - Non ti costringerò. -
- E quando starai stanco di aspettare?-
Neal deglutì. - A quanto pare, anche tu ricordi ciò che ti dico. Quella mattina.. ho detto delle cose.... di cui mi pento. - la guardò. - Come mi sono pentito, per essere stato con Sarah. -
Lei esibì un sorriso malinconico. Ricordando la sensazione provata. - Vedi? Alla fine, in ogni discorso tra me e te, c'è sempre lei. -
- Fa parte del passato.- la tirò a sé. - Tu nel mio presente. -
'E spero futuro' pensò, ma lo tenne per sè.
La strinse forte, avvolgendola in un abbraccio. La sentì rilassarsi quasi subito, e sentendosi completo quando lei ricambiò il gesto.
- Ti dirò altre volte che ti amo. Sappilo. - lo disse tra i suoi capelli. - E non ti costringerò a rispondermi. -
Lei voleva dirglielo.
Perché quel 'Ti amo' premeva sulla punta della lingua, pronto a voler uscire. Ma orgogliosa, e con il timore di qualcosa che poteva anche non succedere, non lo fece.
- Tra una settimana è il tuo compleanno. - cambiò discorso. - Cosa vuoi?-
- Non ricordarmelo. -
- Perché?-
- Un anno più vecchio. -
- Vero. - si staccò, guardandolo. - Oddio... nove anni di differenza. -
- Grazie.-
Lei si mise a ridere. - Ti infastidisce sul serio?-
- C'è sempre una differenza d'età. -
- Cosa mai saranno trentunanni -
Neal fece una smorfia. - Devi ricordarmelo per forza?-
- Sì. -
- Antipatica. -
Poi lei lo stupì, baciandolo. A stampo. - Se tutti i vecchi baciassero come te... -
- Non provarci. -
Fu lui a baciarla. E non a stampo. Una mano in vita, tenendola contro il suo corpo, mentre l'altra premeva sulla nuca.
Emma gli cinse il collo con il braccio sano, mentre l'altra mano la poggiava sopra il cuore. Gli sorrise sulle labbra, sentendo l'accelerare del battito.
- Ancora questo effetto?-
- Mai smesso.- poi riprese a baciarla, in modo passionale.
Le accarezzò il palato con la lingua, mentre lei lo rincorreva e gli sfuggiva. Si trovavano, si univano. Stringendosi ed allontanandosi nuovamente.
All'unisono, quasi senza respirare, mordendosi le labbra e tornando poi a baciarsi in modo vorace.
Suoni e tutto ciò che era intorno a loro, ovattato. Offuscato, persino.
Neal gemette in un bacio, quando lei gli strinse i capelli sulla nuca. Le dita che lo stuzzicavano in quel punto, lo stavano facendo impazzire.
Le emozioni che quel bacio scaturiva, erano prepotenti.
Fu lei, per prima, a staccarsi. Solo di poco. - Stai vibrando. -
- Quando mi baci... -
- Credo sia il tuo cellulare, idiota. -
Neal si accigliò, ma prese il cellulare dalla tasca, prima di rispondere. - Ciao Peter. - e mentre parlava, continuava a tenere il braccio intorno alla vita di lei. - No... non hai interrotto niente. - continuò in tono sarcastico. - Okay, mezz'ora. -
Emma non provò nemmeno ad allontanarsi, così rimase a guardarlo.
- Mezz'ora. - ribadì. - Ciao. - poi chiuse la comunicazione. - Dobbiamo tornare al bureau. - la baciò fugace.
- Perché?-
Lui la baciò nuovamente.
- Peter dice che la signora è tornata, e vuole parlare con noi due. -
Lei fece una smorfia. - E cosa vuole? Chiedere scusa per averci interrotto?! -
Neal sorrise, mentre lei si zittiva all'istante e si mordeva la lingua.
- Andiamo. -
- Non vorrai guidare, di nuovo, tu?-
Lui emise un gemito frustrato. - Avanti, Emma. Chiavi. - la guardò. - Sono abbastanza infastidito dall'essere stato interrotto. Quindi non... -
- Ah! Scuse. Guido io. -
- Diamine, quanto sei cocciuta. -
- Zio Peter ti ha detto altro?-
- No. Vuole solo che torniamo al bureau. - le tolse le chiavi di mano. - Casco, e sali. - la guardò. - E no, non funziona il cambio-discorso. -
Lei gli fece una linguaccia, prima di seguirlo sulla moto ed indossare il casco.
Lui scosse il capo, prima avviare il motore. - Tieniti. -
- Sì, capo. -


Il bureau, ben presto si materializzò davanti a loro.
Scendendo dalla moto, Neal attirò l'attenzione, nuovamente. Mentre Emma esibiva solo un'occhiata infastidita.
- Togliti quel sorriso dalla faccia, Caffrey. - borbottò.
- Sei gelosa. -
- No, sono ancora propensa a pungerti con un ago. - disse divertita - Sai? Così, per vedere quanto ti sgonfi!-
- Mi piace. - e quando lei lo guardò interrogativa, continuò - Che tu sia gelosa. -
- Neanche per idea. -
- Ammettilo. -
Nel dirlo le aveva messo un braccio intorno alle spalle, affiancandola poi mentre camminavano.
- Neal, non mi hai risposto alla domanda. - disse seria.
- Quale?-
- Del compleanno. Cosa vuoi?-
Neal le baciò dolcemente la tempia. - Niente. Solo noi. -
Emma non lo guardò, sentendosi improvvisamente felice. Sperava solo di non essere arrossita, ma si nascose ugualmente nell'abbraccio di Neal.
Due semplici parole, e si sentiva la ragazza più fortunata del mondo.
Chiudendo in un cassetto, solo per un momento, quella voce maligna che le bisbigliava contro. L' idillio non sarebbe durato a lungo.
E non si allontanò da Neal, nemmeno una volta arrivati in ufficio. Senza dar conto a chi li guardava.
- Era ora che arrivaste.- disse Peter.
- Visto che era tanto urgente. - continuò Neal, allontanandosi di poco da Emma, tenendola per mano.

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Capitolo 47
*** Cap 47 ***




Nda Reduce dall'emozione di aver visto Matt al Giffoni. Certo io ero in cucina, davanti alla tv.. ma l'effetto di vederlo è sempre lo stesso.
Per non parlare di quanto è bello, e stupendo.. e.. poi la sua voce! Miseriaccia! Certi pensieri, vengono spontanei solo a vederlo!
Così... vi regalo un altro capitolo.
Inoltre vi posto il piccolo avviso. Un capitolo a settimana. Così, avrete tutto il tempo di leggere, commentare e aspettare con ansia :D













Cap 47





Il caso era definitivamente chiuso, e dopo le scuse formali della donna, Neal non aveva lasciato Emma per un attimo.
Non ne vedeva la necessità, in fondo.
Gli piaceva stare con lei, e visto il modo in cui tra loro due andava, voleva approfittarne.


Anche se una volta tornati a casa, la donna si era preoccupata vedendo il polso fasciato di Emma, ed il viso di Neal ridotto in quello stato.
Una volta tranquillizzata, Elizabeth aveva servito una cena deliziosa, dando così un senso di tranquillità alla serata.
- Oh Neal, è così bello averti di nuovo a cena!- gli aveva detto poco prima, mentre lo costringeva a rimanere. - Emma quando non è impegnata a rompersi qualche osso del corpo, non smette di studiare. - e nel dirlo, si era guadagnata un'occhiata piccata dalla ragazza. - Sai come farla smettere?!-
Emma finse di non sentire. E poco dopo volle seppellirsi, quando la donna continuò, con tono gioviale - Tipo una passeggiata in cucina. -
Neal tossì, anche se divertito.
E mentre cenavano, la donna, ogni tanto, guardava la nipote. Notando con piacere il suo viso rilassato e sorridente.


Neal finiva di sorseggiare il vino, in compagnia di Elizabeth nel patio in giardino. Mentre zio e nipote sparecchiavano e lavavano i piatti.
- Tra voi due, allora?- lo guardò, da sopra l'orlo del bicchiere. - Sempre se posso domandarlo. -
Il ragazzo sorrise, prima di dire - È tua nipote. Ne hai il diritto... -
- Bene, racconta. -
Lui voltò per un attimo il capo, verso il vetro, per poter guardare Emma che sorrideva accanto a Peter. - Non so cosa dire, per la verità. Tra me e lei, è un tira e molla. -
- Beh, se non vi decidete!-
- Eli, le ho detto che la amo. - ammise.
La donna lo guardò. - Ma lei non ha risposto. Giusto?-
Lui annuì. - Sia chiaro, non voglio costringerla o ... -
- No, lei dev'essere spronata ad aprirsi. E non è mancanza di fiducia, perché di te si fida. - gli posò una mano sul braccio. - Solo.. è difficile, per lei. -
- Tu non puoi dirmi niente?-
Elizabeth si morse il labbro. - Per quanto voglia renderti partecipe, dev'essere lei. Solo una cosa posso dirti. - guardò oltre il vetro, pronta a cogliere un cenno, poi tornò a guardare il ragazzo. - L'ultima volta che lei si è legata, veramente a qualcuno... lui le ha spezzato il cuore. -
- Perché non ... -
- Non è facile parlarne. Ne ho visto le conseguenze, e stavo male per lei. - le tremò la voce.
Ricordare ciò che era successo, le faceva ancora male. Quasi fosse passato un giorno da allora.
- Tu la vedi? Si mostra forte, e lo è. -
- Ma vedo che è anche molto fragile. - ammise Neal.
- Già. - lo guardò. - Quando le hai detto che la ami?-
Lui deglutì. - Due settimane fa, la prima volta. -
- Due settimane fa. Oh. Oh! E sei stato a letto con Sarah!-
Neal abbassò il capo, accusando il colpo.
- Sei un'idiota, lo sai?-
- Lo so. -
La donna si alzò, andandogli alle spalle prima di cingerlo in un abbraccio materno. - Dimenticavo, tra una settimana è il tuo compleanno. Cosa vuoi?-
Neal sorrise. - La stessa domanda che mi ha fatto Emma. -
- E tu, hai risposto... -
Emma e Peter, sorridenti, uscirono in quel momento.
- Guardali. Noi a sgobbare, loro a fare comunella. - disse Peter.
- Ho della cioccolata per questi casi. - asserì la ragazza. - La cioccolata fa bene!-
- Allora, Neal, tra una settimana è il tuo compleanno. -
- Inutile, non ti risponde. - continuò la moglie.
La ragazza sorrise nel vedere quel quadretto, mentre Neal la prendeva per mano ed i coniugi Burke, di comune accordo li lasciarono soli in giardino.
Lui l'attirò contro il suo corpo, abbracciandola. Stringendola.
- Ti amo. - le disse ancora. - Non mi stancherò mai di dirtelo. -
Emma lo guardò, nello stesso istante in cui lui si chinò per baciarla. Trovandosi così, a metà strada.
Neal la stava baciando con molta più dolcezza del solito. In un modo lento, quasi studiato.
Continuarono così, senza rendersi conto di luogo o suoni intorno a loro. Fino a che Emma stessa urtò contro il muro.
Si erano mossi, senza accorgesene.
- Scusa. - lui si staccò. - Fatta male?-
- No. -
Riprese a baciarlo, circondandogli il collo con il braccio. Sentendo un doppio battito di cuore, forsennato.
- Potevi rispondergli. -
- Mh?-
- Ti hanno chiesto, per il compleanno. - lo guardò - Potevi rispondergli. -
Lui la baciò fugace. - Ho già dato la mia risposta. -


Peter aveva ancora il braccio, intorno alla vita della moglie. Lei lo baciò dolcemente, prima di allontanarsi e mettere gli ultimi bicchieri nel lavabo.
- Quale informazione sei riuscita a scucirgli?- sorrise alla moglie, alludendo a Neal.
Entrambi si voltarono verso la grande finestra, guardando i due ragazzi.
- È innamorato di lei. -
- Beh, quello si vede. -
Neal ed Emma, avevano preso a muoversi come se stessero ballando. E sorridevano l'un l'altra.
- Emma?-
- Sai com'è fatta Emma. - sussurrò la moglie. - Ma Neal, non credo si arrendi così facilmente. -
- Sì, ma spesso cede a Sarah. -
La donna lo guardò piccata. - Beh, è anche lei però!-
- Tesoro, non prendertela. In fondo, Sarah ti piac..-
- Alt! Mi piaceva all'inizio. Quando credevo fosse veramente una brava donna, con la quale Neal potesse vivere felice. Ma trattarlo in quel modo, no!-
Peter sorrise, prima di abbracciarla. Poi continuarono a guardare, quel piccolo spettacolo nel giardino.
Dopo una giravolta, Neal aveva fatto scivolare Emma con un casque, prima di riprenderla velocemente.
E baciarla dolcemente, subito dopo.
- Hai notato, quanto lui sia cambiato da quando conosce Emma?-
Elizabeth stava per rispondere, quando i due ragazzi rientrarono.
- Accompagno Neal, con la moto. -
- Bene, non fare rumore se rientri. - continuò la zia.
Prima Neal, poi Emma, baciarono la donna sulla guancia, prima di infilare le giacche di pelle.
- Emma, le chiavi?-
- Non se ne parla. -
- Hai un polso mezzo rotto. - disse con tono deciso, solo per farsi sentire da Elizabeth. - Guido io. -
Lei borbottò un mezzo 'ti detesto', prima di arrendersi.







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Capitolo 48
*** Cap 48 ***



A un dato momento, perché qualcosa torni a funzionare, bisogna correre il rischio di perdere tutto.
Isabelle Adjani














Cap 48












Durante il tragitto verso l'appartamento, restarono in silenzio. Neal si godeva quei piccoli momenti con Emma, come se fossero ossigeno.
Per quanto ottimista volesse essere, sapeva che sarebbe finito, di nuovo. Qualcosa avrebbe rovinato tutto.
La ragazza continuava a stringerlo in vita, sebbene in modo morbido. E nonostante la giacca di pelle, sentiva quei brividi di attesa e piacere, quando era in sua compagnia.
L'edificio, presto si stagliò davanti a loro, e Neal fermò la moto. Spegnendola. Lentamente si tolse il casco, ed attese che anche lei lo facesse.
Era sicuro di ciò che voleva, almeno per quella sera. Ma non voleva costringerla... anche se il fatto che lei, in quel momento, fosse lì lo faceva sperare.
- Per convincerti a salire, mi basta dire che ho della cioccolata... o devo trovare un altro modo?- le domandò, semi serio, quando scese dalla moto.
- Mi conosci, Caffrey. Ora voglio la cioccolata!- lo fermò - Ma per curiosità.. l'altro modo?-
Lui le sfiorò le labbra, con un bacio fantasma. - Seguimi. -


Sapevano entrambi cosa sarebbe successo.
Così, appena entrati nell'appartamento, Neal chiuse la porta.
- Cioccolata?-
Lui si mise a ridere. Scuotendo la testa. - Sei la solita. -
- Beh? Il fatto che tu sia bello, non significa niente. Voglio la cioccolata. - disse, guardandolo poi con una finta espressione shockata. - Non mi avrai ingannata?!-
- Tu mi hai seguito. - le andò incontro, sorridendole tronfio.
- Tu mi hai ingannata, offrendomi la cioccolata!- fece un passo indietro. Urtando così la porta dietro di lei.
Neal tese le braccia, ponendo le mani in avanti, sul legno. Intrappolandola, senza lasciarle via d'uscita.
- Tu, sai cosa succederà ora... vero?- le disse, serio.
La voce era roca, con il desiderio evidente.
- Avrò la cioccolata, dopo?-
Il tempo di dirlo, e Neal si tuffò sulle sue labbra. Non fu dolce. Ma rude, vorace. Passionale.
Per un attimo le mancò il fiato, così istintivamente si aggrappò alle sue spalle. Prima di passare le dita tra i capelli, folti e castani, di lui.
La lingua di Neal, inseguiva la sua. Muovendosi con maestria, e studiata calma, nonostante tutto. Si trovò, allontanata dalla porta, quando la tirò a sè.
Prendendole il viso tra le mani, e tenendolo mentre la baciava. Finendo per intrappolare le dita, tra i suoi capelli. Gemendo l'uno nella bocca dell'altro, senza dar segno di voler staccarsi.
Quando Neal interruppe il bacio, avevano entrambi il fiato corto. Il petto di lui, si alzava ed abbassava frenetico per incanalare più aria possibile.
Ed Emma, notò il cupo desiderio nel suo sguardo.
- Non mi hai detto... in che altro modo mi avresti convinta. -
- Stesso modo che userò per non farti uscire di qui. -
E la baciò nuovamente.

I vestiti di entrambi, ormai sparsi sul pavimento. I loro corpi, uniti in quel letto, che lasciavano parlare la totale attrazione. Passione, vorace e sempre più forte.
Come una fiammella, che diventa fuoco se la sia alimenta di continuo.
Al culmine del piacere, Emma gli graffiò la schiena con le unghie, gemendo il suo nome. Mentre lui finiva per affondare la mano tra i suoi capelli, tirandoli leggermente, e facendole inarcare il collo. Vi si gettò contro, baciandolo. Stringendosi a lei, mentre i suoi muscoli si irrigidivano e raggiungeva il piacere.
Crollò sotto il suo stesso peso, finendo per inspirare il profumo di lei.
La baciò sulla spalla, prima di dirle - Ti amo. -
Conscio, però, che lei non avrebbe risposto.
- Io amo la cioccolata. -
Si mise a ridere, seguita da lui, prima di voltare il viso e guardarlo. Lo baciò dolcemente, accarezzandogli il viso.
Neal socchiuse gli occhi, voltandosi appena e baciandole così il palmo della mano. Era ancora dentro di lei, e non voleva saperne di uscire, ma si fece forza.
Si scostò lentamente, stendendosi di lato per poterla guardare ancora in viso. Cosa che fece anche lei.
Per un momento, che parve infinito, lui restò solo ad osservarla.
- Cosa c'è?-
- Sei bellissima. Te l'ho mai detto?-
- N.. no. - arrossì, e lui la trovò tenera quando abbassò lo sguardo, imbarazzata.
- Specie dopo aver fatto...- si fermò. Per lui era amore, per lei... sesso?!
- Sesso? -
- Già. - emise, con tono sconfitto.
- Perdonami. - si allontanò, scendendo poi dal letto.
Aveva paura. Una paura pazzesca di aprirsi completamente con lui. E che lui scappasse.
Così preferiva essere lei, la stronza, ed andarsene.
Stava cercando i suoi indumenti, quando lui le fu vicino.
- Non te ne andare. -
- Non posso restare. -
- Perché? - si allontanò ferito. - Perché scappi ogni volta?!-
Si era messo i pantaloni del pigiama, mentre lei indossava la biancheria.
- Perché ho paura. - ammise.
- Di cosa?-
- Di ciò che provo. - lo guardò. - E non posso farti questo ogni volta. Non posso usarti per soddisfare le mie voglie, e poi fregarmene. - gli posò una mano sulla guancia. - Sto male, quanto te. - le pizzicavano gli occhi. Stava per piangere.
- Allora non scappare. Lascia decidere me, almeno per una volta! - le fermò la mano con la sua.
- Neal... io.. .-
- Tu mi ami. Come io ti amo. Semplicemente non riesci a dirlo apertamente. -
Lei nascose il viso tra le mani, mentre le lacrime le scivolavano sulle guance. Gli voltò le spalle e ciò fu un segnale per Neal, che l'abbracciò subito.
- Il fatto che tu stia male, per questa situazione... - le disse serio. - Perdonami, ma è tanto di guadagnato per me. - la strinse ancora. - Dire 'ti amo' a qualcuno, non è mai facile.-
Il silenzio di lei, lo esortò a continuare. - Quando te l'ho detto la prima volta, ho deciso di rischiare. - la voltò, per poterla guardare in volto. Dolcemente, le tolse le mani dal viso e le asciugò le lacrime. - Guardaci. Il solo fatto di stare insieme, è un rischio. Peter è tuo zio, il mio agente di custodia. Praticamente, sono ancora un criminale in libertà vigilata e non posso fare un passo oltre le due miglia!-
Emma era rimasta in silenzio, ascoltando tutto il tempo. Neal aveva ragione. Non doveva decidere solo lei, ma anche lui.
Quella tra loro, benché assomigliasse ad un'altalena, era una relazione.
Erano in due.
E lei era così stanca di tirarsi indietro. Sentiva il bisogno di Neal.
Lo amava, ma non riusciva a dirglielo apertamente.
- Resta. -
Le disse nuovamente.
Lei annuì, mentre lui si allontanava di poco ed apriva il frigorifero. Quando lo chiuse, aveva in mano una tavoletta di cioccolato. - Te l'avevo detto. - gliela porse.
Emma sorrise, mentre lui la prendeva in braccio a mo' di sacco. - Ma.. -
- Per quanto tu sia sexy in biancheria intima, ti preferisco nel mio letto. -



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Capitolo 49
*** Cap 49 ***


Il passato non si può più modificare e il futuro non ci appartiene di diritto. Ciò che esiste davvero è il presente. Solo l'attimo ha importanza.
Susanna Tamaro.











Cap 49








Il calore del corpo di Neal, la stava notevolmente rilassando. Il braccio intorno alle sue spalle, e le dita che picchiettavano sul braccio, maggiormente.
Qualche bacio sulla tempia, o tra i capelli. Il respiro calmo, ed il battito del cuore sotto il suo orecchio.
- Sei silenziosa. -
- Ricordavo. -
- Cosa?-
- Qualcosa che fa male. - ammise, mentre si sfiorava il polso fasciato.
- Ti fa male?-
- Non è per oggi. Ma qualcosa del passato. -
- Ne vuoi parlare?-
- Ti ho accennato del mio incidente in moto, ricordi? E del polso fratturato. -
- Sì. -
- È successo a tarda notte. - iniziò, prendendo respiro. - Avevo... litigato con Justin, per.. insomma...-
Dirgli il vero motivo? Od ometterlo?
- Così, ho preso la moto e sono uscita. Pioveva forte, e non me ne importava minimente. -
Le parve di rivedere le scie di luci che correvano insieme a lei, quella notte. I rumori delle macchine, la pioggia forte.
Si staccò da Neal, sedendosi e circondando le ginocchia con le braccia.
- Ehi, non devi dirmelo ora.. .- le posò una mano sulla schiena.
- No. ... Voglio che tu sappia. - lo guardò di sfuggita, prima di fissare il lenzuolo. - Slittai con le gomme, finii contro un'altra moto che stava attraversando. Avevo visto il semaforo rosso, ma ho continuato fregandomene. Sento.. ancora lo stridore delle gomme, e delle frenate. - si passò una mano sul viso, e le tremò la voce.
Allontanò la mano di Neal che voleva consolarla, e continuò. - L'impatto con l'asfalto deve avermi fatto svenire, perché quando ho riaperto gli occhi vedevo le luci bianche di un ospedale. Il camice verde dei medici. -
Neal continuava ad ascoltarla in silenzio, vedendola tremare mentre raccontava, non sapendo cosa fare visto che lei lo allontanava.
- Ero semicosciente, quando lo vidi. Era un ragazzino come me, ed era messo peggio. Ho provato a dire che mi dispiaceva, ma... - strinse gli occhi, come per voler cancellare il ricordo. Invece, era più vivido che mai. - Poi c'è stato quel, maledetto, suono prolungato. Era morto. Davanti ai miei occhi. -
Non si asciugò nemmeno le lacrime, sfogandosi.
- C'era sua madre. L'ho vista, mentre mi gridava contro. 'Hai ucciso mio figlio'. E l'unica cosa che ricordo, era il tatuaggio che aveva sul collo. Poi nient'altro. Quando mi sono risvegliata, erano passati sei mesi. C'era zia Eli, accanto a me. -
Respirò profondamente. - Ero minorenne, quindi Elijah mi mandò un centro di recupero dove conobbi Eyal. -
Lui annuì. - La fenice. -
- No. La fenice me la feci tatuare, quando Eyal mi disse che potevo farcela. Che sarei caduta molte volte, e tante altre mi sarei rialzata. Eyal, mi cambiò totalmente. In un anno. - scostò il lenzuolo, mostrando l'Ankh tatuato. - Era questo il tatuaggio del ragazzo. A zia Eli, dissi che lo trovavo mistico... invece è solo la colpa di aver ucciso un ragazzo, di cui non so nemmeno il nome. -
Guardò Neal, cercando di carpire un cedimento, un'espressione o qualsiasi altro segno.
- Tu dici di amarmi... sai solo parte della mia storia. - gli disse.
- So come sei fatta. Quella che sei ora, è per come sei stata in passato. - le prese la mano, stringendogliela. - E questo non mi impedisce di amarti. -
- Per parecchio tempo, non l'ho mostrato a nessuno. Nemmeno quando... ho avuto... dei rapporti. -
Lui la guardò interrogativo.
- Beh, a luce spenta. Appena loro si addormentavano, scappavo. -
- Praticamente come tuo solito. - disse piccato.
Lei finse di sorvolare, poi continuò. - Non dire mai a zia Eli, la verità sul tatuaggio. Lei deve continuare a pensare che sia per un motivo mistico. - lo pregò. - Lei non deve mai saperlo, sei l'unico a cui l'ho detto, Neal. -
Il ragazzo rimase in silenzio, prima di annuire. - D'accordo. -




Il silenzio era quasi assordante. Emma non sapeva come interpretarlo.
E non avrebbe certo aspettato, che fosse lui a cacciarla via. Stava per scostare il lenzuolo, quando lui la fermò.
- Non ti ho detto di andartene.-
- Non hai detto niente... in questi venti minuti. E mi chiedi perché non ne volevo parlare... -
- Emma, ascoltami. Non ti sto giudicando. Anzi, io sono il primo a non dover parlare. - la guarda serio. - Devo ripeterti che sono un criminale in libertà vigilata? Tutti facciamo delle scelte, sbagliate o giuste che siano. - le prende il viso con dolcezza, e la bacia. - Ti amo, Emma. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, od intenzione di fare. -
La ragazza rimase in silenzio, prima di dire - Ho intenzione di mangiare ancora cioccolata. -
Qualsiasi cosa per stemperare la situazione.
Lui fece un mezzo sorriso, fingendosi infastidito. - Dobbiamo lavorare un po' sul tuo rovinare momenti romantici . -
- Mangiare cioccolata per me è la cosa più romantica. -
Neal le si getta addosso, volutamente. - Okay, l'hai voluto tu!-
Poi la bacia, premendosi contro. Tuffando le dita tra i suoi capelli, prima di scendere sul corpo con una carezza decisa.
Lei lo ferma ponendogli le mani sul petto, scherzando. - Voglio la cioccolata. -
Si allontana, e Neal la riprende. Finendo entrambi, per aggrovigliare le lenzuola.
Emma gli è finita sopra, guardandolo in viso. Poi si china e lo bacia dolcemente sulle labbra, mentre lui l'accarezza.
Si sente bene. Ha quella sensazione di vertigine allo stomaco, che sovente la visita spesso da quando è con lui.
Ben presto, la cioccolata è dimenticata, mentre lei si lascia prendere con dolcezza.
Neal la fa sorridere, anche mentre sono in quel momento.
La stringe.
Poi quando stanno per addormentarsi, Neal dice improvviso. - Ti troverò, domani mattina?-
Lei gli bacia il petto, sopra il cuore. - Forse. -
- Emma. -
Solleva la testa, guardandolo. - Resterò tutta la notte. -
Lui sorride, prima di baciarla.




Il mattino è presto, a giungere. Neal si sveglia per primo, sentendo anche il bussare contro la porta.
Ma poco gli importa chi sia, mentre sorride. Emma è ancora lì, nel suo letto - meglio precisare, che i loro corpi sono ancora intrecciati sotto le lenzuola.
- Ti decidi ad alzarti?- gli borbotta.
- Devo proprio?-











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Capitolo 50
*** Cap 50 ***
















Cap 50







Gli ultimi giorni con Neal erano stati, stupendi. Lei stessa l'aveva detto quella mattina a sua zia.
Erano insieme a fare shopping, in vista della serata. June doveva esibirsi in un locale jazz e li aveva invitati.
Per cui, per una volta Emma aveva chiuso anche i libri.
- Non so come hai fatto a convincermi. - guardò sua zia.
- Insomma. Non puoi sempre indossare jeans e maglietta o camicie a quadri!- le rispose la zia, benevola. - Inoltre Neal, non ti ha ancora vista con un vestito. -
- Beh, mi ha vista senza vestiti. - disse spontanea. Prima di notare il sorrisetto della donna. - Comunque sono troppo corti, per i miei gusti. -
- Sì, sì. Ora dal parrucchiere. -
- No. No. Non puoi farmeli tu?-
- Ah. No. - disse decisa, tirandola per il braccio.

Quando tornarono a casa, nel pomeriggio, ad aspettarle trovarono Peter e Neal.
- Ciao tesoro. -
Eli regalò un sorriso al marito, prima di baciarlo.
Emma borbottò qualcosa, prima di gettarsi sul divano, ma la zia la fermò in tempo.
- Alt! Frena... non azzardarti a fare ciò che stavi pensando di fare. -
La ragazza la guardò. - Vo... ma... il divano. -
- No. - si allontanò con le buste, salendo le scale.
Neal osservò Emma, che mogia si era solo poggiata su una sedia. - Tutto okay?-
- No. -
- Perché?- le si avvicinò, prima di baciarla a stampo sulle labbra. E successivamente sulla punta del naso.
- Perché mi sono fatta convincere da zia Eli a fare shopping, mentre lo detesto. Per non parlare di quel parrucchiere che non sapeva come lavarmi i capelli! Cosa ci vuole? Shampoo, balsamo e basta. -
Lui sorrise, accarezzandola. - Stai comunque, bene. -
- Solo perché mi sono spazientita. Mentre mia zia se la rideva!-
Quasi sapesse che stessero parlando di lei, Elizabeth entrò in cucina.
- Non lamentarti. E per farmi perdonare... - aprì un mobile, prendendo qualcosa, poi lo richiuse e si rivolse alla nipote - Ecco qui. Cioccolata.-
- Fondente?-
- Amara. -
- Con i semi di cacao?-
- Decisamente. -
Emma sorrise. - Okay. Farò la brava!-
Mentre Elizabeth si rivolgeva al ragazzo. - Resti a cena?-



Dopo cena, Neal era andato via perché doveva essere lui ad accompagnare June al locale.
Così, Elizabeth, aveva trascinato quasi di peso, e tutta sorridente, la nipote su per le scale. Mentre Peter aspettava giù in salotto.
Quasi una mezz'ora dopo, le due donne scesero.
Peter lasciò cadere il giornale, meravigliato.
- Siete, stupende. -
- Ed aspetta, quando Neal vedrà Emma. - sorrise.
La ragazza si morse l'interno della guancia. - Sicura... che sto bene?-


Durante il tragitto in macchina, Emma cercò di rilassarsi. Sperando di non fare brutta figura.
In fondo, lei ci teneva a stupire Neal. Per questo si era lasciata convincere da sua zia, per tutta la giornata.
Si era guardata allo specchio, poco prima di scendere, e si era trovata bella.
- Emma, siamo arrivati. -
La voce di sua zia la scosse, mentre suo zio fermava la macchina.
Neal, in giacca e cravatta blu, era con June e Mozie ad aspettarli davanti all'entrata, e fu il primo ad avvicinarsi.
Aprì galante, la portiera di Elizabeth per primo. L'aiutò a scendere e le sorrise. Poi si prese cura di Emma.
Era emozionato, in quel frangente. E quando la vide scendere dalla macchina, per poco non gli mancò il fiato.
Uscendo prima un gamba, poi l'altra, Neal poté notare i dettagli in successione.
Le scarpe con il tacco, nere, ed il cinturino che legava le caviglie su cui aveva posato vari baci.
Salendo con lo sguardo, le gambe velate e lisce, che finivano sotto il vestito corto. Uno spacchetto al lato esibì, quasi disinvolto, la fascia delle autoreggenti.
Deglutì fortemente, raschiandosi la gola. Ma sorrise ugualmente.
Le prese la mano e la tirò dolcemente, prima di chiudere la portiera.
La guardò, rapito. Estasiato.
Quel vestito nero, di pizzo, la fasciava in modo perfetto.
- Accidenti. .. -
Non si era accorto di esser rimasto solo con lei.
- ... Ti piace?-
- Wuao! -
Lei si allontanò di poco, mentre Neal continuava a guardarla. Da capo a piedi.
- Dirti che sei stupenda, è riduttivo. - le sorrise, sfiorandole un boccolo che le cadeva sulla spalla.
Ma poco dopo, gettò un'occhiataccia verso quel passante che le aveva fischiato allusivo.
- Andiamo, June ci starà aspettando. - gli disse lei, sorridendo.
Neal era geloso. E la cosa le piaceva sul serio.
Il tempo di voltarsi, per poter entrare nel locale, che videro una coppia fare lo stesso.
Un uomo biondo, in smoking scuro. Lei in un abito rosso, sfavillante, con scollo che sottolineava il seno, era Sarah Ellis.
- Caffrey. -












Qui l'abito di Emma.

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Capitolo 51
*** Cap 51 ***











[...]
Il tempo di voltarsi, per poter entrare nel locale, che videro una coppia fare lo stesso.
Un uomo biondo, in smoking scuro. Lei in un abito rosso, sfavillante, con scollo che sottolineava il seno, era Sarah Ellis.
- Caffrey. -
Dal capt 50







Cap 51






La presenza di Sarah, aveva gettato una nota fastidiosa.
Neal esibì un sorriso, mentre la donna li guardava.
- Neal, andiamo. June ci sta aspettando. -
Odiava il fatto che lei fosse lì, ma ormai il danno era fatto. E lei aveva notato la tensione di Neal, nonostante il sorriso.
Sapeva che lui ci teneva sul serio, alla loro 'relazione' poco equilibrata. Ma nel momento in cui aveva visto la donna, aveva sentito quel peso nello stomaco.
Sarah Ellis, era sempre lì, quando tra loro si rovinava tutto.
- Un piacere, averti rivista, Ellis. - disse, prima che Neal si decidesse a muovere le gambe.




Nonostante tutto, entrando, avevano sorriso verso Elizabeth che con Peter li attendeva seduti al tavolo.
- Oh, credevo avesse dato forfait!- scherzò la donna, conoscendoli. Poi vide passare Sarah, e cambiò tono. - Oh. -
Neal non aveva lasciato, per un attimo, la mano di Emma. Nemmeno una volta accomodati.
Sapeva che sarebbe successo. Quel qualcosa che avrebbe rovinato tutto.
- Neal, tesoro, tutto okay?-
La voce affettuosa della donna, lo confortò. Annuì, prima di rivolgersi ad Emma. - Mi dispiace. Non.. sapevo sarebbe venuta. -
Fu Emma a stupirlo, baciandolo sulle labbra. - Non preoccuparti. Siamo qui, per June. -
Quando June iniziò a cantare, l'atmosfera parve rilassarsi. Mentre i presenti sorseggiavano i loro cocktail.
- Mi concedi un ballo?- le domandò, dopo un po', porgendole la mano.
E quando lei la prese, sorrise.


Non erano l'unica coppietta a danzare un lento. Ma a lui poco importava.
Quando aveva preso Emma tra le braccia, si era sentito completo. Dimenticando tutto il resto. Posando la mano sulla sua schiena, con una carezza decisa.
Mentre l'altra mano, su quella di lei, era posta sul suo petto.
- Neal. -
Lui la guardò. - Cosa?-
- Mentre scendevo dalla macchina... - lo provocò.
- Ho notato, le autoreggenti. Sì.- si leccò le labbra con la punta della lingua. - E se non fosse per June, adesso saresti nel mio letto. -
- Sempre così sicuro. -
Neal premette più forte la mano sulla schiena, scivolando verso il basso. Mentre lei avvertiva la sensazione ormai familiare, quando gli era vicino.
- Sì. Sicuro. -
Emma inspirò profondamente il suo profumo, prima di baciarlo dolcemente sulle labbra.
- Sei una sorpresa, stasera. -
- Lo so. Di solito niente effusioni in pubblico. - lo guardò. - Se non ti va bene... -
Si allontanò, sapendo che lui non le avrebbe lasciato la mano. Anzi, un giro leggero, e la tirò a sè nuovamente.
Il seno premuto contro il petto. Il battito del cuore all'unisono con il suo.
Si baciarono ancora, mentre ballavano. Prima che una mano sulla spalla di Neal, li interrompesse.
- Posso danzare con mia nipote? - domandò Peter, sorridente.
- Certo. -
Emma così, cambiò cavaliere. Mentre si trovava tra le braccia di suo zio, ritrovò l'affetto paterno.
- Ballo padre-figlia.- le disse.
A vederli sembravano così.
Emma annuì. Suo zio Peter era la persona più vicino ad un padre. - Ti voglio bene, zio. -
- Oh, anche io tesoro. -
- E sei il migliore per me. -
- Grazie, ma non ho fatto niente di speciale. -
- Ti sei sempre preso cura di me. -
Peter commosso, la baciò sulla fronte, prima di sorridere verso Eli che danzava con Neal.
Per l'ultima danza, Emma tornò tra le braccia di Neal.
E per tutto il resto della serata, la presenza di Sarah Ellis venne dimenticata.




La serata si era conclusa, con un brindisi in onore di June. Nonostante la presenza della detective.
Neal era rimasto accanto ad Emma, per tutto il tempo ,sperando di non apparire troppo soffocante.
La ragazza, intanto cercava di rilassarlo. Provocandolo volutamente, e guidando i pensieri altrove.
Così, si era ritrovata nell'appartamento, con lui, a tarda notte.
I baci di Neal erano passionali. Le carezze, decise.
Ed il messaggio era chiaro : non l'avrebbe lasciata andare via.
Non prima dell'alba!
Gliel'aveva sussurrato, sorridendo, poco prima di baciarla. E lei l'aveva lasciato fare.
Sentendo quelle sensazioni che le percorrevano il corpo, mentre Neal la guardava con lo sguardo colmo di desiderio.
Il battito forsennato del cuore, quando lui la sfiorò su per il corpo. E la voglia di arrendersi totalmente, prese il sopravvento.
Entrambi, dimentichi per quegli attimi, di quella parte negativa della serata.
Baciandosi con voglia, desiderio.
- Neal. -
Gemette il suo nome, mentre la possedeva sul letto. Stringendosigli contro. Accogliendone i suoi movimenti.
Il piacere giunse presto, ma nuovamente recuperarono le forze per continuare.


- Stai bene?-
Glielo chiese, qualche ora più tardi, quando se ne stava tra le sue braccia. Poggiata contro il suo petto.
- Mh. -
- Sei teso, Neal. E non dico per .. Sarah.-
- Credevo di averlo mascherato bene. - ammise.
Lei voltò il viso, giusto per guardarlo. - So ascoltare. -
- Lo so. - la baciò sul naso.
- Allora?-
Neal si morse momentaneamente il labbro, mentre si passava una mano tra i capelli. - Per dir la verità, sono sotto inchiesta. Ogni caso a cui ho partecipato come consulente. L'agente Kramer, sta visionando ogni piccolo dettaglio. -
- Per la commutazione della pena? Ti toglieranno la cavigliera, no?-
- Non ne sono sicuro, conoscendo lui. - ammise - Vuole tenermi d'occhio a modo suo, e farmi trasferire a Washington. -
- Cosa? Perché, se la tua vita è qui?- si mise più comoda, per poterlo guardare.
Lui deglutì. - Lo so, benissimo. Ho cercato di non pensare alla ... possibilità. Questi giorni con te, me lo hanno permesso. - le sorrise mesto.
Emma cercò di sorridere, ma non vi riuscì. Neal, se ne sarebbe andato, e lei sarebbe rimasta sola.
- Ehi, mi dispiace. - le accarezzò il viso. - Peter sta cercando dei .. cavilli legali per non permetterlo. -
Lei annuì, stringendosigli contro.
Neal la baciò dolcemente tra i capelli, prima di chiudere gli occhi ed inspirare il suo profumo. Si morse l'interno della guancia, evitando di pensare di separarsi da lei.
- Dimenticavo. - disse dopo quell'attimo di silenzio, muovendo il braccio ed aprendo il cassetto nel comodino - Ho.. qualcosa per te. -
Aprì un sacchetto di velluto, lasciando scivolare in mano una collana. Scintillante, oro bianco lucido. Ed un piccolo ciondolo, con la forma di infinito.
- Infinito?-
- Vedi, è sempre così. Si allontanano, si avvicinano fino ad unirsi. Poi si allontanano di nuovo.- la guardò - Noi. -
- Ci allontaniamo, avviciniamo... e allontaniamo di nuovo. -
Neal gliela legò al collo, prima di baciarla.
- Ti amo. Ricordalo. -
Non le era mai sembrato così serio, nel dirglielo. Annuì, sentendo quella sensazione negativa che dava un vago sentore d'addio.







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Capitolo 52
*** Cap 52 ***


- Questa parte della mia vita, questa piccola parte della mia vita si può chiamare felicità!-
da 'La ricerca della felicità.'













Cap 52







Un rumore vibrante, la svegliò dal torpore del sonno. Si mosse, inutilmente vista la presa ferrea di Neal intorno alla sua vita.
Cercò di divincolarsi, anche se non vi riuscì. Tolse il braccio, ma Neal lo fece ricadere nuovamente.
- Neal, dai... -
- No. Resta ancora. - borbottò assonnato, stringendola e tirandola contro il suo corpo. - L'hai promesso stanotte. -
Emma sorrise.
Lui le aveva strappato la promessa che sarebbe rimasta fino al mattino. Anche se questo succedeva ormai da una settimana, Neal ogni sera glielo chiedeva.
A volte metteva gli occhi da cucciolo. Altre uno sguardo pieno di promesse, alludendo al rotolarsi tra le lenzuola.
E così, lei cedeva.
Anche se, stentava a riconoscersi a volte. Cedere così facimente ad un ragazzo. Con quegli occhi blu cielo, e quel sorriso smagliante, come stringeva le labbra. E sopratutto, il corpo tonico.
Neal Caffrey era affascinante.
Non c'era verso di resistergli.
- Neal, che poi ci troviamo zio Peter alla porta. -
Il ragazzo borbottò un qualcosa di incomprensibile, ma lasciò andare. E lei riuscì a prendere il cellulare.
- Zia. -
Si alzò dal letto, raccogliendo i vestiti, mentre parlava al telefono. - Sì, lo so. Sono in ritardo per la col... Neal? Dorme ancora. -
- Ci provo!- disse ad alta voce, lui, dal letto.
- Un attimo, zia. - allontanò l'orecchio dal cellulare e si rivolse a Neal. - Perché devi lanciare la mia biancheria, in quel modo? - e gli indicò un punto in alto. - Alzati e prendimela. -
Sua zia dall'altro capo, rideva forte.
- Neal!- e tirò le lenzuola, lasciandolo scoperto.
- Okay, okay!-
Si alzò, avvicinandosi al mobile, e prese l'indumento. Lo tenne fermo in mano, mentre Emma cercava di riprenderselo.
- Zia Eli, vuole parlarti. - gli passò il celluare.
Lui sorrise - Ciao Eli.- ma stringeva forte la stoffa. - Tranquilla... -
Emma provò a distrarlo, baciandolo. Strofinando la punta del naso sul suo collo, anche se per farlo doveva sollervasi in punta di piedi.
Era l'unica cosa che la faceva ridere. Quando baciava Neal, a volte dimenticava che lui era alto almeno un metro e ottanta, mentre lei era più bassa di quindici centimetri.
Infatti si mise a ridere, con lui, che faceva l'espressione tronfia. - Scusa, Eli. Ci vediamo tra un po'... Ciao. - chiuse la comunicazione.
- Scusa, non ce la faccio. - gli disse, mentre si allontanava ridendo.
- Bene, mi svegli, poi ridi?-
Veloce, si era chinato appena e l'aveva sollevata tra le braccia.
- Neal, no. Sai come va a finire. -
- Appunto. -
La fece cadere sul letto, finendole addosso.
- Ciao. -
- Ciao. -
- Non sei stanco?Insomma... così... vec...-
- Finisci la parola, e vedrai. -
- Sto tremando di paura, guarda. - lo guardò, gli sorrise. Gli prese il viso tra le mani. - Vec... -
Lui non la fece finire di parlare, baciandola. - Provochi, un po' troppo. -
- Buon compleanno. - lo baciò.
Neal annuì soltanto, prima di baciarla ancora. - Non credere che ti lasci andare,ora. -
E si presentarono dai Burke, per la colazione, solo un'ora dopo.




Il pranzo per il compleanno di Neal, era stato organizzato da June a casa sua. Elizabeth di era offerta di aiutarla volentieri.
Era con lei in sala pranzo, apparecchiando la tavola con cura. Parlando tranquillamente con la donna.
- Non vedo Neal, a proposito. -
- Oh, è con Emma in cucina. -
Elizabeth si finse preoccupata, ma sorrideva. - June! -
- Sì, cara? -
- Quei due, non devono mai rimanere da soli in cucina! - entrambe si avviarono, complici.
E la scena davanti ai loro occhi, diede conferma alla donna.
Emma, poggiata tra il tavolo e Neal. Lui continuava a baciarla, accarezzandole il corpo.
- Come volevo dimostrare!-
I due si staccarono, colti in flagrante.
- Nella mia cucina, Neal!? Figliolo caro... - prima di ridere insieme ad Elizabeth.
Neal cercò di ricomporsi, riabbottonando la camicia. Mentre Emma si riavvivò i capelli.
- Emma, tesoro, dobbiamo andare. - le sorrise.
- Per me andate bene così. - disse Neal, ma l'occhiata che la donna gli rifilò, parve gelarlo sul posto. - Okay, ci vediamo dopo. -
Così erano tornate a casa per prepararsi, mentre Neal faceva lo stesso.
Fingendo di non notare il sorriso materno di June.
Si era scusata abbastanza, quando aveva invitato Sarah. Non l'aveva fatto per cattiveria, anzi.
E loro due, Neal ed Emma, le avevano detto che non c'era problema. Non farlo, sarebbe sembrato una ripicca liceale.




I primi ospiti a giungere furono Diana e Jones, successivamente Sarah. Che non perse occasione per augurargli il suo buon compleanno.
Neal notò com'era vestita. Come non farlo, d'altronde?
Il vestito era lungo, verde, drappeggiato. Sul davanti era semplice, ma dietro lasciava scoperta la schiena abbastanza da poter vedere.
Ancora Mozie.
Infine, ed a Neal sembrò un enorme ritardo, Peter con Elizabeth ed Emma.
La donna lo guardò di sottecchi, sorridendo. - Poi mi dirai, se andava bene come prima. -
Lui non parve capirla, ma quando Emma si tolse il cappotto leggero, perse quasi il respiro.
Il vestito era blu navy scuro. Corto sopra la coscia, con uno scollo a cuore e senza spalline. Una serie, intrecciata, di nastri argentati sottolineavano la linea del seno.
I capelli, erano dei boccoli definiti, sciolti sulle spalle.
Nessun gioiello superfluo. Tranne la collana che le aveva regalato, ed il bracciale rigido.
E quando lei si avvicinò, potè notare la matita argentata sugli occhi.
- Sei bellissima. - disse con voce roca.
- Grazie. - lo baciò a stampo, prima di sorridere. - I tacchi aiutano parecchio. -
- Decisamente. - la baciò di nuovo.
- Cosa c'è?-
Aveva notato il modo cui lui la stava baciando e stringendo. - Neal. -
- Ti amo. -
- Lo so. -
Quando poi si presentarono agli ospiti, capì il motivo di Neal. Sarah era già lì.





Qui l'abito di Emma.

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Capitolo 53
*** Cap 53 ***







Cap 53






Poco prima che il pranzo iniziasse, Emma si era trattenuta con sua zia, chiacchierando.
La donna aveva capito che Sarah Ellis, era la causa del malumore sia di Neal, che della nipote.
Emma cercò con lo sguardo, appunto lui.
- Sta parlando con Sarah. - le disse la donna.
Sarah non le piaceva. Poteva sopportare il fatto che faceva parte del passato di Neal, ma non altro.
Doveva ancora digerire il fatto che lui ci fosse andato a letto, dopo essersi dichiarato!
Non era di lui che non si fidava, ma di lei.
Quella volta, parte della colpa era sua quando aveva cacciato Neal. Ma.. .insomma... lui non poteva aver ceduto così facilmente!
Si allontanò da sua zia, cercandolo. E lo trovò, in disparte, con lei.
L'espressione sul viso era abbastanza tesa. La mascella era serrata, e lo sguardo era pressocché fulminante.
- Non ho intenzione di farlo. Ordini di Kramer od altro, non mi importa. Io a Washington non ci metto piede. -
Sarah gli posò una mano sul braccio, e lui si divincolò in fretta dalla presa.
- E poi non capisco per quale motivo, dovresti essere proprio tu a controllarmi!-
Si allontanò, deciso. Notando poi Emma.
- La mia vita è qui. - disse soltanto.
Ma si allontanò comunque, da lei.


Emma era brava nell'indossare maschere, ed aveva notato che anche Neal sapeva farlo alla perfezione.
Aiutando June a portare le vivande in tavolo, si erano trovati da soli in cucina. Sebbene senza quella complicità che li pervadeva in quella stanza.
Neal era teso, e lo poteva notare benissimo. Nonostante quel sorriso stampato sul viso.
Voleva dirgli qualcosa, ed aprì bocca. Ma la richiudeva subito, non sapendo cosa dire.
Poi, poco prima di uscire dalla cucina, fu lui a fermarla. Prendendole la mano.
- Sicura di star bene?-
- Dovrei essere io a chiedertelo. -
Neal scosse il capo. - Fidati, preferisco prendermi cura di te, che di me, in questo momento. - la guardò, ponendole una mano su una guancia. Con il pollice l'accarezzò dolcemente. - Per quanto, tutto ciò sarebbe preferibile evitare. -
Lei annuì, fermandongli la mano. - Sto bene. Se è questo che vuoi sapere. -
- Emma, non sai mentirmi. - disse serio.
- Allora non uscirtene con delle domande assurde! - disse secca. - Se sai, come mi.. -
Neal non le diede il tempo di finire la frase, perché l'abbracciò stretta. La sentì, quando si aggrappò alle sue spalle, con forza.
Cercava, nell'abbraccio, di tenerla. Perché era quel pianto silenzioso a dargli dolore.
Diana si affacciò, sorridente. Ma cambiò espressione nel notarli. - Ehi.. -
Neal si voltò a guardarla. - Arriviamo tra un po'. -
La donna annuì, prendendo lei le vivande ed uscendo dalla stanza.
- Emma. Ti prego. -
La baciò tra i capelli, poi in silenzio, e dolcemente, sciolse l'abbraccio. Ma volle non averlo mai fatto.
Emma aveva gli occhi lucidi di pianto, e si nascose il viso tra le mani.
Lui non seppe far altro che riabbracciarla. - Ti prego. Basta. - sussurrò con voce rotta. - Non riuscirei a sopportarlo. -
In quel momento, qualcun altro entrò nella stanza.
Sarah.
- Oh. Scusate. -
- Vattene. - disse secco Neal. - Vattene, Sarah. -
La donna rimase immobile. Gelata dal tono che le aveva rivolto.
- Non voglio ripeterlo ancora. Vattene. -


Diana osservò gli occhi lucidi di Emma, e la tensione malcelata sul viso di Neal.
Ma sapeva che era a causa di qualcuno. Poi vide l'espressione di Sarah Ellis, e non ci volle un genio per far due più due.
Perché?


Il pranzo, nonostante tutto si era svolto in modo rilassato, più che altro per dar una buona impressione alla padrona di casa.
Neal le aveva rivolto gli sguardi più affettuosi, ringraziandola.
- Il tempo è cambiato. Si è ingrigito. - disse June, rientrando dalla cucina con delle bevande. - Elizabeth, spero tu non abbia panni stesi. -
- Non mi preoccupo. - sorseggiò il vino.
- In Italia c'è un proverbio popolare. - esordì Mozie. - Marzo pazzerello, esce il sole e prendi l'ombrello. -
Peter scosse il capo, sorridendo come suo solito.
Neal avvertì una strana sensazione, nell'osservare Emma. Ma non vi diede peso, dicendosi che la situazione gli giocava brutti scherzi.
Si udì un tuono sommesso, e qualche abbaiare di un cane.
Infine, June portò i dolci in tavola, aiutata da Elizabeth. Ed accompagnati dallo champagne frizzante, parvero dare un senso di benessere.
- Neal, non hai più detto niente su quell'agente Kramer. -
Mozie, involontariamente aveva portato l'attenzione sull'argomento.
Neal abbassò la forchetta deglutendo fortemente il boccone. - Non ne voglio parlare.-
Il fato è beffardo. Neal osò definirlo bastardo, un'ora più tardi.
- Sono stata assegnata alla filiale di Washington. - disse Sarah. - Kramer, inoltre è consapevole del lavoro con Neal. Se Neal si trasferisce, sarò la sua agente di custodia. Facendo rapporto a Kramer stesso. -
- Infatti. Se. -
Neal aveva calcato la parola.
- Neal, è solo questione di tempo. -
Se uno sguardo potesse uccidere, di Sarah non sarebbe rimasto nulla.
Diana, parve rivedere lo stesso Neal che voleva uccidere Fowler.
Il tintinnio delle forchette si fermò. In ossequioso timore.
Emma si era alzata da tavola, sussurrando un sommesso 'scusate' e si era allontanata.
- Complimenti. - continuò Neal, sarcastico, prima di alzarsi e seguire la ragazza.


- Emma. -
L'aveva raggiunta in fretta. Fermandola davanti alla porta.
- Sapevamo che sarebbe successo. - lo guardò. - Ammettilo. -
- Non puoi. Non devi.. scappare. -
Aveva, quasi, paura a parlare.
- Non sto scappando. Non più. - disse prendendo le chiavi dalla borsa di sua zia. - Me ne vado, è diverso. -
- Non farlo.-
- Perché, no? Guardaci. Ogni volta che passiamo.. . una settimana. Neal, una settimana o due!- aveva alzato la voce, cercando di non farla apparire tremula. - Ogni volta. Succede sempre!-
- E per questo motivo te ne vai? Emma. - le aveva posato le mani sulle spalle. - Non.. puoi aggrapparti a ciò che abbiamo passato? Possiamo farlo funzionare solo così! Non ti arrendere, perché io non lo farò. -
- Troppo tardi, Neal. Mi sono arresa prima di pranzo!-
Le parole lo gelarono, ma non lo diede a vedere.
- Sai cosa mi fa male, di più? Il fatto.. che... mi sono innamorata di te... - ammise - Così stupida! -
Aprì la porta ed uscì in strada, senza nemmeno prendere il cappotto.
Neal la seguì d'impulso, correndo.
- Emma, fermati!-
- No! Non ne vale la pena! -
- Ti prego! Emma.. io ti amo, non vale nemmeno questo?- le aveva preso il polso.
- Non... so nemmeno più questo, Neal. -
Un tuono rombò sulle loro teste. Quasi a voler nascondere le sonore crepe che si stavano aprendo nei loro cuori.
- Perché?-
Emma scosse la testa, guardandolo. Si divincolò, allontanandosi. - Era solo questione di tempo. -
Iniziò a piovere forte, improvviso.
- Emma!-
La richiamò.
- Emma!-
Ancora. E lei continuò ad allontanarsi.
- Voltati. Torna da me. -
Ma Emma non lo fece, e lui maledì le sue stesse gambe che lo bloccavano ancorato sul quel marciapiede.
Non gli importava, nemmeno, che la pioggia scrosciante lo stesse bagnando da capo a piedi.
Incollandogli il capelli al viso, i vestiti addosso, ed aumentando il dolore nel petto.

Non si rese conto del tempo passato, e sussultò quando una mano gli si posò su una spalla.
Era Diana con l'ombrello. - Caffrey. -
- Non serve, ormai. - le disse.
- Emma?-
- Non sono riuscito a fermarla. -
Mosse i primi passi, pesanti, verso casa. Senza dar conto dell'agente che lo seguiva.
Aprì la porta, bagnando il tappeto e succesivamente il parquet senza curarsene.
Solo passando davanti al salone, dove erano riuniti intorno al tavolo, si fermò.
- Non potevi tacere?-
Più che una domanda, era un sibilo secco verso Sarah.
- Ti avevo già detto di no. E la questione era chiusa. - la guardò. - No! Invece dovevi continuare. -
- Neal... - Diana lo prese per il braccio, e lo guardò. - Calmati. -
Lui si divincolò dalla presa. - Per quale motivo? Dimmelo! - si stava rivolgendo ancora a Sarah. - Perché, ogni volta ci sei tu... e ... succcede ... -
- Non credo sia il momento di parlarne. -
- Non importa. Non arriverà mai più il momento di farlo. Tra me e te, qualsiasi rapporto ci sia stato, è passato. E non ci sarà futuro. - disse secco. - E non serviranno nemmeno le tue migliori scuse per questo. -
Diana gli si mise di fronte. Gli voleva bene, in fondo. - Non sei in te. Calmati. -
- Emma se n'è andata. Tutto finito. - trovò la forza di dirlo, senza crollare del tutto.
Poi in silenzio, salì nel suo appartamento.


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Capitolo 54
*** Cap 54 ***



C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Fabrizio De André.





Cap 54












Solo nel silenzio del suo appartamento, Neal si lasciò andare completamente. Camminando senza forze, finendo per appoggiarsi sulla punta del letto.
Si coprì gli occhi con una mano, mentre stringeva il pugno nell'altra.
Inspirò profondamente, rendendosi poi conto che il profumo di Emma aleggiava nella stanza.
Deglutì quel nodo che gli si era formato in gola.
Era dalla morte di Kate, che non piangeva. Si era distrutto, pensando alla vita distrutta della donna. I sogni infranti di una vita insieme.
Poi a distanza di due anni, era apparsa Emma. E lui, aveva ripreso a vivere di nuovo.
Ed ora... lei se n'era andata.
- Neal?-
- Cosa ci fai qui, Diana?-
- Tieni. -
Quando sollevò il viso, la donna gli stava porgendo un asciugamano.
- E cambiati. Finirai per star peggio. -
Senza chiedere il permesso, gli aveva messo degli indumenti asciutti davanti al naso.
- L'ha fatto sempre. Da quando, tutto è iniziato con Emma. - disse senza rendersi conto.
Lei gli sedette accanto. - Con Emma si aggiusterà. - lo guardò. - Ti ha detto che è innamorata. -
- Ha anche detto che non ne vale la pena. -
- Non credo parlasse sul serio. -
- Si è arresa, Diana. Sue testuali parole. -
Diana rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Volendo capire del perché Sarah aveva scatenato il putiferio.
- Fa,dannatamente, male. -
Ecco, come Neal si era ridotto. Piangersi addosso per una ragazza, e davanti a Diana. A parte le solite battutine, loro due, erano pressocché conoscenti.
Il bussare alla porta,era insistente. Quando Diana aprì, si trovò davanti la donna in questione.
- Non credo voglia vederti. -
- Dobbiamo parlare. -
- L'ultima volta, è stata una pessima idea. Vattene. -
La voce di Neal, sebbene non si fosse presentato, era perentoria.
- Neal, avanti. -
- No. Vattene.-
- Ellis, faresti meglio ad andartene. - l'agente la spinse gentilmente fuori, chiudendole la porta in faccia.
Tornò dal ragazzo, notando che aveva messo già i pantaloni asciutti, e lo interrogò con lo sguardo.
Lui non disse niente, finendo per buttare la camicia bagnata a terra. Infilò quella asciutta, senza abbottonarla, andando verso il mobile dei liquori.
- Vuoi favorire?- le offrì il bicchiere, ma non aspettò risposta, ingoiando il contenuto in un sorso.
- Non credo dovresti. -
- Le avevo detto che l'amavo. - bevve nuovamente. - E lei mi aveva sbattuto la porta in faccia. Perché le avevo detto che l'amavo, dopo due settimane che avevo passato con Sarah. - sorrise cinico. - E due ore dopo, Sarah era nel mio letto.-




Emma era tornata a casa. La pioggia l'aveva accompagnata per tutto il tempo, entrandole nelle ossa.
Aveva lottato con la chiave alla porta, prima di entrare.
Sacthmo le aveva scodinzolato incontro, aspettando una carezza che non arrivò.
- Non ora. -
Si strinse nelle braccia, volendo portar via l'umido e magari, anche, il dolore.
Togliendosi le scarpe, lasciandole ai piedi delle scale mentre saliva. Facendo scivolare il vestito, sul pavimento, mentre entrava nella stanza.
Si guardò allo specchio. Ma il riflesso che le mostrò, era quello di un pulcino bagnato.
Si scostò i capelli dal viso, mentre si avvolgeva nel plaid caldo, e sedette al centro del letto.
Cercò di riflettere, respirando forte. Cercando la calma.
Si guardò intorno, notando la camicia di Neal accanto a lei. Allungò istintivamente la mano, poi la ritirò.
Improvvise, quelle parole di quella canzone, le si fecero vivide davanti agli occhi.
Quando due si lasciano, gli altri non ascoltano.. Si diventa fragili, e si piange subito.
No!
Lei non era fragile! Non era la ragazzina, dal pianto facile! Non per Neal.

La cosa più triste per una ragazza è abbattersi per un ragazzo. *




Ancora quelle parole.
Quando due si lasciano, in fondo non si lasceranno mai.
La decisione arrivò impulsiva. Così prese il pc e lo accese, e nell'attesa indossava una maglia presa dal cassetto - non la sua camicia.
Andò nella stanza dei suoi zii, prendendo il telefono e tornò nella sua.




- Emma?Tesoro?-
La voce di sua zia, fece eco nelle scale.
Quando la donna si affacciò alla porta, la guardò. - Cosa.. Tesoro, no. Cosa stai facendo? -
- Decisione presa, ormai. -
Ai piedi del letto, una valigia pronta. E sul letto, stava raccogliendo i suoi libri.
- Emma, perché?-
- Non c'è molto da dire. Ti pare? Tanto dovrei comunque tornare al campus. -
Passando davanti allo specchio, notò di sfuggita quel luccicchio al collo.
La collana di Neal.
Se la tolse con gesto repentino, e la lasciò in mano a sua zia. - Ridagliela. -
- Peter. -
- Te.. .soro..- suo zio la guardò. - Cosa.. -
- Chiamalo. -
Sua zia fu perentoria, porgendole il cellulare.
- No. Perché fa male. -
- Non vorrai andartene senza salutarlo?-
- Sì, invece. -
- Allora lo chiamo io. -
- Non lo fare. Non riuscirei a parlare. - ammise.
- Ovvio. Perché sai che lui ti convincerebbe a restare. .. - la guardò. - Emma... -
- Io lo amo. Ma non ho avuto mai il coraggio di dirglielo. A che scopo ora?-
Aveva smesso di piangere.
- Zia, per favore. -
La donna annuì. Almeno sua nipote aveva ammesso di amarlo.






*Emma Watson.



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Capitolo 55
*** Cap 55 ***











Cap 55








Il nuovo giorno, giunse in fretta per Elizabeth e Peter.
Dannnatamente lento, per Emma e Neal.
Nessuno dei due aveva dormito la notte. Lui aveva provato a chiamarla, un'infinità di volte. E lei, aveva tentennato ogni volta, volendo rispondere.
Fino a che, esasperata, aveva spento del tutto il cellulare.
Eppure, per un attimo, se lo era immaginata sotto la sua finestra.


- Sei sicura?-
Elizabeth, le domandò. Per l'ennesima volta. Emma non si voltò, mentre annuiva.
- Biglietto non rimborsabile. -
Neal stranamente, non si presentò quella mattina. E ciò le fu maggiormente facile.
- Emma, ripensaci. Stai facendo un grossissimo errore. -
La ragazza rimase in silenzio, mentre finiva di raccogliere le sue ultime cose.
- Ad ogni azione, tesoro, corrisponde una conseguenza. Gli spezzerai il cuore, più di quanto tu abbia già fatto. - continuò sua zia. - Emma, lui, Non se lo merita. - le prese il viso tra le mani, accarezzandola. Asciugando, subito, quelle piccole lacrime che erano scivolate sulle guance.
- Credi non lo sappia, zia? Credi, non voglia correre da lui... e dirgli che lo amo?- sussurrò.
- Allora, fallo. Cosa aspetti?-
- Non posso. Chiamami anche codarda, se vuoi... - abbassò lo sguardo.
- Neal, ti ama. -
- Ma lascia che Sarah, continui a mettersi tra noi. -
Baciò la donna sulla guancia, ed uscì dalla porta seguendo suo zio.



Peter Burke, sollevò lo sguardo verso l'edificio davanti a lui. Strinse il nodo della cravatta, respirando appieno, prima di infilare le mani in tasca. Toccando così la collana della nipote.
Doveva affrontare Neal, ora, e non sapeva come fare.
- Secondo me, stai facendo un errore, tesoro. - la guardò mentre guidava verso l'aereoporto.
- Lo so. -
- Allora, perché non torni con me, indietro?-
- No. -
L'uomo aveva ripreso a guardare la nipote, che si era nascosta dietro gli occhiali da sole. Allungò una mano sulla guancia, accarezzandola affettuoso.
- Ci mancherai, tesoro. -
- Anche tu, zio. - aveva stretto la sua mano.

Entrò nell'edificio, ripensando a ciò che sua moglie gli aveva detto, offrendosi di dirlo lei a Neal. Ma lui aveva reclinato.
La corsa in ascensore, verso il piano, non gli era sembrata mai così veloce.
Ed una volta nel suo ufficio, sedette alla sua scrivania. Distratto.
Fu questione di minuti, prima che sollevasse lo sguardo per notare l'entrata di Neal. E non dovette nemmeno chiamarlo, perché il ragazzo lo raggiunse di sua spontanea volontà nella stanza.
Il ragazzo esibì un mezzo sorriso, ma aveva l'aria di non aver dormito affatto.
- Ciao. -
- Come stai?-
- Come sta, Emma?-
Neal se n'era fregato, completamente della sua persona. Di come stesse lui.
Aveva chiesto solo di Emma. E ciò fu ancor più difficile per Peter, parlare chiaramente.
- Forse, meglio che siedi... -
- È successo qualcosa? Sta b... -
- Siediti, Neal. -
- No. Arriva al punto. -
- Se n'è andata!- sbottò. E tanti saluti, al voler esser delicato nel dirglielo. - Ha preso l'aereo... venti minuti fa. - non lo guardò. - L'ho accompagnata io stesso. - ammise.
- Non.. Senza .. .- si schiarì la gola. - Senza nemmeno dirmelo, almeno per telefono?! -
- Mi dispiace. - nel dirlo, aveva poggiato la collana sulla scrivania.
- E di cosa? - la voce di Neal, era secca, ma esternava tutto il dolore. Allungò la mano, prendendo l'oggetto, e lo rigirò tra le dita. - Del fatto che la ragazza che amo, se ne sia andata? E tutto per una situazione che la legge ha creato!- aveva alzato il tono della voce.
Si voltò, notando poi le facce curiose degli agenti alle sue scrivanie.
Si passò due dita sugli occhi, deglutendo, prima di riprendere la solita maschera tranquilla. Poi si avvicinò alla porta e l'aprì.
- Non ho pagato abbastanza?- domandò, alludendo alla sua condanna.
Uscì dall'ufficio, senza aspettare risposta, giusto per incontrare l'agente Kramer sulla sua traettoria.
- Caffrey. -
- Si levi quel sorrisetto dalla faccia, signore. - lo oltrepassò.

Quando Diana arrivò in ufficio, notò subito la tensione che si era creata.
Peter era in ufficio con l'agente Kramer. E da come gesticolava, si vedeva benissimo che la discussione era abbastanza accesa.
Quando si voltò verso Neal, parve non riconoscerlo.
Lo sguardo, serio. Così cupo, che il celeste dei suoi occhi sembravano un mare in tempesta. Le mani, una sopra l'altra, poste davanti al mento.
- Ehi. - gli posò una mano sulla spalla.
Nessun cenno dal ragazzo.
- Neal. -
Lui lasciò scivolare la collana, fuori dalla mano. - Emma, se n'è andata. -




A qualche km di distanza, solo dopo un'ora di volo, Emma era scesa dall'aereo.
In attesa di qualsiasi segno, che la riportasse da Neal. Stava per chiamarlo, perché voleva, ma la sua attenzione venne attirata da una coppia che litigava a gran voce.
- Lei è sempre in mezzo. Si mette sempre tra noi, e l'ha fatto fin da quando ci siamo messi insieme! -
- Mi dispiace, okay? È fatta così.-
- No. Scegli, me o lei. -
Emma sospirò. Lei era scappata, rendendo la cosa più facile. Ma le faceva dannatamente male, pensare ora a Neal alle prese con Sarah.
Un taxi, le si fermò davanti. Ormai era troppo tardi per tornare indietro.







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Capitolo 56
*** Cap 56 ***












Cap 56






Il ritorno alla vita del campus, fu quasi traumatico per Emma. Non ricordava nemmeno più per quale motivo si era allontanata.
Non si guardò nemmeno intorno, mentre rientrava nel 'suo appartamento'. Un classico bilocale per studenti.
Ogni cosa, come l'aveva lasciata. Il letto sfatto, ed una bottiglia scaduta di latte nel frigorifero.
A quanto pare, il padrone di casa, aveva ascoltato alla lettera 'Non entrare in casa mia'. Certo, con un anticipo di quel genere!
Tolse le lenzuola, raccogliendole in un mucchio, aprì la finestra che - a quanto pareva- continuava ad incepparsi.
Sul letto, la valigia dei vestiti. Quando l'aprì, rimase di sasso.
Nella fretta, aveva messo anche la camicia di Neal.
Sedette sulla sponda del letto, prendendola in mano. Stringendola e portandosela al naso.
Era ancora pregna dell'odore di Neal.
Emma chiuse gli occhi, stringendoli forte. Prima che il viso di lui, si facesse vivido. Così li riaprì di scatto.
Non serve a niente, ora... si disse. È tardi, ormai per tornare indietro.
Scelse il suo solito look, e dopo una doccia veloce uscì.






La giornata per Neal passò lenta. E lui, voleva dannatamente dimenticare.
Aveva discusso con Kramer, sottolineando il fatto che non si sarebbe MAI trasferito sotto i suoi ordini. Anche a costo di tornarsene in prigione.
In fondo, aveva perso la cosa più importante.
Sarah si era presentata di nuovo, con le sue scuse. Ma non le aveva ascoltate.
- Troppo tardi, ora. - si era allontanato da lei. - A causa tua, Emma se n'è andata. -
Si era gettato nel lavoro, come un ossesso. Pur di non pensare.
Ma bastava un attimo di pausa, ed i pensieri volavano ad Emma.
Provò a chiamarla, inutilmente. Sperava di vederla entrare da quella porta, e sorridergli.
Lo sperava così fortemente, che per un attimo ebbe l'impressione che lei fosse lì. Invece era solo la figlia di un sospettato, che non le somigliava nemmeno la metà!
Una volta nel suo appartamento, si trovò a ridere di se stesso.
Ridotto così per una ragazza!
Così decise di uscire.






Il polso le faceva male, ma sapeva che le sarebbe passato.
Con un cenno, il barista le si avvicinò.
- Ciao. Allora, sei tornata.-
- Solito. -
Lui scosse la testa. - Se paghi. -
- Lo faccio sempre!-
- Dov'eri finita?-
Emma lo guardò, prima di sorseggiare la birra fredda. - A casa.- sussurrò. Elizabeth, Peter erano casa per lei. Ed ora c'era anche Neal.
- Dimenticavo, c'è una persona che ti cerca. Da quasi una settimana... - e con un cenno, le indicò chi.
Emma lo guardò di sfuggita, mentre beveva. E per poco si strozzò, quando lui le si avvicinò.
- Ciao, Emma. -
I capelli castani, folti. Gli occhi azzurri. E quel sorriso...
- Tu che ci fai qui?-
- Ti offro da bere... -
Lei fece un mezzo sorriso. - Faccio da sola. -






Mozie aveva dato forfait, poche ore prima. E lui, seduto ancora al bancone, che continuava a sorseggiare wisky.
Qualche donna gli si era avvicinata, ma lui aveva declinato ogni invito.
Voleva lei.
Solo lei.
E non aveva senso flirtare con le altre, solo per gioco, se lei non era lì a non fingersi gelosa!
In mano, la collana. La guardava, quasi volendo rivedere l'immagine di lei fissa nell'oro.
Bevve ancora.
Ed ancora...
Fino a che non dimenticò il proprio nome.






Il sole, la infastidì non poco. Complice la serata prima a base di alcool.
Si sollevò, nel letto, prima di udire un rumore. Dalla porta del bagno uscì il ragazzo, a petto nudo.
Lo stesso del bar.
- Cosa ci fai qui, Justin!?-
- Chi è Neal?-
- Nessuno. - mentì.
- Allora questo nessuno dev'essere fortunato. - la guardò di sottecchi - Per come gemevi il suo nome, mentre facevamo sesso. -
- Sparisci. -
Lui le si avvicinò, accarezzandole il viso. - Mi sei mancata. -
Emma, schifata, gli allontanò la mano con uno schiaffo.
-Vattene. -
Justin indossò la maglia, mentre le sorrideva tronfio e si accendeva una sigaretta. - Ci si vede, in giro. -
- Non contarci. -
Lui rise, uscendo e sbattendo la porta.
Emma si lasciò cadere sul letto.
Aveva tradito Neal. E sentirsi uno schifo, era poco!






Neal aprì gli occhi. Non era nella sua stanza, nel suo appartamento.
Era a casa di Peter, nella stanza che fino ad un giorno prima era di Emma.
Solo non sapeva come ci era arrivato.
- Neal, sei sveglio?-
Elizabeth, aveva sussurrato entrando. Posando poi un bicchiere di succo di frutta, sul comodino.
Lui la guardò interrogativo.
- Hai telefonato a Peter, verso le quattro di stamattina. È venuto a prenderti, e ti ha portato qui.- gli sedette accanto, e gli accarezzò la fronte.
- Fa male. - ammise.
- Lo so. -
- Io la amo. -
Elizabeth annuì. - Neal.. . anche lei, ti ama. -
- Allora perché se n'è andata?-







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Capitolo 57
*** Cap 57 ***



Nda : Di regola, dovrei metter le note a fine capitolo, ma per questo che leggerete meglio dirlo prima. Mentre lo scrivevo, ascoltavo la canzone "Here Without You" dei 3 Doors Down. E vorrei che ascoltasse anche voi, la canzone...
Magari per entrare nel 'capitolo'. Dedicato interamente a come Neal si sente, ed a ciò che prova.
Beh... fatemi sapere cosa ne pensate ;)













Cap 57




Era passato circa un mese da quel maledetto giorno e per Neal era sempre lo stesso. La monotonia era la sua compagnia, oramai.
Ogni sera si trovava, in qualche locale - a portata di cavigliera - per bere qualche bicchierino, e la mattina si trovava a casa Burke. Come se niente fosse.
Vedeva sui loro volti la preoccupazione, perché ne era ancora scottato.
Sentiva il rombo di un motore, e sperava di veder entrare Emma da quella porta.
Ma non accadeva.
Anche quella sera, una delle tante. Aveva visto di sfuggita, una ragazza. Lei si era voltata, notandolo, e gli aveva sorriso.
Lui brindò in risposta, prima di ingoiare qualsiasi cosa stesse bevendo. Dopo una decina di bicchieri, non ricordava come si chiamava, figurarsi cosa beveva!
Un vociare, confuso, gli giunse all'udito. Successivamente i suoni ampliati. La band, preso posto sul palco, iniziò a cantare.
Si passò una mano sul viso, calandosi il cappello sulla testa, e si alzò.
Non seppe quale forza lo fermò. Perché improvvisamente aveva la mente lucida e pensante.




A hundred days have made me older
Cento giorni mi hanno reso più vecchio
Since the last time that I saw your pretty face
Dall'ultima volta che ho visto il tuo grazioso viso
A thousand lies have made me colder
Mille bugie mi hanno reso più freddo
And I don't think I can look at this the same
E non penso di poter guardare alle cose nello stesso modo





Quanto era passato, veramente, dall'ultima volta che l'aveva vista? Un mese solo. E gli sembrava un'eternità.
Chiese un alcolico più leggero, prestando ascolto.






But all the miles that separate
Ma tutte le miglia che ci separano
Disappear now when I'm dreaming of your face
Scompaiono ora che sto sognando il tuo viso.





Sorrise. Sembrava stessero parlando di lui. Detestava starle così lontano.
Eppure, se chiudeva gli occhi, annullava la distanza che lei aveva messo tra loro, e riusciva a vederla.






I'm here without you baby

Sono qui senza di te, piccola
But you're still on my lonely mind
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
I think about you baby
Io penso a te, piccola
And I dream about you all the time
Sogno di te continuamente
I'm here without you baby
Sono qui senza di te, piccola
But you're still with me in my dreams
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
And tonight it's only you and me
E stanotte ci siamo solo io e te





Quante notti passava a sognarla?
Quante volte, non vedeva l'ora di andarsene a letto per poterla sognare?
E la mattina, si trovava di nuovo solo.






The miles just keep rollin'
Le miglia continuano ad aumentare
As the people leave their way to say hello
Come la gente lascia la propria strada per salutare
I've heard this life is overrated
Ho sentito che questa vita è stata sopravvalutata
But I hope that it gets better as we go
Ma spero c'è di meglio come noi





Aveva letto, e sentito parlare di amori finiti per la distanza. C'era sempre qualcuno che diceva addio, chiudendo una storia. Lei gli aveva detto - 'Era solo questione di tempo.'
Come poteva sapere che lei, il giorno dopo se ne sarebbe andata?!






I'm here without you baby
Sono qui senza di te, piccola
But you're still on my lonely mind
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
I think about you baby
Io penso a te, piccola
And I dream about you all the time
Sogno di te continuamente
I'm here without you baby
Sono qui senza di te, piccola
But you're still with me in my dreams
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
And tonight girl its only you and me
Stanotte amore ci siamo solo io e te






Quante altre notti l'avrebbe sognata? Era giusto, poi, rifugiarsi in quei sogni fittizi?
La realtà era che lui l'amava. Ancora. Nonostante tutto.
Prese il cellulare, istintivamente. Scorrendo i numeri, e trovando il suo. Sapeva che non gli avrebbe risposto, ma rimase lo stesso a guardarlo fisso.
Lo sapeva, ormai a memoria. Poteva dirlo ad occhi chiusi.






Everything I know, and anywhere I go
Tutto quello che so,e che dovunque vado
It gets hard but it wont take away my love
È dura ma non mi porterà via il mio amore
And when the last one falls
E quando tutto sarà finito
When it's all said and done
Quando tutto sarà stato detto e fatto
It gets hard but it wont take away my love
Sarà dura ma non mi porterà via il mio amore.






Il cuore gli batteva all'impazzata se pensava a lei. Continuava ad esserle fedele, conscio che lei poteva star con qualcuno.
Era geloso. Ma non avrebbe smesso di amarla.
Per quanto, gli dicevano, il tempo curava le ferite. Gli amori, a distanza, in fondo non duravano mai a lungo.
Chiuse gli occhi.
Kate, l'aveva amata per quanto?
Poi era arrivata Emma. Aveva dimenticato quanto dolore aveva provato. Dimenticato, quanto aveva sofferto.
Ora lei gli sorrideva, dallo schermo del cellulare. Un'unica loro foto, insieme. In quella settimana, prima del suo compleanno.
Durante quel loro idillio perfetto.
Prima che arrivasse Sarah, e rovinasse tutto.






I'm here without you baby
Sono qui senza di te, piccola
But you're still on my lonely mind
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
I think about you baby
Io penso a te, piccola
And I dream about you all the time
Sogno di te continuamente
I'm here without you baby
Sono qui senza di te, piccola
But you're still with me in my dreams
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
And tonight girl its only you and me.
Stanotte amore ci siamo solo io e te.






Chiuse gli occhi. Mentre la band finiva con un tono più lento. Chiuse il telefono, ponendolo nella tasca, prima di pagare ciò che aveva bevuto.
Qualcuno gli si avvicinò. Non lo guardò, ma dalla voce gli sembrò uno della band.
- Un amore finito, amico?-
- Non il mio. -
- L'amore a distanza, finisce quasi sempre... Ne troverai un'altra. -
Gli si strinse il cuore, mentre l'altro si allontanava.
No.
Lui avrebbe continuato ad amare Emma. E non avrebbe permesso che la distanza, lo scalfisse.
Una mano, sulla spalla, lo fece sobbalzare. Poi la voce di Peter.
- Andiamo, ti porto a casa. -
Non l'aveva chiamato, ma l'uomo era lì a sorreggerlo. Ancora.



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Capitolo 58
*** Cap 58 ***












Cap 58








Il giorno della laurea, infine era giunto. Emma osservò il suo riflesso, nello specchio, mentre indossava la toga.
Elizabeth e Peter, erano arrivati la sera prima, ma avevano pernottato in un motel vicino. Per cui, li avrebbe rivisti solo alla cerimonia.
Per un attimo, lo ammise a se stessa, vedendoli arrivare, si era chiesta se Neal fosse lì con loro.
Anche se non si mostrò delusa, non vedendolo. Non poteva biasimarlo, infondo. Visto il modo cui l'aveva lasciato.
Eppure, quella notte, le era arrivato un unico sms.
Non - come stai - od altro. Solo quel 'Ti amo.'
Aveva provato, una sensazione di sconforto nel leggerlo, perché lei codarda non riusciva nemmeno ad alzare il telefono e chiamarlo.
E voleva, dannatamente, sentire la sua voce!
Calda.
Seducente.
Neal era diventato troppo importante, e se ne accorse quando ormai era sul podio. Mentre osservava gli zii sorridenti, insieme agli altri ospiti. Sorrise ancora, pur di non far vedere come si sentisse realmente.
Neal le mancava.







- Perché non lo chiami?-
- Zia.. non posso. - la guardò.
Solo qualche ora dopo, durante i festeggiamenti. Mentre alcuni ospiti erano al buffet, lei si era appartata con sua zia. E suo zio Peter, poco lontano, stava parlando al telefono con Diana, per un caso in corso.
La donna scosse il capo, smuovendo i suoi capelli neri. - Sei testarda, tesoro. - poi aprì la borsa, estraendone un sacchetto familiare agli occhi di lei. - Neal, voleva che la riavessi indietro. - disse porgendoglielo.
La collana.
- Ha detto che se vuoi ridargliela, devi essere tu stessa a farlo. Mi ha proibito categoricamente di riprenderla. - si allontanò. - Ora chiamalo. -
Emma, emise un sospiro, stringendo la collana tra le dita. Mentre ripensava al momento, cui Neal gliel'aveva regalata.
- Infinito?-
- Vedi, è sempre così. Si allontanano, si avvicinano fino ad unirsi. Poi si allontanano di nuovo.- la guardò - Noi. -
- Ci allontaniamo, avviciniamo... e allontaniamo di nuovo. -

Chissà se si sarebbero riavvicinati. Respirò profondamente, e fece partire la chiamata.
Attendendo.
Ed il cuore, fece un balzo, quando lo sentì dall'altro capo.
- Emma. -
- Ciao Neal. -
- Come stai?-
- Sto... bene. Tu? -
Lo sentì tentennare, prima di rispondere. - Vuoi la verità, od una pietosa bugia?-
- Mi dispiace. -
- Sto meglio, ora che mi hai chiamato. -
Lei rimase un attimo in silenzio. Poi lui continuò.
- Due mesi, Emma. Senza di te. Peggio che vivere in prigione. -
- Mi dispi.. -
- No. Non dirlo ancora. Perché non servirebbe a nulla, ormai. Ci sono chilometri di distanza tra me e te.. .-
Emma si morse il labbro, stringendo per un attimo gli occhi, pur di non piangere.
- Ti ho ferito. - ammise.
- Un eufenismo. Eppure continuo ad amarti.- lui fece una pausa. - Che io sia dannato, ma ti amo. Ancora. Ti sogno ogni notte, e la mattina dopo maledico la distanza. Perché mi ritrovo, da solo, nel mio letto. Non posso farne a meno, Emma. Io ti amo. -
Lei si mise a fare avanti ed indietro, mentre sua zia la guardava da lontano.
- Perché non mi hai chiamato, quel giorno?- le domandò ancora.
- Avevo paura. -
- Di cosa? -
- Di ciò che provavo. Ero confusa, arrabbiata... ma se ti avessi parlato, avrei voluto vederti. E la mia decisione sarebbe venuta meno. -
- Hai ragione. Probabilmente ti avrei convinta... ma adesso saremo insieme. -
- Io sarei comunque qui, ora. -
- Ma sarei lì con te, a dire a chi ti guarda : lei è la mia ragazza. -
- Perché.. .non sei qui, allora?-
- Sono un uomo, e la paura di vederti con un altro... -
- Mi manchi, Neal. - disse improvvisa.
Pur di cambiare discorso.
Solo al pensiero - altro uomo - le era venuto in mente Justin. Anche se da quella mattina non l'aveva più rivisto.
- Anche tu. Entro nel mio appartamento, e non ci sei tu che cerchi di rubarmi le camicie. -
Emma fece un mezzo sorriso, anche sapendo che lui non poteva vederla.
- Non riesco più a guardare una donna, senza pensare a te che non ci sei. Ad ogni rombo di motore, spero in continuazione di vederti. -
- Fermati, Neal. Non continuare... - sussurrò.
- Perchè?-
- Ho sbagliato a chiamarti. Mi dispiace. -
- Perché, allora, l'hai fatto? Perché, mi hai chiamato?-
- Perchè sto male senza di te. - ammise. - Ma sentirti.. è peggio. -
- Tu, hai messo la distanza tra noi. Non io. - .
Emma lo sentì respirare profondamente, prima che riprendesse a parlare.
- Volevo essere io... a ridarti la collana. - fece una pausa. - Ed in questo momento vorrei baciarti. Stringerti. - ancora una pausa. - Portarti in un luogo, dove un materasso è anche di troppo, e fare l'amore con te un'infinità di volte. -
- Sfidando la tua resistenza?-
Lo sentì ridere.
- Non dovresti provocarmi, lo sai... Ma sì, sfidando la mia resistenza. E dirti ancora che ti amo. -
Per qualche motivo, lei si trattenne dal dirgli 'ti amo anche io'. Dando la colpa, alla sua codardia.
- Devo.. andare ora. Gli zii vogliono portarmi a cena. -
Altro cambio di discorso.
- D'accordo. - poi dopo un po' di silenzio, le disse ancora - Emma... -
- Sì?-
- Ci allontaniamo, e ci riavviciniamo. Ricordi?-
- Sì.-
- Ed ancora.. .ricordati che ti amo... -
- Neal. -
- A proposito... voltati e guarda a dieci passi da te. -
Emma lo fece. Sollevò lo sguardo.
Neal, era lì, poggiato contro il tronco dell'albero. Seducente come suo solito. Abbagliante in tutto il suo fascino, anche mentre le si avvicinava lentamente.
- Ciao. -
Lei era rimasta ammutolita, guardandolo.
- Una ... piccola sorpresa. E per discolparli, ho detto ai tuoi zii di non dire niente. -
- Perchè?-
Neal la guardò. - Volevo semplicemente vederti. - ed allungò una mano verso il suo viso. Accarezzandola dolcemente. - Dio, quanto mi sei mancata. -
Emma non riusciva a dire niente, ancora. Volendo tacere la sua coscienza, e cancellare il viso di Justin dalla sua mente.
Sentendo le carezze di Neal, od il suo profumo. Vedendolo lì davanti a lei, ma temendo fosse un sogno. Fino a che non sentì il tocco delle sue labbra sulle sue.
E parve risvegliarsi di colpo.
Rispose al suo bacio con passione, come sempre in ogni loro bacio.
Neal le sorrise sulle labbra, mentre con le braccia scendeva verso la vita e l'abbracciava forte.
La ragazza riuscì appena a vedere il sorriso di sua zia, da lontano, prima di rispondere ai successivi baci di lui.
- Come ho fatto a non vederti?-
- Ho i miei modi, di sparire. - le sorrise contro. - Sono sempre Neal Caffrey. -
Poi la baciò di nuovo, anche se questa volta di casto - nel bacio - v'era ben poco.



La cena, ovviamente l'aveva saltata. E con lei, Neal, con la raccomandazione di Peter. - Non scappare, Neal. -
Certo, Elizabeth aveva ribadito un - Oh, sicuramente non ne ha intenzione. - ed aveva spinto il marito verso la macchina.
Nel suo letto, quella notte, Neal non la lasciò andare via, per nessuna ragione al mondo.
E tanto meno, nessuno dei due dormì molto.
Emma si strinse maggiormente al ragazzo, mentre giocherellava con la collana, mentre indossava la sua camicia.
- Domani mattina, però devi ridarmela. - le sorrise contro la tempia.
- Devo proprio? -
- A proposito, questo nuovo tatuaggio?- le domandò, prendendole il braccio. Accarezzando il polso con i polpastrelli. - Veramente curioso, il soggetto.-
La ragazza si morse il labbro. - Fatto, appena scesa dall'aereo. - ammise.
Un paio di manette, di cui una era aperta.
Poi nessuno dei due parlò, presi com'erano - nuovamente - l'uno dal corpo dell'altro.











Qui la versione rossa. :D

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Capitolo 59
*** Cap 59 ***












Cap 59








Era passato un mese, dal giorno della laurea. Ciò nonostante, Neal ed Emma continuavano a sentirsi. Quasi ogni giorno.
Una volta per un caso, su cui Neal - voleva - un aiuto esterno, anche se era solo una scusa per sentirla. O semplicemente per parlare tra loro, e sentire di meno la distanza.
- Allora, quando tornerai?-
- Me l'hai chiesto un mese fa, ed ancora una settimana fa... e ieri. -
Camminava per le strade di Boston. Trascinandosi di vetrina in vetrina.
- Beh, potrei essermene dimenticato. -
- Neal, qui ho maggiorparte della mia 'vita'!-
- Sono solo degli scatoloni.- le disse mogio.
- Non posso trasfermirmi a New York, così velocemente. -
Suo malgrado, sorrise. Neal fremeva per averla di nuovo con lui.
- Magari, sarò io a venirti a prendere. E questa volta, senza scorta.- le disse dopo un pò.
- Non avrai, mica, trovato modo di toglierti la cavigliera... da solo?-
- No. - disse con un mugugno affranto - Ma stanno decidendo se alleggerire la pena, di qualche mese prima. -
- Sul serio? Sono contenta per te!-
Neal le aveva accennato qualcosa, ma niente di concreto, qualche settimana prima.
- Devono decidere, il giorno dell'udienza. Inoltre, far parlare con chi ho avuto più contatti, negli ultimi tempi. Quindi, potresti trovarti qui prima del tempo. -
- Mi ero dimenticata di essere la ragazza di un criminale. - disse prima di entrare in una libreria.
Lo sentì ridere. - Non l'avevi mai detto, sai?-
- Sempre detto che sei un criminale, Caffrey.- prese un libro da uno scaffale, leggendone il titolo. Poi lo rimise a posto. Non era quello che voleva.
- Che sei la mia ragazza. -
- Oh.-
- Già. È la prima volta che lo fai. -
- Due notti fa, ho avuto un incubo. -
Il tono era cambiato, e lui se n'era accorto.
- Riguardo?-
Lei tentennò.
Non poteva certo raccontargli, che appena gli diceva 'Ti amo' , lui si allontanava. Svanendo poi come fumo dissolto dal vento.
Era la sua paura.
- Lyanne, mi ha chiamata. Per cui, penso sia stato per quello. -
- Ti ha detto qualcosa?-
Neal aveva capito al volo, del cambio del discorso.
- Solo congratularsi, per la laurea. Strano che se ne sia ricordata, anche se un mese dopo! - abbassò lo sguardo. - Neal, ti ricordi del libro che ti avevo parlato? Non ricordo più il titolo. -
- Trova : imparare a districarsi, nei cambi-discorso della propria ragazza. -
- Scusa. -
Lo sentì respirare profondamente, prima che continuasse. - Era di Dumas. Del ciclo di Maria Antonietta. -
- Dumas... Eccolo! Le Chevralier de Maison-Rouge. -
- Mh, che pronuncia sexy. -
- Smettila. -
- Perché? Non ti vedo da un mese. E sai l'effetto che mi fa, quando ti sento parlare francese. -
- Ti chiudo il telefono in faccia, se non la smetti. -
- Sei permalosa. Non sarai, 'nella settimana'?- la prese in giro.
Emma rimase un attimo in silenzio. - Idiota. -
- E con questo, hai confermato. Grazie. - lo sentì ridere. - Diventi lunatica, lo sai?-
- Neal, ti diverti a passare notti in bianco?-
- Antipatica. Le sto passando in bianco da parecchio, ormai!-
- Puoi sempre provvedere da solo. -
- Divertente. - emise sarcastico. - Non credo sia la stessa cosa. - poi dopo un attimo di silenzio, continuò più dolce - Quando torni?-
- Presto. -
- Devo chiudere, ora. Tuo zio mi chiama.-
- D'accordo. -
- Emma... -
- Sì?-
- Ti amo. -




Il nuovo caso della White Collar, era in collaborazione con un'altro ramo del F.B.I.
Il traffico d'arte era sempre più avviato, ben presto iniziarono a trovare cadaveri sui tavoli operatori.
- Sai che odio vedere i morti. -
Era una cosa, che tempo prima aveva detto a Peter.
- Lo so. Ma per mancanza di agenti e dei vari tagli, dobbiamo tutti collaborare. -
- Spero che ne valga la pena, almeno. - aveva borbottato.- Sai altro dell'inchiesta?-
- Mi dispiace, Neal. Niente. -
Il ragazzo aveva emesso uno sbuffo. - Volevo andare a Boston, da Emma. -
- Lo so. -







Il tempo è imprevedibile. Come ciò che succede, deciso da un disegno più grande.
Quando tutto cambia, per un capriccio del fato.


Tutto è instabile, fallace e più mutevole di ogni burrasca: tutto è sconvolto e muta per i capricci della sorte... - Seneca








Neal, continuava a stringere la mascella, mentre un dottore, sulla cinquantina, gli stava ricucendo la spalla.
- Come sta Peter?-
Diana lo guardò - Ancora in sala operatoria. -
- Elizabeth?-
- June è con lei. Dobbiamo chiamare Emma e dirglielo. -
Neal annuì. - Ci penso io. -
- Signor Caffrey, ora deve stendersi. Devo controllare se ha dei danni interni, oltre al taglio sull'addome. -
Lui emise un gemito, mentre si stendeva. - Faccia in fretta. Devo chiamare la mia ragazza. -
- Non glielo dirai, vero?-
Diana alluse al fatto che era steso su quel lettino.
- No. E nessuno di voi deve. Lei deve tornare per Peter. -
Un'ora dopo, i dottori dissero che Peter Burke, a causa del proiettile che gli aveva sfiorato il cuore, mancandolo di un soffio, era in coma.
Neal era vicino ad Elizabeth, sorreggendola, nonostante il fatto che lui stesso rischiava di crollare.
Peter era la sua famiglia.
- Devo chiamare Emma. -
La voce rotta della donna, lo scosse dal torpore. - Ci penso io. June, resti con lei?- all'annuire della donna, si allontanò a passo lento.
Prese il cellulare, premendo l'ultima chiamata. Attese.
- Ciao. -
- Ciao. -
- Devi anticipare il tuo ritorno, piccola. -
- Ancora? Neal.. dai. Sai che.. -
- Tua zia, ha bisogno di te. -
- Cos'.. . -
- Siediti ed ascolta. Okay?-
- Sono seduta. Parla.-
- Hanno... sparato a tuo zio. Il proiettile ha quasi sfiorato il cuore, l'hanno operato... ma ora è in coma. -
La sentì piangere, mentre lui restava in attesa.
A che senso, dirle poi che anche lui si era preso un proiettile?
Anche se colpito alla spalla, e quel colpo all'addome, per proteggere Peter, continuava a fargli male.
- Emma. -
- Ci sono. D'accordo... prenderò il primo volo disponibile, per essere a New York, almeno verso mezzogiorno. Ciò che rimane qui, lo farò spedire. - respirò. - Resta con zia Eli, tutto il tempo. E come ci sono novità, chiamami. -
- Lo farò. -
- Neal, tu stai bene?-
- Sì. Tranquilla. Ci vediamo quando arrivi. -
- Okay.. -
- Ti amo. - poi chiuse la comunicazione.
Le aveva mentito. Non stava bene, tanto che dovette appoggiarsi contro il muro prima di scivolare su una panca.
L'addome gli faceva male, e la fasciatura era sporca di sangue. Il dottore gli aveva detto di non muoversi, ma lui era testardo.
Cercò di alzarsi, ma crollò nuovamente. E fu Jones a notarlo, così lo prese sottobraccio e lo accompagnò nella stanza che gli era stata assegnata.
- Mettiti a letto, Caffrey.-
- Emma, arriverà domani verso mezzogiorno. -
- Ci penso io. Ora devi riposarti. -
- Lei non deve sapere niente. - lo fermò prendendogli il polso. - Chiaro?-
- Cristallino. Poi avvisami, quando ti ucciderà lei stessa se lo scopre. -



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Capitolo 60
*** Cap 60 ***



In fondo, l'amore immaturo dice: Ti amo perché ho bisogno di te, quello maturo dice: Ho bisogno di te perché ti amo.
Erich Fromm









Cap 60








I dottori non avevano dato nessuna novità, riguardo a Peter. Elizabeth era accanto a lui, guardandolo con amore.
- Ti serve qualcosa?- le si era avvicinato.
La voce di Neal la scosse, e si voltò a guardarlo. - No, tesoro. Grazie. -
Gli aveva preso la mano, stringendogliela. E Neal, automaticamente aveva inziato ad accarezzargliela con il pollice.
- Si risveglierà. -
- Lo so. -
- Vieni, hai bisogno di camminare un pò. -
Fu dolce, nel costringerla a camminare fuori dalla stanza.
- Emma cosa sa?-
- Solo di Peter. -
- Oh, Neal. Come lei scoprirà... -
- Me la vedrò io con lei. Non devi preoccuparti. -
Elizabeth era stanca, e lui anche. Tutta la notte svegli al capezzale di Peter.
Lui disubbidendo al volere del medico, che lo voleva ricoverare. Non poteva stendersi su un letto. Non ci riusciva.
Chiudeva gli occhi e rivedeva Peter che crollava a terra. Il dolore che aveva provato, pensando di perdere una figura così importante nella sua vita.
No. Era inammissibile, dormire. Solo quando Peter si sarebbe svegliato, lui si sarebbe riposato.
- Non voglio pensare al peggio. -
Elizabeth, aveva gettato il bicchierino di plastica, sporco di caffè, e si era passata le mani sul viso. Era distrutta.
- Non devi. - la guardò. - Peter non te lo permetterebbe, e nemmeno io. -
- So che il lavoro che fate è così.. ma non...- si mise a piangere. - Non potrei farcela se Peter mi lasciasse. -
Neal l'abbracciò fraterno, stringendola dolcemente. Sentendo così le lacrime, che gli bagnavano il colletto della camicia. Le accarezzò la schiena, scossa dai singhiozzi, baciandola poi tra i capelli.
- Non ci lascerà. -
Dei passi concitati, li distolsero. Riportandoli in quel corridoio asettico.
- Zia!-
Emma era arrivata.




Elizabeth, l'aveva abbracciata forte. Provando a sorridere tra le lacrime.
- Sono contenta che tu sia qui, amore mio. -
- Oh, zia, mi dispiace. Come sta?- le asciugò le lacrime. - I dott...-
- I dottori non dicono niente. - la interruppe Neal. - Nessuna novità. -
Emma lo guardò. -Ma si riprenderà, vero?-
Neal non seppe risponderle, sinceramente. Nonostante lo sguardo di lei lo stesse pregando.
- Sì. -
Fu Elizabeth, risoluta, a dirlo.




La donna si era allontanata, quando un dottore l'aveva chiamata.
E loro due, erano rimasti soli. Emma era rimasta in silenzio, cercando di capire dai gesti dell'uomo e di sua zia - cosa si dicessero.
- Continua a dire le stesse cose. - le disse Neal, venendole in soccorso. - Stabile, e bisogna aspettare che si svegli. -
- Se, si sveglia. - si trovò a dire, mentre tirava su i capelli e li legava in una coda disordinata.
Era stata così veloce, che Neal aveva perso i gesti.
- Com'è successo?-
- Non riesco a crederci, ancora. - sospirò, si passò una mano sugli occhi. Ma nel farlo, sentì il dolore alla spalla, e gli sfuggì un gemito.
Emma lo guardò, allarmata.
- Sono solo stanco. - le mentì, sedendo su una sedia accanto al muro. - Il traffico d'arte su cui stavamo indagando. -
- Da quando si finisce sul tavolo operatorio, per un caso simile?! -
Lui la guardò. - Da quando in mezzo c'è di più. Capita. -
- Capita... Neal, non posso perdere mio zio! È una cosa impensabile! Lui è più vicino ad un padre, che uno zio. -
- Credi, non sappia come ti senti? Peter è anche la mia famiglia! Credi non mi senta in colpa, per non averlo protetto di più? Lui si è messo in mezzo, per proteggere me!- aveva alzato il tono di voce, tanto da incuriosire due infermieri che uscivano da una stanza. - E me lo sono visto cadere davanti agli occhi! Non riesco a.. .chiudere gli occhi, per non rivedere la scena!- continuò poi con un tono sommesso.
La ragazza era rimasta in silenzio. Sapeva che erano importanti per Neal, ma non così tanto.
- L'avete preso?-
- No. - Neal abbassò il capo, mentre poggiava i gomiti sulle ginocchia. - Gli ho sparato, ed è morto sul colpo. -
Lo disse con un tono così distrutto, che ad Emma le si strinse il cuore. Neal poteva vantarsi di essere un mascalzone, criminale, truffatore, uno cui le donne cedevano al primo suo sguardo, ma assassino no. Sapeva che detestava le armi, anche se le sapeva usare, e non sopportava l'utilizzo di esse.
Gli si avvicinò, fermandosigli di fronte, in modo che lui poggiasse la fronte sotto il suo seno. Allungò una mano tra i suoi capelli, accarezzandolo dolcemente.
Sebbene, fosse rigido, lo sentiva. Era scosso, e stava piangendo.
Non riusciva a trovare le parole per consolarlo, così rimase in silenzio. Continuando con le mani, tra i suoi capelli e sulla nuca.
Così, per quasi un quarto d'ora. Poi lui sollevò il capo, mentre si passava le mani sul viso.
- Grazie. -
Non c'era più traccia del pianto.
- Per una volta, volevo ricambiare. Di solito sei sempre tu... a consolarmi. -
Lui si alzò dalla sedia, mentre lei si scostava. - È normale, sono il tuo ragazzo. - le disse spontaneo.
Emma sollevò lo sguardo, attirata dalle sue labbra.
- Dovevamo rivederci, in un momento... migliore. - ammise Neal. - E volevo essere io, ad aspettarti all'aereoporto.-
- Non preoccuparti. - lo guardò. - Secondo te, si riprenderà?-
- Ne sono certo. - sussurrò.
Per qualche minuto, restarono entrambi in silenzio. Mentre lei si guardava intorno, nervosa, Neal si era fermato ad osservarla.
Quanto gli era mancata. Anche se con le telefonate, la distanza sembrava diminuita, lui aveva sentito soprattutto la sua mancanza fisica.
- Non ti ho ancora baciata, oggi. Vero?- le domandò, interrompendo il silenzio.
Muovendo qualche passo verso di lei.
- No. - sussurrò, colpita da sè stessa, che bravama tanto il bacio. - Anche se non sembra il caso... -
- Ne ho bisogno io, Emma. - continuò, mentre si chinava verso di lei.
Le prese il viso tra le mani, e la baciò. Accarezzandole, dolcemente, il palato con la lingua.
Sfuggendole ed inseguendola. Ed ancora, languido.
- Ti amo. - le disse, sussurrandoglielo sulle labbra.



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Capitolo 61
*** Cap 61 ***



Nda : Aggiorno oggi, 11 ottobre, perché è un giorno speciale. È il compleanno di Matt!! E senza lui, non esisterebbe il perfetto Neal Caffrey. Con il suo inconfondibile stile perfetto. Sbaglio, forse?
Dedico questo capitolo a tre persone speciali. - oltre Matt.


Lambretta


LadyRiri


MiaBlack

















Cap 61








Emma era accanto a suo zio, osservandolo. Le faceva male, pensare che l'uomo potesse non farcela sul serio.
Sebbene sapesse che Neal le sarebbe rimasto accanto, stentava a credere di non cadere nel baratro del passato.
Guardò sua zia, accanto alla finestra, che guardava i giardini sottostanti. Doveva essere forte per lei.
Neal, entrò in quel momento, con un sacchetto di carta in mano. Porgendolo ad Elizabeth. - Ecco, mangia qualcosa.-
- Più tardi, magari.-
- Eli, per favore. È da ieri che non mangi. -
- Zia, mangia. -
In quel momento, entrò il dottore. Dopo un cenno di saluto verso Elizabeth, aveva aperto la cartella ai piedi del letto di Peter, leggendo e guardandolo.
- Dall'ultimo controllo, ci sono buone probabilità che si svegli prima. Tornerò di nuovo, tra due ore a controllare. -
Elizabeth aveva sorriso.
- Si tranquillizzi, signora. - le posò una mano sulla spalla.
- Grazie, dottore. -
- E mangi qualcosa. Non vorrei che suo marito, citi l'ospedale per danni alla sua persona. -
- D'accordo. -
L'uomo si allontanò, prima di voltarsi. - Oh, signor Caffrey. Più tardi passi in infermeria, meglio controllare come vanno le sue ferite, o non firmo la decisione di dimetterla. - poi uscì dalla stanza.




Neal trattenne il respiro, mentre aspettava.
- Tu. Cosa?!-
Lo sguardo di Emma era furente, mentre si allontanava dal capezzale di suo zio. - Mi. Hai. Mentito!-
- Era per non preoccuparti. -
- Neal,per l'amor di Dio, mi hai mentito!-
Allungò la mano, pronta per dargli uno schiaffo. Ma Neal, le fermò il braccio.
- Non volevo farti preoccupare. Peter è più importante. -
- Oh, certo. È più facile dirmi al telefono 'hanno sparato a tuo zio'!- lo guardò. - Mi hai detto che stavi bene!-
Si allontanò da lui, furiosa.
- Sì, ti ho mentito. Allora?-
- Perché?-
Lui la guardò. Sul serio lei si aspettava una risposta? Non bastava quel 'non volevo farti preoccupare'? No! Voleva sentirselo dire a chiare lettere!
- Rispondi, Neal. -
- PERCHÈ TI AMO! DANNAZIONE! - l'aveva urlato. - Non ci vuole un genio per capirlo. Ti amo, e ho voluto tenertelo nascosto di proposito!-
Non si era pentito di averle mentito. E l'avrebbe fatto di nuovo.
Elizabeth, si era allontanata,volendo lasciarli da soli. Ma sentiva la loro conversazione, anche da fuori la stanza. Come anche gli infermieri che passavano, o Diana e Jones.
Meno di quanto, lei era tornata? Eppure già litigavano.
La ragazza uscì dalla stanza, con l'espressione seria, e poco dopo Neal la seguì.
- Bene! Fai quello che più ti riesce meglio! Scappa, Emma! Come sempre!-
La voce di Neal, era sarcastica, ma esternava il dolore, la stanchezza e la frustrazione per la situazione in cui - entrambi - si trovavano.
- Sempre meglio che starti vicino!-
- Oh, no! Non uscirtene con una simile sciocchezza, perchè non te lo permetto!- la guardò - Tu scappi, quando non sai come affrontare le cose!-
Emma si voltò di scatto. Guardandolo seriamente furiosa.
- Non ti azzardare a parlarmi in questi termini, Neal! Tu me l'hai nascosto volutamente. -
- Oh, bene. Io non posso nasconderti una cosa simile, per non farti preoccupare... ma a te è permesso, invece!? Tu, sì, puoi nascondermi il tuo passato, ed io devo accettarlo. Nascondermi ciò che pensi, che provi... ed io, come sempre, devo accettarlo. Complimenti. -
- No, complimenti a te, Caffrey. Tanto di cappello, sei un vero maestro nell'addossarmi ... -
- Un merito di cui tu sei colpevole?- finì lui. - Perché, sbaglio forse? Non sei tu che continui a stare zitta?- la guardò. - Non fai altro. Te ne stai zitta, per paura che io crolli.-
Lo schiaffo non lo vide arrivare. Ma lo sentì fortemente.
Emma lo stava guardando con gli occhi lucidi. - Scusa zia, torno a casa. - poi si allontanò spedita. Spalancando quella porta, e richiudendola dietro alle sue spalle.
Separandola da lui.
Neal era rimasto immobile, respirando quasi calmo. Cercando di capire perché le aveva rinfacciato tutto, e davanti ad un pubblico.
Lui non era così.
Non quando poteva perdere qualcuno di cui aveva cuore. Non quando - ora - significava perdere Emma per sempre.
- DANNAZIONE-
Fece quasi di corsa, la sua stessa strada. Doveva cercarla.




La trovò, davanti all'ospedale, mentre saliva in taxi. In tempo, riuscì a salirvi anche lui.
- Scendi, Caffrey. -
- No. Fino a che non chiariamo tutto. - poi si voltò verso il tassista e gli diede l'indirizzo di casa Burke.
Emma era rimasta in silenzio, guardando fuori dal finestrino.
- Mi dispiace, non dovevo rinfacciarti tutto. -
- L'hai fatto. -
- Sai che non sono così! - la guardò - Quando litighiamo, fai uscire questo lato di me!-
- Non mi dire!- emise sarcastica.
Neal non fece in tempo a dirle altro, visto che erano arrivati a destinazione.
La ragazza dopo aver allungato una banconota verso l'uomo, precedette Neal fuori dall'auto, sbattendogli lo sportello in faccia.
Lui la seguì, entrando di forza in casa, fermandola in tempo dal chiudergli anche la porta sul naso.
- Ti rendi conto di come ti stai comportando?!- la fermò, per il braccio.
- Molla. Subito. Il. Braccio. - gli sibilò contro.
- Perché, tu possa scappare di nuovo?! - la mollò. - Certo, fai pure!-
La seguì, mentre lei si toglieva la giacca di pelle ed iniziava a salire le scale.
- Non abbiamo finito di parlare. -
- Io sì. Ho bisogno di una doccia. - scosse il capo.
Lui la fermò per il polso. - La questione non finisce qui. -
- Bene. Come vuoi. -
Neal le lasciò il polso, prima di emettere un gemito di dolore.
- Mangia qualcosa. - gli disse - Ti porto un analgesico. - poi sparì in bagno.
Nonostante il litigio, si era preoccupata. E fu ciò a far sperare Neal.


Quindici minuti dopo, Emma era scesa giù in cucina. Con indosso solo una maglietta e dei pantaloncini corti.
Gli porse la confezione della medicina, nello stesso istante che lui le spingeva un panino sotto al naso.
- Mangia anche tu. -
- Ti fa male?-
- Non molto. - le rispose, prima di bere.
La guardò mangiare in silenzio. - Mi sei mancata. -
- E per questo mi hai mentito?-
- Sono orgoglioso e testardo quanto te. -
- Così pare. Non giustifica la... -
- Ti ho mentito, vero. - la interruppe. - E lo farei di nuovo se servisse a non farti preoccupare. - la guardò serio. - L'ho fatto perché ti amo. Quante volte, ancora dovrò dirtelo?- le prese la mano, stringendogliela.
Lei si divincolò dalla presa. - Se fosse stato un danno irreparabile, ti sei chiesto come mi sarei sentita?-
- No. Non ci ho pensato. - ammise.
- Come immaginavo. -
- Dimmelo, allora. Tu, adesso. -
- E credi, possa riparare il danno?- lo guardò. - Non credo!-
- Fa come vuoi. Mi arrendo. - le rispose secco. - Perché secondo me, non riesci ad ammetterlo nemmeno a te stessa. - lo sguardo era serio. - Tu non fai altro che... chiuderti. Costruendoti attorno un muro, invalicabile. Che si tratti del tuo passato, o del tuo presente. Come se non volessi andare avanti, e goderti ciò che hai! - prese una pausa. - Quindi, dimmi perchè devo perdere tempo con te. Tu non vuoi costruire niente, solo distruggere. -
Si sentì male, dentro, mentre le parlava. Ma era ciò che pensava in quel momento.
- Te la sei presa, arrabbiandoti, perché ti ho mentito? No. Perché non vuoi ammettere ciò che provi. - la guardò. - Emma, tra me e te non c'è solo attrazione fisica. Non c'è solo il classico botta e risposta. - deglutì. - Ho aspettato giorno e notte che tu tornassi. Sono stato male fisicamente, a causa tua. E mi... -
- Mi hai mentito. -
Lui si passò una mano tra i capelli, emettendo un gemito frustrato. - Sono stanco, e non voglio più nemmeno parlarne, perché finiremo di nuovo per litigare. -
- Certo. Come vuoi. -
- Finiscila, Emma. - la guardò. - O parla chiaro. -
- Io dovrei parlare chiaro?! -
Si alterò. Gli diede una leggera spinta sul petto. - Parlare chiaro?!Neal, ho fatto l'errore di essere andato a letto con qualcuno, e mi sono sentita uno schifo, pensando di averti tradito. Mentre tu non hai pensato minimente a come mi sarei sentita, se ti fosse successo qualcosa di veramente grave! Ecco cosa!-
- ALLORA, DIMMELO TU. ORA!-
Nel dirlo le si era avvicinato, spostando la mano. Mai come in quel momento, detestava litigare con lei. Parte l'emicrania per la stanchezza, unita al dolore di ogni muscolo del corpo, e dover 'registrare' ciò che lei gli aveva appena detto.
Eppure, non ci vide più, avendola così vicino dopo quel solo mese di lontananza.
Entrambi sembrarono guardarsi per un attimo. Prima di fiondarsi, all'unisono, l'uno sulle labbra dell'altro.







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Capitolo 62
*** Cap 62 ***
























Cap 62












Le mani di Neal, intorno al suo viso, come se lui temesse di vederla scappare.
I gesti erano frenetici, e parlavano tra loro. I baci, erano appassionati, rudi. Voraci.
Emma fu la prima ad agire, facendogli scivolare la giacca oltre le spalle. Prima di allentare la cravatta, ed aprirgli la camicia con malcelata foga.
Mentre lui, con un sol gesto, la faceva adagiare sul marmo del bancone/isola della cucina. Togliendole poi, quei pochi indumenti che indossava.
Un attimo solo, prima di unire i corpi in fretta.
I solchi nella pelle, tanto era forte la presa delle mani sul corpo. I baci, senpre più voraci, quasi fossero ossigeno puro in quel frangente.
Ogni movimento, deciso, quasi frenetico, pareva colmare quel vuoto che la distanza aveva messo. Accompagnati, l'uno dai gemiti dell'altro.
Emma si strinse maggiormente a Neal, mentre insieme raggiungevano l'agoniato piacere.
I corpi, ancora uniti, bollenti. Frementi per l'amplesso. Neal la baciò nuovamente sulle labbra, mentre la teneva ancora stretta a sè.
- Ti amo. - le disse.
- Anche io. -
Fu spontaneo, per lei rispondergli a quel modo.



Il tempo pareva essersi fermato.
Neal, la guardò, senza scostarsi dal suo corpo. Interrogativo, e scettico.
- Cos'hai detto?-
Lei si era ammutolita.
- Emma... -
- Volevo venire da te, quella mattina che sono partita. - lo guardò. - Avrei voluto dirti ciò che provavo, veramente... -
- Emma, sbaglio o mi hai detto che mi ami?- le prese il viso tra le mani. - Se hai usato l'orgasmo, come scusa... -
- Ero arrabbiata, così ho preso l'aereo. - continuò lei - Sono scappata, sapendo che vedendoti sarei venuta meno alla mia decisione. E non sarei finita a letto con qualcun altro. -
Fu il turno di Neal, di rimanere ammutolito. Prima che riprendesse a parlare.
- I mesi più lunghi della mia vita. - iniziò. - E dopo, la tua laurea... ancora un mese, che non sembrava mai finire. - la guardò.
- Mi dispiace. Per tutto. -
- Errori che tutti commettono. -
Fu quasi freddo, mentre si allontanava da lei. Si chinò, prendendo la camicia da terra, mentre lei indossava di nuovo la canottiera ed i pantaloncini.
- Certe cose non cambiano. - borbottò. - Mi hai fatto saltare ogni bottone!-
- Stai sanguinando. - lo indicò sull'addome. Lo prese per il polso, trascinandolo su per le scale.
Una volta in bagno, lo fece poggiare sul bordo della vasca. Mentre gli toglieva la fasciatura, con calma, lui non smise un attimo di guardarla.
- Emma... -
- Siamo stati degli incoscienti. -
- Capita. -
Le fermò la mano, che con cura lo stava ripulendo e rimedicando. - Mi sei mancata, da morire. - le sollevò il viso, con le dita, per guardarla negli occhi.
- Sono una pessima persona. -
- No. -
- Sì, invece! Non faccio che scappare ogni volta! - si era allontanata, inziando a camminare avanti ed indietro. - E per mettere il dito nella piaga, sono anche finita a letto con qualcun altro, sentendomi uno schifo. Perché troppo codarda! - gettò con rabbia, le bende insanguinate nel cestino - Torno, ti aggredisco come se niente fosse, e non riesco a dirti che ti amo, se non mentre facciamo sesso! -
- L'hai appena fatto. -
- Cosa?-
- Mi hai appena detto che mi ami. -
- Neal hai sentito quello che ti ho detto? -
- Quello che mi importa di più, sì. - la tirò per il polso. - Dimmi, ancora che mi ami. -
Lei lo guardò, con gli occhi lucidi. - Ti amo, Neal Caffrey. Sì, hai vinto! Ti amo!-
Neal sorrise a trentadue denti, ponendole poi una mano sul viso ed attirandola a sè e baciarla successivamente. - Ti amo anche io. E non sai quanto sia bello, sentirtelo dire. -
- È stato prima della laurea... intendo... il 'qualcun altro'. - ammise. - Non so nemmeno, perché non te l'ho detto un mese fa. - lo guardò. - Puoi perdonarmi?-
- Tutti facciamo degli errori, Mitchell. -
- Vado a prenderti una camicia dello zio. ... - disse dopo un pò. - Non puoi stare... mezzo nudo per casa. Sì, decisamente. -
Si stava impampinando, suo malgrado.
Uscì dal bagno, per infilarsi nella camera da letto dei suoi zii. Sentendo poi il ragazzo, che la raggiungeva.
- Ti ho mai detto che hai un bel sedere?-
- Ti rendi conto, in che stanza me lo stai dicendo?-
- Il fascino del proibito, cosa vuoi farci... - scherzò.
Emma emise un verso semiscocciato, prima di sorridere e successivamente interrotta dal telefono che squillava.
Gli lasciò la camicia in mano, e corse a rispondere.



Neal, rivestito di tutto punto, le si era avvicinato da dietro. Abbracciandola dolcemente.
- Allora? -
- Zio Peter si è svegliato. Quindi torniamo in ospedale. - si voltò, guardandolo. - Tu stai bene?- e gli posò una mano sull'addome, prima di salire con una carezza verso il petto.
- Sto bene, tranquilla. Ora che ci sei. - la baciò sulla punta del naso. - Ma sappilo, per un eventuale futuro, altre volte ti mentirò per non farti preoccupare. E no, non puoi dirmi di non farlo. Anche se sono pentito... -
Lei si staccò dall'abbraccio. Allontanandolo.
- Emma. -
- Allora dovrai sperare che la morte, per te, giunga velocemente prima che io lo scopra. -
Neal allungò il braccio, prendendole il polso. Fermandola.
- Mi ha fatto male più... di quanto immaginassi. - ammise lei. - Non tanto la tua omissione, quanto... il .. -
Lui la zittì, attirandola e baciandola subito dopo. - Sh. Non preoccuparti, ora. -
- E non avrei saputo come fare, se fosse stato troppo tardi per dirti che... -
- Ascoltami. Se fossi morto, avrei saputo lo stesso del fatto che mi ami. - la guardò. - Anche se tu non l'hai mai detto, esplicitamente fino a poco fa. - le accarezzò il viso, e scostò quel ciuffo ribelle che le era scivolato sulla fronte.
- Cosa mi nascondi, Caffrey?-
- Niente. -
- Ti conosco. Mi nascondi qualcosa. Da come mi guardi, e da come mi tieni stretta. -
Lui deglutì, ed esibì il sorriso più sfrontato del suo repertorio.
- Parli durante il sonno, sai?- si allontanò. - Ma dobbiamo andare in ospedale, ora.. ne riparliamo dopo. -
- C'è un bel tratto, da qui all'ospedale, Caffrey. - incrociò le braccia sotto al seno, e lo guardò decisa. - Parla. -
- Okay, okay. - sollevò le mani in segno di resa. - Un mese fa, quando sono venuto per la tua laurea... ricordi? E la notte, che abbiamo passato... - deglutì - Hai parlato nel sonno. Dicevi 'Neal, ti amo'. - confessò. - Quindi, tecnicamente sapevo che mi amavi. Che mi ami. Anche se, è ancora più bello sentirtelo dire. -
Emma lo guardò, prima di rilassare l'espressione del viso. - Stavo sognando, a quanto pare. -
- Sognavi me, quindi. -
- Non è detto. - lo provocò.
- Perché conosci un altro Neal?-
- Forse. -
- Divertente. No. -
Lei si mise a ridere, prima di oltrepassarlo ed entrare nella sua stanza. Si vestì velocemente, e lo precedette poi giù per le scale.
- Emma, non conosci un altro Neal, vero? - glielo domandò, con tono mogio, mentre uscivano di casa.
- Secondo te, Caffrey?- gli sorrise e si sporse per baciarlo sulla guancia. - Tu sei unico. -
- Meno male... -
- Eh già. Non oso immaginare, un altro Neal Caffrey. Uno sfrontato è già abbastanza da gestire, due non credo. Anche se a letto... con due, ci farei un pensierino. -
- Emma! -




Il sorriso che le apparì sul volto, quando vide suo zio sveglio, non fece altro che aumentare l'amore che Neal provava per lei.
Poi si era messo da parte, mentre lei - piccola donna - si era rintanata nell'abbraccio dell'uomo.
Mentre lui, era rimasto accanto ad Elizabeth.
- Avete smesso di litigare?-
- Tranquilla. -
- Allora, sai gestirla. - gli aggiustò il nodo della cravatta, con fare materno.
- Fidati, donna più cocciuta di lei non l'ho mai incontrata. Te esclusa. - le disse dolce. - Tu, come stai?-
- Peter è sveglio. Emma è qui. Sto bene. -











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Capitolo 63
*** Cap 63 ***



Nda : badate, un capitolo come questo mancava ancora! Spero vi faccia sorridere, e vi piaccia sul serio.










Cap 63




Il tempo di ripresa di Peter era stato abbastanza veloce, nonostante tutto. E con ciò, il lavoro non si era certo fermato.
Emma era sempre più presente al bureau, nonostante non lavorasse ufficialmente. Suo zio, più di una volta le aveva fatto la domanda - Perché sei qui?-
- Per imparare. -
- Quindi Neal non c'entra niente?-
La ragazza aveva fatto spallucce, guardandolo. Poi sorrideva a suo zio. - Dai, posso aiutarti. Sono brava, e l'hai detto anche tu.-
- Emma, tesoro per quanto io ti voglia bene, e mi faccia piacere averti in ufficio.. .. è sempre una sede governativa. Tu sei una civile. -
- Ma... Neal è un criminale, e può lavorare qui.-
- È un consulente. -
- Sempre un criminale.-
- Guarda che ti sento!- le aveva borbottato, facendole una mezza smorfia.
- Non potresti aiutarmi, invece? - gli aveva domandato lei.
- Oh. Quindi sono un criminale, e vuoi il mio aiuto!?- le aveva domandato, fintamente incredulo, incrociando le braccia.
- Ti prego?-
- Non se ne parla. Non ne vedo il beneficio, ed un mio guadagno personale. -
- Sul tuo guadagno personale, certo non te ne parlo davanti a mio zio. Ti pare? -
Neal l'aveva guardata, mentre Peter si allontanava.
- Inoltre ne ricaveresti anche un beneficio alla tua persona... no?-
- Un indizio?- le aveva sorriso.
Emma gli si era avvicinata, lentamente. - Due giorni fa, ho ordinato un completino... intimo. Di quelli che ti piace tanto levarmi di dosso. -
Lui aveva deglutito.
- Bordeaux. Con i ricami in pizzo.-
Neal aveva doppiamente deglutito. Poi aveva guardato Peter che stava entrando nel suo ufficio. Si era voltato di nuovo verso Emma, che con nonchalance si era poggiata contro la sua scrivania.
- Da Victoria's Secret, se vuoi saperlo.-
- Peter, possiamo parlare?- aveva domandato, beh quasi urlato, con voce roca mentre lo raggiungeva.






Così Emma aveva ottenuto un tesserino, pur di collaborare con suo zio.
E tener d'occhio il suo ragazzo.







La nuova raccolta fondi, a nome di una ricca famiglia di New York, portò l'attenzione sul manufatto di alcuni gioielli messi all'asta.
C'era stato un furto qualche settimana prima, con bottino poi restituito. Fatto curioso, tanto da doverne indagare attentamente.
Era questo, su cui lavoravano, quella mattina in ufficio. Quando una donna - giovane e bella - entrò a passo spedito nella sezione.
Emma era con Neal, e suo zio, nell'ufficio di quest'ultimo quando la donna entrò.
- Agente Burke?-
Alta, mora, due occhi azzurri ed un corpo perfetto e formoso.
- Sì, sono io. Lei chi è, mi scusi?-
- Megan Denise Blake *- gli strinse la mano.
Guardò attentamente Neal, mentre verso Emma non fece nemmeno un cenno. - Salve, presumo lei sia il signor Caffrey. -
- Sì. Esatto. -
- Lei è mia nipote, Emma. Sta studiando criminologia, e cerca di imparare sul campo. - mentì Peter, presentandola.
- Bene. -
Emma continuò ad osservarla, ammettendo a se stessa, che era bellissima. Sebbene sapesse fosse una snob, le sembrava una di quelle modelle pronunciate sulle riviste per camionisti.
Ma le sorrise come se niente fosse, mentre ascoltava ciò che diceva.
- Non può essere un falso. Ve lo assicuro. Questo gioiello appartiene alla mia famiglia da generazioni.-
- Con il furto tutto è possibile. Ci sono bravi falsari di gioielli. - emise Neal.
- Quindi secondo lei, può essere un falso. -
- Devo vederlo, per poterlo dire. -
La donna si aprì la giacca, mostrando una scollatura prosperosa. - Ecco. Guardi pure. -
'Gattamorta'. Emma fece una smorfia.
- Potrebbe levarselo, per favore?-
- Perchè.. forse la imbarazza?-
- No. -
E, successivamente, si morse la lingua. Sentendo un brivido dietro al collo, sapendo che ne era Emma l'artefice. La donna sporse maggiormente, il gioiello, ed altro.
Continuando ad osservare Neal, che si concentrava esclusivamente sul gioiello.
- Un lavoro ben fatto, signora Blake.-
- Signorina, prego, e mi chiami pure Megan. -
- Signorina Blake - continuò lui - Un lavoro perfetto. Peccato sia un falso. - si allontanò.
- Come, prego? Impossibile, non lo tolgo dal mio collo quasi mai. -
- Allora, il ladro ha approfittato del suo 'quasi mai' per rubarglielo. - aveva detto Emma, con un sorrisetto.



- Come facevi a sapere che era falso?-
- Cosa? -
La donna se n'era andata e loro stavano parlando, mentre Peter con Diana discuteva sul come muoversi.
- Il gioiello, Neal. - lo guardò - Secondo te, il seno?-
- Non era falso. Il gioiello, sì. Il gioiello era falso. -
Emma strinse le labbra, incrociando le braccia sotto al seno.
- Ti piace tanto il tuo lavoro, Caffrey? Tanto da riuscire a capire se un seno è falso... -
- Non le guardavo il seno! - borbottò.
- Ah certo. Quella ti mostrava la mercanzia, e tu guardavi la collana!- lo puntellò sul petto.
Neal, nonostante stesse cercando di trattenersi, esibì un sorriso.
Emma. Era. Gelosa.
- Sì. La collana, Emma. Guardavo la collana. - e si chinò a baciarla, a stampo, sulle labbra.
Lei si scostò. - Frena. Hai il profumo di quella gattamorta, addosso. -
Diana sorrise, nel sentirli, ed osservandoli.
- C'è un che di tenero, quando litigano perché Emma è gelosa. - disse a Peter, mentre erano appena fuori dalla porta dell'ufficio.
-Sì.. Emma è molto gelosa, ma anche Neal non scherza. - e fece loro un cenno.
- Oh, io... cosa? Gattamorta? - le aveva domandato, Neal, sbottando. - Quindi, continuando in questi termini : cosa ne dici della mano morta, di quel pesce lesso del bar? - e fu lui ad incrociare le braccia. - Parla. -
La ragazza lo guardò, sfidandolo. - Incidente. -
- Certo. Incidente. - disse sarcastico. - Ops, mi scusi, per incidente le ho messo la mano sul sedere!-
Emma rimase in silenzio.
- Per due volte!- continuò Neal.
- Capita. -
Neal la guardò, così intensamente che lei deglutì.
- Bene. Tu, in quel bar non ci vai più. - e fece un sorrisetto soddisfatto. Convinto di ciò che diceva.
- Costringimi!-
- Non sfidarmi. -
- Altrimenti?-
Era una provocazione. Emma aveva ripreso, la posizione di sfida. Incrociando le braccia sotto al seno, e continuava a guardarlo.
- Quando la smettete di dare spettacolo, voi due, che ne dite di tornare al caso?!- la voce, di Peter si era fatta sentire.
Neal ed Emma si guardarono, poi in silenzio entrarono nell'ufficio.
- Allora?-
- Dobbiamo fare un sopralluogo nell'abitazione dei Blake -












*Megan Fox, è il 'prestavolto' della signorina Blake.


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Capitolo 64
*** Cap 64 ***








A MiaBlack.
Ed Ambra ovviamente. Perché, senza di lei, la storia non esisterebbe.




Cap 64






Emma, aveva subito notato come la signorina Blake si stava comportando. Tanto più in presenza di Neal.
Ammiccamenti, e movimenti casuali e sensuali, certo non mancarono.
Infastidita, osservò Neal. Il quale, sentiva perenne brividi spiacevoli su per il collo.
Lei si era allontanata, maggiormente, mettendosi quasi in disparte. Mentre Neal, era sempre lo stesso : affabile, gentile. E suo malgrado, seducente.
- Continua così, con lei.. e vai in bianco per una settimana. - gli sibilò sottovoce.
- Sto lavorando. -
- Sì... e questo? - allungò la mano sul bavero del suo cappotto, sfiorandolo. Tra le dita un lungo capello, mosso, e nero. - Vuoi spiegarmi?-
Neal deglutì. - Non so come ci sia finito. -
- Già. Perchè è alquanto impossibile che sia mio. Visto che sono castana. -
Emma si allontanò, stizzita, mentre Neal emetteva un sospiro. Prima di sentirsi osservato da Diana. Fece spallucce e tornò a lavorare.
Se non sto attento...


No, quello da chiederti è : come ci è finito quel capello sul tuo cappotto?

Ecco che faceva capolino la sua coscienza.
Sollevò lo sguardo, cercando la sua ragazza, notandole il viso rilassato mentre parlava con Peter. Ma appena si voltò e lo notò, contrasse il viso.
Devo evitare ogni donna.

Poco ma sicuro.

Ma la goccia che fece traboccare il vaso, secondo Emma, avvenne quasi a sopralluogo terminato.
La donna si era avvicinata, maggiormente a Neal, sorridendogli e mettendogli il cartellino con il suo numero di telefono nella tasca della giacca. Accarezzandogli con i polpastrelli, la mascella squadrata.
Emma strinse le labbra, guardandolo. Prima che il suo cellulare suonasse.
- Pronto?-
Neal la guardò.
- Sì, sono io.... Oh, d'accordo, arrivo tra dieci minuti. Grazie. - poi si rivolse a suo zio, ignorando deliberatamente il ragazzo. - Io vado. Devo andare un attimo in lavanderia e torno. -
- D'accordo tesoro. Credo ci troverai ancora qui. Sembra non finire mai. -
Emma gli sorrise, baciandolo sulla guancia e si allontanò. Quando passò accanto a Neal, lui volle fermarla. - Dove vai?-
- Tranquillo. - gli sorrise. - Torna pure, dalla 'signorina tutta mercanzia.' - sviolinò, prima di andarsene.
Neal rimase ammutolito, mentre Diana gli sorrise. - Le passerà... -
- È gelosa. - sorrise.
L'agente scosse il capo. - Non farle vedere quel sorriso, soddisfatto. Finisce male.. -
Poi dovettero, tornare a lavoro.
Sebbene, Neal, si distraeva ogni minuto, alzando la testa o guardando il cellulare. Volendo vedere Emma tornare, disperato. Le insistenze della donna, erano abbastanza pesanti alla fine. E si chiese perché per il suo orgoglio maschile la lasciava fare.
Emma è gelosa.


E ti piace.


Quando ad un tratto il suo cellulare vibrò nella tasca. Era Emma che lo chiamava.
- Ehi.-
Uscì nel cortile, sotto lo sguardo di Diana che scuoteva la testa. Emma era appena fuori dal cancello.
- Allora, preferisci la sua compagnia?- gli fece un sorrisetto - Oppure scoprire cosa c'è qui dentro? - gli mostrò una busta di carta. Nera. Con tanto di scritta 'Victoria's Secret'.
Lui sorrise. Si voltò, cercando se qualcuno lo stava osservando, poi uscì dal cancello. Mentre entrambi riponevano i cellulari.
- Però... c'è un problema... - disse lei.
- Riguardo?- con le mani nelle tasche, chinò il viso di lato.
Emma lo guardò, prima di porgergli la busta. Vuota.
Lui la guardò interrogativo.
- Fresco e pulito di lavanderia. Lo sto indossando? Sì. - continuò con nonchalance. - Che dovrai aspettare fino a stasera? Sì. - finì con una finta espressione sadica.
Neal si schiarì la gola. - Fino a stasera?-
- Oh sì. A meno che, tu non voglia fare una telefonata alla signorina ed invitarla a cena.- e nel dirlo prese il biglietto dal taschino. - Allora?-





Quella sera, secondo Neal, giunse fin troppo lentamente. Ma guardando poi, quel completo intimo addosso alla sua ragazza dovette ricredersi.
L'attesa, valeva il risultato di quel regalo.
- Neal?-
- Mh?-
La stava baciando con lentezza, a tratti con voracità.
- Ti piace?-
- Oh, sì. -
- Quindi, potresti cercare di non strapparmelo bruscamente, come un cavernicolo?-
Lui si mise a ridere. - Cavernicolo?-
- Sì. Beh, un cavernicolo decisamente sexy, però. -
- Mh. Non posso prometterti nulla. -
La ragazza si adombrò, prima di sorridergli. Lo baciò lentamente sulle labbra, mentre finiva di spogliarlo. - Ti prego. Non strapparlo. -
- Tanto, stai meglio senza.- le borbottò contro il collo. Poi la guardò. - Okay, cercherò di non strapparlo. -
- E non tirarlo, come tuo solito. -
- Posso almeno togliertelo?- fece un gemito frustrato. - Sto per impazzire. -
- Quanto sei sfacciato!-
- Ma ti sei guardata allo specchio, con questo ... - e le indicò il tutto - Addosso?-
- Sì. Nello specchio del camerino.. prima che il commesso entrasse e si complimentasse. -
- Lui, cosa?!-
Si era mosso così in fretta, da sovrastarla sopra il materasso.
Emma si mise a ridere, cercando di divincolarsi dalla presa. Riuscendovi poi, prima di prendergli il viso tra le mani. Lo baciò, divertita dalla sua gelosia. - Mi piace quando sei geloso. -
- Ti ha toccata?-
- No. -
Lui borbottò un sommesso - Bene, o sarei andato a cercarlo seduta stante per spezzargli le mani. - poi la baciò.
- Dai.. poverino. Come avrebbe fatto ad accarezzare, poi, il suo fidanzato?-
Neal sorrise contro il suo collo, prima di baciarla. - Lo fai di proposito, vero?-
- Neal. - lo fermò - Niente più gattemorte, okay?-
- E niente, pesci lessi che allungano le mani. - la guardò. - Okay?-
Emma gli si strinse contro, baciandolo. - Cosa vuoi, che me ne importi di chi mi tocca?-
- Importa a me. Sono io il tuo ragazzo. Sono io che devo toccarti. - le accarezzò i fianchi.
- Quindi posso tornare in quel bar? - lo provocò.
- Se tutti i ragazzi, firmano per starti lontano, sì. - le sorrise, contro le labbra prima di baciarla. - Ti amo, e sono pazzamente geloso. -
- Anche io ti amo. Ed un'altra Megan Blake che ti tocca in quel modo, palesando il suo volerti portare a letto... una settimana in bianco, sarà l'ultimo dei tuoi problemi. -
- Dovrò essere veramente fuori di testa, se mi troverò con un'altra donna in questo letto. - continuò.
- Veramente carino - emise sarcastica. - Sentire il tuo ragazzo dire : altra donna e letto. -
Neal le baciò il collo. - Hai sentito solo ciò che volevi. -
- Ho sentito tutto, invece. - lo guardò di sbieco. - Non capisco perché ne vuoi parlare adesso. -
Lui emise un sospiro profondo. - Emma, ti amo sul serio. Credi, davvero mi importi di altre donne, ora?-
- Potresti anche provarci. - lo accarezzò sulla nuca, tra i capelli. - Per quel che vale, un'altra come me non la trovi. -
Neal le sorrise sulle labbra. - Se ci fosse un'altra come te, fortunato chi la trova. - la baciò. - Io ho te. -
- E ti basto?-
- E mi basti. - annuì.
Le prese il volto tra le mani, tirandosela contro, prima di baciarla in modo passionale. - Dio, quanto ti amo. -
Emma gli si strinse contro. - Che ne dici, di smettere di parlare? - e lo accarezzò sull'addome.
Lui sorrise. - Affare fatto, piccola. -
E la passione, presto sostituì le parole.








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Capitolo 65
*** Cap 65 ***



Nda : Chiedo venia per il ritardo, ma ho passato una settimana di cacca. E non ho toccato pc, per niente.. Beh, parte 'Gotham' e 'Forever'- Nemmeno per il nuovo ep di Arrow!
Bando alle ciance, spero il capitolo vi piaccia.








Cap 65




Il cielo era un pò cupo, quel giorno. Ed il freddo impervesava per le strade. Ma ciò che la incuriosiva maggiormente, era l'espressione silenziosa e cupa del suo ragazzo.
E ne era incredibilmente attratta.
- Neal?-
Lui era rimasto in silenzio, mentre continuavano a camminare sul marciapiede.
- Neal?-
Lo tirò per il braccio, fermandolo. - Caffrey.-
- Cosa?- la guardò.
L'azzurro dei suoi occhi, sembravano far concorrenza al cielo. Anche in quel frangente.
- Sei silenzioso. Tutto okay? -
- Credo di sì. - riprese a camminare. - Perché?-
Emma allungò il passo, fermandosigli di fronte. Lo guardò attentamente. - Devo preoccuparmi?-
- No. - ammise sospirando. - L'ultima cosa che ti chiedo, è appunto quella di preoccuparti. Non c'è niente... -
- Sì, invece. Sei silenzioso. È una settimana, ormai, che sei un po' sulle tue. Nessuna battuta a doppio senso, nessun battibecco. - lo guardò negli occhi - E... quando siamo a letto, sembri distante un attimo dopo aver fatto l'amore. - le tremò la voce, mentre diceva l'ultima frase.
- No. No. - le mise le mani sulle spalle, guardandola. - Emma io ti amo. Non c'è dubbio che tenga. -
- Allora, cosa?-
Neal rimase un attimo in silenzio, mentre calava maggiormente il cappello sulla testa. Celandosi, così, allo sguardo implorante di lei.
Si schiarì la gola, ma non sapeva come iniziare a parlare. Quel dubbio che lo attanagliava, da parecchi giorni, era una perenne domanda. Ed aveva paura di una risposta.
Aveva paura.
- Neal?-
- Cosa posso offrirti, Emma?- le domandò, arrendendosi.
- Cosa? -
Entrambi, fermi sul marciapiede.
- Guardami, e rispondimi. Cosa posso offrirti? Niente. -
- Non capisco di cosa parli. -
- Emma, guardami. Sono... un criminale. Perennemente monitorato. Senza possibilità di muovermi in libertà. - non la guardò, ma continuò a parlare. - Tutto entro due miglia. -
- Due miglia, sono tante. -
- Non per me! - sollevò di scatto, il capo, guardandola dispiaciuto. - Non per me, che... Voglio darti tutto. Hai visto le nostre giornate? Lavoro, appartamento, lavoro, appartamento. Non ... è così che penso alla nostra relazione. -
- Mi stai lasciando?-
- No. Non riuscirei nemmeno a fare due passi, senza pentirmene, se lo facessi. - la guardò. - Sarei un pazzo, solo a pensarlo. - deglutì. - Sei felice con me?-
- Sì. E non ho voglio nemmeno tempo, per pensarci. Neal, non mi interessa di come passo le mie giornate, se sono con te. - gli sorrise. - Non mi interessa se sono monotone. Non mi interessa se sei perennemente sotto controllo, e tanto meno di restare con te entro le due miglia. -
- E perché continuo a pensare.... di privarti di qualcosa?-
- Non lo fare. Non lo pensare, perché non è vero. Ho te, mia zia e mio zio. Cosa posso volere di più? - gli posò una carezza sul viso, intenerita da quella piccola lacrima che gli era sfuggita dall'angolo dell'occhio. Raccogliendola subito sotto le sue dita.
- Per la prima volta... mi sento insicuro. - ammise.
Emma gli sorrise, prima di sporgersi e baciarlo sulle labbra. - Non devi. - borbottò. - Oh, benedetti tacchi!-
Lui la guardò stranito, interrogativo. Poi scosse la testa, e tornò a baciarla. - Ti amo. -
- Anche io, Caffrey. -




Una settimana, era passata da quella discussione. Ciò nonostante, Emma si era ritrovata ad osservare il ragazzo con più attenzione.
Sebbene lui, evitasse di mostrarlo, poteva chiaramente notare quanto fosse pensieroso. Era evidente, che continuava a pensare alla situazione.
Come in quel momento, in ufficio. Impegnato a leggere un fascicolo, seduto alla sua scrivania.
Così, gli andò alle spalle e lo cinse in un abbraccio. - Sai che quando pensi, l'azzurro dei tuoi occhi diventa cupo? - lo baciò sulla guancia, appena vicino alle labbra.
Lui la guardò. Emma non gli era mai sembrata, così semplice, e seducente.
- Inoltre, stai mordicchiando quella povera penna, da quasi un'ora. -
- Non sarai gelosa, di una penna?- scherzò, lui.
- Forse. Non te la porterai, mica a letto?-
Neal, si scostò appena, tirandola per il polso e facendosela sedere sulle gambe.
L'ufficio, era pressocché vuoto. A parte qualche agente, lui aveva tutta la libertà di stare con Emma.
- Questa volta, natale e capodanno insieme. - disse lui, sorridente.
La ragazza fece spallucce. - Beh... considerando l'anno scorso... tira e molla. -
- Shh, non voglio pensarci. - la baciò, sfiorandole le labbra.
Emma si tolse gli occhiali, chiudendoli e posandoli sulla scrivania. Prima di passare un braccio, dietro al collo di lui.
- Li stai usando spesso. - alluse lui all'oggetto. - Qualche problema?-
- Ultimamente, mi stanco spesso la vista. - ammise. - Eppure ho dieci decimi ad entrambi. Ho una vista perfetta, secondo l'oculista. -
Poi emise un sospiro, mentre un brivido la percorreva. Anche da sopra il cappotto, sentiva le carezze di Neal, per la schiena, e contro il fianco. Per non parlare della mano, sopra la sua coscia.
- Ti ricordi, il nostro primo bacio?-
- Quello che mi hai rubato... -
- Quello cui tu hai risposto. Anche se dopo mi hai sbattuto fuori dalla stanza. -
Emma si rabbuiò. Mentre Neal, le sfiorava il viso con la mano.
- Cosa sarà mai... mi hai sbattuto la porta in faccia, più di una volta. -
Lei rimase ancora in silenzio, pensando intensamente.
- Sono diversa?-
- Cosa?-
- Sono diversa, da quando mi hai conosciuta? - lo guardò. - Io mi trovo diversa. -
- Per me, sei sempre la stessa. -
- Sicuro?-
- Sì. Inoltre, sei gelata come un ghiacciolo. Piccola, come fai a prenderti tutto il gelo di New York?-
Emma si mise a ridere.
Erano le stesse parole, che lei gli aveva detto un anno prima.
Lui le posò una mano sul viso, tenendola dolcemente, prima di tirarla a sè e baciarla. Dolce. Appassionato.
Le accarezzò le labbra, facendogliele schiudere. Trovando così accesso, ed insenguirla, assaggiarla, con la lingua. Legandosi a lei, e sfuggendole.
Rubandosi, l'un l'altra, qualche gemito sommesso.
La mano di lui, ancora sul viso, salendo verso i capelli e finendo sulla nuca. Una presa ferrea e dolce allo stesso tempo, mentre le dita si nascondevano tra i suoi capelli. Sospirando, suo malgrado, quando le dita di lei lo stuzzicarono sul collo.
Si staccarono un attimo. Forse nemmeno un secondo, per riprendere fiato. E subito, tornarono a baciarsi.
Senza dar conto, di chi gli stava intorno, o dove fossero.


Un colpo di tosse, anche se divertito, li riportò in ufficio. Diana, a braccia conserte li stava guardando.
- Sono contenta, per voi due... ma Caffrey, santo cielo, rispondi a quel maledetto cellulare. -
- Eh? -
Emma scese dalle sue gambe, indossando gli occhiali, e dandosi una sistemata ai capelli. Mentre lui rispondeva al cellulare.
- Pronto?-
Allungò la mano, fermando la ragazza.
- Grazie, arrivo tra massimo venti minuti. - poi si alzò, e ripose l'apparecchio. - Vieni con me. -
Una ventina di minuti dopo, forse di più, Emma lo stava seguendo fuori dal taxi. Fermi davanti ad una gioielleria.
- Neal?-
- Questo, è il mio regalo... - ammise.
- Una gioielleria?-
- No. Per quanto mi piacerebbe... - le rispose. - Stavo cercando un regalo perfetto, per te. -
La spinse all'interno, verso il bancone. Dove un uomo distinto, con un paio di occhiali tondi, lo salutò. - Signor Caffrey. Tutto come avevamo concordato. - E sul banco mise una scatolina di velluto nero.
- Aprilo, avanti. -
Lei lo fece. E rimase sbalordita nel veder l'oggetto in questione.
Un anello d'oro bianco. Una fascia sottile, percorso per intero da un filo rosso, fino ad intrecciarsi e formare l'infinito.
- Vedilo come... un simbolo. Perché ti amo. -
- L'incisione è quella, richiesta. - si intromise l'uomo.
Emma la lesse. Prima di guardare Neal.
Infintamente tuo, Neal.

- Non so co... non so cosa dire. - ammise lei.
Neal sorrise. - Emma, io ti amo. E questo è solo un modo per dimostrartelo. - prese l'anello e con dolcezza glielo infilò al dito. - Anche se dovrò sottolineare, a tuo zio, che non è... una richiesta di matrimonio. - ma l'ultima parola la borbottò.
La ragazza sorrise, prima di baciarlo.
- Ti amo. -







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Capitolo 66
*** Cap 66 ***



Nda: Chiedo scusa, per l'enorme ritardo di questo nuovo capitolo. Purtroppo, e chi mi segue su fb lo sa, due settimane fa un corto circuito dell'enel mi aveva mandato il pc in tilt. Spegnendolo definitivamente.
Oggi, ho riprovato ad accenderlo *e sì, dite pure : dopo due settimane riprovi? - come ha detto mia sorella* e puf! Magia! Il pc ha ripreso a funzionare.
Il bello, è che avevo sognato - stanotte nel dormiveglia - che il pc funzionava di nuovo. E che il cubo di emergenza tornava funzionante... XD
Okay, ora bado alle ciance... vi lascio al capitolo.
Mentre io riprendo a guardare Arrow! Dunque, baciotti miei fans!







Dedicato a voi, che avete aspettato con pazienza il mio ritorno! ♥ ♥ ♥








Cap 66




Il vento gelido di New York, entrò, sibilando dalla finestra socchiusa.
Emma si frizionò le braccia, con forza, mentre il suo ragazzo era seduto al tavolo e finiva di leggere dei fascicoli.
Non essendo ferrata nell'argomento, truffa e frode, lei poteva ben poco.
- Neal?-
- Mh? -
Lei posò una tazza di tea fumante, sul tavolo. - Secondo te, sono ingrassata?-
- Questa domanda, perché? - ma continuò a trascrivere alcuni appunti.
- Beh, sono quasi tre giorni che non riesco ad infilarmi nei jeans. Non come prima, in modo così fluido. Veloce. -
- Può capitare. -
Lei borbottò qualcosa, così fu costretto a sollevare lo sguardo. - Da quando ti interessa, qualcosa del genere? -
- Non dico che è un problema, per me. - incrociò le braccia sotto al seno, e Neal notò con soddisfatto piacere l'anello che brillava al dito.
- Sei bellissima, e non vedo il problema. Come non capisco il nesso della conversazione. - fece spallucce. - Insomma, con tutto quello che mangi... cioccolata, ed altro, come anche il gelato in inverno, ah non sei incinta, vero? -
- No. Non lo sono. - fece una smorfia. - Mi piace il gelato, anche d'inverno. -
- Emma, il punto è che non sei ingrassata di un filo, nonostante 'tutto' ciò che mangi a sbaffo. -
- Ma tu, in caso, mi diresti se sono grassa o meno?-
- Se devo, lo faccio. - la guardò ancora più stranito. - Ma non lo sei. -
Lei fece un sorrisetto. -Beh, metabolismo nervoso. Mangio ma non ingrasso. - lo guardò - Poi con il programma 'sesso bollente con il mio ragazzo' - e mimò le virgolette. - Qualche chilo si perde... -
Neal sorrise, come ogni volta che lei dice 'mio ragazzo' riferendosi a lui. - Allora, non vedo il perché della domanda. -
- ... Mi stavo annoiando. - ammise. - Okay, ti lascio leggere... -
Neal riprese a leggere, stranamente in silenzio.
La ragazza si allontanò di poco, prima di tirargli contro qualcosa.
- Emma, è importante per il caso. -
- Guarda, prima cos'è. Poi mi dirai se è importante, più il caso. -
Era un paio di slip. Rosato con i ricami neri che lo abbellivano.
Neal sollevò nuovamente lo sguardo. Vedendo solo allora, che la ragazza si era avvolta in un plaid. Mentre i suoi indumenti erano, senza forma, sul pavimento.
- Ora mi sto solo congelando. - borbottò. - Continui a leggere....?-
Non disse altro, sorridendo. Mentre Neal, in meno di pochi secondi l'aveva presa in braccio e gettata sul letto.




- Ti stavi annoiando, così te ne sei uscita con una domanda del genere?-
Qualche ora più tardi, dopo aver fatto l'amore, mentre lei gli era ancora tra le braccia. Poggiata contro il suo petto.
Neal la stava ancora accarezzando, giocando con le dita tra i suoi capelli.
- Esattamente. -
Intrecciò le dita della mano, con le sue, stringendole dolcemente. - Inoltre volevo... fare l'amore con te, ma non sapevo se chiedertelo o meno. Di solito sei tu che lo chiedi, o meglio che inizi. - ammise.
Neal la guardò. Era arrossita e continuava a mordersi il labbro per l'imbarazzo.
- Tutto quel giro di parole, per questo? - sorrise. - Guardami. - e quando lei lo fece, continuò. - La prossima volta, chiedi e basta. -
- Quindi se iniziassi io.. . -
- Non mi dispiacerebbe. - ammise.
- D'accordo. - e lo baciò.
Gli si accoccolò contro il corpo, mentre lui si metteva comodo. Lo baciò sulle labbra, di nuovo, con dolcezza.
- Ti amo. - gli disse. - E ho ancora voglia di te... -
Neal riprese a baciarla, stringendola fortemente. - Basta chiedere... -
Lei gli sorrise contro le labbra. - Amami ancora, Neal.-
- Dovrei studiare il caso... - si lamentò.
Emma gli morse il labbro inferiore. - Ti aiuterò io con il caso. - disse mentre lo accarezza sul corpo. - Ora, Caffrey, pensa solo a me. - si chinò verso di lui, ed i capelli piovvero come una tenda.
Neal, glieli scostò dal viso, poco prima di baciarla. Scendendo, poi, con una carezza giù per la schiena. Toccando con le dita, dolcemente, seguendo la spina dorsale. Fino ai fianchi, ancora giù verso le cosce. Stringendole forte.
Un gemito di approvazione, le sfuggì dalle labbra mentre lui iniziava a possederla lentamente.
Quello che era iniziato con una conversazione, un gioco tra loro, si stava trasformando in passione bruciante, alimentata dal desiderio costante di uno per l'altra, ancora una volta.
Fu Neal a gemere, a sua volta, quando lei si mosse più decisa.
Ed ancora lei, di seguito.
Danzando dolcemente, all'unisono. Prendendo l'uno dall'altro, donando a loro volta.
Poi il piacere giunse nuovamente, lasciandoli spossati, accaldati. Ancora uniti.
- Wuao. - emise lui, con il respiro corto.
Emma lo baciò di nuovo, accarezzandogli il viso.
- Dovresti annoiarti, spesso... -
Si misero a ridere, tra loro, mentre si scambiavano ancora baci fugaci.



Neal, nonostante il freddo, lasciò momentaneamente il letto. Spegnendo ogni luce, e raccogliendo poi gli abiti di lei.
Li posò su una sedia, poi tornò a stendersi accanto a lei. Restando, poi a guardarla.
Per quanto la luce della luna, che rifletteva sopra lo specchio, gli permetteva.
Dormiva, con i capelli sparsi sul cuscino. Le ciglia lunghe, gettavano un ombra leggera sulle guance. Ma lui era attirato soprattutto, dalle labbra socchiuse.
Erano perfette. Soltanto questo.
E non resistette a lungo, pensò, quando si chinò a posarvi un bacio delicato. Emma si mosse, ma continuò a dormire.
Le passò un braccio intorno alla vita, stringendola delicatamente. Poi, mentre pensava di aver raggiunto quel picco di felicità, che aveva da tempo dimenticato, si addormentò.







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Capitolo 67
*** Cap 67 ***








Cap 67









- Neal?-
- Mh? -
In quel mattino, ormai inoltrato, Emma scuoteva il ragazzo dal dormiveglia. Era l'ultimo weekend dell'anno, e si sentiva nell'aria l'arrivo di qualcosa di nuovo.
Peccato, però, che il ragazzo continuava a dormicchiare. Nascondendo, persino la testa sotto il cuscino.
Emma sorrise, suo malgrado, ripesandoci. No avrebbe mai creduto, che Neal Caffrey si comportasse quasi infantilmente in certi momenti.
- Neal, ti alzi?-
- No. -
Il suono era ovattato, ma lei udì chiaramente il 'no'.
- Neal, sai che zia Elizabeth ci chiude la porta in faccia, se non ci presentiamo a colazione?- domandò, togliendo con forza il cuscino.
Lui lo riprese, tenendoselo stretto. - Nessuno chiude una porta in faccia a Neal Caffrey.-
- Mia zia, sì. -
Neal, aprì gli occhi cerulei. Serio. - Forse sì. Tua zia, è un'eccezione. -
La ragazza sorrise, tirandolo su per il braccio. - Doccia e vestiti. -
- Doccia insieme?-
- No, o facciamo tardi. -
- Perché no? - si sollevò a mezzo busto, di scatto, sbilanciando Emma. - Risparmiamo tempo e acqua. -
- Fidati, non risparmiamo né uno, né l'altro. - lo guardò.
Lui emise uno sbuffo, rituffandosi all'indietro sul cuscino. - Antipatica. -
- Peccato. -
- Dove vai?- le domandò, notando poi che si muoveva. - Emma?-
Lei si era tolta la sua camicia, lasciandola cadere sul pavimento.
E successivamente la culotte nera.
- Sadica. Non puoi spogliarti davanti a me, e negarmi la doccia insieme. -
Emma fece spallucce. - Mi ami, appunto per questo. No?-
Neal borbottò qualcosa, mentre lei spariva in bagno ed apriva l'acqua.
- Neal?-
- Cosa?-
- Mi lavi la schiena?-
Il ragazzo sorrise, mentre scivolava fuori dal letto, e si precipitava in bagno.



Per la prima volta, quasi un'ora più tardi, Neal Caffrey ammise a sè stesso che lo sguardo di Elizabeth lo metteva in soggezione. Ma continuò a fingere una tranquillità sfacciata, mentre sorseggiava il caffè.
Mentre Emma e Peter, sorridevano sotto i baffi.
- Questa sera evitate, il ritardo. -
E nel dirlo, la donna aveva guardato solo Neal.
Per la serata di fine anno, June aveva organizzato una cena elegante, ma intima e semplice.
- Non accetto nessun no. -
Le parole della donna erano state chiare. Ed Elizabeth, non faceva che ricordarlo.



La sera, infine, era giunta quasi in fretta. Il freddo era pungente, ed il cielo e denso di nubi.
Neal, in quel momento, entrò in quella che era la camera da letto. Trovando Emma, con solo la sua vestaglia di seta, avvolta intorno al corpo nudo.
- Ti rendi conto, che ho dovuto chiedere il permesso a mia zia? - lo rimproverò. - Per vestirmi, qui con te. -
Era davanti allo specchio, con le mani tra i boccoli dei capelli.
Lui sollevò lo sguardo verso il soffitto, emettendo uno sbuffo divertito. - Non è una tragedia. -
- Dovevi chiederle scusa!-
- Per cosa?-
- Per il ritardo!- puntò il dito contro di lui, prima di emettere un gemito frustrato. - No, di nuovo!-
I capelli si erano sciolti. Ancora.
- Non puoi portarli sciolti?-
- No. Zia Eli me l'ha proibito. -
Neal la guardò interrogativo.
- O restavo a casa, loro, per vestirmi... oppure trovavo un'acconciatura 'elaborata'... - sbuffò. - Ho freddo, voglia di cioccolata calda, ed invece devo pensare a... questi stupidi capelli!-
Li tenne sollevati, verso un lato, mentre li fermava con un semplice ferretto. Li lasciò cadere sulla spalla, mentre cercava di legarli in un intreccio veloce.
- Prima di conoscerti... il massimo era una coda alta. O sciolti. Forse una treccia. - borbottò. - Ora, invece... devo essere alla tua altezza. -
Neal, restò con la camicia aperta tra le dita. - Non devi. Sei perfetta così. -
- Non mi distrarre! Sì! - e battè le mani come una bambina.
I capelli erano perfetti.
L'intreccio, le cadeva su una spalla, morbido. Mentre era 'poco tirato' dall'altro lato. Impreziosito, da quei fermagli per capelli che sua zia le aveva regalato.
Il ragazzo restò a guardarla, prima di emettere un - Wuao - sopreso.
- Non hai visto il vestito... - si allontanò in fretta, chiudendosi in bagno.
Quando ne uscì, Neal si stava ancora abbottonando la camicia, prima di mettersi i gemelli ai polsi.
Un finto colpo di tosse, richiamò la sua attenzione.
Emma era bellissima. Il vestito era lungo, a maniche lunghe. Bianco con dei ricami dorati lungo le maniche ed i fianchi. Uno scollo ad ali di gabbiano, che accentuava la linea del seno.
Uno spacco, laterale, percorreva la parte della gonna, impreziosito sempre dai ricami dorati.
- Come sto?-
- Sei.. stupenda. Accidenti. -
- Sul serio? Non è troppo?-
- No. Sei perfetta. -
Lei sorrise, mentre gli si avvicinava. - Puoi tirarmi su, la lampo sulla schiena?- e gli voltò le spalle.
E mai errore, fu più grande.
Il tocco delle dita di Neal, sulla sua pelle, le mandò dei brividi piacevoli. Facendola mugolare, mentre si lasciava andare e si rilassava.
Chiuse gli occhi, proprio nel momento cui lui, si chinava e le baciava il collo. Lasciando al suo passaggio, una scia rovente.
Le mani unite tra loro, chiuse sul suo stomaco, mentre la teneva contro il suo petto.
- Faremo in ritardo. -
Si staccò. Intontita dai baci, e dal desiderio di gettare tutto all'aria, con il solo scopo di fare l'amore con Neal.
Lui la guardò, allontanandosi, suo malgrado. Con il respiro corto ed il desiderio acceso negli occhi.
Bastò quell'attimo. Quello scambio di sguardi, per far crollare ogni autocontrollo.
Un attimo dopo, Emma era di schiena contro il muro, in braccio a Neal.
Baciandosi forsennati, con lussuria. Mentre la camicia di lui, ed il vestito di lei finivano sul pavimento.
- Non toccarmi i capelli. -
Trovò la lucidità di dire, prima che lui iniziasse a possederla con foga, contro il muro.



- Accidenti. -
Il respiro affannato, di entrambi, dopo l'amplesso.
- Già. -
Emma si guardò allo specchio, controllando i capelli. Ancora perfetti. Eccetto, quei ciuffi ribelli sfuggiti, che le ricadevano ai lati del viso.
- Lasciali così. - le disse, mentre l'aiutava ad indossare nuovamente il vestito. E tirava su la lampo.
Lei si lisciò la gonna, e mentre lui finiva di vestirsi, si ritoccò il trucco semplice.
- Siamo in tempo?-
- Sì, tranquilla. -


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Capitolo 68
*** Cap 68 ***











Cap 68












Elizabeth, sorrise soddisfatta nel vederli arrivare in tempo. E si congratulò con la nipote, per la splendida acconciatura elaborata.
Prima di fermarsi di fronte al ragazzo, ed aggiustargli il nodo della cravatta con fare materno.
Neal la ringraziò, guardandola.
- Posso dirti, che sei stupenda ... o Peter mi arresta?- le sorrise.
Elizabeth gli sorrise di rimando. - Tranquillo. - e mosse un passo per allontanarsi. Neal, la fermò. - Eli... io... -
- Cosa?-
- Grazie. - emise un sospiro liberatorio - Grazie per... esserci, ogni volta. Anche per me. -
- Oh, Neal! Sei di famiglia. - lo abbracciò di slancio. - Quindi non c'è da ringraziarmi. -
Il ragazzo la strinse, dolcemente. - Ti voglio bene. -
- Su, ora.. .basta. O mi commuovo e mi si rovina il trucco. -


Infine gli ospiti, erano tutti giunti. June aveva voluto organizzare la cena - tra loro, di famiglia. E tra chiacchiere e risate la serata stava svolgendo in maniera tranquilla.
Neal, incantato, osservò Emma mentre parlava con Diana. Sorrise spontaneo, quando lei sollevò lo sguardo e lo notò. Poi tornò a parlare con la donna, e lui parve rabbuiarsi.
Almeno, così notò Elizabeth che gli era seduta di fronte. Come notò, il continuo giocherellare della nipote, con l'anello o la collana che Neal le aveva regalato. Con quel sorriso leggero dipinto sul viso, e quella luce che le faceva brillare gli occhi.
- A cosa pensi?-
La domanda del marito, sussurrata.
- Osservo. Neal ed Emma. -
Il marito, interrogativo continuò - Come?-
- Guardali. E dimmi cosa noti.-
Peter, parve perdersi nell'osservare i due.
- Vorrebbero passare del tempo, solo loro due. Ma sono qui a cena. -
Seduti l'uno di fronte all'altro, sembravano componenti di uno stesso puzzle. Attirati come calamite.
Emma sollevava lo sguardo, appena Neal smetteva di guardarla. O viceversa. Appena la ragazza si distraeva, l'espressione cupa si faceva largo sul viso di Neal.
Elizabeth guardò il marito - Visto?-
- Sì.-
- La luce negli occhi di Emma? -
- Sta crescendo. E Neal, con lei pare abbia messo la testa a posto. - bevve un sorso d'acqua - Ma non dirglielo, o si monta la testa. - scherzò.
La moglie si mise a ridere, prima di baciarlo.



Il dopo cena, era calmo. Quasi languido. Neal, ne aveva approfittato per attirare Emma tra le sue braccia, portandola in mezzo alla pista per un lento.
- Non hai smesso di guardarmi. -
- Impossibile, non farlo. - le sussurrò, mentre premeva la mano contro la sua schiena.
- L'anno sta per finire... - gli disse, guardandolo. - Propositi?-
- Stare il più possibile con te... - ammise schietto. - Per te?-
- C'è ancora qualcosa che vorrei dimenticare. - gli disse sincera. - Ma c'è anche molto altro che vorrei ricordare. -
Neal le scostò, dolcemente, un ciuffo ribelle dal viso. - Un passo alla volta. -
- Stare il più possibile con te. - ripetè le parole di lui. - E continuare ad amarti. -
Lui deglutì emozionato, prima di sorriderle. - Si può fare. -
Poi si chinò, lievemente, e le posò un bacio sulle labbra. Fermandosi, in mezzo alla pista, senza dar conto a chi era intorno a loro.
Tenendole il viso con entrambe le mani, e riprendendo a baciarla con passione. Una volta, due... tre. Dovendosi fermare solo perché il tossicchiare divertito di Elizabeth, li aveva interrotti.
Neal fece spallucce, prima di tenersi stretto alla ragazza.



10


Si guardarono, ancora con le mani unite tra loro.


9


Emma inspirò fortemente, ed il profumo di Neal le solleticò il naso. Pervadendola di benessere, all'istante.


8


- Ti amo, Caffrey. -
- Anche io. -


7


Le grandi vetrate del locale, aperte sulla strada mostravano il mondo. Aveva inziato a nevicare.
Emma sorrise.
Neal, la guardò. - Usciamo fuori. - e praticamente, la trascinò fuori.


6


Altri pochi secondi, prima di salutare l'arrivo del nuovo anno. Diana e Jones li affiancarono, sorridenti.
Così anche Peter ed Elizabeth. June, Mozie.


5




Emma sorrise, sincera, mentre osservava e rispondeva con un cenno a Sarah Ellis.
Un altro proposito per il nuovo anno, poteva esser il voler accettare la donna. Forse, si poteva.


4




Il freddo era pungente, nonostante il cappotto. Così Neal l'avvolse nel suo abbraccio caldo.
Sentì il suo fiato contro il collo, mentre si chinava a sussurrarle - Ti amo - all'orecchio.


3




Elizabeth, stretta a Peter. Sorridenti entrambi, come due ragazzini.


2




- Farai la brava, quest'anno?-
La domanda di Diana, la distolse.
- Forse. -
- E tu, Caffrey?- ma fu Jones, a domandarglielo.
Neal, invece rimase a guardare Emma. - Ci posso provare. - e sorrise, al pizzicotto che lei gli aveva dato sul fianco.


1




L'anno era appena terminato. New York era illuminata dai fuochi d'artificio, e lentamente si stava coprendo di neve.

Era stato fulmineo, allo scoccare dell'ultimo secondo. Neal si era fiondato sulle labbra di Emma. Baciandola come se fosse l'unica cosa che lo tenesse in vita.
Stringendola contro il suo corpo, forte. Quasi a proteggerla dal mondo intero, e non dal freddo di quella notte.
Gemendo con lei nel bacio, senza dar segno di volersi allontanare.
- Ti amo, da impazzire, Emma. -
Ancora un bacio a fior di labbra.
- Zitto e continua a baciarmi. -
Gli si gettò contro, stringendo le braccia intorno al collo. Rabbrividendo di piacere, sentendolo premuto contro di sè.



Dovrei staccarmi da lei, ma non ci riesco.


Dovresti, per lo meno, per augurare l'anno nuovo agli altri.


Neal, le sorrise contro le labbra. E quando lei lo notò, lo interrogò con lo sguardo.
- Nulla. -
E la baciò di nuovo, sorridendole.
Non sapeva cosa l'anno nuovo, gli avrebbe portato. Ma aveva voglia di tener fede al suo proposito.
Stare il più possibile con lei e continuare ad amarla. Perché sapeva solo di essere consapevole, che senza di lei non poteva vivere.
Ed in quel momento, mentre la baciava e stringeva, quel raggio di due miglia erano il suo personale paradiso.




















Nda : Questo era l'ultimo capitolo della storia. E sinceramente, non avrei mai creduto di poter scrivere qualcosa di simile.
All'inizio era uno scambio di idee, con la mia amica Ambra. Avevamo deciso di tenerla per noi. Ma è stato l'amore per Neal Caffrey, a spingerci di pubblicarla. Così...
Abbiamo creato così la coppia : Neal / Emma. Senza sapere che qualcuno, potesse definirla addirittura OTP!
I battibecchi, i litigi tra loro, il modo di far pace. Di allontanarsi ed unirsi di nuovo. Ho adorato scrivere ogni pezzo, utilizzando per la maggiorparte varie idee della mia collaboratrice.
Abbiamo invidiato, persino, Emma che ha per sé Neal Caffrey.
Ma ciò di importante, alla fine siete voi. Senza di voi, non avremmo continuato. Senza le vostre recensioni, non avremmo scritto nulla di tutto ciò. Non avremmo riso, e non ci saremmo divertite - durante i passaggi più sadici (mio tocco personale)- pur di lasciarvi un pezzo di noi.
Vi ringraziamo per quanti di voi, l'abbiano seguita. E ringraziamo, chi la leggerà in futuro.
Con ciò, chiudiamo i saluti. E sì...io fredlove vi ho promesso il sequel. Ma non so quando ciò avverrà.
L'attesa potrà essere lunga, noiosa. Ma il tempo passa, senza che ce ne accorgiamo...





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