1° Capitolo
Il vicino lo osservava torvo dal numero cinque di Privet Drive, era come se sapesse
che quel ragazzo non era come gli altri, ma avesse un segreto molto importante
da custodire.
Teneva il tubo dell’annaffiatoio
abbeverando in modo molto superficiale le rose che solcavano i confini del suo
territorio con quelli del numero sette di Privet
Drive.
Nel fra tempo osservava con un
occhio evidentemente più sviluppato dell’altro la scena che avveniva al pianerottolo
del giardino del numero quattro.
Veramente quella scena era
insolita anche per un ragazzo strano come Harry Potter.
Si, perché un adolescente
magro e mal vestito strappava delle strane riviste
borbottando parole incomprensibili
all’orecchio umano.
Sembrava furioso a
giudicare dalla sua faccia.
Il babbano vicino sembrò
allontanarsi un attimo, per poi tornare con la sua famiglia messa in riga, che osservavano Harry come se lui fosse un fenomeno da circo, o
da manicomio visto la situazione pietosa.
Harry capì che era meglio
tornare dentro, anche se non voleva stare un solo attimo in più in compagnia di
quella che doveva essere la sua famiglia.
Il
ragazzo prese
i giornali che aveva strappato e una volta entrato in casa, corse in camera
sua, senza degnare nemmeno di uno sguardo
suo zio, che stava comodamente seduto su una poltrona di pelle, con lo
sguardo fisso sul televisore.
Si mise a correre, e quando
ebbe la porta chiusa alle sue spalle, si tuffò in modo
liberatorio sul suo letto, facendone
tremare i piedi.
Diede un
occhiata
alla sveglia quadrata che era posata sul comodino: segnava le cinque del
pomeriggio.
Non sapeva cosa fare:
l’unica cosa era aspettare che qualcuno dell’Ordine gli inviasse una lettera,
magari per spiegargli come stavano le cose.
Si voltò di scatto verso la
parete: sul letto vi erano poggiate altre copie della Gazzetta del Profeta.
Aveva controllato un
centinaio di volte quei giornali, per scoprire qualche dettaglio.
Anche il minimo particolare
avrebbe potuto svelargli qualche notizia sui suoi amici, sull’ordine, su
Voldemort o meglio ancora su Silente.
Era da quando la scuola era
finita che non aveva notizie di nessuno.
E voleva saperne di più
sulla storia di Silente.
L’unico articolo
riguardante Silente che lui ricordava di aver letto era sepolto tra le altre
copie, ma con la curiosità di trovare altri dettagli, si mise a cercarlo.
Lo trovò
solo dopo qualche minuto, era fra gli ultimi rimasti.
Sfogliò qualche pagina, poi
il suo sguardo incrociò la figura brillante di Silente che lanciava un sorriso
smagliante e accanto una minuscola foto di una
streghetta.
Aveva dei capelli neri molto ricci, e gli occhi tondi risplendevano di un azzurro
cielo. Sembrava avere anche lei un sorriso stampato sul volto e spesso indicava
l’articolo, come per incitare a leggerlo.
Harry in realtà non
ricordava di aver notato quella foto.
Effettivamente non aveva
neanche letto bene tutto l’articolo, perché già a metà era stanco di sentire
assurdità. Ma adesso era curioso.
L’articolo diceva:
Silente – Un Amico Soppresso
Cari lettori
di questa Gazzetta, volevo introdurvi l’argomento con un breve riepilogo di
quello che esso tratterà:
Silente è
ormai defunto, ma sapevamo come ha egli veramente
vissuto?
Se conosciamo
qualcosa, siamo sicuri di sapere tutto?
Leggete questo articolo e non vi deluderanno le risposte.
Albus
Percival Wulfric Silente è sempre stato uno studente ed un uomo modello.
Fin da quando
aveva cinque anni ha, con la magia, fatto imprese straordinarie.
Era il
migliore della famiglia, e anche di tutta Hogwarts.
La sua povera
e misera famiglia era composta da lui ( ovvero
Silente), da Alberfoth Gildren, suo fratello, e dalla madre Rebecca Cecilia
Elizabeth Silente.
Il padre gli
era morto anni prima ( a lui infinite condoglianze )
ma a quanto sembra dai miei studi, alla famiglia Silente non importava più di
tanto.
Sono infatti l’unica giornalista in campo ad essere riuscita a
trovare una storia che è davvero interessante, da non perdere.
Come
dicevamo, da bambino prodigio all’infanzia, a studente modello
nell’adolescenza, fino a quando non diventò vecchio, ma risultò
un buon preside ( secondo pochi, però!).
Ebbene giusto
che tutti conosciamo la vera storia di Albus Percival
Wulfric Silente:
lui nasce in un
paesino di Londra, sperduto nelle colline, dove viene cresciuto dalla madre
Rebecca dopo la morte del padre.
Deve essere
stato un periodo molto duro per il fratello, Alberforth, che
infatti , per
le
specialissime doti del fratellone veniva sempre messo da parte e in secondo
piano.
Fu lui infatti che lasciò la casa a soli sedici anni, decidendo di
non frequentare più Hogwarts. Ma allora, la madre dolce e affettuosa
Rebecca, che fine ha fatto?
Bhe, come
tutti quelli che abbiano un cervello si possano
aspettare, Albus partì, perché assetato di gloria e di fama: voleva sempre più
potere, fino a quando tutti sarebbero stati sottomessi a lui.
Ma la cosa
non gli riuscì perché la madre morì dopo soli due anni
dalla sua partenza, quindi dovette tornare in Inghilterra per celebrare il suo
funerale.
Fu lì che il
ragazzo conobbe Alfrod Hoopek Horace Nortor, un noto giornalista famoso che sia
caso essere il mio giovane fratello.
Insieme diventarono grandi amici, ma leggete cosa mio fratello ha scritto
di lui:
Non posso credere a quello che Albus ha fatto.
Eravamo amici per la pelle, stavamo sempre insieme ma
lui mi ha tradito.
Io volevo che lui mi spiegasse un po’ qual’era la situazione di suo
fratello, e perché non si parlavano quasi mai.
Ma lui ebbe una reazione a dir poco esagerata, sembrava
un matto appena nominai il nome del suo caro fratello.
Fu solo dopo che ci riappacificammo, quando io
inventai l’ Amentis
Veritasum ( una variante del Veritaserum) di cui
lui si prese il merito.
Ma non feci caso a ciò, volevo solo che lui fosse
contento, quindi non m’importò che lui si fosse preso il merito per una cosa
molto importante.
Purtroppo fui come soppresso da quando gli arrivò la
proposta di lavorare come preside nella scuola di Hogwarts,e
quando gli chiesi il perché di tutta quella arroganza lui mi rispose :
- Che ci vuoi fare. La fama
va e la fama viene. Vattene con Tu-Sai-Chi ( lui mi disse Vol..
Voldem... insomma, Voi-Sapete-Chi ) , e quello il tuo posto –
Bene adesso
che anche la relazione di mio fratello è stata rilasciata non ho altro da
dirvi: avete letto anche voi di quanto Silente sia
fuori di testa.
Harry era disgustato.
Avrebbe preferito non
averlo letto.
Le parole offensive e
disprezzanti della giornalista risuonavano nella sua testa, cercavano invano di
trovare un qualcosa che le avrebbe distolte dai suoi pensieri.
Poi avvicinò il giornale ai
suoi occhi, riuscendo a leggere la firma della giornalista:
si firmava Melinda Nortor .
Effettivamente aveva lo
stesso cognome della persona che aveva rilasciato la testimonianza.
Non ci poteva credere.
Gli veniva già molto
difficile poter pensare che Silente avesse avuto un ‘infanzia,
non riusciva neanche ad immaginarselo come un vecchietto che disprezza chi gli
sta attorno.
Non era quello che gli
aveva insegnato.
Era stato proprio Silente a
ripetergli migliaglia di volte che la forza più grande è l’amore, che solo
contando nell’amicizia si può sconfiggere ogni male.
Non poteva neanche solo
sfiorargli il pensiero che Silente fosse egoista e
presuntuoso , ma anche approfittatore.
Mentre ripensava a quello che
Melinda Nortor aveva scritto, gli venne in mente una cosa.
Forse nel giornale dopo ci
sarebbe stato qualche altro articolo scritto da lei.
Prese con le dita serrate,
quasi di ferro il giornale, e lo aprì.
Dopo averlo sfogliato,
sempre nella stessa posizione ma con delle foto più grandi vi era scritto a
caratteri cubitali il titolo dell’articolo:
Silente: il
ministro ha riconosciuto la sua insanità mentale
Harry venne
attraversato da un brivido di paura.
Era strano, ma lo
spaventava ciò che pensava potesse esserci scritto in
quelle pagine:
Cari lettori, per chi magari non ha letto l’articolo scorso, volevo informarvi che finalmente il ministro ci ha dato
retta.
Come nello scorso numero abbiamo dimostrato,Silente
è pazzo.
Non ci sono altri modi per definire la sua assurda insanità
mentale.
E allora con il ministro stesso che ci siamo rivolti e lui ci
ha confermato che fra due giorni minimo sarà
confermato da uno statuto effettuato insieme al San Mugo, che Silente era
effetto da insanità mentale.
Finalmente, con questo documento scritto che è una prova
agghiacciante, tutti quelli che difendono Silente
potranno stare a casa a riposarsi, visto che non è legale difendere un pazzo.
Nell’articolo di oggi, dopo le lettere
dei miei lettori, volevo anche rilasciare un’intervista che è stata fatta ad
due ragazzini allievi di Hogwarts, incontrati per caso alla Gringott.
Il ormai defunto professor Silente, come si comportava con voi Grifondoro?
E con il
resto delle case di Hogwarts?
Lui era buono con tutti, vero Colin?
Si, il professor Silente è uno degli uomini che vanno
più rispettati in assoluti.
E’ in oltre da ricordare che lui è stato uno dei
pochi ad avere il coraggio di sfidare Vol... Voldemort faccia
a faccia!
Ma come ha
lei il coraggio di pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi senza avere un briciolo di
paura, signor Canon?
Bhe, io... me lo ha
insegnato un mio compagno di scuola, Harry Potter.
Lui mi ha fatto capire che avendo paura di un nome, è
ancora maggiore la paura per la persona stessa. E
aveva ragione, forza Harry!
E lei che ne pensa, signor Paciock ?
Io... veramente... si
Harry è una persona straordinaria e se leggerà quest’intervista volevo dirgli
che ES continuerà solo per lui, in suo onore ... bravo, Harry ... sei forte!
Cosa significa ES, non capisco?
Niente.
E’così finisce
l’intervista con il signor Paciock e con il signor Colin Canon.
A quanto avete letto è chiaro che stanno
dalla parte di Harry Potter e quindi chiaro che come Potter, anche loro sono
dei matti.
Forse sarà stato Silente ad influenzarli, chi lo saprà mai?
Alla
prossima!
Melinda Nortor
Era incredibile.
Ora si
che l’aveva fatto vero incavolare.
Era contento che Neville e
Colin avessero rilasciato un’ intervista, ma non gli
piaceva affatto ciò che la Nortor aveva scritto a fine articolo.
Questa giornalista era
quasi più odiosa di Rita Skeeter .
Anzi no quasi, lo era.
Mentre stava rigirando il
giornale per vedere se c’era scritto qualcosa in più, sentì uno strano e
fastidioso rumore.
Si voltò,
gli sembrava tutto molto strano.
Poi vide la
sua civetta bianco neve picchiettare dolcemente sul vetro della
finestra.
Sulla zampa sembrava avere
rilegata una busta molto ampia, e sembrava che ci fosse stampato un nome, forse
Weasley.
Aprì la finestra e fece una
carezza ad Edvige.
- Come stai piccola? – le
disse, lasciandola entrare in gabbia.
Poi prese la busta bianca e
sporca e la aprì velocemente.
Poteva essere una lettera
di un membro dell’Ordine, o una lettera di Ron o Hermione, era comunque molto importante.
Quando la ebbe a pochi centimetri
dagli occhi, capì che aveva letto bene.
C’era scritto proprio
Weasley, e all’interno conteneva una lettera molto pulita e ordinata e un
oggettino che sembrava uno spazzolino.
Harry prese la lettera e la
lesse molto velocemente:
Harry, non possiamo scrivere molto.
Ti abbiamo dato una passaporta che ti porterà in luogo sicuro (
usala a mezzanotte ), lì verrà a
prenderti qualcuno d’insolito che ti farà bere una pozione polisucco e poi due
maghi dell’ordine ti porteranno alla tana. Ti spiegheremo tutto dopo.
A presto
Sembrava la scrittura del signor
Weasley.
Era comunque
molto contento che lo venissero a prendere.
Non voleva assolutamente
restare un attimo di più in compagnia dei suoi zii.
Anche se la sua opinione era sicura, doveva ammettere che negli ultimi giorni non
avevano più fatto tanta baldoria anche quando solo diceva la parola magia .
Zio Vernon non aveva più
scatti di rabbia nervosi, e le vene non sembravano esplodergli, e Dudley non si
faceva quasi più sentire.
Guardava solo la TV ho usciva con i suoi amici, magari picchiando qualche povero
bambino indifeso, fregandosene di quanto era piccolo.
E zia Petunia non aveva più
messo il naso nelle cose personali, forse perché si spaventava che per sbaglio
poteva toccare qualcosa che l’avrebbe fatta diventare un mostro, in fondo era
una stupida babbana, ma comunque non gli importava di
quello che Harry faceva.
E per lui era un bene.
Mentre ripensava a tutte quelle
cose, sentì bussare alla porta.
Gettò la lettera sul letto
ed, evitando di calpestare le pagine di giornale aperto che ricoprivano il
pavimento, si tuffò sulla porta.
Pressò la maniglia.
Dudley era in piedi di
fronte a lui, osservandolo da capo a piedi come se fosse un mostro.
- Che
cosa vuoi? – disse Harry pensando che si trattasse di una semplice burla
infantile.
- Non t’interessa! – grugnì
Dudley arricciando il naso.
- Non capisco – disse Harry
accennando ad una smorfia – sei venuto qui a bussare
alla mia porta, magari anche con l’intenzione di entrare nella mia stanza, e
pensi che io stia qui a fare lo scemo con te? No, grazie, quel mestiero lo fai bene da solo – disse
Harry muovendosi nel gesto di chiudere la porta.
Poco dopo se ne pentì.
Si, si era pentito di aver
trattato così male Dudley, perché appena stava per chiudere la porta, essa
sembrò come bloccarsi.
La scarpa di Dudley teneva
fermo lo spigolo, impedendone la chiusura.
- Voglio
parlarti ... per fav... per favore – disse.
Era incredibile.
In tutta la sua vita Harry
non ricordava di aver mai sentito Dudley ringraziare qualcuno, mai.
Ma Harry ne
era lieto.
- Entra –
disse quasi soffocando un respiro.
- ... e scusami per averti
trattato così male – ripeté in tono di chi vuole farsi perdonare .
- Allora... perché sei...
insomma, ... venuto qui? – disse.
- Io – Dudley si sedette
nel letto, facendolo quasi sprofondare- volevo chiederti una cosa – disse.
- Parla,
non fare caso a questa confusione – disse Harry in tono più amichevole.
- Volevo parlarti del fatto
... si, tu mi hai parlato della guerra ... che si sta svolgendo nel tuo paese –
disse Dudley leggermente imbarazzato.
Non avevano mai parlato
faccia a faccia.
Harry annuì comunque.
- E
io... tu hai detto che non siamo al sicuro in questa casa, hai parlato di un
certo incant... incantesimo – disse Dudley – che ci proteggeva fino a quando tu
non avessi avuto diciassette anni, e quindi diventassi maggiorenne – finì.
- Si, è proprio così –
annuì, non riuscendo a capire in che punto volesse
arrivare.
- Bhe... io... io ho paura
Harry – annunciò, facendo calare silenzio completo nella stanza .
- Si, mi spavento perché
... ti ascoltavo mentre tu raccontavi delle cose terribili che succedono nel
tuo mondo , e sono terribilmente preoccupato per la
mia famiglia – disse Dudley.
- Io ... non credevo che
tu... si, insomma, provassi paura.
Bhe, ti prometto assolutamente che farò
proteggervi in ogni modo possibile e immaginabile, in fondo ,
anche se siate stati una famiglia insopportabile , siete pur sempre la mia
famiglia – disse Harry, quasi non riuscendo a credere a quello che usciva dalla
sua bocca.
- Grazie
, cugino ... ma non aspettarti che ti tratti sempre così in modo
sdolcinato, chiaro ?! – disse Dudley in tono minaccioso, rovinando l’atmosfera
che si era creata.
Ad Harry non andava di
rispondere, era troppo stanco per farlo.
- Va bene, adesso forse è
meglio se tu te ne vada, sai , per non rovinare il tuo
carattere da bullo che finora hai mantenuto – disse Harry.
- Lo sai che ti dico... hai
ragione – disse.
Dudley si alzò con un aria molto spavalda, e uscì immediatamente dalla porta.
Harry, mentre i suoi
pensieri abbandonavano la possibilità che lui un giorno sarebbe
potuto essere un perfetto cugino con Dudley, ebbe un’idea.
Era forse venuto il momento
di farlo.
Ovvero di prepararsi a partire.
A quanto diceva la lettera
doveva usare lo spazzolino a mezzanotte.
Erano le
nove di sera, quindi gli conveniva darsi una smossa.
Prese il baule dove aveva
conservato tutto.
Mentre piegava
con cura il mantello dell’invisibilità e lo metteva in uno scompartimento del
baule, ripensava che quella stessa notte, proprio a mezzanotte, avrebbe compiuto
diciassette anni.
Poteva essere finalmente
maggiorenne, smaterializzarsi, usare gli incantesimi quanto voleva, poteva
finalmente unirsi con la sua vera natura.
Effettivamente anche da
quando era piccolino lui aveva sempre saputo, all’interno più profondo del suo
cuore, che quello non era il suo posto.
Non era a Londra che doveva
stare.
Ma bensì in luoghi più
segreti, luoghi dove la magia era la parola d’ordine.
Non poteva rinnegare la sua
natura e poi era fierissimo di averla.
Si bloccò un attimo quando
le sue dita lunghe afferrarono la cornice d’argento posta sopra al suo
comodino, vicino al letto.
Vi era stampata una foto
dei suoi genitori.
Lily e James Potter
sorridevano, stringendosi forte, come solo quando si è innamorati si fa.
Era incredibile anche a sol
pensarci l’amore che ognuno provava per l’altro.
Mentre Harry Potter si
godeva per quei pochi attimi che gli restavano, l’amore per
cui lui era nato, qualcuno osservava la scena, anche un po’ commosso.
Proprio nello spigolo più dimenticato
della stanza, si era appena smaterializzato qualcuno.
La materializzazione
era avvenuta in assoluto silenzio, se no Harry lo avrebbe sentito. Ancora una
volta si trovava in quelle posizioni.
Era sempre lì, ad osservare
dietro della stoffa colorata ciò che voleva vedere.
Era troppo spaventato per uscire allo scoperto, aveva paura della reazione che
avrebbe potuto avere.
Preferiva stare là,
protetto solamente da uno scarso mantello dell’invisibilità,
a guardarsi la scena di
Harry che ricordava la sua famiglia.
Almeno lui aveva ricordi
belli della sua famiglia.
Proprio mentre la figura
nascosta stava lì a pensare, un plop
assordante risuonò nelle teste di tutti e due.
Harry si voltò di scatto,
nervoso.
La cornice cadde a terra,
ma non si fece niente di irreparabile.
Era qualcuno dall’aria
familiare.
- Professor Vitius???? Ma che ci fa lei qui?- disse
Harry vedendosi spuntare l’omuncolo da dietro la schiena.
- Ragazzo mio, so che sarai
sorpreso ma sto svolgendo una cosa per ordini di
Silente, il professor Silente - .
Draco stesso era
stranizzato da quella affermazione .
Nota Dell ‘autore.
Non ho molto da dirvi, spero solamente che questo
capitolo vi sia piaciuto.
Vi prego... recensite!!!!!!!!!!!!!!!!!