You call that a kiss?

di MissAliceLiddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** Crush ***
Capitolo 4: *** Remember? ***
Capitolo 5: *** I wanna know what love is ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


08:20, la campanella era appena suonata al liceo Senju. Il professor Sarutobi era in ritardo come al solito ma tutti gli alunni (la maggior parte ragazzi) erano già seduti al loro posto. Il professore entrò e salutò pacatamente i ragazzi.

“Buongiorno ragazzi”

“Buongiorno professor Sarutobi” risposero i ragazzi all’unisono.

“Oggi c’è una bella sorpresa per voi. E’ arrivata una nuova ragazza da un’altra città, trattatela bene e cercate di metterla a suo agio. Coraggio Kushina entra.”

Dopo quelle parole una ragazzina di sedici anni dai lunghi capelli rossi varcò la porta. Era timida, guardava a terra imbarazzata e impaurita da quella classe nuova. E in quel momento gli occhi azzurri di lui si posarono su di lei.

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Capitolo 2
*** Flashback ***


10 anni prima

“Ok, chi prende il bastoncino più corto dovrà prendere in giro Pomodoro rosso. È da un po’ che la stiamo lasciando tranquilla.”

“Va bene, dobbiamo muoverci però, fra un po’ suona la campanella”

I maschietti di prima elementare si divertivano così, non erano cattivi ma amavano fare i dispetti, e la loro vittima preferita era Kushina, anche se lei alla fine riusciva sempre a farla franca perché riempiva di botte tutti quelli che la prendevano in giro per i suoi capelli rossi.

Purtroppo fu Minato a prendere il bastoncino più piccolo e quindi fu costretto ad andare da Kushina, proprio lui che non aveva nulla contro di lei, infatti era l’unico a trovare semplicemente meravigliosi i capelli della bambina.Un po’ riluttante dovette accettare le condizioni del gioco e andare da lei.

La piccola Kushina stava raccogliendo delle margherite nel prato, il rosso dei suoi capelli armonizzava perfettamente con il bianco di quei fiori che ora lei si divertiva a spargere qua e là lungo la sua chioma fluente. Il rosso dei suoi capelli, il bianco delle margherite, il verde del prato, quei colori si armonizzavano perfettamente, erano magnifici nella loro diversità, e questo metteva Kushina di buonumore, la faceva sentire uguale a tutti gli altri bambini anche se si sentiva sempre fuori posto a causa dei suoi capelli rossi. Non notò subito Minato accanto a lei, appena lo vide gli sorrise amichevolmente, le era simpatico quel bambino, era l’unico che non la prendeva in giro.

Minato si sentì un groppo in gola ma fu costretto a farlo, altrimenti i suoi amichetti lo avrebbero preso in giro per sempre.

“Ciao” disse Kushina tranquillamente.

“Pomodoro, pomodoro, pomodoro rosso!” Minato cominciò a canzonarla. Sotto sotto era divertente.

“Sei rossa e tonda come un pomodoro, sono sicuro che se ti spingo rotoli giù e ti spiaccichi a terra proprio come un pomodoro”. Minato cominciò a ridacchiare sentendosi forte grazie all’appoggio dei suoi amichetti.

Kushina gettò la sua coroncina di margherite e tirò un pugno fortissimo in pieno volto a Minato.

Calò il silenzio interrotto quasi subito dal suono della campanella e dalla corsa di tutti i bambini in classe. Rimasero solo loro due, in silenzio. Dopo pochi secondi Minato scoppiò a piangere.

“Ahiaaaaa, mi hai fatto male, brutta strega!”

Kushina gli tirò un altro pugno in testa. “Così impari.”

Minato continuò a piangere a dirotto.

“Ahia che maleeeeeeeeeeeeeeee. Mi fa malissimo”

“Ssssh vuoi finirla? Se ci sente la maestra ci metterà in punizione e non avremo il dessert a mensa per una settimana”

“Non m’importa, sei cattiva, mi hai fatto malissimo, ahiaaaaaa”

“Sei proprio una femminuccia, ma vuoi stare zitto?”

“No, non sto zitto, mi hai fatto male, voglio che la maestra ti metta in punizione, te lo meriti. Maestra, maestraaa” Minato cominciò a urlare e a fare i capricci, se continuava così la maestra li avrebbe scoperti e sarebbero stati guai per Kushina. Doveva zittirlo a tutti i costi.

I piagnistei di Minato continuarono e Kushina sentì dei passi, li aveva scoperti. Sarebbe potuta scappare via ma quella femminuccia di Minato avrebbe sicuramente fatto la spia, disperata si avvicinò a lui e lo baciò. Fu un bacio semplice, una richiesta gentile dopo tanta violenza, un gesto di infinita innocenza e di semplicità straordinaria.

Di sicuro Minato non si aspettava una reazione simile da parte della rossa, l’unica cosa positiva fu che la smise di piangere e quindi la salvò dalla punizione.

Nei giorni successivi Minato fissò a lungo Kushina ma lei lo ignorava totalmente, picchiava gli altri bambini e faceva tutto normalmente come se niente fosse successo. Pochi giorni dopo Kushina si trasferì in un’altra città per il lavoro dei suoi e dopo qualche mese quel bacio scomparve dai ricordi di entrambi.

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Capitolo 3
*** Crush ***


A Kushina venne assegnato un banco centrale in modo da non farla sentire troppo in ansia al primo banco. La ragazza andò a sedersi e cominciò subito a scribacchiare qualcosa su un quadernino rosso, seguì attentamente la lezione e annuì ad ogni spiegazione, ma quando le venne rivolta la prima domanda la risposta fu sbagliata e fece ridere tutta la classe. Certo forse non era una ragazza brillante a scuola ma almeno era buffa. La campanella suonò prima del solito, o almeno così sembrò a Minato. Tutti uscirono dalla classe mentre Kushina, più impacciata che mai, cercava di mettere a posto libri e quaderni per poi correre a prendere l’autobus, per la fretta le cadde il quadernino rosso da mano. Minato, l’ultimo rimasto in classe insieme a lei, si chinò e lo raccolse “Ecco a te Kushina” e subito la illuminò con il suo sorriso radioso, ma Kushina non lo ringraziò nemmeno e sfrecciò a tutta velocità fuori dalla classe.

“che tipo!” Minato sorrise e uscì tranquillamente dalla classe, attraversò il corridoio, salutò alcuni ragazzi fermandosi anche a parlare un po’ e infine salì tranquillamente sul pullman sedendosi accanto a una Kushina affannata, dopo pochi istanti il pullman partì.

“ma come..” Kushina era esterrefatta.

“beh diciamo che sono il ragazzo più veloce della scuola, diciamo che è un talento innato che ho. E ora, visto che ho attirato la tua attenzione, posso presentarmi, sono Minato Namikaze” disse con un sorriso radioso e con gli occhi azzurri che risplendevano mentre ammirava la chioma rossa di lei.

“piacere, sono..no aspetta, tu lo hai già sentito il mio nome in classe, vero?” disse Kushina con la sua vocina acuta.

“beh in effetti sì, Kushina Uzumaki!” Minato scoppiò a ridere, la sua risata era così spontanea e contagiosa che fece ridere anche Kushina.

Passarono alcuni minuti, il pullman fece un paio di fermate e all’improvviso Minato scomparve dal sedile accanto a quello di Kushina, a quanto pare la sua velocità aveva fatto di nuovo effetto.

Era passata una settimana dall’arrivo di Kushina e ormai non veniva vista più come “quella nuova” anche se la sua chioma rosso fuoco attirava di gran lunga l’attenzione, ma Kushina la sfoggiava come se fosse un gioiello prezioso. Era fantastica, orgogliosa e sicura di sé, peccato che a scuola non brillava per niente. A primo impatto dava l’impressione di essere una piccola genietta  ma in realtà non era per niente una studentessa diligente, l’unica cosa che le riuscivano bene erano gli sport, Kushina era una sportiva nata, batteva anche i ragazzi delle classe superiori negli sport più virili come il rugby o la lotta grecoromana.

Quel giorno faceva particolarmente caldo per essere ottobre e quindi durante l’ora di ginnastica la classe di Minato e Kushina uscì fuori e fece quindici giri di campo come esercizio di riscaldamento, Minato finì dopo pochi minuti mentre tutti gli altri erano al terzo o al quarto giro. A Kushina infastidiva il fatto che lui corresse così veloce, la infastidiva molto e quindi lo sfidò apertamente.

“Ehi, sono stufa di vederti mentre ti vanti di essere il più veloce di tutti. Perché non corri contro di me? Ho battuto tutti quelli che ho sfidato in qualsiasi sport, riuscirò a battere anche te vedrai!” Kushina era sicura di sé, fin troppo sicura.

“Eh, no, ma io..” Minato cercò in tutti i modi di tirarsi indietro, ma Kushina lo stuzzicava e stava cominciando a formarsi una bella folla in giardino visto che le altre classi erano fuori per la ricreazione. “E va bene, ci sto! Se perdi però non metterti a piangere, carina!” Minato si mostrava spavaldo come Kushina, ma alcuni capirono subito che era solo una facciata.

I due si misero l’uno accanto all’altra e aspettavano che qualcuno desse il via.

Un ragazzo dai capelli nerissimi diede il via e i due cominciarono a correre. Kushina era molto veloce e all’inizio riuscì a tenere testa a Mianto e a un certo punto lo superò per un attimo, ma l’attimo dopo non vide più Minato e lo ritrovò al traguardo con il suo solito sorriso gioioso.

“Ho vinto io, dolcezza, perché non mi fai i complimenti?” dopo le provocazioni della rossa era arrivato il momento della rivincita di Minato.

Kushina arrivò da lui, era furiosa, si avvicinò a Minato fino a quasi alitargli sul viso e gli tirò un bel pungo dritto in testa. “così impari! Ci vediamo sul campo di pallavolo, voglio proprio vedere se riesci a battermi lì”

La botta in testa che prese Minato fu molto forte, ma non si fece troppo male, quel dolore gli era piuttosto familiare, chiuse gli occhi e cercò di ricordare, e una risposta rimasta sopita fin troppo a lungo arrivò da lui. Kushina era quella bambina coi capelli rossi, quella del suo primo bacio. 

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Capitolo 4
*** Remember? ***


Ricordare improvvisamente chi fosse Kushina fece spuntare un sorriso strano sul volto di Minato. Non esprimeva la sua solita allegria spontanea, sembrava quasi un sorriso commosso, uno di quei sorrisi che si fanno quando lasci una parte della tua vita e sai di non poterla più ritrovare, invece lui l’aveva ritrovata eccome. In quel momento si sentì così stupido per non averla riconosciuta subito. Tutti gli indizi portavano a lei, ma perché non se n’era reso conto? Perché aveva dimenticato la bambina coi capelli rossi? Erano passati dieci anni e aveva dimenticato tutto, era stato un folle!

Dopo aver capito chi fosse Kushina, Minato sentì il bisogno di correre da lei e di dirglielo subito, ma appena entrò in palestra venne quasi colpito da una pallonata che si schiantò violentemente contro il muro provocando un rumore sordo. Già, lui l’aveva fatta arrabbiare, e ora non l’avrebbe passata liscia. Doveva scendere in campo e affrontarla prima di poter parlare apertamente con lei e dirle tutto.

Appena entrò in campo Minato organizzò la sua squadra e si mise in difesa: tutti i palloni di Kushina sarebbero arrivati tutti a lui. Iniziò la partita e Kushina era alla battuta, le bastò agitare la sua chioma rosso fuoco per far perdere lucidità a Minato, ormai lui era troppo preso da lei.

SBAM! La prima pallonata gli balzò dritta in petto e lo scagliò al suolo. Il primo punto andava a Kushina.

“e questo è solo l’inizio biondino!” Kushina era decisamente infuriata.

Le battute vincenti di Kushina su Minato continuarono a lungo, nonostante lui fosse velocissimo non riusciva mai a prevedere le mosse di lei, aveva perso lucidità e si sentiva confuso. Arrivati alla decima battuta Minato chiuse gli occhi: per un istante doveva smetterla di guardarla, doveva smettere di pensare a lei.

Con gli occhi chiusi ogni suono era intensificato, Minato sentì il fischio dell’arbitro, lo spostamento d’aria causato dalla palla, quella sfera bianca che era pronta ad entrare in collisione con lui, fece un passo indietro e riuscì a ricevere, ce l’aveva fatta!

La palla passò nelle mani dell’alzatore che, come previsto dallo schema deciso prima, passò la palla a Minato, ma scontrarsi con il muro di Kushina e con i suoi occhi profondissimi rese quella schiacciata inutile, la palla passò nuovamente alla squadra avversaria, l’alzatrice passò la palla a Kushina e lei schiacciò violentemente contro Minato colpendolo in pieno viso.

Dopo quella pallonata il biondo cadde a terra stordito. Il mal d’amore e il dolore persona gli venivano causati dalla stessa persona e il suo corpo non sapeva come reagire. All’improvviso sentì un fluido caldo scorrergli sul volto, era sangue, stava sanguinando dal naso.

FIIIIIH! Il fischio dell’arbitro fermò la partita e il professore di ginnastica corse subito da Minato; controllate le sue condizioni costrinse la colpevole di tutto ad accompagnarlo in infermeria. Riluttante, Kushina dovette accettare e fu anche costretta a prendere il povero Minato per mano visto che era tutto intontito.

Il tragitto dalla palestra all’infermeria comprendeva un lungo corridoio. Kushina e Minato lo attraversarono in silenzio, ma a un certo punto lei parlò. “Non volevo farti tanto male, volevo solo fartela pagare, sei proprio una femminuccia!”

Minato si mise a ridere. “Non è la prima volta che fai così, te lo assicuro!”

Kushina gli stritolò il polso “cosa hai detto scusa?”

Minato rimase in silenzio, erano arrivati in infermeria. L’infermiera medicò Minato ma gli consigliò di rimare lì a riposare e costrinse una Kushina fin troppo annoiata a fargli compagnia. Lui steso e lei seduta accanto a lui, Minato non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Dopo alcuni minuti di silenzio il biondino si alzò e si mise a sedere. “Prima non ti ho riposto, ma era vero quello che dicevo. Non è la prima volta che mi fai male, è solo passato tanto tempo da allora.”

Uno strano dubbio si insidiò in Kushina, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa trovò le labbra di Minato sulle sue e, sorprendendo anche se stessa, si ritrovò a ricambiare quel bacio così dolce e goffo allo stesso tempo.

E fu in quel momento che ricordò ogni cosa. 

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Capitolo 5
*** I wanna know what love is ***


Una bambina che veniva presa in giro dai suoi amichetti per i suoi capelli rossi, un bambino biondo dagli occhi azzurri che si era offerto di diventarle amico, un prato pieno di margherite, una coroncina di fiori, uno scherzo di cattivo gusto, un pugno, le urla, le lacrime, la fuga, un bacio, il silenzio. Tanti piccoli flashback guizzarono nella mente di Kushina come dei pesciolini rossi e lei si trovò costretta a sgranare gli occhi e a interrompere quei ricordi. Stava baciando lo stesso bambino che aveva baciato dieci anni prima, il bambino biondo che le stava tanto simpatico e che la faceva arrossire, l’unico bambino di cui si fosse fidata e, paradossalmente, l’unico che l’aveva delusa. A quei tempi si dimenticano presto gli screzi, e il trasloco le facilitò molto le cose, ma ora Kushina doveva scontrarsi nuovamente con un passato doloroso fatto di bambini cattivi e insulti gratuiti. Improvvisamente si staccò dalle labbra di Minato.

“Scusami, è stato più forte di me, io..” furono le uniche parole che riuscì a borbottare il biondino.

“Vedo che stai molto meglio, posso anche andarmene, mi stavo giusto annoiando!” rispose Kushina seccata.

“Ma.. Kushina, tu ti ricordi di me, vero?” negli occhi di Minato si leggeva la speranza a lettere cubitali.

“Certo, sei quello con cui ho perso, che ho picchiato e che picchierò nuovamente se proverà nuovamente a baciarmi.” Kushina era furiosa. Dette quest’ultime parole, sbatté forte la porta dell’infermeria e se ne andò.

Minato rimase attonito a fissare la porta azzurra dell’infermeria, come se potesse far tornare Kushina indietro continuando a fissarla, non sbatteva nemmeno le palpebre. Dopo lunghissimi minuti, alzò la mano, come un gesto meccanico e si sfiorò le labbra: aveva ricambiato quel bacio, si ricordava di lui. Non ne era certo, ma aveva questo presentimento e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. La gioia e l’emozione si mescolarono al dolore, un dolore che divenne un capogiro e per questo dovette stendersi su quel letto duro dalle lenzuola verde acqua. Da lontano si sentivano le voci dei ragazzi che erano usciti nuovamente fuori, Minato chiuse gli occhi e dopo qualche minuto sentì la voce di Kushina che incitava le altre ragazze a correre con lei. La voce squillante e melodiosa allo stesso tempo di lei, il pensiero di poter riposare lì e di non dover seguire altre lezioni, il soffio leggero del vento e l’odore acre dell’infermeria chiamarono Morfeo e si addormentò dolcemente.

Passò qualche ora e Minato si risvegliò che fuori era buio, salutò l’infermiera con un cenno della mano e tornò a casa. Il tragitto verso casa sua non gli era mai sembrato così bello. Mentre camminava si soffermò a guardare quei particolari che non notava mai quando correva: le gocce di pioggia sugli alberi, il gatto della vicina che si stirava sul muretto, i litigi fra una coppia di sposini, sua madre che si sistemava il grembiule mentre cucinava. Tutti questi particolari erano come Kushina: erano sempre stati sotto i suoi occhi ma lui non li aveva mai notati.

Il giorno dopo Minato non andò a scuola, e nemmeno il giorno seguente e la cosa sorprese Kushiha, davvero gli aveva fatto così male? Alla fine lei non era una cattiva ragazza, solo odiava gli spacconi e tutti quelli che la sfidavano. Era ambiziosa e orgogliosa, ma cattiva proprio no. Per tutto il pomeriggio rimuginò sul da farsi e senza che se ne rendesse conto si trovò davanti a casa Namikaze. Non sapeva dove abitasse Minato ma riconobbe la sua voce mentre chiamava sua madre. Sì, quella sembrava una gabbia di matti: si sentivano miagolii vari e l’abbaiare di un cane, la voce della signora Namikaze che urlava e all’improvviso Kushina vide un lampo giallo, fu per un secondo, poi dovette sbattere forte le palpebre per vedere di nuovo bene, le era successo anche mentre correva contro Minato, doveva essere sicuramente lui. All’improvviso ci fu un urlo, era una voce maschile, doveva essere il signor Namikaze. Tutto si fermò, tutti rientrarono e tutti scoppiarono a ridere, a quanto pare il padre di Minato non era davvero minaccioso o pauroso. Kushina sospirò e suonò il campanello. Dopo il suono del campanello sentì un rumore simile a una valanga, forse tutti si stavano precipitando ad ordinare e a far finta di sembrare una famiglia normalissima.

Dopo qualche minuto la porta di casa Namikaze si aprì e apparve una donna giovane dai lunghissimi capelli biondi e dal sorriso smagliante. Una voce stridula accompagnava quella figura così luminosa ed elegante. “Ciaaaaao cara, non ti conosco, chi sei?”

Kushina tirò un bel respiro per non impazzire in quel preciso istante. “Ehm, salve signora. Non sono sicura di essere nel posto giusto ma ero venuta a trovare Minato, manca a scuola da due giorni e diciamo che..ehm, sì, beh, è colpa mia, in parte naturalmente!” biascicò Kushina balbettando.

“Oh che caara che sei! Hai indovinato, Minato abita qui! Entra, entra pasticcino. Lo sai che hai dei capelli meravigliosi? Sei davvero una bella ragazza! Non sarai mica la fidanzatina di mio figlio?”

Kushina divenne più rossa dei suoi capelli e poi sbuffò, lo faceva sempre quando era nervosa. “No, macché, per ora non sono interessata ai ragazzi. E comunque sì, ho dei bei capelli ma niente in confronto ai suoi, signora.”

La madre di Minato sorrise. “è solo questione di tempo mia cara.” La sua voce per un attimo era diventata molto meno acuta ma poi tornò alla normalità quando arrivò in cucina dove c’era suo marito.

“Caaaaro, guarda questa bella signorina, è venuta a trovare Minato. Non è davvero carina!”

Il signor Namikaze era un signore basso e grassottello, non era bello ed elegante come sua moglie, ma aveva lo stesso sorriso del figlio e i suoi occhi brillavano come zaffiri alla luce del sole e, erano occhi pieni di vita quelli.

Trovarsi certi occhi addosso poteva mettere a disagio, ma Kushina si sentì improvvisamente tranquilla, bastò un cenno del capo di quel signore per farle capire che la considerava una a posto. Dopo qualche secondo la voce stridula della donna si fece sentire di nuovo. “Minato è di sopra, vai cara, è la terza porta a sinistra.”

Dopo pochi scalini e qualche porta colorata Kushina si ritrovò davanti alla camera di Minato, la porta era aperta e lui era steso nel letto e le dava le spalle. Silenziosamente entrò in camera e si avvicinò a lui. Credeva che stesse dormendo e invece si ritrovò a un soffio dal viso di un Minato allibito che la guardò dritta negli occhi e nell’anima.

“E tu cosa ci fai qui?” Minato non poteva crederci.

“I-io, niente! Credevo che dormissi!”

“Sì, questo è un buon motivo per metterti a un passo dalle mie labbra” disse maliziosamente Minato. “tu mi tenti molto Kushina, lo sai?”

“Finiscila, altrimenti ti faccio male per davvero!” Kushina era nervosa e imbarazzata allo stesso tempo, strinse le mani in due pugni.

“Ehi, dai, io scherzavo” Minato si alzò e si mise a sedere e fece segno a Kushina di sedersi accanto a lui. “Sai, credo che io e te abbiamo sbagliato tutto, sia quando eravamo bambini, sia ora. Mi sento ancora in colpa per quello che ti ho fatto tanto tempo fa, e mi sento in colpa soprattutto per averlo dimenticato. Io e te eravamo amici ma io ho rovinato tutto per colpa di quegli stupidi e non ho avuto nemmeno il tempo per farmi perdonare. Sai che ora sono tutti in classe con noi? Ti sbavano tutti dietro e dicono che sei molto carina, ma sono intimiditi da te.”

Kushina scoppiò a ridere, non credeva di avere così tanto successo coi ragazzi.

“quando sei arrivata in classe il primo giorno mi sono soffermato a guardarti, sentivo che eri diversa dalle altre, ma non capivo il perché, alla fine sembravi una ragazza normale. Ho capito tutto quando ho scoperto che eri tu la bambina del prato di margherite” disse mentre le sistemava una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. “Vedi Kushina, tu mi piaci, mi piaci davvero. Mi piace il modo in cui cammini, o meglio corri, visto che sei sempre in ritardo a scuola, mi piacciono i tuoi occhi, un po’ verdi e un po’ azzurri e il tuo carattere da maschiaccio che in realtà nasconde una dolcezza infinita. Adoro i tuoi capelli rossi, rossi come le tue labbra, labbra che avrò baciato due volte al massimo, ma che ho sognato per molto tempo prima che i ricordi svanissero. Mi piace il fatto che tu sia te stessa e che ti piaccia esattamente così come sei. Mi piaci ora che sei qui accanto a me, come vorrei che fossi sempre.”

Kushina abbassò la testa incapace di reggere ancora la vista dei suoi occhi azzurro cielo.

“Senti” Minato le alzò il mento con un dito specchiandosi nei suoi occhi “Finora ci siamo solo rubati dei baci e..”

“li chiami baci quelli?” Kushina alzò un sopracciglio sarcastica. "A quanto pare non sei molto esperto di baci!"

“Kushina Uzumaki, ora ho intenzione di baciarti, anche a costo di farmi picchiare a sangue da te una volta finito. Però voglio che sia un bacio vero, non uno rubato.”

“Ehi, io non ricevo ordini da nessuno! Sono stufa di sentirmi sempre inadeguata con te, mi fai sentire strana, stupida e..”

Minato avvicinò il suo viso a quello di Kushina. “Beh forse ti piaccio, non credi?”

“Pffft, stai zitto!” prese Minato per il colletto “prova di nuovo a prendere in giro i miei capelli rossi e saranno guai per te!”

Dopo altre inutili parole, le loro labbra si incontrarono e quel bacio senza costrizioni divenne realtà. 

 

MissAliceLiddle's notes

ok, stavolta vi ho fatto aspettare tanto, ma volevo che l'ultimo capitolo fosse un po' più lungo e dettagliato. L'ho scritto a spezzoni ma spero che vi piaccia.

Colgo l'occasione per ringraziarvi tutti per aver seguito, apprezzato e soprattutto recensito la storia. <3

Credo che prossimamente scriverò altre ff di Naruto, quindi spero che continuerete a seguirmi!

A presto!

Peace, Love & Vintage

MissAliceLiddle

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