Il filo del tramonto

di Alekxsandros
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Lista capitoli:
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***



Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


In una pallida atmosfera d’inverno il calesse avanzava tremolante sulla strada che costeggiava il bosco, scuro e folto dall’ombra tonante del silenzio, spodestando dalla loro posizione sassolini d'inerme vitalità, al cielo coperto di nubi cariche d’odio. Il destriero frustava pesantemente i cavalli ansimanti pieni d’ira, ma oramai era troppo per loro e pian piano stavano rallentando.
Il fango si attaccava alle ruote di ferro e piccoli schizzi neri balzavano sul mantello consunto del guidatore, infervorato ed emozionato d’una strana sensazione paurosa. Si guardava indietro all’unisono con le frustate, e il cappello gli volò via nella freschezza dell’inizio del manto vegetale. All’improvviso il cocchiere udì un rumore rombante dietro il calesse, e di sfuggita vide alcuni alberi spaccarsi e foglie volanti al vento gelante.
L’uomo girò le redini a sinistra e sì immerse in una radura riempita di buio e illuminata dalle lampade del mezzo. Sotto i rami avvizziti si guardò sopra la nuca e non vide altro che la notte sopraggiungere, inaspettata in quel momento. Riprese la ragione e regolò il ritmo del cuore; mentre avanzava, non udì più nulla e arrivato in fondo al sentiero, si diresse a destra in un grande piazzale di un'imponente villa adornata di sculture d’uomini lontani e da rifiniture tutt’intorno scolpite nella struttura, che rimandavano a felici forme naturali.
Parcheggiato il sontuoso calesse, l’uomo scese e andò immediatamente dietro sui sedili ad aprire una serratura immessa nel legno di noce. Sfoderò una chiave dalla tasca del mantello e la mise nella serratura, girò quattro volte in senso orario e si aprì un comparto sottostante i sedili. All’interno vi era una gemma color avorio con inciso questa parola: tyu.
Il cocchiere chiuse tutto e corse su per le scale e aprì la porta della villa rimanendo sull’uscio a osservare. Un buio tombale regnava all’ingresso e solamente una flebile luce di candela proiettava pallidi raggi luminescenti sul tappeto del lungo corridoio iniziale della villa. Sopra la porta di legno massiccio c’era scritto in caratteri cubitali: VILLA TYU. Le tende delle finestre delle stanze sul corridoio erano ferme e non si muovevano. Il cocchiere si diresse nella stanza, dove proveniva la luce alla sinistra in fondo al corridoio, prima di arrivare all’inizio della cascata di scale.
Bussò freneticamente ed entrò subito senza aspettare risposta. All’interno vi erano vari libri su un rozzo tavolo consumato dal tempo, una sedia color verde scuro, un armadio coperto da un velo di colore rosso, e un uomo, sulla settantina, steso su una poltrona lunga e comoda. Corse vicino all’uomo steso e gli disse accalorato ora: ”Padron Garden. E’ arrivato il momento. Questa è l’ultima occasione”. 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Il Signor Garden distolse lo sguardo dal vuoto e guardò il povero cocchiere sudato dalla fretta e dalla paura passata. Con una voce profonda e penetrante esalò le prime parole da ore racchiuse in corpo:
“Ric, non credo di potercela fare. Per me è troppo”.
“Signore se ora non lo faremo continuerà all’infinito della nostra concezione. Dobbiamo fermarlo subito e la pace e la luce ritorneranno su questo lembo di terra”.
“E’ complicato. Siamo numericamente inferiori di numero e non possiamo competere con la sua forza e, soprattutto, con la sua cattiveria. Il libro di famiglia descrive molto bene questa straziante situazione, e per risolvere l’enigma dobbiamo procurarci almeno un’altra persona che tenga ferma la gemma innanzi alla creatura”.
“Mio Signore dove possiamo trovare una persona in questi paraggi, che voglia venire con noi e rischiare la propria vita per una causa non sua?”, disse Ric con tono preoccupante e senza speranza.
“Caro Ric stamane è venuto il vicino, il giovanotto Riclera, e ha affermato di voler partecipare alla campagna imminente, e sta aspettando la spiegazione di tutto… ah, ecco il nostro ospite”.
Ric si girò improvvisamente e vide l’uomo davanti ai suoi occhi che scrutava nella stanza un possibile appiglio di conversazione. Riclera si mosse e diede la mano a Ric, che ricambiò velocemente. Si sedette in una sedia e silenzioso aspettò il da farsi.
Allora il Signor Garden si sedette e con voce flebile ma acuta domandò a Ric se poteva raccontare egli la storia. Così facendo, il cocchiere incominciò la vicenda antica e remota nel tempo:
“Molti anni fa in questo luogo il proprietario delle terre che calpestiamo, trovò in un angolo di questa villa una pergamena rovinata e strappata, tutta impolverata con scritto un testo in caratteri ben visibili. Presa dal pavimento la pulì e lesse con attenzione. Era firmata alla fine con una sigla ‘Tyu’. Finito di leggere la frase, una strana aura si rovesciò nella stanza e un vento gelido spalancò improvvisamente, con grande impeto fortuito, le finestre raggelando l’umore felice del Signor Berkley, il proprietario di cui parlavo. Nei giorni seguenti, quando il Signor Berkley, passeggiava nel bosco, l’atmosfera cambiò e gli alberi fremevano; si sentivano strani rumori nel profondo del fogliame, gli animali non si vedevano più”, trasse un profondo respiro e ricominciò. “Allora Berkley volle vedere cosa succedeva nel cuore del bosco e si diresse a passo lento e incerto verso la meta. Da quel giorno i familiari non lo videro più. E l’accaduto divenne leggenda, la leggenda divenne mito; nei giorni a venire una strana creatura si aggirò tra gli alberi, alcuni abitanti la intravidero di sfuggita, in lontananza; ma il brutto di tutto questo è che nel giorno del mezzo dell’anno, una persona scompariva e nessuno capiva il motivo; solamente dopo s'intuì chi era e decisero di rimediare a questo problema”, ora Ric si riposò un momento e riprese quasi subito. “Gli abitanti del luogo decisero di vedere di che si trattava e distruggerla, s'immerse come Berkley nell’oscurità perenne delle chiome degli alberi e ben pochi tornarono indietro e non vi fecero mai più ritorno. Così nel corso di questi anni molti uomini tentarono di ucciderla e bruciarla, ma senza vittoria”.
Cominciava ad ansimare e a irrequietirsi e il Signor Garden lo notò e interloquì continuando con la storia: “Poco tempo fa trovai vicino al posto del ritrovamento della lettera uno strano oggetto, una gemma, incisa con le iniziali ‘Tyu’ e così pensai fosse del passato padrone, ma poi notai che la villa era chiamata Tyu e collegai il tutto; non Berkley, ma il personaggio che firmava con la sigla Tyu era l’autore di tutto questo, e probabilmente in passato poteva far apparire o rinchiudere questa macabra creatura. In quel momento di acuta ragione pensai che se potesse fare ciò, doveva servirsi di un oggetto; un oggetto per domarla e renderla inerme”.
“Capisco la storia che raccontate” interruppe Riclera, “ma non capisco il perché di un tale misfatto”.
“La creatura è stata creata da Tyu, il vecchio proprietario di questa villa”, continuò il Signor Garden, “egli ha mischiato alchimia e biologia dando forma a un essere mostruoso e ignoro il motivo di questa creazione; ma dicevo, io cercai dappertutto e riuscì a scovare questa gemma che tiene in mano Ric, incisa con la parola in minuscolo tyu, e serve per incatenare la terribile creatura”. Il signor Garden tossì e si guardò intorno, e poi riprese il discorso: “In un armadio c’era uno strano fascicoletto adornato da una copertina consunta e obliata dalle menti passate; in quelle pagine c’era la chiave per rinchiudere la creatura per sempre; l’oggetto di cui avevamo bisogno era proprio la gemma, e il rituale da compiere era da farsi in tre. Bisogna mettersi in triangolo con la gemma sotto la creatura e pronunciare le parole stesse della sua evocazione”.
 
Il signor Garden terminò il racconto e si alzò dalla poltrona. Riclera era calmo e ragionava sulla storia appena sentita. All’improvviso si sentì bussare alla porta rumorosamente e Ric guardò esterrefatto negli occhi il suo padrone e Riclera. Il signor Garden si mosse e si diresse verso l’entrata della villa con passo lento e silenzioso, passando tra quadri polverosi e senza oramai tonalità di colore, per udire e vedere che cosa poteva mai essere o volere. 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


Il rimbombo della porta mandava sonore onde di difficile comprensione, le pareti tremavano e i quadri si svegliavano dal lungo sonno, mentre il colore della notte aveva raggiunto la villa e il Signor Garden si apprestava ad andare ad aprire. Egli si fermò in mezzo al corridoio e guardò con attenzione la porta di legno massiccio fremere e scuotersi. Immediatamente gli balenò alla mente il pensiero della creatura, ritornò indietro nella stanza a passo svelto.
Quando il padrone entrò di nuovo, gli altri due stavano pensando; Riclera era assorto ancora nei suoi pensieri sul da farsi, partecipare a quest'avventura o rimanere a casa propria e in pace apparente, Ric stava ragionando su l come incastrare la creatura in un triangolo.
“La creatura è fuori della villa, sta per en… ”, il Signor Garden non fece neppure in tempo a finire le sue parole che dalle finestre, lunghi e secchi rami avvizziti dal tempo, penetrarono con forza maestosa nella stanza causando il caos più totale. Tutti i mobili saltarono per aria al passaggio delle possenti braccia e i presenti corsero nell’immediato nel corridoio per cercare di non esser presi e stritolati dal verde maligno.
La creatura stava cercando di entrare all’interno della villa e spaccava, strappava tutto quello che incontrava. I rami della creatura si intersecavano nelle stanze, i quadri venivano ridotti in pezzi e i singoli brandelli di legno delle cornici svolazzavano nell’aria.
Fu allora che a Riclera gli venne in mente un’idea: “Io mi dirigo in cima alla scalinata come diversivo e voi altri state pronti in basso con torce di fuoco nel caso quell’immondo essere cerca di ucciderci e tu Ric stai pronto a lanciare la gemma in mezzo, sotto la creatura, e lei Signor Garden stia in allerta per leggere la lettera”.
Si prepararono e attesero inquieti, mentre vedevano e udivano avanzare inesorabile l’essere nella casa, sconquassando il pavimento rumoreggiando d’ira illogica. A un tratto videro la faccia immergersi nel corridoio, era un albero, vecchio, rattristito dalla vita, verde scuro, polveroso e con poche foglie in tutto il corpo. La creatura vide Riclera in alto e si precipitò nell’immediato vero di lui. Quando l’essere fu all’inizio della scalinata Ric lanciò la gemma per terra facendola scorrere fin sotto i rami stritolatori che tenevano in piedi l’oscura forma, e così ella si accorse e scorse che c’erano altri attorno a lei, ma il Signor Garden non si fece attendere e pronuncio le parole della lettera subito, senza lasciar un momento di risposta tonante da parte della creatura. Il triangolo si formò e l’essere non poté uscire dal solido incatenante, un vortice profondo e ignoto la risucchiò e tutto svanì in un balzo di polvere e di luce viola argentea.
“La creatura è stata fermata per sempre… ”, ansimò Ric; “ora possiamo strappare la lettera”. Il Signor Garden strappò la lettera e in quel lembo di mondo non si sentì più nessun rumore sinistro e gli animali e gli altri viventi ritornarono a occupare il bosco, che da tanto tempo non provava pace e lucentezza. 

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