I love you just the way you are

di Jane_sfairytales
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I - An ocean in his eyes. ***
Capitolo 2: *** Chapter II - A normal family with a strange son. ***
Capitolo 3: *** Chapter III - Consequences. ***
Capitolo 4: *** Chapter IV – Madness or Jealousy? ***
Capitolo 5: *** Chapter V - Just a funny game. ***
Capitolo 6: *** Chapter VI - Why do you wanna delete yourself? ***
Capitolo 7: *** Chapter VII – Wicklow, messages through a guitar. ***
Capitolo 8: *** Chapter VIII – Stop dreaming, in real life there isn’t an “Happy ending”. ***
Capitolo 9: *** Chapter IX - Time runs next to you. ***
Capitolo 10: *** Chapter X – Turn back to the old-real life. ***
Capitolo 11: *** Chapter XI – I’m bound! ***
Capitolo 12: *** Chapter XII – I don’t wanna lose you. ***
Capitolo 13: *** Chapter XIII - Happy B-day darlin'!! ***
Capitolo 14: *** Chapter XIV - Yes... I love her! ***
Capitolo 15: *** Chapter XV - And now what should I do? ***
Capitolo 16: *** Chapter XVI - Danger. ***
Capitolo 17: *** Chapter XVII - Wolf. ***
Capitolo 18: *** Chapter XVIII - Hidden things. ***
Capitolo 19: *** Chapter XIX - Kiss me like you wanna be loved. ***
Capitolo 20: *** Chapter XX - It's you and me... ***
Capitolo 21: *** Chapter XXI – I love you… ***
Capitolo 22: *** Chapter XXII - It hurts to be without you. ***
Capitolo 23: *** Chapter XXIII - Problems. ***
Capitolo 24: *** Chapter XXIV - Hold me. ***
Capitolo 25: *** Chapter XXV - Nightmare! ***
Capitolo 26: *** Chapter XXVI - You're still yourself. ***
Capitolo 27: *** Chapter XXVII - No hideaway. ***
Capitolo 28: *** Chapter XXVIII - Scegli me... ***
Capitolo 29: *** Chapter XXIX - I love you just the way you are. ***
Capitolo 30: *** Chapter XXX - Last kiss... ***
Capitolo 31: *** Chapter XXXI - It’s where my demons hide… ***
Capitolo 32: *** Chapter XXXII - Put down your weapons... let's be defenceless. ***
Capitolo 33: *** Chapter XXXIII - Drunk! ***
Capitolo 34: *** Chapter XXXIV- And when I find my feet you can walk with me. ***
Capitolo 35: *** Chapter XXXV - Is it too much to ask for something great? ***
Capitolo 36: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Chapter I - An ocean in his eyes. ***






Chapter I – An ocean in his eyes.
 
Trascinò le due valigie fino alla porta della villetta stile inglese e, dopo un respiro profondo, suonò al campanello di quella che sarebbe stata la sua dimora per il prossimo anno. Era ansiosa: Paese nuovo, lingua diversa, persone nuove; non sapeva cosa aspettarsi e di certo non avrebbe mai potuto immaginare l’avventura in cui stava per cacciarsi.
« Salve! Ben arrivata tesoro, io sono Maura Gallagher.» le aprì un’allegra signora bionda, la padrona di casa.
« S-salve, io sono Ginevra, ma può chiamarmi Ginny.» le sorrise porgendole la mano ed inclinando leggermente la testa, facendo pendere la sua enorme massa di onde azzurre da un lato.
« Vas happenin’ mum? » si sentì una voce allegra dalle scale alle spalle di Maura.
La ragazza alzò la testa e vide comparire un paio di Supra e dei jeans larghi a vita molto bassa che scendevano le scale, seguiti dal paio di boxer neri che facevano capolino; più su, un ventre piatto dagli addominali delineati; un torace spazioso e delle spalle ampie; un braccio ben pompato che portava una birra alle labbra. Il pomo d’Adamo di alzava ed abbassava lentamente; aveva il naso dritto un po’ all’insù e la fronte alta da cui partivano capelli biondi sparati in ogni direzione.
Wow…se dovrò condividere casa con questo tizio che se ne va in giro così, sarà un po’ difficile concentrarmi sullo studio, a meno che non mi dedichi ad anatomia…
«Nulla, è appena arrivata la ragazza della vacanza studio. Vieni che te la presento.»
Aveva appena sceso l’ultimo gradino e smise di bere aprendo gli occhi e fissandoli in quelli di lei. Le mancò il respiro.
No, ho sbagliato, non è il suo corpo che dovrò fuggire, è un’altra l’immagine che non lascerà più la mia mente: quell’oceano in cui vorrei perdermi per sempre…
Lui rimpianse il momento in cui aveva deciso di piantare gli occhi in quelli di lei, perché quello scricciolo che aveva le onde del mare al posto dei capelli, lo aveva inchiodato col suo sguardo sicuro e penetrante: sembrava volesse leggergli l’anima. Rimase incatenato, immobile e nessuno dei due parlò mentre la signora Gallagher li presentava senza che se ne rendessero conto.
« Niall, questa è Ginny, Ginny lui è mio figlio minore, Niall. Niall non vive più con noi, abita con due suoi amici, però fino ad inizio settembre resterà qui visto che casa sua è vuota.»
Il ragazzo si riscosse sentendo il suo nome ed abbassò lo sguardo sentendosi a disagio.
« Piacere.» disse lei porgendogli la mano che lui afferrò con un sorriso smorzato senza guardarla troppo a lungo.
« Bene tesoro, aiuta Ginny a portare le valigie in camera tua e fa un po’ di spazio per le sue cose…»
«Cosa!?» esclamarono entrambi; dormire insieme era fuori discussione.
«Che c’è? Tu dormirai con Emily e lei nel tuo letto - a questa affermazione arrossirono tutti e due - così non dovrà cambiare stanza quando te ne andrai. Sono solo tre settimane»
Mia madre ha una strana concezione del tempo, è ufficiale.
Posò la lattina di birra, si chinò a raccogliere le valigie e si diresse al piano di sopra con chioma-fluente al seguito senza proferir parola. Spalancò la porta della sua camera con un piede e cominciò a mettere in ordine ammucchiando le poche cose che si era portato. Poi cominciò a togliere le lenzuola, continuando a non guardarla né a parlarle, per darle il tempo di abituarsi alla stanza e di sistemare le sue cose.
La camera era piena di poster alle pareti, aveva un balcone, un armadio a due ante, cassettiera, scrivania e naturalmente un letto singolo. Nel complesso era ordinata e ariosa, non asfissiante come ci si aspetta da un ragazzo.
Per essere un uomo è molto attento, misurato. Si muove come se calibrasse ogni movimento, come se si imponesse la calma anche se l’insieme non risulta affatto forzato. E sul suo viso regna la quiete e l’attenzione che mette in ogni gesto.
Si ritrovò a sorridere inclinando la testa di lato, persa in quelle azioni che le ispiravano tranquillità. Fu così che la vide lui, quando si alzò con le lenzuola da lavare e di nuovo lo colpì l’acume e la curiosità del suo sguardo.
«Vuoi che esca? Pensavo di farti spazio così da poterti sistemare bene senza dover spostare le cose da sola. Hai bisogno di un momento per assimilare questa nuova situazione?»
« No, non preoccuparti grazie. Sei gentile ad aiutarmi, in genere i ragazzi non fanno queste cose.» soggiunse indicando il letto. Si guadagnò il primo sorriso vero da quando lo aveva conosciuto.
« Vivo con altri due ragazzi, qualcuno doveva pur farlo. »
Aprì le valigie e cominciò a cacciare i libri ed altri oggetti lasciando i vestiti per ultimo mentre lui rifece il letto e cominciò a svuotare i cassetti e l’armadio, riducendo i suoi spazi. Lavorarono fianco a fianco in silenzio, anche se avrebbero potuto dirsi tante cose, non era indispensabile, e non erano imbarazzati.
Quando ebbe finito, Niall sedette alla scrivania ed osservò i libri di lei: trattavano di letteratura, dai miti e leggende fino a quella contemporanea.
« Cosa fai?»
«Studio le storie.» rispose sorridendogli.
« E cosa ne fai?»
Domanda…particolare…
«Ci vivo dentro, scopro nuovi mondi e arricchisco il mio spirito. Creo un mio universo e, quando avrò imparato a sufficienza, ne plasmerò di nuovi. » rispose.
« Perché? Scrivere arricchisce il tuo spirito? »
«Non il mio, ma permetto ad altri di sognare e di crearsi un loro proprio mondo.»
« E com’è il tuo mondo? »
« Arcano, magico. Hai presente “Sogno di una notte di mezza estate”? Però più astratto e meno carnale… immagina le leggende celtiche, la “Contea” di Tolkien. Un idillio in cui regna sovrano l’amore, in tutte le sue forme; l’amore come vita. »
Niall desiderò ardentemente che quel sogno esistesse e che invece la sua orribile realtà fosse solo un incubo.
« E la realtà? Come la affronti? È così diversa da ciò che hai dentro, come puoi sopportarlo?»
« C’è del bello e del buono in ogni cosa che cresce, che vive, sta a te saperlo scorgere anche nel buio dell’egoismo e dell’ipocrisia. La felicità è una condizione mentale che puoi trovare solo dentro te. »
«E se sei tu ad esser sbagliato? » le chiese mentre il cuore gli si stringeva e gli occhi si intristivano. Lei se ne accorse e si accucciò sulle gambe per essere alla sua altezza, gli poggiò le mani sulle ginocchia e si immerse nel blu dei suoi occhi.
« Nessuno è sbagliato. Sono le azioni che compiamo che ci caratterizzano: se ciò che fai non ha fini egoistici e non nuoce a nessuno o comunque prescinde dalla tua volontà, allora non stai facendo nulla di male. Possiamo cambiare e migliorare soltanto noi stessi e ciò che da noi dipende, ed è miglioramento solo ciò che è altruista e fatto con amore, il resto dobbiamo affrontarlo e limitarne i danni, se ci riusciamo. »
Si alzò e continuò a riordinare lasciandolo pensieroso, con lo sguardo perso nel vuoto.



Spazio d'autrice.

Hi, I am Jane YEAAAAH! ( Leggetelo con la voce dei ragazzi )
Questa è la mia prima long, anche se ne avevo in cantiere altre che faticavano ( e faticano ancora) a decollare! :)
Spero che dopo aver terminato questa riuscirò a sbloccarmi anche nelle altre.
Anyway, i personaggi sono i nostri One Direction.
Che dire di loro? Nulla! Sono perfetti da sè e poi a breve avremo This is us che li descriverà per me aha.
Spero che il capitolo vi piaccia e che recensirete per farmi sapere cosa ne pensate. La storia è un po' misteriosa quindi mi farebbe piacere sapere soprattutto come pensiate che si evolva. 
See yaaa soooon! 

Jane.



 

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Capitolo 2
*** Chapter II - A normal family with a strange son. ***



Chapter II – A normal family with a strange son.
 
Lasciò la stanza e fece un giro per la casa, poi scese al piano inferiore e raggiunse Maura che stava preparando il pranzo. La madre era molto più loquace del figlio e le spiegò le usanze del posto, le parlò del marito e della figlioletta che sarebbero rientrati per pranzo. Le chiese molte cose anche del suo Paese, della sua cultura e perché avesse scelto di venire a studiare lì. Insisté nel cucinarle il suo piatto preferito, ma siccome la cucina italiana non era il suo forte, si accordarono per dei piatti irlandesi che le sarebbero sicuramente piaciuti.
La aiutò a cucinare, contenta di imparare cose nuove, finché la signora non le chiese di andare a chiamare il biondino: era preoccupata perché da quando aveva terminato la scuola, aveva attraversato un periodo di crisi e poi dei momenti di depressione. Prima di allora era sempre stato allegro, loquace, con un milione di amici, ora era molto più introverso e pensieroso, con fasi di mutismo da cui era difficile strapparlo.
Misurato… di pensò lei ricordandosi come si muoveva per la sua stanza.
Niall era rimasto seduto lì per ore a pensare a ciò che era, a ciò che era diventato, a quanto fosse cambiata la sua vita negli ultimi due anni. Sapeva che quei pensieri non gli facevano bene, ma le parole di quella ragazza straniera lo avevano colpito nel profondo, facendogli ancor di più desiderare di non esistere: si sentiva un mostro. Una lacrima solitaria gli solcò la guancia lasciando una scia salata, prima di infrangersi sul pavimento.
« Hey, sei ancora tra noi? »
Si voltò di scatto e la vide sulla porta, strano che non l’avesse sentita arrivare considerando il suo udito ipersensibile. Notò che quando sorrideva inclinava leggermente la testa a sinistra, ciò le donava un aspetto ancora più dolce di quanto la sua voce o la sua espressione già non facessero; aveva gli occhi belli, pieni di vita, d’amore e sembravano volerlo donare al mondo. Sentì tutta la tensione sciogliersi dentro di lui e desiderò esser come lei, sentendosi ancora più sporco ed indegno anche solo a toccarla: aveva paura di contaminarla.
« Sì. Cosa c’è? »
« Abbiamo preparato il Colcannon e il Cheese Pudding , vuoi prestarti come assaggiatore ufficiale? A tuo rischio e pericolo però: ho aiutato anche io. » fece un enorme sorriso colpevole.
Occhi-oceano scoppiò a ridere e lei rimase stupita da quel suono così forte e coinvolgente: le sarebbe piaciuto ridere con lui fino a farsi venire i crampi alla pancia.
« Se muoio quindi sarà colpa tua. Anche se è piuttosto difficile eliminarmi…» aggiunse con un sorriso amaro.
 
« Noo! Perché il cavolo? »
« Scusa, “mea culpa”. Tua mamma voleva cucinare qualcosa che mi piacesse. »
La bambina spalancò gli occhi.
« Ti piace il cavolo? E che significa quella cosa che hai detto? È nella tua lingua? »
« Sì, molto, è la mia verdura preferita. Significa “è colpa mia” e no, è latino. »
« Cos’è il latino? »
« E’ la lingua degli antichi romani, o meglio era visto che ora nessuno la usa. »
« E perché la conosci se nessuno la usa? Non è stupido? »
« Perché fa parte della nostra cultura e quasi tutti i termini giuridici, medici o scientifici in generale sono latini. »
«Quindi studi medicina? » chiese Chris.
«No, letteratura comparata con approfondimenti anche in relazione a cinema e teatro. »
« Bene. Per fare cosa poi, l’insegnante? »
« La scrittrice. » disse Niall proferendo parola per la prima volta dall’inizio del pranzo. Si alzò facendo l’occhiolino alla sorellina, si diresse al frigorifero, prese dei wurstel e cominciò a scaldare la piastra.
« Wow ti adoro fratellone! » esclamò lei correndo ad abbracciarlo; poi prese dei panini.
« Perdonali, qui c’è una cultura molto da pub. » si scusò Maura.
« Non si preoccupi, anche a me piace molto, però quando sono a casa preferisco mantenermi leggera. »
Il biondo si voltò a guardarla alzando un sopracciglio: che fosse una fissata con la dieta?
La osservò bene: non era magrissima ma neanche grassa, era formosa al punto giusto, di quelle che se le abbracci c’è qualcosina da toccare.
«Allora domani cucinerai tu qualcosa di tipico di… da dove vieni? »
« Italia. »
Sbarrò gli occhi.
Italia, pizza, pasta, gelato…
« Cucina per me ogni giorno ti prego…» la supplicò inginocchiandosi con le mani giunte.
Scoppiarono tutti a ridere.
« Ok, a patto che io non mangi ciò che cucino e che tu mi aiuti. Naturalmente se non ho altri impegni. »
Rimase interdetto: non desiderava passare troppo tempo con lei, aveva paura di arrabbiarsi, però se avesse rifiutato ora le avrebbe fatto capire che non la sopportava e non se lo meritava.
« Ok… quando ne avremo voglia allora…»
« Sei un poltrone! » risero tutti tranne lui che riprese a cucinare.
 
« Perché non andate a fare un bel giro e mostrate la città a Ginny? »
« Ma mamma! Devo presentarle tutte le mie bambole! » esclamò Emily sconvolta; i ragazzi scoppiarono a ridere.
«Puoi mostrarmele stasera. »
Niall osservò di nuovo quel suo strano modo di sorridere.
« Andiamo domani mattina. » tagliò corto gelido.
Ginevra si voltò a guardarlo stupita ed un po’ amareggiata.
Cosa ho fatto per cui non mi sopporta? Non mi rivolge la parola a meno che non sia strettamente necessario e quando invece vuole sapere qualcosa mi si rivolge in tono sprezzante. Mi guarda dall’alto in basso e non sopporta la mia presenza. Tre settimane così saranno un inferno, ma a quanto pare dovrò farci l’abitudine.
« O-ok… allora me le presenti queste bambole? » chiese sorridendo alla bambina e porgendole la mano, la piccola tutta contenta la afferrò e la guidò su per le scale; prima di scomparire del tutto però, gli lanciò a uno sguardo ferito.
Il ragazzo strinse i pugni e si dileguò in giardino: aveva paura che quel piccolo scricciolo dai capelli blu potesse cambiargli la vita.
Mi mette ansia. Non che sia cattiva o faccia qualcosa di male, ma il solo fatto di esserci mi crea inquietudine. Una volta avrei fatto i salti di gioia nel conoscere un’italiana e per di più bella come lei, ma ora la mia vita è cambiata e qualsiasi cosa possa alterare il mio precario equilibrio non è ben accetto. Non la lascerò entrare nel mio “mondo”, - e qui fece un ghigno -sarebbe troppo pericoloso.
Prese l’i-phone ed infilò le cuffiette nelle orecchie; scelse una play-list che non ascoltava da molto tempo: non aveva voglia di musica che lo tranquillizzasse, in quel momento aveva bisogno di sfogare in modo sano tutto quel fiume di rabbia repressa e frustrazione che gli scorreva dentro.
Non si accorse che, dalla finestra al piano superiore, lei lo osservava.


Spazio d'autrice. 

Ciao a tuttiiiiiii, I'm baaack! :D
Bene, in questo capitolo la nostra "eroina" incontra il resto dei coinquilini e viene trattata male dal nostro amatissimo Niall che è diviso tra il comportarsi da persona normale e l'esser schivo, consapevole del peso e del pericolo della sua realtà. Cosa sceglierà? Fatemi conoscere in tante la vostra opinione perché.... non so neanche io cosa farà! ahahahahah
Spero che la storia, e questo capitolo in particolare, vi piaccia e accenda la vostra curiosità; aspetto le vostre risposte.
See ya soon!;)

Jane.

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Capitolo 3
*** Chapter III - Consequences. ***



Chapter III – Consequences.
 
Era stesa a letto sotto le coperte a leggere per la milionesima volta “Pride and Prejudice” , quando sentì la porta della stanza aprirsi. Niall entrò frizionandosi i capelli con un asciugamano che gli copriva tutto il viso: era appena uscito dalla doccia ed era totalmente nudo, non fosse stato per un’altra salvietta che gli cingeva i fianchi. Ginny strabuzzò gli occhi.
« Ehm… hai deciso di darti agli spettacoli a luci rosse? » chiese tentando di mostrarsi disinvolta benché si fosse coperta quasi tutto il viso con il lenzuolo lasciando fuori solo gli occhi.
« Uhm? >> rispose lui girandosi stupito: aveva dimenticato che nella sua stanza dormiva lei.
« Cercavo un paio di boxer; perché vuoi assistere? » alzò un sopracciglio ghignando.
« Certo, fai pure.»si raddrizzò benché fosse rossa come un peperone.
« Ok, però dopo voglio assistere anche io. » le rispose con uno sguardo di sfida, duro: non si aspettava quella provocazione.
Lei capì che la stava misurando per vedere se era alla sua altezza, voleva capire quanto fegato avesse.
« Mi spiace, ma non mi umilio in questo modo solo per vedere te nudo. »
La risposta lo colpì come uno schiaffo in pieno viso: non aveva raccolto la sua sfida, ma era riuscita ad svergognarlo comunque. Si infilò i boxer da sotto l’asciugamano e fece per tornare nella stanza di Emily, ma le mani gli tremavano troppo: stava per perdere il controllo. In preda al panico aprì il balcone e svoltò l’angolo, in modo che lei non potesse vederlo, poi si sfilò le mutande e saltò giù giusto in tempo. Scavalcò la ringhiera del giardino e corse a perdersi nel bosco. Si sentì un ululato in lontananza.
 
Si avvicinò alla finestra di Ginevra: quella di Emily era chiusa e non voleva svegliarla, inoltre gli serviva il pigiama. La trovò aperta. Era tutto come lo aveva lasciato lui, solo che ora la ragazza dormiva con le coperte fin sopra alla testa. Aveva messo dei giubbini sul letto per darsi più calore: tremava; si sentì in colpa.
Ha lasciato aperto per me…
Andò a prenderle un plaid di lana dal mobiletto nel corridoio: il giorno dopo le avrebbe spiegato dove trovare altre coperte. Glielo mise addosso togliendo i giacconi; sentì i denti battere. Le toccò il viso: era gelato. Ebbe paura che non riuscisse a prender calore, ed era solo colpa sua. Allora si infilò nel letto e la cinse da dietro, avvolgendola con il suo corpo. Sentì un brivido percorrerla tutta e poi un mugolio di piacere; sobbalzò quando gli appoggiò i piedi gelati contro le gambe e li avvolse per scaldarli. Restò così a lungo, mentre pian piano lei si calmava: i 39° del suo corpo avevano effetto.
Ad un certo punto, Ginny si voltò e gli si strinse contro, affondando la testa tra il suo collo ed il cuscino, posandogli le mani sul petto. Niall rimase paralizzato: erano oltre due anni che non si trovava in quella situazione con una ragazza. Ne osservò il viso tranquillo. Alla fine si lasciò andare affondando il volto in  quell’oceano che odorava di cocco e le posò le mani sulla schiena abbracciandola: si addormentò così.
 
Aprì gli occhi: il cielo si stava rischiarando ad est. Alzò la testa ed osservò quel volto d’angelo dormire: come era bella! Le posò un bacio leggero sulla guancia prima di sgusciare fuori dal letto. Le rimboccò le coperte, poi scese in giardino dopo essersi infilato la tuta e rimase a guardare il sole sorgere.
 
Si sentirono dei passi lungo le scale.
« Buongiorno! » esclamò la riccia allegra. Il biondino stava cucinando e le rivolse un cenno del capo.
« Hey, tutto ok? » gli chiese sedendosi accanto alla bambina che aspettava impaziente che il fratello le servisse la colazione. Altro cenno del capo.
« Ciao! Come mai sei così allegra? »
« Ho fatto un bel sogno, o meglio inizialmente era un incubo ma poi è diventato bellissimo.  Prima mi trovavo a vagare per sentieri bui, pieni di nebbia, faceva freddissimo, poi qualcuno mi ha avvolto con il suo corpo ed ho sentito un calore immenso. È stato stupendo perché era anche morbidissimo…>> concluse con espressione sognante, ma era così ridicola che anche Niall riuscì a ridere benché fosse imbarazzatissimo.
« Smettila di sognare ad occhi aperti il tuo principe azzurro e mangia. >> le disse divertito mettendole un piatto davanti e guardandola dritto negli occhi.
Beh, se tutti i principi avevano i tuoi occhi, ora capisco perché li chiamavano azzurri e tutte le ragazze se ne innamoravano…
Abbassò lo sguardo sul piatto e fece una smorfia di disgusto.
« C’è qualcosa che non va? »
« Tu sei stato gentilissimo e molto carino a prepararmi la colazione però… io non mangio queste cose… »
« Cosa?!! » la guardarono sbalorditi.
« Ehm… già le uova mi danno la nausea normalmente ma mangiarle al mattino col bacon per me è inconcepibile. Mi dispiace… »
« Perché?!! »
Heyyy non sono un alieno, semplicemente in Italia si fa colazione in modo diverso.
« In Italia si mangiano cose dolci a colazione.»
Sarà per i capelli blu, ma questi mi hanno preso per un avatar.
Alzarono le spalle e cominciarono a spartirsi il suo piatto mentre lei prendeva una tazza di latte e dei cereali. Continuarono a scrutarla come se fosse un extraterrestre.
Ok , è ufficiale sono un avatar.
« Queste però le mangio! » esclamò afferrando le sue due fatte di pane tostato prima che agguantassero anche quelle.
« NO! » esclamarono guardandola storto e strappandogliele di mano. Rimase a bocca aperta.
Sono anche un avatar della peggior specie ora?
Le risero in faccia. Poi il biondino le sorrise con gentilezza.
« Il burro lo mangi? »
« Sì, e anche un po’ di marmellata grazie.»gli rivolse un sorrisone enorme mentre lui le imburrava la fetta.
 
Uscì dal bar a sguardo basso e pugni stretti con la piccola al seguito: se avesse potuto uccidere qualcuno lo avrebbe fatto. Porse con violenza la coca-cola a Niall che le aveva aspettate fuori appoggiato ad un paletto.
« E’ successo qualcosa? » chiese lui sospettoso.
« No. » rispose secca riprendendo la loro passeggiata.
« Le hanno dato fastidio: la fischiavano, la chiamavano riccia, mare, però lei si è arrabbiata solo quando uno gli ha detto “Hey pupa me la dai?”. Che significa, che significa? »
« Cosa? » chiese il ragazzo ringhiando.
Lei si voltò fulminandolo.
« Non ho bisogno della tua protezione, gli ho già risposto io. »
« Dimmi chi è… » le soffiò ad un centimetro dal suo viso.
« Non-lo-conosco. Ora cammina, non ho bisogno che tu faccia a botte con qualcuno e neanche Emily. »
Lentamente si allontanò e afferrando la mano della bambina, ripresero a camminare.


Spazio d'autrice.

Ciao a tutte.
Io spero vivamente che questo idiota di EFP abbia pubblicato TUTTO e BENE perché potrei uccidere qualcuno! (sì mi ha dato problemi XD).
Allooora, in questo capitolo succedono un bel po' di cose... non trovate che il nostro Niall sia un po' irascibile? ;) 
Ora, domanda da un milione di dollari, secondo voi cosa succede al nostro Niall dopo essere uscito dalla stanza di Ginevra? 
Attendo tante risposte, lasciate libera la fantasia! :D
Un bacio, see yaaaa sooooon!

P.S. scusate se questo spazio d'autrice fa schifo ma sono in stanza con mia sorella che gioca a Mario Kart e manda maledizioni a Baby Peach ahahahahah
Jane.

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Capitolo 4
*** Chapter IV – Madness or Jealousy? ***



Chapter IV –Madness or Jealousy?
 

Entrò nella stanza così velocemente che lei non ebbe neanche il tempo di chiudere la porta. Girò la chiave e le si piantò di fronte, lo sguardo duro.
« Descrivimelo… »
« No! Gli ho già risposto da me. »
« Ah sì? E cosa gli avresti detto di così convincente da non permettergli di rifarlo? » alzò un sopracciglio.
« A parte averlo incenerito con lo sguardo, gli ho detto che era un porco e che mi faceva schifo. »
« E secondo te non lo rifarà più! » quasi urlò.
« Niall, se l’ho considerato è stato solo perché trovo ignobile dire una tale scempiaggine davanti ad una bambina di cinque anni! »
« Appunto…»
« No, appunto niente! Non ti azzardare a fare a botte con quello che ti ammazzo! Non voglio essere “protetta” da te! Non ne hai alcun diritto. »
Alzò il viso verso l’alto tentando di trattenersi: le vene del collo e delle mani sembravano star per scoppiare tanto erano gonfie; un tremolio lo scosse violentemente.
BUM!
Tirò un pugno nel muro così forte che quando sfilò la mano, si aprì una crepa fino al soffitto e crollò tutto l’intonaco con un rumore assordante. Lo stupore e l’orrore per ciò che aveva fatto lo calmarono all’istante.
« Niall ma che caz… hai combinato? Ma quanta cacchio di forza hai per fare sto disastro e – gli afferrò la mano e gli mosse il braccio in vari modi: neanche un graffio! – come diavolo hai fatto a restare incolume? Io per dare un pugno al ginocchio del mio ex ho avuto il gesso per 40 giorni! »
« Ex? Che ex? Come si perm… »
Ora si che si stava infuriando di brutto: lo avrebbe preso a schiaffi!
« Ma ti sei rincoglionito? Ma che ti frega…»
« Hey Ginevra tutto bene? » chiese Maura bussando alla porta. I due sbarrarono gli occhi.
« Sì, certo, sono sbattuta contro il mobile e per non cadere mi sono afferrata alla scrivania tirandomi appresso tutto ciò che c’era sopra. »
« Ah, vuoi una mano? Ti sei fatta male? »
« No, figurati, al massimo un livido, dieci minuti e torna tutto normale. » fece una smorfia guardando il crepaccio nella parete di fronte la porta.
« Ok, Niall è con te? » guardò il biondino che le fece segno di no con la testa.
« No, perché? »
« Non lo trovo… » sussurrò lei preoccupata, quasi non la sentì.
« Non preoccuparti, sarà andato a fare un giro, vedrai che tornerà presto. »
« Ok, a dopo. »
« E adesso? »
« Ora tu resti qui e non fai entrare nessuno, io prendo una busta e vado a buttare questi cocci. Quando ho finito scendi ed andiamo a comprare un poster per coprire questo disastro. >> concluse con una smorfia.
« Un poster? Ma sei scemo! Qui dobbiamo tentare di riempire il buco! Andremo in ferramenta e poi, quando si sarà asciugato tutto, ci attaccheremo un poster.»
« Come vuoi.» e sparì. Si diresse come una scheggia in cucina, prese una busta e tronò indietro senza il minimo rumore, tanto che lei si spaventò nel trovarselo accanto. Raccolse i frammenti e, sempre nello stesso modo, uscì di casa e li buttò. Poi si fermò all’angolo della strada ad aspettare capelli-blu.
Ma come fa?
Le faceva un po’ paura, era strano.
E poi perché la madre si preoccupa di lui come se fosse un bambino piccolo? Che abbia disturbi mentali?
Rabbrividì. Si infilò le scarpe e scese le scale. La famiglia stava guardando la tv in salotto.
« Io esco. » annunciò infilandosi il giacchetto.
« Dove vai? Posso venire anche io? » saltò su la bambina.
« Ehm… devo comprare delle cose per un’idea che mi è venuta. Quando torno te la mostro. È una sorpresa. » si affrettò ad aggiungere vedendo che la bimba non si convinceva.
« Sei sicura di non perderti, non conosci bene la città vuoi che ti accompagni? » chiese Chris premuroso.
« No, figurati. E comunque prima o poi dovrò abituarmici. »
« E dai ti prego, vengo io così non ci perdiamo. »
« Emy perché non scegliamo dove andare in gita domani? Così quando Ginny torna le facciamo una sorpresa. »
« Sìì! Vado a prendere il libro. »
La ragazza sorrise a Maura in segno di ringraziamento ed uscì.
 
« Uhm… ok voglio il David. » disse mostrandoglielo. Erano in una cartoleria, avevano già la busta della ferramenta piena di stucco ed altri materiali.
« E meno male che non ti piacciono gli spettacoli a luci rosse! Un fusto nudo vuoi attaccare alla parete!>>
« E’ una statua, uno dei capolavori di Michelangelo. » lo guardò inorridita. Ma lui e l’arte erano nemici mortali?
« Sì, ma nudo resta. »
« Ok,ok. – alzò gli occhi al cielo - Il Mosè allora? »
« Da ninfomane a santarellina. Ma non puoi scegliere un gruppo musicale? O se proprio vuoi un dipinto di un paesaggio, non so qualcosa del genere. »
Ma come faceva quella ragazza ad esasperarlo fino a quel punto senza fare niente di che? Se ci si fosse messa d’impegno cosa sarebbe successo?
Diverrei un mostro…
« Deve essere un’immagine verticale. E poi a me piace la scultura! Apollo e Dafne? Ma è del Bernini e poi non la conosci neanche, è bellissima.» protestò mentre lui la conduceva verso i poster di attori e cantanti. Li sfogliò svogliatamente.
« Ok, allora voglio Taylor Lautner in versione Jacob Black. » disse con tono di sfida mostrando l’attore in “New Moon” senza maglia.
« No! Il licantropo no! » esclamò lui oscurandosi all’improvviso, quasi ringhiando.
« Perché? Prima dici che devo scegliere un attore e adesso non ti sta bene? »
« Sempre mezzo nudo è.» tentò di contenersi lui.
« Vogliamo parlare di Megan Fox appesa proprio di fronte al letto? » asserì alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia sotto il petto. Lui deglutì ed incespicò.
« L-lei non è mezza nuda…»
« Shorts inguinali e micro-toppino sono coprenti? O preferisci prendere in considerazione la posizione a 90° mentre lava il cofano della macchina? Non ti dico quale immagino sia il motivo per cui è appesa proprio lì perché sinceramente mi fa piuttosto schifo…» lui arrossì violentemente.
« Ehm, ok. Però quel film non mi piace, visto che è anche camera mia non puoi sceglierne un altro? » le chiese implorante.
« Ok, lui! » esclamò lei sorridente mostrandogli un poster di Channing Tatum in canotta, molto sexy.
Il biondo alzò gli occhi al cielo esasperato.
« Ti rendi conto che dovrò proibire a Emily di entrare nella tua stanza? »
« Tanto non ci potrà entrare nessuno in ogni caso, non credo che riusciremo a neutralizzare quel disastro comunque… Ah, perché tua mamma si preoccupa di dove sei e dove vai? Non hai più due anni…» in realtà lei una teoria ce la aveva, però voleva sentirsi rispondere da lui.
« Non so, forse non si ancora abituata al fatto che io sia cresciuto e quando le sono intorno, si preoccupa troppo. » alzò le spalle.
Bugiardo… pensò lei.
Era sempre più convinta che Niall Horan nascondesse qualche segreto e che Maura si angustiasse proprio per questo motivo.





Spazio d'autrice.

HI!
Bene, questa volta Niall la combina proprio grossa nonostante, in fondo, non dovrebbe arrabbiarsi visto che a Ginevra non la sopporta...
Ok, spero mi lasciate tanti commenti e che il capitolo sia stato di vostro gradimento; mi auguro continuerete a seguire la storia (anche perché il prossimo capitolo è una vera bomba ;) ) un bacio,
Jane.

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Capitolo 5
*** Chapter V - Just a funny game. ***




Chapter V – Just a funny game.

 
« Sembra che stiamo creando una pozione malefica, ci sono anche le bolle. – disse disgustata mentre, rigirando il secchio di sabbia, cemento e calce, una le scoppiava quasi in faccia – Comunque non possiamo attaccare il poster finché la parete non si asciuga, cioè minimo 24h. Non so come farò a dormire stanotte: puzza! »  Storse il naso.
« Non preoccuparti per quello, riusciremo a trovare una soluzione. »  La ragazza annuì benché fosse poco convinta.
« Ok, e domani mattina? Tua mamma è solita pulire tutta la casa o qui lo facevi tu? Vorrei pulire io e non intendo solo domani, se posso darle una mano sono contenta, però me lo lascerà fare o si insospettirà quando le impedirò di entrare? »
« Lo farò io all’alba. »
« E non penserà che nascondiamo qualcosa? »
« Nah. Al massimo si convincerà che ho superato Holly… » disse più a se stesso che a lei.
« Che? »
« Niente. »
Ginevra gli lanciò un sguardo di fuoco.
« Ma quanto non ti sopporto quando fai così: una cosa o la dici tutta, o non la inizi proprio! Non puoi incuriosirmi e poi appendermi; è odioso. »
La guardò divertito: era carina quando si arrabbiava e poi aveva il viso tutto bianco e sporco di polvere.
« Hey nanerottola, non ti scaldare. »
Ginny inarcò le sopracciglia e lo guardò con superiorità.
« Come scusa? »
Niall alzò gli occhi al cielo.
« Su passami la ”Pozione Polisucco”, ci penso io a stenderla che faccio prima. »
« Non è che combini un altro guaio? » Lo guardò dubbiosa.
« Fidati di me…» disse guardandola dritta negli occhi ed allungandole una mano.
Gli passò il secchio e restò ad osservarlo. Il ragazzo cominciò a lavorare tentando di non eccedere troppo con la sua velocità “supersonica” per non farla insospettire ancor di più.
Certo che è proprio veloce… e poi quel “Fidati di me”: sembrava tanto Aladdin che invita Jasmine a fare un giro sul suo tappeto volante, peccato che in questo caso fosse lui in alto in piedi sulla sedia ed io a terra a rigirare l’intonaco… inoltre che delusione a fidarmi di lui: invece di rimirare la luna ed i fuochi d’artificio su di un tetto col capo poggiato sulla sua spalla, lo osservo mentre riempie un pertuso!
Si lasciò cadere all’indietro sul letto su cui era seduta facendo alzare un nuvolone tossico.             
 
« Come ci laviamo senza destare sospetti? » 
Sembrava proprio un pupazzo di neve, anche le onde del mare si erano imbiancate: se si fosse arrabbiata sarebbe apparsa proprio “in tempesta”. A questo ultimo pensiero tentò di non ridere.
« Aspetta. » E sparì. Schizzò a razzo per la casa mettendo il secchio e i sacchi in un angolo della soffitta poi, sempre senza esser visto né udito, le fischiò da sotto la sua finestra.
Lei uscì un po’ dubbiosa.
« Salta, ti prendo. »
Strabuzzò gli occhi.
« Ma sei cretino?! Ci ammazziamo entrambi! » Aggiunse tremante.
« No, sono forte abb…»
« Non c’entra…»
« Ti fidi di me? » Le chiese per la seconda volta in meno di un’ora tendendole di nuovo la mano.
Che se ne renda conto? Sta emulando il cartone…
I suoi occhioni blu trasmettevano sicurezza, lo sguardo era forte, di chi sa quel che fa e lei vi si perse dentro.
Aladdin però non aveva quel paio di occhi…No ti prego non lasciarti ammaliare…
Si accostò alla ringhiera decisa.
E adesso come la supero? Se la scavalco cadrò a sacco di patate. Potrei sedermici sopra… NO! E se mi ribalto all’indietro? No, non ce la faccio, non ce la faccio!
Serrò le palpebre e strinse forte il corrimano.
« Ho paura…n-non ci riesco…»
Tremava. Gli fece tenerezza: era terrorizzata.
« Ok, - le rispose con tono dolce, come se le fosse accanto e le stesse facendo una carezza – sporgiti solo, vengo io. »
E prima ancora che lei riuscisse a registrare ciò che aveva detto, prese la rincorsa, fece un passo sul muro, la prese tra le sue braccia, fece un altro passo sul muro e balzò a terra.
Cazzo…
La strinse forte contro la sua spalla per impedirle di guardarlo in viso: stava per trasformarsi, lo sentiva deformato. Per poco non pianse.
Perché? Perché proprio ora? Non mi era mai successo se non sono arrabbiato.
« Stai bene? Niall? Niall rispondimi ti prego. » Gli disse spaventata tentando di sciogliere la sua stretta per guardarlo. Quasi piangeva, non riusciva a concepire che stesse male.
Sentendola in preda al panico, riuscì a riprendere il controllo di sé: aveva bisogno di lui.
Mollò un po’ la presa per permetterle di prendergli il viso tra le mani.
Le si mozzò il respiro: stava bene solo…
Da quando in qua ha gli occhi dorati?
Perché le sue iridi erano color oro; pian piano però, mentre l’intensità del suo sguardo si scioglieva nella solita quiete, si schiarirono sempre più divenendo azzurro chiarissimo, quasi grigio.
« Te l’avevo detto che ce la facevo. » E si alzò depositandola a terra, poi si diresse verso la pompa e gliela aprì addosso a tutta potenza.
« Ouch…ma…sei…scemooo» cominciò a fuggire mentre lui la rincorreva bagnandola sempre più. Tentò di sterzare e strappargliela dalle mani ma Niall gliela puntò giusto in faccia. Osservò divertito come le ciocche più chiare pian piano divenissero blu come le altre. Allora Ginevra gli saltò addosso da dietro e spostò le sue mani in modo da puntargliela in viso. Il getto violento ed improvviso lo fece indietreggiare di scatto. Lei rischiò di cadere  e lui la afferrò al volo mollando  “l’arma”.
« Ma che state facendo? » Urlò una vocetta divertita avvicinandosi. Per tutta risposta il fratello le puntò l’acqua contro dirigendola a mezzo metro dalla bambina; corse via strillando.
Poi, accortosi che Ginny era orma piuttosto lontana, chiuse l’acqua e corse ad atterrarla. La bloccò tra le sue gambe e le chiuse i polsi con una mano mentre con l’altra iniziò a punzecchiarla.
« Nooo! Smettila ti prego… uaaaahahahah… Niall! »
Gli rifilò un calcio ai genitali e, approfittando che fosse accasciato a terra si prese la sua vendetta. Quando però gli puntò il getto proprio lì, lui si alzò e se la mise sulla spalla come un sacco puntandole la pompa sui jeans.
« Niall, no ti prego non così! Ho paura a testa in giù. » Implorò aggrappandosi forte alla sua maglia.
Il ragazzo spense l’acqua e poté sentire il cuore batterle forte. La fece scendere: aveva la faccia di un bimbo impaurito. Le sorrise rassicurante, e poi la atterrò di nuovo.
« Emily vieni: non volevi divertirti anche tu? » e ripresero i tormenti.
Finalmente, mettendogli uno sgambetto e facendo forza sulle braccia, riuscì a ribaltarlo. Infilò le dita tra le sue e gli stese le braccia sul terreno sporgendosi in avanti, per impedirgli di usarle. Poi gli morse il collo e cominciò a torturarlo, ma, prima che potesse liberarsi, gli assestò un pugno alla bocca dello stomaco.
Niall restò senza fiato: benché Ginny non avesse una forza notevole, era stato proprio ben tirato. La ragazza si alzò e andò a sciacquarsi e notò Maura e Chris appoggiati allo stipite della veranda.
« Oh, perdonatemi, mi dispiace…» disse imbarazzata facendosi subito rossa e avvicinandosi a loro.
« Ma no tesoro, non ci divertivamo così tanto da un bel po’. » disse la donna, e scoppiando a ridere le porse un asciugamano.
Ma il biondino la superò, la afferrò e poi gliela lanciò al petto. Si avvicinò con uno sguardo scaltro mentre cominciava a frizionarsi i capelli.
« Carino il reggiseno…» le sussurrò all’orecchio.
Arrossì così tanto che sulle sue guance si sarebbe potuto friggere un uovo!


Spazio d'autrice.
I'm baaaack!!!! :D
Ciao a tutte, non so che dire perché sinceramente adoro questo capitolo! *.* (sì, viva la modestia XD ) 
Fatemi sapere se vi è piaciuto e se pensate che ormai Niall abbia deciso di aprirsi con lei o se tornerà scontroso come prima.
Seeeee yaaa sooon! 
Jane.

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Capitolo 6
*** Chapter VI - Why do you wanna delete yourself? ***




Chapter VI – Why do you wanna delete yourself?
 
Ora come farò a passare la serata, anzi la nottata, in sua compagnia?
Non era ancora riuscita a smettere di arrossire, mentre tentava invano di cercare qualcosa di carino ma di rigorosamente largo e coprente. Del resto il tutto era reso più difficile dal fatto che non sapeva dove erano diretti, ma la versione ufficiale li voleva in discoteca e chi va in discoteca con uno scafandro addosso?
Ok, leggings “universo”, canotta nera e camicetta in chiffon nero a maniche lunghe. Dovrei farcela, spero solo che non faccia pensieri strani anche sulla camicetta!
Infilò gli anfibi neri e sfrecciò per le scale. Trovò il ragazzo in salotto stravaccato sul divano a vedere la tv; solito jeans, solite Supra, però nere, ed una canotta nera aderente.
Vuole fare strage stasera… aspetta, ma mica davvero si è messo in testa di andare a ballare ed ubriacarci? I patti erano che mi trovasse un posto per dormire…
« Finalmente, ma quanto ci hai messo? Vuoi conquistare tutta l’Irlanda? – si alzò spegnendo al tv e la osservò meglio – E questo è il risultato? Sembri una suora! »
La ragazza esultò mentalmente.
« Vieni – le disse prendendola per il polso e dirigendosi verso la porta –Noi usciamo, non aspettateci. Ciao.»
« Arrivederci. » Riuscì a dire prima che la trascinasse in macchina.
Prese a guidare con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo fisso sulla strada, in silenzio. Lei lo osservò interdetta: non sapeva se chiedergli dove stessero andando o meno, perché credeva che non le avrebbe risposto. Alla fine decise di lasciar perdere e guardò la città scorrere fuori dal finestrino.
« Tu resta qui, faccio presto. » Disse infilandosi un cappello da rapper nero ed una felpa che aveva preso dal sediolino posteriore.
Si riscosse: « Ma dove vai? »
Indicò con un cenno del capo il ristorante della catena “Nando’s” dall’altro lato della strada.
« E perché non posso venire con te? Aspetta, Niall, non mi hai nemmeno chiesto cosa voglio! » Tentò di trattenerlo mentre già era fuori dalla macchina. Il ragazzo ricacciò la testa dentro:
« Ti porterò le specialità della casa, fidati, ne resterai estasiata. » e chiuse.
Certo che gioca spesso la carta della fiducia, e ci conosciamo appena da un giorno! Invece lui di me non si fida: non mi svela mai le sue intenzioni! E inoltre, che male avrei fatto ad entrare lì dentro con lui?
Poi un pensiero la colpì all’improvviso e le lacrime le salirono agli occhi.
Si vergogna di me… non vuole che mi vedano con lui… ma come si permette, non mi conosce, non sa chi sono, non mi può giudicare; non vedo l’ora che se ne torni a casa sua e mi lasci in pace!
Dopo un po' il ragazzo tornò in auto e si svestì di nuovo, posò la busta dietro e le sorrise facendole l’occhiolino per rassicurarla sul contenuto. Ma Ginevra rimase seria e tornò a guardare le stelle che si intravedevano lontane, desiderando essere in un altro luogo, imprecisato, lontano nello spazio e nel tempo.
Certo che si offende facilmente; tante storie per non averla portata con me? Che palle ora dovrò anche tentare di “rimediare”.
Sbuffò e scosse il capo. Si fermò davanti casa sua, scese a razzo prendendo le cose dal sedile posteriore e le aprì la portiera. Lei rimase interdetta: che avesse una doppia personalità?
Osservò la casa in cui la stava conducendo: era bianca, a due piani, ma molto semplice e squadrata, impersonale. Aprì la porta e la lasciò entrare, poi la guidò verso la cucina dove cominciò ad apparecchiare mentre lei sedeva al tavolo. Non disse mai neanche una parola, ma il suo viso trasmetteva così tanta quiete da rendere impossibile non riconoscere che con lei si sentiva totalmente rilassato e a suo agio. Il rancore che provava nei suoi confronti scemò pian piano e rimase solo la tristezza. Gli rispose a stento mentre lui le descriveva con entusiasmo i vari piatti e le chiedeva se le piacessero; in ogni caso fu sincera: il piccante non lo sopportava.
« Hey ti senti bene? Non hai mangiato quasi…» le fece notare; lui invece aveva finito tutto, anche quello che lei aveva lasciato.
« Non mangio quanto te. » Rispose sempre fuggendo i suoi occhi.
« Senti, se è perché non ti ho portata, è perché non desideravo che qualcuno ci si avvicinasse e…»
« Cosa? – chiese in tono di sfida finalmente inchiodandolo con lo sguardo – Che vedessero il famoso Niall Horan in compagnia di una stramba ragazzina senza importanza e dai capelli blu? Certo ti avrebbero potuto abbonare il fatto che fossi nuova, ma nessuno mi conosce quindi non servo ad aumentare la tua popolarità. » Gli sbottò addosso alzandosi di scatto e dirigendosi verso il bagno senza manco sapere dove fosse.
C-cosa? Crede che io mi vergogni di lei? Che io non la consideri alla mia “altezza”?... Se solo sapesse che è il contrario…
La bloccò aggrappandosi alla porta del bagno che la ragazza aveva finalmente trovato.
« Non era te che non volevo vedessero, era me… E poi come puoi pensare di non essere abbastanza per me? Sei bella…dolce… E io adoro i tuoi capelli! » Dichiarò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Tutta la rabbia che aveva dentro svanì di colpo.
Non voleva che vedessero lui?...il cappello, la felpa: ecco! E di certo con me accanto non sarebbe passato inosservato. Ma perché poi non vuole che nessuno lo riconosca? E… spalancò gli occhi ed arrossì di botto.
Ha-ha-ha d-d-detto che s-sono bella… e d-dolce e… che adora i miei capelli.
Si sedette a terra perché le girava la testa: c’erano troppi pensieri senza capo né coda che non riuscivano a trovare collocazione.
« Ginny, Ginny che hai, ti senti bene? Non farmi preoccupare ti prego. » disse accucciandosi alla sua altezza.
« Niall io, io non capisco più niente: non so chi sei, non comprendo come ti comporti e perché fai certe cose; io non riesco a starti accanto, non riesco a seguirti: mi perdo. »
Il ragazzo sospirò e le si sedette accanto e, guardandosi le mani, cominciò a parlare.
« Io non desidero stare in mezzo alla gente, non sono più quello di una volta. Non sono popolare però prima conoscevo tante persone e se mi riconoscessero mi si avvicinerebbero e mi chiederebbero di me, ed io non voglio parlare di me. Io sono cambiato… non ho un bel carattere e tendo a perdere le staffe troppo spesso e troppo in fretta: non voglio che mi vengano fornite le occasioni perché ciò accada. – inclinò la testa per poter guardare quei pozzi senza fondo per lasciare che gli leggesse l’anima – Io non ti conosco, però con te sto bene: tu non parli sempre, non fai domande, non sei inopportuna; riesci a stare in silenzio anche per ore e se qualcuno non ti dice le cose non insisti, dai tempo al tempo. Tu lasci alle persone i propri spazi perché tu desideri che vengano rispettati i tuoi; però tu osservi, in silenzio, e comprendi il mondo molto più di chiunque altro.  Tu hai la pace dentro: la consapevolezza di chi sa quel che è e lo accetta riconoscendo i propri limiti e migliorandosi giorno per giorno leccandosi le ferite; tu sei una che non si arrende; tu sei speranza ed io vorrei tanto averne un po’…per me. » Ed una lacrima sfuggì dagli occhi rossi e lucidi: sembravano ancora più blu, ancora più profondi, ancora più disperati.
Lo abbracciò di slancio, facendogli poggiare la testa sulla propria spalla; pose il capo sul suo e gli accarezzò piano i capelli dandogli un bacio leggero di tanto in tanto. Lui le afferrò la schiena e la strinse ancora più forte, reggendosi come se fosse la sua unica ancora di salvezza; restò così a lungo, finché dentro sé non restò più nulla. Alzò il capo e incrociò quegli specchi castani in cui vide riflesso il suo dolore; le accarezzò una guancia scostandole una ciocca di capelli.
È la persona migliore del mondo, perché ha il cuore puro e riesce a comprendere ed amare ognuno.
La prese per mano e la condusse nella sua stanza:
« Ti va bene se dormi qui? È la mia, quindi sono più sicuro di cosa potresti trovarci; in ogni caso ce ne sono altre due. »
« No, è perfetta.» Non c’era nulla, solo pareti bianche e pochissime fotografie: la sua famiglia al completo compreso il padre e il fratello con la moglie e il figlioletto; lui con quattro ragazzi; lui ed una ragazza che facevano smorfie. L’armadio, la scrivania, contenevano solo cose essenziali: non c’era quasi niente di personale in quella camera, come se non vivesse realmente lì.
« Perché? Perché ti vuoi annullare? »
« Perché non sono degno di vivere…»
Gli afferrò il volto tra le mani e lo guardò come aveva fatto il giorno prima.
« Non è vero. Promettimi che non lo penserai mai più. »
« Non posso…»
« Allora promettimi che farai qualcosa che ti faccia sentire di nuovo degno. »
Fu come se lo avessero risvegliato da un lungo sonno.
Non sono solo un mostro, posso essere anche qualcos’altro, posso redimermi.
« Te lo prometto. » Le sorrise sincero e poi la abbracciò, come faceva tanto tempo prima con quasi ogni persona: perché lui era così, perché lui era anche così.
Quella notte non dormì e restò a lungo a guardare quell’angelo venuto a salvarlo .



Spazio d'autrice.

Tta-daaan! (Marcel xD)
Sono tornata! In realtà in questo periodo mi ero un po' scocciata di scrivere: nessuno mi dava la sua opinione e mi ero un po' scoraggiata; se devo scrivere senza confrontarmi con le critiche/opinioni di nessuno che pubblico a fare? tanto vale che "me la suono e me la canto". (E' ciò che ho fatto con la chitarra: visto che nessuno era lì a suonare per me, l'ho "imparata" e ora strimpello canticchiando. Spettacolo privato si intende... Spetattore? Me medesima! u.u)
Bene, spero tanto che qualche altro lettore silenzioso mi faccia sapere la sua (in ogni caso vi ringrazio per non avermi abbandonata fino ad ora ;)) giusto per aumentare un po' la mia autostima: non per sentirmi brava si intende, ma qualcosa come pseudo-interessante. xD
Inoltre vorrei ringraziare 
Fee_Liam00 e   harrysicedgem che invece mi dicono sempre la loro con le loro gentili recensioni! <3
See ya soon!
Jane.

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Capitolo 7
*** Chapter VII – Wicklow, messages through a guitar. ***


Note
Consiglio di ascoltare 
"My life would suck without you"
e "Torn".

 



 
Chapter VII – Wicklow, messages through a guitar.
 
« Presto, presto, svegliaaaaa!!! » Emy emozionata andava urlando per tutta la casa.
« No Emy, vado io, mi servono i vestiti non posso uscire in pigiama. »
« Sì ma spicciatevi, se no non farete colazione! »
Il ragazzo entrò richiudendosi la porta alle spalle; erano rientrati di nascosto all’alba
« Hey... - le disse piano sorridendole quando la vide già sveglia – Emily? »
« Ovvio. Dove siamo diretti? » Chiese alzandosi e aprendo l’armadio per scegliere gli abiti da portarsi in bagno. Niall si avvicinò infilandosi i jeans.
« Non ci è dato saperlo però… opterei per dei jeans che non ti impediscano i movimenti ma a cui non tieni troppo nel caso si strappino. »
« Ma dove dobbiamo andare? In missione in Tibet? »
« No, ma sicuramente cammineremo molto e non so dove di preciso. Ah, non vestirti troppo pesante, al massimo porta una felpa. » E infilandosi la maglia sparì dirigendosi in cucina: non avrebbe mai potuto rinunciare alla colazione.
 
Finalmente entrarono tutti in macchina e la bimba era seduta tra loro.
« Tieni, ti piacerà. » Le disse il ragazzo lanciandole uno sguardo rassegnato e porgendole qualcosa avvolto in dei fazzoletti; Ginny si illuminò e gli sorrise in ringraziamento: pane tostato imburrato!
Partirono ancora ignari sulla meta anche se seppero che gli si prospettavano circa due ore di canzoni del “Mondo di Patty”, “Violetta” e simili. Il ragazzo si eclissò immediatamente nella musica del suo i-phone, mentre Ginevra fu assorbita nella conversazione che i due adulti tentavano di intessere nonostante il frastuono. Alla fine Emily cominciò a chiedersi cosa dicessero quelle canzoni e lei, conoscendo bene lo spagnolo, iniziò a tradurgliele in diretta. Niall alzò leggermente il berretto dal viso e la guardò di sbieco: ma quante cose conosceva? Scosse il capo e tornò nella sua trance.
 
« Ta-daaaan! Siamo arrivati! »  Disse Emily scavalcandola per scendere. Ginny la seguì guardandosi intorno: erano in una città costiera molto bella, con un porto, scogliere e una spiaggia lunghissima; mentre la percorrevano aveva notato molti begli scorci diversi e ponti sul fiume che la attraversava.
« Dove siamo? »
« Wicklow, dove nei dintorni hanno girato anche “P.S. I love you”. » Rispose Maura.
La ragazza spalancò gli occhi e cominciò a correre di qua e di là eccitata quanto la bambina.
« Ma è stupendo! » Urlò saltando seguita dalla piccola.
Niall a quella vista rimase basito e scosse la testa: non avevano speranza.
 
« Ok, fratellone vogliamo cantare? Ti prego, ti prego, ti prego. » E sporse il labbro facendo gli occhi dolci.
Erano seduti su una spiaggia enorme ed avevano appena concluso il picnic.
Il ragazzo sbuffò : « Ok, ok, basta che ti calmi. » Per tutta risposta lei prese a saltare ovunque.
Ginevra scoppiò a ridere e poi rivolse la sua attenzione al ragazzo e notò che stava sfilando una chitarra dalla custodia.
Non sapevo che suonasse; sono stata così presa dall’eccitazione per questo posto che non ho neanche notato che portasse la custodia… mammamia, già è sufficientemente affascinante con il suo modo di fare e gli imperscrutabili occhioni blu, ora ci aggiunge anche la chitarra: è l’uomo perfetto! Che posso farci se non resisto al suono di quello strumento?
Così si stese a pancia in giù sulla sabbia, poggiando il mento sui palmi e dondolando i piedi, totalmente assorbita da lui . Niall si concentrò sugli accordi mentre le prime note si diffondevano nell’aria e, man mano che riconoscevano la canzone, presero a cantare tutti insieme.
 
“Guess this means you're sorry 
You're standing at my door 
Guess this means you take back 
All you said before 
Like how much you wanted 
Anyone but me 
Said you'd never come back 
But here you are again 

'Cause we belong together now, yeah 
Forever united here somehow, yeah 
You got a piece of me 
And honestly, 
My life (my life) would suck (would suck) without you.”

 
Ogni tanto lanciava uno sguardo timido a capelli-blu, per osservare di nascosto la bellezza del suo volto totalmente perso nella musica.
« “All together now”, “All together now”! »
« Va bene Emy, però aspetta almeno che la cominci prima di cantare il ritornello. »
Ridendo la bambina trascino su la ragazza per ballare insieme ed inscenarono un ridicolo balletto seguendo le frasi della canzone. Terminata che fu, Niall passò a “Twist and shout” per restare in tema allegro e vederle ancora danzare felici.
Continuarono così a lungo: il biondino era contento di rendersi utile e fare qualcosa di buono per gli altri anziché rovinarne solo la vita. Quando si furono stancati  disse che avrebbe suonato l’ultima canzone e immerse il suo mare negli abissi profondi degli occhi della bella italiana, per giungerle dritto al cuore.
 
“There's nothing left 
I used to cry 
Inspiration has run dry 
That's what's going on 
Nothing's fine I'm torn 

I'm all out of faith 
This is how I feel 
I'm cold and I am shamed 
Lying broken on the floor 

Illusion never changed 
Into something real 
I'm wide awake and I can see the perfect sky is torn 
You're a little late 
I'm already torn…”

 
E lei capì, ma non volle credergli, e quando ripresero a camminare per giungere ai resti di un castello arroccato su un promontorio, si mise nella retroguardia con lui e gli strinse la mano, intrecciando le loro dita. Il ragazzo la osservò stupito, ma lei sostenne il suo sguardo senza proferir parola, fiera e determinata: non sapeva quali fossero i suoi problemi o cosa avesse fatto, ma non lo avrebbe abbandonato, perché c’era molto di buono in lui che non meritava d’andar perduto. Proseguirono fianco a fianco, in silenzio, e lei gli infuse forza con la propria presenza; era una promessa: ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra; si sarebbero sostenuti a vicenda, per l’eternità.


Spazio d'autrice.
Ciao a tutti! Lo so questo capitolo fa schifo :( ... perdonatemi sono a corto di idee (si accettano suggerimenti :) ).
Spero di far meglio la prossima volta, non mi abbandonate pleaaseee *-*
Aspetto tante recensioni :D ...non mi deludete! xD

P.S.
Efp c'ha le presenzeeeeeeeeeeeeeee!!!! :O
C'è qualcuna che mi spiega com'è che ci sono più lettori al capitolo 6 che al 5??? O.O  Se non trovo una spiegazione logica, sono fiera di dare il benvenuto ai tanti amici fantasmi che sono stati in grado di leggere il capitolo 6 senza leggere il 5  u.u 
Qui non siamo un popolo razzista, siete tutti i benvenuti: alieni, fantasmi, vampiri, draghi e naturalmente licantropi! Noi amiamo Niall così com'è! u.u
Ok basta sono squallida mi dileguo. xD

Un bacio,
Jane.

 

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Capitolo 8
*** Chapter VIII – Stop dreaming, in real life there isn’t an “Happy ending”. ***


Note.
Non so perché,
a me questo capitolo ispira d'ascoltare "Just give me a reason",
quindi ve la consiglio.


 


Chapter VIII – Stop dreaming, in real life there isn’t an “Happy ending”.
 
« Ciao! » Salutarono tutti e tre, poi chiusero la porta e sui due volti femminili si aprì un sorriso malefico.
« Ok, che facciamo? » Chiese la maggiore.
«Partyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy! » Rispose la bambina e cominciò ad andare su e giù per la casa urlando insieme alla ragazza. Alla fine il ragazzo riuscì a placcare prima l’una, poi l’altra, tenendole strette insieme.
« Ok, ora basta. »
« Ma perché? »
« Dai Niall non fare il guastafeste. »
« Volevo solo sapere se devo ordinare delle pizze…»
« Ah…»
« Perché non cucinate voi due? L’altro ieri avevate detto che qualche volta cucinavate qualcosa di tipico italiano! »
« No Emy dai, è tar…»
« Ok, perfetto! Vieni cuoca. » E la trascinò in cucina; lei lo guardò stupita: da quando in qua voleva passare del tempo con lei.
Forse è dovuto a ciò che è successo ieri sera… arrossì violentemente e si accorse che lui la osservava con un sopracciglio alzato.
« Che cuciniamo? »
« Cosa vuoi tu piccola? »
« Non conosco i cibi italiani… fammi delle proposte. »
Allora lei si diresse al frigo per controllare gli ingredienti: niente pasta fresca, niente melanzane, niente peperoni. Aprì la credenza: niente lasagne, però c’erano farina, pelate, latte, cacao, niente lievito però; si batté una mano sulla fronte.
« Cosa c’è? Che manca? »
« Lievito, di qualsiasi tipo esistente Niall. »
« Vorrà dire che ordineremo la pizza. » Alzò le spalle stappandosi una birra e a lei arrivò l’illuminazione. Farina, birra, sale, un po’ di latte, uova: pastella! E pastella significa: pizzette fritte con formaggio e sugo!
« Oh, Niall Horan, tu non lo sai ma sei un genio! Forza a lavoro! » E gli strappò la birra di mano versandola in una ciotola.
« Cos… Ma che fai?! » a giudicare dalla sua espressione, sembrava gli avessero strappato un figlio dalle braccia.
« Pastella! » gli rispose con un sorrisone innocente sperando di non essere strangolata.
Certo finire i propri giorni affogando nel mare dei suoi occhi non è mica male, però non sarebbe meglio vivere e scrutarli per il resto della propria vita?
Per fortuna il risultato culinario fu stupendo e la faccenda “birra” presto dimenticata.
 
« Ok – asserì posando dei cartoncini, una tavola di legno ed altri attrezzi sul tavolinetto basso del salotto – scegli: origami o intaglio! »
La bambina spalancò gli occhi stupefatta.
« Era questa la sorpresa? »
« Uh-uhm. » annuì l’altra.
« Ehm… è solo che… sta per cominciare “Lilo & Stitch”! » Concluse con un enorme sorriso colpevole.
Questa volta fu la ragazza a spalancare gli occhi.
« Accendi, accendi, accendi! » E schizzò via per posare le cose, quando tornò si fiondò sul tappetto accanto alla bimba: pancia in giù, gambe all’aria, ciotola di pop-corn.
« No, aspettate, ma avete proprio deciso di coalizzarvi contro di me? » Chiese Niall sconvolto.
Annuirono senza degnarlo di troppa attenzione.
« Ma c’ero prima io…» gemette lui.
« E questo cosa c’entra? – risposero all’unisono – Sei da solo mentre noi siamo due e non hai nulla di serio da vederti, quindi puoi andare in camera tua. » Terminò la piccola tornando ad osservare lo schermo su cui davano ancora la pubblicità. Si stese a terra accanto a capelli-blu.
« Almeno datemi dei pop-corn. Di cosa parla? »
« Di come Lilo accolga Stitch nella sua famiglia nonostante sia strano, e di come Stitch diventi migliore per e grazie a lei. »
« E’ anche divertente! Dovresti vederti più spesso film con me. » Aggiunse Emy.
« A parte che questi sono cartoni, ma poi tu per film intendi “Violetta”? »
La bimba gli fece la linguaccia.
« Dai che anche tu hai guardato “Camp Rock”. Su, su, ammettilo. »
« Certo! Niall adora Demi! A Niall piace Demi, a Niall piace Demi. »
« Emy smettila, e poi Demi ora è una cantante e…»
« E tu muori dalla voglia di incontrarla e di baciarla. »
Ginevra scoppiò a ridere fino alle lacrime.
« Sta iniziando, sta iniziando. Silenzio. »
 
“ Sai, ho pensato davvero che avessero una possibilità, ma poi sei arrivato tu…”
“ Tu sei stato creato per distruggere, non avrai mai un legame.”
Gli salirono le lacrime agli occhi. Osservò Stitch affezionarsi alla famiglia che lo aveva accolto e cambiare, imparare a controllarsi, divenire migliore, diventare buono.
Ma io non ricordo chi sono… io non esisto più! Non riconosco più nulla e sono pericoloso, fuori controllo. Per me non esisterà mai un lieto fine: sono e resterò per sempre un mostro.
 
 « Emily è tardi forza, a letto. » E spense la tv; aveva lo sguardo cupo.
« Ma che gli è preso ora? »Chiese Ginevra quando fu sparito su per le scale.
« Niente, a lui non piacciono i film con i mostri. Per esempio, odia “La bella e la Bestia”: non mi permette mai di vederlo quando c’è lui, eppure è il mio cartone preferito! Il principe Adam gli somiglia…» poi andò ad eseguire gli ordini del fratello.
 
« Niall… »si fece avanti timidamente infilando la testa nella stanza della bambina che dormiva già: era stata una giornata pienissima e tutte quelle emozioni l’avevano stremata. Le rivolse uno sguardo pieno di amore e le posò un bacio sulla fronte. Lui la osservò in silenzio.
« Possiamo parlare? » Quelle parole gli fecero paura, ma nonostante ciò la seguì in camera sua.
« A volte, condividere il peso che ci si porta dentro aiuta a star meglio… » lo guardò cauta, ma lui non rispose.
« Perché odi i cartoni in cui ci sono dei mostri? Ci fanno vedere che c’è del buono in ognuno di noi e che la speranza esiste in ogni situazione, perché anche dopo una notte buia e tenebrosa il sole tornerà a sorgere.»
« Li odio perché sono solo illusioni, e le illusioni non diventano mai qualcosa di reale; perché nel mondo reale i mostri sono mostri e non c’è nulla che possa cambiarli. »
« C’è sempre speranza, finché c’è vita. » La guardò straziato mentre  un immenso dolore lo lacerava dentro mozzandogli il respiro.
« Non per me. » E corse fuori da quella stanza più veloce che poté oltrepassando a razzo il giardino e perdendosi nel bosco, tentando così di far disperdere anche quell’enorme peso che gli serrava il petto. Cominciò a spogliarsi rapidamente e poi si trasformò nel mostro che era condannato ad essere pur di dimenticare ciò che lo affliggeva, anche a costo di scordare chi era veramente.
Non potrò mai amarti, in nessuna delle varianti che questo sentimento ammette; saprò solo farti del male… fu l’ultimo pensiero cosciente prima che il buio sopraggiungesse. Ma quella volta, per la prima volta, non ci riuscì: il suo “io” rimase comunque in una parte di quell’essere abominevole, con tutto il suo carico di afflizione.


Spazio d'autrice.
Lo so che l'ho scritto io (un po' di tempo fa in realtà quindi non me lo ricordavo quasi xD), però Niall mi fa peenaa :'(
Povero cucciolo non ha più speranza... che bastarda che sono! xD
Ringrazio tutte le lettrici, e soprattutto le ragazze che recensiscono facendomi sempre sapere la loro! Mi fate sentire realizzata *-* ahahahah   e mi aiutate ad andare avanti ;)

P.S.
Visto che nello scorso capitolo ho addirittura raggiunto 4 recensioni (*-*), ne fareste altre 4 anche per questo?? pleeease?? *-*
Continuo appena raggiungo la quota ;)
P.P.S 
Ho pubblicato un'altra OS, se vi va di leggerla, si chiama "Ogni gesto conta."
P.P.P.S.
Visto che ci siete, potreste passare anche dalla mia altra OS, su Leeyum, si chiama "Finally I have found you"; è molto dolce.
 
P.P....ok scherzo xD mi levo dalle balle xD
Un bacione a tutte!
Jane.

 

 

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Capitolo 9
*** Chapter IX - Time runs next to you. ***


Note
Consiglio "Last kiss" ;)

 


 
Chapter IX – Time runs next to you.

 
Avvertì che l’alba era vicina e cominciò a sfrecciare a velocità massima tra gli alberi ritornando umano: man mano che trovava i vestiti se li infilava. Quando il sole cominciò a sorgere, lui scavalcò il muro del giardino.
 
Si svegliò improvvisamente: non aveva avuto un incubo però provava una strana sensazione. Guardò l’ora: le 5. Si alzò, poiché era completamente desta e non c’era alcuna possibilità di riaddormentarsi; si infilò una tuta pesante e si avvolse in una coperta, poi uscì sul balcone. Pian piano, il cielo cominciò a diventare grigio chiaro ad est e poi, da sopra gli alberi del boschetto, spuntarono i primi raggi dell’astro diurno ad illuminare quella terra.
 
Alzò lo sguardo cercando un modo per entrare in casa senza svegliare tutti e la vide, appoggiata alla ringhiera totalmente assorbita dalla nascita della stella. Era stupenda, poiché i raggi le imporporavano il viso e le indoravano gli occhi; sì, grazie alla sua vista acutissima, Niall notò che le iridi castane di lei divenivano color oro alla luce del Sole, e ne rimase colpito: era lo stesso colore che assumevano i suoi occhi quando si trasformava.
« “Io ti prendo in parola!
D’ora in avanti tu chiamami “Amore”,
ed io sarò per te non più Romeo,
perché m’avrai così ribattezzato.” »
Lei abbassò lo sguardo stupita, poi sorrise riconoscendo quei versi.
« “Oh, qual uomo sei tu,
che protetto dal buio della notte,
vieni a inciampar così sui miei pensieri?” »
« “Dirtelo con un nome,
non saprei; il mio nome, cara santa,
è odioso a me perché è nemico a te.
Lo straccerei, se lo portassi scritto.” »
Poi prendendo la rincorsa, si arrampicò fino ad aggrapparsi alla ringhiera e si sporse verso di lei, a pochi centimetri dal suo viso.
« Ora dovresti baciarmi… » le sorrise con sguardo intenso.
« Veramente avevo pensato di aprirti la porta di casa, ma visto che hai già fatto da te… » allontanò un po’ il volto arrossendo.
Che voglia farmi venire un infarto? O sta usando qualche incantesimo per farmi cadere ai suoi piedi? Giusto per sapere, perché considerando il mio battito cardiaco, ci sta riuscendo…
Il ragazzo rise piano e con un balzo, le si mise accanto poggiandole un braccio sulle spalle per scaldarla.
« Come mai sei qui fuori al freddo a quest’ora? »
« Mi sono svegliata di scatto e ho pensato di guardare l’alba. È così bella… tu la osservi mai? »
« Ogni giorno. Ho come un istinto che mi sveglia poco prima che questa cominci, se sto dormendo, e se sono sveglio, tanto vale aspettare. »
« Niall… - lui la guardò incuriosito – mi insegneresti a suonare la chitarra? » Chiese esitante.
« Ok… - rispose cautamente – Come mai? »
« L’ho sempre amata ma non sono mai riuscita ad imparare: mio padre la suona e quando ero piccola lo faceva spesso, nelle sere d’estate, quando tutto era più semplice, più spensierato… »
« Vorresti tornare indietro? » Gli sorrise malinconica.
« Sono contenta di esser dove sono, solo che ci sono momenti che vorresti bloccare, perché non finiscano mai. Ma la vita va avanti. » E tornò dentro lasciandolo a riflettere.
 
Così passarono le loro giornate insieme: tra esperimenti culinari, lezioni di chitarra, gite almeno due volte a settimana e film la sera. Niall le mostrò l’università e spesso, quando lui non ne aveva voglia, Ginny ed Emily andavano in giro per la città a cercarle un lavoro. Conobbe il resto della famiglia e si affezionò molto a Theo che infatti ora veniva lì più spesso.
In quei giorni, lei scrisse tanto, ispirata dai bei paesaggi d’Irlanda, dalla musica e dalla stupenda compagnia; la bambina le insegnò la danza irlandese e, quando Ginevra imparò a sufficienza, uscirono a comprare due chitarre, una per lei e l’altra per Emily.
Ormai la sera i due ragazzi, che ci fossero ospiti o meno, si intrattenevano almeno mezzora  suonando e gli altri cantavano e ballavano. La prima canzone che Niall scelse fu “Last kiss” dei Pearl Jam perché molto semplice, poi passò a “My life would suck without you” e “Torn”; “Look after you” , “Everything has changed” e “You and me”. In realtà, pian piano, il loro repertorio andava ampliandosi e ciò rendeva le loro sessioni meno noiose di quelle iniziali.
Niall, da quella serata di “Lilo & Stitch”, non si trasformò più anche se qualche occasione la ebbe: era in pace con se stesso e stava tentando di rendere migliore la vita degli altri e, così facendo, dare uno scopo alla propria.
Una sera,  quando ormai agosto era quasi finito, chiese a Ginevra di accompagnarlo ad una sagra.
Non erano mai usciti da soli, se si esclude quando lui ruppe il muro e lei dormì a casa sua, c’era sempre Emily o il resto della famiglia. Ginny accettò volentieri, anche se si sentì un po’ imbarazzata: tra loro non c’era niente, però ricordava bene ciò che era successo il primo giorno, in cui lo aveva visto mezzo nudo ben due volte e non erano certo state le ultime. Inoltre il loro rapporto era cambiato: c’era più complicità e avevano un bel po’ di cose da dirsi ora, anche se i momenti di silenzio restavano tanti.
Optò per un vestitino a mezze maniche bianco, con uno stile simile a quello delle camicette bavaresi: scollo quadrato, manichette a sbuffo; elastico sotto il seno e gonna larga al ginocchio. Naturalmente evitò i tacchi e mise dei sandali stile gladiatore in cuoio. Sembrava quasi sobria, non fosse stata per la sua cascata di capelli dalle mille sfumature di azzurro. Il make-up era molto semplice: uno smokey sui toni del beige per far risaltare gli occhi mantenendo un effetto naturale.
Alle 7 in punto scese le scale e raggiunse il suo accompagnatore che la attendeva in salotto guardando la tv.
« Ah bene, andiamo. » Le disse con un sorriso quando la scorse. Stranamente aveva indossato un jeans scuro abbastanza aderente ed un camicia a maniche lunghe azzurro chiaro: benché ormai le maniche fossero arrotolate appena sotto i gomiti, nel complesso era molto elegante. Mentre si avviavano alla porta, gli altri componenti della famiglia li squadrarono dall’entrata della cucina con dei sorrisetti maliziosi stampati in viso e continuarono a seguirli con lo sguardo dalla finestra anche dopo che furono usciti. Niall mise in moto il più in fretta possibile e si sottrasse alla loro vista, poi si tranquillizzò.
« Scusa se ti sono sembrato un po’ strano, ma hai visto come ci guardavano? »
« Beh, in effetti erano un po’ strani…»
« Pensano che tra me e te ci sia una tresca amorosa segreta. » Disse guardandola con uno sguardo indagatore da detective modello; la fece ridere.
« Perché ti hanno detto qualcosa? »
« Qualcosa? Magari fosse stato solo qualcosa! “Bene, dove la porti quella splendida ragazza stasera? Voglio sperare non da Nando’s non è adatto…” , “Mi raccomando non fare scena muta come tuo solito, non essere scontroso. Intavola una conversazione avvincente, che la conquisti…”. Ho protestato in ogni modo possibile ma ciò ha fatto solo aumentare il loro “tesserti le lodi”. Stanno già organizzando il nostro matrimonio, mi raccomando tieniti libera per il 30 luglio dell’anno prossimo. » Concluse con un occhiolino e la fece ridere di nuovo nonostante fosse arrossita.
Certo che però se lo ricorda il giorno in cui ci siamo conosciuti…
« Comunque sei molto carina stasera: non stai male vestita da donna anziché da uomo come al solito. »
Altro occhiolino, altro avvampamento.
« Anche tu non sei male vestito da ragazzo perbene anziché da ragazzo di strada. »
« Heey! Sta attenta che potrei offendermi… » e scoppiarono a ridere entrambi.
Parlarono del più e del meno come ormai facevano spesso, e lui era allegro. Alla sagra la trascinò in un balletto improvvisato sotto il palco dove una band suonava tipiche danze irlandesi; la sfidò a sparare a piombini per vincere un pupazzo e risultarono entrambi pessimi; mangiò in quantità spropositate e ogni tanto le infilava qualcosa in bocca quando era distratta perché diceva che mangiava troppo poco; le comprò di nascosto lo zucchero filato, ma quando Ginny disse che non le piaceva, le impiastricciò tutta la faccia azzeccandoglielo in viso e cominciarono a rincorrersi per tutti i dintorni. Risero tantissimo, fino ad avere il mal di pancia; sembravano ubriachi, ma in realtà lui bevve solo due boccali, nonostante adorasse birra, perché si preoccupava di dover guidare  e a lei non piaceva.
« Grazie d’aver accettato di venire con me, – disse quando finalmente l’ebbe acciuffata, posandole le mani sui fianchi e facendo un sorriso enorme – è stata una la serata più bella e divertente che abbia trascorso da tantissimo tempo. »
Sorrise anche lei, felice: « Grazie a te per avermici portato…»



Spazio d'autrice.
Ciao a tutti!

Spero che la svolta che sta prendendo la storia vi piaccia ^-^ fatemi sapere come la pensate perchéé....nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena! Non vi anticipo altro ma fatemi sapere le vostre idee su cosa potrebbe accadere ;)
Aspetto tante risposte, un bacio enorme, Jane.
P.S.
Ho pensato di aggiornare visto che era passata una settimana, anche se mi avrebbe fatto piacere raggiungere almeno 4 recensioni nello scorso capitolo... vabbé fa niente! In compenso mi si sono aggiunte nuove "seguaci" che vorrei ringraziare di cuore: chiedo perdono per non aver contattato privatamente ma non ricordo più con chi già l'ho fatto e con chi no, quindi per evitare figurace vi ringrazio qui TUTTE! Ringrazio anche le mie affezionate recensitrici che mi offrono sempre il loro sostegno e anche tutti i lettori silenziosi che continuano a seguirmi! Grazie, mi fa piacere che la storia sia di vostro gradimento, se vi va mi piacerebbe avere una vostra opinione di tanto in tanto ;)
x


 

 
 

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Capitolo 10
*** Chapter X – Turn back to the old-real life. ***


Note.
 In tema col capitolo,
consiglio "Irresistible" ;)

 


 
Chapter X – Turn back to the old-real life.
 
“Hey bro, domani torniamo! Fai le valigie, si torna al nostro covo e con buone nuove! ;)
Zayn.”
Lesse il messaggio e rimase bloccato sul posto.
Non la vedrò più…
Si fiondò nella sua stanza e la trovò in piedi, che stava uscendo; la abbracciò di slancio, affondando la testa nell’incavo del suo collo, sommerso da quell’oceano che odorava di cocco. Lei rimase immobile sbalordita, poi ricambiò la stretta appoggiando la testa sulla sua.
« Hey… c’è qualcosa che non va? »
« Domani devo tornare a casa mia…» le sussurrò vicino all’orecchio.
« E qual è il problema tesoro? Non vuoi? »
« No… non voglio che quest’estate finisca; non voglio tornare alla vita di sempre…»
« Lo so… è stata una bella estate vero? Ci siamo divertiti tanto, ma potremo continuare a farlo anche in altre situazioni. Se anche tu restassi qui, tra poco tua mamma e Chris riprenderanno a lavorare ed Emy ad andare a scuola: non resterà comunque tutto così com’è. E poi non è che te ne vai dall’altro lato della Terra! Sei a solo 2-3 km di distanza, potrai venirci a trovare tutte le volte che vorrai. »
« Non credo…»
« Non esser così melodrammatico: dici questo per lo studio? Nel weekend sicuramente avrai tempo. »
Sospirò: sapeva che sarebbe potuto tornare dalla sua famiglia, ma con lei non sarebbe mai più stata la stessa cosa, sarebbe tornato tutto come prima.
« Senti, - alzò il viso e puntò gli occhi nei suoi – promettimi una cosa: qualunque cosa accada, qualunque cosa io possa fare, ricordati che ho amato stare qui anche grazie a te, perché con te sto bene e sento di essere nel posto giusto in questo mondo. Sai che sono lunatico e non so questo cambiamento a cosa porterà ma ti prego, non dubitare mai di ciò che ti ho detto ora e ricorda sempre i nostri momenti migliori.» Concluse con un sorriso triste.
« Va bene, te lo prometto. »
La abbracciò di nuovo, poi le prese il capo tra le mani e glielo baciò, prima di andare a parlare con gli altri.
 
Si sentirono dei tonfi lungo le scale: Ginevra uscì dalla stanza per vedere cosa stesse accadendo e vide comparire Niall con Emily seduta sul suo piede destro e aggrappata alla sua gamba che non accennava a staccarsi. Il ragazzo continuava ad arrancare e la guardò alzando gli occhi al cielo mentre Maura e Chris lo scortavano tentando in ogni modo di trattenerlo.
« Emy staccati…»
« NO! Solo quando prometterai che resti! »
Sbuffò e con tutta la forza che aveva, la prese per sotto le ascelle e la sedette sul letto, poi afferrò la valigia da sopra l’armadio e la mise a terra, aprendola e cominciandola a riempire.
Ginevra osservava la scena appoggiata allo stipite della porta uno, perché era troppo divertente, due, perché quella ora era la sua camera.
« Dai tesoro, potresti restare qui finché Emily non comincia la scuola, tanto sei in pari con gli esami no? »
Ormai era passato alla fase IGNORALI.
« In fondo che motivo c’è di trasferirsi? I tuoi amici potranno passare qui anche tutto il giorno lo sai, sono sempre i benvenuti quindi…»
Ora capisco perché mamma ha sposato Chris…
Proseguendo il suo piano, si rivolse invece alla ragazza.
« Ginny ti ricordi dove ho messo la felpa grigia? »
Lei annuì e cominciò a mettere in valigia tutto ciò che c’era di suo nei cassetti, mentre gli adulti e la bambina continuavano a tartassarlo; lo osservò bene: nessun tremolio delle mani come succedeva una volta, aveva acquisito molto autocontrollo; sorrise compiaciuta.
« Emily vuoi mettermi la chitarra nella custodia per favore? »
« NO! Solo se…»
«Vado Io! » Concluse la riccia guadagnandosi un’occhiata piena di gratitudine.
In realtà trovò la chitarra già a posto e la appoggiò al muro del corridoio accanto alla porta della sua camera che nel frattempo era stata socchiusa, e sarebbe entrata se non avesse sentito che parlavano di lei; stava per andarsene, ma capì che avrebbe fatto meglio a restare per poter aiutare il biondino, in futuro, a rigettare le “accuse” che gli venivano fatte.
« Tesoro, andartene ora non farà che peggiorare le cose: vi allontanerà. »
Come se non lo sapessi madre… sentiva di star per cominciare a tremare di rabbia e preferì ignorarla.
« Niall smettila di far così, lo sanno anche le pietre che ti piace, e se anche questa fosse una tua tecnica di “seduzione”, con lei non funzionerà: non è quel tipo di ragazza stupida che ti viene dietro come un cagnolino. »
« Tesoro, erano secoli che non ti vedevamo così felice, e che lei ne sia la causa è più che chiaro. Avete vissuto insieme fino ad ora, e adesso, invece di fare dei passi in avanti te ne vai? Resta qui e vedrai che andrà tutto a gonfie vele. »
« E te ne andrai di casa solo per comprarne una con lei! E avrete tanti bambini! Ah, io vengo con voi! Ti prego fratellone, ti prego, mi piace stare con voi: siete i miei migliori amici. »
Guardò la piccola in viso e sorrise leggermente: come si faceva a resistere a quel faccino?
« Continueremo a giocare insieme sorellina, solo che io devo tornare a fare quello che facevo sempre; è solo finita l’estate, non è la fine del mondo. » Le disse abbracciandola; e lei sembrò capire perché si fidava di lui.
« E inoltre, tra me e Ginevra non-c’è-niente, e io mi sono stancato di ripeterlo! » Disse duro agli altri.
« Niall James Horan, non so se ciò sia dovuto alla tua insicurezza , e io spero vivamente di sì perché altrimenti è da attribuire alla tua madornale stupidità, ma è ora che tu apra gli occhi: non volendo contare il fatto che abbia un cuore immenso e che sappia rapportarsi ed esser gentile con chiunque e che la tua famiglia intera la adora, Ginevra è bella, allegra, piena di vita, tutto ciò di cui tu hai bisogno; e se tutto ciò non bastasse, è italiana , ed anche una brava cuoca! Ora dimmi figlio mio: cos’altro vuoi da una donna perché possa meritare il tuo cuore? »
Ah, quindi ha un secondo nome… e questo secondo nome è James… buono a sapersi… poi arrossì accorgendosi dei complimenti che Maura le aveva appena fatto.
Il ragazzo sentì che, non solo le mani, ma direttamente tutto il corpo cominciava a tremargli violentemente e le lacrime gli pizzicavano gli angoli degli occhi.
Credi che non lo sappia che lei sia un angelo? Credi che non desidererei con tutto me stesso avere l’onore di esser l’uomo che abbia il permesso di renderle meraviglioso e felice ogni giorno della sua vita? Ma io non sono un uomo, sono un mostro!
Sbatté la valigia chiudendola e si diresse come una furia fuori da quella stanza prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
Sentendo dei tonfi, capelli-blu si affrettò lungo le scale per non farsi scoprire, ma si ritrovò davanti solo Niall, furioso, ma solo Niall.
« Cosa fai qui? »
Lei gli sorrise gentilmente per trasmettergli un po’ di calma e gli accarezzò piano una guancia.
« Andavo a farmi una cioccolata calda, ne vuoi un po’ con me? »
E non riuscì più a trattenersi: la abbracciò di nuovo stringendola forte, poggiando la testa sulla sua spalla e nascondendosi  in quella massa blu, inspirò a fondo e lasciò scendere due lacrime che ormai non riusciva più a trattenere. Lei le sentì bagnarle la maglia e la schiena che inarcò istintivamente, poi lo strinse dolcemente accostando il capo al suo e accarezzandolo piano, sul dorso e sui capelli.
« Vogliono solo ciò che è meglio per te…»
Questo lo fece irrigidire: non potevano permettersi di decidere per lui.
« Ti amano tanto…»
Tutta l’angoscia che aveva dentro si sciolse in un istante e la guardò dritto negli occhi: ma come faceva a saper sempre come farlo star meglio? Come faceva a capirlo così bene?
« Vado a preparare la cioccolata ok? » Altra carezza sulla guancia e quel sorriso magnifico chinando la testa a sinistra. La osservò sparire in cucina e poi si diresse in giardino, per riempire i polmoni d’aria più fresca ed osservare le pallide nuvole percorrere il cielo.
Quando furono spariti entrambi dalla loro vista, i tre che erano rimasti indietro, osservarono il ragazzo dalla finestra e poi di diressero in cucina per spiare lei.
« Oh, non vi avevo sentiti entrare. - disse chioma-fluente con un sorriso mentre stava per posare la bottiglia di latte. – Ah, Emy ho messo latte sufficiente anche per te: la vuoi vero un po’ di cioccolata calda? »
« Sììì! » Esclamò lei correndo ad abbracciarla. Chiese anche agli altri ma rifiutarono.
« Tieni piccina, vado a portarla a tuo fratello. » Non sapeva che una volta uscita l’avrebbero seguita e si sarebbero appostati, non visti, a scrutarli.
 
« Tieni, ti farà bene. » Continuava a fare quell’espressione che lui adorava tanto.
« Grazie. »
« Va tutto bene. » Gli disse con convinzione posandogli una mano sulla spalla e scuotendolo un po’. Lo fece quasi sorridere.
« Lo so. » Mentì, e gli posò un braccio sulle spalle avvicinandola a sé, poi restarono silenti a guardare il cielo.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutte, rieccomi!
Ho aggiornato di nuovo perché non credo d'aver tempo in settimana visto che devo cominciare a studiare per un esame che ho a fine ottobre :/ ...
Comuunque, ve lo sareste aspettate questo colpo di scena?! Cosa pensavate sarebbe successo? Perché Niall dovrebbe tornare freddo? Secondo voi qual è il problema?
Fatemi sapere le vostre opinioni, perché ci tengo tanto.
Un bacio a tutte, spero di non avervi delusa,
Jane.
 
 

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Capitolo 11
*** Chapter XI – I’m bound! ***



Chapter XI – I’m bound!
 
Niall ormai era andato via da tre giorni e le giornate trascorrevano lente perché nessuno aveva voglia di fare niente. Ginevra cominciò a lavorare da uno “Starbucks” in centro ogni sera, dalle sei a mezzanotte, facendosi riaccompagnare da un collega che abitava nella sua stessa zona e che si era gentilmente offerto vedendo che lei non aveva l’auto.
Comprò ad Emily un puzzle enorme di un paesaggio costiero, sperando che si applicasse in qualche modo, e finalmente riuscì a smuoverla un po’: passavano le giornate stese in soggiorno ad arrovellarsi il cervello in silenzio, senza correre il rischio di tirar fuori argomenti spinosi.
Il biondino invece, era ritornato tra i suoi amici a divertirsi e fare gli stupidi come sempre, anche se gli mancava molto la vita a casa di sua madre. Non parlò a loro di lei, almeno finché non si avvicinò il compleanno di Liam. Erano tutti in salotto a casa sua e lui stava dicendo che avrebbe fatto una festa megagalattica in piscina, visto che Niall era riuscito a “mantenere la calma” per più di due settimane, e stavano facendo la lista degli invitati.
« Posso invitare anche…»
« La tua famiglia? Certo! È già inclusa al completo, come quelle degli altri! » Lo prevenne Liam.
« No, lo so, io intendevo…»
« Amy? – chiese Harry-  Siamo amici da secoli, è normale che venga. »
« No, mi fate finire? - Sbottò esasperato e gli altri annuirono – Può venire anche Ginevra? »
« CHI?! » Esclamarono quattro voci all’unisono, poi lo fissarono sospettosi.
« Niall…» Harry.
« …cosa…» Louis.
« …hai…» Liam.
«…fatto? » Zayn.
« Nulla, è solo la ragazza che è ospite a casa di mamma per la vacanza studio; è arrivata ad inizio agosto. »
« E non ci hai detto niente? Perché non ci hai detto niente? Tu stai nascondendo qualcosa…» Louis isterico.
« E’ successo qualcosa? Dimmi che non è successo nulla… non ti ha scoperto, non le hai fatto del male…» Liam nevrotico che continuò a parlare a raffica anche quando nessuno più lo ascoltava.
« Ci sei uscito? Ti sei lasciato circuire dalla possibilità di crearti un mondo inesistente ed idillico, poiché lei non sa chi sei? Non è poi così grave. »
« No Har…»
« L’hai lasciata entrare dentro te? » Chiese Zayn serio. Niall lo guardò con sguardo d’ineluttabilità, di chi ha lottato invano e Zayn spalancò gli occhi sbalordito: aveva capito.
« No… tu, tu ti ci sei affezionato? » Il biondino fece spallucce con una smorfia colpevole sul viso; ora lo guardavano tutti e c’era silenzio: spettava a lui parlare.
« E’ impossibile non affezionarcisi…lei…lei è un angelo…»
« E’ molto bella? » Chiese Harry tentando di capire meglio.
« Questo non c’entra…» sbottò lui scocciato passandosi una mano tra i capelli.
« Ti piace…» constatò Zayn.
« Ma non può! Lei è gentile con tutti, sa sempre cosa dire o fare per far star bene le persone, è allegra, piena di vita; lei sa vedere il buono ed il bello in ogni singola cosa. È coraggiosa, determinata, sicura, e riesce a trasmettere questa sua sicurezza anche agli altri; e quando sono in sua compagnia anch’io riesco a sentirmi in pace, per riflesso. Lei è perfettamente consapevole di ciò che è e di ciò che potrebbe diventare impegnandosi sodo, quindi non si smarrisce perché ha se stessa; lei osserva molto ed ama più ascoltare che parlare, così aumenta la sua conoscenza delle cose e non si sente mai persa, perché comprende molto più degli altri la vita che le scorre intorno. Quando le sei accanto il mondo è migliore, perché se segui il suo sguardo vedi ciò che vede lei: i suoi occhi sono davvero lo specchio del suo stupendo animo e quando ci affondi dentro e la lasci entrare nei tuoi, per un momento, puoi sentire che non sei perso, che anche tu hai un posto od un’utilità a questo mondo, che non sei un mostro… »
Si accasciò su una poltrona tenendo la testa tra le mani e lasciò scorrere il fiume del suo dolore; i ragazzi lo strinsero forte e Zayn e Louis si sentirono ancora più in colpa per ciò che avevano fatto.
 
« Sei sicuro che non sia troppa roba? Non è che muore? » Chiese Zayn spaventato.
« Nah, sono cose leggere, in ospedale per una settimana o due al massimo. » Fece spallucce Louis.
La soluzione mandò fumo e loro spaventati saltarono indietro.
« Ma ne sei proprio sicuro? No! La zanna di lupo antica di papà! Quello se lo sa ci ammazza, speriamo che non si sia danneggiata! » Esclamò il moro ripescandola dalla pentola in cui era caduta: nessun danno per fortuna.
« Nah! Avremo la nostra vendetta; così si impara quel sotuttoiosonounatletafortissimoeilpiùfigodellascuola a farci andar male l’ultimo compito di arte solo per aver minacciato Stanley. È per colpa sua se non abbiamo ottenuto un voto più alto al diploma e stasera passerà proprio una bella festa di diploma sì; dobbiamo solo assicurarci che beva questo. »
 
Niall si allontanò dalla festa per cercare un po’ di tranquillità, si sentiva male: la testa girava, gli bruciava il sangue nelle vene, lo stomaco e la pancia erano in subbuglio e tremava tutto. Da dietro un cespuglio uscirono quei due deficienti di Tomlinson e Malik che cominciarono a farsi beffe di lui chiedendogli se avesse bevuto qualcosa di strano; erano stati loro quindi. La rabbia cominciò a salirgli alla testa e aumentò anche il tremore finché non raggiunse l’apice e non vide più nulla, solo odio.
 
I due lo videro trasformarsi in un enorme lupo dal pelo bruno che gli ringhiò contro e li artigliò prima che riuscissero a tornare tra i cespugli, poi, quando stava per saltargli addosso e finirli, lanciò un ululato pieno di dolore e fuggì via. I ragazzi furono portati in ospedale ma avevano un unico pensiero in testa: cosa avevano fatto a quel povero ragazzo?
 
Niall si svegliò il mattino dopo un po’ prima dell’alba, in mezzo al bosco, nudo e sporco di sangue. Non riusciva a ricordare cosa fosse successo e, in preda al panico, si gettò nella prima fontana che trovò e corse a casa dove si rinchiuse e non volle parlare con nessuno, finché non gli dissero che Malik e Tomlinson desideravano che li andasse a trovare in ospedale.
Da quel momento avevano vissuto insieme e i due avevano cercato in ogni modo di guarirlo, senza successo; era per questo che, dopo un anno intero in cui avevano tentato di fargli imparare a controllarsi, si erano iscritti ad un corso speciale di biologia che trattasse anche argomenti puramente medici.
Ad ogni modo, Niall aveva perso la sua vita e tutti i suoi amici: con Amy non fu mai più nulla come un tempo perché, benché continuassero a volersi bene, non si vedevano quasi mai e c’era l’imbarazzo causato dalle cose non dette e dagli argomenti tabù. In realtà il ragazzo aveva tagliato quasi totalmente i contatti con tutti, per questo Harry e Liam con cui era amico dall’asilo, si erano insospettiti ed una volta lo avevano fatto infuriare a tal punto che lo avevano visto trasformarsi prima che Louis lo sedasse. I due erano rimasti con lui  perché gli volevano bene e sapevano chi era veramente, ma la sua non poteva considerarsi una “vera vita” tenendo conto di tutte le restrizioni che si autoimponeva per non rischiare di perdere le staffe.
 
Lui aveva sempre e solo “sopravvissuto”; almeno fino a che non era comparsa Ginevra.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutti!
Sono tornata, dopo una settimana massacrante e la prospettiva di altri due mesi ancor peggio -.- 
Dannata università e dannata sociologia dei processi comunicativi! 
Coooomunquuue che ne pensate del capitolo???
Ve lo aspettavate che a Niall fosse successo questo?
Secondo voi come continua la storia? Il biondo guarirà? Ginny ricomparirà?
Fatemi sapere la vostra con tante belle recensioni! :D
Un bacio,
Jane.

 

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Capitolo 12
*** Chapter XII – I don’t wanna lose you. ***



Chapter XII – I don’t wanna lose you.
 
« Niall! Niall! Horan aspetta, non ti mangio mica. »
Su questo ho i miei dubbi…  pensò il ragazzo infilandosi tra la folla benché temesse di esser nuovamente riconosciuto.
Perché te lo sei scordato? Sempre le cuffiette nelle orecchie devi avere, e non devi mai camminare con quei quattro! Ma perché, per quanto possa esser scontroso, continuano a morirmi dietro tutti? I ragazzi ormai lo fanno più in memoria della vecchia amicizia a chiedermi ogni tanto di giocare a calcio, e la scusa del ginocchio funziona sempre, ma le ragazze? Tanto che sono bello? Sì… pensò disperato mentre un’espressione di terrore gli si dipingeva sul volto: Milly Moore, la ragazza più, beh, “facile” di tutta la città lo aveva appena scorto. Sì fiondò in un corridoio laterale e… sbatté contro qualcuno.
« Ahia… Niall? »
« Oh, scusa, io… Ginevra. » Esclamò mentre un sorriso enorme gli si apriva sul viso e gli occhi gli si illuminavano: quella ragazza gli scaldava il cuore. La aiutò ad alzarsi, poi la abbracciò posando il volto nel suo posto preferito: l’incavo del suo collo sommerso dall’odore di cocco dei suoi capelli blu. Tutta la volontà di fare la sostenuta le sparì mentre rideva piano: era proprio un cucciolo…
« Sei sparito… è cominciata la fase in cui ritorni chiuso e scontroso? Beh, almeno sei stato gentile ad avvertirmi. »
« Non volevo – e stranamente non era una menzogna – solo, non sapevo che tu lavorassi la sera. »
« Sì, tutte le sere tranne il lunedì. Ti stai nascondendo da qualcuno? »
« Sì. »
« Ah ecco, dicevo io che eri troppo affettuoso…»
« No, aspetta, mi sto nascondendo da tutto il campus ed è per questo che ti sono sbattuto contro, però non è per questo che ti ho abbracciata… quello l’ho fatto perché mi andava… perché mi piace…» ed arrossì non riuscendo più a sostenere il suo sguardo come aveva fatto fino a poco prima, mentre la voce si perdeva in un sussurro appena udibile.
« Biondo! Finalmente, ti abbiamo cercato dappertutto. » Esclamò Zayn posandogli una mano sulla spalla arrivando insieme agli altri tre.
« E chi è questa splendida donzella? » Chiese il riccio baciandole la mano.
« Non lo so, le sono sbattuto contro… Mi hai perdonato vero Anne…? »
Lei rimase sconcertata, poi però ricordò cosa succedeva quando c’erano altre persone intorno a loro due.
« Certo, non preoccuparti, ora scusate ma dovrei essere dall’altro lato del campus. Ciao! »
« Aspetta, - disse Liam – facoltà artistiche? »
« Sì… »
« Allora ti accompagniamo! » concluse Hazza prendendola sottobraccio « Anche noi andiamo di là; ciao ragazzi! »
Ginny si voltò a lanciare uno sguardo confuso a Niall che le rispose con uno preoccupato e… addolorato?
 
Pian piano il biondino cominciò a sentir parlare di miss-oceano sempre più di frequente, solo che il suo nome adesso era Anne. Liam e Harry avevano alcuni corsi in comune con lei e ormai la consideravano loro amica, nonché la ragazza migliore di sempre, e tutte quelle qualità che lui amava tanto, gli venivano sventagliate davanti al naso senza che potesse dire niente. Ci soffriva da morire, perché sapeva che i suoi amici avevano tante più possibilità di lui di conquistarla: un esempio su tutti? Non rischiare di sbranarla. Ormai anche Zayn, Louis, le loro ragazze e quella di Liam la conoscevano: lo Starbucks in centro era diventato il loro punto di ritrovo preferito. Ma il colmo fu quando organizzarono il suo ventesimo compleanno e gli impedirono di invitare Ginevra ma Hazza propose di portare Anne. Niall rise talmente forte e talmente tanto, che si ritrovò riverso a terra a tenersi la pancia; gli altri lo guardavano straniti.
« Non posso invitare la ragazza con cui ho passato tutta l’estate, e tu poi portare una ragazza nuova conosciuta da “quasi” due settimane? E per lei non c’è più pericolo adesso? »Chiese sarcastico.
« Ma lei starà con me… e poi gli altri hanno la ragazza… non pensavo fosse un prob… »
« Già…tranne me no? Non ti preoccupare va bene così. » E uscì di casa velocemente dirigendosi verso quella della madre.
 
Il suono di un clacson la vece voltare: era Niall; salì in macchina sorpresa e lui le sorrise dolcemente.
« Ciao…» le lasciò un bacio leggero sulla guancia.
« C-ciao… » si sentiva così confusa...
« Ti accompagno a lavoro. »
« Grazie… dovresti spiegarmi tante cose sai? »
« Sì, » le prese la mano lasciando lo sguardo sulla strada « e lo farò, te lo prometto. Te lo meriti: ti sei fidata di me, mi hai appoggiato e non hai mai avuto nulla in cambio; scusa. Vorrei che non fosse tutto così complicato… Venerdì è il mio compleanno, faccio una festa nel mio giardino: vorrei che ci fossi anche tu. » E questa volta la guardò negli occhi.
« Come Ginevra o come Anne? »
« Come l’esuberante e gentile ragazza dai capelli color oceano: quella che ho conosciuto io ad inizio agosto. Vorrei che fossi lì per me, non perché sei amica dei miei amici… » si bloccò a prendere coraggio mentre parcheggiava, poi le strinse più forte la mano e si immerse nell’abisso castano dei suoi occhi « non per Harry, ma per me… »
Non per Harry, ma per me…
Deglutì cercando di tenere a bada quel mare di emozioni che tentava di sopraffarla, ma i brividi arrivarono lo stesso e le sue guance si imporporarono; gli sorrise felice ed annuì.
 
« No, no, no! Non devi andare ad un funerale, metti via quel vestito nero. »  Asserì la bambina contrariata.
« Ma Emy, è elegante… » tentò invano di protestare.
« No! Il colore preferito di Niall è il blu, e poi tu sei allegra, colorata, in nero nessuno ti riconoscerebbe! »
Ginevra scosse la testa mentre uscivano dall’ennesimo negozio a mani vuote: forse non era stata una buona idea uscire con Emily. Inoltre non capiva perché i vestiti che già aveva non andassero bene; si fece la croce ed entrò in un magazzino enorme che vendeva abiti da feste.
« Tesoro… non è Carnevale o Halloween; o ti risulta che tuo fratello faccia una festa in maschera? » Le chiese mostrandole un body da coniglietta.
« Vieni, ci sono tanti vestitini carini. » E la portò verso una sezione di abiti “anni ‘50”.
Ginevra cominciò a osservarli svogliatamente quando uno la colpì: un corpetto con due bretelle larghe che si legavano dietro il collo, taglio in vita da cui partiva una gonna ampia lunga appena sotto il ginocchio. Era blu scuro con due linee bianche lungo il bordo della gonna e il “colletto” del top; c’erano anche tre bottoncini bianchi ed un fiocco; due taschine sulla gonna; era perfetto: lei adorava lo “stile marinaro”!
« Che ne dici? »
« Sembri appena uscita da un film! » Disse la bambina eccitata.
« Ok, lo provo. » E si avviò in camerino; quando l’ebbe indossato si osservò soddisfatta: era proprio carino. Emily fece capolino da dietro la tenda.
« Dovrai farti una bella acconciatura. »
« Mi aiuterai tu? »
« Certo! »
« Sai fare le trecce? »
« Non troppo bene… »
« Allora imparerai. » E le fece l’occhiolino.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutte!!!
Beeene sembra che il biondino si stia svegliando... ;)
Secondo voi cosa accadrà alla festa???!
Fatemi sapere le vostre opinioni con tante belle recensioni. :D
P.S.
Vorrei ringraziare la nuova ragazza che ha messo questa storia tra le seguite: grazie mille! (E anche tutte le altre naturalmente, e coloro che recensiscono... ma anche coloro che leggono solo: sono contenta che la storia vi piaccia anche se non vi esprimete quindi non posso saperlo per certo xD)
Un bacio,
Jane.
 

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Capitolo 13
*** Chapter XIII - Happy B-day darlin'!! ***


Note
Consiglio "Feel fine" The Beatles.
Perché? Boh! xD

 
Chapter XIII – Happy B-day darlin’!
 
« Pronto? »
« Miss Anne! Ciao! Come stai? »
« Harry! Bene grazie, a cosa devo l’onore? » Quel riccio era proprio una forza della natura, riusciva sempre a rallegrarti.
« Venerdì Niall, il mio amico biondo ti ricordi?  Quello che ti è sbattuto contro il primo giorno di Uni…»
Potessi relegarlo fuori dal mio cervello anche solo la metà del tempo in cui prepotentemente se ne appropria, sarei già laureata nonché scrittrice di fama internazionale. Ora l’unico best-seller che potrebbe prender vita dalla mia penna, è un dettagliatissimo profilo anatomico dell’homo sapiens in questione… potessi riempire anche quello caratteriale non mi ci arrovellerei così tanto…
«  Sì, ricordo…» la sua voce doveva essere davvero sconsolata perché il riccio le rispose:
« Oh…beh non pensavo non lo sopportassi proprio… io volevo chiederti se ti andava di venire con me alla sua festa di compleanno venerdì sera però beh…non fa nulla, possiamo uscire un altro giorno se ti va… »
« Ma no Harry, che hai capito. Io adoro Niall! Comunque grazie tesoro, ma non disturbarti, vengo con Maura, Chris e Emily. » Rispose allegra senza pensarci.
« Maura, Chris e Emily? Non sapevo che li conoscessi o che tu e Niall vi frequentaste… »
La consapevolezza di ciò che aveva detto la folgorò e per poco non lasciò cadere il cellulare.
Cazzo… ma perché diavolo sono provvista di cervello se non lo uso prima di parlare?! Io sono Anne… ANNE! Ed Anne non conosce Niall né nessun altro. Ho fatto un guaio, adesso il biondino mi uccide!
« Ehm… poi ti spiego, ora devo scappare, ci vediamo venerdì! » Riattaccò senza neanche lasciargli il tempo di ribattere. Doveva avvertire Niall! Gli inviò un sms.
“Biondo perdonami, mi sono fatta scappare con Harry che alla tua festa ci vengo con i tuoi. Scusa… L Il ragazzo sentì il cellulare vibrare e uscì dal suo stato di catalessi sporgendosi fino al comodino ed afferrandolo.
« Angelo… » sorrise con dolcezza: non si sentivano mai.
“Perché ti senti in colpa scricciolo, non hai fatto nulla di male. Ci penso io non preoccuparti.” Rimase col dito sospeso a mezz’aria non sapendo cos’altro aggiungere: avrebbe voluto dirle “ti voglio bene” ma farlo per la prima volta via sms non gli sembrava una cosa giusta, così optò per un generico “xx”.
Ma possibile che non capisca che potrebbe fare qualsiasi cosa, anche uccidermi, ed io continuerei ad amarla comunque?!
Realizzò dopo la reale entità del suo pensiero e tornò ad accasciarsi sul letto a guardare il soffitto: era inutile negare a se stesso la verità. Sorrise piano, pensando al rossore che avrebbe invaso le guance di lei leggendo il soprannome che gli aveva dato: era bellissima.
 
Osservò ancora una volta la sua immagine allo specchio: le due trecce alla francese che cominciavano sulla fronte, erano aggrovigliate dietro alla base del cranio a formare uno strano involto; aveva cambiato i piercing con piccoli orecchioni dorati cui aveva abbinato un collanina e due braccialini molto semplici e sottili. Prese il mascara blu e dipinse le sue ciglia, poi aggiunse solo un po’ di matita bianca: a lui piacevano le ragazze “acqua e sapone”. Una goccia di profumo e si avviarono.
Entrò nel giardino di casa di lui, tutto addobbato con luci appese agli alberi ed altri festoni, e cominciò a salutare quelli che conosceva.
 
« Nny! Nny! » Esclamò Theo agitandosi eccitato fra le sue braccia, indicando un punto tra la folla.
« Cosa Theo, non capisco…» rispose perplesso.
« Nny! Neva! NEEVAAAA! » Urlò alla fine disperato.
La ragazza sentì il bambino sopra le chiacchiere della gente che ormai taceva e si fece largo per raggiungerlo, lo vide in braccio allo zio e mentre si avvicinava, lanciò un sorriso dolce al festeggiato prima che il piccolino le si fiondasse addosso in un abbraccio enorme.
Neva… era lei… è stupenda, sembra appena uscita da un film anni ’50… ci manca solo un tombino la cui aria le alzi la gonna… - deglutì – beh, non riuscirei certo a distogliere lo sguardo…
In realtà anche così non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo fisico asciutto, dalle onde intrappolate in quell’acconciatura che la faceva sembrare una principessa, dalla purezza del suo viso messa in risalto dal trucco leggero e dal blu del mascara che faceva spiccare il colore profondo delle sue iridi. Il brillio nel suo sguardo e gli zigomi che si riempivano quando le labbra morbide si distendevano per lasciar intravedere i suoi denti dritti, nel suo magnifico sorriso. Il loro movimento ipnotico mentre parlava con il bambino…
N-non riesco più a resisterle…
E, non più padrone delle sue azioni, le posò una mano alla base della schiena; lei lo guardò e mimò con le labbra “Scusa, auguri…”. Ma lui non era risentito, anzi, la guardò con tenerezza e poi li avvolse entrambi nelle sue grandi braccia calde, come per proteggerli dal resto del mondo. Posò il capo contro il suo e si mise ad osservare il piccino che interagiva con lei: sembravano proprio un famiglia felice. Non si accorsero del silenzio intorno, né delle foto, finché il bambino non indicò i flash ridendo, allora si staccarono e lei lo fece scendere dicendogli di andare dal padre.
« Buon compleanno Niall James Horan. » Gli disse con un sorriso dandogli un bacio sulla guancia per poi sparire a giocare con Theo ed Emily.
« Da quando in qua te la intendi così tanto con Anne? Da quando conosce la tua famiglia e perché Theo l’ha chiamata Neva? » Gli chiese Harry sospettoso.
« Perché non ce lo hai detto Niall che era lei Ginevra? » Zayn aveva un’espressione severa.
« Perché non l’avreste mai accettata, perché non le avreste mai dato un’opportunità per dimostrarvi ciò che è. »
« Cioè una persona meravigliosa… » concluse Liam.
« Ti rendi conto di quello che hai combinato? Avrei potuto uscirci! » Esclamò il riccio sconvolto.
« E’ vero Niall, hai rischiato grosso. » Rincarò Louis, serio.
« Non importa… Harry è molto meglio di me per lei… » disse guardandola da lontano con dolcezza.
Zayn fece un cenno verso la casa agli altri.
« Andiamo a prendere il pc, ormai ci sono quasi tutti: è giunta l’ora di Dj Malik! »
Giunti al piano superiore, il moro si chiude la porta alle spalle.
« Secondo me è in grado di sostenere il peso della verità… »
« E secondo te questo le impedirà di innamorarsi di Niall? » Chiese Louis scettico.
« E perché dovremmo impedirlo? Lui la ama. » disse Liam scandendo bene l’ultima parola. « Quando è stato con lei, vivendo una vita normale, senza nulla che gli ricordasse i rischi del suo “essere”, non si è trasformato per tre settimane. Vi rendete conto: tre settimane. Doveva avere una tale pace dentro, che tutto il resto non contava, e quella pace gliela può solo aver data lei. La sua semplicità, rende semplice e naturale starle vicino: perché lei non si aspetta nulla e tu non sei sotto pressione.  Sono convinto che era felice… di una felicità così forte, che solo quando si è innamorati la si può provare… »
« Ma lui la ama a tal punto da volerla proteggere da se stesso, a tal punto da preferire che la abbia io, il suo migliore amico! Avete idea del dolore che una cosa del genere possa provocare? » Chiese il riccio sconvolto.
« Allora c’è solo una cosa da fare: fargli capire che non può sfuggirle, fargli capire l’ineluttabilità della situazione. Non si può accantonare un amore tanto forte da farti sentire di nuovo vivo nonostante tu desideri solo morire. »
E Zayn illustrò loro il suo piano.


Spazio d'autrice.
Hellooooo! 
Spero tanto che voi stiate bene e vorrei ringraziarvi perché continuate a seguire la mia storia, anche se leggete solo, senza commentare :) .
Mi sto drogando di musica in questi giorni! ( Sto studiando ecco il motivo xD) Io continuo a domandarmi perché Freddie Mercury se ne sia andato prima ancora che io nascessi! Perchééé! :'( Io lo amo...e più guardo i video e più me ne innamoro :'(
A quante di voi piacciono i Queen???
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia; secondo voi che piano malefico ha architettato il nostro Zayn?? :D
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma sono tutta esaurita perché dovrei fare la sceneggiatura per l'episodio pilota di una serie tv tratta da un libro, e su un gruppo di 9 persone, lavoro solo io! -.-
Poi dicono che uno diventa violento ed acido.... bah....
Un bacioo! :D
Jane.

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Capitolo 14
*** Chapter XIV - Yes... I love her! ***


Note.
Consiglio "A thousand years" *-*.

 
Chapter XIV – Yes… I love her.
 
« Bene, buonasera gente vi state divertendo? » Esordì Zayn dalla “consolle” e gli astanti risposero entusiasti.
« Ottimo, vorrei approfittare di questo momenti per fare una presentazione ufficiale visto che io, Haz, Boo e Daddy siamo stati ingannati niente di meno che… dal festeggiato! Tu, ragazza nuova dai capelli azzurri, saresti così gentile da raggiungermi qui?  » Ginny un po’ stupita gli si avvicinò « Ok, lei è Ginevra, accogliamola come si deve. »
« Benvenuta Ginevra! » Esclamò la folla.
« Lei è qui per una vacanza studio e alloggia a casa di Maura; frequenta la nostra stessa università ed è lì che io e gli altri succubi l’abbiamo conosciuta: trovammo Niall che le era finito addosso e, sostenendo di non conoscerla, ci disse che si chiamava Anne. Quindi tutte le volte che vi abbiamo parlato di Anne, in realtà parlavamo di Ginevra. » Gli ascoltatori erano straniti, non capivano il perché di tutto questo. « Ora, si può mai tollerare un oltraggio tale dal proprio migliore amico? Cosa hai da dire in tua discolpa, screanzato? Che desideravi che da soli ci facessimo un’idea di lei senza lasciarci condizionare da ciò che tu ci avevi raccontato? Ma non è così che si agisce tra migliori amici! Ci hai lasciato vivere volontariamente nella menzogna. Ora, » pausa ad effetto « qual è la punizione giusta da dare a questo traditore? »
Ginny applaudì ridendo.
« Complimenti Zayn, hai mai pensato di darti alla recitazione? »
« Sì cara, ma non interrompere la performance che ce n’è anche per te. » Disse sbrigativo il ragazzo, poi mise su un’espressione da angioletto malefico. « Noi avevamo pensato ad una pubblica umiliazione. »
Tutti cominciarono a ridere mentre Niall iniziò a preoccuparsi: quando quei quattro facevano degli scherzi erano micidiali. Zayn alzò la mano per placare la folla e, come se fosse Cesare, con espressione saggia terminò il suo discorso:
« Ammirate la nostra clemenza! Conoscendo le innate doti di ballerino del festeggiato, la prossima canzone sarà tutta per lui: la pista sarà tutta sua mentre noi, suoi ammiratori, potremmo fare video e foto o semplicemente bearci della sua bravura. » Il biondo mimò “Bastardo.” con le labbra « Naturalmente sarai tu la sua compagna: non si può certo ignorare la vostra complicità… » Batté velocemente le ciglia nella sua direzione, poi la spinse al centro della “pista” e fece partire la canzone che aveva scelto sin da principio.
Niall si chinò a baciarle la mano e si mise in posizione rigido ed impettito, muovendosi a tempo di valzer: stava dando una vena comica al tutto, peccato che appena risuonò la prima frase, tutta la sua determinazione sparì.
 
“ Heart beats fast…”
Si bloccarono sul posto e i loro occhi si incrociarono mentre i loro cuori presero a galoppare. Videro lo stesso mare di emozioni, lo stesso fuoco, riflesso nello sguardo dell’altro.  Lui annullò piano la distanza che c’era tra i loro corpi facendo scorrere la mano sulla schiena di lei, fino alla base; la piccola mano che stringeva invece, se la portò al petto e la avvolse nella sua.
 
“…How to be brave?
How can I love when I’m afraid
to fall, but watching you stand alone
all of my doubt
suddently goes away somehow…”
E, occhi negli occhi, ricominciarono a muoversi al ritmo del ritornello, solo che non ostentavano più finta sicurezza, non facevano più i buffoni: si poteva leggere la trepidazione che dominava i loro cuori in ogni minimo gesto. Aveva avuto ragione Zayn, erano complici, ma molto più di quanto fossero disposti ad ammettere.
Pian piano, scordarono la timidezza che li divideva e si fusero completamente l’uno nell’altra, volando all’unisono grazie all’immensa empatia. Ora ballavano sul serio: lui la faceva piroettare, poi la allontanava e la riavvicinava poggiando la fronte contro quella di lei e mormorando le parole a fior di labbra; non esisteva più nulla, eccetto loro e la musica che lasciavano fluire nelle vene: finalmente erano naufragati in un mondo tutto loro.
Poi, mentre le ultime note svanivano, la prese per i fianchi e la sollevò girando lentamente; la fece scendere sempre tenendola stretta e le accarezzò dolcemente una guancia guardandola intensamente. Stava per avvicinare le labbra alle sue, quando scoppiò un applauso assordante con tanto di urla e fischi.
Spaventati si guardarono intorno senza capire, poi quando ricordarono ciò che era successo, divennero due torce umane e abbassarono lo sguardo a terra mentre tutti cominciavano a complimentarsi e dar loro pacche sulle spalle. Nonostante tutto quel putiferio, Niall non le lasciò mai la mano: non voleva che affrontasse tutto quello da sola, anche perché era colpa sua. In realtà non la lasciò più per tutta la serata: le rimase sempre abbastanza vicino e la guardava di continuo con uno sguardo indecifrabile, come se un fuoco occulto gli bruciasse dentro, dietro quella maschera impassibile. Stranamente, a lei non diede fastidio (in altre situazioni se qualcuno l’avesse guardata così si sarebbe dileguata per paura di brutte esperienze) e sostenne il suo sguardo senza timore, perché si fidava di lui. Non capiva bene ciò che le stava accadendo, o forse non riusciva a decifrarlo, ma non aveva importanza in quel momento descrivere in parole ciò che provava, sapeva che lui lo avrebbe capito: dopotutto non era ciò che scorgeva in fondo ai suoi occhi?
Quando la festa finì, la osservò andar via senza dire nulla, perché sarebbe stato vano ed aveva paura di spezzare la magia.
Quella notte,  entrò di soppiatto in casa della madre e si sedette nella sua stanza ad osservarla dormire. Restò immobile su quella sedia tutta la nottata senza riuscire a formulare un pensiero concreto: era bloccato, bloccato in quell’incantesimo che si era instaurato quando le loro anime erano diventate un “unicum”.
Quando avvertì che l’astro diurno stava per sorgere, qualcosa si riscosse dentro di lui e, come in “Sogno di una notte di mezza estate”, l’incanto si dissolse e tornò padrone del proprio intelletto.
“Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno” gli risuonò nella mente.
Si alzò e le si avvicinò accarezzandole una guancia: era così bella, così tranquilla; avrebbe tanto voluto entrare nella sua testa e vedere il mondo attraverso gli occhi suoi, anche quello dei sogni. Sorrise pensando a ciò che era successo tra loro e sperando con tutto se stesso che capitasse ancora, poi le baciò la fronte e scese dalla finestra mentre i primi raggi di luce giungevano a bagnare la terra; sulla scrivania, un bigliettino per la donna che amava.

Spazio d'autrice.

Hello, hello, I know it's been awhile but baby I got something that I really wanna let you know...
Ook bast! xD
Ciao a tutte! Spero che questo capitolo vi piaccia! Oooooraaa ditemi cosa pensate abbia scritto Niall a Ginny????
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacione a tutte,
Jane.

 

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Capitolo 15
*** Chapter XV - And now what should I do? ***


Note.
Ascoltate "The story of my life",
non perché c'entri qualcosa col capitolo,
ma perché la adoro. xD

 


 




Chapter XV – And now what should I do?
 
« Oh-ooh… il nostro Romeo è tornato! 
» Disse Perrie entrando in cucina con Eleanor e cominciando a prepararsi la colazione.
« Su, raccontaci tutto! Dove l’hai portata? » Rincarò la mora sedendosi alla sua sinistra mentre l’altra faceva lo stesso dal lato opposto.
« I-io non ero con lei. » Tentò di dissimulare il ragazzo ma il sopracciglio alzato di entrambe gli fece capire di non averle convinte.
« Sono andato in giro per schiarirmi le idee. Da solo. » scandì bene l’ultima parola.
« Beh, in effetti sarebbe stato stupido da parte tua portartela a letto visto che si vede benissimo che vuoi qualcosa di più. » Ammiccò la bionda bevendo il suo caffè.
« Però, considerando l’ atmosfera che si era creata ieri sera, avresti fatto meglio a battere il ferro finché era caldo… » ammise Eleanor. Il biondo le guardò sconcertato: certo che le donne erano proprio micidiali.
« Ma io a stento la conosco! Sì, abbiamo passato tre settimane sotto lo stesso tetto ma non possiamo neanche definirci propriamente amici, siamo giusto qualcosa di più che conoscenti… forse. Non posso andare lì e baciarla: non mi conosce quasi! »
« Allora dobbiamo rimediare! »  asserì Louis allegro entrando e sedendosi accanto alla fidanzata  « Domani facciamo una gita, così si ambienta meglio nel nostro gruppo, la facciamo diventare una di noi; dopo comincerai a corteggiarla. » Concluse con un sorriso malizioso.
Il biondino fece una smorfia.
« Ok, allora domani andiamo in gita. » E fece per alzarsi.
« Dove credi di andare? » lo bloccò Perrie « Noi domani andiamo in gita, ma tu, oggi vai a pranzo da tua madre e passi la giornata con lei. » Gli altri annuirono.
« Dov’è Zayn? » Chiese Niall disperato.
« Dorme tesoro, e poi sarebbe d’accordo con noi: mi dispiace ma questa volta neanche lui ti salverà. »
Occhi blu si schiaffò una mano sulla fronte e si diresse verso la sua stanza atteggiandosi ad un disperato che vaga da giorni nel deserto, senza acqua ne cibo. Appena fu sicuro che non lo avrebbero visto, si aprì in grande sorriso, anche se le guance gli si imporporarono leggermente: non vedeva l’ora di stringerla tra le sue braccia!
 
« Mi prepari le frittelle? » Chiese la bambina infilandosi nel suo letto. Lei aprì gli occhi intontita dal sonno.
« Sì… dieci minuti di pacchia? » Propose vedendo che erano ancora le 7,30.
« Ok! » Disse allegra lei e si rannicchiò tra le sue braccia; Maura venne a svegliarle un’ora dopo.
« Bel poster tesoro, adoro quell’attore! »  disse accennando a Channing  « Le frittelle le ho fatte io, non preoccupatevi. » E se ne andò facendo loro un occhiolino. Emily le scoccò un bacio sulla guancia e corse in bagno a vestirsi. Ginevra si stiracchiò totalmente rilassata, con uno strano senso di felicità che le pervadeva il cuore e la mente: erano i postumi della sera prima?
Arrossì pensando al loro ballo, al fatto che stavano per baciarsi. Rabbrividì ricordando il tocco caldo e leggero delle mani di lui attraverso la stoffa del vestito, e la presa delicata sulla sua mano che aveva portato all’altezza del cuore… che batteva così forte… proprio come il suo…
Il suo odore fresco, come d’erba bagnata dopo un temporale…
La profondità della sua anima di un azzurro brillante, cangiante a seconda dello scorrere dei suoi sentimenti…
Forse… mi piace… Scoppiò a ridere per la sua stessa stupidità.
Si alzò sorridendo e notò un bigliettino sulla scrivania piegato a metà:
“…and I am torn to do what I have to, to make you mine, stay with me tonight…”.
Si volse istintivamente verso la finestra e la trovò aperta; un sorriso timido le si formò sul viso: aveva capito chi era stato a lasciarlo, e nonostante il fatto che lui si infilasse in camera sua nel bel mezzo della notte avrebbe dovuto preoccuparla, era serena e felice perché sapeva che non le avrebbe mai fatto del male: lo aveva letto nel profondo dei suoi occhi, nel profondo del suo cuore.
 
« Ciao tesoro, » disse la madre baciandolo sulla guancia « sono contenta che tu ti fermi per pranzo. Le tue due “donne” sono in giardino, raggiungile io riprendo a cucinare con Chris. » e andò via senza neanche lasciargli il tempo di replicare, così fece come gli aveva detto. Ginevra ed Emily erano stese a pancia in giù e gambe all’aria all’ombra di un albero, componendo un enorme puzzle in un silenzio carico di concentrazione. Si avvicinò senza far rumore e poi esordì facendosi cadere accanto a loro:
« Posso aiutarvi? » La bambina urlò mentre l’altra sobbalzò e si portò una mano al petto accasciandosi sulla schiena, col viso rivolto alle foglie.
« Tu sei scemo! » Disse la piccola picchiandolo ma lui la stritolò in un abbraccio soffocante e la riempì di coccole fino a che lei non lo perdonò, poi si sporse e diede un bacio sulla guancia anche a chioma-fluente.  La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise arrossendo leggermente.
Quando arrossisce è ancora più bella! Pensò il ragazzo mentre il cuore cominciava a battergli forte e gli occhi gli brillavano.
Ginny ricambiò il bacio e gli sussurrò ad un centimetro dal suo naso:
« Sì, puoi unirti a noi. »
 
« Ti accompagno io a lavoro… se ti va…  » Si sentiva come un ragazzino alla sua prima cotta: aveva capito che a lei non disturbavano le sue attenzioni, ma era insicuro, temendo sempre di poter sbagliare qualcosa e rovinare tutto.
« Certo, grazie. » Il suo sorriso lo rincuorò.
« Allora, come stai?  Ti trovi bene qui? » Le chiese mentre guidava: era tanto tempo che non parlavano a cuore aperto e gli interessava sapere se era felice.
« Bene, mi piace molto l’Irlanda: adoro la musica, il verde della natura e anche le persone sono gentili. L’università mi piace molto, i corsi sono davvero interessanti: ora sto studiando le leggende celtiche; le adoro! » E lo guardò con gli occhi che le brillavano.
« Il lavoro? »
« Oh, bene, sono tutti molto gentili e la paga è buona. » Rispose scrollando le spalle. Lui la guardò sospettoso.
« Mica qualcuno ti ha dato fastidio? » Gli scoppiò a ridere in faccia.
Possibile che sia davvero geloso?
« No, certo non passo inosservata e gli ammiratori ci sono, ma non ho mai concesso a nessuno di accompagnarmi in macchina… » disse per stuzzicarlo e lo vide arrossire leggermente prima di voltarsi a guardarla con i suoi occhioni blu.
« E a piedi? » scosse la testa « E non hai concesso loro neanche un caffè? » di nuovo negò « Sei crudele sai? Non è carino sapere che non potrai mai raggiungere il tuo sogno… del resto, non si può afferrare una stella… Buon lavoro piccola stella senza cielo. » Si chinò a baciarle la guancia e le sorrise felice, perché forse il suo cielo sarebbe potuto essere lui.
Lei scese lentamente, folgorata dalle sue parole, il cuore le batteva forte e il mondo intorno non esisteva più.
Ma cosa mi succede… come fa a farmi questo effetto? Che mi abbia stregata? - Pensò sorridendo - In ogni caso è un incantesimo stupendo, e non voglio che finisca.
« Hey bella addormentata, buon pomeriggio! Stasera te la bevi qualcosa con me? È ora che tu conosca la gente del posto, non puoi rimanere emarginata per sempre! »
« Ehm, no grazie Josh, magari un’altra volta, ho avuto una giornata pesante. » Provò a tirarsene fuori con un sorriso di scuse, sperando d’esser convincente: in fondo aveva appena assicurato a Niall che non concedeva mai niente a nessuno!
« Josh, lascia stare Ginevra che è la migliore impiegata che ho, vedi di non sviarmela con le tue attenzioni come hai fatto con le altre altrimenti ti cambio turni. »
« Ok, ok boss, ma stavamo solo parlando ora entriamo a lavorare. » E si avviò con la ragazza al seguito che guardò riconoscente Mark e mimò “Grazie” con le labbra. Lui le fece l’occhiolino e si chiuse la porta alle spalle: era cominciato un altro lungo turno di lavoro.

Spazio d'autrice.
Ciao ragazzeeeeee!!! 
Ma quanto può esser bella "The story of my life"??!!!!!!! *-* La adoro! Appena trovo gli accordi entrerà sicuramente nel mio repertorio con la chitarra! ( Diana riesco a farla *-*)
A parte questo, ho provato a rivedere questo capitolo perché volevo tentare di allungarlo visto che gli ultimi 2 sono stati un po' corti: spero che funzioni bene lo stesso, come prima; vi prego fatemi sapere se secondo voi è ben fatto, perché anche i prossimi dovrò rivederli se voglio allungarli e non vorrei che il "livello" calasse. :(
Attendo vostre risposte! E grazie a tutte coloro che recensiscono, che hanno messo la storia tra seguite ecc e anche le lettrici silenziose! Se vi va di farvi sentire, siete ben accette!! :D
Un bacio, 
Jane.

 
 

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Capitolo 16
*** Chapter XVI - Danger. ***


Note.
Consiglio "Under preassure" e "Hero".

 




 
Chapter XVI – Danger.
 
Avvertì la tasca tremarle e quasi andò in panico; ci mise un po’ a capire che era solo il suo cellulare che squillava: quella serata era davvero troppo frenetica, stava uscendo pazza!
« Pronto? » Rispose incastrando il telefono tra la spalla e l’orecchio mentre preparava quattro caffè contemporaneamente.
« Ciao Mare sono Liam come stai? Dove sei? Che stai facendo? »
« Hey Mr. Parloamacchinetta! Sto bene, sono a lavoro, perché mi hai chiamata? » Le faceva piacere sentirlo, in fondo erano amici, ma aveva davvero fretta quindi andò dritta al punto« Domani ci vieni al lago con noi vero? Appuntamento lì alle nove, alle otto passerà Niall a prenderti così se devi lavorare ve ne potrete andare prima. »
« Ma Niall non mi ha detto niente… » mugugnò lei perplessa, staccando per un attimo la sua frenetica attività di barista.
« Perché non lo sa ancora! » Esclamò lui come se fosse la cosa più normale del mondo; meno male che aveva posato i bicchieroni altrimenti per lo shock li avrebbe sicuramente fatti cadere.
« E come faccio a sapere che domani verrà a prendermi? » A quel ragazzo doveva mancare qualche rotella, era ufficiale.
« Eddai Mare smettila di fare la finta tonta, se ne sono accorte anche le pietre che gli piaci da morire figurati se rifiuterà! Quindi più tardi tu chiami il tuo surfista per confermare intesi? »
« Il mio…surfista? » domandò lei confusa e sempre più convinta che la scatola cranica del moro suonasse desolatamente vuota.
« Sì sai… i surfisti cavalcano le onde! » E staccò lasciandola immobile, folgorata dalle sue parole, così scioccata da non riuscire neanche a formulare insulti. Rimase imbambolata per tutto il resto della serata, agendo come un automa, e fu anche per questo che accettò l’invito di Josh quando le ripropose di andare a bere qualcosa a fine turno.
 
Il biondino aveva osservato quel ragazzo bruno parlarle ma non era riuscito a sentire cosa le stesse dicendo poiché erano troppo lontani anche per lui, però decise che a mezzanotte l’avrebbe seguita da lontano, non che fosse geloso, voleva solo che stesse bene…
Entrò in casa pensando di star diventando pazzo e non trovò nessuno.
Saranno dalle fidanzate…
Stranamente, non gli andava di passare l’ennesima serata chiuso in casa, quindi chiamò il riccio per sapere cosa avrebbe fatto.
« Mah, in un pub a bere e mangiare qualcosa, poi più tardi in qualche locale forse. »
« Con chi? »
« Boh, ancora devo organizzare. »
« Posso venire anche io? » Il silenzio che seguì gli fece quasi pensare che fosse caduta la linea, ma un urlo di giubilo lo rassicurò.
« Sì,sì,sì,sììì! Che sia benedetta Ginevra se ti fa questo effetto! Ma io metterò la buona parola per il vostro matrimonio: stai tornando il vecchio Niall… il vero Niall. Sto piangendo, no davvero, ci vediamo dopo in centro. No io non ci posso credere… » e attaccò mentre ancora continuava a parlare, o meglio urlare, a vanvera. Il biondo scoppiò a ridere all’assurdità di quella reazione, ma ne fu felice.
Ti voglio bene anche io Hazza.
 
Si guardò intorno ascoltando i ragazzi ridere per cose insensate ed osservando le loro mosse sconnesse.
Sono completamente andati…
« Hey ragazzi, grazie mille per la compagnia ma si è fatto tardi, io vado. »
« No dai, un’altra birra su, poi ti accompagno io. »
Sì e secondo te ubriaco come sei torno a casa con te? Devi vedere pure se ti reggi in piedi.
« No Josh, non preoccuparti ci vediamo domani, ciao a tutti. » e con un cenno della mano sgattaiolò via veloce, prima che la potessero ingabbiare in qualche strano saluto partorito dai fumi dell’alcool.
Inspirò a pieni polmoni la fredda aria del mondo fuori da quel locale soffocante, infilò il giubbotto e si incamminò rapida, per tentare di scaldarsi; non notò una figura incappucciata che si staccò dal muro a pochi metri da dove era lei e cominciò a seguirla, mantenendosi ad una certa distanza.
Niall fu contento di vederla uscire sobria da quel locale e continuò a pedinarla senza farsi scorgere, ammirando il suo modo di tentare di tenersi lontana dai guai. Ad un certo punto, passando accanto al parco pubblico non lontano da casa, dei ragazzi chiaramente ubriachi e con delle birre in mano, le passarono davanti rincorrendosi; Ginevra fece per proseguire, ma uno di loro si fermò e si voltò verso di lei per fronteggiarla.
« Oeeeh! Frank ma quella non è la tizia che ti diede del “porco” al bar? »
« Sì, hai ragione! Hey capelli blu dove scappi? L’altra volta non abbiamo finito la nostra chiacchierata. » Disse parandosi davanti alla ragazza. Ginny allora alzò lo sguardo e tentò di mostrarsi affabile per giocarlo d’astuzia: se si fosse infuriato le cose si sarebbero messe male per lei.
« Oh, ehm perdonami ma non mi ricordo di te, sai vedo tante persone nuove quindi mi è difficile ricordare. Scusa, ora devo andare. » E fece per defilarsi, lesta, ma lui riuscì a bloccarla di nuovo.
« Oh ma l’importante è che io mi ricordi di te: allora, hai cambiato idea? Me la dai? »
La ragazza sbiancò ricordando di colpo, e nonostante la paura ed il buonsenso, sentì la rabbia montare.
« Sono impegnata, devo andare. » Ribatté secca, forse un po’ troppo.
« Ma io non sono geloso. » Esclamò il tizio ridendo insieme agli amici e afferrandola per il polso tirandosela addosso. Ginevra, in preda al panico, stava per rifilargli un calcio nei gioielli di famiglia e darsela a gambe, sperando che l’alcool li rallentasse a sufficienza per poterli seminare, quando una voce profonda si intromise.
« Ma io sì… » fu il sibilo cupo e minaccioso di un ragazzo robusto, ben piazzato, che la tolse dalle grinfie di quell’uomo senza alcuna difficoltà; poi gli fece scudo col proprio corpo.
« Hey, e tu chi cazzo sei? Lei è mia! Togliti dalle palle! » E caricò il destro, ma il ragazzo incappucciato lo bloccò con una sola mano e strinse forte, fino a stritolargliela. L’uomo si accasciò a terra urlante, e si sorresse la mano destra con l’altra: era diventata un ammasso di ossa rotte che sporgevano dalla carne. Ginevra indietreggiò spaventata anche dal suo stesso soccorritore, e prese a correre con quanta più energia aveva nelle gambe; superò il prato e si infilò in una stradina laterale per seminarlo, ma si ritrovò di nuovo nel parco, totalmente persa. Sentì le falcate veloci e pesanti farsi sempre più vicine e, con le lacrime agli occhi, si voltò a fronteggiare la sua fine.
Il ragazzo si fermò a tre metri da lei, senza un’ombra di fiatone, ed abbassò il cappuccio svelando la chioma bionda e gli occhioni azzurri; Ginevra gli saltò al collo e lui la prese in braccio accarezzandola per tranquillizzarla.
« Piccola… perché sei fuggita via da me? »
« Non ti avevo riconosciuto… e mi hai fatto paura: gli hai ridotto la mano a brandelli! »
« Se non fosse stato che ero preoccupato per te, non mi sarei limitato alla mano: di lui sarebbe rimasto un mucchietto di ossa spappolate. » Disse ringhiando mentre un brivido lo percorreva tutto. Lei si staccò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
« Niall… non devi lasciarti sopraffare dall’ira. » Lui sbuffò e si sedette appoggiando la schiena ad un tronco facendola accoccolare meglio tra le sue braccia.
« Nessuno può farti del male… » La ragazza si rilassò appena un po’, concedendosi l’accenno di un sorriso: era così dolce, si preoccupava per lei…
«Ma me ne farai tu se metti in pericolo te stesso: anima e corpo Niall. »
Il biondino riprese a guardarla negli occhi avvicinando il viso a quello di lei, accarezzandole una guancia e giocando con i suoi capelli: aveva un’espressione concentrata, totalmente presa; poi spostò per un istante lo sguardo sulle sue labbra e si avvicinò ancor di più, inchiodandola con il suo sguardo intenso: i cuori cominciarono a battere forte mentre i nasi si sfioravano e la distanza tra loro si annullava del tutto…
E poi Niall si bloccò, scostandosi rigido, come in ascolto.
« Aspetta qui, c’è qualcuno in pericolo. Ti prego, aspettami qui, non voglio che ti accada nulla di male. Ti prego… » la implorò.
Ginevra lo guardò senza capire bene, ma annuì poiché si fidava di lui, e Niall le lasciò un dolce bacio sulla fronte prima di sfrecciare via più veloce della luce in direzione dell’urlo che solo il suo udito ultrasensibile poteva aver colto.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutte!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto; l'ho allungato rispetto all'originale ;)
Credo possa essere in qualche modo considerato in tema con Halloween che ne dite? xD
Allora, vi è piaciuto?? *-*
Fatemi sapereeee :D
Ah e ditemi anche cosa pensate accadrà nel prossimo!
P.S.
Martedì ho un esame all'uni e non ho ancora studiato quasi nulla, quindi non sono sicura di riuscire a pubblicare qualcosa prima di mercoledì prossimo!
Un bacione! =)
Jane.

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Capitolo 17
*** Chapter XVII - Wolf. ***


Note.
Consiglio "Leave out all the rest".

 




 

Chapter XVII – Wolf.
 
Il ragazzo saettò tra gli alberi senza il minimo rumore, come un alito di vento, e si fermò quando scorse tre uomini di spalle che incombevano su una ragazza accasciata sul terreno: si vedeva che nessuno di loro era lucido, ma alla ragazza sicuramente avevano dato anche della droga; piangeva. Con il suo udito finissimo, sentì gli uomini ridere e scegliere chi avrebbe cominciato per primo, poi uno di loro si avvicinò a lei slacciando la cerniera dei pantaloni. Fu un attimo, e si ritrovarono tutti a terra, mentre ricadevano privi di sensi lungo i tronchi degli alberi su cui lui li aveva lanciati. La ragazza lo guardò con sguardo annebbiato da droga e alcool e lui la prese tra le braccia e corse via di nuovo, questa volta però diretto all’ospedale più vicino: aveva bisogno di cure, serie cure.
 
Ginevra rimase lì ad aspettarlo: era passato quasi un quarto d’ora quando sentì delle voci, sicuramente uomini dato il timbro grave, venire nella sua direzione. La ragazza guardò il limitare del parco impaurita: non aveva proprio voglia di fare altri brutti incontri per quella sera, ma capì che era troppo lontano perché potesse sparire alla vista prima che la scorgessero; decise di rimanere lì, rannicchiata nell'ombra di un cespuglio, immobile, sperando di non essere notata nella fioca luce dei lampioni lontani.
Vide due figure emergere dal boschetto e proseguire senza scorgerla, ma una terza si chinò a sputare a poca distanza da lei, e la vide: poté scorgere un brillio di comprensione in quegli occhi annacquati sì, ma non al punto da non connettere più del tutto. Un sorriso sadico gli si dipinse sul volto mentre richiamava gli amici. La ragazza scattò come una molla sulle gambe e si fiondò attraverso il bosco sperando di seminarli, scansando alberi che le si paravano davanti all’improvviso, zigzagando rapida per mettere tra sé e quei porci quanta più distanza possibile. Sì voltò un instante indietro poiché non sentiva più rumori e non vide una radice che spuntava dal terreno: si ritrovò col viso stampato sulle foglie morte che già avevano cominciato a cadere. Si rialzò di scatto, tremante di paura e di adrenalina, e fece per scattare nuovamente in avanti, ma tre orrende risate la fecero trasalire e mettere a fuoco ciò che la circondava: l’avevano attorniata. Uno di loro si avvicinò ancor di più e la afferrò tra le sue braccia puntandogli un coltellino alla gola. Le lacrime cominciarono a solcare le sue guance, poiché ormai aveva capito d’esser spacciata, le gambe le cedettero e sentì le forze scivolare via perché la sua mente si rifiutò di assistere coscientemente all’orrore che stava per consumarsi nel buio di quel bosco. Poi, mentre si trovava in quello stato di prostrazione, prima che qualcuno potesse muoversi, udì un ringhio possente e profondo pervadere l’aria seguito da un tonfo pesante e gli uomini cominciare ad urlare.
 
La bestia, furiosa, li inseguì ferendoli con i suoi artigli affilati finché non li spinse fuori dal boschetto; si fermò a guardarli darsela a gambe, bramando il loro sangue, la loro vita per ciò che avevano cercato di fare, ma il pensiero di lei la riscosse, così si voltò e tornò dalla ragazza che si stava rialzando.  La vide bloccarsi trattenendo il fiato, cercando la fonte del rumore. Quando scorse i due puntini luminosi nella penombra degli alberi, si immobilizzò nuovamente cercando di non distogliere lo sguardo dai suoi occhi, per mantenere il contatto visivo e non indispettirlo: cercava di mostrarsi forte e tranquilla nonostante tremasse tutta. L’animale la ammirò molto: non sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle del male anche volendolo. Uscì lentamente dall’ombra abbassando l’enorme muso per avere gli occhi all’altezza di quelli di lei: poteva odorare la paura, sentire il cuore martellarle nel petto; avrebbe voluto tornare umano ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.
Ginevra guardò quegli enormi occhi color oro stringersi leggermente e sciogliersi in un caldo color ambra mentre la tristezza li avvolgeva. Scosse involontariamente il capo all’assurdità di quel pensiero.
Tristezza? E’ un lupo non un essere umano! E’ una best…
Un lampo di comprensione le attraversò lo sguardo: perché lei quegli occhi li conosceva, li aveva già visti, ed era tra le sue braccia…
« Niall…? » Chiese esitante e stupita insieme; ebbe in risposta un piccolo mugolio e gli occhioni si addolcirono facendosi ancora più caldi. Gli gettò le braccia al collo immergendo il viso nel suo folto e morbido pelo castano, ad occhi chiusi, perdendosi completamente nella dolcezza del momento: era così felice di vederlo, non le importava in che forma fosse, era sempre lui. Aveva avuto tanta paura: paura per sé, paura per lui, che la avesse abbandonata, che gli fosse successo qualcosa; sentiva che il cuore le stava per scoppiare e lacrime calde iniziarono a bagnarle il volto.
« Sono così felice di vederti, di sapere che stai bene. Grazie, mi hai salvato… due volte stasera. Non saprei come avrei fatto senza di te, sei il mio angelo custode. Ti voglio bene, ti voglio tanto bene Niall James Horan. »
Quelle parole si scavarono una strada nel suo cuore di lupo, scaldandoglielo, e i suoi istinti animali si sopirono sempre più, finché non scomparvero del tutto e si ritrovò a stringerla tra le braccia; gli salirono le lacrime agli occhi, commosso e le baciò con dolcezza il capo. La ragazza si scostò leggermente e lo guardò con dolcezza accarezzandogli una guancia.
« Ti voglio bene Niall. » Gli ripeté affinché quelle parole restassero indelebili nella sua mente e nel suo cuore.
« Anche io piccola mia. » Le rispose lui poggiando il capo contro il suo e chiudendo gli occhi. Lei sorrise felice che lui stesse bene e gli posò le mani sul petto, solo che lo scoprì nudo.
Ma cos… sbarrò gli occhi ed arrossì violentemente quando abbassando lo sguardo scoprì che lui era tutto nudo. Cominciò ad andare in iperventilazione e si staccò da lui imponendosi rigorosamente di non abbassare lo sguardo.
« Tu…tu.. t-tu… s-sei n…nu… nudo! » Esclamò infine coprendosi il viso tra le mani. Il ragazzo arrossì: se ne era totalmente dimenticato!
« Scusa io me ne ero scordato! Succede sempre così quando mi trasformo. Vado a vedere se è rimasto qualcosa dei miei abiti. »
« NO! Non mi lasciare sola! » Implorò mare staccando le mani dal viso e guardandolo come un cane bastonato: era vero che la imbarazzava vederlo nudo, ma aveva paura a restare di nuovo da sola in quel posto, e poi, se non avesse abbassato lo sguardo sul suo corpo, non avrebbe visto nulla no?
« Ok, vieni con me, dammi la mano. » Le sorrise dolcemente e poi andarono al punto in cui il lupo aveva preso il sopravvento sull’uomo.
« Non sembra sia rimasto molto… » commentò lei osservando brandelli si stoffa sparsa un po’ ovunque (addirittura sui rami più bassi), restando saldamente aggrappata al suo braccio.
« Uff! E ora come faccio… fammi infuriare. » Le disse guardandola seriamente: era l’unica cosa che gli era venuta in mente, e poi ormai era sicuro che non le avrebbe fatto del male.
« No! Ma sei scemo? »
« Hai paura? » le chiese guardandola, serio: se avesse risposto sì e l’avesse rifiutato, l’avrebbe capita e avrebbe fatto di tutto per sparire dalla sua vita e non spaventarla più.
« No! Ma non voglio che tu perda il controllo. »
« E come faccio a tornare a casa? Vado nudo? »
« Qual è il problema? Sei velocissimo, nessuno ti noterà. »
« E come accompagno te? » Lei fece spallucce .
« Vieni in braccio su. »Disse sporgendo le braccia verso di lei.
« No! » Rifiutò Ginny, arrossendo e girandosi dall’altro lato; a questa reazione da bambina imbarazzata Niall rise di gusto.
« Smettila! Non sei mica tu a dover andare in braccio a me nuda…»
« Non sarei mica così stupido da lamentarmi io…»
« Scemo! » Gli rifilò un pugno sul braccio e si fece male: ma quanto era tosto quello?
In tutti i sensi… pensò guardando il ghigno divertito sulle labbra del ragazzo; deglutì sentendosi persa, in suo completo potere. Il biondo sembrò capirlo perché le si avvicinò lentamente poi, di scatto, la prese tra le braccia e partì a tutta velocità. Si fermò solo per posarla davanti alla porta di casa, per poi sfrecciare sul balcone, attendendo che lei lo facesse entrare; una volta dentro, prese alcuni dei pochissimi abiti che aveva lasciato lì e li indossò.
« Buonanotte, ci vediamo domani. » disse regalandole un bellissimo sorriso sghembo.
« Ok. » Rispose lei, ma non poté impedire che una nota di delusione trapelasse dalla sua voce.
« Vuoi che resti qui? » chiese il biondino stupito. In realtà moriva dalla voglia di restare accanto, ma non avrebbe mai fatto nulla contro la sua volontà.
« N-no io… stavo solo…cioè…»  cominciò a farfugliare rossa come un peperone. Per tutta risposta il ragazzo le si stese accanto e le tappò la bocca con una mano.
« Shii, dormi. » Le fece posare il capo sulla sua spalla e la coprì, sia con il trapuntino che avvolgendola con il suo corpo. Lei si lasciò trascinare, troppo imbarazzata e felice per riuscire ad opporsi: non che lo volesse realmente, ma almeno poteva farlo per tentare di salvare la faccia visto che stava gongolando…
« Uhm…come sei caldo... »
Addio dignità…
Inspirò forte il suo odore caldo, come di legno, di bosco, e si accostò di più al suo fisico morbido immergendovici completamente, lasciando la mente libera di vagare verso il mondo dei sogni, popolati da lupacchiotti con cui giocare e occhi azzurro oceano in cui perdersi. 

Spazio d'autrice.
Ciao a tutte!
Non so dove abbia trovato al forza di aggiornare dopo un'intensa giornata di studio (di cui non mi ricordo nulla) . :\
Comunque spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere come la pensate perché sono molto stanca ed ho paura di aver creato un orrore xD
Grazie a tutte perché continuate ad appassionarvi. 
Ci vediamo appena ritorno un essere umano e non una macchina raccogli-informazioni! :\
Jane.

 
 

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Capitolo 18
*** Chapter XVIII - Hidden things. ***


Note.
Consiglio "Fireflies" per la prima parte,
"Awake" (<3) per la seconda.


 



 

Chapter XVIII – Hidden Things.
 
« Buongiorno principessa, sono le sette, tra un’ora verrò a prenderti, è ora di alzarsi. » Le sussurrò una voce calda all’orecchio, mentre un paio di labbra bollenti le sfioravano la fronte.
Continuò a lasciarsi cullare da quel bellissimo sogno.
Aspetta… si alzò a sedere di scatto sbarrando gli occhi.
Niall è un licantropo! Si trasforma in un lupo quando perde le staffe! O mamma, o mamma, o mamma!
Era di nuovo in fibrillazione, e tentò di alzarsi dal letto per andare al balcone…aperto. Si voltò a guardare alla sua sinistra e vide il solco di un altro corpo inciso sul lenzuolo.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!  
Non seppe come fece a trattenere quell’urlo solo nel suo cervello.
Ho dormito con Niall, ho dormito con Niall!! O meglio… ho dormito su Niall.
Si lasciò ricadere sul cuscino con un sospiro, lo sguardo sognante.
E come la mettiamo con la questione “lupo”? Non lo so vocina bastarda, ma in questo momento non mi interessa, puoi anche dipartirti grazie. Almeno il fatto che siano le sette passate e che alle otto hai appuntamento con lui ti interessa?
Schizzò fuori dal letto e si fiondò a prepararsi con l’irruenza di un tornado, e fu in questo stesso modo che entrò in macchina quando lui bussò dal vialetto.
« Scusa! Ho fatto tardi, lo so! Ho portato anche la chitarra, ho pensato potesse servire. »
« Brava, mettila dietro accanto alla mia. »
Quando lei ebbe terminato di sistemarsi e cominciarono a muoversi, le chiese:
« Come hai fatto a fare tardi? Ti ho svegliata alle sette… »
« Credevo fosse un sogno… » disse in un sussurro impercettibile; il biondo scoppiò a ridere di gusto.
« No, non preoccuparti, è stato tutto reale: abbiamo dormito insieme. » Ribatté con uno strano scintillio negli occhi: che fosse felicità? La ragazza scosse la testa rinunciandoci a capirlo.
« Niall… ora mi spiegheresti cosa ti è successo? » Era quasi certa che si sarebbe rifiutato, ma lui annuì e le prese la mano; non gliela lasciò per tutto il racconto, tranne quando doveva cambiare le marce.
« Conosco Liam ed Harry da quando eravamo all’asilo, ma Zayn e Louis li ho incontrati realmente solo al college poiché condividevamo alcuni corsi. Non erano proprio delle cime in alcune materie, e a volte facevano un po’ i bulletti con i secchioni più deboli per farsi passare le cose. Una volta glielo impedii, solo che era l’ultimo compito di letteratura del semestre…l’ultimo…dell’ultimo anno. La loro media calò ed incise sul voto finale. Mi odiarono, non che gli fossi già molto simpatico: bravo sia come studente che come atleta, bello, popolare, quello che invidiano tutti. Alla festa del diploma, mi misero qualcosa nel bicchiere: mi trasformai davanti a loro mentre mi deridevano; li artigliai e avrei anche potuto ucciderli, non fosse stato che ero debole e che la trasformazione non era ancora finita. All’alba mi ritrovai riverso in un prato, nudo e con le mani sporche di sangue: non ricordavo più nulla; mi lavai in una fontana e corsi a casa. Nel corso di quella mattinata, Zayn e Louis mi contattarono chiedendo di raggiungerli in ospedale: mi spiegarono tutto e da quel momento viviamo insieme cercando di trovarmi una cura. È per questo che siamo tutti a biologia: in qualche modo che non capiamo, sono riusciti a modificarmi il DNA e da allora sono un mostro… »
« Io non penso che tu sia un mostro. » Disse lei convinta.
« Perché non hai assistito alla mia ira. »
« Ieri sera… »
« Ieri sera eri semi-incosciente e inoltre, la tua presenza in qualche modo mi calma. Ti assicuro che non è un bello spettacolo. »
« Non mi importa, sono sicura che non mi farai mai del male. »
« Come puoi esserne sicura? »
« Perché l’ho visto nei tuoi occhi e quindi l’ho letto nel tuo cuore: lupo o umano, tu non mi faresti mai del male, anzi… faresti di tutto affinché io stia bene… »
Le sorrise con dolcezza e le aprì la portiera dopo essersi messo le chitarre e le borse in spalla.
« Questo non cambia ciò che sono… » le sussurrò spingendola delicatamente per i fianchi e camminandole dietro immergendo il volto nei suoi capelli profumati. Lei fece spallucce.
« Siamo soli? »
« Non sono mai puntuali… abituatici. »
« Non dovremmo aspettarli? »
« Il posto è sempre lo stesso, magari cominciamo a togliere un po’ di rami caduti e foglie. » E così fecero, finché non comparvero Liam ed Harry.
« Ciao Onda! » Esclamò il castano abbracciandola forte, poi la lasciò al riccio che fu più gentile e si fiondò sull’amico dandogli forti pacche sulla spalla.
« Allora? Com’è andata la cavalcata stanotte surfista? »
Prima ancora che il suo cervello potesse registrare quelle parole, Ginevra urlò contro Liam e prese a rincorrerlo per tutto il circondario; il biondo guardò Harry in cerca di conferma.
« Sì, è proprio quello che pensi. » Scattò e in un istante placcò l’amico inchiodandolo a terra.
« Ma dico ma sei scemo!? Ma come ti viene in mente di chiedermi come è andato il sesso con Ginevra davanti a lei?! E poi come ti è passato per la testa che lo abbiamo fatto? »
« Dai Niall! Ieri sera te ne sei andato dicendo che volevi incontrarla, poi non sei rientrato che stamattina… » cercò di farlo ragionare Hazza e il ragazzo arrossì.
« E anche venerdì, dopo la festa, hai passato la nottata fuori… insomma vi abbiamo visto tutti “ballare”… non è che ci vuol tanto a far due più due e capire che sei stato con lei, anche perché sembravi davvero felice il mattino dopo. » Questa volta Niall si irrigidì e fece una smorfia mimando con le labbra “No”; l’altro non capì e continuò:
« E poi che c’è di male se vi frequentate? Avevi ragione tu, lei è una persona stupenda, lo abbiamo riconosciuto tutti, che problema c’è se ci hai dormito insieme due volte? »
« Niall…? » Lo chiamò lei titubante, con espressione confusa.
Aspetta… che non sia stato con lei l’altra volta…? Il castano sbiancò. Occhi blu lo lasciò andare e si voltò imbarazzato verso Ginny; gli altri sue si dileguarono. Provò a dirle qualcosa ma non poté sostenerne lo sguardo e riuscì solo ad arrossire ancora di più; questo le fece male, anche se non avrebbe dovuto visto che non stavano insieme, ma ricordava la magia che si era creata tra loro in quella serata e la rattristava pensare che tutto ciò fosse accaduto solo nella sua testa, mentre lui subito dopo si era rifugiato tra le braccia di un’altra.
« Venerdì, dopo la festa sei uscito? » Annuì.
« Perché Liam pensa che tu sia venuto da me? Perché non gli hai semplicemente detto dove sei andato? »
« Perché ha ragione… » la ragazza rimase ad osservarlo stupita: loro non avevano dormito insieme, lui non era andato da lei; poi ricordò.
Il biglietto… la finestra aperta…
« Sei stato tu…? »
« Sì… perdonami ti prego, lo so che non sarei dovuto entrare in camera tua senza il tuo permesso ma non ho fatto nulla, te lo giuro, non sono entrato nel tuo letto: ti ho solo guardata dormire… perché adoro guardarti dormire, sei così bella e tranquilla… » i suoi occhi si addolcirono e lei arrossì sorridendo.
« Aspetta… mi avevi già vista dormire? » Lui avvampò di nuovo ed abbassò lo sguardo, colpevole.
« Niall… » lo rimbrottò severa.
« Quando sei venuta a dormire da me… io non ho dormito neanche quella notte… sono rimasto sulla sedia a guardarti da lontano… non t’ho sfiorata nemmeno… »
Oh… ma quanto è dolce quando fa così… e poi non è che mi dispiaccia dormire con lui: è così morbido e caldo… come il ragazzo del sogno della mia prima notte qui… No!
« Ma tu sei entrato nel mio letto invece! Eri tu la prima notte a casa di tua madre! » Era sconvolta: l’aveva puntata già da allora?!
« Volevo solo scaldarti! Stavi morendo assiderata perché avevi lasciato la finestra aperta per causa mia; mi sentivo in colpa, volevo solo aiutarti non farti del male. » Esclamò il biondino ormai in preda al panico; lei vide la sincerità nel blu profondo e gli credette, ma prima che potesse anche solo parlare, Niall le posò una mano sulla guancia e le fece inclinare leggermente il capo verso l’alto avvicinandosi, con il cuore che batteva forte, finché non annullò la distanza tra loro e posò delicatamente le sue labbra bollenti su quelle morbide di lei.
Fu come se qualcosa le scoppiasse dentro, invadendola come lava bollente: fece un passo avanti facendo aderire i loro corpi e gli strinse la maglia tra le mani; lui schiude leggermente le labbra, e quando lei lo lasciò entrare, le posò una mano alla base della schiena, muovendo lentamente la lingua, con intensità, come se avesse finalmente ottenuto qualcosa a lungo desiderato. Si lasciò sfuggire un mugolio quando lei gli immerse le mani nei capelli e stinse forte, tirandoglieli un po’, e fece scivolare l’altra mano dietro il suo capo, per spingerla di più contro di sé, costringendola ad alzarsi sulle punte; poi, mollò piano la presa e le diede un lungo e dolcissimo bacio a stampo, prima di staccarsi lentamente, per guardarla negli occhi, affinché lei vi scorgesse tutto il suo amore.

Spazio d'autrice.
Ciaaaaoooo!
Chiedo venia per il mio assenteismo: ho fatto l'esame e il giorno dopo ho ripreso a studiare per preparerne un altro; sto impazzeeendooooo! xD
Ah e mi scuso anche per questo capitolo, che sinceramente trovo patetico. xD
Spero che riusciate a non vomitare leggendolo....
Nel frattempo, ringrazio tutti per l'affetto che mi dimostrate continuando a seguire, leggere e commentare questa storia: vi amo! *-*
Fatemi sapere se avete dato di stomaco: magari ci faccio una storia sopra! ahahahah
Un bacio,
Jane.
 
 
 

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Capitolo 19
*** Chapter XIX - Kiss me like you wanna be loved. ***


Note.
Consiglio "Kiss me" di Ed
e "Stranger" dei Secondhand Serenade.


 






 

Chapter XIX –Kiss me like you wanna be loved.

I ragazzi si profusero in urla di giubilo ed applausi, e accorsero ad abbracciarli complimentandosi felici; i due protagonisti arrossirono fino alla radice dei capelli, poiché avevano dimenticato di non esser soli. Alla fine si sedettero tutti in circolo e cominciarono a preparare il barbecue parlando del più e del meno, felici. Le ragazze e Louis, che si sa non era proprio portato per le cose ruspanti, tempestarono Ginevra di domande, chiedendole quando si fosse innamorata, cosa avesse fatto per far innamorare Niall, se sapeva del suo segreto e altre dieci miliardi di cose. La povera ragazza tentò di star dietro a quel flusso ininterrotto e benché sembrava che le sue risposte soddisfacessero gli inquisitori, si sentiva persa; a salvarla fu come sempre il biondino, che le si sedette alle spalle avvolgendola col suo corpo, porgendole il piatto stracarico che portava in una mano; afferrò un panino e cominciò a mangiarlo posando il capo su quello di lei, senza mai lasciarla andare. Ginny fu stupita da quel gesto così spontaneo ed affettuoso, soprattutto perché lo aveva fatto in pubblico, ma notò che i ragazzi erano così felici da pianger quasi.
« Lui è così veramente… »  Le spiegò Harry con gli occhioni verdi che brillavano;  lei gli sorrise felice e si appoggiò contro il petto del ragazzo-lupo, affondando ancor di più nel suo calore. C’era una sensazione di pace magnifica, e ad un certo punto Niall cominciò a dondolare piano, trascinandola con sé. Ginny chiuse gli occhi e lasciò il pensiero libero di vagare, persa nel calore del sole e del suo corpo, nell’odore di erbe e fiori e quello della carne grigliata; stava per addormentarsi quando una voce acuta esclamò:
« Ook! Cantiamo! »
Credo che lo abbia incenerito anche Niall considerando il pallore del suo volto…
« P-pensavo fosse un’idea carina… » Si scusò Louis facendosi piccolo piccolo; a quella vista scoppiarono tutti a ridere e il biondino si alzò andando a prendere le chitarre.
« Scegli tu. » Decise Zayn, poiché era lei la nuova arrivata. Allora Ginny cominciò a suonare sperando che la conoscessero, ma Harry subito capì e la accompagnò, benché fu l’unico.
 
“Turn around, turn around
And fix your eye in my direction
So there is a connection…
 
Take a look at me so you can see
How beautiful you are…
 
You call me a stranger, you say I'm a danger
But all these thoughts are leaving you tonight
I'm broken, abandoned, you are an angel
Making all my dreams come true tonight”
 
Quando ebbe finito, Niall aveva gli occhi lucidi, le si avvicinò e le baciò il capo sussurrandole «Grazie… » Aveva capito.
Alle cinque il biondino la riaccompagnò a Mullingar, perché lei doveva lavorare; quella sera la venne a prendere per riportarla a casa e prima che scendesse, le diede un dolcissimo bacio. Ginevra avrebbe voluto chiedergli di restare con lei quella notte, ma la vergogna ebbe il sopravvento e lasciò quegli occhioni blu a seguirla con lo sguardo. Si preparò per andare a letto, ma poi aprì la finestra, anche se aveva freddo: decise che l’avrebbe lasciata così per un po’. Quando ormai la speranza stava per svanire, vide un’ombra stagliarsi contro il chiaro di Luna, entrare e richiudere le imposte.
« Non dovresti tenere la finestra aperta: fa freddo, ti prenderai un malanno e io non voglio che tu stia male. »
Aveva due occhioni così dolci, da cucciolo bastonato, che per poco lei non si commosse. Gli gettò le braccia al collo e lui si accasciò piano su di lei, scalciando via le scarpe per poi stendersi al suo fianco sotto le coperte. Aprì le braccia permettendole di accoccolarsi.
« La prossima volta salgo con te, la macchina la lascio nel vialetto affianco, tanto domani mattina ti accompagnerò all’uni! » E le fece l’occhiolino. Ginny rise piano e gli posò un bacio sul petto.
« Buonanotte piccola mia… fai bei sogni. » Le sussurrò accarezzandole la chioma.
« Anche tu… »  Riuscì a bisbigliare lei, prima che il sonno la invadesse totalmente.
Da quel giorno Niall la accompagnava ovunque, senza mai lasciarla da sola, anche se non le faceva pesare la sua presenza: Ginevra sapeva che se avesse avuto bisogno di lui, lui ci sarebbe stato in un attimo, ma le lasciava i suoi spazi e continuarono a vivere le loro vite separate, nonostante andassero insieme all’uni o lui la accompagnasse a lavoro; la sua presenza la tranquillizzava perché sapeva che lui era lì per proteggerla… anche da se stesso. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle del male: non avrebbe potuto.
Cominciò a frequentare di più anche gli altri ragazzi e ad andare a casa del biondino ogni sabato mattina, per aiutarli nei loro esperimenti, ma siccome ne capiva poco di chimica e biologia, finì come Liam e Harry a cercare casi della sua “malattia” in tutti i libri di medicina, antichi e non, di cui riuscivano ad entrare in possesso. Presero ad incontrarsi anche in biblioteca, e lei fu molto utile, poiché spulciò alcuni libri latini che loro non sarebbero mai riusciti a decifrare; ma la parola “Lupus”, non comparve.
Un giorno Liam trovò un libro antico che descriveva come curare un mutaforma: la loro temperatura corporea era elevata  quindi bruciavano in fretta i medicinali, inoltre avevano una guarigione estremamente veloce e non bisognava assolutamente curarli da animale, poiché il loro corpo poi cambiava tornando umano e stavano male di nuovo.
Quella scoperta li eccitò perché fornì molte informazioni utili alla salute del biondino e ricominciarono a cercare con rinnovato vigore. Ginevra prese a studiare il gaelico con Emy poiché la piccina lo stava facendo a scuola, e Niall le diede una mano. Cominciò a sfogliare tutti i libri di antiche leggende che riuscì a trovare, sperando che qualcuna parlasse dei “licantropi”. Un sabato mattina, Niall le lasciò un biglietto sulla scrivania dicendole che sarebbe andato a prenderla alle 9 e di vestirsi pesante. La ragazza pensò fosse un po’ strano visto che andavano a casa sua, ma si imbottì per bene poiché fuori nevicava: era ormai metà Dicembre. Maura, Chris e Emily uscirono a far compere per Natale: c’erano tanti regali da fare e tutte le pietanze per il cenone da acquistare; Ginny non ci sarebbe stata perché tornava a casa per le vacanze. Sentì il clacson suonare ed uscì chiudendosi la porta alle spalle, poi corse in macchina tentando di non morire assiderata.
« M-m-ma f-fa fred-d-dissimo! » Occhi-blu si chinò a baciarle quel poco di naso che emergeva tra la sciarpa e il cappello e scoppiò a ridere.
« Non è vero, non fa tanto freddo. »
« Parli proprio tu che hai una temperatura corporea stazionaria sui 39° e non hai passato tutta la vita al Sud! »  Esclamò lei indignata, notando come lui fosse tranquillamente a mezze maniche quando fuori erano circa 0°, nel più ottimistico dei casi naturalmente. Il ragazzo la circondò con le braccia spingendola contro il suo petto.
« Uhm… ok adoro i tuoi 39°… » mugugnò Ginevra posandogli il naso gelato sul collo e facendolo rabbrividire.
« Su, che ti sei scongelata, dobbiamo andare se no facciamo tardi. »
« No, no… » Protestò lei avvinghiandosi alla maglia e facendolo ridere.
« Cosa c’è, non ti sono bastato stanotte? » Chioma-fluente arrossì violentemente: si frequentavano da circa tre mesi, ma non avevano mai parlato di cosa accadeva tra loro, né espresso i propri sentimenti; semplicemente si limitavano a passare del tempo insieme ed esser felici di questo; non sapeva neanche se erano fidanzati!
« C-che c’entra… io… » Niall le alzò il mento con un dito in modo da riuscire a guardare i suoi occhioni castani.
« Neanche tu mi sei bastata e , benché vorrei, purtroppo la vita va avanti ed io non posso passarla tutta a tenerti tra le mie braccia. Anche se mi piacerebbe da morire… » Sussurrò ad un centimetro dalle sue labbra facendola rabbrividire: aveva gli occhi che brillavano e la guardava con un’intensità tale che si sentì affogare in quell’oceano blu, ma non oppose alcuna resistenza poiché, come dice il poeta, “ il naufragar m’è dolce in questo mare”. Poi le guardò le labbra ed i suoi occhi si fecero bollenti; annullò la distanza tra loro e lei sentì la morbidezza di quel tocco rovente sulla sua bocca: schiuse piano le labbra lasciandolo entrare. Era completamente persa, anche le sue ultime difese erano state abbattute: era totalmente sua.

Spazio d'autrice.
Ciao ragazze/i! :)
Allooora.... adoro questo capitolo! Niall mi fa totalmente sciogliere... *-* (sì, lo so che l'ho scritto io... ah, se le pagine scritte diventassero realtà.... *-*)
Ok, scusate lo sclero ma il mio cervellino è moooolto affaticato e soprattutto si sta imbottendo di scene violentissime (sto studiando le tragedie di Shakespeare *-* ... muoiono tutti! ahahah) , quindi tiro un sospiro di sollievo ogni volta che riesco a scrivere qualcosa di dolce xD
Fatemi sapere se vi piace la piega che sta prendendo la storia perché il prossimo capitolo sarà sulla stessa linea. ( faccina che lo descrive: ^.^ :Q_ ahahah)
Un bacio, 
Jane.
 
 

 

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Capitolo 20
*** Chapter XX - It's you and me... ***


Note
Consiglio "You and me" Lifehouse.

 








 
Chapter XX – It’s you and me…     
 
Quando si staccarono avevano il fiatone; Niall la sentiva tremare proprio come stava cominciando a fare anche lui, mentre il cuore gli batteva fortissimo, tentando di sfondargli il petto. Fece per abbassarsi a baciarla con più voracità, ma si bloccò pensando che quell’aggettivo non era per nulla adatto ad un bacio… almeno non ad uno dato da lui. Si scostò lentamente , continuando a guardarla negli occhi, sperando che la passione pian piano gli sbollisse dentro se annullava il loro contatto corporeo. Ginevra gli fece un sorriso dolce, poi gli diede un bacio sulla guancia e si poggiò al suo sediolino: aveva capito. Il ragazzo sorrise sollevato e mise in moto.
 
« Che dici questo va bene per Emy? » Disse il biondo mostrando una gonnellina a quadroni col rosso; Ginny annuì e poi aggiunse un’altra felpa alla pila sul suo braccio: mancava solo il regalo per il padre, ma già sapeva che gli avrebbe preso un boccale per la birra. Pagarono ed uscirono per le strade di Dublino: la neve cadeva lenta dal cielo imbiancando strade e persone, mentre la musica si spandeva dai locali quando qualche avventore ne apriva le porte. Girarono ancora un po’ per negozi, poi lui la condusse sul ponte che attraversava il fiume e la circondò con le braccia facendola poggiare contro il parapetto; la guardò intensamente, poi la baciò con dolcezza, facendola arrossire.
« Sei bellissima sai? » la fece arrossire ancor di più. « Soprattutto quando arrossisci… mi piaci da morire. »
Ginny sentì il cuore perdere un battito mentre un senso di appagamento la invadeva facendola sospirare: sarebbe potuta rimanere così per sempre.
« Mi spiace che tu vada via per Natale… come farò a baciarti sotto il vischio? » Lei rise piano.
« Come se avessi bisogno di un espediente quale il vischio per farlo. »
« Ah già… posso farlo ogni volta che voglio. » Disse con un sorrisetto furbo, baciandola di nuovo.
« Mi sei mancata tanto… » sussurrò poi, posando la fronte contro la sua e chiudendo gli occhi.
« Anche tu… » e gli baciò il naso.
« Ci vieni al ballo di Natale con me? » Sentì il capo di lei alzarsi ed abbassarsi contro il proprio.
« Cosa vuoi per Natale? » Chiese capelli-blu dopo un po’.
« Te… » Bisbigliò piano provocandole un brivido che le scosse tutta la spina dorsale. Aprì gli occhi ed incontrò quei profondi pozzi blu.
« Sei tutto ciò di cui ho bisogno, tutto ciò che ho sempre desiderato… sono felice con te e non voglio nessun’altra cosa al mondo, perché nulla è più importante di te. » Lei gli gettò le braccia al collo felice.
« Ti voglio bene. » Riuscì a dire anche se avrebbe voluto che le parole fossero altre, ma le mancava il fiato e la gola le tremava troppo per trovare il coraggio di dirgli ciò che provava realmente.
« Anche io piccolo angelo venuto a salvarmi… prometti che non mi lascerai mai vero? Ho paura senza te… ho paura di tornare ad esser ciò che ero prima che tu illuminassi il mio cammino. » Ginevra avvertì la tensione nella sua voce e si staccò da lui prendendo a scostargli i capelli dalla fronte.
« Certo, te lo prometto, non vado da nessuna parte lupacchiotto mio… » A queste parole rise, poi la prese in braccio cogliendola di sorpresa e cominciò a correre per le strade facendola scoppiare d’ilarità, infine si accasciò a terra facendola affondare nella neve e la baciò di nuovo. Le si stese accanto e formarono due angeli; si alzarono e fecero due frecce scrivendoci sopra “ She/He’ s my angel!”.
La stinse a sé prendendole la mano e cominciò a muoversi in cerchio danzando su delle note immaginarie; Ginny si lasciò trasportare e, ad un certo punto, sentì la sua calda voce sussurrarle una canzone all’orecchio.
 
“Would you dance,
if i asked you to dance?
Would you run
And never look back?
Would you cry,
if you saw me crying?
Would you save my soul, tonight?...”
 
« Hai mai pensato di cantare? » Chiese alla fine, quando quel dolce canto si spense.
« Lo sto facendo adesso… » Sussurrò lui al suo orecchio e il fiato caldo la fece rabbrividire di nuovo.
Oggi ha proprio deciso di ammazzarmi… pensò mordendosi il labbro e ringraziando il fatto che non la stesse guardando negli occhi visto che stavano ancora “ballando”.
« Lo so... ed hai una voce magnifica. E anche i ragazzi la hanno: Lou suona il piano no? E tu la chitarra. Avete tutti delle belle voci perché non formate una band e vi fate assumere da qualche locale della zona? »
« Perché rischio di mangiarmi qualcuno? » Chiese lui retorico. Ginny gli scoppiò a ridere in faccia: non riusciva proprio ad immaginarselo a lui che si mangiava qualcuno. Niall mise su una finta faccia indignata.
« Stai forse sottovalutando le mie potenzialità assassine? Pensi forse che io sia un semplice cucciolo inoffensivo? Dico ma hai visto che zanne, » e le mostrò i denti con una smorfia buffissima. « e che artigli? » Stavolta piegò le mani in quella che sarebbe dovuta essere una posizione spaventevole, ma sembrava un gattino che faceva le fusa; la ragazza scoppiò a ridere di nuovo. Allora il biondino lanciò un urlo belluino e la placcò all’altezza del bacino caricandosela in spalla, mentre lei si dimenava tentando di liberarsi, invano.
« Niall lo sai che ho paura! Niall! 
»
« Così impari! » Esclamò lui adagiandola sul sedile anteriore della sua macchina che aveva raggiunto sfrecciando a tutta velocità. La lasciò lì e le spuntò dall’altro lato, con un sorrisone enorme.
« Perché tanta fretta? » Chiese la ragazza stupita.
« Perché, per farti perdonare, mi cucinerai la pizza! »
« Ma devo lavorare! »
« E non ci vai. » Fece spallucce lui.
« Niall non… »
« Daiii, daiii, daaai. Per favore, ti prego suuu! » Continuò così per tutto il viaggio, ma con suo dispiacere non ci fu nulla da fare: Ginevra non cedette, anche se ottenne la promessa che gliel’avrebbe preparata per pranzo il giorno seguente.
 
Prese la tavola di legno e cominciò ad intagliare la forma che desiderava far nascere dalla materia; ci impiegava ogni istante libero, soprattutto la notte quando lui dormiva: scendeva in cucina ed intagliava fin quasi all’alba, poi tornava a sdraiarsi al suo fianco. Le occhiaie cominciarono a farsi scure sotto i suoi occhi, le mani dolevano e le energie non bastavano quasi più, ma i risultati si vedevano ed il tempo era poco. Cominciò anche a disertare le loro sessioni di “ricerca” sostenendo di dover studiare per gli esami che in realtà si sarebbero tenuti a gennaio, ma sapevano che era secchiona quindi non si insospettirono troppo.
Finalmente, la notte del 20 dicembre, le sue fatiche furono ripagate: una piccola angioletta inginocchiata, stingeva tra le braccine il capo di un lupo posato sul suo grembo; i capelli ricci le ricadevano dalla piccola coroncina di fiori in direzione dell’animale che aveva gli occhi chiusi, come se dormisse; erano di una dolcezza incredibile. Ripose tutti gli strumenti e pulì il tavolo, prima di lavarsi le mani e tornare in camera nascondendo la sua opera; poi si arrampicò sul letto e stampò un intenso bacio sulle labbra del biondo che aprì gli occhioni blu, impastati di sonno, tentando di capire cosa succedesse. Vide le sue ciocche azzurre cadere a cascata ad incorniciarle il volto che sembrava brillare di luce propria: erano giorni che sembrava distrutta, ma stanotte era stupenda, piena di energia e gioia. Rimase folgorato da tanta bellezza e pensò di star sognando, quindi spalancò ancor di più gli occhi facendola ridere in un sussurro. Le posò le mani sui fianchi attirandola a sé e facendo aderire il suo corpo al proprio mentre le loro labbra si incontravano. Repentinamente, invertì le posizioni e staccò leggermente il busto dal suo per non schiacciarla col proprio peso; continuò a baciarla lentamente, facendo scorrere le mani sulle sue braccia per poi intrecciarle con le sue; la sentì rabbrividire mentre le lasciava un piccolo morso sul labbro inferiore. Sospirò sentendo il cuore martellare nel petto ed il desiderio salire. Riprese a baciarla con più foga, mentre i loro sospiri si intrecciavano e le mani voraci affondavano nelle carni l’uno dell’altra. Niall si sfilò la maglia e la vide arrossire violentemente osservandolo in silenzio. Le sorrise con dolcezza accarezzandole una guancia col pollice; quando lei ricambiò, di nuovo tranquilla, lasciò scivolare la mano dietro la sua nuca e riprese a baciarla con ardore.
Click.
Il ragazzo si bloccò spalancando gli occhi azzurri, per poi sfrecciare via dalla finestra più veloce della luce.
« Ginny… ho fatto un brutto sogno… » Sussurrò Emily emergendo appena da dietro l’enorme peluche di Dumbo che stringeva convulsamente nelle piccole braccine.
« Oh… » Sussurrò la ragazza tentando di raccapezzarsi su ciò che era successo e di calmare il respiro. « Vieni qui piccola, raccontami. » Disse battendo la mano sul letto e la accolse tra le braccia che poco prima avevano ospitato il fratello; non sapeva perché ma in qualche modo questo la faceva ridere. Quando al mattino si alzò, notò che la sua maglia era ancora per terra, unico indizio di ciò che c’era “quasi” stato quella notte.

Spazio d'autrice!
Ciaooo! 
Chiedo venia! xD
Non-ho-un-istante-libero! Neanche per scriverla la storia figurarsi a pubblicarla! Spero di finire in fretta questo lavoro per l'esame di drammaturgia (o comunque che i corsi finiscano xD) per sperare di avere un po' di tempo in più.
Mi scuso anche con le ragazze di cui seguo/leggo le storie per non aver recensito o letto: non ho proprio tempo perdonatemi! :(
Ringrazio invece voi che mi siete tanto affezzionate (che lo siate al "mio" Niall è lo stesso u.u) e continuate a seguirmi/leggermi e soprattutto recensirmi facendomi sapere come la pensate. :)
A tal proposito: come la pensate sul capitolo? Vi è piaciuto???!!! *-* 
Emy inopportuna........ 
Ah e voglio anche sapere cosa ne pensate del CD!!!!!! *-*
Io lo adoro: il caso è chiuso!
Se dovessi dirvi qual è la mia canzone preferita di questo album, dovrei citarvele pressappoco tutte! Negli altri almeno 2 che mi facevano battere il cuore un po' più forte c'erano ma qui... beh è un battito continuo!!! *-*
Ok basta, me ne vado!!! xD
Ciiiiiaaaaaaaao! :D
Jane.

 

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Capitolo 21
*** Chapter XXI – I love you… ***


Note
Consiglio "More than words" Extreme
e "Better than words" ! *-*


 





 
Chapter XXI – I love you…            
 
Passò la mattinata tra regali dell’ultimo minuto, estetisti e parrucchieri, destreggiandosi tra i negozi insieme a quelle “pazze” di Perrie ed Eleanor e finalmente riuscì a completare i doni: se li sarebbero scambiati quella sera dopo il ballo visto che lei sarebbe dovuta partire al mattino presto del giorno.
Si alzò i capelli con le mani permettendo ad Emily in piedi sulla sedia, di alzarle la cerniera dell’abito rosso ornato da alcuni fiocchi di neve alla base della gonna rotonda; forse non era proprio adatto per un ballo, ma sicuramente era perfettamente in tema e nel suo stile: tutt’altro che malizioso. Sapeva che anche se si festeggiava il Natale, avrebbe trovato ragazze mezze nude, con vestitini strettissimi che non lasciavano nulla all’immaginazione, ma lei li trovava solo volgari e anche squallidi: non è così che si dovrebbe conquistare un ragazzo, non vogliamo mica essere la sua “bambola”?
« Ti leghi i capelli? » Chiese la piccina con gli occhietti che brillavano.
« Se tu hai una piccola spilla bianca da infilarmi tra i capelli sì. » Le sorrise lei, capendo che in realtà la bambina già aveva programmato tutto. Infatti, con espressione un po’ dispiaciuta, cacciò un piccolo fiocchetto rosso da dietro la schiena.
« Ho solo questo…
« Infila, infila. » Rispose allegra, rendendola felice: la adorava, ormai la considerava come una sorella.
« Sei bellissima, ora manca solo un po’ di rossetto rosso. » Le disse osservando il volto della ragazza nello specchio.
« Ma Emy… non mi trovo… mi sento in imbarazzo con un rossetto così forte. »
« Ma hai messo solo il mascara nero e un filo di eyeliner, il rossetto rosso è d’obbligo! » Protestò lei imbronciandosi ed incrociando le braccia sotto il petto.
« Lucidalabbra brillantinato? » Implorò l’altra, ma non ci fu niente da fare.
 
Sentirono il suono del campanello e scesero entrambe giù. Sapeva che in fondo era solo una serata come le altre, che erano già usciti la sera insieme ed avevano anche ballato, però il cuore non voleva smettere di batterle con forza, ed un leggero tremito d’eccitazione la pervadeva tutta. Scese l’ultimo gradino sapendo che lui era lì, proprio come lei la prima volta che lo aveva visto, ormai oltre quattro mesi prima, e mantenne lo sguardo basso mentre il rossore le imporporava le guance. Le mancava il fiato e sapeva che avrebbe completamente smesso di respirare una volta immersasi in quegli occhi blu che tanto amava.
 
Niall era entrato tutto sorridente dalla porta salutando la madre che aveva ammiccato complice; Chris aveva esordito dicendo: « Visto? Che ti avevamo detto? È perfetta per te. »
Lui sorrise ricordando loro che era riuscito a conquistarla nonostante se ne fosse andato di casa, ma la conversazione fu interrotta dalla sorellina che gli gettò le braccia al collo.
« Stai benissimo! » Disse sorridendo, riferendosi al completo da sera blu scuro che lui indossava. « Non svenire! Lei è bellissima. » Spiegò al fratello che la guardava dubbioso. Rischiò di svenire sul serio: non tanto per la sua bellezza inconfutabile o per il portamento elegante, ma per la delicatezza con cui si muoveva; sembrava così fragile, eppure brillava come se dentro di lei ci fosse un’energia immensa pronta ad esplodere. La vide arrossire e sorrise dolcemente pensando a quanto immensamente la amasse. E non glielo aveva mai detto…
Le si avvicinò e si fermò ad un passo da lei, che finalmente posò i suoi specchi castani in quelli azzurri, leggermente timorosa, come se avesse paura di non piacergli; sentì il cuore perdere un battito, il respiro mancargli e la gioia invaderlo: che idiota che era, perché non si era ancora dichiarato? Le sorrise inclinando leggermente la testa verso destra, e finalmente Ginny si aprì anche lei in uno splendido sorriso, e, quasi ridendo, imitò lo stesso gesto di lui divenendo la sua versione speculare. Niall avvicinò il volto a quello di lei sfiorandole il naso con il suo e le baciò le mani portandosele alle labbra.
« Sei bellissima… » Sussurrò piano. La ragazza abbassò lo sguardo staccandosi un po’.
« Grazie. »
La condusse alla porta e l’aiutò ad indossare il cappotto, senza riuscire mai a staccarle gli occhi di dosso, neanche mentre salutava la sua famiglia. Le mise un braccio sulle spalle e la strinse a sé per infonderle calore e le aprì la portiera, guizzando poi al suo fianco a velocità supersonica, perché non sopportava di perderla di vista: il mondo senza di lei era più buio.
Le sorrise accarezzandole la guancia con il pollice e poi prese a guidare facendole molte domande, affinché potesse almeno dilettarsi al suono della sua voce non potendo guardarla: teneva alla sua sicurezza più che alla propria stessa vita.
Le porse il braccio e le strinse la mano nelle sue, baciandola, mentre la ascoltava raccontargli assurdi episodi capitati a lavoro. Le baciò la fronte quando attraversarono la soglia della grande palestra addobbata per la serata: si sentiva tremendamente orgoglioso della donna straordinaria che aveva al suo fianco, e fu ancora più felice del fatto che lei, presa dalla loro conversazione e totalmente fiduciosa di dove lui la stesse conducendo, non si imbarazzò affatto poiché non si guardò neanche intorno; aveva occhi solo per lui, quindi fece un salto quando sentì delle mani posarsi sui suoi fianchi e qualcuno baciarle la guancia stringendola in un caldo abbraccio. Si rilassò quando riconobbe l’enorme massa di ricci castani che incombevano accanto alla sua guancia destra e prese ad accarezzarli mentre il ragazzo la stritolava ancora.
« Ciao Gemma! » Disse invece il biondino salutando la sorella del riccio.
« Hey! Non farti strane idee: lei è la mia principessa. » La calda risata di Niall invase la sala.
« Ma se sei tu che ci stai provando con la mia piccola. » Disse lui andando a prendere il posto che poco prima aveva occupato proprio Harry.
« Ma lo sai che siamo amici! » Ribadì quello arrampicandosi sugli specchi, facendo ridere tutti.
« Alla mezza nel nostro giardino allora? » Chiese Hazza per tentare di sviare il discorso.
« Ok, a dopo. » Si salutarono e  Niall prese Mare per mano, trascinandola al centro della pista dove stavano dando “Moves like Jagger”, ed iniziarono a fare mosse sconnesse come degli idioti, sbellicandosi dalle risate.
Quando furono a corto di fiato sia per l’ilarità che per la frenesia del ballo, si trascinarono su delle sedie al bordo della sala per accasciarvisi sopra pesantemente.
« Non posso stare con te! » Esclamò lei mentre tentava di tamponarsi gli occhi senza scambiare il trucco che si era bagnato a causa delle lacrime che aveva versato per il troppo ridere. « E’ più faticoso che andare a lavoro! Ed anche più doloroso… » Terminò reggendosi la pancia e le costole facendo una smorfia. Il ragazzo le si fiondò addosso trascinandola con la schiena contro il proprio petto, per poi darle un bacio alla base del collo.
« Scusa… non volevo farti piangere lo sai… »
« Scemo. » Gli rifilò un pugno scherzoso sulla spalla: la stava sfottendo.
« Ok… è che adoro stare con te. E amo vederti ridere, soprattutto se sono io a farti ridere perché in quel caso sono io a renderti felice e questo è il mio desiderio più grande. » Appoggiò la guancia contro quella di lei chiudendo gli occhi e dondolando piano, cullandola.
«Grazie… »
« Ginevra io… » Deglutì tentando di trovare il coraggio necessario a continuare, ma la canzone che era appena partita attirò la sua attenzione.
« Andiamo a ballare! » Esclamò trascinandola con sé.
Codardo! Pensò mentre riprendeva la stessa posizione del ballo del suo compleanno. O forse no… si chinò a baciarla con dolcezza mentre Christina Perri cantava il ritornello della “loro” canzone.
« I have loved you for a thousand years, I’ll love you for a thousand more… » cantò dolcemente all’orecchio di lei mentre uno strano tremito lo pervadeva, poi si staccò piano e la guardò, pieno di insicurezza. Indi notò il rossore che le pervadeva nuovamente le guance tinte da tante microscopiche lentiggini, ed il sorriso che spuntava dalle sue labbra rosse mentre inclinava leggermente la testa a sinistra, e tutta la forza di quel sentimento intensissimo che provava per lei, crebbe fuggendo dalle sue labbra.
« Ti amo. » Disse con gli occhi che mandavano scintille, come il mare bagnato dai raggi del sole. Ginevra trattenne il respiro mentre le ultime note della canzone svanivano nell’aria, poi si gettò tra le sue braccia con un sorriso enorme stampato in volto, andando a nascondere il viso nel suo petto, stringendogli la camicia tra le mani. Il ragazzo rise piano e la avvolse in un abbraccio, baciandole il capo: era così tenera, sembrava un cucciolo. Alla fine lei riuscì a calmarsi a sufficienza perché il respiro tornasse regolare e alzò leggermente il capo per poterlo osservare dalla sua spalla. Niall se ne accorse e gli sorrise baciandole il naso; questo la fece arrossire ancora di più e non contribuì minimamente a far uscire alcun suono dalle sue labbra.
« N-niall… io… »
« Lo so. » Disse lui chinandosi per baciarla. L’aveva letto nei suoi occhi e nei suoi gesti che lo amava, non aveva bisogno di costringerla a dirglielo, a lui bastava averla al suo fianco e poter prendersene cura. Ma Ginevra gli posò una mano sulla guancia bloccandolo.
« S-scusa io… non ci riesco… » Ed abbassò lo sguardo mentre la voce le si rompeva; lui stava per rassicurarla quando lo rialzò decisa.
« Niall io… ti amo anche io… » Riuscì a dire infine ,mentre la voce pian piano diveniva un sussurro.
Il ragazzo rise lieto, stringendola in un caldo abbraccio e prendendo a dondolarsi sul posto: era l’uomo più felice del mondo!


Spazio d'autrice.
Ciao a tutte! Qui nell'Ade la temperatura è glaciale ed è tutto molto cupo... da voi come va?? xD
Ok, sto uccisa: anemia, giorgino e raffreddore che se diventa influenza sul serio mi metto a letto in stile moribonda -.-
E domani devo anche inoltrarmi tra i lupi :'(
A parte questo sfogo stupido di cui mi scuso, vi è piaciuto il capitoloooo? Avete preso la pillola per il diabete?? XD
Oggi ho scritto un capitolo troppo figo (si sono modesta XD) spero piaccia anche a voi quando lo pubblicherò!!! *-*
Fatemi sapere come la pensate!!!! :)
Ora torno agli inferi a spegnere i capelli ad Ade; con permesso u.u
Jane.
 

 
 

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Capitolo 22
*** Chapter XXII - It hurts to be without you. ***


Note
Consiglio "Wherever you are".


 




 


Chapter XXII – It hurts to be without you.

« Uhm…  »  mugugnò piano. C’era quella luce lontana… dava fastidio…
Poi avvertì qualcosa di morbido e caldo percorrerle tutta la schiena, seguendo la linea della spina dorsale, provocandole dei brividi a contatto con la sua pelle nuda. Inarcò istintivamente il busto ed il capo, sospirando. Sentì qualcosa muoversi sotto di lei ed una mano bollente, perché ormai era certa che quella fosse una mano, le si posò sul fianco destro e cominciò a percorrerle la coscia sollevandola a compasso; nello stesso istante, venne sovrastata da un corpo caldo e morbido che si poggiava su di lei, mentre delle labbra raggiungevano le sue prendendo a baciarla voracemente. Avvertì la lingua di lui farsi strada nella sua bocca e rispose al bacio con veemenza infilando una mano tra i suoi capelli, mentre sentiva il suo tocco caldo sul fianco, sotto la maglia. Lo strinse ancora più forte cingendogli il bacino con una gamba e accarezzandogli la schiena nuda e muscolosa; Niall (perché quello era Niall, se lo era ricordata!) le lasciò baci umidi ed ardenti lungo la guancia fino a raggiungere l’orecchio e cominciare a scendere lungo il collo. Improvvisamente un suono assordante li fece sobbalzare.
Si guardarono stupiti e boccheggianti mentre la sveglia continuava a trapanare i loro timpani, finché il biondino non la stoppò con una manata data alla cieca, poiché continuava ad avere il suo sguardo ardente fisso in quello di lei. Fece per allontanarsi, ma Ginevra lo trattenne per le spalle.
« No… non andare…  »  e lo baciò con passione; il ragazzo si lasciò trascinare nuovamente in quel vortice, finché non riprese a ragionare e la staccò da sé guardandola serio.
« Devi tornare a casa. »  Le disse deciso, benché quelle parole lo uccidessero: avrebbe voluto che quella fosse casa sua, da condividere con lui per il resto della vita, insieme.
Gli occhi castani si rattristarono un po’ prima che si svincolasse dal suo abbraccio e si dirigesse in bagno, con i vestiti della sera prima in mano. Niall ricadde sul letto mettendo le mani dietro la testa e osservò quel corpicino racchiuso nei vestiti che le aveva prestato quella notte per dormire: erano enormi per lei.
Quanto è bella…
Avrebbe voluto continuare a baciarla e coccolarla per sempre, ma erano già le sei e lei aveva l’aereo alle dieci da Dublino: dovevano passare da casa della mamma a prendere le valigie e poi andare in aeroporto.
Aspettò che uscisse, per poi vestirsi in un lampo ed uscire in sua compagnia dalla casa silenziosa: avevano smesso di ridere e scherzare alle due passate, quindi dormivano ancora tutti.
I saluti a casa furono davvero strazianti: se Emy non avesse avuto la certezza che lei ritornasse a Gennaio e non avesse aperto il regalo che la riccia le aveva fatto (un puzzle enorme delle Principesse Disney), sarebbe sforata nell’isterismo.
Niall continuò a stringerle delicatamente la mano per tutto il tragitto in macchina: non proferì parola perché sentiva un groppo ostruirgli la gola. Le scaricò i bagagli e le tenne compagnia, parlando debolmente di come avrebbero fatto a sentirsi e di cosa avrebbero fatto durante le vacanze, poi, quando l’altoparlante chiamò il suo volo, guardò gli occhi mesti di lei con altrettanta tristezza. Improvvisò un sorriso tirato.
« Ci vediamo presto… »  Lei annuì abbassando lo sguardo poi lo abbracciò forte, anche se non fu una buona mossa: dopo avevano entrambi gli occhi lucidi.
« Ti amo piccola mia. »  Sussurrò lui baciandole la fronte, poi la spinse piano verso il terminal, prima che fosse troppo tardi. Ginevra lo guardò da sopra la spalla e gli sorrise sincera.
« Anche io. »  Continuò a camminare finché non consegnò il biglietto alla hostess e lo salutò con la mano, sempre sorridente, prima di sparire dalla sua vista.
Sentì come se un pezzo di sé, precisamente qualcosa all’altezza del pettorale sinistro, si fosse staccato e stesse volando via con lei, lasciando un vuoto dolorante. Strinse convulsamente la maglia all’altezza del cuore in un pugno tremante, mentre una smorfia così tremenda gli attanagliava il volto, che una guardia gli si avvicinò chiedendogli se stesse bene. Il biondino fece un cenno affermativo col capo e cominciò a dirigersi verso l’uscita, mentre il dolore gli impediva quasi di respirare tanto era forte. Sedette in macchina e chiuse gli occhi: quelle due settimane le avrebbe vissute con un solo scopo, rivederla.
 



Alzò gli occhi al cielo buio: non c’erano stelle, ma, alle luci delle finestre e delle decorazioni, si potevano scorgere i singoli fiocchi di neve cadere lenti, formando stani disegni vorticando al soffio del debole vento che gli sferzava le guance; lui non aveva freddo, ma immaginò quanto ne avrebbe avuto lei se fosse stata lì: sapeva che a casa sua non nevicava mai, ma lei stava gelando lo stesso, lui lo sapeva, lo sentiva, e avrebbe tanto voluto avvolgerla in un abbraccio bollente che la scaldasse tutta, corpo e cuore. Abbassò lo sguardo perdendosi in un punto lontano, quando un movimento attirò la sua attenzione; preso dalla malinconia, decise di andare a vedere cos’era visto che non aveva voglia di tornare dentro. Data la sua vista acutissima, l’oggetto della sua attenzione si rivelò molto più lontano del previsto, ad oltre un km di distanza; quando fu quasi giunto a destinazione, riuscì a distinguere due voci: una anziana ed implorante, l’altra roca.
« Ti prego giovanotto, sul serio non ho niente: i miei figli non mi lasciano nulla, a stento qualcosa per mangiare, ti prego… è Natale… » disse il vecchietto singhiozzando, curvo sotto il peso degli anni e dei dolori.
« Certo, ma lasciami controllare se è vero no? » E i due complici strattonarono l’anziano violentemente, facendolo cadere al suolo e cominciando a perquisirlo.  Niall rimase paralizzato, sconvolto dall’indifferenza della gente, che persa nei racconti dei cenoni e pranzi di quei giorni, dei regali, della spesa, dei presunti torti subiti, auguri non fatti o non all’altezza delle aspettative, passavano senza accorgersi del dramma che si stava consumando davanti ai loro occhi. Era lontano, ma in un istante fu lì e li ridusse in tre masse inermi riverse al suolo, col sangue che risaltava sul bianco della neve. Sentì il tremito scuoterlo sempre più violentemente e il respiro trasformarsi in un ringhio. Si voltò contro il muro e strinse forte i pugni appoggiandosi ad esso, tentando di calmarsi; ad un certo punto sentì una mano leggera posarglisi sulla spalla.
« Grazie giovanotto, ma non valeva la pena di metterti nei guai per me: mi dispiace, sono solo un essere inutile, un inetto, un peso, che non serve a nulla e non fa altro che guastare le vite altrui. Va via, scappa prima che chiamino la polizia o che loro si riprendano: gli hai solo spaccato le labbra mi sa… magari qualche dente… »
Quel tono così triste e rassegnato sciolse il suo cuore e la sua tensione; si voltò verso l’uomo guardandolo con pietà.
« Si sente bene? Venga, la accompagno a casa. »
« Oh no, caro ragazzo, non si disturbi, ce la faccio da solo, sto bene. »
« Senta non l’ho salvata affinché si ritrovi in pericolo un istante dopo; per favore, insisto.
Alla fine il vecchietto dovette acconsentire e, dopo aver controllato che davvero quei tre fossero solo svenuti, si allontanarono richiamando l’attenzione della gente perché chiamassero qualcuno affinché si occupasse di loro. Niall si trattenne a lungo nell’umile dimora di quel mite signore, e vi restò finché non fu richiamato a casa dagli amici preoccupati. Lo salutò pensando che aveva salvato una povera anima sola ed infelice e che avrebbe potuto fare tanto per rendere la vita migliore sia a lui che ad altre persone in difficoltà: la sua maledizione poteva essere un dono, non poteva non sfruttarlo.
Da quel giorno in poi, andava quasi ogni pomeriggio a prendere il tè da Paul, così si chiamava il suo nuovo ed anziano amico, mentre la sera e la notte, quando ne aveva tempo, perlustrava le strade della sua città con una felpa ed una sciarpa a celare la sua vera identità, sventando furti e violenze contro la povera gente.
Ben presto a Mullingar si cominciò a parlare di un vigilante, figura misteriosa e non autorizzata che però rendeva più sicure le strade del luogo: la popolazione lo amava, la polizia lo braccava.
Il ragazzo iniziò a sentirsi meglio, più felice e realizzato poiché, nonostante le difficoltà, aveva finalmente trovato il suo posto in quella comunità. Usciva più spesso e riprese a concedersi alcuni svaghi che si era auto-precluso, come il piacere della birra e delle serate nei pub; lui ed i ragazzi pensarono anche all’idea di proporsi come band locale.
Era tantissimo tempo che non si trasformava e l’euforia per i suoi progressi unita all’atmosfera festiva, ottenebrarono il giudizio non solo del diretto interessato, ma anche quello dei suoi amici che non si accorsero del reale pericolo che il ragazzo correva: sarebbe potuto finire in carcere o peggio, perdere il controllo e far del male a qualcuno… addirittura ucciderlo. I ragazzi non sospettarono neanche che lui fosse il vigilante e lui, del resto, se ne guardò bene dal confessarlo: solo Paul sapeva la verità.
« Niall ragazzo mio, devi smetterla, finirai col farti male sul serio. O per farne a qualcun altro; lo so che fai del bene, ma non spetta a te e comunque non in questo modo: la giustizia privata non porta mai a nulla di buono ma solo a violenza che genera altra violenza. »
Ma quel sapore di libertà, dovuto alle nebbie opprimenti che ormai avevano lasciato il suo cuore guardando gli sguardi riconoscenti di chi aiutava, gli aveva offuscato il lume della ragione.



Spazio d'autrice.
Ciao ragazzeeee! 
Uhm... spero che il capitolo vi piaccia: lo so che è leggermente più corto degli ultimi, ma succedono un sacco di cose xD
Comunque è abbastanza di passaggio, ma fondamentale per i risvolti futuri ;) (i prossimi sono più lunghi, ho controllato xD)
Cooomuuunquuuue, fatevi sapere cosa ne pensate e se vi piace l'idea del vigilante :D
Avete visto quanto è bellino Paul??? *-* ahahahhah
P.S. 
Mi sono azzeccata con una canzone stupenda, di un duo di Dublino che ho conosciuto grazie al nostro "irlandese biondo che fa impazzire il mondo" (consigliò una loro canzone in un tweet di tipo 1 anno e mezzo fa...xD)
I ragazzi sono i due fratelli Hudson Taylor, Harry (21) ed Alfie (19). La canzone si chiama "World without you" 
https://www.youtube.com/watch?v=dIBIjK9Udrw&hd=1
Fatemi sapere cosa pensate anche di loro! ;)
Un bacioneeeee!!! See ya soooon!
Jane.

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Capitolo 23
*** Chapter XXIII - Problems. ***


Note.
Consiglio "Something great". <3


 






 

Chapter XXIII – Problems.   
 
Il suono dei suoi passi veloci e pesanti si udiva appena, attutito dallo spesso strato di neve che ricopriva il marciapiedi. Il respiro formava nuvolette di vapore anche attraverso la sciarpa, tanto la temperatura era rigida. Il suono della musica attutita e distante, giunse comunque alle sue orecchie facendogliele rizzare: essere un mezzo-lupo aveva conseguenze anche sulla sua condizione “umana”.
Si fermò in lontananza osservando la porta della discoteca aprirsi e chiudersi, vomitando masse di persone ubriache fradicie, o peggio; sapeva che le discoteche erano un punto caldo, per questo era lì a quell’ora di notte, o forse doveva dire del mattino?
Osservò il cielo nero come la pece pensando a chissà dove fossero andate a finire le stelle; forse erano andate da lei per invitarla a percorrere con loro i sentieri del cielo? Sorrise, pensando che se fosse stata una stella, lei sarebbe sicuramente stata la più bella, luminosa, calda…
Sobbalzò quando una nota acutissima gli trapassò i timpani. Si guardò intorno cercandone la fonte, massaggiandosi le orecchie con una smorfia infastidita.
Sei qui per uno scopo razza di imbecille matricolato, non ti distrarre!
Ma come faceva a non distrarsi quando il suo angelo entrava in volo nei suoi pensieri scompigliandoli tutti? Scompigliandolo tutto…
Scosse la testa e si diede una mossa verso la fonte del rumore, cosa piuttosto difficile viste le interferenze che provenivano dall’area della discoteca; andò ad istinto e si diresse in un vicolo isolato: era arrivato.
Di nuovo la stessa scena… sempre la stessa scena… tre uomini ed una donna che a stento si reggeva in piedi mentre vomitava anche l’anima. Si preparò a scattare più veloce della luce, ma qualcosa lo pietrificò: i capelli leggermente mossi di lei formarono un arco aggraziato mentre uno di loro la afferrava da dietro affinché stesse dritta, ed improvvisamente, il volto di quella sconosciuta si tramutò in quello che lui tanto amava. Fu un istante, giusto il tempo che un brivido di terrore lo scuotesse violentemente, prima che tutto divenisse buio, nero e rosso, come la furia.
 
Rientrò in casa mezzo congelato.
Cazzo, cazzo, cazzo!
Si portò le mani al viso lasciandosi scivolare lungo la parete della sua stanza fino a ritrovarsi a terra, accanto ai residui dei suoi vestiti, ormai strappati e sudici di bava.
Che cazzo ho combinato… pensò di nuovo emettendo un singhiozzo strozzato.
 
La porta sbatté così violentemente che si fece un buco nel muro, ma il ragazzo, impassibile, continuò a restare rintanato sotto le coperte, nella stessa posizione fetale di quando ci si era rifugiato, dando le spalle all’entrata. Un giornale fu violentemente sbattuto sul pavimento davanti ai suoi occhi, in prima pagina figurava un’enorme foto di un vicolo innevato, costellato di macchie di sangue e di graffi profondi alle pareti, ma ciò che faceva più impressione, erano le enormi e profondissime orme di lupo che erano rimaste incise nella neve bianca: una vista simile avrebbe fatto tremare il cuore del più impavido.
« Che-cazzo-hai-combinato. » Sputò fuori Louis scandendo bene ogni parola come se stesse masticando macigni: non era una domanda, non voleva una spiegazione, solo un’ammissione di colpa, un segno che fosse consapevole della gravità dell’accaduto.
Il biondo continuò a guardar fisso davanti a sé: non aveva neanche la forza di rispondere o di sentirsi provocato, si sentiva solo tremendamente abbattuto. Durante le poche ore rimaste di buio prima che i ragazzi potessero accorgersi di tutto, aveva vagliato ogni conseguenza: ora tutta la città aveva paura, perché un vigilante lo potevano anche accettare, ma una bestia immonda no; sapeva che lo avrebbero braccato ancor peggio, sapeva che avrebbe dovuto fornire delle spiegazioni a coloro a cui teneva, sapeva che avrebbe dovuto affrontare il giudizio di quegli occhi castani che amava da morire e sapeva che la faccenda stava diventando molto rischiosa. Lui non poteva perdere il controllo… era troppo pericoloso.
« Niall, credo che tu ci debba delle spiegazioni. » Asserì Liam duro, si poteva chiaramente avvertire la profonda delusione che permeava la sua voce. L’interpellato si voltò lentamente in direzione degli amici e con sguardo spento e voce atona, iniziò a spiegare in modo conciso ciò che aveva fatto in quel periodo e che voleva continuare a fare.
« I-io… mi sento vivo, vero, perché è vero che sono un mostro ma tutto ciò può portare anche a qualcosa di buono ed ora che l’ho scoperto sarei un egoista a non far nulla; posso aiutare sul serio la gente e quindi io devo farlo. Io voglio farlo. » Adesso i visi dei suoi migliori amici erano un po’ più rilassati visto che la rabbia era svanita, ma la preoccupazione restava.
« Ok Niall, questo lo si può anche accettare, ma ieri hai perso il controllo e sai quanto tutto ciò sia pericoloso, credo che dovresti smettere, ti sei spinto troppo oltre evidentemente. » Sostenne Zayn.
« Sai perché ieri ho perso il controllo? Perché la stavano stuprando. L’hanno afferrata nello stesso modo in cui quei bastardi agguantarono Ginevra quella… sera… ed io ho rivisto il suo volto cereo davanti ai miei occhi. Cosa avreste fatto voi? Non avreste perso il controllo davanti ad un orrore simile? » Li sfidò il ragazzo quasi ringhiando. I quattro sospirarono sconfitti, poiché non avevano nulla da ribattere.
« La lontananza di quella ragazza non ti ha fatto bene… ti ha di nuovo scombussolato e quindi hai cercato qualcos’altro per evadere. Una volta lei ti bastava per “sentirti vivo e vero”, per sentirti utile e avevi trovato il tuo posto in questo mondo, ma da quando lei è partita hai ricominciato a non capire più niente. Spero solo che ora riuscirà a bastarti ancora, altrimenti quale sarà la prossima cosa da cui trarrai dipendenza? » Gli chiese Harry tremendamente serio: aveva paura che l’amico cadesse in un baratro e non riuscisse più a risalirne, temeva che la discesa rovinosa fosse già cominciata.
« Hazza non è una dipendenza la mia, voglio solo diventare una persona migliore ed essere alla sua altezza; lo sai che lei mi basta: io la amo. »
« Lo spero davvero amico mio, lo spero davvero. » Disse il riccio abbracciandolo forte; non voleva perderlo di nuovo.
« Le dirai la verità vero? Starai buono per un po’ vero? Finché le acque non si calmano e non sarai sicuro che “l’effetto Mare” sia di nuovo attivo così da non perdere più il controllo. » Lo ammonì Liam.
« Certo che glielo dirò. Però… con calma, non voglio deluderla o farla preoccupare. »
« Ed è per questo che non correrai rischi inutili e che farai tutto ciò che lei desidererà. » Annuì Louis più che convinto del buon giudizio della ragazza in questione.
« Facciamo le frittelle? » Chiese Zayn per distendere l’atmosfera; Niall sorrise felice: aveva una fame da lupi!
 
Tentò di rallentare il ritmo del suo respiro come anche quello del suo cuore; non riusciva a star fermo, saltellava impercettibilmente sul posto flettendo le gambe, ma se avesse potuto avrebbe fatto dei salti da gigante e sarebbe corso a perdifiato per ogni dove, tanta era la sua eccitazione. Ingoiò l’ennesimo groppo che gli si era formato alla gola: era sì smanioso, ma aveva anche un po’ paura.
E se fosse cambiato qualcosa?
Scacciò quel pensiero orribile prima che gli venisse anche la nausea. E finalmente scorse una massa di gente che usciva dal terminal e lì in mezzo, quasi totalmente sommersa perché più piccina, una massa dai colori del mare. Davvero cominciò a saltellare sul posto con un sorriso  da ebete stampato in faccia, aspettando il momento in cui lei sarebbe riuscita a districarsi dalla folla. Alla fine il suo piccolo corpicino uscì mezzo ammaccato da dietro due bestioni enormi: per poco il ragazzo non scoppiò a ridere tanto la sua faccia arruffata era buffa. Poi gli occhioni castani lo scorsero ed un sorriso enorme, pieno di gioia, le illuminò il volto: lasciò la valigia lì dove si trovava e gli corse incontro saltando tra le sue braccia aperte pronte ad accoglierla, cingendogli i fianchi con le gambe e il collo con le braccia. Niall prese a girare in tondo stringendola forte a sé, ispirando tutto il suo profumo, sentendo le sue forme, percependo tutto il suo calore che tanto gli era mancato. Alla fine Ginny appoggiò la fronte contro quella di lui, mentre le onde blu le ricadevano in avanti come a creare un velo spumoso tra loro ed il mondo esterno e sorrise felice, perdendosi di nuovo nel blu di quegli occhi: gli era mancato così tanto. Il ragazzo si avvicinò dolcemente e le baciò le labbra chiudendo gli occhi, perdendosi completamente in quel mare di emozioni. Quando si staccò il suo sguardo era dolcissimo e fece strusciare i loro nasi: si sentiva di nuovo bene.
« Ti amo. » Sussurrò piano e sorrise quando la vide arrossire.
« Ti amo. » Rispose lei facendo inclinando la testa nel suo bellissimo sorriso.
La fece scendere e la prese per mano mentre tornavano a recuperare la valigia.
« Come stai? »
Quanto poteva esser bella quando inclinava la testa? Infinitamente…
« Ora bene. E me la sono cavata anche durante le vacanze. Tu? Sei stata bene con la tua famiglia? »
« Sì, tanto… » E da lì cominciò tutto il resoconto dettagliato delle sue vacanze. Occhi-blu era felicissimo di risentire la sua voce e di vedere che lei era sempre la stessa, che non era cambiato nulla. La riportò a casa e passò la serata in famiglia divertendosi tanto nell’atmosfera festosa che si era venuta a creare; quando si fece ora di andare a letto, lui fece finta di ritornare a casa sua per poi ripresentarsi in camera di lei aspettandola per dormire insieme. Ginny si accoccolò tra le sue braccia stringendolo forte, ispirando il suo odore di bosco e lasciandosi intorpidire dal calore del suo corpo. Pian piano, si rilassò totalmente, cullata dal senso di sicurezza e pace che lui gli conferiva e dalla canzone che le sussurrava all’orecchio, accarezzandola dolcemente. Quella notte continuò a risentire la sua stupenda voce calda anche nei sogni.

Spazio d'autrice.
Ciao ragazze!!!
Come va? Io ho ripreso a studiare però la volontà non c'è proprio per questo sono qui, invece che a fare il mio dovere xD
Beh, spero che il capitolo vi piaccia!
Che ne pensate della decisione di Niall? Di essere un "Vigilante"? Vi piace questa idea? A cosa pensate che porti?
Faaatemii sapere! :D
Un bacione enorme, e grazie a tutte per leggermi, seguirmi ecc!!!! :D
Jane.


 
 
 

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Capitolo 24
*** Chapter XXIV - Hold me. ***


Note.
Consiglio "Ours" di Taylor Swift,
anche se non è proprio indicata per il capitolo,
mi piace molto.

 





 



Chapter XXIV – Hold me.
 
Le baciò piano la fronte, e la avvolse ancor di più nel suo corpo. Notò lo scintillio di una collana intorno al suo collo e riconobbe il ciondolo, un angelo: era il suo regalo di Natale, l’aveva tenuto sempre. Sorrise al pensiero e le baciò il collo: il suo angelo era tornato.
« Piccola… svegliati amore vorrei parlarti. » Le disse a malincuore: in mattinata avrebbe rivisto i ragazzi e voleva essere lui a spiegarle cosa era successo. La osservò stiracchiarsi e sospirare, finché non ne incontrò lo sguardo assonnato.
« Buongiorno… »
« Buongiorno. »
« E’ proprio indispensabile? Non puoi parlarmi più tardi? Anzi… tu comincia che io ti ascolto… » Mugugnò rintanandosi nell’incavo del suo collo facendolo scoppiare a ridere; questo la fece scuotere e si affrettò a tappargli la bocca.
« Shiiii! E se ti sentono? Che gli diciamo poi? » Lui le posò le mani sui fianchi e la fece spostare in modo che fosse seduta sopra di sé, poi mise su un’espressione maliziosa.
« Che sono il tuo amante… » Fece l’occhiolino e si morse il labbro mentre Ginny diventava viola. In un secondo ribaltò le posizioni e le infilò un mano sotto la maglia accarezzandole la schiena; la ragazza era stata colta così alla sprovvista che restò immobile con gli occhi spalancati, questo fece ridere Niall di nuovo, così affondò la testa nel cuscino per non farsi sentire.
« Comunque sul serio devo parlarti, e devo farlo prima che incontriamo i ragazzi. » Si mise sui gomiti e prese ad accarezzarle i capelli per rilassare sia lei che se stesso.
« C’è qualcosa che non va? »
« Mi… sono trasformato. »
« Oh… dove? »
« Per strada. »
« E’ successo qualcosa di grave? » Ora era davvero preoccupata.
« Non ho ucciso nessuno. Anche se lo meritavano. »
« Chi? »
« Volevano stuprare una ragazza. Io ho pensato di cominciare ad intervenire quando succedono queste cose perché credo di poter fare molto, di poter impedire il 90% delle cose brutte che accadono nei dintorni ogni notte o giorno, ma non mi trasformo mai. Tranne l’altro ieri: in lei ho rivisto te…» Concluse sommergendola col blu dei suoi occhi. Ginevra gli accarezzò il viso e poi lo baciò intensamente.
« Niall non è tuo dovere salvare il mondo: è bello aiutare la gente ma non puoi mettere in pericolo te stesso per perseguire il tuo intento; capisco che se accade qualcosa davanti ai tuoi occhi e tu hai le capacità per cambiare la situazione devi intervenire, ma andarsela a cercare… Promettimi che non farai più cose avventate. » Il ragazzo annuì più volte ad un centimetro dal suo volto, totalmente conquistato da quel cioccolato fuso che erano i suoi occhi, poi la baciò dolcemente premendo le labbra contro le sue.
 
Si sentirono dei forti colpi battere contro la porta. Paul si affrettò ad andare ad aprire per quanto l’età gli permettesse d’esser veloce. Si ritrovò davanti un Niall ultra eccitato che lo strinse in un grande abbraccio che il vecchietto tentò di ricambiare, totalmente sommerso dall’imponenza del giovane.
« E’ tornata. » Disse il ragazzo con gli occhi blu che mandavano scintille mentre un tremito gli attraversava tutto il corpo facendogli venire la pelle d’oca.
« Sono contento per te ragazzo mio; per questo motivo, non uscirai più a tentare di salvare la gente: non è compito tuo. »
« Certo starò buono per un po’ adesso la situazione è troppo rischiosa per mostrarmi nuovamente in giro ma… »
« Niente ma ragazzo. Ascoltami bene: tu non farai mai più cose pericolose che possano mettere in pericolo la tua vita ci siamo capiti bene? » Paul non arrivava che al petto di Niall, ma risultò comunque molto severo ed autoritario: si trattava del bene di quel ragazzo che ormai considerava come un figlio, un figlio che non aveva mai potuto avere poiché gli era stato portato via.
« Cosa? Ma io… »
« Non mi interessa ragazzo. Il tuo scopo nella vita non è farti ammazzare tentando di salvare persone che spesso si mettono da sole nei guai o che comunque la polizia potrebbe tranquillamente aiutare se tu gli dessi modo di fare il suo lavoro; smettila una buona volta di fare il paladino della giustizia e fai ciò che ogni uomo come si deve dovrebbe fare: amare la donna che il Signore gli ha concesso di avere accanto e rendere felice ogni giorno della sua vita; è un compito più che onorevole ed è tuo dovere farlo bene. Non fartela scappare ragazzo perché senza di lei la tua vita non vale nulla; non te lo dimenticare mai. »
Ha ragione… è lei che mi ha insegnato a vivere. Cosa sono io senza di lei? Nulla…
 
« Posso aprirli ora o no? »
« No. »
« Vuoi che mi spiaccichi al suolo? Ouch… » Ginevra si sentì sollevare e si ritrovò accoccolata tra le sue braccia, stretta contro il suo petto; lo sentì armeggiare con delle chiavi.
« Niall, perché non posso guardare se stiamo andando a casa tua? » Lo sentì sbuffare.
« Perché è una sorpresa; la smetti? A furia di fare domande te la rovinerai. » Asserì posandola sul divano del salone e sfilandole il cappotto, poi la prese per mano e la condusse di fronte alla vetrata che dava sul giardino.
« Ora puoi aprirli. » Vedere la sua faccia stupita e felice fu un’enorme soddisfazione. Davanti a loro c’era un tavolino apparecchiato per due, con una candela accesa al centro.
« Wow… ne valeva la pena… »
« Lo so… siediti, vediamo se vale anche il cibo. » La fece accomodare e poi portò degli stuzzichini dalla cucina.
« Ho messo a scaldare lo sformato di patate e la fonduta: spero di non aver fatto disastri. » Disse con faccia colpevole. Lei gli accarezzò una guancia sorridendogli.
« Possiamo sempre ordinare la pizza… »
« Bastarda… »
« O passare tutta la notte in bagno… »
« Meno male che ce ne sono tanti in questa casa. »
« Eh già. » E scoppiarono a ridere insieme.
In realtà la cena si rivelò molto buona e Ginevra si complimentò con l’irlandese per le sue notevoli doti culinarie, poi si sedettero sul divano al buio, a guardare la neve che scendeva fuori dalla finestra.
« Dove sono andati i ragazzi? »
« Dalle ragazze. » Rispose lui con semplicità. « E non torneranno stanotte… » Aggiunse un po’ meno candidamente.
« Oh… » rispose la fanciulla mentre il cuore prendeva a martellarle in petto.
« Oh… » Sussurrò lui al suo orecchio stringendola tra le sue braccia e baciandola. Il bacio si fece sempre più intenso e Niall la prese in braccio per trasportarla fino alla sua stanza. Spalancò la porta aiutandosi col gomito e la posò delicatamente sul letto, senza mai interrompere il contatto tra loro; poi si spostò sopra di lei, infilando la mano destra sotto la sua maglia per sentire il contatto con la pelle della sua schiena: Ginevra inarcò involontariamente il busto quando lui prese a salire lentamente verso l’alto, massaggiandogliela. Il bacio si fece ancora più intenso e lei gli afferrò i capelli e la maglia, spingendolo ancor di più contro di se; Niall si staccò e in un nanosecondo si ritrovò a torso nudo, si fermò a guardarla con gli occhi pieni di passione, respirando piano con la bocca, poi riprese a baciarla ribaltando le posizioni. Le stringeva i fianchi, li accarezzava muovendosi dal basso verso l’alto e viceversa, solo che ogni volta arrivava un po’ più su, finché non superò l’altezza del reggiseno e con un unico movimento fluido, le sfilò la maglia e finalmente la pelle liscia di lei entrò in contatto con la sua, bollente. Fu come se un vulcano gli fosse esploso dentro, la vista gli si annebbiò e non capì più nulla, se non che quella era la sensazione più bella che avesse mai provato. Con un rapido scatto dei reni la riportò nuovamente sotto di sé e prese a baciarla ancora più forte, ancora più voglioso; ansimava, tanto grande era l’intensità delle sue emozione: la voleva. Ad un certo punto, mentre lei gli baciava il collo, sentì affiorare dalle proprie labbra un suono strano, che non avrebbe dovuto esserci: un ringhio; cercò di non pensarci, ma quando fece per continuare a spogliarla, un fremito violentissimo lo scosse tutto e spalancò le fauci in quello che sembrò quasi un ruggito. Boccheggiante tornò in sé e si accorse di tremare, troppo perché lo si potesse considerare normale; inoltre vedeva anche sfocato, a tratti meglio e a tratti peggio: stava per trasformarsi. Si allontanò con un balzo dalla ragazza che lo guardava preoccupata e si appoggiò alle pareti tentando di calmarsi, ma quelle emozioni erano troppo forti e lo stavano scuotendo tutto: non poteva gestire le due cose insieme, o smetteva di desiderarla per evitarle di saltarle addosso, o si concentrava sul non far emergere il lupo, ma sarebbe stato inutile se avesse continuato a star con lei. Si voltò verso il muro mentre le lacrime gli solcavano il viso, puntò le unghie nell’intonaco e incise dei solchi profondi, perché erano già diventate artigli; con un ultimo gemito di dolore, si trasformò completamente, ed il suo lamento divenne un ululato. Si accasciò a terra avvolgendosi su se stesso, continuando ad emettere quei versi tristissimi. Ginevra sentì il suo cuore spezzarsi: non riusciva a vederlo così. Si infilò la maglia e lo scavalcò, per infilarsi nell’incavo tra le sue zampe; lui fece per sottrarsi ma lei non lo lasciò andare.
« Ti amo Niall, e voglio stare con te, non mi importa in che modo, voglio semplicemente stare con te. »
Disse a quegli occhioni dorati, stringendogli il muso tra le sue piccole mani, soprattutto se paragonate alla mole di quel bestione. Lui le sfiorò la fronte con il muso umido, e lei gli diede un dolce bacio a stampo sulle fauci. Il ragazzo allora, la circondò con la sua testa, e la avvolse completamente col suo corpo; si addormentarono così, con lei che gli abbracciava il capo e lui che la isolava dal mondo circostante, immersa com’era in quella calda “cuccia”.

Spazio d'autrice.
Ciao ragazze!
Beh, buon Natale!!! (li faccio in anticipo tanto è dopo domani xD)
Comunque, che ne pensate di questo capitolo??? Fatemi sapere che ve ne pare della piega che sta prendendo la storia.
Diciamo che il lupacchiotto che è in Niall sta creando un po' di problemucci, però Ginny lo ama lo stesso :)
Voi come l'avreste presa??
Ad ogni modo, questo capitolo è un po' più lungo (per fortuna) perché non credo di riuscire ad esserci molto per il prossimo mese: devo dare 2 esami tra gennaio e febbraio e sto indietrissimo con lo studio, quindi non ho tempo di scrivere...
Mi dispiace :(
Beh, nel caso non dovessi farcela, vi auguro anche buon anno nuovo xD
E vi lascio con questo video: non so se lo avete già visto, ma io piango ogni volta che lo vedo! Mi commuove vedere realizzate le parole dell'inno: fratellanza e comunione tra tutte le persone della Terra.

Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
http://123-videos.fr/il-miglior-pezzo-mai-passato/?fb_action_ids=10202770635377524&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B628140993917330%5D&action_type_map=%5B%22og.likes%22%5D&action_ref_map=%5B%5D
Jane.

 
 

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Capitolo 25
*** Chapter XXV - Nightmare! ***


Note
Consiglio "Some nights".


 











Chapter XXV – Nightmare!
 
Sentì il rumore dei passi farsi sempre più vicino e si guardò intorno in preda al panico: era buio pesto, ma in lontananza riuscì a scorgere una macchia più scura. Si sentiva il suono rauco e il calore del respiro di un animale enorme; si aprirono due crudeli occhi rossi e le zanne candide baluginarono quando la bestia le scoprì in un ghigno malvagio. Niall prese ad ansimare muovendosi a tentoni nel buio, cercando di celare ciò che la bestia stava cercando, ma vide lo sguardo di lei posarsi esattamente nel punto in cui il corpicino indifeso della ragazza giaceva dormiente ed ignaro del pericolo. In quel momento il panico lo invase completamente mozzandogli il respiro, mentre il cuore gli bucava il torace; si parò davanti a quel muso crudele allargando le palme delle mani verso di lui, intimandogli di fermarsi.
« No, tu non le farai del male! » Esclamò, ma l’animale ringhiò mostrando le fauci acuminate avvicinandosi ancor di più, sfidandolo.
« Vai via… » Scandì bene il ragazzo con uno sguardo omicida, mentre il panico andava pian piano tramutandosi in furia pura. « Tu-non-la-avrai-mai! »  Ringhiò alla fine urlando, mentre il suo corpo cominciava a mutare. Solo allora, mentre perdeva il controllo di sé, si accorse che la bestia di fronte a lui lo guardava con un ghigno malevolo e vittorioso: aveva perso, era caduto nella trappola, il mostro era lui! A quel punto si sentì male sul serio, cadendo preda di un attacco d’asma.
 
Ginevra aprì gli occhi di scatto quando sentì il corpo del ragazzo sobbalzare contro il suo, scosso da movimenti convulsi ed involontari. Si voltò preoccupata, mentre nelle orecchie le risuonavano i rantoli rapidi e strozzati dei respiri di lui e ne osservò il volto straziato: sembrava quasi in preda ad una crisi epilettica. La ragazza si fece coraggio ricordando che lui per fortuna non ne soffriva e lo scosse un po’ chiamandolo per svegliarlo, ma Niall continuò a dimenarsi ed ansimare, senza dar segni di coscienza. Allora Ginny gli salì a cavalcioni, tentando per quanto possibile di bloccargli gli arti con i propri e chiamandolo ad alta voce, ma ancora non ottenne risultati; alla fine, quando ormai i respiri non erano diventati che minuscoli rantoli ed aveva perso anche la forza per dibattersi, gli mollò un ceffone a mano versa con quanta più forza aveva in corpo: il suono fu micidiale.
Niall aprì gli occhi di scatto tirando un profondo respiro, come se fosse appena riemerso da un’apnea troppo lunga, e riprese ad incespicare in cerca di aria, con gli occhi dilatati dalla paura; la ragazza si affrettò a praticargli la respirazione bocca a bocca. Quando finalmente fu tutto finito, si accasciarono entrambi esausti e il ragazzo prese ad accarezzare meccanicamente i capelli della testolina che posava sul suo petto.
Ginevra gli posò un bacio bollente in mezzo al petto ed alzò il capo per osservarlo, ma prima che potesse chiedergli nulla, la porta della camera si spalancò mostrando la faccia dispettosa di Louis che subito si illuminò, come se non si aspettasse di riuscire a vedere davvero qualcosa di “serio”.
« Ah-aah! Non vi è bastata la nottata, eh birbantelli? E nemmeno il letto a quanto pare. » Sorrise sornione guardando i due in quella strana posizione: Niall nudo disteso di schiena e Ginny a cavalcioni sopra di lui, puntellandosi con le mani sul pavimento accanto alla testa del ragazzo.
Il biondino fece per parlare, ma Mare gli posò un dito sulle labbra zittendolo, poi le sfiorò con le proprie e lo aiutò ad alzarsi e coprirsi; solo a quel punto Louis notò i solchi nel muro ed il suo sguardo si rabbuiò. Guardò intensamente Niall e l’amico annuì: bisognava fare qualcosa, ma Ginevra non doveva saperlo. Uscì dalla stanza e si rinchiuse in laboratorio con Zayn per il resto della giornata.
 
« Siamo pronti se tu vuoi. » Disse glaciale la voce di Zayn dalla porta.
« Non è perfetta, è quella che stavamo analizzando fin ora con qualche piccola modifica: non siamo riusciti a fare altro ma credo che, date le circostanze, siamo costretti ad accontentarci. »
Il biondo annuì serio, poi uscì dalla sua camera e li precedette fino al sotterraneo, attese pazientemente che lo incatenassero e poi si preparò al dolore, perché sapeva che sarebbe stato immane, come sempre del resto.
« Ginevra… chi va a prenderla stasera? »
« Liam, e le dirà che hai accompagnato Hazza in campagna. Lo sai che non ci riesce proprio a mentire, è quasi peggio di te: subito si fa scoprire… »
« Va bene… »
« Mi dispiace Niall… » Disse Louis con la voce che gli tremava, ma il biondino annuì a stento, lo sguardo perso nel vuoto, concentrato sul suo unico obiettivo: doveva guarire.
Zayn infilò l’ago nella carne della spalla e iniettò il medicinale, poi scappò fuori con l’amico chiudendo la porta della gabbia con un enorme catenaccio. Niall lanciò un urlo disumano sentendo le vene bruciare e gonfiarsi come a voler esplodere, la carne tirarsi tanto da esser sul punto di strapparsi, ed un ringhio profondissimo gli emerse dal petto; poi fu tutto buio.
 
« Ciao Liam! » Esclamò la ragazza abbracciandolo e baciandogli la guancia dopo esser entrata in macchina. « E’ successo qualcosa? »
BAM! Perspicace la ragazza…
« Esattamente… » Disse lui con voce roca ed espressione provocante « Sono venuto a rapirti perché tu sei mia babe, e stanotte sarò io il tuo uomo.  » Dopo un istante di stupore, Ginny gli scoppiò a ridere in faccia.
« Hey, vuoi vedere che lo faccio davvero?! Direzione: Galway! I miei hanno una casa lì, così potremo costruire il nostro nido d’amore senza che nessuno possa disturbarci. » Continuò imperterrito avvicinando il viso a quello di lei.
« Ok… accetto… » Rispose Mare con voce suadente, stando al gioco « solo che hai dimenticato un piccolissimo particolare. »
« Quale? »
« Un certo bestione biondo dagli occhi azzurri, sai, dovresti conoscerlo si chiama Niall James Horan e ti spappolerà tutta le ossa: non resterà che cenere di te. »
« Oh, beh, magari cominciamo con una semplice e casta passeggiata? »  
« Ok, però dopo mi porti da lui? A casa sua intendo. »
Liam si buttò nel primo posto libero che trovò e fece finta di essere impegnato nella manovra di parcheggio per permettersi di pensare ad un modo per uscirne senza farsi sgamare.
« Perché? Devi vedere Zayn o Lou? »
« Dai Liam non essere stupido lo sai che voglio stare con Niall: per non essere venuto e non avermi avvisato significa che è successo qualcosa e non me lo vuole far sapere. Su, non sono così stupida non puoi trattarmi come una bambina. »
E ora?! Beh, meglio ammettere…
Sbuffò e le aprì la portiera per poi condurla nel bar.
« Ok, è successo un casino: Harry ha conosciuto una ragazza in discoteca l’altra sera, una svedese, e come suo solito si è affrettato a tentare di concludere. Sono andati nella camera di hotel di lei ed hanno cominciato a strusciarsi, solo che questa è cominciata a diventare un po’ troppo focosa: lo mordeva, gli strappava letteralmente i vestiti di dosso, come anche i capelli e strizzava dove non doveva; così il riccio ha usato la scusa di non avere il preservativo, e dopo molto travaglio, è riuscito a filarsela. Per paura di rincontrarla, s’è barricato nella casa di campagna dei genitori chiamando Niall in cerca di aiuto: ha subito un trauma psicologico non indifferente! » Osservò la faccia della ragazza per vedere se c’era cascata e notò che aveva un’espressione a metà tra il divertito e l’impietosito.
« Tutto ciò mi sembra un po’ assurdo però… beh, povero Hazza, comunque Niall poteva avvertirmi. Dopo lo chiamo. »
« No! » Esclamò Liam un po’ troppo rapidamente.
Cazzo… mi sono tradito da solo!
« L’ultima volta che Louis c’ha provato, Harry ha cominciato ad urlare come un pazzo cadendo preda di un attacco di panico perché credeva fosse la svedese a telefonarlo. Abbiamo deciso di non sentirci a meno che non sia Niall ad inviare un messaggio in caso di difficoltà; hanno staccato tutto. » Il cipiglio sospettoso di Mare non lo rassicurò, ma la ragazza lasciò correre e presero a bere le loro cioccolate calde e parlar d’altro.
 
Ginevra spalancò gli occhi avvertendo il vuoto al suo fianco per l’ennesima volta da quando era tornata in Italia, solo che adesso era in Irlanda, ma Niall lo stesso non era lì. Si preparò in fretta e prese la strada che portava a casa del suo ragazzo: la sera prima aveva lasciato correre perché era tardi e magari gli altri due coinquilini erano in dolce compagnia, ma adesso non avrebbe desistito. Giunse davanti al cancello e vide che era tutto chiuso, come se non ci fosse nessuno: bussò invano, non ottenendo risposta. Allora fece il giro della casa e si arrampicò su un abete che sporgeva dal muro di cinta: non era mai stata brava in queste cose, ma per fortuna andò tutto liscio; con un tonfo sordo atterrò sulla neve, poi si infilò nella microfinestrella all’altezza del terreno che era stata lasciata aperta per arieggiare lo scantinato. Aveva appena toccato il pavimento che un ringhio possente squarciò l’aria.


Spazio d'autrice.
Ciao ragazze! Buona Epifania!!!
Vi state abboffando??? :D Io no, non posso mangiare nulla xD
Scusate per il ritardo, ma solo oggi ho finito i 4 libri che dovevo fare e da domani comincio a ripetere: ho avuto tempo di scrivere solo un capitolo. :(
Chiedo scusa anche alle ragazze di cui leggevo le storie, perché non ho avuto proprio tempo: sono rimasta indietro!!! :/
Comunque in questo capitolo succedono delle cose interessanti: che ve ne pare?
Secondo voi cosa accadrà a Niall, guarirà?
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, ci terrei tanto. :)
Grazie a tutte coloro che leggono e che hanno aggiunto la mia storia nelle preferite, seguite ecc e soprattutto alle ragazze che mi fanno sempre sapere come la pensano: mi aiutate a proseguire. <3
Un bacio enorme.
Jane.

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Capitolo 26
*** Chapter XXVI - You're still yourself. ***


Note.
Consiglio "Hero"
Enrique Iglesias <3




 










 

Chapter XXVI – You’re still yourself.
 
La ragazza volse la testa di scatto e si diresse circospetta verso la fonte del rumore: alla fine di un corridoio, vide una possente cancellata chiusa da un enorme catenaccio. Si affrettò in quella direzione mentre un brutto presentimento la invadeva procurandole un groppo in gola.
« Auh…ugh… ugh… » Sembrava un cucciolo che piangeva, ma lei sapeva che quello era l’uomo che amava che soffriva. Aveva immaginato bene, ma ciò non era servito minimamente a prepararla psicologicamente all’impatto con l’orrore che si ritrovò davanti: al centro di quel luogo buoi ed asettico, incatenato ad una sedia di metallo, giaceva il ragazzo col capo reclinato. Era nudo ed il corpo sembrava stargli per scoppiare tanto era gonfio: i muscoli erano tesi ai limiti dell’impossibile, le vene erano rilievi bluastri che gli segnavano la pelle diventata più scura; i peli erano più lunghi e folti, anche se a volte sembravano quasi ritirarsi nella carne; i capelli erano più estesi e di un castano molto scuro.
Ginny sentì gli occhi riempirsi di lacrime e cominciò a tremare, incapace di trovare anche solo il fiato per dire un’unica parola: il suo nome.
Perché? Perché gli hanno fatto questo? Perché lo stanno torturando?
La vista le si annebbiò e sentì i lacrimoni caldi toccare il pavimento con un piccolissimo tonfo e si accanì sul catenaccio, ben poco aiutata dalla vista offuscata e dal tremore delle mani; alla fine lo strattonò frustrata prima di lasciarlo andare, sconfitta. Singhiozzava a dirotto, quando un urlo disumano attraversò l’aria come una lama tagliente. Alzò lo sguardo di scatto e vide Niall cacciare anche l’anima in quel grido terrificante, col capo reclinato all’indietro, scosso da sofferenze immense: le vene del collo si fecero nere, o forse non erano quelle: una strana ragnatela scura si stava diffondendo lungo tutto il suo corpo, macchiandolo, incidendolo, conquistandolo; sembrava che un rampicante maligno stesse prendendo vita dentro di lui. LA sua massa aumentò così tanto di dimensioni, che le catene si spezzarono e lei tentò di accucciarsi a terra per ripararsi dai pezzi che volavano ovunque.
Con un ringhio basso, il bestione si alzò dalla sedia e prese ad incedere verso l’entrata della sala; Ginevra lo osservò costernata,  boccheggiando così tanto da non riuscire a parlargli, da non riuscire a trovare la forza di alzarsi ad affrontarlo: quello non era l’uomo che amava, quegli occhi rossi non gli appartenevano, quello non era il lupo che la proteggeva con il proprio corpo; quello era un mostro.
Un’altra lacrima le bagnò la guancia destra, lasciando un solco anche nella sua anima.
Sembra Huk… incontrollabile… dov’è finito Niall dietro tutto questo?
Il mostro si fermò con le mani posate sulle sbarre ad osservarla, ansimando per il dolore che gli bruciava le membra: Ginny poteva sentire il fiato caldo solleticarle la pelle.
Si alzò lentamente e si avvicinò nonostante lui avesse cominciato ad emettere un basso ringhio, ma non accennò alcuna reazione: non era infuriato, solo sofferente.
Sollevò lentamente la mano destra, finché non arrivò a sfiorargli delicatamente la guancia: era bollente, chissà che temperatura corporea aveva in quel momento! Lo osservò chiudere gli occhi e abbandonarsi contro il quel tocco gentile ed il suo sguardo si addolcì: ecco dov’era il suo Niall. Fece un ulteriore passo avanti, ma lui aprì gli occhi di fuoco e scoprì le zanne ringhiando forte: non voleva che si avvicinasse; ma Ginevra non ci badò, gli afferrò il viso tra le mani e lo abbassò cogliendolo alla sprovvista, poi si alzò sulle punte e lo baciò.
Inizialmente il bestione non ricambiò, troppo sconcertato, ma poi qualcosa dentro di lui si accese e premette forte le labbra contro quelle di lei, stringendo convulsamente le sbarre tra le mani, per resistere all’impulso di stringerla forte e correre il rischio di farle del male. Quando si staccarono, si sentì un forte clangore: due cilindri di metallo giacevano a terra, disintegrate; il rumore fece sobbalzare Ginevra, che poi però scoppiò a ridere perché la scena era troppo ridicola, per quanto drammatica, o forse proprio per quello. Quando si fu ripresa, vide il ragazzo che amava sorriderle dolcemente, col capo poggiato contro le sbarre rimanenti: solo ogni tanto una piccola smorfia lasciava intendere il dolore che ancora provava ed il mostro che ancora si celava dentro di lui.
« Hey… » Sussurrò dolcemente, ma con voce stanca. « Non saresti dovuta venire, non avresti dovuto vedermi così. »
« Tu non avresti dovuto ridurti così. » Ribatté la ragazza, severa.
« Io non posso restare così! Non posso rischiare di farti del male ogn… »
« Ma perché fai finta di non capire?! Lo sai benissimo che non mi farai mai del male! »
« Sono un mostro cazzo! Un mostro, perché non lo capisci? Perché non hai paura? Aargh! » Si accasciò a terra prendendosi la testa tra le mani, mentre i muscoli ricominciavano a pulsare e il nero ad espandersi.
« Io ti amo… come non ho mai amato nessuno e so che anche tu mi ami, lo so per certo. È per questo che non ho paura, è per questo che so che non mi farai mai del male: quando diventi un lupo non diventi un mostro, il tuo essere, la tua mente, c’è ancora; non perdi la ragione e continui a volermi proteggere anche a costo di mettere a repentaglio la tua stessa vita… »
Il ragazzo alzò la testa, ancora più stanco.
« Non lo vedi che sono pericoloso? Che sono fuori controllo? Come posso viverti accanto sapendo di poterti uccidere da un momento all’altro… »
« Prima non lo hai fatto. »
« Avrei potuto. Avrei voluto… »
« Bugiardo. Non mentirmi! » Il tono gelido che usò lo stupì: non ammetteva scuse e inoltre, aveva ragione. Abbassò lo sguardo perché non si sentiva più in grado di risponderle, finché un’altra fitta non lo perforò.
« Niall… »
« Ne parliamo al prossima volta, quando non rischio di sbranarti ad ogni parola ok? »
« Va bene, ma quando uscirai di qui, te la vedrai con me e non sarà una bella esperienza. » Lo minacciò lei puntandogli il dito contro ed incenerendolo con lo sguardo; il ragazzo scoppiò a ridere di gusto.
« Come, sei di fronte ad una bestia feroce e la minacci? »
« Certo! Hai sbagliato, sei un idiota e dovrai pagarne le conseguenze! »
« Hey… dov’è finita la mia dolce principessa, sei ancora tu? »
« Ovvio! Sono sempre io: solo perché non hai mai fatto una stronzata e quindi non mi hai mai dato l’opportunità di mostrarti questa parte di me, non significa che non sia io. »
Il ragazzo rimase ad osservarla, basito, non sapendo cosa rispondere poiché sapeva che aveva ragione e che gli stava facendo capire che anche da lupo, lui restava sempre lui. Il rumore di una porta che si apriva e dei passi lungo le scale lo misero in allarme facendolo balzare in piedi; vide la pistola comparire da dietro l’angolo e puntare contro la ragazza che si trovava al centro del corridoio.
« Noooo!!! » Urlò, prima di lasciare che la furia lo invadesse.
Ginny si voltò appena in tempo per vedere il proiettile partire e chiuse gli occhi, pronta all’impatto che però non arrivò; li aprì e vide Niall accasciarsi al suolo, la cancellata divelta ed uno strano aggeggio sporgergli dal fianco. Lo osservò oscillare all’indietro e poi fare una strana giravolta per non cadergli addosso: riuscì ad afferrarlo poco prima che l’impatto col pavimento di cemento gli spaccasse la testa. Louis accorse subito ad aiutarla ed insieme adagiarono piano il corpo immenso del biondino inerme.
« Che cazzo gli avete fatto?! » Urlò la ragazza ormai in preda ad una vera e propria crisi isterica: potevano toccargli tutto, ma non Niall.
« Sta solo dormendo. » Rispose laconico Zayn. Ginevra prese un profondo respiro mentre l’ira le incendiava le vene.
« Solo? »
« Sì, è un sedativo. »
« Piuttosto, tu che ci fai qui? È pericoloso! Come cazzo ci sei entrata? Vattene subito! Per poco non ti uccidevamo… »
« Ma ti rendi conto di cosa gli avete fatto? Che razza di bestie siete! E quello pericoloso sarebbe lui? Begli amici! »
« Ce lo ha chiesto lui stupida ragazzina che non capisci niente! »
« E voi lo assecondate pure… »
Continuarono ad urlarsi contro, accavallando le voci, senza neanche capirsi, dimentichi di tutto tranne che degli insulti che si stavano lanciando.
« Smettetela di fare i bambini! C’è un mostro da portare in gabbia! » Sbraitò Zayn e Ginevra ammutolì all’istante, serrando i pugni e gli occhi, mentre scopriva i denti in un ringhio profondo.
Questo non lo dovevi dire.
SBAM!
Gli mollò un ceffone a mano versa così forte che il suono rimbombò tra le pareti. La guancia del ragazzo, che per poco non aveva fatto testa e muro a causa della perdita di equilibrio improvvisa, si fece subito rossa, iniziando a gonfiarsi.
« Oh-oh… Ora capisco perché stanno insieme; e noi che ci preoccupavamo per la sua incolum…ouch! » Si interruppe quando un pugno lo raggiunse alla bocca dello stomaco facendolo piegare in due.
« Così ti impari a dire che non capisco niente perché per la cronaca, sono molto più in grado io di guarire Niall che due imbecilli come voi che questo problema glielo hanno procurato! Ora muovetevi: non volevate portarlo nella cella? » Disse imperterrita guardando i due ragazzi a terra, con le mani sui fianchi ed un cipiglio di sfida stampato in volto.

Spazio d'autrice.
Lo so, lo so: potrete mai perdonarmi?
In mia difesa posso solo dire che ho avuto 2 esami consecutivi, che sono aprtita e che martedì prossimo ne ho un altro. E che sto anche scrivendo degli articoli!
Sorry :( non volevo appendervi...
Spero di essermi riuscita a far perdonare almeno in parte con questo capitolo e di riuscire a postare più spesso.
Spero vogliate ancora farmi sapere come la pensiate sulla storia e sulla piega che stanno prendendo gli eventi.
Aspetto vostri commenti...
Un bacione!
Jane.
 

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Capitolo 27
*** Chapter XXVII - No hideaway. ***


Note.
Consiglio "Hideaway" Hudson Taylor <3



 










 
Chapter XXVII – No hideaway.
 
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, balzando in piedi pronto a difendersi, ma mentre il corpo già cominciava a trasformarsi, ricordò.
« Ginevra! » Urlò scaraventandosi contro l’inferriata; ma non l’aveva divelta?
« Hey, sono qui cucciolo, è tutto a posto. » Gli sorrise lei alzandosi dal pavimento ed accarezzandogli una guancia.
« Ho avuto così tanta paura! Vedi perché non voglio che tu stia con me? »
« Niall tutto questo è successo perché tu e quei due idioti avete attuato questa cazzata: prima stavamo benissimo. »
« Non è vero, l’altra sera… io… »
« Niall, tu non mi hai fatto del male, abbiamo dormito insieme e a me sta bene: io voglio stare con te, non mi interessa in che modo; mi basta saperti accanto a me per esser felice. »
« Ma come posso accettare che tu viva una vita così, senza mai andare avanti? Che razza di vita è? »
« La vita che voglio Niall. »
« Ma io non posso dartela! Io ti amo, non posso permettere che tu non abbia una vita normale; vedo il modo in cui guardi Theo ed Emily, il modo in cui ti rapporti con loro: tu sei nata per essere madre, tu adori i bambini e io non posso privarti di questo dono. »
« Niall non è che se una volta è andata male deve farlo anche le altre. »
« No, non è qu… »
« Possiamo adottarli, sarei molto più felice: doneremmo il nostro amore ad un piccino a cui è stato tolto… sarebbe bellissimo… »
Il ragazzo sospirò.
« Non potrò mai far di più che baciarti a stampo e io sono sicuro di non riuscire a trattenermi… ti amo troppo… ma non posso permettermelo! Ciò che ho dentro… ha acuito tutti i mei istinti animali e io non riesco a trattenermi… quando ti bacio e… vorrei qualcosa di più. Io divento violento. L’altra sera ho rischiato di stuprarti cazzo! » Disse alla fine dando un pugno nel muro e riprendendo a tremare.
« Ma che cazzate vai dicendo? Guarda che ero consenziente. »
« Sì, ma ti avrei fatto del male perché non sarei riuscito a contenermi! Come posso correre il rischio che tu un mattino ti svegli accanto ad un mostro che, accecato dalla passione, finisce per violentarti, picchiarti o addirittura ammazzarti! Non tollero neanche un graffio sul tuo corpo, figurati se potrei azzardare una cosa del genere. »
« Niall ma sei diventato scemo?! Anche quando diventi un lupo caratterialmente resti sempre tu! E tu non mi violenteresti mai! Inoltre con me non sei mai infuriato, solo da quando me ne sono andata hai perso la bussola, credi sia un caso? Ho molta più fiducia in te che in qualsiasi altro uomo sulla faccia della terra perché nonostante tu abbia dei seri problemi “corporali”, la tua mente non ha mai vacillato, neanche nelle situazioni più spinose, ed è proprio la mente la cosa più pericolosa che esista! Preferisci che io vada allo sbaraglio, col primo che potrebbe andar bene, per poi scoprire che alla prima difficoltà è davvero un pazzo squinternato violento e possessivo? Potrei scoprirlo dopo anni e potrebbe essere l’ultima cosa che faccio. Oppure dovrei aspettare o creare delle difficoltà per vedere come si comporta ogni persona e trarne delle conclusioni? Tu mi hai dimostrato che anche nelle situazioni peggiori, lupo o umano che sia, infuriato o meno, ciò che prevale è la tua preoccupazione ed il tuo amore per me: cos’altro dovrei chiedere di più? Cos’altro ci sarà mai di meglio per me che non sia te? »
Ma il biondino continuò a scuotere la testa imperterrito.
« Dobbiamo trovare una cura: o questo, o niente. »
« Sono io la tua cura Niall! Ancora non l’hai capito razza di idiota testardo? » Sbraitò a sua volta la ragazza con le lacrime agli occhi, prima di voltarsi.
« Hey, dove vai? »
« A prenderti delle mutande: visto che non lo devi usare, tanto vale riporlo l’arnese. » E lo lasciò solo.
 
« Niall hai fame per caso? » Si sentì la voce isterica di Zayn rimbombare da dietro l’angolo.
« Ovvio! Perché? »
« Perché ti abbiamo procurato un bel bocconcino prelibato! » Terminò il ragazzo comparendo insieme a Luois. Reggevano Ginny da sotto le ascelle e gliela lanciarono contro, verso le sbarre, facendola quasi inciampare. La ragazza non si degnò neanche di guardarli.
« Tieni. » Disse freddamente porgendogli dei boxer e un piatto di toast.
« Perché non vai dentro e lo aiuti a mangiare? Ha le manette… » Chiese il moro velenoso, guardandola con astio e tenendosi una busta di ghiaccio premuta contro il viso.
« Zayn ma sei cretino?! Non ti azzardare. » Esclamò il biondo ringhiando involontariamente.
« Malik stai esagerando… in fondo un ceffone era! Io per poco non vomitavo tutta la colazione e non faccio tante storie come te; ad ogni modo non si merita d’esser mangiata da Niall e non è neanche carino nei suoi confronti dire queste cose. » Lo rimproverò Louis.
« E io che pensavo che tu fossi il più intelligente del gruppo: non solo sei cretino e rancoroso, ma anche impiccione! Se avessi lasciato che ci insultassimo a vicenda senza intrometterti, ora la tua faccia non somiglierebbe ad una mongolfiera. »
« No aspettate, non sto capendo… »
« La tua fidanzata mi ha mollato un ceffone in pieno viso perché ho ricordato a lei e Louis, che si stavano insultando a pieni polmoni, che tu eri a terra sedato e dovevi essere rinchiuso. » Il moro sbraitò così forte che dopo si ritrovò a tossire.
La faccia stupita del biondino si trasformò pian piano, finché non si distese in un enorme sorriso e lui prese a ridere fino alle lacrime.
« Che ridi! Oh ma non finisce qui, parola di Zayn Jawadd Malik, non finisce qui! Mi vendicherò, sì che mi vendicherò! »
« Oh… sto tremando di ppauraa! » Sputò la ragazza gesticolando « Complimenti, neanche Medea sarebbe riuscita ad incutermi più terrore di te. » Finì sarcastica.
« Chi è Medea? » Chiese l’altro, con gli occhioni azzurri che scintillavano interessati: niente da fare, Louis era sempre stato curiosissimo, non riusciva a trattenersi.
« Eroina della tragedia greca, partecipò alla spedizione degli Argonauti aiutando Giasone, ma quando tornarono a Corinto, lui la ripudiò per sposare la figlia del re e succedergli al trono; Medea, oltraggiata, per vendicarsi uccise i loro due figli. »
« Ma è orribile! Non me le faccio più raccontare le cose da te! Vado a mangiare, vieni Zayn. » Urlò il povero ragazzo allontanandosi insieme all’amico.
Ginevra si volse verso Niall che le porse un toast, lo afferrò e si sedettero schiena contro schiena, divisi dalle sbarre.
« Sei proprio forte sai… però non avresti dovuto: gliel’ho chiesto io di fare tutto questo. »
« Lo so, sto solo aspettando che tu esca di qui, poi farò i conti anche con te non preoccuparti. »
Il biondo sospirò sfinito e benché avesse fame, pian piano le palpebre gli calarono sugli occhi, cullato dal calore del corpo di lei e dal suo profumo che sentiva così vicino.
 
« Hey. » Sussurrò piano il riccio posandole con delicatezza una mano sulla spalla e sedendosi accanto a lei sul pavimento freddo.
« Hey. » Rispose Ginevra alzando la testa che teneva posata sulle ginocchia e distogliendo lo sguardo dalla schiena del suo ragazzo addormentato.
Harry la guardò con dolcezza e nei suoi occhi si leggeva il dispiacere che provava sia per lei che per l’amico; prese ad accarezzarle piano i capelli colorati, scoprendole la fronte.
Ginevra sentì il calore di quegli occhi verdi entrarle dentro e sciogliere tutta la tensione accumulata dalla mattina: gli occhi presero a pizzicarle mentre si riempivano di lacrime. Si gettò tra le braccia dell’amico stringendosi forte a lui che la accolse immediatamente, accarezzandola con le sue grandi mani e dondolando piano, gemendo insieme a lei.
Quando si furono calmati, il riccio continuò a tenerla stretta ancora un po’, prendendola in braccio: la sentiva così piccola e indifesa in quel momento, che avrebbe voluto fargli da scudo contro il mondo intero.
« Scusa… » riuscì a sussurrare Mare alla fine.
« Per cosa? Per avermi abbracciato? Allora piangi più spesso. » Rispose di rimando lui facendole l’occhiolino; la ragazza rise a quel finto tentativo di abbordaggio. Gli gettò le braccia al collo stringendolo forte, rischiando quasi di stritolarlo.
« Grazie Harry. Sei un vero amico, ti voglio bene. »
« E’ stato un piacere piccola, vedrai che andrà tutto bene. Niall si rimetterà e starete bene come prima; starete insieme per sempre. » Non capì perché, mentre diceva quelle parole, il cuore gli battesse così forte o perché avesse rabbrividito quando lei lo aveva chiamato amico e gli aveva esternato i suoi sentimenti; seppe solo di averla tra le sue braccia e che lei aveva bisogno di lui, quindi la strinse forte e non pensò a null’altro.

Spazio d'autrice.
Ciao ragazzeeee/i!!!!!
Visto? Sono tornata xD
Oggi quel cucciolo di Hazza si fa vecchio come me anche lui *-* 
Sono contenta che in questo capitolo ci sia stato un po' di spazio anche per la sua immensa dolcezza. Sì, lo ammetto, lo adoro! *-*
Lo trovo dolcissimo! *.* ( faccio così con tutti e 5 purtroppo... se mai avrò la fortuna di incontrarli sarò costretta a scindermi in 5 parti per non andare in crisi esistenziale su chi abbracciare per primo.... :/ )
Quiindiii, benvenuto nel club dei vecchietti Harry! :D
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un grazie speciale alle ragazze recensitrici affezionate <3 e  un grazie anche a tutte voi che continuate a seguirmi e sopportarmi/ci.
Un bacio, a presto, Jane.

 

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Capitolo 28
*** Chapter XXVIII - Scegli me... ***


Note.
Consiglio "Scegli me" Finley.


 





 
Chapter XXVIII – Scegli me…
 
Il giorno passò, mentre i ragazzi si susseguivano nell’andarlo a trovare, c’era solo una costante: Ginny. Restò lì sempre, anche solo in silenzio a guardarlo durante le sue crisi; si diede malata a lavoro. Ora era notte fonda e lei era avvolta nel piumone sufficientemente distante dalle sbarre affinché Niall non potesse toccarla. Il viso era calmo mentre respirava piano nel sonno; le labbra leggermente schiuse sembravano ancora più carnose e rosee: erano irresistibili. Il ragazzo, che sedeva in un angolo sotto la finestra illuminata dai raggi lunari, tentava in ogni modo di trattenersi dall’avvicinarsi, ma il cuore pompava troppo sangue invadendolo d’emozioni, mozzandogli il fiato e facendolo sognare. Sognava di essere accanto a lei e avvolgere quel piccolo corpicino con il suo così grande e caldo, ispirando il suo odore dolce fino ad inebriarsene; di sfiorare piano le sue labbra con le dita, per imprimersene il contorno nella mente. Sognava di percorrere tutto il suo profilo con un dito, beandosi della sua perfezione, che gli avrebbe riempito gli occhi e l’intelletto restandovi stampato per sempre: non ci sarebbe stato più nulla in lui all’infuori di lei.
Non esiste più nulla in me all’infuori di lei…
Pensò avvicinandosi silenzioso alle sbarre e allungando una mano verso le lunghe ciocche color del mare, ma poi si fermò: la sua mano tesa gli oscurava tutta la visuale del capo di lei. Chiuse lentamente il pugno, immaginandosi durante un attacco di furia: vide quel piccolo fiore blu sgretolarsi nelle sue mani e le lacrime gli annebbiarono la vista. I ricordi di quella mattina lo assalirono: la nebbia che invadeva la sua mente, tutto che diventava rosso e il suo corpo che bruciava e sembrava star per esplodere; il clangore delle catene spezzate e quel corpo riverso a terra all’entrata della gabbia; in tutto quel rosso, una macchia di blu. Ricordò di non aver riconosciuto quel volto terrorizzato benché qualcosa di lei lo avesse colpito, facendolo fermare; quel retrogusto di preoccupazione che aveva provato dietro il dolore e la furia quando lei si era alzata e gli si era avvicinata; la sensazione di benessere quando la sua piccola manina gli si era posata sulla guancia, come un balsamo rigenerante; lo stupore e il panico quando le sue labbra morbide avevano sfiorato il suo ghigno e quella sensazione di fatalità che lo aveva attraversato quando l’aveva riconosciuta. Le si era aggrappato come se fosse la sua unica salvezza, la sua unica possibilità di sopravvivenza, l’unica ragione di vita; in quel momento il suo corpo non era scoppiato di dolore, ma d’amore per lei. Solo che poi c’era stato il clangore delle sbarre che aveva sbriciolato per la troppa forza delle sue emozioni, e il fatto che non l’aveva riconosciuta subito: se fosse stata con lui la notte prima, durante le altre crisi, sarebbe stato ancora abbastanza presente dentro di sé da non lasciare che il mostro le facesse del male?
Abbassò la mano e si accasciò su se stesso versando tutte le sue lacrime, perché aveva perso colei che amava: doveva lasciarla andare, perché spezzarle il cuore era meglio che rischiare di ucciderla; sarebbe morto non sapendola più nel suo stesso mondo, ma vederla felice con un altro, quello sì, quello lo poteva sopportare.
 
Un raggio di sole le illuminò gli occhi e lei li aprì accecandosi all’istante.
Saggia mossa genio dei miei stivali… si rimproverò grugnendo e stropicciandosi gli occhi; una lieve risata raggiunse il suo orecchio. Si voltò e vide il suo ragazzo seduto a terra con la schiena appoggiata al muro che la guardava con dolcezza: sul viso si scorgevano i segni di un immane dolore che lo solcava dentro, ma per lei non aveva altro che dolcezza. Ginevra gli regalò un enorme sorriso.
« Buongiorno raggio di sole! » Esclamò lei riuscendo a farlo ridere e a far sparire del tutto le preoccupazioni, anche se solo per poco.
« Non hai intenzione di darmi un bacio vero? »
« Ginny io… »
« Bravo! Sono una signorina perbene io, non sia mai che ti venga in mente di mettere in pericolo la mia virtù: le regole del decoro sono chiare, sarei costretta ad allontanarti; sarebbe un disonore immenso.  » Disse altezzosa racimolando le sue cose e dirigendosi verso le scale, camminando come una gran dama dell’ottocento. Il biondo rise ancora di più e si avvicinò alle sbarre: ora aveva lo sguardo limpido e piuttosto tranquillo.
« Dove vai paperella? » Sembrava una papera per come si muoveva.
« Mi piace paperella! Adoro le papere me ne regali una? »
« Ci manca solo quella a casa di mamma: tra te ed Emily… » Rispose il biondino ridendo di nuovo. Era stupendo come lei fosse in grado di farlo sentire bene.
« Antipatico… comunque vado a preparare la colazione, mio signore. »E con un inchino sparì su per le scale.
Ti amo stupido caparbio…
Tornò dopo un po’ con un piatto che era riuscita a preparare strappando le frittelle dalle grinfie di quei quattro lupi famelici che tentavano di razziare qualsiasi cosa lei cucinasse.
« Scusa: i tuoi amici sono degli animali quando si tratta di cibo, a stento sono riuscita a salvare queste. » Disse porgendogli il piatto.
« Grazie. » Rispose il ragazzo senza accennare ad alzarsi.
« Dai Niall, non fare il cretino, almeno un piatto dalle mie mani lo puoi prendere. Hai per caso voglia di azzannarmi in questo momento? »
« No, ma di baciarti sì… »
« Uhm… vieni, vieni allora! »
« Ginevra… »
« Dai è solo un piatto! »
Oh finalmente ha smosso quelle chiappe lardose! Ma che palla che è! Fargli fare una cosa o convincerlo è peggio di un parto. Pensò sedendosi a terra ad osservarlo mangiare con gusto. Perché è così cocciuto? Perché tutto doveva guastarsi, stavamo così bene insieme. Perché è l’uomo della mia vita e sento di star per perderlo? Forse non dovevo andare via o almeno dovevo portarlo con me.
Sospirò triste e una canzone le attraversò il pensiero.
« Ma non volare via, ti prego cambia idea, non ritornare a casa o almeno portami con te. Scegli me… »
« Cosa? »
« Niente, cantavo. »
« Cosa? Fammi sentire. »
« E’ in italiano, non capiresti. »
« Allora spiegami… traducimi. Comunque lasciami almeno provare: canta per me. »
« Quasi blu metallici,
Quasi come elettrici,
Quegli occhi che
Ricordo anche se
Non li ho visti mai.
 
Forse solo dentro ai miei,
Sogni che forse dovrei
Spiegarti se
Non fosse che tu
Non ci crederai.
 
Perché nemmeno io
Riesco a credere che un Dio
Si sia un po' distratto
Perdendo un angelo
Davanti a me,
Ma ormai già che sei qui,
Ma ormai già che è così,
Non ritornare a casa
O almeno portami con te,
Scegli me...
 
Quasi blu metallici ,
Quasi come elettrici ,
Quegli occhi che
Ricordo e forse
Non rivedrò mai .
 
Ma non volare via,
Ti prego, cambia idea,
Non ritornare a casa
O almeno portami con te,
Scegli me... »
In quella canzone ci mise l’anima, perché non esistevano parole migliori per esprimere ciò che provava in quel momento e anche se lui non parlava la sua lingua, aveva bisogno che capisse. Il ragazzo osservò tutta la disperazione che c’era nei suoi occhi, e pur non comprendendo le parole, la sua voce lo fece rabbrividire al tocco delle emozioni che trasmetteva.
Non puoi fare così piccola mia, non puoi; già è difficile sapere di doverti lasciare andare via, figurati se tu fai di tutto per tenermi con te: diventi irresistibile.
« La tradurresti per me? » Chiese alla fine, tentando di trattenersi dall’andar lì ed accarezzarla per consolarla: non era, o meglio, non doveva essere più compito suo, almeno finché non fosse stato certo di riuscire a nascondere l’amore che provava per lei o che lei avesse superato il colpo.
Quando lei ebbe finito, lui non aveva più voglia di mangiare.
Dovrei scriverle una canzone anch’io… non solo per risponderle, ma per esprimere ciò che provo; perché se la merita… commise l’errore di alzare lo sguardo verso di lei e si perse in quel mare color cioccolato: vi trovò la sua stessa tristezza.
« Avevo capito… » sussurrò piano. Ed hai capito anche tu… e si smarrì di nuovo nei suoi occhi, completamente avvolto dal loro calore.
Una cosa è certa, dovrò confessarti che: your eyes… irresistible…

Spazio d'autrice.
Ciao a tutti!!!
Credo che mi velocizzerò un po' con la storia (mi ci metto d'impegno a scrivere davvero u.u) perché se ricomincio l'uni (24/2 :'() diventa un casino.
Ergo... cosa ne pensate??? Secondo voi Niall fa bene a lasciar andare Ginny per proteggerla o ha ragione lei? Come andrà a finire questa vicenda??
Fatemi sapere le vostre opinioni che sono curiosissima!!!
Ah, qual'è il vostro colore preferito? Sto scrivendo degli articoli sulle proprietà psicologiche dei colori xD
Un bacio!!!! See ya sooooon!
Jane.

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Capitolo 29
*** Chapter XXIX - I love you just the way you are. ***


Note.
Consiglio "Just the way you are."
Billy Joel.


 











 
Chapter XXIX – I love you just the way you are.
 
Stinse forte la presa intorno al manico della chitarra mentre scendeva gli ultimi gradini: era la sua ultima speranza, se non l’avesse convinto così, non sapeva proprio cos’altro fare. Svoltò l’angolo e lo vide alzare lo sguardo nella sua direzione.
« Cosa suoni? » Chiese incuriosito, ma lei lo ignorò e mantenne lo sguardo basso sedendosi a terra. Fece un profondo respiro poi, quando fu pronta, puntò gli occhi nei suo incatenandolo.
« Don't go changing to try and please me
You never let me down before…
 
I would not leave you in times of trouble
We never could have come this far
I took the good times, I'll take the bad times
I take you just the way you are…
 
I said I love you and that's forever
And this I promise from the heart
But I couldn't love you any better
I love you just the way you are…  » Ormai non riusciva più a trattenere le lacrime. « Ti prego Niall, non fingere di non capire: insieme supereremo tutto, l’amore supera tutto… Non mi ami forse? »
Il ragazzo distolse lo sguardo sapendo di doverle mentire, ma non ci riuscì e del resto lei non lo avrebbe creduto.
« Fammi uscire di qui…  » Ginevra prese le chiavi e aprì lentamente la porta; lui era rimasto nel suo angolo sotto la finestra. Gli prese il mento tra le mani ed incrociò il suo sguardo: quanto dolore c’era lì dentro.
Non posso farlo… fermati idiota…
Ma ormai era già troppo tardi: le sue labbra erano posate su quelle di lei e i brividi ed una dolce sensazione di tepore lo stava già invadendo.
Potrei morire così…
Quella notte dormì accanto alla donna che amava.
 
Niall si svegliò di soprassalto per l’ennesima volta: aveva avuto un incubo, sempre lo stesso. Osservò il suo scricciolo dormire tranquillo sul suo petto; le spostò una ciocca di capelli pensando cosa sarebbe successo se il suo sogno fosse risultato vero e il suo viso fosse stato sfregiato…
Scivolò piano dalle sue braccia, si vestì e si calò dal balcone, poi scavalcò il muro di cinta. Si calcò il cappello sulla testa ed alzò il cappuccio: era pronto per un’altra missione.
Quando l’alba stava ormai per spuntare, si rinfilò nel letto accanto a lei; nel momento in cui aprì gli occhi, le diede il buongiorno come tutti i giorni.
 
Si chinò un po’ di più sul libro allungandosi sul tavolo, mentre la guancia scivolava pian piano dalla mano: era in uno stato di apatia tale, che avrebbe sbattuto il mento sul tavolo piuttosto che mettersi dritta. Sfogliò svogliatamente l’ennesimo inutile testo, senza neanche più leggerlo: non c’era niente in quei dannati libri. Ormai lo avevano capito tutti: avevano cominciato a vedersi sempre più raramente per far ricerche e Niall non ne parlava neanche più; avevano perso la speranza, e, dopo quello che era successo, l’argomento era quasi diventato tabù. Quella sensazione di scoramento aleggiava tra loro ad ogni incontro e si stava facendo strada anche nella loro relazione.
Chiuse il libro con uno scatto e si alzò per riporlo, quando decise di cercarne qualcun altro, giusto per vagare un po’ con la mente lontano da quella realtà opprimente.
« Uhm… qualcosa che sappia di casa e allo stesso tempo di luoghi esotici… quindi un libro italiano in… italiano! » Cercò la sessione, ma non era molto fornita, giusto i grandi classici; stava per afferrare la “Divina Commedia” tanto, depressione per depressione, quando scorse il primo libro della letteratura di viaggio italiana: “Il milione” di Marco Polo. Immediatamente si illuminò ricordando un film visto con la sua famiglia e si sedette immergendosi in quel mondo lontano e aleggiante di magia.
 
« Lo sapevi che in Cina avevano i fuochi d’artificio ancora prima che qui si immaginassero la polvere da sparo? E’ da lì che viene infatti. » Il ragazzo sorrise soddisfatto mentre la ascoltava descrivergli le cose che aveva letto in quel libro: sembrava totalmente presa, era incredibile come delle semplici parole scritte riuscissero a farla volare con la fantasia a tal punto da sentirsi anche lei presente in quei luoghi remoti a vivere quelle avventure.
Finalmente si sta staccando da me… riesce ad esser felice anche se non sono io a renderla tale… certo che è davvero fantastica: si accontenta davvero di poco. Le baciò la fronte con dolcezza ed aspettò che si addormentasse per sgusciare via prima del solito: il luogo che aveva deciso di “proteggere” quella sera era abbastanza lontano. Per fortuna non c’era stato bisogno che intervenisse molto spesso, o comunque non in modo troppo invasivo, e quelli che salvava avevano preferito non parlare di lui affinché la polizia non si rimettesse sulle sue tracce: la gente lo amava. Non si accorse che Ginevra si stava muovendo nel letto.
Sentiva stranamente freddo e cercava di rannicchiarsi contro il suo corpo caldo, ma non c’era nessun corpo caldo. Pian piano questa consapevolezza si fece strada nella sua mente assonnata e si ritrovò a tastare un letto vuoto mentre la paura cominciava ad invaderla; si alzò e si diresse alla porta del balcone appannata per poi uscire fuori, ma non vide più nessuno: era già andato via. Tornò a letto rannicchiandosi su se stessa piangendo a lungo. Quando ormai stremata giaceva in uno stato di dormiveglia, avvertì il letto abbassarsi sotto il suo peso e la coperta sollevarsi mentre lui la prendeva tra le sue braccia posandola sul suo petto.
« Perdonami…  » Sussurrò baciandole piano il capo.
Ginny non si mosse, perché sapeva che lui non le avrebbe voluto dare alcuna spiegazione e lei non voleva litigare così da dargli una scusa per andar via per sempre. Quando il sole fu alto e lui la svegliò con un sorriso, lo strinse forte.
« H-ho fatto un sogno orribile…  » Sussurrò con voce rotta, tremando. Lui prese ad accarezzarla automaticamente.
« E’ tutto ok piccola, ora va tutto bene. »
« Ora sì, perché so che tu sei con me! Ma nel sogno non c’eri, non sei venuto; io ti chiamavo, avevo bisogno di te, volevo che tu mi fossi accanto, era tutto così buio e freddo… ma tu non sei arrivato. Non è arrivato nessuno. Sono rimasta sola… »
Il ragazzo la strinse ancora di più a sé, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi né di dire alcunché: si sentiva in colpa.
Ginevra si sentì sollevata perché la sera dopo se lo ritrovò accanto per tutta la notte, ma durò solo per qualche giorno, poi riprese ad essere il “vigilante”: guardare i giornali ed i telegiornali al mattino era straziante…
 
« Hey… Non ci viene più nessuno qui eh? Sei l’ultima superstite del gruppo. » La sorprese Harry regalandole un affettuoso bacio sulla guancia e sedendosi accanto a lei al tavolo della biblioteca.
« Così sembra… »
« Dai, non preoccuparti: vedrai che troveremo una soluzione. C’è qualcosa di interessante in quel libro? »
« Ma se non ci credi neanche più tu Harry…  » Il ragazzo ci rimase male, quindi lei proseguì perché non voleva prendersela con lui che era sempre gentile. « Sì, mi piace molto questo libro, ma non riguarda Niall. L’ho già perso Harry, non c’è più niente da fare: la notte sguscia via e va a fare “l’eroe”. »
« Cosà! » Esclamò il riccio sconvolto e si guadagnò un “Shììì!” irritato da tutte le persona presenti nelle vicinanze.
« Dobbiamo dirlo ai ragazzi, dobbiamo fermarlo! » Sussurrò concitato curvandosi verso di lei.
« No, è inutile, non ci ascolterà. »
« Ma deve farlo! »
« Lo so! Ma è testardo, farà di testa sua comunque, magari se non ci mettiamo anche noi è più tranquillo e corre meno rischi di trasformarsi. »
« Ma ti rendi conto di ciò che accadrebbe se si trasformasse?! »
« Sì Harry! Ma è un essere umano libero, non possiamo chiuderlo in gabbia, non ne abbiamo il diritto anche se è un perfetto idiota e costringerlo a far qualcosa non condurrà a niente! Non diamogli anche l’occasione per buttarci fuori dalla sua vita del tutto, perché lui solo quello sta aspettando! » Urlò ormai furibonda, poi prese la sua roba e fuggì via con gli sguardi omicidi della gente che le perforavano la schiena e quello sconvolto e colpevole dell’amico.
 
Perdonami, sono un’idiota, invece di consolarti ti ho accusata… sono un perfetto imbecille… potrai mai perdonarmi? L Harry.
 
Ginevra lesse il messaggio mentre osservava da lontano il biondo entrare in una casa poco più avanti: quel giorno le aveva detto che doveva sbrigare una commissione e lei, temendo che avesse intenzione di fare l’eroe anche in pieno giorno, l’aveva seguito. Si sistemò meglio per avere una visuale migliore, ma le finestre avevano tutte le tendine, quindi si sedette su una panchina in attesa; quando dopo cinque minuti ancora non era uscito, decise di rispondere al riccio.
 
Non preoccuparti Haz, è complicato per tutti: lo so che gli vuoi bene anche tu. Sei perdonato.
 
<3 Ci vediamo ora? Dove sei, ti vengo a prendere. Ti faccio assaggiare una cosa che ti piacerà da morire.
 
Ora non posso, sto pedinando Niall e dopo devo andare a lavoro, facciamo domani.
 
Dopo qualche istante il cellulare vibrò più a lungo e lei rispose alla chiamata di Harry che dieci minuti dopo  era lì, al suo fianco, abbracciandola per darle forza e facendole compagnia in quella “avventura”. Lui sì che era quello che si può definire un vero amico.

Spazio d'autrice.
Ciaoooo buon San Valentino a tuttiiiiiiiiiiiiii! :D
AAllooora, la nostra storia continua! Che ne pensate di Harry? *-*
E di quello che sta combinando Niall?!???
Grazie a tutte voi che mi rispondete e che mi seguite, soprattutto mettendo la storia tra le preferite ecc <3
Vi auguro una fantastica giornata con il vostro amore, che sia uomo, donna, reale o immaginario (io adoro Kili *-*) e naturalmente... una fantastica serata in compagnia dei nostri amati ragazzi ^-^
Un bacione a tutteee, have fun!
P.S. Come festeggiate oggi??? tanta nutella? :Q___ Io ho fatto le ordinazioni u.u : crostatina alle fragole! =D
Jane.

 

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Capitolo 30
*** Chapter XXX - Last kiss... ***


Note.
Consiglio "Last kiss"
Taylor Swift.



 








 
Chapter XXX – Last kiss…
 
Quella mattina Ginevra aprì gli occhi e rimase a fissare il soffitto. Non aveva proprio la forza per far nulla, men che meno affrontare l’atmosfera di ghiaccio che da qualche tempo s’era formata tra lei e Niall: aveva sempre odiato le bugie, le omissioni e le faccende irrisolte. Era così stanca e abbattuta che non si accorse neanche di avere tutto il letto per sé: sentiva l’uomo che amava così distante ormai, da non cogliere quasi più la differenza tra la sua assenza e la statua semi-muta che era diventato. Si fece una lunga doccia e si vestì con calma scendendo in cucina e sedendosi accanto ad Emily che le regalò un caldo bacio sulla guancia; questo riuscì a farla sorridere almeno un po’.
« E adesso riprendiamo con lo strano caso della belva enorme che infesta da qualche tempo il circondario. Stanotte, due drogati violenti sono stati brutalmente aggrediti. Sul terreno e  sui loro corpi, i solchi degli artigli della bestia. I due sono ora ricoverati in ospedale in condizioni per fortuna, non troppo gravi. In ospedale c’è anche la ragazza che avevano tentato di violentare. Provvedimenti penali verranno presto attuati per i due aggressori, ma purtroppo, resta aperta la caccia alla bestia. Vi preghiamo di fare molta attenzione ed evitare di girare di notte o nei dintorni dei boschi.  Per adesso è… »
Il resto la ragazza non lo sentì neppure. Era rimasta pietrificata, il volto cereo e la mano ancora a mezz’aria benché ormai il cucchiaino fosse caduto e il latte fosse sparso un po’ ovunque. Non ascoltò neanche ciò che gli dicevano gli altri, preoccupati per lei, ma prese la giacca e cominciò a correre a perdifiato verso casa dei ragazzi. Nel frattempo chiamava Niall, ma il telefono continuava imperterrito a suonare a vuoto.
 
Irruppe nell’ingresso non appena Liam le aprì e lo seguì nel salotto dove già erano riuniti tutti. Si guardò velocemente intorno e quando non scorse la familiare chioma bionda, tutta l’adrenalina che era riuscita a farla correre a perdifiato fino a lì, calò di botto provocandole un mancamento; sentì solo delle urla vaghe e lontane.
Quando rinvenne, un paio di stupendi occhioni verdi la osservavano molto da vicino, dilatati dalla preoccupazione. Il riccio tirò un sospiro di sollievo quando la vide rinvenire.
« Potevi chiamarmi, lo sai che sarei passato a prenderti. Non azzardarti mai più a correre a perdifiato di mattina e per di più in pieno inverno: potevi farti male sul serio, anche sputare sangue. » Le disse a metà tra il severo e il preoccupato.
« Non era con te stamattina vero Ginny? » Sussurrò piano Zayn, guardandola distrutto. Lei semplicemente annuì. Louis piangeva mordendosi distrattamente il labbro ormai rotto a sangue; Liam gli porse un fazzoletto e lui si asciugò le lacrime e si riscosse accorgendosi di ciò che aveva fatto; continuò a non proferir parola. Harry prese ad accarezzarle meccanicamente i capelli, quasi fosse un antistress. Il silenzio nella stanza si dilatò: tutti erano in attesa, di cosa di preciso non si sapeva, forse di Niall che spuntava dalla porta d’ingresso tutto sorridente e tranquillo? Ma il loro Niall non sarebbe tornato, almeno non così in fretta, almeno non finché la bestia che stava crescendo dentro lui non fosse stata debellata.
« E’ inutile che stiamo qui ad aspettarlo… non verrà. » Asserì glaciale la ragazza.
« E cosa dovremmo fare? Non risponde! Se lo andiamo a cercare ci eviterà comunque. »
« Forse ha bisogno di noi. E non ha il telefono con sé. » Concluse lei alzandosi di scatto e infilando il giubbino.
« Sì, però questa volta vieni in macchina con me! » Esclamò Harry seguendola.
« Andiamo nella zona dei boschi dietro casa mia, voi esaminate il circondario dell’incidente. Ci aggiorniamo. Se non lo troviamo, stasera andrò a lavorare come sempre. Se vorrà parlarmi potrà riaccompagnarmi a casa, altrimenti… » La voce le si spezzò mentre le lacrime prepotenti tentavano di colar giù. Le mani grandi e morbide dell’amico gliele asciugarono e la costrinsero ad immergersi negli occhi verdi e sinceri.
« Lo troveremo. Si risolverà tutto ok? » Ginny si ritrovò ad annuire, del resto come era possibile non credere a quelle iridi verde speranza?
 
La ragazza si incamminò afflitta lungo il marciapiede innevato. Non avevano ottenuto alcun risultato e l’ultima speranza era che lui ci tenesse almeno un po’ a lei, giusto quel tanto da accompagnarla se la avesse vista tornare a casa da sola in piena notte. Aveva già chiesto ai ragazzi di lasciare casa libera quella notte: temeva che se Niall si fosse presentato, lo avrebbe fatto per cercare una scusa per farla finita per sempre e non voleva fare scenate in casa dei suoi genitori. Aprì la porta dello Starbucks e mise su il sorriso più verosimile che conoscesse.
Chiuse la porta e salutò Josh dicendogli di non preoccuparsi, che il suo ragazzo la aspettava poco più avanti; non appena fu sola infatti, un omone incappucciato le si posizionò al fianco camminando con lei.
« Ciao. » Sussurrò impercettibilmente lui.
« Ciao… » Non ebbe neanche il coraggio di guardarlo in faccia: non voleva piangere o sbottare in mezzo alla strada, se doveva dirgli qualcosa, se doveva finire così, lui doveva ascoltarla fino in fondo, capire perché stava sbagliando.
« Com’è andata a lavoro? » Continuò con tono indifferente.
Ah, allora è questo il suo gioco: aspetta che io lo accusi per darmi della paranoica oppressiva e fregarmi con le mie stesse mani…
« Non male, ma sono molto stanca. »
« Ok. »
Rimasero in silenzio finché lei non svoltò a sinistra anziché a destra.
« Hey. » Continuò a camminare avanti senza voltarsi. « Hey Ginny dove stiamo andando? » Chiese lui un po’ preoccupato afferrandole delicatamente il polso.
Mare si sentì morire a quel contatto così vero e al sentire il suo tono sinceramente interessato dopo così tanto tempo in cui aveva ostentato solo distacco e freddezza. Si voltò lentamente a guardarlo negli occhi e finalmente vide di nuovo quel mare di emozioni che li animavano, anziché un’immota lastra di ghiaccio. Gli si avvicinò di più finché non fu ad un millimetro dal suo viso; quando si accorse che si stava irrigidendo, si bloccò.
« A casa tua amore… » Lo sentì agitarsi a disagio mentre il suo sguardo si faceva confuso.
« Ok. »
« I ragazzi? » Chiese di nuovo quando si furono fermati davanti al portone.
« Dalle fidanzate. »
« Ginevra lo sai che non possiamo stare… »
« Non voglio fare l’amore con te se è questo che pensi Niall… »
« Oh… ok. » Quella ragazza lo stava totalmente prendendo in contropiede: era così difficile fingere di non amarla con tutto se stesso, e ancora di più lo era allontanarla e così facendo, farla soffrire. Il suo piano era semplice: lui si dimostrava ancora più freddo e spaccone, lei lo assaliva e lui la faceva finita. Cosa c’era di più semplice di così? Nulla! Peccato che Ginevra non stava “rispettando” i suoi paini e lo stava trattando con una dolcezza incredibile. Sembrava così fragile e debole che avrebbe solo voluto abbracciarla e non lasciarla più sola, ma lasciarla sola era proprio ciò che doveva fare se voleva che lei fosse al sicuro.
Si sedettero sul divano a guardare la neve cadere al leggero chiaro di luna.
« Perché? » Chiese lei senza guardarlo.
« Uhm? » Era giunto il momento della spacconeria, il momento di essere odioso.
« Cos’è che ti ha fatto trasformare questa notte? » Mise su un ghigno malefico: quanto si odiava per ciò che stava facendo.
« Mbè? Meritavano una lezione quei due figli di puttana e io gliel’ho data. » Notò immediatamente come l’espressione sul volto di Mare cambiasse: i lineamenti si appesantirono e il cioccolato caldo divenne una lastra di marmo gelido.
« E quindi tu saresti il nuovo paladino della giustizia? Ti senti il nuovo eroe? Il nuovo Superman? O un dio? No perché nel caso tu non te ne fossi accorto, hai rischiato di ucciderli! » Gli urlò contro pungendolo al petto con l’indice puntato.
« Io ho salvato una ragazza da un’esperienza orribile, dovreste tutti essermi grato. »
« Ah sì? E se invece l’avessi uccisa, a lei e agli altri due? O sei diventato così bravo a controllarti da essere solo un cucciolone troppo cresciuto? No perché a me sinceramente non sembra, visto che stanotte hai perso il controllo e ti sei trasformato! »
« Ah quindi ora sono pericoloso? Non eri tu quella che diceva che non ero un mostro? Adesso lo sono diventato? Adesso hai paura eh? Bene allora… »
« No, non ho paura di te Niall! »
« Ma sono pericoloso…? »
« Sì, perché ti sei lasciato andare, perché non sei più te stesso, ti stai trasformando in qualcosa che non sei. »
« Beh sai che c’è? È questo ciò che sono io, ok! È questo ciò che sono veramente. Tu non sai un cazzo di me, da quanto mi conosci? Otto mesi? E pretendi di conoscermi davvero, di sapere tutto di me? Tu non sai niente di me, della mia infanzia, della mia vita qui, di quello che ho dovuto passare. E so perfettamente quello che faccio e non accetto che una persona come te, che non sa un cazzo di chi sia io, si permetta di giudicare le mie azioni! È stato un bel passatempo finché è durato, ma non ho intenzione di cambiare me stesso per una come te! Addio! » E così dicendo, uscì di casa come un fulmine prima che quella maschera di ferro che si era costruito crollasse; al limitare del bosco si trasformò aspettando che il buio portasse con sé anche il dolore, ma come tanti mesi prima, neanche questa volta accadde: lei gli era entrata troppo nel profondo perché potesse cancellarla così facilmente. Un ululato straziante squarciò l’aria.

Spazio d'autrice.
Ciao a tuttiiiii!
Vi comunico che la storia è agli sgoccioli: massimo altri 6 capitoli!
Spero vi stia piacendo, fatemi sapere la vostra!
Un bacio, Jane.


P.S. ho scritto una flashfic sovrannaturale, nel caso dovesse interessarvi ecco il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2466508&i=1 ;)





 
 

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Capitolo 31
*** Chapter XXXI - It’s where my demons hide… ***


Note.
Consiglio "Demons" Imagine dragons.

 


 








Chapter XXXI - It’s where my demons hide…
 
Ginevra rimase per molto tempo sul posto, a bocca aperta come lui l’aveva lasciata, prima che le lacrime cominciassero a dar vita alle sue emozioni.
Non mi ha lasciato neanche replicare… Non mi ha mai amata davvero!
Quando questa consapevolezza la colpì, finalmente si sbloccò e si accasciò su se stessa, dando libero sfogo a tutto il suo dolore.
 
Louis e Zayn entrarono circospetti in casa: avrebbero tanto voluto trovarli nudi per quanto potesse essere imbarazzante, ma dopo aver cercato nelle stanze, non trovarono nulla e si diressero alla portafinestra del salone per controllare sul giardino sul retro con scarsi risultati. Rientrando Louis sferrò una gomitata al compagno che gemette e stava per dirgliene quattro finché non si accorse di ciò che gli indicava l’amico: Ginny era rannicchiata su se stessa sul divano, il viso distrutto e arrossato come se avesse pianto a lungo. Immediatamente i due si commossero anche loro e si affrettarono a coprirla con delle coperte e, dopo averle baciato la fronte, prepararono la colazione e chiamarono gli altri due.
 
Non fu una bella giornata, né quella, né le successive. I ragazzi tentarono in ogni modo di starle vicino, ma come potevano guarire un cuore spezzato se non erano neanche in grado di ricucire i cocci dei loro? Niall non si faceva vedere, anche se c’erano tracce del suo rientro a casa benché lo facesse negli orari in cui questa era vuota; non riuscivano mai a beccarlo per quanto provassero e i biglietti che gli lasciavano restavano senza risposta.
Ginevra  fece della biblioteca dell’università la sua seconda casa: studiò più di quanto pensava fosse umanamente possibile e recuperò tutti gli arretrati riuscendo a tenersi al passo con gli esami; avrebbe dovuto sentirsi soddisfatta, ma l’unico sentimento che provava era la paura di non avere più nulla per tenere occupata la mente. Cominciò a sognare di andare via, di tornare a casa, anche se non avrebbe voluto che la sua famiglia la vedesse così e men che meno quella di Niall, poiché non voleva farli preoccupare. Lesse tanti di quei libri che il naso le divenne perennemente rosso a causa dell’allergia alla polvere: ora sapeva tutto su almeno 10 antiche tribù primitive e stava per imparare le origini della cultura della Siberia orientale. Harry le era quasi sempre accanto: all’inizio lo aveva evitato poiché non aveva voglia di parlare con nessuno, ma alla fine il riccio aveva cominciato a sedersi al suo fianco e restare in silenzio a studiare, semplicemente rincuorandola con la sua sola presenza. Aveva anche cominciato ad andarla a prendere a ritorno da lavoro, tanto era quello l’orario in cui lui la sera usciva per andar per locali a far conquiste.
Fu così che una sera fece una strana scoperta. Era appena entrato in uno dei suoi bar preferiti, quando notò un capannello di ragazze che ridevano civettuole; decise di avvicinarsi e mise su il suo sorriso più affascinante finché questo non gli si gelò in volto: le ragazze ridevano alle battute di un muscoloso biondino dagli occhi blu.
Niall… « Niall?! » Esclamò con la mandibola che per poco non toccava il pavimento. Due occhi brillanti e piuttosto brilli lo scrutarono prima di sorridergli.
« Hazza! » Gli rispose a tono abbracciandolo stretto. « Vieni, ti presento le mie nuove amiche. Ce n’è per tutti. » Aggiunse poi ammiccando. E Harry fu inesorabilmente trascinato in quel vortice di scollature profonde e gonne succinte. Continuò a stare al gioco nonostante un uragano di pensieri gli sconvolgesse la mente: che cosa ci faceva lì? E per di più ubriaco? Doveva fargli la ramanzina o stare al gioco per potergli essere più vicino? Non sapeva davvero cosa fare e non riuscì ad ottenere risposta neanche dopo che si furono salutati e lo vide allontanarsi con tre ragazze al seguito. Troppo sconvolto per andare a dormire, convocò una riunione straordinaria a casa di Liam, benché fossero le 3 del mattino, ed espose le novità agli altri; mancava solo Ginny, non se l’era sentito di darle questo ulteriore colpo.
Addirittura tre cazzo…
I volti tesi e cerei dei compagni gli rimandavano la sua stessa espressione.
« Hai fatto bene Harry… a non aggredirlo intendo, così potremmo riuscire a riavvicinarlo: lo sai che ti tiene in gran conto… » Asserì alla fine Zayn.
« Quindi dovrei uscire con lui la sera ed assecondarlo? Era ubriaco! E s’è portato tre ragazze, non una, ma tre! » Rispose prendendosi la testa tra le mani: per quanto anche lui potesse essere goliardico, non riusciva proprio ad accettare la stupidità dell’amico in quel momento. Era pericoloso!
« Beh, visto che comunque ha deciso di darsi alla pazza gioia, meglio che ci siamo anche noi nei paraggi giusto? » La voce di Liam era glaciale.
« Dobbiamo scoprire che locali frequenta e quando. Io e Zayn tenteremo di aiutarvi il più possibile ma non possiamo rischiare che le ragazze lo vedano: se lo sapesse Ginevra sarebbe la fine, poverina. »
« Già, Lou ha ragione, e poi Niall si insospettirebbe se ci vedesse per locali troppo spesso; contiamo su di voi ragazzi, noi proveremo a beccarlo a casa, magari diventa più “socievole”. » Gli altri annuirono convinti: non c’era nient’altro da fare.
 
Harry sorseggiò la birra senza gusto: quella sera non aveva proprio voglia di uscire e Liam era in un altro locale con degli amici, sempre nella speranza di incontrare il biondino che ancora non s’era fatto vivo. Avevano notato che Niall non aveva un itinerario troppo preciso e che non sempre si lasciava vedere, ma spesso stavano avendo fortuna; anche a casa Zayn e Louis riuscivano a parlargli più di frequente benché l’argomento “lupo” fosse tabù. Finì la bevanda e fece per andarsene: si era stancato di rimorchiare, avrebbe preferito trovarsi una ragazza fissa ma in quel momento avrebbe interferito con i loro piani e Niall era più importante; non gli piaceva andare a letto con tutte e raramente si concedeva oltre qualche bacio: aveva anche lui un cuore e proprio perché non voleva che andasse di nuovo in frantumi, stava bene attento a chi affezionarsi. Si diresse alla cassa per pagare, ma in quel momento la porta si aprì ed entrò il suo amico, allora lo chiamò subito e gli offrì da bere.
« Allora, te la stai spassando eh? » Il biondo fece spallucce, come se la cosa non lo interessasse più di tanto: ormai era ubriaco la maggior parte del tempo pur di annacquare il dolore, ma anche questo ostentare indifferenza stava incominciando a stancarlo.
« Dai, a tre non ci sono mai arrivate neanche io! Nemmeno nei miei sogni più spinti! Com’è stato? »
« Non c’è stato niente Harry, le ho riaccompagnate a casa. »
« Cosa?! » Urlò il riccio sputacchiando birra ovunque visto che aveva rischiato di affogarsi; una possente manata sulla schiena da parte di Niall lo fece riprendere.
« Dai Harry, non fingere d’esser dispiaciuto, lo so cosa pensi di me. »
« E cioè? »
« Che le sto mancando di rispetto. »
« No, ormai l’hai lasciata, hai chiarito le cose per bene, puoi fare ciò che vuoi. Sei stato un bastardo prima di questo però: non dovevi usarla Niall, o almeno potevi essere sincero con lei. »
Tanto lo so che non è vero, che l’hai amata. Voglio vedere proprio che scusa ti inventi adesso…
Gli occhi di Niall divennero due pozzi profondi e tristi, ma tentò di nascondere la propria malinconia tracannando tutto d’un sorso dal proprio boccale, poi lo posò sul bancone e ne ordinò un altro. Finalmente si decise a guardare l’amico e fare di nuovo spallucce, ma stavolta gli tremava la mandibola.
Incastrato…
« Se la caverà… potresti sempre consolarla tu. » Disse ridendo sguaiatamente, ma Harry si accorse del lampo di dolore che attraversò gli occhi azzurri: lo conosceva fin troppo bene, scherzava sempre quando voleva mascherare le proprie pene. E questa consapevolezza gli diede una grande idea.
« Beh… in effetti siamo molto più vicini adesso. È bello abbracciarla, è molto morbida. La sua pelle è così liscia e vellutata e i suoi capelli odorano di fresco… »
« Di cocco… » si lasciò sfuggire Niall quasi in un ringhio.
« Cosa? » Chiese l’altro fingendo di non aver sentito.
Oh, Harold tu sei un genio, un grandissimo genio! Si auto-complimentò soddisfatto.
« Niente, odorano di cocco, è un buon odore hai ragione. »
« Già, che sciocco, tu queste cose le sai già, te la sei fatta. » E scoppiò a ridere dandogli un pugno scherzoso sulla spalla. Stavolta l’amico si irrigidì sul serio e i suoi occhi divennero di fuoco.
« Non me la sono “fatta”…  » ringhiò minaccioso.
« Oh, oh scusa hai ragione sono un cretino, sai la birra mi da alla testa a volte… »
E il discorso fu archiviato, ma adesso Harry aveva un piano e non avrebbe desistito così facilmente.
 
« Hazza ti ho detto di no! »
« Ma dai Ginny, è geloso l’ho visto io: per poco non mi picchiava! »
« Ecco appunto, non voglio che tu finisca nei guai per una cosa così stupida. »
« I tuoi sentimenti non sono una cosa stupida Ginevra. »
« Infatti. E lui mi ha solo usata, me lo ha detto guardandomi negli occhi Harry. »
« Ginny, io lo conosco da quando avevamo tre anni e se ti dico che era geloso di te ieri quando gli parlavo dell’odore dei tuoi capelli e di quanto tu sia bella, allora Niall è geloso! »
Ginevra divenne rossa come un pomodoro nel giro di un istante ed Harry la guardò confuso prima di rendersi conto di ciò che aveva appena detto.
« Beh, che vuoi farci, è vero che sei bella. »
« Scemo, e il fatto che sia geloso non significa che ci tenga a me. Forse è solo mania di possedere. » L’occhiata dell’amico fu sufficientemente esplicita.
« Ok, ok, allora è un cretino! » Questa volta il riccio annuì « Ma non ho intenzione di usarti per riottenere le attenzioni di un bugiardo imbecille: non me ne frega niente di lui! »
« Ginny, qui non si tratta solo della vostra relazione, qui si tratta della vita di Niall e delle persone che con lui avranno a che fare: non puoi aver smesso di volergli bene totalmente, almeno quel poco sufficiente a volerlo salvare deve esserci ancora… » il modo in cui lei abbassò gli occhi fu più esplicito di diecimila parole; la abbracciò forte.


Spazio d'autrice.
Ciao a tuttiiiii.
Vado di corsa perché devo scendere, am spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ditemi cosa ne pensate dell'idea di HArry: funzionerà o si ritroverà scazzottato?
Credo che se avrò tempo pubblicherò un nuova long che ho appena iniziato a scrivere (sto al capitolo 1): sarà ambientata nell'antica Grecia e sarà piena di eroi e guerrieri. *-*
Spero vi accattiverà e vogliate leggerla ;)
Un bacio grande, buona gionata!
Jane.

 



 
 

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Capitolo 32
*** Chapter XXXII - Put down your weapons... let's be defenceless. ***


Note.
Consiglio "Weapons" degli Hudson Taylor,
le parole sono perfette per questo capitolo.


 





 


Chapter XXXII – Put down your weapons… let’s be defenceless.
 
« Harry non ci pensare nemmeno! »
« Ginevra, dobbiamo far finta di stare insieme, e così non ci sembra affatto. Su, esci fuori da questa biblioteca, Niall non ci viene più qui. »
« Sì, ma salvare Niall non deve per forza significare uccidere te. » Protestò lei mentre veniva trascinata nel parco.
« Nah, non succederà nulla. E poi, nessuno può resistere al mio fascino. » Concluse ammiccando, cingendole i fianchi per avvicinare i loro corpi e i loro volti.
« Harry, non ho alcuna intenzione di baciarti, mi spiace. » Si svincolò e si sedette sul prato tornando alla sua lettura; l’amico sospirò, poi fece lo stesso posandole il capo sulla spalla per leggere anche lui le “interessantissime” tradizioni delle tribù primitive siberiane.
« Senti, perché stasera non andiamo a farci un giro quando hai finito di lavorare? » Non sapeva se fosse una buona idea poiché non le aveva ancora detto di quanto fosse cretino l’amico a provarci con qualsiasi bipede di sesso femminile, ma non sapeva come fare ad esser sicuro che li vedesse insieme.
« Non ho voglia di vederlo Harry… non sono ancora pronta ad affrontarlo. »
« Allora usciamo domani dopo l’uni? »   
« Ok, però lo sai che sei proprio insopportabile? »
« Io ottengo sempre quello che voglio babe. » Concluse lui lanciandole un’occhiata alla “Maverick”: altro che Tom Cruise. Ma Ginevra non ce la fece e gli scoppiò a ridere in faccia guadagnandosi una buona dose di solletico; almeno una cosa era certa, era riuscito a tirarle su il morale.
 
« Hai sentito? »
« Sì. » Rispose lei quando Liam venne ad aprirle la porta di casa dei genitori di Zayn; lo seguì nello studio del signor Malik e li trovò già tutti lì, seduti a confabulare. La abbracciarono forte per consolarla.
« Che facciamo? » Chiese Louis guardandola speranzoso: evidentemente loro non avevano avuto nessuna buona idea.
« Non credo che riusciremo a beccarlo per un bel po’…» I ragazzi annuirono in conferma. « Mi sa che saremo costretti ad aspettare finché lui non si faccia vivo da sé. » Concluse lei sconsolata prendendo a giocare con una splendida zanna attaccata ad una collanina di caucciù.
« E’ bellissima Zayn… cos’è? »
« E’ un’antica zanna di lupo. È di papà, dice che appartiene da secoli alla nostra famiglia. »
« Sembra uno degli amuleti di una antica tribù siberiana: li usavano per veicolare gli spiriti degli animali affinché entrassero nei loro corpi rendendoli dei grandi guerrieri. »
« Beh, noi siamo di origini siberiane infatti. »
« Ma non è quella che cadde nella “pozione” di Niall? » Chiese Louis pensieroso e l’amico annuì. La mente della ragazza cominciò a lavorare, ma mentre quelle sensazioni strane cominciavano a prendere corpo in un pensiero, Harry parlò distraendola.
« E se ti portassi in giro per locali? »
« Cosa? No! »
« Se lui si arrabbiasse uscirebbe allo scoperto. »
« O forse è proprio perché ieri stavamo insieme che lui ha perso il controllo? »
« Ginny non sai neanche se ci ha visto. Dobbiamo provare. »
« Forse c’è un altro modo…» E così dicendo uscì di corsa di casa ignorando le loro urla.
 
« Che cosa ci fai qui? Hai per caso cambiato idea? »
« No. »
« Allora non ho niente da dirti o meglio, sai già cosa ho da dirti. » Concluse il vecchietto voltandogli le spalle per andare a preparare il tè, lasciandolo solo coi propri pensieri. Il biondo scosse la testa: nell’ultimo periodo era costantemente annebbiata. Causa? Alcool: quel che si dice “annegare i propri dispiaceri”. Risultato: tremendamente scarso. Le mani gli ripresero a tremare quando la rivide tra le braccia di Harry, che rideva spensierata mentre lui ci provava spudoratamente. Sapeva che erano passati due mesi e che era proprio quello che lui doveva desiderare per lei affinché lo dimenticasse, ma vederla con qualcun altro faceva male, troppo male.
Il tintinnio delle tazzine sul tavolinetto lo distolse dalle sue cupe considerazioni, ma Paul ne mise in mezzo altre.
« Quando hai intenzione di smettere? Quando ti ritroverai con una pallottola tra le tue costole di lupo, o quando ti accascerai al suolo con il fegato distrutto dall’alcool? Oppure quando avrai superato il punto di non ritorno uccidendo qualcuno. » L’ultima non era una domanda, ma una gelida e terrificante constatazione, e Niall ne rimase colpito come da una sferzata di vento invernale.
« Non accadrà mai…» soffiò inespressivo.
« Quale delle quattro cose? »
« Tutte. »
« Ah davvero?  Il fegato e il cervello già stanno andando, a giudicare dal tuo alito e dagli occhi acquosi: non sono più neanche azzurri, e dire che a te piacevano tanto perché ti ricordavano i suoi capelli. » Il ragazzo incassò il colpo senza riuscire a ribattere. « E ti stanno braccando Niall: hanno detto al tg che tutte le notti ci saranno delle squadre di fucilieri esperti a pattugliare la città e i dintorni. Quanto credi che ci voglia perché ti becchino? »
« Non lo faranno, non mi trasformerò più. »
« Ti spareranno anche come umano e poi, come puoi affermare una cosa del genere se non riesci neanche  a star in piedi dritto? » Il vecchio era davvero infuriato: non gli importava la statura, la pericolosità o la differenza d’età, ciò che andava detto, andava detto. Infatti un sordo ringhio non tardò a farsi strada nel petto del ragazzo.
« Tu non sai niente…» sibilò alzandosi, i pugni serrati e i denti scoperti. « Tu non sai niente di cosa significhi vivere senza di lei… vederla tra le braccia del tuo migliore amico! » Urlò l’ultima frase a pieni polmoni, poi ringhiò furioso. « Due mesi sono passati, due mesi ed è già come se io non fossi mai esistito! Quel bastardo, la voleva per lui, l’ha sempre voluta e appena io mi sono levato di torno, è corso ad afferrarla e lei, oh lei, che diceva di amarmi di accettarmi per quello che ero e bla bla bla. La vedi tu?! Si è già consolata! Chissà che scintille faranno a letto e come rideranno di me, io che la amavo e volevo solo proteggerla! Io che la seguo ancora la notte, perché ho paura! »
« Tu che l’hai ferita nel modo più brutale ed orrendo possibile; tu incoerente che prima la lasci “per il suo bene”, quando invece sei solo troppo codardo per assumerti la responsabilità di badare a lei e percorrere insieme il cammino della vostra vita, e poi la rivuoi e sei ancora più codardo poiché invece di ammettere quanto il tuo comportamento sia infimo e schifoso, la accusi di infedeltà e, peggio ancora, di non averti mai amato. Svegliati ragazzo: la causa di tutti i tuoi mali sei solo tu! E se lei non vuole più vederti, beh fa bene, perché ciò che sei diventato non è affatto un bello spettacolo. » Il vecchio non l’aveva mai visto trasformarsi, ma c’è sempre una prima volta: gli abiti esplosero in mille pezzettini di stoffa, come fecero anche i muscoli e la pelle, mentre i suoi tratti si dilatavano e affilavano; in men che non si dica, si ritrovò di fronte ad un enorme bestia ringhiante. Cominciò a temere seriamente per la sua vita, ma il suono del campanello li distrasse: il lupo si rintanò in un angolo e distolse lo sguardo, come per calmarsi; Paul decise di andare ad aprire e poco prima di uscire, lo sentì emettere come un mugolio di dolore, ma non riuscì a spiegarselo finché non spalancò la porta d’ingresso. Ginny era esattamente come l’aveva descritta lui: il volto tondo e pallido, con due liquidi ed espressivi occhioni color cioccolato, incorniciato da una ribelle massa di onde dai colori del mare; così piccola e delicata da innestare in chiunque la volontà di proteggerla. La sua voce era poco più di un sussurro, e molto gentile: la rispecchiava totalmente.
« Salve, io so che lei non mi conosce ma…»
Il volto dell’anziano signore si aprì in un sorriso triste.
« Vieni bambina mia, accomodati in salotto. »
« Grazie…» sussurrò lei seguendo le sue indicazioni. « Lei non viene? » Chiese fermandosi sulla porta; lui scosse il capo e sparì su per le scale, per lasciar loro la privacy necessaria.
Ginevra aprì la porta scorrevole lentamente, con la mano che le tremava e il cuore che le martellava in petto: temeva quell’incontro, per quanto lo desiderasse. Alzò piano lo sguardo e lo ritrovò specchiato in due enormi iridi dorate.
« Niall…»  sussurrò avvicinandosi rapidamente. « Stai bene? Sei ferito? Ti hanno fatto del male? » Probabilmente non c’era logica in ciò che gli stava chiedendo, ma aveva scorto talmente tanto dolore in quelle pozze d’oro fuso, da non riuscire a pensare ad altro. Gli occhi del lupo si spalancarono, come stupiti e lei si sentì ancora più confusa, soprattutto quando una zampone la spinse da dietro la schiena facendola immergere nella pelliccia del suo collo, in uno strano e peloso abbraccio. Sentì il muso premerle delicatamente sul dorso e strinse forte le braccia intorno al suo collo: che fosse tornato ad essere il suo Niall?
Quando si staccò, era tornato umano e gli occhi azzurri erano limpidi; le prese delicatamente una mano e la guardò deciso, affinché capisse che credeva veramente in ciò che diceva.
« Sono contento che tu abbia trovato la felicità con Harry: è un bravo ragazzo, saprà amarti come io non ho potuto mai. » Le baciò dolcemente la fronte e si diresse verso la porta.
« Niall aspetta ti prego. » Il suo volto ricomparve da sopra la spalla sinistra. « Ti rivedrò? » E in quella domanda erano racchiusi un milione di significati diversi, che lui seppe cogliere.
« Non preoccuparti, me la so cavare. »
« Non hai risposto alla mia domanda…» Gli prese di nuovo la mano. « Qualunque cosa sia accaduto tra noi, io ci tengo ancora a te e non voglio che ti succeda qualcosa di male. Quindi ti ripeto: ti rivedrò ancora? »
« Sì…» Soffiò piano il biondo.
Mi sei mancata così tanto piccola mia… automaticamente una sua mano raggiunse quel volto piccolo e morbido e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
« Non mi accadrà nulla di male. Starò attento e… non sparirò più. » Il sorriso enorme e sincero che le illuminò il volto fu la ricompensa più gratificante che lui potesse desiderare.


Spazio d'autrice.
Hiiii!
Questo capitolo mi piace tanto, non so spiegarmi il perché (forse perché adoro la canzone che lo rappresenta, boh *-*), e spero sia piaicuto anche a voi. Ora sembra che Niall sia tornato in sé e mi fa tantissima tenerezza: povero cucciolo ferito ed indifeso. =''''''(
Che ne pensate voi? Davvero tornerà ad essere un ragazzo moderato e lascerà Ginevra vivere la sua storia d'amore con Harry, il suo migliore amico? E Ginny ed Harry? Si innamoreranno? Ditemi come la pensate che sono curiosa!!!! *.*
Un bacio, Jane.
P.S. Sto scrivendo una nuova FF, a breve comincerò a pubblicarla, è molto più sul comico e, se vi è piaciuto il carattere di Ginevra, in questa la protagonista è ancora più interessante!!! :D Ah, niente soprannaturale mi spiace, ma l'ambientazione è stupenda ;)

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Capitolo 33
*** Chapter XXXIII - Drunk! ***


Note.
Consiglio "Drunk" di Ed. *-*

 








 
Chapter XXXIII - Drunk!
 
Rigirò languidamente il boccale quasi intatto perdendosi nei riflessi del liquido ambrato. Non sapeva neanche perché fosse lì, forse la forza dell’abitudine.
« Ciao… » Soffiò una voce suadente come la proprietaria  a pochi centimetri dal suo orecchio. « Sei tutto solo? » La guardò con sguardo assente, troppo stanco anche solo per pensare a quanto fosse squallida quella ragazza a svendersi a quel modo.
« Non è serata. » La liquidò rapido.
« Dai, questo non è il posto adatto a tenere il muso e poi… vedrai che ci divertiremo. » Concluse mordendosi il labbro inferiore. Niall represse una smorfia di disgusto e si girò sullo sgabello tornando a fissare il boccale sul bancone: considerando le belle parole che gli regalò, alla ragazza non doveva aver fatto piacere questa sua mossa.
Bevve un lungo sorso deciso ad andarsene. Ginevra non avrebbe mai messo piede in quel posto, in fondo che motivo poteva averne? Lei non beveva, ci fosse stata almeno della buona musica dal vivo, ma quella che mandavano le casse era a dir poco orrenda.
Chissà se avrebbero preso a suonare noi… lei ci sarebbe venuta ad ascoltare lo so, anche tutte le sere; lei non si sarebbe mai stancata di noi. Pensò con un sorriso amaro, mentre ricordava le strofe dell’ultima canzone che le aveva composto.
“Essere qui senza te è come svegliarsi con solo mezzo cielo… Al massimo sono metà uomo… Mi manca tutto ciò che facevamo: ho solo metà cuore senza di te… “
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, proprio come la sua anima, ed era talmente fuori che vide comparire un’ondeggiante massa di capelli azzurri solla soglia del locale: era così bella, così vera, così lei quando si moveva e si accigliava inclinando il capo per riuscire a sentire meglio ciò che le stava dicendo Harry.
Aspetta… Harry?! Il sobbalzo gli fece cadere il boccale di mano mandandolo in frantumi sul pavimento. Immediatamente si chinò a raccoglierne i resti prima che i nuovi arrivati lo individuassero con lo sguardo; li osservò sedersi ad un tavolo lontano e andò ad accomodarsi a sua volta in un punto strategico per vedere e non essere visto. Il numero di bicchieri cominciò a moltiplicarsi rapidamente mentre li guardava da lontano: a volte si sentiva vittorioso, quando lei assumeva un’aria infastidita probabilmente per la musica troppo alta o per gli ubriachi che la circondavano, altre sentiva una stilettata al cuore, vedendola ridere alle battute del riccio; ogni pugnalata era un nuovo boccale.
 
« Harry ricordami: perché diamine siamo qui? »
« Perché tu devi prenderti una pausa da tutto questo stress: rilassati. »
« Nel caso non lo avessi notato, io odio bere, quindi non mi fa affatto rilassare star qui con tutta questa marmaglia spostata e potenzialmente violenta. Ma lo vedi quanto bevono? E pure tu cavolo! Stiamo già a tre. » Sbuffò strappandogli il cocktail dalle mani.
« Ok, scusa, speravo di incontrare Niall. »
« E cosa pensavi di ottenere in tal caso? Lo sai quello che mi ha detto: siamo solo amici, sempre se questo strano rapporto possa considerarsi amicizia. »
« Ne sei davvero sicura? » Quando la vide annuire proseguì. « Allora che ti importa se facciamo la prova del nove? »  
« Ma quanto sei noioso… » Sbuffò lei arrendendosi.
« Scusa. » Disse lui stritolandola e dandole un bacio sulla guancia: la fece ridere forte.
All’improvviso il suo sguardo fu attirato da un nutrito capannello di ragazze che ridacchiavano intorno a qualcuno; stava per distogliere lo sguardo annoiata, quando sentì una risata familiare provenire proprio da lì: bastò che i corpi si muovessero un po’ perché riuscisse a scorgere l’uomo che conosceva. Niall aveva un boccale in mano e la camicia sbottonata, propinava palpatine ed ammiccate a destra e a manca senza neanche preoccuparsi di non farsi vedere: in men che non si dica, molti fidanzati gli furono addosso.
Hazza osservò il volto bianchissimo di Ginevra e capì ciò che stava per fare prima ancora che lei potesse pensarlo: in fondo era ciò che stava per fare anche lui; si fece largo a spintoni tra la folla e si mise di fronte al biondo.
« Hey amico! Abbiamo alzato un po’ troppo il gomito eh? Su ragazzi rilassiamoci: si è appena laureato, se lo merita un po’ di divertimento. » Un omone tanto grande da sembrare un orso lo afferrò per il bavero e avvicinò il grugno al suo con fare minaccioso.
« Allora digli di andarsi a trovare qualche puttanella con cui divertirsi: la mia ragazza non lo è. » Lo lasciò andare, ma Niall cercava la rissa e stava già per lanciarsi su di lui quando qualcuno urlò.
« Adesso basta! » Ginevra, per quanto microscopica in mezzo a tutti quegli omoni, aveva uno sguardo così duro e furente da ammansirli tutti. Afferrò il polso del biondino e lo trascinò fuori dal locale. Il ragazzo fu così stupito, o forse era troppo ubriaco, che all’inizio non oppose neanche resistenza, ma quando l’aria aperta gli sferzò il viso, si ricordò d’esser furioso con lei.
« Mbè che c’è? Adesso mi fai anche da balia? Tu puoi trombarti Harry in tutti i modi possibili e io invece non posso spassarmela? Non illuderti tesorino: non sarà così! »
Ginny spalancò gli occhi e le labbra boccheggiando: quello proprio non glielo doveva dire. La rabbia repressa fino a quel momento esplose tutta in una volta.
« Coosa?! Tu, infido verme che mi hai lasciata perché “oh, non posso, ho paura di farti del male”, » Gli urlò contro scimmiottandolo. « adesso te ne vai con la prima che incontri e te la fai allegramente?! Sei solo un viscido bugiardo, mi fai schifo! Mi avevi detto di amarmi, mi avevi fatto credere che ero importante per te e invece? Ti fai tutte le ragazze del luogo e anche più per volta! Sei solo una schifosa puttana! »
« Tu non capisci un cazzo! Non sei nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare! Se voglio ubriacarmi? Beh, lo faccio. Voglio scopare? Allora scopo. Cosa c’è, sei gelosa perché a te non l’ho dato troietta? Se vuoi possiamo rimediare anche subito. » Lo schiaffo lo raggiunse forte e deciso in pieno viso.
Aveva ragione Zayn: c’ha proprio la mano pesante.
Quando si voltò a guardarla, tutta la furia era svanita dai suoi occhi, in cui ora regnava una calma glaciale: aveva un’unica emozione per lui, il disprezzo.
« Vergogna… sei l’essere più abominevole che conosca: pensavo che con la stronzata di salvare la gente avessi toccato il fondo, ma evidentemente mi sbagliavo. Prima almeno credevo che fossi solo sbandato, ma adesso so che la tua pazzia in realtà è un comportamento freddamente calcolato, logico e volontario. Mi fai schifo, guarda cosa sei diventato: un puttaniere, un ubriacone da quattro soldi! Ma questo ci può anche stare, non fosse che tu sei pericoloso e con questo comportamento sconsiderato stai mettendo in pericolo tutti coloro che con te hanno a che fare! Te ne rendi conto almeno? Ti fermi mai a pensare stupido zotico? Dov’è finito il ragazzo tormentato sì, ma gentile e ragionevole che ho conosciuto? Dov’è finito l’uomo buono e moderato che ho imparato ad amare? Cosa ne hai fatto tu, mostro aberrante che vedo davanti ai miei occhi?! Un volta pensavi che se ti avessi visto da lupo ti avrei abbandonato perché eri un mostro; bene, ci sei riuscito: ti abbandono perché lo sei diventato, e non ha niente a che vedere col lupo, ma con l’uomo che sei. » Sganciò i suoi occhi da quelli azzurri e tornò dentro; passando accanto ad Harry gli afferrò il polso e lo trascinò al loro tavolo; quando si risedettero, il cocktail lasciato a metà finì tutto nel suo organismo, e fu solo il primo di tanti.
 
Il ragazzo vagava sbandando senza una meta, in cerca di qualcosa da fare. La mente era tremendamente annebbiata e aveva già vomitato una volta, ma la delusione e il disprezzo negli occhi di Ginevra continuavano a non andare via: li vedeva ancora fissi davanti a lui mentre gli sputavano in faccia tutte quelle orrende verità, perché era questo che erano, verità.
Quando vide il gruppo di ragazzi coi coltellini che ne aggrediva un altro, il cervello ci mise un bel po’ a decodificare ciò che stava accadendo, ma il corpo agì in automatico, e senza pensare, si ritrovò ad essere un lupo.
 
Non sapevano come avevano fatto ad arrivare fino a lì, né come Harry fosse riuscito ad aprire la porta di casa sua, ma si erano trascinati lungo le scale e adesso lei aveva le gambe avvolte intorno ai suoi fianchi e la schiena poggiata all’armadio mentre le loro lingue si intrecciavano voracemente.
Il ragazzo gli morse il labbro e poi cominciò a scendere lungo il collo lasciandole una scia infuocata sulla pelle; Ginny  gli solcò le spalle con le dita. Il riccio la guardò con gli ardenti occhi verdi e la adagiò sul letto, accarezzandole una guancia, come faceva sempre: erano le sue “mosse” standard quelle; ma quell’attimo di tregua, fece scattare qualcosa dentro di loro e i volti si trasformarono in maschere d’orrore.
« Harry…  » Sussurrò piano lei mentre questi le si spostava di dosso accasciandosi su un fianco.
« Ginevra io… perdonami è che… mi piaci, e anche da molto tempo… lo sai che volevo uscire con te. »
« Lo so. » Sospirò mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia; lui gliela asciugò.
« Mi dispiace, non volevo… » Le parole gli uscivano biascicate e a stento riusciva a tenere gli occhi aperti: avevano bevuto davvero tanto.
« Baciami… » Sussurrò piano la ragazza accarezzandogli una guancia; Harry fu fatalmente attratto da quegli occhi color cioccolato e non riuscì a resisterle: fu il bacio più dolce e delicato che avesse mai dato o ricevuto, ma quando si staccarono, furono certi che tra loro non c’era altro che un amore fraterno. Si addormentarono abbracciati, di nuovo in pace con se stessi.

Spazio d'autrice.
Hello, hello, I'm really hoping you'll forgive me. I keep talking, begging, tell me what I wanna hear, yeah. Girl, just tell me what I wanna hear...
Ok, lascio a voi canticchiare il seguito! ;)
Alloooora, spero che questo capitolo vi sia piaciuto: rileggendolo ho notato che piace anche a me. o.o ahahahah
Fatemi sapere cosa pensate accadrà a quei due malandrini quando si sveglieranno e cosa farà Niall. Sono curiosa di sapere cosa pensano/immaginano/creano e vostri cervelli. *.*
Un bacio a tuttiiiiiii!
Jane.

 

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Capitolo 34
*** Chapter XXXIV- And when I find my feet you can walk with me. ***


Note.
Consiglio
 https://www.youtube.com/watch?v=v88QvA5Juv8&list=PLBF01544B65F9C872
Hudson Taylor <3

 





 
Chapter XXXIV- And when I find my feet you can walk with me.
 
Il sole gli accecò gli occhi. Perché diamine non ho chiuso la persiana ieri sera? Alla cieca si lasciò cadere giù dal letto senza neanche capire cosa fosse quella resistenza nelle coperte a staccarsi.
« Ouch… ahia. » Sussurrò tenendosi il ginocchio e si sporse a chiudere le tende; quando finalmente fu soddisfatto, aprì lentamente le palpebre osservando la stanza che ondeggiava leggermente.
Ma quanto ho bevuto? Solo dopo vari tentativi riuscì ad alzarsi e sobbalzò scorgendo Ginevra addormentata nel suo letto. Avrebbe voluto abbracciarla, ma decise di farlo una volta portatole la colazione.
Dopo neanche dieci minuti rientrò a mani vuote, pallido come la morte.
« Ginny. » Sussurrò con il poco di voce che i polmoni compressi dall’ansia gli permettevano di cacciare; prese a scuoterla finché non aprì gli occhi e, vedendo la sua espressione, le morì il sorriso sulle labbra.
« Cosa? Harry cosa? »
« Hanno sparato… C’è del sangue… » Lei si ridistese sui cuscini stringendosi la maglia all’altezza del cuore che aveva cominciato a farle male.
« Dove? » Tentò di fermare invano le mani e le labbra che tremavano violentemente, come anche le lacrime che prepotentemente tentavano di venir fuori. Harry non aveva neanche più la forza di parlare quindi afferrò il portatile e si appoggiò accanto a lei. Spulciarono ogni sito possibile in cerca di informazioni e scoprirono che il biondo era riuscito a scappare e che ancora lo cercavano nei boschi: la direzione presa era quella del nord, ma le tracce si perdevano qualche kilometro fuori la periferia.
« Dobbiamo trovarlo… » Disse la ragazza con sguardo assente.
« Potremmo chiamarlo al cellulare… »
« No! E se fosse ancora sul luogo dell’incidente? E se la polizia lo trovasse? »
« Allora quello è il primo posto dove dobbiamo andare a controllare; sciacquati in fretta: ti aspetto in macchina. » Ginny gli obbedì rapidamente, arrovellandosi su dove potesse essere andato a nascondersi Niall.
E se fosse ferito? C’era del sangue quindi sicuramente è ferito. E se fosse grave? Spero solo che sia rimasto lupo così da guarire più in fretta, ma una pallottola nell’organismo non è cosa da nulla… Non riuscì più a trattenere le lacrime e strinse forte i bordi del lavandino mentre il suo riflesso sbiadiva nello specchio. Dove sei?
 
Parcheggiarono abbastanza lontano dalla discoteca e si avviarono lentamente sul posto, dove trovarono ancora degli agenti; Harry si fece avanti.
« Allora agente, finalmente stanotte potremo dormire sogni tranquilli? » Chiese con un falso sorriso soddisfatto.
« Non lo sappiamo ancora, i bossoli sono tutti a terra e a meno che uno non l’abbia attraversato da parte a parte, l’abbiamo preso solo di striscio. Per ora l’unica speranza è che muoia dissanguato poiché ha già perso molto sangue, ma finché non verrà ritrovato il cadavere, l’allerta resta alta. »
« La ringrazio agente, quindi stanotte meglio non uscire. »
« Esatto, il comunicato verrà dato con il prossimo notiziario. »
« Grazie, buon lavoro. »
Si avviarono nuovamente verso la macchina.
« Ha perso molto sangue, ma non l’hanno trovato: io penso che sia guarito ed abbia fatto perdere le tracce. Non credo lo rivedremo per un po’. » La ragazza annuì pallida.
« S-sì… penso che sia plausibile. Dobbiamo trovarlo Harry: non ha vestiti, probabilmente sta male, chissà quanto lontano è e non può tornare, inoltre sai come sarà sconvolto… Dobbiamo aiutarlo, siamo gli unici a poter fare qualcosa adesso. »
« Lo so, ora chiamo i ragazzi e ci incontriamo immediatamente: dobbiamo pensare a dove possa essersi rifugiato. »
 
Erano tutti intenti a confabulare osservando la grande cartina dispiegata sulla scrivania dello studio del signor Malik; già da un po’ lei aveva rinunciato a partecipare: cosa poteva saperne di luoghi in cui erano andati in campeggio o che a Niall piacevano? Non ne avevano mai parlato e infondo lo conosceva da poco.
Ripassò per l’ennesima volta davanti alla libreria e si soffermò a leggere i titoli: erano tutti libri molto prestigiosi, soprattutto di legge ed economia visto che il signor Malik era avvocato; ce n’era anche qualcuno di storia e miti antichi, nonché molti ninnoli dall’aria decisamente preziosa. Nuovamente la sua attenzione fu attirata dalla zanna: era così bianca e decisamente enorme per appartenere ad un lupo normale, le ricordava tanto quelle di…
Niall! Le mancò il fiato per un istante, come se avesse appena ricevuto un pugno allo stomaco. Stava per chiedere a Zayn e Luois che altri ingredienti ci fossero finiti in quel cocktail micidiale che aveva cambiato il DNA al biondino, ma li vide troppo intenti a pensare a cose decisamente più importanti.
Però… a casa hanno un foglio dove ci sono scritti tutti: lo usano sempre quando devono fare gli esperimenti.
« Lou, Zayn scusate, posso avere le chiavi di casa? Devo controllare una cosa. »
« Certo. » Esclamò il ragazzo dagli occhi color miele porgendogliele e guardandola interrogativa.
« Anche quelle della tua macchina per favore Zayn. » Lui gli porse anche quelle. C’era un motivo se aveva scelto quell’auto: era un fuoristrada enorme che avrebbe potuto affrontare qualsiasi nevicata senza alcun problema, e nei boschi la neve era decisamente alta.
« Se scopro qualcosa vi chiamo. » Disse lasciandoli lì a confabulare.
 
Posò la testa sul mastodontico librone di biologia che stava sfogliando invano: era più forte di lei, non ci riusciva proprio. Si alzò e prese tutto il materiale di primo soccorso che sarebbe potuto risultare utile se lo avessero ritrovato, ma i ragazzi ancora non le avevano telefonato. Salì al piano superiore e scelse uno zaino dall’armadio del biondino riversandoci dentro tutto ciò che aveva in mano aggiungendoci dei jeans, una felpa, calzini ed anche un paio di scarpe. Lo lasciò a terra guardandosi intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarli, ma nulla, la stanza era asettica come sempre. Sedette sconsolata sul bordo del letto prendendosi la testa tra le mani: ricordò quante volte aveva dormito lì, immersa nel calore del suo corpo grande e morbido; quando lui si era trasformato e avevano dormito sul pavimento… ricordò anche la volta in cui aveva scoperto il suo segreto, quando l’aveva salvata dallo stupro. Quella notte avevano dormito insieme per la prima volta, o almeno la prima volta in cui lei ne era stata consapevole, e il giorno dopo erano andati in gita al lago e lui l’aveva baciata. Arrossì lasciandosi scappare una piccola risata al tornare a galla di quelle emozioni: dopo tanto tempo, ripensare alla bellezza di quel momento la rendeva felice ancora. La malinconia colorò i suoi occhi mentre rivedeva tutta la giornata sui prati a cantare e ridere insieme agli altri.
Eravamo così felici… tutti insieme, come una famiglia… Ma il lago non si trova a nord rispetto a qui?
Scappò giù afferrando a volo lo zaino e si fiondò in macchina.
« Harry ma il lago è a nord vero? » Chiese mentre sfrecciava fuori dalla città.
« Sì, devi proseguire a nord-ovest per arrivarci, basta seguire le indicazioni. Perché? Hai scoperto qualcosa? » Rispose lui in vivavoce.
« No, nulla, solo un presentimento. Voi continuate a pensare e se non vi viene in mente niente dividetevi e cercate nel circondario. Ci sentiamo dopo. » E staccò slittando su una curva.
Cazzo forse sto correndo un po’ troppo. Ma il suo cuore non accennava a rallentare e così non lo fece neanche l’automobile.
 
Sentì il rumore dell’auto lontana ed immediatamente si rizzò in piedi preparandosi a fuggire, ma un odore familiare lo raggiunse; pensò comunque di andar via perché non voleva che avesse a che fare con un essere come lui, ma dopo tutta la strada che aveva fatto, farla andare via ancora più preoccupata di prima non gli sembrava giusto. Allora si riaccucciò e aspettò che uscisse dagli alberi col fiatone ed un’innumerevole dose di graffi ed escoriazioni dovuti alla foga della corsa nel bosco; quando lo scorse però, sorrise.
« Niall! » Si portò una mano al petto e si inginocchiò sulla neve fresca ansimando per riprendere fiato; poi notò la pelliccia sporca di sangue e si rialzò immediatamente avvicinandosi. « Sei ferito? » Ma il lupo scosse l’enorme muso. « Oh, menomale! Eravamo tutti preoccupatissimi. Ti ho portato una coperta e dei vestiti, puoi ritrasformarti. Non ho pensato al cibo scusa, mi dispiace, ma magari Zayn ne ha un po’ sepolto in macchina… » Blaterò mentre estraeva dallo zaino i vari oggetti; vedendo che lui non accennava a trasformarsi, si allontanò e si voltò scusandosi, credendo che non volesse farsi vedere nudo, ma dopo un po’, notò che comunque non accennava a muoversi ed aveva gli occhi dorati persi nel vuoto. Tentò di posargli la coperta sul dorso, ma si spostò.
« Niall ma che ti prende? Voglio aiutarti, smettila di fare il cretino, già ci hai fatto preoccupare a sufficienza, non fare l’orgoglioso. » Il lupo la guardò negli occhi e capì che non avrebbe desistito, che doveva affrontarla così come doveva affrontare ciò che aveva fatto in quegli ultimi mesi assumendosi le proprie responsabilità. Si voltò sedendosi e tornò umano, poi la guardò da sopra una spalla.
« Non sono orgoglioso anzi… mi vergogno e non voglio che tu abbia nulla a che fare con un essere schifoso quale sono diventato io. Va, ti ringrazio ma non devi più preoccuparti per me, non mi devi niente, ti ho già fatto fin troppo male per meritare anche solo un tuo pensiero. Va e sii felice con Harry, te lo meriti e se lo merita anche lui: siete entrambi bravi ragazzi. »
« Niall sai, qualche volta, anziché focalizzarti solo su te stesso, potresti anche realizzare che io ho un cuore: non ti lascerei mai da solo, soprattutto se sei in difficoltà, non è nella mia natura. » E finalmente riuscì ad avvolgerlo nella coperta che aveva portato.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutti....
Vi devo dire una cosa... questo era il penultimo capitolo...
Non so, un po' mi dispiace un po' sono contenta. Ad ogni modo spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Vorrei davvero sapere cosa ne pensate e come credete finirà tutta la storia. 
Ringrazio tutte voi per esser state con em, Ginevra ed i ragazzi per tutto qiesto tempo: vi vogliamo bene. <3
Se vi ho rese tristi, spero di poter rimediare con un'altra notizia: ho cominciato una nuova storia, si chiama "
L'Essere ha infiniti volti, ma sotto ogni maschera puoi scorgere l'attore, se sai osservare." . La protagonista è sempre una ragazza e naturalmente ci sono anche i nostri amatissimi ragazzi; l'idea è che sia un po' più spassosa e movimentata di questo: spera e credo (le similitudini con Ginevra sono abbastanza) possa piacervi, quindi se volete, passate a leggere il prologo http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2504200&i=1
Adesso vi lascio, a presto, Jane.
 

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Capitolo 35
*** Chapter XXXV - Is it too much to ask for something great? ***


Note.
Consiglio "Something great" <3


 







 
Chapter XXXV – Is it too much to ask for something great?
 
« Mi dispiace. »
« Lo hai già detto. » Rispose per l’ennesima volta lei, tremando un po’ per il freddo che le procurava star seduta sulla neve gelata.
« Vieni qui. » La invitò lui aprendo le braccia: subito si sentì meglio.
« Grazie. »
« Dopo tutto ciò che hai fatto sarebbe il minimo. Potrai mai perdonarmi? Ciò di cui più mi vergogno è il modo in cui ti ho trattata ieri sera e le parole che ti ho detto l’ultima volta che ti ho riaccompagnato a casa: non le pensavo davvero e…ero geloso. »
« Cosa?! » La ragazza era totalmente incredula: allora non era vero che non l’amava più. « Sei un infido bugiardo! »
« Sì… ti ho lasciato perché ti amo troppo. »
« Vaffanculo Niall, sei un coglione. »
« Sì. Ma ho deciso di smettere. »
« Menomale, era anche ora. »
« Allora… mi perdoni…? » La guardò con sguardo serio e nonostante i suoi occhi fossero ancora bellissimi, il cuore di Ginevra non era più quello di una volta: era stato mandato in frantumi e certe cose non si possono risolvere con un semplice “Mi dispiace”.
« Credi davvero in ciò che dici? » Lui annuì. « Allora va bene, ti darò una seconda possibilità: non deludermi. »
« Non lo farò. » Era così felice che per poco non pianse dalla commozione, ma quando si chinò per baciarla, lei sgusciò via dalla sua presa e si alzò porgendogli una mano.
« Torniamo a casa. » Disse semplicemente e Niall capì che il passato non si può semplicemente cancellare, ma bisogna aver la forza di ricominciare e ricostruire un futuro nuovo, più bello. Si ripromise che avrebbe fatto qualunque cosa per renderla felice, ma che non l’avrebbe forzata: ci sarebbe stato in ogni momento, ma non avrebbe voluto nulla in cambio, non era pronta e forse non lo sarebbe mai stata; ma si può amare anche senza esser ricambiati, perché il vero amore sta nel dare, non nel ricevere, e lei aveva dato tanto, ma era stata respinta: era giusto che non fosse più disposta a scendere a compromessi. Le afferrò la mano pensando che sarebbe diventato il miglior amico che lei avesse mai avuto, l’amico che avrebbe guarito tutte le sue ferite.
 
 
Pian piano le giornate tornarono normali, tra lavoro, università, risate tra amici e cene in famiglia: era come se gli ultimi tre mesi non fossero esistiti e aprile aprì le porte alla primavera. Niall si sentiva tranquillo come non era mai stato in vita sua: sapeva chi era e si accettava; la gentilezza divenne la sua qualità più spiccata. I ragazzi presero un posto come band locale e suonavano a sere alternate nei vari pub: il biondino aveva scritto molte belle canzoni nei suoi mesi bui e altre le avevano composte in gruppo in seguito; avevano anche scelto un nome per la band: One Direction. Come aveva pronosticato Niall, Ginevra andava ad ascoltarli ogni sera libera che aveva ed era la loro fan più accanita: conosceva tutti i testi e tutti gli accordi, solo Emily le teneva testa.
Quel giorno la ragazza se lo prese di riposo: era il suo compleanno, quindi niente studio. I regali che le fecero la famiglia Horan furono stupendi, soprattutto perché glieli diedero a colazione presentandosi tutti a casa di Maura per mangiare insieme: giocare con i bambini era la cosa che amava di più.
Quella mattina non aveva corsi, ma i ragazzi sì, quindi accompagnò Niall fino all’uni, andando poi a rifugiarsi in biblioteca: non gli aveva ancora svelato le proprie supposizioni sul suo conto, ma non aveva ancora trovato delle prove e non voleva dargli speranze inutili. Ormai la strada per la sezione Antiche leggende la conosceva a memoria, quindi procedette a passo sicuro in quel labirinto di scaffali; afferrò un libro molto in alto: li aveva letti quasi tutti quelli sui miti siberiani, ma non aveva trovato ancora nulla. Sedette sul pavimento e lasciò scorrere le ore senza accorgersene nemmeno; verso la fine del libro, una strana leggenda attirò la sua attenzione:
Gli uomini-lupo sono uomini posseduti da spiriti guerrieri capaci di mutare forma. Nel corso dei millenni, il nostro popolo è diventato il più forte tra queste tribù guerriere, conquistando un territorio e una prosperità sempre più ampie: il segreto sta nell’aver scelto il lupo come animale in cui mutare. Lo spirito del lupo è forte e fiero, abituato a vivere in branco e cacciare in gruppo, offre una mutazione molto stabile e arguta: gli orsi sono troppo irascibili e poco organizzati, i ghepardi solitari, le volpi troppo piccole, i bisonti sono erbivori.
Ad ogni giovane guerriero, come rito di iniziazione, viene comandato di andare nella foresta ed affrontare i lupi: dovranno strappare una zanna al lupo più grosso. Questa zanna diverrà il loro totem, il simbolo del loro potere: solo i più grandi vi riescono e solo loro potranno divenire capi della nostra tribù guerriera; gli altri si dovranno accontentare di esser semplici sottoposti. Quando il guerriero avrà adempiuto al suo compito di protezione della comunità, sceglierà la compagna più adatta con cui mettere al mondo la propria cucciolata; costruirà una capanna in cui ospitare la propria famiglia e il suo totem verrà appeso allo stipite della porta d’ingresso, come protezione contro gli spiriti maligni. Perché quando un guerriero sopisce lo spirito selvaggio del lupo per diventare compagno e padre, la trasformazione cessa poiché tramanda il compito ai propri figli, e così è di generazione in generazione.
Ginevra rimase immobile a lungo, lo sguardo perso nel vuoto, il cervello bloccato dallo stupore della scoperta appena fatta, ancora troppo scioccato per rielaborarla realmente. Quando infine il cellulare vibrò, ripose il libro miracoloso avviandosi verso la macchina del biondino.
« Hei! » Esclamò lui schioccandole un bacio affettuoso sulla guancia. « Tutto bene? » Chiese poi dopo averla osservata meglio.
« Ho scoperto una cosa… riguarda te… »
« Me? È meglio se mi fermo? »
« Allora? » Riprese dopo che si furono seduti nel parco vicino casa.
« Zayn e Louis, quando fecero quella strana pozione, ci fecero cadere dentro anche una zanna di lupo che il signor Malik tiene come cimelio nel suo studio. È identica alle tue Niall. » Il ragazzo continuò a non parlare: era sì una scoperta, ma se non c’era cura a cosa serviva?
« Zayn ha detto che appartiene ai suoi antenati siberiani, così io ho fatto delle ricerche… oggi ho scoperto che esistevano delle tribù di mutaforma, spiriti guerrieri che si trasformavano in lupi per difendere il proprio villaggio ed espandersi sul territorio. Non so come sia successo, ma credo che tu sia diventato uno di loro.  » L’espressione del ragazzo era identica a quella che aveva fatto lei dopo quella scoperta.
« Quindi… forse dovremmo analizzare la zanna… o magari scoprire come facevano a controllarsi. »
« Come fai tu Niall: non c’è alcuna ragione per cui tu debba combattere, non c’è nessuna minaccia e nessuno da difendere; sei perfettamente in grado di controllarti. » Gli occhi blu prima scesero ad osservare il prato, poi la guardarono di soppiatto.
« Volevo solo essere una persona normale… » Sussurrò piano. Le fece una tenerezza immensa.
« Ma tu lo sei. » Rispose sorridendogli e accarezzandogli una guancia; il ragazzo ricambiò e la abbracciò.
Ginevra non sapeva perché non gli aveva parlato della clausola matrimoniale, ma non se l’era sentita: Niall aveva ancora un debole per lei, ma non si sentiva ancora pronta a lasciarsi andare totalmente; se il ragazzo avesse saputo, avrebbe potuto farsi prendere dalla foga e lei non si sentiva pronta ad affrontare una proposta avventata… non si sentiva pronta ad affrontare una proposta di nessun tipo.
« Grazie, ma adesso non pensiamoci più: è il tuo compleanno e devi prepararti per la sorpresa di stasera! » Esclamò il ragazzo sorridendo; Mare lo seguì e nonostante sentiva di aver fatto la cosa giusta, un forte senso di colpa le invase il petto.
 
La serata era cominciata da un po’ ed i ragazzi avevano già eseguito alcuni pezzi ormai divenuti di repertorio; in quel momento stava presentando Harry.
« La prossima canzone è stata scritta da uno di noi circa due mesi fa, in un momento di grande difficoltà. È la prima volta che la facciamo, ma stasera è un giorno speciale: è il compleanno della nostra splendida amica e Directioner Ginevra! Spero davvero che questo possa cambiarti la serata tesoro… »
«… Though I try to get you out of my head
The truth is I got lost without you
And since then I've been waking up to
 
Only half a blue sky
Kinda there but not quite
I'm walking around with just one shoe
I'm half a heart without you
I'm half a man at best
With half an arrow in my chest
I miss everything we do,
I'm half a heart without you… »
 
« Questa di adesso sarà l’ultima canzone della serata. C’è un motivo per cui abbiamo deciso di chiudere con quest’altro inedito o meglio, per cui ho chiesto ai ragazzi questo favore: la canzone l’ho scritta io, pensando alla donna più speciale del mondo, all’unica donna che conta per me, l’unica per cui questa vita ha un senso… l’unica che ho ferito e che temo d’aver perso per sempre… Oggi è il tuo compleanno e io non ho saputo far di meglio che donarti il mio cuore: scusami se è poco, ma è quanto di più prezioso io abbia, dopo di te. Ho scritto queste parole e questa musica pensando a te, soprattutto la notte, poiché avvertivo il vuoto tra le mie braccia, nel posto che prima occupavi tu: non sei mai svanita dalla mia mente, neanche nei momenti più bui, neanche in quelli in cui non ero in me; c’era un’unica costante che non mi abbandonava mai e che mi riportava alla realtà: eri tu, il tuo volto, il tuo profumo, la tua gentilezza, la tua essenza. So di averti ferita e di non meritarti, ma giuro che sono cambiato, sono tornato come prima anzi, sono diventato migliore: ho capito che sei tu l’unica ragione per vivere questa vita, che sei tu la mia salvezza, che senza te sono perso e nulla ha un senso. Ti supplico, permettimi di percorrere insieme a te questo lungo cammino e lo renderò meraviglioso. » Si sedette sullo sgabello ed afferrò la chitarra facendone scaturire una melodia dolcissima che la voce di Liam riempì dopo poco di splendide parole, subito seguito da Zayn.
« One day you'll come into my world and say it all
You say we'll be together even when you're lost.
 
One day you'll say these words
I thought you'll never say
You say we're better off together in our bed. »
La ragazza era arrossita e il cuore le era balzato in gola, mentre brividi d’emozione le percorrevano la schiena: adorava quei profondissimi occhi blu e, per quanto potesse provarci o potesse fingere, non avrebbe mai smesso di perdervici totalmente dentro, cadendo in loro potere ogni volta che la guardavano in quel modo speciale, che lui dedicava solo a lei, così carico di significati sentimenti, così carichi d’amore.
« The script was written and I could not change a thing
I want to rip it all to shreds and start again.
 
One day I'll come into your world and get it right
I'll say we're better off together here tonight. »
Sì avvicinò a Ginevra seduta quasi in fondo al locale, allo stesso tavolo che aveva condiviso con il riccio appena due mesi prima, la sera in cui avevano litigato di brutto e si erano persi. Gli intensissimi occhi blu le bucavano le pupille travolgendole di mille emozioni e facendole mancare il fiato; la musica terminò proprio mentre le si inginocchiava davanti, poi la voce dolcissima di Louis riprese a cantare da sola.
« You’re all I want, so much it’s hurting.
You’re all I want, so much it’s hurting. »
Il ragazzo continuò a restare immobile davanti a lei, quasi fosse un condannato che aspettasse la sentenza definitiva, e forse era proprio così: se lei lo avesse rifiutato, il mondo avrebbe smesso d’esistere per lui e la vita avrebbe perso ogni significato. Paul aveva sempre avuto ragione: a cosa serve vivere se non hai più accanto l’amore della tua vita? Aveva paura che fosse troppo tardi, che l’avesse persa per sempre, che di quel sentimento bello e magnifico che avevano vissuto insieme non fosse rimasta altro che polvere sedimentata nel suo cuore. Poi però vide quelle pozze color cioccolato riempirsi di lacrime ed un timido sorriso fiorire sul suo viso: gli gettò le braccia al collo stringendolo forte e lasciando andare tutta la sofferenza accumulata in un oceano di singhiozzi. La folla si aprì in un applauso scrosciante, ma per loro due non esisteva nient’altro che la presenza reciproca, il sapere che ci sarebbero di nuovo stati l’uno per l’altra, che qualunque cosa fosse accaduta, si sarebbero amati… per sempre.

Spazio d'autrice.
...
Beh e questo era l'ultimo capitolo: non vi abbandono ancora perché ho scritto anche un prologo.
Che dire, spero che questa storia vi sia piaciuta e ringrazio ognuno di voi per averla seguita e soprattutto per avermi supportato con le proprie recendioni, in particolare 
Alena18 e La Directioner Senza Nome che non mi hanno mai abbandonata.
Adesso che è conclusa, mi piacerebbe sapere complessivamente com'è venuta fuori e se secondo voi ci sono dei miglioramenti che potrei apportare (non a questa ma magari alla mia nuova FF appena iniziata: si chiama 
I mille volti dell'essere. , e se vi va di passare, a me non può che far piacere :) ) .
Scusate se ho pubblicato così tardi e se non ho letto o recensito le FF che ho in sospeso, ma questa settimana non ci sono proprio stata a casa! Provvederò al più presto ;)
Con affetto, Jane. :D

 

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Capitolo 36
*** Epilogue. ***


Note.
Consiglio "Last first kiss".

 


 
Epilogue.
 
« Dai Niall non fare così: sono due ore che siamo in macchina, per quanto tempo ancora dovrò tenere questa benda sugli occhi? »
« Primo, è passata poco più di mezzora, secondo, ti stai forse annoiando? »
« No, anzi, ma mi piacerebbe guardare il mio splendido ragazzo anziché il buio. » La sua magnifica risata non tardò a farsi sentire.
« Ah è così che fai? Credi forse di raggirarmi con i complimenti? La benda resta dov’è: perché deve sempre essere così difficile farti una sorpresa? »
« Ma io sono curiosa! »
« Però poi dopo ti piace la sensazione che ti provoca, quindi fai la brava e pazienta. Comunque siamo quasi arrivati. »
« Lo hai detto anche dieci minuti fa. I» l ragazzo rise di nuovo e anche lei si lasciò trasportare concedendosi un piccolo sorriso: era impossibile resistere alla sua risata coinvolgente.
 
L’auto si fermò e prima ancora che riuscisse a parlare lui l’aveva già presa in braccio e camminava verso il luogo stabilito.
« Neanche adesso posso guardare? »
« Shh… » Sussurrò lui baciandole dolcemente il naso e dopo poco la fece scendere; sistemò rapidamente le ultime cose e poi sciolse lentamente il nodo che teneva legata la benda.
Ginny aprì gli occhi e rimase a bocca aperta: l’aveva portata al lago, quello dove s’erano baciati la prima volta. L’acqua si stendeva immobile dinanzi a lei, riflettendo la luna e le stelle di quella calda sera d’estate, mentre gli alberi tutti intorno, erano decorati con tante lucine colorate che sembravano milioni di lucciole nascoste tra i rami. Il ragazzo si staccò da lei e le si piazzò di fronte imbrecciando la chitarra abbandonata lì vicino. I suoi occhi blu le perforarono l’anima quando prese a cantare: erano parole dedicate a lei e la sua voce era dolce.
« Baby I, I wanna know what
you think when you’re alone.
Is it me yeah? Are you thinking on me yeah…
 
Girl what would you do?
Would you wanna stay if I were to say…
I wanna be last yeah
Baby let me be your, let me be your last first kiss…
 
Baby tell me what to change
I'm afraid you'll run away if I tell you
What I wanted to tell you yeah…
 
Baby let me be your last
Your last first kiss. 
» Concluse col cuore in gola, lo sguardo era un mare in tempesta. Ginevra aveva gli occhi che le brillavano: quella canzone era per lei e quelle erano le parole più belle che lui le avesse mai detto e cantate con quella sua voce d’angelo, sembrava d’essere in Paradiso. Gli sorrise emozionata e stava per abbracciarlo, ma lui si inginocchiò ed infilò una mano in tasca. Estrasse una scatolina di velluto blu e le sorrise incerto ed imbarazzato.
« Ginny io… io me lo ricordo ancora quando, precisamente un anno fa, sei entrata nella mia vita: all’inizio ti consideravo una seccatura ma in realtà non riuscivo ad ammettere quanto mi piacessi e quanto avessi bisogno di te. In effetti c’ho messo un bel po’ a capire che io ho bisogno di te, perché tu mi rendi forte, mi rendi migliore, ma adesso ne sono sicuro. Ne abbiamo passate di tutti i colori, ma siamo ancora qui e so che ci saremo per sempre, perché siamo fatti l’uno per l’altra, perciò ti chiedo: Ginevra, mi vuoi sposare? » Lei era diventata color pomodoro e le lacrime le rigavano copiose le guance mentre osservava lo splendido anello di fidanzamento che lui voleva donarle assieme al suo cuore.
« Sì… sì, lo voglio. » Sussurrò singhiozzando e lui glielo infilò all’anulare sinistro, poi si alzò e la strinse forte, in un bacio pieno di emozione; quando si staccarono, piangeva anche lui.
« Grazie… »
« A te… devo dirti una cosa: hai presente la leggenda siberiana sugli uomini-lupo? Beh… loro guarivano: superata l’età in cui servivano il villaggio come guerrieri, decidevano di accasarsi e così facendo, di non combattere più, quindi lo spirito guerriero li abbandonava ed altri prendevano il loro posto. »
« Quindi… se ti sposo non mi trasformerò più? »
« Credo sia più una cosa di testa… »
« Allora non mi trasformerò MAI più! » Esclamò sollevandola per i fianchi e girando in tondo ridendo felice.
« Quindi ora non avrò più ostacoli… posso amarti. » Sussurrò al suo orecchio facendola arrossire.
« Era questo ciò che avevi in mente dopo la proposta…? »
« Veramente ho preso delle cose da Nandos’: la prospettiva era un picnic sull’erba. »
« Cosa? Tu mi proponi di sposarti e per festeggiare acquisti del pollo grigliato? »
«E allora? » Fece spallucce il biondino e lei scoppiò a ridere.
« Sei incorreggibile ecco cosa: è per questo che ti amo. » E lo baciò di nuovo, al sicuro tra le sue braccia, per il resto della vita.

Spazio d'autrice.
Ciao a tutti!
Beh, ora è davvero finita... "Panta rei": tutto scorre...
Spero vi abbia fatto piacere vivere questa avventura fantastica (in senso letterale) con Niall, Ginevra e i nostri adorati ragazzi. Ringrazio tutti per aver sognato con me perché "Solo chi sogna può volar."
Nel caso voleste sognare ancora, mi farebbe piacere se vi immergereste nella mia nuova storia, sempre fantasy ed ambientata in antica Grecia: è molto particolare, qui su efp ne ho viste forse una o due di FF del genere, ma l'ambientazione non è certo la sua particolarità principale. ;)
Solo un indizio: la protagonista è una tosta, ma proprio tosta tosta!
Bene, vi aspetto nel mondo degli dei e degli eroi! 
I mille volti dell'essere: indovina che maschera indosso!
Have a nice day, have a nice life! :)
Jane. <3 

 

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