A Little Mess.

di nexxtoned
(/viewuser.php?uid=325128)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Lilith Casper ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***



Capitolo 1
*** 1.Lilith Casper ***


Capitolo 1 - Lilith Casper

Perché sono così incasinata?

Di solito delle adolescenti,delle semplici ragazze o come cazzo volete chiamarle si trovano ad affrontare problemi quali:

il rossetto da scegliere

le scarpe da indossare

i vestiti da comprare

Insomma problemi risolvibili in un batter d’occhio, con l’aiuto della tua mamma amica che magicamente ti comprende  o del tuo migliore amico che casualmente è un figone della madonna e casualmente è tuo amico e ti ama come più non mai.

Se invece ti ritrovi ad essere Lilith Casper hai ben altro a cui pensare.

Cominciando dal nome. QUALE RAZZA UMANA PUO’ ASSEGNARTI UN NOME COSI’ RIDICOLO E FAMILIARE SOLO AD UNO DI QUEI CAGNOLINI ODIOSI CAPACI SOLO DI URLARE E AD APPARTENERE AD UNA DI QUELLE RAGAZZE CHE VIVONO IN UN ATTICO MEGA ENORME E SONO SFONDATE DI SOLDI?

Ovvio, i genitori di Lilith, sebbene non l’avessero mai accettata, che scelsero quel nome perché ricordava loro una discoteca in cui andavano spesso. Folli. Due genitori che si ritrovano davanti ad un giudice,dopo diciotto anni dalla nascita della loro bambina e dopo diciannove anni di matrimonio,  perché stanchi di vivere la loro storia d’amore durata ormai troppo.

Certo, sono dovuti crescere in fretta, perché i genitori di questa ragazza erano dei ragazzini. Erano due liceali i genitori di Lil.

Rose Edwards, ragazza ben voluta da tutti, di fama media e con i voti più alti tra i compagni della sua classe.

James Casper,  il solito spaccone dedito solo al basket e ai suoi pettorali, che riusciva a superare l’anno solo grazie alla sua compagna di ripetizioni, appunto la nostra Rose.

Si sa quando si è giovani,si pensa a tutto tranne che alla scuola. Ed è esattamente ciò che Rose e James fanno.

Serate con gli amici,discoteche,scappatelle e ovviamente SESSO.

Perché quando sei uno di quei spacconi forti non ti rimane altro che diventare ancor più popolare vantandoti,  peggio di una ragazza, circa le tue abilità sessuali e l’ultima che ti sei portata a letto.

Peccato che in quel letto,quella notte,vi fosse proprio Rose.

Peccato che quella notte entrambi i nostri genitori fossero ubriachi e non poco.

Peccato che proprio in quel letto, chissà per quale fantasia, quei due ci stessero dando alla grande.

Direi quasi alla grandissima dato che Rose, settimane dopo, scoprì di essere incinta.

Come lo dico ai miei? Che ne sarà della mia vita? Come potrò studiare? Cosa diventerò? Cosa sarò?

Si chiedeva Rose.

Come cazzo ho fatto a portarmi una secchiona a letto?

Pensava James.

Totalmente differenti, accomunati solo da quell’esserino incapace di capire cosa volesse dire essere degli adolescenti spensierati che tutt’ad un tratto si erano ritrovati ad essere genitori per colpa di preservativi non usati e bibite troppo alcolizzate.

Ormai era fatta. Che volessero o no erano genitori. Ora dovevano solo convivere.

La  gravidanza infatti fu portata avanti, non potevano certo mostrare alla scuola di essere deboli e incapaci di prendersi cura di uno stupido bambino.

Pensarono male, perché furono semplicemente i nove mesi più brutti della loro esistenza. Furono appunto quei nove mesi a portare via la loro adolescenza, le loro feste, i loro amici, la loro fama. Eppure quei due non si erano mai amati, o perlomeno non si amavano come tutti fanno.

“ E’ solo una scopata e via, me la porto a letto, così mi guadagno le ripetizioni gratuite “

Era così che James Casper si presentava e voleva presentarsi agli occhi degli amici.

“ E’ un bel ragazzo, e poi cazzo ragazze è James Casper. Ci sono andata a letto, è successo, niente di più “

Era così che Rose raccontava il suo stravagante pomeriggio di passione, così lo chiamava, alle sue amiche.
Nessuno dei due però raccontava che stare insieme li eccitava parecchio.

Un giocatore di basket. Una ragazza che da ripetizioni.

In un certo senso, il loro, era un amore strano. Non tipico degli adolescenti della loro età. Si lasciavano, si ignoravano, non erano gelosi al contrario quando erano insieme erano appiccicati come calamite, i loro sguardi, i loro occhi, le loro mani legate da quella passione infernale che ti attorciglia lo stomaco e che non ti lascia.

Tutto spezzato per colpa dell’arrivo di quello stupido errore, commesso quella stupida notte.

Il loro amore passionale invece di crescere si era spezzato, era crollato, aveva lasciato spazio all’odio, al rancore, a quella convivenza obbligata.

FU SEMPLICEMENTE PURO INFERNO.

Così come i successivi diciotto anni dall’arrivo del loro piccolo disastro.

Così la chiamavano. E Lil ormai si era abituata.

Così come si era abituata ai continui litigi dei suoi, alle urla, all’odore di alcool, all’odore dell’odio, dell’abbandono, della solitudine.

Ed eccola qui la nostra Lil. Statura normale, occhi castani, capelli lunghi, mori e terribilmente arruffati.
Non sapeva amare, semplicemente perché non aveva mai amato e non sapeva cosa volesse dire sentirsi accolte, benvenute. Nonostante la sua situazione, era una ragazza timida, chiusa in se stessa ma con buoni voti a scuola. Voleva fuggire, fuggire da quella realtà che l’aveva fatta crescere troppo in fretta, che le aveva portato via i suoi anni migliori. E odiava a morte i suoi. Un aborto sarebbe stato meglio. Le avevano fatto soffrire l’inferno. La avevano così tanto odiata da non risparmiarle nemmeno l’onore di scegliere con chi sarebbe stata. Era usata come ripicca dai suoi genitori. Era come un premio, chi l’avrebbe portata a casa sarebbe diventato il più forte. Ma nessuno la ascoltava, nessuno chiedeva a Lil cosa volesse.

Lil era sola, completamente sola. I suoi genitori non avevano fatto altro che complicargli la vita, mai un regalo, mai una gita insieme, perché

Lei era il loro problema.

Lei non era degna di portare il cognome dei Casper.

Lei era il motivo per cui,ora,adesso,si trovavano davanti a quel giudice.

Ora parlavano della loro figlia ed entrambi se la contendevano come un premio.

Diciotto anni. Sola. Terribilmente incasinata. Con una voglia di libertà. Con una voglia di scappare.

Ecco a voi la protagonista, la nostra protagonista. Semplicemente Lilith Casper.









 
Salve a tutti !
Mi presento,mi chiamo Francesca e ho sedici anni e questa è la mia prima ff.
Sono molto emozionata a dire il vero,non so se ho commesso un'errore madonnale o se sto facendo la cosa giusta.
*incrocia le dita sperando che stia facendo la cosa giusta* 
Non vorrei dilungarmi troppo,anche se molto probabilmente lo sto già facendo.BENE.
L'idea è nata all'improvviso e BASTA.
Spero che vi piaccia,anche se ripeto è solo l'inizio.
Datemi un parere con una recensione,se volete! Grazie mille(?)
Un bacio,fra.x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2 – Scelte.

Ore 7.30

Stranamente oggi in casa c’è una tranquillità assoluta. Lilith è ancora a letto ma dalla sua stanza può sentire il familiare odore di caffè che la madre prepara ogni giorno, sempre alla solita ora e può sentire anche il padre discutere della causa che dovranno affrontare proprio oggi in tribunale per stabilire l’affidamento della loro figlia.

E Lil piange. Piange in silenzio, perché per diciotto anni si è sentita in colpa, si è sentita ferita e distrutta perché non poteva essere davvero il motivo della loro rottura. Pensa che un bambino non è mai un errore, anche se arriva all’improvviso, anche se inaspettato, non può essere considerato tale, perché quando lo hai tra le tue braccia, quando lo stringi delicatamente, fragile che potrebbe infrangersi da un momento all’altro, quando hai il tuo mondo tra le braccia non puoi istintivamente odiarlo. Un bambino ti cambia la vita, te la stravolge, te la contorce in una maniera davvero impossibile ma non riesci a non amare un esserino piccolissimo di cui sentirai il primo battito, le prime parole, la prima risata.

Lil semplicemente non capisce, non comprende e istintivamente, come ogni mattina, da ben diciotto anni, si ritrova a pensare e a piangere, come quando era più piccola, con toby al suo fianco ..

***
Dodici anni prima

Ore 7.30

Come ogni mattina, in casa, i genitori di Lil discutono fortemente con un tono di voce abbastanza alto.

Lilith è ancora a letto ma dalla sua stanza può sentire le loro urla e l’odore di alcool a cui ormai si è abituata.

Chi cazzo era quella donna? Eh? Chi era? Ti porti le puttane a letto, te le scopi e poi torni da me solo per l’erba e l’alcool ! Stronzo, hai una figlia e- 

ABBIAMO UNA FIGLIA! E’ ANCHE TUA, NON DIMENTICARLO! SE SOLO QUEL GIORNO AVESSI ABORTITO, dannazione,  SE SOLO AVESSI UCCISO QUEL MOSTRO, QUEL PICCOLO DISASTRO ORA MI SAREI SCROLLATO DI DOSSO TE E QUELLA STUPIDA BAMBINA! 

L’aria comincia ad essere sempre più pesante. Da un paio di notti Rose sta a guardare dove e cosa fa il marito.

Da quando è nata Lil tutte le cose sono cambiate. Hanno cominciato a bere e fumare. A loro sta bene così, se bevi, dimentichi e dimenticare in quale situazione si trovano a loro fa un gran bene. Grandissimo.

Ma Lil è troppo piccola. Per una bambina come lei è difficile. Diciamo che il suo mondo è un po’ diverso da quello degli altri bambini. E’ troppo piccola per capire che litigare in quella maniera non è affatto normale. Ma ha soli sei anni, e come può una bambina di sei anni, capire tutto ciò?

Shh. Non piangere toby, la mamma e il papà stanno litigando ma è normale..tutti i genitori fanno così..ti prego non piangere, altrimenti arriva la mamma e sai cosa fa..sshh ci sono io con te, ti aiuto io..un giorno andremo via da qui, magari la mamma e il papà smetteranno di litigare e saremo felici, proprio come le famiglie dei cartoni animati, ora dormi.. 

E Lil abbraccia il suo peluche. L’unico suo amico, singhiozzando perché deve farsi coraggio. Ha soli sei anni, ma sa cosa vuol dire piangere fino ad addormentarsi, andare a scuola e sentirsi dire poppante solo perché porta con se il suo peluche, il suo toby, quell’orsacchiotto peloso, l’unico gioco rimasto, l’unico che la fa sentire protetta, l’unico che la accetta.

 NON URLARE! LIL STA ANCORA DORMENDO, NON VOGLIO RITROVARMELA QUI SINGHIOZZANDO CON IL SUO STUPIDO PELUCHE! 
STRONZA LA PROSSIMA VOLTA NON FARMI QUESTIONI INUTILI ! – urla james, scuotendo la bottiglia di vodka che ha in mano e non facendo nemmeno caso a ciò che dice – MI FAI RIDERE, HAI VENT’ANNI E MI SEGUI COME UNA SEDICENNE. FAI PENA PROPRIO COME TUA FIGLIA!   

PARLI TU CHE FINO A POCHI GIORNI FA NON RIUSCIVI NEMMENO A STARE IN PIEDI, L’ERBA TI FA MALE VECCHIO PUTTANIERE! 

E se ne dicono di tutti i colori, mentre la loro piccola bambina se ne sta in camera aspettando che si rilassino e che la madre, almeno per oggi, le prepari la colazione, e prega che lo faccia perché è affamata, ha bisogno di mangiare e non può aspettare la merenda dell’asilo nido, perché è troppo poco. Ed è davvero umiliante sentirsi gli occhi disprezzanti di tutti addosso perché divora avidamente la sua merenda, la tiene tra le manine come un qualcosa da proteggere, da non condividere con nessuno,  perché non mangia dalla sera precedente e la fame, in una bimba così piccola, si fa sentire.

Lil vorrebbe spiegare, vorrebbe parlare e raccontare ma è troppo timida e buona per far si che i suoi compagni cambino idea su di lei. Non ha la forza di lottare ma un giorno lo farà.

Lo ha promesso. A toby. Insieme scapperanno, fuggiranno e voleranno in alto. Perché a toby piace volare e gli piace anche il gelato. E Lil non capisce come mai i suoi amici possano odiarlo, gli piace il gelato, le costruzioni, gli aerei volanti, insomma ama tutte le cose che amano i bambini della sua classe, e allora perché deve essere trattato in maniera diversa?

Toby c’è qualcosa che non va in me? Oggi Joey e Grace erano con le altre bambine sul prato della scuola. Io mi sono unita a loro, sentivo che parlavano di thè e dolci, a me piacciono i dolci e allora ho pensato di chiedere dove dovessi sedermi. Mi sono avvicinata ma mi hanno detto che solo le vere principesse possono partecipare al loro incontro allora io ho chiesto cosa volesse dire, e mi hanno detto semplicemente le principesse sono belle, tu sei brutta. Loro non parlano coi peluche ma hanno gioielli e diamanti e poi le vere principesse non si ingozzano con le merende del nido! Vai via, qui nessuno ti vuole, stai con toby di certo è l’unico che ti vuole.  Mi sono subito allontanata..cosa ho fatto? Non direbbero mai ad una bambina che è brutta se non fosse la verità..toby non sono una principessa io? Aiutami toby. - Implora la piccola, chiusa nel bagno della scuola, mentre abbraccia il suo peluche, di nuovo.

***

Lil odia quell’odore di caffè. A dire il vero non le è mai piaciuto, sarà perche’ quando ero più piccola l’odore di caffè corrispondeva alle 7.30, l’orario in cui si sarebbe dovuta alzare e preparare per andare all’asilo. Odiava andare all’asilo. Odiava svegliarsi presto. (…)

Decide finalmente di scendere da quel letto e prepararsi per andare in tribunale; ancora con il pigiama scende le scale a chiocciola giungendo in cucina, dove ci sono la madre e il padre.

Buongiorno Lilith. – saluta la madre porgendole la tazza di thè appena preparato.

Buongiorno Rose. – ricambia la figlia, allungando la mano per prendere la tazza.

Ti ostini ancora a chiamarmi così, sono pur sempre tua madre 

Certo, te ne sei ricordata solo dopo diciotto anni, ti ho chiamata sempre così. Oh scusami, forse eri troppo impegnata a bere e fumare per farci caso – risponde Lil, la quale non vuole di certo considerarla tale dal momento che non c’è mai stata.

Oggi non ho voglia di discutere con te ragazzina, spero che tu sappia cosa dobbiamo affrontare. 

Certo che lo so. A proposito io non verrò.  – irrompe Lil, agitando la tazza di the’ che ha in mano e bevendone un sorso.

SILENZIO.

In quel preciso istante giunge in cucina anche il padre di Lil, troppo indaffarato nel controllare che tutto sia pronto per poter rivolgere un saluto alla figlia che con tono malizioso  afferma :

Mh James, dopo diciotto anni devo essere sempre io la prima a salutarti eh? Ma aspetta, tu non lo hai mai fatto! 

Senti, non so cosa ti sia preso oggi, ma se te ne sei ricordata abbiamo una sentenza da affrontare, io e tua madre stiamo discutendo da settimane a proposito del tuo affidamento. Ricordati che hai diciotto anni, potresti trovarti un lavoro e vivere da sola, ma dal momento che ci hai fatto causa siamo noi a doverti provvedere, quindi vedi di fare poco la spiritosa, anche perché oggi non è proprio giornata Lilith Casper.

Cosa mi è preso? COSA MI E’ PRESO? E’ DA DICIOTTO ANNI CHE MI SENTO DIRE CHE SONO QUESTO, SONO QUELLO, E TU TI MERAVIGLI DEL MIO COMPORTAMENTO? NESSUNO DI TUTTI E DUE SI E’ PREOCCUPATO DI SAPERE COSA VOLESSI IO ! MA CERTO, FIN QUANDO SONO USATA COME MEZZO PER PREVALERE L’UNO SULL’ALTRO, VA TUTTO BENE. MI AVETE ROVINATA, ED ORA VI STA BENE PROVVEDERE A ME E AI MIEI STUDI. NESSUN AFFIDAMENTO, VOGLIO SOLO I SOLDI PER POTER INTRAPENDERE UNA VITA AUTONOMA LONTANO DA VOI. FANCULO, NON VOGLIO STARE CON NESSUNO DI TUTTI E DUE. ECCO PERCHE’ VERRO’. ESPORRO’ AL GIUDICE LE MIE VOLONTA’ E POI STAREMO A VEDERE CHI AVRA’ LA MEGLIO! 

COSA? SEI PER CASO IMPAZZITA? – sbraita Rose, impietrita dal comportamento della figlia. L’hanno sempre considerata una ragazzina debole, ma ora, vederla parlare in quella maniera le faceva un certo effetto.

No Rose, non sono impazzita. Non la avrete vinta, non questa volta. Ed ora, se non vi dispiace, devo  preparami.   - annuncia Lil allontanandosi dalla cucina e salendo in camera.

E’ sorpresa di se stessa, ma sa che l’odio nascosto in tutti questi anni non poteva essere represso a lungo.

Lilith Casper non è debole.

Lilith Casper ha preso una decisione e la porterà avanti.

Lilith Casper ha scelto di cambiare, ora, adesso, per dare una svolta alla sua vita.

E cazzo, Lilith Casper è fiera di se stessa.

Arrivata in camera, apre le ante del suo armadio troppo grande per i pochi vestiti che contiene. Impreca, maledicendo il fatto che non ha una vasta scelta per potersi presentare in maniera decente davanti ad un giudice.

Opta allora per una felpona nera con un paio di jeans, e delle semplici scarpe bianche. E’ tutto quello che puo’ permettersi e impreca ancora una volta quando non riesce a sistemarsi quei suoi dannati capelli arruffati che raccoglie in uno chignon basso.

Non si è mai piaciuta, e nemmeno questa volta può dire di sentirsi almeno presentabile per una sentenza, ma ormai è fatta, così prendendosi coraggio, si da un’ultima sistemata al trucco.

MUOVITI, TI ASPETTIAMO IN MACCHINA!  – urla James, riportandola alla realtà.

ARRIVO! – è la risposta di Lil mentre frettolosamente, indossa le scarpe scendendo le scale e pensando a ciò che dovrà affrontare in meno di mezz’ora quando si ritroverà da sola, davanti ad un giudice, per affrontare la causa della sua vita.









Salve a tutti!
Innanzitutto volevo ringraziarvi per essere passate, mi avete fatto felicissima! E un ringraziamento speciale va a  tigrottadolce35 che mi ha lasciato una sua recensione rendendomi felicissima, Grazie!
Passando al capitolo, da come avete letto, la nostra Lil è uscita un po’ dal guscio, facendo valere la sua opinione ai genitori e quindi nel prossimo capitolo vedremo come se la caverà in tribunale !
Spero che vi sia piaciuto, datemi un parere con una recensione, se volete! Grazie mille(?)
Un bacio,fra.x

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3 – I’m already torn.

Cazzo.
Cosa cavolo ti è preso Lil?
E se fosse la scelta sbagliata?
E se fosse stato tutto un errore?
Cosa dirai davanti al giudice?
Di certo una ragazzina di diciotto anni, non può nulla contro due genitori fin troppo pronti ad affrontare tutto.
Ma ce la farai, vedrai, andrà tutto bene.

La testa le sembrava scoppiare a momenti, davvero non poteva credere a ciò che aveva appena fatto, i pensieri la tormentavano.  Tutto sembrava esplodere a momenti.

Il tragitto percorso per arrivare in tribunale era stato molto silenzioso, forse fin troppo dato che Lil non era abituata alla tranquillità, anzi era abituata a tutto tranne che al silenzio e alla pace dei sensi.

Questa cosa le dava un certo fastidio. Il silenzio ti fa pensare, i pensieri ti assalgono e tu automaticamente entri in un circolo vizioso da cui ne uscirai sicuramente ferita. Quando ci si imbatte nella mente più buia è difficile uscirne. Ecco perché proprio quel buio, proprio quella tranquillità, spaventava Lil e non poco.

Siamo arrivati. – irruppe Rose.

James accostò la macchina, prese tutto ciò che sarebbe servito, spense il motore e scese,seguito dalla donna che era al suo fianco. A Lil servirono alcuni minuti prima di rendersi conto dove era e cosa sarebbe potuto succedere. Dopo di che,  prese coraggio, aprì la portiera e scese dalla macchina.

I due camminavano avanti, erano a circa dieci passi da lei, mentre, come al solito, la ragazza era sola dietro.

Cosa cavolo ci faceva lì davanti? Sperava davvero di farcela da sola?

Pessima idea.

Ma cosa cavolo poteva fare?

Cosa avrebbe detto?

 La paura la stava assalendo, anzi, si era già fatta strada su di lei.

Puoi sempre non presentarti e fuggire. – pensava.

Più si avvicinava alla porta del tribunale, più quella stravagante idea prendeva piede dentro di lei e la assaliva.

Rose e James erano già all’interno del grande edificio. Nessuno poteva vederla. Si fermò.

Cazzo fai Lil? Scappa. Corri.

Cominciò a correre. Non sapeva dove era diretta, non sapeva cosa stava facendo, sapeva solo che in quel preciso istante correre le era sembrato la cosa migliore da fare, la cosa più sicura, quella che la avrebbe protetta se non per sempre, almeno per poco. Quel poco tempo che le serviva per pensare. Per pensare a tutto.

Era dannatamente sola.

Imboccò una strada lì vicino, era stanca, affannata e maledizione, sudata.

Si accasciò a terra, le gambe strette al petto, non voleva piangere, non lì, non in quel momento.

Troppo tardi, le lacrime stavano già percorrendo il suo volto. Aveva solo diciotto anni, avrebbe dovuto godersi la vita, avere tanti amici, dei genitori fantastici, una vita normale.

Si, perché lei una vita normale non l’ha mai avuta, ha sempre conosciuto l’odio e il rancore, si sentiva così piccola in quel mondo così dannatamente grande e bastardo.

Qualcuno poteva salvarla,però. Qualcuno doveva salvarla.

Non sapeva che fare. In quel momento correre, fuggire e mettersi al riparo le era sembrata la cosa migliore, la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare. Chissà cosa stavano pensando i suoi genitori, chissà cosa stavano facendo, aveva così dannatamente paura. Si sentiva così sola, così piccola rispetto a tutto, co-

Hey

Bene, ora cominciava anche ad avere delle allucinazioni. Era completamente impazzita.

Hey..mh..ti senti bene? 

Alzò di poco la testa, aveva ancora il viso rigato dalle lacrime e dal mascara sciolto.

Sarebbe stato meglio non alzare quella fottuta testa. Un paio di occhi verdi la tenevano inchiodata lì, a terra, le era sembrato per un momento di sognare, erano davvero troppo belli per essere reali.

Forse sei sorda..

Le scappò un piccolissimo sorriso che quel dannato ragazzo riuscì a captare.

O cazzo, mi avevi fatto spaventare 

Sorrise di nuovo. Per la prima volta in vita sua, Lilith Casper aveva sorriso sinceramente e senza nessuna finzione.

Perché stai sorridendo?– le chiese il ragazzo, facendo notare due fossette ben visibili ed un sorriso così dannatamente dolce ma allo stesso tempo sfacciato.

Oh..uhm..  – LIL PARLA, COSA CAZZO TI SUCCEDE?

Mh..vedo che non hai voglia di parlare, dai alzati da qui, ti aiuto io.

Non vedo il motivo per cui dovrei alzarmi. – oh dio, ci sei allora.

Mh, va bene, se ti fa piacere rimanere lì come una barbona allora fai pure. – disse giocosamente quel ragazzo. Lo aveva detto con un tono abbastanza scherzoso tanto da aver fatto sorridere ancora una volta Lil.

Dai alzati.- disse porgendole la mano. A quel punto non poté tirarsi indietro, così afferrò la mano e si alzò.

Grazie.. – affermò Lil una volta in piedi, dritta davanti a quel ragazzo.

Era molto più alto di lei, indossava un jeans stretto nero, con una maglia attillata bianca ed una giacca dello stesso colore dei pantaloni. Delle converse bianche ed un cappellino grigio, da cui fuoriuscivano alcuni capelli.

Aveva un viso bellissimo, Lil non ne aveva mai visto uno così bello. Degli occhi verdi gli illuminavano il viso, e quelle due fossette davano un senso così dannatamente sexy a quel ragazzo che le si presentava davanti.

Cosa ci facevi lì? Una ragazza così bella non dovrebbe essere a terra, sola e per di più a piangere

Non stavo piangendo.. – brava Lil, complimenti, sei proprio un genio! Peccato che stamattina ti sei truccata, idiota e il mascara e’ sulla tua fottuta faccia!

Un sorriso scappò a quel ragazzo così bello. Voleva forse prenderlo in giro?

Mh, sei davvero strana Lilith.
Oh -COSA?

Lil strabuzzò gli occhi. Come faceva a conoscere il suo nome? Cosa diavolo stava succedendo?

Tutt’ad un tratto, dietro alla figura di quel ragazzo apparvero due macchine della polizia. Lil si spaventò parecchio, tanto da indietreggiare, stava cominciando a correre ma molto probabilmente quel ragazzo lo aveva capito perché la bloccò per un braccio, stringendola un po’.

Lasciami andare, ma chi cazzo sei tu?  – urlava, singhiozzando.

Come faceva a conoscere il suo nome? E perché c’erano delle auto della polizia?

Rilassati, stai tranquilla, non ti faranno del male. – provò a tranquillizzarla il ragazzo, mollando un po’ la presa.

Signorina, stia tranquilla, ora deve salire in macchina e raggiungerci in tribunale. – affermò uno dei due poliziotti, avvicinandosi a Lil.

O cazzo, lasciami andare, per favore, lasciami andare. – implorava Lil tenendo i suoi occhi fissi in quelli verdi del ragazzo.

Stai tranquilla, non posso, calmati, andrà tutto bene. – le rispose il ragazzo, non distogliendo lo sguardo da quello di Lil.

Non andrà un cazzo bene, nulla è mai andato bene nella mia vita, e poi tu cosa vuoi saperne? Lasciami stare, lasciami andare ..  – urlava e piangeva.

Era davvero distrutta, spezzata, lacerata.

Lacerata da quella vita infame.

Lacerata da quello che non avrebbe potuto affrontare.

Lacerata dall’odio che aveva ricevuto in tutti questi anni.

Lacerata, spezzata, distrutta e fottutamente sola.

Non agitarti, siamo qui per aiutarti, forza sali in macchina  – la incoraggiava il ragazzo.
Ma perché? Io non ti conosco, come fai a conoscere il mio nome? Come puoi aiutarmi, non sai nulla di me, lasciami stare, lasciami andare – Lil continuava ad urlare, non si era arresa.

Probabilmente i poliziotti intuirono che non si sarebbe mossa da lì così facilmente, infatti la presero di forza, stringendola per i fianchi e spintonandola all’interno della vettura, seguita dal ragazzo dagli occhi verdi.

Per tutto il tragitto, Lil non aveva aperto bocca. Aveva le gambe strette al pento e continuava a singhiozzare e piangere. Probabilmente il ragazzo voleva tranquillizzarla, infatti le pose una mano dietro la schiena, ma la risposta di Lil non era stata così cordiale..

Levami le mani di dosso stronzo

Da allora il ragazzo si era irrigidito e non aveva provato più a toccarla.

Arrivarono in tribunale, si aspettava il peggio.

Dove cazzo volevi andare ragazzina?! – le domandò James strattonandola per un braccio.

Lil aveva smesso di piangere, doveva continuare a combattere. Per se stessa. Per toby.
Cacciò il sorriso più beffardo che avesse mai potuto fare e gli rispose
Hai avuto paura James? La sentenza non è ancora cominciata, non cantare vittoria, sia tu che quella –gli rispose puntando i suoi occhi castani dritti in quelli della madre.

Si allontanò da loro, per avviarsi verso la sala dove si sarebbe svolta la sentenza.
Hai un bel caratterino..– disse con voce fievole quel ragazzo.

Cosa voleva da me?

Senti io non so tu chi sia, e non voglio nemmeno saperlo. Sappi che devo affrontare una causa e per di più sono sola, quindi vedi di fare poco il coglione che altrimenti ti faccio vedere io il caratterino.

Oh cazzo Lil, sei un genio.

Oh oh scusi signorina.

Lil sorrise. Cazzo ti ridi cogliona?

Vedo che il tuo sorriso mi dice il contrario. Muori dalla voglia di sapere chi sono, AMMETTILO! – disse con tono giocoso quel ragazzo.

Ok, ok. Ora forse non è il momento adatto. Sta di fatto che coglione sei e coglione rimani. – rispose mostrando il suo sorriso più bello.

Il corridoio sembrava davvero infinto, arrivate davanti alla sala vennero informati che bisognava attendere almeno un’altra ora per poter prendere parte al processo.

Mh così dovremo stare insieme per almeno un’altra ora. Non è forse giunto il momento adatto Lilith? – le disse accomodandosi accanto a lei.
 
Non mi lascerai in pace, vero? 


Vedo che sei molto perspicace, signorina!

Senti. Per andare d’accordo con me, se davvero vuoi, prima di tutto smettila di chiamarmi signorina o Lilith. E seconda cosa, levati quel sorriso dalla faccia.

Perché, cazzo ragazzo sei dannatamente sexy !

Disse colei che mi ritiene altamente sexy.

Sei amico dei Cullen,stupidi vampiri, ammettilo!

Che coglione. 

Sarà. Comunque piacere, sono Harry. Harry Styles.

Anche se mi conosci già io sono Lilith.Lilith Casper. – si presentò imitando il tono di voce di quel ragazzo che scoppiò in una grande risata che fece eco in tutto il corridoio, e con lui sorrise anche Lil. Un vero sorriso.










Salve a tutti!
Rieccomi con un nuovo capitolo, è un pò più lungo dei precedenti, ma spero vi piaccia ugualmente!
Ebbene, ecco a voi che si presenta anche Harry ma da come avete letto lui già la conosce..
PERCHE'? Provate ad indovinare lasciandomi una recensione se volete!
Prima di salutarvi devo fare alcuni ringraziamenti per me IMPORTANTISSIMI.
Quello più grande va a tigrottadolce35 che mi ha lasciato delle bellissime recensioni sin dall’inizio, pubblicizzando la mia storia. TI SONO ETERNAMENTE GRATA!
Altri ringraziamenti vanno a:
1D_are_my_drug 
Ev_Edwards 
Siliana 
STYLESisLIFE 
 tigrottadolce35
Per aver inserito la mia storia tra le preferite!

1D_are_my_drug 
fra9908 
guggi 
Per aver inserito la mia storia tra le seguite!
GRAZIE,GRAZIE,GRAZIE!
Mi sono dilungata un po’ troppo ma vabbè. lol
Se volete lasciatemi pure una recensione, al prossimo capitolo! Grazie mille(?)
Un bacio,fra.x
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4 – Is this the end?

Mh così tu sei Lilith. Ti immaginavo diversa.. – disse Harry, sorridendo lievemente.

Mi immaginavi? Ma si può sapere chi cavolo sei tu?!– gli rispose sempre più incuriosita Lil.

Ehm, ecco, io-

Hey Styles,Robby ha bisogno di te, non mangia da giorni, non sappiamo più che fare.. – irruppe all’improvviso, un ragazzo sulla trentina, indicando ad Harry un altro corridoio per raggiungere chissà cosa.

Certo Tom. Arrivo subito!  – disse rivolgendosi a quel ragazzo, facendo tornare poi il suo sguardo su Lil e dicendole:

Ora devo andare, ci si rivede Casper!

Ci si rivede coglione! – rispose Lil, mostrandogli il sorriso più bello che avesse mai fatto.

Harry ricambiò scoppiando in una grande risata, si voltò per un’ultima volta, la guardò e poi si allontanò seguito da quel Tom.

Lil cominciò a pensare. Non sapeva chi fosse, non lo aveva mai incontrato prima d’ora eppure l’aveva divertita tanto e in un certo senso tranquillizzata.

Sempre per quel senso voleva che non andasse via.


Aveva paura, forse ribellarsi così, non era stata una buona idea e nemmeno fuggire, a dire il vero. Forse aveva peggiorato la situazione, non l’avrebbero considerata responsabile per poter vivere da sola, per poter intraprendere una vita autonoma e autosufficiente. Stava cominciando a preoccuparsi, dei grandi occhi lucidi stavano per liberare un enorme quantità di lacrime, ma qualcosa, qualcuno impedì che ciò accadesse.

Signorina può accomodarsi all’interno della sala. –le disse una delle guardie che si trovavano all’entrata.

Oh..si..uhm..grazie mille.. – rispose, avvicinandosi alla sala esitante.

Signorina si sente bene?  – chiese l’agente avvicinandosi.

Si..non si preoccupi..s-sto bene..  – si sentiva mancare l’aria, le tremavano le gambe, cazzo.

L’agente si avvicinò lentamente quando all’improvviso, sopraggiunse una voce che per Lil aveva qualcosa di molto familiare..
 
Hey, hey l’accompagno io, non ti preoccupare Bobby!


Harry.

Va bene Harry ! – rispose Bobby rivolgendogli lo sguardo.

Grazie..ma..ma io ce la faccio da sola.. – disse Lil, per convincere se stessa più che Harry.

Non fece nemmeno caso a ciò che Lil disse, le pose un braccio attorno alla schiena accompagnandola all’interno della sala. All’inizio ebbe un po’ di esitazione, l’ultima volta che cercò di tranquillizzarla la sua reazione non fu molto positiva. Lil non oppose resistenza e così Harry :

Brava Casper.

Sappi che ..è solo perché..devo affrontare questa causa..non..

Sta un po’ zitta e lascia che ti aiuti.

Stava davvero male. Decise di ascoltare il suo consiglio e insieme entrarono in sala.

Era davvero enorme. Forse fin troppo per Lil.

Da un lato vi erano i genitori, accompagnati da un legale che li avrebbe aiutati nella sentenza.
Dall’altro vi era semplicemente un posto vuoto. Doveva essere il suo.

Era fin troppo agitata ed Harry se ne accorse. Cominciò a tremare tutta, le mancava la voce, non aveva più forze nelle gambe ma sapeva che non sarebbe caduta perché Harry la continuava a tenere stretta a sé.

Non l’aveva mollata nemmeno per un secondo.

Stai tranquilla, non sei sola, ci sono io.. – disse, tranquillizzandola.

Lil non rispose, semplicemente si lasciò cadere tra le sue braccia, stringendolo ancora più forte e arrossendo fin sopra le punte delle orecchie.

Mh, paragonarti ad un peperone sarebbe fin troppo poco. – sussurrò Harry guardandola con un sorriso e facendo sorridere anche lei.

Styles non montarti la testa. - fu la risposta di Lilith.

Quando passarono insieme, stretti in un abbraccio, accanto ai genitori di Lil, questi rimasero stupefatti.
Erano davvero sorpresi di vederla in compagnia di qualcuno, tra l’altro un ragazzo e anche abbastanza carino.

Mh, Lilith ti sei fatta pagare parecchio da come vedo. - disse la madre rivolgendole uno sguardo.

Lil rimase immobile. Non riusciva a muoversi. Si era appena accomodata e già stava cominciando l’inferno.
Non ce l’avrebbe fatta. Infondo era sola, così dannatamente sola.

Accasciò la testa, appoggiandola  sulle braccia distese sul tavolo. Non voleva rialzarla.
Stava già piangendo, voleva solo piangere, voleva solo scomparire, morire, diventare invisibile per quel poco tempo che le rimaneva da vivere. Per sempre.

Harry si avvicinò a lei accarezzandole la schiena - Lil andrà tutto bene.. -

No Harry, non andrà nulla bene, sono fin troppo sola, fin troppo incasinata. Hai cercato di tranquillizzarmi, sei stato fin troppo dolce con me, ti farò soffrire, ti scaccerò via, ti manderò lontano da me. Non posso affezionarmi a qualcuno per poi farlo soffrire. Nessuno mai mi ha aiutata, nessuno mai potrà salvarmi da tutto questo. Non ho mai odiato nessuno Harry. Mai. Nemmeno i miei genitori. Volevo solo essere felice, libera da tutto e tutti. Ma nulla va bene nella mia vita e nemmeno questa volta andrà bene.

Non andrò via. Te lo prometto Casper.

Come faceva a capirla? Non aveva detto nulla eppure sembrava avesse sentito tutto ciò che Lil aveva pensato.

Lil alzò la testa, lo guardò negli occhi, non poteva desiderare occhi migliori, erano fin troppo belli.

Il viso rigato dalle lacrime, gli occhi gonfi, riuscì solo a dire “ Grazie Harry.”  Per poi affondare nelle sue braccia. Non le importava dei genitori, non le importava dei giudici, né di dove si trovava, in quel momento aveva bisogno di qualcuno e se quel qualcuno era Harry allora c’era da fidarsi, c’era da rischiare, da lasciarsi andare. Non le importava se l’avrebbe fatta soffrire, quegli occhi verdi erano fin troppo sinceri. D’altronde era stato lui a trovarla e allora perché tirarsi indietro?

Mostragli il tuo caratterino signorina.

Harry aveva ragione. Era arrivata fin lì, arrendersi sarebbe stato inutile. Si asciugò il viso, prese coraggio e si disse che ce l’avrebbe fatta, in qualunque modo, in qualunque maniera sarebbe uscita da quella situazione. Avrebbe fatto di tutto per liberarsi. E non poteva di certo non mantenere la sua promessa.
Entrò un giudice.

Dichiaro aperta la sentenza Casper.

Era fatta, ora doveva solo lottare.
***

Dopo tre ore.
Signori, per ora Lilith Casper non è sotto il vostro affidamento. Dovrete pagargli gli studi ed una casa, la signorina dovrà trovarsi un lavoro per far si che anche le organizzazioni sociali la ritengano responsabile e autonoma sotto ogni punto di vista.. – disse il legale rivolgendosi ai genitori, ammettendo la battaglia ormai persa.

Ma come è possibile? Come cazzo… Legali di merda, ora dovremmo pagargli tutto noi? Si certo. – si lamentava James, ammettendo la vittoria di sua figlia.

Lo avrà pagato fin troppo bene. – Cercava di convincersi Rose, ammettendo il fatto che non aveva vinto.
 
 
Lilith si era già allontanata dal tribunale, era fuori, all’aria aperta, accompagnata da un bellissimo ragazzo.
CE L’HO FATTA HARRY! STUPIDO COGLIONE CE L’HO FATTA! – urlava Lil, abbracciando quel ragazzo e sorridendo a più non posso.

Complimenti Casper, bel lavoro!  - le rispose Harry.

Io..uhm..vorrei..ecco..  – non riusciva a dire una frase completa di significato.

Era fin troppo felice e fin troppo imbarazzata per poterlo ringraziare.

Non c’e’ di che Lil. – semplicemente rispose Harry.

Ma come fai? – sussurrò Lil più a se stessa che a quel ragazzo.

Cosa? – disse Harry non riuscendo a capire cosa la ragazza avesse detto.

Uhm..nulla!

Non era il momento adatto, ora doveva godersi solo la sua vittoria.

Perché cazzo Lilith Casper aveva maledettamente vinto.

Cosa farai ora? – le domandò Harry, interrompendo i suoi pensieri e sedendosi accanto a lei, su di una panchina, in un parco qualunque.

Non lo so Harry. Ora devo ricominciare, so che sarà difficile, sono praticamente sola, spero solo che i miei genitori rispettino ciò che il giudice ha deciso. Voglio vivere la mia vita, lontano da loro, mi hanno fatto fin troppo male.

Te l’ho ripetuto in sala e non so quante altre volte Lil. IO NON ME NE ANDRO’. 

Harry..

Non me ne andrò Lil. Mi occupo dei ragazzi abbandonati, quelli in situazioni difficili, so cosa vuol dire sentirsi soli. Accanto all’edificio del tribunale, vi è una specie di centro d’accoglienza per ragazzi in difficoltà, ecco perché conoscevo il tuo nome, i tuoi genitori volevano portarti lì tempo fa, all’incirca due anni fa..non so cosa li abbia spinti a non farlo, c’è di fatto che quando è stata riaperta la tua sentenza mi sono trovato il tuo fascicolo tra le mani, avevo saputo che ti eri allontanata questa mattina e ho cominciato a cercarti.

Oh..

Lo aveva fatto solo per lavoro, quindi. Doveva aspettarselo.

Hey va tutto bene? – le disse Harry, appoggiando una mano sulla sua schiena. Ma Lil si alzò

Benissimo Harry, devo andare ora. – rispose mostrando il sorriso più falso di sempre.

Oh..come vuoi, per ora devi rimanere al centro..

Perfetto direi.

Cosa?

Uhm..si, è solo una sistemazione temporanea..

Mh..allora..per favore puoi accompagnarmi?

Certo Casper.

Si alzò e insieme si diressero verso la sua specie di nuova casa.
 

 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Rieccomi con un nuovo capitolo, mi scuso se ho pubblicato con un po’ di ritardo ma purtroppo non ho potuto fare altrimenti..Allora da dove comincio?
Innanzi tutto vorrei ringraziare:
deardarlin ChiaPayne_ tigrottadolce35 Ev_Edwards xliamspoon
Per aver recensito, GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Mi ha fatto davvero molto piacere leggere le vostre recensioni, siete sempre troppo gentili!
Detto questo, passando al capitolo, FINALMENTE LIL CE L’HA FATTA! E abbiamo anche scoperto come mai Harry conosce il suo nome e parte della sua storia!
Nel prossimo capitolo vedremo come Lil si ambienterà nella sua nuova casa, diciamo!
Se volete lasciatemi pure una recensione, al prossimo capitolo! Grazie mille(?)
Un bacio,fra.x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5 – Ricominciare.

Lil camminava in maniera svelta, quasi correva, faceva dei grandi passi e Harry non riusciva a starle dietro.

Hey Casper, rallenta! – si dimenava il ragazzo, chiamandola con l’affanno.

Scusami, sono fin troppo veloce per te, hai una certa età, vecchio! – ridacchiava Lil, sorridendo nel vedere la faccia di Harry affaticata.

Nonostante la delusione nello scoprire la vera realtà di Harry, doveva comunque ammettere che l’aveva aiutata. Certo, lo aveva fatto per lavoro, ma le aveva dato tutto il suo sostegno ed appoggio, c’era stato nonostante non si fossero mai conosciuti ed incontrati, e questo Lil non poteva di certo ignorarlo.

Era entusiasta di stare al centro. Avrebbe conosciuto ragazzi come lei, in una situazione peggiore, ma tutti erano sullo stesso piano. Tutti condividevano lo stesso odio, la stessa rabbia e lo stesso rancore. Avevano tutti bisogno d’affetto, di libertà, quella voglia di essere indipendenti, ciò che Lil sognava da tanto.

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non fece caso ad Harry che la stava chiamando ripetutamente.

LILITH! –urlò disperato.

Hey mi hai fatto spaventare, non c’è bisogno di urlare, coglione!  – rispose Lil, fermandosi di scatto davanti ad un porticato.

Non sono io quello che non ci sente! – fu la risposta di Harry, leggermente infastidito.

Aveva corso e sudato come un mulo, e si era leggermente incazzato.

M-Mi dispiace..  – disse Lil, imbarazzata.

Dai non preoccuparti, forza entriamo..  - rispose tranquillo Harry. Aveva lavorato duramente oggi, gli era dispiaciuto risponderla così, ma ormai era fatta. Nulla di grave.

Lil entrò per prima. Il suo primo pensiero fu   

E’ questo un centro d’accoglienza o un ospedale psichiatrico?

In effetti non aveva un bell’aspetto. Le pareti erano logore ed ammuffite, il pavimento in parquet  rovinato dagli anni, chissà quanti ragazzi avevano percorso quel suo stesso corridoio trovandosi nella sua stessa situazione..

Ad entrambi i lati del corridoio vi erano delle porte, alcune di queste erano aperte e Lil potè scorgere all’ interno due o tre lettini, con dei piccoli comodini al loro fianco.

Se un attimo prima era felice di essersi liberata da quei due coglioni, ora si sentiva spaesata e fuori luogo.
Insomma d’altronde lei aveva dei genitori, erano presenti. A differenza di quei ragazzi lei aveva convissuto con loro sapendo che l’avevano odiata, quasi disprezzata, non l’avevano mai voluta ed era davvero triste saperlo e pensarlo.
Nei suoi occhi, ora vi era un velo di tristezza, non sarebbe stata più la stessa, ora poteva piangere quando voleva, ma non voleva rimanere sola. Non voleva cadere nel buio, non voleva cadere nella solitudine, voleva farsi aiutare perché non stava bene. Stava male. Male da morire.

Lil va tutto bene? – interruppe Harry.

No Harry..– non voleva mentirgli, se voleva essere aiutata doveva cominciare dalla cosa che le risultava più difficile


Dire la verità, sempre.


Noi siamo qui per questo. Io sono qui per questo. Essere se stessi non è sbagliato, ammettere che si è in difficoltà non è un reato, sapere raccontare, saper ammettere che qualche volta c’è bisogno che qualcuno ti dica che non andrà via è fondamentale. E’ questo ciò che devi capire, star male, piangere, voler urlare, voler scappare, fuggire, morire non lo si deve pensare, non quando hai una vita davanti. Le difficoltà si superano, se si è da soli è difficile, se si è con gli altri, se hai qualcuno su cui contare, allora è più facile uscirne. Conoscerai tanti ragazzi qui, tante storie, forse non è il miglior centro di Londra, lo so, ma le persone che ci sono qui dentro sono reali, sono vere e possono aiutarti.

Ci sei anche tu qui dentro Harry. – disse singhiozzando Lil.

Strano vero? Un coglione all’interno di un centro d’accoglienza..che storia! – rispose sorridendo.

Lil non parlò, semplicemente sorrise e si lasciò cadere tra le sue braccia. Era sicura che non l’avrebbero fatta cadere nemmeno questa volta.
 
 
 

Come mai non c’e’ nessuno nelle camere? – domandò curiosa e un po’ preoccupata, Lil.
Oh, giusto, me ne ero dimenticato.. seguimi! - rispose, facendo cenno con un braccio di seguirlo.

Arrivarono davanti una porta. Bianca.

Harry l’aprì.

Lil rimase immobile.

Vi erano circa una decina di ragazzi tra i 15 e i 19 anni, seduti a cerchio. Al centro vi era un ragazzo sulla trentina.
Tom , pensò.

Bene ragazzi, - prese parola quest’ultimo – diamo il benvenuto alla nostra nuova arrivata, Lilith Casper!

Cosa? Non era temporaneo?

Lil cercò con gli occhi Harry, era al suo fianco, ma non posò nemmeno una volta il suo sguardo con quello della ragazza che si trovava di fronte.

I-Io non sono una nuova arrivata.. è t-temporaneo.. – stava cercando di trattenere le lacrime, non era possibile.

Un ragazzo biondo la guardò e le disse.

Anche a noi hanno detto così. Io sono qui da tre anni.

Aveva così tanta rabbia, i suoi occhi parlavano

Odio, rabbia, dolore

Lil cercò ancora una volta lo sguardo di Harry.

Nulla.

Le aveva mentito, doveva rimanere rinchiusa lì dentro? NO. Non era possibile, e la libertà? La casa? I suoi sogni? Il suo futuro? La sua vita?

Harry, - interruppe Tom, guardando le lacrime di Lil scorrere sul suo viso e poi volgendogli lo sguardo –hai detto a Lil tutto, vero? 

Harry non rispose, semplicemente abbassò lo sguardo.

Lil divenne ancor più spaventata.

Tutto? Cosa altro doveva sapere?

Tu m-mi hai mentito.. 

Lil calmati, non è nulla – cercò di tranquillizzarla Tom.

Non è nulla? Ho vissuto diciotto anni di inferno, di bugie, ho vissuto con genitori che mi hanno odiata. Mi ero ripromessa di non mentire, di non commettere sbagli. Pensavo di aver vinto, pensavo di aver sconfitto loro e il dolore, la sofferenza che mi hanno provocato, pensavo semplicemente di essermi meritata la mia libertà. Avevo trovato un amico – continuò volgendo lo sguardo ad Harry che ora la guardava, anche gli occhi di quel ragazzo parlavano, sembrava distrutto – ma mi sono illusa, come sempre. Voglio solo vivere la mia vita, essere libera, chiedo forse troppo? – concluse a fatica, con gli occhi gonfi e le lacrime che cadevano a più non posso.

Tutti i ragazzi la guardavano. Forse si identificavano in lei perché sembrava davvero che la stessero incoraggiando a parlare, ad urlare, a dire ciò che pensava.

Te lo avrei detto, non volevo causarti altro dolore, sembravi così felice.. – rispose Harry.

Hai pensato male. E’ la mia vita, tu non mi conosci, avresti dovuto dirmelo, d’altronde è il tuo lavoro no? D’altronde questo è ciò che fai, quindi perché trattarmi in maniera diversa?

Il suo lavoro?! Ma Harry non lavora qui. – affermò una ragazza rossa, che dopo cinque secondi si trovò  gli occhi di tutti puntati contro.

C-cosa?

Le aveva mentito una seconda volta. Ma cosa cazzo stava succedendo?

Cristo santo Megan! – urlò Harry rivolgendosi alla ragazza che aveva parlato cinque secondi prima.

Scusami Harry..– rispose Meg guardandolo negli occhi davvero dispiaciuta.

Harry non rispose, semplicemente la guardò con quei suoi fottuti occhi per tranquillizzarla.

Vieni con me Lil. – le disse.

Fanculo Harry.  – rispose Lil, volgendo le spalle e allontanandosi da quella dannata sala.

Harry-

Fermo Tom, so quel che faccio. Lasciami fare.

Harry non credo sia una buona idea..

Tom, lasciami fare. Ci penso io, poi potrai pure cacciarmi da qui a calci in culo.

Lo hai detto Styles.

Infatti.

Così dicendo si allontanò. Toccava a lui, ora, salvarla.









Salve a tutti!
Eccoci con il quinto capitolo! Volevo anticiparvi che probabilmente pubblicherò il sesto capitolo con più difficoltà e vi farò attendere un po’ in più, mi dispiace davvero tanto dirvelo ma purtroppo sono impegnata e non so quando potrò cominciare a scriverlo,scusatemi! cc
Detto questo..TADAAAAA’ (?) Harry non è nemmeno la persona che pensavate fosse (?)
Vi chiederete, chi sarà allora? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, vi dovevo lasciare con un po’ di suspanse ee Bene detto questo RINGRAZIO TANTISSIMO le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, mi avete reso felicissima e volevo pubblicizzarvi la ff di una ragazza che mi ha aiutata molto e che merita, davvero che voi possiate leggere la sua nuova ff :
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2020736&i=1
Mi raccomando non delutemi, e non deludetela!
Come al solito mi sono dilungata troppo, quindi vi lascio.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6 – Nero.

Lil si era allontanata, ma Harry non sapeva dove cercarla.

Se avesse detto la verità sin dall’inizio, forse non si sarebbe trovato in questa situazione e avrebbe evitato di combinare pasticci, ma a quanto pare, Harry dai pasticci non riesce proprio a stare lontano.

Cominciò a correre, dove cercarla?

Sicuramente si era allontanata dal centro, ma diretta dove?

Sembrava impossibile, la città era immensa, era consapevole che Lil non conosceva gli angoli più bui di Londra e se si fosse cacciata in qualcosa di brutto la colpa sarebbe stata tutta sua.

Doveva correre, correre più che poteva, si sentiva mancare le gambe ma non gli importava, in quel momento Lil era la cosa più importante ed ora doveva trovarla.
 

#LIL

Perché mi aveva mentito?

Sembravo così ingenua da credere a tutto?

Non mi importava di dove stessi andando, in quel momento volevo solo scappare da li.

Mi ero allontanata abbastanza dal centro appunto per non essere trovata, sicuramente mi stavano cercando ma ero abbastanza lontana e ciò era a mio vantaggio.

Correvo e piangevo. Pensavo di cominciare una nuova vita e se un attimo prima ero felice di vivere al centro ora volevo solo dimenticare tutto e non farmi trovare più da nessuno.

Nonostante abitassi da tanto a Londra, non la conoscevo molto. I miei non mi avevano mai permesso di uscire, e pure se me lo avessero permesso non avevo nessuno con cui passare del tempo, quindi ero definitivamente fottuta.

Girovagai a vuoto pensando a ciò che era successo per circa una decina di minuti.

Arrivata ad un bivio, imboccai una stradina stretta dove vi era un negozio di ferramenta vecchio e logoro.

All’interno vi era un uomo anziano, barbuto che mi stava fissando in una maniera inquietante. Ebbi una strana sensazione, mi stavo cacciando nei guai, avevo fatto solo una ventina di passi ma decisi di tornare indietro.

Voltai le spalle, sbattei contro qualcosa. O meglio qualcuno.

Uh là là non se ne vedono di così belle ragazze da queste parti !  – disse questo.

Aveva uno sguardo di ghiaccio, mi stava fissando. Dei brividi percorsero la mia schiena. Era più alto di me, abbastanza robusto, capelli biondi. Era un bel ragazzo, forse sulla ventina, ma mi dava una brutta, orrenda impressione. Rimasi immobile dov’ero sperando che qualcuno intervenisse, non aprii bocca.

Non sapevo nemmeno che ragazze così belle non sapessero parlare.

Disse, mostrando un sorriso falso quanto la sua bontà. Alzò di poco la mano, sfiorando il mio braccio e facendomi tremare tutta. Non potevo mostrargli la mia paura, sarebbe stato peggio, dovevo reagire.

Si, ma come?

Sperai che quell’uomo all’interno della ferramente si fosse accorto di qualcosa, ma vidi un ombra voltare l’imbocco di quella stradina.

Ero sola.

Con quello.

Uhm..io ora devo andare.. – dissi spostandomi leggermente per poterlo superare e passare.

Pessima idea.

Mi prese per le braccia tenendomi stretta.

Ma come dolcezza? Ci siamo appena conosciuti, è presto per andare via!  – rispose fissandomi e mostrando quel suo sorriso così orrendo.

Avevo le lacrime negli occhi, avevo così paura.

Perché mi ero allontanata?

Dove era Harry?

Dove sei Harry?

No,  io ora devo andare - dissi con tono fermo.

Shh – disse posando un dito sulle mie labbra e accarezzandomi la guancia –so che vuoi rimanere con me, ti accompagno a casa mia. 

Brividi.

Ero terrorizzata, non riuscivo a muovermi, non riuscivo a parlare.

Ero troppo piccola per oppormi, mi avrebbe fatto del male, mi avrebbe uccisa.

Dal suo sguardo potevo intuire tutta la sua malizia, mi stava mangiando con gli occhi ed era una sensazione orribile, disgustosa.

Mi prese per le braccia, facendomi voltare.

Cammina piccola.

Camminai, ci allontanammo da quella ferramenta imboccando un’altra stradina e giungendo in una casa abbandonata.

Vi era un letto ed una sedia, tutt’intorno il nulla.

Accomodati . – disse facendo cenno alla sedia che era di fronte a noi.

Così feci.

Lui si sedette di fronte a me, tenevo le gambe chiuse, le braccia strette ai miei fianchi.

Poggiò una mano sulla mia gamba e la accarezzò leggermente.

Bellissima come ti chiami? mi domandò spostando di poco la mano.

Avevo le gambe serrate, non riuscivo a muovermi ma avrei fatto di tutto per difendermi.

Decisi di parlare, gli avrei fatto perdere tempo, quel tempo necessario ad Harry per trovarmi.

… L-Lilith… risposi tremando leggermente con la voce.

Oh, è un nome bellissimo. Io mi chiamo Gray. Gray Todd. – disse, salendo sempre più su con la mano.

Giunse al mio ventre, scostando la felpa e mostrando parte della mia pancia.

Harry.

Non avevo mosso nulla. Lui stava continuando a togliermi la felpa, svestendomi sempre di più.

Harry.

Era arrivato fin sopra la pancia, si fermò.

Si avvicinò di più a me, mi prese per un braccio, mi fece alzare e mi fece sedere sulle sue gambe.

Mentre con una mano continuava a tenere la felpa alzata con l’altra mi accarezzava la guancia.

Sei così bella Lilith..quanto sei bella.

Cominciò a lasciarmi baci sul collo.

Harry.

Ero come assente, c’ero fisicamente ma la mia testa era da tutt’altra parte. Se quello era il mio destino allora perché oppormi? Magari sarei morta lì, in quel momento. Non avevo nulla da perdere perché io non avevo nulla. Non potevo sperare in un futuro migliore perché io un futuro non l’ho mai progettato. Non potevo contare su Harry perché mi ero allontanata fin troppo e non avrebbe mai potuto trovarmi.

Avevo perso tutte le mie speranze.

Gray assomigliava al male che mi aveva perseguitato per tutto quel tempo. Era l’incarnazione di quel buio di cui avevo così tanta paura, era quella persona da cui non mi sarei liberata così facilmente, era il nero.

Il nero della mia solitudine.
Il nero della mia famiglia.
Il nero delle nuvole di fumo che c’erano sempre state in casa mia.
Il nero che vedevo quando tenevo gli occhi chiusi e le orecchie tappate per non sentire le urla dei miei.
Il nero che indossavo per non farmi avvicinare da nessuno.
Il nero dei miei occhi,del mascara sciolto dalle mie lacrime.
Il nero di tutto quello che non avevo mai avuto.

Stavo già piangendo, in silenzio.

Gray se ne accorse ma non gli importava, mi tolse la felpa e mi distese sul letto.

Harry avrebbe asciugato le mie lacrime, mi avrebbe abbracciato e protetto.

Piansi ancora più forte di prima.

Gray stava per slacciarmi il reggiseno ma mi ribellai. Cominciai ad urlare, più forte che potevo.

Dovevo liberarmi da tutto quel dolore.

ZITTA, STAI ZITTA! -urlava tenendomi stretta.

Non avevo smesso, continuavo ad urlare.

TI HO DETTO DI STARE ZITTA, BELLISSIMA STAI ZITTA! 

Pensavo di averlo fatto innervosire invece vedevo i suoi occhi brillare. Era come stupito e affascinato allo stesso tempo della mia reazione.

Mi tolse i jeans ma con difficoltà perché io mi dimenavo come non mai. Volevo uscire da lì dentro.

LASCIAMI ANDARE, LASCIAMI ANDARE  – urlavo, piangevo.

SHH BELLISSIMA NON URLARE, NON ABBIAMO ANCORA COMINCIATO!  –rise.

Harry.

Era un incubo.

In meno di zero secondi mi aveva slacciato il reggiseno tenendo le sue mani strette al mio corpo e al mio petto.

Mi stava facendo male. Potevo ancora salvarmi.

Scese giù con le mani giungendo all’estremità delle mie mutandine.

Stavo urlando ancora più forte di prima quando sentii un tonfo.

Si fermò.

Io ero sotto e lui seduto a cavalcioni su di me.

Un secondo tonfo e una voce.

LILITH!  - urlava.

La mia salvezza.

Quella voce.

HARRY, HARRY ! – urlai.

In un secondo Gray scese dal letto e si avvicinò all’entrata di quella specie di camera.

Sentivo i suoi passi, ero mezza nuda su quel letto ma non mi importava.

Ora volevo solo vedere Harry.

Vidi Gray indietreggiare ed una figura entrare all’interno della camera.

Harry era lì dentro, era con me, si avvicinò a Gray.

COSA CAZZO LE HAI FATTO? 

PUGNO.

TU L’HAI TOCCATA, STRONZO! 

SECONDO PUGNO.

HARRY  – urlai, ma sembrava non avermi nemmeno sentito.

COME CAZZO HAI POTUTO FARLO? TI AMMAZZO, TI AMMAZZO STRONZO!

TERZO PUGNO.

Gray respirava a fatica, gli fuoriusciva sangue dappertutto.

HARRY BASTA, HARRY PER FAVORE BASTA! – urlai più forte che potevo singhiozzando.

Mi sentì.

Non mi aveva ancora guardata.

Ero seduta su quel letto con un lenzuolo attorno al mio petto.

Si girò lasciando cadere a terra quel mostro.

Quei suoi occhi mi guardavano fissi, sembravano così disperati, così frustati.

Lil..c-cosa..

Dovevo avere un aspetto orrendo.

Harry..Harry.. – implorai cominciando a piangere fortissimo.

Harry si avvicinò a me, appoggiò una mano sul mio viso accarezzandolo dolcemente.

Lil..m-mi dispiace così tanto..c-calmati, ci sono io qua. – delle lacrime spuntarono dai suoi occhi chiari.

Harry, pensavo sarei morta, Harry pensavo non ti avrei mai più visto. – continuavo a piangere.

Shh Lil, non ti avrei lasciata, ti avrei cercata, avrei girato il mondo ma saresti tornata da me.

Riuscii a calmarmi, anche se di poco.

Ci fu un momento di silenzio in cui Harry mi perlustrò da capo a piedi. Mi fissò il volto, le braccia, il petto, le gambe. Non avevo alcun timore, ero imbarazzata ma mi fidavo di lui, mi aveva pur sempre salvata. Era come se si stesse accertando che non avessi lividi o segni evidenti del male che mi aveva procurato quel uomo. Una volta sicuro che non vi fosse nulla di grave, aprì bocca.

Ti aiuto a vestirti.

Disse, prendendo il reggiseno che era a terra.

In un'altra circostanza avrei fatto da sola ma in quel momento non avevo né la forza né la voglia di oppormi al ragazzo che mi aveva salvata per la seconda volta.

Mollai il lenzuolo, ero mezza nuda ma Harry non sembrava farci caso.

Prese una prima bratella e la infilò lentamente ad un braccio, così fece con l’altro.

Mi aiutò ad allacciarlo per poi prendere la mia felpona nera e infilandomela delicatamente.

Prese poi i jeans, mi alzai e me li infilai.

Gray era ancora a terra, si lamentava lievemente del dolore, ma né io né Harry ci facemmo caso.

Non me ne era importato, Harry gli aveva dato una bella lezione.

“ L-Lil..lui..” – irruppe nel silenzio Harry.

Sapevo cosa voleva domandarmi e mi ero sorpresa del fatto che non me lo aveva ancora chiesto. Ero ancora un po’ scossa, ci eravamo allontanati dalla camera e ci trovavamo in quella stradina che mi aveva condotto all’inferno. Ero abbracciata al braccio di Harry, non lo avevo mollato.

N-No Harry. Sei arrivato in tempo.. - dissi ricominciando a piangere.

Harry si girò, mi abbracciò frontalmente e mi guardò negli occhi.

Non ti avrebbe fatto del male. Sarei arrivato in tempo in qualunque parte ti saresti trovata, ti avrei salvato in qualunque luogo saresti stata Lil. Mi dispiace, sono stato un coglione. E’ colpa mia se quello stronzo ti ha messo le mani addosso, è colpa mia se ora stai piangendo disperata, è colpa mia se ti ho trovata mezza nuda su quel letto e mi sono sentito cadere il mondo addosso. - mi disse facendo cadere una lacrima.

Alzai di poco la mano asciugandogli quella lacrima e lo guardai.

So che mi avresti salvata. Non è colpa tua, sono io che mi sono avventurata in una città che non conosco bene come dovrei. Ero arrabbiata Harry. Eri l’unico di cui mi ero fidata davvero. – dissi abbassando lo sguardo e facendo trasparire la delusione nei miei occhi.

Harry mi aveva stretta ancora di più a se facendomi alzare lo sguardo.

Ti racconterò tutta la verità Lilith. – disse per poi lasciarmi da quell’ abbraccio.

Mi ci volle un po’ per distaccarmi, ma Harry non disse nulla, semplicemente fece intrecciare le sue mani con le mie e insieme tornammo a casa.









 
Salve a tutti!
O MIO DIO SONO RIUSCITA A PUBBLICARLO! UN APPLAUSO A ME! No okay.
Bene, bene ragazze! Devo dire che questo capitolo mi piace particolarmente, purtroppo però per la nostra Lil le cose non sono andate così bene come sperava! Questo capitolo è un po’ più spinto rispetto agli altri ma spero vi piaccia comunque!
Da come avete letto mi sono dilungata un po’ e credo che anche gli altri capitoli saranno un po’ più lunghi appunto per ringraziarvi delle visite, delle recensioni e delle ragazze che hanno aggiunto la mia storia tra seguite/preferite/ricordate!
Mi dispiace che nemmeno in questo capitolo sia riuscita a spiegarvi chi è in realtà Harry, ma nel prossimo ve lo spiegherò bene! Spero davvero che vi piaccia e che non vi abbia deluso!
Vi consiglio di leggere questa ff : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2020736&i=1 che è solo al primo capitolo ma che è bellissima!
Detto questo, se volete lasciatemi una recensione, risponderò a tutte!
Un bacio enorme, fra.x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7 – All the truth about me.

#Lil

Avevo ancora la sua mano intrecciata alla mia.

Sebbene fossi ancora scossa da tutto quello che era successo il giorno prima, tornando al centro con Harry ero stata riaccolta da Tom.

Harry aveva deciso di dormire con me.

Intendete bene, io nel letto e lui su una brandina accanto alla mia.

Avevo provato a dirgli che da sola ce l’avrei fatta e che non era necessario che lui stesse con me, ma aveva insistito così tanto da presentarsi in camera mia con una brandina, dicendomi :

Mi dispiace per te Casper ma stasera dormirò qui. So che mi vorresti nel letto con te ma sono troppo un bravo ragazzo per accontentarti, notte! 

Detto questo si era steso sulla brandina, aveva preso la mia mano e semplicemente aveva cominciato a dormire.

Durante tutta la notte non avevo fatto altro che tenere la mia mano stretta a quella di Harry, mi faceva sentire protetta, al riparo da tutto e tutti, era ormai diventato il mio supereroe.

Volevo che mi raccontasse la verità, ma la sera precedente, nonostante i miei continui tentativi di spiegargli che stavo bene e che ero pronta al peggio, non ero riuscita nemmeno a strappargli un pizzico di ciò che mi aveva nascosto e che probabilmente conoscevano in pochi.

Era un ragazzo strano, stronzo e coglione.

Mi faceva stare bene, era di una dolcezza unica ma lo odiavo a morte per ciò che non mi aveva raccontato e sebbene per lui non fossi nessuno ormai era entrato nella mia vita e da amico o supereroe dovevo sapere tutto di lui come lui sapeva tutto di me.

Non era suo compito leggere la mia storia, il mio passato e presente, ecco perché volevo sapere la sua verità. Ciò di cui avevo bisogno in quel momento era lui e la sua storia.

Comunque, dovevano essere circa le 7.30, io mi ero svegliata mentre al mio fianco Harry, dormiva ancora beatamente.

Imprecai quando notai che non si era ancora svegliato dal suo letargo e sbuffai spazientita.

Calma Casper. – mi disse con voce roca.

Lo ammetto, era tremendamente sexy.

Buongiorno. – dissi leggermente eccitata.

Harry probabilmente si accorse di questo, appunto perché sorrise e mi guardò maliziosamente.

Guarda che a quest’ora non può sentirci nessuno, basta non fare baccano.

Sta zitto coglione. – risposi mostrando un sorriso giocoso.

Aveva i capelli scompigliati dal sonno, la mano ancora intrecciata nella mia, gli occhi chiari si vedevano a mala pena per colpa della poca luce mattutina che entrava dalla finestra all’interno della camera.
Non volevo lasciargli la mano, Harry non fece nulla, semplicemente cominciò ad accarezzarne il dorso. Centrai i miei occhi nei suoi, mi sorrise e

Come stai? mi domandò serio.

Feci un gran sospiro.

Distolsi lo sguardo da lui per poi guardare all’esterno della finestra.

Tutto ciò che riuscivo a vedere era un viale, pochi alberi ed un cielo abbastanza scuro e nuvoloso.

A breve sarebbe sopraggiunto un gran temporale, delle piccole goccioline, infatti, cominciarono a battere contro il vetro della finestra e anche se piccole provocavano un rumore percettibile all’interno della camera. Cominciai a pensare che nonostante la loro minuzia riuscivano a farsi sentire, il loro suono poteva essere catturato all’interno di qualsiasi ambiente.

Notai che ero rimasta zitta fin troppo, affogando nei miei pensieri, dato che Harry si alzò dalla brandina sedendosi accanto a me nel letto.

Era un’ orribile giorno di pioggia. – cominciò a parlare, guardando al di fuori della finestra – Le goccioline erano ancora più grandi di queste, me ne ricordo perché aprii la finestra e cacciai il bicchiere che avevo tra le mani per poterne raccogliere qualcuna.. da piccolo avevo la convinzione che bevendo l’acqua potessi diventare forte e far paura come i lampi e i tuoni durante un giorno tempestoso. Credevo che bevendone le gocce mi sarei trasformato in un supereroe o un essere con poteri in grado di salvare tutti – Harry si fermò un attimo, gli strinsi la mano accarezzandola leggermente e incitandolo a continuare. Prese un respiro profondo – ero troppo piccolo per capire che nella vita reale i supereroi non esistono, che la vita vera è diversa rispetto a ciò che io immaginavo o sognavo.. volevo diventare un eroe e volare in alto, raggiungere le stelle e magari prenderne una. Volevo essere l’eroe di mia sorella, ma io non sono riuscito a salvarla.

Stava piangendo in silenzio, gli avevo asciugato le lacrime per una seconda volta.

Tranquillo Harry.

Mio padre non è mai stato un tipo violento, ma non ha mai amato fino in fondo mia madre e mia sorella, al contrario ha sempre amato me. Forse perché non aveva mai desiderato una figlia femmina, forse perché in me vedeva quel bambino che lui non era mai stato.. venne abbandonato quando era molto piccolo, ha combattuto la fame, è cresciuto da solo, in mezzo alla strada, fin quando non ha trovato mia madre. Potrebbe sembrare una storia a lieto fine, la felicità che lui aveva sempre sognato, una famiglia, un lavoro, semplicemente l’amore. Evidentemente per lui la felicità era ben altro.
 Vi fu un periodo di pace, in cui io e i miei vivemmo davvero bene, fin quando mia mamma non rimase incinta di mia sorella. Lì iniziarono i problemi, mio padre non aveva mai accettato la gravidanza, al contrario io ne ero felice. Nonostante tutto mia madre decise di portarla avanti, tra litigi continui e qualche ceffone che mio padre le dava per farla tacere.
Dopo nove mesi, finalmente nacque Jenna..di  ciò che ricordo i primi anni non furono tanto male, ma quando mia sorella compì il terzo anno di età cominciò l’inferno. Mio padre era attratto da mia sorella, ma in maniera diversa..

Era frustante vederlo in quella maniera, ed io mi stavo preoccupando per lui. Quei suoi occhi verdi erano inondati di lacrime, sembrava potessero brillare, erano maledettamente belli.

Harry puoi fermarti se vuoi..

No Lil. Mi fido e voglio che tu lo sappia.

Gli sorrisi lievemente, avvicinandomi di poco a lui che ricambiò il mio sorriso.

Lo aveva fatto altre volte.. prendeva mia sorella e se la portava in camera. Io non capivo, ero fin troppo piccolo, avevo solo otto anni mentre Jenna ne aveva quattro. Quando la vedevo uscire da quella camera, seguita da mio padre, aveva gli occhi gonfissimi e i vestiti disordinati. Tornava in camera e piangeva. Ed io non ne sapevo il motivo, vedevo solo papà raggiungerla, per poi sentire delle urla e degli strani rumori. Mia madre probabilmente non sapeva nulla di tutto questo, ero l’unico e non ho fatto nulla.
Come ti ho detto quella mattina il cielo era brutto proprio come ora, un forte tuono mi svegliò, presi un bicchiere e lo poggiai fuori la finestra..come ogni qual volta pioveva mi aspettavo che J. venisse in camera mia e mi dicesse di svegliarmi perché stava cominciando a piovere, ed io da supereroe che ero, dovevo bere l’acqua di quella pioggia. Non accadde, mi preoccupai, scesi di sotto e notai tanti poliziotti all’interno della cucina. Mi videro e rimasero sorpresi.. perché quell’uomo orrendo, aveva ucciso tutti e si era suicidato per poi lasciare me salvo?

UCCIDERE? SUICIDIO?

Non riuscivo più a parlare, la mia storia non era nulla rispetto a ciò che Harry aveva passato, mi sentivo in colpa. Forse chiedergli e imporgli di raccontare la sua verità non era stata una buona idea, forse avevo peggiorato la situazione, stava cominciando forse a ricordare tutto il dolore, perché i suoi occhi erano spenti, non erano brillanti, erano vuoti.

Cercai di non fargli capire la mia frustrazione, ma in cuor mio sapevo che Harry ne era consapevole. Anche se in poco tempo, riusciva a leggermi dentro, a capirmi meglio di chiunque altro.

Presi coraggio, Harry era rimasto in silenzio, non guardava me, ma le gocce di pioggia che cadevano fitte all’esterno dell’edificio.

Harry.. Harry guardami

Si girò verso di me, era bellissimo.

Non sono brava come te nel fare discorsi, ma ci proverò. Quindi non ti distrarre, non farmi ridere e non fare il coglione  - gli dissi scherzando.

Sorrise, bellissimo.

Per qualunque motivo, ragione al mondo, sappi che io ci sono. Mi hai aiutata in tutti i modi possibili, io devo ringraziarti per essermi stato vicino in così poco tempo. Non mi hai mai conosciuta e mi hai trattata come se ci conoscessimo da una vita, so che la mia storia può sembrare banale rispetto alla tua ma anche io ho sofferto e se pure in maniera diversa so come ci si sente nell’essere soli. Ma per te deve essere diverso, tu hai me, d’ora in poi potrai parlarmi di qualunque cosa tu voglia Harry.

Grazie Lil, ma non ce ne è bisogno, davvero.. 

No Harry, devi promettermelo.

Lil..

Harry promettilo.

Harry sembrò titubante, ma subito dopo mi sorrise e

Te lo prometto Lil.

Gli sorrisi e lo abbracciai, con la pioggia che scendeva, alle sette del mattino e il cuore a mille.

***

Buongiorno ragazzi! Oggi sarà un giorno importante, finalmente abbiamo con noi-

Risparmiaci la predica, vecchio! – disse un ragazzo biondo, interrompendo l’ingresso trionfale di Tom che lo guardò innervosito.

A breve Lil sarebbe arrivata in sala, dove si trovavano ragazzi tra i quindici e i diciannove anni.

Il ragazzo che aveva interrotto Tom era lo spavaldo della situazione.

Robby Stewart, diciotto anni, chiamato da tutti semplicemente R.

Robby ricordati che qui comando io. – si difese Tom.

Me ne ricordo sempre vecchio! – sorrise di risposta.

Bene, stavo dicend-

BUONGIORNOOOOOO! – urlò Megan.

La rossa che abbiamo già incontrato, appunto Meg, diciassette anni.

MEGAN! – fu la risposta di Tom.

Tom non rompere, sai che non mi sveglierò mai e poi mai presto.

Potresti abituarti dopo due anni che sei qui, idiota! – si intromise R.

Coglione tu non parlare, sai che potrei rivelare a Tom cosa fai ogni sabato sera! – sussurrò di risposta Meg.

Robby semplicemente sbuffò.

Tom non doveva sapere delle ragazze e delle canne che si fumava di nascosto sul tetto del centro.

Giorno Meg. – salutò una ragazza che si trovava già all’interno della stanza.

Giorno Chri. – ricambiò la rossa.

Chrissie Hall, sedici anni, bionda nonché migliore amica di M.

Dopo che le aveva soffiato il ragazzo, nemmeno una settimana prima, i loro rapporti erano cambiati.

E quello stesso ragazzo l’aveva scaricata, usando entrambe solo per il sesso.

Bene, da come vedo manca solo- 

Come vi butta ragazzi? PACE E AMORE!  – disse Deshaun.

Eccolo arrivato, giorno Desh! – ricambiò Tom.

Giorno bro!  – salutò R.

Idiota. – si lamentò Meg.

Hey Desh! – fu la risposta di Chris.

Deshaun Wood, diciotto anni, da tutti chiamato Desh.

Ora che finalmente ci siete tutti, vi chiedo solo di essere gentili con la nuova arrivata, Lilith Casper. Inutile che vi dica che ha avuto vita difficile, è appena uscita da tribunale, non sapendo che avrebbe alloggiato qui. E’ sola, quindi facciamola sentire a suo agio! – chiarì Tom.

Mh Tom sei davvero sicuro che sia sola?! – domandò infastidita Meg.

Cosa intendi dire? – rispose stupito.

E’ in dolce compagnia di Harry, sciocchino e Meg è gelosa!  – si intromise R.

Anche se fosse a te cosa interessa?! – ribattè.

OHW MEGAN E’ GELOSA DI HARRY, HARRY TI AMOOOO – cominciò ad urlare Desh.

Dai smettila. – disse Chris sorridendogli.

Inutile che fai la pentita, mi hai persa.. – rispose Meg all’amica che l’aveva difesa.

RAGAZZI BASTA! – urlò esasperato Tom.
 
Inutile dire che i commenti continuarono, per giunta Lil ed Harry stavano percorrendo il corridoio per poter raggiungere la sala.
 


E se poi non piaccio? – chiese preoccupata Lil ad Harry, fermandosi di scatto.

Non preoccuparti Lil, andrà bene. – la tranquillizzò incitandola a camminare.

Cazzo..non lo so..no..non ci vengo! Ma cosa dico? Faccio la figura dell’idiota.. loro saranno più adulti, non mi capirebbero, ragionano in maniera diversa, ne hanno passate tante..che faccio? COSA? HARRY, HARRY DEVI PENSARE. HARRY.

LIL CALMA. RESPIRA.



Andrà bene, non preoccuparti. – le sorrise, prendendola per le braccia.

Si ma-

In quel preciso istante Harry entrò in sala.

HARRY TI AMOOOOO – urlava Desh.

NON SONO IO LA STRONZA CHE SI E’ PORTATA IL RAGAZZO DELLA SUA MIGLIORE AMICA A LETTO! – diceva Meg furiosa puntando il dito contro l’amica.

Ragazze andateci piano, voglio godermi bene lo spettacolo! – si divertiva R.

TU NON HAI VOLUTO ASCOLTARMI, NON SAI LA VERIT- – proseguì Chris interrotta da

HARRYYY E MEGAAAAAAAAAAN. MEGAN GELOSA GELOSA DI LIL E HAARRYYYYYY !  –continuava imperterrito Desh.

CAZZO DESH SMETTILA DI URLARE, SEMBRI UN BAMBINO DI DUE ANNI! – gli urlò contro la stessa Chris.

RAGAZZI! – urlò Tom.

Meg.  VORRESTI DIRE CHE L’HO VOLUTO IO? COSA DOVEVO ASCOLTARE? COSA?

Chri.  NON STO AFFATTO DICENDO QUESTO IDIOTA, ASCOLTAMI CAZZO!

Desh.  R. HARRY LO DEVE SAPERE!

R.  STA ZITTO AMICO, NON VEDI CHE C’E’ DA DIVERTIRSI?!

RAGAZZI CAZZO FATE SILENZIO! – urlò Tom esasperato.

Tutti si fermarono e guardarono verso l’entrata, Harry e Lil erano lì, avevano sentito tutto.

Siete sempre i soliti, cosa dovrei sapere Desh? –chiese curioso Harry.

AMICO MIO, MEG E’ *OHW* -  si lamentò dopo che M. gli aveva dato una gomitata.

Nulla Harry, lascia perdere.. - rispose.

Ne riparliamo dopo. Comunque ragazzi lei è Lil!  – presentò Harry cordiale.

Harry non fare il finto tonto, stanotte abbiamo sentito tutti le vostre urla! – disse giocoso R. guardando la faccia di Harry innervosita e quella di Lil rossa fin sopra le orecchie.

ROBBY SMETTILA! Scusalo Lil.– cercò di rimediare Tom.

Uhm..non preoccuparti..ecco, io..  - Lil non riusciva ad articolare nessuna parola, troppo imbarazzata e troppo timida.

La stavano fissando in troppi, non si sentiva a suo agio, doveva rimediare.

Credo che dovremmo cercare un rimedio per le nostre urla, giusto Harry? – proseguì Lil sorridendogli.
 
Già,  non è colpa tua R. se non sai divertirti!
- disse Harry guardando la faccia stupita di Robby.

Ci fu una grande risata e Lil si era calmata.

 BENVENUTA! - urlarono tutti.









 
Salve a tutti!
O MIO DIO, RAGAZZE SCUSATEMI TANTISSIMO PER IL RITARDO.
Mi dispiace davvero tanto, ma purtroppo non ho avuto tempo né per pensare, né per scrivere, inoltre non mi piaceva, quindi vi ho fatto aspettare un po’ ma spero sia valsa la pena!
Allora comincio col ringraziare le ragazze che hanno recensito, sempre troppo gentili!
Poi da come avete letto, in questo capitolo conosciamo altri personaggi importanti.. vi avviso di ricordarvi di Meg perché sarà la protagonista importante di un litigio..
Non voglio anticiparvi proprio nulla, lo scoprirete in seguito!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se volete lasciatemi una recensione, risponderò a tutte!
Ps. Ricordatevi di leggere il primo capitolo di questa ff http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2020736&i=1
Un bacio enorme, fra.x
 
SE VOLETE DOMANDARMI QUALUNQUE COSA SU TWITTER SONO https://twitter.com/hazzascherie xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8 – A real kiss?


Allora signorina, le va di pranzare con me? – chiese Harry sorridendole.

Siete così gentile con me, non posso rifiutare, quindi accetto la sua proposta! – rispose Lil.

Erano appena usciti dalla saletta, dove si era svolto il suo primo incontro con i ragazzi del centro, che a dire il vero, non era andato male, anzi si era rivelato meglio del previsto.

Sarà che Lil aveva Harry al suo fianco, sarà che era riuscita a mantenere la calma, ma con molta tranquillità aveva raccontato la sua storia, risultando il più sincera possibile e guadagnandosi la fiducia di Tom e qualche leggera carezza da parte di Harry, che la sfiorava di tanto in tanto per incoraggiarla.

Erano arrivati in mensa, subito Lil notò che quel luogo le ricordava molto la su scuola, quell’asilo, dove vi erano dei banconi con del cibo, e tutt’intorno diversi tavoli.

Così era quella sala, anche se molto più piccola.

Vi dovevano essere circa quattro, cinque tavoli che riempivano la saletta e addossato ad un muro, un bancone abbastanza grande dove vi erano i vari scomparti per il cibo.

Giorno Pollie! – disse Harry rivolgendosi alla donna dietro al bancone.

Era paffuta.. cioè era grassa.

Aveva lardo dappertutto e Lil non potè fare a meno di sorridere, Harry se ne accorse e ne capì il motivo.

Insomma, era una donna grassa, aveva baffi e ciglia incolte.

Come cavolo faceva a trovarsi dietro ad un bancone per il cibo?!

Se tu pensi che io prenda il cibo dalle mani di questa specie di balena coi baffi, scordatelo. – aveva sussurrato Lil all’orecchio di Harry.

Se vuoi rimanere digiuna, allora fai come vuoi!  - le aveva risposto, con quel suo fottuto sorriso.

Cosa vuoi Harry?  - gli aveva domandato quella specie di donna, con voce e volto infastidito.

Il solito! – aveva risposto.

Quella sbuffando, prese un piatto, afferrò un mestolo e mise nel piatto di Harry, un insalata che tanto verde non era, un po’ di pollo e delle patatine.

E tu ragazza?  – aveva domandato, porgendo poi il piatto ad Harry.

Io non prendo nulla. – aveva esordito Lil.

L’unica cosa di cui sono certa, è che qui si mangia solo questo, se vuoi fare il digiuno è una tua scelta, ma sappi che non sei a casa tua, questo è ciò che possiamo offrirti. Che vuoi fare? – aveva chiarito la donna.

Lil stava provando a pensare velocemente ad una risposta.

Harry stava a guardare divertito la scena, tra quella, che come aveva detto Lil sembrava una balena coi baffi, e quella certa signorina con un certo caratterino.

Prendo solo le patatine fritte. – aveva esordito, poco convinta di ciò che avrebbe mangiato.

Se è quello che vuoi..  – aveva affermato la balena, sbuffando nuovamente.

Cosa cazzo voleva?! Poteva essere libera di scegliere cosa mangiare oppure era ancora una lattante?!

Harry andiamocene.  - aveva detto, allontanandosi dal bancone.

Harry aveva preso posto ad un tavolo lì vicino, senza fiatare.

Si erano seduti e aveva già quasi finito la sua porzione di patatine, quando alzò lo sguardo per incontrare il viso abbassato di quella ragazza di fronte.

Mh, che fai? Non mangi? – si era azzardato a domandarle.

Io non mangio questa schifezza Harry! Vedi, sono dure! – cercava di spiegargli, prendendo una patatina e picchiandola contro il piatto.

Effettivamente quella patatina era rimasta così com’era.

Harry intanto aveva cominciato a ridere, guardando la faccia stupefatta di Lil e guardandola armeggiare quella patatina contro il piatto.

Effettivamente la scena era alquanto bizzarra.

Non c’è niente di divertente! – aveva affermato, posando quella povera piccola patatina nel piatto e guardando la faccia divertita di Harry.

Non potè fare a meno di sorridere anche lei.

Sei davvero buffa Lil ! – le aveva detto divertito.

E tu sei davvero un coglione Harry! - aveva ribattuto.

Le loro risate risuonavano all’interno della sala.

Molti ragazzi rimasero stupiti dal comportamento di Harry, non l’avevano mai visto ridere così tanto e se qualcuno ne era invidioso altri ne erano felici.

L’arrivo di quella ragazza, aveva scompigliato un po’ tutti ma se proprio quella nuova arrivata aveva fatto sorridere Harry, probabilmente avrebbe portato un po’ di solarità all’interno del centro.

Era davvero strano vedere Harry sorridere.

Il più delle volte sorrideva per le varie stronzate che accadevano all’interno del centro, tra i ragazzi più scalmanati. Ma per quelle stronzate sorridevano tutti.

In quel caso invece, Harry sembrava totalmente preso da quella buffa ragazza.

Non aveva nulla in particolare, se non il fatto che era completamente diversa da tutte quelle che si trovavano al centro.

Faceva di testa sua, era come se non avesse nessuno a cui ubbidire, se voleva qualcosa se la conquistava, se non ci teneva la lasciava andare, insomma, aveva un bel caratterino.

Se molti di quei ragazzi li stavano ancora a guardare, ce ne erano alcuni che non riuscivano ad accettarlo.

Anzi, solo una.

Megan.

Perché?

E’ stata sempre una tipa difficile, sempre sulle sue, si trovava al centro da più o meno quattro anni ed Harry era stato sempre al suo fianco per sostenerla ma maggiormente per rimproverarla.

Meg aveva commesso molti sbagli, stava per intraprendere una via sbagliata.

La droga, l’alcool, la musica alta, le discoteche e i cattivi ragazzi.

Tutto all’insaputa di Tom.

Il centro aveva pochi fondi, non tutti i ragazzi potevano essere controllati, era facile quindi che qualcuno di loro riusciva anche solo per una notte a fuggire da quel posto e a dirigersi chissà dove.

E tutti, dico tutti, venivano sempre recuperati da Harry, che era la spalla di Tom.

Era stato il primo ad essere recuperato da quest’ultimo all’età di otto anni, Tom lo aveva cresciuto ed era a lui che doveva tanto, ecco perché in qualunque maniera potesse, in qualunque modo, doveva riuscire a portare tutti in salvo, per salvare quella barca a cui Tom teneva molto.

Per tutti Harry era un eroe.

Per tutti, ma soprattutto per Megan.

Era la sua ancora, colui che l’aveva salvata dal buio e dal nero.

Ciò che spaventava anche Lil, dopotutto.

Quello di Megan però, era un nero diverso.

Il nero del fumo delle sigarette che aveva provato.

Il nero di quell’alcool che per poco non l’ammazzava.

Il nero della sua famiglia, che famiglia non era, distrutta dalla droga.

Il nero del fumo, che annebbiava il suo cuore.

Il nero dell’odio nei confronti di Chris.

Ed ora il suo eroe, non poteva andare via così.

Quella ragazza non sapeva nulla, non sapeva dell’amore che Meg ha sempre provato per Harry.

Portarglielo via? Non se ne parlava.

Avrebbe fatto di tutto pur di non perderlo.

Avrebbe ferito qualcuno? Forse, ma non le importava.

Per amore si fanno tante stronzate.

Per amore aveva cercato di dimenticarlo, fidanzandosi con un ragazzo e ottenendo nessun risultato.

Per amore si muore.

L’amore ti uccide ma ti fortifica.

Ti rende forte e ti distrugge contemporaneamente.

E quell’amore Meg doveva proteggerlo.

A cosa sarebbero servite altrimenti tutte le lacrime?

A cosa sarebbe servito sperare in un futuro diverso?

A cosa sarebbe servito allora, baciare Harry, quella stupida notte?

 

TRE SETTIMANE PRIMA.

C’era gran movimento all’interno del centro, quella notte.

Tutti i ragazzi erano entusiasti della decisione che Tom aveva preso.

Una notte di baldoria, nella discoteca più povera di Londra!

Certo, non era il meglio del meglio, ma almeno non si sarebbero ridotti a festeggiare la notte di Halloween in uno stupido centro, come anziani raggrinziti.

Ragazzi vi rendete conto? Andremo in discoteca? O MIO DIO. - urlava entusiasto Desh.

Sicuro di essere un uomo? – aveva domandato spaventato R. guardando l’entusiasmo effeminato dell’amico.

Ohw amore, so che mi vorresti solo per te! - aveva ribattuto.

Tutti scoppiarono in una grande risata, erano davvero stupidi quei due!

Chris intanto era uscita dalla camera, con un vestito rosso attillato super sexy.

WO HOO! – aveva esordito R. facendole due fischi.

Smettila idiota! – si era difesa Chrissie imbarazzata.

Sei bellissima Chris.– le aveva confessato Desh, avvicinandosi e facendola arrossire.

Vacci piano amico! – aveva scherzato Harry, arrivando in quel preciso istante.

Mh guarda la tua, di ragazza! – gli aveva risposto, indicandogli Meg che si stava avvicinando.

Aveva i capelli rossi raccolti solo da un lato e sciolti dall’altro, un trucco abbastanza leggero accentuato solo dalle labbra rosso fuoco, un vestitino nero, trasparente sulle braccia e stretto in vita.

Harry non riusciva a prendere parola, era davvero troppo bella per essere reale.

Allora Harry? – si era azzardata a domandare quest’ultima, avvicinandosi ai ragazzi.
 
 

Megan non sa più parlare, si è intontolito, sei uno schianto ragazza! - l’aveva rassicurata R. facendola sorridere.

Ecco..forse..saliamo in macchina! - aveva cercato di riprendersi Harry.

Credo sia la cosa migliore, sarà una serata stupenda! – aveva affermato emozionata Chris.

Salirono in macchina e si diressero verso quel locale.

Per essere il più povero, accoglieva comunque abbastanza gente e di questo ne furono sollevati.

Dopo due ore lì, erano praticamente tutti ubriachi, tranne Meg ed Harry che avevano bevuto solo un goccio.

Usciamo un po’ fuori?  – l’aveva invitata Harry, infastidito da quella musica troppo alta.

Speravo me lo chiedessi!  – rispose Meg, contenta di quella proposta.

Camminarono una decina di passi prima di allontanarsi da quel baccano, e arrivare fuori il locale.
Vi era una panchina, decisero di sedersi proprio lì.

Lo spettacolo non era dei migliori, un albero ed una vecchia statale abbandonata, ma a loro bastava.
 
Sei bellissima Meg. 
– aveva interrotto il silenzio Harry.

Anche tu. – aveva ricambiato.

C’era una luna bellissima e le stelle erano chiare e limpide.

Si stesero sul prato per godersele al meglio, erano uno accanto all’altro, davvero vicinissimi.

Grazie Harry. – irruppe Meg.

Per cosa? – chiese sorpreso.

Per avermi salvata.  - disse, guardandolo negli occhi e baciandolo.

Harry non si allontanò.

Era un bacio strano.

Vi era una mancanza di amore da parte di entrambi, e quel bacio era come se avesse voluto affievolire quella mancanza, quel vuoto.

Si conoscevano da tanto ormai, si volevano bene.

O forse c’era qualcos’altro?

Harry non aveva mai visto Megan come un qualcosa di più di una semplice amica o sorella.

Era un rapporto strano il loro, fatto di litigi e chiacchiere continue.

Harry era spaventato, tormentato e confuso.

Non voleva che lei fraintendesse un qualcosa, non voleva farla soffrire, per questo si allontanò.

Megan.

Lo so Harry, fai finta di nulla.

Così dicendo, si alzò, guardò per un ultima volta quelle stelle, rivolse un sguardo a quel ragazzo e andò via.
 
 

Nel giro di una settimana, entrambi fecero finta di nulla, nascondendo quel bacio, quell’errore.
Forse un errore non era stato, forse era servito a qualcosa, ma a cosa?
Harry non aveva ancora una risposta, e chissà se l’avrebbe trovata.
Era forse stato un vero bacio?










 
Salve a tutti!
SCUSATEMI DAVVERO, MA FINALMENTE OGGI SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE!
Da dove comincio?
C’E’ STATO UN BACIO TRA MEG ED HARRY! Secondo voi cambierà qualcosa?
In questo capitolo, c’è taaanta dolcezza tra Lil ed Harry, ma Megan modificherà il loro rapporto?
VEDRETE NEI PROSSIMI CAPITOLI DOLCEZZE!
Detto questo, grazie mille per aver recensito il capitolo precedente, VI AMO.
Ricordate di passare a leggere il secondo capitolo di questa ff che a me piace moltissimo! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2020736&i=1
Se volete lasciatemi una recensione, risponderò a tutte!
Un bacio enorme, la vostra fra.x
 
SE VOLETE DOMANDARMI QUALUNQUE COSA SU TWITTER SONO https://twitter.com/hazzascherie xx









 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9 – The happiness.

Megan 

Chris aveva notato qualcosa di strano nell’amica, era come spenta nel vedere Harry e Lil insieme sorridere.

Nonostante tutto, rimaneva pur sempre la sua migliore amica, in qualche modo si sentiva in dovere di aiutarla, e anche se non si parlavano da un bel po’, non poteva di certo dimenticare la loro splendida unione rovinata dall’arrivo di uno stronzo.

Avevano combinato tanti di quei guai insieme, tante di quelle stronzate.

Non poteva essere tutto finito, per davvero.

Megan continuava a fissarli, Chris allora si sedette accanto a lei.

I ricordi gli stavano percorrendo la mente, le loro risate stavano attraversando tutto il suo cuore fino ad arrivare alle sue labbra, le quali si dischiusero per lasciar andare una piccola risata, susseguita da un sorriso.

Perché sorridi? – le aveva domandato Meg.

Chris si voltò, per la prima volta il suo sguardo era affondato in quello di Meg.

Quei suoi occhi chiari, avevano incontrato quelli della sua ancora, della sua forza.

Ricordi quando ci promettemmo l’un l’altra di rimanere insieme per sempre?

Chris aveva quasi paura di porle questa domanda.

E se non si fosse ricordata della loro promessa?

..n-no.. – mentì Meg.

Chris affondò le sue dita tra i capelli, gli occhi inondati da quell’acqua salata.

Meg posò il suo sguardo su quello dell’amica.

Non poteva vederla in quello stato, faceva tremendamente male.

I suoi occhi si scostarono sul bracciale rosa che l’amica teneva al polso.

I suoi occhi si scostarono su quel bracciale.

..T-Tu ce l’hai ancora.. - affermò quasi Meg.

Cosa? – rispose Chris, asciugandosi una guancia.

Il bracciale..Chris tu hai ancora il bracciale, mi avevi detto che lo avresti buttato via. – rispose.

… Mi manchi Meg. – le disse, guardandola piangendo.

Anche tu Chris, non immagini quanto.. – rispose.

La bionda non potè fare altro che affondare nelle braccia dell’altra.

Megan non si stupì dell’abbraccio di questa, che era solita sorprenderla con coccole improvvise, baci e abbracci,il che rendeva la loro amicizia ancora più forte.

Erano riuscite a sopravvivere alla loro famiglia, facendosi spalla l’una sull’altra, si erano confortate, insieme avevano pianto e sorriso, avevano condiviso tutto, commettendo errori, facendo rinunce e superando le difficoltà, sempre insieme, come una piccola famiglia.

Il loro era un legame forte, potente.

Entrambe sapevano che sarebbero tornate l’una all’altra, non potevano rimanere separate a lungo.
Scusami, scusa, non avrei mai dovuto, scusami Meg, perdonami ti prego.. – implorava Chris singhiozzando.

Tranquilla, è stato uno stronzo, supereremo anche questa. – la tranquillizzò.

Sempre insieme Meg?

Sempre insieme Chris
***

#Lil

Avevo pranzato con Harry ed ero tornata in camera per prepararmi.

Harry mi aveva invitata ad uscire con lui.

Non in quel senso, solo per visitare meglio la città ed evitare di finire nei guai, di nuovo, come lui stesso mi aveva spiegato.

Nonostante fosse un’uscita formale, mi preparai per bene, lasciando i miei capelli sciolti e indossando un paio di jeans con una maglia rosa pastello.

Ero pronta, così uscii dalla mia camera attendendolo seduta sulle gradinate dell’ingresso del centro.

Era così bello starsene un po’ da soli, ripensando a tutto quello che mi era capitato.

Avevo affrontato una causa, incontrato Harry, vinto quella causa e arrivata nel centro.

Tutto nell’arco di 48 ore.

Era davvero incredibile come la mia vita monotona, era passata dall’essere praticamente sempre la solita triste storia ad un quasi lieto fine che mi aveva portato ad affrontare da sola, tutte le difficoltà.

Ero fiera di me stessa, mai mi ero sentita così, ed era una bellissima sensazione.

Signorina Casper è stata davvero veloce! – interruppe i miei pensieri Harry.

Non sono di certo una femminuccia come te, Styles! – risposi.

Lui scese le scale, e si posizionò di fronte a me, ancora seduta su quei gradini.

Era una visuale magnifica, praticamente aveva una camicia a quadri rossa, sbottonata fin sopra il petto, e un jeans nero stretto.

Il cavallo dei suoi pantaloni era praticamente dinnanzi ai miei occhi.

Ero diventata rossa per l’imbarazzo e quando Harry se ne accorse, si abbassò sulle ginocchia per inchiodare i suoi occhi ai miei.

Vogliamo andare?  - mi domandò.

E se io non volessi venire? –  risposi stuzzicandolo.

Harry mi guardò stupito.

Perché mai avrei dovuto rifiutare quella proposta?

C’è qualcosa che non va Lil? – mi guardò serio.

Cercai di distogliere lo sguardo, ma mi era praticamente impossibile dato che quasi sentivo il suo respiro sulle mie labbra.

Se non avessi voluto invitarti non te l’avrei chiesto, non credi?
– cercò di tranquillizzarmi.

Si, a meno che non te l’abbia chiesto qualcuno.. – risposi insicura.

Parlando seriamente, non ero affatto convinta che Harry l’avesse fatto per mostrarmi la città.

Infondo ero arrivata da pochissimo, non mi conosceva, per quale motivo avrebbe dovuto chiedermi una cosa del genere?

Non ero carina, non sapevo essere dolce e se pure si era confidato con me, questo non gli dimostrava di potersi fidare di me, o addirittura di uscire con me.

Harry sembrò titubante, cosa che mi confermò che non era stata una sua idea.

Te lo ha chiesto Tom, vero? – domandai, lasciando tra le mie parole un po’ del mio dispiacere.

Si.. ma questo non vuol dire che io non voglia uscire con te.. – mi rispose, con uno strano tono di voce.

Francamente non avevo più voglia di visitare Londra.

Dal suo tono di voce avevo capito che era stato forzato a fare quella determinata cosa.

Torno in camera. – dissi seria, alzandomi e voltandomi.

Harry mi fermò per un braccio.

Lil aspetta, andiamo non ne fare una tragedia! In fondo è solo un’uscita a Londra, non è mica un appuntamento! – urlò.

Appunto. Harry Styles non sarebbe mai uscito con una svitata come me, a chi volevo prendere in giro?

Notai il rimorso nei suoi occhi, quando finì di pronunciare quella frase, dopo di che mi lasciò il braccio.

Chiusi la porta di camera mia alle spalle, sentendo i passi di Harry diventare più pesanti.

In fondo volevo solo trascorrere la mia prima vera uscita con lui.

Ero confusa, non mi stava mica cominciando a piacere Harry?

NO, NO E NO.

Eppure con quei suoi occhi..

Con quel suo sorriso..

In cosa cavolo mi stavo cacciando?

I miei stessi pensieri mi stavano torturando, decisi di infilarmi sotto le coperte affogando nelle mie lacrime.

Non sapevo il motivo per cui stessi piangendo.

Harry forse mi aveva ferita?

Non lo sapevo, ma mi importava.

Mi importava sapere di Harry e del suo comportamento.

Mi importava eccome di quel dannato ragazzo.
 
 

Passarono circa due ore.

Dovevano essere le otto, il cielo era diventato più scuro ed io mi ero appena svegliata.

Mi alzai dal letto con un forte mal di testa, colpa delle mie lacrime.

Perché dopo un sano pianto c’è sempre quello stupido male al cranio che ti uccide?

Non ci feci caso, era ancora troppo presto e quindi decisi di uscire.

Non mi importava sapere che non conoscessi abbastanza bene Londra, in quel momento starmene un po’ all’aria aperta mi avrebbe fatto stare meglio.

Corsi fuori dal centro, facendo attenzione a non fare troppo rumore.

Cominciai a camminare, Londra era bellissima e misteriosa.

Stavo percorrendo un lungo marciapiede, ero diretta al centro.

Il tempo era ottimo, tirava una brezza di vento leggera, e non vi era molta gente.

HYDE PARK CHELSEA

Ero arrivata fino a quel parco, decisi di entrarvi per stare un po’ da sola.

Mi sedetti ai piedi di un grande albero, potevo sentire il profumo dell’erba curata di quel parco e di zucchero filato.

Vi era infatti, poco lontano da me, un signore di una certa età intento a preparare uno zucchero filato ad un bambino goloso.

Era davvero magnifico vedere come quel bambino fosse felice, entusiasta direi, di vedere quell’ammasso di dolce.

Era incredibile come per così poco quel bambino era contento.

Saltava qua e la nell’attesa di ricevere quel suo tesoro, ciò che in quel momento lo stava rendendo felice.

Distolsi lo sguardo e mi ritrovai a pensare alla mia di felicità.

Quando ero stata davvero felice?

Quando avevo provato davvero quel senso di serenità interiore con me stessa?

Mai. Mai mi ero sentita così appagata in tutta la mia vita, forse perché non ve ne era stata occasione, forse perché nemmeno io avevo mai ricevuto uno zucchero filato da bambina per sentirmi così contenta.

Mi alzai diretta verso quel signore, mi sentivo così idiota.

Signorina posso esserla d’aiuto? – mi chiese quell’uomo, interrompendo i miei pensieri.

Mh, ecco-

Due zuccheri filati per favore.  - disse qualcuno.

Non volevo fosse Harry, mi girai per notare una figura familiare.

Che ci fai qui tutta sola? – mi domandò …

Desh?!

Desh? Cosa ci fai tu qui? “  - chiesi sorpresa.

Bhè siamo nel parco più famoso di Londra, è normale incontrare gente, non trovi? – mi rispose divertito.

Uhm, si-

Ecco a voi ragazzi, sono due sterline! – ci interruppe quel signore.

Stavo per prendere il portafoglio ma Desh mi precedette.

Non sarei tuo amico se non ti offrissi uno zucchero filato, non credi? – mi disse Desh sorridendomi.

Apprezzai molto il suo gesto, finalmente qualcuno che si comportava in modo carino nei miei confronti.

Grazie mille Desh! 

Figurati.. allora non hai risposto alla mia domanda, che ci fai qui?

Oh.. uhm, stavo facendo un giro così ho visto questo parco e mi sono fermata.. tutto qua..

Capisco! – annuì il ragazzo.
 
E tu?
 – domandai.

Mi annoiavo.

Capisco! – dissi imitando il suo tono di voce.

Entrambi scoppiammo a ridere, continuammo a mangiare il nostro zucchero filato, fino a che Desh non propose di tornare a casa, dato che si era fatto tardi.

Ti accompagno a casa?  – mi domandò.

Bhè, non hai altra scelta dato che abitiamo nella stessa, di casa!

Mi sento uno stupido!

Bhè, Desh forse lo sei per davvero?!

Rise di gusto e ci avviammo verso il centro.

Per tutto il tragitto non avevo fatto altro che ridere come una matta alle battute squallide di Desh, mi aveva fatto bene quell’uscita ed ero davvero contenta di aver provato lo zucchero filato e di averlo incontrato.

Forse per quei pochi istanti avevo assaporato un po’ della vera felicità, e credetemi, non c’era sensazione migliore di quella.










Salve a tutti!
Ragazze scusatemi tantissimo per il ritardo, ma purtroppo questi sono i miei tempi, davvero perdonatemi!
Detto questo vorrei ringraziare ognuna di voi per aver letto la mia storia e aver recensito i capitoli precedenti, siete FANTASTICHE!
Allora..cosa ne pensate del comportamento di Harry? Proprio ora che lui e Lil si erano avvicinati almeno un po’!
Ma si sa, non tutto è sempre rose e fiori, e l’imprevisto può sempre accadere!
Bene, dopo la mia frase filosofica(?) vi lascio.
Ricordatevi di passare per questa ff http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2020736&i=1 
Ragazze, fatemi sapere cosa ne pensate in una recensione, risponderò a tutte!
Un bacio, la vostra fra.x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10 – things change.

 
Sono passati due mesi da quando il verde non si mischia con il giallo.


Sono passati due mesi da quando due anime sole non si reggono a vicenda per superare tutto.


Sono passati due mesi da quando la vita di Lilith è cambiata.


Dopo due mesi il centro è diventato solo un ricordo.


Dopo due mesi anche Harry comincia a scomparire.


Dopo due mesi, l'unica cosa a cui sei legata sono un paio di felpe larghe, che coprono il tuo dolore e la tua sofferenza.


Dopo due mesi il dolore è l'unica soluzione per farsi del male, per colpevolizzare se stessa di ciò che non si è riuscito a fare, delle promesse che non sono state mantenute.


Il nuovo lavoro di Lil, impiegata in un bar notturno, le permette di mantenere se stessa, la nuova casa e di sopravvivere.
Già, sopravvivere, perché di vivere non se ne parla.
Lilith non l'ha mai saputo, non ha mai saputo vivere, fino in fondo.
Ha solo coperto la sua gracile anima, l'ha solo protetta da ciascun essere vivente che volesse entrarvi, l'ha solo custodita come un tesoro a lei caro.
Mangiare poco, dormire poco e affogare, morire nei pensieri, che ti inondano la mente, che ti annodano al dolore, che ti provocano i peggiori ricordi, quelli brutti che non vorresti mai rievocare.


aiuto.


Non sapeva dove cercare Harry, non voleva entrare al centro, non voleva incontrare nessuno, tutti e tutto ormai appartenevano al passato, nessuno più avrebbe abbattuto Lilith.
O meglio, lei voleva credere, sperare, aggrapparsi alla salvezza che nessuno più avrebbe potuto farle del male, ma si sa il dolore non si sceglie, arriva e basta.
Può nascondersi negli spazi più remoti della mente, può sentire la tua debolezza e può ingrandirla accentuando il male, distruggendoti.
E allora non sai come andare avanti, non sai se scegliere di sopravvivere o vivere, sai solo che in quel momento fa male, uccide e fortifica.


Ti rende forte davanti allo specchio, quando non riesci ad identificare il tuo corpo, quando le tue costole sono sporgenti, più del dovuto, quando ciò che riesci a mangiare è solo un panino che ti fa stare bene tutta la giornata.


Odiarsi, rifiutarsi, uccidere se stessi solo con la mente.


Eppure quel dolore, quell'anima nera e oscurata dal male, non le impediva di pensare a quando quella sua nuova vita l'aveva resa felice, a quando Harry l'aveva resa felice, a come il centro e i ragazzi l'avessero aiutata, anche se in piccola parte, a Tom, Desh, lo zucchero filato, la pioggia e gli occhi di quel ragazzo, gli occhi di colui che l'aveva salvata, l'aveva accolta, accettata e poi gettata, abbattuta, per quale ragione?


Forse perché Lilith era da sempre stata sbagliata, nessuno mai aveva saputo leggerla, leggerla dentro, nessuno a eccezione di Harry e come l'aveva resa felice quel dannato ragazzo, ma Lil ci era entrata troppo dentro, lo aveva creduto, si era fidata ed aveva sbagliato.
Gli esseri umani sbagliano, i loro errori sono condizionati in parte anche dalla logica, dalla logica contorta di chiunque creda che fare una determinata cosa, compiere determinati gesti porti a risolvere le cose, porti ad una soluzione.
Quando però imbocchi una strada sbagliata è difficile, soprattutto quando non te ne rendi conto. Arrivi in luoghi mai conosciuti, che sembrano essere ideali per te, ti catapultano nel luogo immaginario che tanto desideri, ti fanno vivere tutte le emozioni represse a causa del tempo e della sporcizia delle anime accanto alle tue, ti fanno sognare di essere nel luogo che avevi sempre desiderato vivere ma poi, arriva sempre qualcuno che ti riconduce sulla tua strada, giusta o sbagliata che sia, ma ti riconduce sulla strada che sei destinata a percorrere, anche non volendo, anche se non l’hai mai desiderata affrontare.
E Lil non aveva fatto altro imboccare strade sbagliate, che non avevano fine o che ti portavano ad un vicolo cieco.
Tutte le sue scelte portavano ad un vicolo cieco.
Harry era stato il suo vicolo cieco preferito, però.

Cazzo se non le mancava.

Era quasi azzardato dire che Lil si era completamente, interamente innamorata di Harry Styles.

Amava i suoi modi di fare, amava come la trattava, amava il modo in cui l’aveva salvata, accudita ma soprattutto ascoltata.

E se c’era una cosa a cui Lil era particolarmente allacciata erano i ricordi legati alla risata di Harry. Sarebbe rimasta per ore ad ascoltare il modo in cui rideva, il modo in cui le corde vocali di quel ragazzo si scioglievano per dare vita ad un’armonia perfetta, quell’armonia che ti faceva volare alto, ti faceva toccare le stelle, il cielo con un dito.
Lil sarebbe rimasta imbambolata in qualunque posto, anche per ore, purchè la voce di Harry risuonasse forte nella sua mente, in quella mente martoriata dal dolore e dalla sofferenza, fatta prevalentemente di brutti ricordi; non che di belli non ce ne fossero ma quell’ingegno avrebbe sempre e solo ricostruito i pensieri sgradevoli, quelli che Lil non voleva ricordare.

Chissà se Harry la pensava.

Smettila sai che non è così.

Chissà se parte del cuore di Harry si ricordava di lei.

Dio dimenticalo.

Chissà se Harry aveva mai provato qualcosa per lei.

O cristo.

I pensieri la stavano uccidendo a poco a poco, odiava tutto e quel suo lavoro non le piaceva affatto, ma d’altronde era l’unico modo per potersi mantenere quindi licenziarsi, si sarebbe aggiunta alla lista delle stronzate dell’ultimo minuto.
 
 
 


Anche quella mattina, la pesantezza dell’anima di Lil si fece sentire, odiava sentirsi vuota, priva di qualunque emozione, svuotata da qualsiasi stato d’animo, ma sapeva benissimo che questa sensazione non sarebbe svanita.

Il tempo, in questo caso, non poteva curare le sue ferite, ancora aperte, pensare ad Harry non era la soluzione migliore.

E ciò la distruggeva dato che lo pensava praticamente 24 ore su 24.

Era odioso sapere di non poter far a meno di quel pensiero costante, di non poter spostare gli occhi e cercare sempre quel verde, di non sentire in ogni risata un suono familiare almeno un briciolo a quello di Harry, era davvero odioso sentire il cuore a mille quando una testa riccioluta si avvicinava al bancone e subito dopo sentire quello stesso cuore distruggersi in mille pezzi per la delusione provata nel vedere non Harry, bensì un uomo, o un ragazzo desiderosi di un qualcosa da bere per dimenticare, per lasciare in disparte i problemi, per scrollarsi di dosso responsabilità troppo grandi, troppo ingombranti, che ti occupano la mente, non ti fanno pensare e ti bloccano.

E questo succedeva a Lilith ogni qual volta vedeva qualcuno avvicinarsi a lei che fosse almeno un briciolo somigliante a quel ragazzo che le aveva fatto perdere la testa.

Perché, cazzo, quel fottuto verde le mancava.

Harry

Quel contatto così leggero le mancava.

Harry

Quel modo di chiamarla signorina, le mancava.

Dannazione Harry

Vaffanculo, perché ogni suo pensiero riguardava solo ed esclusivamente Harry?
 
 
***
 
 
Harry oggi devo andare in tribunale, vieni con me? – la voce di Tom, risuonò all’interno di quella spoglia camera, priva di ogni minimo particolare che potesse ricordare un luogo felice o amorevole.

Harry sembrò spaventato da quella voce, da giorni i suoi pensieri volteggiavano nella mente, e sembrava essere quasi sempre assente, Tom se ne era accorto, aveva provato a chiedergli cosa non andasse, ma Harry come sempre evitava l’argomento rispondendo semplicemente –non è nulla, sarà la stanchezza – e questa stessa frase l’aveva ripetuta le precedenti settimane e i precedenti due mesi.

Oggi non mi sento molto bene, preferirei rimanere qui. – rispose Harry, continuando a fissare il vuoto.

Harry anche ieri non ti sentivi bene, così come due mesi fa. – la voce di Tom, seria, raggiunse il ragazzo che si decise a spostare lo sguardo su quello.

Cosa mi invento ora?

Forse dovrei fare delle analisi..per controllare che vada tutto bene..ma è solo stanchezza.. – la voce di Harry, indecisa tremante, giunse al destinatario.

Smettila con questa sceneggiata durata fin troppo tempo, sai benissimo il perché del tuo comportamento.  – disse Tom, avvicinandosi ad Harry che si era seduto a cavalcioni sul letto.

Non so di cosa tu stia parlando. – rispose, mantenendo questa volta un tono fermo.

Harry a te manca Lilith. – disse franco Tom.

Harry spalancò gli occhi cercando di rimanere calmo.

Era da tanto, troppo tempo che non la vedeva, che non incrociava la sua mano a quella più piccola della ragazza.
Il solo sentire quel nome gli aveva provocato una sensazione strana, un uragano sembrava essere arrivato all’interno del suo corpo scombussolando tutto il resto e creando un vortice di emozioni miste al dolore, alla mancanza.

Ecco, gli sembrava che mancasse sempre qualcosa.

O meglio, qualcuno.

O precisamente, Lilith.

In quell’istante si ricordò della promessa, che quasi non aveva più senso ma che un significato aveva avuto.
 
“ Per qualunque motivo, ragione al mondo, sappi che io ci sono. Mi hai aiutata in tutti i modi possibili, io devo ringraziarti per essermi stato vicino in così poco tempo. Non mi hai mai conosciuta e mi hai trattata come se ci conoscessimo da una vita, so che la mia storia può sembrare banale rispetto alla tua ma anche io ho sofferto e se pure in maniera diversa so come ci si sente nell’essere soli. Ma per te deve essere diverso, tu hai me, d’ora in poi potrai parlarmi di qualunque cosa tu voglia Harry. “
 

Perché non vai a trovarla? Perché non la cerchi se ti manca così tanto? – gli domandò Tom.

Ed Harry non sapeva che rispondere, non sapeva quale falsità raccontargli, non sapeva quale verità nascondergli.

Le mani attorcigliate, ingarbugliate.

Gli occhi fissi al pavimento, bassi, per paura, vergogna.

L’ho delusa.

Mi manca.

Ma l’ho delusa.

Potrei cercarla ma..

No, mi odia.

La penso.

Mi pensa?

Pensieri che restano lì, a riposare nella tua mente, senza che tu possa fare nulla per farli uscire, ricordi quei ricordi.

Caos.

Fuori!

Meglio che vada. – irruppe Tom.

Aspetta.. – la voce del ragazzo arrivò sottile, quasi come stesse imprecando aiuto – vengo con te.

Tom fece un cenno con la testa di seguirlo, Harry non aveva la minima voglia di alzarsi da quel letto, fosse stato per lui sarebbe rimasto lì per il resto della vita, ma d’altronde era consapevole che il suo aiuto nell’arrancare ragazzi era fondamentale.

Nessuno riusciva a farsi accettare ed aiutare come faceva Harry.

Erano come attratti da lui, maschi o femmine che fossero stati.

Questo è il mio unico compito, no? Servo solo a questo.

Pigramente strisciò i suoi piedi lungo il corridoio, fino a raggiungere la macchina, dove Tom lo stava aspettando già all’interno, con il motore acceso.

Harry muoviti! – urlò.

E se c’era cosa peggiore che Harry odiava era proprio quando qualcuno gli metteva fretta.
 
 
 
 


Nuovo messaggio!
 
hey jen, stamattina arriverò con un piccolo ritardo, se ti ricordi ti avevo avvisata ieri, devo andare in tribunale.. ci vediamo tra un po’, un bacio lilith.Xx










Salve a tutti!
ALLOOOORA RAGAZZUOLE, DA DOVE COMINCIO?
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma davvero la mia mente non stava producendo nulla di soddisfacente o perlomeno accettabile, spero comunque che questo lo sia!
Nei giorni precedenti ho modificato lo stile della storia, eliminando il banner e modificando il tipo di scrittura. Per quanto riguarda il banner, l’ho tolto per il semplice fatto che non mi sembrava giusto imporvi una Lilith che IO avevo scelto. Dovete essere libere di immaginarvi la Lilith che preferite, e poi il suo aspetto non è fondamentale, dato che qui si parla sempre e solo di sentimenti!
Per quanto riguarda la scrittura ho optato per una più larga, per facilitarvi la lettura e poi, sinceramente, a me piace un sacco dkfgdfjgdf ok basta lol
Detto questo, vi ho lasciato un po’ sulle spine ehehehe (?)
Da come avrete capito Lilith è andata via dal centro, perché?
Questo ve lo spiegherò meglio nel prossimo capitolo!
E poi, chi è questa Jen?
MOMENTO CLUE, SIA HARRY CHE LILITH SI STANNO DIRIGENDO AL TRIBUNALE, COSA ACCADRA’?
Spero che vi siate incuriosite almeno un po’, cimentatevi nell’indovinare un possibile continuo della storia e fatemi sapere cosa pensate accadrà e cosa pensate del capitolo in una recensione, risponderò a tutte!
Un enorme GRAZIE va a quelle che hanno recensito e messo tra le seguite/preferite/ricordate la mia storia, mi rendete sempre più felice e fiera!


Vi lascio, al prossimo capitolo! 
Un bacio enorme, fra.x

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1995526